21 grammi di felicità

di paneenutella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 02 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 03 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 04 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 05 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 06 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 07 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 08 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 09 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 01 ***


 Avete mai fatto un viaggio importante?
Anche breve, tipo quelli che ti portano dal dottore, a fare una visita medica, o quelli prima di un esame importante, di un'interrogazione.
Passare il tempo con Mika, per Fedez, è il viaggio di ritorno, quando, finalmente, è tutto a posto e puoi tornare a respirare.
È quello che Fedez pensa mentre si trova sull'aereo, cuffietta nell'orecchio destro e la testa di Mika poggiata sulla sua spalla.
Destinazione Londra, ore 11:35 e brividi su tutto il corpo. Lui in Inghilterra non ci è mai stato. Ha passato tutta la vita a Milano, tra la scuola, i professori stronzi, il Muretto, le sfide di free style con gli altri sedicenni della zona, la musica.
Ora Fedez ha diciannove anni, è quasi un adulto ma sogna ancora come un ragazzino. Ama scrivere, comporre, sputare tutto ciò che pensa su un foglio bianco, dare alle frasi un nuovo suono, una nuova ritmica.
La prima volta che ha detto a suo padre che “da grande” sarebbe voluto diventare un rapper erano ad una cena di famiglia, quelle con un mucchio di parenti che quasi non ti salutano per strada ma che, appena varcano la soglia di casa tua, ti baciano e ti abbracciano come se ti avessero cresciuto loro e non ti vedessero da anni.
Comunque, il padre di Fedez si era accigliato e gli aveva detto, sconcertato e serio allo stesso tempo, “Federico Leonardo Lucia”, e il fatto che avesse usato il suo nome per intero, non era assolutamente un buon segno, “da quanto tempo sei tossico dipendente?”.
Il fatto è che Fedez ha fatto la sua scelta anni fa. È sempre stato un ragazzino intelligente, testardo, brillante, il solito alunno stile “ha le capacità ma non si applica” o “potrebbe fare molto di più”. Fedez è uno di quelli che ha coraggio, che mette le palle in gioco e, dopo diciannove anni, dopo le delusioni, i fallimenti, le pugnalate alle spalle e le botte prese, è come se non ne avesse più solo due, di palle, nelle mutande, ma sette.
Guarda fuori dal finestrino. Vede solo il cielo azzurro e le nuvole bianche, l'Italia è ormai solo un piccolo puntino scuro in lontananza, come lo sono anche tutti gli infami e le teste di cazzo che fino a qualche anno fa chiamava amici che si sta lasciando alle spalle.
La verità è che dopo il diploma non ci si sente diversi. Non ci si sente più intelligenti, più grandi, più maturi.
È solo uno stupido pezzo di carta, solo l'inizio, la pagina bianca di un nuovo libro ancora da scrivere. A cosa è servito, poi?
Una serie di voti, bassi e alti, che non servono fisicamente a nulla. Sono solo numeri, non definiscono affatto che persona sei.
Fosse stato per lui, avrebbe mollato la scuola già dalla quarta superiore, ma Mika l'ha convinto a fare un ultimo sforzo e ad uscire, una volta per tutte, da quella merda che è stata per lui il Liceo Artistico.
Già, Mika.
Michael Holbrook Penniman Junior.
Il giorno in cui l'ha conosciuto ha capito che i suoi genitori non erano gli unici ad avere una fissa per i nomi lunghi e improbabili.
In realtà, ora che ci pensa, non aveva mai fatto realmente caso a lui fino a quando non sono finiti entrambi, lo stesso giorno, in presidenza.
Fedez era in seconda superiore e Mika si era appena trasferito nella sua scuola, più precisamente, nella sua classe.
Era un lunedì. Fedez si ricorda bene perché il lunedì è già una schifezza di per sé, ma lo è ancora di più se alla prima ora hai matematica.


Il professor Testa, o prof Testa di Cazzo per Fedez e tutti i poveri sfortunati della 2D del tempo, era un uomo grasso, poco curato fisicamente e decisamente una carogna.
Non per niente, infatti, ormai era entrato nella normalità dire cose tipo “quanto sei stronzo da uno a professor Testa?”.
Ogni volta che l'uomo entrava in classe non volava una mosca e un'aria gelida avvolgeva inspiegabilmente la stanza.
Probabilmente era la scia di arroganza e morte che si portava dietro il docente, quasi fosse la sua ombra.
Per Fedez era stato odio a prima vista. L'aveva capito già al primo anno di liceo, quando il professore se l'era presa senza motivo con il più timido della classe, che gli aveva solo chiesto, sussurrando, se, per favore, poteva rispiegare un esercizio.
Insomma, non era difficile immaginare che tipo di persona fosse prof Testa. Uno di quelli che odia la sua vita, il suo lavoro, divorziato e uno stronzo di prima categoria a cui piace prendersela con gli alunni psicologicamente più vulnerabili.
Una sorta di bullo grasso e vecchio e con i capelli perennemente unti.
Seriamente, una doccia ogni tanto non corroderebbe il suo piccolo e flaccido corpo da marshmallow, avrebbe voluto dirgli il ragazzo.
Fedez, allora quindicenne e con un unico, piccolo, nuovissimo tatuaggio (fatto poche settimane prima, accompagnato dal tatuatore dalla mamma Tatiana) aveva cercato di mordersi la lingua fino a quel momento solo per non finire in presidenza e non dare un dispiacere – un altro – a sua madre.
« Valentina, visto che sembri prestare particolare attenzione alla lezione di oggi, perché non ci ripeti come si svolge un prodotto notevole? ».
Giulia Valentina, dopo essersi ripresa da un apparente stato di trance, aveva strabuzzato gli occhi e il colorito della sua faccia aveva assunto tre diverse gradazioni di rosso, fino ad arrivare ad un bordeaux preoccupante.
« Io… hum… credo….».
In quel momento, Dio, gli dei, il Fato o, secondo Fedez, signor Tore, il bidello del loro piano, mandò qualcuno a bussare alla porta della 2D.
« Avanti » borbottò il prof, con la sua odiosa voce strascicata.
La prima cosa che Fedez notò appena la porta si aprì fu una massa di capelli ricci scuri e disordinati e un sorriso timido tutto denti.
Mika aveva, al tempo, una grande passione per i pantaloni stretti con il risvoltino, per le bretelle e per i colori sgargianti.
Un po' come ora, insomma.
« Buooongiorno Mister Testa » aveva detto, con una vocina acuta ed evidentemente nervosa. Il suo accento marcato era indubbiamente inglese e le sue fossette erano indubbiamente adorabili.
Fedez scosse la testa.
« Tu sei il nuovo alunno? ».
« Sì, segnore. Io mi chiamo Michael, scusi per il ritardo. Posso entrare? » gli disse, gesticolando in maniera imbarazzante.
Nella classe regnava un silenzio tombale.
Fedez lanciò un'occhiata veloce a Giulia. Aveva le mani intrecciate e lo sguardo terrorizzato.
Forse non stava respirando o forse stava pregando. Fedez non avrebbe saputo spiegarlo.
Come un segugio fiuta la paura, professor Testa fiutò il terrore della ragazzina e, non soddisfatto della pessima figura che le aveva fatto fare precedentemente, si rivolse nuovamente a lei, lasciando il nuovo arrivato sulla soglia della porta.
« Ebbene, Valentina, sei arrivata ad una conclusione? ».
Fedez pensò che al posto suo avrebbe aperto il libro di matematica o si sarebbe fatto suggerire la risposta da qualcuno.
Ma probabilmente il cervello di Giulia si era scollegato completamente e i suoi neuroni imprecavano impazziti senza riuscire a trovare una soluzione sensata per sfuggire a quell'umiliazione.
Giulia si impegnava, ma non era un asso in matematica e il prof lo sapeva.
Neanche il tempo di farle aprir bocca che Testa disse: « Lasciamo stare, ormai la tua inettitudine non mi stupisce più ».
E poi successe tutto abbastanza velocemente. Fedez si alzò in piedi, strisciando la sedia sul pavimento.
« Oh, Federico Lucia », lo chiamò il docente, con tono irrisorio. « Vuoi anche tu far parte di questa illuminante conversazione? ».
Fedez avrebbe potuto dire tante cose in quel momento. Ad esempio, qualcosa tipo “non credo che si stia comportando correttamente” o “non condivido il suo metodo di insegnamento” o, ancora, “lei è un incompetente e una Testa di Cazzo e non ha alcun diritto di umiliare un alunno in quel modo”.
Invece, disse solamente: « Nulla di così illuminante, prof. Stavo solo pensando che essere presente alle sue lezioni è come ascoltare una pubblicità per l'allungamento del pene. Fondamentalmente, nessuno crede alle stronzate e alle cattiverie che dice, ma lei spera sempre che qualcuno la assecondi e le dia retta ».
Risatine di sottofondo.
Fedez gonfiò il petto, l'adrenalina che gli scorreva nelle vene.
Testa rimase impietrito, poi, dopo qualche secondo, disse soltanto: « Fila in presidenza. Subito » e scribacchiò qualcosa sul registro.
Fedez ghignò e, mentre sistemava astuccio e quaderno dentro lo zaino, il docente rivolse, finalmente, la sua attenzione a Mika, che non aveva mosso un muscolo.
Il sorriso era sparito dal volto del ragazzino che aveva assunto un'espressione indecifrabile.
« Michael, perché saresti arrivato in ritardo? Sentiamo ».
Uhuh. Umiliazione tra tre, due, uno…
Mika prese un respiro e disse, senza battere ciglio: « Qualcuno mi ha detto di andarre all'Inferno. All'inizio io non lo trovavo, ma ora sono qui ».
La pronuncia era imprecisa ma il suo tono fermo e privo di emozione. Il suo sguardo era determinato, quasi come se stesse mettendo alla prova il professore, o se stesso.
Fedez scoppiò a ridere, come anche il resto della classe.
Dieci minuti e due note sul registro dopo erano entrambi seduti davanti all'ufficio del preside.
« Nel presidenza dal primi giorno. Che fortuna » borbottò Mika.
« Ehi, è il prezzo del successo » rispose l'altro ragazzo, con un sorriso.
Mika si girò verso di lui, gli occhi grandi lo squadrarono da capo a piedi.
Fedez si sentì come se gli stesse guardando dentro l'anima e arrossì imbarazzato.
« Mi chiamo Michael, ma preferisco Mika » si presentò, porgendogli la mano.
Fedez la strinse. « Cos'è, tipo, il tuo nome d'arte? » gli chiese, scherzando.
Si accorse solo dopo di essere sembrato maleducato, forse.
Mika non sembrava infastidito, comunque. « Sì, tipo. Tu sei… Federicò Luchia? ».
Fedez ridacchiò. « Sì, ma preferisco Fedez ».
« Cos'è? Il tua nome di arte? » lo prese in giro l'altro ragazzo, cercando di imitarlo.
Questa volta Fedez rise sul serio. « Sì, una specie », deglutì, poi aggiunse, « Sappi che ti ammiro molto per quello che hai fatto. Nessuno ha mai il coraggio di dirgli nulla, a quello ».
« Tu avere avuto. Il coraggio, dico », disse Mika, posandogli una mano sul ginocchio.
Fedez si irrigidì visibilmente. Non era mica abituato a persone così… espansive, lui, ecco.
Mika intuì il suo disagio e allontanò la mano. « E poi, quello è uno… una… come si dice in italiano? Io non riesce a trovare la giusta parola... ».
« Stronzo. Si dice “stronzo” » disse Fedez, facendolo ridacchiare.







Angolo dell'autrice.

Eccomi qua.
Dopo anni passati ad essere solo una "lettrice" di efp, finalmente mi sono decisa a pubblicare qualcosa di mio su questo sito.
Inutile stare qui a dirvi quanto io sia felice/emozionata/su di giri.
Ho scoperto i Midez relativamente da poco ma è stato amore a prima vista.
Com'è che si dice? Quando la ship chiama, bisogna rispondere ahah.
Spero davvero che questa storia venga apprezzata o, almeno, che non venga ignorata.
Per questo, mi sento di dirvi che qualsiasi recensione, anche negativa, è ben accetta.
(Basta che non siano insulti, però, andateci piano ahahaha).

Alla prossima xx

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 02 ***


Non importa quanto tu abbia odiato il posto in cui sei cresciuto.
Può anche essere stato il buco più schifoso del mondo o una città grande e caotica e rumorosa.
Alla fine, però, quando dovrai allontanarti da essa, nell'esatto momento in cui realizzerai di dover tagliare quel filo invisibile che ti unisce alla tua città natale, allora, una piccola parte di te si sentirà un po' vuota, un po' meno completa, un po' meno te.
Fedez sente così tante cose, mentre viaggia su quell'aereo che lo porterà in Inghilterra.
Sente nostalgia – ma che cazzo, non può iniziare a provare questi sentimenti da femminuccia a meno di un giorno dal trasferimento – ma anche emozione, agitazione, nervosismo e una paura fottuta.
Non è mai stato così terrorizzato in vita sua.
Forse, la mattina dell'orale, poche ore prima di ricevere il diploma, oppure quando ha visto la docente che gli insegnava legno senza trucco.
In questo momento non saprebbe decidere.
Il problema è che lui ama i cambiamenti ma allo stesso tempo li odia, perché ha paura di non riuscire a gestire le nuove situazioni, di fallire, di non essere abbastanza.
Tutti lo vedono come il duro della situazione, come quel qualcuno che ha sempre la battuta pronta al momento giusto, un qualcuno sicuro di sé e delle proprie capacità, un qualcuno che ha una personalità molto profonda perché chissà che significato affascinante avranno tutti quei tatuaggi.
La verità è che Fedez è un cacasotto, non è affatto sicuro di se stesso e ha tanti tatuaggi semplicemente perché gli piacciono i disegni che ha scelto, non hanno un significato mistico o chissà cosa.
La verità è che Fedez, più che “qualcuno”, la maggior parte del tempo vorrebbe essere qualcun altro.
Gli piace stare in compagnia ma ci sono momenti in cui preferisce stare da solo. Il suo pc, la chitarra, una penna e un foglio di carta.
Gli basta questo.
A Mika ci è voluto un po' di tempo per distinguere quali sono i momenti no di Fedez, in cui è di cattivo umore e vuole solo stare lontano da tutto e tutti, e quelli in cui, invece, il ragazzo vuole semplicemente lasciare spazio al suo lato artistico.


Fedez era in biblioteca quel pomeriggio di dicembre.
Tutti in felpa e maglioni pesanti e lui in canottiera e pantaloni della tuta.
I pregi del non soffrire il freddo: almeno risparmiava sui vestiti.
Con le cuffiette nelle orecchie ascoltava a ripetizione la base del nuovo pezzo a cui stava lavorando.
Foglio di carta sul tavolo, matita tra le labbra, parole sulla punta della lingua che sembravano non voler uscire fuori.
Forse la biblioteca non era, come aveva pensato, un buon posto per mettersi a scrivere.
Il posto di Fedez era dopo l'ultimo scaffale, vicino alla finestra che dava sulla strada, una scrivania piccola e una sedia troppo stretta. A lui andava bene così.
E poi, gli piaceva, ogni tanto, guardare fuori e osservare le persone che camminavano, chi in fretta, chi più piano.
Gli piaceva immaginare quale fosse la loro vita, i loro problemi, il loro lavoro.
Un passatempo come un altro.
In preda a questo vortice di pensieri scollegati e con ancora la musica nelle orecchie, non sentì una voce che lo chiamava, tanto meno, dei passi avvicinarsi, finché qualcuno non gli accarezzò delicatamente la spalla.
Fedez sobbalzò, la matita gli cadde dalla bocca e si strappò letteralmente via le cuffiette dalle orecchie.
« Ma che cazz- », alzò lo sguardo e riconobbe Mika, che indossava un'improbabile camicia azzurra a maniche lunghe con tanti piccoli fenicotteri stilizzati disegnati sulle maniche.
Dio, ma erano seriamente fenicotteri, quelli?
« Fedéz » sussurrò Mika, sbagliando, di nuovo, il suo accento.
Quasi tre mesi e ancora Fedez non era ancora riuscito a fargli capire che l'accento sarebbe dovuto cadere sulla prima “e”, non sull'ultima.
« Mi hai fatto venire un infarto » ribatté il ragazzo, fulminandolo con lo sguardo. Poi gli fece un rapido sorriso e si rimise una cuffietta nell'orecchio destro, abbassando la testa sotto il tavolo alla ricerca della matita perduta.
Ma, ovviamente, Mika fu molto più rapido di lui, la raccolse e gliela porse.
Fedez lo ringraziò e di nuovo la sua attenzione venne completamente catturata dal foglio per metà scritto e per metà bianco che aveva davanti.
Sentì il rumore di una sedia che veniva spostata e vide che Mika stava prendendo posto di fronte a lui.
Aveva aperto un libro - forse quello di storia dell'arte? - e aveva iniziato a scarabocchiare qualcosa su un quaderno a righe.
Okay.
Gli sembrava maleducato isolarsi e continuare ad ascoltare la sua musica ma aveva davvero bisogno di-
« Tu che fa? » lo precedette Mika, sporgendosi per leggere, forse, quello che aveva scritto.
Fedez girò il foglio. « Sto scrivendo ».
O, almeno, ci sto provando.
« Sono compiti per casa? ».
L'altro ragazzo alzò gli occhi al cielo. « No, niente compiti per casa » affermò, giocherellando con la matita, facendola muovere tra le dita e mantenendo lo sguardo fisso sul foglio.
Mika sollevò entrambe le sopracciglia, come se si aspettasse una spiegazione che, però, non sembrava arrivare.
« Tu parla poco, Fedéz » disse, poi, dopo qualche secondo, « però scrive molto. Ti vedo, a volte, durante ore di lezione ».
Eh?
« Perché? ».
Fedez alzò lo sguardo e incrociò quello del riccio. Un ciuffo di capelli gli ricadde in modo disordinato sulla fronte ma Mika sembrava sempre così ordinato.
Fedez pensava che Mika sarebbe sembrato elegante anche vestito con un sacco e un cappello di paglia in testa. Anche con i capelli scarmigliati dal vento.
Doveva esserci qualcosa nel suo modo di parlare, di muoversi, forse. Era quello che lo rendeva diverso.
Fedez scosse la testa. « Perché, cosa? ».
Mika lo guardò come se gli avesse fatto una domanda stupida. « Perché tu parla cossì poco ma scrive cossì tanto».
E perché tu non ti fai un po' di cazzi tuoi?
Si morse la lingua. Mika gli stava simpatico, non voleva rovinare tutto. E poi i suoi occhi grandi e verdi lo squadravano di nuovo ed erano così grandi e così verdi e-
« Scrivo molto perché così posso parlare senza essere interrotto ».


« Siete carini, insieme » la voce della signora seduta accanto a lui riporta Fedez alla realtà.
Il ragazzo gira la testa verso di lei, facendo attenzione a non muovere troppo il busto, perché Mika dorme ancora con la testa poggiata sulla sua spalla.
Aveva ottenuto il posto vicino al finestrino, il bastardo, con la scusa del “ho il mal d'aria”, mentre a Fedez era toccato il posto di mezzo che, per inciso, odiava.
Insomma, cosa diavolo avrebbe potuto guardare? Il sedile davanti a sé? Era frustrante.
« Aspetti, cosa? Nonono, noi non stiamo- noi non- » balbetta, poi si dà dieci secondi per riacquistare contegno.
« Stai tranquillo, ragazzo » sorride la donna, e solo in quel momento Fedez nota i suoi occhi stanchi, le rughe sul viso, i capelli più bianchi che biondi. « Dicevo solo che siete una bella coppia, non devi mica vergognarti ».
Mika svegliati. Mika svegliati, cazzo. Sei tu quello bravo con queste stronzate sentimentali, non io.
Incapace di negare o aggiungere qualsiasi altra cosa, Fedez farfuglia un « La ringrazio », mentre la donna gli rivolge un sorriso gentile.
Fedez potrebbe domandarle come si chiama, dove è diretta e tantissime altre cose ma:
1. lui odia quando persone estranee gli chiedono dettagli della sua vita privata, quindi, dà per scontato che anche per gli altri sia lo stesso;
2. e poi, sinceramente, non è che gli importi davvero così tanto della vita personale di quella donna.
Senza accorgersene ha poggiato la testa su quella di Mika, piano, per non dargli fastidio. Ovviamente, l'altro non ha dato segni di vita da quando ha chiuso gli occhi, praticamente all'inizio del volo.
È impressionante la capacità del ragazzo di addormentarsi su qualsiasi superficie fisicamente esistente sulla Terra.
E poi dorme come un sasso. Robe che neanche le cannonate, la guerra, la fine del mondo potrebbero destare Mika dal suo letargo.
Ora, i capelli dell'amico sono più corti, nota Fedez, ma sono sempre così morbidi e hanno sempre quel buon profumo.
C'è un momento, prima di addormentarsi, in cui il ragazzo tatuato riflette su ciò che gli ha detto la donna.
Sembrano davvero una coppia gay? Dovrebbe vergognarsene?
Ma soprattutto, dovrebbe importargli?
Mika è stato sempre con lui.
Tutti questi anni. La gente cambia, il tempo passa, quella merda di prof Testa va in pensione, ma Mika è rimasto.
Nonostante tutto, nonostante tutti.
E Fedez con lui sta bene e ha la sensazione che l'amico lo apprezzi seriamente per quello che è, lo squilibrato che abita nel palazzo di fronte al suo, a Milano.
E ora nuovo lavoro estivo al bar dello zio di Mika, e poi Fedez che probabilmente finirà sotto un ponte, l'università (per Mika sicuramente), nuovi amici, nuova vita, le dimensioni dei ratti che passano sotto al ponte.
Cinque anni e Mika lo ha visto crescere, picchiare gente, fumare erba, vomitare, ubriaco, sullo zerbino di casa sua.
È rimasto anche dopo aver conosciuto i suoi difetti, le sue lune storte, le sue fissazioni, le sue paranoie, le sue cazzate, il suo periodo di depressione dopo che Giulia, alla fine della quarta superiore - dopo quasi tre lunghi anni di fidanzamento – ha lasciato Fedez perché doveva trasferirsi in America.
Mika, invece, è un artista.
Fedez, tra i tanti aggettivi che potrebbero descrivere il ragazzo, userebbe prima di tutto questo.
A Mika piace creare, sia che si tratti di un disegno, di una scultura in ceramica (è sempre stato il più bravo della sua classe, al liceo) sia che si tratti di musica.
Anche Mika scrive canzoni ma, a differenza di Fedez, che ha già un canale YouTube, l'amico non ha alcuna intenzione di rendere pubblico il suo talento.
Mika è sempre stato una persona con i piedi per terra. Di quelle che tendono a pianificare ogni secondo della loro vita.
Andare a scuola, studiare, trovare un lavoro, mettere su famiglia, mantenerla, e, magari, alla fine, convincersi anche di essere libero.
Come se pianificare ogni cosa non fosse sinonimo di stare in gabbia.
Fedez non lo sa con certezza, ma è quasi sicuro che Mika sia quel tipo di persona che tiene in ordine cromatico persino i calzini.
È ordinato ai limiti dell'immaginabile – e dell'umano – e, la maggior parte delle volte, riesce a mantenere la calma anche nelle situazioni più impossibili.
A Fedez non interessa.
Lui è totalmente l'opposto e gli piace pensare che in qualche strano, bizzarro modo, lui e Mika si completino.


Erano le 2:27 del mattino quando Fedez aveva aperto la porta della villa dei Pirovano ed era uscito fuori per prendere una boccata d'aria.
Neanche le tre e la maggior parte degli invitati (e degli imbucati, tipo lui e Mika) erano già sbronzi.
Gli stavano pure sulle palle i fratelli Pirovano, così spocchiosi e convinti che gli fosse tutto dovuto solo perché erano schifosamente ricchi.
All'inizio non ci voleva neanche andare a quella festa, Fedez, ma chi era lui per dire di no ad una canna e ad un pochino d'alcool?
Forse un po' più di un pochino, visto come gli girava la testa.
Quando il telefono iniziò a vibrargli nella tasca posteriore dei jeans neri che Mika l'aveva obbligato ad indossare, quasi perse l'equilibrio e rischiò di cadere sull'erba.
Cazzo.
Prese il cellulare, un vecchio motorola a conchiglia, e cliccò il tasto verde.
« Dimmi che tu sei ancora alla festa ».
La voce di Mika, inconfondibile, ma rotta dal… pianto?
Tutti i neuroni di Fedez parvero risvegliarsi dal coma etilico e rientrare magicamente in funzione.

« Sì. Che succede? Stai bene? » disse, cercando di non mangiarsi le parole mentre parlava.
« Vieni nel giardino ».
« Ci sono già ».
« No, nella parte sul retro ».
Okay.
Cercando di non inciampare sui suoi stessi piedi, Fedez si diresse verso quello che sembrava un rubinetto, quasi completamente nascosto dalla siepe che delimitava l'enorme giardino della villa.
Quando fu abbastanza vicino, staccò la pompa verde che era attaccata al rubinetto e, dopo aver aperto l'acqua, si bagnò capelli e viso.
Ora si sentiva decisamente meglio. Almeno riusciva a camminare senza sbandare come una macchina da corsa impazzita.
Mika era sul retro, steso sull'erba, sotto un gazebo. Le luci dei piccoli lampioncini impiantati nel terreno erano spente ma, guardando il cielo, non si vedevano le stelle.
Fedez gli si piazzò davanti e Mika scattò in piedi più veloce di quanto il ragazzo tatuato si fosse aspettato.
Sembrava spaventato, nervoso, a disagio?
Fedez non lo capiva. Ma non appena gli chiese se era tutto a posto, gli occhi di Mika si riempirono di lacrime.
Avevano diciassette anni, Mika era cresciuto e ora Fedez era più basso di lui di qualche centimetro. Ma lo notò comunque, il tremolio nelle sue labbra, gli occhi che vagavano alla ricerca di un appiglio, di un qualcosa a cui aggrapparsi. Qualcuno.
E Fedez realizzò, in quel momento, dopo cinque cocktail e una canna, che avrebbe potuto essere lui quel qualcuno.
Avrebbe voluto.
« Ho fatto una cazzata ».
In un qualsiasi altro momento, Fedez avrebbe scherzato su come, per una volta, Mika avesse pronunciato una frase grammaticalmente corretta.

Stavolta, però, non disse nulla.
« Ho baciato un ragazzo ».
Lo disse così, e basta, quasi come se fosse un insulto, una cosa orribile. Lo disse senza neanche guardarlo in faccia.
Per un momento, Fedez non seppe cosa dire. Ma quel suo silenzio venne interpretato in modo sbagliato da Mika che continuò a straparlare, senza riuscire a fermarsi, come un fiume in piena.
« Avevamo bevuto, io ero brillo, lui era ubriaco ed essere successo. Assolutamente all'improvviso. Oh. Dio. È assolutamente una grandissima cazzata io non-».
« Mika » lo fermò Fedez. « Non è nulla di grave. Non sei mica l'unico che, ubriaco, ha limonato con un ragazzo. Succede spesso, a questo tipo di feste ».
« A me è piaciuto. La differenza è che a me è piaciuto, shit » la voce era il triplo più acuta del normale. Stavolta lo guardò, i suoi occhioni verdi erano pieni di lacrime. « Io… l'ho allontanato e sono uscito fuori e sono venuto qui ».
« Non è così grave ».
« Non è così grave? » sbottò Mika, « Hai idea di cosa succederebbe se si venisse a sapere? Hai idea delle battutine in corridoio, in palestra? Il liceo è un posto di merda e una cosa così non si devono assolutamente sapere ».
« Hai paura dei bulli? Di quello che potranno pensare gli altri? Beh, notizia dell'ultima mezz'ora, la gente troverà sempre qualche motivo per criticare il prossimo, okay? Fattene una ragione. “Lei è grassa”, “lui è sfigato”, “lui è gay”.
Siamo persone, prima di tutto. Che tu abbia due o duecento tatuaggi, come me » e gli sorrise, incoraggiante, « o che ti piaccia una persona dello stesso sesso. Non c'è nulla di male. Anche se la società ci impone di pensare che lo sia, ma, secondo me, con tutte queste etichette del cazzo non si va da nessuna parte ».
Mika non disse niente, semplicemente lo abbracciò.
Nonostante la differenza di altezza, era curioso come i loro corpi si incastrassero perfettamente.
Affondò la testa nell'incavo del suo collo e probabilmente pianse, visto che una volta tornato a casa Fedez scoprì di avere tutta la spalla destra della maglietta bagnata.
Fu la prima e unica volta che Mika si mostrò così vulnerabile.
E fu strano ma, in quel momento, Fedez non avrebbe voluto essere da nessun'altra parte, con nessun altro, nemmeno con Giulia.
Avete presente quando si dice di essere nel posto giusto, al momento giusto, con la persona giusta?
Ecco, una specie.






Angolo dell'autrice
Vorrei seriamente scusarmi per il mio ritardo mostruoso nell'aggiornare.
Il nuovo appartamento in cui io e le mie amiche ci siamo trasferite è ancora sprovvisto di adsl, il che significa che impazzirò presto.
Ora sono finalmente a casa, tra internet, i telefilm in streaming, la civiltà.
Comunque, sto pensando di spostare questa ff su wattpad (anche se non ho la più pallida idea di cosa sia o di come funzioni ahahha, ma ci proverò!).
E poi, vorrei davvero ringraziare tutte le persone che hanno letto questa storia, che l'hanno inserita tra le seguite e le preferite ma, soprattutto, un ringraziamento speciale va a chi si è preso la briga di recensire.
Lo apprezzo tantissimo, non potete capire.
Per quanto riguarda la storia in sè volevo dire alcune cose veloci.
Come qualcuno avrà già intuito, ci troviamo in una sorta di universo parallelo in cui Mika e Fedez hanno la stessa età e non sono famosi (o almeno, non ancora).
Sono amici da anni e, dopo il diploma, decidono di andare in Inghilterra per farsi qualche soldino e lavorare al bar dello zio di Mika e vabe, sto dicendo cose ovvie (ahahah).
Ho già scritto i primi capitoli ma non l'ho ancora conclusa.
Una cosa è certa: non la interromperò.
Ho letto tante ff bellissime che, però, non sono mai state completate, quindi so cosa significa soffrire per personaggi e storie immaginarie.
Bene, credo di aver finito.
Come sempre, se avete due secondini di tempo, fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo; se vi è piaciuto, se vi ha fatto schifo, se ci sono cose poco chiare...
Alla prossima xx






 

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Capitolo 3
*** Capitolo 03 ***


C'è chi dice che le grandi città siano molto simili tra loro e che, dopo che ne hai vista una, le hai viste praticamente tutte.
Anche Fedez lo pensava, ma dopo aver fatto un tour veloce di Londra, si è decisamente ricreduto.
Quel posto ha qualcosa di magico.
Il British Museum, Hide Park, il Museo delle Cere, quello interamente dedicato a Harry Potter (Mika ha insistito perché Fedez lo visitasse, anche se a Fedez non importa assolutamente nulla di Harry Potter, ma dettagli).
È come se questa città trasudasse arte da tutti i pori. Ed è come se fosse continuamente in movimento.
Un po' come Mika che, appena scesi dall'areo, sembra aver ripreso vita e non fa che saltellare da un posto all'altro.
Sembra una cavalletta che ha appena fatto il bagno in una piscina di ecstasy.
Dopo la camminata più lunga della sua vita, Fedez ha le gambe doloranti e la schiena a pezzi.
« Dove hai intenzione di portarmi ora, Satana? » si lagna, arrancando dietro Mika che non sembra affatto stanco.
Il riccio ride, facendo una giravolta su se stesso (davvero l'ha fatto? Sul serio?), poi gli sorride.
« Stiamo andando al Bed & Breakfast, sceeemo » lo prende in giro.
« Cazzo, in questa strada non c'è neanche un posto decente per accasciarsi e morire » continua Fedez, guardandosi intorno allarmato.
Stanno percorrendo uno dei tanti viali della città. Stradine acciottolate, alberi, pub, negozi, persone. Tante, tantissime persone.
Fedez ha il mal di testa. Londra è stupenda, ma visitarla con Mika è stancante.
E lui ha l'apparato locomotore di un bradipo, bisogna ammetterlo.
Dopo una rapida cena in un Fast Food vicino, si dirigono al Bed & Breakfast. È carino, ben arredato e sembra pulito.
Grazie a Dio. Almeno quelle tre stelle non sono state date senza motivo.
I mobili sembrano antichi, lo stile dell'arredamento è un po' rétro, ma Fedez non si sofferma troppo su questi dettagli perché, sinceramente, non gliene può fregar di meno.
Hanno scelto il posto in cui avrebbero dormito il primo giorno, insieme (in realtà Mika si era imputato su questo da subito e ha scartato tutti gli altri siti di Bed & Breakfast che avevano trovato).
Fedez lascia che sia l'amico a parlare alla reception. Non ha voglia di sforzarsi per pensare e dire qualcosa in un inglese perlomeno sensato, quindi si siede in una delle poltroncine e aspetta.
Dopotutto è lui che ha chiamato per la prenotazione, è il turno di Mika ora.
Il problema di Fedez è che lui capisce l'inglese senza problemi, è parlarlo che gli risulta difficile.
Come se gli si formasse un grosso nodo in gola e non riuscisse più a spiccicare parola. Lui che, di parole, ne ha sempre avute fin troppe da dire.
Dopo qualche minuto, Mika si volta verso di lui, visibilmente a disagio.
L'ultima volta che Fedez lo ha visto fare una faccia come quella è stato qualche anno fa, quando, ad un festino, una Fiona completamente ubriaca gli aveva fatto vedere le tette.
« E ora che c'è? » borbotta, alzandosi in piedi e raggiungendolo alla reception.
Gli ci vuole poco per capire cos'è successo. La sua grande abilità in inglese non si è rivelata poi essere così grande come credeva.
Durante la chiamata, mesi prima, ha accidentalmente prenotato non due singole, ma una matrimoniale, questo è quello che gli dice un Mika imbarazzato come pochi, guance leggermente rosse e sguardo puntato sulla moquette verde scuro del pavimento.
Fedez, distrattamente, si ritrova a pensare, di nuovo, quanto sia maledettamente adorabile.
È colpa di quel faccino se, i professori, per quattro lunghi anni, hanno sempre dato la colpa a lui, Fedez, ogni volta che li beccavano a chiacchierare.
Era Fedez che aveva una cattiva influenza sul giovane ed innocente Mika.
Ovvio.
L'uomo alla reception, un signore con gli occhi piccoli, le sopracciglia cespugliose e un visibilissimo parrucchino nero sulla testa, dice che è desolato e che avrebbe dato loro la chiave per un'altra camera, singola, se solo ce ne fosse stata una disponibile.
Fedez neanche lo ascolta. Non riesce a distogliere lo sguardo da quegli enormi baffoni neri.
È fisicamente possibile che siano così folti?
Avranno vita propria?
A poco a poco cresceranno e gli ricopriranno il resto della faccia?
Fedez non lo sa, ma di una cosa è certo.
È stanco e non gliene importa assolutamente nulla di condividere la sua stanza con qualcuno, tanto meno Mika.
« Non importa », dice infatti, all'improvviso, facendo zittire i due che stanno ancora discutendo.
« Se per Mik è okay, allora non ci sono problemi neanche per me ».
L'altro ragazzo lo guarda, con gli occhi sbarrati. « Sei sicuro? ».
« Ma sì, non è mica la prima volta che dormiamo insieme! » dice, in inglese, guadagnandosi un'occhiata sorpresa dall'uomo che li sta ascoltando.
Mika arrossisce, di nuovo, e Fedez pensa che, in tutti questi anni, non l'ha mai visto farlo così spesso come in quella mezz'ora.
Salgono le scale in legno, fino ad arrivare a quella che, per questa notte, sarà la loro camera.
Carta da parati bordeaux, con piccoli disegni scuri, ricopre le pareti della stanza.
Fedez la trova fastidiosamente vistosa, Mika, invece, l'adora.
Tipico.
È abbastanza grande, comunque, per essere una camera da letto. Ci sono una scrivania sulla destra, un armadio in legno, tende chiare e una grandissima finestra sul lato destro del letto.
A sinistra, invece, il bagno.
Fedez, istintivamente, si sfila le scarpe e si butta sul letto, mugugnando soddisfatto.
« È così fottutamente morbido ».
Dopo qualche secondo, Mika è sdraiato al suo fianco e, per una volta, non può che dargli ragione.
« Mi dispiace per il casino che ho fatto con le prenotazioni » confessa, girandosi su un fianco e guardando il profilo dell'amico.
Mika ha un naso lungo e perfettamente dritto.
C'è un momento in cui Fedez è tentato di scostargli una ciocca di capelli che gli è finita sugli occhi, poi scuote la testa, come se quello che ha pensato sia stato frutto di un'allucinazione.
« Non preoccuparti, Fedé » gli dice Mika, girandosi a guardarlo e sorridendogli. « Si sapeva che tu era una completa sega in inglese, avrei dovuto chiamare io ».
Fedez strabuzza gli occhi, mentre il riccio scoppia a ridere.
« Coglione », lo insulta Fedez, prendendo un cuscino e sbattendoglielo in faccia.
Deve almeno tentare di salvare il suo orgoglio calpestato.


Era gennaio.
E come ogni schifosissimo gennaio gli anticorpi di Fedez avevano deciso di andarsene a quel paese. Era per questo che il diciottenne era barricato in casa, con la gola gonfia, gli occhi lucidi, il naso gocciolante e la febbre alta.
Fedez odia essere malato. Sua madre, poi, quella volta, aveva deciso di diventare ancora più apprensiva del solito, avvolgendogli addosso due o trecento coperte (Fedez non avrebbe saputo dirlo con certezza) e vietandogli categoricamente di mettere piede fuori dal letto.
Nonostante tutto, comunque, il ragazzo continuava a sentire freddo dappertutto. Piccoli brividi gli attraversavano il corpo, dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi.
Erano le tre del pomeriggio quando aveva, finalmente, iniziato a prendere sonno e sarebbe davvero riuscito a chiudere occhio, se non fosse stato per il bussare insistente alla sua porta.
Neanche il tempo di aprire bocca che la porta era stata aperta e ora, davanti a lui, c'era Mika, i capelli scompigliati e un enorme sorriso stampato sulla faccia.
Gli verrà una paralisi facciale se continua a sorridere così.
« Come stai? Tua madre mi ha fatto salire » disse Mika, avvicinandosi a lui e poggiandogli una mano sulla fronte.
Fedez aveva starnutito. « Sto di merda, ecco come sto », poi, visto che Mika è terribilmente sensibile, si era affrettato ad aggiungere, «Ti conviene andartene, non vorrei contagiarti ».
Mika aveva continuato a sorridere, facendo scivolare la mano sulla sua guancia, in quella che sembrava una veloce carezza.
Fedez era rimasto immobile per un paio di secondi. Ancora non si era abituato all'espansività eccessiva di Mika, alla sua gentilezza, alla sua dolcezza e, forse, non si sarebbe abituato mai.
« Ti ho portato gli appunti che ho preso oggi in classe » disse il ragazzo riccio, « E anche un'altra cosa ».
« Se è un cofanetto con tutti gli album di De Gregori, giuro che ti bacio in bocca ».
Mika ridacchiò. « No no, ma penso che tu sarai comunque felici ». Aprì la borsa a tracolla e ne estrasse un sacchetto di carta bianco con una scritta familiare.
« Sono passato in pasticceria, prima di venire a trovarti…».
Fedez boccheggiò. Il suo stomaco, completamente chiuso fino a qualche minuto prima, brontolò rumorosamente. « No ».
«… E ti ho preso un piccolo dolcetto ».
« Non è vero » disse Fedez, mettendosi a sedere sul letto.
Mika gli sventolò il sacchetto di fronte agli occhi.
« Non dirmi che è un cornetto al cioccolato ».
« Lo è », gongolò Mika.
« Ripieno di Nutella ».
« Ripieno di Nutella », gli fece eco Mika.
« Con le scagliette di cioccolato fondente sopra », continuò Fedez.
« Con le scagliette di cioccolato fondente sopra ».
« Cazzo, se ti amo ».
Mika lo guardò, alzando un sopracciglio, mentre Fedez addentava un pezzo del cornetto, inconsapevole del battito del cuore dell'amico, sempre più veloce.
« Grazie Mik, sei il migliore ».
« Lo so » aveva risposto Mika con finta noncuranza, facendo spallucce.
Un film e tante chiacchiere dopo, i due si erano addormentati.
Mika era finito sotto le coperte, il braccio sinistro sul petto di Fedez, il viso incastrato nell'incavo del suo collo.
Quando il ragazzo tatuato aveva aperto gli occhi, non sentiva più freddo. Il respiro di Mika, leggero, sul suo collo, gli faceva il solletico.
Nello schermo della televisione scorrevano i titoli di coda, mentre, fuori dalla finestra, il cielo era ormai scuro.
Probabilmente era sera.
« Mik », sussurrò Fedez, « Mik, svegliati ».
Ma il ragazzo proprio non ne voleva sapere di aprire gli occhi. Aveva borbottato qualcosa di incomprensibile, stringendo la presa sulla maglietta di Fedez.
Ci sarebbero potuti essere tantissimi modi per allontanarlo, per dirgli che era fuori luogo, che la sua eccessiva vicinanza gli dava fastidio e che non voleva assolutamente che sua madre li trovasse così avvinghiati.
Fedez, invece, non fece assolutamente nulla. Disse solo: « È tardi, dovresti tornare a casa ».
E Mika, forse non del tutto cosciente, forse più addormentato che sveglio, mugugnò: « Sei tu la mia casa ».
Il cuore di Fedez aveva perso un battito.


Sono le dieci e mezzo passate quando Mika propone di andare a letto. Domani si devono alzare presto, per trasferirsi a Holmes Chapel, lasciare i loro bagagli a casa dello zio di Mika e iniziare a pulire e sistemare tutto, al bar, e non possono decisamente presentarsi stanchi morti.
E poi, Fedez ci tiene particolarmente a fare bella figura con lo zio Scott, o Rob, o Bob. Insomma, lo zio di Mika.
Li sta praticamente assumendo solo perché sono suo nipote e l'amico di suo nipote. Infatti, né lui, né Mika hanno mai lavorato davvero in un bar.
Da quello che ha capito, i loro compiti saranno per lo più elementari, come portare le ordinazioni ai clienti e ripulire tutto prima di chiudere, però Fedez ha una strana ansia addosso.
Mika, nel frattempo, ha indossato una canottiera e i pantaloni di una vecchia tuta e ora è in piedi, con le braccia conserte e lo sguardo rivolto altrove.
Passeggia da un lato all'altro della stanza fingendo noncuranza.
« Si può sapere che minchia stai facendo? » lo prende in giro Fedez, con un sorrisino.
« Posso dormire per terra » dice lui, come se prima di pronunciare quelle parole avessero già discusso sull'argomento.
« Eh? ».
« Insomma, prendo delle coperte e dormo per terra, è okay » continua Mika, iniziando a gesticolare e borbottare cose senza senso.
Oh, no. Ci risiamo. È un idiota.
Fedez, gli si avvicina e gli afferra un braccio. « Non ci sono problemi, va bene? » gli dice, con tono rassicurante, perché sa che in momenti come quello, Mika è come un cucciolo, bisogna parlargli piano e con dolcezza, per non spaventarlo. « Se questa cosa » e indica il matrimoniale, « non ti mette a tuo agio, è un altro discorso. Ma se sei entrato in crisi mistica perché pensi che io potrei esserne infastidito, ti sbagli. Va tutto bene, la mia indistruttibile fama di macho non verrà assolutamente intaccata, stai tranquillo ».
Si accorge di aver iniziato a massaggiargli il braccio, perciò molla la presa, scuotendo la testa.
Mika sorride, ora, e alza un sopracciglio. « Macho? Tu? ».
Fedez lo fissa, quasi pentendosi di averlo aiutato.
« Ma se tu ha pianto la prima volta che ti ho fatto vedere “The Normal Heart”» dice, ridacchiando.
Fedez lo spintona. « Non ho proprio pianto ».
« Sei uscito dal salotto e hai ambiguamente finto di dover andare in bagno ».
« Quando scappa, scappa » si giustifica Fedez, mettendo il broncio.
« Sei uno scemo » continua Mika, cosciente di avere il coltello dalla parte del manico.
C'è un momento di silenzio, prima che Fedez dica: « Hai finito? ».
Il riccio si è seduto dalla parte sinistra del letto, gambe incrociate e sguardo serio.
Gli è passata, pensa l'altro ragazzo. Finalmente.
« So, dimmi Fedéz. Parli con me, apre il tuo cuore. Cosa vedi, nel tuo cuore, cosa c'è scritto? ».
Fedez potrebbe prenderlo in giro perché dopo anni non è umanamente possibile sbagliare così tanti verbi in una frase, ma decide di stare al gioco.
Si siede sul letto, accanto a lui. « Mi sembra di essere psicoanalizzato da un cocainomane ».
Mika gli dà un pugno sul braccio. « Chiudi gli occhi e dimmi cosa vedi ».
Va bene.
Fedez esegue gli ordini. « Nel mio cuore c'è scritto qualcosa. Una parola, forse ».
Mika fa un verso che il ragazzo tatuato non saprebbe descrivere. Sembra felice.
A Fedez quasi dispiace, perché sa che quello che dirà rovinerà tutto. « C'è scritto, VAFFANCULO, a caratteri cubitali, Mik, andiamo a dormire, che è meglio ».
Mika sembra deluso. Poi scuote la testa, come se avesse a che fare con un bambino capriccioso.
« Stronzo di meeerda » borbotta, girandosi dalla parte opposta alla sua e coprendosi fin sopra il mento. Fedez ridacchia.
Dormire insieme a lui si è rivelato meno traumatico del previsto. Certo, il ragazzo ha continuato a muoversi e a dargli calci tutta la notte, gli ha rubato le coperte e ha perfino russato, ad un certo punto, ma nulla di così insopportabile, davvero.
Il problema c'è stato al risveglio.
Quando Fedez apre gli occhi è perché il rumore della sveglia del suo telefono gli sta trapanando il timpano sinistro.
Neanche il tempo di allungare il braccio per spegnerla che si accorge di sentire un caldo insopportabile e gli sembra di avere una spalla bagnata.
Gli bastano pochi secondi per rendersi conto della presenza soffocante di Mika, letteralmente avvinghiato a lui, che gli sta sbavando la maglietta del pigiama.
Ha già vissuto una scena simile a quella solo che, forse, questa volta non sa come gestirla.
Mika è a petto nudo, probabilmente durante la notte si è tolto la maglia. Fedez lo capisce perché il suo braccio destro è avvolto goffamente intorno al corpo snello dell'amico.
Nel muovere le dita, cercando di riacquistarne la sensibilità, si ritrova inconsciamente ad accarezzargli la schiena.
Mika fa un verso soddisfatto.
Fedez rimane immobile, con il cuore che ha inspiegabilmente iniziato a battergli più forte.
C'è una vocina, nella sua testa, che gli sussurra che c'è qualcosa di tremendamente sbagliato e ambiguo in quello che sta facendo, ma lui non le dà retta.
Con la coda dell'occhio può vedere che Mika ha ancora gli occhi chiusi, perciò, allunga l'altra mano, quella libera, e inizia ad accarezzargli i capelli.
All'inizio è quasi uno sfioramento, ma quando Mika continua a mugugnare, Fedez si lascia trasportare e inizia a massaggiargli il cuoio capelluto.
Ha sempre voluto farlo, solo che gli sembrava una cosa troppo strana, persino per loro, che non hanno di certo un rapporto nella norma.
I capelli di Mika sono soffici al tatto, proprio come aveva immaginato.
Il riccio mugola e intreccia una gamba tra le sue.
Fedez vorrebbe morire.
Troppo velocemente, forse, Mika si sveglia, confuso, lo sguardo assonnato. Fedez ha ancora la mano tra i suoi capelli.
« Buongiorno » dice, solamente. Non sembra affatto turbato dalla loro eccessiva vicinanza e la sua voce è così inaspettatamente roca che a Fedez scorre un brivido lungo la schiena.
Mika gli sorride ed è un sorriso che va da un orecchio all'altro, talmente genuino, talmente dolce, che Fedez rimane assolutamente senza parole.
Nello stiracchiarsi, Mika solleva accidentalmente la gamba, sfiorando quello che è il cavallo dei pantaloni del pigiama che sta indossando Fedez.
Cazzo.
Non si era nemmeno reso conto di essere così eccitato. Gli viene voglia di vomitare.
Mika, al contrario, non sembra sconvolto o disturbato da quello che sta succedendo.
Oh, per favore, fa che non si sia accorto di nulla. Fa che non si sia accorto di null-
« Ehi » sussurra, e il suo respiro gli va a colpire il collo. La gamba di Mika fa pressione proprio in quel punto.
Fedez ha un altro brivido.
« Tu non ti deve preoccupare. È okay, a volte succede, la mattina » continua l'altro ragazzo, completamente a suo agio.
Potrebbe prenderla sul ridere, dirgli “chi sei per darmi lezioni di anatomia, tu che sbagli i congiuntivi una volta sì e l'altra pure”, ma sta zitto.
Fedez ha dimenticato come si respira. Boccheggia, come un pesce fuor d'acqua, ma non riesce ad articolare nessuna parola sensata, anzi, nessun suono.
Dopo Giulia, non ha più avuto un'altra relazione seria e non è più andato a letto con nessuno.
È davvero disperato fino a questo punto? Si sta davvero eccitando per così poco?
Come il più imbranato dei quattordicenni?
Con Mika, poi?
Il suo migliore amico?
« Tu potrebbe lasciare che io... » dice intanto Mika, sfregando, piano, lentamente, la sua gamba sul cavallo dei pantaloni di Fedez.
« No » sbotta il ragazzo tatuato, ad un certo punto. Forse il tono della sua voce è più duro di quanto aveva immaginato, perché Mika sbarra gli occhi, allontanandosi piano da lui.
« N- Non. Mi dispiace. È colpa mia. H-ho bisogno di andare in bagno » balbetta e davvero? Sta davvero balbettando?
Lui che dice sempre la parola giusta al momento giusto?
Si alza dal letto alla velocità della luce e prima di chiudersi la porta del bagno alle spalle, l'unica cosa che intravede è lo sguardo di Mika, ancora confuso, ancora assonnato e, forse, in qualche modo, ferito.





Angolo dell'autrice
Boom.
Non penso ci sia parola migliore per descrivere questo capitolo. Mi rendo conto che succedano davvero tante cose, forse troppe, e spero di non aver affrettato in maniera eccessiva il susseguirsi degli eventi.
Anche perchè, in linea di massima, posso solo dirvi che il rapporto tra Fedez e Mika si svilupperà e cambierà in maniera più o meno lenta.
Per dire, ora non inizieranno improvvisamente a limonare in tutti i modi, in tutti i luoghi, in tutti i laghi (purtroppo o per fortuna).
Ringrazio, per l'ennesima volta, chi segue questa ff, chi l'ha inserita tra le preferite/seguite e chi, invece, spende alcuni minuti del suo tempo per lasciarmi una recensione.
So che posso suonare ripetiva ma essendo la prima storia che rendo pubblica mi emoziono davvero con poco, capitemi, ahahah.
Al prossimo aggiornamento!








 

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Capitolo 4
*** Capitolo 04 ***


Fedez non ha mai litigato sul serio con Mika.
In passato ci sono stati stupidi battibecchi per stupidaggini tipo “perché hai mangiato l'ultimo gelato?” o “Fedéz, ti ho detto che è fastidioso trovare le tue magliette sporche in giro per la camera”, o, ancora, discussioni per lo più causate da una scenata di gelosia da parte degli ex fidanzati di Mika, che non hanno mai capito il tipo di rapporto tra lui e Fedez.
Nessuno l'ha mai fatto, in realtà.
Ma, mai, mai era capitato che non si parlassero per così tanto tempo.
Hanno preso il pullman alle sei del mattino ed è da circa mezz'ora che stanno viaggiando sul bus che li porterà ad Holmes Chapel. Dovranno scendere alla prima fermata ed è lì che li aspetterà lo zio di Mika (aiuto, Fedez non ha ancora imparato il suo nome).
Tra l'altro, il ragazzo in questione, seduto accanto a lui, non sembra intenzionato a rivolgergli la parola.
Fedez non è mai stato così in imbarazzo in vita sua.
Odia questa situazione e odia il fatto di non riuscire a spiegare a se stesso cosa è appena successo nella camera di quel fottutissimo Bed&Breakfast in cui, per inciso, non metterà mai più piede. Ma neanche per sbaglio.
Non vuole pensare a niente, perciò si infila le cuffiette nelle orecchie e prende il vecchio quaderno a righe che ha portato con sé e che è rimasto al sicuro nello zaino verde militare per tutto il tempo.
Sente lo sguardo di Mika puntato su di sé.
Lo sente bruciare.
Improvvisamente ha caldo, ma il posto vicino al finestrino è occupato dal riccio e lui si vergogna troppo per dirgli qualsiasi cosa, perciò, stringe i denti e finge noncuranza.
C'è una piccola parte di lui, quella razionale, che gli dice di parlare con Mika, di risolvere questa cosa, perché non ne vale la pena, non parlare per una sciocchezza simile.
Perché è di questo che si tratta, una sciocchezza, no?
Sfoglia le pagine del quaderno: vecchi scarabocchi, testi abbozzati di canzoni che ormai ha già registrato e pubblicato sul suo canale YouTube.
Forse è tardi per pensare al successo, ma lui ci spera ancora.
Non è neanche la fama che gli interessa, piuttosto l'idea di riuscire a colpire la gente con i suoi testi, l'idea che la sua musica possa fare la differenza. Possa rendere qualcuno triste, felice, ma, sopratutto, possa indurlo a riflettere.
Il pullman è praticamente vuoto, quella mattina. Ci sono solo due passeggeri, che occupano i posti davanti; un tizio biondo, che ha un paio di cuffiette nelle orecchie, e una ragazza con la montatura degli occhiali troppo spessa.
Più di una ventina di posti liberi e Fedez ha scelto, comunque, di sedersi accanto a Mika.
Il ragazzo tatuato guarda l'amico con la coda dell'occhio. Indossa una giacca blu scuro che gli fa sembrare la spalle più larghe di come sono realmente. Il suo sguardo sembra essere assente, mentre osserva il paesaggio fuori dal finestrino.
A Fedez, per un millesimo di secondo, viene da piangere.
Scuote la testa, deglutisce un paio di volte e tira fuori dalla tasca interna dello zaino una penna.
Ci sono i The Smith in riproduzione e lui è pieno di ispirazione.
Il testo a cui sta lavorando da prima del diploma è uno solo.
Non si tratta di mettere in ridicolo gli atteggiamenti delle persone o dei politici, questa volta.
Fedez sente che dietro quel testo c'è qualcosa di più privato.
21 grammi di felicità, dice il titolo.
E poi inizia a scrivere.




« Non è strano? » aveva detto Mika.
Fedez aveva sbuffato rumorosamente. Doveva decisamente smettere di fumare erba con lui.
Finivano per fare infiniti sproloqui sul bene, sul male, sul senso della vita e cose simili.
Erano sdraiati sull'erba, nel parchetto vicino ai loro appartamenti.
C'era freddo e il terreno era umido ma a loro non sembrava importare.
« Dico, le nuove generazioni delle persona » continuò Mika, passandosi una mano tra i capelli.
Secondo la leggenda, ogni volta che l'amico si sistemava i ricci, gli ormoni di una ragazza nel mondo esplodevano.
Fedez ridacchiò mentalmente perché, nonostante le voci corressero velocemente, soprattutto al loro Liceo, c'era ancora qualche ragazzina che cercava di fare la corte a Mika.
E lui era sempre così gentile con tutte, cercava di usare le parole giuste, di non ferire i loro sentimenti e tutto il resto.
Fedez si girò a guardarlo. Nel suo delirio stava strisciando braccia e gambe sul terreno come se volesse lasciare la forma di un angelo.
Peccato fosse aprile.
E che non ci fosse la neve.
Il ragazzo tatuato scoppiò a ridere, come se avesse visto la cosa più divertente del mondo.
Mika si fermò immediatamente e non ebbe neanche bisogno di spostarsi, per allungare il braccio e spiaccicare la sua enorme mano sulla faccia di Fedez.
« Idiota, finiscila » gli disse, cercando invano di liberarsi. Mika, ovviamente, aveva tutt'altre intenzioni. « Ti sta bene la barba » si lasciò sfuggire poi, come se le sue parole stessero seguendo chissà quale filo logico, e lasciò scivolare la mano sulla mascella e sul mento di Fedez.
Fu talmente veloce, eppure al ragazzo sembrò di sentire i suoi polpastrelli che lo accarezzavano delicatamente a rallentatore.
Deglutì. « Cos'è che dicevi? Sulle nuove generazioni? » disse, ansioso di cambiare argomento.
Fedez aveva sempre avuto uno strano rapporto con i complimenti. Anche ora, che di anni ne aveva diciotto, non sapeva mai cosa rispondere quando qualcuno gliene faceva uno.
Anche se quel qualcuno era Mika, che aveva sempre una parola carina per chiunque, persino per lui, che sembrava essere fatto al 90% da difetti.
« Ah, sì » disse l'amico, girandosi completamente su un fianco, per guardarlo in faccia.
Le pupille di Mika erano dilatate e i suoi occhi, se possibile, sembravano ancora più grandi.
« Noi giovani, pensavo a questo. Abbiamo più punti interrogativi che punti di riferimento.
Guardiamo tutti le stesse cose, indossiamo gli stessi vestiti, le stesse scarpe. Non è assurdo? ».
« Certo che lo è », rifletté l'altro, accigliandosi.
In realtà lo pensava davvero, ed era realmente colpito dalle parole di Mika.
Al tempo, Fedez non avrebbe potuto sapere che quelle frasi sarebbero diventate i versi di una delle sue canzoni preferite (caricata su YouTube solo l'anno successivo).
« Davvero? » strillò Mika, raggiante, raggiungendo note che, secondo Fedez, non erano mai state raggiunte prima da nessun essere umano.
« Sì. Hai detto ben quattro frasi grammaticalmente corrette. Non penso solo che sia assurdo, penso sia un miracolo » lo prese in giro, mentre Mika aveva messo su un broncio troppo adorabile per essere descritto.
La sensazione era più o meno quella che si prova quando si vede un cucciolo o un bambino piccolo.
Insomma.
« Dai, sono serio io. Siamo come specchi che non riflettono » continuò l'amico, dandogli colpetti sulla testa.
Fu come se una bomba gli fosse esplosa nel cervello. « Stai calmo, cazzo, tu e quelle mani enormi » disse Fedez, chiudendo gli occhi infastidito.
Ci fu qualche minuto di silenzio in cui il ragazzo poté sentire il vento che soffiava e si incastrava tra le fronde degli alberi, facendole quasi vibrare. Il rumore delle macchine che sfrecciavano sull'autostrada, invece, era solo un eco lontano.
Sembrava quasi di essere in un paesino sperduto nel nulla. Di quelli con più gatti randagi che persone, in cui passano tre pullman in croce, se va bene.
Ma d'altronde, quel parco gli era sempre piaciuto proprio per quel motivo. Perché era lontano da tutto e tutti – o almeno, così si illudeva che fosse – e, si sapeva, Fedez odiava tutto e tutti.
Non ci aveva mai portato nemmeno Giulia, ora che ci pensava.
Stavano insieme da un po', ormai, eppure non gli era mai passato per la testa. Già la vedeva, mentre, disgustata, si rifiutava di sedersi sull'erba perché “Fede, ma sei pazzo? Mi si rovinano i jeans nuovi”.
Quel parco era sempre e solo stato il suo posto.
Finché non era arrivato Mika, ovvio.
Con lui era diverso, perché, prima di tutto, Mika stesso era diverso.
« Mik? » lo aveva chiamato, infatti, per attirare la sua attenzione. Aveva ancora gli occhi chiusi, una nuova sensazione di pace che sembrava diramarsi in tutto il suo corpo.
Aveva sentito sbuffare e poi « Mh? Che vuoi? ».
« Stavo pensando- ».
« A quanto sei una testa di cazzo? » lo aveva interrotto Mika, scontroso.
Fedez lo aveva ignorato. Aveva un concetto in testa e non poteva permettersi di perderlo. Era una cosa gentile e doveva sbrigarsi, prima di cambiare idea o di iniziare un altro viaggio mentale, anche perché lui di cose così gentili non ne diceva quasi mai.
« Si dice “a quanto tu sia”, comunque. A forza di sbagliare congiuntivi, ti verrà la congiuntivite » si era preoccupato di precisare e, anche se aveva ancora gli occhi chiusi, poteva immaginare la faccia indignata di Mika, perciò gli venne da ridacchiare.
Aprì lentamente gli occhi e scoprì di non essersi sbagliato. Il riccio si era messo seduto, a gambe incrociate, aveva gonfiato le guance e lo fissava contrariato.
« Comunque, no. Era un'altra cosa ».
Mika lo guardò, in attesa.
Il cuore di Fedez, iniziò a battere più velocemente, ma era totalmente fatto e, in quel momento, non era riuscito a spiegarsi il perché.
O forse, semplicemente, non gli importava.
« Mi piace...» si interruppe un attimo, stava riorganizzando i pensieri.
Stare con te.
« …parlare con te » continuò poi, guardando il cielo scuro. « Ed è strano perché di solito non mi piace parlare con nessuno ».


Fedez guarda fuori dal finestrino. Ha scritto qualche riga del suo nuovo pezzo finché l'ispirazione non è scemata del tutto.
I palazzi e i grandi negozi di Londra hanno lasciato spazio al nulla. Letteralmente.
Il pullman sta percorrendo quella che sembra essere una strada infinita, circondata solo dal verde: colline, cespugli e alberi di cui Fedez non conosce il nome.
Il sole dovrebbe quasi essere sorto, ormai, ma lì in Inghilterra sembra si prospetterà essere un altro giorno di nuvole e umidità.
Il cielo è grigio, ironia della sorte, proprio come l'umore del ragazzo.
Mika, invece, sembra essere più felice ora, nota Fedez, che, come sempre, lo sta guardando di sottecchi.
Sta sorridendo e l'amico ci può scommettere; sicuramente sta rivivendo qualche flashback, o un ricordo della sua infanzia di quando ha vissuto in quel paesino, anni fa.
Quando arrivano ad Holmes Chapel è amore a prima vista.
Fedez non è ancora sceso dal bus eppure adora già quel posto. I marciapiedi puliti, le aiuole, le case tutte uguali e i giardini ordinati.
Ed è strano perché quel posto sembra così tanto perfetto e da Mika che si stupisce che gli piaccia così tanto.
Mika prenota la fermata – fortunatamente si è ricordato di farlo perché Fedez si era totalmente dimenticato, perso com'era nei suoi pensieri – e il bus si ferma pochi metri dopo.
Chiedono all'autista di aprire il bagagliaio, prendono valigie e i rispettivi zaini e l'autista mette subito in moto, senza neanche degnarli di uno sguardo.
Okay.
Lo zio di Mika è già lì ad aspettarli. O almeno, Fedez crede sia lui perché, nell'esatto momento in cui sono usciti dal bus, un uomo è sceso dal pick-up rosso parcheggiato dall'altro lato della strada.
Scopre comunque di non sbagliarsi quando il signore in questione si avvicina a loro e avvolge Mika tra le sue braccia muscolose.
Il riccio sembra imbarazzato e ricambia goffamente quell'abbraccio strizza budella.
« Sei cresciuto così tanto, figliuolo » gli dice con un accento inglese marcatissimo e Fedez gongola mentalmente perché è riuscito a capirlo.
Mentre l'uomo scompiglia i capelli a Mika, che finge di offendersi e poi borbotta uno « Smettila zio, non ho più undici anni », Fedez si prende quei pochi minuti di tempo per osservare l'omone che si trova di fronte a loro.
È alto, in effetti, un po' più di Mika, il che significa che lui si sente un maledettissimo nano, in confronto.
Iniziano a sudargli le mani.
Se non fossero troppo impegnati ad ignorarsi sa che il riccio gli avrebbe sussurrato parole incoraggianti all'orecchio e poi gli avrebbe avvolto un braccio dietro le spalle e, magari, gli avrebbe lasciato una veloce carezza sulla schiena.
A Fedez sarebbero venuti i brividi perché lui in genere le odia le persone che cercano continuamente un contatto fisico quando ti parlano, ma Mika è Mika e lui lo sa che, grazie a lui, si sarebbe sentito un po' meglio.
Invece si sente solo e così maledettamente in colpa.
Nel frattempo lo zio ha spostato l'attenzione su Fedez, squadrandolo da capo a piedi.
È un vizio di famiglia allora, ma che palle.
È muscoloso, ha un enorme tatuaggio nero sul braccio destro e un sorriso gentile. A Fedez sembra già simpatico.
La sua barba è folta e, come i capelli, tagliati corti, rossiccia.
Gli occhi sono verdi come quelli di Mika, però più piccoli e-
« Tu devi essere Federicò » gli dice, sbagliando l'accento del suo nome.
Fedez sorride. « Piacere di conoscerti » farfuglia, cercando di non fare pasticci con le parole.
Odia il fatto che in inglese non si usi il lei, dare del tu a quell'uomo lo mette terribilmente a disagio.
Si ricorda, poi, di non aver chiesto a Mika il suo nome. In realtà avrebbe dovuto farlo, ma era troppo imbarazzato per aprir bocca e poi se n'è scordato.
Oh mio Dio.
Gli viene voglia di vomitare.
Quasi come se lo zio gli avesse letto nel pensiero, accorre in suo aiuto e gli dice: « Io sono Zack, lo zio di Michael, come già avrai intuito ».
Zack. Ma certo.
Fedez annuisce, poi allunga la mano per permettere a Zack di stringerla. L'uomo, però, lo attira verso di sé abbracciandolo.
Il ragazzo non se lo aspettava perciò, senza volerlo, rimane rigido come il tronco di un albero.
Mika e Zack ridacchiano e lui sorride imbarazzato.
« Finiscila dai, te l'ho detto che Fedé è un tipo riservato » commenta Mika.
Ma cosa minchia vuoi dire con“riservato”?, pensa Fedez, ma non dice nulla perché magari ha capito male, e anche perché è in ansia, è a corto d'ossigeno e deve cercare di risparmiarlo.
I tre attraversano la strada, portandosi dietro i bagagli, e caricano tutto sul pick-up.
Fedez non ci era mai salito, riflette, e la sua idea di prendere posto per primo, dalla parte del passeggero, non è stata molto intelligente.
I sedili sono comodi ma al ragazzo manca il fiato perché si ritrova Mika dannatamente vicino, la sua gamba, lunghissima, è praticamente attaccata alla sua.
Finge di sistemarsi il giubbotto, mentre, in realtà, sta cercando di mettere più distanza possibile tra lui e l'amico.
Mika però se ne accorge perché, anche se può sembrarlo, non è davvero così stupido.
Fedez non sa se sentirsi più male per il gesto che ha appena fatto o per aver intravisto lo sguardo ferito del riccio, che cerca di raggomitolarsi ancor di più su se stesso per lasciare a Fedez lo spazio che tanto sta cercando.
C'è qualcosa di sbagliato in tutto questo. Fedez stringe i pugni e si ripete di smetterla di essere così coglione.
Nel frattempo, Zack sta parlando a ruota libera. La sua voce è roca e, fortunatamente, parla in modo lento e chiaro, perciò Fedez riesce a capire quasi tutto quello che dice.
Secondo lui adoreranno Holmes Chapel, perché è un paesino piccolo, ma le persone sono gentili e disponibili. Beh, quasi tutte più o meno.
Poi dice qualcosa riguardo al fatto che, in paese, la meta da raggiungere non dista mai troppo dal punto di partenza e Fedez pensa che quel posto stia iniziando a piacergli sempre di più.
« Sarà difficile abituarvi, forse. È molto diverso da Milano, qui ».
Ma dai?, pensa il ragazzo tatuato, sarcastico.
« Mi era mancato vivere qui » commenta invece Mika, mentre Zack parcheggia di fronte a quello che evidentemente sarà il bar in cui lavoreranno. « Mi sembra persino di respirare un'aria diversa. È bello ».
Zack allunga la mano per stringergli un ginocchio e Fedez, tra i due, si trova in mezzo a quel contatto fisico non desiderato.
E poi, gli sembra di intromettersi in quello che è un qualcosa di estremamente privato e profondo.
Mika gli ha raccontato che Zack l'ha praticamente cresciuto, perché i suoi erano – e sono – sempre fuori città per lavoro.
Però, nonostante siano passati tanti anni, i due sembrano ancora molto legati. Fedez un po' li invidia.
L'unico membro della famiglia a cui il ragazzo è particolarmente legato è sua mamma. Nessun altro.
Sicuramente non suo padre, con cui ha troncato ogni rapporto anni prima, dopo il divorzio con la madre.
È figlio unico e non ha nessun cugino o zio come punto di riferimento.
Solo Mika.
È sempre stato solo lui.
Fedez deglutisce rumorosamente. Probabilmente le sue sinapsi sono andate a quel paese ora che ha dato l'esame.
È così ovvio. Il suo cervello ha esaurito l'energia e ora non vuole collaborare, altrimenti avrebbe già risolto tutto con Mika.
Fedez continua a rimuginare finché non arrivano al bar. È davvero piccolo e il ragazzo rimane decisamente sorpreso.
Non che si aspettasse chissà quale locale di lusso ma, appena mette piede lì dentro, ha subito l'impressione di trovarsi in uno di quei pub da quattro soldi che si vedono nelle serie tv demenziali che guarda Mika.
Ogni cosa è fatta di legno: le pareti, il pavimento, gli sgabelli, i tavolini, persino il bancone.
Accanto a esso vi è un'ampia vetrina con tantissimi dolci, pizzette, panini.
Il suo stomaco, inevitabilmente, brontola. Non hanno fatto colazione e il ragazzo sembra essersi ricordato solo ora di avere fame.
Tempismo perfetto insomma.
Riesce, però, a vedere l'ombra di un sorriso sul viso di Mika. D'istinto sorride anche lui.
Nel frattempo, Zack si scusa e si allontana per salutare una ragazza di colore con i capelli rasati, che sta servendo i tavoli e, contemporaneamente, scrive le ordinazioni su un block notes azzurro.
Da quello che ha detto loro, e che Fedez ha capito, lei è Deborah ed è l'altra proprietaria del bar. Lavorano insieme da anni e, da come ne ha parlato, sembrano molto amici.
C'era quella sorta di orgoglio misto ad affetto nella voce dello zio di Mika. Quel tono che usi per qualcuno a cui tieni davvero.
Fedez non saprebbe spiegarlo, ma gli piace l'atmosfera che c'è in quel posto.
Sono persone normali che prendono il caffè in un bar normale. C'è l'impiegato – completo scuro e ventiquattr'ore– che sfoglia il giornale, alcuni ragazzi, una madre e un bambino, che sta mangiando una pasta al cioccolato e ha tutta la bocca sporca.
Fedez sa che quella non è Milano, non è il bar che c'è vicino al suo appartamento e, ovviamente, quelli non sono milanesi, sempre di corsa, sempre indaffarati, sempre così perfetti nei loro abiti costosi. Eppure, inspiegabilmente, si sente a casa.
E continua a sentirsi così anche quando Zack fa ritorno e gli mette un braccio intorno alle spalle, come se lo conoscesse, come se fossero amici da una vita, quando li presenta a Deborah e lei gli sorride e Fedez potrebbe giurarlo, non ha mai visto un sorriso così bello.
Zack, poi, inizia a blaterare qualcosa riguardo i loro compiti.
Mika si occuperà delle ordinazioni, Fedez andrà a servire ai tavoli, Deborah starà, come sempre, al bancone e alla cassa e-
« Io starò qui », conclude l'uomo, « a vedervi sgobbare per me ».
Deborah scoppia a ridere e, prima di allontanarsi, gli fa il dito medio.
Fedez sorride e, automaticamente, cerca lo sguardo di Mika che, nota, lo stava già fissando. Il riccio finge di guardare altrove, senza proferire parola.
Continuano così tutto il giorno, pausa pranzo compresa. Si ignorano anche quando finalmente disfano le valigie e iniziano a sistemare le loro cose nella casa di Zack.
Fedez scopre, infatti, che le scale nel ripostiglio del bar portano ad un piccolo appartamento. È arredato alla buona e male, sente borbottare Mika alle sue spalle, ma, sinceramente, a lui non sembra così pessimo.
Ricorda vagamente la versione in miniatura di un loft, con il parquet, un enorme divano ad occupare il centro della stanza e, in fondo, un mini angolo bar in muratura.
Mika ha qualcosa da ridire sul fatto che lo stile della cucina e i muri bianco sporco dell'appartamento facciano a pugni con il divano in pelle nera, ma Zack non sembra prendersela, anzi, gli dà una pacca sulle spalle e gli dice di smetterla di essere così fottutamente pignolo.
Fedez è tentato di battergli un cinque ma si trattiene, in parte perché non vuole peggiorare la situazione con Mika, in parte perché è troppo attento a studiare quell'appartamento.
La verità è che lui ha sempre adorato visitare case nuove, che non ha mai visto, non tanto perché ha un'ossessione inquietante per il design, come l'amico, piuttosto perché gli piace notare tutti quei piccoli particolari che trasformano un'abitazione anonima in una vissuta.
Automaticamente ripensa al suo appartamento, a Milano, all'odore del bucato, della pasta al sugo, al marmo del camino, sbeccato da un Federico bambino che aveva avuto la brillante idea di giocare a pallone dentro casa, e alla fissazione di sua madre per i fiori, sistemati in vasi colorati sopra ogni mobile e tavolo.
Poi, però, ripensa all'appartamento di Mika, così grande ma allo stesso tempo così vuoto. Ripensa alla tv al plasma, alle librerie sempre spolverate e all'odore di pulito.
Mentre zio e nipote parlano tra loro, Fedez cammina senza meta, gira intorno al tavolino in vetro del salotto, passa davanti alle mensole.
Ed eccolo lì, il dettaglio.
Ci sono tantissime foto, una accanto all'altra.
Tra le prime Fedez riconosce un Mika piccolissimo, in braccio ad uno Zack ancora molto giovane, e altre fotografie insieme a quelli che sono i genitori di Michael, tanti anni prima.
Ci sono una donna e una bambina, hanno entrambe i capelli biondi, gli occhi della piccola, però, sono verdi, come quelli di Zack.
In alcune, con loro, c'è anche lui, infatti. A Fedez piace molto quella in cui sono tutti e tre imbacuccati, le sciarpe che indossano nascondono le loro bocche, ma i loro occhi sorridono.
Poi un flashback. Ed ecco che il ragazzo si ricorda della discussione con Mika, mesi prima, in cui l'amico gli racconta della moglie e della figlia di Zack e dell'incidente d'auto, una tragedia avvenuta solo due anni prima.
Fedez ha improvvisamente nausea, perciò si allontana e finge non di non essere rimasto colpito da quello che ha visto. Non vuole che lo zio di Mika l'abbia notato e sopratutto, non vuole avere quel tipo di conversazione con lui.
Non saprebbe come gestirla.
In fondo all'appartamento, accanto al mini bar e alla cucina, c'è un breve corridoio, due porte sul lato sinistro e due su quello destro.
« Bene » annuncia Zack, passandosi una mano tra i capelli. « Qui, c'è il bagno » dice, e apre la prima porta sulla sinistra, mostrando loro quello che effettivamente è un piccolo bagno decorato con mattonelle azzurre. « Questa, invece, sarà camera vostra »continua, aprendo la seconda porta e mostrando ai ragazzi una camera con due letti separati da un grande comodino in legno. Fedez e Mika recuperano le valigie che avevano lasciato all'ingresso e le portano nella nuova camera da letto.
« Cosa c'è nelle altre due stanze? » si azzarda a chiedere Fedez, senza riuscire a mordersi la lingua.
Zack si irrigidisce immediatamente e il ragazzo capisce di aver fatto una domanda sbagliata.
« In una camera mia, l'altra è chiusa a chiave » esita un attimo, prima di aggiungere, « praticamente è inutilizzata da tempo, ormai ».
Detto questo li lascia da soli e, tra Mika e Fedez, cade, di nuovo, un silenzio imbarazzante. Sono solo le tre e mezzo del mattino, oggi non ci sono stati molti clienti al bar, infatti, nell'arco della giornata sono riusciti persino a trovare il tempo di sgranocchiare qualcosa sia a pranzo che a cena.
Fedez ha pulito i tavoli e il pavimento, mentre all'amico sono toccati i bagni.
Decide di farsi una doccia veloce e, quando esce dal bagno, nota che Mika si è già addormentato, forse. Fedez non ne è sicuro, però, una cosa è certa: se è ancora sveglio, il riccio non ha alcuna intenzione di parlare con lui.
Si infila velocemente il pigiama nuovo che sua mamma ha voluto comprargli ad ogni costo, neanche avesse tre anni, perché “Fede, non puoi andare a dormire fuori senza un pigiama decente, non sta bene” e poi si affaccia in salotto per dare la buonanotte a Zack, che sta guardando la tv, e lo ringrazia velocemente per questa possibilità che ha deciso di dare a lui e a Mika.
Gli ci vogliono due orette buone per prendere sonno.


La prima settimana di lavoro al pub di Zack è decisamente sfiancante.
Non che Fedez si aspettasse di bighellonare tutto il tempo, certo.
Sabato notte, tuttavia, sente di aver prosciugato definitivamente anche l'ultimo briciolo di energia rimasta. Mika, al contrario, non sembra affatto provato.
Anzi, non ha dato segni di cedimento neanche dopo le cinque e mezzo, quando l'ultimo gruppo di adolescenti ubriachi ha lasciato il pub e lui ha dovuto pulire tutta la sala.
Fedez sta seriamente iniziando a pensare che sia un robot. O un alieno.
Insomma, qualcosa di non umano.
Ancora si parlano a malapena e il ragazzo tatuato non riesce a concepire questa cosa. C'è un leggero imbarazzo, ogni volta che si scambiano uno sguardo ma, nonostante tutto, Mika si è offerto di lavare tazzine e bicchieri al posto suo, visto che Fedez, alle quattro e mezzo del mattino, sembrava a stento riuscire a reggersi in piedi.
In ogni caso, in questi sette giorni, Fedez ha capito alcune cose.
Prima di tutto, adora Zack alla follia. Lascia sempre dormire lui e Mika mezz'ora in più, la mattina, e, quando scendono al bar, fa sempre trovare loro due cornetti ripieni di cioccolato, sul bancone.
Anche Deborah è simpatica. Ha un senso dell'umorismo discutibile e a volte dice cose che Fedez non capisce, però va bene così.
Ogni tanto, poi, guarda lui e Mika e sospira e scuote la testa e Fedez sta seriamente iniziando a pensare che possa leggere nelle loro teste o roba simile.
Mika invece è perfetto.
Come sempre.
Sono passati solo pochi giorni eppure lui sembra lavorare lì da una vita. È così a suo agio, mentre prende le ordinazioni, sorride ai clienti, risponde a qualche battutina, passando elegantemente tra un tavolo e l'altro.
Fedez, invece, è sempre così rigido e impacciato. Vorrebbe sotterrarsi ogni volta che un cliente gli rivolge la parola, perché ha paura di non riuscire a rispondere o, peggio, di non capire ciò che gli si sta chiedendo.
È già successo, quella settimana, e ogni maledettissima volta, Mika era al suo fianco, a rispondere al suo posto e a rassicurarlo con lo sguardo.
Fedez non ha davvero il coraggio di parlare con lui, è troppo codardo anche solo per pensare di fare la prima mossa.
Ma lo capisce, lo sa che Mika non è davvero arrabbiato con lui. È solo ferito, forse, sente di essere stato attaccato nell'orgoglio, è comprensibile.
Ne ha la certezza quella notte, quando si addormenta come un bambino sul divano dell'appartamento di Zack, divisa nera e scarpe ancora addosso.
All'improvviso, sente in lontananza la voce di Mika, che sta parlando con lo zio. Poi, qualche secondo dopo, qualcuno gli toglie le scarpe, gli fa allungare le gambe sul divano e gli poggia qualcosa di caldo addosso.
Una coperta, forse.
Fedez ha ancora gli occhi chiusi, convinto al cento per cento che si tratti dell'ennesimo gesto paterno di Zack.
È quando due dita fresche gli accarezzano la fronte, che capisce di essersi sbagliato. Solo una persona lo tocca così.
Con tanta delicatezza e-
« Mi dispiace. Per tutto questo casino, davvero » sussurra Mika prima di andarsene, preoccupandosi di non fare troppo rumore.
E amore, pensa Fedez nel dormiveglia. Con tanta delicatezza e amore.




Angolo dell'autrice
Se ascoltate attentamente potete sentire il rumore delle mie scuse che echeggiano nell'aria.
Davvero, è imbarazzante questo ritardo. Il problema è che l'università sta, piano piano, risucchiando via tutto il mio tempo (e le mie energie). 
Quindi faccio davvero fatica a seguire le lezioni, studiare, portare avanti questa storia e non impazzire.
A parte questo, non credo di avere altro da aggiungere. 
Questo è un capitolo di passaggio, mi serviva solo per descrivere meglio alcuni personaggi e situazioni.
Come al solito, ringrazio infinitamente le persone che seguono questa storia, in particolare le nove anime buone che, nello scorso capitolo, mi hanno scritto recensioni bellissime. 
Il mio cuore è vostro! ahahah
Vi prometto che cercherò di essere più puntuale negli aggiornamenti, davvero.
Alla prossima xx

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Capitolo 5
*** Capitolo 05 ***


Fedez non è mai stato una persona mattiniera.
Odia alzarsi dal letto, odia il freddo che ti entra dentro le ossa non appena ti togli di dosso le coperte e odia quell'attimo in cui, ancora assonnato, le parole ti escono dalla bocca strascicate e la voce è troppo roca.
Quella mattina, però, c'è qualcosa di diverso. Gli ci vuole poco per ricordare di essersi addormentato sul divano perché, fin da presto, sente un casino insopportabile.
Prima Zack, che traffica in cucina e probabilmente si scalda un po' di tè, deduce Fedez dall'odore.
Lui comunque non ha intenzione di sollevare le palpebre e iniziare la giornata in modo attivo. È domenica, che cavolo, il loro unico giorno libero, e ha intenzione di passarlo facendo assolutamente niente.
Perciò cerca di riprendere sonno, inutilmente. Infatti, qualche ora dopo, ecco che qualcun altro arriva in cucina, le ciabatte che strisciano fastidiosamente sul parquet.
La mattina, Fedez, ha l'udito ancora più sensibile. Il minimo rumore lo infastidisce.
Potrebbe sentire cadere anche uno spillo. In Egitto. Nel 2000 a.C.
Scuote la testa, sconsolato; il suo cervello sta già iniziando ad elaborare idiozie.
Nel frattempo, Mika si sta preparando il caffè. Fedez è talmente abituato a passare il tempo con lui che quasi si spaventa, nel rendersi conto di conoscerlo così bene.
Sa che la mattina va in bagno a lavarsi i denti, anche se non ha ancora fatto colazione. È più forte di lui.
Sa che si sveglia sempre di buon umore e di solito canticchia o ascolta musica e Fedez pensa che in questo momento l'amico si stia trattenendo solo per non dargli fastidio.
Sa che gli piace prendere il caffè macchiato, con tre cucchiaini di zucchero.
E Fedez sa, più di ogni altra cosa, che gli piace il suo odore. È abbastanza destabilizzante rendersene conto, ma ne ha la conferma nel momento in cui Mika gli passa vicino, forse per andare a prendere qualcosa là in salotto o forse per controllare se Fedez sia, effettivamente, ancora addormentato.
Lo sente così maledettamente vicino e, per un attimo, il ragazzo ha un brivido, perché è convinto che Mika gli sfiorerà la fronte o il viso. L'altro, però, fraintende la sua reazione e, convinto che il rabbrividire di Fedez sia dovuto al fatto che abbia freddo, tira delicatamente un lembo della coperta che ha ancora addosso e lo copre fino al mento.
C'è qualcosa nell'odore di Mika. Non è un profumo costoso o l'aroma delicato del bagnoschiuma, è semplicemente Mika.
Fedez è talmente abituato a sentirlo e ad averlo addosso, quell'odore, che quasi si sente male nel realizzare quanto gli sia mancato.
Quando, ore dopo, apre gli occhi è perché un nuovo profumo ha attirato la sua attenzione. Fedez quasi si emoziona perché quelle sono lasagne, ne è sicuro.
Il suo stomaco brontola rumorosamente.
Bene, ne è sicuro anche lui.
Si alza in piedi, spinto da chissà quale forza divina, e si muove, seppur lentamente, verso la cucina. Mika è accovacciato su quelle sue gambe lunghissime e sta trafficando con il forno.
« Buongiorno » sussurra Fedez e la sua voce è così fastidiosamente rauca.
Mika sussulta, evidentemente non l'aveva sentito arrivare. « Ehi » dice poi, cambiando completamente espressione. Il viso, inizialmente corrucciato e concentrato, lascia spazio ad un sorriso che va da un orecchio all'altro.
Qualcosa si attorciglia nello stomaco di Fedez. Non è del tutto sicuro che questo sia dovuto alla fame.
« S-stai cucinando? » domanda, Fedez, come se non fosse abbastanza ovvio. Non vuole che si creino altri silenzi imbarazzanti, perciò ha chiesto la prima cosa che gli è venuta in mente.
Mika annuisce, contento, non dando importanza al fatto che l'altro sia leggermente in soggezione.
« Ti ho fatto le lasagne » spiega, indicando il forno. « Dovrebbero essere pronti tra qualche minuto ».
Fedez potrebbe chiedersi quanto diamine abbia dormito, o dove Mika abbia trovato tutti gli ingredienti, o, in alternativa, quando sia andato a fare la spesa.
Il suo cervello, però, sembra vorticare come un pazzo su quel “ti”, come se Mika avesse cucinato solo per lui, perché quello è il suo piatto preferito e lui lo sa e magari ha preparato proprio le lasagne perché vuole sistemare le cose, perché magari anche Fedez gli è mancato e magari-
« Hai dormito bene? » indaga ancora Mika, corrucciando lo sguardo. « Ieri notte sembrava stessi dormendo così profondamente e non me la sono sentito di svegliarti ».
Fedez annuisce. « Non fa niente, ho dormito alla grande » mente, non vuole far sentire l'amico troppo in colpa. Mika è così dannatamente sensibile e attento.
Si fa una veloce doccia fredda e strofina il suo corpo con la spugna come se volesse togliersi di dosso il disagio e l'imbarazzo provati in quella scorsa settimana. Si infila un paio di pantaloncini neri e una vecchia canottiera, poi torna in cucina e apparecchia.
Zack sta lavorando, perciò sono solo lui e Mika. Il ragazzo ha già tagliato la pasta al forno e Fedez lo aiuta a sistemarla nei piatti.
L'aspetto è così invitante che Fedez quasi si commuove. Era una vita che non mangiava lasagne.
« Ma cosa dici » ridacchia Mika, « Tatiana te le ha cucinate anche prima di partire » gli ricorda, e il ragazzo tatuato si rende conto di aver pensato a voce alta.
« Non importa. Passa sempre troppo tempo tra un piatto di lasagne e un altro ».
Mika ride ed è come se Fedez possa di nuovo respirare.
La prima forchettata quasi lo lascia senza parole. È davvero buonissima, forse anche più di quella di sua madre. Il ragù e la besciamella, nella sua bocca, hanno appena dato inizio ad una danza mistica.
Quando alza lo sguardo, Mika lo sta squadrando nervoso e in attesa del suo giudizio.
« Cazzo » dice, ancora con la bocca piena, e lo sa che all'altro ragazzo dà fastidio ma porca puttana « queste sono le migliori lasagne di sempre » farfuglia, tagliandosene immediatamente un altro pezzo.
Mika scuote la testa, ma Fedez può notare con la coda dell'occhio le sue spalle rilassarsi. « Sei un coglione » lo insulta, divertito, « cosa devo fare con te? ».
« Nutrimi, » lo implora Fedez. Non se ne rende neanche conto, tutto preso dal suo amore per le lasagne, quando: « Nutrimi e non lasciarmi » aggiunge, leccando la forchetta, neanche fosse un bambino di cinque anni.
Mika sembra stupito, si irrigidisce di nuovo e Fedez si rende conto solo dopo di quello che ha detto, ma l'altro ragazzo abbassa solo lo sguardo e sorride.
Gli sembra di sentirlo sussurrare « Questo mai », prima di ficcarsi in bocca un'altra forchettata di pasta.


Il pomeriggio trascorre abbastanza in fretta, in realtà. Mika sarebbe voluto uscire a fare una passeggiata, per conoscere meglio Holmes Chapel, esplorare il paesino e tutte quelle stronzate da Mika, ma Fedez ha caldo e non ha assolutamente voglia di stancarsi, perciò finiscono spaparanzati sul divano a guardare un film in streaming sul portatile del ragazzo.
È da qualche minuto, tuttavia, che Mika ha lasciato perdere “Captain America” per concentrarsi sul suo telefono.
Fedez, dall'altro lato del divano, allunga una gamba e gli mette il piede sulla faccia. L'altro ragazzo fa un verso molto simile ad un grugnito e cerca di scacciarlo, inutilmente, e poi ridacchia, probabilmente divertito dalla stupidità di Fedez.
« Dai, Fedè, sto scrivendo un messaggio ».
« Lo vedo » dice l'altro, spostando, finalmente, il piede. « Con chi messaggi? » indaga poi, alzando le sopracciglia con fare allusivo.
« Mio padre ».
Oh.
Fedez sa che anche Mika ha un rapporto difficile con il padre. In realtà, forse all'inizio, le cose non andavano tanto male tra loro – per quanto possa andare bene un rapporto con un genitore che non è mai presente – poi, dopo il coming out di Mika, circa tre anni fa, tutto si è impercettibilmente congelato.
Le chiamate sono state più formali, brevi ma, soprattutto, meno frequenti.
Fedez si era sempre reso conto di quanto Mika ci stesse male, ma era stato ancora più doloroso capire di non poter far nulla per farlo sentire meglio.
È sempre tuo figlio, maledizione, il suo orientamento sessuale non può e non deve fare la differenza.
« Che vuole? » sbotta e, forse, non avrebbe voluto apparire così scontroso ma non gli importa.
« Vuole una cena. Domenica prossima è a Londra per concludere un affare, vuole che ci incontriamo ».
Mika è di nuovo nervoso. Si sta torturando spasmodicamente le dita, che non riesce proprio a tener ferme.
Per un attimo – ma solo un attimo – Fedez è tentato di avvicinarsi e prendere le mani dell'amico tra le sue.
Poi scuote la testa e si ricorda dell'anno scorso, della pressione che i suoi genitori, e in particolare suo padre, abbiano sempre esercitato, anche inconsapevolmente, sull'amico.




« Come fai a stare così calmo? » gli aveva chiesto Mika, i capelli ricci scompigliati e schiacciati sulla fronte.
Probabilmente non dormiva da giorni. Era una settimana d'inferno, quella, piena di verifiche e interrogazioni e nessuno dei due aveva avuto il tempo di iniziare la tesina, grazie tante.
« Siamo a giugno e tra poco finirà la scuola e dovremo studiare ancora e - »
« Riprenditi, Mik. » lo interruppe Fedez, stravaccato sul letto a due piazze e mezzo dell'amico. Guardò Mika, seduto davanti alla scrivania di camera sua, che evidenziava gli argomenti di letteratura come un pazzo.
« Andrai benissimo come sempre, ti stai impegnando tanto » lo aveva consolato e aveva sentito Mika sbuffare, prima di girarsi verso di lui e guardarlo imbronciato.
« Tu sei fuori di testa » lo insultò, « la prova è tra solo una settimina » - e qui Fedez si era davvero impegnato per non scoppiargli a ridere in faccia - « e non ti stai preparando assolutamente ».
« Lo sai che studio meglio quando sono sotto pressione. Se inizio a studiare un argomento troppo presto, poi rischio di dimenticarmelo e allora è tutto inutile » si era giustificato il ragazzo tatuato.
Fedez sapeva che questa ossessione di Mika per la scuola era solo uno dei suoi infiniti tentativi per non deludere i suoi genitori.
« E smettila di preoccuparti tanto dei tuoi voti. Lo sappiamo tutti che sei un secchione del cazzo ».
Mika sbuffò, di nuovo. « Non sono preoccupato dei miei voti, sono preoccupato per i tuoi ».
Fedez sorrise intenerito. « Dai, vieni a sederti qui con me, facciamo una pausa ».
Dopo alcuni tentativi, il riccio, finalmente, cedette e si sedette affianco a lui, togliendosi le scarpe. Fedez gli si avvicinò e, ci pensò alcuni minuti, prima di iniziare a massaggiargli delicatamente le spalle. Mika lo faceva spesso con lui quando era stressato, quindi perché non provare a ricambiare il favore?
Poteva farcela.
Anche se lui non sapeva assolutamente fare i massaggi e odiava toccare le persone.
Ma era Mika.
Quindi andava bene così, giusto?
Il ragazzo riccio si irrigidì visibilmente, probabilmente non si aspettava quel genere di contatto.
« Mik, è okay? » gli chiese comunque Fedez, che non voleva farlo sentire a disagio.
L'altro annuì, rilassandosi. « Spingi più forte, con le dita ».
Fedez quasi rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva perché quella frase nascondeva un doppio senso osceno. Forse Mika non se n'era neanche reso conto, maledetto.
Improvvisamente iniziava a sentire caldo ma fece comunque quello che gli era stato detto, stringendo le dita sulle sue spalle e poi, piano, scendendo sugli avambracci.
Mika aveva fatto palestra, negli ultimi due anni, perciò era quasi piacevole tastare i suoi muscoli, anche se coperti dalla maglietta.
Capì che non era un totale disastro quando l'amico inclinò la testa verso destra, espirando rumorosamente.
« Tu ci pensi mai, al futuro? » gli chiese, con gli occhi chiusi.
Fedez esitò qualche secondo prima di rispondere, colto alla sprovvista. « A volte. A volte sì. Perché? ».
« Mi chiedevo se c'era qualcosa che ti spaventava ».
Fedez decise di mordersi la lingua e non correggere quel congiuntivo mancato. « Oh, beh, ci sono un sacco di cose che mi spaventano, a dire la verità ».
« Ti va di parlarne? ».
Era strano perché di solito loro non facevano mai conversazioni di quel tipo, però poteva aprirsi con Mika, non si sentiva in imbarazzo, anche perché sapeva che, qualsiasi cosa avesse detto, l'altro l'avrebbe accettato.
In ogni caso.
Eppure, sembrava quasi che la sua voce si rifiutasse di uscire, nel momento in cui pronunciò quelle parole: « Mi spaventa l'idea di rimanere da solo. Sai, » deglutì, « rendersi conto di non avere nessuno su cui contare. Deve essere terribile ».
Non si era neanche reso conto di aver smesso di massaggiare le spalle di Mika, che si era girato a fissarlo.
C'era qualcosa di diverso, ora, nel suo sguardo, Fedez non avrebbe saputo spiegarlo. Era serio, così dannatamente serio, ma allo stesso tempo così rassicurante.
Scosse la testa. «Ti spaventa il futuro? » gli aveva chiesto, quindi.
« Come-? ».
« Ho solo provato ad indovinare ».
Mika distolse lo sguardo. « Non solo mi spaventa, mi terrorizza, il non poter controllare completamente ciò che succederà. L'idea di fallire, di diludere le persone che mi stanno intorno, di non essere abbastanza- ». Si interruppe bruscamente e Fedez fu quasi sicuro che avrebbe iniziato a piangere.
Ma non lo fece. Tirò su con il naso, prese un respiro e si ricompose. Perché Mika era forte e Fedez lo stimava da morire, forse se ne rese conto solo in quel momento.
Era intelligente, era un artista e abbastanza determinato da riuscire a raggiungere qualsiasi obiettivo. Sarebbe potuto essere un meraviglioso medico, o un cantante, o un avvocato, o un insegnante. Sarebbe stato fottutamente perfetto, qualsiasi strada avesse scelto.
E il futuro non doveva assolutamente spaventarlo, perché tutto sarebbe potuto diventare, tranne che un fallito.
Ma questo non glielo disse mai.
Si limitò semplicemente a stringergli la spalla, cercando di comunicargli con gli occhi, ciò che non aveva avuto il coraggio di esprimere a parole.
« Cosa vorresti fare, dopo il diploma? » gli chiese poi, e stava quasi sussurrando ora, illudendosi che parlando piano avrebbe urtato meno la sua sensibilità.
« I miei vogliono che studi economia, per seguire le loro orme e diventare commercialista anche io ».
« Ti ho chiesto cosa vuoi fare tu, non quello che i tuoi genitori vogliono per te ».
Mika sgranò gli occhi. Rimase in silenzio per qualche minuto, poi disse: « I-io… Mi piacerebbe studiare in conservatorio, per schiarirmi le idee e capire cosa realmente voglio fare dopo; se seguire la mia passione per la musica o qualcos'altro ».
Fedez gli sorrise, incoraggiante, aumentando la stretta sulla sua spalla.
Non si era neanche reso conto di non averla mai spostata. « Mi sembra un' ottima idea ».
Mika inclinò la testa verso la spalla su cui Fedez aveva poggiato la mano, forse in cerca di un contatto maggiore.
Il ragazzo tatuato si affrettò a spostarla perché, sul serio, poteva provare un massaggio, ma non era sicuro di riuscire a gestire una carezza.
« Lo pensi davvero? » continuò Mika, ancora esagitato per la nuova rivelazione.
« Davvero. E penso anche che dovresti finirla di essere così schifosamente altruista. Smetti di pensare agli altri, veramente, e inizia a pensare un po' di più a te stesso ».




« Cosa gli devo dire? » chiede Mika, combattuto.
« Vuoi davvero rifiutati di vederlo? ».
« No » risponde prontamente il riccio, lo sguardo come incatenato allo schermo del suo nuovo Samsung. « Ho solo paura di quello che potrebbe dirmi. Insomma, che cazzo vuole? » sbotta, ed è talmente strano sentire Mika dire una parolaccia che a Fedez viene quasi da ridere.
« Magari si è accorto di non essere il padre dell'anno e vuole cercare di rimediare » suppone il ragazzo tatuato, sfregandosi il mento ruvido.
Deve assolutamente farsi di nuovo la barba.
« Tu crede? » trilla Mika e, davvero, probabilmente darà di matto se Fedez non fa qualcosa.
« Forse. Chi li capisce questi genitori. Giocano a fare gli adulti e, molto spesso, sono più immaturi dei figli. È facile scappare quando ci si trova di fronte ad un problema » dice e probabilmente non sta solo parlando del padre di Mika, ora, ma anche del suo.
È vero, Fedez è stato il primo ad allontanarsi, al tempo, troppo sconvolto e disgustato dal fatto che l'amante di suo padre fosse solo una giovane ventenne.
E ora non sta dicendo che vorrebbe che le cose tornassero alla normalità ma un po' è così, anche se, nel profondo, sa che né lui né suo padre hanno davvero intenzione di riallacciare i rapporti.
Va bene lo stesso.
E poi parla troppo velocemente, senza controllare il filtro cervello-bocca. « Se vuoi ti accompagno io ».
« Eh? ».
« Ti posso accompagnare io, alla cena con tuo padre, se non sono di troppo ».
Ed è palese che Fedez sia di troppo, perché è una schifosissima cena tra padre e figlio e lui non c'entra proprio niente. Ma Mika era così nervoso e Fedez ha solo reagito spontaneamente, grazie tante.
Non fa neanche in tempo a pentirsi della stronzata che ha appena fatto, perché il sorriso che gli rivolge Mika quasi lo acceca e gli fa battere il cuore solo un po' più velocemente.
Solo un po', eh.





Angolo dell'autrice
Finalmente riesco ad aggiornare, anche se avrei voluto farlo prima.
Questa settimana ho avuto tantissimi impegni e tantissima voglia di scrivere (soprattutto durante le lezioni di arabo, non chiedetemi perché).
Comunque, a breve dovrò dare un esame e sono tutta un'ansia, ma vi prometto che cercherò di essere puntuale con il prossimo aggiornamento.
Le nove recensioni al capitolo precedente mi hanno sorpresa moltissimo; non me lo aspettavo!
Sapere che c'è gente che perde tempo a leggere e recensire quello che scrivo mi fa sentire motivata e felice.
E poi siete tutti così pazienti e carini e avete sempre qualche parola gentile per me e la mia storia.
Quindi, sul serio, grazie

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Capitolo 6
*** Capitolo 06 ***


Lunedì mattina, alzarsi presto per andare a lavorare si rivela essere un piccolo trauma.
Fedez giura che, prima o poi, riuscirà, finalmente, a prendere il ritmo. Per ora, però, sembra essere solo bravo a lamentarsi.
« Muoviti, dai! » gli urla Mika dal soggiorno. Sente i suoi passi e lo immagina muoversi da una parte all'altra del salotto, cercando di non dare di matto. Da bravo precisino qual è, Mika odia maledettamente essere in ritardo. Infatti, è pronto già da dieci minuti.
Tipico.
« Mi sto allacciando il grembiule, sono pronto » strilla, di rimando, ed è inutile perché gli basterebbe semplicemente uscire dalla stanza e raggiungerlo, ma pazienza.
Passano pochi secondi e subito la figura di Mika varca la soglia della loro camera da letto. Indossa un paio di jeans stretti e la classica polo nera, sotto il grembiule, nero anch'esso, che sono costretti ad indossare ogni giorno.
Gli occhi dell'amico saettano da un letto all'altro. È quasi come se la stanza fosse divisa in due parti da una linea invisibile.
A destra c'è il letto di Mika, vicino alla finestra, già rifatto e con il pigiama piegato sotto il cuscino. A sinistra, invece, c'è… beh, effettivamente un casino.
Le lenzuola sono tutte stropicciate, vestiti e biancheria intima di dubbia provenienza sono sparsi sopra il letto e per terra.
« Che diavolo hai combinato qui?! » si lascia sfuggire, e la sua voce diventa, se possibile, ancora più acuta del solito.
Fedez pensa che il cervello dell'amico non possa assimilare la presenza di tutto quel disordine in un'unica stanza e, per un attimo, teme che gli venga un mancamento o roba simile.
« Tranquillo » cerca di rassicurarlo, « ti prometto che appena stacchiamo rimetterò tutto a posto » continua, cercando di catturare la sua attenzione e frapponendosi tra la figura longilinea di Mika e la situazione post guerra mondiale alle sue spalle.
Il riccio, allora, lo squadra dalla testa ai piedi, soffermandosi sulle sue braccia, nascoste dietro i fianchi. È da cinque minuti buoni che Fedez sta cercando di allacciarsi da solo quel maledetto grembiulino, senza successo, però.
Non sono una fottuta cameriera, pensa, iniziando a perdere la pazienza.
Le sue dita trafficano, alla cieca, dietro la schiena, ma proprio non ce la fanno a fare quello stupidissimo fiocco.
Mika sorride e sbuffa e, davvero, lo fa con una teatralità e una sbruffonaggine tale che Fedez è quasi tentato di dargli un pugno.
« Tu lasci fare a me » dice e il ragazzo tatuato potrebbe giurarci, è lo stesso tono di sufficienza che usava sua madre quando da piccolo non riusciva a fare qualcosa.
Sa comunque di non essere capace di cavarsela da solo, per cui, a malincuore, lascia andare i lacci dell'amatissimo grembiule e alza le braccia al cielo.
« Ti prego, o sommo Mika, salvami » lo prende in giro, girandosi e dandogli le spalle e potrebbe aver sentito l'amico borbottare un qualche insulto in inglese, ma non ne è sicuro.
In ogni caso, non sa se, effettivamente, sia davvero necessario che Mika si avvicini così tanto. Sente il suo respiro sul collo e sente le sue dita sfiorargli delicatamente i fianchi, prima di afferrare i lembi del grembiule e fare un fiocco in meno di tre secondi.
Sente troppe cose, che cazzo.
Non si era nemmeno reso conto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento.
Quando scendono le scale di legno che portano al pub, Fedez quasi rischia di inciampare sui suoi piedi e sfracellarsi la testa ma attribuisce quel momento di debolezza al suo stomaco, che è ancora tristemente vuoto, visto che non hanno fatto colazione.
« Buongiorno » li saluta Deborah o, forse, dovrebbe dire Skin.
È da quando hanno iniziato a lavorare al pub che, la maggior parte dei clienti e Zack stesso, in effetti, la chiamano così.
È stato Mika a farglielo notare e, secondo lui, dev'essere una specie di soprannome; il ragazzo tatuato non può che dargli ragione.
Gli piace, in ogni caso.
Skin.
Sembra una parola fragile ma forte allo stesso tempo, un po' come la ragazza che lo possiede, quel nomignolo, e che sorride loro con dolcezza.
Oggi ha un rossetto rosso scuro sulle labbra, nota Fedez, che le fa sembrare la bocca ancora più grande.
Non è sicuro che sia un complimento, comunque, perciò si tiene questo pensiero per sé.
« Mika, Federico » dice Skin, poi, e Fedez potrebbe piangere perché, finalmente, in quel posto, qualcuno ha azzeccato l'accento del suo nome, « avete un caffè e un cappuccino da portare al tavolo otto, e il succo e la pasta sono per il tavolo cinque ».
La ragazza parla talmente veloce che Fedez non capisce un accidente. Guarda Mika, allarmato, che gli traduce quello che ha appena detto al volo.
Va bene, ce la possono fare.
Mika prepara le ordinazioni e gliele lascia sul bancone, Fedez le porta ai tavoli e, a volte, si scambiano i compiti, se è necessario.
Questo gioco di squadra continua per tutto il resto della settimana. Venerdì pomeriggio sono talmente in sincronia che si passano oggetti e ordinazioni senza neanche aver bisogno di parlarsi. Fanno così anche nell'appartamento di Zack, quando Mika prepara i pancakes e l'altro ragazzo gli dà una mano, o quando apparecchiano la tavola.
Fedez sente lo sguardo di Zack addosso, mentre porta un toast con prosciutto e fontina ad uno dei tavoli, ma cerca di non farci troppo caso.
Magari lo sta solo studiando per capire se effettivamente sia un valido dipendente o meno.
Quando torna al bancone, con i vassoi vuoti, e nota che non c'è nessun nuovo cliente, aiuta Mika a lavare le tazzine e i cucchiaini, giusto per non perdere tempo. Più precisamente lui lava mentre il riccio asciuga.
Quella mattina Mika indossa una ridicola retina per capelli e quando Fedez gli ha chiesto qualcosa a riguardo – « Perché Mik, Perché. » - lui ha fatto spallucce e gli ha detto che non aveva voglia di riempirsi il ciuffo di gel e che con la retina era più comodo, perché non gli andavano i ricci in faccia.
« Siete quasi inquietanti, lo sapete, vero ? » la voce di Zack alle loro spalle quasi li spaventa.
Fedez, immerso com'era nei suoi pensieri, non l'ha neanche sentito arrivare.
« Eh? » dicono all'unisono, neanche a farlo apposta.
Zack ridacchia e scuote la testa, con l'aria di chi la sa lunga. Poi rimane un attimo in silenzio, quasi stesse soppesando le parole da utilizzare. Sembra combattuto, ma alla fine stupisce entrambi quando « State facendo davvero un buon lavoro, sono fiero di voi » dice, e Fedez sente qualcosa sciogliersi lentamente nel suo cuore.
Non osa distogliere lo sguardo dal piattino che sta sciacquando perché sa che guardare negli occhi Mika, in questo momento – o peggio ancora il suo fottutissimo zio che non riesce a non fare il sentimentale – significherebbe perdere il controllo e iniziare a frignare come una femminuccia.
Non ci vuole credere.
Fa un respiro profondo e poi borbotta un grazie imbarazzato, mentre Mika molla la sua postazione per dare un abbraccio allo zio, suppone Fedez, che ancora non ha avuto il coraggio di girarsi.
Odia questo suo lato di sé. Diciannove anni passati a cercare di nasconderlo e poi basta una frase gentile di Mika, o un gesto paterno di Zack, o un bambino che gli sorride, o un cucciolo di cane, per mandare a puttane tutto.
Mika, che probabilmente ha intuito la crisi esistenziale che sta attraversando, gli è di nuovo accanto, e prima di riprendere ad asciugare le stoviglie, gli lancia un occhiata di sottecchi e poi allunga un braccio e gli stringe piano il collo.
Le sue dita sono gelide, ma, in qualche modo, il suo tocco lo riscalda.


Il venerdì sera, è sempre abbastanza tranquillo. Ci sono alcuni gruppi di universitari, forse, che vengono al bar per studiare, con zaini, libri, buone intenzioni e tutto il resto, ma che, alla fine, finiscono per mangiare e cazzeggiare alla massima potenza.
Fedez li guarda, dal bancone e, anche se non lo ammetterebbe neanche sotto tortura, prova un briciolo di nostalgia.
« Non dirmi che tu sta cambiando idea e vuoi iscriverti all'università » dice Mika, alle sue spalle.
A Fedez viene quasi un infarto. Devono smetterla di fare così, tutti quanti, che cazzo.
« Smettila di giocare a Casper, il fantasma amico, mi hai fatto venire un colpo » gli dice, fulminandolo con lo sguardo.
Mika ride e alza le braccia in segno di scuse.
« E comunque, no, per la centesima volta, non mi iscriverò all'università. Non per ora, almeno. Voglio pubblicare il mio nuovo pezzo, appena riuscirò a concluderlo, e poi, se dovesse andare male, ho intenzione di prendermi un anno sabbatico e cercarmi un lavoro ».
« Rischi di perdere del tutto la voglia di studiare, poi » lo ammonisce Mika, calcando l'accento sull'ultima sillaba della parola.
Fedez solleva le sopracciglia. « E chi l'ha mai avuta? » commenta, facendolo ridere.
« Quando è che tu mi dici qualcosa di più su questo nuovo pezzo? » si lagna l'amico, pizzicandogli il fianco.
Il ragazzo tatuato pensa al quaderno che ha lasciato sul comodino, ai versi da revisionare e alla base ancora da perfezionare al pc.
« Il pezzo non è ancora pronto e no, non è permesso fare spoiler al pubblico » si giustifica, con un sorrisino.
Mika gli lancia un'occhiataccia. Fedez sa che il riccio ci tiene davvero tanto ad ascoltare le sue canzoni; più volte gli ha dato consigli davvero utili e il fatto che la sua musica gli interessi così tanto lo fa gongolare internamente, se proprio deve essere sincero.
Come lo fa gongolare il fatto di essere l'unico ad aver sentito ogni singolo pezzo di Mika, di essere stato con lui quando componeva ogni frase, ogni nota, strimpellata alla chitarra nel salotto di casa sua.
« Hai paura? » gli chiede poi Mika, spezzando il silenzio.
A Fedez sembra di essere tornato in quinta liceo, con l'ansia per l'esame, l'ansia di Mika, Mika e la sua ansia e i discorsi seri.
« A volte sì » risponde, come l'ultima volta, senza neanche rendersene conto. Si chiede, invece, se il ragazzo riccio l'abbia notato, se abbia provato anche lui la stessa sensazione di déjà-vu che sta sentendo Fedez in questo momento.
« Non dovresti » dice Mika, poggiandogli una mano sulla spalla. La stringe ma non troppo, è forte ma delicato allo stesso tempo.
Fedez è già confuso, prima ancora che Mika aggiunga: « Se penso a qualcuno che può sfondare nel mondo della musica, sei tu. E so che tu crede di non essere abbastanza, ma lo sei. Lo sei per me » e lo dice talmente veloce che, per un attimo il ragazzo pensa di esserselo immaginato. « Quindi smettila di sottovalutarti e per una volta, one fucking time, dammi retta ».
Alla fine del discorso, Fedez è parecchio sconcertato; prima di tutto, gli ci vuole qualche secondo per assimilare la cosa.
Posso avere successo.
Per Mika.
Sono abbastanza.
Lo sono per lui.
Lo ha sempre stupito la capacità del ragazzo che si trova di fronte - e che non ha neanche per attimo interrotto il contatto visivo con lui, maledizione – di riuscire a dire certe cose con quella naturalezza disarmante che è propria della sua persona.
Fedez l'ha sempre un po' invidiato, per questo. La naturalezza di Mika nel parlare dei suoi problemi, delle sue paure, di sentimenti.
Lui non pensa di esserne capace. A volte vorrebbe, davvero, ma ogni volta che prova fargli un complimento – e si riferisce a qualcosa di serio, non ad uno stupido apprezzamento sulle sue giacche improbabili o roba simile - per qualche motivo, è come se le parole gli si bloccassero in gola.
Mika continua a guardarlo e, come sempre, sembra leggergli dentro. A Fedez in quegli occhi verdi sembra di affogare.
Il riccio sfrega piano la mano sulla spalla e il ragazzo capisce.
Mika lo conosce. Conosce lui e i suoi limiti, ma Fedez si stupisce lo stesso quando, « Va bene così » gli sussurra, prima di andare a servire la coppia di clienti che è appena entrata nel bar.
La cosa più destabilizzante è la terribile – e stupida – sensazione di vuoto che Fedez si accorge di provare, dopo che Mika si è allontanato da lui.


Fedez non avrebbe mai nemmeno lontanamente pensato di dire una cosa del genere, ma nemmeno in un milione di anni, eppure lo fa.
« Sabato di merda » borbotta e, nonostante il casino che c'è al bar quella notte, sente, comunque, Mika ridacchiare.
« Non ridere, tu » lo rimprovera, mentre va a sistemare straccio e detersivi in un angolo dello sgabuzzino.
Uno dei clienti ha pensato bene di vomitare davanti alla porta del bagno dei maschi, di nuovo, e lui ha appena finito di pulire tutto.
Quando torna, Mika è al bancone, sta mischiando abilmente un cocktail che Zack gli ha mostrato come preparare solo dieci minuti prima.
Fottuto alieno, pensa Fedez, sedendosi su uno sgabello vicino a lui, dall'altro lato del bancone.
Nel bar c'è il delirio. I soliti ubriaconi del paese, alcune ragazzine appena maggiorenni sbronze solo dopo qualche birra e un gruppo più grande di ragazzi che, effettivamente, sta dando il meglio di sé.
Uno di loro è salito su un tavolo e, incoraggiato dai suoi fedeli compari, intona un canto mistico dall'inequivocabile significato.
« Bevo, bevo, bevo, bevo, bevo » canta, anche se a Fedez sembra più che stia urlando.
« Mi ubriaco e son felice! » continuano gli altri, alzando in aria i bicchieri (il liquido al loro interno oscilla pericolosamente), « Anche se poi vomito!! » concludono tutti insieme.
E con tutti, Fedez intende proprio tutti.
Il gruppone dei nuovi One Direction, le ragazzine idiote, gli altri clienti, persino Zack e Skin, incredibilmente, stanno brindando insieme a loro.
Persino Steve, uno dei loro clienti fissi – fierissimo di essere nella top 5 degli ubriaconi di Holmes Chapel – si è risvegliato dal suo stato comatoso per sollevare il bicchiere, vuoto, bere un sorso di, beh, nulla, e poggiare di nuovo la testa sul tavolo.
Anzi, forse sarebbe meglio usare il termine sbattere.
C'è un momento in cui Fedez crede di essere in preda alle allucinazioni. Gli basta uno sguardo di Mika per ritornare alla realtà. Quest'ultimo gli sorride divertito, prima di porgere un bicchiere pieno di quello che, ad occhio, potrebbe essere un vodka lemon ad un cliente.
È un ragazzo alto, bruno, ha la barba incolta; si è allungato sul bancone, verso Mika e, per i gusti di Fedez, parla troppo vicino all'orecchio del riccio.
Sarà che lui trova terribilmente squallido rimorchiare in un bar, quando non si è del tutto lucidi. Non che non l'abbia fatto anche lui, sia chiaro, ma stiamo parlando di Mika e lui si merita di meglio.
Insomma.
Il problema dell'amico è che lui ha gusti terribili in fatto di ragazzi. Il più delle volte, infatti, sceglie di stare con idioti, o stronzi, o entrambe le cose.
Vede Mika ridacchiare per una battuta che ha detto l'altro ragazzo e che Fedez non ha sentito, ma è sicuro che non sia così tanto divertente, in realtà.
Il tipo con la barba si allontana e Mika dedica completamente la sua attenzione a lui.
« Voleva il mio numero di telefono » gli dice e c'è un leggero rossore sulle sue guance.
Fedez fa un verso molto simile ad un grugnito.
Chi cazzo te l'ha chiesto?, vorrebbe rispondergli, ma fortunatamente si morde la lingua in tempo.
« E tu? » chiede invece, abbassando lo sguardo e facendo strisciare l'indice sul legno del bancone.
« Gli ho detto che era troppo ubriaco » spiega, facendo spallucce.
Quando gli sorride di nuovo, questa volta, Fedez ricambia.
Quando lui, Mika e Zack salgono nel suo appartamento sono distrutti. Persino Mika mostra il suo lato umano e, questa volta, sembra stanco sul serio.
Gli ultimi clienti sono andati via tardissimo. Sono le sei del mattino quando finiscono di pulire e sistemare tutto.
Zack scompiglia loro i capelli, neanche fossero alle elementari, prima di dare a entrambi la buonanotte e chiudersi in camera sua.
Fedez ringrazia che il giorno dopo sia domenica, davvero. Finalmente, un meritato giorno di pausa dopo quella settimana di-
« Sono nervoso per la cena ».
Che cazzo.
Mika lo guarda, in attesa. Probabilmente si aspetta qualche parola di conforto, ma la verità è che Fedez è sotto shock.
Aveva completamente rimosso quel piccolo particolare dalla sua mente. Non ci pensava da domenica sera, quando una parte di lui aveva sperato che il padre di Mika gli avrebbe detto che non gradiva la sua presenza, che, insomma non lo voleva in mezzo ai coglioni.
E invece eccolo lì, che quasi rischia che il suo cervello imploda perché non esiste che dopo una settimana di lavoro lui debba sorbirsi questa tortura.
« Te n'eri dimenticato » gli dice Mika. Non sembra neanche deluso, non sembra neanche una domanda, non sembra neanche che a Fedez stia per venire un infarto.
« No, no » si difende, in ogni caso, perché, come dice quel detto?
Solo un mulo non prova a salvarsi il culo?
Partire da un dirupo è sempre meglio che da un buco?
Bene, sta ufficialmente degenerando.
« Non fa niente, se non vuoi venire » dice Mika ed è talmente triste che Fedez sarebbe davvero una brutta persona se si tirasse indietro proprio ora.
Scuote la testa, prende un bel respiro prima di parlare. « Ma certo che verrò. E stai tranquillo, affronteremo questa cosa insieme. Vedrai che non sarà così male ».


Non sarà così male?
Non sarà così male?

Ma chi pensava di prendere in giro.
Sarà malissimo.
A Fedez tremano le gambe come un idiota, gli stanno pure sudando le mani. In effetti, gli stanno sudando parti del corpo che neanche pensava potessero sudare.
È solo il padre di Mika, accidenti, cerca di auto-convincersi. Ma tanto lo sa che questa strategia non funziona con il suo cervello.
In tutti questi anni ha incontrato il padre di Mika una volta, e basta, quando aveva diciassette anni. Si sono solo presentati ma Fedez ricorda molto bene il senso di disagio che ha provato vicino a quell'uomo e, soprattutto, il suo sguardo di sufficienza.
Mika gli poggia una mano sulla schiena, quasi stesse cercando di infondergli coraggio. Dovrebbe essere il contrario, grazie tante.
Sono in un ristorante lussuoso di Londra di cui Fedez neanche sa pronunciare correttamente il nome.
Ma in questo momento è l'ultimo dei suoi problemi, davvero.
Lo zio Zack ha prestato loro il pick-up e, grazie al navigatore e al fidato Google Maps, sono riusciti ad arrivare a destinazione senza perdersi.
Fedez gli è molto grato. Ed è molto grato anche a Mika che, mesi prima, lo ha obbligato a comprarsi la camicia nera che sta indossando in questo momento.
Si sente decisamente a disagio e fuori posto e il colletto della camicia gli dà fastidio, ma cerca con tutte le sue forze di sopprimere l'istinto di strapparsi di dosso quello stupido abito e fuggire via.
Deve rimanere.
Per Mika.
L'amico, nel frattempo, chiede all'uomo all'ingresso quale sia il tavolo prenotato per tre dal signor Penniman. Il receptionist scorre velocemente il dito sullo schermo dell' iPad che tiene sulla mano destra e, dopo pochi minuti, un cameriere – Fedez non capisce bene da dove diavolo sia spuntato – li accompagna a quello che è il loro tavolo.
Con un brivido, il ragazzo nota che il padre di Mika è già lì.
La distanza che li separa sembra quasi infinita e Fedez pensa che potrebbe infilzarsi con un coltello, ma non ce n'è uno a portata di mano, oppure potrebbe buttarsi giù da una finestra.
Il problema è che sono al piano terra.
Che sfortuna.
Prima di arrivare al loro tavolo, comunque, si concede un attimo di debolezza, in cui stringe il braccio di Mika, per rassicurare sia il riccio che se stesso.
Incontrare il padre del suo migliore amico è, ancora una volta, destabilizzante.
L'uomo che vede ora Fedez è invecchiato. I suoi capelli ricci sono quasi del tutto grigi, ormai, e ci sono delle rughe, agli angoli degli occhi.
Occhi che sono grandi e verdi, la versione congelata di quelli di Mika.
Non nota subito il suo abito firmato, i gemelli ai polsi e le scarpe laccate; Fedez rimane colpito dal suo sguardo, così freddo, duro, indagatore.
L'uomo stringe frettolosamente la mano di Mika, dandogli un altrettanto veloce pacca sulla spalla.
« Figliuolo » dice solamente.
« Papà » lo saluta Mika, in risposta, e c'è qualcosa di meccanico dietro quei gesti, di triste.
Fedez non può non fare il paragone con il primo incontro tra Zack e Mika, è più forte di lui.
Quando Penniman Senior, alto, composto e ancora così maledettamente serio, si rivolge a lui, per un attimo a Fedez manca il respiro.
« Federico Lucia » dice, con un tono di voce che a Fedez ricorda spaventosamente quello di suo padre.
« Signor Penniman » lo saluta, stringendogli la mano. Le sue dita sono bollenti, mentre quelle del ragazzo sono spaventosamente gelide.
« Hai più tatuaggi, dall'ultima volta che ti ho visto » continua il padre di Mika, quando si accomodano al loro tavolo. È a forma di sfera, e in un certo senso è un bene perché così Fedez e il riccio non sono troppo lontani.
Fedez nota la tovaglia di seta bianca, finemente lavorata. La sfiora con le dita, si prende qualche secondo di tempo per rispondere.
« Sì » dice alla fine, « ne ho fatti di nuovi. L'unica cosa a non essere cambiata è l'altezza. Quella, purtroppo, è sempre la stessa » scherza, sperando di allentare la tensione.
Il padre di Mika, ovviamente, non ride, le sue labbra si tendono in un semplice sorriso di cortesia.
Il riccio, invece, alla sua sinistra, ridacchia genuinamente.
Fedez si sente sollevato, almeno un pochino.
La cena procede in maniera abbastanza fredda. Sembra quasi si stia seguendo uno schema prestabilito.
Mika che chiede al padre come sta la madre, il padre che chiede a Mika come va il lavoro da Zack.
Il riccio è ancora teso, comunque. Fedez lo vede che non riesce a tenere ferme le mani e, ogni volta che ne ha l'occasione, le nasconde sotto il tavolo e se le tortura.
È un attimo e non ci pensa neppure, quando, approfittando del momento in cui la cameriera ritira i loro piatti per portare le seconde portate, poggia una mano sulla gamba di Mika.
Non serve neanche muoverla, perché subito il corpo dell'amico si rilassa. Lo guarda, per una frazione di secondo, e va tutto bene.
Deve andare tutto bene.
Penniman Senior, comunque, ha pensato bene di dedicare parte della sua attenzione a Fedez, forse troppa comunque, secondo lui.
Gli chiede dei suoi progetti futuri e il ragazzo gli rifila, a grandi linee, le stesse parole che ha detto a Mika qualche giorno fa.
Beh, più o meno.
« Vorrei prendermi un anno sabbatico, non so ancora quale strada fa per me e preferisco pensarci e cercarmi un lavoro, piuttosto che fare ora la scelta sbagliata e pentirmene in seguito ».
Non accenna alla sua futura/impossibile carriera di cantante perché non gli va di discutere con lui di questo e, comunque, sa che non capirebbe.
« Mi sembra una decisione matura » commenta l'uomo.
Nel frattempo arrivano i secondi piatti: arrosto all'arancia, o almeno, questo è quello che la cameriera dice loro e che Fedez capisce.
Penniman, nel frattempo, prepara la prossima domanda da rivolgere al figlio. Si volta completamente verso di lui, girando anche il busto.
A Fedez fa ridere perché gli ricorda, in modo vagamente inquietante, i movimenti di un pendolo impazzito.
« Michael. L'altro giorno ho dato un'occhiata al sito internet della facoltà di economia, quando hai intenzione di procedere con l'iscrizione? ».
È come se a Mika avessero appena lanciato un secchio d'acqua gelida addosso.
Si irrigidisce tutto e posa la forchetta sul piatto. « Vuoi davvero parlare di questo adesso? » dice, pronunciando le parole con una lentezza innaturale.
« Non capisco perché no ».
« Perché non è il momento e ne avevamo già discusso » bisbiglia, stavolta in inglese. Come se cambiare lingua possa fare la differenza.
« Discusso? ».
« Sì, papà. Mi pare di aver già fatto capire, a te e alla mamma, ciò che mi piacerebbe fare ».
Lo sguardo del padre, se possibile, si indurisce ancora di più. « A volte, bisogna scegliere non ciò che ci piace, ma ciò che è necessario fare ».
Mika sta tremando. Fedez non sa come comportarsi, non può mettersi in mezzo alla conversazione, non può fare nulla.
« Oh ti prego. Risparmiati i discorsi da padre perché non lo sei mai stato. Non ci sei mai stato, per me, e non ci sei adesso ».
Fedez trattiene il respiro. Neanche quest'ultima frase sembra scalfire l'espressione di ghiaccio dell'uomo che si trova davanti.
Le sue parole, tuttavia, sembrano tagliare come coltelli quando le pronuncia. « Sei una delusione, per me e per la mamma » sputa, scuotendo la testa. « Cerca di prenderti le tue responsabilità e cresci una volta per tutte, Michael, c r e s c i ».
Scandisce le lettere una ad una, come se stesse parlando con una persona che ha difficoltà anche a capire i concetti basilari.
Fedez sente una rabbia montargli dentro che non ha mai provato, e non credeva di provare.
Mika ha lo sguardo fisso davanti a sé. Il ragazzo tatuato non capisce se stia guardando il padre oppure il vuoto. Poi, il riccio si alza in piedi, striscia la sedia sul pavimento, fa un chiasso insopportabile ma non sembra curarsene. Le teste di alcuni clienti si girano verso di loro.
« Fedé, vado in bagno » gli dice, parlando di nuovo in italiano. C'è qualcosa nel suo sguardo, è come se Mika stia per spezzarsi da un momento all'altro. « Prendi le tue cose e poi andiamo via » continua, ignorando il padre e allontanandosi.
E Fedez non ha cose da portare via, a parte la giacca, ma ha capito.
Si alza in piedi e, davvero, sta per andarsene e aspettare Mika all'ingresso ma l'uomo, ancora seduto, che non ha fatto una piega dall'inizio della cena fino a quel momento, parla di nuovo. « Speravo di incontrare un uomo, stasera, invece mi sono trovato di fronte lo stesso ragazzino viziato di sempre ».
Fedez non capisce se stia parlando con lui o se stia solo pensando cazzate a voce alta.
Pensa che vorrebbe picchiarlo e che è una persona davvero meschina.
Alla fine, però, dopo aver ripreso il controllo di sé, gli risponde, semplicemente: « Non lo è affatto ».
L'uomo ride, ma è una risata vuota, priva di allegria. « Pensi davvero di conoscerlo, dopo qualche anno passato insieme al liceo? Pensi si sapere cosa significhi crescere un figlio? E pensi davvero di sapere cosa ho passato, cosa io e sua madre abbiamo passato? Facendo sacrifici giorno dopo giorno per permettergli di vivere una vita dignitosa, per garantirgli un futuro? ».
Fedez lo ascolta, lasciandosi scivolare addosso parole che, in ogni caso, non giustificano il suo comportamento. Sicuramente, non un comportamento da padre.
Si lascia scivolare addosso la sua rabbia misurata, il suo sguardo di sufficienza e la sua voce lenta e fastidiosa.
« Conosco abbastanza Michael per poter affermare che è più uomo di quanto, invece, non sia lei » inizia, con sicurezza. « Io sono… »
Tu sei cosa, Federico?, dice una vocina nella sua testa, ma Fedez la scaccia via rapidamente e riprende il suo discorso guardando il padre di Mika dritto negli occhi, stavolta.
« Io tengo molto a suo figlio, signore. E se lei lo vedesse con gli occhi con cui lo vedo io, forse avrebbe cercato di tenerselo stretto, in questi anni, invece di farlo allontanare sempre di più ».
Volta il capo, in cerca del riccio e lo trova lì, poco distante da loro. Ha gli occhi gonfi. Non ci vuole un genio per capirne il motivo.
Fedez non sa da quanto tempo Mika sia lì, non sa quanto abbia ascoltato del suo discorso.
Sa solo che l'adrenalina è alle stelle, quando, finalmente, dà le spalle al signor Penniman, al loro tavolo, ai piatti costosi e alle pietanze a malapena assaggiate e a tutti i curiosi che hanno origliato la conversazione.






Angolo dell'autrice
Tutto molto triste. La panoramica degli eventi è più o meno questa.
Oggi c'è stata la finale di x-factor (sperando che qualcuno lo segua a sappia di cosa io stia parlando) ed è successo proprio quello che temevo: i miei preferiti in assoluto sono finiti tutti e tre in finale.
In ogni caso, sono ancora abbastanza combattuta per l'esito della puntata e, dopo aver rischiato un infarto per colpa dell'esibizione dei Coldplay, aver visto l'abbraccio della Baell Squad che mi ha spezzato il cuore e il mini spogliarello dei Midez in diretta, da brava squilibrata quale sono, mi sono messa a scrivere il nuovo capitolo.
Ora, quindi, posso solo dire di essere emotivamente instabile e stanca morta, perché ho studiato tutto il giorno storia moderna di merda.
Ah, "ora" è esattamente le cinque e quattro del mattino.
Dunque, questo è il capitolo. Sinceramente, spero vi sia piaciuto e che non siate troppo delusi.
So che molti sperano che questi due facciano cosacce, e lo capisco, a questo punto della storia.
Ma vi ripeto, vi chiedo di avere ancora un briciolo di pazienza, almeno fino al prossimo capitolo, in cui si avrà una piccola svolta - SPOILER - Mika sarà molto triste e vorrà affogare i dolori e i brutti ricordi della serata nell'alcool.
E poi, ringrazio, sempre e per sempre ahahah, chi legge e chi recensisce il capitolo.
Soprattutto, mi ha fatto piacere leggere i nick di nuovi lettori, tra le recensioni.
Graziegraziegrazie.
Ora, provo a dormire, sperando di riuscirci.
Pregate per la mia anima ahahaha

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Capitolo 7
*** Capitolo 07 ***


Fedez sa che quella non è assolutamente una buona idea.
Sa che è stanco e che non gli piace guidare per lungo tempo, di notte.
E la loro meta è così maledettamente distante.
Mika lo conosce fin troppo bene, perciò si offre volontario per fare l'autista, ma Fedez rifiuta tutte le dieci – perché sì, le ha contate – volte.
E comunque, più di ogni altra cosa, Fedez sa che sarebbe meglio tornare a casa, preparare una tisana calda all'amico, magari di quelle alle erbe, che il riccio adora.
Invece stanno andando da tutt'altra parte perché gliel'ha chiesto Mika, perché quando gliel'ha proposto aveva ancora gli occhi rossi per il pianto e perché Fedez è un fottuto debole e non è riuscito a dirgli di no.
« Dove andiamo, adesso? » gli ha chiesto Fedez, una volta saliti sul pick-up.
« C'è questo locale » gli ha sussurrato l'altro, semplicemente, come se fosse un'idea talmente intelligente da non poter essere detta ad alta voce.
« C'è un altro pub a Holmes Chapel? » ha chiesto il ragazzo tatuato, sorpreso. Pensava che per un paesino di cinquemila abitanti in croce, un pub come quello di Zack e Skin fosse sufficiente, evidentemente si sbagliav-
« Non è ad Holmes Chapel ». Mika lo ha detto guardando verso il basso, torturandosi le mani, ed è stato in quell'esatto momento che Fedez ha capito.
È un'idea di merda.
« Beh, è… è a Liverpool ».
Ecco, infatti.
Quindi ecco perché invece di prendere la strada per Holmes Chapel, Fedez svolta a sinistra.
Destinazione: Liverpool.
Voglia di vivere: sotto lo zero.
Deve stringere i denti. Almeno non sono rimasti a Londra, dove è tutto troppo costoso. In fondo Liverpool è decisamente più vicino a casa e va bene se Mika vuole sfogarsi così.
Fedez, pensa, probabilmente avrebbe deciso di spaccare qualcosa. Magari un tavolo o una sedia.
Magari in testa a suo padre.
Ma Mika è contro la violenza, grazie tante.
C'è uno strano silenzio, comunque, dentro l'abitacolo del pick-up. Il riccio, freddoloso com'è, ha la giacca di Fedez addosso.
Ha avuto il buon senso di non infilarla, visto che, molto probabilmente, gli sarebbe stata terribilmente corta. Guarda fuori dal finestrino, mentre Fedez guarda dritto davanti a sé.
L'ha già detto che guidare al buio lo rende nervoso?
« Mi dispiace » si lascia sfuggire, in ogni caso. Non vorrebbe ritornare sull'argomento, perché è ancora una ferita dolorosamente aperta per il riccio, ma è inevitabile.
Come è anche inevitabile la sua mano, che molla il volante per alcuni secondi, giusto il tempo di stringere la coscia di Mika.
Il ragazzo poggia la mano sulla sua.
Fedez deglutisce. Per un momento è tentato di non spostare il braccio e mantenere quello strano ma rassicurante contatto.
Invece sfila la mano da sotto quella di Mika e, con la coda dell'occhio, nota come quella del riccio sia molto più grande rispetto alla sua.
« Non fa niente, Fedè. Non ne voglio parlare ».
Va bene anche questo.
« Comunque grazie » aggiunge poi, e il tono della sua voce è di nuovo basso.
Chissà per quale ragione, Fedez è convinto che si stia riferendo al suo discorso con il padre – che evidentemente ha sentito – e al modo in cui lui l'ha difeso.
Invece si sbaglia perché, dopo un attimo di tentennamento, Mika dice: « Per essere vinuto alla cena » Fedez sorride leggermente, divertito dall'errore dell'amico, « Non tutti l'avrebbero fatto ».
« Tu l'avresti fatto per me » risponde il ragazzo tatuato, perché è così, ne è sicuro al 100%.
Vede Mika annuire e stringersi la sua giacca addosso. Non capisce bene il motivo, ma questa visione gli provoca una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
« Come hai detto che si chiama questo posto? ».
« Ma… non l'ho detto ».
Fedez ridacchia. « E ti dispiacerebbe farlo, mh? » lo prende in giro.
Mika gli dà un buffetto sulla testa. « Si chiama “Il Pollaio”, ho già segnato le coordinate sul navigatore ».
Aspetta.
« Il Po- cosa? ».
« Il Pollaio ».
Fedez non riesce a non ridere. « Ma che razza di nome è? Ma dove mi stai portando » continua, e la sua risata riempe tutto l'abitacolo.
« Smettila, dicono che sia carino » si imbroncia Mika.
« E chi lo dice? Steve? ».
« Beh, anche ».
Fedez, se possibile, ride ancora più forte.
« Ma anche zio e… e Skin! Ti danno anche le noccioline, lo sai? Dopo che inizi a bere ».
Cosa?
Fedez ci prova a smettere di ridere ma, davvero, gli sembra una stronzata troppo grande.
« E cosa succede se riesci a non vomitare? Ti danno un biscottino? ».
Mika non sembra cogliere la sua battutina e scuote la testa. « So solo che tutto il fine settimana c'è un'offerta speciale ».
Immagino, pensa Fedez, ma decide di stare zitto per non offendere troppo l'amico.
Dopotutto sta andando lì – al Pollaio - per lui.
« Pratticamente, con solo cinque sterline puoi bere tutta la birra che vuoi, gratis, fino all'una ».
Improvvisamente, Fedez si fa attento. « Davvero? ».
Mika annuisce. « Mhmh, dalle dieci sino all'una ».
« Cazzo. Non ne usciremo vivi ».


Decisamente non ne usciremo vivi.
Fedez non sa con precisione il momento esatto in cui lo realizza. Se quando dopo il sesto boccale – esatto, boccale – di birra inizia a girargli la testa, o quando vede Mika ridere dopo che fa le smorfie o se, in realtà, l'aveva intuito nell'istante in cui hanno messo piede là dentro, alle dieci e mezzo.
Più che “Il Pollaio” si dovrebbe chiamare “Il Degrado”, davvero.
Inutile descrivere le grandi tavolate in legno, il pavimento ormai pieno di bucce di noccioline, le corde che vanno da una parete azzurra all'altra, i quadri di paesaggi marini o i disegni di timoni e bussole.
Inutile perché Fedez non capisce più un accidente. C'è Mika che gli è sempre più vicino. Sono seduti sopra una panca in legno lunghissima e c'è troppo trambusto là, quindi quello è l'unico modo per sentire ciò che gli sta dicendo.
Fedez ci prova, sul serio, a focalizzarsi sulle sue parole, è solo che non ci riesce. Sembra impossibile, ma gli occhi di Mika sembrano ancora più grandi e più verdi e le sue ciglia ancora più lunghe. E i suoi capelli sono decisamente meglio così, incasinati e senza il gel, si ritrova a pensare il ragazzo tatuato.
Fedez ne è quasi ipnotizzato.
Poi arriva uno dei ragazzi che lavorano al Pollaio, riempe, di nuovo, i loro boccali e lancia alcune noccioline sul tavolo.
Mika allunga una mano per prenderne alcune, ma non riesce a controllare la forza del suo braccio e le fa cadere quasi tutte addosso a Fedez (bucce già accumulate sulla tavolata comprese).
Il riccio scoppia a ridere, come se avesse visto la scena più divertente del mondo, e due adorabili fossette si formano ai lati delle sue guange.
Fedez ha sempre pensato che Mika fosse oggettivamente un bel ragazzo, perché, insomma, è la verità.
Ma stasera, non lo sa perché – forse colpa della birra – c'è qualcosa di diverso.
C'è qualcosa nella sua camicia chiara sbottonata, nel fatto che abbia ancora la giacca di Fedez sulle spalle, nel suo sorriso.
In quel momento, il cervello confuso di Fedez gli fa ritornare in mente l'argomento fossette e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, alza il braccio e ci preme contro l'indice.
Mika si immobilizza. Il suo sorriso si trasforma in un'espressione seria. Fedez potrebbe giurare che l'amico stia trattenendo il respiro. Potrebbe anche giurare che, per un millesimo di secondo, gli abbia fissato le labbra.
Potrebbe avere qualche difficoltà respiratoria anche lui, ora come ora.
Potrebbe.
« Michael ? ».
Una voce li distrae. Fedez scuote la testa, ancora più confuso e, quando si affaccia oltre le spalle del riccio, non ci vuole credere.
Il ragazzo viscido del bar di Zack.
È proprio lì, davanti a loro. Ha sempre la stessa barba incolta, sempre gli stessi occhi piccoli e sempre la stessa faccia da schiaffi.
« Joseph! » Mika si alza in piedi, forse più in fretta di quanto le sue attuali condizioni fisiche e psichiche permettano. Infatti barcolla pericolosamente, ma l'idiota di fronte a lui non esita un secondo a sorreggerlo, posandogli la mano su un fianco.
Fedez ha un fremito.
Parlano per un po'. Il ragazzo non saprebbe dire se per minuti o ore perché davvero, sembra che quello non si voglia staccare mai più.
Lo guarda quasi con astio, mentre manda giù un altro sorso di birra.
Perché, insomma, sono andati lì per divertirsi, no?
Beh, lui non si sta più divertendo. Ma nemmeno un po', ma nemmeno per niente.
La musica del pub improvvisamente lo irrita, perché vorrebbe sapere cos'ha da dire quel Josh, Ross, Mosh – insomma, lui - di così divertente.
Mika ridacchia, ridacchia, ridacchia e davvero, a Fedez sembra un'adolescente con gli ormoni in subbuglio.
Poi succede l'inevitabile. Mosh si avvicina a Mika, Mika non si sposta e le sue labbra carnose sono su quelle fini del riccio.
Fedez quasi si strozza con la birra.
Anzi, si strozza decisamente con la birra, sbattendo il pugno sul tavolo diverse volte, per riacquisire il controllo di sé e del suo corpo.
Fortunatamente quell'incubo dura un attimo, la sua vista è appannata ma vede comunque Mika che allontana quel coso, dolcemente e con eleganza perché è Mika, e poi si volta verso Fedez, preoccupato.
« Sthai bene ?» gli chiede, con voce strascicata. Fedez si batte un paio di colpi sul petto e gli mostra che è tutto okay sollevando i pollici.
Quando il riccio gira, di nuovo, la testa verso l'altro ragazzo, Fedez teme il peggio. « Possiamo andare in un posto più appartato, se vuoi » riesce a capire e sul serio? Glielo sta chiedendo sul serio?
Fedez suppone di sì, visto che il tipo se ne sta ancora lì, in attesa, insieme alla sua barba e al suo immenso ego.
C'è qualcosa di irritante nella faccia di Mosh. Fedez pensa che quel qualcosa sia esattamente la faccia di Mosh.
O Ross.
O Josh.
Insomma.
« Scusa, Joseph ».
Ah, ecco com'era.
« Ma sto con Fedérico » continua Mika, in inglese, spiazzando sia Fedez – che ha realmente temuto di diventare il terzo incomodo – sia Joseph, che, ovviamente, fraintende tutto, pensando che effettivamente ci sia qualcosa tra Mika e il ragazzo tatuato.
Né il riccio, né Fedez, comunque, si preoccupano di smentire la cosa.
« Con lui? Davvero? Con quel coso dipinto? ».
Ed è divertente, perché Fedez riesce a vedere l'espressione di Mika cambiare radicalmente. Da imbarazzata e divertita ad una vera e propria statua di ghiaccio.
Fedez è ubriaco ma, ora, decisamente calmo. A volte, quando beve, diventa un completo idiota e fa cazzate di cui il giorno dopo si pente (o peggio, non si ricorda affatto).
Altre volte, però, come in questo caso, riesce perfino a dire una frase di senso compiuto che umilia il suo interlocutore. « Sai, Mosh » gli dice, con un accento inglese quasi perfetto, oserebbe dire.
Ma ha decisamente bevuto troppo, quindi è possibile che la sua visione della realtà sia leggermente distorta. « Io sarò pure sporco all'esterno, ma giudicare le apparenze è l'atteggiamento tipico di chi è sporco dentro » sputa, poggiandogli addirittura una mano sulla spalla. « Coglione » borbotta poi in italiano, facendo ridere Mika.
« Mi dispiashe, non volevo farti sentire a disagio » gli dice poi il riccio, ed è raggiante mentre si toglie la giacca di Fedez di dosso e la appende nell'appendiabiti da parete alle loro spalle, dà una spallata – oh mio Dio, una spallata, Fedez non crede ai suoi occhi – al ragazzo che è appena stato rifiutato e trascina Fedez al bancone, tirandolo per un braccio, mentre con l'altra mano tiene i due boccali di birra vuoti.
Le sue mani sono davvero enormi, riflette Fedez, nel suo delirio.
Al bar, un uomo alto e robusto riempe i loro boccali, fino all'orlo. Quando porge il suo a Fedez, sorridendogli, il ragazzo può notare i suoi occhi, di un azzurro impressionante.
Lo ringrazia, mentre guarda soddisfatto il boccale di vetro. « Mi sta simpatico » urla a Mika in un orecchio, perché in quella parte del pub la musica si fa ancora più alta.
« Mi hano detto che è un pedofilo gay » gli risponde, ridendo.
E quello è il primo piccolo trauma della serata.
Si siedono su due sgabelli, mentre finiscono di bere. In fondo alla sala, c'è una pista di ballo improvvisata. La gente, al Pollaio, è per lo più morente, ormai, però c'è ancora qualche coraggioso che sfoggia i suoi meravigliosi passi di danza.
Fedez nota una ragazza che twerka su un muro, e non sa se rimanerne disgustato o affascinato perché in fondo è bravina.
Oh.
C'è qualcun altro che balla la macarena, altri un lento – anche se quella è una fottuta canzone house, ma pazienza – altri stanno fermi, facendo oscillare impercettibilmente busto e gambe.
E poi eccolo, il preferito di Fedez. Un ragazzo che sta più in fondo nella sala, rispetto agli altri, più vicino alle casse, ma che si nota perché ha una maglietta giallo fluo molto sobria.
Ha la testa poggiata al muro ed è immobile, in miracoloso equilibrio. Per un momento, Fedez teme che sia morto o roba simile, poi però, durante il ritornello della canzone, allunga un braccio in aria, alza l'indice e lo muove seguendo il ritmo (mentre ha ancora gli occhi chiusi e il resto del suo corpo è ancora spiaccicato contro la parete, ovviamente).
Fedez ne è impressionato.
Quando fa notare quella leggenda a Mika, lui quasi gli sputa la birra addosso e ride fino a farsi venire le lacrime agli occhi.
Il ragazzo tatuato vorrebbe dirgli che non è così tanto divertente ma non ci riesce, perché vedere Mika felice lo rende felice.
Decidono, in ogni caso, mentre fanno una mini pausa al bagno perché “Mik, devo assolutamente pisciare”, di soprannominare il ballerino alternativo Steve Junior II, di Liverpool, anche se Fedez aveva optato inizialmente per Steve da Liverpool, Il Grande.
Quando poi Mika lo costringe a fare l'ultimo stellino - uno stellino di tipo mezzo fottuto boccale – Fedez pensa che il riccio vomiterà anche l'anima.
Poi, considerata l'eccessiva salivazione della sua bocca, pensa che vomiterà l'anima anche lui.
È un attimo comunque, perché Mika è di nuovo in piedi, iperattivo come un bambino che ha mangiato troppi dolci.
Il suo equilibrio, al momento inesistente, lo tradisce di nuovo e, per non cadere a terra come un idiota, si aggrappa alle spalle di Fedez.
« Ciao » gli dice il ragazzo tatuato, soffiandogli via un ciuffo riccio che gli è ricaduto sugli occhi.
Ovviamente, soffiare non serve a nulla, ma è un dettaglio che non sembra importare loro molto.
Mika ridacchia. « Ciao ».
E prima ancora che Fedez possa protestare – come se ne avesse realmente le capacità fisiche e mentali – Mika lo trascina verso la pista da ballo.
Ora come ora, pensa il ragazzo tatuato, il riccio potrebbe trascinarlo anche in capo al mondo. Lui è talmente fuori che non opporrebbe resistenza.
Optano per andare in mezzo alla mischia perché “così è meno imbarazzante”, secondo Mika, anche se Fedez gli fa notare che è quell'ammasso di gente che sta facendo tutto tranne che ballare ad essere imbarazzante, ma pazienza.
Non ci sono neanche le luci stroboscopiche che ti fanno credere che i tuoi movimenti siano per lo meno decenti. Perciò, Fedez di norma si sentirebbe un completo idiota in quella situazione ma è talmente su di giri che si lascia prendere per mano da Mika, che gli fa fare una piroetta su sé stesso.
Continuano a fare i coglioni e davvero, a Fedez in questo momento non importa niente, del futuro, della gente, di cosa potrebbero pensare gli altri.
Vede solo Mika e i suoi ricci che ballonzolano da una parte all'altra.
Parte una nuova canzone è, al momento del ritornello, la gente si ammassa e si stringe ancora di più, spingendo Fedez ancora più vicino a Mika.
Il ragazzo si sente ancora più basso – arriva a mala pena al mento di Mika, che cazzo - quando è costretto ad alzare la testa per guardarlo negli occhi.
Quand'è che hanno smesso di ballare, loro due, esattamente? Non sta davvero capendo più nulla. Ed è tipo la millesima volta che lo pensa, quella notte, ma stavolta il degrado ha raggiunto livelli massimi.
Non può più tornare indietro. Gli gira la testa e giura che gli sembra sensato, in quel momento, aggrapparsi al braccio dell'amico.
È solo che non vuole cadere, è ovvio.
Alza di nuovo lo sguardo verso Mika, quello stupido ciuffo ancora sugli occhi, il viso pallido, le labbra fini. Gli ci vuole un po' prima di notare che il riccio stia fissando le sue, di labbra.
Un brivido gli scorre lungo la schiena.
Fedez non sa se sia colpa dell'alcool, della stanchezza o se forse stia semplicemente impazzendo.
Non capisce se sia il modo in cui Mika continua a fissarlo, facendogli bruciare il cervello, oppure il modo in cui deglutisce piano, sbattendo lentamente le ciglia.
Il ragazzo tatuato si alza sulle punte, non capendo e non sapendo ciò che sta facendo. Mika gli stringe una mano sul fianco, e Fedez può sentire il tessuto della camicia stropicciarsi.
Sente tutto, ora.
La musica, la gente che canta, il suo cuore che sta battendo talmente forte che Fedez teme, nella sua follia, che anche Mika possa sentirlo.
« Ciao » gli dice e Fedez non sente la sua voce ma gli legge il labiale. Sorride.
« Ciao ».


But with you
(I'm feeling better since you know me)

I feel again
(I was a lonely soul but that's the old me)

Yeah with you (I'm feeling better since you know me)
I can feel again (I was a lonely soul)

Mika china la testa verso di lui. « Mi puoi fermare, se non vuoi ».
E Fedez, davvero, non sa, non capisce e non vuole capire. Non sente neanche l'ultimo Woo hoo del cantante, perché è troppo impegnato a restare immobile, mentre il viso di Mika si avvicina sempre di più al suo.
Quando le labbra del riccio poggiano per la prima volta sulle sue, socchiuse, quasi gli manca il fiato. D'istinto, stringe più forte la presa sul braccio di Mika e sì, la sua mano non si era spostata di un millimetro.
È un bacio lento, non c'è urgenza nei movimenti di Mika, quasi come se cercasse di far sentire Fedez a suo agio. Quando la lingua del riccio percorre con una lentezza estenuante il suo labbro inferiore, il ragazzo tatuato pensa seriamente che potrebbe morire.
Espira rumorosamente dal naso, poi la mano che stava sul braccio di Mika va a finire tra i suoi capelli. Sono morbidi e ricci e hanno un buon profumo e Fedez sente il bisogno di tirarli un pochino, quando la lingua di Mika sfiora delicatamente la sua.
Il riccio geme sulle sue labbra e no, andare in questo fottutissimo pub non è stata affatto una buona idea.
Ed è strano perché Fedez non ha mai baciato un ragazzo, non ha mai baciato lui, eppure, ogni movimento, ogni gesto, il sapore di birra che si mischia nelle loro bocche, è tutto normale.
Lui lo percepisce come normale. E piacevole.
Forse troppo.
Come se in realtà, avesse aspettato quel momento da tempo.
Si stacca lentamente da Mika, che ha ancora gli occhi chiusi. Quando li apre, il sorriso che gli rivolge fa venire a Fedez voglia di baciarlo di nuovo.
Mika si avvicina al suo orecchio e dice: « Uscita sul retro, dietro di te ».
Fedez si volta e vede la porta blu scuro. La sala è quasi vuota, adesso, quindi è facile tornare alla tavolata perché “Cazzo Mik, ho dimenticato la giacca. Cazzo Mik, ho perso il cellulare, ah, no è nella tasca” e uscire fuori.
L'aria è fredda e umida, ma la schiena di Fedez sta andando a fuoco, perché Mika non ha spostato la mano da lì neanche un attimo, da quando si sono allontanati dalla pista, neanche quando il ragazzo tatuato si è infilato di nuovo la giacca.
Solo ora che sono fuori e stanno scendendo i quattro gradini prima del marciapiede, Mika lascia scivolare la mano e lo supera, poi si ferma, fa un respiro profondo e si volta a guardarlo.
Fedez, che sta due gradini più in alto del riccio ed arriva, finalmente, alla sua altezza, approfitta di quella posizione strategica per sfiorargli la mascella ruvida, colpa di quel leggero accenno di barba.
Mika trema leggermente, ma il ragazzo non è sicuro che sia per il freddo.
« Spero almeno di essere più bravo di quel Mosh, a baciare » sussurra poi, imbronciandosi al ricordo di quel coglione.
Mika ridacchia. « Fedè, è Joseph ».
« E io che ho detto »
« Sei un idiota » lo prende in giro l'altro, sorridendo.
Ed è per colpa di quella fossetta, lì, sulla guancia destra, quella leggermente più accennata dell'altra che Fedez agisce.
Il riccio non fa neanche in tempo a finire di parlare che il ragazzo tatuato lo bacia di nuovo. Ma stavolta è tutto più frenetico, quasi fuori controllo.
Ed è bello, cazzo, perché i loro corpi si intrecciano perfettamente, quando Mika gli poggia una mano sulla schiena per stringerselo contro.
E Fedez vuole Mika ancora più vicino perché sente che è la cosa giusta da fare e lui si sente dannatamente vivo e su di giri e no, non è affatto sicuro che il merito sia tutto della birra.
Il ragazzo tatuato allaccia quasi automaticamente le gambe dietro la schiena di Mika, quando questo lo solleva da terra.
Per un attimo lo sfiora il pensiero che possano cadere rovinosamente come due idioti, ma il riccio sa il fatto suo. È più forte di quello che Fedez aveva immaginato e quando Mika fa sbattere la sua schiena al muro e si schiaccia ancora di più contro di lui, facendo scontrare i loro bacini, Fedez trattiene un verso osceno.
« Ho sentito quello che hai detto a mio padre ».
La stretta sui suoi fianchi si stringe. Fedez trema.
Lo sapeva.
« Grazie » dice, e il suo respiro è spezzato quando aggiunge: « E comunque baci meglio tu di Joseph » come se quel discorso, nella sua testa, avesse un senso, e poi lo bacia ancora ancora e ancora, sempre più piano.
A Fedez, comunque, sembra piuttosto convincente, come discorso, intende. Si aggrappa, se possibile, ancora di più con le gambe alla schiena dell'altro e i jeans sono stretti e gli danno un fastidio tremendo e sente Mika dappertutto ed è confuso e davvero, non ha più il controllo di sé quando si stacca dalle labbra del riccio con un piccolo schiocco e gli morde delicatamente quella fossetta.
Gli piace che il retro del pub sia così poco illuminato, ma c'è un pochino di luce, abbastanza per vedere Mika sorridere.
Lo guarda e Fedez guarda lui e si guardano e va tutto benissimo.
Scioglie la stretta dietro la schiena di Mika e, quando i suoi piedi toccano terra, per un attimo pensa che le sue gambe non possano reggere il suo peso.
Mika gli sta sorridendo ancora e Fedez sente una stretta al cuore preoccupante. « Tutto okay? » gli chiede, comunque.
Mika allunga una mano per abbottonargli gli ultimi due bottoni della camicia, Fedez non si era neanche accorto che non fossero al loro posto.
Non si era accorto neanche della musica, se per questo, e gli sembra impossibile perché il volume è davvero altissimo, quasi assordante, anche se sono fuori.
Il riccio, in ogni caso annuisce, e incrocia il suo sguardo quando gli chiede: « E tu? ».
Fedez ci legge paura, forse, e qualcos'altro che non saprebbe definire.
« Sì ».
Mika continua a sorridergli ed è quasi comico perché non smette neanche quando gli dice: « Bene, perché ora io deve andare a vomitare ».
In questi casi, di solito, non c'è bisogno che ci si assista a vicenda, sopratutto se uno dei due deve vomitare, appunto – non sono due femminucce, che cavolo – ma stavolta è diverso perché sono a Liverpool e non sono assolutamente nelle condizioni di andarsene in giro da soli.
Quindi, seguono il perimetro del Pollaio – a Fedez questo nome fa ancora ridere, assurdo – e si dirigono verso il vicoletto più buio, perché non è il caso di dare spettacolo lì all'ingresso.
Ne abbiamo già dato abbastanza, pensa Fedez ma non c'è tempo per l'imbarazzo quando hai un potenziale Mika accanto che rischia di fare un macello da un momento all'altro.
Girano l'angolo e sì, il posto è perfetto. Anche perché il riccio si è già messo una mano davanti alla bocca e si è già chinato, rivolto verso il muro, pronto a rimettere l'anima.
Fedez si sposta, tenendolo comunque sotto controllo da lontano, in caso gli serva veramente aiuto.
Indietreggia e, senza rendersi conto, va a sbattere contro qualcosa.
« Ahia » dice una voce maschile e Fedez quasi strilla.
Qualcuno. Decisamente qualcuno.
« Ma sei fuori di testa, ma non farlo mai più » dice Fedez in italiano, senza pensare, voltandosi. Ha perso dieci anni di vita, probabilmente.
E non va bene perché, sia da ubriaco che da sobrio, c'è sempre qualcuno che lo fa spaventare a morte, grazie tante.
Ha davanti un ragazzo con i capelli scuri, i lineamenti del viso quasi spigolosi. « Fratè, non è mica colpa mia se non guardi dove cammini » gli risponde facendo spallucce, l'accento napoletano è fin troppo ovvio.
Beh, non ha tutti i torti.
« Vedo che il mio destino è anche il tuo destino » continua poi il ragazzo, indicando la figura di Mika, avvolta nell'ombra.
Giusto, Mika.
Fedez si è quasi dimenticato di lui, in quei cinque secondi in cui ha creduto di morire.
Annuisce e « Mik, tutto bene ?! » gli urla.
« Benissiiiiimo ! » dice quello, prima di buttare di nuovo giù la testa. Il rumore successivo è poco fraintendibile.
« Se ti stai chiedendo dove sia il mio, di amico, eccolo là » continua il moro, indicando con la mano un punto a pochi metri da Mika.
C'è buio e l'unica cosa che Fedez riesce a distinguere è una figura scura spiaccicata al muro.
« Sta bene? ».
« Sta meglio. È stata dura ma ha vomitato tutto quello che c'era da vomitare. Ora è una persona nuova, non è vero Gennà? ».
La figura smette di vivere in simbiosi con il muro, si muove leggermente e lentamente e si avvicina sempre di più a loro due.
« Non berrò mai più, è una promessa » borbotta il nuovo ragazzo che Fedez si trova di fronte. È mingherlino e probabilmente indossa una felpa di due taglie più grandi.
I capelli – chiari? Fedez non riesce a capirlo bene – gli coprono quasi tutta la fronte, in quello che, un tempo, doveva essere un ordinato ciuffo.
« Lo dici ogni volta, eppure eccoci qua » lo prende in giro il bruno, e Gennà – sì, il nome dovrebbe essere questo – cerca di dargli un pizzicotto, forse, ma è talmente provato che l'unica cosa che riesce a fare è poggiare la testa sulla spalla dell'altro.
« Non fare il cretino, Alè ».
« Comunque, io sono Alessio, lui è Gennaro » il bruno si presenta e Fedez stringe entrambe le loro mani.
« Federico ».
« Si dice che le vere amicizie nascano quando si va a vomitare insieme. Se è vero, noi siamo a posto! ».
Fedez ride.
« E smettila con queste stronzate, oh Gennà »
« Smettila tu, sei un ananas ». Probabilmente stavolta ci riesce sul serio a dargli un pizzicotto, perché Fedez vede il bruno sobbalzare e allontanare Gennaro scherzosamente.
Mika arriva qualche minuto dopo e ha un aspetto terribile. È pallido e ha gli occhi gonfi e lucidi. « Hai fatto amicizia senza di me? » si lagna, facendo ridacchiare gli altri e presentandosi subito dopo.
Quando escono da quel vicolo buio Fedez nota che Gennaro in realtà ha due enormi e celesti occhi a palla e i capelli biondo cenere, e che Alessio, invece, ha gli occhi scuri e piccoli e un sorriso dolce.
« Vivete qua? » chiede Mika, il suo lato socievole ha evidentemente ripreso vita. Sembra stare meglio, ora, ma le sue risatine isteriche e le frasi prive di senso dette ogni tanto, dimostrano quanto ancora sia brillo.
« Siamo di Napoli » risponde Gennaro.
« Ma fino ad agosto staremo in Inghilterra. È il nostro viaggio dei diciotto anni » continua Alessio, ed è quasi inquietante il modo in cui si completino le frasi a vicenda, quei due.
« Noi viviamo a Milano » prende parola Mika, di nuovo,« ma stiamo lavorando al pub di mio zio, qua ad Holmes Chapel ».
« Holmes Chapel? Ma stai scherzando? È dove abbiamo affittato le camere dell'hotel, oh Alè! » si agita Gennaro, strattonandogli il braccio.
Alessio lo allontana da sé, per l'ennesima volta, e Fedez non può non farci caso, i suoi gesti sono comunque gentili, quando si tratta del biondo.
Però, è impressionante quanto sia piccolo il mondo, pensa il ragazzo tatuato.
O l'Inghilterra.
Insomma.
« Quando pensavate di tornare in paese? » chiede loro Alessio, alzando le sopracciglia scure.
« Oh, comunque lui mi ricorda troppo qualcuno » lo interrompe il biondo, indicando Fedez e credendo di sussurrare, forse.
Beh, non ci riesce, visto che Fedez lo sente benissimo.
« Genn… »
« Dai, quei capelli così, e quei tatuaggi, e quel piercing sopra il naso, in mezzo alle sopraccicci » continua, indicandosi le sue, di sopracciglia.
Alessio e Fedez scoppiano a ridere.
« Perché ridete? » dicono all'unisono Gennaro e Mika e davvero, non ce la possono fare.
« Pensavamo di fare after, comunque, siamo venuti col pick-up dello zio di Mik. Non era una… tappa programmata, questa » spiega Fedez e lo sguardo che gli rivolge il riccio è abbastanza.
Di colpo tutti i ricordi di qualche ora prima si incasinano nella sua mente e lui sente caldo e l'inspiegabile bisogno di avvicinarsi a Mika un po' di più.
« In realtà anche noi, pensavamo di fare after » dice Alessio, grattandosi la testa.
Il punto è questo: sono stati tutti e quattro dei cazzoni irresponsabili che ora sono stanchi, mezzi sbronzi e non sanno dove dormire.
« Possiamo stare nel pick-up » propone Mika, sorridendo esageratamente, « Staremo stretti ma meglio che qui al freddo. E poi domani vi accompagniamo a casa ».
Fedez potrebbe anche fingere di offendersi per non essere stato interpellato, prima che Mika decidesse per entrambi, ma la verità è che quei ragazzi sono simpatici e, se non l'avesse proposto il riccio, l'avrebbe fatto Federico stesso. Forse.
Neanche per un attimo lo sfiora questo piccolissimo, minuscolo pensiero: quella situazione è abbastanza inverosimile e, tutti e quattro, si stanno praticamente fidando ciecamente di sconosciuti.
Ma va bene così, l'alcool ti rende più fiducioso, a volte.
Per un attimo, comunque, ha quasi paura di non ricordarsi dove diamine abbiano parcheggiato la macchina. Ma poi eccola lì, vernice rossa e tutto il resto.
Fedez tira, di nascosto, un sospiro di sollievo.
Entrano nell'abitacolo del pick-up e , sono dannatamente scomodi e , stanno dannatamente stretti, ma c'è freddino quindi quel tepore non è del tutto spiacevole.
Quando si scambiano la buonanotte, così vicini e con addosso la copertina - che, fortunatamente, lo zio Zack tiene sempre a portata di mano, nel pick-up – a Fedez sembra di far parte di una piccola famiglia di coniglietti.
Scuote la testa e, dopo aver messo la sicura, infila sotto la coperta le mani, perché sono gelide.
Fottuto freddo.
Prima di addormentarsi, non che ci voglia molto in ogni caso, le ultime cose che percepisce sono il respiro di Mika, accanto al suo, e la mano del riccio che scivola piano piano vicino alla sua e che, lentamente, quasi facendogli il solletico, intreccia insieme le loro dita.








Angolo dell'autrice
Allora, vediamo se mi ricordo tutte le cose importanti.
Questo capitolo è stato scritto esattamente questa mattina/pomeriggio, ma l'ho finito di revisionare solo ora.
Ed è assolutamente un regalo per voi, perché dopo sei capitoli, solo sei, questa storia ha raggiunto le 49 recensioni.
49.
Per non parlare delle duemila e passi visite al primo capitolo, e delle mille al terzo.
MA STIAMO SCHERZANDO.
Quando me ne sono resa conto mi sono quasi messa a piangere, voi non capite.
Quindi davvero, se sei arrivato/a fin qui e non ti sei ancora stufato/a sappi che con la tua pazienza stai occupando un piccolo posticino nel mio cuore ahahah.
Mi sento di ringraziare, di nuovo, ogni singola persona che perde il suo tempo (e la sua sanità mentale, immagino) per colpa di questa storia.
Ora, evito di ripetermi (GRAZIEANCORA) e faccio alcune osservazioni veloci sulla trama.
Ci sono delle cose che ho volutamente preso dalla vita reale, per esempio l'insulto di Federico a Joseph. (Per chi non lo sapesse, Fedez l'ha scritto in un tweet in risposta a Salvini, e poi è diventato addirittura un verso di una sua canzone).
E poi c'è la frase che un Genn ubriachissimo dice ad Alex: "Sei un ananas".
Succede davvero, in un... video diary? Mi pare, comunque l'ho visto solo l'altro giorno e sono morta.
Quei due, oltre ad essere due fenomeni, sono shippabilissimi insieme.
(Ed ecco che il mio spirito da shipper compulsiva è sorto, di nuovo).
Comunque, ho voluto inserire gli Urban come personaggi "secondari" perché, e qui rispondo pubblicamente alla richiesta di una lettrice, ho intenzione di descrivere anche ambientazioni differenti dalla solita del bar e niente, mi chiedevo solo che impressioni vi avessero fatto e - insomma, senza giri di parole - se vi è piaciuta, questa loro iniziale presenza all'interno della storia, oppure no ahahaha.
Il Pollaio non esiste a Liverpool, non che io sappia, almeno. Però questo pub, per fortuna o sfortuna, è poco distante dal posto in cui sto abitando ultimamente e vi giuro che è quasi esattamente come l'ho descritto nella ff: un macello, noccioline comprese!
La canzone che Mika e Fedez sentono al Pollaio, quella di cui ho scritto il testo, è Feel Again, comunque, degli OneRepublic.
Io la adoro e mi ci sono fissata per settimane, anche se non è il genere di canzone che ascolto di solito, perché preferisco quelle lente e tristi ma vabE, sto divagando.
E ora, la scena Midez.
Tutti l'aspettavano, tutti la volevano. Mi rendo conto che, alla fine, sia solo una pomiciata in grande stile, ma, abbiate pazienza, davvero.
Le cose cambieranno a poco a poco. E non ho assolutamente intenzione di lasciare tutte le scene slash agli ultimi capitoli, come supponeva qualcuno. (Non sono così insensibile ahahah).
Quindi, complessivamente: cosa pensate di questo capitolo?
E' lunghissimo, comunque. Me ne sono accorta solo dopo, tra l'altro, quando ho dovuto rileggere tutto, per controllare e correggere eventuali errori.
Tipo che non finiva mai.
Sono abbastanza emozionata, in ogni caso, (nooo, non si era capito) e nulla, aspetto come sempre i vostri pareri e consigli.
Buonanotte!




 

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Capitolo 8
*** Capitolo 08 ***


« Se Gennaro non si sveglia entro dieci minuti, giuro che lo butto fuori dal pick-up a calci nel sedere, me la sto facendo addosso da troppo tempo ».
Una risata, e poi: « Vi conoscete da un po' tu e lui, eh? »
« Quattro anni, grazie ad amici in comune. Abbiamo iniziato a suonare insieme da subito ».
Fedez si stropiccia gli occhi. Tutto quel chiasso gli sta facendo venire il mal di testa, che cavolo.
« Suonate insieme? Awww » sente, e spera davvero che quel verso imbarazzante non sia uscito fuori dalla bocca di Mika.
Fedez prova, inutilmente, a girarsi dall'altra parte, ma è incastrato tra il corpo di Mika e la portiera del pic-
Aspetta. Che cazzo?
Fa un grugnito, apre gli occhi e si trova davanti la schiena del riccio, la camicia della sera prima puzza terribilmente di birra e fumo.
È un attimo, poi si ricorda di quanto hanno bevuto.
Di Mika che vomita in un vicolo buio.
E di Gennaro e Alessio che, a quanto pare, hanno dormito in macchina con loro.
Tutto normale, insomma.
I suoi ricordi sono abbastanza incasinati, comunque, e la maggior parte sono dispersi nei meandri della sua mente.
« Ma che cazzo è successo ieri notte? » borbotta, passandosi una mano sulla faccia: ha un mal di testa terribile, decisamente.
« Buongiorno anche a te » lo prende in giro Mika, voltandosi verso di lui. Sembra stare bene ora, sicuramente meglio di qualche ora prima, quando era chinato a novanta e stava rimettendo sul marciapiede, fuori dal Pollaio.
Eppure c'è qualcosa che non va. È come se a Fedez stesse sfuggendo qualcosa.
« Ciao » lo saluta Alessio; si gratta la testa, leggermente imbarazzato.
L'attenzione di Fedez, però, si sposta di nuovo su Mika. Non sembra neanche avere i postumi della sbornia, il bastardo.
È lì davanti a lui, sorridente, con gli occhi grandi e neanche un filino di occhiaie. Quando il ragazzo tatuato, invece, si guarda nello specchietto del pick-up, gli sembra di essere uscito da un episodio di “The Walking Dead”.
In ogni caso, Mika risponde alla sua domanda, cercando di aiutarlo a sistemare il casino che ha in testa: « Abbiamo bevuto, tu hai quasi attaccato briga con Joseph- ».
« Io cosa?! » sbotta, scioccato « E poi, chi minchia è Joseph ».
« Il ragazzo del bar ».
Oh.
OH.
Quel particolare l'aveva completamente rimosso.
« Tranquillo, se lo meritava » lo rassicura Mika, agitando la mano, come ad evidenziare che, quanto successo, non abbia avuto troppa importanza. « E poi... » tentenna leggermente, indeciso se aggiungere o meno qualcosa, « E poi io mi sono sentito male e abbiamo incontrato questi due » indica Alessio e Gennaro che, inspiegabilmente, dorme ancora, « E questo è tutto quello che mi ricordo, più o mino ».
La labbra di Fedez si incurvano quasi automaticamente verso l'alto. « Beh, prima di partire devo andare a pisciare, chi si unisce a me? » propone, e Alessio è già pronto a seguirlo, quando la mano di Gennaro, probabilmente in dormiveglia, afferra il braccio del bruno e lo stringe leggermente.
« Alè, ma con chi stai parlando a quest'ora del mattino? » mugugna, la voce impastata dal sonno.
Fedez guarda l'ora sul telefono.
Quest'ora del mattino” sarebbero mezzogiorno e mezza, ma pazienza.
« Ho un mal di testa allucinante » continua il biondo e Fedez gli darebbe un abbraccio di solidarietà, se non fosse che Gennaro è troppo lontano da lui e che sarebbe fottutamente strano.
Beh, è già strano, in effetti.
Quando Genn apre gli occhi è divertente leggere nel suo sguardo la confusione, lo smarrimento e poi, la consapevolezza.
Fedez potrebbe giurare di sentire le sinapsi del suo cervello muoversi così velocemente da andare a fuoco.
« Oh mio Dio » dice solamente, sistemandosi il ciuffo sulla fronte. Il ragazzo tatuato pensa che sia più un gesto dettato dall'abitudine – e dal nervosismo, forse – che altro.
Quando lo sguardo del biondo incrocia il suo, Fedez nota come Gennaro abbia aumentato la stretta sul braccio di Alessio. « Ma l'hai riconosciuto? » dice, ed è ovvio che stia cercando di mantenere la calma.
Alessio si sporge un pochino, perché c'è Mika in mezzo e lui non riesce a vedere bene, probabilmente.
Gli bastano un paio di occhiate, poi sbianca. « Oh mio Dio » ripete, e Fedez per un attimo pensa che si siano decisamente rincoglioniti.
« Ma tu sei- »
« Fedez, il rapper che ha il canale su YouTube! » lo interrompe Gennaro.
Il ragazzo tatuato è abbastanza sconcertato, non gli era mai capitato che qualcuno lo riconoscesse. Certo, a Milano alcuni ragazzi del suo quartiere sanno delle sue canzoni e dei video caricati su internet, ma ora è diverso.
« Siamo tuoi grandissimi fan, davvero. “Si scrive schiavitù, si legge libertà” è un capolavoro » continua il biondo, gesticolando in maniera imbarazzante.
« E vogliamo parlare di “Ti vorrei dire”? ».
« E “Appeso a testa in giù”? Brividi ».
Fedez li guarda, ammutolito, troppo sorpreso per aggiungere una sola parola.
È diverso dal leggere commenti positivi sotto i suoi video, questi due ragazzi sono realmente impressionati e colpiti dalle sue canzoni.
Pezzi che ha scritto e pensato lui.
« E “Generazione Boh”? Spettacccolo! » aggiunge Mika, accentuando il suono della “c”.
Fedez si volta verso di lui, esterrefatto.
« Scusa, io- io mi sono lasciato trasportare » ammette il riccio, imbarazzato.
« Ahia » si lamenta Alessio, e Fedez sposta di nuovo lo sguardo verso i due ragazzi. Il bruno si sta massaggiando un braccio, dopo aver probabilmente ricevuto l'ennesimo pizzicotto da Gennaro.
« Te l'avevo detto che mi ricordava qualcuno » borbotta Genn, imbronciandosi.
Qualche minuto dopo sono tutti e quattro fuori dal pick-up per cercare un posto dove svuotare la vescica.
A Fedez e gli altri sarebbe bastato un fottuto vicolo lontano dalle strada principale, ma Mika ha insistito per andare in un bagno vero.
Neanche il ragazzo tatuato, con le sue estenuanti lamentele, è riuscito a fargli cambiare idea.
« Mik, ti prego, mi sto davvero pisciando ».
« Mik, mi fanno male le gambe ».
« Mik, i bar di Liverpool mi fanno paura. I baristi sono gente losca ».
« Smettila di fare l'idiota, dai. Siamo arrivati ».
Il bar è piccolo e, per fortuna, non particolarmente affollato. Sono tutti – eccetto Mika, ovviamente – in condizioni pietose, e quando Alessio e Gennaro ordinano due caffè, Fedez decide di raggiungere il riccio in bagno, sia perché deve fare pipì, sia perché l'odore del caffè gli sta facendo venire la nausea.
Fedez entra nel bagno degli uomini, apre uno dei rubinetti e si bagna la faccia con l'acqua gelida.
Mai più.
« Ciao » lo saluta allegro Mika, che ha appena aperto la porta del gabinetto.
Fedez guarda il suo riflesso nello specchio. « Ciao » mormora, e poi è un attimo, i ricordi della notte che hanno appena passato insieme gli colpiscono il cervello con tale forza da fargli quasi perdere l'equilibrio.
Il corpo di Mika vicino al suo, il suo sapore in bocca, le sue mani dappertutto.
Merda.
« Fedè, va tutto bene? »
Merda. Merda. Merda.
Ed era prevedibile che Mika si fiondasse accanto a lui, per poggiargli entrambe la mani sulle spalle e assicurarsi che sia tutto okay.
Solo che non è tutto okay.
Non è tutto okay, per niente.
Non riesce a guardarlo in faccia. Come è potuto succedere?
A lui poi, che sono sempre piaciute le ragazze?
Fedez odia tante cose. Odia svegliarsi presto la mattina, odia le persone maleducate, le bambole di porcellana e i lunedì.
Ma, sopratutto, odia il non riuscire a spiegarsi le cose. Non capisce ciò che è successo, non capisce perché è successo e - cosa ancora più terrificante - non sa se gli interessa saperlo, in questo caso.
Sa solo che si sente un minchione, mentre la nausea aumenta e lui è costretto a chiudere gli occhi e a fare respiri profondi.
Non si allontana da Mika. Non vuole farlo e non ne ha le forze. Sente le gambe cedere e una voglia improvvisa di piangere inizia a farsi strada dentro di lui.
Porca puttana.
Non fa neanche in tempo a chiedersi se il riccio ricordi qualcosa, che subito ha la risposta, non appena solleva le palpebre.
Gli occhi grandi di Mika lo squadrano, preoccupati, consapevoli e -
« È perché sono un ragazzo, o è perché sono io? ».
« Entrambe le cose » risponde Fedez, senza riuscire a trattenersi. Non ha il coraggio di guardarlo negli occhi però, mentre glielo dice.
Sente le mani di Mika scivolare sulle sue braccia, come se lo volesse lasciare. Ed infatti è quello che fa perché, prima che Fedez se ne renda conto, il riccio se n'è andato e lui è in bagno, da solo, il battito del cuore accelerato e con in testa troppe domande a cui non riesce a dare risposta.


Il viaggio di ritorno è stranamente tranquillo.
Alla fine, Mika è riuscito a convincere Alessio e Gennaro a farsi riaccompagnare in hotel. Quindi sono di nuovo in quattro, stretti in quel pick-up troppo piccolo per loro.
Alex e Genn – che insieme sono gli Urban Strangers – si confermano essere due ragazzi alla mano e simpatici.
Alessio, nota Fedez, sta andando parecchio d'accordo con Mika. In effetti, da quel che ha potuto constatare, sia il bruno che il riccio sembrano avere l'innata capacità di sorridere ventiquattro ore su ventiquattro e di straparlare.
Ma seriamente.
Non hanno smesso neanche un secondo, da quando sono partiti: hanno parlato di musica, del gruppo di Alessio e Gennaro, di come Genn volesse da secoli girare tutta l'Inghilterra – e così, infatti, hanno fatto e stanno facendo, spostandosi da un Bed&Breakfast (o un hotel) all'altro – di animali, di scuola, di cose totalmente inutili.
Fedez sa che non è molto carino da dire, ma ha smesso di ascoltarli da un pezzo.
Mika è alla guida e, da quando sono usciti dal bar – caffè, vesciche svuotate e tutto il resto – gli ha rivolto a mala pena la parola.
Fedez ha deciso di smettere di tormentarsi su ciò che è successo e su ciò che non sarebbe dovuto succedere.
I suoi buoni propositi, tuttavia, non sembrano portare a buoni risultati. Sono minuti interi che non riesce a smettere di fissare Mika.
Mika che ride con Alessio, Mika che canticchia canzoni dei Maroon 5 alla radio, Mika che si gratta inconsciamente il mento.
Fedez impreca mentalmente.
Per ora, ha deciso che il più simpatico tra i tre è sicuramente Gennaro.
Il biondo è seduto accanto a lui, alla sua destra, precisamente. E Fedez non si deve neanche sforzare di intavolare una stupida conversazione con il ragazzo, perché Genn è troppo impegnato a fare l'asociale, braccia conserte e cappuccio della felpa leggera tirato giù fino agli occhi.
Fedez pensa seriamente che potrebbero diventare amici.
C'è questo momento, in cui parte una canzone di Ed Sheeran alla radio e Alessio inizia a cantarla, cercando, inutilmente, di coinvolgere Gennaro.
Illuso.
« Non rompere » sbuffa il biondo, scacciando la mano del bruno dalla sua faccia.
Fedez vorrebbe congratularsi con il ragazzo perché lui, al posto del biondo, avrebbe già mandato Alessio a quel paese un paio di volte.
« Eddai, Gennà ma che hai? ».
« Sono stanco » si lagna, « e vorrei tanto tornare in hotel, per dormire nel mio letto almeno un giorno intero ».
Alessio lo guarda, poi si lascia sfuggire: « Madò. Magari. Io… nel tuo letto? ».
« Nel tuo letto » mugugna Genn, cercando di nascondere ancora di più il viso sotto il cappuccio.
« Tu nel mio e io nel tuo? ».
« Sì » risponde Gennaro, e sono le sue ultime parole prima di entrare in quello che sembra essere un letargo vero e proprio.
Eh?
Cos'è appena successo esattamente?
In situazioni come questa Fedez è il primo a fare battutine idiote, ma in quel momento non è davvero in vena.
Sbuffa sonoramente prima di prendere in mano il telefono e controllare se ha ricevuto nuovi messaggi. In realtà, sua madre che, per inciso, non ha mai smesso di tormentarlo su WhatsApp da quando hanno lasciato Milano, ha ben pensato di continuare la sua persecuzione anche quella domenica mattina.
Fedez si è ritrovato circa dieci messaggi da visualizzare negli ultimi tre minuti, tutti della madre che non ha ancora fatto molta pratica con i telefoni touch e “tutti quegli aggeggi infernali che usate voi giovani”, e quindi non fa che inviare lettere sbagliate e parole corrette erroneamente dal correttore del cellulare.


Da: Mamma
Ore: 12:45
E manda un bacione a Michael, ci sentiamo stasera


Il ragazzo guarda scioccato il numero esagerato di faccine che mandano bacini e cuori che seguono l'ultimo messaggio.
Ho una madre squilibrata.
E quando pensa a Mika, di nuovo, c'è un pensiero che gli balena in testa. Un pensiero che lo sconvolge e lo spaventa allo stesso tempo.
Fedez potrebbe accettare quella situazione (o almeno provarci). Tiene troppo a Mika e non importa come o perché, non vuole perderlo.




« Ricordami che io ti deve una cena » gli aveva detto un giovane Mika diciassettenne, passandogli un braccio intorno alle spalle.
Fedez si era leggermente irrigidito, prima di rilassarsi sotto il tocco dell'amico.
Il loro terzo anno stava quasi per concludersi, ormai, e, con esso – o almeno così speravano - anche la nomina dell'ennesima professoressa bastarda di matematica e fisica.
Giusto qualche ora prima, infatti, Fedez e Mika erano stati chiamati all'interrogazione – e ti pareva - visto che, com'era risaputo, non stavano molto simpatici alla docente.
Il ragazzo tatuato aveva studiato, non era molto nervoso. Non si poteva dire lo stesso di Mika, però. Le materie scientifiche non erano esattamente il suo forte - “fanculo, la odio questa mmmerda”, gli aveva detto esattamente quella mattina, mentre ripassava come uno psicopatico – quindi, anche una piccola verifica lo portava all'ansia più totale.
Fedez, una volta preso posto di fronte alla cattedra, si era ritrovato a poggiargli una mano sul ginocchio, per tranquillizzarlo.
In ogni caso, non era andata male. Lui aveva risposto a tutte le domande e anche Mika se la stava più o meno cavando, nonostante non avesse smesso neanche un secondo di muovere le mani nervosamente, anche quando la professoressa gli aveva chiesto di scrivere alcune formule su un foglio protocollo.
Non si poteva dire lo stesso degli altri due sfortunati compagni di classe che, più che altro, stavano facendo scena muta e, probabilmente, si erano seduti davanti alla cattedra, solo per evitare che la docente chiamasse all'interrogazione qualcun altro.
Stavano parando il culo ai compagni, insomma. Fedez apprezzava il loro coraggio.
Poi c'era stata la domanda. Non era particolarmente difficile, ma la professoressa l'aveva formulata in modo da risultare fraintendibile e complessa, confondendo Mika che, Fedez lo sapeva, conosceva benissimo quell'argomento.
Il riccio, infatti, non era riuscito a rispondere in modo preciso, perciò la prof – che mentre parlava con loro aveva il telefono in mano e stava palesemente messaggiando - aveva chiesto agli altri due; non avevano avuto più fortuna del riccio, comunque.
Nel frattempo, Fedez aveva spiegato, velocemente e sottovoce, quale fosse la risposta giusta ad un Mika completamente nel pallone.
La domanda era, quindi, passata nuovamente al ragazzo tatuato.
« Sai la risposta, Federico? ». Ogni volta che la donna apriva bocca, la sua voce sembrava ancora più stridula e irritante.
Allucinante.
Il ragazzo si trattenne dal lanciarle un'occhiataccia, finse di sorriderle cordialmente e le disse: « Prof, devo spiegare cos'è la caduta libera? ».
La sua era più un'affermazione, che una domanda. In realtà, voleva e sperava che la docente pensasse che lui fosse stato attento, nonostante non fosse il suo turno.
In questo modo, avrebbe potuto far scattare il suo piano.
La docente lo guardò, spense il telefono – finalmente – e lo poggiò sulla cattedra. « Esatto! Finalmente qualcuno che ha capito! »
Se non ti esprimi in maniera chiara, dubito che qualcuno possa farlo, aveva pensato Fedez, ma si era morso la lingua.
A quel punto, era stata questione di secondi e, davvero, gli era venuto spontaneo rispondere: « Mi scusi, prof ma- » Fedez di solito non era un tipo che cercava di ingraziarsi i docenti con moine e stupidate varie. Questa volta, però, era necessario. « Ma mi pare che a questa domanda abbia già risposto Michael, prima » disse, sicuro di sé, sperando che se la bevesse.
Poteva funzionare, perché, quando Mika aveva risposto, lei stava controllando il telefono e quindi era possibile che dicesse-
« Davvero? Scusami, evidentemente mi sono distratta. Michael, potresti ripetere? ».
Bingo.
Mika aveva colto l'occasione al volo e, ricordandosi il suggerimento lampo di Fedez di qualche minuto prima, era riuscito a spiegarle cosa diamine fosse la caduta libera e come si calcolasse, di conseguenza, la legge fondamentale della dinamica nel momento in cui si prende in considerazione un oggetto sottoposto alla sola forza di gravità.
Fedez aveva gongolato internamente quando la docente si era nuovamente scusata con il riccio e si era complimentata con lui, annotando qualcosa sul suo quadernino rosso, dove scriveva tutti i voti.
Quando il ragazzo tatuato si era girato a guardare Mika, sorridendogli senza sembrare troppo ovvio, quasi si era strozzato con la saliva.
Il riccio lo stava guardando in un modo talmente intenso, che cazzo.
C'erano un misto di gratitudine e ammirazione nel suo sguardo che avevano fatto sciogliere qualcosa nel petto di Fedez.
« I love you » gli aveva mimato con le labbra Mika e c'era davvero così tanto sentimento in quel suo gesto che, per un millesimo di secondo, il ragazzo tatuato aveva pensato che stesse dicendo sul serio.
E quella era stata la prima volta in assoluto in cui Fedez aveva seriamente temuto di mettersi a piangere davanti ad una docente, non per colpa dell'ansia o di un brutto voto, però.
« Ma sei pazzo » sbottò Mika, guardandolo accigliato e riportandolo al presente.
Avevano appena oltrepassato il cancello del loro liceo e la schiena di Fedez era decisamente a pezzi.
Stupidi libri.
« Se avessi risposto tu a quella domanda potevi alzare il tuo voto ».
Fedez arricciò il naso, nel sentire l'ennesimo congiuntivo mancato.
« Potevi prendere otto e mezzo! Invece hai aiutato me. Nessuno l'avrebbe fatto. Nessuno » continuò Mika, infervorato.
Fedez sorrise. Non gli importava niente di uno stupido otto e mezzo.
Non se Mika continuava a guardarlo così.
Comunque.
« Ma figurati, è solo un voto. Sono felice che tu abbia alzato il tuo di mezzo punto, te lo meritavi » gli disse, sincero. Aveva visto quanto il riccio si era impegnato ed era giusto così. « Quindi ora smettila di fare il cazzone e lasciami il braccio, dai » aggiunse ridendo, scansandosi da Mika che continuava a cercare di renderlo partecipe toccandogli il bicipite e la spalla.
« Andiamo a pranzare insieme, tu e me » gli propose allora l'amico, sorridendogli incoraggiante. « Ho voglia di hamburger e patatine fritte ».
Fedez aveva abbassato lo sguardo, visibilmente a disagio. « Non posso. Ho promesso a Giulia che sarei rimasto da lei tutto il giorno, oggi ».
« Da lei? In casa sua? ».
« I suoi non ci sono. Penso che voglia… fare qualcosa. Insomma » concluse, stizzito e leggermente in imbarazzo, sperando che Mika capisse da solo.
« Se lei vuole restare a casa, potete guardare un film. O magari giocare a Pictionary. C'è anche il gioco dei mimi, quello a me diverte un sacco- ».
« Sesso, imbecille! Penso che voglia fare sesso » lo aveva interrotto Fedez alzando la voce, per poi guardarsi intorno allarmato, sperando di non essersi fatto sentire troppo.
Non c'era nessuno, comunque, in giro, a quell'ora. La maggior parte degli studenti, probabilmente, era già arrivata a casa.
Loro no, perché, come la solito, Mika era una lumaca. Ci aveva messo dieci minuti buoni per sistemare penne ed evidenziatori nell'astuccio e poi, come se non bastasse, era dovuto persino andare in bagno.
Infatti, il genio, si era rifiutato di andare a pisciare durante la lezione perché non voleva perdersi la spiegazione.
Ovvio.
« Oh » aveva risposto, alla fine, dopo essere rimasto in silenzio un paio di secondi. Fedez avrebbe potuto giurare di vedere il suo sorriso spegnersi leggermente. Forse.
« Sei nervoso? ».
Che domanda di merda.
« Certo che sono nervoso, cazzo. Non l'ho… non l'ho mai fatto prima. Lei invece sì, quindi » aveva aggiunto, sottovoce.
« Andrà bene, stai tranquillo ».
« Com'è stata? La tua prima volta, intendo ». Fedez ha sempre odiato tirare fuori certi argomenti, davvero, e pensa sia inutile e stupido ma, in quel momento, aveva sentito il bisogno di parlare di questa cosa con qualcuno.
Mika aveva fatto sesso per la prima volta solo l'anno precedente, con il suo primo ragazzo, di due anni più grande. Non ne avevano discusso molto, in effetti, lui gliel'aveva detto e basta, il giorno successivo.
« Era stata strana. Ero un po' nervoso e impacciato. Un po' molto » sorrise leggermente, abbassando lo sguardo. « Però è andata bene ».
Fedez si accigliò. Conoscendo Mika e il suo lato schifosamente romantico si immaginava una descrizione un po'… diversa, ecco.
Tuttavia, il riccio e il ragazzo si erano lasciati solo qualche mese prima, perciò, probabilmente lo scarso entusiasmo di Mika era dovuto a quello.
« Non voglio fare un casino ».
« Non lo farai ».
« Facile per te, dirlo. Quando mi agito troppo succede sempre un macello, fanculo ».
Sono un disastro con le relazioni.
E Fedez sapeva che stava esagerando e che forse sarebbe stato il caso di frenare la lingua e pensare ma-
« Come fai a dire a qualcuno che non hai mai avuto una relazione seria? A chi cazzo potrebbe far piacere sentirlo, mh? ». Sospirò pesantemente, poi sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di riprendere il controllo di sé e della sua voce. « E, soprattutto, dopo, chi vorrebbe rimare? » aggiunse, sconsolato.
« Io ».
Alzò la testa e puntò i suoi occhi in quelli di Mika, cercando il suo sguardo, confuso.
Il riccio sgranò gli occhi, assumendo la tipica espressione di chi si rende conto troppo tardi di aver detto ad alta voce qualcosa che in realtà si stava solo pensando.
« Cioè, se stessi con q-qualcuno che non avesse esperienza » si affrettò ad aggiungere. « Se quel qualcuno mi piacesse, non importerebbe ».




« Ecco. L'Hotel è proprio questo. Grazie per il passaggio, ragazzi » dice Alessio, riportando Fedez alla realtà. « Ci vediamo questo pomeriggio » continua, rivolgendosi a Mika.
Gennaro invece si allaccia la felpa - Fedez si chiede come faccia, visto che lui ha caldo ed è seriamente tentato di strapparsi via di dosso la camicia e si limita a salutarli con un cenno della mano.
Il ragazzo tatuato apre lo sportello del pick-up per far scendere prima il biondo e poi Alessio.
Di nuovo solo con il riccio, Fedez sente una strana ansia farsi spazio nel suo corpo. Dovrebbe parlare, dire qualcosa riguardo ciò che è successo tra loro, spiegargli di non preoccuparsi perché a lui non importa. A lui è piaciuto.
Questo pensiero gli fa congelare il sangue nelle vene. Ha passato il viaggio a tormentarsi e a dare la colpa all'alcool.
Era stato automatico pensare che essere così sbronzo gli avesse in qualche modo impedito di allontanarsi da Mika – e questo era comprensibile – ma come poteva spiegare il fatto che quella cosa che c'era stata gli fosse piaciuta così tanto?
No.
Questo è un problema.
« Sembrano bravi ragazzi » dice invece, ansioso di allontanare i pensieri che hanno iniziato a vorticargli nel cervello.
« Sì » lo asseconda Mika, irrigidendo le spalle. Sembra teso.
Fedez pensa che potrebbe essere infastidito da ciò che è successo o, peggio, che potrebbe essersi pentito.
« Vuoi venire con me e Alessio e, forse, Gennaro? ».
« Dove? »
« In paese. Noi faccimo un giro, dopo pranzo. Ne parlavamo fino a qualche minuto fa » lo rimprovera, come se fosse un po' idiota.
In effetti, forse lo è davvero.
« Scusami. Ero... sovrappensiero ».
Non appena fanno il loro ingresso al bar, comunque, fischi e urla li accolgono come se stessero tornando da una maratona, vittoria e medaglie comprese.
Fedez non fa neanche in tempo a chiedersi che diamine stia succedendo che subito li trova lì, Skin e Zack, una alla cassa e uno dietro il bancone, che come due idioti li osannano facendo casino e attirando l'attenzione dei pochi clienti su di loro.
La sera prima, Mika aveva avvisato lo zio per dirgli che sarebbero andati in un locale e che probabilmente non sarebbero rientrati a casa. Evidentemente, la notizia era giunta casualmente anche a Skin.
« Qualcuno si è sbronzato, uh! Sì, si è sbronzato! UH! Forse hanno vomitato nonono oggi dieta! » canticchia infatti e Fedez pensa seriamente che quella ragazza abbia qualcosa che non va.
Zack le batte un cinque, giusto per ricordare al ragazzo quanto entrambi i proprietari del bar siano dei disagiati.
« Mi sento un po' come in quella parabola del figliol prodigo » dice Zack e ovviamente Skin non può non dargli corda.
« Prima sbronza insieme. In Inghilterra. Che orgoglio, ragazzi. Stanno crescendo così in fretta ».
« Mi sembra ieri che li accoglievamo sotto la nostra ala protettrice » commenta Zack, facendo finta di asciugarsi una lacrima.
« La smettete di parlare come se non fossimo qui davanti a voi? » dice Mika, fingendosi infastidito, anche se in realtà riesce a malapena a trattenere una risatina.
Fedez si limita a stare zitto, osservando la scena tra il divertito e lo sconcertato.
« Secondo me, Fede ieri ha vomitato come pochi » lo prende in giro Skin, squadrandolo da capo a
piedi. « Insomma, guarda com'è conciato. Hai una pessima cera, amico, lasciatelo dire ».
Fedez è troppo impegnato a fulminare con un'occhiataccia Mika che ha osato ridere, per rispondere a tono alla ragazza.
« Comunque, ragazzi. Abbiamo una nuova notizia » dice Zack, mentre Skin porge loro due tramezzini.
Mika accetta volentieri il suo, Fedez decide di passare, ignorando lo sguardo della barista.
« Allora, in queste settimane avete davvero dato il massimo. Quindi, considerato che i clienti non sembrano essere particolarmente numerosi, di questi tempi, io e Zack... » inizia la ragazza, cercando lo sguardo dello zio di Mika.
«Io e Skin » continua l'uomo, e Fedez si chiede per quanto ancora abbiano intenzione di continuare con questo giochino. « Abbiamo deciso di licenziarvi ».
Momento. Momento. Momento.
Cosa?
Lancia uno sguardo allarmato a Mika, ma anche lui sembra totalmente destabilizzato. Prima che uno di loro due, però, possa aprire bocca e chiedere che cazzo sta succedendo, le risate di Skin e Zack riempono il locale.
Fedez vorrebbe schiaffeggiarli entrambi.
« Avreste dovuto vedere le vostre facce » esclama Skin che, evidentemente, quella mattina è convinta di essere molto simpatica.
Zack è il primo a darsi un contegno, schiarendosi la gola. « Scusateci. Dicevamo. Io e Skin, abbiamo deciso di suddividere le vostre ore di lavoro e darvi qualche giorno libero in più ».
Fedez può chiaramente vedere Mika spalancare la bocca, sorpreso.
Sembra tanto il personaggio di un cartone animato.
« Davvero? ».
« Certo » prende parola Skin, porgendo loro un foglietto con su scritti i giorni della settimana e i vari orari lavorativi. « Domenica e mercoledì sono i vostri giorni liberi. Lunedì e martedì lavorerete solo di mattina, giovedì solo di sera ».
« Venerdì e sabato, invece, vi voglio qui tutto il giorno. Il fine settimana c'è sempre molto movimento, come avrete potuto notare » aggiunge Zack, toccandosi nervosamente una tempia.
« Mi sembra perfetto » commenta Fedez. Mika annuisce, prima di buttare il fazzoletto che ha usato per pulirsi la bocca dalle briciole e precipitarsi su per le scale.
« Deve uscire con un amico, più tardi » lo giustifica Fedez, facendo spallucce.
« Sul serio? » chiede Skin, genuinamente curiosa. Zack, accanto a lei, ha appena poggiato i gomiti sul bancone e li guarda, improvvisamente più attento.
« Non sei geloso? » indaga la ragazza.
Fedez quasi cade dallo sgabellone su cui era seduto. « Perché dovrei esserlo? ».
Skin e Zack si guardano, apparentemente confusi, poi scoppiano a ridere.
« Tutto questo tempo. Abbiamo pensato che- che voi due… » dice Skin incredula, scuotendo la testa.
Cosa?
« Ma noi non stiamo insieme! » scatta Fedez. Di solito non avrebbe reagito in maniera così… brusca, ma gli avvenimenti delle ultime ventiquattro ore l'hanno leggermente mandando fuori di testa, che ci può fare.
Ed ecco spiegato il motivo di tutte quelle occhiatine sospettose, durante quelle poche settimane. Le loro scuse non servono, in ogni caso, perché il ragazzo è di nuovo entrato in crisi esistenziale.
« Perché non pensate a voi due, invece, come coppia » borbotta e gli sembra stupido e immaturo ma è tutto quello che il suo cervello riesce ad elaborare in quel momento.
Tra l'altro, si rende conto solamente troppo tardi di ciò che ha detto e, per un attimo, teme che Zack possa dare di matto, con la storia della tragedia che è capitata alla sua famiglia e tutto il resto.
Suda freddo per alcuni secondi, secondi che gli sembrano un'eternità – giusto per – almeno finché lo zio di Mika e Skin non scoppiano nuovamente a ridere.
« Non potrebbe succedere proprio. Sono lesbica » sghignazza la ragazza e Fedez decide che per oggi ha subito fin troppe umiliazioni.
Prima che possa salire le scale e andare a farsi una lunga doccia, Zack entra nel ripostiglio. Si guarda intorno, furtivo, prima di incatenare il suo sguardo al suo.
« Non è andata bene, vero? Ieri sera, con il padre ».
La cena. Fedez se n'era quasi scordato. Di nuovo, per giunta. « Non proprio, no » scuote la testa, sconsolato e si trattiene da dire cose tipo “è stato un macello, cazzo” o “quell'uomo è un uomo di merda”, perché non gli sembra proprio il caso. « Il signor Penniman è una persona- » si sforza di trovare l'aggettivo giusto, « complicata. Ed è sempre stato molto severo con Mik, da quando lo conosco, almeno ».
Zack annuisce e a Fedez, ora, sembra un uomo totalmente diverso da quello con cui stava scherzando pochi minuti prima, al bancone. « Grazie. Per esserti preso cura di lui tutto questo tempo ».
Fedez mentirebbe, se dicesse che quelle parole non l'abbiano colpito dritto al cuore.
Fa un po' male.



Un paio di ore dopo, è di nuovo giù al bar, sta aspettando, insieme a Mika, che arrivino Alessio e Gennaro (si sono dati appuntamento lì). Lui, comunque, non ha alcuna intenzione di unirsi alla loro piccola scampagnata.
È troppo impegnato a non fare niente. E poi è ancora stanco per colpa della notte passata e il suo stomaco continua ad essere fastidiosamente sottosopra.
Ha, quindi, deciso di starsene tranquillo al bar e di portarsi appresso il quaderno con i testi delle sue canzoni, nel caso gli venga in mente qualche verso per il nuovo pezzo.
Oppure, può sempre mettersi a lavorare, se Zack avrà bisogno di una mano.
Quando Alessio varca la soglia della porta, Mika si alza in piedi e lo raggiunge.
Fedez preferisce rimanere seduto al bancone.
« Vuoi qualcosa? Ovviamente offro io » propone Mika, facendogli strada e portando Alessio proprio dove si trova il ragazzo tatuato.
Magnifico.
Si salutano con un cenno, poi il bruno risponde: « No, grazie. Sono a posto. È carino qui, comunque. Non ci eravamo mai stati, io e Genn » dice ed è strano il modo in cui le sue labbra si curvino quasi automaticamente verso l'alto, ogni volta che pronuncia il nome del biondo.
« Che fine ha fatto, a proposito? Non dovevate andare tutti insieme? » chiede Fedez.
Alessio si gratta la testa, pensieroso. « Sì ma, questo pomeriggio, il cielo era nuvoloso, no? Quindi ne ho approfittato per andare a correre. Quando sono rientrato all'hotel lui era appena andato al supermercato. Mi ha detto che avrebbe sistemato la spesa e mi avrebbe raggiunto subito ».
« Non mangiate lì in hotel, di solito? » domanda allora Mika, sempre pronto a ficcanasare negli affari altrui.
« Di solito sì, ma a Gennaro piace mangiare schifezze. Penso sia andato proprio a comprare caramelle, cioccolati e porcherie varie ».
Neanche a farlo apposta, il biondo fa la sua mistica apparizione proprio in quel momento. Spinge la porta del bar e, muovendosi lentamente – come solo lui sa fare – li raggiunge al bancone.
« Ciao » li saluta, privo di entusiasmo. Ha un'enorme borsa a tracolla sulla spalla sinistra e indossa un paio di occhiali da sole scuri.
Fedez si chiede come mai, visto che non c'è poi così tanto sole lì (e sopratutto a quell'ora). Ha la sua risposta quasi subito, quando Gennaro si sfila gli occhiali e mette in mostra due occhiaie grandi quanto il suo appartamento di Milano.
Raccapricciante.
« Scusate il ritardo » aggiunge poi, mentre infila gli occhiali nella borsa e si appiattisce il ciuffo.
« Che è successo? » chiede Alessio, leggermente preoccupato.
Gennaro fa spallucce. « Ah, niente. È solo che non volevo venire ».
Fedez cerca di soffocare la sua risata, senza successo. « Grazie per queste emozioni, Gennaro, davvero » interviene, guadagnandosi un sorriso dal biondo e un'occhiataccia dagli altri due.
« Puoi restare qua, se vuoi. Tanto io mi devo mettere a… scrivere » propone Fedez, subito dopo. « Se per voi è okay » precisa, facendo un sorrisino angelico ad Alessio e Mika.
Durante la doccia, in ogni caso, il ragazzo tatuato ha riflettuto a lungo e ha finalmente deciso di affrontare l'argomento pomiciata – cristo, si sente davvero un coglione – quando il riccio tornerà al bar.
Si sente pronto e sicuro di sé.
Seh. In realtà se la sta facendo sotto dalla paura perché lui questi discorsi di merda non li sa fare, ma non vuole creare altri casini con Mika, quindi, preferisce risolvere ora piuttosto che passare un'altra settimana d'inferno in cui sono entrambi troppo impegnati ad ignorarsi a vicenda per chiarire.
Tanto lo sa che finirebbe così.
Comunque, le sue parole sembrano aver convinto tutti e tre, visto che, qualche minuto dopo, Mika e Alessio sono usciti e Gennaro e Fedez sono seduti allo stesso tavolo, immersi in un rilassante silenzio, interrotto solo dal vociare leggero di alcuni clienti e dalla musica della radio.
Il biondo ha il pc acceso, le cuffiette nelle orecchie e una pasta alla crema in mano, lo sguardo concentrato sullo schermo del portatile.
Non appena ha tirato fuori il computer dalla borsa, Fedez ha pensato che Genn avesse voluto dare buca ai suoi compari da subito ma, dopo una battutina, il biondo gli ha assicurato che, probabilmente, alla fine sarebbe andato con loro, per poi isolarsi e usare il pc, in caso di emergenza.
« Conoscendo Alessio, la serata si sarebbe conclusa cantando tutti insieme sotto un salice piangente, o roba del genere » dice, mangiando il dolce e sporcandosi di crema.
« Ma non aveva una chitarra o un altro strumento, con sé » osserva Fedez.
« L'avrebbe trovata ».
Fedez ridacchia.
Gennaro si pulisce la bocca con un tovagliolo, si sfila le cuffiette e lo guarda, con quei suoi enormi occhi a palla. « Tu ridi, ma non lo conosci. Io ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare ».
« Eddai, non esagerare. Non dev'essere così male, se fate musica insieme... » lo incita Fedez, sorridendo.
Improvvisamente ha voglia di parlare con quel ragazzo. Non sa se sia perché Gennaro è un po' asociale come lui o perché è un po' strambo come lui o entrambe le cose.
« Cerchiamo di fare musica » precisa, « però, forse, hai ragione. Lavoriamo insieme da alcuni anni, ormai » e la sua espressione si addolcisce, mentre pronuncia quest'ultima frase. « Alè vive in un mondo tutto suo. Però non nel solito modo in cui tu pensi» e ridacchia, mentre gioca con i fili delle cuffiette. « Lui è proprio strano. È distratto ma in modo anche divertente. Magari gli dici una cosa però lui non ti ascolta »
« Ah. È presente fisicamente ma non mentalmente » aggiunge Fedez e sorride perché gli ricorda maledettamente Mika, quindi sa cosa vuol dire e quanto possa essere irritante, a volte.
« Esatto! Ci sono dei momenti in cui c'è ma non c'è. Però è bello perché tu lo studi, ti fai delle domande e dici “ma è veramente così o sta scherzando?”. Beh, lui è veramente così ».
Fedez scoppia a ridere. « Avrà anche qualche pregio questo ragazzo, o no? ».
Gennaro finge di pensarci su, poi prende parola: « Il pregio di Alessio è… che è Alessio. A parte che è un mio amico e per esserlo dev'essere, insomma, una bella persona.
Perciò, abbiamo iniziato a lavorare insieme e, finalmente, avevo trovato qualcuno con cui non dovevo sforzarmi… di farmi capire bene.
Ognuno di noi ha delle qualità che l'altro non ha, sia a livello musicale, che di personalità. Siamo molto bilanciati ».
« A volte opposti » pensa Fedez, a voce alta.
Il biondo annuisce. « Immagino sia la stessa cosa per te e Michael » tira ad indovinare.
« Ci completiamo, in qualche strano e assurdo modo ».
« Avete mai pensato di lavorare ad un pezzo insieme? ».
« A volte ci aiutiamo, quando ad uno di noi manca l'ispirazione o magari c'è un concetto che non riusciamo a rendere bene in una frase. Hai presente...? ».
Lo sguardo di Gennaro si illumina. « Mi capita abbastanza spesso, ultimamente. Anche Mik scrive? ».
Di norma, Fedez sarebbe infastidito da questa confidenza che si sta creando, ma la verità è che non è turbato, forse perché Gennaro sceglie e utilizza le parole nel modo giusto.
« Sì, ma è più… riservato. Non gli piace rendere pubblici i suoi pezzi ».
Il biondo annuisce, pensieroso. « Tu li conosci, però ».
Non è una domanda, ma Fedez risponde comunque: « Sono- ».
L'eccezione.
« Una delle poche eccezioni » conclude, sorridendo. « Però non abbiamo mai pensato di cantare insieme in un pezzo, questo no ».
Il resto della serata scorre abbastanza velocemente, tra chiacchiere sulla musica e sulla loro vita in Italia.
Fedez sa di essere inopportuno, ma non riesce proprio a trattenersi quando chiede: « Posso ascoltare qualcosa di vostro? Degli Urban Strangers? ».
Gennaro strabuzza gli occhi, evidentemente non si aspettava una domanda del genere.
Sta per rispondere, quando una Skin praticamente su di giri si presenta al loro tavolo, un sorriso enorme stampato sulla faccia. « Indovinate a chi è appena venuta un'idea geniale? » esclama, sbattendo un pugno sul tavolo di legno.
Fedez la guarda, sconvolto. Genn trattiene una risatina.
« Hem… a te? ».
« Precisamente. Siccome voi adolescenti siete abbastanza fissati con la musica, le band e tutto il resto… ».
Il biondo apre la bocca, probabilmente per ribattere, ma Skin lo zittisce sollevando un dito in aria, intimandogli di fare silenzio con lo sguardo. « Io e Zack, in realtà sopratutto io, Zack mi ha solo dato il suo consenso- ».
« Ehi! Guarda che ti ho sentito! » urla lo zio di Mika dal bancone, facendola ridere.
Si sistema il grembiule nero, Skin, poi riprende il suo discorso: « Insomma, abbiamo pensato, il fine settimana, di organizzare una sorta di serata karaoke, sto già preparando i volantini da stampare. La gente viene qui, beve, canta, si diverte… che ve ne pare? ».
« Fede, mi sa che avrai la possibilità di sentire un pezzo degli Urban Strangers direttamente in live, sabato prossimo » commenta Gennaro, in inglese, con un sorriso che va da un orecchio all'altro.


Quando il biondo va via dal bar sono quasi le nove e mezza. Fedez invita sia lui che Alessio a cenare tutti insieme da qualche parte, ma Gennaro non vuole sentire ragioni.
« Grazie ma, per oggi, ho esaurito la mia dose di socievolezza, davvero ».
Fedez ride. Apprezza la sua sincerità, per lo meno.
Alle dieci, Mika non è ancora rientrato. Il ragazzo tatuato ha provato a mandargli un messaggio, ma il riccio non ha risposto.
Fedez si chiede dove diavolo possano essere andati lui e Alex.
È un paesino di merda, mica New York, che palle.
Comunque, ha davvero troppa fame, quindi decide di mettere in forno due cotolette di pollo e aspettare che cuociano. Il suo stomaco protesta come un disperato.
Alle dieci e un quarto, Mika non dà segni di vita, perciò, Fedez lo manda affanculo mentalmente e mangia da solo, nella cucina dell'appartamento di Zack, che improvvisamente gli sembra troppo piccola.
Si sposta sul divano, poi, come un automa, accende la tv ma non la guarda davvero mentre sente le palpebre farsi sempre più pesanti. Prima di addormentarsi in salotto – di nuovo, per giunta – come un bambino delle elementari, decide di infilarsi il pigiama e buttarsi sul letto.
Il cellulare vibra sul comodino.
Nella fretta di prenderlo rischia di scivolare giù dal materasso e cadere con il sedere per terra.
Sblocca lo schermo, sperando che sia Mika, invece è sua madre, che gli chiede se va tutto bene e gli dà la buonanotte.
Risponde in fretta, leggermente deluso e, proprio quando sta allungando il braccio per rimettere il telefono a posto, questo vibra di nuovo.
Che palle, mà, pensa, smettila di essere così apprensiva.
Invece stavolta è Mika per davvero. Apre il messaggio, convinto che il riccio gli abbia scritto che sta tornando, e una strana ansia mista ad agitazione inizia a farsi strada nel suo petto.
Il contenuto del messaggio, però, è totalmente diverso da ciò che Fedez si era aspettato.


Da: Mik
Ore: 22:38
Ci sto pensando tutto il giorno a questa cosa. Penso sia meglio dimenticare ciò che è successo stanotte, è stato un grande sbalio.


Sbalio?
Brutto coglione, non sai neanche scrivere decentemente, è il primo pensiero di Fedez.
Poi ecco che un'altra paranoia prende il sopravvento: si è pentito. Mika era ubriaco e si è pentito.


Da: Mik
Ore: 22:39
Io e Alex rimaniamo a cena fuori, non aspettarmi sveglio. Buonanotte


Vaffanculo.
E quando riesce ad addormentarsi, finalmente, due ore dopo, si sente arrabbiato, ferito e anche un po' un coglione.




Lunedì e martedì passano abbastanza velocemente. Fedez è uno che se la prende facilmente, ma poi riesce a sbollire la rabbia altrettanto in fretta.
Per questo è deciso a farsi passare questa specie di risentimento che nutre nei confronti di Mika. La cosa più fastidiosa, tra l'altro, è che non riesce a capirne bene neanche la ragione.
È risentito perché Mika non ha risposto ai suoi messaggi?
È risentito perché Mika è uscito a cena con Alessio mentre lui lo stava aspettando a casa come un povero idiota?
Oppure è risentito perché proprio nel momento in cui aveva deciso di accettare questi strani sentimenti che quel cazzone di Mika gli aveva fatto provare mandandogli a puttane il cervello, il riccio aveva deciso di tirarsi indietro e rinnegare ogni cosa?
Non gli importa, comunque.
Non gli importa affatto. Sono adulti e lui è assolutamente in grado di lasciarsi alla spalle quello che è successo.
Perché non ha significato niente.
E Fedez non si sente in nessun modo ferito o triste o deluso.
No, no, no.
Non è confuso e, sopratutto, non è una femminuccia del cazzo.
« Sei triste? » gli chiede Skin, mercoledì, dopo pranzo, quando lo vede scendere dalle scale dello sgabuzzino del bar con una cuffia nelle orecchie e il solito quaderno con i testi delle canzoni sottobraccio.
« Eh? ».
« Ti ho chiesto se sei triste » gli chiede, alzando le sopracciglia, preoccupata.
« In effetti, non sono molto in forma, oggi. Come… come l'hai capito? ».
La ragazza indica il telefono di Fedez. « Ascolti i Coldplay a tutto volume, quindi, o sei felicemente innamorato o sei triste e, a giudicare dalla tua faccia, non sembri per niente felicemente innamorato ».
Fedez la squadra come se stesse guardando un'allucinazione. Non capisce il collegamento logico, ma si affretta subito a cambiare canzone, maledicendo se stesso per aver permesso a Mika di mettere mano nella sua playlist.
Quella mattina, il riccio gli ha lasciato un bigliettino sul frigo, dicendo che sarebbe andato a correre con Alessio, per poi scrivergli che non sarebbe tornato per pranzare con lui.
E Fedez non si è sentito affatto abbandonato e risentito.
Assolutamente.
E non è assolutamente per ripicca che, quando Mika torna al bar, insieme – ovviamente – ad Alessio, e gli chiede di andare tutti insieme a giocare a bowling, dopo cena, lui risponde: « Non so, non ne ho molta voglia ».
Il bruno, sembra particolarmente entusiasta e cerca di convincerlo in tutti i modi. « Dai Fede! L'abbiamo visto mentre andavamo a correre. Si chiama tipo “Wilmslow Bowling Club”, si paga una fesseria per giocare ed è proprio qui dietro l'angolo ». Non gli lascia neanche il tempo di parlare, prima di aggiungere: « Ora chiamo Genn e convinco anche lui ».
Fedez è un attimo interdetto. Sicuramente non si aspettava che l'entusiasmo di quel ragazzo lo coinvolgesse così tanto.
« Oh » risponde il biondo dopo pochi squilli, in vivavoce. Sembra la voce di uno che si è appena svegliato, ed è così visto che aggiunge, con uno sbadiglio: « Che vuoi. Stavo dormendo, oh Alè ».
« Ma sono le tre del pomeriggio ».
« Appunto » si giustifica l'altro.
Mika ridacchia e Fedez è abbastanza vicino per notare la solita fossetta spuntare sulla sua guancia. Il riccio si è fatto la barba, Fedez non è più ubriaco ed è totalmente consapevole dei suoi pensieri, ora, ma è destabilizzante lo stesso, per lui, ritrovarsi a pensare cazzo, è bellissimo davvero.
Dopo aver propinato lo stesso discorso anche a Gennaro, c'è un attimo di silenzio dall'altro lato della cornetta. Poi, l'unica parola che proferisce il biondo è: « Perché ».
E non è neanche una domanda. Fedez scoppia a ridere, incapace di trattenersi.
« No, davvero, perché? Se sabato vogliamo esibirci da Zack, dobbiamo provare un sacco Alè, non abbiamo ancora scelto la canzone ».
« E zitto. Lo sappiamo tutti qui che è una scusa per spalmarti sul letto e fallire. Sto tornando in hotel, comunque, tanto ti convinco lo stesso ».
Si sente Gennaro sbuffare sonoramente, prima che la chiamata si interrompa.
Fedez sorride soddisfatto.
Genn, forse, è facilmente influenzabile – sopratutto se si tratta di Alessio – ma quello non è il suo caso.
Neanche Mika, con quegli occhioni grandi e quello sguardo da cucciolo che gli sta lanciando a tradimento, riuscirà a traviarlo.
Non funzionerà. Non questa volta.


« Siete sicuri di ricordare dove si trovi questa merda di posto? O devo attivare il navigatore?» chiede Fedez, di malumore, ore e ore dopo.
« Certo Fedè. Tu segua me e Alex ».
Facilmente influenzabile un par di palle.
Alla destra di Fedez il giovane Gennaro, occhiaie ed espressione alla mai una gioia sempre presenti. Cammina accanto a lui con il capo chino, il suo nuovo compagno di sventure.
Davanti a loro ci sono quei due decerebrati dei loro amici, incuranti dell'umidità e dei dieci minuti passati a muovere – inutilmente, a detta di Fedez – le gambe.
Quando arrivano al Wilmslow Bowling Club un coro di halleluja riecheggia nella mente del ragazzo tatuato.
« E smettila di fare l'asociale » borbotta Alessio prima di entrare dentro l'edificio e Fedez gli sta per rispondere in malo modo, prima di rendersi conto che il realtà il bruno si sta rivolgendo a Gennaro. « Ti prometto che domani proviamo la canzone, okay? Tanto lo so che sei così perché stai già in ansia » lo rassicura, abbassando la voce, ma Fedez lo sente lo stesso.
Guarda Mika e i suoi occhi non si scollano dalla sua figura neanche un secondo, né quando entrano, né quando paga anche per lui.
Si deve ricordare di rendergli i soldi dopo, comunque.
Si fanno dare dalla commessa le scarpe per giocare. La ragazza fa palesemente il filo a Gennaro che, però, non sembra darle troppe attenzioni, impegnato com'è a ridacchiare per qualche stronzata che Alessio gli ha sussurrato all'orecchio.
Il locale non è molto grande, di sicuro nemmeno lontanamente paragonabile a quello di Milano in cui Fedez è già stato, però ha un suo fascino.
Al ragazzo piacciono molto le pareti, decorate con graffiti colorati. Non c'è nessuno a parte loro e una coppietta, perciò possono scegliere la pista e iniziare a giocare.
« Vi avviso, sono una schiappa » annuncia Gennaro, alzando le braccia in aria, come a giustificarsi.
« Cazzate. Diceva sempre così, anche a Somma Vesuviana, e poi faceva il culo a tutti » dice Alessio, con un sorrisino.
E infatti è proprio quello che succede.
Gennaro è al primo posto, nella loro classifica, e ha totalizzato quasi sempre il massimo del punteggio.
Fedez è al secondo posto, Alessio al terzo e Mika all'ultimo.
Ora Mik è sulla pista, sta per tirare, e il ragazzo tatuato lo conosce talmente bene che sa che potrebbe reagire in due modi diversi e opposti: mettersi a ridere o dare di matto e lanciare la palla come se stesse giocando a basket. E distruggere tutto, ovviamente.
Decide di alzarsi dai divanetti blu su cui è rimasto seduto fino a quel momento.
« Tutto bene? » gli sussurra, come se gli altri potessero sentirlo poi.
Sono abbastanza lontani e la musica del Bowling Club fa da sottofondo nascondendo le sue parole.
« Sto per mandare tutto a puttane » sbotta.
Ecco, infatti.
« Dai, è solo un gioco. Se vuoi ti mostro i miei infallibili trucchetti da campione » propone Fedez, scherzando.
Lui non ha nessuna tecnica di gioco particolare; tira e basta, sperando di non fare troppo schifo.
« Vaffanculo ».
L'altro ridacchia e, pazientemente, si posiziona dietro il riccio. Mika ha le gambe leggermente piegate, perciò, Fedez è quasi alla sua altezza.
« Allora. Prima cosa: le spalle vanno sempre tenute parallele rispetto alla linea di lancio » e detto questo, poggia una mano sulle spalle del riccio, massaggiandogliele leggermente. «Mentre il braccio che effettua il lancio deve rimanere perpendicolare » aggiunge, spostando la mano destra sul braccio di Mika, in una furtiva carezza.
Afferra il suo polso e, davvero, non si era reso conto di essersi avvicinato così tanto finché Mika ha fatto un verso strozzato, cercando di mantenere il respiro.
Fedez non sa cosa lo spinga esattamente a stargli così appiccicato. Magari è il suo profumo o forse sta semplicemente diventando matto.
« E- e poi? » balbetta l'altro e la sua voce è spezzata ed è diventata più roca.
Fedez è come attirato dal corpo di Mika, neanche fosse una calamita. « E poi » sussurra, mettendosi un po' sulle punte, per arrivare meglio al suo orecchio. « E poi, nel momento in cui decidi di far rotolare la boccia, devi far uscire dal buco prima il pollice » e si avvicina di più al corpo del riccio, aderendovi perfettamente. Fedez lascia andare il polso di Mika, per poi far scorrere l'indice sulla mano dell'amico, sfiorando le falangi delle dita inserite nel tre fori della palla da bowling. « E poi sfili le altre due. Il palmo, invece, continua a essere rivolto verso l'alto e, al momento del lancio, si chiude a pugno ».
Fedez si spinge, se possibile, ancora più addosso a Mika, che sembra essersi dimenticato come si parla, o come si respira.
Il ragazzo tatuato afferra, di nuovo, il polso del riccio e inizia a far oscillare piano il suo braccio.
Avanti e indietro.
Avanti e indietro.
Il suo bacino va a sfregare perfettamente contro il sedere di Mika. Il ragazzo si sta eccitando e l'idea che Mika possa sentirlo gli sta facendo perdere il lume della ragione. « Ora » dice, continuando a muoversi piano, e la voce gli esce più bassa del previsto.
Il riccio si irrigidisce.
« Devi ricordare che l'elemento chiave per un buon tiro non è la potenza, ma la precisione. Mi segui? ».
« Mh-mh » mugugna Mika e decisamente Fedez sta andando fuori di testa.
C'è un attimo, un brevissimo secondo, in cui il ragazzo tatuato si allontana leggermente da Mika, respirando pesantemente sul suo collo.
Ed è davvero un attimo, perché prima che Fedez possa pensare a qualsiasi cosa, Mika spinge, quasi rapidamente, il suo sedere contro di lui.
Fedez non molla la presa sul suo braccio, che sta continuando ad oscillare, come continua a strusciare anche il cavallo dei suoi pantaloni sul sedere del riccio.
Il ragazzo sente il calore al basso ventre diventare insopportabile. Porca puttana, è eccitato ed è in una cazzo di pista da bowling con delle persone che probabilmente li stanno guardando.
Con Alessio e Gennaro che li stanno guardando.
Cazzo.
Cazzo.
Cazzo.
« Vado? » chiede Mika, con voce spezzata, girandosi appena verso di lui. Fedez può intravedere le sue guance, leggermente più rosee, e le labbra, ancora più rosse, probabilmente perché – Fedez ci scommette – le stava mordicchiando fino a quel momento.
Si schiarisce la gola. « Vai. Tieni lo sguardo fisso sulla pista » dice e si stacca piano da lui, lasciandolo andare.
Mika si passa veloce una mano tra i capelli, prende la rincorsa e lascia andare la palla che, tuttavia, colpisce solo un birillo.
Il ragazzo sospira, sconsolato. « Cosa ho sbagliato? » si lagna.
Fedez è ancora parecchio scombussolato, ma per fortuna interviene Alessio, che si avvicina a loro e gli spiega: « È perché hai tirato troppo lentamente. In questo modo non sei riuscito a controllare bene la traiettoria della boccia ».
« Mi sono distratto » dice Mika, lanciandogli un'occhiata.
Fedez vuole davvero morire.
È fottuto. È decisamente fottuto.
Quando arrivano ai divanetti, Gennaro sta gongolando perché crede di essere una specie di campione del bowling o roba simile.
Nel momento in cui Fedez gli si avvicina, però, lo prende per una spalla e gli dice, a voce bassa. « Fede, un consiglio. Non so cosa sia appena successo sulla pista, ma non farlo succedere mai più » ed è palese che stia cercando di mantenere un tono serio.
La domanda è proprio quella, in effetti: ma cosa diavolo è successo.
Gli indica con lo sguardo il cavallo dei suoi pantaloni, rendendo la situazione ancora più imbarazzante.
Se n'è accorto, porca puttana.
Se ne sono accorti.
« E non cercare di coprirti con la maglietta, è più evidente così » suggerisce, dandogli una pacca amichevole sulla spalla.
Fedez lascia andare il lembo della maglia, imprecando a destra e a manca.
Quando, a fine partita, conclusasi con il pareggio di Alessio e Gennaro – Fedez era decisamente troppo distratto per continuare a giocare in modo per lo meno decente – i quattro sono seduti sui divanetti, a bere coca cola e parlare di idiozie.
Gennaro fa una battuta squallida, che nessuno capisce. Il ragazzo sembra rimanerci parecchio male e chiede, alzandosi in piedi e cercando i loro sguardi: « Andiamo… nessuno? Solo starmi intorno dovrebbe rendervi più intelligenti per osmosi, che cavolo » si lamenta. « E ora vado a pisciare » aggiunge, stizzito, dirigendosi verso i bagni.
Mika, seduto vicino a Fedez, ridacchia.
« Mi sa che vado anche io, ragà » farfuglia Alessio. Fedez spera di non averlo traumatizzato o roba simile.
C'è qualche secondo di silenzio, in cui il ragazzo tatuato, seduto a gambe divaricate e con la lattina in mano, non osa incrociare lo sguardo del riccio. Sta aspettando che dica qualcosa, vuole sapere se ha definitivamente mandato a puttane tutto o-
« Sei un bravo insegnante, comunque » gli dice Mika, poggiando la mano pericolosamente vicino all'interno coscia dell'altro ragazzo.
Porca puttana.
« Ah, sì? » chiede Fedez, fingendo noncuranza. Decide che è il momento di smetterla di fare il cacasotto e solleva lo sguardo.
Sta impazzendo o gli occhi di Mika sembrano brillare, mentre lo guarda?
Sicuramente è l'effetto della luce. Sicuramente.
« Allora mi sa che dovremo fare più pratica ».
La presa sulla sua coscia si stringe leggermente.
Fedez ghigna.
Dimenticare ciò che è successo? Grande “sbalio”? pensa, prendendo mentalmente in giro Mika e il messaggio che gli ha inviato qualche giorno prima.
Grande sbaglio” un cazzo.






Angolo dell'autrice
Bene. Sono tornata qui dopo troppo tempo e in ritardo come al solito.
Tutto nella norma, insomma.
Sto lavorando a questo capitolo da un paio di giorni e mi pare sia il primo che mi tiene impegnata così tanto.
Per prima cosa (a grande richiesta ahahah) sono tornati i flashback!
O forse dovrei dire il flashback. Comunque.
Questo capitolo è infinito. La sua lunghezza, se devo essere sincera, un po' mi spaventa e spero che non vi annoi, più che altro, anche perché succedono un sacco di cose.
Il discorsetto che Gennaro fa su Alessio è dannatamente vero. Lo dice in un'intervista alla radio che dura una vita. Una roba tipo due ore e qualcosa.
Però quel "il pregio di Alessio è essere Alessio" mi ha uccisa dentro, non potete capire.
AH. E' vera anche quella conversazione strambissima, sempre tra Genn e Alex, in cui parlano dei letti in cui dormiranno.
Appena ho visto il video ero tipo "che cazzo sta succedendo".
Allibita, davvero.
In ogni caso, ho un'osservazione lampo da fare, per evitare fraintendimenti. Alessio non ci sta provando con Mika. Sono solo amici e vanno d'accordo perché sono due persone molto simili, caratterialmente. Quindi state calmI. Shippo troppo i midez e i gennex (e adoro troppo Alessio) per fare un casino del genere ahahaha!
Tra l'altro, da qualche mese a questa parte, ho sviluppato una specie di ossessione imbarazzante per l'accento napoletano.
La situazione mi è chiaramente sfuggita di mano, visto che un'amica della mia coinquilina mi ha addirittura detto che mi avrebbe fatto parlare con la mamma, che viveva a Napoli e che quindi il napoletano lo parla benissimo.
Tutto è iniziato qualche tempo fa, comunque, quando ero in stazione e ho visto/sentito un gruppo di napoletani parlare, mentre compravano i biglietti per il treno.
E' stato amore.
Ascoltare una persona napoletana parlare è un po' come guardare il tramonto, non so se mi spiego. I suoni, le parole, hanno una cadenza troppo bella, non ce la posso fare.
Ahahahaha ora la smetto.
Tornando allo scorso capitolo, è molto destabilizzante per me il fatto che abbia ricevuto ben 13 recensioni.
COSA.
Devo ancora rispondere a tutte, ma giuro che ci riuscirò, prima o poi.
Nel frattempo parto con i ringraziamenti perché ci stanno e perché ve li meritate.
Giusto per. Sono l' 1:16 del mattino e io sono qui a scrivere stronzate nel mio angolo dell'autrice.
E vabe. Quando la smetterò di aggiornare ad orari improponibili?
Grazie per la vostra pazienza. Davvero.
Non so quando potrò aggiornare di nuovo - spero presto - in caso contrario, buon Natale e buone feste!
Un bacione a tutti

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Capitolo 9
*** Capitolo 09 ***


Quando Fedez sente un leggero chiacchiericcio e alcune risatine provenire dal salotto, capisce che quel giovedì mattina non potrà dormire fino a tardi.
Ne ha la certezza, quando il baccano si sposta, lentamente, in camera sua. All'inizio pensa che sia solo una sua impressione, quindi, si copre con il lenzuolo fin sopra la testa e spera semplicemente che – chiunque sia – smetta.
Ma ogni volta che Fedez desidera veramente qualcosa – in questo caso il silenzio – non la ottiene.
Le risate si fanno più vicine e il ragazzo riconosce quella cristallina di Mika.
Grandioso.
Poi, un sussurro: « Gennà, stai attento. Stavo per finirti addosso ».
« Stai attento tu, semmai. Madò, hai sempre la testa tra le nuvole ».
Se Fedez avesse gli occhi aperti, in questo momento li alzerebbe al cielo, probabilmente. Pensa che i tre idioti siano entrati in camera per cercare e prendere qualcosa (non gli interessa, comunque) e che se ne andranno presto.
Ovviamente si sbaglia.
« Shh ». E questo è decisamente Mika.
Passano pochi secondi, Fedez sente altre risatine, poi silenzio. Per un attimo il ragazzo tatuato è davvero convinto che sia tutto finito.
« Good morning, good morning » inizia Gennaro.
« We've danced the whole night through » continua Alessio.
E davvero? Sta succedendo veramente?
« Good morning, good morning to you » concludono, tutti e tre insieme.
Fedez fa un verso molto simile ad un grugnito ma, prima che possa alzarsi e mandare via tutti a calci nel sedere, Mika continua il loro improvvisato musical urlando: « Let it go, let it go, can't hold you back anymooooore » probabilmente fa un salto o una piroetta, visto che Fedez sente una specie di tonfo.
È ancora sotto la coperta, comunque. Magari succede come con i predatori. Se lui, preda, finge di essere morto, forse lo lasceranno in pace.
Non funziona neanche questo, visto che i tre amici scoppiano a ridere e si buttano sopra il suo materasso. Sopra di lui.
Fedez non pensa di poter reggere oltre. « Cosa c'è che non va in voi » dice, da sotto il lenzuolo, e non è una domanda, piuttosto un'affermazione che nasconde una buona dose di triste rassegnazione.
Gli altri, in risposta, ridono più forte, e non sembrano avere intenzione di muoversi da là sopra.
Fedez vorrebbe strozzarli.
Mika, poi, ha la brillante idea di alzarsi in piedi.
« Avete. Dei. Cazzo. Di. Problemi. » scandisce Fedez, mentre il riccio, rapidissimo, solleva la coperta e si sdraia accanto a lui, guardandolo negli occhi, con quello stupidissimo sorriso che si ritrova ancora stampato sulla faccia.
« Mentali » aggiunge Fedez, dopo una pausa probabilmente troppo lunga. Mika non sembra curarsene.
« Alex e Genn ci hanno invitato di andare a Liverpool con loro insieme, questa mattina » dice il riccio, mandando a quel paese tutte le regole della grammatica con una sola frase.
Non ce la può fare.
Fedez lancia un rapido sguardo ai due ragazzi, ancora sdraiati sopra di lui, che lo guardano con occhi speranzosi.
Si corregge mentalmente. Non ce la possono fare.
« Dai, vieni con noi! Il mondo è pieno di gente che vive nel mondo esterno, che esce, va in giro... l'esterno è bello» lo incoraggia Alessio.
« Se l'esterno è così bello, perché nelle ultime migliaia di anni l'uomo ha sempre cercato la sua dimora all'interno? » sbuffa Fedez; Gennaro ridacchia.
Gli basta un'occhiata di Mika, comunque. Un solo fottutissimo sguardo.
« E va bene » cede, alla fine, e si rende conto di non essersi fatto pregare neanche più di tanto.
Genn e Alex scendono dal materasso e si battono un cinque, soddisfatti. Fedez si chiede quanti anni abbiano, seriamente.
Mika, invece, gli stringe piano la manica del pigiama che sta indossando. « Grazie » gli sussurra e, se possibile, sorride ancora di più.
E Fedez vorrebbe cavarsi gli occhi, pur di non guardargli così insistentemente le labbra.
« Come - » si schiarisce la gola, « come avevate intenzione di andarci, a Liverpool? ».
« In realtà volevamo prendere un pullman, ma Mik ha detto che avremmo potuto usare la macchina dello zio ».
Fedez guarda il riccio, alzando le sopracciglia. Non gli sembra di star tirando troppo la corda, con Zack?
Come se gli avesse letto nel pensiero, Mika gli spiega: « Ci dividiamo tra noi i soldi della benzina ».
« Dobbiamo lavorare, subito dopo pranzo » gli ricorda, allora, Fedez e non vuole fare il guastafeste, solo… è più forte di lui.
« Torneremo per quell'ora » lo rassicura Alessio. « E ora sorgi, raggio di sole » scherza, e che cavolo? Ha davvero fatto una battutina così squallida?
Genn lo guarda, scuotendo la testa, come se avesse a che fare con un caso perso.
Fedez allunga il braccio per prendere il telefono e guardare l'ora. Sono solo le otto.
Solo le otto.
Sbuffa rumorosamente, poi si sdraia di pancia e nasconde la testa sotto il cuscino, ignorando le proteste di Mika che “Fede mi hai fatto quasi cadere dal letto, idiota ” e le risatine generali degli altri due imbecilli.
No, quello non è assolutamente un “buon giorno”.


Un'ora e mezzo dopo, lui e Mika sono davanti all'hotel in cui alloggiano gli Urban.
Fedez, comunque, muore dalla curiosità si sentirli cantare. Secondo lui, il loro stile è tipo indie/rock e lui adora l'indie/rock.
« Stanno scendendo » annuncia il riccio, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
« Come fai a - » chiede, ma si blocca quasi subito nel momento in cui vede Mika armeggiare con il telefonino. « E da quando hai il numero di Alessio, esattamente? » sbotta e davvero, non voleva che il suo tono risultasse così duro e irritato.
Mika solleva lo sguardo dallo schermo e gli fa un sorrisino. Sembra più un ghigno in effetti. « Sei geloso? ».
Fedez sgrana gli occhi. No, non è assolutamente geloso.
E odia Mika quando fa così, quando lo mette in difficoltà anche con una stupida frase.
« Dovrei esserlo? » dice, e forse non avrebbe dovuto dire neanche questo. Gli occhi del riccio luccicano per un secondo di una strana luce.
Un rumore improvviso alle sue spalle li fa sobbalzare entrambi. Gennaro è fuori dal pick-up, ha una maglietta a maniche corte di una taglia enorme – Fedez sta seriamente iniziando a pensare che Alessio gli presti i vestiti o roba simile – e picchietta insistentemente con il pugno sul vetro.
Il ragazzo tatuato è al posto di guida, ma scende lo stesso per salutare sia il biondo che Alessio.
Vista tutta la situazione, Fedez sa che Alex dovrebbe stargli almeno un po' sulle palle, ma non è così. Per quanto Fedez ci abbia provato, gli è impossibile farsi stare antipatico il bruno che, per inciso, gli sembra una persona troppo buona per essere vera.
« Ho portato un'amica » annuncia Alex, entusiasta, e, per un secondo, Fedez è davvero convinto che si tratti di una persona in carne ed ossa. Gli basta un'occhiata più attenta per capire.
« Hai portato una chitarra? » domanda, squadrando lo strumento che il bruno tiene in mano, al sicuro, dentro l'apposita custodia nera.
« Ho portato la chitarra ».
Fedez intercetta lo sguardo di Gennaro che si avvicina a lui sorridendo rassegnato. « Te l'avevo detto » commenta, solamente, anche se Fedez non è sicuro che il biondo sia davvero infastidito dalla cosa. Caricano tutto nel pick-up e partono.
Ovviamente, l'uscita a Liverpool si rivela essere una sorta di maratona dell'orrore. Infinita, per giunta.
In una sola mattina riescono a visitare un numero allucinante di posti; musei, piazze, cattedrali.
Alessio e Gennaro avevano già scelto alcune tappe, ma Mika ha la brillante idea di aggiungerne delle nuove e, quando Fedez gli ha chiesto come diavolo faccia a sapere tutte quelle cose, la sua unica risposta è stata: “L'ho googlato”.
Il ragazzo tatuato, inoltre, scopre che Gennaro ha una specie di fissazione per le foto. Ne scatta e se ne scattano tantissime (e proprio quest'ultimo dettaglio non rende Fedez molto felice, visto che lui odia farsi fotografie e – come se non bastasse – non è proprio fotogenico).
Alessio, probabilmente, capta il suo disagio, visto che, ad un certo punto, inizia a fare smorfie a caso e a rovinare tutte le possibili foto serie che Genn aveva intenzione di scattare.
La situazione raggiunge livelli estremi di degrado, tanto che, alla fine, si ritrovano, nella galleria del telefono, più foto oscene e imbarazzanti che altro.
Mika, invece, sembra un bambino iperattivo che ha mangiato troppi dolcetti. Non sta – come al solito – fermo un attimo, li trascina da un'attrazione all'altra e fa i capricci quando qualcosa non va come vuole lui.
« Non possiamo andare in Palm House » si lamenta, imbronciandosi.
Palm House.
« Se è un posto illegale in cui vendono erba, allora sono molto triste anche io » scherza Fedez, guadagnandosi un'occhiataccia dal riccio.
« È un enorme edificio in vetro. Dentro ci sono tipo tantissime piante tropicali, o roba simile » gli spiega Gennaro.
« Oh, ma non è solo l'interno » continua Mika, agitando le mani e parlando con quel tono di voce che usa quando qualcosa lo appassiona per davvero. « Attorno alla Palm House ci sono molte statue, bronzi, tante aiuole e ho letto su internet che si crea davvero un'atmosfera bellissima ».
Fedez sarebbe dispiaciuto per lui, se solo Mika non lo avesse, anzi, li avesse, fatti correre da una parte all'altra solo per vedere più cose nel minor tempo possibile.
« Non hai letto che per entrare devi prenotare mesi prima, però » lo prende in giro Alessio e, quando Mika si avvicina per spintonarlo, Fedez è costretto a guardare altrove, per non rischiare di lanciare qualche occhiata gelida – di cui poi si pentirebbe – a qualcuno in particolare.
Si accorge che Genn lo fissa cercando di trattenere una risata.
Fanculo.
Decidono, quindi, di andare alla Grand Central Hall. Forse, sarebbe meglio dire che Mika e Genn impongono loro di andare alla Grand Central Hall, ma pazienza.
Una volta parcheggiato lì vicino, Fedez rischia seriamente che la sua mascella tocchi il marciapiede. Quando gli hanno detto che sarebbero andati in un centro commerciale, non si era neanche lontanamente immaginato qualcosa di così immenso.
Ed eccentrico, per giunta.
Entrano dentro ed è tutto un miscuglio di colori e forme improbabili. Le scale sono verdi e decorate con motivi floreali, ogni parete ha un colore diverso. Lampadari a forma di sole pendono dal soffitto. L'effetto più bello, però, è creato dalle colonne che, sia per i colori che per la forma a spirale, ricordano vagamente dei marshmallow giganti.
A Fedez manca il respiro. Cammina e si sente un fottuto gufo, perché non riesce a smettere di girare la testa da una parte all'altra; vuole riuscire a cogliere tutti i più piccoli dettagli di quel posto.
Ci sono non solo negozi di vestiti, all'interno dell'edificio, ma anche librerie, negozi di fumetti e di dischi.
Fedez è parecchio attirato dagli ultimi due, in particolare. Anche Alessio sembra essere della stessa opinione, perché decide di seguirlo, mentre Mika e Gennaro entrano in un negozio di vestiti, per darsi allo shopping più sfrenato, probabilmente.
I prezzi sono davvero bassi, in questo posto. Ma Fedez non trova niente che gli piaccia abbastanza o che valga la pena acquistare. È da sempre un indeciso cronico e, ogni volta che vuole compare qualcosa – che sia un disco o una maglietta o qualsiasi cosa – ci pensa per un tempo infinito e, alla fine, la maggior parte delle volte non prende niente.
Alessio, invece, compra un cd dei Radiohead (Radiohead The Best Of) e a Fedez piacciono troppo per trattenersi dal commentare.
« Ti piacciono i Radiohead » si lascia sfuggire, rendendosi conto solo dopo di aver detto una cosa ovvia.
Alessio lo guarda, alzando le sopracciglia, ma, invece di prenderlo in giro, gli risponde: « Li adoro, ultimamente li ascolto di continuo. Volevo anche fare una loro cover per l'esibizione di sabato, ma Gennaro non ha voluto ».
« Come mai? ».
« Vuole portare “Rape me” dei Nirvana, hai presente? ».
Fedez si trattiene dal lanciare un urletto poco virile. Certo che ha presente. Annuisce. « Sì, sì. Mi piace quel pezzo » dice, cercando di controllarsi, « tu invece, cosa avresti voluto portare? ».
« “Creep”. Un classico ».
E Fedez, a quel punto, perde anche l'ultimo briciolo di contegno che gli era rimasto. « Oh, ti prego. Ti prego, portate quella la prossima volta, cazzo ».
Alex lo guarda per un paio di secondi, interdetto. Poi ridacchia, capendo di trovarsi davanti ad un fan – molto fan – dei Radiohead.
« Non avrei dovuto dirti neanche di “Rape me”, Genn voleva che fosse una sorpresa » gli spiega, divertito, mentre passano sotto un arco che, nella sua parte più alta, è decorato con un paio di enormi occhi scuri che sembrano fissarli.
Fedez adora questo posto. E adora anche Alessio, ora come ora.
Finiscono per parlare di musica – Nirvana, The Smiths, Blink-182, Red Hot Chili Peppers, ma soprattutto Radiohead – per tutto il tempo e davvero, Fedez non pensava fosse così facile.
Di Mika e Gennaro, invece, neanche l'ombra. Ormai è passata quasi un'ora e, mentre Alessio ne approfitta per andare in bagno, Fedez cammina vicino ad alcune vetrine, rimanendo comunque non troppo distante dal punto di ritrovo prestabilito. Il pavimento, nota il ragazzo, in questa parte della Grand Central Hall, è decorato con puntini gialli e verde scuro, a cui si aggiungono disegni di farfalle dorate.
Fedez è nascosto da una colonna colorata, quando sente una voce, in particolare. « All'inizio non mi parlava. È stato molto difficile e sinceramente… c'era un blocco ».
Nonostante il chiasso, la gente e tutto il resto, la voce acuta di Mika si sente comunque, mentre lui e Gennaro si avvicinano.
Fedez rimane immobile, di spalle, improvvisamente curioso. Non vuole che lo scoprano.
« Poi ho avuto la chance di conoscerlo davvero. È una persona abbastanza complicata, è un po' chiuso quindi è facile pensare che sia come appare. E invece è molto semplice ».
Sente la voce e i loro passi farsi più vicini e per un attimo è convinto che lo vedranno, in qualche modo, ma non succede.
« A Fedé piace fare musica. Lui ha ascoltato tutto, ha opinioni su tutto ed è un fan della musica e in questa cosa ci siamo ritrovati. Poi, un giorno, anni fa, siamo andati ad ubriacarci in un piccolo bar ».
Fedez si ricorda quella notte. Avevano sedici anni ed era stata la sua prima sbronza. Il giorno successivo si sentiva talmente male che non era riuscito a toccare il cibo tutto il giorno.
« E finalmente ho visto un ragazzo giovane che ha una passione, un sogno e che è davvero una bellissima persona ». Il resto del discorso è difficile da sentire, anche perché i due ragazzi si sono allontanati.
Fedez non sa quando o perché il suo cuore abbia deciso di battere così fastidiosamente forte e veloce.
Decide di aspettare qualche minuto, prima di raggiungerli al punto di ritrovo. Passa, senza rendersene conto, vicino ai bagni. Alessio – che caso – esce proprio in quel momento e gli viene incontro.
« Inghilterra, Italia, ma i fazzoletti in bagno non ci sono lo stesso » si lamenta, asciugandosi le mani nei jeans larghi. Fedez sorride.
Mika e Gennaro sono seduti su una panchina arancione. Il riccio li nota per primo, e si sbraccia per far sì che li vedano.
Idiota.
Gennaro ha i soliti occhiali scuri sul naso e sembra essere soddisfatto del suo acquisto.
Quando sono abbastanza vicini per sentirsi senza dover urlare, Alessio dice: « Guarda Fede, un'ora e mezzo e hanno comprato solo due buste ».
Fedez ridacchia, il biondo finge di non trovare quella battutina divertente e si limita a scuotere la testa, anche se è evidente il sorrisino che sta cercando di nascondere.
« Beh, cosa ci siamo persi? » chiede il bruno.
« Genn si è comprato una giacca » risponde Mika.
« La giacca più bella che abbia mai indossato in tutta la mia vita » precisa Gennaro e mostra ad Alex e Fedez il suo bottino.
È una semplice giacca scura, decorata con disegni a caso, verdi, arancio chiaro e celesti. Tra questi, Fedez riconosce quello di una tromba, di un ingranaggio, di un termosifone e di una borsa.
Questa giacca è un casino, però gli piace, deve ammetterlo.
« E poi, che altro? ».
Genn finge di pensarci su. « Ah. Mik ha raccontato la sua storia d'amore con Fede » scherza, e mentre il ragazzo tatuato si irrigidisce, Mika arrossisce leggermente, prima di dare uno schiaffetto sulla fronte del biondo.
« Ti ho preso una maglietta » dice poi il riccio, porgendo a Fedez la busta colorata che tiene in mano.
Cosa?
« Perché? » chiede, e si sente davvero molto stupido. « Cioè, non dovevi ».
Mika fa spallucce. « L'ho vista e ho pensato che potrebbe piacere a te ».
Fedez la tira fuori dalla busta. È una maglietta a maniche corte, piena di meduse verde acqua e fosforescenti che nuotano nello sfondo della maglia, quello che dovrebbe essere un profondo oceano nero.
« Ma è una ficata » si lascia sfuggire Fedez, « grazie Mik ».
Prima di salire di nuovo sul pick-up e raggiungere la loro ultima – fortunatamente – tappa, per quella mattina, mangiano alcuni panini in un bar vicino. Hanno ancora un'oretta di tempo, prima di rientrare a Holmes Chapel.
« Lo sapevate che la Grand Central Hall era una chiesta metodista, prima? » chiede Mika, mentre si dirigono al veicolo.
I tre scuotono la testa. « Cosa vuol dire metodist- ahia ». Fedez ha cercato di far capire a Gennaro di fermarsi, di non concludere la frase, ma il biondo non sembra averlo capito. Dargli un pizzico era l'unico modo, ma ormai è troppo tardi.
Infatti, Mika è già partito in quarta, con quella luce da psicopatico che ha negli occhi, ogni volta che qualcuno gli chiede qualcosa che riguarda storia dell'arte. « Deriva dal metodismo. È un movimento protestante portato avanti dal pastore anglicano Wesley. Praticamente lui aveva formato un'associazione di studenti, ad Oxford, che dividevano “metodicamente” » e qui mima le virgolette con le dita, « le loro giornate pregando, leggendo la Bibbia e aiutando i bisognosi e i carcerati. Da qui il nome metodisti, dato inizialmente dagli avversari, in senso digisprativo ».
« Vuoi dire “dispregiativo” » ridacchia Fedez.
« E io che ho detto » sbuffa Mika. « Comunque, questo Wesley voleva creare un movimento nuovo, all'interno della Chiesa anglicana, che portava a dedicare più attenzione ai problemi della Gran Bretagna, nel periodo della rivoluzione industriale- ».
« E stop » lo interrompe Fedez, ponendo fine a quella tortura. « Sono sicuro che un giorno, in futuro o magari in un universo parallelo, sarai un bravissimo docente di arte rompicoglioni. Ma ora risparmiaci, ti prego ».
Alessio e Gennaro ridono, mentre Mika lo spintona borbottando qualche insulto.
L'ultima tappa del loro felice tour è Everton Park.
La prima cosa che Gennaro dice appena arrivati è: « Sembra di essere in un episodio dei Teletubbies » e in effetti è così, visto che questo parco è per lo più formato da enormi prati verdi e fiori variopinti. Fedez, a dire il vero, non aveva mai visto così tanto verde tutto insieme.
Decidono di salire sulla collina più alta perché, secondo Alessio – che ha preso la chitarra dal pick-up e ora se la sta portando dietro – “da lassù la vista è migliore”.
Forse Fedez è stanco, o forse è solo fuori allenamento, ma la salita che deve fare prima di arrivare in cima alla collina gli sembra la più lunga della sua vita. Quando, finalmente, arriva su, è l'ultimo del quartetto. Mika e Gennaro sono in piedi, gli danno le spalle e si godono il panorama.
Manca Alessio.
Fedez si guarda intorno, per poi accorgersi che il bruno è poco più distante da lui. Cammina a gattoni finché non gli è abbastanza vicino. Oggi Fedez indossa un paio di pantaloncini, perciò sente l'erba strisciargli sulle ginocchia. Non gli importa molto, comunque.
Alex è accasciato sul prato, il fiato corto e la fronte sudata. La chitarra è lì, accanto a lui, alla sua destra.
« Che stai facendo? ».
« Cerco di non morire, non vedi? » dice, seccato, e Fedez non dovrebbe ridere, ma lo fa lo stesso.
« Vieni qua » dice, alzandosi in piedi e offrendogli una mano a cui aggrapparsi.
Alessio la guarda per qualche secondo, prima di stringerla e lasciare che Fedez lo aiuti ad alzarsi.
« È- è colpa della chitarra, mi pesava troppo » tenta di giustificarsi.
« Macché. Non è mica colpa della chitarra. È colpa di quel tizio laggiù » spiega il ragazzo tatuato, indicando il riccio. « Non è estenuante uscire con lui? Io lo chiamo Effetto Mika ».
Alessio gli sorride. Fedez nota il modo in cui le sue labbra si incurvano genuinamente verso l'alto ogni volta che qualcosa lo diverte per davvero. E visto che, la maggior parte delle volte, questa cosa succede per merito di Gennaro, si sente leggermente soddisfatto.
Quando guarda il panorama, però, si sente anche senza parole. Da lassù è possibile vedere tutta la città: il fiume, le case, i mulini a vento.
Vorrebbe che fosse notte, perché sicuramente quel posto è ancora più mozzafiato, illuminato solo dalle stelle e dalle luci dei lampioni.
« Questa vista è talmente bella da essere imbarazzante » commenta Alessio, e Fedez non può che dargli ragione.
Non vorrebbe esagerare dicendo che rifarebbe quella salita altre dieci volte, pur di trovarsi di nuovo là sopra, con Mika che gli avvolge un braccio intorno alle spalle e Gennaro e Alessio e-
« Vi va di suonare qualcosa? » chiede Alex, recuperando la chitarra.
Pochi minuti dopo sono seduti sotto un albero – che non è un salice, come aveva supposto il biondo in passato – però è comunque un albero.
C'è il sole ma, fortunatamente, non fa abbastanza caldo. Fedez chiede ad Alessio se può suonare lui, questa volta.
Il bruno sembra non essere particolarmente convinto; dopo una gomitata nelle costole da parte di Gennaro, però, gli cede la chitarra.
« Stai attento a non rovinarla » dice e basta, storcendo il naso.
« La tratterò come una figlia » giura il ragazzo tatuato, e questo basta a far distendere l'espressione di Alessio.
« La sai Wonderwall? » chiede Gennaro, tirandosi indietro il ciuffo. Fedez è sconcertato nel constatare che il biondo abbia una fronte.
« Certo » risponde e inizia a strimpellare alcune note.
È Alessio il primo a cantare e la sua voce è pulita e precisa e a Fedez piace già. « Today is gonna be the day, that they're gonna throw it back to you. By now you should've somehow realized what you gotta do ».
Poi si unisce anche Gennaro e le loro voci si armonizzano talmente bene insieme che Fedez potrebbe mettersi a piangere, sul serio. « I don't believe that anybody feels the way I do, about you now ».
Continuano a cantare e Fedez non può non notare alcune cose. Ad esempio, il modo in cui Alessio guarda spesso per terra e come a volte si passa una una mano sul braccio, come se non fosse totalmente sicuro di quello che sta facendo o di quanto sia bravo a farlo.
Gennaro, invece, cerca continuamente lo sguardo del bruno e, le poche volte in cui non lo fa, guarda dritto davanti a sé.
Fedez intercetta l'occhiata di Mika, che non si è ancora unito a Genn e Alex, probabilmente troppo sconvolto anche lui dalla loro bravura.
Il riccio gli mima una parola che Fedez riconosce come “cazzo”.
Poi, finalmente, canta anche Mika e, quasi come se quella cover fosse stata studiata e preparata per giorni, gli Urban gli lasciano fare quelle strofe da solo.
La voce di Mika è perfetta, come sempre, e Fedez si rende conto che un po' gli era mancato, sentirlo cantare così. « I don't believe that anybody feels the way I do about you now ».
Il fatto che il riccio stia cantando rivolto verso di lui – e Fedez sente il suo maledettissimo sguardo addosso – lo confonde a tal punto da fargli sbagliare un accordo.
Impreca mentalmente, mentre, con la coda dell'occhio vede quella merda di Mika sorridere.
Intanto Gennaro canta di nuovo e Alex batte il ritmo sulle sue ginocchia. « And all the roads we have to walk are winding ».
E poi è il turno di Mika. «And all the lights that lead us there are blinding ».
E di nuovo Alessio. «There are many things that I would like to say to you but I don't know how ».
Si aggiunge anche Fedez, alla fine, spinto più dalla foga del momento che altro, ma canta a bassa voce perché la sua di voce è fatta per rappare e non vuole rovinare tutto.
« Because maybe, you're gonna be the one that saves me. And after all, you're my wonderwall ».
A Fedez a quel punto, viene spontaneo lasciare la chitarra per iniziare a beatboxare. È convinto che gli altri scoppieranno a ridere, prendendolo in giro, invece Alessio inizia a rappare l'ultima strofa della canzone con un'abilità che il ragazzo non si sarebbe mai aspettato.
Attacca di nuovo Mika, prima di concludere: « I said maybe » e Gennaro ripete l'ultima parola, « you're gonna be the one that saves me. And after all, you're my wonderwall ».
L'ultima frase è di Genn e di Alex (che fa la doppia voce). « And after all, you're my wonderwall ».
Silenzio.
Fedez restituisce la chitarra ad Alessio, poi sbotta. « Porca. Puttana. È stato mistico ragazzi. Non vedo l'ora che sia sabato ».


E sabato arriva. Piuttosto in fretta, in realtà, come anche la folla di adolescenti e ragazzi pronti ad esibirsi.
Il bar di Zack è sempre lo stesso, fatta eccezione per un angolo della sala, vicino al televisore al plasma. Qui sono stati disposti microfoni, casse e altri strumenti utili – Zack non ha mai smesso di ringraziare il suo amico George, che glieli ha prestati – e un cavo HDMI per collegare il pc alla tv, utile per fare karaoke, ad esempio.
La tensione è alle stelle. Fedez può percepire l'ansia di tutti coloro che si dovranno esibire per la prima volta. C'è stato qualcuno anche il venerdì prima, il ragazzo si ricorda, in particolare, un ragazzo con i capelli a cespuglio che ha cantato un suo pezzo – My Soul Trigger, o una roba del genere, Fedez non ne è sicuro – ma il numero di gente non è nemmeno lontanamente paragonabile a quello di questa sera.
Mika sembra essere più su di giri dei partecipanti. «Sabato prossimo, se riesco a provare abbastanza, io prova a esibirmi con una cover » annuncia, gonfiando il petto.
« E io sarò qui a supportarti » risponde Fedez, dandogli una pacca sulla spalla. La sua mano si sofferma lì un po' più del dovuto.
Sa che dovrebbero parlare di quello che sta succedendo, tra loro due, ma ogni volta che Fedez ha provato a introdurre l'argomento – e ci ha provato diverse volte, che cavolo – Mika è stato abilissimo nel cambiarlo o, le altre volte, neanche a farlo apposta, sono stati interrotti da qualcuno/qualcosa.
Quando gli Urban Strangers fanno il loro ingresso nel locale – muniti di chitarra e di tanta forza d'animo – Gennaro sembra più pallido del solito.
« Ciao » li saluta Mika, dal bancone.
« Cazzo, c'è davvero un sacco di gente » biascica Genn, guardandosi intorno allarmato, e Fedez punta il suo sguardo sul braccio di Alessio, avvolto intorno al fianco del biondo.
Alessio vede che lo sta fissando – che li sta fissando – ma non sembra neanche lontanamente intenzionato a spostare la mano che stringe Gennaro.
Non sa spiegarsi il motivo, Fedez, ma prova solo un puntino di invidia. Invidia perché gli sembra che Alessio riesca a dire e fare cose che lui non riuscirà mai a dire o a fare.
« Vedo che siete in grande forma! » li incoraggia Mika, mentre Fedez trattiene una risatina.
Gennaro sembra essere sul punto di svenire, mentre Alessio ha lo sguardo di uno che vorrebbe scappare, ma che non lo fa perché è troppo impegnato ad infondere coraggio al suo compagno di band.
In formissima, certo.
« Andrà tutto bene » continua il riccio, stringendo entrambe le spalle dei due ragazzi. « Io e Fede facciamo il tifo per voi, vero? » cerca di coinvolgerlo, guardandolo e alzando le sopracciglia in modo ambiguo e imbarazzante.
« Certo. Spaccherete tutto » dice Fedez e lo pensa davvero. Sono troppo bravi per andare male. Gli sembra anche fisicamente impossibile che possano fare un'esibizione pessima.
E forse è solo un pochino di parte o forse no.
« Mi sta cominciando a venire l'ansia da prestazione » ammette Gennaro e no, non si era per niente capito.
La battutina illuminante di Alessio, però, li spiazza tutti e tre. « Stai tranquillo Gennà, abbi Fedez ».
Mika si spiaccica una mano sulla fronte, Fedez soffoca una risata perché sì, effettivamente è divertente, e Gennaro gli dà un pizzicotto ma la sua espressione si fa leggermente meno tesa.
Alex sa quello che fa.
Comunque, tra poco sarà il loro turno – c'è così tanta gente che Skin ha dovuto organizzare una scaletta – e gli Urban decidono che è meglio avvicinarsi in fondo alla sala, dove si trova la maggior parte della gente.
Nel frattempo, Mika e Fedez continuano a servire ai tavoli e parlare con i clienti. Fedez sta diventando sempre più sciolto, con questa cosa del parlare in inglese e tutto il resto, però non ha davvero voglia di sentire i discorsi inutili della ragazza che si trova di fronte ora.
Capelli lunghi e rossi, trucco pesante e camicetta fin troppo sbottonata, non fa che toccargli il braccio e ripetergli quanto i suoi tatuaggi siano meravigliosi.
Lo so già, vorrebbe risponderle, ma non pensa che sarebbe molto carino dire una cosa del genere, in effetti.
« Ha fatto male, questo qua? » chiede la rossa e si sporge per sfiorare il disegno che Fedez ha sul collo. Le mani della ragazza sono piccole e gelide e Fedez più le guarda più pensa che ci sia qualcosa di sbagliato. In quelle mani, in quella ragazza, in quella situazione.
« Ha bruciato solo un po', ma nulla di insopportabile » dice, facendo spallucce. Prima che possa allontanarsi e allontanare lei, soprattutto, una mano si poggia sulla sua spalla.
« Fedè, Skin ti vuole al bancone » dice Mika, guardandolo in modo strano e facendo un sorriso tiratissimo.
D'accordo.
Leggermente sollevato, raggiunge Skin, che sta sistemando le tazzine da caffè nella mensola. La ragazza lo ignora per qualche minuto, poi, prima che Fedez possa anche solo chiederle qualcosa, gli dice, senza neanche sollevare lo sguardo: « Capisco che probabilmente io sia di una bellezza talmente sconvolgente da far perdere le facoltà mentali » scherza, « ma ti dispiacerebbe dirmi cosa diamine stai facendo qui, fermo come un baccalà? ».
Fedez è leggermente confuso. « Mik mi ha detto che ti servivo qua al bancone ».
Gli occhi di Skin cercano la figura del riccio. Si soffermano sul tavolo dieci, dove Mika sta ancora parlando con la ragazza rossa e le sue amiche.
« È la ragazza con cui stavi parlando prima? » chiede poi, indicandogli il tavolo con lo straccio che ora sta usando per asciugare i bicchieri.
Fedez annuisce. « Penso che volesse abbordarmi » confessa, facendo una smorfia.
« E lui è venuto a dirti che mi servivi proprio mentre lei ci stava provando? ».
Il ragazzo ci riflette un po', prima di rispondere. In effetti è stato un caso, che Mika lo abbia salvato da quella situazione imbarazzante. « Già, è successo proprio in quel momento…».
Skin si mette a ridere, scuotendo la testa. « Porca miseria, quanto siete idioti » dice, prima di fargli portare due boccali di birra ad un nuovo tavolo.
Nel momento in cui tocca agli Urban Strangers, fortunatamente né Fedez né Mika sono impegnati, quindi, possono godersi l'esibizione dall'inizio alla fine.
Come gli aveva detto Alessio – e come sta ripetendo anche adesso, al pubblico – canteranno “Rape me”. Le sue parole sono accompagnate da applausi di incoraggiamento e da urla isteriche di qualche ragazzina.
Non è male come inizio.
C'è qualche minuto di silenzio, giusto il tempo di sistemare i microfoni e controllare che la chitarra di Alessio sia accordata.
Poi iniziano a cantare ed è come se l'intero bar pendesse dalle loro labbra. Fedez pensa seriamente che sia così.
La voce graffiata di Gennaro fa venire i brividi. Il ragazzo chiude gli occhi, stringe il microfono e si rannicchia tutto, in un modo che a Fedez sembra adorabile e stupido allo stesso tempo. Sia lui che Alex cantano tenendo gli occhi chiusi, forse per cercare di dosare l'emozione e l'ansia, o forse solo per immergersi ancora di più nella canzone.
Alessio è preciso oltre i limiti dell'immaginabile, Fedez ne ha la certezza. Non sbaglia neanche una nota e la sua voce è bellissima, perché ha così tante sfumature e riesce a raggiungere le note più alte senza il minimo sforzo. E poi, si fonde in un modo troppo giusto con quella di Gennaro. A volte, sembra quasi che stia cantando una sola persona, non due.
Il suono della chitarra rende tutto ancora più perfetto. Fedez è senza parole, dopo questa esibizione le ha perse veramente tutte.
C'è la parte finale, ora, Gennaro è girato interamente verso Alessio.
« Rape me, my friend » canta, ma stavolta la sua voce è più bassa e c'è qualcosa di più intenso, rispetto a prima. Apre gli occhi, inclina la testa e avvicina la bocca al microfono.
Sembra quasi che stia cantando per Alessio. Ad Alessio.
Fedez è quasi convinto di essere diventato pazzo e di avere le allucinazioni.
« Rape me, rape me again » continua, Gennaro, stringendo la mano in un pugno e facendola strisciare sulla sua faccia.
Fedez lancia una rapida occhiata ad Alessio. Sembra apparentemente tranquillo, ma Fedez lo può intuire dal modo in cui sta suonando energicamente la chitarra, dalla sua voce leggermente meno controllata, mentre canta « I'm not the only one » che Alessio è tutto in quel momento, tranne che tranquillo.
Durante gli ultimi versi, in cui ripetono « Rape me » e non smettono di guardarsi, le loro voci somigliano sempre di più a delle urla. Riescono a farlo anche senza rovinare l'esibizione, Fedez non ci può credere.
All'ultimo « Rape me » Gennaro si tira dietro l'asta del microfono, inclinandola e lanciando un urlo che fa ammutolire il pubblico, se possibile, ancora di più.
« Bravi, cazzo! » urla Mika in inglese, e Fedez scoppia a ridere.
Tutto il bar li applaude, li acclama, li osanna. Alessio e Gennaro sono confusi, sopraffatti, sembrano ancora persi nel loro mondo, non totalmente consci dell'effetto che hanno avuto su tutte quelle persone.
Ringraziano, imbarazzati, poi si dirigono verso Fedez e Mika. Il ragazzo tatuato non capisce bene quello che sta succedendo finché non si trova avvolto in un abbraccio tra il riccio, Alex e Genn.
« Siete stati grandiosi, ragazzi » dice Mika, entusiasta.
« Se le mie orecchie potessero commuoversi, ora piangerebbero, ve lo giuro » aggiunge Fedez, facendoli ridere.
« Grazie » dicono, quasi in coro, ed è tenero il modo in cui, nonostante il loro evidente talento, riescano ad essere anche così umili.
« E ora andiamo ad ubriacarci! » esclama Gennaro, alzando un braccio in aria. « Mi ci vuole, dopo tutta questa ansia accumulata ».
Fedez scuote la testa e rifiuta, seppur a malincuore. « Stiamo lavorando, ragazzi ».
Alex e Genn si fissano, poi il biondo sbuffa. « Okay, sarà per un'altra volta. Ma noi andiamo a bere lo stesso. Ho bisogno di bere » dice, trascinando via Alessio per un braccio.
« Sei malato » ridacchia il bruno, ma non oppone resistenza.
« Ow, ed ecco che nasce un'altra coppia gay » commenta Skin, alle loro spalle, portandosi una mano sul petto, fintamente commossa. « Tante nuove ship canon, quest'anno ».
Fedez la guarda stralunato: non ha capito un accidente di quello che ha detto.
« Nave cosa? Traducimi perché non ho capito proprio un cazzo » sussurra nell'orecchio di Mika.
Il riccio lo guarda facendo spallucce, facendogli capire che è nella sua stessa situazione.
« Seguitemi, dai » sbuffa quindi Skin, « ci sono un sacco di clienti e tanto lavoro da fare! ».
Gli altri ragazzi che si esibiscono dopo gli Urban Strangers sono bravini, ma non reggono il confronto.
Alle quattro del mattino il locale è molto meno pieno, ma c'è ancora qualcuno – Alex e Genn – pronto a dare spettacolo.
In questo momento, un Gennaro completamente ubriaco cerca di convincere un Alessio – brillo ma non abbastanza – a cantare con lui una canzone di Grease.
Fedez è pronto a tirare fuori il cellulare e a filmarli, in caso il bruno dovesse cambiare idea.
« Forse dobbiamo smetterla di dare loro da bere » interviene Mika, avvicinandosi al ragazzo tatuato.
« Andiamo a parlare con quei ragazzi laggiù, invece » la voce di Alessio, che indica alcuni clienti che non conosce, si sente fin troppo chiaramente, mentre dice: « facilizzeremo socialmente ».
Fedez pensa che lo prenderà in giro per sempre.
In quel momento, comunque, Zack li raggiunge, sbattendo le mani sul bancone. « Ragazzi, per oggi è abbastanza. Ci sono solo pochi clienti e i vostri due amici. Ce la caviamo io e Skin, voi andate a divertirvi » annuncia, sorridendo.
« Andiamo a bere con loro! » urla Mika, dirigendosi verso il tavolo in cui si trovano Alex e Genn.
« Ma non avevi detto che- ».
« Appunto, Fedè. Io l'ho detto. È passato. Ed è bene lasciarsi il passato alle spalle ».
Fedez scoppia a ridere. « Sei proprio un coglione ».
E continua a pensarlo, anche quando il riccio alza le braccia al cielo e urla. « Apparecchiate le bocche, ragazzi, ora inizia il delirio ».


Ma chi cazzo me l'ha fatto fare.
A Fedez gira leggermente la testa. E poi devono smetterla di bere, altrimenti i suoi reni andranno definitivamente a puttane.
Alessio rutta rumorosamente, scatenando l'ilarità dei pochi presenti (il fatto che siano riusciti a sentirlo la dice lunga).
Si gratta la testa, senza provare il minimo imbarazzo. « Lo so che sono un porco, ma fa bene al mio corpo » recita, poggiandosi una mano all'altezza del cuore.
Fedez ride per dieci minuti buoni o, almeno, così gli sembra. Mika è andato in bagno e lui è seduto allo stesso tavolo di Gennaro e Alessio. È abbastanza deluso che il bruno non abbia ceduto, comunque, avrebbe davvero voluto sentire la cover di Grease.
« Ultimo shottino » esclama Genn, con aria solenne, bevendo il chupito insieme ad Alessio.
Fedez vorrebbe proprio sapere cosa passa nella mente di quei due.
Non è difficile provare ad immaginare ciò che in questo momento sta pensando Alessio, però. Ha gli occhi lucidi e uno sguardo da ebete e sembra proprio non riuscire a smettere di fissare gli occhi del biondo.
« I tuoi occhi sono azzurri » biascica Alessio, dondolando pericolosamente vicino al corpo di Gennaro.
A Fedez sembra quasi di origliare una conversazione privata, però non ha le capacità fisiche di allontanarsi, ora come ora.
Alex, dal canto suo, è come ipnotizzato. « Di un azzurro… molto azzurro ».
Gennaro gli fa un mezzo sorriso, sollevando solo un angolo della bocca. « E i tuoi capelli sono una schifezza, Alè » gli dice, allungando una mano per cercare di sistemarglieli.
Alessio non sa se tutto quello sia dovuto alla sua poca lucidità, ma il biondo gli sembra davvero troppo vicino.
Trattiene il fiato e non va bene.
Non va bene pensare cose che non vuole pensare, sentimenti che non vuole provare e sensazioni che non vuole sentire.
Deglutisce. « Va meglio? ».
Gennaro lo squadra per un paio di secondi, si mette una mano sotto il mento e assottiglia gli occhi. « No » dice ridendo, « per niente ».
E poi è ancora più vicino, gli occhi nei suoi. I loro nasi si sfiorano ed è fatta, pensa Alessio, è fatta.
Anche se non sa precisamente cosa sia “fatta”.
Chiude gli occhi, troppo preso a cercare di controllare il battito suo cuore, che ha deciso di schizzargli fuori dal petto, evidentemente.
Quando sente la testa di Gennaro poggiarsi sulla sua spalla riprende a respirare di nuovo. E l'ultimo pensiero razionale – o forse no – che riesce a formulare è che se Genn si fosse avvicinato ancora e ancora di più per baciarlo, maledizione, lui non avrebbe opposto resistenza.
Cosa stracazzo è appena successo?
Fedez decide che quello è assolutamente il momento giusto per alzarsi e andarsene, capacità fisiche presenti o no.
Per un attimo, l'idea di raggiungere Mika in bagno gli passa per la testa ma davvero, ha bisogno di prendere una bocca d'aria.
Fuori, seduta sui gradini che portano all'ingresso, c'è Skin che sta fumando una sigaretta.
Fedez si siede vicino a lei, sospirando pesantemente.
Lei ridacchia. « Dovreste smetterla di ridurvi così ogni volta ».
Il ragazzo la ignora, vuole solo essere lasciato un po' in pace.
« Ti dà fastidio? » chiede la ragazza, riferendosi probabilmente al fumo della sigaretta. Fedez scuote la testa.
Poi gli balena nel cervello un altro pensiero, non sa come o perché. Non vorrebbe neanche averlo detto ad alta voce ma l'ha fatto. « Come hai capito che- insomma… che ti piacevano le ragazze? ».
Skin sembra stupita, fa un ultimo tiro e lancia la cicca per terra. Poi lancia un'occhiata al ragazzo, indecisa se aprirsi a lui o meno, forse.
« Perché? » e per la prima volta, Fedez sente il tono della sua voce farsi serio, sembra quasi sulla difensiva.
« Ero curioso » tenta, cosciente che lei non se la berrà neanche un po' quella scusa. « E poi penso che Alex e Genn si piacciano o roba del genere » borbotta, sperando che sia sufficiente.
C'è un attimo di silenzio prima che Skin prenda parola: « Avevo sedici anni » inizia, distogliendo subito lo sguardo. « E lei era la mia compagna di banco… e la mia migliore amica. Ho sempre avuto un rapporto diverso con lei, sai, di quelli esclusivi. Mi facevo in quattro per lei, la aiutavo a scuola, le stavo vicino nei momenti difficili. C'ero per lei quando non c'era nessun altro ».
Fedez sente un groppo fastidioso salirgli in gola.
« E la cosa non mi pesava perché la verità è che avrei fatto di tutto, solo per vederla felice. Molti amici, in classe nostra, avevano iniziato a supporre che stessimo insieme e andava bene, nessuna ne è mai stata infastidita... » si interrompe per qualche secondo, cercando di dare un'ordine ai suoi pensieri. O ai suoi sentimenti, Fedez non saprebbe dirlo.
« Ho capito che mi piaceva, forse troppo, in terza liceo; accettarlo è stata la parte più difficile.
Non sono mai stata una tipa gelosa, ma avevo la costante paura che lei potesse trovare qualcun altro, magari migliore, e che mi sostituisse, o peggio, che capisse cosa provavo e mi allontanasse ».
Fedez tira su con il naso. Ma che cazzo gli prende? È solo un racconto.
Lui non dovrebbe sentirsi così coinvolto.
« Sai, non ho mai avuto pregiudizi nei confronti di chi ama persone del suo stesso sesso. Ma esserci dentro è un'altra cosa. Provare tutti quei sentimenti in prima persona è un'altra cosa. L'ho vissuta come una cosa sbagliata e orribile. Casualmente, l'anno della terza è stato quello in cui abbiamo legato di più, se possibile, e anche l'anno in cui i miei amici cercavano di farmi frequentare con altri ragazzi » ridacchia, ma è una risata priva di allegria.
A Fedez si stringe il cuore. « C-com'è andata a finire? ».
« Male. Lei ha iniziato ad uscire con un ragazzo che a me non piaceva, per niente. Ho cercato di farle capire, in modo goffo, che meritava di meglio e un sacco di altre stronzate a cui lei non ha dato ascolto. Ma ho capito seriamente di non avere speranze mesi dopo. Eravamo in un bar, con altri amici, ci stavamo ubriacando. Non ricordo come, siamo finiti a parlare di coppie gay » respira rumorosamente e Fedez può capirlo, quanto ancora sia un po' doloroso, nonostante siano passati anni. « Ricordo di aver detto che per me la sessualità è un qualcosa di plastico, che non puoi controllare e che può cambiare. E anche che, se avessi mai trovato qualcuno capace di rendermi una persona migliore e felice, allora non mi sarebbe importato, se quel qualcuno fosse stato una femmina ».
« E lei? Ha capito? ».
« Avrei voluto. Avrei voluto davvero tanto che capisse, ma non l'ha fatto. Ha solo ribattuto dicendo che mai e poi mai nella vita avrebbe potuto provare attrazione per una ragazza ».
« Mi dispiace » dice, e siccome Skin non sembra voler aggiungere altro, le chiede, ancora: « E poi tu che hai fatto? Lei l'ha mai scoperto? ».
La ragazza scuote la testa. « No, non gliel'ho mai voluto dire... Io? Ho cercato di farmi passare questa cosa, ammesso che si potesse far passare una cosa del genere. Ho conosciuto altri ragazzi, sono uscita con altri ragazzi, sperando di trovare quella stessa complicità che avevo invece con lei. Il suo fidanzato, che da allora penso sia sempre lo stesso, non si è rivelato essere così male come credevo io. La rendeva felice, come mai l'avevo vista, per giunta, perciò ho deciso di farmi da parte. Dopo il diploma mi sono rasata i capelli, ho fatto coming out e, com'era inevitabile che fosse, io e lei ci siamo piano piano allontanate ».
« Sei più uscita con ragazzi? ».
Skin scuote la testa, gli occhi improvvisamente lucidi. « No. Ho conosciuto una ragazza con cui sono stata insieme per diversi anni, e poi ho continuato a frequentare solo donne ».
« Se potessi tornare indietro, glielo diresti? Alla tua amica, dico ».
« Non lo so. Una piccola parte di me si è pentita, di non averci provato subito, di aver aspettato troppo tempo. Magari, se mi fossi fatta avanti prima che lei conoscesse Robert, le cose sarebbero state diverse… ».
« Potevi rischiare di rovinare un'amicizia » commenta Fedez e davvero, ora non sa più se si stia riferendo ancora a Skin o a se stesso.
È ancora un po' troppo brillo per pensarci su, in ogni caso.
« L'ho rovinata comunque » sorride la ragazza, tristemente, « e fidati, molto spesso sono le parole che non si ha avuto il coraggio di dire quelle che si rimpiangono di più ».
« Vi parlate ancora? » le chiede Fedez e giura, questa è l'ultima domanda inopportuna che le fa.
« Non più. Sono passati quanti? Dieci anni? E ancora mi fa quest'effetto, che palle » borbotta. Si alza in piedi e si congeda dicendo di dover andare a controllare la situazione dentro il bar.
Fedez è sopraffatto. Ci sono alcune parti del racconto di Skin in cui lui si è decisamente immedesimato. E questa cosa lo terrorizza.
Decide di entrare anche lui dentro il bar: deve assolutamente parlare con Mika.
Alex e Genn sono gli unici clienti rimasti. Se ne stanno andando e sono davvero in condizioni pessime.
Alessio ha le guance arrossate e Gennaro gli si è praticamente spalmato addosso, mentre camminano verso l'uscita.
« State bene? » ridacchia Fedez, prendendoli in giro, e un po' si sente in colpa a lasciarli andare in giro così.
« Alla grande » dice Gennaro, affondando il naso nel collo di Alessio. Il ragazzo stringe la presa sulla sua schiena.
Ma. Che. Cazzo.
« Sicuri di non voler dormire qua? » dice Zack, che sta pulendo il bancone con una spugna. « C'è il divano letto, ve l'ho detto ».
« Tranquillo walliò, torniamo a piedi. L'hotel è qua vicino » e Fedez deve affrettarsi a tradurre le parole di quel coglione di Alessio, troppo ubriaco persino per parlare in inglese.
« Dov'è Mika? ».
« Penso che sia tornato di nuovo in bagno » dice il bruno prima di salutarlo e allontanarsi insieme a Gennaro.
Okay.
Fedez fa un respiro profondo. Sente gli sguardi di Zack e Skin puntati addosso ma in questo momento non gli importa.
Devo parlare con Mik. Devo parlare con Mik.
Quando apre la porta del bagno lo trova lì, Mik, intendo a fare le smorfie davanti allo specchio e a ridere da solo.
« Dimmi che non sei ubriaco » si lamenta Fedez. Lui non è completamente lucido, certo, ma per lo meno è riuscito a mantenere un certo contegno, a differenza di qualcun altro.
« No. Non ho vomitato nemmeno una volta » gli dice Mika, fiero. Peccato che Fedez non gli abbia chiesto quello.
« Cosa stai facendo qui, allora? ».
« Passeggiavo. E mi dovevo lavarare la faccia » spiega il riccio, indicando il lavandino, come se fosse ovvio.
Ah.
Apre il rubinetto e si bagna il viso. Fedez si rende conto che è completamente andato, visto che non ha neanche la decenza di spostarsi il ciuffo dalla faccia. Si sta bagnando tutti i capelli.
Decide di intervenire, per impedire a Mika di peggiorare la sua situazione. Gli si avvicina e, con una mano, gli tiene su i ricci spiaccicati sulla fronte. Si muove piano, perché ha paura di fargli male, in qualche modo.
« Sei un disastro » ridacchia, quando Mika chiude il rubinetto e solleva la testa e tutte le goccioline d'acqua scendono sul suo collo, bagnandogli petto e maglietta.
C'è qualcosa di differente, ora. Nel suo sguardo, forse, o nel modo in cui Mika ha preso la mano di Fedez e l'ha allontanata dalla sua fronte.
Si avvicina, ma il ragazzo tatuato indietreggia: l'ha già vissuta questa situazione.
Finisce con le spalle al muro e no, questo non doveva succedere.
Dovrebbe essersi abituato ormai, a quella vicinanza, ma non è così. Anche perché ora è diverso. Quando Mika si china verso di lui chiude gli occhi, incapace di fermarlo.
Sente il suo respiro sul viso e poi sul collo. Lì si ferma, e poi il riccio inizia a lasciargli una scia di baci per poi fermarsi sulla giugulare.
Una mano di Mika è poggiata sul suo petto, l'altra sul muro. Poi, la destra, quella che stava sul suo petto, inizia a scendere giù, sempre più giù, fino ad arrivare al cavallo dei suoi pantaloni.
Fedez ansima e apre gli occhi. Si ricorda delle parole di Skin e inizia a sentire tante – troppe – cose.
Sente caldo, sente adrenalina, sente confusione ma, sopratutto, sente l'erezione di Mika, premuta sul suo stomaco.
E sa che non dovrebbero essere così vicini, sa che non dovrebbe sentire quello che sta sentendo e sa che non dovrebbe fissare le sue labbra in quel modo.
« Non guardarmi così » dice Mika, e sembra quasi una supplica. Fedez non ne è sicuro, al momento quasi tutta la sua attenzione è catalizzata sulle labbra del riccio e sulla sua mano, ancora premuta sul cavallo dei suoi jeans. Giusto per specificare.
« Così come? ».
« Come se mi volessi davvero ».
Qualcosa scatta in Fedez; non sa esattamente cosa. Allunga la mano, avvolge il collo di Mika e lo tira a sé, così almeno non deve alzarsi sulle punte, che cavolo.
È solo uno sfioramento di labbra, niente di più. Fedez vuole parlare, non fare altro.
Il riccio non sembra essere della stessa opinione, però, visto che ha ben pensato di iniziare a sfregare la mano sulla sua erezione.
Fedez la sente, la sua mano enorme, le sue dita affusolate.
Porca puttana.
Il tocco di Mika è veloce, esperto e il ragazzo tatuato vorrebbe dirgli di smetterla ma non ce la fa.
« Voglio morderti » dice il riccio ed è chiaro che i suoi pensieri siano totalmente sconnessi. Armeggia con la cintura dei pantaloni di Fedez, pronto a slacciargliela, ma è troppo ubriaco per riuscirci.
Il ragazzo tatuato riporta la mano di Mika sul cavallo dei suoi pantaloni perché stanno iniziando ad essere troppo stretti e non importa se c'è il tessuto di mezzo, va bene anche così.
Quando il riccio gli morde leggermente la mandibola Fedez gli artiglia un fianco, a corto di fiato.
Le mattonelle del bagno sono gelide, a contatto con la sua schiena, ed è buffo perché lui si sente andare a fuoco.
Cazzo.
Ma aspetta.
Un attimo di lucidità lo colpisce. Sono in un bagno pubblico, Zack e Skin potrebbero sentirli o entrare da un momento all'altro e sarebbe un problema.
E poi, lui e Mika devono parlare.
Gli ci vuole una buona dose di forza di volontà per stringere la mano del riccio e allontanarla da sé.
È così eccitato che fa quasi male. Impreca mentalmente.
« Domani cosa farai? Mi dirai di nuovo che è stato un “grande sbaglio”? » sputa, scimmiottando le parole usate dal riccio giorni prima.
Mika lo guarda, il respiro spezzato e lo sguardo di chi ha bisogno di un paio di minuti per recepire il concetto.
« Dimmi da quanto » si arrende Fedez, allora. « Dimmi solo da quanto va avanti questa cosa » dice indicando prima Mika e poi se stesso.
Il riccio tentenna, si allontana leggermente da lui, ma non lascia la sua mano. Fedez non aveva comunque intenzione di smettere di stringergliela.
« Ti ricordi quando hai picchiato Vasco? ».
Fedez se lo ricorda fin troppo bene. Aveva quasi rischiato la bocciatura quell'anno, visto che il suo voto in condotta si era abbassato, dopo la sospensione. Quindi, si era dovuto mettere a studiare seriamente tutte le altre materie, per evitare il peggio.




Il trillare della campanella aveva appena ricordato a Mika, Fedez e tutte le altre povere anime che studiavano in quel liceo, che la ricreazione si era conclusa e che il loro triste destino li attendeva nelle loro classi (in questo caso, nella 3D).
Mentre passeggiavano per i corridoi, Fedez aveva insistito per fare una veloce sosta alla macchinetta e prendersi un Bounty.
Perché c'è sempre abbastanza tempo o denaro per un Bounty, aveva detto al riccio.
Ciò che non si aspettavano, però, era di incontrare una delle personalità più insulse dell'intero liceo.
O dell'intero pianeta, secondo Fedez.
Vasco Fontana era un ventenne che stava ancora in terza, in una sezione diversa dalla loro, fortunatamente.
Avendo probabilmente il quoziente intellettivo di un'alga morta, Vasco si divertiva ad insultare pesantemente chiunque gli capitasse a tiro. Fedez aveva sempre cercato di stargli lontano, perché stare lontano da lui voleva anche dire stare lontano dai guai.
E poi il tizio in questione era una sorta di armadio a due ante, quindi, stare lontano da lui significava anche stare lontano dall'ospedale, probabilmente.
Le voci sulla sessualità di Mika avevano iniziato a girare, nel loro liceo, e, ovviamente, non potevano non arrivare anche alle orecchie di quel decerebrato.
« Guarda chi si vede » commentò Vasco, il vocione grosso e i bicipiti in bella vista.
Una testa di cazzo, avrebbe voluto dire Fedez ma si era trattenuto.
« Il rapper fallito e la checca isterica ».
Mika aveva stretto il braccio del ragazzo tatuato. Era ancora molto sensibile sull'argomento, in quel periodo.
« Lascia stare, Mik. Secondo la leggenda, ogni volta che ignori un coglione, da qualche parte nel mondo, uno di loro acquista un neurone » commentò Fedez, dando le spalle a Vasco e a tutta la sua inettitudine.
Alcuni ragazzi che si trovavano nello stesso corridoio avano ridacchiato silenziosamente. Non troppo, forse, vista la reazione del bulletto.
Aveva fatto alcuni passi e si era piazzato di fronte e Mika e Fedez, squadrandoli con sguardo truce.
« Sai cosa, Federico? Se tu avessi imparato a sceglierti gli amici giusti, ora faresti parte di un gruppo fico e non staresti con questo frocio di merda ».
Fedez non è mai stato un tipo violento, in effetti, in quel momento non gli sembrò neanche di essere lui. Piuttosto, visse la scena a rallentatore, quasi come se fosse lui lo spettatore.
C'era Fedez che si avvicinava a Vasco, molto più alto di lui, e che, con una calma gelida lo sfidava, stringendogli il polso con una forza che non credeva di avere: « Ripetilo ancora, testa di cazzo ».
E Vasco, a dirla tutta, non aveva neanche avuto la possibilità di ripeterlo, perché Fedez lo stava già prendendo a pugni.
Un'ora dopo erano entrambi fuori dall'ufficio del preside. Il ragazzo tatuato se l'era cavata solo con tre giorni di sospensione, per fortuna.
Davanti alla porta, seduto su una delle poltroncine rosse, c'era Mika. L'ansia nei suoi occhi si poteva percepire anche a metri di distanza.
« Com'è andata? » aveva chiesto preoccupato, alzandosi e venendogli incontro.
« Mi ha sospeso, ma va tutto bene, pensavo peggio » sorrise leggermente e, nel farlo, il labbro superiore iniziò a sanguinare per l'ennesima volta.
« Stai bene? ».
« Mi ha solo spaccato il labbr- » si era interrotto, perché il riccio aveva iniziato a passare il pollice proprio là, percorrendo lentamente il labbro inferiore per cercare di togliergli il sangue.
« Dovrei avere di fazzoletti, in tasca » disse, frugando nelle tasche dei suoi skinny jeans e porgendogli l'intero pacco.
Fedez ne prese uno per poi tamponarsi piano il labbro. « Sono a posto, comunque. Solo qualche livido qua e là, non preoccuparti ». Poi aggiunse, abbassando il tono di voce: « Vorrei poterti dire che gli ho fatto il culo, ma la verità è che sono riuscito solo a rompergli uno zigomo. Sono stato io ad averle prese, stavolta. E sono felice che la professoressa Chiesa sia arrivata in tempo ». Sperava di strappargli un sorriso, ma Mika continuava a fissarlo in quel modo e-
« Non dovevi farlo. Prendere botte per difendere me ».
« L'ho fatto e lo rifarei sempre » si era lasciato sfuggire Fedez, correggendosi subito dopo. « Qualcuno doveva pur pestarlo, quello stronzo ».




« Ma. È successo quasi tre anni fa » commenta Fedez, esterrefatto. Non se lo aspettava, non se lo aspettava proprio.
«Me ne sono reso conto solo allora » confessa Mika e Fedez ha paura di chiedere di cosa, si sia reso conto esattamente; se di essere attratto da lui o qualcos'altro.
Un brivido gli scorre lungo la schiena. « Perché non me l'hai mai detto? ».
« Sei- sei sempre stato attratto dalle ragazze, non volevo rovinare tutto. Non volevo metterti nella posizione di scegliere » balbetta e Fedez vorrebbe mettersi a piangere, perché ha cercato di nascondere questa cosa per anni, Mika, solo perché teneva troppo a lui e alla loro amicizia.
« Andiamo a dormire, è tardi ». Un po' si sente in colpa, perché è quasi come se avesse estorto al riccio la verità, approfittando della sua inesistente lucidità.
Quando escono dal bagno, Fedez evita accuratamente le occhiatine di Zack e Skin e aiuta Mika a salire le scale del ripostiglio.
Una volta in camera, Mika si butta letteralmente sul suo letto, facendo cigolare il materasso.
« Devi andare in bagno? » chiede Fedez. È abbastanza in sé per farsi una doccia, ora, prima di andare a dormire.
Mika scuote la testa. « Vai, io ti aspetta sveglio ».
Poco credibile, comunque.
La sensazione dell'acqua che scorre sul suo corpo è davvero piacevole. Fedez chiude gli occhi, respirando rumorosamente.
Se si mette a ricordare, con impegno, può ancora vedere l'espressione di Mika un secondo prima di baciarlo, sentire le labbra del riccio sulle sue e la sua mano, premuta contro la sua erezione.
Sa che è un po' squallido ma non gli importa. È un ragazzo e ha dei bisogni, che cavolo.
Inizia a muovere la mano su tutta la sua lunghezza, l'acqua facilita i suoi movimenti. Non è difficile immaginare le mani di Mika addosso a lui perché, in un modo o nell'altro, è una cosa che succede praticamente sempre.
Si sta masturbando pensando al suo migliore amico.
Mika.
Pensa a come dovrebbe essere farsi toccare da lui e questa cosa lo fa eccitare ancora di più.
Mik. Mik. Mik.
Continua a muovere la mano, sempre più velocemente, tenendo gli occhi chiusi e cercando di regolare il respiro, sempre più pesante.
Quando viene, tutto il suo corpo è scosso da un brivido e Fedez è costretto a mordersi le labbra perché non vuole fare troppo rumore. Non ci tiene ad essere sentito da Mika o, peggio, dallo zio.
Si poggia alle mattonelle della doccia, spegnendo il getto dell'acqua.
Quando esce fuori dal bagno, pigiama e tutto il resto, è ancora sopraffatto.
Il riccio, come previsto, si è addormentato. Fedez gli sfila piano le scarpe e lo copre con il lenzuolo. Poi si sdraia sul suo, di letto, cercando di dare un senso a quel macello che è diventato il suo cervello.
Non ci riesce.
Il cuore gli batte ancora fortissimo e no, quella non è stata assolutamente la sega migliore della sua vita.






Angolo dell'autrice
Allora, ho deciso di avere un debole per le recensioni lunghe. 
Adoro quelle in cui sclerate per i personaggi, li insultate e poi li psicoanalizzate. Ed è divertente perché il vostro lavoro di analisi è quasi più dettagliato del mio, a volte ahahah.
A proposito di recensioni. Nello scorso capitolo ce ne sono state ben 23.
Ma siamo fuori di testa, ma che gioco è mai questo.
Inutile dirvi quanto io sia felice perché tanto sono un'ansia e già lo sapete. Ed è inutile anche ringraziarvi ma questo lo faccio comunque perché sì.
(23 RECENSIONI OMMIODDIO).
Comunque, questo capitolo mi mette in agitazione.
A parte il modo adorabile in cui Mika descrive Fedez (che ho volutamente preso da una recente intervista) e alcune piccole altre cosette, non sono per niente convinta.
E' lungo e non succede niente di particolarmente emozionante.
Ho scelto di scrivere i testi delle canzoni che i personaggi cantano (Wonderwall degli Oasis e Rape Me); fatemi sapere se questa cosa vi dà fastidio durante la lettura del capitolo...
Altra piccola parentesi: ovviamente conosco il vero significato di "Rape Me" che, giusto per, è una canzone contro la violenza sulle donne e, magari, in questo caso, può essere ritenuta poco adatta o fuori luogo, visto che io l'ho scelta come "colonna sonora" della Gennex, praticamente.
E', appunto, una scelta egoistica e magari senza senso, ma quella cover è una delle mie preferite in assoluto degli Urban, e non ho saputo davvero resistere. Perciò volevo scusarmi con tutti i fan dei nirvana o, comunque, con tutte le persone a cui questa scelta possa aver dato fastidio.
Per il resto, macello.
Tra l'altro ci sono cose - tipo il discorso di Skin - dannatamente personali e questa cosa mi mette ansia.
La verità è che quando sono concentrata e ispirata, scrivo a raffica tutto quello che mi passa per la testa. A volte posso rimanere anche ore e ore e ore a scrivere, senza stancarmi.
Ed è anche per questo che è uscito fuori quel piccolo pezzettino interamente Gennex, descritto dal punto di vista di Alessio.
Ora, vorrei scusarmi con tutte le povere anime - e ce ne sono - che la Gennex non la shippano e che devono sorbirsi questa roba.
Chiudete gli occhi e proseguite, non lo so. Mi dispiace ahahah. Io ho cercato di trattenermi, ma la scena è venuta fuori così e amen.
Rileggendo il capitolo (è davvero lunghissimo, aiutO) mi sono accorta di aver fatto sembrare Fedez un po' troppo me, soprattutto quando ascolta gli Urban cantare.
Oppure anche Skin, quando parla delle coppie gay che ci sono al pub: ecco, quella sono sempre io, versione shipper accanita.
E vabe, pazienza ahahaha.
Comunque, a poco a poco, sto mettendo in pratica tutti i consigli che mi date:
- sono ufficialmente tornati i flashback;
- Mika geloso vs tipa che ci prova con Fedez;
- più spazio a Skin 
E sinceramente, non mi viene in mente altro ma ce la sto mettendo davvero tutta (e questo vale anche per gli aggiornamenti. Che poi, come al solito sto aggiornando all'alba, che incubo).
Se avete voglia di scrivere, per favore, fatemi sapere cosa pensate di questo nuovo capitolo. Se vi è piaciuto e, soprattutto, se dovrei cambiare qualcosa.
Quasi dimenticavo. Un ringraziamento speciale va anche alle ragazze che gestiscono la pagina fb sui Midez, perché ogni volta mi sopportano e mi fanno tanta, tanta pubblicità.
Grazie di tutto.


 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Quando Fedez si sveglia, quella mattina – e no, non è un miracolo o un'allucinazione – sono solo le sette e mezzo.
Praticamente l'alba, visto che è domenica e che è il loro giorno libero.
C'è questo raggio di luce, comunque, che filtra dalle tapparelle abbassate della finestra e gli finisce proprio dritto sulla faccia e no, così non va bene.
Il ragazzo prova a girarsi dall'altra parte del letto, a coprirsi con il lenzuolo ma niente, ormai è già sveglio. E poi, il suo cervello è ancora scosso da quello che è successo solo poche ore fa, quindi, a questo punto, provare a prendere sonno sarebbe inutile.
Fedez si alza, si stiracchia e, quasi inconsciamente, guarda Mika, che sta dormendo, i vestiti della sera prima ancora addosso.
La sua espressione è serena e le sue ciglia scure sembrano ancora più lunghe. Qualcosa nel petto di Fedez si scioglie lentamente.
« Non volevo rovinare tutto. Non volevo metterti nella posizione di scegliere ».
Le parole che il riccio gli ha detto gli rimbombano nella testa e fanno quasi male, perché nessuno ti dice certe cose, nessuno ti apre il suo cuore con quella dolcezza disarmante (a meno che non si tratti di tua mamma, ma quello non conta). E invece Mika lo fa, lo ha sempre fatto, in tantissimi modi diversi.
Ed è per questo che Fedez, pigro oltre l'immaginabile e con un'innata incapacità di fare cose carine per gli altri, decide di farne una proprio quella mattina.
Per Mika.
In cucina sono una sega, ma i pancakes dovrei riuscire a farli, pensa mentre cerca tra gli scaffali tutti gli ingredienti.
O almeno, dovrei riuscirci senza dare fuoco alla cucina.
Miracolosamente, trova tutto, a parte lo sciroppo d'acero, ma non è un gran problema, visto che in casa di Zack c'è sempre una scorta di Nutella (e Mika la adora, quindi tanto meglio).
La prima volta che cerca di rompere un uovo, però, Fedez lo sbatte troppo forte sul contenitore e albume e tuorlo finiscono dappertutto tranne che dentro il recipiente verde.
Fanculo.
In effetti, era da tantissimo che non cucinava qualcosa per qualcuno. Forse dalla quinta elementare, quando ha preparato quella torta allo yogurt per il compleanno della madre (ma forse, neanche questo conta).
Non l'ha mai fatto neanche per Giulia – e con lei ha avuto la relazione più stabile e duratura – ora che ci pensa.
Ma è anche vero che per Giulia e con Giulia Fedez non ha mai fatto un sacco di cose. Non le ha mai regalato dei fiori, ad esempio, non ha mai pensato di portarla nel suo posto speciale, non sono neanche mai andati a pattinare insieme, se per questo, nonostante lei glielo avesse chiesto diverse volte.
Sei andato con Mika, però, dice una vocina nella sua testa e questa consapevolezza lo destabilizza a tal punto da fargli cadere un altro uovo per terra.
Ma porca puttana.


« Ma porca puttana » aveva detto un Fedez diciottenne, sciarpa di lana – ultimo regalo di natale di Mika – e giubbotto abbottonato fino al collo, perché era Dicembre e faceva un freddo boia. « Perché mi lascio sempre coinvolgere in queste tue stronzate ».
La verità è che Fedez, di pattinare sul ghiaccio, non era proprio capace. Era già difficile mantenere l'equilibrio ed evitare di inciampare ogni giorno, senza pattini, figuriamoci slittare su una cazzo di pista ghiacciata.
« Non ci voglio andare, Mik » gli aveva detto, qualche ora prima. « Ho detto di no a Giulia e non dirò sì a te ».
E invece gliel'aveva detto sì, e ora erano lì, lui e Mika, in fila per comprare i biglietti.
O le targhette.
O che minchia erano.
Insomma, quel pezzettino di carta rigida avrebbe garantito a Fedez un'umiliazione coi fiocchi.
« Guarda che io sono andato a pattinare solo una volta. Tu sta tranquillo » lo aveva rassicurato Mika, i capelli ricci nascosti da una cuffia di lana rossa che lo faceva sembrare un quindicenne.
Tranquillo un cazzo.
« Non so neanche come si mettono questa schifezza di pattini » si era lagnato, poi, il ragazzo tatuato, mentre cercava di allacciare quegli arnesi infernali.
Ma perché aveva accettato? Ma che idea di merda era mai stata.
Tra l'altro, la pista era piena di gente e questo voleva dire solo una cosa: non sarebbe stato come pattinare, sarebbe stato come andare sugli autoscontri.
« Devi fare leva su proprio qua » gli aveva suggerito il riccio, chinandosi per dargli una mano. Il suo sorriso era quasi accecante.
Stupido idiota, aveva pensato Fedez, e non sapeva se si stesse riferendo più a Mika o a se stesso.
Entrare in pista, comunque, si era rivelato essere molto meno traumatizzante del previsto. Una piccola parte di Fedez era convinta che, appena messo piede sul ghiaccio, sarebbe scivolato come una renna impazzita al centro della pista, non prima di aver fatto una dolorosa spaccata, certo.
E invece, era riuscito a tenersi in equilibrio, tenendo il braccio destro saldamente ancorato alla recinzione di metallo.
Mika gli stava davanti e, a poco a poco, era riuscito a prendere maggiore velocità, finché non si era sentito abbastanza sicuro da avvicinarsi un po' di più al centro della pista.
Solo una volta un par di palle. Questo qui sa pattinare, eccome.
La cosa più demoralizzante, tra l'altro, non era il non riuscire a fare due passi in croce, no. La cosa più demoralizzante era vedere un bambino di – quanti? – otto schifosissimi anni fare continuamente giri e piroette con la stessa facilità con cui si beve un bicchiere d'acqua. Fedez riusciva a controllare a stento l'istinto di fargli lo sgambetto.
Come se non bastasse, la madre – che ovviamente non poteva che essere orgogliosa di avere un figlio così bravo nel pattinaggio – si era sistemata nel lato più lungo della recinzione, all'esterno, e stava facendo un video al bambino con il suo cellulare.
E ovviamente, ogni volta che Fedez passava lì davanti – neanche a farlo a posta – inciampava come un povero scemo.
« Scusi signora » biascicava ogni volta, però cazzo, un altro giro così e sarebbe uscito. Basta.
Come se Mika avesse captato i suoi pensieri, gli si era avvicinato, leggiadro come una fottuta ballerina.
« Ti odio un po' » aveva borbottato Fedez, lanciandogli uno sguardo omicida.
Mika aveva ridacchiato, in quel suo modo composto e adorabile allo stesso tempo. « Dai, lasci che io ti aiuto » gli aveva detto.
« Come cazzo fai a tenerti in equilibrio? ».
« Devi solo tenere le gambe un po' piegate in avanti e poi spostare il peso dil tuo corpo prima su una gamba e poi sull'altra » gli aveva spiegato, mostrandogli a rallentatore i suoi movimenti. « Non è difficile » aveva continuato, sorridendogli incoraggiante.
Fedez aveva cercato di ascoltare i suoi suggerimenti, davvero, ma quella cosa dello spostare il peso da una gamba all'altra non funzionava proprio con lui.
Sarebbe caduto rovinosamente a terra, se Mika non gli avesse tenuto il braccio e gli avesse fatto riguadagnare equilibrio.
« Tutto okay? ».
E Fedez non si era accorto subito delle loro mani intrecciate, non si era neanche reso bene conto di come fosse successo.
Solo, era successo. Ed era piacevole avere la mano di Mika, calda e morbida, così vicino alla sua, piccola e gelida.
Era strano ma era piacevole.
Aveva annuito, Fedez, leggermente confuso.
« Va bene? » e a quel punto, il ragazzo tatuato non sapeva più se il riccio si stesse riferendo ancora al rischio caduta, o al fatto che loro due fossero ancora presi per mano.
Aveva fatto cenno di sì con la testa, in ogni caso.
« Allora. Proviamo di nuovo. Insieme » aveva detto Mika e Fedez le aveva notate solo in quel momento, le sue guance leggermente colorate di rosso.
Probabilmente il loro colorito era dovuto ai diversi giri della pista che il riccio aveva fatto prima, per riscaldarsi.
Anzi, sicuramente era così.
« Primo piede avanti. Il destro » Mika gli aveva suggerito tutti i movimenti, passo dopo passo. « Piegalo un po' e cerca di tenere il sinistro fermo. E cerca di scivolare, non di camminare ».
Ovviamente Fedez era stato un completo disastro. Avevano rischiato di cadere un paio di volte, e una ci erano riusciti pure (la botta al culo che aveva preso Fedez era stata parecchio dolorosa).
Il ragazzo tatuato, poi, aveva fatto il dito medio al coglione di turno che, vedendo lui e Mika così vicini, aveva avuto la brillante idea di dire “ma la pomiciata a quando?”, e aveva quasi mandato a quel paese la mamma del bambino pattinatore, che, una volta usciti dalla pista, aveva avuto la faccia tosta di chiedergli “quindi sei migliorato?”.
In tutto questo, tra risate e imprecazioni varie, Mika non aveva lasciato la sua mano neanche un attimo.


I pancakes, ennesimo miracolo della mattina, sono commestibili.
Anzi, Fedez non vorrebbe vantarsi, ma sono proprio buoni.
O forse è merito della Nutella, che probabilmente renderebbe buona anche la merda.
Non importa. Il ragazzo ora è piacevolmente agitato, mentre prepara il tè ai frutti di bosco che Mika di solito beve la domenica mattina.
Per un attimo, il suo cervello gli propone un'idea ancora più assurda: portargli la colazione a letto. È solo un attimo, comunque, perché Fedez si affretta a scacciarla via.
Sarebbe troppo, decisamente.
Sta giusto pensando a come svegliare il riccio non appena il tè sarà pronto che, eccolo lì, un Mika spettinatissimo si presenta in cucina, stropicciandosi gli occhi.
La maglietta chiara della sera prima è tutta stropicciata e i jeans sono sbottonati e Fedez non voleva che il suo sguardo cadesse proprio là, davvero.
« Buongiorno » gli dice e vuole che il suo cuore la smetta di battere così forte. Sul serio.
Sono sempre loro. È sempre lo stesso Mika.
« Giorno » gli dice il riccio, spostando una sedia e prendendo posto vicino al tavolo della cucina, dove Fedez ha già sistemato i pancakes e la tazza da tè che riempirà tra pochi secondi. « Hai preparato la colazione? » domanda Mika, confuso.
Ti ho preparato la colazione, vorrebbe dire Fedez, ma si limita ad annuire.
« È presto » commenta il riccio, addentando un pancake.
Il ragazzo tatuato si sente un idiota ad ammettere di aver trattenuto il respiro fino a che Mika non ha detto: « Oddio, ma sono buoniffimi » con la bocca piena.
E gongola mentalmente perché Mika non parla mai con la bocca piena.
« Non avevo sonno, comunque ».
« Me ne sono accorto. Quando mi sono svegliato e ho visto che non ci eri, ho pensato che ti avevano rapito gli alieni o che fossi morto ».
« Ehi » esclama Fedez, facendolo ridere e toccandosi le parti basse. Lui di norma non è un tipo superstizioso ma meglio non rischiare.
« Grazie » sussurra poi Mika, quando Fedez gli versa il tè nella tazza.
Il ragazzo mangia qualche pancake e non si parlano molto, a dire la verità. È una colazione abbastanza silenziosa; c'è Mika che ogni tanto alza lo sguardo e gli sorride e Fedez deve combattere contro la tentazione di sorridergli stupidamente di rimando.
« Voglio provarci » si lascia sfuggire il ragazzo tatuato, dopo essersi versato un po' di succo d'arancia nel bicchiere.
Spera che Mika capisca, lo spera davvero tanto.
Il riccio dal canto suo, sembra aver dimenticato come si parla. Sgrana gli occhi, ingoia il boccone e lo guarda, spaesato. « Senti. Quello- quello che ti ho detto ieri » balbetta, incespicando sulle sue stesse parole.
« Non è solo per quello che hai detto ieri » e un po' è vero, perché è come se avesse voluto dirglielo da un po', quello che gli sta dicendo ora. « Voglio far funzionare le cose. Tra me e te. Se a te sta bene » e davvero, gli sembra tutto molto stupido.
Fedez è sempre stato un asso con le parole, ma quando si tratta di utilizzarle per cose come i sentimenti, allora è un completo disastro.
« Quella volta, al bagno, avevi detto che- ».
« So cosa ho detto. Ero spaventato e non capivo cosa stava succedendo. Cosa mi stava succedendo » sputa e forse, dopo averlo detto ad alta voce, gli sembra un po' tutto più reale.
« E ora l'hai capito? » chiede Mika, con un filo di voce.
Fedez non ha il coraggio di guardarlo in faccia quando risponde: « No. Ma, ora come ora, sei più importante tu ».
Quando, finalmente, si decide ad alzare lo sguardo, gli occhi di Mika sono leggermente lucidi ed è strano, perché il riccio non piange mai.
In genere, riesce sempre a mantenere un certo autocontrollo. Evidentemente non stavolta.
Mika si alza in piedi, per raggiungerlo. « Fedè » gli dice, e Fedez è ancora seduto, non riesce a muovere un muscolo.
Probabilmente l'avrebbe baciato, o forse no, Fedez non lo saprà mai, perché in quel momento Zack entra nell'appartamento, tutto trafelato.
« Ragazzi, abbiamo un problema » annuncia, passandosi una mano tra i capelli rossicci. « Il mio carissimo amico George – quello che ci presta tutto l'occorrente per le serate karaoke – mi ha appena chiamato, dicendomi che oggi ha avuto un imprevisto, a lavoro, e mi ha chiesto se posso badare a sua figlia, Gemma » spiega ed è quasi esplicita la sua richiesta, ma Fedez non ci vuole credere finché non lo sente con le sue orecchie.
« Gli ho detto che io sto lavorando al bar, ma che mio nipote e Fedè avrebbero potuto darmi una mano, tenendo la bambina qua. È solo per questo pomeriggio ragazzi, e lui non ha nessun altro a cui chiedere, vi supplico ».
Non è che abbiano molta scelta, alla fine.
Mika e Fedez si lanciano un'occhiata. Più che altro, quella del ragazzo tatuato è un'occhiata rassegnata. Lui, se deve essere sincero, non ci tiene a fare da baby sitter a dei mocciosetti.
Sanno solo piangere, fare la cacca, sporcare, fare i capricci. Ma se proprio non ha scelta…
« Quanti anni hai detto che la bambina? ».


« E quindi, principe Fedèz, da dove hai detto che vieni? ».
Fedez non sa esattamente come sia finito in quella situazione. Sa solo che ora sono seduti sul tappeto del salotto, lui e Gemma – che, tra parentesi, ha solo sette anni – e stanno giocando a prendere il tè.
Un tè immaginario, con tazzine immaginarie, perché ovviamente le bambine non possono giocare a cose normali tipo alla lotta.
Ovviamente no.
Mika sta mettendo in forno i biscotti che hanno preparato tutti e tre insieme, poco prima – in realtà era un impasto già pronto, ma l'importante è metterci l'impegno, no? – e ora Fedez si sente decisamente come in una di quelle serie tv stupide per famiglie.
« Dal Regno di Milano, che sta molto molto lontano da qui » le spiega, facendo quella voce leggermente più acuta e dolce che si usa quando si vuole parlare ai bambini piccoli.
Gemma finge di bere il suo tè, alzando addirittura il mignolino.
È una bella bambina. Ha i capelli neri e lunghi, in forte contrasto con la carnagione bianca come il latte.
I suoi grandi occhi blu si assottigliano, mentre guarda Fedez. « E ci sono principesse, lì a Melano? » chiede, storpiando la pronuncia del nome della città.
Il ragazzo tatuato ridacchia. « Sì, ma non sono belle come te » le dice e la bambina gli fa un sorrisone tutto denti, mettendo in mostra i due canini mancanti.
È fin troppo facile, con le bambine, pensa Fedez con un ghigno.
Nota Mika che lo fissa, dalla cucina. Il riccio si irrigidisce tutto e distoglie lo sguardo.
È un paio di volte che succede, quel pomeriggio: Mika che lo guarda come incantato e poi si imbarazza e si mette a fare altro, come se Fedez non si fosse accorto di nulla.
Il ragazzo tatuato non è sicuro di essere totalmente infastidito dalla situazione, comunque.
Quando i biscotti sono pronti, li mangiano sul divano – facendo promettere a Gemma di non dire nulla a Zack perché non vuole – mentre guardano un film Disney caricato su internet.
« Mulan è uno dei miei preferiti » ha scelto Gemma, trangugiando un biscotto.
Gli sono piaciuti parecchio, almeno.
« Perché è una principessa però è anche una guerriera e vuole tanto bene alla sua famiglia » ed è talmente serio e adorabile il modo in cui lo dice che Fedez per un attimo teme di mettersi a piangere proprio davanti a lei come un idiota.
Si ricompone e guardano il film più o meno in silenzio. Gemma è alla sua destra, con la testa poggiata sul bracciolo del divano e i piedini sopra le gambe di Fedez.
Mika, invece, è alla sinistra del ragazzo tatuato, pericolosamente vicino a lui.
Ad un certo punto del film, il riccio poggia la testa sulla sua spalla e Fedez è talmente abituato a quel tipo di contatto che neanche se ne rende conto, quanto sia naturale.
È estate, sono le sei e trenta del pomeriggio e fa caldo, così stretti in quello stupido divano in pelle, eppure lui si sente così maledettamente felice.
« Che hai da sorridere tanto? » gli sussurra Mika nell'orecchio e un brivido gli scorre lungo la schiena.
« Pensavo al Capitano Shang » mente, riferendosi ai personaggi del cartone. « S-si era innamorato di Mulan anche prima di scoprire che fosse donna, secondo me ».
Ma in che diamine di situazione si sta cacciando?
« Insomma, se Mulan fosse stata maschio, non sarebbe cambiato niente, perché Shang l'amava già, uomo o donna che fosse » e davvero, vorrebbe prendere a testate il muro perché questa cosa non l'aveva neanche lontanamente pensata, ma il suo cervello ha avuto la geniale idea di partorire quella stronzata solo in quel momento.
« L'ho sempre pensato anche io » commenta invece Mika, allacciando un braccio attorno al suo, probabilmente per stare più comodo. « Va bene? » gli chiede poi, come se Fedez potesse mai scacciarlo.
Il ragazzo annuisce. E va tutto benissimo.
« Devo fare pipì » annuncia Gemma, alzandosi in piedi e piegando e sollevando le ginocchia in modo buffo.
« Vai, il bagno è lì in fondo al corridoio. Seconda porta sulla destra » spiega Fedez, indicandole la strada con il braccio.
Gemma si imbroncia. « Ma non voglio andare da sola. Accompagnami per un pezzo » sbuffa, prendendogli una mano e obbligando Fedez ad alzarsi a sua volta.
Mika non smette di ridacchiare per tutto il tempo.
Alla fine, Gemma l'ha portato lì per farlo stare fuori dal bagno, assurdo. Quando apre la porta e lo guarda, sollevando la testa, ha l'espressione di una che si è liberata di un grossissimo peso.
Fedez non vuole indagare oltre. Prima che possano tornare in salotto, però, la bambina gli afferra il tessuto dei pantaloncini, tirando leggermente verso il basso.
Il ragazzo allora si inchina, perché sembra proprio che Gemma gli voglia dire un segreto.
« Posso chiederti una cosa? » chiede, la vocina leggera e dolce.
L'hai già fatto, vorrebbe risponderle Fedez, ma non gli sembra il caso. È solo una bambina, in fondo.
« Certo ».
« Tu e Michael siete innamorati? ».
E se Fedez avesse avuto qualcosa in bocca, in quel momento, avrebbe sputato tutto per terra. O addosso a Gemma.
« Cosa? » chiede, con voce stridula, sicuro di aver capito male.
« Ti ho chiesto se siete innamorati » continua Gemma, accigliandosi, come se avesse a che fare con un bambino un po' scemo.
« C-ci vogliamo molto bene » balbetta Fedez a voce bassa e davvero, sta facendo un discorso del genere con una bambina di sette anni. Non ci vuole credere. « Perché mi chiedi questo? ».
« Perché Michael ti guarda nello stesso modo in cui Mulan guarda il comandante Shang ».


« Niente più bambini per i prossimi dieci anni: promemoria per me » commenta Fedez, dopo che George – con i suoi infiniti ringraziamenti – è venuto a portare via Gemma.
« Non è stato così male » risponde Mika, che, appena uscito dalla doccia, ha ancora le punte dei capelli bagnati. Fedez avrebbe voluto non notarlo – come avrebbe voluto non notare anche il fatto che il riccio sia entrato in camera senza maglietta – ma non l'ha fatto.
« Certo, tu adori i bambini » brontola Fedez.
« Quando ci ha costretto a disegnare e ti ha detto che il tuo disegno faceva schifo ho riso davvero troppi » aggiunge Mika, infilandosi la maglia che usa come pigiama.
« Siete degli insensibili. Anche chi è una sega in disegno ha dei sentimenti » dice e l'altro ridacchia.
« Stupida bambina ».
« Stupida, scerto. Eppure non sono io quello che sta appiccicando sull'armadio il disegno di noi tre fatto da Gemma » commenta il riccio divertito.
Fedez si blocca momentaneamente, il pezzo di scotch ancora fra le labbra. Poi lo stacca, per attaccarlo all'angolo del disegno della bambina. « È un ricordo » è l'unica cosa che borbotta.
Quando si volta, Mika gli sta rivolgendo un sorriso strambo.
« Si può sapere che ti prende, adesso? ».
Il ragazzo stappa un pennarello nero, che Fedez non si era accorto stesse tenendo in mano. « Guarda cosa c'era sulla schrivania ».
E poi è tutto confuso, perché mentre Fedez indietreggia verso il suo letto, Mika gli viene incontro, minacciandolo con il pennarello.
« Mik, lasciami stare, lo so che mi vuoi disegnare qualche stronzata addosso » dice Fedez, tra il divertito e lo spaventato.
Non ha scampo.
Mika lo squadra, da capo a piedi. Fedez ha un brivido di anticipazione.
Cade sul letto, di schiena, trascinandosi dietro il riccio, che fa una risatina, e indietreggia finché non è completamente sdraiato.
Porca puttana, sono in trappola.
Mika gli tocca per sbaglio un punto, vicino alle costole, particolarmente sensibile, e Fedez gli scoppia a ridere in faccia.
« Lasciami stare, squilibrato » gli dice, tra le risate, cercando di allontanarlo da sé, ma ormai Mika gli è praticamente spalmato addosso, quindi.
Cerca di tenergli fermo il braccio con cui tiene il pennarello ma il riccio è forte e lui non può fare nulla.
Continuano con quella stupida lotta per un po', finché Mika non si ritrova seduto a cavalcioni su di lui, con le gambe che gli stringono i fianchi.
Entrambi hanno il fiato corto, ora. Fedez perché ha cercato – inutilmente – di divincolarsi da quella presa, e Mika per le troppe risate, probabilmente.
« Ti odio » borbotta Fedez.
Mika gli sorride, avvicinando il pennarello al suo corpo. « Non è vero ».
« Stai zitto » gli dice, « se mi disegni un pene, giuro che ti prendo a calci in culo Mik. Lo giuro ».
Il riccio ridacchia. « Ma per chi tu mi ha preso ».
« Per un coglion- ahia » Fedez si va a massaggiare il fianco, proprio dove quell'imbecille lo ha appena pizzicato.
« Fidati di me » dice il riccio, quindi si inchina verso Fedez e per un attimo il ragazzo è quasi convinto che voglia baciarlo.
Si sbaglia, però, visto che Mika sposta leggermente – un brivido – la bretella della canottiera scollata del ragazzo tatuato e inizia a disegnare.
Fedez non riesce a capire che tipo di figura stia tracciando con il pennarello e, in ogni caso, è troppo impegnato ad osservare l'espressione concentrata di Mika, o il modo in cui tiene la lingua fra i denti.
Dopo alcuni minuti esclama: « Fatto » con espressione soddisfatta.
Ed è bellissimo, anche con i capelli ancora bagnati e tutti incasinati sulla fronte. Probabilmente si accorge del modo in cui Fedez lo sta guardando perché i suoi occhi guardano altrove, mentre si imbarazza leggermente.
Sono davvero troppo vicini.
E il fatto che il sedere di Mika sia esattamente sopra il cavallo dei pantaloni della tuta di Fedez, non aiuta a rimanere concentrato.
Porca puttana.
« Che c'è? » chiede Mika, spostandosi un ciuffo dagli occhi.
Ed è la fine, è proprio la fine.
« Ti voglio davvero » dice Fedez, ed è quasi un sussurro, ma Mika lo sente lo stesso.
E, a giudicare dal suo cambio di espressione, capisce lo stesso.
E poi è questione di secondi, giusto il tempo di mettere il tappo al pennarello e buttarlo per terra, e le labbra di Mika sono sulle sue.
Fedez respira forte e sente il profumo dello shampoo che ha usato il riccio; è il suo e questo lo manda fuori di testa.
Quando Mika gli lecca piano le labbra, così, nel modo in cui sa fare solo lui, Fedez gli stringe un fianco, possessivamente.
Il bacio si fa più frenetico e il riccio inizia a muoversi, impercettibilmente, su di lui.
Fedez pensa che potrebbe morire anche subito. È talmente preso dalla situazione che non si accorge del telefono di Mika, che vibra sul comodino.
Il riccio allunga una mano per prenderlo, interrompendo il contatto tra le loro labbra. Fedez fa un verso infastidito.
« Hum… è Alessio » dice Mika, con voce roca.
Non è vero.
Fedez non è totalmente in sé, quando prende il telefono di Mika e con un grugnito lo poggia di nuovo sul comodino. O, per meglio dire, lo sbatte.
Stringe la presa sul fianco di Mika, poggia la mano libera sul volto del riccio – dovrebbe farsi la barba ma non se la fa e va benissimo così, che cazzo – e lo tira di nuovo a sé.
Mika fa un verso sorpreso ma non si oppone. Il riccio lo bacia con una tale intensità e bisogno e quando si sistema meglio su di lui e le loro erezioni si scontrano, Fedez gli geme sulle labbra.
È un bene che lo zio sia ancora al bar. Non è un bene che abbiano lasciato la porta di camera loro aperta. Sono entrambi troppo distratti al momento, comunque, per curarsi di queste piccolezze.
I movimenti di Mika, sopra di lui, si fanno più insistenti. Fedez è eccitato e accaldato ed è un attimo, prima che assecondi il suo ritmo.
Mika oscilla il suo bacino su e giù, su e giù, su e giù, prima piano e poi sempre più veloce.
Fedez solleva leggermente il lembo della maglietta di Mika e la sua pelle è bollente, cazzo, e lui vorrebbe averlo dappertutto.
Vorrebbe la sua lingua dappertutto. I suoi baci dappertutto.
Mika allontana le sue labbra solo per avvicinarle al suo orecchio e non va bene, perché così Fedez sente ogni sospiro e ogni volta che Mika geme « Fedè », con quel suo stupido accento, lui muore un po' di più.
Il riccio gli lecca questo punto appena sotto il lobo e Fedez ansima in maniera imbarazzante. Poi Mika continua, scende sempre più giù, sul collo, lo succhia lo bacia ed è tutto un alternarsi di baci e movimenti del bacino e Fedez pensa che non potrà vivere a lungo, se continua così.
Gli artiglia i fianchi con entrambe le mani, e ora è lui che detta il ritmo.
Vorrebbe toccarlo dappertutto, maledizione.
Fa scivolare una mano sotto la maglietta di Mika e il riccio ha un brivido, graffia la sua schiena e vi si appiglia, perché le spinte ora sono veloci, sempre più veloci, sempre più-
« Non deve essere geloso » ansima Mika, sulle sue labbra, e, come se non bastasse, si muove posizionandosi in modo che la sua erezione prema esattamente su quella di Fedez.
« Di Ale- » geme in maniera imbarazzante, stringendogli la canottiera e gettando leggermente la testa all'indietro.
Fedez vorrebbe dirgli che non importa, di stare zitto, di continuare a baciarlo ma-
« Perché io non voglio essere legato a nessun altro » continua, con voce spezzata. E intanto il suo bacino oscilla sul suo. Su, giù, su, giù. « Non mi sono mai sentito così legato a nessun altro » ed è quasi un singhiozzo.
Ed è in quel momento che Fedez viene, chiudendo gli occhi ed emettendo un verso roco. Il suo corpo è scosso da piccoli brividi ed è un bene che sia sdraiato, perché, molto probabilmente, le sue gambe non avrebbero retto il peso del suo corpo.
Mika lo segue, qualche secondo dopo, con un rantolo, rilassandosi e poggiando la fronte contro la sua spalla.
Passano un paio di minuti fermi così, finché i loro respiri non si regolarizzano. Fedez accarezza piano i capelli di Mika.
Va tutto benissimo.
È venuto nelle mutante come un dodicenne, per colpa del suo migliore amico, ma va tutto benissimo.
« Mik » sussurra, e il riccio mugugna. « sto andando in bagno a cambiarmi, ti porto un asciugamano? Così ti sistemi? ».
« Prendimi un paio di boxer dal cassetto, prima di andare ».
Fedez fa come gli dice, poi si chiude in bagno, a darsi una pulita e tutto il resto.
Porca puttana.
Si guarda allo specchio, prima di uscire, e si impone si togliersi quello stupido sorriso dalla faccia.
Non ci riesce.
Lo sguardo gli cade sul petto, però, proprio nel punto in cui Mika gli ha disegnato qualcosa, poco prima.
E proprio lì, leggermente sotto la clavicola, c'è una clessidra stilizzata: è bellissima.
Per un momento, Fedez pensa che potrebbe tatuarsela e l'idea di avere qualcosa disegnato da Mika inciso sul suo corpo per sempre, gli fa scorrere un brivido lungo la schiena.
Quando torna in camera ha il buon senso di chiudersi la porta alle spalle.
Le luci dei lampioni illuminano fiocamente la stanza.
« Adesso io mi sposto, aspetta » mormora Mika, ma Fedez capisce che è più addormentato che sveglio.
Indossa solo la maglietta e i boxer nuovi che il ragazzo gli ha dato.
Fa un respiro profondo, prima di sdraiarsi accanto a lui. « Non fa niente » gli dice, e forse stanno correndo troppo, o forse no, ma, ora come ora, Fedez lo vuole vicino.
Ha bisogno di lui vicino. Copre entrambi con il lenzuolo prima di aggiungere: «Resta ».




Angolo dell'autrice
Disagio 2.0
Sono le 6:07 am e io sono qui a pubblicare il nuovo capitolo.
Cosa festeggiamo?
Le porcaputtana di 101 recensioni. Forse non vi rendete conto.
E' come se avessi vinto una maratona (e io sono una sega negli sport, quindi fatevi due conti ahahah).
Comunque, robe che non c'entrano nulla, sono troppo fissata con questa cosa che gli Urban debbano cantare Creep dei Radiohead perché sì. Oppure Free Fallin' di John Mayer.
E' un tarlo che mi perseguita da settimane, help.
E ora, tornando alla storia, che ne pensate?
Fedez si è fatto un po' perdonare stavolta? Me l'avete insultato troppo nello scorso capitolo, povera stellina ahahah.
Aspetto come sempre i vostri commenti!
Ah, e vorrei davvero rispondere ora a tutte le bellissime recensioni (graziE!) ma ho sul serio bisogno di dormire.
QUINDI, scriverò a tutte domani mattina, promesso.
Un ringraziamento speciale va a tutte le persone che, come sempre, si prendono la briga di lasciarmi una recensione, anche piccolina, ma stavolta, vorrei ringraziare anche il gruppo midez di fb, in cui sono stata aggiunta solo qualche giorno fa, e le bellissime personcine conosciute questo pomeriggio sul gruppo midez di whatsapp;
Anita, Elisa, Flavia, Ila, Nadia, Nicla, Ornè, Virgi (e spero di non essermi dimenticata nessuna) questo è anche per voi!
Grazie per il vostro supporto.
Buonanotte

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ci sono diversi modi in cui Fedez ha sperato di svegliarsi e di essere svegliato, quella mattina.
Mika sarebbe potuto scendere al bar e comprargli quei cornetti al cioccolato che gli piacciono tanto, per esempio, e poi avrebbero potuto fare colazione a letto, insieme.
Giusto perché a letto è più comodo, non perché si tratta di un gesto romantico e intimo. Assolutamente.
Potrebbe mentire e dire che gli ha dato fastidio, dormire con il riccio, soprattutto dopo i recenti avvenimenti, ma non ci riesce.
Dorme così profondamente, che non si rende neanche conto di Mika che si sposta nel materasso, che guarda l'ora sul telefono – la urla ad alta voce, come se il tempo potesse tornare indietro magicamente – e gli rifila una gomitata nelle costole.
In effetti, questo l'ha sentito.
« Mik, ti sei rincoglion- » borbotta, sfregandosi le mani sulla faccia.
Il riccio lo interrompe, distruggendo i suoi castelli di sabbia e le sue perfette colazioni a letto, per stramazzare: « Sono le otto e noi abbiamo il turno di mattina, e ieri no abbiamo messi la sveglia, cazzi ».
Ah, è lunedì.
Fedez se n'era totalmente dimenticato. Mika si alza, si infila una mano tra i capelli e li spettina e il ragazzo tatuato ne è quasi divertito, perché è decisamente buffo.
Il riccio corre da una parte all'altra della stanza, prepara i vestiti da indossare a lavoro e li poggia sul suo letto, ancora fatto dal giorno prima. Apre l'armadio, poi lo richiude e lo riapre di nuovo, probabilmente non riuscendo a collegare il cervello e capire cosa diamine debba fare.
« Gli asciugamani puliti sono nel primo cassetto » gli suggerisce allora Fedez, perché lo conosce talmente bene da sapere cosa gli passa per la testa.
Il riccio annuisce, prende quello che gli serve e continua a muoversi a destra e a manca. A Fedez, che, ancora spaparanzato sul letto, non ha battuto ciglio, sembra tanto di essere stato catapultato in una partita di Pinball.
Ovviamente, Mika è la pallina del flipper.
Il riccio si ferma davanti alla porta della loro camera, lo guarda alzando le sopracciglia e sbuffa.
Fedez vorrebbe spostargli i capelli dalla fronte e baciarlo sulla bocca.
Aspetta.
« Perché tu mi stai guardando così? » gli chiede Mika, incrociando le braccia al petto nudo.
Fedez lo sta guardando, in effetti.
I capelli ricci, le fossette, gli addominali non troppo scolpiti, i boxer bianchi, le gambe lunghe-
« Perché sei bellissimo » gli risponde, e si accorge solo dopo di aver espresso un pensiero ad alta voce. Il sorriso imbarazzato di Mika glielo conferma.
Pazienza, che cazzo.


Mezz'ora dopo sono entrambi di sotto ad aiutare Skin a sistemare i tramezzini nella vetrina accanto al bancone.
Fortunatamente non c'è nessuno, nel bar. E fortunatamente, Zack sembra essere di buon umore, quella mattina.
In realtà, quell'uomo è sempre di buon umore, ma quel giorno, riflette Fedez, forse solo un po' di più.
« Ben svegliati » li saluta, raggiungendoli. Delle piccole rughette si formano ai lati dei suoi occhi chiari.
Fedez gli sorride di rimando. « Scusa per il ritardo. Ieri mi sono dimenticato di… mettere la sveglia ». Mika, accanto a lui, annuisce, colpevole.
« Non fa niente » dice Zack, poggiando i gomiti sul bancone. « Ho bussato un paio di volte alla vostra porta » Fedez si congela sul posto, sicuro che lo zio di Mika faccia qualche battutina sul fatto che li abbia accidentalmente visti dormire insieme – mezzi nudi, per giunta – nello stesso letto, invece l'uomo continua: « Ma non avete risposto e sono sceso giù. Stavate dormendo così bene che non ho avuto il cuore di entrare in camera e svegliarvi ».
Fedez pensa che Zack sia un angelo, o roba del genere, davvero.
« Domani vi vogliamo qui dalle sette e mezzo, non un minuto di ritardo » si intromette Skin, facendo il giro del bancone e fermandosi vicino a Zack. « E oggi lavorerete anche nel pomeriggio, ragazzi » continua, lanciando un'occhiataccia allo zio di Mika. « E smettila di far fare a me la parte della cattiva, deficiente » lo insulta, colpendolo con il grembiule della divisa.
Mika ridacchia, scusandosi di nuovo.
La mattinata prosegue abbastanza velocemente, Fedez ha notato la ragazza con i capelli rossi che ha parlato con lui qualche giorno prima. È seduta al tavolo cinque e gli sta lanciando occhiate da quando è entrata al bar.
Mika ha insistito un paio di volte per andare a servire lui, al tavolo in cui sono sedute lei e le sue amiche. Fedez l'ha lasciato fare, cercando di ignorare lo sguardo indagatore di Skin, che sembra bruciargli addosso.
Dopo pranzo sono arrivati Gennaro e Alessio che, prima ancora di andare a prendere posto al solito tavolo, si sono precipitati al bancone sbattendoci sopra quello che sembra essere un foglio di carta.
« Buongiorno anche a voi, disagiati » li saluta Fedez, trattenendo una risata.
Alessio lo guarda e il ragazzo tatuato – non sa bene perché – si sente in imbarazzo, come se il bruno sapesse.
È comunque Gennaro a prendere parola. Indossa, come sempre, un paio di occhiali da sole dalla montatura arancione, ed è uno strambo perché là fuori il cielo non è mai stato più grigio. « La bellissima notizia è questa. Siccome Alessio è un nerd- ».
« Non sono un nerd » brontola Alex, corrucciando le sopracciglia scure.
Gennaro lo ignora. « Dicevo, siccome Alè è un nerd, si è informato su tutti gli eventi e i raduni di Cosplayer che si terranno nelle vicinanze...».
« E ho scoperto che, in questo periodo, non ce ne sarà neanche uno » dice e il suo faccino triste non può che confermare la cosa: è un fottuto nerd.
« Però, purtroppo o per fortuna, ha anche scoperto che ci sarà una serata a tema, il prossimo martedì, nel pub di Liverpool dove ci siamo conosciuti » continua Gennaro, indicando il foglio sul bancone.
No.
« Com'è che si chiamava, Alè? ».
« Il Pollaio ».
Fedez non ci vuole credere.
Lancia una rapida occhiata a Mika che, incredibilmente, arrossisce un poco.
Il foglio, comunque, si rivela essere un volantino colorato. Al centro, ci sono maschere, disegni e scritte arcobaleno poco fraintendibili.
« Una festa in maschera, davvero? ».
« Una serata a tema » precisa Alessio, « dove si può andare mascherati da ciò che si vuole. Io e Genn volevamo andare vestiti da supereroi ».
Gennaro si schiarisce la gola, richiamando l'attenzione su di sé. « In realtà lui vuole vestirsi da supereroe e mi sta costringendo ad assecondare le sue idee di merda ».
« E tu ti stai lasciando costringere » scherza Fedez, e spera di far ridere il biondo, ma questo strabuzza gli occhi e borbotta qualcosa di incomprensibile.
Eh?
« Quindi, ci state? » continua Alessio, entusiasta.
Ed è divertente perché sia Fedez che Mika danno risposte opposte. « Assolutamente no » dice Fedez, proprio nell'esatto momento in cui il riccio esclama: « Assolutamente sì! ».
« Perfetto » è il commento di Alex, che sembra non aver neanche preso in considerazione la risposta negativa del ragazzo tatuato. « C'è anche un negozietto, a Liverpool, dove vendono maschere e costumi a poco prezzo. Dopo vi spiego bene come arrivarci » dice, esaltato, ma sembra che si stia rivolgendo più a Mika che a Fedez.
« Siamo dei fottuti deboli » è il commento che gli rivolge Gennaro, comunque, sbuffando rumorosamente. Fedez ridacchia, perché tanto lo sa come andrà a finire.
Poi, una frase di Alessio cattura la sua attenzione: « Volevo proporvi da ieri questa cosa. Ti ho anche chiamato Mik, ma tu non hai risposto ».
Fedez rischia di far cadere per terra il boccale di vetro che ha iniziato ad asciugare.
Certo che non ha risposto, ci stavamo strusciando come due quindicenni arrapati.
Fortunatamente, Mika ha una scusa da propinargli. «C-ci siamo addormentati presto. Abbiamo fatto da baby sitter alla figlia di un amico di zio Zack e poi siamo… crollati » dice, lanciandogli un'occhiata.
Fedez ha la decenza di arrossire.
Alessio e Gennaro li guardano straniti ma non aggiungono altro. Ordinano due caffè e vanno finalmente a sedersi a quello che – ormai – è diventato il loro posto.
« Grazie, per aver avuto la risposta pronta » borbotta Fedez, mentre il battito del suo cuore inizia a rallentare. Mika gli sorride, dandogli un colpo di natica che gli fa quasi perdere l'equilibrio.
Quando, qualche minuto dopo, Fedez raggiunge il tavolo dove sono seduti gli Urban, si trova di fronte una scena abbastanza insolita.
Ovviamente, ha sempre pensato che quei due fossero scemi, ma non fino a quel punto.
« La pasta non è all'asta » dice Gennaro, il viso poggiato sulla mano destra, rivolto verso Alex.
« È casta ma non basta » gli risponde l'altro idiota. E sono entrambi talmente immersi in quel giochino del cavolo da non rendersi neanche conto della presenza di Fedez.
« È fredda e senza salsa » controbatte il biondo.
« È pigra e non si alza ».
« È sana e senza zampa » e qui Alex ridacchia in maniera adorabile – anche se Fedez pensa solo che sia un imbecille – mettendosi una mano davanti alla bocca.
« Mi guarda e poi mi scansa » risponde il bruno, dopo essersi ripreso.
Fedez è quasi affascinato dalla loro stupidità.
« E poi balla la paranza ».
E poi inizia il delirio perché se prima Fedez poteva immaginare che si trattasse di un gioco – seppur stupido – di rime, ora non ha la più pallida idea di cosa stia succedendo.
Gennaro si toglie gli occhiali – finalmente – e fa strisciare rumorosamente la sedia verso Alessio, per avvicinarsi ancora un poco a lui.
« Sallafalla di rimanza » dice Alessio, facendo ridere il biondo.
« Santorelli e no la mamma ».
« Sarabanda nillo casta ».
« Lellostello il cammello ».
« Tilloncello l'ombrello ».
Gennaro ci pensa un po' su, prima di rispondere, con una risatina: « E il bambino cattivello ».
« Strellolello ».
« Sedia ».
« Pomello » dice Alessio.
« Labello » ribatte Gennaro.
« Siete malati » conclude Fedez, scoppiando a ridere. « Per curiosità, è così che scrivete i testi delle vostre canzoni? ».
Alessio ridacchia, Gennaro finge di imbronciarsi. « Sono cose nostre » è il suo ultimo commento, prima di afferrare la tazzina che Fedez gli sta porgendo e bere il suo caffè, non più tanto bollente, ormai.


Prima che arrivi sabato – e Fedez non aspetta altro perché, visto il successo avuto la settimana scorsa, gli Urban Strangers hanno deciso di esibirsi ancora – non succede niente di particolarmente emozionante.
Nel tempo libero, il ragazzo lavora sul suo pezzo, non può non approfittare del buon umore e dell'ispirazione che lo accompagnano in quei giorni.
Anche Mika decide di cantare, quel sabato, al bar dello zio, perciò, sta molto spesso con Alessio, che gli ha gentilmente prestato la chitarra, per provare.
Fedez è curioso di sapere cosa canteranno, sia il riccio che Alex e Genn, ma quei tre sembrano non volergli anticipare niente.
« Se è “Creep” vi bacio in bocca entrambi » commenta, facendo ridere i due ragazzi e, allo stesso tempo, facendo irritare Mika che – per inciso – poi ha giocato a fare l'offeso con lui per il resto del pomeriggio.
« Non è “Creep” ma ci stiamo lavorando » gli risponde Gennaro. « Siccome Alex mi ha detto di questa tua ossession- » e si interrompe perché Alessio gli ha appena pestato il piede.
Fa un verso simile a quello di un animale ferito, gli lancia un'occhiataccia e poi si corregge: « Di quanto ti piaccia questa canzone, insomma, ci stiamo impegnando un bel po' a prepararla, visto che non l'avevamo mai provata ».
« Non si può dire la stessa cosa della cover che abbiamo deciso di portare questa settimana. La cantavamo sempre a Somma. Praticamente la sappiamo a memoria! » dice Alessio, facendo sorridere il biondo.
Fedez potrebbe continuare ad insistere sulla cover, davvero, ma in quel momento è troppo impegnato a recepire il messaggio: canteranno “Creep” (in un futuro non troppo lontano, si spera) e lui potrà morire in pace.
Durante il resto della settimana, quando non hanno il turno al bar e Mika va a provare la sua canzone all'hotel in cui alloggiano gli Urban, Fedez potrebbe ammettere di sentire la sua mancanza.
Potrebbe ma non lo fa.
Potrebbe mettersi a pensare a tutto quello che sta succedendo, ma non fa neanche questo.
Potrebbe baciare Mika, quando torna a casa per cena o per pranzo, ma c'è sempre qualcosa che lo blocca.
Il riccio, però, sembra percepirla, la sua insicurezza, la sua confusione, perché, dopo quella domenica notte, non si è spinto mai troppo oltre.
È sempre cauto, ogni volta che si avvicina al ragazzo tatuato; lo sfiora piano e, quando lo fa, si accerta che non ci sia nessuno nelle vicinanze.
Fedez vorrebbe ringraziarlo ogni fottutissima volta. Perché Mika c'è, perché capisce e, soprattutto, perché gli sta dando tempo.
Mercoledì, Fedez e il riccio prendono in prestito il pick-up di Zack – santissimo uomo – e fanno una breve tappa a Liverpool, per visitare il negozio di cui Alessio ha parlato loro.
È una sorta di mini-fumetteria dove vendono anche videogiochi e costumi di supereroi e accessori vari a buon prezzo, effettivamente.
L'idea era quella di spendere il meno possibile, perciò, alla fine, Fedez e Mika comprano le maschere e i mantelli di Batman e Robin.
Litigano un po' prima di decidere chi sarà chi.
« Non voglio essere Robin » si lagna Fedez, mentre lui e il riccio sono nel pick-up e stanno tornando ad Holmes Chapel.
« Ma deve essere così » risponde Mika, mettendo in moto.
Ma cosa minchia vuol dire.
« Ma dove sta scritto? ».
« Da nissuna parte. Lo dico io » commenta il riccio, irremovibile.
« Ma Robin è un personaggio inutile. Ed è molto meno famoso di Batman ».
Mika si volta verso di lui per un secondo, lanciandogli un'occhiataccia. « Questo non è vero. Robin è il braccio destro di Batman, senza di lui Batman non è niente. Divennero inseparabili, tanto da essere conosciuti come il Dinamico Duo ».
Fedez soppesa le sue parole in silenzio, poi aggiunge: « È perché sono il più basso, vero? ».
Mika ride.


Sabato sera, però, non sembra voler fare così tanto lo spiritoso. Ha chiesto il permesso a Zack per potersi esibire e lo zio è stato così felice da stringerlo in un abbraccio che a Fedez è sembrato infinito.
« Sono così contento di poterti sentire cantare di nuovo, dopo tutti questi anni » gli ha detto, orgoglioso.
Tuttavia, Mika, che mai ha cantato di fronte ad un pubblico così grande, inizia a farsi nervoso. Anzi, è teso come una corda di violino e Fedez si sente male per lui.
Alla fine, il riccio ha rinunciato a suonare ed era pronto a cantare utilizzando una base presa da internet, ma Alessio si è offerto di accompagnarlo con la chitarra.
E ti pareva.
Poco prima della sua esibizione, in ogni caso, Mika fugge in bagno. Fedez lancia una rapida occhiata prima alla figura del riccio, poi alla ragazza che sta cantando in quel momento e poi a Skin che gli fa intendere con un solo sguardo che può andare da lui e dopo sbuffa infastidita, come se avesse a che fare con un idiota.
Fedez cerca di farsi spazio, dà qualche gomitata e non si scusa neanche, troppo preso com'è a raggiungere quella maledetta porta.
Saluta con un cenno del capo Alessio e Gennaro, che lo guardano perplessi. Non importa.
Quando apre la porta del bagno degli uomini, Mika è poggiato con la schiena contro il muro. Ha gli occhi chiusi e sta facendo respiri profondi.
I capelli sono tenuti indietro da un'abominevole quantità di gel e lacca. Fedez li preferisce ricci, comunque.
Si avvicina lentamente a lui, non vuole spaventarlo. « Mik » sussurra e basta, sfiorandogli il polso.
« Non ce la faccio. Pensavo di gestirla meglio, invece no e ora sarò totalmente- ».
« Perfetto » lo interrompe Fedez. « Sarai perfetto. E se c'è una persona che può fare il culo a tutti, là fuori, quello sei tu ».
Mika sorride, leggermente. Ed eccola lì, quella fossetta, proprio quella che Fedez sperava di vedere.
« La penserai così anche se sarà uno schifo? ».
« Non lo sarà » dice Fedez, e non è mai stato tanto sicuro di qualcosa. In realtà, se deve essere sincero, è sempre stato sicuro delle grandi capacità di Mika che è bravo a fare tante cose, ma non si vanta mai di niente.
« Come fai tu a dirlo? Come faccio se quando sono lì, davanti a tutti mi viene l'ansia » domanda il riccio, a bassa voce, e c'è sempre quell'incertezza. Fedez cerca di comunicargli quello che non riesce a dire a parole, allora.
Si alza sulle punte e poggia le sue labbra sulle sue. È più uno sfioramento, in effetti, ma quando si allontana, il sorriso che gli rivolge Mika gli fa capire che è stato abbastanza.
« Canta come se avessi di fronte solo me, va bene? » gli sussurra ad un orecchio, prima di uscire dal bagno.
Quando Mika prende in mano il microfono, qualche minuto dopo, trema leggermente, ma sembra un pochino più sicuro.
Alla sua destra c'è Alex, che sta accordando la chitarra ed è seduto su una sedia, perché probabilmente non vuole dare troppo nell'occhio e distogliere l'attenzione dal riccio.
A Fedez batte il cuore come se ci fosse lui, davanti a tutte quelle persone.
« Hem ciao » si presenta Mika, in inglese, e si vede che cerca il suo di sguardo, tra tutti. Appena vede Fedez, infatti, la sua espressione si distende. « Questo è un pezzo molto importante per me. Si chiama “A Message”, dei Coldplay ».
Il pubblico applaude e Fedez dovrebbe mantenere un certo contegno ma non ci riesce e fa un fischio, battendo le mani rumorosamente.
Vede il riccio abbassare lo sguardo e sorridere, prima di cantare.
Il titolo gli sembrava familiare, in effetti, ma è solo dopo aver sentito le prime note che Fedez ricorda.

Inizio luglio.
Fine della quarta superiore.
Giulia lo aveva appena lasciato per trasferirsi in America. Voleva diventare una modella o roba del genere. Fedez non l'aveva capita mai, la sua scelta.
Poteva scegliere lui – egoisticamente ci sperava, non poteva negarlo – e invece se n'era andata. E no, Fedez non era sicuro di amarla, ma dopo quasi tre anni ci teneva e faceva male comunque.
Finisco per allontanare sempre tutti.
Mika, dal canto suo, non faceva che distrarlo, organizzando serate con gli altri compagni di liceo, portandolo al cinema, facendogli sentire nuovi pezzi, perché sapeva che, in fondo, la voce del riccio lo faceva sentire meglio, di solito.
Aveva deciso così anche quel pomeriggio, quando si era presentato a casa del ragazzo tatuato con due cartoni di pizza e una chitarra che “me l'ha prestata Gerardo”, gli aveva detto.
« Cosa stai facendo » aveva chiesto Fedez, mentre guardava il riccio poggiare i cartoni sul letto e sedersi accanto a lui. « E da quando suoni la chitarra? ».
« Sto imparando, in questi giorno » aveva tagliato corto il ragazzo, sorridendogli. « Ti va di suonare qualcosa? ».
Fedez si era accasciato sul letto, scuotendo la testa. « No, canta tu, dai ».
E Mika aveva iniziato.


My song is love
Love to the loveless, shown
And it goes up
You don't have to be alone
Your heavy heart
Is made of stone



Il ragazzo trattiene il fiato. La voce acuta di Mika è sempre la stessa ma, forse, stavolta, è Fedez ad essere cambiato.
Il riccio non interrompe il contatto visivo con lui neanche un secondo.
Fedez è sopraffatto. Colpa del flashback, di Mika, della sua voce, del suo cazzo di sguardo.


And its so hard to see you clearly
You don't have to be on your own
You don't have to be on your own


Fedez aveva alzato la testa da sopra il cuscino per guardare Mika, curioso. Gli piaceva il modo in cui il suono della chitarra si fondeva con la voce del riccio; era piacevole.
Aveva chiuso gli occhi, giusto per immergersi un po' di più nella canzone.
Quando Mika aveva cantato l'ultimo verso, gli aveva chiesto, quasi sussurrando: « Allora, va meglio? ».
« No » aveva risposto.


Ora, Fedez sa che va meglio, rispetto a quella volta, ma non va comunque bene perché a lui sta venendo da piangere.

And I'm not gonna take it back
Well I'm not gonna say I don't mean that
Your the target that I'm aiming at
And I get that message home



Come ha fatto Mika a sopportare gli ultimi tre anni? E, soprattutto, come ha fatto Fedez a non accorgersi mai di nulla?
Si poggia al bancone, perché non ce la può fare.


My song is love
My song is love, unknown
And I'm on fire for you, clearly
You don't have to be alone

You don't have to be on your own


Mika canta di nuovo il ritornello e Fedez cerca di riprendersi, di smetterla, prova a concentrarsi su Alessio – di cui si era totalmente dimenticato – ma non funziona.
Il suo cuore, ora come ora, è impigliato negli occhi di Mika.


And I'm not gonna take it back
And I'm not gonna say I don't mean that
Your the target that I'm aiming at
But I'm nothing on my own
Got to get that message home



Mika che è sempre stato coraggioso, che non si è mai rimangiato niente, nessuna promessa, che gli sta sputando addosso quelle parole e fanno male, fanno davvero male.


Tu sei il bersaglio a cui sto mirando
E sono niente, da solo
E devo far arrivare quel messaggio a casa


Questi versi gli rimbombano nel cervello, mentre parte l'assolo di Alessio, alla chitarra. Si affretta ad asciugarsi una lacrima perché no, non può mettersi a piangere così, davanti a tutti.
Non può.
Sta combattendo da troppo tempo con questo fastidioso groppo alla gola e non sa come fare. Quando Mika abbassa lo sguardo, la sua voce è più delicata, se possibile, mentre canta: « And I'm not gonna stand and wait, not gonna leave it until its much too late. On a platform I'm gonna stand and say that I'm nothing on my own ».
Fedez muore dentro quando Mika termina la canzone con uno dei suoi acuti. «And I love you, please come home ».
Canta gli ultimi due versi e poi la gente lo acclama. E l'applauso è talmente rumoroso da dar quasi fastidio. Fedez vorrebbe davvero unirsi a loro, ma è troppo impegnato a sopravvivere.
Cerca di ricomporsi, prima che Mika lo raggiunga e ne ha il tempo, fortunatamente, perché il riccio è letteralmente sommerso dagli abbracci di Zack – ma quando lo ha raggiunto? – e di Alessio e Gennaro.
Quando Mika è davanti a lui, con i capelli tutti scompigliati – addio gel – e il fiatone, Fedez potrebbe fare qualcosa di stupido, come mettersi a frignare, ancora, o baciarlo lì, davanti a tutti.
Invece si sporge verso di lui e lo abbraccia e lo tiene stretto come se stesse cercando di rimettere insieme tutti i suoi pezzi.
Mika rimane interdetto per qualche secondo, poi ricambia la stretta, affondando il viso nel suo collo.
Rimangono così finché Skin non dà a entrambi una pacca sul sedere, per richiamarli al lavoro. Fedez lo vede nel suo ghigno, che si sta trattenendo dal fare qualche battutina idiota. La ringrazia mentalmente per non averla fatta.
Per quanto riguarda l'esibizione degli Urban, non c'è molto da aggiungere. Semplicemente perché Fedez non trova le parole da aggiungere.
E si sente un coglione perché persino la canzone che hanno scelto di cantare Alex e Genn, quella sera, gli ricorda lui e Mika.
Non ce la posso fare, cazzo.
Lancia una rapida occhiata ai due ragazzi, circondati da altri aspiranti cantanti e da ragazzine che già urlano loro dietro – Fedez mima un conato, facendo ridere il riccio – ed è il primo ad applaudire, stavolta, prima che inizino a cantare.
« Alessio sta davvero bene con quella camicia » osserva Mika, sfiorandogli la spalla e sorpassandolo per andare a servire ad un tavolo.
Fedez trattiene uno sbuffo.
D'altronde Mika è Mika e continuerà sempre a sputare complimenti su tutto e tutti, si ripete, prestando attenzione solo in quel momento all'abbigliamento di Alessio.
In effetti la camicia scura che indossa, gli fascia perfettamente petto e spalle, e, se Fedez ci capisse qualcosa, di moda, buon gusto e tutto il resto, potrebbe esprimere anche lui qualche commento positivo a riguardo.
Scuote la testa e guarda Gennaro, invece, sempre nervoso, che sistema il microfono sopra l'asta e si schiarisce la voce. Ha una camicia che gli sta troppo grande (Fedez ormai non si stupisce più) a quadrettoni verde chiaro, scuro e marroncino.
Quando inizia a cantare, Fedez può notare il suo corpo rilassarsi, mentre il biondo chiude gli occhi e solleva la mano destra in aria, muovendola a tempo di musica.
Alessio lo accompagna con la chitarra, annuendo con la testa, muovendo piano le labbra, in attesa che arrivi il suo turno.
Le loro esibizioni sono sempre calcolate, riflette Fedez, ed è bello perché si nota quanto ci lavorino sopra prima di presentarle ad un pubblico.
Quando Alessio parte con la seconda strofa, le orecchie di Fedez hanno un infarto. Il contrasto tra il tono basso della voce di Genn e quello alto di Alex è evidente e, davvero, è come se Fedez vedesse i fuochi d'artificio o roba simile ogni volta che gli Urban cantano.
« Ehi, ti decidi a darmi quella birra o devo morire aspettandoti? » sbotta Steve, allungando la mano per prendersi il boccale da solo.
« Scusa Steve » dice Fedez, porgendogli la sua birra.
Intanto, gli Urban Strangers stanno continuando con la loro esibizione lasciando – ancora una volta – a bocca aperta, il ragazzo tatuato, Mika, dall'altra parte del bar, Skin, che ha smesso di asciugare i bicchieri per dedicare a loro la sua attenzione, e Zack che-
Porca Puttana. Quand'è che si è spostato proprio davanti a Gennaro e Alessio, in prima fila, esattamente? E quand'è che ha iniziato a ondeggiare le braccia al cielo, coinvolgendo anche tutti i presenti?
La canzone sta finendo, comunque, Fedez lo capisce perché Alex sta ripetendo il ritornello, pizzicando appena le corde della chitarra. « We live in cities, you’ll never see on screen. Not very pretty, but we sure know how to run free. Living in ruins of the palace within my dreams » e Fedez pensa che in quel momento interromperà la canzone ma, invece, si aggiunge Gennaro, il suo tono di voce è talmente forte che quasi sovrasta quello di Alessio.
« And you know, we’re on each other’s team » canta, facendo ondeggiare le spalle, alzando e sollevando – di nuovo – il braccio destro.
Con il sinistro stringe il microfono quasi spasmodicamente e, mentre ha gli occhi chiusi, si batte una mano sul petto. Fedez nota solo ora come, sia il biondo che Alessio, tengano le palpebre socchiuse ogni volta che si arriva al ritornello.
Deve avere un significato importante, per loro, quella canzone – o magari sono solo dannatamente bravi – perché la cantano con emozione e trasporto tali da fargli venire i brividi.
« And you know, we’re on each other’s team » cantano entrambi, alzando il tono della loro voce. E quella quasi spezzata di Gennaro, ancora una volta, si inserisce perfettamente accanto a quella di Alessio.
« And you know, you know, you know » sussurrano quasi l'ultima parola e aprono gli occhi, giusto un attimo prima di guardarsi.
Fedez ha un solo commento che gli vortica per la testa.
Ma che cazzo.
Il pubblico impazzisce, per l'ennesima volta quella sera, Mika gli fa un sorrisone mentre si affretta a raggiungerlo e lui non pensava di poter morire psicologicamente due volte, nello stesso giorno, eppure succede lo stesso.


Quando arriva martedì sera, hanno già programmato ogni cosa. Stavolta, andranno a Liverpool in pullman e si sono informati su tutti gli orari (beh, Mika e Alessio l'hanno fatto, lui e Genn hanno passato il tempo a lamentarsi, più che altro).
Comunque, il primo pullman per tornare è alle cinque del mattino, quindi si tratta solo di sopravvivere fino a quell'ora.
Fedez dubita di farcela, sinceramente. E dubita anche che la sua dignità sia ancora integra visto come è conciato.
Ha il mantellino giallo di Robin legato al collo e, per l'occasione, ha deciso di indossare una vecchia maglietta rossa.
Mika ha insistito per appiccicargli sopra il simbolo della R perché “Fedè, ma io ho attaccato il simbolo di Batman nella mia camicia” ma Fedez non ha voluto sentire ragioni.
Si sente già abbastanza ridicolo così – anche se nel pullman fortunatamente ci sono solo lui, Mika, Alessio e Gennaro – con quella stupida mascherina nera sul viso e tutto il resto.
Mika invece è felicissimo. Indossa la maschera di Batman e il rispettivo mantello nero con orgoglio (neanche stesse sfoggiando un Premio Nobel) e, giusto per richiamare ancora di più il costume originale, ha voluto mettersi anche una camicia grigia.
Non sono costumi perfetti ma, sicuramente, sono meglio di quelli di Alex e Genn.
Quando si sono incontrati alla fermata, quella notte, la prima cosa che ha pensato Fedez guardando il costume di Alessio è stato: raccapricciante.
Il bruno, infatti, indossa un paio di jeans e una maglietta blu scuro e, sopra questi, un camicie bianco da cui spuntano due braccia finte, lunghe e sproporzionate.
Fedez, che inizialmente non si era accorto di quell'oscenità – colpa del buio e della scarsa luce dei lampioni – ha quasi lanciato un grido quando gli ha stretto un braccio, per salutarlo, e si è trovato a toccare una manica lunga e molliccia.
Una volta saliti sul pullman e occupati i posti a quattro, Alessio gli ha spiegato che lui è L'Uomo Gomma, , quello dei Fantastici 4.
« In che razza di posto hai trovato quelle schifezze che hai al posto delle braccia? » chiede Fedez, guardandole con ribrezzo.
« Sempre nello stesso negozio. Era un costume da scienziato pazzo, ma io ci ho attaccato sopra la spilla dei Fantastici 4 e ora sembra molto più credibile, vi pare? » chiede, emozionato.
Convinto tu.
« Io invece non ha ancora capito » interviene Mika, squadrando la figura di Gennaro, davanti a sé.
« Da cosa sei vestito tu, Genn? ».
Gennaro sbuffa, indicando il suo petto, dove si trova la medesima spilla dei Fantastici 4. Il suo abbigliamento è molto simile a quello di Alessio, senza contare il camice e le braccia di gomma inquietanti. « Sono l'Uomo Invisibile, non è ovvio? ».
Mika si acciglia. « Vuoi dire la donna » lo corregge.
« No, voglio dire l'Uomo. Ti sembro una donna? » borbotta, appiattendosi il ciuffo biondo sulla fronte.
« In effetti, se ti spostassi quel capelli dalla fronte e ti truccassi un po', forse-» .
La risata di Alessio lo interrompe. « Mik, lascialo stare. È solo arrabbiato perché si è deciso ad andare al negozio solo l'altro giorno e i costumi di Captain America e Iron Man – che erano quelli che volevamo all'inizio – erano già finiti. Avremmo dovuto aspettare settimane per ordinarli, gli altri costavamo troppo e quindi ci siamo arrangiati ».
« Il mio costume è comunque il più bello di tutti » borbotta Genn, facendo sorridere Fedez.
A volte è difficile accettare che questo ragazzo qua e il cantante professionista che si esibisce al bar il sabato sera, siano la stessa persona.
Fedez scuote la testa, mentre proseguono il viaggio verso il loro inevitabile destino.


Stiamo venendo qui per i balli e le maschere, avevano detto.
Non berremo molto, avevano detto.
Vaffanculo, avevano detto un sacco di cose eppure sono già tutti ubriachi. E Fedez ha avuto la certezza di una cosa, in particolare: Mika e Gennaro non reggono l'alcool, per niente.
Non che lui sia nella posizione di mettersi a criticare qualcosa o qualcuno, in questo momento, comunque.
Stanno ballando nella solita pista improvvisata, in mezzo a maschere decisamente improbabili. Fedez scorge un gruppo vestito da Tartarughe Ninja e vorrebbe battere un cinque a tutti loro ma sono davvero troppo lontani.
Pazienza.
Il ragazzo tatuato, in ogni caso, non fa molto caso alla musica. Sente solo le risate di Mika, Gennaro e Alessio, mentre cercano di imitare le mosse che Drake fa nel video della sua nuova canzone, di cui Fedez non ricorda il nome.
Non vanno a tempo, non stanno seguendo la musica, stanno solo facendo il cazzo che vogliono e va bene così.
Fedez guarda Mika e per un momento vorrebbe che si togliesse quella stupida maschera dalla faccia, perché ha un'insensata voglia di infilargli una mano tra i capelli.
Non passa molto, comunque, e Fedez si accorge che c'è una quinta persona, lì accanto a loro, che imita i loro – invidiabilissimi – passi di danza.
Che cosa succede?
Il ragazzo in questione alza lo sguardo. Ha gli occhi scuri e i capelli neri, un tempo probabilmente tirati su in un ordinato ciuffo, ora sono tutti spiaccicati sulla sua fronte.
« Walliò » lo saluta Alessio e cosa stai dicendo? Vorrebbe dirgli Fedez, ma, ora come ora, è troppo concentrato sulla mano di Mika che, per mantenersi in equilibrio, sta stringendo il suo fianco.
Gli occhi del nuovo arrivato sembrano illuminarsi. « Walliò » urla, alzando le braccia al cielo. Fedez nota solo in quel momento il suo costume.
È vestito di scuro e sulle sue braccia e sulla sua maglietta sono state dipinte bellissime fiamme rosse.
« Walliò? » si aggiunge Gennaro, spostandosi per guardarlo in faccia.
« Walliò! » esclama in risposta quell'altro, avvolgendo il biondo e Alex in un abbraccio fortissimo.
Okay.
« Ma quanto è bello trovare qualcuno del Sud » dice, allontanandosi dai due ragazzi. « Sono Giovanni, ragà, ma potete chiamarmi Giòsada ».
Si presentano tutti velocemente, ma quando tocca a Fedez, il ragazzo non riesce a controllare bene il filtro bocca cervello perché esclama: « Che figata il tuo costume! » poi scuote la testa, mettendo in ordine i pensieri. « Piacere, sono Federico ».
Giòsada ride. « Sono la Torcia Umana » spiega, indicando il simbolo dei Fantastici 4 – che prima Fedez non aveva notato – cucito all'altezza del suo petto.
Mika sta facendo scorrere, lentamente, la mano lungo tutto il braccio del ragazzo tatuato. Porca puttana.
« Ma davvero? Anche noi siamo dei Fantastici 4 » dice Alessio, esaltato.
Giò li squadra, grattandosi la barba con la punta delle dita. « Tu sei sicuramente l'Uomo Gomma, mi piace l'idea delle braccia finte » dice, indicano il bruno. Alex annuisce, si volta verso il ragazzo tatuato e gli fa la linguaccia e davvero? Fedez non ci vuole credere.
« Tu, invece...» commenta, rivolgendosi a Gennaro. « Ah! Tu sei la Donna Invisibile! ».
Mika e Fedez scoppiano a ridere.
« L'Uomo. Sono l'Uomo Invisibile » lo corregge Gennaro, spazientito.
« Come ti pare, fratè » gli dice Giòsada, poggiandogli una mano sulla spalla. « Voi due, invece, siete un macello. I vostri costumi sono i miei preferiti » confessa, poi, rivolgendosi a Fedez e Mika.
Okay, è probabile che quel tizio gli stia un po' più simpatico.
Ma in realtà, si rivela esserlo ancora di più quando tutti e cinque vanno al bancone. Il solito barista dagli occhi chiari – sì quello gay/pedofilo – li saluta con un sorriso.
« Cosa vi preparo, ragazzi? ».
« Cinque chupito per i miei nuovi amici, offro io! » annuncia Giò, guadagnandosi fischi e pacche sulle spalle da parte di Alex e Genn.
Mika, invece, è ancora in piedi, la testa poggiata sulla sua spalla. Si china e affonda la testa nel suo collo. Normalmente, Fedez sarebbe un po' preoccupato di quello che potrebbero pensare gli altri, ma il respiro pesante di Mika e il naso gelido del riccio contro la sua pelle lo distraggono abbastanza.
« Tutto okay? » chiede, allora.
« Hai un buon profumo » gli dice Mika, nell'orecchio e Fedez teme, per un attimo, che le sue gambe possano cedere.
« Si chiama sudore, Mik » scherza, poggiando una mano sulla schiena del riccio. Mika ridacchia.
Nello stato confusionale in cui si trovano lui e i suoi pensieri, al momento ce n'è solo uno che prevale, tra tutti: non avere un'erezione in pubblico.
Non che il pubblico possa rendersene effettivamente conto, viste le condizioni di tutti i presenti, ma sempre meglio non rischiare.
« E questo shottino è per la nostra Donna Invisibile! » urla Giò, al loro terzo shottino. Gennaro è decisamente fuori uso, altrimenti avrebbe protestato anche stavolta.
Quando vedono un uomo vestito da « La Cosa! Madò, quella è La Cosa! » urlato da Genn, scatta il delirio. Di nuovo.
Giò lo prende per una spalla e lo fa bere con tutti loro. Il ragazzo si chiama Davide Shorty e, quando si sfila la maschera, un'enorme testa di capelli quasi inghiotte il suo viso.
Fedez si chiede come diamine abbia fatto ad intrappolarli dentro la sua maschera aderente. Il suo costume di gomma piuma è davvero realistico e tutti gli fanno i complimenti. « La mia ragazza adora queste cose, me l'ha cucito lei...Stanno festeggiando un compleanno tra amiche, comunque, e io sono stato sfortunatamente invitato » confessa.
Fedez è costretto a tenere fermo il braccio di Mika che più volte l'ha allungato per infilare la mano tra i capelli a cespuglio di Davide.
Il capellone si complimenta con tutti loro per i costumi, finché non arriva a Genn. Gli ci vuole un po' di tempo, poi il suo volto sembra illuminarsi. « Ci sono! La Donna Invisibile, giusto? ».
A quel punto, Gennaro, cotto come una pera, si alza in piedi, ma è costretto a tenere una mano sul ginocchio di Alessio per non cascare a terra. « L'Uomo Invisibile, cazzo. L'uomo » ripete, e probabilmente nella sua testa vorrebbe risultare minaccioso ma, con quella faccia che si ritrova, è quasi impossibile che accada.
Nel frattempo Mika, l'ennesimo bicchierino vuoto in mano, tira una manica della maglietta di Fedez. « Devo andare al bagno, accompagnami » e più che una supplica sembra essere un ordine.
Fanno una foto, però, prima, perché “dobbiamo assolutamente avere un ricordo della serata Fantastici 4 + Batman e Robin” e, quando Fedez dice che stanno andando in bagno e che si incontreranno di nuovo all'uscita, Alessio li sorprende con una delle sue perle.
« Tranquillo Fede, io sto a posto. Ho immagazzinato la mia vescica in un' altra vescica ».
Fedez gli scoppia a ridere in faccia, Alex non sembra curarsene, comunque.
« Cosa significa » indaga Shorty.
Gennaro sembra voler dire la sua, ma Giò lo precede. « Significa che non deve andare in bagno. Questo ragazzo è un genio » commenta, battendo il cinque a Mika, invece che ad Alessio.
Okay.

Okay.
Miracolosamente, non c'era fila davanti all'unico bagno dei maschi del locale, perciò Mika vi è entrato subito, trascinandosi dietro un confuso Fedez.
Appena chiusa la porta, gira la serratura e spinge Fedez contro la parete.
Il ragazzo ha un flashback di tutta questa situazione. « Mik, cosa stai facend-? ».
« Ti prego. Sta zitto. Volevo farlo da- da quando siamo entrati nel locale » biascica ed è una fortuna che sia così vicino perché la musica è ancora più assordante, nei bagni, e c'è il rischio di non sentire nulla.
Insomma.
« Per questo volevo bere, per farcela ».
Fedez lo guarda di traverso e allontana le mani del riccio da sé. « Non lo stai facendo solo perché sei ubriaco, vero? » dice, e sa che in quel momento non ha senso chiederglielo, ma questo tarlo che Mika possa abbandonarlo non vuole proprio dargli pace. « O domani mi dirai di nuovo che era tutto un grande sbaglio? ».
Mika sgrana gli occhi, che sono per un attimo illuminati da una strana luce. Si avvicina a Fedez, inchinandosi per essere alla sua stessa altezza, le labbra pericolosamente vicine. « Dì tu a me, se per te è un grande sbalio » sussurra, premendo un ginocchio sulla patta dei jeans del ragazzo tatuato.
Fedez ansima. Non avrebbe voluto essere così eccitato. Non avrebbe dovuto.
Scuote la testa, incapace di proferire parola. « Co-cosa volevi fare? » balbetta e si sente un demente.
Mika cerca di sciogliersi la maschera, fallendo miseramente. Fedez gli dà una mano e, dopo secondi che gli sono sembrati anni, riescono a togliere sia quella del riccio che la sua, di maschera; entrambe finiscono sul pavimento del bagno.
Mika ha le guance arrossate e gli occhi lucidi per l'acool e, quando si fionda sulla sua bocca, Fedez mugola, sorpreso.
Gli passa una mano fra i capelli ricci, finalmente liberi. Mika gli lecca piano le labbra e il ragazzo tatuato lo sa, lo sa che il riccio sta facendo tutto quello di proposito, per farlo impazzire.
È colpa sua, pensa, mentre lo stringe a sé e mentre il ginocchio del riccio continua a fare pressione sempre nello stesso punto. Colpa delle sue parole gentili, delle sue carezze, di tutto quanto, cazzo.
Mika fa scorrere una mano sul suo petto, mentre gli solleva piano la maglietta e Fedez, che non si era accorto di aver chiuso gli occhi, sente le sue labbra scivolare piano sul suo collo, sopra il tessuto della maglia e poi rabbrividisce, quando arrivano sulla pelle nuda, sopra l'ombelico.
Solleva le palpebre e il riccio è in ginocchio davanti a lui.
Un brivido lo scuote tutto.
Porca puttana.
« Fedè, è okay? » gli chiede Mika, guardandolo dall'alto in basso.
Come potrebbe non esserlo?
Fedez annuisce, ed è quasi dolorosa, la sua eccitazione. Mika armeggia con la cintura dei suoi jeans, gliela slaccia e fa scivolare piano i suoi pantaloni sulle sue gambe.
Quando sfiora la sua erezione con il naso, Fedez mugugna il suo nome, non riuscendo a controllarsi. Questo sembra essere sufficiente a far agire il riccio, comunque, visto che Mika gli abbassa anche i boxer, con un gesto deciso.
Non appena Fedez sente il suo fiato caldo colpire il suo membro ha uno spasmo.
Se Mika non si muove a fare qualcosa lui potrebbe venire anche così, senza nemmeno essere stato toccato, con il riccio in ginocchio davanti a lui che continua a guardarlo in quel modo.
Ma Mika non è della stessa idea. Con una mano afferra la base del membro di Fedez e inizia a muoverla seguendo un ritmo lento e preciso. Poi, avvicina la lingua alla punta, facendola ruotare piano su di essa.
Fedez geme in maniera oscena. Intravede Mika fare un sorrisino prima di prenderlo completamente in bocca.
Il riccio cerca di tenere fermo Fedez con l'altra mano, perché il ragazzo non riesce proprio a smettere di muoversi.
Mika è dannatamente bravo e Fedez, ad un certo punto, inizia a stringergli piano i capelli, perché ha bisogno di un appiglio.
Il riccio grugnisce e aumenta il ritmo. Le sue labbra si muovono talmente veloci che Fedez ne è ipnotizzato. Non riesce a smettere di fissarlo.
E quando Mika alza lo guardo su di lui Fedez viene all'improvviso, senza neanche avere il tempo di avvisare l'altro ragazzo che, inaspettatamente, ingoia tutto il suo seme.
Cazzo, Fedez potrebbe venire di nuovo solo guardando questa scena. Lo aiuta a tirarsi su e lo bacia, infilandogli la lingua in bocca.
Il fatto che quella stessa bocca, fino a qualche secondo prima, fosse avvolta attorno al suo membro, lo manda fuori di testa.
Potrebbe raccontare a se stesso di aver ricevuto pompini migliori, ma sarebbe un'enorme balla. E questo la dice lunga, visto che Mika è totalmente ubriaco.
Ma non importa. Fedez nota la sporgenza nei pantaloni del riccio. Istintivamente allunga la mano, per cercare di dargli sollievo e, di norma, si sentirebbe leggermente a disagio, perché è la prima volta che tocca un uomo in quel modo.
È la prima volta che tocca Mika.
Ma stavolta, l'alcool ha la meglio e la sua mano non esita, mentre gli slaccia i jeans e glieli abbassa – insieme ai boxer – il tanto necessario per permettere alla sua mano di muoversi.
« Va bene? ».
Mika grugnisce, spingendo la sua erezione contro la mano di Fedez. I movimenti del ragazzo sono disconnessi e insicuri ma a Mika sembra andare bene, visto che ad un certo punto interrompe il loro bacio per ansimare sulla sue labbra.
Quando il riccio viene, con un verso sorprendentemente roco, Fedez allunga l'altra mano per afferrare il rotolo di carta igienica e pulirsi.
Mika ridacchia contro la sua spalla. « L'abbiamo fatto davvero. Io non ci posso credere ».
Dopo aver cercato di sistemarsi e aver recuperato le due maschere, aprono la porta e si trovano davanti una fila di cinque persone.
Evidentemente hanno bussato e loro non se ne sono nemmeno accorti. Fedez non sa quale sia stata la reazione di Mika, sa solo che lui ha chinato il capo e non ha osato rialzarlo finché non sono usciti
dal locale.
Fuori, vicino all'ingresso, trovano subito i loro compari. Fedez ringrazia mentalmente Shorty e la sua immensa testa di capelli.
Mika sfiora piano la mano con la sua, mentre camminano, Fedez sorride come un idiota.
« Cosa ci siamo persi? » chiede il riccio, sedendosi sul muretto in pietra, su cui hanno preso posto anche Gennaro e Davide.
« Giò mostra ad Alessio come rimorchiare » commenta Shorty, intento a giocherellare con il suo costume di gomma piuma.
« Non che Alè ne abbia bisogno, sia chiaro » sente il bisogno di precisare Gennaro e Fedez non capisce e non vuole capire.
La musica è solo un eco lontano, perciò, possono sentire quello che Giò e Alex si dicono senza sforzarsi più di tanto.
« E quindi, fratè, questo è ciò che devi sapere sull'Ultimo Primo Bacio » sta spiegando Giò ad un Alessio piuttosto confuso.
Mika poggia la testa sulla spalla di Fedez mentre questo chiede a Shorty: « Che minchia è un ultimo primo bacio? ».
Il capellone fa spallucce. « Non chiederlo a me, cazzo ». Fedez ride sguaiatamente, sono tutti completamente andati.
« E ora, mostrami come mi baci » continua Giò, scatenando l'ilarità generale. Tranne Gennaro, lui sembra essersi leggermente irrigidito.
Alessio, anche da ubriaco, comunque, riesce ad essere sempre così maledettamente Alessio. « Ma io non ti bacio ».
« Beh, ma sei tu ad avermi chiesto aiuto, con quella persona speciale ».
« Ma io non ti ho chiesto nessun aiuto ».
« Però c'è questa persona speciale, o no? » indaga Giò, con un sorrisino. Fedez riesce a captare l'occhiata veloce di Alessio, che va a posarsi per un millesimo di secondo sulla figura di Gennaro.
Tipico.
« Bene, » continua Giòsada, nel suo delirio. « ora fai finta che io sia lei ».
Alessio lo guarda, inclinando piano la testa e assottigliando gli occhi. « Ma tu non sei lei » risponde, ovvio.
Fedez sente Gennaro, seduto dall'altra parte del muretto, ridacchiare rumorosamente.
« Bene » ripete Giò, ignorandolo. « Abbiamo appena trascorso la serata insieme e tu mi hai appena riportato a casa » spiega, prendendo Alessio per un braccio e facendogli fare un imbarazzane girotondo.
Seriamente, cosa sta succedendo?, pensa Fedez, con le lacrime agli occhi.
« Ora, prima che io – la tua persona real speciale – entri in casa, c'è quel momento di attesa, lo state aspettando entrambi. Tu cosa fai? ».
« Ti saluto e vado a dormire e tanti abbracci ? ».
« No » sbotta Giò. « Mi mostri la magia ».
Alex sembra non capire.
Fedez si chiede quanto abbiano parlato durante l'assenza sua e di Mika per raggiungere quel tipo di confidenza. O quanto abbiano bevuto.
« Sai qual è il segreto per un bacio perfetto? » Alessio scuote la testa. « Il segreto del bacio perfetto, walliò, è arrivare al 90% e trattenersi ».
« Per quanto tempo? » chiede Mika, alla sua sinistra e Fedez non ci vuole credere.
« Il tempo che l'altra persona ci mette per fare l'altro 10 » spiega Giò, serio.
« 90-10, ci sono » è il commento di Alessio. « Vado allo scientifico, le so fare le percentuali ».
« Ah, sì? Allora datti una mossa, tocca a te » lo incoraggia Giòsada.
Fedez non è abbastanza lucido per capire sul serio quello che sta succedendo. Sa solo che gli sembra tutto molto divertente, mentre Alessio si avvicina piano al viso di Giò.
« Sono la tua persona speciale » ripete quello, per l'ennesima volta, « e sono stata davvero bene con te, stasera ».
« Sono stato davvero molto bene anche io… persona speciale. Con la barba ».
Shorty sta ridendo così tanto che Fedez pensa possa sputare un polmone da un momento all'altro.
Giò solleva le sopracciglia, ammiccante, aspettando che il suo allievo compia la prossima mossa. Alessio, se possibile, si avvicina ancora di più al corpo muscoloso dell'altro ragazzo. Fedez lo vede prendere un respiro e chiudere gli occhi.
Ci siamo, pensa. Questa cosa mi traumatizzerà per il resto della mia vita.
Dopo qualche secondo in cui non succede nulla, Alessio solleva di nuovo le palpebre. « Cosa c'è? ».
« Non lo so Alè, manca la magia ».
« Ma ho fatto il 90 » si lagna il bruno.
« Lo so, ma ho l'impressione che tu non lo voglia » riflette Giò. « Senti, io sono la tua persona, quella che popola i tuoi sogni proibiti, quella con cui vorresti passare il resto della vita, io sono- ».
E non finisce la frase, perché in un attimo le labbra di Alessio sono sulle sue.
Fedez non ha neanche il tempo di rimanere scioccato per quello che sta vedendo, che Giòsada si allontana con uno scatto, pulendosi le labbra con il lembo della maglietta. « Ma che cazzo fai, walliò ».
« Ti ho mostrato la magia » si giustifica Alessio, facendo scoppiare a ridere Gennaro.
« No, no, no. Ti ho detto di fare il 90 e io l'altro 10, non devi arrivare al 100%. Vai allo scientifico un cazzo » borbotta Giò, sconvolto. « Avevo pure la bocca aperta, pazzo ».
Gli altri, nel frattempo, non hanno mai smesso di ridere. Genn, addirittura, si è inginocchiato sul marciapiede, totalmente fuori di sé.
« A parte questo, com'è andata? » chiede Alessio, peggiorando la sua situazione.
Fedez, il naso freddo di Mika premuto sul collo, non riesce a capire molte cose in questo momento, ma di una è assolutamente certo: prenderà in giro Alessio per i prossimi mille anni.
Sul serio.






Angolo dell'autrice
Salve, popolo. Oggi sono decisamente fuori uso.
Ho finito di scrivere il capitolo questa mattina alle sei e ora la mia voglia di vivere è pari a quella di un'alga morta.
Comunque, ci sono alcune cose che vorrei dire; spero di riuscire a farlo senza dilungarmi come al solito.
Allora, prima di tutto: questo capitolo è lungo come la morte. E poi succedono troppe cose, una di seguito all'altra.
Non lo sopporto, vi giuro ahahaha.
Il giochino con le rime che gli Urban fanno al bar è preso da una loro conversazione su fb (la prima volta che l'ho letta ho pensato ma perché, cosa c'è che non va in loro).
Per quanto riguarda le canzoni, invece, sono  bellissime  queste:
quella che canta Mika è A Message dei Coldplay.
(Vi allego qui il link del video con la traduzione, per chi ne avesse bisogno: 
https://www.youtube.com/watch?v=tT83d_1boqs )
La canzone cantata da Gennaro e Alessio è una delle mie ultime fissazioni.
Si chiama Team di Lorde e adoro la loro versione, più di quella originale.
(Quella originale - la traduzione è pessima, ma è il meglio che sono riuscita a trovare - è questa qui: 
https://www.youtube.com/watch?v=4i8d5ZUmWkY )
Il link della cover degli Urban, postata gentilmente dal buon Nando (figliuolo, adoro anche te per questo) è questo: 
https://www.facebook.com/nando.iodice/videos/vb.1583672823/10204976243677497/?type=2&target=%22
Ma, personalmente, mi sono ispirata al live di Genn e Alex di Milano.
Ora, se volete farvi un fegato così perdendo tempo ad inveire contro ragazzine con gli ormoni a palla che non hanno smesso di URLARE PER UN BENEDETTISSIMO SECONDO, accomodatevi. Il link è questo: 
https://www.youtube.com/watch?v=cMWEKawMTVQ&list=PLqcpYTVhtexuAGGHVkQ3bidiX8OXfTsX3&
E' un peccato, comunque, perché io preferisco di gran lunga questo live a Milano, rispetto all'altro.
Ma vabe, grazie quindicenni arrapate, GRAZIE.
Ora concludo.
C'è questa cosa che mi sta ossessionando da settimane.
L'ho scritto anche nel gruppo Midez di facebook, ma mi hanno suggerito di riportare lo stesso messaggio anche qui.
Allora, il fatto è questo. Avete presente CREEP dei Radiohead, no? (se no, andate subito ad ascoltarla perché ne vale la pena, davvero). Ecco, ora immaginatela cantata da Gennaro e Alessio.
E' troppo nelle loro corde e nel loro stile e, secondo me e un'altra ragazza, uscirebbe un capolavoro, se ne facessero la cover.
Perciò, abbiamo pensato che sarebbe stato carino creare un hashtag per far notare agli Urban questa cosa (sperando che lo notino e che ci regalino la cover di Creep, alla fine).
Però ci serve aiuto. Voi che ne pensate? Sareste disposte a twittare? (una volta deciso l'hashtag, ovvio).
Nella speranza di ricevere vostre risposte, vi lascio il mio nick di twitter @milkwithbiscuit (così magari mi potete contattare o non lo so, davvero. Vedete voi ahahaha).
Come al solito, ringrazio tutte le persone che continuano a seguire questa storia, le ragazze del gruppo midez di whatsapp che mi sopportano ogni giorno e, anche, chi ha lasciato le 20 recensioni al capitolo scorso (devo ancora rispondere, scusatemi).
Aspetto i vostri commenti su questo nuovo capitolo!
Alla prossima e buon anno (in ritardo)
PS: Nonostante i miei sforzi, non credo di essere riuscita ad inserire i fottutissimi link di YouTube, chiedo venia!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


« Che poi, Alè, non ci hai mai detto se le labbra di Giò sono più morbide di quello che sembra, oppure... » Fedez non riesce a finire la frase perché un'occhiataccia di Mika lo fa sorridere (e distrarre).
Più o meno è da tutta la settimana che vanno avanti così. Fedez che fa battutine, Alessio che si giustifica con un “ero ubriaco, Fede” e lo manda a quel paese, Gennaro che diventa improvvisamente troppo silenzioso e Mika che salva tutti dalla situazione imbarazzante.
« Lascialo in pace, dai » lo rimprovera, con un sorrisino. Fedez pensa, ancora una volta, che il riccio sia davvero troppo buono.
Non c'è gusto così.
Hanno superato l'imbarazzo del dopo sbornia, lui e Mika, ed è stato più facile di quanto Fedez si sarebbe mai aspettato.
La verità è che si sta abituando. Alle colazioni, ai pranzi, alle cene con Mika, ai baci scambiati di nascosto, a dormire insieme nel suo letto, coperti dal lenzuolo; a toccarlo e a lasciarsi toccare da Mika, mentre è buio, perché il tocco del riccio è delicato e pressante allo stesso tempo ed è come se riuscisse a portare via la stanchezza, i dubbi, le preoccupazioni.
Non è cambiato nulla eppure è tutto così diverso.
« Se non ti conoscessi, Fede, direi che anche tu avresti voluto essere acchiappato da Alex » lo prende in giro Gennaro, arricciando il naso.
Fedez vorrebbe chiedergli che minchia voglia dire acchiappare e, soprattutto, se con quel anche tu Genn si stia riferendo a Giò o a se stesso ma non ne ha il tempo.
In quel momento, infatti, nel bar entrano proprio Giòsada e Davide, insieme a quella massa informe che sono i suoi capelli.
« Baell, ragà, come state? » li saluta Giò sorridendo.
Fedez ha imparato due cose su Giòsada: la prima è che la sua risata è decisamente sguaiata e contagiosa allo stesso tempo, la seconda è che la differenza tra il Giò sobrio e il Giò ubriaco è quasi impercettibile.
Il ragazzo tatuato non ha mai conosciuto nessuno così fuori di testa. Durante la serata al Pollaio, la settimana scorsa, Giòsada ha memorizzato in rubrica tutti i loro numeri di cellulare, per poi creare un gruppo su WhatsApp registrandolo con il nome di Baell Squad.
La mattina seguente, dopo essersi svegliato alle tre del pomeriggio, Fedez si è ricordato di questo fatto solo perché il suo telefono era intasato da ben trecento messaggi e dai selfie di Gennaro.
Cosa di cui avrebbe volentieri fatto a meno, grazie tante.
Dopo giorni di riflessione è arrivato alla conclusione che quel Baell sta sia per Bella che per Balle. Nel senso che il loro incontro è stato sia una cosa Bella, sia una Balla perché è talmente surreale da sembrare una cazzata.
Forse la deve smettere di passare così tanto tempo con Mika, è lui il Freud della situazione, quello che psicoanalizza tutto e tutti.
« Io e lo zio stavamo pensando di esibirci qua, sabato » annuncia Davide, indicando se stesso e Giòsada.
« Qualcosa di emozionante, così facciamo fare al pubblico un po' di macello » continua Giò, infervorato.
« E il “macello”, probabilmente » lo prende in giro Shorty, « sarà dovuto ad una ballad strappalacrime, ma pazienza » sorride, facendo spallucce.
Fedez ha realizzato solo dopo qualche giorno che Davide si era già esibito nel loro bar, settimane prima. Era il ragazzo capellone che aveva portato un suo pezzo, uno dei primi venerdì in cui Skin e Zack avevano deciso di portare avanti questa cosa della serata karaoke.
« Noi non vediamo l'ora di ascoltarvi! » dice Mika, sinceramente curioso, cercando il suo sguardo. È strano come ormai parli anche per lui, quasi automaticamente.
Fedez annuisce, comunque, mentre Alessio aggiunge: « Sono una bomba, ragà. Giò ha un timbro di voce che neanche il cantante dei Muse... » spiega, con voce adorante.
« E Shorty… Shorty ha il groove che gli scorre nelle vene » continua Gennaro.
In realtà, Genn e Alex hanno avuto l'occasione – e il tempo, soprattutto – di uscire spesso con Davide e Giòsada. Probabilmente si sono visti quasi tutti i giorni, mentre Mika e Fedez erano impegnati al bar, perciò non è così strano che li abbiano già sentiti cantare. Hanno legato talmente tanto, quei quattro, che Fedez pensa seriamente che tra qualche anno faranno una specie di Baell Tour o roba simile.
« Che cos'hai là dentro? » chiede poi il ragazzo tatuato, riferendosi alla busta di plastica che Giò stringe con la mano destra (e che ha notato solo ora).
Giò la guarda come se, fino a quel momento, si fosse dimenticato di averla portata. « Ah, già. Questa è la nostra cena » annuncia con un sorriso che va da un orecchio all'altro, mentre con la mano libera si gratta la barba scura.


La loro cena consiste in sei pizze surgelate. Quando hanno proposto di mangiare qualcosa insieme, qualche ora prima, Fedez non si aspettava di certo questo.
Zack ha dato loro il permesso di cenare al piano di sopra, nel suo appartamento, ma Fedez deve ammettere che gli va bene anche così, perché c'è una sorta di atmosfera familiare, tra loro sei. Come se si conoscessero da sempre.
C'è Alessio che beve birra e si lascia scappare qualche rutto, c'è Gennaro che gli da un pugno sulla spalla e finge di essere disgustato, Giò e Davide che si prendono a pugni per gioco, Mika che lo sta guardando come se fosse la cosa più bella dell'universo.
Okay.
« Allora raga » dice Giò, con tono solenne, una volta posizionato dietro il tavolo della cucina. « Nella pizza surgelata metteteci sempre la mozzarella, sopra, a parte ». Davide, nel frattempo, sta tagliando a fettine le mozzarelle che Mika ha preso dal frigo.
Fedez lo guarda, i capelli ricci e arruffati che ballonzolano da una parte all'altra. C'è qualcosa, nel modo in cui sorride e scherza insieme agli altri quattro dementi che fa sciogliere il cuore di Fedez in una schifosa brodaglia piena di sentimenti.
Scuote la testa, cercando di riacquistare un po' di contegno.
Hanno appena messo le pizze in forno, mentre Mika porta un po' di frutta a tavola e gli altri finiscono di apparecchiare.
« Giò, quella roba non è pizza, ma un insulto a Napoli. Al mondo. All'universo » specifica Gennaro, facendo ridacchiare Alessio.
Il bruno, giusto per confermare il suo terribile senso dell'umorismo, prende un'arancia dal cesto di plastica, la guarda, poi guarda Gennaro, poi di nuovo l'arancia. Infine, il suo commento è squallido quasi quanto quello che si era aspettato Fedez. « E pazienza, Gennà. Ci sono persone che sanno fare la pizza, e poi ci sono persone come noi che… » solleva l'arancia e fa una pausa, giusto per creare un po' di suspance. « Ci si arancia ».
Fedez ha la decenza di coprirsi la bocca con una mano, per trattenere una risatina.
« Madò, fratè » sospira Genn, alzando gli occhi al cielo. « Sei una persona squallida. Sei davvero una persona squallida ».
« Eh, è così Alessio » continua Giò, sistemando le mozzarelle al centro della pizza. « Questa è la sua vera essenza ».
« L'essenza di un coglione » commenta Gennaro, e – Fedez lo sa – il suo tono dovrebbe essere almeno un pochino offensivo, invece lo dice quasi con affetto.
Mezz'ora dopo hanno tutti preso posto a tavola. Mika accanto a Fedez, davanti a loro Genn e Alex e a capotavola Giò e Shorty.
La pizza fa schifo ma a nessuno sembra importare più di tanto. La televisione, accesa, crea un piacevole sottofondo negli attimi di silenzio, che sono pochi, in realtà, visto che tutti sono troppo impegnati a chiacchierare e sparare stronzate.
Fedez ha sempre amato la solitudine. Non è un totale asociale, certo, ma ci sono dei momenti in cui preferisce stare da solo e Mika lo ha sempre capito e lui gli è grato anche di questo. La Baell Squad, invece, non lo capisce.
Sono sempre in mezzo ai coglioni, aveva borbottato qualche giorno prima, e Mika gli aveva dato un pizzicotto prima di aggiungere “ma smettila, tanto si vede da un miglio che ti stanno simpatici tantissimo”.
Non aveva tutti i torti, in effetti.
Giò e Davide stanno parlando della loro vita a Liverpool. Entrambi vivono lì, ora, Giò solo da quest'estate, Shorty da un anno, ormai, insieme alla sua fidanzata, Alba.
« Me la voglio sposare, questa donna » commenta ad un certo punto, addentando una fetta di pizza. Mika lo fissa, con sguardo sognante, poggiandosi una mano sul palmo e facendo uno di quei versi imbarazzanti che solo lui sa fare.
« Davvero? Fratè, è un passo importante » dice Giòsada, corrugando le sopracciglia.
Shorty annuisce, abbassando lo sguardo, le labbra tirate in un sorriso che ha qualcosa di dolce e adorabile allo stesso tempo.
Fedez si acciglia. Probabilmente lui non riuscirebbe a convivere con una persona per un giorno, figuriamoci tutta una vita. Sarebbe dura, perché quando stai troppo tempo con qualcuno inizi a notarne i difetti, cose stupide che iniziano a darti fastidio quasi senza che tu ne renda conto.
Sì, ma con Mika non è successo, sussurra una vocina nella sua testa e lui è pronto a scacciarla via, visibilmente turbato.
« Tutto okay? » bisbiglia Mika, cercando di non farsi sentire dagli altri. « Hai una faccia… ».
Fedez si affretta ad annuire, perché non vuole farlo preoccupare inutilmente.
Alessio, nel frattempo, ha appena fatto l'ennesimo commento senza senso. « Io sono molto felice per lui, ragazzi. Andrà alla grande, se son Shorty fioriranno ».
Cosa vuol dire.
Davide, in ogni caso, sembra apprezzare e soprattutto capire ciò che gli ha detto, visto che si è sporto verso di lui per scompigliargli i capelli affettuosamente.
Con la coda dell'occhio, Fedez vede Mika arricciare il naso e lo immagina mentre si morde la lingua e si trattiene dal fare commenti su quanto quello che Davide abbia appena fatto sia poco igenico.
Eppure, c'è un solo pensiero che martella nella mente del ragazzo tatuato. In mezzo a tutto quel macello, con Mika al suo fianco e insieme a quei ragazzi che conosce solo da qualche settimana, si sente inspiegabilmente a casa.
« Il matrimonio è una cosa seria e sarà che io, una relazione seria, non sono per niente pronto ad iniziarla ».
« Giò, lo sappiamo che in realtà sei un tenerone » dice Davide, e Fedez pensa che se fosse abbastanza vicino gli strizzerebbe le guance come una vecchia zia. « Devi accettare la tua indole da Winnie The Pooh ».
Gli altri ridacchiano, Fedez sorride.
« Smettetela. L'unica donna della mia vita è, e sempre sarà, la mia terra ».
Davide lo prende in giro. « Uh, che persona profonda ».
« L'unica donna della mia vita è la mia chitarra » aggiunge Alessio, gonfiando il petto orgoglioso.
« L'unica donna della mia vita è Alex » conclude Gennaro, attirando l'attenzione di tutti. Si irrigidisce e Fedez potrebbe giurare di averlo visto arrossire, per una manciata di secondi. « Che c'è, almeno io non sono così ovvio come voi altri » borbotta.


Sabato mattina Fedez non ne vuole proprio sapere di andare a lavorare. Cerca di convincere Mika, che anche quella notte ha dormito nel suo letto, si appiccica a lui, gli mugugna cose senza senso all'orecchio, ma il riccio sembra irremovibile.
« Fedè, non possiamo » gli dice, la voce ancora dannatamente roca.
« Ti prego. Diciamo a Zack che siamo malati » piagnucola Fedez, avvolgendogli il braccio intorno alla vita.
La schiena nuda del riccio è scossa da un brivido. « Stronzo di merda. Hai le mano congelate » sbuffa, cercando di staccarsi Fedez di dosso. Il ragazzo, ancora con gli occhi chiusi, si avvicina al corpo caldo del riccio un po' di più, quasi inconsciamente.
« Mh-mh ».
Mika ha l'abitudine di andare a letto indossando solo un paio di boxer e Fedez non ne è mai stato così felice. Il cavallo della sua tuta ora, infatti, sfiora perfettamente il sedere del riccio.
Fedez apre gli occhi. Ora è sveglio.
Mika si spinge contro di lui, respirando rumorosamente con il naso.
Okay, ora è decisamente sveglio.
« Dai, potremo rimanere al letto tuuutto il giorno » continua Fedez, strusciandosi contro il ragazzo. Sente Mika trattenere il fiato ed è bellissimo avere quest'effetto su di lui. Sapere che anche solo un minimo contatto lo mandi completamente in tilt.
A Fedez non è mai piaciuto dormire insieme a qualcuno, neanche dopo il sesso, perché la mattina si sveglia quasi sempre di cattivo umore e vuole restare da solo. Ma con Mika è diverso.
« Fedè » sussurra Mika.
« Mh? » mugugna Fedez, facendo scorrere la mano che stringe il riccio dall'ombelico fino al suo petto. Intanto continua a muovere il bacino, lentamente, perché ha capito che a Mika non piace correre troppo, il più delle volte, quando si tratta di certe cose.
« N-non » e la sua voce si spezza, perché Fedez ha spostato di nuovo la mano sul suo fianco, stringendoglielo un poco.
Per un momento, si sente solo il rumore del tessuto della tuta che sfrega sui boxer di Mika, il respiro irregolare di Fedez e i gemiti a stento trattenuti del riccio.
Ma è solo un momento perché Mika si allontana da lui e si alza in piedi, con una velocità impressionante. Ha le guance rosse e il fiatone e Fedez vorrebbe trascinarlo di peso sul letto e tenerlo stretto a sé per il resto della giornata.
Il riccio, in ogni caso, sembra leggermente dispiaciuto quando dice, di nuovo: « Davvero, non possiamo ». Fedez non riesce a cogliere appieno le sue parole, comunque, troppo distratto dall'evidente erezione nelle mutande di Mika.
Mi sta mandando a puttane il cervello.


Mii sta decisamente mandando a puttane il cervello, è quello che si ripete quando si alza finalmente dal letto e trova il riccio in cucina, che gli versa il caffè in una tazzina e glielo zucchera nel modo in cui piace a lui.
Quando i loro occhi si incontrano, Mika sorride e poi abbassa lo sguardo, come fosse un pochino in imbarazzo. Fedez gli si avvicina e vorrebbe baciarlo ma gli sembra ancora tutto così strano e non sa se può ed è diverso che essere nella loro camera, a letto, perché ora sono svegli ed è tutto un po' più reale e il suo cuore ha iniziato a battere di nuovo troppo forte e-
« Grazie, per il caffè ».
Mika gli passa accanto e, prima di allontanarsi e andare – probabilmente – in bagno, fa scivolare le dita sulla sua spalla, sul suo collo e poi sul suo braccio.
Piccoli brividi attraversano il corpo di Fedez ed è piacevole. È piacevole anche guardare il fondo schiena di Mika, perfettamente fasciato dai boxer neri, mentre il riccio gli dà le spalle e continua a camminare, inconscio dei sentimenti contrastanti di Fedez e dei battiti accelerati del suo cuore.
Qualche minuto dopo il ragazzo passa davanti alla porta del bagno, semiaperta, e gli sembra abbastanza stupido bussare, perciò decide di entrare comunque.
Intravede il corpo di Mika, nascosto dalle porte della doccia e dal vapore che si è velocemente diffuso in quei pochi metri quadrati.
Il riccio sta canticchiando, mentre si sciacqua via lo shampoo dai capelli. Fedez non riesce a staccare gli occhi dalla doccia. Era venuto per lavarsi i denti, maledizione.
Ed è quello che fa, infatti, aprendo il rubinetto e approfittandone anche per sciacquarsi la faccia con l'acqua fredda.
« Fedè? » lo chiama Mika, probabilmente accortosi della sua presenza. « Senti, mi passi il balsamo? È nel nomile sotto il lavandino, lo sai, no? ».
Fedez si asciuga il viso e ridacchia. « Vuoi dire mobile » lo corregge, divertito.
« Quello che è. Per favore » aggiunge poi, usando un tono di voce con cui riuscirebbe a fargli fare di tutto. Mika potrebbe anche dirgli che vuole derubarlo e vendere i suoi organi e Fedez glielo lascerebbe fare comunque, se glielo chiedesse così.
Perciò prende il balsamo e glielo porta, schiudendo appena le porte della doccia. Lo spazio è abbastanza, però, per riuscire a scorgere il fisico asciutto di Mika.
Fedez segue con lo sguardo ogni centimetro del suo corpo. Non vorrebbe ma è inevitabile e si sente un quattordicenne con gli ormoni a palla, ma non gli interessa.
La gambe di Mika sono sempre magre e lunghissime. Indugia un po' prima di sollevare di poco lo sguardo, Fedez, e non può e non vorrebbe soffermarsi così tanto sulla leggera peluria del pube del riccio. O sul suo pene. Ma lo fa lo stesso.
I suoi occhi vagano sul petto di Mika, sul suo collo, le goccioline d'acqua che scorrono veloci sul suo corpo.
Quando, finalmente, gli occhi del riccio sono nei suoi, Fedez esala un respiro che non si era reso conto di aver trattenuto.
Il sorrisino soddisfatto che gli rivolge Mika gli fa venire voglia di prenderlo a pugni e baciarlo fino a rimanere senza fiato allo stesso tempo.
Anche se Fedez, senza fiato, probabilmente lo è già.
« Potresti darmelo, quindi? » chiede il riccio, alzando le sopracciglia e sorridendo alzando un solo lato della bocca.
Fedez in un primo momento non capisce a cosa si stia riferendo; arrossisce quando si rende conto di avere ancora il balsamo stretto in mano, il braccio sollevato a mezz'aria come un idiota.
« Certo » si limita a dirgli, cercando di nascondere il suo imbarazzo. Mika avvicina il suo, di braccio, bagnato e gocciolante, e con una lentezza disarmante, gli sfila di mano la boccetta, facendo sfiorare le loro dita. Poi chiude le porte della doccia e Fedez rimane lì davanti, come un povero scemo, per alcuni secondi. O minuti, non saprebbe dirlo con certezza.
Chiude gli occhi e conta fino a dieci, per cercare di calmarsi, e quando li riapre, le sue mani stanno già abbassando i pantaloni della tuta.
A Fedez non dà fastidio la nudità, non lo mette a disagio, ma quando apre le porte della doccia ed entra dentro velocemente – prima di perdere il coraggio e cambiare idea – e Mika lo squadra da capo a piedi, si sente un po' in soggezione, se deve essere sincero.
All'inizio il riccio sgrana gli occhi, visibilmente incredulo, ma poi la sua espressione si ammorbidisce. « Ciao » gli dice, aprendo il getto della doccia per sciacquare gli ultimi residui di sapone rimasti.
Fedez deglutisce. « Ciao » risponde e gli sembra di aver già vissuto questo momento. « Ho pensato che avremmo potuto fare la doccia insieme, sai, per risparmiare l'acqua e tutto il resto » si giustifica, giusto per rendersi un pochino più ridicolo.
Mika ridacchia. « Che bravo » commenta, leccandosi una goccia d'acqua dal labbro superiore.
Vaffanculo, pensa Fedez, un attimo prima di fiondarsi sulle sue labbra.
Il riccio fa un verso sorpreso, colto per l'ennesima volta alla sprovvista, quella mattina, ma non si tira indietro. Anzi, le sue mani vanno automaticamente a stringere i fianchi di Fedez.
Quando il ragazzo tatuato si spinge contro il corpo del riccio, passa sotto il getto dell'acqua e quasi scivola, ma le braccia di Mika lo tengono stretto e lo aiutano a non cadere. Un po' come succede, in senso metaforico e non, da quattro anni a questa parte.
Mika gli ansima sulle labbra quando Fedez lo sbatte letteralmente al muro. Non avrebbe voluto, davvero, ma la foga del momento ha avuto la meglio e ora il ragazzo è troppo impegnato a sentire il riccio dappertutto per pensare razionalmente e muoversi in modo dolce.
Fedez gli bacia la mascella, il collo, la spalla. Mika ha usato il suo bagnoschiuma e questa cosa lo manda fuori di testa. Ha il suo odore, cazzo, ed è bellissimo.
Mika allarga le gambe e spinge la sua erezione contro quella di Fedez, che si morde le labbra per non gemere il suo nome.
Si concede qualche secondo per guardare Mika, il capo sollevato leggermente all'indietro, poggiato contro le mattonelle della doccia, i ricci spiaccicati sulla fronte, la bocca socchiusa e i suoi gemiti che gli rimbombano nelle orecchie. Fedez pensa che quello sia il suono più bello di sempre.
Il cuore gli batte forte, mentre Mika – gli occhi chiusi e gocce d'acqua impigliate tra ciglia lunghe - non riuscendo più a controllarsi, si struscia su di lui, artigliandogli le spalle e ansimando in maniera oscena.
La differenza d'altezza gli rende difficile fare quello che vorrebbe, perciò il ragazzo tatuato, spinto dall'adrenalina e dall'eccitazione, che inizia ad essere fastidiosamente dolorosa, approfitta del sostegno della parete e solleva Mika.
Il riccio allarga automaticamente le gambe per avvolgerle attorno ai suoi fianchi e Fedez quasi grugnisce.
E poi è tutto molto confuso. C'è Mika che stringe spasmodicamente la manopola della doccia, azionando e spegnendo il getto dell'acqua diverse volte, mentre geme il nome di Fedez direttamente nel suo orecchio.
Fedez lo odia quando fa così, perché gli fa perdere anche l'ultimo briciolo di sanità mentale rimasto. Mentre con la mano sinistra gli stringe il fianco, con la destra prende in mano la sua erezione e quella del riccio e inizia a muoversi velocemente.
Quando passa il pollice sulla punta, compiendo piccoli cerchi concentrici, Mika getta indietro il capo e quasi rischia di sbattere la testa al muro. Allontana la mano sinistra dalla manopola e la sposta – insieme alla destra – sulle spalle di Fedez, che graffia con le unghie corte senza fargli troppo male.
Il ragazzo tatuato cerca di misurare i suoi movimenti, invano. Il modo in cui le sue dita avvolgono la sua erezione e quella di Mika lo infiammano ancora di più. Vorrebbe fargli un pompino, si ritrova a pensare, anche se non l'ha mai fatto e probabilmente sarebbe un disastro.
Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Aumenta la velocità, la sua mano bagnata scivola rapida. Sente le mani di Mika stringergli i capelli, e allora lo guarda, ancora.
Le sue palpebre sono socchiuse, la bocca è aperta e ansima, ansima, ansima. È davvero troppo rumoroso e Fedez non ce la fa più e, a questo punto, non gli importa neanche che qualcuno possa sentirli.
C'è qualcosa di osceno in Mika. Non è neanche l'atto in sé, no, è proprio l'espressione sul viso del riccio a farlo venire con un gemito strozzato.
Continua a muovere la mano, comunque, e Mika lo segue dopo qualche secondo, mordendogli piano la spalla e respirando rumorosamente con il naso, cercando di trattenere un verso sorprendentemente acuto.
Sono entrambi a corto di fiato, ma va bene lo stesso. Soprattutto se Mika continua a guardarlo così e a stringerlo come se non volesse lasciarlo mai.
« Fanculo, mi sa che mi devo fare di nuovo la doccia » è il suo unico commento, che fa sorridere Fedez, se possibile, ancora di più.


Quando, fortunatamente puntali, scendono giù al bar, Skin lancia a entrambi un ghigno malizioso, che solo Fedez sembra notare e che ignora prontamente.
« Dormito bene? » chiede Zack e Mika, che stava bevendo un sorso d'acqua, quasi si strozza.
Ha capito tutto. Ha sentito tutto.
Oh, cazzo, che schifo, non ci posso credere mai nella vita.
Nonostante i suoi pensieri sconnessi, Fedez riesce miracolosamente a prendere in mano la situazione, dicendo, con tono apparentemente calmo: « Alla grande, Zack ».
Quando alza lo sguardo e incrocia gli occhi dello zio di Mika non vi scorge nessuna traccia di scherno, al contrario di quelli di Skin, che sembrano sapere sempre tutto.
Zack, invece, fa un sorriso sincero, si avvicina a entrambi e poggia una mano sulla spalla di Fedez, mentre scompiglia i capelli a Mika, che si ritrae infastidito e divertito allo stesso tempo, borbottando un “eddai zio, mi disfi i capelli”.
Il resto della giornata Fedez lo trascorre sentendosi totalmente su di giri. È la prima volta che tocca un altro ragazzo, che lo desidera, soprattutto. E quel ragazzo è Mika.
Non sa esattamente come comportarsi, come reagire a questi nuovi sentimenti che sta provando. Non sa neanche perché proprio adesso, perché non prima, perché è stato così cieco. È che è Mika e Fedez non lo sa bene cosa gli succeda ma, quando si tratta del riccio, lui è felice.
Ci rimugina a lungo, mentre lo osserva spostarsi da un tavolo all'altro, sorridere gentile ai clienti, stringersi il grembiule sui fianchi stretti. A volte lo guarda, si imbarazza e distoglie lo sguardo e Fedez scuote la testa, perché è difficile credere che quel ragazzo, a tratti timido, sia lo stesso che fino a qualche ora prima strusciava la sua erezione contro la sua gamba.
Ci tengo troppo, pensa Fedez e fa quasi male rendersene conto. Come se il suo cuore si gonfiasse un po' di più, ogni volta che Mika lo chiama o gli sorride con quella fossetta, o gli sfiora la mano quando gli passa vicino.




« Che cazzata venire qui da stirati » aveva borbottato Fedez rivolgendosi più a se stesso che a Mika.
Era la prima volta che fumavano insieme e il riccio si era fatto stranamente silenzioso.
Ed era strano perché, dopo un anno che lo conosceva, Mika non era mai riuscito a stare zitto per più di dieci schifossisimi minuti.
Proprio quella mattina era stato interrogato in storia. Aveva avuto qualche problema con la pronuncia e si era impappinato con le parole, ad un certo punto, ma la docente, alla fine, lo aveva premiato con un bel nove.
E Fedez non si aspettava certo un voto inferiore. Era affascinante, vedere quanto Mika si impegnasse nelle cose a cui teneva. Il pomeriggio prima della verifica, il ragazzo tatuato aveva mandato un messaggio al riccio, chiedendogli se volesse venire a studiare a casa sua.
I suoi ovviamente non erano a casa e conosceva Mika abbastanza da sapere quanto il riccio odiasse stare da solo quando era nervoso o in ansia per qualcosa.
Gli serviva un supporto morale e Fedez non aveva nulla da fare, per cui.
Una manciata di minuti dopo, Mika era a casa sua, lo zaino sulla spalla e il morale a terra. « Sono un po' con l'ansia » aveva sussurrato, distogliendo lo sguardo.
Fedez l'aveva fatto salire in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle. Sua madre era a lavoro, sarebbe tornata per l'ora di cena. « Dici sempre così e poi prendi voti altissimi, secchione » aveva scherzato, ma sapeva quanto ogni singolo voto di Mika fosse fottutamente sudato e meritato.
Mika l'aveva guardato alzando un sopracciglio, l'ombra di un sorriso ad illuminargli il volto. «Oh, sta zitto, tu. Perché poi mi hai invitato da te? Questa interrogazione tu l'ha già data ».
Ops.
Fedez si era limitato a scrollare le spalle. « Un ripasso non fa mai male. E poi mamma ti adora, lo sai. Finirà per adottarti o roba simile » aveva aggiunto poi, facendo una smorfia.
Mika aveva ridacchiato e gli aveva stretto un bicipite, prima di togliersi le scarpe e sedersi sul letto di Fedez. Sì, avevano già superato la fase in cui nessuno dei due si poneva problemi su come comportarsi a casa dell'altro.
La serata era trascorsa in fretta, a cena la madre di Fedez non aveva fatto altro che osannare Mika e, anche se da un lato era terribilmente irritante, dall'altro andava bene perché il riccio sembrava aver acquistato un po' di autostima e motivazione (cose che i suoi genitori non erano mai stati in grado di dargli, giusto per).
E Fedez non è un tipo eccessivamente espansivo, Mika lo aveva capito anche al tempo. Dimostrava il suo affetto in modo diverso dal riccio, che tendeva a dare abbracci e toccare Fedez sulle spalle, sulle braccia, un po' ovunque, per comunicargli che lui c'era e che ci sarebbe stato, anche nei momenti no.
Per Fedez era più difficile perché, prima del riccio, non aveva mai trovato nessuno per cui valesse la pena esporsi così tanto. Perciò aveva sperato che Mika avesse capito, quella notte, mentre con la scusa di guardare una serie in streaming era rimasto sveglio fino a tardi, solo per fare compagnia al riccio e aspettare che finisse di ripassare la Rivoluzione Inglese.
Alla fine si era addormentato, ai piedi del letto, raggomitolato in una posizione scomoda e quando Mika gli aveva detto che avrebbe dormito lui, sul divano, gli era sembrato di percepire un sorriso, nel suo tono di voce.
Comunque, dopo il votone, avevano deciso di festeggiare. Quindi, Fedez si era procurato dell'erba – “mi raccomando Giulio, la voglio buona, stavolta. Non come quella schifezza che mi hai propinato l'altra volta” – e ora stava portando Mika nel parco. Il suo parco.
Perché lì non c'è nessuno e possiamo stare un po' in pace, aveva spiegato, in parte al riccio, in parte a se stesso.
« Oh. È il tuo, tipo… posto segreto? » aveva chiesto Mika, le pupille dilatate, gli occhi che brillavano di una strana luce.
Sembrava un bambino il giorno di Natale e a Fedez faceva quasi tenerezza, quindi aveva annuito, ridacchiando. « Una specie ».
Era stato difficile scavalcare il cancelletto in legno senza perdere l'equilibrio. Fedez si era girato verso Mika, porgendogli il braccio per aiutarlo a muoversi senza cadere.
Avevano finito per parlare della scuola, di Professor Testa e di come mezza scuola – e mezzo mondo – lo volesse morto, di Giulia, di relazioni.
« Smettila Mik, sono romanticissimo, quando voglio » aveva borbottato, imbronciandosi.
La risata del riccio era cristallina, perfetta per riempire il silenzio della notte.
Ma che ore si erano fatte, esattamente?
« Oh, sì. Secondo me tu è uno stronzo di merda, quando si tratta di fidanzamenti».
Fedez l'avrebbe già mandato a quel paese, in altre circostanze, ma aveva fumato e, nonostante la bocca impastata e l'evidente difficoltà nel pronunciare alcune lettere, aveva risposto comunque: « Cazzate. So essere dolce, se tengo a quella persona ».
« Ah, sì? » aveva chiesto Mika, quasi sfidandolo. « Dì a me la cosa più romantica che hai fatto per qualcuno ».
E Fedez non ci aveva pensato davvero, quando aveva aperto bocca per rispondere, perché le parole erano scivolate via dalle sue labbra quasi da sole. « Portarlo nel mio posto segreto ».



La sera, come avevano promesso, arrivano Shorty, Giò e gli Urban.
Alessio si è portato dietro la solita chitarra, Gennaro la solita ansia. « Perché ogni sabato c'è sempre più gente, qua? » si lagna, infatti. Indossa una camicia in jeans che Fedez giura di aver visto addosso ad Alex solo qualche giorno prima.
Il bruno gli stringe piano una spalla, per trasmettergli un po' di coraggio. Fedez pensa sia adorabile, il modo in cui ogni tanto Alessio si incanti a fissare Genn, con quello sguardo un po' pieno d'affetto e un po' d'apprensione che rivolgi ad una persona a cui tieni tanto, quasi da non riuscire a spiegarlo a parole.
Davide ha portato con sé Alba, e Fedez sarebbe uno stupido a non riconoscere quanto sia bella. Ha gli occhi grandi, i capelli scuri e mossi e gli zigomi alti. Non ha smesso un attimo di sorridere, da quando si è presentata.
« Cosa canterete voi, oggi? » chiede Mika.
« Io e Genn Pompeii, dei Bastille » spiega Alessio, sorridendo. « Siamo abbastanza emozionati perché c'è una storia dietro questo pezzo ».
Gennaro lo guarda, annuendo, il ciuffo biondo quasi gli copre gli occhi. « Lo cantavamo spesso a Somma, ed era l'unica canzone, tra le altre che cantavamo, che il pubblico conosceva ». Fedez nota l'espressione di Alessio addolcirsi mentre Genn parla, probabilmente perso in quelli che sono i ricordi della loro vita a Napoli.
« Io e lo zio, invece, portiamo un brano real emozionante » aggiunge Giò. Fedez non pensava che alla fine decidessero di cantare qualcosa insieme e deve ammettere che ora si è fatto più curioso.
« Si chiama The Wreck, dei Delta Spirit ».
Fedez corruga la fronte e dà voce a quello che è il pensiero degli altri ragazzi: « Non la conosco ».
« Ignoranti » borbotta Shorty, facendo ridacchiare Alba, al suo fianco.
I due si siedono in un tavolo a parte, mentre Giò, Alex e Genn prendono posto al bancone.
Mika e Fedez, invece, continuano a servire i clienti, dopo aver ricevuto l'ennesima occhiataccia ammonitrice di Skin.
Il ragazzo tatuato prende le ordinazioni di Alba e Davide ma, prima che possa allontanarsi, Shorty bisbiglia qualcosa, accertandosi che nessuno possa sentirlo. « Ho sistemato tutto, comunque ».
Fedez inclina la testa da un lato, confuso.
Che cazzo dici?
« Tutto cosa ».
Davide sgrana gli occhi, in quel modo che lo rende un tantino inquietante, e poi si guarda di nuovo attorno, prima di aggiungere: « Quella cosa per Mik ».
Oh.
Giusto venerdì mattina aveva infatti scritto a Shorty, chiedendogli se Alba, che a Liverpool ha agganci un po' dappertutto, avesse potuto procurargli due biglietti per Palm House entro il 18 agosto, ovvero il compleanno di Mika.
Il ragazzo ci teneva ad andarci e sarebbe stato impossibile, per Fedez, riuscire a trovare biglietti a poche settimane di distanza.
« Ma stai scherzando » boccheggia, il ragazzo tatuato. Ci aveva sperato, ma non credeva sul serio che avrebbe avuto così tanta fortuna.
Alba scuote la testa, sorridendo gentile. « Sono prenotati a tuo nome, non è stato difficile » si limita a dire, come se stesse parlando di qualcosa di banale, tipo cucinare biscotti, ad esempio.
« Giuro che vi bacerei in bocca, ma non vorrei attirare troppo l'attenzione di Mika e degli altri clienti su questo tavolo. Quindi mi spiace, ragazzi » dice, raggiante. « Grazie. Se mi dai tre secondi salgo su a prendere il portafogli e facciamo i cont- ».
Shorty lo interrompe, sollevando una mano. « Tranquillo fratè, ci arrangiamo in un altro momento ».
Quando gli Urban si preparano per l'esibizione, c'è sempre il solito casino che li accoglie. Ormai i clienti – e le clienti, soprattutto – del bar hanno imparato a riconoscerli.
Alessio prova il microfono e la chitarra e qualcuno urla.
Okay, state calme. Siete esseri umani, non scimmie, vorrebbe dire Fedez, mentre porta al bancone due tazzine di caffè, ma si morde la lingua.
Quando Alessio inizia a pizzicare dolcemente le corde della chitarra Fedez è sorpreso perché è una melodia lenta e dolce, in contrasto con la versione originale ritmata e pop/rock.


I was left to my own devices
Many days fell away with nothing to show


La voce di Gennaro trema leggermente, lasciando trasparire la sua emozione. Subito Alessio lo accompagna e il pubblico batte piano le mani a tempo.
Quei due stanno creando un'atmosfera bellissima e forse non se ne rendono nemmeno conto, pensa Fedez, sinceramente colpito.
Trattiene per un attimo il fiato quando incrocia lo sguardo di Mika, che sta portando un paio di birre al tavolo sette.


But if you close your eyes,
Does it almost feel like
Nothing changed at all?



Non è cambiato nulla, eppure è tutto così diverso.
Fedez trema leggermente, il cuore che gli martella nel petto.
« Sono proprio bravi, eh? » commenta Giò, bevendo un sorso di birra e pulendosi le labbra con il dorso della mano.
L'assolo di Alessio è preciso come al solito; Fedez lo vede sorridere, mentre canta quelle che sono le sue strofe.


We were caught up and lost in all of our vices
In your pose as the dust settled around us



Il ritornello ha sempre qualcosa di delicato, le voci che si fondono, il ritmo leggero. Se Fedez potesse, probabilmente mollerebbe vassoio e block-notes e ascolterebbe e basta, chiudendo gli occhi.
La voce di Gennaro si fa più graffiante, nell'ultimo ritornello.

How am I gonna be an optimist about this?
How am I gonna be an optimist about this?



Fedez lo vede guardare Alessio, gli occhi spalancati, la mano stretta intorno all'asta del microfono. Sembra quasi una supplica, quella, c'è tristezza, nella sua voce.
Ed è proprio la sua voce a spezzarsi, in quel momento. Gennaro spalanca gli occhi, allarmato. Continua a fissare Alessio, totalmente sopraffatto e incapace di prendere in mano la situazione.
Il bruno, però, prontamente, canta gli ultimi versi, cercando di rassicurarlo con lo sguardo.


Oh where do we begin?
The rubble or our sins?


Fedez, ora come ora, è felice di indossare una giacca leggera a maniche lunghe, che nasconde la pelle d'oca che gli ha appena ricoperto le braccia.
Gennaro sembra riprendersi, in ogni caso, e insieme ripetono le frasi finali. Il pubblico rimane un attimo in silenzio, e Fedez riesce a leggere il panico nel volto di Gennaro. È rigido, sembra una statua di ghiaccio e c'è qualcosa, nel suo sguardo, che gli dà l'impressione che il ragazzo stia per spezzarsi.
Poi, ogni singolo cliente del bar applaude, alcuni fischiano e fanno casino, Giò compreso, ma l'espressione del biondo non si rilassa.
Quando tornano al bancone, Fedez prova a consolarlo, dicendogli che nessuno si è accorto di niente, che sono stati fantastici, ma il biondo non sembra ascoltarlo.
« Ho rovinato tutto, Alè, mi dispiace » dice, a bassa voce. « Vorrei poter dire che c'è stato un problema tecnico o… » la sua voce si spezza, per la seconda volta quella sera, e il biondo tira su con il naso. « Ma è stata solo colpa mia. Ti ho rovinato l'esibizione ».
Alessio fa scorrere un braccio lungo la sua schiena, gli sussurra qualcosa all'orecchio, cerca di calmarlo. Fedez non si sarebbe mai aspettato di vedere quel lato così emotivo e fragile di Gennaro. È strano, perché, almeno per la maggior parte del tempo, si atteggia a stronzo insensibile, ma non lo è. Affatto.
Mika si avvicina a loro, preoccupato. Stringe il biondo in un abbraccio – e Fedez non si sorprende affatto perché è una cosa così da Mika – e cerca di tirargli su il morale.
Mentre Gennaro si siede al bancone accanto a Giò – che chissà quali stronzate gli sta raccontando – Alessio si avvicina a Fedez, sconsolato.
È come se soffrisse per Gennaro e con Gennaro ed è una cosa talmente sconvolgente che Fedez rimane in un primo momento senza parole. « Genn era totalmente nel pallone. È stato bravissimo a riprendersi e tutto ma tu. Tu sei stato grande, Ale. Hai ripreso in mano le redini e hai salvato l'esibizione. Complimenti, davvero » confessa, sincero.
Alessio abbassa lo sguardo, come se non fosse abituato a ricevere quel genere di complimenti. Fedez lo trova adorabile, a modo suo.


Qualche ora dopo sembra essere tutto a posto. Gennaro e Alessio devono aver fumato, nel retro del bar, perché quando rientrano ridacchiano e hanno gli occhi leggermente rossi.
Mika scuote la testa, mentre Fedez commenta, divertito: « Se non si spaccano di brutto, quei due non sono contenti ».
Davide sta tutta la sera con Alba, com'è normale che sia, e, quando Fedez – che finalmente può permettersi cinque minuti di pausa – si avvicina al tavolo su cui ora si sono accomodati Alex, Genn e Giò capisce che davvero ogni cosa è tornata alla normalità perché loro stanno facendo tutto, tranne che essere normali, appunto.
« Giò, riusciresti a farti una così solo nel duemila mai, lasciatelo dire » dice Gennaro, dando una pacca sulla spalla all'amico.
Fedez segue la traiettoria dei loro sguardi, concentrati sul bancone, dove una ragazza formosa che indossa una minigonna che più che essere una gonna è solo mini, sta bevendo quello che ha tanto l'aria di essere un superalcolico.
Giò sembra sentirsi ferito nell'orgoglio, comunque, perché scaccia via le dita pallide di Gennaro e risponde, seccato: « Non starai mica sottovalutando il potere del grande Giò? ».
Ecco, lo dicevo che aveva fumato anche lui. Mik mi deve tre euro.
« Assolutamente » biascica Gennaro, un sorriso fintamente ingenuo che va da un orecchio all'altro.
« Assoluta è una bugiarda » commenta Alessio e sì. Fedez non lo ammetterà mai a se stesso ma gli piace stare in compagnia di Alex anche per via del suo senso dell'umorismo.
Gennaro si volta verso il bruno, strizza gli occhi e ride sguaiatamente, come se avesse sentito la cosa più divertente del mondo.
La sobrietà, proprio.
« Allora scommettiamo » propone Giò, sicuro si sé.
« Gennà, non farlo. Non farlo. Non - ».
« Va bene » accetta il biondo, ignorando gli avvertimenti di Alex. « Se vinco io, dovrai farti un cartellone con su scritto “Gennaro ha sempre ragione” e dovrai portartelo dietro ogni fine settimana, quando verrai al bar, e anche quando uscirai con noi ».
Fedez ridacchia. « Ma quanti anni avete? Undici? ».
I due sembrano non ascoltarlo, però, e continuano la loro conversazione come se niente fosse.
« Ci sto. Ma, se vinco io, dovrai salire su quel palco » e Giò indica la parte del locale in cui sono sistemati i monitor, le casse e i microfoni, « e cantare Baby di Justin Bieber ».
Alessio e Fedez si guardano e poi scoppiano a ridere. Entrambi pensano che sia una follia, che Genn rifiuterà perché non esiste rischiare una cosa del genere e ci sono ancora abbastanza clienti e, insomma, il ragazzo ha una dignità da sal-
« Accetto » risponde il biondo, allungando una mano per stringere quella che Giò gli sta porgendo.
Fedez si copre la bocca con la mano, allibito e divertito allo stesso tempo. Questa cosa è decisamente meglio della mancata esibizione di Grease di qualche settimana prima.
« Stabiliamo le regole, però. Cosa devo fare per vincere? Devo proprio farmela o…? ».
Gennaro sembra pensarci su per qualche minuto, poi sogghigna, evidentemente sicuro della sconfitta di Giòsada. « Basta il numero di telefono, solo quello ».
Alessio solleva le mani al cielo, come chi ha intenzione di stare fuori da quella idiozia e Fedez torna al bancone, ad aiutare Mika a sistemare le tazzine.
« Cosa mi sono perso? » gli chiede e, per un attimo, Fedez è convinto che si stia chinando verso di lui per baciarlo. Prima di essere troppo vicino, però, il riccio scuote la testa e raddrizza il busto.
Quando Fedez gli racconta della scommessa Mika gli scoppia a ridere in faccia.
È la reazione di tutti, insomma.
Ed è solo qualche minuto dopo che scoppia il macello.
Fedez pensa che nessuna faccia, mai nella vita, possa diventare così espressiva e raggiungere tutte le tonalità di rosso come quella di Gennaro Raia, quando Giò torna al tavolo con un foglietto svolazzante e qualche numero scarabocchiato sopra.
Ce l'ha fatta.
E ce l'ha fatta alla grande, vista la pomiciata lunga un secolo che la ragazza gli ha concesso. L'ha vista il ragazzo tatuato come l'hanno vista gli altri, perfino Shorty e Alba, dal loro tavolo.
Fedez è quasi felice per lui, comunque. Giò deve sentirsi una specie di Dio sceso in terra o roba simile e ne ha tutte le ragioni, grazie tante.
Non cerca di nascondere il ghigno che inizia a prendere forma sulle sue labbra, così come non cerca di nascondere le tracce di rossetto rimaste sulla bocca.
« No » boccheggia Gennaro, Fedez per un momento teme che possa avere un mancamento. È più pallido del solito, ora.
« Come hai fatto? » chiede Alessio, anche lui visibilmente sorpreso.
Giò lascia che si calmino, solleva una mano per farli tacere e commenta, criptico: « Un saggio non svela mai i suoi trucchi ».
« Ma quello non era il mago » inizia Mika, confuso, avvicinandosi un po' di più al loro tavolo, per poter sentire meglio.
Il numero di clienti è diminuito e lui e il riccio possono finalmente respirare un pochino e permettersi di chiacchierare senza che Skin lanci loro occhiate assassine.
« Shshsh » lo zittisce Giòsada. « Non importa come, ma chi. Gennaro, il palco è tuo » dice con trasporto, cercando di trattenere una risata.
« No. Non la farò mai nella vita una cosa del genere. Ma proprio mai mai mai mai ».


« A tutte le povere anime che hanno avuto la sfortuna di essere ancora qui, a quest'ora della notte, beh, dico solo una cosa » esclama il biondo in inglese, lo sguardo incollato al pavimento. « Siete ancora in tempo per andarvene ».
Qualcuno ride ma l'espressione di Gennaro rimane seria. Non sembra particolarmente nervoso, perlomeno; l'aver fumato prima dell'esibizione ha avuto qualche lato positivo.
« Ho perso una scommessa e ora mi tocca cantare Justin Bieber » ammette, scatenando l'ilarità generale. « Oh, spero che non mi ammazzino » commenta poi in italiano, cercando il testo e la base sul pc.
Nel frattempo, Giò, Shorty, Alba, Alessio, Mika e pure Fedez si sono spostati tutti in prima fila perché un evento del genere è più unico che raro.
Il riccio sta già filmando con il cellulare. « Dai che un po' gli assomigli a Justin! » gli urla, e Giò e Shorty fanno versi d'assenso.
« Ma vaffanculo » risponde Gennaro, sistemandosi automaticamente il ciuffo biondo. « Voi e Justin Bieber ».
Quando parte la base – Genn ha scelto una versione acustica – Zack fischia rumorosamente, cercando, probabilmente, di incoraggiarlo.


Oh woooah, oh woooooah, oh wooooah, oh


Gennaro cerca palesemente di imitare il cantante, sia nel modo di muoversi, che nel modo di cantare. Il pubblico ride e Fedez non ci vuole credere, il biondo si sta gasando come pochi.


You know you love me, I know you care
You shout whenever and I’ll be there
You are my love, you are my heart
And we will never ever ever be apart



Canta, muovendo il braccio destro così come Justin Bieber fa in uno dei suoi video e stringendosi con una mano la giacca in jeans. Fedez è sicuro di aver perso un polmone.


Are we an item? Girl quit playing
We’re just friends, what are you saying



Ora si è spostato verso Alessio, quasi come se fosse lui la ragazza del video a cui Gennaro deve cantare la canzone.
Il ragazzo sgrana gli occhi e cerca di scacciarlo, facendo sorridere il biondo che continua a cantare.
Cosa sta succedendo.

Said there’s another, look right in my eyes,
My first love broke my heart for the first time.
And I was like…



Genn, probabilmente per colpa dell'adrenalina e dell'erba – sicuramente dell'erba – sposta il microfono verso i clienti del bar per far cantare loro il ritornello. La gente lo fa, Fedez è allibito.
Gennaro ha una presenza scenica incredibile e anche una faccia da schiaffi, davvero, perché, il ragazzo tatuato ne è sicuro, se fosse stato lui a fare una cosa simile, l'avrebbero cacciato via a calci in culo.
Poco prima che arrivi la parte rap, Gennaro ritorna vicino ad Alessio, lo tira per un braccio, porgendogli un secondo microfono con la mano libera, per convincerlo a cantare con lui. Sente il bruno borbottare qualche insulto in napoletano.
Non lo farà mai. Alex non si lascerà convincere, perché lui è -


When i was 13, I had my first love.
There was nobody that compaired to my baby
And I guarantee us hooking up
Would never come above



È un fottuto debole.
Non ce la può fare. Fedez non sa se sia più sconvolgente vedere gli Urban Strangers cantare Justin Bieber o realizzare che effettivamente stiano cantando un pezzo orecchiabile.
E, ancora peggio, gli sembra che Alessio stia cambiando tutti gli she del testo in he, ma forse questa è solo una sua impressione, riflette, mentre vede il bruno accovacciarsi e rappare muovendo la mano su e giù per dettare il ritmo.

He knows he’s got me dazin’
Cause he was so amazin’,
And now my heart is breaking,
But I just keep on saying…



Il pubblico canta di nuovo e Fedez lancia un'occhiata divertita a Mika, al suo fianco, che sta urlando il ritornello e gli ha appena mandato a puttane un timpano.
I due imbecilli, nel frattempo, fanno quello che dovrebbe essere un balletto improvvisato. Alessio sembra un robot, Gennaro, invece, sembra avere due anguille, al posto delle gambe.
Cosa. Sta. Succedendo.
Quando finiscono quell'abominio il pubblico li fischia e chiede il bis e Fedez si spiaccica una mano sulla faccia. Gli inglesi sono strani. E anche Mika lo è, visto che si è appena unito al coretto.
Alex e Genn si battono un cinque e lasciano il palco a Giò e Shorty, che finalmente canteranno la loro canzone.
La loro esibizione elimina il disagio creato nei minuti precedenti. Mika e Fedez si siedono dietro il bancone, stanchi morti.
Le voci di Giòsada e Davide sono diverse, se non opposte, ma il ragazzo tatuato deve ammettere che si armonizzano bene.


Too much talk bout myself,
drags me straight down to hell.
Finally hearing from you,
pulls me back off the rail.



A Fedez piace la voce graffiata di Davide, è come se stesse sputando fuori tutti i suoi sentimenti, con questa canzone. E non è difficile capire a chi la stia dedicando, anche perché il suo sguardo non si stacca per un secondo da quello di Alba.
Fedez ha un brivido.
Giò parte con il ritornello, il suo timbro è profondo e pieno. Canta piano, delicatamente, come se stesse cercando di dosare la potenza della sua voce.


You don't expect apologies.
You always see the best in me.
I'm the lucky fool that you married.



Tu non ti aspetti scuse, tu vedi sempre il meglio di me.
Fedez si volta verso Mika, seduto sullo sgabello accanto al suo. Il riccio lo stava già guardando ma, questa volta, gli occhi di Mika rimangono incatenati ai suoi.


It always starts out as friends,
you always had my respect.
They all warned you bout me,
don't give your heart to a wreck.



La mano di Mika scivola piano sulla sua gamba. Le dita lunghe scorrono sui jeans di Fedez, facendo dei ghirigori che fanno trattenere il fiato al ragazzo tatuato.
Poi, la mano del riccio si avvicina alla sua. Mika lo sta guardando come se gli stesse chiedendo il permesso. Al bancone sono da soli, perché ormai il grosso del lavoro è finito, al bar, e Zack e Skin si sono avvicinati a Giò e Shorty per godersi meglio l'esibizione.
Fedez stringe la mano di Mika nella sua, il cuore che improvvisamente batte più veloce.
La testa di Mika si poggia sulla sua spalla e Fedez inspira forte. Sente l'odore del suo shampoo entrargli fin dentro l'anima e percepisce le labbra del riccio sollevarsi all'insù. Vorrebbe aver indossato una delle sue solite canottiere, solo per poter sentire la pelle di Mika contro la sua.
A Fedez piace il giro di chitarra che sente in questa parte della canzone. È rilassante, perciò chiude gli occhi.
Il respiro di Mika si è fatto più pesante, segno che probabilmente anche lui si sta per addormentare. Ed è buffo, perché sono due idioti seduti su due sgabelli, dietro un bancone, che si tengono per mano di nascosto. E il ragazzo resta immobile perché non vuole che il riccio si sposti; se solo potesse fermare il tempo e rivivere questo momento per sempre...
Così, con una canzone malinconica nelle orecchie, la schiena che gli fa un po' male e la testa di Mika che pesa sulla sua spalla, Fedez si chiede come faccia il suo cuore a stare così comodo.


And when we're out on the run
Drive into the setting sun
My heart beats for only you



Il mio cuore batte solo per te.
Mika stringe, forse inconsciamente o forse no, la presa sulla sua mano. « Mi piace questa canzone » mugugna, sfregando il naso sulla sua spalla.
Ti amo, pensa Fedez ed è bellissimo e terrificante allo stesso tempo, rendersene finalmente conto.




Angolo dell'autrice
Sono tornata, finalmente. Ho una buona scusa, però: mi stavo preparando per un esame, quindi, dall'ultimo aggiornamento fino al giorno dello scritto ho vissuto solo ed esclusivamente di pane e ansia.
E' stato terribile. L'ansia del primo esame non la auguro a nessuno, ma proprio mai nella vita.
Comunque, spero di farmi perdonare con questo capitolo che è praticamente infinito (vabe, ormai lo dico ogni volta ahaha).
Però, davvero. Questo è ancora, se possibile, più lungo del precedente. E' stato un parto scriverlo - ci ho messo giorni - e, tra l'altro, l'ho praticamente finito di revisionare solo ora.
E sono quasi le quattro del mattino, per la cronaca.
Anno nuovo, stesso disagio.
Per quanto riguarda la storia, non voglio stare qua a fare l'elenco di tutte le frasi che ho ripreso dalla realtà perché credo siano abbastanza ovvie.
Più che altro, ci tengo a ricordare le canzoni che ho scelto: Pompeii e The Wreck.
In particolare quest'ultima, con cui sono fissatissima da qualche settimana a questa parte.
Qualcuno mi chiede/supplica di non lasciare le scene più slash alla fine della storia.
Lo ripeterò all'infinito: 
uno, non sono una stronza sadica;
due, le scene slash arriveranno e non saranno tutte concentrate negli ultimi capitoli, ve. lo. giuro.
Ora, come al solito, ringrazio tutte le persone che leggono questa storia e che la recensiscono.
(Domani mattina rispondo a tutte, promesso, e scusatemi per il ritardo).
150 recensioni. 150.
Non vorrei essere ripetitiva ma
1 5 0.
Non mi riprenderò mai da questa cosa, sappiatelo. Sono morta dentro.
Quando ho pubblicato questa storia non mi sarei mai immaginata di poter raggiungere un traguardo simile, davvero, quindi vomiterò ringraziamenti fino alla fine dei miei giorni (o della ff).
Come sempre, aspetto i vostri commenti su questo capitolo.
Ah, so che questa cosa degli Urban e di Bieber probabilmente vi ha destabilizzato.
Io per prima sono sconvolta da ciò che ho scritto. Spero solo che non vi abbia dato eccessivamente fastidio (doveva solo essere una cosa divertente, hem).
Alla prossima, spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Fedez, in diciannove lunghissimi anni, ha sempre cercato di non dare importanza a tantissime cose.
Alla fissa imbarazzante che sua madre ha per le statuette di porcellana a forma di gufo, ad esempio, al fatto che suo padre lo avesse abbandonato, alle modeche tutti, nella sua città, si ostinano a seguire (sia che si tratti di un taglio di capelli, o di un nuovo tipo di jeans o chissà che altra stronzata) – e a quello che la gente avrebbe potuto pensare di lui e dei suoi tatuaggi.
Ma, soprattutto, ha sempre cercato di non dare importanza alle relazioni. Quella parte di lui un po' cinica non fa che suggerirgli che tanto non durerà o che potrebbe non durare. È più facile vivere il momento, non pensarci troppo, perché la verità è che è complicato stare con qualcuno, accettarne ogni imperfezione, esserci. E poi ci si stanca, ci si allontana, e allora che senso ha avuto lottare? Affezionarsi?
Per questo Fedez non ha mai messo nessuna ragazza prima degli amici. O prima di Mika.
Comunque.
Scuote la testa, perché inconsciamente si sta trasformando in una quattordicenne complessata. Sono giorni che non fa che pensare a Mika e a quello che si è accorto di provare per lui.
La notte, spesso, non riesce a dormire perché il corpo del riccio accanto al suo lo tiene sveglio. Deve spesso mordersi le labbra per evitare di imbambolarsi e sorridergli come un imbecille e, come se non bastasse, anche quando lavorano al bar Mika riesce a distrarlo.
Martedì, Fedez ha perfino fatto cadere un bicchiere per terra, frantumandolo in mille pezzi, sotto lo sguardo sospettoso di Zack e quello divertito ma anche un po' preoccupato del riccio.
Si sente confuso, fragile e maledettamente esposto. Come se quello che prova sia scritto a caratteri cubitali sulla sua fronte e tutti possano leggerlo.
E poi è terrorizzato perché è come se una parte di lui lo avesse sempre saputo di sentire questa cosa per Mika e perché gli sembra di non riuscire a gestire tutti questi sentimenti e non vuole rovinare tutto. Non vuole perdere Mika. Per nessuna ragione al mondo. In nessun universo.
Odia sentirsi così.
« C'è qualcosa che non va » gli dice il riccio, quel pomeriggio, mentre stanno salendo le scale che portano all'appartamento di Zack.
Non è una domanda, il tono della sua voce sembra neutro. Sembra.
Mika si è fermato pochi gradini davanti a lui. Ed è ancora più alto del solito, così, perciò Fedez è costretto ad alzare fastidiosamente la testa, per riuscire a guardarlo in faccia.
La sua espressione è accigliata, ma i suoi occhi lasciano trasparire un velo di ansia e preoccupazione, che il riccio – Fedez lo sa – sta cercando in tutti i modi di nascondere.
« Sto bene » risponde il ragazzo tatuato e si sente un pochino in colpa, perché non vuole che Mika stia in pensiero per lui.
Il riccio non sembra essere totalmente convinto, perché inclina la testa da un lato e assottiglia gli occhi, mettendo su un broncio che Fedez non può non definire adorabile. Ancora.
Sbuffa, poi gli sorride, spontaneamente.
« Tu è sicuro? » borbotta Mika, scendendo di un gradino per andargli incontro.
Fedez fa spallucce. « Sicuro » mente, rimanendo immobile. C'è un momento di silenzio, tra i due, ma non è opprimente o imbarazzante. Si sentono le voci dei clienti del bar, la risata rumorosa di Zack riecheggia in lontananza.
Mika solleva il braccio, in quello che a Fedez sembra un movimento lentissimo. Passa il pollice sulla sua mascella, ruvida per l'accenno di barba. Il ragazzo tatuato sospira e chiude gli occhi, il cuore che non ne vuole proprio sapere di darsi una fottuta calmata.
Annuisce e basta, incapace di aggiungere qualsiasi altra parola, sopraffatto dalla delicatezza con cui Mika ora sta facendo scorrere le dita, in una leggera carezza, sulla sua guancia.
Sente il suo respiro sul volto, ma non si azzarda a sollevare le palpebre, perché non è sicuro di riuscire a sopportare la vista del viso di Mika che si avvicina sempre di più al suo.
Le loro labbra quasi si sfiorano, quando, all'improvviso, Zack entra nel ripostiglio. Fedez si allontana con uno scatto da Mika, rischiando di inciampare sui gradini.
« Oh. Non vi avevo visto! » esclama Zack, non appena si accorge della loro presenza, portandosi una mano al petto. « Che diavolo state facendo ancora qui? Oltre a cercare di farmi venire un infarto » borbotta, lanciando ad entrambi un'occhiataccia.
Fedez pensa che con quella faccia e quei capelli e tutto il resto, più che sembrare minaccioso, lo zio di Mika sembra solo un gigante buono.
Il riccio ridacchia, passandosi imbarazzato una mano tra i capelli. Fedez, ora come ora, ha perso l'uso della parola, perciò non dice e non fa niente, ed è Mika a parlare: « Stavamo salendo giusto ora, zio » si giustifica, cercando di nascondere il sorriso che ha stampato in faccia.
Fedez sbuffa una risatina, perché è davvero un idiota, Mika. Davvero davvero davvero.
Il fatto è che la sua vita è sempre stata un po' un macello, come se ci fossero tutti questi pezzettini minuscoli di un puzzle, sparsi qua è là. Ma, quando è con il riccio, è come se i pezzi del puzzle ritornassero al loro posto, come se le cose potessero avere un senso.
Mika lo rimette insieme ed è una consapevolezza che a Fedez un po' fa venire voglia di piangere.
Sono una fottutissima femminuccia, pensa, mentre il riccio lo fa passare davanti a sé e salgono le scale insieme, la mano di Mika ferma sulla sua schiena.


Il suo buonumore comunque, dura poco, perché qualche ora dopo la quiete nell'appartamento di Zack è interrotta da una vocina dolce e un vestitino giallo con margherite bianche.
« Posso rimanere? Giuro che sto zitta zittissima » squittisce la bambina, facendo una giravolta che le fa quasi perdere l'equilibrio.
Fedez vorrebbe cacciarla ma proprio non riesce a dire di no a quegli occhioni.
Zack sale affannato le scale, giusto qualche secondo dopo. « George si sta prendendo un caffè e lei si è precipitata qua sopra. Scusate ragazzi, ma ha detto che le mancavate » dice, sulla porta, chiedendo tacitamente loro di avere pazienza. « Solo il tempo di un caffè » ribadisce, sorridendo incerto.
Fedez alza gli occhi al cielo, Mika stringe Gemma in un abbraccio.
« Ah, Mik, potresti scendere anche tu? Dovrei parlarti di una questione urgente. Riguarda tuo padre » aggiunge e il suo sguardo si indurisce. È strano vedere quell'espressione sul volto di Zack, non sembra nemmeno lui. Lo zio di Mika lancia un'occhiata indecifrabile ad entrambi, poi scende velocemente le scale.
Aspetta.
« Devo rimanere solo con la bambina? » chiede Fedez, in un inglese incerto, una nota di panico nella voce.
Gemma gli è accanto e si affretta a tirargli un lembo della maglietta per attirare la sua attenzione. « Ma io non sono una bambina. Sono grande, ormai » dice, gonfiando il petto, orgogliosa.
Seh.
« Se è un problema posso dire a zio che possiamo parlare dopo » propone Mika, sfiorandogli piano il braccio.
Fedez si sente un idiota perché no, non gli è appena venuta la pelle d'oca, assolutamente.
« Me la cavo. Ma sbrigati, però » borbotta, « per favore ».
Qualche minuto dopo, come promesso, Mika fa ritorno nell'appartamento, un sorriso raggiante sul volto che sembra congelarsi non appena si chiude la porta alle spalle.
Fedez, sdraiato sul divano del salotto, lo osserva, divertito, mentre il riccio lo squadra dalla testa ai piedi. Sembra sul punto di dire qualcosa, ma evidentemente cambia idea e si acciglia. « Dov'è Gemma? ».
Proprio in quel momento, la bambina spunta fuori da dietro il piano bar, trasportando con fatica una bottiglia di coca cola.
« Eccomi » dice, stringendo al petto la bibita.
Se gli sguardi di Mika potessero incenerire, Fedez ora sarebbe solo un mucchietto di polvere, ne è certo.
« Cosa sta succedendo? » gli chiede, serio, poggiandosi le mani sui fianchi proprio come faceva sua madre anni fa, prima di fargli la ramanzina e metterlo in punizione. Il ragazzo tatuato sbuffa una risata.
« Fedè ha detto una parolaccia e l'ho messo in castigo » annuncia Gemma, porgendo a Fedez la bottiglia.
« E come facevi a sapere che era una parolaccia, signorina? » indaga Mika.
« L'ho capito da sola. L'ha detta dopo aver sbattuto il piede alla gamba del tavolo e poi si è tappato la bocca e mi ha chiesto scusa, quindi » spiega emozionata, neanche avesse fatto la scoperta del secolo. « Perciò ora è in punizione e non può giocare con me, ma deve stare seduto tutto il tempo a non fare niente ».
« Oh, ti prego. Non portarmi la confezione di patatine che c'è nel primo scaffale della cucina, ti prego, sii buona » si lamenta Fedez, alzando un braccio in aria con teatralità.
Gemma scatta sull'attenti e corre di nuovo in cucina, convintissima di fare il più grande torto del mondo a Fedez.
L'espressione accigliata di Mika dura circa due secondi, poi il ragazzo a stento riesce a trattenere una risata.
« Che ti ha detto Zack? ».
« Ha parlato con mio padre. In realtà, mio padre ha chiamato lui. Hanno discusso molto, ma, non si sa bene come, zio Zack è riuscito a convincerlo » dice Mika, parlando senza quasi fermarsi per riprendere fiato. « Posso andare in conservatorio ».
Fedez si mette seduto, poggia la bottiglia di coca per terra, accanto al divano in pelle. Gli ci vuole un po' per recepire quello che Mika gli sta dicendo; fa un verso sorpreso, poi stringe il riccio tra le sue braccia.
È così felice per lui che teme che il suo cuore possa scoppiare da un momento all'altro.
« Ma come- come ha fatto a convincerlo? » gli sussurra, sul collo. Per un secondo è quasi tentato di poggiarvi le labbra, ma si deve trattenere.
Mika scuote la testa, le braccia ancora strette ai fianchi di Fedez. « Non ne ho idea. E, se devo essere sincero » si allontana un poco dal ragazzo tatuato, incatenando gli occhi nei suoi, « non mi importa ».
Fedez deglutisce. Stanno ancora parlando di Mika e suo padre, giusto?
« Sei stronzo, però, con Gemma. Bisogna averrre pazienza con i bambini » lo rimprovera poi, pizzicandogli il fianco.
Fedez fa una smorfia e gli morde piano la spalla, per dispetto, facendo sobbalzare il riccio.
« Ecco le tue schifose patatine che non ti piacciono » borbotta Gemma, picchiettandogli un ginocchio.
Parli del diavolo...
Fedez non l'ha neanche sentita arrivare, maledizione, e non vorrebbe, ma è costretto a staccarsi da Mika e a rivolgere la sua completa attenzione alla bambina. « Sei troppo cattiva con me » le dice, fingendosi triste.
« Mh, è colpa tua » si limita a rispondere lei, rubando una patatina dal pacchetto e sorridendo a trentadue denti.
È malvagia.
« Mik, prendiamo il tè insieme? » dice poi, rivolgendosi al riccio. Mika non vuole, è chiaro come il sole. Il sorriso di cortesia che compare sulla sua faccia ne è la prova: preferirebbe lanciarsi da un balcone, probabilmente, piuttosto che fare quei giochini scemi.
Ma Mika non è Fedez, Mika è gentile e con i bambini ci sa fare, perciò non passa molto, prima che il suo sorriso coinvolga anche gli occhi. « Certo ».
La bambina squittisce. « Davvero? ».
« Sì, vado a prendere le tazzine… » risponde, alzandosi in piedi.
Gemma batte le manine soddisfatta, in un modo che Fedez definirebbe carino e irritante allo stesso tempo. « E poi posso farti le codine? ».
Cosa.
Fedez scoppia a ridere e quasi si strozza con una patatina. Tossisce un paio di volte, mentre guarda divertito Mika cambiare radicalmente espressione.
Il ragazzo sgrana gli occhi, infatti, perplesso. « Ma, Gemma, noi n-non abbiamo elastici o pinzette, in casa » tentenna, immobilizzandosi accanto al divano in pelle.
« Ma non importa » gli spiega la bambina, « ce li ho io! » esclama, aprendo una mini borsetta bianca e tirando fuori pettine e elastici colorati.
Da dove diavolo hai tirato fuori quella borsa, vorrebbe chiederle Fedez, ma è troppo impegnato a ridere sguaiatamente.
Mika lo incenerisce con lo sguardo, mentre si allontana dal divano, stizzito, per dirigersi in cucina. Il ragazzo tatuato lo segue e, quando gli è abbastanza vicino, bisbiglia: « Bisogna avere pazienza con i bambini » scimmiottando il suo accento.
Le sopracciglia di Mika sono talmente accigliate che sembra quasi avere il monociglio. Questo non impedisce a Fedez di smettere di ridacchiare, in ogni caso.
« Vaffanculo, sinceramente » sputa l'altro, spintonandolo.
Non glielo impedisce neanche questo.


« Allora? » chiede Gemma, una manciata di minuti dopo. Hanno bevuto il tè tutti insieme – sì, hanno coinvolto anche Fedez e , a lui è toccata la tazzina rosa – e ora, dopo aver costretto il ragazzo tatuato a non guardare perché “no Fedè, devi aspettare che io finisca”, il cuore di Fedez è molto vicino all'implodere.
Dovrebbe ridere, prenderlo in giro, ma la verità è che Mika è bellissimo, anche con due fottuti codini ai lati della testa. Anche con gli elastici colorati per capelli. Anche sempre.
Gemma schiocca le dita, riportandolo alla realtà. « Come ti sembra? ».
Fedez si mordicchia il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo, prima di rispondere: « Mi sembra una fantastica principessa ».
« Fedè » lo ammonisce Mika, incrociando le braccia al petto.
Gemma fa spallucce e allunga le braccia verso Mika, che la solleva e la fa sedere sulle sue ginocchia. « Grazie per avere giocato con me alle parrucchiere ».
Il riccio addolcisce lo sguardo, stringendosi contro la bambina.
Fedez si avvicina al divano, dove i due sono seduti, lancia una rapida occhiata al riccio e stavolta non può non sorridere.
« Io dico che è stupendo, comunque » commenta Gemma, scoccando un bacio umido sulla guancia di Mika.
« Lo è davvero » aggiunge Fedez, in italiano. Un sussurro che spera Mika non riuscirà a cogliere, ma, a giudicare dall'espressione del riccio, l'ha sentito eccome.






Da: Genn
Ore: 16:00
Mi fa male la pancia.


Da: Giò
Ore: 16:01
Certo, mangi le porcherie


« Mik, i bambini sul gruppo stanno di nuovo litigando » scherza Fedez quel pomeriggio, mentre, seduto vicino al tavolo del soggiorno, addenta un toast al formaggio. È da un po' che cerca di ignorare le notifiche che gli arrivano sul telefono nonstop per colpa del gruppo con gli Urban e gli altri, ma, alla fine, non riesce ad impedirsi di andare e leggere le stronzate che si stanno scrivendo.
Mika alza gli occhi al cielo, gli si avvicina con un bicchiere di succo all'arancia in mano e glielo poggia sul tavolo.
Prima di allontanarsi, però, si avvicina al suo viso, facendo sfiorare i loro nasi.
Fedez ha un fremito. « Zack » borbotta, con la bocca piena, « potrebbe salire da un momento all'altro ».
Mika non sembra intenzionato a spostarsi. « A me non importa... » dice, a bassa voce, poggiando una mano sulla spalla destra di Fedez.
« Sto mangiando, Mik » continua il ragazzo tatuato, deglutendo rumorosamente.
Mika alza gli occhi al cielo, per la seconda volta nell'arco di pochi minuti, e « non mi importa » sussurra, prima di poggiare delicatamente le sue labbra su quelle di Fedez.
Si sono baciati molte volte, in queste settimane. Ci sono stati baci casti, un semplice sfiorarsi di labbra, ma anche baci più urgenti, un misto tra saliva ed eccitazione. Ma questo bacio, Fedez pensa, è un po' speciale perché Mika è una specie di maniaco del controllo e della pulizia.
Lo conosce, ha dovuto imparare a mangiare le cosce di pollo con la forchetta, da quando hanno iniziato a pranzare e cenare insieme – cosa che è successa abbastanza spesso, negli ultimi anni – perché Mika, a volte, riesce ad essere maledettamente schizzinoso.
E ora. Ora lo sta baciando anche se probabilmente ha la bocca tutta sporca di formaggio. E, anche se da una parte questa cosa gli fa un po' schifo, non può negarlo, dall'altra pensa sia bellissimo.
E dolce.
E vaffanculo, dovrei smetterla, pensa, ma con la mano stringe piano la maglietta leggera che Mika indossa, un frusciare leggero a cui nessuno dei due sembra prestare troppa importanza.
Il telefono di Fedez trilla rumorosamente. Mika arriccia il naso, si stacca dalle sue labbra e Fedez vorrebbe dirgli di non andarsene, di continuare, qualsiasi cosa abbia intenzione di fare, e il riccio, neanche gli abbia letto nel pensiero, rimane lì, a lasciare una scia di piccoli baci sulla sua mascella squadrata.
Fedez mugola perché adora quando Mika lo fa.
Il cellulare suona di nuovo, segno che i quattro trogloditi probabilmente hanno ripreso a scrivere sul gruppo.
O, molto probabilmente, non hanno mai smesso.
L'aggeggio infernale è poggiato sul tavolo, comunque; è vicino, ma allo stesso tempo troppo lontano, perché Fedez non riesce ad afferrarlo e quindi è costretto ad interrompere Mika.
« Li odio » dice e il riccio ridacchia, lasciandogli una veloce carezza sulla guancia, e sedendosi accanto a lui.
La seconda volta in cui Fedez pensa di amare Mika è proprio questa, mentre con la coda dell'occhio lo vede prendere in mano la tazzina di caffè che si è preparato poco prima. Mentre sorride e soffia piano su quel caffè che sicuramente è già freddo.


Da: Genn
Ore: 16:03
Non mangio le porcherie. Sei tu che hai mangiato il toast alle dieci di mattina, oggi.


Da: Shorty
Ore: 16:05
Parla quello che, alle due di notte, mangia la pizza con un sacco di merda sopra, regà, una roba incredibile


Da: Alex
Ore: 16:06
Ma ci sta!


« Mik, stanno delirando » si lamenta Fedez, spiaccicandosi una mano sulla faccia. Il riccio si sporge verso di lui, curioso, e legge silenziosamente.


Da: Giò
Ore: 16:06
Ma la merda vera. Quella marrone.


Da: Alex
Ore: 16:07
Quella là


Da: Genn
Ore: 16:07
Che schifo ahahaha


Da: Alex
Ore: 16:08
Semplice, semplice!


Da: Giò
Ore: 16:09
Quello che hai lo riutilizzi, semplice


Da: Alex
Ore: 16:09
AHAHAHAHA


Fedez si morde le labbra per trattenere una risata. Guarda Mika, anche lui sorride divertito, e gli dice:
« Com'è hai detto che devo fare per togliere le notifiche da Whatsapp? ».
Mika ride.
Neanche mezz'ora dopo, Alessio e Gennaro si precipitano nell'appartamento di Zack – che un po' è diventato anche loro, ormai – e quasi li costringono ad uscire insieme.
« È il vostro giorno libero » tenta di convincerlo Alex, sfoggiando uno di quegli sguardi che, Fedez ci scommette, fanno capitolare ai suoi piedi Gennaro ogni maledettissima volta.
E con lui e Mika non è diverso, visto che il riccio ha già indossato le sue sneakers preferite e lo sta trascinando in camera a cambiarsi.
« Ma quelli dormono qualche volta, oppure è solo una leggenda metropolitana? » borbotta Fedez, facendo ridacchiare Mika.
« Ti ho sentito, stronzo! » gli urla Gennaro, dal salotto, seguito dalla risatina di Alessio.
Da quando, esattamente, “giorno libero” ha iniziato a voler dire “Urban in mezzo alle palle”?, si chiede Fedez, ma preferisce tenersi per sé quest'ultimo pensiero.
« Non ho neanche voglia di cambiarmi » si lagna, neanche fosse un bambino di cinque anni che non vuole andare dal dottore.
Mika lo guarda in tralice. « Io posso aiutare te, se vuoi » dice, a bassa voce, avvicinandosi pericolosamente a Fedez che stavolta, no, non ha alcuna intenzione di indietreggiare.
« Vi sentiamo, ragazzi » la voce di Gennaro arriva alle orecchie di Fedez forte e chiara, facendolo irrigidire.
Mika osserva la sua reazione, cercando probabilmente di nascondere il suo sguardo ferito. Non ci riesce.
Non è che Fedez si vergogni di lui, è solo che-
« È complicato » gli sussurra, poggiando la fronte sul suo petto. Si sente stupido, si sente esposto e sente anche il cuore di Mika battere all'impazzata, forse perfino più velocemente del suo.
Il riccio gli massaggia piano la schiena con un braccio e Fedez potrebbe rimanere in questa posizione per i prossimi duemila anni. Più o meno, insomma.
« Li odio » dice, abbastanza forte per farsi sentire da Alessio e Gennaro, e in modo talmente infantile da riuscire rubare un sorrisino a Mika.


« Vi odio » ripete Fedez, giusto per chiarire il concetto, mentre passeggiano per le strade di Holmes Chapel. La fantastica meta oggi, a quanto pare, è il Game Stop che c'è accanto al Bowling.


« In che senso Game Stop? » chiede Fedez, sistemandosi la canottiera che Mika gli ha regalato tempo fa. È la prima volta che la mette per uscire e, dal momento in cui ha deciso di indossarla fino ad ora, il riccio non gli ha letteralmente tolto gli occhi di dosso.
Fedez può anche raccontare agli altri che l'ha scelta perché non aveva altre magliette pulite – e non sarebbe proprio una bugia, visto che, se non si sbriga a fare una lavatrice, sarà costretto ad andare in giro in mutande – ma la verità è che se l'è messa solo perché gliel'ha regalata Mika ed è stupenda e quindi è giusto che tutti la vedano.
« Aspetta e vedrai » è il commento criptico di Alessio. Fedez si gira verso Mika, che alza le spalle, confuso quanto lui, e decide di ignorare lo sguardo assatanato di Alex, felice come una Pasqua.
Non è difficile capire di chi sia stata l'idea di uscire, a questo punto.
Nei pochi minuti che li separano dal Game Stop, Alessio e Gennaro spiegano loro che il piano iniziale era di uscire tutti insieme, anche con Davide e Giò, ma il primo doveva stare con la ragazza mentre Sada, invece, doveva lavorare.
E poi, il resto del tempo lo passano a confabulare con Mika sull'esibizione di sabato.
Fedez non presta loro troppa attenzione, perché tanto sa che non spiffereranno nulla a riguardo e poi-
« Omioddio, gli piacerà tantissimo » trilla il riccio, mentre gli altri due gli lanciano un'occhiataccia.
Beh, ora Fedez è solo un tantino curioso. « Cosa mi piacerà tantissimo? ».
Gennaro fa il vago, finge di guardare il cielo, poi il bottone della camicia a quadretti di Alessio, proprio l'ultimo, quello che sfiora il collo.
Fedez pensa sia un imbecille.
« Il Game Stop » risponde Alex, cercando di essere il più credibile possibile. « Stavamo giusto raccontando a Mik che figata pazzesca fosse ».
Fedez non ci crede neanche un po', ma non ha voglia di sforzarsi ad indagare, quindi decide di lasciar correre, per questa volta, almeno.
Il Game Stop è un enorme sala giochi. Ci sono slot machines, tre biliardini, giochi virtuali con l'oculus rift e-
« Cos'è questo abominio » esclama Gennaro, fermandosi davanti ad una inquietante bambola di porcellana. A grandezza naturale, la bambola è seduta su una sedia, all'interno di una teca trasparente.
« Salve » si presenta in inglese, ruotando la testa e sbattendo le palpebre. La sua voce è metallica e a Fedez scorre un brivido lungo la schiena.
Mika gli poggia una mano sulla spalla, con un sorrisino. Fedez lo fulmina con lo sguardo, ma non si allontana. Non è che abbia paura, assolutamente, è solo che è schifosamente inquietante. Ecco.
« Sono l'indovina Svetlana. Con una sola sterlina, potrò predire il tuo futuro » continua la bambola, e Fedez nota solo ora il turbante viola che ha sopra il capo, il lungo mantello scuro e la sfera che tiene sollevata a mezz'aria.
« Perché si devono chiamare sempre con nomi improbabili » commenta, disgustato, facendo ridacchiare Alessio.
« Proviamo? » chiede invece il bruno, e Fedez vorrebbe mandarlo a quel paese, ma poi si rende conto che Alex si sta rivolgendo solo a Gennaro.
Tipico.
Il biondo scuote la testa. « Ma mai nella vita, Alé ».
« Eddai, perché no? Chiediamo qualcosa sul nostro futuro » dice, soffermandosi sul pronome possessivo. Mika lancia un'occhiata a Fedez, che ha deciso di rinunciarci, ormai, con quei due.
Gennaro si accorge degli sguardi che gli stanno lanciando lui e il riccio, comunque, e ha la decenza di arrossire, un pochino.
Okay.
« Perché siamo degli sfigati » sbotta Genn, « e perché io sono superstizioso e poi su queste cose ci rimugino per i prossimi mille anni, lo sai ».
Alessio annuisce, pensieroso, forse non più convinto che quella sia una buona idea (anche se Fedez sospetta, più semplicemente, che il ragazzo non abbia voglia di sorbirsi le lagne del biondo, in caso Svetlana regali loro una premonizione negativa).
« Ragazzo, vedo del potenziale in te » esclama la bambola, facendo sobbalzare tutti e quattro.
« Madò, vi prego, spostiamoci da qua » mugugna Gennaro, prendendo Alessio per un braccio e dirigendosi verso gli altri giochi.
Mika e Fedez li seguono a ruota; il ragazzo tatuato, prima di spostarsi, lancia un'ultima occhiata a Svetlana, che aveva già la testa rivolta nella sua direzione.
Si sente stupido anche solo a pensare che la bambola lo stesse già guardando, ma questo non gli impedisce di trovare la cosa un pochino terrificante, soprattutto quando Svetlana sbatte le lunghe ciglia nere mentre la sfera che tiene in mano si illumina prima di rosso, poi di blu e poi di verde, prima di ritornare trasparente.
« Vaffanculo, avrò gli incubi per tutta la vita ».
Passano il resto del pomeriggio a giocare come sedicenni. Provano ogni singolo gioco presente nella sala, con la scusa del “tanto un giro costa poco”.
Alessio convince Gennaro a salire su un simulatore di guida di moto e Fedez pensa sia carino, il modo in cui lo incoraggi quando al “Alè, ma se non ho nemmeno la patente”, il bruno risponda “Ma non c'entra. Con questo è più facile. Ti aiuto io”.
E lo fa davvero. Dandogli consigli e tutto il resto, rimanendo sempre accanto a lui, incurante degli sguardi delle altre persone, che ogni tanto passano loro davanti.
Mika e Fedez, poco distanti, sono al piano bar del Game Stop, seduti su sgabelli troppo alti – secondo Fedez – e aspettano l'arrivo dei due cappuccini che hanno ordinato.
Il ragazzo tatuato li osserva, Gennaro e Alessio, poi guarda Mika; le sue mani, le dita lunghe e dritte, e l'unica cosa che riesce a pensare, in questo momento, è che vorrebbe stringerle nelle sue.
« Penso che Alessio abbia una piccola cotta per Gennaro » dice, invece.
Mika alza le sopracciglia. « Una piccola cotta? Sì, sherto, nello stesso modo in cui Menelao aveva una piccola cotta per Elena di Troia ».
Fedez ridacchia. « Sei una persona squallida ».
Il barista arriva con le loro ordinazioni, Mika lo ringrazia ma poi si acciglia, lo sguardo che si sofferma sulla clavicola di Fedez, lasciata scoperta dalla canottiera che sta indossando.
Il ragazzo tatuato deglutisce.
« Tu passa troppo tempo con Genn. Inizi a parlare come lui » lo prende in giro, bevendo il suo cappuccino.
Fedez sposta lo sguardo sul biondo. Sembra abbastanza sicuro, nella guida, ora che Alessio è al suo fianco. Quando il bruno gli poggia una mano sulla schiena, però, Gennaro si irrigidisce leggermente, perde la concentrazione e la moto che si muove sullo schermo va a sbattere contro un muro.
« Ops » dice Alessio, Fedez non lo può sentire, a questa distanza, ma gli legge il labiale e capisce lo stesso. Gennaro si finge offeso, il sorriso dipinto sulle sue labbra piene, però, la dice lunga.
Idioti.
Alex lo aiuta a scendere dalla moto e Fedez non riesce a smettere di guardarli, mentre si rende improvvisamente conto di quanto Genn sembri piccolo in confronto al bruno e non può non chiedersi se la gente pensi lo stesso, quando vede lui e Mika insieme.


Era la prima volta che si vedevano fuori dall'orario scolastico. L'insegnante di scienze aveva diviso la classe in coppie, ciascuna delle quali avrebbe dovuto studiare un argomento e preparare una presentazione su Power Point da esporre ai compagni.
Fedez era capitato con Mika e, se all'inizio la cosa non gli andava particolarmente a genio perché “Michael è un logorroico del cazzo, sicuro con lui si cazzeggia”, alla fine si era dovuto ricredere.
Mika era sì, un logorroico del cazzo, però era anche un alunno diligente. Infatti, in una sera, avevano già fatto gran parte del lavoro.
E nonostante Fedez avesse proposto casa sua, Mika aveva insistito per andare nel suo, di appartamento, perché lì riusciva a concentrarsi di più.
Verso le sette, prima che Fedez se ne andasse, il riccio gli aveva chiesto se aveva voglia di uscire e prendersi un caffè, magari.
E per quanto non ne avesse voglia e trovasse la proposta strana, aveva accettato. E si era stupito di trovare Mika divertente, a tratti sarcastico. Con lui si poteva parlare di tutto, era facile.
Mentre tornavano a casa, però, il riccio lo aveva completamente spiazzato.
« You know, di solito, quando esco qui a Milano sto sempre lì a pensare a quello che possono pensare gli altri. Di me » aveva confessato, lo sguardo basso.
Fedez aveva aperto la bocca per dire qualcosa, per poi richiuderla un secondo dopo, accorgendosi di non avere niente di intelligente da dire.
« Ma, quando io sono con te, non mi importa ».


« Non mi importa di tue scuse » lo accusa Mika, dopo che hanno perso l'ennesima partita di simulazione di lotta contro gli zombie. « Mi distrai ».
Fedez ridacchia, perché è arrivato ad adorare anche questo lato leggermente competitivo del riccio. « Ma stai zitto. La verità è che sei scarso » lo prende in giro, scandendo le ultime parole.
Sono in piedi di fronte ad un enorme mitragliatore, fissato al pavimento, l'oculus rift che avvolge le loro teste – Fedez non ne aveva mai provato uno e deve ammettere che è un po' fastidioso – e, davanti a loro, la realtà virtuale, in tutta la sua grandezza e-
« No regà, è troppo una figata questa cosa » commenta Fedez per l'ennesima volta. Era dai tempi della Play Station che non si esaltava così tanto per un gioco.
Probabilmente sta urlando, perché le cuffie che ha nelle orecchie rendono i rumori esterni ovattati, ma non gli importa.
È troppo divertente.
Il gioco è abbastanza semplice, comunque. Devono solo sparare gli zombie e non morire. E Fedez sa che è tutto finto e tutto il resto, ma la grafica è talmente ben fatta che, nel momento in cui un morto vivente spunta fuori da chissà dove, parandoglisi di fronte all'improvviso, il ragazzo tatuato quasi lancia un urletto, neanche fosse una ragazzina.
Sarebbe morto, se non fosse stato per Mika che, con i suoi riflessi prontissimi, lo salva. Di nuovo.
Il riccio mira proprio al centro della fronte dello zombie, preciso in maniera impressionante.
Fedez è sinceramente colpito, lo deve ammettere.
Quando arriva il turno di Alessio e Gennaro, però, Fedez si diverte, se possibile, ancora di più. Gennaro è ancora più imbranato di lui. Non riesce a coordinare bene vista e tatto, evidentemente, perché non fa che guardarsi le spalle, allarmato, e sparare a caso ogni volta che uno zombie gli si avvicina.
Sullo schermo al plasma, davanti ai due ragazzi, si vede chiaramente chi sia il giocatore più capace.
Alex sta raggiungendo un punteggio altissimo e ha ancora tutte le vite. Gennaro, invece, ne ha solo una.
Sposta i piedi da una parte all'altra, muovendosi come un serpente impazzito. Fedez non sa se sorridere più per questo o per il fatto che Alessio continui a salvargli la vita e a cercare di mettersi davanti al biondo, facendogli da scudo con il proprio corpo, letteralmente, come se questo potesse davvero servire a qualcosa.


« Siete delle brutte persone » borbotta Fedez, mentre passa uno straccio umido sul bancone.
È sabato, il bar è pieno di gente ed è la terza volta che Mika finge che sfiorargli il fondo schiena sia un incidente.
« Non è che ti stiamo chiedendo un rene Fede, non vogliamo solo dirti il nome della canzone » spiega Gennaro, facendo dei ghirigori strani sul legno del bancone.
Se la sta facendo addosso come sempre, Fedez ormai lo può dire con certezza.
« Ma io sono curioso » si lagna il ragazzo.
« Guarda, non l'abbiamo detto a nessuno, perciò non offenderti » dice Alex, mentre Genn gli fa il labbruccio e davvero? Non funzionerà.
« Ma Mik lo sa » insiste Fedez. Vorrebbe sbattere i piedi per terra perché non è giusto.
« Mik e nessun altro » lo rassicura Gennaro.
In quel momento, Giò esce dal bagno, seguito a ruota da Davide che ha legato la sua enorme massa di capelli in una crocchia imbarazzante.
« Cosa ci siamo persi? » chiede Shorty, mentre ordina una birra.
« Parlavamo della canzone che vogliamo cantare stasera… » inizia il biondo ma viene subito interrotto da Giò che sbatte una mano sul bancone, infervorato.
« No raga, sarà fantastica questa esibizione, ve lo dico io. Un macello » dice, infatti, cercando l'approvazione di Davide, che annuisce.
« Nessun altro un par di palle » borbotta il ragazzo tatuato. Gli altri ridono, colpevoli, e Fedez li odia un po' tutti, lo giura.
I tre si spostano e vanno a sedersi ad un tavolo, mentre Fedez dà il cambio a Mika che, fino a quel momento, stava servendo ai tavoli.
La serata è appena iniziata e lui è già stanco.
« Salvami, ti prego » sussurra al riccio, che gli passa vicino con un ordinazione scritta sul block-notes e ridacchia rumorosamente.
Gli risponde un qualcosa di simile a « lavora, sfaticccato » che Fedez non riesce a cogliere del tutto, comunque, perché si devono sbrigare, ci sono un sacco di clienti e non c'è tempo.
Qualche birra dopo, Alessio e Gennaro sono di nuovo al bancone, proprio mentre Fedez sta passando le sue ordinazioni a Skin.
« Un succo al fico, grazie » dice il moro, allegro, e Fedez, non sa come o perché, ma ha un brutto presentimento. Gennaro, vicino ad Alex, poggia la testa sulla sua spalla.
Se si fanno a merda e non si esibiscono li ammazzo, dopo tutto quello che mi hanno fatto penare.
« Non abbiamo succhi al fico qua, mi dispiace » dice Mika, prendendo automaticamente un bicchiere di vetro.
« Ma che hai capito. Il fico sono io, il succo lo voglio alla pesca ».
Fedez scoppia a ridere, Mika probabilmente non ha colto la battuta e Gennaro si limita a dire l'ennesimo “madò, Alé”.


Alle undici circa, gli Urban annunciano che tra poco si esibiranno e Fedez mentirebbe se dicesse che non gli importa.
Vuole sapere il nome della fottutissima canzone.
È già la seconda volta, quella sera, che desidera che il bar si svuoti in fretta, ma è chiaro come il sole che buona parte dei clienti sia lì anche per sentire Alessio e Gennaro cantare.
Come biasimarli…
Fedez sta ancora servendo ai tavoli quando, tra i tanti volti, riconosce quello familiare di una ragazza, incorniciato da lunghi riccioli rossi.
Oh, no.
Fa un sorriso di circostanza, mentre poggia le loro ordinazioni sul tavolo. Si sente a disagio e le sue mani stanno già iniziando a sudare fastidiosamente, grazie tante.
La ragazza, calcolando il suo gesto o forse no – Fedez non saprebbe dirlo, sinceramente – allunga una mano per prendere la tazzina di caffè e fa sfiorare le loro dita.
Il ragazzo tatuato non sa esattamente dove sia Mika, ma sente il suo sguardo addosso.
Si guarda intorno e lo vede lì, a pochi tavoli di distanza, con un ciuffo riccio che gli è finito sulla fronte e uno sguardo difficile da decifrare. Sembra minaccioso e insicuro allo stesso tempo. A Fedez si stringe lo stomaco.
Sta per allontanarsi, quando la rossa lo afferra per un braccio. « Scusa » dice poi, mollando la presa. Le sue unghie sono smaltate di nero. « Vorrei… » le amiche ridacchiano e Fedez decide che non sono molto simpatiche, ora come ora. « È da quando ti ho visto qua la prima volta che- » inciampa sulle sue stesse parole, farfuglia qualcosa in inglese che Fedez non riesce a cogliere del tutto.
Nonostante si senta un pochino in imbarazzo, Fedez la trova quasi carina.
« Mi interessi » dice, sollevando piano lo sguardo. Il ragazzo tatuato è convinto che, sotto tutto quel trucco, la ragazza sia arrossita leggermente. « E mi chiedevo, a te interessa qualcuno? ».
È una domanda semplicissima. La risposta dovrebbe essere altrettanto automatica, spontanea quasi.
Come “hai sete?”, “sì, certo”, oppure “ti piacciono i Radiohead?”, “assolutamente”.
Invece, Fedez si congela sul posto. Cerca di nuovo lo sguardo di Mika, che ora è più vicino. Vicino abbastanza da sentire quello che si stanno dicendo, probabilmente.
Sì, mi interessa qualcuno, dice una vocina nella sua testa.
Anzi. Io lo amo. Lo guardo e lo amo. E basta.
Deglutisce piano, gli occhi di Mika incatenati nei suoi.
Lo amo e mi terrorizza. Mi terrorizza quello che potrei fare per lui.
« No » risponde invece, scuotendo la testa, e la sua voce è roca e quasi gli fa male, pronunciare quelle parole.
Vede Mika abbassare lo sguardo, rispondere al cliente come se nulla fosse. Come se Fedez non gli avesse appena spezzato il cuore.
Rivolge la sua attenzione alla rossa – ma gliel'ha mai detto il suo nome, poi? - che sta scrivendo qualcosa su un fazzoletto. « È il mio numero di telefono » spiega lei, con una nuova sicurezza nella voce. « Scrivimi, se vuoi » continua, alzandosi e infilando il fogliettino di carta nella tasta dei jeans scuri di Fedez.
Mi sento male.
Non proferisce parola, Fedez, mentre si allontana dal tavolo e torna al bancone. E poi non lo sa bene cosa succede, ma è come se sentisse questa sensazione di disagio iniziare a farsi spazio sotto pelle.
« Rimorchiare a lavoro? Complimenti, figliuolo! » dice Steve, un bicchiere di whisky – a giudicare dall'odore – nella mano destra.
A Fedez viene voglia di vomitare.
Cosa sta succedendo.
« Vorremo dedicare questa canzone ad un nostro amico » dice la voce inconfondibile di Alessio, nel frattempo, al microfono.
« Speriamo gli piaccia » continua Gennaro. « L'abbiamo provata per settimane Fede, per renderle giustizia. Se ti fa schifo, vaffanculo ».
Il pubblico ridacchia e applaude. Fedez stringe forte il legno del bancone e si sforza di fare un sorriso.
Le note che Alex strimpella con la chitarra, poi, sono tutte un programma. Fedez le conosce a memoria.
Creep. Era ovvio che sarebbe stata quella canzone; era stato sciocco a non averlo intuito prima, forse. Quando Alessio inizia a cantare, quasi le gambe gli cedono.


When you were here before
Couldn't look you in the eye



Neanche a farlo a posta, il suo sguardo incontra quello di Mika e Fedez abbassa prontamente le palpebre.
Non ce la faccio.


You're just like an angel
Your skin makes me cry

You float like a feather
In a beautiful world



Gli sembra patetico, ora come ora, pensare effettivamente che Mika un po' angelo lo sia davvero, visto che nonostante tutto sta venendo da lui. Ci vogliono una manciata di secondi, in realtà, pochissimi passi, per raggiungerlo, ma a Fedez sembra tutta una vita.


I wish I was special
Canta Gennaro, You're so fucking special


« Ehi » gli dice Mika, ed è a mala pena un sussurro. Potrebbe fargli una scenata di gelosia, potrebbe prenderlo a pugni perché Fedez è un coglione – lo sa – ma non lo fa.
Fedez non risponde, guarda Alessio e Gennaro. Il biondo sta cantando il ritornello e il cuore del ragazzo tatuato si sta accartocciando.

But I'm a creep, I'm a weirdo,
What the hell am I doing here?
I don't belong here.



Non riesco a gestirlo.
« Sto bene » gli risponde Fedez, con voce spezzata. Non riesce nemmeno a parlare con lui.
Non sono neanche le risatine di alcuni scemi, al bar, le occhiate che la gente lancia a lui e Mika – Fedez le ha notate tutte, comunque, soprattutto in questi giorni – quando il riccio si avvicina e lo sfiora, o semplicemente quando lo guarda.
È solo che lui non riesce a gestire l'intera situazione.


I don't care if it hurts
I want to have control
I want a perfect body
I want a perfect soul



« Ho solo bisogno di- » inizia, ma non riesce a finire la frase. Guarda la porta dello sgabuzzino, semiaperta, e decide che, per il momento, quella è la via di fuga più vicina.
Mika gli afferra il polso. Non gli sta facendo realmente male, perché il riccio è sempre delicato e attento, quando si tratta di Fedez, ma il ragazzo tatuato lo scansa in malo modo, voltandogli le spalle e camminando velocemente.
Non si accorge dell'occhiataccia di Zack, o di Skin che blocca lo zio di Mika prima che questi possa intervenire in qualche modo.


I want you to notice
When I'm not around



La voce di Gennaro è quasi un sussurro, ora, e Fedez non capisce se sia solo una sua impressione o se effettivamente il biondo stia cantando in quel modo.
Gli viene da piangere, quando si chiude la porta dello sgabuzzino alle spalle e poggia la schiena al muro, sollevando il capo e respirando rumorosamente.
Fedez, che cazzo stai facendo.
Qualche secondo dopo, la porta, alla sua destra, si apre e uno spiraglio di luce illumina la stanza. Mika, ovviamente, lo ha raggiunto.
Il riccio si volta a guardarlo, il viso in penombra, gli occhi grandi. « Dimmi cosa tu hai. È tutta la settimana che sei strano ».
Fedez scuote la testa, il groppo in gola gli impedisce di spiccicare parola.
« È- ho fatto qualcosa di sbagliato? ».
No. Nonono. Un milione di volte no.
Fa di nuovo cenno di no con il capo e Mika non aggiunge altro. Sa che Fedez non ne vuole parlare, non ora, perlomeno, quindi fa quello che gli riesce meglio: capirlo.
Gli si avvicina piano, Fedez trattiene il respiro. Può averlo toccato ed essersi fatto toccare tante volte, ormai, ma quello gli viene naturale perché ci sono attrazione e adrenalina di mezzo ed è fottutamente più facile.
Il cuore che sbatte veloce nella sua cassa toracica, questo dolore che sente all'altezza del petto perché sta provando troppo e tutto nello stesso momento e la paura di dare tutto e di non essere comunque abbastanza. Questo.
Questo è un'altra storia.
Mika gli massaggia piano il collo, con i polpastrelli stranamente gelidi. Il suo sguardo è corrucciato, un sorriso triste dipinto sul volto.
Fedez non si è mai sentito così dipendente da qualcuno in tutta la sua fottutissima vita. Butta fuori l'aria, ma il peso che gli opprime il petto rimane.
Poi, il riccio si abbassa di poco e poggia la testa sulla sua spalla. «Io- io. Io ti- » balbetta, il respiro che colpisce il collo di Fedez. « Io ti perdono ».
E potrebbe riferirsi ad un sacco di cose. Al suo continuo rovinare sempre tutto o al suo avere paura di ammettere a se stesso – e agli altri – quello che sta succedendo tra lui e Mika.
O, più semplicemente, potrebbe solo riferirsi all'episodio di qualche minuto fa, con la rossa e il suo stupido numero di telefono.
Quando Mika si allontana da lui, Fedez sente inspiegabilmente freddo. « Vado fuori. Altrimenti è la volta buona che zio e Skin ci ammazzino » gli fa un sorriso incoraggiante, il riccio, prima di andarsene, ma non lo sfiora, probabilmente ancora ferito dalla precedente rifiuto di Fedez.
Ed è buffo come, proprio in quel momento, Alessio e Gennaro stiano armonizzando perfettamente una delle strofe finali della canzone.


She's running out again,
She's running out
She run run run run
Run...



E se n'è andato. E Fedez è solo, ora, perciò si sente un po' meno demente e un po' più debole, quando sbatte piano la testa contro il muro e cerca di regolarizzare il respiro. Forse sta piangendo – forse – ma non gli importa.


But I'm a creep, I'm a weirdo
What the hell am I doing here?
I don't belong here,


I don't belong here.






Angolo dell'autrice
Sono una bruttissima persona.
Ve lo giuro, non era nei piani essere così in ritardo.
Avevo il capitolo a metà da giorni, ma non riuscivo mai a trovare il tempo per finirlo. E' stato un incubo, però, alla fine, ce l'ho fatta.
Dodici pagine che ho finito di revisionare solo poco fa.
Le mie coinquiline, dopo avermi visto scrivere nonstop al computer per tipo due giorni interi, probabilmente ora penseranno che sono pazza. 
Ma spero ne sia valsa la pena.
Ho ricevuto minacce, suppliche e altri messaggi in cui mi chiedevate di aggiornare e spero - davvero sono nervosa, aiuto - di non aver deluso le aspettative di nessuno.
Questo è un po' un capitolo di passaggio (perché non succede niente di emozionante), e un po' un capitolo di angst (perché Fedez è confuso e fa cazzate).
Non siate troppo cattivi con lui (o con me).
Per festeggiare le 167 recensioni totali di questa storia (MORTA. SONO MORTA) vi prometto che cercherò di aggiornare prima di Marzo.
E niente, ho l'ansia da prestazione e sono pure di fretta, perché tra poco devo prendere il treno e tornare a casa e devo ancora rispondere a tutte le recensioni dello scorso capitolo.
Scusatemi anche per questo.
E grazie a chi ancora avrà voglia di seguire questa storia e farmi sapere cosa ne pensa.
Davvero.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Fedez sa che Mika non è una persona che porta rancore.
Non che non si arrabbi o non rimanga ferito dai suoi continui sbagli, anzi. È solo che il riccio funziona come un palloncino: si gonfia velocemente, poi scoppia e torna la persona tranquilla e pacata che è.
E lo perdona sempre, Mika, qualsiasi cosa Fedez faccia. Il ragazzo tatuato potrebbe mangiare bambini e Mika lo perdonerebbe lo stesso, probabilmente.
« Tavolo cinque » gli dice Skin, un'espressione seria dipinta sul volto. Sembra stia per aggiungere qualcos'altro, ma poi guarda i clienti e scuote la testa.
Fedez sospetta che, prima o poi – meglio poi – la ragazza si deciderà finalmente a fargli la fatidica domanda che, con ogni buona probabilità, la sta logorando dentro da sabato scorso: cosa sta succedendo tra te e Michael?
Non lo so, potrebbe rispondere Fedez e sarebbe la verità; ma anche un fanculo Skin, fatti gli affari tuoi, andrebbe bene.
Il ragazzo si è svegliato prima del solito, oggi, solo per discutere con Zack del compleanno di Mika. Gli ha parlato della visita che faranno nel pomeriggio a Palm House e ha notato le solite rughette comparire attorno agli occhi chiari dell'uomo, prima che le sue labbra si aprissero in un gran sorriso.
« La sera potrete venire a festeggiare qua, insieme ai vostri amici. È una domenica, no? » gli ha chiesto, Fedez ha annuito.
« Pago io le consumazioni. E lunedì avrete il giorno libero » ha aggiunto, con un tono che non ammette repliche. Fedez ci ha provato, comunque, a ribattere ma, prima che una sola parola uscisse fuori dalla sua bocca, Zack ha detto: « Erano anni che non lo vedevo e voglio fare questa cosa per lui ».
Fedez fa un veloce slalom tra i tavoli, poggiando la tazza fumante di tè e i biscotti sul tavolo cinque, dove è seduta una delle loro clienti abituali. La signora Rose lo guarda e gli sorride cortese, lui cerca di fare lo stesso senza rovesciarle il liquido caldo addosso.
Potrà anche parlare in modo più fluido l'inglese, ora, ma il suo essere sbadato, quello probabilmente non cambierà mai.
« Stamattina non c'eri » lo accusa Mika, quando torna al bancone. Non hanno più parlato della mezza crisi di sabato sera, ma Fedez si è assicurato che il riccio lo vedesse, mentre buttava nel water il fazzoletto, con il numero della ragazza scritto sopra, e tirava lo sciacquone.
« Non riuscivo a dormire, tuo zio mi ha visto in piedi e mi ha chiesto se scendevo a dargli una mano » mente Fedez, cercando di non guardare Mika negli occhi e sperando che se la beva.
Il riccio fa spallucce. « Okay, ma potevi chiamarmi. Potevo venire ad aiutare anche me ».
Fedez sorride divertito. « Non volevo svegliarti » risponde, una nota di dolcezza nella voce che non avrebbe dovuto lasciarsi sfuggire, forse.
Quando finiscono il turno, Zack chiede loro se possono andare a fare le spesa, ma Fedez dice che può andarci lui.
« Sicuro? » gli domanda Mika, studiando l'espressione sul suo viso, probabilmente per capire se Fedez stia solo cercando di fare il gentile e se voglia davvero andare al supermarket da solo.
Come se stesse partendo per l'America, poi. « Mik, è a meno di due isolati da qui » lo rassicura, sperando che il riccio vada a riposarsi. Sa che Mika non sta dormendo bene, in questi giorni. È da domenica notte che non fa che rigirarsi nel letto e Fedez finge di non accorgersene.
Ma la verità è che non riesce a prendere sonno se Mika, al suo fianco, non si addormenta prima di lui. Gli sembra stupido pensarlo, però il suo respiro pesante lo tranquillizza.
La sua sola presenza lo tranquillizza, ed è sempre stato così, riflette, quando saluta Skin e Zack ed esce dal bar, con la lista della spesa stretta in mano e il sole che gli colpisce prepotente il viso.


Non puoi mollarmi così, dai. Oggi c'è matematica e quella stronza non la sopporto, se non ci sei tu.
Gliel'aveva scritto così, senza pensarci più di tanto. Un po' perché era vero e un po' perché voleva farlo sentire in colpa.
Il giorno prima, infatti, Mika non era voluto uscire con lui, perché doveva vedersi con un ragazzo che stava frequentando da qualche settimana. Fedez non aveva voluto indagare oltre, anche perché Mika aveva invitato il ragazzo in questione a casa sua e non era difficile immaginare cosa avrebbero potuto fare.
L'idea del riccio e di quello sconosciuto che facevano sesso sul letto di Mika, quello su cui lui e il riccio avevano scritto i loro primi pezzi, giocato alla Play o guardato film insieme, gli faceva venire il voltastomaco.
Col cazzo che mi ci risiedo su quel materasso del cazzo. In quella camera del cazzo, aveva pensato Fedez, dando un calcio ad un sassolino più grande degli altri, mentre percorreva la stessa inutile strada che l'averebbe portato al suo liceo.
Alla fine Mika gli aveva dato buca perché “no Fede, sono stanco, oggi rimango a casa” e lui aveva dovuto passare le quattro ore più lunghe della sua vita in banco da solo, a guardare il finestrino con aria sconsolata e annoiata allo stesso tempo, come in un video musicale da quattro soldi.
Cinque anni di Liceo Artistico.
Venticinque studenti.
Eppure, senza Mika, la classe sembrava così stupidamente vuota.
Mik sei un coglione. Tu e quello che ti scopi.
L'ora di matematica era arrivata, lenta e dolorosa. Come la morte.
Non appena entrata in classe, l'insegnante aveva già deciso di mietere vittime.
Giorgio, Mattia, Alessia.
I primi caduti.
Interrogazione di recupero – a sorpresa – per coloro che avevano l'insufficienza.
Ma che senso ha interrogare senza preavviso, poi, se è un recupero?
In ogni caso, Fedez si era preoccupato di tenere la bocca chiusa, perché lui il sei ce l'aveva e non era il caso di giocarselo in quel modo.
I suoi buoni propositi, però, erano andati a farsi benedire non appena la docente aveva menzionato Mika.
« Penniman ha deciso di assentarsi anche oggi, quindi. Questo la sufficienza se la scorda se continua a paccare le mie interrogazioni ».
Fedez avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa,, ma quando si trattava di Mika, non ci riusciva proprio. Mettendo da parte il suo orgoglio ferito, aveva gonfiato il petto e « professoressa, scusi » era intervenuto, gli occhi dei compagni puntati tutti su di lui.
Lo guardavano come si guarda uno che sceglie volontariamente di andare al patibolo.
Addio, fedeli compari, è stato bello conoscervi.
« Ma Michael si è sempre presentato ad ogni sua lezione o verifica. Ed è lei che, nella maggior parte dei casi, si è rifiutata di interrogarlo e di fargli recuperare il voto » aveva continuato, lo sguardo fisso sulla figura minuta dell'insegnante.
Questa aveva spalancato gli occhi, interdetta, poi aveva gonfiato le guance, ora diventate di un pericoloso bordeaux.
Adesso esplode, aveva pensato Fedez, non pentendosi, però, neanche un secondo di quello che aveva detto. Era la verità, Mika le aveva chiesto di essere interrogato più volte e, se lei il giorno prima gli aveva dato la sua disponibilità, quello dopo si era rimangiata tutto sbraitandogli contro accuse campate in aria, perché lei aveva un programma da portare a termine e i recuperi toglievano tempo prezioso.
« Non ti permettere, Federico Lucia » lo aveva ammonito, urlandogli addosso una serie di insulti che Fedez non aveva neanche ascoltato. « Capisco che Michael è tuo amico, ma questo non ti autorizza a difenderlo sempre e comunque! ».
E lei, in quanto docente, non ha il diritto di parlare male di un suo alunno quando questo non è presente in classe, avrebbe voluto aggiungere Fedez, ma, per l'ennesima volta, si era imposto di non esagerare.
« Lo difendo non tanto perché è mio amico, ma perché quello che sto dicendo è vero ».


La strada di ritorno gli è sembrata più lunga di quanto ricordasse. Forse per colpa del caldo – non c'è neanche un filo di vento, stranamente – forse perché le due buste pesano e lui, anche se non l'avrebbe mai ammesso, un po' ha faticato a trascinarsele appresso.
Non importa, in ogni caso, perché non appena Fedez mette piede dentro il bar, rinasce.
« Sei tornato » lo saluta Zack con un sorriso, neanche fosse stato via due anni. Si avvicina abbastanza, comunque, per spettinargli i capelli e il ragazzo tatuato finge di esserne infastidito, ma in realtà non lo è, per niente, perché è bello il modo semplice e disarmante con cui quest'uomo dispensi abbracci e carezze affettuose a tutti. Soprattutto a lui, come se fosse davvero parte della famiglia. « Mika è salito su a farsi una doccia » lo avvisa, poi, quando nota Fedez guardarsi intorno.
Il ragazzo non sa se arrossire più per il fatto che Zack abbia capito chi stava cercando senza che lui gli dicesse niente o per i ricordi che si affollano nella sua mente dopo aver sentito le parole “Mika” e “doccia”.
Quando apre piano la porta dell'appartamento è tentato di fare due cose; la prima è accasciarsi sul parquet e morire, la seconda è dimenticarsi di avere quasi vent'anni, nascondersi e far prendere uno spavento a Mika.
Il rumore di una chitarra, però, lo distrae ed è costretto a tendere le orecchie e ascoltare, perché quella melodia gli sembra di conoscerla.


I am all the days
That you choose to ignore



La voce di Mika, bassa come altre poche volte gli è capitato di sentirla, è inconfondibile. Mika che canta i Radiohead è qualcosa che probabilmente non riuscirà mai a superare. Ma proprio mai.


You are all I need
Youre all I need
I'm in the middle of your picture
Lying in the reeds



Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno.
Poggia piano le buste per terra, Fedez, prima di dirigersi in camera sua e di Mika, là dove la musica sembra provenire.
Sentire Mika cantare una delle sue canzoni preferite, di uno dei suoi gruppi preferiti, smuove qualcosa dentro di lui.


I am a moth
Who just wants to share your light
I'm just an insect
Trying to get out of the night



Decide di togliersi le scarpe, comunque, perché queste maledettissime sneakers fanno troppo casino e non vuole assolutamente che Mika smetta di fare quello che sta facendo. Si affaccia nel corridoio che porta alle camere da letto e vede il riccio seduto sul suo di letto, di spalle. Ha le gambe incrociate e un paio di pantaloncini corti gli fasciano le cosce. La schiena nuda sembra ancora più chiara, colpita dai raggi del sole che illuminano la stanza.


I only stick with you
Because there are no other



Non c'è nessun altro.
Fedez lo pensa, Mika lo canta piano. Ed è strano come anche solo un sussurro possa entrargli dentro, proprio lì, dritto al cuore.


You are all I need
Youre all I need
I'm in the middle of your picture
Lying in the reeds



Fedez si ferma davanti alla porta della loro camera, chiude gli occhi. Si accorge di avere la pelle d'oca e la cosa non lo stupisce neanche più.


It's all wrong, it's all right
It's all wrong, it's all right



Quando solleva le palpebre Mika è sempre seduto sul letto, ma si è girato verso di lui. Forse Fedez non è stato così silenzioso come pensava.

It's all, it's all, canta, pizzicando piano le corde della chitarra. Piega le labbra in una smorfia, ed è come se Fedez avesse percepito tutto il dolore e la delusione provati dal riccio la scorsa settimana. Lo scorso sabato.
Mi dispiace.
Quando smette di cantare, rimangono per qualche secondo in silenzio, a guardarsi.
Il cuore di Fedez ha iniziato a battere troppo veloce, per i suoi gusti. « E quella da dove sbuca? » chiede, indicando la chitarra e cercando di non pensare a quanto quella domanda possa essere stupida.
Mika fa spallucce. « Ce l'aveva Zack. Me l'ha prestata ».
Ancora silenzio.
Fedez si sposta dentro la stanza, davanti al letto. Davanti a Mika. Lo guarda e si sente più nudo del riccio, che indossa solo un paio di stupidi pantaloni.
« Che fa? Mi spii adesso? » gli chiede Mika, leggermente divertito, alzando un sopracciglio.
Fedez assottiglia lo sguardo. « Non ti spiavo » borbotta, incrociando le braccia al petto.
« Ah, no? » continua il riccio, alzandosi in piedi e squadrandolo dall'alto in basso.
Fedez deglutisce. Gli sta solo parlando, non dovrebbe eccitarsi, maledizione.
« Ti- ti osservavo in silenzio ».
Mika ridacchia. « Questo non lo rende meno inquietante ».
« Oh, ma stai zitto » brontola ancora Fedez, cercando di imporsi un certo autocontrollo.
Il riccio lo avvicina a sé, tirandolo per il colletto della divisa. « Non hai nulla da dire a me? ».
« No ».
« Sicuro? » continua Mika, abbassando di poco le ginocchia e facendo strusciare i loro bacini.
« Cristo » geme l'altro, alzandosi le punte per far scontrare le loro labbra.
Mika solleva appena il lembo della sua maglietta scura, ma Fedez ferma la sua mano. « Facciamo che oggi penso io a tutto, mh? » gli dice il ragazzo tatuato, scostandosi un poco da lui, ostentando una sicurezza che in realtà non possiede.
Il riccio alza le mani, in segno di resa. Ridacchia leggermente e Fedez muore dentro.
Sono nella loro bolla, adesso, mentre continuano a baciarsi, le mani di Fedez che vagano un po' sul collo di Mika, un po' sul suo petto, un po' ovunque.
Non si rende neanche conto di essersi spalmato addosso al riccio, quando questo perde l'equilibrio e cadono entrambi sul materasso.
« Cazzo » dice Fedez, con voce roca, mettendosi a cavalcioni sopra di lui. « Ti ho fatto male? ».
Mika scuote la testa, gli occhi più luminosi che mai. Il petto di Fedez inizia a fare male.
Non solo il petto, in realtà, pensa, lanciando un rapido sguardo ai suoi jeans stretti.
Il riccio capisce e, quasi automaticamente, allunga le mani per slacciarglieli e dargli un po' di sollievo.
Ma Fedez poggia di nuovo una mano sulle sue, bloccandolo. « Mik, ti prego » lo supplica e, quando il riccio molla la presa, Fedez si sistema meglio su di lui, mentre Mika si sposta finché non poggia la testa sopra il cuscino.
E ora?
Fedez non ha mai messo al primo posto nessuno, in questi casi. Non si è mai concentrato così tanto sul dare piacere all'altra persona, sul conoscere i suoi punti deboli.
E Mika i suoi, di punti deboli, li conosce tutti. Sa che gli piacciono i baci lenti, ad esempio, o che impazzisce quando il riccio percorre la linea della sua mascella con la lingua.
Ma Fedez? Fedez non sa nulla. All'inizio, si limitava a seguire l'istinto, guardare Mika per capire se quello che stava facendo andava bene e non era un totale disastro.
Ora, però, è diverso, perché è lui ad avere il controllo, potrebbe fargli quello che vuole e questa consapevolezza gli annebbia il cervello.
Mika non sembra voler spostare lo sguardo dalle sue labbra, perciò Fedez si china per baciarlo, mentre sbottona i suoi pantaloni e abbassa la cerniera. Il riccio geme vergognosamente nelle sue labbra.
Il ragazzo tatuato decide di abbandonare le labbra di Mika per dedicarsi al suo petto. Lecca piano un capezzolo, non sapendo neanche lui quello che sta facendo, lasciandosi guidare dal continuo ansimare dell'altro.
Poi, un campanello d'allarme trilla nella sua testa.
La porta di camera. È aperta.
Si stacca velocemente dal corpo di Mika, neanche fosse stato colpito da una scarica elettrica.
« Mhh » si lamenta il riccio e Fedez gli bacia piano le labbra, prima di alzarsi dal letto. « Che fai? ».
« Ci salvo dall'ennesima figura di merda » spiega, andando a chiudere la porta e facendo scattare la serratura, l'erezione stretta nei pantaloni sempre più fastidiosa.
Quando si gira verso Mika, il ragazzo ha già infilato una mano sotto l'elastico dei suoi boxer. Mentre si masturba, Mika ha gli occhi socchiusi, il labbro inferiore stretto tra i denti e il respiro affannoso.
Fedez potrebbe venire nelle mutande solo guardandolo.
Scuote piano la testa, ritornando in sé, salendo sul materasso, mettendosi di nuovo a cavalcioni sul riccio e bloccandogli le mani sopra la testa.
« Faccio io » ringhia, quasi, un po' per colpa dell'adrenalina, un po' perché un contegno proprio non riesce a darselo.
Il corpo di Mika freme sotto il suo. È come creta, Mika, sotto le sue mani. Fedez lo vede, mentre continua a baciargli ogni centimetro di pelle, mentre passa la lingua vicino all'ombelico e poi più in basso, fino ad arrivare all'elastico dei boxer.
Il riccio trattiene il respiro. Fedez gli sfila piano le mutande, abbastanza per riuscire a muoversi senza difficoltà.
Potrebbe scoparselo, ora come ora, e Mika non opporrebbe resistenza, ne è certo.
Controllo, Federico, mantieni il controllo.
Vuole che sia speciale, la sua prima volta con il riccio. Vuole che la luce sia tenue, soffusa, perché a Mika piace di più quando si toccano al buio. E poi vuole avere più tempo, non una manciata di minuti, con Zack che potrebbe salire nell'appartamento da un momento all'altro e potrebbe sentirli.
Mentre muove la mano sull'erezione di Mika, sempre più veloce, si accorge che il ragazzo ha ancora lo sguardo fisso sulle sue labbra, come in trance.
Ed è in quel momento che capisce. Eccolo là il punto debole di Mika, era così semplice, d'altronde.
Fedez deglutisce. Si morde le labbra, mentre un'idea inizia a prendere forma nella sua testa.
Non è che non voglia, è che ha paura di fare schifo. Chissà quanti ragazzi l'avranno fatto prima di lui. Chissà quanti saranno stati migliori di lui.
Questo pensiero gli attanaglia lo stomaco e gli fa sgranare gli occhi, il nervosismo che inizia a farsi strada dentro di lui.
Si sente un adolescente alle prime armi, porca puttana.
Mika lo guarda e gli bastano pochi secondi per sollevarsi facendo leva sui gomiti e poggiare le labbra sulle sue; lo sta rassicurando, ora come ha fatto sempre, da quattro anni a questa parte.
Fedez gli morde piano il labbro inferiore, continuando a masturbarlo, il cuore che rischia di scoppiargli nel petto, e, con un sorrisino, poggia entrambe le mani sulle sue spalle e lo butta giù, la schiena di Mika che rimbalza piano sul materasso.
Si inumidisce le labbra con la saliva, prima di schiuderle e abbassarsi lentamente sull'erezione di Mika, stretta nel suo pugno.
Quando lecca piano tutta la sua lunghezza, il riccio fa un verso osceno, sforzandosi di mantenere il contatto visivo.
Fedez si trattiene dal portare una mano sulla patta dei suoi pantaloni, per cercare di darsi sollievo.
No, Mika al primo posto, si impone, facendo roteare la lingua sulla punta del membro di Mika. Sembra andare bene, comunque, visto che il riccio ansima di nuovo e inizia a stringere spasmodicamente le lenzuola.
Se c'è un'altra cosa che ha imparato – e che sta imparando – è che Mika è maledettamente rumoroso. Non si trattiene, neanche un po', non gliene importa niente e questa cosa fa uscire di testa Fedez. Perché ogni gemito, ogni Fedé sussurrato, non fa che peggiorare la situazione.
« Fedè » ansima, per l'ennesima volta, una mano che va a stringere piano i suoi capelli. « Per favore ».
Allora Fedez prende in bocca il suo membro, pompando prima lentamente, poi più veloce, muovendo la testa su e giù e aiutandosi con i movimenti rapidi della mano.
Il corpo di Mika è scosso da un brivido, la mano del riccio ancora stretta tra i suoi capelli. Fedez cerca di seguire il ritmo che sta dettando il riccio, possibilmente senza strozzarsi, grazie mille.
Non l'aveva mai fatto ma gli piace, gli piace avere in pugno Mika in quel modo.
Non ce la fa più.
La mano di Fedez si insinua sotto l'elastico dei suoi boxer, si sfiora velocemente, la punta già bagnata. Si sta masturbando e sta facendo un pompino a Mika.
Va tutto benissimo.
Mika gli tira i capelli per costringerlo a non interrompere il contatto visivo. I suoi fianchi si spingono piano contro le sue labbra, Fedez respira forte dal naso.
Mika ha le labbra rosse dischiuse e le pupille dilatate all'inverosimile. Fedez sta per venire e sono passati solo pochi minuti, probabilmente.
Cazzo.
« Fed- Fedè » balbetta il riccio, stringendo la presa sui suoi capelli.
Fedez lo guarda, cercando di comunicargli con lo sguardo ciò che sta pensando.
Tranquillo, ci penso io.
Incava – se possibile – ancora di più le guance e continua a muovere le labbra, attento a non usare i denti, la mente annebbiata dal piacere.
Vengono quasi nello stesso momento, Fedez sulle dita della sua mano sinistra e Mika nella sua bocca.
Il corpo del riccio si rilassa sul materasso, mentre Fedez cerca di ingoiare il suo seme e di non fare la figura dell'idiota.
Si pulisce la mano sui jeans – cazzo, dovrò metterli a lavare, ora – e si sdraia delicatamente sul petto di Mika.
Nasconde il viso nell'incavo del suo collo perché non ci può credere, a quello che è successo.
Mika gli posa un bacio sulla testa, in un gesto tanto dolce quanto intimo.
« Ti- ».
Ti amo, cazzo.
« Ti scoccia se rimango così per un po'? » si corregge, giusto in tempo.
Sente Mika scuotere la testa, prima di avvolgergli un fianco con il braccio.
L'ultima cosa che sente, prima di socchiudere le palpebre, è la voce calda di Mika, che lo avvolge come una coperta e lo fa sentire al sicuro. « Potresti rimanere così anche tipo sempre ».




Angolo dell'autrice
Che ridere. Sono in ritardo di cinque minuti e oggi è ufficialmente primo marzo.
Sono le 00:04, quindi posso dire di essere (quasi) riuscita a mantenere la parola data.
E boom. Come promesso, ecco il nuovo capitolo.
E' breve ed è di passaggio ma mi serve per dare un senso alla storia e niente.
NON HO ANCORA RISPOSTO ALLE RECENSIONI DELLO SCORSO CAPITOLO: SCUSATEMI.
Ce la posso fare, ve lo gggiuro.
(Ah, la canzone è All I need, dei Radiohead, comunque).
Come sempre aspetto i vostri commenti o critiche o eventuali suggerimenti.
Spero anche di riuscire a svegliarmi, domani mattina, e di non morire a lezione, ma questa è un'altra storia.
Buonanotte

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


«No regà, non potete capire » sta dicendo Giò, mentre Fedez si avvicina al suo tavolo con le ordinazioni.
« Allora, due caffè macchiati e un decaffeinato ».
« Il dec è mio » chiarisce Davide, mentre avvicina le altre due tazzine a Giovanni e Alessio.
« E poi… il cornetto al cioccolato e il succo alla pesca » continua Fedez, porgendo l'ultima ordinazione a Gennaro, con un sorrisino. Il biondo lo fulmina con un'occhiataccia.
« Gennà, se vuoi ti facciamo portare anche un bavaglino, che dici? » lo prende in giro Giò, allungando un braccio e stringendoselo addosso.
Genn cerca di scansarlo, inutilmente, fingendosi offeso.
Fedez scorge la mano di Alessio poggiarsi sopra la coscia del biondo e picchiettare un paio di volte, per richiamare la sua attenzione, forse.
O per marcare ciò che è di sua proprietà.
Gennaro guarda il bruno, allontanandosi piano da Giò e schiarendosi la voce. « Andate a quel paese. Non è colpa mia se il caffè mi fa schifo, la mattina».
Giò ride, stringendo gli occhi, sguaiatamente come solo lui sa fare.
« Dicevi, comunque? Sull'altra sera? » gli domanda Alessio, mentre aggiunge una bustina di zucchero al suo caffè.
« Ah sì » risponde Giò, come se improvvisamente si fosse ricordato qualcosa di fondamentale. « L'altra sera, io e Davide siamo andati a ballare e, quando stavo tornando a casa, stavo così male- ».
« Ma così male » precisa Shorty che, a giudicare dalla sua faccia, deve aver ascoltato questa storia almeno una decina di volte.
« Che mi sono dovuto aggrappare al prato, per non cadere dalla terra ».
Gli altri ridono, Fedez decide di allontanarsi dal tavolo prima che il disagio raggiunga livelli vergognosi.
Questa settimana, però, sembra non passare mai. Un po' perché i clienti sono numerosi anche nei giorni lavorativi – e, di conseguenza, lui e il riccio non hanno il tempo di fermarsi un attimo – un po' per colpa di Mika che, da quando lo ha scoperto, non fa che stressarlo su quanto non veda l'ora che arrivi domenica.
Perché domenica, infatti, “c'è una cosa troppo fantastica, Fedè”.
La cosa fantastica, si è ben presto rivelata essere una festicciola di paese e, nonostante le proteste di Fedez, alla fine il riccio era riuscito a convincerlo con frasi come “ma ci sono i giochi”, oppure “guarda che si esibiscono Gennaro e Alessio, zio Zack ha convinto il sindaco”.
Anche se, Fedez pensa, la più efficace è stata la frase detta quel sabato sera, dopo aver finito il turno, quando un Mika un po' fatto ed esagitato gli aveva sussurrato all'orecchio “se vieni ti faccio un pompino”.


Domenica sera, dopo la doccia, Fedez è già convinto che quella sarà una bellissima giornata. E non lo dice solo perché è con le spalle al muro, con Mika spalmato addosso che lo sta baciando con quella dolcezza e strategica calma che lo fa andare fuori di testa.
Ti amo.
Ed è diverso. Con Mika è diverso perché con lui non è solo sesso. Lo sa e non gli importa. A volte, gli piace anche solo stendersi accanto a lui sul divano, stringerselo addosso e dormire. Niente scopate da pornofilm. Niente di niente. Solo dormire, nel senso più innocente del termine.
Tiamotiamotiamo.
Glielo sta per dire, è solo una questione di minuti. Si stacca da lui, lo guarda, il cuore sbatte forte nel petto.
Ed è buffo, perché quando si è così vicini, i nasi che si sfiorano, i respiri che si mischiano, sembra quasi che gli occhi dell'altra persona siano uno solo.
Fedez potrebbe ridacchiare e dire a Mika che, da quella distanza, sembra quasi la mini copia di Polifemo. Ma la verità è che l'unica cosa a cui riesce a pensare è che non ce la può fare, perché lo vede bellissimo in ogni caso.
Mika struscia il viso nell'incavo del suo collo, la barbetta incolta di Fedez probabilmente lo sta pizzicando dappertutto, ma il riccio non sembra farci caso.
« Ti voglio » piagnucola quasi, le labbra che si muovono sulla spalla tatuata di Fedez.
Se non fosse una cosa stupida anche solo da pensare, il ragazzo tatuato potrebbe giurare di aver sentito il suo cuore fermarsi, in quella manciata di secondi.
« Ti voglio così tanto che fa male » continua Mika, allungando il braccio sinistro e avvolgendoglielo intorno al collo.
Fedez respira forte dal naso, mentre si spinge il riccio ancora di più addosso, avvolgendogli le braccia intorno ai fianchi, come a fargli capire che, per lui, anche averlo così vicino non è comunque abbastanza.
« Anche io » sussurra, inclinando piano la testa e poggiandola sui capelli morbidi di Mika. « Ma non ora, okay? Gli altri, stanno per venire a prenderci » gli ricorda, muovendo piano le dita sulla sua schiena.
Mika grugnisce, facendolo ridacchiare. « Li odio » dice, e Fedez si rende conto di avere una cattiva influenza su di lui.
« Io sono stanco, potremmo non andare » tenta di convincerlo il ragazzo tatuato, che non sembra intenzionato a mollare la presa e a lasciarlo andare. Metaforicamente parlando e non, sia chiaro.
« E come mai sei stanco? » gli chiede il riccio. Fedez sente le sue labbra distendersi in un sorriso.
Gli verrebbe da rispondere qualcosa tipo “io sono nato stanco” però si morde la lingua e dice: « Non lo so, ieri notte stavo parlando con una persona...».
« Davvero? E chi era? » gli chiede Mika, divertito. Fedez non sa quando esattamente abbiano iniziato a fare questi giochini da dodicenni dementi, ma ha capito che al riccio piacciono, per cui.
« Forse non la conosci ».
Mika gli pizzica piano un fianco, Fedez sobbalza. « Dev'essere una persona molto simpatica, se riesce a tenere te sveglio il sabato notte ».
« Mah, ancora non lo so. Gli piacciono le feste di paese e vuole sempre portarmi ovunque, non so ancora se fidarmi » lo prende in giro Fedez.
« Io non mi fiderei. Sembrate molto diversi » dice Mika, il viso ancora nascosto nell'incavo del suo collo.
Fedez lo conosce abbastanza da sapere che c'è anche un filino di insicurezza, ora, dietro le sue parole, perciò non esita prima di rispondere: « Però sembra una persona con cui vale la pena spendere il proprio tempo ».
Sente Mika trattenere il respiro, prima di sollevare la testa e guardarlo negli occhi. Le loro labbra stanno di nuovo per sfiorarsi, quando il bussare insistente alla porta dell'appartamento li costringe a slegare quel groviglio di braccia in cui sono stretti e andare ad aprire.


« Voglio vomitare » si lamenta Gennaro, una mano sullo stomaco, il volto ancora più pallido del solito.
Alessio lo ha costretto – li ha, per l'esattezza – a fare un giro su una montagna russa che non sembrava poi così male, quando erano lontani e avevano i piedi ancora piantati per terra, ecco.
Fedez non ha mai urlato così tanto in vita sua. Davide si lamenta perché dice che gli ha sfondato un timpano, Mika, invece, continua a massaggiarsi il bicipite, che Fedez non è riuscito ad impedirsi di artigliare durante la discesa della morte.
« È stato un macello! » esclama invece, Giò, completamente su di giri. « Rifacciamolo » cerca di convincerli, ma neanche Alessio, nonostante la foga iniziale, sembra essere particolarmente entusiasta di ripetere questa “esperienza mistica, ragà, dai andiamo”.
Quindi decidono di ignorare Giò e le sue manie suicide e di curiosare in giro, lontano dal palco di legno, montato al centro della piazza per l'occasione.
« Ho cambiato idea » commenta Gennaro, mentre osserva il palco e la band che si sta esibendo in questo momento (i Landlord, o qualcosa di simile, Fedez non ricorda con esattezza). « Non voglio più vomitare ».
« Meno male! » sospira Davide, anche lui ormai abituato alle continue lamentele e paranoie del biondo.
« Ho deciso che voglio morire » dice infatti, angosciato, pettinandosi il ciuffo con le dita.
Fedez soffoca una risata, guadagnandosi un'occhiataccia di Mika.
« Gennà, dite sempre così eppure spaccate sempre i culi » lo rassicura Giò, con una pacca sulla schiena che quasi gli fa perdere l'equilibrio.
« A che ora dovete esibirsi? » chiede il riccio, gli altri decidono di ignorare il suo errore e lasciar perdere.
« Alle undici dobbiamo essere là » taglia corto Alessio, poggiando una mano sulla spalla di Gennaro e accarezzandogli, in quello che sembra essere un gesto spontaneo, il petto.
Le tre ore successive le passano facendo il giro della piazza. Gennaro si ferma davanti ad una bancarella e compra un sacchetto di caramelle colorate, gli altri decidono di non commentare.
E non è solo Fedez l'unico che nota come Alessio tenda a prendere il biondo da parte e sussurragli cose all'orecchio, forse per rassicurarlo.
Gli altri hanno il buon senso di non commentare neanche questo.
Ormai, hanno imparato che quando Gennaro è in preda alle sue paranoie dev'essere lasciato da solo. O con Alessio.
Poi, succede tutto abbastanza in fretta. Arrivano davanti ad uno stand più grande degli altri, di quelli in cui devi buttare giù più lattine possibili con una pallina e, se riesci al primo colpo, vinci un premio (che, nella maggior parte dei casi, è un pupazzetto di peluche di merda, ma pazienza).
Mika gli afferra un braccio, la tacita domanda che vuole fargli Fedez gliela legge in faccia.
« Mi rifiuto, Mik » dice, un sorrisino dipinto sulle labbra, anche se l'idea di vincere qualcosa per Mika lo fa tremare dentro.
« Dai, provaci! » lo incoraggia Gennaro, parlando a bocca piena. Nel farlo prende l'ennesima caramella e imbocca Alessio, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Fedez non sa se rimanere più turbato da ciò che ha appena visto o da Giò e Mika, che già scelgono il peluche che il ragazzo tatuato dovrà impegnarsi a vincere.
« Secondo me l'orsetto è più carino » dice il riccio.
« Io voto per la tigre. Carina ma aggressiva allo stesso tempo, ti regalerei quella » ridacchia Giò, grattandosi la barba scura.
« Aw, e cosa farete ora? Vi farete le treccine a vicenda mentre litigate su chi, secondo voi, è il più carino degli One Direction? » si intromette Fedez, leggermente infastidito.
« Le treccine le facciamo solo a Genn » chiarisce Alessio, guadagnandosi un pugno sulla spalla dal biondo.
« Il più carino è senza dubbio Louis » inizia Mika, fingendosi serio.
Fedez è scioccato che il riccio conosca addirittura i loro nomi.
« E quello riccio? Che mi dici di quello riccio? » continua Giò, dandogli corda.
« Eh, anche Liam merita, ora che io ci pensa ».
« Il biondino suona la chitarra, perciò ».
« Ma Zayn fa degli acuti impossibili, Giò, dobbiamo riconoscerglielo ».
« Ma chi sono questi One Direction? » interviene Davide, visibilmente confuso, e Fedez vorrebbe gettargli le braccia al collo e creare una nuova religione in suo onore solo per aver interrotto quel delirio.
« Quante lattine devo buttare giù per vincere quell'orso? » chiede, poi, Fedez, in inglese, avvicinandosi al proprietario dello stand e indicando il peluche a forma di orsetto che Mika stava osservando poco prima.
L'uomo lancia una rapida occhiata a Fedez e agli altri, soffermandosi sul sorriso accecante di Mika.
Fedez nota la sua espressione cambiare, farsi più dolce, quasi, entrando in contrasto con il suo aspetto burbero e rozzo.
Si sistema la canottiera scura che indossa e parla, con una voce talmente cavernosa che Fedez a stento lo capisce.
« Quindici lattine ».
Fedez paga il primo giro e aspetta che l'uomo gli dia la pallina. È verde, un po' ruvida al tatto, e sembra essere stata creata apposta per le sue mani, pensa, un po' come Mika, in fondo.
Non può sbagliare, si ripete, mentre cerca di concentrarsi e assottiglia lo sguardo.
Il primo lancio colpisce la lattina in pieno, facendola precipitare per terra. Sente Giò, al suo fianco, fischiare. Ma è un suono che percepisce lontano, non gli presta veramente attenzione.
Sente solo il rumore dei suoi respiri e dei battiti del suo cuore e si sente abbastanza stupido, visto che non era così nervoso neanche il giorno della maturità.
I successivi quattro lanci sono buoni, ma non il quinto. Il tiro non è stato sufficientemente forte, evidentemente, visto che la lattina si sposta di poco, però, senza cadere.
Fedez grugnisce. Ora non può davvero più sbagliare.
Mika, alla sua sinistra, gli sfiora piano il braccio, facendolo rabbrividire e rilassare allo stesso tempo.
Fedez continua a buttare giù lattine e sembra quasi averci preso la mano. Si sente potente quasi quanto un campione di atletica. Gonfia il petto e deglutisce per l'ennesima volta, prima di lanciare.
È come se vedesse le immagini a rallentatore, ora. La stupida pallina che colpisce la stupida lattina che lentamente si sposta verso il bordo della mensola di legno su cui è sistemata.
Rimane in precario equilibrio e Fedez si morde le labbra, trattenendo il fiato, poi, dopo un tempo infinito, cade.
Gli altri urlano ed esultano neanche avesse vinto davvero la Coppa dei Campioni. Normalmente, Fedez si sentirebbe in imbarazzo, se non fosse così felice. Si accorge solo ora della musica. I Landlord stanno suonando un pezzo che non conosceva e decide che gli piacciono perché riescono a rendere elegante anche una potenziale canzone da discoteca.


If we need to say goodbye I do
If staying here could save your life I would



Mika lo guarda, raggiante, con quel sorriso che a Fedez piace pensare rivolga solo a lui.

I would make you happy
There is nothing I won’t do


Ma è un attimo, un attimo solo, maledizione, prima che tutto si spezzi.
« Non vorrei farmi gli affari vostri ma siete troppo carini e non riesco a mordermi la lingua » commenta l'uomo di fronte a Fedez, mentre gli porge l'orso che il ragazzo tatuato dà automaticamente a Mika.
« Da quanto tempo siete fidanzati tu e lui? » chiede, curioso, sorridendo genuinamente prima a Fedez, poi al riccio.
Il ragazzo rimane pietrificato per un momento. Il suo primo istinto è quello di mettersi a ridere, ma qualcosa nel suo cervello gli impedisce di farlo.
Guarda Alessio, Gennaro, Giò e Davide, senza vederli davvero.
Cosa potrebbero pensare?
Non gli serve voltarsi verso Mika, per immaginare la luce divertita nei suoi occhi, magari con la speranza che Fedez faccia una delle sue solite battute ad effetto.
Ma lo sguardo del ragazzo tatuato è distante e la battuta non arriva.


So I’m losing you


« Non siamo fidanzati » dice, serio, il tono di voce più duro di quello che avrebbe voluto e la paura di tutto a colpirgli forte la testa, il cuore, ovunque.
L'uomo si acciglia. « Guarda che va benissimo, mio fratello è sposato con un uomo da tre anni, ormai, e- ».
« Tuo fratello è gay » sputa, come se questo fosse sufficiente ad accantonare l'intera discussione.


So I’m losing you


Il silenzio che cala dopo le sue parole è agghiacciante. Fedez abbassa lo sguardo, combattuto tra il cercare di rimediare alla stronzata che ha appena fatto e lo scappare via.
Ha rovinato tutto, ha lanciato la bomba e il suo respiro dovrebbe tornare regolare, ora, ma non lo fa.
Non lo fa quando l'uomo si scusa, imbarazzato, o quando Alessio lo trascina via, dicendo che lui e Gennaro devono esibirsi tra poco.
Alex aspetta che gli altri li superino e, quando è sicuro che non possano sentirli, si gira verso Fedez, con uno sguardo carico di rabbia, frustrazione e qualcos'altro che il ragazzo non riesce a percepire.
« Sei un coglione » lo insulta, ed è strano perché Alessio è come Mika, non insulta mai nessuno.
Fedez incassa il colpo, senza dire niente. Vede il riccio camminare veloce, davanti a lui, stringendo spasmodicamente il pupazzetto tra le dita della mano destra.
« Non lo so cosa stia succedendo tra te e Mik » continua Alessio, il fatto che sia furioso non fa che rendere ancora più palese il suo accento. « E non mi interessa. Non interessa a nessuno, hai capito? » dice, puntando i suoi occhi scuri in quelli di Fedez.
« Lo so » bisbiglia l'altro, abbassando di nuovo lo sguardo. Sa che questa conversazione non ha senso, non vuole discutere con Alessio di cose che lui per primo non riesce a spiegarsi.
Non ora, soprattutto, quando il groppo che gli stringe la gola gli rende difficile anche solo respirare.
« Di cosa hai paura, allora? » sbotta Alessio, « Di cosa cazzo hai paura? » dice, a denti stretti, afferrandolo per il bavero della giacca leggera.
Fedez non si era accorto di essersi fermato. Il respiro irregolare di Alessio gli colpisce il viso e, per un secondo, il ragazzo tatuato è convinto che voglia prenderlo a pugni. Non opporrebbe resistenza, in ogni caso.
Poi, Alex sembra ricomporsi. Lancia una rapida occhiata agli altri, che hanno continuato a camminare, ignari. Gli afferra le spalle con entrambe le mani e Fedez sente gli occhi pizzicare.
« Non è giusto, okay? Non lo sai cosa darei io, per avere la certezza che la persona con cui voglio stare ricambi, non lo sai. Lui ti vuole e ti accetta per quello che sei. Pensa a questo, la prossima volta che ti viene in mente di fare una cazzata come quella che hai fatto oggi » gli dice, la rabbia iniziale completamente scemata. Tentenna, indeciso se aggiungere qualcos'altro. Poi scuote la testa e riprende a camminare, raggiungendo gli altri e lasciandolo indietro, lanciandogli un'ultima occhiata indecifrabile.
Fedez l'avrebbe dimenticato difficilmente, quello sguardo.


« Questo è un pezzo importante » inizia Gennaro, schiarendosi la voce e rischiando di inciampare nei fili del microfono.
Quando riesce ad arrivare al centro del palco senza spaccarsi l'osso del collo, aggiunge: « L'abbiamo scritto io e Alessio qualche anno fa, speriamo vi piaccia. Si chiama “Should envy us” ».
Il pubblico applaude, educato, mentre a Fedez manca il respiro. Si è ritrovato spiaccicato contro i corpi di altre persone, e il braccio destro, a contatto con quello di Mika, sembra andare a fuoco.
Il riccio l'ha evitato per tutto il tragitto, ignorando le sue occhiate, i suoi patetici tentativi di porre rimedio a tutto quel casino e lasciando che Giò tenesse il suo peluche, almeno per il momento.
Ho esagerato.
Una goccia d'acqua precipita sul naso di Fedez e lui a mala pena se ne rende conto.


The cold wind
Roads are still wet
All seems shine
A few people in the square
The trees, now bare
Have created a carpet of leaves



Fedez ha un brivido. Si stringe la giacca addosso ma non cambia niente.
Gennaro continua a cantare e il ragazzo non lo sa, se si stia spezzando più lui o Mika, al suo fianco.


Should envy us, should envy me


Fedez sfiora la mano di Mika, ma il ragazzo la chiude in un pugno.
Ti prego.


We don't need the snow
Remain all the time in the bed
Under the duvet
With our smiles
With our bodies
That are very close
Your breath warms me



Le voci di Gennaro e Alessio si completano a vicenda, un po' come loro due. Un po' come Fedez e Mika.
Dovrebbero invidiarci, dovrebbero invidiarmi.
Il ragazzo vede Mika mordersi le labbra, poi il suo corpo trema leggermente e il riccio si allontana, facendosi spazio tra la folla.
Fedez non pensa davvero, quando decide di seguirlo. Forse dovrebbe lasciarlo solo, aspettare che gli passi e poi parlare, nella speranza di sistemare tutto. Le gambe di Mika sono più lunghe e sicuramente più agili di quelle di Fedez, che arranca alle sue spalle.
Fedez sente un'altra goccia di pioggia colpirgli la testa.
Neanche a farlo apposta, in quel momento Alessio canta


The rain is our soundtrack
Your hand in my hair
I hug if I feel you're shaking



Fedez grugnisce. Da quando è finito in una stupida puntata di una soap opera trash?
« Mik » urla, quando sono vicini ad un vecchio parcheggio. Il riccio continua a camminare, anche se a Fedez sembra più che stia correndo. « Mik, cazzo, fermati » lo implora.
Ed è in quel momento che Mika si ferma. Fedez lo guarda e gli sembra di vederlo strofinarsi la faccia con le mani, prima di girarsi. Non dice niente, rimane solo immobile, ad aspettarlo.


I love you, I miss you now
I wish we could repeat it again
I need it



Quando Fedez gli è abbastanza vicino, può notare i suoi occhi rossi e la consapevolezza di averlo fatto piangere gli fa venire il voltastomaco.
« Perché » inizia Mika, il tono di voce talmente basso e rauco quasi irriconoscibile. « Dimmi perché, perché ogni volta che le cose sembra andare bene, devi sempre fare così » indica tutta la sua figura, mentre lo dice, come a dire “sei tu il problema”.
Fedez non risponde. Non proferisce parola neanche quando Mika lo afferra per il colletto della maglietta, quasi sollevandolo da terra.
« Non ti importa niente? » dice, e a Fedez sembra di essere tornato indietro a qualche minuto fa, quando Alessio lo strattonava e lo accusava di essere un codardo.
« Mh? » continua Mika, sputando parole che lo feriscono più di tutto il resto. « Farci seghe, pompini, è tutto okay, ma se si tratta di prendere seriamente in considerazione l'idea di stare insieme fai scenate da psicopatico. Per te è tutto un gioco? » chiede, la voce quasi stridula.
Fedez scuote la testa, Mika stringe la presa sulla sua maglia. « E allora perché? Cazzo ».
Perché ho paura di te, di stare con te e di stare senza di te.
« Federico, vaffanculo, rispondimi ». Mika continua ad infierire e Fedez lo sa che sta cercando di far scattare una molla – una qualsiasi – che possa farlo reagire.
« Io non- ».
« Tu cosa » lo interrompe, piantando gli occhi chiari nei suoi, cercando di leggergli dentro. « Dillo. Dillo e basta, che ti piacciono gli uomini e che sei gay ».
Eccola.
Fedez fa un respiro profondo, allontanandolo bruscamente da sé. « Smettila di psicoanalizzarmi » dice e sa di essere in torto, ma adesso non gli importa. « Non sono gay ».
Mika si avvicina di nuovo, lo spintona, e quando parla di nuovo, sta urlando: « Lo sai anche tu che non è vero. Ammettilo. A te stesso e agli altri ».
« No » ribatte Fedez, restituendogli la spinta, che a mala pena sposta il riccio. Mika lo tiene fermo, ora, stringendogli gli avambracci.
Potrebbe fargli male, ma, per l'ennesima volta, non lo fa.
« Possiamo affrontare questa cosa insieme, io ci sono dentro quanto ci sei tu… » lo incoraggia, la sua presa sicura in contrasto con la sua voce, che minaccia di spezzarsi da un momento all'altro. « Quando in terza ti ho detto che mi piacevano i ragazzi, tu mi hai- »
« Mik, è questo il problema! Io non sono come te » annaspa, non si era reso conto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento. Non si era neanche reso conto della pioggerellina leggera, se per questo, che bagna lentamente i loro vestiti leggeri.« Non li guardo neanche, gli altri ragazzi, non me ne frega niente. Non mi piacciono ».
Ed è come se nel suo cervello tutti quei tasselli disordinati avessero finalmente trovato il proprio posto. Lo sapeva, certo che lo sapeva, ma è comunque strano dirlo ad alta voce, urlarglielo in faccia che « a me piaci tu, porca puttana. Solo tu. Sei sempre stato solo tu ».
L'espressione sul volto di Mika cambia. Da arrabbiata diventa ferita e poi sorpresa, mentre l'unica cosa a cui Fedez riesce a pensare è l'aver passato così tanti anni della sua fottutissima vita con il riccio senza averlo mai capito davvero.
È talmente sopraffatto da questa sua confessione da non rendersi conto di aver iniziato a singhiozzare.
« Fedè » balbetta Mika, e Fedez non sa quando la stretta prepotente sulle sue braccia si sia trasformata in una carezza.
« No » lo ferma il ragazzo tatuato, allontanandolo e indietreggiando sempre più velocemente.
Odia farsi vedere così vulnerabile e odia che Mika lo veda in questo stato.
« Ho bisogno di stare da solo, per favore » gli dice, ed è palesemente una supplica, mentre abbassa lo sguardo perché non ce la fa.
Sono un cazzo di codardo.
« Ti amo » sussurra Mika, e Fedez, anche se non lo sta guardando, lo sente lo stesso. Lo sente come se glielo avesse urlato addosso, ma quando alza il capo è troppo tardi, perché il riccio è già lontano.
La pioggia ha cessato di cadere, la sua giacca è fastidiosamente umida. « Anche io » dice, a nessuno in particolare, mentre si stropiccia gli occhi con una mano e si impone si smetterla.


My tears replace the rain
I'm closing my eyes



Smetterla di avere paura, smetterla di cercare di nascondere questi sentimenti e, sopratutto, smetterla di immaginare lui e Mika insieme, quando qualcosa, insieme, potrebbero esserlo per davvero.

And start to imagine us
Again.



Angolo dell'autrice
Sono di nuovo qui dopo settimane. Inutile scusarmi per il ritardo e inutile dire che questo periodo è un po' una schifezza perché non riesco a trovare il tempo per fare niente.
Questo capitolo è triste, ma ci doveva essere.
Le canzoni che ho scelto sono Losing U, Klingande ft Daylight e Should envy us degli Urban Strangers.
Spero che questo capitolo non vi deluda troppo, anche perché è passato del tempo dall'ultimo aggiornamento e quando passa troppo tempo la mia ansia da prestazione aumenta vergognosamente.
Per cui nulla, aspetto i vostri commenti mentre mi impegno a rispondere alle recensioni, UNA VOLTA PER TUTTE.
(Shame on me, davvero).
Ovviamente ringrazio le persone che continuano a seguire questa storia, le ragazze del gruppo Midez di Whatsapp che non mi cacciano anche se sono giorni che non mi faccio viva, Morgana che è un tenero cucciolino e mi fa da seconda mamma - a distanza - quando mi trasferisco nell'appartamento e, last but not least, akimcarlo, che mi ricorda costantemente quanto io sia una personadimmmerda modificando le sue recensioni e invitandomi (sempre cortesemente perché lui è una persona gentile) ad aggiornare.
Sappi che il capitolo di oggi è nato anche grazie a te.
Al prossimo aggiornamento

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Mancano cinque giorni al 18 Agosto. Cinque schifosissimi giorni e Fedez non è ancora riuscito a sistemare le cose tra lui e Mika.
Non vorrebbe sbagliare, ma gli sembra che il riccio lo stia evitando. Ogni scusa è buona per non stare soli e Fedez deve fingere di non esserne infastidito e di non avere il cuore spezzato.
È come essere ritornati indietro nel tempo, alla prima settimana in cui si sono trasferiti ad Holmes Chapel, quando ancora non capiva un accidente ed era stupido.
Ora Fedez capisce, ma è stupido comunque.
« Vogliamo sentirti cantare » la voce allegra di Gennaro lo distoglie dai suoi pensieri, mentre poggia le loro ordinazioni sul bancone. Fedez, ormai, li conosce talmente bene, lui e Alessio, da sapere esattamente che, alle nove e mezzo di sera, il biondo preferisca prendere un ginseng, mentre Alessio un caffè macchiato (rigorosamente, con due bustine – intere – di zucchero).
Alessio che, in ogni caso, a mala pena riesce ad incrociare il suo sguardo; Fedez sa che probabilmente il ragazzo si sente in imbarazzo, dopo la ramanzina che gli ha fatto qualche sera fa, e vorrebbe fargli capire che è tutto okay, perché è vero. Lo ha aiutato ad aprire gli occhi, in un certo senso.
Ora Fedez è sicuro di ciò che vuole. E vuole Mika. Al 100%.
Nessun ripensamento.
« Fede, mi stai ascoltando? » lo rimprovera il biondo, accigliandosi.
« Scusa, ero sovrappensiero » dice, « in che senso, cantare? ».
Gennaro inspira rumorosamente, il suo atteggiamento da primadonna lo fa sorridere. « Quanti sensi possono esserci? ».
« Dimmelo tu. Siete voi ad alternare cover, a pezzi vostri, a perle come le canzoni di Justin Bieber » lo prende in giro, mentre sente la risata cristallina di Alessio arrivare alle sue orecchie. Gennaro lo fulmina con lo sguardo.
« Cosa vuoi che canti? ».
« Un pezzo tuo » taglia corto il biondo, incrociando le braccia al petto.
Fedez sgrana gli occhi, stupito. Non si aspettava una richiesta del genere. « Sei serio? ».
« No, sono Gennaro » gli risponde, di getto, e Fedez pensa che Alessio abbia una cattiva influenza su di lui, decisamente.
« A quando una nuova canzone? » gli chiede stavolta Alex, cercando di non mostrarsi troppo curioso.
Fedez gli sorride incoraggiante. « In realtà sto lavorando ad un pezzo, da qualche mese a questa parte ».
Gennaro dà una gomitata ad Alessio nelle costole, non riuscendo a frenare il suo entusiasmo, probabilmente.
« Si chiama 21 grammi, ci tengo un po' » ammette, e il suo sguardo non può che finire sulla figura alta e snella di Mika, che in questo momento chiacchiera con Skin, vicino alla porta dello sgabuzzino.
« Quando ce lo farai sentire? » chiede ancora Gennaro.
« Se… insomma, se vorrai farcelo sentire » lo corregge Alessio, il biondo annuisce.
« Presto, dai » promette Fedez, pensando all'ultima parte del brano, da revisionare. È a buon punto, almeno.


La sera lui e Mika a malapena si parlano, spesso cenano giù al bar (perché è palese che Mika voglia stare solo con lui il meno possibile, ormai ne ha la certezza) e quando salgono in camera, il riccio si chiude in bagno finché Fedez non si addormenta.
Il ragazzo tatuato ha perfino iniziato a dormire con una vecchia felpa di Mika addosso. Gli manca.
Perciò, visto che il riccio non ha intenzione di andargli incontro, Fedez inizia a fargli capire le cose con piccoli gesti, lasciandogli comunque il suo spazio.
Si occupa di rifare i letti, ad esempio, mette in ordine la camera, gli fa trovare la colazione pronta. Ha addirittura cucinato la pasta, un giorno, per pranzo.
Mika l'ha trovato così, una volta uscito dalla doccia, con la lingua tra le labbra e l'espressione concentratissima, mentre scolava quella manciata di spaghetti.
Spaghetti che poi erano scotti, insipidi e il sugo era di quelli comprati, ma il riccio ha addirittura voluto il bis.
La verità è che Mika si finge risentito, ma Fedez lo capisce dal suo sguardo, dai sorrisini che si lascia sfuggire, che sta lentamente cedendo.
Il giorno in cui il ragazzo tatuato riesce a riconquistarsi un altro pezzo del cuore – e della fiducia – di Mika è venerdì (il che significa meno due giorni al suo compleanno).
Ci sono abbastanza clienti e con abbastanza, Fedez vuole dire che è costretto a sgobbare per tutto il resto della serata.
Ogni tentativo di avvicinare Mika, poi, è stato vano. Il ragazzo tatuato si sente male fisicamente e non solo perché è stanco.
« Ehi, non mi hai più chiamato, poi » quasi sobbalza, Fedez, quando sente una voce squillante alle sue spalle.
Si gira di scatto, facendo quasi cadere il vassoio che tiene in mano.
No, ti prego.
La ragazza con i capelli rossi – sì, quella del numero di telefono, sì, il numero di telefono che ha buttato nel cesso, letteralmente – è a meno di un metro da lui, e lo squadra con quei suoi occhioni troppo truccati.
Fedez annaspa. « Sono stato impegnato » mente, e può già sentire le orecchie andargli a fuoco e le mani sudare.
Non si era aspettato, però, che Mika passasse davanti a lui e alla ragazza proprio in quel momento, per caso, o forse no.
Fedez lo guarda, cerca di incrociare i suoi occhi, ci riesce. E vorrebbe urlarglielo, quello che sta pensando.
Che mi importa degli altri, io voglio solo te.
« Sei innamorato di lui? » gli chiede.




« Sei innamorato di lui? ».
Fedez quasi si era strozzato, tossendo e sputacchiando l'acqua un po' ovunque. Aveva poggiato il bicchiere ormai vuoto sul tavolo, guardando la madre stralunato. « Mamma, ma cosa stai dicendo? » le aveva detto, la voce roca di chi ha appena rischiato di morire soffocato.
Lei lo aveva guardato, seduta dall'altra parte del tavolo della cucina su cui stavano pranzando. Era maggio e, dalla finestra del soggiorno, entrava una luce piacevole, calda, che si incastrava perfettamente tra i capelli dorati della madre.
« Sono seria » aveva aggiunto poi, allungando una mano sul tavolo per arrivare a stringere la sua.
Fedez aveva sgranato gli occhi, studiando il suo viso per capire se stesse scherzando o meno. « Mà, hai iniziato a drogarti o... ».
Lei aveva ridacchiato. « Ma che dici, Fede! Ero solo curiosa ».
Lui aveva fatto sgusciare via la sua di mano da quella stretta opprimente.
« È il mio migliore amico » le aveva detto, sentendo l'imbarazzo farsi strada sottopelle.
Ma perché, poi? Non era innamorato di Mika. A lui piacevano le ragazze. Era sempre stato così.
« Da quando... » aveva esitato, la madre, cercando di trovare le parole giuste per non ferirlo. « Beh, dopo Giulia… lui è sempre qua in casa, stai sempre con lui… e ho pensato che- ».
« No, mà. No » aveva risposto lui, rigido, sperando che la madre recepisse il concetto una volta per tutte.
« Guarda che a me puoi dirlo ».
Ma non c'è niente da dire. E com'era uscito fuori quell'argomento poi?
Stavano mangiando, era tutto tranquillo, poi la madre gli aveva chiesto com'era andata a scuola, lui gli aveva detto che Mika aveva preso dieci in inglese e poi lei aveva deciso di turbare la sua psiche in quel modo.
« Fede, va bene, ho capito. Non vuoi parlarmene, ma sappi che sono tua madre, che a me puoi dire tutto e che ti vorrei bene in qualunque caso, okay? ».
Non aveva risposto, ancora turbato, si era solo limitato ad annuire leggermente.




« Sei innamorato di lui » ripete la ragazza e sembra più un'affermazione, che una domanda, questa volta. A Fedez non serve seguire il suo sguardo o voltarsi a fissarla, per capire a chi si stia riferendo.
È come vivere uno strano flashback, sente formicolare tutto il corpo. Dalle dita dei piedi, fino alla punta dei capelli.
« Sì » dice, e all'inizio gli sembra di averlo solo pensato, ma la faccia stupita della rossa gli conferma il contrario. Si schiarisce la voce, allora, l'adrenalina che gli scorre nelle vene. Non guarda neanche più lei, ma Mika, a neanche un metro di distanza, che stava sistemando le ordinazioni sul tavolo e che si è fermato, come congelato, solo per fissarlo.
« Sì, sono innamorato di lui ».
Ed è strano perché probabilmente i ragazzi del tavolo accanto l'hanno sentito, lei l'ha ovviamente sentito, chissà chi altro, ma a lui non frega un accidente.
Mika l'ha sentito, ed è questo l'importante.
Si sente leggero, come se si fosse appena liberato di un peso che gli schiacciava il petto, i polmoni, il cuore. Un po' tutto.
« Scusa » sussurra poi, degnandosi di incrociare lo sguardo della ragazza di fronte a sé. Ed è vero, gli sembra di averla presa in giro e non era sua intenzione.
« Va tutto bene » risponde lei, stirando le labbra piene in quello che a Fedez sembra un sorriso sincero. « Lui » si lascia sfuggire, muovendo il capo in direzione di Mika, « è molto fortunato ».
« Anche io » ribatte Fedez, perché ormai gli sembra così facile, « sono molto fortunato anche io ».
Con la coda dell'occhio vede Mika sorridere.


« Come mai quel sorrisone? Finalmente tu e Mik avete fatto pace? » gli chiede Davide (anche lui ha intuito che Fedez ha combinato qualche guaio, ) qualche ora dopo, seduto al bancone insieme ad Alba, la sua fantastica ragazza.
Fedez smetterà di ringraziarla per quei biglietti solo nel duemilaemai, probabilmente.
« Non ancora, ma ci sto lavorando » ammette, gonfiando il petto, più sicuro di quanto non sia mai stato prima. « Nervosi per l'esibizione? » chiede, poi, mentre serve un caffè alla ragazza e regala l'ennesimo sorriso a Shorty che“no fratè, io non voglio niente, l'alcool lo lascio a dopo”.
Arriva un altro cliente, chiede un cocktail che lui non sa preparare, per cui lascia il posto a Skin e si mette a servire ai tavoli. Prima di allontanarsi, lancia una rapida occhiata al tavolo dove sono seduti Gennaro e Alessio.
« Oggi Giò non c'è? » chiede curioso.
Davide scuote la testa, i ricci che ballonzolano dappertutto. « Nah, aveva da fare con quella ragazza che ha conosciuto l'altro giorno, qua. Com'è che si chiama? Lucy? » chiede, cercando l'aiuto di Alba che scuote la testa, guardandolo come per dire “ma che ne so io”.
Fedez solleva le sopracciglia. « La ragazza della scommessa? ».
« Proprio lei. Ma non so altro, prova a chiedere a quei due » suggerisce, indicandogli gli Urban, «
sono più pettegoli della mia futura suocera ».
Alba gli pizzica il fianco, ridacchiando. « Ehi » lo ammonisce.
Davide ride, guardando la ragazza accanto a sé in un modo che fa sentire Fedez quasi in soggezione. Si allontana, infatti, ma prima di lasciarlo andare Davide lo tira per il grembiule, sussurrandogli: « Attendo però, non sembrano di buon umore, oggi » lo avverte.
« Problemi in Paradiso? » chiede, divertito, Shorty fa spallucce.
Quando ritira le birre vuote dal tavolo di Gennaro e Alessio, in effetti lo nota, che qualche problema c'è sul serio.
Alex e Genn a stento si parlano e, quando il bruno allunga la mano per avvicinare la bottiglia a Fedez e sfiora le dita del biondo, questo si ritrae, quasi come se si fosse scottato.
Il ragazzo tatuato decide di ignorare lo sguardo ferito di Alessio.
« Quindi oggi avete perso un membro della ciurma » scherza, cercando di alleggerire la tensione.
Alex ridacchia leggermente. « Il nostro capitano » specifica, « se la sta spassando con la biondina dell'altra seria ».
Gennaro sta un po' sulle sue, preferisce non parlare e tamburellare le dita sul legno del tavolo.
« È una cosa seria, secondo voi? » domanda Fedez, perché sì, forse è un po' pettegola anche lui.
Genn fa spallucce, degnandosi finalmente di prendere parte alla conversazione. « E chi lo sa, si tratta di Giò, in fondo. Quello là, non prende mai nulla sul serio ».
« Non solo lui » si lascia sfuggire Alessio, a denti stretti. Non sembra pentirsi di quello che ha detto neanche quando Gennaro si irrigidisce, fissandolo con la bocca spalancata.
Fedez, in ogni caso, decide di tagliare la corda. Ha i suoi problemi a cui pensare, dopotutto, non gli serve ficcare il naso in quelli degli altri, ora come ora.
La serata procede veloce, lui e Mika non hanno il tempo materiale per parlarsi, ma Fedez non lo abbandona con lo sguardo nemmeno per un secondo.
Quando Davide ed Alba decidono di esibirsi, il bar è ancora pieno. Il vestito a fiori di Alba svolazza da una parte all'altra mentre si sposta per prendere il microfono, presentare lei e il suo fidanzato – e qui Zack fa un fischio imbarazzante, tentando di incoraggiarli – e annunciare il titolo della canzone che canteranno.
« Questa è “Changes”, nella versione che David Bowie ha cantato con Butterfly Boucher ».
Il pubblico applaude, perché davanti ad uno dei successi di Bowie non si può rimanere indifferenti.
Inizia Alba, con la sua voce delicata e precisa


Still dont know what I was looking for
And my time was running wild
A million dead-end streets and
Every time I thought Id got it made
It seemed the taste was not so sweet



Continua Davide, mentre Fedez si accorge di essere dentro al pezzo più di quanto avesse immaginato.

So I turned myself to face me
But Ive never caught a glimpse
Of how the others must see the faker
I'm much too fast to take that test



Sente una mano poggiarsi sulla sua spalla. Freme, perché per un secondo pensa che sia Mika, ma, quando si gira, a stento trattiene la delusione.
« Tutto okay? » gli chiede Zack, con voce apprensiva. « Mi sembri un po' pallido, figliuolo ».


Ch-ch-ch-ch-changes
(Turn and face the strange)
Ch-ch-changes
Dont want to be a richer man
Ch-ch-ch-ch-changes
(Turn and face the strange)
Ch-ch-changes
Just gonna have to be a different man
Time may change me
But I cant trace time



Devo solo essere un uomo diverso.
« Sì, sì. È che non tocco cibo da stamattina e sono un po' stanco » dice e sa che non è una bugia. Non del tutto, almeno.
Ignora lo sguardo di rimprovero dello zio di Mika, ma decide di dargli ascolto quando gli suggerisce: « Vai a prendere una boccata d'aria, mh? Ti copro io » mormora, stringendogli affettuosamente le spalle. « Non meno di cinque minuti, però » si cura di specificare, Fedez annuisce.
Gli gira un po' la testa, mentre le note di quella canzone continuano a risuonargli nelle orecchie. Decide di uscire dalla porta sul retro, comunque, perché non vuole attirare su di sé gli sguardi dei curiosi. O gli occhi di Mika.
L'aria fresca e umida gli pizzica il viso e le braccia, scoperte, non appena mette piede fuori dal bar. Si concede qualche secondo per fare avanti e indietro come uno psicopatico, inspirare ed espirare, strofinarsi la mano sulla faccia e poggiare la testa sul muro alle sue spalle.
Si lascia piano piano scivolare giù, accovacciando le gambe. Il vicolo è quasi buio, illuminato a malapena da un lampione dall'altro lato della strada.
Quando la porta del bar viene spalancata nuovamente, Fedez quasi non se ne rende conto, perso com'è nei suoi pensieri.
« Mi spieghi che cazzo ti prende oggi? ». La voce di Alessio quasi gli fa quasi venire un infarto.
« Alè, lasciami in pace » e questo è chiaramente Gennaro.
Fedez rimane immobile, pietrificato, convinto che smettendo di respirare Alex e Genn non riusciranno a vederlo.
I due non lo fanno, inspiegabilmente, spostandosi verso il lato destro della porta, opposto a quello in cui si trova rannicchiato lui.
Potrebbe alzarsi e andarsene, prima che sia troppo tardi, ma qualcosa lo tiene incatenato a quel muro sudicio, incapace di muovere un muscolo.
« No che non ti lascio in pace » ringhia Alessio, « è tutto il giorno che mi ignori ».
« Non è vero ».
« Sì che è vero » ribatte il bruno, afferrando Gennaro per la manica della maglietta.
Fedez sente solo i loro respiri, quello apparentemente tranquillo del biondo e quello accelerato di Alex, e la musica che proviene dall'interno del bar.
« Come- » la voce del biondo si spezza, come se fosse rimasto senza fiato. « Come fai a startene così tranquillo, eh? ».
Silenzio.
« Questa cosa mi sta tormentando dal momento in cui ho aperto gli occhi, stamattina, Alè, non riesco a non pensarci » confessa, poi, a bassa voce, e Fedez deve tendere le orecchie per riuscire a sentirlo.
Le loro figure sono avvolte dalla penombra, ma il ragazzo tatuato riesce a scorgere la mano di Alessio che stringe la presa sul braccio di Gennaro, scendendo piano fino al polso del biondo.
« Stamattina » inizia il bruno, con voce labile, « sei tu che mi hai detto che non era importante e di lasciarci tutto alle spalle... ».
« Lo so ».
« Che eravamo ubriachi e che era stato tutto un esperimento ».
« …lo so ».
Questo, comunque, non sembra placare la rabbia repressa che Alex sembra portarsi dentro tra troppe ore. « Cosa vuoi da me, Gennaro » dice, con quel tono di voce piatto e apparentemente calmo. « Sei stato tu a baciarmi, ieri notte, non io. Tu » sputa, e Fedez lo riconosce quell'atteggiamento.
Attaccare l'altro per cercare di difendere se stesso e i propri sentimenti. Il ragazzo tatuato si tappa la bocca cercando di reprimere il verso di sorpresa che gli rimane incastrato in gola.
Porca. Puttana.
Non vede le loro facce, ma può immaginarselo, il labbro inferiore di Gennaro tremare leggermente. « Dovevi respingermi » soffia, abbassando il capo.
« Forse non volevo ».
Ancora silenzio.
Ecco, ora Fedez si sente decisamente di troppo. Sta origliando, sta origliando come il peggiore dei ficcanaso e quelli sono i suoi amici, accidenti.
Non dovrebbe.
Pensa a come fare per darsela a gambe senza farsi beccare. Potrebbe seguire il perimetro del bar e gattonare, fino ad arrivare all'ingresso. Se riuscisse a non fare troppo rumore potrebbe persino cavarsela, vista la poca luce che illumina lui e i due spastici là vicino.
« Genn, senti » la voce di Alessio è di nuovo delicata, sempre la stessa quando parla di Gennaro e con Gennaro. Quasi come se potesse romperlo, anche solo con le sue parole. « Io ci tengo a te, siamo amici. Quando mi hai detto che per te non aveva significato nulla, mi sono detto che- » deglutisce, sembra cercare le parole giuste. « Che potevo sopportarlo perché non volevo rovinare quello che c'è tra noi. Ma tu ora mi eviti e non posso neanche sfiorarti, neanche per sbaglio ».
« Alè ».
« Perché mi guardi come se ti avessi sputato in faccia e io- ».
« Alessio ».
E Alessio finalmente termina quel suo monologo infinito. Tra tutte le cose che sa fare Gennaro, si deve aggiungere alla lista anche il saper riuscire a zittire Alex, ecco.
« Come posso fare » inizia il biondo. « Come faccio se tu continui a fare così con me ».
Fedez vorrebbe uccidersi. Ma chi gliel'ha fatto fare. Ma perché. Ma perché ha ascoltato Zack.
Zack.
È tutta colpa sua, che cazzo.
« Così come? ».
« Non te ne accorgi neanche, cazzo. Ti odio. Odio il modo in cui mi rimbocchi le coperte prima di andare a letto, quando mi porti la colazione in camera, quando mi rassicuri, sempre, anche solo con lo sguardo, anche solo perché ci sei. O ancora, quando quella volta in cui mio zio mi ha preso in giro perché “da grande” voglio fare il cantante, tu mi hai difeso davanti a tutti » dice, tutto d'un fiato. « E anche adesso, quando io ho incasinato tutto e tu, come al solito, metti me prima di tutto il resto. Noi ». Vede il biondo strofinarsi il viso con entrambe le mani, frustrato. « Ti odio, Alè » ripete, cercando, poi, di spingerlo via, senza successo.
« Vaffanculo, Gennà. Ti odio anche io ».
« Io ti odio di più ».
E Fedez, per un momento, teme che i due possano prendersi a botte. Ne è quasi sicuro, soprattutto quando Gennaro riesce a spingere Alessio contro il muro.
Ne è quasi sicuro, finché non vede le labbra carnose di Genn premersi su quelle fini di Alex.
Cosa.
Per evitare di urlare, stavolta, dà qualche pugno al muro, sconvolto.
Gennaro ansima piano sulle labbra di Alessio, incastrando una gamba tra le sue, mentre il moro gli stringe i capelli.
Aiuto, sembra l'inizio di un porno gay. Non sono pronto. Nononono.
Il karma, tuttavia, sembra ricompensarlo perché, dopo minuti che gli sono sembrati ore, Romeo e Giulietta decidono di scollarsi e di tornare dentro il bar, tra una risatina e l'altra.
Fedez, però, rimane nella stessa identica posizione di prima, scioccato, per altri cinque minuti buoni.


« È stata una luuunga giornata » commenta Mika, quando lui, Fedez e Zack salgono in appartamento. Si sono fermati a bere qualcosa tutti insieme, con Davide e Alba. Non con Gennaro e Alessio, loro sono andati via prima.
Con che coraggio li guardo in faccia, quei due, domani. Con che coraggio.
« Vado in bagno » annuncia il riccio dopo un po', quando capisce che Fedez e suo zio non hanno alcuna intenzione di muoversi dal divano su cui sono stravaccati.
Almeno per ora.
Passa vicino a Fedez e gli sfiora piano il braccio, il ragazzo tatuato gli stringe la mano. Mika lancia una rapida occhiata allo zio, cercando di far capire al ragazzo che forse non è il caso, ma Fedez aumenta la stretta finché non vede Mika ridacchiare piano, scuotendo la testa. Allora lo lascia andare, accorgendosi di aver perso la dignità solo quando Zack tossicchia piano, richiamando la sua attenzione, perché gli occhi di Fedez non si sono scollati dalla figura del riccio – e dal suo fondoschiena – finché Mika è rimasto nel suo campo visivo.
« Mi ricordate molto me e mia moglie, quando eravamo più giovani. Io, con la costante paura di quello che provavo, e lei sempre così sicura, di se stessa e dei suoi sentimenti » è il commento di Zack. Guarda fisso davanti a sé, mentre lo dice e Fedez sente una fastidiosa stretta allo stomaco.
« Quanti anni avevate? Quando vi siete conosciuti? » gli chiede, sperando di non essere troppo indiscreto.
« In realtà, ci conoscevamo da quando eravamo piccoli. Parliamo di Holmes Chapel, d'altronde. Qui tutti conoscono tutti ».
Fedez gli sorride, invitandolo con lo sguardo a continuare.
« Eravamo amici, ma mi sono innamorato di lei solo dopo. La prima volta che siamo usciti insieme sono andato a prenderla in macchina a casa sua. Suo padre mi odiava » e ridacchia, probabilmente perso nei ricordi.
Fedez sente l'irrefrenabile istinto di stringerli la mano, ma non lo fa.
« Era il 4 aprile 1988. Era una bella giornata. Lei indossava una maglietta dei Guns N' Roses e un paio di jeans chiari. Non avevo mai visto nulla di così perfetto ».
Fedez distoglie lo sguardo, perché sente gli occhi pizzicare.
« Beh, è ora di andare a letto. Domani la sveglia è sempre troppo presto » commenta Zack, sbuffando rumorosamente e scuotendo la testa, come volendo scacciare via tutti quei ricordi, belli e brutti, ma comunque dolorosi.
Si alzano, in silenzio, Fedez non riesce a spiccicare parola o, almeno, non trova niente di sensato da aggiungere.
Solo quando si trovano ognuno davanti alle porte delle rispettive camere da letto, non riesce a mordersi la lingua e glielo dice, ciò che gli è passato per la testa dalla prima volta che ha messo piede nella sua casa.
« La porta che non vuoi mai che venga aperta. È la camera di tua figlia, vero? C'è la camera di tua figlia là » mormora.
Vede le spalle di Zack irrigidirsi. L'uomo sembra quasi diventare un blocco di marmo, anche quando si volta, il suo sguardo rimane indecifrabile. Annuisce, e basta.
« Mi dispiace, Zack. Mi dispiace davvero tanto ».
Il rumore dell'acqua della doccia è l'unico suono che fa loro compagnia, finché lo zio di Mika prende nuovamente parola.
« Il giorno dell'incidente » inizia, e il suo volto si contrae in una smorfia, quasi come se anche solo parlarne gli provocasse un dolore insopportabile, « Jane doveva andare a danza. Faceva Hip Hop in una scuola qua vicino, fuori paese. Avrebbe finito più tardi del solito, però, perché a breve ci sarebbe stato il saggio e l'insegnante aveva deciso di trattenere tutti un'ora in più » tira su con il naso e Fedez si avvicina un po' di più a lui.
« Erano le nove di sera quando mi ha chiamato la polizia. Un coglione ubriaco ha tagliato loro la strada. Sono morte sul colpo ». Un singhiozzo. « Erano solo le nove di sera » dice, continuando a balbettare frasi senza senso.
Allora, Fedez fa una cosa che non ha mai fatto in tutta la sua vita: abbracciare di sua spontanea volontà qualcuno (eccetto Mika e sua madre, ma loro non contano).
È un abbraccio goffo, perché lui è basso e Zack e una specie di montagna, ma sembra funzionare. Anche se Fedez è una completa frana quando si tratta di consolare le persone. Ci vuole provare perché Zack è sempre gentile con tutti e lui ha imparato a volergli bene, in questi mesi.
« Lo sai qual è la cosa più triste? » chiede, poi, mentre strofina la guancia sulla spalla di Fedez. La sua barba gli pizzica leggermente il collo.
« Prima di salire in macchina, Jane è venuta da me per salutarmi e ha stretto me e sua madre in un abbraccio. È sempre stata così affettuosa » confessa, e Fedez non osa immaginare quanta sofferenza abbia potuto provare mai quest'uomo che, in un giorno solo, ha perso moglie e figlia. La sua famiglia. Parte della sua vita.
« E io le ho detto di sbrigarsi, le ho quasi allontanante, perché il bar quella sera era pieno di gente e io non avevo tempo ».
« Zack, non darti colpe che non hai » mormora Fedez, stringendolo più forte.
« Fedè, te lo giuro, se avessi saputo che quello sarebbe stato l'ultimo abbraccio, le avrei strette più forte ».
Fedez non riesce a trattenere la prima lacrima, che scende rapida sulla guancia.
Fanculo.
« Mi mancano. Non ero pronto a perderle ».
« Non si è mai pronti ».
« Come faccio ad andare avanti? Io non- » inizia ma poi si interrompe e Fedez pensa che sia perché ha rincominciato silenziosamente a piangere.
« A volte non è necessario, andare avanti. Basta accettare la cosa » lo incoraggia, dandogli un paio di pacche sulla schiena.
Si sente un idiota, in realtà, ma spera di non essere stato totalmente una schifezza.
Quando Zack scivola via dalla sua stretta ha gli occhi gonfi e il naso arrossato. Fedez lo ammira perché è riuscito a ricostruire i suoi pezzi, anno dopo anno, e a continuare ad essere la persona meravigliosa che è sempre stato.
Zack è forte, Mika è forte, lui no.
Perciò, quando si chiude in camera sua e del riccio, si raggomitola ai piedi del letto e fa quello che gli riesce meglio: essere debole.
Nasconde il viso tra le braccia e aspetta semplicemente che tutta la tristezza che sente dentro passi.
Non sente Mika arrivare, non sente i suoi passi, non lo sente mentre si inginocchia proprio davanti a lui. Ma sente le sue braccia stringerlo forte e le sue labbra poggiarsi delicatamente vicino al collo.
« Ehi, ehi va tutto bene » lo conforta ed è buffo perché dovrebbe essere il contrario. Dovrebbe essere Fedez a far stare meglio lui.
E invece…
« No, Mik. Non va tutto bene » dice, il volto ancora nascosto. « Sono un coglione ».
« Lo so » gli dice Mika, il tono quasi divertito.
« No, davvero. Lo sono sempre stato, ma in questo periodo lo sono un po' di più ».
« So anche questo » gli dice, accarezzandogli piano i capelli.
« Non capisci » sbotta allora, affranto, sollevando la testa ma guardando ovunque nella stanza, ovunque ma non i suoi occhi. « Quella bambina non c'è più. Ed è terribile perché non potrà crescere, diplomarsi, innamorarsi per la prima volta. Non c'è più ed è terribile ».
« Vi ho sentiti, prima, stavo ascoltando dalla porta » confessa, continuando ad accarezzarlo.
Il cuore di Fedez si scalda un pochino. « Mi dispiace così tanto ».
« Fedè, non c'entri niente, tu ».
« Non solo per lei… per loro » continua Fedez, come se non l'avesse sentito. « Mi dispiace per noi, che siamo qui come stupidi a perdere tempo, a non fare niente » dice, rivolgendosi a se stesso, « ad accettare l'amore da persone che non ci meritano » sputa, riferendosi chiaramente a Mika. « E io sono triste perché sto vivendo la vita che la figlia e la moglie di Zack avrebbero voluto avere, ma con le mie paure e le mie cazzate… è come se la stessi sprecando ».
Mika lo guarda, piegando la testa di lato. « Fedè, tu mi meriti, non- » ma Fedez lo blocca, sollevando una mano in aria, chiedendo tacitamente silenzio.
« No, non è vero » sul volto di Mika si dipinge un'espressione contrariata, « ma mi impegnerò per essere migliore, te lo giuro ».
Il riccio gli sorride, lo sguardo che gli rivolge, ora, vale più di mille parole.
Di mille promesse.
O di mille ti amo.




Angolo dell'autrice
200 recensioni.
200. E io non ho ancora risposto a tutte. Mi dispiace. Ormai i miei "mi dispiace" sono talmente frequenti da perdere di significato ah - ah.
Voglio essere sincera. E' stato un brutto periodo e non me la sono sentita di scrivere.
E mi scuso perché questo è un altro capitolo mezzo angst e tutti noi odiamo l'angst ma okay. Dal prossimo le cose miglioreranno, ve lo giuro.
Il discorso di Zack è abbastanza triste ma spero che renda un po' tutto. I suoi sentimenti, il suo dolore... spero sia credibile.
Anche perché perdere qualcuno è terribile, ti spezza un po' dentro e, anche se col tempo farà meno male, una parte di te sa già che quella ferita non si rimarginerà mai. Non del tutto, almeno.
Ringrazio sempre le stesse persone, il gruppo, Morgana, akimcarlo (grazie per la 200esima recensione, è stato un gesto adorabile) e tutta lagggente che ancora segue questa storia.
Vi voglio bene.

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