Call it magic, call it true. I call it magic when I'm with you.

di ZouisTatoo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 + Epilogo ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***





Declaimer: questa storia non è scritta a scopo di lucro, ogni cosa che leggerete è stata partorita dalla mia mente e non intendo in nessun modo offendere i personaggi dei quali ho inventato il carattere.
 
 
 
 
 
 
Premessa
 
 
 
 
 
In una terra lontana, sconosciuta alla maggior parte degli abitanti del mondo moderno, si trovano due piccoli regni.
Questi due reami, gli unici nel raggio di miglia e miglia tutto intorno, sono gli unici su quella terra e sono molto vicini ma non potrebbero essere più diversi e divisi tra loro.
La terra che li ospita è un paradiso naturale, boschi, vallate e limpidi ruscelli impreziosiscono quel lembo di territorio nascosto agli occhi di tutti.
Divisa in due parti da un bosco fittissimo, che solo pochi hanno provato ad attraversare, quel luogo ospita due castelli e due sovrani. Due popoli e due storie che in passato si sono incontrate e scontrate.
Il popolo di uno dei due regni è non del tutto differente da quelli europei del 1600, sovrani e nobili spocchiosi che si arricchiscono alle spalle del resto della popolazione che vive per la maggior parte nella miseria.
L’altro regno, il primo se si parla in ordine di nascita, è un regno del tutto particolare, come non ce ne sono altri in tutta la Terra. La popolazione che vi vive è nata in quei luoghi ed è la stessa da millenni, nessuna emigrazione e nessuna immigrazione; i figli, i nipoti e i pronipoti si susseguono di generazione in generazione su quei territori. Tutti vivono in pace e felici. Non ci sono case in muratura o costruzioni dell’uomo, lì la parola d’ordine è natura.
Anche l’alloggio reale è una cavità naturale, un castello ricavato dal lavoro dell’acqua all’interno di una grossa grotta ai piedi dell’unica montagna del posto. Il popolo vive così da sempre, in grotte, alberi cavi o nelle rientranze degli argini del ruscello delle gemme.
Sì, gemme preziose, castelli nella roccia e magia sono cose quotidiane a Greenland.
Perché Greenland è un regno magico, la magia è all’interno di ogni essere vivente e si manifesta in ogni piccola azione buona.
Nella foresta incantata si possono incontrare creature magiche di ogni tipo, dalle fate agli elfi, dai troll agli gnomi passando dai fiori parlanti e dalle sirene.
Al potere c’è, da più di cinquant’anni, un elfo tanto potente quanto buono.
Il re Horan è uno dei migliori sovrani di sempre, amato da tutti i suoi sudditi e capace di mantenere la massima sicurezza e prosperità all’interno del regno.
Tutti a Greenland vivono in armonia gli uni con gli altri, ognuno ha la sua routine e tutti conoscono il principe e i suoi due migliori amici –le uniche persone che a Greenland scombussolano spesso la routine di qualcuno.
Il principe del regno è Niall Horan, un elfo fin troppo furbo con i capelli biondissimi e i penetranti occhi azzurri come le acque del lago delle sirene quando il sole ci si rispecchia dentro a mezzogiorno.
Niall ha diciannove anni e la vita del castello non è la sua preferita, per questo appena gli è possibile sgattaiola fuori e passa tutto il suo tempo a casa dei suoi due migliori amici da sempre.
La casa di Louis e Zayn, rispettivamente un folletto e una fata, è una grossa quercia vicino al limitare del bosco di confine ed è il luogo dove i tre passano il loro tempo quando non sono in giro per il paese a combinare qualche disastro. Tutti nel regno li conoscono e li hanno soprannominati “il trio degli incidenti”.
Come quella volta che Zayn aveva reso – senza volerlo sia chiaro – Louis una specie di spirito notturno e per tre giorni il folletto cadeva addormentato al primo raggio di sole che spuntava da dietro le colline a est, Niall quando ci pensa ancora ride a crepapelle. Il folletto si era arrabbiato tantissimo.
E poi c’è stata anche quella volta che Louis non voleva farsi vedere da Zayn e fargli così uno scherzo ma il moro con un incantesimo lo aveva trasformato in uno gnomo canterino, la voce acuta e squillante del castano che voleva essere arrabbiato ma continuava a cantare una dolce ninna nanna aveva fatto aumentare a dismisura l’intensità delle risate del giovane elfo biondo.
 
 
 


 
 
“Che cos’è l’uomo nella natura?
Un nulla rispetto all’infinito,
un tutto rispetto al nulla,
un qualcosa a mezzo tra il tutto e il nulla.”
-B. Pascal
 
 
 



 
“Niall, sbrigati”, sibila Louis, l’elfo si guarda intorno ma quello che vede sono solo alberi, cespugli e piccoli arbusti. Dove si sarà cacciato questa volta quel maledetto folletto dagli occhi ghiaccio?
“Niall” sbotta Louis e il biondo sobbalza girandosi di scatto, da quanto tempo è dietro le sue spalle proprio non lo sa. Louis è l’unico essere che riesce a eludere i suoi sensi sovrasviluppati.
“Per tutti i troll di Rockworth, Louis!” sibila l’elfo sistemandosi la casacca verde “vuoi farmi morire di crepacuore?” sbotta. “Tu non puoi morire di crepacuore, Niall” dice Louis allegro pizzicandogli un fianco e continuando a osservare lo spazio circostante, “c’è qualcuno” sussurra poi con la voce più bassa e gli occhi assottigliati tornando serio.
“Qualcuno di estraneo” specifica afferrando un polso niveo del biondo per trascinarlo dietro un cespuglio di bacche arancio prima che potesse anche solo pensare di dire qualcosa.
Niall sa che con la parola ‘estraneo’ Louis non intende una persona che non è di Greenland ma qualcuno che non è una creatura magica, però chiede comunque – con un sussurro appena percepibile – spiegazioni all’altro che gli fa segno di stare in silenzio e continua a ignorarlo.
I due rimangono accucciati dietro le foglie in silenzio, le orecchie appuntite dell’elfo fremono nel captare alcuni rumori. Dopo qualche secondo, vedono alcuni rami muoversi, alcuni rami degli alberi del bosco-confine, della foresta magica che quasi nessuno è mai riuscito ad attraversare in vent’anni.
Dall’altra parte c’è solo un regno e questo può voler dire una sola cosa, quel qualcuno che ha attraversato il bosco è un abitante di Grayland, un umano.
Niall è curioso, e anche un po’ spaventato – lo ammette –, dal fatto che la foresta incantata abbia permesso il passaggio a un umano, non è mai capitato prima, o almeno lui non lo ha mai saputo.
“Lo sapevo” sbotta Louis mantenendo sempre un tono basso di voce “un umano” continua storcendo il naso.
Lo vedono chiaramente entrambi dopo una decina di secondi, un ragazzo sui vent’anni che cammina scomposto tra i rami intricati degli alberi magici e cade al suolo appena dentro la piccola radura soleggiata davanti a loro. Ha dei graffi sulle guance e sulle braccia muscolose, i vestiti strappati e sporchi di terra e alcune foglie incastrate tra i capelli castani, dopo essere caduto sulle ginocchia, non si alza e si rannicchia in posizione fetale senza spostarsi di un centimetro.
“Sta male Lou, dobbiamo aiutarlo” dice Niall e prova ad alzarsi e uscire allo scoperto per raggiungere lo straniero ma il folletto lo ferma, scuote la testa e “sei pazzo?” chiede all’elfo “cosa dovremmo fare noi?” continua.
Il suo sguardo però non lascia il corpo del ragazzo che non da segno di muoversi.
“Non possiamo di certo lasciarlo qui e andarcene come se nulla fosse” sbotta Niall e Louis è costretto a dargli ragione. Sbuffa e annuisce facendo muovere la punta del cappello rosso che tiene a bada i suoi capelli castani e “ovviamente no” dice “avviseremo la guardia di tuo padre, poi, faremo come se nulla fosse successo”.
Niall lo ignora, tiene gli occhi fissi sul ragazzo ancora accovacciato sull’erba fresca e annuisce a se stesso prima di “lo porteremo a casa tua” stabilire, per poi alzarsi e uscire dal nascondiglio che gli offrivano le foglie smeraldine del cespuglio lasciando l’amico immobile per un paio di secondi.
“Che cosa?” chiede sconcertato Louis con la voce due ottave più alta del normale ma comunque melodiosa “potrebbe essere pericoloso, Niall, è un umano” continua evidenziando l’ultima parola.
Le parole del folletto, e soprattutto il volume con il quale sono state pronunciate, attirano l’attenzione del ragazzo che si tira faticosamente a sedere e toglie dai capelli un paio di foglie guardandosi attorno spaesato per diversi secondi.
“Gli alberi del bosco lo hanno fatto arrivare fino a qui, qualcosa vorrà pur dire” ribatte l’elfo, Louis sbuffa e “casa mia è anche casa di Zayn” costata ovvio “e tu sai cosa pensa Zayn degli umani, Niall” sibila marcando bene il nome dell’altro.
L’amico però lo ignora e si avvicina all’umano studiandolo attentamente, è sicuro di riuscire a convincere Zayn, anche se non sarà facile; e Louis sa che può farcela davvero, maledetto elfo.
Il folletto si alza da dov’era accovacciato e si spazza con le mani i vestiti rossi sui quali si erano attaccati dei fili d’erba brillantina, sbuffando, rotea gli occhi al cielo e segue il biondo.
“Ciao” esordisce Niall con voce chiara senza distogliere gli occhi da quelli castani e leggermente arrossati del ragazzo “io sono Niall Horan, il principe di Greenland” si presenta sorridente e l’espressione dell’umano passa da leggermente spaventata ad assolutamente confusa.
“Tu chi sei?” continua il biondo non ottenendo risposta, il ragazzo si passa di nuovo una mano nei capelli e fa una smorfia di dolore, sposta lo sguardo dall’elfo al folletto e “L-liam” balbetta “Liam Payne”.
“Payne?” sbotta Louis spalancando gli occhi e facendo un salto all’indietro, anche Niall si è irrigidito nel sentire quel cognome, il folletto si volta verso l’amico e “che ti avevo detto Niall? A Zayn non piacerà questa cosa, non gli piacerà per niente” dice muovendo a scatti le mani.
Liam, ancora seduto sul terreno, li guarda dal basso sempre più confuso, non ha notato il salto –per nulla normale– del castano dal cappello rosso. È così stanco che fatica anche solo a tenere la concentrazione necessaria ad ascoltare le parole degli altri due. E adesso che ci pensa, Liam continua a scrutare i due senza capire il problema che ha questo Zayn con il suo cognome. E poi sta parlando con un principe, non che per lui sia strano visto che suo zio è re ma.
“Parliamo chiaro” inizia Louis con tono serio mettendosi davanti a Liam con le mani sui fianchi “che cosa ci fa qui il nipote del grande re di Grayland?”.
Louis vorrebbe essere minaccioso, il suo tono è duro e ironico nel nominare il sovrano umano, e magari – se Liam rimanesse seduto a terra – Louis lo sarebbe anche –minaccioso–, ma l’umano decide di alzarsi in piedi e tutta la scena di Louis arrabbiato con il petto in fuori diventa ridicola.
Liam, infatti, è circa quindici –venti– centimetri più alto del folletto e notevolmente più imponente e muscoloso.
Louis non si scompone, continua a guardare il ragazzo dritto negli occhi, “sono scappato” dice Liam “sono andato verso il bosco, mi sono perso e mi sono ritrovato, non so quanto tempo dopo, qui” spiega con voce bassa e roca “non so nemmeno come ho fatto ad arrivare” ammette passando una mano tra i capelli sporchi e scompigliati.
Per quanto tempo ha camminato? Forse giorni, non lo sa. Là dentro non si riusciva a distinguere il giorno dalla notte e ogni albero è identico a quello vicino.
Louis continua a guardarlo con sospetto, Niall da dietro le spalle del folletto osserva attentamente l’umano e sa – è certo – che Liam dice la verità e non è un pericolo per loro o il regno, quindi mette una mano sulla spalla di Louis e “andiamo Lou, ha bisogno di cure e riposo, è un tipo apposto” bisbiglia nel suo orecchio appuntito.
Il folletto annuisce serio, crede sempre a Niall e al suo giudizio, gli elfi non sbagliano mai, sono piuttosto bravi a leggere le persone.
Anche se non è per nulla convinto di questa decisione, Louis si sistema il maglione rosso che indossa e, rivolgendosi a Liam, con la sua voce squillante dice “va bene umano, seguimi. Ti daremo del cibo e un tetto fino a quando non sapremo cosa fare con te”.
In fondo deve mantenere un minimo della sua facciata da duro.
E sa di non essere troppo gentile Louis ma sta già pensando alla reazione che avrà Zayn quando verrà a sapere di avere un umano in casa, e non un umano qualsiasi – perché rendere le cose meno complicate di quello che potrebbe essere? – ma il figlio dei presunti assassini dei suoi genitori.
Zayn darà di matto, dovranno stare attenti a non essere trasformati in qualche strana creatura o fulminati sul posto, ma non è questo che preoccupa Louis.
No, Louis è preoccupato perché il suo migliore amico, suo fratello, prenderà male questa storia, malissimo.
Si arrabbierà, è ovvio che lo farà, ma quando gli sarà passata sarà distrutto, sarà costretto a rivivere il dolore che non lo ha mai abbandonato, quel dolore che è nato con lui. Si rifugerà su qualche quercia isolata, da solo, e qualcosa dice a Louis che i sogni degli abitanti del regno saranno tristi questa notte, malinconici.
Il bosco-confine, circa vent’anni prima, era una semplice e ospitale foresta magica che permetteva e spesso accompagnava le persone durante il passaggio da una parte all’altra della terra, e gli umani vivevano pacificamente con la magia e tutti gli esseri che essa comportava e comporta attualmente.
Né Louis né Niall si ricordano la notte dell’incendio che ha posto fine a tutto questo, Louis aveva poche settimane di vita, Niall ancora non era nato.
Entrambi però ne hanno sentito parlare, tutti ne hanno sentito parlare. Loro l’hanno anche vissuta in un certo senso, e tremano al pensiero che ricordandola al moro possano ricadere nuovamente in quel sogno straziante.
Quella notte è stata l’inizio della divisione tra i due regni, l’inizio delle facce cupe quando si parla di umani a Greenland e l’inizio -da parte degli umani- della negazione riguardo all’esistenza della magia.
Zayn, pur avendo poche ore di vita allo scoppio dell’incendio di quella notte, è colui che più ha sofferto e continua a soffrire per quell’evento. Zayn che in quell’incendio ha perso entrambi i genitori e ha rischiato di morire lui stesso, appena nato.
Quella notte, a casa Malik c’era un’aria piena di attesa, felicità e commozione: la signora Trisha, fata della natura – e una delle numerose nipoti di Titania, antica regina delle fate – ha partorito il suo primo figlio, Zayn.
È stato un evento spettacolare, erano decenni che non nasceva una fata uomo e per di più con una parte di sangue regale. Zayn, fata della notte, era un vero e proprio dono speciale per la famiglia e il regno tutto.
A casa Malik, oltre a Trisha e suo marito, quella sera c’erano anche i signori Payne, una famiglia aristocratica di grande spicco nella società gerarchica di Grayland. Una famiglia di umani molto amici con i Malik e con altre famiglie di esseri magici.
Ed è per questo che tanti faticano a credere, ancora adesso, che siano stati proprio i Payne ad appiccare il fuoco alla casa quella notte, fuoco che ha generato l’incendio in cui sono rimasti uccisi tutti quelli che erano all’interno della casa, loro compresi, a parte il piccolo neonato –Zayn, salvo per miracolo.
Louis non sa cosa pensare riguardo a questa storia, vorrebbe credere a quelli che dicono che sono stati i Payne e iniziare a odiare profondamente gli umani come tanti fanno ma non ce la fa. Non ce la fa perché non capisce come gli umani –una specie assolutamente egoista e dedita alla conservazione di loro stessi più di qualsiasi altra cosa– possa aver appiccato un incendio che, non solo li ha resi vittime, ma ha ucciso anche le persone che amavano.
Louis non odia gli umani, a dire la verità a parte Liam non ha mai avuto a che fare direttamente con loro, quello che sa sono storie di gnomi o sirene e di certo non si può prendere tutto alla lettera quello che esce dalle loro bocche, lo sa bene.
 
 
 



 
I tre ragazzi si dirigono verso casa di Louis e Zayn, fortuna che il moro non rientrerà prima del crepuscolo così Louis potrà inventarsi qualcosa che faccia in modo da far arrivare tutti interi e loro stessi alla mattina dopo. Ha già provato l’effetto della magia dell’amico e, davvero, non ci tiene a farlo di nuovo, almeno non nell’immediato futuro e non per una cosa in cui non centra nulla.
Il viaggio dura più del solito, non solo perché gli umani sono dannatamente lenti ma anche perché Liam è stanco e dolorante quindi ancora più rallentato.
Sono quasi arrivati quando Louis, che apre la fila, si blocca all’improvviso facendo scontrare l’umano contro la sua schiena e – oh – Louis se lo aspettava più delicato.
“Scusa” dice Liam quando il folletto si volta e pianta gli occhi celesti nei suoi.
Louis ignora la sua voce e, continuando a guardarlo in quel modo – che Liam definisce inquietante – dice “ti accolgo in casa mia, non fare disastri o ti sbatto fuori entro stasera e soprattutto quando arriverà Zayn fa come ti dico. Se ti dico scappa, tu scappa”.
Liam lo guarda confuso ma annuisce.
Questo Louis è alto un metro e una monetina da venti centesimi e gli sta dicendo che è possibile che debba scappare da questo Zayn che, a dire la verità, Liam non ha ancora capito chi sia e come faccia a conoscerlo e odiarlo così profondamente da volerlo picchiare.
E poi Liam si chiede come possa Louis –così si chiama lo gnomo con il cappello rosso che tiene a bada una frangia di capelli castani che lo sta aiutando ma anche studiando come se fosse un esperimento di laboratorio–, affrontare questo Zayn –chiunque lui sia– e uscirne illeso se è così pericoloso.
Non per vantarsi, ma Liam è alto un metro e ottantasette centimetri per settantotto chili di puri muscoli, quel ragazzino non è nemmeno paragonabile.
Comunque annuisce di nuovo, senza dire nulla. Non vuole farlo irritare – gli sembra permaloso e suscettibile abbastanza di per sé – poi lo sta aiutando e non può di certo lamentarsi.
Dietro di lui è quasi sicuro ci sia il biondo ma nessun rumore accompagna i suoi passi. Si volta appena e lui è lì, con un sorriso luminoso sulle labbra e due occhi splendenti che lo scrutano. Liam accenna un sorriso come risposta e riprende a camminare dietro Louis; arrivano ai piedi di un grosso albero il cui tronco si divide in due, a circa due metri e mezzo di altezza dal suolo, e dall’apertura s’intravede una luce calda che sembra naturale ma Liam sa che non può esserlo.
Poi, come risvegliato da una specie d’ipnosi, inizia a pensare e si rende conto che intorno a lui e nel tragitto che ha percorso con quei due non ha visto case, non ha visto nemmeno altre persone, e forse dovrebbe essere preoccupato e avere paura ma è solo sempre più confuso e terribilmente stanco.
È come se sapesse quello che sta succedendo ma non lo ricollegasse a qualcosa di reale, come se tentasse di ricordare un sogno il mattino dopo. Sa che lo hai fatto ma non riesce a riportare alla mente nemmeno un fotogramma di esso.
“Vivete in un albero?” chiede Liam bloccandosi davanti al grande tronco e osservando Niall e Louis con gli occhi spalancati, il folletto alza un sopracciglio e lo guarda con aria di superiorità “sì, qualche problema?” chiede. Liam scrolla le spalle e “io come riuscirò a entrarci?” chiede, ha deciso che non si chiederà il perché di nulla almeno fino alla mattina seguente quando la sua mente sarà riposata e abbastanza lucida da farsi prendere dal panico.
Louis sbuffa, rotea gli occhi al cielo e, con le mani sui fianchi, “non sei poi così grosso, umano” borbotta prima di spiccare un salto e atterrare in punta di piedi accanto all’apertura come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Liam fa due passi indietro, che cos’era quello?
La sua bocca è socchiusa e i suoi occhi strabuzzati, porta le mani davanti a se e “c-come hai fatto?” chiede sconvolto. Quello che ha visto non ha senso, forse quei fumi rosa che erano nell’aria all’inizio del bosco stanno facendo effetto e adesso ha le allucinazioni. Per forza perché non è possibile, proprio no.
Louis all’inizio lo guarda confuso poi ridacchia e, scuotendo le spalle, “ho saltato” risponde semplicemente. Niall scuote la testa con un sorriso sulle labbra, si rivolge a Liam e si avvicina a lui.
L’umano si allontana, spaventato. Chissà cosa altro sono in grado di fare questi due, e come sono in grado di farlo?
“Non sai nulla della magia, vero Liam?” chiede con voce incantatrice Niall, Liam scuote la testa senza smettere di guardare gli occhi azzurrissimi “magia?” chiede scettico.
Ricorda alcune storie che la sua allevatrice gli raccontava la sera quando era piccolo, parlavano di un regno incantato, di fate ed esserini magici molto gentili che proteggevano i bambini buoni.
Aveva appena quattro anni e all’inizio ci credeva davvero, ma una volta cresciuto ha iniziato a pensare fossero fiabe inventate, le classiche storie che si raccontano ai figli e ai nipoti per farli stare buoni. Non credeva di certo che questo mondo esistesse sul serio, andiamo, fate e folletti?
Se quei due lo stanno prendendo in giro la pagheranno entrambi, non ha voglia di sottostare al loro divertimento.
“Sì” afferma Niall annuendo “magia, folletti, fate ed elfi” spiega muovendo le mani e sorridendo ampiamente come se gli avesse letto nella mente.
“Spero tu stia scherzando” risponde duro Liam, si allontana ancora di un passo quando il biondo si avvicina. Niall scuote la testa e Louis, ancora sopra all’albero, borbotta qualcosa che però Liam non capisce.
“Non sto scherzando, e non ti sto mentendo. Non vogliamo farti del male, vogliamo aiutarti” dice Niall mantenendo un tono di voce chiaro e pacato e annuendo all’amico.
Liam viene attraversato da un brivido, “non può essere vero” sussurra più a se stesso che agli altri due.
“E invece lo è, dannazione” sbotta Louis atterrando accanto a Liam con un altro salto elegante, l’umano sobbalza per lo spavento e si allontana.
“Non vogliamo farti del male” ripete Louis, la sua voce è calma e dolce.
Liam li guarda entrambi, alternando velocemente lo sguardo da uno all’altro. La sua espressione è spaventata, gli occhi spalancati e la pelle pallida.
Come può essere possibile che le storie di quando era bambino siano reali? Che quel mondo che ha sempre sognato visitare, dove gli hanno fatto credere fossero i suoi genitori per anni quando era appena un bambino, fosse reale?
“Ricominciamo da capo, va bene?” dice Louis dopo qualche secondo avvicinandosi piano “prima sono stato uno stronzo, scusami. Ma l’ho fatto per un motivo preciso che non ho intenzione di dirti, almeno non adesso” continua.
Liam smette di allontanarsi, rimane fermo immobile e non perde nemmeno un movimento dei due ragazzi di fronte a lui. Non sa come ma sta iniziando a calmarsi e ciò gli permette di ragionare meglio, anche se, per capire –o accettare– quello che gli stanno dicendo deve smettere di usare la ragione.
“Io sono Louis Tomlinson” dice il castano avvicinandosi con passi leggeri “e sono un folletto”.
Quando arriva davanti a Liam –che è indeciso se scoppiare a piangere oppure a ridere – Louis si ferma e gli tende una mano, l’umano lo guarda indeciso, fa un respiro profondo, poi gliela stringe.
Un sorriso luminoso si dipinge sulle labbra del castano ma sparisce quando l’umano dice “come faccio a sapere che non mi stai prendendo in giro?” chiede, Louis rotea gli occhi al cielo e annuisce.
Liam si schiarisce la voce, punta gli occhi in quelli celesti di Louis e “mettiamo che io creda alla magia e all’esistenza degli esseri magici. Come posso dire che tu sei un folletto? Io avrei detto gnomo”. Il ragazzo lo fulmina con lo sguardo e fa una smorfia con le labbra fini, Niall al suo fianco ridacchia.
Fa poi un passo indietro e apre le braccia con un mezzo sorriso sul volto “guarda sul terreno intorno a me, non ho ombra. Hai visto prima come ho fatto a salire sull’albero, posso muovermi nel bosco senza farmi né sentire né vedere. Sapevo del tuo arrivo sei minuti prima che tu effettivamente uscissi dal bosco” dice e Liam annuisce, non vuole sentire altro, “ti credo”.
Si gira poi verso il biondo, che non ha smesso un secondo di fissarli, e chiede “sei un folletto anche tu?”.
Il biondo scuote la testa e sorride ampiamente avvicinandosi “Niall Horan, elfo” si presenta.
Liam s’inchina leggermente ricordandosi che il biondo, quando si è presentato la prima volta, ha detto di essere un principe.
Se se lo fosse dimenticato al castello, o avesse dato del tu a un reale come ha appena fatto con quel ragazzo, adesso sarebbe nella sua camera ad aspettare di essere punito. Liam trema a quel pensiero, ora non deve più preoccuparsene, non fino a che non si farà trovare. Non è nemmeno sicuro del fatto che lo cercheranno, comunque; e dovrebbe essere sbagliato ma un po’ ne è sollevato.
Niall ride e Liam per qualche secondo rimane incantato dal suono della sua risata, un po’ per la bellezza di quel suono cristallino un po’ perché si era perso nei suoi pensieri. Sorride al biondo perché non può farne a meno e tutta la paura sentita poco prima sparisce dal suo corpo in un batter d’occhio.
“Bene, adesso vogliamo andare in casa?” chiede Louis, gli altri due annuiscono.
Liam si avvicina alla pianta, si blocca e chiede “avete pensato come fare per farmi entrare?” Louis annuisce e sorride alzando una mano. Schiocca le dita, le sue labbra tremano leggermente come se parlasse troppo piano per essere udito e pochi secondi dopo due dei rami del grosso albero si muovono abbassandosi verso Liam. Questo salta all’indietro spaventato, Niall ride di nuovo e gli da una piccola spinta sulla schiena.
I rami avvolgono le gambe e il petto del ragazzo e lo sollevano fino all’apertura nel tronco. Quando i piedi di Liam toccano il legno lascia andare il respiro che aveva trattenuto e si porta una mano al cuore che batte all’impazzata per lo spavento.
“Non ho molte alternative sul fatto di credere o no alla magia, a questo punto” borbotta tra se, pochi secondi dopo anche gli altri due sono saliti con un salto e si sono calati all’interno dell’apertura senza aspettarlo.
Liam si guarda intorno per qualche secondo, i rami dell’albero su cui si trova sono di nuovo al loro posto e tutto sembra normale.
Magia, bah.
Guarda verso il basso e non vede nulla se non un alone di luce calda, sospira e si lascia cadere dentro il tronco dell’albero sperando di non incastrarsi al suo interno o di non finire spiaccicato dall’altra parte, qualsiasi cosa ci sia. Chissà se Louis e Niall hanno pensato al fatto che Liam è grande circa come loro due messi assieme, l’umano spera di sì.
L’interno dell’albero è grande, molto più grande di quello che Liam si aspettava e di quello che può sembrare da fuori. È diviso in stanze, un salotto con un divano dall’aria comoda e un tavolo rotondo, un angolo cucina e una porta che Niall gli dice porta alla zona notte. Una vera e proprio casa.
Tutto è in legno, la luce calda che illumina l’ambiente Liam non sa da dove deriva ma non se ne cura poi così tanto perché appena Louis lo fa sedere su una delle poltrone e gli poggia un panno umido sulla fronte tutta la stanchezza che ha accumulato torna a farsi sentire e i suoi occhi faticano a rimanere aperti.
“I graffi guariranno in fretta, non dormire proprio adesso o dovremmo chiamare un gigante per spostarti in camera da letto, e non sono per nulla simpatici” gli dice Louis e Liam riapre di scatto gli occhi. Sente leggermente pizzicare una guancia e la fronte sotto gli stracci che l’elfo gli ha poggiato addosso e adesso lo vede armeggiare con le maniche della sua maglietta.
Liam guarda Niall e, se non provasse fastidio nel farlo, avrebbe un sopracciglio alzato, l’elfo ricambia il suo sguardo e “togli la maglietta? Devo controllare che tu non abbia altre ferite” gli dice, l’umano grugnisce e si sfila l’indumento con un gemito di dolore quando questo sfrega sul suo bicipite destro. Guarda la sua pelle e si accorge di avere un grosso taglio sporco di terra che adesso sente pulsare. Distoglie lo sguardo.
“Non preoccuparti, quando ti sveglierai sarà rimasta solo la cicatrice” dice Louis prima di prendere altre bende e, dopo averle immerse in uno strano liquido verdastro –Liam non vuole davvero sapere cosa c’è dentro–, stringerle attorno al suo braccio ferito.
Dopo un po’ di tempo, Liam deve essersi appisolato, Louis toglie gli stracci dalla sua faccia e cambia quello sul braccio. Scuote poi Liam e lo costringe ad aprire gli occhi “andiamo, ti accompagno in camera da letto così puoi dormire quanto ti pare” afferma, Liam annuisce e si guarda intorno “dov’è il tuo amico?” chiede.
“È andato a casa sua, lui non vive qui” dice solamente Louis prima di afferrarlo per una spalla e spingerlo ad alzarsi. Le sue mani sulle braccia e sui fianchi sono fredde e un brivido percorre Liam.
Uno sbuffo esce dalle sue labbra nell’alzarsi, le sue gambe sembrano gelatina e Liam non è sicuro che possano reggere il suo peso. Louis sembra leggergli nel pensiero perché dice “non permetterti di cadere perché se mi schiacci non ci sarà nessuno a prendersi cura di te”, Liam scuote la testa e riesce muoversi verso la porta di legno con non poca fatica.
Si blocca solo quando ormai è a pochi passi da un letto, di una dimensione normale grazie al cielo, con Louis alle sue spalle che gli chiede “cosa sono quei segni sulla schiena?” con la voce cristallina che tradisce preoccupazione.
Liam rimane immobile, senza nemmeno respirare, per una lunga manciata di secondi che sembrano dilatarsi tanto che il folletto si affretta a dire “non devi dirmelo, scusa”. Le spalle di Liam si rilassano impercettibilmente ma non si volta verso l’altro, sussurra solo un “grazie”.
Il castano dietro di lui continua a osservarlo, Liam sente i suoi occhi azzurri sui segni tra le sue scapole, rimane in silenzio per ancora qualche secondo poi con il tono di nuovo normale “se hai bisogno di qualcosa sono nella stanza accanto. Se sentirai urlare non preoccuparti e non uscire dalla camera, per favore” dice Louis per poi voltarsi e chiudersi la porta alle spalle senza aspettare risposta.
 
 
 
 

 
 
“Per giungere all’alba non c’è altra strada che la notte”.
-K. Gibran
 
 
 
 



Liam si sveglia a causa di un rumore che sembra qualcosa di legno che si spezza e sente tremare appena il letto. Apre gli occhi di scatto e impiega più tempo del normale a capire dove si trova. Intorno a lui c’è quasi completamente buio, un forte odore di freschezza e legno. Non è al castello, respira profondamente e tenta di calmare il suo cuore.
Tende le orecchie e getta di nuovo la testa sul cuscino, chiude gli occhi massaggiandoli con le dita quando immagini del giorno prima gli invadono la mente.
Sente altri rumori, delle voci che sembrano arrabbiate, un altro colpo probabilmente alla parete che divide la stanza in cui si trova da quella dove sta avvenendo la discussione.
Si passa una mano sul viso dove si aspetta di trovare i segni dei graffi del giorno precedente accarezzando però pelle liscia e senza ferite. Poi ripensa agli impacchi magici che gli hanno fatto Louis e Neil? -non ricorda con precisione- e scuote la testa ancora un po’ incredulo.
La stanza è buia, la finestra non molto grande è coperta da una spessa tenda bordeaux che non lascia filtrare nemmeno un raggio di luce e Liam deduce sia ancora –o già– notte. Quanto ha dormito?
Un altro rumore non definibile proviene dall’altra stanza, voci confuse che parlano velocemente e un altro colpo contro la parete. Altre parole, una porta che sbatte.
Un paio di minuti dopo sente qualcuno, probabilmente Louis, aprire lentamente la porta della stanza senza fare rumore, nessun rumore di passi o spostamento d’aria, fottuto gnomo.
Liam s’irrigidisce ma rimane immobile e fa finta di dormire. Le orecchie tese e gli occhi chiusi.
Sente aprirsi l’anta dell’armadio e lo strusciare di stoffa contro stoffa. Con un leggerissimo scricchiolio, qualche secondo dopo, la porta della stanza si richiude.
La prima cosa che Liam pensa è di seguire Louis e chiedergli cosa sia successo, poi si ricorda delle sue parole, delle raccomandazioni sul non uscire dalla stanza e tutto il resto. Pensa che la discussione avvenuta nell’altra stanza poco prima deve essere stata tra Louis e Zayn e allora torna sotto le coperte. È troppo stanco per pensarci in quel momento, e poi è notte. Con Louis parlerà domani mattina e gli chiederà cosa ha contro di lui Zayn.
Appena chiude gli occhi, non sa nemmeno com’è caduto addormentato in una frazione di secondo, Liam inizia a sognare, sa che è un sogno –ne è quasi certo– ma la sua mente è confusa e sembra tutto così reale che quasi ci crede.
È in una casa, piccola ma accogliente e calda. Seduti attorno al tavolo rettangolare di legno chiaro, che è tra il camino acceso e il divano grigio, ci sono due uomini e due donne. Due di loro hanno vestiti da corte, con merletti e stoffe spesse e pregiate; Liam li riconosce e il suo cuore inizia a battere furiosamente.
Sono i suoi genitori e vorrebbe svegliarsi perché ha una sensazione bruttissima che gli chiude la gola e non vuole stare male di nuovo quando si sveglierà. Vuole dimenticare quella sensazione di vuoto che lo attanaglia da dentro ogni volta che pensa a loro e non si ricorda com’è averli vicini.
Sua madre ha i capelli color del grano raccolti in una crocchia ordinata, al collo una collana d’argento con una pietra verde che spicca sulla pelle nivea; sorride e gli occhi di Liam si riempiono di lacrime.
Le persone intorno al tavolo sembrano felici, la bellissima donna mora che parla con sua madre si accarezza il pancione con movimenti leggeri e circolari delle dita e sorride con gli occhi luminosi e profondi. Sulla sua schiena un paio di ali verde smeraldo brillano di emozione e felicità, Liam non sa come fa a sapere queste cose ma è sicuro siano vere.
Il sorriso della donna viene però presto rimpiazzato da una smorfia di dolore, apre la bocca e respirare le diventa difficile; l’uomo al suo fianco e la madre di Liam si alzano dalle sedie velocemente interrompendo i discorsi che stavano facendo per aiutare la donna mora –Trisha, è questo il nome che sua madre ripete alternando rassicurazioni a consigli di respirare profondamente– a stendersi sul divano.
Poi tutto diventa buio, Liam per un attimo crede di essersi svegliato ma il suo corpo non risponde ai comandi. Adesso si trova nella foresta, è convinto sia quella che ha attraversato per arrivare dove effettivamente è ora, anche se è molto meno fitta e spettrale. Vede l’esterno della casa, in legno e pietre grezze, in cui ha rivisto i suoi genitori poco prima, le luci sono accese e dentro c’è movimento.
Vorrebbe avvicinarsi e sbirciare alla finestra per vedere quello che sta succedendo, se quella donna sta effettivamente partorendo, ma si accorge di non essere solo.
Non vede nessuno vicino a lui ma sa che non è solo, la sensazione che gli attanaglia le viscere in modo doloroso sempre più accentuata. Al margine del suo campo visivo, dopo quelli che sembrano minuti in cui rimane immobile nel buio della notte, Liam nota un’ombra che si muove furtiva e si avvicina alla casa, volta di scatto la testa per vedere meglio ma, come preso da un tremendo capogiro, sente un dolore secco dietro la nuca ed è di nuovo buio.
Liam è esausto. Sta dormendo ma ha capito che non è un sonno normale il suo, sono anni che non sogna sua madre e suo padre ed è certo di non essere mai stato in quella casa.
Non fa nemmeno in tempo a pensare, provare a svegliarsi, che lo scenario nella sua mente cambia di nuovo. Sente un caldo infernale tutto intorno a lui, gli sembra di non riuscire a respirare a causa di un forte odore di fumo. Non riesce a vedere nulla e prova a muoversi alla cieca.
Si accorge di essere di nuovo all’interno di una casa quando sente delle urla e, provando ad avanzare, urta quello che deve essere il divano. Quel contatto, che durante un normale sogno avrebbe dovuto svegliarlo, è come se gli aprisse gli occhi.
È dentro una casa, quella casa, e tutto è avvolto da fiamme. Tenta di allontanarsi dal fuoco ma è inutile perché ne è circondato, poi nota che non lo brucia; sente solamente un calore infernale tutto intorno a lui ma nessun bruciore doloroso.
Di nuovo sente delle urla, qualcuno che piange e la casa inizia a cedere sotto la furia di quelle fiamme.
Si trova nel soggiorno ed è solo, le voci e le urla provengono da altre parti della casa che Liam non riesce a capire quali siano. Il fumo gli fa pizzicare gli occhi ed è come se il calore provenisse anche da dentro di lui.
Liam tenta di uscire ma quando è sulla porta sente un pianto di neonato provenire dalla stanza accanto, si blocca e osserva la porta avvolta quasi completamente dalle fiamme.
Sente una sensazione strana all’altezza del cuore che lo spinge a salvare quel neonato, a non farlo soffrire se non vuole soffrire anche lui. Sospira e fa un passo verso quel bambino che continua a piangere al di la della porta, probabilmente non resisterà a lungo se non lo porta fuori da lì. Approfitta del fatto che a lui quel fuoco non fa nulla e afferra con decisione la maniglia della porta. Quando la spinge verso l’interno della stanza si aspetta di trovare altre fiamme ma un dolore lancinante al petto lo fa ricadere nel buio senza dargli il tempo di osservare nulla.
Liam apre gli occhi lentamente, è sudato e ha le braccia e le gambe indolenzite. Prova a muoversi e sotto di lui sente solo lenzuola aggrovigliate.
È sveglio; solo che la sensazione di morsa alla gola non è del tutto sparita. Il pianto disperato del bambino ancora nelle orecchie.
Prende un respiro profondo e si passa una mano sugli occhi, non vuole ripensare al sogno e ai suoi genitori, non vuole sapere quello che quel sogno sta a significare e non vuole sapere se è veramente quella la fine atroce di coloro che l’hanno messo al mondo e delle altre persone all’interno della casa, ma dentro di lui sa la verità.
Spera solo che il bambino si sia salvato.
La porta della stanza che si apre senza nessun riguardo a non fare rumore lo fa sobbalzare sul letto e lo distoglie dalle troppe e dolorose domande che ha in testa. Si mette seduto e si ritrova Louis accanto che, con i capelli schiacciati sulla fronte, lo guarda dritto negli occhi.
“Lo hai visto anche tu” dice solamente il folletto e Liam annuisce, anche se la frase non suona come una domanda. La sua espressione deve essere così sconvolta da parlare per lui.
Si stanno ancora guardando negli occhi quando la porta si apre di nuovo e, come un uragano, Niall entra nella stanza gettandosi sopra entrambi per stringerli in un abbraccio, “è stato orribile” sussurra.
Louis annuisce, si stacca da loro e inizia a misurare la stanza in passi veloci, “è cambiato dall’ultima volta” dice e Niall, ancora accanto a Liam che lo guarda senza un’apparente espressione, annuisce.
“È iniziato allo scoppio dell’incendio, ed è durato meno ma io ero sempre accanto al camino ed è stato comunque orribile” dice Niall a bassa voce come se parlasse da solo. Louis annuisce “lo so” dice solamente.
A quell’affermazione Liam drizza la schiena e scuote la testa “tu non c’eri” dice, le sopracciglia dell’elfo che si aggrottano. “Certo che c’ero, ricordo in modo abbastanza nitido la sensazione del fuoco attorno” dice serio e Liam è sempre più confuso, è sicuro di non aver visto Niall.
Louis annuisce solamente, Liam non sa bene per cosa.
Che poi è normale non lo abbia visto, no? Era un sogno e anche se l’altro ha sognato la stessa cosa –ed è strano, certo– non possono essersi visti.
L’elfo lo fissa ancora per qualche secondo poi “che cosa hai visto, Liam?” chiede e la sua voce è così seria e matura che per un attimo l’umano rimane interdetto.
“Prima ero dentro la casa con… con delle persone, quattro persone” inizia titubante, “chi erano? Le conoscevi?” chiede subito Louis e Liam abbassa la testa e osserva le sue mani nel rispondere “s-sì, due di loro erano i miei g-genitori”. Quello che esce dalle sue labbra è un sussurro, il fiato che rimane in gola incastrato con le parole e i suoi occhi che pizzicano, ma continua “c’era una donna incinta, aveva le ali, se non fosse finito in quel momento avrei senza dubbio assistito al suo parto”.
Louis respira in modo irregolare e Niall non smette di fissarlo nemmeno per un secondo.
“I signori Malik” Liam annuisce senza sapere di chi stiano parlando, non ha mai sentito quel nome.
“Quando è ricominciato ero fuori, vicino alla foresta” continua scuotendo le spalle, abbassa di nuovo gli occhi e “non è successo nulla e sono come svenuto” .
“Poi ho sentito il caldo, ho colpito qualcosa con il piede e ho iniziato a vedere tutto” continua Liam, parla velocemente e la sua voce trema “tutto stava bruciando, sentivo delle urla ma in salotto non c’era nessuno” sottolinea lanciando un’occhiata a Niall che non fa cenni di nessun tipo. “Stavo per uscire ma poi ho sentito un neonato piangere dall’altra stanza, volevo salvarlo ma mi sono svegliato non appena ho aperto la porta”.
Passano secondi di assoluto silenzio, solo il respiro irregolare di Liam a scandire il tempo.
“Cosa c’era nella stanza?” chiede poi Louis in un sussurro, come se avesse paura della risposta, e l’umano scuote la testa “il neonato presumo, non ho visto nulla” dice e gli altri due sembrano quasi sollevati nell’ascoltare le sue ultime parole.
Liam decide di non pensarci, la testa gli scoppia e il cuore non accenna a rallentare il ritmo delle pulsazioni, non è in grado di ascoltare altro per ora.
Sente solo Niall che, uscendo seguito da Louis, sussurra qualcosa che assomiglia molto a “ha visto il prima” e il folletto che risponde “gli ha mostrato il prima”.
Liam non vuole sapere a cosa si riferiscono.
 
 


 
Liam è sicuro sia mattina. Dalla finestra filtra un timido raggio di luce dorata che illumina solo una piccola parte della stanza e mette in risalto gli acari di polvere che vagano tranquilli nell’aria immobile.
Non sente rumori provenire dal salotto o qualunque stanza sia quella dall’altra parte del muro ma è quasi sicuro che Louis sia in casa.
Il suo stomaco brontola e gli bruciano gli occhi, dopo gli strani sogni non è più riuscito a dormire, non sa da quanto tempo è steso nel letto con gli occhi rossi cerchiati da occhiaie e l’immagine dei suoi genitori stampata nella mente che brucia più dell’incendio che ha vissuto poche ore prima.
Decide di alzarsi dal letto e spera che le sue gambe reggano, anche se gli sembrano fatte di gelatina. Magari chiederà anche di poter mangiare qualcosa, spera che Louis non mangi bacche o roba simile.
Si alza dal letto e stiracchia i muscoli, si sente sfiancato e ogni movimento fatto alla velocità superiore a quella di un bradipo appena sveglio gli provoca fitte alle tempie e ad altre parti imprecisate del corpo.
Apre la porta della camera e va in salotto strascicando i piedi, quando arriva sulla porta Louis gli da le spalle ed è affacciato a una delle finestre con lo sguardo perso e una tazza di liquido ambrato e fumante in mano. I capelli sparati in tutte le direzioni e le spalle rigide.
Liam non fa in tempo a dire nulla che Louis si volta verso di lui e punta gli occhi azzurri e scrutatori nei suoi, fa una leggera smorfia che dovrebbe essere un sorriso e “ciao, Liam” dice solamente prima di girarsi di nuovo verso l’esterno. La preoccupazione abbastanza evidente sul suo viso stanco e nei suoi occhi spenti.
“Buongiorno” sussurra a sua volta l’umano con qualche secondo di ritardo grattandosi la nuca. Dondola un po’ sui talloni guardandosi intorno fino a che Louis, senza guardarlo in faccia, dice “sento il tuo stomaco borbottare da un’ora, apri gli sportelli accanto al frigo e prendi quello che vuoi”.
Liam lo ringrazia in un sussurro e fa come gli è stato detto. Prende del pane e della marmellata dal mobile e si siede in una delle sedie in silenzio.
Passano così diversi minuti, la cucina immersa nel silenzio più totale, Liam con lo sguardo perso puntato sulle venature del legno del tavolo e Louis a fissare fuori dalla finestra con la tazza ormai vuota ancora tra le mani.
“Come stai?” chiede Louis sedendosi davanti a lui e scrutandolo senza ritegno, l’umano scrolla le spalle e non risponde. Si sente come all’interno di una bolla che lo isola dal mondo, non sa quale emozione prevale sulle altre ed è come se si annullassero a vicenda facendolo sentire vuoto.
Louis sembra capire e sospira lasciando la tazza sul tavolo, annuendo. Passano ancora qualche minuto in silenzio scrutandosi a vicenda poi Liam chiede “quanto ho dormito?”, Louis posa la tazza nell’acquaio e “un giorno e due notti” dice. Prende poi il cappello rosso che era posato accanto alla porta e “vado a cercarlo” dice solamente in un borbottio che Liam percepisce appena.
Liam sa che si riferisce a quel famoso Zayn e rimane ancora una volta in silenzio, vorrebbe parlare della furiosa litigata che ha ascoltato la notte prima e chiedergli perché questo Zayn, qualunque creatura sia, ce l’abbia così tanto con lui. Vorrebbe anche parlare dello strano sogno di quella notte, del fatto che lo abbiano fatto uguale –o quasi– e soprattutto del motivo per il quale si è sognato la morte dei suoi genitori quando, fino al giorno prima, ne ignorava la vera causa, ma non sa nemmeno come iniziare un discorso del genere quindi lascia stare e rimane in silenzio a fissare Louis che si sistema la giacca e sembra non abbia molta voglia di parlare con lui.
“Niall sarà qui a momenti” aggiunge solo il folletto prima di uscire dalla botola che fa da entrata alla casa con un salto elegante, senza voltarsi indietro. Liam annuisce a se stesso e fa un respiro profondo prima di alzarsi dal tavolino e iniziare a lavare le poche stoviglie sporche poggiate sul tavolo.
Si stupisce del fatto che ci sia acqua corrente dentro un albero ma scrolla le spalle e canticchia tra se continuando a riordinare la cucina già in perfette condizioni per tenere la mente il più possibile occupata.
Si spaventa quando sente qualcuno alle sue spalle schiarirsi la voce, si volta di scatto e si trova di fronte Niall, che non aveva sentito entrare, che lo osserva con le mani sui fianchi e la solita espressione indecifrabile in volto.
“Ciao” sussurra Liam e posa le cose che aveva in mano senza dare le spalle all’elfo che risponde al saluto e chiede subito “va meglio?”. All’inizio Liam è stupito di questa domanda, ma pochi secondi dopo un senso di pace lo pervade dall’interno e si sente molto più rilassato di quanto non sia stato fino a poco prima.
Annuisce e Niall gli regala un sorriso bianco e luminoso prima di dire “esco a recuperare qualcosa da mangiare per me, ci metto un minuto”.
Liam annuisce di nuovo e scrolla le spalle, arrossisce quando, prima di andarsene, una mano dell’elfo sfiora la sua schiena ancora nuda e di nuovo quella serenità pura e intensa lo pervade in un secondo lasciandolo per un attimo leggermente intontito.
Scuote poi energicamente la testa e si rende conto di quello che Niall gli ha fatto, del potere che riesce a esercitare sugli altri, e capisce perché si è fidato quasi subito e perché Louis non contesta mai una decisione presa dal biondo.
Liam si sente violato, non si sente più padrone di se stesso e delle sue emozioni. Sa che dovrebbe arrabbiarsi con Niall ma non ne ha la forza, si sente emotivamente stanchissimo ma anche –grazie a Niall– piuttosto rilassato.
Decide di andare a mettersi qualcosa addosso e aspettare il rientro di Niall per fargli alcune delle domande che tormentano la sua mente da quando, nel sogno, è entrato in quella casa dove ha visto i suoi genitori.
Liam non ricordava nemmeno che aspetto avevano, troppo piccolo quando sono morti e troppe poche foto da poter osservare con le lacrime agli occhi e le mani tremanti prima di dormire la sera. Foto che aveva smesso di guardare più di dieci anni fa, chiudendole dentro una piccola scatola di legno decorato da sua madre che tiene sopra l’armadio della sua camera al castello.
Sbatte con il piede contro lo stipite della porta della camera mentre esce con una maglia grigia infilata per metà e i capelli ancora umidi dalla doccia. Impreca e, dopo essersi infilato del tutto l’indumento, si accorge di rumori strani in cucina.
Aggrotta le sopracciglia, anche se li ha visti per la prima volta meno di tre giorni prima, è sicuro che Louis e Niall non farebbero mai quel baccano, a meno che non lo stiano facendo di proposito. Per un secondo gli si presenta davanti agli occhi la possibilità che sia il famoso Zayn, che potrebbe essere anche un fottuto gigante, oppure un drago sputa fuoco o un qualunque altro essere, e si blocca dietro la porta, congelato sul posto.
Dopo qualche secondo sente un verso che assomiglia a quello di un uccello, qualcosa che batte contro la parete accanto alla porta e di nuovo quel verso. Prende un respiro profondo e si autoconvince che dall’altra parte c’è solamente un uccello che per caso è entrato dalla porta che Niall avrà dimenticato aperta nell’uscire. Magari Louis ha un gufo come animale domestico.
Gli gnomi hanno animali domestici?
Apre la porta lentamente, si affaccia e fa un giro della stanza con lo sguardo. All’inizio non nota nulla, poi un movimento attira la sua attenzione.
Sullo schienale di una delle sedie che sono attorno al tavolo, c’è un piccolo gufo dalle penne marroni e lucide, le zampe artigliate al legno e gli occhi spalancati. Liam lo osserva per qualche secondo e nota subito come quello non può essere un normale animale del bosco, lo sguardo del rapace è, infatti, troppo umano e intelligente per appartenere a un animale.
Liam entra nella stanza e si chiude la porta alle spalle appoggiandocisi poi con la schiena senza togliere gli occhi dalla piccola creatura. Continua a studiarlo e il gufo ricambia il suo sguardo senza sbattere i grandi occhi gialli.
Liam sobbalza per l’ennesima volta quel giorno quando l’animale si alza in volo sbattendo le grandi ali e si avvicina a lui. L’umano alza un braccio per ripararsi la faccia pensando che l’uccello lo voglia attaccare o qualcosa del genere, con l’altro –più per istinto involontario che per reale intenzione di farlo– colpisce la creatura facendola sbattere contro il tavolo con un verso strozzato che fa accapponare la pelle a Liam.
L’animale non è morto, se ne sta però accucciato sotto una delle sedie e lo guarda con uno sguardo che sembra a metà tra il risentito e l’arrabbiato. Liam smette di chiedersi come sia possibile. Si china e si avvicina con movimenti lenti e calcolati a quella strana creatura, poi la voce di Niall lo fa sobbalzare, di nuovo. Inizia a farlo innervosire questa cosa dell’apparire senza nessun tipo di avvertimento.
“Che stai facendo?” chiede l’elfo con la sua voce limpida leggermente preoccupata, l’umano rimane accovacciato sulle ginocchia e “abbiamo ospiti” dice solamente indicando il piccolo gufo che fa un verso stridulo e sbalordito che a Liam ricorda i versi di frustrazione di Louis. Ridacchia internamente fino a quando Niall non si abbassa accanto a lui e “che gli hai fatto?” chiede sempre più agitato tentando di spostare la sedia per prendere tra le braccia l’animale.
Liam sta per rispondere ma le parole gli muoiono in gola quando il rapace, non appena Niall lo tocca e lo chiama ‘Lou’, inizia a deformarsi e ingrandire davanti ai suoi occhi.
Dopo qualche secondo, Liam ha trattenuto il respiro tutto il tempo, davanti a lui c’è Louis con la giacca rossa strappata sulla manica che si massaggia una tempia e lo guarda serio.
“Sei impazzito per caso?” lo attacca il folletto alzandosi dal pavimento e puntandogli un dito contro “potevi ammazzarmi, razza di… di… umano”.
Liam adesso, se non fosse ancora totalmente scioccato dal fatto che il gufo che ha tentato di cavargli un occhio poco prima era Louis, sarebbe combattuto tra lo scoppiare a ridere o l’indignarsi per il fatto che Louis ha appena usato la parola ‘umano’ come un’offesa.
Liam non parla, Niall afferra Louis per le spalle e lo scuote per attirare la sua attenzione. “Sto bene, sto bene” dice Louis guardando l’elfo negli occhi ed è come se comunicassero con il pensiero. Liam, in un momento di lucidità, si chiede se non siano davvero in grado di farlo.
“Dov’è?” chiede poi in un sussurro l’elfo e Louis abbassa lo sguardo, “alla grotta delle sirene” risponde solo per poi lanciare uno sguardo a Liam che non riesce a decifrare.
“Dobbiamo andare a prenderlo, prima che Perrie decida di fotterlo per sempre” dice Niall lasciando la presa su Louis, il folletto scuote la testa e sbuffa. “Ho parlato con Taylor, è lì da ieri sera e di Perrie nemmeno l’ombra” dice, Niall scuote le spalle e “dobbiamo comunque riportarlo a casa” afferma.
Louis si passa una mano tra i capelli scompigliandoli ancora di più, “lo so, lo so. Ma mi hai visto poco fa, lui non vuole parlare”.
Liam, rimasto fino a quel momento in silenzio accanto a loro, alza una mano e si schiarisce la voce aspettando che entrambi gli prestino attenzione prima di parlare. Solo quando sia Niall sia Louis lo guardano con un sopracciglio inarcato, uno lo specchio dell’altro, abbassa la mano e –dopo aver preso un respiro profondo- dice “se il problema sono io posso-” si ferma e scuote la testa quando vede Niall che vuole ribattere e riprende “posso andarmene anche adesso. Io ho una… un posto dove stare, come sono arrivato posso andarmene”. Voleva dire casa ma non ce l’ha fatta. Sente molto più casa l’albero in cui si trova in quel momento, insieme ad un elfo e uno gnomo –o folletto che sia-, che il castello dove –anche se ha Harry– si sente uno schiavo, non accettato per quello che è.
Pensare a Harry, rimasto al castello solo, gli fa stringere lo stomaco in una stretta dolorosa e Liam si sente un po’ colpevole per essere fuggito così.
“Non devi andartene” sussurra Niall poco dopo, attivando i suoi poteri sul suo umore, e in un attimo la tristezza e il senso di colpa che schiacciavano il petto di Liam come un macigno si alleggeriscono fino quasi a scomparire.
 
 
 



 
 
Sono passati tre giorni dalla mattina della trasformazione di Louis in gufo.
Zayn è tornato a casa la sera dello stesso giorno dopo una lunga chiacchierata con Niall durata tutto il pomeriggio. Liam crede che sia tornato per far smettere di parlare l’elfo che sa essere decisamente molto persuasivo quando vuole.
La prima volta che Liam ha visto Zayn è rimasto senza fiato e con il cuore a martellargli in gola.
Era seduto sul divano e stava parlando delle usanze umane a Louis quando Niall salta dentro casa sorridente seguito da quel ragazzo dalla pelle mulatta e l’espressione terribilmente seria. Che volava.
Si aspettava un essere grottesco, magari un gigante con un occhio solo o un troll –di certo non sarebbe stupito della loro esistenza- invece si è trovato davanti un ragazzo bellissimo, con il corpo tonico, la pelle liscia e le labbra carnose.
Quando scorge le maestose ali nere dietro la schiena del moro perde un battito, un po’ per la bellezza di quell’appendice e un po’ perché si rende conto che quel ragazzo è probabilmente il bambino che non è riuscito a salvare nel sogno di quasi una settimana prima.
Si ritrova comunque a pensare che Zayn sia il più bel ragazzo che abbia mai visto, anche più bello di Harry, cosa che Liam riteneva essere impossibile visti i boccoli castani e gli occhi verdi uniti alle labbra rosse e piene che spiccano sulla pelle nivea del suo migliore amico. Harry gli manca da morire e non vuole pensare al fatto che l’ha lasciato solo al castello.
Zayn con la sua aria seria e misteriosa, con lo sguardo d’oro fuso e le ali nere come un cielo senza stelle che gli carezzavano la linea della schiena a ogni movimento, era la creatura più affascinante che Liam abbia mai avuto occasione di guardare.
Nemmeno i paesaggi naturali che aveva visto durante le passeggiate con Lucky, il cerbiatto parlante di Louis –sì, i folletti hanno animali domestici- davanti ai quali è rimasto a bocca aperta per minuti interi, reggono il confronto con la bellezza di Zayn.
In questo momento Liam è chiuso nella sua stanza che borbotta tra se osservando le venature del legno del soffitto perché è a casa da solo con lui. Louis è andato a fare chissà cosa nel bosco e Niall è stato bloccato al castello. Non sa dove sia o cosa stia facendo Zayn ma è in casa, lo sente.
Non sa come possa essere possibile, ma Liam si accorge di sentire la presenza di Zayn quando sono nella stessa casa. Non sarebbe un problema se lui e Zayn avessero un qualche tipo di rapporto.
Ma –purtroppo– lui e la bella fata dalla pelle ambrata e i capelli corvini non si sono mai rivolti la parola. Nemmeno indirettamente, nemmeno per sbaglio.
Se si incontrano nel corridoio, quelle rare volte che sono a casa nello stesso momento, il moro non lo guarda nemmeno e continua per la sua strada come se fosse solo; stessa cosa se sono entrambi nella stessa stanza.
Liam ha capito che il ragazzo non vuole avere nulla a che fare con lui, non lo odia, o almeno non in modo palese, ma si comporta come se non esistesse.
Liam non ha più provato a parlare degli strani sogni della prima notte, comunque non ne ha più fatti –ne magici né normali– e Louis e Niall si comportano come se fosse tutto a posto.
Si alza dal letto e sbuffa passandosi una mano tra i capelli, non sa che fare e sapere che Zayn è nell’altra stanza lo sta facendo morire d’ansia.
La cosa che più desidera è andare da lui e parlargli. Chiedergli spiegazioni sui sogni magici fatti, chiedergli se lui sa cosa sia successo veramente ai suoi genitori, chiedergli se il bambino appena nato la notte dell’incendio era lui, oppure è solo una sua sensazione. Vorrebbe anche sapere di più sulla sua natura, su quello che può fare, sul suo rapporto con Louis e Niall. A Liam piacerebbe conoscere Zayn.
Esce dalla stanza deciso a dare un senso alla giornata ma, quando trova Zayn in salotto seduto sul divano che tocca le sue stesse ali con sguardo assorto, Liam si blocca sulla soglia della porta e viene pervaso dall’istinto di sedersi accanto a lui e accarezzare con la punta delle dita quella parte particolare del moro per sentire se sono davvero vellutate e lisce come sembrano.
Il nero lucido delle piume quasi brilla colpito da un raggio di sole che arriva dall’entrata lasciata aperta.
L’umano prende un respiro e si morde un labbro quando lo sguardo ambrato e serio di Zayn si posa su di lui per un paio di secondi per poi tornare alle sue dita che s’intrecciano tra di loro.
Liam rimane fermo per ancora alcuni secondi, perso alla vista di quella creatura che l’ha lasciato senza parole al primo sguardo, senza sapere realmente che fare.
Decide che non è un buon momento per parlargli, lo farà quando Louis e Niall saranno in casa, almeno se Zayn lo trasforma per qualche motivo in un animale loro sapranno sicuramente come aiutarlo.
Decide quindi di uscire e andare a fare una passeggiata, magari va alla tana di Lucky; spera di trovarlo visto che è l’unico essere con cui parla liberamente senza farsi troppi problemi da quando ha lasciato il castello. Non vuole pensare al fatto che il suo amico più stretto sia un cerbiatto parlante.
Dopo aver guardato per un’ultima volta il moro con la coda dell’occhio, si avvicina all’entrata, ma solo quando alza la testa notando la porta –o meglio la botola, ma Louis non vuole che Liam la chiami così, dice che lo fa sentire come se vivesse sottoterra– aperta, si rende conto che non può uscire da solo. Il salto che dovrebbe fare è di circa tre metri e –grazie tante– Liam non è un folletto e nemmeno un elfo.
Si guarda intorno per cercare qualcosa su cui salire per arrivare almeno ad aggrapparsi con le mani all’apertura e poi issarsi con le braccia ma non vede niente di abbastanza alto da essergli d’aiuto.
Rimpiange per un secondo Louis e la sua superforza che gli permette di caricarselo sulle spalle e saltare, Liam non dimenticherà mai la faccia del folletto quando è scoppiato a ridere dopo aver sentito ‘Sali sulle mie spalle, umano’.  Sbuffa una risata tra se e una mano finisce di nuovo a scompigliare i capelli castani mentre gli occhi si posano su Zayn che lo sta già guardando forse chiedendosi cosa stia facendo.
Zayn è ancora seduto sul divano, voltato verso di lui, e continua a osservarlo anche dopo aver incrociato il suo sguardo. Quando i loro occhi s’incontrano Liam sente un brivido attraversarlo da capo a piedi, ma non è di paura anche se forse dovrebbe averne visto quello che qualche giorno fa il moro ha fatto a Louis.
Non riesce comunque a distogliere lo sguardo dal suo, incatenato all’oro di quegli occhi luminosi.
Ricomincia a respirare quando il moro porta di nuovo lo sguardo sulle sue ali senza aver detto niente, Liam si morde il labbro e si gratta una guancia sempre più deciso a uscire da quella stanza prima di fare gesti avventati. Le ali del ragazzo seduto sul divano fremono e il cuore di Liam salta un battito.
L’umano si schiarisce la voce per attirare l’attenzione della fata ma Zayn non si muove di un millimetro, Liam allora tenta un passo avanti e “Zayn” sussurra e non è nemmeno sicuro che il moro l’abbia sentito.
Deve chiedere a Niall se anche le fate hanno l’udito incredibilmente fine come i folletti e gli elfi, comunque Zayn ha sentito il suo bisbiglio perché alza la testa di scatto, attirato dal suo nome detto da quella voce dolce come il miele. Guarda Liam serio ma l’altro non fa cenno di dire nulla, così si alza in piedi e Liam trattiene il respiro. La fata se ne rende conto e dentro al petto una morsa gli stringe lo stomaco, non vuole che lui abbia paura, lo può leggere a caratteri cubitali nei suoi occhi marroni.
Accenna un mezzo sorriso per farlo un po’ tranquillizzare e “si?” dice con tono pacato senza smettere di guardarlo, Liam sbatte le palpebre più volte e arrossisce furiosamente. Zayn stringe tra loro le mani dietro la schiena per resistere alla forza che lo spinge a toccarlo.
L’umano non sa cosa dire, nella sua testa c’è soltanto la voce di Zayn e quell’accenno di sorriso che gli ha rivolto.
“I-io.. vorrei –emh– uscire ma-” balbetta Liam e abbassa lo sguardo sulle sue mani, Zayn lo osserva in silenzio per un secondo poi annuisce a se stesso e si avvicina all’umano. Questo sobbalza nell’alzare lo sguardo e trovarsi Zayn tanto vicino da poter essere toccato, lo guarda per un attimo smarrito e sgrana gli occhi quando capisce quello che Zayn sta per fare.
Non fa in tempo a dire nulla che le braccia del moro gli cingono i fianchi in una presa ferrea e le ali iniziano a muoversi sempre più velocemente. Appena si staccano dal suolo, Liam allaccia le braccia dietro il collo di Zayn per istinto e arrossisce subito dopo ma non si stacca fino a che i suoi piedi non sono ben saldi sul prato fresco davanti all’albero-casa. Si allontana di un passo dal corpo dell’altro e le belle ali lucide adesso sembrano quasi avere riflessi blu tanto sono luminose.
Zayn rimane fermo davanti a lui e continua a fissarlo in silenzio, Liam si tortura l’interno della guancia con i denti e “grazie” borbotta arrossendo ancora di più. La risposta di Zayn è un movimento millimetrico della testa che Liam potrebbe benissimo essersi immaginato.
L’umano così, dopo aver accennato un sorriso imbarazzato, si avvia verso il bosco e potrebbe giurare di aver sentito la voce del moro sussurrare un “fa attenzione” ma si dice che è troppo distante da lui e non può sentirlo veramente.
 
 
 
 
 
 
 
"Il segreto per vincere la notte è farsi la pelle e il cuore più duri di lei."
-A. D'Avenia
 
 
 
 


 
“Zayn”.
Louis sbuffa e rotea gli occhi al cielo, “Zayn” ritenta ma il moro sembra non sentirlo.
Cosa assolutamente impossibile poiché Louis gli sta parlando dritto nell’orecchio.
“Non vuoi parlarne? Bene, vorrà dire che parlerò io, e tu mi ascolterai” dice Louis mettendosi a gambe incrociate voltato verso la fata.
Sono entrambi seduti su uno degli alberi vicino a casa, è notte fonda e –per l’ennesima volta nell’ultima settimana e mezzo– la fata sta immobile a fissare il vuoto senza dire una parola.
Sta guardando i sogni di Liam, Louis ne è pienamente convinto.
I folletti, si sa, sono testardi e cocciuti oltre a terribilmente curiosi e pettegoli. E Zayn sa che il suo migliore amico non lo lascerà in pace, non questa volta.
Tutto è iniziato quando, quella mattina, Louis è andato da Zayn e gli ha chiesto se potesse dirgli che cosa ha sognato perché non lo ricordava e gli aveva lasciato addosso una strana sensazione. Il moro, essendo una fata della notte, non solo era in grado di farti sognare quello che voleva ma poteva vedere senza nessuno sforzo i sogni di ogni essere nel giro di, circa, quindici passi di gigante.
Può però seguirne solo uno per volta, come un film. E Zayn, da una settimana a questa parte, cioè dalla notte in cui ha sentito Liam parlare nel sonno, tutte le notti guarda i sogni dell’umano. Cosa che non ha detto a Louis e Niall perché Louis e Niall non dovevano saperlo.
Dopo il contatto avuto dopo tre giorni di convivenza per far uscire dalla casa l’umano, Zayn non ha più parlato con Liam. Si è sempre limitato a osservarlo quando non era visto o ascoltare i discorsi che faceva con gli altri due. Niall lo aveva capito ma era rimasto in silenzio, senza commentare.
Cosa che Louis non sta assolutamente facendo perché è ancora attaccato al suo braccio e lo sta scuotendo per attirare la sua attenzione. Zayn sta pensando di farlo cadere dall’albero con un colpo d’ali.
“Zayn” continua il folletto facendo sbuffare la fata.
“Louis. Sta zitto” il moro parla a denti stretti, senza guardare l’amico che rotea gli occhi al cielo e gli lascia uno schiaffo sul braccio, “sei impossibile”.
Con un balzo leggiadro il folletto scende dall’albero e s’incammina verso casa deciso di dormire un paio d’ore e parlare con Niall la mattina seguente.
Zayn socchiude gli occhi qualche secondo e prende un respiro profondo, Liam sta sognando un ragazzo riccio dagli occhi verdi con un cappello da cuoco sulla testa e le mani sporche di farina.
La fata scuote il capo e si alza in volo, fa due giri intorno all’albero al cui interno si trova l’umano e la solita sensazione che lo attrae verso il ragazzo si fa sentire ancora una volta e lo manda in confusione.
Ogni volta che si allontana da quel ragazzo, dentro di lui si scatena qualcosa, una strana sensazione gli stringe il cuore e gli fa fremere le ali, come se fosse la mossa più stupida che potrebbe fare.
È esausto, non riesce più a pensare lucidamente. Quando quell’umano gli è vicino, ha tutta la sua attenzione e quando è lontano l’unico pensiero che ha è quello di doverlo avere vicino, sapere che sta bene, sempre.
Deve allontanarsi da lì, cercare una soluzione a questa situazione e ricominciare a vivere come prima che Liam arrivasse. Sono giorni che l’idea di andare a parlare con il vecchio saggio del bosco incantato gli frulla in testa, ma ancora non si è deciso a farlo. Una vocina dentro di lui, che assomiglia in modo spaventoso a quella di Louis, gli dice che ancora non lo ha fatto perché ha paura; lui la scaccia via aggrottando la fronte.
Si concentra ancora per una volta sui sogni di Liam e si blocca a mezz’aria quando vede se stesso. Liam lo sta sognando. È seduto sul divano, Louis in cucina con una tazza di tisana fumante in mano, l’umano entra in salotto e si siede accanto a lui sfiorando la sua gamba con le dita. Zayn scende a terra lentamente e, rimanendo concentrato sul quel sogno che lo vede protagonista, si poggia al tronco dell’albero-casa. L’immagine diventa confusa per qualche secondo facendogli strizzare gli occhi, poi un flash, l’umano che sfiora leggero le sue ali con la punta delle dita. Anche se non sta accadendo Zayn avverte un fremito. Dopo, il buio. Le piume color della notte fremono ancora, la fata le muove leggermente per scacciare quei brividi.
Chiude gli occhi per qualche secondo e scuote la testa per liberarla dalle immagini di quel sogno, si alza in volo diretto nel bosco fatato. Volerà per qualche ora avvicinandosi sempre di più alla grotta del saggio poi, senza entrarci, se ne tornerà a casa e ignorerà l’umano come ha fatto fino a quel momento.
 
 
 
 


 
Liam si sveglia di soprassalto gridando. Il sudore gli attacca fastidiosamente la maglia alla pelle e le sue gambe sono intrappolate in un groviglio di coperte.
L’unica cosa a cui riesce a pensare è che deve salvare Harry.
Sa, lo sente dentro di se, Harry sta male. Harry viene trattato male, da suo zio.
Il suo respiro è pesante e il suo cuore batte più forte del normale. Passano pochi secondi prima che la porta della camera si apra di colpo e Louis, seguito da Zayn, entri nella stanza guardandosi intorno in cerca della causa che ha scatenato l’urlo di Liam.
Gli occhi dell’umano sono bassi, non si alzano dalle coperte stropicciate che ha appoggiato in vita e Louis lo guarda con un sopracciglio inarcato prima di lanciare uno sguardo enigmatico al moro.
“Tutto ok?” chiede il folletto avvicinandosi cautamente al letto, Liam annuisce e fa una smorfia con le labbra.
“Solo un brutto sogno” sussurra dopo qualche secondo di assoluto silenzio, Zayn lo guarda ancora per un paio di secondi poi esce dalla stanza senza dire una parola e senza vedere lo sguardo accigliato che Louis gli rivolge. Liam sbuffa e si lascia ricadere con la schiena sul materasso iniziando a massaggiarsi le palpebre con le mani.
Louis si siede accanto a lui e alza una mano come ad accarezzarlo ma prima di sfiorarlo si ritira ed esce anche lui dalla stanza dopo aver sussurrato un “per qualunque cosa sono in salotto” quasi impercettibile.
L’umano si passa una mano tra i capelli spettinati e sbuffa di nuovo, si alza dal letto e si dirige in bagno per una bella e rilassante lunga doccia.
Quando poi torna in salotto, con ancora i capelli umidi, trova un foglio di carta. Lo apre e ne legge il contenuto, è da parte di Louis che lo avvisa di essere uscito con Zayn e di non aspettarli perché non sapevano l’orario di rientro. Liam si chiede dove potrebbero essere andati.
Passa gran parte della mattina a girare per casa canticchiando e riordinando le cose di Niall, quell’elfo pur non abitando in quella casa riusciva a lasciare comunque confusione ovunque.
Quando, dopo aver pranzato da solo seduto al tavolino della cucina in silenzio, ha già riordinato tutta la casa e non sa più che fare inizia a rimpiangere la televisione e i suoi adorati libri che ha lasciato al castello.
Harry gli manca come l’aria e, ogni volta che ci pensa, gli si stringe il cuore. Non è mai stato più di un paio di giorni senza vedere il suo migliore amico e adesso, essere in un altro mondo e non sapere come realmente sta, lo sta facendo impazzire.
Decide di uscire da casa, fare una passeggiata per il bosco e magari parlare un po’ con Lucky per distrarsi. Un problema nasce quando arriva sotto la botola d’uscita e si accorge che non ha speranze di arrivare fino lassù senza aiuto. Senza Louis o Zayn uscire è impossibile e Liam si chiede se non lo abbiano fatto di proposito a lasciarlo in casa senza niente che lo aiuti a uscire, o se semplicemente non hanno pensato che lui è semplicemente un umano e non ha ali o super forza.
Sbuffa frustrato e si lascia cadere contro la parete prendendosi la testa tra le mani. Sa di essere inutile, la sua umanità una scocciatura per creature come Louis, Niall e Zayn; glielo ha sempre detto anche suo zio –umano– che è sono un intralcio. Alcune lacrime silenziose sfuggono ai suoi occhi castani e cadono a terra. È patetico, sta piangendo come una ragazzina perché si sente escluso e inutile in un mondo a cui nemmeno appartiene.
Gli manca una persona cara, si è affezionato a Louis e Niall –e a Zayn– ma non è lo stesso, loro sono creature del bosco, sono esseri magici e hanno la loro magica routine che lui ha distrutto con il suo arrivo. Vorrebbe avere vicino Harry, per parlare con lui di tutte le cose che Lucky gli ha mostrato nel bosco, per parlargli di Zayn, di come si sente quando gli è vicino, di quanto è bello e quanto si senta attratto da lui. Vorrebbe abbracciare il suo migliore amico e parlare e ridere fino a che non si addormentano insieme, sapere di avere qualcuno accanto, e svegliarsi con il calore di un corpo caldo vicino.
Liam, non sa quanto tempo dopo la sua piccola crisi, è ancora seduto a terra con le braccia a stringere le ginocchia e la testa appoggiata sopra. Sente dei rumori provenire da fuori e si alza passandosi una mano sul viso. Qualche secondo dopo la botola si apre e Louis entra con grazia seguito da Niall che lo saluta con una pacca sulla spalla e un mezzo sorriso. Di Zayn non ci sono tracce e Liam scrolla internamente le spalle e decide di riempire il suo stomaco vuoto. Appena arriva in cucina, trova Louis ai fornelli e Niall appollaiato su una sedia, gli occhi su di lui appena varcata la soglia. Liam non guarda Niall negli occhi, si crede non in grado di sostenere il suo azzurrissimo sguardo penetrante e sa che l’elfo si è già accorto del suo umore triste. Liam si sente solo, crede di averne pieno diritto vista la situazione in cui si trova.
“Ti va della carne per cena?” chiede Louis dopo minuti di silenzio e Liam annuisce e annuncia di andare a farsi una doccia per non rimanere nemmeno un secondo di più in quella stanza con lo sguardo dei due addosso.
Quando torna verso la cucina, sentendo il suo stomaco brontolare per il profumo invitante che si espande fino al corridoio, sente che Louis sta parlando di lui. Non riesce però a capire cosa sta dicendo perché –causa fottuti sensi sovrasviluppati di fottuti esseri magici– lo sentono ancora prima che varchi la soglia della porta e smettono semplicemente di parlare. C’è anche Zayn, che lo osserva serio senza dire nulla, Niall gli sorride e gli fa cenno di andare a sedersi accanto a lui, Liam ricambia avvicinandosi con un sorriso forzato.
“Che hai fatto oggi?” chiede Louis poco dopo per fare conversazione e Liam alza gli occhi su di lui scrollando le spalle, “non molto, da solo non riesco a uscire da questo fottuto albero”.
Il folletto strabuzza leggermente gli occhi e si porta una mano davanti alla bocca “oddio, scusa scusaci tanto” inizia “non ci abbiamo pensato e, oddio, dobbiamo trovare una soluzione” conclude guardando Liam con i suoi occhi blu davvero dispiaciuti. L’umano scrolla di nuovo le spalle e sorride leggermente “non preoccuparti, non avevo grandi progetti, solo una passeggiata nel bosco con Lucky”. Louis annuisce e, dopo aver masticato e ingoiato un altro boccone di carne, dice “credo si sia preso una specie di cotta per te” con una smorfia fintamente infastidita.
Liam quasi si strozza con l’acqua che stava bevendo e inizia a tossire con le guance rosse e gli occhi lucidi, Zayn poi gli da delle leggere pacche tra le scapole e non migliora molto la situazione. Niall semplicemente scoppia a ridere seguito subito dopo da Louis. L’umano scuote la testa e sorride, il resto della cena passa tranquillamente tra chiacchiere e risate. Per quelle ore Liam si è sentito meno solo, quella sera va a dormire con il sorriso e si augura che i pensieri che hanno attraversato la sua mente quel pomeriggio siano stati passeggeri e frutto dello sconforto del momento.
 
 
 
 
 
 
 
Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata”.
-A. Einstein
 
 
 
 
 



Zayn è semplicemente appollaiato su uno degli alberi vicini a casa. Con le ali a fargli da giaciglio e lo sguardo puntato verso il cielo dello stesso colore delle sue morbide piume. Quella notte è particolarmente tranquilla, uno spicchio di luna illumina con la sua luce argentea le fronde degli alberi e i fili d’erba immobili per l’assenza di vento.
La fata ha gli occhi puntati verso le stelle ma non le sta osservando realmente, la sua mente è proiettata all’interno della sua casa, nella testa dell’umano che in un paio di settimane ha stravolto la sua vita. I sogni di Liam quella notte sono particolarmente dolorosi; Zayn vede una stanza buia e piccola, con un Liam che sembra di un paio d’anni più piccolo di quello che ha conosciuto lui, seduto su una polverosa brandina che ha visto tempi migliori, che piange e stringe al petto un diario di pelle rovinato. I suoi occhi lucidi scattano verso la porta chiusa dall’esterno della camera, e il ragazzo trema nascondendo sotto il materasso il diario. Se si concentra Zayn può sentire i respiri pensanti e accelerati del ragazzo che sicuramente si sta agitando nel letto a pochi metri da lui. Decide di aiutarlo, di fargli sognare prati verdi, farfalle colorate e ruscelli freschi, sa che non è corretto ma non può rimanere a guardare quando il suo umano sta male.
Il suo umano, pensarlo è spaventoso e bellissimo allo stesso tempo, Zayn non ha ancora capito come si sente riguardo quello che ha scoperto.
Sono passati due giorni da quando Louis, con l’aiuto di Niall, lo ha trascinato –quasi letteralmente– dal vecchio saggio nella grotta del salice dorato. Due giorni da quando ha saputo la verità sul legame tra lui e Liam e anche su una parte del suo passato e dei suoi genitori.
Fata madrina.
Zayn fatica ancora a crederlo, pensava fosse solo una leggenda, o che non fosse più stato pronunciato quell’incantesimo da millenni. Ma a quando pare non è così, i suoi genitori lo hanno fatto, su di lui.
Adesso riesce a capire il perché della presenza dei Payne la notte della sua nascita, volevano essere tra i primi a vedere la creatura che avrebbe protetto e accompagnato lungo la vita il loro figlio. Erano lì per la parte finale dell’incantesimo, per rendere definitivo il legame.
Poi l’incendio ha ucciso tutte le persone a conoscenza del patto e ha diviso il mondo umano da quello magico facendo cessare ogni tipo d’interazione tra i due popoli. E facendo vivere all’umano ventuno anni senza la sua protezione e, ancora peggio, senza sapere dell’esistenza di quelli come lui.
Zayn vorrebbe non crederci ma tutte le sensazioni che prova, o non prova più, da quando l’umano è a Greenland sono una prova abbastanza concreta a favore delle parole del vecchio saggio. È davvero la fata madrina di Liam Payne, il ragazzo che ha odiato per diciannove anni di vita senza averlo mai incontrato. Solo adesso si rende conto di non averlo mai odiato davvero.
I sogni di Liam sono un po’ più tranquilli ma rimane sempre quel senso vago di malinconia e tristezza e Zayn da quella distanza non può fare nulla di più.
La fata vorrebbe avvicinarsi, non sa cosa darebbe per stare nella stessa stanza dell’umano, magari passare una mano sulla sua fronte imperlata di sudore o calmare con carezze delicate il suo tremore ma non lo fa, perché non può farlo.
Rimane quindi sull’albero, immobile, sempre concentrato ad alleviare il più possibile le pene di quel ragazzo che lo sta mandando fuori di testa senza nemmeno saperlo o rendersene conto.
Zayn si è chiesto cosa Liam provi quando sono nella solita stanza o quando i loro sguardi si incontrano, si è chiesto più di una volta se la sensazione che gli attanaglia il cuore quando si allontana dall’umano per troppo tempo sia solo un’esclusiva per creature magiche o se anche per Liam è meglio passare la giornata in silenzio e a fare nulla ma nella stessa casa anzi che andare da qualsiasi altra parte a fare qualsiasi altra cosa. Zayn non sa cosa sperare, per rimanere coerente con se stesso e non illudersi più di quando non abbia fatto la sua mente da quando ha saputo del legame, non spera nulla. Non dirà a Liam di essere una specie di angelo custode, e non lo dirà nemmeno a Louis e Niall perché sa che proverebbero in ogni modo a convincerlo a rendere partecipe anche l’umano e, no grazie, lui ancora non è pronto ed è sicuro non lo è nemmeno Liam.
La storia è sempre la solita da ormai una settimana. Louis che ogni volta che ne ha l’occasione gli chiede altri dettagli –la verità– e lui che lo ignora o cambia discorso come se non avesse sentito le domande rivoltegli. Ma poi Louis inizia a chiedergli di Liam, dei suoi sogni e del perché non vuole avere nessun tipo di contatto con l’umano e allora Zayn rimpiange quasi le domande sulla sua chiacchierata con il vecchio saggio, quasi.
Comunque il moro ignora anche le domande su Liam, e ringrazia che Niall non prenda parte a quel giochetto perché sa che a Niall non può nascondere le emozioni, si chiede perché non abbiano ancora parlato di quelle. La fata non se ne lamenta comunque, non gli piace particolarmente rispondere alle domande dell’elfo quando entra in modalità ‘macchina della verità’.
Quando Liam smette di sognare, segno che nel giro di un paio d’ore si sveglia, è quasi l’alba e anche la fata decide di chiudere gli occhi e riposarsi un po’.
Entra in casa a mattina inoltrata e va silenziosamente in cucina per mettere della confettura di mirtillo su una bella fetta di pane e mangiarselo con calma. Cosa che si accorge non sarà possibile quando vede Louis che sistema la spesa nel frigorifero facendo tintinnare il campanellino sul suo dannato cappello.
“Buongiorno Zayn” dice Louis con un sorriso voltandosi a guardarlo solo per un secondo, “buongiorno Lou” risponde Zayn già sulla difensiva aspettando l’inizio dell’ennesimo terzo grado. Che non arriva.
La fata si siede al tavolo con un movimento elegante e sospira, il suo migliore amico si volta verso di lui e gli posa davanti la sua colazione. Due fette di pane con confettura di mirtillo e un bicchiere di succo di ribes.
“Tutto ok?” chiede Zayn all’altro addentando il primo panino, delizioso. Louis annuisce e continua a sistemare la spesa, la fata scuote la testa “non ci provare, tu che non parli è un indizio più che chiaro del fatto che c’è qualcosa che non va”. Una brutta sensazione inizia a insinuarsi sotto pelle e le ali diventano più nere e meno lucide. Zayn si concentra un attimo e non sente Liam all’interno della casa, una morsa dolorosa gli stringe il petto, fa un respiro profondo e cerca di calmarsi, in fondo potrebbe essere con Lucky là fuori da qualche parte.
È contento che il suo umano abbia fatto amicizia con il cerbiatto di Louis, si è accorto che a Liam fa bene passare del tempo all’aperto e che a Lucky piaccia il ragazzo è solo una cosa positiva.
Zayn annuisce a se stesso per cercare di convincersi dei suoi stessi pensieri ma la sensazione che sente s’intensifica e si accorge solo in quel momento che la sente da poco prima dell’alba, da quando Liam ha smesso di sognare e quindi da quando lui l’ha perso di vista appisolandosi come sempre per un paio d’ore.
Zayn non vuole pensare al fatto che sono settimane che dorme quel poco che è necessario per lui solo dopo che Liam ha smesso di sognare, per non perdersi nemmeno un secondo di quello che è diventato il suo impiego abituale. Da quanto non fa sognare a Louis e Niall qualcosa che li metta in ridicolo solo per divertirsi?
La sensazione che gli scorre sotto pelle si intensifica quando i suoi pensieri rispondono che non gli serve più divertirsi in quel modo perché ama guardare i sogni di Liam e renderli il più possibile sereni.
Zayn si alza di scatto scaraventando con le ali la sedia contro la parete alle sue spalle, Louis sussulta e si volta a guardarlo. È preoccupato, dannazione.
No. No, no.
“Lou” chiede con voce bassa, ha paura di come potrebbe uscirgli se provasse a parlare più forte, “dov’è Liam?” chiede. Il folletto abbassa le spalle e sospira chiudendo gli occhi per un paio di secondi. Zayn boccheggia a causa della stretta che gli stringe la gola.
“Louis” ripete non sopportando più il silenzio dell’altro. “Non lo sappiamo” ammette il folletto con un filo di voce. “Che cosa significa che non lo sapete?” chiede Zayn con voce cupa che fa quasi tremare il suo migliore amico. “Ti sarei venuto a cercare per dirtelo, stavo solo pensando a come farlo” spiega Louis e la fata continua guardarlo serio aspettando una spiegazione. “Poco prima dell’alba questa mattina mi ha svegliato un rumore ma non ci ho fatto particolarmente caso perché quell’umano è sempre così tanto rumoroso qualunque cosa faccia” inizia Louis e gli scappa un sorriso malinconico e preoccupato “pensavo fosse andato in bagno o semplicemente in cucina a bere qualcosa, sai gli umani lo fanno più spesso di qualunque altro essere io abbia mai incontrato”.
Zayn non accenna a dire niente e lo esorta con lo sguardo ad arrivare al punto della situazione prima che la stretta alla sua gola non lo faccia cadere agonizzante a terra.
Dopo l’ennesimo respiro profondo Louis chiude il frigorifero, “quando mi sono alzato non era in casa” spiega “ho pensato che fosse andato in giro per il regno con Lucky ma quando mi sono messo in contatto con lui era solo nella sua tana e non lo aveva visto” continua. Zayn stringe i pugni e le sue ali fremono per spalancarsi e setacciare qualunque angolo della terra per trovare il più in fretta possibile quel ragazzo. “Ho subito chiamato Niall ma non lo ha avvertito nel tragitto dal castello a qui” dice Louis torturandosi le mani “se solo non avessi lasciato la scala all’entrata non sarebbe-” la fata lo interrompe con un cenno della mano “non sarebbe stato giusto, lo sai anche tu”. Il folletto abbassa la testa e sbuffa, regna silenzio assoluto per qualche secondo fino a che un Niall trafelato non entra con un balzo leggero in casa. Boccheggia per qualche secondo puntando gli occhi su Zayn e poi si ricompone dicendo “ho pensato di avvisare la guardia di mio padre, ho setacciato quasi tutta Greenland. Nessuna traccia”.
Zayn sente il terreno sotto i suoi piedi mancare e le sue ali si spalancano, sopraffatte dalle troppe emozioni, frantumando la vetrina contenente le tazze preferite di Louis.
Se fosse lucido inizierebbe a pregarlo per farsi perdonare, ma nemmeno Louis sembra notare particolarmente quello che è appena accaduto. La preoccupazione che si legge a caratteri cubitali sul suo viso.
“Zayn” esclama Niall tentando di toccarlo per farlo calmare, l’elfo si trova di nuovo senza fiato come appena entrato in casa sentendo le emozioni che scuotono la fata. Cerca di concentrarsi e infondergli calma ma con un battito d’ali che gli scompiglia i capelli e fa cadere il cappello rosso dalla testa di Louis con uno scampanellio allegro, Zayn si alza in volo ed esce dall’albero come una furia senza dire niente.
Louis e Niall si guardano per un secondo negli occhi prima di uscire con un salto e correre alla ricerca del loro amico.
Decidono di tornare a casa, senza aver trovato né Liam né Zayn, quando scende la notte, ed hanno la conferma del malessere della fata quando il manto nero che ricopre il cielo non ha né la luna né una stella a rischiararlo. Anche loro con la vista sovrasviluppata faticano quasi a vedere dove vanno tanto è il buio che avvolge ogni cosa. Quando arrivano davanti all’albero-casa trovano Lucky e, a Louis, sembra che anche lui sia triste e smarrito senza la presenza costante del ragazzo umano che era entrato a far parte della loro routine e della famiglia nell’ultimo periodo. Il folletto gli lascia una carezza sul muso e con gli occhi azzurri gli comunica che andrà tutto bene, che il suo nuovo amico starà bene.
Louis faticherebbe non poco ad ammetterlo a voce alta ma gli manca Liam, si era abituato alla continua presenza rumorosa di quel ragazzo in casa sua. Quando entra pensa che stia scomparendo anche il suo odore ma scuote la testa per far sparire dalla sua mente quei pensieri stupidi e per niente adatti al momento.
Non sapere dov’è Liam, ragazzo di cui si sente un po’ responsabile, e poter solo immaginare come si senta Zayn in quel momento lo sta facendo impazzire.
Cosa ci fa in casa a fissare il buio di fronte a lui quando Liam e il suo migliore amico sono da qualche parte la fuori?
Il primo quasi sicuramente in pericolo e il secondo così preoccupato che sarebbe in grado di mettersi anche lui nei guai per una qualsiasi stupidaggine?
Doveva insistere di più per farsi dire da Zayn di cosa hanno discusso lui e il vecchio saggio, doveva convincere Niall a parlare con lui e capire. Zayn tiene a quel ragazzo in modo particolare, lo hanno capito tutti ma Louis sente che c’è qualcosa di più; non sa se è una buona cosa oppure no, ma la sensazione non gli piace perché detesta non sapere. E tiene troppo a Zayn per non soffrire al solo vederlo in quella condizione.
Rompe il silenzio e il filo dei suoi pensieri la voce di Niall “è normale che tu sia triste e frustrato, Lou”.
Il folletto scuote la testa e fa qualche passo avanti senza accendere la luce, non vuole che Niall veda il suo viso; è sicuro senta già abbastanza così.
Quella notte Louis non dorme per niente, la casa troppo silenziosa e la preoccupazione troppo opprimente anche con Niall a meno di un metro da lui. Anche l’elfo è sveglio, sente la tristezza e l’ansia che prova rispecchiata in Louis ma non riesce a fare nulla per far star meglio entrambi.
 
 









*Autrice*
Dopo MESI sono riuscita a pubblicare di nuovo.
Questa storia doveva essere pubblicata tutta in una volta ma non ho ancora finito di scriverla e sono a 30k.
Prometto che la seconda parte arrivera nel giro di qualche settimana.
Grazie per aver letto questa prima parte e spero abbiato voglia di lasciarmi un commento con scritto quello che ne pensate.
Alla prossima.
Gaia

 

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Capitolo 2
*** Parte 2 + Epilogo ***









“Cadono i fiori di ciliegio sugli specchi d’acqua della risaia:
stelle, al chiarore di una notte senza luna
-Y. Buson
 
 
 
 
Il pensiero di farlo per il bene di Harry ricaccia in un angolino della mente di Liam il senso di colpa che prova per essere scappato da casa di nascosto. È dispiaciuto per non aver detto nulla a Louis, Niall e Zayn ma non gli avrebbero mai permesso di fare quello che ha deciso di fare.
‘Perché è una missione suicida’, sente la voce irritata di Louis nella testa che lo rimprovera da quando è uscito di casa ma non ci pensa, e la ricaccia indietro respirando profondamente e concentrandosi su quello che lo circonda.
Era appena l’alba, è uscito da casa facendo il meno rumore possibile e si è allontanato dal villaggio senza guardarsi indietro nemmeno una volta, o ci avrebbe ripensato e non doveva, doveva farlo per Harry. Il suo migliore amico aveva bisogno di lui e Liam non lo avrebbe abbandonato per nulla al mondo. Lo aveva già fatto una volta, spera solo che Harry lo possa perdonare prima o poi.
Entra nel bosco-confine che lo ha portato lì più di un mese prima con un sorriso al pensiero del suo migliore amico salvo, fuori da quel castello e dal controllo del re. Liam ribolle di rabbia se pensa che l’unico sopravvissuto della sua famiglia sia quell’uomo deplorevole.
Scuote la testa e osserva gli alberi intorno a lui che sembrano tutti uguali. Tende le orecchie per cercare di capire se è seguito ma niente lo insospettisce, comunque aumenta il passo, sicuro che Louis si sia accorto della sua assenza. Si chiede quanto ci metterà a trovarlo, e se lo sta già cercando. Continua a camminare per tutto il giorno e mangia solo tre bacche che riconosce come commestibili tra quelle che gli aveva mostrato Lucky durante una delle loro passeggiate.
Non si ferma nemmeno quando scende la notte, una notte senza né luna né stelle; come se anche la notte sia in disaccordo con le sue azioni e non voglia aiutarlo in nessun modo, spingendolo a doversi fermare.
Liam non si permette di pensare a Zayn nemmeno per una frazione di secondo.
La stanchezza inizia a essere quasi insopportabile ma Liam continua a muoversi in quel labirinto di cespugli, alberi e rami senza essere sicuro di andare nella direzione giusta. Non sa nemmeno se ci sia una direzione giusta, per quello che ne sa potrebbe girare intorno senza accorgersene.
Continua a camminare anche nel buio più completo, con le lacrime agli occhi e lo stomaco che si stringe per la fame e la paura. I suoi sensi iniziano a giocargli brutti scherzi, sente dietro di lui dei passi attutiti dall’erba fresca, gli sembra di vedere occhi luminosi che lo scrutano dalla periferia del suo campo visivo. Liam non sa se è la stanchezza, se quelle cose stanno succedendo davvero o se è un effetto di qualche strana pianta magica come quei fiori che, la prima volta che ha attraversato la foresta, gli hanno spruzzato addosso della polvere rosa.
Decide di fermarsi quando incontra con le mani tese in avanti nel buio completo la corteccia ruvida e umida di un albero.
Si accascia con la schiena contro di essa e chiude gli occhi ascoltando i suoni della natura intorno a lui. Non sa come, ma pur essendo in tensione a causa della paura, il suo corpo e la sua mente cedono sotto il peso della stanchezza e Liam si addormenta seduto in quella posizione scomoda con le braccia accanto al corpo e le gambe stese in avanti.
Sogna Zayn. E se potesse si schiaffeggerebbe da solo perché se lo è appena lasciato alle spalle. Liam sa che una volta tornato al castello non è sicuro di saper e poter tornare indietro.
Sogna di parlare con la fata tranquillamente seduti al tavolo della cucina, si parlano con un pizzico di timidezza e paura di dire troppo ma con sempre il sorriso sulle labbra e il cuore che batte un po’ più forte del normale. Liam non dimenticherà mai il giorno che ha iniziato a parlare con Zayn normalmente, era rimasto solo a casa e Zayn nel primo pomeriggio era arrivato con una leggera scala di legno che gli permetteva di uscire a suo piacimento dall’albero. Per lui è stato come essere accettato ufficialmente in famiglia, perché è questo che Louis, Zayn e Niall sono: una famiglia.
Uno sbuffo di vento investe Liam che si muove un po’ rabbrividendo senza però svegliarsi. Sogna di essersi perso nella foresta, di non sapere più dove andare o cosa fare ma di essere trovato da uno Zayn preoccupato e bellissimo proprio nel punto in cui sta dormendo adesso.
Liam si sveglia di soprassalto quando crede di sentire dei passi che spezzano i rami secchi caduti a terra non troppo lontano alla sua sinistra.
Il sole ha già spazzato via il buio della notte ma Liam non ha idea di che ore siano o quanto abbia dormito, le fronde degli alberi fermano a diversi metri d’altezza la maggior parte della luce solare.
Si alza di scatto e senza vedere nulla inizia a correre in una direzione a caso sperando che sia quella che lo fa allontanare da qualunque cosa produca quel rumore spaventoso. Non sa per quanto tempo corre, rischia di inciampare in radici sporgenti parecchie volte ma riesce a cavarsela con solo qualche graffio su braccia e mani e i polmoni doloranti per lo sforzo.
Arriva in una radura che è sicuro di non avere mai visto, costellata di rocce più o meno grandi incastrate nel terreno erboso, quando il sole è già alto nel cielo e, senza allontanarsi troppo dalla foresta, si lascia cadere a terra appoggiandosi a una pietra levigata e ricoperta di soffice muschio verde. Intorno a lui tutto è silenzioso così chiude gli occhi per far calmare i battiti del suo cuore e regolarizzare il respiro.
Lo riscuote uno sbuffo che assomiglia quasi a un ringhio che avverte davanti a lui. Il corpo di Liam s’irrigidisce e la sua mente sull’attenti non riesce a capire cosa potrebbe essere la fonte dei rumori che si stanno avvicinando troppo velocemente.
È non appena avverte uno spostamento d’aria troppo vicino che il suo corpo, come se si muovesse non per sua volontà ma per puro istinto di sopravvivenza, scatta in piedi. Liam con un agile salto scavalca la roccia su cui era appoggiato e scruta tutto intorno a lui per cercare una via di fuga.
Perde il secondo perfetto per iniziare a correre verso la foresta perché rimane pietrificato più del dovuto nel veder venire nella sua direzione una creatura mostruosa e, senza dubbio, per nulla amichevole.
Quella cosa aveva le sembianze di un uomo, un uomo altro quattro metri, grosso quanto un elefante e con la pelle grigiastra ricoperta di muschio e quella che sembra una pelliccia ruvida e sporca.
In due passi il gigante si avvicina al nascondiglio di Liam e, alzando la roccia dietro cui si era rannicchiato come fosse di polistirolo, la scaglia lontano per poi ringhiare nella sua direzione abbassando pericolosamente una gigantesca mano da quattro dita verso di lui.
L’istinto umano lo induce a scattare di lato, rotolando su un fianco per evitare il pugno che si schianta al suolo dove un secondo prima c’erano le sue gambe, prova a scappare rimanendo basso dietro rocce e muovendosi velocemente ma deve arrendersi quando un frammento grande quanto una sedia di una delle pietre lanciate dal gigante lo colpisce alla spalla mandandolo a sbattere contro un’altra roccia.
Liam sente le ossa del braccio destro e le costole della parte sinistra del torace spezzarsi a causa dell’urto. Respirare è una tortura e fanno male anche le vibrazioni dei battiti accelerati del suo cuore. La mente non è abbastanza lucida a causa del dolore e davanti agli occhi ha macchie di luce e buio. Vede come attraverso dell’acqua torbida la creatura avvicinarsi e abbassa lentamente le palpebre preparandosi alla sua fine.
A occhi chiusi, con dolori insopportabili al torace e alla schiena, Liam vede, o si immagina, i suoi genitori al castello, sua madre che allaccia una camicia candida a un lui di forse due anni con i capelli ricci e biondi. La canzone che ascoltava sempre suo padre mentre aiutava la moglie a mettere la rete per la gonna dei vestiti da cerimonia gli risuona nella testa mentre sorride nel pensare che suo padre non avesse mai permesso a nessuno oltre a lui di ammirare il corpo splendido di sua madre senza tutti gli artifici dei vestiti da corte. Ricorda sua madre indossare una corona bellissima, fatta di cristalli e zaffiri. Rivede scene che non ricordava nemmeno di aver vissuto.
Rivive anche i giorni più felici passati con Harry quando erano appena adolescenti, le lezioni di equitazione fatte di nascosto, il preparare dolci di notte nelle vecchie cucine del palazzo per non farsi scoprire.
Rivive anche alcuni momenti passati a Greenland, le risate con Louis, la luce negli occhi di Zayn, il potere calmante di Niall e le loro cene tutti insieme come se fossero una famiglia.
Un dolore lancinante si espande dal petto fino al fianco senza che ancora niente lo colpisca di nuovo e Liam si lascia scappare una lacrima senza singhiozzi prima di svenire a causa del dolore.
Liam sta affrontando la sua fine a ventidue anni e si pente solamente di due cose: non aver ottenuto il perdono di Harry per l’abbandono rivedendo il suo sorriso rivolto a lui un’ultima volta, e non aver avuto occasione di sfiorare le ali di Zayn e fargli sapere come lo faceva sentire stare accanto a lui.
 
 
 
 
 
L’alba, pigra, ancora non si era mostrata del tutto quando Zayn entra in fretta nella casa che condivide con Louis precipitandosi nella camera del suo migliore amico per svegliarlo in modo brusco. Il folletto scatta seduto non appena si accorge della fata e, in un paio di secondi, si sta già vestendo dopo aver sentito Zayn pronunciare velocemente “so dov’è”.
Louis annuisce solo, dirigendosi verso l’uscita mentre ancora deve infilarsi il suo maglione rosso, sanno entrambi a chi Zayn si riferisce.
“Vado ad avvisare Niall, tra meno di due minuti al confine più vicino a Rockworth” dice Zayn prima di sparire nel buio che si sta dissipando più lentamente del solito.
Il folletto a quelle parole rabbrividisce mentre orribili immagini dell’umano a Rockworth si marchiano a fuoco nella sua mente. Ha notato le occhiaie del moro, la poca luminosità delle sue ali e la sua voce prossima a spezzarsi e un po’ gli si stringe il cuore al pensiero di quanto può stare male il suo migliore amico. A Louis non è servito Niall a capire che per Zayn Liam è diventato una delle cose più importanti, anche se il moro non fa di tutto per non darlo a vedere.
Louis e Zayn arrivano nel punto concordato quasi contemporaneamente, la fata con allacciato al suo corpo un Niall dagli occhi rossi e luminosi. Dopo uno sguardo d’intesa, senza una parola, Niall viene posato a terra vicino a Louis ed entrambi iniziano a correre a velocità sovrannaturale verso Rockworth, con Zayn che li precede di qualche metro in volo.
Louis lancia un’occhiata a Niall mentre corrono veloci come cerbiatti tra gli alberi della foresta senza provare un minimo di incertezza nello schivare qualsiasi ostacolo. L’elfo socchiude gli occhi per un secondo e si passa una mano tra i capelli totalmente scompigliati, “io sto bene, ma sentire tutte le emozioni di Zayn senza nemmeno concentrarmi mi appesantisce il cuore” risponde alla silenziosa domanda di Louis in un sussurro lanciando, in contemporanea con il folletto, uno sguardo alle ali nerissime e spalancate sopra la loro testa.
È quando, pochi secondi dopo, sentono il verso di un troll che, anche se il sangue gela nelle vene di entrambi, scattano in avanti ancora più velocemente cercando di raggiungere l’entrata di Rockworth e sperando non stia succedendo quello che stanno pensando.
Zayn precipita al suolo proprio davanti ai loro occhi come se le sue ali non lo reggessero più in volo e, quando Louis e Niall lo raggiungono, sta boccheggiando stringendosi al petto un braccio che però non ha nessuna ferita.
“S-sto be-bene” boccheggia Zayn cercando di rimettersi in piedi “andiamo” ordina incamminandosi in modo malfermo verso gli schianti e i ringhi che stanno squarciando l’aria. È chiaro anche a Louis che non può sentire le emozioni altrui che Zayn non sta bene per niente e che, anche se non ne capisce il motivo, prova dolore fisico pur senza essere ferito.
Quando escono dagli alberi e iniziano a guardarsi intorno, per poco Zayn non cade di nuovo al suolo accasciandosi contro un albero, ma sono pochi secondi perché subito dopo, come se fosse rinato, si alza in volo e, come una furia, si lancia in direzione del troll poco lontano che da le spalle alla foresta, troppo concentrato a osservare qualcosa ai suoi piedi per accorgersi delle creature appena arrivate.
Anche Louis e Niall corrono in direzione della creatura e, quando arrivano a pochi passi dalla sua schiena, si bloccano iniziando a concentrarsi.
Louis chiude gli occhi, si siede a gambe incrociate e inizia a sussurrare litanie sconosciute con i palmi delle mani premuti sul terreno. Appena la terra inizia a tremare il troll alza il capo e si gira su se stesso, cosa che permette a Niall e Zayn di arrivare a Liam che è riverso su un fianco con gli occhi chiusi e senza sensi.
L’elfo, quando sfiora la fata con la punta delle dita per infondergli un minimo di calma, viene investito dal dolore che prova Zayn e si ritrova boccheggiante per l’intensità e la forza di quella sensazione. Si concentra e stringe i denti fino a che non riesce a sbloccare Zayn dallo stato catatonico in cui è caduto per farlo avvicinare al corpo di Liam che continua a non dare segni di vita. Nel frattempo gli incantesimi di Louis hanno fatto nascere dal terreno grosse piante rampicanti che intrappolano il troll costringendolo ad arretrare e cadere sulla schiena con un colpo assordante che fa cadere piccole pietre dalla parete rocciosa poco distante.
La fata, senza distogliere gli occhi dal corpo del suo umano, prende un respiro profondo e poggia una mano sulla fronte e una sul cuore di Liam.
Niall spalanca gli occhi e si allontana di un passo quando, dopo aver scacciato la sua mano, Zayn inizia a pronunciare parole nell’antica lingua di Feridia* e dalle sue mani, che rimangono a contatto con la pelle di Liam, esce un’intensa luce blu che tutte le creature magiche riconoscerebbero come pura energia magica e le sue ali iniziano a emanare una scoppiettante luce argentata lasciando che il colore della notte prenda il posto del nero opaco e spento.
Quando Louis si accorge di quello che sta succedendo smette di pronunciare incantesimi e il troll riesce a liberarsi e scappare, senza ricevere attenzioni, dalla trappola delle piante che si ritirano nel terreno pigramente. Il folletto, non credendo ai suoi occhi e alle sue orecchie, lancia un’occhiata a Niall che sta guardando la scena sbalordito quanto lui.
Né l’elfo, né il folletto hanno mai visto un incantesimo del genere. E si spaventano a morte quando, dopo aver detto le ultime parole in un sussurro, Zayn alza le mani e si accascia di fianco a Liam perdendo i sensi.
Subito sia Niall sia Louis scattano verso i corpi dei due ragazzi, si tranquillizzano leggermente quando sentono i due cuori che battono ancora, ma nessuno dei due sospira di sollievo perché il respiro di entrambi è molto debole e non danno segni di ripresa.
Le ferite sul corpo di Liam si sono rimarginate ma il volto è ancora pallido e il braccio piegato in modo scomposto poggiato sull’addome, Zayn accasciato poco lontano ha occhiaie marcate e ali blu ma senza luce.
“Portiamoli via di qui” sussurra Niall prendendo il braccio il corpo muscoloso dell’umano con uno sbuffo, Louis annuisce e, dopo aver fatto la stessa cosa con la fata, inizia a camminare verso la foresta per tornare a casa.
Metà del viaggio passa nel silenzio più assoluto, poi Louis, con un filo di voce, chiede “hai mai sentito quell’incantesimo?”. L’elfo scuote la testa “deve essere qualcosa di grosso, era nell’antica lingua delle fate. Sono pochi gli incantesimi ancora usati in quella lingua”, il folletto osserva il viso pallido del suo migliore amico e lo stringe un po’ più forte al suo petto “che hai fatto?” gli sussurra. Le ali di Zayn stanno perdendo colore ogni minuto che passa e, preoccupati, gli altri due iniziano a correre verso casa.
Arrivati all’albero, portano Zayn e Liam nella camera che è diventata di quest’ultimo e li stendono uno accanto all’altro sul letto ancora sfatto. Li coprono con una coperta leggera e li osservano per qualche secondo ancora sperando invano in un risveglio.
Rimangono immobili e in silenzio fino a che Niall non dice “vado al castello, setaccio la biblioteca reale e chiedo a chiunque possa sapere qualcosa”. Louis annuisce ed escono entrambi dalla camera lasciando però la porta aperta per avvertire il minimo rumore, “io preparo qualche lozione curativa, anche se non ho idea di che tipo possa servire”.
 
 

 
 
 
Niall entra nella biblioteca del castello senza la minima idea di che cosa cercare. Va nella sezione dedicata alle fate e inizia a scorrere tutti i titoli sperando che uno in particolare lo colpisca. Si pente in questo momento di non aver insistito con Zayn riguardo la visita al vecchio saggio, forse adesso sarebbe in grado di aiutare il suo migliore amico, o almeno saprebbe cosa cercare. Sospira ancora una volta, l’ennesima, e chiude anche il libro di incantesimi antichi di cui non ha capito molto.
Sconsolato e silenzioso si dirige verso l’uscita per tornare da Louis quando, passando davanti alle cucine, si ricorda di una delle cuoche più anziane, fata del sole.
Entra come un uragano dalla porta principale e tutti quelli che si trovano all’interno smettono di fare quello che stavano facendo e si voltano nella direzione dell’elfo; dopo un paio di secondi tutti fanno un leggero inchino e tornano alle loro mansioni senza dire nulla.
“Salve” esordisce il principe con un sorriso speranzoso “cerco la signora Alvina**” continua fermandosi al centro delle cucine e guardandosi attorno.
Quando una donna molto bella con i capelli rossi raccolti in una crocchia ordinata e un paio di luminose ali gialle sulla schiena si avvicina a Niall, il sorriso dell’elfo si allarga ancora di più sentendo il rispetto e l’onore che prova quella donna per lui.
“Mio principe” sussurra la fata una volta arrivata al cospetto del biondo inchinandosi di nuovo, Niall annuisce e le fa cenno di uscire con un movimento della mano.
Si spostano in una piccola sala non molto distante dalle cucine, si siedono uno davanti all’altra su grandi sedie di millenario abete argenteo e la fata attende paziente di sapere il motivo della convocazione improvvisa.
Niall, dopo qualche secondo di assoluto silenzio in cui ha pensato a cosa dire effettivamente, si passa una mano tra i biondissimi capelli e Alvina nota le occhiaie e il viso stanco del ragazzo.
“Tutto bene, signore? Cosa la turba tanto da spegnere la brillantezza dei suoi occhi azzurri?” chiede in un sussurro dolce la donna e Niall sospira ancora decidendo di iniziare a raccontare la storia dall’inizio e descrivere quello che ha visto e le parole dell’incantesimo che ricorda.
“Cara Alvina, io sto bene ma due miei cari amici purtroppo no e non so come aiutarli, è questo che mi rende pensieroso e triste” spiega Niall poi, al cenno di continuare da parte della fata sospira e socchiudendo gli occhi inizia. “Credo ti ricorderai, Alvina, la terribile notte della morte delle famiglie Payne e Malik, anni fa”, la donna annuisce spalancando un po’ di più le palpebre. “Il figlio dei Payne, Liam, è qui a Greenland” dice Niall per poi osservare per qualche secondo la reazione della fata che si irrigidisce ma non dice nulla, “ha passato l’ultimo mese e mezzo a casa dei miei amici, il folletto Louis e il figlio di Trisha, Zayn”.
Niall sospira “Liam e Zayn all’inizio non hanno avuto nessun tipo di rapporto ma c’è sempre stato un forte legame che avvertivo anch’io. Ne ho parlato con Zayn e lui ha deciso di andare a parlare con il vecchio saggio del salice dorato per sapere qualcosa di più”. La fata non ha proprio deciso di andare dal vecchio saggio ma Louis e Niall sono riusciti a trascinarcelo quindi va bene.
“Se avete parlato con il vecchio saggio non capisco il motivo del parlare con me” ammette la donna abbassando il capo in segno di rispetto, Niall le sorride.
“Devi sapere che Zayn è una fata molto testarda, uscito dalla grotta del salice dorato non ha parlato con nessuno delle parole che gli ha detto il vecchio saggio” ammette l’elfo “avrei dovuto insistere per farmelo dire ma sembrava così sconvolto che ho pensato di aspettare e..”.
Scuote la testa e sospira ancora, poi riprende a parlare guardando Alvina negli occhi.
“Questa mattina Liam è stato attaccato da un troll mentre era solo e, grazie a Zayn lo abbiamo trovato prima che fosse schiacciato ma era senza sensi, ed io ho sentito Zayn provare il più grande dolore che abbia mai avvertito” spiega velocemente e trema leggermente al pensiero di quel momento, “si è avvicinato al ragazzo e, dopo aver appoggiato entrambe le mani sulla sua pelle, ha iniziato a recitare un incantesimo nella lingua di Feridia”.
Alvina sgrana gli occhi e Niall avverte stupore misto a preoccupazione, non si aspetta nulla di buono.
“Caro ragazzo” inizia la fata con un sorriso “gli incantesimi nell’antica lingua delle fate sono molto rari, certo, ma sono comunque moltissimi. Se non mi dici qualcosa in più io non ho proprio idea di come poter aiutare te e i tuoi amici”. Niall annuisce e si concentra un attimo ripensando alle ultime parole del suo migliore amico prima di svenire, una volta risolta questa storia convincerà Zayn a insegnargli la lingua delle fate.
“Ricordo qualche parola, ma non è molto” ammette l’elfo e la donna gli sorride incoraggiante annuendo in silenzio.
“Sono certo iniziasse con: e altre parole presenti erano: , e ***. Spero possa bastare, altrimenti posso chiedere a Louis se ricorda altro e-”.
Alvina scuote la testa alzando una mano per fermare le parole del biondo, “mio caro principe, le posso dire, senza alcun dubbio, che i suoi amici stanno bene e si riprenderanno presto senza bisogno di alcun rimedio, solo molto riposo”, a quelle parole Niall sorride e i suoi occhi riprendono a brillare.
“Zayn, fata della notte, ha trovato il suo ‘zlatj’. Cioè il suo compagno, il suo protetto” spiega la donna e Niall la fissa con la bocca socchiusa, Alvina annuisce “ha capito bene, Zayn Malik è la fata madrina di Liam Payne. Ne sono certa perché solo chi possiede questo titolo può riuscire nell’incantesimo; deve sapere che serve molto coraggio e molto amore per recitare questo incantesimo” dice la donna e Niall, curioso, la prega di spiegargli le sue parole. “Lo scopo dell’incantesimo è salvare lo zlatj. La fata, sentendo il dolore del compagno, riconosce la gravità della situazione e decide di compiere il gesto più coraggioso che possa fare”.
“Zayn, signor Horan, ha diviso la sua energia magica e ne ha donata una parte al suo protetto per salvargli la vita” dice la fata con un sorriso dolce sulle labbra e Niall è sempre più esterrefatto. Il suo migliore amico è una fata madrina e ha salvato la vita al ragazzo, per il quale ha sempre nascosto apprensione, dividendo la sua stessa energia magica.
“Quindi staranno bene?” chiede l’elfo e Alvina annuisce, “per qualche giorno dovranno però riposare e rimanere insieme. L’energia di una fata non è fatta per essere divisa e rimanere separata, se non saranno a contatto fino a che non si stabilizza dentro all’umano, proveranno dolore. Adesso sono legati indissolubilmente, anche se non è completa la magia, una parte della fata è nell’umano. E, se mi permette, posso affermare che, in modo figurato, visto che si è spinto a tanto, una parte di quell’umano è già dentro il suo amico Zayn” conclude toccandosi leggermente il petto all’altezza del cuore.
Niall sorride, lui ha sempre saputo che Zayn non era per nulla indifferente a Liam ma, soprattutto i primi tempi, erano emozioni contrastanti quelle che si agitavano nella fata.
“Un’ultima domanda” riprende Niall “cosa intendeva quando ha detto che la magia non è completa?”. Alvina sospira e “se il legame rimane com’è in questo momento la fata proverà dolore ogni qual volta lo proverà l’umano. La magia sarà del tutto completa quando anche il protetto donerà spontaneamente una parte di lui alla fata”.
L’elfo esce dal castello pochi minuti dopo, molto più sollevato di quando è entrato ma con ancora diverse domande in testa, anche se non le solite del suo arrivo.
Corre verso l’albero-casa ed entrando non trova Louis in cucina a mescolare erbe curative come si aspettava ma lo sente parlare nella stanza in cui hanno lasciato Zayn e Liam.
Quando Niall si affaccia alla porta, il folletto è accanto al letto e sta dicendo “non state fingendo, okay, ma come lo spiegate questo?”. Louis alza gli occhi su di lui un secondo dopo, “è inutile che mi guardi in quel modo” dice secco per poi mettere la coperta di nuovo sui due addormentati sul letto.
“Perché sei turbato, Lou?” chiede Niall e il folletto rotea gli occhi al cielo. “Ho preparato sette diversi unguenti curativi, nessuno ha funzionato” ammette frustrato “poi esco meno di un minuto e quando torno sono uno avvinghiato all’altro, ma niente dimostra che si sono svegliati” conclude e stringe i pugni scuotendo la testa per scacciare le lacrime che premono per uscire.
Niall preme una mano sulla sua spalla e gli sorride rassicurandolo “non abbatterti Lou, stanno bene” dice e il folletto molto più tranquillo, lanciando un ultimo sguardo ai due ancora a occhi chiusi, esce dalla stanza seguito dall’elfo, curioso di sapere cosa ha scoperto Niall.
 
 
 
 
 
“La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza.”
-L. Tzu
 
 
 
 
 
Quando Liam apre gli occhi, la prima cosa che vede è il soffitto di legno della sua camera nell’albero casa, si rilassa capendo di non essere morto. Poi sente dolore ovunque e respira pesantemente tentando di capire da quale parte del corpo proviene precisamente, la sua pelle pizzica e brucia come se volesse strapparsi per far uscire da dentro di lui una cosa troppo grande per essere contenuta. Muove leggermente un braccio ed è felice che il suo corpo risponda ancora ai comandi del suo cervello confuso, anche se capisce che il dolore che prova è su tutto il suo corpo.
Ricorda di essere fuggito, di essersi addormentato e di essere stato attaccato da quello che crede sia un gigante, in fondo Louis –il suo primo giorno lì– lo aveva avvertito del fatto che non fossero simpatici.
Crede di avere sicuramente un braccio e qualche costola rotta perché nelle orecchie risuonano ancora gli scricchiolii delle sue ossa che si rompono, ma il dolore che sente è diverso, non assomiglia a quello di un osso spezzato.
Gira lentamente la testa e nota, sdraiato accanto a lui, Zayn con gli occhi chiusi e la bocca serrata in una linea dura. La fata è voltata su un fianco e le ali sono abbandonate sul materasso e sul comodino di legno chiaro dietro di lui.
Liam stringe e denti e si tocca lentamente il petto, nessun braccio rotto e nessun dolore interno nel torace, solo il fastidiosissimo bruciore freddo ovunque. L’umano si rende conto che quello che sta provando non è assolutamente una cosa normale, sente la pelle pizzicare come se dovesse prendere fuoco da un momento all’altro ma sente anche freddo. È pervaso da una voglia irrefrenabile di toccare Zayn e stingersi a lui, come se il suo cervello gli stesse suggerendo un modo per far cessare quella tortura.
La fata accanto a lui si muove appena, fa una smorfia e allunga un braccio verso di lui mantenendo però gli occhi chiusi. Liam è stanco, dolorante e terribilmente confuso e spaventato da quello che è successo e che gli sta succedendo in quel momento, il corpo di Zayn che nel sonno si muove come se volesse toccarlo è la goccia che lo spinge a cedere alla sensazione e stringersi tra le sue braccia. Si sposta un po’ più verso il centro del letto e avvicina una mano a quella della fata, quando la sfiora sente il dolore diminuire leggermente, o forse pensa solo di immaginarlo. Non ci pensa più, Liam, e avvolge con le braccia la vita della fata facendo scontrare i loro petti, dopo aver poggiato il mento sulla testa di Zayn, ora nascosta nell’incavo del suo collo, sente il dolore quasi sparire e chiude gli occhi addormentandosi di nuovo.
Zayn viene svegliato da alcuni rumori provenienti dalla cucina, sicuramente Niall e Louis che discutono sull’accaduto. Zayn ricorda benissimo quello che ha fatto e non se ne pente minimamente, lo rifarebbe altre mille volte senza pensarci un secondo. Ha ancora gli occhi chiusi e si sente un po’ debole, e prende atto solo in quel momento di essere avvolto nelle coperte leggere del letto insieme a qualcun altro, sente infatti un altro corpo caldo stretto al suo. Apre lentamente gli occhi e davanti a se vede la pelle liscia e chiara della clavicola di Liam, il suo respiro pesante che gli solletica la fronte. Si irrigidisce appena per la vicinanza e tira un sospiro di sollievo nel vederlo salvo, ce l’ha fatta. Il profumo della pelle dell’umano è tutto intorno a lui e le sue braccia che lo stringono gli donano un calore che non ha mai provato in vita sua. Le ali riprendono forza e brillantezza diventando blu, la fata cerca di muoversi e allontanarsi da quel ragazzo che però emette uno sbuffo sommesso e muove, ancora incosciente, le braccia fino a che le sue mani non toccano la porzione di pelle che diventa ali all’altezza delle clavicole. Appena sente le dita di Liam sfiorargli la base delle ali, Zayn viene percorso da un brivido di piacere e vola via dal letto prima di emettere alcun suono imbarazzante.
Liam si sveglia di soprassalto per la scomparsa del calore attorno a lui e il colpo provocato dalla schiena dell’altro contro l’armadio. Entrambi rabbrividiscono e stringono i denti nel sentire un dolore sordo invaderli, l’umano boccheggia e si mette seduto reggendosi instabile con le braccia muscolose piantate sul materasso. Zayn deglutisce quasi rumorosamente e prova a distogliere lo sguardo da quel ragazzo, cosa che gli è sempre troppo difficile. Quando Niall e Louis entrano di corsa nella stanza, attirati dai rumori, Liam è seduto sul letto con la schiena rigida e i pugni stretti che guarda con occhi spalancati la fata con la schiena schiacciata contro l’armadio e le ali spiegate come se dovesse fuggire da un momento all’altro.
“Che stai facendo, idiota?” sbotta Louis con voce acuta che fa pensare all’umano di coprirsi le orecchie, gli occhi celesti del folletto sono sulla fata, il viso è serio ma sollevato. Zayn dal canto suo, all’avvicinarsi dell’amico si schiaccia ancora di più sul legno alle sue spalle come se volesse sparirci dentro. Louis sorride e Niall si concentra per calmare Zayn senza toccarlo, la fata fa una smorfia ma non si ritira quando il suo migliore amico lo afferra delicatamente per un braccio e lo avvicina di nuovo a letto.
“Ti serve riposo” sta dicendo Louis con voce dolce, “va tutto bene” continua ma viene interrotto da Liam che, con le nocche bianche per lo sforzo e le unghie corte piantate nei palmi, chiede con un sussurro sofferente “che mi sta succedendo?” a tutti e a nessuno in particolare. Subito tutti gli occhi sono su di lui, ma l’umano incontra solo quelli ambrati della fata che sono a metà tra il sorpreso e il preoccupato.
“Lo senti anche tu?” chiede a denti stretti Zayn, l’umano annuisce e gli altri due si guardano in silenzio cercando di capire. “Che succede?” chiede preoccupato Niall, la fata in un secondo è di nuovo sul materasso accanto a Liam e gli stringe una mano tra le sue senza guardarlo negli occhi, “scusa” sussurra muovendo in modo lento il pollice sul palmo dell’altro “non pensavo che lo sentissi”. L’umano arrossisce e guarda le loro mani intrecciate, il dolore ancora presente anche se un po’ più sopportabile.
Louis e Niall sorridono, poi il folletto sparisce per qualche secondo tornando con due tazze fumanti, “bevete queste e poi riposatevi ancora un po’, avete dormito solo qualche ora”.
I due sul letto sorridono e ringraziano dividendo le mani per prendere le tazze. Liam non si aspetta un dolore così forte nello staccarsi dal moro e, strizzando gli occhi, con un sibilo che gli sfugge tra i denti, si lascia scappare dalle mani la tazza bollente che cade sulle sue gambe coperte solo da un leggero lenzuolo ustionandolo. Si alza di scatto e si accascia contro la parete poco lontano cercando di tenersi in piedi, è molto più debole di come si aspettava e il dolore di certo non aiuta. Anche Zayn si alza di scatto evitando di bruciarsi e si avvicina a Liam che ha le lacrime agli occhi, non sa quale bruciore è più insopportabile. La fata gli passa una mano tra i capelli e gli prende entrambe le spalle con le mani per farlo respirare un po’ meglio, “scusa” gli sussurra e il ragazzo scuote la testa “non è colpa tua” dice poi sorridendo a Zayn che combatte contro la sensazione di stringerlo a se e abbracciarlo veramente.
Gli altri due occupanti della stanza, rimasti in silenzio fino a quel momento, si avvicinano e si accertano delle condizioni dell’umano, “devi toglierti i pantaloni” dice Niall a Liam per poi lanciare un’occhiata a Louis che annuisce sparendo poi di nuovo in cucina.
Le mani della fata sono ancora sulle spalle di Liam quando questo lo guarda negli occhi, Zayn annuisce e fa per allontanarsi ma viene prontamente fermato dall’umano, “fa già abbastanza male così, non allontanarti, per favore”. Senza interrompere il contatto con Liam, Zayn si sposta alle sue spalle circondandolo con le braccia, la fata spera che l’umano non sia in grado di sentire il battito del suo cuore sulla sua schiena. Quando Liam si slaccia i pantaloni, quasi si pente di aver detto a Zayn di non allontanarsi. La presenza calda e solida della fata alle sue spalle lo fa sentire bene ma lo agita come gli è successo davvero poche volte nella sua vita. Chiude gli occhi e trattiene il respiro mentre lascia cadere a terra i pantaloni e rimane con solo un paio di boxer grigi coperti per metà dalla maglia bianca leggermente stretta che Louis gli ha portato qualche giorno dopo il suo arrivo.
Le sue cosce sono rosse e bruciano da impazzire, si sposta sul letto seguito da Zayn che non lo molla nemmeno per un secondo. Liam arrossisce ancora prima di sedersi, si chiede se non dovrebbe sopportare il dolore e basta, sdraiandosi da solo e aspettando di venir colto da un sonno profondo; poi pensa al fatto che anche Zayn dovrebbe provare quell’insopportabile dolore e, no grazie, un po’ d’imbarazzo non ha mai ucciso nessuno.
“Cosa vuoi che faccia?” soffia Zayn all’orecchio dell’umano facendolo rabbrividire e suona disperato. Per Zayn, tutto quel calore piacevole che prova nello stomaco e all’altezza del cuore, tutta quella voglia di sorridere come un idiota senza alcun motivo e il voler stringersi a quel corpo ancora di più per assicurarsi che sta bene sono cose nuove, ed è spaventato, non sa cosa fare o dire.
Strano a dirlo –perché di solito è il contrario– a far cessare quel momento imbarazzante per entrambi, al quale Niall partecipava come spettatore, è Louis che rientra con in mano una ciotola piena di un liquido troppo blu per essere semplice acqua e delle bende. “Che fate ancora lì impalati voi due?” dice poggiando l’occorrente sul comodino accanto a loro per poi spingerli a sdraiarsi entrambi sul letto. Zayn ringrazia la sua pelle mulatta per mascherare gran parte del suo rossore ma, lanciando un’occhiata veloce a Niall, capisce che non è abbastanza. Si siede sul letto poggiando la schiena alla testiera e Liam, che voleva sedersi accanto a lui con le spalle e le braccia a contatto, viene spinto da Louis sul suo petto.
L’umano rabbrividisce, Zayn sente contro il suo petto ogni più piccola contrazione dei muscoli della schiena di Liam. Niall, come se fossero dei manichini, sistema le gambe del moro intorno a quelle di Liam e, quando questo sospira per la diminuzione considerevole del dolore, la fata gli circonda il busto con le braccia facendogli appoggiare la testa sulla sua gola. Louis e Niall si guardano ridacchiando, vengono ignorati da Liam che ha gli occhi chiusi e si sta rilassando sotto la freschezza delle bende imbevute del liquido sulle sue bruciature, e vengono fulminati con un’occhiataccia da Zayn.
Dopo aver sistemato l’ultima benda sulle cosce di Liam, Louis e Niall si avvicinano al moro che continua a guardarli male ma non molla la presa sul corpo rilassato tra le sue braccia.
“Riposate adesso, piccioncini” ridacchia Louis “per qualsiasi cosa tu o il tuo zlatj abbiate bisogno noi siamo di là” conclude Niall unendosi alla risata cristallina del folletto. Se possibile, Zayn arrossisce ancora di più e abbassa gli occhi per osservare il viso di Liam. Le risatine degli altri due continuano e, prima che Niall si avvicini e faccia notare ad alta voce il suo imbarazzo ma anche la sua immensa serenità e pace, con un movimento leggero e casuale della mano, Zayn fa in modo che i biondissimi capelli dell’elfo diventino dello stesso colore di un cielo stellato, blu con qualche piccola ciocca argentata.
Adesso è la fata a ridacchiare e Louis esce dalla porta ancora prima che Niall schiuda la bocca per la sorpresa.
Quando Zayn e Liam rimangono di nuovo soli nella stanza, la fata si rilassa e muove leggermente le ali generando aria fresca sulle gambe dell’umano. Poi chiude gli occhi e senza pensare a nulla si rilassa stringendo a se Liam che con un mugugno soddisfatto copre le mani del moro, poggiate sul suo addome, con le sue.
“Zayn” lo richiama poco dopo in un sussurro mantenendo gli occhi chiusi e facendo rabbrividire la fata, “che cos’è uno zlatj?” chiede mozzando il respiro al moro che lo stringe di più a se per un minuto prima di iniziare a raccontare.
 
 
 
 
 
Quando Louis entra in camera con una tazza di tisana di bacche arancio in mano, sono passati quattro giorni dall’incantesimo. Zayn e Liam sono sdraiati nel letto, uno tra le braccia dell'altro che non fanno che chiacchierare, ridere e sonnecchiare dividendosi solo per andare in bagno. Non hanno più nessuna ferita, solo dolore acuto quando si allontanano l’uno dall’altro.
Il folletto si ferma per qualche secondo sulla porta e osserva attentamente il suo migliore
amico, Zayn ha un sorriso enorme sulle labbra, gli occhi socchiusi e le guance rosse per le troppe risate. Liam è poggiato su un fianco accanto a lui e, mentre muove velocemente le mani sulla pancia e i fianchi dell’altro, strofina il naso sulla pelle mulatta del collo della fata. Il folletto pensa di aver visto davvero troppe poche volte durante la sua vita il moro con l’espressione beata e rilassata che ha in quel momento, con l’umano tra le braccia.
“Tutto bene, ragazzi?” chiede Louis ed entrambi smettono quello che stavano facendo per arrossire imbarazzati e abbassare lo sguardo sui loro corpi a contatto, Liam annuisce e sorride, poi con una smorfia si allontana dal corpo della fata. “Che fai?” chiede Zayn con voce acuta allungando un braccio verso l’umano che adesso è in piedi vicino al letto, “vado in bagno” annuncia Liam a voce bassa per poi allontanarsi dalla camera. La fata, ancora sul letto stringe i denti. “Allora Zayn” inizia Louis, con un sorriso e un tono che è sicuro l’umano non percepirà, facendo sbuffare pesantemente la fata che si copre gli occhi con una mano. “Quando pensavi di dirci che sei innamorato di lui?” chiede ancora con un sorrisino il folletto ignorando la reazione scioccata del moro che “io non son-” prova a ribattere con voce strozzata ma viene interrotto dall’amico che sospira in modo teatrale e “senti, io lo vedo sai? Non mi servono nemmeno Niall e i suoi poteri. Ti ho perdonato per non avermi detto quel piccolissimo particolare che è essere la sua fata madrina ma, per tutte le rose arcobaleno Zay, almeno che il tuo ztalj non è come un fratello ma che sei innamorato di lui!” sbotta il folletto per poi finire la sua tisana in un paio di sorsi. “È zlatj, Lou” borbotta Zayn con gli occhi bassi e Louis lo guarda con un sopracciglio alzato prima di togliersi il cappello e lanciarlo in faccia al suo migliore amico.
Zayn prende al volo l’indumento ma subito dopo rilascia un sospiro sofferente e chiude gli occhi, “che c’è?” chiede subito Louis allarmato avvicinandosi, la fata scuote la testa “tutto okay, stiamo migliorando” risponde ma la voce è un sussurro. Louis sta per aprire di nuovo la bocca quando Liam rientra nella stanza e senza aspettare nemmeno un secondo si lancia sul letto e addosso a Zayn stringendoselo al petto mormorando uno “scusa” che se Louis fosse stato umano non avrebbe sentito, la fata passa una mano tra i capelli dell’umano e avvolge entrambi con le ali, “adesso passa” sussurra solo all’orecchio di Liam che si rilassa visibilmente.
Louis li guarda per qualche secondo in silenzio, Zayn alza lo sguardo su di lui e spiega “in questi giorni abbiamo fatto delle prove” ammette “riusciamo a stare in due stanze separate per due minuti e diciotto secondi senza che il dolore diventi insopportabile”. Liam annuisce e stringe Zayn al petto, il folletto scuote la testa ridacchiando al sospiro che rilascia il suo migliore amico con la guancia pressata sul cuore dell’umano. “Vi lascio riposare” dice per poi uscire dalla stanza lasciando la porta semiaperta e sorride sentendo un “grazie” sussurrato da Zayn.
Louis e Niall in quei giorni hanno passato molto tempo nella biblioteca reale e altrettanto in giro per il villaggio a parlare con gli abitanti più anziani per sapere più cose possibili sulle fate madrine e le conseguenze dell’incantesimo fatto da Zayn. Niall vorrebbe anche sapere come terminare la magia, evitando di far provare dolore a entrambi quando solo uno di loro dovrebbe, ma ancora non sa che cosa significano precisamente le parole che gli ha detto Alvina, “la magia sarà del tutto completa quando anche il protetto donerà spontaneamente una parte di lui alla fata”.
L’elfo è sdraiato sull’erba fresca vicino al ruscello delle gemme, sorride al cielo azzurro e allarga le braccia; Louis seduto accanto a lui fa crescere diversi fiori colorati in pochi secondi e li intreccia per formarne una coroncina. “Hai scoperto qualcosa di nuovo?” chiede l’elfo girandosi appena verso l’amico che scrolla le spalle e “non molto” ammette “stanno facendo delle prove per testare quanto possono allontanarsi l’uno dall’altro e per quanto tempo e Zayn dice che stanno migliorando”. “È una bella cosa, forse l’energia inizia a stabilizzarsi” dice l’elfo, il folletto annuisce e “qualcosa mi dice che rimarranno appiccicati anche dopo che tutto questo casino finirà” ridacchia seguito da Niall che annuisce e “lo auguro a entrambi” dice.
Passa un’altra settimana e la vita nell’albero casa è tornata alla normalità. Zayn, approfittando che gli umani dormono molto più di lui, veglia su Liam la maggior parte della notte per poi dormire qualche ora all’alba accoccolato al suo petto. Sia la fata che Liam sorridono molto più spesso e spesso gli altri due si accorgono del legame sempre più forte e profondo che li lega, legame che spesso e volentieri non ha nulla a che fare con quello magico. Niall si è praticamente trasferito con loro, tornando al castello solo per dormire quando viene praticamente obbligato da suo padre che “non so più nemmeno se ho un figlio” gli dice.
La situazione calma e piena di armonia cambia quando un giorno, in casa da solo con Zayn, Liam annuncia serio “devo salvare Harry, il mio migliore amico. Devo tornare al castello”.
La fata allontana la schiena dell’umano dal suo petto per guardarlo negli occhi con espressione cupa, “l’ultima volta che ci hai provato sei quasi morto”. L’umano sbuffa e si appoggia di nuovo al corpo della fata, inizia a giocare con le sue stesse mani ignorando la stretta calda di quelle dell’altro sul suo stomaco, “è per questo che ne sto parlando con te, voglio che tu lo sappia” ammette a bassa voce. La fata lo stringe ancora di più e chiude gli occhi per qualche secondo poggiando il mento sulla testa dell’altro, “per te è importante?” gli chiede piano annuendo alla risposta di Liam che dice “molto importante, Harry è l’unica vera famiglia che abbia mai avuto, o almeno che ricordo” ‘a parte voi nell’ultimo periodo’ pensa l’umano ma non lo dice. La fata sente il cuore stringersi un po’ a quelle parole e le ali perdono lucentezza in modo impercettibile a occhio umano. “Allora vengo con te” annuncia pochi minuti di assoluto silenzio dopo Zayn, Liam si volta di scatto verso di lui con gli occhi nocciola spalancati. “Non ti ho chiesto questo” sussurra l’umano abbassando lo sguardo ma ringraziando silenziosamente la fata, non lo avrebbe mai chiesto ma ci ha davvero sperato; “ed io non ti ho fatto nessuna proposta, se vai tu io vengo con te, dato di fatto” annuncia serio Zayn scrollando le spalle. Le ali fremono quando Liam abbraccia di slancio Zayn e gli sussurra un “grazie” sulla pelle della clavicola.
Quando Niall e Louis rientrano in casa, è ora di pranzo e sorridono nel vedere l’umano darsi da fare per insegnare a usare i fornelli a Zayn –cosa che loro non sono mai riusciti a fare–, il loro sorriso si spegne leggermente nel notare le ali del moro leggermente meno luminose di quella mattina e dei giorni precedenti. Zayn scambia un’occhiata con Niall che piega leggermente la testa da un lato in una muta domanda, Louis lo guarda attentamente ma non nota nulla di strano, Liam sta bene e di conseguenza anche Zayn, almeno fisicamente.
 
 
 
 
Il giorno seguente, già appena dopo l’alba, sono tutti e quattro nella foresta incantata. Tutti e quattro perché quando Zayn e Liam, durante il pranzo, hanno annunciato che la mattina seguente sarebbero partiti per il castello di Grayland, con lo scopo di portarne fuori Harry, né Louis né Niall hanno accettato di rimanere a casa.
Stanno camminando da quelle che sembrano ore ma Liam ancora non si è lamentato quindi nessuno accenna a fermarsi per una pausa.
Louis apre la fila e Liam è accanto a lui a chiedere informazioni su tutti i tipi di rose che esistono nel regno incantato, il folletto non risparmia nemmeno un dettaglio e parla velocemente con il sorriso sulle labbra, qualcuno che lo ascolta parlare della sua passione, finalmente.
Louis, anche se ad ammetterlo ad alta voce non ci pensa nemmeno, si è davvero affezionato a quell’umano e gli dispiacerebbe davvero tantissimo non averlo più a casa dopo questa spedizione improvvisa e, Louis non lo ha detto ad alta voce, di riuscita piuttosto incerta.
Qualche passo più indietro ci sono Niall e Zayn, l’elfo sfiora il braccio della fata e lo guarda serio per spingerlo a parlare, cosa che Zayn fa dopo aver sbuffato e puntato lo sguardo sulla schiena di Liam. A Niall non è sfuggito il cambiamento del moro dopo la chiacchierata del giorno precedente con Liam, vorrebbe solo sapere cosa ha rabbuiato la fata, beh oltre al fatto che andare solamente loro quattro nel castello reale di Grayland è una missione che può essere considerata suicida.
“Mi accontenterò di essere considerato un fratello, o un amico” dice scrollando leggermente le spalle Zayn dopo qualche secondo, “lui non vuole che tu sia un fratello, Zayn” risponde serio Niall, sente distintamente le emozioni dell’umano quando è con Zayn.
“E per te sarà difficile accontentarti, per quanto seriamente puoi provarci”. La fata lo guarda in silenzio per diversi secondi “non sei d’aiuto” dice poi facendo sbuffare l’elfo. “Dico solamente” inizia Niall “che non devi sforzarti di accettare nulla perché nemmeno Liam vuole che tra voi ci sia il rapporto di fratello o amico”, la fata abbassa lo sguardo puntandolo poi di nuovo sull’umano quando questo si gira per fargli un leggero sorriso e arrossire leggermente, Zayn sorride di rimando e il suo cuore perde un battito.
Niall sa che Liam voleva solamente controllare che Zayn ci fosse perché non riesce a sentirli parlare e sono decine di minuti che non si toccano.
“E se ti sbagliassi?” chiede Zayn “posso –devo– superare questa cosa e accettare di essere qualsiasi cosa lui vuole che io sia” afferma serio e Niall si lascia quasi scappare un verso scioccato. “Quando mai ho sbagliato, scusa?” chiede retorico all’amico, poi torna serio e continua “so che tu sarai sempre chiunque lui voglia che tu sia ma Zayn, dentro di lui c’è una parte di te. Sa e ha accettato di essere il tuo zlatj senza nemmeno fare domande”.
“Non è che abbia avuto scelta” borbotta Zayn controllando di nuovo che Liam sia davanti a loro e al sicuro, Niall se fosse un’altra persona si irriterebbe a parlare con chi non lo guarda negli occhi. “Sarebbe potuto scappare, avere una crisi isterica o-”.
“Zayn”, Niall si blocca al sussurro di Liam e allo scatto della testa di Zayn che quasi si stacca dal collo nell’alzare gli occhi dal terreno a quelli di Liam. “Tutto bene?” chiede con voce più alta, rispetto a quella usata durante la chiacchierata, per farsi sentire da Liam, l’umano abbassa lo sguardo per poi puntarlo sulla fata con le guance rosse e il labbro inferiore tra i denti.
L’elfo nota un leggero tremore nella mano che Liam allunga leggermente verso di loro.
Un secondo dopo Zayn, come se stesse rispondendo a una richiesta ben precisa, ha un braccio sulle spalle di Liam e la mano intrecciata alla sua. Niall riesce a sentire il cuore di entrambi battere all’impazzata da dove si trova quando le labbra di Liam si appoggiano leggere sulla guancia rossa della fata in segno di ringraziamento. Louis si volta indietro per controllare che fine ha fatto il suo interlocutore e sorride intenerito roteando gli occhi al cielo quando lo vede con le guance rosse che sorride al suo migliore amico, viene subito dopo raggiunto da Niall che gli sorride e gli circonda la vita con un braccio facendogli l’occhiolino. Il folletto rotea di nuovo gli occhi al cielo e colpisce le costole di Niall con una gomitata giocosa, “lasciamo un po’ di spazio ai piccioncini” sussurra poi l’elfo nell’orecchio di Louis che ridacchia sbirciando i due dietro di loro.
Si fermano solo quando il tramonto è ormai vicino.
“Sei sicuro di sapere la strada Louis?” chiede l’umano per la terza volta da quella mattina, il folletto lo fulmina con lo sguardo e ignora la domanda. “Se ci siamo persi puoi dirlo, nessuno te ne farà una colpa. Questo posto è uguale a quello di stamattina nonostante abbiamo camminato per ore” continua Liam facendo fermare Louis. “Senti” inizia il folletto “innanzitutto questo posto non è per nulla uguale a quello di stamattina. Secondo ti porterò al castello, sono un folletto della natura, è la foresta a indicarmi la strada” sbotta continuando a guardarlo serio, Liam annuisce e abbassa lo sguardo.
Non voleva offendere Louis o essere un peso, è solo preoccupato; per Harry, non solo per quello che sta passando ma anche per quello che sicuramente in quel momento sta pensando di lui. Sono circa due mesi che è scappato dal castello abbandonandolo, spera solo che prima o poi possa essere perdonato dal suo migliore amico.
Louis, dopo essersi beccato un’occhiataccia da parte del moro per come aveva trattato Liam, annuncia che sarebbe andato a cercare qualcosa per cena nei dintorni.
Zayn, Liam e Niall sono in una piccola grotta. Il soffitto basso tanto che Liam deve rimanere chinato, le pareti lisce e poca luce che filtra dai rovi che nascondono l’entrata.
Niall forma con dei sassi e dei rametti secchi un piccolo mucchietto al centro dello spazio disponibile e poco dopo Zayn, con la magia, fa in modo che una fiammella destinata a crescere scaturisca spontaneamente dall’improvvisato falò.
Liam è seduto a terra con le gambe strette al petto e il mento sulle ginocchia mentre osserva pensieroso il fuoco.
Deve pensare a cosa dire a Harry quando lo rivedrà, come convincerlo a parlargli, a farsi seguire anche se è in compagnia di un ragazzo con le ali –Harry non ha mai creduto, nemmeno da bambino, alle storie sulla magia che gli raccontava sua madre– e magari deve anche prepararsi un discorso per spiegare tutta la situazione assurda in cui è immerso. Convincerlo riguardo all’esistenza della magia e la bontà della maggior parte degli esseri a essa legati non è però quello che preoccupa di più Liam, la sua paura più grande è quella di non poter avere nemmeno l’occasione di provare a convincerlo; se Harry non volesse più parlargli?, se non accettasse più nemmeno di ascoltare le sue scuse e le sue spiegazioni? Liam non sa se riuscirà ad accettare questa prospettiva –deve ammettere– purtroppo possibile.
Harry è il suo migliore amico da sempre, Liam non ricorda un periodo della sua vita al castello senza Harry accanto. Quel ragazzino di due anni più piccolo è il figlio della sua allevatrice e Liam lo ha sempre considerato un fratello.
C’era durante le cerimonie in ricordo dei suoi genitori quando il dolore e la mancanza erano più forti e il petto di Liam era schiacciato da un peso quasi insostenibile, c’era quando Liam scappava la notte per imparare ad andare a cavallo o quando si nascondeva dalla guardarobiera per provare i vestiti da principe, Harry è sempre stato l’unico a esserci durante le discussioni con il re e dopo le sue punizioni.
Niall lo osserva in silenzio da diversi minuti, seduto con la schiena contro la parete opposta e le gambe allungate davanti a lui, Liam se si concentrasse capirebbe che l’elfo sta cercando di consolarlo con i suoi poteri, ma lo sta facendo lentamente per non farsi notare.
Zayn, che rientra nella grotta in quel momento con un paio di borracce piene d’acqua, lascia un’occhiata indecifrabile a entrambi, quando poi va a sedersi accanto all’umano e poggia la spalla contro la sua senza ricevere nessun tipo di reazione si preoccupa. Guarda Niall irrigidendosi ma l’elfo continua a osservare concentrato Liam che sembra perso in pensieri non troppo felici. Zayn corruga la fronte quando sente il potere di Niall fare pressione sul corpo di Liam con troppa poca convinzione rispetto a tutte le altre volte.
La fata accarezza il braccio di Liam con la punta delle dita e il cuore che trema un po’, l’umano sembra tornare alla realtà e si volta verso di lui dedicandogli un sorriso piccolo ma sincero che fa sospirare internamente di sollievo il moro. Zayn sta per dire qualcosa quando Louis entra nella grotta con le mani piene di bacche e strane foglie viola. “È tutto quello che sono riuscito a trovare senza allontanarmi troppo” spiega iniziando a sistemare davanti ad ognuno di loro una delle foglie viola, Liam nota che rimangono rigide e a forma di coppa, deduce saranno i piatti per la cena. “Grazie” sussurra Liam quando il folletto mette nella sua foglia un bel mucchietto di bacche, un po’ arancio e un po’ frizzette –Liam le adora, sanno di caramelle al lampone. Il folletto gli sorride e si accomoda vicino a lui, dall’altro lato rispetto al moro che non ha lasciato il suo fianco nemmeno un secondo, dopo aver distribuito a tutti la cena. Quando l’umano nota di essere quello con il numero maggiore di bacche frizzette si volta verso Louis con un sorriso enorme e uno sguardo di ringraziamento a cui il folletto risponde con un occhiolino.
Liam, come ogni volta, mangia senza guardare troppo il piatto di Niall, pieno di disgustosa poltiglia con un odore e un colore discutibili; ha scoperto pochi giorni dopo il suo arrivo che, al contrario di fate, folletti e gnomi, gli elfi e le altre creature magiche non mangiano cibo commestibile anche per gli umani.
La cena è passata tranquillamente, tra chiacchiere e risate come se fossero seduti intorno al tavolo dell’albero casa e non in una grotta, anche piuttosto fredda, in chissà quale punto del bosco-confine.
È appena scesa la notte, sono ancora tutti e quattro attorno al fuoco a parlare del più e del meno quando l’umano si lascia scappare uno sbadiglio e si strofina gli occhi con le mani. “È ora di dormire” annuncia Zayn dopo poco quando la testa di Liam cede per la stanchezza e sfiora la sua spalla. L’umano annuisce a occhi chiusi rimanendo con la guancia premuta sulla spalla di Zayn facendo ridacchiare Louis. La fata giura di sentire un “che mammina premurosa” da parte di Louis ma decide di ignorare e iniziare ad accarezzare la cute di Liam per farlo rilassare.
Niall spegne il fuoco e, dopo essersi raggomitolato su se stesso, nel punto in cui si trovava “buonanotte ragazzi” dice, circa un minuto dopo si sente un respiro pesante e Liam si stupisce del fatto che provenga proprio dall’elfo; l’umano non può fare altro se non invidiare la velocità con cui Niall si è addormentato.
Louis ridacchia e alza gli occhi al cielo, preme il palmo sul terreno poco distante da lui e pronuncia delle parole che Liam non riesce a capire, pochi secondi dopo dal terreno escono delle larghe e lisce foglie verde smeraldo. Il folletto poi si volta verso l’umano e, avvicinandosi al suo viso con un sorriso furbo sulle labbra, gli schiocca un bacio rumoroso sulla guancia facendogli sgranare gli occhi.
L’umano arrossisce all’inverosimile, ignora la risatina del folletto e guarda Zayn che è serio e ha lo sguardo sul suo migliore amico. “Buonanotte Lee” dice Louis continuando a ridacchiare, sta per avvicinarsi di nuovo all’umano quando Zayn lo fa cadere addormentato con un movimento delle mani e una luce viola che dalle sue dita va al corpo di Louis.
Liam si volta di scatto verso la fata che ha un ghigno compiaciuto sul volto “perché lo hai fatto?” chiede in un sussurro e Zayn, come risvegliato, lo guarda e scuote le spalle, “ti, anzi ci avrebbe messo in imbarazzo, di nuovo” dice e Liam decide di lasciar cadere il discorso.
L’umano sbadiglia di nuovo e Zayn lo spinge a sdraiarsi sul terreno duro “devi riposare, domani sarà una lunga giornata” gli sussurra dolce. Liam si muove e fa una smorfia con la bocca quando la sua schiena protesta per la scomodità della pietra, “mi dispiace non averti portato nulla di morbido per-” sussurra la fata gesticolando. L’umano scuote le spalle e guarda Zayn negli occhi dal basso verso l’alto “non preoccuparti, avete già fatto e state facendo tuttora moltissimo per me” dice arrossendo leggermente ma non interrompendo il contatto visivo, “anzi” continua “nemmeno vi ho ringraziato come si deve e-”, “non devi farlo” lo interrompe il moro “io farei qualunque cosa pur di saperti al sicuro, ormai penso tu lo abbia capito” ammette abbassando lo sguardo.
Liam continua a guardarlo con gli occhi lucidi e le guance imporporate, la fata si sdraia sulle sue stesse ali accanto a lui e gli stringe una mano. “E loro” continua, alludendo a Louis e Niall, “hanno semplicemente deciso di aiutarti, hanno visto del buono in te e se ne sono presi cura”. Liam sorride a occhi chiusi stringendo un po’ di più la mano della fata, vorrebbe accoccolarsi al suo petto e continuare a farlo parlare con la sua voce bassa e suadente fino a che non si addormenta. “Buonanotte” annuncia la fata allentando la presa sulla sua mano, l’umano sospira e “buonanotte Zayn” sussurra prima di alzarsi sul gomito e lasciare un impercettibile bacio sulla guancia ruvida del moro, “e grazie” continua con tono ancora più basso voltandogli le spalle e usando le mani come cuscino. La fata ha ancora gli occhi sbarrati e il cuore che batte all’impazzata, Liam gli ha baciato la guancia, di nuovo. Osserva quel corpo caldo che si alza e si abbassa in modo regolare ancora per un po’, poi decide di uscire a prendere una boccata d’aria fresca. Gli lascia una carezza tra i capelli ed esce dalla grotta senza fare rumore.
La notte è fresca, un manto blu trapuntato di stelle, tranquilla e illuminata dalla luna quasi piena, Zayn vola fino alla cima di un albero poco lontano dalla grotta e si rilassa nel giaciglio caldo delle sue ali osservando il cielo. Sorride tra se e si concentra per far sognare a Louis qualcosa di veramente imbarazzante per vendicarsi di tutte le volte che l’ha messo in imbarazzo davanti a Liam e ha provato a renderlo geloso avvicinandosi all’umano, il fatto che poi ci sia riuscito benissimo non conta.
È ancora concentrato a far sognare a Louis un Niall versione sirena con la coda verde e luccicante che ammicca spudoratamente nei suoi confronti, quando sente muoversi le foglie dell’entrata della grotta. Scatta a sedere e non sa se sospirare di sollievo o preoccuparsi quando vede Liam uscire e sedersi contro un tronco lì vicino dopo essersi guardato intorno.
Rimane fermo sull’albero senza farsi notare, indeciso se avvicinarsi all’umano e farsi spiegare cosa lo turba o lasciarlo solo e non pressarlo. Si da dello stupido, Zayn, perché non ha controllato i sogni di Liam troppo preso a infastidire Louis, sicuramente l’umano con la pressione e i pensieri di questi giorni avrà fatto un incubo e chissà cosa ha pensato quando i suoi sogni non sono stati controllati e resi sopportabili. La fata si passa una mano tra i capelli e sbuffa, è pronto a prendere il volo e andare da Liam chiedendogli di perdonarlo e facendolo sfogare ma viene bloccato dall’uscita di Niall dalla grotta.
L’elfo alza appena la testa verso la sua direzione ma non dice nulla e si dirige verso Liam, “ehi” sussurra fermandosi davanti all’altro che gli rivolge solo un sorriso tirato. “Ti ho svegliato?” chiede Liam e Niall scuote la testa “perché tu sei sveglio?” gli chiede l’elfo facendolo stringere nelle spalle. “A parte il fatto che dormivo su roccia pura?” chiede Liam retorico “ho fatto un incubo” ammette dopo pochi secondi. Niall alza di nuovo impercettibilmente la testa verso la fata senza insospettire Liam che ha la testa tra le mani, “perché non chiami Zayn?” gli propone e Liam sgrana gli occhi arrossendo velocemente.
“Perché dovrei?” dice con voce acuta per poi schiarirla con un colpo di tosse, l’elfo scuote leggermente la testa e sospira “non ti sei chiesto perché non è nella grotta?”. Liam annuisce e si tortura le mani senza guardare Niall “sì, quando è nei paraggi non faccio mai incubi perché lui me li trasforma in bei sogni” sussurra “non gli ho mai detto che lo so, lo avevo capito ma volevo una conferma così ho parlato con Louis che mi ha spiegato cosa è in grado di fare”. Niall annuisce e nasconde un sorriso avvertendo la sorpresa e l’amore che Zayn prova per quel ragazzo, “non voglio costringerlo a rimanere con me, è una fata della notte e la notte esce perché è.. il suo elemento” borbotta ancora l’umano gesticolando “non ho il diritto di chiedergli di rinunciare a qualsiasi cosa faccia la notte per rimanere accanto a me”.
Niall sorride e inclina la testa da un lato, aggrotta leggermente le sopracciglia e “sei il suo zlatj, hai il dovere di informarlo sulle cose che ti fanno male. Zayn ancora non sa come comportarsi con te, nessuno di noi tre lo sa a dire la verità” dice Niall ridacchiando “ma lui sarà per te tutto ciò di cui tu avrai bisogno, sempre” continua serio usando le parole della conversazione con Zayn di quel pomeriggio.
Sentimenti confusi e contrastanti si agitano sia in Liam sia nella fata che è ancora appollaiata sul ramo dell’albero a osservarli con occhi spalancati.
Liam arrossisce e rimane in silenzio.
“Dormire con la persona di cui si è innamorati diminuisce la possibilità di fare incubi” dice Niall con tono di voce tranquillo facendo scattare gli occhi castani dell’umano nei suoi azzurri “e visto che per te questa persona è Zayn sei ancora più avvantaggiato” continua ridacchiando.
Liam guarda il biondo con la bocca aperta per la sorpresa, l’altro con un sorriso furbo scuote le spalle e rientra dopo avergli fatto l’occhiolino. Niall è spesso divertito e intenerito per le reazioni di Liam quando scopre che lui sa tutto quello che prova, non lo biasima perché è sicuro che per gli umani abituarsi a lui e i suoi poteri debba essere davvero strano.
Zayn è ancora nella stessa posizione, il fiato mozzato e gli occhi puntati su Liam che sta guardando il punto in cui Niall è sparito. Non sa cosa fare, la fata che è in lui avverte il desiderio di Liam di averlo accanto ma lui non è sicuro che sia la cosa giusta da fare.
“Zayn” dice Liam a voce bassa e la fata pensa di volerlo così tanto da esserselo immaginato ma “Zayn, se mi senti puoi venire da me per favore?” sente chiedere e cede alla sua essenza magica.
Liam ha deciso di dare ascolto a Niall, vuole Zayn vicino, sa che senza la fata non riuscirà a dormire e il giorno seguente sarà uno dei più duri della sua vita.
Zayn si alza in volo e arriva in pochi secondi al fianco del ragazzo che sobbalza leggermente nel vederlo, non si aspettava un arrivo così repentino; che abbia ascoltato la sua conversazione con Niall?
Zayn rimane in silenzio, lo osserva con la testa leggermente piegata da un lato e gli occhi più luminosi che mai. L’umano rimane qualche secondo di troppo incantato a fissarlo e una delle mani di Zayn sfiora la sua per farsi stringere. “Vorrei dormire con te” dice Liam in un sussurro, le sue mani tremano leggermente come la sua voce, non sa dove ha trovato il coraggio di dire una cosa del genere. Non pensa a Niall che è a qualche metro da loro, all’interno della grotta, concentrato a infondere sicurezza a entrambi. La fata annuisce e, dopo aver stretto la mano di Liam intrecciando le loro dita, lo porta di nuovo dentro la grotta dove gli altri due sono supini con gli occhi chiusi, Zayn sa che Niall non sta dormendo davvero ma non dice nulla.
La fata si sdraia sulla schiena e allunga un braccio verso Liam che è inginocchiato al suo fianco indeciso su cosa fare, Zayn gli sorride e allunga una delle ali sul terreno “stenditi sopra” sussurra con le guance rosse “la roccia non è di certo comoda” aggiunge sentendo una bassissima esclamazione di Niall che assomiglia a un “aw”. Lo ignora, Liam non ha naturalmente sentito nulla e rimane rigido sulle ginocchia passando lo sguardo dai suoi occhi all’ala sul terreno.
L’umano è combattuto tra il desiderio di toccare finalmente quelle ali meravigliose e dormire di nuovo stretto al corpo del moro e la paura di fargli del male con il suo peso su quelle piume che sembrano delicatissime. Quando la fata gli afferra un polso con una mano per tirarlo sul terreno accanto a lui, Liam sospira e più delicatamente che può si stende su quelle morbidissime piume che con un movimento fluido lo avvicinano al corpo della fata troppo velocemente facendo sgranare gli occhi a entrambi per la sensazione rigenerante dei loro corpi a contatto. Liam di certo non si aspettava una tale forza nelle ali di Zayn.
Quando la mattina dopo Louis e Niall si svegliano e trovano Liam addormentato con la testa sul petto del moro e circondato dalle sue ali come in un bozzolo caldo prendono la saggia decisione di non dire nulla ad alta voce. Zayn, con respiro regolare e occhi semichiusi accarezza lentamente la schiena dell’umano e fulmina gli altri due prima che facciano troppo rumore, il folletto e l’elfo escono a recuperare provviste con un ghigno canzonatorio sul viso e un occhiolino malizioso per la fata che scuote la testa e stringe un po’ di più le ali intorno al corpo di Liam.
 
 
 
 
“Il re si è ritirato nelle sue stanze, possiamo fare una pausa” annuncia un cameriere dai corti capelli corvini e gli occhi a mandorla entrando nelle cucine a passo svelto con un sorriso sulle labbra, si toglie velocemente il grembiule bianco abbandonandolo su uno dei tavoli da lavoro ed esce dalla porta sul retro con un saluto generale sulle labbra e l’immagine della figlia del giardiniere negli occhi.
Harry sospira di sollievo e si alza in piedi gettando il vecchio straccio rovinato con il quale strusciava il pavimento sul bordo del secchio rosso scolorito, stiracchia i muscoli della schiena e il suo corpo emette scricchiolii poco rassicuranti ma che vengono ignorati, la sera non ha il tempo di sentire dolore agli arti, cade addormentato ancora prima di poggiare la faccia sul cuscino.
“Harry” lo chiama Luke, uno dei figli di una delle domestiche personali del re che è una specie di fac-totum, “esci con me per una passeggiata al limitare della foresta?” chiede gentile passandosi una mano tra i capelli biondi. “Grazie Luke, ma sarà per un’altra volta. Diciamo quando le mie gambe torneranno a reggere il mio peso” risponde Harry ridacchiando e scuotendo leggermente entrambi gli arti citati per tornare a far scorrere il sangue normalmente dopo ore inginocchiato sul pavimento. Il ragazzo annuisce e lo saluta con un sorriso splendente che include anche gli occhi azzurri.
Quando anche le cuoche e i camerieri più anziani iniziano a lasciare le cucine per respirare un paio d’ore prima di tornare preparare la cena e soddisfare ogni stupida e assurda richiesta del re, Harry si scioglie i capelli castani con un movimento fluido e ci passa la mano in mezzo più volte per farli cadere in morbidi ricci sulle spalle. Odia tenere i capelli legati ma se l’alternativa è tagliarli.. per Harry non ci sono alternative.
Lascia anche lui quella parte del castello che profuma sempre di detersivo al limone e pietanze troppo elaborate e costose che nessuno finisce mai di mangiare e inizia a salire le scale che lo portano alla sua camera con una smorfia sul viso per la fatica. Arrivato sulla soglia della sua stanza, non riesce a non fissare per qualche secondo l’altra porta presente in quella sperduta e polverosa parte del castello.
La camera di Liam è rimasta sempre chiusa da quando se n’è andato.
Due mesi che tutte le volte che arriva in quel punto fissa quella porta di legno scuro che si chiude solo dall’esterno per minuti interi senza avere il coraggio di oltrepassarla e cercare di capire il motivo per cui il suo migliore amico è sparito nel nulla da un giorno all’altro senza dire niente nemmeno a lui.
Certo, Harry sapeva quello che Liam doveva passare ogni giorno e di certo non lo biasima per essere scappato, aver resistito per più di dieci anni è già da pazzi, ma ancora non riesce a capire il motivo scatenante; e soprattutto il perché lo ha fatto senza far capire nulla nemmeno a lui.
Harry sa delle punizioni di Liam, sa in che cosa consistono –consistevano– e lui non avrebbe sopportato un quarto di quello che ha sopportato il suo migliore amico, ma il fatto è che ci è rimasto male. Sa di essere egoista, sa che per Liam rimanere con lui avrebbe voluto dire eseguire ordini assurdi, essere trattato peggio di uno schiavo ed essere frustato ma.
No, non ha scuse. Dovunque sia Liam adesso sicuramente vive più serenamente, sicuramente vive; non vuole pensare nemmeno un secondo al fatto che potrebbe essersi perso nel bosco e aver fatto una fine orribile.
Harry scuote la testa ed entra nella sua camera chiudendosi la porta alle spalle. La verità è che Liam gli manca da morire, è terrorizzato dal fatto che potrebbe essere morto e da quando è rimasto solo al castello per lui è diventato difficile anche respirare.
Steso di schiena sul letto, chiude gli occhi verdi e lucidi mentre un peso gli schiaccia il petto comprimendo dolorosamente i polmoni.
Si alza a sedere di scatto quando gli sembra di sentire uno strano fruscio proveniente dall’apertura nel muro che fa da finestra, si volta e scuote le spalle pensando a qualche uccello passato troppo vicino alla struttura; non che a quell’altezza possa essere molto altro.
È di nuovo sdraiato da qualche secondo quando gli sembra di vedere un’ombra scura davanti alla solita finestra ma quando si volta vede di nuovo solo il cielo azzurro e limpido di quel primo pomeriggio assolato. Scrolla le spalle e si volta su un fianco dando la colpa alla stanchezza, sono settimane che non dorme bene e con la vita che fa si dovrebbe stupire di aver resistito tanto senza effetti collaterali.
Il dubbio di non stare né sognando, caduto addormentato chissà dove senza nemmeno rendersene conto, né avendo un’allucinazione per la troppa stanchezza, s’insinua nella mente di Harry quando dopo un altro fruscio avverte un’altra presenza nella sua stanza, alle sue spalle.
A occhi spalancati si irrigidisce sul materasso, trattiene il respiro e pensa a cosa poter usare come arma per colpire l’intruso, non pensa che per chiunque entrare da una finestra a decine di metri da terra sia impossibile.
Sta pensando di allungare lentamente, senza farsi notare, una mano sotto il letto sperando di trovarci uno dei suoi zoccoli di legno quando una sensazione di calma lo invade dall’interno. Harry sbatte ripetutamente le palpebre e ritira la mano già fuori dal bordo del letto, solo quando si sente sfiorare una spalla scatta in piedi con il cuore in gola.
Davanti a lui c’è un ragazzo biondo con gli occhi azzurri e un sorriso rassicurante sul volto diafano, Harry lo guarda quasi ammaliato da tale purezza. Si riscuote dallo stato di trance pochi secondi dopo senza però essere preso dal panico più nero come invece dovrebbe fare visto che quel ragazzo vestito come Robin Hood è apparso –nel vero senso della parola– nella sua stanza, Harry continua a rifiutarsi di credere che sia entrato dalla finestra, non che il fatto che sia apparso dal nulla sia più rassicurante.
La sua mente è stanca, ha decisamente bisogno di dormire.
“Ciao” dice il biondo, senza smettere di scrutarlo con quegli occhi chiarissimi, “tu devi essere Harry” continua e la sua voce è quanto di più cristallino Harry abbia mai sentito nella sua vita. Annuisce senza davvero aver comandato al suo corpo di farlo, lo strano tipo gli sorride e fa un passo verso di lui.
Harry razionalmente pensa che anche se quel sorriso è dolce e quello sguardo rassicurante, questo è il momento adatto per scappare e magari chiamare delle guardie perché, dannazione, chi è lo strano tipo nella sua camera che conosce il suo nome?
Ma nel corpo di Harry non c’è nemmeno una briciola di panico quindi rimane fermo a fissare il ragazzo davanti a lui che nota dovrebbe avere la sua età, anche se è più basso e meno muscoloso.
“Come sei entrato?” è l’unica cosa che riesce a far uscire dalla sua gola chiusa dopo secondi di stupefatto silenzio, “dalla finestra” è la risposta che riceve e gli fa inarcare scettico le sopracciglia. “E come? Questa è una delle torri più alte di tutto il castello” afferma sicuro Harry, perché sta discutendo di questa cosa con uno strano tipo entrato nella sua camera dalla finestra se lo chiederà un’altra volta. Il biondo scuote le spalle e distende pieghe invisibili sul maglione verde smeraldo che indossa “mi ha dato un passaggio un amico” dice come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Un pass- che cosa?” chiede il riccio con la voce più alta di un paio di ottave, “sono, o meglio siamo, venuti a salvarti” spiega l’altro e Harry chiede di nuovo “che cosa?”. Quando il ragazzo davanti a lui sta per aprire di nuovo la bocca Harry alza una mano a mezz’aria per bloccarlo, scuote la testa e boccheggia per qualche secondo in cerca di qualcosa d’intelligente e razionale da dire, l’unica cosa che esce però dalle sue labbra è un altro “che cosa” sussurrato che non suona nemmeno come una domanda.
“C’è una persona che vuole vederti” dice solamente il biondo prima di aggiungere qualcos’altro che però Harry non riesce a sentire, passano pochi secondi in silenzio poi la finestra viene di nuovo oscurata un paio di secondi, il tempo di far entrare due figure di cui una piuttosto familiare.
Il cuore di Harry perde diversi battiti e i suoi occhi si riempiono di lacrime in pochi secondi, quello davanti a lui è davvero Liam? Sta bene, è salvo ed è tornato per lui?
Quante notti ha sognato di vederlo di nuovo accanto a lui? Salvo e felice?
A Harry, Liam sembra felice. Forse un po’ preoccupato, il suo sguardo è basso e le sue mani s’intrecciano tra loro, ma comunque felice.
Il corpo di Harry è come congelato, non riesce a muoversi e nemmeno a parlare. Nella sua mente solo una cantilena di ‘Liam’ e ‘è salvo’. Le lacrime stanno spingendo per abbandonare i suoi occhi smeraldini e le sue labbra rosse tremano come le sue spalle.
Non si cura del fatto che il ragazzo entrato con il suo migliore amico abbia un enorme paio di ali nere sulla schiena perché non riesce a togliere lo sguardo dalla figura di Liam. Un Liam che sta bene, che ha gli occhi lucidi e le mani tremanti come lui ma che è salvo e davanti a lui dopo due mesi di paura e mancanza.
 
 
 
 
 
“Chi comincia ad amare deve essere pronto a soffrire”
-A. Gombaud
 
 
 
 
 
Cercano di fare meno rumore possibile mentre, in fila indiana, scendono le strette scale della torre. Harry sente ogni traccia di stanchezza provata fino a pochi minuti prima sparire dal suo corpo come dopo dieci ore di sonno. Adrenalina, si dice.
Liam è davanti a lui e non fa altro che girarsi per guardarlo ogni secondo, “scusa, non abbiamo tempo” le uniche parole che gli ha detto prima di farsi seguire fuori dalla porta della sua stanza con solo una borsa con i primi vestiti trovati nel cassettone di legno vecchio. Il suo migliore amico non ha nemmeno guardato la porta della sua vecchia stanza, Harry lo capisce perché sicuramente i ricordi legati a quel posto sono più brutti che belli.
Pochi secondi dopo, Liam si gira verso il tipo biondo alle sue spalle e gli fa un leggero sorriso di ringraziamento, il riccio non ne capisce il motivo ma rimane in silenzio.
Le scale sembrano infinite e i loro passi, o almeno quelli di Liam e Harry, sembrano rimbombare come non hanno mai fatto tra le alte e umide mura di pietra.
Harry si è rifiutato categoricamente di farsi portare fuori dal castello nel modo in cui gli altri sono entrati, non riesce a credere all’esistenza di colui che lo avrebbe trasportato e di affidargli la vita proprio non ne ha intenzione.
La sua mente razionale non riesce in nessun modo a spiegarsi come sia possibile che quelle ali –bellissime, Harry deve ammetterlo– siano vere. Sa che Liam gli spiegherà tutto una volta usciti dal castello ma non può fare a meno di pensarci.
Chi è quel ragazzo? Che cos’è? Da dove viene?
È così preso dalle sue teorie assurde che quando arrivano alla fine delle scale e il ragazzo alato si ferma di colpo, sbatte contro la schiena di Liam davanti a lui. Il suo migliore amico gli evita la caduta spostando un braccio all’indietro per sorreggerlo e lo guarda per un secondo con un sorriso piccolo sul volto. A Harry quel sorriso e quel tocco sono mancati come l’aria e trema alla consapevolezza che Liam è di nuovo con lui e che non lo abbandonerà di nuovo.
Harry legge negli occhi del suo migliore amico tutto il senso di colpa che prova per essersene andato e la paura che lui non possa perdonarlo, come se potesse non farlo dopo tutto quello che sta facendo per lui, dopo che è tornato in quel posto per lui.
Il fatto che poi Harry lo abbia perdonato da mesi Liam non lo ha ancora capito.
Mentre sono fermi dietro al muro Harry si rende conto che le guardie non lo faranno mai uscire dal castello, e tanto meno se in compagnia di Liam e un essere alato. Il suo migliore amico sussurra qualcosa con tono tanto basso che Harry, pur essendo a pochi centimetri, non capisce mentre il biondo, sempre stato alle sue spalle, sussurra un “ci penso io” facendo alcuni passi avanti.
Harry guarda tutti e tre con gli occhi sgranati, “che volete far-” inizia ma viene bloccato da Liam che gli stringe un braccio e “non preoccuparti, Niall sa quello che fa” gli dice guardandolo negli occhi.
Harry vorrebbe chiedere chi è Niall ma deduce sia il ragazzo vestito di verde e quindi rimane in silenzio.
Il riccio annuisce ma si preoccupa ugualmente quando vede Niall appoggiarsi con le spalle al muro e chiudere gli occhi, sta per chiedere di nuovo che cosa sta succedendo quando sente le voci delle guardie, che fino ad ora non aveva notato, cessare di colpo.
Guarda prima Niall, ancora nella stessa posizione, e poi Liam che sta osservando le mani del tipo alato dalle quali esce una strana luce blu che, Harry non ci crede anche se sta succedendo davanti ai suoi occhi, gira l’angolo delle scale e va verso il salone principale dove sicuramente ci sono le guardie.
Dalle labbra del riccio esce un verso scioccato ma le mani di Liam gli chiudono la bocca ancora prima che qualsiasi parola si formi nella sua mente. È completamente scioccato, non ha mai creduto al mondo della magia nemmeno da bambino quando sua madre raccontava a lui e Liam un sacco di storie su questi esseri speciali. E ora, con ogni probabilità, ne ha uno davanti –o meglio, due– e non sa se, a vent’anni, sarà in grado di iniziare a credere alle favole che non lo convincevano nemmeno a tre.
“È tutto ok” sussurra Liam “stanno solamente dormendo” dice e Harry non sa se essere sollevato che in fondo stiano bene o no.
“Andiamo” mormora il ragazzo con le ali dopo pochi secondi, Harry rimane incantato dalla voce bassa e melodiosa del moro, e nota lo sguardo che rivolge al suo migliore amico. Sguardo che quasi gli toglie il respiro per tutte le cose che dice, Harry riesce a leggere amore incondizionato e totale dedizione negli occhi ambra del ragazzo.
A Harry si mozza il respiro solo a pensarlo ma è certo che quella creatura misteriosa darebbe, senza nessuna esitazione, la vita per Liam. Rimane in silenzio imbambolato solo per pochi secondi e nessuno sembra essersene accorto, nessuno a parte Niall che lo guarda come a confermare i pensieri che hanno appena attraversato la sua mente come se li avesse letti e li condividesse; Harry spera per un secondo che sia stata solo una sua sensazione e che il biondo dallo sguardo penetrante non sia davvero in grado di leggere nella sua mente.
Torna alla realtà quando Liam gli afferra un polso e inizia a trascinarlo verso il salone seguendo la fata. Harry ha il respiro accelerato e il cuore che batte furioso nel petto, cerca di fare il meno rumore possibile e non inciampare nei suoi piedi mentre tiene sempre d’occhio le guardie reali che si sono accasciate a terra nel punto in cui si trovavano e dormono beate.
Sono quasi arrivati all’uscita quando sente Niall che lo spinge di lato facendolo quasi cadere a terra, si volta appena in tempo per vederlo lanciarsi verso una guardia appena scesa dalle scale che portano alla torre opposta a quella da cui sono scesi loro. L’uomo ha già la spada sguainata e si lancia rabbiosamente verso di loro colpendo con la lama lucente il fianco del ragazzo con le ali che cade a terra.
Liam lascia la sua mano e corre verso il ragazzo a terra con le lacrime agli occhi. La strana luce chiara che usciva dalle dita del moro cessa e si disperde nell’aria, è riverso sul pavimento e intorno a lui si sta formando una chiazza di sangue scuro che fa venire i brividi a Harry.
La guardia osserva con occhi sgranati per un attimo le ali di colui che ha colpito, poi alza la spada e un ghigno compare sul suo viso seminascosto dall’elmo. A quel punto Harry scatta verso l’uomo, Niall a poca distanza ha le mani protese verso l’uomo, la mascella serrata e le guance bagnate di lacrime. La guardia esita per un secondo, come stordito, e il riccio ne approfitta per colpirlo sul polso con il quale tiene la spada facendo cadere a terra l’arma con un rumore che sembra assordante. L’uomo lo osserva con occhi sgranati e non si accorge di Niall che lo tocca appena sulla schiena, Harry nota un lampo di puro terrore negli occhi sgranati dietro il ferro lavorato dell’elmo.
Il riccio sgrana gli occhi quando vede la guardia aprire la bocca come se volesse urlare e poi voltarsi e scappare senza dire nulla.
Harry sa che è merito di Niall, se ha fatto scappare una guardia del castello con un tocco ha quasi paura a scoprire cos’altro è in grado di fare.
È ancora in piedi immobile a fissare il punto in cui è scomparso l’uomo quando sente Niall chiamare il nome di Liam, abbassa lo sguardo e vede il suo migliore amico che sta piangendo come non lo vedeva fare da anni.
Una delle sue mani, quella che non sta cercando di fermare la fuoriuscita di sangue dal fianco del ragazzo alato, è posata sul suo fianco e Harry non capisce quando può essersi ferito.
Viene risvegliato dal suo stato di panico da Niall che lo sfiora e lo fa saltare all’indietro, il biondo lo guarda serio e “non voglio farti del male, dobbiamo portarli fuori” dice sbrigativo cercando di far alzare Liam da terra.
Harry annuisce ma le sue mani tremano quando si posano sulle braccia di Liam come se dovesse reggerlo in piedi. Niall prende il moro tra le braccia senza nessuno sforzo apparente e si dirige verso la porta principale senza controllare di essere seguito dagli altri due.
Harry cammina come un automa, Liam ha suo fianco ha le guance bagnate di lacrime e le mani premute sul suo fianco come se così potesse fermare il sangue che fuoriesce dalla ferita del ragazzo che si lamenta debolmente tra le braccia di Niall.
Si ritrovano pochi minuti dopo nella foresta dietro al castello. Ad aspettarli c’è un ragazzo castano vestito di rosso che, non appena li nota, si catapulta sulla fata con occhi sgranati e bocca aperta da cui non esce nessun suono.
Niall poggia il ragazzo con le ali a terra e Liam, staccandosi dal fianco di Harry, cade in ginocchio e si china sul corpo insanguinato dell’altro.
“Fa così male anche a te?” chiede il ragazzo ferito al suo migliore amico tossendo sangue subito dopo. A Harry tremano le ginocchia e il cuore batte talmente forte che fa quasi male. Vede solamente Liam che annuisce singhiozzando e accarezza il viso del ragazzo moro che sembra perdere colore a ogni secondo che passa.
Anche i suoi occhi si riempiono di lacrime, Niall ha una mano sul cuore e la testa chinata in avanti, i suoi occhi sono chiusi ma lacrime salate scorrono sulle sue guance formando ogni volta percorsi nuovi. Il ragazzo in rosso torna da non si sa dove –Harry nemmeno si era accorto che si era allontanato– con delle strane foglie in mano; le poggia sul fianco di Zayn allontanando gentilmente le mani di Liam e Harry si ritrova alle spalle del suo migliore amico. Si china sulle ginocchia e stringe le braccia attorno alle spalle di Liam che continua a piangere e a respirare affannosamente senza lasciare andare una mano insanguinata del ragazzo moro che ha chiuso gli occhi.
Le labbra della fata si muovono leggermente come se tentasse di parlare, in quello stesso momento sia Niall sia Louis sopprimono un singhiozzo cadendo sulle ginocchia come se avessero tolto loro ogni forza.
Harry nota Liam irrigidirsi tra le sue braccia e spalancare gli occhi boccheggiando come se gli avessero appena dato un pugno in pieno stomaco. I suoi occhi cadono sulla ferita della fata che non è più coperta dalle sue mani, cadute inermi ai lati del suo corpo.
Harry trema, stringe più forte le braccia intorno a Liam come se lo aiutassero a non cadere in pezzi ma si sente senza forze.
Le ali, dal blu brillante che avevano all’arrivo del ragazzo al castello, sono diventate di un nero sbiadito, Harry sulle punte nota quasi delle sfumature di grigio e si ritrova a pregare per la vita di quella creatura sperando che non sia troppo tardi.
Liam ha smesso di piangere e respirare, trema e non smette di guardare il volto rilassato e pallido del ragazzo sdraiato davanti a lui.
Harry vorrebbe fermarlo quando lo vede protendersi in avanti, prendere tra le braccia il corpo esamine del moro e stringerlo al petto sporcandosi ancora di più di quel sangue che non riuscirà più a togliere dalla sua mente.
“Non sento più nulla” sussurra senza fiato a nessuno in particolare ma senza togliere gli occhi dal viso dell’altro che rimango chiusi.
Harry è seduto sull’erba fredda e macchiata di sangue, con il cuore che batte per inerzia e gli occhi gonfi di lacrime; le gambe stese davanti a lui e le braccia poggiate ai fianchi per reggersi. Osserva Niall e l’altro ragazzo accasciati al suolo come se fossero un ammasso di pelle e carne senza ossa, come se fossero anche loro mor...
Il respiro esce con fatica, non riesce nemmeno più a pensare; nota solo il suo migliore amico chinarsi sul viso del ragazzo tra le sue braccia e chiudere gli occhi per un paio di secondi con le labbra su quelle fredde della fata, sospira prima di abbassare la testa e lasciarsi sfuggire anche lui alcune lacrime bollenti.
 










 
*lingua delle fate.
**il nome Alvina, per una fata, ha il significato di ‘amica degli elfi’.
***Traduzione parole: ‘La mia energia della notte’, ‘corpo’, ‘vita’ e ‘compagno’.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 













 
 
 



 
“Ti giuro, impedirò che ti venga fatto del male finché io avrò vita.
E non un giorno passerà senza che mi manchi il tuo sorriso”
 
 
 
 
 
 
 
 
Gli occhi di Niall scattano su Liam e Zayn una frazione di secondo prima rispetto a quelli di Louis e Harry. Il rumore che li ha risvegliati dal nulla che avevano dentro al petto è quello di un respiro, il respiro di una persona che riprende aria dopo un’apnea prolungata.
Liam spalanca gli occhi, l’unica cosa che vede è la bocca del moro aperta e il suo petto che si alza e si abbassa impercettibilmente. Liam si chiede se non sia un’illusione, se con Zayn non sia morto anche lui e come quel giorno del troll non stia vivendo un sogno, l’ultimo.
Capisce che è tutto reale quando Niall si alza in piedi, si avvicina a lui e mettendo una mano sulla fronte di Zayn sussurra un “ma cos..?”. I suoi occhi azzurri sono spalancati e ancora lucidi a causa delle lacrime versate fino a poco prima, le guance arrossate spiccano sul volto candido.
Possa un secondo prima che Louis scatti in piedi a velocità non umana si avvicini a Zayn con sopracciglia corrucciate, nella foga il cappello è caduto a terra con uno scampanellio acuto. Harry è ancora immobile, seduto sull’erba con gli occhi puntati sui quattro ragazzi a un paio di metri da lui. Quel respiro sofferto gli suona ancora nelle orecchie e ringrazia chiunque abbia pregato quando vede il petto del moro muoversi leggermente e sente il ragazzo carino in rosso che dice “il suo cuore batte”.
Liam guarda Louis con occhi sgranati per una frazione di secondo prima di tornare al moro che respira e si muove leggermente tra le sue braccia.
Harry, quando il suo migliore amico scoppia di nuovo a piangere, si chiede come è possibile che non abbia finito le lacrime o che abbia ancora la forza di singhiozzare. Niall continua a tenere la mano sulla fronte della fata, l’espressione concentrata sul suo viso sfocia dopo pochi secondi in un sorriso di puro sollievo. “Harry” dice Louis alzando gli occhi celesti dal fianco ancora ferito del moro per immergerli in quelli smeraldini leggermente arrossati, il riccio lo guarda per un secondo disorientato poi si alza in piedi e annuisce al “poco dopo l’albero con le foglie a forma di stella c’è un cerbiatto che ti darà delle piante, portamele per favore”. Si alza da terra lentamente, non è certo che il suo corpo possa reggere ancora per molto; si avvia però a passo sostenuto verso il bosco quando il respiro della fata si fa più pesante.
Si rende conto che deve farsi dare delle piante da un cerbiatto solo quando è ormai all’albero indicatogli da Louis, scuote la testa e aumenta il passo senza farsi troppe domande.
Quello che vede non appena sorpassa l’albero lo stupisce quasi quanto la vista delle ali del ragazzo a cui deve contribuire a salvare la vita quindi è meglio che si sbrighi e che continui a non farsi domande lecite. Davanti a lui c’è un piccolo spiazzo libero da alberi e pieno di meravigliosi fiori che Harry non ha mai visto nemmeno nei libri e davanti a lui, quasi nascosto da alcuni cespugli di un bellissimo verde brillante, c’è un cerbiatto che lo osserva.
Harry lo guarda di rimando per qualche secondo in silenzio, muove qualche passo verso di lui indeciso su cosa fare e inizia a guardarsi intorno per trovare le piante di cui gli ha parlato il castano dagli occhi celesti.
“Liam e Zayn stanno bene?” al sentire la domanda Harry salta all’indietro e guarda spaventato l’animale davanti a lui. Gli occhi neri del cerbiatto lo scrutano come se fossero in attesa di una risposta e Harry si guarda intorno spaesato prima di schiarirsi la gola e “emh.. io credo… insomma… non- sì, forse… non.. lo so” balbetta passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Lucky lo guarda per un paio di secondi come se fosse un alieno che parla una lingua sconosciuta, a Harry viene da ridere perché è lui che dovrebbe guardarlo male –andiamo, un cerbiatto che parla?
Non deve farsi domande, deve prendere le piante e sperare che facciano stare meglio il ragazzo alato.
“Tieni” continua l’animale prendendo poi in bocca delle foglie uguali a quelle che Louis aveva messo poco prima sulla ferita di Zayn. Il riccio annuisce, si avvicina e prende la medicazione con mani tremanti. “Perché non vieni anche tu?” si ritrova a chiedere quando è quasi al limitare degli alberi, si volta appena per notare che l’animale sta scuotendo il muso “non posso, il regno magico finisce qui e non posso attraversare il confine” alle orecchie dell’umano il suo tono ha un non so che di accusatorio ma, niente domande.
Harry annuisce e si allontana senza più voltarsi indietro.
Quando il riccio torna nel punto in cui si trovano gli altri, ha la mente vuota e lo stomaco che gli fa male, salta da un lato quando si ritrova il folletto troppo vicino che gli strappa le foglie curative di mano e si allontana sbuffando un “avevo dimenticato quanto gli umani sono dannatamente lenti”. Harry aggrotta le sopracciglia e raggiunge il suo migliore amico ancora a terra con la fata tra le braccia, il volto di Liam è ancora pallido e bagnato di lacrime ma i suoi occhi hanno ripreso vita e scrutano con minuziosa attenzione ogni particolare del volto del moro che sembra aver ripreso un po’ di colore.
Nell’avvicinarsi Harry nota che anche le ali hanno perso quell’inquietante e dolorosa sfumatura di grigio e sono di nuovo di un nero tanto intenso da sembrare vive e più forti e letali che mai.
Dopo che le foglie sul fianco ferito del moro sono state cambiate da Louis, e Niall si sia lasciato cadere a terra poco lontano dal moro con un sorriso emozionato che gli illumina il volto, Harry rimane per un attimo senza fiato nel vedere la fata aprire gli occhi e alzare lentamente una mano verso il viso di Liam. Liam scoppia di nuovo a piangere, si lascia accarezzare dalla mano sporca di sangue di Zayn e sorride con un amore tale da far tremare il riccio.
“Me’è corom veh”. Tre parole che, uscendo dalla bocca di Zayn, lasciano tutti senza fiato per l’intensità con la quale sono state pronunciate anche se nessuno sembra aver davvero capito che cosa significano. Nessuno tranne Liam che, stupendo anche se stesso, risponde con un sorriso e “djgi li m’j coria”.
Una lacrima lascia gli occhi dorati della fata e viene prontamente catturata da Liam che si china su di lui per toccare di nuovo quelle labbra meravigliose con le sue; labbra che questa volta sono calde e rispondono al bacio schiudendosi leggermente.
Zayn trema quando il suo sguardo incontra quello castano di Liam a pochi centimetri dal suo volto, sorride e si lascia sfuggire un’altra lacrima per la sensazione di pienezza che prova nonostante il dolore al fianco.
Harry, ancora confuso ma grato che stiano tutti bene, pensa che adesso potrebbe essere un buon momento per iniziare a farsi delle domande ma quando prova a parlare un conato di vomito per lo stress dell’ultima ora lo scuote e lo fa piegare in avanti con un gemito soffocato. Tutti si girano verso di lui e scoppiano a ridere quando Louis alza gli occhi al cielo e “quanto siamo romantici” dice sarcastico facendo nascere dal terreno alcune foglie fresche da porgergli per farlo stare meglio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


**Angolo autrice**
È finita. Non mi sembra vero ma dopo MESI sono riuscita a finire questa storia.
Spero che sia piaciuta e di non aver deluso le aspettative di nessuno, io ne sono abbastanza orgogliosa. Volevo ringraziare chi è arrivato a leggere fino a qui perché, wow, quasi 32k parole sono tante. E volevo dire grazie anche a Federica per il banner e a L. che mi ha sostenuto e aiutato nei momenti di blocco.
Grazie a chi ha letto e a chi lascerà un commento.
Un abbraccio, a presto.
Gaia

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