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Dopo
averlo visto a teatro in lingua originale, anche se io di inglese so ben poco,
ho deciso di rielaborarlo e dare una mia personale visione. Se volete lasciare
un commento ne sarò ben felice, ma ringrazio anche solo chi legge.
Atto primo
E’ sera. Nel vicolo dietro il teatro
si trova Elaisa, la venditrice di fiori. E’ una
serata un po’ nebbiosa inglese. Il vicolo non è esattamente un luogo da
sogno, ma lo splendido tramonto lo rende magico. La ragazza sta morendo di
freddo. Solo prima è piovuto e lei si è riparata alla bene e meglio con il
coperchio di un bidone della spazzatura. Una tristezza non ben definita le
aleggia sul cuore. Sa che se non riuscirà a vendere i fiori, suo padre non la
farà nemmeno entrare nella catapecchia che chiamano casa. Sua madre è morta
quando era molto piccola e nemmeno la ricorda. In quel momento le porte del
teatro si spalancano. Ne escono eleganti signori con la tuba e in frac e donne
pompose, ingioiellate, con stupendi vestiti e pellicce. Una fitta di gelosia si
fa sentire nel cuore della ragazza. Vorrebbe anche lei appartenere a quel mondo
di sfarzo. Si riprende e comincia a fare quello che ha sempre fatto sin da
bambina. “Fiori. Vendo fiori. Chi vuole fiori?”. La cesta è piena
di splendidi fiori, che il freddo però sta rovinando. Come al solito nessuno le
da retta. Sono tutti troppo presi dalla frenesia. La ragazza spazientita
comincia a urlare con tutta la sua forza. Il commento di una riccona cicciona
arriva fino alle sue orecchie. “Urla come una lavandaia è il suo accento
è il tipico di una “popolana””. Elaisa
avvampa. Sa che è vero, ma non è colpa sua. Ha imparato la lingua da sola e
nessuno le ha insegnato a leggere. Uno di quei ricchi signori, preso dalla sua
corsa frenetica, le arriva addosso. Questi nemmeno si volta per chiedere scusa.
Lei, cade a terra, ma prontamente si rialza. Mette le mani sui fianchi e
comincia a urlargli addosso. “Maleducato! Lo sai quanto ci metto per coghieresti fiori? Tutti i
scassasti!”. L’uomo non si ferma nemmeno ad ascoltarla. Lei, decisa
più che mai, lo insegue. Alzando un po’ la grande gonna, tutta
rattoppata, con le mani gli corre dietro. Una volta raggiunto, gli si piazza
davanti. “Ora tu me li ripaghi. Capisciti? O te lo spiego
altrimenti!”urla, mimando delle tecniche di box. L’uomo spaventato
da quella furia, si decide a comprare 34 della merce. Soddisfatta torna alla
sua postazione originaria, tornando a vendere fiori. Guarda i soldi e si rende
conto che ne ha guadagnati abbastanza non solo perché suo padre sia contento.
Li conta e riconta più volte per essere sicura. Ne ha racimolati abbastanza
perché possa comprarsi una barretta di cioccolata. Per la ragazza è una cosa
meravigliosa. Ama il sapore dolce-amaro del cioccolato, ma non se lo può
permettere. Gli occhi le se illuminano, già pregusta quel dolce sapore e ripete
quella magica parola a bassa voce. Quando la sua attenzione è catturata da uno
sconosciuto. Sta ridendo, ridendo di lei. Elaisa non
ama essere presa in giro, ma preferisce non discutere con quel tipo. Ha
un’aria decisamente losca. Ha un impermeabile che lo copre quasi
totalmente, mentre il viso è coperto da un capello. Accanto a lui c’è un
altro uomo, deve essere suo amico. E’ più alto, occhialuto e con un
aspetto non molto sveglio. “Deve essere il suo socio”pensò
preoccupata la ragazza. Anche Elaisa non è molto
alta, ma quello strano tipo che la prende in giro, è poco più basso di lei.
“Certo che saresti un ottimo studio”disse l’uomo smettendo di
ridere e rivolgendosi a lei. La prima cosa che la ragazza nota è la voce dura
che possiede. E’ una voce calda, ma con una nota pericolosa. Poi si
accorge del significato delle parole e si spaventa. “Che state a dì? Io
sono una signorina perbene”dice cercando di darsi un contegno. “Non
mi fraintende. Sono un professore di fonetica…”. Il suo amico lo
interruppe:”Il signor. Henry Higghins è uno tra
i più stimati professori. Ha un importante cattedra a Oxford ed è un
personaggio in vista”disse pomposo. “Smettila, così la spaventi.
Stavo dicendo che lei ha un modo di esprimersi molto “particolare”
e io…”. “Che sta incucchiando!”interviene,
stavolta Elaisa, alterata. Higghins
sbuffa. Per colpa del cappello che gli fa ombra sul viso, non si può vedere la
sua espressione. Però era veramente seccato da tutte quelle interruzioni.
“Pregherei ad entrambi di smettere di interrompermi. Riprendendo, io e Pickering abbiamo fatto una scommessa. Io sono fermamente
convinto che basti qualche lezione di fonetica per farla parlare come una
signorina dell’alta società. Riuscirei a trasformarla in una contessa
.Termini come: coghieresti;
i scassasti; incucchiando (Li aveva segnati sul suo
taccuino NDA) non sono corretti sintatticamente parlando”dice usando un
tono formale. Elaisa lo guarda sconcertata.
“Per prendere ste lezioni devo ire a casa
vostra?”chiede preoccupata. “Vi stavo giusto chiedendo di seguirmi
nella mia dimora”. “Voi folle siete. Figurati se una bella ragazza
come me, vò con uno sconosciuto. Son per bene,
io!”. “Vi consiglio di accettare. Vi offrirei vitto e alloggio,
inoltre vi insegnerei un po’ di educazione”. La ragazza è
combattuta. Come può fidarsi del primo venuto, chissà che strane idee può avere
in mente. Però l’idea di un tetto e un po’ di cibo non è tanto
male. Solo fino a un attimo prima aveva sperato in un occasione simile. Per di
più anche se non farà di lei una contessa come ha promesso, almeno potrebbe
insegnarle a parlare come una commessa di fiori. “Mi sta bene, ma dovete
convincere mio padre”dice abbattuta. Suo padre non acconsentirà mai. Pickering si rivolge all’amico cercando di
dissuaderlo. “Non ne vale la pena. Lascia perdere, non ci riuscirai. Si è
fatto tardi,”. “Il solito uccellaccio del malaugurio. Lo sai che io
non mi arrendo mai. Comunque hai ragione, si è fatto tardi. Non c’è
nessun motivo per cui tu mi debba seguire perciò vai a casa, ci rivediamo
domani”risponde Henry come sempre sicuro di se. I due amici si salutano e
Higghins segue la ragazza. Elaisa
fa strada al nuovo conosciuto, anche se ancora non si fida. Se almeno riuscisse
a vederlo in faccia potrebbe capire meglio se ha cattive intenzioni. Pian piano
che procedono i vicoli si fanno sempre più sporchi, luridi e bui. Dal quartiere
più chic dove si trova il teatro, si passa alle slums.
L’uomo si ferma per dare dei soldi a un bambino. Questo colpisce
positivamente la ragazza. “Non conviene farlo. Se mostra soldi, arrivano
i ladri qui”dice lei preoccupata. “Non si preoccupi, mi so
difendere”. Per ogni evenienza non mostra il portafogli, gli dà solo
qualche moneta. Il volto del bambino si illumina e la ragazza comincia a
provare un moto di simpatia per il signor. Higghins.
Superano anche quei luoghi scuri. Camminano ancora a lungo. Arrivano a una
catapecchia in un pezzo di terra fangosa. La casa è circondata da cani
malaticci e dall’aspetto non molto sano. Quando vedono l’intruso
cominciano a ringhiare, ma smettono vedendo Elaisa.
La ragazza ha preso l’abitudine di sfamare i cani randagi e questi, dai
più pulciosi ai più belli, adesso vivono stabili davanti alla sua
“dimora”. La ragazza spinge la porta, che non è mai chiusa. Non
hanno niente che può essere rubato e quei cani fanno un ottima guardia.
L’odore di alcool e di fumo è pungente e aggredisce le narici, ma ormai
la ragazza ci ha fatto l’abitudine. Higghins,
abituato a ben altri ambienti, è a disagio, ma per educazione non ne fa parola.
Nell’oscurità, buttato su un vecchio divano sfondato, c’è un uomo.
Intorno a lui una gran quantità di bottiglie vuote e in bocca un mozzicone di
sigaretta. Ha la pancia grossa anche se il resto del corpo è magro, sicuramente
per cirrosi epatica. Lo sguardo non molto amichevole è marcato da delle folti
sopracciglia grigiastre. Non è molto grande di età, ma sembra un vecchio. Ha
pochi capelli bianchi in testa; il volto rugoso con macchie nere un po’
ovunque; una folta barba; i denti gialli in un silente ringhio; le mani che
tremano leggermente e dei vestiti sudici. Elaisa si
vergogna per suo padre, ma almeno non è completamente ubriaco. “Suppongo
che lei sia il padre di Elaisa”cerca di
iniziare un discorso Henry. L’altro non risponde, anzi fa finta di non
averlo sentito. Prendendolo per un buon segno, più che altro sperando che lo
sia, il professore continua. “Ho conosciuto vostra figlia questa sera. Mi
sono reso conto che presenta diverse lacunelinguistiche. Io sono un professore è potrei insegnarle a esprimersi
correttamente. Ovviamente offrirei alla ragazza vitto e alloggio…”
Quando, con voce gutturale e impastata di alcool, il padre di lei si insinua nel
discorso:”Se va portate chi porta i piccioli?”. Il suo tono è
visibilmente seccato e il suo modo di parlare è terribile più di quello della
ragazza. “Se è per i soldi, posso darveli io giornalmente. Però è un
occasione unica per vostra figlia…”risponde Henry, ma viene
nuovamente interrotto. Il padre di lei si è alzato per parlare. E’
visibilmente arrabbiato, la sigaretta gli è caduta di bocca e il suo sguardo è
furente. “Lei mia è, non me frega del suo futuro. Lei resta, è
mia”urla alterato. “Parlate di vostra figlia come se fosse un
oggetto. La ragazza forse merita di più di “questo””risponde Higghins, con un tono più duro rispetto a prima. “Lei
è mia”urla nuovamente. “Elaisanon è un oggetto. Ho intenzione di darle un
educazione che voi lo vogliate o no”risponde Henry cominciando a urlare
anche lui. “Io sono Alfred Doolittle un
"povero inutile" e voglio esserlo. Tenetevi quella stupida, tanto
stupida è per sempre”ringhia l’uomo. Poi, dopo aver fatto una
linguaccia alla figlia, cerca di picchiarla. Henry lo ferma. L’uomo ha la
forza di un animale, ma il professore dimostra di non essere solo un topo da
biblioteca. Dopo un po’ l’uomo si calma e Higghins
ed Elaisa si affrettano ad allontanarsi.
Ringrazio i 15 lettori e spero vogliano continuare a
seguirmi. Nessuna recensione? Va bene lo stesso.
Atto secondo
Il laboratorio di Higgins è la prima
stanza subito dopo il lungo ingresso. E’ unsalotto con grande librerie, tre poltrone di
pelle, un tavolino e una finestra nascosta da due grandi e pesanti tende di
velluto rosso. Elaisa rimane colpita che pur essendo la stanza pienamente
illuminata, le sembra sempre molto scura. La ragazza aspetta pazientemente che
Higghins si tolga finalmente capotto e cappello per vedere se ha un aspetto umano.
E’ un pensiero sciocco che le è venuto mentre si dirigevano verso la casa
del professore. Si è convinta che debba essere vecchio è brutto a discapito
della sua bella voce. A sorpresa è molto diverso da come si aspettava. A
discapito della sua altezza, non è per niente brutto. La prima cosa che nota
sono i lunghi capelli neri raccolti in un codino. Non è usuale per un uomo per
bene portare i capelli lunghi. Ora che lo guarda sotto una luce, anche se
fioca, di una lampada si rende conto che non è molto più grande di lei. Ha un
cipiglio per niente rassicurante pur essendo un nobil’uomo, e due occhi
di ossidiana in cui a ragazza si ritrova a perdersi. Sembrano due grandi buchi
neri in cui la luce si perde per sempre. Ma che stava pensando? Si ritrova ad
arrossire e si volta da un altro lato. L’uomo, anzi il ragazzo, comincia
a far vedere alla ragazza tutto quello che avrebbe utilizzato. Tra le tante
cose c’è un abbecedario, per ricominciare dalla pronuncia basilare dello
spelling, e un registrato per farle sentire la pronuncia giusta o per farle
risentire quando sbaglia. Appena Higgins finisce di mostrare a Elaisa i propri
strumenti di lavoro, la governante, Mrs Pearce, annuncia che il suo giovane
amico Pickering vuole incontrarlo. Mrs Pearce è una donna robusta, ha dei ricci
marroni molto gonfi, un viso rubicondo, un gran grembiule bianco. Normalmente è
una tipa alla mano. Possiede un tipico accento del sud, è una cuoca
formidabile. Eppure quando compie il suo dovere diventa intransigente e severa.
Ha un grande affetto verso Higghins perché l’ho ha quasi allevato lei,
essendo stata la sua balia. Pickering si stupisce che il suo amico sia riuscito
a convincere il padre della ragazza. Lui infatti aveva sentito la cattiva fama
di Alfred Doolittle. Ossia la fama di ubriacone. Un tipo che ha un'eccentrica
visione della vita, determinata dalla sua intelligenza, ma anche dalla sua
mancanza d'istruzione. È anche un tipo aggressivo, che più volte è finito in
carcere per rissa. “Su coraggio sedetevi, vi offro qualcosa da bere”dice
gentilmente da vero Anfitrione. Pickering si siede garbatamente su una delle
poltroncine di pelle, mentre Henry va a prendere qualcosa da bere. Normalmente
a degli ospiti offrirebbe del vino, ma quello che ha visto lo ha così colpito
che decide di offrire un po’ di aranciata. La ragazza non sapendo che
fare, decide di imitare Pickering. Si butta sulla poltrona, sdraiandosi di
traverso sul divano. Mrs Pearce rimane colpita e indignata. “Mettiti
seduta composta”le dice come farebbe a una bambina monella. Elaisafa come le viene detto. Tra le due si
instaura una certa tensione. A prima vista non si sono certo piaciute. Henry
torna con le aranciate e si siede nella terza poltrona. Mrs Pearce chiede
spiegazioni riguardo alla giovane. Dopo che Higghins le ha spiegato tutto, la
donna è sconvolta. “Le raccomando di non dire niente al resto della
servitù. Tutti dovranno credere che sia una contessa, anzi la contessa di
“Valfiori”. Perciò nessuno deve incontrarla prima che io sia
riuscito a insegnarle un po’ di buone maniere. Per questo avrò bisogno di
lei, l’unica persona insieme a Pickering di cui mi fidi!. La donna
riflette per un attimo. Poi sospira e scuote la testa. “Siete il solito
folle. Accetto, anche se ci vorrebbe un miracolo con “quella lì”
(Sbuffo seccato di Elaisa). Vado a prenderle dei vestiti decenti. Così potrò
eliminare quegli stracci puzzolenti e ci vorrà anche un bagno”. Poi
continuando a brontolare si allontana. In quel momento Elisa starnutisce. Henry
educatamente le offre il suo fazzoletto di lino. La ragazza, che non ha mai
visto niente del genere, abituata a pulirsi il naso sulla manica, lo guarda
impressionata. “Che ci faccio co stò coso?. Pickering, visibilmente
divertito, le risponde. “Con quello ci si pulisce”dice trattenendo
a stento le risate. La ragazza afferra malamente il fazzoletto, ma invece di
soffiarsi il naso, comincia a passarselo ovunque, anche sotto le ascelle.
Pickering scoppia a ridere senza più freno, mentre Higghins orripilato le
strappa il fazzoletto dalle mani. Poco dopo ritorna la governante.
“Coraggio seguimi. Ti aspetta un bagno caldo”le dice. “Perché
dovrei farlo”risponde la ragazza. E’ stanca, quel nuovo ambiente la
mette a disagio ed è stufa di essere tratta come un essere inferiore. Inizia
così una lunga litigata tra lei è la governante. “Mi sono stancata. Torno
da mio padre. Non resterei qui nemmeno se mi pagaste”urla Elaisa,
ovviamente esagerando. Henry, non sapendo nemmeno perché, ma credendo sia per
la scommessa, non ha nessuna intenzione di lasciarla andare. “Neanche per
questo”chiede mostrandole una tavoletta di cioccolata. La ragazza, alla
vista di quella prelibatezza, sente il suo stomaco brontolare. Decide di
seguire Mrs Pearce fino al bagno. “Tu aspetta un attimo, devo prima dire
due parole al signorino Henry”dice la governante. A Elaisafa impressione non sentirlo chiamare sig.
Higghins, ma signorino Henry, ma non fa domande.
Mrs Pearce dice ad Higgins come
comportarsi in presenza della ragazza: deve smettere di essere un
attaccabrighe, anche se con la ragazza fin ora non l’ha dimostrato,
imprecare e migliorare il proprio modo di stare a tavola. Poi lo lascia e
raggiunge la ragazza in bagno, chiudendosi insieme a lei. I due uomini rimasti
nel salotto studio sentono degli strani rumori venire dal bagno. Le urla si
sentono in tutta la casa. “L’acqua è fredda!” “Se fossi
venuta subito sarebbe stata calda! Ora sta ferma” “Hai. Smettila di
strofinare così forte. Fa male!” “Quanti anni è che non ti lavi? L’acqua
è nera!” “Sono affari miei. Sta attenta! Quel coso brucia!”
“Quel coso è sapone!” Sembrava si stesse svolgendo un combattimento
Dopo un po’ le urla cambiarono argomento. “Fai male!!!!!!”
“Quanti nodi. Questi non sono capelli, ma un groviglio di rovi.” Il
picco di urla però arrivarono nel momento in cui dovette vestirla. Alla fine
quella porta si aprì e colei che ne uscì assomigliava poco e niente a colei che
era entrata. Aveva uno splendido vestito azzurro molto semplice. I capelli
lisci sembravano pura seta, erano legati in una normale cosa. Il viso, finalmente
libero dai capelli, risaltava. Le gote appena purpuree, uno splendido sorriso e
due meravigliosi occhi. Quanto smarrimento per il povero Henry Higghins. Quello
che solo un uomo senza donna può sapere cos'è. Sembrava che quegli occhi
azzurri avessero rubato un pò di vernice dal cielo più limpido. L’idillio
durò poco. Elaisa aveva messo a luce la sua giovanile bellezza, ma il suo modo
di fare non era cambiata. Camminava con le scarpe coi tacchi come se fossero
dei trampoli. Quel vestito, così stretto e diverso, le sembrava una trappola.
“Quand’è che mangiamo?”chiese con lo stomaco che protestava
visibilmente. Anche Higghins, notoriamente famelico, anche se non ingrassava di
un grammo, stava morendo di fame. Si intromise però Pickering dicendo che era proprio
tardissimo. In realtà doveva passare il giorno dopo, ma non era riuscito a
resistere. Mrs Pearce allora si intromette dicendo:”Ha ragione. E’
veramente tardi. Vieni tu, ti mostro la tua camera”. Elaisa non credeva
alle sue orecchie. “Una camera…una camera tutta mia”pensò
esaltata. Mentre le due si allontanavo, i due amici si salutarono. Higginsdice a Pickering come il lavoro che si trova
tra le mani sia veramente difficile. “Sei ancora deciso a non lasciar
perdere?”. Pickering si è affezionato alla ragazza, ma non riesce a
desistere dal far il pessimista. “L’impossibile è il mio
lavoro”risponde con un mezzo sorriso Higghins.
Nonostante io
abbia capito che lettori ne ho un numero esiguo, continuo per me e per quei
pochi che mi hanno sopportato fino ad ora. Ed ecco un tour de force.
Atto terzo
E’ giorno. Higghins
si è alzato presto per iniziare subito la lezione di fonetica. La ragazza
abituata ad alzarsi presto per cogliere i fiori, non si lamenta. La bella
dormita in quel letto così morbido e caldo, l’ha messa di buon umore. Per
non parlare dell’ottima colazione. Perciò parla a ruota libera.
L’uomo, esasperato, la offende cercando così di stroncare il suo
entusiasmo. “Ma tu non stai mai zitta signorina?”. “No. Per
di più non mi chiamo signorina, ma Elaisa”. La
ragazza però non si offende e si ostina a raccontare la sua vita. Ha scoperto
il thè, che le dà una carica incredibile, un
eccitante pericoloso nelle sue mani di ragazza già iperattiva. Poi, notando che
anche di giorno lo studio è buio, apre le grandi tende. L’uomo, che non
ama tutta quella luce, protesta. “Smettila tenebroso”dice lei
sorridendo. Henry decide di lasciarla fare. In fondo ha appena detto una parola
difficile come tenebroso e sta già cercando di parlare in modo civile. MrsPearce si ritrova a pensare
che forse la sera prima ha giudicato male la ragazza. In fondo è stata così
gentile da farle un milione di complimenti per la colazione, anche se a tavola
sembrava un animale selvatico. “Povera ragazza. In fondo chissà la fame
che a patito nella sua vita. Come biasimarla? Per di più è una buona forchetta
come il signorino”aveva pensato a colazione. Poi dicendo:”Mangia,
che sei troppo magrolina”le aveva più volte riempito la tazza di latte.
La vecchia balia comincia a pensare che la ragazza sia forse l’unica cura
per far aprire quello scontroso di Higghins, che
passa tutto il tempo chiuso in casa. Higghin comincia
a recitare l’alfabeto, mettendo il giusto accento e il giusto suono ad
ogni lettere. Elaisa è incantata. Si ritrova a
pensare che parla davvero bene e ha una voce musicale. Però è anche noioso.
Ripete alla ragazza una lista infinita di regole a cui deve stare attenta. In
fondo preferirebbe stare al freddo a vendere fiori, piuttosto che bloccata su
quella poltrona. “Elaisa mi stai ascoltando?
Ora tocca a te”. Lei sospira e distoglie la sua attenzione dalla finestra
e libertà connessa. “A C F B”. Non solo sbaglia l’ordine di
tutte le lettere, ma utilizza anche una voce gracchiante, fastidiosa e annoiata.
Dopo un bel po’ d’ore, finalmente la ragazza impara almeno
l’ordine dell’alfabeto. La sua voce però va a peggiorare, fino a
farla sembrare un mostro cavernicolo. “Basta ti prego! Stai uccidendo la
fonetica!”urla lui, buttandosi esasperato sull’altra poltrona.
“Appena in tempo. E’ pronto il pranzo”cinguetta MrsPearce. “Avrai fame.
Povera piccola”dice rivolgendosi ad Elaisa.
“Grazie, ma sto bene”dice la ragazza sorridendo. Higghins non capisce. Il giorno prima si sarebbero scannate
e in quel momento sembrava complici da una vita. “Chi le capisce le
donne”sospirò il giovane professore. “E’ tu cerca di
trattarla bene. Lo vedi come è stanca e sciupata”lo rimprovera la balia.
“Perfetto! Ora sono io il cattivo”pensa esasperato il povero Henry.
Atto quarto
E’ sera quando entra nel salotto
anche Pickering. E’ esaltato e in quel momento Elaisa si accorge di quanto in realtà sia un ragazzo
allegro e gioviale. Pickering improvvisa un passo di
danza con la povera governante, che diventa tutta rossa. La ragazza
fin’ora l’aveva visto nei panni di un pessimista, mai in quel modo.
Higghins sospira e lo guarda scuotendo la testa, come
se già sapesse che sta succedendo. “Chi è stavolta?”. “Come
fai a sapere che sono innamorato?”risponde allegro l’amico.
“Semplice. Quando cominci a dare di matto vuol dire che sei innamorato.
Solo che non capisco di chi. Hai già rubato il cuore alle ragazze di buona
famiglia di mezza città” “Stavolta è diverso. E’ vero
amore”dice convinto, perso tra chissà quali fantasticherie. Elaisa sorride. Le sono sempre piaciute le storie
d’amore. Lei stessa ha sempre desiderato di trovare il principe azzurro.
“Hai detto la stessa cosa ad ogni ragazza”. “Sempre così.
Quando mi innamoro si invertono i ruoli. Tu credi che niente è impossibile, ma
non credi al vero amore”dice Pickering
incupendosi. Henry, colpito e affondato, si allontana mugugnando qualcosa di
incomprensibile. “E’ la lezione?”chiede preoccupata la
ragazza. “Non si preoccupi signorina Elaisa.
Tornerà tra poco”dice gentilmente l’altro, anche se stà ridendo sotto i baffi. “Signorina mi da sui
nervi. Almeno lei mi chiami Elaisa”dice la
ragazza sbuffando. “Ok Elaisa. Che sciocco. Non
vi ho ancora detto il mio nome. Mi chiamo Steve, anche se tutti mi chiamano con
il mio cognome Pickering”. La ragazza sorride.
“Salutatemi voi Henry. Io devo andare al ricevimento. Mi aspetta la mia
bella Marta. Sono convinto stavolta è quella giusta”. “Andate a una
festa. Ho sognato anche io di andare. Mi porterete con voi una volta?”.
“Vi prometto che se imparerete a comportarvi come una vera signora vi
porterò. Forse così riusciamo a convincere a venire anche quel lupo solitario
di Henry”. La ragazza è al settimo cielo. Steve se ne va com’era
venuto, lasciando però tanti sogni alla ragazza. Dopo un po’ torna Higghins. E’così nero che sembra che aleggi una
nuvola di pioggia sulla sua testa. “Professore io bene non mi sento.
Continuo domani?”chiede. Si capisce che è una scusa, ma lui è così
occupato in altri pensieri, che non se ne accorge. Fu così che ricominciano la
lezione il giorno dopo. Steve è arrivato di prima mattina. Ha chiesto scusa
all’amico. Henry, vedendolo al massimo dell’euforia come un
bambino, ha dovuto per forza perdonarlo. Pickering
riprende il suo solito modo professionale solo al pomeriggio. Entrambi i
professori di fonetica non riescono a trovare una soluzione per la cattiva
pronuncia della ragazza. Elaisa sta già per scoppiare
a piangere, quando il volto di Higghins si fa serio.
“A mali estremi…”. Infila in bocca alla ragazza dei pezzi di cotton-fioc. La ragazza non gradisce e comincia a urlare e
a
Per giorni provano. Elaisa
alla fine ha accettato di mettersi il cotton-fioc in
bocca, ma continua a guardarli torvi. Ormai stanno perdendo la speranza. Solo Higghins ha un ottimismo incrollabile riguardo a quella
faccenda. Elaisa si chiede se è veramente solo per
l’orgoglio di vincere la scommessa. Perciò ha deciso di impegnarsi molto
di più. E’ frustrante mettercela tutta e non riuscirci. Le vengono fuori
solo rantoli in capibili. E’ riuscita però a fare un passo avanti. Almeno
ora le singole lettere e l’alfabeto riesce a ripeterli. La ragazza ha
dato l’ultimatum. Stanca di tutti quei fallimenti, ha detto che ci
avrebbe provato fino alla riuscita. Perciò si è fatta notte fonda e ancora sono
chiusi nello studio. Steve è crollato addormentato sulla poltrona e russa
beatamente. Henry, per rimanere sveglio, sorseggia una tazza di thè al limone. Pian piano però le cose cominciano ad andare
meglio. In modo così graduale che non se ne accorgono subito. Quando la ragazza
riesce a pronunciare tutta una serie di parole difficili in modo coretto e con
la giusta pronunciano non riescono a crederci. Pickering
cade dalla poltrona, svegliandosi di colpo. Higghins
rimane bloccato come una statua. La ragazza si alza in piedi e comincia a
urlare a voce sempre più alta le varie parole. Comincia addirittura a saltare. MrsPearce accorre e si commuove
capendo cosa è successo. Elaisa si risdraia sulla poltrona, nel suo solito modo poco garbato.
Afferra il thè dalle mani di Henry e lo beve tutto
d’un sorso.
Atto
sesto
Elaisa, con il suo bel vestito semplice, un
acconciatura carina e una postura corretta sta seduta in poltrona. E’
passata solo qualche settimana dal suo incontro con Higghins,
ma sembra un altra persona. Steve non c’è. Stavolta fa veramente sul
serio, perché è in compagnia di Marta. Parla della sua amata in continuazione.
“I suoi occhi d’ebano mi hanno stregato. I suoi neri capelli lunghi
profumano come i fiori più rari. La sua pelle è porcellana. E’ così
indifesa”. Higghins allora a voluto
incontrarla. E’ tornato a casa sconvolto e si è sfogato con Elaisa. La ragazza si è divertita a vedere che per una
volta anche lui ha perso il suo incrollabile contegno. “Altro che
indifesa. E’ dolce è carina solo con lui. Con gli altri sembra una vera
tigre. Questo Elaisa è un esempio che pur essendo
ragazze educate, con un ottima conoscenza della lingua, si può comunque
dimostrare carattere”. Elaisa si è decisa a
prendere Marta come modello. In fondo se è riuscita a far innamorare seriamente
qualcuno come Pickering, deve essere davvero
speciale. Elaisa, quel pomeriggio, si sta esercitando
la pronuncia di intere frasi, senza l’ausilio del cotton-fioc.
E’ cambiata veramente e ci riesce senza intoppi. Henry rimane colpito
dalla vera voce di lei. Non più quella stridula che non sapeva fare altro che
urlare in una lingua a parte. Adesso la sua voce è melodiosa. Lui non ama il
rumore, preferisce il silenzio. Eppure starebbe ore ad ascoltare quella voce
angelica. Verso sera, quando arriva anche Steve l’ultimo passo è
compiuto. Elaisa riesce a bere un thè
con grazia e ad intavolare un discorso gradevole e interessante. Tutti e tre
sono euforici. In preda alla follia improvvisano un balletto in mezzo alla
stanza. Elaisa rischia un po’ di esagerare
rompendo qualcosa o cadendo per terra. Senza accorgersene, Elaisa
e Henry finiscono per ballare insieme. Se ne accorgono, quando allo sfiorarsi,
provano una sorta di scossa elettrica. Si allontanano velocemente rossi come un
pomodoro. “Non capisco cosa mi sia preso. Mi dispiace signorina. Non è da
me comportarmi così!” “Non preoccupatevi signor. Higghins. Piuttosto vi ho detto un milione di volte di
chiamarmi Elaisa. Per di più datemi del tu, basta con
questo noioso del lei”. Lui risponde, ancora più rosso: “Solo se
voi cominciate a chiamarmi Henry”. Detto questo si allontana, borbottando
in modo in capibile come ogni volta che è in imbarazzo. Pickering
sorride. Ha capito quello che sta succedendo. Il suo lato pessimista gli dice
che potrebbe essere una cosa pericolosa, ma per una volta non vuole dargli
retta.
Dal settimo al nono. Ringrazio i lettori che
stoicamente mi seguono.
Atto
settimo
Elaisa guarda fuori dalla finestra. Il cielo
notturno trapuntato di stelle è un incanto, non lo aveva mai notato. Sente
dentro di lei una trepidazione, come d’attesa. Una felicità la pervade
rendendola euforica, come se avesse delle farfalle nello stomaco. Si dice che
quella felicità deriva dall’essere riuscita nel suo intento, ma in fondo
al cuore si cela un segreto ben più grande. La sua vita sta cambiando e quella
notte sa che sarà insonne per la felicità.La sua vita, il suo mondo stanno sbocciando, come una farfalla che esce
dal suo bozzolo per volare via. Persa in mille fantasie continua a guardare
fuori dalla finestra. La luna e le stelle brillano di più quasi a volerle
sorridere. La governante entra nella stanza. Elaisa
le sorride felice e quella le risponde con un sorriso materno. In quelle
settimane hanno creato tra loro un intesa tutta particolare. La vecchia balia
l’ha portata con se al mercato, hanno scelto insieme dei vestiti più
eleganti. Poi MrsPearce le
ha insegnato a pulire la casa, lavare, stirare, spolverare e fare la spesa con
tutti i piccoli accorgimenti necessari. Dopo tutta quella storia Elaisa poteva aspirare a qualcosa di più della sua vecchia
vita, anche un semplice lavoro da cameriera le sarebbe andato bene. La ragazza
non ha mai avuto una madre, ma avrebbe voluto che fosse come quella vecchia
donna. All’apparenza la prima volta le era sembrata burbera, ma in realtà
era unica. Elaisa si chiede se fosse lo stesso per il
bel tenebroso professore. Oltre quel muro che aveva innalzato contro il mondo
cosa c’era? Higghins passava ore seduto a
studiare, rinchiuso nel suo studio con in mano un libro perduto in chissà quali
pensieri. Le sembra sempre così triste e solo. Era già tanto infatti che si era
accorta che oltre i suoi modi affabili possedeva anche un carattere abbastanza
focoso, in fondo questo li accomunava. Solo che lui all’alto della sua
cultura, aveva l’arma della sottile ironia. Senza rendersene conto
sospirò. Poi passò ad altri pensieri. Mentre MrsPearce l’aiuta a mettere la camicia da notte, lei
cominciò a raccontare mille suoi castelli in aria. In quel momento si comporta
come tutte le ragazza di quell’età, fantasticando su un mondo felice
illuminato da luci, sfarzi e divertimenti in cui essere considerate
principesse. L’anziana donna scuote la testa. Riconosce nel comportamento
di Elaisa i sogni di una ragazza innamorata. Non è la
sola in quella casa rimasta chiusa al mondo esterno per tanti anni. Se lei non
fosse stata la balia di Higghins, non se ne sarebbe
accorta visto il carattere schivo del ragazzo, ma anche lui non è in migliori
condizioni. Ha perso l’appetito e la vecchia MrsPearce ha notato come gli occhi di Henry, quando si
ferma ogni tanto a osservare Elaisa, si velano di
tristezza. (Musica romantica NDA).
Atto
ottavo
Una donna
nobile non più nel fiore degli anni, ma con ancora i segni addosso di una
bellezza unica, era seduta in giardino. I lunghi capelli neri, gli occhi
ambrati decisi, un sorriso enigmatico e la pelle lattea. Il suo lungo vestito è
molto bello, ma non eccessivamente sfarzoso, non ha bisogni di gioielli per far
risaltare la sua persona. Ha un portamento quasi regale, anche se sta solo
prendendo un thè in giardino. Quel bel giardino pieno
di rose rosse che lei stessa cura come inestimabili tesori. Di fronte a lei un
ragazzo nervoso. E’ un ragazzo di buona famiglia, abbastanza bello, ma
privo di spina dorsale. Indossa un vestito nero, ha i capelli neri corti e
spettinati, una minuscola cicatrice sull’occhio che si è fatto da
bambino. E’ l’unico componente maschile della famiglia Eynsford-Hill da quando il padre, il colonnello Eynsford-Hill è morto. Non è però lui a comandare nella sua
famiglia. E’ la madre, una donna grassa sciocca, ciarlona e arrivista che
porta i pantaloni. Freddy, questo il nome del
giovane, ha anche una sorella. La ragazza, acida con tutti i comportamenti
negativi della madre, ma incredibilmente magra si comporta prepotentemente nei
suoi confronti, e le piace farlo apparire ridicolo. In quel momento arriva Higghin. I due giovani sono in netto contrasto tra loro.
Uno alto, l’altro non tanto; uno spaventato e tremante, l’altro
fiero e sicuro; uno chiacchierone e disattento; l’altro controllato e
silenzioso. Entrambi hanno capelli neri e vestito scuro, ma mentre uno ha i
capelli corti e i vestiti stropicciati, l’altro ha i capelli lunghi e i
vestiti impeccabili. La donna sorride e passa alle presentazioni. “Freddy, questo è mio figlio Henry”. Il più giovane,
ossia Freddy, sorride nervosamente, mentre Higghins risponde con un saluto educato, ma freddo.
“Stavo palando proprio di te Henry. Gli stavo raccontando della tua
carriera. Anche Freddy è un professore, ma di
un'altra branca. Sai Freddy è il figlio della mia
cara “amica” MrsEynsford-Hill.
Sua madre è partita e l’ho ospiterò qui per un po’”.Higghins sorride
interiormente. Soltanto qualcuno che lo conosce bene si accorgerebbe che i suoi
occhi hanno brillato per un attimo di una luce di ilarità. Sa infatti che la
madre odia la madre di Freddy, ma solo lui ha capito
la strana intonazione data alla parola “amica”. Torna però al
motivo della sua visita. “Madre devo presentarti una persona. La
signorina Elaisa. E’ figlia di un nobil’uomo, il conte di Valfiori,
che condivide la mia stessa passione. Sto ospitando la ragazza perché ho
promesso al padre che le avrei dato qualche lezione”. MrsHigghins rimane colpita. La fama del figlio ha girato
tutto il mondo e non è la prima volta che nobil
uomini di tutto il mondo cercano di convincerlo a istruire i loro figli. La
cosa che la stupisce è che ha accettato. Dalla morte di suo padre, il Generale Higghins, il ragazzo si è chiuso in se stesso. Addirittura
ha lasciato il tetto materno, per andare a vivere da solo. Fosse stato per lui
non avrebbe portato completamente nemmeno la servitù, ma MrsPearce aveva insistito per seguirlo. Quando vede
arrivare la giovane i suoi dubbi si dissipano. Elaisa
è splendida nel lungo abito bianco che indossa. I suoi lunghi capelli ben
pettinati, un sorriso solare, due grandi occhi azzurri ridenti e un capello di
paglia su cui è appuntata una rosa rossa. E’ un intero mese ormai che Elaisa prende lezioni da Steve Pickering
e Higghins. Henry ha deciso di metterla alla prova
per vedere come se la cava in alta società. La ragazza ha un modo di fare
garbato e gentile e si conquista subito la benevolenza di MrsHigghin. Henry però nota come la ragazza stringe
convulsamente i guanti bianchi che ha sfilato dalle mani. “Sei
nervosa?”le sussurra a un orecchio senza farsi notare. “Non solo.
Questo ragazzo lo conosco o meglio non è la prima che ci incontriamo. Era
quello che ha fatto cadere me e i miei fiori nel fango, la sera in cui ti ho
incontrato”risponde lei. Lui sorride capendo chi sia. “Quello che
hai minacciato con il mimo di un campione di boxe?”. Lei arrossisce.
“Bhé ha funzionato. I fiori li ha ripagati per
34”risponde lei stizzita. Henry si rende conto che è meglio chiudere la
discussione, altrimenti sua madre e Freddy se ne
renderanno conto. “Non ti preoccupare. Non riconoscerà quella ragazza di
strada in questa bellissima ragazza”. Se prima era arrnemmeno rescl profondo del suo cuore.forse
perchè in questa bellissima ragazza"e Stincontratoossita, ora Elaisa sembra un pomodoro maturo. Higghins
non si è nemmeno reso conto del complimento, forse perché è arrivato dal
profondo del suo cuore. Parlando con Elaisa, il
comportamento di Freddy comincia a mutare. La ragazza
è simpatica e lo mette a suo agio. La mancanza della dispotica madre e
dell’antipatica sorella lo hanno reso più sicuro. Il ragazzo si è accorto
della bellezza di Elaisa, ma non degli sguardi
furenti di Henry e del fatto che lei è interessata ad altro. Elaisa riesce a colpire positivamente la madre di Henry che
la studia con interesse. In fondo vuole solo il meglio per suo figlio e nel suo
fare geloso malcelato si cela qualcosa di serio. Anche Elaisa
continua a pendere dalle parole, anche se sporadiche, di Higghins.
Freddy si fa coraggio è invita la ragazza a fare una
passeggiata con lui. Essendo molto ingenua e non avvezza a quel nuovo mondo Elaisa sta per accettare. Frenato dal suo orgoglio, Henry
fa finta di non interessarsene. In quel momento Freddy
fa un’enorme gaff. “Scusi signorina, ma
posso offrirle una passeggiata molto breve. Una furia scatenata, un mese fa, mi
è finita addosso e mi sono slogato la caviglia. Quella pazza non solo non si è
scusata, e per colpa sua mi sono passato un mese con il piede ingessato, ma mi
ha anche minacciato perché comprassi i suoi fiori”. Elaisa
sta per ritrasformarsi nell’attaccabrighe sgrammaticata. Finisce il suo
te tutto d’un fiato, pronta ad esplodere. Higghins
capisce al volo la situazione. Si alza frettolosamente e guardando
l’orologio urla:”E’ tardissimo! Scusate, ma ho dimenticato un
impegno importante. ““Vieni” Elaisa”.
Afferra la ragazza per un braccio e la trascina con se. “Perché tutta
questa fretta”chiedono MrsHigghins
e Freddy all’unisono. “E’ molto
importante”risponde Henry con un falso sorriso. “Fammi dare una
lezione a quello là”sibila lei inferocita. “Vieni via e non fare
storie”dice lui bisbigliando. Lei brontola e lui passa ad altri mezzi.
Hai sempre detto di voler viaggiare su un taxi. Se vieni via adesso andiamo a
casa su uno di loro”. Elaisa, passando dalla
rabbia all’eccitazione, si lascia portar via. Appena i due si sono
allontanati, anche Freddy si alza. E’ convinto
di aver detto qualcosa di sbagliato (Ok, il prezzo è giusto genio NDA). Saluta
frettolosamente e se ne va anche lui. MrsHigghins si trova spiazzata da tutte quelle fughe.
Normalmente sarebbe furiosa, ma dopo aver visto suo figlio così diverso non
riesce. Ugualmente esasperata dice: "Uomini! Uomini!! Uomini!!!".
Atto
nono
Una notizia corre
per le strade di Londra. Le vecchie signore, ormai a corto di pettegolezzi da
tempo, accolgono la notizia come un succulento frutto. Elaisa
è affacciata alla finestra. I lunghi capelli mossi dal vento, le nocche bianche
per la forza con cui stringe la ringhiera del balcone. E’ molto presto,
ma lei nervosa non riesce a dormire. Inquieta si è alzata e una volta vestita è
uscita in balcone. Sotto di lei delle vecchie signore spettegolano mentre
filano. La notizia che passa da una bocca sdentata a un'altra è anomala per
quelle vie di lusso, ma fin troppo normale nelle slug.
Nella notte è stato commesso un omicidio. Elaisa
normalmente non chiederebbe. In fondo cresciuto nei peggiori quartieri, dove la
legge non esiste e i criminali abbondano, si ritiene fortunata che non le sia
mai capitato nulla. “Una signorina per bene come lei non può conoscerlo.
Stanotte è morto un ubriacone. Alfred Doolittle un
"povero inutile” come normalmente si definiva”. Elaisa sbianca e la testa le vortica come se stesse per
svenire. Fa un cenno alle anziane signore e si rinchiude in casa. Non può
essere. Continua a ripetersi che non può essere successo. Per quanto suo padre
avesse mille difetti, fosse un ubriacone era pur sempre suo padre. Forse anche
manesco, ma a lei non aveva alzato mai le mani. L’uniche volte in cui lo
aveva visto seriamente perdere la pazienza era stato quando lo disturbava un
estraneo, come quando era andato da lui Higghins. La
ragazza si buttò sul letto e cominciò a piangere a dirotto. Higghins
stava tornando a casa. Era dovuto andare all’università per tenere una
conferenza. Ormai stava salendo le scale che portavano a casa sua, quando
sopraggiunse un trafelato Steve. “E’ successa una cosa terribile.
Stanotte c’è stata una disputa furibonda tra ubriachi fuori da una
bettola qui vicino è c’è stato un morto”. Lo disse più velocemente
possibile, fermandosi spesso per respirare. “Mi dispiace. Però non
capisco perché tu sia così nervoso. Purtroppo episodi del genere sono
frequenti”. “Il morto è il padre di Elaisa.
La voce ha girato la città e lei lo sarà già venuta a sapere”. Henry
iniziò a correre. Salì i gradini due a due per arrivare il più in fretta
possibile. Si dimenticò però il povero Steve chiuso fuori. Il ragazzo rimase lì
impalato e ansioso, aspettando notizie. Passarono inesorabili i minuti che a
goccia a goccia si trasformarono in ore. Il vento soffiava in quella giornata
invernale. Là fuori Pickering si sentì leggermente
infreddolito e guardando il suo cipolline d’oro, che teneva nel taschino,
si accorse che era passata mezz’ora. Sentì dei passi lenti e pesanti.
E’ Henry con una faccia da funerale. “Si è chiusa dentro e non
vuole nemmeno parlarmi”. “Cerca di capirla amico mio. Era suo
padre”. “Lo so. Hai visto però che razza di uomo era. Sempre che
uno come quello si potesse definire uomo”. “Credevo che tu capissi
cosa vuol dire perdere un padre. Non pensavo fossi così freddo e insensibile
Henry Higghins”indignato Pickerin
si allontanò. Henry si passò una mano sul volto. Bingo. Non era riuscito ad
aiutare Elaisa e aveva litigato con il suo migliore
amico. “Può andarmi peggio?”pensò prima che cominciasse anche a
diluviare inzuppandolo tutto in pochi minuti.
Ringraziamenti:
berry345 ç_ç grazie, mi hai
recensito. Quando ho visto che qualcuno si era degnato di farlo credevo di
essermi sbagliata. Sai che io aggiorno sempre in fretta. Spero che il capitolo
ti sia piaciuto. Grazie ancora per la recensione. Ciao e kiss
kiss
Ed eccomi di nuovo qui, finalmente un solo
atto abbastanza lungo, almeno così mi sembra. Ringrazio i miei carissimi
lettori che ancora mi sopportano. Inoltre questa storia ha raggiunto il suo
massimo di recensioni. Siamo a due. Ç_ç Ok, adesso leggete e io smetto di dar
fastidio.
Atto
decimo
Elaisa stava
seduta sdraiata sul letto a guardare il bianco soffitto. Aveva pianto quelle
che credeva essere tutte le sue lacrime. Appoggiava la testa sul cuscino in cui
aveva soffocato le sue urla. Cuscino completamente zuppo e bagnato di gocce di
pianto salate. Suo padre non era stato esattamente l’uomo ideale, ma era
l’unica cosa che potesse definire famiglia. Tante volte, in preda alla
rabbia, aveva desiderato di essere finalmente libera dalla sua tirannia e ora
sentiva solo dolore e vuoto. Si mordicchiò l’unghia. Chissà da quanto
tempo era rinchiusa in quella stanza. Aveva perso il conto. Non gli importava.
Se Higghins non voleva avrebbe dovuto sbatterla fuori a calci. Ormai non aveva
altro posto dove andare. Sentì qualcuno bussare pian piano. “Chi
è?”chiese con una voce roca, per il poco uso e il troppo piangere.
“Sono io. Oh ragazza mia, non sai quanto mi stai facendo preoccupare. Ti
ho preparato il pranzo, avrai fame. In più ti ho fatto un po’ di crema.
Se ti viene fame sappi che li sto lasciando dietro la porta”disse con
voce premurosa Mrs Pearce. Un'altra lacrima scende dal viso della ragazza, ma
stavolta è per la commozione. Un fiotto caldo le esce dal cuore e le scalda
l’anima. “Grazie” dice veramente riconoscete. Elaisa resta
ancora sdraiata. Non si sente di mangiare. Ormai è sera quando il suo stomaco
comincia a fare strani borbottii per la fame. La ragazza non può far altro che
andare a recuperare le cibarie. Silenziosamente apre la porta. Controlla che
non ci sia nessuno in giro e con un gesto fulmineo afferra il vassoio. Il gesto
fugace non passa però inosservato. Henry è rimasto appostato da quando lei ha
iniziato il suo esilio. Ogni volta che la chiama non trova risposta, ma ora la
vista uscire. Purtroppo in quei pochi minuti che impiega a raggiungerla, lei si
è nuovamente chiusa dentro. “Elaisa vuoi uscire finalmente?”chiede
con un tono più seccato di quello che voleva. “No!”risponde lei.
“Quella voce stanca non è nemmeno la sua”pensa lui sconsolato.
Anche lui però è veramente stanco. Comincia a bussare e chiamando e battendo
passa un bel po’ di tempo. Le nocche si arrossano e si spellano e la voce
si abbassa a furia di gridare. Ora capiva i tanti poeti che dedicavano poesie
alla porta dietro cui si trovavano le donne amate. Continuando così anche lui
avrebbe cominciato a implorare la porta, anziché lei, perché si aprisse.
“Non puoi passare il resto della tua vita lì dentro”. Finalmente
lei, che per parecchio l’aveva ignorato tornò a rispondergli.“Si che posso”risponde
demoralizzata. “Almeno fammi entrare. Così ne parliamo”dice lui che
comincio a innervosirsi. “Scordatelo”risponde lei impuntandosi come
una bambina capricciosa. “Non ne vale la pena”disse lui senza
accorgersene. Era una frase che gli avevano ripetuto tante di quelle volte che
ormai l’aveva imparata a memoria. Sulla ragazza ebbe l’effetto
contrario a quello sperato. “Certo che ne vale la pena! Era mio
padre!”urla lei cominciando a piangere. Lui sospirò. Non solo non era
riuscito a convincerla a uscire, ma ora per colpa sua stava anche piangendo.
“Mi dispiace. Hai ragione”mormora, strofinando il piede a terra con
tutta la sua forza, quasi a schiacciare qualcosa. Lei, continuando a piangere,
rispose adirata, ma senza urlare:”Non ci credo. Tu, come tutti gli altri,
non lo conoscevi veramente. Non era solo un ubriacone, ma un uomo troppo
sensibile per questo mondo”. Henry non era convinto di ciò che Elaisa
stava dicendo. Ricordava il suo incontro conAlfred Doolittle e gli era sembrato tutto, tranne che “sensibile”.
Decise però che non era il momento giusto per farglielo notare. “So come
ci si sente, ma non ti devi buttare giù”Fece notare lui, tornando
comprensivo. Elaisa aveva bisogno di qualcuno su cui sfogare rabbia, dolore e
frustrazione, e il povero Higghins era sulla sua traiettoria. “Come puoi
capirmi? Tu hai avuto una vita perfetta. Soldi, lusso, una famiglia, una casa,
da mangiare. Tu non hai perso tuo padre!”. Quelle parole piene di
risentimento e velenose ferirono il ragazzo nel profondo. La prima ondata di
tristezza fece largo a una profonda rabbia che scoppiò come un vulcano.
“Scusa tanto se ho cercato di aiutarti. Comunque l’uomo dalla vita
perfetta ha perso suo padre non troppo tempo fa”. Poi ancora arrabbiato,
si appoggiò allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto.
Elaisa era
davanti alla porta. Rimase interdetta dalla parole di lui. Si sentiva meschina,
ma non poteva certo immaginare…Si asciugò le lacrime e calmandosi
mormorò: “E’ per questo che sei un tale musone?”.
“Tsk”rispose lui. Era arrabbiato più con se stesso che con lei. Non
voleva mostrarsi debole proprio di fronte a lei e soprattutto non gli andava di
parlare di una ferita ancora così aperta. “Ti va di parlarne”chiese
ancora la ragazza, appoggiando una mano sulla porta. “No”rispose
lui. La situazione si era invertita. Ora era lei preoccupata e lui arrabbiato
che rispondeva per monosillabi. “Facciamo così. Io ti faccio entrare, ma
tu ti confidi con me”chiese lei dolcemente. Lui sorrise. In un modo poco
ortodosso, ma efficace, era riuscito a convincerla ad aprirsi. In fondo era il
momento di confidarsi. Non aveva mai parlato della faccenda con nessuno,
nemmeno con Steve, si era chiuso semplicemente in se stesso. In fondo lui e
quella ragazza si assomigliavano. Elaisa aprì la porta e lo lasciò entrare. Poi
si sedette sul letto con un aria imbarazzato. “Mi dispiace di averti
urlato addosso. In fondo qui sono solo un ospite e mi comporto da padrone e da
antipatica”. Lui si sedette accanto a lei, ma non sapeva cosa dire.
“Non ti preoccupare. Hai subito un duro colpo”. Pur essendo un
ottimo parlatore, non era molto bravo a consolare le persone, casomai a
litigarci. “Allora parlami di tuo padre”disse lei avvicinandosi un
po’ di più a lui. “Prima tu”disse lui con un sorisetto da
imbroglione. Lei era una chiacchierona e una volta iniziato a parlare non
l’avrebbe mai smessa, in modo che lui potesse evitare di confidarsi.“Non credere di fregarmi imbroglione.
Lo sai com’era mio padre. Semplicemente ora che è morto mi ricordo tante
cose che mi fanno capire che non lo faceva per male. Si scusava sempre per il
suo comportamento quando non era ubriaco e cercava di fumare lontano da me
visto che sapeva che mi dava fastidio. Non era un uomo cattivo e a modo suo mi
voleva bene”. Henry avrebbe voluto dirle che per lui chiunque avesse osato
maltrattarla era uno stupido insensibile. Ai suoi occhi lei era un angelo,
anche se non esattamente indifeso. Solo che non avrebbe mai potuto dirglielo.
Non che fosse timido, semplicemente orgoglioso. Elaisa continuò a parlare di
suo padre per un ora buona, ma alla fine la stima verso di lui di Henry non era
salita, anzi forse era scesa. Lei però sembrata felice e finalmente in pace con
se stessa. “Il tuo invece?”chiese alla fine . La mano di Henry
sfiorò la sua ed Elaisa avvertì una scossa elettrica. Com’era carino con
quel volto serio e pensieroso. Era davvero bellissimo. Mentre lui cominciava a
parlare con la voce, che a lei sembrava stupenda, si perse negli splendidi
occhi di ossidiana di lui. “Mio padre era un Generale. Un uomo che
sembrava una roccia. Un eroe irraggiungibile. Per molti anni della mia infanzia
ricordo solo la mia enorme ammirazione per lui e le sue spalle,
nient’altro. Veniva a casa poche volte. Non mi ostacolò mai nella mia
carriera di letterato, ma verso gli undici anni venne da me e mi disse:
“Dimostrami che non sei una femminucca. Fammi vedere se sai
combattere”. All’ora mi sembrò una sfida ardua e impossibile. Ci
misi tutto il mio impegno e combattei contro di lui tutto il pomeriggio. Mi
ricordo la sfuriata di mia madre quando mi vide sporco, sudato e stanco. Dopo
avermi obbligato cominciò a dirgliene di tutti i colori a mio padre. Fui certo
di averlo visto sorridere sotto i suoi grandi baffoni, una delle poche volte in
cui lo vidi ridere. Ora so che in realtà a solo giocato con me, come farebbe un
padre qualunque, ma io ero stato orgoglioso di quello che avevo fatto per tutti
i giorni in cui è stato a casa. Da allora mi sono continuato ad allenare, per
un periodo ho fatto addirittura boxe. Quando è morto ho smesso. Ho smesso di uscire,
di vedere gente, mi sono chiuso qui tra i miei libri e i miei studi. Volevo
molto bene a mio padre, credevo che la sua figura silente sarebbe rimasta per
sempre. Mi sono sbagliato. La cosa che mi ha più scosso e che un guerriero come
lui non è nemmeno morto in battaglia. Ha avuto un’attacco cardiaco. Buffo
no?”disse lui, chiudendo la frase con ironia fin troppo marcata.
“Mi dispiace”dice lei, abbracciandolo. Henry è combattuto. In quel
momento fin troppi sentimenti di eccessiva intensità si stanno muovendo in lui.
Vorrebbe dirle che grazie a lei il suo mondo sta cambiando. Che grazie a lei
quel perso che gli gravava sul cuore se ne finalmente andato. Vorrebbe che
quell’abbraccio non finisse mai. Vorrebbe dirle che il suo tocco delicato
è come un incantesimo che lo lega a lei. Vorrebbe dirle tante cosa, ma sta
zitto. “Ti senti meglio?”chiede invece. Lei annuisce. Anche lei
vorrebbe non staccarsi mai da lui. Non avrebbe mai immaginato che sotto
quell’aria da duro, ci fosse un cuore così tenero. Vorrebbe accoccolarsi
per sempre su quella muscolosa e calda, ma è lui a staccarsi. “Allora
vado. Abbiamo bisogno entrambi di dormire” Mentre lui si allontana lei
sente un’enorme delusione, quasi un senso di vuoto.
Higghins
intanto si chiude in camera sua e invece di dormire rimane sveglio tutta la
notte. Non sa che fare. Pensare che tutto era partito come una stupida
scommessa…
Ringraziamenti:
olghisch: esiste un premio fedeltà
per i lettori? Tu stai riuscendo a seguirmi sia nel romantico, che nel fantasy,
che nel db. Mi inchino a te o dolce creatura che hai deciso di farmi scoppiare
il cuore di felicità. Ç_ç Sono commossa! Sono felice che tu pensi che io sia
brava a scrivere. I commenti sono secondari quando scrivo. Posso anche non
riceverne, l’importante e che non mi dicono che faccio schifo schifo o mi
deprimo tanto tanto. Un caro amico, thebest90, mi ha fatto capire che si può
scrivere anche solo per se stessi. Davvero
li vedi come in un film? Perché è esattamente quello che voglio riuscire a
fare. Anni fra avrei voluto avere una macchina che potesse far vedere agli
altri i film che con un po’ di immaginazione si svolgevano nella mia
testa perché volevo condividere quelle emozioni con tutti. Anche perché la
gente vedendomi ridere o piangere da sola oppure la persona più sonnambula
quando dorme avrei voluto fargli capire a cosa era dovuta la mia pazzia. Ed
ecco perché scrivo. A te tutto questo di sicuro non frega. Comunque ecco il
seguito, sappi che io aggiorno molto spesso. Sono passata da te, ma non mi sono
minimamente depressa. Ciao. Spero mi farai sapere cosa hai pensato del
capitolo.
Berry345 Sarà perché la vanità è
donna, ma sapere che il chappy ti è piaciuto mi fa sempre tanto felice. Inoltre
ci sono storie che vanno avanti solo perché ci sei tu a recensire. Sono felice
che ti piaccia leggere le mie ff. Spero di aver soddisfatto almeno un po’
la tua curiosità. Dimmi se il capitolo ti è piaciuto, ok? Spero di risentirti
alla prossima, ciao.
Tingrazio olghisch per averla
messa tra i preferiti.
Capitolo 6 *** Cap.6 dall’undicesimo al tredicesimo ***
bbbb
La storia è arrivata al suo epilogo prima del previsto, questo è il
penultimo capitolo. Cari lettori vi ringrazio per essermi rimasti fedeli e vi
ringrazio adesso sperando ci sarete anche all’ultimo chappy.
Cap.6 dall’undicesimo al tredicesimo
Atto
undicesimo
Higghins sta
fumando. Poco ci manca che dalla bocca escano fiamme. Vorrebbe con tutto il
cuore incenerire quell’idiota di Freddy. Quel damerino gira intorno a
Elaisa come le api al miele. Non va a prenderlo a pugni solo per rispetto di
Elaisa, ma sente le proprie mani prudere. Sua madre, Mrs Higghins sta
organizzando un importante banchetto di Natale per ordine addirittura della
regina. Sua madre è una donna molto importante e con una classe superiore
perciò la regina ha deciso di affidarsi a lei. Per di più la loro casa è una
villa in campagna, molto spaziosa e confortevole. La donna ha perciò insistito
affinché il figlio e soprattutto quella ragazza così “squisita”,
come l’ha definita la signora Elaisa, andassero da lei ad aiutarla per i
preparativi. A far aumentare il suo disappunto è la dama di compagnia di sua
madre. Controlla per l’ennesima volta che sia ancora in giardino ad
annaffiare le rose, e perciò lontano da lui che si trova in balcone. Una donna
bionda, con un sorriso sognante sempre sul volto, che non fa altro che offrire
thè a tutti. Appena lo vede il suo sorriso si fa leggermente civettuolo e lo
saluta dicendo: “Ciao bel fusto”. Non sa se diventare rosso di
rabbia o di vergogna. La sua lista nera perciò comprende già i nomi della dama
di compagnia e di quel manichino di Freddy. La gelosia lo rode fino al midollo.
La rabbia gli da al cervello. Quando i suoi occhi si posano su Elaisa e ogni
sentimento negativo si placa. E’ così bella mentre passeggia. I capelli e
il vestito leggermente mossi dal vento. Quel volto raggiante e quel sorriso
appena accennato in grado di sciogliere anche un cuore di giaccio. Il cielo
azzurro dietro di lei non è niente rispetto ai suoi occhi. Ormai non può più
negarlo a se stesso. E’ cotto. Quella situazione lo inquieta. Se si
venisse a sapere che la ragazza fa solo finta di avere nobili origini gliela
porterebbero via e Elaisa dovrebbe tornare in mezzo a una strada. Il suo
sguardo si fa deciso. “Non permetterò che succeda”.
Atto
dodicesimo
In quella notte stellata la festa era già
iniziata da parecchio. Un po’ distante, nascosta vicino alla grande
scalinata che dava al salone, Elaisa guardava la festa. Tanti volti
sconosciuti. In un angolo riconobbe solo Steve. Sorrideva con una mano tra i
capelli e l’altra alla vita di una ragazza. Elaisa suppose che fosse la
Margherita di cui il ragazzo tanto parlava. Non c’era che dire, sembrava
una ragazza apposto. Stava per andare nella loro direzione, quando nella folla
li perse di vista. C’erano così tante persone, così diverse da lei. Era
fuori posto. Si rese conto che quel mondo sfavillante e pieno di sfarzo non le
apparteneva. Donne acide con falsi sorrisi stampati sul volto. Bei vestiti, ma
dentro erano vuote. Uomini eleganti, ma pomposi. Bei ragazzi, invaghiti di se
stessi e vanesi oltre ogni limite. Sperduta e spaventata sentì una mano gentile
posarsi sulla sua spalla. Si volto e vide lui. Era così bello ed elegante con
quel vestito da sera. I lunghi capelli neri, sembravano al contempo fuori posto
e ancora più belli. I suoi occhi esprimevano sicurezza, come il fisico ben
scolpito che la camicia e la giacca nera lasciavano intravedere. Se già
normalmente le sembrava bello, visto sotto quella luce la fece completamente
invaghire di lui. Lo guardava con occhi brillanti, quasi come unico punto fermo
a cui aggrapparsi in quel mare di incertezza. “Che fai non
scendi?”le chiese. “No. Non mi sento bene”. Le guance di lei
erano purpuree, ma non di febbre. Semplicemente, forse per la prima volta nella
sua vita, era intimidita. Lui la capiva perfettamente. Pur essendo nato in quel
mondo di lusso, non sentiva di farne parte. Lui preferiva la semplicità di una
vero sentimento, quale amore o amicizia che fosse. La prese per mano e questo
le infuse il coraggio necessario. Cominciarono a scendere la grande scalinata
di marmo. Lei, con quel vestito meraviglioso che le aveva regalato Mrs
Higghins, sembrava una principessa. Il suo portamento era elegante, ma non
altero. Era completamente diversa dalla ragazza che era stata. Una volta
sarebbe inciampata in quella grande gonna o sarebbe ruzzolata giù a causa delle
scarpe. Il suo viso pulito, quell’espressione dolce però tradivano la sua
purezza. Mentre scendevano molti invitati si voltarono. In fondo era il figlio
della padrona di casa. Elaisa comincia a sentirsi nuovamente imbarazzato sotto
quegli sguardi inquisitori. Lui, assumendo quel solito sorsetto sarcastico, le
dice: “Sorridi. Non devo capire che sei intimidita”. Elaisa si
chiese se l’espressione di lui non è altro che una maschera che porta
Henry davanti a tutti. Scendono e qui tutte le dame di compagnia cominciano a
contendersi la parola della sconosciuta. Elaisa ricorda una favola che ha
sentito una volta di sfuggita mentre, vendendo i suoi fiori, si è fermata
vicino alla finestra di una bambina di famiglia agiata e sua madre. Le sembra
che si chiamasse Cerentola, e Elaisa si sente proprio una Cenerentola al ballo.
Tutte quelle donne non le piacciono e stanno separando lei e Enry. Higghins
intanto deve per etichetta salutare un bel po’ di signori pomposi e i
loro figli, che avendo visto Elaisa, lanciano alcune battute taglienti. Henry
si ricorda come mai non ama le folle e soprattutto quel genere di persone.
Cerca con lo sguardo Elaisa e la trova smarrita nelle grinfie di una anoressica
ingioiellata che non fa altro che sparlare. Riesce a raggiungerla e la ragazza
lo guarda riconoscente. Proprio in quel momento l’orchestra inizia a
suonare un lento. Freddy, che è arrivato in quel momento, si avvicina alla
ragazza a grandi falcate. Spinto dalla gelosia, senza rifletterci su, Henry comincia
a ballare con Elaisa. Solo dopo si rende conto che questo non è un’azione
che il suo orgoglio gli avrebbe permesso di fare. Freddy sente una forte
gelosia crescere in lui, diciamo che schiuma di rabbia. Non ha però il coraggio
di sfidare Henry e per far ingelosire Elaisa si mette a ballare con la prima
che capita, facendo così sfumare la già recondita possibilità che tra lui e lei
nasca qualcosa. Gli sguardi di Elaisa e Henry sono concatenati. E’ come
se avessero dimenticato di tutto ciò che li circonda. E’ quasi come se
danzassero tra le nuvole. Elaisa si rende conto che se non avesse incontrato
Henry, in quel momento sarebbe da sola, senza più nessuno, in qualche sperduta
strada. Henry e il suo salvatore. Danza inoltre così bene, che lei è ormai convinta
che sia veramente come in quella favola e che lui sia il suo principe azzurro.
Elaisa sorride con moto di felicità che le viene dal cuore e lui si ritrova a
pensare:”Non può essere una semplice ragazza. E’ un angelo, il mio
angelo”rimanendo poi sconvolto da quei pensieri così sdolcinati che non
sono insiti nel suo carattere. Si chiede come la ragazza riesca a fargli
pensare certe cose. La domanda rimane però senza risposta, perché nel frattempo
Henry si è nuovamente perso negli occhi di lei. Così, scambiandosi in un intero
mondo tra quegli occhi di ossidiana di lui e quelli azzurri di lei, passa la
melodia. Appena finita l’orchestra cessa di suonare. Elaisa si pietrifica
in preda al terrore. “Che succede?”le chiede lui non capendo.
Proprio in quel momento sta entrando addirittura la regina. “Se capisce
siamo nei guai”mormora lei. “Ti proteggerò io”le dice.
Atto tredicesimo
La serata era
andata bene. Tutto era proseguito per il meglio. Finalmente la casa si sta
svuotando dalla festa. Mrs Higghin fa cenno al figlio di raggiungerla nella
libreria della casa. “Mi cercavi madre?”chiede lui sorpreso.
“Sai non hai avuto un granché di fantasia. Come tuo padre sei un pessimo
bugiardo”dice prendendo in mano il suo libro preferito, quello con cui
alla sera va a dormire. “Cosa intendete?”chiede Henry, cominciando
a preoccuparsi. “Sai cosa intendo. Per tua sfortuna esiste un solo Conte
di Valfiori ed è anche un mio caro amico”dice lei con un tono colloquiale.
“Non riesco a capire”ripete lui, non trovando vie d’uscite.
“Semplice. Non ha nessuna figlia. Per di più sembra che da un lungo
periodo a questa parte una certa “Elaisa”, venditrice di fiori, sia
scomparsa. Ora hai capito”dice lei sorridendo. Henry si sente come un
topo con cui il gatto sta giocando. Decide di gettare la maschera. Non ha
nessuna intenzione di mettere a rischio la sicurezza di Elaisa. “Madre
non avrete intenzione di ributtarla in mezzo a una strada. Non ha nessuno,
finirebbe male”dice lui, sentendo il nervoso crescere. La donna ride. Ha
visto giusto. Suo figlio si è proprio innamorato. Ha la stessa luce negli occhi
che aveva il suo adorato marito quando la guardava. “No. Si dia il caso
che questo conte non abbia potuto avere figli perché la moglie, pace all’anima
sua, è morta giovane. Stasera ha visto Elaisa e mi ha proposto di adottarla. Ha
sempre desiderato una figlia”dice Mrs Higghins, che sa benissimo di aver
risolto la situazione. “Siete fantastica”dice Henry lanciando alle
ortiche ogni etichetta. Abbraccia la madre e felice come non lo è mai stato
corre a dare la notizie a Elaisa. "Uomini! Uomini!! Uomini!!!"dice
lei riprendendosi dallo schock. Henry si fa tutte le scale di corse e rischia
anche di inciampare. Raggiunge Elaisa, che si trova nella terrazza a prendere
una boccata d’aria e fissa le stelle. “Elaisa! Elaisa!”urla
lui eccitato. Lei, che non lo ha mai visto così, si preoccupa. Vede il viso
arrossato e gli occhi che gli luccicano “Non avrai alzato troppo il
gomito?”. “Che dici?”dice lui continuando a sorridere.
Brevemente le spiega la situazione. Con un urlo di felicità lei gli salta al
collo. Si abbracciano e nella foga, nella felicità, si baciano senza nemmeno
accorgersene. Si staccano immediatamente. “Scusa, scusa. Non so cosa mi è
preso”si scusa lei rossa come un pomodoro. “Figurati. Sono stato io
a fallare”dice lui arrossito ancor di più. “Senti per essere sicuro
che è stata una svista, che ne dici di riprovare?”chiede lei sfacciata.
Mentre lo chiede si avvicina, fino a che i loro volti sono vicinissimi. Henry è
molto imbarazzato, ma a vederla così vicina si sente morire. “Hai
ragione”dice cercando di mantenere un tono gioviale. Elaisa lo bacia e
lui è convinto di aver toccato il cielo con un dito. Elaisa non vorrebbe
allontanarsi. Ha delle labbra da sogno. Anche questo secondo bacio è però
fugace, anche se un po’ più lungo del primo. “Sentito
niente?” chiede lei sperando. “No, niente”mente
spudoratamente lui. Più che altro perché a un idea. “Ora vediamo
tu”dice poi con un sorsetto furbo. “Ok”dice lei trepidante.
Se ne scambiano un altro, anche se è lui questa volta a baciarla. Questo bacio
è diverso, è più appassionato. “Allora?”chiede lui guardandola
diritta negli occhi. Non si distanziano nemmeno. I due volti vicini, che quasi
si sfiorano. “No”dice lei sorridendo. Così arriva l’ultimo
bacio, il più romantico, il più lungo. Un bacio a cui assiste anche una
sorridente Mrs Higghins dalla piccola finestra dello studio.
Ringraziamenti:
olghisch: Sono felice che anche
questo capitolo non ti abbia deluso. Pubblicità? Si può fare? Se si può fare
certamente. Grazie, sono felice che mi trovi interessante, io mi definirei
semplicemente stramba. Vorrei vederlo il mondo che hai in testa, anche se
qualcosa mi dice che una grossa fetta vede Draco formato maxy. Passa presto e
fammi sapere, ciao.
Berry345 Grazie, sono felice ti
sia piaciuto, spero ti piacerà anche questo. Tu dillo lo stesso. Lo sai che
aggiorno sempre presto. bacioni
Shami chan Sono felicissima che la
storia ti sia piaciuta, sei arrivata proprio in tempo per la fine. Dimmi se
anche questo chappy ti è sembrato tenero, o se ti è semplicemente piaciuto. Passerò
al più presto a leggere le tue storie. Devo solo ripassare Shaman King, anche
se guarda caso tu hai beccato l’unica coppia che mi piaceva, e trovare un
modo per leggere anche se tu non hai l’html. Io aggiorno sempre presto.
ciao
Ed ecco la fine della storia. Scusate se è corta. Ringrazio
anche solo chi legge.
Cap.7
Atto quattordicesimo
Siamo di nuovo
a casa di Higghins. E’ di nuovo sera, ma è passato un po’ ditempo. Elaisa e Henry ormai sono
ufficialmente fidanziati e lo stesso vale per Steve e la sua Marta. E’ la
notte di capodanno. Tutti l’Inghilterra è pronta a ricevere il nuovo
anno. E’ l’ultima sera che Elaisa passa in quella casa. Il giorno
dopo si trasferirà a casa del conte di Valfiori. E’ un vecchietto davvero
simpatico. UOltre a essere un nobiluomo è un signore particolare. Ha fatto
alcune strane invenzioni che lo hanno reso ancor più ricco. Ama tanto i gatti e
con lei è davvero gentile. Come se non bastasse si è anche perdutamente
innamorato della strana dama di compagnia di Mrs Higghin, che in realtà è una
nobile caduta in disgrazia, e ha deciso di sposarla. Elaisa ha finito la
valigia. Quasi tutta quella roba gliela hanno regalato il padre adottivo e Mrs
Higghin e molte cose anche Mrs Pearce. La povera balia ha versato tutte le sue
lacrime per questa separazione. A nulla è valso dire che è solo un arrivederci,
non un addio e poi lei non abiterà troppo lontano e potranno andarla a trovarla
quando vogliono. La ragazza ora deve fare la parte più difficile. Deve salutare
Henry. Ormai si è così abituata a lui che il pensiero di non vederlo anche per
poco le sembra insopportabile. E’ così ingiusto che si debbano salutare
proprio la notte di capodanno. Si avvicina alla studio, in cui Henry sta
parlando con Steve. Senza farlo apposta ascolta un pezzo del loro discorso è qui
la sfortuna le gioca un brutto scherzo. I due stanno brindando. “Ecco
Henry. Questi sono i soldi dello scommessa. Non pensavo potessi riuscirci.
Brindiamo”dice Steve scherzando. Elaisa, fraintendendo, si convince che
per tutto quel tempo lei è restata sempre e solo una scommessa da vincere.
Scoppiando a piangere silenziosamente scappa via. Se solo avesse aspettato
qualche secondo in più avrebbe sentito il seguito. “Si. Però io brindo al
mio amore per la mia adorata Elaisa. Avevi ragione, il vero amore esiste. Ho
deciso che domani le chiederò di sposarmi”dice Henry, giocherellando con
l’anello di fidanzamento che tiene in tasca. Elaisa, scappa di casa,
correndo alla rinfusa senza meta. Gli occhi annebbiati dalle lacrime, senza
pensare, continuando a correre semplicemente. Soltanto che così non si rende
conto che si sta allontanando troppo. Viene riportata bruscamente alla realtà
da una voce ghignante e lurida. “Che ci fa una bella signorina come te in
giro da sola a quest’ora di notte. (Ricordarsi che in quel periodo
c’è un'altra criminalità come una metropoli oggi giorno). Un gruppo di
uomini, in cui quello che ha parlato è il capo ed è armato di pugnale. La
ragazza grida con tutta la sua forza. Continuando a gridare comincia a correre
a ritroso. I botti della festa sono troppo rumorosi e le persone troppo
indifferenti perché qualcuno corra in suo aiuto. Nel frattempo Higghins,
accortosi della sua fuga, si è messo a cercarla. Mrs Pearce, Steve e lui si
dividono per cercarla. Higghins, guidato dal suo sesto senso, riesce ad
azzeccare la strada. Quando sente le urla di Elaisa, riesce a riconoscere la
voce di lei, in fondo è sempre un professore di fonetica. Accorre e la vede
accerchiata da sei poco di buono. Il contrasto è notevole tra lui, che è un
po’ piccoletto, e quei sei uomini temprati dalla dura vita in fabbrica di
allora. Non dobbiamo però scordarci che lui è figlio di un soldato e che non è
nuovo a qualche “scambio di idee” di quel genere. Atterra il primo
con un forte pugno allo stomaco e un successivo colpo in testa. Schiva un
gancio del secondo, gli afferra il braccio e con una leva glielo sloga. Poi con
un calcio in faccia lo tramortisce. Al pugno di due in contemporanea si
abbassa. Al primo lo fa cadere falciandogli le gambe, mentre al secondo gli tira
un calcio volante in faccia. Poi, mentre entrambi ritornano all’attacco,
fa cozzare tra loro le due grandi teste vuote. Riamane l’ultimo che si
dimostra un gran osso duro. Elaisa, spaventata, vorrebbe aiutare. Henry però
non glielo permette e la nasconde dietro di se. A sorpresa l’avversario
gli getta della terra negli occhi accecandolo. Poi prova un affondo con il
pugnale. “Henry davanti a te!”urla Elaisa terrorizzata. Henry si
gira e alla cieca riesce a colpire l’avversario con una gomitata alla
schiena. L’energumeno cade a terra privo di sensi. Elaisa felicissima
abbraccia Henry baciandolo. “Allora di me ti importa?”chiede lei,
con gli occhi ancora umidi. “Certo. Anzi ti devo chiedere una
cosa”: Esce fuori dalla tasca l’anello e le chiede, proprio mentre
scatta la mezzanotte,: “Elaisa mi vuoi sposare?”.
“Certo” dice lei. Ricomincia a piangere, ma stavolta di gioia. Sono
ormai nei pressi di casa, quando Henry si ferma di colpo. Si tiene il fianco è
prova una fitta terribile. Elaisa si porta una mano alla bocca in preda allo
sconforto. La camicia di lui si sta rapidamente sporcando di sangue.
L’avversario doveva averlo ferito con il pugnale. Lei, che rimane pur
sempre una ragazza d’azione, si strappa un pezzo della gonna e gli fascia
la ferita. “E’ tutta colpa mia”dice scusandosi.
“Va…tutto…bene”dice lui a fatica, cercando di
tranquillizzarla. Le ultime parole famose visto che sviene subito dopo.
Oggi è un
giorno di festa. In chiesa si celebrano ben tre matrimoni. Il conte di Valfiori
e la dama di compagnia di Mrs Higghins. Steve che sta convolando a giuste nozze
con una sorridente Marta. Henry, che si è rimesso dalla ferita, che non era poi
grave, sta per sposarsi con Elaisa. Mrs Higghins guarda la scena orgogliosa. Ha
voluto lei occuparsi della cerimonia e di regalare un enorme corredo alla
nuora. Il bûche delle spose volano in giro e uno di loro finisce tra le mani
grassocce di una Mrs Pearce in lacrime per le nozze del
“signorino”.
Ringrazio:
Olghisch Si, ci
sono ancora. Sai con il mio viaggio non c’ero stata. Ti faccio i
complimenti se riesci a scrivere una storia in cui il protagonista principale
non ti appassiona come a me appassiona Veggy. (Tu fai la stessa cosa con tutto
ciò che non è Db deficiente Ndme intelligente). Ecco aggiornata, sperò ti
piacerà.
berry345 Non
preoccuparti. L’importante è che tu abbia recensito ora. Sono felice ti
sia piaciuto. Certo che ti perdono. Fammi sapere per questo. Ciau
shami chan Scusa
se non ti ho ancora recensito, ma sono stata via e ora sono mega impegnata. Spero
di riuscire a trovare il tempo, anzi di sicuro ci riuscirò. Spero tu invece
riesca a trovare del tempo per recensire me. ciao