Yuna's Guardians - L'Adunata

di DanieldervUniverse
(/viewuser.php?uid=776668)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova alba ***
Capitolo 2: *** Ricordi di un allegro presente ***
Capitolo 3: *** Addio Besaid ***
Capitolo 4: *** Kilika ***
Capitolo 5: *** Gabranth ***
Capitolo 6: *** Ifrit ***
Capitolo 7: *** Luka e il Blitzball ***
Capitolo 8: *** Persi nella folla... ***
Capitolo 9: *** Il migliore ***
Capitolo 10: *** Ricollezionando i pezzi perduti ***
Capitolo 11: *** Il Grande Stadio ***
Capitolo 12: *** Battaglia senza fine ***
Capitolo 13: *** Affetti e rigetti ***
Capitolo 14: *** Day of the Father ***
Capitolo 15: *** I segreti della via Mi'ihen ***
Capitolo 16: *** Battaglia con la Scheggia ***
Capitolo 17: *** I racconti di Djose... ***
Capitolo 18: *** L'evocatrice di Guadosalam ***
Capitolo 19: *** La prova di Ixion ***
Capitolo 20: *** Una mattina importante ***
Capitolo 21: *** Il traghetto ***
Capitolo 22: *** I cancelli di Guadosalam ***
Capitolo 23: *** La proposta ***
Capitolo 24: *** Farplane ***
Capitolo 25: *** Tuoni e fulmini! ***
Capitolo 26: *** Un incontro incredibile ***
Capitolo 27: *** Il Giudizio di Shiva ***
Capitolo 28: *** L'Adunata ***



Capitolo 1
*** Una nuova alba ***


Autore\N: Devil, white, Atra, qualche tempo fa ho accennato ad un certo progettino a FFX, anche se è stato più volte rimandato a causa del fatto che il sottoscritto aveva bisogno di dati più certi sul gioco. Ebbene finalmente ci siamo!

Daniele II\N: Ho il vago sospetto che in tutto questo tu non abbia toccato FFX, oh mi sbaglio?

A\N: …..................................................................................In ogni caso, godetevelo. Almeno questo spero di concedervelo.


La spada colava sangue

Il sangue fresco scivolava sulla lama, raccogliendosi in una pozza sotto alla punta ricurva dell'arma.

Lanciò un grido di rabbia, alzando le braccia al cielo.

-Perché?!

Era confuso.

Non vedeva altro che il sangue versato ingiustamente dalla sua spada.

-Perché!?

In nome di cosa era giunto a quella follia?

Cadde in ginocchio, sperduto, continuando a fissare il cielo.

Non giunse risposta.

Si fermò di nuovo a guardare il suo volto, sereno anche nella morte.

-Noooo!!!

Una figura conosciuta raggiunse il cadavere, cercando inutilmente di rianimarlo.

-È inutile- disse un altra voce, più fredda.

-Raaaaa!!- la prima voce gridò di rabbia.

Si volse verso di lui, sollevando la lama per colpirlo.

L'istinto di sopravvivenza si fece spazio nella disperazione che annebbiava la sua mente, facendogli sollevare la propria arma a parare.

-La pagherai! La pagherai cara per questo!

Venne incalzato, con rabbia, ferocia, rancore.

Alla fine la forza del suo nemico lo gettò a terra, impotente.

Freddo come il ghiaccio, lo fisso dall'alto, senza pietà.

La lama si sollevò verso il suo petto minacciando di portare la morte.

Nella sua testa non era rimasto altro che disperazione.

Per lui la morte sarebbe stata una liberazione, una salvezza, dal dolore che sapeva di aver portato.

-Attento!- gridò l'altra voce, gettandosi sul compagno e allontanandolo, mentre l'ambiente veniva violentemente scosso.

Qualcosa di oscuro e terribile, malvagio, giunse dal nulla, portando la distruzione.

Venne catturato da un possente vento, un risucchio, che lo richiamo verso la fonte di tanta oscurità.

-Non finisce qui!- gridò la prima figura, fissandolo mentre spariva tra i detriti -Ti troverò! Dovessi andare in capo al mondo! E avr...!- e tutto si spense nel buio.


Yuna guardò l'alba, il Sole che nasceva, dalla spiaggia.

Da quando quello strano ragazzo era arrivato a Besaid, era come se si fosse accorta della vera bellezza del mondo.

Era tutto così magico per lui.

Le aveva descritto la magnificenza dell'alba e del tramonto, delle onde e delle correnti del vento, delle montagne che s'innalzavano solide sulla terra, delle foglie verde brillante dell'isola, delle ombre del fuoco che danzavano di notte assieme alle creature che la popolavano.

Fissò il cielo limpido schiarirsi, mentre la rosata luce del primo Sole giungeva dall'orizzonte.

Era uno spettacolo sopraffine, la luce che inarrestabile prendeva possesso del mondo, svelandolo agli occhi dei suoi abitanti in tutto il suo fulgore.

Quella era vera luce, a cui non si poteva sfuggire: prima o poi avrebbe raggiunto ogni cosa.

I profili, i colori, le emozioni portate alla luce dal Sole nascente, rendevano il mondo affascinante, un luogo di amore e gioia.

Per Yuna, tutte quelle parole avevano trovato posto nel suo cuore.

Sarebbero state il suo mantra.

Si, perché il mondo potesse rimanere limpido e affascinante, perché la luce potesse ancora mostrare l'amore e la gioia che lo pervadevano, avrebbe corso qualunque rischio.

Avrebbe sconfitto Sin, e gli avrebbe impedito di distruggere il mondo che amava.

Si prese un istante per controllare i dintorni, sorpresa di non scorgere il suo “ispiratore” lì attorno.

Non era da lui lasciarla sola tanto a lungo.

Ma poi la ragazza si strinse nelle spalle.

“Probabilmente ha trovato un punto d'osservazione migliore e non riesce a staccarsi dallo spettacolo” pensò sorridendo, adagiandosi all'indietro.

Fece scivolare i propri piedi fino al bagnasciuga, lasciando che il fresco delle onde e la sabbia le trasferissero i loro influssi positivi.

Era davvero una bella sensazione, rilassante e piacevole.

La fece sentire in contatto con l'ambiente che la circondava, dandole una forte serenità.

Il tempo parve fermarsi lì in riva al mare, in un munifico attimo pieno di luce.

Anche se non avrebbe dovuto non poté resistere, e si alzò, avviandosi a piccoli passi dentro la distesa d'acqua.

Non si preoccupò di sollevare la gonna, sarebbe stato troppo imbarazzante, e così la lasciò galleggiare per qualche passo, prima di spingerla a fondo, in modo che le lambisse le caviglie.

Anche se freddo, il mare era un luogo magnifico, specialmente quando il Sole rifletteva la sua giovane luce sull'acqua, creando un riverbero dai colori sgargianti.

Poi un'esplosione la fece sobbalzare.

Una macchina Albhed sbucò dall'acqua, molto vicino alla riva, avvicinandosi trafelata.

“Cosa ci fa una macchina qui?” si chiese la ragazza, mentre l'Estrattore la raggiungeva raschiando violentemente il fondale.

Poi le balzò in testa l'idea che potesse essere lì per lei.

E il braccio meccanico che l'afferrò senza tanti complimenti confermò i suoi sospetti.

-Aiuto!- le venne di gridare d'istinto, mentre la macchina la sollevava in aria con una certa goffaggine (un Estrattore fuori dall'acqua? Parecchio improbabile).

-Aiutoooo!- continuò a urlare, presa dal panico.

Una mattinata del genere non poteva iniziare peggio.

Per quanto scalciasse e si dimenasse la presa della macchina era troppo solida, almeno per lei.

Con qualche altro scossone il braccio riuscì quasi a farle raggiungere l'apertura d'entrata, quando un Flare perforò le giunture dell'arto meccanico.

Yuna si ritrovò a cadere verso l'acqua, a causa della rotazione dell'oggetto che la tratteneva, ma qualcosa, o meglio qualcuno, la raggiunse in volo liberandola dalla presa della macchina e allontanandosi con altrettanta rapidità.

Il ragazzo si frenò sull'acqua con i piedi, con l'eleganza e la leggerezza di un ballerino, tracciando due sottili scie di spruzzi.

-Tutto bene principessa?- chiese preoccupato il giovane mago una volta fermatosi, voltandosi verso la ragazza che teneva in braccio.

-Kuja!- gridò Yuna, sorpresa quanto sollevata.

Quindi alcuni scricchiolii li fecero voltare indietro, segnalando che l'Estrattore stava di nuovo cercando di guadagnare il mare, per una posizione migliore.

Kuja spostò il peso di Yuna sul suo braccio sinistro, mentre la ragazza gli si stringeva al collo, per poi distendere la mano destra e scagliare un Flare verso la macchina.

L'oggetto, che stava arrancando a sbalzoni e scatti, venne attraversato da parte a parte e si inclinò pericolosamente verso la riva, rischiando d'incagliarsi definitivamente al fondo sabbioso.

Poi di scatto la macchina si sollevò, quasi a raccogliere la sfida, e scatenò alcune correnti d'acqua che si diressero violentemente verso i due, crescendo di dimensioni e velocità mano a mano che avanzavano.

Mentre Yuna tratteneva per un istante il respiro, Kuja evocò un Protega, per poi esibirsi in una breve piroetta ascendente sul posto.

In questo modo, le onde d'acqua lambite dall'incantesimo compirono un movimento analogo, salendo a spirale fino all'apice, con Kuja in cima.

L'Estrattore sganciò un paio di bombe, di cui il mago si liberò sempre con un Protega, deviandole appena e compiendo con il braccio un gesto che mimava il disfarsi di qualcosa.

Lo portò in alto e schioccò le dita, al che gli ordigni esplosero.

Prima che la macchina potesse anticiparlo nuovamente Kuja scagliò un Sancta contro l'acqua che componeva la spirale, scatenando una grossa onda verso l'Estrattore, che venne travolto e sbattuto sulla riva senza più speranze di liberarsi.

Quindi, per completare l'opera, il mago scagliò una serie di Flare, avvicinandosi, facendo crollare a pezzi l'oggetto sotto lo sguardo attonito dei Miliziani che sopraggiungevano con ampio ritardo.

-Nessuno ha il permesso di toccare la mia principessa- disse Kuja, con un tono che non ammetteva repliche -Specialmente una sporca macchina.

Yuna arrossì di colpo a quelle parole, accorgendosi di essergli rimasta attaccata per tutto il tempo come una sanguisuga.

-K-Kuja, mettimi...- cominciò a dire con voce fioca, cercando di guardare da un altra parte.

Il mago si volse brevemente verso di lei, prima di fare una faccia sconvolta e arrossire fino alla punta dei piedi, mettendola giù frettolosamente, per poi grattarsi il retro della nuca, imbarazzato.

Yuna guardò a terra, sentendosi in colpa: lo sapeva benissimo che a Kuja non piaceva avere contatti con altre persone.

Intanto Gatta e Luzzu, stavano disassemblando i resti dell'Estrattore, cercando il pilota.

Quello schizzò fuori di colpo, facendo lo sgambetto al primo che gli capitò a tiro, Gatta, per poi sbattere il cranio di Luzzu, che gli andava incontro, su una lamiera.

Ma Gatta, il più sveglio dei due, gli fece lo sgambetto con un pezzo di ferro, facendolo cadere rovinosamente a terra.

Indossava una tunica rosso sgargiante, con alcune strisce verdi.

A Yuna parve di riconoscerlo, ma solo per un istante perché i Miliziani gli piombarono addosso, colpendo senza pietà.

-Fermali!- gridò l'evocatrice, inorridendo alla scena.

Kuja scagliò immediatamente un Sancta che spedì i Miliziani a gambe all'aria.

-Che diavolo...!- esclamò Luzzu, rimettendosi in piedi -Cosa diavolo pensi di fare straniero!?

-Ordini dell'evocatrice!- esclamò di rimando Kuja, con un tono superiore, mentre lui e Yuna sopraggiungevano.

-State indietro signora, è un Albhed!- esclamò Gatta, cercando di allontanare la ragazza , ma il mago si frappose schiaffeggiando le sue mani protese -Non osare toccare l'evocatrice con quelle tue mani luride.

-Adesso basta! Kuja, questo affronto ai Miliziani...!- ma Luzzu venne interrotto da una voce potente e secca, quando un uomo vestito come i paesani e con i capelli scuri a caschetto si avvicinò -Che succede qui?

-Non abbiamo bisogno anche di voi vecchio...!- il volontario venne interrotto di nuovo da una mano artigliata e coperta da una folta peluria bianca che lo afferrò per la divisa sollevandolo in aria -È Comandante Raines, per te.

Luzzu deglutì, trattenendo la lingua.

-Comandate!- esclamò Yuna con sollievo.

-Te l'ho detto decine di volte ragazza, chiamami Cid- rispose con dolcezza l'uomo mettendo giù il capo dei Miliziani di Besaid.

Quindi, dopo aver lanciato un'occhiata truce all'altro Miliziano, si volse verso la figura rossa, che si stava rimettendo in piedi con difficoltà, reggendosi ai resti della macchina con una mano mentre con l'altra si massaggiava il capo.

Con pochi gesti Cid la liberò dall'impedimento, lanciando un'occhiata rapida alla ragazza bionda che si trovò davanti.

-Uff, Rikku...- sospirò, mentre Yuna si faceva largo raggiungendo l'altra -Rikku! Stai bene?

-Evocatrice...- fece per protestare Gatta ma Cid gli lanciò un occhiataccia che lo silenziò.

-Auch, che male- rispose la bionda, ancora scossa, mentre Yuna la costringeva a sedersi.

Aveva un occhio coperto da un livido, diversi tagli e la testa sanguinava.

-Lasci fare a me principessa- disse Kuja, che aveva diligentemente seguito la ragazza, da bravo Guardiano.

Yuna arrossì -Kuja, non in pubblico- mormorò, imbarazzata dall'appellativo onorifico.

-Come volete, principessa- rispose Kuja, facendola arrossire ancora di più.

Cid fece un mezzo sorriso, mentre il mago s'adoperava a guarire Rikku.

Quella gli scoccò uno sguardo diffidente, a cui lui rispose con uno cipiglio indispettito.

Poi di colpo la ragazza balzò su Yuna senza una parola e gettò un qualche congegno Albhed che accecò tutti i presenti.

-Argh!

-Non ci vedo!

-Dannati Albhed!

-L'evocatrice!

-Ehi mettimi giù! Mettimi subito giù! Non scherzo, mettimi giù immediatamente...!

Quando i Miliziani e gli abitanti sopraggiunti nel frattempo ci videro di nuovo poterono scorgere Cid tenere sollevata in aria con il suo braccio mutato Rikku intenta a dimenarsi, e Yuna caduta sonoramente a terra con Kuja che cercava di fare qualcosa pur senza entrare in contatto corporeo.

-Va tutto bene princi...!?

-E basta chiamarmi principessa in pubblico!- esplose Yuna, resa isterica dall'imbarazzo.

-Questo è il colmo, Albhed! Come hai osato tentare di rapire l'evocatrice!?- esclamò minaccioso Luzzu, avvicinandosi a spada tratta assieme al compagno, con la gente attorno che cominciava ad inveire e lanciare pietre.

-Il primo che la tocca dovrà risponderne a me!- disse Cid con forza, freddando sul posto tutti i compaesani e i guerrieri.

-Ma Comandante- cercò di protestare Luzzu -È una Albhed.

-Lo so anch'io idiota. Non sono cieco- rispose con freddezza l'ex-soldato, facendo indietreggiare inconsciamente gli spettatori, da bravo capo villaggio.

-Rikku cosa ci fai qui?- chiese poi rivolto alla ragazza.

-Bleeeh, non sono affari tuoi!- rispose quella con una linguaccia.

-Rikku ti prego- fece Yuna in tono supplichevole -Questo è troppo, non puoi farlo.

-Non posso? Non posso!?- strillò la bionda -Non posso impedirti di buttar via la tua vita?! Per una follia come questa!?- chiese ancora Rikku, scatenando una serie di esclamazioni indignate.

-Modera le tue parole quando parli con l'evocatrice!- intervenne Kuja, altero.

-Altrimenti che mi fai “linguaccione”!?- rispose la ragazza a tutto volume.

-Cosa vorrebbe dire “linguaccione”?- fece Kuja, preso alla sprovvista.

Rikku gli fece una linguaccia a cui il ragazzo rispose a tono, ruotando anche gli occhi per dare più disgusto alla cosa, facendo scappare una risata a Yuna e a tutti i bambini che guardavano.

-Visto? Linguaccione!- insisté Rikku.

-Tu brutta...- fece Kuja preparandosi a lanciare un Flare, prima che Cid lo gelasse sul posto.

-Adesso. Basta.

I due litiganti tacquero, mentre l'ex-soldato si decideva a posare a terra la bionda e far ritornare il proprio braccio normale -Io scorterò la ragazza al porto e la farò imbarcare su una nave che la condurrà lontano da qui. Voi altri aiutate i feriti, se ce ne sono, e disfatevi dei rottami.

-Si signore- disse Luzzu, con un tono accondiscendente ma non soddisfatto.

-Quanto a te Yuna, riprendi la tua missione.

-Certo Comandate- rispose quella, inchinandosi.

Cid sospirò -Almeno chiamami Sir Cid.

-Sir Cid!- fece Yuna, mettendoci un po troppa enfasi.

L'ex-soldato si volse con un lieve sorriso, spingendo una Rikku imbronciata e con le braccia incrociate sul petto verso il molo.

-Non finisce qui!- esclamò la bionda volgendosi verso Yuna e Kuja.

-Temo proprio di si invece, bleeehh- rispose il mago, facendo un altra linguaccia, a cui la bionda non poté resistere: colta da un accesso di rabbia, afferrò una pietra e la scagliò contro il mago, che la fece rimbalzare su un Protega.

-Dovrai fare di meglio!- le gridò.

-RRRRHH!!- ringhiò Rikku stringendo il pugno, mentre Cid l'afferrava per la maglia e se la trascinava dietro di peso.

-Allora princ...- fece Kuja, volgendosi di nuovo verso la ragazza che lo fermò alzando un dito -Yuna!

-Y-Yuna- si corresse Kuja, portandosi le mani al volto per nascondere il rossore che gli era apparso sulle guance a pronunciare quel nome -Siete pronta?

La ragazza lo fissò a testa alta per qualche istante, prima di far crollare le spalle e le braccia -No. Dopo oggi... non so, non ce la faccio, non me la sento, troppe cose improbabili. Forse potremo aspettare domani...

-No no no non dica fesserie, oggi è un giorno perfetto. Anzi, visti i recenti sviluppi prima lo facciamo meglio sarà- la interruppe il mago, gesticolando per spingerla verso il tempio di Yevon


A\N: E voilà, il primo Guardiano già ci è stato presentato: Kuja, il mago e antagonista principale di FFIX. Cosa c'entra lui con FFX? Assolutamente niente ma è un personaggio secondo me ben più che adatto a svolgere il ruolo quindi ce lo teniamo così.

DII\N: Arrogante e presuntuoso come sempre, eh?

A\N: Hoy, non offendere. In ogni caso lasciate pure una recensione per farmi sapere la vostra opinione e alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ricordi di un allegro presente ***


Image and video hosting by TinyPic L'immagine è di proprietà e produzione di Aoboshi. Tutti i dirtti dell'utilizzo riservati a lei.

A\N: Sempre per prova. A quanto pare serve qualche ulteriore spunto per determinare una maggiore indagine sulle basi della storia. Potrebbe anche essere inutile ma sono sicuro che presto avrò abilità sufficiente per andare avanti.

DII\N: Dovresti preoccuparti di Dissidia. Manca pochissimo, ci sei quasi.

A\N: Basta così.


-Coraggio, è per il bene di Spira- le disse Kuja cercando d'incoraggiarla.

-K-K-Kuja...preferirei concentrarmi- disse Yuna, del classico colorito rosso.

Il mago si fece immediatamente indietro, alzando gli arti e arrossendo lievemente.

Fortuna che Yuna non poteva vederlo.

La ragazza rilassò le spalle, inspirando profondamente, prima di riprendere la marcia verso il tempio di Besaid.

Rikku era sparita assieme a Cid solo una dozzina di minuti prima.

Yuna non dubitava della necessità della sua missione, mai l'avrebbe fatto, ma era scoraggiata dall'imprevista piega degli eventi.

Prima di allora Rikku non aveva mai tentato di fermarla con gesti tanto estremi, e la sua perseveranza la sorprendeva.

Neanche Cid, la sua figura paterna, era stato tanto efferato nel dissuaderla da quel “ingrata missione”, secondo lui.

L'aveva amata come una figlia, da quando l'aveva presa in affidamento a seguito della morte della madre, e l'aveva cresciuta sull'isola per tenerla lontana da eventuali pericoli.

Quando era arrivata la notizia della riuscita della missione di Braska, Cid le si era affezionato in modo ancora più profondo, partecipe della sua sofferenza.

Tuttavia per Yuna il sacrificio del padre era stato fonte d'ispirazione, e aveva deciso di seguire le sue orme, contro le opinioni del genitore adottivo.

Cid in qualche modo ributtava gli insegnamenti di Yevon e l'aveva cresciuta senza influenze di quel tipo, ma lei le aveva comunque assorbite attraverso gli abitanti dell'isola, che alimentavano il mito del suo eroico padre.

L'ex-soldato era spesso entrato in collisione con i propri compaesani riguardo alle influenze “fanatiste” che inculcava nella mente della figlia adottiva, a volte in modo violento, ma nonostante ciò non si era mai spinto eccessivamente oltre.

Yuna era la cosa a cui teneva di più al mondo, e da vecchio veterano, per quanto contrario, non si era mai apertamente opposto alla scelta della figlia, rispettandone la volontà.

Tuttavia, grazie alla sua influenza nei contatti con gli Al Bhed e amicizia con un suo omonimo, un giorno le aveva presentato una giovane ragazzina, appunto Rikku, che cresciuta in un ambiente del tutto differente rigettava il credo di Yevon senza dubbio, rimpiazzandolo con ben altre idee.

Per quanto giovane la bambina bionda si era opposta strenuamente alla decisione di Yuna, in modo poco ortodosso e inadatto a far dubitare la giovane, che si rifugiava ogni volta a piangere tra le braccia di Cid.

Alla fine anche gli incontri con Rikku si erano fatti più radi, meno violenti, permettendo ad entrambe di crescere in pace, pur mantenendo una certa opposizione.

Le due, scoprendo inoltre di essere cugine, si erano avvicinate, e la bionda aveva cominciato ad accettare la scelta dell'amica, arrivando a chiederle di diventare il suo Guardiano.

Yuna aveva rifiutato, non volendola esporre ai pericoli del Pellegrinaggio.

Poi tutto era cambiato quando era arrivato Kuja.

-...essa? Principessaaahhh- le mormorò all'orecchio il mago in quel momento.

“Uhhh, adoro quando fa così ASPETTA!” inizialmente godendo del tono gentile e soffice del mago che le sussurrava nell'orecchio, la ragazza era scivolata fuori dai suoi pensieri, e aveva chiuso gli occhi in visibilio, ma poi si era resa conto di quello che stava facendo ed era arrossita di colpo, irrigidendosi e stringendo con troppa enfasi lo scettro che schizzò fuori dalla sua presa come un missile, rimbalzando sull'ambiente per qualche secondo, prima di rinfilarsi al suo posto.

La ragazza rilasciò un sospiro di sollievo e appoggiò la fronte alla parte circolare dello scettro. -Kuja, non farlo mai più- disse Yuna, respirando affannosamente.

-C-certo- rispose lui, distogliendo lo sguardo e iniziando a rigirarsi gli indici, imbarazzato dall'espressione sul volto dell'evocatrice.

“Così delicata...” pensò.

-Comunque!- esclamò il mago, per ridarsi contegno e facendo scattare la compagna sull'attenti -Siamo arrivati.

Il Tempio di Yevon si ergeva in tutta la sua magnificenza di fronte ai due, svettando sulle forme dell'isola con prepotenza.

Gli occhi di Yuna brillarono, mentre sentiva l'emozione e il sollievo crescerle dentro.

-Siamo già arrivati? Come è possibile?- chiese la ragazza, volgendosi ad osservare la strade che avevano appena percorso.

-Miliziani hanno passato tutta la notte a sgomberare il passaggio da eventuali regali di Sin, e poi ci sono io- fece Kuja, inchinandosi con molta baldanza -Nessuno si avvicina alla principessa quando ci sono io a proteggerla.

Yuna distolse gli occhi dal sorriso, lasciando che le gote assumessero un colorito più vivo.

-Grazie- mormorò piena di gratitudine.

Kuja chiuse gli occhi, assaporando il significato di quella frase e si lascio andare, rilassando il suo corpo e iniziando a volteggiare leggero.

Un ringraziamento dalla sua evocatrice contava più che tutti i piaceri del mondo.

Anzi, era quello che faceva ruotare il suo mondo.

Il tempio era particolareggiato, con quel tipo di architettura del tutto non funzionale ed estremamente arzigogolata, tanto per fare scena.

Non fosse perché ospitava i sacri Eoni di Yevon, Kuja avrebbe detto che era un talento sprecato.

Evitò di perdersi nella contemplazione dei dettagli dell'edificio, anche perché non voleva turbare la sua compagna in quel momento di tensione.

Entrarono, Kuja voltandosi continuamente attorno, attirato dall'ambiente ma anche vagamente preoccupato che qualche amichetto di Sin si facesse vivo in quel momento.

Alla fine tutto andò liscio, e i due raggiunsero l'ingresso alla Camera della Fede.

Yuna aveva perso tutta la sua esultanza e le emozioni esteriori.

Era rilassata, in contemplazione.

Aveva perso le parvenze di ragazza gentile e parzialmente fragile, e aveva assunto un aura determinata e sicura.

Kuja venne percorso da un brivido mentre la ragazza entrava nella camera, sparendo alla sua vista.

-Ah principessa- mormorò lui, grattandosi la testa quando lei non fu più a portata d'orecchio -Non è passata che qualche settimana eppure sei già diversa.


Kuja si guardò attorno, ammirando la bellezza rurale di Besaid.

Aveva letteralmente volato dal continente fino all'isola, e tutto per cercare la figlia di Braska.

Si era alzato presto, quando l'alba ancora non si era manifestata, mentre l'aria limpida e umida della mattina rinfrescava il suo corpo con il vento che soffiava leggero, scompigliandogli i capelli.

Aveva lanciato un ultimo sguardo al fratello più giovane, che dormiva tranquillo nel suo letto, prima di allontanarsi con una semplice borsa da viaggio a tracolla.

Il suo villaggio non era molto grande o frequentato quindi partì senza addii, e senza essere visto.

Non che gli volessero male, ci mancherebbe.

Kuja era amato da tutti, per la sua onestà e gentilezza, oltre allo spiccato senso lirico e artistico, ma soprattutto per i suoi grandi poteri, con cui proteggeva i suoi compagni.

Suo fratello Gidan era più burlone e scalmanato, ma comunque alla fine le marachelle che combinava ai danni dei compaesani, o delle compaesane, per essere più specifici, gli venivano perdonate.

Per Kuja Gidan era la cosa più importante della sua vita, e nonostante tutto gli dispiaceva lasciarlo così.

Ma sapeva che avrebbe capito.

Anzi, sospettava che al suo ritorno si sarebbe ritrovato una coinquilina con cui fare i conti.

Ma Kuja non sapeva se sarebbe tornato.

Mentre volava sul continente, puntando a sud, si chiese se ne fosse valsa la pena.

Ma ormai il dado era tratto, avrebbe seguito il suo sogno.

Il sogno di diventare un eroe per Spira, i suoi abitanti, i suoi colori, le sue meraviglie, e suo fratello.

Avrebbe lasciato il suo nome scolpito nella storia, così che tutti avrebbero saputo della storia di Kuja, e di come egli avesse scelto la via del sacrificio in nome di quanto gli era più caro.

Lo faceva per tutti quanti, era il suo scopo.

Il suo tributo per le persone che gli avevano dato tutto.

Appena ebbe raggiunto Besaid, la gente si era ritirata spaventata, scambiandolo per un mostro mandato da Sin per punirli.

Gli era venuto incontro un uomo alto e con i capelli neri a caschetto, il petto nudo e dei pantaloni a cubi arancioni e rossi.

-Chi sei?- aveva chiesto, mentre altri due uomini si facevano avanti, con le armi pronte.

-Il mio nome è Kuja. Vengo da un villaggio lontano, per accompagnare la figlia dell'evocatore Braska nel suo Pellegrinaggio.

-Vile! Cosa ti da il diritto di farlo?- fece uno dei due uomini più giovani, avanzando, ma l'uomo che aveva parlato per primo lo fermò.

-Io sono Cid Raines, e sono il capo di questo villaggio.

Il cuore di Kuja mancò un battito per l'emozione -Quel Cid Raines? Cid Raines l'eroe?

-Si sono io. La ragazza che...- ma egli lo interruppe, volandogli di fronte, accompagnato da alcune grida di spavento dei villici -Signore sono un suo grande ammiratore. Davvero! Oh sempre sognato d'incontrarla!

Cid rimase a guardarlo con occhi calcolatori, come se cercasse di decifrarlo, ma l'entusiasmo di Kuja era irrefrenabile.

Alla fine l'uomo fu costretto a fermarlo, alzando una mano -Vieni, parleremo meglio in privato.

A Kuja erano brillati gli occhi, al settimo cielo, mentre i due Miliziani protestavano, ma Cid li zitti con poche parole e fece strada al ragazzo fino alla sua capanna.

Kuja si era aspettato un ambiente ricco di ricordi, con magari qualche manoscritto o oggetto esotico, magari qualcosa appartenuto a Braska: invece si ritrovò davanti ad un arredamento spartano ed essenziale.

Come il padrone di casa, deduco” pensò il ragazzo, riassumendo un contegno consono all'occasione, per non fare brutta figura.

Attese in silenzio che il padrone di casa si sedesse di fronte a lui, dandogli il permesso di parlare.

-Allora, Kuja- fece Cid, con le gambe incrociate e le braccia fermamente poggiate su di esse -Perché sei arrivato fin qui, chiedendo di accompagnare mia figlia in Pellegrinaggio?

L'intensità del suo sguardo mise il mago molto a disagio.

È anche sua figlia? Ah, adottata. Oh cielo, magari non è stata una buona idea” pensò Kuja, cominciando a vedere i suoi sogni disfarsi davanti ai suoi occhi.

Cominciò a pensare frenetico a qualche scusa illuminante che avesse senso, temendo un rifiuto data la natura parzialmente egoistica del suo sogno, ma la forza nello sguardo di Cid...era come se smontasse tutte le sue mirabolanti scuse, lasciando solo l'arida verità.

Rimasero così per parecchi minuti, mentre il silenzio si faceva pesante.

Cid non batteva ciglio, mentre il povero Kuja stava sudando freddo con un intensità sconosciuta fino ad allora.

-Comandante!- una limpida voce cristallina fece breccia tra le opprimenti ombre del dubbio e del sospetto che si erano ammassate nella capanna, facendo arrossire Kuja al solo suono.

Si volse, come a rispondere ad un inderogabile richiamo, e la vide.

Arrivava trafelata, cercando di muoversi spedita nonostante l'ampia gonna, e il suo volto risplendeva come la lune piena riflessa sulle acqua del calmo oceano, le scaglie di pesci che si illuminavano brevemente, brevi attimi di splendore.

Lei lo superò, lasciandolo a boccheggiare in sua presenza, rapito dalla meraviglia della sua figura, dalla grazia, dalla gioia che ispirava.

Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.

Perché lo sentiva, lui lo sapeva: era lei, la musa che gli avrebbe ispirato la sua più grande sinfonia.

Avrebbe scritto canzoni, dipinto, scolpito, creato, ma non sarebbe mai riuscito a sprigionare l'energia repressa di quella ragazza così tenera ed innocente che si trovava in quella misera capanna di legno e paglia.

Avrebbe dovuto librarsi nei cieli più vasti, illuminando il giorno e la notte, facendo impallidire anche gli astri.

Gli uomini e le donne avrebbero dovuto alzare lodi a lei e non a Yevon.

-...Kuja, vero?- disse Cid, dopo aver finito di parlare con la ragazza, cosa di cui il mago non si era neanche accorto.

Kuja lasciò perdere i suoi vaneggiamenti sull'universo per tornare violentemente alla realtà.

-Si esatto!- esclamò con enfasi, smettendo di volteggiare e posizionandosi eretto al suolo.

-Ecco appunto. Questo...mago, è giunto da molto lontano affermando di volerti accompagnare nel tuo Pellegrinaggio- finì di dire Cid, indicandolo con un cenno della mano.

Yuna si volse direttamente verso di lui, e fu come essere travolti da una pioggia di stelle.

Quello sguardo gentile, quegli occhi tondi pieni di compassione, il più grande dono della vita.

Kuja perse i contatti con la realtà, si sentì risucchiare nella magnificenza dello sguardo di Yuna, un mare di sentimenti e note nascoste che danzano nell'aere assieme alle eleganti lingue di fuoco e alle ombre gaudie nelle notti d'estate.

Kuja provò un infinità di sensazioni, intrecciate e intrecciate ancora in stupefacenti arabeschi e corone, immagini di un mondo avvolto dalla luce e dall'amore...

-ACK!- qualcuno gli aveva appena afferrato la coda.

-Ehi scimmione fuori dai piedi! Nessuno può essere Guardiano di Yuna tranne me!- esclamò una ragazzina bionda con un vestito arancione, facendo pressione sulla sua adorata protuberanza.

-Rikku. Lascialo- impose Cid, facendola arretrare.

-Non sta a te scegliere, Yuna ha già rifiutato la tua richiesta, insistere è inutile- continuò l'ex-soldato, o Comandante come lo chiamava Yuna, mentre si alzava.

-Detto questo...sta all'evocatrice esprimere il suo responso- aveva concluso, incrociando le braccia, e lanciandole uno sguardo indecifrabile.

Lei si era voltata a guardare Kuja direttamente, lasciando che i loro occhi s'incrociassero ancora...


-Kuja?- chiese Yuna, guardando negli occhi il suo Guardiano -Va tutto bene?

Quello ebbe un improvviso ritorno alla realtà, sobbalzando, e si grattò il retro del capo con un mezzo sorriso imbarazzato -Chiedo scusa, ero...”volato via”, se comprende.

Yuna annuì, sorridendo radiosa.

Kuja venne sommerso dalla sensazione di calore che si diffondeva dal suo cuore in ogni pare del suo io.

-Allora, avete avuto successo principessa?- chiese, interessato.

Yuna annuì con maggior vigore.

-Oh ma è fantastico!- esclamò il mago, mettendosi per orizzontale, con gli arti ripiegati verso il corpo, mentre scodinzolava tutto allegro.

Yuna non poté trattenersi e l'abbracciò, radiosa, il che fece arrossire il mago fino alla punta dei capelli e della coda.

-Ehm...eh...- balbettò lui, sopraffatto, finché la ragazza non si rese conto della cosa e si separò di colpo, assumendo un aria colpevole e cominciando a scusarsi ancora e ancora per il suo comportamento.

-Coraggio non è niente- fece Kuja cercando di fermarla, perché il suo imbarazzo non faceva che crescere -Non deve chiedere scusa per queste cose: è assolutamente normale!

Andarono avanti per una decina di minuti, finché Yuna si fermò cercando di riprendere aria.

-Su, su- fece Kuja, affannato a sua volta dalla chiacchierata -Stiamo perdendo tempo. Andiamo.


A\N: Confusi? O forse le domande sono diminuite.

DII\N: Oh piantala!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Addio Besaid ***


A\N: Come coscienza di fatto ritengo che darvi l'immagine intera sia d'obbligo. Meglio avere la maggior quantità di dati possibile su cui basarsi.

DII\N: Scusatelo, da quando ha deciso di provare la storia prima di cominciare a pubblicarla ufficialmente è partito. Siate buoni con lui.


Kuja e Yuna rimasero a fissare il caldo sole di mezzogiorno, sul punto più alto di Besaid.

Fortunatamente Yuna aveva accettato di farsi portare su da Valefor, o Kuja non avrebbe retto all'imbarazzo di accompagnarla sul picco roccioso.

Dal canto suo la ragazza sapeva bene che il ragazzo, in situazioni normali, non riusciva a farsi toccare dalle persone.

Il mago approfittò di un momento in cui la ragazza faceva vagare il suo sguardo sull'orizzonte per guardarla in volto.

“Ah...Yuna” pensò.

Avrebbe tanto voluto chiamarla per nome, anche solo abbracciarla.

Ma non poteva, era troppo imbarazzante.

Distolse lo sguardo, tornando ai suoi munifici pensieri sul mondo.

-Kuja- lo chiamò Yuna.

-Si?- chiese con naturalezza, voltandosi verso di lei.

-Credi che avremo altri momenti come questo quando saremo in viaggio?- chiese, con calma, mentre teneva gli occhi fissi sull'orizzonte.

Kuja divenne improvvisamente rosso come pochi, portando le mani alla bocca per attutire uno squittio di gioia e incredulità.

“Lei mi pensa, mi pensa! Oh quale gioia! Grazie mio destino per avermi condotto qui!” iniziò ad agitarsi come in preda ad una frenesia inconcepibile, sull'orlo del pianto.

-Kuja?- chiese Yuna, attendendo una risposta.

Ma i ragazzo non la sentì, e lei si volse chiamandolo ancora, osservando le guance arrossate e le lacrime che scorrevano sulle guance.

Fraintese, credendo che le sue parole avessero provocato la mago un accesso di tristezza e nostalgia, in vista dei pericoli che avrebbero dovuto affrontare, così gli avvicinò il bastone, toccandolo lievemente sul fianco.

Kuja si riprese di colpo, cercando di pulirsi le lacrime frettolosamente e in modo impacciato, imbarazzato.

-Non temere Kuja- fece Yuna con tono rassicurante -La strada davanti a noi apparirà impervia, piena d'insidie e senza ritorno, ma è una strada che affronteremo insieme- spinse lo scettro con più convinzione verso il mago, che lo afferrò per il manico con esitazione -Ho fiducia che, per quanto temibile possa essere il nostro viaggio, se saremo uniti niente potrà nuocerci.

Lo fissò intensamente, e ciò lo fece sentire ancora più desiderato.

-Non ti lascerò mai solo, abbi fede- la ragazza aggiunse infine, con più convinzione.

Kuja chinò il capo, in segno di rispetto.

Poteva sentire le parole di lei fargli bollire il sangue, ad una temperatura tale che mai se lo sarebbe aspettato.

Chiuse gli occhi lasciando che un improvvisa brezza fresca accarezzasse i suoi sensi.

Yuna lo imitò, assaporando quell'attimo fuggente che forse non si sarebbe mai più ripetuto.

E rimasero così finché non si accorsero che il tramonto incalzava.

-Oh santo cielo!- esclamò Yuna, tirando Kuja fuori dalla sua trance (e non Trance, attenti alla confusione, quando si tratta di Jenoma) -Oh!

Non se ne erano accorti, troppo presi nel plasmare nella loro memoria il momento, ma ormai si stava facendo tardi.

-Dobbiamo tornare, o non riusciremo a partire- esclamò Yuna, alzandosi in piedi e preparandosi ad evocare nuovamente Valefor, ma Kuja la interruppe, prendendola per il polso -Ci vorrebbe troppo. Lasciate che vi porti io, principessa.

L'attimo di coraggio del ragazzo svani dopo pochi istanti, facendolo arrossire violentemente.

Si era fatto spavaldo per le precedenti parole di Yuna, ma così, d'improvviso...

Yuna rimase a guardarlo, sorpresa più che imbarazzata.

Kuja aveva appena proposto qualcosa che andava contro i suoi più sani principi.

Indecisa se acconsentire o meno, per non turbare l'equilibrio emotivo del suo Guardiano disse -Va bene- mentre la tua testa pensava “Meglio rifiutare, sarebbe sbagliato nei suoi confronti approfittarmi”.

Calò il silenzio imbarazzante.

“Si...si si si ha detto si! Oh cieli limpidi ha detto si! E adesso che faccio!?” pensava Kuja in preda al panico.

“Oh no ma che cosa dico!? Non gli posso fare male, è Kuja! E-e poi c-così vicini...” anche Yuna era in crisi.


Al porto Cid faceva avanti e indietro, sulle spine, mentre i due Miliziani lo osservavano scioccati.

L'uomo non si mostrava mai ansioso in presenza della ragazza, ma se spariva dalla sua vista per più di un minuto egli andava in crisi.

Quando era arrivato Kuja, il quale aveva chiesto alla giovane di mostrargli l'isola, l'ex-soldato li aveva addirittura pedinati.

Certo era tornato al tramonto fischiettando tutto allegro, precedendo i due di qualche minuto, ma diciamo che non si poteva considerare un genitore poco asfissiante.

-Dovrebbero essere già tornati. Il sentiero era libero no?- chiese, rivolto ai due poveri fessi che stavano lì a sopportarlo.

-Più di quanto possano esserlo Bevelle o Luca, signore- aveva risposto Luzzu.

Poi si era rivolto al compagno più giovane, a bassa voce -Non avremo mai dovuto permettere a quello straniero di avvicinarsi a Yuna. Chissà quale piano maligno ha architettato in queste settimane. Scommetto che appena si trovato solo con l'evocatrice ha fatto XXX e YYY. Oh, e il caro Cid gliel'ha permesso, bel capo villaggio...

Mentre Luzzu parlava Gatta continuava a colpirlo sulla spalla, con violenza crescente, mentre il pungo del capo villaggio si avvicinava lentamente e minacciosamente alla nuca del Miliziano.

-Oh eccoli!- esclamò il ragazzo, dopo essersi guardato febbrilmente attorno nel tentativo di risolvere la situazione di crisi.

Infatti Kuja si avvicinava lentamente, reggendo Yuna in braccio con una certa esitazione, tremando e rosso come il tramonto.

La ragazza invece stava reclinata sulla spalla destra del mago, la faccia rivolta verso il petto semi-nudo, e le braccia che cingevano dolcemente le spalle.

-Ah! Vile cane, hai osato...!- prima che Luzzu potesse spararne una grossa il pugno pacificatore di Cid lo mise a tacere, nello sconforto del collega.

Kuja riuscì ad arrivare però un pelo a terra, o almeno così sembrò dato che da vicino la sua faccia era bianco latte e le braccia di gelatina.

Appena toccata terra cadde in ginocchio, boccheggiando in cerca d'aria, tanto che Yuna balzò via dal suo petto iniziando a scusarsi.

“Andiamo, durante la battaglia è riuscito a sollevarla senza problemi. Quanta scena solo per aver preso in braccio la donna che ami” pensò Cid, lanciando uno sguardo insoddisfatto al ragazzo di fronte a lui.

“Ma anche lei...” aggiunse l'ex-soldato, quasi certo che Yuna si fosse abbandonata a quel contatto senza farselo dire due volte.

Scosse il capo, domandandosi se tutti i giovani fossero così ingenui da non riconoscere l'attrazione reciproca.

-Avete avuto successo deduco- fece l'uomo, interrompendo le scuse della ragazza -È stato difficile?

I due si voltarono verso di lui in contemporanea.

-No, niente affatto- disse Yuna scuotendo il capo -Mi scusi per il ritardo comandante- aggiunse poi inchinandosi.

-Una passeggiata- aggiunse Kuja, esitante.

Cid strinse i denti, senza esternare la propria delusione.

-Bene allora. Rikku è già in viaggio da parecchie ore, dovreste essere fuori pericolo-disse, posando una mano ad accarezzare la fronte della figlia adottiva -Sembra che il vostro viaggio possa riprendere in pace. Domani potrete ripartire...

-Cosa?!- fece Kuja sorpreso -Domani!? È già così tardi per...!- s'interruppe, ricordandosi dei suoi obblighi -Giusto, a questo punto mettersi in viaggio sarebbe una fatica inutile, l'evocatrice deve essere forte e rinvigorita, non deve subire fatiche inutili.

-No. Cioè voglio dire...comandante- la ragazza si volse a fronteggiare il padre -La mia missione potrebbe determinare il destino di tutta Spira. Il nostro mondo soffre ogni giorno la presenza di Sin, e la sua gelida ombra distruttiva ci minaccia ogni istante. In questo momento quel demone sta viaggiando per il nostro mondo, forse verso questa stessa isola, e porta la sua ombra distruttiva su ogni cosa attraversi il suo cammino, accidentale o involontaria. Per favore, permettimi di partire immediatamente, così da non sprecare minuti preziosi per la salvezza di tutti noi. Un evocatore non potrà conoscere riposo finché la sua missione non sarà compiuta.

Alcune lacrime iniziarono a rigare le sue guance, sotto lo sguardo sorpreso, sconvolto e ammirato dei quattro li vicino.

-Papà- disse infine, con un tono di supplica, avvinghiandosi al suo petto -Per favore.

Calò il silenzio.

Il cuore di Cid stava per scoppiare.

Non di gioia o sorpresa, ma di dolore.

Ricordò i momenti in cui i tre leggendari avventurieri si erano allontanati da lui, con il sorriso sulle labbra, e come non erano più tornati.

Quelle parole non spronavano la sua forza a lasciare che la figlia portasse avanti il suo destino per compiere un atto di grande coraggio e fibra morale, ma bensì a rassegnarsi ad un ingiusto fato che l'avrebbe accolta sulla strada verso il compimento della sua missione.

Cid pianse, portando le sue grandi mani a cingerle le spalle.

Non voleva lasciarla andare.

Quello scricciolo era con lui fin da quando aveva iniziato ad infilarsi le dita in bocca, una piccola fragile bambina ignara della crudeltà del mondo e degli esseri che l'abitavano, cresciuta lontano da tutti dall'unico uomo che rifiutava di accettare quel mondo come un mondo libero da proteggere ed accudire.

Sentì la sua forza svanire, in pochi istanti.

Niente più sorrisi, ne la sua tenue e dolce voce che pregava ogni sera a Yevon per proteggerlo, niente più passeggiate all'ombra degli alberi, o sulla nuda sabbia.

Sarebbe rimasto di nuovo solo, con il rimorso di aver permesso alla cosa più importante della sua vita di andare incontro alla morte senza aver fatto niente.

Aveva sempre sperato che Yuna capisse la follia delle sue azione, ad un certo punto, ma lei aveva continuato imperterrita, sicura delle proprie convinzioni, e alla fine ne avrebbe pagato il fio.

-Partirai?- chiese, con un ultimo tenue barlume di speranza, senza aprire i propri occhi.

-Si- rispose Yuna, scostandosi appena da lui.

Cid volse il capo, lasciandola andare con un ultimo singhiozzo, prima di darle le spalle ed avviarsi rabbioso verso la sua capanna -Una nave attende ancora nel porto. Salperà al calar della sera. Avete poco tempo.

Non si fermò.

Non avrebbe lanciato un ultimo languido sguardo alla nave che si allontanava portando sua figlia al macello.

-Comandante! Comandante!

Niente più grida, niente più tenui rimproveri, niente più lezioni o domande curiose sulla natura.

-Cid!

Mai più la sua candida voce al mattino, o alla sera.

Non avrebbe più danzato vicino al fuoco, e non avrebbe mai più riso assieme a lui.

-PAPÀ!

Cid non si guardò indietro, volgendo le spalle al mondo un ultima volta.


Kuja rimase a fissare la mezza Luna nel cielo, in silenzio.

Yuna si era addormentata, infine, dopo terribili singhiozzi che l'avevano accompagnata per buona parte del tragitto.

Kuja non si era azzardato a fiatare, confuso, cercando di tenerla al caldo.

Cid non era mai stato un genitore ossessivo, o ostruzionista.

Aveva cresciuto la figlia meglio di quanto chiunque si sarebbe potuto aspettare da un bruto come lui, le aveva insegnato tutti i principi importanti dell'uomo.

L'aveva accudita e riverita, e ne aveva sempre rispettato le decisioni, perché voleva che crescesse libera di seguire le proprie convinzioni.

Questo era Cid, un uomo forte e determinato che credeva nel libero arbitrio, anche nelle scelte più strazianti.

Ma quel giorno Kuja avevano assistito a qualcosa di inaspettato e terribile.

Perché aveva reagito in quel modo?

Per lui era tutto semplice, la salvezza di Spira e il suo sogno erano le cose più importanti.

Aveva lasciato suo fratello solo per quelle ragioni.

Scosse il capo, non riuscendo a trovare una soluzione soddisfacente.

Gli venne in mente il volto di Gidan in lacrime che lo insultava per averlo lasciato solo.

Anche suo fratello avrebbe reagito così?

Kuja scosse il capo, cercando di scacciare il pensiero.

Yuna mugugnò qualcosa nel sonno, e il mago poté cogliere traccia di quella sofferenza che ancora la scuoteva nell'interno.

Mosso a pietà fece per allungare la mano, ma poi la ritrasse, non volendo turbare il sonno della ragazza.

Si chinò in avanti, dato che la Luna non dava segni di risposta, e poggiò i gomiti sulle ginocchia.

Cid aveva sconvolto anche lui.

Nella sua testa continuava a risuonare il pianto della ragazza, mentre l'uomo si allontanava impietoso.

Avevano dovuto caricarla a forza sulla nave per farla partire.

Kuja strinse con forza i propri capelli, cercando di scacciare quei momenti strazianti, ma non ci fu modo.

Era forse tutto sbagliato, come diceva Cid? O era Cid ad essere crudele ed egoista?

Stanco di tutto ciò, si accasciò sul ponte, affianco all'evocatrice, e chiuse gli occhi sperando di poter usufruire anche lui del sonno meritato.

Ma non ci fu verso, la sua mente era intrappolata in quel vortice di contraddizioni.

Forse Cid aveva voluto dire qualcosa anche a lui, ma cosa?

Mentre rifletteva il giovane mago non scorse l'immensa figura nera che discese, nella luce lunare, fino pochi centimetri sopra il ponte, lanciandogli un incantesimo per porre fine ai suoi incubi.

Il ragazzo scivolò in un sonno pacifico, quasi immediatamente.

Poi la figura volse l'enorme testa verso la ragazza, ma non fece niente.

Forse provò una profonda pietà, ma nessuno dei due ragazzi ebbe modo di scoprirlo.

Kuja già russava sonoramente dopo pochi secondi, appoggiato al ponte.

Yuna gemette nuovamente, e allora con la delicatezza di un fiore la figura nera le accompagnò il capo affinché si andasse a posare sulla spalla del compagno.

Il mantello neroera debolmente abbassato sulla poderosa schiena, e l'armatura nera risplendeva nella pallida luce del satellite.

Quindi rimase lì, sorvegliandoli tutta la notte, finché la Luna non cominciò a scomparire in cielo richiamandolo.

Si allontanò in silenziò, così come era venuto, in quel giorno di luce e ombra.


A\N: E qui abbiamo detto tutto. Per ora questo è quanto ho da condividere.

DII\N: Era ora. Scansafatiche.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Kilika ***


A\N: Bene signore e signori dopo lunghe meditazioni abbiamo un quarto capitolo. Continuerò la serie?

DII\N: È ovvio.

A\N: Sarà forse tra un bel po di tempo?

DII\N: Probabile.

A\N: Sarà forse già la settimana prossima?

DII\N: Abbastanza improbabile.

A\N: Oh! La finisci di rispondere?


Yuna aprì gli occhi, vagamente infastidita da un certo rumore ripetitivo e assordante.

Si accorse che era il russare di Kuja.

Con sua somma sorpresa si ritrovò adagiata sulla spalla del mago, cosa che la fece indietreggiare con uno squittio improvviso.

Kuja si ridestò a sua volta, sbadigliando e stiracchiandosi vigorosamente, ignaro di tutto.

-Mmmhhhh, mattinata splendida, e anche la giornata non potrebbe essere da meno- si alzò con cordialità, lisciandosi gli abiti (scarsi) in modo da apparire più presentabile, prima di accorgersi di Yuna accovacciata in un angolo.

-Buongiorno principessa. Dormito bene?

-Ah...uhm...si certo- fece la ragazza distogliendo lo sguardo per il senso di colpa.

-Va tutto bene?- chiese a quel punto il mago, iniziando a volteggiare a qualche millimetro da terra.

Kuja aveva un sesto senso per cogliere le espressioni delle persone.

In quel momento l'evocatrice sembrava abbastanza turbata.

-Si si, tutto bene- anche Yuna si alzò, rassettando brevemente la gonna e rinsaldando la presa sullo scettro.

-Allora, è eccitante essere in viaggio?- chiese Kuja avvicinandosi.

-In parte- ammise controvoglia la ragazza.

Poi le memorie del giorno prima tornarono e la malinconia le fece crollare le spalle.

-Principessa...Yuna cosa succede?- chiese Kuja sentendo ancora di più la tristezza della ragazza.

-Non è niente Kuja- rispose lei nascondendo la sofferenza dietro un volto inespressivo.

-Yuna ti prego, non chiuderti a me. Siamo in questo assieme...- insisté lui, ma lei lo ignorò, andando a poggiarsi sulla balaustra -Sto bene. Grazie dell'interessamento.

Non visto il ragazzo si tirò i capelli, maledicendo Cid in mille modi diversi.

“Come si è permesso? Perché l'ha fatto!? Non ha alcun rispetto per gli affetti della figlia!? OORGH avrei dovuto fare qualcosa!”.

Il silenzio li accompagnò fino alla loro nuova meta, Kilika.


“Fantastico” pensò Kuja con un misto di sarcasmo e rabbia.

I due passeggiavano in silenzio tra le rovine dell'isola.

Sin era arrivato per primo.

Il villaggio era completamente distrutto, gli animali scappati, tutto era stato spazzato via.

Quella sarebbe stata l'immagine del mondo se la follia di Sin non fosse stata arrestata.

Il mago strinse i pugni, continuando a fissare la distruzione con occhi pieni di rancore.

Sin, Cid, tutta colpa loro.

Avrebbe dovuto essere triste, condividere il dolore di quelle anime sofferenti e rispettarlo nella promessa che mai più si sarebbe ripetuta una simile follia, e invece riusciva a provare solo rancore ed odio.

Scosse il capo cercando di controllarsi, ma invece la rabbia crebbe.

Alzò gli occhi sulla schiena di Yuna, che continuava a guardare avanti e camminare, quasi indifferente.

Gli occhi di Kuja lampeggiarono di rabbia, dopodiché il mago perse la pazienza e sparò un Flare che distrusse un altro po delle rovine.

-Kuja!

-Yuna!- rispose lui, indignato -Si può sapere che hai? Dimmelo maledizione!- le afferrò con rabbia le spalle iniziando a scuoterla con troppa enfasi.

Preda delle sue emozioni ben poco poté fare per metterle nuovamente a tacere.

Sempre stato così, nel bene e nel male, passionale in ogni senso.

La ragazza rimase sorpresa da tanta irruenza, e la sua reazione venne ritardata di secondi preziosi.

Le mani di Kuja stringevano violentemente sulle sue spalle, e gli scossoni che le dava erano disorientanti.

-Kuja! Mi fai male!- riuscì a gridare.

Il mago venne folgorato e saltò via, sconvolto.

Si appoggiò ad una roccia che casualmente era sopravvissuta alla distruzione, ansimando e sudando.

Alzò gli occhi sulla ragazza, e vide ancora i segni rossi delle sue mani deturpare quella candida pelle intoccabile.

Se il cuore si fosse potuto stringere in mano probabilmente avrebbe avuto lo stesso effetto.

Le gambe cedettero e Kuja cadde a terra, tremando.

“Io...io non ho...io non ho...” la disperazione si spinse su per la sua gola, un torrente in piena, un fiume, un mare in tempesta, un uragano distruttivo e feroce.

Yuna si strinse le braccia attorno al corpo con fare protettivo, fissando il suo Guardiano a bocca aperta.

Kuja singhiozzò.

La confusione e la vergogna si mischiarono alla rabbia provata fino a poco prima.

Incapace di continuare a guardare la ragazza il mago spiccò il volo, senza fermarsi, lasciando che le lacrime disegnassero una breve scia del suo passaggio in cielo.

Yuna rimase a guardarlo, in parte impotente, in parte spaventata.

Poi anche lei crollò in ginocchio, abbattuta.

Prima Rikku, poi suo padre, ora Kuja.

Il suo mondo crollava a pezzi.

Incapace di comprendere, la ragazza rimase sola tra le rovine, con il suo dolore e le sue lacrime.


Kuja atterrò nel silenzio più totale, quando fu abbastanza lontano.

Non voleva accettare di aver aggredito la sua evocatrice, ma non poteva neanche negare che se l'era cercata.

Eppure lui era un Guardiano, l'incolumità di Yuna aveva la priorità su tutto.

“Forse Cid aveva ragione quel giorno: se avessi detto i miei veri motivi non mi avrebbe mai permesso di avvicinarmi a Yuna, e tutto questo non sarebbe successo!”.

Altre lacrime inondarono implacabili le sue guance, senza sosta.

Il mago chiuse le proprie ginocchia al petto, reclinando il capo su di esse, per nascondere il proprio volto.

Aveva paura.

In realtà l'aveva sempre avuta.

Paura di toccare gli altri, paura di avvicinarsi alla donna che amava per paura di causarle disturbo, o un rifiuto, paura di esternare i propri sentimenti per lei, di essere sincero fino in fondo.

La realtà era che il rifiuto di Yuna di condividere i propri pensieri con lui l'aveva ferito nel profondo, molto nel profondo.

Se l'evocatrice non si fidava di lui, come avrebbe potuto farlo la ragazza innocente di cui si era innamorato.

Non trovava risposta, ma restava lì, covando risentimento e dolore.

Non è mai una bella combinazione.

Alla fine gli tornò in mente il volto di Cid, un attimo prima che si girasse lasciando la figlia da sola.

A quel punto tutta l'energia negativa che celava sotto le lacrime esplose rabbiosa, e un Flare a piena potenza si scatenò sull'ambiente circostante facendo esplodere le rocce e bruciando i pochi fili d'erba che erano sfuggiti all'annientamento di Sin.

-VECCHIO BASTARDO!- gridò con tutta la sua forza -PERCHÉ L'HAI FATTO!? PERCHÉ! VIENI FUORI E AFFRONTA IL TUO DESTINO!

Il mago guardò verso il cielo, quasi aspettandosi Cid giungere in volo davanti a lui.

-Non so chi tu cerchi, ma se vuoi una battaglia, mostro, allora permettimi di accontentarti- una voce attuti e cavernosa lo sorprese da dietro e Kuja ebbe appena tempo di spostarsi prima che una lama gli schizzasse vicinissima al volto.

Il mago si alzò in volo, così da ottenere sufficiente distanza.

-Tch, quasi preso.

Quello che parlava era un uomo.

Era parzialmente coperto dalla polvere causata dalla magia di poco prima, ma Kuja riuscì a distinguere la forma vagamente metallica, segno che portava un'armatura; scorse anche un mantello che arrivava alla vita, e due lame gemelle.

Si pulì le lacrime per vederci meglio, e si accorse che qualcosa di diverso gli rigava il volto.

Aveva un lieve taglio sulla guancia.

Strinse il pugno, infuriato, e si preparò a far valere i suoi diritti.

-Se vuoi la guerra, guerra avrai!- il mago scagliò un Sancta diretto verso il nemico, che lo evitò con agilità.

Kuja iniziò a bersagliarlo a raffica, tentando di coglierlo in pieno, ma quello era una scheggia, schivando tutti gli attacchi, e anche con una certa eleganza nonostante l'armatura.

Gli copriva tutto il corpo, e lo faceva assomigliare ad un cilindro di latta.

Stanco di quell'inutile sequenza d'azione, il guerriero misterioso unì i manici delle due spade, prima di scagliare l'arma contro il mago.

Kuja la schivò con facilità, ma l'altro ebbe il tempo di spiccare un balzo e raggiungerlo, afferrando saldamente l'avversario per le spalle.

Tuttavia il mago riuscì a scagliargli contro un Sancta, facendo volare via l'elmo e rivelando un giovane sulla ventina, più o meno la stessa età del mago, con i capelli e le sopracciglia bionde.

Quello fece uno sguardo sprezzante, prima che l'avversario si liberasse dalla sua presa per poi mirarlo con un Flare.

-Preso!- disse Kuja, reggendolo per il bavero dell'armatura.

-Sbagliato- replicò con calma l'altro.

La lama tornò roteando vero di due, e il mago dovette abbassare il capo per non essere decapitato.

Il guerriero afferrò le lame gemelle al volo, separandole e menando un doppio fendente in avanti, inclinandosi con la schiena.

Kuja riuscì a sottrarsi in massima parte all'assalto, allontanandosi in volo, ma subì comunque due lunghe e superficiale ferite al petto.

Irato oltre ogni limite il mago scagliò il Flare preparato quasi a bruciapelo, e nonostante il guerriero riuscì a proteggersi il petto incrociando le sue spade, egli venne sbattuto con violenza al suolo.

Kuja atterrò su un masso rialzato poco lontano, ansimando lievemente.

Era stato colto di sorpresa, ed era ancora scosso al momento della schermaglia.

Ma ora non più.

Scese a terra, curandosi con un Energia, e quindi iniziò ad avanzare baldanzoso verso il luogo in cui era crollato il suo assalitore.

Quello si rialzò poco dopo, sbucando dalla nube di polvere, ansimando e mostrando un volto sofferente.

-Fa male, vero?- chiese Kuja, canzonandolo -Questo è quello che ottieni presentandoti in quel modo ad uno sconosciuto.

-Dannato essere- replicò irato il guerriero, voltandosi verso di lui.

-Oh santo cielo, che modo scortese di parlare- insisté il mago, alzando gli occhi al cielo platealmente.

-Perché non posso assorbire il tuo fuoco?- chiese invece l'altro, frustrato e sempre più irritato.

-Oh, è di questo che si tratta- rispose Kuja, fermandosi a pochi passi da lui -Beh, temo che un troglodita assetato di sangue come te non sarà mai in grado di comprendere la mia sottile arte.

Il mago si alzò in volo, mentre diverse sfere luminose lo circondavano -Non udirai risposte da questa bocca.

-Allora sarà un segreto che ti porterai nella tomba- rispose il guerriero, stringendo con più forza l'impugnatura delle sue spade e preparandosi ad attaccare, portando leggermente a vanti il suo fianco sinistro, alzando le punte delle armi verso l'alto.

-Sei piuttosto confidente nelle tue insulse mosse da ballerina- rispose Kuja, facendo un sorriso maligno -Non hai la minima idea di chi stai affrontando.

-Illuminami- rispose il guerriero, più serio che mai.

-Ah, dato che sarà l'ultimo nome che udirai, tanto vale dirtelo- rispose il mago, scuotendo con orgoglio il capo -Il mio nome è Kuja, e sono il mago più potente di tutta Spira.

-Bene allora- fece il guerriero, non potendo evitare di sorridere con malizia -Vorrà dire che morirai per mano mia, per mano di Gabranth, ultimo a portare avanti l'onore dei Solidor.

-Sembri molto sicuro di te- rispose Kuja, preparandosi a scagliare un incantesimo.

-Nessuno che si sia parato davanti a queste lame è sopravvissuto- fece Gabranth, mentre le spade s'illuminavano, incandescenti.

-Vorrà dire che sarò io il primo.

-Scopriamolo.

-Quando sei pronto.

-Sono nato pronto.

-Allora preparati a morire.

Kuja scagliò il suo Sancta, ponendo fine alla chiacchierata, ma Gabranth lo tagliò in due con la lama sinistra.

Al primo Sancta il mago ne fece seguire altri due, che il guerriero evitò con un paio di abili mosse, balzando avanti per poi calare le lame davanti al volto, mirando quello dell'avversario, che schivò balzando sulla sinistra, per poi rispondere con un Flare.

Gabranth atterrò e balzò immediatamente via dalla traiettoria, scampando dall'esplosione.

Kuja si alzò in volo, per avere una visuale migliore oltre la cortina di polvere sollevata dal suo attacco, e Gabranth gli balzò prontamente addosso, calando un fendente in obliquo con la lama destra, ma il mago la evitò magistralmente ruotando su se stesso.

Quindi si spostò a destra evitando un secondo fendente menato con l'altra spada, per poi scagliare un Sancta diretto al petto dell'avversario, che compì una giravolta in aria, evitandolo per poi prima di mirare verso terra.

Kuja iniziò a bersagliarlo a raffica, sicuro di poterlo mettere in difficoltà, ma invece, quello riuscì a sparire muovendosi a zig-zag, usando la polvere come copertura.

Per nulla soddisfatto, il mago scagliò un Flare sul terreno, facendo un cerchio di fuoco.

Gabranth venne intrappolato suo malgrado, guardando con frustrazione il fuoco non elementale che gli sbarrava la strada.

Poi si volse verso Kuja, che discese a terra, volteggiando a pochi palmi dal suolo con un Sancta pronto tra le mani.

Il guerriero sorrise, cogliendo la sfida e piegò le gambe portando le braccia indietro.

Quindi i due scattarono uno verso l'altro, senza fermarsi, finché non si superarono.

Kuja scagliò il Sancta mentre Gabranth menò un fendente con la mano destra.

I due si arrestarono dopo pochi passi, il primo accasciandosi a terra con un profondo taglio, mentre l'altro crollando ginocchio tremando.

-Mi hai preso...- mormorò Kuja, portando una mano sulla ferita, mentre si reggeva sulle quattro zampe.

-Anche tu...- rispose Gabranth, incapace persino di alzare le proprie braccia, che erano abbandonate molli lungo i suoi fianchi.

-Niente male. Nemmeno io sono così veloce- ammise il mago, sorridendo soddisfatto.

-Beh, io non sono così loquace- Gabranth riuscì ad alzare un ginocchio -O eloquente.

-Quello posso insegnartelo se vuoi- ammise Kuja, prima di iniziare ad evocare un Energia per fermare la perdita di sangue.

-No. La mia famiglia è una famiglia fiera, imparerò da solo, un giorno- fece il guerriero, alzandosi in piedi.

-Sembra un giorno molto lontano- fece ironico Kuja, mentre il suo volto recuperava colore.

-È stato un piacere combattere con te- il guerriero si fermò a fissare davanti a se, mentre aspettava che le mani recuperassero la sensibilità così da poter raccogliere le proprie spade.

-Anche per me. Sei arrivato proprio al momento giusto- ripose Kuja.

Già, la lotta e l'adrenalina avevano scacciato la rabbia, e il suo buonsenso aveva di nuovo fatto capolino tra le pieghe del suo animo.

Avrebbe amato Yuna fino alla follia, ma mai più avrebbe anteposto quel sentimento al suo ruolo: doveva darle sostegno in ogni momento, non importa l'umore, il dolore o la paura.

Avrebbe scolpito a fuoco nell'anima quell'importante lezione.

-Bene, è ora che ritorni dalla mia compagna- fece il mago, mettendosi in piedi.

-Non sei solo?- chiese Gabranth, senza guardarlo, alzando un braccio appena appena.

-Oh no. Sono qui per...

-Kuja!- l'urlo angosciato di Yuna lo raggiunse, facendolo sobbalzare, ma poi si rese conto che lei stava bene, sembrava più preoccupata per lui che per eventuali pericoli.

Il mago la raggiunse in volo, permettendole di abbracciarlo.

-Ho sentito il rumore della battaglia, e ho avuto paura. Stai bene?- gli chiese, dopo un caldo abbraccio, prendendogli il volto tra le mani.

-Tranquilla evocatrice, va tutto bene- rispose con dolcezza Kuja, sorridendo con gaudia letizia.

-Evocatrice?- fece a quel punto Gabranth, voltandosi a guardarli con gli occhi spalancati, lasciando cadere la spada che aveva raccolto con tante difficoltà


A\N: Non so quanto buonsenso possa avere Kuja, specialmente dopo quella sfuriata, ma sono sicuro che adesso non dimenticherà mai i suoi dovrei, e magari capirà quanto egoismo nasconde la sua gentilezza. Ah, per capire come mai Gabranth abbia assalito il mago bisogna aspettare il prossimo capitolo, meno botte e più chiacchiere.

DII\N: Detto questo ci vediamo alla prossima. Ciao gente.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Gabranth ***


A\N: Ok, l'ultimo volta ci siamo lasciati con Gabranth sbalordito dall'identità di Yuna.

DII\N: Vogliamo indagare sul perché Gabranth abbia assalito Kuja senza preavviso (a parte l'esplosione incondizionata)?

A\N: Non fare così, l'Intro viene rovinata!

DII\N: Senti babbeo abbiamo 0 cose da dire! E inizia a scrivere maledizione!


Gabranth rimase a fissarli come uno stoccafisso.

I due ragazzi volsero il capo verso di lui, indecisi.

Si lanciarono uno sguardo a vicenda, poi si separarono e Yuna si diresse verso il guerriero.

-Il mio nome è Yuna, è sono un evocatrice di Yevon in Pellegrinaggio, e sono giunta a Kilika per ottenere l'Eone Ifrit.

Disse tutto fissando il ragazzo dritto negli occhi, senza battere ciglia o interrompersi.

Kuja sentì un brivido scorrergli lungo la spina dorsale: quando Yuna doveva mostrare la sua risolutezza, era come se tutto il mondo piombasse nel silenzio per ascoltarla, e che tutti si prostrassero per eseguire le sue richieste.

Essendo molto sensibile il mago era particolarmente suscettibile, ma lo riempiva di gioia ogni volta, perché era colui che per primo coglieva quella sensazione, riempiendosi d'amore per quella ragazza.

-Ah... siete arrivata tardi- rispose piatto Gabranth, distogliendo lo sguardo.

-Chiedo scusa!?- esclamò Kuja, oltraggiato, spingendo il volto in avanti e i pugni chiusi verso terra.

-Non c'è più niente per voi qui...- Gabranth si chinò a raccogliere le proprie lame, senza degnarsi di guardarli.

-Cosa è successo al tempio?- chiese Yuna, sentendo il panico farsi strada nel suo animo.

-Un fuoco inestinguibile blocca l'accesso. Si è alzato in difesa della struttura quando è arrivato Sin- Gabranth iniziò ad allontanarsi.

-Ma se è opera di Ifrit non dovrebbe ferire l'evocatrice, dico bene?- chiese Kuja.

-Come ho già detto, andatevene- furono le uniche parole che Gabranth usò, prima di dileguarsi.

Kuja fece per inseguirlo: sapeva che stava nascondendo qualcosa, se lo sentiva, ma Yuna cadde a terra, le gambe si piegarono e lo scettro le sfuggì di mano.

-Yuna!- Kuja la raggiunse trafelato, spaventato -Qualcosa non va?

Lei non rispose: il suo sguardo era perso nel vuoto, e sembrava quasi ignorare il mago.

Solo dopo diversi richiami, finalmente, si volse, gli occhi arrossati e le guance rigate dalle lacrime -Kuja... c'è sempre... un modo vero?- chiese, esitante, prendendo il mago alla sprovvista -Possiamo... ancora salvare il mondo... vero?

Kuja ammutolì, quella forza d'animo che l'aveva sempre attirato a se come un tornado era appena caduta come un castello di carte.

Possibile che Yuna fosse così fragile e insicura?

Impossibile!

-Principessa, qualcosa vi turba?- chiese il mago.

-Ho... ho sentito... la sua tristezza...- rispose la ragazza -Era... era...

Iniziò a piangere di nuovo, appoggiando il capo al petto del suo Guardiano.

Il ragazzo rimase a fissarla, confuso.

Poi scosse il capo, deciso -C'è sempre un modo!- dichiarò, prendendola fermamente in braccio ed alzandosi -Non ci possiamo arrendere! Quell'uomo ci sta nascondendo qualcosa! E lo giuro su Yevon scoprirò cos'è!

Quindi Kuja si sollevò in aria, avanzando irato verso il punto in cui Gabranth era scomparso.

-Kuja... tu non capisci...- disse Yuna, ma lui la ignorò.

Se lei non fosse riuscita a sostenersi da sola, l'avrebbe fatto lui al suo posto.

La sua evocatrice non si sarebbe mai arresa, non glielo avrebbe mai permesso.

Non dovette andare lontano: dopo un paio di dune smosse e qualche masso vide Gabranth inginocchiato sul suo ginocchio destro, che fissava una roccia.

Stava per parlare quando scorse parte di un iscrizione incisa nella pietra.

Era recente, poteva capirlo benissimo anche da quella distanza.

“Che cosa significa? C'è un nome su quella roccia?” si chiese Kuja, cercando di sporgersi in modo da vedere meglio.

Il guerriero era silenzioso, fissava la roccia senza proferire parola.

Il mago perse tutta la sua spavalderia, arrestandosi confuso e con la bocca aperta, come per dire qualcosa.

I suoi occhi tornarono nuovamente a Yuna, che gli si era raggomitolata in braccio come una bambina.

Vide i suoi immensi occhi lucidi fissarlo, come se stessero aspettando qualcosa.

Poi capì: Yuna aveva avvertito il dolore di Gabranth, e l'aveva annientata.

Ma come... perché lei l'aveva compreso e lui no?

Poi ricordò: la sua rabbia verso il mondo, il suo chiudersi in se stesso da quella mattina.

Aveva perso i contatti con il mondo circostante, non avvertiva più le voci della natura e delle persone: era tutto silenzioso.

Che idiota, fare una cosa del genere.

Chiuse gli occhi, allargando le proprie sensazioni, lasciando entrare quello che aveva escluso, quella sua segreta abilità di avvertire l'anima delle persone a cui non era stato ancora concesso di raggiungere l'eterno riposo.

E fu tremendo.

Tutta la sofferenza della morte, la paura di Sin, la follia, l'infinito abisso nero, e un volto, un giovane volto limpido, quasi un bambino, i capelli castani attorno al viso candido, le guance rigate di lacrime, poi più niente.

Kuja cadde in ginocchio sulla sabbia, lo sguardo perso nel vuoto, reggendo Yuna a malapena, realizzando finalmente la sofferenza.

Gabranth si volse con un guizzo, colto alla sprovvista, mostrano i suoi occhi tristi.

Piangeva in silenzio: era un duro, disciplinato.

-Cosa ci fate qui?- chiese trafelato, asciugandosi le lacrime con il braccio.

Kuja non poté rispondere, la forza delle anime lo stava schiacciando.

Era tante, e il dolore era ancora più vasto: un mare, e lui una piccola goccia che si era avvicinata alla superficie, increspandola.

-Tuo... tuo...- balbettò debole.

-Dovete andarvene, ho detto!- esclamò Gabranth, avanzando verso di loro, apparentemente sconvolto -Non c'è posto per voi dannati impostori qui!

Così facendo scoprì il nome sulla lapide.

Larsa.

-Tuo fratello...- la voce di Kuja s'incrinò fino a spezzarsi, le lacrime sopraggiunsero violente, spazzando via ogni muro che si trovarono davanti.

Il guerriero si arrestò, sconvolto -Come lo sai?!

-È morto... così giovane...- la braccia del mago cedettero, mentre lui restava immobile a fissare nel vuoto, davanti a se.

-Che cosa dici!? Che cosa fai!?- esclamò con rabbia e tristezza Gabranth, afferrando l'altro per la camicia -Puoi sentirlo?!

Il mago singhiozzò di nuovo, senza riuscire a parlare.

Yuna rotolò via, e per rimettersi in piedi afferrò il proprio scettro, usandolo come bastone d'appoggio.

-Rispondimi!- esclamò Gabranth, fuori di se, scuotendo ancora l'altro ragazzo.

Kuja esitò ancora qualche istante, muovendo la bocca in deboli tentativi di esprimersi -D... dice...

Il guerriero spalancò gli occhi e la bocca, iniziando a respirare più in fretta.

-Dice che gli dispiace...- Kuja fece una pausa -Ha paura... senza di te non sa cosa deve fare...

-No... nononono Larsa!- esclamò Gabranth spaventato, rafforzando la stretta delle sue mani.

-Gli dispiace... vuole il tuo aiuto... è solo, nel buio...

-No!- improvvisamente il guerriero ebbe uno scossone, la testa gli ricadde all'indietro, mentre la forza lo lasciava.

Scosso da singhiozzi cadde in ginocchio, e le mani scivolarono fino a terra.

Poi si accasciò in avanti, reggendosi sulle quattro zampe -No- disse tra i singhiozzi -Larsa... mi dispiace...

Yuna ebbe una stretta al cuore a vedere quella scena, il dolore la raggiunse in tutta la sua folgore, quasi come fosse un dolore fisico.

-Mi dispiace... avrei dovuto aiutarti... Oh, Larsa...

Kuja cadde in ginocchio a sua volta, sembrando spossato.

-Voi... voi siete un evocatrice...- riuscì a dire Gabranth, al limite delle speranze, alzando lo sguardo verso Yuna.

Avanzò debolmente verso di lei, il viso rosso dal pianto -Potete aiutarlo...? Solo voi potete...

Yuna fece impercettibilmente un passo indietro.

Non era sicura, non si sentiva forte, non voleva essere lei a salvare: lei aveva paura, voleva correre da suo padre e farsi consolare... ma suo padre l'aveva abbandonata.

Le aveva voltato le spalle, l'aveva lasciata sola con se stessa.

Non c'era più nessuno da cui tornare, solo lei.

Se non si fosse protetta da sola chi l'avrebbe fatto al suo posto?

Lei era un'evocatrice di Yevon, aveva delle responsibilità, delle grandi responsabilità, e lei poteva... no, doveva farlo.

Strinse con forza lo scettro, mentre i suoi occhi tornavano ad ardere di determinazione.

-Vi prego...- la voce di Gabranth si ridusse ad un sussurro, mentre le afferrava i bordi della gonna, quasi strisciando -...aiutatelo.

Il manico dello scettro colpì la sabbia con enfasi, e il cuore di Yuna prese a battere all'impazzata -Io posso aiutarlo. No io devo aiutarlo!

La ragazza scostò appena Gabranth col piede, prima di avanzare decisa verso il mare.

Il ragazzo si rigirò sulla schiena, alzandosi esitante, alzando di nuovo lo sguardo per seguirla mentre avanzava.

Per qualche ragione quella ragazza, così piccola, gentile e fragile, era diventata un uragano ruggente, eclissandolo con la sua forza.

Senza capire perché si ritrovò in piedi, deciso a seguirla, imitato da Kuja, a sua volta catturato dalla magnificenza di quel giovane fuoco ardente.

La giovane avanzò, finché l'acqua non superò le caviglie: a quel puntò alzò le proprie palme, e toccò la superficie dell'acqua, innalzandosi al di sopra di essa, e continuò a camminare.

Gabranth e Kuja rimasero a fissarla, rapiti e immobili sul bagnasciuga, il primo volteggiando tranquillo, con le gambe accavallate, mentre l'altro contemplava eretto e con le braccia incrociate sul petto.

D'improvviso la ragazza s'arrestò, fissando il caldo sole del giorno risplendere forte.

Allora iniziò a ballare.

In silenzio, come una piuma solitaria nel cielo, leggera e delicata, candida e splendente, lo scettro che compieva ampi archi nell'aria, l'acqua che s'increspava appena mentre i passi della ragazza passavano su di essa.

Le anime cominciarono ad accorrere, una dopo l'altra, sempre più numerose.

Kuja scorse un movimento, tra le tante forme indistinte, e poté scorgere Larsa, più vivido che mai, mentre volava deciso verso la sua nuova dimora.

Una lacrima di nostalgia percorse il volto del mago, ma anche di sollievo.

-Lo vedi?- chiese a Gabranth -È felice. È libero...

Il guerriero chiuse gli occhi in un muto movimento di ringraziamento con la testa, abbracciando il sollievo e la serenità che gli vennero offerte.

-Grazie. Per tutto- disse.

-Dovere.

Rimasero in silenzio ad osservare Yuna, quella luce tanto brillante da oscurare perfino il sole, mentre compiva il rito.

-Hai... hai un fratello anche tu?- chiese Gabranth ad un certo punto.

-Si. Come l'hai capito?- Kuja si volse, interessato, ma anche genuinamente sorpreso.

-L'ho visto nei tuoi occhi. Ho visto la mia tristezza come fosse tua. Solo una persona nella mia situazione avrebbe potuto capirmi così bene- l'uomo continuò a fissare l'evocatrice, incapace di sottrarsi al suo richiamo.

Kuja rimase a meditare in silenzio per un paio di secondi, prima di annuire in accordo.

Se Gidan fosse morto, non sarebbe riuscito a sopportarlo.

-Mi dispiace di averti aggredito- Gabranth riprese a parlare -Stavo ancora piangendo impotente sulla lapide di mio fratello, quando ho udito l'esplosione. Ho creduto che fosse uno dei mostri che Sin semina col suo passaggio. È raro vedere un uomo in grado di volare e lanciare fiamme, e non aspettarsi che sia un tuo nemico.

-Non c'è problema- replicò Kuja, posandosi candidamente a terra -Ero fuori di me, ho agito come uno stupido, e tu sei arrivato a fermarmi. Ti sono debitore per quello: mi hai fatto realizzare la mia follia.

 

A\N: Orlando Furioso LOL.

DII\N: Deficente.

 

D'improvviso Gabranth gli afferrò la mano destra con un guizzo, alzandola davanti ai loro volti.

-Grazie di tutto, amico. Grazie- disse, entrambe le sue mani chiuse attorno a quella di Kuja, i loro volti molto vicini, separati dalla lunghezza di una spalla.

-S-si... si grazie puoi lasciarmi adesso?- fece il mago, arrossendo e muovendo nervosamente la coda sotto al gonnellino.

-Certo- rispose l'altro, eseguendo immediatamente e con naturalezza, come aveva fatto prima per prendergliela.

La sua espressione non era cambiata di un millimetro, sempre stoica e seria.

Kuja rimase a guardarlo ancora per qualche istante, imbarazzato.

-Per tua informazione- disse, con il massimo del tatto possibile, distogliendo i propri occhi da quelli dell'altro onde evitare che lo trapassassero a furia di fissarlo con tale intensità -Esprimi la tua gratitudine a parole. Non gradisco toccare le persone, di solito.

-Capisco- fece l'altro, chinando il capo in assenso -Lo terrò a mente.

-Grazie- rispose Kuja, riportando lo sguardo su Yuna, che tornava da loro.

La ragazza li raggiunse, ancora raggiante: la gioia stessa di essere riuscita a superare se stessa e le sue paure era incontenibile.

Si fermò di fronte al guerriero, guardandolo negli occhi con intensità -È fatto.

Quello aspetto un solo istante prima di cadere in ginocchio e prenderle la mano libera tra le proprie, fissandola fissa negli occhi -Grazie, mia signora.

Kuja tossicchiò, leggermente a disagio, ma siccome venne ignorato disse a mezza voce -Principessa.

-Mia principessa!- disse con ancora più enfasi Gabranth, causando una ventata di gelosia da parte del mago.

-Dov-dovere- replicò Yuna, sempre decisa ma con le gote arrossate.

Gli occhi di Kuja si piegarono in un cipiglio minaccioso -Allora, campione, la lasci così possiamo andare a cercare un modo per superare quelle fiamme e ottenere Ifrit?

Gabranth si sollevò, lanciando un ultima occhiata a Yuna, prima di volgersi verso l'interno dell'isola.

-Seguitemi- disse, estraendo le sue lame -Vi aprirò la strada affinché voi possiate passare.

-Prego?- chiese Kuja, sorpreso -Potevi farlo? Perché hai provato a mandarci via?!

-Ero arrabbiato... no, furioso, perché nessuno di voi evocatori ha tentato di aiutarci quando Sin è arrivato. Io sono il Giudice del tempio, e devo giudicare se l'evocatore è degno di ottenere Ifrit. Le mie lame mi permettono di assorbire le sue fiamme, rendendole inoffensive. In quel momento non ho ritenuto nessuno degno di ottenere quell'Eone, non dopo aver visto impotente la mia gente estinguersi, e nessuno intervenire in suo aiuto.

I due lo fissarono in silenzio, travolti dal significato delle parole.

-Perché scegli di aiutarci ora?- chiese Yuna.

Gabranth si arrestò, volgendosi poco dopo -Per ciò che mi avete mostrato.

L'evocatrice e il mago si scambiarono un sguardo, riflettendo su quanto appena sentito.

Ma mentre Yuna si mise a rincorrere in gran fretta l'uomo, Kuja rimase un po indietro, continuando a pensare al momento in cui il Giudice aveva toccato le mani di Yuna.


A\N: E questa è la tragica storia di Gabranth. Mi scuso per aver incasinato un po le cose tra il rito di Yuna e la capacità di Kuja di “sentire” le anime, forse ho esagerato.

DII\N: Per stavolta passi, è venuto bene.

A\N: Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ifrit ***


A\N: Detto fatto, è il momento di guadagnare Ifrit.

DII\N: Forse anche qualcos'altro?


Il crepitante rumore delle fiamme era stupefacente, intenso, e vivo.

I tre si fermarono di fronte alla barriera, lasciando per qualche attimo che le fiamme mostrassero la loro spettacolare vitalità.

Poi Gabranth avanzò da solo, le sue spade s'infuocarono, e tagliò le fiamme.

Un solo, ampio fendente dall'alto in basso, che venne quasi subito rimpiazzato da altre lingue di fuoco.

Ma il giudice non si arrese, e iniziò a colpire, preciso, statico: finiva un colpo e ne faceva seguire subito un altro.

Per Kuja in quei gesti non vi era bellezza, era tutti distaccati, fini a se stessi: non formavano un'armonica sinfonia, ma una semplice serie di singoli movimenti, in contrasto gli uni con gli altri.

Rispetto al fuoco, che era così elegante, anche nella sua distruzione, quell'uomo impallidiva.

Le fiamme iniziarono a perdere energia, pian piano, ma ancora non era sufficiente a farli passare.

-Ci sta mettendo troppo. Sicura che non possiamo intervenire al suo posto?- il mago si chinò a sussurrare nell'orecchio di Yuna.

-È il suo ruolo. Non so molto dei Giudici del Tempio di Ifrit ma... Cid mi ha accennato qualcosa in passato- rispose Yuna.

D'improvviso Gabranth unì i manici delle due spade, come durante la battaglia, e tornò a colpire, roteando l'arma.

Fu allora che il fuoco iniziò a reagire, facendosi catturare dal movimento delle due lame, e iniziando a ripiegarsi su se stesso.

-Mmmmhhh- fece Kuja, ancora scettico sulla leggiadria dell'uomo.

-Tu e Gabranth siete molto diversi Kuja- rispose Yuna, distogliendolo dai suoi pensieri.

-Come gli Eoni. Valefor è elegante, vola, si libra libero nei cieli, ma tornerà sempre da me, come il vento.

Kuja rimase in silenzio, aspettando di sentire il resto ma ricevette solamente un sguardo.

Poi realizzò -Io sono il vento.

Yuna annuì, per poi volgersi verso Gabranth -E lui è il fuoco. Il fuoco può apparire giocoso, nobile, anche elegante nelle sue forme, ma in realtà la sua vera essenza è nella forza, nella vitalità che lo muove, che lo nutre.

Gabranth finì di compiere la sua opera, estinguendo anche la più piccola lingua di fuoco, quindi separò le due alme, che lentamente si raffreddarono, e le rimise nei foderi.

-Sembra quasi un incontro... che fosse destinato ad avvenire- disse Kuja, fissando la schiena del giudice.

-Si. È magnifico, non trovi?- chiese Yuna, riferendosi alla situazione, mentre iniziando ad avanzare.

-Oh si- annui il ragazzo, seguendola senza tanto entusiasmo.

-È fatto, proseguite dritti per la camera della fede. Possa Yevon acconsentire alla vostra missione- disse Gabranth, volgendosi appena verso Yuna.

Lei sorrise grata, per poi dirigersi verso il suo destino, seguita da un Kuja silenzioso.

“Mi chiedo come faccia una ragazza così giovane a possedere una tale forza d'animo” si chiese il giudice mentre i due gli passavano oltre, allontanandosi.

Ma non stava a lui saperlo, lui era solo il giudice di un'isola fantasma.

Si volse indietro, fissando l'entrata da cui era entrato, e vide due figure avvicinarsi.

Erano un uomo corpulento, a torso nudo, e una donna, con uno scettro simile a Yuna.

“Un altra evocatrice?” si chiese, estraendo di nuovo le lame e puntando la più lunga verso i nuovi venuti -Fermi! Non potete passare oltre senza il mio permesso.

-Il Giudice, deduco- fece la donna, fermandosi poco lontano assieme al compagno -Sono qui per ottenere l'Eone Ifrit.

-Starà a me decidere se ne sarai degna- replicò con voce dura Gabranth -Al momento, già un altro di voi è entrato nella Camera della Fede.

-Chi? Yuna per caso?- chiese ancora la donna -Tch. Maledetta ragazzina.

-Modera il tuo tono- uno scossa elettrica, pervasa di rabbia, si propagò nella voce di Gabranth.

-Bene, vorrà dire che dovrò agire d'astuzia- la donna lo ignorò, per rivolgersi al compagno -Gettalo nella Camera della Fede, così il sacro voto di Yevon sarà violato.

-Si, evocatrice- rispose quello con voce baritonale, avanzando verso Gabranth.


-Qualcosa ti turba, Kuja?- chiese la ragazza.

Non era brava come lui a cogliere le emozioni della gente, ma lo conosceva abbastanza da intravedere il suo turbamento.

“Forse è qualcosa che ha a che vedere con Gabranth?” si chiese, mentre attendeva risposta.

-Kuja? Non mi puoi mentire, lo sai- fece lei, calcando più il tono quando questa non arrivò.

-Eh? Cosa succede principessa?- d'improvviso il ragazzo riportò la sua attenzione su di lei, come a risvegliarsi.

-Kuja, sei per caso infastidito dal comportamento di Gabranth?- chiese con calma la ragazza, fermandosi davanti al compagno.

-Si. Cioè no!- esclamò colto alla sprovvista, arrossendo per la vergogna, ma lo sguardo fermo di Yuna lo costrinse a sciogliersi -Si, okay, non so come fidarmi di lui. Cioè si, ci è grato per quello che abbiamo fatto, ma... non so non mi piace il modo in cui ragiona.

-Kuja, non sei obbiettivo, e non sei neanche chiaro. Insomma, Gabranth è un uomo serio e duro, mentre tu sei emotivo, empatico e frivolo, e se mi permetti anche un po infantile.

-Ehi!

-Ma, Kuja, secondo me quell'uomo ti sarà eternamente grato per quello che hai fatto. Non gettare al vento la sua amicizia solo per una punta di gelosia.

-Ah. Aspetta geloso? Io?

-Non sei geloso?- chiese Yuna al tono tranquillo del compagno, sentendo alcune delle speranze costruite durante la conversazione tremolare, incerte.

-Beh, come Guardiano e come amico certamente i. Insomma, non saranno più le nostre memorie no?- rispose il mago, alzando le spalle.

-Oh, si. Giusto- Yuna annui, sorridendo lieve, prima di rimettersi in cammino, dandogli le spalle.

“Oh, ci avevo sperato di piacergli un po. Uhhh” pensò Yuna, delusa dalla risposta del mago.

“Come ho potuto mentirle in faccia!? Chi se ne frega di essere amici io voglio darti il mio cuore!?” pensò invece Kuja, tirandosi i capelli non visto.

La ragazza inspirò profondamente, prima di entrare nella Camera, la cui porta si stava aprendo per lei, per farla entrare.


Con Valefor era stato tutto magico, un cielo stellato che veniva rischiarato da una rosea aurora, leggero e delicato.

Una debole voce, un singolo soffice alito di vento, finché l'Eone non era giunto a lei, discendendo tra eleganti piroette e spettacolari acrobazie.

Le era atterrato davanti, e lei l'aveva delicatamente accarezzato sul muso, lasciando che il contratto si siglasse, guardandolo fisso negli occhi.

Qui no.

Appena la porta si chiuse la camera fu riempita da ruggenti fiamme, un vero inferno, che la scosse fin nel profondo.

Il calore era insopportabile, sembrava quasi arderla viva.

I piedi nudi bruciavano, i vestiti s'inzupparono del suo sudore, a fatica riusciva a restare in piedi.

Yuna s'appoggiò allo scettro, cercando di resistere alla forza di quella creazione, provando ad avanzare, ma le sue energie si prosciugarono rapidamente, lasciandola in balia delle fiamme.

Poi le lingue di fuoco iniziarono a ruotare su se stesse, componendo un imponente cerchio di fiamme di fronte a lei.

Ruotarono sempre più in fretta, il loro rombare che cancellava ogni altro suono.

Yuna fece uno sforzo immane per rimanere cosciente, quando con un imponente ruggito la forma di Ifrit si sollevò dal cerchio di fiamme, i possenti muscoli e membra pelose che si mostrarono in tutta la loro imponenza, una creature temibile.

Al suo confronto Yuna era paragonabile ad un insetto, un'insignificante creatura che non avrebbe mai contato nulla per lui.

Il demone, dopo aver dato mostra della sua forza, si piegò al suolo, le possenti mani si piantarono a terra, facendo tremare l'intero ambiente, e il volto che si avvicinò alla ragazza fino ad investirla con il calore del suo respiro.

La ragazza rimase senza parole, travolta dall'irruenza della creatura e dalla sua ferocia, senza riuscire a proferire parola.

Lo vedeva, il pelo irto e le fauci spiegate, rivelando un fuoco ribollente all'interno, e i due corni che coronavano il volto, fermo lì davanti a lei.

Così grande.

D'improvviso il demone si risollevò, ruggendo e sputando un inferno di fiamme, e lei gridò, cadendo all'indietro.

-Patetico- risuonò il suo richiamo -Nessuno così insignificante prima d'ora aveva osato affrontare Ifrit, il demone del fuoco.

Yuna si fece forza e cercò di rimettersi in piedi, sforzandosi di non cedere nuovamente.

-Debole!- uno dei due immensi pugni scese abbattendosi al suolo vicino a lei, facendo tremare ancora la terra.

Le scappò un gridò di terrore, e volse le spalle alla creatura.

-Indegna!- il secondo pugno si abbatté al suolo, con fragore ancora più intenso.

-Inutile!- il volto del demone la raggiunse quasi, la sua voce risuonò come un tornado nella sua testa.

Lei era lì, con le spalle, voltate, piangendo lacrime di vapore, e tremando, piegata contro il suo scettro.

Uno spettacolo misero.

La sua spavalderia di pochi minuti prima dove era finita?

Era dunque questa la vera lei, che s'infrangeva al primo ostacolo, disperdendosi nel vento?

Cid aveva ragione, forse era tutta una follia: non sarebbe mai riuscita a sconfiggere Sin, non riusciva nemmeno a domare una semplice evocazione.

Il volto di Kuja le sopraggiunse, dolce e sorridente.

“Oh Kuja, potessi tu darmi la forza di vincere!” pensò la ragazza, sentendo il suo cuore cedere, i battiti svanire.

Tanto valeva morire lì, che affrontare un temibile mostro.

Ma poi giunse lui.

Il volto fermo, l'espressione stoica e gli occhi duri.

Sembrava quasi dirglielo. “COMBATTI!”.

Un ordine.

La ragazza vide le fiamme della determinazione nascondersi dietro gli occhi di Gabranth, ne colse la forza, la natura dirompente, e la paura svanì.

D'improvviso, come una fiamma che s'innalzava al cielo, consumando tutto ciò che poteva nutrirla.

Si sollevò eretta, la mano destra, strinse l'asta dello scettro, battendolo a terra.

Un onda si propagò, spazzando via fiamme e calore, e costringendo lo stesso Ifrit a distogliere lo sguardo.

Quando riaprì gli occhi la vide, la forza nel suo sguardo.

Yuna fece un passo, poi un altro, senza fermarsi.

Ifrit cadde in silenzio, rapito dalle fiamme ardenti negli occhi di lei, sopraffatto, docile.

Nemmeno le fiamme nella sua bocca osarono farsi sentire.

Yuna allungò la mano e toccò il muso irsuto del mostro, mandando una scossa elettrica nel corpo del demone.

Il contratto era stato siglato.


Kuja, per qualche ragione, era inquieto ad aspettare la ragazza.

Qualcosa non gli quadrava di quel posto: Gabranth, il fuoco, Yuna...

Scosse il capo, cercando di capire, pur non avendo modo di farlo.

Poi finalmente il portale si aprì, rivelando Yuna integra e indenne, ancora più smagliante.

Alzò un man per salutarla e stava quasi per esprimere il suo sollievo, quando scorse qualcosa di nuovo nel suo volto, qualcosa di inaspettato.

In silenzio abbassò la mano, continuando a fissarla indeciso.

-Principessa?- chiese esitante.

-Si?- rispose lei, piatta.

Kuja sentì come se un ondata di vento caldo e arido l'avesse appena colpito.

Poi scorse le fiamme nello sguardo di Yuna, e sentì un vuoto nel suo cuore.

Dove era andata la sua Yuna, dolce e caritatevole?

-Posso?- chiese, allungando le mani verso il suo volto.

Lei sollevò un sopracciglio, ma lo lasciò fare.

Kuja raggiunse le guance, esitante, prima di stringerle a colpo secco e allungarle, cercando di imprimere un sorriso su quel volto duro.

Ma non funzionò.

Quelle delicate forme non erano più le adorabili e morbide rosee definizioni della gentilezza di lei.

Chinò il capo deluso e ferito, lasciandola andare.

Poi venne travolto dalla risata di lei, solare e sincera.

Si risollevò e la vide piegata in due, riempiendo l'ambiente con le cristalline note della sua voce.

Il ragazzo rimase a guardarla confuso, indeciso se ridere a sua volta o se chiedere cosa c'era di così divertente: gli era venuto un colpo!

-Kuja...- fece lei, riprendendo fiato un attimo -Mi sei mancato.

Senza ulteriore preavviso lo strinse tra le sue dolci braccia, strofinando il capo al suo petto.

Kuja divenne rosso, e s'immobilizzò come uno stoccafisso.

-Forza, andiamo. Il nostro viaggio è appena iniziato!- gli disse, lasciandolo andare con entusiasmo, per poi riprendere la via dell'uscita piena di vitalità.

Kuja rimase al suo posto, pensando che di lì a poco una meteora avrebbe centrato l'isola e l'avrebbe fulminato in quel preciso momento, la fine di tutto.

-Kuja! Andiamo!- lo richiamò lei, ancora più esaltata.

-Arriiiivooohhh- fece lui, saltellandole dietro canterino e allegro.

Si augurò che la meteora non giungesse mai.

Era tutto preso nella sua fantasia amorosa che andò elegantemente ad impattare contro la ragazza, immobile e con gli occhi spalancati.

Quando anche Kuja mise a fuoco la scena non poté che fare altrettanto.

La stanza era leggermente più incasinata del solito, come se si fosse appena combattuta una sana battaglia all'interno, e Gabranth stava appoggiato al muro, pulendo la sua spada ad un pezzo di stoffa.

Senza alzare lo sguardo fece -Ho incontrato dei vostri amici. Per poco.

Yuna fu costretta a reggersi la bocca dalla nausea.


-Bene, mia signora- fece Gabranth sul pontile -Vi sarò eternamente grato per ciò che avete fatto per me. Da ora in avanti. Ma i miei doveri di Giudice mi richiamano- s'inchinò fin quasi a toccare terra, e Yuna annuì in assenso.

-E Kuja- aggiunse, rivolgendosi all'altro -Proteggi tuo fratello, sempre. O verrò a cercarti.

Porse la mano per invitare l'altro a stringerla, la presa dei guerrieri, ma poi si ricordò che a Kuja non piaceva toccare la gente e fece per ritrarla, quando l'altro l'afferrò saldamente, con gli occhi lucidi -Grazie.

-No, grazie a te- rispose Gabranth, usando un tono di rispetto e riconoscenza.

Era vero, era grazie a Kuja e all'evocatrice che era riuscito a vincere, quel giorno.

Gli avevano dato una nuova forza, e gli avevano mostrato la sua debolezza.

Si fece indietro, per poi avviarsi deciso verso l'entroterra, per riassumere i suoi doveri.

-Gabranth aspetta!- lo richiamò d'improvviso la ragazza.

Colpito da tanta enfasi il Giudice si volse, non sapendo cosa aspettarsi -Si?

-Vieni con noi- disse la ragazza, decisa.

-Prego?- chiese Gabranth sbalordito.

-Ah, principessa, non stiamo...?- intervenne Kuja, voltandosi verso di lei, ma la ragazza lo ignorò avanzando verso il giudice.

“Che cosa...? Io? No, non posso. Non... sono adatto” pensò freneticamente il ragazzo nella sua testa, ma quando era ormai riuscito a mettere insieme una frase che avesse senso compiuto quando se la ritrovò davanti.

-Guardami- ordinò, con voce perentoria, ma Gabranth distolse lo sguardo, arrossendo per la forza con cui si sarebbe dovuto confrontare.

-Gabranth, guardami- ripeté lei, e allora non ce la fece più.

Come attratto da una volontà divina, il ragazzo incontrò gli occhi di Yuna, e vide le fiamme.

Non capiva cosa stesse succedendo, ma di fronte a lei si sentì vassallo, sottomesso, quasi incatenato alla volontà di lei.

-Gabranth, tu hai un ruolo importante, e sei un uomo deciso e determinato. Ma fidati di me quando ti dico che su quest'isola non c'è più niente per te. Solo morte, e dolore, rimpianto. Non chiuderti nella tua miseria, il nostro incontro era destinato ad avvenire, non capisci? Sei stato tu a darmi la forza per domare Ifrit, tu che mi hai insegnato a compiere il mio dovere oltre ogni ostacolo che potessi incontrare sulla mia strada. Ti prego, Gabranth, diventa un mio Guardiano.

“Destinato...” pensò lui, avvolto dalla forza e dal coraggio di quelle parole.

Fissò quegli occhi ardenti di vita, e quell'energia indomita che infuocava i loro cuori, e allora capì, capì che quell'incontro era davvero stato voluto da Yevon.

-Mia signora!- esclamò, battendosi una mano sul petto -Il mio nome è Gabranth, Giudice del tempio di Kilika, e vostro più umile servitore! Giuro di proteggervi nel vostro viaggio, ci portasse anche ai confini del mondo, e giuro di mettere la mia spada al vostro servizio!- chinò a terra il ginocchio sinistro e le prese la mano destra, portandola alle labbra -Questo è il mio voto finché l'ultimo respiro non si spegnerà sulle mie labbra!

Rimasero così, immobili, il giudice in ginocchio, con il capo chino, Yuna rossa come un peperone e imbambolata sull'attenti, e Kuja con gli occhi di fuori e la bocca che raggiungeva il suolo.


-Gabranth- disse Kuja, con un tic pulsante sulla fronte -Che cosa credi di fare?

-Mi sistemo per la notte- rispose l'uomo, spogliato dell'armatura e intento a poggiare una coperta sulle spalle di Yuna, che non si azzardava a volgere lo sguardo, imbarazzata.

-E avresti intenzione di dormire al fianco dell'evocatrice?- insisté Kuja, sempre più altero.

-È il mio dovere, in quanto Guardiano, di tenerla protetta e al sicuro in ogni momento- rispose lui, serio.

-Non mi interessa quale sia la scusa, fatti indietro! È da quando ti ha chiesto di salire sulla nave che non fai altro che starle addosso come un gatto!- esclamò sputacchiando il ragazzo, sporgendosi in avanti e stringendo i pugni.

Nonostante il ponte fosse scomodo, non avevano potuto rinunciare a passare la notte sotto le stelle: scacciava via la malinconia e la paura.

-Non posso, i miei doveri di Guardiano non lo permettono- replicò l'altro, sistemandosi in modo che la ragazza (sempre più rossa) potesse adagiare comodamente la propria testa sul suo petto.

Con un guizzò Kuja piombò affianco a Yuna e la tirò dalla sua parte.

-Fatti in là!

-C'è posto per entrambi!- replicò Gabranth, riattirandola a se.

-Non ti azzardare!

-È mio dovere!

Yuna non poteva fermarli, era troppo imbarazzata a sentire i corpi caldi dei due attorno a se.

Poi, di colpo, qualcosa le fece piegare le palpebre, un bisogno pressante di cadere addormentata, e poi il dolce oblio del sonno.

La Luna risplendeva alta nel cielo, e ancora una volta lui era giunto, addormentandoli per facilitare il loro riposo e la loro serenità.

L'incantesimo li aveva colpiti tutti assieme, e pertanto era tutti stretti in un morbido abbraccio di gruppo.

“Un altro guerriero dal cuore nobile è giunto sino a te, giovane evocatrice” pensò il gigante, volteggiando in silenzio davanti alle loro figure addormentate “Possano altri ricongiungersi alla tua guida, e possa tu mostrargli la via. Ho fiducia nelle tue capacità, e un giorno verrò a chiederti di liberarmi dalle mie catene”.

Vegliò nuovamente per tutta la notte, ignorato dall'equipaggio, e lasciò la nave nel più completo silenzio, al calar della Luna.


A\N: E qui il sottoscritto si è presa un altra ampia libertà sul reclutamento degli Eoni.

DII\N: Ma tuttavia speriamo che questa piccola modifica vi abbia interessato.

A\N: Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Luka e il Blitzball ***


A N: Tornato in piena forma rinvigorita. Spero di non avervi fatto aspettare troppo, e prego godetevi le (dis)avventure di Yuna e Guardiani.

DII N: Se dici cosi sembra quasi che la sfiga li perseguiti.

A N: Beh, stiamo là (più o meno)...


Yuna fu (di nuovo) la prima degli eroi a svegliarsi.

Anche quella notte si era riposata in modo soddisfacente, anzi, nonostante gli avvenimenti del giorno prima si sentiva più rinvigorita del solito.

Stava per alzarsi quando percepì un soffio d'alito caldo sul collo, alla sua sinistra, e voltandosi si ritrovò il capo di Gabranth pericolosamente vicino, mooolto vicino, decisamente vicino.

Nonostante avessero dormito entrambi appoggiati al parapetto, il giudice era visibilmente proteso verso di lei, con un volto rilassato.

Dopo tutte le emozioni del giorno prima non si aspettava di vederlo così disteso, così...

Fece scorrere il proprio sguardo sui lineamenti rigidi, che davano poco di amorevole.

Eppure era affascinante, le dava sicurezza, la invitava gentilmente a condividere le proprie paure con il suo cavaliere.

Rimase a fissarli per alcuni secondi, finché l'invadente sbadiglio di Kuja non la fece sobbalzare e voltare verso di lui, arrossita per l'imbarazzo.

-Mhhh, che mattino splendido- mormorò pieno di energia il ragazzo, stiracchiandosi, prima di aprire gli occhi e vedere il sole sorgere sul mare.

-E che sole radioso- aggiunse, sognante.

Yuna ebbe un breve sussulto, stropicciandosi gli occhi per darsi un minimo di contegno.

Aveva la testa ancora piena delle immagini del volto di Gabranth, e si sentiva inevitabilmente attratta da quelle linee rette, solide e immutabili.

-Oh. Ah, Yuna, ben sveglia- le disse con un sorriso Kuja, voltandosi verso di lei.

-Ah! B-buongiorno Kuja-san- rispose lei, incerta e imbarazzata.

Fece vagare il suo sguardo altrove per non incrociare quello del compagno, il quale tuttavia rimase rapito dalla guance arrossate e dal tono esitante della voce .

“Kawaii!” risuonò nei suoi pensieri, come il suono di una dolce arpa che si riverberava in un salotto.

-Ah!- fece lui, gemendo teatralmente e alzandosi, con una mano sul cuore -Il Sole! Una lucente aurora che travolge i sentimenti e la mente lesta di un artista! Ma che uso ho io del Sole, quando al mio risveglio posso scorgere la luce del volto della mia musa?

Disse ogni singola parola con enfasi, diretto, con un intreccio di sentimenti che avrebbe potuto sfiorare la cima dei cieli con la sua intensità, e i suoi occhi si posarono nuovamente sul volto di Yuna nell'ultima parte, investendola in pieno con la forza delle sue parole.

La ragazza rimase folgorata da tale dimostrazione d'arte, e sentì il tempo rallentare, lasciandola sola con gli occhi intensi del suo Guardiano, il suo artista, che colorava il suo mondo con delicate frasi e brillanti espressioni.

-Kujahhhh- riuscì a dire, tra le lacrime di commozione -È bellissimo.

-Oh lo so mia principessa- fece lui, inginocchiandosi a prendere le sue mani tra le proprie -Ed è solo per voi, solo e soltanto per voi.

L'espressione di gioia e meraviglia che si dipinse sul volto giovane e radioso di lei lo ricompensò infinitamente per tutte le fatiche presenti, passate e futuro che quel viaggio gli avrebbe riservato: per quel volto avrebbe fatto qualsiasi cosa, qualsiasi gesto; si sarebbe spinto fino a i suoi limiti e anche oltre, pur di vederla sorridere ancora una volta.

E rimasero così, a fissarsi con occhi d'amore e meraviglia, finché una voce seria non li interruppe -Stiamo per arrivare a Luka.

“Anti-climax Gabranth, sei l'anti-climax mandato da Sin per mettermi i bastoni tra le ruote” -Ehi, Gabranth, sei sveglio- pensò e disse Kuja, con un evidente nota di disappunto e sarcasmo nella voce.

-Ovviamente. Come Guardiano, per garantire la salvezza della mia Evocatrice, devo essere sempre vigile- rispose l'ex-giudice, mettendosi in piedi e recuperando il sacco in cui teneva armi e armatura, il suo passato e i ricordi di un lignaggio che non gli apparteneva più.

Erano un peso, ma un peso che poteva sopportare, e andare avanti senza mai dimenticare.

-Hai sentito?- fece la ragazza, arrossendo.

-Ogni parola- fu la semplice e schietta risposta, facendo arrossire fino alla punta dei capelli i due.

-Yo! Yuna!- fece una voce nota, distogliendola dalla situazione imbarazzante in cui era finita.

-Wakka?

-Ehi! Yo! Che coincidenza- fece il giocatore di Blitzball, raggiungendola con passo baldanzoso -Come sta andando il pellegrinaggio?

-Fila liscio come l'olio, grazie- rispose lei, inchinandosi in segno di saluto, mentre Kuja si rialzava sbuffando all'indirizzo del secondo importuno.

-Sia lode a Yevon. Che il tuo viaggio possa condurre alla salvezza di Spira. Oh, Kuja. Yo- lo salutò Wakka, meno entusiasta -Sei ancora qui.

-Si. Dovunque il vento porti Yuna, io sarò sempre al suo fianco- fu la risposta, carica di altezzosità.

-Ah- fece il Blitzballer, annuendo appena.

-Yuna, stiamo per attraccare. Dobbiamo prepararci- intervenne Gabranth, stoico come sempre.

-E cosa dovremo preparare? Stai portando tutto tu- rispose il mago, infastidito da tutte quelle persone attorniate alla sua musa.

-Yo, Yuna. Stavo pensando, quest'anno... indifferentemente dal risultato che riusciamo a conquistarci, ho deciso di lasciare la squadra- Wakka soppesò le parole come meglio poté.

-Cosa? Perché?- domandò Yuna, presa in contropiede dalla dichiarazione improvvisa.

-In onore di mio fratello. Che lo voglia o no, questo sarà il mio ultimo campionato. Ho deciso di diventare un Guardiano- rispose lui, protendendosi leggermente verso la ragazza.

-Un Guardiano?- chiese Kuja con sarcasmo.

-Anche tu hai perso un fratello?- non riuscì a trattenersi Gabranth, incrinando appena la sua armatura inespressiva.

-Si- rispose Wakka, sorpreso -Che è successo?

-Oh, brutta storia- intervenne Kuja, impedendo a Gabranth di aprire bocca -La ferita è ancora aperta. Meglio non pensarci.

-Oh, capisco. Mi dispiace- fece il Blitzballer, facendo il gesto di onore in nome di Yevon -Sono sicuro che Yevon gli ha reso giustizia nell'altro mondo.

Gabranth chinò appena il capo in segno di ringraziamento.

-Insomma Yuna- fece Wakka, tornando a rivolgersi a lei -Posso diventare tuo guardiano?

-Eh?- fece la ragazza.

-Come prego?- disse Kuja, quasi orripilato dall'idea.

Gabranth sollevò il sopracciglio poco convinto.

-Che hai da dire buffone?- replicò offeso l'uomo con il ciuffo, incrociando le possenti braccia sul petto -Non ti garba l'idea?

-Neanche un po- rispose Kuja avvicinandosi a Wakka, apertamente ostile.

-Beh, fattela piacere. Ho fatto una scelta, e nel nome di mio fratello non cambierò idea.

-Quali idiozie sta perpetrando la tua bocca? Come puoi pensare di essere all'altezza?

-Come osi criticarmi? Sei solo capace a parlare e svolazzare in giro- fu la dura risposta.

-Ripeti quello che hai appena detto se sei un uomo- fece gelido il mago.

-Non ci credo- fece Yuna, ignorata assieme a Gabranth dagli altri due, mentre il resto dei Besaid Aurochs si avvicinava per ascoltare e spalleggiare il proprio capitano.

-Stanno... litigando come bambini- osservò la ragazza, sentendo come un onda di stanchezza calarle addosso.

-Coraggio, una volta attraccato se ne andranno per la loro strada e potrai rilassarti, evocatrice- fece Gabranth, posandole una mano sulla spalla.

-Yuna. Chiamami Yuna.

-Certamente Evocatrice!

-Ohhh...


-Vorresti farmi credere di essere capace a giocare a Blitzball?!- gridò Wakka in faccia al mago.

-Ovviamente! Io e mio fratello ci giocavamo sempre con i ragazzi del nostro villaggio! Non esiste bambino al mondo che non sappia giocare a Blitzball!- rispose con veemenza Kuja.

Yuna si abbandonò contro delle casse del porto, depressa ed infastidita.

-Gabranth, anche a te piace il Blitzball?- chiese, cercando di distrarsi.

-Da piccoli io e i miei fratelli ci giocavamo sempre. Quasi tutti i giocatori dei Kilika Beasts erano miei vecchi amici- aveva risposto in tutta tranquillità l'ex-giudice.

-Hai altri fratelli oltre a Larsa?- chiese Yuna, improvvisamente incuriosita.

-Avevo. Alla fine siamo rimasti solo io e lui- rispose Gabranth, con una punta di amarezza.

-Oh, mi dispiace- disse lei, chinando il capo.

-Gabranth?- fece una voce, portando i due ad alzare lo sguardo nella direzione da cui era venuta.

-Larbeight?- disse l'ex-giudice, sorpreso -Isken? Vuroja? Kulukam? Deim? Nizarut?

-EEEEHHII!!! Sei ancora tutto intero!- fecero i ragazzi chiamati in causa, saltandogli al collo.

“Kilika Beasts?” pensò Yuna, sorpresa quanto il suo compagno.

-Come...? Com'è possibile?- chiese Gabranth, fissando i vecchi conoscenti con gli occhi spalancati.

-Alcuni di noi sono sfuggiti alla furia di Sin prendendo alcune navi tenute in secca. Ci siamo salvati per un pelo- rispose uno dei giocatori.

-E tu?- domandò un altro.

-Già, ti credevamo morto al tempio!- fece un terzo.

-Io ero morto. Quando ho scoperto che Sin aveva preso la vita di mio fratello, mi sono sentito morire con lui. Ma poi è arrivata l'evocatrice Yuna, e con la sua luce e la sua forza mi ha trascinato fuori dall'abisso in cui mi ero chiuso. Lei è la donna che mi ha salvato la vita- la indicò con l'indice, facendo voltare l'intera squadra verso di lei.

-Ah... beh, se vuoi metterla così...- rispose, sorridendo imbarazzata.

-Sia lode a Lady Yuna. Grazie per aver salvato il nostro amico, ve ne siamo grati- risposero i Kilika Beasts, eseguendo il tipico saluto rituale di Spira.

-Grazie a voi per la vostra riconoscenza- disse lei, rispondendo al saluto.

-Quindi Gabbry, cosa farai adesso?- chiese il capitano, tornando a rivolgersi all'ex-giudice.

-Sarò il Guardiano di Yuna. Dopo avermi salvato la vita mi ha invitato personalmente a scortarla nella sua missione contro Sin per la salvezza di Spira. Le sarò eternamente grato per quest'occasione di potermi redimere- rispose Gabranth, chiudendo gli occhi per dare un accento più solenne alla frase.

-Oh- riuscì a balbettare la ragazza sentendosi sempre più imbarazzata.

-Bene allora. Che ne dici di una bella partita a Blitzball per commemorare la nostra ultima volta insieme?- propose uno dei giocatori.

“Ugh, ecco che ricominciano” fece lei, sentendo un gruppo allo stomaco, un boccone andato di traverso.

-Guarda qua!- strillò all'improvviso Kuja, afferrando Gabranth per la vita e lanciandolo in aria, per poi compiere una rotazione e calciarlo contro una serie di casse che si sparpagliarono per tutta la banchisa.

-Ehi! Come osi!?- esclamarono i Kilika Beasts all'indirizzo del mago -Quello che hai appena fatto è imperdonabile!

-Yo no! Quello era decisamente un gran colpo! Non mentivi quando dicevi essere bravo- disse invece Wakka, tra il sorpreso e l'ammirato.

-Visto, razza di primate puzzolente?- fu la risposta.

-Senpai!- esclamò Gabranth, sollevandoli dei pezzi di legno e dalla merce danneggiata -Se è una sfida che vuoi una sfida avrai!

-Si, questo è lo spirito!

-Così si fa!

-Facciamogliela vedere!

-Ci sto- rispose Kuja, attendendo che Gabranth gli si fermasse di fronte -Tu e i tuoi Kilika Beasts e io e i Besaid Aurochs. E quello dei due che vincerà avrà come premio...

S'interruppe, arrossendo -Come... premio...

-Facciamo così- intervenne Yuna, mettendo una mano sulla spalla di ognuno dei due, con ostilità celata -Quello che vincerà avrà un premio a sorpresa deciso da me.

Calò il silenzio per un istante, prima che i due s'inchinassero a comando -Si Lady Yuna! Come comanda!

-Perfetto allora. Forza su, filate immediatamente negli spogliatoi a prepararvi- li incalzò lei con un sorriso allegro che in realtà nascondeva una pioggia di istinto omicida tenuta a bada solo grazie agli insegnamenti di Cid.

-Subito!- risposero i due, scattando come missili verso lo stadio e facendo mangiare la polvere ai loro compagni.

-Quindi... ah, yo, Yuna, riguardo a quella faccenda di voler diventare un Guardiano...- Wakka rimase indietro, per parlarle, imbarazzato.

-Wakka- lo interruppe. subito lei -Non averne a male, ma io ritengo che tu sia più necessario alla tua squadra che a me. Il Blitzball è la tua passione, il tuo mondo potrei dire. Non è giusto nei confronti di te stesso buttare tutto all'aria solo perché pensi che sia la cosa migliore da fare. Ascolta attentamente il tuo cuore, sono sicura che la sua opinione non è quella che credi. Vivi la tua vita come meglio puoi, Wakka, non buttarla al vento.

-Oh, ehm, grazie. Yo, ci vediamo allo stadio. Fa in modo di fare un bel tifo!- le disse l'uomo allontanandosi di corsa per recuperare i colleghi, senza perdere il buonumore.

Qualche minuto dopo Yuna era seduta su delle casse del porto, inspirando ed espirando in tutta calma, per rilassarsi.

“Grazie al cielo l'hanno fatta finita” osservò, passandosi una mano tra i capelli, mentre una fresca brezza di mare glieli scompigliava “Sanno proprio essere infantili quando vogliono, quei due”.

-Oh beh, peccato, significa che mi godrò Luka da sola- sbuffò infine, scendendo dal suo seggio improvvisato e cominciando a camminare per le vie della città, osservando tutto in quella grande metropoli.

“Certo, sarà facile perdersi qui” pensò “Ma so cavarmela da sola ormai. Come evocatrice non potrò contare solo sui miei Guardiani, devo essere capace di reagire alle situazioni con prontezza”.

E con questi pensieri iniziò il suo viaggio per le strade di Luka da sola.


A N: Dichiaro il capitolo ufficialmente concluso, ci vediamo al prossimo, e mi raccomando restate tutti e tutte con il fiato sospeso.

DII N: Smettila con questi discorsi e finisci.

A N: Quanto sei rompiscatole. In ogni caso alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Persi nella folla... ***


A\N: E adesso Yuna, raccogliendo tutto il suo coraggio... si fa strada in Luka.

DII\N: Speriamo gli vada bene. L'ultima volta non è stata un granché...


La città di Luka era affascinante e piena di vita.

Yuna era abituata a piccoli villaggi, come quello di Besaid, perciò la vista di un centro abitato tanto popoloso e frenetico la lasciò a bocca aperta.

Forse aggirarsi da sola in quelle strade non era stata l'idea migliore, ma continuò a ripetersi di andare avanti.

I Miliziani e le forze del Clero pattugliavano la zona in massa, assicurandosi che nessuna Scaglia di Sin potesse avvicinarsi, e non c'erano altri pericoli oltre a Sin stesso.

Ma la città era protetta anche contro una sua eventuale incursione, considerato che probabilmente anche altri evocatori dovevano essersi fermati prima di proseguire per il tempio di Ixion, sulla via Mi'Hen... o semplicemente per assistere al campionato di Blitzball un'ultima volta.

Coinvolgeva tutti, vecchi e bambini, uomini e donne, Ronso e Guado.

Ma lei non poteva evitare di essere risentita del modo in cui era stata messa da parte dai suoi fedeli Guardiani appena era entrato in scena lo sport.

Con uno sbuffo si fermò su una piattaforma panoramica della città, fissando l'immenso mare.

Avrebbe voluto perdersi in quell'infinito azzurro e dimenticarsi del mondo, chiudendo il flusso dei suoi pensieri a qualsiasi interferenza.

Ah, sarebbe stato perfetto, scordare le proprie responsabilità e preoccupazioni per svanire nelle acque.

Forse avrebbe potuto distrarsi per una nuotata ma non sarebbe stato decoroso, in fondo non poteva fare come le pareva.

-Attenzione cittadini. La nave del Maestro Mika sta per attraccare al molo 10.

La ragazza ebbe un sussulto.

Maestro Mika, Gran Maestro del Clero di Yevon, era arrivato a Luka, per assistere al campionato, probabilmente.

Il fatto che fosse arrivato per presiedere a quella manifestazione sportiva la infastidiva, ma in ogni caso non poteva evitare il richiamo di un Maestro, specialmente di Mika.

Seguì la folla, che andava ad ammassarsi, e raggiunse il punto d'attracco.

La nave era immensa, come si adduceva ad un membro del clero di Yevon.

Si aspettava da un momento all'altro che il volto anziano e rugoso del Maestro comparisse oltre il parapetto, ma rimase sorpresa di veder spuntare dei capelli blu, per altro acconciati in modo imprevedibile, formando una serie di corni che ricadevano separati dalla massa principale, dietro le spalle e sul volto.

Tuttavia i suoi tratti non sembravano del tutto umani, a cominciare dalle unghie delle mani, ben più affilate del normale, e alcuni tratti affilati del viso... strano.

Un altro carattere che spiccava era l'abbigliamento, elegante ma in qualche modo esotico: il petto era scoperto, con due tatuaggi disegnati sui pettorali, probabilmente simboli sacri, e una tunica blu, verde e rossa, che scendeva dalle spalle a terra.

La sua apparizione venne accolta da diversi mormorii di stupore, mentre il nuovo arrivato percorreva la passerella fino a terra, per poi volgersi nuovamente verso la nave.

A quel punto comparve Maestro Mika, accompagnato da alcuni esponenti del clero.

Immediatamente la folla, lei compresa, eseguì il saluto rituale, persino l'uomo misterioso, che arrivò ad inchinarsi di fronte all'autorità.

Questi salutò la gente, prima di fermarsi di fronte allo sconosciuto -Gente di Spira, vi ringrazio del vostro saluto. Il nostro mondo prospera grazie ai vostri sforzi, e ogni giorno vissuto è una vittoria contro Sin. Non cedete al peccato miei amici, liberate le vostre anime, e assieme sconfiggeremo Sin una volta per tutte.

Un applauso accolse il discorso, lento e solenne.

Yuna provava una profonda ammirazione per il Maestro e per la sua saggezza.

Sapeva che avrebbe guidato Spira in pace e in guerra, rendendola sicura e prosperosa, anche se non lo faceva seguendo il clero.

A sentire Cid, era già successo.

Scosse il capo, scacciando il ricordo del padre adottivo.

Mika salutò nuovamente la folla, prima di richiedere il silenzio.

-Oggi, di fronte a voi, vi mostro un esempio dell'unione dei popoli di Spira contro la minaccia di Sin. Questi è Seymour Guado, nuovo Maestro di Yevon e capo della tribù dei Guado. Egli è per metà umano e per metà Guado, e con il suo aiuto i popoli di Spira si uniranno per sconfiggere Sin e la sua oscurità- continuò, indicando il giovane dai capelli improbabili di fronte a se.

-Io sono Seymour Guado, e sono lieto di ricevere il titolo di Maestro di Yevon. Spira- continuò l'interpellato, sollevandosi in piedi e volgendosi verso la folla -Io qui vi prometto di fare tutto ciò che è in mio potere per proteggere tutti gli abitanti di Spira dalla minaccia di Sin, come Maestro Mika ci insegna.

A questo punto la folla applaudì ancora all'indirizzo dei due Maestri.

Anche Yuna partecipò al gesto, pur senza sembrare troppo convinta.

Non aveva mai sentito parlare di questo Seymour prima d'ora, e qualcosa non la convinceva.

Era difficile giudicare una persona sapendo così poco di essa.

Tenne lo sguardo puntato sul Guado, finché non si rese conto di essere ricambiata.

Quell'uomo la stava fissando con altrettanta intensità, come un rapace forse, o come un semplice curioso.

Non sapeva cosa lo stesse invitando a fissarsi su di lei, ma non poté impedirsi di sentire disagio.

Poi il Maestro Mika iniziò ad avviarsi verso lo stadio, e Seymour lo seguì, dandole le spalle.

Fu allora, quando il Guado cessò di attirare su di se tutta la sua attenzione, che lo vide.

Una figura imponente, un gigante vestito con un immensa armatura nera e con un mantello dello stesso colore a cingergli le spalle, che avanzava subito dietro al Maestro, come se fosse una guardia del corpo.

La fessura dell'elmo era talmente stretta che non si potevano nemmeno distinguere i tratti del viso, ma Yuna non poté impedirsi di sentire una scossa lungo la spina dorsale.

C'era qualcosa di strano, sentiva come se non fosse la prima volta che incrociava la strada con quell'immensa figura, eppure non riusciva a ricordare niente.

Era solo una sensazione.

Non l'aveva degnata di uno sguardo ma la ragazza si sentì i suoi occhi puntati addosso.

Rimase ferma al suo posto, le braccia lungo i fianchi, lo scettro di traverso dietro la schiena e gli occhi che seguivano le spalle del nero figuro, mentre la folla si disperdeva.

Prima che il suo obbiettivo potesse scomparire dalla sua vista, decise di seguirlo, avanzando tra i corpi.

Fece del suo meglio, ma la folla era ancora numerosa, facendo una gran confusione.

Avanzare in mezzo a quei corpi senza urtare qualcuno o esserne urtata era difficile, e rischiava di essere lasciata indietro, ma nessuno sembrava curarsene e pensavano tutti ai fatti propri.

Doveva riuscire, doveva seguire il Maestro Seymour e quell'altro essere misterioso e capire cosa le stava succedendo.

Poi le venne calato un sacco sulla testa e non ci vide più.

Senti mani forti stringersi attorno alle sue braccia, spingendola in una direzione in cui non voleva andare.

Avrebbe voluto gridare, ma il sacco glielo impedì, e la presa sulle sue braccia era ferrea.

Dal numero delle mani che la spingevano capì che c'era più di un assalitore.

Non riusciva a sentire niente di quello che si trovava all'esterno, e così rimase frastornata e incapace di reagire.

Perché nessuno gridava, o interveniva?

Perché non veniva strattonata via con forza?

Cosa stava succedendo?

Le domande nella sua testa si affollavano e non riusciva a mettere i suoi pensieri in fila.

Poi si ricordò di una vecchia frase che suo padre... cioè Cid le ripeteva da piccola: Se sei spaventata o confusa, e non puoi prendere il controllo della situazione, agisci e poi pensa.

Non avrebbe mai pensato che una cosa del genere potesse venirle in mente in una situazione simile.

Cid rideva sempre dopo aver detto quella frase, come se fosse una battuta, ma in quel momento lei ci credette.

Doveva agire, o sarebbe stato troppo tardi per fare qualsiasi cosa.

Con una mossa decisa mollò una testata al suo rapitore di sinistra, cogliendolo di sorpresa e riuscendo ad allontanarlo, per poi fare lo sgambetto a quello di destra e liberandosi anche di lui.

Con le mani libere si adoperò per togliersi il sacco dalla testa, mentre correva avanti a capofitto.

Ma nonostante i suoi sforzi diversi corpi le saltarono addosso e la schiacciarono a terra quasi subito.

Il sacco volò lontano, e la ragazza ebbe modo di notare i dintorni nella lotta: non era in una delle strade principali, era in un vicolo laterale, deserto se non per lei e per i suoi assalitori.

La gente era scomparsa, volatilizzata, nessuno sembrava essere a portata d'orecchio.

La maggior parte doveva trovarsi allo stadio.

Ma doveva tentare, doveva tentare il tutto e per tutto per sfuggire.

Gli aggressori si muovevano frenetici, ringhiando e lanciando imprecazioni incomprensibili, ma lei si mise comunque a gridare aiuto.

Poi sentì un forte colpo alla testa, e poi niente.


Kuja si passò una mano sul posteriore saggiando la resistenza e la consistenza della sua tuta da Blitzball.

Fece una mezza smorfia, considerando quanto gli sembrassero scomodi, ma poi si consolò sapendo che nascondevano la sua coda.

Tenerla allo scoperto era fuori questione: rischiava di attirarsi le antipatie del pubblico e di farsi passare per una creatura di Sin, finendo presto per essere assalito dall'intero esercito del Clero.

Non stava prestando eccessiva attenzione al discorso d'incoraggiamento di Wakka, ne alla strategia di gioco che stava spiegando: non riusciva a concentrarsi.

Tutti i suoi pensieri tornavano sempre alla semplice promessa che aleggiava nell'aria: Il vincitore riceverà un premio a sorpresa scelto da me.

La promessa di Lady Yuna.

Un premo scelta dalla sua nobile persona, chissà quale fantastico dono degno degli dei avrebbe ottenuto il vincitore.

Oh si, ce l'avrebbe messa tutta, avrebbe dimostrato a quel branco di scimmie puzzolenti e sudate la bellezza di un vero giocatore di Blitzball, e l'eleganza nel colpire un palla.

Non quell'ammucchiata di corpi che per cui la gente stravedeva.

E aveva anche una certa resistenza sott'acqua (dovuta al fatto che a lui e suo fratello era sempre piaciuto fare immersioni al mare e che aveva imparato qualche trucchetto magico per controllare l'aria nel suo corpo).

Avrebbe fatto sfigurare quei giocatori massicci e muscolosi con la sua esile movenza da anguilla.

E Lady Yuna sarebbe stata sugli spalti a sorridere per lui, per gridargli di mettercela tutta, per incitarlo, lui, Kuja.

-...la porta.

-Eh?- fece il mago, riscuotendosi dal suo torpore mentale e dal suo sogno ad occhi aperti.

-La porta, stanno bussando- gli ripeté Wakka, dato che Kuja era il più vicino alla suddetta.

-Va... bene- rispose lui un po risentito, dopo aver udito l'incessante bussare.

Si sbrigò ad aprire ma non trovò nessuno.

-Se ne sono andati. Forse era un buontempone a cui andava di scherzare- disse, facendo per richiuderla.

-O forse sua grazia avrebbe potuto muovere le sue “graziose chiappe” prima e riuscire ad aprire la porta in tempo.

-Già. Chi ci dice che non sia una donna realtà?

-Si è pure nascosto per cambiarsi. Molto ambiguo.

-Voi microcefali incalliti. Io...!- Kuja chiuse la porta, con una forza tale che probabilmente avrebbe dovuto chiudersi di schianto, dalla rabbia.

Ma invece non fu così.

Si bloccò, proprio prima di fare clack.

Innervosito il mago si voltò per riaprirla e chiuderla di nuovo, sortendo lo stesso effetto.

Dopo alcuni tentativi andati a vuoto, e alcuni versi di scherno e battute, abbassò lo sguardo sullo spigolo basso della porta e scorse la causa dei suoi fallimenti.

-Hanno lasciato un biglietto...- mormorò a mezza voce, chinandosi a raccoglierlo.

-Whooo, che bella vista, Vostra Grazia- commentò uno dei giocatori, facendo evidentemente riferimento al suo sedere.

-Yo! Ragazzi. Adesso basta! C'è un limite, non dobbiamo litigare! Con il suo aiuto riusciremo a vincere finalmente una dannata partita!- intervenne Wakka, calmando gli animi.

Kuja emise un breve sospiro di gratitudine, aprendo il foglietto, pensando che fosse da parte di una delle (probabilmente scarse o quasi estinte) fan della squadra.

“Strano pensavo fossero dei perdenti nati” osservò il ragazzo nella sua testa, iniziando a leggere.

Gli si strinse il cuore.

Sentì la paura scivolargli come una cascata di acqua fredda addosso, un ombra cupa che gli stava avviluppando le membra con la sua furia.

Yuna era stata rapita, e veniva chiesto come riscatto la vittoria della squadra Albhed contro quella di Besaid.

-Yo. Kuja. Stai bene amico? Sei tutto pallido...

Il mago non l'ascoltò e tremante si sporse fuori dallo spogliatoio, guardandosi attorno.

Non si scorgeva anima viva, nessun indizio nessun volto.

-Yo! Dai qua. Che diavolo c'è scritto?- fece Wakka, togliendogli il foglietto dalle mani ed iniziando a leggere.

Ma Kuja ormai era disperso.

Era nel vuoto, nel vortice della disperazione, del tormento, e delle sue colpe.

L'aveva lasciata sola.

Non si era fermato a riflettere, aveva accettato senza esitazioni l'idea di competere per l'amore della sua Evocatrice.

Non aveva deciso di trascurare le proprie emozioni per un bene più grande, si era allontanato.

Lui.

-Kuja! Devi andare a salvarla, sei il suo Guardiano!- esclamò Wakka, scuotendolo per una spalla.

Lui... salvarla... no, come avrebbe potuto, era colpa sua...

-Yo! Sveglia su! Non è forse per questo che sei un suo Guardiano? Per cui sei fiero di essere al suo fianco?- insisté l'uomo, pressante.

Fiero? Ah, sempre stato fiero sul suo drago da battaglia ma adesso quel drago gli era stato portato via...

“No, non di nuovo!” stinse i pungi, sentendo la rabbia sorgergli in corpo.

-È già successo una volta, che le mie emozioni hanno interferito con il mio dovere! Ma non succederà ancora!

Strappò con decisione il foglietto dalla mano di Wakka, lanciandogli uno sguardo determinato -Io devo salvare la mia Evocatrice, voi fate del vostro meglio per rallentare il gioco degli Albhed. Una volta che non sarà più loro ostaggio sparerò una cascata di fuoco in cielo, così che la possiate vedere.

-Buona fortuna- replicò il capitano, prima che il mago potesse dileguarsi correndo lungo i corridoi.

Si, non avrebbe permesso alla paura o alla disperazione di fermarlo, di tramutare i suoi arti in gelatina.

Come Guardiano non doveva mai darsi per vinto, ma sempre tentare il meglio per proteggere la sua evocatrice.

L'aveva persa? Non si sarebbe dato pace finché non l'avesse ritrovata.

Ma da solo, in una città come Luka, non ci sarebbe mai riuscito.

Bussò con porta alla porta dello spogliatoio dei Kilika Beasts, con la forza di un Ronso, e quasi subito gli si parò davanti Gabranth, anche lui in divisa.

-Dobbiamo andare!- gli offrì il foglietto, che l'ex-giudice lesse in pochi attimi.

-Amici, compagni- fece, volgendosi alla squadra -I miei doveri di Guardiano mi richiamano. Temo che per questa partita dovrete fare a meno di me- s'inchinò, prendendo commiato, prima di chiudere quella porta e infilare i corridoi con Kuja.


DII\N: Certe cose non cambiano mai.

A\N: Vero, ma Yuna è una tosta, e i suoi Guardiani non sono del tutto idioti. Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il migliore ***


A\N: Scusate il ritardo, anche se era già pronto serviva un'ispirazione forte per poter pubblicare questo capitolo.

DII\N: Mi ero appena appisolato Yawn...


Era freddo.

Dovunque si trovasse, faceva freddo.

Ed era buio pesto.

Di riflesso Yuna si strinse il corpo con le braccia, strofinandole lungo i fianchi.

Fortunatamente, mentre si strofinava, urtò il suo scettro, e con sollievo lo usò per incanalare un pizzico della potenza di Ifrit dentro di se, venendo avvolta da un piacevole tepore.

-Uh? C'è qualcuno lì?- chiese d'improvviso una voce femminile sconosciuta, nel buio.

Sembrava giovane dal tono, ma non riuscì a dedurre altro, senza poterla vedere chiaramente.

-Chi sei?- chiese, cercando di ottenere un po di chiarezza.

-Oh grazie al cielo, credevo che sarei rimasta da sola per sempre- fece invece l'altra, con una forte nota di sollievo nella voce.

Immediatamente dopo Yuna udì uno scalpiccio, come di qualcuno che camminava rapidamente a carponi, e presto sentì una figura umana abbracciarla.

Dalle forme e dal peso sembrava decisamente una ragazza della sua età, in buona salute e con i capelli mossi.

-Va tutto bene?- chiese l'evocatrice, colpita dalla sensazione della pelle fredda contro la propria.

-S-si- rispose quella, intirizzita -È solo... sono rimasta chiusa qui non so per quanto tempo, e non riesco a trovare un modo per scaldarmi. Sono sollevata che tu sia qui, ecco. E sei anche calda.

-Beh, con il potere di Ifrit posso scaldare il mio corpo se necessario- rispose, passando un mano sulla schiena dell'altra, cercando di essere rassicurante.

L'abito era leggero, probabilmente abitava in zone tropicali come Besaid e Kilika.

-Sei un evocatrice anche tu?- le chiese la ragazza sconosciuta.

-Si, e tu?

-Anche, ovviamente. L'ho appena detto. Ma non riesco a ritrovare il mio scettro con questo buio- rispose l'altra, facendosi momentaneamente indietro.

-Ma dove siamo?- chiese a quel punto Yuna.

-Su una barca, rispose l'altra -Probabilmente dentro una stiva. Sono rimasta abbastanza a lungo da identificare il rollio dello scafo e con il silenzio che è regnato fino adesso riuscivo anche a cogliere il rumore delle onde.

Yuna tese l'orecchio, riuscendo ad udire distintamente il suono della risacca.

-Però, hai un buon intuito- osservò.

-Merito della mia sorellona. Pensa sempre a proteggermi e mi ha insegnato alcuni trucchi del mestiere- rispose prontamente l'altra, abbracciandola di nuovo per usufruire del calore.

-Tua sorella è il tuo Guardiano?

-Si, assieme al mio fidanzato e al mio migliore amico- rispose prontamente -E tu?

-Oh, io sono Yuna. I miei Guardiani sono Kuja il Mago Errante e Gabranth Giudice del Tempio di Kilika- rispose gentilmente la ragazza.

Parlare in quel momento sembrava la cosa migliore: senza un minimo di chiarezza non sarebbero mai uscite a lì.

-Lady Yuna! Non sa quanto sono onorata di incontrarla finalmente!- l'assalì l'altra, stringendola ancora più forte.

-G-grazie. È un piacere- rispose cortesemente Yuna, imbarazzata da tutte quelle attenzioni e da quel contatto forzato -Tu chi sei?

-Oh, io? Io sono...- ma s'interruppe di colpo, lasciando la frase in sospeso.

Pochi attimi dopo anche Yuna capì, udendo anche lei un affrettato rimbombo di passi e alcune voci.

-Eccola lì!

-L'abbia trovata!

-Tieni duro zuccherino siamo arrivati AHIA! Che ho detto!?

-Non parlare di mia sorella in quel modo!

-Eccoli, sono loro!- esclamò la ragazza misteriosa, riconoscendo le voci.

-Resta qui- ordinò una voce nel buio, facendole sobbalzare, mentre una piattaforma si abbassava dal ponte superiore della nave, illuminando l'ambiente e mostrando un gruppo di Albhed, pronti a caricare una delle loro macchine sul montacarichi.

-Noi occuparcene. Voi resta qui- le si rivolse uno di loro, prima di aiutare i compagni a montare il marchingegno e far risalire il montacarichi al piano superiore.

-Una macchina Albhed!- sentirono esclamare da sopra, dopo pochi attimi.

-Maledetti! Ridatemi mia sorella!

-Questa ce la pagano cara!

-Prendi questo ammasso di metallo!- la voce del fidanzato fu seguita da un clangore e da un corpo che cadeva.

-Idiota! Comportarti così ci mette tutti in pericolo! Pensa prima di agire!- lo rimproverò la sorella.

-Coraggio, dobbiamo fermarla!- gli fece eco l'amico.

-Ehi- fece Yuna, rivolgendosi alla sua compagna con una certa urgenza -Hai localizzato il tuo scettro?

-Eh? Oh si, dammi un secondo che lo recupero- rispose lei, mentre i suoni della battaglia continuavano a rimbombare sopra di loro.

-Che strano, gli Albhed sono scomparsi non appena hanno finito di caricare la macchina. Come fanno?- si domandò la ragazza misteriosa, mentre i suoi passi incerti risuonavano nella stiva.

-Dubito che sia un nostro problema adesso. Penso che non vogliano farci del male, forse pensano di proteggerci da qualcosa. In ogni caso...- osservò Yuna, provando a mettersi in piedi, prima di essere interrotta da un frastuono poco rassicurante.

-Maledette macchine!
-Tutto bene?- chiese il fidanzato ad uno dei suoi compagni.

-Io sto bene, tu pensa a fermare quella cosa!- rispose aspra la sorella.

-E come dovremo farlo!?

-OOOOOOOOOOOYYYYYY!!!!- fece una nuova voce, rude, violenta e sbronza.

Poi un possente scossone fece tremare tutta la barca portando Yuna a cadere all'indietro.

-Voi ragazzini state indietro! Lasciate fare al migliore!


Era una giornata da schifo.

Come sempre.

Il mondo era uno schifo.

Neanche riempiendosi di alcool dalla mattina alla sera era possibile offuscarlo.

“Puah! Quegli smidollati del credo Yevon hanno mandato tutto in malora. Magari ci fosse un modo per rimediare. Invece no, uno si fa a pezzi la schiena per tentare di costruire qualcosa e poi gli vengono a dire che niente di tutto quello che ha fatto ha un senso. Maledetto questo mondo! Maledetta Spira!”.

Sbatté la bottiglia sul tavolo, prima di rilasciare un rutto.

Non gliene poteva sbattere di meno dell'opinione degli altri.

Lui era il migliore un tempo, eppure adesso non era altro che un rifiuto, uno scheletro ambulante, ubriaco puzzolente e sporco.

Che schifo.

Se lo diceva anche da solo.

“Schifo! Schifo! Peggio del peggio! Brutto idiota!”.

Mandò giù un lungo sorso, deglutendo a tutto volume.

-Ahhhhh... puah- disse, senza trarre alcuna soddisfazione dal gesto.

Era tutto così insensato.

A che serve bere, se non puoi neanche usarlo come scusa per i tuoi problemi?

Alzò gli occhi sulle persone che gli sedevano vicino, disgustati, o che si allontanavano di corsa lanciandogli sguardi offesi.

“Brutti sacchi di merda! Voi non sapete niente!”.

Fece per mandare giù un altro sorso, ma con suo disappunto scoprì che la bottiglia era già vuota.

Frustrato la scagliò contro il terreno piastrellato, frantumandola, prima di alzarsi per cominciare un'altra giornataccia.

-Dove credi di andare?- fece il proprietario del locale, dal banco -Ogni consumazione si deve pagare.

-P...pagare? Ah, non farhhhmi ri*burp*dere- replicò, senza neanche voltarsi, tenendo lo sguardo puntato verso l'uscita, continuando a barcollare.

Urtò alcuni clienti, che protestarono oltraggiati.

Altezzosi pezzi di merda.

-Guardie! Fermate quell'ubriacone!- ordinò il proprietario, facendo segno ad una coppia di soldati del Clero, che avanzarono immediatamente verso di lui.

-F-fuori da piehhhdi- replicò sbattendoli da parte con una mano.

Il suono di vetri rotti e di urla segnalarono che aveva travolto qualcuno col suo gesto, ma non se ne curò.

Quella gente non meritava la sua considerazione, non erano nessuno per lui come lui non era nessuno per loro.

-Ehi, piccolo uomo- udì una voce felina dietro di lui, prima di sentirsi sbattere a terra.

-Tu non essere tanto duro, piccolo uomo- gli fece eco una seconda, altrettanto bestiale.

-Uhhh...- fece lui, sputando un mischio di saliva ed alcool sul pavimento, prima di volrasi sulla schiena, fissando i suoi aggressori.

Erano due Ronso, uno dal pelo bluastro, con una tinta leggermente tendente al verde, e un armatura verde acqua, e uno dal pelo giallo, con una criniera folta e un'armatura dello stesso colore, entrambi giganti rispetto a lui e alla maggior parte dei commensali.

-Piccolo uomo deve chiedere scusa.

-Piccolo uomo deve imparare rispetto.

-Uhhh, voi due... vi piace fare i duri, ah?- li sfidò, cercando di apparire minaccioso mentre si rialzava incerto e tremante -Andate al diavolo...

Tentò di colpire quello a sinistra, mancandolo e finendo per crollare su un altro tavolo, generando altre urla.

Branco di mammolette.

-Piccolo uomo molto cattivo. Piccolo uomo non capire- minacciò uno dei Ronso, afferrandolo per il capo e sollevandolo in aria.

-Io te insegnare lezione, piccolo uomo- continuò quello, dal pelo giallo, menando un forte pugno al suo volto.

Una fitta di dolore lo travolse, lasciandolo stordito per un attimo.

Poi scosse il capo sputacchiando un po, prima di ricevere un secondo colpo al petto.

Fu sul punto di vomitare, mentre una linea di saliva cominciava e scivolare dalla sua bocca verso il pavimento.

Faceva male, ma i suoi sensi si stavano risvegliando, scacciando la presa dell'alcool.

Che patetico era stato.

Ora bisognava combattere.

Non si rinunciava mai ad un combattimento, era una cosa che non aveva da tempo.

Quasi tutti fuggivano alla sua vista o lo evitavano, nessuno più lo sfidava, dandogli quel po di gratificazione che gli spettava, almeno all'inizio.

Poi, a furia di essere ignorato, era diventato niente, il relitto vuoto e dimenticato nell'angolo.

-Grazie della sveglia- disse, con un ghigno di soddisfazione in volto -Era ora che vi faceste vivi. Un toccasana.

-Piccolo uomo pensare di essere divertente?- chiese il Ronso dal pelo verde.

-Ora Biran finire quello che iniziato- rispose l'altro, reggendolo ancora in aria.

-Cosa credi di fare micio spelacchiato, eh? Credi che la tua forza sia sufficiente a fermare il migliore?- lo schernì, sentendo il sangue ribollire dall'eccitazione.

-Ehi, andate fuori a fare le vostre cose, o chiamo le guardie...- minacciò il proprietario, ma lo ignorò.

Colpì con un calcio dei migliori il volto di Biran, spedendolo contro la parete opposta con un gran fracasso, rovesciando tavoli, sedie e commensali.

-TU PICCOLO...!- gridò oltraggiato l'altro Ronso, prima che lui potesse sollevarlo sulle sue braccia possenti e scaraventarlo contro il banco, fracassando anche quello.

-Guardie! Guardie! Aiuto!- iniziarono a gridare tutti, scappando in massa dal locale.

-Codardi!- gridò con tutto il proprio disprezzo -Oggi vedrete cos'è un vero uomo!

-Biran finire piccolo uomo!- ringhiò il Ronso giallo, facendo per avventarglisi contro ad artigli sguainati, ma lui lo anticipò con una gomitata all'addome, seguita da un uppercut che spedì l'avversario a gambe all'aria con un gran tonfo.

-Tieni, palla di pelo!- sputò.

-Tu pagare!- ringhiò il Ronso blu, in piedi e con un tavolo in mano -Yenke te fare molto male!

Scagliò il mobile, mancandolo di molto.

-È questa la tua mira migliore? Stupido gatto, è così che si tira- replicò, afferrando un tavolo e scagliandolo contro l'avversario, che venne centrato in pieno, accasciandosi a terra.

-Puah, tutto qui!? Dannazione speravo in qualche tipo di scontro decente!- sputò di nuovo per terra, asciugandosi il volto il palmo della mano -Essere il migliore è dura. Non che voi idioti possiate capirne qualcosa.

Si diresse deciso verso l'uscita scuotendo il capo, accusando ancora gli effetti dell'alcool, e afferrò il suo immenso spadone con una mano mentre infilava la porta.

-Fermo!- un gruppo di soldati di Yevon e Miliziani gli si fece intorno, armi alla mano.

-Getta a terra l'arma. Gettala!- fece uno dei comandanti, facendo un passo avanti deciso.

-Nei tuoi sogni bamboccio!- rispose subito, sbaragliando parte di quelle mammolette con un solo fendente cella sua arma.

Ovviamente di piatto: non c'era nulla di divertente nel combattere per uccidere.

-Fermatelo!- ordinò il capo, caricando assieme ai suoi, mentre la gente intorno cominciava a disperdersi gridando dalla paura.

Ci fu una gran confusione, e lui ne godette come non mai.

Bei tempi quelli in cui poteva menare le mani come da manuale.

Ma poi tutto era cambiato, tutto era andato a puttane.

Quei soldati così decisi a fermarlo finirono presto a terra, abbattuti come mosche.

Uno spettacolo patetico dai difensori di Spira.

Esalò, sentendosi sconfitto dentro: non c'era mai nessuno che potesse tenergli testa, erano svaniti tutti per colpa di Sin.

Scosse il capo, prima di cominciare a camminare.

Un passo dietro l'altro, come ogni schifosissimo, maledettissimo giorno.

Le persone si erano dileguate durante lo scontro, lasciandolo solo in quelle vie, ora silenziose e tremanti di paura al suo passaggio.

Eppure...

Alzò gli occhi da terra quando udì alcune imprecazioni in Albhed, scorgendo un gruppo di loro trascinare un corpo coperto da un cappuccio verso i moli.

Non ci vedeva molto bene, ma non ci mise molto a capire che si trattava di un rapimento.

E uno degli Albhed risultava molto arrabbiato, continuando a sbraitare contro gli altri.

Ma non importava quali fossero le loro intenzioni, un rapimento era un rapimento.

“Ma saranno fatti miei?” si chiese “Io sono il migliore, ma questo non fa di me un eroe od un vigilante”.

Fissò ancora un po il gruppo, riuscendo a determinare che il rapito era una ragazza.

Scosse il capo, cercando di darsi un contegno, di schiarirsi le idee, ma il gruppo continuava ad allontanarsi, fin quasi a sfuggirgli.

Con un ultimo sbuffo si gettò all'inseguimento, veloce come solo lui poteva essere.

“Se vorranno nasconderla, il posto migliore è il porto, dove potranno tenerla in una delle barche. Non c'è dubbio”.

Lui lo sapeva: erano anni che viveva per le strade di Luka, aveva visto diversi campionati iniziare e finire, e cosa ben più importante, aveva imparato come muoversi in una città come quella.

Era la seconda città di Spira, pulita, splendente e ricca, quindi ben protetta, pulita e sorvegliata, eccetto per le barche che arrivavano in città di tanto in tanto.

Quelle non le controllava mai nessuno dopo che erano attraccate.

Infatti, dopo diversi metri di corsa lungo i moli, sentì alcuni suoni di battaglia, e scorse in lontananza una massa grigia e alcune forme umane.

Avvicinandosi poté distinguere chiaramente una macchina Albhed, confrontata da un ragazzo alto biondo e con un impermeabile, una ragazza dai capelli rosa accesso e con una divisa dei miliziani, e un ragazzo con un abito tribale e due coltelli.

Non se la stavano vedendo per niente bene.

“Poppanti, in tre contro una macchina Albhed! Non c'è niente di più semplice”.

-OOOOOOYYYYYY!- gridò spiccando uno dei suoi balzi leggendari ed atterrando a tutta forza sul ponte, facendo sbandare la nave e scricchiolare le travi di legno -Voi ragazzini state indietro! Lasciate fare al migliore!

La macchina Albhed recuperò l'equilibrio in pochi secondo, ma pochi secondi furono sufficienti per calare un possente colpo con lo spadone.

Lo schianto metallico che seguì generò diverse scintille, e l'arma piegò irreparabilmente la superficie di metallo, facendo crollare sul ponte la macchina inerme.

Quindi afferrò l'oggetto con due mani sollevandolo alto sopra la testa.

-Andate a farvi una nuotata con i pesci, Albhed!- gridò schernendoli, prima di lanciare la macchina in mare.


A\N: Papparapappa-pappà.

DII\N: Nuovo invincibile ed incivile individuo che, diciamolo, già sapete chi è non è vero?

A\N: Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ricollezionando i pezzi perduti ***


A\N: E riprendiamo, con “il migliore” che tutti ricordiamo che ha appena avuto una ripresa da vero asso. E auguratemi buona fortuna Praga, spero di tornare intero.

DII\N: E qui inizia il vero macello.


-Cosa è successo?- chiese Yuna nel buio, risollevandosi in piedi.

-Sembra che qualcun altro sia intervenuto- rispose l'altra ragazza -Lady Yuna, parlate ancora così posso...

Un violento clangore le interruppe, seguito da altre esclamazioni di scherno, e infine un tonfo in acqua.

-Qualcuno è caduto in acqua- osservò Yuna.

-A giudicare dalla risata che sentiamo- le rispose l'altra, afferrandola per il braccio, e quindi per la mano -Il nuovo arrivato deve essersi sbarazzato della macchina Albhed.

Si sentì un piccolo scatto e il montacarichi che aveva precedentemente trasportato la macchina iniziò ad abbassarsi, facendo entrare la luce.

Yuna scambiò uno sguardo con la sua compagna.

Questa indossava un semplice abito a pezzo unico, composto di una maglia bianca che avvolgeva seno e addome, reggendosi alle spalle per mezzo di alcuni nastri magenta, e di una mini-gonna dello stesso colore; i fianchi erano scoperti, mentre una coppia di leggins sempre magenta andavano dalla caviglia a mezza coscia; le scarpe erano di un tipo che Yuna non aveva mai visto prima, chiuse con dei nastri (stretch li chiameremmo noi) ed erano bianche e fucsia.

Infine, i suoi capelli erano rosa carne, raccolti in una coda laterale, lunghi fino alla fine delle scapole, e gli occhi azzurri.

Un Moguri le volteggiava attorno al capo.

-Lady Yuna... lei...- balbettò la ragazza, vedendo il suo volto alla luce del Sole.

-Serah?- chiamò una voce femminile.

-Serah stai bene?- le fece eco una seconda.

-OOOYYY, ragazza, sei ancora intera?- intervenne quella del nuovo arrivato, zittendo tutte le altre.

-Saliamo su quel montacarichi e usciamo da qui- disse Yuna, tirando la compagna sulla piattaforma, e di colpo quella riprese a salire.

-Conveniente- osservò Serah, guardando dietro di se.

-Ci stanno lasciando andare- le fece notare Yuna.

-Ma perché?- le chiese Serah, voltandosi verso di lei.

-Io... sono la nipote del leader degli Albhed...

-Serah!- esclamò una voce maschile, facendole voltare entrambe.

Il montacarichi aveva quasi raggiunto la superficie, e le due erano già fuori per metà corpo.

Un uomo biondo e alto, che dava già l'idea di essere più vicino ai trenta che ai venti, con un accenno di barba, un impermeabile grigio appeso sopra la camicia rossa sbottonata e ai pantaloni dello stesso colore, e dei muscoli di dimensioni ragguardevoli, le offrì la mano.

Serah ricambiò alla stretta, e venne sollevata rapidamente oltre il bordo, mentre Yuna, venne aiutata dall'altro ragazzo, decisamente più giovane e posato.

Vestiva con un paio di larghi calzoni blu, retti da varie cinture, e una maglia nera attillata; appese alla cintura portava due spade; i capelli erano castani, tagliati a caschetto.

Era poco più basso del collega, ma aveva un'aria più rassicurante.

-Ehi, come ci sei finita lì dentro?- le chiese.

-Mi hanno rapita mentre giravo per la città- rispose semplicemente, prima di reclinare il capo -Grazie.

-Serah, va tutto bene? Stai bene?- insisté il biondo, che doveva essere il fidanzato di cui la ragazza aveva parlato, stringendola al petto.

-Si Snow, sto...- replicò lei, con l'aria di stare per soffocare, finché non intervenne il terzo membro del gruppo, la sorella.

Somigliava molto a Serah, ma al contrario dell'altra aveva uno sguardo freddo e duro; vestiva con una divisa dei miliziani, e aveva una spada rosso vivo leggermente più lunga del normale appesa alla schiena, sotto uno scudo ovale.

La ragazza spinse Snow da parte con poca gentilezza, fermandosi di fronte alla sorella -Sei ferita?

-No, per niente. Grazie per avermi salvato sorellona.

-Oh, non c'è di che- intervenne la tonante voce del quarto combattente.

Tutti si voltarono per vedere un uomo decisamente avanti negli anni, ma ancora forte e muscoloso.

Aveva un marchio nero che somigliava ad una J con due ali tatuato sul petto, la pelle abbronzata, i capelli e la barba incolti, portava un immenso spadone in mano e aveva una fascia rossa a cingergli la fronte.

-Beh, voi ragazzini abbiate cura di non finire di nuovo nei guai. Potrei non esserci a salvarvi la pelle- disse con tono strafottente, prima di voltarsi verso la banchisa e prepararsi per saltare giù dalla nave.

-Certo. Ce la saremmo cavata anche senza di te- fece Snow, con tono altrettanto borioso.

L'uomo, che certamente non aveva niente da invidiare al biondo, si volse lentamente, con un sorriso orgoglioso stampato sul volto.

-Mi stai chiedendo di riempirti il culo di mazzate, poppante?

-Nei tuoi sogni grossoUGH!- stava rispondendo Snow, quando la sorella di Serah gli piantò un pugno nello stomaco.

-Lo scusi. Non ha idea di quello che dice- replicò con uno sbuffo minaccioso la ragazza.

-Bah! Che mammoletta...- replicò l'uomo, prima si saltare sulla finalmente sulla banchisa.

-Grazie per averci salvati Sir!- gli gridò Yuna.

-È stata una passeggiata per uno come me!- le rispose.

-Uff. Ora che quell'idiota puzzolente è fuori dai piedi possiamo riprendere il pellegrinaggio- disse la sorella, voltandosi verso Serah.

-Oh andiamo Clare, ci sono i campionati di Blitzball ancora in corso- protesto la ragazza -Dammi il tempo di riposare.

-Io devo essere alla via Mi'hen il prima possibile, i miei uomini mi stanno aspettando là- replicò l'altra irremovibile, mentre Snow si rimetteva in piedi.

-Il Comandante Farron?- chiese Yuna, interrompendole.

-Si- rispose la maggiore -“Lightning” se vuoi farla breve. E voi sareste?- rispose con la solita aria fredda.

-Lady Yuna, la figlia del grande Evocatore Braska!- completò Serah, contenendo appena il suo entusiasmo.

-Lady Yuna!- esclamò il ragazzo che l'aveva aiutata ad issarsi oltre il bordo della botola, eseguendo il saluto rituale -È un grande onore conoscerla! Il mio nome è Noel Kreiss!

-E io sono Snow Willers- fece il biondo, indicandosi con il pollice alzato della mano destra, e sorridendo come un idiota, invece di imitare il saluto dei suoi compagni -Fidanzato di Serah Farron ahia! Light dannazione- si lamentò, quando la ragazza gli tirò un pugno al fianco.

-Abbi un minimo di rispetto- lo minacciò.

-Uno di voi...- fece di nuovo la voce dell'uomo sconosciuto, il quale era risalito sulla nave mentre parlavano -...ha appena detto “Lady Yuna”?

-Che ci fai ancora qui pallone gonfiato? Sei in cerca di una ripassata?- fece minaccioso Snow, mostrando i pugni verso lo sconosciuto.

-Finiscila poppante. Non ho tempo per te.

-Ma brutto...!

-Snow!- cercò di fermarlo Lightning, ma quello era già scattato contro l'altro, venendo afferrato per la maglia e scagliato in acqua con un semplice gesto della mano.

-Stupido mollusco...- brontolò il combattente, riprendendo ad avanzare.

-Stai indietro bruto- minacciò Lightning, estraendo le armi, imitata da Noel.

-Aspettate- intervenne Yuna -Ci ha salvati da quella macchina Albehd. Dubito che voglia farmi del male.

-Esatto ragazzina. Non ti toccherei neanche senza il tuo permesso- le rispose, accomodante.

Il lezzo di alcool e sudore raggiunse le narici dell'evocatrice, facendola rabbrividire per lo shock.

Quell'uomo non si lavava da chissà quanto.

Trattenendo una smorfia di disgusto, si spinse oltre Lightning e Noel, fermandosi di fronte al salvatore misterioso.

L'uomo la squadrò dall'alto in basso per alcuni secondi prima di sorridere nuovamente.

Ma stavolta era un sorriso sincero, con piccolo accenno di gentilezza e senza scherno.

-Hai preso un occhio da tuo padre e uno da tua madre- disse, con un tono meno marcato.

-Si, è vero-- ammise la ragazza, sentendosi soffocare: il fetore di quell'uomo era devastante.

Si chiedeva come fosse possibile un tale olezzo.

-Sai conoscevo tuo padre. Brava persona, sempre positivo e generoso, forse troppo. Non ha mai saputo come divertirsi veramente, ma rideva sempre ai miei scherzi. Al contrario di quel serioso...

-Lei chi è?- fece Yuna, coprendosi bocca e naso con una mano per non svenire.

-Io sono Jecht piccola. Ero un Guardiano di tuo padre- dichiarò l'uomo, battendosi una mano sul petto con orgoglioso.

-Sir Jecht?- fece Yuna sgranando gli occhi dalla sorpresa.

-SIR JECHT!?- esclamarono all'unisono Noel, Lightning e Serah.

-Jecht!? Quel Jecht!?- quasi gridò Snow, issandosi oltre il parapetto della nave, bagnato fradicio -Sir quale onore!

Scivolò oltre il bordo rovinando a terra con una rotolata -Incredibile signore, il suo pugno è leggendario!

-Te ne sei accorto ragazzo eh?!- esclamò con orgoglio Jecht, portando la mano libera sul fianco.

-Quasi quanto il suo odore...- commentò sarcastica Lightning, lanciando uno sguardo di rimprovero all'ex-Guardiano.

-Cosa?- fece lui, per poi annusarsi l'ascella -UH! Oh per tutte le palle di Blitzball che schifo! Chiedo scusa!- fece indietreggiando.

Poi parve rifletterci un attimo e con un poderoso balzo saltò in mare.

-Come credi di risolvere la cosa?- domandò Lightning scettica, avvicinandosi al parapetto assieme agi altri.

-Lei è davvero Sir Jecht?- chiese Yuna, piena d'aspettativa.

-Certo che lo sono. Il solo e l'unico- replicò lui a gran voce -Al vostro servizio Yuna!

-YUNA!- fece una voce affrettata e terrorizzata, seguita da un missile che calò dal cielo e l'afferro al volo, risalendo un po in aria -Temevo di averti perso. Non ti è successo niente vero!?

Kuja la stava stritolando con tutta la propria forza, ansimando e con lieve velo di sudore sulla fronte.

-Kuja? Come mai sei qui? Come mi hai trovato?- fece Yuna, ancora sorpresa ma stringendosi forte al corpo del ragazzo.

-Quando gli Albhed vi hanno rapita, hanno mandato un biglietto alla squadra di Besaid, dicendo che vi avevano in ostaggio e che li avremo dovuti lasciar vincere se volevamo rivedervi- le rispose lui tutto d'un fiato -Sono corso da Gabranth e insieme ci siamo messi alla vostra ricerca in modo da ritrovarvi il prima possibile.

Indossava ancora la divisa della squadra, e il sollievo sul suo volto era visibile.

Yuna gli lanciò uno sguardo di gratitudine, sorridendo per l'immediata reazione del suo Guardiano.

Poi tornò seria.

-Kuja, mi dispiace. Non volevo preoccuparti o farti perdere la partita. Quando tu e Wakka stavate discutendo... beh, mi sono sentita gelosa della vostra discussione. Ti sei così infervorato che... non lo so. Poi hai scagliato Gabranth contro quelle casse senza motivo...

-Ha interrotto il nostro momento questa mattina...

-Non importa. Mi hai fatta arrabbiare. Un comportamento del genere tra due Guardiani non me lo sarei mai aspettato!- lo rimproverò con veemenza la ragazza, fissandolo dritto negli occhi.

-Mi dispiace evocatrice. Ancora una volta i miei sentimenti hanno ottenebrato il mio giudizio. Ma non potevo sopportare di avere Wakka vicino a voi, o di dover sopportare le continue interferenze di Gabranth...

-Kuja- Yuna gli mise le mani sulle spalle, continuando a fissarlo -Capisco che sei geloso, ma devi capire che è una mia scelta. I miei Guardiani devono essere tutti leali a me e alla mia causa, e tutti vogliono proteggermi. Non puoi dargli la colpa di questo.

Tra i due scese il silenzio, che divenne presto imbarazzante.

“Oh Yevon gli ho dato del geloso. Che cosa mi passa per la testa?” pensò Yuna, abbassando il capo.

“Oh no, ha capito che sono geloso: che cosa dico adesso?” pensò Kuja, alzando gli occhi al cielo.

-Ehi piccioncini- fece la rude voce di Jecht da sotto di loro -Tornate con i piedi per terra, dobbiamo parlare.

-Signore! Una minimo di rispetto! Le sue insinuazioni verso di me e la mia evocatrice...!- iniziò a rispondere Kuja, rosso fino alla punta delle orecchie.

-Tua? Ragazza questo è uno dei tuoi Guardiani? Che gusto esotico che hai- lo interruppe Jecht con tutta la sua sottile malizia.

-Sir!

-È Jecht per te mammoletta!- insisté l'uomo, iniziando a nuotare fino alla banchina, per poi issarsi nuovamente sul terreno con l'aiuto dello spadone.

Calò il silenzio, mentre il volto di Kuja riassumeva un colore più simile al normale, al contrario degli occhi che erano spalancati e con le pupille ristrette quasi a due puntini invisibili.

-Sir...Jecht?- disse infine, superando il groppo alla gola -Quel Sir Jecht?

-Il solo e unico ragazzo!- esclamò ancora l'ex-Guardiano.

-Signore quale onore!- Kuja depositò Yuna sulla banchisa ad una velocità record e si inchinò toccando terra con la fronte, verso Jecht -Sono mortificato di essermi mostrato così irrispettoso nei suoi confronti signore! Non succederà più ve lo assicuro!

-Oh per tutti gli Eoni. Smettila di fare il piagnone e comportati da uomo!- lo rimproverò Jecht con durezza, portandolo ad inginocchiarsi con una spinta del piede -Inchinarsi è un segno di debolezza! Non ti inchinare mai ad un altro uomo!

-Si signore! Ho capito!- esclamò Kuja balzando in piedi.

-Kuja!- gridò in quel momento Gabranth, sopraggiungendo di corsa, affaticato e arrossato ma non ansimante.

-Presto devi mandare il segnale a Wakka, altrimenti non potrà giocare come si deve- disse fermandosi al fianco di Jecht in perfetto equilibrio.

Non iniziò ad ansimare, non si chinò sulle ginocchia, rimase stoico al suo posto.

-Oh maledizione mi ero quasi dimenticato. Grazie Gabranth!- rispose il Jenoma portandosi una mano alla testa, prima di spiccare il volo e sollevarsi ad un altezza sufficiente.

-Uhm, tu saresti?- chiese Jecht, piantando la propria spada a terra con uno schianto ed incrociando le braccia.

-Gabranth, ex-giudice del tempio di Kilika. È un grande onore per me incontrarla di nuovo Sir Jecht- fece il ragazzo, offrendo la mano che l'altro strinse calorosamente.

-Lo conosci già?- chiese Yuna, avvicinandosi ai due, stanca di essere ignorata.

-Dieci anni fa non ero ancora il Giudice che proteggeva il tempio, ma ero lì con i miei fratelli quando Braska è arrivato per superare il giudizio.

-Storia molto affascinante- intervenne Lightning a nome del suo gruppo, che era sceso dalla nave.

-Lady Yuna, Sir Jecht, Sir Gabranth. Noi dobbiamo riprendere la nostra marcia, il tempo stringe- continuò la donna.

-Lady Yuna, è stato un piacere incontrarla. Spero che avremo modo di rivederci sulla strada per Zanarkand- le disse Serah inchinandosi.

-Lo spero anch'io, Serah Farron. Possa Yevon proteggere il vostro viaggio- rispose Yuna, inchinandosi a sua volta.

-Grazie. Pregherò affinché sia lo stesso anche per voi- disse la ragazza, prima di avviarsi assieme ai suoi compagni.

-Uff, fatto- fece Kuja, scendendo nuovamente a terra -Speriamo che di essere ancora in tempo.

-Dunque...- disse una voce cavernosa proveniente dall'alto.

Un'ombra nera si proiettò sul gruppo, mostrando la sagoma di un gigante nero in armatura, lo stesso che Yuna aveva visto al fianco di Seymour -Avete ritrovato l'evocatrice vedo.


A\N: E finalmente Yuna incontra Jecht e i nostri amici di Final Fantasy XIII(e XIII-2) si levano dalle scatole.

DII\N: E non vi dimenticate dello stregone. Era ora che i due avessero il loro faccia a faccia.

A\N: Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Il Grande Stadio ***


A\N: Scusatemi, c'è una super collaborazione di autori in Dissidia e mi ha coinvolto con mio grande piacere, quindi ho risicato i tempi.

DII\N: Le solite scuse.

A\N: Zitto che mi hai piantato da solo a San Valentino per filartela con la tua ragazza.


Yuna strinse il proprio scettro inconsciamente, mentre il gigante in armatura scendeva fino a toccare terra affianco a lei.

-Lord Golbez, mio signore- fece immediatamente Kuja, con un rapido inchino.

-Lord... Golbez?- chiese l'evocatrice, quando anche Gabranth si fu inchinato.

-Mi rincresce Lady Yuna. Sono lo stregone Nero Golbez, attualmente guardia del corpo del Maestro Seymour- rispose il gigante, inchinandosi a lei (per quanto possibile).

-Oh, adesso ricordo, vi ho visto al molo- si ricompose, ancora sospettosa, rispondendo all'inchino.

-Oh, quale coincidenza. Mi perdoni non averla notata nella folla, avrei potuto scortarla assieme ai Maestri lontano dai pericoli- rispose con la sua voce profonda, senza scomporsi.

“Qui qualcosa non va” pensò la ragazza, cercando di nascondere il suo turbamento.

-Grazie Sir Golbez... Lord...

-Sir va bene.

-Sir Golbez, ma se non fossi rapita non avrei mai incontrato Sir Jecht. Per ciò nessun rancore, mi avete fatto un favore.

“Coraggio, posso quasi sentire il tuo sguardo passarmi attraverso. Lasciami in pace” Yuna sudò freddo, volendo distogliere l'attenzione del pressante interlocutore da se.

-Jecht, signore- disse questi voltandosi verso il bruto, con sollievo della ragazza.

-Il solo e l'unico- replicò orgoglioso l'interessato, dandosi un pugno sul petto.

-È venuto a Luka per assistere al campionato? So che lei è un ex-campione di Blitzball- proseguì con tono neutro il gigante in armatura, che faceva impallidire persino Jecht al confronto della sua stazza.

-Per niente ragazzo, io sono il meglio sulla piazza. Ma in realtà io a Luka ci vivo- continuò con orgoglio l'uomo, con la mano libera sul fianco, mentre l'altra reggeva ancora lo spadone.

-Ah, sul serio!?- esclamò Kuja, quasi eccitato.

-Eh si, non ho altro posto dove andare. È una città clemente con quelli come me. Fa caldo, c'è cibo in abbondanza, e molta gente che va e viene- replicò con tranquillità l'interessato.

-Come si è ridotto a vivere in strada, Sir?- chiese Gabranth, facendo sobbalzare tanto Yuna quanto Kuja per il gesto.

La ragazza poteva già leggere sulle labbra del mago lo sdegno per un'affermazione simile, ma venne bloccato in anticipo.

-Succede. Quando il tuo benefattore... muore- rispose tranquillamente Jecht, con un'aria di sufficienza e di calma.

-Sir Jecht. Voi...- mormorò l'evocatrice, sbalordita e allo stesso tempo commossa.

-Non perderci lacrime sopra figliola, ho fatto quello che ho fatto e guarda dove mi ha portato- continuò, arrivando a cingerle le spalle con il suo possente braccio.

Poi la sollevò in aria con la sua enorme mano e la poggiò sulla propria spalla -La famiglia è riunita ancora una volta!

-Già, sembra proprio così- gli fece eco Kuja, andando a volteggiare al fianco dell'evocatrice, mentre Gabranth dall'altro lato mise una mano sulla spalla di Jecht.

Yuna arrossì lievemente, prima di sorridere grata al suo nuovo Guardiano, passandogli una mano tra i capelli e diventando viola quando si rese conto dello stato in cui versavano.

-Credo che in quanto diretto subordinato del Maestro Seymour non posso assentarmi dal suo fianco troppo a lungo, e ritengo che voi abbiate un torneo a cui partecipare vero?- tornò a parlare Golbez, ma Yuna non ci badò più di tanto perché continuava a fissare inorridita la propria mano.

-AGH!- esclamarono in coro i due interessati, prima di voltarsi verso la ragazza, supplicanti, ma lei continuò a tenere gli occhi puntati sul proprio arto, terrorizzata.

-E credo che a Sir Jecht un bagno come si deve sia dovuto, dopo tutto quello che ha fatto per Spira. Nell'attesa credo che Lady Yuna gradirà essere ospitata sul palco assieme ai Maestri- offrì nuovamente Golbez -Sotto la mia protezione ovviamente.

La mascella di Jecht fu l'unica a non raggiungere il pavimento.

-Mi scuserete se sono troppo ardito, ma sarebbe per me un onore offrirvi questa opportunità...- continuò il gigante, ma Jecht lo fermò.

-Non dire altro, amico. I ragazzini sono tutti più che lieti di accettare la tua proposta.


Yuna era in crisi.

Cioè, in crisi isterica trattenuta a sento dietro al suo candido visino sorridente.

Sir Jecht era a farsi una doccia negli spogliatoi, mentre Kuja, Gabranth e le loro squadre attendevano cordialmente di entrare in gioco.

Il che la lasciava sola con Golbez, Maestro Mika e Maestro Seymour...

La ragazza continuò incessantemente a lanciare sguardi falsamente curiosi e distesi al gruppo, passando da una schiena ad un'altra.

Tutto le avrebbe fatto più comodo tranne stare lì assieme a quei tre, specialmente perché non riusciva a liberarsi dalla convinzione che lo stregone volesse qualcosa da lei.

-Yuna...- mormorò Golbez, facendola sobbalzare.

Come risultato lo scettro della ragazza schizzò in aria, finché per qualche oscura ragione non interruppe la sua ascesa e ritornò tranquillamente nelle mani della padrona.

-Sono uno stregone. Conosco anch'io qualche trucco come gli Evocatori- spiegò con voce calma, prevedendo la sua ovvia domanda.

-Ah. Interessante- rispose cordialmente, venendo percorsa da un brivido.

L'attenzione che le dava quell'uomo la metteva apertamente in difficoltà, e si ritrovò a pregare Yevon che qualcuno l'allontanasse da quello strano figuro.

-Non vorrai annoiarla con le tue storie Golbez- disse Seymour d'improvviso, voltandosi verso la ragazza con sguardo tranquillo -Non posso nascondere la mia sorpresa e delizia di conoscere la figlia del grande Braska. Lady Yuna siete un incanto.

-G-grazie Maestro Seymour- replicò lei, scattando in piedi ed inchinandosi, grata per quell'intermezzo -Sono molto lieta di fare la vostra conoscenza.

“Yevon ti sarò eternamente fedele per aver esaudito la mia preghiera. Grazie”.

-Il sentimento è reciproco- rispose lui, inchinandosi a sua volta.

-Oh oh, che intrigante coincidenza, Maestro Seymour. Vorreste forse un po di privacy con la nostra ospite?- domandò Mika, senza voltarsi -Essere giovani accade solo una volta nella vita, dopo tutto.

-Oh eh ah...- fece Yuna, arrossendo fino alla punta dei capelli.

-Maestro Seymour, non vorrei turbarvi, ma la partita sta per cominciare- osservò lo stregone, distogliendo l'attenzione di tutti da lei ancora una volta.

-Grazie Golbez. Lady Yuna, le piacerebbe assistervi?- disse il Guado.

-Certamente- replicò lei, a disagio.

-Allora prego, prenda posto- rispose il Maestro, indicandole il proprio seggio.

Yuna rimase interdetta, sentendosi mancare le parole: era si estremamente lusingata dal gesto di Seymour, e sapeva che non rispettare tale offerta sarebbe stato un atto di offesa, e soprattutto che alla fin fine vedere Gabranth e Kuja che si sfidavano in lizza non le dispiaceva, ma in qualche modo l'offerta del Guado la metteva a disagio.

-La prego Lady Yuna, non si senta imbarazzata- intervenne Mika.

La ragazza si volse, incontrando lo sguardo diretto dell'anziano uomo, che la fissava intensamente.

Incapace di dire di no, s'inchinò e prese posto, mentre Seymour andava a posizionarsi dietro di loro.

Rabbrividì appena, alla visione di tutte quelle persone sedute sugli spalti, in attesa del match.

Mentre era seduta dietro, poteva ancora udire il fragore della gente, ma adesso che lì aveva di fronte veniva investita dal loro entusiasmo e dall'atmosfera.

Kuja e Gabranth riuscivano a stare al centro di tutto quello, impassibili?

Non poté fare a meno di ricredersi sul Blitzball: riusciva veramente ad unire cuori e menti, anche se nel modo più impensabile.

-Abitanti di Spira- esclamò a gran voce lo speaker -Bentrovati al quarto match di questo campionato, dove si deciderà la squadra che andrà in finale ad affrontare i nostri campioni Luka Goers!

Uno scrosciante assieme di applausi e fischi di gioia risuonarono in tutto l'ambiente, e Yuna sentì l'urgenza di partecipare.

Ma si trattenne, mantenendo un aria calma e solenne, per evitare di infastidire i Maestri con il suo comportamento.

-Signore e Signori, i Besaid Aurochos!

La squadra di Kuja, guidata da Wakka, apparve nuotando nella polla, assumendo rapidamente le loro posizioni di gioco.

-Questo sembra essere il loro anno fortunato! Per la prima volta sono riusciti a vincere una partita. La loro fortuna finirà qui, alle semi-finali, o sarà capace di stupirci ancora?

Lo speaker fece un altra pausa, permettendo ai tifosi di impazzire senza ritegno.

-La vittoria di Besaid sugli Albhed deve essere stata incredibile, vero?- domandò Yuna, più a se stessa che agli altri.

-Tutto merito di quel capitano- le rispose Mika, facendola sobbalzare -Ha tenuto la squadra unita fino alla fine.

“Wakka...” pensò tra se e se la ragazza.

-E adesso i Kilika Beasts! Di recente abbiamo saputo che la loro isola è stata annientata da Sin, quindi scommetto che per loro questo campionato significherà dare il tutto e per tutto!

Un'altra ovazione accompagnò la dichiarazione, riempiendo lo stadio con la potenza di un tornado.

Yuna poté scorgere chiaramente Kuja e Gabranth scambiarsi un pugno come gesto di buon augurio, prima di prendere posizione a loro volta.

-Wow. Che vista da qui!- esclamò Jecht, sbucando dal nulla affianco al seggio, facendo sobbalzare la ragazza.

-Sir Jecht! Cosa ci fa qui!?- disse, quasi gridando.
-Che domande, ti tengo d'occhio no? Sono il tuo Guardiano, ricordi?- replicò lui, sorridendo orgoglioso.

-M-m-m-ma-ma...- provò a protestare, al pensiero che uno dei suoi Guardiani avesse preso posto sul palco dei Maestri di Yevon senza il loro esplicito invito o permesso.

-Lord Jecht, quale onore incontrarvi di persona- disse Mika con calma, alzandosi per compiere il saluto rituale di Yevon, imitato da Seymour.

-Spira è un posto molto più sicuro se lei è ancora in circolazione- gli fece eco il Guado.

-Ahahah, forse avete ragione- replicò quello, facendo un occhiolino a Yuna che sbatté le palpebre incredula.

-Oh Yevon, guardate! La figlia di Braska, assieme con l'ex-campione e noto eroe Jecht! Spira, questa è un ottima notizia!

Yuna arrossì violentemente, sentendosi al centro dell'attenzione: stavolta gli applausi erano per lei, le grida di gioia e i fischi erano per lei, tutti la stavano acclamando.

-Tuo padre era un grand'uomo ragazza- le disse Jecht, con una pacca sulla spalla non troppo gentile -Sii fiera e sorridi.

Lo fece.

Con calma, lasciò che la paura e l'imbarazzo si nascondessero dietro un sincero sorriso, che mostrava speranza, amore, e grazie a tutte quelle persone che contavano su di lei.

-Oh, che portamento! Che immagine! Grazia, bellezza e solennità! Un angelo, Lady Yuna! Lei è...

Lo speaker venne violentemente interrotto quando una sfera bianca, una lama infuocata, un fulmine e una pietra (più un masso) vennero scagliati quasi contemporaneamente contro di lui..

-Okay. Lasciamo perdere e concentriamoci sulla partita! Inizia la semi-finale per la coppa del Blitzball!

Yuna guardò orrificata in direzione di Jecht, che aveva letteralmente staccato un pezzo del palco per scagliarlo contro l'uomo.

-A volte la gente parla troppo- disse Seymour, facendola voltare nella sua direzione, per poi sedersi.

-Non perderti lo spettacolo piccola. I tuoi ragazzi sono li in mezzo- la richiamò Jecht, con tono affabile.

-Non sono i miei ragazzi!- esclamò l'evocatrice, rossa in volto.

-Ceeerto- replicò con calma l'uomo, piantando per bene lo spadone a terra e restando eretto a braccia incrociate.

-Inizia la partita! Oh cielo, l'avanguardia degli Aurochos ha già il possesso della palla! Come fila quel giocatore! È velocissimo! No, l'hanno placcato! È iniziata una rissa per il possesso della palla, le due squadre sono entrambe decise a prendere il controllo della partita!

Kuja era schizzato come un fulmine, soffiando la palla da sotto la presa della squadra avversaria, ma la ferrea difesa di Gabranth l'aveva intercettato al volo.

Quindi si era scatenata una mini rissa, in cui di due schizzavano da una parte all'altra, vendendo respinti o respingendo l'offensiva.

-Singore e signori questa partita si stringe! Quanta forza, i due schieramenti sono più che motivati, hanno una volontà di ferro! Potrebbe diventare il match più combattuto della storia del Blitzball!

Yuna, portò le mani al petto, tremando per l'ansia, mentre tanto Kuja quanto Gabranth continuavano a combattere alacremente per lei.

Non sapeva molto del Blitzball, ma di certo di fronte ad uno spettacolo del genere era molto difficile non sentirsi coinvolti.

-Coraggio buffoni! Fategli vedere chi siete! Avanti! Pappemolli, non è così che si passa una palla!- cominciò a tifare Jecht, coinvolto fin nell'animo.

Kuja. Gabranth. Kuja. Gabranth.

In alternanza continua, il gioco non si spostava: il furore dei due e la loro forza di volontà impediva alla rissa di allargarsi.

Le due squadre erano bloccate in uno stallo.

-Che cosa hai detto a quei due? Sembrano impazziti- le disse Jecht, con tono di rimprovero.

-Sir Jecht... chiedo scusa ma...- cominciò a dire, confusa.

-Niente ma ragazza. Una vera partita di Blitzball è piena di colpi di scena, di azioni combinate, di punti strappati all'ultimo minuto. Guarda quei due invece- replicò l'uomo, facendo un gesto verso la bolla d'acqua -Sono impazziti, stanno esagerando. Ci mettono troppa passione, sembra quasi che questo sia il loro ultimo giorno su Spira.

-Beh... ecco sono Guardiani anche loro...- provò a giustificarli.

O a giustificare se stessa?

-Devi dirgli qualcosa. Il resto della squadra non riesce a tenergli dietro, sono bloccati. Una partita è di tanti, non solo di uno, o due- insisté imperterrito l'ex-campione, guardandola dall'alto in basso a braccia incrociate.

Yuna abbassò lo sguardo, congiungendo le proprie mani in grembo.

Era indecisa, o forse solo imbarazzata: non aveva minimamente idea di cosa dire ai suoi protettori, come convincerli a calmare la loro foga.

Insomma, non ci si poteva aspettare che...

-Avanti!- Jecht l'afferrò per una spalla e la spinse verso la balaustra, con la sua tipica gentilezza -Dovrai sconfiggere Sin, non puoi farti intimorire da una folla, o da due idioti con una bella faccia.

-Ma Sir Jecht...- si ritrovò a protestare, immobile, pietrificata.

Lui allargò le braccia, facendole gesto di darsi una mossa.

Yuna deglutì, tornando a posare lo sguardo sul campo da gioco, e sulle gradinate gremite di spettatori; esitò sentendosi oppressa da quella massa di sguardi e voci che le rimbombavano attorno, schiacciata.

In quel momento avrebbe voluto nascondersi volentieri dietro a qualcuno.

Se avesse fatto un discorso pubblico si sarebbe esposta: non come evocatrice ma come persona, fin nell'animo.

Avrebbe messo in gioco tutta se stessa, parlando di fronte ad una folla così vasta...

“Oh, vorrei... Ma chi sarei poi? Codarda?” inspirò profondamente, cercando di darsi un tono “Forse è vero che combattere è più semplice che parlare. Rimproverare i miei Guardiani di fronte ad un'intera folla... Forse non lo meritano...”

Ma quando cominciò a dare ascolto alle orecchio si accorse che le grida di gioia e di incoraggiamento erano diminuite, calate, deboli.

Alla fin fine, che fosse sbagliato o giusto contava poco, Kuja e Gabranth si stavamo mettendo in cattiva luce di fronte a tutti.

“Dunque... dovrei farlo per loro. Come Evocatrice ho fatto la scelta di morire per permettere a Spira di vivere. Questo non è niente a confronto” si disse, assumendo una posa più eretta e solenne.

Fece un lungo respiro, cercando le parole, e chiuse gli occhi per isolarsi momentaneamente dall'ambiente.

Così, un secondo per calmarsi, un secondo per prepararsi, e un secondo per... -YUNA!

In un lampo un immensa zampa si chiuse su di lei e la portò in alto, violenta e rapace.

Non ebbe neanche il tempo di rendersene conto finché non si ritrovò a volteggiare a zig-zag nella presa di immensi artigli appuntiti, con le grida della gente e il battito di potenti ali in sottofondo.


A\N: E con questo mettiamo un altro puntino su una “i”.

DII\N: Ma che dici che non hai fatto niente! Oh, andiamo bene. Sei un problema vivente.

A\N: Mannaggia al prosciutto ma la fai finita?

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Battaglia senza fine ***


A\N: Ritorniamo a combattere per il destino di Spira.

DII\N: E nel modo più coinvolgente possibile.


Le grida di terrore si diffusero con rapidità eccezionale, e fu il panico.

I mostri assalivano gli spettatori, che correvano uno sull'altro, spingendosi a vicenda incontro alla morte; le forze di sicurezza erano ostacolate dalla massa di persone e totalmente impreparate ad un attacco dall'interno, trovandosi inermi di fronte all'offensiva, venendo rapidamente annientati o incapacitati ad opporre una resistenza accettabile.

-Maestro Seymour! Maestro Mika! Trovare immediatamente riparo...!- ordinò lo stregone, prima di essere interrotto da un grido disumano di rabbia.

Jecht, che era rimasto pietrificato per quasi dieci secondi, era esploso tutto d'un colpo, e dopo una breve rincorsa spiccò un balzo poderoso, raggiungendo la schiena di un Garuda che stava planando sull'arena, cercando di colpire gli spettatori inermi.

L'interferenza dell'uomo lo fece deviare bruscamente, mandandolo a sbattere verso il fondo dello stadio, ma a quel punto egli era già saltato ancora, mirando ad una seconda bestia che stava scendendo in picchiata in quel momento.

Yuna era ancora prigioniera tra i suoi artigli, e nulla avrebbe impedito al vecchio uomo di fare a pezzi il mostro.

La fortuna girò dalla sua e la bestia lo vide, deviando la sua corsa per intercettarlo.

-Fatti sotto bestiaccia!- esclamò quello, fendendo l'aria con il gigantesco spadone.

-Sir Jecht no!- lo chiamò Yuna, mentre il Garuda afferrava l'arma con il proprio becco, scuotendo il guerriero in aria come fosse una bambola e scagliandolo via.

La situazione si faceva disperata di secondo in secondo, le vittime si accumulavano e la furia dei mostri si scatenava sotto di lei.

Quello era il vero terrore che Sin spargeva, quello era il male da cui doveva proteggere le persone di Spira; il più grande flagello del mondo si stava scatenando davanti ai suoi occhi.

Alcune bestie si erano avvicinate anche al palco dei Maestri, ma avevano trovato Golbez a contrastarli: i fulmini piovevano a raffiche, carbonizzando qualsiasi tipo di offensiva.

-Dov'è l'evocatrice!?- gridò Seymour, intento a colpire un demone particolarmente tenace con un Fire.

-Ancora tra gli artigli di quel mostro!- replicò Golbez, scagliando via un nemico con un gesto delle mani.

-Allora va a prenderla, qui ce la caviamo da soli!- ordinò il Guado, scatenando un feroce Tundaga contro un Garuda, che crollo esanime sul fondo dell'arena.

In quel momento uno squadrone di guardie del Clero sopraggiunse, disponendosi a ventaglio attorno ai due maestri, dando allo stregone la rassicurazione per alzarsi in volo e inseguire l'immenso uccello.

All'interno della sfera, intanto, la battaglia era già cominciata: i mostri, come Sin, non temevano l'acqua, e quindi si erano gettati immediatamente all'assalto, smaniosi di assaggiare il sangue dei giocatori.

Quello che non si aspettavano erano la strenua resistenza che questi opposero: l'acqua era anche il loro territorio, e in un certo senso anche loro erano eroi di Spira.

Kuja era il più avvantaggiato in combattimento, dato che alcuni suoi incantesimi riuscivano anche a funzionare se immerso, ma la risorsa più grande era la sua velocità, in grado di contrastare quella degli aggressori.

Gabranth lottava come una furia, a forza di pugni e calci, ma aveva bisogno di recuperare le proprie armi, altrimenti avrebbe rischiato di essere esposto al rischio di attacchi.

Proprio in quel momento una delle creature affusolate fece per colpirlo al collo ma uno dei suoi compagni di squadra deviò il colpo con una spallata, facendogli segno di muoversi: lì ci avrebbero pensato loro.

Jecht, sugli spalti, si risollevò dalle macerie ringhiando.

Un mostro davanti a lui balzò addosso ad un ragazzo, facendo per sbranarlo con la sua testa felina, prima di essere violentemente colpito dal guerriero con un pugno duro quanto un macigno.

Dopo di quello l'ex-campione si ritrovò a confrontare diverse di quelle creature, alcune più piccole altre vagamente più grandi, ma non si arrese e si buttò nella mischia senza pensarci due volte, scatenando la sua furia e la sua esperienza sui nemici, che crollarono quasi inermi sotto i suoi terribili colpi.

Nel frattempo Yuna ricominciò a prendere il controllo della situazione, percorrendo con gli occhi il territorio sottostante e i movimenti della creatura.

Il Garuda era enorme e molto resistente, ma se fosse riuscita a colpirlo in un momento di distrazione, avrebbe potuto sfuggire alla presa.

In quel momento Golbez riuscì a raggiungere la bestia alata, e con un possente Tundaga la colpì agli occhi, causando un forte scossone.

Yuna ne approfittò immediatamente ed evocò Valefor, che con una planata improvvisa la strappò letteralmente dagli artigli della bestia e la riportò in alto.

-Ben fatto- sussurrò l'evocatrice al suo orecchio, soddisfatta, prima di tornare seria e osservare con occhio attento il combattimento.

Jecht era facile da individuare, il suono dei pezzi di costruzione che andavano ad infrangersi violentemente l'uno con l'altro e le sue grida potevano sentirsi anche in mezzo a quel caos.

-Evocatrice, state bene!?- la chiamò lo stregone, arrivando ad affiancarla, mentre con un gesto della mano scagliava nel vuoto alcuni nemici che stavano facendo strage di spettatori.

-Si, grazie! Adesso devi pensare a salvare i Maestri!

-Quelli sono al sicuro!- replicò Golbez, indicandole con un cenno della testa le squadre di Miliziani e Guardie del Clero che si erano radunate con successo attorno al palco e che ora avanzavano, anche se con grosse perdite.

-Allora cerca di portare in salvo quanta più gente possibile!- gridò la ragazza, calando contro un mostro che stava per sbranare una bambina e facendolo incenerire dall'attacco dell'Eone.

-Ma...

-È un ordine!- fece decisa, per poi riconcentrarsi sulla battaglia e comunicare a Valefor di compiere ampi giri lungo a linea degli spalti, aprendo il fuoco contro i mostri al suo comando.

-Si signora- rispose con calma Golbez, per poi scagliarsi a tutta velocità su un Garuda che stava calando dall'alto in quel momento, il becco sporco di sangue.

All'interno della sfera Kuja, dopo alcuni intensi minuti di combattimento scorse la figura di Valefor stagliarsi in cielo, e capì che Yuna era nel mezzo della lotta.

Wakka annuì convinto, facendogli segno di andare, prima di colpire un altro nemico con un calcio, per poi cingergli il corpo con le proprie possenti braccia.

Kuja esegui una mossa simile a quella sulle spiagge di Besaid, quando lottò contro l'estrattore, ruotando su se stesso a gran velocità, per poi schizzare verso l'alto, sollevando un vortice d'acqua, sfiorando appena la punta del cono con quella del proprio piede.

Seguì un istante di calma ed immobilità, prima che il mago invertisse il movimento del proprio corpo, lasciando sprofondare l'acqua e scagliando decine di sfere magiche contro i mostri, colpendo ferocemente i loro corpi maledetti e annientandoli senza riserve.

Quindi, eseguito il suo compito, schizzò in aria, puntando Valefor ed inserendosi nella sua scia.

-Principessa!- la chiamò, raggiungendola.

-Non è il momento di distrarsi Kuja, dobbiamo condurre la gente al sicuro!- disse la ragazza, gli occhi che mandavano lampi per la determinazione.

-Agli ordini!- rispose prontamente il mago, deviano la traiettoria; l'Eone sorvolò una serie di mostri che si erano radunati sui corpi di alcuni Miliziani, incenerendoli, ma uno di questi scampò al colpo e fece per scagliarsi sulla ragazza, venendo centrato in pieno da un Sancta di Kuja.

Quello era il suo ruolo: lei combatteva, lui la difendeva.

E così fecero, in sincronia, ripercorrendo lo stadio ancora e ancora, lei distruggendo con gli assalti di Valefor i nemici più numerosi e più in vista, mentre Kuja finiva quelli che si avvicinavano troppo o che scampavano alla sua furia.

Golbez dominava l'aria, scagliando potenti incantesimi contro i nemici che impotenti cadevano sotto il suo sguardo, o li disperdeva usando i propri poteri cinetici, colpendoli con pietre, massi o addirittura scagliandoli gli uni contro gli altri.

Quando un Garuda si avvicinava dall'aria, lo stregone lo travolgeva con i propri incantesimi, senza mancare mai il bersaglio, carbonizzandoli prima che potessero toccare terra o respingendoli.

Jecht dal canto suo non era meno temibile: imperversava come un folle, ferito ad un braccio da un morso e con il sangue che colava dalla fronte per aver urtato una pietra, sembrava quasi che volesse finire i nemici a morsi.

Un suo pugno era capace di spezzare anche le scaglie più dure o il carapace più spesso, le sue braccia era in grado di stritolare la bestia più forte, la sua spada era inarrestabile, e calava inesorabile, spezzando la terra.

Era avvolto dalla furia, e ogni suo muscolo dava il suo massimo, più di quanto avesse mai fatto in vita sua, perché oggi non combatteva più per se stesso, non era più disperso in un bar ignoto a bere perché non trovava di meglio da fare, oggi combatteva per la figlia di un amico e per tutte le persone che si trovavano su quegli spalti.

L'aveva vista librarsi con il suo Eone in mezzo alla ressa, impavida e indomabile, e aveva sentito le forze crescere in egual misura al carisma che aveva emanato quella figura così fragile e innocente fino ad un istante prima.

Poi, dalla parte opposta, lì dove tra le braccia di una donna morente una bambina piangeva, lì dove un mostro stava dispiegando le proprie letali fauci per colpire inesorabile, una lama di fuoco calò, disegnando un rosso arco per aria.

Gabranth, ricoperto della sua sgargiante armatura, si era finalmente unito alla battaglia.

Fermamente ma con gentilezza, prese in braccio la bambina e la diede ad un miliziano che l'aveva seguito, facendogli segno di portarla al sicuro; poi unì i manici delle proprie lame, facendo ruotare l'arma per pochi istanti tra le proprie mani, attendendo che il prossimo nemico si facesse abbastanza vicino per tranciarlo in due con un semplice movimento fluido.

Un altro lo assalì alle spalle, venendo falciato a sua volta, e poi un altro, e un altro; avanzò deciso, tracciando disegni in aria con le proprie scie di fuoco, mietendo i nemici senza posa; niente riusciva ad andare oltre il raggio d'azione della sua arma, venendo inevitabilmente consumato.

Balzò di lato, verso gli spalti più in alto, evitando il soffio di Valefor, mentre una sfera bianca si abbatté su un nemico che si era avvicinato pericolosamente a lui.

Kuja e Yuna, e tutti erano lì a coprirgli le spalle.

Il mago aveva uno stile elegante e fluido, nobile e appariscente, questo era vero, ed era in grado di danzare in aria.

Ma lui no, lui combatteva con i piedi per terra, e ballava una danza di morte: i suoi movimenti erano sciolti e rapidi, precisi, alternando potenti salti a feroci sequenze di affondi e azioni della propria lancia a due punte, che disegnava come una sfera di fuoco attorno a lui, impossibile da attraversare.

E così combattevano, tutti, indomiti e indomabili.

Le creature di Sin andavano a scontrarsi inevitabilmente contro la forza di Jecht, i lampi di Golbez, i possenti affondi di Gabranth, i leggiadri incantesimi di Kuja o la potenza dell'Eone di Yuna.

Ovunque servisse aiuto, uno di loro accorreva.

Golbez venne assalito a sorpresa da un altro demone alato, che rischiò d'inghiottirlo senza successo; Jecht lo vide e staccò un immenso masso da terra per lanciarlo allo stregone, che lo raccolse con i propri poteri e lo abbatté contro il mostro.

La bestia precipitò, e Gabranth fu lesto a balzare, intercettandola e aprendola in due con un potente fendente, per poi raggiungere la parte opposta dello stadio, dove Jecht combatteva senza posa.

I due collaborarono, stringendosi fianco a fianco, proteggendo un uomo rimasto intrappolato sotto un masso caduto e liberandolo dalla trappola mortale.

Yuna e Kuja sorvolavano lo scontro senza pietà, la loro velocità era spaventosa e la copertura che gli forniva Golbez dall'alto era ideale, permettendogli di concentrarsi solo sui nemici che venivano dal basso.

La ragazza vide un ragazzo in difficoltà, che correva inseguito da una belva, e senza indugio lo soccorse, prendendolo al volo e lasciando l'eliminazione del nemico al mago; virò immediatamente, portandolo dietro le linee dei combattenti che avanzavano sotto la guida di Mika e Seymour, lasciandolo atterrare in pace prima di tornare all'attacco con furia.

Ma stavolta non si accorse di una pietra vacante, che la colpì alla tempia mentre virava con Valefor, travolgendo un gruppo di nemici con il suo attacco esplosivo.

La ragazza perse la concentrazione e cadde, mentre l'Eone spariva.

Kuja andava troppo veloce per intercettarla e con orrore la vide cadere, temendo il peggio, ma all'ultimo instante Gabranth riuscì ad afferrarla, proteggendo il suo corpo con il proprio.

-Lady Yuna! State bene!?- la chiamò, prendendole il volto tra le mani

-Si- replicò lei, quasi lucida -È stato un attimo.

-Vi prego, tornate dietro le linee, al sicuro. Qui possiamo pensarci noi...

-NO!- lo gelò sul posto, rimettendosi in piedi e piantando con sicurezza il proprio scettro a terra -Io sono Yuna, figlia di Braska. Mio padre era un membro della chiesa di Yevon, mia madre era una Albhed, e io ho scelto di diventare un Evocatrice! Questo è il mio compito, proteggere Spira, anche a costo della vita!

Un nemico fece per assalirla alle spalle, protendendosi in un balzo contorto e spiegando gli artigli, prima di assere travolto ed annientato dal possente braccio artigliato di Ifrit, che sbucò da terra con incredibile tempismo, squarciando la creatura e ruggendo al sole.

-E tu dimmi, Gabranth, chi sei?- domandò Yuna, mentre il demone del fuoco le permetteva di salirgli sulla spalla.

Il ragazzo rimase interdetto a fissarla, prima di risollevarsi dignitoso -Io sono il Giudice Gabranth, e sono il tuo Guardiano- declamò, battendosi una mano sul cuore.

Annuirono in accordo, poi ad un comando dell'evocatrice Ifrit partì all'assalto, ruggendo impetuoso, e Gabranth lo seguì.

Kuja l'aveva affiancata quando volava con Valefor, ora sarebbe stato Gabranth a proteggerla, aprendosi la strada fianco a fianco.

Il Guardiano sentì un nuovo fuoco ardergli dentro, potenziava i suoi muscoli e guidava il suo braccio alla vittoria, inarrestabile; tutti potevano sentirlo, tutti erano catturati dallo spirito forte che era Yuna, l'occhio del ciclone.

Gli incantesimi di Kuja si abbatterono senza pietà sui nemici, aiutando l'avanzata dei combattenti, che gridavano ormai in preda alla frenesia, caricando i demoni di Sin senza esitazione; Golbez dall'alto aveva vegliato sui propri compagni fino a quel momento, ma non riuscì a sottrarsi nemmeno lui al richiamo dell'evocatrice, ed usò tutte le proprie forze, improvvisamente centuplicate, per sollevare il terreno.

Se c'era un ostacolo sul suo cammino, lo Stregone l'avrebbe rimosso, sollevandolo o spostandolo, altre volte favorendo il suo spostamento e permettendole di saltare tra varie piattaforme, mettendo a segno attacchi invidiabili e rimanendo al sicuro da improvvise offensive.

Jecht, dall'altra parte dello stadio, corse loro incontro, sudato fracido eppure gonfio di orgoglio ed energia, travolgendo i nemici e calpestandoli senza pietà.

Uno dopo l'altro i demoni di Sin caddero, sparendo in sfere di luce e venendo assorbiti dal flusso del mondo, inesorabilmente in rotta, divorati dalla forza dei combattenti, dotati di un coraggio nuovo che li guidava alla vittoria.

S'incontrarono al margine estremo, tutti, l'Evocatrice, il Giudice, il Mago Bianco, l'Eroe e lo Stregone Nero, come un unica forza: gli animi ardenti e i cuori pulsanti uniti in un unica danza di guerra, impavidi e invincibili, quasi mitici, sotto gli occhi di tutti.

Colpi piovvero come una tempesta, nulla sopravviveva, e Yuna si erse al centro di quella lotta, solenne e luminosa della propria forza.

Un ultimo Garuda scese in picchiata dal cielo puntando su di loro, e lei quasi senza voltarsi congedò Ifrit lasciando spazio a Valefor, che si alzò in volo, incontro alla creatura alata.

Le grida del demone non la sfiorarono nemmeno, lei si limitò a rimanere eretta sulle spalle dell'Eone, fissando il nemico dritto negli occhi, quasi a volerlo trafiggere con il proprio sguardo.

Gli occhi di tutti si alzarono a seguire il suo volo, attratti dall'aura che emanava, un faro nel buio, una speranza e una forza per tutti, ogni animo su quegli spalti era proteso verso di lei, risucchiato da lei.

Il Garuda spalancò le fauci, e Valefor sparò il proprio attacco, trapassandolo da parte a parte e facendolo esplodere in un inferno di fiamme; sotto gli occhi di tutti Yuna lo attraversò impavida, senza piegarsi, ed emerse indenne dall'esplosione, eretta e invincibile, come doveva essere.

Le grida di vittoria esplosero come un tornado, incontrollabili, riempiendo l'intera costruzione con la loro intensità, rimbombando così forte da essere udite fino ai cieli, forse per tutta la città.

E questo grazie a lei, che si era ersa a difesa del suo mondo senza esitazione, a lei che aveva combattuto fin oltre i propri limiti per la gente che amava, a lei che quel giorno aveva vinto.

Valefor andò a depositarsi lentamente affianco a Seymour, sul palco, dove la calma dopo la battaglia era già arrivata, e la lasciò scendere con calma e grazia.

Il Maestro di Yevon non riuscì a staccarle gli occhi di dosso, catturato anche lui dalla forza di lei, pervaso da qualcosa di incredibile, qualcosa che mai prima di allora Spira aveva avuto modo di sperimentare.

Yuna inspirò, calmandosi, trovano il proprio equilibrio, prima di voltarsi a guardare la distruzione di quel giorno: il sangue era ancora fresco sulle gradinate, e la costruzione si mostrava distrutta, piegata, sconfitta, martoriata e squartata; mentre le grida di vittoria e di giubilo calavano i suoi occhi si riempirono di tristezza.

-Oggi...- mormorò, cadendo in silenzio per un istante, prima di alzare la voce -Oggi era un giorno di gioia. Oggi era un giorno di pace e bellezza, un giorno di amore e fratellanza. Un giorno per cantare le nostre lodi a Yevon per la sua grazia e la sua benevolenza, un giorno di festa- fece una pausa, lasciando che le sue parole pervadessero l'aria -E invece ora è un giorno di sangue, un giorno di morte. Un giorno di dolore e sofferenza per noi tutti. Un giorno in cui l'unica cosa che si potrà festeggiare è il trionfo di Sin. Ancora una volta, ci ha colpiti al cuore.

S'interruppe con voce rotta, sentendo le lacrime rigarle le guance.

Era davvero questo quello che avrebbe lasciato Spira? Sofferenza e morte? Era questo che i suoi discorsi avrebbero ricordato alla gente? Che non c'è speranza contro Sin? Che anche nei momenti migliori sarebbe giunto a distruggere la loro felicità?

-Si- intervenne Seymour, rivolgendosi a tutti -Oggi sarà un giorno in cui ricorderemo, in cui festeggeremo, ma non per le vittime che oggi Sin a mietuto, non per gli amici, i figli, i padri e le madri che abbiamo perso, non per il sangue versato! Oggi noi festeggeremo le vite che sono state salvate, di coloro che ancora possono gioire in questo momento! Per coloro che tu- indicò Yuna con un dito, facendola voltare verso di lui -Oggi hai salvato! Oggi potremo festeggiare perché tu, Lady Yuna, ti sei sollevata sopra tutti, e hai combattuto per proteggerli! E diremo grazie, grazie Lady Yuna!- mosse le mani una verso l'altra.

Yuna quasi si aspettò che volesse eseguire il saluto di Yevon, ma invece i due palmi si incontrarono, una, due volte, dieci.

-Grazie ora e per sempre!

L'applauso di Seymour si contagiò, uno dopo l'altro i guerrieri e i miliziani deposero le proprie armi e iniziarono ad applaudirla; in poco tempo lo stadio scrosciava di applausi.

Poi tornò la gente, arrivando a riempire le gradinate e i corridoi ancora una volta, inneggiandola ed applaudendola; io giocatori, feriti o stanchi, le madri con i propri figli, i padri, i mariti, le mogli, tutti.

E in quel mentre si alzò un gridò, sempre più forte, che ad ogni ripetizione aumentava d'intensità, una parola piena di significato e di forza quel giorno, una parola che diceva speranza.

-YUNA! YUNA! YUNA! YUNA! YUNA! YUNA!

Per le strade, nei balconi, nei bar, nelle case, nei portoni, alle banchine, ovunque quella parola risuonava senza posa, sempre più forte e sempre più alta, sfidando apertamente Sin ovunque egli fosse, perché quella era la voce di un popolo, anzi dei popoli di un mondo che si ribellavano al proprio flagello, invitandolo ad opporsi loro.

Yuna rimase immobile, di nuovo al centro di tutto, di nuovo come una luce nel buio; vide lontano Kuja, Gabranth, Jecht... perfino Golbez, che applaudivano con addirittura maggior vigore, gli occhi ancora infiammati dall'emozione.

Per un attimo pensò di essersi smarrita, ma fu solo un attimo, un frammento della vecchia Yuna che si consumava nel fuoco ardente della nuova.

Lei, coperta dalla polvere e dal sudore del combattimento, era ancora lì, eretta e bellissima, una furia e un delicato fiore, un perfetto contrasto.

In silenzio iniziò ad eseguire la danza del Rito del trapasso, un movimento dietro l'altro, seguendo la corrente di quelle voci.

“Chi sono io? Beh mi chiamo Yuna, sono una qualsiasi ragazza di diciassette anni, qui su Spira. Ho sempre voluto aiutare il prossimo, ho sempre pensato di poter fare del bene per le persone attorno a me. Amo l'uomo che mi ha cresciuta come un padre, amo Kuja come un amico e qualcosa di più, amo Gabranth come un fratello e forse oltre, amo Rikku come una sorella, e amo tutta Spira, perché è la mia casa, e ci sarà sempre per me. Amo Jecht e i suoi sorrisi, amo i Ronso e il loro sguardo, amo gli Albhed e la loro testardaggine, amo tutti gli abitanti di questo mondo perché so che sono parte di me, sono coloro che mi guidano lungo le vie del destino. Si, se a Spira serve il mio aiuto sarò lì per aiutarla, se anche solo il più misero degli uomini chiederà il mio aiuto accorrerò in suo soccorso. Perciò Sin, dovessi portare via la mia vita non ti temerò, ricordatelo. Perché io sono Yuna, Guardiana di Spira”.


A\N: E adesso mi dispiace devo interrompermi perché mi stanno scendendo lacrime di commozione e non penso di poter andare avanti. Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Affetti e rigetti ***


A\N: Vorrei ringraziare tutti per aver atteso per quasi due mesi prima che rimettessi in gioco la storia. Purtroppo si sa, la vita reale è una brutta bestia.

DII\N: È già più che sorprendente il fatto che tu ti sia fermato dallo scrivere come un dannato, rispetto a come fai di solito.

A\N: … Non so se sia un offesa o un complimento. E non parlare come se dovessi spaventarmi.


Aprì gli occhi, frastornata.

Le girava la testa... o forse no.

Sentiva il calore del sole sulla sua pelle, l'aria fresca che s'insinuava tra le sue vesti.

Era sotto un candido gazebo bianco, distesa; si alzò a sedere, scorgendo un mare di verde all'orizzonte: non piante tropicali, folte e dalle grandi foglie, come su Besaid, ma delicati paesaggi, una distesa d'erba sottile, bassa e folta, mossa appena dalla brezza, e alberi alti e fieri, dai fusti eleganti e dalle foglie brillanti.

 

-E giunse dal lago la luce del mattino,

riflesse negli occhi della dea

e ancora si posa suadente

come una stella solitaria

nella notte dei tempi.

 

La voce melodiosa la fece voltare, seguendo con gli occhi il soffio leggero delle parole, e vide un giovane uomo di spalle, che fissava il panorama con le braccia protese verso la luce.

Sorrise, apprezzando la curva della sua schiena nuda e snella, quasi come un dipinto.

-L'hai scritta tu?- chiese, volgendo le gambe verso di lui per scendere dal giaciglio di lucido marmo, lasciando che la candida tunica bianca venisse sollevata appena dalla brezza.

-“Versi di vita”, ispirati dalla mia musa- disse Kuja, voltandosi lentamente verso di lei, sorridendo sereno.

Invece dei suoi abiti da viaggio indossava un semplice paio di pantaloni di seta, lunghi fino alle ginocchia, mentre i folti capelli ricci gli ricadevano oltre le spalle, scivolando sul petto, accarezzandolo come piume d'uccello.

Mentre i loro sguardi s'incontravano, intensi come fiamme rispetto all'armonia di quel paradiso, il vento si alzò, gentile ma più deciso.

La sua veste garriva come una bandiera ormai, accompagnata dalle correnti, mentre i capelli del ragazzo iniziarono ad agitarsi smaniosi, quasi impazienti.

-Yuna...

-Kuja...

Un passo, poi un altro, la passione si diffuse come il fuoco ardente; gli odori s'intensificarono, inebrianti; i raggi del sole impallidirono di fronte alla luce crescente nei loro occhi.

Il mago le cinse i fianchi, delicato, facendo risalire le mani verso le spalle.

Lei distese le proprie braccia verso l'alto, permettendogli proseguire, accarezzando la sua pelle delicata e liscia, le ascelle, le braccia.

Quando raggiunse la punta delle sue dita lei ricambiò, posando i propri palmi sul suo petto, seguendo le linee dei suoi muscoli eleganti e splendenti.

Sentì un altro paio di mani posarsi sul suo ventre, mentre del fiato caldo le solleticò il collo.

-Mylady...- disse Gabranth, sussurrandole all'orecchio, mentre le accarezzavano l'addome.

Kuja si fece più vicino, posandole una mano sul volto, avvicinando il proprio, le curve della sua bocca che si piegavano sensualmente.

Sentì la leggera pressione delle labbra di Gabranth sul suo collo, e chiuse gli occhi, protendendosi a sua volta, facendo risalire una mano lungo il collo del mago, mentre l'altra s'intrecciava con quella del giudice...


Yuna si rigirò nel letto, ancora addormentata, i capelli scombinati e in disordine, i vestiti scomposti e l'alito che puzzava di Alcool da far svenire.

Strinse con forza il proprio cuscino, baciandolo focosamente, abbracciandolo, imprimendo il proprio odore su di esso.

Ma nel suo agitarsi quasi rabbioso finì per centrare la nuca di Jecht, crollato affianco al letto, con un calcio, svegliandolo.

-Uh... ooohhhh... la testa. Uff, da quanto tempo che non mi divertivo così...- sbadigliò profondamente, spalancando la bocca come un leone e stiracchiandosi appieno.

-Ugh... Dove sono?- fece, guardandosi attorno e notando una stanza ben arredata, elegante ma non troppo.

Kuja e Gabranth erano sul pavimento, poco lontani da lui, profondamente addormentati.

-Oh... Ieri sera era proprio una festa coi fiocchi. Ci siamo divertiti un po eh? Anche tu signorinella...- fece, voltandosi verso Yuna e accorgendosi solo in quel momento dei movimenti scomposti e ineleganti della suddetta.

-Ma che diavolo fai? Cavoli ragazza, ti avevo detto di goderti la serata ma non intendevo così. Sembri quasi troppo vivace per essere sua figlia- disse il guardiano mettendosi in piedi, quasi sobrio e sano.

Ci era abituato, aveva preso sbornie peggiori.

Ma lei no.

L'uomo si grattò la testa, chiedendosi come fare a svegliarla prima che la risposta risalisse da sola fino alle sue labbra.

-BROOOOOOOOOOOOOT!!!!

-Ah!- fece Yuna, sobbalzando al travolgente rutto, emettendo una via di mezzo tra un gemito e un verso di sorpresa.

-Ben sveglia!- esclamò Jecht, dandosi una pacca allo stomaco con uno sguardo soddisfatto.

-C-c-c... cosa?- balbettò inebetita.

-Forza, è ora di alzarsi. Il sole è già alto- continuò a parlare l'uomo, smuovendo le teste dei due ragazzi con il piede (si lo so, dovrebbe avere l'effetto opposto dalla puzza).

Yuna rimase immobile, con le gambe strette attorno al cuscino, fissando il vuoto.

La testa iniziò a girarle vorticosamente, facendola quasi svenire sul posto.

Atterrò inerme sul cuscino, percependo appena la voce di Jecht e i gemiti di Kuja e Gabranth.

-Ehi, ragazza! Tutto bene Yuna?- chiese vagamente preoccupato il barbaro, entrando nel suo campo visivo.

Yuna cercò di risollevarsi, riuscendo a girarsi supina con qualche difficoltà, prima di sporgersi oltre il bordo del letto e vomitare.

-Eh no! No no Yuna, ragazza, dammi un secondo!- esclamò Jecht, afferrando frettolosamente un vaso che si trovava nella stanza e sradicando le piante all'interno; quindi infilò il contenitore proprio sotto la faccia dell'evocatrice, ficcandocela dentro a forza.

Nel giro di un paio di minuti era tutto finito.

-Oh, ecco qua. Starai meglio in un paio d'ore. Così si fa, tutto fuori, così non resta niente dentro- la incoraggiò l'omaccione, accarezzandole la fronte con la sua mano gigante.

Kuja si alzò barcollante, continuando a guardarsi attorno spaesato, mentre Gabranth andava ad adagiarsi su una poltrona poco lontano, massaggiandosi il capo.

-Sir... Jecht...- boccheggiò Yuna, cercando di mettere insieme i pensieri sfocati che le vorticavano in testa -Cosa...

-Niente piccola, va tutto bene, tutto bene. Non è successo niente. Solo una bella festa, vero ragazzi?- le disse con voce gentile ma un po troppo allegra, prima di alzare lo sguardo sugli altri due.

Kuja accennò un passo incerto, prima di cadere all'indietro, mentre l'improvviso russare di Gabranth rese piuttosto chiara la situazione in cui versavano.

-Ehm... forse no?

Yuna lasciò andare un singulto, ancora confusa.

-Papà...?- domandò, alzando lo sguardo sbilenco su Jecht.

-Eh?- domando quello, girandosi verso di lei -Non ho capito ragazza. Ripeti un secondo.

Yuna dondolò il capo, incerta, non riuscendo a mettere a fuoco; agli occhi dell'omaccione sembrava quasi una bambina che gattonava per la prima volta.

Infatti, se non fosse stato lì a sostenerla, sarebbe caduta a faccia avanti dal letto.

-Calma bambina calma. Vacci piano.

Con dei gesti misurati Jecht la aiutò a scendere, senza farsi male, facendola sedere davanti a lui.

Quindi la ragazza tentò di alzarsi, ma finì col cadere in avanti, dritta tra le braccia dell'altro.

-Avevo detto di andarci piano, ragazzina.

-Papà...- fece di nuovo lei, con maggior fermezza nella voce.

Jecht si congelò all'istante, riconoscendo la parola.

-Co-cosa hai detto?

-Papà- rispose Yuna, cingendogli il petto con le braccia.

Jecht boccheggiò, sudando freddo.

“Papà... Papà... Papà...”

-N-n-no, no no no no, Yuna- fece, spingendola indietro -Non suo tuo padre, va bene?

La ragazza rimase a fissarlo, la mente ancora annebbiata.

-Andiamo su, riprenditi. Coraggio, dobbiamo andare. Non c'è più tempo da sprecare!- insisté lui, nervoso, cercando di farla rinsavire.

Per tutta risposta lei cominciò a piangere.

Jecht ammutolì, colto alla sprovvista, rimanendo immobile a fissarla mentre i singhiozzi si facevano più insistenti.

-Ehi ehi Yuna...- provò a consolarla, impacciato -Non mi fare una scena per... per una cosa che ho detto...

-Papà!- gridò lei, cingendogli il collo, di nuovo -Papà... non mi lasciare.

-Eh?

-Non di nuovo... Papà, resta con me...

Jecht andò all'indietro, contro il letto, abbattuto.

-Cid...

-Shhh, shhhh. Su coraggio ragazza- le sussurrò più dolcemente all'orecchio -No che non ti lascio andare. Tranquilla.

Si rimise a sedere, eretto, e la accolse in grembo, gigantesco rispetto a lei.

Le passo una mano sui capelli, mentre lei rifugiava il capo contro il suo petto.

“Se solo potessi... Se solo ne fossi in grado...” pensò l'uomo, in silenzio.


-Era come osservare il cielo, un vortice di stelle. Capisci vero? Non può essere un'entità di questo mondo.

Golbez sussultò vagamente nella sua armatura, cercando di avanzare senza incespicare.

Aveva difficoltà a stare in piedi, anche con tutto il suo autocontrollo, e la testa pulsava dolorosamente.

Non aveva mai amato i festeggiamenti, ma il giorno precedente non aveva potuto sottrarsi all'onere: la città intera era in festa, una delle più gloriose degli ultimi decenni, forse secoli, e aveva continuato fino a sera tarda.

Il suo compito non gli era valso come scusa per declinare il vino che gli venne praticamente obbligato di bere dal Maestro, ne il cibo che gli abitanti di Luka avevano deciso di condividere con loro.

-... Golbez? Mi capisci vero?

-Come vuole signore...- biascicò lo stregone, interrompendo il filo dei suoi pensieri.

-No no non hai capito. Non puoi comprendere. Ma ti aiuterò. Oh no, magari potessi. Non esistono parole...

-Parla della giovane Yuna...?- mormorò il gigante, venendo interrotto da una fitta al cranio.

-Certo. Chi altri se no?

-Signore, cosa ha fatto ieri sera... prima che svanisse nella folla?- riuscì a dire Golbez, togliendosi l'elmo per respirare aria fresca.

Ebbe un fremito a ricordare il volto del Maestro che parlava animatamente alla ragazza nella folla.

In quel momento era ancora abbastanza sobrio da scattare a comando per separarli, ma un altro dei guardiani della ragazza era intervenuto, chiedendole un ballo.

-Ho intonato un canto alle stelle. Ho visto il suo sorriso per la prima volta. Era sincero, immacolato, sgargiante. Dubito che esista un'altra meraviglia tale al mondo. Tu che pensi...?- domandò il Guado, voltandosi ancora una volta verso il compagno, notando che non era più dietro di lui ma appoggiato ad un idolo della via Mi-Hen, annaspando.

-Golbez tutto intero? Non dirmi che ci sei andato giù pesante- fece Seymour, avvicinandosi a lui con un'andatura baldanzosa, troppo per uno che aveva passato un intera nottata a divertirsi.

-Credo...- mormorò, prima di doversi interrompere, sentendo uno spasmo risalire dall'addome.

-Mmhhh, sembra che qualcuno abbia bevuto un goccio di troppo ieri- osservò con una punta di malizia il Maestro, fermandosi a pochi passi dalla guardia del corpo, fissandolo intensamente.

-Sir... sto per vomitare nel mio...- biascicò a disagio il gigante, prima che un ultimo conato lo costringesse a liberarsi del peso.

-Oh, Golbez, sono sorpreso che tu mi abbia offerto una visione tanto peculiare di te- commentò Seymour, piegando la testa di lato ed esprimendosi in un sorriso indecifrabile.

Lo stregone si riprese ansimante, osservano di aver riempito il proprio elmo con i residui di stomaco.

-Andiamo, non abbiamo tempo da perdere. Dopo la manifestazione della nostra Eroina ieri, non posso che sentirmi pervaso da un inaspettato fervore interiore. È strano, non credevo ci fosse altra felicità a questo mondo se non i principi di Yevon- proseguì Seymour, riprendendo la marcia, con i due servitori Guado al seguito.

Golbez lo seguì con lo sguardo per alcuni istanti, sospirando sconsolato.

-Sarà una lunga marcia...- mormorò rinfilandosi l'elmo in testa... e realizzando di aver fatto una gigantesca cazzata.


A\N: Ehhhh.... stavolta andiamo più corti. Anzi direi che mettere la parte con Golbez e Seymour non sarebbe neanche stato necessario, ma una volta scritta mi faceva troppo ridere.

DII\N: Sempre il solito. Forza dai, che devi ancora finire di scrivere quell'altra storia.

A\N: Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Day of the Father ***


A\N: Eccomi ritornato. Finiti gli esami ricomincia la stagione estiva di produzione serrata.

DII\N: Vedi se riesci a finire qualcosa, stavolta.

A\N: La tua negatività contamina la mia pazienza.


Il sole era già alto nel cielo, a metà del suo arco, quando il gruppo si mise in marcia.

Dopo il risveglio traumatico e svariati momenti d'imbarazzo Yuna e i suoi Guardiani erano riusciti a racimolare e loro cose e a darsi una pulita veloce, lavando via i segni delle fatiche della giornata precedente e della festa che ne era seguita.

Con un aspetto quantomeno presentabile, erano scesi in strada per racimolare dei viveri sufficienti a riprendere il viaggio, ma la riconoscenza della gente di Luka si era dimostrata troppo esuberante e così si erano ritrovati a portarsi dietro un carretto.

E indovinate un po chi faceva da bestia da soma?

Si, lui: Jecht.

Che tutto dire era in ottima forma rispetto ai compagni, e le sue capacità tanto intellettive quanto fisiche a piena carica, nonostante la baldoria della sera precedente.

Così il quartetto lasciò la città dello sport e si avviò sulla via Mi-Hen, puntando dritti verso il tempio di Djose, accompagnati da una vera e propria folla fino al ponte ascendente, dove si lasciarono alle spalle le voci e gli auguri di buona fortuna e tornarono al loro monotono vagare.

Nessuno parlò, per ore, mentre la strada scorreva sotto i loro piedi.

Gli unici suoni erano lo stridere del carretto sul terreno irregolare e il soffio del vento, a raffiche irregolari.

Yuna camminava avanti a tutti, portando solo una sacca da viaggio contente un paio di borracce e un cambio d'abiti per le emergenze (mettiamo caso incrocino qualcosa con gli artigli, sappiamo tutti -e lo sanno anche loro- che la legge dall'immaginario giapponese impone all'unica donna del gruppo di perdere vestiario a caso), lo sguardo alto e vigile; Kuja svolazzava sopra al gruppo, senza carico, spingendo i propri occhi più in là dei compagni per avvistare eventuali scaglie di Sin o viaggiatori (non che ci fosse molto da vedere a parte rovine e statue); Jecht proseguiva serio e instancabile trainando il carro pieno di risorse (da cui spuntava il suo spadone), sudando appena ma mettendoci tutto l'entusiasmo di cui era capace; Gabranth stava in fondo, portano lo zaino in cui custodiva la propria armatura e le sue spade: vestiva abiti civili da quando avevano lasciato Kilika, una paio di pantaloni rosso puro, che arrivavano sopra la vita come tipico di Spira, e un paio di stivali di pelle.

Quando ormai il sole stava chiaramente discendendo Kuja tornò con i piedi per terra, tergendosi il sudore dalla fronte con il braccio destro.

-Basta, non ce la faccio più- disse il mago, provato -Questo sole mi sta distruggendo.

-Per un Guardiano hai decisamente poca attitudine alla fatica ragazzo- osservò Jecht, arrestandosi al fianco del Jenoma.

-Ehi, fin ora ho volato veloce per coprire lunghe distanze e non ho mai viaggiato a passo di un mulo che traina un carretto- replicò Kuja, risentito.

-Mi hai appena dato del mulo ragazzo?- chiese Jecht, lasciando andare il carico.

Gabranth si spinse oltre la barriera del carico, pronto ad intervenire, ma senza alcun rancore l'eroe diede un bacca possente sulla spalla del mago, stringendolo in un mezzo abbraccio -Hai fegato!

Dopo un iniziale momento di confusione Kuja si riprese e sgusciò rapido da sotto la presa, dandosi dell'idiota per aver insultato un suo idolo a causa della stanchezza.

-Sir Jecht, chiedo scusa per le mie parole poco rispettose, non era mia intenzione offendervi, ma le chiederei di tenere il livello di contatto fisico al minimo, se possibile- disse con un inchino il mago.

-Non c'è problema ragazzo, non sono tipo da portare rancore- rispose l'uomo, risollevando il carico -E ora mettiamoci in marcia...

-Ehi, avevo appena chiesto una pausa- protestò debolmente il Jenoma.

-È vero, fermarci un po più a lungo e rifocillarci appena non guasterebbe- gli fece eco Gabranth, affiancandosi al compagno.

-La decisione non spetta a me ragazzi- replicò Jecht, tornando a guardare davanti a se.

A quel punto i due Guardiani notarono Yuna, che li fissava immobile con le braccia incrociate poco più in là, senza dire una parola.

L'espressione sul volto era oscura, come se il peso lo portasse dentro quel giorno.

-E va bene, ci fermiamo ma solo per dieci minuti, non possiamo sprecare tempo e non possiamo appesantirci lo stomaco mentre ci aspetta una lunga marcia- acconsentì con riluttanza la ragazza, dopo un istante.

-Troviamo un posto all'ombra e sediamoci, così ottimizzeremo il recupero- continuò, dando loro le spalle e riprendendo la marcia.

-Cos'ha adesso?- chiese a bassa voce il giocatore agli altri due.

-Sembra turbata, forse pensa che abbiamo perso troppo tempo a Luka- rifletté Gabranth.

-Non mi viene in mente altro- convenne Kuja, confuso quanto il collega da quel comportamento.

-Sicuri che non sia qualcosa riguardo al padre?- chiese ancora Jecht -Stamattina, tra i fumi dell'alcool, mi ha chiamato papà.

-Sicuro che l'abbia fatto?- chiese immediatamente Kuja, l'unico ad avere una vaga idea di cosa potesse significare.

-Assolutamente.

-Di che stai parlando?- domandò Gabranth, all'oscuro della storia prima di Kilika.

-Ehi! Voi altri!- li richiamò in quel momento la ragazza, agitando la mano dalla distanza -Ho trovato un posto adatto! Muovetevi, non abbiamo tutto il tempo!

-Non fate parola con lei dei nostri timori, arrecarle ulteriori turbamenti potrebbe compromettere il nostro rapporto- si raccomandò il mago con gli altri due.

-Parla come mangi, ragazzo- replicò Jecht, afferrando senza tante cerimonie la sua spada e avviandosi.

-Ah, Sir Jecht? Ha dimenticato il suo carretto...- fece Kuja, confuso

-Non l'ho dimenticato, l'ho lasciato a voi.

La bocca del mago ebbe un'improvvisa dilatazione, accompagnata da un'alzata di sopracciglia del giudice.

-Vorreste forse negarmi il permesso di prendermi una pausa?- continuò Jecht, osservando le loro reazioni senza scomporsi.

La situazione rimase di stallo, finché Yuna non li richiamò una seconda volta.

-Coraggio, in due si fa metà della fatica- li spronò l'uomo, prima di tornare a camminare verso la giovane.

Kuja e Gabranth si scambiarono uno sguardo confuso, prima di sospirare rassegnati.

-Coraggio, è solo per un paio di decine di metri- disse il biondo, appoggiando la sua armatura sul resto del bagaglio ed apprestandosi a trainare.

Cinque minuti dopo...

Kuja esalò di sollievo lasciando andare il carico e crollando sulle ginocchia, sofferente.

Gabranth esalò, piegando la testa all'indietro, sentendo il sudore fin nelle mutande.

-Strabiliante- commentò Jecht, in piedi con le braccia incrociate -Pensavo non sareste riusciti nemmeno a sollevarlo.

-Sir... Jecht...- fece Kuja, sentendo dolore persino a parlare, ma non riuscendo ad esprimersi oltre.

-Siete davvero il migliore- finì Gabranth, sospirando.

Vedendo il mago in difficoltà Yuna frugò nella sua sacca e gli offrì una borraccia, con cui il mago si dissetò quasi avidamente.

Ma fu solo per un attimo, ben cosciente che anche nelle situazioni più tragiche bisognava avere senso della misura.

Il sollievo dell'acqua lungo la gola gli diede modo di schiarirsi le idee.

Una volta che ebbe quietato la foga cieca offrì l'acqua a Gabranth, che a sua volta diede pochi rispettosi sorsi.

Yuna emise un sospiro sofferto e si sedette, stringendo subito le gambe al petto.

Si erano fermati all'ombra di un grosso rudere, fortunatamente potendo sedersi sull'erba verde con un po di muschio, piuttosto che sulla terra battuta della strada.

Il breve pasto fu un rifocillamento leggero, consumato in silenzio.

Jecht rimase in piedi, appoggiato al carro, consumando una forma di quello che noi chiameremmo formaggio, mentre gli altri tre, seduti l'uno affianco all'altra, consumarono qualche vaschetta di erbe tritate, dato che il 90% della dieta degli abitanti di Spira era a base di piante, data la vastità e la rigogliosità delle specie vegetali.

L'uomo adulto bevve con meno misura, ma fu giustificato visto lo sforzo a cui era stato sottoposto durante la giornata di marcia.

I raggi del sole cominciarono a tingersi presto di rosso, segnalando che mancavano poche ore al tramonto.

-Coraggio, rimettiamoci in cammino. Dobbiamo trovare un giaciglio per la notte o almeno un rifugio- ordinò Yuna rimettendosi in piedi senza esitazione.

-Se la memoria non m'inganna, e non lo fa mai, dovrebbe esserci una locanda a poco più di un'ora da qui- disse Jecht, stiracchiandosi.

-Meglio. Su forza, viaggiare al buio non è mai consigliabile- insisté la ragazza.

-Agli ordini- rispose Gabranth, alzandosi a sua volta.

Kuja non fiatò, turbato.

Credeva che Yuna avesse superato il trauma dell'abbandono di Cid dopo Kilika.

Perché era riaffiorato in quel momento, dopo una celebrazione di gioia, per giunta?

Il quartetto riprese la marcia, Jecht di nuovo alla guida del bagaglio, ma stavolta il giudice rimase al fianco dell'evocatrice.

L'atmosfera rimase tesa, permeata da quella negatività repressa.

Yuna non parlava, non voleva parlare, e seguendo il consiglio di Kuja neanche Gabranth era intenzionato a stabilire un contatto.

-Allora, ragazza... raccontami qualcosa della tua infanzia!- esclamò Jecht d'improvviso, facendo venire la pelle d'oca ad entrambi i ragazzi.

Il mago si voltò verso l'uomo ed iniziò ad agitare le mani come un disperato, senza fiatare per non farsi sentire da Yuna, ma l'uomo lo ignorò con un ghigno.

-Sono curioso. Sai mi dispiace essermene andato quando eri solo uno scricciolo- continuò imperterrito -Eri una bambina così allegra. Mi ricordo quando ci sedevamo attorno al fuoco la notte.

Gabranth si volse, segnalando al compagno di darci un taglio, mimando il gesto con la mano.

-Piccola, andiamo. Ti ho fatto fare il bagno nel fiume, dovresti ricordartelo: non ho mai visto tuo padre sbiancare così.

Kuja planò a terra, bloccando la visuale di Jecht sulla ragazza, e continuando ad agitarsi come se andasse a fuoco.

L'uomo si limitò a fare una smorfia, infastidito.

-Non ricordi niente? È stato per poco tempo, è vero- ammise con una punta di nostalgia, senza fermarsi -Ma sembravi così felice. Sembravamo una grande famiglia felice: noi omaccioni grandi e grossi, e tu la nostra piccola stellina...

Un singhiozzo improvviso interruppe il discorso, così come i gesti dei due ragazzi.

Yuna rimase immobile per un attimo, prima di mettersi a correre, allontanandosi in lacrime.

I tre rimasero sconvolti sul posto, esalando in silenzio.

-I miei complimenti, Sir Jecht- disse Kuja tra i denti prima di allontanarsi seguito da Gabranth, lasciando Jecht indietro.

“I miei complimenti davvero, Sir Jecht” pensò il vecchio veterano, rimproverandosi da solo.

-Yuna! Yuna Yuna Yuna aspetta!- la richiamò Kuja, riuscendo a superarla e fermarsi davanti a lei -Aspetti un attimo, non scappare.

La ragazza rimase sorda alle sue richieste e lo spostò di lato, facendo per sfuggire ancora prima che Grabranth potesse afferrarla per una spalla, stringendola forte tra le sue braccia.

-Non serve fuggire adesso- sussurrò, dolce ma tenendo una presa ferrea sul corpo di lei.

Kuja rimase in silenzio, impotente.

Lo feriva vedere Yuna così, e soprattutto lo feriva non sapere cosa fare.

Era già successo, ma stavolta era diverso: non era colto da rabbia irrefrenabile, ma solo da una tremenda tristezza.

Condivideva la sofferenza, ma questo era tutto quello che gli era concesso.

Yuna tentò di liberarsi dalla presa, ma quando capì di non avere possibilità di sfuggire si abbandonò al compagno, patetica e impotente quanto il mago al suo fianco.

Jecht rimase a distanza, lo sguardo nostalgico e sofferente, sempre fiero ed eretto ma con il cuore straziato.

-Ehi!

La voce rude e brusca fece voltare il gruppo.

Un quartetto di chocobo cavalcati da quattro Miliziani si dirigevano verso di loro, guidati da una testa rosa che ricordavano abbastanza bene.

-Comandante Farron- disse Gabranth, serio e rispettoso, quando il pulcino gigante della donna fu abbastanza vicino.

-Ah siete voi- replicò questa, facendo scorrere il proprio sguardo sul gruppo, indifferente.

-Ce ne avete messo di tempo- commentò -La via Mi-Hen è già stata chiusa.

-La vi... Perché?- chiese Kuja, facendosi avanti.

-Ordini dei Maestri di Yevon- fu la semplice risposta.

-Per quanto resterà chiusa?- domandò Gabranth.

-Non per molto- intervenne una voce imperiosa dall'alto.

-Ma per voi sarà sempre aperta Lady Yuna- continuò Golbez andando a posarsi al fianco dei Miliziani.

-Lord Golbez- disse con rispetto Lightning, facendo un lieve inchino verso l'uomo, alto quasi quanto lei sulla cavalcatura.

-C-che significa?- fece Yuna, asciugandosi le lacrime con il dorso della manica.

-Maestro Seymour e io abbiamo raggiunto la base delle operazioni tempo fa, ed essendo bene a conoscenza della vostra missione mi ha inviato da voi per assicurarvi un passaggio libero e sicuro- rispose il gigante, eseguendo il saluto rituale.

-Farete meglio a stare all'erta allora- intervenne una donna dai capelli rossi al seguito di Lightning -Di recente diversi chocobo sono spariti, sembra che qualcosa li stia predando. Una bestia sconosciuta.

-Non è sicuro restare all'aperto di notte. Fareste meglio a trovare un tetto sotto a cui nascondervi- aggiunse la comandante.

-Ci abbiamo già pensato- disse Jecht, rompendo il suo silenzio contemplativo, e guadagnandosi due occhiatacce da Kuja e Gabranth.

-Allora fareste meglio a sbrigarvi- rispose Lightning, volando la propria cavalcatura e spronandola, allontanandosi in fretta assieme ai propri compagni.


Yuna esalò un sospiro di sollievo, avvolta dalla calda acqua della vasca.

La “locanda” a cui Jecht li aveva indirizzati sembrava piccola, poco più che una stazione di servizio per i viaggiatori, ma data la sua vicinanza a Luka era dotata di ogni tipo di comfort, e di fronte a Yuna non avevano neanche chiesto il permesso prima d'infilarla nel bagno caldo.

L'eroina di Luka e la figlia di Braska: una vera e propria celebrità.

La ragazza era sempre stata umile, non si sarebbe mai permessa di accettare quel tipo di trattamento se non costretta, ma al momento le ondate di gratitudine la stavano attraversando dalla punta dei capelli a quella dei piedi.

Quel bagno caldo la stava rimettendo in sesto, aveva persino lavato via buona parte dei brutti pensieri.

La giornata di marcia era stata estenuante non tanto per la fatica, quanto per lo stress mentale a cui si era sottoposta.

Sentendo la malinconia tornare, si sollevò grondante dal suo “letto di piacere”, frustrata per aver rovinato quella pace che l'aveva così bene accolta.

Prese un panno, che le avevano appositamente preparato, e si cinse il corpo con grazia e delicatezza.

La sua forma sembrava così esile e fragile, persino ai suoi occhi.

Uscì dalla vasca con passo leggero, lasciando qualche piccolo torrente d'acqua di scivolare lungo le sue eleganti gambe.

Il pavimento era riscaldato, c'era una sorgente termale che scorreva sotto lo stabile, garantendo una forma di riscaldamento perfettamente funzionante.

Yuna rimase per un istante a fissarsi le punte dei piedi, la sua mentre distratta dalle ombre celate dai suoi occhi; poi scosse il capo, passandosi i capelli umidi dietro le orecchie, e si avviò nella stanza affianco.

Era quasi come una sauna, la temperatura mantenuta da alcune pietre magiche.

Era sia un comfort per gli interessati, quanto un modo sicuro per asciugarsi.

Sembrava un controsenso, ma era diventata una forma di godimento popolare, sudare per asciugarsi.

Ma il tepore della stanza era equivalente a quello del bagno, quindi si evitava di subire uno shock dall'abbassamento della temperatura una volta fuori dall'acqua.

Yuna si sedette in un angolo, stringendo le proprie ginocchia al petto, come durante la sosta.

Le tornarono in mente le parole di Jecht, sul loro essere una famiglia felice.

Ricordava bene la nuotata nel fiume, era talmente piccola che se non fosse stato per Jecht la corrente l'avrebbe portata via.

Le sue immense mani... una volta le aveva detto che era talmente piccola che poteva raggomitolarcisi dentro senza problemi.

Ricordava bene anche quelle notti attorno al fuoco, fin troppo brevi.

Ricordava le calde mani di Braska, suo padre, che la teneva sul suo grembo.

Ricordava lo sguardo sempre serio di Auron, taciturno e sincero, che l'aveva tenuta in braccio solo una volta, prima di andarsene per sempre.

Ricordava lo sguardo tenero di Jecht, che la cullava quasi fosse figlia sua.

Ricordava l'elmo animalesco di Ricard, che le aveva insegnato i colori del cielo.

Ricordava la voce morbida di Dorgann, mentre la portava in giro sulle sue spalle.

E ricordava il viso sereno di Cid.

Non sorrideva molto spesso quando c'erano gli altri, ma una volta rimasi soli... ricordava sempre lo scintillio del suo viso.

C'era stato quando aveva paura, c'era stato quando aveva fatto la sua prima nuotata da sola, c'era stato quando aveva imparato a scrivere, c'era stato quando aveva imparato a leggere, c'era stato quando aveva imparato a ballare, c'era stato quando le veniva da piangere, c'era stato quando aveva avuto paura.

C'era sempre stato.

-Allora dove sei papà?- singhiozzò, abbandonandosi ad un pianto dirotto.

Da sola, senza nessuno, abbandonata...

YUNA X GABRANTH

Image and video hosting by TinyPic

Disegno di proprietà di Final_Sophie_Fantasy. Tutti i diritti dell'utilizzo riservati a lei.


A\N: Okay, l'ho tirata anche troppo. Basta con i piagnistei.

DII\N: Senti... Nah, che importa. Alla prossima. Ciao.

A\N: EHI! Lo dov...

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** I segreti della via Mi'ihen ***


A\N: Riprendiamo il corso della storia, stavolta andremo avanti a lungo.

DII\N: Sta dicendo che è riuscito a scrivere abbastanza capitoli da pubblicarla giorno per giorno, come con Dissidia – Kingdom of Light.

A\N: Non spiegare le cose che sono ovvie!

DII\N: Non è colpa mia se sei idiota.


Yuna si svegliò prima dell'alba, il sonno tormentato...

La notte della festa, ricordava di aver visto suo padre spiccare tra la folla, fissandola intensamente.

Aveva provato a raggiungerlo, ma il suo corpo era rimasto immobile, non volendo muoversi.

A nulla era servita la sua volontà, aveva solo potuto guardare.

E Cid si era voltato, e se ne era andato.

Ricordava un muto grido lasciare le sue labbra.

E poi si era svegliata, lì in quel letto.

Ma era solo un sogno, Cid era rimasto a Besaid, aveva tradito la promessa di non lasciarla mai.

Ora c'era solo lei, come aveva scelto di essere a Kilika.

In silenzio si era alzata, aveva pulito il suo viso, e si era vestita.

Nel cielo, ancora scuro ma già più limpido dell'alba imminente, poteva riconoscere le stelle che avevamo accompagnato la sua infanzia.

Abbattuta, uscì dalla camera, facendo attenzione a non chiudere violentemente la porta, e si avviò fuori dall'ostello.

Poi un improvviso suono metallico la fece voltare di scatto, e si trovò di fronte la figura di Golbez, che la seguiva volteggiando a pochi centimetri da terra.

La ragazza fece un sospiro di sollievo, nonostante l'imponente figura in armatura avesse poco di rassicurante.

-Perché mi segui?- chiese l'evocatrice sottovoce, per non svegliare gli altri.

-Perché mi è stato ordinato- rispose lo stregone.

-Gradirei stare da sola, al momento- disse Yuna, facendogli segno di andarsene.

-Non ha bisogno di stare da sola, adesso- replicò il gigante, poggiando le sue mani metalliche sulle spalle di lei -Venga, l'alba è imminente.

Detto questo Golbez la guidò fuori, passando affianco alla figura russante di Jecht, abbandonata affianco al carretto.

La zona era in pianura, e per di più a picco sul mare, dando un immagine pulita e suggestiva del sorgere del sole.

Le tornò in mente quell'ultima alba che aveva visto su Besaid.

Erano passati davvero solo quattro giorni?

Sembrava una vita intera.

Ritornò anche il ricordo del sorriso di Kuja, e il suo modo unico di descriverle il mondo.

Ritornò anche la promessa che aveva fatto quel giorno lontano, di proteggere Spira, ad ogni costo.

L'astro nascente era ormai alto sul mare, proiettando la sua immagine lucente sulla superficie dell'acqua.

-Golbez... Lord...

-Golbez è più che sufficiente, mylady- la rassicurò con calma il gigante, sospirando con tranquillità.

-Tu hai una famiglia? Qualcuno per cui fare tutto questo?- chiese tutto d'un fiato, mentre un'improvvisa folata spazzava l'aria.

-Ho Spira- rispose lo stregone.

Calò nuovamente il silenzio.

Yuna capì cosa intendeva il gigante, ma non ne rimase rincuorata: anche lei aveva Spira, ma le sarebbe bastata?

Cominciava a dubitarne.

-Non mi resta altro...- sussurrò con voce profonda l'uomo.

La ragazza sentì un brivido percorrerle la spina dorsale.

-Cosa...?

-Buongiorno- disse Gabranth sbucando dal nulla affianco ai due, facendo sobbalzare la ragazza.

-Sir Golbez, Lady Yuna- disse l'uomo, eseguendo il saluto -Siamo pronti a partire quando volete.

-Allora mettiamoci in viaggio- ordinò lo stregone, dirigendosi verso il carro dove Kuja e Jecth stavano parlando.

La ragazza invece rimase immobile a fissargli la schiena.

“Cosa significa?”.

-Lady Yuna- la richiamò Gabranth, in rispettosa attesa al suo fianco -Qualcosa vi turba?

-Si- ammise lei -Gabranth, credi che riuscirò a farcela? A sopportare il dolore che mi causerà intraprendere questa via? A spingermi fino ai miei limiti incurante delle perdite?

Il giudice rimase in silenzio, soppesando la domanda nel suo sguardo piatto ma attento.

-Lady Yuna- disse, mettendole una mano sulla spalla -No, non credo che riuscirà ad essere incurante delle perdite, o a sopportare il dolore. Così non arriverà mai al suo obbiettivo.

La ragazza sospirò, sentendo già la disperazione diffondersi nel profondo del suo animo.

Se nemmeno i suoi Guardiani avevano fiducia in lei...

Sentì le lacrime raggiungere i suoi occhi, ma non provò nemmeno a trattenerle stavolta: a che serviva mostrare tempra e forza a quel punto?

-Lei ci riuscirà perché ha a cuore le sorti degli altri.

Yuna alzò gli occhi arrossati sul ragazzo.

-Si guardi attorno, lady Evocatrice. Crede di essere arrivata fin qui perché siete diventata una fredda e spietata guerriera? No, voi siete arrivata fin qui perché avete a cuore il destino di tutti, e come tale soffrirete per tutti equamente. A Kilika avete condiviso il mio dolore per la perdita di mio fratello più giovane. Ora spetta a me aiutarvi a reggere questo fardello, finché non avremo raggiunto la fine.

-Gabranth...- si lasciò sfuggire la ragazza, commossa, prima di cingergli il corpo con le braccia, affondando il volto nel suo petto, colma di gratitudine.


La carovana riprese la marcia, stavolta con un atmosfera più allegra.

Yuna aveva ripreso il buon umore, e camminava tranquillamente al fianco dei suoi Guardiani facendo conversazione senza problemi.

Golbez li precedeva di pochi passi, silenzioso, mentre il resto del gruppo camminava assieme, o quasi.

Kuja si era incollato morbosamente al fianco di Yuna, lanciando continue occhiate a Gabranth, proseguiva affiancato all'evocatrice dell'altro lato.

Jecht era subito dietro, sempre trasportando tutti i bagagli da solo, tagliato fuori dalla conversazione.

L'uomo era ben cosciente di non avere nessun diritto di pretendere altrimenti, dopo la sua insistenza il giorno precedente, ma non poteva evitare di sentire la sofferenza dell'essere respinto.

Mentre avanzavano, le loro orecchie ancora poco abituate alla confusione invadente dei grandi spazi popolati, individuò presto un gran trambusto avanti a loro.

-Che diavolo sta succedendo?- disse Kuja ad alta voce.

Golbez si alzò in volo quasi subito, per vedere più lontano.

Il resto del gruppo si arrestò, in attesa che lo stregone portasse loro notizie.

-Sembra che i Miliziani abbiano trovato qualcosa. Qualcosa di grosso- comunicò il gigante, atterrando -Sono accorsi in massa, c'è una gran confusione.

-Quando i Miliziani iniziano a fare così significa che ci sono guai in vista- intervenne Jecht -Forse hanno bisogno di aiuto.

-Allora avviciniamoci in fretta- decise Yuna, iniziando a correre.

Quando ormai erano a pochi metri di distanza il vociare si era fatto più vivo, mentre diversi Miliziani e chocobo si potevano identificare, intenti a correre e fermarsi attorno ad una figura indistinta.

Sembrava decisamente grossa, ma non aggressiva.

Quando furono praticamente sul posto notarono che quella forma confusa era in realtà una specie di carcassa fatta a pezzi.

La pelle era blu e marrone, e alcune zanne a terra segnalavano che aveva una dentatura molto sviluppata.

-Cos'è quella cosa!?- esclamò Kuja, ritrovandosi la lama rossa di Lightning sotto la gola.

-Di nuovo voi!?- esclamò, dopo averli riconosciuti.

-Cosa è successo?- chiese Yuna, scostando la lama con lo scettro.

-Sembra che abbiamo trovato la creatura che predava i nostri chocobo- fece con un tono rassegnato la comandante, dopo aver lanciato un occhiata a Golbez -Poco prima dell'alba un gruppo di esploratori è stato assalito in questo punto, e stavano per essere divorati assieme alle loro cavalcature quando qualcosa di molto veloce ha fatto a pezzi la bestia in pochi secondi, con degli scintillii argentei.

-Scintillii argentei? Come una lama illuminata dalla Luna?- chiese lo stregone.

-Tutti e tre raccontano la stessa versione, non abbiamo motivo di non credergli. Ma non abbiamo indizi su chi sia questo misterioso guerriero ne quali siano i suoi motivi- fece la ragazza, rinfoderando l'arma dietro la schiena.

-Ma di certo ha fatto un lavoro non da poco- osservò Jecht, fissando il corpo del mostro da vicino.

-Ehi! Non puoi avvicinarti! Quella cosa potrebbe...!- gridò Lightning, facendo per raggiungerlo.

-...Essere ancora viva, lo so. A volte le scaglie di Sin ci mettono un po a sparire- finì il veterano, senza staccare gli occhi dalla bestia.

-Ammesso che questa lo sia- mormorò Kuja.

-Guardate questi tagli- disse, invitando gli altri ad avvicinarsi -Sono, molto precisi, per essere stati inflitti al buio, e la rapidità con cui si sono conseguiti ancora più strabiliante.

-Un combattente esperto, senza dubbio- rifletté Gabranth, esaminando le ferite a sua volta -Aveva una sola arma, si può riconoscere dall'angolazione delle ferite.

-E doveva essere un arma molto sottile per infliggere questo tipo di danni- aggiunse Lightning.

-Ma molto grossa- continuò Jecht, misurando l'ampiezza dei colpi.

-Per non parlare di quanto fosse affilata e resistente- osservò Kuja, tastando la pelle del mostro -Per trapassare questo corpo non bastano le nostre lame.

Gabranth e Lightning testarono la pelle del mostro con le loro armi, senza lasciare un graffio.

Jecht calò il proprio spadone da sopra la testa, riuscendo ad infliggere una ferita profonda.

-Doveva anche essere dotato di una forza prodigiosa, per tagliarlo a metà- constatò il veterano.

-Velocità, forza, astuzia e un'arma leggendaria. Questo non è un guerriero da poco- mormorò Golbez, visibilmente preoccupato.

-Come fai a sapere che è anche astuto?- chiese Yuna, alzando lo sguardo sul freddo stregone.

-Ha colpito prima le braccia e le gambe, poi la bocca. Ha assalito il nemico quando era scoperto, probabilmente perché era distratto ad inseguire i Miliziani- spiegò il gigante.

-Questo vuol dire che era premeditato- osservò Lightning.

-O che sia molto abile a cogliere l'istante giusto per colpire- le fece eco Kuja.

-Maledizione. Questa non ci voleva, non adesso che le nostre forze sono quasi tutte in dispiego- ringhiò la comandante sottovoce, prima di rivolgersi alla truppa con ordini decisi e frettolosi: gettare la bestia dal dirupo più vicino e tornare alla base delle operazioni il prima possibile.

-Cosa sta succedendo?- chiese Yuna a Golbez, confusa.

-Lo vedrete una volta che saremo arrivati. Forza, ormai non manca molto- rispose lo stregone, incitando a riprendere la marcia.


Yuna rimase sbalordita dal dispiegamento di forze.

Era un vero e proprio esercito di Miliziani, armato fino ai denti e pienamente operativo, disposto sulla spiaggia.

Lei e gli altri erano stati indirizzati direttamente sulla scogliera dagli uomini di guardia al passaggio, secondo dirette indicazioni di Maestro Seymour.

Tutta l'Alta Via dei Funghi Rocciosi era un via-vai di messaggeri e guerrieri che portavano rifornimenti e armi, alcune anche di origine Albhed.

-Cosa diavolo ci fanno tutti questi soldati qui?- domandò Kuja, con tono lievemente preoccupato.

-Un assalto totale a Sin- rispose Seymour, apparendo da dietro un alto tendaggio bianco -Lieto che tu sia riuscito nel tuo compito senza difficoltà, Golbez.

-È stato un viaggio tranquillo, ma porto notizie importanti- rispose lo stregone, eseguendo il saluto rituale.

-Dopo, mio fido- lo congedò il Maestro -Lady Yuna, sono lieto di ricevere la vostra presenza, anche se avrei preferito farlo in condizioni più pacifiche.

-Il piacere è tutto mio, Maestro Seymour- rispose a ragazza, salutando come di dovere, imitata dai suoi Guardiani.

Tranne Jecht, che si limitò a agitare una mano verso il tipo.

-Ma posso sapere perché ha richiesto la mia presenza qui?- chiese Yuna, sempre più perplessa.

Kuja sollevò il sopracciglio, confuso.

-Non aveva detto che Yuna aveva il passaggio libero fino al tempio di Djose?- sussurrò a Gabranth.

-Aveva detto che le avrebbe fatto avere un passaggio sicuro, ma non ha specificato dove- replicò quello, sorprendendosi di come Yuna l'avesse capito da sola mentre loro ci erano cascati in pieno.

-Volevo sapervi al sicuro- rispose il Maestro -Non sia che l'eroina di Luka cada vittima del suo nemico sotto la mia sorveglianza.

-Ho udito bene?- fece una voce anziana dall'altra parte del velo bianco.

Seymour si volse appena, prima di fare segno al gruppo di entrare, scostando il velo per loro.

-Lady Yuna, Guardiani, permettetevi di presentarvi Maestro Galenth Disley- disse con cerimoniosità il mezzo Guado.

Galenth era un uomo anziano, addobbato di un lungo abito cerimoniale bianco, e un mantello viola, e li attendeva seduto su un seggio da campo, scrutando la baia davanti a lui.

-La famosa Yuna- mormorò, voltandosi verso i nuovi arrivati.

Quando scorse Jecht, il suo sguardo parve illuminarsi.

-Bene bene bene, guarda chi mi ritrovo davanti dopo tanti anni. È una giornata piena di sorprese- disse l'uomo, alzandosi in piedi e recuperando lo scettro al suo fianco.

-Galenth- disse l'ex-giocatore, senza sembrare troppo entusiasta.

-Jecht. Vecchio amico- rispose più amichevolmente l'altro, facendosi incontro al gruppo -Sembra che certe abitudini non cambino mai.

Si fermò davanti a Yuna e rispose al saluto, come di dovere.

-È un grande piacere conoscere la figlia del grande Braska. Hai ripreso molto da lui- osservò il Maestro dopo averla osservata per alcuni secondi.

-Maestri- disse Lightning in quel momento, sporgendosi da dietro la tenda -Gli uomini sono pronti. Anche gli Albhed.

Galenth si volse verso Seymour, che acconsentì con un cenno del capo.

-Date iniziò all'Operazione Mi'ihen- ordinò l'anziano uomo.

La comandante rispose con un cenno e sparì.

-Quale Operazione? Cosa state architettando?- chiese Jecht, stringendo l'impugnatura del suo spadone e tirandolo giù dal carretto.

-Sembra che i Miliziani abbiano deciso di farla finita una volta per tutte con Sin, e pensano che con la collaborazione delle macchine Albhed possano domare la forza del mostro- spiegò Galenth, dando le spalle al gruppo e avanzando verso il bordo del dirupo.

-Il piano non funzionerà. Lo sapete entrambi- disse Jecht, fissando i due Maestri con astio.

Gabranth, Kuja e Yuna si fecero da parte, intimoriti dall'aura del veterano -È un suicidio.

-Lo sappiamo- rispose Galenth -Ma glielo lasceremo fare lo stesso.

-Cosa!?- esclamò la ragazza.

-Cerchi di capire, Lady Yuna- intervenne Seymour -Se avessimo tentato di fermare questo piano spiegando che un impresa del genere fosse impossibile, crede che vi avrebbero rinunciato? No, avrebbero tentato, finché non si sarebbero scottati. Facendo così saremo in grado di evitare uno scenario peggiore.

-Non blandirla con mezze verità- intervenne Kuja, adirato, frapponendosi tra il Maestro e l'evocatrice -Quello che state facendo non è umano.

-Ma è il male minore per la salvezza di questo mondo- replicò Galenth, tornando a voltarsi verso il gruppo -Solo un Evocatore e i suoi Guardiani potranno sconfiggere Sin. Finché la gente comune non si redimerà dai propri peccati.

-Vecchio pazzo- disse Jecht, rude -Come pensate di attirare quella bestia?

Un verso bestiale risuonò nell'aria, in risposta alla domanda del veterano.

-Una Scheggia. Credete di attirarlo qui solo con quella cosa?- ghignò l'uomo, schernendo i due maestri.

-Sin accorre sempre al richiamo delle sue Schegge- replicò Golbez, che era rimasto immobile dietro al mezzo Guado.

-Bah, idioti...- replicò Jecht, scostando Galenth con una spallata.

-Jecht, cosa stai...?- fece per chiedere Yuna, ma la voce del Guardiano li zittì di colpo.

-VIENI FUORI VECCHIO MIO! LO SO CHE SEI LÌ! AVANTI, FATTI SOTTO!

Per alcuni istanti non successe niente.

Poi Sin emerse dalle acque con una possente ondata.


A\N: E qui finisce il capitolo. Per il resto dell'imminente massacro, ci sentiamo al prossimo capitolo.

DII\N: E prima che possa dirlo lui, alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Battaglia con la Scheggia ***


A\N: Ed eccomi puntualissimo a proseguire la mattanza.

DII\N: Non avevamo dubbi.


L'immensa forma della creatura si stagliò di fronte a tutti i presenti, minacciosa e imponente.

Yuna ebbe un sobbalzo, a vedere il mostro ergersi di fronte a lei per la prima volta.

Era davvero Sin.

-Che abbiamo fatto?- sussurrò, indietreggiando di un passo.

-Sei venuto eh!?- gridò ancora Jecht, anche se meno esuberante.

-Incredibile- disse Seymour, con voce piatta -Lord Jecht è riuscito ad attirare il mostro con il solo suono della sua voce.

-Che l'epurazione cominci- proclamò solennemente Galenth.

-No! Kuja fermali!- gridò la ragazza, al che il mago scattò verso i Maestri, trovandosi la strada sbarrata da Golbez.

-Non posso lasciartelo fare, è troppo pericoloso- disse lo stregone.

-Me ne infischio del pericolo! Quelle persone non meritano di morire, non glielo permetterò!- gridò il giovane, preparandosi ad aprirsi la strada con unghie e denti.

-Lascia perdere ragazzo, è inutile!- gridò Jecht -Sono tutti uomini morti ormai!

-Come puoi dire questo?- esclamò oltraggiato Gabranth, mettendo mano alle lame, pronto a difendere l'Evocatrice fino alla morte.

-Sono tutti morti nel momento in cui ho chiamato Sin qui! Vecchio bastardo ubriacone!- continuò il gigante, agitando il pugno verso la bestia.

Un grido di guerra si sollevò dalla spiaggia sottostante, mentre una carica di Miliziani a cavallo di chocobo balzava in avanti contro le Scaglie che stavano guadagnando la riva.

-No! No! Fermi!- gridò Yuna, correndo avanti, ma un ruggito la fece arrestare, mentre la Scheggia che i Maestri avevano catturato in precedenza atterrava con violenza sul pianale, libera.

-Maledizione!- esclamò Galenth.

-Yuna!- gridò Kuja, raggiungendo il fianco della sua evocatrice.

-Lord!- gridò nel contempo Golbez, andando ad affiancarsi al mezzo Guado.

L'altro Maestro colse l'occasione per defilarsi.

-Sir Jecht!- esclamò Yuna, mentre si preparava ad evocare Valefor -Che cosa aspetta!?

Ma l'uomo la ignorò, limitandosi a sfidare Sin ancora una volta.

-Coraggio vecchio mio! Non farti attendere! Io sono qui! Fatti sotto!

Sin emise un verso scomposto, quasi un lamento prima di scatenare una temibile onda d'urto che accecò i presenti.


Il rumore della pietra che si sgretolava richiamò la sua mente fuori dall'oblio.

La prima cosa che Yuna avvertì fu il dolore, tutto il corpo che vibrava in protesta.

Poi realizzò che qualcosa di molto grosso si stava muovendo poco lontano da lei.

Un improvviso ruggito di dolore la fece voltare di scatto, ritrovandosi la Scheggia di Sin a pochi passi.

La creatura era visibilmente ferita, ma non dalla forza del suo creatore, e cercava di restare in equilibrio sul terreno martoriato.

Un fulmine si schianto su una delle protuberanze palmate che si protendevano dal torace, facendola a pezzi; la creatura arretrò, riuscendo a non cadere, prima di rispondere con un ruggito.

Sul quello che sembrava il bacino spuntava una bocca formata da tre protuberanze, come un insetto, che riversò un onda di energia oscura verso l'attaccante, che Yuna non poteva vedere.

Tuttavia la forza della Scheggia era più devastante di quello che aveva previsto, e vide l'energia oscura prossima a travolgerla, prima che il corpo di Seymour potesse frapporsi, evocando uno Shell per difendersi dalla forza del nemico.

Quando l'ondata passò, il Maestro crollò in ginocchio, ferito dall'ondata devastante e indebolito dall'onda d'urto di poco prima.

-Lady Yuna... trovi un riparo- ansimò il mezzo Guado, risollevandosi a fatica.

-Maestro Seymour!- esclamò invece la ragazza, vedendo lo stato del ragazzo.

-Ritiratevi. A questa bestia posso provvedere io- disse Golbez, la rabbia nella sua voce percepibile dal tono basso e profondo.

Lo stregone atterrò di fronte al mostro, apparendo illeso, la sua armatura senza neanche in graffio, ergendosi come un muro a difesa dei due.

-Torna nell'abisso da cui sei nato, demone- minacciò il gigante, scagliando un Firaga contro il nemico.

La Scheggia venne travolta in pieno, e un possente gridò di dolore lasciò la sua bocca.

L'istante successivo la creatura caricò in avanti con una rapidità imprevista, scagliando lo stregone da parte con un solo colpo di una chela.

Quindi abbatté tutta la propria rabbia contro Yuna e il Maestro, ma quest'ultimo dimostrò un impareggiabile forza fisica reggendo l'urto a mani nude.

-Lady Yuna, si ritiri. Trovi i suoi Guardiani e si allontani da questo posto maledetto- la incitò a denti stretti il mezzo Guado.

Yuna indietreggiò, titubante, il dolore ai muscoli ancora percepibile.

Il suo scettro era disperso da qualche parte, e non sarebbe mai riuscita a trovarlo; il numero di possibilità che aveva di poter fare qualcosa calavano a mano a mano che realizzava la situazione.

La spiaggia era stata interamente spazzata via, e l'assenza di grida di guerra sottolineavano la distesa di morte che la circondava.

Kuja, Gabranth e lo stesso Jecht erano spariti nel nulla, forse morti, forse sommersi dalle macerie.

Golbez si risollevò, grugnendo di dolore mentre sfilava un pezzo di pietra da sotto l'armatura.

Yuna corse al suo fianco, di riflesso, ma il gigante la respinse.

-Non insistere ragazza. Non puoi fare niente al momento. Questa bestia non sarà sconfitta a meno che tu trovi aiuto- le spiegò, con voce calma.

Un gemito di dolore fece voltare i due, mentre il Maestro andava ad abbattersi poco lontano.

-Non sprecare inutilmente i tuoi talenti. Vattene finché...

-Talenti!- esclamò Yuna, realizzando -Golbez presto, trova il mio scettro!

-Cosa?- fece il gigante, colto alla sprovvista.

-Muoviti!- lo incitò Yuna, fissando la Scheggia che avanzava verso di loro, rallentata dal terreno irregolare ma pur sempre velocemente.

Fortunatamente lo stregone richiamò lo scettro della ragazza appena in tempo, come aveva fatto allo stadio, e lei lo prese al volo, evocando Ifrit per il rotto della cuffia.

L'Eone emerse dalla terra come una furia, piombando diretto sula bocca della creatura e straziandola senza pietà con gli artigli e le fiamme.

Il nemico indietreggiò, infuriato, agitandosi con ferocia paragonabile a quella dell'avversario, pestando il terreno con violenza.

Yuna credette quasi che Ifrit sarebbe riuscito a rovesciare il mostro, ma la Scheggia era come impazzita, dimenandosi con forza incredibile, fino ad abbattere l'Eone a terra e a schiacciarlo con il proprio corpo.

La ragazza usò un Curaga su se stessa, cercando di rimettersi in sesto, mentre i suoi occhi vagavano sul campo di battaglia alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarli, visto che nemmeno la forza di un Eone poteva tenere testa a quella bestia.

Mentre Ifrit ruggiva di sfida, scagliando una potente fiammata alla Scheggia, e mentre questa lo teneva bloccato a terra con le innumerevoli zampe da insetto, Yuna scorse una via d'uscita: durante lo scontro la Scheggia non si era accorta di essersi avvicinata alla scarpata.

Approfittando del fatto che Golbez si era allontanato da lei per soccorrere Seymour, Yuna scattò in avanti, congedando Ifrit per attirare su di se l'attenzione del mostro.

Quello, ritrovandosi improvvisamente a mordere aria, si volse, cercando una nuova preda, e Yuna gli passò proprio sotto il naso puntando dritta al precipizio.

-Lady Yuna!- le gridò dietro lo stregone, facendo per intervenire quando ormai era troppo tardi.

L'evocatrice balzò oltre il bordo, proiettandosi in cielo, mentre il terreno sotto i piedi della Scheggia franava, trascinando il peso della bestia con se.

Fiduciosa della suo successo, Yuna evocò Valefor, che la prese al volo, puntando in alto verso i cieli.

Ma invece l'Eone venne strattonato all'indietro con un rauco grido di dolore.

La ragazzi si volse, e vide una seconda bocca, che non aveva notato precedentemente, in cima al corpo della creatura stringere ferocemente la “coda” di Valefor.

L'Eone gemette una seconda volta mentre veniva scagliato da parte, sbalzando Yuna dalla sua schiena e lasciandola precipitare verso terra senza pietà.

Non era una caduta molto lunga, ma la disposizione delle fauci della Scheggia spalancate sotto di lei non garantivano una sorte lieta.

Stava accadendo tutto troppo in fretta.

Un minuto prima stava salvando delle vite, combattendo una bestia abbastanza forte da mettere in difficoltà due degli uomini più potenti che avesse mai incontrato, l'istante successivo stava cadendo vero una presumibile morte.

Yuna si ritrovò a chiedersi a cosa pensasse una persona nei suoi ultimi istanti di vita.

Amici? Familiari? Amanti?

Sorprendente percepire tutto questo in una frazione di secondo.

Quella frazione che trascorse prima che una gigantesca mano artigliata potesse afferrarla.

Una figura bianca e pelosa l'accolse in grembo, raggiungendo la parete scoscesa del precipizio in un lampo, per poi darsi una spinta e atterrare sulla sabbia, fuori dalla portata del mostro, che si schiantò a terra con violenza, venendo sommerso dalle rocce pochi istanti dopo.

Yuna non ebbe tempo di registrare quello che le accadeva intorno prima che con un sobbalzo potesse toccare a terra, protetta dalle braccia del suo salvatore.

Avanzarono per alcuni metri, lasciando un profondo solco sul terreno sabbioso, fino a fermarsi con un ultimo scossone.

La ragazza rotolò fuori dalla presa dello sconosciuto, annaspando e cercando di dominare il tremore delle sue membra.

-Tutta intera?- fece una voce maschile, attutita alle orecchie della ragazza.

-Si, sto bene- rispose lei, alzando lo sguardo.

Cid Raines le stava rivolgendo due occhi quasi colmi di terrore, la peluria sul suo corpo rizzata e la trasformazione quasi completa.

Era appoggiato sul gomito destro, nell'atto di rialzarsi, i pantaloni armati della divisa dei miliziani ancora intatti nonostante il busto fosse interamente scoperto.

La bocca di Yuna si spalancò mentre i suoi occhi si dilatavano per la sorpresa.

-P-p-papà...?- balbettò imbambolata.

Il ruggito della Scheggia risuonò nell'aria, facendo voltare l'uomo all'istante, mentre lo sguardo della ragazza rimase fisso sul volto del genitore adottivo.

Cid le lanciò una sguardo incerto, prima di scattare in piedi.

-Tu resta qui- le ordinò, puntandole il dito contro, prima di ruggire a sua volta all'indirizzo del mostro, balzando all'attacco.

Yuna seguì i suoi movimenti, per quanto possibile, osservandolo mentre assaliva il nemico ad artigli sguainati.

La bocca più in alto venne colpita con violenza al primo passaggio, facendo incespicare la creatura già duramente ferita.

Quindi l'uomo tornò alla carica, staccando le mandibole via dal resto del corpo a mani nude.

Quando ormai il demone sembrava vinto, Cid calò con rabbia un ultima artigliata contro la bocca inferiore, strappando un ultimo, lamentoso, grido al mostro, che crollò sui detriti mentre il combattente rotolava via da sotto la massa del nemico.

Nello stesso istante un possente scoppio risuono nell'aria, seguito da uno schiocco elettrico.

Yuna distolse lo sguardo dal genitore adottivo, voltandosi verso l'entrata della baia e vedendo la presunta Macchina Albhed scatenare una possente scarica contro Sin, venendo respinta da uno scudo invisibile attorno al corpo della creatura.

Quasi a liberarsi di un fastidioso prurito, il demone reagì scrollandosi appena, scatenando un potente raggio di energia che disintegrò la Macchina, riducendola in polvere assieme ai suoi occupanti.

-Yuna!- gridò Cid, raggiungendola e tirandola via per un braccio -Qui non è sicuro, allontaniamoci!


Kuja riprese i sensi poco a poco, sentendo la sua mente esitare e il suo corpo dolere.

No ricordava molto dopo l'onda d'urto, solo di essere stato accecato fino a svenire.

Non era nemmeno più sulla roccia, ma su qualcosa di caldo e granuloso... sabbia.

Aprì gli occhi a fatica, trovandosi sulla spiaggia, senza niente attorno.

Poi udì un gemito al suo fianco, e abbassando gli occhi vide Gabranth, riverso sul terreno.

Di Yuna e Jecht nessuna traccia.

Reggendosi la spalla destra, Kuja si sollevò da terra, le gambe malferme ma già in grado di sostenere il suo peso.

Non vedeva quasi nessuno in giro: dei Miliziani che fino ad un istante prima del suo svenimento avevano affollato la spiaggia con grida di battaglia e orgoglio non era rimasto niente.

O forse erano diventati parte di quella stessa sabbia su cui stava camminando.

Il senso di repulsione che gli salì alle labbra venne respinto a malapena.

Senza tante cerimonie diede un colpetto al fianco di Gabranth con un piedi, spingendolo a riprendersi.

Dopo qualche tentativo il giudice finalmente si riebbe, mugugnando e gemendo.

-Oh Yevon... Kuja, dove siamo...?

-Sulla spiaggia, credo- rispose quello, tornando a scrutare l'ambiente.

-Maledizione... Yuna- disse il guerriero, riuscendo a rimettersi in piedi -Dobbiamo trovarla.

-Pienamente d'accordo- replicò il mago, mettendosi in marcia verso la sua destra.

Se non ricordava male i punti cardine, erano stati scagliati più in là rispetto alla loro posizione originaria.

La curva della baia, ora deserta, dimostrava quale direzione perdere.

Poi un grido animalesco seguito da un violento schianto contro la roccia, fece sobbalzare i due, che in comune accordo iniziarono a correre verso la fonte del suono.

Si avvicinarono rapidamente, cogliendo distinte frasi di minaccia, espresse con rabbia e furore, finché, superando un masso franato, i due non si ritrovarono davanti Maestro Galenth appeso alla parete da un artiglio di Cid Raines, mentre Yuna cercava di trattenere il proprio padre.

-IO TI AMMAZZO MOSTRO! TE LA FACCIO PAGARE PER TUTTI LORO!

Kuja rimase a fissare i due incredulo, mentre Gabranth avanzò immediatamente contro l'uomo più giovane, in soccorso della sua evocatrice.

Un fulmine si abbatté a poca distanza dal gruppo quietando gli animi mentre Golbez si faceva avanti affiancato da uno zoppicante Seymour.

-Cos'è tutto questo trambusto, Generale?- chiese il mezzo Guado, rivolgendosi a Cid.

-Osi chiedermelo, viscido verme?- sibilò questi, lasciando scivolare l'altro Maestro a terra.

Gabranth l'afferrò per il polso dell'altra mano, mentre Golbez si spostava in avanti a difesa del proprio protetto.

-No fermi! Non combattete, basta combattere!- esclamò Yuna, con le lacrime agli occhi -Papà ti prego.

Gabranth, colto alla sprovvista, lasciò andare il braccio dell'uomo, indietreggiando di un passo.

Cid abbassò il proprio sguardo assassino sul volto della figlia, prima di ritrarre i propri artigli e rilassare i muscoli.

-Lo faccia arrestare, Maestro Seymour- disse Galenth, risollevandosi a fatica -Ha osato alzare le sue mani contro un Maestro di Yevon...

L'istante successivo l'anziano uomo era a terra, la parte sinistra del volto segnata dai graffi del generale.

-Si trattenga dal provocare quest'uomo Galenth. Non posso garantire per lei- rispose Seymour, velenoso.

Kuja ebbe un sobbalzo, ricordando come l'altro li avesse abbandonati alla Scheggia appena gli era stato possibile.

Nonostante non fosse in grado di comprendere quanto stava succedendo, un lieve sorriso di compiacimento sfuggì alle sue labbra.

-In quanto a voi, Sir Raines- continuò il Maestro, enfatizzando il titolo -Credo vogliate prendere congedo immediato dal corpo dei Miliziani...

-Se pensa che io lascerò i miei uomini...!

-È inutile combattere battaglie perse in partenza, pivello- intervenne Jecht.

Kuja si volse alla sua sinistra, ritrovandosi affiancato dal bruto, sopraggiunto senza che nessuno se ne accorgesse.

-Credo che nessuno qui voglia approfondire la conoscenza, dico bene?- proseguì calmo l'uomo.

-Non del tutto- rispose sorprendentemente Seymour, facendosi avanti -Per quanto rechi in me la vergogna di questo massacro non posso rinunciare ai miei doveri. Che voi lo crediate ancora o no, gli Evocatori e la chiesa di Yevon devono collaborare per il bene di Spira. Ritengo che sia di vitale importanza non perdere fiducia gli uni negli altri, quindi vi sarei molto grato se accetterete di visitare la mia gente quando passerete...

-Con quale faccia tosta- minacciò Cid, spingendo Yuna dietro di se, mentre Seymour si limitava ad osservare impassibile.

-Rilassati pivello- intervenne nuovamente Jecht, dando una pacca alla spalla dell'altro -Non è a te che si rivolgeva.

Gli sguardi di tutti andarono a posarsi su Yuna, immobile tra i due uomini.

La ragazza inspirò, prima di farsi avanti, solenne.

-In nome del bene di Spira, io accetto il vostro invito, Maestro Seymour- dichiarò.

-Bene. Spero non...

-Avete altre richieste da farmi?- lo interruppe lei, fredda.

Il mezzo Guado rimase un instante interdetto, prima di eseguire il saluto rituale di commiato.

-A tempo debito, per ora non ho altro da chiedere. Adesso devo occuparmi del rituale e rispedire queste povere anime dove appartengono, e voi dovete riprendere il viaggio.


A\N: E qui finisce l'arco di Mi'ihen, passiamo in fretta oltre. Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** I racconti di Djose... ***


A\N: E adesso via di allegria.

No scherzo, dopo quel macello i musi lunghi dureranno parecchio.

DII\N: Sono fermamente convinto che voi autori non vi rendiate minimamente conto della sofferenza che portate a noi personaggi.


La carovana era nuovamente in viaggio nel giro di un'altra ora, tra le emergenze, i feriti e i rituali per rispedire le anime nell'oltremondo, percorrendo le vie rocciose del canyon e lasciandosi il campo di battaglia alle spalle.

Il carro delle provviste non era più necessario, dato che molte razioni e medicamenti erano stati usati per aiutare i sopravvissuti, e inoltre l'aumento dei membri aveva permesso di spartirsi meglio il carico.

Yuna aveva preso le erbe mediche e parte delle scorte d'acqua, mentre il resto se l'erano diviso i suoi Guardiani.

Cid non aveva detto molto da quando si erano riuniti, la ragazza si era limitata a fargli un sorriso e abbracciarlo, ed era diventato il suo quarto Guardiano.

Jecht e gli altri non avevano protestato, nemmeno Kuja, che ancora ricordava con astio il comportamento dell'uomo a Besaid.

Golbez si era tenuto a distanza fino al momento della partenza, in cui si era recato incontro al gruppo, dicendo che Maestro Seymour gli aveva acconsentito di accompagnare l'evocatrice fino al tempio successivo.

Cid avrebbe preferito cacciarlo, ma Yuna aveva accettato di buon grado la disponibilità dello stregone.

Nessuno invece si era preoccupato di chiedere a Jecht come mai Sin avesse risposto al suo richiamo di sfida.

Si erano limitati a scuotere le spalle e comportarsi come se fosse tutto normale, come se il guardiano non avesse appena dimostrato qualcosa di straordinario ai loro occhi.

Yuna e Golbez si erano incamminati fianco a fianco, scambiando qualche parola sporadica, mentre i restanti quattro si erano ritrovati in coda, ad osservarli in silenzio.

Per la ragazza lo stregone restava un mistero: era comunque un compagno di Seymour e un servo della chiesa di Yevon, ma sembrava avere altri fini...

-Perché siete così fedele a Maestro Seymour, Golbez?- chiese ad un certo punto la ragazza.

Il gigante rimase in silenzio per alcuni secondi, prima di rispondere.

-Tempo fa, poco più di un anno, mi misi in viaggio per un Pellegrinaggio- spiegò -Ero vissuto a Bevelle, sotto la protezione materna della chiesa, fino ad allora. Ero solo un orfano di strada, con un fratellino a cui badare...

-Avete un fratello?- lo interruppe la ragazza, sorpresa dal fatto che il dettaglio sembrava ripetersi nel passato dei suoi Guardiani molto spesso.

Non che considerasse Golbez uno di loro, era ancora indecisa: qualcosa la inquietava di quel gigante misterioso, ma si comportava quasi come un protettore con lei.

-Molti- riprese l'uomo -Tutti orfani, cresciuti assieme. Io, mio fratello, e i nostri amici. Un gruppetto molto affiatato e ambizioso, da quando eravamo alti quanto i banchi del mercato.

Yuna paragonò mentalmente il gigante al mercato cittadino, scoprendo di non riuscire ad immaginarselo così basso.

-Un giorno una di noi, la più giovane, decise di diventare un'evocatrice, ispirata dai racconti delle gesta di vostro padre Braska. Mio fratello e gli altri ragazzi del gruppo erano diventati tutti guerrieri formidabili, mentre l'ultima compagna si era dimostrata nel tempo un arciera infallibile. Io, invece, studiavo la magia, e Seymour era stato un mio compagno di apprendistato per molti anni.

Golbez fece una pausa riprendendo fiato.

Yuna rimase a guardarlo, quasi a voler scorgere un improvvisa crepa in quell'armatura indecifrabile.

-Partimmo la sera del giorno stesso, dopo aver visitato il Chiostro di Bevelle, con la benedizione del clero, diretti a Macalania. Il viaggio si è dimostrato semplice: con Bahamut al nostro fianco, e la nostra ferrea capacità di collaborare, nessun nemico poteva resisterci. Arrivammo al tempio senza problemi, e lì la mia Evocatrice ottenne Shiva.

Ci fu un'altra pausa, mentre il gigante si toglieva l'elmo.

Una cascata di capelli albini incorniciò un volto scuro, la pelle di un colorito ancora più denso di quella dei comuni abitanti di Spira.

Nonostante l'immensa stazza, il viso di Golbez era delicato e sincero come quello di un bambino.

-Era strano, come se fra ehm... Rydia era il suo nome, e Shiva ci fosse una strana sintonia, sembrava che avessero aspettato tutta una vita per incontrarsi. Ma purtroppo non fummo in grado di prevedere quello che successe dopo: fummo attaccati da un orda di creature, anime non morte, la notte stessa. Nonostante la sorpresa riuscimmo a tenergli testa, riorganizzandoci, ma venni colpito alle spalle e mi risvegliai la mattina dopo. Seymour e i suoi Guado erano accorsi massa, scacciando le creature, ma senza poter impedire che i miei compagni fossero trascinati via nella notte.

-Storia interessante- intervenne Jecht, affiancandosi ai due -Il rimorso ti ha convinto a fare da leccapiedi a quella ballerina blu?

-È stato Seymour a darmi la forza di andare avanti, invece di abbandonarmi alla disperazione- replicò inflessibile Golbez, assumendo un espressione dura -Mi ha convinto per il bene di Spira, aiutandomi a superare le mie debolezze e il tormento. Ho scelto di diventare suo protettore per mia libera scelta, perché rispetto ciò che sta cercando di ottenere.

Yuna passò rapidamente il proprio sguardo da Golbez a Jecht e viceversa.

-L'ho già sentita questa storia- replicò Jecht -Certe cose non cambiano mai.

-Cosa significa Sir...?

L'uomo le accarezzò il capo, sedando la sua domanda e ricacciandola nei recessi del suo animo.

-Ma in fondo è bello anche così- si limitò a dire.

-Siamo arrivati!- intervenne d'improvviso Kuja, infilando la propria testa tra i due, decisamente altero.

-Djose...- mormorò Gabranth.

Per lui era il primo tempio che vedeva, oltre a quello di Ifrit.

-Esclusa Bevelle tutti i templi si trovano in zone isolate- spiegò Cid, andando ad affiancarsi alla figlia e allontanando Golbez, che si fece da parte rispettosamente.

-È ancora molto lontano?- chiese Gabranth, riferendosi al tempio che non riusciva a scorgere da nessuna parte.

Kuja ghignò, sul punto di fare un commento ma Yuna lo anticipò.

-Tranquillo Gabranth, il tempio di Djose è unico.

Detto questo al ragazza avanzò tranquilla e sollevò le proprie braccia, intonando una litania sussurrata al vento.

A rispondere alla sua preghiera l'immensa roccia che dominava l'orizzonte si sgretolò, e i pezzi di pietra vennero sollevati in aria da delle potenti scariche elettriche generate dal tempio stesso.

-Quando un evocatore entra nel tempo di Djose questo si chiude in una fortezza di roccia per non essere violato, proteggendo l'evocatore finché Ixion non viene domato- disse Kuja, spiegando con un velo di autocompiacimento e superiorità -Solo un altro evocatore può chiedere alla fortezza di aprirsi.

-Capisco. I miei occhi sono stati ingannati dalla mia ignoranza- ammise Gabranth, con un tono quasi sarcastico.

-Voi due siete stati separati alla nascita?- chiese Cid, infastidito da quel battibecco velato.

-Anche se il tempio è già occupato non possiamo attendere oltre- intervenne Golbez -Procediamo.

I sei attraversarono la breve strada che li separava dall'edificio senza più intrattenersi in chiacchiere.

Golbez tornò ad affiancarsi alla ragazza, nonostante l'ex-miliziano lo tenesse d'occhio ad ogni passo.

-Conosce il fulmine, Lady Yuna?- chiese dal nulla lo stregone.

-Si. È una manifestazione di energia che piove dal cielo- rispose lei, non capendo bene la domanda.

Golbez rimase in silenzio per alcuni istanti guardano fisso i portali del tempio che si avvicinavano.

-Il fulmine è più che una semplice manifestazione di energia- cominciò a spiegare -Il fulmine è il simbolo della pazienza. Il fulmine attende, come un predatore, di colpire. Ha solo una chance e poi finisce, niente più che un battito di ciglia. È elegante come il vento- spiegò, indicando Kuja con il capo -E distruttivo come il fuoco- il suo sguardo andò a posarsi su Gabranth -Ma il silenzio contemplativo del fulmine è la sua vera forza. È volubile, non è flessibile, non è addomesticabile.

I cancelli del tempio si aprirono al loro arrivo, illuminando un ricco atrio decorato con le statue dei grandi evocatori del passato, e impreziosito da ricchi materiali.

-Ricordi sempre questo, Lady Yuna. Il fulmine è pazienza e perseveranza, non si piegherà, non è nella sua natura.

L'evocatrice e i Guardiani si fermarono a fissare il gigante, in silenzio, prima che questi potesse congedarsi con il saluto rituale.

-Non posso accompagnarvi oltre, questo è un viaggio che dovrete fare da sola. I miei ossequi, e la mia gratitudine sono rivolti a voi- disse, prendendo commiato.

-Vada in pace Sir Golbez- rispose Yuna, rispondendo anche al saluto -Grazie per la vostra fiducia.

E così lo stregone prese il volo, allontanandosi rapidamente.

-Che intendeva dire con quella frase?- chiese Kuja, rivolto a Yuna.

-Ogni evocatore deve trovare la propria forza interiore per guadagnarsi il favore di un Eone- spiegò Cid -Noi Guardiani possiamo solo guardare.

-E da quando lui è un Guardiano?- chiese Kuja, indispettito.

-Non lo è- rispose Yuna con semplicità -Ancora non è il momento.

-Ah- fece il mago, ridimensionando la propria ostilità -Quando arriverà il momento, non avrò obiezioni in merito.

-Stanno uscendo. Forza, muoviamoci- ordinò Cid, secco.

-Tutto bene?- gli chiese Yuna, prendendogli il polso -Cid, perché sei tornato con i Miliziani?

-Non devi preoccuparti di questo adesso- rispose l'uomo, evitando il suo sguardo e sgusciando fuori dalla sua presa.

Yuna indietreggiò, sorpresa, finendo tra le braccia di Kuja, che lanciò uno sguardo d'astio al guerriero.

-Guarda guarda chi si rivede- disse Jecht, con un ghigno indecifrabile.

A quel punto l'attenzione di tutti tornò a posarsi sul portale che conduce al complesso interno, in cui era contenuto anche il Chiostro.

Due figure apparvero attraverso i portoni, la prima a testa bassa, appoggiandosi allo scettro anche se non ne aveva bisogno.

La seconda era rigida, impettita, e solida come una roccia, seguendo l'altra passo per passo.

Yuna, in silenzio, gli andò incontro, mentre gli altri rimasero indietro, sentendo come l'obbligo di non interferire.

La prima figura alzò gli occhi giunta alla fine delle scale, ed emise un singhiozzo di sorpresa, attutito subito dalla sua mano che andava a ripulire gli occhi gonfi di pianto.

-L-l-lady Yuna- balbettò incerta Serah, cercando di assumere contegno -S-siete viva...

L'altra salutò secondo tradizione, senza parlare, non volendo appesantire il fragile equilibrio emotivo della compagna.

-Possa il loro ricordo accompagnarti nel tuo viaggio- disse soltanto.

Dei tre Guardiani della ragazza, la presenza della sola Lightning segnalava la perdita recente.

Serah ebbe un fremito, sforzandosi di non scoppiare a piangere proprio lì, di fronte alla compagna.

-R-ricordi... I-io ricordo solo... La spiaggia...- deglutì, cercando di restare eretta.

Lightning rimase immobile, fredda, senza neanche spostare un palpebra.

Yuna fissò la giovane Evocatrice negli occhi per un istanti, prima di abbracciarla con delicatezza.

Gabranth le aveva detto che la sua compassione era la sua forza, che tutti l'avrebbero aiutata a condividere quel dolore.

Come lei si sarebbe fatta carico del dolore degli altri, niente di più.

-Lady Yuna...- singhiozzò Serah, ricambiando il gesto -Ne vale la pena? Per tutto questo... ne vale la pena?

“Ne vale la pena?”.

Si era posta quella stessa domanda una miriade volte, e guardando i suoi Guardiani e l'affetto che provava per loro crescere, se la sarebbe chiesta ancora un migliaio di volte, senza mai sapere la risposta.

-Non sta a me dirtelo- le sussurrò all'orecchio -Va per la tua strada, e troverai la risposta da te.

Le due si separarono, tornando a guardarsi negli occhi.

Serah era ancora scossa, ma annuì convinta.

-Si... questo lo posso fare...- disse, con un ultimo singhiozzo..

A quel punto Lightning smise di essere una statua e si avviò verso i portali del tempio a passo serrato.

-Grazie... Lady Yuna- disse l'altra, con un beve inchino, prima che un sonoro schiocco risuonasse nell'aria.

-Tieni le mani a posto signorinella!- esclamò Jecht, intercettando secondo pugno di Lightning prima che potesse raggiungere il volto di Cid.

-Fuori dai piedi!- replicò quella vibrando un calcio al fianco dell'uomo, che si limitò a sollevarla in aria con occhi infuocati.

-Lasciala andare subito!- esclamò Cid, afferrando il polso dell'altro -Adesso.

Il tono minaccioso nella voce dell'amico fece alzare il sopracciglio del veterano, ma acconsentì senza fare tante storie, lasciandola cadere a terra.

-Non mi serve la tua pietà!- esclamò Lightning rivolta all'ex-miliziano -Dopo tutto quello che hai fatto non meriteresti nemmeno di parlarmi!

-Light ti prego...!- fece Serah, posando una mano sulla spalla della maggiore ma quella la scostò con uno strattone.

-Ora basta. State intralciando il nostro pellegrinaggio, non avete il diritto di farlo- intervenne Kuja, duro.

-Vai al diavolo tu! Non c'entri niente in questa storia!- replicò la comandante.

-Nessuno di loro c'entra!- esclamò Serah, mettendosi di fronte a lei.

-Silenzio!- disse Yuna, facendo ammutolire tutti.

Il suo tono semplice e potente ebbe la forza di calmare la dirompente marea di sentimenti ostili.

-Papà, che storia è questa?- chiese con semplicità l'Evocatrice.

Cid sospirò, innervosito.

Era facilmente visibile il fatto che non apprezzasse condividere i propri segreti.

-Anni prima di incontrare Braska ero il braccio destro del generale Farron, quando i Miliziani erano ancora forti e orgogliosi. Il generale era una brava persona, ma l'odio che provava per Sin gli causava molto spesso violenti scatti d'ira e lo portò lentamente all'alcolismo. Il suo impegno ardimentoso nella causa l'aveva reso vittima di un odio incontrollabile. Quando sua moglie morì dando alla luce la sua seconda figlia il dolore spazzò via quei pochi resti del guerriero onorevole che avevo imparato a rispettare. I Miliziani persero rispetto a causa del suo comportamento, e la loro stessa missione venne messa in discussione. Mi rivolsi varie volte al consiglio dei Maestri di Yevon cercando di convincerli a prendere provvedimenti, ma non ostante gli sforzi del Maestro Jyscal Guado non furono effettuate misure preventive. Fu allora che realizzai che al clero non interessava niente del destino dei Miliziani o della gente che veniva messa in pericolo dal loro comportamento fuori controllo. Quel giorno decisi che avrei preso la faccenda nelle mie mani e avrei cessato per sempre di obbedire al clero. Non ci fu giornata migliore: una tempesta calò con furia su Bevelle, e tutti si chiusero in casa. Fui il solo, nella notte, ad attraversare quelle strade maledette, fino alla casa del generale. Era stranamente quieta: di solito egli passava la notte ad urlare infuriato mentre le bambine piangevano senza posa, terrorizzate. Trovai la porta aperta, forse a causa dell'alcool, ma quando un breve gridò di terrore raggiunse le mie orecchie nonostante l'ululare della tempesta, non potei che essere grato dell'imprudenza del generale. Dall'altro lato della casa, nella camera delle bambine, trovai l'immagine di quell'uomo stagliarsi sulla culla della neonata addormentata con un pugnale insanguinato in mano.

Cid fece una pausa drammatica, abbassando lo sguardo sulle sue mani, finché le unghie non si allungarono diventando artigli e la folta peluria bianca non apparve a ricoprire le membra.

-È stata la prima volta che questa forma si manifestò. Non ricordo molto del mio passato, prima di entrare nella Milizia, tranne che fu il giovane Farron a condurmici. Il mio mentore, il mio amico... E questo l'ha ucciso. Quando capii cosa avevo fatto era ormai troppo tardi: la testa del generale era riversa a terra, separata dal corpo dalla forza dei miei artigli. La neonata piangeva, e con lei piangeva la maggiore, nascosta dentro l'armadio con un taglio sulla guancia.

Cid passò il suo sguardo sulle due ragazze, incontrando lo sguardo rancoroso di Lightning e quello confuso di Serah.

-Da quel momento nemmeno i Miliziani mi avrebbero accettato, ero diventato un mostro. Presi le due bambine avvolte in una coperta e le portai al tempio di Bevelle, dove trovai Maestro Jyscal in partenza. Il Guado sarebbe stato disposto a prendere le due con se, ma Mika ci trovò, impedendolo: prese le bambine con se e mi esiliò per i miei crimini, concedendomi la fuga. Da quel giorno giurai che mai più avrei fatto di me uno strumento di Yevon.


A\N: E con questo abbiamo le storie di Cid e Golbez (almeno in parte). Quindi direi che possiamo chiudere e andare alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** L'evocatrice di Guadosalam ***


A\N: Ritorniamo al nostro tempio, che dopo tutte quelle storie sta un po malmesso.

DII\N: Vuoi dire che i lettori stanno un po malmessi, dopo quel miscuglio infinito di Flash-Back.


-Quindi?- chiese Jecht, stringendo le spalle -Perché sei tornato a capo della Milizia?

-Ah, chiudi il becco!- lo seccò Lightning, marciando fuori dai portoni senza guardarsi indietro.

Serah rimase un attimo a guardarla allontanarsi, prima di volgersi direttamente a Cid, con un inchino -Non dovete portare il rimorso del vostro passato. Anche se non ho memorie di quei tempi posso capire quali sentimenti vi abbiano spinto a tale azione. Io e mia sorella abbiamo potuto vivere le nostre vite in pace senza rimpianti, grazie a lei.

La ragazza fece una pausa tornando a guardare Yuna -Ora capisco perché devo continuare a vivere con il mio spirito saldo, Lady Yuna. Grazie ancora, per avermi fatto realizzare il mio destino, il compito che Yevon ha lasciato a me.

Detto ciò la giovane evocatrice si avviò dietro alla sorella, correndo quasi per restare al passo.

-Che famiglia- commentò Kuja -La prima fredda e stoica, chiusa nella propria solitudine, e la seconda serena e fragile, che vive nella fiducia degli altri.

-Quelle due dovranno farsi forza vicenda per superare le avversità di questo mondo. Da sole saranno inevitabilmente spazzate via- aggiunse Gabranth, fianco a fianco con il mago.

-Cid, pivello, non hai idea della forza delle emozioni delle gente, vero?- disse Jecht, dando una pacca sulla spalla del compagno, con fare giocoso.

-Ma ancora non capisco perché tornare sotto il comando di Yevon dopo tutto quello che è successo- intervenne Yuna, volendo andare fino in fondo nella faccenda -Perché, se quello che hai raccontato è vero?

Cid inspirò profondamente un'altra volta, posando lo sguardo sulla figlia adottiva.

-Quando Braska ti affidò a me, rimasi incredulo della sua fiducia. L'avevo conosciuto come un reietto, come me. Lui e suoi salvarono dall'aggressione di alcune bestie, e si presero cura di me durante la mia convalescenza. In quei giorni conobbi lo spirito e la generosità di tuo padre, disposto a salvare il mondo che l'aveva rifiutato senza ambizioni personali, ma soltanto amore. Nonostante un'iniziale attrito ho accettato la sua forza d'animo, e mi offrii di accompagnarlo anche in capo al mondo. Invece egli mi fece dono della più grande responsabilità possibile: crescerti. Poteva scegliere chiunque, anche tra i suoi Guardiani, ma preferì lasciarti ad un mostro come me, nonostante mi conoscesse da poco più di un mese.

Cid s'inginocchiò con rispetto di fronte alla figlia, alzando il proprio sguardo sugli occhi bicromatici di lei.

-Avevo già tradito la fiducia di qualcuno a me estremamente caro, e giurai a me stesso che mai avrei commesso un simile errore, e che mai avrei permesso a Yevon di distruggere anche la tua vita dopo quella di tuo padre. Ti portai a Besaid, al sicuro dagli artigli del male, e condussi una doppia vita per dominare i miei poteri oscuri e nel contempo crescerti libera e felice, come saresti dovuta crescere con tuo padre. Ma con gli anni realizzai che ti amavo troppo per costringerti a credere nei miei principi, e così rimasi a guardare mentre costruivi il tuo futuro nell'immagine del tuo defunto genitore. Avevo sperato sino all'ultimo che avresti cambiato idea, che avresti compreso perché non volevo che proseguissi su quella strada, ma ho fallito. Lasciarti andare è stato crudele, ma non potevo rinchiudere il tuo cuore sull'isola ne potevo accompagnarti cosciente di quello che ti aspettava. Avevo fallito miseramente, di nuovo.

Cid chinò il capo, chiudendo gli occhi e piombando in un silenzio pieno di rimorso.

-L'unica cosa che mi restava era redimere almeno in parte le mia colpe- riprese, tornando in piedi -E i miei doveri verso la Milizia e i miei ex-compagni restavano. Quando tornai chiedendo di essere riammesso, venni promosso direttamente a Generale, in vista dell'Operazione Mi'ihen. Non potei protestare contro quella follia: la decisione era stata presa dalla Milizia stessa e solo l'ordine di un Maestro di Yevon avrebbe potuto impedirlo. Purtroppo l'erede di Maestro Jyscal, Seymour, non viveva secondo gli stessi principi di suo padre.

Chiuse il pugno con rabbia mentre una lacrima solitaria rigava il suo volto.

-Lo vedi adesso figlia mia? Vedi l'uomo che non è riuscito a difendere ciò che gli era più caro, nonostante il suo cuore battesse più forte del mare in tempesta?

-Smettila di illuderti- risuonò una voce fredda, che fece voltare il gruppo verso l'entrata.

Lightning era di nuovo sull'uscio, tenendo le braccia lungo i fianchi e le dita strette a pugno.

-Io so perché l'hai fatto, perché ci hai lasciato andare al massacro. Smettila di raccontare balle sulla tua impotenza di fronte al destino. Non era per redimerti o per proteggerci che sei tornato nella Milizia, era per lei!- esclamò con rabbia la donna, puntando un dito contro Yuna -Non volevi che affrontasse Sin andando incontro alla morte, così hai fatto tutto quello che era in tuo potere per impedirlo! Lo so, perché per mia sorella avrei fatto la stessa cosa!- dichiarò tutto d'un fiato.

-Quindi, Cid- riprese, dopo un respiro frettoloso -Azzardati a mettere Serah in pericolo un'altra volta, e la mia spada berrà il tuo sangue fino a prosciugarlo.

Con queste parole la donna diede nuovamente le spalle al gruppo e scomparve definitivamente.

Jecht esalò, appoggiandosi ad una colonna -Quante belle parole sprecate.

-Yuna... io...- balbettò Cid, tremando.

La ragazza si volse a guardarlo ancora e lui indietreggiò spontaneamente, temendo il suo rifiuto.

-Io non... non era perché... oh!- crollò in ginocchio, stringendosi il capo tra le mani.

Yuna lo raggiunse lentamente, andando ad inginocchiarsi davanti a lui.

-Papà- disse, mettendogli una mano sulla spalla -Non piangere.

L'uomo alzò gli occhi arrossati, incontrando quelli appena umidi.

-Non piangere da solo.

-Oh Yuna...- replicò lui, abbracciandola -... Sono solo lieto che tu stia bene.

Kuja si asciugò una lacrima dal volto, facendo del suo meglio per contemplare in silenzio quella riunione toccante.

“Sei davvero una ragazza dal grande cuore, Yuna” pensò Jecht, guardando i due con una punta di nostalgia.

-Ancora non so se devo essere arrabbiato per l'egoismo di Cid o accettare il sollievo nel mio cuore di vedere Lady Yuna trovare la pace dopo questi giorni di tempesta- disse Gabranth, combattuto.

-Chiamala Yuna- disse Kuja, con un sorriso -Le s'addice di più.

-Eh si, sempre chiamare una bella ragazza per nome.

La coda di Kuja si rizzò di colpo sotto ai vestiti al solo sentire quella voce.

-Chi ha parlato?- chiese Gabranth, spingendo il suo sguardo oltre il mago e notando una testa bionda sbucare affianco alla vita del suddetto.

-Sono stato io- disse il basso individuo, voltando il capo verso il giudice e puntando il pollice della mano sinistra verso di se.

Sorrideva, un sorriso pieno e smagliante, gli occhi brillavano di gioia e giovinezza.

Il resto del corpo era ben proporzionato, aveva degli abiti da viaggio semplici, una coda gialla e pelosa che spuntava dal suo didietro, e due daghe appese ai fianchi.

-F-f-f-f-f-f-f-f-f-f-f-f-f-f-f...- cominciò a balbettare Kuja come se Yuna si fosse mostrata nuda e cruda ai suoi occhi.

-Cosa succede, ragazzo?- fece Jecht, staccandosi dalla colonna -Hai visto una ragazza nuda?

-DOVE!?- gridò il nuovo arrivato, facendo così tanto rumore che Yuna e Cid sobbalzarono.

-Fratello!- esclamò Kuja, uscendo dalla trance (e ricordate sempre, “trance” non “Trance”) e assestando un violento scappellotto alla testa del suddetto -Un minimo di contegno!

-S-scusa- disse quello, con una faccia offesa.

-Tanta scena per tuo fratello?- chiese Jecht, sollevando il sopracciglio.

-Lieto di conoscervi finalmente- disse Gabranth con rispetto, eseguendo il saluto rituale -Il mio nome è Gabranth, di Kilika.

-Mi piace il tipo- mormorò il biondo, sorridendo all'indirizzo del mago, ma l'occhiata del suddetto gli fece perdere tutta la sua spavalderia.

-Lieto di conoscervi Gabranth, il mio nome è Gidan, e sono il fratello minore di Kuja qui presente- rispose il suddetto, eseguendo il saluto.

-Ma più di tutti sono lieto di conoscere...- continuò, scattando lateralmente e scivolando con grazia su un ginocchio fino alla mano di Yuna -...la donna al cui richiamo mio fratello non ha potuto resistere.

Gidan si esibì in un galante baciamano di fronte alla ragazza, troppo confusa e imbarazzata per poter articolare anche solo mezza parola.

Quindi il giovane Jenoma eseguì una serie di piroette all'indietro fino ad atterrare tranquillamente sulla spalla del mago -E ora riesco anche a capire perché non hai potuto resistere.

Kuja arrossì di colpo.

-Smettila con questo tuo comportamento infantile!- esclamò il maggiore, provando ad afferrarlo.

Ma Gidan gli sgusciò via dalle dita con agilità e prese tranquillamente posto al suo fianco.

-Credevo avrei ricevuto più gratitudine per essere venuto a cercarti, Kuja- fece con tono lamentoso Gidan, prima che il fratello potesse afferrarlo saldamente per le ascelle e sollevarlo in aria.

-Senti tu piccolo...- cominciò il mago, troppo imbarazzato e sorpreso per potersi mostrare più educato.

-Sei venuto fin qui per trovare tuo fratello?- disse Gabranth, per alleviare la tensione e ricordare al compagno con chi stava parlando.

-Beh si- rispose il biondo, sorridendo imbarazzato.

-Uff, ma dico io. Faccio tanti sacrifici per proteggerti e tu ti vai a cacciare nei guai lo stesso- brontolò Kuja, rimettendolo a terra.

-Non cambi mai vero?- aggiunse poi, con tono più gentile.

-Ehi siamo fratelli. Le nostre strade si intrecceranno sempre nel tempo- rispose Gidan, alzando il pollice in trionfo -Ho sempre ammirato la tua generosità e perseveranza, Kuja, e dopo il tuo discorso sul voler salvare il mondo... Beh, diciamo che non ho potuto essere da meno.

Il volto del fratello più anziano divenne improvvisamente preoccupato -S-s-sei venuto fin qui per diventare Guardiano di Yuna?

-Beh non proprio- rispose il biondo, indietreggiando fino al portale semi-chiuso del tempio.

-Lady Yuna, compagni Guardiani, fratello mio, permettetemi di presentarvi in tutto il suo fulgore- declamò, inginocchiandosi e distendendo le mani verso il battente chiuso -Lady Garnet di Guadosalam.

Il portone si aprì ed un grosso uomo in armatura comparve sulla soglia, immobile e intento a fissare tutti con occhi sospetti.

-Steiner- disse Gidan tra i denti -Spostati.

-Chi mi dice che non stai cercando di rapire la principessa eh?- replicò questi, mettendo mano alla spada.

-Steiner- disse una voce più gentile -Va tutto bene. Riponi i tuoi timori.

In tutto quel trambusto Yuna e Cid erano ritornati al fianco dei loro compagni, e stavano guardando la scena altrettanto confusi.

Il cavaliere borbottò qualche scusa, spostandosi di lato e rivelando finalmente la figura tanto attesa.

Garnet era una bellissima e affascinante giovane donna, con dei lunghi capelli scuri e lucenti.

Vestiva visibilmente con abiti Guado, nonostante fosse palesemente umana, e il suo volto irradiava una bellezza quasi impareggiabile.

La stessa Yuna rimase a bocca aperta, arrossendo lievemente.

-Bellissima...- mormorò, incantata.

Garnet rimase solennemente al suo posto, lo sguardo immobile, come se fosse stata scolpita dall'aurora per risplendere quanto il primo sole.

Poi tutto il momento venne bruscamente meno quando la suddetta arrossì fino a rassomigliare ad un pomodoro e cominciò a rigirarsi le dita frettolosamente.

-G-g-g-g-grazie l-l-l-Lady y-y-y-Yuna, a-a-anche voi s-s-siete s-s-splendida...- balbettò incerta la nuova arrivata, al che Yuna avvampò d'imbarazzo a sua volta.

-D-d-d-d-di n-n-n-niente. S-s-s-stavo solo...

La situazione si protrasse per vari minuti, tra balbettii, tremolii e occhi bassi.

I Guardiani di Yuna alzarono lo sguardo imbarazzato verso i colleghi: il gruppo era composto, oltre a Gidan e Steiner, anche da una donna dai lunghi riccioli scuri e priva di un occhio, e da un piccolo essere dal volto in ombra e il cappello a punta, avvolto in degli abiti visibilmente troppo grossi per lui.

I quattro risposero con uno sguardo medesimo a quello dei colleghi, impotenti di fronte alla scena.

Finché Gidan e Kuja non esplosero in coro -LIETISSIMI DI INCONTRARVI!

Yuna e Garnet si rizzarono come la coda di Kuja pochi minuti prima.

-Si molto lieti...!- esclamò Garnet, inchinandosi.

-È un grande onore...!- rispose Yuna, imitandola.

BONK

Le due ragazze caddero in ginocchio, massaggiandosi il capo.

Gidan e Kuja scattarono verso le reciproche Evocatrici, al grido -Yuna!- -Garnet!

Steiner e Gabranth reagirono con un istante di ritardo, frapponendosi -Stai indietro tu!

Cid e la donna si inserirono tra le rispettive coppie di litiganti in un lampo.

-Finitela subito!

Per un istante la scena parve fossilizzarsi, i protagonisti immobili e le voci che risuonavano perenni nel tempio.

Poi Jecht scoppiò in una grassa e incontrollata risata, senza ritegno.

-AHAHAHAHAHAH voi AHAHAHAHAH, incredibili! Non ci posso AHAHAHAHAH credere!

Sbellicandosi come se fosse al circo, l'uomo scostò con gentilezza i Guardiani e sollevò le due ragazze con facilità.

-Andiamo andiamo su, non fate così. La Bellezza è stata generosa con entrambe quasi quanto la Virtù e l'Umiltà. Avete di che essere fiere, ma se non state attente qui rischiate di scatenare un Sin ben peggiore di quello che dovremo affrontare- proseguì l'uomo, ghignando e dandosi un pugno sul petto.

Sul momento a nessuno venne da ridere, colti da uno shock improvviso; poi il piccolo uomo dalle vesti ingombranti andò incontro al gigante (per lui almeno) e con voce timida balbettò: -S-s-si è-è vero. S-s-siamo tutti m-molto f-felici.

-Così si fa ragazzo. Dammi un cinque!- esclamò Jecht, inginocchiandosi e allungando la mano, prima di inciampare clamorosamente e centrare il terreno con il naso, facendo ritirare il piccolo essere con un gridolino.

-Ahio.

A quel punto Cid si sciolse e si concesse un piccolo sorriso -Tanti bei discorsi e poi cadi come un bambino. Il Migliore anche a rendersi ridicolo.

Ne seguì una breve risata generale, che coinvolse tutti tranne il piccolo e timido essere che rimase in disparte.

-Ehi, piccolo, che fai?- chiese Jecht, chinandosi di nuovo verso di lui.

-I-i-i-io sto b-bene così- rispose frettolosamente quello.

-Oh, andiamo! Che c'è?- insisté il veterano, guardandolo intensamente.

-I-i-io ho p-paura di ridere- disse con voce mogia il piccolo essere.

-Solo perché io sembro grande e grosso e rido non vuol dire che non possa farlo anche tu- replicò con convinzione il gigante.

-Va bene ora basta- intervenne la donna con un solo occhio, quietando tutti -Abbiamo una missione da portare a termine.

-Oh andiamo, perché tanta fretta? C'è ancora l'intero labirinto del Chiostro da attraversare- replicò Gidan, andando a prendere il piccolo essere per mano.

-Si chiama Vivi, ed è solo un bambino timido- spiegò a quelli che non lo conoscevano.

-I-i-io so anche essere coraggioso!- esclamò tutto d'un fiato il piccolo.

-Lei invece è Beatrix. Se vuoi sfidare qualcuno in punta di spada, non farlo mai con lei- continuò il biondo.

-Non mi dire- fece Jecht, lanciando uno sguardo poco raccomandabile alla donna.

-Beh, l'idea di raggiungere il Chiostro assieme non è male- osservò Yuna.

-Allora facciamolo- le fece eco Garnet.


A\N: Lo so, lo so: siete confusi, persi, annientati, cavoli argentei dell'erba Ghisal...

DII\N: Sicuro di averlo scritto bene?

A\N: PAUSAAAAAAHHHH!!! Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** La prova di Ixion ***


A\N: E va bene, eccomi qua già tornato in lizza. Prima che qualcuno possa commentare andiamo avanti e concludiamo il capitolo.

DII\N: …


La porta verso l'Eone era finalmente davanti a loro.

I due gruppi la stavano fissando quasi con colpevolezza mentre ansimavano, sudati e arruffati (beh, eccetto Beatrix e Jecht).

-Odio i labirinti del Chiostro- ringhiò Cid.

-Ben... detto...- aggiunse Steiner, il più provato di tutti a causa della sua pesante armatura.

-Trova un modo per portartela dietro senza indossarla- gli consigliò Gabranth, ancora abbastanza in forma.

Yuna e Garnet si scambiarono una rapida occhiata, ricordando i costanti battibecchi di Gidan e Kuja nei corridoi.

Forse sarebbe stato meglio affrontare gli enigmi un gruppo per volta.

Forse.

-Allora?- chiese Beatrix, le braccia incrociate sul petto -Chi va per prima?

Le due evocatrici ebbero un fremito: ovviamente alla precedenza non ci aveva pensato nessuno.

-La principessa... Garnet...- ansimò Steiner, faticando a mettere due parole in fila.

-Eh no...- intervenne Kuja -Sarà la mia...

-Nostra!- lo corresse Gabranth.

-Insomma!- esclamò Gidan -Così non si fa!

-Vada prima lei Lady Garnet- si offrì Yuna -Io sono la figlia di Braska, credo di partire già avvantaggiata.

-Oh no, non potrei mai. Siete stata voi la prima ad arrivare al tempio- replicò quella.

Cid e Beatrix alzarono gli occhi al cielo, prevedendo che da lì a poco i due gruppi avrebbero ricominciato a litigare e non ne sarebbero più venuti a capo.

-Scusatemi- intervenne Gabranth a quel punto, attirando per un attimo l'attenzione di tutti su di se -Lady Garnet, vorrei porvi una domanda.

-Fate pure- si offrì quella.

-Cos'è il fulmine?

Vi fu un breve istante di silenzio, in cui i Guardiani rimasero a fissare il giudice, mentre Garnet rifletteva sulla risposta.

-È una forma di energia che può verificarsi in diverse condizioni. Può essere imbrigliata come magia, ed è molto comune nella Piana dei Lampi- rispose la ragazza.

Gabranth annuì in silenzio -Yuna ha dato una risposta simile non più di qualche ora fa alla stessa domanda.

-Cosa dovrebbe significare?- chiese Gidan, alzando il sopracciglio.

-Che Lady Garnet non sa ancora la risposta- rispose con calma Jecht.

-E secondo chi?- replicò altezzoso il biondo.

-Sir Golbez è stato così gentile da spiegarmi il mio errore mentre ci accompagnava sin qui- spiegò Yuna, voltandosi a guardare Garnet.

-Ah, Lord Golbez!- fece quella, sorpresa -Allora immagino che spetti a lei andare per prima, Lady Yuna.

-Sicura?- chiese la ragazza, ancora incerta.

-Golbez non sbaglia mai- replicò l'altra, annuendo.

Con un ultimo sospiro Yuna si lasciò i propri compagni alle spalle e si avviò dentro la sala dell'Eone.

Quando la porta si richiuse alle sue spalle, Kuja si volse in direzione di Garnet -Conoscete Lord Golbez?

-Sono cresciuta a Guadosalam da quando mi hanno trovata tra le braccia di mia madre poco lontano dalla città. Anche lei era un'evocatrice, ma non è sopravvissuta al pellegrinaggio. Ho conosciuto Golbez quando lo portarono ferito in città. Era piacevole parlare con qualcuno del mondo esterno, almeno più del solito, dato che Seymour era sempre impegnato da quando suo padre è morto.

-Li chiama entrambi per nome- osservò Gabranth.

-Sono persone che tendono ad entrare in confidenza molto facilmente- ammise Garnet -Ma un po troppo seri.


Ixion era veramente una figura Eterea.
Si muoveva così in fretta che era impossibile scorgerne più che una forma indistinta, degli sprazzi di luce nell'oscurità.

Dentro la sala tutto era calmo, silenzioso e immobile, tranne l'Eone.

L'unica luce visibile era quella dello scettro di Yuna, e quella degli improvvisi lampi causati dagli spostamenti della figura.

L'evocatrice rimase immobile, sconcertata in un certo senso dall'immensità dell'ambiente, apparentemente tanto vasto e sconfinato.

Ixion si spostava quasi continuamente, e sembrava non stancarsi mai.

In un mondo senza confini una creatura del genere era inarrivabile.

Non avrebbe mai conosciuto sconfitta, mai avrebbe temuto qualcosa, mai sarebbe stata domata.

-Così questo è il fulmine- mormorò Yuna, fissando la flebile ombra dell'Eone illuminare quei brevi sprazzi d'oscurità.

-Sir Golbez aveva ragione, non si può domare qualcosa di sfuggente ed elegante come il fulmine- ammise a malincuore, sedendosi su quell'oscurità che l'avvolgeva -Specialmente se sa di avere questi vantaggi dalla sua.

La ragazza era già provata dalla lunga giornata, dalle emozioni impreviste e dal labirinto del Chiostro: se avesse cercato di avvicinare l'Eone con la forza avrebbe ceduto.

Esso non avrebbe avuto bisogno di fare altro se non attendere che lei crollasse a terra, e a quel punto non l'avrebbe più ripreso.

Ma Golbez l'aveva preparata.

Valefor le era venuto incontro, libero ed elegante come il vento.

Ifrit l'aveva sfidata, duro e orgoglioso come le fiamme.

Adesso Ixion l'avrebbe provata, l'avrebbe osservata, e avrebbe preso la sua decisione.

Yuna piantò l'asta nel terreno, illuminando una soffice distesa d'erba, e poi chiuse gli occhi, raccogliendo le braccia al petto.

Immobile nell'oscurità.

E attese.

Proprio così: non si mosse, non parlò, respirò a malapena, e meditò, in silenzio.

Molto era accaduto in quei pochi giorni in cui aveva lasciato Besaid.

Aveva perso e ritrovato suo padre, aveva compreso quanto profondo fosse il legame che li univa, aveva imparato ad essere libera, ad essere forte, aveva imparato la sofferenza, e non era che a metà del suo viaggio.

Ma ora più che mai era confusa: le parole di suo padre sul clero di Yevon e di Jecht su Sin le avevano lasciato un vuoto, una coscienza incolmabile.

Forse non sapeva nemmeno cosa significava combattere Sin.

Forse neanche suo padre Braska lo sapeva.

Adesso che non sentiva più la pressione di altri su di se, poteva riflettere su quanto sapeva, e su quanto capiva.

Lord Seymour... Maestro Seymour e Yevon... avevano lasciato morire tante persone, nonostante la loro principale funzione fosse proteggerle.

Suo padre Cid, per salvarla da Sin, aveva lasciato morire centinaia, forse migliaia di valorosi guerrieri, e solo per un semplice atto di egoismo.

Sir Jecht... aveva chiamato Sin in quella baia, e l'aveva apertamente sfidato.

Perché?

Era davvero colpa di Yevon se si era causata quella tragedia sulla via dei Funghi Rocciosi?

D'improvviso una strana sensazione elettrica si diffuse lungo il suo collo, facendole aprire gli occhi lentamente.

Il muso di Ixion era di fronte al suo volto, e la annusava.

Era una creatura strana, emetteva dei versi che erano a metà tra uno sbuffo e uno starnuto, ma sembrava curiosa.

Yuna non sapeva per quanto ancora sarebbe rimasto così vicino.

Aveva una sola opportunità e avrebbe dovuto sfruttarla appieno.

Con calma sollevò la mano, lentamente, fino a toccare il muso della creatura.

Quello si limitò a scuotere appena il capo, senza sottrarsi.

Yuna fece scivolare la propria mano lungo il collo di Ixion, percorrendone le curve e assaggiando l'energia che emanava attraverso la pelle.

La ragazza si sollevò in piedi, sicura che l'Eone non sarebbe fuggito, stavolta, e lo fronteggiò, osservando il suo sguardo selvaggio scrutarla da parte a parte.

Poi Ixion s'impennò in aria, con un ruggito dalle note stranamente attutite, prima di scagliarsi su di lei.


La porta si sollevò, lentamente, e del fumo fuoriuscì, oscurando momentaneamente il vano.

I due gruppi alzarono lo sguardo, scorgendo un ombra indistinta avanzare attraverso la cortina.

Kuja trattenne il fiato, avendo già assistito all'uscita di Yuna da quelle stanze, e l'ultima volta era quasi morto di paura.

Yuna sarebbe uscita cambiata di nuovo?

Avrebbe scorto solo dolore e rancore nel suo sguardo?

Il mago deglutì in silenzio, mentre l'immagine di Yuna diventata sempre più nitida.

Qualcosa non andava, se lo sentiva dentro.

La tensione nel suo corpo crebbe, mentre guardava fisso il punto in cui arrivava l'Evocatrice, trattenendo il fiato... finché Yuna non uscì completamente allo scoperto.

All'inizio l'accolse solo il silenzio, che lei interpretò come una forma d'attesa e rispetto.

Ma quando vie che Gidan e Kuja stavano tentando di trattenere un ghigno ebbe un fremito.

-Che c'è? Ho qualcosa in faccia?- chiese, incerta.

Jecht voltò il capo nascondere il proprio sorriso mentre Garnet tentò di pronunciare qualche parola prima di scoppiare a ridere.

-I-i-i vostri capelli...- dovette interrompersi di colpo per trattenere le risate.

Sollevano il sopracciglio Yuna andò a toccarsi il capo e scoprì di avere tutti i capelli dritti.

L'espressione di puro terrore che si dipinse sul suo volto fu il colpo di grazia, e il gruppo di spettatori scoppiò a ridere, chi per sollievo chi per semplice simpatia.

Yuna divenne rossa come un peperone, nascondendosi il volto tra le mani.

Che umiliazione!

In tutta la sua vita non le era mai capitata una cosa del genere.

-Vi piace ridere eh?- disse, tra le lacrime di vergogna, ma nessuno si curò di ascoltarla -Ridete adesso.

Con calma alzò lo scettro, scrutò tra i presenti il bersaglio migliore e fece fuoco.

In meno di pochi attimi i capelli di Kuja si rizzarono in aria, e la sua coda si arruffò, facendo cadere il silenzio tra i Guardiani.

Il mago abbassò lo sguardo sul fratello minore, assumendo una nota di rimprovero -Non dire nulla.

Gidan scoppiò a ridere ancora più fragorosamente, crollando a terra.

Il secondo scoppio di ilarità permise anche a Yuna di sghignazzare un poco all'indirizzo dell'immagine imbarazzante di Kuja.

-Ah ah ah, molto spiritosi- replicò offeso il ragazzo, sbuffando.

-Beh, è meglio che vada anche io, molto probabilmente la sera è già calata- disse Garnet, avviandosi dentro la sala.

-Spero solo che non mi capiti la stessa cosa. Riabbassare tutti i capelli sarebbe una bella fatica- mormorò tra se e se mentre passava affianco alla collega.

Yuna dovette nascondere un ampio sorriso mentre immaginava la principessa con la propria fluente chioma rizzata in aria.


-Che giornata, non avrei mai creduto che tutto questo sarebbe stato possibile- disse Kuja stiracchiandosi una volta che il gruppo si fu ritirato entro uno dei due dormitori del tempio.

Yuna sbadigliò (ovviamente in modo regale), ripensando brevemente ai suoi dubbi mentre attendeva che l'Eone si avvicinasse.

Non aveva avuto il tempo di realizzare quanti misteri o trame si erano generati da quell'unico, singolo giorno, ne di approfondirli.

Lanciò una rapida occhiata a Jecht, appoggiato al muro mentre sgranocchiava un altro po di formaggio.

Qualunque fosse il suo legame con Sin, non poteva evitare di confrontarsi con lui sull'argomento, un giorno.

-Lady Yuna. Noi altri andiamo a farci un giaciglio qui fuori- disse Gabranth, interrompendo il filo dei pensieri della ragazza -Ci troverete qui di guardia al vostro risveglio.

La ragazza annuì, cosciente di volere un po di privacy.

La notte portava consiglio, forse avrebbe potuto spingere il proprio sguardo oltre quello che aveva visto quel giorno.

Maestro Seymour, Lord Golbez, Cid, Jecht, Sin... più ci pensava più diventava complesso.

-Prendo congedo, Principessa. Se serve aiuto non esiti a chiamare- disse Kuja, avviandosi dietro al collega.

-Buona notte piccola- aggiunse Jecht, sorridendo gentile.

Yuna lo seguì con lo sguardo per qualche secondo, mentre l'immagine del Jecht paterno che le insegnava a nuotare si sovrapponeva a quella del Jecht bestiale che incitava Sin allo scontro.

Poi Cid si fermò davanti a lei, facendola sobbalzare appena.

-Lady Evocatrice- disse l'uomo, con un mezzo inchino.

-Prendi congedo anche tu?- disse lei, colta alla sprovvista.

-Adesso non sono più tuo padre, sono il tuo Guardiano. Ho un dovere verso di te, e ci sono limiti che non devo attraversare- rispose lui, impassibile.

-Non dire fesserie, tu sei mio padre più di ogni altra cosa. Ho appena cominciato a chiamarti papà!- protestò lei, scattando in piedi.

-Yuna, ti prego. Capisco quello che vuoi dire, ma devi capire anche quello che sto cercando di dirti io- spiegò l'uomo -Io tengo a te, molto, ma non posso permettere ai miei sentimenti di deviare il mio giudizio. Non puoi chiedermi di essere tuo padre e nel contempo accettare che tu...

-Lo so papà- lo interruppe lei, mettendogli una mano sulla spalla -Capisco perfettamente perché vuoi allontanarti. Lo so che quello che stai facendo ti è difficile, ma per è molto importante godere di ogni momento di felicità che posso ancora condividere con te. Non vi è più grande aspirazione nel mio cuore se non sconfiggere Sin nel nome di Spira e di Yevon, ma non voglio rinunciare ad essere tua figlia per questo. Ti prego.

Cid rimase in silenzio, guardandola con gli stessi occhi freddi con cui aveva scrutato i Maestri quel giorno.

Era combattuto, aveva paura.

In tutti gli anni in cui l'aveva crescita, questa era la prima volta in cui poteva scorgere la paura nel suo sguardo.

-Solo per stanotte, per favore- insisté Yuna, guardandolo con occhi supplici.

L'ex-miliziano sembrò resistere a quello sguardo senza alcuna pietà, poi sospirò tutto d'un fiato, massaggiandosi il capo con una mano.

-Cosa devo fare con te?

L'uomo si sedette sul letto, stravolto -Solo per stanotte, piccola. Solo per stanotte.

Yuna si sedette raggiante affianco al padre adottivo, abbracciandolo, mentre lui le accarezzava il capo.

Kuja sospirò, vagamente invidioso, ma comunque commosso (di nuovo, si) dalla scena.

Anche Gabranth, nonostante il suo stoicismo di facciata, non rimase indifferente, forse anche lui avrebbe preferito dormire vicino a Yu... all'Evocatrice.

L'unico ad avere uno sguardo triste in quel momento era Jecht, velato da un ombra di nostalgia e tristezza.

L'omaccione sospirò, dando una pacca alle spalle dei propri colleghi.

-Andiamo guardoni, è ora anche per noi di prendere sonno- insisté il gigante, varcando il portone per primo e lasciando padre e figlia a parlare come ai vecchi tempi.


A\N: E si, anche le nostre affascinanti (supermolleggiate, modellose, e impeccabili) Evocatrici hanno i loro momenti di imbranataggine.

DII\N: Gentilmente forniti e inventati da te, guarda caso.

A\N: Dammi un secondo che poi tu e io ci facciamo una bella chiacchierata. Nel caso qualcuno si stesse chiedendo perché Ixion rugisse, la risposta è semplice: in Final Fantasy non esistono i cavalli, dato che i guerrieri cavalcano Chocobo, quindi i nitriti di Ixion per Yuna non potevano essere descritti se non come strani ruggiti. Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Una mattina importante ***


A\N: Eccomi, ritorno vincitore da questo inferno purgatore. Okay volevo dire buongiorno colleghi, ritorna il sole e anche la nostra Yuna (e compagnia bella)

DII\N: E ora finiamo questa tragedia prima che ci venga a costare troppa pazienza. Avanti su. Non voglio più sentire i tuoi vaneggiamenti.

A\N: Scusate un secondo...

 


Gabranth si svegliò a quelle che erano le prime luci dell'alba, anche se da dentro il tempio era impossibile dirlo con certezza.

La sua gioventù era trascorsa con un rigido codice di vita: alzarsi presto, fare la fila con i propri fratelli, lavarsi, allenarsi...

Suo padre era sempre stato un uomo severo e inflessibile, comandava lui e i suoi fratelli a bacchetta, e non faceva altro.

Veniva da chiedersi quale uomo sentisse il piacere di vivere come un soldato anche lontano dai campi di combattimento.

Fortuna che c'era anche sua madre.

Era una umile donna di Kilika, un controbilanciamento perfetto per suo padre: nella famiglia incarnava l'aspetto più gentile e spensierato.

Era molto fragile di costituzione, e passava la maggior parte delle giornate in casa a gestire i fratelli più giovani e tutte le necessità primarie.

Ma se serviva qualcuno per tirarti su il morale, lei era lì: passava di nascosto piccole porzioni di cibo ai più piccoli per farle arrivare ai maggiori, spossati dall'allenamento senza pausa; raccontava sempre piacevoli storie, e ogni volta che arrivava qualche nave con un carico di libri non mancava di prenderne qualcuno nuovo.

Gabranth avrebbe dato qualsiasi cosa per aver ereditato almeno un quarto della sua intelligenza piuttosto che l'attitudine e il mento di suo padre.

Ma alla fine lui, il secondo nato, era diventato Giudice di Kilika, ereditando il ruolo di suo padre, mentre Larsa aveva ereditato il volto gentile e l'esperienza della madre.

Regola numero uno: lava il tuo corpo con l'acqua fresca, prima di vestirti.

Gabranth lanciò uno sguardo alla sua immagine riflessa nello specchio, i corti capelli biondi appena mossi dall'acqua, i suoi occhi calmi, e il suo petto.

Suo padre gli aveva insegnato a dormire nudo, per fortificare lo spirito e non affaticarlo anche durante il sonno, con il caldo che regnava sull'Isola, ma lì a Djose aveva dovuto infilarsi almeno un paio di pantaloni da notte, per evitare di sentire troppo freddo.

Regola numero due: non sprecarsi in inutili discorsi sulla vita mentre ci si prepara alla giornata.

Gabranth non ci mise molto a lavarsi, dopo tutto la sua esperienza gli aveva insegnato quanto e dove impegnarsi a fondo.

Dopo di che si vestì, recuperò spade e armatura, e uscì dalla stanza nel massimo silenzio.

Regola numero tre: allenarsi prima di colazione.

La regola numero quattro era medesima, solo dopo colazione.

L'uomo si arrestò a metà scala, rimuginando sul passato.

Da quando suo padre era morto quelle regole per lui erano state una scusa per soffocare il dolore.

Ma a mano a mano che il tempo passava, si era reso conto di non provare più niente per quell'uomo: li aveva amati a modo suo, ma non si era mai preoccupato della loro natura interiore, ignorando quella parte della loro esistenza.

A poco a poco quelle regole erano diventate solo una scusa per distrarsi nelle lunghe giornate all'ombra del sole di Kilika.

Gabranth riprese a scendere più convinto.

Non sapeva bene perché ma dopo tre giorni fuori pratica, aveva un gran bisogno di rimettere il proprio corpo in funzione.

Aveva affrontato Kuja, trovando un suo pari.

Aveva combattuto al fianco di Lady Yuna, e non aveva mai sentito il sangue nelle sue vene bruciare di ardore come quel giorno.

Mentre si avvicinava alla porta si rese conto che alcuni boati, o per meglio dire violenti colpi risuonavano all'esterno, seguiti da alcuni mugugni e ringhi.

Si lanciò come un fulmine verso i portoni spalancandoli entrambi con la forza delle sue braccia.

Una strana creatura umanoide, coperta da una folta peluria bianca, stava duellando selvaggiamente con Jecht, che si difendeva a mani nude.

Con un fluido scatto delle mani Gabranth estrasse le sue spade dai foderi, lasciando cadere il sacco contenente l'armatura, e scattò all'assalto, pronto a colpire il mostro.

Senonché Kuja si frappose tra lui e il bersaglio, fermandolo.

-Rallenta amico, sono solo il Comandante Raines e Jecht che si allenano.

-Non chiamarmi Comandante!- esclamò il mostro, mentre Jecht lo ribaltava in aria, schiacciandolo a terra.

-Hai ancora molto da imparare pivello, non ti distrarre!

-Vale anche per te vecchio!- replicò Cid, risollevandosi con la sola forza del suo fisico.

-Stanno andando avanti da un ora almeno, ed è appena l'alba- commentò Kuja, grattandosi con fare mesto i capelli, ancora spettinati dal sonno e dalla scarica elettrica di Yuna.

-E tu cosa stai facendo?- gli chiese il giudice, momentaneamente incerto su cosa fare.

-Io sono venuto ad ammirare il sorgere del sole, ma non avevo calcolato che qui sulle montagne sorge più tardi che sul mare. E soprattutto non mi era venuto in mentre che questi due fossero già in piedi a scambiare colpi- spiegò tra uno sbadiglio e l'altro, tenendo lo sguardo fisso sull'orizzonte.

-Sai, dove sono cresciuto io, il sole sorgeva sempre dalla giungla, mai dal mare- aggiunse dopo qualche istante il mago, cercando di darsi una contegno -È una cosa che ho sempre sognato, di vedere il sole allungarsi sul mare e di salire sempre più vivo in cielo.

-Mi ricordi mia madre- osservò Gabranth, volgendo lo sguardo nella stessa direzione del collega -Era una persona elegante e bellissima, e cercava sempre di imprimere la bellezza delle cose nella sua memoria. Avrei voluto ereditare un po del suo talento, piuttosto che la mia ferrea disciplina.

-Ognuno ha i suoi pregi- replicò Kuja, con voce sognante.

Finalmente l'alba arrivò, e i primi raggi del sole invasero l'orizzonte, lasciando che gli occhi del giudice brillassero.

Aveva visto molte volte l'alba nella sua vita, anzi non ricordava di aver mai mancato un giorno (tra incantesimi del sonno e alcool non c'era molto da ricordare in effetti), ma non l'aveva mai osservata nell'insieme.

Perché fosse qualcosa di così affascinante, o perché fosse così commovente agli occhi di tutti.

Non durava che pochi istanti, ma era una memoria impossibile da eliminare, se vista con occhi nuovi.

Finora Gabranth non aveva mai realizzato di aver lasciato Kilika per sempre, di essere fuggito da una prigione fatta di doveri e promesse.

Un giorno lascerò quest'isola, e nemmeno Yevon in persona sarà in grado di impedirmelo!

“Alla fine sembra che non fossimo tanto diversi, fratello” pensò commosso l'ex-giudice, mentre una lacrima solitaria scivolava lungo la sua guancia.


Yuna si svegliò di colpo, tremando.

Era sudata, e il cuore batteva forte dallo spavento.

“Era solo un sogno... solo un sogno...” si disse, cercando di calmarsi.

Si volse verso l'altro lato del letto, vedendo che Cid si era già alzato.

Se fosse rimasto lì durante l'incubo avrebbe tentato di svegliarla.

La ragazza fece un lungo sospiro, scostando le coperte dal suo corpo e alzandosi in piedi, ancora incerta.

Il sogno era ancora nitido nella sua mente.

Era strano, di solito i sogni non erano così... concreti.

Ricordava ancora il senso di disperazione, la forza del cozzare delle lame, e la sensazione di oscurità opprimente che la divorava.

Non finisce qui! Ti troverò! Dovessi andare in capo al mondo! E avr...!

Cosa significava?

Chi erano quelle persone?

Nel buio di quel sogno non aveva scorto i volti.

Solo voci, sensazioni.

Il profilo delle spade che cozzavano.

“Cosa sta succedendo?” si chiese, guardandosi allo specchio.

-Lady Yuna!- la chiamò Kuja, bussando alla porta.

La ragazza ebbe un sobbalzo, scattando sull'attenti.

-S-si?

-Volevo informarla che il sole è già alto nel cielo, quando è pronta partiamo.

-S-si. Solo un moment...- la ragazza interruppe il gesto di sistemarsi i capelli di colpo.

“Sole già alto nel cielo?”.
-Yaaahhh!- gridò, sorpresa, vestendosi in tutta fretta e afferrando i bagagli ad una velocità non contemplata dalla Fisica (ammesso che su Spira la Fisica esista).

Si scatapultò fuori dalla porta e fece i gradini della scala a due a due (fortuna che portava degli stivali e non le tipiche scarpe col tacco) fino ad uscire dal portone principale del tempio con il fiatone.

Gabranth, Cid e Jecht si voltarono all'unisono, intenti a discutere la strada da seguire mentre attendevano.

-Ben sveglia piccola- la salutò Jecht, sorridendo come suo solito -Dormito bene?

Yuna era piegata sulle ginocchia, e stava tremando per la quantità di adrenalina nel corpo.

-Chiedo scusa!- esclamò, cercando di eseguire un inchino almeno passabile -Ho avuto un incubo e non mi sono svegliata subito! Chiedo scusa!

-Okay okay ragazzina rilassati- rispose l'ex-giocatore, alzando le mani.

Cid si concesse una piccola rista prima andarsi ad inginocchiare di fronte alla figlia, accarezzandole il capo -Coraggio, non ti preoccupare. L'importante è che tu stia bene e che il viaggio possa riprendere in pace.

-Dov'è finito Kuja?- domandò Gabranth, alzando lo sguardo dietro di lei.

Proprio il quel momento il mago fece capolino da dietro il portone, con un evidente batticuore e la faccia un po pallida.

-Wow, ha fatto più in fretta lei a scendere che tu ad avvertirla- commentò divertito Jecht.

-Puoi ben dirlo...- rispose Kuja, tremando.

-Bene, allora mettiamoci in marcia. Sin non aspetta- ordinò Cid con vigore, cingendo le spalle della figlia adottiva con un braccio per incoraggiarla.

-Si può sapere che hai?- sussurrò Gabranth all'orecchio di Kuja, mentre prendevano i bagagli per partire.

-Ho quasi preso una porta in faccia...- replicò il mago, ancora scosso.


-GIDAAAAAAAAN!- gridò Garnet, tirando giù la porta con un calcio.

Il giovane Jenoma scattò in piedi con una piroetta spaventosa tutti i peli del corpo rizzati.

-Chi ci attacca!? Che succede!?- esclamò, mimando qualche mossa di combattimento.

Mezzo secondo dopo lo scettro di Garnet centrò in pieno il suo cranio con precisione chirurgica.

-Il sole è sorto da un ora. Perché sei ancora a letto?- chiese, con voce minacciosa.

Il biondo deglutì in silenzio, la gola riarsa.

Era proprio vero che Lady Garnet era temibile quanto il fuoco (non a caso il suo primo Eone era stato proprio Ifrit).

-Chiedo scusa, è un errore che non si ripeterà- rispose umilmente, scendendo dal letto per afferrare i vestiti che aveva sparso per la camera la sera precedente.

-È-è-è anche c-colpa m-mia perché ho d-dormito t-troppo?- chiese timidamente Vivi, andando a toccare il braccio di Garnet.

-Ma no tesoro, non è colpa tua. Tu ti stai ancora abituando- lo rassicurò lei, chinandosi verso il volto coperto dal cappello e dalla casacca.

Proprio in quel momento Gidan, finito di vestirsi (prima regola del Don Giovanni: rapido a vestirsi e saltare fuori dalla finestra), si stava avviando fuori della porta e il suo sguardo cadde sul sedere pronunciato della sua evocatrice.

Il ragazzo si concesse un ghigno soddisfatto e si avviò fischiettando all'uscio, prima di riceve lo scettro della suddetta dritto nel fondo schiena.

-Che ho fatto!?- esclamò quello, con le lacrime agli occhi per il dolore.

-Mi hai guardato il sedere!- gridò Garnet, oltraggiata

-Come hai fatto a capirlo!?- replicò sconvolto Gidan.

-Lo sapevo! Porco!- esplose la ragazza, scagliandogli di nuovo lo scettro contro.

Con un paio di balzi Gidan fu fuori dalla camera e saltò dritto in faccia a Steiner, che stava accorrendo infuriato in soccorso della sua evocatrice, ricevendo come compenso lo scettro dritto tra le gambe.

-Scusa palla di ferro, fuori dai piedi!- gridò terrorizzato il giovane, balzando oltre il corpo del cavaliere che si accasciò inerme a terra.

“Di questo passo non arriveremo mai a Bevelle” commentò Beatrix nella propria testa, facendo lo sgambetto al biondo e spedendolo dritto giù per le scale.


-Qual'è la prossima mossa- domandò Jecht, osservando il terreno roccioso mentre lasciava il posto all'ennesima florida foresta.

-Dobbiamo guadare il fiume e dirigerci a Guadosalam- rispose Yuna.

-Hai intenzione di accogliere la richieste di quel folle?- chiese Cid, con una nota di rabbia nella voce.

-Voglio capire cosa sta architettando, papà. E gli devo la vita- rispose la ragazza, con un tono che non ammetteva repliche.

-Stiamo marciando nell'antro della bestia senza un piano- insisté tuttavia l'ex-miliziano.

-Non credo che voglia farmi del male, non ora almeno. Spero solo che anche Lord Golbez sia lì- rispose Yuna, scuotendo il capo.

-Sono piuttosto sorpreso dalla vostra scelta, Yuna- disse Kuja -Il nostro principale obbiettivo è sconfiggere Sin, corretto?

L'evocatrice si volse a guardare Jecht, una sguardo rapido e silenzioso -È quello che ho intenzione di scoprire.

I quattro uomini si arrestarono di colpo a quella dichiarazione, mentre lei continuò a camminare senza fermarsi.

-Che cosa vuole dire?- chiese Kuja, confuso.

-Non ho mai sentito un evocatore parlare in questi termini- aggiunse Gabranth.

-Sembra la ragazza sia speciale, dopo tutto- commentò Jecht, dando una pacca alla spalla di Cid -Anche più di suo padre.

-Vi muovete? I traghetti non ci aspettano- li richiamò Yuna, accortasi di star camminando da sola.

-Ho paura di quello che potrebbe succederle se prosegue su questa strada- disse a bassa voce Cid.

-Lo siamo tutti- continuò Kuja -Il destino che l'aspetta non è mai stato roseo.

-Ma potrebbe diventarlo- s'intromise Jecht, il sorriso ancora più ampio del solito.

-Da dove viene questo ottimismo?- chiese il mago, irritato.

L'ex-giocatore si strinse nelle spalle.

-Istinto.


A\N: Completato anche qui. Ora dobbiamo guadare il lago.

DII\N: Il fiume, il fiume accidenti a te. Il lago sta altrove.

A\N: Oh giusto giusto. Il lago... Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Il traghetto ***


A\N: Bene bene bene, gita sul lago per i nostri eroi.

DII\N: SUL FIUMEEEEEEE!!!


-Che folla- commentò Gabranth, fissando la gente che faceva un continuo via-vai nelle vicinanze della banchina d'attracco.

-Non sei abituato a questo fermento su Kilika? Sapevo che il vostro porto fosse uno dei più visitati- chiese Kuja, sorpreso.

-Kilika è più privilegiata di Besaid per la vicinanza con Luka, ma alla fine era solo un'isola con un solo insediamento. Questo è molto di più- rispose il giudice, indicando con un ampio gesto della mano il mischio di Yevoniti, Ronso e Guado che parlavano, commerciavano, ridevano e giocavano, specialmente i bambini che correvano da una parte all'altra.

-Il passaggio sul fiume è molto improntante, specie se non puoi volare- spiegò Cid.

-Colgo una punta di invidia?- fece Kuja, risentito.

-Una volta questo fiume era una florida città, invidiata da Bevelle stessa, ma con la distruzione di Zanarkand mille anni fa la città cadde in rovina e sprofondò nel fiume- continuò il veterano, imperturbabile -Alcuni dicono ancora che fosse perché gli Albhed hanno osato troppo violando le leggi di Yevon e ne hanno pagato le conseguenze.

-Non si chiamavano Albhed all'epoca- lo interruppe Jecht, con voce vagamente più dura del normale -Eravamo tutti uomini e donne dello stesso sangue.

-Sir Jecht, non vorrei sembrare indiscreto- intervenne Kuja a quel punto -Ma lei dice di venire da Zanarkand, o almeno girano voci sul suo coinvolgimento con la città.

-È tutto vero ragazzino- replicò l'uomo, riprendendo la marcia -Tutto quello che sapete è una bugia.

-Più andiamo avanti più misteri rivela quell'uomo. Siamo sicuri che sia lo stesso Jecht di cui parlano le storie?- chiese Gabranth, scettico.

-È lui, fidati di me- rispose Cid, seguendo il collega più anziano.

-Dobbiamo rimetterci a Yevon per la verità, prima o poi ci verrà svelata- aggiunse Yuna, alzando lo sguardo sui suoi due Guardiani più giovani -Non credo di dubitare delle parole di Sir Jecht, sa molto più di quello che sappiamo noi, e probabilmente saprebbe svelare molti fili, ma non credo che voglia farlo.

-Ma perché? Se conosce la vera natura di Sin e del clero di Yevon, perché non ce lo dice?- chiese Kuja, ancora incredulo.

-Per proteggerci dalla verità- rispose con sincerità la ragazza.

-La verità è giusta- intervenne Gabranth, ancora poco convinto.

-Ma tu sai quanto potere detiene sulle vite degli uomini. Soprattutto dato il tuo ruolo- replicò Yuna -Non temere Gabranth, abbi fede nel mio giudizio.

-Chiedo scusa Lady Evocatrice- fece il ragazzo, con voce umile.

Lei gli sorrise, poi si volse a raggiungere Jecht e Cid che li attendevano poco più avanti.

-Yuna ha ragione, sembra che ci siano più verità dimenticate a questo mondo di quante la gente sospetti- disse Kuja, rivolgendosi al compagno -Non mi fido di Jecht e Cid, sanno troppo e non condividono niente con Yuna, ma non mi fido più di Yevon dopo quello che è successo.

-Temi più una ritorsione del Clero contro di noi che le bugie di quei due?- chiese Gabranth.

-Si. Se il Clero sta cercando di nascondere una verità vecchia di mille anni, potrebbero avere mezzi che nemmeno conosciamo per tenere il segreto- rispose il mago.

-Concordo. Avere più alleati possibile sarà vitale- ammise il giudice, alzando lo sguardo sui due uomini che stavano parlando con Yuna -Fintanto che non sapremo la natura del nostro vero nemico dovremo restare uniti.

-Non senza abbassare la guardia- puntualizzò Kuja.

-Stanne certo- replicò Gabranth.

I due si scambiarono uno sguardo d'intesa, che presto divenne uno sguardo di sfida.

A quanto pare, nessuno dei due avrebbe abbassato la guardia in presenza dell'altro.

Ricominciarono a camminare, continuando a fissarsi dritti negli occhi e cercando di superarsi a vicenda, arrivando quasi a pestarsi i piedi.

-Non credo dovremo addentrarci troppo nella folla- stava intanto dicendo Cid -Non ci possiamo disperdere, rischiamo di essere vulnerabili.

-Hai paura dei sicari?- chiese Jecht, incrociando le braccia con il solito ghigno da superiore.

-Non so nemmeno se posso fidarmi di me steso qui- rispose il veterano -In questi punti di snodo è possibile incontrare chiunque.

-Santo cielo, papà. Non essere paranoico, il Clero non tenterebbe di assalire un eroina e i suoi Guardiani alla luce del giorno. Nessuno è così spudorato e potente- replicò Yuna, scocciata -E non credo nemmeno che gli Albhed ci proverebbero di nuovo.

Aveva appena finto di dirlo che una Rikku aggrappata ad una fune di carico delle gru la prese al volo, gridando come Tarzan.

-Credo che la nostra Yuna abbia un talento per attirare guai, non trovi?- chiese Jecht, guardando le due ragazze mentre atterravano su una montagna di scatole.

-Credevo di essermela tolta di torno- sospirò Cid, passandosi una mano in faccia.

Intanto i due litiganti, da bravi Guardiani, non si erano accorti di niente, e continuavano a camminare dritti verso i due veterani fino a rimbalzarci contro.

-Che co... Dov'è Yuna!?- esclamarono in coro, non vedendola da nessuna parte.

-EHI STRONZI!- gridò Rikku in quel momento -TIÉ! VE LA DO IO LA SALVATRICE!

Detto questo la ragazza si caricò Yuna (legata e imbavagliata a tempo di record) su una spalla e balzò sulla cassa affianco con rapidità, allontanandosi.

-RIKKU!- gridò Kuja esplodendo d'ira e lanciandosi dietro alla fuggitiva, seguito a ruota da Gabranth.

-Sospetto che ne avremo delle belle- ghignò Jecht, scroccando le proprie nocche.


Per Rikku, Yuna non era un carico così pesante, ne fastidioso, ma di sicuro non era comodo.

Kuja ci aveva messo pochi attimi a raggiungerla, e l'aveva quasi presa, se non fosse che la ragazza avesse tagliato un cavo d'aggancio facendo precipitare una grata di ferro dritta sull'inseguitore.

Poi però alcune guardie di Yevon l'avevano individuata e avevano aperto il fuoco, costringendola a saltare a terra, tra le impalcature.

-Certo che i tuoi amici del Clero hanno chiare le idee su dove e a chi mirare, non trovi- commentò acida la ragazzina, scambiando un breve sguardo d'intesa con Yuna, che replicò con due occhi lampeggianti di ira.

La Albhed ebbe un brivido lungo la schiena a guardare le iridi della cugina, ma si limitò a scuotere le spalle, scacciando la spiacevole sensazione.

Ma proprio in quel momento un ragazzo biondo armato di due lame le comparve davanti agli occhi, pronto a segarla in due con un singolo fendente.

Rikku gli lanciò un calcio che quello evitò prontamente, atterrando sulla cassa di fronte in perfetto equilibrio.

-Lascia andare l'Evocatrice, Albhed- minacciò.

-Altrimenti cosa mi dai? Un bacio?- rispose sfacciata lei, sparandogli un... taser (diciamo taser, loro lo chiamano “elettrificatore”) dritto nella spalla, abbattendolo momentaneamente.

Quindi scattò fuori dal suo nascondiglio, trovandosi la strada sbarrata dalla folla, compatta e intimidatoria.

Esitò per un attimo, ma poi si lanciò verso la banchina a cui attraccava il traghetto, ancora in attesa dei passeggeri, evitando la massa.

-Non sparate idioti!- senti gridare, riconoscendo la voce di Cid.

“Oh, almeno lui serve a qualcosa” commento la fuggitiva.
-Prendetela!

-Voi laggiù circondatela!

-L'ha presa!

-Non deve scappare!

“Andiamo andiamo Rikku, non sei arrivata fin qui per fermarti adesso” si fece coraggio, riprendendo la via sopraelevata e facendo una deviazione sulla sinistra.

Purtroppo, proprio mentre stava per saltare da una gru all'altra, Yuna si divincolò in modo quasi irreparabile, facendole perdere l'equilibrio e rischiando di farle precipitare entrambe a terra, se la bionda non fosse riuscita ad afferrarsi al bordo appena in tempo.

-Yunie! Eddai, anche tu, un minimo di collaborazione! Lo sto facendo per te!

-Eccola!

-È nostra!

-Predente la mira!

Rikku guardò in basso e vide un nugolo di gentaglia che si stava radunando sotto di loro.

Alcuni Ronso con lance enormi quanto loro, dei Guado con incantesimi pronti ad essere usati, e alcune guardie del clero armate di fucili.

La situazione aveva appena preso la direzione peggiore che poteva capitarle.

“Andiamo Rikku pensa pensa. Come ne usciamo?”.

L'unica opzione era la fuga, ma se non avesse lasciato andare Yuna non sarebbe mai riuscita a muoversi.

-Pronti...!

-Aspettate! C'è l'evocatrice sulla traiettoria!- intervenne nuovamente Cid, con voce più dura, ma Rikku sapeva bene che quegli idioti che seguivano il Clero non avrebbero fatto distinzioni.

Poi, quando cominciava a ponderare seriamente l'idea di lasciare andare il pacco e riprovarci un altra volta, una mano forte e decisa le afferrò il polso sollevando lei e Yuna senza battere ciglio.

Una sottospecie di nerobruto dalla pelle scura e con un tatuaggio nero sul petto l'avvolse con forza nel suo braccio destro mentre il sinistro cingeva Yuna, e senza ulteriore indugio balzò sull'altra gru, riuscendoci perfettamente e senza necessitare di una rincorsa.

Quindi ripeté l'azione una seconda volta, ignorando completamente i pugni della ragazza e piombando in acqua di filato.


-Qualcuno vada la sotto!

La folla di spettatori confusi e di guerrieri volontari si radunò in fretta lungo la riva, poco lontano dall'immensa creatura che faceva da traghetto per attraversare il fiume.

Cid esalò con rabbia, tirandosi dietro Gabranth per un piede mentre li aggirava.

-Branco di idioti- sibilò con rabbia l'ex-comandante -Non sanno nemmeno come fermare una ragazzina con un peso sulle spalle.

-Appena la prendo le tiro tutte le trecce fino a lasciarle lo scalpo liscio come una gemma- fece Kuja, velenoso, alle spalle dell'uomo.

-E voi due fareste bene a non prendere iniziative da ora in poi, mi sono chiarito?- aggiunse con un ringhiò Cid.

-Si signore...- mormorò Kuja, con voce appena udibile.

-Ehi!- chiamò l'uomo, attirando l'attenzione del traghettatore -Dobbiamo pagare la tratta.

-Questo passaggio è già prenotato- replicò quello, con calma.

-Come scusi?

-Una ragazzina bionda ha pagato appena sono arrivato, ma mi ha chiesto di attendere perché doveva aspettare degli amici- continuò il traghettatore, pacato e tranquillo.

-Non le ha detto che era per un rapimento...?- fece Kuja, un secondo prima che Cid potesse tappargli la bocca.

-Come scusi?- fece il soggetto, improvvisamente preoccupato.

-Parla a vanvera, non lo ascolti- rispose il veterano -Mi perdoni, non sapevo ci avesse offerto il passaggio.

-Sta dicendo che voi siete gli amici che aspettava?- chiese sospettoso il traghettatore.

In quel momento Jecht emerse, stringendo ancora tra le braccia Rikku e Yuna.

-Qualcuno di voi non me la racconta giusta- continuò l'individuo.

-No le giuro, non mi aspettavo che avesse già prenotato il passaggio- continuò Cid, cercando di sembrare affabile, mentre Kuja insisteva a guardarlo con occhi persi.

-Non fatemelo fare mai più- disse intanto Jecht alle due ragazze, spingendole con la forza delle braccia sulla riva.

Rikku gli lanciò un occhiata di scherno, quasi a voler protestare per l'aiuto reso ma Yuna le tappò la bocca con il bavaglio prima che potesse replicare.

-Perché sbucate dall'acqua invece di fare la fila?- proseguì inquisitorio il traghettatore.

-La piccola bionda aveva fretta di togliersi dalla riva- intervenne Jecht, scuotendo il corpo grondante di fluidi.

-Quei simpaticoni del Clero l'avevano presa di mira e speravano di portarla a Bevelle- proseguì il giocatore, indicando l'agglomerato di persone che non si erano ancora accorte della fuoriuscita dei tre.

Il traghettatore gli lanciò un'altra occhiata poco convinta, prima di scrollare le spalle e ritornare al suo posto.

-Il passaggio è stato pagato, salite e godetevi il viaggio. Tra poco sarà notte, e dicono che il fiume diventi uno spettacolo unico- disse, pacato.

-Grazie signore- lo ringraziò Yuna con un inchino, salendo spedita sul fianco della creatura, seguita a ruota da Rikku e Cid.

Kuja lì imitò svolazzando e Jecht si caricò Gabranth sulla spalla prima di seguirli.

-Urgh!- sbottò Rikku, buttando il bavaglio a terra -Fregata ancora una volta.

Senza dire altro fece per dirigersi oltre la fiancata del gazebo e saltare in acqua ma Jecht l'afferrò per a vita e la ritirò a bordo.

-Eh no piccola, tu non te ne vai- disse senza mezzi termini, sbattendola sul sedile affianco al suo.

-Oh no invece se ne va eccome- protestò Kuja, ma il dito ammonitore del veterano lo fece indietreggiare intimorito.

-Hai qualcosa da ridire sulla mia scelta?

-Beh no. Ma non puoi...- tentò di protestare il mago, mentre Yuna finiva di strizzare gli abiti fracidi.

-E allora lei resta- declamò l'ex-giocatore dando una pacca sulla spalla della ragazzina, tanto forte che tutti ebbero paura che si rompesse di colpo.

-E visto che ci tiene tanto a Yuna, farà la brava e non combinerà altri casini, vero?- proseguì con una nota più malevola Jecht, ricevendo uno starnuto come risposta.

-Stanotte non avremo tempo di fermarci ad una stazione di servizio per trovare un giaciglio decente- osservò Cid, mentre copriva Yuna con il proprio mantello bianco, che aveva tenuto ripiegato nella borsa da viaggio fino a quel momento.

-Cioè dovremo dormire all'aperto?- chiese Kuja, andando a sedersi affianco al corpo ancora inerme di Gabranth.

-E trovare un cambio di vestiti per Rikku- completò Yuna, rabbrividendo dal freddo.

-Ah, i miei abiti si asciugheranno senza problemi ETCHÌ, tu piuttosto cosa farai senza il sole a scaldarti Yunie?- replicò la bionda, con un tono altezzoso.

Per tutta risposta Cid sollevò la sacca da viaggio della ragazza, rivelando il cambio d'abiti che si era preventivamente portata dietro.

Kuja arrossì violentemente e voltò la testa dall'altro lato.

-Ahahahahahah!- rise Jecht, una grossa e grassa risata che scosse il suo essere in ogni sua forma -Più andiamo avanti, meno rimpiango di non essere rimasto a bere vino scadente a Luka ragazzi. Questa storia mi piace sempre di più.


A\N: Eeeeeeee finito. Anche questo è finito. La gita sul lago è passata in pace.

DII\N: Sul FIUME! FIUME CAZO FIUMEEEEEEE!

A\N: Si vabbe come ti pare. Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** I cancelli di Guadosalam ***


A\N: Eccomi nuovamente. Scusate per l'attesa, ma ero momentaneamente in crisi e sentivo il bisogno di scrivere anche altre cose. Comunque ormai ci mancano sette-otto capitoli prima della fine di questa prima parte, quindi rimboccatevi le maniche e finite tutto, che per un po' avrò da fare con la trama della seconda parte. Quella sarà...

DII\N: Hanno capito, genio. Ora vogliono vedere come va a finire. Datti una mossa: sono stanco dei tuoi vaneggiamenti.

A\N: Purtroppo è tornato anche lui.


-...Ti troverò! Dovessi andare in capo al mondo! E avr...!

Yuna si svegliò di colpo, sentendo il risucchio dell'oscurità.

“Ancora quell'incubo” pensò, fissando le fronde degli alberi, mosse dal vento.

Una sensazione di fastidio, alla base della schiena, le fece notare che la notte all'addiaccio non era stata tanto piacevole.

Certo, non ci era esattamente abituata.

Sbadigliò brevemente, stiracchiandosi, prima di girare la testa.

Kuja dormiva riverso su un fianco, con la bava alla bocca e il corpo scomposto.

La ragazza sorrise, intenerita.

Fece per alzarsi, ma poi sentì un altro lieve respiro, e si volse dall'altra parte, trovando Gabranth, intento a dormire con il corpo rigidamente disposto, e la testa poggiata sul sacco dell'armatura.

Le venne un brivido a pensare quanto fosse scomodo.

Arrossendo lievemente per la situazione, si sollevò, piegando il collo per assicurarsi che fosse a posto, e vide suo padre appoggiato ad un tronco di fronte, con le ginocchia raccolte al petto e il capo chino, ancora dormiente.

Probabilmente era rimasto in piedi tutta la notte, per tenerla d'occhio.

O tenere d'occhio gli altri due, non poteva saperlo.

L'accampamento era avvolto dal tipico silenzio delle prime luci, dove nessuno era vigile e attorno si udiva solo il pigolio degli uccelli e il frusciare delle foglie.

Yuna fece scivolare il proprio sguardo sul resto del piccolo cerchio di muschi e cespugli, fermandosi quasi inorridita alla visione di Jecht che dormiva stravaccato per terra, e la bocca piena di qualcosa di scuro e nero.

Poi realizzò che erano i calzini di Rikku, addormentata sul petto del gigante, stretta nella morsa delle sue braccia.

A quanto pareva, la ragazza, impossibilitata a sfuggire all'omaccione persino mentre egli dormiva, si era limitata a tappargli la bocca per evitare che le russasse nell'orecchio tutta la notte.

Sorridendo appena al pensiero della cugina che infilava nella bocca di Jecht i propri indumenti, per giunta senza che quello se ne accorgesse, si mise in piedi, scorgendo infine i raggi del sole.

Non si erano accampati molto lontano dalla riva, la traversata del Fiumilunio era stata lunga e aveva esaurito le loro forze, convincendoli ad addormentarsi poco lontano dall'attracco, spossati.

Jecht aveva tenuto Rikku vicino a se tutto il tempo, cercando di toglierle quell'aria imbronciata con le sue battute ma senza successo.

La bionda rispondeva con commenti acidi e sarcastici, spingendo l'omaccione a triplicare i suoi sforzi.

Quando un Kuja mezzo addormentato si era accorto di essere finito al centro della disputa, era quasi scoppiata una rissa.

Alla fine, Cid aveva preso il primo turno di guardia e tutti gli atri, tra proteste a brontolii, si erano addormentati, alcuni sognando (probabilmente) e altri no.

Yuna ebbe un altro brivido, ricordando l'incubo, il clangore delle spade, quella terribile sofferenza che l'attanagliava, prima di riscuotersi con un brivido.

Era solo un incubo.

Dato che nessuno sembrava sveglio o prossimo a svegliarsi, la ragazza pensò di sgattaiolare non vista tra i cespugli per occuparsi dei propri bisogni mattutini, quando, indietreggiando, urtò qualcosa con la spalla.

Credendo che fosse un albero si girò con tranquillità, e si trovò davanti un armatura nera.

Alzando lo sguardo realizzò che il soggetto in questione era un immenso gigante, coperto dalla testa ai piedi.

-Buongiorno Lady Yuna- disse Golbez, chinandosi, pochi istanti prima di ricevere lo scettro della ragazza sulla nuca.

-Smettila di sbucare alle spalle della gente così!- esclamò lei, svegliando tutti di soprassalto -Vuoi farmi venire un infarto!?

-Chiedo perdono- rantolò Golbez, in ginocchio, ma comunque alto come Yuna, e intento a massaggiarsi la nuca.

-Che diavolo ci fa di nuovo qua quell'ammasso di metallo?- si lasciò sfuggire Kuja, già irritato perché qualcuno aveva interrotto il suo sonno.

-Uhhuummhuhmuuh!- mugugnò Jecht, prima di realizzare di avere la bocca impedita, e quindi sputare l'otturazione dritta in faccia a Rikku.

Ragazza fece un mezzo gemito, prima che le braccia dell'ex-eroe la lasciassero andare, permettendole di saltare in piedi e pulirsi la faccia, con disgusto.

-Credo che una risposta sia d'obbligo- disse Yuna, mentre il gigante si rialzava, ancora un po indolenzito -Ma prima, se volete scusarmi...

-Maestro Seymour mi ha mandato a farvi da scorta fino alla città di Guadosalam. Sono al vostro servizio- la interruppe Golbez, solenne.

-Uff, solo ieri sera ho provato a salvare mia cugina e già mi invitano ai suoi ricevimenti- fece Rikku, sarcastica.

-Sembra che la vita sia imprevedibile- commentò Jecht, sorridendo, prima di darle un pacca, spedendola a carponi senza volerlo.

-Molto premuroso da parte del Maestro, inviarvi come scorta- disse Cid, avanzando fino a fronteggiare Golbez dritto negli occhi -Come mai proprio voi?

-Mi sono offerto volontario.

-Partiamo appena pronti- li interruppe Yuna, prevedendo che non sarebbe stata una discussione piacevole -Ora, se non vi dispiace concedermi un po di privacy...


Dopo essersi rifocillati e lavati, i membri del gruppo fecero un rapido inventario delle risorse e della strada da percorrere, meditando su quanto in fretta dovessero procedere.

Quindi, riorganizzatisi, ripresero il cammino.

-Golbez?- chiese Yuna, raggiungendolo, alla testa del gruppo.

-Si?- rispose il gigante, calmo.

-Mi insegni come far levitare gli oggetti?- disse, facendo calare il silenzio tra i due per qualche secondo.

-Non credo che sia qualcosa che può imparare con leggerezza- rispose -E comunque richiede anni, per essere compresa.

-La prego, solo per poter recuperare il mio scettro in fretta, in situazioni di vita e di morte- lo pregò lei, insistendo.

-Ah- fece Golbez, cambiando tono -Quella è una cosa ben diversa. Non dovrebbe essere difficile.

-Ehm ehm- fece Kuja, da dietro -Le spiacerebbe insegnarla anche a me, Lord Golbez?

-Volentieri- rispose con naturalezza il gigante, mentre Yuna gli scoccava un occhiata confusa.

-Come mai Lord Seymour ci tiene tanto a che qualcuno ci scorti da lui?- chiese Cid, sospettoso.

-I confini di Guadosalam sono diventati turbolenti nell'ultimo anno...- spiegò lo stregone, prima che un ruggito sottolineasse le sue parole.

-Accidenti, sono già qui- mormorò il gigante, facendosi vicino a Yuna.

-Allenamento- ghignò Jecht, sorridendo.

Il gruppo serrò i ranghi, stringendosi gli uni agli altri, mentre i primi mostri comparivano dalle fronde.

-Ci mancavano anche le anime- fece Kuja, sbuffando -Tutto questo è dovuto alla vicinanza con l'ingresso al regno dei morti?

-Preferirei discuterne in privato- replicò il gigante, mentre dei passi tonanti silenziavano momentaneamente i guerrieri.

Un immensa creatura si fece largo nel fogliame, alta quanto Golbez e lunga come tre uomini.

Era possente ma anche sinuosa: camminava a quattro zampe, le quali erano solide ma leggere, adatte a scatti improvvisi; il corpo era interamente coperto da una peluria dai colori scuri, corta e ordinata, invece che ispida come quella dei Ronso; il muso era composto da quattro occhi assassini, disposti ai lati della testa, una bocca irta di zanne e due corna ricurve.

-Non ho mai visto una bestia del genere- fece Kuja, sconvolto.

-È impossibile prevedere la forma dei demoni, quando le anime si riuniscono- spiegò Cid, sguainando gli artigli.

-State indietro- comandò Jecht, facendosi avanti e schioccando le nocche -Questo lo sistemo io.

-State scherzando- disse Gabranth.

-Lasciate perdere, quando decide una cosa non lo fermate più- replicò Cid, balzando contro il nemico più vicino e abbattendolo con un sol colpo.

Gli altri mostri gridarono, venendo falciati dagli incanti di Kuja.

-La vostra presenza turba il mio pensiero!- esclamò il mago.

Gabranth e Rikku si spostarono attorno a Yuna, guardinghi, mentre gli altri si allargavano in un cerchio più largo respingendo l'offensiva.

Golbez scagliò i nemici più vicini indietro, per poi falciarli con una pioggia di fulmini.

Jecht partì alla carica, balzando sulla bestia, che rispose con un ruggito, scagliandolo da parte.

Il guerriero si abbatté al suolo con una rotolata, con tre tagli sul petto, ma in contemporanea la bestia ruggì di dolore, avendo l'occhio destro macinato dalla forza dell'attacco nemico.

-Sir Jecht!- gridò Yuna, mentre i suoni della battaglia risuonavano assordanti attorno a lei.

-Resta lì!- le gridò l'omaccione, facendo per alzarsi spavaldo, ma ritrovandosi a ricadere in ginocchio, mentre il dolore gli divorava il petto.

-Quegli artigli sono avvelenati!- lì avverti Golbez, facendo da scudo al vecchio guerriero contro una pianta maligna.

In quel momento, mentre Kuja era distratto a respingere qualche bestia volante, un grupo di anime maligne si aprirono un varco, puntando Yuna.

Rikku estrasse uno strano congegno dalla tasca, assicurandolo al braccio, prima di premere un pulsante e formare un solido scudo elettrico, che respinse il primo nemico con uno schianto, mentre Cid e Gabranth caricavano il resto.

La bestia sconosciuta ruggì, puntandoli, e Yuna decise di darci un taglio, richiamando Ixion.

Il cavallo si erse in tutta la sua magnificenza, prendendola in groppa e gettandosi contro il mostro, investendolo dapprima con i suoi fulmini e poi con il corno.

La creatura si fece indietro, subendo solo un colpo di striscio, ma allontanandosi dai compagni.

Gabranth fece per raggiungerla ma un nemico si mise in mezzo, rischiando di affondare i propri artigli nei suoi occhi, quando Rikku lo salvò decapitando il mostro, con una lama illuminata da Neon blu, che mandava crepitii elettrici.

Yuna spronò l'Eone all'attacco, e quello incalzò con il corno e gli zoccoli, nonostante la mole dell'avversario.

La bestia era temibile, e scattava in avanti con attacchi rapidi e letali, ma Ixion la respingeva caricando con corno o impennandosi, agitando i suoi zoccoli.

Cid ne approfittò e, con un rapido balzo, piantò i suoi artigli nella spalla del mostro, facendolo incespicare.

Ixion partì alla carica, trafiggendo il nemico alla gola con il suo fedelissimo corno, e quello stramazzò, disperdendosi in luci.

Ma proprio in quel momento uno dei mostri assalì Yuna, atterrandola con le sue possenti zampe e preparandosi a finirla quando, dopo un improvvisa detonazione, l'essere stramazzò a terra.

-Lady Yuna!- gridò Gabranth, accorrendo al suo fianco -State bene?!

-Certo che sta bene!- disse Rikku, agitando una strana arma, simile ad un boomerang, ma sbilanciata, una parte leggermente incurvata mentre l'altra perfettamente dritta, in metallo.

-Questo giocattolino non manca mai il bersaglio- spiegò la Albhed, sorridendo.

-Siete stata troppo avventata- intervenne Golbez, avvicinandosi, sorreggendo Jecht -Avete rischiato di grosso, Lady Yuna.

-Io sapevo quello che dovevo fare- replicò Yuna, scostandosi la polvere dai vestiti.

-Ricordate la lezione sul fulmine?- chiese Golbez, senza perdere il suo tono di rimprovero -Dovevate essere paziente.

-Sono stata paziente.

-Ma avventata in ogni caso- intervenne Cid, quietando gli animi -Hai agito secondo l'istinto e hai agito bene, ma hai rischiato troppo. Devi imparare ancora a gestire una battaglia con freddezza. Da quello che mi avete raccontato di Luka, hai agito in modo folle anche lì. Ti sei esposta senza considerare la forza del nemico.

-M-ma Jecht sarebbe potuto morire- protestò lei, sentendosi aggredita.

-Ah, nessuno dice che quello che fai è sbagliato, bambina- intervenne il guerriero -Stiamo solo dicendo che è pericoloso.

-Stenditi tu- ordinò Cid, meno gelido ma comunque severo.

-Ora basta- intervenne Gabranth, fronteggiando il veterano -Non è una guerriera, non merita di essere trattata così!

-So difendermi da sola, se non ti dispiace!- lo rimproverò Yuna, facendolo indietreggiare.

-La mia testa...- si lamentò Kuja.

-Tu non parlare, che sei stato inutile- replicò Rikku.

-Ho fatto il mio dovere!

-Ignorandola e iniziando a colpire i nemici a caso?

-Questo vostro comportamento sconsiderato potrebbe essere fatale!- tornò alla carica Golbez.

-Come se tu ne sapessi qualcosa!- lo rimbeccò Gabranth.

-Finitela di fare i ragazzini!- tuonò Cid.

-BASTA!- fece Yuna, mentre un fulmine andava ad abbattersi su un albero poco lontano.

I guerrieri ammutolirono all'istante, ingoiando le accuse.

L'unico che non seguì costume fu Jecht, che sputo nuovamente sangue, prima di mettersi a ridere.

-Che scena! Sono sicuro che Sin si godrà lo spettacolo, prima di ucciderci tutti- disse, con evidente sarcasmo.

-Non sei spiritoso- mormorò Rikku.

-Chiedo perdono Lady Yuna- disse Golbez -E a tutti voi. Non era realmente mia intenzione offendere la vostra persona: ho perso la mia famiglia perché abbassammo la guardia. Non volevo che vi succedesse la stessa cosa.

-Allora spero non commetterai altri errori di giudizio- replicò la ragazza, ancora astiosa.

Lo scapaccione di Cid, che seguì, fu talmente scioccante che si ritrovò a terra ancora prima di realizzare di essere stata colpita.

L'uomo non aveva mai osato alzare una mano su di lei, mai.

-Non ti azzardare mai più a dire una cosa del genere.

Un attimo dopo il pugno di Gabranth lo piegò in due.

-Non si azzardi mai più a toccarla in quel modo.

-E va bene ora basta!- s'intromise Rikku, correndo a frapporsi tra i due -Vedete di darvi tutti una calmata, adesso!- esclamò.

-Come mai ci tieni tanto all'ordine?- chiese il mago.

-Kuja- lo zittì perentorio Jecht.

Il guerriero si risollevò in piedi e camminò verso Yuna, porgendole una mano per alzarsi, nonostante fosse evidente che lui stesso faticava.

-Tutti facciamo qualcosa di cui ci pentiamo- disse -Fidati, io ne ho fatte tante. Ma una cosa che mi hai fatto realizzare, Yuna, è che serbare rancore non porta nulla. Se fai un passo falso, puoi solo rialzarti.

La ragazza, gli prese la mano, ancora scossa, e lui la rimise in piedi senza tanti complimenti.

-Non è successo niente, siamo andati tutti sopra le righe perché qualcosa ha rischiato di andare storto. Ma era destinato a succedere, prima o poi. Non importa chi a iniziato: quello che non mitiga è colpevole quanto e più di chi s'infuoca. Facciamo tutti un bel respiro, e facciamo tesoro di quello che stato detto, perché non si ripeta.

Gli altri rimasero immobili a guardarsi attorno, evitando di incrociare gli sguardi, chi per vergogna, chi per rimorso, chi per orgoglio.

-E se nel caso ci fosse qualcuno innocente- riprese l'ex-eroe -Sono io, perché non ho detto niente di male.

-Jecht!- esclamarono tutti in coro.

Poi si resero conto dell'assurdità della cosa e iniziarono a ridere, riprendendo la serenità poco a poco.

-Ecco, visto? Tutto come prima- disse l'eroe, prima di vomitare altro sangue, segno che il veleno lo stava mangiando vivo -Ora, qualcuno mi da una mano?


A\N: E qui finisce il capitolo. Guadosalam è praticamente alle porte, e Mister Seymour aspetta di incontrare la sua Lady.

DII\N: Capirai, come se non sapessero cosa succede.

A\N: Perché, lo sanno già?

DII\N: Non dovrebbero?

A\N: Boh, io non credo. Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** La proposta ***


A\N: Eccomi ancora qui. Continuiamo fino alla fine.

DII\N: Quante volte l'hai promesso...

A\N: Ma ci sarà una volta in cui andremo d'accordo?!

DII\N: Devi proprio chiederlo?

A\N: Ah, lascia perdere.


Guadosalam era una città unica, costruita nel fondo della foresta.

Anzi, era essa stessa la foresta: nodosi rami e profonde radici si erano intrecciati strettamente ed erano cresciuti l'uno sull'altro, costruendo piazze, scale, palazzi, case, tutto.

Fontane e corsi d'acqua spuntavano ogni tanto, in pozze più o meno profonde, illuminati dalle torce magiche di fuoco fatuo, proiettando quelle ombre misteriose che davano un tocco esotico all'ambiente, un gusto quasi gotico.

Certo, non che a Yuna importasse qualcosa di tutto questo.

-In sintesi è come richiamare un Eone?

-Si, per te è la stessa cosa. Il tuo scettro solitamente è solo un pezzo di legno, ma non è raro per un mago, a furia di utilizzare sempre lo stesso strumento, che si formi un legame mistico. Nel tuo caso, la quantità di energia che catalizzi al richiamo di un Eone lascia delle tracce energetiche, che diffondendosi sempre attraverso lo stesso strumento, hanno incantato il tuo scettro- spiegò Golbez, mentre faceva ruotare l'oggetto nell'aria, senza bisogno di mani.

-Ma non ho evocato i miei Eoni così spesso- osservò la ragazza, facendo un breve calcolo mentale di quante volte fossero venuti in suo soccorso -E soprattutto, non credo di aver usato così tanta energia.

-Quando evocherai Bahamut la prima volta capirai. Per un evocatore esperto, evocare un Eone non è tanto difficile, ma per quanto tu e gli altri siate dotati, siete come dei bambini che imparano a parlare. Col tempo imparerai ad usare sempre meno energia- continuò lo stregone.

-Lord Golbez- lo accolse in quel momento un Guado vagamente largo e in carne, con una lunga barba verdognola.

-Tromell- rispose lo stregone, fermandosi con rispetto di fronte al nuovo arrivato.

-Questi è Tromell Guado, maggiordomo di Maestro di Seymour.

-Perché? La ballerina blu non ti paga abbastanza per farlo tu?- chiese ironico Jecht, beccandosi una gomitata tra le costole da parte di Cid.

-Maestro Seymour vi attende al suo palazzo- disse il guado, inchinandosi, prima di fargli segno di seguirlo.

-Ci attende così presto?- chiese Yuna.

-Maestro Seymour ci tiene a non far aspettare i suoi ospiti- rispose Tromell.

-Meglio- commentò Kuja.

-Almeno ce ne andremo più in fretta da qui- aggiunse, all'orecchio di Gabranth, che annui convinto.

Non fu una lunga strada, dato che in pochi attimi due grandi cancelli di legno apparvero davanti al gruppo, ricavati direttamente dalla corteccia.

-Miei signori- disse il guado, aprendo i portali e facendosi immediatamente da parte.

L'interno era ovviamente molto vasto, occupato per lo più da grandi tavoli, al centro e ai lati della stanza.

Dopo l'atrio vi era una breve corridoio, alla fine del quale, prima che sfociasse nelle altre stanze, sedeva un trono vuoto.

Il tavolo centrale era pieno di carte e mappe di Spira, mentre su quelli laterali si trovavano ancora vivande per la colazione, intoccate.

-Siamo in anticipo- osservò Kuja, fissando il trono vuoto.

-Oh, al contrario- disse Seymour, alle loro spalle.

L'intero gruppo si volse, trovandosi davanti il mezzo-guado, in pompa magna e sorridente.

-Non vedo ragione di attendere i miei ospiti su un trono. È terribilmente di cattivo gusto, non trovate?- continuò, entrando, mentre Tromell chiudeva la porta alle sue spalle.

-Maestro Seymour- lo accolse Yuna, eseguendo il saluto.

-Lady Yuna- rispose lui -Viaggio interessante? Spero non abbiate subito aggressioni alla vostra persona.

Kuja fece per aprire bocca, ma Rikku gli pestò preventivamente un piede, lanciandogli un occhiataccia.

-Niente ha turbato il mio viaggio Maestro. Grazie per aver inviato Golbez a farci da guida nell'ultimo tratto- rispose Yuna, sempre cortese.

-Quei mostri si stanno facendo più audaci ogni giorno- comunicò lo stregone.

-Beh, una fortuna che tu fossi lì- rispose il Maestro, mettendogli una mano sulla spalla.

-Spero di non avervi causato contrattempi con questa deviazione forzata, Lady Yuna- riprese poi, tornando a concentrarsi sulla ragazza.

-Sono solo curiosa sul perché si sia dato tanto da fare per favorire questo incontro- rispose lei, mentre i suoi guardiani restavano in silenzio.

Rikku, di nascosto, sgraffignò due fette biscottate e iniziò a masticarle, e quando Kuja le lanciò un'occhiata di rimprovero, gliene offrì una.

Cid e Jecht rimasero contemplativi, ma dal linguaggio del corpo era evidente che fossero pronti a reagire a qualsiasi gesto ostile.

Gabranth, dal canto suo, continuava a fissare Seymour con occhi sospettosi.

-Lasci che ve lo mostri- la invitò il Maestro, indicando il tavolo pieno di carte -Dopo essere successo a mio padre, mi sono dato molto da fare per conoscere Spira. Ho sempre trovato frustrante il fatto di saperne così poco, nonostante il nostro mondo non sia così grande. Così, mi sono permesso di riscoprire un po della storia passata- spiegò l'uomo, mostrandole una mappa vecchia di quasi mille anni.

-Ricordate la Guerra delle Macchine, in cui gli Albhed furono sconfitti e Sin si liberò sul nostro mondo, attirato dai peccati del nostro popolo?

Yuna annuì, non capendo dove voleva andare a parare.

La Guerra delle Macchine e le origini di Sin erano cose che ricordavano tutti, anche i bambini.

-Mi sorprende che di Sin non si abbiano testimonianze prima di questo evento. Cosa ha spinto Sin a manifestarsi da allora?- continuò il guado.

-In tempi di guerra gli uomini commettono crimini innominabili- rispose Yuna, lasciando che si spiegasse da solo.

-Allora perché in mille anni la fame e la furia di Sin non si sono mai fermate?- chiese ancora Seymour.

-Il peccato nel mondo permane anche dopo che i perpetratori sono stati annientati- fece la ragazza, cominciando ad essere ansiosa.

-Ciò vorrebbe forse dire che prima il peccato prima della Guerra delle Macchine non esistesse?

Stavolta l'evocatrice non rispose, fissando l'interlocutore, confusa.

-Ho ragione di credere che le informazioni in nostro possesso siano incorrette, Lady Yuna- concluse Seymour, con enfasi.

-Crede che il clero possa mentire?- disse calma la ragazza.

-Certo che mente- intervenne Rikku, tutt'altro che calma.

-Non crede di metterla in pericolo, rendendola parte di questa cospirazione contro i suoi stessi connazionali?- chiese Cid, raggiungendo il fianco della figlia.

-Ho scelto Yuna perché si è distinta dagli altri evocatori in bellezza e spirito, ma sopratutto in convinzione e virtù. Quello che ha fatto a Luka è stato un grande gesto, che resterà nel cuore di tutti coloro che sono sopravvissuti. Anche il clero dovrebbe guardarsi dall'attaccare direttamente un personaggio del genere- spiegò il guado.

-In sintesi ha scelto la prima celebrità che le è capitata tra i piedi- riassunse Kuja.

-Quello che intende fare lei è rovesciare lo stesso clero, sulla teoria che Sin sia un... un...- cercò di dire Gabranth, non sapendo neanche come esprimersi.

-Un invenzione?- completò per lui Jecht.

-Non ho detto questo- rispose il ragazzo.

-Però l'hai pensato- replicò l'uomo.

-Lady Yuna, io credo che, se uniremo le nostre forze, saremo in grado di annientare Sin e il clero una volta per tutte- disse Seymour -Se lei accetterà, ovviamente.

-Non abbiamo prove- rifletté la ragazza -Come pensa di riuscire a smascherare la forza più potente di Spira con solo il mio aiuto.

-Non contano solo i mezzi, in questo confronto, Lady Yuna. Una persona con una forte volontà sarà disposta a tutto per raggiungere il proprio fine. Ma sopratutto, io conto di usare la sua influenza.

-Ma io non ne possiedo- replicò Yuna -Lei è il Maestro di Yevon.

-E lei è l'eroina di Spira- rispose lui, imperturbabile -Immagini cosa possiamo ottenere entrambi da una nostra unione.

-Ma sto già dando tutto l'aiuto possibile nella lotta contro Sin.

-Oh, Lady Yuna, non sto semplicemente chiedendo il suo aiuto- disse il Maestro, chinandosi a sussurrarle nell'orecchio.

La faccia di Yuna assunse molto rapidamente una profonda nota di rosso, mentre Cid sollevava il sopracciglio, vedendo la reazione della figlia.

Golbez sembrò sospirare, rassegnato... o forse stava trattenendo il fiato?

In quel momento il portone si aprì con uno schianto, facendo voltare tutti i presenti, accetto Yuna.

-Eccomi!- esclamò Garnet, ansante, prima di ricomporsi e assumere un atteggiamento più rispettoso.

I suoi Guardiani erano immediatamente dietro di lei, nelle stesse condizioni e\o peggio, esclusa Beatrix.

-Lady Yuna, Maestro Seymour, Golbez, Guardiani- disse, educatamente salutando tutto i presenti.

-Lady Garnet, siete oltremodo puntuale- disse Seymour, rispondendo al saluto.

-Lietissima. Lady Yuna, che piacere rincontrarla dopo Djose- disse l'evocatrice, avvicinandosi ai due.

Poi si rese conto che Yuna era intenta a fissare il vuoto, ignorando i suoi saluti, con la faccia color peperone.

-Tutto bene?- chiese la mora, prima di voltarsi verso Seymour -Che gli hai detto?

Quello si limitò a sorridere, innocente.

-Mi ha chiesto di sposarlo- disse Yuna, con tono piatto e con una nota si shock profonda.

I capelli di Kuja schizzarono in aria, mentre l'armatura di Gabranth e i pantaloncini di Rikku caddero a terra (con molto disappunto di quest'ultima, che balzò su Gidan non appena realizzò che l'aveva presa di mira con il suo sorriso malizioso).

-Tu cosa!?- esclamò oltraggiata Garnet, all'indirizzo di Seymour, con i pugni stretti e lo sguardo di rimprovero.

-Non avrei dovuto?- replicò il guado.

-Lei ha già fin troppi problemi a badare a Spira, a Sin, a tutti quanti in questo mondo! Non puoi costringerla a preoccuparsi anche di te!- esclamò Garnet, come una mamma rimprovera il figlio, prima di prendere Yuna per mano e trascinarla fuori.

-Scusalo, Seymour è un bravo ragazzo ma ha dei modi a dir poco spaventosi. Ti faccio fare un giro, così potrai rilassarti e riflettere sulla cosa...

Le due ragazze lasciarono la sala, avvolta in un imbarazzante silenzio, rotto solo dalle imprecazioni di Gidan e Rikku, ancora intenti a colpirsi duramente e rotolare qua e là.

-Mi scuso per il suo comportamento. Lady Garnet e io siamo cresciuti come fratelli: tende sempre ad avere un certo atteggiamento nei miei confronti- fece Seymour, con voce tranquilla.

-Maestro Seymour- disse Cid -Non so cosa lei pensi di questa sua brillante idea, ma se mia figlia deve finire nel fuoco incrociato tra lei e...

-Avrò la massima cura nel proteggerla, ha la mia parola- lo interruppe il Maestro -Ora credo che abbiamo entrambi compiti più gravosi a cui badare. Vorrete scusarmi, ma ho urgenza di recarmi Bevelle, non credo avrò modo di incontrarvi nuovamente tanto presto. Darò a Yuna il tempo per decidere.

Seymour fece un ultimo inchino all'uomo, prima di uscire dalla camera, seguito in religioso silenzio da Golbez.

-Ma di che diavolo sta parlando?- chiese Steiner, mentre Vivi si nascondeva dietro alla sua gamba al passaggio dei due.

-Lascia perdere- rispose Jecht -Tu piuttosto, Beatrix- continuò rivolto alla guerriera orba -Conosci un posto dove possiamo darci da fare? Sai, sfogare un po di stress e sudare un po.


Yuna era rimasta sorpresa che anche i Guado possedessero delle terme in cui fare il bagno, specie in mezzo a quegli alberi, ma almeno spiegava perché Guadosalam non fosse fredda e lugubre.

Garnet l'aveva trascinata direttamente nella vasca, senza tanti preamboli, e aveva continuato a ripetere di quanto Seymour fosse stato insensibile e stupido a confessarsi in quel modo.

-Va meglio, Lady Yuna?- chiese la mora, un poco più calma.

-Si. Oh, Yevon- fece la ragazza, debolmente.

-Non darti pensiero, sono sicuro che non se la prenderà se dici di no. Sarebbe il minimo, dopo il modo in cui ti ha trattata- riprese l'altra, cerco di incoraggiarla.

Yuna non rispose, fissando il proprio riflesso nell'acqua.

Quella richiesta così diretta l'aveva spiazzata completamente: matrimonio?

Con un Maestro, per giunta.

Lei?

Perché proprio lei?

E perché dopo averle parlato di quella cospirazione?

Non aveva senso, niente aveva senso.

Allora chi era Sin?

-Non si faccia problemi, ci penso io a quello là- continu Garnet, mettendole una mano sulla spalla.

-Lei crede che sia sincero?- chiese Yuna, pacata -Crede che mi ami davvero?

Stavolta fu Garnet ad arrossire, non sapendo cosa dire.

-Beh, lo conosco da così tanto tempo... Ma non saprei dirlo... Aveva una strana luce negli occhi...- rispose vaga, distogliendo lo sguardo.

-Forse dovrei accettare- mormorò Yuna, con tono triste.

-Ma cosa dite!- esclamò la mora, riavendosi -Non vi dovete sentire in dovere, Lady Yuna. Non è modo di trattare una ragazza, il suo.

-Non è quello, Garnet- replicò debolmente la castana -È solo che... non credo sia un caso che ci siamo incontrati.

-Uh? Oohhhh, sta forse dicendo che prova qualcosa per mio fra... per il Maestro?- chiese l'altra, genuinamente sorpresa.

-NO!- esclamò Yuna -Cioè, non provo amore per lui. È solo... curiosità? Ammirazione per le sue ambizioni, probabilmente.

-Oh si, quelle. Belle parole, ma spesso sono solo fumo e niente arrosto- replicò Garnet, scettica.

-E se le realizzasse?

-Buon per lui.

Le due tornarono a tacere, rilassando gli arti, stanchi per il viaggio, nell'acqua calda.

-Credo dovrebbe chiedere consiglio- osservò Garnet ad un certo punto -Cioè, posso darvi del tu?

-Certamente- rispose Yuna.

-Okay. Per questa decisione, intendo. È evidente che Seymour ha un debole per te, ma non devi fare la scelta sbagliata solo per compiacere i suoi sogni. Non fraintendermi: lo considero un fratello e gli voglio un mondo di bene, ma nemmeno io ti augurerei di essere mia cognata senza felicità.

Yuna sorrise, toccata da quella dichiarazione, e fece scivolare un braccio attorno al collo di Garnet, che ricambiò il gesto dopo pochi attimi.

-È proprio vero che noi ragazze dobbiamo aiutarci a vicenda- disse la castana.

-Certo che si- replicò l'altra.

-Hai ragione Garnet, dovrei chiedere consiglio a qualcuno- ammise Yuna, più distesa.

-Sai già a chi?

-Hai presente il Farplane?


A\N: E la chiudiamo qui. Domani, il viaggio nel Farplane.

DII\N: E sono già due nomi di luogo di FFX che sbagli. Non sarà il caso di farti passare il glossario?

A\N: Mi traducono “Mushroom High Road” con “Via Microroccioso”, ti pare che abbia senso?

DII\N: Scusatemi, dopo di questa lo devo ammazzare. Alla prossima, Ciao.

A\N: Ehi, non...

PUNCH BAM STRARABAM!

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Farplane ***


A\N: Va bene d'accordo, questo capitolo non dovrebbe essere niente di nuovo. Ma...

DII\N: Stai zitto che tra Exile, Sophie e Devil hai spoilerato mezzo pianeta! Zitto maledizione, zitto!

A\N: Mi devi un giorno di ospedale tu, ricorda.

DII\N: Ma stai zitto, che ti sto pure aggiornando la storia. Ingrato.


-Siete sicura di volerlo fare?- chiese Cid.

-Lo so che ognuno ha la sua da dire, ma vorrei che fosse una decisione ben presa- rispose Yuna, passando il suo sguardo dal genitore adottivo a Kuja, poi Gabranth, e perfino Rikku.

-Se è così, sono lieto che abbiate scelto di farlo adesso- la rassicurò Cid, accarezzandole il capo.

-E così, vorresti “vedere” i tuoi genitori per farti dire se dare un calcio negli stinchi a quel cornuto o no?- chiese Rikku, battendo persino il sarcasmo di Jecht.

-Rikku!- la rimproverarono in coro.

-Lei mi piace- intervenne Garnet, con un sorriso di complicità.

-So che non può sembrare molto sensato per te- riprese Yuna, senza esserne disturbata -Ma è un qualcosa che voglio vedere, prima che anche il mio tempo giunga.

-Uff, e va bene. Voi andate, io resto- si arrese la bionda, con una scrollata di spalle.

-E come facciamo a sapere che tu non proverai a scappare mentre siamo via?- chiese Kuja.

-Facciamo così- rispose Rikku -Voi tornate tutti interi, io resto qui ad aspettarvi.

Yuna fece un mezzo sorriso, abbracciando la cugina, che ricambiò.

-Non mi dispiacerebbe seguirla, Lady Yuna, ma come Evocatrice ho un dovere verso Spira, e il mio viaggio deve riprendere- disse Garnet, con un inchino.

-Ma siamo appena arrivati!- esclamò Gidan, facendosi crollare le braccia.

-Aspettiamo solo Beatrix e poi ripartiamo, prima di sera.

-Capisco. In questo caso fate un buon viaggio- annuì Yuna, prima di registrare un errore nei presenti.

-Scusatemi, ma Sir Jecht dov'è?

-Qui- rispose l'omone, da dietro -Scusate, non riuscivo a smettere. Non mi divertivo così da tanto.

Sotto gli occhi spalancati dei due gruppi, quattro guado arrivarono sorreggendo l'omone e la donna, conciati per le feste.

-È questo che definisci divertimento?- fece Cid, sollevando il sopracciglio.

-Certo ragazzo. Non vorrai mica dirmi che l'unica fonte di svago viene dal sedersi ad un tavolino e giocare con dei pezzi di legno bianchi e neri?

-Almeno non dobbiamo ricucirvi dopo- disse Gidan, guadagnandosi uno scappellotto da Steiner.

-Lady Beatrix, state bene?- chiese il cavaliere, avanzando verso i guado che la portavano.

-Mai stata meglio- replicò con un mezzo sorriso quella.

-Bene allora. Rikku, puoi badare a Jecht mentre siamo via?- chiese Cid, sollevando l'amico e posandolo a terra.

-Agli ordini!- esclamò quella, sorridendo malevola.

-Bene, allora credo che dovremo fare una sosta prima di ripartire. Per quanto comunque breve- esalò Garnet, lanciando un'occhiata di rassegnazione alla donna più anziana.

-Allora non ci resta che separarci- disse Yuna inchinandosi.

-Buona fortuna Lady Yuna- rispose la mora, imitandola.

BONK

-Questa sta diventando vecchia- commentò Jecht.


Il Farplane era un semplice pezzo di terra, un luogo arido e spazzato dall'eterno vento del mondo dei Morti.

Se mettevi un piede in fallo eri perso.

Kuja si grattò il retro della testa, imbarazzato.

Quel momento sarebbe stato traumatico per molti, ma per lui, che non ricordava nemmeno i suoi genitori...

Si sentiva fuori posto, d'impiccio.

Aveva visto Yuna tendersi, mentre le scalinate finivano e il portale si mostrava turbolento ai loro occhi.

Gabranth aveva impastato la lingua, perfino Cid aveva sospirato con più forza.

“I morti non dovrebbero essere disturbati” si ripeteva Kuja.

-Allora- chiese -Come funziona?

-Aspetti- rispose Yuna -E osservi.

-Reks?- fece Gabranth facendoli voltare.

Kuja riconobbe molto in fretta il giovane fanciullo dai capelli neri, Larsa, ma affianco a lui appariva un giovane, quasi adulto, e biondo, che ricordava un Gabranth meno stoico e più sereno, dai tratti gentili.

-Reks!- esclamò l'ex-giudice, con più forza, avanzando verso le due ombre.

-C-cosa? Come? Qua... oh Yevon!- fece il guerriero, crollando in ginocchi, battendo i pugni al suolo -Perché?

-Mi dispiace molto- disse Yuna, andando a posargli una mano sulla spalla.

-Ha lasciato Kilika in pellegrinaggio, non più di due anni fa. Non ho avuto notizie di lui da allora- disse il biondo.

Kuja rimase in silenzio, spostando gli occhi dagli spiriti al compagno, e viceversa, combattuto.

Gabranth aveva perso un fratello, sotto i suoi occhi, e adesso, che credeva di essersi liberato dal fardello della sua morte, si era ritrovato a doverne portare un secondo, ancora più doloroso.

L'altro si rimise, in piedi, passandosi una mano sugli occhi.

-Non eravamo molto legati, ammirava più mio fratello gemello, Basch.

“Un altro fratello?!” venne da pensare a Kuja.

-Anche lui è in pellegrinaggio?- chiese Yuna.

-Sono partiti tutti di comune accordo- annuì il guerriero -Molti non ce la facevano più a sopportare di vivere sull'isola.

-Perché non sei partito con loro?- chiese il mago, andando ad affiancarsi al compagno.

-Avevo i miei doveri. E mia madre stava morendo. Era sempre stata una donna gentile e generosa, e li ha lasciati partire volentieri, senza rimpianti. Larsa era ancora troppo piccolo, così è rimasto al sicuro con me- spiegò Gabranth -Ironia della sorte.

-Non fare così. Sono sicuro che Larsa non rimpiange di aver trovato la morte sull'isola- lo incoraggiò Kuja.

Gabranth sospirò, facendo intendere al mago che voleva privacy.

In silenzio, Yuna e il ragazzo si allontanarono, lasciandolo solo con le sue pene.

Cid era immobile, fissando da lontano un uomo, con una barba ispida e i capelli corti, con lo stesso taglio militare di Gabranth, che indossava la divisa dei miliziani e il lungo mantello che Cid si portava sempre dietro.

Accanto all'immagine se trovava un'altra, un semplice miliziano, più giovane, con i capelli mossi e castani.

-Siete preoccupata, Lady Yuna?- chiese sottovoce Kuja.

-No, non temo la morte- rispose la ragazza, fissando dritto davanti a se.

-Non parlavo di quello- replicò il mago, ma lei si volse verso di lui, sorridendo con serenità.

-Essere nervosi è normali, ma non ho paura di quello che potrebbero dirmi.

-I morti non parlano- replicò Kuja.

In quel momento la nebbia ventosa tremolò, mostrando due figure distinte ma comunque immateriali.

Braska era sempre solenne e sereno, nonostante la morte.

La donna affianco a lui sorrideva silenziosamente, e Kuja riconobbe i tratti umani e gentili di Yuna, con quegli occhi affascinanti e brillanti di meraviglia, che riflettevano l'animo carismatico e affascinante della ragazza.

Inconsciamente Kuja cominciò a sudare freddo, sentendosi sotto pressione.

Quelli erano i genitori di Yuna, dopotutto.

-C-credo che ti lascerò sola a... a riflettere- balbettò il ragazzo indietreggiando.

Si sentiva decisamente a disagio, ora più che mai.

Se solo avesse avuto qualcuno che gli premeva di vedere lì... no, cosa andava a pensare, una cosa del genere era troppo crudele.

Kuja si arrese osservando da lontano i suoi compagni, riflettendo sulle loro emozioni.

Yuna era sicuramente commossa, ma a modo suo: una piacevole sensazione di sollievo e malinconia, con quella sua sensibilità verso tutto ciò che era umano.

Gabranth e Cid invece... Kuja sbirciò i loro volti, riconoscendo un apparente calma nei loro lineamenti, ma riconoscendo il senso di colpa nella luce spenta dei loro occhi.

Il mago si sentì solo per la prima volta, alla deriva in un mare di cui non aveva memoria o mappa.

I sentimenti negativi tendeva a sopprimerli con la poesia o il ricordo dei suoi cari, così preziosi e così importanti, capaci di far sparire anche il peggiore incubo.

-Non ti crucciare- fece una voce vicino a lui.

Kuja si volse, scorgendo il grande Jecht, ripresosi, affianco a lui.

-Sir Jecht, siete di nuovo in sesto- riuscì a sussurrare, trattenendo la sorpresa.

-Ehi, quella ragazzina si porta dietro ogni genere di oggetto- rispose ghignando l'uomo, usando lo stesso tono di voce.

-E l'avete lasciata da sola?- lo interrogò Kuja, sorprendendosi.

-Non andrà da nessuna parte- fece con semplicità il gigante -Coraggio. Se ti senti di troppo, forse è il caso di uscire.

Kuja lanciò un ultimo sguardo a Yuna, indeciso, prima di accettare il consiglio del veterano e andarsene.

I due uscirono dal regno dei morti, e fu quasi come prendere un bel respiro dopo essere rimasto in apnea.

L'atmosfera nel Farplane era veramente opprimente, molto meglio starsene fuori.

Kuja si volse a guardare il volto del guerriero, scorgendo una rapida ombra attraversarlo, facendolo rabbrividire.

Ma prima che potesse chiedere di più, scorse Rikku alla fine della scalinata, che li salutava.

“È ancora qui?” si chiese, non capendo a cosa era dovuta questa improvvisa fedeltà della ragazza.

-Allora, Kuja- disse Jecht, iniziando a scendere le scale -Parliamo un po, ti va?

Il mago sollevò il sopracciglio, seguendolo -C'è... qualcosa che vuole chiedermi, Sir?

-Io?- fece l'uomo, voltandosi verso di lui -Non sei tu quello che fa le domande?

Kuja impastò la bocca, non sapendo cosa chiedere, nonostante i suoi trascorsi.

Si era ripromesso di restare vigile nei confronti di Yuna, ma affrontare la verità da solo... non era così rassicurante come avrebbe creduto.

-Perché ha chiamato Sin su quella spiaggia?- chiese alla fine, mentre i due raggiungevano il piano dove si trovava Rikku.

-Perché ho un conto in sospeso con quel mostro- rispose sinceramente l'uomo, massaggiandosi la spalla, prima di sedersi sul corrimano.

-E lei non ha pensato a tutte le vite che sono state perse a causa sua, quel giorno?- insisté Kuja, confrontandolo da in piedi.

Jecht rimase in silenzio, soppesando la risposta prima di sorridere con una strana nota e grattarsi la nuca.

-Immagino di no- ammise.

Il mago scosse il capo, non credendo alle sue orecchie, prima che Rikku lo interrompesse -Eccoli!

Kuja spostò gli occhi di nuovo verso il portale, notando Yuna e gli altri Guardiani che sopraggiungevano, uno dopo l'altro.

-Continueremo questa discussione un'altra volta. Ma sappi che anche io ci tengo a proteggere Yuna- intervenne l'ex-blitzaballer, mettendogli una mano sulla spalla.

In quel momento un improvviso movimento ai piani alti attirò l'attenzione il gruppo in cima alle scale, facendoli voltare indietro.

-Che sta succedendo?- chiese Rikku.

Kuja risalì in fretta i gradini, levitando, e raggiunse la sua evocatrice: un ombra, un morto, quasi invisibile, cercava di passare attraverso il portale, mentre diverse anime rifuggivano la loro prigionia, liberandosi dal suo corpo.

-Che diavolo succede?- disse Kuja, sbalordito.

-Quella creatura non dovrebbe essere qui. Yuna, la rispedisca nel suo mondo- fece Gabranth, mettendo mano alle spade.

-Aspettate- intervenne Cid, allungando il braccio verso di loro -Io lo conosco.

-Cosa?- chiese Rikku, facendosi largo tra Kuja e Gabranth e mettendosi davanti a Yuna, attivando nuovamente lo scudo.

-Egli è il defunto Maestro Jyscal Guado- spiegò l'uomo, avanzando verso l'ombra -Credo stia cercando di dirci qualcosa.

Cid tentò di afferrare l'ombra del Maestro, senza successo.

Quello sembrò gesticolare qualcosa, che fece voltare l'uomo verso Yuna.

-Credo voglia qualcosa da te- le disse, invitandola a farglisi vicino.

Lei avanzò lentamente, mentre Kuja tratteneva il respiro, mordendosi il labbro.

La ragazza allungò una mano verso lo spirito del guado, che con un ultimo sforzo sembrò ripiegarsi su se stesso, condensandosi in un oggetto, nelle mani della ragazza.

-Che cos'è?- chiese Rikku, avvicinandosi per vedere meglio, imitata dagli altri.

-È una Looksfera- rispose Yuna.

-Beh, vediamo cosa dice- continuò la bionda.

-Non credo- intervenne Cid, allontanandoli tutti con una mano -Ha preteso di darla a Yuna. Non credo riguardi nessun altro di voi.

-Altri segreti?- chiese Kuja, senza pensarci.

-Non angustiamoci, non sappiamo ancora di cosa si tratti- spiegò Yuna -Adesso dobbiamo prepararci per la partenza: Spira non aspetta.

-E nemmeno noi- sorrise Jecht, ghignando.

Mentre gli altri iniziavano la discesa, Kuja si fermò accanto a Yuna e Cid, preoccupato.

-Perché Maestro Jyscal farebbe una cosa del genere? Da morto, poi- chiese, riflettendo ad alta voce.

-Temo di non poter rispondere neanche io a questa domanda- ammise l'uomo, scambiando uno sguardo con il ragazzo, prima di abbassare gli occhi sulla sfera.

-Non pensiamo a questa, adesso- decise Yuna -Saprò di più dopo aver visto cosa Maestro Jyscal voleva comunicarmi.

-E se la sfera avesse a che fare con Seymour?- suggerì Gabranth, senza poter nascondere un certo nervosismo, fermo sulle scale, poco sotto di loro.

-Ehi!- li richiamò Jecht, molto più in basso -Io e la ragazza vi lasciamo indietro se non vi muovete! Coraggio, quegli altri clown hanno già parecchio vantaggio. Non ho intenzione di farmi battere da quella donna!

-Di che sta parlando?- azzardò Yuna, mentre Kuja si passava una mano sulla fronte, di fronte alla manifestazione di delicatezza dell'uomo.

-Ho il sospetto che sia entrato in competizione con i nostri amici di Guadosalam- osservò Cid, iniziando a scendere le scale.

-Avete trovato la vostra risposta?- chiese il mago, tornando a rivolgersi alla ragazza.

Quella sospirò.

-Si.

-E... qual è?- si azzardò Gabranth, mentre Kuja sentiva un peso diffonderglisi nel petto, sul punto di esplodere.

Yuna li guardò entrambi, sollevando un sopracciglio.

-O-ovviamente rispetteremo la vostra scelta, qualunque essa sia- aggiunse l'ex-giudice, inchinandosi per sottolineare le parole.

La ragazza sorrise, per niente scossa, e gli diede un bacio sulla fronte.

Kuja provò la stessa cosa che aveva provato quando, una volta, gli era caduto un macigno addosso.

Panico, paura, dolore, ansia, frenesia.

Ma il suo corpo si era congelato sul posto, incapace persino si muovere le pupille.

Yuna si risollevò lentamente, mentre Gabranth arretrava, incespicando, sempre a capo chino.

Quindi la ragazza alzò lo sguardo sul suo corpo rigido, facendolo sentire come se il peso del cielo si fosse piazzato sulle sue spalle; si avvicinò con calma, lasciando momentaneamente lo scettro a lievitare in aria, prima di abbassarlo al suo livello con le mani e baciarlo allo stesso modo del collega.

Il gelo che l'aveva attanagliato fino a poco prima si sciolse di colpo, facendolo cadere in avanti, ritrovandosi sorretto dalla ragazza.

-Kuja, tutto bene?- chiese Yuna, mentre arretrava sotto il suo peso.

-Si...- replicò lui, sentendosi in paradiso.

-Eh... ragazzi? Aiuto, ho un mago svenuto per le mani.


A\N: Va bene, la gita è finita. Ora si passa oltre.

DII\N: Se inizi a scalpitare ti rovino male.

A\N: Smettila con le minacce di morte. Tanto non ci crede nessuno.

DII\N: Nessuno che non mi conosce.

A\N: Finiscila. Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Tuoni e fulmini! ***


A\N: Awwww, sento avvicinarsi il momento clou. Cioè, almeno per ora. Poi se ne avranno altri, ma per adesso divertitevi.

DII\N: Apprezzo molto poco quello che stai facendo.

A\N: Il sentimento è reciproco.

DII\N: Preparati a pagare il ticket, l'ospedale ti aspetta.


Rikku balzò letteralmente in braccio a Kuja all'ennesimo fulmine che si abbatteva poco lontano.

-Rilassati per l'amor di Yevon!- esclamò questi, togliendosela di dosso come se fosse un insetto, pulendosi le mani.

-Non posso controllarlo, è più forte di me!- replicò la ragazza, stringendosi le spalle, terrorizzata.

-Non possiamo fermarci ogni volta che senti un fulmine- sentenziò Cid, prossimo all'esasperazione.

L'intero gruppo si fermò attorno alla figura rannicchiata di Rikku, ignorando bellamente la tempesta attorno a loro.

-Fatti coraggio Rikku, forza- la invitò Yuna, inginocchiandosi vicino alla cugina.

-Sei un peso morto. Perché ti ostini a venirci dietro se non ne sei in grado?- fece Kuja, acido, ricevendo un occhiataccia da Yuna e rizzandosi sull'attenti.

Da quando gli aveva dato il bacio sulla fronte, aveva cominciato a comportarsi come un soldatino ubbidiente.

-Avanti Rikku, non possiamo restare qui fuori a terrorizzarci per sempre- la incitò Yuna.

-Ma non posso! Ho paura!- rispose quella, tremante.

-Sir Jecht, le dica qualcosa- chiese Yuna, voltandosi verso l'uomo.

Proprio in quel momento un fulmine cadde su una torre lì vicino, facendo strillare di terrore la bionda, ma l'evocatrice poté vedere chiaramente l'uomo chinarsi in avanti e proteggersi il capo con una mano.

-Sir Jecht...- disse Yuna, sbalordita -... anche lei ha paura dei fulmini?

-Ma cosa dici ragazza!?- rispose lui, prima di chinarsi, teso, quando un altro fulmine si fece udire poco lontano.

-Ci mancava anche questa- commentò Cid, passandosi una mano sugli occhi.

-Senti pivello...!
-Basta!- esclamò Yuna, seguita da un altro lampo, che sottolineò la sua voce -Adesso dobbiamo trovare rifugio da qualche parte, e riprenderci un po. Quindi vediamo di muoverci veloci sulle nostre gambe, che tanto la paura fa novanta. Va bene, Rikku?

La ragazza rimase immobile a fissare la cugina con gli occhi pieni di lacrime, prima che l'ennesimo lampo la facesse balzare ad abbracciarla -Va benebenebenissimo! Svigniamoci!

-Svigniamocela, non svigniamoci- commentò Kuja, finalmente soddisfatto, mentre il gruppo riprendeva il cammino.

-E poi- intervenne Gabranth, che era rimasto in religioso silenzio fino a quel momento -Che male ti fa un fulmine?

In quel preciso istante una lingua di luce centrò in pieno la sacca con l'armatura del biondo, folgorandolo sul posto.

-Ahahahahahahah! Che faccia!- scoppiò a ridere Kuja, imitato da Jecht, mentre l'ex-giudice esalava uno sbuffo di fumo, offeso e ferito.

Ma fatti pochi passi il mago subì lo stesso trattamento, ritrovandosi i capelli ritti per aria.

-Non dite nulla- minacciò, ringhiando.

Yuna e Gabranth gli sorrisero amorevolmente, a monito, e il ragazzo si mise a borbottare sottovoce.

La partenza da Guadosalam era stata tranquilla: i guado li aveva riforniti di provviste, e li avevano anche forniti di Elisir e pozioni per il viaggio.

Così si erano lasciati alle spalle la città, entrando nella Piana dei Lampi, ancora all'oscuro dei problemi di Rikku e Jecht.

Tutto sommato Yuna si era detta soddisfatta della complicità che si era venuta a formare tra la cugina e l'ex-campione, i cui caratteri erano così stranamente simili.

Rikku non ci aveva messo molto ad inserirsi nel gruppo: dopo che l'uomo l'aveva costretta a restare, aveva finito per farci l'abitudine in meno di un giorno, e aveva già deciso che non avrebbe più tentato di ostacolare Yuna nel suo viaggio.

Che fosse solo una mistificazione usata dalla ragazza per ingannarli o di una risposta sincera, l'evocatrice non poteva saperlo, ma era comunque grata che si fosse unita a loro.

Gabranth, Kuja e gli altri erano sicuramente compagni degni, ma per Yuna avere vicino qualcuno come Rikku, con cui aveva convissuto per anni come fosse una sorella, era molto distensivo, la faceva sentire più a suo agio, e soprattutto libera in mezzo a tutti quegli uomini.

Il filo dei suoi pensieri venne interrotto quando un fulmine centrò il deretano di Jecht, che camminava di fronte a lei, facendolo gridare.

-Maledettissime nuvole! Perché non andate a farvi un giro...!

Un secondo fulmine seguì l'esempio del precedente.

-AAAARGH! Te la faccio vedere io, tempesta dei miei stivali! Prova a prendermi se ci riesci!- esclamò l'ex-campione, lanciandosi di gran carriera verso l'ignoto.

-Jecht...- esalò Cid, sbuffando -Vado a riprenderlo, voi trovate la stazione e aspettateci là.

Detto questo l'uomo si lanciò dietro al compagno.

-A me sembra che questa tempesta provi piacere a prenderci in giro- commentò Kuja.

-Oh, andiamo- fece Gabranth, scettico -Non dobbiamo preoccuparci della tempesta. Troviamo quella stazione di servizio e troviamo riparo prima che...

Un fulmine centrò in pieno Yuna, rizzandole i capelli come a Djose.

-Il prossimo di voi che dice qualcosa lo arrostisco con Ifrit, chiaro?- minacciò la ragazza, mentre Rikku la stringeva ancora più forte, troppo distratta dai lampi per ridere.


-Uff, ci voleva- commentò la bionda, rilassandosi nel bagno della stazione, in solitario.

Le dispiaceva che Yuna fosse voluta rimanere in camera, ma dopotutto un pazzo di Yevon le aveva chiesto di sposarla solo quella mattina, e ne era seguita quella strana sfera.

Più ci pensava più la cosa si faceva sospetta.

“Che ci provi a toccarla. Gliela faccio vedere io!” pensò Rikku agitando minacciosa il pugno per aria.

-Cosa stai facendo?- chiese Kuja, affacciandosi dall'entrata.

La bionda balzò a sedere, fissando l'angioletto truccato con occhi inviperiti.

-Che c'è, invidioso della mia grazia?- lo sfidò la ragazza, muovendo seducentemente i fianchi, coperti prontamente da un panno.

-Io?- rispose l'impomatato, scimmiottandola con quella sua posa da ballerina improvvisata, e pure male -Ah, non hai neanche un tocco di grazia nella tua immagine.

-Mhhh- fece, mostrandogli la lingua -Se quella è grazia io sono un chocobo.

-Se ti spuntassero le piume saresti perfetta- rispose lui, ghignando.

-Disse quello che le porta in testa- replicò, ghignando a sua volta.

-Ah-ah, almeno io ho stile- replicò, immergendosi a pochi passi da lei, coprendosi con un panno a sua volta.

-Come mai entri non invitato?- fece Rikku, sarcastica.

-È un bagno misto. Anche se ne farei volentieri a meno, non vedo ragione per aspettare che tu te ne vada- replicò lui, chiudendo gli occhi e rilassandosi.

Ad essere sincera fino in fondo, lo trovava quantomeno gradevole, ed era divertente.

-Oh, speravi di trovarci mia cugina?- fece, maliziosa.

-C-COSA!?- esclamò lui, rizzandosi e arrossendo peggio del suo sederino quando la mamma la prendeva a sculaccioni.

-Beccato- ghignò, cercando di non scoppiare a ridere alla sua espressione -Devo aspettarmi che arrivi anche il soldatino di piombo?

-Quello è rimasto di sopra, non so perché- rispose Kuja, e a lei non sfuggì il suo lampo di godimento a sentir chiamare Gabranth “Soldatino di Piombo”.

-Bene allora- si arrese, rilassandosi e tornando a godere del tepore dell'acqua -Sembra che saremo solo tu e io.

Rimasero in silenzio per svariati secondi, ascoltando il fruscio dell'acqua quando si muovevano, o magari qualche parola attutita al di là del muro.

-Rikku- disse Kuja ad un certo punto, facendola voltare.

-Si?

-Vorrei chiederti perché hai cambiato idea sul viaggio di Yuna.

Rimase in silenzio soppesando le parole.

Era fermamente convinta che il viaggio di Yuna fosse pura follia, oltre che sbagliato, ma effettivamente, senza saperlo, crescendo assieme, era arrivata ad accettarla come realtà.

Anche se aveva tentato più volte di distogliere la cugina dai suoi intenti, sapeva che non vi sarebbe mai riuscita.

-Yuna- rispose sinceramente.

Kuja spiegò le sopracciglia, sorpreso.

-Fa quell'effetto, no?- riprese Rikku -Di star facendo a cosa giusta, di sapere sempre cosa fare, di... sai com'è?

Kuja fece una strana smorfia, alzando gli occhi al soffitto, riflettendo.

-Capisco- ammise -A quanto pare.

Si prese una pausa, prima di tornare a guardarla e continuare -Non mi sarei aspettato di trovare un Albhed ad aiutarmi in questo viaggio, ma ammetto che per quanto strano, mi fa sentire sollevato. Sai, io e mio fratello siamo stati cresciuti in una comunità Albhed.

-Davvero!?- esclamò lei -E allora cos'era tutto quell'odio per gli Albhed?

Balzò piedi nel dirlo, e dovette fermare l'asciugamano prima che le scivolasse giù.

-Non era odio per gli Albhed, era odio rivolto verso coloro che attentavano al viaggio di Yuna. Non sono come quei pazzi del clero o Gabranth, io rispetto la mia gente.

Un gridò di terrore, seguito da un ruggito assetato di sangue li distrasse dalla conversazione.

Rikku balzò fuori dalla vasca e si lanciò verso la porta, ignorando il fatto di essere nuda, preceduta di poco dal mago, la cui coda svolazzante era in piena vista per la fretta.

Quando raggiunsero la sala principale si arrestarono sconvolti alla vista dei mostri che avevano invaso l'ambiente, terrorizzando gli inservienti e sbranandoli.

Un paio di mostri lì puntarono, ma Kuja si mise in mezzo, abbattendoli con un Sancta, mentre lei si gettava alla ricerca dei suoi vestiti, dove teneva tutte le sue armi, temendo il peggio.


Yuna rimirò la Looksfera con occhi tristi.

Quello che aveva visto non era per niente buono.

Aveva ricontrollato il messaggio due volte, ma non c'era modo di reinterpretarlo.

Sospirò alzandosi.

Era turbata, non tanto da quello che mostrava la Looksfera, ma sulla sua stessa moralità.

Chiuse gli occhi, sedando il suo dissidio interiore.

Sapeva che decisione doveva prendere, e sapeva anche come fare.

Non c'erano alternative.

Un improvviso ruggito scosse la stanza, facendola rizzare in piedi, prima che la parete della sua stanza, quella che dava sull'esterno, venisse sfondata da un Garuda impazzito.

La ragazza richiamò immediatamente lo scettro, evocando Ifrit e lanciandolo contro il mostro, abbattendolo.

Mentre il Garuda si ritirava, altre bestie entrarono, dai corpi serpentini e la testa coperta di aculei, che le scagliarono contro.

Yuna evocò lo scudo magico appena possibile, ma nella frenesia del combattimento uno degli aculei la colpì, trasmettendole un dolore pungente alla spalla.

La ragazza si ritrovò bloccata contro il muro, mentre le creature picchiavano contro la barriera, impotenti.

Ma in quelle condizioni non se la sarebbe cavata da sola, aveva bisogno dell'aiuto dei suoi Guardiani.

D'improvviso si sentì indebolita, la mente annebbiata.

Realizzò con errore che l'aculeo era avvelenato, ma ormai la sua energia magica andava svanendo, permettendo alle creature di assalirla con le loro bocche irte di zanne.

Crollò a terra, mentre la afferravano senza pietà, strattonandola con ferocia e straziando il suo corpo, ma ormai non era più in grado di sentire il dolore.

Guardava impotente e sempre più distante quello che le accadeva intorno.

Poco prima di svenire, scorse delle luci argentee abbattersi sui mostri, mentre una forma scura e confusa calava su di lei.


I mostri li avevano circondati, e non sembravano neanche ritirarsi di fronte ai suoi distruttivi Sancta.

Aveva una ferita al braccio, causata da un morso, e per altro doveva difendere gli inservienti e Rikku.

-Copriti gli occhi!- gridò in quel momento la ragazza, e lui eseguì inconsciamente.

Ci fu un botto, e poi i nemici cominciarono a guaire feriti e storditi.

Il mago riaprì gli occhi e vide le anime esitare, contorcendosi, come accecate.

-Approfittane adesso! Vai a cercare Yuna!- gli gridò Rikku.

Kuja si volse verso di lei, scorgendola fedelmente al suo fianco, con in mano il congegno con cui aveva salvato Yuna quella mattina.

Esitò ancora un istante, quando Jecht e Cid irruppero nella stazione con la stessa furia della tempesta, falciando i mostri come una valanga.

Si gettò verso le scale, al massimo della sua velocità, salendo al piano superiore in un lampo.

Vide subito Gabranth coinvolto in un mortale duello con diversi mostri, che l'avevano circondato e lo incalzavano senza pietà, impedendogli di difendersi come sapeva fare.

Un bestia gli balzò sulla spalla, artigliandolo, ma Kuja fu lesto ad eliminarlo con una sfera magica.

Il guerriero reagì immediatamente, falciando due nemici che lo stavano assalendo da davanti con un fendente, prima di indietreggiare prontamente, permettendo al mago di finire quelli di fronte con un Sancta.

-Ora vai! A questi ci penso io!- gridò il guerriero, voltandosi a fronteggiare altre bestie che giungevano dalle scale.

Kuja sfrecciò attraverso lo stabile, raggiungendo la porta della sua signora e spalancandola con un incantesimo, facendola saltare dai cardini.

La stanza era interamente distrutta, i mobili fatti a pezzi da colpi precisi e letali, come un lama, mentre altre parti erano a brandelli, a causa di morsi.

Il vento entrava violento dall'enorme squarcio nella parete opposta, fuori dal quale si vedevano i mostri sciamare tutt'attorno alla stazione.

-YUNAAAAAAAHHHHHHH!!!!!!


A\N: E adesso non sappiamo dov'è. Yuna? Yuna?

DII\N: Spiritoso. Muoviti avanti, dobbiamo concludere.

A\N: Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Un incontro incredibile ***


A\N: Paura di dover aspettare in eterno? E invece no! Eccoci qua, la storia non si ferma!

DII\N: Il problema è che non lo fai nemmeno tu.

A\N: Vuoi che ti chiuda in un buco nero?

DII\N: Vuoi che ti ci chiuda io?


Yuna sentì un dolore lancinante scuoterle tutto il corpo.

Sentiva le palpebre aperte ma non vedeva niente, era avvolta dal buio.

-Sta... erma- fece una voce, debole e lontana.

Lei gridò di dolore, con tutta se stessa, prima di risprofondare nell'oblio senza conoscenza.

 

Lanciò un grido di rabbia, alzando le braccia al cielo.

-Perché?!

Era confuso.

Non vedeva altro che il sangue versato ingiustamente dalla sua spada.

-Perché!?

In nome di cosa era giunto a quella follia?

 

Si risvegliò di sorpresa, sentendosi intorpidita.

Il suo corpo non rispondeva, rimanendo immobile, come se qualcuno l'avesse infagottata in un bozzolo.

Strinse i denti, sopportando il dolore improvviso che le causava quella condizione.

-Non ti muovere- stavolta la voce era più chiara, ma ancora gracchiante.

Aprì gli occhi, scorgendo una debole luce, e quelli che sembravano capelli argentei.

-Ku-kuja...- disse debolmente.

-Dormi, non è ancora il momento- insisté la voce, mentre un improvvisa debolezza la coglieva, e in poco tempo i suoi sensi sbiadirono.

 

Si volse verso di lui, sollevando la lama per colpirlo.

L'istinto di sopravvivenza si fece spazio nella disperazione che annebbiava la sua mente, facendogli sollevare la propria arma a parare.

-La pagherai! La pagherai cara per questo!

Venne incalzato, con rabbia, ferocia, rancore.

Alla fine la forza del suo nemico lo gettò a terra, impotente.

Freddo come il ghiaccio, lo fisso dall'alto, senza pietà.

 

Aveva caldo.

Gli occhi dolevano, come la fronte.

Tutto il corpo era debole, e soffriva colto da un malore.

Si sentiva come se stesse per vomitare, se solo avesse avuto qualcosa da vomitare.

Un sensazione di calore ancora più grande la raggiunse al volto.

-La febbre continuerà fino a domattina- disse la voce, e lei strinse gli occhi, cercando di riscuotersi.

-Non cercare di forzarti. Bevi questo, ti aiuterà.

Non riusciva a comprendere, tutti i suoi sensi erano stravolti e in continua contraddizione, mentre anche solo respirare era doloroso.

Qualcosa le prese il volto e la costrinse ad aprire la bocca, riempiendola di un intruglio dal sapore irriconoscibile e costringendola ad ingoiarlo.

Anche quello le fece male, lasciandola ad ansimare.

Poi colse una sensazione di fresco, lenitiva, sulla fronte.

-Non dovrai soffrire ancora per molto...

 

Qualcosa di oscuro e terribile, malvagio, giunse dal nulla, portando la distruzione.

Venne catturato da un possente vento, un risucchio, che lo richiamo verso la fonte di tanta oscurità.

-Non finisce qui!- gridò la prima figura, fissandolo mentre spariva tra i detriti -Ti troverò! Dovessi andare in capo al mondo! E avr...!- e tutto si spense nel buio.

 

Ancora lo stormire delle fronde, ancora il suono degli animali.

Yuna strinse gli occhi, ancora stordita.

Si sentiva come se avesse dormito per una settimana.

Sentiva un piacevole tepore a contatto con la sua pelle, una sensazione di calore e benessere, diversa da quella del suo ultimo risveglio.

La voce misteriosa aveva parlato di una febbre.

Il veleno.

Le ferite.

I mostri.

Le ritornò tutto in mente.

Ebbe un sobbalzo, incontrollato, e sentì un grugnito risponderle.

Un grugnito umano.

C'era qualcuno... quel calore era QUALCUNO!

Qualcuno era abbracciato a lei, nudo!

E lei era... era...

Yuna gridò, facendosi immediatamente indietro, rompendo l'abbraccio con quel corpo.

Di fronte ai suoi occhi scorse una cascata di capelli argentei, che le ricadevano sul petto, mentre il proprietario grugniva di nuovo, sollevandosi da sopra di lei.

La ragazza rimase immobile ed in silenzio, fissando il corpo dello sconosciuto.

-Kuja?- chiese d'istinto, per poi realizzare da sola che quello non era Kuja.

L'individuo era molto più alto e slanciato, meno elegante, e i capelli troppo lisci per essere il mago.

-Chi sei tu?- chiese, titubante, pronta a difendersi.

Quello sollevò appena la testa, e Yuna sentì che la stava fissando, nonostante la brezza spostasse la sua lunga capigliatura contro il viso, mettendo in ombra i suoi lineamenti, salvo due luccichii verdi.

-Sono l'uomo che ti ha salvato la vita- replicò.

Il tono era profondo, gelido, serio, e forte.

Alla ragazza ricordava un po la voce di Cid, ma molto più temibile.

Intimorita, si coprì con le braccia, rabbrividendo.

L'uomo si chinò quasi subito a raccogliere quello che la ragazza riconobbe come il suo fagotto da viaggio, cui teneva i propri abiti di ricambio, e glielo lanciò.

-C'è un lago, poco più in là. Puoi darti una ripulita lì- la istruì, chinandosi a raccogliere degli abiti neri come la notte.

-Vieni- continuò, avvicinandosi a lei e protendendo una mano verso la sua spalla -Ti faccio vedere.

Yuna allontanò l'arto di riflesso, con uno schiaffo, e rotolò fuori dalla sua portata.

-Non ti avvicinare- minacciò, cercando di metterci quanta più convinzione possibile.

Si rimise in piedi, tenendo la mano destra davanti a se, mentre reggeva il fagotto al petto con l'altra, cercando di coprirsi.

-Non hai nulla da temere da me- rispose calmo quello, così calmo che un brivido gelido le salì lungo la spina dorsale.

Le sue gambe tremanti cedettero di colpo, ma prima che potesse realizzare cosa stesse succedendo lo sconosciuto la prese tra le sue braccia, sostenendola.

-Non potete andare lontano- le disse, sollevandola come una principessa.

Yuna arrossì, sentendo il corpo di quell'uomo a diretto contatto con il suo.

-Mi lasci- ordinò, debole ma decisa.

-Non posso- replicò lui, avviandosi -Si regga a me, i rami posso nascondere insidie.

Al primo scossone Yuna gli cinse il collo con le mani, sporgendosi oltre e notando che il suolo della foresta era desolantemente lontano.

-Dove siamo?- chiese.

-A Nord di dove vi ho salvato- rispose.

-La foresta di Macalania...- fece Yuna realizzando.

-Questo è il suo nome?- chiese lo sconosciuto.

-Lei non lo sa?- disse, sorpresa, alzando gli occhi verso quel volto misterioso e nascosto, tranne che per due penetranti bagliori verdi, probabilmente gli occhi.

-No- rispose con semplicità.

Yuna rimase in silenzio, confusa: quale uomo in Spira non conosceva la foresta di Macalania?

-Eccoci- le disse.

Era arrivato di fronte ad un piccolo lago, raccolto tra i viticci e i rami degli alberi.

Con delicatezza, lo sconosciuto la rimise in piedi, sostenendola mentre arrivava alla pozza.

Ormai si era quasi abituata alla nudità, nonostante le causasse ancora imbarazzo, ma aveva dovuto convenire che era un male necessario.

-Fai attenzione- le disse, entrando prima di lei, in modo da poterla sostenere senza chinarsi.

-Non si usa la cortesia?- chiese lei, con una punta di rimproverò per i toni eccessivamente familiari.

Poi scivolò sul fondo e si aggrappò con tutte le sue forze al corpo dell'altro, stringendosi ai suoi fianchi.

-Direi che siamo un po oltre la cortesia- commentò quello, facendola arrossire.

-Lo so, ma...- provò a protestare, ma lo sconosciuto si limitò ad appoggiarla sul fondo, così che potesse restare in equilibrio senza pericolo.

Yuna constatò che era veramente alto, forse più di Cid, forse quanto Golbez... beh no, Golbez era spaventosamente più grosso.

S'inginocchiò davanti a lei passandole una mano esperta sulla spalla, strappandole un gemito.

-C-cosa fa?- cercò di protestare, mentre un improvvisa ondata di sollievo si diffondeva attorno all'arto.

-I tuoi muscoli devo espellere tutto il veleno, altrimenti si atrofizzeranno- spiegò, portandosi dietro di lei e iniziando a massaggiarla con entrambe le mani.

Yuna rimase immobile, sentendo il torpore e la debolezza diminuire, mano a mano che quelle dita prodigiose si muovevano.

Era un lavoro lento e articolato, per cui la ragazza finì con il rilassarsi contro il corpo dello sconosciuto.

Il suo respiro era profondo, come la voce, e il battito del cuore stranamente rilassato.

Poi sentì le mani dell'uomo cingerle i sensi e si rizzò, sconvolta.

-Non si agiti- rispose lui, respingendola indietro -Rischia di rimettere il veleno in circolo.

-C-come si permette?- balbettò oltraggiata, prima di chiudere gli occhi, gemendo.

-Mi dispiace, è inevitabile- spiegò.

Non molto dopo le sue mani si abbassarono, stringendo l'addome, lasciandolo ad ansimare contro il suo petto.

-L-lì no...- gemette, quando sentì le mani scendere ulteriormente.

-Non mi permetterei mai- replicò lui, spostando le proprie dita affusolate lungo le sue cosce.

La sensibilità nel suo corpo si stava ristabilendo rapidamente, e anche le sensazioni si facevano più vive.

L'abilità dell'uomo era unica, non si era mai sentita così.

Semplicemente lambendole la pelle era in grado di procurarle brividi di piacere lungo tutto il corpo, dalla punta dei piedi alla base del collo.

-Non manca molto- le sussurrò, sollevandole la gamba destra.

Yuna si morse le labbra, trattenendosi dall'emettere altri gemiti, mentre lui proseguiva l'opera, meticolosamente.

Alla fine la lasciò andare, e lei rilasciò un lungo respiro.

Le sembrava di aver trattenuto l'aria fino ad allora, senza mai lasciarla uscire.

-G-grazie- mormorò, ancora stravolta.

-Dovere- rispose, stoico.

Yuna sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco il volto dello sconosciuto, e con sua somma sorpresa quello si mostrò in tutto il suo fulgore.

Evidentemente la sua cecità selettiva era dovuta ai resti del veleno in circolo, ma il massaggio del compagno era riuscito a sedare quella fastidiosa presenza.

Era un volto ancora giovane, ma dai tratti stranamente minacciosi.

Gli occhi sembravano quelli di un predatore, con due iridi stranamente verdi; la bocca era una striscia sottile, che stranamente sorrideva.

Rispetto ai tratti affilati e aggressivi dell'individuo, quel sorriso era una stonatura, una nota gentile in un volto minaccioso.

Lui la sospinse leggermente in avanti, allontanando il suo peso da se, per alzarsi ed entrare più a fondo nello specchio d'acqua, iniziando a lavarsi.

Yuna rimase immobile a fissarlo, osservando con attenzioni i suoi movimenti.

Il fisico era solido e massiccio, ma non era privo di eleganza, o grazia: non era manifesta e sinuosa come quella di Kuja, ma fredda e diretta, evidenziava bene la forme e le traiettorie, ma senza esaltarle.

Chiunque fosse quell'uomo misterioso, era un personaggio difficile, e i suoi motivi le erano ancora ignoti.

-Vuoi che ti aiuti anche a lavarti?- chiese, notando che lo fissava intensamente.

-Oh! No- rispose, alzandosi da sola.

Le gambe erano ancora un po incerte, ma almeno in grado di sostenerla.

Si immerse fino al collo, poco lontano da lui, a cui l'acqua arrivava sotto le ascelle.

-Scusi?- chiese Yuna.

-Siamo oltre la cortesia- replicò l'uomo.

La ragazza lo fissò, indispettita.

-Scusami- si corresse la ragazza.

Quello si volse interamente a guardarla.

-Non mi hai ancora detto il tuo nome- continuò.

-Sephiroth- rispose lui, calmo.

-Piacere- disse lei -Io sono...

-Yuna- finì lui.

Lei si azzittì per un istante, sconvolta.

-Come fai a saperlo?

-L'ho sentito in un sogno?

-Un sogno?

-Un sogno ricorrente negli ultimi giorni. C'era qualcuno, che veniva dilaniato da delle bestie, in pericolo, e fuori si vedevano i lampi. Quando ho trovato il posto, ti ho vista preda di quelle creature, e il tuo nome mi è balenato in mente.

Yuna ascoltò con la massima attenzione, senza comprendere.

Nel suo sogno c'era un uomo che soffriva, e un altro che lo assaliva, finché l'oscurità non inghiottiva tutto.

-Perché a me non è successo?- chiese lei.

-Di che parli?- replicò lui.

Rimase immobile a fissarlo, cercando di ricordare i dettagli, ma non riusciva a capire se lui fosse la persona nel suo sogno.

Non sembrava ostile verso di lei, e poi gli doveva la vita: perché preoccuparsi?

-Sai qualcosa degli altri che erano con me?- chiese di nuovo, sentendosi in ansia per i suoi Guardiani.

-No- rispose lui, scuotendo il capo brevemente -Non sapevo che avessi dei compagni.

-Non importa- rispose, convinta -Mi duole del loro destino, ma al momento c'è qualcosa di più importante che devo fare. Forse è meglio che vada- disse, facendo per tornare a riva, quando la mano dello sconosciuto la prese per il gomito.

-Dove pensate di andare?


Come si aspettava, il lago di Macalania, così chiamato per le sue dimensioni, era una distesa di ghiaccio gelida, che si estendeva frastagliata per miglia.

Il freddo non era difficile da tollerare, ma Yuna aveva ancora i brividi ogni volta che alzava lo sguardo su Sephiroth.

L'uomo era stato irremovibile sul lasciarla andare da sola, e le era rimasto attaccato per tutto il tragitto nella foresta, convincendola con i suoi occhi penetranti a lasciarsi accompagnare.

Quel tipo non accettava un no come risposta, non importava quanto si impegnasse.

Però non le era dispiaciuto avere di nuovo qualcuno al proprio fianco.

-Lady Yuna- fece Tromell, andandole incontro, senza preavviso -Lode a Yevon state bene!- esclamò il guado, eseguendo il saluto.

-Chi è questo Yevon?- chiese Sephiroth.

-Adesso non importa- intervenne lesta Yuna, rivolgendosi a Tromell, rispondendo al saluto -Per quanto sono stata dispersa?

-Tre giorni ormai. Maestro Seymour è appena tornato da Bevelle. Intende partecipare alle ricerche di persona.

-Che ne è stato dei miei Guardiani?- chiese la ragazza.

-Sono stati loro a dare l'allarme, arrivando al tempio. Non sono rimasti nemmeno per riprendersi dalle ferite, sono immediatamente ripartiti alla vostra ricerca.

-Allora fate in modo di avvertirli che sto bene- ordinò la ragazza -Maestro Seymour mi attende al tempio?

-La accompagno da lui immediatamente. Sarà molto sollevato!- rispose trafelato il Guado, facendole segno di seguirlo.


A\N: E finalmente l'ultimo Guardiano conquista le scene, cari lettori e lettrici. Alla fine “L'Adunata” è quasi completa.

DII\N: Mancherebbe l'ultimo atto.

A\N: Di quello avranno notizia nei prossimi giorni. Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Il Giudizio di Shiva ***


A\N: Va bene, sbrighiamoci a chiudere il sipario che altrimenti non si chiude più niente.

DII\N: Tranne la tua bara.


La marcia fino al tempio fu lunga, soprattutto a piedi.

Per percorrerla impiegarono quasi un ora, prima di raggiungere la scalinata che portava all'ingresso sotto la distesa ghiacciata.

-Sorprendente- commentò Sephiroth, abbandonando il suo stoico silenzio.

-Oh si- rispose Tromell, in testa al gruppo -Il tempio di Macalania è un vero e proprio miracolo di Yevon.

-Macalania... Yevon... ancora quei nomi- commentò Sephiroth, parlando con se stesso.

-Quindi!- si fece avanti Yuna, mentre percorrevano il ponte ghiacciato che conduceva ai portali -Lady Garnet è al tempio?

-No, purtroppo- disse Tromell, abbattuto -È sparita più o meno nello stesso periodo in cui siete scomparsa voi.

-Cosa!?

-La troveremo, statene certa- replicò affrettato il guado -Non dovete preoccuparvi. I Guado risolvono i problemi dei Guado.

Yuna sospirò, abbattuta.

I mostri avevano attaccato anche Garnet?

Era solo una coincidenza?

L'interno del tempio era gremito di persone, soprattutto guado, intenti a coordinarsi, probabilmente nella ricerca.

-MAESTRO SEYMOUR!- gridò a pieni polmoni Tromell, facendo voltare tutti.

Il mezzo-guado si fece strada in mezzo ai presenti, arrivando di fronte alla ragazza.

Sephiroth sembrò assumere un atteggiamento ostile, ma Yuna lo fermò con una mano.

-Lady Yuna, state bene!- esclamò, il Maestro, inchinandosi a lei -Cosa è successo!? Come vi siete salvata!?

-È stato lui- replicò Yuna, indicando il compagno -Mi ha... portata in salvo, nascondendosi nella foresta, e ha curato le mie ferite negli ultimi tre giorni.

-Un fortunato evento- commentò il mezzo-guado, fissando Sephiroth dritto negli occhi -Avete la mia gratitudine, guerriero.

L'argenteo rispose con un breve inchino di cortesia, ma tenne il suo contegno distaccato.

-Informerò subito i vostri Guardiani del vostro ritorno. Sembravano molto preoccupati.

-Si, li capisco- fece la ragazza, pensando a quello che avevano passato in quegli ultimi giorni.

-C'è qualcos'altro che posso fare per voi, milady?- chiese ancora il Maestro.

-Si. Gradirei incontrare Shiva, nel tempio- disse, solennemente -E poi vi darò la mia risposta.

-Davvero?- fece Seymour, tornando stranamente calmo -Allora prego, vi faccio strada.

-Tu resta qui- disse, rivolta a Sephiroth.

-Chiedo scusa?- replicò quello, sbarrandole il passo -Non posso lasciarti sola, ho fatto un voto.

-Quello che devo fare riguarda solo me, Sephiroth- rispose, avvertendo che i guado si stavano facendo ostili -Devo solo entrare in una camera all'interno del tempio. Non succederà niente, specie se tu starai qui a guardia della porta.

-Come faccio a proteggerti se tu non me lo permetti?- chiese, rimproverandola.

-Quando servirà, tu ci sarai- rispose, convinta.

Sephiroth rimase in un gelido silenzio, guardandola dritta negli occhi, prima di farsi da parte.

-Non farmene pentire- si limitò a sibilare.

-Lungi da me- lo liquidò la ragazza, avviandosi dietro a Seymour.

-Ma... dov'è Golbez?

-L'ho lasciato tornare prima per aiutare nelle ricerche. So che può sembrare strano, ma si è affezionato molto a voi negli ultimi tempi. Non potevo tenerlo lì a non far niente.


La sala dell'Eone era calma, immobile.

Cristalli di ghiaccio si spostavano lentamente nell'aria, con delicatezza, riflettendo una luce che non esisteva.

Era affascinante, uno spettacolo invidiabile, si perdeva nel tempo e nello spazio, senza limiti.

Yuna poggiava i piedi su una piattaforma ovale, che non poggiava su niente, eppure la sosteneva.

Toccò un cristallo che le passava vicino al volto, con una mano, e quello prese a rigirarsi su se stesso.

-E così tu sei la candidata- fece una voce, elegante ma stranamente gelida.

Yuna alzò gli occhi di scatto, sentendo un brivido, e vide una scia cristallina discendere verso lei, cavalcata da una figura femminile dal corpo di un blu acceso.

Shiva discese fino a che non si trovò di fronte alla ragazza, i suoi occhi azzurri che riflettevano una luce imperscrutabile.

-Il tuo calore mi mette a disagio- disse l'Eone, incrociando le braccia sul petto, coperto solo da un rudimentale reggiseno di tela.

-Il mio calore?- chiese Yuna, sorpresa.

-Si, il tuo calore- replicò la donna, tornando a levitare e girando attorno alla ragazza, lentamente.

-Non capisco cosa intende- rispose quella, sbattendo le palpebre.

Shiva si arrestò e torno a posarsi di fronte all'evocatrice.

-Dentro di te c'è una forza impetuosa, fuori controllo, che ti pervade, dominando i tuoi sensi, e ti fa ribollire come una fiamma viva. Quello è il tuo calore.

Yuna rimase in silenzio, fissando la donna davanti a se.

-Ma quel calore è la vita. Lo possiede ogni essere umano. Non c'è niente di male.

-Quello di cui parli tu è un calore fisico- rispose la donna, agitando una mano -Sono una creatura di ghiaccio. Posso sedarlo a mio volere.

Yuna rabbrividì di colpo, mentre il suo respiro condensava improvvisamente; iniziò a tremare, battendo i denti.

-Quello di cui parlo io è un calore diverso, un riflesso dell'animo umano che può essere molto pericoloso- riprese Shiva, ignorando i gemiti di freddo della ragazza -Tu sei avventata: hai la pazienza di attendere il colpo, ma non consideri mai le conseguenze di quello che fai, o di quello che rischi.

-C-c-c-c-c-cosa?- balbettò Yuna, sentendo persino le iridi dei suoi occhi farsi solide.

L'Eone le lanciò uno sguardo di rassegnazione, prima di rivolgerle un sorriso materno e sciogliere il freddo con uno schiocco di dita.

Yuna inspirò profondamente, sentendo la sensibilità tornare, pienamente ristabilita.

-Vieni, sdraiati sul mio grembo- la invitò Shiva, incrociando le gambe.

-Non temere. Ti aiuterò a capire. Non ti farei mai del male, bambina- insisté l'Eone, per rassicurarla.

Yuna si avvicinò, titubante, inginocchiandosi accanto all'essere, per poi posare la propria testa nel suo grembo.

Shiva sollevò una mano, posandola sulla sua fronte, e iniziò a muoverla in piccoli cerchi, risvegliando la memoria della ragazza.

-Stai leggendo la mia mente?- chiese, sbalordita.

-È una cosa che può fare ogni Eone. Prima di poterci unire ad un evocatore dobbiamo comprenderlo, giudicarlo, e solo a quel punto si forma il legame. Ognuno di noi Eoni maggiori ha un compito specifico- spiegò la donna -Valefor giudica la purezza dell'animo, Ifrit la risoluzione, Ixion la riflessività, Bahamut la forza, e io il giudizio. È un unico grande sistema che serve a garantire la salvezza di Spira.

-E tu adesso, che stai facendo?- chiese Yuna, affascinata.

-Ti sto mostrando la tua mancanza di giudizio- replicò con calma la donna blu, mentre il flusso dei ricordi cominciava a vorticare incontrollato, lasciando una certa leggerezza nella mente della ragazza.

Ad un certo punto, l'evocatrice sentì la mano dell'Eone infilarsi in quel flusso, sfiorando dolcemente la sua memoria, e andando a toccare un momento preciso.

Il mondo vorticò a velocità spaventosa, mentre la memoria riavvolgeva il suo flusso, per poi fermarsi di colpo, tornando all'arrivo a Luka, in cui aveva scacciato Kuja e Gabranth a causa dello loro diatribe, avventurandosi da sola nella città.

Poi Shiva la lasciò andare, e le luci ripresero a vorticare, confuse, causando alla ragazza un lieve senso di nausea, prima che un altro ricordo venisse scelto.

Ed eccola lì, nella baia, ad attirare la Scheggia giù dalla scogliera, prima che questa potesse afferrare Valefor e trascinare entrambi verso la morte.

Pochi secondi, poi la memoria torno al suo spostarsi confusamente, iniziando a fare male.

La scena si spostò al duello con la bestia vicino a Guadosalam, i feroci artigli che rischiavano di colpirla, e poi il mostro che l'aveva sbalzata a terra dal fianco scoperto.

Yuna tentò di strizzare gli occhi, ma non riuscì ad allontanare quell'immagine in alcun modo.

-Fa male- disse, debolmente.

-Lo so, ma non succederà niente, abbi fede.

Un altro vortice confuso, e poi l'immagine del Garuda che sfondava la parete si fermò di fronte a lei; Ifrit comparve e partì alla carica, mentre gli altri mostri entravano, sorprendendola senza difese.

Poi le immagini sparirono,il flusso si interruppe, e le dita fredde di Shiva lasciarono la sua fronte.

-Tu sei troppo avventata, giovane Yuna- le spiegò, dandole qualche istante per riprendersi -Tu manchi di giudizio, alla fine.

-M-ma erano situazioni disperate- protestò debolmente lei, con gli occhi dolenti -Non puoi riflettere e giudicare con freddezza una scena simile.

-Tu credi?- le rispose Shiva -Essere freddi è comunemente interpretato come essere privo di emozioni. Ma l'assenza di emozioni non sottintende il giudizio: il giudizio è una cosa che ottieni dalle tue esperienze, riconoscendo le situazioni di panico e reagendo di conseguenza. Pensa a tuo padre, a Cid. L'hai mai visto reagire in modo avventato in queste situazioni?

Yuna rimase in silenzio, ricordando lentamente.

-No...- ammise, ripercorrendo con dolore persino la scena in cui l'aveva abbandonata a Besaid.

-Tuo padre è un uomo molto giudizioso Yuna. La sua forza è uno dei pilastri che vi tiene uniti- riprese Shiva, annuendo -E adesso, che ti spetta di prendere una decisione così importante, non puoi permetterti di essere avventata. Non puoi lasciare che questo precluda la tua missione.

Yuna si risollevò, pensando alla sua risposta, dando le spalle all'essere.

-Io so cosa devo dire- replicò Yuna, senza titubare -E so perché lo dirò.

Udì Shiva sospirare, facendola voltare verso di lei.

-Gli altri Eoni hanno scelto bene- disse, alzandosi a sua volta con un leggero frusciare di vesti, i lunghi capelli che si muovevano attorno al capo, liberi da ogni vincolo.

-Hai acquisito tutte le qualità che essi simboleggiano. Quando arriverai di fronte a Bahamut saprai come affrontarlo- continuò, avvicinandosi a lei e chinandosi all'altezza del suo volto -Ora ti posso solo dare quel poco di giudizio che ti manca e aiutarti a superare questa prova. Buona fortuna, bambina.

L'Eone appoggiò la sua fronte a contatto con la propria, restando a guardarla per diversi intensi secondi.

-Chissà perché sembrate tutte delle bambine spaventate, quando arrivate qui- commentò, amorevolmente, prima di baciare Yuna sulle labbra.


Non si sentiva così in imbarazzo da quando si era accorta di avere i capelli ritti di fronte a tutti, al tempio di Djose.

Freddezza, ma quale freddezza.

Mezza faccia sembrava atrofizzata dal tocco gelido, l'altra era in fiamme per il bacio non richiesto.

Chissà cosa avrebbe detto Kuja, se l'avesse vista così.

Yuna sospirò, o almeno ci provò, incapace di controllare correttamente le proprie labbra, e uscì dalla stanza, andando incontro al mezzo-guado e al suo seguito, composto da due guardie e lo stregone nero.

Golbez doveva essere sopraggiunto mentre era intenta a parlare con Shiva.

-Lady Yuna- fece Seymour, andandole incontro -Che è successo al suo viso? Va tutto bene?

-Shi Maeshtvo. Va huhho vene- biascicò la ragazza, facendo alzare le sopracciglia all'altro.

-È solo un po di ghiaccio- intervenne Golbez, avvicinandosi lentamente e posando una mano sul volto scombussolato della ragazza, dandole improvviso sollievo.

-Grazie- rispose, quando la sensazione di gelo scomparve.

-Che è successo là dentro?- chiese Seymour, vagamente incuriosito.

-Shiva mi ha parlato- rispose sbrigativamente Yuna, fronteggiando il Maestro.

-Volete darmi la vostra risposta, Milady?- fece questi, con una vena di trepidazione nella voce.

-Rispondete sinceramente a questa domanda- disse invece Yuna, calmando le sue voci interiori e ricacciando l'ansia dallo stomaco.

Purezza. Risoluzione. Riflessione. Giudizio.

-Avete ucciso vostro padre Jyscal Guado a tradimento?

Un mormorio di sorpresa risuonò, mentre le due guardie guado si voltavano a guardarsi, sconvolte.

Golbez rimase in silenzio, fissando i due, ma Yuna poteva fiutare la sua sorpresa.

Seymour sorrise, annuendo lentamente.

-L'ho ucciso- rispose, sincero -Avrebbe intralciato il mio piano di liberare Spira.

-Perché siete arrivato a tale misura?- insisté Yuna, nascondendo la sorpresa e il ribrezzo che le stava salendo alle labbra -Avete detto di aver cominciato a studiare la storia di Spira dopo la sua morte.

-Era una mezza verità. Avevo dei sospetti già da prima, quando studiavo la magia a Bevelle. Mio padre non capiva quello che andava fatto. Credeva di poter convincere da solo il Clero a seguire la retta via, convincendoli, parlandogli. Quando è tornato da Bevelle, sconfitto, gli ho chiesto di sostenere il mio disegno, mostrandogli che c'era ancora speranza. Ma lui mi cacciò, disgustato. Non accettava di tradire il Credo di Yevon in quel modo. Quando ho realizzato che mi avrebbe ostacolato nella mia ambizione, non ho avuto scelta, ho fatto quello che andava fatto.

-Siete un uomo crudele, Maestro Seymour- rispose Yuna, gelandolo.

-Temo che non possiate difendervi da tale accusa- aggiunse Golbez, rompendo il silenzio.

-Silenzio- replicò Seymour, alzando una mano verso di lui.

-Non vi siete pentito della scelta?

-Certo che l'ho fatto- rispose il mezzo-guado, visibilmente scosso -Era mio padre. Lo ammiravo e ammiravo la sua dedizione, ma non era qualcosa da restare intatto a quel punto. La via del bene è faticosa e piena di sacrifici. Mio padre era solo l'inizio.

-Comprendo la vostra visione- rispose Yuna -Ma la mia risposta è no!

Il gelo, un gelo di gran lunga più temibile di quello di Shiva, calò nella stanza, mentre gli occhi del Maestro si dilatavano, sconvolti.

-Io non posso accettare di sposare qualcuno come voi, per mera ambizione. Ho promesso a Spira che l'avrei protetta, e la proteggerò, ma non ai vostri termini, Maestro.

-M-ma Lady Yuna...

-Se vorrete coronare le vostre ambizioni, lo dovrete fare da solo. E ora scusatemi, devo trovare i miei Guardiani e riprendere il viaggio.

Il cuore le batteva all'impazzata mentre superava Seymour e i suoi, senza voltarsi, ma il suo spirito restava in controllo.

Il giudizio di Shiva era stata la chiave vincente, le aveva permesso di controllare la propria scelta senza titubare.

Si sentì invincibile, almeno finché non sentì una forte pressione sul braccio, uno strattone che la costrinse a voltarsi, impotente.

-Tu non puoi farmi questo!- esclamò Seymour, sconvolto.

-Seymour!- intervenne Golbez, prendendo il mezzo-guado per le spalle -Controllati.

-Ti prego Yuna, non respingermi!- continuò il maestro, insistendo -Pensa a quello che potremmo ottenere assieme, a quante vite riusciremmo a salvare che sconfiggeremo il mito di Sin!

-E quante ne dovremmo sacrificare?- replicò Yuna, cercando di liberarsi -Vi ho dato la mia risposta. Adesso rispettatela.

-Ti prego Yuna, stai facendo un errore imperdonabile!- esclamò il mezzo-guado, con le lacrime agli occhi.

-Lasciatemi andare!

-Seymour! Questo è troppo!

-Te ne pentirai!- gridò fuori controllo il Maestro, spingendo Golbez da parte e tirando Yuna a se -Non commettere questo errore, Lady Yuna, non mi costringere a farlo!

La porta della camera di spalancò con un boato e meno di un istante dopo Yuna vide un guanto nero colpire il volto di Seymour, scagliandolo addosso ai suoi uomini.

-Giù le mani dalla ragazza- minacciò Sephiroth.


A\N: Abbiamo una battaglia in vista.

DII\N: Sai che sorpresa.

A\N: Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** L'Adunata ***


A\N: Signore e signori, l'ultimo capitolo di questa prima parte del rifacimento di FFX come voglio io, senza un Party rompiscatole e ripieno di personaggi di tutti i mondi possibili.

DII\N: In sintesi adora massacrare e torturare i personaggi alle loro spalle e con il loro stesso consenso. Demone.

A\N: Piantagrane.



Yuna fissò con sollievo crescente l'ombra nera del suo salvatore frapporsi fra lei e i guado, minacciosa.

-Ho il permesso di uccidere, Yuna?- chiese, con un tono talmente temibile da farla deglutire all'istante.

-No, Sephiroth.

-Così sia- rispose, balzando in avanti con la katana ancora nel fodero, puntando a colpire il Maestro, ma Golbez si mise in mezzo, parando il colpo con le braccia.

-Lady Yuna, la prego, ritiri il Guardiano. Non cerchiamo lo scontro, questo si può risolvere pacificamente- implorò il gigante, facendosi indietro mentre Sephiroth tornava ad incalzare.

-No!- gridò Seymour -Siamo passati oltre il limite!

-Maestro noUGH!- mentre si voltava per fermare il proprio amico, Golbez venne travolto dal fendente di Sephiroth, venendo scagliato da parte.

L'argenteo partì alla carica, puntando il Maestro, che rispose con una violenta fiammata, che lo respinse.

Mentre toccava terra, le due guardie lanciarono degli incanti che gli appesantirono il corpo, e rallentarono i suoi riflessi.

Mentre Seymour si preparava a colpirlo con un Thundaga, Yuna lanciò un Esuna che cancellò gli effetti delle magie nemiche, permettendogli di balzare indietro e sfuggire al colpo per un pelo.

Quindi l'evocatrice alzò al volo una barriera che respinse il successivo attacco.

-Lady Yuna, se non sarà con me, sarà contro di me! Io non posso permettere che lei si metta sulla mia strada! È troppo importante!- sbraitò, tempestando la barriera di colpi.

-Abbiamo bisogno di un diversivo- osservò la ragazza, imperturbabile.

-Se riesci a distrarlo posso preparare un attacco abbastanza potente a metterli tutti e tre fuori combattimento- disse Sephiroth.

-Smettetela!- gridò Golbez, mettendosi in mezzo tra i due fronti -Siete impazziti!?

-Non intrometterti Golbez! È un ordine!- gridò il mezzo-guado, scagliando un Firaga che per poco con colpì lo stregone -O sei con me, o con lei!

-Non potete chiedermi questo! Non posso combattere ne voi ne lei!- esclamò l'uomo in nero, deviando un fulmine diretto verso di lui con palmo della mano -Non posso combattere!
-Levati di mezzo allora!- esclamò Seymour.

-Abbassa lo scudo, è vulnerabile- le disse Sephiroth.

Yuna fece come detto, e il guerriero balzò alto sopra la testa dello stregone, travolgendo i tre guado con un pioggia di fendenti infuocati.

Golbez arretrò, sconvolto, mentre l'altro atterrava flessuoso davanti all'inferno di fiamme.

Yuna sospirò di sollievo e fece per richiamare il suo compagno, quando realizzò di non riuscire a parlare.

Inoltre i suoi arti d'indebolirono, diventando sempre più pesanti.

Sconvolta, fissò impotente le fiamme scomparire, rivelando lo scudo magico eretto da Seymour.

Sephiroth indietreggiò prontamente, preparandosi a fronteggiare i nemici.

-Yuna- la chiamò, voltandosi a guardarla, sorpreso -Mi serve un altro diversivo.

Yuna non poté rispondere, bloccata com'era, e poi un fulmine la colpì in pieno, abbattendola contro il muro, e straziandola.

-Yuna!- sentì gridare a Sephiroth, prima che venisse interrotto da un secondo colpo.

-Non mi ha lasciato altra scelta, Lady Yuna!- gridò Seymour, mentre tornava a bersagliarla nuovamente con i suoi fulmini -Ha scelto il suo destino!

-Seymour, non farlo!- gridò Golbez.

-Deve accettare le conseguenze delle sue azioni!- riprese Seymour, imperturbabile, colpendola una terza volta, strappandole finalmente un grido.

-Non ha voluto vedere la realtà delle cose, non se ne penta adesso!- la sfidò, fulminandola ancora.

Yuna chiuse gli occhi, stravolta dal dolore e impossibilitata a difendersi.

La magia la stava consumando pezzo per pezzo, lasciandola tremare incontrollata, travolta dalle fitte.

-Sarebbe estremamente patetico per lei finire con il rimorso sulle labbra- disse il mezzo-guado, colpendola un'altra volta.

-Seymour! Basta!- gridò Golbez -Tu l'ami, ami quella donna! Non buttare via la tua umanità per questo!

-La mia umanità si è estinta da tempo!- replicò quello, scagliandole contro un'altra scarica.

Yuna sgranò gli occhi, sentendo il respiro schiacciarsi e comprimersi, lasciandola ad annaspare mentre il suo spirito si fiaccava.

Non era abbastanza forte da opporsi, ne abbastanza in forze per riprendersi.

Le scariche s'interruppero, lasciandola a rantolare.

I muscoli erano dolorosamente contratti, tenuti immobili da una patina di fili invisibili, che sembravano stringersi sempre più attorno a lei.

Se un coltello le avesse trapassato le carni, sarebbe stato meno straziante.

-Maestro Seymour...!

-Un'altra parola e ti strappo la lingua!

-FACCIA SILENZIO!- esplose Golbez.

Yuna non aveva neanche la forza di aprire gli occhi: non riusciva nemmeno tremare, mentre sentiva la sua lingua liquefarsi.

Migliaia di aghi la trafiggevano, intrappolandola.

Le parve di sentire il rumore di una breve colluttazione, seguita da un tonfo.

-Hai scelto di seguirmi quel giorno, Golbez. Rispetta quella promessa.

-Io ho accettato di seguire il sognatore, non il mostro!

-Qual è la differenza? Sono la medesima persona.

Un breve suono di passi risuonò per terra, arrivando vicino a lei; poi si sentì sollevare, ed aprire gli occhi a forza.

-Sa Lady Yuna, anche adesso non smetto di provare dolore- le disse Seymour, con gli occhi gonfi di pianto -Rimpiango che lei abbia scelto di rifiutare la mia offerta. Avremmo potuto avere tutto. Ma evidentemente non era destino.

Poi le volse di scatto il capo verso un punto alla sua sinistra, mostrandole Sephiroth che si risollevava con lentezza, preda degli incantesimi dei delle due guardie guado.

-Desolante, il tuo unico paladino ridotto all'impotenza, costretto a guardarti morire- le sussurrò crudelmente all'orecchio.

L'attimo successivo si sentì scaraventare in aria dal colpo successivo, schiantandosi contro il soffitto.

Seymour stava godendo nel torturarla, poteva sentirlo dal suono della sua voce.

Volse i suoi occhi disperati verso Sephiroth, incontrando i suoi colmi di rabbia e rancore, e si sentì ancora più impotente.

-Spero che apprezzerà una mia visita nel Farplane, così potremo essere uniti anche dopo la morte!- gridò Seymour, ormai delirante.

Yuna abbassò gli occhi su di lui, e su Golbez che restava a terra, a capo chino, vergognandosi.

-Una storia tragica, ma per il bene di Spira questo è il minimo!- continuò il Maestro -Sarà una storia ricordata nei millenni!

Le scariche cessarono, lasciandola cadere a terra.

Ormai non aveva più la sensibilità sufficiente nemmeno a percepire il dolore.

Era molto peggio di quando le creature velenose l'avevano abbattuta, questo era come uno strapparla pezzo per pezzo alla realtà.

Poteva già immaginare la sua anima staccarsi dal corpo e disperdersi nel vortice, destinata a manifestarsi a quel demone fin quando anch'egli non si fosse unito al suo regno.

Le passarono brevemente davanti agli occhi le facce dei suoi Guardiani, rimpiangendo di averli lasciati indietro.

Ancora una volta aveva mancato di Giudizio, volendo proteggere i propri cari dalle conseguenze delle sue azioni, senza pensare che le sarebbe potuto costare caro.

E adesso che lei sarebbe morta, da sola, nessuno li avrebbe protetti:

Se almeno fossero stati tutti assieme si sarebbero potuti proteggere a vicenda...

-E adesso- fece Seymour sorridendo perversamente -È giunto il momento di morire.

Una risata agghiacciante si diffuse nell'aria, mentre le scariche la costringevano a contorcersi su se stessa nuovamente.

Ma ormai non era più il suo corpo, non rispondeva più ad un riflesso, era solo un'anima spezzata attaccata ad un lembo di carne, incapace persino di percepirne la sofferenza.

A quel punto tra essere morta o viva non vi era differenza.

E lui rideva, sguaiatamente.

Rimpianse anche di non avere l'abilità di frugare nei suoi ricordi come gli Eoni, per poter vedere Jecht che le faceva fare il bagno nel fiume quando era bambina..

E lui rideva, ormai preda di una follia dilagante.

Cid che l'abbracciava la sera davanti al fuoco...

E lui rideva, perverso e maligno.

Kuja che cantava le lodi all'aurora...

E lui rideva, singhiozzando senza ritegno.

Gabranth che l'abbracciava soffocando il suo dolore...

E lui rideva, con odio.

Rikku che la schizzava con l'acqua del mare...

E lui rideva, stridulo e patetico.

Sephiroth che faceva scivolare le sue fatate dita sul corpo...

E lui rideva, trafiggendo il suo animo con delle lame aguzze.

Golbez che le insegnava a maneggiare lo scettro...

E lui rideva, umiliandola in modo indelebile.

Serah che l'abbracciava piangendo...

E lui rideva, senza pausa.

Garnet che la portava in giro per Guadosalam sorridendo...

E lui rideva, non più vivente, ma demone.

Aprì gli occhi, volendo scorgere almeno l'elmo dello stregone un'ultima volta, grata quantomeno che ci avesse provato, ma in quel momento la realtà sembrò infrangersi quando il gigante si sollevò di scatto in piedi, colpendo il suo protetto con una pioggia di fulmini, abbattendolo.

-TU!- gridò, fuori di sé -ERI TU QUELLA SERA! SEI STATO TU!

Non capiva più niente, i suoi sensi erano ancora appannati, ma la forza delle parole dello stregone era inconfondibile.

-RICONOSCEREI QUELLA RISATA DIABOLICA TRA MILLE! LI HAI PRESI TU!

Con la coda dell'occhio vide le due guardie guado accasciarsi in un lago di sangue, mentre la forma scura di Sephiroth entrava nel suo campo visivo.

Uno schiantò tremendo fece scuotere l'ambiente, mentre Seymour volava dall'altro lato della stanza; Sephiroth la sollevò con delicatezza, prendendola in braccio, ma più questo non riusciva a comprendere.

-PORTALA VIA! QUESTA È LA MIA BATTAGLIA!

Pochi attimi dopo sentì i sobbalzi della corsa, capendo che Sephiroth la stava portando fuori.

Provò a rantolare qualcosa, ma non riuscì a dargli un senso.

-Stai ferma, andrà tutto bene- disse con calma il guerriero, prima che infine le ombre l'avvolgessero.



Sephiroth uscì dalle camere interne a tutta velocità, fermandosi alla fine della scalinata, di fronte all'orda dei mostri con i capelli verdi che l'attendeva.

Immediatamente il guerriero sollevò la sua katana, costringendoli ad arretrare.

-State indietro, assassini- minacciò.

-Cosa avete fatto a Maestro Seymour?- si fece avanti il più grasso e alto di quegli esseri, Tromell, fermandosi con la lama alla gola.

-Quel pazzo ha tentato di ucciderci- replicò Sephiroth, sfregando la gola del nemico con al punta della lama -Se vuoi morire anche tu, fatti avanti.

Il resto dei guerrieri assunse pose di combattimento, minacciosi, preparandosi a balzargli addosso.

-Questa è un affronto a Yevon. Le conseguenze saranno terribili.

-Io non so nemmeno chi sia questo Yevon- replicò gelido Sephiroth, ritirando appena la spada per infilzare quel pallone gonfiato, ma questi arretrò rapidamente, mentre i suoi compagni si facevano avanti da tutti i lati.

Sephiroth schizzò in aria, travolgendoli con una scarica di lame luminose, facendone molti a pezzi, ma la maggioranza era ancora in piedi.

Si rifugiò in cima alle scale, pronto a balzare nuovamente fuori portata non appena si fossero avvicinati troppo.

Ma i nemici arretrarono, sorpresi dalla sua forza.

-Cosa crede di fare uccidendoci?!- lo sfidò Tromell.

-Andate all'inferno- li minacciò, abbassando lo sguardo su Yuna, svenuta.

Le aveva promesso di non uccidere, e nonostante sentisse il bisogno di farlo, decise di ascoltarla, ma il prezzo per uscire sarebbe comunque gravoso, almeno per lui

A malincuore fece sbucare la sua ala dalla spalla, scatenando dei gemiti di terrore e sgomento tra i nemici, prima di spiccare il volo e dirigersi fuori dal portale del tempio, evitando con maestria gli incantesimi che gli vennero scagliati contro.

Uscì dal tempio sotterraneo, senza timore, e abbatté con un colpo deciso la via ghiacciata che lo conduceva alla superficie spazzata dal gelo, rallentando i guado.

Non mi importa se degli innocenti vengono intrappolati. È la guerra, la gente muore, se non è rapida ad andarsene” pensò, spingendosi con forza verso la superficie.

Il vento era gelido e sferzante, e molto più forte ora che era in balia della corrente, ma Sephiroth non si scoraggiò e balzò a terra, riprendendo a correre.

La preti di ghiaccio erano aguzze e scoscese, ma per lui non vi era timore se non per Yuna.

Poi, improvvisamente, un ruggito lo fece voltare, quando un immenso mostro dal pelo irsuto e verdastro gli balzò addosso, scagliandolo da parte con rapidità, facendogli sfuggire la ragazza di mano.



Yuna si riprese, sentendo il gelido bacio del ghiaccio sul volto.

Era riversa a terra, la spalla dolorante, senza che si ricordasse perché, e Sephiroth si stava rialzando davanti a lei.

-Sephiroth...

-Sta giù- ordinò, mentre si voltava a fronteggiare un immensa bestia irsuta.

Yuna fece per risollevarsi, ma gli effetti dell'attacco di Seymour si percuotevano ancora su di lei, rendendole i movimenti difficili.

Inoltre, il suo corpo aveva urtato la parete di ghiaccio in modo molto doloroso.

-Cosa...?- fece per chiedere, quando un violentò ruggito la interruppe.

La ragazza portò lo sguardo oltre Sephiroth e si trovò davanti una bestia irsuta e dagli arti sproporzionati, alta e minacciosa.

Un Wendigo.

Il mostro agitò le braccia ruggendo, prima di gettarsi su Sephiroth, che colpì tranquillamente la creatura al braccio, facendola indietreggiare e mozzandolo in un sol colpo.

Ma l'arto, tremolando per alcuni istanti, scomparve in un turbinio di anime, andando a riformarsi sul moncherino.

Sephiroth non si scompose, e rispose rapidamente con una serie di temibili fendenti che spedirono il nemico a cadere a terra, sbilanciato e ferito.

Ma la bestia si risollevo, per nulla intimorita, e si scagliò di nuovo su Sephiroth, che indietreggiò quel tanto che bastava per schivare il pugno.

Yuna riuscì a sorreggersi con il bastone, rimettendosi saldamente sulle proprie gambe, per quanto possibile.

Il Wendigo la notò, e senza esitare si gettò contro di lei, fiutando la sua debolezza.

Sephiroth assalì il mostro alle spalle, colpendolo con un fendente deciso, ma quello si limitò ad inarcare la schiena per un istante, prima di volgersi di nuovo verso il guerriero, cercando di prenderlo.

Yuna si sorprese della rapidità del duello, e un ricordo le balenò in mente.

Sephiroth era dotato di riflessi incredibilmente allenati, un guerriero eccezionale, e le scie argentee che lanciava con i movimenti della sua spada, le avevano ricordato dei fatti risalenti al ritrovamento della bestia mangia-Chocobo, sulla via Mi'ihen.

Ma questo mostro era spaventosamente veloce, e la sua mole lo rendeva ancora più pericoloso, nonostante i tratti scimmieschi; Sephiroth era distratto, doveva curarsi anche di lei, nonostante stesse affrontando già un avversario sufficientemente letale.

Ma a quel punto Yuna capì il punto debole della bestia: distratta dallo spadaccino, non si curava di difendersi da lei.

Approfittando della momentanea distrazione, Yuna colpì con un Slow, nell'istante critico in cui il Wendigo sembrava ad un passo dal colpire Sephiroth, permettendo allo spadaccino di saltare fuori dalla sua portata.

-Yuna, non dovresti affaticarti.

-Ho consumato le mie ultime energie rallentando quella cosa, lo so, ma tu sei sufficiente per abbatterla definitivamente anche da solo- rispose lei, sostenendosi con l'asta, per non scivolare a terra.

-Il mio compito è portarti al sicuro, non perdere tempo a combattere un stupida bestia- replicò Sephiroth, avanzando verso di lei.

In quel momento la ragazza ebbe un mancamento, e perse la presa, accasciandosi.

Ma prima che potesse cadere del tutto, un paio di candide mani s'interposero, sorreggendola; abbracciarono spalle e vita, accogliendola su un ginocchio appositamente disposto.

Una cascata di capelli argentei e ricci comparve davanti al suo volto, avvolgendo due occhi gentili.

-Lei ci tiene a farmi prendere un colpo, Lady Yuna.

-Kuja- rispose lei, con una lacrima di sollievo.

-E tu chi diavolo sei?- intervenne gelido Sephiroth.

In quell'attimo, il mostro ruggì di nuovo, con più forza, libero dagli effetti dell'incantesimo.

Yuna sostò lo sguardo oltre la bestia, e vide due guado, nascosti dietro le curve di ghiaccio.

Stavano usando il mostro per ucciderli.

-Maledizione- disse, facendo per rimettersi in piedi.

Il Wendigo partì alla carica, e Sephiroth si preparò ad accoglierlo, alzando il manico della sua katana sopra la testa, ma Kuja lo anticipò, bersagliando il mostro con una scarica di sfere bianche, costringendo il nemico alla ritirata.

A quel punto Yuna notò che alle spalle del loro avversario si estendeva una distesa di ghiaccio abbastanza ampia da permettere uno scontro comodo, contro un avversario di quelle dimensioni.

Mentre si riprendeva, pronta a dare ordini, Cid, trasformato, li superò in corsa, abbattendosi con furia sulla bestia, ferendo e graffiando, prima che questa lo respingesse con pugno, facendolo atterrare poco lontano.

-Il prossimo colpo è mio!- gridò Jecht, arrivando di lato ed investendo il Wendigo in pieno, spingendolocontro la parete opposta con uno schianto, attraversando la distesa a tempo di record.

Il mostro non rimase stordito a lungo, in quanto afferrò saldamente Jecht tra le braccia, ruggendo, ma ottenne solo il sorriso del veterano quando Rikku comparve da sopra il ripiano e gli piazzò un collare attorno al collo, fulminandolo.

Quindi la ragazza balzò rapidamente sulla spalla dell'uomo, restituendo all'essere lo stesso ghigno.

-Attenti!- gridò Cid, correndo verso di loro, quando una palla di fuoco li sbalzò da parte.

Il veterano venne fermato da un improvviso spuntone di ghiaccio, sbucato dalla superficie, rischiando di infilzarlo.

La ragazza fiutò la scia magica nell'aria e vide un altro corridoio affacciarsi sulla distesa, e due Guado che cercavano di non farsi notare, nascosti tra il ghiaccio.

-Ci hanno seguito- ringhiò Sephiroth.

-Guado!- gridò Yuna a Cid, indicandogli il nascondiglio dei nemici

-Restate con Yuna!- ordinò il guerriero ai due argentei, prima di lanciarsi contro i nuovi avversari.

La ragazza si risollevò in piedi, sostenuta da Kuja, spostando subito lo sguardo su Jecht e Rikku.

-Lasciate perdere me. Sephiroth, vai ad aiutarli- ordinò.

Il guerriero fece per risponderle, quando una sagoma scura e veloce si abbatté sul mostro, con una scia infuocata.

Gabranth rotolò sulla schiena del Wendigo, atterrando saldamente ai suoi piedi, prima di iniziare a correre.

Le sue spade avevano ferito ripetutamente la bestia, attirando la sua attenzione, permettendo all'uomo di allontanarla dai compagni.

-Chi diavolo sono queste persone?- chiese ancora lo spadaccino, fissando immobile il guerriero che tratteneva il mostro.

-Questi sono i miei Guardiani. Sono come te- rispose Yuna, affiancandoglisi, sempre con Kuja a sostenerla.

Notò lo sguardo dell'ultimo arrivato rivolgersi minacciosamente al suo primo Guardiano, che rispose altrettanto duramente.

-Problemi a condividere?- chiese il mago, acido.

-Decisamente- replicò l'altro, gelido.

Yuna arrossì violentemente, capendo dove i due volevano andare a parare.

-R-r-ragazzi per favore. È una situazione di emergenza. Andate ad aiutarli!- esclamò, cercando di riprendere il controllo della situazione.

Ma quelli la ignorarono, troppo assorti nel guardarsi in cagnesco.

-E va bene, come vi pare- sospirò Yuna, un secondo prima di lasciar andare il bastone per afferrarsi alle braccia dei due, sostenendosi e contemporaneamente tenendoli fermi.

Il suo scettro scattò all'istante, colpendo i due litiganti al volto, per poi tornare a sostegno della sua padrona.

-Ci sono modi più gentili per chiederlo- bofonchi Kuja, andando in soccorso di Cid, mentre si massaggiava una guancia.

-E chi baderà a te, mentre noi combattiamo?- chiese Sephiroth, ancora immobile, maledettamente cocciuto.

-C'è Rikku- rispose Yuna con naturalezza, indicando la bionda, che si stava dirigendo verso di lei a gran velocità.

Sephiroth sospirò, contrariato, prima di balzare in soccorso di Gabranth, impedendogli di essere schiacciato dalla furia del mostro.

-Ehi Yunie! Che diavolo è successo!?- esclamò Rikku, attivando lo scudo e mettendosi tra lei e il combattimento.

-Tante cose- replicò l'evocatrice, osservando Jecht che si abbatteva sulla creatura, portando lo scontro a tre contro uno.

Il mostro era visibilmente in difficoltà, e senza il sostegno dei due guado, impegnati a tenere lontani Cid e Kuja, le sue possibilità di vittoria erano molto ridotte.

Poi, con uno schianto sonoro ed un grido di morte, Yuna vide uno dei guado venire sbalzato in aria da una stalattite di ghiaccio, piantata nel suo petto, e andare a schiantarsi poco più in là, piantandosi nella superficie ghiacciata.

Un attimo dopo un possente crepitio di fiamme la fece voltare verso il secondo guado, avvolto in un inferno di fuoco, che lo consumò rapidamente, mentre l'ombra nera di Golbez si profilava dietro le fiamme.

Il gigante nero avanzava a grandi passi sul terreno ghiacciato, incurante di quello che lo circondava, e sembrava inarrestabile.

Kuja e Cid rimasero a fissarlo immobili, mentre lo stregone li superava, puntando dritto alla bestia.

-Che ci fai lui qui!?- esclamò Rikku, indietreggiando.

Yuna si limitò a sospirare di sollievo.

In quel momento il mostro barcollò all'indietro, travolto dalla forza dei suoi avversari, e cadde a suolo, rivolto verso Golbez.

La creatura si rimise in piedi, incerta, prima di ruggire e scagliarsi contro la forma scura, venendo bloccata dalla mano dello stregone, che l'afferrò per il collo e la sollevò in aria.

Persino quella bestia, di fronte a quel guerriero misterioso, sembrava impallidire: la sua mole era incredibile, e in quel momento sembrava aumentare proporzionalmente alla sua rabbia.

Il mostro rantolò un'ultima volta, prima che Golbez lo scagliasse da parte senza disturbarsi, facendolo schiantare nel ghiaccio.

Il resto dei Guardiani si era fatto indietro, impressionato da quella dimostrazione di forza, e non attentarono di assalire il gigante, mentre si girava verso Yuna e riprendeva ad avanzare.

Mentre si avvicinava, la ragazza notò i dettagli del suo aspetto terrificante sbiadire a poco a poco, il suo passo farsi sofferente ed esitante, il suo elmo spaccata sul lato, con il sangue che insozzava i capelli candidi, l'armatura annerita e rovinata in vari punti; ma ciò nonostante Golbez non si arrestò finché non giunse di fronte a lei, apparentemente esausto, e solo allora cadde in ginocchio, seppure con orgoglio e compostezza.

-Lady Yuna- esordì, fissandola dritta negli occhi, senza vergogna o rimorso -Chiedo umilmente di diventare vostro Guardiano, e di proteggervi nel vostro viaggio per la salvezza di Spira. Sapevo che c'era qualcosa di diverso in voi, da quando ho sentito parlare della vostra decisione di diventare evocatrice. Vi seguo dalla notte in cui lasciaste Besaid, fedelmente in silenzio, perché sapevo che avreste rotto le mie catene. Mi avete mostrato come reagire, e avete smascherato la follia che ho aiutato a propagare. Ho potuto vendicare i miei fratelli e sorelle, ed è stato solo grazie a voi. Vi chiedo di potermi sdebitare nei vostri confronti. La prego, mi conceda di combattere al vostro fianco.

Una volta finito, Golbez rimase in silenzio, aspettano la sua risposta.

Yuna continuò a guardare gli occhi determinati dello stregone, affascinata e impaurita allo stesso tempo, ma con una calda rassicurazione nel cuore.

Sorridendo maternamente, gli passò una mano tra i capelli insanguinati, annuendo in assenso.

Lo stregone sospirò profondamente, di sollievo, prima di risollevarsi e annuire a sua volta.

Gli altri si erano riavvicinati a poco a poco, radunandosi attorno ai due, ascoltando in silenzio, combattuti e sconvolti, ma alla fine annuirono con rispetto.

Tranne Sephiroth, che tornò al fianco di Yuna, scostano Rikku senza tante pretese.

-Vuoi giurare anche tu, Sephiroth?- gli chiese lei, sorridendogli.

-Per cosa?

-Per diventare anche tu ufficialmente un mio Guardiano. Tanto hai già deciso di proteggermi e custodirmi a costo della tua vita. È solo una formalità.

Sephiroth le lanciò un'occhiata poco convinta, prima di inginocchiarsi a sua volta, facendo scricchiolare il ghiaccio.

-Accetti la mia protezione e i miei servigi come tuo Guardiano, Yuna?- chiese lo spadaccino, prendendole le mani tra le sue, e costringendola a chinarsi verso di lui.

-Ehi!- esclamarono in coro Rikku, Gabranth e Kuja, ma Yuna si limitò a sorridere, imbarazzata, prima di annuire.

Quindi, prima che qualcun altro avesse qualcosa da ridire, gli diede un bacio sulla fronte, in un gesto impetuoso e insensato, ma che le lasciò una grane soddisfazione.

Specie perché, voltandosi, ebbe modo di vedere i volti sconvolti di Gabranth e Kuja, rossi di rabbia e invidia, e quello stupito di Cid, imbarazzato che sua figlia fosse così aperta con gli uomini.

-L'ultimo per cos'era, Yuna?- chiese lo spadaccino, sollevandosi in piedi, con un tono stranamente non freddo e sicuro.

-USA UN PO DI CORTESIA CON LEI, BARBARO!- gridarono in coro Kuja e Gabranth, frapponendosi tra la ragazza e il nuovo arrivato.

-Siamo ben oltre la cortesia- replicò quello, tornando ad essere gelido, e andando a far cozzare la sua fronte con quella degli altri due.

-E cosa te ne da il diritto?- chiese il mago, soffiando -Io l'ho tenuta per mano, bellimbusto.

-Io l'ho abbracciata- aggiunse Gabranth, beccandosi un calcio allo stinco.

-Io ho dormito con lei- replicò Sephiroth, gelandoli entrambi.

-Cos...

-Abbracciati.

-Ma...

-E nudi.

-SEPHIROOOOTHHHH!!!!- esclamò Yuna, diventando rossa di nuovo, -Q-Q-Q-QUELLO È STATO CONTRO LA MIA VOLONTÀ!!!

-Che cosa?!- esclamarono gli altri due, riprendendosi dallo shock e tornando alla carica più violenti di prima -Questa la paghi, sporco animale!

-Se siete tanto bravi con le parole, mostratemi come sapete combattere- li sfidò lo spadaccino, mettendo mano alla katana.

-Ehm, ragazzi...- provò a fermarli Yuna, sudando freddo.

-Volentieri, gradasso.

-Ti faro assaggiare il mio acciaio tu lurido...

BIM BUM BAM

La ragazza rimase a fissare sconvolta le nuche di Kuja, Gabranth e Sephiroth, saldamente piantati nel ghiaccio, e i pugni di Golbez, Cid e Jecht, che, rispettivamente, si agitavano su di esse.

-Quanto ho aspettato di poterlo fare- bisbigliò Cid, ricevendo un moto di assenso dal capo di Rikku.

Poi, con un sonoro schiocco, delle immense crepe di aprirono nel ghiaccio, propagandosi molto in fretta.

-Maledizione, la battaglia ha danneggiato la superficie di ghiaccio- commentò Cid.

-Aggrappatevi a quelli che sanno volare, no?- intervenne Jecht.

-Ma io non ho più forze- replicò Golbez.

-Io nemmeno- ammise Yuna.

Tutti quelli ancora in piedi si voltarono verso di lei, apatici.

-Ehi! Non è stata colpa mia stavolta!- esclamò, sentendosi offesa, prima che il ghiaccio cedesse, facendoli sprofondare.

-YUNAAAAHHHHH!!!!



L'Adunata è completa.

Arrivederci con il seguito:

Yuna's Guardians – La piaga degli Immortali”.

Alla prossima. Ciao.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3272476