A Life More Ordinary

di notevenhere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Ufficio di Silente—Novembre 1981 ***
Capitolo 2: *** Numero Quattro Privet Drive—Marzo 1985 ***
Capitolo 3: *** Il Paiolo Magico—Aprile 1985 ***
Capitolo 4: *** Ministero della Magia—Agosto 1985 ***
Capitolo 5: *** La Tana—Ottobre 1985 ***
Capitolo 6: *** Grimmauld Place, 24 Dicembre 1985 ***
Capitolo 7: *** La Spiaggia, Aprile 1986 ***
Capitolo 8: *** Grimmauld Place, Settembre 1986 ***



Capitolo 1
*** Prologo: Ufficio di Silente—Novembre 1981 ***


Note dell’autore: Questa storia sarà raccontata in una serie di vignette. È un AU e, quindi, avrà deviazioni significative rispetto al canon. La coppia principale è Sirius/Remus. Harry sarà eventualmente accoppiato con qualcuno, ma, ehi, chi sono io per rovinarvi la sorpresa? Enjoy!

Note del traduttore: L'autrice la presenta come un AU, ma per la definizione di EFP ho pensato fosse meglio classificarla come What If? La storia in lingua originale la trovate QUI!


~HP~

Prologo: Ufficio di Silente—Novembre 1981

"Non puoi farlo!"

"Remus, capisco la tua preoccupazione-"

"La mia preoccupazione?" le mani di Remus strinsero così forte lo schienale della sedia che questo stava cominciando a tremare. "Hai appena permesso che un uomo innocente fosse imprigionato e hai dato Harry a delle persone che non ne hanno il diritto! C’era un motivo per cui Lily e James non hanno nominato Petunia e suo marito come tutori di Harry."

"Remus, non c’era altro che potessi fare-"

"Sei il mago più potente che il nostro mondo abbia mai conosciuto" Remus disse, la sua furia gli rendeva la voce alta e maniacale, "e non puoi fare nulla?"

"Gli Auror hanno catturato Sirius nel bel mezzo della carneficina-"

"È Sirius! Sirius!" Remus enfatizzò; le gambe della sedia graffiarono il pavimento di pietra mentre veniva spinta via. "Non avrebbe mai tradito i Potter! Sarebbe morto prima di poter fare qualcosa che mettesse in pericolo il suo figlioccio-"

"Compreso tenersi fuori pericolo?" Albus chiese con calma. "In modo che il suo figlioccio non sarebbe dovuto stare con Petunia?"

Il petto di Remus si alzò ed abbassò mentre la tremenda verità di quelle parole scottava attraverso la sua giusta rabbia.

Albus continuò prima che Remus potesse riprendersi, "Ha scelto di seguire Peter"

La rabbia tornò e Remus strinse gli occhi. “Stava cercando di assicurarsi che Harry fosse al sicuro da un pazzo! E non è soltanto la sua libertà di cui stiamo parlando, Albus! Cosa mi dici di Harry? Non puoi lasciarlo con quelle persone."

Albus sospirò e si voltò leggermente verso la finestra. “Cosa vorresti che facessi, Remus? I Dursley sono i suoi unici parenti ancora in vita."

"James e Lily non avrebbero voluto questo, Albus. Sai che non lo avrebbero fatto."

"Non ha nessun altro posto dove andare." gli fece notare Albus. "Tu non avresti il permesso di adottarlo una volta che la tua condizione venisse scoperta durante le procedure di controllo."

Remus sussultò a quel brusco ricordo di cosa fosse.

"Harry starà perfettamente con i suoi parenti per ora" disse Albus, voltandosi di nuovo e parlando con un sorriso. "Petunia ha un figlio che ha circa la sua età. Harry sarà una bella aggiunta alla loro famiglia."

Remus scosse il capo con veemenza, ma Albus non gli diede retta. Prese un pezzo di pergamena dalla sua scrivania. "Suppongo tu non abbia alcun desiderio di rimanere a Londra?" domandò, il sorriso era sparito dalla sua voce.

"Io-"

"Ho messo al sicuro un cottage per te in un piccolo paesino di Babbani, in Francia. Potrai continuare con i tuoi scritti, lì. Nessuno sarà in grado di trovarti."

"Ma Harry-"

"Harry resterà dov’è finché non ci sarà più una ragione per cui debba" affermò Albus con fermezza. Tese la pergamena verso Remus. "Non puoi fare nulla, Remus," disse, la sua voce più gentile. "Per nessuno dei due in questo momento."

Remus non sapeva cosa dire; Albus posò la pergamena nella sua mano. Neanche lui disse nulla e, un attimo dopo, Remus fu trascinato via.

Subito dopo, si guardò intorno nella piccola stamberga in cui la Passaporta di Albus lo aveva condotto. Il pezzo di pergamena vibrò mentre la sua mano tremava.

James e Lily se n’erano andati…

Peter li aveva traditi…

Harry era con persone che lo avrebbero odiato…

E Sirius…

Con un singhiozzo strozzato, Remus cadde in ginocchio.

Aveva perso le uniche persone che avesse mai amato.

*

Albus osservò il luogo dove Remus era stato poco prima. Con un sospiro profondo mormorò l'incantesimo che fece uscire il suo Patronus argentato dalla punta della bacchetta.

Aggiustò i fogli sulla scrivania e attese. Meno di cinque minuti dopo ci fu un bussare incerto alla porta.

"Entra, Severus," disse Albus con tranquillità. La porta si aprì lentamente e, alla fine, vestito in nero come sempre, avanzò Severus.

"Mi ha chiamato, Preside?" Il tono era quasi tanto riservato quanto Albus lo aveva sempre sentito; gli occhi neri erano ancora offuscati dal rimorso, come lo erano stati sin da Halloween.

Albus lo invitò dentro. "Sì, Severus. Ho cambiato idea riguardo all’uso migliore che potrei fare del tuo talento. Ti prego, siediti."

*

Sirius sedeva rannicchiato in un angolo della sua cella, mentre fuori il vento ululava e le onde lambivano i lati dell’edificio. Le mani conficcate ai lati della testa mentre provava a ricacciare le immagini che non smettevano di perseguitarlo.

La casa di James, una vuota rovina...

James e Lily morti. I loro occhi che fissavano il nulla.

Harry che urlava mentre Hagrid lo prendeva dalle braccia di Sirius.

Le parole che aveva detto per confortarlo. La bugia. "Verrò a prenderti, Harry."

Harry che si dimenava contro l’avambraccio di Hagrid mentre volavano via sulla motocicletta di Sirius.

E Remus…

Non c’erano stati occhi pieni di odio. Ma Sirius poteva immaginarli. Poteva vederli chiaramente insieme agli sforzi di Harry.

Le immagini lo bombardarono finché non perse il senso del tempo. Rabbia, paura, odio, odio per se stesso, e tradimento affollavano il suo cuore finché non seppe che ne sarebbe diventato pazzo.

Tirando a sé un doloroso respiro, Sirius si concentrò e con un sobbalzo, il suo corpo si trasformò.

L’ombra di un grosso cane si estese al di là della cella, ma non c’era nessuno a notarla. Nessuno che se ne preoccupasse. E quindi il cane restò.

Da solo.

Per tre anni e mezzo…

E quando il cane udì lo sconosciuto stridio del metallo contro la pietra, non alzò neanche la testa.

"Ciao, Sirius."

La testa del cane si alzò di scatto.

"Va tutto bene, Sirius," disse la voce gentile mentre si avvicinava. "Ecco…"

Un incantesimo spezzò l’aria e il cane vide di nuovo attraverso occhi umani.

"Silente?" Sirius gracchiò. Neanche lui riconosceva la propria voce.

"Sì, Sirius, sono davvero qui." Le dita del preside si districarono gentilmente tra i suoi capelli.

"Cosa-" Sirius tossì violentemente.

"Va tutto bene… non parlare. Ce ne andiamo, ora."

Sirius non aveva idea di cosa volesse dire.

"Peter è stato catturato. Sei stato assolto."

Focalizzò tutte le sue energie su quelle parole, assorbendole mentre Silente metteva una mano intorno alla sua vita e lo sollevava.

"Harry…" raspò mentre incespicava al lato di Silente.

"Sta bene," gli assicurò Silente dolcemente.

"Voglio…"

"Andremo a vederlo non appena ne sarai capace."

Sirius ansimò non appena un dolore gli attraversò le gambe e parlare non era più possibile. Remus, voleva dire. Voleva anche Remus.

Aveva bisogno di entrambi.

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Capitolo 2
*** Numero Quattro Privet Drive—Marzo 1985 ***


Numero Quattro Privet Drive—Marzo 1985

"Ciao, Harry," disse calmo l’uomo alto dai capelli scuri, "io sono Sirius."

"Ciao, signore," Harry mormorò.

Le sopracciglia dell’uomo alto si aggrottarono mentre sbirciava verso il basso. "Puoi chiamarmi Sirius."

Harry annuì solennemente. "Sì, signore."

L’uomo sorrise. E poi si abbassò lentamente finché Harry potè vedere i suoi occhi grigi e la pelle attorno a quelli che si spiegazzava. Stava ancora sorridendo per cui Harry non si preoccupò quando posò con attenzione le mani sulle sue spalle.

"Soltanto Sirius," disse. Le linee intorno agli occhi dell’uomo—di Sirius— si intensificarono e mosse una di quelle grandi mani così che il pollice sfiorò delicatamente una delle guance di Harry. "Sono il tuo padrino," disse, così silenziosamente che Harry dovette sforzarsi per sentirlo. "Questo vuol dire che ero un amico dei tuoi genitori… Tanto tempo fa mi chiesero di prendermi cura di te. Verrai a vivere con me-" Sirius si schiarì la gola. "-se vuoi."

Harry lo fissò, quasi troppo sorpreso per ricordare che non era educato stare zitti quando ti veniva chiesto qualcosa. "Vivere con te?"

"È una tua scelta, ovviamente, Harry. Nessuno ti costringerà ad abbandonare la tua casa, qui, se non vuoi."

Harry guardò in su, strizzando gli occhi all’alto uomo dai capelli bianchi che torreggiava al di sopra di Sirius. Indossava sul capo un cappello blu chiaro a punta. E stava sorridendo attraverso la barba nevosa, quindi Harry suppose che non doveva avere paura nemmeno di lui. Tornò a guardare Sirius, che lo osservava e sembrava stesse un po’ trattenendo il respiro.

"Sei il mio… padrino? È questa la parola giusta?"

Sirius cominciò di nuovo a respirare. Il sorriso era tornato sul suo viso e questo fece sorridere un po’ anche Harry.

"Sì, lo sono" Sirius disse, annuendo.

Harry gettò uno sguardo a sua zia e suo zio - e Dudley, che erano rannicchiati insieme all’interno del salotto. Gli occhi di Sirius si mossero con lui e ora era accigliato. Ma non appena Harry si voltò di nuovo, gli occhi di Sirius erano di nuovo di fronte ai suoi.

"Vuoi che io viva con te?" chiese Harry, provando a non agitarsi o distogliere lo sguardo. Non voleva essere maleducato, anche se non credeva all’uomo sorridente che diceva di essere il suo padrino—il ché sembrava molto importante.

Sirius annuì solenne. "Più di ogni altra cosa, Harry." si schiarì di nuovo la gola e Harry si chiese perché sembrava così nervoso. "Ho preparato una stanza per te."

Ora era Harry quello che era certo di non respirare più. "Una stanza?" gli fece eco senza fiato. "Per me?" Gli occhiali gli scivolarono dal naso dall’eccitazione. Sirius piegò la testa di lato e strizzò gli occhi, come se fosse confuso, mentre aggiustava gli occhiali di Harry.

"Certo," disse mentre annuiva. "Dovrai dirmi i colori che ti piacciono, per il copriletto e cose del genere. Non sapevo cosa ti sarebbe piaciuto-"

Con il cuore che sembrava sul punto di scoppiare, Harry si catapultò addosso a Sirius.

"…umph" Sirius respirò e, prima che Harry potesse aggiustarsi o perfino prima che potesse capire che avrebbe dovuto farlo, si ritrovò stretto da forti braccia, gli occhiali storti e il naso premuto contro la soffice maglia di Sirius. Ci fu una risata silenziosa vicino al suo orecchio; poteva sentirla vibrare nel petto di Sirius.

"È un sì, quindi?" mormorò Sirius. E tutto ciò che Harry riuscì a fare fu annuire; non voleva piangere, dopotutto. Quelli di quasi cinque anni non piangevano per via di stanze nuove, anche se non ne avevano mai avuta una prima. Le braccia di Sirius si strinsero intorno ad Harry e quello fu tutto il permesso di cui aveva bisogno per stringere le braccia intorno al collo del suo padrino.

Con un movimento fluido, come se Harry non pesasse nulla, Sirius si alzò, continuando a tenerlo stretto tra le proprie braccia.

"Andiamo, Albus," sentì Sirius dire, la voce che tremava. Harry alzò la testa e poté vedere i Dursely che lo fissavano. Non provarono neanche a fermarlo. Le braccia di Sirius si fecero ancora più strette mentre attraversavano il salotto: Harry nascose la testa nel collo del suo padrino e lasciò che Sirius lo portasse via.

*

Il taxi babbano si fermò davanti alla strada della sua casa di infanzia e, con un sommesso grazie, Sirius pagò la tratta con le banconote che aveva cambiato con i galeoni alla Gringott.

"Questa è Londra, Harry," spiegò mentre il suo figlioccio usciva in fretta dal taxi. "Sei mai stato a Londra?"

"No, signore," Harry rispose silenziosamente.

"Soltanto Sirius."

La gentile correzione fece in modo che Harry guardasse in su: i suoi occhi verdi erano nervosi dietro le lenti.

Sirius sorrise e indicò dall’altra parte della strada, verso una fila di villette a schiera. "È lì che vivremo. Numero dodici." Harry annuì, ma non disse nulla. "Entriamo?"

Sirius diede al suo figlioccio un sorriso d’incoraggiamento, che Harry quasi ricambiò. Sirius gli tese una mano e, dopo un lungo momento, Harry la prese; Sirius strinse leggermente la sua manina.

Attraversarono la strada e Sirius scoprì di avere lo stomaco torto dall’ansia. E se ad Harry non fosse piaciuto lì? Anche se, dopo che Albus gli aveva spiegato come era stato trattato Harry dai Dursley, sapeva che qualsiasi cosa gli sarebbe andata bene. Il solo pensiero gli fece venire la nausea, come per settimane ormai, mentre era stato costretto a guarire prima che Albus gli permettesse di vedere Harry.

Traendo coraggio dalla presa sempre più stretta intorno alle sue dita, Sirius accellerò il passo mentre salivano gli scalini. Si sentì all’improvviso infinitamente grato verso Albus e il suo esercito di elfi domestici quando aprì la porta d’ingresso. Il salotto, a cui era stata data una mano fresca di vernice bianca, sembrava perfettamente invitante, anche se un po’ spoglio.

Sirius posò una mano sulla spalla di Harry e disse “Va’ avanti, Harry”.

Harry non se lo fece dire due volte ed attraversò la soglia: si guardò intorno ad occhi sgranati.

"Prenderemo altra mobilia, credo" disse Sirius. "E forse una verniciata o due."

Harry annuì educatamente dondolando da un piede all’altro.

"Vuoi vedere la tua camera?" domandò Sirius. Harry annuì di nuovo, un sorriso timido gli illuminò il viso stavolta e, a quella piccola dimostrazione di diletto, Sirius capì quanto eccitato doveva essere il suo figlioccio. "Andiamo di sopra, allora."

Gli occhi di Harry continuarono a lanciare occhiate di qua e di là mentre salivano insieme la prima rampa di scale, e Sirius si ripromise di ringraziare Albus per aver assunto elfi tanto operosi - il ritratto di sua madre era stato finalmente rimosso con molti incantesimi esplosivi estremamente potenti.

"La mia camera è quella a sinistra" gli disse quando raggiunsero il pianerottolo.

Harry annuì solennemente. "Lo ricorderò, signore."

Sirius quasi sospirò: sembrava avrebbero dovuto davvero lavorarci su.

"Sirius," disse, enfatizzandolo con un piccolo cenno del capo questa volta. Si accucciò di nuovo in modo che Harry non dovesse allungare il collo. "Mi piacerebbe davvero che tu mi chiamassi così, Harry," disse, accertandosi che la sua voce restasse bassa e rassicurante. "So che tua zia e tuo zio ti hanno probabilmente detto che è educato chiamare i grandi signore e signora e per molti adulti è così. Ma io sono soltanto Sirius, va bene?"

Harry lo studiò e Sirius potè vedere chiaramente l’incertezza nei suoi occhi verdi, ma poi Harry raddrizzò le spalle e annuì. "Cercherò di ricordarlo."

Sirius sorrise - poteva praticamente sentire il ‘signore’ che aleggiava nell’aria. Harry ricambiò il sorriso questa volta, quindi Sirius allungò le braccia con cautela ed afferrò le spalle di Harry, voltandolo verso l’altra stanza.

"E questa" disse, mentre guardava oltre la spalla del suo figlioccio "è la tua stanza."

Ci fu silenzio, poi Harry si mosse lentamente in avanti finché non fu nella stanza. Fece un giro prima che i suoi occhi tornassero a fissare Sirius. "Tutta?"

"Tutta."

Questa volta, Harry sembrava si stesse trattenendo dal saltellare sulle punte. "Grazie, signore… erm… Sirius, signore…"

L’esuberanza scomparve velocemente, ma Sirius ridacchiò e fece l’occhiolino al suo confuso figlioccio. "Ci lavoreremo su." Questo gli fece guadagnare un sorriso piuttosto timido.

Decidendo di ignorare il consiglio di Albus ad aspettare prima di svelare ad Harry la notizia che esistessero davvero streghe e maghi —e la magia, Sirius si sedette sul letto che Silente aveva comprato settimane fa solo per Harry. "Voglio mostrarti qualcosa" disse.

Gli occhi di Harry divennero immediatamente sospettosi dietro le lenti, ma annuì.

Molto lentamente, Sirius estrasse la bacchetta dalla manica. "Tua zia e tuo zio-" Sirius trattenne l’astio nel tono con estrema cautela. "-non ti hanno detto molto dei tuoi genitori, vero?"

Harry scosse il capo. "Sono morti in un incidente d’auto… Zia Petunia ha detto che è successo perché mio padre era ubriaco."

La schiena di Sirius si raddrizzò e la sua bocca si spalancò. "Cosa?"

Harry fece un passo indietro e Sirius chiuse immediatamente a bocca e si costrinse a rilassare i muscoli.

"Va tutto bene, Harry," disse, sorridendo appena per alleviare il cipiglio preoccupato intorno agli occhi del suo figlioccio."Tua zia… deve essersi sbagliata. I tuoi genitori non sono morti in un incidente e tuo padre non era ubriaco."

Harry inclinò il capo. "Zia Petunia ha detto che beveva tanto… anche mia madre. Non riuscivano a tenersi un lavoro."

Una rabbia familiare ribollì in Sirius; la stessa rabbia che gli era costata quasi quattro anni della vita di Harry—e Remus. Ma Harry lo stava guardando con i suoi curiosi occhi verdi; occhi che erano stranamente fiduciosi. Molto più di quanto dovessero. Quindi, prese un lento respiro attraverso le narici e scosse il capo gentilmente. "Tua madre e tuo padre erano persone meravigliose, Harry." disse. "Tua zia… non li conosceva così bene. Ti amavano davvero tanto. E tuo padre aveva un lavoro molto importante."

"Davvero?" La speranzosa domanda lo colse di sorpresa, ma sorrise e annuì.

"Assolutamente. Quando eri solo un bambino, c’era una guerra— un uomo tanto cattivo stava cercando di far male ad un sacco di persone e il lavoro del tuo papà era fermarlo."

"Sì?" Gli occhi di Harry stavano brillando nello stesso modo di quelli di Lily non appena aveva finito un nuovo libro. "Tu aiutavi il mio papà?"

"Sì," Sirius disse con un piccolo cenno del capo. "E quest’uomo cattivo che stavamo combattendo… era un mago."

Gli occhi di Harry erano spalancati. "Un mago con la magia?"

"Sì," disse Sirius, cercando di non sorridere allo stupore nel tono di Harry. "E anche tuo padre era un mago… con la magia"

Le sopracciglia di Harry si crucciarono e i suoi occhi di strinsero. "La magia non esiste" disse con una decisa nota di disapprovazione nella voce—senza dubbio opera di Petunia. Lei e suo marito avevano provato a cacciare via Albus con la forza quando aveva annunciato chi fosse, mormorando qualcosa su quanto anormale fosse la magia.

"Esiste, Harry," Sirius disse con cautela. "Anche tua madre era magica."

"Lei era un mago?" Harry domandò scettico.

"Le ragazze con la magia sono chiamate streghe-"

"Le streghe sono brutte e spaventano i bambini," Harry lo interruppe con tono neutrale.

Sirius scosse il capo. "Tua madre era davvero bella. Tu hai i suoi occhi."

Harry sembrò stupito. "Davvero?"

"Sì" confermò Sirius. "Vorresti vedere una foto dei tuoi genitori?"

Le sopracciglia di Harry si alzarono fino a scomparire dietro la frangia nera. "Tu hai una foto?"

"Un bel po’, in realtà" disse Sirius, sorridendo all’eccitazione negli occhi verdi del suo figlioccio—eccitazione che stava palesemente cercando di nascondere. "Sono in camera mia."

Harry non rispose, ma ci fu un silenzio enfatico, quindi Sirius si alzò. Si fermò quando raggiunse il corridoio—senza Harry. Si voltò e trovò il suo figlioccio ancora accanto a letto, le manine attorcigliate nella sua maglietta.

"Non vuoi venire con me?" Sirius gli chiese piano.

Harry sbatté le palpebre e, con il sorriso incoraggiante di Sirius, il bambino annuì ed attraversò la stanza.

"Non mi è permesso andare nella camera di mia zia e mio zio," Harry disse a bassa voce. "Dudley può, perfino quando ha degli incubi…"

Sirius deglutì con la gola che all’improvviso era molto secca. "Puoi venire nella mia camera ogni volta che vuoi" disse, cogliendo lo sguardo di Harry. "Specialmente se hai un incubo."

Harry sembrava scrutare il suo viso. E finalmente, gli angoli della sua bocca si alzarono. Sirius sorrise; intrecciò le dita tra i capelli di Harry con dolcezza e i due entrarono nella sua stanza.

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Capitolo 3
*** Il Paiolo Magico—Aprile 1985 ***


Il Paiolo Magico—Aprile 1985

Harry lanciò un occhiata incerta in giro per il cupo pub e poi di nuovo al suo padrino.

"Sei sicuro?" domandò mentre si assicurava che le sue dita fossero ben strette intorno a quelle di Sirius.

"Ne sono certo," Sirius disse con un sorriso. "È così che arriviamo a Diagon Alley… direttamente dal retro"

Harry uscì dal camino con Sirius; dopotutto, Sirius non gli aveva mentito nemmeno una volta, neanche per convincerlo ad usare la Metropolvere—e gli aveva fatto girare un po’ la testa, proprio come Sirius gli aveva detto.

Le persone nel pub smisero di parlare non appena lui e Sirius entrarono. E, poi, le persone cominciarono a sussurare ai propri vicini, tutti sembravano piuttosto eccitati.

"Harry Potter," li sentì dire "... e, guarda, è davvero con Sirius Black…"

"… hai sentito che è stato assolto, vero?"

"Dopo tutto quel tempo…"

"Ho sentito che il Veritaserum ed un Pensatoio hanno risolto la cosa..."

"Peter Minus…"

"Lo so, puoi immaginare come possano essersi sentiti i Potter…"

Harry non riusciva a seguire tutte quelle parole sussurrate e non sapeva neanche cosa alcune di loro significassero, comunque. Sirius gli aveva detto che la gente lo avrebbe indicato e fissato— c’entrava qualcosa la cicatrice a forma di saetta sulla sua fronte ed il fatto che Harry era davvero coraggioso… ed anche qualcosa riguardo quel mago cattivo che era morto quando i suoi genitori stavano combattendo contro di lui.

Harry non aveva capito molto la spiegazione di Sirius, ma aveva comunque annuito, non volendo che il suo padrino credesse che non aveva prestato attenzione.

E nessuno in quel pub sembrava poco amichevole, suppose, ma si strinse più vicino a Sirius in ogni caso.

"Va tutto bene, Harry," Sirius lo confortò a voce bassa. "Dobbiamo solo andare sul retro…"

"Sirius Black!"

Harry e Sirius si fermarono. Una donna con un cappello nero a punta e gli occhiali si stava avvicinando a loro. Sirius le sorrise, quindi Harry rilassò la presa mortale sulla sua mano.

"Professoressa McGranitt," Sirius la salutò con un sorriso. La professoressa sorrise anche lei.

"Oh, niente di tutto questo, Sirius," la donna lo riprese. "È Minerva per te, ora… Come stai? Albus ci ha detto la meravigliosa notizia, ovviamente. E tutti abbiamo visto i giornali." Guardò in basso verso Harry. "E questo deve essere Harry…"

Sirius diede un colpetto gentile sulla spalla di Harry. "Sì, questo è Harry," rispose quando Harry si limitò a fissare la donna dai capelli marroni. "Lei è stata una dei miei insegnanti ad Hogwarts, Harry… La professoressa McGranitt."

"Sei una strega?" chiese timidamente. La professoressa McGranitt rise piano.

"Lo sono di certo, signor Potter. E tu sei un affascinante maghetto. Sei l’immagine spiccicata di tuo padre… era un bel diavoletto monello, tuo padre." lo disse con un sorriso, però. "Hai gli occhi di tua madre, te l’hanno già detto? Ma certo, suppongo tua zia l’abbia fatto..."

Zia Petunia non l’aveva mai fatto, ma Harry non corresse la professoressa.

"Cosa ci fate qui oggi?" la McGranitt continuò con le sue domande.

"Dobbiamo fare solo un po’ di spese," disse Sirius. "Non abbiamo molta mobilia… e ad Harry servono dei giocattoli" aggiunse facendo un occhiolino ad Harry. Lui gli sorrise timidamente: ancora non ci credeva che avrebbe avuto dei giocattoli tutti per sé.

"Certo" la McGonagall concordò. Diede un buffetto sul capo di Harry. "Ora, fa’ il bravo con il tuo padrino, signor Potter. E tu, Sirius, fatti vedere ad Hogwarts. Anche al resto dello staff piacerebbe conoscere Harry, ne sono sicura."

"Senz’altro, Minerva," Sirius disse con un cenno del capo e, con un altro veloce sorriso, la professoressa li salutò e loro due continuarono la loro strada fino al retro del pub.

"Era gentile…" Harry mormorò mentre attraversavano una porta senza insegna e si ritrovavano fuori. Sirius guardò in basso verso di lui.

"Molte delle persone che conoscerai qui saranno gentili" rassicurò il suo preoccupato figlioccio. Harry annuì, ma in un modo convulso il ché significava che non gli credesse molto.

Sirius si inginocchiò quando si avvicinarono al muro di mattoni. "Ecco" disse piano mentre estraeva la bacchetta di suo nonno. "Si accede a Diagon Alley dando un colpetto ai mattoni secondo uno schema preciso, guarda"

Sirius sorrise un po’ quando Harry spalancò gli occhi mentre i mattoni si dissolvevano. Dalla prima dimostrazione di Wingardium Leviosa, Harry era rimasto affascinato.

"Ci saranno un sacco di persone qui" Sirius gli spiegò mentre gli aggiustava il colletto, "quindi resta vicino a me, va bene?"

Harry annuì solennemente, ma Sirius sapeva che quell’avvertimento non era necessario: Harry era ancora troppo nervoso per lasciare Sirius fuori vista per un lungo periodo di tempo. Dopo anni passati da solo in una cella ad Azkaban, però, a lui non dispiaceva la sua nuova ombra.

Sorrise prendendo per mano Harry mentre si alzava. "Bene, allora, Harry. Andiamo"

La presa di Harry era stretta mentre camminavano lungo le strade pavimentate con ciottoli; i suoi occhi spalancati bevevano ogni cosa vedessero e a Sirius quasi non importarono le sempre presenti occhiate e mormorii.

"Vedi quello, Harry?" Sirius indicò verso dozzine di gufi in attesa dietro la vetrina di Eeylop. "È così che mandiamo la posta… I gufi trasportano le lettere lungo tutta l’Inghilterra."

"È un ufficio postale?" Harry domandò, le sopracciglia scure aggrottate.

"C’è un ufficio postale a Diagon Alley," Sirius disse con un cenno del capo, cercando di non pensare più di tanto a tutte le lettere che aveva scritto di recente—o alla mancanza di lettere che aveva ricevuto. "Ci fermeremo lì, dopo. Ma questo è un negozio chiamato Eeylop. Vendono i gufi così maghi e streghe possono mandare lettere senza andare ad un ufficio postale."

Gli occhi di Harry indugiarono sulla vetrina mentre ci passavano davanti. "Come mai non hai un gufo?"

"Grimmauld Place non ha molto spazio per un gufo: preferiscono andare a caccia fuori."

"Oh."

Sirius guardò in basso verso il suo figlioccio; era la prima volta che Harry sembrava deluso per qualcosa. Stava ancora fissando la vetrina dell’emporio dei gufi e Sirius fu sorpreso dal feroce desiderio di avere un enorme pezzo di terra molto più adatto ad avere un gufo come animale domestico. Ma l’attenzione di Harry fu subito catturata da qualcos’altro—da Fortebraccio, specialmente.

"Ti piacerebbe mangiare il pranzo lì quando abbiamo finito di fare compere?" Sirius chiese, fermandosi di fronte alla vetrina colorata; Harry quasi si schiantò contro di lui. Sirius lo tenne in equilibrio per un gomito e sorrise. "Sì, quindi?"

Harry annuì velocemente. "Sì signore… intendo, Sirius."

Avevano quasi superato questa cosa… soltanto quando era particolarmente eccitato o nervoso, Harry tornava ad usare quel titolo.

"Beh, meglio affrettarci allora. Vogliamo avere abbastanza tempo per un gelato dopo pranzo."

Harry lo fissò con quei grandi occhi verdi e il sorriso di Sirius vacillò. Non era possibile che il bambino non avesse mai mangiato un gelato...

Sirius si schiarì la gola; strinse la mano del suo figlioccio e decise che un sundae era decisamente d’obbligo—con tutto il cioccolato liquido e i marshmallows che Fortebraccio aveva.

"Il negozio di bacchette è giusto dall’altra parte della strada" Sirius disse, più burberamente di quanto avesse voluto. Harry diede un’occhiata in su verso di lui, annuendo dopo pochi secondi. "Vieni" Sirius disse con un sorriso tranquillo.

Ollivander li salutò con cenno vago ed una supplica ad aspettare mentre si muoveva freneticamente attraverso il negozio affollato; Albus aveva scritto al negoziante per fargli sapere che oggi sarebbe andato a scambiare la bacchetta di suo nonno con una nuova tutta sua.

"Cosa sta facendo?" mormorò Harry.

"Sta cercando una bacchetta, credo" rispose Sirius, anche lui a bassa voce. Osservarono l’uomo brizzolato aprire e chiudere le lunghe scatole finché finalmente estrasse una lunga, scura bacchetta da una catasta di scatole nell’angolo in fondo.

"Ah," disse con un cenno reverente del capo. "Credo questa andrà bene, signor Black."

Sirius prese la bacchetta ed immediatamente sentì la magia scorrere dal proprio centro, salendo per connettersi con questa. Strinse il legno saldamente e sorrise. "Sembra quella giusta."

"La provi" lo incoraggiò Ollivander.

Sirius agitò la bacchetta. "Lumos." La magia gli solleticò il palmo mentre la punta si accendeva. "Perfetto," disse con un gran sorriso.

Ollivander sorrise trionfante. "Pensavo lo sarebbe stata" si voltò verso Harry e disse "Sono Ollivander. E tu devi essere Harry Potter."

"Sì, signore," Harry mormorò.

"Ricordo entrambi i tuoi genitori—il giorno in cui vennero per le loro bacchette. Questa qui è fatta di mogano, come quella di tuo padre" disse Ollivander. Quando Harry si strinse più vicino alla gamba di Sirius, quest’ultimo gli posò una mano rassicurante sulla spalla. "Il nucleo è crine di thestral, che è estremamente difficile da ottenere…"

Ollivander si voltò, un improvviso cipiglio si formò sul suo viso mentre guardava verso la fila di scaffali dietro di lui. Una pila caotica di scatole lungo lo scaffale in alto stava tremando. Insicuro su cosa potesse accadere, Sirius infilò Harry contrò il suo fianco.

"Che strano…" Scrutando con occhi ridotti a fessura, Ollivander si mosse in avanti. Mosse il palmo aperto davanti alle lunghe scatole, le sue dita si muovevano come se stesse suonando il piano, e poi con un sorriso ne tirò fuori una dalla pila. La scatola nelle mani di Ollivander continuò a tremare anche mentre il negoziante gettava il coperchio sul pavimento.

"Le dispiace?" domandò il vecchio mago.

"Dispiace?" gli fece eco Sirius, le sopracciglia corrucciate.

"Credo questa bacchetta abbia trovato il suo padrone." Ollivander estrasse la bacchetta dalla sua casa con due dita e la estese verso Harry.

Harry la fissò.

"Non ha neanche cinque anni…"

"La bacchetta lo vuole" disse Ollivander; i suoi occhi danzavano dall’eccitazione.

"Ma non sa usarla" Sirius disse, più che altro perché non sapeva cosa dire.

"Sciocchezze" Ollivander schioccò la lingua in segno di disapprovazione. "La maggior parte dei bambini purosangue sono allenati agli incantesimi di base ben prima di mettere piede sull’Espresso per Hogwarts."

"Beh, sì, ma…"

Ollivander sorrise ad Harry. "Va’ pure, Harry. È per te. Fatta apposta per te, credo. Agrifoglio con una piuma di fenice"

Harry guardò Sirius. Non avendo alcuna ragione per negarglielo, Sirius annuì. "Fa’ pure"

Non appena la bacchetta fu posta nel palmo di Harry, i suoi occhi si spalancarono e Sirius quasi cadde mentre un afflusso di magia travolgeva la stanza.

"Posso sentirlo" disse Harry, la sua voce che diventava più alta per l’eccitazione.

Ovviamente, Harry non poteva avere idea di cosa stesse sentendo, ma la magia che fuoriusciva da lui era instintiva: pura e più potente di quelle che Sirius aveva sentito fino ad allora. Neanche alla presenza di Silente aveva sentito qualcosa del genere.

"Bello," mormorò Ollivander.

Sirius poté soltanto guardare in giù verso il suo piccolo figlioccio, troppo sbigottito per parlare. Harry stava facendo un largo sorriso e Sirius realizzò, guardandolo, che non si era mai sentito tanto fiero.

Ollivander incartò la bacchetta di Harry e la rimise nella sua scatola, mentre Sirius lasciava scivolare la sua nuova bacchetta nella manica.

"La fenice che mi ha dato la piuma per la bacchetta di Harry me ne ha data soltanto un’altra" Ollivander disse. "Suppongo abbia un senso..."

"Cos’è che ha senso?" Sirius domandò mentre porgeva abbastanza galeoni per pagare entrambe le bacchette.

Ollivander guardò verso Harry, la cui attenzione era ancora sulla bacchetta incartata con cura.

"La sorella" il costruttore di bacchette disse in modo significativo "è la sua bacchetta: di Lei-Sa-Chi."

Un brivido freddo sembrò percorrere la stanza.

Ollivander sorrise verso il bambino mentre porgeva il resto ad un disorientato Sirius. "Lui è l’unico che è riuscito a battere Lei-Sa-Chi. Ha un maghetto estremamente potente con lei, signor Black."

Le parole restarono nella mente di Sirius mentre lasciavano il negozio e continuavano con le loro commissioni.

L’ultima fermata prima della pausa pranzo fu Il Ghirigoro, un negozio che eccitò Harry quanto Fortebraccio e Ollivander. Le sue dita scorrevano lungo le copertine dei libri con molta più cura di quanto era normale da mostrare per uno di quasi cinque anni.

"Abbiamo una libreria vuota a casa" gli disse Sirius mentre Harry studiava una copertina con su un drago arancione. "Ti mantengo questo mentre cerchi gli altri" Non aveva la pallida idea di quanti libri avrebbe dovuto avere un bambino. "Dovremmo averne venti, probabilmente" decise alla fine. Venti sembravano abbastanza per non far annoiare Harry in fretta. E potevano sempre tornare per prendere altri…

"Per me?" Harry domandò con uno squittio simile a quello che aveva emesso quando Sirius gli aveva accennato della stanza da letto; il libro del drago arancione era già riposto con cura contro il suo petto.

"Non vedo altri bambini qui in giro" disse Sirius fingendo di guardarsi in giro per il negozio vuoto. Sorrise alla confusione di Harry. "Certo che è per te, piccolo. Ecco, prendo un cestello..."

Harry abbassò la testa, ma non prima che Sirius vedesse il suo sorriso. Osservò Harry leggere attentamente i libri e si annotò mentalmente di comprare una di quelle poltroncine su cui il suo figlioccio si stava sedendo, il libro sul drago già aperto sul suo grembo.

"Che bambino adorabile che ha" gli disse un strega bassa con i capelli bianchi mentre ritornava dal retro del negozio. "Suo figlio?"

Sbigottito, gli ci volle qualche minuto per rispondere. "Sì" mormorò alla fine. La donna gli sorrise e posò diversi libri sul bancone per batterli alla cassa.

"Assomiglia a mio nipote. Anche lui ha i capelli neri" disse. Sirius annuì distrattamente. "No, Richard," disse la donna in tono severo al ragazzo dietro il bancone "quello con la rilegatura rossa è per mia nipote, quindi incartalo separatamente, va bene? Le piace l’autore—si chiama Lupin, ma non ha scritto niente in questi anni-"

Sirius tirò su un profondo respiro mentre si voltava.

Il commesso teneva in mano il libro di Remus. The Dark, il romanzo che Remus aveva mandato all’editore pochi giorni prima che Lily e James fossero uccisi.

"È certo che non abbia scritto niente da allora?" Sirius chiese con voce tesa. Sia la strega che il commesso lo guardarono, ma nessuno dei due sembrò trovare strana la domanda.

"Credo che il suo terzo libro dovrebbe uscire tra pochi mesi" disse il commesso "The Dark è il suo secondo romanzo. Ne ha scritto un altro l’anno prima di quello. Credo si chiamasse-"

"Demons" Sirius disse silenziosamente. Il commesso annuì.

"Esatto"

"Oh, conosce i suoi libri, allora?" chiese l’anziana donna "Non ho mai sentito nulla su di lui, ma mia nipote ha adorato il primo libro."

Sirius scosse il capo. "Scusate…" tornò con calma dove Harry era ancora seduto sulla poltroncina. I suoi occhi erano incollati alle pagine mentre dava una scorsa e, con ogni nuova pagina, il nodo alla gola di Sirius cresceva.

Non avrebbe dovuto essere così.

Perfino quando Albus e Poppy gli avevano vietato di alzarsi, dicendogli di continuo che non si era ancora ripreso abbastanza per vedere Harry—men che meno per assicurare i documenti necessari a rendere il tutto legale, Sirius aveva chiesto di Remus. Remus avrebbe potuto vederlo in quelle condizioni. Ma né Poppy né Albus sembravano sapere dov’era.

E non appena Sirius poteva sedersi ed usare le mani, aveva scritto delle lettere. Una ogni giorno. E Poppy gli aveva promesso che le avrebbe spedite. Ma non c’era stata alcuna risposta. Neanche una.

Poppy aveva cercato di rassicurarlo dicendogli che Remus poteva non rispondere per almeno una dozzina di ragioni, ma Sirius non aveva voluto pensare cosa significasse quell’assenza di risposta. Ed ora, sentire che Remus stava bene—almeno bene abbastanza da avere in uscita il suo terzo libro…

Sirius provò ad essere sollevato del fatto che Remus stava bene, ma il suo petto stringeva troppo per sentire qualcosa.

"Ci sono davvero draghi arancioni?"

Sirius si raddrizzò e spinse via il sordo dolore quando trovò i brillanti occhi verdi del suo figlioccio. Sorridendo, camminò verso Harry e si sedette su una poltroncina simile alla sua. "Ci sono anche draghi rossi" affermò, abbassando la voce e sporgendosi verso di lui come se stesse dicendo un grande segreto.

"Davvero?"

"Davvero. Anche d’oro. Vuoi che te lo legga io?"

Harry esitò, ma alla fine fece scivolare il libro verso Sirius.

"Vuoi sederti qui?" chiese Sirius, dandosi dei colpetti sul ginocchio. "Così puoi vedere meglio le immagini?"

Ad Harry ci volle un po’ a scendere dalla poltrona, ma erano soltanto alla terza pagina quando si appoggiò contro il petto di Sirius, come se lo facesse da sempre.

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Capitolo 4
*** Ministero della Magia—Agosto 1985 ***


Note del traduttore: Ho notato che l’autrice ha cominciato da un po’ a pubblicare la storia anche su ao3, quindi (visto che linkare la storia in lingua originale non fa mai male) vi lascio anche quel link. Qui su fanfiction.net e qui su ao3

~HP~

Ministero della Magia—Agosto 1985

Harry osservò attentamente mentre la pergamena scompariva con uno scoppio sommesso. "Dov’è andato?"

"Nella Stanza dei Registri" gli disse la strega gentile con un sorriso—la stessa che gli aveva fatto domande su tutte le cose che gli piacevano di Sirius. "In questo modo tutti sapranno che siete una famiglia, ora."

Harry guardò in su verso Sirius, che stava sorridendo con uno di quei gran sorrisi che gli lasciavano intendere quanto fosse compiaciuto. Scompigliò i capelli di Harry e anche quest’ultimo sorrise.

"Grazie mille per il tuo aiuto, Anna" disse Sirius alla signorina; si strinsero le mani e poi Anna si accucciò per poter essere alla stessa altezza di Harry.

"Prenditi cura del tuo padrino, ok, Harry?"

"Lo fa già" affermò Sirius silenziosamente ed un caldo torpore si diffuse nel petto di Harry mentre annuiva. Anna tese la mano ed il bambino la strinse con cautela, imitando il modo in cui Sirius lo aveva fatto.

Anna sorrise e agitò la mano per salutarli, mentre lasciavano l’ufficio, ed Harry strinse forte la mano di Sirius; il grande atrio era pieno di streghe e maghi occupati. Alcuni di loro si fermarono mentre passavano, mentre altri mormoravano tra di loro.

"Prenderemo la Metropolvere per andare dai Weasley, va bene?" domandò Sirius, distogliendo l’attenzione di Harry dalle persone che li guardavano imbambolati. Harry non amava la Metropolvere e non era tanto sicuro di voler incontrare i bambini Weasley, ma Sirius voleva che lo facesse, quindi annuì. Sirius gli strinse la mano ed Harry si sentì meno nervoso riguardo tutta la faccenda.

"Sirius" una voce acuta parlò e gli occhi di Harry seguirono quel suono. Una donna alta dai pallidi capelli si era fermata di fronte a loro; un bambino con i capelli dello stesso colore era fermo accanto a lei. La donna stava osservando Sirius con un’espressione accigliata e gli occhi stretti—occhi che erano poco più chiari di quelli di Sirius, ma che facevano tremare lo stomaco di Harry di disagio.

"Azkaban non è stata gentile con te" disse la donna.

"Ciao, Narcissa." Harry crucciò le sopracciglia, cercando di capire perché Sirius sembrava seccato.

Narcissa, poi, aguzzò gli occhi per guardare Harry. "E questo deve essere il tuo figlioccio."

"Sì" affermò Sirius bruscamente, "questo è Harry."

"Avevi già disertato la tua famiglia quando mio figlio è nato" disse Narcissa. "Saluta, Draco"

"Ciao" il bambino biondo disse obbediente. Era più alto di Harry di un bel po’, ma lui non era accigliato quindi ad Harry non importò.

"Ciao."

Narcissa sorrise. "Questo è Harry Potter, Draco caro" disse, ricordando ad Harry quelle signore del club del libro di Zia Petunia, quelle che sorridevano sempre quando dicevano qualcosa di cattivo.

"Ho sentito parlare di te" disse Draco. "Hai sconfitto Tu-Sai-Chi."

Sirius tirò Harry al suo fianco, il suo braccio si avvolse attorno alle sue spalle. "Abbiamo un appuntamento." Iniziò ad andare via.

"Mio Padre dice che devi essere davvero potente" disse Draco; Harry strizzò gli occhi verso di lui, non era certo di sapere cosa intendesse dire. "Padre è potente; lui e il Ministro sono amici."

"Su, su, Draco caro" Narcissa mormorò "non vogliamo mettere in imbarazzo tuo cugino. Dopotutto, Sirius è un traditore del suo sangue che ha rifiutato il suo retaggio"

Sirius non disse nulla.

Narcissa sorrise ancora. "Accertati di venire a farci visita, va bene Sirius? Credo che a Lucius piacerebbe incontrare il tuo nuovo figlio" gli occhi di Sirius si strinsero e le labbra di Narcissa si distesero in un sottile sorriso. "Come Draco ha detto, Lucius e il Ministro sono amici.”

"Ho una scopa in più" Draco offrì spontaneamente. "Il nostro elfo Dobby mi sta insegnando a cavalcarle."

Prima che Harry poté rispondere, Sirius gli afferrò di nuovo la mano. "Faremo tardi se non ci muoviamo" disse, senza più prestare attenzione al bambino o alla madre. Harry obbedì al leggero strattone sulle sue dita.

Mentre se ne andavano, Harry sentì Draco chiedere "Credi finirà a Serpeverde, Madre?"

"Beh, se lo farà, mio Draco," rispose Narcissa, "Credo il preside sarà di gran lunga contrariato."

"A Padre piacerebbe, vero?"

La risata di Narcissa echeggiò dietro Harry e Sirius mentre entravano nel camino.

Il salotto dei Weasley non somigliava affatto a quello di Grimmauld Place; libri e giocattoli ricoprivano ogni superfice, ammucchiati in pile che sembravano poter crollare da un momento all’altro. Uno spolverino incantato zigzagò nel disordine e un’alta scopa stava spazzando un mucchietto di polvere sotto l’angolo di uno dei tappeti.

Harry si ritrovò a sorridere mentre si guardava in giro; era un tipo felice di stanza.

"Siete qui!" una voce egualmente felice lo accolse ed Harry e Sirius si voltarono.

"Ciao, Molly. Questa è la signora Weasley" disse Sirius, presentando la signora dai capelli rossi. "Sarà la tua insegnante."

La signora Weasley sorrise caldamente mentre si chinava un po’, così che Harry la guardasse in faccia. Cercò di non stringersi troppo contro la gamba di Sirius—non era un bambino piccolo, dopotutto.

"Ciao, Harry," disse la signora Weasley gentilmente. "Gli altri bambini saranno felici di vederti. Ti hanno aspettato tutto il giorno"

Harry annuì, insicuro su come rispondere. "Grazie" mormorò in fine, sperando fosse la cosa giusta da dire. E il sorriso della signora Weasley si allargò di più, quindi Harry suppose di aver detto bene. Lei si raddrizzò e fece un cenno col capo a Sirius.

"Oh, credo starà bene qui, Sirius."

"Ne sono certo" Sirius concordò, dando una lieve stretta alla spalla di Harry.

"Che ne dici di andare fuori ed incontrare gli altri, Harry?" domandò la signora Weasley, parlando a lui invece che a Sirius, il ché differiva da ciò a cui Harry era abituato, ma decise che gli piaceva.

Apparte Sirius, molti grandi si comportavano come se lui non ci fosse.

Harry annuì e la signora Weasley li guidò oltre la porta sul retro. Harry infilò la mano in quella di Sirius, mentre uscivano nel grande giardino. Era pieno di bambini dai capelli rossi, tutti che correvano e urlavano.

Uno di loro, il più basso, guardò verso Harry. Strinse al petto la palla che aveva appena afferrato e gridò "Ehi! È qui!"

Anche il resto dei bambini si voltarono—erano cinque in tutto. Saluti corali furono urlati lungo il giardino, poi tutti conversero su Harry. Quando lo raggiunsero, stava tutti chiacchierando così sonoramente che Harry aveva voglia di coprirsi le orecchie.

"Ora, tutti, calmatevi" intervenne la signora Weasley, sventolando le mani per zittire i chiassosi pel di carota. "Non vogliamo spaventare questo povero bambino"

Harry s’irrigidì. Non aveva paura. Uno dei bambini più alti stava scrutando dall’alto in basso, ricordando ad Harry Zia Petunia con le sue labbra tirate.

"Questo è Percy" gli disse la signora Weasley; Percy dalle labbra tirate. "E i gemelli, Fred e George" Fred e George gli fecero un gran sorriso. "E la mia piccola Ginny-"

"Non sono piccola!" rispose la sola bambina, indignata.

"Certo che no, tesoro" disse la signora Weasley e poi si concentrò sul bambino più basso, i cui occhi non avevano lasciato ancora quelli di Harry.

"Questo è Ronnie."

"Ron," brontolò quello in un basso mormorio, facendo una faccia grottesca in modo che la mamma non lo vedesse: Harry sorrise.

"Ha la tua età" continuò la signora Weasley, ignorando Ron. "Sarete nello stesso anno ad Hogwarts-"

"Se accetteranno Ron" uno dei gemelli disse dando una gomitata all’altro.

"Zitto, George."

"Sono Fred."

"Allora, sta’ zitto Fred."

lui Fred," disse il gemello, indicando il suo doppio.

La signora Weasley lanciò un’occhiataccia a chiunque fosse il gemello giusto. "Basta sciocchezze. Harry ha portato qualcosa da condividere con tutti"

"Che cos’è?" cinque voci impazienti chiesero, i loro occhi puntati su Harry. Quest’ultimo esitò, preoccupato che a loro non potesse piacere, anche se Sirius gli aveva detto il contrario. Cacciò dalla tasca una piccola scatola.

Dieci occhi si illuminarono.

"Quello è un Boccino?" domandò Ron mentre si faceva più vicino per sbirciare l’illustrazione di piuma e inchiostro sul coperchio; Harry annuì. Sirius gliel’aveva dato per il suo compleanno. Il suo primo vero regalo di compleanno.

"Geniale" uno dei due gemelli disse a mezza bocca. "È nuovo?"

"Beh, quasi" disse Harry con un’occhiata a Sirius; quest’ultimo sorrise ed Harry si voltò verso i Weasley sbalorditi. "Io e Sirius ci abbiamo giocato due volte."

"Nostro fratello Charlie ne ha uno" Percy disse con un cenno misurato del capo. "Vuole diventare Cercatore quest’anno, quindi lo ha portato a scuola con lui così può allenarsi"

"Sono costosi" si fece sentire Ginny; Harry non lo sapeva e quindi non disse nulla.

"Proviamolo" disse Ron con un gran sorriso e i suoi fratelli corsero verso il giardino. Harry restò al fianco di Sirius.

"Va’ avanti, Harry," lo incoraggiò Sirius e, quando lui non si mosse, prese tra le mani il retro della testa del suo figlioccio e gli diede una piccola spinta. "Sarò qui" promise.

"Dai, Harry!" urlò Ron, agitando le braccia. Con un ultimo sguardo a Sirius, Harry andò ad unirsi agli altri bambini.

"Ecco" disse uno dei gemelli, spingendo la scatola verso Harry. "Visto che è tuo"

"Fa’ nulla" rispose Harry scrollando le spalle. "È per giocare tutti insieme"

Il gemello lentigginoso fece un gran sorriso. "Dai" disse "Spargetevi in giro e lo lascerò uscire"

Harry osservò gli altri bambini prendere posto per l’ampio prato prima di muoversi un po’ più in là. Rubò uno sguardo verso la casa, sollevato di trovare Sirius ancora lì vicino alla signora Weasley.

Sirius alzò una mano in un piccolo saluto; Harry sorrise prima di tornare a guardare il Boccino.

"Il Boccino è stata una meravigliosa idea" disse Molly mentre suo figlio lo liberava. Quello si librò per un secondo e poi sfrecciò via lungo il giardino. Ginny strillò di gioia e gli corse dietro. I suoi fratelli la imitarono velocemente. Harry restò fermo sulla linea laterale, guardando gli bambini correre e urlare.

"Si unirà a loro quando sarà pronto" Molly aggiunse silenziosamente, la sua voce piena di una sicurezza che Sirius non provava affatto. "Non ha alcuna esperienza con così tanto bambini e i miei sono certamente difficili da gestire" continuò con un sorriso.

Sirius annuì; aveva parlato con Molly ed Arthur per tanto tempo dopo che Harry era andato a dormire una notte un po’ di settimane fa. Nessuno dei due pensava che Harry avrebbe avuto problemi ad integrarsi con i loro figli.

Molly annuì verso Harry, un sorriso le solleticò le labbra. "Vuole giocare. Osserva il modo in cui i suoi muscoli si stanno tendendo, come se stesse per saltare"

Sirius sorrise mentre studiava il suo figlioccio: le piante dei suoi piedi saltellavano leggermente. Sembrava che Harry avesse soltanto bisogno di un piccolo incoraggiamento. E, avendo osservato com’era Harry con un Boccino prima di allora, sapeva esattamente cosa poteva dargli una mano.
Fece scivolare la bacchetta dalla manica e la puntò discretamente verso il Boccino che zigzagava. Il Boccino cambiò direzione all’improvviso e puntò dritto verso Harry. Harry era perfettamente fermo, ma i suoi occhi erano puntati sulla pallina; la sua testa si muoveva avanti e indietro mentre seguiva i suoi movimenti e poi, così velocemente che Sirius non era certo lo avesse fatto per davvero, il braccio di Harry si alzò di soppiatto ed afferrò il Boccino.

"Fantastico!" Ron lanciò un gridolino dall’altra parte del prato.

"Geniale!" urlarono insieme i gemelli e, ancora una volta, cinque bambini dai capelli rossi conversero su Harry.

"Come sei riuscito a farlo, Harry?" esigé Ron. Harry sorrise mentre scrollava le spalle.

"Fallo ancora" ordinò Ginny e Harry, con un’altra occhiata verso Sirius, liberò il Boccino. Quello volò via.

"Va’ a prenderlo, Harry!" lo incoraggiarono i bambini. Sirius trattenne il respiro ed aspettò. Ma dopo un momento, Harry corse dietro alla palla dorata con i bambini Weasley alle calcagna.

Molly strinse il braccio di Sirius; lui fece un gran sorriso.

*

Mentre preparavano la cena, Harry chiacchierò eccitato, mentre raccontava tutte le due ore dai Weasley, anche se Sirius aveva visto tutto con i propri occhi.

"Hai visto quante volte ho preso il Boccino?" Harry domandò per quella che era forse la quarta volta da quando avevano cominciato.

"Certo" rispose Sirius con un sorriso. "Sei un eccellente accalappia-Boccini."

Harry sorrise radiosamente.

Una volta che si furono seduti a tavola, il chiacchiericcio di Harry rallentò.

Non sembrava infelice però, quindi Sirius decise che il suo figlioccio era semplicemente distrutto dopo la giornata impegnata.

"Credo ti divertirai un sacco dai Weasley" disse mentre gli serviva un’altra porzione di carote.

Harry annuì. "Mi piacciono. Specialmente Ron e i gemelli."

"Anche a me"

Harry sorrise. "Credi che quel bambino al Ministero abbia qualcuno con cui giocare?"

"Draco?" Sirius annuì. "Ne sono sicuro." Altri figli di Mangiamorte, molto probabilmente.

Harry restò in silenzio mentre mangiava una delle carote lentamente. Quando smise di masticare guardò in su e chiese "Sei tu il mio papà?" la forchetta di Sirius si fermò a mezz’aria. "La mamma di Draco ha detto che ero tuo figlio."

L’immagine della faccia di James riempì la mente di Sirius mentre appoggiava la forchetta accanto al piatto. Quell’espressione smagliante sul viso del suo migliore amico quando lui e Lily avevano annunciato che lei era incinta.

"Io, un papà!" aveva esclamato. "Riuscite a crederlo?"

Lui e Remus—e Peter, ma Sirius aveva bandito il suo viso dai propri ricordi—avevano sorriso e gli avevano dato un colpo sulla schiena.

Vide il sorriso di James mentre teneva in braccio suo figlio, non appena Sirius era stato presentato al suo figlioccio. James l’aveva tenuto nell’incavo del braccio, sussurrandogli dolcemente "Sono il tuo papà, Harry."

E in seguito, quando Harry aveva iniziato a balbettare, James lo aveva allenato "Su, Harry… di’ 'Papà'. Papà. Puoi dirlo, Harry?"

La gioia sul suo viso quando Harry aveva in fine detto 'Pa-pa'.

Sirius deglutì attraverso il dolore alla gola mentre le immagini scomparivano; Harry lo stava osservando, sul suo viso c’era un’espressione che Sirius non riuscì ad interpretare. Mormorò una scusa silenziosa a James e disse "Ricordi quello che ha detto Anna questa mattina?"

Harry annuì solennemente. "Ha detto che la pergamena ci rendeva una famiglia."

"Sì, è così." Sirius allungò una mano oltre il tavolo e appoggiò le sue dita su quelle di Harry. "Visto che tua mamma e tuo papà non sono qui, sono io che mi prendo cura di te. Loro continuano ad essere tua madre e tuo padre, ma ora anche io sono il tuo papà."

Harry piegò il capo, i suoi occhi erano curiosi dietro le lenti. "Ho due papà?"

"Sì" rispose Sirius una volta che il tremore alla gola si era placato. "Sei un bambino fortunato."

Harry pugnalò una carota con la forchetta e disse in tono neutrale "Ma non ho una mamma."

Sirius sbatté le palpebre diverse volte e con una grande forza di volontà ricacciò le lacrime. "La tua mamma non può essere qui con te, ma sarà sempre la tua mamma."

"Le manco?"

Sirius fissò Harry, ma alla fine annuì. "Davvero tanto, Harry."

Harry sembrò soddisfatto di quella risposta. Sorrise e si portò la carota alla bocca. "Mi piace essere una famiglia" disse intorno al boccone arancione.

Il nodo di tensione nel petto di Sirius si dissolse. Sorrise caldamente al suo figlioccio. "Anche a me."

*

Sirius trasalì quando aprì gli occhi; Harry era in piedi accanto a letto, la sua piccola figura stava tremando.

"Harry?" si tirò su, allungando una mano automaticamente per vedere se aveva la febbre, ma le guance di Harry erano fredde e umide. "Che succede?"

Harry scosse il capo; i suoi denti battevano.

"Stai male?" domandò Sirius, sedendosi bene adesso e allungandosi a prendere la sua bacchetta per compiere un incantesimo diagnostico, ma Harry scosse di nuovo la testa. "Hai fatto un brutto sogno?"

Harry continuò a tremare. Sirius spostò verso il basso le lenzuola dalla parte vuota del letto. "Vuoi dormire qui con me?" domandò dolcemente. "Va bene"

Quando Harry non si mosse, Sirius fece scivolare le mani sotto le sue ascelle e lo sollevò con facilità sul materasso. Appoggiò la testa su un cuscino e spinse le lenzuola in su, fino al petto di Harry.

"Va tutto bene?" mormorò. Fissandolo, Harry annuì. Sirius si stese di nuovo e si girò in modo da trovarsi di fronte al suo figlioccio. "Ricordi cosa riguardava il sogno?"

Harry scosse il capo e, non volendo far pressione su di lui, Sirius annuì semplicemente e passò le dita lungo il sopracciglio di Harry, spostando la frangia dalla fronte mentre lo faceva. Mantenne il ritmo, sperando che facesse riaddormentare il bambino, ma gli occhi di Harry sembravano soltanto diventare più allarmati.

"Qualcuno urlava" mormorò Harry alla fine.

"Nel tuo sogno?"

Lui annuì. "E c’era verde dappertutto—faceva brillare tutto. Credo fosse una donna… potevo sentire un bambino piccolo che piangeva."

Sirius provò a fermare il battito frenetico del proprio cuore. Albus gli aveva detto che Harry avrebbe potuto ricordare.

"Il ricordo è lì, Sirius" gli aveva spiegato giorni prima di andare dai Dursley. "L’ho visto nella sua mente. Non lo capisce, ma è lì."

Sirius deglutì. "Va tutto bene, Harry. È stato solo un sogno." mentì. "Soltanto un sogno e sei al sicuro ora. Sei al sicuro."

Le sue dita continuarono a confortare il sopracciglio di Harry ed eventualmente, gli occhi si chiusero ed il suo respiro si regolarizzò. Sirius restò sveglio a lungo, osservando il suo figlioccio dormire.

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Capitolo 5
*** La Tana—Ottobre 1985 ***


La Tana—Ottobre 1985

Sirius uscì dal camino dei Weasley ed entrò in una baraonda. Tutte le lampade del salotto erano capovolte; pagine di libri decoravano la mobilia, le pareti e perfino il soffitto. Due delle sedie erano sottosopra. Prima che potesse andare in panico, Molly entrò.

"Cos’è successo?" domandò; la voce gli uscì più acuta del solito.

"C’è stata una leggera frenesia generale" rispose lei.

"Harry sta-"

"Harry sta benissimo" lo rassicurò. "Ti sta aspettando in cucina." Molly si voltò, così che Sirius potesse vedere dietro di lei. Harry era seduto al lungo tavolo, la testa piegata e le spalle curvate.

"Cosa è successo?" domandò ancora, le sue parole tese da una nuova specie di ansia—la quale non sapeva bene come catalogare.

"Siediti un momento e ti spiegherò" Molly lo invitò e, benché Sirius volesse rifiutare e correre in cucina, si sedette rigidamente sul divano—l’unico mobile che sembrava indenne.

"Ora, non è stata proprio colpa di Harry, Sirius" iniziò con voce calma. "Voglio che questo sia perfettamente chiaro. Non avrebbe dovuto farlo, certo, ma è stata opera dei gemelli"

"Questo lo ha fatto Harry?" Il suo Harry? Il suo figlioccio silenzioso e perbene aveva distrutto il salotto? Perplesso, Sirius osservò il caos. "Ma come lo ha fatto?"

Molly si mosse maldestra. "Fred e George hanno preso uno dei miei libri—ne ho tenuti un bel po’ dai miei giorni ad Hogwarts. Hanno anche rubato la bacchetta del nonno, anche se ho detto dozzine di volte ad Arthur di non tenerla dove i bambini possono prenderla. Volevano provare un incantesimo, uno che hanno creato combinandone diversi..."

Sirius annuì impaziente, senza alcuna idea su cosa ciò avesse a che fare con Harry; i gemelli erano nei pasticci ogni giorno.

"Ma invece di provarlo loro… beh, mi dispiace, Sirius. Hanno provato a convincere Ron a farlo per loro, e Ron li conosce bene abbastanza da dire no, ma Harry no, e loro gli hanno fatto pressione affinché lo facesse… e Ron ha pensato sarebbe stato divertente, quindi non ha detto ad Harry di non farlo."

Sirius la guardò a bocca aperta. "Harry ha fatto questo con una bacchetta?"

Molly annuì. "L’incantesimo non ha funzionato nel modo in cui speravano, ovviamente, ed io in realtà non so esattamente cosa stessero cercando di fare." Agitò le mani impotente. "Ma quando Harry ha provato a farlo, la stanza… è esplosa."

Le guance di Molly erano arrossate e sembrava molto più nervosa di quanto dovesse. Sirius non riusciva a formare un pensiero coerente.

"Sirius, era una cosa estremamente pericolosa da fare per Harry, ma non sono convinta lui sapesse cosa stava facendo. E i gemelli e Ron sono stati scrupolosamente puniti, te lo assicuro, ma credo forse sarebbe meglio non reagire in maniera eccessiva riguardo la parte che Harry ha avuto nella faccenda"

"Reagire eccessivamente?" ripeté Sirius stupidamente.

"Non voglio oltrepassare i limiti, Sirius." disse esitante. "E so che deve essere rimproverato così che capisca che quello che ha fatto era molto pericoloso e che non deve mai più giocare con una bacchetta, ma visto che era colpa della coercizione dei gemelli… e Ron avrebbe dovuto avvisarlo-"

"Molly," Sirius la interruppe e poi scoprì di dover schiarirsi la gola. "Gli parlerò."

Molly annuì, ancora agitata, e Sirius provò a non offendersi per la sua preoccupazione per Harry. Sapeva perfettamente quanto lei e Arthur si fossero affezionati al suo figlioccio. Anche se l’idea che lui potesse reagire eccessivamente a ciò che era successo era assurda. Non aveva neanche detto ad Harry che non poteva avere un biscotto in più dopo cena. Non aveva alcuna idea di cosa doveva fare in una situazione come questa.

Fissò la testa piegata di Harry per un momento—non aveva guardato in su neanche una volta da quando Sirius era arrivato.

"Spero tu non penserai troppo male di noi dopo questo" disse Molly silenziosamente. "Niente del genere succederà in futuro."

Sbigottito, Sirius annuì. "Certo che no, Molly. So che i ragazzi possono essere difficili da gestire." Provò a sorridere ma non gli riuscì bene. "Riparerò i danni."

Molly scosse la testa. “I ragazzi lo faranno; ho già detto loro che è parte della punizione." si alzò con un sospiro. "Mi dispiace tanto per questo, Sirius" Quando Sirius annuì, Molly si voltò di nuovo verso la cucina. "Harry, Sirius è qui" lo chiamò sommessamente.

Harry finalmente guardò in su, ma non sembrava voler scendere dalla sedia.

"Vieni, Harry." lo incoraggiò Molly e, come manovrato da fili, Harry obbedì, guardando il pavimento per tutto il tempo. Molly sorrise un po’ verso Sirius.

Sirius si schiarì la gola per ben due volte mentre guardava la sommità della testa di Harry, ma rinunciò a provare a decidere da dove cominciare. "Credo che dovremmo lasciare che la signora Weasley cominci a preparare il pranzo" mormorò alla fine; se doveva fare la parte del cretino mentre non trovava le parole per parlare con Harry, di sicuro non voleva che Molly guardasse.

Harry annuì in silenzio; camminò verso il camino senza farselo ripetere e, in pochi istanti, lui e Sirius uscirono nella cucina al Numero Dodici.

Sirius si schiarì di nuovo la gola—Harry non si era ancora tirato fuori dalla sua posizione curvata. "Ti piacerebbe aiutarmi a preparare i sandwich?"

La testa di Harry scattò in su, presentandosi a Sirius con occhi spalancati. Innervosito e provando a non mostrarlo, Sirius tirò fuori la sedia di Harry da vicino al tavolo, come faceva ogni giorno quando Harry tornava dai Weasley.

Harry si arrampicò sulla sedia, i suoi occhi incollati su Sirius, osservandolo perfino mentre si lavava le mani nel lavandino e poi mentre prendeva il pane, il roastbeef rimasto e il latte dalla fredda credenza.

"Vuoi una banana o una mela?"

"Banana, per favore" sussurrò Harry; Sirius annuì mentre tornava al tavolo. Porse ad Harry quattro fette di pane, seguite dalla carne; Harry sistemò tutto con cura.

"Vorresti qualche patatina?" gli chiese Sirius dopo che Harry aveva sbucciato la banana e l’aveva appoggiata accanto al sandwich. Harry annuì, sorridendo un po’ mentre Sirius metteva una piccola pila in entrambi i piatti. Portò i piatti a tavola, mentre Sirius versava il latte.

In un giorno qualsiasi, Sirius avrebbe riempito Harry di domande sulla sua mattinata. Oggi però, Sirius lo osservò semplicemente mentre sorseggiava il latte e prendeva piccoli morsi dal sandwich. Harry continuava a lanciargli occhiate di sottecchi.

"Ti sono piaciute le lezioni, oggi?" domandò alla fine. Harry annuì, non aggiungendo nient’altro. "Hai giocato fuori questa mattina?"

Un po’ della tensione intorno alle spalle di Harry scomparve. "Io, Ginny e Ron ci siamo arrampicati tanto in alto sugli alberi. Ginny è andata più in alto" anche se Sirius stava sorridendo, Harry aggiunse "La signora Weasley ha detto che andava bene"

"Mi arrampicavo sugli alberi con tuo padre ad Hogwarts" disse Sirius. Anche con Remus. A volte si sedevano insieme per ore, di solito il giorno dopo la trasformazione di Remus, nessuno dei due diceva molto. Non ne avevano bisogno.

Stava diventando davvero difficile ignorare il vero e reale dolore che sentiva per l’assenza di Remus. E rifiutava di ‘lasciarselo alle spalle’, come gli aveva consigliato benignamente Poppy soltanto il mese scorso mentre visitava Harry. Oltre alle lettere che continuava a scrivere ed una ricerca di Arthur all’Ufficio dei Registri per qualsiasi indizio riguardo la posizione di Remus, non c’era nulla che potesse fare. Nulla, tranne sperare che Remus potesse eventualmente perdonarlo.

Con uno sforzo, Sirius represse il dolore e si concentrò di nuovo su Harry.

"Bevi un po’ di latte" lo incoraggiò, spingendo il bicchiere in avanti. Harry fece diversi sorsi e, non avendo più nessun argomento a fare da cuscinetto, Sirius disse nel modo più casuale che potesse "La signora Weasley ha detto che i gemelli ti hanno chiesto di provare un incantesimo per loro questa mattina."

Harry abbassò immediatamente gli occhi, e le sue mani scivolarono sul proprio grembo.

"Non sono arrabbiato, Harry" disse velocemente. Harry continuò a fissare il tavolo. "Ma usare una bacchetta è pericoloso se non ti è stato insegnato come usarla..."

Le spalle di Harry si stavano incurvando e Sirius smise di parlare. Non voleva fare una ramanzina. Si schiarì la gola.

"Faresti una cosa per me, Harry?" gli domandò a bassa voce. Harry alzò la testa quel tanto che bastava a Sirius per guardare i suoi occhi. "Se Fred e George ti chiedono di fare qualcosa di nuovo, chiederesti prima a me o alla signora Weasley se va bene?"

Non ci fu alcuna esitazione; la testa di Harry andò su e giù in diversi rapidi cenni..

Sollevato di aver gestito così semplicemente la cosa, Sirius si rilassò e bevve un lungo sorso del suo latte troppo caldo. Ma quando Harry non ricominciò a mangiare il pranzo—l’intera pila di patatine intonsa—Sirius spostò di lato il piatto e si spinse in avanti, le sopracciglia accigliate dalla preoccupazione.

"Harry… che succede?"

Le guance del suo figlioccio erano arrossate e sembrava si stesse trattenendo dal piangere, prendendo respiri corti nello sforzo. Panico si fece strada nel petto di Sirius. Harry non aveva pianto nemmeno una volta da quando era lì. Spingendo via la sedia dal tavolo, Sirius allungò le braccia. "Vieni qui"

Il respiro di Harry si fece più profondo e Sirius attese mentre prendeva la decisione. Le gambe della sedia di Harry graffiarono le assi del pavimento e lui si fece avanti, i suoi occhi puntati su Sirius. Sirius lo sollevò gentilmente non appena fu abbastanza vicino, posizionandolo come se stessero per iniziare la storia della buonanotte. Harry appoggiò la guancia sulla sua spalla.

"Non sono arrabbiato, Harry" disse di nuovo mentre appoggiava la mano sul retro della testa di Harry e passava le dita tra i suoi capelli.

Gli occhi di Harry brillarono; stava fissando il colletto di Sirius. "Ho fatto esplodere il salotto della signora Weasley" disse nella maglietta di Sirius.

"Non volevi farlo" lo confortò Sirius, sapendo che non era ciò che un genitore perbene avrebbe dovuto dire, ma pensava che se Harry avesse cominciato a piangere il petto gli sarebbe esploso.

"Non mi lascerà tornare mai più" mormorò Harry.

Ci vollero un po’ di secondi prima che Sirius elaborasse le parole del suo figlioccio. "La signora Weasley?"

Harry annuì miserabilmente.

Sirius allungò il braccio intorno ad Harry e lo strinse a sé. "Certo che lo farà. Neanche lei è arrabbiata con te."

Ma Harry non sembrava convinto. "Ci ha sgridato" borbottò; Sirius piegò il capo per cogliere il resto delle sue parole. "Dopo che la stanza è esplosa, ha urlato davvero tanto."

"Era soltanto preoccupata, Harry," Sirius lo confortò in tono dolce, anche se il suo stomaco si contorse all’idea di Molly che alzava la voce con Harry. "Ti saresti potuto fare male. A volte le persone urlano quando sono preoccupate. Non voleva urlarti contro."

"Non ha sgridato me" disse Harry, stringendosi più vicino a Sirius. "Fred e George. Ed anche Ron. Ha urlato fino al piano di sopra."

"Oh." sollevato per qualche ragione che Harry non fosse stato oggetto delle urla di Molly, disegnò piccoli cerchi sulla schiena di Harry con le punte delle dita. "Era arrabbiata con i gemelli e con Ron, ma non con te."

Harry scosse il capo. Sirius appoggiò la guancia sulla sua testa e continuò con i lenti cerchi. Mentre il corpo di Harry cominciò a sciogliersi contro il suo petto, disse "La signora Weasley vuole che tu torni. Non caccerà neanche i gemelli o Ron. Non importa ciò che fanno, i genitori voglio sempre tenere con sé i propri figli."

Harry non rispose, ma andava bene. Avrebbe parlato con Molly non appena Harry si sarebbe addormentato ed avrebbero risolto la cosa in mattinata.

~*~

La mattina dopo, Molly salutò Harry con lo stesso calore di ogni giorno. Harry le rispondeva solo se necessario e per la maggior parte del tempo evitava il suo sguardo. Imperterrita, Molly continuò semplicemente a parlargli in tono pacato finché non gli strappò un timido sorriso.

E poi, fece entrare i suoi figli a passo deciso nella stanza per scusarsi per aver provato a ingannarlo. Perfino Sirius, così esperto da bambino a fingere rimorso, non riuscì a rilevare alcuna falsità nelle loro scuse. Tutti e tre, specialmente Ron, sembravano infelici.

"Non sapevamo che la stanza sarebbe esplosa" disse George.

"Stavamo solo provando a far danzare tutto" aggiunse Fred.

Ron offrì ad Harry un piccolo sorriso, che Harry ricambiò. "Vuoi aiutarci a disinfestare il giardino dagli gnomi?" domandò speranzoso. "È un sacco divertente."

Harry annuì e, con un mormorio di incoraggiamento da parte di Sirius, seguì Ron e i gemelli fuori.

"Grazie, Molly," le disse sinceramente mentre osservava con lei i bambini che scorrazzavano verso il giardino. "Non mi aspettavo andasse così bene"

"I bambini sono molto flessibili" disse Molly, dandogli dei colpetti leggeri sul braccio. "Ed Harry è così desideroso di compiacere, cosa che ci si dovrebbe aspettare vista la sua situazione."

Sirius annuì, il senso di colpa gli teneva gli occhi incollati sui bambini fuori. Molly rise piano; Harry guardava ad occhi spalancati mentre Fred dimostrava come far girare gli gnomi.

"Resterai scioccato quando comincerà a testarti, credo. So che lo sono sempre stata con i miei."

"Cosa intendi?"

"I bambini hanno un bisogno naturale di sapere quali sono i propri limiti ed Harry, specialmente, vorrà essere certo che è al sicuro con te."

Sirius distolse finalmente gli occhi dal giardino sul retro con un cipiglio. "È al sicuro."

"Certo che lo è, Sirius" gli rispose Molly con un sorriso rassicurante. "ma se Harry era non voluto dai Dursley come dici, probabilmente ancora non ci crede."

Sirius strinse le labbra insieme e si voltò verso la finestra. "Non hanno nemmeno protestato quando lo abbiamo portato via."

"E senza dubbio, Harry lo ha notato"

Sirius osservò Harry attraverso il vetro; non aveva alcuna risposta.

~*~

"Ti va di costruire il puzzle che ti ha dato il Professor Silente?" domandò Sirius durante la cena diverse sere dopo. Il puzzle in questione era in realtà un set di blocchi lisci, incantati per cambiare forma e colore a seconda dell’umore del costruttore; un po’ di sere prima, avevano fatto un uccello e, dopo che avevano finito, Harry si era lanciato nella narrazione della caccia agli uccelli a cui Molly aveva portato tutti i bambini quella mattina.

"Forse possiamo convincere i pezzi ad aiutarci a fare un Boccino."

Harry sorrise ed annuì.

"Mangia, su" disse Sirius, indicando con il mento i fagioli verdi che Harry stava schiacciando con la forchetta.

Harry studiò la pila di fagioli sul piatto, prima di prenderne un boccone. Lo toccò con la lingua e fece una smorfia. Scosse la forchetta finché i fagioli verdi sul piatto e poi tornò al riso.

"Non ti piacciono i fagioli stasera?" domandò Sirius.

Harry scosse la testa.

Domandadosi se avesse aggiunto troppo sale, Sirius chiese “Vuoi qualcos’altro?”

"Gelato"

Sirius sorrise. "Possiamo averne un po’ dopo cena se vuoi. Ma intendevo… vuoi una verdura diversa? Abbiamo delle carote nella-"

"Non mi piacciono le verdure" Harry disse con un’espressione accigliata.

Sirius piegò il capo. "Ti piacciono tutte le verdure-"

"Voglio il gelato" ripeté Harry.

"Va bene" disse Sirius con un cenno del capo. "Ne avremo un po’ non appena finiamo-"

"Lo voglio ora" rispose Harry, con uno sconosciuto cipiglio sul viso. "Non mi piacciono questi fagioli" aggiunse e, con un colpo della forchetta, i fagioli furono sparsi sul tavolo.

Sirius fissò il verde che decorava il legno scuro e poi Harry. Harry lo guardò di rimando, le sue labbra strette in una linea decisa. Ritrovando la voce, Sirius disse in tono teso "Non gettiamo il cibo-"

"Non mi piace" disse Harry fermo.

"Va bene" annuì Sirius, incapace di pensare a cos’altro dire. "Non devono piacerti, ma preferirei non li gettassi." Harry continuava a fissarlo e Sirius si schiarì la gola. "Rimettiamoli nel piatto, va bene?"

Harry raccolse due fagioli e poi si fermò per schiacchiarli di nuovo con il retro della forchetta. In silenzio, Sirius si allungò e pulì il resto della verdura.

"Possiamo avere il gelato adesso?" domandò Harry, mettendo da parte la forchetta, le sue sopracciglia si alzarono, la sua faccia speranzosa.

Brevemente in lotta con se stesso, Sirius annuì. Sospettoso, mise le palline di dessert in due ciotole e porse ad Harry la sua porzione. Harry mangiò senza problemi però e subito dopo stavano tirando fuori i pezzi del puzzle dalla loro scatola di legno intagliato per poi distribuirli sul tavolino basso in salotto.

"Cosa credi sarà?" domandò Sirius, allungandosi per esaminare i pezzi, che erano più scuri del giallo chiaro della scorsa volta.

"Un albero?"

"Troppo grigi per esserlo, credo." Sirius girò un grande pezzo così che Harry potesse vedere i bordi ondulati. "Sembra un po’ una nuvola."

"Una nuvola?" echeggiò Harry dubbioso. E poi quel cipiglio apparve di nuovo sul suo viso. "Non mi piacciono le nuvole."

"La pioggia viene dalle nuvole e a te piace la pioggia." gli fece notare Sirius. "La pioggia fa crescere gli alberi."

Harry annuì, fissando in modo insolente il pezzo del puzzle. "Non funziona" disse stizzito.

"Cos’è che non funziona?"

"Hai detto che questo puzzle fa ciò che voglio" rispose, alzando la testa e dirigendo il suo sguardo torvo verso Sirius questa volta. Sirius tentò di non prestare attenzione a quest’ultimo.

"La sua magia sa a cosa stai pensando -"

"Ma non sto pensando alle nuvole." obiettò. "Voglio che faccia gli alberi. Mi piacciono gli alberi. È divertente arrampicarcisi su."

Sirius non sapeva come spiegare la concezione degli umori di una persona ad un bambino di cinque anni. "Forse la prossima volta farà degli alberi." Raccolse un altro pezzo. "Sembra che questi due si combinino… e, guarda, la foto da copiare sta apparendo sul coperchio." Sorridendo, porse il pezzo ad Harry, ma quest’ultimo scosse il capo.

"Non voglio fare questo puzzle."

Sirius sentì uno sgradito impeto d’impazienza al tono petulante del suo figlioccio; abbassò di nuovo sul tavolo il pezzo che aveva in mano. "Cosa vorresti fare?"

"Il puzzle di un albero." rispose immediatamente Harry. "Come quello grande nel giardino di Ron."

"Non abbiamo quel puzzle," disse Sirius con scuotendo un po’ la testa, "ma questo sarà divertente. Oppure possiamo costruire con le tue costruzioni.”

"Voglio il puzzle di un albero" fece di rimando Harry; la mascella si sporse e a Sirius ricordò sinistramente Lily. Lily aveva quell’aspetto poco prima di fare una feroce ramanzina a uno di loro—più in particolare James.

"Harry," disse, sorridendo e sperando potesse attutire qualsiasi cosa stesse succedendo, come facevano i sorrisi di James con Lily, "non abbiamo un puzzle di un albero. Abbiamo un po’ di ore prima di dover andare a dormire, però, quindi possiamo fare qualcos’altro, va bene?"

"No!"

Il grido di Harry spaventò Sirius abbastanza da fargli cadere il pezzo del puzzle; questo produsse un rumore tonfo in contatto con il tavolo.

"Harry-" mormorò, ma Harry scosse il capo.

"Voglio il puzzle di un albero, Sirius. Non mi piacciono le nuvole!"

"Lo so, Harry-"

Harry diede un colpo con la mano e il pezzo tra le dita di Sirius fu smosso; colpì il muro con un rumore sordo.

"Ehi" disse Sirius, troppo sorpreso per dire altro.

"Voglio un albero!" la faccia di Harry era diventata rossa; la sua voce acuta.

Ci volle più sforzo di quanto Sirius potesse per non guardare male il suo figlioccio. "Per favore non urlare" riuscì a dire con più calma di quanta ne provasse. "E ricorda che ti ho chiesto di non gettare-"

Con un fruscio ed un acciottolìo di legno su legno, i pezzi di puzzle furono scagliati giù da tavolo e sul pavimento.

"Harry," lo rimproverò Sirius, la brusca ammonizione gli scappò da bocca prima che potesse fermarla. Harry si bloccò. Mentre incontrava il suo sguardo verde e cauto, Sirius tirò su un sospiro silenzioso e costrinse i muscoli a rilassarsi. "Non farlo un’altra volta, va bene?"

Harry lo fissò e poi, mantenendo una faccia perfettamente tranquilla, prese la scatola in cui il puzzle era finito e la lanciò dall’altra parte della stanza. Colpì il pavimento; il coperchio si staccò a metà dalle sue cerniere e si sistemò in un mucchio storto.

"Non voglio le nuvole!" strillò. "Non mi piacciono-"

Sirius si mosse quasi senza pensare ed un Harry molto sorpreso si ritrovò tra le sue braccia pochi secondi dopo. Le proteste di Harry si fermarono bruscamente; il silenzio era irritante mentre Sirius saliva le scale. Non era completamente certo di cosa gli fosse preso, tranne il fatto che aveva visto Molly trascinare via Ginny nello stesso modo—Ginny, comunque, aveva urlato fino al piano di sopra, perfino dopo che la porta si era chiusa.

Harry continuò a fissarlo mentre Sirius lo faceva appoggiare con cautela sul letto. Si accovacciò per guardare il suo figlioccio negli occhi. "Non lanciamo i nostri giocattoli" disse, sorpreso di non doversi sforzare per rendere la sua voce ferma. E, anche se Harry non stava più urlando, aggiunse "Voglio che tu stia seduto qui finché non ti sarai calmato. Tornerò tra pochi minuti."

Harry stette fermo ancora una volta e, prima che Sirius potesse convincersi a ripensarci, si alzò e si voltò.

"Nooo!" il pianto era pieno di sofferenza, questa volta, e ci volle tutta la forza che avesse affinché Sirius lasciasse la stanza. Si fermò non appena girata la soglia.

Il pianto si trasformò in un singhiozzo così angosciato che Sirius si lasciò cadere contro il muro. Ascoltò con la testa abbassata, la mano pressata sugli occhi e provò a sforzarzi a non ascoltare quel suono mentre stava lì, accanto alla porta aperta di Harry.

Ma il pianto non si abbattè affatto e, dopo quella che sembrava un’eternità, Sirius tirò un sospirò tremolante e tornò nella camera.

Harry era steso a faccia in giù sul cuscino, le sue piccole spalle si scuotevano per i singhiozzi. Senza curarsi di stare facendo con molta probabilità tutto in modo sbagliato, Sirius prese tra le braccia il suo sconvolto bambino e fece cadere entrambi nella poltrona accanto al letto.

"Shh," sussurò mentre abbassava le labbra sui capelli disordinati di Harry. "Va bene, Harry. Va tutto bene. Sono qui."

Harry si avvinghiò a lui, i suoi piccoli pugni stretti contro la maglietta di Sirius. La mano di quest’ultimo gli confortò la schiena, mentre continuò a mormorare rassicurazioni e finalmente il pianto disperato lasciò strada ai singhiozzi. Ci volle più tempo, però, prima che tirasse soltanto su con il naso. Sirius baciò la sommità della testa di Harry, la cui faccia era nascosta contro la sua spalla.

"Va tutto bene ora?" domandò sommessamente. Harry non rispose, ma Sirius non si aspettava lo facesse. "Sei pronto a mettere a posto il puzzle?" sentì che annuiva contro il suo petto. "Dobbiamo aggiustare la scatola prima che tu possa raccogliere i pezzi. E poi credo sarà ora del bagnetto."

"Posso aiutarti ad aggiustarla?" domandò Harry silenziosamente mentre Sirius si spostava. Quest’ultimo guardò il viso di Harry, le guance ancora bagnate e gonfie; gli occhi pieni di incertezza.

"Certo che puoi. Puoi essere il mio aiutante." Prima che Harry potesse capirlo, Sirius lo sollevò e lo spostò sulla sua schiena. Harry lanciò un gridolino di sorpresa. "Mantieniti" gli disse con una risata. Harry ridacchiò mentre avvolgeva le braccia al proprio posto saldamente.

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Capitolo 6
*** Grimmauld Place, 24 Dicembre 1985 ***


Grimmauld Place, 24 Dicembre 1985

Sirius osservò con un sorriso mentre il suo figlioccio sollevava un’altra decorazione dal suo nido di pergamena delicata. Harry esaminò la sfera di vetro soffiato che teneva nel palmo, i suoi occhi tracciarono i motivi dorati che vorticavano sulla sua superficie.

"Adorabile, vero?"

La faccia di Harry si sciolse in un sorriso mentre annuiva. Gliela porse silenziosamente, così come aveva fatto con le altre decorazioni.

"Sicuro di non volerla appendere tu?" gli domandò Sirius. Harry scosse il capo. "Non la romperai." Ma Harry continuò a tendergliela, quindi la prese e la appese su uno dei rami più bassi. L’oro brillò mentre i motivi continuavano ad avvolgersi attorno al vetro.

"Tua mamma mi ha insegnato quell’incantesimo" disse Sirius. Harry guardò in su verso di lui. "Era molto intelligente."

Il sorriso si allargò un po’ ed Harry tornò a guardare la decorazione. "È bella" dichiarò silenziosamente, studiandola per un po’, prima di infilare di nuovo la mano nella scatola.

"Wow." fiatò Harry, la sua attenzione ferma su qualsiasi decorazione avesse estratto.

"Cosa hai trovato?" domandò Sirius mentre si sporgeva.

"È un leone!" Harry resse la decorazione dorata per il suo cappio in modo che fosse sottoposta all’ispezione di Sirius. Sirus tirò a sé un respiro sorpreso e subito dolore e gioia lottarono per farsi spazio. Nessuna di loro vinse e Sirius dovette deglutire mentre allungava un dito per accarezzare la liscia criniera.

"Sì, lo è," disse dolcemente; non sapeva che Albus lo avesse incluso nella scatola di decorazioni che gli aveva spedito.

Harry alzò gli occhi. Sirius si schiarì la gola, il dolore si affollava di nuovo lì. Fece scorrere il dorso delle dita lungo la guancia di Harry ed immaginò di poter sentire sia James che Lily in quel piccolo bambino. "Tuo padre lo fece per tua madre.” spiegò.

I verdi occhi di Harry si accesero mentre voltava rapidamente lo sguardo sul leone. "Davvero?"

"Sì," rispose Sirius, "Lavorò settimane per farlo." sorrise mentre ricordava l’enorme sorriso di Lily quando gliel’aveva consegnato. "Lo amava.”

Harry stava mantenendo la decorazione con entrambe le mani ora, tirandolo vicino al petto. Guardò rapidamente verso la punta dell’albero e poi si morse il labbro mentre tornava a guardare il leone.

"Alla tua mamma è sempre piaciuto metterlo sulla punta."

Harry diede una sbirciata verso Sirius, il labbro inferiore tra i denti.

"Non sono sicuro di essere in grado di arrivare fin lassù," aggiunse. "Ma..." guardò in su verso l’albero, fingendo di pensarci. "Scommetto che… se ti sollevassi..."

"Potrei arrivarci?" disse Harry d’impulso, così veloce nella sua eccitazione che Sirius quasi non lo capì. Annuì, però, trattenendo la risata per il momento.

"Vuoi provarci?"

Harry annuì e Sirius lo prese in braccio. Harry cullò la decorazione mentre Sirius lo issava. "Ora?" domandò incerto.

"Riesci a raggiungere il ramo lì su?"

Harry si concentrò, i suoi occhi brillavano mentre allungava la mano, il filo schiacciato tra il pollice e l’indice. "Ci riesco!" lanciò un gridolino.

Sirius fece un gran sorriso. "Pensavo ne saresti stato in grado!"

Harry sorrise raggiante mentre il leone oscillò dal suo alto trespolo. E poi i suoi occhi si spalancarono quando il leone aprì la bocca dorata ed emise un piccolo ruggito. "Ha… ha ruggito!"

Sirius ridacchiò mentre Harry si aggrappava con le braccia al suo collo e posava la testa contro la sua spalla per fissare il leone; Sirius gli baciò la guancia. "Tuo padre lo aveva incantato per farlo una volta appeso."

Il leone ruggì ancora e Harry rise, un suono che riscaldò il cuore di Sirius mentre ringraziava silenziosamente Albus per quel regalo.

~*~

"Non voglio andare a casa," mormorò Harry assonnato quando Sirius lo spostò contro la sua spalla. "... non… stanco..."

"Leggeremo un po’ dei tuoi nuovi libri prima di andare a letto," lo rassicurò con un sorriso. Harry mormorò qualcosa che sembrava un consenso.

"Di’ buonanotte, Ronnie," Molly esortò il proprio assonnato bambino mentre lo guidava verso le scale.

"’Notte, Harry," borbottò Ron, stropicciandosi gli occhi. "Buon Natale..."

"Buon Natale," echeggiò Harry attraverso uno sbadiglio.

"Grazie per la meravigliosa serata," disse Sirius sommessamente a Molly, che era riuscita a portare Ron su per gli scalini.

"Oh, siamo stati davvero felici di avere te ed Harry qui, Sirius" rispose, dando alla sua mano una lieve stretta. "Siete sempre i benvenuti."

"Grazie, Molly," disse.

Molly sorrise prima di scomparire su per le scale.

"Andiamo amico" mormorò mentre entravano nel camino; emersero nella loro cucina poco dopo e Harry sospirò assonnato. Non servirono sforzi eccessivi per sfilare le scarpe del suo figlioccio una volta messo a letto. Gli rimboccò le coperte, mentre Harry si accucciò su un lato con un sorriso —sembrava stesse già sognando.

Quando Sirius si piegò a dare un bacio sul sopracciglio di Harry, le sue dita spostarono via la frangia dagli occhi e, poi, passò un po’ di minuti in silenzio a godersi il suo quieto bambino.

Sentendosi piuttosto solo—più di quanto si sentisse solitamente, ci volle un po’ prima che Sirius lasciasse Harry al suo riposo, fermandosi poi nella propria camera per togliersi la cravatta prima di scendere le scale a passo felpato ed andare nel salotto.

Le foto sulla mensola del camino sembravano prenderlo in giro quella sera.

Il dolore che gli aveva fatto compagnia tutto il giorno stava cominciando a creare un enorme vuoto nel suo stomaco—avrebbero dovuto esserci loro lì, non lui.

Prese una foto dalla mensola. James e Lily gli sorrisero, il piccolo Harry stava ridendo tra le braccia di James mentre lui lo faceva rimbalzare leggermente.

Sirius aveva passato gli ultimi quattro anni sentendo la mancanza di Lily e James, certo, ma ora sembrava fosse peggiorata. Ora capiva davvero cosa si stavano perdendo. Aveva amato intensamente Harry quando era solo un neonato, ma quei sentimenti non erano nulla in confronto a ciò che stava provando ora.

Con un sospiro, Sirius rimise a posto la foto; i suoi occhi vagarono sull’altra—c’erano lui e Remus con i Potter; era stata scattata in quello stesso giorno cinque anni prima.

Sirius —che cullava Harry con un braccio, l’altro intorno alla vita di Remus, mentre Lily rideva al brindisi di James… Remus stava sorridendo, i suoi occhi marroni che si spiegazzavano come sempre quando era particolarmente felice.

Sirius deglutì a fatica; mise giù la foto e diede le spalle alla mensola.

Desiderando di non aver fatto sparire l’intera fornitura di liquore di sua madre, andò in cucina e mise il bollitore sul fuoco. Forse avrebbe potuto scovare della menta piperita per il té...

Il fuoco nel camino divampò mentre stava frugava nella credenza. Grato per la distrazione, chiunque fosse, Sirius si voltò.

Il sorriso gli si gelò a metà sulle labbra. Fece un passo in avanti e poi si fermò, meravigliato. "Remus…"

Remus, i suoi capelli biondo rossiccio arruffati e la faccia pallida come un cadavere, lo fissò di rimando. "È vero, dunque" sussurrò in tono roco.

"Remus?" la voce di Sirius si spezzò. Si schiarì la gola e scosse il capo lentamente, cercando di far credere al proprio cervello ciò che stava vedendo.

Remus alzò la mano; nel suo pugno era stretto un quotidiano. "Io…" la sua voce tremò mentre continuava. "… l’ho visto in una pila di vecchi giornali… Non ci credevo…" strinse il margine di una delle sedie con la mano libera. "Harry…?"

Sirius potè solo annuire. "Tu non-" cominciò infine, ma poi dovette premere tra loro le labbra mentre il nodo alla gola minacciò di travolgerlo. C’erano accuse sulla punta della sua lingua e suppliche disperate verso Remus per chiedergli di perdonarlo per ogni errore che aveva fatto quattro anni prima.

Le labbra di Remus tremarono mentre faceva un passo avanti. "Sapevo che non avresti potuto farlo… ho provato a dirglielo…"

Le lacrime oscurarono la visione di Sirius mentre le parole di Remus si conficcavano nel suo petto. "Allora perché non sei venuto?" la domanda gli graffiò la gola e gracchiò attraverso le sue labbra. Aveva aspettato ogni giorno in quella cella—volendo Remus più disperatamente di quanto avesse mai desiderato qualcosa.

"Non me l’hanno permesso…"

Gli occhi di Remus brillarono con le proprie lacrime, ora, e Sirius sentì i propri piedi muoversi in avanti, volendo confortarlo anche se il dolore gli rendeva difficile respirare.

"Ti ho mandato delle lettere…" disse, "… dozzine da quando mi hanno liberato."

"Ho vissuto in Francia… nascosto tra i Babbani… inaccessibile perfino ai gufi…"

Sirius fu vicino abbastanza da sentire il calore delle labbra di Remus; stavano tremando. Il respiro divenne pesante mentre Sirius accarezzava la cicatrice sbiadita che gli attraversava lo zigomo, il movimento familiare per entrambi. "Mi sei mancato" fiatò Sirius.

"Sarei venuto…"

Sirius non poteva distogliere lo sguardo; gli occhi marroni di Remus non avevano perso affatto il loro calore. "Mi dispiace" sussurrò, dicendo finalmente le parole che non avrebbe mai potuto dire ad Harry, mentre le sue dita di fermarono sulla guancia dell’altro. "Non sarei dovuto andare dietro Peter-"

"Non sapevi cosa sarebbe successo" rispose Remus dolcemente. "È finita ora."

"Io-" scosse il capo in modo incerto mentre Remus lo guardava. "Lo capisco se… intendo, ho sempre saputo che avresti trovato qualcuno…" deglutì. "Lo meritavi."

Remus si chinò e strofinò le labbra contro quelle di Sirius e quest’ultimo dimenticò come si respira. "Ci sei sempre stato solo tu."

Il sollievo inondò Sirius e non gli importò se non aveva alcun diritto di sentirsi in quel modo. Con un suono a metà tra una risata e un singhiozzo tirò a sé Remus e lo baciò finché entrambi furono senza fiato.

"Non hai idea di quanto tu mi sia mancato" disse mentre le sue labbra cercavano ogni pezzo libero di pelle sulla faccia e sul collo di Remus.

"Credo di essermene fatta qualcuna" mormorò l’altro contro il suo orecchio; Sirius fece un gran sorriso. Il suo corpo rispose prevedibilmente a quell’affermazione, ma ci sarebbe stato abbastanza tempo per quello più tardi. Per sempre, per quanto gli riguardava. Strinse le braccia e premette le labbra contro la guancia di Remus.

"Vuoi vederlo?" domandò silenziosamente. Remus tirò indietro il capo, i suoi occhi brillavano. "Sta dormendo di sopra."

"Non lo sveglieremo?"

"Dorme come un sasso, quel bambino" lo rassicurò. Strofinò il naso contro la guancia di Remus per un secondo in più e poi lasciò cadere le proprie braccia e prese la mano dell’altro. "Dai. Ora assomiglia molto di più a James… ha preso il temperamento da sua madre, però…"

Remus sorrise. "Anche prima lo aveva."

Salirono le scale insieme. Sirius sorrise allo sguardo sorpreso di Remus quando colse gli ambienti decorati di recente. "Non pensavo potesse sembrare così…"

"Normale?" domandò con una bassa risata. "Harry ha aiutato con le decorazioni… ha scelto la maggior parte dei quadri lui stesso."

Si fermarono alla sommità delle scale e Sirius si portò un dito alle labbra, ma Remus era già in silenzio. Con passi felpati, andarono insieme nella camera di Harry. Un leggero bagliore illuminava le pareti; Harry detestava l’oscurità quasi quanto detestava una porta chiusa.

Si fermarono giusto di fronte al letto di Harry; era rannicchiato nella sua consueta palla, le ginocchia quasi toccavano il petto. Automaticamente, Sirius tirò le lenzuola su intorno alle spalle del suo figlioccio. "Bellissimo, vero?"

Remus aveva allungato una mano verso il bambino addormentato, ma la tirò indietro prima che potesse toccarlo; scosse il capo lentamente. "Ho detestato Albus per quello che ha fatto…"

Sirius annuì, capendo perfettamente.

"Sta bene?" domandò Remus in modo burbero.

"Ora sì."

Remus deglutì, gli occhi ancora fissi sul viso tranquillo di Harry. Sirius osservò Remus per un momento e poi gli prese la mano; le loro dita si intrecciarono in un groviglio familiare. Remus guardò su e il suo cipiglio preoccupato si sciolse in un sorriso.

Sirius diede una strattonata gentile alla sua mano.

Non si fermò una volta raggiunto il salotto, continuando ad andare verso la libreria, ma Remus non protestò. Lasciando Remus al centro della stanza, Sirius chiuse la porta dietro di loro per intessere intorno a quella un incantesimo che gli permettesse di sentire Harry nel caso si fosse svegliato. In seguito, mandò un incantesimo al camino, illuminando la stanza con un improvviso, accogliente calore. Quando si voltò, Remus lo stava osservando intensamente, il suo respiro corto; la sua faccia piena di dolore.

Sirius fu di fronte a lui in due rapidi passi e senza dire una parola, avvolse le braccia intorno all’altro. Il suo cuore produsse un tonfo mentre ammortizzava i tremiti che percorrevano il corpo di Remus. "Va tutto bene" sussurrò Sirius.

"Credevo non ti avrei più rivisto…"

"Lo so…"

Le braccia di Remus si strinsero intorno a lui e Sirius non credeva sarebbe mai stato in grado di lasciarlo andare. Aveva sognato questo momento; aveva sognato cosa avrebbe provato a stringere ancora quest’uomo. Sentire le mani di Remus premute contro la sua schiena; quelle dita attorcigliate nei suoi capelli.

Sirius si tirò indietro quel tanto che bastava a prendere la faccia di Remus tra le sue mani. I loro occhi s’incrociarono e poi, incapace di stare fermo, Sirius tirò a sé Remus e lo baciò. La sua lingua si fece in avanti, trovando il calore che bramava. Quel sapore che era così familiare; così necessario.

Remus lo baciò con una rara ferocia. Si spinse contro Sirius finché i loro corpi non furono modellati insieme, e Sirius si sentì come se stesse esplodendo in migliaia di piccoli pezzi.

Le sue mani trovarono la fibbia del mantello di Remus, slacciandolo con dita impacciate e spingendo via il tessuto, procedendo poi con i bottoni della camicia. Le mani di Remus erano più abili mentre affrontavano il maglione natalizio di Molly; Sirius chiuse gli occhi quando i palmi di Remus scivolarono lungo il suo petto.

Sirius tirò a sé un respiro incerto mentre le sue mani tracciavano di nuovo un percorso che avevano attraversato così tante volte. Un leggero gemito gli scappò dalle labbra quando le mani di Remus strisciarono giù, il bacio cambiò mentre aumentava la voglia disperata di sentire soltanto pelle. E poi entrambi risero mentre lottavano con i pantaloni e le scarpe finché non rimase nulla tra di loro. Sirius non sapeva chi di loro si fosse mosso prima, ma fece un gran sorriso quando ruzzolarono insieme sul tappeto.

"Sirius!"

La testa di Sirius scattò in su all’urlo agitato proveniente dal piano di sopra; balzò giù da divano, aggiustandosi il maglione mentre si alzava; i suoi occhi erano pesanti per la mancanza di sonno—ma ne era valsa la pena.

Si schiarì la gola e gridò "Sto arrivando, Harry!" A Remus disse a voce bassa "Torniamo subito."

Sirius corse su per le scale, quasi schiantandosi contro Harry arrivato al pianerottolo. Lo stabilizzò mantenendolo sotto le ascelle e lo sollevò facilmente. Harry si strinse subito intorno al suo collo.

"Non riuscivo a trovarti!"

"Davvero?" echeggiò Sirius con finto orrore. "Ma sono qui!"

Harry ridacchiò, ma poi sbirciò curiosamente dietro il suo padrino. "Perché eri giù?"

"Perché" disse Sirius dandogli un bacio sulla guancia, "c’è qualcuno che vorrei che tu incontrassi."

"Sì? Chi è?"

"Il suo nome è Remus Lupin. Hai visto delle sue foto. Era un buon amico di tua mamma e di tuo papà"

"E tuo, giusto?"

Sirius sorrise. "Un buon amico, davvero. Ti piacerebbe incontrarlo?"

Una ruga di preoccupazione apparve tra gli occhi di Harry. "È gentile?"

"Oh, sì," lo rassicurò, facendolo saltellare un po’ e guadagnandosi un sorriso.

"Va bene" rispose Harry incerto.

"Mettiamo delle pantofole su quei piedi, prima" disse, mantenendo il tono eccessivamente allegro. "Accio pantofole di Harry" chiamò, aggiustando Harry maldestramente tra le sue braccia, dato che il suo figlioccio sembrava non voler perdere la sua pertica. "Ecco" disse alla fine Sirius. Con un sorriso incoraggiante, portò Harry al piano di sotto.

Remus era in piedi davanti al divano che li aspettava; tirò a sé un respiro non appena scesero l’ultimo scalino.

Passando le dita attraverso i capelli di Harry, Sirius si fermò davanti a Remus. "Questo è Remus."

"Ciao, Harry," disse quello, la voce molto dolce. Harry si tenne stretto a Sirius, anche se non distolse lo sguardo.

"Puoi dire ciao?" lo spronò Sirius.

"Ciao," sussurrò Harry; le sue dita si chiusero intorno al maglione di Sirius mentre osservava solenne il nuovo arrivato.

"Remus è venuto fin dalla Francia per venirci a trovare" dichiarò Sirius, facendo sembrare la Francia un posto entusiasmante.

"La signora Weasley ci ha mostrato dov’è" rispose Harry, continuando a guardare Remus.

"I Weasley hanno un mappamondo incantato" spiegò Sirius.

"Sai anche dove sono altri Paesi?" domandò Remus.

"Scozia" disse Harry, la sua faccia si illuminò un po’ all’opportunità di condividere il suo sapere. "È lì che sta Hogwarts… vero, Sirius?" domandò con un cipiglio incerto.

"È di certo lì. È bello lì" rispose Remus dopo un cenno incoraggiante da parte di Sirius. "Ti piacerebbe se ti facessi un disegno di Hogwarts? Sirius mi ha detto che ti piace disegnare."

Harry sbirciò Sirius; lui gli sorrise e il bambino annuì. "Sì, per favore, signore."

"Puoi chiamarmi Remus se ti fa piacere" ribatté Remus, la sua faccia e la sua voce erano pieni di tanto aperto calore che Harry finalmente gli donò un vero sorriso. Abbastanza compiaciuto con se stesso, Remus tirò fuori un taccuino dai suoi abiti. Sirius sorriso, un po’ sollevato nel vedere Remus prendere quell’oggetto familiare dalla tasca. Una piuma auto-inchiostrante lo seguì. Sirius si sedette vicino a Remus, Harry sul suo grembo.

Non ci volle molto, comunque, perché Harry si allungasse così da poter vedere i tratti decisi contro la pergamena bianca. Quando Remus finì la sua bozza del castello torreggiante, completo della piovra gigante, Harry stava in ginocchio accanto al tavolino, i capelli sparsi sulla fronte mentre osservava.

Con diversi colpetti ed un po’ di parole sussurrate, la piovra cominciò a danzare lungò la superficie acquosa. Harry rise.

"C’è davvero una piovra?" domandò ad occhi spalancati, dimenticando per il momento di essere nervoso.

"Sì, ed è poco più grande di questa stanza"

"Wow," fiatò Harry.

"Vorresti disegnare qualcosa?" gli chiese Remus, porgendogli la piuma. Harry ridiventò subito timido, premendosi di nuovo contro il ginocchio di Sirius.

Sirius si allungò per passare una mano rassicurante tra i capelli del suo figlioccio. "Puoi disegnare qualche pesce che gioca con la piovra" suggerì. "Magari Remus potrebbe far ballare anche loro, se glielo chiedi"

Harry guardò di nuovo in su verso Remus.

"Ne sarei felice" lo rassicurò quello con un sorriso. Lentamente, Harry si allungò e prese la piuma porta. Lavorò in silenzio per diversi minuti, sporgendosi sul tavolo con la punta della lingua che spuntava tra le labbra mentre si concentrava.

"Disegni benissimo" affermò Remus, piegandosi in avanti in una imitazione di Harry che fece sorridere Sirius; Harry sorrise raggiante mentre aggiungeva gli occhi al più grande dei pesci che aveva disegnato.

"A questo qui piace la piovra" spiegò. "Gli altri ne hanno paura: sono troppo piccoli."

"È un pesciolino davvero coraggioso" disse Remus con una piccola risata. "Io ho un po’ paura della piovra gigante."

"Io no" ribatté Harry, gonfiando il petto. "Anche io sono coraggioso"

"Lo sei" concordò Remus e gli fu donato un altro sorriso. "Vuoi che faccia nuotare i pesci?" Un veloce cenno da parte di Harry e i pesci stavano nuotando con la piovra. Harry li osservò felicemente, e Sirius diede a Remus un gran sorriso.

Bussarono alla porta e Remus e Sirius si voltarono; Harry non prestò attenzione all’intrusione. "Vado a vedere chi è" disse Sirius mentre si alzava. Non riuscì a trattenere l’espressione accigliato mentre apriva la porta.

"Buongiorno, Sirius," salutò Albus con un sorriso. "Come stai in questa bella Domenica natalizia?"

Sirius ritirò il cipiglio e diede al preside un sorriso tirato. "Buongiorno, Albus."

"Ho portato un regalo per il piccolo Harry," dichiarò Albus. Aspettò finché Sirius non si spostò. Albus sorrise piuttosto raggiante quando vide Remus, che ora era in piedi. "Beh, Remus! Questa è una sorpresa."

"Davvero?" domandò Sirius, trattenendosi a stento dallo sputare le parole al mago dai capelli bianchi.

Albus gli riservò un’occhiata prima di concentrarsi su Harry. "Buon Natale, Harry."

"Ciao, Professore" rispose con un piccolo sorriso; Sirius si avvicinò al suo figlioccio e Harry si appoggiò contro la sua gamba; erano passati quasi due mesi dall’ultima volta che aveva visto il preside.

Albus si accovacciò, il sorriso allegro ancora sul viso. "Credo Babbo Natale abbia fatto un errore la notte scorsa ed abbia lasciato uno dei tuoi regali nel mio ufficio."

La bocca di Harry si spalancò; i suoi occhi grandi come piatti. "Davvero?"

Albus frugò nelle tasche e ne estrarre un pacchetto a strisce rosse e oro. "Per Harry Potter," lesse con serietà esagerata. "Credi sia per te?" chiese, i suoi occhi che danzavano. Harry annuì eccitato. Tenne il dono vicino al suo petto, guardando su verso Sirius, Ignorando l’irritazione verso Albus, Sirius si inginocchiò e sorrise al suo figlioccio. "Va’ pure, aprilo" lo incoraggiò con un cenno. Si sporse in avanti per aiutare quando Harry non riuscì a scartarlo.

Harry fece un gran sorriso quando una mandria di statuette di draghi si precipitarono fuori dal pacchetto, Ruggirono, le loro code schioccare e Harry rise di delizia. "Guarda Sirius!"

"Sono dei tipini feroci, vero?" disse quello con un sorriso simile a quello di Harry, Quest’ultimo pungolò il drago arancione, che lo guardò severo.

"È arancione!" strillò Harry "Come quello del mio libro!"

"Ed è anche arrabbiato," disse Sirius con una risata. La storia in questione era intitolata Il Drago più Scontroso e la piccola statuetta somigliava notevolmente al protagonista. Sirius posò una mano sulla testa di Harry, distogliendo lo sguardo del suo figlioccio dai draghi. "Puoi dire grazie al Professor Silente?"

Harry sorrise timidamente ad Albus. "Grazie."

"Di nulla, mio caro ragazzo" rispose quello con un sorriso affettuoso. Diede un buffetto sul capo di Harry, prima di riportare l’attenzione su Sirius. "Gradirei un po’ di té, se ne hai, Sirius."

Sirius studiò il sorriso solare del preside per un momento prima di annuire. "Certo, Albus."

Harry si accertò di poter ancora vedere Sirius prima di tornare ai suoi draghi. Quando Sirius tornò, pochi minuti dopo, era a pancia sotto sul tappeto, che dirigeva i suoi nuovi giocattoli in una feroce battaglia.

"Vorresti dello zucchero?" domandò Sirius, mantenendo la voce neutrale per le piccole orecchie. Diede al preside due zollette quando gliele indicò e poi si sedette accanto a Remus. Quest’ultimo stava fissando il preside, sembrando più agitato di quanto non si sentisse Sirius.

"Hai passato bene le festività con i Weasley ieri?" domandò Albus.

"Le avrei apprezzate di più se avessi saputo che Remus non mi ha ignorato per sette mesi" disse Sirius, piegandosi in avanti con un’intensità che lo avrebbe fatto scattare ormai se Harry non fosse stato nella stanza.

Albus prese un altro ponderato sorso del suo té e poi lo posò sul piattino.

"Perché non gli hai detto dov’ero?" domandò infine Remus, la sua voce soffice e provata.

Albus sospirò. "Semplicemente perché non lo sapevo." alzò una mano rugosa quando Sirius stava per obiettare. "Era un Fidelius modificato; lanciato in modo che perfino io non avrei conosciuto la tua esatta posizione."

"Ma… perché?" esigé Sirius; gli occhi di Harry guizzarono in su con preoccupazione. Notandolo, Sirius rilassò le spalle, sorridendo un po’, e Harry tornò ai suoi giochi.

"Erano tempi estremamente pericolosi" disse Albus; sembrava abbattuto. "Niente è stato mai provato, ovviamente" disse con un piccolo cenno per Remus. "C’erano delle voci, comunque, e non volevo che tu venissi trovato. "

"Ma il Fidelius non ti avrebbe permesso di rivelare la mia posizione," ribatté Remus.

"L’incantesimo non è infallibile-"

"Avresti potuto dirmi che lo avevi spedito via," lo interruppe Sirius, il suo tono calmo smentiva la sua rabbia.

"Se lo avessi fatto, Remus non sarebbe tornato prima" disse Albus, la sua voce calma e razionale, anche se la sua spiegazione non aveva senso. Era Albus, parlava per enigmi come sempre. Sirius scambiò uno sguardo con Remus e vide la rabbia a cui Remus non avrebbe ceduto.

"Avrebbe alleviato le mie preoccupazioni, però" disse Sirius con franchezza.

"Forse."

Albus sospirò ancora quando gli rispose un pesante silenzio. "Grazie per il té" disse, poi si voltò verso Harry. "Divertiti con i tuoi draghi, Harry."

Harry guardò in su e sorrise mentre le sue gambe sforbiciavano distrattamente in aria. "Sì, signore."

"So dov’è la porta" disse Albus mentre si alzava. "Sono davvero felice di vederti qui, Remus. Il tuo tempismo è stato particolarmente di buon auspicio." estrasse sei boccette dalla tasca. "Un regalo da Severus" disse con un piccolo sorriso. "Ha migliorato la formula."

"Da Piton?" echeggiò Sirius mentre fissata le piccole boccette di Pozione Antilupo. Era rimasto senza parole quando Albus gli aveva casualmente annunciato che era stato Piton a catturare Peter. In qualche modo, fornire la Pozione Antilupo a Remus era più scioccante delle precedenti azioni, anche se bisognava tirare a sorte per sapere chi Piton detestava di più… non che non ne avesse ragione.

"Sta lavorando a diversi progetti per me" Albus disse con un cenno. "Sarà molto compiaciuto di sapere che vi siete riuniti."

Remus trovò la voce per primo. "Per favore, porgigli la mia più profonda gratitudine."

Albus abbassò il capo. "Certo" disse. "Anche se non credo la desideri." sorrise ancora e poi con un cenno con la mano ad Harry, se ne andò dalla stessa parte da cui era entrato.

Sirius e Remus lo seguirono con lo sguardo, nessuno dei due sapeva cosa cavare da ciò.

"Cosa vuol dire 'spicio?" domandò Harry dal pavimento, una volta che la porta fu chiusa.

"Auspicio" lo corresse Sirius distrattamente. Scosse leggermente il capo e guardò il suo figlioccio. "E vuol dire fortunato."

Harry piegò di lato il capo. "Chi è fortunato?"

Sirius sorrise. "Noi. Siamo davvero fortunati ad avere Remus qui."

Harry guardò Remus, le sue sopracciglia aggrottate. "Lui resterà per la colazione?" domandò infine, voltandosi verso Sirius.

"Il suo nome è Remus," gli disse con un sorriso. "E sì, Remus resterà per la colazione. Forse ci farà le frittelle. Remus è un cuoco brillante."

Harry si illuminò. "Mi piacciono le frittelle!"

"Sì, lo so" rispose con una risata. Si piegò e tirò Harry sul suo grembo. "Cosa ne pensi, Harry? Ti piacerebbe che Remus ci faccia le frittelle? Sono molto meglio delle mie."

Harry annuì. "A volte Sirius le brucia" informò Remus con un cenno solenne del capo.

"Davvero?"

"Oi!" protestò Sirius. "Doveva restare un segreto."

"L’ho già detto a Ron" ribatté Harry; si appoggiò contro il petto di Sirius. "Anche la signora Weasley. È per questo che ci prepara la cena a volte; ha paura che tu bruci tutto il cibo."

Remus rise, mentre Sirius fissò gli occhi danzanti del suo figlioccio. Non sapeva che fosse quella ragione per cui Molly spingeva abitualmente pasti caldi tra le sue mani, mormorando a Sirius di non protestare. Non che gli desse fastidio: il cibo di Molly era sempre delizioso.

"E pensare che credevo che le tue abilità culinarie sarebbero migliorate" disse Remus. Sirius resistette alla voglia di baciargli via quel sorriso canzonatorio dalla faccia.

"Beh, bene allora; puoi cucinare per noi da ora in poi." disse con un soffio bonario.

Le sopracciglia di Harry si alzarono curiose. "Ci preparerai anche il pranzo?"

Remus colse gli occhi di Sirius da sopra la testa di Harry e Sirius sorrise.

"Se vuoi" disse Remus. Harry premette la guancia contro la spalla di Sirius; quest’ultimo intravide un piccolo sorriso, anche se Harry non rispose.

Sirius si piegò in giù e baciò l’altra guancia di Harry. "Vai di sopra e vestiti, e poi possiamo aiutare Remus a trovare gli ingredienti. E la padella speciale per le frittelle."

"Voglio giocare con i miei draghi" disse Harry, anche se per le orecchie di Sirius la protesta era nella migliore delle ipotesi poco convinta.

"Puoi giocarci dopo la colazione" gli rispose e poi diede un colpetto sulla schiena del suo figlioccio così che Harry scivolasse giù dalle sue ginocchia.

"Ancora un minuto?" domandò speranzoso, ma Sirius scosse il capo.

"No" diede una gomitata giocosa nelle costole di Harry. "Via tu" ordinò. Le guance di Harry si gonfiarono con un’ombra di risata mentre si muoveva fuori portata, e con il suo nuovo amico arancione infilato nel pugno, salì di sopra.

Non appena i piedi di Harry sgombrarono il pianerottolo, Remus si voltò verso Sirius e disse dolcemente "Sei stato bravissimo con lui. Lily e James sarebbero molto fieri di te."

Un rossore scaldò le guance di Sirius a quell’inaspettata lode. "È incredibilmente semplice amarlo"

"E lui molto chiaramente ti ama." Remus stava sorridendo, ma Sirius lo conosceva abbastanza bene da riconoscere il dolore nei suoi occhi—dolore che non aveva alcuna intenzione di far vedere a Sirius.

"Assomiglia a Lily non soltanto negli occhi," disse silenziosamente. Remus deglutì; era stato più vicino a Lily di Sirius; erano diventati amici ben prima che James cominciasse ad uscire con lei. E Lily aveva amato Remus come se fosse stato suo fratello.

"Ti amo, lo sai," disse Sirius, odiando il dolore negli occhi dell’altro.

"Sì, lo so," mormorò quello con un sorriso accennato. Scosse il capo. "Non so come sono riuscito a sopravvivere in questi quattro anni."

Avevano parlato tutta la notte e, anche se Sirius conosceva il suo dolore personalmente,questo non rendeva facile accettarlo. Sirius gli prese la mano. "Non dovrai più sopravvivere, Remus. Ci prenderemo cura di te, ora."

Cercò gli occhi di Remus, cercando di convincerlo che tutto sarebbe andato bene da ora in poi. Non stava mentendo quando aveva detto che Harry assomigliava pienamente a Lily. Aveva una capacità d’amare che Sirius, francamente, non riusciva a comprendere—data la terra desolata d’affetto che era stata la sua esistenza per tre anni e mezzo.

Ma Harry amava già i Weasley; anche il più fastidioso di loro, Percy, si era guadagnato un posto nel suo cuore.

Remus, con un animo gentile quanto quello di Harry, non avrebbe avuto alcuna difficoltà a vincere l’affetto del bambino. Sirius ne era sicuro.

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Note del traduttore: Ora sì, che ci sono tutti :)

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Capitolo 7
*** La Spiaggia, Aprile 1986 ***


La Spiaggia, Aprile 1986

"Hai mancato un pezzo" disse Remus, gli occhi che perlustravano Harry mentre Sirius spalmava la Pozione Anti-Sole sulle braccia e le spalle del bambino. Sirius lo guardò di traverso, un cipiglio giocoso sul viso.

"Vorresti farlo tu?" domandò, scuotendo il tozzo tubo della pozione. Le labbra di Remus si curvarono, ma non si mosse per prendere il barattolino; Sirius soffocò una risata.

"Voglio andare in acqua," disse Harry, svincolandosi dalla presa del suo padrino.

"Non appena l’ho messa dappertutto" ribatté Sirius, posando una mano ferma sulla spalla di Harry. "Sta’ fermo o si farà notte prima che finisca."

Harry guardò in su impazientemente quando Sirius finalmente richiuse il barattolo. "Possiamo andare ora?"

"Se Remus è pronto" disse Sirius, voltandosi verso l’altro uomo con un sopracciglio alzato.

"Lo è!" insisté Harry, strattonando la mano di Sirius. Sirius si lasciò trascinare, lanciando un enorme e brillante sorriso a Remus, che li seguiva con un’espressione divertita. "Fa freddo" disse Harry con un tremito mentre si immergeva in acqua.

"Guada lentamente" lo consigliò Sirius; prese la mano di Remus quando li raggiunse. "Non sembrerà freddo tra poco."

"Ho dimenticato il mio secchio!" disse Harry, la sua vocina vivace attraverso la spiaggia tranquilla. C’erano altre famiglie—tutte streghe e maghi del resort sulla spiaggia che si estendeva sulla costa, ma c’erano pochi bambini. La coppia dai capelli bianchi lì accanto sorrise al grido impaziente di Harry.

Sirius e Remus lo osservarono correre sulla sabbia verso i loro asciugamani.

"La sua energia è illimitata," disse Remus "Un po’ come te, in realtà" rifletté con un sorriso.

"Fingerò che tu non stia insinuando che sono immaturo" brontolò Sirius, dandogli un colpetto con il fianco. "e lo accetterò come un complimento."

"Esattamente come lo intendevo."

"Troverò centinaia di conchiglie," li informò Harry quando tornò, interrompendo la risposta a tono di Sirius ed afferrandogli il braccio, così che Sirius lasciasse la mano di Remus.

"Centinaia?" echeggiò Sirius con un finto sguardo di stupore. "Credo ti servirà un secchiello più grande."

La faccia di Harry si rabbuiò. "Oh."

Sirius si accovacciò accanto al suo figlioccio. "Credo potremmo rendere questo qui più grosso" disse con un occhiolino. Estrasse la bacchetta dalla fondina che aveva sul polpaccio. "Engorgio."

"Grazie," disse Harry, i suoi occhi luccicanti mentre fissava Sirius con meraviglia.

"Ma di nulla" rispose Sirius, scompigliandogli la zazzera selvaggia. "Vedi se riesci a riempirlo fino all’orlo."

"Conterrà almeno cento conchiglie ora.” Remus aggiunse. Harry lo osservò, facendogli un sorriso accennato prima di iniziare a cercare le conchiglie al bordo dell’acqua.

"È silenzioso oggi" osservò Remus.

Sirius gli lanciò un occhiata; non credeva Remus lo avesse notato. Sirius osservò Harry rastrellare le dita nella sabbia. "È solo eccitato."

Lo sguardo di Remus si spostò su Sirius, senza dire nulla. Sirius sfiorò ancora le sue dita, dando loro una lieve stretta.

"Sirius!"

Sirius distolse lo sguardo da Remus ed alzò un sopracciglio in domanda. Harry fece un gesto con la mano al suo sguardo di attesa, tentando di farlo avvicinare. Sirius sentì Remus sospirare dietro di lui mentre raggiungeva Harry.

"Mi aiuti?" domandò Harry non appena Sirius fu vicino abbastanza.

Sirius si inginocchiò accanto al suo figlioccio; il suo sorriso affievolì la ruga d’ansia tra le sopracciglia di Harry. "Trovato qualcosa?" domandò Sirius mentre si piegava per sbirciare nel secchiello vuoto. Harry si sedette sulle cosce e scosse il capo.

"Forse si stanno nascondendo," suggerì Sirius. Affascinato da quel suggerimento malizioso, Harry osservò mentre Sirius fece finta di scuotere le dita in profondità tra i granelli pallidi. "Oho!" si gloriò. Tirò fuori una conchiglia perlata dalla sua umida protezione e la tenne in mano. Fece un gran sorriso all’urlo deliziato di Harry e porse la conchiglia al suo figlioccio, il quale la fece cadere nel secchiello e subito si mosse in fretta per imitarlo. "Guarda Sirius!"

"È perfino più grande della mia" disse Sirius mentre Harry gli mostrava un mollusco bivalve rosa pallido. Harry sorrise luminosamente e continuò la ricerca.

Gli occhi di Sirius vagarono verso Remus, il quale era tornato nel posto in cui si erano stanziati prima. Stava spazzolando via la sabbia con un palmo e si stava sedendo su una delle sedie basse. Sirius colse il suo sguardo e gli angoli della bocca di Remus si alzarono in un mezzo sorriso.

Tornando a guardare Harry, Sirius disse "Remus trova sempre le conchiglie migliori. Forse dovremmo chiedergli di aiutarci."

Gli occhi di Harry guizzarono in su, trovando Remus che sfogliava le pagine del suo nuovo manoscritto. Abbassò la testa quando Remus alzò lo sguardo; scosse il capo. "Possiamo farcela." disse, la sua voce infantile determinata.

Non aspettandosi il deciso rifiuto, Sirius non aveva una risposta pronta.

"Ne abbiamo dieci" disse Harry poco dopo mentre si era fermato a contare l’ammasso di conchiglie. Le sue sopracciglia scure si corrucciarono mentre lanciava un’occhiata a Sirius. "Quante per arrivare a cento?"

"Novanta" rispose Sirius, sorridendo all’espressone di concentrazione sul volto del suo figlioccio. Le mani di Harry affondarono di nuovo nella sabbia bagnata mentre si muoveva in fretta lungo la spiaggia.

"Spero di poter restare qui tutta la notte" mormorò mentre la quattordicesima conchiglia tagliava il lato del secchiello. E poi balzò indietro con un forte urlo, i suoi occhi verdi spalancati.

"Che succede?" domandò Sirius mentre correva verso di lui, rilassandosi un po’ quando non trovò né sangue né lacrime nelle vicinanze.

"Qualcosa mi ha afferrato!"

E poi precipitando fuori dalla terra e spargendo sabbia qui e lì, uscì un elfo domestico, con occhi grandi quanto palle da tennis. "Dobby si scusa!" strillò il piccolo elfo.

Harry saltò all’indietro e andò a sbattere contro le braccia stabilizzanti di Sirius. "Va tutto bene" Sirius disse velocemente. "Non ti farà del male."

"Dobby è tanto cattivo! Dobby non voleva fare del male al piccolo mago!"

Sirius diede una leggera pacca sullo stomaco di Harry mentre quest’ultimo cercava di accartocciarsi contro il petto di Sirius. "Va tutto bene…"

"Va tutto b-"

Remus si fermò di botto, il resto della frase preoccupata rimase sospesa mentre fissava la creatura ad altezza ginocchio.

"Dobby!" uno voce seccata chiamò. "Dovevi restare seppellito!"

Sirius e Remus si voltarono; Sirius si accigliò subito quando un bambino familiare dai capelli biondo pallido camminò in modo altero verso di loro. Draco si fermò quando li vide, la sua bocca perse un po’ del suo rimprovero. "Oh," disse con voce più piccola e quasi immediatamente

Harry si dimenò per liberarsi dalla stretta protettiva di Sirius.

"Il figlio di Malfoy," spiegò Sirius di traverso a Remus, le cui sopracciglia si alzarono sorprese. "Draco."

"Mi ricordo di te," disse Draco. "Non sei venuto a volare sulla mia scopa."

Dobby attirò tutta la loro attenzione lontano da quella dichiarazione; si stava colpendo gli occhi con dei pugni. Hary lo fissò, inorridito.

"Draco," disse Remus, la parola stirata; ci volle un momento perché il biondo distogliesse la sua attenzione dall’elfo. "Forse dovresti chiedere a Dobby di non farlo…"

Gli occhi di Draco si spostarono sull’elfo. "Dobby, fermati." disse in tono annoiato. Dobby si fermò all’istante, le sue piccole spalle si curvarono dalla vergogna mentre sbatteva le palpebre verso il suo padrone.

"Va tutto bene" Sirius confortò Harry per la terza volta.

Harry stava esitando proprio di fronte a Sirius. Sirius gli diede una stretta rassicurante sulle spalle. Ci volle un minuto, ma Harry distolse gli occhi dall’elfo pentito e alzò il suo secchiello affinché Draco lo ispezionasse. "Troverò cento conchiglie."

"Non ne hai così tante."

Harry alzò le spalle, senza prendersela per la critica dell’altro bambino. "Sirius mi aiuterà a trovarle tutte. Quante me ne servono ancora, Sirius?"

"Ottantacinque."

Harry annuì fermo verso Draco. "Ottantacinque."

Draco lo studiò per un attimo. "Dobby è un asso a trovare le conchiglie. Ne ho un mucchio."

Harry allungò il collo, cercando di vedere dove fosse la riserva di Draco. Strisciò un po’ in avanti e Sirius ritrovò le sue mani che stringevano le spalle del suo figlioccio. Harry sbirciò indietro, una ruga di incertezza gli increspava la fronte. E mentre guardava in giù verso il suo innocente figlioccio, Sirius dovette sforzarsi ad ignorare il suo quasi radicato odio verso tutto ciò che è Malfoy—ed il fatto che il padre di quel bambino era probabilmente stato un Mangiamorte.

Sirius diede al suo figlioccio un piccolo sorriso e lasciò cadere le mani lungo i fianchi. Ma non si allontanò quando Harry e Draco si inginocchiarono davanti a un regale castello di sabbia, né lo fece Remus, notò. Dopo un momento, entrambi si sedettero sulla sabbia, tenendo d’occhio Harry con diffidenza.

~*~

"È grande" disse Harry mentre osservava il castello gigante di Draco.

"Dobby fa fantastici castelli di sabbia."

"Credo sia pazzo" dichiarò Harry silenziosamente, mentre si piegava in avanti, le mani sulle cosce. Draco guardò indietro verso l’elfo saltellante.

"È sempre così" disse con una scrollata di spalle. "A mio padre non piace molto." Harry studiò l’irrequieto piccolo elfo e si accigliò. "Sembra che tu gli piaccia."

"Abbiamo un mucchio di elfi. Madre dice loro di tenermi al sicuro e di prepararmi da mangiare. Devono giocare con me."

"Lo fanno?"

"Oppure Padre li punisce."

"Beh, a me piace" Harry disse con fermezza. Diede all’elfo nervoso un sorriso, il ché rese l’elfo ancora più agitato. "Non ho mai incontrato un elfo domestico" spiegò mentre osservava Draco che dava dei colpetti alla sommità del castello. "Neanche Ron ne ha uno."

"Chi è Ron?"

"È il mio amico. La signora Weasley è sua mamma; lei ci fa da insegnante." fece scivolare il suo secchiello lungo la sabbia così che stesse davanti a Draco. "Puoi usare le mie conchiglie."

Draco prese la conchiglia arricciata e argentata dalla cima del cumulo e la tese verso Harry. "È una finestra" disse. Harry la spinse in una delle pareti del castello, scuotendola un po’ in modo che stesse ferma. "A Padre non piacciono i Weasley" disse Draco, prendendo un’altra conchiglia.

"Perché no?" domandò Harry indignato. "Sono gentili!"

"Padre dice che non hanno soldi. E che il signor Weasley è un traditore."

"Cos’è un traditore?"

"Non lo so," rispose Draco, mentre svuotava il fossato dalla sabbia; Harry si allungò ad aiutarlo. "Ma a Madre non piacciono i traditori. Dice che hanno il sangue."

"I Weasleys sono gentili," ripeté Harry difensivo, pronto a litigare se avesse dovuto, ma Draco non gli diede torto. "Non c’è sangue in casa loro. E la signora Weasley mi insegna i numeri."

"Dobby mi fa da insegnante. So leggere" disse Draco con orgoglio, gonfiando un po’ il petto.

"Anche io," disse Harry in fretta. "Forse i traditori sono persone che non hanno elfi domestici," dichiarò pensosamente un minuto dopo. "La signora Weasley gioca con Ron e Ginny. E con me."

Draco si accigliò. "Madre è troppo occupata per giocare con me."

"Oh." Harry si sedette sui talloni, prendendolo in considerazione. "Neanche Zia Petunia ha mai giocato con me."

"Chi è Zia Petunia?"

"Vivevo nella sua casa; con Zio Vernon e Dudley prima che io e Sirius fossimo una famiglia. A loro non piacevo."

"Perché no?" chiese Draco.

"Non lo so" disse Harry con una piccola scrollata di salle mentre spingeva un’altra conchiglia al suo posto.

"Piaci alla tua nuova famiglia?"

"A Sirius piaccio. Mi vuole anche bene"

Draco sbirciò indietro verso Sirius, lo sguardò vagò tra i due uomini. "Chi è l’altro? Quello con i capelli marroni."

"È Remus," disse Harry, senza distogliere lo sguardo dalla conchiglia che stava premendo contro il castello.

"Anche lui è tuo padre?"

Le labbra di Harry divennero una lineetta rosa. Scosse il capo, con abbastanza enfasi da rendere i suoi capelli neri ancora più incolti.

"Chi è allora?"

Harry guardò in su, voltando un po’ le spalle così che potesse guardare Remus e Sirus. Il suo sguardo vagò tra i due e poi si voltò di nuovo verso il castello di Draco. "È l’amico di Sirius."

Draco scosse il capo; infilò una piccola stecca in cima al castello. "Ma si tengono per mano," disse ad Harry con un cenno importante del capo. "Madre tiene per mano Padre." fece una pausa. "A volte."

"Beh, Remus non è il mio papà," disse Harry, diede un colpetto ad una delle torri con un po’ troppa forza e quella crollò.

"Dobby, aggiustala" disse Draco automaticamente e il piccolo e teso elfo si apprestò a farlo.

~*~

"È tempo per Padron Draco di andare" disse Dobby per la quarta volta un’ora dopo; cominciava a sembrare agitato. "Il padre del Padroncino ha prenotato il ristorante."

"Forse dovresti andare" dichiarò Harry, preoccupato che l’elfo avrebbe potuto cominciare a colpirsi di nuovo se Draco non lo avesse ascoltato.

Draco emise un sospiro. "Sei davvero una piaga, Dobby," disse mentre si rialzava. Dobby annuì con fervore; le sue orecchie sbatacchiarono intorno alla sua testa, anche se sembrava piuttosto strano ad Harry che l’elfo non sembrava infastidito dall’essere stato chiamato una piaga.

"Padre si arrabbierà se faccio molto tardi" chiarì Draco ad Harry mentre Dobby scattò a raccogliere i giocattoli sparsi di Draco.

Harry annuì; Zio Vernon aveva spesso urlato riguardo l’essere in ritardo.

"Sarai qui domani?" chiese Draco; le sue spalle si curvarono quando Harry scosse il capo.

"Devo andare a casa di Ron domani per le lezioni."

"Oh."

"Forse puoi venire a giocare con me e Ron." offrì Harry.

"A Padre non piace il signor Weasley" gli ricordò Draco crucciato.

"Forse se gli dici che i Weasley non hanno alcun sangue" suggerì Harry speranzoso. "Sono stato dappertutto in casa loro." Draco trascinò una delle dita del piede nudo tra la sabbia bagnata mentre alzava le spalle.

"Il Padroncino deve venire!" Dobby aveva cominciato a saltellare da un piede all’altro.

"Va bene" sbuffò Draco. Con le spalle ancora incurvate, Draco osservò Harry e nessuno dei due parlò per un minuto.

"Ciao" disse Harry, sentendosi molto dispiaciuto del fatto che al padre di Draco non piacessero i traditori.

"Ciao," rispose silenziosamente Draco. E poi, mentre Dobby cominciava a ballare dall’agitazione, Draco finalmente si voltò e lo seguì verso uno dei cottage più grandi lungo la spiaggia; sembrava essere perfino più grande di Grimmauld Place.

Harry li osservò finché non scomparvero all’interno della villetta. Sentendosi un po’ annoiato, Harry si girò. Sirius lo stava guardando, la sua bocca curvata all’insù in un lieve sorriso. Anche Remus stava sorridendo ed erano seduti molto vicini, le loro spalle e le loro gambe si toccavano.

Con un’espressione accigliata, Harry si mosse verso il suo padrino e si girò così che si potesse manovrare tra loro e muovere avanti e indietro sulle ginocchia di Sirius, le sue gambe prendevano gran parte dello spazio che Remus aveva occupando fino a poco prima; Remus si spostò indietro per fargli spazio.

"Ti sei divertito?" domandò Sirius.

"Il castello che tu e Draco avete costruito era davvero adorabile" aggiunse Remus.

Harry alzò la testa così che potesse vedere gli occhi di Sirius. "Al padre di Draco non piacciono i Weasley" disse: l’idea lo faceva sentire ancora un po’ strano. Non c’era nulla che non potesse piacere nella famiglia di Ron!

"Sì, ho sentito" mormorò Sirius. Harry si aggiustò, così da essere più comodo nella curva del braccio del suo padrino.

"Cos’è un traditore?"

"Beh," Sirius disse lentamente, dopo aver scambiato uno sguardo con Remus; Harry si mosse impaziente. "È difficile da capire, ma ad alcuni maghi e streghe non piacciono le famiglie che non sono magiche."

"Come i Dursley?"

Sirius esitò. "Sì" disse alla fine. "A della gente con la magia piacciono solo quelli che hanno la magia."

"Ma i Weasley sono maghi…"

"Beh, sì" rispose Sirius con un cenno del capo.

"Sai cos’è un albero genealogico?" domandò Remus. Harry annuì contro la clavicola di Sirius, fissando l’oceano invece di Remus. La signora Weasley aveva mostrato loro il loro albero genealogico; era un grosso pezzo di pergamena che non aveva lasciato che toccassero.

"Ad alcune famiglie," continuò Remus, "piace essere capaci di dimostrare che tutti quelli del loro albero genealogico sono maghi o streghe, specialmente se risalgono ai loro bis-bis nonni. E alcune volte, quando una famiglia non può dimostrarlo, le altre si arrabbiano. Ha senso?"

Harry annuì ancora e fu sorpreso quando Sirius si piegò e parlò vicino al suo orecchio. "Harry" disse dolcemente, "è educato rispondere a Remus quando ti chiede qualcosa."

La voce di Sirius non era arrabbiata, ma lo stomaco di Harry si contorse lo stesso. Neanche Remus pareva irritato, ma non stava neanche sorridendo. "Scusa” sussurrò Harry, girando la testa ancora di più contro il davanti della maglietta di Sirius.

"Va tutto bene" lo rassicurò Sirius mentre gli lisciava i capelli. "E non preoccuparti del padre di Draco, va bene? I Weasley sono una famiglia adorabile."

Harry non rispose subito. Però Sirius lasciò che stesse solo seduto, e finalmente Harry domandò "Perché non piacevo a mia zia e mio zio?"

Le braccia di Sirius sembrarono irrigidite per un attimo, ma, in seguito, lo abbracciò a sé. "Credo, Harry" disse in una voce soffice, “che avessero paura della tua magia… Petunia aveva paura anche della magia di tua madre; non la capiva. E, a volte, quando le persone non capiscono qualcosa, li impaurisce."

Harry non disse nulla. Ma si sentiva al sicuro tra le braccia del suo padrino, quindi credeva fosse ok.

~*~

Harry sedeva al centro del salotto il giorno dopo, i lacci delle scarpe da ginnastica tra le dita, mentre li guardava accigliato. "Non voglio andare."

"Tu e Ron oggi dipingete, ricordi? Ti divertirai-"

"No!"

"Ti diverti sempre" disse Sirius, la sua calma stava cominciando ad evaporare, ma si trattenne dal sembrare tanto esasperato quanto si sentisse.

"Voglio restare qui con te."

"Ho un appuntamento questa mattina" gli rispose Sirius, sorpreso dalla richiesta. "E la signora Weasley ti sta aspettando." Si accovacciò e raccolse le scarpe buttate. "Il piede, per favore" disse, dando una scossa alle scarpette. Harry continuò a guardarle in cagnesco.

"Dove vai?" pretese.

Ignorando il tono di Harry, Sirius spiegò. "Io e Remus incontreremo l’editore di Remus a colazione. Ricordi che ti ho parlato del signor Blacknoose?" Era riuscito ad infilare uno dei piedi di Harry in una scarpa, ma ora le sopracciglia del bambino erano crucciate e Harry scosse violentemente il capo quando fece per mettere anche l’altro.

"Harry, faremo tardi," disse, lasciando spazio al tono severo a cui aveva avuto raramente occasione di fare ricorso. "Dammi l’altro piede."

"Non voglio andare" borbottò Harry, ma allungò comunque il piede coperto dal calzino verso Sirius. Sirius lo manovrò nella scarpa e la allacciò rapidamente.

"Tornerò in tempo per il pranzo" lo rassicurò. "Come sempre." Sorrise mentre aiutava Harry ad alzarsi. "E Remus sarà qui quando torneremo a casa. Va bene?" lo punzecchiò, cercando di attirare la sua attenzione, ma Harry stava fissando verso la cucina, il sopracciglio aggrottato e un cipiglio ancora sulle labbra. "Remus potrebbe farci qualcosa di speciale" disse, provando a far scomparire il broncio dalla faccia del suo figlioccio, ma l’espressione di Harry non cambiò.

Mantenendo la voce leggera, Sirius posò una mano dietro la testa di Harry e disse "Non vogliamo fare aspettare Ron."

Harry era ancora corrucciato quando entrarono nel salotto dei Weasley..

"Finalmente!" gemette Ron. "Mamma ha detto che avrei dovuto aspettare finché non fossi arrivato! Siamo stati qui ad aspettare per anni e anni."

Sirius sorrise al melodrammatico movimento del braccio; si accovacciò, aspettandosi di vedere divertimento anche sul viso di Harry, ma quest’ultimo stava semplicemente osservando l’amico. Prima che Sirius potesse parlare, Molly entrò.

"Vieni, Harry caro" disse, agitanto le braccia verso la cucina.

"Un attimo, Harry!"

Harry si era già voltato all’esortazione di Molly e Sirius si alzò. "Harry?" chiamò; Harry si fermò, la mano sul lato della porta d’ingresso. Sirius sorrise e allungò le braccia, chiamando silenziosamente indietro Harry per un abbraccio. Ma Harry abbassò il capo e si girò velocemente, quasi scontrandosi con la schiena di Molly.

"Eccoti, caro" disse Molly. Accompagnò Harry al tavolo, dandogli direzioni, incoraggiamenti e ammonimenti in egual misura mentre cominciava a spartire le pitture e l’attrezzatura, ignara del fatto che Sirius era ancora ancora in piedi nel suo salotto, sentendosi come se avesse appena ricevuto un calcio nello stomaco.

~*~

"Non credevo che Nathan avrebbe chiesto così tanti cambiamenti" Remus sospirò mentre versava il té. "Avrei dovuto saperlo, visto che ha insistito sulla colazione. Ti ricordi; introduce sempre le cattive notizie con il cibo… Sirius?"

Una mano strinse la spalla di Sirius e lui sobbalzò. "Scusa?" disse scrollando velocemente la testa quando realizzò che Remus stava parlando—e lui non aveva ascoltato.

Remus spostò la teiera di lato e si sedette vicino a Sirius al tavolo della cucina. "Sei stato da tutt’altra parte per tutta la mattinata" disse silenziosamente. "Va tutto bene?"

"Mi dispiace," rispose Sirius facendo una smorfia.

Le dita di Remus sventolarono, ignorando le scuse. "Cosa succede?"

Sirius sospirò avvolgendo la tazza da tè bollente con una mano. "Harry ha avuto una mattinata difficile, questo è tutto."

"Davvero?"

"Non voleva andare dai Weasley. Era molto insistente al riguardo…"

"Ti ha detto il perché?"

"No, solo che non voleva che andassi all’incontro con Nathan."

Remus increspò le labbra; fissò il suo té scuro. "Non voleva tu uscissi con me" disse alla fine, la voce tesa.

Sirius sentì le proprie sopracciglia crucciarsi mentre le parole di Harry echeggiavano nella sua testa. Come il suo figlioccio era diventato silenzioso quand Sirius gli aveva detto che Remus sarebbe stato a Grimmauld Place per pranzo. "Non ha dormito bene" La scusa, anche se vera, fece stringere il suo stomaco come se avesse appena detto una bugia. Ma odiava il contenuto dolore negli occhi di Remus. "Remus, è solo un bambino. Ed è molto più insicuro della maggior parte dei bambini..." Sirius farfugliò, cercando le giuste parole. "Gli piaci" aggiunse, quasi facendo ancora una smorfia a quell’offerta patetica.

Remus non alzò gli occhi.

"È così, Lunastorta. Ama disegnare con te; lo sai-"

"Va tutto bene, Felpato" lo interruppe Remus dolcemente, alzando gli occhi dal té. "Sapevo ci sarebbe voluto del tempo perché Harry mi accettasse. Non volevi crederci, ma lo sapevi anche tu."

Sirius si allungò in avanti, le sue dita si chiusero a pugno contro il legno per l’agitazione e provò a non dar peso alla sofferenza nella voce di Remus. "Lo farà, Remus." disse, sentendosi insistente e ansioso per ragioni che probabilmente non sarebbe stato in grado di esprimere. "Ha solo paura di perdermi. Ha avuto così poche occasioni per fidarsi-"

"Lo so" disse Remus con un cenno veloce del capo. "Ed io ho sono stato fin troppo invadente-"

"Tu non-"

Remus posò la mano su quella di Sirius e finalmente quest’ultimo chiuse la bocca. "Sirius, non devi preoccuparti che io non capisca che Harry è la tua prima priorità. Non voglio causargli alcun dolore." Scosse il capo. "Non dopo che ha perso così tanto-" La parola si fermò nella sua gola e si zittì..

"Remus," disse Sirius, le parole tese. "non gli stai causando dolore. Certo che no. Ha solo bisogno di rassicurazione. E io non gliene ho ovviamente date abbastanza."

Non avrebbe spiegato a Remus come Harry si era voltato senza un abbraccio quella mattina—o che quell’affronto lo avesse quasi portato alle lacrime. Maledettamente ridicolo. Harry avrebbe avuto sei anni tra pochi mesi.

"Non ha avuto molto spesso la tua totale attenzione da Natale" disse Remus. "E credo che forse ne ha bisogno."

Sirius avrebbe voluto contestare le sue parole, ma sarebbe stata anche quella una bugia.

"Forse se tu ed Harry aveste delle uscite speciali..." suggerì Remus, la sua voce e la postura noncuranti; così coinvolto nella finzione come Sirius avrebbe voluto essere. "Dovrei prestare attenzione al mio manoscritto in ogni caso."

Il commesso al Ghirigoro la scorsa primavera, da quel che è risultato, si era sbagliato quando aveva detto a Sirius che Remus avrebbe presto debuttato con un nuovo racconto. E con sua grande costernazione, Sirius aveva scoperto a Natale che Remus aveva scritto davvero poco negli scorsi anni.

"Harry ha bisogno della mia attenzione," concesse Sirius alla fine. "Ma ho bisogno anche di te. E anche Harry."

Un sorriso beffardo fu l’unica risposta di Remus.

"È così" disse Sirius, allungandosi in avanti così che potesse prendere entrambe le mani dell’altro. "È confuso ora, ma quel bambino ha il cuore più grande di chiunque io abbia mai incontrato. Perfino più di Lily. Dagli solo del tempo e ti prometto che andrà tutto bene." Sirius sperò di non stare mentendo.

"È quasi mezzogiorno" disse Remus dopo un momento di silenzio, lanciando un’occhiata all’orologio. Si alzò, le mani si stavano già apprestando a prendere il mantello che aveva appeso sul retro della sedia.

Sirius gli afferrà il polso prima che potesse voltarsi. "Torni stanotte, dopo che Harry è andato a dormire?"

I tratti del viso di Remus si addolcirono e Sirius lo tirò a sé.

"Ho aspettato quattro anni" gli ricordò Sirius silenziosamente. Sentì Remus sorridere contro le sue labbra. "Ed è stato fin troppo tempo."

~*~

A Sirius non piacque la sensazione d’ansia che lo assalì quando entrò nel salotto dei Weasley per la seconda volta quel giorno. Il silenzio della casa sembrava di cattivo augurio. Camminò in cucina, trovando Molly che organizzava una gigantesca pila di sandwich con polpa di pesce.

Lei lo salutò con un sorriso e un assaggio dalla pila, ma lui scosse il capo.

"I bambini sono fuori con Arthur; è tornato a casa per pranzo" gli disse, osservando fuori la grande finestra con un sorriso pieno d’affetto per suo marito, che era stato spinto a terra e tenuto fermo da quattro turbolenti bambini. Percy e Harry era in piedi di lato, nessuno dei due sembrava particolarmente divertito.

"Harry era silenzioso questa mattina" gli disse Molly, il suo sguardo cadde sul bambino dai capelli neri, che, stranamente, non sembrava fuori luogo in quel mare di pel di carota.

Sirius deglutì mentre annuiva, ricordandosi che non importava che Harry avesse iniziato la sua giornata senza un abbraccio di congedo. "Era riluttante a lasciarmi questa mattina." spiegò.

Molly non sembrò sorpresa. "Ha detto che voleva tornare a casa" disse. "Ma ha detto che tu non ci saresti stato, visto che eri con Remus."

Il nodo nello stomaco di Sirius si strinse di più. "Lo terrò con me domani." le disse. "Usciamo insieme."

E questa volta Molly parve sorpresa. Lo studiò, i suoi occhi astuti. E poi annuì. "Credo che si divertirà tanto" disse con un sorriso. Con un sorriso accennato, Sirius lasciò Molly ai suoi sandwich. Aprì la porta sul retro e sentì il suono di risate felici, ma notò appena che qualcuno dei Weasley fosse lì.

I suoi occhi incontrarono quelli di Harry mentre calpestava l’erba e, poi, Harry si stava muovendo verso di lui, i suoi piedi scattarono in una corsa nel secondo successivo. Con il sollievo che traboccava in una risata, Sirius prese in braccio il suo figlioccio prima che potesse fiondarsi su di lui. Non riusciva a respirare, le braccia di Harry erano avvolte strettissime intorno al suo collo, ma non gli importava.

~*~

Sirius passò i successivi cinque giorni dando ad Harry la sua totale attenzione. Andarono ancora a Diagon Alley e passarono più tempo sulla stessa spiaggia che avevano visitato con Remus. Passarono perfino un pomeriggio a Hogwarts, dove Harry decise che Hagrid fosse ‘il più divertente’.

"Credi che le papere abbiano fame?" domandò Harry mentre Sirius gli rimboccava le coperte.

"Non pensi che le abbiamo sfamate abbastanza?" Sirius chiese con un sorriso. Erano andati al laghetto nella piazza di fronte alla strada dopo cena.

"Forse vorranno qualcos’altro da mangiare… forse del pollo"

Sirius rise. "Anche i polli sono uccelli. Sarebbe come se stessero mangiando i loro cugini."

Harry fece una smorfia. "È disgustoso, Sirius."

"Sì, lo è." Sirius spostò via i capelli umidi di Harry dalla fronte. "E ora, mio signorino, hai bisogno di dormire. Ron ti aspetterà di prima mattina."

Harry sbadigliò mentre scuoteva la testa per trovare un punto più confortevole sul cuscino. "La signora Weasley ci porterà a fare una passeggiata tra i boschi. Dobbiamo trovare tutte le diverse specie di animali. E raccogliere ingredienti per le pozioni."

"Farete una pozione?" Sirius domandò, anche se sapeva già la risposta.

"Aiuteremo la signora Weasley a farne una! Una pozione per guarire i graffi, visto che i gemelli e Ron se ne procurano sempre. Anche Ginny, anche se la signora Weasley dice che le ragazze non dovrebbero avere tante sbucciature sulle ginocchia."

"Perché no?"

"Non lo so. La signora Weasley dice tutte le volte a Ginny che lei non è un ragazzo."

Le labbra di Sirius si contorsero. "Capisco."

Harry sbadigliò ancora e si voltò un po’ così che fosse disteso su un fianco. "Remus ci farà il pranzo quando verrai a prendermi?"

Nascondendo la propria sorpresa, Sirius disse, "Non lo so."

Le sopracciglia scure di Harry si crucciarono. "Perché no? Dov’è?"

"Sta scrivendo le sue storie" Sirius rispose, trattenendosi dal cedere all’ondata di sollievo alle domande di Harry.

"Non ci vuole più bene?"

"Ma certo che Remus ci vuole bene… ci ama, in realtà. Soprattutto te." disse, dando un colpetto al mento di Harry con una nocca. Harry sorrise.

"Forse puoi aiutarlo con le sue storie così ci può venire a trovare," disse. Sbadigliò ancora, sbattendo gli occhi diverse volte mentre il sonno minacciava di prendere il sopravvento. Sirius si piegò e gli diede un bacio sulla guancia.

"Forse," sussurrò.

~*~

A mezzogiorno e mezza preciso il giorno dopo, Remus bussò alla porta del numero dodici di Grimmauld Place, il cuore gli batteva forte nel petto. Si stava comportando da stupido, ovviamente. Sirius aveva detto che mancava ad Harry: aveva perfino chiesto di lui.

Non si rilassò, comunque, anche quando la porta si aprì e Sirius gli stava facendo un gran sorriso. "Non un secondo prima," disse con una risata, facendogli segno di entrare.

"Remus!"

Il viso di Remus si gelò, sorpreso di sentire quello strillo entusiasta. Fu ancora più sorpreso quasi da perdere l’equilibrio mentre un braccio si avvolse intorno alla sua gamba e un corpicino sbandò contro il suo fianco. Harry gli stava sorridendo apertamente, i suoi occhi verdi danzavano.

"Guarda!" comandò mentre sventolava una pergamena in aria. "Draco mi ha mandato una lettera!"

"Davvero?" domandò Remus, la sua risata non aveva nulla a che fare con la pergamena stretta nel pugno di Harry.

"Dobby lo ha aiutato a scriverla!" esclamò Harry. "E guarda, Remus! Mi ha mandato una conchiglia! Ha detto che voleva che l’avessi perché mi è piaciuta tanto! Era la più grande! E Draco l’ha data a me!"

"È adorabile," disse Remus mentre fingeva di ammirare il regalo.

"Un gufo l’ha consegnata qui mentre ero a scuola," spiegò Harry, saltellando un po’ su e giù anche se era ancora attaccato alla gamba di Remus. "Avrei tanto voluto vederlo! Draco dice che hanno un mucchio di gufi."

Prima che Remus potesse trovare una risposta adeguata, Harry si vantò, "E Sirius dice che posso scrivere anche io una lettera! Credi a Draco piacerebbe uno dei miei draghi? Sirius ha detto che potrebbero piacergli! Ma non l’arancione, perché è il mio preferito. Quale credi sia il colore preferito di Draco?"

Remus incrociò gli occhi di Sirius mentre Harry elencava tutti i colori che conosceva. Sirius stava sorridendo e Remus quasi rise alla sua espressione compiaciuta.

"Sirius dice che potresti farci il pranzo se te lo chiedo molto gentilmente," disse Harry, liberando la gamba di Remus, ma continuando a saltellare sulle punte. "Lo farai Remus? Per favore?"

Remus gli sorrise: il peso che gli premeva il petto da settimane ormai, finalmente cominciò ad alleviarsi. "Certo," rispose ed Harry sorrise a trentadue denti. Afferrò la mano di Sirius e cominciò a trascinare il suo padrino verso la cucina.

"Come si scrive ‘drago’, Sirius? So come scrivere 'Harry'. E perfino 'Draco'. La signora Weasley me l’ha mostrato. Ron non voleva scrivessi il nome di Draco, ma la signora Weasley gli ha detto di fare silenzio. Lo dice spesso."

Remus sorrise mentre seguiva Sirius e Harry in cucina, Harry continuò a chiacchierare.

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Note del traduttore: Dato che sono entrata nel periodo pre-esami universitari, d’ora in poi aggiornerò ogni Sabato e/o Domenica :)

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Capitolo 8
*** Grimmauld Place, Settembre 1986 ***


Grimmauld Place, Settembre 1986

La punta delle scarpette di Harry rimbalzò rumorosamente contro la gamba del tavolo mentre guardava torvo Remus da sotto la frangia.

"Ti sono piaciute le tue lezioni con la signora Weasley stamattina, Harry?" domandò Remus mentre infilzava l’insalata con la forchetta.

Harry pichiettò con le dita la patata farcita e non rispose.

"Harry?" Sirius lo spronò silenziosamente dall’altra parte del tavolo. Harry sbuffò, infastidito dal dover rispondere.

"No."

"No?" Sirius stava cercando di non sorridere; Harry si accigliò. "Perché mai no?"

"Parla troppo." La buccia della patata di Harry era ricoperta di buchini. Il suo sguardo arrabbiato divenne più profondo mentre osservò gli adulti scambiarsi degli sguardi. "Lo fa!" insisté, alzando il mento per guardare male entrambi.

"Beh," disse Remus in quel tono che usava sempre quando pensava che Harry doveva essere ragionevole riguardo qualcosa. "gli insegnanti lo fanno spesso. Ti sei divertito a giocare con Ron e i gemelli?"

Harry si era divertito, ma non lo avrebbe detto. "No," borbottò e spinse via il piatto. "Non ho fame."

"Non ti senti bene?" domandò Sirius, accigliandosi. Allungò la mano oltre il tavolo, ma Harry si spinse via dalla portata del suo padrino.

"Voglio andare a giocare," disse, cercando di non guardare al cipiglio sempre più intenso di Sirius.

"Vorresti finire di colorare il nostro disegno del drago?" domandò Remus mentre posava la forchetta. "Forse riusciamo a finirlo stasera."

Harry voleva dire di sì. Lui e Remus si divertivano sempre insieme; specialmente quando lavoravano su uno degli enormi rotoli di pergamena spiegati sul tavolo da cucina. Ed avevano quasi finito la grande colonia di draghi che avevano creato con la pittura.

Ma mentre sedeva lì, guardando Sirius che sorrideva alla proposta di Remus e la sua mano che si posava sopra quella dell’altro, Harry ricordò cosa Ron aveva detto quella mattina e tutto quello che voleva era dire a Remus di tornarsene a casa. Ma a Sirius non sarebbe piaciuto. Quindi, si limitò ad incupirsi e scosse il capo.

Sirius e Remus si scambiarono ancora una volta degli sguardi. Harry osservò Remus scrollare le spalle, e poi uno strano formicolio si fece strada nel suo stomaco quando Remus posò la mano sul braccio di Sirius e lo strinse. Sirius sorrise appena prima di voltarsi a guardare Harry. "Se non hai fame, puoi essere scusato—"

Harry scivolò giù dalla sedia prima che Sirius potesse finire la frase. Si voltò verso la porta, desiderando di andarsene via più veloce che potesse.

"Harry," la voce profonda del suo padrino lo fece fermare di botto.

Si voltò di nuovo, lentamente.

"I piatti nel lavandino, piccolo," Sirius disse con dolcezza, le sue sopracciglia alzate in suggerimento verso il lavandino. Harry non seppe cosa gli venne, poi. Tutto ciò che sapeva era che Remus era seduto lì, accanto al suo padrino—il suo Sirius. Entrambi lo guardavano con sorrisi incoraggianti sul viso. Poté sentire il formicolio crescere finché non gli bruciò lo stomaco. Strinse i pugni. "Non voglio," ansimò infine. Le sopracciglia di Sirius si alzarono non appena le parole abbandonarono le sue labbra, ma si abbassarono quasi subito, facendo desiderare ad Harry di non averlo detto.

"Devi farlo ora, per favore," disse Sirius, silenziosamente. Harry non era sicuro del perché Remus aveva posato di nuovo la mano sul braccio di Sirius, ma sentì la faccia diventare calda. "Harry," ripeté Sirius, la voce che calò in un modo che, Harry sapeva, non prometteva nulla di buono. Ma non gli importava.

"No," disse Harry, sporgendo in fuori la mascella mentre guardava torvo il suo padrino. I palmi delle mani divennero umidicce mentre Sirius spostava lentamente la sedia indietro e si alzava.

"Se puoi scusarci per un momento, Remus, Harry ed io torneremo subito."

"Certo." Remus guardò verso Harry e sorrise. Un sorriso così comprensivo che Harry poteva reggerlo appena. Non voleva essere compreso, soprattutto da Remus!

Sirius girò intorno al tavolo e posò la mano sulla spalla di Harry, ma Harry si strattonò via.

"No!" disse a voce alta, gli occhi ancora su Remus. "Voglio andare a giocare!"

"Harry," Sirius lo ammonì mentre abbassava la testa ed afferrò entrambe le spalle di Harry questa volta. "Smettila in questo istante. Cosa ti è preso?"

"Niente," Harry rimbeccò con violenza; gli occhi cominciavano a pizzicare. Sirius sospirò e poi si lasciò cadere così che potesse guardare Harry negli occhi.

"Cosa c’è?" domandò dolcemente. Harry guardò negli occhi grigi del suo padrino e scoppiò in lacrime.

"Harry…"

Anche mentre lo diceva, Sirius lo stava tirando contro il suo petto e, anche se Harry voleva divincolarsi… perfino prendere a pugni il petto di Sirius, si lasciò stringere.

"Harry, che cosa diavolo…" le braccia di Sirius lo circondarono, una delle sue mani lisciò i capelli dietro la testa di Harry.

Non riusciva a dire cosa gli fosse preso. Ma non voleva che Sirius lo lasciasse, quindi sprofondò la testa contro il tessuto soffice che copriva la spalla del suo padrino.

"Cosa succede, amore?" sussurrò Sirius come se lui ed Harry fossero le sole persone nella stanza. Questo fece piangere Harry ancora di più.

"Ron ha detto che tu… e, e… Remus vi… vi… sposerete," riuscì a deglutire tra i singhiozzi.

Le braccia di Sirius si irrigidirono, e anche Harry si bloccò, temendo che Sirius potesse lasciarlo andare, ma non lo fece. Non c’era alcun suono in cucina, tranne Harry che tirava su con il naso. Poi Sirius si alzò, raccolse Harry vicino a sé e uscì dalla cucina.

La testa di Harry scattò, gli occhi sbarrati. "Noooo," pianse. "Non voglio andare in camera miaaaaa!"

Sirius lo zittì dolcemente, la mano che gli pettinava i capelli. "Va tutto bene Harry. Non ci stiamo andando."

Ed era vero: camminarono per poco prima che Sirius si fermò e posizonò entrambi in una delle confortevoli poltrone del salotto. Non disse nulla mentre sedeva lì con la testa di Harry nascosta nel suo petto, le mani che correvano su e giù sulla schiena di Harry.

"Non so perché Ron lo ha detto," Sirius finalmente parlò, la sua voce molto tenue— e forse un po’ stanca, "Ma Remus ed io non ci sposeremo."

Harry lo capì. "Ron ha detto che lo avreste fatto," disse eventualmente, silenziosamente. "Ha detto che è ciò che fanno le persone a cui piace baciarsi e tenersi per mano."

Sirius gli diede un bacio sul capo; Harry si accoccolò più vicino, fiducioso del suo padrino, ma ancora confuso.

"A volte lo fanno…"

"Ha detto che si deve amare una persona incredibilmente tanto per sposarla," confidò Harry.

"Sì, è vero." la voce di Sirius sembrava un po’ soffocata.

Harry si allontanò dal suo padrino, ancora più confuso. "Ma amiamo Remus, vero?"

Sirius fissò Harry, gli occhi un po’ spalancati. Si schiarì la gola. "Sì," disse infine. Harry appoggiò la testa contro il suo petto e tornarono in silenzio.

"Sei sicuro che non sposerai Remus?" Harry osò finalmente sussurrare. Doveva esserne certo… dopo tutte le cose orrende che Ron aveva detto. Ma non voleva che Remus pensasse che loro non lo amassero.

"Sì, Harry," rispose Sirius con la stessa voce soffocata, "Ne sono certo."

Harry tirò a sé un sospiro tremolante; Sirius sembrava triste. "Remus andrà via allora?"

Le mani di Sirius smisero di disegnare dei cerchi sulla schiena di Harry. "Cosa intendi?"

Harry strinse il maglione di Sirius in un pugno; poteva essere coraggioso. "Ron ha detto..." e, all’improvviso, le parole gli caddero fuori dalla bocca in fretta. "...che quando tu e Remus vi sposerete dovrò andare via. Ha detto che alle persone sposate non piace avere persone intorno, soprattutto bambini."

Le braccia di Sirius si strinsero di più e Harry non riuscì a fermare le nuove lacrime che gli scivolavano sulle guance. "Sei preoccupato per questo?" domandò Sirius, la voce ruvida. "Che io ti avrei mandato via?"

"Ron ha detto che lo avresti fatto," sussurrò Harry. Sirius appoggiò la guancia sulla sua testa.

"Ron non avrebbe dovuto dirlo," Sirius disse fitto. "Non ti avrei mai mandato via, Harry, come i Weasley non manderebbero mai via i solo bambini. Ti amo troppo per lasciarti andare da qualsiasi altra parte."

Harry si sentì un po’ più caldo mentre sedeva lì, nascosto tra le braccia di Sirius. "Ma ami anche Remus, vero?"

Sirius annuì contro la sommità della sua testa. "Davvero tanto."

Harry si strofinò gli occhi mentre ci pensava su. "Vuoi sposarlo?"

Sirius non rispose subito: le sue mani circondarono di nuovo la schiena di Harry. "Credo mi piacerebbe," disse dolcemente, "se… se a te non dispiacesse."

Harry si girò un po’ così che potesse sbirciare la faccia del suo padrino; le sopracciglia di Sirius erano corrucciate, ma questa volta sembrava preoccupato anziché arrabbiato.

"Remus vivrebbe qui se vi sposereste?"

"Ti darebbe fastidio?" domandò Sirius mentre tirava un fazzoletto fuori dalla tasca. Lo fece scivolare sotto gli occhiali di Harry e lo picchiettò contro i suoi occhi. "Soffia," istruì silenzioso.

Harry lo fece, sorridendo un po’ mentre tirava su aria fresca dalle narici, la sensazione di non riuscire a respirare sparita. "Dove starebbe?" domandò curioso. "Ron ha detto che le persone sposate dormono insieme… possono abbracciarsi di più così, dice."

Sirius tossì, sembrava gli fosse andato qualcosa storto, come succedeva ad Harry a volte quando ingoiava troppi cereali alla volta. "Sì," disse finalmente, la voce un po’ roca. "dormirebbe nella mia camera."

Harry annuì pensieroso; tirò un filo che gli penzolava dai pantaloni. "Remus sarebbe la nostra famiglia quindi?" domandò, molto sommessamente questa volta. A volte pensava che Remus dovesse sentirsi molto solo, vivendo tutto solo. "Come quando abbiamo firmato quella pergamena al Ministero che ci rendeva una famiglia?"

"Sì," rispose Sirius; le sue nocche trovarono il mento di Harry e lo spinsero in su. "Non importa cosa succede però, tu sarai sempre la mia famiglia e non andrai da nessuna parte… capito?" domandò dolcemente. Harry annuì solennemente; Sirius gli baciò la fronte e lo nascose ancora una volta contro il suo petto. Stettero in quel modo per parecchio, Sirius disse infine contro i capelli del suo figlioccio, "Perché non vai a metterti il pigiama e poi chiederemo a Remus di leggere una storia con noi? Ti va bene?"

Harry annuì, un sorriso luminoso sul viso. Anche Sirius sorrise e lasciò che Harry scivolasse giù dal suo grembo. Harry gli afferrò la mano mentre salivano insieme le scale. "Vestiti," disse Sirius, dandogli una gentile spinta verso il suo cassettone, "torno subito." Aspettò un gesto di accordo prima di tornare al piano di sotto. Remus era in piedi di fronte alla porta di entrata che si allacciava il mantello intorno alle spalle.

"Dove stai andando?"

Remus si fissò le maniche mentre le tirava. "Il mio manoscritto ha bisogno di lavoro prima della scadenza."

Sirius studiò la tesa linea della sua mascella, prima di chiedere dolcemente, "Non credi che dobbiamo parlare di quanto accaduto a cena?"

Remus guardò in su; il suo sorriso era tirato. "Non c’è bisogno che mi spieghi nulla, Sirius. Harry viene prima di tutto."

"Per entrambi," mormorò Sirius mentre camminava verso Remus.

"Certo."

Sirius annuì e si trascinò contro la porta, bloccando silenziosamente l’uscita all’altro.

"Capisco," Remus disse silenzioso. "Quindi non c’è alcuna ragione per parlarne… e devo tornare a casa."

Sirius si accigliò e incrociò le braccia al petto. "Credi davvero che ti lascerò andare via così?"

Remus spostò lo sguardo. "Sirius—"

"Non sai neanche perché Harry fosse sconvolto."

Remus deglutì; ci volle un momento prima che i suoi occhi tornassero su Sirius. "Pensava che ci saremmo sposati."

"Pensava che ci saremmo sbarazzati di lui," lo corresse Sirius, la sua voce emanava una calma che non sentiva. Gli occhi marroni di Remus si allargarono.

"Perché?"

"Perché Ron gli ha detto che alle coppie sposate piace stare sole."

Lo sguardo di Remus si spostò verso le scale. "È per questo che è arrabbiato con me? Credeva lo stessi rimpiazzando? Ma lo hai convinto che non è così, vero? Oh, certo che sì," disse scuotendo il capo. "Che domanda stupida..."

Sirius studiò la faccia di Remus—le compassionevoli rughe di preoccupazione e ansia erano incise intorno ai suoi occhi e alle sue labbra. Preoccupazione per Harry. I pensieri che avevano rifiutato di lasciare la testa di Sirius sin dalla cena lo sopraffecero.

Si spinse via dalla porta, lo stomaco torso da una nervosa aspettativa. "Mi ha chiesto se volevo sposarti," disse, la voce che diventava un muto sussurro.

Remus respirò profondamente dal naso. "Davvero?"

"Sì," Sirius rispose, lo sguardo risoluto. Accarezzò la mascella di Remus; le punte delle dita memorizzavano le linee del suo viso.

Remus chiuse gli occhi. "Cosa gli hai risposto?"

"Sì."

Sirius sorrise mentre gli occhi di Remus si spalancavano.

"Vuoi sposarmi?" chiese, la voce rauca. Sirius si tese verso di lui e lo baciò più appassionato che potesse.

"Sì, razza di cretino" disse mentre Remus respirava a fatica. "Come puoi chiedermelo? Voglio sposarti da sempre—" Remus si accigliò, fermando l’esuberante sproloquio di Sirius. "Che succede?"

"E Harry? Non possiamo—"

"Harry starà bene," lo interruppe Sirius. "Era davvero preoccupato che tu potessi andartene se non ti avessi sposato." Strinse gli occhi in un improvviso giudizio. "E sembra non fosse così lontano dalla verità."

Remus arrossì. "Non so cos’altro fare. Se Harry non mi volesse qui…"

"Ti vuole," Sirius disse con fermezza. "Mi ha ricordato quanto entrambi ti amiamo."

Remus sorrise appena.

"Accettalo, Lunastorta, quel bambino ti adora." la faccia di Remus si illuminò tutta e Sirius sorrise mentre lo tirava a sé. "Credi che Molly si offenderebbe se tenessimo la cerimonia nel nostro giardino invece che nel suo?" domandò pensieroso.

"Sì," Remus disse con una risata. "Non smetterebbe mai di rinfacciarcelo."

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