Spring Festival

di Shizuru117
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Allenamenti ***
Capitolo 2: *** Timidezza ***



Capitolo 1
*** Allenamenti ***


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CAPITOLO 1 - Allenamenti

 

Il cielo, così limpido e senza nuvole, sembrava quasi stridere con il polverone alzato dallo spiazzo sottostante: il turbinio di armi e colpi sferzavano l’aria e, con essa, anche la terra si alzava, formando quella che poteva sembrare una sfera di sabbia.

“Per oggi basta così” decretò una voce che non ammetteva repliche, mentre i movimenti si fermarono improvvisamente. Due occhi bianchi, quasi trasparenti, fissavano la donna che si trovava davanti, ansimante, che con un mano si asciugava la fronte imperlata di sudore.

“Sta diventando ogni giorno più difficile riuscire a starti dietro” disse lei, con un bel sorriso, mentre con un gesto veloce raccolse il rotolo che giaceva per terra.

“Anche tu sei migliorata, Tenten” asserì l’altro, con un leggero sorriso in volto, mentre anche lui raccoglieva le sue cose, pronto per tornare a casa.

Tenten sorrise tra sé, sapeva bene che quello era il tipico modo di Neji per dirle che era stata brava, quel giorno, e che era l’unico modo con cui se lo sarebbe sempre sentito dire. Era sempre stata dell’idea che fosse un ragazzo molto particolare, chiuso, ma crescendo si era resa conto che in fondo era molto cambiato, e tutto grazie a Naruto Uzumaki. Si mosse velocemente, affiancandolo nel cammino.

“Oggi è stata una bella giornata, non è vero? E’ stato quasi un peccato allenarsi” esordì lei, sorridendo. Non appena vide l’espressione accigliata di lui, continuò “non fraintendermi, non sto dicendo che non mi piacciono gli allenamenti, però il cielo era completamente senza nuvole, ed era davvero meraviglioso!”

“Davvero era sereno? Non ci ho fatto caso” disse lui, con tono ingenuo e sincero, facendo spallucce.

*Ha occhi che vedono lontanissimo, eppure non riesce nemmeno ad ammirare ciò che gli sta intorno* pensò lei, ridacchiando senza nemmeno accorgersene.

“Ho detto qualcosa di divertente?” Neji inarcò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto.

“Eh?” Tenten sembrò quasi cadere dalle nuvole, si girò istintivamente verso di lui “No, stavo semplicemente pensando ad una cosa, tutto qui” e poi sorrise. Si accorse di non averlo convinto del tutto, ma sapeva bene che non avrebbe ribattuto, non era nel suo carattere.

Continuarono a camminare, l’uno di fianco all’altro. Ogni tanto lei si trovava a guardarlo, pensando a quanto fosse diventato alto in questi ultimi tempi, tanto che la superava di quasi dieci centimetri. Non potè fare a meno di sorridere tra sé, guardando distrattamente il cielo e salutando alcuni degli shinobi che incontrava, mentre camminava verso casa. Neji l’accompagnava ogni sera dopo gli allenamenti, quasi come in un tacito accordo, in parte perché la casa di Tenten era di strada, e in parte perché pensava che fosse piacevole poter scambiare qualche parola con lei, sebbene il più delle volte lui stava zitto e lei animava la conversazione. La guardò aumentare il passo e superarlo, finchè non arrivo di corsa davanti alla piccola porta di casa sua.

“Ci vediamo presto” disse lei, salutandolo con un cenno della mano, al quale lui rispose allo stesso modo.

Una volta che fu entrata in casa, Neji si aggiusto la sacca che teneva in spalla e si rimise in cammino, diretto verso villa Hyuga. Per quanto amasse il suo clan e per quanto avesse imparato ad apprezzare Hinata e gli altri membri della sua famiglia, sentiva quella casa fredda, troppo grande per poter esser riscaldata dai cuori di chi vi abita. Superò l’imponente androne lasciando le sue scarpe di fuori, salì le scale, buttò la sacca sopra al suo futon e si diresse in bagno, pronto per farsi una doccia ristoratrice.

 

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“Neji-kun, tu verrai al festival di primavera?” Esordì così Hinata, a metà cena, mentre a tavola tutti i commensali se ne stavano zitti, intenti a mangiare.

“Il festival di primavera?” Domandò lui di rimando, quasi automaticamente. Pensava che fosse una cosa stupida, soprattutto non adatta ad un villaggio di ninja, eppure non riusciva ancora a capire come potesse riscuotere così tanto successo.

“Sì, il festival di primavera” fece lei, con un piccolo sorriso “ci saranno tutti…” e si fermò, arrossendo un poco e abbassando lo sguardo “proprio tutti”

“Ne sono contento” e prese un mochi, come a far capire alla cugina che preferiva che la discussione finisse lì.

“Tu non vieni?” domandò poi lei, non demordendo, e appoggiando il viso tra le mani, aspettando una risposta.

Neji la guardò, un poco contrariato, mentre posava il mochi sul suo piatto. Sospirò a fondo, chiedendosi dove volesse andare a parare la cugina.

“Non lo so, ma non penso di venire” scosse la testa, lasciando ondeggiare i lunghi capelli neri, che lasciava sciolti in casa. La guardò con occhi interrogativi, più curioso che irritato.

“Io avevo intenzione di…” si fermò, arrossendo ancora “di invitare una persona ma…” deglutì rumorosamente “sì, beh, ecco” cominciò a giocherellare con i capelli “sì, insomma, non gliel’ho detto”

“Hinata-sama, me ne dispiaccio, ma non vedo come tutto questo c’entri con me” schietto, come al solito, forse un po’ troppo. Riprese il suo mochi tra le bachette, pronto a mangiarselo.

“Neji-kun, potresti accompagnarmi tu?” Disse lei d’un fiato, imbarazzata.

Per poco il mochi non gli andò di traverso. Tossì cercando di mantenere un aspetto dignitoso e si colpì diverse volte il petto, del tutto basito da una richiesta di quel genere.

“Prego?” il tono della voce non risultò così contrariato come doveva essere, quello che gli uscì dalla bocca fu un suono leggermente gracchiante, a causa della tosse, tanto che ad Hanabi scappò una risatina, subito repressa una volta incrociati gli occhi burberi di suo padre Hiashi.

“Oh, non dovrai stare con me tutta la sera, è solo che per una ragazza è brutto arrivare senza un accompagnatore” continuò lei “poi potrai andare, non voglio che tu rimanga se non desideri farlo” e lo guardò sorridendo, con quegli occhi dolci che avevano sempre quella sfumatura di supplica, specialmente quando chiedeva qualcosa.

Rimase per un po’ in silenzio, imperscrutabile, mentre i suoi occhi passavano alternativamente da Hinata a suo zio. Hiashi aveva assistito alla scena senza aprir bocca, continuando a mangiare, lanciando di tanto in tanto delle occhiate alla figlia. La tensione era quasi palpabile, Neji che si rifiutava di dare una qualsiasi risposta, e Hinata che continuava a guardarlo, speranzosa. Anche i servitori stavano guardando la scena, curiosi e divertiti allo stesso tempo, raramente le cene in casa Hyuga erano così, come dire, “animate”.

“Non penso sia una cattiva idea, vero Neji?” a rompere il silenzio fu il capoclan. In realtà la sua fu più una domanda retorica che altro, a giudicare dallo sguardo che lanciò al nipote, un misto di sarcasmo ed autorità. Per un attimo il ragazzo rimase perplesso, poi sospirò

“Va bene” esordì con voce forte e alterata, il sopracciglio alzato, sintomo di un umore non proprio ottimo. Hinata sorrise raggiante, mentre a Neji sfuggì il numero di volte che sua cugina gli disse grazie.

 

Quella sera si buttò sul letto veramente sfinito, l’allenamento lo aveva stancato parecchio, anzi, ultimamente tornava sempre dai suoi allenamenti abbastanza spossato. *Tenten è migliorata* pensò subito, toccandosi una gamba e sentendola dolorante, sotto le sue dita. Negli ultimi due anni non aveva fatto altro che intervallare missioni ed allenamenti con i suoi compagni di squadra, sebbene trovasse più soddisfazione nell’allenarsi con la donna, piuttosto che con Lee, in particolare perché le sue armi mettevano alla prova le potenzialità del suo byakugan. Poi, veloce come un fulmine, la sua espressione cambiò, diventando imbronciata. Ripensò a come si era fatto fregare da suo zio, che lo aveva praticamente costretto ad accompagnare Hinata alla festa. Aveva sempre odiato il festival di primavera, era dell’idea che fosse una cosa inutile, soprattutto a causa della marea di coppie che invadeva le strade del villaggio. Un tripudio di fiori e di bancarelle dove poter comprare regali per il proprio fidanzato, donne in kimono che strattonano i propri uomini qua e la, bambini che urlano: un vero e proprio inferno. Si era sempre fermamente opposto a questo tipo di evento e non mancava di allenarsi in quel giorno, spesso e volentieri solo, proprio perché tutti sembravano avere qualcosa di meglio da fare. Sospirò, portandosi le mani dietro la nuca e chiudendo gli occhi. *Non c’è nulla di cui preoccuparsi, devo solo accompagnare Hinata e poi tornare a casa, niente di particolarmente difficile, poi mi allenerò come al solito*. Era un banale tentativo di auto convincimento per evitare di arrabbiarsi, ma in cuor suo sapeva che non avrebbe funzionato.

 

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Il giorno seguente, dopo essersi accordato con Tenten, andò di nuovo al campo di allenamento, questa volta accompagnato anche da Rock Lee. Si limitò semplicemente a salutare i suoi compagni di squadra, sintomo che i suoi amici interpretarono subito come un segno di umore nero. Neji non era mai stato un tipo particolarmente aperto, ma negli ultimi due anni aveva maturato un carattere più adulto, più gradevole, per chi poteva godere della sua compagnia. Le sue risposte, il più delle volte, si limitavano a dei monosillabi e a dei cenni del capo, ma ora sorrideva, sicuramente più di quanto non aveva fatto prima di allora.

L’allenamento fu estenuante, Neji non si fermò un solo minuto, continuò a far cadere le armi di Tenten e a respingere i calci di Lee, fino a che questi due, ormai praticamente esausti, non chiesero una pausa.

“C’è qualcosa che non va?” Esordì la ragazza, asciugandosi il collo e la fronte con un asciugamano.

“No” subito le lanciò uno sguardo torvo, smorzato da quello che doveva essere un sorriso, ma che si rivelò essere un ghigno poco convincente.

“Neji, ma sei sicuro?” e gli si avvicinò, incrociando le braccia “Non spererai davvero che io ci creda, che va tutto bene. Quanto ti alleni con così tanta foga c’è sempre qualcosa che non va” e volse lo sguardo verso l’altro compagno di squadra, che si limitò ad annuire. Lo Hyuga tirò un sospiro, prima di rispondere.

“Hinata mi ha chiesto di accompagnarla al festival di primavera” lo disse velocemente e a bassa voce, come per evitare di farsi sentire.

“Ma come, tutto qui?” E Tenten non potè fare a meno di soffocare una risata, coprendosi la bocca con le mani. Si accorse bene dello sguardo omicida che le veniva rivolto, ma non ci potè fare nulla.

“Ma come, Neji, non volevi dirci che esci con Hinata?” e subito gli occhi di Lee si illuminarono. Prese le mani del compagno “Ah, la forza della giovinezza! Già vi vedo, sotto ai ciliegi in fiori, mano nella ma-” Non riuscì a finire la frase che subito si sentì arrivare dritto in faccia un cazzotto. Neji si alzò in piedi, furente.

“Brutto stupido, non esco con Hinata!” sbottò, alzandosi in piedi “è solo mia cugina” disse poi girandosi dall’altra parte, sinceramente offeso dalle insinuazioni di Rock Lee, che oltre ad essere infantili erano anche oltraggiose.

“Ma no, Lee stava scherzando” Tenten stava cercando di salvare la situazione, si alzò in piedi e possò una mano sulla spalla del compagno. “In ogni caso non c’è niente di male, Hinata ti ha semplicemente chiesto un favore” fece poi spallucce, per sdrammatizzare.

“Poteva chiederlo a qualcun altro” rispose stizzito lui

“Andiamo, ma cosa ti costa accompagnarla” Tenten si portò le mani sui fianchi, guardandolo con fare sconsolato.

“Se ci tieni così tanto, perché non l’accompagni tu? Alle donne piacciono, queste cose”

A quella risposta, la ragazza si ammutolì, spalancando gli occhi e arrossendo un poco. Neji si aspettava tutto fuorchè una reazione di quel tipo, era difficile poter zittire Tenten, figuriamoci in una discussione come quella. Lei, di tutto rimando, si limitò a guardare per terra, scuotendo la testa, lo smarrimento era durato a malapena qualche secondo, ma fu praticamente certa che lui se n’era accorto.

“Fa un po’ come ti pare” si limitò a dire, prendendo la borsa “io me ne torno a casa”

Lee e Neji videro la loro compagna dirigersi verso casa con passo più spedito del solito, si guardarono un poco perplessi. Lo hyuga vide che l’amico stava per apri bocca.

“Non una parola, Lee” e lo sguardò che gli lanciò fu più che eloquente, tanto che il compagno chiuse subito la bocca. “Hai già detto abbastanza stupidaggini, per oggi”.

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Capitolo 2
*** Timidezza ***


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Un capitolo veloce, ma qui andava detto solo questo, indi per cui buona lettura =P

 

CAPITOLO 2 - Timidezza

 

Neji, per tutto il resto della giornata, pensò alla strana conversazione avuta con i suoi amici e, più di quello, all’inaspettata reazione che aveva avuto Tenten alla sua domanda. Più di una volta aveva pensato di aver detto qualcosa di sconveniente, ma era stata più un’affermazione stizzita che volutamente offensiva. Eppure lei c’era rimasta di sasso, sebbene per pochissimi secondi, talmente pochi che nemmeno Lee sembrava essersene accorto. Si ripromise di chiedere spiegazioni, la prossima volta, non gli piaceva lasciare delle questioni in sospeso.

Gli allenamenti, in ogni caso, erano durati meno del previsto, e Neji aveva voglia di far tutto fuorchè tornare a casa, l’ultima persona che voleva vedere in quel momento era suo zio Hiashi. Anche se i vestiti erano impolverati e il volto ancora accaldato, aveva optato per una passeggiata per le vie di Konoha, pensando che forse si sarebbe distratto un po’. Camminava con passo lento e cadenzato, con la sua solita espressione imperscrutabile e altera.

“Ehi Neji!” si sentì chiamare alle spalle d’improvviso, voltandosi gli salì alle labbra un sincero sorriso.

“Ciao Naruto” gli rispose lui, fermandosi un momento

“Senti, Hinata per caso sta male?” la domanda, lì per lì, lo lasciò per un attimo perplesso: aveva visto l’ultima volta sua cugina quella mattina, e le era sembrata in ottima forma.

“No, non credo” disse scuotendo la chioma corvina “Perché me lo chiedi? Si è sentita male?”

“Eh? Oh, no no” fece subito l’altro, scuotendo le mani in aria “E’ solo che ieri mi è sembrata un po’ strana, ha farfugliato qualcosa del festival, poi si è zittita ed è svenuta, non vorrei che avesse la febbre” il tono di Naruto sembrava essere sinceramente preoccupato.

“Ah, ma no, non è perché sta male è che-“ e si bloccò, proprio in quel momento capì.

 

“Io avevo intenzione di…di invitare una persona ma…sì, beh, ecco…sì, insomma, non gliel’ho detto”

 

Era Naruto, colui che Hinata voleva come accompagnatore al festival, ma non era riuscita a dirglielo. Doveva immaginarselo, era stato uno stupido a non pensare a lui, sua cugina aveva una cotta per lui sino dai tempi dell’accademia, ed era anche piuttosto palese. E, come risultato, lui era di cattivo umore perché aveva una cugina troppo impacciata e un amico troppo ottuso. Cominciò a sorridere nervosamente, mentre si portava le mani alla fronte, cercando di controllare la collera; l’ultima cosa che voleva era quella di arrabbiarsi di nuovo.

“Neji, tutto a posto?” gli domandò l’altro “se Hinata non sta male, allora cos’ha che non va?”

Lo Hyuga lo guardò, serissimo.

“Ha che le piace un perfetto idiota” e si incamminò di nuovo, lasciando un Naruto ancora più stranito di prima, e con una marea di nuovi interoggativi.

 

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“Allora volevi invitare Naruto” disse Neji, appoggiato allo stipite della porta, ancora con i capelli bagnati, dopo essersi fatto un bagno. Subito sfoggiò un sorriso quasi beffardo, aspettando la risposta della cugina.

Lei, che stava riponendo i kimono dentro una cassapanca, se li lasciò automaticamente sfuggire di mano, bloccandosi non appena sentì pronunciare quel nome. Si girò lentamente, guardando l’uomo in piedi, davanti a lei.

“C-Come?” Cerco di dissimulare, ma il rossore che le pervase le gote era più che evidente.

“Volevi invitare lui ma non ce l’hai fatta, per questo hai chiesto a me di venire” risposte lui semplicemente, incrociando le braccia al petto. La guardò con un poco di rimprovero “eppure lo sai che a me quella festa non piace” e non mancò di accentuare queste ultime due parole, alzando un sopracciglio.

“Mi dispiace, Neji-kun” subito Hinata abbassò lo sguardo, intimorita dalla figura imponente del cugino e, ancor di più, dispiaciuta per averlo fatto arrabbiare “ci ho provato” si limitò a dire poi.

Lui rimase a guardarla per un momento, indeciso su quella che poteva essere la sua prossima mossa. Aveva aspettato di trovarsi da solo con lei, per affrontare l’argomento Naruto, e per evitare che suo zio Hiashi sentisse la conversazione. Non poteva dire di voler veramente bene ad Hinata, ma provava per lei lo stesso molto affetto, e un po’ si dispiaceva, nel vederla sempre impacciata di fronte al padre.

“Perché non lo hai fatto?” a queste parole Hinata lo guardò negli occhi, ma non vide astio o rabbia, vide semplicemente uno sguardo tenero.

“Non lo so, ecco. Ci sono andata con tutte le buone intenzioni del mondo, ma trovarlo lì, davanti a me, è stato più difficile che…” *che davanti ad uno specchio* pensò, ma non voleva dimostrarsi così perdutamente diperata davanti al cugino.

“Non riesco a capire dove sia il problema, del resto di piace Naruto, non è vero?”

Hinata si ammutolì, diventando immediatamente rossa come un peperone e comprendosi le guance con le mani, gli occhi diafani che continuavano a fissare il pavimento.

“Pensavi davvero che non me ne fossi accorto?” domandò subito lui, un po’ risentito per essere stato considerato di così poco intuito. “Penso che ormai tutta Konoha meno che il diretto interessato lo sappiano” e la vide farsi ancora più piccola. Avrebbe continuato volentieri in questo modo, ma le fece pena, e restò in silenzio.

Delicatamente, prese a raccogliere i kimono che erano stati gettati in terra e a piegarli con cura, attento a non sgualcirli più del dovuto. Dopo un attimo di esitazione, anche Hinata si mise a fare la stessa cosa, nel silenzio più assoluto. Neji, con un rapido gesto della mano, prese tutti quanti gli abiti e se li appoggiò sul braccio, odiava vedere le donne faticare se lì c’era un uomo che poteva aiutare, e fece anche lui la sua parte. Hinata fece un piccolo inchino per ringraziarlo, poi si mosse per andare via.

“Sappi che vorrò qualcosa indietro, per il mio favore” furono le parole dello Hyuga, mentre si allontanava anch’esso, lasciando sua cugina ancora con le guance po’ rosse e con un’espressione quasi terrorizzata sul volto.

 

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“Pensi davvero di venire?” Chiese Ino all’amica, ammiccando un sorriso

“Beh, ecco, mi farebbe piacere” le rispose di rimando l’altra, un po’ imbarazzata

“Ci saranno molte cose da fare, e una mano in più non guasta di sicuro!”

 

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