Ice

di MaryTheFangirl01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La tempesta ***
Capitolo 2: *** Allenamento ***
Capitolo 3: *** Fear ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** La tempesta ***


Ero stanco. Non sapevo assolutamente dove mi trovavo, e nonostante avessi la capacità di volare non riuscivo a vedere nulla, per via di una tormenta di neve, In estate. E non era stata provocata da me. Avrei potuto controllarla, ma non ci riuscivo, mi era impossibile. Io, Jack Frost, spirito dell'inverno, non riuscivo a controllare la neve, ma solo a rallentarne di un minimo la caduta. Probabilmente era già dominata da qualcosa o qualcun'altro. Ma era possibile che ci fossero due spiriti del ghiaccio e della neve? E poi, oltre a questo, erano ore che svolazzavo senza meta lasciandomi trasportare dal vento, senza una direzione precisa. Esatto, non riuscivo a controllare nemmeno il vento. Chissà cos'era successo...
Però, a un certo punto, vidi un villaggio con un castello in lontananza. Curioso come sempre, chiesi al vento di portarmi lì, e inaspettatamente questo mi ascoltò. Evidentemente era proprio lì che dovevo andare. 
-Sembrava una persona per bene, chissà perché lo ha fatto- disse una donna con un bambino in braccio -Forse era proprio questo il motivo per cui non hanno mai aperto le porte- affermò un uomo - La regina ci ha traditi, ha maledetto Arendell con questa bufera di neve! Sapevo che non dovevamo fidarci di una come lei!- rispose un altro. E così, la regina aveva maledetto il regno con questa nevicata eh? Bene bene, a quanto pare c'era qualcuno che mi faceva concorrenza, a quel punto dovevo solo trovare quella fantomatica regina.
- Chissà dov'è andata! Se la trovo giuro sul mio onore di nobile che gliela farò pagare cara! Ma del resto un essere gelido come lei non poteva che essere una delusione, povera principessa Anna che è andata a cercarla. La poverina è ancora convinta che sua sorella le darà ascolto!- Che fortuna, mi sarebbe bastato trovare questa Anna e avrei trovato anche chi mi aveva rubato il lavoro! Mi misi subito a cercarla.







Erano ore oramai che ero sola, libera. La solitudine era molto triste, ma almeno non rischiavo di far male a nessuno. E poi, fino a quel momento, non avevo capito quanto potesse essere grande il mio potere. A volte fa bene scappare da tutto e da tutti, dalle responsabilità della regina che diventai quello stesso giorno, da coloro che mi giudicavano senza sapere nulla, da chi non capiva che non ero un mostro, ma soprattutto, da mia sorella. La mia sorellina Anna, a cui sono sempre stata molto legata, e che ho rischiato di uccidere. Non dimenticherò mai quel triste giorno...
Era appena l'alba. Entrò in camera mia, svegliandomi con la sua solita movimentata allegria. Io però avevo molto sonno, così quando si buttò sul mio letto le dissi di tornare a dormire.
-Si è svegliato il cielo, perciò sono sveglia anch'io!- mi rispose contenta.
Io intanto ero di nuovo nel mondo dei sogni.
-Elsa... lo facciamo un pupazzo di neve?- il mio volto si illuminò di spensieratezza, tipica dei bambini, e scattai immediatamente via dalle calde coperte.
In un battibaleno ci ritrovammo nel salone, ancora deserto. Anna era radiosa, ma in realtà lo ero anch'io, perché ogni volta che potevo usare il dono che avevo ricevuto fin dalla nascita mi sentivo libera di essere me stessa, la regina del ghiaccio.
Le feci vedere un trucco che avevo imparato poco tempo prima: creai una palla di neve, che poi lanciai in aria e feci esplodere in tanti pezzettini di ghiaccio, che formarono una specie di fuoco d'artificio. Poi ghiacciai il pavimento, e alla fine creai Olaf. Mi misi dietro di lui e cominciai a muovere le braccia di legno, parlando con l'imitazione di una voce maschile.
- Io sono Olaf, e amo i caldi abbracci!
- Ti adoro Olaf!- appena pronunciò queste parole, Anna corse ad abbracciarlo. Lasciato il pupazzo di neve, cominciò a saltare, sempre più in alto, così che creassi dei cumuli di neve per non farla cadere. Andava sempre più veloce, la imploravo di smetterla, ma non mi ascoltava. Andammo avanti così per poco, poiché non riuscivo a reggere il suo ritmo e per errore la colpii alla testa. Cadde a terra svenuta, e chiamai i nostri genitori che ci portarono dai troll. Erano sorpresi di vedere l'intera famiglia reale da loro.
Un troll che sembrava più anziano e più esperto di tutti gli altri si avvicinò, chiedendo se mi fosse stato imposto un maleficio o se fossi nata con il potere del ghiaccio. Mio padre, preoccupato e nervoso, gli rispose che ci ero nata. Il troll, allora, prese i ricordi di Anna, e disse che se fosse stato il cuore non sarebbe stato facile ragionare, ma con la testa si poteva provare. A quel punto fece una cosa che mi sorprese: cancellò la mia magia dai ricordi di mia sorella, lasciando però il divertimento.
Da allora passarono anni, in cui rimasi sempre chiusa nella mia camera. Le uniche persone che facevo entrare erano mio padre e mia madre, che potevano aiutarmi a controllare il mio potere, visto che cresceva con me. Celarlo, domarlo, non mostrarlo! Mi ripetevo sempre queste parole. Mio padre mi donò un paio di guanti, così che riuscissi a dominare meglio quel dono, o meglio maledizione.
Tuttavia, Anna non si arrese e continuò sempre, attraverso la porta, a chiedermi di stare con lei. Purtroppo, io rifiutai sempre: dovevo proteggerla... da me stessa.
Quando però arrivai ai 15 anni, accadde che i miei genitori dovettero partire. Solo in quell'occasione uscii dalla mia camera, per salutarli, ma non vidi Anna.
Dopo poco però successe una tragedia: dovevano tornare dopo due settimane, ma non li rividi mai più, a causa di una tempesta in mare.
Da allora passarono tre anni, e quella mattina ero stata incoronata regina di Arendell. Rividi, dopo tantissimo tempo, mia sorella. Quella stupida aveva deciso che doveva sposare un tizio conosciuto quello stesso giorno, e che tutta la sua famiglia doveva venire a vivere nel nostro castello. E fu così che scoprì il mio potere e io scappai, sulla montagna del nord, e costruii questo castello di ghiaccio. Speravo che quella cocciuta di mia sorella non mi venisse a cercare...







Uffa! Ma dove si era cacciata quella ragazzina?! Avevo del lavoro da fare io, e poi mi ero perso e dovevo chiedere alla regina di smetterla con quella bufera! Ehi, ma... ma quello cos'era?? Sembrava un enorme castello, fatto completamente di ghiaccio! Probabilmente l'avevo trovata, sicuramente sarà stata una vecchia bacucca antipatica che non sapeva cosa fosse il senso dell'umorismo. Sarebbe stato meglio entrare però, se non volevo restare ad aspettare tutto il giorno che uscisse lei. Bussai, e automaticamente il gigantesco portone si aprii. Wow, pensai, c'era anche l'apertura automatica! Che tecnologica quella regina!
Mi avventurai all'interno del castello e, una volta arrivato al piano di sopra la vidi: era... era... meravigliosa! Il portamento regale e aggraziato faceva capire da subito che si trattava di lei, indossava un vestito che sembrava fatto di ghiaccio e un mantello lunghissimo di fiocchi di neve. I suoi capelli erano legati in una treccia laterale, completamente bianchi, ma... non portava nessuna corona. Se lei era la regina, doveva avere per forza una corona.
-Cavolo, mi sbagliavo proprio sulla "vecchia bacucca"!- dissi, sicuro che non mi avrebbe sentito.
-Anna...- le sentii sussurrare. Anna, chi poteva... ma certo! Anna era sua sorella, quella che era andata a cercarla!
-Sorella mia, non fare sciocchezze- disse con un filo di voce.
-Scusa, perché stai cercando di fregarmi il lavoro?- accidenti, mi ero dimenticato che non poteva né vedermi, né sentirmi! A volte questa storia diventava pesante e fastidiosa!
-Se credi che non ti senta ti sbagli di grosso, tu che ti sei introdotto nel castello senza il mio permesso- EH??? Questa non me l'aspettavo proprio, com'è possibile?
-Com'è possibile che tu riesca a vedermi? Conosci forse la leggenda di Jack Frost?- diedi così voce ai miei pensieri.
-E così sei tu, Jack Frost. Credevo non esistessi. Quando mia sorella non era ancora nata, mia madre mi raccontava di un certo Jack Frost, che possedeva il potere del ghiaccio prima della mia nascita. Non mi eri mai piaciuto.
-Ehi! Senti chi parla! E poi io non ho mai perso questo potere! Solo che qui non funziona perché lo controlli tu! Anzi, non lo controlli, visto che qua fuori c'è una tempesta che non finisce mai!- forse restò talmente scioccata da questa notizia che cominciò a dire cose senza senso.
-Cosa? Una tempesta? Non è possibile, non posso averlo fatto, Anna... Arendell... il popolo... NO!
All'improvviso svenne. Mi precipitai a reggerla, ma arrivai tardi e l'impatto con il pavimento provocò una serie di scaglie di ghiaccio che si avventarono contro di me. Per fortuna riuscii a domarle e così a distruggerle, senza che provocassero danni a me o a questo castello, che sembrava un'opera architettonica a prova di terremoto ma che con un semplice raggio di sole più caldo del solito avrebbe potuto sciogliersi. Allora ebbi un'idea! Visto che a quanto sembrava lei non ci riusciva, potevo insegnarle a controllare questo potere!
-Do... dove mi trovo?- caspita, si era ripresa in fretta! Sarebbe stato meglio iniziare subito con l'allenamento.










Ciao a tutti!! E rieccomi con la Jack/Elsa che tanto avevo sognato di scrivere! Allora, immagino abbiate capito che a Elsa non stia molto simpatico Jack, chissà come prenderà la questione dell'allenamento... lo scoprirete nel prossimo capitolo insieme a tante altre novità!
Un'altra cosa, per chi non ha visto il film potrebbere esserci spoiler, ma non l'ho messo negli avvertimenti perché il film è già uscito in Italia e quindi immagino che molti di voi l'abbiano visto.
Recensite in tanti!
Un abbraccio a tutti
Mary <3

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Capitolo 2
*** Allenamento ***


-Che cosa????? Non ci penso nemmeno!!
Ma che diamine gli era venuto in mente?? Io prendere lezioni da quell'incapace?? MAI! Ma chi si credeva di essere??!! Ok, ammetto che forse, e dico forse, sapeva controllarsi meglio di me, ma io non mi sarei mai fidata di un irresponsabile come lui, che pur avendo questo enorme e pericoloso potere tra le mani, lo usava come niente fosse! Qualcuno poteva farsi seriamente male, mentre lui si divertiva a ghiacciare le strade! E poi... stavo facendo dei discorsi senza senso. Lui sapeva sicuramente maneggiare il ghiaccio molto meglio di me. Però, io in quel castello stavo così bene, senza freni... certo, ma l'assenza di freni aveva provocato una tempesta! Accidenti, dovevo proprio ammetterlo, avevo bisogno del suo aiuto. Non volevo assolutamente che il mio popolo ci rimettesse, e soprattutto non volevo che Anna si trovasse in pericolo. Mi ero chiusa in quella camera per proteggerla, ed ero scappata per lo stesso, identico motivo. Avevo bisogno di saperla al sicuro, per poter stare in pace con me stessa e con il mio potere. E sicuramente qual Jack Frost poteva aiutarmi, così forse sarei anche potuta tornare ad Arendelle. Sì, dovevo decisamente accettare il suo aiuto.
-E va bene Jack Frost, accetto la tua proposta, ma ad una condizione: se a mia sorella accadrà qualcosa prima che io sia riuscita ad avere il pieno controllo di questo potere, te la farò pagare.
-Ottimo, allora iniziamo subito: lezione numero uno, non pensare solo alle responsabilità che il ghiaccio comporta, ma anche al divertimento che può donare. Tu con questo potere ci sei nata per caso?
-Sì 
-Allora scommetto che da piccola ti divertivi a usarlo, ho indovinato?? Bene, devi farlo anche ora: non guardarlo come una maledizione, ma come un dono che può rendere felici le persone.
Era vero, da piccola mi divertivo molto a fare dei pupazzi di neve con Anna. Forse aveva ragione: quando costruii quel castello, mi sentii più libera che mai, e mi piaceva sfogare il mio potere che per tanto tempo avevo nascosto.
-Lo facciamo un pupazzo di neve?
Come? Mi stava chiedendo di fare un pupazzo di neve...
-Perché?
-Sarà divertente!!! E poi, devi sapere che io e il divertimento siamo una cosa sola, un tutt'uno... è il mio centro.
Il suo centro? Ma di cosa stava parlando? Beh, in realtà non mi importava poi molto, così accettai e immediatamente fece un sorriso scintillante, come neve appena caduta. Mi venne spontaneo rispondere al sorriso con un altro, di quelli piccoli ma veri. In fondo, forse non sarebbe stato poi così terribile l'allenamento che mi attendeva...










Alla fine avevamo addirittura fatto a gara a chi faceva il pupazzo di neve migliore. Io ne avevo fatto uno che somigliava a Nord, poi un altro somigliante a Calmoniglio, uno a Dentolina, uno a Sandman e uno a Jamie. Lei, invece, ne costruì uno a forma di una donna, che sembrava austera ma dolce, uno di un uomo severo ma comprensivo, uno di una ragazza alta con un paio di trecce e un viso molto allegro, uno a forma di un tizio alto e che sembrava buono ma aveva qualcosa di strano e uno a forma sua. Però, il pupazzo, o meglio opera d'arte, che le somigliava era più distante dagli altri, e con un viso più triste. Anche la vera Elsa si rattristò, ma cercò di non darlo a vedere.
Ovviamente, entrambi avevamo fatto un ottimo lavoro, non c'era modo di decidere chi avrebbe vinto.
-Tu che dici, siamo pari?- le domandai io, senza aspettarmi una risposta.
-Direi di sì, bel lavoro. Aspetta... ma io quelli li conosco! Sono Babbo Natale, la Fatina dei Denti, l'Omino del Sonno, il Coniglio di Pasqua e...ehm... L'altro chi è? Non l'ho mai visto prima.
-Si chiama Jamie ed è un mio amico. Jamie... è stato il primo a credere in me-
Che strana ragazza. Un minuto prima era depressa e un minuto dopo si metteva a saltare di gioia perché avevo costruito le leggende. Evidentemente, oltre che raccontarle di me, sua madre doveva averle fatto conoscere anche i miei amici. Sua madre... probabilmente era lei la donna che aveva costruito, l'uomo forse era suo padre, la ragazza sua sorella e il ragazzo... suo fratello? Un cugino? Il suo fidanzato? Decisi di togliermi questo dubbio.
-Chi è quello?- le chiesi. Non poteva essere il suo ragazzo, non ce lo vedevo con lei. Cioè, già a prima vista Elsa sembrava una persona un po' fredda ma in realtà stupenda, mentre lui... aveva qualcosa di sospetto, come se quel viso gentile fosse una copertura.
-Quel ragazzo dici? Oh, lui è il ragazzo di mia sorella, credo si chiami Hans. Pensa che si sono conosciuti solo ieri e già mi hanno chiesto la benedizione per sposarsi. Dicevano che lui e i suoi dodici fratelli sarebbero venuti a vivere nel nostro castello, non potevo mica permettere che lo facessero! Così ho rifiutato e sono scappata. Il resto lo sai. Però, all'inizio Hans aveva l'aspetto di una brava persona, ma quando ho proibito il loro matrimonio ha fatto una faccia che non era dispiaciuta, era più... come se qualcosa fosse andato storto, ma poi ha fatto un sorriso che sembrava perfido. Ecco perché l'ho costruito così.
Caspita, un giorno e già volevano sposarsi? Meno male che non era il fidanzato di Elsa, o si sarebbe trovata in un mare di guai.
Guardando fuori dalla finestra, mi accorsi che la luna piena era alta nel cielo. Ripensai con nostalgia al giorno in cui l'Uomo nella Luna mi scelse come guardiano. Evidentemente a Elsa sembrò che fossi stanco, perché mi propose di andare a riposare in una delle stanze. Accettai, la ringraziai, e lentamente mi avviai verso la camera che mi aveva indicato. Era tutto completamente di ghiaccio, non solo i muri, anche gli arredi. Beh, per me non ci sarebbero stati problemi: il ghiaccio era casa mia. Così mi stesi sul letto e attesi il sonno, che mi raggiunse presto.









Era andato a dormire già da un po'. Che strano quel tipo, prima mi proponeva di allenarmi con lui e poi di fare un pupazzo di neve. Non avevo mai conosciuto uno così. Ecco... in realtà, non è che avessi conosciuto molte persone in vita mia, ma quando ero piccola partecipavo a tutte le feste al palazzo. Però, erano noiosissime e allora io e Anna rubavamo sempre un po' di torta al cioccolato e pasticcini e ci ritiravamo nel nostro salone privato, a giocare con la neve mentre ci impiastricciavamo di quel dolce delizioso. 
Decisi di andare anch'io a dormire, avevo sonno dopo il "duro" allenamento. Mi accorsi che con Jack mi sentivo più leggera, forse perché lui poteva capire come mi sentivo, o semplicemente per il suo carattere che avrebbe fatto sentire bene anche un ghiacciolo come me.
Mi avviai verso la mia stanza, dove tutto era di ghiaccio: un letto matrimoniale, uno specchio, un comodino dove non c'era nulla sopra, delle tende e delle coperte. Tutto completamente di ghiaccio. Però, io stavo bene, il freddo mi confortava. Tuttavia, rimasi sveglia fino a poco prima del sorgere del sole, sola con i miei pensieri.
La mattina dopo, sveglia all'alba. Quell'idiota aveva deciso che doveva proseguire con l'allenamento dalle prime luci del giorno. Antipatico! Sembrava così fresco e riposato quel ragazzino, io invece avevo un paio d'occhiaie da far paura. Probabilmente se ne accorse subito, dato che appena mi rigirai nel letto per lanciargli maledizioni in norvegese si spiaccicò contro la parete opposta, scusandosi per avermi svegliata. Visto che ormai mi era impossibile riaddormentarmi, mi alzai e lo presi per un braccio, trascinandolo di sotto. Ci teneva così tanto ad allenarmi? Bene, ma che riuscisse anche a sopportarmi quando lo torturavo!
Riprendemmo l'allenamento.
-Lezione numero due: devi sentirti un tutt'uno con il ghiaccio. Se ti lasci sopraffare da lui, non ci andrai mai d'accordo. E ricordati che non devi mai sopprimerlo. Devi lasciarlo libero, così verrà fuori a piccole dosi. Non avere paura di ciò che potresti fare. E questa è la lezione numero tre: il ghiaccio è strettamente legato alle tue emozioni, perciò se sarai rilassata andrà tutto bene, ma se avrai paura, ti mostrerà il suo lato oscuro.
Forse il signorino so tutto io non sapeva che io una volta facevo così, ma poi rischiai di uccidere Anna. Lo informai con quelle esatte parole, e mi rispose: -Sicuramente era stato solo perché lei andava troppo veloce e tu hai sbagliato mira. Non devi rimproverare il tuo potere.
Probabilmente aveva ragione: era stata colpa di entrambe, ma non era perché ero troppo potente per la mia giovane età. Mi sentii sollevata: era ugualmente colpa mia, ma c'era la possibilità che il mio potere non fosse poi così pericoloso come credevo.
Leggermente sollevata, gli proposi una cosa.
-Ti va di combattere con me? Potrei provare quanto riesco a controllare il ghiaccio.
Mi sorpresi io stessa della mia domanda: ero già così sicura di me? Probabilmente no, ma tanto valeva provare.
-E va bene, accetto. Vediamo che sai fare- detto questo creò un piccolo turbine di scaglie di ghiaccio tra le mani, io invece preparai una barriera con poca fatica, dello stesso materiale.
Mentre quel turbine si faceva sempre più grande, io continuavo la mia barriera: sembrava molto resistente. Inaspettatamente però, quel vortice la sorpassò e mi finì addosso.
Jack si precipitò a vedere se stavo bene, ma si accorse di una lieve ferita sotto il mio occhio sinistro.
-Elsa! Scusami, non volevo!- si scusò -Non importa, non fa male- risposi io. In realtà, bruciava leggermente ma cercai di nasconderlo. Se ne accorse comunque, e creò allora un leggero strato di brina sopra la ferita. Mi sentii immediatamente meglio.








Che spavento mi ero preso quando l'avevo vista a terra! Per fortuna stava bene, non mi sarei mai perdonato di averle fatto del male. Dopo averle messo la brina sul taglio, dal suo viso lessi sollievo. Sorrisi, e lo fece anche lei, ma più lievemente. Era stupenda quando sorrideva.
Ma... Che diamine mi mettevo a pensare? "Era stupenda quando sorrideva"! Ma che razza di pensiero era? Ok, era carina, anzi no bellissima, però uno come me non doveva pensare questo di un'umana. E poi, sicuramente chiunque avrebbe detto lo stesso, era un dato oggettivo. 
Piuttosto, dov'ero rimasto? Ah sì, sorrise. Dopo quello, visto che non avevamo fatto colazione, proposi di andare da qualche parte a comprare qualcosa.
-Cosa vuoi che ci sia su una montagna sperduta? Di sicuro non una torta!- affermò. In effetti, forse aveva proprio ragione. Però, magari potevo andare ad Arendelle a prendere qualcosa. Infondo, la tempesta era cessata da quando ero arrivato a palazzo. Purtroppo, dovetti subito bocciare quell'idea: nessuno mi avrebbe visto, quindi non avrei potuto comprare un bel niente. Ed Elsa non poteva di certo farsi vedere, ricordavo bene cosa aveva detto un tizio:"Chissà dov'è andata! Se la trovo giuro sul mio onore di nobile che gliela farò pagare cara! Ma del resto un essere gelido come lei non poteva che essere una delusione, povera principessa Anna che è andata a cercarla. La poverina è ancora convinta che sua sorella le darà ascolto!"
Quel ricordo mi diede al risposta: Anna! Se fossi andato a cercarla, forse avrebbe potuto aiutarci. Però, chissà se lei credeva in me... Se non fosse stato così, l'avrei guidata al castello, e l'avrei fatta parlare con Elsa. Mi complimentai con me stesso per la grande trovata, e ne parlai con la ragazza. Si dimostrò titubante, ma non avevamo scelta o sarebbe morta di fame. Non aveva mangiato nulla nemmeno al ricevimento dopo l'incoronazione, o almeno così mi aveva raccontato. Così, la salutai e partii alla ricerca di Anna.
Dopo una ricognizione dall'alto (Vento mi aveva ascoltato stavolta), la vidi in compagnia di un montanaro biondo, di una renna e di un pupazzo di neve parlante e smontabile. Ero certo che fosse lei, prima di tutto perché era identica alla scultura fatta il giorno prima da Elsa, e poi per quel pupazzo: non avevo dubbi su chi fosse stato a crearlo. Come avevo supposto, nessuno poteva vedermi, tranne forse la renna: ero visibile agli animali, ma non agli umani. Quella renna cercava di avvertire il montanaro della mia presenza, ma lui era troppo impegnato a conversare con il pupazzo (che capii si chiamasse Olaf). Mi feci venire in mente un modo per attirare la loro attenzione, o non li avrei mai portati da Elsa. A quel punto mi venne l'idea: potevo sciogliere la neve a terra formando un sentiero, che loro avrebbero seguito, fino ad arrivare al castello. Dovetti ammetterlo: ero proprio un genio!
Mi misi a sciogliere la neve. Questa volta se ne accorse Anna, che attirò l'attenzione dei suoi amici sullo strano fenomeno che si stava verificando. Intanto io avevo formato un sentiero abbastanza lungo e i quattro delle meraviglie (così li avevo ribattezzati) lo seguirono.
Dopo qualche ora di cammino, arrivammo al castello. Era impagabile la faccia di tutti (tranne che del pupazzo, lui sapeva già la strada e cosa ci sarebbe stato alla fine del mio sentiero improvvisato), specialmente quella di Anna: era un misto tra sorpresa, meraviglia, speranza, gioia. Era felice che finalmente avrebbe fatto pace con sua sorella. Dopo un po', bussò al portone, che si aprì immediatamente.













Angolo Autrice: rieccomi con il secondo capitolo di questa fanfic! Lo so, sono in ritardo di quasi una settimana, ma non pretendete troppo! Avevo (di nuovo) perso l'ispirazione! E poi ieri, il miracolo: mentre ascoltavo Let it Go su Youtube, mi è tornata! Allora mi sono messa con le mani sulla tastiera e il resto lo immaginate. Dunque, in questo capitolo i nostri eroi si cimentano nel primo allenamento, e poi nella prima battaglia, finita male per Elsa. E cosa fa il nostro Jack? Ma ovviamente si preoccupa per lei, altrimenti che razza di Jack/Elsa sarebbe? E allora miei cari lettori, come reagiranno le nostre care sorelline all'incontro dopo il litigio? Lo scoprirete nella prossima puntata!
Baci
Mary <3

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Capitolo 3
*** Fear ***


Jack era appena uscito per cercare Anna, e già iniziavo a sentirmi sola. Dopo solo due giorni mi ero abituata alla sua compagnia, e dovevo ammettere di essere leggermente migliorata grazie ai suoi consigli. Avevo capito che sbagliavo ad avere paura, poiché il mio potere era strettamente legato alle mie emozioni e se mi fossi spaventata avrei solo peggiorato le cose. Era davvero un buon insegnante, non so come avrei fatto senza di lui. Riusciva a compensare la mia solitudine con le sue battute e quella simpatia che caratterizzava i tipi come lui, semplici e divertenti. Tutto questo dopo pochissimo tempo che lo conoscevo. In realtà, prima che nascesse Anna, mia madre mi raccontava spesso del leggendario Babbo Natale, della dolcissima Fatina dei Denti, del graziosissimo Coniglietto di Pasqua, del mitico Sandman e del bellissimo Jack Frost. Li adoravo tutti, ma quest'ultimo non tanto, perché io all'epoca amavo il mio potere e volevo essere l'unica a possederlo. Dopo la nascita della piccola Anna, chiesi a mia madre di non raccontarle mai dello spirito dell'inverno, poiché mi avrebbe sempre paragonata a lui e io non volevo questo. Però, dopo l'incidente, iniziai a vederlo con una luce nuova: come faceva a non temere il suo potere? Perché quel fantomatico Jack Frost riusciva a controllarlo e io no? E soprattutto, perché, se eravamo così simili, non lo avevo mai conosciuto? Già a dieci anni avrei dovuto smettere di credere in quella leggenda, ma mi piaceva l'idea di non essere l'unica ad avere una simile maledizione, perciò se lo avessi conosciuto mi sarei sentita meno sola, capita.
Mi diressi lentamente verso il terrazzo, che dava una vista mozzafiato sul fiordo. Da quando avevo creato quel castello di ghiaccio, ero andata spesso lì ad ammirare il panorama, che all'alba raggiungeva il suo massimo splendore. Mi sentivo a mio agio, nel mio elemento, senza problemi. Quel posto mi faceva pensare a tutto ciò che potevo fare con il dono che avevo ricevuto alla nascita, a tutto il potere che avevo. Però mi faceva anche riflettere sui pericoli e le responsabilità che comportava essere una regina e avere una tale particolarità. Ma infondo, io avevo ormai rinunciato alla mia carica. Certo, ero ancora la regina di Arendelle, ma non sentivo più tutto il peso degli obblighi e dei doveri addosso, era come se fosse sparito quando mi ero tolta la corona e sciolta l'acconciatura, rimanendo solo con una semplice e comoda treccia laterale. 
Tuttavia, un'ombra nera mi fermò prima che potessi anche solo avvicinarmi al balcone, che io stessa avevo costruito. Mi immobilizzai immediatamente: era strano, credevo non ci fosse nessun altro oltre a me. Mi guardai intorno con attenzione, ma non trovai niente di sospetto. Forse me l'ero solo immaginato, mi dissi. Dopo pochi secondi però, quell'ombra ritornò. Stavolta ero sicurissima di non essermela inventata, ed infatti era proprio così. Si avvicinò a me, prendendo pian piano la forma di un uomo vestito completamente di nero, con un viso che metteva quasi paura. Appena mi fu d'avanti, parlò in tono derisorio, facendo un profondo inchino:

-Oh, ma che onore, sua altezza reale, regina di Arendelle! Quale privilegio mi è stato concesso, vedere la regina Elsa in persona! Lieto di fare la vostra conoscenza.
Quel tipo non mi ispirava di certo fiducia, per questo fui più fredda di com'ero solitamente nel rivolgergli la parola.
-Posso sapere chi sei? E perché ti sei introdotto nel mio castello?
Chissà che cosa voleva da me: soldi? Importanza? Oppure il mio potere?
-Il mio nome è Pitch, maestà, Pitch Black. Sono qui per offrirvi ciò che cercate da molto tempo.
-Vale a dire?
-La libertà di poter usare il vostro potere senza problemi, non dovervi nascondere, fare ciò che desiderate. Questo io vi propongo.
-Chi ti dice che io voglia proprio questo?
In effetti era vero, ma chissà a quale prezzo avrei potuto essere libera senza nascondermi.
-Oh, altezza, io conosco le paure della gente, è normale per me. Perciò, mia cara regina, voglio che voi abbiate tutto questo, a un prezzo assolutamente ragionevole.
Un prezzo ragionevole? Io non potevo pagare nulla, avevo rinunciato alla corona nel momento stesso in cui l'avevo gettata via, dopo aver creato questo palazzo, che ormai è la mia casa.
-No, regina Elsa, io non desidero denaro. Vi chiedo semplicemente di venire con me, e potrete avere tutto ciò che volete. Non dovrete chiudervi in una stanza con la paura di fare del male alle persone che amate, potrete vedere vostra sorella ogni volta che vorrete, semplicemente alleandovi con il mio signore.
Alleandomi con il suo signore? A che scopo? Se c'era da combattere avrebbe fatto meglio ad aspettare a chiedermelo, visto che come avevo dimostrato a Jack, nel combattimento contro creature magiche non ero molto brava.
-Vostra maestà, vedete, io molto tempo fa ero solo, potente e stavo bene così com'ero. Ma poi, un giorno... Un essere malvagio fece in modo che la gente non credesse più in me, e mi confinò sotto terra, con l'aiuto dei suoi diabolici aiutanti. Erano pochi, ma forti quanto un esercito: uno era enorme, tanto perfido quanto grasso, un altro era di sembianze animali ma era alto e tremendo, poi vi era un essere basso ma che era tra le persone più malvagie che avessi mai conosciuto e, infine, una creatura diabolica, metà donna e metà uccello, forse la più terribile di tutti. E poi, il loro capo, colui che mi rovinò la vita. Sembrava un giovane molto avvenente e gentile, amante del divertimento, ma... Era il diavolo in persona, vi dico, contrariamente a quanto il suo aspetto potesse mostrare.- fece una pausa di un minuto, forse troppo scioccato nel ricordare, avrebbe detto qualcun altro, intento a ripassare le battute del copione avrei detto io -Quell'essere mi rinchiuse in un mondo sotto terra, in cui non v'era luce. Ma poi... Arrivò un uomo a salvarmi, sembrava grande e potente come pochi, mi disse di entrare nel suo esercito e io, grato per avermi liberato e con la speranza di tornare a splendere come un tempo, lo feci. Mi raccontò che il suo peggior nemico capeggiava coloro che mi avevano distrutto l'esistenza, un essere orribile che come interesse aveva solo raccogliere seguaci per ottenere il potere assoluto sul mondo, che si faceva chiamare Uomo nella Luna. Il mio salvatore, Helvete*, non ha mai avuto paura di lui, ma ci serve aiuto per riuscire a sconfiggerlo. Ecco perché sto chiedendo il vostro aiuto, altezza! Non voglio che l'Uomo nella Luna e quell'essere terribile costruiscano il loro impero di paura e cattiveria!
Helvete? Caspita che bel nome per una persona d'animo buono eh? Chissà quanto lo prendevano in giro quando era piccolo, i suoi genitori dovevano proprio odiarlo!
-Se ciò che dici è vero, non posso che aiutarti. Ma dimmi, come si chiamava la persona che ti ha sconfitto?
Non credevo potesse essere vero, quell'uomo sembrava sprizzare menzogne da tutti i pori. Tuttavia, sarebbe stato meglio non contraddirlo, almeno per il momento. Non sapevo cosa sarebbe stato capace di fare.
-Jack Frost.
No, punto e basta. Assolutamente no. Era del tutto falso, non poteva in alcun modo essere vero. Cioè... Jack? Quel Jack Frost? Nah, sicuramente era una cretinata bella e buona, non era minimamente possibile una cosa del genere. E poi, con il carattere che si ritrovava quello spiritello burlone, non ce lo vedevo a portarsi dietro dei "malvagi seguaci" come aiutanti. Al massimo dei pupazzi di neve armati di carote. Istintivamente, feci una risata che mi avrebbero sentito anche alle Isole del Sud, tanto mi stavo divertendo. Ok, mi ero ripromessa di non contraddire quel Pitch Black, non sapevo cosa poteva farmi, ma dai! Era troppo divertente! Quel Jack che avevo conosciuto io, sicuramente non poteva essere cattivo.
Diedi voce ai miei pensieri, ridendo ancora a crepapelle.
-E così Jack Frost ha plagiato anche voi, regina Elsa. E io che credevo di essere arrivato in tempo per potervi salvare! Oh, non immaginate quale sia il mio dispiacere nel vedervi così presa da lui. Sapete, quell'essere perfido aveva plagiato anche una sacco di altre ragazze, non belle quanto voi certo, ma comunque appetibili per quel diavolo. Le ricordo tutte, saranno state almeno venti in tutto: Heather, Corinna, Shila, Merida, Rapunzel, Gerda**, Fiona, Kristen, Isabelle, Diana...
Il mio viso diventò letteralmente una maschera di ghiaccio nel sentire tutti quei nomi, eliminando definitivamente la risata di poco prima. Era come se dentro di me qualcosa si fosse spezzato, come se avessi un blocco allo stomaco. Una bufera di neve cominciò a infuriare nel castello.
-Non è vero. Black, vattene via, non ho intenzione di unirmi a te e a quel tizio che ti ha mandato qui, chiunque sia. Tu menti, quindi vai via di qui e non tornare mai più.
Stavo per esplodere. Mi sentivo male, sapevo che tutto ciò che blaterava era falso, ma non potevo fare a meno di avere paura.
-Ma vostra altezza, è la verità! Quelle povere ragazze sono state plagiate da quel diavolo, solo per suo divertimento! E tutte hanno fatto la stessa terribile fine, povere care, ognuna di loro aveva una bella vita, erano persone agiate ma si sentivano sole e Jack Frost prima faceva credere loro di essere un amico, poi le faceva innamorare, si approfittava di loro e infine... Se ci penso mi viene da piangere. Io sono qui per salvarvi, maestà. Non voglio che la stessa orribile sorte accada anche a voi. Vi prego, regina, ascoltatemi, venite con me, unitevi all'esercito del grande Helvete finché potete!
Stavo tremando, di rabbia verso Black, ma anche di paura. Avevo paura di Jack. Avevo il terrore che quello che aveva detto quel tizio fosse vero, che avesse fatto del male a tutte quelle ragazze... Ma c'era anche qualcos'altro. Qualcosa che non mi sapevo spiegare, quel dolore al cuore, la sensazione di voler distruggere tutto, che mai prima di quel momento avevo provato. Merida, Rapunzel, Gerda, Heather e tutte le altre... avevano avuto Jack prima di me, e questo mi dava fastidio. Però, non avevo la certezza che fosse vero, Pitch Black aveva un aspetto maligno, invece Jack sembrava così buono e dolce, così gentile, divertente, simpatico, non mi faceva sentire sola. Sì, sicuramente era una menzogna, io dovevo credere a Jack, non alle sciocchezze del primo sconosciuto che passava. A quel punto non riuscii più a trattenermi ed esplosi.
-ORA BASTA! Vattene via di qui, e non tornare mai più! Tutto ciò che mi hai detto è falso, non ci credo, Jack è una brava persona! Se osi ancora farti vedere in Norvegia, Svezia, Finlandia o anche tutto il resto del mondo, te la farò pagare cara!
Mentre dicevo questo, cercavo di colpirlo con il ghiaccio, raccogliendo tutte le mie energie, ma era come cercare di distruggere un'ombra: era impossibile.
Si voltò, colpito dalle mie parole. O forse non più di tanto, visto che ghignò. 
-Io vi avevo avvertita, poi non venite a piangere da me quando Frost vi farà del male. Sappiate solo un'altra cosa: le apparenze ingannano.
E detto ciò sparì, così com'era arrivato, come un incubo.
Intanto la tempesta non si fermava, dovevo stare calma o avrei distrutto il castello! Feci un respiro profondo, contai fino a dieci, tirai un pugno al muro, ma niente, non riuscivo a calmarmi. Dopo vari tentativi, finalmente la bufera si fermò. Feci appena in tempo ad arrivare alle scale, che mi cedettero le ginocchia, facendomi cadere a terra stremata. Sentii la porta aprirsi: temevo che sarebbe stata un'altra visita indesiderata, oppure Jack. Non volevo vederlo, almeno per ora. E poi, se fosse stato lui e mi avesse vista così a terra, si sarebbe di certo preoccupato.
Appena però vidi chi aveva oltrepassato la soglia del mio palazzo, trattenni il respiro: erano Jack e Anna.
Mia sorella aveva una faccia meravigliata, sorpresa, ma allo stesso tempo molto felice. Jack invece aveva una faccia un po' preoccupata, non avendomi vista arrivare. Provai ad alzarmi, ma senza successo, ricadendo sul ghiaccio con un tonfo, ma senza perdere i sensi, ero ancora cosciente. Sentendo quel rumore, si voltarono entrambi verso le scale e cacciarono un urlo di terrore.
Mi corsero subito incontro. Anna ora aveva una faccia terrorizzata, uguale a quella di Jack. Quest'ultimo fu più veloce di lei, e arrivò da me piangendo.
-Elsa, cosa ti è successo? Chi ti ha ridotta così? Ti prego dimmelo!
Avrei voluto, davvero, ma non riuscivo a parlare. Le mie corde vocali non rispondevano agli ordini, forse ero ancora spaventata.
Anna arrivò, anche lei in lacrime, si vedeva che aveva paura ed era preoccupata.
-Elsa? Oddio, Elsa, stai bene? Cos'hai? Santo cielo, rispondimi!
Questa volta la mia voce uscì, flebile, quasi impossibile da sentire.
-Jack...- fu l'unica cosa che riuscii a dire.
-Sono qui- mi rispose lui, prendendomi una mano -non preoccuparti, non ti lascio. Accidenti che spavento mi hai fatto prendere!
-Chi... chi è Jack?- fu ciò che invece disse Anna. Non poteva non vederlo, era proprio accanto a lei e l'aveva condotta da me! Forse... La prima volta che l'avevo incontrato, era sorpreso che riuscissi a vederlo. Evidentemente, non tutti potevano.
-Anna... Stai lontana, non voglio farti del male- rivolsi uno sguardo triste a Jack, che mi rispose con uno sguardo strano, terrorizzato, ma anche sollevato e... qualcos'altro, che non riuscivo a capire cosa fosse.
-Non hai risposto alla mia domanda Elsa, chi è Jack? E' stato lui a ridurti così?
In un certo senso, sì. Ecco, in realtà era stato quel Black, ma parlando di un Jack che non conoscevo, che forse era reale, mi aveva sconvolta. Se quello che Pitch aveva detto era vero, quel Jack Frost che avevo incontrato io, quello gentile e divertente, era solo una maschera per nascondere il mostro che era in realtà.
-Non mi è successo nulla Anna, ho solo avuto un calo di zuccheri, credo. Ora però lasciami, ti ho detto che non voglio farti del male.
La risposta che avevo dato valeva per entrambi, ma nessuno dei due sembrava convinto, anche se lei mi diede una carota da mangiare. "Per riprenderti, si vede che non mangi da tanto", mi disse. Ovviamente l'accettai, la mia poca energia era dovuta anche al fatto che non mangiavo nulla da due giorni, ma non le diedi nemmeno un morso. Tentai di alzarmi, anche se un po' traballante, per allontanare quell'imprudente di mia sorella. Questa volta ci riuscii, e lasciai la mano di Jack. Mi diressi verso il terrazzo, seguita da entrambi, ma lui era più distante da noi.
Dopo lo shock iniziale, Anna aveva cominciato a dire quanto fosse grandioso il mio castello e quanto io fossi diventata bella, mentre Jack arrossiva a quest'ultima affermazione. Perché era diventato così rosso, proprio lui che doveva essere più bianco di me? Non trovai risposta a quella domanda, ma solo le proteste di mia sorella che mi chiedeva di tornare ad Arendelle. Intanto Jack si era fermato e si era diretto verso le scale, per lasciarci il nostro spazio.

-Dai, non dirmi no. Non dovrai scappare adesso che lo so!
Com'era dolce mia sorella, sempre a preoccuparsi per me. Peccato che dovesse preoccuparsi per sé stessa, ero ancora troppo nervosa e rischiavo di farle del male.
-Mi domandi troppo, dai retta a me. Non c'è nulla qua per una come te!
Era vero. Io le ripetevo che il suo posto era ad Arendelle, ma lei ribatteva che era anche il mio.
-Ma Elsa! Torna a casa, ti prego! Io lo so che non faresti mai del male a nessuno!
-Anna, io sto bene qui, posso essere libera e dare pieno sfogo al mio potere. Amo Arendelle, ma non posso tornare!
-Ecco... A proposito di questo... Hai portato un inverno perenne, ovunque! C'è stata una tempesta di neve fino a due giorni fa.
-Lo so. Ecco perché devo stare qui. Hai detto che la tempesta si è fermata due giorni fa, vero? Vedi, se è terminata è stato solo grazie a Jack. Lui mi sta aiutando a controllare il mio potere.
-Elsa, è lo stesso Jack che hai nominato prima, quando stavi male?
-Sì, esatto. Come ti ho detto, mi sta allenando per riuscire ad avere il controllo dell'inverno, perché anche lui possiede questa capacità. Ora è lì, sulla scala, che mi sta aspettando.
-Elsa... non c'è nessuno sulla scala, mi stai preoccupando.
-Ti dico che c'è davvero! Devi solo crederci!
-Mi dispiace Elsa, ma non ci credo. Secondo me è lo stress che ti fa parlare così! Sì sicuramente è quello, infondo sono successe moltissime cose negli ultimi giorni, devi riposarti! Torna ad Arendelle, così ti rimetterai e ti dimenticherai di questo Jack.
-Anna, Jack esiste, dico davvero. E' lui che mi sta insegnando il controllo del ghiaccio, ma se non ci credi io non posso farci nulla. Sei libera di pensare ciò che vuoi, però io non tornerò
 comunque ad Arendelle finché non avrò imparato a controllarmi!
Dopo aver detto quelle parole, sentii una fitta al cuore. Jack stava con me solo per allenarmi, probabilmente non gli stavo nemmeno simpatica e se ne sarebbe andato prima ancora che io avessi imparato a gestire il ghiaccio. Lui aveva la sua vita, i suoi amici, la sua casa, non poteva restare sempre con me. Ma infondo, non mi doveva importare: io non provavo nulla per lui... No?
-Lo faccio per il tuo bene Anna, non voglio farti di nuovo del male. E adesso va' via, per favore. Ah, un'altra cosa... Appena avrò finito qui, stai certa che saremo unite come una volta. Ti voglio un mondo di bene, Anna, sorellina.
Detto ciò, un cristallo di ghiaccio mi scivolò lungo il viso, cadendo a terra e frantumandosi. Per la prima volta dopo tanto tempo, stavo piangendo.
Pianse anche lei, correndo ad abbracciarmi. Non resistetti e risposi all'abbraccio, rischiando di metterla in pericolo per via delle mie emozioni, ma ero troppo triste per farci caso.
-Ti voglio un mondo di bene anch'io, Elsa! Non sai quanto!
Dopo pochi secondi mi staccai da quella stretta rassicurante e mia sorella, a viso basso e con le lacrime agli occhi, lentamente se ne andò, con la consapevolezza che quella sarebbe stata l'ultima volta che ci saremmo viste. Era uno straziante addio.
Quando l'enorme portone di quel castello di ghiaccio si chiuse alle sue spalle, mi sentii morire. Caddi a terra e piansi tutte le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento, sapendo in cuor mio che lei stava facendo la stessa cosa. 
Sentii una presenza alle mie spalle: Jack. Corse verso di me, si chinò alla mia altezza e mi abbracciò stretta. Non esitai a rispondere all'abbraccio, non mi importava di quello che aveva detto Pitch, volevo soltanto una presenza amica vicino. Restammo così per ore, fino a che, esausta, non decisi di andare a dormire. 
Non ricordo molto da quel momento in poi, solo che lo sentii prendermi in braccio e portarmi da qualche parte, probabilmente in camera mia. Mi adagiò sul letto e, almeno credo, rimase finché non mi fui addormentata. Quando ormai ero al confine tra il nostro mondo e quello dei sogni, sentii un lievissimo tocco sulle labbra, come se vi si fosse posato un fiocco di neve. Probabilmente era davvero così, ma non lo scoprii mai, perché, subito dopo quel freddo ma splendido contatto, le forze mi abbandonarono e caddi in un profondo sonno senza sogni, in cui non c'era altro che nero. Il nero di Pitch Black.




















Angolo autrice:
Ehi là ragazzi! Rieccomi con il terzo capitolo di questa fanfiction! Ok, prima di continuare con le note, devo fare alcune precisazioni e spiegazioni:
*: Helvete è la traduzione letterale in norvegese di Inferno. Avete presente Inuyasha? Se no, vedetelo che è meraviglioso, se sì, vi ricordate di Naraku? Ecco, "Naraku" in giapponese vuol dire proprio "Inferno", il nome di Helvete mi è venuto in mente grazie a lui!
**: Ok, mi dispiace tantissimo di aver messo Merida e Rapunzel tra le ragazze nominate da Pitch, ma mi sembrava che ci stessero bene visto che ci sono tante Jarida e Jackunzel. Un'ultima cosa: visto che Frozen è ispirato al libro "La Regina delle Nevi" di Hans Christian Handersen, in cui il personaggio di Anna è in realtà una ragazza di nome Gerda, ho pensato di fare un piccolo accenno a quel libro che ha ispirato uno dei miei film preferiti :).
Fine delle spiegazioni, ora ho una domanda: avete notato che ho messo alcune frasi di "Oggi per la prima volta: Reprise"? Visto che la scena era praticamente quella ho pensato di metterle, ci stavano così bene! Ah, un'ultima cosa: se vi va potreste ascoltare " A Simple Life" di Brian Crain mentre leggete l'ultima parte del capitolo, tanto per dare più spessore a ciò che succede. Io l'ho ascoltata mentre scrivevo, e vi giuro che avevo le lacrime agli occhi! Serve per dare atmosfera, ma va bene una qualsiasi canzone che sia vagamente triste o drammatica per questo capitolo.
Ok, a momenti ho fatto delle note più lunghe del capitolo, io che di solito scrivo solo "ditemi se vi piace e recensite"! Perciò, dovendo rispettare le tradizioni, lo dico lo stesso : ditemi se vi piace e recensite!
Un bacione a tutti quelli che la leggeranno
Mary <3




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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Non sapevo perché l'avevo fatto. Semplicemente, mi sembrava giusto. Sentivo di dover fare qualcosa, dopo averla vista stesa a terra, mentre piangeva. Non mi importava niente che Anna non credesse in me, volevo solo aiutare Elsa. La conoscevo da pochissimo tempo e già sentivo che odiavo vederla triste. Forse era per questo che avevo deciso di farlo. Anzi, non l'avevo nemmeno voluto io: era successo e basta, non mi ero neppure accorto di averlo fatto. Però, avevo capito che non mi dispiaceva affatto. L'avrei baciata milioni, miliardi di volte, per farla stare meglio. 
Era durato solo un attimo, un brevissimo istante, ma volevo che non finisse mai. Le sue labbra sapevano d'inverno, di ghiaccio, di neve. Mi sembrava di baciare un fiocco di neve. Oddio, che smancerie! Ma quando mai ero diventato così... così... sdolcinato???
Dopo un istante mi staccai. Dormiva già, forse non se n'era nemmeno accorta, forse sì. Non importava, tanto il giorno dopo saremmo tornati a comportarci come al solito, io a farle da insegnante e lei da alunna che doveva imparare prima di fare altri danni. Io avrei potuto sciogliere tutta quella neve in pochi secondi e far tornare l'estate, ma volevo che fosse Elsa a farlo, sapevo che ne sarebbe stata capace, ma avevo paura di quel momento. Imparava in fretta e già il fatto di aver costruito un castello completamente da sola era indice di un enorme potenziale, in pochi giorni avrebbe perfettamente controllato il suo potere, senza più bisogno del mio aiuto. A quel punto me ne sarei andato e non l'avrei rivista mai più, sarebbe stato come se non l'avessi ami conosciuta. Non volevo che accadesse, ma era inevitabile. 
La luna era alta nel cielo, sarebbe stato meglio andare anch'io a dormire, o la mattina dopo non sarei riuscito a svegliarmi. Ma, in realtà, quel giorno dorò come fosse stato solo di pochi minuti, tante cose erano successe. Le lezioni, i pupazzi, il combattimento, i quattro delle meraviglie, Elsa per terra, l'incontro tra le due sorelle, l'addio, il bacio. Mi sembrava che quella giornata fosse durata pochissimo.
Mi sdraiai nel letto della mia stanza, attendendo il mio amico Sandman, che però non arrivò. Infatti, non feci uno di quei bei sogni che di solito portava lui, ma ebbi un incubo.



Ero al castello, con Elsa. Ci stavamo allenando e stavo avendo la peggio. Era migliorata moltissimo dall'ultima volta, ero orgoglioso di lei. Ad un tratto, creò una spada di ghiaccio e tentò di colpirmi . Schivai, ma non potevo continuare a farlo finché non si fosse stancata. Costruii anch'io una spada e iniziai a parare gli attacchi, che arrivavano sempre più frequenti.
Continuammo così per un po', forse un'ora, finché non accadde una cosa strana. Elsa ghignò malignamente, dietro di lei comparve un'ombra strana, conosciuta.
-Preparati Jack Frost, è giunta la tua ora!
Era la voce di Elsa mista a un'altra, maschile, che io credevo di conoscere ma non riuscivo a capire di chi fosse. Era familiare, mi ricordava qualcuno, ma non prevedevo nulla di buono. Cominciavo seriamente ad avere paura.
-Elsa? Cosa stai dicendo? Dai, per oggi smettiamola, mi sembri un tantino esaltata, ma giusto un po' eh!
La mia solita ironia, arrivava sempre nei momenti meno opportuni. E il bello era che non avevo nemmeno alleggerito l'atmosfera!
Quell'ombra sembrò prendere forma umana: aveva un lungo abito nero, come se la notte stessa fosse il suo abito, una notte senza luna. Vidi una pelle grigiastra e degli occhi ricolmi d'odio nei miei confronti. Ormai non c'erano più dubbi: quell'ombra oscura era... Pitch! Ma certo, come avevo potuto non riconoscerlo? Sì, ma... Che ci faceva con Elsa?!
Intanto lei continuava ad attaccarmi, mi sentivo come uno di quei pupazzi per allenarsi a Box.
Pitch sembrava manovrare la ragazza come fosse un burattino nelle sue mani. 
-Pitch! Lasciala stare e vattene via di qui!
-Credi davvero che voglia lasciarti in pace?- disse l'uomo nero - Non illuderti che si fosse innamorata di te! Questa ragazzina è sempre stata dalla mia parte, ogni singolo momento che avete passato insieme faceva parte del mio piano!
Il suo piano? Elsa era una sua pedina? Maledizione! Credevo che provasse qualcosa per me, ero certo di ricambiarla e invece... era sempre stata dalla parte di Pitch! 
Urlai, frustrato, infuriato. Mi aveva ingannato, lei combatteva per quel bastardo! Non era possibile, doveva essere tutto uno scherzo! Elsa, la donna che amavo, una pedina nelle mani di Pitch. Era troppo da sopportare. Però, in fondo... io l'amavo comunque.
Mi sentii pulsare il fianco, faceva un male terribile. Guardai la parte del corpo che mi era stata ferita, vidi che grondava sangue in quantità. Elsa aveva appena estratto la spada, una risata perfida risuonava nell'aria. Il ghigno di Pitch, la risata di Elsa e il liquido rosso che usciva dal mio fianco riempivano l'atmosfera. Feci in tempo a guardarla negli occhi un'ultima volta. Uno sguardo intenso che trasmetteva risentimento, paura... amore.
-Ti amo- le mie ultime parole, un filo di voce. Poi solo il buio.



Mi svegliai di soprassalto, per la prima volta nella mia esistenza come Jack Frost, sudato. Io, sudato. Quel sogno era stato orribile ma era un'esagerazione! Io non potevo sudare, ero sempre freddo. Per di più, avevo sudato sul ghiaccio. Evidentemente quel sogno mi aveva shockato al punto da ritrovarmi in quello stato. E in effetti era vero: io, innamorato di Elsa, che stava dalla parte di Pitch e mi uccideva? Nah! Sicuramente era colpa delle emozioni del giorno precedente, in cui non mi ero potuto fermare un attimo a respirare. E poi, Pitch era stato sconfitto parecchio tempo prima, non aveva alcun senso!
Decisi di non pensarci e andare a vedere come stava Elsa.
-Posso entrare? Come ti senti?
Ero piuttosto nervoso, speravo quasi di trovarla ancora addormentata.
-Entra. Non ti preoccupare, sto bene. 
Meno male, stava bene. Si vedeva anche dalla faccia che era più tranquilla, ma i suoi occhi erano rimasti tristi. Io lo sapevo bene, non era facile allontanare una sorella per proteggerla. In effetti io e lei eravamo simili, solo che ovunque andava la gente poteva vederla, mentre per me non era così.
Ripensai al sogno che avevo fatto. Era strano, era fin troppo reale. Anche il dolore alla ferita sembrava vero. Mi venne un sospetto, che decisi di chiarire immediatamente:
-Elsa, per caso è successo qualcosa ieri mentre ero via? Guarda che l'ho capito che non hai avuto un calo di zuccheri.
Sembrò improvvisamente spaventarsi. Era accaduto davvero qualcosa di grave!
-Oh, niente. Davvero, nulla. Non è successo proprio niente. Avevo avuto davvero un calo di zuccheri, adesso chiudiamo l'argomento e non parliamone più.
Era evidente che stava nascondendo qualcosa di importante, ma se avesse voluto dirmelo lo avrebbe fatto. Non avevo intenzione di farle alcun tipo di pressione.
-Va bene, ma scendi a mangiare qualcosa. Non hai toccato la carota che ti ha dato ieri Anna.
E così andammo nel salone. Le porsi il vegetale e lo mangiò con scarso appetito. Ingrata! A parte gli scherzi, era ancora provata da ciò che era successo ieri con sua sorella e, forse, anche da ciò che era accaduto prima del mio ritorno.
-Grazie Jack. Se non ci fossi stato tu, non so davvero cosa avrei fatto.
-Ma figurati, è un piacere.
Sembrò rabbuiarsi improvvisamente. Avevo detto qualcosa di sbagliato? Che strana ragazza.
-Riprendiamo l'allenamento, ora sto bene. Veramente.
Feci come aveva detto, aveva bisogno di distrarsi un po'. Mi misi di fronte a lei e costruii una spada con il ghiaccio. Avevo una strana sensazione, ma non ci feci caso. Elsa creò la stessa arma, sembrava molto più sicura di sé. Non ci avrei giurato, ma mi era sembrato leggere una strana espressione sul suo volto, come se non fosse lei ad agire, come se stesse facendo la volontà di qualcun altro. Allora era successo davvero qualcosa mentre ero via, ma non riuscivo proprio a capire che cosa. Qualcuno forse era riuscito a trovare il castello e le aveva fatto qualcosa? Chi poteva dirlo. L'unica cosa certa era che mi stava nascondendo qualcosa e io dovevo assolutamente scoprire cosa.
Cercai di colpirla, ma era molto veloce a parare i miei colpi con la sua spada. Era migliorata davvero. Dopo qualche minuto smise di parare i miei colpi e contrattaccò. Era forte! Facevo fatica a schivarla e mi stava mettendo in difficoltà. Era davvero migliorata così tanto in un giorno? Non mi arresi e con la mano libera concentrai la mia energia, in modo da poterla colpire. Feci appena in tempo a scagliarle un colpo con la mia arma, che naturalmente schivò, che mi trovai a terra coperto di neve. Dovetti ammettere la mia sconfitta, ma non riuscivo davvero a credere che in nemmeno un giorno fosse riuscita a perfezionare così tanto il suo potere.
-Come hai fatto? Sei migliorata moltissimo.
-Mi sono solo concentrata e ho dato ascolto ai tuoi insegnamenti.
Avevo qualche dubbio, ma decisi di non farne un dramma e di divertirmi un po'. Quando io e lei avevamo fatto quei pupazzi di neve a forma dei nostri amici, ci eravamo divertiti molto. Proposi una gara.
-Che ne dici, facciamo una gara? Chi costruisce la statua di ghiaccio migliore vince!
Accettò con un sorriso divertito sulle labbra. Scegliemmo come modello Sandman. Avevo la vittoria in pugno, di sicuro non conosceva Sandy meglio di me, quindi avrei vinto senza problemi.
Elsa iniziò a modellare il ghiaccio muovendo le mani, proprio come me. Aggiungevamo dettagli e correggevamo gli errori. Sembrava di vedere due Sandy in carne e ossa, se fosse arrivato quello vero probabilmente non l'avremmo distinto dagli altri due.
Terminammo dopo pochi minuti. Ovviamente, nemmeno stavolta riuscimmo a decretare un vincitore, entrambe le statue erano perfette e assolutamente identiche al vero Sandman.
-Non possiamo farci niente, è inutile. Nessuno di noi due vincerà se continuiamo così.
Aveva perfettamente ragione. Era impossibile, visto che entrambi possedevamo il controllo del ghiaccio.
Il resto della giornata passò in fretta, ma c'era qualcosa di strano: ogni volta che le chiedevo di ciò che era accaduto il giorno prima, diventava nervosa e cambiava discorso, dicendo cose senza senso del tipo "Che bella giornata, ci facciamo una passeggiata nei dintorni?".
Ormai avevo perso ogni speranza di riuscire a capirci qualcosa. Quell'argomento era diventato tabù, se ne parlavo quasi mi trucidava.
In più, a volte si rintanava in terrazza e stava lì per almeno un paio d'ore, uscendone poi ancora più strana di prima. Decisi di lasciar perdere: se avesse voluto, me lo avrebbe raccontato un giorno.
Quasi non me ne accorsi, ma la luna era già alta nel cielo, era tardi.
-Elsa, sarebbe ora di andare a dormire ormai. Buonanotte.
-Buonanotte Jack.
Dopo queste sue parole mi ritirai nella mia stanza, mi sdraiai e mi persi nei miei pensieri, senza rendermi conto del tempo che passava. Pensavo a quella strana situazione che si era venuta a creare, pensavo ai miei amici che mi mancavano, pensavo al sogno della notte precedente. Solo un sogno, mi ripetevo, solo uno strano e realistico sogno.
Morfeo mi accolse tra le sue braccia che ormai era quasi mezzanotte. E mi ritrovai catapultato, ancora una volta, in quell'incubo che mi aveva lasciato sconvolto la notte prima, senza nessuna via di fuga.
Maledizione, forse era proprio vero: mi stavo innamorando di Elsa.






















Angolo Autrice: Salve gente, rieccomi dopo un lunghissimo periodo di assenza, causato dalla mia solita mancanza di ispirazione. Accidenti a me e al mio cervello incapace di scrivere un capitolo decente! Anzi no, devo ammettere che il capitolo precedente mi era piaciuto molto, ma questo non mi soddisfa granché, l'unica cosa che mi piace di questo capitolo è il sogno di Jack. Bello vero? Sono diventata irrecuperabilmente diabolica e sadica, far soffrire così il nostro adorato Jack... povero caro, e pensare che io lo amo alla follia!!
Va be', passiamo oltre che è meglio. Per favore, lasciate a questa povera autrice senza talento con il blocco dello scrittore una minuscola recensione, anche per dirmi che vi fa schifo. Ho bisogno del vostro sostegno per riuscire a continuare questa storia, che altrimenti verrebbe gettata nei meandri del computer, senza nessuna speranza di ripresa.
Un bacione grande grande a chiunque leggerà questa storia
Mary <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Erano giorni che io e mio padre viaggiavamo. Dovevamo incontrare la regina di Arendelle, a quanto avevo capito, per discutere di affari. Avevo chiesto a mia madre di andare al posto mio, ma lei? Devo cominciare a prenderti le tue responsabilità, un giorno sarai regina al posto mio... Uffa!! Sempre a rompere le scatole. Per fortuna mio padre non era così rigoroso e il viaggio era stato abbastanza piacevole, anche se molto lungo.
Stavo per chiedergli quanto mancasse all'arrivo, ma prima che potessi parlare restai stupefatta dal clima di quel luogo. Pensavo fosse estate, come mai c'era la neve? Mi era stato detto che saremmo arrivati prima del prossimo inverno! Qualcosa non mi quadrava, decisamente. E poi, quella situazione non mi piaceva per niente...
Anche mio padre sembrava essere della stessa opinione, a giudicare dalla sua espressione, ma glielo chiesi comunque.
-Papà, come mai c'è la neve? Sbaglio o è ancora estate?
-Non lo so Merida, non lo so proprio.
Attraccammo al porto del paese e venimmo accolti da una ragazza che tremava di freddo, anche se probabilmente aveva più vestiti lei che la bottega di un sarto.. In effetti, anch'io stavo morendo di freddo!! Ero vestita leggera, non ero preparata all'emergenza neve!
-B-B-Benvenuti a-ad Arendelle! Scusate il disagio, m-ma al momento a-a-abbiamo q-qualche problema tecnico. Mi presento: s-sono la principessa A-Anna e c-credo che voi siate il re e la principessa del c-clan più i-importante della Scozia, re Fergus e sua figlia Merida. P-prego, vi accompagno al castello.
-Gra-a-etchù! Grazie mille.
-Oh cavolo, scusatemi! Tenete queste coperte, vi terranno caldi.
-Grazie principessa.
E così ci avviammo verso il castello. 
Una volta arrivati, chiedemmo di poter parlare con la regina Elsa, ma la principessa Anna sembrò innervosirsi un po' a sentir nominare la regina.
-Mi dispiace, non c'è. Potrete parlarle appena sarà tornata, ma credo che dovrete aspettare parecchio.
-Si può sapere perché?
Accidenti, perché non imparavo a tenere il becco chiuso! La principessa sembrò molto triste, così mi affrettai a riparare.
-Volevo dire, potremmo conoscerne il motivo, se ci è concesso saperlo?
-Purtroppo temo che non mi crederete mai, ma ve lo dico lo stesso, avete il diritto di sapere. Dunque, mi dispiace informarvi che è stata mia sorella, la regina Elsa, a causare tutto questo. Lei ha ricoperto il regno di neve e ha fatto arrivare il gelo. Sono certa che non è stato intenzionale, lei non riesce a controllare i suoi poteri e può darsi che le siano sfuggiti di mano. E poi, ora che ci penso, è stata tutta colpa mia. Io l'avevo provocata e lei ha perso il controllo! Dopo aver congelato tutto, è scappata via. Ero riuscita a trovarla, ma mi ha mandata via, per proteggermi. Scusatemi!!
Scoppiò a piangere davanti ai nostri occhi e cadde a terra in ginocchio. Mi pentii quasi subito di quello che dissi un secondo più tardi, ma non potevo fare altrimenti: dovevo aiutare quella ragazza.
-La troverò io e la convincerò a tornare e a sciogliere la neve!
-Ma principessa, vi rendete conto del rischio che correte? Mia sorella non farebbe mai del male a una mosca intenzionalmente, ma è pericoloso perché potrebbe perdere il controllo! E poi non riuscirete mai a trovarla da sola, lasciate che vi accompagni qualcuno!
-Non è necessario, mi basta il mio Angus. Non temete principessa, ve la riporterò indietro viva.
-Se la mettete così, non posso che accettare. Prendete pure tutto quello che vi serve: troverete le provviste nelle cucine e delle coperte, beh... Un po' ovunque. Grazie infinite principessa Merida.
-Figuratevi. Parto immediatamente. Papà, vai a prendere Angus per favore. Io intanto cerco il necessario per il viaggio.
-Figlia mia, sono fiero di te. Stai attenta là fuori, mi raccomando!
E mio padre si allontanò verso le scuderie per andare a prendere il mio cavallo, nonché fidato amico. Presi tutto quello che mi serviva per affrontare il viaggio.
Approfittai dell'assenza di mio padre per parlare un po' con la principessa, riguardo un dubbio che mi era sorto.
-Principessa Anna, siete assolutamente sicura che sia stata vostra sorella? Non potrebbe essere stato qualcun altro? Magari un certo...
-Merida!
Mio padre mi stava chiamando, dovetti salutare la ragazza e uscire.
Così, dopo aver sellato Angus, partii alla ricerca della regina Elsa.
Inaspettatamente, la trovai quasi subito, dopo appena un giorno di viaggio. O, almeno, speravo fosse lei. Chi altri poteva avere un castello tutto fatto di ghiaccio su una montagna nel bel mezzo del nulla? Salii la lunga rampa di scale che portava a quell'enorme palazzo e bussai al portone, che si aprì immediatamente.















Quel maledetto Pitch. Non riuscivo a togliermi dalla testa le sue parole. Sapevo che non era vero, che non dovevo crederci, ma il mio cervello andava per fatti suoi e mi impediva di ragionare in modo razionale. Non ce la facevo più, mi sentivo morire. E come se non bastasse, ogni volta che vedevo Jack sentivo una stretta al cuore. Così come ogni volta che pensavo ad Anna, ad Arendelle, ai miei genitori, a quell'Hans che non mi era mai piaciuto. Chissà se alla fine Anna l'aveva sposato, anche se non credevo l'avrebbe fatto senza il mio consenso. Molto probabilmente era ancora in pensiero per me e questo mi faceva stare male, ma non potevo tornare a casa, ancora non ero capace di sciogliere il ghiaccio che aveva ricoperto tutto il regno.
Non riuscivo a prendere sonno, così mi alzai e uscii in terrazza. Quel posto mi faceva sentire in pace con me stessa, riuscivo a rilassarmi anche quando non ce la facevo più. Potevo stare un po' sola con i miei pensieri, senza però sentirmi oppressa. Era il posto che preferivo in tutto il palazzo.
Sentii una fresca brezza estiva scompigliarmi i capelli, cosa strana visto che il clima non si addiceva proprio al caldo dell'estate. 
Cominciai a giocherellare con una palla di neve che avevo creato, rompendola e riformandola in continuazione. Perché era successo proprio a me? Perché dovevo per forza essere un mostro agli occhi di tutti? Non lo capivo. Forse perché potevo sopportarlo, forse perché ero in grado di superare quell'ostacolo e metterlo a disposizione degli altri. In effetti mi sarebbe piaciuto creare una pista di pattinaggio nella piazza del paese, dove i bambini avrebbero potuto giocare e divertirsi insieme ai più grandi, e dove forse anche io ed Anna saremmo riuscite a stare un po' insieme, senza dover causare catastrofi naturali o cose simili. Magari ci sarebbe stato anche Jack a pattinare con noi, l'avrei presentato a mia sorella, l'avrei portato al castello e poi... Già, poi? Poi che cosa? "E vissero per sempre felici e contenti"? Nah, impossibile. Al massimo, appena fossi riuscita a sciogliere la neve, mi avrebbe salutato allegro come al solito e mi avrebbe piantata in asso. Ma del resto, che potevo pretendere di più? Nulla, non avevo nessun diritto su di lui. Anzi, forse lui aveva un'altra ragazza da qualche parte, chi poteva dirlo.
Decisi di rientrare quando quella brezza leggera cominciò a diventare un vento gelido. Immaginai fosse legato ai miei sentimenti, o forse a quelli di Jack. Dovevo calmarmi, o avrebbe ricominciato a nevicare. Accidenti, mi dimenticavo sempre che dovevo stare attenta.
Mi tranquillizzai e si calmò anche il vento. Beh, almeno quello lo sapevo fare.
Era appena l'alba e io ero ancora affacciata al balcone, quando sentii una voce dietro di me.
-Che fai sveglia a quest'ora?
-Se è per questo, sono sveglia da un sacco di tempo. Non riuscivo a dormire. Tu piuttosto, come mai così mattiniero?
-Incubo. Allora, che si fa?
-Non mi va di allenarmi oggi, che ne dici se facciamo una passeggiata?
Non aspettai neanche la risposta, che mi allontanai e mi diressi verso il portone. Ogni volta che parlavo con lui ero nervosa. Avevo ancora dei dubbi. Io non volevo assolutamente crederci, ma qualcosa mi diceva di non scartare totalmente quell'ipotesi. Pitch Black era stato capace di mandarmi in confusione tanto da non farmi più capire la differenza tra realtà e fantasia. Ma, soprattutto, appena avevo incontrato il viso allegro di Jack Frost, tempo fa, mi ero innamorata di lui. Era chiaro cosa provavo, solo che ancora non l'avevo ammesso a me stessa perché non volevo crederci, specialmente dopo le parole di quel tizio. Ma, in realtà, io non sapevo quasi nulla di Jack o di Pitch. Sapevo solo che erano nemici e che Jack lo aveva sconfitto una volta. Mi aveva parlato di alcuni suoi amici, le leggende, che erano state citate e descritte anche da Pitch. Con la differenza che Jack era allegro e nostalgico mentre mi parlava di loro, come se fossero i suoi migliori amici, invece Pitch provava disprezzo per loro e li odiava. Pensai a tutto questo mentre raggiungevo il portone, ma probabilmente Jack era rimasto un po' in terrazza. Lo capivo, anch'io sarei rimasta lì, se non fosse arrivato lui. 
Stavo quasi per aprire la volta del mio palazzo, ma ebbi dei dubbi: volevo davvero andare in giro rischiando che qualcuno mi vedesse? Eravamo molto lontani dalla città, ma qualcuno poteva sempre trovarsi lì di passaggio. Quasi crollai a terra al pensiero di rivedere i miei sudditi. Li avevo visto solo una volta, il giorno in cui fuggii via dal castello di Arendelle e li avevo sentiti chiamarmi mostro, mi volevano uccidere, mi odiavano. No, mi dissi. Non ero ancora pronta ad affrontare quelle persone e, soprattutto, non potevo tornare a casa. Ma potavo davvero chiamare quella prigione "casa"? Per anni ero stata rinchiusa nella mia camera, con il terrore di fare del male a qualcuno che amavo. Ero stata separata da mia sorella, allontanavo i miei genitori, uscivo solo quando non poteva vedermi nessuno, neanche i servitori. A volte ero tentata di bussare alla porta di Anna e chiederle di fare con me un pupazzo di neve, proprio come faceva sempre lei. Non si arrendeva mai, dopo ogni mio rifiuto tornava più determinata di prima. Ma poi, dopo la morte dei nostri genitori, non tornò più. Ero così disperata che sarei voluta morire, pur di fermare quel dolore tremendo. Mia sorella era la persona a cui volevo più bene in assoluto, ma non ero stata capace di proteggerla e l'avevo allontanata da me e tenuta all'oscuro dell'essere orribile che potevo essere, che ero. Oh, Anna! Quanto mi mancava la mia sorellina, che quando eravamo piccole si svegliava sempre all'alba per chiedermi di fare un pupazzo di neve! E pensare che era anche venuta a cercarmi qualche giorno fa e io l'avevo mandata via. Non potevo certo ripresentarmi lì come se niente fosse e prendere le redini di un regno che mi avrebbe uccisa!
Mi decisi ad aprire la porta, ma proprio mentre la mia mano sfiorava il ghiaccio che la componeva, questa si aprì, con mia grandissima sorpresa,
 rivelandomi una ragazza vestita molto pesantemente e con un grande zaino sulle spalle. La cosa che però mi colpì di più fu quell'enorme e disordinata massa di capelli rossi e ricci.
-Siete voi la regina Elsa di Arendelle?
-Se siete qui per gridarmi contro o cercare di uccidermi, vi avverto: andatevene immediatamente, non sono in vena di ricevere visite.
-Vi sbagliate maestà. Sono la principessa Merida, vengo dalla Scozia. Sono venuta qui per parlarvi e riportarvi a casa vostra.
Merida. Merida. Merida!
Ricordavo bene quel nome, insieme a tutti gli altri che Pitch mi aveva elencato. Mi sentii trafitta da mille lame affilatissime, pervasa da un senso di disperazione, completamente distrutta dentro. Tuttavia, il mio sguardo diceva solo una cosa: freddo.
Però poteva anche non essere vero. Magari Pitch aveva elencato nomi di persone realmente esistenti, completamente a caso. Sì, forse era così.
-Oh, dalla Scozia? Ricordo che dovevo ricevere il re e la regina di un clan scozzese, ma non mi aspettavo la vostra visita. Mia sorella vi ha raccontato tutto?
-Credo di sì. Altezza, dovete ascoltarmi! Tornate ad Arendelle, per favore! Vostra sorella è distrutta, anche gli abitanti non ce la fanno più con questo freddo! E poi, credo che manchiate a tutti, specialmente alla principessa.
-Forse a lei sì, ma non credo che il popolo senta la mia mancanza. Del resto, a chi potrebbe mancare un mostro come me? Ora scusatemi principessa, ma non ho intenzione di intrattenermi con voi ancora a lungo, quindi addio e vi prego di perdonare la scortesia di questa frase, ma oggi non è giornata.
-Per favore, Altezza! Voi dovete tornare, voi dovete... Jack? Jack Frost? Sei... Sei proprio tu?

















Angolo autrice che cerca di nascondersi dai pomodori: sì, lo so, sono in tremendo ritardo! Ogni giorno mi dicevo "oggi devo scrivere il capitolo" e poi non ci riuscivo mai. Sono imperdonabile, proprio io che odio quando non si rispettano i tempi! Per favore, vi supplico, perdonatemi!! Ehm... non guardatemi con quello sguardo assassino, dai, adesso l'ho pubblicato, no? Tutto apposto e senza rancore? Ok, ci rinuncio. Mi preparo per le uova e i pomodori marci. Per favore, evitate le lattine.
Ok, che ne dite del capitolo? Lettori:-Non solo non ti fai viva per più di due mesi, ma ci rifili anche un capitolo cortissimo!
Lo so, ma vedete, il fatto è che era molto più lungo, ma il resto ho deciso di metterlo nel prossimo cap perché mi sembrava più carino interrompere sul più bello. Lo sapete che a me piace, inutile che vi lamentate! 
Quindi, dopo questo mezzo capitolo, continuo quella che ormai è una tradizione: recensite in tanti, mi raccomando!!

Un bacione grande grande a chi, anche per sbaglio, ha aperto questa pagina!
Mary <3

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Il mio cure smise improvvisamente di battere. Ora sì che ero veramente distrutta, come se dentro di me ci fosse stato un campo di battaglia, in cui io avevo appena perso. Mi sentivo un guscio vuoto, priva di qualsiasi emozione che non fosse dolore. 
-Merida? Non ci posso credere, Merida! Da quanto tempo non ci vediamo, non sei cambiata affatto! Non ti ho più vista da quel giorno!-
-Jack, si può sapere cosa diamine ci fai qui? Ti conviene andartene se non vuoi finire male, dannato!-
-Ma perché cavolo ce l'hai con me, che ti ho fatto?-
-Non mentire! Maledetto, mi hai tradita!-
-SCUSATEMI! Se posso interrompere il vostro litigio, credo di meritarmi un paio di spiegazioni.-
Al contrario del mio sguardo, dolore allo stato puro, in quello di Merida leggevo solo odio. Odio che, supposi, fosse stato causato da Jack. Ma quando gli occhi di lei si posarono su di me, vi lessi una pena infinita. Io le facevo pena?
-Regina Elsa, avete perfettamente ragione. Vi darò tutte le spiegazioni necessarie, a patto che lui se ne vada.-
-Va' via, subito.-
Il mio tono era carico di disprezzo. Non lo guardai nemmeno quando gli rivolsi quelle parole. Volevo delle spiegazioni.
-Ma Elsa...-
-Subito ho detto!-
E se ne andò a testa bassa. Ora mi aspettava quella che sarebbe stata la mia fine, o almeno quella di questa Elsa. Se fossi sopravvissuta al dolore, ero certa che sarei cambiata, irreversibilmente.
Entrammo e creai un tavolo e delle sedie con del ghiaccio. Temevo le desse fastidio, ma non si lamentò. Il suo volto rimase colmo di odio per Jack e pena per me. Detestavo il fatto che qualcuno potesse provare pietà nei miei confronti, non lo sopportavo e mi innervosii ancora di più.
-Regina Elsa, è il momento che voi sappiate che Jack Frost vi sta ingannando.-
-Ero stata avvertita di questo, ma non volevo crederci.-
-Per fortuna sono arrivata io, altrimenti vi sareste trovata molto peggio di così, una volta scoperto tutto. La verità è che io amavo Jack e credevo mi ricambiasse, ma mi ha tradita. Ricordo tutta la storia, come se fosse stata ieri.-


Il fruscio del vento le scompigliava i capelli, il braccio cominciava a farle male, i versi di alcuni animali potevano distrarla. Ma lei era concentrata al massimo sulla traiettoria che la sua freccia doveva compiere per andare dritta al cuore di quel cinghiale. Erano giorni ormai che quagli animali infestavano le foreste e rovinavano i raccolti, così si era deciso di ucciderli, o al massimo di portarli via. Era stata incaricata di colpirli con le frecce e non si era certo tirata indietro. Era una che combatteva e teneva duro, che non si arrendeva mai. Non sarebbe stato certo un ridicolo cinghiale a fermarla. Era il momento. Scoccò la freccia. Ovviamente, con precisione millimetrica, prese l'animale dritto al cuore. Sorrise: come al solito aveva centrato il bersaglio in pieno. Si avvicinò alla sua preda per riprendersi l'arma, quando un fruscio attirò la sua attenzione. Un altro, pensò. Seguì la direzione di quel rumore, fino a raggiungere un piccolo coniglietto di ghiaccio. Dire che fosse sorpresa sarebbe un terribile eufemismo. Era piena estate, come faceva quel coso a non sciogliersi? E poi, da quando in qua i conigli di ghiaccio saltellavano e si muovevano proprio come quelli veri? Mille domande come queste le affollavano la mente, ma ancora di più si stupì quando vide quell'esserino sollevarsi in aria come se fosse stato preso da qualcosa di invisibile, che prese le sembianze di un ragazzo. Era davvero carino, pensò la rossa. Capelli bianchi, scompigliati, pelle quasi cadaverica, uno strano abito addosso e un bastone in mano. Molto strano, si disse.
-Tu chi sei? Che ci fai qui? E mi spieghi come fa quel coniglio a muoversi se è di ghiaccio?
-Tu... Puoi vedermi?
-Ma certo che ti vedo! Cos'è, sei un fantasma? Un essere soprannaturale? Oppure mi stai solo prendendo in giro?
-Il mio nome è Jack Frost.
-Un momento, Jack Frost! Non può essere, sembri proprio il tipo strano di cui leggevo nei libri!
-Esatto, proprio io. Sorpresa vero?
-Certo che sì! Come ti sentiresti a vederti spuntare davanti uno che credevi fosse solo una leggenda?
-Ma io non sono una leggenda.
-Non ha importanza! Santo cielo, devo andare a farmi una dormita mi sa! Jack Frost, o chiunque tu sia, ti saluto. Vado a cercare il manicomio più vicino, ciao! 
Era fermamente convinta che fosse tutto uno strano sogno, le sembrava davvero impossibile che proprio quel Jack Frost esistesse veramente. -Ehi, aspetta un attimo! Sei la prima che riesca a vedermi, tu credi davvero in me allora! In effetti è strano, di solito la gente mi passa attraverso perché non mi può vedere. Tu chi sei? 
Non che si fidasse molto a dirgli il suo nome, ma sentiva che non c'era nulla di cui preoccuparsi, così diede ascolto al suo istinto, che di solito non sbagliava mai.
-Mi chiamo Merida.
-Merida? Me lo ricorderò. Ci vediamo!

Ogni parola che sentivo era una stilettata al cuore, mi sentivo morire, ma dovevo sapere se di lei potevo fidarmi e se Jack era davvero quello che mi aveva descritto Pitch. 
-E fu così che io lo incontrai, esattamente un anno fa.-
Volevo che continuasse e, allo stesso tempo, desideravo che la smettesse e che se ne andasse. Però avevo bisogno delle risposte che cercavo, così provai a spronarla a continuare, ma mi resi conto che la mia voce sembrava sparita nel nulla. Allora aspettai che quella ragazza andasse avanti da sola. 
-Dopo quel fatto andai a trovarlo di frequente, nella foresta. Quando scoprì che ero la principessa del nostro Clan iniziò a venirmi a cercare anche al castello. Piano piano, dentro di me, s'insinuò quel sentimento che le persone chiamano amore.- Il suo sguardo prese a brillare di una luce nuova, quella che hanno solo e persone innamorate -Cercai di allontanarlo perché ne avevo paura. E avevo ragione. 
Quel luccichio si mischiò allo sguardo sofferente di chi aveva ormai esaurito tutte le lacrime. 
-Una notte, in sogno, mi si presentò un uomo completamente vestito di nero che mi raccontò la sua tragica storia. Il suo nome non ricordo quale fosse, ma...-
-Pitch Black. Ho indovinato, principessa?-
La mia voce era finalmente ricomparsa. Finalmente avevo capito cosa era successo. 
-Sì, esatto. Lo conoscete, vostra maestà? Aveva avvertito anche voi?-
-Un giorno venne al castello e mi mise in guardia. Allora non gli credetti, ma vedendovi, capisco che forse ho sbagliato. Però, ascoltando la vostra storia mi è sorto un dubbio. Credete che dietro tutto questo possa esserci proprio Pitch?-
Decisi di condividere la mia preoccupazione con quella ragazza. In fondo, pareva solo un'altra vittima di qualcosa più grande di lei, che nemmeno io riuscivo a identificare. 
-Perdonatemi, ma credo che vogliate solo difendere un condannato. Vi chiedo scusa per la mancanza di rispetto, ma Jack Frost è un imbroglione e un traditore, quel pover'uomo ha solo cercato di avvisarci e, a quanto sembra, è riuscito nell'impresa solo con me.
Aveva abbandonato i modi cortesi e si era alzata in piedi di scatto, tornando a guardarmi con la pena negli occhi. Cominciai ad arrabbiarmi anch'io, in parte per la questione Pitch/Jack, e un po' anche per come mi si era rivolta la principessa Merida. Tuttavia, restai seduta composta. Il mio sguardo e la mia voce, però, lasciavano trapelare tutto il risentimento che provavo. 
-La mia era solo un'ipotesi. Dico solo che non possiamo accusare Jack solo per avervi spezzato il cuore, non mi sembra che sia una colpa punibile per legge. Quello che dobbiamo verificare è se le parole di Pitch Black sono vere e cioè se Jack è malvagio come quell'uomo vuole farci credere. Ho intenzione di scoprirlo e se non vorrete affiancarmi allora vi prego di tornare ad Arendelle e restare a palazzo a confortare mia sorella, altrimenti andatevene a casa vostra. Siete talmente accecata dall'odio da non voler accettare la realtà dei fatti, quindi, per favore, prendete alla svelta una decisione. Io la mia l'ho già presa.-
Parlai con un tono di voce molto infastidito, ma così determinato che la rossa davanti a me sgranò gli occhi. Forse, però, non fu il mio discorso a sorprenderla, ma quello che accadde fuori dal castello. Si sentiva il rumore di una terribile tempesta. Probabilmente cominciava a comprendere il legame tra i miei sentimenti e il mio potere. Sembrò calmarsi un po', poi parlò di nuovo. 
-Bene. Anch'io ho preso la mia decisione. Vi aiuterò a scoprire la verità su questa storia assurda. Come prima cosa, però, dobbiamo rinchiudere Jack in un posto sicuro e avvertire vostra sorella.-
Non ero molto d'accordo, ma acconsentii comunque. Ormai mi ero tranquillizzata e la bufera di neve si era fermata. Ma mi agitai nuovamente quando sentii dei fortissimi colpi al portone.
-Sono venuti a cercarmi. Principessa, mettetevi in salvo. Qui ci penso io, in fondo è me che vogliono. Dirigetevi da Anna. Lì sarete al sicuro entrambe. Non potranno mai averla vinta su di me! Ascoltate principessa: sono sicura che c'entra il principe Hans in questa storia! Avvertite mia sorella!-
-Ma posso aiutarvi! Ho il mio arco, ma mi mancano le frecce. Se poteste...-
Non le lasciai finire la frase, in fretta e furia creai delle frecce di ghiaccio e le dissi di usarle per proteggersi. Preoccupata, la principessa uscì da una cavità nel muro che avevo creato in quel momento e, sellato il suo cavallo, partì di corsa. 
Nello stesso istante il grande portone si aprì, rivelando una decina di uomini capeggiati da Hans. Lo sapevo che di lui non c'era da fidarsi. 
-Maestà, sono venuto a riportarvi ad Arendelle, con le buone o con le cattive.
Non risposi, ma creai un muro di ghiaccio alto due volte me come barriera e corsi di sopra, a chiamare Jack. Lo trovai che giocherellava con una palla di neve e aveva una faccia da funerale. 
-Jack, scappa lontano da qui, ho già mandato via quella ragazza. Sono venuti a cercarmi.-
-No! Non ho intenzione di lasciarti con quelli, ti aiuterò.
-Ascoltami ti prego! Io cercherò di guadagnare tempo e tu te ne andrai. Questa non è la tua guerra.
Una lacrima di ghiaccio scivolò via dal mio controllo e Jack parve ancora più convinto della sua decisione. Non voleva proprio andarsene, quell'idiota. 
-Ascoltami tu! Loro non possono vedermi e questo è un punto a mio favore. Li terrò impegnati qui, ma tu devi scappare.-
-E dove potrei andare, genio? Non posso tornare ad Arendelle, mi uccideranno! Forza, vattene dove ti pare, vai pure a cercare la tua ex, ma ti prego, mettiti in salvo. Te l'ho detto: questa non è la tua guerra.
Parve convincersi finalmente. Richiamò il vento e volò via dal terrazzo, proprio nell'istante in cui venni raggiunta da Hans e i suoi uomini. 
-Non lo vuoi proprio capire, reginetta dei miei stivali? Non puoi scappare per sempre!
Lo sguardo diabolico del principe fu come una scossa per me. Mi decisi a combattere, per salvarmi e per impedirgli di averla vinta con Anna. Ero determinata a vincere. Mi ricordai gli insegnamenti di Jack, le sfide, tutto il divertimento e, carica di buoni sentimenti, creai delle lame di ghiaccio e gliele lanciai contro. Riuscì a schivarle, ma una lo colpì al braccio, facendolo sanguinare. Le altre furono evitate a fatica dai suoi compagni. Plasmai un arco e delle frecce insieme ad una faretra e scoccai il primo colpo, che prese alla gamba un altro tizio. Non ero molto brava nel tiro con l'arco. Ripensandoci, Merida mi sarebbe stata molto utile. 
-Tutto qui quello che sai fare? 
Dalla tasca tirò fuori uno stecchino di legno che pareva proprio... Un fiammifero! Voleva bruciare il castello! Sì, ma come ci sarebbe riuscito con un solo fiammifero? Improvvisamente mi accorsi che tutti i suoi compagni ne avevano uno. Non gli avrei permesso nemmeno di accenderli. Tirai un paio di frecce che, sfortunatamente, mancarono il bersaglio. Ormai le avevo esaurite. 
Sfregandoli sui vestiti, quelle persone riuscirono ad accendere i fiammiferi. Non feci in tempo a spegnerli con il vento che già li avevano gettati a terra. Il mio castello, che avevo creato con le mie stesse mani, rischiava di venire distrutto. Il mio viso venne trasfigurato dalla rabbia e dalla determinazione, mentre evocavo un forte vento che spense in parte le fiamme. Il resto, però, venne addirittura alimentato. Che cosa potevo fare? 
-Mossa sbagliata, vostra maestà. Scacco matto. 
Mi ritrovai alle spalle due uomini che mi bloccarono. Mi dimenavo moltissimo, così ne arrivarono altri in loro aiuto. L'ultima cosa che vidi fu un sorriso diabolico, a una trentina di centimetri da me, prima di svenire.

Si sentiva un terribile odore di chiuso e di muffa. Aprii gli occhi e mi ritrovai in una cella. No, non era una cella qualsiasi, si trovava proprio in cima ad una torre, da quello che potevo scorgere dalla finestra. Le mie mani erano bloccate per impedirmi di liberarmi usando i miei poteri. Le strane cose che le  bloccavano, però iniziavano già a congelarsi. Ero incatenata, non potevo muovere più di due passi. Mi sentivo stanca, spossata, terribilmente sola. Se solo ci fosse stato Jack! Guardandomi con più attenzione le caviglie, mi accorsi che erano rosse e piene di graffi. Doveva essere colpa delle catene. Davanti agli occhi mi passò tutta la vita, da quando ero una bambina felice, fino a quel terribile incidente, per arrivare poi a quando Hans era entrato nel mio castello e l'aveva distrutto. Sentivo la mia testa girare, mentre il ghiaccio ricopriva completamente il metallo che mi teneva prigioniera, fino a spezzarlo. Ero spaventata e non riuscivo più a controllare i miei poteri. Tutto il pavimento si gelava, così come le pareti e quella piccola finestra, che si ruppe poco dopo. Tentai di aprire la porta, ma era bloccata e sembrava che il ghiaccio peggiorasse solo la situazione, ma non potevo farci niente. Continuava ad avanzare come se avesse volontà propria, aveva ormai coperto tutto il soffitto ed era uscito dalla finestra rotta, prendendosi parte del muro esterno. Non me ne ero resa conto fino a quel momento, ma avevo una leggera ferita alla testa, che sanguinava ancora. Ecco perché mi girava così tanto. L'unica via d'uscita era quella finestra. Cercai di riprendere il controllo totale di me stessa, di calmarmi, ma inutilmente. Lasciai allora che il gelo facesse come voleva, perché sembrava volermi aiutare ad uscire da lì. I vetri rimasti si ruppero e caddero, lasciando completamente libera la finestra. Mi sporsi per vedere fuori. C'era una tempesta in corso, che faceva entrare molta neve. La cella dove mi trovavo era alta almeno trenta metri, non potevo cadere senza rompermi l'osso del collo. Ma il ghiaccio formò una pista che arrivava fino a terra. Non ero sicura che potesse reggermi, ma mi fidai del mio potere momentaneamente sfuggito al mio controllo e scivolai. La bufera non mi aiutava a stare dritta e rischiai più volte di cadere, ma riuscii ad evitare il peggio. Neanche dieci secondi dopo ero già sulla neve e alcuni fiocchi che cadevano parvero appoggiarsi sulla ferita alla testa, che sentii subito migliorare. Ero un po' più tranquilla, perciò la tempesta si calmò un poco e il ghiaccio smise di avanzare da solo. Ora dovevo solo trovare Anna e sconfiggere Hans. 
La porta del palazzo era chiusa. Prevedibile. Stavo recuperando le forze grazie alla neve che si avvolgeva intorno a me e mi ricordai all'improvviso di una porta che avevo notato quando ero ancora bambina. Si trovava dietro una fitta pianta d'edera e, aprendola, c'era un lungo corridoio che portava alle cucine. Io e Anna la usavamo per sgattaiolare a prendere qualche fetta di dolce in più, o magari le tavolette di cioccolato che ci piacevano tanto. Tutto questo, prima dell'incidente. Poi non sono più andata in cucina, tanto meno passando per quella porticina dimenticata dal mondo. 
La trovai dopo dieci minuti di ricerche. Era ben nascosta e abbastanza lontana dalla porta principale. Come pensavo, era aperta. Feci di corsa tutto il percorso dalle cucine alla stanza di Anna, cercando di non farmi vedere da nessuno. Bussai alla porta e, dopo un po', venne ad aprire la mia sorellina. 
-Ma cosa... Elsa! Oh, quanto mi sei mancata! 
E mi abbracciò di slancio. Avevo una paura folle di farle del male, ma appena la circondai con le braccia mi sentii in pace con me stessa. Capii che non avrei mai potuto ferirla, neanche volendo, perché lei era una delle poche persone in grado di riscaldare il mio animo freddo come il ghiaccio. 
-Elsa, santo cielo, come sei fredda! Vieni, c'è il camino accesso, scaldati. Ti porto una coperta, una sciarpa, un cappotto? 
-Non ho tempo per questo, Anna. Devi assolutamente aprire gli occhi. 
Solo in quel momento mi accorsi di un'altra persona nella stanza. Merida. 
-Regina Elsa, non disturbatevi a raccontarle la verità. Ho già pensato io a questo. 
Quella ragazza aveva un bel sorriso, pareva illuminarle il volto e quei ricci rossi amplificavano l'effetto. 
-Grazie mille principessa. Adesso, per favore, potreste aiutarci a sconfiggere Hans? 
-Con molto piacere. 
Notai che Anna si era rabbuiata, come se un'ombra fosse scesa ad oscurarle il viso. Aveva gli occhi tristi e delusi. 
-Non posso credere che Hans abbia fatto tutte quelle cose. Elsa, come faremo? Per noi è troppo forte. Non ce la faremo mai. 
-Non c'è niente di peggio di una ragazza che vuole vendicare la sua sorellina, credimi. Contro di noi non ha scampo. 
Le sorrisi per rassicurarla ed ebbi l'effetto sperato. Mi abbracciò di nuovo e stavolta ricambiai immediatamente. Mi era mancata troppo. 
-Ehi! Anch'io voglio un caldo abbraccio! 
Non poteva essere stata Merida a parlare, ma era l'unica altra persona nella stanza! Allora chi... 
-Oh, Olaf! Puoi avere tutti gli abbracci che vuoi! 
Olaf? Sembrava il nome del pupazzo di neve che avevo fatto per Anna, il giorno dell'incidente. Ma non poteva essere lui. Fui però costretta a ricredermi quando vidi un pupazzo di neve identico a quello dei miei ricordi, solo che questo si muoveva, parlava ed era abbracciato a mia sorella, mentre Merida se la rideva di gusto. 
-Olaf? Ma tu come mai sei vivo? 
-Non te lo ricordi più? Sei stata tu a crearmi, quando eri bambina. Poi mi sono sciolto, ma tu mi hai ricreato quando sei scappata dal palazzo. 
Ora mi ricordavo. Davvero ero stata capace di renderlo vivo? Due sole lacrime ghiacciate scivolavano via dai miei occhi, mentre anch'io abbracciavo la mia stessa creazione. 
-Ehm, perdonatemi se vi interrompo, ma avremmo del lavoro da fare. 
Sciolsi l'abbraccio e ripresi il contegno che si addiceva ad una regina. Mettemmo a punto un piano perfetto nei minimi dettagli, che venne rovinato irrimediabilmente dall'entrata di Hans nella stanza. 
-Anna, purtroppo devo dirti che tua sorella... Tu! come diavolo hai fatto a fuggire? Cioè, volevo dire, che bello maestà, siete viva! 
-Ormai non mi inganni più, Hans. Conosco la verità. 
Quella voce così ferma e determinata non apparteneva a mia sorella, eppure era uscita proprio dalla sua bocca. Solo allora mi resi conto di quanto davvero fosse cresciuta, fino a quel momento infatti la consideravo solo una bambina. 
Senza attendere oltre, lanciai una sfera di ghiaccio verso Hans, che fu abbastanza veloce da schivarla. Ripetei l'attacco senza curarmi troppo di nulla, perciò intimai ad Anna, Merida e Olaf di spostarsi, perché non volevo rischiare di fargli del male. Ormai la stanza aveva le pareti ghiacciate, tanti erano i colpi che aveva schivato. Mi stavo stancando di giocare, così creai una sfera più grande e più potente delle altre e la lanciai verso il traditore. Ancora una volta la evitò, ma stavolta non finì sulle pareti, ma colpì in pieno mia sorella. 
-Anna! Che cosa ho fatto... 
Hans prese la spada e venne verso di me, ma io stavo andando verso Anna e non lo vidi. Aveva scagliato il fendente, ma non arrivò mai, perché proprio mentre stava per colpirmi la mia sorellina lo fermò, alzando il braccio e diventando definitivamente una statua di ghiaccio. La spada del rosso si spezzò a contatto con la mano della ragazza.
Ero scioccata, non sapevo cosa fare. Non mi ero accorta che Olaf era sparito. 
-La mia spada, come ha osato! Per fortuna ho sempre un pugnale di riserva! 
Intenta com'ero a fissare la statua di mia sorella in stato di shock, non sentii nemmeno le parole di Hans. Ci pensò Merida a risparmiarmi la vita, visto che anche lei aveva un pugnale e lo usò per deviare il colpo del ragazzo. Non ero cosciente di quello che accadeva dietro di me, pensavo solo che avevo ferito mia sorella. Di nuovo.
Abbracciai la statua di Anna e mi cedettero le ginocchia. Sentivo in modo ovattato i rumori dietro di me, come se fossero di un mondo lontano che non mi toccava nemmeno. Capii che era entrato qualcuno nella stanza, uscendo poi trascinandosi dietro qualcun altro. Poi arrivò un'altra persona, che si avvicinò a me. Nonostante lo shock, riuscii a comprendere quello che diceva, ma scoppiai a piangere quasi subito.
-Anna... Anna! NO! Che cosa le hai fatto?!-
-Inutile, è troppo scossa. Probabilmente non ti sente nemmeno.-
-Kristoff, forse so come salvarla! Un atto di vero amore può sciogliere un cuore di ghiaccio!-
-Quindi dovrei baciarla? Ma lei ama quel tipo, Hans!-
-Ormai tra loro è finita, sbrigati a baciarla e scioglila biondino!-
-Dai Kristoff, baciala!-
Sentii dei passi che si avvicinavano, mentre le lacrime non la smettevano di scendere dai miei occhi. Forse il ragazzo biondo poteva salvarla... Che cavolata. L'amore non poteva risolvere niente. Mi disperai ancora di più, finché non sentii una mano che si posava sulla mia schiena e qualcuno che piangeva sulla mia spalla.
-Elsa! Grazie al cielo stai bene!-
Mi sentii stringere in un abbraccio stritolatore. Stavo soffocando, ma non mi importava, perché quella voce e quella stretta le avevo riconosciute: erano della mia sorellina.























Note dell'autrice: Sì, lo so. Sono imperdonabile. Mi merito tutto il cibo andato a male che mi lancerete e anche di più. Non mi faccio viva per mesi e poi mi presento all'improvviso con questo coso. Non mi piace affatto, ma temo di essere in un periodo in cui la mia vena creativa è misteriosamente scomparsa. Non lo so, secondo me lo scontro è stato troppo veloce. Ho modificato, stropicciato, strizzato e probabilmente anche rovinato le scene di Frozen, ma ho cercato di scriverle in modo da finire in fretta "Frozen" e arrivare al più presto agli eventi importanti di questa storia, che da questo capitolo si avvicinano sempre di più. Rilassatevi, non manca molto alla fine della storia :-)
Ringrazio infinitamente Miaka Hongo che mi ha suggerito di inserire Merida (che mi è venuta davvero OOC, ma ho fatto in modo che fosse cambiata dopo quello che le è successo con Jack) e altri eventi futuri che scoprirete nei prossimi capitoli. Davvero, senza di lei sarei ancora bloccata al quarto capitolo (no, non sto esagerando).
Comunque non è solo la svogliatezza e la mancanza d'ispirazione il problema: ad agosto non ho praticamente avuto un momento libero per via di parecchi problemi di tempo e di altre cause. Poi ho dovuto finire i compiti delle vacanze e l'altro giorno è iniziata la scuola. Sono comunque imperdonabile, ma almeno spero che questo capitolo vi sia piaciuto almeno un po'. Grazie a chiunque ha letto la storia fino ad ora e a chi continuerà a farlo, grazie a chi recensisce, a chi segue, a chi l'ha messa tra le preferite o tra le ricordate. Grazie a voi riesco a ritrovare la voglia di scrivere, quindi grazie di cuore a tutti!!! Fatemi sapere cosa ne pensate, ditemi i vostri pensieri, insomma recensite in tanti!!!
Baci
Mary <3

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ice 7 Non sapevo nemmeno io dove mi portava il vento. Nella testa sentivo in continuazione rimbombare le sue parole: Questa non è la tua guerra. Ma come poteva dire che non lo era? Io c'ero dentro tanto quanto... Ok, forse un po' meno, in realtà. Non capivo nemmeno come c'ero arrivato in quel posto. Improvvisamente pensai che, davvero, non avevo idea di come c'ero finito e perché. Sapevo solo che ero svenuto per qualche motivo mentre ero da Nord (forse uno dei suoi Yeti mi aveva tirato una botta in testa, magari anche bella forte) e mi ero risvegliato durante una tempesta di neve, in un posto completamente diverso. All'inizio ero spaventato, ma poi ho conosciuto Elsa. Quello che non mi spiegavo era perché lei avesse i miei stessi poteri e non era nemmeno una leggenda come me. Era completamente umana. Forse non riusciva a controllarsi proprio per questo: essendo umana, era un potere troppo grande da sopportare. Speravo solo di essere riuscito ad insegnarle qualcosa di utile. Io, fin dall'inizio della mia esistenza come Jack Frost, ho sempre saputo come dominare il ghiaccio. Ma poi ho scoperto che era per la mia natura spiritosa che non avevo problemi, perché ero un tutt'uno con il gelo. Per Elsa invece non era così. A quanto avevo capito era stata lei a portare l'inverno perenne nel suo regno, Arendelle, e per questo tutti la volevano morta. Come se non bastasse è spuntata fuori la persona che meno mi sarei aspettato di vedere: Merida. La mia Merida... Anzi no, non più mia. E questa cosa non l'avevo mai capita. Perché ad un certo punto aveva iniziato ad odiarmi a morte? Donne: che le capisce è bravo! 
Accidenti, non potevo lasciare Elsa a combattere da sola! Che razza di idiota! Non avrei mai dovuto lasciarmi convincere, ma vederla in quel modo... No. Niente scuse. Ero stato uno sciocco, punto. Dovevo correre a salvarla! 
-Vento, portami ad Arendelle. Devo aiutare Elsa.- ma il vento non seguì il mio ordine. Mi fece scontrare contro un albero con tale forza da farmi svenire e, quando mi risvegliai, la neve era sparita. 
-Jack? Jack! Dove diavolo eri finito, si può sapere?! Sei sparito per giorni!- la voce di Dentolina mi suonò troppo alta di parecchi decibel. 
-Calmati Dentolina, non strillare! Non sono sordo, ma credo che lo diventerò dopo le tue urla.- 
-Sì, scusa. Solo, sono felice di vederti, Jack. Non ti facevi vivo da quasi una settimana, nessuno sapeva dove fossi finito. Qui è pieno inverno e la neve non è arrivata, perciò eravamo tutti preoccupati per te.- fantastico, così neanche i bambini avrebbero avuto ancora fiducia in me. Un attimo, pieno inverno? Ma se fino a ieri sera era estate, a quanto ne sapevo solo ad Arendelle era inverno, a causa di Elsa. Che significava? 
-Oh, ehm, ero... In Australia! Stavo... Stavo cercando di far nevicare, ma a quanto pare è molto più difficile farlo fuori stagione rispetto al normale. Poi ho perso la cognizione del tempo, mi sono fermato ad ammirare il paesaggio e... Beh, tutto qui.- ok, una scusa peggiore no, eh? Ma che razza di idiota! 
-Bene, allora è tutto apposto. Ora però sbrigati a provocare una tempesta di neve, cosa che avresti dovuto fare giorni fa. Oh, a proposito Jack: mi sei mancato.- non sembrava essersi bevuta la storia dell'Australia, ma si accontentò. Fece un sorriso strano mentre pronunciava le ultime tre parole. No, un attimo, non anche lei! Ok, magari poteva esserci qualcosa tra noi tipo due anni fa, ma adesso no! E che cavolo! Avevo abbastanza problemi a cui pensare, non mi serviva anche un altro cuore spezzato da, indovinate un po'? Proprio da me. Mi serviva una vacanza in un posto dove non nevicava mai, così mi sarei allontanato anche dal mio lavoro. Una bella pausa era quello che ci voleva. Separarmi da tutto per un po' mi avrebbe aiutato ad affrontare le preoccupazioni a mente lucida. Oh, ma che diamine! Non era possibile, per quanto lo volessi: non avevo idea di come tornare da Elsa e Merida. 
Mentre pensavo, feci scoppiare una bufera, che in poche ore ricoprì completamente il terreno di almeno mezzo metro di neve. Decisi che era meglio smettere a quel punto, ma non riuscii nel mio intento: probabilmente ero troppo confuso e spaventato. Non capivo più niente, tanto era il caos nella mia testa. Quando mi calmai, anche la neve smise di cadere e il vento di soffiare. A quel punto una decina di bambini, tra cui Jamie e i suoi amici, uscirono in strada, coperti di tutto punto. 
-Jack! Era ora che ti facessi vivo, amico! Ma dove sei stato?- 
-In Australia Jamie. Ehm... è una lunga storia. Ciao ragazzi!- 
-Senti, potrei parlarti un minuto, solo noi due?- ero sorpreso da quella richiesta, ma acconsentii. Ci spostammo in un luogo più isolato, dove i suoi amici non potevano sentirci. 
-Allora, che volevi dirmi?- 
-Ecco, ho fatto un sogno, la scorsa notte. C'eri tu ed eri in un palazzo fatto di ghiaccio. Abiti lì?- sgranai gli occhi quando disse quelle parole. Lui sapeva dov'ero? Che cosa dovevo dirgli allora? 
-Beh, diciamo di no. Vai avanti.- 
-Sì, giusto. C'era questa ragazza, bionda, mi sembra, con un vestito che dovevi averle fatto tu, perché sembrava tessuto di ghiaccio. E poi c'era una ragazza con i capelli più ricci che abbia mai visto, incredibilmente rossi. A un certo punto quella ti è saltata addosso e ti stava quasi strozzando, ma poi la bionda l'ha fermata un attimo e ha attaccato a strozzarti anche lei. Ti stavano strozzando tutte e due, capisci? E poi è arrivato Pitch. Cioè, sembrava tipo un ombra che vi sovrastava e ghignava. Non te l'avrei neanche detto se non fosse apparso lui. Che significa, Jack?- 
In quel momento non seppi dire se ero più sorpreso, impressionato, preoccupato o terrorizzato. Cercai di rimanere impassibile, ma i miei occhi probabilmente riflettevano la confusione che provavo. Jamie aveva sognato me, Elsa e Merida, loro due tentavano di uccidermi e alla fine arrivava Pitch. Ma che poteva voler dire? Di sicuro io non lo sapevo, ma forse conoscevo qualcuno che poteva aiutarmi. 
-Non sono la persona giusta per parlare di sogni, proviamo a chiedere a Sandy, ok?- era l'unica cosa possibile da fare. 
Tornammo dagli altri, Jamie senza risposta, io con ancora più domande di prima. Ci mettemmo a giocare a palle di neve, ma ero parecchio distratto e ogni volta che me ne lanciavano una mi beccavano in pieno. E io non perdevo MAI a palle di neve. 
Dovevo tornare ad Arendelle immediatamente, ma non sapevo come fare. In più ci si metteva il sogno di Jamie a farmi preoccupare. Dove lo trovavo a Sandman? Mi serviva urgentemente, ma di sicuro stava lavorando da qualche parte del mondo. Avrei dovuto aspettare che si facesse notte, perché non sapevo proprio dove andare a prenderlo.
Dopo un paio d'ore smettemmo di giocare con la neve. Era il tramonto. Ancora qualche ora e avrei chiarito i miei dubbi. Feci nevicare, giusto per ammazzare il tempo e pensai a un modo per tornare ad Arendelle. Il vento sembrava contrario a portarmici, perciò avrei dovuto escogitare qualcos'altro. Decisi che avrei aspettato Sandy per delle spiegazioni sul sogni di Jamie, così mi sdraiai sul tetto di una casa e attesi.
Finalmente si fece buio. Le stelle erano più brillanti che mai in quella notte senza luna. Non potevo contare sull'aiuto della luna di solito, figuriamoci quando non si vedeva. Lo sconforto a poco a poco si fece strada in me, mentre il cielo si oscurava sempre di più, mostrandomi la bellezza della volta celeste. Proprio quando stavo per abbandonarmi all'idea di non rivedere mai più Elsa, notai una scia dorata, che sembrava sabbia. Sandman. 
Lo fermai prima che potesse superarmi e lui mando la sabbia in ogni casa della città, per restare a "parlare" con me. 
-Sandy, devo chiederti una cosa. Tu sai del sogno che Jamie ha fatto la scorsa notte?- annuì, ma sulla sua testa comparve un punto interrogativo. 
-Vedi, quel sogno potrebbe essere molto importante. Devo tornare nel luogo mostrato dal sogno, ma non so come fare. E visto che era comparso anche Pitch, beh, credo che lui sia dentro questa storia. Tu non ne sai niente? Voglio dire, lui è tipo un collega per te, sai per la storia degli incubi.- 
Gli apparve un fiocco di neve in testa, poi l'immagine di un castello e infine... lui? L'ultima immagine era proprio Sandman. Ma che significava? Che mi ci doveva accompagnare Sandy? Gli dissi il mio dubbio, ma scosse la testa. Allora che poteva essere? Accidenti a Sandman e al suo modo criptico di comunicare! 
-Che cavolo vuoi dire allora? Cosa significano quelle immagini?- fece una faccia offesa e mi resi conto di essere sbottato. 
-Scusa Sandy, è solo che è stata una giornataccia. Ho assolutamente bisogno del tuo aiuto, ma davvero non capisco cosa cerchi di dirmi.- lui allora sbuffò, come a dire "ma che cosa mi tocca fare?" e fece comparire un martello sopra la testa. Ma cosa ci dovevo fare con un martello? 
Lo scoprii molto presto. Io non ci dovevo fare niente, ma Sandman mi diede una fortissima botta in testa e svenni sul tetto di quella casa. Solo che quando mi risvegliai non ero più lì, infatti mi trovavo ai piedi di un albero in un bosco verdeggiante. Ma come diavolo c'ero finito? 
Cominciai a camminare. Avanzai per un paio d'ore, fino a che non intravidi un paese dall'aria familiare. Sembravano bloccati nel tempo, con vestiti molto all'antica. Parevano tutti molto felici. Avrei potuto chiedere a qualcuno indicazioni, ma sapete com'è, è difficile farsi capire quando nessuno ti può vedere. Avvicinandomi notai che loro non camminavano. Pattinavano. Stavano pattinando sul ghiaccio! Tutta la piazza era ricoperta di ghiaccio! Fantastico. Poi vidi due persone, un ragazzo e una ragazza. Lui se la cavava bene, ma lei era una totale imbranata, non riusciva a stare in piedi per più di tre secondi! Però mi sembrava di averli già visti: la ragazza aveva i capelli rossi raccolti in due trecce, lui invece era biondo. Mi avvicinai a loro e solo in quel momento mi accorsi di chi avevo avuto davanti: la sorella di Elsa, Anna, e il ragazzo che l'accompagnava. Gli corsi incontro, ma poi mi ricordai che non potevano vedermi, così mi fermai. Strano, l'ultima volta che ero stato ad Arendelle (il giorno prima) era tutto coperto di neve, mentre ora sembrava estate. Solo che l'intera piazza era una pista di pattinaggio. Mi diressi al castello, deciso a rivedere Elsa. Era solo un giorno che non la vedevo e già mi sentivo morire, ma quella sensazione era amplificata dalla paura che le fosse accaduto qualcosa. L'avevo lasciata nel palazzo fatto da lei, che mi allontanava perché voleva combattere da sola. E mi sentivo terribilmente in colpa per averglielo permesso. Non avrei mai dovuto farlo, avrei dovuto aiutarla, battermi al suo fianco. Anche se non era la mia guerra. 
Arrivato alla porta del castello la trovai quasi spalancata, così entrai senza troppi complimenti. Era davvero un bel posto. Corsi per i corridoi, cercando la stanza di Elsa. Ma realizzai solo in quel momento che non avevo idea di che aspetto avesse la porta o di dove si trovasse. Finii in cucina, nelle stanze della servitù, negli innumerevoli bagni, nei saloni. Poi finalmente, aprendo una porta, trovai una stanza da letto. Non era quella che cercavo, ma molto probabilmente l'avrei trovata in quello stesso corridoio. Chiusa quella, mi guardai intorno. C'erano altre due porte. Mi accorsi che, dalla più vicina, usciva fuori una sottile lastra di ghiaccio. Avevo trovato la stanza che cercavo. Bussai delicatamente alla porta e mi rispose una voce che conoscevo bene. Quando entrai, trovai una ragazza bionda seduta sul letto, con i capelli lasciati sciolti e un semplice corsetto verde con una gonna dello stesso colore. 
-Ehi, stavi così bene con l'abito color ghiaccio, perché ti sei cambiata?- sobbalzò. L'avevo sorpresa, bene. 
-Jack? Credevo te ne fossi andato!- il suo volto era quasi del tutto indifferente, ma intravidi l'ombra di un sorriso passarle sulle labbra. 
-Contro la mia volontà, sì- la fulminai con lo sguardo -ma non so come sono finalmente riuscito a tornare qui.- stavolta sorrise per davvero. Era bellissima quando sorrideva. Anzi no, era bellissima sempre. 
-Allora com'è andata? Le hai suonate a quelli che ti avevano attaccata?- 
-Beh, diciamo di sì. Ma non ero sola.- il suo sorriso si spense per un secondo, ma poi tornò come prima. 
-Bene.- si creò un silenzio imbarazzante che non sapevo proprio come spezzare, ma ci pensò un'altra persona al mio posto. 
-Elsa, mio padre vorrebbe... Oh. Ancora tu.- il tono di Merida era drasticamente mutato appena aveva visto che c'ero anch'io. Ma poi, chissà che le avevo fatto. Non ricordavo di averle mai fatto niente di male, ma un giorno, quando andai a trovarla al castello, mi disse di sparire e non farmi più vedere. Provai a farla ragionare, ma non ci fu verso. E non aveva smesso di odiarmi da allora. 
-Scommetto che tuo padre vuole discutere del motivo per cui è venuto qui. Lo raggiungo subito nella sala conferenze.- detto questo si alzò e, seguita da Merida, uscì dalla stanza. Mi sentii un verme, ma non capivo perché. Forse il motivo era che mi faceva ancora stare male vedere Merida rivolgermi quello sguardo. Ma perché le donne erano così complicate? 
Decisi di seguirle di nascosto, anche se sinceramente non ero granché interessato ai commerci tra Arendelle e il clan principale della Scozia. 
-Vostra maestà, lieto di fare la vostra conoscenza.- re Fergus era proprio come lo ricordavo: grande, grosso e rosso. 
-Il piacere è mio, re Fergus. Dunque, siamo qui per parlare di affari. Come sapete Arendelle desidera intrattenere commerci con il vostro clan.-
-Conoscendo le grandi possibilità, tutte pienamente sfruttate, del vostro regno, non posso che accettare. Vedete, noi abbiamo...- e continuò a parlare per un pezzo di quante ricchezze possedesse il suo clan e che quindi sarebbe stato un contratto vantaggioso per entrambi eccetera eccetera, mentre Elsa annuiva soddisfatta e ogni tanto rispondeva a delle domande. Mi allontanai per non rischiare di farmi vedere e tornai in camera della bionda. C'era una sottilissima lastra di ghiaccio che ricopriva il pavimento e il davanzale, ma per il resto era la normalissima stanza di una regina. Aveva un letto matrimoniale perfettamente rifatto, una grande cassettiera con sopra uno specchio decorato con fiocchi di neve, una porta che probabilmente dava alla cabina armadio, una che forse era del bagno e una grande portafinestra che si apriva su un terrazzo, che a sua volta dava alla piazza del paese, dove ancora la gente pattinava allegramente. Una cosa che prima non avevo notato era un quadro con due persone all'interno, probabilmente i suoi genitori. Avevano proprio l'aspetto di un re e una regina, non solo per gli abiti e per il portamento, ma anche per lo sguardo severo ma giusto. Lo stesso che vedevo negli occhi di Elsa. Ero certo che sarebbe stata un'ottima sovrana. 
Sobbalzai, sentendo la porta aprirsi. 
-Jack.- mi piaceva come diceva il mio nome, era... Che diamine! Mi stavo proprio rammollendo! 
-Elsa, cos'è successo dopo che mi hai mandato via?- volevo saperlo, perché avevo lasciato Arendelle coperta di neve e l'avevo ritrovata calda ed estiva. Sapevo che in teoria doveva essere estate, conoscevo la storia, ma non me l'aspettavo, ecco tutto. 
-Beh, ho combattuto contro Hans e quelli che erano venuti al palazzo, ma sono riusciti a riportarmi qui e a buttarmi in cella. Però grazie ai miei poteri mi sono liberata e sono andata ad avvertire Anna di che razza di persona fosse il suo fidanzato, ma non ce n'era bisogno perché ci aveva già pensato Merida. E poi è successo che...- e così mi ritrovai a sentire di come Hans si fosse tradito subito, ma che razza di idiota! Poteva almeno fingere di essere felice di rivederla viva, quello sciocco. Ma dico, Calmoniglio avrebbe saputo recitare molto meglio di lui! 
Mi raccontò dello scontro e dell'incidente e anche di quello che accadde dopo. 

La ragazza sentì una mano che si posava sulla sua schiena, delle braccia che la circondarono e la voce di sua sorella. Alzò la testa di scatto, credendo che fosse un sogno dal quale non voleva svegliarsi. Anna era viva!
-Anna, grazie al cielo stai bene! Ti prego perdonami!- 
-Non ti preoccupare Elsa, so che non l'hai fatto apposta. So che volevi colpire Hans, ora è tutto finito.- la ragazza sorrise mentre la sorella la stringeva a sé come non aveva mai fatto. 
-Oh, questo mi ricorda qualcosa che ho già vissuto, solo che mia madre non era una statua di ghiaccio ma un orso!- tutte le persone nella stanza si girarono a guardare straniti la rossa, mentre lei, imbarazzata, rispondeva con qualche frase borbottata a mezza voce e abbassava lo sguardo. 
-Prima o poi dovrete raccontarci questa storia, principessa.-
-Ehm, potremmo darci del tu? Il fatto è che non sono abituata a tutta queste buone maniere e poi abbiamo quasi la stessa età!-
-Giusto, Merida.- sorrise la bionda, insieme alla sorella. Ancora non credevano di essere di nuovo insieme, dopo quello che era successo. A quel punto parlò il pupazzo di neve, Olaf. 
-Un atto di vero amore può sciogliere un cuore di ghiaccio! Con il vostro amore fraterno avete spezzato il sortilegio! Anna, è sparita anche la tua ciocca bianca!-
-Un atto di vero amore?... Ma certo! L'amore! So come far tornare l'estate!- dopo quelle parole la regina aprì la finestra e, a poco a poco, tutta la neve e il ghiaccio si raccolsero in un unico gigantesco fiocco di neve nel cielo, che esplose in un mare di scintille azzurre, incantando gli abitanti di Arendelle. Poco dopo si videro la sovrana e la principessa, insieme al ragazzo biondo, alla principessa del clan di Scozia e al pupazzo di neve, uscire dalla porta principale del castello. La regina Elsa mosse alcuni passi verso il centro della piazza, che fu subito ricoperta da una lastra di ghiaccio. Poi trasformò le scarpe ai piedi di tutti in pattini stupendi e da allora Arendelle fu un turbine di risate e acrobazie. 
La principessa Anna mostrò una slitta nuova di zecca a Kristoff, nominato da Elsa "mastro consegnatore del ghiaccio". Quello che successe dopo è storia. 

Ecco com'era andata. Erano riusciti a catturarla. Non sarebbe mai accaduto se ci fossi stato anche io a proteggerla, ma era da sola. Per fortuna se l'era cavata ed era finito tutto nel migliore dei modi. Non me lo sarei mai perdonato se fosse finita male, perché in parte sarebbe stata anche colpa mia. Ormai da un pezzo avevo ammesso di provare qualcosa di forte per Elsa, ma rivedere Merida mi aveva fatto capire che non l'avevo del tutto dimenticata. Adoravo ancora quegli indomabili ricci rossi e quegli occhi azzurri come il cielo senza nuvole. Ma amavo anche gli occhi color ghiaccio e i capelli morbidi come la neve di Elsa. Prima di scegliere tra le due, però, dovevo assolutamente scoprire perché Merida mi odiava. Ed ero deciso a farlo subito. 
Andai a cercarla e la trovai dopo appena due minuti. Appena mi vide il suo sorriso si spense e mi riservò il suo solito sguardo astioso, dedicato solo a me. 
-Ancora tu? Ma quando ti deciderai a sparire dalla circolazione?- 
-Ascolta, so che mi odi e non vorrai nemmeno saperne di me, ma almeno dimmi cosa ti ho fatto per aver riservato questo trattamento!- 
-Non dire sciocchezze, lo sai benissimo cosa mi hai fatto!-
-No invece, non ne ho idea! E se ti degnassi di spiegarmelo mi risparmierei un viaggio nel tempo!-
-Davvero non lo sai?- ora sembrava più confusa che arrabbiata. Forse iniziava a credermi. 
-Davvero. Ora dimmelo, però.- dovevo insistere, o non me l'avrebbe mai detto. 
E cominciò a raccontare. 

Merida era felicissima. Quel giorno avrebbe rivisto il suo Jack dopo due settimane di lontananza. Si aggiustò i capelli come meglio poteva (quindi non fece praticamente niente, era impossibile domarli) e si mise addirittura un po' di leggero trucco. Voleva apparire al meglio per quando si fossero incontrati. Indossò il suo abito verde fortunato (beh, insomma... Però era il suo preferito e voleva avere quello) e si sedette sul letto perfettamente rifatto, in mezzo alla stanza un po' meno caotica del solito. Aspettò e aspettò e aspettò, ma il suo amato Jack non arrivava mai. Allora decise che avrebbe fatto un giro nella foresta per vedere se era lì. 
Uscì dal castello e si addentrò nel bosco. Era una splendida giornata di sole, si sentiva il canto melodioso degli occelli e il fruscio rilassante delle foglie. Adorava quel posto, lì si sentiva libera. Non era nata per fare la principessa, preferiva essere uno spirito libero e il bosco la faceva sentire così. "Le principesse non dovrebbero possedere armi", "Non ingozzarti in quel modo!" e "Quando imparerai a comportarti come si deve?" erano solo alcune delle frasi che sua madre le ripeteva continuamente, ma negli ultimi tempi "continuamente" si era trasformato in "una volta ogni tanto" grazie alla storia dell'orso. Così chiamavano quell'avventura e a tutti piaceva ricordare il coraggio di Merida in quell'episodio. 
Si voltava ad ogni minimo rumore, sperando che da qualche parte spuntasse fuori il suo Jack. E poi lo vide. Eccome, se lo vide. Era incollato ad una ragazza bionda dai capelli assurdamente lunghi. Quando si staccarono, Jack si accorse di lei e le fece un ghigno derisorio, la biondina nemmeno si voltò. E Merida scappò, corse come non aveva mai fatto e pianse come mai prima di quel momento. Arrivò nel pieno della foresta e gridò di dolore e di frustrazione, versando tutte le lacrime che aveva in corpo. Poi non pianse più. 

Era stata davvero una cosa orribile! Sul serio, non c'era modo peggiore di tradirla. Ma il fatto era che non ero stato io. Non avevo mai fatto niente del genere, non mi sarei neanche mai sognato di compiere un gesto così ripugnante. E, pur sapendo che non mi avrebbe mai creduto, glielo dissi. E avevo ragione. 
-Non ho mai fatto una cosa del genere e non ho nessuna intenzione di farla. Probabilmente sarà stato qualcuno che mi somiglia!- 
-Adesso osi anche negare?! Non dire sciocchezze, eri tu! E adesso gradirei sapere chi era quella ragazza!- sì, anch'io. davvero, non avevo idea di chi potesse essere la biondina. 
-Sai una cosa? Vorrei tanto saperlo anch'io!!! Te l'ho detto, io non ti ho mai tradita, quella là non so neanche chi sia!- avevamo iniziato ad urlare, abbastanza forte da far accorrere Elsa e sua sorella, che si trovavano al piano di sotto. 
-Si può sapere che sta succedendo? Non mi piace che vi mettiate a litigare nel mio palazzo! Vi abbiamo sentito dal pianoterra! - ecco, era arrabbiata anche lei. 
-Eh? Merida, con chi stavi litigando? Sei sola qui.- Anna aveva una faccia terribilmente confusa. Già, mi ero dimenticato che solo Elsa e Merida potevano vedermi, da quelle parti. 
-Ehm, u-un ragazzo che è andato via un momento prima che arrivaste. Ma non è niente di grave, non preoccuparti. Elsa, hai ragione, scusa. Non accadrà più.- in realtà ero ancora lì, ma Anna non riusciva a vedermi, perciò qualunque scusa andava bene. Elsa si girò a guardarmi, come per accertarsi che non me ne fossi andato, poi parlò di nuovo a Merida. 
-Sarà meglio. Ma dopo gradirei parlare anche con questa persona.- in pratica voleva dirmi qualcosa. Dal suo sguardo capii che dovevo preoccuparmi -Anna, ti va di andare in cucina a prendere un po' di torta al cioccolato? Raggiungici in camera mia, dopo.- non sembrava tanto convinta, ma andò lo stesso. 
-Sentite, fate la coppietta in guerra quanto vi pare, ma non mi va a genio che vi urliate contro qui. E poi, qualcuno sentendoti parlare da sola, potrebbe allarmarsi.- sembrava più indispettita che altro, ma era brava a nasconderlo. 
-Ehi, non siamo una coppietta! E sta' sicura che non sentirai più niente, perché non ho intenzione di parlare ancora con questo sporco traditore!- 
-Ancora?! Ti ho detto che non ho fatto niente! Lo vuoi capire o no che non sono quel tipo di persona?- la faccia di Elsa, da infastidita, divenne perplessa. 
-Se non vi dispiace vorrei capirci di più in questa storia. Cosa avrai mai fatto per farti odiare così, Jack?- 
-Merida è convinta di avermi visto appiccicato a una ragazza mentre stavo ancora con lei, ma vi giuro che non è così! E tanto per la cronaca, non è successo neanche dopo che mi hai mollato!- 
-Smettila di negare!- aveva le lacrime agli occhi. 
-Forza, andiamo nella mia stanza prima che arrivi Anna e raccontatemi tutto per bene. In questa storia c'è qualcosa che non va.- aveva qualcosa nello sguardo che identificai come una profonda tristezza. Ma per quale motivo? Non mi pareva che si fosse fatta influenzare tanto dalla mia spiegazione sintetica. 
Ci avviammo verso la camera di Elsa, in totale silenzio. In effetti era parecchio imbarazzante già il fatto che fossi io solo in mezzo alle due parti più importanti della mia vita, se poi stavamo completamente zitti era anche peggio. Una volta entrati e comodamente seduti, Merida cominciò a raccontare per bene. Ad ogni parola, sembrava che Elsa sprofondasse sempre di più in un baratro senza fondo. 
-Dunque è così che è andata.- 
-Certo che no! Non ero io quello lì! E poi, come facevi tu a sapere che sarei tornato quel giorno? Quando ci siamo rivisti mi hai detto che era passato "solo un giorno da quando mi avevi beccato attaccato alla biondina".-
-Mi sei apparso in sogno e me l'hai detto. Mi sembrava strano, ma visto che sei una leggenda ho creduto che fosse normale per te.- 
-Io non posso apparire nei sogni della gente, solo Sandy può, ma non lo fa mai.- quella era una cosa davvero strana. Non era tra le mia capacità comparire nei sogni delle persone. 
-Che cosa ti ho... Anzi, cos'hai sentito esattamente?- 
-Beh, mi hai detto di non essere triste per la lontananza, perché saresti tornato il giorno dopo e non te ne saresti più andato. Mai più. E poi, l'indomani, ti ho trovato appiccicato alla bionda con i capelli lunghi tipo un chilometro.- 
-Punto uno: lo capisci o no che non ero io? Punto due: non ho mai visto in vita mia una ragazza come quella che hai descritto tu, o forse sì, ma non l'ho mai conosciuta, in ogni caso. Quindi smettila di dire così.- la mia faccia era così seria che parve convincersi. L'espressione di Elsa, invece, era indecifrabile. 
-Ottimo, tutto apposto adesso. Ora abbiamo un mistero da risolvere.- anche il suo tono di voce era impossibile da capire. 
-In questo caso, credo di doverti delle scuse. Per tutto questo tempo ti ho creduto un traditore e un imbroglione, accusandoti ingiustamente. Perdonami.- Merida si era notevolmente addolcita. 
-Ehi, vi ho portato la torta! Aspettate, ma dov'è il tuo ragazzo, Merida?- 
-Ehm, abbiamo chiarito tutto, è uscito cinque minuti fa. E non è il mio ragazzo!- 
-Allora, se non vi dispiace, la quarta fetta la mangerò io!- accidenti, ma perché ero invisibile? Avrei voluto davvero quella fetta di torta! Mentre erano impegnate a ridere l'agguantai e me la mangiai in tre bocconi, quasi soffocando. Deliziosa. 
Fortunatamente nessuna delle tre si accorse della fetta scomparsa e continuarono a ridere di gusto. A quel punto decisi di andarmene, per lasciare loro un po' di privacy per parlare di "cose da ragazze", perché ero certo che alla fine l'argomento si sarebbe spostato su, beh, qualunque cosa fossero gli affari femminili. Uscii dalla finestra aperta, non prima però di aver dato un bacio sulla guancia a Elsa. Ma prima che potesse accorgersene, ero già sparito. 








Nota dell'autrice: Ehi là gente!!!!!! Visto che non mi sono fatta attendere come al solito? Beh, vi dico una cosa: visto che mi era venuta un'ispirazione pazzesca, ho scritto questo capitolo subito dopo aver pubblicato il precedente, così vi ho risparmiato la solita attesa di tre mesi e passa :-)
Allora, che vene pare? Siamo finalmente tornati dal punto di vista di Jack! Non c'è un ordine preciso, se mi viene l'ispirazione per i fatti visti da Elsa,li scrivo con il suo punto di vista, così come con Jack. Devo dire che mi mancava scrivere dalla sua parte. 
Dunque, il capitolo vi è piaciuto? Scommetto che aspettavate con ansia di sapere cosa aveva fatto Jack per farsi odiare tanto da Merida e, beh, ecco qua! Avete capito tutti chi è la biondina, vero? Non vi aspettavate di trovare anche lei, eh? Lettori:<< Sì certo, come no, vai convinta -_-' >>
Comunque, in questo capitolo non succede niente di che, serve pricipalmente per alcuni chiarimenti (e per creare ancora più dubbi). Il nostro Jack si è accorto di provare ancora qualcosa per Merida, come si evolveranno gli eventi da ora in poi? Io lo so e non ve lo dico muhahahahaha *coff coff*.
Ora vi lascio, mi raccomando recensite in tanti, fatemi sapere cosa ne pensate, se notate errori fatemeli notare e continuate a seguirmi!
Baci
Mary <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Mi svegliai di soprassalto dopo l'ennesimo incubo, quasi gridando. Avevo il respiro corto e il batticuore per la paura. 
- Elsa, tutto a posto? - Mi chiese gentilmente Merida, stropicciandosi gli occhi: l'avevo svegliata un'altra volta.  
- Sì, sto bene. Torna a dormire. - In tre notti di brutti sogni avevo sviluppato una risposta standard che, nonostante fosse molto coincisa, pareva essere abbastanza esauriente da non suscitare alcuna curiosità nella mia compagna di viaggio, per fortuna. 

Io, Jack e Merida ci trovavamo nel bel mezzo di una folta foresta, a mio avviso molto inquietante. Ad ogni passo faceva sempre più freddo e sospettavo che fosse colpa mia. Eravamo partiti alla ricerca del bosco di Pitch, in modo da riuscire a sconfiggerlo una volta per tutte, dopo che ci aveva causato tanti guai. Purtroppo, però, continuavamo a vagare a vuoto da quando eravamo partiti e ci eravamo anche persi. Ero convinta che Pitch fosse sempre un passo avanti a noi, perché ogni volta che trovavamo un sentiero, questo portava al punto di partenza. Il lato positivo: c'era cibo a sufficienza per sfamare quattro esemplari di Merida affamata ogni giorno. Peccato che fosse anche l'unica parte buona di tutta la faccenda. 
Ma la cosa peggiore era che facevo sempre lo stesso incubo da quando eravamo partiti: ero da sola in un mare di nebbia e sentivo una voce che sembrava la mia, ma che aveva una sfumatura molto diversa, come se fosse stato un uomo a parlare attraverso me. Il mio istinto mi diceva di gridare e scappare, ma non riuscivo a far uscire alcun suono e non potevo muovermi. Poi comparivano delle immagini davanti a me, proiettate nel muro di nebbia: vedevo Jack e Merida insieme, abbracciati, poi mia sorella coperta di ghiaccio, Merida che cadeva nel buio più totale e infine una spada di ghiaccio che trafiggeva Jack e poi di nuovo da capo, fino a che non riuscivo a urlare e a svegliarmi. Puntualmente, Merida apriva gli occhi subito dopo di me, chiedendomi se era tutto a posto, io le rispondevo di sì, lei tornava a dormire e io passavo il resto della notte in bianco, domandandomi quale fosse l'arcano significato di quelle immagini. Tuttavia, sospettavo ciò che poteva essere: alla fine, avrei tradito i miei amici e ucciso Jack, anche se per il momento ero all'oscuro del motivo. Prima che me ne rendessi conto, la luce del sole fece capolino dagli spazi tra gli alberi, dando il segnale della nostra imminente partenza. 

-Buongiorno ragazze! Dormito bene?- Al solito, Jack era allegro fin da prima mattina, mentre facevamo colazione. Mi domandavo spesso come facesse. 
Io e Merida rispondemmo allo stesso modo: - Alla grande. - Forse anche Merida aveva avuto un incubo, pensai, perché aveva un tono quasi più falso del mio. 
- Ehi, non metteteci troppo entusiasmo, mi raccomando! - Il povero Jack si ritrovò fulminato da due sguardi torvi scoccati all'unisono. Non avevamo voglia di scherzare. 
- Che ho detto di male? - Fu ignorato completamente. 

- Forza, muoviamoci. Non voglio passare un giorno di più in qesto postaccio. - Dopo le mie allegre parole, ci mettemmo in cammino in perfetto silenzio, continuando così per un paio d'ore. Eravamo coperti da una spessa coltre d'imbarazzo, per via di quello che era accaduto tre giorni prima, quando Jack mi aveva dato un leggero bacio sotto gli occhi di Merida. Fu talmente veloce che a stento me ne accorsi, ma vidi chiaramente negli occhi della rossa che qualcosa non andava. Da quel momento cercai di evitare le conversazioni con quei due, ma non era facile considerando che erano i miei unici compagni di viaggio. 

- Avete idea di dove ci troviamo? - Domandò Merida, guardinga. Aveva l'arco in mano, pronta ad usarlo in caso di necessità. Certo, quella radura spaventosa non prometteva mica di essere amichevole. Infatti, dopo altre tre ore di cammino, eravamo giunti fino a uno spazio circondato dagli alberi, così alti e curvi da oscurare il sole. Sembrava notte, anche se dovevano essere le undici di mattina circa. La visibilità era molto scarsa, ma notai una buca spuntare dal terreno a una decina di metri da noi. Doveva essere molto profonda, ma non era facile dirlo, considerato il buio. Mi voltai per indicarla agli altri due dietro di me, ma vidi che parevano essersene accorti. In particolare, Jack la fissava con un'espressione indecifrabile. 
- Mi ricorda qualcosa, - sentenziò, appunto. Doveva essere già stato in quel posto - ma se è davvero la tana di Pitch, avrebbe dovuto accoglierci a modo suo. Non è il tipo che fa aspettare gli ospiti. - Continuò con una smorfia. Stava ricordando qualcosa di brutto, a giudicare dall'espressione, poi però fece un mezzo sorriso. 
- Sei già stato qui? - Chiesi. L'aria era sempre più fredda, segno del mio nervosismo. Eppure, sentii una goccia di sudore scendere dalla mia fronte, trasformandosi in un cristallo di ghiaccio. Lo stesso si poteva dire di Merida. 
- Un paio di volte. Pensavo che non ci sarei più tornato, all'epoca. - 
- Se Pitch non si presenta, credo che saremo costretti a scendere lì sotto. - Affermò con un certo nervosismo la riccia. L'idea non entusiasmava nessuno, ma era l'unica apparente soluzione. 
Con una corda, ci calammo giù per la buca, nel buio più totale. Non vedevo nemmeno il rosso acceso dei capelli della ragazza, che era passata davanti a me. 
Avanzammo per quelle che parvero ore, ma che probabilmente erano solo una decina di minuti, senza riuscire a vedere nulla. Andavamo continuamente a sbattere contro le pareti. Forse era per colpa dell'oscurità, ma sembrava decisamente un labrinto, pieno di vicoli ciechi nel senso letterale del termine. 

- Benvenuti nella mia umile dimora, signori.- Una voce inquietante ci fece trasalire, ma non sembrava quella di Pitch. Era più profonda, più fredda e meno umana. Era come se venisse dal profondo della Terra. Mi si accapponò la pelle, ma risposi risoluta riacquistando l'aura regale che avevo perso in quei giorni. 
- Mostrati, se hai il coraggio. Chi sei tu? Stai parlando con la regina di Arendelle, venuta qui per cercare Pitch Black. Rispondi! - Sembravo sicura di me, ma in realtà stavo solo cercando di nascondere il tremore. Non pensavo che mi avrebbe ascoltato, ma la risata che sentii ebbe l'unico effetto di farmi tremare ancora di più. E, forse, anche di farmi arrabbiare un po'. Insomma, una mancanza di rispetto come quella non me l'aveva fatta neanche Jack! Mettersi a ridere dopo che avevo ragionevolmente fatto una giusta domanda e mi ero presentata! 
La Voce interruppe il flusso dei miei penseri, smettendo di ridere. Ora aveva un tono serio, ma mi parve ancora di essere presa in giro. 
- Vostra Maestà, è un onore avervi qui come mia ospite. - 
- Ti abbiamo fatto una domanda, che diavolo aspetti a rispondere? - Questa era Merida. Non seppi dire però se il coraggio che ostentava fosse vero o solo un modo per non farsela addosso, come nel mio caso. 
- Principessa, quale gioia vedervi nella mia casa! - Non sapevo se essere terrorizzata o molto arrabbiata. Ci aveva presi per stolti? 
- Non mi interessa se è una gioia o una condanna, dicci chi sei e facciamola finita! - Era evidente che aveva il mio stesso identico stato d'animo. 
- Ebbene, venite avanti. - Non volevo fidarmi, ma qualcosa mi spinse a seguire l'ordine e vidi che anche i miei compagno provavano quella sensazione. 
Improvvisamente tutto si fece più chiaro, quel tanto che bastava per vedere che c'era una figura distesa su un letto in una stanza così larga che non se ne vedevano i confini, ma il soffito era bassissimo, tanto che dovetti camminare chinata. 
Era ancora piuttosto buio, ma riuscii a distinguere i lineamenti di quella persona. Jack mi precedette, con la sua esclamazione di sorpresa. 
- Pitch? Allora non era davvero lui a parlare! - Infatti il suddetto stava placidamente supino su un giaciglio di pietra, con le braccia incrociate al petto. Quando, però, la Voce parlò di nuovo, provenne inequivocabilmente dal corpo dell'uomo nero. Percisamente, dal punto in cui doveva esserci il suo cuore. 
- Avete quasi indovinato, miei cari amici. Pitch Black è solo un ospite, un involucro per contenere il mio spirito. Non è ancora pronto per affrontarvi, ma lo sarà presto. Comunque, vi prego di perdonarlo, ha dei metodi... Poco convenzionali, per attirare le mosche alla ragnatela. - Il paragone non mi piacque per niente. Sapevo che sarebbe andata così, avevamo fatto esattamente il suo gioco. Il problema era: suo, di chi? Di Pitch? O della Voce? Presupposi che fosse più probabile la seconda opzione, data la definizione che la Voce aveva dato del suo alleato. Un involucro? Cosa avrebbe dovuto significare, che il corpo e lo spirito non corrispondevano alla stessa persona? Era praticamente ovvia la risposta, ma mi riuscì difficile credervi.  
- Mia regina, avete ragione. Mi sono appropriato del corpo del mio servo, non disponendo di uno mio. Spero che la rivelazione non sia troppo shockante. - Mi aveva evidentemente letto nel pensiero, anche se non riuscivo a apire come. 

Improvvisamente ebbi un'illuminazione, ricordando ciò che Pitch mi aveva detto durante la sua visita nel mio palazzo di ghiaccio. Aveva parlato di un padrone, un certo Helvete. Quel nome, all'epoca, mi fece quasi ridere. In quel momento, però, mi provocò un brivido lungo tutta la spina dorsale. Per di più, mi aveva raccontato un sacco di bugie su Jack. Io non gli avevo creduto, ma poi conobbi Merida e venni a sapere che erano innamorati, o lo erano stati. Non sarebbe stata un'informazione eclatante  - anche se non mi avrebbe certo reso felice - ma "Merida" era una delle ragazze nominate da Pitch, che erano state plagiate da Jack Frost, s
empre a detta sua. Parlando con lei, scoprii che c'era stato un fraintendimento e che non era stata tradita, anzi, era tutta opera dell'uomo nero. Non mi aveva raccontato tutto, solo le informazioni essenziali. Però, ero certa di averle sentito borbottare qualcosa a proposito di una bionda con i capelli troppo lunghi, nel sonno. 

Mi accorsi che la Voce, ossia Helvete, stava parlando con Jack, per cui cercai di seguire il discorso che mi ero persa, troppo impegnata a ricordare. 
- Che cosa vuoi da noi? - Stava domandando il mio amat... amico. 
- Niente che vostra Maestà non sappia già, signor Frost. -
A quelle parole i miei alleati si voltarono verso di me, con una muta domanda negli occhi. Cercai di richiamare alla memoria il discorso di quella volta, restando piuttosto basita da ciò che mi venne in mente. 
- Tu vuoi sconfiggere l'Uomo nella Luna e dominare il mondo? - Mi sembrava parecchio banale, come ambizione. 
- Davvero? Tutto qui? Hai letto troppi libri, Voce! Mi sembra quasi di sentire una delle favole della buonanotte che Moodie raccontava ai miai fratellini. - Anche lei era d'accordo con me, allora. Era troppo strano, per essere vero. 
- Mia regina, vi credevo più intelligente. Pensavate sul serio che volessi solo questo? Mi deludete. - Sembrava quasi stanco, a giudicare dal tono. Come se fosse davvero deluso dalla mia deduzione. 
- Ma è quello che mi disse Pitch, non ho dubbi. - Replicai, urtata. 
- Non gli avevo raccontato tutta la storia. Era più utile in quel modo. - 
- Cosa vuoi dire, Helvete? - Chiesi, non capendo bene cosa intendesse. 
- Salute! Ma non mi sembra il momento più adatto per starnutire, Elsa, anche se non è una cosa che possiamo controllare! - Alle parole di Jack non potei evitare di ridacchiare. Magari fosse stato solo uno starnuto! 
- No Jack, Helvete è il nome di questa voce. Si tratta di una parola norvegese che significa "Inferno" - Spiegai pazientemente, come se avessi dovuto aiutare un bambino a fare le divisioni. 
- Divertente siparietto, ragazzi, ma non mi sembra il caso di tirare fuori il dizionario! Così non caviamo un ragno dal buco! - Merida aveva ragione, perciò mi ricomposi immediatamente e così fece Jack. Beh, quasi. Era pur sempre lo spirito del divertimento. 
Comunque, tornammo a concentrarci su quell'essere, ma c'era qualcosa che non quadrava davvero: ricordavo perfettamente come Pitch mi aveva descritto il suo padrone. Ne aveva parlato come di un uomo, con un corpo in carne ed ossa. Perché ora doveva usare quello del suo prezioso servo? 
- Maestà, credete che Pitch Black sia l'unico che mi abbia ospitato? Quando lo incontrai per la prima volta, stavo indossando un generale dell'esercito del Sud, che non ha retto la mia potenza e si è disintegrato qualche giorno dopo. Da ciò ho dedotto che mi servisse un ospite particolare, dotato di una forza e una resistenza tale da contenere tutto il mio spirito. Lui non è stato la mia prima scelta, ma non avendo ottenuto la creatura che desideravo o dovuto ripiegare, più volte, arrivando infine al corpo che ho ora. - Un tono derisorio era il suo, ma anche solenne. Rimasi disgustata dalle sue parole: per Helvete le persone erano solo contenitori, dei vestiti da indossare a proprio piacimento! Mai avevo sentito parole più orribili e crudeli di queste, mai avevo visto sminuire in questo modo la natura umana. Decisi in quel momento che, fosse anche stato l'ultimo servizio dato da regina, o peggio, da viva, gliel'avrei fatta pagare molto cara. 
- Gli umani non sono oggetti o abiti! Non puoi distruggere così la vita di una persona! - Iniziò Merida, con le guance rosse come i suoi capelli e gli occhi lucidi. 
- Cosa vuoi che me ne importi, ragazzina? Voi, miseri umani, non sarete mai al livello delle creature magiche. - La sua voce, così calma, mi diede la nausea. Come si possono dire cose così terribili con tale tranquillità?! 
- Maledetto, come osi paragonarmi a te?! Sono stato umano anch'io e ne vado orgoglioso! Gli uomini sono straordinari, in grado di creare cose stupende anche senza la magia! E poi, se dici di essere come me, vuol dire che lo sei stato anche tu, un tempo. Stai forse rinnegando le tue origini? - Jack era più infuriato che mai. Non lo avevo mai visto così. 
- Io non sono mai stato un umano. Sono come l'Uomo nella Luna, sono un'entità molto più potente di voi, insulsi guardiani. Gli umani sono solo insetti, così attaccati ai loro stupidi valori. - No, questo non potevo proprio accettarlo. 
- Se credi davvero che sia così, ti sbagli di grosso. Avresti molto da imparare da noi! Possiamo pensare in modo lucido e intelligente, ma abbiamo un cuore in grado di battere per chi è a noi caro. Siamo capaci di amare, come tu non potrai mai fare! - Come poteva considerarci insetti? Credeva forse di essere un dio? 
-TI SBAGLI! - Non aggiunse altro. Noi tre guardavamo scioccati il corpo di Pitch, che cominciava a brillare di una luce nera, per poi spegnersi improvvisamente, come aveva iniziato. 
Fu allora che Pitch Black aprì gli occhi di tenebra. 




















Note della ritardataria cronica: Ehm... Non uccidetemi, okay? Sì, lo so che non  ho aggiornato la storia per più di un anno e che probabilmente adesso non ve ne frega più niente e volete solo linciarmi, ma capitemi! A giugno ho avuto gli esami di terza media (andati alla grande, comunque), in estate mi è mancata totalmente l'ispirazione per questa storia e in più non avevo voglia di scrivere il nuovo capitolo. Sono imperdonabile, non merito la vostra comprensione, ma siccome siete buoni cari e gentili me la darete lo stesso, vero? VERO???? 
E poi ho scritto 'sta roba e l'ho interrotta sul più bello, perché sono fatta così. Mi piace troppo la suspense. 
Solo che mi sembra troppo corto e mi dispiace tantissimo rifilarvi quest'obrobrio dopo un anno di assenza. Come minimo avrei dovuto farvi incrociare gli occhi, tanto avreste dovuto leggere. Scusateeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!! 
Comunque, mi farebbe tanto tanto piacere se mi lasciaste una piccola, minuscola recensione, anche se non me la merito. Giusto per dire "Bella" o "Ho sentito gli altri lettori, ci siamo organizzati per venire a linciarti sabato". Cose così, insomma. Certo che le classiche, vecchie, adorabili e fluffose recensioni sarebbero molto più gradite :-) 
Sono le ventidue e trentacinque, ho sonno e domani devo alzarmi presto, perciò vi saluto sperando nella vostra clemenza. 
Baci 
Mary <3

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