AkaTsuki

di Fin Fish
(/viewuser.php?uid=10982)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-La ladra e il demone ***
Capitolo 2: *** 2-La storia della sfera ***
Capitolo 3: *** 3-La spada demoniaca ***
Capitolo 4: *** 4-Ti proteggerò ***
Capitolo 5: *** 5-La maledizione dei 50 anni ***
Capitolo 6: *** 6-All'ombra della luna rossa ***
Capitolo 7: *** 7-Il clan dei lupi ***
Capitolo 8: *** 8-La sfera incompleta_l'ombra di Naraku ***
Capitolo 9: *** 9-La rinascita di Kikyo ***
Capitolo 10: *** 10-Il fato della sfera ***
Capitolo 11: *** 11-La distruzione_L'inizio della fine ***
Capitolo 12: *** 12-Sango e la leggenda sulla sfera ***
Capitolo 13: *** 13-La notte del Saku ***
Capitolo 14: *** 14-Mani sporche di sangue ***
Capitolo 15: *** 15-Inuyasha e Kikyo ***
Capitolo 16: *** 16-Tsukuyomi ***
Capitolo 17: *** 17-La cicatrice del vento. ***
Capitolo 18: *** 18-Legami spezzati ***
Capitolo 19: *** 19-Anima ferita ***
Capitolo 20: *** 20-Frammenti di vita ***
Capitolo 21: *** 21-Un peccato non svanisce con le lacrime ***
Capitolo 22: *** 22-Verso Nord ***
Capitolo 23: *** 23-La trappola ***



Capitolo 1
*** 1-La ladra e il demone ***


AkaTsuki

AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti.
Lo so, sono completamente matta ma questa storia è uscita dalla mia testa da sola, e prima di rendermene conto avevo già steso il primo capitolo.
E’ un AU, cercherò di stare il più possibile IC ma, purtroppo, per esigenze di copione devo finire nell’ OOC.
Non vi lascio accenni sulla trama, ma spero sia di vostro gradimento =).
Un grandissimo kiss dalla piccola Fin.

1° Capitolo: La ladra e il demone.

La notte era ormai calata.
Nell’aria si avvertiva un profumo diverso, segno evidente che la stagione stava cambiando.
L’inverno stava lasciando posto alle prime luci della primavera.

Nel palazzo del signore locale, Kouji, regnava la quiete assoluta scandita solo dal rumore del piccolo ruscello che scorreva all’interno del suo immenso giardino.
Una guardia, appoggiata alla parete principale, reggeva distrattamente la propria lancia lentamente rapito dal sonno.
Era stata una giornata pesante, i turni serali erano la cosa più noiosa; cosa mai poteva accadere?.
Avvolto dal suo torpore non si accorse di una rapida che superava senza alcuna fatica il muro d’ingresso.
Indossava una veste scura, in modo da confondersi con le ombre della notte.
Il volto era nascosto da un mantello, anch’esso scuro, lasciando soltanto un piccolo spazio per gli occhi.
Entrata nel giardino, si posizionò in cima ad un piccolo albero, aspettando paziente il cambio della guardia all’interno.
Non aveva armi con se, non avrebbe ferito nessuno perché nessuno l’avrebbe mai scoperta.
Con rapidità entrò nella grande casa.
Si guardò intorno, cercando di fare il minimo rumore possibile; persino il suo respiro poteva tradirla.
Seguii il lungo corridoio illuminato fino a raggiungere la stanza del signore.
Aprì lentamente la porta scorrevole, evitando di far entrare persino un piccolo filo di luce.
La stanza era al buio, ma i suoi occhi erano abituati a leggere nell’oscurità della notte.
Kouji, il signore del palazzo, era un uomo di mezza età.
I capelli grigi cadevano disordinati sul piccolo cuscino posto sotto la nuca, il respiro lento e regolare le fecero capire che era ancora nel mondo dei sogni.
Silenziosamente si avvicinò ad un piccolo altare.

Premendo delicatamente sulla statua di Budda, si aprì uno scomparto segreto che conteneva la chiave del magazzino; dove si trovavano i tesori.
Sorrise nell’oscurità, consapevole che il suo lavoro per quella sera era quasi terminato.
Non poteva uscire dalla porta dalla quale era passata, così optò per la piccola finestra all’altro lato della stanza.
La sua figura esile le consentì di passare senza dover aprirla maggiormente.
Era di nuovo nell’immenso giardino.
La stanza distava pochi metri dal magazzino, ma doveva prestare attenzione ugualmente.
Il lato sud della casa era poco sorvegliato, in quanto non temevano l’infiltrazione di un possibile ladro.
Con la chiave aprì la serratura del magazzino, cigolando per la lunga inattività.
Da una tasca della veste estrasse un piccolo foulard, abbastanza capiente per i piccoli oggetti di valore.
Le statue e le rappresentazioni non le interessavano; molto spesso non valevano la fatica.
Si concentrò sui piccoli monili, pergamene antiche, kimoni molto pregiati che avrebbe caricato a peso sulle spalle.
Sorrise ancora nell’oscurità.
Ancora una volta, per quella notte, aveva svolto più che egregiamente il suo lavoro.

**

 

Il sole sorse rapido tra le montagne, inondando con la sua tenue luce tutta la regione.
Una ragazza dai lunghi capelli scuri, si alzò lentamente dal suo giaciglio per dirigersi verso il piccolo ruscello fuori dalla sua capanna.
Indossava un byakue* e un paio di hakama* *(*pantaloni scarlatti).
I capelli neri come la notte ricadevano delicati lungo il corpo, mentre con le mani raccoglieva un po’ di acqua per sciacquare il viso.
Il piccolo santuario che custodiva insieme alla sorella era un’eredità, lasciata dai tempi antichi fino a loro.
Erano molti gli uomini che pregavano presso il santuario della Shikon no Tama, luogo che l’aveva vista come custode.
La leggenda racconta che la sfera, dopo una cruenta battaglia, sia come scomparsa nel nulla dal tempio.
Nessuno ne sentì più parlare, i demoni non avvertirono più la sua presenza.
Tuttavia, nonostante questo, il piccolo tempio della sua famiglia era meta di molti uomini che avevano perso la speranza e che desideravano vedere i propri sogni realizzati.
Erano nel cuore della foresta, protetta da Goshinboku; l’albero sacro.
-Kikyo nee-sama-.
Una voce cristallina, proveniente dal fondo della foresta catturò la sua attenzione.
Gli occhi marroni della giovane miko scorsero in lontananza l’esile figura della sorella, avvolta ancora da quegli abiti scuri.
-Kagome -chan-, disse, la voce velata dal rimprovero della sorella oscurarono il volto della giovane. –Non avrai di nuovo rubato, insomma quando smetterai?-
Kagome. La secondogenita della famiglia Higurashi, aveva lasciato la via della spiritualità per diventare una ladra.
Era la migliore, nessuno si accorgeva mai della sua presenza e i furti andavano sempre a segno.
Con occhio critico Kikyo, la sorella maggiore, scrutò con attenzione gli oggetti portati dalla sorella.
Kimoni di pregiata fattura e molti altri gioielli.
-Quanto sei difficile nee-sama-, sbottò Kagome, entrando nella capanna.
Si sfilò rapida la veste scura, usata per il suo lavoro notturno.
Sciolse i capelli scuri, decisamente più corti rispetto alla sorella, indossando uno yukata dalle tinte azzurre e bianche.
I suoi occhi nocciola scrutarono la piccola capanna che condivideva con la sorella, fino ad arrivare all’angolo a lei assegnato.
Appoggiati al muro si trovavano un arco, assieme ad una faretra ricolma di frecce. Ciò che catturò l’attenzione di Kagome però fu la spada posta accanto ad esse.
Sorrise, mentre con passo rapido si avvicinò verso di essa.
Era un dono fattole da un demone cane in punto di morte, il suo “grazie” per averlo protetto da un demone che voleva finirlo.
Era legata a quell’oggetto, forse perché era l’unico vero regalo che le era stato fatto in vita sua.
Estrasse la lama dal suo fodero scuro, scoprendo una spada dalla lama arrugginita e rovinata; era sempre stata così.
Le piaceva, era come lei; diversa.
Uscì dalla capanna, lo sguardo severo della sorella la seguì per metà percorso.
-Kagome-chan-, disse richiamando l’attenzione della sorella minore.
Si girò lentamente, fino ad incontrare lo sguardo freddo della sorella.

-Per quale motivo, almeno per una volta, non fai pratica con arco e frecce. Sono giorni che ti dedichi a quella spada, mentre come sacerdotessa anche tu hai un dovere da assolvere qui-, disse con voce seria.
Kagome scosse lentamente il capo, per poi voltarsi in direzione della foresta. –No-, disse risoluta.
Si rigirò rapida verso la sorella, mantenendo un’espressione distaccata. –Nee-sama, io non sono come te-, disse risoluta, una punta di amarezza nella voce. –Con arco e frecce me la cavo, ma infondo, nee-sama, quella che ha un grande potere sei tu. Per questo, la nostra onorata madre ti ha affidato il tempio-.
Senza aggiungere altro s’inoltrò nel profondo del bosco, lasciando la povera Kikyo completamente senza parole.
Fissava perplessa la sorella allontanarsi. Avrebbe voluto raggiungerla, spiegarle che si sbagliava di grosso a pensare a queste cose.
“Ti sbagli, tu sei molto più forte di me… Spero che un giorno tu lo capisca”. Pensò tristemente, mentre si dirigeva verso il tempietto per la consueta preghiera.
Kagome procedeva rapida, dirigendosi a grandi passi verso il Goshinboku.
Come ogni mattina, dopo un furto, si dedicava alla miglioria nell’uso della spada lasciatale da quel demone.
Arco e frecce non avevano segreti per lei, ma la sfida dell’usare quella spada era troppo forte per lei.
Estrasse la spada dal fodero, gettandolo ai piedi del grande albero protettore.
Cominciò a colpire l’aria.
Fendenti rapidi e precisi, venivano lanciati in tutte le direzioni mentre, con maestria, provava diverse posizioni di attacco e difesa.
Le parole della sorella, il suo disgusto rimbombava nella sua mente.
Scosse il capo, cacciando quei pensieri molesti e concentrandosi solo sulla spada.
Era una ladra, lo era da quando aveva dieci anni.
Durante quel periodo, quando aveva deciso di prendere la sua via, venne trovata dallo stesso demone cane che le affidò la spada.
Si prese cura di lei, addestrandola nell’arte del combattimento e insegnandole come infiltrarsi in luoghi pericolosi senza essere scoperta.
Ora il suo mentore era morto, restava solo quella spada.
Gocce di sudore imperlavano il suo volto, cadendo prepotentemente al suolo durante i suoi movimenti.
Sentiva le braccia affaticate, ma non poteva cedere.
Continuò il suo addestramento per diverse ore, era stanca ma tuttavia soddisfatta come non mai.
Si sedette sotto i rami di Goshinboku, il quale la proteggeva dai fastidiosi raggi di sole.
Sospirò, mentre con una mano si spostava la frangia resa umida dal sudore del suo viso.
Le gote erano leggermente imporporate per lo sforzo.
I suoi occhi si persero verso l’azzurro del cielo, osservando le nuvole rincorrersi rapide spostate dal vento.
Chiuse gli occhi, godendosi quel momento di serenità.
Più tardi sarebbe dovuta andare al villaggio più vicino, cercando di scambiare la refurtiva con denaro e provviste.
Con questo pensiero si alzò dirigendosi verso il lago poco distante, dopotutto un bagno era quello di cui aveva bisogno.
Non era necessario essere prudenti, dopotutto quella zona era scarsamente popolata e non era possibile  imbattersi in qualche maniaco.
Raggiunse la sua meta.
Il suo volto s’illuminò osservando la superficie cristallina dell’acqua, illuminata dal sole sembrava cosparsa da piccoli gioielli.
Senza esitazione si tolse lo yukata, sciogliendo la cintura dell’obi e lasciando a terra la spada.
L’acqua era fredda, ma niente d’insopportabile.
S’immerse completamente, lasciandosi avvolgere da quella dolce frescura.
Poi, improvvisamente, un rumore sospetto catturò la sua attenzione.
Il suo sguardo si fece serio, mentre scrutava la zona con attenzione.
Avvertiva una presenza demoniaca, quindi non era un essere umano.

Si avvicinò rapida ai suoi abiti, premendoli contro il petto cercando di nascondere il suo corpo anche, ormai, aveva il sentore che il misterioso visitatore l’avesse vista nuda.
Estrasse la spada dal fodero, tenendo la lama davanti a se.
-Youkai, mostrati!-, gridò, mantenendo la voce seria e senza sfumature di paura. –Ormai sei stato scoperto, mostrati e non ti farò del male-.
Un ombra rapida emerse dalla foresta, avvicinandosi a lei.
La ragazza rimase sorpresa.
Davanti a lei c’era un bellissimo hanyou. I lunghi capelli argentati sembravano aver tratto i propri colori direttamente dalla luna, sulla testa c’erano due orecchie da cane che si muovevano in modo quasi impercettibile.
I lineamenti del viso le erano familiari, ma non riuscì a ricordare di preciso la persona.
Strinse a se il suo yukata con maggiore forza, la lama della spada sempre davanti a se.
-Allontana la spada-, disse l’hanyou. Le dita della sua mano schioccarono in modo sinistro mettendo in risalto gli artigli della mano. –Non puoi competere con la mia forza-.
Kagome si morse il labbro inferiore con forza. Odiava quella sensazione, odiava i demoni che la consideravano un essere inferiore, quando se voleva poteva essere loro pari.
-Dimmi dove si trova la Shikon, in cambio  ti farò tornare al tuo villaggio senza un graffio-.
Un sorriso ironico le dipinse il viso.
Ignorando la minaccia del demone si sollevò da terra, raggiungendo finalmente l’altezza dei suoi occhi.
L’hanyou era perplesso, era la prima volta che un essere umano lo guardava in volto senza provare disgusto.
-Sei in ritardo di un centinaio di anni, quella sfera non esiste più-, spiegò Kagome, senza allentare la presa dalla spada. –Tuttavia, se speri di poter sconfiggere la sottoscritta, la più abile ladra di Musashi, allora sappi che hai sbagliato i tuoi conti-.

Senza pensarci fece cadere a terra il suo yukata, in modo da stringere la spada con entrambe le mani.
Si avvicinò veloce, vibrando un colpo con la spada. Il ragazzo non se lo aspettava, era una mossa che non aveva previsto.
Si scostò di lato, in questo modo la spada graffiò soltanto leggermente la stoffa del suo kariginu rosso.
Infastidita, lanciò la spada che riuscì a trafiggere la sua spalla destra.
L’urto lo fece cadere nell’acqua, ma non fece in tempo a rialzarsi che la ragazza era già di fronte a lui.
I palmi della mani aperti davanti a se rilasciarono una forte aura purificatrice, lanciandolo contro un albero poco distante.
-D-dannata-, mormorò, estraendo la spada dalla sua spalla.
Kagome, nel frattempo, aveva recuperato i suoi abiti e li stava tranquillamente indossando sotto lo sguardo esterrefatto dell’hanyou.
Era forte, davvero troppo.
Con il sorriso sulle labbra si avvicinò a lui, ignorando le occhiate di fuoco che gli lanciava.
-Ora siamo pari-, sussurrò dolcemente la ragazza, mentre rinfoderava la spada.
Pari per cosa?
La guardò perplesso, mentre un moto di consapevolezza lo invase.
Non aveva mai voluto attaccarlo per ferirlo, la sua intenzione era solo quella di punirlo perché l’aveva vista nuda.
-Come ti chiami?-, chiese Kagome, accucciandosi davanti a lui.
Il ragazzo scostò lo sguardo, arrabbiato e ferito nell’orgoglio.
Con la coda dell’occhio fissò ancora una volta l’aspetto della giovane donna, decisamente non era un semplice essere umano.
Il suo volto stava lentamente abbandonando i tratti dell’adolescenza, ma nei suoi occhi c’era qualcosa che lo aveva colpito fin dal primo momento; erano spenti, sofferenti come i suoi.
-Inuyasha-, rispose l’hanyou.
-Io sono Kagome, ladra e custode del tempio degli Shikon-.

E il primo capitolo è concluso.
Strana storia, vero? Mi raccomando recensite, così mi direte se continuarla oppure no =).

Un grandissimo kiss dalla piccola Fin
Dizionario:
*casacca bianca;
** pantaloni scarlatti.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2-La storia della sfera ***


AkaTsuki

AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti^^.
Sono felice di constatare che questa nuova storia vi piaccia, e quindi con grande gioia vi lascio al secondo capitolo.
Non temete, per tutti coloro che sono fan anche della coppia Sango/Miroku… sappiate che avranno spazio anche loro, ma è ancora presto =).
Purtroppo, a causa di alcuni problemi di rete non potrò aggiornare per un po’ di tempo <.<.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

2° Capitolo: La storia della sfera.

 

L’hanyou la fissò accigliato per un lungo istante.
Come poteva una sacerdotessa essere una ladra?
La ragazza sospirò, probabilmente intuendo i pensieri dell’hanyou decise di rispondere ai suoi quesiti inespressi. –Io non sono la custode vera è propria. La vera guardina è Kikyo nee-sama,  io sono solo la sorella minore con scarse attitudini-.
Si alzò e senza aggiungere altro si diresse verso il tempio.
L’hanyou restò a lungo immobile, completamente paralizzato dal peso di quelle scoperte.
Era strano.
La sfera non esisteva da più di cento anni, così aveva affermato quella miko così strana.
Eppure, voci della sua esistenza, si stavano diffondendo da un po’ di giorni a quella parte.
Cosa diavolo stava accadendo?
Si alzò. Mosse leggermente la spalla in senso circolare, constatando allegro che non vi erano ferite particolarmente profonde.

Il colpo di spada infertogli faceva male, ma era solo una ferita superficiale; in un giorno sarebbe tornato come nuovo.
Con un balzo si diresse nel folto della foresta, deciso a seguire la ragazza per avere altre informazioni.
Kagome dal canto suo si sentiva completamente stupida.
Si era fatta vedere nuda, completamente nuda davanti a un normalissimo hanyou.
Sospirò, mentre ripensava al volto d’Inuyasha qualcosa si muoveva nella sua memoria.
I lineamenti del suo viso le erano familiari, eppure non riusciva a focalizzare il luogo in cui l’avesse visto.
Raggiunse la sua capanna, vuota.
“Kikyo nee-sama deve essere al villaggio”, constatò tra se. “Poco male, vorrà dire che andrò a vendere questa roba senza che mi faccia la paternale”.
Raccolse un suo vecchio yukata dell’infanzia, abbastanza grande per contenere la refurtiva.
Osservò con cura i monili che aveva trovato.
Erano piccoli kanzashi*(*ornamenti usati per le acconciature femminili), in oro e altri materiali pregiati.
Uno in particolare catturò la sua attenzione.
Era formato da due piccole asticelle grigie, la cui cima era costituita da un piccolo tondo con la raffigurazione di un drago.
Lo osservò pensierosa per qualche minuto. “Credo che a Jakotsu piacerà, dopotutto un regalo lo posso anche fare”.
Sorridendo soddisfatta, ultimò la preparazione e legò il suo prezioso carico sulle spalle.
Raccolse arco e frecce, dopotutto la spada non era sua, era ingiusto usarla in qualche possibile scontro.
“Inoltre, se Bankotsu venisse a sapere di questo mio dono, probabilmente cercherebbe di rubarmela. Anche se non credo si separerebbe mai dalla sua amata Banryu”.

Con questi pensieri partì, lasciando dietro di se il luogo che chiamava “casa”.
La solitudine per lei era un’ancora di salvezza, un porto sicuro a cui poter sempre far ritorno.
Serrò la mano intorno al suo arco, pronta ad attaccare in qualsiasi momento.
Sentiva una sensazione di gelo lungo il collo, segno che non era sola come aveva creduto all’inizio.
Chi era?
Umano o youkai?

Con la mano destra estrasse dalla faretra una freccia, incoccandola al suo arco e la lanciò in direzione opposta alla sua.
Poco distante da lei udì un tonfo e, successivamente, una voce maschile che imprecava.
Estrasse un’altra freccia, pronta ad uccidere il possibile youkai che aveva avuto l’ardire di attaccarla.
-Maledetta-, imprecò una voce maschile conosciuta.
Restò impietrita; era Inuyasha.
Senza esitazione tese l’arco nella sua direzione, pronta ad ucciderlo o alla peggio solo ferirlo.
-Prima ho sbagliato mira di proposito, non commetterò lo stesso errore-.
L’hanyou rimase immobile, le mani poggiate al terreno mentre cercava di risollevarsi.
La ragazza non scherzava, glielo leggeva negli occhi freddi e impenetrabili.
La punta della freccia brillò sotto un debole raggio di sole, mentre i due contendenti continuavano a fissarsi.
Alla fine, dopo diversi minuti, Kagome allentò la presa sull’arco e ripose nella faretra la freccia inutilizzata.
Senza dire una parole si allontanò, dopotutto non era una cosa importante.
-Hey aspetta-, il richiamo dell’hanyou non valse a nulla, Kagome continuò per la sua strada.
-Il mio nome è Kagome, non “Hey”-, rispose piccata.
-Aspetta un momento tu-.
-Non mi chiamo nemmeno “tu”-.
Sentendosi seguita ancora da Inuyasha si voltò rapida, il suo sguardo si assottigliò e Inuyasha fu costretto a fermarsi.
-Ma si può sapere cosa vuoi?-, chiese seccata, incrociando le braccia al petto. –Per quale motivo mi segui?-.
-Voglio la sfera-, rispose semplicemente.
Kagome sospirò rassegnata, non sarebbe stato facile dissuaderlo, e piuttosto che mandarlo a morire contro la sorella tanto valeva farsi seguire ancora un po’.
-Fai come ti pare-, mormorò esausta.
La storia stava prendendo una piega strana, persino lei si era accorta che qualcosa non quadrava.
Percepiva una strana atmosfera, un senso d’inquietudine le pervase il cuore facendolo vibrare leggermente.
Si portò una mano al petto, respirò profondamente cercando di rilassarsi.
“Pensavo di passare dagli Shinchitai più tardi, ma credo che sarà meglio passare prima”.
Cambiò direzione, lasciando il sentiero per il villaggio per prenderne uno che portava verso una zona di montagna.
A piedi ci avrebbe impiegato diverse ore, ma contava d’incontrare Bankotsu lungo il tragitto.
Inuyasha passò il tempo a fissare il suo profilo serio, determinato e il suo incedere rapido e sicuro.
Non sembrava un essere umano, nei suoi occhi c’era una luce diversa da quella degli altri.
Non conosceva molto gli umani, anzi non li conosceva affatto e stava bene in questo modo.
Loro odiavano quelli come lui, considerando gli “ibridi alla stregua di feccia e le donne che li partorivano, come sua madre, delle degenerate e isolate dal resto della comunità.
Gli umani erano crudeli.
Gli youkai non li accettavano nemmeno, il loro odore misto agli umani era a dir poco disgustoso per loro.
Non erano youkai, ma nemmeno esseri umani… non stavano da nessuna parte.
Forse, anche quella Kagome si sentiva isolata come lui.
Per questo l’aveva seguita, oltre che per la sfera degli Shikon.
Dopo ore di cammino finalmente raggiunsero la loro meta; un piccolo accampamento nascosto in una radura.
Un uomo, con una bandana legata in capo e il volto segnato da due strisce violacee, li accolse nell’accampamento.
-Kagome-, disse serio, mostrando soltanto un piccolo accenno di un sorriso.
Renkotsu, l’esperto del fuoco, come lo chiamava lei era senz’altro il membro con più cervello di quello strano gruppo.

-Arriviamo subito al punto Renkotsu: devo vedere Bankotsu, è possibile?-, chiese, cercando di non tergiversare troppo.
L’uomo annuì, il suo sguardo si perse oltre la schiena della ragazza e fissò disgustato l’hanyou a pochi metri da loro.
Kagome seguì con la coda dell’occhio la direzione dello sguardo di Renkotsu e sospirò; gli esseri umani...

-E’ con me-, sbottò seccata. –Ora, la smetteresti di osservarlo come un ebete e mi chiami Bankotsu-.
Inuyasha restò basito.
Perché aveva detto così? Lo accettava come suo pari, non si vergognava dunque della sua presenza.
Dopo pochi secondi Kagome fu investita da una strana creatura.
Era un ragazzo, lo si capiva dai tratti tipicamente maschili, tuttavia il volto aveva un qualcosa che ricordava una ragazza.
Portava i capelli legati in una specie di chignon alto, sul volto un filo di trucco.
-Kagome, quanto sono felice di rivederti-, disse, continuando ad abbracciarla e facendo passare una mano sulla sua testa.
-Jakotsu, so bene che hai adocchiato Inuyasha-, disse serafica, mentre estraeva i suoi regali per lui. –Questi sono per te, ho pensato che ti sarebbero piaciuti-.
Jakotsu rimase immobile, commosso dal bellissimo gesto della ragazza.
Era strano.
Gli Shinchitai erano guerrieri spietati, dediti soltanto alla guerra e al massacro. Eppure, nonostante tutto, si piegavano come rami al vento davanti a questa giovane ragazza.
Renkotsu tornò dopo pochi minuti, colpendo sulla testa il fratello che stava cercando di avvicinare Inuyasha.
-Vieni-.
La ragazza annuì e poi fissò Inuyasha. –Aspettami qui-.
Poco distante dagli altri, seduto comodamente su una roccia con la sua alabarda al suo fianco, stava Bankotsu; il capo degli Shinchitai.
-Kagome, è un piacere rivederti-, disse allegramente.
Era un bel ragazzo, la pelle era leggermente più scura rispetto al normale e i capelli erano legati in una lunghissima treccia.
-Lo stesso per me-, rispose sincera al suo sorriso, mentre con delicatezza si sedeva davanti a lui.
-Ebbene, cosa ti porta da noi? Non credo che sia solo per una visita di piacere-, concluse Bankotsu, mentre la ragazza sospirò per poi tornare a sorridere.
-Colpito e affondato-, rispose, mentre cercava il metodo giusto per ottenere informazioni. –Ultimamente ci sono un sacco di problemi al tempio. Molti youkai sono venuti a reclamare la sfera degli Shikon, ne hai sentito qualcosa?-.
Bankotsu annuì distrattamente, incrociando le braccia al petto. –Sì, è da qualche mese ormai che questa voce ha preso a girare-.
Kagome si fece seria, il suo sguardo perse tutti i tratti amichevoli diventando freddo e impenetrabile. –Non so molto, soltanto credo che farei bene a tenere gli occhi aperti e guardarti bene le spalle-.
Kagome annuì; era la cosa che sapeva fare meglio.
-Come mai non sei da sola?-, domandò Bankotsu.
Non gli era sfuggita la presenza dell’hanyou nel suo accampamento, la cosa più strana era che si accompagnava a Kagome; l’unica donna per la quale avesse rispetto.
Non rispose.
Nemmeno lei sapeva la ragione, mentire non era il suo forte e quindi tanto valeva restare in silenzio.
-Non importa-, continuò Bankotsu. –Tuttavia, ti chiedo di fare attenzione. Si dice che gli hanyou abbiano qualche problema d’instabilità-, concluse con voce bassa, evitando che le sue parole giungessero alle orecchie del demone.
Speranza vana; aveva sentito ogni cosa.
Kagome lo scrutò con la coda dell’occhio.
Sapeva anche lei quelle storie, ma non era il tipo da darci troppo peso. –Anche gli esseri umani sono così, Bankotsu-.
Il capo degli Shinchitai restò basito davanti a quella risposta, ma poi un leggero sorriso si formò sul suo volto.
Per questo la stimavano. Lei non li giudicava, non giudicava nessuno delle persone che incontrava e li osservava sempre con i suoi occhi interiori.
Bankotsu l’abbracciò dolcemente, mentre l’hanyou, senza un perché, cominciava a sentirsi nervoso e inquieto.
Kagome si staccò, e dopo gli ultimi saluti riprese la sua strada verso casa.
Inuyasha la osservava da lontano, continuando a borbottare tra se e la cosa la stava facendo spazientire non poco.
-Insomma, se proprio devi borbottare perché non lo fai in silenzio?!-, sbottò infastidita.
Il ragazzo scostò il capo dall’altra parte, mostrando alla ragazza un’espressione d’insofferenza. –Non sono affari tuoi-, rispose semplicemente.
Kagome provò il forte desiderio di colpirlo in testa con una roccia, ma decise che non era il caso.
Fece un profondo respiro, riuscendo così a calmarsi.
-Sei per caso geloso delle mie attenzioni a Bankotsu? Guarda che voglio bene anche a te-, chiese, aggiungendo una piccola punta di malizia alla voce.
L’hanyou sbiancò, non si aspettava certo una domanda del genere.
Vedendo l’espressione sul volto di Inuyasha, Kagome non poté trattenersi dal ridere.
-Scherzavo, non dirmi che mi hai preso sul serio?-, mentre parlava cercava, invano, di trattenere le risate. –Io rispetto ogni creatura vivente, non importa di chi si tratta o cosa fa per vivere. Dopotutto sono una ladra, non posso certo criticare gli altri-.

-Perché mi dici questo?-, domandò l’hanyou, ma Kagome si limitò a scrollare le spalle.
-Non lo so. Io agisco sempre seguendo il cuore, così dovrebbero vivere tutti gli esseri umani-.
Si portò una mano al petto, mentre un’espressione di pace e serenità dipinse il suo volto.
Inuyasha la guardò con attenzione, stupito dalle sue stesse parole.
Improvvisamente però qualcosa catturò la loro attenzione; era odore di bruciato e Inuyasha poté chiaramente avvertire l’aroma del sangue portato dal vento.
L’odore portato dal vento era nella direzione dove si trovava il tempio.
Senza pensare ad altro, afferrò saldamente Kagome per un braccio e se la caricò sulle spalle.
Un pensiero oscurò si delineò nella sua mente, mentre cercava con tutte le sue forze di cacciarlo via.
Inuyasha correva come un fulmine tra gli alberi, evitando con una precisione incredibile i rami e gli altri ostacoli davanti a se.
Dopo pochi minuti raggiunsero la destinazione; il tempio.
Kagome trattenne il respiro, mentre un’ondata di panico investì il suo cuore.
Rapida, percorse la scalinata che portava al tempio in fiamme.

Il fuoco aveva devastato tutta la zona adiacente al tempio e, poco distante da esso, immersa in un lago di sangue c’era Kikyo, sua sorella.
-Kikyo nee-sama!-.
Corse rapida verso la donna, sollevandola di poco per vedere se era ancora viva.
-Nee-sama! Nee-sama!-.
Provò più volte a chiamarla ma senza ottenere nessun risultato.
Calde lacrime solcarono il suo viso, mentre stringeva a se il corpo, ormai senza vita, di sua sorella.
-Perdonami nee-sama, ti prego perdonami…-, continuò a mormorare, fino  quando non sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla; era Inuyasha.
-Kagome…-.
La ragazza si pulì il viso, non amava che qualcuno la vedesse piangere e, senza dire una parola, sollevò il corpo della sorella per portarlo alla capanna e in seguito al villaggio.
C’era un’anziana miko, una donna che aiutava la sorella e lei durante l’addestramento, sicuramente si sarebbe potuta occupare in maniera più che adeguata dei rituali funebri per la sorella.
Era come temeva.
Qualcuno bramava la sfera, oppure ne era in possesso. Altrimenti, l’attacco al tempio e la morte della sorella, l’unica con un potere spirituale tanto forte, non sarebbe stato spiegabile.
Inuyasha la scrutava senza dire una parola, dopotutto non c’era nulla che potesse dirle per sollevarle lo spirito.
Raggiunsero la capanna.
-Aspetta un secondo-, disse, affidando all’hanyou il corpo senza vita della sorella.
Kagome rientrò nella capanna e afferrò Tessaiga; la spada affidatale dal demone.
Ormai non c’era più tempo per esitare, doveva affidarsi soltanto a se stessa.

Inuyasha l’attendeva all’esterno, mentre con lo sguardo studiava le ferite della donna.
Doveva essere stata attaccata da uno youkai molto forte, secondo Kagome aveva un grande potere spirituale e quindi non vi era altra spiegazione.
La ragazza comparve pochi secondi più tardi. Tra le mani reggeva una spada.
-Questa è per te-, disse, porgendo la lama al giovane hanyou. –Si chiama Tessaiga, è stata forgiata dalle zanne del demone che mi salvò la vita-, si fermò un secondo, mentre osservava l’espressione accigliata di Inuyasha. –Credo… fosse tuo padre. La spada è tua di diritto-.

E il secondo capitolo è andato^o^.
Spero che la storia vi stia incuriosendo =).
Purtroppo, per i problemi sopra citati, non posso salutarvi come vorrei. *Fin si mette a piangere* mi spiace moltissimo *sigh*.
Grazie di cuore a tutti voi per il supporto, mi date la forza necessaria per continuare…grazie =).

Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3-La spada demoniaca ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti =).
Sono tornata, siete contenti (No! Ndlettori) (Doh! >.< ndFin).
Come richiesto da Indelebile, alla quale preparerò al più presto una statua di cera xD, eccovi il nuovo capitolo fresco di scrittura.
Scusate il ritardo ma il mio computer sembrava intenzionato a lasciarmi a piedi.
Vi lascio alla lettura.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

3° Capitolo: La spada demoniaca.


Inuyasha rimase a lungo a fissare Kagome.
Non sapeva cosa dire, ne tanto meno cosa pensare.
Di certo, quando aveva conosciuto Kagome la prima volta non avrebbe mai immaginato una cosa del genere.
Il suo sguardo fissò il fodero della spada e l’elsa; sembrava assai vecchia.
La ragazza poggiò a terra la spada, mentre riprendeva tra le braccia il corpo esamine della sorella.
Senza dire una parola s’incamminò verso il piccolo villaggio poco distante, dove i riti opportuni sarebbero stati celebrati.
Inuyasha raccolse la spada, ormai sua, e la estrasse dal fodero.
La lama era arrugginita e parecchio graffiata, segno di un lungo utilizzo.
Era davvero destinata a lui?
La squadrò sospettoso per poi rimetterla nel suo fodero.
Ora che sapeva che la sfera esisteva ancora, molto probabilmente posseduta da qualche demone, non vi era più ragione per stare insieme a quella ragazza.
Stava per partire nella direzione opposta quando, improvvisamente, il volto triste di lei comparve nella sua mente.
Per la prima volta, da quando ne aveva memoria, sentii che nei suoi confronti stava facendo qualcosa di crudele.
Così, infine, cambiò direzione e si diresse verso il piccolo villaggio.
Kagome sentiva l’odio crescerle dentro di se, nonostante fosse una miko, per quanto scarsa, non poteva permettersi di contaminare il suo animo con un simile sentimento.
Ma i tempi erano cambiati.
Il suo animo voleva vendetta. Desiderava vedere la terra macchiata dal sangue di colui che aveva ucciso la sua unica sorella, doveva pagare per il suo crimine.
Finalmente cominciò a scorgere i tetti delle capanne del villaggio. Presto sua sorella sarebbe stata onorata, mentre lei sarebbe partita per trovare vendetta.
-Kagome!-. La voce di un’anziana donna giunse alle sue orecchie, risvegliandola dal suo torpore.
Kaede, un’anziana miko che aiutava la sorella. –Cos’è…-. Le parole morirono nella sua gola quando si accorse di cosa la ragazza aveva tra le braccia.
-E’ stata colpa mia-, mormorò Kagome, mentre chinava il capo. –Se soltanto fossi stata al tempio non sarebbe successo nulla, era mia la responsabilità di vegliare su di lei-.
L’anziana miko scosse il capo, posando una mano sulla spalla della giovane.
-No, non devi fartene una colpa-.
Kagome annuì leggera con il capo, mentre affidava il corpo della sorella nelle mani di alcuni abitanti del villaggio.
-Kade-sama, vi prego di celebrare gli opportuni rituali per mia sorella e vi prego di bruciare i suoi resti. Non voglio che la sua anima diventi preda di qualche demone-.
La miko annuì. –Tu che farai?-, chiese, mentre vedeva la giovane allontanarsi.
-Andrò a cercare gli youkai responsabili del massacro…-, si fermò, mentre sentiva la rabbia crescerle nel cuore e nell’animo.
Volse lo sguardo indietro.
Kaede trasalì, probabilmente nei suoi occhi si leggeva la rabbia che covava nel suo animo. –L’anima di mia sorella sarà vendicata-.
Senza aggiungere altro lasciò il villaggio, sotto lo sguardo di Inuyasha che la osservava poco distante.
Era strana, se ne rendeva conto ogni secondo che passava.
Normalmente, le persone avrebbero pianto il lutto di un proprio parente; una donna in particolare.
Lei invece era rimasta fredda, impassibile di fronte alla morte e aveva subito ripreso le sue mosse senza attendere le esequie della sorella

Cosa frullasse nella sua mente era un mistero.
Continuò a seguirla, mantenendosi a distanza.
Il ricordo delle frecce di lei erano ancora vivide nella sua memoria, decisamente non era il caso di provocarla oltre.
Tornò nella sua capanna, dove raccolse qualche provvista per il viaggio e riprese il uso viaggio verso nord.
Non c’era un perché, ma sentiva che se andava in quella direzione avrebbe trovato qualcosa che l’aiutasse a chiarire il mistero.
Sentiva chiaramente la presenza di Inuyasha accanto a lei, la cosa la rincuorava più del lecito.
Sorrise nella penombra del pomeriggio che si levava, certa che l’hanyou non la potesse vedere.
Decise di fermarsi alla sera.
Il prossimo villaggio l’avrebbe raggiunto in mattinata, avrebbe venduto la refurtiva e il suo viaggio sarebbe finalmente ripreso.

Era vicino ad un piccolo ruscello, dove dei piccoli pesci sguazzavano tranquillamente.
Il suo ultimo pasto risaliva a prima del suo incarico e, ormai, le forze cominciavano a venire meno.
Raccolse della legna dalla foresta e accese un piccolo fuoco.
Estrasse un nastro da una piccola tasca all’interno del suo yukata, mentre con rapidità si legava i capelli in una coda alta.
Sollevò la parte superiore dello yukata, evitando così che si bagnasse a contatto con l’acqua.
I suoi piedi sfiorarono la superficie dell’acqua, ben attenti a non disturbarla troppo e, quando era sicura del momento, si gettò con rapidità verso i pesci lanciandone un paio verso riva; dopotutto aveva ospiti.
-Se la smetti di nasconderti potresti renderti utile, lo sai?-, disse rivolta verso il bosco.
Inuyasha si paralizzò, il sangue nelle sue vene divenne come ghiaccio.

Da quanto si era accorta della sua presenza?
Titubante si avvicinò alla ragazza, mentre si sistemava gli abiti e metteva il pesce a cuocere sul fuoco.
-Hai paura di me?-, domandò a bruciapelo, volgendo il suo sguardo verso Inuyasha. –Eppure dovresti aver capito chi io sia-.
-Che ne sai di come ti vedo io?-, chiese furibondo, mentre si avvicinava a lei.
Non aveva timore, non temeva le sue intenzioni.
-Non lo so-, rispose tranquillamente, mentre i suoi occhi scuri tornarono rivolti verso il fuoco scoppiettante dinnanzi a lei. –Credo, invece, che tu mi veda come una specie di mostro. Mi sbaglio?-.
Inuyasha deglutì sonoramente, colto completamente in fallo.

La ragazza sorrise, invitando nuovamente l’hanyou a prendere posto accanto a lei.
Il pesce era pronto.
-Perché mi hai affidato la spada?-, chiese a bruciapelo, cogliendo Kagome impreparata.
-Appartiene a te, non era mio diritto tenerla ancora-.
Inuyasha la osservò a lungo, mentre decise che era meglio spiegare la situazione per bene. –Tuo padre me la diede poco prima di morire. Mi disse, testuale: “mio figlio verrà a riprendersela”. Non capii subito a cosa si riferisse, ma promisi-, prese un profondo respiro prima di continuare.
Erano ricordi lontani, dolci e amari nello stesso tempo.
Quando era sicura che la sua vita avesse cominciato a girare nel verso giusto, ma era stata sciocca a crederlo.
-E’ una spada dagli immensi poteri demoniaci. Tuttavia, se vuoi sapere come usarla, dovrai scoprire da solo il modo migliore per farlo. Non posso aiutarti oltre-.
Inuyasha faticava a credere che quella spada potesse avere un qualche potere nascosto, sembrava una comune spada, un po’ arrugginita, ma nulla più di quello.
-A volte le cose più straordinarie si celano oltre quello che vedi-, sussurrò Kagome, mentre afferrava uno dei pesci e lo addentò.
-Come posso fidarmi di te?-, chiese Inuyasha, mentre seguiva l’esempio della ragazza.
Kagome si strinse nelle spalle, fissando il fuoco davanti comprese che aveva ragione.
Lei non poteva fidarsi di lui, così come lui non poteva fidarsi di lei.

-Non puoi. Io non ho la tua fiducia, così come tu non hai la mia-, spiegò, tornando a mangiare tranquillamente.
Inuyasha la squadrò sospettoso, mentre ultimava il suo pasto.
Nessuno dei parlò ancora, entrambi avvolti da un silenzio spettrale.
Il cielo cominciò a scurirsi, lasciando posto alla notte.
La luna si specchiava nell’acqua del ruscello lì vicino, mentre il fuoco davanti a loro emanava un dolce tepore.
Inuyasha si perse ad osservare il profilo di lei sotto la luce delle fiamme.
I contorni del suo viso cambiarono, lasciando posto ad una malinconia che non credeva di vedere in un essere umano.
Sembrava una ragazza forte, in grado di sopportare ogni cosa con le sue sole capacità.
Invece, in quel momento, per la prima volta l’hanyou vide la ragazza che si celava oltre la ladra.
I suoi occhi nocciola brillavano tra le fiamme, quasi fossero formati da una parte di essa.
D’improvviso la ragazza si alzò, cogliendo Inuyasha di sorpresa.
-Apri le braccia-, disse.
Inuyasha la guardò accigliato, colpito dalla strana richiesta.
Il volto di Kagome era stanco, ma la sua mente sembrava lucida come una lama.
L’hanyou annuì aprendo le braccia.
Kagome si avvicinò fino ad accoccolarsi tra le sue braccia.
L’hanyou aveva ora assunto tutte le tonalità di rosso, tanto che poteva benissimo fare concorrenza al suo kariginu.
-C-cosa…-. La sua voce tremava, mentre sentiva le mani della ragazza posarsi sul petto stringendo la stoffa rossa della sua casacca.
-Mi assicuro che tu non provi a fare qualcosa di stupido-, sussurrò, la sua voce era calda come la fiamma poco distante da loro.
-Emani un buon odore-, sussurrò di nuovo, per poi lasciarsi trasportare da un sonno vigile e attento.
Non dormiva mai, non si sentiva mai sicura a chiudere gli occhi.
Così, anche se lo faceva, lasciava la sua mente attenta e vigile pronta a scattare in caso di un possibile attacco da parte degli youkai.
Tuttavia, nemmeno lei sapeva perché, ma tra le braccia di Inuyasha non aveva questo timore.
Era tranquilla, rilassata.
Il suo respiro si fece lento e regolare, segno che ormai si era addormentata.
“Questa ragazza deve essere completamente pazza”, pensò tra se Inuyasha, mentre osservava Kagome riposare tra le sue braccia.
Le parole di poco prima, tutto quello che era accaduto da quando l’aveva conosciuta avevano riscaldato la sua anima come non credeva possibile.
Tremante, passò una mano tra i folti capelli scuri di lei.
Erano soffici, delicati al tocco.
La ragazza non reagì, anzi, al contrario, sembrò rilassarsi ulteriormente a quel contatto inatteso.
Rimase a lungo a osservarla riposare.

**

 

Avvolta nell’oscurità, una piccola sfera emanava una luce sinistra.
-Il tempo è infine giunto-, mormorò una voce maschile. –Presto, molto presto, s’incontreranno tutti e il destino potrà finalmente compiersi-.
Il suo sguardo compiaciuto corse verso la piccola sfera.
Era posta su un piccolo altare di legno, illuminato solo dalla debole luce della luna.
-Sfera degli Shikon, presto riceverai il tributo di sangue che ti spetta-, continuò, mentre sfiorava la superficie della sfera con le dita.
-Prestami il tuo oscuro potere, affinché io possa compiere il tuo volere-.

 

**

 

La notte era passata.
I resti del fuoco della sera prima erano già stati sistemati da Kagome, svegliata dalle prime luci del mattino.

Inuyasha era ancora intontito, probabilmente aveva dormito poco.
Sospirò, doveva fare molta strada e non poteva permettersi di perdere tempo.
-Sveglia bell’addormentato-, disse, dandogli un leggero calcio sulle ginocchia.

Inuyasha si sbilanciò e finì faccia a  terra.
-Dannata-, biascicò, mentre con le mani si copriva il naso.
-Avanti, il villaggio è qui vicino e io devo assolutamente concludere un affare-, spiegò rapida, mentre riprendeva possesso del suo bagaglio.
Era tornata la persona sicura di se che aveva conosciuto la prima volta.
La malinconia della sera precedente, la tristezza nel suo volto era completamente scomparsa lasciando il posto ad una maschera costruita appositamente per quelle occasioni.
Al limitare del villaggio, Kagome chiese ad Inuyasha di attenderla in quel luogo, non perché si vergognasse della sua presenza, anzi, sapeva bene che gli youkai e hanyou erano mal visti in quel luogo, dato che non era la prima volta che ci passava, e l’ultima cosa che voleva erano problemi.
Seppur a fatica alla fine lo convinse, ma con la promessa di restare nei dintorni.
Kagome annuì e si diresse verso la casa di una sua conoscenza.
La ragazza percorse il sentiero del piccolo villaggio, raggiungendo una casa più grossa rispetto alle altre; apparteneva al capo, sua vecchia conoscenza.
Le guardie, riconoscendola, la fecero passare.
-Kagome!-.
Il padrone del palazzo era un bel giovane, i capelli di un marrone scuro erano legati in un piccolo codino alto.
Gli abiti che indossavano erano molto eleganti e costosi, materiale di una certa fattura.
-Hojo-san è un piacere rivederla-, disse Kagome, accennando un piccolo inchino. Dopotutto, anche se erano amici, era pur sempre un nobile e meritava il giusto rispetto.
-Kagome, queste formalità non sono necessarie-, rispose serafico, mantenendo un sorriso gentile sul volto. –Come mai qui?-.
La ragazza sciolse il nastro che legava il suo “bottino” al collo, mostrando al giovane signore tutta la merce.
Ovviamente non si domandava mai da dove arrivavano i suoi “doni”, ma la cosa era tutta a suo favore.
Come sempre acquistò senza fare troppe domande, pagandole una bella cifra, sufficiente per almeno due mesi di viaggi.
-Kagome, volevo dirti che mi dispiace per quello che accaduto al tempio-, sussurrò addolorato Hojo.
Kagome sorrise sprezzante; le notizie correvano più veloci del vento. –Se avessi bisogno di qualcosa, di qualunque cosa si tratti, non esitare a venire da me-.
Eccone un altro.
Cominciava a ricordare perché non voleva prendere marito, anche dopo che la custodia del tempio era passata alla sorella, finalmente aveva ricordato con chiarezza la sua ragione.
Gli uomini come lui erano attratti solo da quello che vedano in superficie, vedevano la Kagome forte e indipendente ma, proprio per questo, non potevano averla.
Lei era libera, al pari del vento.
-Mi spiace, ma credo che per un po’ non ci vedremo-, disse sorridendo e, dopo essersi inchinata ancora, uscì di corsa da quella casa.
Era furibonda, sentiva la rabbia crescerle nell’animo. “Come osa? Trattarmi come una qualunque ragazzina, se ci penso mi sale ancora il nervoso”.
Trasse un profondo respiro, doveva riprendere il controllo altrimenti avrebbe sfogato su Inuyasha il suo malumore e non lo meritava.
Lui era lì.
Appoggiato al tronco di un albero poco lontano dalla casa.
Era scuro in viso.
-Che ti prende?-, chiese Kagome aiutata dal suo ritrovato auto controllo.
Il ragazzo scostò il capo dall’altra parte, mettendo il broncio come un bambino di cinque anni.
La ragazza sospirò profondamente.
“Quanta pazienza ci vorrà”.

 

E anche questo è ultimato.
Un grazie speciale a Indelebile che mi segue sempre, e sopporta anche xD.
Come ho detto sopra ti farò una statua, non temere =).
Bene, ora un quiz… *silenzio* ecco, visto l’entusiasmo scatenato dalla proposta ora ve lo faccio xD:
Secondo voi chi era colui che ha parlato alla sfera? Aspetto le risposte xD.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4-Ti proteggerò ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!
Sono tornata più in fretta che potevo, spero di avervi fatto contenti  =) (No ndtutti) (Quanta freddezza >.< ndFin).
Ad ogni modo, lasciamo perdere la mia follia e vi lascio alla lettura di questo capitolo che, a parer mio, vi sorprenderà non poco^^.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

4° Capitolo: Ti proteggerò.

 

Il viaggio proseguì avvolto dal silenzio più totale, per modo di dire.
Inuyasha continuava a mugugnare tra se, mentre l’irritazione di Kagome cresceva di pari passo con le proteste silenziose di Inuyasha.
Ma perché, tra tutte le creature viventi, doveva per forza viaggiare con un individuo così poco equilibrato?
Sospirò, sapeva che era inutile chiedergli spiegazione.
Tanto valeva lasciarlo nel suo brodo, ne avrebbero riparlato quando si fossero fermati per una breve sosta.
Il cielo cominciava a coprirsi di dense nuvole grigie, nell’aria si poteva chiaramente sentire l’odore d’acqua misto a quello della foresta.
-Ci mancava solo la pioggia-, brontolò Kagome, mentre perlustrava la zona in cerca di un riparo.
Inuyasha con un balzò la superò, procedendo rapido all’interno della foresta.
Kagome rimase allibita, ma decise che era il caso di seguirlo.
Dopo pochi metri trovarono una piccola capanna dismessa, ma sufficiente a offrire un riparo temporaneo ai due viandanti.
Era disabitata da lungo tempo, ma la cosa tornava solamente a loro favore.
Appena raggiunta la loro destinazione, una fitta pioggerella cominciò a cadere dapprima lentamente per poi aumentare d’intensità.
-Siamo stati fortunati-, mormorò Kagome, poggiando la schiena contro una parete della capanna per poi lasciarsi scivolare dolcemente verso il pavimento.
Poggiò l’arco e le frecce accanto a se, mentre abbracciava le gambe per poterci poggiare il mento.

Con un cenno del capo la ragazza indicò a Inuyasha il posto vuoto accanto a lei, benché titubante accettò di buon grado la sua richiesta.
Ormai non ci faceva più caso alla gentilezza di lei, dopotutto era la sua maggior qualità.
Con la coda dell’occhio continuò a fissarla, rimase stupito ancora una volta dalla malinconia che si leggeva nel suo sguardo.
-Perché mi hai trattato in quel modo prima?-, domandò a bruciapelo, continuando a fissare il vuoto davanti a se.
Inuyasha non rispose, dopotutto non lo sapeva neanche lui il motivo.
Si era arrabbiato con lei, il suo rapporto con tutti quei ragazzi lo irritava.
Si sentiva tradito, stupidamente si era convinto di poter essere una persona speciale per quella ragazza.
Ma non era così. Lei, trattava tutti quanti allo stesso modo senza trattamenti preferenziali.
-Fa nulla-, disse, sulle sue labbra si formò un sorriso tirato.
Socchiuse leggermente gli occhi, ascoltando il picchiettare della pioggia contro il soffitto della capanna.
Era un suono rilassante, fin da bambina l’aveva sempre amato.
-Tu invece?-, chiese Inuyasha, cogliendo di sorpresa la ragazza che si risvegliò dal suo torpore. –Perché facevi tutte quelle smancerie con quel moccioso?-.
-Moccioso?-. Rifletté qualche minuto, cercando di dare un senso alle parole dell’hanyou. –Se parli di Hojo, sappi che lo faccio solo ai fini del lavoro. Per me è come gli altri; conta meno di una pietra-.
-Anche io?-. La domanda gli era sorta così spontanea che non riuscì a trattenerla.
Kagome lo guardò con gli occhi sbarrati, mentre rifletteva sul suo comportamento strano.
Era questo che pensava di lei?
Si concesse un piccolo sorriso, mentre con la mano andò a sfiorare la guancia dell’hanyou.
-Stupido-, disse, sorridendo dolcemente e carezzandogli una ciocca di capelli vicino al viso. –Inuyasha, possibile che non capisca quanto io tenga alla tua amicizia? Credimi, se non avessi piacere a stare in tua compagnia non mi avresti più rivisto-.
Il ragazzo scostò bruscamente la mano della ragazza, voltando il viso dalla parte opposta sperava di nasconderle il rossore che le sue parole gli avevano causato.
Era la prima volta che qualcuno lo definiva un amico.
La prima volta in cui qualcuno, al di fuori di sua madre, aveva sfiorato il suo viso.
Kagome non si arrabbiò per il comportamento scortese dell’hanyou, infondo poteva ben capirlo.
Dal buco nel soffitto non entrava più acqua.
Kagome si sporse leggermente, gattonando fino al punto in cui poteva osservare il cielo.
Le nuvole grigie erano rimase, ma si stavano ritirando.
-La pioggia è passata-, commentò, rialzandosi e pulendo la polvere dal suo yukata. –Andiamo-.
Raccolse le sue cose e uscì dalla capanna.
Inuyasha rimase per un breve istante dietro di lei, osservando attentamente la spada che gli aveva donato.
Apparteneva a suo padre, quindi era giusto che tornasse a lui.
Non sapeva come usarla al meglio, non sapeva nemmeno se contenesse dei poteri speciali come diceva lei.
Tuttavia, anche se fosse stata solo una normale spada arrugginita, l’avrebbe usata per proteggerla.
Infilando la spada nell’attaccatura dell’obi uscì dalla capanna.
Lei lo attendeva, con il sorriso sulle labbra come sempre.

Proseguirono lasciando un po’ lontano il sentiero principale.
Quella zona era percorsa anche dai briganti,  non aveva nessuna voglia di battersi con degli inetti.
Erano ormai nel folto del bosco, avvolti da alberi altissimi che sfioravano il cielo con i loro rami.
Kagome percepiva una strana atmosfera, lo stesso poteva dirsi per Inuyasha.

Tese la mano verso una delle frecce, preparandola al suo arco.
Gli occhi si muovevano rapidi in ogni direzione, pronti a scorgere il minimo movimento sospetto.
Lo stesso faceva Inuyasha, la mano pronta sull’elsa di Tessaiga.
Un forte vento si alzò, sollevando molta polvere che costrinse i due ragazzi a scostare il viso.
Quando poterono finalmente tornare a vedere si accorsero con sommo dispiacere che le loro supposizioni erano vere; uno youkai era in agguato.
Era un bel ragazzo.
Gli occhi erano freddi, non emanavano alcun tipo di sensazione.
Sul viso facevano la bella mostra di sé due piccole strisce violacee, mentre una mezzaluna era segnata sulla sua fronte.
I lunghi capelli argentei, lo stesso colore della luna, ricadevano morbidi sulla schiena.
Indossava una veste sfarzosa, coperta da una semplice armatura e su una spalla si trovava una folta pelliccia bianca.
Inuyasha cominciò a digrignare i denti, aumentando la stretta sulla spada.
Kagome lo guardò sorpresa.
-Ne è passata di acqua sotto i ponti-, disse, aumentando la presa sul suo arco. –Tuttavia, se devo essere onesta, non sono lieta di vederti… Sesshomaru-.
Lo youkai si concesse un sorriso sarcastico, mentre Inuyasha la fissava incredula.
-Come lo conosci?-, chiese, mentre cercava di riprendere il controllo delle sue facoltà mentali.
-Lo conosci anche tu, Inuyasha?-, rispose Kagome, sorpresa anche lei da quella novità.
-E’ incredibile Inuyasha, dopotutto questi anni riconosci ancora il volto di tuo fratello-.
Kagome sgranò gli occhi sorpresa, Inuyasha prese a ringhiare debolmente nella direzione di Sesshomaru.

-Fratello? Ma come…-. Le parole le morirono in gola.
Un ricordo, rapido e tagliente attraversò la sua mente.
Era il primo incontro con Sesshomaru, ricordava bene le parole dure e crudeli rivolte verso il padre.
Bramava la spada, desiderava oltre ogni dire Tessaiga nonostante lui, uno youkai di sangue puro, avesse già un potere più che sufficiente.
-Non avrei mai creduto di trovarti in compagnia di questa femmina umana-, disse, una lieve punta d’ironia colorò la sua voce.
Kagome si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere la rabbia che le stava facendo vibrare le mani.
Sesshomaru non era un avversario da poco, doveva tenersi concentrata altrimenti sarebbe stata la fine.
Senza pensare ad altro, Inuyasha estrasse dal suo fodero la spada e la tese contro il fratellastro che tanto odiava.
Sesshomaru osservò con cura e attenzione la lama che il fratello gli puntava contro.
L’avrebbe riconosciuta fra mille, la spada che il padre aveva forgiato da una sua zanna.
La lama in grado di sconfiggere cento youkai con un solo fendente; Tessaiga.
-Come mai possiedi tu questa spada?-. Il suo volto s’indurì come la sua voce.
Inuyasha non rispose, mettendosi semplicemente sulla difensiva.
Sesshomaru l’osservò a lungo, comprendendo infine che non era lui il responsabile di un tale affronto.
-Ragazzina-, sussurrò. Kagome rabbrividì, ma cercò di trattenere le sue emozioni di paura. Non doveva farsi dominare, altrimenti sarebbe stata la sua fine. –Perché hai consegnato a questo insulso hanyou la zanna, per quale motivo?-
Kagome lo fissò seriamente un istante, osservando con cura la sua anima.
Era simile al padre, soprattutto nella fierezza e nel portamento.
Tuttavia, benché simile nell’aspetto, in lui c’era qualcosa di molto diverso da Inuyasha, l’aveva percepito fin da subito.
-Non spettava a te-, rispose semplicemente. –Tessaiga, una spada forgiata dalla zanna del nobile Inu no Taisho, doveva andare a Inuyasha. Queste erano le volontà di tuo padre-, si fermò un secondo, osservando l’espressione imperturbabile dello youkai davanti a se.
-Inoltre, Sesshomaru, anche tu possiedi una spada forgiata da una zanna di tuo padre-, disse, indicando la katana al suo fianco. –E’ Tenseiga, vero?-.
-Insinui che questa “spada” sia adatta me?-.
Il suo autocontrollo cominciava a venire meno, lo sentiva chiaramente dalla forte aura maligna che cominciava ad emanare.
Kagome si avvicinò ad Inuyasha.
Aveva un piano in mente, ma aveva bisogno della collaborazione dell’hanyou per riuscire. –Inuyasha, riusciresti ad impegnare Sesshomaru in uno scontro per qualche minuto?-, sussurrò, mentre Inuyasha annuiva leggero con il capo.
-Che cosa hai mente?-, chiese.
-Ti salvo il collo, domani mi ringrazierai-, sbottò, dandogli una piccola pacca e sbilanciandolo verso l’avanti.
Kagome estrasse una freccia dalla faretra, timorosa e preoccupata. “Non ho mai usato una simile tecnica, speriamo in bene”, pensò tra sé.
Congiunse le mani, inserendo la freccia nell’incavo che separava i pollici dal resto della mano.
Doveva concentrasi, facendo appello a tutti i suoi poteri spirituali.
L’hanyou la osservava con la coda dell’occhio, per poi tornare a fissare suo fratello.
Fissò a lungo la spada davanti a se.
Era una normale spada, non possedeva nessun tipo di capacità e usarla avrebbe solo comportato dei rischi.
La ripose nel fodero, sotto lo sguardo incredulo del fratello.
-Non mi serve una spada per battere un esaltato come te, caro fratellino-, sbottò arrogante.
In verità non era sicuro di farcela, ma voleva dare il tempo a Kagome di mettere in atto il contorto piano che occupava la sua mente.
Si lanciò verso Sesshomaru, gli artigli ben in mostra pronti a colpire lo youkai.
Sesshomaru fu più rapido, sfruttando la sua agilità senza pari evitò senza fatica il colpo diretto a lui dal fratello.
Inuyasha si fermò di colpo, per poi spiccare un salto nella direzione del fratello cercando nuovamente di colpirlo.
Ormai erano intrappolati in quella danza interminabile, nella quale Sesshomaru non voleva prendere parte per nessuna ragione.

Alla fine, stanco di perdere tempo, sfruttò la folta pelliccia che aveva sulla spalla e con la quale avvolse l’hanyou.
-Rassegnati-, sussurrò. –Con il tuo sangue sporco non potrai mai sfiorarmi-.
Detto questo rilasciò la stretta e scaraventò Inuyasha contro una roccia.
L’urto era stato forte, tanto che la pietra si distrusse con l’impatto.
Sesshomaru protese verso di lui la sua mano, mentre da due dita usciva un fascio di luce che usava al pari di una frusta.
Inuyasha poteva solo difendersi; era troppo veloce.
Kagome, nel frattempo, aveva ultimato il rituale di preghiera.
Prese la freccia con la mano destra e, senza timore, la conficcò nella sua mano sinistra.
L’odore del suo sangue colpì forte l’olfatto sensibile dell’hanyou, scattando subito nella direzione della ragazza.
-Che fai stupida!-, gli urlò contro, prendendo la sua mano per osservare la ferita ma lei si ritrasse a quel contatto.
Incoccò la freccia sporca del suo sangue, prese con cura la mira e colpì lo youkai in pieno petto.
Era un gesto inaspettato, tanto che Sesshomaru fu colto di sorpresa.
Kagome sorrise soddisfatta. –Il sigillo di sangue, ora non potrai più attaccarci-.
La freccia continuava ad emettere una flebile luce rosa, mischiata ad un colore cremisi derivato dal suo sangue.
Era una tecnica potente e pericolosa.
Il sigillo veniva creato tramite il sangue dell’evocatore, in base alla sua forza spirituale lo youkai poteva essere bloccato per sempre o per pochi minuti.
Però, se il sigillo fosse stato spezzato prima del suo termine naturale, lo stesso evocatore ne avrebbe risentito gli effetti.
-Kagome, tutto bene?-, chiese, vedendola leggermente affaticata.
La ragazza annuì con il capo, sorridendo leggermente. –Mi dovrai spiegare parecchie cose-, disse Inuyasha.
Doveva sapere tutto di lei. Ma, cosa più importante, il motivo per il quale la spada doveva andare a lui.
Se non fosse perché Kagome glielo aveva chiesto, avrebbe affidato senza indugio quella spada inutile a suo fratello.
-Pensi forse di essere riuscita a bloccarmi-, incalzò Sesshomaru, mentre la freccia continuava a brillare davanti a lui, respinta dalla sua aura maligna. –Stupida, con la tua sola forza non potrai mai avere la meglio su di me-.
Gli occhi del demone si tinsero di rosso, mentre i tratti del suo volto cominciavano a mutare rapidamente.
La freccia si dissolse, mentre il cuore di Kagome cominciò a battere irregolarmente.
Si accasciò a terra cominciando a tossire fuori una gran quantità di sangue. –Non pensavo che fosse così forte-, mormorò, mentre si puliva il labbro sporco di sangue con un dito.
Inuyasha la fissava stupito.
Aveva rischiato così tanto solo per salvarlo?
Perché? Perché si spingeva a tanto?
Lei non era forte come sembrava, era una ragazza fragile e sensibile soltanto il suo sguardo probabilmente aveva visto molto di più di quello che poteva sembrare.
Strinse la guaina della spada, quando infine si decise ad estrarla.
Doveva proteggerla, non poteva lasciare anche la sua battaglia nelle mani di Kagome; non meritava altri pesi.
-Che vuoi fare?-, gli chiese spaventata, mentre lo guardava pararsi davanti a lei per proteggerla.
-Mi pareva fosse ovvio; ti difendo io-, disse, orgoglioso e fiero mentre puntava la spada contro lo youkai.
Sesshomaru aveva abbandonato le spoglie semi umane per assumere il suo vero aspetto.
Ora un gigantesco cane, dal pelo argenteo e le grandi zanne li fissava con odio e rabbia.
Kagome era ancora stupita dalle parole di Inuyasha.
Gli aveva forse dato l’impressione di essere una ragazza come le altre?.
Improvvisamente, un’idea balenò nella sua mente ma la cacciò via rapida come un fulmine. “No, non oso nemmeno sperarlo”.
-Fatti avanti cagnaccio!-.
Lo youkai abbaiò, un suono grezzo e quasi metallico uscì dalle sue fauci, mentre prendeva buone le parole dell’hanyou.
Spiccò un balzo in avanti, ma Inuyasha fu rapido a evitarlo e in quel momento lo percepì; il battito della spada.
Tessaiga pulsava come se fosse viva, reagendo a qualcosa dentro di lui e in quel momento sentì di potercela fare.
Sfruttando il suolo per darsi maggiore spinta, saltò in avanti. La lama rivolta verso una delle zampe di Sesshomaru.
Una luce dorata scaturì dalla spada, mentre recideva con maestria l’arto dello youkai.
Quando Inuyasha fissò la spada, accorgendosi con stupore che era cambiata e non era più la spada arrugginita di prima. Assomigliava di più ad una zanna.

Inuyasha si concesse un’espressione compiaciuta, mentre dall’arto reciso di Sesshomaru continuava a grondare sangue.
-Questa è l’eredità di mio padre?-, si chiese tra se.
Kagome lo fissava stupita, incredula davanti alla spada che per anni l’aveva protetta e addestrata.

Guardando il profilo dell’hanyou mentre brandiva la spada, per un breve istante gli era parso di rivedere Inu no Taisho; l’unica persona che l’aveva davvero compresa.
Si portò una mano al petto, avvertendo forte dentro di se il dolore della sua assenza.
Lo youkai si diresse ancora una volta contro Inuyasha, quest’ultimo evitò ancora una volta l’attacco del fratello e rispose subito con un forte colpo di spada al petto.
Lo youkai perse l’equilibrio, ma prima ancora di toccare il suolo si premurò di scappare.
Soddisfatto, Inuyasha ripose la spada nel fodero che, nel frattempo, aveva ripreso l’aspetto precedente.
Era ancora sconvolto, lui stesso faticava a credere a quello che aveva visto con i suoi occhi.
Una spada tanto potente, un dono del padre che non aveva potuto conoscere perché sempre lontano.
E poi lei, una miko stranissima e istruita al combattimento dal padre stesso.
Che fosse soltanto un caso?
Inuyasha si voltò verso la ragazza, ancora seduta a terra.
Teneva il capo chino, mentre una mano era serrata all’altezza della sua vita.
-Stai bene?-, chiese preoccupato, mentre ripensava all’immagine di lei che si accasciava a terra sputando sangue.
Kagome sollevò il capo fissandolo furente. –Chi ti ha detto che ho bisogno di protezione?-, sbottò, sollevandosi da terra e superandolo in altezza.

L’hanyou restò basito, quasi impaurito dalla ferocia della ragazza. –Ma sei svanita?-, chiese Inuyasha, cercando di mantenere un minimo di controllo sulla rabbia che stava salendo dentro di lui.
-Chi credi che io sia?-, chiese, nei suoi occhi brillavano fiamme pure che ardevano grazie alla rabbia. –Io non sono come altre ragazze, non ho bisogno di uomini che mi proteggano. So cavarmela da sola-.
-Tu non sei così! Smettila di fingerti diversa da quello che sei!-, rispose a tono, stufo di sentire quella ragazza parlare di cose senza senso.
Kagome sbarrò gli occhi, stupita.
L’aveva vista veramente, aveva visto la Kagome che si celava oltre l’apparenza della ladra che era.
Una lacrima solitaria solcò il suo viso, mentre sentiva la maschera che aveva costruito, in anni e con molto impegno, sbriciolarsi lentamente.
Era il punto di non ritorno, aveva fatto un giuramento a se stessa e ora doveva mantenerlo.
Inuyasha la osservò per tutto il tempo, temendo di aver esagerato.
Sentiva di essere nel giusto, tuttavia quella ragazza aveva da poco perso la sorella e quindi, forse, non era il caso di andarci pesante.
Quando si accorse della lacrima che attraversò il suo volto, la sua anima andò in pezzi e cominciò a preoccuparsi seriamente.
Odiava vedere piangere le donne, quelle lacrime lo riportavano sempre alla sua infanzia… A sua madre.
Piangeva sempre per lui, pensando al suo futuro.
Ancora immerso nei suoi pensieri non si accorse che la ragazza si era sporta verso di lui, allacciando le sue braccia dietro il suo collo.
-Grazie-, sussurrò, la voce incrinata dall’emozione. –Era da tanto tempo che aspettavo una persona come te, qualcuno che vedesse oltre la mia apparenza-.
Si staccò dall’hanyou, ancora sotto uno stato di totale shock.

I suoi occhi erano lucidi, ma non vi leggeva dentro la sofferenza degli altri giorni. –Poiché avevo fatto un voto a me stessa, ora è il momento di mantenere la mia parola-.
Kagome afferrò una delle mani di Inuyasha, stringendola tra le sue senza curarsi minimante dei suoi artigli. –Ti prometto che d’ora in poi ti proteggerò con i miei poteri, così come tu oggi hai difeso me. Questo è un patto, un impegno che prendo per la vita-.
Lasciò la mano di Inuyasha, mentre portava la sua mano destra all’altezza del cuore.
Con un mignolo tracciò il segno di un X.
Inuyasha la fissava sbalordito, troppo stupito per riuscire a pronunciare una qualche frase di senso compiuto.

Kagome sorrise, vedendo la sua espressione sconvolta. Tuttavia, secondo i suoi canoni, mancava ancora una cosa per sigillare il loro patto.
-Che sciocca-, disse, battendo il palmo della mano sulla fronte. –Stavo quasi per dimenticarmi-.
Senza dare il tempo ad Inuyasha di mettere a fuoco l’intera faccenda, Kagome si avvicinò al suo viso e annullò quella poca distanza che li separava con un bacio.
Era un gesto dolce, gentile e privo di malizia.
Inuyasha era sbalordito, tanto che non riuscì a muovere nemmeno un muscolo.
Kagome si staccò rapida da lui, per poi fissarlo sorridente.
Sì, ne era sicura. La persona che cercava da tanto tempo era proprio Inuyasha.

E anche questo è andato *ouf*

E’ stata una faticaccia, era tanto che non scrivevo uno scontro e spero di non aver reso la cosa troppo noiosa o, alla peggio, scritta male.
Piccolo angolino per l’autrice:
Un grazie a Kaggy95 per aver recensito ^-^. Sì, hai perfettamente indovinato xD. Il premio del concorso era proprio un pupazzo versione chibi di Naraku xD ovviamente scherzo anche se l’idea era carina.
Bene, ora chiedo a tutti voi lettori una cosa molto importante:
Purtroppo a causa di un sacco di problemi e impegni vari, molte volte mi ritrovo senza uno straccio di idea. Morale: chiunque avesse un’idea per la storia, volesse vedere qualcosa in particolare accadere me lo faccia sapere, poi vedrò se riesco a infilare la cosa nella storia =).
Grazie a tutti per l’attenzione.
Ah, dimenticavo… nel prossimo capitolo incontreremo il personaggio che risponde al seguente identikit:
-capelli scuri legati da un codino;
-indossa un abito da monaco errante;
-Un rosario sulla mano destra.
Chi sarà mai? xD

Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5-La maledizione dei 50 anni ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti^^.
Visto, sono già qui contenti? (No ndtutti) (cattivi ndFin).
Ora, sorvolando sulla mia follia causata dalla giornata ventosa di oggi e vi lascio alla lettura del capitolo =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

5° Capitolo:  La maledizione di 50 anni.

 

Il sole splendeva alto nel cielo.
La giornata si prospettava tranquilla, uno di quei momenti della vita in cui non dovrebbero accadere incidenti.

Un leggero venticello mosse le fronde degli alberi, creando un diverso spettacolo di luci e ombre.
La primavera si stava avvicinando rapida.
Nei villaggi la vita rifioriva rapida, come il passare delle stagioni, segno ch ormai l’inverno era finito e tutto poteva ricominciare ancora una volta.
-Hai sentito: pare che il tempio Higurashi si stia distrutto-, mormorò una donna di corporatura robusta. Indossava una semplice yukata dai colori scuri, poco appariscenti.
-Sì, l’avevo sentito da un viandante qualche giorno fa-, rispose la donna accanto a lei, mentre serviva del tè ai suoi ospiti.

Quel giorno la locanda non era molto affollata, tuttavia nessuna delle due donne poteva concedersi un po’ di riposo.
I loro volti erano segnati dalla fatica e dal tempo, tuttavia dovevano pur vivere in qualche modo.
Il loro unico ospite quella mattina era un monaco errante.
Indossava una veste dai colori scuri, divisa tra il blu notte e il viola molto scuro.
Tra le braccia teneva un bastone attaccato al quale si trovavano alcuni anelli, che tintinnarono brevemente al passaggio della donna.
Ascoltava distrattamente i loro discorsi, mentre con calma e tranquillità si gustava la bevanda ancora calda.
Sapeva anche lui cos’era accaduto, ormai non si parlava d’altro.
Si alzò rapido, poggiando la tazza sulla piccola tavola al quale si era seduto ed uscì.
Doveva riprendere a viaggiare, non poteva perdere troppo tempo ad oziare.
Strinse saldamente la mano destra, avvolta da un guanto violaceo.
I suoi occhi scuri si posarono sul rosario legata attorno ad essa, mentre un velo di malinconia li oscurava completamente.
Sapere che la tua vita è limita, sapere con certezza quando verrà il momento della tua morte era la cosa peggiore che un essere umano poteva sopportare.
Tuttavia, per quanto breve fosse la sua vita, Miroku, non aveva intenzione di sprecare un solo istante di quel tempo prezioso che scorreva via dalle sue dita come sabbia.
Riprese il suo cammino avvolto dei suoi pensieri.
Aveva sentito, sempre alla locanda, che la giovane figlia di un signore locale era posseduta da un qualche youkai.
Dopotutto, come servitore di Budda, non poteva sottrarsi ad aiutare la poverina.

Il rumore di un tonfo invase l’area.
Incuriosito, lasciò rapidamente il sentiero per dirigersi verso il luogo dal quale proveniva il rumore.
-Sei un maniaco!-.

Gridò una ragazza, parecchio adirata giudicando dal tono di voce usato.
-Non ti ho chiesto di spogliarti davanti a me, stupida!  Voglio solo che ti vesta come al solito-, sbottò invece una voce maschile.
-Perché? Sono forse così brutta in abiti da miko?-.
La voce maschile tacque, per poi rispondere insofferente. –Questo non ti riguarda-.
Un altro tonfo.
Finalmente, Miroku raggiunse il luogo del “misfatto” restando piacevolmente sorpreso.
Una creatura divina, non trovava altre parole per descrivere la giovane miko.
Capelli scuri leggermente mossi, lasciati liberi di cadere sulle sue spalle esili.
Occhi grandi color nocciola, capaci di catturarti con un solo sguardo.
Davanti a lei quello che sembrava un hanyou.
Indossava un kariginu rosso, attorno all’obi di quest’ultimo era saldata una katana.
Si teneva la testa con le mani, massaggiando la parte lesa dalla pietra che la ragazza teneva tra le mani.
Era davvero carina, tuttavia le donne dai modi troppo rudi non rientravano nella sua categoria di preferenza.
Cercando di non far rumore si allontanò dai due, riprendendo la strada che conduceva al palazzo del signore locale.

 

**

 

-Ma sei matta!-, gridò Inuyasha, mentre si teneva tra le mani la testa.
Pulsava dolorosamente, anche se era un hanyou una pietra in testa faceva male in ogni caso.
La ragazza lo guardò imbronciata, scostando subito il capo dall’altra parte.
Quell’atteggiamento non gli piaceva, poteva almeno dirle cosa pensava sinceramente.
Cambiarsi era fuori luogo, dopotutto aveva un lavoro da portare a termine alla villa di un signore locale qui in zona.
La figlia, a quanto si diceva, era posseduta da qualche youkai e, con la scusa della purificazione, avrebbe studiato a fondo la casa per potersi infiltrare la notte stessa.
Guardò l’hanyou davanti a se, ancora furibonda per le sue parole.
Senza aggiungere altro, raccolse arco e frecce e si allontanò.
Non provò nemmeno a fermarla, deciso più che mai a lasciarla nel suo brodo almeno per qualche tempo.
Inuyasha cominciò a strappare qualche filo d’erba, troppo nervoso per potersi tranquillizzare.
Non la capiva, non riusciva ad entrare nella mente di quella ragazza.
Dopo aver smesso di torturare l’erba prese a fissare un punto indefinito nel cielo.
Faticava ancora a capacitarsi di quello che era accaduto il giorno precedente, non riusciva a credere che quella ragazza l’avesse baciato.
Con un dito si sfiorò le labbra. Certo, non era stato niente di particolare ma era pur sempre la prima volta che si trovava così vicino ad un essere umano.
Ne era felice, soprattutto perché si trattava proprio di Kagome.
Quando era apparsa, con quegli abiti da miko, non l’aveva più riconosciuta.

Era come vedere qualcun altro, qualcuno che non conosceva e di cui non si fidava.
Sapeva che era per lavoro, era pur sempre una ladra e quello era solo un travestimento per le esigenze.
Tuttavia, vederla andarsene senza parlargli, gli faceva più male di quello che poteva mai immaginare.
Kagome continuava a camminare, tagliando per la foresta per riuscire ad arrivare in tempo al palazzo.
Un goccia della pioggia della giornata di ieri, cadde da una foglia e s’infranse sullo specchio di una piccola pozzanghera.
Piccole increspature ne segnavano la superficie e Kagome si avvicinò, curiosa di vedere il suo aspetto.
L’abito non le stava male, anche se apparteneva alla sorella.
Però, anche consapevole di questo, era come se nel suo riflesso vedesse ancora l’ombra di Kikyo; una persona che non avrebbe mai raggiunto.
Spinse con il piede un piccolo sasso, disturbando così l’immagine e riprese le sue mosse.
Non poteva distrarsi, doveva restare concentrata sul suo obbiettivo.

 

**

 

Finalmente,  dopo alcuni minuti buoni era riuscito a raggiungere il palazzo del signore.
Se tutto fosse andato come previsto, e sicuramente sarebbe stato così, avrebbe potuto anche racimolare un piccola somma.

Stava per raggiungerlo quando, dalla parte opposta, apparve una bellissima miko.
La riconosceva, era la ragazza della foresta.
Senza pensarci due volte, si avvicinò rapido alla ragazza. –Perdonate, ma posso avere l’ardire di chiedere il vostro nome, venerabile miko?-, chiese, inchinando leggermente il capo.
La ragazza rimase spiazzata, ma sorrise e rispose con gentilezza. –Mi chiamo Kagome, il vostro?-.
-Io sono Miroku-, disse, mentre con delicatezza prese tra le sue mani una della ragazza.

Erano piccole, sembravano fragili ma i calli sulla punta di esse denotavano il suo grande allenamento nell’uso dell’arco.

-Perdonate la mia sfrontatezza, Kagome-sama-, disse, mentre la ragazza sentendosi chiamare con un appellativo così onorifico non poté far altro che arrossire. –Sono rimasto completamente incantato dalla vostra bellezza-.
-Vi burlate di me, onorato monaco?-, chiese, cercando di darsi un contegno.
-Affatto-, rispose, mostrandole un bellissimo sorriso. –Vorreste essere la madre dei miei figli?-, domandò.
Kagome rimase basita.

Era serio, dannatamente serio.
Senza pensarci due volte, scostò la mano da quella del monaco per poi fissarlo altrettanto seriamente. –Non scherzate-.
Il ragazzo sospirò affranto, per poi scrollare le spalle sconfitto. –Posso sapere il motivo della vostra presenza qui, Miroku-, chiese Kagome, mantenendo un tono di voce circospetto.
-Ho sentito che la principessa è posseduta, come monaco è mio dovere prestare aiuto a coloro che soffrono-.
La ragazza annuì, dopotutto per motivi diversi erano lì per lo stesso motivo.

-Potremo occuparcene insieme, se voi siete d’accordo Kagome-sama-.
Kagome annuì, mentre una leggera tinta color porpora le colorava le guance.
Non era abituata a tutte queste formalità, la mettevano a disagio.

Raggiunsero il grande portone del palazzo e, dopo essersi annunciati alle guardie, furono subito accolti dal signore.
Era un uomo dall’aria piuttosto severa, rigido e inflessibile come non mai.
Senza aggiungere una parola, dopo averli squadrati attentamente, li portò nella stanza dove la principessa si trovava.
Era inginocchiata davanti ad una grossa statua, una raffigurazione di Budda.
Kagome osservò con occhio critico la scena davanti a se, percorrendo con lo sguardo ogni centimetro della stanza.
Si avvicinò alla principessa, sfiorando delicatamente i lineamenti del viso.
No, non era posseduta ma qualcosa stava divorando la sua anima.
-Mi scusi-, chiese Miroku, anticipando di gran lunga Kagome. –Posso sapere dove avete preso quella statua?-.
-L’ho ricevuta da un nobile caduto in disgrazia-, spiegò rapidamente il signore, mentre Miroku osservò curioso la statua.
Il suo sguardo si posò su Kagome, la quale annuì leggermente con il capo.
-Bene, ora vi chiedo di far uscire da questo palazzo tutte le persone tranne la principessa-. Il signore sembrava scettico, ma lasciò che Miroku continuasse. –Qualsiasi rumore dovesse provenire dalla casa voi non vi spierete all’interno, almeno fino a quando io e la venerabile sacerdotessa non avremo ultimato-.
L’uomo annuì, ormai convinto a collaborare.
Ci volle qualche minuto per far uscire tutti, ma alla fine fu tutto come aveva richiesto il monaco.
Il rito di purificazione poteva cominciare.
Rapida, incoccò un’ freccia all’arco portandosi all’altro capo della stanza e tendendolo in direzione della statua.
Senza pensare scagliò la freccia, la quale rilasciò nell’aria la sua aura purificatrice.
La freccia colpisce precisa la statua, cominciando a purificarla.
Un’aura maligna ne fuori esce e, pochi istanti dopo, l’immagine di uno spirito di donnola fa la sua apparizione.
Lo youkai si scaglia contro Miroku, fortunatamente il monaco possiede buoni riflessi e con un balzo riesce ad evitare un attacco del demone e ad assestargli una bella bastonata in testa.
Kagome, nel frattempo, prepara subito la prossima freccia ma Miroku, con un gesto del braccio, le dice di aspettare.
-Non muovetevi da dietro le mie spalle Kagome-sama-, disse serio, mentre Kagome riponeva la freccia nel fodero.
Miroku strinse il rosario sulla mano destra e, con un gesto rapido, lo sciolse protendo  la mano destra verso il demone ancora intontito dal colpo di prima.
Sotto lo sguardo stupito di Kagome, lo youkai viene assorbito da uno strano vortice posto sulla mano.
Alla ragazza basta un’occhiata veloce per capire che si tratta di una maledizione, non conosce il genere ma sa che è quella la verità.
Senza pensare si porta una mano al collo, sfiorando la pelle delicata con i polpastrelli mentre un ombra scura le coprì gli occhi.
Ricordi lontani le affollarono la mente, impedendole di vedere il monaco che si allontanava da lei.
Qualcosa catturò infine la sua attenzione.
Rumori sospetti, come se qualcuno stesse frugando nella casa.
Raggiungere il luogo dal quale provenivano per lei era uno scherzo e quello che vide la lasciò senza parole.
Miroku, il monaco che aveva da poco conosciuto, era intento a caricare tutti gli oggetti di valore su un carro trainato da alcuni cavalli.
Miroku, dal canto suo, non si aspettava certo di farsi beccare in quel modo proprio da Kagome.
Tuttavia, nel suo sguardo non c’era alcuna traccia di ribrezzo; soltanto una sincera sorpresa.
-Ne riparliamo appena siamo lontani-, mormorò la giovane miko, aiutando il monaco a caricare la mercanzia sul carro.
Dopo qualche minuto ripulirono ogni angolo, Miroku tornò nel palazzo per spiegare la situazione alla giovane principessa in modo che potesse dare una spiegazione convincente al padre.
Kagome, invece aveva preferito portarsi un po’ lontano.
Certo, volendo poteva scappare con la refurtiva ma voleva qualche spiegazione da quel sedicente monaco.
In pochi secondi Miroku ricomparve accanto alla ragazza, procedendo tranquillamente per il sentiero.
Tra i due era calato un profondo silenzio, dal quale nessuno dei due sembrava intenzionato a sciogliersi.

Kagome, nel frattempo, si era ricordata di Inuyasha e decise di fermare il carro.
-Kagome-sama?-.
-Mi spiace, Miroku-, disse, mentre scendeva dal mezzo di trasporto. –Una persona mi sta aspettando, almeno credo-, sussurrò affranta.
Il monaco annuì con il capo, ricordandosi bene la scena della foresta.
-Vi comprendo-, mormorò, mentre scendeva anche lui per raggiungere la ragazza.
Come accaduto prima, afferrò le mani della ragazza stringendole tra le sue.
-Kagome-sama, il nostro è forse un addio?-, domandò, senza staccare un attimo la presa dalle mani di lei.
La ragazza lo fissò per un lungo istante, desiderando che al posto del giovane monaco ci fosse un’altra persona.
Improvvisamente, dal nulla balzò fuori Inuyasha cogliendo di sorpresa i due ragazzi.
Dai suoi occhi, Kagome comprese subito che aveva sicuramente equivocato la scena.
Non voleva che lo facesse, non sapeva spiegarsi il motivo nemmeno lei.
-Tu, maledetto-, sibilò a denti a stretti, aumentando la presa su Tessaiga. –Per quale motivo sei così vicino a Kagome?-.
Kagome cominciò a sudare freddo.
Aveva paura, paura per entrambi.
La ragazza si separò con facilità dal giovane monaco, il quale non provò nemmeno a trattenerla.
Aveva compreso che qualcosa la legava a quell’hanyou, non aveva bisogno di sapere altro.
-Inuyasha, non ti devi preoccupare-, spiegò in fretta, mantenendo sul viso un’espressione sorridente. –Vedi, Miroku lui è…-.
Non finì la frase.
In quel momento, la mano di Miroku si era posata sul suo fondoschiena e lo stava toccando dolcemente.
Si voltò rapida per mollare uno schiaffo al monaco. –Maniaco!-, urlò, prima di avvicinarsi ad Inuyasha. –Adesso puoi anche ucciderlo-.
Inuyasha si era posizionato davanti a Kagome, mentre protese davanti a lei un suo braccio.
Miroku, con un’espressione inebetita sul viso e il segno della cinquina di Kagome, alzò le mani in segno di resa.
-Vi prego, calmatevi-, disse, cercando di placare in questo modo l’ira dell’hanyou. –Parliamone con calma e spieghiamoci-.
La strada principale non era il luogo migliore per parlare, decisero così di spostarsi poco più avanti in modo da nascondere anche il carro con la mercanzia appena rubata.
Legarono le redini dei cavalli intorno ad un albero, mentre loro presero posizione poco più avanti.
Inuyasha scrutava sospettoso il monaco.
L’avrebbe fatto a pezzi più che volentieri per quello che aveva osato fare a Kagome, nessuno doveva sfiorarla; era il loro patto.
-Il mio viaggio ha in sé uno scopo ben preciso: scovare ed uccidere uno youkai particolare-, disse, la voce seria e velata da una nota di rabbia. –Lo youkai in questione si chiama Naraku-.

Kagome sembrò rifletterci sopra. –No, temo di non averlo mai sentito-.
Il suo sguardo si posò su Inuyasha, ma anche lui scosse il capo. –Come mai lo vuoi uccidere?-, domandò Kagome.
Miroku sollevò la mano destra, mostrandola ai due ragazzi davanti a se. –Sulla mia mano destra si trova un vortice, è una maledizione che fu scagliata sulla mia famiglia oltre cinquant’anni fa-.
Kagome non faticò a credergli, dopotutto aveva avuto modo di vedere il potere di quel vortice in azione. –A scontrarsi con Naraku fu mio nonno, nella sua giovinezza. Lo scontro si protrasse per molti anni e, ogni volta, Naraku si presentava a mio nonno sotto una diversa forma-.
-Uno youkai in grado di mutare aspetto?-.
Miroku annuì, proseguendo il suo racconto. –Nell’ultimo scontro Naraku assunse le sembianze di una splendida principessa. Mio nonno era un monaco di grande forza…tuttavia…-.

-Era anche un maniaco, vero?-, concluse Kagome per lui.
Miroku annuì ancora. –Esatto. Alla fine dello scontro, Naraku aprì uno squarcio sulla mano destra di mio nonno e disse: “il vortice aperto sulla tua mano finirà per risucchiare anche te stesso. Questa maledizione si protrarrà nella tua discendenza, sterminando la tua stirpe fino a quando non sarò sconfitto”-.
Senza pensarci, proprio come accadde al palazzo, Kagome si sfiorò il collo sovrappensiero.
Un piccolo gesto, sperando che passasse inosservato.
Aveva sperato male. Infatti, l’impercettibile movimento di lei e l’incupirsi del suo sguardo non era sfuggito agli occhi dell’hanyou.
-Questo vortice diventa ogni giorno più forte. Se non lo ucciderò questo vortice finirà per inghiottire anche me, svanendo così dal mondo senza lasciare neppure il mio scheletro-.
Una fitta attraversò il petto di Kagome, mentre ripensava al comportamento di Miroku.
Sicuramente, il suo volto sorridente e la sua espressione serafica erano soltanto maschere ben congeniate.
In realtà, non passava un secondo senza che lui pensasse al destino terribile che lo attendeva.
-Voi invece, Kagome-sama? Per quale motivo viaggiate?-, domandò Miroku, cercando di deviare il discorso lontano da lui.
-Devo vendicare la morte di Kikyo nee-sama-, disse risoluta. –Non mi fermerò fino a quando non troverò il responsabile-.
Miroku sorrise davanti alla sua determinazione, almeno forte quanto la sua. Non chiese nulla ad Inuyasha, certo che avrebbe rifiutato di parlargli.
Poi, improvvisamente, un dubbio sorse nella mente del giovane monaco.
-Scusate, Kagome-sama ma Kikyo non era la guardiana del tempio degli Shikon?-, domandò, la voce incrinata dalla preoccupazione.
La ragazza rispose con un lieve cenno del capo.
Miroku era perplesso, mentre cercava di trovare un modo per esporre il suo pensiero alla ragazza senza turbarla troppo.

-Miroku, qualche problema?-, chiese preoccupata, portandosi davanti al monaco e scuotendolo leggermente per le spalle.
-Ecco, Kagome-sama, credo che colui che ha ucciso la vostra onorata sorella sia proprio Naraku-.
L’oscurità avvolse la mente di Kagome, mentre sentiva nel suo animo qualcosa che s’incrinava leggermente.
Le fiamme divamparono scatenando un incendio nel suo cuore.

 

E anche questo ze finito =).
Bene, ora sappiamo che dietro alla morte di Kikyo c’è il caro Naraku… la scoperta dell’acqua calda xD.
Angolo ringraziamenti:
Achaori:*pinpon* risposta esatta! =). Sono contenta che la storia ti piaccia e spero che il capitolo sia stato di tuo gusto =).
Kaggy95:Grazie per esserti offerta xD *parla come se fosse una vittima sacrificale*.  Un grazie speciale anche a te, sei stata gentilissima a sopportarmi fin ora e… non temere, presto accadrà qualcosa d’interessante =).
fmi89:Oddeo ç__ç, ma se parlate tutti così mi farete piangere come una fontanella. Grazie di cuore ^-^.
Indelebile: Grazie di cuore gioia, per me è già tanto sapere che te la ricordi. Per quanto riguarda Blue moon, come ti dissi, resta sospesa per qualche giorno… il tempo per riordinare le mie idee malsane xD.

Per l’evoluzione…ti conviene aspettare il 6 =).
Bene, ora ci vediamo al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6-All'ombra della luna rossa ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti =).
Come promesso sono qui ad aggiornare, puntuale come un orologio (come no, credici ndtutti). xD.
Bene, lasciando perdere la mia piccola follia ora dedichiamoci al capitolo nuovo che, tra le altre cose, ci svela qual cosina in più^^.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

6° Capitolo:  All ombra della luna rossa .

Kagome afferrò per il colletto dell’abito Miroku, fissandolo con uno sguardo carico di furia. –Ne sei sicuro?-, chiese, strattonandolo leggermente. –Sei certo di quello che hai detto?!-.
Miroku annuì, leggermente spaventato dalla furia omicida che leggeva negli occhi della ragazza.
Quegli occhi… L’avevano catturato fin da subito.
A volte dolci, a volte sofferenti e, altre volte, carichi di odio e rabbia.

Kagome allentò la presa leggermente, ma non sfuggì allo sguardo del monaco la piccola lacrima che solcò il suo viso.
Si alzò da terra, l’espressione seria e determinata. –Bene, ho deciso; noi viaggeremo insieme-.
-Cosa?!-, esclamarono contemporaneamente Miroku e Inuyasha.
Kagome annuì, tornando a sorridere come prima.

-Kagome, sei matta? Per quale motivo dovremo portarci dietro questo monaco maniaco?-, sbottò Inuyasha, saltando in piedi e fissando furente Kagome.
Non lo avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma sapere di non essere più da solo in sua compagnia non gli piaceva per niente.
Quel tipo era strano, si era avvicinato moltissimo a quella ragazza troppo importante per lui.
Miroku si passò una mano dietro il capo, riflettendo sulla proposta della giovane miko.
Era fattibile, ma lui non era il tipo adatto per stare insieme ad altre persone.
Era meglio se restava da solo, sarebbe stato meno doloroso per tutti.
Kagome, come intuendo i pensieri del monaco, si avvicinò afferrando una della sua mani e la strinse dolcemente.
-Ascolta-, disse, la voce seria e gravata dal peso di quello che doveva dire. –Mi rendo conto che può essere doloroso, ma la vita è anche questo. Tu hai affermato che se Naraku non verrà sconfitto in fretta la tua vita terminerà nella maniera peggiore, vero?-.
Miroku annuì leggero con il capo, sollevando di poco il viso per specchiarsi negli occhi chiari della miko. –Quindi, non temere, resta con noi. Due braccia in più sono meglio, non trovi?-, concluse, lasciando che un sorriso sincero le segnasse il viso.
Miroku era rimasto sbalordito.
Non aveva mai conosciuto una ragazza come lei, qualcuno che toccasse il cuore delle persone in quel mondo.
-Kagome-sama, siete così tanto preoccupata per la mia sorte?-, chiese, afferrando entrambe le mani della giovane stringendole delicatamente.
Sentiva le occhiate di fuoco dell’hanyou, ma decise che valeva la pena giocare un po’.
-Certo, mi sembra ovvio-, rispose la ragazza non riuscendo a capire cosa volesse fare.
-Or dunque mi affido a voi: vi prego, concedetemi l’onore di un figlio-.
Kagome sbiancò, mentre sentiva distintamente alle sue spalle i ringhi furibondi dell’hanyou.
I due furono separati proprio da quest’ultimo, parandosi davanti a Kagome per proteggerla.

-Non azzardarti mai più a sfiorarla, mi sono spiegato?-, sibilò a denti stretti, stringendo volutamente la mano sull’elsa della spada.
Kagome si concesse un piccolo sorriso, felice delle attenzioni del ragazzo.
Le scaldava il cuore, più di quanto il lecito normale gli avrebbe concesso.
-Su, adesso basta-, disse Kagome, portandosi tra i due contendenti.
Era stata rapida, nemmeno Inuyasha si era accorto dei suoi movimenti così repentini.

-Andiamo, abbiamo un sacco di lavoro da fare-.
Inuyasha annuì con il capo, raggiungendo con un balzo la ragazza.
Miroku rimase per un instante indietro, fissando con attenzione la figura della giovane miko.
“E’ stato come se la mia anima si fosse purificata”, pensò, mentre si portava una mano al petto. “Nell’esatto momento in cui ha sfiorato la mia mano… ne sono sicuro… quel tepore così delicato…”.
-Ehi dannato monaco, ti sbrighi o resti indietro!-, gridò Inuyasha, affiancato da Kagome.
La ragazza lo guardava sorridente, quasi ad invitarlo ancora una volta.
Non c’era motivo, dopotutto voleva conoscere meglio l’origine dei poteri di lei.
Sorridendo raggiunse i due, affiancandoli e procedendo verso la prossima tappa.
Il viaggio fu abbastanza silenzioso, tranne per qualche domanda di Kagome o Miroku.
Entrambi volevano approfondire la loro conoscenza, in modo da instaurare un legame di amicizia solido e duraturo.
Inuyasha li scrutava con la coda dell’occhio, seguendo distrattamente i loro discorsi.
Finalmente giunsero in una piccola zona, dove riuscirono a vendere la merce rubata pochi istanti prima. Purtroppo, nonostante l’alto valore di alcuni tessuti, riuscirono a mettere insieme solo una piccola somma.
-Proprio una sfortuna-, borbottò Kagome, fissando il poco denaro ottenuto. Miroku era dello stesso avviso, ma era sempre meglio che nulla.
Ripresero il loro cammino, senza fermarsi nemmeno una volta.
Kagome aveva un piano in mente; raggiungere in fretta le montagne ad est.
C’era qualcuno, un caro amico che l’avrebbe sicuramente aiutata a fare luce sulla faccenda.

“Speriamo solo che Inuyasha non lo uccida”, pensò preoccupata, scrutando l’espressione seria dell’hanyou.
Gli somigliava davvero molto, anche se i suoi tratti erano molto più umani rispetto a quelli di Sesshomaru, più vicino al padre nei lineamenti.
Era come fare un salto nel passato, un passato segreto che non voleva condividere con nessuno.
La giornata scivolò via rapidamente.
Il sole calava rapido verso ovest, lasciando posto a qualche sparuta stella che cominciava ad apparire in cielo.
Il suo cuore prese a battere ad un ritmo diverso, mentre il collo cominciava a dolerle.

“No, non adesso”.
Le ginocchia cedettero, accasciandola al suolo sotto lo sguardo preoccupato dei due ragazzi.
Si morse le labbra, cercando di trattenere il dolore.
L’espressione sul suo viso si deformò lasciando posto al suo dolore, l’agonia che provava nell’anima.
-Che ti prende?-, chiese Inuyasha, preoccupato nel vederla così debole.
Kagome scosse il capo.
Il respiro si era fatto irregolare, rotto soltanto da qualche gemito di sofferenza.
-Kagome!-.
La voce d’Inuyasha la riscosse.
Sollevò il viso, specchiandosi per un secondo negli occhi ambrati di lui.
Provò a dire qualcosa, ma le parole morirono nella sua gola.
Poi l’avvertì, un’aura malefica di uno youkai.
Senza pensare ad altro, raccolse l’arco e preparò una freccia. Miroku e Inuyasha si voltarono in sincronia in tempo per vedere l’enorme youkai comparire davanti a loro.
Era una volpe argentea, le tre code vibravano nell’aria.
Fissava i tre con i canini ben in mostra, emettendo dei piccoli ringhi.
Kagome la fissò intensamente e poi lanciò la freccia.
La volpe senza difficoltà evitò l’attacco della ragazza per poi scagliarsi contro di loro.
Inuyasha, afferrò Kagome appena in tempo per sottrarla agli artigli della volpe.
In quel momento, il vento della corsa mosse i suoi capelli e, proprio all’altezza del collo, Inuyasha poté vedere quello che sembrava un sigillo.
Aveva la forma di un pentacolo, rosso come il sangue. Inuyasha lo sfiorò, attento a non ferire la ragazza con i suoi artigli.

Scottava, era come se vi ardessero le fiamme.
Kagome scostò la mano dell’hanyou, scuotendo leggermente il capo. –Mi spiace-, mormorò, mentre chiudeva gli occhi per farsi avvolgere da un dolce torpore.
Inuyasha la poggiò contro un albero lì vicino, raggiunse Miroku impegnato a trattenere la volpe.
Sguainò Tessaiga, puntandola contro il demone.

Si lanciò contro lo youkai, agitando la spada senza nessuna strategia ben precisa.
Lo youkai era rapido, evitava con facilità tutti gli attacchi e li respingeva con le sue code.
-Inuyasha!-, gridò Miroku, posizionato dall’altra parte della strada. –Cerca di debilitarla il più possibile, penserò poi a risucchiarla-, concluse mostrando il braccio circondato dal rosario.
L’idea di farsi aiutare non gli andava a genio, ma annuì lo stesso.
Brandì Tessaiga con entrambe le mani, prese un balzo scagliando un profondo fendente contro il petto dello youkai che, colto di sorpresa, non ebbe il tempo di reagire e cadde con la schiena rivolta verso terra.
Con un balzo, Inuyasha raggiunse Miroku posizionandosi di poco accanto a lui.
Il monaco, sfilò rapidamente con la mano sinistra il rosario e liberò il vortice su di essa.
Inuyasha osservò la scena, mentre il demone veniva inghiottito dal foro sulla mano del monaco.
Era straordinario, un potere davvero temibile e potente.
Inuyasha ripose la spada, mentre Miroku riposizionò il rosario sulla mano destra.
Kagome era ancora priva di sensi, la schiena rivolta contro il tronco dell’albero.
Miroku fu il primo ad avvicinarsi.
Scostò delicatamente i capelli della ragazza, sfiorando appena il simbolo sul collo.
Lo scrutò attentamente, giungendo poi alla concluse di Inuyasha.
-Sì, è un sigillo posto per bloccare una maledizione-, spiegò infine, avvicinandosi all’hanyou.
I suoi occhi erano fissi sul corpo della giovane miko, piacevolmente addormentata.
Senza dire una parola si avvicinò a lei, sollevandola da terra e stringendola contro il suo petto.

Miroku si prese l’incarico di fare da capo, nonostante le proteste silenziose dell’hanyou, e si diressero verso un piccolo villaggio che ospitava una locanda per i viaggiatori.
La donna che li accolse era molto anziana, ma gentile e simpatica e condusse i suoi “ospiti” verso l’unica stanza a disposizione.
Inuyasha adagiò Kagome sul piccolo futon preparato nella stanza, mentre lui e Miroku avrebbero riposato a ridorso della parete circostante.
La ragazza non si era ancora ripresa, quasi fosse in uno stato di sospensione all’interno della sua anima.
 -Tu ne sapevi nulla?-, domandò il monaco, cogliendo di sorpresa l’hanyou immerso nei suoi pensieri.
Scosse il capo. –La conosco da poco, per la verità non so perché la sto seguendo tutt’ora-
Miroku sorrise, trovandosi perfettamente d’accordo con l’hanyou.
-Hai sentito come se la tua anima si placasse, vero?-.
Inuyasha annuì con il capo.
-Anche io-, ammise il monaco. –Era un tepore così dolce. Per un momento ho sentito la mia anima rasserenarsi, come se le preoccupazioni svanissero-.
Inuyasha osservò il profilo della ragazza, mentre rifletteva sulle parole del monaco.
-Deve avere una forza interiore davvero straordinaria-, commentò tra se.
Inuyasha scosse il capo. –Ti sbagli-, mormorò, la voce bassa appena udibile.
No, non era come la descriveva lui.
Era fragile, insicura e più testarda di chiunque altro.
Gli occhi cominciarono a muoversi rapidi sotto le palpebre, segno che ormai stava riprendendo conoscenza.
Un  leggero gemito di dolore sfuggì dalle sue labbra, mentre metteva forza sui gomiti per potersi alzare.
I capelli caddero disordinati sul viso, coprendo il sigillo sul collo.
Una mano a coprirsi il viso, mentre si ravvivava la frangia sul viso.
-Kagome-sama, vi sentite meglio?-, chiese Miroku, visibilmente preoccupato.
La ragazza scosse il capo.
Il viso ancora segnato dalla sofferenza e dal dolore, imperlato da piccole gocce di sudore di freddo.
-Ho avuto giornate migliori-, rispose sarcastica.

Sentiva la testa farsi pesante, mentre la stanza prese a girare come una trottola.
Stava per perdere i sensi di nuovi, ma Inuyasha rapido le fu accanto sorreggendola e dandole delle piccole scosse per farla riprendere.
-Ci devi delle spiegazioni, ricordi?-, le sussurrò.
Il volto di lei si oscurò, sicuramente combattuta se parlare oppure no.

Guardando attraverso gli occhi di Inuyasha si convinse che era il caso di parlare, dopotutto se dovevano viaggiare insieme doveva regnare la massima fiducia tra di loro.
-D’accordo, non credo di avere molte altre alternative-.

Inuyasha mosse leggermente le orecchie sul capo, concentrando tutta la sua attenzione sul racconto di Kagome. Lo stesso fece Miroku, affascinato dalla sua presenza.
-Il sigillo che ho sul collo serve a bloccare una maledizione, una maledizione potente che potrebbe uccidermi-, disse, sfiorando delicatamente con i polpastrelli il segno sul collo. –Quando venni alla luce, una miko dedita ai poteri oscuri lanciò questa maledizione su di me per ragioni che ignoro-, continuò, portando lo sguardo verso l’alto. –Quando compii dieci anni compresi che era tempo di andare, dovevo andare lontano da casa e liberarmi di una maledizione che giorno dopo giorno m’indeboliva. Fu allora che lo conobbi-.
-Chi?-, chiesero in coro Inuyasha e Miroku.
Kagome spostò lo sguardo verso Inuyasha, fissandolo intensamente per un lungo istante. –Inu no Taisho, tuo padre-.
Inuyasha non si stupì, a differenza di Miroku, sapeva già che lei e suo padre si erano conosciuti in passato.

Lo sguardo di Kagome si addolcì, ripensando con serenità ai momenti trascorsi insieme e continuò il suo racconto. –Era ferito, ma riuscii a curarlo senza troppi problemi. Quando si fu rimesso lo implorai di aiutarmi, di portarmi con lui-, una risata leggera sfuggì alle sue labbra ripensando alla scena. –Si oppose strenuamente, ma alla fine cedette e mi prese con se. Mi insegnò come combattere, mi aiutò a migliorare la mia tecnica nell’uso di arco e frecce e infine, ma non meno importante, mi aiutò a uccidere la miko che scagliò la maledizione sulla mia famiglia-.
Miroku si fece pensieroso, mentre rifletteva sulle parole di Kagome.
-Scusate, Kagome-sama-, disse, catturando l’attenzione della miko. –Se avete ucciso la miko che scagliò il maleficio, quest’ultimo non si dovrebbe essere annullato-.
La ragazza scosse il capo, affranta da quanto stava per rivelare.
-No, purtroppo non fu così-, disse, serrando le mani in pugni fino a far diventare le nocche bianche. –In seguito ad un incidente, io e il nobile Inu no Taisho, decidemmo di porre un sigillo in modo da contenere gli effetti. S’indebolisce soltanto nelle notti in cui la luna si tinge del colore del sangue-.
Stavolta il suo sguardo corse fino alla piccola finestra che dava verso l’esterno.
I due compagni di viaggio osservarono il cielo scuro della notte.
Nel buio della notte, nel cielo stellato brillava una luna rossa come il sangue.

L’espressione di Kagome in quel momento era indecifrabile, come se quella luna rossa le avesse portato via tutta la speranza e la vita.
Intrappolata per sempre in quel globo luminoso che brillava nel cielo.
C’erano cose che non erano state dette, verità che aveva preferito tacere.
Ma era meglio così, lei stessa non era ancora pronta per affrontare quella realtà.
-Bene, ora che la lezione è finita direi di riposarci. La strada è ancora lunga-, disse Kagome, allontanandosi dal futon caldo e accogliente.
Si poggiò contro una parete, raccogliendo al petto le gambe.
Miroku la scrutò per un lungo istante, accorgendosi della strana luce nel suo sguardo.
Aveva omesso qualcosa, ma decise che era meglio non indagare oltre alla faccenda.
Quando sarebbe stato, ma soprattutto quando si sarebbe fidata abbastanza, gli avrebbe racconto il proseguimento della sua storia.
Dopo poco si poté udire il respiro pesante di Miroku, ormai piacevolmente addormentato.
Inuyasha dormiva vigile poco distante da lei, mentre lei non si concesse nemmeno di chiudere gli occhi.
Un brivido le correva lungo la schiena, come se fosse osservata da lontano.

Devi ucciderli.

 

Sussurrò maligna la voce dentro di lei.
Era la stessa del passato, la stessa che l’aveva portato a fare una cosa orribile.
Si portò le mani alle orecchie, tappandole cercando di non sentire, consapevole che la voce era nella sua mente.
I suoi occhi corsero rapidi da Miroku a Inuyasha.
Erano i soli che la facevano umana, la facevano sentire come se per lei ci fosse ancora del perdono.
Sentiva  l’inquietudine lacerarle l’animo.
No, piuttosto che ucciderli si sarebbe allontanata lei stessa.
Gattonando raggiunse Inuyasha.
Dormiva con le gambe e le braccia incrociate, stringendo tra di esse la sua spada.
Lo scrutò alla luce della notte.
Era davvero una bella persona, non solo per l’aspetto esteriore.
Come sotto ipnosi portò una mano a sfiorare delicatamente i lineamenti del suo viso, tracciandone leggera i contorni.
Le sua mani poi carezzarono i capelli sulla nuca sino a sfiorare le piccole orecchie da cane.
Si morse le labbra, mentre tratteneva la tentazione dentro di se.
Desiderava poterle sfiorare da quando l’aveva conosciuto, avvertirne la delicatezza contro i suoi polpastrelli.
Alla fine cedette, incapace di trattenersi oltre.
Con movimenti impercettibili catturò le orecchie del giovane hanyou, tastandole delicatamente tra le sue dita.
Erano davvero morbide, ma soprattutto doveva essere molto delicate e sensibili e quindi cercò di fare attenzione.
Avvertì il sottile strato di pelo sotto i polpastrelli, mentre le massaggiava delicatamente.
-Guarda che ti ho sentita-, borbottò l’hanyou. Kagome si staccò rapida, allontanandosi un poco fino a specchiarsi dentro due occhi ambrati.
-Scusami-, mormorò imbarazzata, il capo scostato per non doverlo guardare ancora negli occhi. –Non volevo disturbarti, ma non ho saputo resistere oltre-, ammise.
Inuyasha sbuffò rassegnato.
Afferrò delicatamente il polso della ragazza fino a portarlo all’altezza delle sue orecchie, Kagome era pietrificata ma non se lo fece ripetere due volte e proseguì con la sua dolce tortura.

Un sorriso le dipinse il viso, mentre soddisfatta come un bambino continuava a toccare le piccole orecchie.
-Perché hai mentito prima?-, domandò Inuyasha, cogliendo la ragazza in contropiede.
-Non pensavo te ne fossi accorto-, disse, mantenendo il sorriso sul suo volto.
-Non ci voleva un genio, non sei molto abile nel nascondere la verità-, commentò sarcastico.
Kagome si staccò da lui, portandosi al suo fianco.

-Hai ragione-, la voce bassa, un sussurro portato dal vento. –Purtroppo ci sono cose che sarebbe meglio non conoscere, almeno per ora non voglio parlarne con nessuno-, spiegò, nascondendo lo sguardo sotto la frangia scura.
Inuyasha non insistette oltre, poco dopo avvertì il respiro pesante di lei che gli fece intuire che ormai era nel mondo dei sogni.
La scrutò con la coda dell’occhio, indeciso sul da farsi ma poi si arrese; era inutile resistere oltre.
Le fece passare un braccio sulle sue esili spalle, abbracciandola dolcemente e cercando di non svegliarla.
La notte lentamente scivolava via lasciando posto ad una nuova alba.
Lasciarono il villaggio alle prime luci, proseguendo in direzione della montagna.
Il gruppo si concesse qualche piccola sosta, ma di pochi minuti in modo da non perdere tempo prezioso.
La strada si fece sempre più incerta e difficoltosa, segno che ormai stavano arrivando nei pressi della montagna.
-Che fetore-, brontolò Inuyasha, portandosi una mano al viso in modo da non respirare quell’odore insopportabile. –Kagome, dove diavolo ci stai portando?-.
-Da un mio vecchio amico-, rispose tranquillamente, senza prestare ascolto ai commenti sprezzanti dell’hanyou.
Alle pendici della montagna si trovava un sentiero, ma lì il gruppo si fermò. –Quassù comincia il territorio del clan degli Yoro, vostra scelta è seguirmi o no-, disse, scrutando i volti dei suoi compagni di viaggio.

Sia Inuyasha che Miroku conoscevano la fama di quel clan.
Erano youkai dalle sembianze umane, tuttavia possedevano un istinto animalesco come i lupi che li servivano.
-Kagome-sama, non dovete nemmeno chiedercelo-, rispose Miroku, sorridendo di rimando alla giovane miko.
Kagome si volse a guardare il sentiero.
Una strana sensazione le portava quel luogo. Un presentimento nefasto.
“Koga, mi auguro che tu stia bene”.

 

E anche questo è andato.
Bene, come avrete intuito nel prossimo capitolo entra in scena un lupo di nostra conoscenza e… ehehe non vi dico altro, voglio lasciarvi penare ancora un po’ ma ho pronte parecchie sorpresine.
Un grazie a kaggy95 che recensisce sempre e, cosa più importante, mi sopporta su msn^-^.
Bene, al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7-Il clan dei lupi ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti =).
Due aggiornamenti in una settimana? O.o oh my… è un evento xD ma non abituatevi non sarà sempre così xD.
Sono cattiva? Bé… un pochino sì, lo ammetto xD.
Bene, ora vi lascio ad un capitolo un pochino particolare e spero vivamente che vi piaccia^^.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

7° Capitolo:  Il  clan dei lupi .

Mentre proseguivano sul sentiero di montagna la tensione di Kagome non si allentava, si sarebbe rilassata soltanto dopo essersi assicurata che Koga e gli altri stessero bene.
Era molto amica con quel giovane youkai, forse molto di più che con altre persone.
Quando ancora viaggiava con il nobile Inu no Taisho, il padre di Inuyasha, un giorno si perse nei boschi e fu allora che lo conobbe.
Certo, c’era da dire che lui pretendeva molto dalla loro amicizia ma lei non voleva cedere.
Lui era diverso, ma allo stesso tempo lo trattava come tutti gli altri.
Soltanto con Inuyasha aveva cambiato modo di fare.
Lo osservò mentre avanzava spedito davanti a loro, le braccia conserte e le mani nascoste dalle ampie maniche del suo kariginu rosso.
Non sapeva nemmeno lei il motivo del suo atteggiamento nei confronti del giovane hanyou, ma forse il non sapere nulla rendeva la cosa più interessante.
Inuyasha si fermò di colpo, annusando l’aria che permeava la montagna.
Oltre ai lupi c’era un qualcosa di diverso.
Una presenza oscura, ma nemmeno troppo malvagia.
Kagome preparò arco e frecce, decisa a rimediare all’inettitudine del giorno prima.
Con le dita sfiorò l’impennaggio della sua freccia, mentre regolarizzava il respiro.
Da dietro un pendio emerse uno strano youkai.
Sembrava un uccello, ma era troppo grande.
Senza pensare ad altro Kagome scagliò la sua freccia, rilasciando nell’aria un’aura purificatrice.
La freccia, colpito lo youkai, si dissolse purificando il suo corpo.
-Bel tiro, Kagome-sama-, disse Miroku, complimentandosi per la mira eccellente oltre che per la forza spirituale.
Inuyasha la guardò di sottecchi, contrariato dall’azione di lei.
Avrebbe potuto ucciderlo da solo quell’uccellaccio, non aveva bisogno dell’intervento della giovane.
-Vi ringrazio, ma credo che sia meglio muoversi prima che ne vengano altri-, affermò la ragazza, trovando nel giovane monaco pieno accordo.
Inuyasha sbuffò. –Lasciate che vengano, li sistemerò tutti uno alla volta-.
Kagome si rivolse a Miroku, chiedendogli in prestito il suo bastone sacro. –D’accordo, ma a cosa vi serve?-, chiese, curioso di sapere le sue intenzioni.
Senza proferire parola alcuna, Kagome colpì con il bastone la testa d’Inuyasha facendolo sbattere a terra.
Completato il suo lavoro, riconsegnò il bastone a Miroku ancora sconcertato.
-Smettila di fare lo sbruffone-, sbottò la ragazza, avvicinandosi all’hanyou ancora steso a terra. –Ti ricordo una cosa: noi siamo qui per parlare con Koga punto. Fine della storia-.
Kagome riprese la marcia portandosi in testa al gruppo.
Era stufa del comportamento dell’hanyou, eppure il loro accordo era chiaro; proteggersi a vicenda, così doveva essere.
Gli uomini non dovevano farle da cavalieri e proteggerla, non era una ragazzina bisognosa di protezione.
Era in grado di realizzare il suo futuro da sola, senza bisogno dell’intervento di nessuno.
Passarono diversi minuti e alla fine riuscirono a raggiungere una piccola zona boschiva che si trovava dall’altro della montagna.
Ad accoglierli due youkai, accompagni dai lupi.
-Kagome, quanto tempo è passato-, disse uno dei due, uno youkai piuttosto magro che brandiva tra le mani una lancia.
-Ginta, è sempre un piacere rivedervi-, disse Kagome, sinceramente sollevata dal constatare che stavano tutti bene.
-Vuoi vedere Koga, vero?-, chiese l’altro youkai.
Kagome annuì, mentre i due giovane youkai guardiani gli facevano strada fino alla cascata.
Inuyasha era nervoso, la situazione stava per sfuggirgli di mano e forse non era stata una buona idea seguire Kagome; era meglio se l’aspettava a valle.
-Geloso?-, chiese Miroku, avvicinandosi a Inuyasha.
L’hanyou lo fulminò con lo sguardo, negando persino l’evidenza dei fatti.
Miroku non aggiunse altro, aveva avuto tutte le risposte la notte di luna di rossa.
Inuyasha era attratto da Kagome, sembrava persino che la cosa fosse reciproca ma decise di tenere questo dettaglio per se.
Dalla cascata emerse in tutta fretta un giovane youkai.
I lunghi capelli scuri erano legati in una coda alta, sulla fronte una bandana di pelle.
Kagome si gettò subito tra le braccia di Koga, abbracciandolo dolcemente.
La scena sconvolse Inuyasha, mentre sentiva l’irritazione giungere a livelli estremi.
-Kagome,  in questi ultimi anni sei diventata davvero una splendida donna-, commentò Koga, facendo passare una mano sul viso di lei carezzandole la guancia.
-Sei troppo gentile con me, tanto che ho l’impressione che tu mi stia mentendo-, disse, mettendo subito le distanze tra di loro; come faceva sempre.
-Non lo potrei mai fare-, rispose, afferrando le mani di lei e stringendole nelle proprie.
Gli occhi azzurri del giovane youkai si persero nel caldo marrone di quelli di lei, mentre si poteva avvertire in lontananza dei ringhi mal trattenuti.
Lo sguardo di Koga si volse al di sopra delle spalle di Kagome, osservando gli strani compagni di viaggio di lei.
Uno in particolare catturò la sua attenzione.
Era un hanyou, dall’aria poco amichevole.
Kagome, notando lo sguardo di Koga verso i suoi compagni si staccò da lui, affrettandosi a raggiungerli.
-Loro sono i miei compagni di viaggio; Miroku e Inuyasha-, disse, continuando a sorridere amichevolmente.
Koga scrutò l’espressione di Inuyasha.
L’odio che trapelava dai suoi occhi lo stava facendo irritare. –Ehi si può sapere perché mi guardi a quel modo?-, domandò Koga, mentre Kagome già cercava un sistema per tranquillizzarli.
-Non sopporto la puzza di lupo, tutto qua-, sbottò ironico, incrociando le braccia al petto.
-Cosa?-.
Kagome si pose tra i due litiganti, poggiando le mani su entrambi i loro busti. –Basta. Inuyasha, cerca di non esagerare con le parole e tu Koga, cerca di non dargli ascolto-.
Koga annuì avvicinando ancora la ragazza a lui. –Non temere Kagome, come ben sai per te sono disposto a sopportare persino la puzza di cane-.
Kagome sospirò, portandosi una mano sulla fronte.
Doveva pensare ad uno stratagemma, altrimenti sarebbe finita in rissa.
Inuyasha era trattenuto per le spalle da Miroku.
-Koga, ti prego-, sospirò la ragazza, mentre si avvicinava a Inuyasha.
Era una cosa assurda, ma almeno avrebbe risolto la metà dei suoi problemi. –Potresti, cortesemente, trattare con più riguardo l’uomo che amo-.
A quelle parole calò il silenzio più totale.
Inuyasha si bloccò, sconvolto dalle parole della ragazza.
Miroku, invece, dal canto suo era sorpreso ma comprese subito che il suo era un modo per tranquillizzare tutti quanti.
Koga s’irritò a sentire quell’affermazione.
Amava Kagome, fin da quel lontano giorno nel bosco.
Si era innamorato, ma lei era sfuggente… inafferrabile.
Non sopportava che qualcuno, hanyou o youkai, potesse reclamare dei diritti su di lei.
-Ora sei tu che mi menti-, rispose Koga, mostrandole un sorriso di sfida.
-Koga mi conosci, sai bene che non so mentire-, replicò, cercando di trattenere i fremiti del corpo che potevano tradirla.
-Provalo-.
Era una sfida, lo percepì dal tono di voce di lui.
Sospirò, ormai completamente rassegnata. “Poi chiederò perdono a Inuyasha”.
Si avvicinò silenziosa all’hanyou, da poco rientrato in possesso di tutte le sue facoltà mentali.
Kagome gli passò le braccia attorno al collo, avvicinando rapida il suo viso a quello di lui.
Le sue labbra sfiorano incerte le sue, indecisa sul da farsi.
Inuyasha era rimasto paralizzato.
Si era aspettato di tutto, ma non di certo una cosa del genere.
Chiuse gli occhi, passando le braccia dietro la sua schiena avvicinandola di più, approfondendo così il loro contatto.
Era una sensazione così piacevole, le sue labbra erano morbide e delicate al tocco.
Si staccarono dopo pochi minuti, perdendosi l’uno negli occhi dell’altro.
Era diverso, sentiva che c’era qualcosa di diverso da un semplice bacio dato per recita.
-Mi hai convinto-, ammise Koga, per niente soddisfatto di quello che era accaduto.
Faticava a crederci, eppure sapeva bene che Kagome non era quel tipo di ragazza.
Se aveva baciato quell’hanyou, se le aveva permesso di sfiorarla voleva dire che lui era molto importante per lei.
Kagome si scostò subito da Inuyasha, cercando di trattenere le proprie emozioni.
Si sentiva il volto in fiamme, ma l’aria fresca di quella zona aiutava a placare quel piccolo fuoco.

Seguì Koga all’interno della caverna nascosta dietro la cascata; il covo dell’intero clan.
Lo sguardo di Kagome spaziò ovunque, percependo ogni singolo dettaglio e memorizzandolo.
Dai solchi sulle pareti scendeva qualche goccia d’acqua, mentre negli angoli era ammassati scheletri e resti di qualche creatura.
Gli youkai la guardavano famelici, ma sapeva bene che Koga non avrebbe mai permesso a qualcuno di sfiorare lei o i suoi amici.
Miroku e Inuyasha la seguivano, i nervi tesi come delle corde di violino.
Dopotutto, benché fossero conoscenti di Kagome, era pur sempre la tana di youkai e la prudenza non era mai troppa.
In fondo alla caverna c’era un piccolo giaciglio, composto da paglia e altri elementi.
Koga lo raggiunse, sedendosi a gambe incrociate.
Kagome si posizionò poco distante da lui, mentre Miroku e Inuyasha le stavano accanto.
-E’ vera la voce che ho sentito?-, domandò. –Tua sorella è morta-.
Kagome annuì con il capo.
Il ricordo della sorella, stesa a terra in un lago di sangue era forte nella sua anima e non si sarebbe mai cancellato.

-Per questo sono qui-, disse, la voce calma per niente turbata dal ricordo passato. –E’ accaduto qualcosa di strano ultimamente? Qualsiasi cosa, anche la più banale potrebbe essere un indizio importante-.
Koga sembrò rifletterci sopra, cercando nella sua memoria qualcosa che potesse aiutare la ragazza.

Il gruppo era in trepidante attesa di una risposta dallo youkai, soprattutto Kagome che sperava così di poter compiere la sua vendetta.
-Di recente, il nostro clan ha avuto qualche problema grosso con le paradisee-, disse, incrociando le braccia al petto. –I nostri popoli sono nemici da sempre, tuttavia sembra che quegli youkai siano entrati in possesso di una qualche forma di potere che li rende molto più forti e pericolosi-.
Kagome si chiuse nei suoi pensieri, analizzando con cura le informazioni di Koga.
-Sciocchezze-, sbottò Inuyasha, stringendo Tessaiga tra le mani. –Uno youkai non può diventare forte da un momento all’altro-.
Il ragionamento filava, però qualcosa non le tornava.
C’era qualcosa di oscuro in azione, ne avvertiva la sensazione da quando era arrivata sulla montagna.
Una presenza opprimente, qualcosa che un solo youkai non avrebbe potuto generare.
-Mi stai chiedendo aiuto?-, domandò Kagome, ignorando volutamente Inuyasha.
Koga annuì. –So che non ho diritto a chiedertelo, ma ho bisogno del tuo aiuto-.
Kagome accettò, cogliendo di sorpresa l’hanyou e il monaco.
Aveva un debito con Koga; le sue informazioni valevano più di qualsiasi altra cosa.
L’attacco era stato pianificato per l’alba, in modo da cogliere gli youkai di sorpresa.
Koga, concesse al gruppo di accamparsi all’aperto e gli offrì anche cibo.
Kagome, con grande cura, aveva allestito un piccolo fuoco sul quale si stava cuocendo un succulento cinghiale, catturato per lei da Koga stesso.
Inuyasha, invece, si era rannicchiato il più lontano possibile dai suoi compagni. I lineamenti del viso erano più contratti del solito, segno che la sua pazienza era al momento non era disponibile.
-Kagome-sama, credo che dovreste provare a risollevare il morale a Inuyasha-, disse Miroku.
Kagome lo scrutò con attenzione, notando che l’hanyou faceva di tutto per ignorarla.

-Tu cosa ne pensi?-, chiese, cercando di sviare il discorso. Miroku lo comprese, sapendo bene che non era suo diritto chiederle nulla in merito.
-Credo che Inuyasha non sia in torto. Uno youkai, semplicemente forte, non può aumentare il suo potere così rapidamente. Tuttavia, potrebbe anche aver trovato qualcosa che glielo consenta-.
Kagome sollevò il capo, lo sguardo serio e impenetrabile. –Pensi sia la sfera degli Shikon?-.
Miroku fece un piccolo cenno con il capo. –E’ possibile. La sfera si riteneva scomparsa, tuttavia da un po’ di mesi a questa parte girano voci sulla sua presenza. Pensate sia un caso?-
Kagome scosse la testa. –No, il caso non esiste-.
Consumarono la cena avvolti nel silenzio più totale, ognuno chiuso nei propri pensieri.
Kagome, prendendo dei pezzi di carne si alzò dal fuoco raggiungendo Inuyasha.
Miroku non parlò, dopotutto era certo che la ragazza sarebbe andata da lui.
Erano troppo legati, qualcosa che forse loro stessi ignoravano.
Troppo curioso, decise di concentrare al massimo il suo udito verso i due ragazzi.
Il silenzio della notte, rotto solo dallo scrosciare dell’acqua, sarebbe stato a suo vantaggio.

 

**

 

Inuyasha scrutava assorto il cielo stellato di quella notte.
Era un comportamento stupido il suo, se ne rendeva conto lui stesso, eppure non riusciva ad evitarlo.
L’odore di Kagome colpì il suo sensibilissimo olfatto, costringendolo a distogliere l’attenzione dal manto celeste.
Reggeva tra le mani dei pezzi di carne, infilati in piccoli bastoncini.
Sorridendo, s’inginocchiò davanti a lui offrendogli una parte della sua cena.
-Non lo voglio-, disse, scostando il viso da quello di lei.
-Come vuoi-, rispose, mentre riprese a mangiare la carne e, in pochi minuti, ultimò il suo pasto.
Senza dire una parola si avvicinò ancora, sedendosi al suo fianco con la schiena rivolta contro la parete rocciosa della montagna.
I suoi occhi nocciola erano intrappolati nel cielo stellato, osservando la luna che stava lentamente scomparendo notte dopo notte.
-Inuyasha-, mormorò, lo sguardo sempre fisso rivolto verso il cielo. –Ascoltami, volevo scusarmi per il mio comportamento di oggi. Non volevo che tu e Koga faceste a botte, mentire così mi sembrava un buon compromesso-.
“mentire così…”
Quelle poche parole gli fecero più male di qualunque altra cosa.
Il suo volto si oscurò e di questo cambiamento se ne accorse anche Kagome stessa.
-Inuyasha…-
-Non dire niente, ti sei espressa benissimo-, le parole gli uscirono dure e crudeli. Voleva ferirla, voleva fargli patire un po’ del suo dolore.
Nei suoi occhi ardeva la rabbia, così forte e potente che Kagome, per un breve istante, ebbe paura di lui.
-Dopotutto l’hai detto anche tu. Nessuno conta niente per te, siamo solo sassolini da non prendere nemmeno in considerazione-, sbottò, incapace ormai di trattenere la furia che divampava nel suo animo.
Kagome scosse il capo, cercando di trovare dentro di se la forza per ammettere a se stessa cosa provava.
-Tu non sei questo per me, non l’hai ancora capito?!-, chiese, mentre sentiva qualcosa pungerle i bordi degli occhi; lacrime.
Si portò una mano al viso, incredula persino lei.
Inuyasha si placò un istante, osservando la ragazza davanti a lui che piangeva.
Odiava veder piangere qualcuno, non sapeva nemmeno lui la ragione, era una cosa che non aveva mai potuto soffrire.
Si pentì amaramente di quello che le aveva detto, di averla aggredita in quel modo.
Immerso nei suoi pensieri, non si accorse che la ragazza gli aveva gettato le braccia al collo stringendolo amorevolmente.
-Non dire più una cosa del genere-, sussurrò, la voce incrinata dalla sofferenza. –Non capisco… cosa sento, ma so che non sei come gli altri e ho bisogno che tu mi creda-.
Inuyasha annuì con il capo, scostandola leggermente.
Attento a non graffiarla con i suoi artigli, sfiorò i contorni del suo viso e asciugò le lacrime che ancora scendevano dal suo volto.
-Ti credo-, rispose, stavolta più tranquillo.
Kagome sorrise, tornando a sedersi accanto a lui con la testa poggiata sulla sua spalla.
Inuyasha avrebbe voluto sapere molto di più, conoscere anche la ragione per la quale l’aveva baciato ma, per il momento, andava bene così.
Si accontentava di sapere che non era come gli altri, illudendosi di avere un posto speciale nel suo cuore.

Miroku, soddisfatto della piega presa dagli eventi tornò ad osservare il fuoco scoppiettante davanti a lui.

**

 

Il gruppo di Kagome e quello guidato da Koga partirono alle prime luci del mattino per raggiungere il covo degli youkai, situati sull’altro versante della montagna.
Koga, nonostante si fosse bevuto la storia del compagno, non si era ancora del tutto arreso e cercava di tenere Kagome il più vicino a lui.
Inuyasha, dal canto suo, a quei gesti sentiva crescere dentro di lui il desiderio di scuoiarlo vivo sul posto.
Miroku cercava di rianimarlo con qualche buona parola, ottenendo l’effetto opposto.
Dopo poche ore raggiunsero la loro destinazione.
La valle occupata dagli youkai era completamente coperta da rocce piuttosto grandi, in grado di fornire un riparo sicuro al clan dei lupi.
Il cuore di Kagome cominciò a battere irregolarmente, mentre sentiva una strana presenza provenire dalla vetta della montagna; rifugio degli youkai.
“Che strana sensazione”, pensò, portandosi una mano all’altezza del cuore.
Preparò all’arco una freccia.
La battaglia poteva cominciare.

E anche questo è andato xD.
Ora passiamo ai grazie che sono d’obbligo =).
achaori: Ma non ti devi scusare^^, mi basta sapere che ti sei ricordata della storia e sono già più felice. Per il litigio… ho voluto limitare i danni, ho un cuore tenero io <.< (Sì, certo come no ndtutti) (antipatici ndFin) xD, spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento.
Indelebile:Carissima, scusa  anche me se mi senti poco ma in questi giorni mi sono sommersa di cose da fare e ho ancora qualche problema con la rete >.<. Spero di sentirti ancora ^-^.
Ewilan: Oddeo *///* così però mi metti in imbarazzo. Spero di averti esaudito, sono stata il più rapida possibile ^-^.
Un grazie anche a Kaggy95 che mi ha estorto il capitolo in anteprima, la piccola Fin è debole alle suppliche con gli occhioni. *sospiro*.
Bene, tanto per non essere troppo cattiva… vi lascio un piccolo spoiler su quello che accadrà nel prossimo capitolo. Ma badate è solo questa volta che così farò xD.
Al prossimo aggiornamento =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin

Spoiler:

<< -Quella era “la cicatrice del vento”-, spiegò Kagome, indicando con un dito i resti dello youkai. –E’ una tecnica speciale. Tuo padre, grazie a questa, riusciva a spazzare via cento youkai con un solo colpo- >>

<< -Adesso queste ceneri appartengono a me, Urasue-. >>

<< -Inuyasha ha ragione su di voi-, replicò Miroku, cogliendo di sorpresa la giovane miko. –Siete molto diversa dalla persona che volete apparire-. >>.

 





Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8-La sfera incompleta_l'ombra di Naraku ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti  =).
Eccomi qui, ve l’avevo promesso che sarei stata più rapida ad aggiornare?
Sabato e domenica, vi avviso da ora, sono i giorni di riposo sacri per la piccola Fin e, durante questo periodo, si dedica ad altre attività oltre alla scrittura xD.
Bene, direi di lasciarvi al capitolo nuovo già anticipato nel precedente =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

8° Capitolo:  La sfera incompleta l ombra di Naraku .

 

Gli youkai al servizio di Koga si erano già posizionati accanto alle rocce, pronti all’attacco che sarebbe venuto di lì a poco.
Reggevano armi rudimentali; soprattutto archi, lance e corde per immobilizzare gli youkai.
Essendo creature alate per loro, comunque abituati a scontri terreni, erano avversari a dir poco ostici.
L’ansia albergava nell’animo dei lupi, non sapendo chi di loro sarebbe potuto sopravvivere alla battaglia in corso.
Kagome si trovava accanto a Koga, in una posizione di avanguardia rispetto agli altri.
Inuyasha e Miroku erano accanto a lei, scrutando il cielo ansiosi.
Le paradisee giravano intorno alla montagna come corvi sulle proprie vittime.
La sensazione di gelo non aveva abbandonato Kagome, nemmeno per un solo istante.
La mano che reggeva l’arco tremava leggermente, così come il resto del suo corpo.
-Kagome-sama, state bene?-, domandò Miroku, preoccupato per la reazione della miko.
Kagome scosse il capo. –Non so neanche io-, rispose onestamente. –Avverto una presenza opprimente, qualcosa di oscuro e malvagio che non doveva essere risvegliato-.
Inuyasha scrutò la vetta della montagna, stringendo tra le mani la sua spada.
Aveva sentito qualcosa di strano anche lui però, esattamente come Kagome, non sapeva descrivere con precisione quella strana sensazione.
Era come essere avvolti da una nebbia.
T’inganna… Ti fa smarrire.
Uno degli youkai, mentre sorvolava il nido si accorse della presenza dei lupi e diede l’allarme.
-Accidenti-, sibilò tra i denti Koga, mentre si portava vicino a Kagome. –Ci hanno scoperto, Kagome vieni con me?-
La ragazza annuì.
Per l’occasione aveva indossato il suo completo da ladra, in modo da aver maggiore libertà di movimento a dispetto del suo classico yukata.
Koga spiccò un balzo in direzione della montagna, seguito a ruota da Kagome.
Inuyasha cercò di trattenere la rabbia, pronto a dirimere la faccenda una volta che tutto fosse terminato.
Estrasse Tessaiga dalla guaina, già trasformata in zanna e si diresse contro alcuni di quei demoni.
Con un paio di potenti fendenti era riuscito a farne fuori diversi, lo stesso si poteva dire di Miroku che sfruttava il suo bastone al meglio di una spada.
La sua mano sinistra si chiuse sul rosario, mentre Inuyasha si portava fuori dal raggio d’azione del vortice.
-Chi di voi ha cara la vita-, disse, facendo allontanare gli Yoro dalla sua portata. –Si tenga a debita distanza-.
Il vortice della mano fu scoperto e rivolto contro il numero impressionante di youkai.
Non voleva perdere tempo con degli youkai di così basso livello, l’aveva intuito anche Miroku.
Il loro pensiero comune era quello di aiutare Kagome.

**

 

Kagome continuava la sua salita, sorretta da Koga che l’aiutava con la parete di roccia.
Ogni tanto si scontravano con qualche paradisee ma Koga, grazie ai suoi artigli, riusciva facilmente a distruggerle.
Kagome invece, dal canto suo, cercava di sfruttare quelle poche conoscenze che aveva nel combattimento corpo a corpo.
Atterrava gli youkai davanti a se con pugni e calci.

Stringeva con la mano libera l’arco e la faretra appoggiata alla spalla.
Stavano ancora risalendo la montagna quando, improvvisamente, si aprì una grossa crepa dentro di essa.
-Kagome!-.
Koga si parò davanti a lei, proteggendola dalle pietre che cadevano a causa del foro creato.
La ragazza lo scostò bruscamente, ricordandogli i limiti del loro rapporto.
Poco distante da loro si trovava una paradisee più grande delle altre.
Emanava una forte aura malvagia, ma non era quello a spaventare Kagome.
Una luce scura brillava all’interno del suo corpo.
Kagome sforzò la sua vista, cercando di capire la fonte di quella luce così misteriosa.
Era un piccolo oggetto.
Una sfera di medie dimensioni; era quella la fonte della sua forza.
Un rivolo di sudore freddo le scese lungo la schiena, riconoscendo subito la sfera degli Shikon; la sensazione era inconfondibile.
-Ti aspettavo, piccolo figlio della tribù Yoro-, disse ironico lo youkai, mentre Kagome già preparava arco e frecce.
-Pensavo giusto di attaccarti ma non immaginavo saresti venuto di persona-.
-Significa che abbiamo avuto tutti la stessa idea-, replicò Koga, mantenendo un tono di voce tranquillo.
Kagome scagliò una freccia purificatrice, ma lo youkai la evitò senza problemi.
In quel momento la paradisea spalancò le sue fauci, pronta a divorare i suoi avversari.
Koga e Kagome scattarono i direzioni opposte.
Kagome riuscì a trovare uno spuntone al quale aggrapparsi, riuscendo così a proseguire verso la vetta.
Koga non ebbe la stessa fortuna, ma riuscì ad evitare di schiantarsi al suolo.
Lo youkai era scomparso dalla sua visuale, ma ne avvertiva comunque la presenza.
La sfera esisteva, non era soltanto una vecchia leggenda.
Si morse il labbro così forte da farlo sanguinare, mentre ripensava alla morte della sorella.
“Mia sorella è morta per colpa di una leggenda, ora sarò io a porre fine alla cosa”, pensò Kagome, facendo appello alla sua rabbia per aiutarsi nella scalata.
Finalmente raggiunse la vetta della montagna.
Era piana, un posto perfetto per poter combattere senza troppi problemi.
Kagome incoccò un’altra freccia al suo arco, lanciandola in una direzione precisa; dove avvertiva la sensazione della sfera.

Lo youkai però era agile, troppo.
Riuscì ad evitare senza problemi gli attacchi di Kagome, aumentando la rabbia della giovane miko.
“Maledizione, se soltanto ci fossero Inuyasha o Koga…”.
Troppo presa dai suoi pensieri non si accorse che lo youkai si era spostato alle spalle, le fauci spalancate protese verso di lei.
Kagome si scostò appena in tempo, ma fu un gesto inutile visto che il demone avanzò strisciando con il fondo della parete.
Un fulmine rosso si parò davanti a le, spostandola dalla posizione in cui si trovava.
-Inuyasha!-, esclamò sorpresa.
-Tutto bene?-, chiese, scrutandole il viso e il corpo per controllare che non ci fossero feriti.
Kagome scosse il capo, mostrandogli un sorriso riconoscente. –Grazie-.
Si sentì subito sollevato, ma per l’imbarazzo fu costretto a distogliere lo sguardo da lei.
Koga li osservava da lontano.
Era felice di constatare che Kagome stava bene, ma non gli fece piacere vedere che da lui si faceva proteggere.
Per quale motivo doveva essere quell’hanyou? Cosa aveva di tanto speciale?
-E’ inutile che vi opponete-, disse lo youkai, librandosi in cielo. –Con la sfera degli Shikon dalla nostra parte, il nostro potere non farà che aumentare-.

Kagome tese l’arco in direzione dello youkai, sfidandolo con uno sguardo di ghiaccio.
-Dove hai trovato un simile gioiello?-, chiese, la voce era carica di odio e rabbia. Quasi innaturale per lei.
-Mi è stato dato da un altro youkai, non mi ha detto il suo nome ma era coperto da una pelle di babbuino-.
Nel sentire quella descrizione il sangue si gelò nelle vene, mentre sentiva di perdere la calma.

Un dolore sordo le colpì il collo, mentre sentiva il sigillo bruciare sotto la pelle.
Le mani tremarono, scosse da violenti spasmi e fu costretta a lasciare la presa sull’arco.
-Kagome!-.
Koga e Inuyasha si avvicinarono a lei, ma soltanto Inuyasha ebbe la possibilità di sorreggerla.
-Lupastro-, disse, voltandosi in direzione di Koga. –Proteggi Kagome, io devo sistemare quell’essere-.
Koga lo scrutò per un istante, ma decise di fare come gli era stato detto.
Kagome ansimava per lo sforzo, mentre piccole gocce di sudore le solcavano la fronte.
Sentiva la sua forza venire meno, prosciugata nel tentativo di mantenere attivo il sigillo.
Inuyasha tese la spada in direzione dello youkai, mentre quest’ultimo si preparava all’ultimo decisivo assalto sfruttando il potere della sfera.
Sollevò Tessaiga fino a portarla dietro la schiena e rilasciò nell’aria un potente fendente.
Accadde tutto all’improvviso.
Una serie di solchi di luce si diressero contro lo youkai, distruggendolo completamente assieme alla sfera.
-Ma cosa..?-. Inuyasha osservava stupito i piccoli frammenti rosati che cadevano dal cielo, assieme ai resti dello youkai.
-Quella non era la vera sfera-, disse Kagome, mentre sentiva le forze tornarle. –Era un falso-.
-Hai ragione-, disse Koga, annuendo con il capo. –Quella autentica non si sarebbe mai distrutta in questo modo-.
Inuyasha osservò stupito la sua spada.
Era una tecnica straordinaria, in grado di spazzare via qualunque avversario.
Era quello il suo vero potere?.
-Inuyasha-. Alla voce di Kagome, Inuyasha si riscosse avvicinandosi alla ragazza.
-Quella era “la cicatrice del vento”-, spiegò Kagome, indicando con un dito i resti dello youkai. –E’ una tecnica speciale. Tuo padre, grazie a questa, riusciva a spazzare via cento youkai con un solo colpo-.
Inuyasha annuì, riuscendo finalmente a comprendere la ragione per la quale Sesshomaru bramasse quella spada.
Eppure, a sentire Kagome, anche la spada che portava al fianco era stata forgiata da una zanna di suo padre; Tenseiga, così si chiamava.
Cos’aveva di diverso da Tessaiga?.
Kagome fece per muovere qualche passo, ma la testa prese a girare e svenne addosso a Inuyasha.
L’hanyou la guardava sorpreso ma poi sorrise, scostandole con la mano la frangia scura.
Fece passare le braccia attorno al suo collo, legandole strette ad esso, mentre le sue braccia passavano dietro ai suoi polpacci in modo da sollevarla.
La testa era poggiata sulla sua spalla, il respiro lento e delicato di lei gli sfiorava leggero il collo.
Era una sensazione così piacevole.
Sentiva un dolce tepore ogni volta che la sfiorava, sentiva la sua anima placarsi e rasserenarsi.
Era il potere di Kagome? La forza che era nascosta in lei?.
Koga osserva i due da lontano, mentre riprendono la via per tornare a valle.
L’aveva capito anche lui ormai; soltanto da quell’hanyou si lasciava proteggere.
Era una sofferenza, ma l’avrebbe accettato con dignità.
Durante la discesa, Kagome riuscì finalmente a riprendere i sensi.
-Inuyasha, mettimi giù-, mormorò, la voce debole e incrinata.
Inuyasha sbuffò, aumentando invece la presa sulla ragazza. –Se vuoi morire potrei anche accontentarti-, rispose piccato, mentre con un balzo raggiunsero finalmente la loro destinazione.
-Kagome-sama! Inuyasha-.
Miroku si avvicinò subito ai due ragazzi, scrutandoli curiosi.
Inuyasha spiegò in breve cos’era accaduto, raccontando anche delle informazioni strappate alla paradisea.
-Un babbuino bianco?-.
Miroku si portò una mano al mento, mentre cercava di ricordare se aveva qualche informazione in merito.
Scosse il capo, affranto. –Tuttavia, credo che l’apparizione di una sfera fasulla sia indicativo. Il nostro avversario si sta preparando-.
Inuyasha ringhiò aumentando la stretta su Tessaiga.
Kagome, finalmente liberata da Inuyasha, si diresse verso Koga.
Aveva bisogno di sapere che sarebbe stato in guardia, al sicuro dai pericoli che quella figura rappresentava.
-Koga, ti prego tieni le orecchie aperte su questa faccenda-, disse Kagome, sinceramente affranta.
-Kagome…-
-Credo che altro sangue dovrà scorrere prima che questa storia finisca-, disse, la voce seria era priva di una qualunque sfaccettatura. –Ti prego… Non voglio che il tuo sia tra questi-.
Koga annuì, stringendo dolcemente le mani di Kagome. –Non temere. Se scopro qualcosa sarai la prima a saperlo-.
Kagome annuì con il capo, ricambiando la sua gentilezza con un sorriso.
Non era molto, ma era tutto quello che poteva concedere al giovane lupo.
Raggiunse i suoi compagni.
Pronta per tornare a casa.

**

 

Un’aria infausta si percepiva quella notte.
Il vento portava con se una strana sensazione, un presagio oscuro.
Kaede, l’ultima miko rimasta nel villaggio dove si custodiva la sfera, si sente inquieta e gira senza pace per le sue piccole vie.
Anche al villaggio c’è un tempio, ormai diventato il monumento funebre di Kikyo; la sorella maggiore di Kagome.
Sospirò affranta pensando alla giovane.
Aveva una gran talento, un potere che non poteva essere nemmeno paragonato a quella della sorella.
Eppure, nonostante tutto, si sentiva sminuita rispetto alla sorella maggiore.
La vedeva come un ombra lontana; qualcuno che non avrebbe mai raggiunto.
Salì la scalinata che conduceva al tempio.
Il vento si alzò.
Nefasto e carico di sventura.
Un piccolo sepolcro si trovava vicino al tempio.
Ai suoi piedi si trovava dei fiori dai colori vivaci, una guida e un conforto per le anime dei morti.
Poi accadde improvvisamente.
Una presenza demoniaca comparve all’orizzonte, catturando l’attenzione dell’anziana miko.
A trascinare con se una simile forza era uno youkai dall’aspetto umano.
Sembrava una donna particolarmente anziana.
Indossava un kimono piuttosto sfarzoso e una fascia tra i capelli, dalla quale spiccava un ramoscello della vita.
Tra le mani una grandissima falce.
Rapida e letale si avvicinò al sepolcro di Kikyo. –Questo è il luogo in cui si trova la tomba di Kikyo?-, chiese, la voce gracchiante e maligna.
Kaede afferrò l’arco che si trovava, per le emergenze, all’ingresso del tempio e incoccò una freccia.
-Allontanati youkai!-, gridò l’anziana, ma la strega non udì queste parole.
Con un solo fendente della sua arma riuscì a fare a pezzi il sepolcro.
Kaede, a quella visione sacrilega scagliò senza indugio la sua freccia purificatrice.
Era lontana dalla bravura di Kikyo e Kagome, ma sarebbe comunque bastato.
La donna emise una risata agghiacciante, svanendo nella tenebre della notte portando con se l’anfora contenente le spoglie mortali di Kikyo.
-Adesso queste ceneri appartengono a me, Urasue-.
La sua voce, sparsa nella notte fu accompagnata da una risata malvagia e crudele.
Kaede s’inginocchiò a terra.

“Kagome… ti prego ritorna”.

 

**

 

Kagome sentì un brivido correre lungo la sua schiena.
Una sensazione di gelo la pervase.
-Kagome-sama, qualche problema?-, chiese Miroku, aprendo leggermente gli occhi.

Kagome scosse il capo, portandosi una mano al petto per tranquillizzarsi.
-Riposate, dopotutto per voi è stata una giornata faticosa-.
-Ti sbagli, non lo è stata per niente-, rispose seccata.
Non le piacevano le attenzioni, rappresentavano qualcosa alla quale non era per niente abituata.
-Inuyasha ha ragione su di voi-, replicò Miroku, cogliendo di sorpresa la giovane miko. –Siete molto diversa dalla persona che volete apparire-.
Kagome scrutò a lungo l’espressione del monaco, osservandolo da dietro le fiamme del piccolo fuoco che avevano acceso.
-Se avete dei problemi, dubbi di qualsiasi natura vi prego sentitevi libera di confidarvi-.
La ragazza scostò il capo, fissando un lembo del suo yukata per poi tormentare una ciocca di capelli.
Si sentiva strana.
Forse, tutta questa sensazione era dovuta al fatto che per la prima volta, qualcuno diverso da Kikyo e Inuyasha, s’interessava a lei sinceramente.
-In realtà… Sono preoccupata-, ammise infine, abbracciando le gambe con le braccia.
-Tutta questa storia, tutto quello a cui è legata mi porta a pensare che si debba versare davvero molto sangue. Questo non lo riesco a sopportare, soprattutto dopo la morte di Kikyo nee-sama-, poggiò il mento sulle ginocchia, mentre cercava dentro di se la forza di continuare. –Quello youkai con la pelle di babbuino credo sia Naraku, ho avuto questa forte sensazione sulla montagna e, se devo essere onesta, ne ho avuto paura. Non so come spiegarlo ma ho la sensazione che qualcun altro  dovrà morire prima che questo tormento abbia fine e non lo posso permettere-.
-Kagome-sama…-
-Ora basta-, disse, stanca e spossata. –Grazie Miroku, era da tanto che non parlavo così con un essere umano-.
-Quando volete-, rispose con un sorriso, alleggerendo la tensione creatasi. –Un’ultima cosa. Per quale motivo non parlate così anche ad Inuyasha?-.
Kagome sentì il suo volto andare in fiamme, certa che il monaco avesse capito più di quanto voleva fargli credere.
-Non voglio che si preoccupi per me, non voglio che mi guardi come se fossi una creatura fragile-, rispose sinceramente, riuscendo a placare i sentimenti contrastanti che si agitavano nel suo petto. –Ho bisogno di sapere che non mi considera un peso, sentirmi dire che vuole restare con me non solo per via del mio potere sulle anime-.
Miroku la guardò sorridendo, comprendo la solitudine che doveva albergare nella sua anima.
-Kagome-sama, io credo che di questo non ve ne dobbiate preoccupare. Dal mio punto di vista credo che rappresentiate molto di più, soltanto non ve lo mostrerà mai apertamente-.
Kagome si concesse un sorriso per poi annuire leggera con il capo.
Nell’aria era rimasta quella sensazione infausta, ma scosse il capo più volte convincendosi che era dovuto alla paranoia e alla stanchezza.
“Forse è solo una sensazione sbagliata. Non possono esserci youkai o spettri ovunque io vada”.
Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare in un sonno vuoto, senza sogni.
Sentiva che era solo una sensazione, ma era meglio mantenere la prudenza.
La mano destra era serrata sull’arco, pronta a reagire anche al minimo rumore.
Un filo di vento mosse le cime degli alberi, portando con se qualche scintille di fuoco.

 

Bene, anche questo è andato.
Ringrazio achaori della sua recensione e un grazie speciale alle persone che hanno aggiunto la storia tra i preferiti *inchino*.

Purtroppo vado un tantino di fretta, quindi i miei grazie oggi sono un tantino stringati =).
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9-La rinascita di Kikyo ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qui, come sempre ad aggiornare questa storia.
Allora, come tutti avrete capito, in questo capitolo ritroveremo in scena il personaggio di Kikyo.
Cosa succederà? Bella domanda eh xD.
Vi lascio alla lettura.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

9° Capitolo:  La rinascita di Kikyo .

 

Il fuoco era caldo.
Aveva raggiunto la temperatura ideale per la cottura dell’argilla.
Urasue, la vecchia strega che viveva sulle montagne vicino a Musashi, era tutta indaffarata nel suo lavoro.
Presto un’ospite speciale si sarebbe unito a lei, qualcuno che aveva atteso anni.
Era passato molto tempo, ma il sacrificio era stato utile ed era riuscita ad ottenere ciò che più bramava; l’anima di Kikyo.
La sacerdotessa di guardia al tempio degli Shikon, una donna che si diceva dotata di enormi poteri spirituali.
Grazie ad essi era più che convinta, anzi certa, che la sfera degli Shikon sarebbe finita tra le sue mani.
Il fuoco crepitò ancora, mentre lentamente si abbassava.
Mancava poco.

 

**

 

Erano a poca distanza dal villaggio di Musashi; il luogo dove tutto era cominciato.
Sentiva una strana sensazione, qualcosa che l’aveva spinta a tornare indietro sorprendo i suoi compagni di viaggio.
Non sapeva nemmeno lei la ragione, ma sentiva che doveva tornare.
Percorreva con sicurezza i piccoli sentieri nel bosco circostante, guidando i suoi compagni direttamente al villaggio.
Miroku, durante la traversata, aveva più volte espresso il desiderio di fermarsi al tempio di Kagome per pregare, ma aveva rifiutato più volte.
Così, dopo diverse ore di cammino, finalmente raggiunsero il villaggio.
Una strana cappa opprimente lo strangolava, lo percepiva chiaramente nell’aria.
Guidandoli attraverso i sentieri nelle risaie, Kagome arrivò davanti alla capanna della vecchia Kaede.
Erano passati pochi giorni, tuttavia sapeva che i funerali di sua sorella erano già stati compiuti.
-Kagome, finalmente sei tornata-, disse l’anziana miko, mentre usciva dalla capanna.
Nei suoi occhi brillava una piccola luce, una speranza mai del tutto scomparsa.
-Cos’è accaduto?-, domandò seriamente Kagome, evitando di girare intorno all’argomento.
Il volto di Kaede s’incupì, mentre saliva i gradini che conducevano al luogo dove era stata eretta la tomba della sorella.
Senza dire una parola, Kagome la seguì e lo stesso fecero Miroku e Inuyasha.
Sentivano che non dovevano lasciarla da sola. Qualcosa nei loro cuori gli diceva di non farlo.
Il silenzio guidava i loro passi, quando finalmente raggiunsero la cima.
Una voragine si apriva nel centro del piccolo tempio, mentre attorno vi si trovava i resti di una tomba e di fiori distrutti.
-Qui si trovava la tomba di tua sorella-, mormorò Kaede. –Qualche notte fa è apparsa una donna. Una strega, senza dubbio, di nome Urasue e ha rubato le ceneri di tua sorella-.
-Le ceneri?-, chiesero in coro Miroku e Inuyasha.
Kagome distese le braccia lungo i fianchi, serrando i pugni fino a far diventare bianche le nocche.
Urasue. La conosceva fin troppo bene.
-Quella strega…-, sibilò tra i denti. –Ha intenzione di dissacrare la memoria di mia sorella, ricostruendone il corpo per poterla dominare-.
Kaede e gli altri la guadarono stupiti, mentre con passo rapido si allontanava da loro.
Inuyasha si voltò, deciso a seguirla, ma Miroku lo bloccò poggiandogli una mano sulla spalla e scuotendo il capo.
Voleva stare da sola, avrebbero dovuto cercare di realizzare questo suo piccolo desiderio.
Kaede, dal canto suo, continuava a scrutare i due giovani sorpresa da una curiosità morbosa.
Sapeva bene, come tutti, che Kagome aveva molti amici sparsi un po’ ovunque; persino youkai.
Tuttavia era la prima volta che si portava qualcuno dietro.
-Kaede-sama-, la voce calma e rassicurante di Miroku la risvegliarono dai suoi pensieri.
-Per quale motivo Kagome-sama e Kikyo-sama non erano in buoni rapporti?-.

L’anziana miko sgranò gli occhi.
-Ve ne siete accorti? Sono sorpresa, sono poche le persone che riescono a guardare oltre le apparenze di Kagome-, rispose, chinando il capo e tornando a fissare la voragine.
Gli occhi stanchi appartenevano a qualcuno che aveva visto troppe cose, affaticati dagli anni e oscurati da un velo di malinconia.
-Kikyo e Kagome si invidiavano a vicenda. Kagome, invidiava la sforza spirituale di Kikyo. Kikyo, invece,  invidiava la libertà che aveva Kagome. Libera nello spirito, nell’odio e nell’amore-, si fermò un istante, portando lo sguardo verso il cielo. –Erano ragazze unite ma distanti, credo che infondo Kagome provasse un forte affetto per la sorella; sua unica famiglia dopo la morte della madre. Forse è questa la ragione per la quale, nonostante litigassero sempre, abbia deciso di vendicare la sua anima-.
Inuyasha rimase in silenzio fino alla fine, osservando il luogo in cui si trovava la tomba di Kikyo.
Chissà cosa provava davanti alla tomba? Quali sentimenti si agitavano dietro quella sua maschera perfetta?.
Si voltò, senza dire una parola e scese verso il villaggio.
Miroku scrollò le spalle, intuendo le intenzioni dell’hanyou ma decise di non fermarlo.

Kagome aveva bisogno di un supporto, ora più che mai era necessaria la sua presenza.

**

 

Quando era stata l’ultima che aveva pregato al tempio degli Shikon?
Scosse il capo, incapace di ricordare un fatto tanto antico. Era certa, anzi sicura, che fosse ancora una bambina di non più di tre anni.
Poi aveva smesso, decidendo che i suoi desideri li avrebbe realizzati da sola.
La fede in quella leggenda non avrebbe portato a nulla, soltanto altra sofferenza e illusione.
Ora invece, per colpa di quella leggenda, sua sorella era morta e lei era viva.
S’inginocchiò davanti all’altare nel tempio.
Davanti ad esso, sul muro, era raffigurata la storia della sfera.
Nessuno, tranne Kikyo e Kagome, potevano entrare in quel luogo sacro. I fedeli, i viandanti, si fermavano solo sulla soglia esterna e pregavano in quel luogo.
Lei però voleva osservare quell’affresco, sperando di scoprire qualcosa di più sulla sfera degli Shikon.
Ritratta era una cruenta battaglia tra una giovane miko, vestita con un’armatura, e un orda impressionante di youkai.
Non si sapeva altro sulla Shikon, nel tempio non erano custodite altre informazioni.
Il nome della miko era Midoriko, visse nel periodo antico.
“Accidenti ai miei predecessori, potevano lasciare qualcosa di più preciso”, sospirò delusa, mentre si alzava.
In quel momento, appoggiato allo stipite della porta, si trovava Inuyasha.

Le braccia conserte e le mani nascoste nelle ampie maniche del suo kariginu rosso, la guardava con la coda dell’occhio senza parlare; non voleva disturbarla.
-Perché sei qui?-, chiese fredda, sorprendendo l’hanyou. –Questo luogo è proibito agli estranei-, disse lapidaria, mentre spingeva fuori dal tempio Inuyasha.
 Chiuse la porta scorrevole dietro di se, fulminando il povero hanyou con uno sguardo di fuoco.
-Come ti sei permesso?-, domandò furibonda, mentre si avvicinava a raccogliere l’arco e le frecce posate vicino all’ingresso.

-Ti cercavo, pensavo fossi andata a salvare tua sorella da sola-.
Kagome si bloccò nella sua posizione, rigida come una pietra.
Le parole di Inuyasha la colpirono. –Per quale motivo dovrei farlo?-.
Inuyasha rimase spiazzato.
Una risposta tanto fredda era l’ultima cosa che si aspettava.
-E’ tua sorella!-, gridò, mentre cercava di trattenere il desiderio di prenderla a schiaffi per farla rinsavire. –Non provi niente per la sua fine?!-.
Kagome si voltò a guardarlo.
Gli occhi, sempre coperti di rabbia, stavolta mostravano tutta la sua sofferenza.
Piccole lacrime si erano ammassate ai bordi dei suoi occhi, mentre tratteneva dentro di se il desiderio di piangere.
Inuyasha le si avvicinò, rapido e silenzioso.
Non sopportava di vedere le donne piangere, non sopportava vedere lei piangere.
Kagome lo vide avvicinarsi, ma non fece nulla per allontanarlo da se; aveva bisogno di lui.
Era sempre stato così, fin da quando era una bambina.
Nelle persone cercava qualcuno a cui appoggiarsi senza paura, qualcuno che riuscisse a capire i suoi sentimenti più profondi.
Voleva qualcuno che guardasse oltre la sua apparenza.
Inuyasha le posò una mano sul capo, alzandolo leggermente.
L’oro incontrò il nocciola dei suoi occhi.
Non c’era bisogno di dire nulla. Le parole non potevano esprime appieno quello che sentivano nel loro cuore.

Kagome si scostò leggermente da Inuyasha, mentre si chinava a terra per raccogliere un sassolino.
Con un movimento rapido e preciso lo lanciò in direzione di alcuni alberi, sentendo subito l’urlo di dolore di Miroku.
Inuyasha si avvicinò, deciso a strangolarlo per averli spiati.
Il motivo però era anche un altro; non sopportava l’idea che qualcuno, umano per giunta, fosse riuscito a ingannarlo nascondendo la sua presenza.
Kagome sorrise a quella scena così tranquilla, ben distante dalla rabbia esplosa pochi istanti prima.
Nemmeno lei sapeva cosa provare.
Tristezza? Compassione? Pena?
No, sentiva che non era nessuno di questi.
Posizionò la faretra, ora ricolma di frecce, intorno alla spalla. L’arco saldato in mano.
-Andiamo-, disse, catturando così l’attenzione dei due litiganti. –Per raggiungere il nascondiglio di Urasue ci vuole un po’ di tempo. Dobbiamo viaggiare rapidi come gli uccelli-.
Detto questo, cominciò a correre in direzione nord – ovest.
Sentiva che il tempo stava scadendo.
Sua sorella sarebbe tornata presto in vita.

 

**

 

Il processo di ricostruzione del corpo era ultimato.
Urasue fissava compiaciuta l’involucro di terracotta che ricopriva il corpo, ormai rinato, di Kikyo.
Sapeva molto che la sorella minore, Kagome, sarebbe venuta a vendicare questa dissacrazione.
Meglio, sarebbe stato interessante assistere alla lotta tra le due sorelle miko.
Rapida e letale, mosse la sua falce in direzione dell’involucro di terracotta e conficcò la punta in cima.
La copertura cominciò a creparsi lentamente fino a rompersi del tutto.
Un corpo femminile si levò dallo scrigno di terracotta.
La pelle era bianca e sembrava delicata al tatto, i lunghi capelli scuri cadevano liberi lungo la schiena.
Tra le mani reggeva il ramoscello della vita.
Lentamente mosse le sue palpebre, aprendo lentamente gli occhi.
Un bellissimo marrone scuro emerse dalle folte ciglia scure.
Erano spenti, vuoti e privi di ogni esistenza.
 -Il mio lavoro è stato davvero perfetto!-, commentò entusiasta Urasue, avvicinandosi alla rinata Kikyo.
-Kikyo, ora obbedirai soltanto al mio volere-, disse, trattenendo il più possibile le risate.
Una luce azzurrina investì il corpo di Kikyo, illuminandolo dolcemente.
Quando cessò, il corpo cadde a terra privo di vita.
Preoccupata, si avvicinò alla ragazza afferrandole i capelli vicino all’orecchio e scostandoli di poco. –Ma non c’è l’anima!-, sbottò sorpresa, lasciando cadere a terra il fantoccio senza anima con le sembianze della miko. –Com’è possibile? Ho fallito? L’anima non può essersi già reincarnata-. Un lampo le attraversò la mente, mentre delle immagini la investirono con la stessa potenza di un fiume in piena.
Gli intrusi erano vicini.
Una figura femminile, agile e scattante, catturò la sua attenzione.
Era la sorella di Kikyo; Kagome.
-Ma certo! Come ho fatto a non pensarci!-, disse, mentre un sorriso di soddisfazione le illuminava il viso.  –Li lascerò avvicinare e poi mi prenderò l’anima che mi serve-.

 

**

 

Avevo corso a perdifiato per diverse ore.
Kagome e Miroku sorpresero Inuyasha, nonostante fossero esseri umani erano molto veloci e riuscivano a seguire il suo passo demoniaco.
Meglio, avrebbero perso meno tempo.
Superato un ponte sospeso furono ostacoli.
Erano soldati di terracotta, dai volti non ben definiti.
Avevano lance e spade in mano e si avventarono su di loro senza un ordine preciso.
Inuyasha sguainò Tessaiga, puntandola contro le bambole di terracotta e cominciò a distruggerne qualcuna.
Miroku, dal canto suo, utilizzava il suo bastone per abbatterle, mentre Kagome preferiva uno scontro diretto.
Dai corpi distrutti cominciarono a uscire sfere luminose; anime liberate.
-Anime imprigionate-, mormorò Kagome, vedendo gli sguardi perplessi di Inuyasha e Miroku. –Urasue, per creare questi fantocci, utilizza resti di defunti-, mentre parlava si chinò, raccogliendo da una delle bambole dei piccoli resti umani. –Ma, soprattutto, anime di persone defunte. Credo che abbia fatto lo stesso con Kikyo nee-sama-.
Non aggiunse altro, riprendendo subito la loro marcia.
Sapeva che sua sorella non poteva tornare in vita, avevano fatto un patto da bambine scambiandosi il sangue.
In questo modo, grazie a questo piccolo sacrificio, le loro anime furono protette da profanatori come quella strega.
Era un legame di sangue, qualcosa che nessuna delle due, benché gli aspri litigi, poteva ignorare facilmente.
Proseguirono la strada tranquillamente, fronteggiando soltanto qualche fantoccio di tanto in tanto.
Kagome cercava di mascherare la sua preoccupazione, incanalandola nel combattimento e nel raggiungimento del suo obbiettivo.
Finalmente raggiunsero la loro meta.
Kagome sgranò gli occhi sorpresa, mentre osservava la scena che le si presentava davanti.
Una grossa caverna davanti ad una distesa piana.
Fuori da essa si trovava una figura femminile.
Indossava un byakue e degli hakama scarlatti, comuni vesti da miko.
I lunghi capelli neri erano lasciati liberi sulle spalle, mentre dei profondi occhi scuri erano fissi su un punto.
Erano privi di vita; lo sguardo di una persona senza la sua anima.
-K-Kikyo nee… sama-, mormorò Kagome, prima di sentire le forze mancarle.
Le gambe cedettero, lasciandola accasciare sul suolo.
Miroku e Inuyasha scrutarono sospettosi la giovane miko davanti  a loro.
Così quella era Kikyo?
Una risata riecheggiò tra le pareti rocciose, mentre da dietro le sue spalle comparve Urasue in persona.
Con un movimento fluido, bloccò l’hanyou e il monaco grazie alla sua falce e li trattenne dal muoversi.
Kagome  era scattata in avanti, preparando subito una freccia al suo arco.
-Colpisci e loro moriranno-, disse minacciosa, facendo brillare alla luce del pallido sole la lama.
Sentì la rabbia crescerle nell’animo, ma fece come gli era stato detto.
Inuyasha e Miroku erano immobilizzati dal potere della strega, incapaci di poter reagire.
-Cosa vuoi?-, domandò Kagome, la voce fredda e marcata dal risentimento.
La strega sogghignò, mentre indicava con un cenno del capo il corpo di Kikyo.
Kagome si morse il labbro inferiore così forte da farlo sanguinare, mentre la mano che reggeva arco e frecce tremava.
-Se mi darai ciò che desidero nessuno dei tuoi amici si farà male, dopotutto ti chiedo solo di liberare la sua anima-, disse con fare innocente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Kagome serrò le braccia lungo i fianchi, mentre sentiva le risate mal trattenute di Urasue.
Indispettita si diresse verso il fantoccio di sua sorella.
-Kikyo…-, sussurrò davanti a lei.
La miko alzò il capo, guardandola con un’espressione vuota. Kagome si sentì trafitta da quello sguardo, mentre ripensava alla luce che emanava lo sguardo della sorella.
S’inginocchiò e con la mano le sfiorò la guancia.
Era fredda, il suo corpo sarebbe stato per sempre privo di calore.
Sentì una lacrima solcarle il viso, mentre l’immagine di quello che stava per fare assumeva forma nella sua mente.
Aprì il palmo della mano destra, osservando con sguardo triste la piccola cicatrice che l’attraversava.
In quel punto la pelle era molto più chiara.
Sollevò ancora una volta lo sguardo verso la sorella, o meglio il fantoccio umano che aveva l’aspetto di sua sorella.
Con la sofferenza che le dilaniava l’anima con i suoi profondi artigli, Kagome afferrò una delle frecce e si ferì la mano nello stesso punto.
Ricordava bene quel momento, anche se all’epoca erano ancora bambine.

<< Kagome-chan, sai che se facciamo questo rituale potremo proteggere i nostri cuori? >>
<< Kikyo nee-sama io però ho paura >>
<< Non temere. Ti fidi di tua sorella maggiore? >>
  << Non potrei mai dubitare di te, Kikyo nee-sama >>

 

 

“Perdonami sorella”.
Con un gesto secco afferrò la mano della miko, tagliandola nello stesso punto e lasciando scivolare qualche goccia di sangue a terra.
Un movimento rapido e Kagome strinse saldamente la mano della sorella.
Lo schiocco delle loro mani riecheggiò tra le pareti, aumentandone così la eco.
Una forte luce rosata invase il corpo di Kikyo, proiettando la sua luce purificatrice in ogni angolo della zona.
Inuyasha e Miroku, grazie a quel gesto, furono liberi dalla prigionia di Urasue.
-Cosa sta succedendo? Miroku, tu ne sai niente?-, chiese Inuyasha.
Miroku annuì leggero con il capo. –Sì, ne ho sentito parlare-, disse, mentre osservava la scena davanti a se. –Soltanto due persone dello stesso sangue possono realizzare questo rituale. E’ un legame di sangue profondo, niente lo può sciogliere-.
Inuyasha fissò allibito Kagome, china davanti al corpo di sua sorella.
Il suo corpo si stava indebolendo, lo percepì dall’espressione affaticata di lei man mano che la luce invadeva il corpo di Kikyo.
Urasue era compiaciuta, finalmente aveva ottenuto ciò che più di ogni altra cosa bramava.
Kagome staccò la presa, allontanandosi lentamente da esso.
La luce veniva ancora emanata dal corpo di Kikyo, ma era debole e meno intensa rispetto a prima.
Inuyasha fu il primo a soccorrere Kagome, mentre quest’ultima sentiva le energie venirle meno.
Il rituale non liberava l’anima completa, soltanto la parte dello spirito che più si confaceva al corpo creato per ospitarla.
-Scema!-, inveì Inuyasha, mentre la sorreggeva aiutandola a stare in piedi. –Per quale motivo devi fare sempre cose pericolose?-.
Kagome sorrise debolmente per poi scrollare le spalle.
Miroku le posò una mano sulla spalla, sorridendole gentilmente e trasmettendole un po’ di serenità.
-Perfetto! La mia arte è stata un completo successo-, sbottò Urasue, avvicinandosi trionfante a Kikyo.
La giovane miko si stava osservando spaesata le mani, per poi sfiorarsi delicatamente i tratti del viso con esse.
-Dato che io posso definirmi la sua genitrice, Kikyo obbedirà soltanto ai miei ordini-.
Kagome sbiancò a quelle parole.
Inuyasha sentì un ringhio nascergli dal profondo del petto, mentre Miroku si metteva in posizione difensiva.
Kikyo si alzò barcollante, poggiando le mani sulle spalle di Urasue.
Fu un attimo.
Sfruttando i suoi  poteri spirituali, ora del tutto ripristinati, Kikyo riuscì a purificare il corpo di Urasue distruggendola completamente.
Kagome era stupita, ma dopotutto non poteva dubitare di sua sorella; era pur sempre una miko straordinaria.
-Kagome… per quale motivo… ti trovi qui?-, domandò Kikyo, la voce era ridotta ad un flebile sussurro appena percettibile.
Teneva il capo chino, quasi per non incontrare il suo sguardo.
Kagome si scostò da Inuyasha, che ancora la sorreggeva.
-Kikyo nee-sama-.
La giovane miko sollevò il capo, il viso era segnato dalle lacrime.
-Ti odio-, mormorò, la voce bassa e profonda allo stesso tempo fecero spaventare Kagome. –Ti odio con tutta me stessa-.
Kagome indietreggiò di un passo, mentre lentamente Kikyo si alzava sfidandola con lo sguardo.
-Per quale motivo mi hai ucciso!-.

 

E anche qui abbiamo finito^^.
Allora, dato che mi sento particolarmente generosa vi avviso da subito che il prossimo aggiornamento sarà, udite udite, venerdì sera =).
Bene, adesso passiamo all’angolino dei ringraziamenti:
Kaggy95:Sango, dici? Bé, come ti dissi comparirà a metà capitolo 10… ossia il prossimo =). E’ uno dei miei personaggi preferiti, non posso non metterla ti pare ^^. Grazie ancora per tutto =).
achaori:Bè, Miroku non ha niente di meglio da fare e quindi è un buon osservatore xD Questo s’intende quando non passa il tempo a corteggiare le altre ragazze xD.
Al prossimo aggiornamento =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10-Il fato della sfera ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!
Come promesso eccomi qui con il nuovo capitolo e, sempre come avevo accennato, in questo capitolo comparirà anche Sango! =).
Bene, direi che non ho molto altro da dirvi =).
Buona lettura.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

10° Capitolo:  Il fato  della  sfera .

 

Kagome rimase senza parole.
Uccisa? Lei?
-E’ impossibile!-, sbottò Kagome, negli occhi si poteva leggere la disperazione. –In quel momento mi trovavo con Bankotsu e gli altri, ero lontana-.
Un sorriso ironico distese i tratti del volto della miko, defunta da pochi giorni.
-Non avrei pensato di dover udire scuse tanto futili-, rispose con sarcasmo, senza abbandonare il suo sorriso di scherno. –Basta, sono stufa!-.
Kagome indietreggiò ancora fino a scontrarsi con il petto di Inuyasha.
-Ti sta dicendo la verità!-, disse Inuyasha, intervenendo nella conversazione. –Ero con lei, posso confermarlo-.
La miko scosse il capo. –Ti aspetti veramente che io creda alle parole di un hanyou?-, domandò furente.
Con passo lenti e misurati si avvicinò a loro. –No-, continuò tranquilla, mentre Kagome la guardava spaventata e confusa.
-Kikyo nee-sama-.
-Kagome…-, sussurrò, afferrandola per le braccia quasi a volerla abbracciare.
-Noi non ci saremo mai dovute ritrovare a questo modo-.

Detto questo, una forte scarica di energia spirituale attraversò il corpo di Kagome lanciando urla disumane.
Inuyasha fece per estrarre Tessaiga, ma Miroku lo fermò appena in tempo fissandolo seriamente.
-Miroku, maledizione non ostacolarmi!-, inveì l’hanyou, liberandosi dalla presa della mano di Miroku.
-Inuyasha, questa non è la tua battaglia-, rispose semplicemente, senza abbandonare la sua espressione seria. –Sei pur sempre un hanyou, non potresti fare nulla per proteggere Kagome-.
Inuyasha digrignò i denti, mentre allontanava le mani da Tessaiga.
Era questo il suo ruolo?
Doveva restare a guardare, mentre Kagome veniva quasi uccisa dalla sorella.
Kagome riuscì a liberarsi dalla presa di Kikyo, cadendo a terra con la forza di un masso.
La caduta le provocò dei graffi sul braccio destro, grazie al quale aveva attutito di poco l’impatto.
Kikyo raccolse da terra l’arco e le frecce di Kagome, caduti poco dopo il termine del rituale.
Estrasse una freccia preparandola all’arco.
Kagome, intuite le intenzioni della sorella, cercò di rialzarsi per affrontarla in modo diretto.
-Nee-sama!-, esclamò, nella vana speranza di guadagnare del tempo prezioso. –Ascoltami, una volta tu mi dicesti di avere fiducia in te ora ti chiedo di fare altrettanto-.
Kikyo abbassò l’arco, scrutando nelle iridi nocciola della sorella.
Ricordava bene quelle parole, come se fosse un fatto risalente a pochi minuti prima rispetto agli anni veramente trascorsi.
All’epoca erano ancora unite, erano veramente sorelle.
Kagome però, decise che la sua strada l’avrebbe portata lontano. Aveva stretto amicizia con ogni genere di creatura vivente, persino i criminali peggiori tanto da diventare una criminale lei stessa; una ladra.
La invidiava per la sua risolutezza.
Non ricordava nemmeno quando era cominciato questo sentimento, ma era cresciuto lentamente nel suo animo; ormai completamente abitato dall’odio.

Era strano. Quel sentimento si era così ben adattato a quel corpo fatto di terra e ossa.
Un corpo che nulla aveva di umano.
Scosse la testa, puntando di nuovo la freccia contro la sorella. –Non dirlo! Io non ti credo! Tu mi hai sempre voluta morta-.
Tese la corda, pronta a scagliare la freccia e lasciò la presa.
Kagome non si spostò, decisa a farsi colpire.
Spalancò le braccia e chiuse gli occhi.
Non aveva timore della morte, dopotutto era soltanto il passaggio per intraprendere un nuovo viaggio.
Così le ripeteva il maestro; Inu no Taisho.
Aspettò il dolore, ma questi non arrivo.
Aprì lentamente gli occhi e vide Inuyasha davanti a se, Tessaiga sguainata nella mano.
La freccia, che avrebbe dovuto colpirla, era a poca distanza da lei spezzata in due.
-Inuyasha-, esclamò sorpresa, mentre alle sue spalle comparve Miroku.
Tessaiga, a causa della forza purificatrice della freccia scoccata da Kikyo aveva perso tutto il suo potere tornando ad essere una comune katana arrugginita.
-Ti avevo detto di non immischiarti nei mie affari-, disse Kagome, allontanandosi un poco da Miroku che la sorreggeva.
-Scema-, rispose l’hanyou, mostrandole un’espressione insofferente. –Ti sei forse dimenticata la nostra promessa?-, chiese, la voce bassa e flebile.
Kagome sgranò gli occhi per la sorpresa.
No, non avrebbe mai potuto dimenticare il momento in cui, per la prima volta, decideva di affidare la propria vita a qualcuno.
-Non pensare che io ti permetta di morire in questo modo-, continuò, senza lasciare la sua posizione di difesa. –Tu devi vivere-. Le ultime frasi erano poco di più sussurro, ma Kagome le udì ugualmente.
Kikyo fissò la scena divertita, lasciandosi sfuggire una risata. –Che scena ridicola, pensi forse di potermi fare del male? Credi di esserne in grado, Kagome-. La ragazza strinse le braccia al petto, scossa da un piccolo fremito
Inuyasha digrignò i denti, ringhiando leggermente.
Strinse più forte la spada tra le mani, mentre l’espressione di Kikyo restava immutata.
-Sono sicura che non riuscirete mai ad uccidermi-, disse, continuando a sorridere di scherno.
Detto questo si allontanò, senza aggiungere altro.
Kagome sentì le gambe cedere, mentre il suo corpo veniva scosso da fremiti sempre più forti.
Sentiva le lacrime solcarle il viso, non riusciva a trattenerle.
-Kagome-sama, state bene?-, domandò Miroku, poggiandole una mano sulla schiena.
La miko si alzò di colpo, allontanandosi dal gruppo per raggiungere una pietra vicino alla caverna.
Arrivata, si mise in ginocchio e rimesse tutto quello che aveva mangiato.
Non era molto, ma fu comunque sufficiente a tranquillizzarla.
Con la manica del suo yukata si pulì la bocca, mentre cercava di riprendere possesso delle sue facoltà.

Non amava dare spettacolo di se in quel modo.
-Kagome-sama, va meglio ora?-, chiese Miroku, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
Kagome annuì con il capo, accettando senza troppe storie la mano del monaco.
-Kagome-sama…-
-Non ti preoccupare-, rispose Kagome, fermando subito le parole di Miroku.
Sapeva che avrebbe detto qualche frase di rito, alcune di quelle sciocche parole che si usavano per consolare.
No, non aveva bisogno di consolazione. –Quella non è Kikyo nee-sama. E’ soltanto un fantoccio con le sue sembianze, mosso soltanto dall’odio; l’unico sentimento che si è ben adattato al suo corpo-, disse seria, mentre si allontanava dagli altri.

Doveva tornare a casa.
Inuyasha e Miroku la seguirono, mantenendo una distanza equa.
Non c’erano parole da dire, niente che potesse lenire il dolore della giovane miko.
Tuttavia, grazie a questo strano svolgimento degli eventi ora lo sapevano per certo; era stato Naraku a uccidere Kikyo, non vi era più dubbio.
Inuyasha fissò la schiena di Kagome, diritta con lo sguardo serio e senza la minima traccia di esitazione.
Era così che l’aveva conosciuta.
I loro passi erano veloci, muovendosi tra il folto della foresta con agilità e prontezza.
Kagome era visibilmente provata dal rituale, ma sembrava decisa ad avanzare anche a costo di rompersi qualche osso.
Inuyasha non disse nulla, sapeva che Kagome, in quel momento, gli avrebbe risposto che era in grado di farcela da sola.
Era ostinata.
Sopportava tutto il peso da sola, senza voler condividere nulla con in suoi compagni.
Sola, come sempre.
Dopo diverse ore finalmente erano riusciti a tornare al punto di partenza; il tempio degli Shikon.
Kaede era lì che li attendeva.

Un sorriso le illuminò il viso ma ben presto si oscurò del tutto.

Il volto serio di Kagome raccontava tutto quello che era accaduto, a Kaede non servì sapere altro.
-Kagome, non angustiarti più del necessario-, disse  l’anziana miko.
Kagome scosse il capo, tornando a fissarla intensamente. –Io ho fallito, Kaede. Ho creato un mostro mosso solo dall’odio, non potrò mai darmi pace-.
Kaede le posò una mano sulla spalla, dandole una leggera pacca.
-Kaede…-, mormorò Kagome, decisa a troncare la conversazione su quanto accaduto. –Voi conoscete qualcosa sulla leggenda della sfera degli Shikon?-, domandò Kagome.
Kaede annuì, indicandogli il tempio in cima alle scale.
Con l’incedere lento e tranquillo di una persona anziana, Kaede cominciò a salire la gradinata che conduceva al tempio.
Inuyasha e Miroku la seguivano, immersi in un religioso silenzio.
Davanti al tempio l’anziana miko si arrestò, mentre apriva la porta che conduceva al suo interno.
Kagome dietro di lei stava per fermarla, dopotutto gli estranei non potevano visitare l’interno.
Tuttavia era inutile, ormai sapeva che se volevano scoprire qualcosa era meglio non mantenere segreti.
Miroku rimase sbalordito dall’immenso affresco sulla parete di fondo del tempio.
Una bellissima donna dai lunghi capelli scuri e lo sguardo intenso.
Indossava un’armatura e brandiva in mano una spada, davanti a lei orde di demoni.
-Questa che vedete è Midoriko, una miko molto potente che viveva nel periodo antico-, spiegò Kaede, indicando la figura femminile. –I suoi poteri erano davvero immensi, qualcosa che nessuno poteva eguagliare in quell’epoca buia e violenta-.
Kagome fissò intensamente la miko sulla parete, scrutandola con attenzione.
Da piccola, così come adesso, provava una forte ammirazione per quell’immagine tanto da farla diventare un suo punto di riferimento.
-Purtroppo, morì in seguito ad una cruenta battaglia nella quale esaurì gran parte delle sue forze. Nel tempio viene tramandata questa storia, non abbiamo altre notizie su di lei-.
-Come mai?-, chiese Miroku, avvicinandosi alle due miko.
Kaede scrollò le spalle.
-Negligenza, desiderio di nascondere la verità… Scegli la definizione che più ti aggrada-, disse Kagome, le braccia conserte strette intorno al petto.
Miroku si allontanò di poco, una mano sotto il mento, mentre rifletteva su quanto gli era stato detto.
-Cosa pensi, Miroku?-, chiese Inuyasha, appoggiato a gambe incrociate contro lo stipite della porta.
-Onestamente non saprei-, rispose sinceramente, incrociando le braccia e nascondendo le mani nelle ampie maniche del suo kimono. –La storia di Midoriko è molto interessante, tuttavia dovrà esserci un luogo in cui lei è nata in cui la leggenda viene tramanda per intero-.
Kagome sembrò riflettere su quelle parole, mentre passava in rassegna i suoi ricordi per trovare qualcosa di utile.
-Forse non è importante, però…-.
-Kagome-sama, voi sapete qualcosa?-, domandò Miroku, una luce di speranza brillava nei suoi occhi.
-Esiste un villaggio segreto di sterminatori di youkai, sono persone dedite a quest’opera da tantissimi anni. Sicuramente, essendo un popolo così antico, sapranno qualcosa in più-.
Miroku annuì energico con il capo. –Kagome-sama, mi sembra di capire che voi ci siate stata-.
Kagome scosse il capo. –In realtà no. Ne ho sentito parlare quando…-. Si fermò un attimo, il suo sguardo cadde rapido su Inuyasha e poi scosse il capo. –Nulla. Comunque, credo che potremo cercarlo-.
Miroku annuì, mentre assieme a Kagome e Kaede si dirigeva fuori dal tempio.
Inuyasha osservò ancora per un attimo l’affresco sulla parete.
Lo sguardo severo e freddo. Strinse saldamente Tessaiga tra le mani, per poi unirsi ai suoi compagni.

 

**

 

Immerso nelle montagne, completamente nascosto agli occhi degli altri, si trovava un piccolo villaggio.
Era cinto da alte mura di legno, una precauzione contro attacchi di youkai.

Sulle mura si trovavano due guardie, rigide nelle loro posizioni e reggevano tra le mani delle spade.

Dal sentiero che conduceva al villaggio emerse una figura femminile.
I capelli scuri dai riflessi castani erano legati in una piccola coda bassa.
Indossava uno yukata semplice dalle tinte rosa scuro e bianco, un grembiule verde legato in vita.
La ragazza sorride osservando la fornicazione del villaggio, mentre stringeva le mani sulla corda che legava al busto un grosso boomerang.
Si avvicinò lentamente, mentre di passo in passo il sorriso si allargava sempre di più.

Una delle guardie scattò in avanti, notando l’arrivo di qualcuno ma si rilassò subito.
-Aprite il cancello!-, urlò, rivolto ad alcuni paesani affinché aprissero le porte. –E’ arrivata Sango!-.
La ragazza, mantenendo un sorriso sereno varcò la soglia del villaggio.
Le persone fermarono per un secondo la loro attività, avvicinandosi ad una loro compaesana appena rientrata da un lungo viaggio.
-Bentornata Sango-, disse un uomo, il volto severo era segnato dal alcune vecchie cicatrici.
-Grazie a tutti-, rispose la ragazza, mentre con delicatezza scioglieva la bandana che teneva legata al collo.
Al suo interno si trovano resti di youkai; ossa, in particolare. –Non è molto, ma con questi si potrebbe realizzare qualcosa-.
L’uomo annuì, raccogliendo il piccolo bottino portato dalla ragazza.
-Nee-chan!-.

Un ragazzino si avvicinò correndo.
Indossava un piccolo yukata maschile, all’obi era saldata un arma a forma di falce con una lunga catena di ferro.
I capelli scuri erano legati con una piccola coda alta.
La ragazza allargò il sorriso, mentre il fratello più piccolo, Kohaku, si avvicinava a lei.
-Cosa c’è Kohaku?-, domandò.
-Papà ha detto… il capo villaggio… ha detto che vorrebbe parlarti-, rispose, mentre dalla sua spalla comparve una piccola gatta.
Miagolò felice del ritorno della padrona, saltando dalla spalla di Kohaku in braccio a Sango.
-Kirara, hai fatto la brava in mia assenza?-, chiese alla piccola nekomata, mentre l’accarezzava dolcemente sul capo.
Kohaku la precedette, annunciando al padre, il capo villaggio, l’imminente arrivo della sorella.
Sango si alzò, lasciando scivolar dolcemente Kirara verso il suolo.
Immaginava di cosa volesse parlare, tuttavia non poteva rifiutarsi e così si diresse verso casa.
Sulla soglia trovò il padre.
L’espressione seria e composta, mentre dallo sguardo trapelava un profondo orgoglio per la figlia più grande; uno dei più valenti sterminatori.

-Bentornata Sango-, disse con voce severa.
Sango chinò leggermente il capo, mentre toglieva i lacci che saldavano il boomerang al suo corpo.
-Vi ringrazio padre-, rispose in tono rispettoso, accennando un piccolo inchino con il capo.
L’uomo si volse verso l’interno, percorrendo i lunghi corridoi della sua abitazione.
Sango lo seguì, immersa nel silenzio.
L’unico rumore udibile in quella casa era quello dei loro passi.
L’uomo aprì una delle porte scorrevoli della casa che racchiudeva una stanza spoglia.
Era molto ampia e con una grande finestra, in questo modo la luce del sole avrebbe sempre illuminato il piccolo altare custodito in essa.
-Sango, non dimenticarlo mai-, disse, la voce aveva assunto un tono solenne. –Noi siamo sterminatori di youkai, i discendenti di Midoriko. Nostro dovere è trovare la sfera degli Shikon, proteggerla e custodirla fino all’arrivo di una persona in grado di purificare la sua energia malvagia-.
Sango annuì con il capo.
La sfera degli Shikon, fu portata ad un tempio nella zona di Musashi poco dopo la morte di Midoriko.
Però, cento anni prima, la sfera era scomparsa misteriosamente dal tempio e soltanto negli ultimi mesi si spargeva la voce della sua presenza.
Il villaggio si era messo subito all’erta, mandando in ogni dove i più valenti sterminatori per cercare tracce della sfera.
Nessuno aveva avuto molto fortuna; lei era l’ultima a tornare.
-Stasera dovremo andare ad una radura verso nord. Un uomo è venuto da noi poco fa, dicendo che la zona era vicino ad un piccolo villaggio e gli youkai erano numerosi. Verrà anche Kohaku, ti prego di prepararlo in modo adeguato-.
Detto questo il padre si congedò, lasciando la figlia maggiore da sola davanti al piccolo altare.

 

**

 

-Kagome-sama, avete una vaga idea di dove sia il villaggio?-, domandò Miroku.
Kagome lo fissò perplessa per poi scrollare le spalle. –Affatto-.
Miroku sospirò, ormai rassegnato all’idea di vagare in giro per una meta sconosciuta.
Inuyasha, a dispetto del suo compagno di viaggio, era molto più rilassato.
Kagome riprese la marcia, decisa a trovare delle tracce importanti prima che il sole calasse.
La mano destra si serrò sull’arco, dono ricevuto da Kaede poco prima della partenza.
Kikyo, dopo essere rinata era sparita portando con se il suo.
Digrignò i denti, mentre pensava al valore sentimentale dell’oggetto rubatole dalla sorella.
Un ricordo lontano si affacciò sulla sua mente, mentre ripensava con dolcezza a quel momento passato.

 

<< Kagome, tieni. Questo è per te >>, disse un uomo, uno youkai molto potente.
Indossava una pesante armatura, mentre al suo fianco era cinta una bellissima katana.
I capelli argentei come la luna erano legati in una coda alta.
Il volto era segnato da alcune piccole cicatrici violacee ai bordi degli occhi, dorati come il sole.
La bambina sgranò gli occhi per la sorpresa, mentre prendeva tra le mani l’arco offertole in dono.
<< Vi ringrazio, nobile Inu no Taisho >>, disse, chinando il capo e fissando l’arma con grande ammirazione.
<< E’ stato realizzato da alcuni rami di un albero demoniaco. Unendo il suo potere a quello spirituale che già possiedi, la sua forza sarà triplicata e la freccia non mancherà il bersaglio >>.
Gli occhi nocciola della bambina s’illuminarono, mentre aumentava la stretta sull’arco.
<< Lo custodirò con il massimo impegno >>.

Si sentiva mancare.
Aveva fallito, e ora il suo prezioso arco era da qualche parte assieme a Kikyo.
“Dovrò andare da Totosai”, pensò tra se, lasciandosi sfuggire un sospiro. “Speriamo che quel vecchietto non faccia storie”.
Si fermò di colpo.
Con lo sguardo corse in tutte le direzioni, cercando qualcosa che non poteva essere visto.
-Kagome, cosa succede?-, chiese preoccupato Inuyasha, mentre aumentava la stretta su Tessaiga.
Kagome scosse il capo, incapace di dare una risposta sensata all’hanyou.
-Sento la sfera-, mormorò, riconoscendo la sensazione, simile a quella provata verso la sfera fasulla.
Miroku e Inuyasha sgranarono gli occhi, scrutando il folto della foresta loro stessi.
-E’ lontana, ma è una sensazione forte e chiara-, mormorò, chiudendo gli occhi cercando di percepire la zona dalla quale proveniva.
Si muoveva, era anche piuttosto rapida.
-In che direzione, Kagome-sama?-, domandò Miroku, stringendo saldamente tra le mani il suo bastone.
La ragazza tese il braccio, in direzione nord-ovest. –Laggiù, considerando la velocità sorprendente direi che sarà in quel luogo entro poche ore-. Miroku scattò in avanti, seguito subito dopo da Kagome.
La ragazza chiese uno sforzo considerevole al suo corpo, già provato per il rituale, ma sentiva che doveva resistere.
Inuyasha scrutò sospettoso il cielo tingersi leggero di un colore scarlatto, segno che ormai il sole stava lasciando posto alla notte.
Nel cielo si poteva intravedere l’ultimo spicchio di luna.
Mancava poco ormai.

 

E anche questo è concluso xD
Secondo voi cosa accadrà? Su… si accettano scommesse xD.
Bene, oltre a questo mio piccolo teatrino…passiamo all’angolino dei grazie:
achaori:Eh sì, hai ragione =). Vedi, il fatto è che alcune scene e/o frasi dell’anime o del manga mi erano talmente piaciute che ho voluto riportarle anche qui. Infatti, la morte dei compagni di Sango e alcune frasi saranno molto simili =).
Bene, al prossimo aggiornamento.
Purtroppo non so se riuscirò ad aggiornare lunedì. E’ un brutto periodo e non so se sarò in vena di scrivere, in ogni caso forse ce la potrei fare…ma FORSE =).
Alla prossima.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11-La distruzione_L'inizio della fine ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

Ciao a tutti!
Non lo credevo possibile ma eccomi qui =).
Sono riuscita a finire la scrittura di questo capitolo giusto stamani, in tempo oserei dire per la mia solita consegna settimanale xD.
Bene, ora lasciando da parte per un attimo da parte i siparietti di Fin vi lascio a questo capitolo dove, purtroppo, assisteremo alla morte di Sango e degli altri.
Bene, detto questo vi lascio alla lettura^^.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

11° Capitolo:  La distruzione Linizio della fine .

 

La notte era ormai calata da qualche minuto.
Il bosco era completamente immerso nel silenzio, soltanto il rumore del vento riecheggiava tra i rami degli alberi.
Una piccola radura era illuminata da piccole torce, preparate appositamente dagli sterminatori.
Sango, assieme a Kohaku, si era appostata nella zona ovest, mentre suo padre e gli altri si trovavano ai lati opposti.
Lo youkai non sarebbe stato un problema, era sicura del successo della loro missione.
Kohaku tremava leggermente, mentre reggeva tra le mani la falce.
Sango lo scrutò con attenzione.
Indossavano tutti e due un abito da ninja scuro, con qualche protezione sulle parti più vulnerabili.
Alle cinture erano saldate delle spade.
Kohaku, come gli altri, aveva indossato una maschera per proteggersi in caso di attacchi velenosi.
Sango sorrise dietro essa, poggiando una mano sulla spalla del fratello facendolo sussultare non poco.
-Tranquillo, andrà tutto bene-, disse, la voce calda e rassicurante. Kohaku annuì con il capo, ma nei suoi occhi castani poteva leggere la preoccupazione.
-Ti proteggerò io, quindi non hai di cui preoccuparti. D’accordo?-, disse Sango, certa più che mai delle sue parole.
Suo fratello aveva soltanto undici anni, ed era molto timido.
In cuor suo, Sango era consapevole che Kohaku non era portato per fare lo sterminatore di youkai.
Però, in quanto figlio maschio, non poteva rifiutarsi al suo destino.
Come tutti.

Un rumore proveniente dal folto del bosco catturò la loro attenzione.
Qualcosa si avvicinava a gran velocità.
Sango aumentò la stretta sul suo boomerang, Hiraikotsu, un arma ereditata dai suoi antenati.
Era molto pesante, e aveva speso un sacco di tempo per imparare ad usarlo correttamente.

Dal folto del bosco emerse un gigantesco youkai dalle sembianze di ragno.
Gli sterminatori uscirono dai loro nascondigli, circondando lo youkai davanti a loro.
Suo padre e gli altri, attaccarono con ferocia le zampe immobilizzandolo a terra senza molta fatica.
-Sango! Finiscilo!-, urlò un suo compagno.
Sango trasse un profondo respiro, mentre prendeva la rincorsa.
Spiccò il balzo in avanti e rilasciò Hiraikotsu.
Grazie alla sua forza rotante, colpì lo youkai lungo la schiena uccidendolo completamente.
Kohaku era rimasto in disparte, troppo spaventato dall’attacco del demone per reagire in modo adeguato.
Aveva ammirato da sempre sua sorella, così forte e sicura di se che in quel momento le parve ancora più irraggiungibile.
Sapeva di non avere talento, di non essere un bravo sterminatore ma non aveva scelta.
Aumentò la stretta sulla sua arma, mentre raggiungeva i suoi compagni intenti a finire lo youkai.
Sango si guardò attorno, preoccupata.
“E’ stato troppo facile”, pensò, certo lo youkai era una cosa reale ma la sensazione di semplicità che aveva lasciato con se era palpabile.

Il corpo dello youkai si aprì improvvisamente, emettendo un qualche strano gas.
-E’ una trappola!-, urlò Sango, ma ormai era troppo tardi.
La nebbia li aveva avvolti completamente, cancellando la traccia della presenza dello youkai.

-Nee-chan..-, mormorò spaventato Kohaku, cercando di avvicinarsi alla sorella.
Sango si guardava attorno guardinga, stringendo saldamente Hiraikotsu, pronta ad usarlo in caso di emergenza.

Quando la nebbia si diradò scoprì di essere finita in un luogo diverso.
Era un palazzo signorile, ma non c’era nessuno nel suo ingresso se non il cadavere dello youkai appena abbattuto.
Gli sterminatori brandivano con forza le loro armi, mentre cercavano la fonte di quell’aura malvagia che si avvertiva nel castello.
Era opprimente, quasi soffocante.
Un urlò squarciò il silenzio irreale di quel posto.
Sango si volse rapida nella direzione dalla quale proveniva, ma fece appena in tempo a vedere il cadavere di uno dei suoi compagni steso a terra.
Altri due caddero, squarciati all’altezza dell’addome come se fossero fatti di carta.
Il rumore metallico di una catena catturò la sua attenzione, mentre cominciava a far roteare la sua arma sopra la nuca.
Sgranò gli occhi, fermando il movimento rotatorio di Hiraikotsu.
Sentiva le parole morire nella sua gola, mentre realizzava chi era l’assassino dei suoi compagni e di suo padre.
-Kohaku…-, la voce bassa, quasi un sussurro, mentre pronunciava sconvolta il nome del fratello.
La falce era macchiata di sangue, prova inconfutabile della sua colpevolezza.
Sango scosse il capo più volte, spaventata da quella rivelazione.
Kohaku lanciò l’arma contro la sorella, ferendola alla guancia e sganciando la maschera protettiva.
-Fermati Kohaku!-, esclamò, mentre si parava da un altro attacco del fratello utilizzando Hiraikotsu.
Il ragazzo, dal canto suo, estrasse la sua spada dal fodero e si lanciò contro la sorella deciso ad uccidere anche lei.
-Kohaku, cosa ti succede?-, domandò, parando l’affondo del fratello utilizzano la sua spada.
Gli occhi di Kohaku, prima di un bel castano rassicurante ora erano spenti e privi di ogni espressione.
Era manovrato da una forza demoniaca, ne aveva la certezza assoluta.
Dal collo di Kohaku si poteva intravedere il sottile filo argentato di una ragnatela, con lo sguardo ne seguì la direzione fino a trovare un punto nascosto nel muro.
“Eccolo”.
Con una lieve pressione in avanti, Sango riuscì ad atterrare il fratello senza ferirlo e si diresse verso il luogo in cui si trovava lo spirito demoniaco.
Qualcosa la colpì alla schiena, bloccando la sua corsa a pochi metri dall’obbiettivo.
Si fermò, guardando alle sue spalle.
La falce di Kohaku era conficcata nella sua schiena, mentre suo fratello era a pochi metri da lei.
Era inginocchiato a terra, mentre si fissava inorridito le mani.
Con mano tremante si sciolse la maschera, mostrando alla sorella il suo volto terrorizzato.
-Ne-nee-chan…-, mormorò con voce tremante, mentre fissava la sorella ferita dalla sua stessa arma.
-Che cosa ho fatto?!-. Urlò a gran voce, mentre si avvicinava alla sorella con le lacrime agli occhi.
Suo fratello era tornato in se. Sospirò di sollievo, mentre lo vedeva avanzare verso di lei.
Dal nulla emersero delle frecce che colpirono a morte il fratello.
-Kohaku!-.

Facendo appello alle energie rimaste, si avvicinò a gattoni al fratello ora steso a terra.
Le lacrime solcavano il suo viso, coperto da piccole lentiggini; segno della sua fanciullezza.
Anche Sango piangeva con lui, mentre gli scostava con dita leggere la frangia dal volto e gli asciugava le lacrime.
-Nee-chan…-, mormorò, mentre un rivolo di sangue scendeva dalle sue labbra. –Nee-chan… ho paura-.
Sango gli sorrise amorevolmente, accarezzandogli la guancia bagnata dalle lacrime.
-Non ti preoccupare-, disse, la voce dolce e rassicurante. –Andrà tutto bene, ci sono io qui con te-.
Poggiò la fronte contro la sua, mentre sentiva il battito del cuore di suo fratello rallentare sempre di più.
Sango chiuse lentamente gli occhi, restando abbracciata al fratello più piccolo.
Non aveva più forze, il sangue che sgorgava dalla ferita sulla schiena era troppo.
Si addormentò anche lei, sperando di raggiungere presto suo padre e Kohaku.

**

 

Kagome aveva chiesto uno sforzo non indifferente al suo corpo, già duramente provato per gli ultimi avvenimenti.

Dopo qualche minuto di corsa si trovò senza fiato e fu costretta a fermarsi.
Poggiò una spalla, contro la ruvida corteccia di un albero nel vano tentativo di riprendersi.
-Kagome-sama…-. Miroku si avvicinò alla miko.
Il volto arrossato e la fronte imperlata di sudore, mentre sentiva il suo respiro frammentato.
-Dannazione…-, imprecò tra se, mentre si rialzava. –Non pensavo di essere così fuori allenamento-.
Inuyasha comprese subito che era il suo modo per non dimostrare la sua debolezza, non sapeva nemmeno lui ma ormai riusciva a capirla con un solo sguardo.
Senza pensarci troppo, s’inginocchiò davanti a lei mostrandole la schiena. –Coraggio sali, altrimenti arriveremo troppo tardi-, disse, mantenendo un tono di voce distaccato.
Kagome scosse il capo, ma Inuyasha la fermò di nuovo. –Stupida! Se arrivi stremata rischierai di essere un peso, anziché un aiuto-.
Nel sentire quelle parole Kagome si convinse e si appoggiò alla schiena dell’hanyou, felice delle sue attenzioni nei suoi riguardi.
Miroku non era stanco come Kagome, poteva reggere ancora qualche minuto.
Inuyasha riprese la corsa, stringendo saldamente Kagome a se e cercando di non farla cadere.
La ragazza serrò le braccia intorno al suo collo, stringendosi maggiormente a lui.
Aveva una brutta sensazione, ma non voleva parlarne a nessuno.
Sangue innocente doveva essere sparso ancora, era questa la visione che aveva tutte le volte che si assopiva un poco.

Continuarono a correre per tutta la notte, fermandosi solo una volta per dare il tempo a Miroku di riposare; dopotutto era un essere umano.
La presenza che avvertiva era ancora lontana, ma si spostava molto rapidamente e non riusciva a prevedere le sue mosse.
Era come se fosse in due luoghi contemporaneamente;  una cosa impossibile.
Ripresero la marcia dopo un po’ di riposo, raggiungendo un villaggio fortificato che l’alba era da poco sorta.
Del fumo si ergeva da esso, mentre la porta d’ingresso era stata completamente distrutta.
Inuyasha annusò l’aria percependo subito il forte odore di sangue.
Kagome scese dalla schiena di Inuyasha, avvicinandosi per prima all’interno del villaggio.
La devastazione che si trovava in quel luogo era impressionante.
Nemmeno donne e bambini si erano salvati a quell’eccidio, ma sembrava che qualche youkai avesse subito la stessa sorte degli esseri umani.
Kagome sentì un conato di vomito, mentre osservava terrorizzata quella scena.
I corpi erano massacrati dalle fauci degli youkai.
Chiuse gli occhi, mentre le immagini di quel massacro si sovrapponevano ad un altro episodio del suo passato.
Istintivamente si portò la mano al collo, sentendo il sigillo bruciare sotto le sue dita.

Le immagini continuavano a sovrapporsi, togliendole lentamente le forze.
-Kagome-sama!-, la voce di Miroku la riportò alla realtà, costringendola ad indossare nuovamente la sua maschera di forza.
Si voltò verso di lui, scrutandolo seriamente. –Credete che questo fosse il villaggio?-, domandò.
Kagome annuì, osservando con attenzione i corpi degli abitanti.
Alcuni di loro indossavano abiti ninja scuri e brandivano delle armi.
Inuyasha stava annusando l’aria circostante alla ricerca di sopravvissuti; sia nemici che non.
Non c’era nulla, niente era rimasto di quel villaggio.
-Sarà meglio seppellire gli abitanti prima-, disse Inuyasha, cogliendo tutti di sorpresa. -Sono caduti vittima di Naraku, meritano una degna sepoltura-.
Kagome e Miroku annuirono.  –Ci occuperemo io e Miroku delle onoranze funebri-, propose Kagome, decisa ad indossare le sue vesti da miko almeno per quell’occasione.
Un ringhio animale provenì da dentro una delle capanne, facendo scattare il gruppo sulla difensiva.
Dalla capanna emerse quello che sembrava un grosso gatto a due code, i denti a sciabola e il pelo chiaro e scuro.
Teneva in bocca un frammento di youkai, mentre il suo muso era completamente sporco e segnato da piccoli graffi.
-Una nekomata?-, esclamò sorpresa Kagome, mentre si avvicinava alla creatura per nulla intimorita o spaventata.
Inuyasha non aveva abbandonato la presa su Tessaiga, stringendola così forte da far diventare bianche le nocche delle mani.
La nekomata sembrava perplessa dalla vicinanza di quella ragazza, mentre lasciava andare il pezzo di youkai che ancora teneva in bocca.
Kagome tese lentamente la mano in direzione sua, sfiorando delicatamente il muso della gatta.
Il pelo era morbido e delicato al tocco, dato che non vi erano reazioni violente decise di proseguire nella sua ispezione.
Non c’erano ferite gravi, considerando anche che non li aveva attaccati era chiaro che era dalla parte degli sterminatori.
-Tranquilla-, sussurrò, la voce dolce e rassicurante. –Nessuno ti farà del male-.
A quelle parole la nekomata si rilassò, lasciandosi avvolgere da una coltre di fiamme fino a rimpicciolirsi del tutto.
Ora aveva riassunto il suo aspetto di piccolo youkai gatto a due code, saltando subito nelle braccia di Kagome che continuava a sfiorale la testa.
Miroku e Inuyasha, dal canto loro, erano sorpresi dalla scena alla quale avevano assistito.
Kagome posò a terra la gatta, mentre s’infilava dentro una delle capanne per cambiarsi d’abito.
Inuyasha si occupò di radunare e sistemare i corpi degli abitanti, mentre Miroku avrebbe scavato delle tombe per ciascuno di loro.
Era un lavoro faticoso, ma era necessario che lo facessero.

Kagome uscì dalla capanna con indosso gli abiti da miko.
Inuyasha e Miroku, benché l’avessero già vista con quegli abiti, non poterono non restarne colpiti ancora una volta.
I lunghi capelli scuri erano trattenuti da una piccola coda, mentre teneva in mano alcuni fiori presi dalla capanna stessa.
Erano bianchi, con i piccoli petali di una leggera tinta rosa.
Inuyasha, cominciò a trasportare qualche cadavere verso la sua tomba, chiudendolo poi con la terra.
Kagome, una volta che Inuyasha aveva ultimato quel lavoro, posava un fiore sulla tomba e si chiudeva in preghiera assieme a Miroku.
I lineamenti del volto cambiavano in quelle occasioni, diventando dolci e rassicuranti.
Il lavoro portò via parecchio tempo, ma alla fine riuscirono a dare degna sepoltura a tutti quanti; nessuno escluso.

Kagome, terminato il suo lavoro da miko, aveva indossato il suo yukata e aveva preso a vagare per il villaggio.
Era strano.
Comprensibile era l’attacco degli youkai, i quali sicuramente odiavano la popolazione che viveva qui nascosta, ma la cosa che non dava pace a Kagome era il fatto che nessuno aveva potuto opporre un’adeguata resistenza.
Entrò dentro una delle capanne, scoprendo così l’armeria.
Le armi di quella gente erano ricavate dalle ossa degli youkai, dovevano essere molto potenti.
Kagome studiò con attenzione, un’armatura ancora in fase di lavorazione lasciata sospesa in quel luogo.
Poi, un lampo le attraversò la mente e finalmente riusciva a dare una spiegazione a quel massacro.
I guerrieri più forti, i più valenti erano fuori dal villaggio e, con tutta probabilità, si erano salvati.
Kagome corse fuori dalla capanna, avvertendo i suoi compagni della sua illuminazione e decisero di partire subito.

 

**

 

Buio.
Ogni cosa era avvolta dall’oscurità, una cappa pesante e opprimente.
Si guardava intorno, in cerca di un segnale e di una presenza.
Una luce emerse dall’oscurità, mostrando le immagini di persone a lei care, compagni e familiari, intenti a banchettare senza di lei.
Sango sorrise, decisa ad unirsi a loro.

Tuttavia, più provava a raggiungere quel luogo tranquillo più si sentiva respinta e cacciata e indietro.
Non era ancora il momento di unirsi a loro, questa era la voce che sentiva nella sua mente e che la riportava indietro, avvolgendola nell’oscurità.
Aprì lentamente gli occhi, scoprendo così che era l’alba era ormai giunta.
Fece leva sulle braccia, cercando di sollevarsi ma una fitta lancinante alla schiena la bloccò.
Era fasciata sul petto, mentre i piccoli graffi erano stati già medicati e curati con altrettanta cura.
Lo sguardo spaventato e terrorizzato vagò per tutta l’area, alla ricerca dei corpi di suo fratello e dei suoi compagni.

Nulla, non era rimasto niente se non la sua arma; Hiraikotsu.

-Vedo che ti sei svegliata-, proruppe una voce maschile, comparendo accanto ai resti del piccolo fuoco accanto a lei.

Sango lo scrutò con attenzione, cercando di capire se poteva fidarsi o meno di quell’individuo.
Indossava una pelle di babbuino bianco, nascondendo il suo viso ai suoi occhi.
Non emanava un’aura demoniaca, nemmeno intenzioni malvagie era come se non ci fosse nulla in lui.

-Dov’è Kohaku?-, chiese, cercando ancora di capire le intenzioni del suo “salvatore”.
-Kohaku?-, esclamò pensieroso. –Mi spiace, ma con te non c’era nessuno-.
Sango sbatté violentemente un pungo a terra, ferendosi la mano.
Si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere i gemiti di dolore e le lacrime.
“Perché? Come siamo giunti a questo?!”, pensò disperata, mentre si passava una mano sulla fronte.

I ricordi piacevoli della sua infanzia, dei momenti felici passati insieme a Kohaku, del duro lavoro fatto insieme le invasero la mente togliendole il respiro.
-Mi spiace, devi soffrire molto-, disse, utilizzando un tono di voce dispiaciuto. Però, nonostante questo, a Sango sembrava soltanto una presa in giro. –Purtroppo, quando sono venuto qui ho notato un piccolo villaggio fortificato completamente distrutto-.
A quelle parole Sango sbiancò.
il villaggio… Distrutto?
L’orrore invase i suoi occhi, pensando alle persone che vi abitavano.
Era sola. Era rimasta solo lei.
-Hai visto…chi?-, domandò, mentre sentiva il suo corpo vibrare leggermente.
-Vi erano moltissimi cadaveri, lo ammetto-, disse, mantenendo un tono di voce piatto e privo di sfaccettature. –Tra i cadaveri ho scorto la figura di un hanyou; Inuyasha si chiamava. Pare fosse alla ricerca di qualcosa nel villaggio, credo sia questa la ragione per la quale l’abbia distrutto-.
Sango si morse il labbro inferiore, così forte da farlo sanguinare.
Strinse spasmodicamente il suo yukata, con la quale lo straniero l’aveva coperta e poi in seguito curata.
-Datemi la mia arma-, sibilò minacciosa, sollevandosi in piedi. –Datemi Hiraikotsu! Colui che ha ucciso il mio villaggio, l’hanyou che si chiama Inuyasha lo troverò e lo ucciderò con le mie mani-.
Per un breve istante, a quelle parole, le era parso che Naraku sorridesse in modo maligno e crudele.

 

**

 

Il gruppo camminava ormai da qualche minuto, inoltrandosi sempre di più nel folto della foresta seguito da Kirara, ormai affezionata alla presenza di Kagome.
Inuyasha era alla testa del gruppo, avanzando sicuro con le braccia conserte e le mani nascoste dalle ampie maniche del kariginu rosso.
-Allora, Kagome, è questa la direzione giusta?-, domandò improvvisamente, sorprendo la ragazza.
La giovane miko non sapeva niente, si era solo limitata a esporre la sua teoria.

Era stato proprio Inuyasha a proporre la ricerca dei superstiti. –Ma cosa vuoi che ne sappia io?!-, sbottò furibonda.
-Come “non la sai”, sei stata tu a dire che ci poteva essere superstiti!-, rispose piccato l’hanyou, avvicinandosi a grandi falcate alla ragazza.
-Sì, ma sei stato tu a metterti in marcia senza sapere nulla della strada-, disse Kagome, sbattendo in faccia all’hanyou la verità dei fatti.
Miroku si portò una mano al viso, sospirando cominciò a far ondeggiare il capo.
Era sempre la stessa storia con quei due.
A volte si trattavano come una coppia di fidanzati, altre volte si scannavano come gatto e topo.
Le orecchie di Inuyasha scattarono, avvertendo il sibilo di qualcosa che si avvicinava.
D’istinto fece abbassare il capo di Kagome e lo stesso fece Miroku, avvertendo lui stesso una presenza avvicinarsi.
Un grosso boomerang emerse dal folto del bosco, riuscendo ad abbattere tutti gli alberi che si trovavano sulla sua strada per poi tornare indietro nelle mani del suo padrone.
Kagome restò sorpresa quando scoprì che si trattava di una ragazza, poco più grande di lei con indosso un abito scuro da ninja.
I capelli erano legati in una coda alta, mentre il viso era coperto da una maschera di ferro.
-Tu sei Inuyasha?-, domandò furente, facendo roteare in aria sopra la testa il grosso boomerang.
Inuyasha strinse le mani sull’impugnatura di Tessaiga. –Chi sei tu?-, chiese, cercando di trattenere la propria furia.
La ragazza assottigliò lo sguardo. –Sono una sterminatrice di youkai. Ora disponiti alla morte!-.
Prese la ricorsa per dare maggiore potenza all’arma.
Piegò il braccio e rilasciò il boomerang contro Inuyasha.
Grazie alla sua agilità l’hanyou riuscì ad evitare il colpo portandosi accanto a Kagome e Miroku, mentre i due cercavano di capire cosa diavolo stava succedendo.
-Voi sapete di che sta parlando?-, chiese Inuyasha a Kagome, mentre la ragazza scrollava le spalle.
-Non lo so Inuyasha, ma fai attenzione sta tornando!-.
Il boomerang stava tornando indietro, cercando di colpirli di nuovo ma, grazie ai loro riflessi, riuscirono ad evitare l’attacco di quell’arma tanto insolita.
Kagome, rapida, sfilò l’arco dal braccio e preparò una delle sue frecce.
-Quell’arma è troppo pericolosa-, disse Miroku, tenendo la mano pronta sul rosario che fasciava il braccio.
Kagome tese un braccio nella sua direzione, cercando di bloccare le iniziative di quel monaco. –Non farlo Miroku-.
Kagome scagliò la freccia purificatrice contro un punto non precisato della foresta.
Un grosso stormo di insetti fece la sua apparizione.
Erano simili alle api, ma erano molto più grandi e pericolosi.
Kagome li conosceva bene; erano Saimyosho, insetti particolarmente velenosi.

-Se apri il vortice quegli insetti ti avveleneranno-, disse pacatamente la ragazza, facendo così desistere il monaco da qualsiasi progetto che comprendesse il vortice.
Digrignò i denti, sorprendendosi della presenza di quegli insetti.
Era strano.
Quella ragazza non sapeva nulla di loro, eppure aveva portato con se gran parte di quelle creature.
Per quale ragione.
Inuyasha estrasse Tessaiga, puntandola contro la ragazza. –Dannata-, sbottò, portando la spada ad appoggiarsi nell’incavo tra spalla e collo. –Si può sapere per quale motivo vuoi batterti con me?-.
-Taci hanyou!-, esclamò irata, rilasciando con un movimento fluido del braccio il boomerang. –Ora vendicherò la mia gente!-.
Kagome sgranò gli occhi, comprendendo finalmente la ragione per la quale li stava attaccando.
Era stata plagiata, ma da chi non riusciva a capirlo. Tuttavia, un’idea le aveva balenato nella mente, dissipando la nebbia creatasi.
-Inuyasha!-, esclamò Kagome, mentre preparava ancora una freccia all’arco. –Inuyasha, non uccidere quella ragazza è stata ingannata!-.
-Tsk!-, rispose semplicemente l’hanyou, prima di partire all’attacco.
Sango aveva il fiato corto, mentre sentiva il sangue colare dalla ferita alla schiena appena riapertasi.
“Devo resistere… Devo resistere ancora un po’… devo portare a termine questo mio ultimo incarico”.

 

 

E anche questo è andato.
Allora, come tutti avrete capito dietro le quinte si trova il caro Naraku che entrerà in scena, come vero cattivo della storia, dal prossimo capitolo.
Un grazie ad achaori che si ricorda sempre di recensire e Kaggy95 che mi supporta su msn =).
Detto ciò… Ci vediamo venerdì per il prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12-Sango e la leggenda sulla sfera ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

Ciao a tutti!
Come sempre, puntuale come un orologio, eccomi qui ad aggiornare questa storia.
Devo ammetterlo, è la prima long fiction che scrivo che mi sta veramente prendendo senza stancarmi. (La piccola Fin raramente conclude una storia troppo lunga >.< ).

Bene, ora assisteremo alla fine dello scontro con Sango e al breve racconto sulla sfera.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin

 

12° Capitolo:  Sango  e la leggenda sulla sfera .

 

 Quella sterminatrice era veramente abile.
Non appena aveva visto Inuyasha avvicinarsi, aveva estratto dal suo abito una pallina scura che esplose quando incontrò la terra, rilasciando nell’aria un potente veleno.
Inuyasha si tappò il naso, sperando vivamente che quella mistura non penetrasse anche dalla pelle.

Sango guardava soddisfatta il suo operato, mentre aumentava la stretta contro Hiraikotsu. –In genere chi ha le orecchie come le tue possiede un olfatto abbastanza fine-, spiegò Sango, mentre si preparava a rilasciare la sua arma contro un indifeso Inuyasha.
Poco prima che il boomerang colpisse Inuyasha, una freccia attraversò l’area. Superò Sango colpendo qualcosa alle sue spalle, la creatura a capo di tutto quanto; Naraku.

Il veleno, al passaggio della freccia si era disperso e il boomerang era tornato indietro.
La sterminatrice rimase sorpresa quando incontrò lo sguardo serio e combattivo di Kagome.
La corda dell’arco vibrava ancora, mentre la ragazza lentamente ritirava la mano.
-Ho sbagliato mira apposta-, rispose semplicemente, sentendo su di se lo sguardo indagatore di Sango. –Se voglio non sbaglio. Ma questo, Naraku, credo che tu lo sappia già-.
Inuyasha e Miroku portarono lo sguardo oltre la schiena della sterminatrice, notando su una roccia poco distante una figura, avvolta da una pelle di babbuino, che li osservava divertito.
-Dici bene, Kagome-, disse tranquillamente, mentre i Saimyosho lo circondavano come per proteggerlo.

Miroku sentiva le viscere contorcersi, mentre aumentava la stretta sul suo bastone e scrutava la figura coperta da quella pelle animale davanti a se.
Era lui.
Era davvero quello lo youkai che, più di cinquant’anni fa, creò quella maledizione del vortice sulla sua famiglia condannandola.
Le mani cominciarono a sudare per l’impazienza, mentre sentiva il sangue ribollirgli nelle vene.
-Perché ora non state tutti buoni, lasciandovi abbattere dalla sterminatrice-, disse tranquillamente, mentre Sango sentiva una strana sensazione provenire da quell’essere.
Si poteva davvero fidare di lui?
Il suo intuito le suggeriva di no, ma al momento non poteva fare altrimenti.

Miroku sentì i nervi cedere, lanciandosi così contro Naraku e colpendolo con il suo bastone ma questi riuscì a evitare l’attacco del monaco e si spostò lateralmente.
I due avversari rimasero a scrutarsi per un breve istante poi, all’improvviso, Naraku scappò svanendo in una nuvola di miasma velenoso.
-Sango, quando avrai abbattuto Inuyasha raggiungimi-, le parole si erano disperse nell’aria, lasciando dietro di loro una strana sensazione.
Miroku partì all’inseguimento di Naraku, fortunatamente ancora visibile in cielo.
Kagome non lo fermò, dopotutto capiva i suoi sentimenti meglio di chiunque altro.
Kirara, rimasta in disparte buona parte dell’incontro si era porta vicino a Sango saltandole in braccia e sfregando il suo capo contro la guancia.
-Kirara, per fortuna sei sopravvissuta-, disse rincuorata, carezzando amorevolmente la schiena del piccolo animale. –Kirara, segui Naraku e se dovesse comportarsi in modo sospetto… uccidilo!-, sussurrò all’orecchio della nekomata, la quale ringhiò debolmente prima di partire, come Miroku, al suo inseguimento.

Inuyasha non si sposta, sapendo bene che la sterminatrice gli avrebbe impedito di seguire Naraku.
Sentiva nell’aria il forte odore di sangue di lei.
Era ferita, in modo anche piuttosto grave a giudicare dalla quantità di sangue che stava perdendo.
Ma se ne rendeva conto?
Sango rilasciò ancora una volta il boomerang, ma Kagome lo deviò utilizzando una delle sue frecce.
Inuyasha approfittò del momento, lanciandosi contro la ragazza che reagì liberando il gas venefico.
-Stupida! Non penserai di fregarmi due volte?-. Detto questo scattò in avanti, liberando dalla maschera il volto di Sango.
La ragazza si tappò il volto con la mano, cercando di evitare di morire intossicata dal suo stesso veleno.
A sorpresa, Inuyasha l’afferrò per il braccio e con un balzo la portò al di fuori della nuvola di veleno.
“Mi vuole aiutare?”, pensò Sango perplessa. “No, non è possibile”.
Assottigliò lo sguardo, mentre con delicatezza toccavano finalmente il suolo.
La mano si strinse sull’elsa della sua spada e, con un gesto rapido e veloce, la conficcò nella spalla di Inuyasha.
Kagome lo raggiunse in fretta, cominciando a sciogliere la bandana che teneva sempre legata intorno alla vita.
-Smettila di comportarti da stupida-, rispose seccato Inuyasha, mentre si liberava dalla spada nella sua spalla e gettandola a terra. –Inoltre, ti rendi minimamente conto di quando stai sanguinando?-.
Sango sgranò gli occhi accorgendosi solo in quel momento del mare di sangue che perdeva.
Le braccia erano completamente sporche, mentre la terra su cui si trovava era già sporca del suo sangue.
La vista cominciò ad offuscarsi, mentre il desiderio di assopirsi aumentava sempre di più.
Kagome l’afferrò per le spalle, scuotendola leggermente per farla restare lucida.
-Non dormire!-, sbottò, dandole dei piccoli schiaffi sul volto. –Ascolta, per caso Naraku ti ha fatto prendere qualcosa?-.
Sango annuì leggera con il capo, mentre Kagome scuoteva a destra e sinistra il capo.
Come una furia si mise a cercare tra le sue cose un possibile antidoto. Sango la osservava curiosa, mentre cercava tra le sue cose.
Era una miko, la freccia che lanciava era una prova inconfutabile però non lo sembrava affatto.

-Tu chi sei?-, biascicò, mentre sentiva le forze abbandonarla. –Sei una miko?-.
Kagome sgranò gli occhi esterrefatta, scosse leggermente il capo per poi porgere a Sango un contenitore di bambù.

-No, sono una ladra-, rispose con un sorriso, mentre con un cenno del capo incitava la ragazza a bere il contenuto preparato da lei.
-Come lo sapevi?-, sussurrò Inuyasha.
-Ho imparato a riconoscere i veleni. Sango sembrava soffrire, eppure non si rendeva conto di nulla così ho trovato la soluzione-.
Inuyasha la osservò ammirato per un lunghissimo istante.
Era molto di più di un essere umano, evidentemente il tempo passato insieme a suo padre aveva sviluppato molto delle sue potenzialità.
Il suo sguardo s’incupì leggermente.
Cosa la legava veramente a suo padre?
Ogni volta che ne parlava, ogni volta che lo ricordava i suoi occhi si accendevano di una bellissima luce.
-Andiamo, dobbiamo raggiungere Miroku-, disse Kagome, raccogliendo le sue cose e aiutando Sango a rimettersi in piedi.
Inuyasha la caricò sulle spalle, mentre la ragazza sembrava opporsi strenuamente.
-Tranquilla-, disse Kagome, notando lo sguardo preoccupato della sterminatrice. –Nessuno ha fatto del male a nessuno. Sei stata plagiata da Naraku, se vuoi vendicarti ti conviene non lamentarti e farti trasportare da Inuyasha-.

 

**

 

Correva a perdifiato ormai da qualche minuto, affiancato dalla nekomata trovata al villaggio degli sterminatori.
Aveva il fiato corto, ma non poteva arrendersi.

Doveva lottare, continuare a inseguire Naraku e infine ucciderlo per liberarsi della maledizione che lui aveva scagliato contro la sua famiglia.

Strinse i denti aumentando la velocità di corsa, chiedendo al suo corpo uno sforzo non indifferente.

Poco dopo si ritrovarono davanti ad un crepaccio.
-Dannazione!-.
Miroku portò lo sguardo verso l’alto. Naraku proseguiva imperterrito nel suo cammino, mentre loro restavano indietro.
Kirara ringhiò forte, il suo corpo fu avvolto dalle fiamme trasformandola completamente.
Era diventata più grande e dalle fauci si potevano intravedere dei lunghi denti a sciabola.
Miroku non ci pensò due volte e saltò in groppa all’animale, mentre questi spiccava un balzo in direzione di Naraku.

Con un potente colpo del suo bastone, Miroku riuscì a tagliare il corpo di Naraku fermando così la sua corsa.

Dal suo corpo uscirono dei tentacoli che ferirono Kirara e Miroku, costringendo i due a scendere a terra.
Miroku scese, stringendo saldamente tra le mani il suo bastone pronto al contrattacco.
Kirara era già intenta a mordere i tentacoli di Naraku, cercando di ucciderlo come la sua padrona le aveva ordinato di fare.

In quel momento, proprio quando Miroku, stava per partire all’attacco, una freccia si conficcò nel suolo allontanando i due contendenti ai lati opposti.

La corda dell’arco vibrava leggermente, mentre Kagome fissava con un’espressione glaciale Naraku.

-Perché fuggire così Naraku? Non vuoi nemmeno una piccola sfida tra amici-, chiese sarcastica, mentre preparava una nuova freccia all’arco e la tendeva in direzione di Naraku.
Sango era seduta a terra, tenendosi la vita con un braccio mentre sentiva il suo respiro regolarizzarsi; l’antidoto di Kagome aveva fatto effetto.
-Naraku, è giunto il momento di pagare per i tuoi delitti-, sbottò Kagome, mentre i suoi compagni si preparavano all’attacco.

-Delitti?-, ripeté quella parola trattenendo a malapena un sorriso malevolo, lasciando che una lieve risata fuori uscisse dalle sue labbra. –Kagome, le tue mani sono sporche quanto le mie-, a quell’affermazione Kagome sgranò gli occhi, mentre lo sguardo dei suoi compagni si posava incerto su di lei. –La tua anima è nera, Kagome. Non potrai sfuggirgli in eterno-.
Kagome abbassò lo sguardo, nascondendo gli occhi con la frangia scura.
Ricordi lontani si affollavano nella sua mente, mentre prendeva consapevolezza del peso di quelle rivelazioni.
Era un argomento che mai avrebbe voluto che Naraku sbandierasse a quel modo, non avrebbero mai dovuto scoprilo in quel modo.
Inuyasha puntò Tessaiga contro Naraku, portandosi davanti a Kagome. –E allora? Cosa importa. Pensi forse di ingannarci con i tuoi trucchi?-.
Kagome sollevò il capo, stupita da quell’affermazione.
Le credeva fino a quel punto?
-Ora basta con le chiacchiere!-, senza aggiungere altro, assieme a Miroku si lanciò all’attacco di Naraku.
Lo youkai lanciava loro contro i suoi tentacoli che fuoriuscivano dal suo corpo, mostrando soltanto una parte della sua vera natura.
Inuyasha e Miroku li tagliavano, ma era una mossa completamente inutile perché i frammenti si ricomponevano da soli.
Kagome studiò con attenzione il corpo dello youkai, mentre cercava il modo migliore per colpirlo.
C’era qualcosa di strano, l’aveva notato anche Sango.
Nonostante fosse uno youkai, non emanava nessun tipo di aura maligna e accanto a lui non si percepiva nulla.
-Inuyasha!-, urlò Sango. –Quello è un simulacro, non è il vero Naraku-.
Kagome restò sorpresa, ma non durò molto e decise di agire.
Senza pensare, scagliò una freccia in direzione della testa di Naraku.
La freccia colpì il bersaglio, lasciando il corpo del fantoccio a muoversi in modo incerto e dubbioso.
Inuyasha spiccò il balzo in avanti e con un potente fendente squarciò il petto del fantoccio, distruggendolo completamente.

Il feticcio, al quale era legato un capello di Naraku necessario al sortilegio, cadde al suolo per poi venire raccolto da Miroku.
-Questo deve essere uno dei capelli di Naraku-, constatò il monaco, tenendo tra le mani il feticcio di legno.

-Probabilmente lo stava manovrando da un luogo sicuro-, sbottò Inuyasha, riponendo Tessaiga nel fodero.

Sango si sentì mancare, mentre nella sua mente si affollavano le immagini della morte di suo padre e di Kohaku.

-Kohaku…-, mormorò debolmente, prima di farsi vincere dalla stanchezza.

Si accasciò a terra, ma prima di poterla toccare le mani di Kagome la raggiunsero posandocela dolcemente.
-Deve essere stato duro per lei-, disse, mentre le carezzava il volto dolcemente. –Non è una cosa che si supera facilmente, ci vorrà del tempo perché le sue ferite possano guarire-.
Kagome chiese a Inuyasha di trasportare ancora Sango, mentre lei e Miroku sarebbero tornati al villaggio grazie all’aiuto di Kirara.

Il monaco continuava a ripensare alle parole dette da Naraku, certo che non fossero tutte menzogne.

Conosceva poco Kagome, ma sapeva che nascondeva qualcosa di oscuro nel suo passato e il sigillo sul suo collo era la chiave del mistero.

Tuttavia, benché la sua mente fosse avvolta da una fitta rete di dubbi e perplessità decise di tacere.
Non era il momento per quelle risposte.

 

**

 

Buio.
L’oscurità avvolgeva ogni angolo di quello strano luogo.
Le urla strazianti di qualcuno che moriva riecheggiavano tra quelle pareti così silenziose, ma tuttavia piacevoli.
Sentiva che non doveva restare in quel luogo, però non aveva nemmeno il desiderio di abbandonarlo.
Una luce proruppe in quell’oscurità, disturbandone la quiete e costringendola a seguirla.

Aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi ad osservare un piccolo spicchio di cielo.
Era appoggiata su un piccolo giaciglio di paglia, coperta con il suo yukata.
Si sollevò, sfruttando le braccia e poté constatare che le ferite erano state medicate di nuovo e con maggior cura di quanto era stato fatto in precedenza.

-Io ti consiglierei di riposare ancora-, disse una voce femminile, dolce ma allo stesso tempo severa.
Sango si voltò a guardare in direzione della porta, scoprendo che la persona a parlare altri non era che Kagome.
Reggeva in mano una bacinella di legno contenente dell’acqua fresca, appoggiata ad essa una piccola pezza di stoffa bianca.
Sango scrutò con attenzione la figura di lei, perdendosi nei suoi occhi nocciola così simili ai suoi.
Tuttavia, infondo ad essi, c’era una grossa lastra di ghiaccio che non si sarebbe mai sciolta.
Sango, ignorando le parole della miko si alzò barcollante dal giaciglio e fu subito sorretta dalla ragazza.
-Che vuoi fare?-, domandò irritata, mentre faceva passare un braccio di Sango attorno al suo collo per sorreggerla meglio.
-Portami da loro-, sussurro, scostando il capo dalla parte opposta.
Kagome annuì, e dopo averla aiutata a rivestirsi la condusse fuori verso le piccole tombe che lei, Inuyasha e Miroku avevano creato per gli abitanti del villaggio.

Gli occhi di Sango si coprirono di un velo di malinconia, mentre osservava le tombe create per i suoi compagni.
Chissà dove si trovavano suo padre e Kohaku.
Un giorno, qualora li avesse mai ritrovati, avrebbe portato le loro ossa a riposare nella loro terra natale.

Kagome la fece sedere accanto alle tombe, standole accanto senza aggiungere una sola parola.
Non era mai stata brava a consolare, le frasi scontate non erano proprio adatte alla situazione e quindi decise che il silenzio era la cosa migliore che potesse offrire a Sango.

Inuyasha e Miroku sarebbero tornati a momenti, li aveva mandati a cercare i compagni di Sango nella zona.

Digrignò i denti, mentre sentiva una strana rabbia invaderle l’animo.
Le mani, chiuse in pugni, vibravano leggermente ripensando a quanto accaduto poche ore prima.
Naraku conosceva qualcosa di terribile, soprattutto era consapevole che l’avrebbe usato a suo vantaggio in questa assurda guerra.

Per ottenere cosa poi? La sfera, sicuramente, era già in mano sua.
Ma allora, per quale motivo ordiva delle trappole così elaborate?.

Più ci pensava, meno arrivava ad una conclusione razionale e logica. –Vi ringrazio-, mormorò Sango, lo sguardo sempre rivolto verso le tombe. –Per aver creato queste tombe. Grazie di cuore-.
Kagome le sorrise dolcemente, inginocchiandosi accanto a lei.
 -Ascolta, mi rendo conto che non è il momento ma sappi che se vorrai venire con noi sarebbe fantastico-, disse Kagome, catturando l’attenzione di Sango. –Tutti abbiamo una ragione per combattere Naraku, se bisogna vendicarsi assieme è meglio restare uniti-.
Sango annuì, ricordandosi della morte dei suoi compagni per mano di quell’essere immondo.
-Sì, va bene-, rispose, ferma e decisa.
Kagome sorrise annuendo ancora con il capo.
Sarebbero state buone amiche, aveva questa sensazione nel profondo della sua anima.

-Kagome!-, la voce  urlante di Inuyasha ruppe il delicato equilibrio di silenzio creatosi, riportando le due ragazze alla realtà.

Kagome osservò sia Miroku che Inuyasha.
Le loro espressioni erano più eloquenti delle parole. Kagome sospirò, comprendendo che i suoi amici non avevano trovato nulla da nessuna parte.

-Per quale motivo siete venuti al villaggio?-, chiese Sango, ansiosa di conoscere la verità.
-Io appartengo al tempio a cui la sfera era legata, siamo venuti qui per sapere qualcosa di più su quel gioiello-.
Sango restò basita qualche secondo, assimilando le parole della ragazza.
Così era lei la miko prescelta, mentre ripensava alla forza straordinaria delle sue frecce non faticava a crederle.

-la sfera degli Shikon è nata qui, in questo villaggio-, disse Sango, mentre un leggero filo di vento le muoveva i capelli. –in tempi molto più oscuri, dove gli youkai continuavano ad aumentare a dismisura soltanto una persona possedeva il potere necessario per sconfiggerli. Questa persona era Midoriko, una miko dai poteri straordinari-.
Midoriko, il punto di partenza di tutto quanto.
-Questa storia già la sappiamo-, sbottò Inuyasha, incrociando le braccia.
Kagome si voltò e lo fulminò con lo sguardo, mentre Miroku gli dava un colpo con il suo bastone in testa. –Continua-, la incitò Miroku, affascinato dalla storia.

-Per gli youkai, Midoriko era un avversario temibile perché possedeva la capacità di purificare le loro anime. In una grossa battaglia, molti youkai si unirono tra di loro fino a formare un solo essere per poi attaccare la miko-.

Sango si fermò un istante, scrutando il cielo che lentamente cambiava colore per lasciare posto alla notte. –La battaglia durò a lungo, ma alla fine Midoriko riuscì a strappare l’anima del grande youkai ma non fu in grado di purificarla-.
Si strinse lo yukata ancora di più, mentre lentamente si rialzava per tornare a casa.

-Alla fine ciò che uscì dal suo corpo non fu altro che la sfera degli Shikon-.
Kagome si bloccò.
Tutto si era immaginata, ma non una cosa del genere. –Come può un oggetto, creato da una miko, portare così tanto male al mondo?-, domandò Kagome, gli occhi vitrei e il corpo che vibrava leggermente.

-Ogni cosa nel mondo…-, proseguì Sango, mentre entravano dentro l’unica casa nelle migliori condizioni. –Uomini, animali, alberi e molto altro sono formati dall’insieme di quattro anime, ossia quattro spiriti-.
-Questo dicono le antiche scritture-, concluse Miroku, mentre Kagome cercava di ricordare anche lei la leggenda.
Durante l’apprendistato seguiva poco le lezioni, lasciando sempre la sua mente libera di vagare per spazi sconfinati e impenetrabili. –La sfera può agire sia nel bene che nel male, ciò dipende dalla persona che ne è in possesso-, concluse Miroku poggiandosi contro una delle pareti della casa.
Kagome annuì, ricordando vagamente quella parte dei discorsi di sua madre.
Si riscosse improvvisamente, notando subito che Inuyasha non era al loro fianco.
-Miroku, hai visto che fine ha fatto Inuyasha?-, chiese Kagome, continuando a guardarsi intorno e fuori dalla porta.
Miroku scrollò le spalle. –Mi spiace Kagome-sama, non ci ho fatto caso-.
Kagome si rabbuiò per un istante, ma dopotutto non poteva pretendere che Inuyasha le fosse sempre accanto.
-Io vado a cercarlo-, disse, mentre raccoglieva arco e frecce.
Miroku annuì, sorridendo in modo quasi impercettibile.
Non poteva controllarlo, lo sapeva bene ma non voleva nemmeno lasciarlo da solo.
-Houshi-sama-, disse Sango, catturando l’attenzione di Miroku che si volse nella sua direzione. –Chi è quella ragazza? Intendo veramente…-.
-Vorrei saperlo anche io-, disse, inginocchiandosi davanti a lei.
In quel momento, una delle sue mani andò a posarsi sul suo fondoschiena massaggiandolo dolcemente.
Il rumore sordo di una cinquina si diffuse nell’aria fresca della sera.
Kagome sollevò lo sguardo verso il cielo, scoprendo che si trattava di una notte tenebra priva di luna; il novilunio.

 

E anche questo è andato.
La notte del Saku è finalmente giunta, cosa accadrà? xD bella domanda.
Allora, ringrazio di cuore kaggy95 per il supporto morale e la sopportazione su msn xD e achaori; hai ragione a dire che è simile, ma quella parte era la mia preferita in assoluto e quindi l’ho tenuta in originale =).
Bene, io non ho altro da aggiungere =).
Al prossimo aggiornamento… ossia lunedì 6 =).

Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.
P.s. per chiunque volesse contattarmi questo è il mio indirizzo di posta airenseiryuu@hotmail.it
ß SOLO per e-mail non è di msn =)

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13-La notte del Saku ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!
Eccomi qui, come avevo promesso, ad aggiornare questa storiella dai temi alquanto strani.

Più vado avanti, più scopro quanto la trama mi prende e mi faccia rilassare.
Bene, finalmente vedremo la notte del Saku e… Mi spiace, ma non posso aggiungere altro =).
Vi lascio alla lettura.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

13° Capitolo: La notte del Saku.

 

Kagome era uscita dal villaggio degli sterminatori, addentrandosi nella foresta circostante per cercare Inuyasha.
Era preoccupata, molto più di quanto avrebbe mai potuto ammettere a se stessa.
-Inuyasha!-, urlò con quanto più fiato aveva in corpo, mentre proseguiva nel fondo della foresta.
Doveva trovarlo, si sentiva sola senza la sua presenza.
-Inuyasha!-, chiamò ancora, ma non ottenne nulla.
La sua voce si perse nel vento, sparendo nell’oscurità nella notte.

Chiuse gli occhi, traendo un profondo per cercare di rilassare i suoi nervi.
Concentrò tutta la sua attenzione sui suoni che quella sera portava con se, lasciando il suo spirito libero da qualsiasi pensiero.
Era un trucco che gli aveva insegnato il nobile Inu no Taisho, ma non pensava di doverlo usare per trovare suo figlio.
Poi lo sentì, il battito di un cuore umano che non era suo.
Si avvicinò rapida e silenziosa, proprio come quando faceva un furto e lo vide.
Era appoggiato al tronco di un albero, l’espressione seria e arrabbiata come sempre.
Era diverso però, questa notte era diversa per lui.
Si portò una mano alle labbra, cercando di trattenere un’esclamazione di sorpresa nel vederlo.
I lunghi capelli, prima di un bellissimo color argento ora avevano una tinta scura come la notte.
Gli occhi, dapprima del colore dell’oro ora invece erano più scuri e dal taglio umano.
Era un essere umano, in tutto e per tutto.
-Potresti smetterla di fissarmi-, sbottò Inuyasha, accortosi della presenza della ragazza da pochi minuti.
La ragazza uscì dal suo piccolo nascondiglio, mostrandosi così all’hanyou che la guardava con freddezza.  –Cosa sei venuta a fare?-, chiese freddo, senza mai incontrare il suo sguardo.
Kagome si sedette accanto a lui, continuando a scrutarlo.

Dopo qualche minuto di silenzio, passato a studiare l’espressione così umana di Inuyasha decise di rispondere alla domanda. –Ero venuta a vedere se stavi bene, ero preoccupata-, ammise.
-Bene, ora puoi anche andare via-, rispose duramente.
Non voleva che lei lo vedesse in quelle condizioni, nella sua condizione di debole e patetico essere umano in cui era praticamente inutile.

Kagome perse completamente la pazienza.

Afferrò una delle ciocche dei suoi capelli, costringendolo a guardarla negli occhi.
-Si può sapere cosa ti prende? Sei completamente pazzo, pensi che ti lasci qui da solo in queste condizioni!-, disse, mentre sentiva la mano tremare dal desiderio di dargli uno schiaffo.

Inuyasha rimase stupito dalla fermezza di lei.
Nonostante le avesse rivolto parole crudeli, fredde, lei restava al suo fianco.

Kagome trasse un profondo respiro, riuscendo finalmente a calmarsi e lasciò la presa su Inuyasha.
-Perché non mi ha detto della notte del Saku?-, chiese Kagome, scostando lo sguardo da lui. –Se me ne avessi parlato, credimi, ti avrei lasciato da solo con i tuoi pensieri.
Fissava un punto indefinito del terreno, cercando qualcosa che non sapeva nemmeno lei.
Inuyasha si passò una mano tra i capelli, mentre rifletteva sulla domanda di lei.
-Non volevo che mi vedessi così…Debole…Fragile-, rispose, la voce bassa quasi sussurrante.
Kagome sgranò gli occhi, mentre posava lo sguardo sorpreso su Inuyasha.
Gli occhi erano velati da una profonda sofferenza, come sempre da quando l’aveva conosciuto.
Sorrise, portando una mano sulla guancia.
Sfiorò leggera con i polpastrelli la sua pelle delicata, dapprima, poi lasciò che la sua mano si modellasse su di essa.

Stavolta fu Inuyasha a restare basito, ma chiuse istintivamente gli occhi stringendo con una mano quella di Kagome.
La ragazza si liberò rapida dalla presa di lui, per continuare la sua analisi.
Era una cosa che aveva già fatto quando era ancora hanyou, ma non le importava le piaceva troppo la presenza di Inuyasha.

Le sue dita sfiorarono delicate i tratti del volto dell’hanyou, per poi passare ai capelli scuri.
Erano morbidi ma poco curati, ma non avevano perso la loro lucentezza che li caratterizzava anche quando era in versione youkai.
Kagome sorrise, riuscendo a riscaldare il cuore dell’hanyou. –Perché dici questo? Io non ti vedo diverso, per me resti sempre Inuyasha. Non importa che aspetto tu abbia-.
Rapido, tanto da non dare il tempo a Kagome di reagire, staccò la mano dal suo volto e si avvicinò a lei.
I loro volti erano a pochi centimetri di distanza tra di loro.
Inuyasha stringeva ancora la sua mano, senza voler minimante accennare a lasciare la presa su di lei.

Kagome sentì i battiti del suo cuore accelerare oltre misura, mentre il sentiva il suo volto andare in fiamme.
Gli occhi di Inuyasha, così scuri e profondi la catturavano, trascinandola in un abisso dal quale non si sarebbe rialzata tanto facilmente.
L’hanyou si alzò, liberandola da quella prigionia così piacevole e riscuotendo il suo animo.
-Andiamo-, disse, mentre l’aiutava a rimettersi in piedi.
Con un mano, Kagome si tolse i residui di terra dal suo yukata e si affiancò subito all’hanyou che tanto la sorprendeva.

Dopo qualche minuto di silenzio, alla fine Inuyasha decise di togliersi il dubbio che da tempo lo attanagliava.

-Kagome, cosa ti legava a mio padre?-, domandò a bruciapelo, cogliendo in contropiedi Kagome che non si aspettava una domanda del genere.
-In che senso?-, chiese dolcemente, mentre cercava di afferrare il senso del contorto discorso di Inuyasha.
L’hanyou sentì il volto infiammarsi, tanto che fu costretto a scostarlo da quello di lei per impedirle di leggergli dentro.
-Ecco…Tu…Tu…-.
Kagome ridacchiò, interrompendo così Inuyasha che ora la fissava furibondo. –Scusa, comunque non ero legata a lui da quello che pensi-, spiegò dolcemente, portandosi qualche passo avanti a lui.
-Per me, tuo padre, rappresentava una meta e un luogo irraggiungibile-, la sua voce si addolcì, mentre ripensava alla gentilezza di Inu no Taisho nei suoi confronti. –Era sempre davanti a me, mentre io incespicavo per stare al suo passo. Rappresentava una figura paterna, un qualcosa che per tanto tempo ho agognato-.
Inuyasha la studiava attentamente, lasciandola continuare senza mai interromperla. –Mi parlava anche di te, specialmente di te-.
Inuyasha restò sorpreso. –Diceva che gli dispiaceva, ripeteva in continuazione che avrebbe voluto stare al tuo fianco ma non poteva. Gli youkai non la smettevano di tormentarlo, era sempre impegnato a combattere ovunque andasse. Ora sai, conosci la verità sul perché sono diventata la sua assistente-.
Kagome si avvicinò, posandogli ancora una volta una mano sulla guancia e sfiorandola delicatamente. –E’ crudele-, disse, continuando il suo discorso. –Ogni volta che ti guardo mi sento in colpa. Io ho passato molto tempo accanto a lui, mentre tu così poco. E’ ingiusto-.
Ritirò la mano, scostando lo sguardo da quello di Inuyasha.
Senza aggiungere altro continuarono la loro camminata, avvolti dal silenzio innaturale della foresta.
Ogni tanto Kagome portava lo sguardo al cielo coperto di stelle, cercando qualcosa tra di esse.

-Che cosa intendeva Naraku?-, domandò Inuyasha, fermandosi e rompendo il silenzio.
Kagome si bloccò, sgranando gli occhi per lo stupore.
Il momento che temeva era forse giunto?
Scosse il capo. No, non avrebbe detto nulla a Inuyasha.
-Dobbiamo proprio parlarne-, chiese, voltandosi a guardarlo con un’espressione sofferente dipinta sul volto.
-No, ne parliamo adesso. Non vorrei che domani, per via di Miroku e Sango, tu non parlassi di nulla-.
Kagome si morse il labbro inferiore, si sentiva completamente esposta.
-Ti prego-, sussurrò, mentre cercava il modo migliore per far cadere quella maledetta conversazione. –Inuyasha, è una cosa di cui non voglio parlare per il momento, così come la faccenda di Naraku; me ne occuperò da sola-, disse risoluta.
Inuyasha scattò.
Si avvicinò a grandi falcate alla ragazza, afferrandola per un braccio e portandola contro il suo petto imprigionandola in un profondo abbraccio.
Kagome sentì il suo respiro mozzarsi a causa della rapidità del movimento, mentre Inuyasha aumentava la stretta attorno a lei.

-Non te lo permetto!-, disse Inuyasha quasi rabbioso, affondando il volto contro i capelli di lei e ispirando forte il loro odore. –Tu non affronterai tutto questo da sola. L’unico che deve proteggerti da Naraku… Lo vuoi capire che posso essere solo io!-, urlò, la voce incrinata dalla sofferenza.
Kagome rimase immobile, le braccia distese lungo i fianchi si alzarono lentamente per poi cingere la schiena dell’hanyou e rispondendo così al suo abbraccio.
Per anni, anzi per tutta la vita, aveva cercato qualcuno che la sostenesse.
Cercava qualcuno che non la facesse sentire sola, qualcuno che comprendesse cosa si agitava nei profondi recessi della sua anima.
Sapeva che Naraku aveva ragione, sapeva anche che Inuyasha non si sarebbe arreso in quel modo.
Era presto, non era ancora pronto per sapere quella parte di verità.

Strinse con le dita la veste di Inuyasha, aggrappandosi alla sua unica ancora di salvezza per quella battaglia.
-Lo so-, mormorò, mentre portava le mani sul petto di lui scostandolo delicatamente. –Lo so, per questo io…-.
Un rumore sordo si diffuse nell’aria, interrompendo così il discorso di Kagome.

-Maniaco!-.
Sango uscì da un piccolo nascondiglio, posto sotto vento in modo da non essere scoperti da Inuyasha.
Miroku comparve qualche istante dopo, con un bellissimo segno rosso stampato sul volto.

Sentì Inuyasha ringhiare alle sue spalle, mentre faceva schioccare le dita della mano con fare minaccioso.
-Vi prego di scusarmi Kagome-sama-, disse Miroku, sorridendo come un ebete e passandosi la mano sulla cinquina in volto.
Doveva fare molto male. –Ora ti scuso io!-, urlò Inuyasha, cominciando a inseguire il povero monaco per l’intera foresta.

Kagome sorrise, mentre si affiancava a Sango.
-Allora? Cosa hai deciso?-, domandò Kagome, senza distogliere gli occhi dalla scena comica davanti a lei. –Verrai con noi?-.
-Sì, sono sicura della mia decisione e non ho dubbi-.
Kagome le sorrise.
Sospirò, mentre cercava il modo migliore per fermare i due pazzi. –Adesso basta! Abbiamo raggiunto il limite-.
Con una mano afferrò il bavero del kariginu rosso di Inuyasha, mentre con l’altra faceva lo stesso con il kimono di Miroku.
-Smettetela di comportarvi come bambini, ora torniamo al villaggio che domani si riparte-, sbottò seria, mentre allentava la presa lentamente.

I tre annuirono, dirigendosi verso il villaggio che era a pochi metri da loro.
Kagome rimase un secondo indietro.
Lo sguardo rivolto verso le stelle lontane, sentiva una strana sensazione in quella foresta ma si convinse che era tutta la sua immaginazione, e raggiunse così gli altri.

 

**

 

Una notte senza luna, momento ideale per muoversi senza destare troppi sospetti.
Kikyo, un tempo una nobile miko, ora era solo un involucro di terra e ossa mosso dal solo rancore.
La sua mente era sempre ossessionata dalle parole della sorella, incapace di farle coincidere con gli occhi pieni di rabbia e odio che aveva visto il giorno della sua morte.
La sua anima era bloccata a quel momento, incapace di continuare la sua esistenza.
Esistenza che ormai non le apparteneva più.

Camminava nel folto della foresta, diretta verso casa e alla ricerca di una risposta.

Accanto a lei c’erano dei piccoli spettri.
Avevano le fattezze di piccoli serpenti, possedevano inoltre dei piccoli artigli con i quali erano in grado di trasportare le anime delle persone defunte.
Già, ormai Kikyo poteva vivere solo cibandosi delle anime di donne morte e non poteva evitarlo.
Gli Shinidamachou, i servitori dell’al di là, l’aiutavano in questo compito.
Grazie a loro, mandati alla ricerca di tracce di Kagome e dei suoi strani compagni, aveva scoperto un nome; Naraku.

Era uno youkai, decisamente potente e pericoloso.
Ogni tanto, benché in modo flebile, riusciva ad avvertire la sua presenza; quasi fosse nascosto.

Il suo viaggio giunse al termine.
Silenziosa percorse le vie deserte del villaggio, raggiungendo la capanna di Kaede.
Con un movimento fluido della mano scostò la piccola stuoia di canne di riso che fungeva da porta, entrando nell’umile dimora dell’anziana miko.
-Kikyo?-, esclamò la donna, risvegliatasi dal suo sonno leggero.
-Che c’è?-, domandò Kikyo sarcastica. –Sembra quasi che tu abbia visto un fantasma-.
La donna annuì, mentre si alzava dal suo giaciglio.

Kikyo si avvicinò, sedendosi sul bordo di legno del pavimento e fissando intensamente la miko davanti a lei.

-Dimmi Kaede..-, esordì Kikyo, senza abbandonare la sua espressione seria. –Kagome ti ha parlato di uno youkai chiamato Naraku?-.
Kaede annuì con fare grave, mentre prendeva il necessario per accendere il fuoco nella capanna; ormai era inutile tornare a riposare.

Lentamente, senza tralasciare nulla, Kaede spiegò la situazione alla defunta miko raccontandogli i fatti così come Kagome li aveva descritti.
Kikyo ascoltava attentamente, senza interrompere.

Secondo questa versione, per altro vera, Naraku aveva architettato un piano perfetto in modo che lei morisse pensando che fosse colpa della sorella.
La sua anima, in questo modo, si sarebbe macchiata con il sentimento dell’odio.
Tuttavia, l’unica cosa che ancora non capiva, era il motivo che l’aveva spinto ad elaborare un piano così complicato.
-Capisco…-, mormorò alla fine del resoconto della miko. –Quindi è questo che accadde-.
Si alzò lentamente, avvicinandosi alla porta.
-Aspettate Kikyo-sama, anche Kagome ha sofferto molto per quello che è accaduto-, disse la donna, cercando di trattenere la miko.
Kikyo sorrise amara, voltandosi a guardare l’anziana miko. –Io volevo solamente conoscere la verità, per quanto riguarda Kagome ora il suo viso è molto cambiato. E’ diversa, di questo ne sono felice e mi basta-.
-Kikyo-sama…-, esordì, ma era troppo tardi. Kikyo scostò con la mano la piccola stuoia di canne di riso, uscendo dalla capanna.

Kaede sospirò, tornando a guardare il piccolo fuoco che scoppiettava davanti a lei.
Kagome aveva ragione, così come le parole di Kikyo erano veritiere.

Il mondo stava cambiando, ma non riusciva a capire se in male o in bene.

 

**

 

La notte era quasi passata.
Il cielo stava cominciando a schiarirsi, ma il sole non era ancora sorto.
Nell’unica capanna ancora in buone condizioni del villaggio, soltanto Inuyasha non aveva chiuso occhio a differenza dei suoi “compagni”.
Non dormiva mai sotto quelle sembianze, era qualcosa che non aveva mai fatto e a cui, infondo, non era abituato.

L’altro motivo era Kagome.
Aveva passato tutta la notte ad osservare il suo volto, mentre si domandava il perché di quella reazione nel bosco.

Nemmeno lui sapeva spiegarsi il motivo, ma aveva sentito di perderla per sempre in quel momento e con quelle parole.
Era importante per lui, l’aveva capito solo quando era venuta a cercarlo.
Se in quel momento avesse teso l’avrebbe sfiorata, avrebbe potuto farlo ma si trattenne.
Il sole si decise finalmente a sorgere, gettando la sua luce in tutte le direzioni possibili.
Inuyasha sentì il suo cuore accelerare i battiti, mentre i suoi capelli cominciavano ad assumere una tinta argentea.
Gli artigli e le zanne, così come le orecchie da cane, tornarono al loro posto e, grazie a questa trasformazione, tornò in possesso anche della forza demoniaca.

La notte del Saku era passata, ma stavolta non era stato da solo.

-Inuyasha-, biascicò Kagome, la voce leggermente impastata dal sonno.
Dormiva raramente, ma quando accadeva cercava di stare sempre attenta a tutto.

Gli altri si svegliarono poco dopo.
Kagome non era una grande cuoca, ma un po’ di zuppa era in grado di prepararla senza troppo problemi.
Dopo questa semplice colazione, elogiata da Miroku in modo eccessivo, Kagome aiutò Sango a cambiarsi le bende per l’ultima volta.
La ferita alla schiena si era ormai del tutto rimarginata, ormai restava soltanto una brutta cicatrice.

-Direi che la situazione è buona-, commentò Kagome, soddisfatta del suo operato. –Entro domani potrai tornare ad agitare quella grossa arma-, concluse, indicando con un cenno del capo il grosso boomerang all’angolo della stanza.

Sango lo guardò con occhi tristi, ripensando al momento in cui l’aveva tenuto in mano per la prima volta.

Kagome raccolse arco e frecce, dirigendosi all’esterno della capanna.
Voleva lasciare Sango un attimo da sola, il tempo per farle rimettere insieme i pezzi della sua anima.
Dopotutto, nonostante stessero tutti vivendo sotto l’influsso di Naraku, la più provata era lei che aveva assistito alla morte del fratello e dei suoi genitori sotto i suoi occhi.
Si sentiva in colpa.
Se quella sera, la sera del massacro, non fosse crollata per la stanchezza sarebbero potuti arrivare in tempo per salvare qualcuno del villaggio.
Scosse il capo.
Non poteva farsi dominare dalle tenebre, altrimenti avrebbe fatto il gioco di Naraku.
Doveva continuare a lottare, era l’unico sistema per non farsi travolgere dalle tenebre.
Anche Sango, benché ferita nel corpo e nell’anima, aveva capito quella verità.
La mano di Kagome, la sua voce e i suoi gesti, riuscivano ad alleviare le sue pene e a darla la forza per rialzarsi.
Era questo il suo potere? La sua forza interiore era dunque in grado di purificare le anime?

Sango non conosceva la risposta, ma avrebbe continuato a viaggiare insieme a loro per trovare la risposta.

Dopo parecchi minuti, finalmente, il gruppo lasciò la zona del villaggio degli sterminatori e presero la direzione delle montagne.
Kagome era stata molto vaga, l’unica cosa che aveva spiegato per intero era che doveva incontrare un fabbro; Totosai, era questo il nome.
Nessuno si chiese il perché, dopotutto non avevano altre tracce di Naraku e quindi tanto valeva procedere in quella direzione.

Inuyasha si fermò di colpo, annusando l’aria circostante.
-Che succede?-, domandò Miroku, affiancandolo.
-C’è un forte odore di sangue-, rispose pacatamente, mentre cominciava ad avviarsi nella direzione da cui proveniva.
Kagome, assieme a Sango, salirono in groppa a Kirara mentre Miroku, fortunatamente, non aveva molti problemi a tenere il ritmo di Inuyasha.

Inuyasha si sentiva strano, non era solo dovuto al fortissimo odore di sangue, era qualcosa dentro di lui.
Un “qualcosa” premeva a tutti i costi di uscire.
Lo sentiva, nel profondo della sua anima con gli artigli pronti a colpire.
Dopo pochi minuti arrivarono nei pressi di un villaggio.
Così come in quello degli sterminatori la devastazione era già stata compiuta.
-Maledizione!-, imprecò Miroku, guardandosi intorno cercando invano dei sopravvissuti a quella strage.

Inuyasha e gli altri si separarono dal gruppo, cercando nelle case possibili superstiti.
L’hanyou entrò in una piccola capanna.
Lo scempio lì dentro era peggiore che altrove.
Sentì un conato di vomito salirgli in gola, mentre i suoi occhi faticavano a staccarsi dall’immagine di quella famiglia completamente massacrata.
Sangue, impronte umane sbiadite si trovano sulle pareti.
I bambini erano stati completamente privati della loro pelle, mentre i genitori…Loro avevano subito una sorte peggiore.
Di quei corpi a stento si riconosceva il volto.
Si portò una mano alla testa, mentre sentiva delle fitte sempre più forti farsi strada e cambiare il suo animo.

 

<< Risvegliati… Libera il demone in te… lasciati trasportare dalle tenebre >>

 

Barcollando uscì dalla casa, mentre il suo cuore cominciava a battere ad un ritmo irregolare.
-Inuyasha?-.
L’hanyou sollevò il capo, notando l’espressione preoccupata di lei.
-Scappa..-, biascicò, prima di accasciarsi a terra tenendo le mani sulla testa.

Sentiva il sangue ribollire, il cuore che aumentava i battiti in maniera irregolare e la voce di Kagome che lo implorava di non arrendersi.

Ma era tardi.

Le tenebre erano troppo forti.

 

**

 

Immerso nell’oscurità del suo palazzo, Naraku, grazie ad uno specchio, sorretto da uno youkai dalle sembianze di una bambina, si godeva il piccolo spettacolo.
-Ora che farai Kagome?-, si chiese tra se, divertito dalla situazione corrente. –Inuyasha, presto libererà il mostro che ha nel cuore e a quel punto cosa sceglierai?-.
Nello specchio si poteva vedere il volto di Kagome, contratto dalla paura e dal terrore.

-Lo ucciderai oppure ti farai uccidere? Non hai scelta, mia cara e sciocca miko-.

 

E anche questo è ultimato.
Bene, secondo voi cosa accadrà?
Inuyasha ferirà Kagome? Oppure, sarà la stessa Kagome a ferirlo?
Chi lo sa xD. L’aggiornamento avverrà, come sempre, venerdì pomeriggio =) e poi l’appuntamento sarà per martedì.
Lunedì è pasquetta =), quindi la piccola Fin si prende delle meritate ferie.
Un grazie a tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra i preferiti *piccolo inchino*.
Un grazie speciale anche a achaori che recensisce sempre questa storiella e Kaggy95 che mi sopporta durante le mie crisi spirituali su msn xD.
Al prossimo aggiornamento.
Un grandissimo kiss dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14-Mani sporche di sangue ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

Ciao a tutti!
Eccomi qui, come sempre, ad aggiornare questa storia dai tratti inverosimili =).

Bene, nello scorso capitolo abbiamo lasciato Inuyasha in preda alla trasformazione in youkai.
Ora cosa accadrà? xD.
Vi lascio alla lettura e colgo l’occasione per fare a tutti gli auguri di Buona Pasqua =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

14° Capitolo: Mani  macchiate di  sangue.

 

Kagome fissava terrorizzata il volto dello youkai davanti a lei.
Già, youkai.
Ormai Inuyasha aveva perso la sua mente, lasciando che la sua anima venisse divorata dal sangue demoniaco che gli scorreva nelle vene.
I lineamenti del volto erano più marcati, così come il suo aspetto era diverso.
I suoi occhi ora di un rosso sangue, la squadravano con sospetto, sotto di essi si trovavano delle piccole macchie violacee.
Le zanne e gli artigli erano cresciuti maggiormente, conferendogli un’aria minacciosa.
-Inuyasha-, sussurrò Kagome, avvicinandosi lentamente all’hanyou.
-Kagome-sama!-, gridò Miroku, cercando di dissuaderla dall’avvicinarsi ad una creatura che, ormai, non sapeva nemmeno chi fosse.
Ma nulla.
Lei continuava ad avvicinarsi, sentiva il suo corpo vibrare ma non era paura nei suoi confronti; era diverso.
Non sapeva nemmeno lei, ma sentiva che era una sensazione ben diversa dalle altre.
Inuyasha continuava a guardarla, a studiarla con attenzione.
Piccoli ringhi fuoriuscivano dalle sue labbra, mentre continuava a chiedersi chi fosse la ragazza davanti a lui.
Erano a pochi centimetri di distanza.
Kagome non sapeva cosa fare, ma sperava che i suoi poteri fossero sufficienti in quel momento per poter aiutare Inuyasha.
Sango reggeva tra le mani Hiraikotsu, pronta ad usarlo in caso di necessità.
Lo stesso si poteva dire per Miroku, pronto a qualunque evenienza pur di salvare la vita di Kagome.

Kagome si perse in quegli occhi color del sangue, mentre sentiva crescere dentro di se la consapevolezza che quella creatura, per quanto diversa, era sempre Inuyasha.
Non le importava altro.
Tese la mano verso di lui, lentamente per evitare reazioni brusche.
Inuyasha ritrasse il volto, spaventato da quel contatto e agì mosso soltanto dall’istinto di sopravvivenza.
Con un movimento secco della mano ferì la ragazza al petto, mentre lui con un balzo s’inoltrava nel folto del bosco circostante.
Kagome barcollò qualche istante, prima di essere sorretta da Sango. –Tutto bene?-, chiese preoccupata, mentre Miroku controllava la ferita.
-E’ superficiale-, commentò con un sospiro di sollievo. –Fortunatamente avete la pelle dura, Kagome-sama-, disse con un sorriso, cercando invano di alleggerire l’atmosfera.
Kagome teneva lo sguardo basso, mentre si scostava delicatamente dalla presa di Sango.
No, Inuyasha non le avrebbe mai fatto del male.
Se l’aveva colpita era solo per timore, inoltre, con quegli artigli, avrebbe potuto ucciderla subito senza esitare.
-Dobbiamo ritrovarlo-, mormorò, mentre raccoglieva arco e frecce, cadute precedentemente a terra. –Non possiamo lasciare Inuyasha in quello stato, è pericoloso-.
Miroku annuì, lo stesso per Sango.
Avevano entrambi un debito con l’hanyou, un debito che potevano saldare soltanto stando accanto a lui e aiutandolo.

Kagome si muoveva cercando di riconoscere la sua presenza, ma era difficile. Soprattutto in quel momento, quando la sua anima era confusa e disorientata.
Miroku era salito, assieme a Sango, in groppa a Kirara per controllare la situazione dall’alto, mentre Kagome avrebbe cercato le sue tracce a terra.

Sentiva la sua anima dilaniata più che mai.
Immagini di morte e sangue invasero la sua mente, offrendole lo scenario di un ricordo passato.
Era diverso però, in quel momento non stava sognando ma era sveglia e le immagini le vedeva davanti a se.
In mezzo a quel mare di sangue e morte c’era lui, l’hanyou che era riuscito ad entrare nel suo cuore.
Lo sguardo soddisfatto di chi provava piacere nell’uccidere, le mani lorde di sangue e la veste macchiata.
Una luce folle brillava in quegli occhi, tanto che per un breve momento ebbe paura di quella visione.
Scosse il capo freneticamente, cancellando le tracce di quella follia.
No, non avrebbe ma permesso ad Inuyasha di diventare un mostro sanguinario.
Piuttosto, se fosse stato necessario, l’avrebbe ucciso lei stessa.

 

**

 

Nella sua mente vorticava da qualche minuto la stessa domanda:
Chi era quella ragazza tanto folle?
Non sapeva darsi una risposta, eppure, sebbene sentisse l’istinto di ucciderla per la sua stoltezza, si era limitato a ferirla superficialmente.
Il motivo non lo sapeva, ma sentiva che se l’avesse veramente ferita sarebbe stato peggio di morire.

Nella sua mente sentiva sempre una voce lontana, un qualcosa che lo incitava a combattere e uccidere.
Non la controllava, ma era lei a controllare lui.
Sentì l’odore di alcuni esseri umani, parecchi, e questo implicava soltanto la presenza di un villaggio nelle vicinanze.

Con un balzo saltò su un altro ramo, aumentando la velocità di corsa.

Sapeva che quell’umana tanto strana e i suoi compagni lo seguivano, tuttavia non poteva permettere di farsi trovare.
Non ora che finalmente si sentiva libero dalle catene, mentre esplorava qualcosa di profondo e oscuro nascosto nel suo cuore.

Dopo pochi secondi giunse nei pressi di un piccolo villaggio, abitato da poche persone.
Era poco, ma sufficiente a placare la sete di sangue che albergava nella sua anima inquieta.

Schioccò le dita sorridendo maligno, mentre pregustava il momento di uccidere.

Con un balzo sbucò dal suo nascondiglio, avventandosi contro un uomo che, sfortunatamente, passò davanti a lui.

Un colpo di artigli fu sufficiente ad ucciderlo, ma non bastava a placare la sua voglia di sangue che ora cresceva dentro di lui.
Alcune persone, assistendo alla scena cominciarono a scappare in tutte le direzioni; soprattutto donne e bambini, nella vana speranza di proteggere i loro figli da quel demone maligno.
Inuyasha ghignò ancora, mentre sfoderava i suoi artigli pronto a colpire le sue vittime.
Ancora.
Ancora di più.
Era come se il sangue di quelle persone, ora riverso sulle sue mani, non fosse mai abbastanza.
Si sentiva euforico come non mai, era una sensazione quasi piacevole.
I suoi sensi scattarono, avvertendo nell’aria un pericolo.
Con un balzo si allontanò dalle sue vittime, mentre in terra si schiantava con forza una freccia sacra.

Un odore dolce colpì il suo sensibilissimo olfatto, costringendolo a voltarsi.
All’imbocco del villaggio si trovava quella ragazza.
I capelli scuri erano mossi da un leggero vento, mentre le sue mani erano già pronte per scagliare un’altra freccia.
-Sango, Miroku!-, urlò, rivolta ai suoi compagni in groppa a Kirara. –Portate le persone al sicuro, qui basto io-.
-Ma Kagome-chan-, la protesta di Sango fu bloccata dallo sguardo furente di lei.
-Fate come vi ho detto!-, disse, dura e fredda ma era soltanto apparenza.
Dai suoi occhi, ormai lucidi, si potevano vedere delle piccole lacrime trattenute il più possibile.

Miroku annuì e lo stesso fece Sango, sebbene a malincuore.
Kagome osservava i corpi dilaniati dagli artigli di Inuyasha, intento a squadrarla com’era accaduto pochi istanti prima.
L’arco era teso, la freccia preparata e pronta a essere rilasciata contro il nemico.
Ma non lo vedeva.
Non riusciva a vedere in Inuyasha un nemico, non poteva nemmeno studiarlo come faceva con un bersaglio qualsiasi.

Vide, oltre le spalle dell’hanyou, Miroku e Sango che si occupavano dei superstiti e li portavano lontani dal luogo della battaglia.
-Inuyasha…-, mormorò Kagome, senza allentare la presa dall’arco. –Io so che sei ancora lì dentro, ti prego dimmi che riesci a sentire la mia voce!-.
Inuyasha si tirò indietro, pronto a spiccare un balzo nella sua direzione.
Kagome rimase immobile, mentre con la coda dell’occhio osservava le mani sporche di sangue di Inuyasha.
Una tristezza incredibile si fece largo nella sua anima, ma doveva reprimerla perché non era il momento per lasciarsi andare ai ricordi.

Inuyasha balzò nella sua direzione, gli artigli sguainati pronti a ferirla.
Però, come accadde, con Kikyo non si spostò.
Rinfoderò la freccia, stringendo il suo arco con entrambe le mani.
All’ultimo istante si spostò, lasciando che Inuyasha si schiantasse al suolo sollevando un gran polverone.
Pronto a reagire, si lanciò di nuovo contro la ragazza che, incredibilmente, riusciva ad evitare tutti i suoi attacchi muovendosi agile e flessuosa come una foglia in balia del vento autunnale.
-Inuyasha, torna in te!-, lo supplicò a gran voce, ma non riuscì a ottenere nulla se non un forte ringhiare da parte sua.
Si morse il labbro inferiore, mentre stendeva i palmi della mano nella sua direzione.
Una luce purificatrice venne emanata da esse, scaraventando lontano il povero hanyou, ferendolo.

Kagome si sentì malissimo, ma sapeva che non aveva altra scelta.

-Inuyasha…-, mormorò ancora, ma l’hanyou non si era arreso e aveva ripreso ad attaccarla stavolta con più violenza e forza tanto che, ormai, Kagome non poteva più respingere i suoi attacchi.
In un momento di distrazione, con un colpo di artigli, riuscì a ferirla ad una spalla lasciandola cadere a terra.

Mai come in quel momento si sentiva debole.
Avrebbe voluto piangere per questo, ma non poteva ora la sua priorità massima era salvare Inuyasha dalle sue tenebre.

Si rialzò a fatica, fissando con rabbia l’hanyou davanti a se. –Perdonami, ma temo di non avere altra scelta se non quella di combatterti-.
La spalla le doleva, ma sapeva di poter sopportare il dolore.
Rapidamente, approfittando dell’attimo di distrazione dell’hanyou, scagliò una freccia che, purtroppo, manco il bersaglio.
Non si arrese e continuò a scagliare frecce.
Più ne lanciava, più sentiva il suo animo andare in pezzi assieme ad essi.
La spalla bruciava leggermente, mentre sentiva il sangue colare da essa e la stoffa del suo yukata appiccicarsi ad essa.

Scagliò un paio di frecce, rapidamente, riuscendo a bloccare Inuyasha per le braccia contro un albero.
Ringhiava e si dimenava, incapace però di liberarsi del potere mistico di quelle frecce.
Kagome puntò una nuova freccia in sua direzione.
Le mani tremavano leggermente, trasmettendo la sua insicurezza anche all’arco che vibrava con lei.
-Kagome-sama!-, la voce di Miroku la ridestò dalla trance in cui era caduta, accanto a lui c’era Sango con in braccio Kirara.
-Kagome, fermati!-, urlò Sango.
Kagome sgranò gli occhi per un breve istante, per poi richiuderli subito.
Lasciò la presa sulla freccia, scoccandola in direzione dell’hanyou.
Si morse il labbro inferiore, mentre la freccia sibilava rapida nell’aria per poi conficcarsi contro l’albero.
Miroku e Sango la guardarono stupiti.
Il respiro affaticato, mentre sentiva la pelle attorno alla ferita bruciare leggermente.
Gettò a terra l’arco e corse incontro a Inuyasha, liberandolo dalle frecce.
Era una follia, sicuramente l’avrebbe uccisa prima che ci riuscisse ma non poteva continuare così.

Appena lo liberò dalle freccia, gli gettò le braccia al collo stringendolo forte a se.
-Inuyasha! Torna in te!-, urlava, mentre l’hanyou si dimenava per liberarsi da lei.
Emanava un tepore così dolce, una sensazione di pace e tranquillità che lo spaventavano oltre ogni dire.

Conficcò gli artigli nel braccio di lei, sperando di riuscire a staccarla, ma niente. Kagome resisteva, benché sentiva le sue forze venire meno.
-Ti prego…-, mormorò, mentre sentiva una lacrima solcare il suo viso. –Ti prego… Inuyasha. Hai detto che non mi avresti lasciata sola, ricordi? Mi devi proteggere tu, altrimenti nessuno lo potrà fare-.
Inuyasha si bloccò.
Era come se quelle parole possedessero un potere strano, si sentiva perso in esse.
Sentì la sua anima acquietarsi un po’, ma durò solo un breve istante.
La sensazione di calore continuava ad espandersi in lui.
Di scatto si gettò a terra, buttandosi in avanti sperando di ferire a morte quella ragazza.
Kagome sentì la terra, coperta da piccoli sassi, graffiarle il corpo e il viso schiacciato contro il petto dell’hanyou.
Con la coda dell’occhio vide Sango avanzare, Hiraikotsu già pronto per essere lanciato.
-Ferma… Sango…-, biascicò, mentre l’hanyou si rialzava dimenandosi ancora dalla stretta di lei.
Con un gesto rapido si lanciò contro l’albero a cui era imprigionato, lasciando che la ragazza si schiantasse contro di esso.
La schiena sfregò contro la ruvida corteccia, strappandole un gemito di dolore quando arrivò alla ferita.
-Non… Immischiatevi, vi prego-, biascicò, mentre l’hanyou la faceva sbattere ancora contro l’albero nel vano tentativo di liberarsi di lei.
Sango guardava la scena impietrita, mentre una sofferenza senza pari le invadeva l’anima.
Si morse il labbro, mentre serrava gli occhi distogliendoli da quello spettacolo.

Le sue mani si serrano, mentre sentiva le urla di dolore dell’amica.
Miroku le posò una mano sulla spalla, riscuotendola per un attimo.
Nei suoi occhi scuri si perse, mentre il giovane monaco scuoteva leggermente il capo.
-Soltanto Kagome-sama può salvarlo, il suo calore potrà di certo risvegliare Inuyasha-, disse quella frase seriamente, ma i suoi occhi mentivano.
Era preoccupato, ma lo dava pochissimo a vedere.
Sango annuì, tornando a guardare la scena.
Inuyasha, avendo intuito che quell’albero provocava molto dolore alla ragazza, si gettava sempre contro di quello ferendola alla schiena sempre più in profondità.

Kagome non avrebbe retto ancora per molto, sentiva le forze venirle meno ma strinse i denti.
Non poteva cedere, altrimenti Inuyasha sarebbe stato perso per sempre.
-Non lasciarti trascinare dalle tenebre-, biascicò contro la sua spalla, stringendolo a se con tutta la sua forza che poteva.
Si allontanò un poco, in modo da specchiarsi nei suoi occhi rossi.
Gli regalò un sorriso affaticato, ma ugualmente caldo.
Si stava giocando il tutto per tutto, ma non poteva fare altrimenti.
Tremante avvicinò una mano al viso, tracciando i contorni con i polpastrelli per poi passare a tastargli i capelli.
Inuyasha si bloccò, riconoscendo il tocco gentile e delicato della ragazza davanti a lui.
-Io non ti vedo diverso…-, biascicò, mentre sentiva le gambe traballare leggermente.
Era al limite, ma non poteva arrendersi ora. –Per me…Resti sempre Inuyasha…-, sussurrò, tornando a sorridergli dolcemente e posando la mano sulla sua guancia. –Non importa…Non importa che aspetto tu…Abbia-.
Si sentiva svuotava, mentre il suo corpo cadde in avanti.
Il buio l’avvolse, mentre sentiva due forti braccia stringerla delicatamente, avvolgendo il suo corpo da un dolce tepore.

 

**

 

Quando aveva visto il corpo di lei ricadere in avanti, privo di forze, si sentì smarrito.
Ricordò ogni cosa.
Lei era la ragazza per la quale rischiava tutto, era la ragazza che lo accettava nonostante ciò che fosse.

La strinse a se, abbracciandola dolcemente mentre affondava il viso nell’incavo del suo collo.
-Inuyasha!-.
La voce preoccupata di Miroku lo risvegliò dal suo torpore, proiettandolo nella cruda realtà.
Sango e Miroku lo guardavano preoccupati, mentre delicatamente posava a terra il corpo di Kagome.
Era coperta di tagli e abrasioni ovunque.
Il suo bellissimo yukata era rovinato, mentre arco e frecce giacevano abbandonati pochi metri più avanti.

-Cos’è accaduto?-, domandò spaventato, mentre Sango e Miroku lo fissavano sconcertati.
-Non ricordi nulla?-, chiese Miroku, mentre Inuyasha scosse il capo.
Cos’era accaduto?
Non lo sapeva nemmeno lui.
Il suo sguardo vagò per il villaggio, lasciando che lo sconcerto e l’orrore prendessero il sopravvento della sua anima.
Corpi di persone ferite a morte giacevano a poca distanza da loro.
Erano ferite da artigli.
Il suo sguardo spaventò arrivò fino alle sue mani, ancora macchiate del sangue delle sue vittime.
Annusò il sangue secco sulle mani, avvertendo in quel misto anche quello di Kagome.
-Sono stato io…-, non trovò la forza di continuare, tanto era il disgusto per se stesso.
Miroku e Sango lo guardavano compassionevoli, non sapendo nemmeno loro cosa in dire in quel particolare frangente.
Il suo sguardo si posò su Kagome, ancora priva di sensi accanto a lui.
Un mostro, ecco cosa sentiva nel profondo del suo cuore.
Era un mostro.
Aveva ferito la cosa più preziosa che aveva, portandola ad una situazione tale che rasentava la follia.
Tese tremante una mano verso di lei, ma la ritrasse subito quasi scottasse.
Non aveva più diritto di sfiorarla, non con quelle mani sporche di sangue com’erano in quel momento.

Con il dorso della mano le sfiorò delicatamente una guancia, sentendola mugugnare dal dolore.
A quella vista sentì il suo animo andare in pezzi.
Barcollando si alzò, dirigendosi verso la foresta dinnanzi a se.
-Che cosa pensi di fare?-, domandò Miroku, serio e impenetrabile.
-Non è ovvio-, chiese ironico, senza voltarsi a guardarli. –Non posso restare con lei, non dopo averla ridotta in quello stato. No, è meglio che io me ne vada. Altrimenti, la prossima volta, potrei ucciderla veramente-.
Stava per spiccare il balzo, quando la mano di Sango si posò sulla sua spalla, trattenendolo ancora.
-Non puoi andartene-, disse, scrutando attentamente nel profondo dei suoi occhi castani. –Kagome ha rischiato tutto per te, piuttosto sarebbe morta assieme a te pur di salvarti! Lei ti…-
-Basta Sango-, disse Miroku, interrompendo il discorso della sterminatrice.
Sango si morse il labbro, allontanandosi dall’hanyou che ora fissava seriamente Miroku.
-Se te ne vuoi andare puoi farlo, nessuno ti trattiene. Ti chiedo solo di tornare, non solo per Kagome ma anche per te stesso-.
Inuyasha annuì, prima di spiccare il balzo che l’avrebbe condotto lontano da tutti, lanciò un ultimo sguardo alla ragazza stesa a terra.
Era veramente speciale e lui l’aveva ridotta in quello stato.

 

**

 

Sentiva il suo corpo dolere, anche ad ogni più piccolo respiro che faceva, poteva chiaramente sentire la pelle contrarsi.
Aprì lentamente gli occhi, scoprendosi all’interno di una piccola capanna.
Volse lo sguardo verso destra, scoprendo una piccola bacinella di legno con dell’acqua e una pezza bagnata che sporgeva.
Facendo leva sulle braccia provò a rialzarsi, ma si accorse che la sensazione di dolore peggiorava se si muoveva.
Guardò il soffitto avvilita, mentre si appuntava mentalmente di dire a Inuyasha di non scuoterla così forte la prossima volta, altrimenti ci sarebbe davvero rimasta secca.
Sango emerse nella capanna, scrutando con aria critica il corpo di lei coperto di bende.
-Sembra che ti sia ripresa-, disse sorridendo dolcemente, mentre con cura l’aiutava a mettersi seduta.
La pelle attorno alla spalla tirava un pochino, ma era sopportabile. –Grazie Sango-, disse, accennando un piccolo inchino con il capo.
Volse lo sguardo attorno, percorrendo la perimetria della capanna senza trovare traccia di Inuyasha.
Era strano.
Conoscendolo, era certa di trovarlo accanto a se al suo risveglio. Carico di senso di colpa, mentre la guardava addolorata.
Eppure non c’era.
Aveva forse fallito?.
-Sango, ma Inuyasha dove si trova?-, domandò, visibilmente terrorizzata dalla risposta.
La sterminatrice si morse il labbro inferiore, mentre si torceva le mani indecisa se dire o meno la verità.
Sospirò, decidendo di optare per la verità. –Inuyasha non è qui. E’ andato via-, rispose semplicemente, scostando lo sguardo da quello di lei.
-E’ andato via? Ma come…-, si bloccò, mentre intuiva il motivo della sua fuga.
Si guardò le braccia, fasciate ovunque per coprire i tagli e le escoriazioni sulla pelle.
Strinse la mano in un pugno, portandola contro il viso per coprirlo.
Il suo corpo cominciò a tremare lentamente, mentre sentiva le lacrime bagnarle ancora il viso.
Da quando era così sentimentale?
Nemmeno lei sapeva, ma sentiva che senza Inuyasha qualcosa era cambiato.
Le braccia di Sango l’avvolsero dolcemente, mentre le faceva poggiare il capo contro le sue ginocchia.
Pianse per diversi minuti, mentre sentiva uno strano dolore all’altezza del petto.
Doveva diventare più forte, molto più forte.
Questo pensiero le dette forza, aiutandola ad affrontare di nuovo quel viaggio assieme ai suoi compagni.
Anche senza di lui.

 

E anche questo è finito *ouf*.
Vi prego, chiunque stia seriamente pensando a come uccidermi… Vi prego di non farlo *Fin suda freddo*.
Bene, dopo il mio piccolo siparietto passiamo all’angolo dei grazie =):
achaori: Mi spiace per te xD ma non è a Sesshomaru che m’ispiro gioia =). L’identità della musa ispiratrice di Kagome resterà un mistero xD. Già, questo è un periodo pieno di impegni e quant’altro. Se riuscirai a leggerlo soltanto per me sarà più che sufficiente =).

Kaggy95:Carissima =), si può quasi dire che hai letto una parte del capitolo in anteprima  xD. Sono felice, anzi molto di più, che le scene Inuyasha/Kagome ti piacciono e, ricorda, io voglio vedere qualche disegno che stai realizzando +_+ don’t forget xD.

Ancora auguroni di Buona Pasqua a tutti voi e, come regalo, vi lascio una piccola sezione spoiler per il prossimo capitolo (uscirà martedì =) ndFin).

Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Anticipazione:

<< Ti rispondo se la smetti di chiamarmi “hanyou” >>; << Allora dimmi il tuo nome, ne avrai uno >>.

<< Mi serve un arco nuovo, pensi di potermelo forgiare >>.

<< Devo diventare più forte in modo da impedire il ripetersi di questi eventi >>.

<< Non sono una stupida, si vede lontano un miglio che è accaduto qualcosa di grave. Non lo voglio sapere, sia chiaro. Ma cerca di trovare un po’ di bene anche nel male >>.

<< Kagome non ti ha dimenticato >>.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15-Inuyasha e Kikyo ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti =).
Come avevo promesso, eccomi qui con un nuovo capitolo di questa storia.
Allora, prima di Pasqua, vi avevo lasciato in una situazione un po’ di stallo… Giusto?
Bene, ora sapremo cosa accadrà da questo in poi =).
Presto, molto presto, entrerà in scena anche Kagura (non potevo non metterla =) ndFin).
Bene, ho detto tutto =).
Un grandissimo kiss dalla piccola Fin.

 

15° Capitolo: Inuyasha e Kikyo .

 

Erano passati solo due giorni dalla trasformazione, eppure continuava a sentire l’odore di sangue sui suoi artigli.
Non riusciva a mandarlo via, per quanto potesse lavare le sue mani restava lì, ricordandogli prepotentemente cosa aveva fatto.
Non passava secondo in cui non ci pensava.
Ogni ora, ogni minuto era sempre rivolto verso ciò che era accaduto.
Si chiedeva spesso come stava Kagome.
Correndo nel folto della foresta ripensava a lei, stesa a terra coperta di ferite causate proprio da lui.
Si morse il labbro inferiore, così forte da far uscire un rivolo di sangue.
Si fermò in riva ad un fiume, osservando il suo volto riflesso nell’acqua limpida.
La sua immagine si sovrappose a quella del demone, a quella parte oscura di lui che premeva per uscire.
In uno scatto d’ira colpì la superficie dell’acqua, cancellando quell’immagine odiosa e fastidiosa.
Lui non era così, non si sarebbe mai più lasciato dominare dalle tenebre.

Le sue orecchie si mossero leggermente, avvertendo in lontananza il rumore di un arco che si tendeva.
Il suo cuore accelerò i battiti, mentre un’idea assurda gli balenava nella mente.
Non poteva trovarsi lì, era impossibile.
Eppure, nonostante lo sapesse con certezza, non poteva fare a meno di sperare di vederla comparire al suo fianco.

Raggiunse il punto nel bosco in cui aveva udito i rumori.
Il suo naso avvertì subito nell’aria una fragranza diversa, un odore molto particolare che non poteva di certo appartenere a Kagome.
Era odore di terra tombale, una fragranza che non poteva certo appartenere ad un normale essere umano.
Incuriosito si avvicinò di più, scoprendo la fonte di quell’odore tanto insolito.
Era una miko.
I lunghi capelli scuri erano legati da un nastro bianco, mentre gli occhi da un taglio serio ed elegante erano privi di ogni scintilla di vita.
Era Kikyo, la sorella minore di Kagome.
Era circondata da youkai, mentre con fatica lanciava frecce nelle loro direzioni.
Inuyasha la guardò da lontano, indeciso se intervenire o meno nella battaglia di quella donna.
Si appoggiò al tronco di un albero, con le braccia conserte e osservò.
La miko era molto abile, tuttavia, se fosse stata Kagome al posto suo, sicuramente avrebbe fatto molto meglio.
Scosse il capo, mentre cercava di togliere dalla mente quei pensieri molesti.
Kagome non era lì.
Uno youkai colpì la miko alle spalle, lasciando che cadesse a terra.
Inuyasha scrollò le spalle, mentre con un balzo si dirigeva verso il luogo dello scontro.
Estrasse Tessaiga, già trasformata in zanna e si avventò contro gli youkai presenti.
Non erano molto forti, ma bastarono un paio di fendenti ben assestati per distruggerli completamente.
Con un movimento rapido, ripose la spada nel fodero voltandosi verso la miko.
-Non muoverti hanyou-, sbottò, tendendo l’arco nella sua direzione.
La miko lo squadrava seriamente, mentre Inuyasha faceva lo stesso con quella donna.

-Mi ricordo di te, hanyou-, continuò la miko, senza allentare la presa dal suo arco. –Eri insieme a Kagome, dico bene?-.
Inuyasha sorrise ironico, allontanando la mano dalla sua spada. –Ti rispondo se la smetti di chiamarmi “hanyou”-, disse l’ultima parola quasi ringhiando.
Odiava quell’appellativo, soprattutto quando lo diceva un essere umano.
In quell’istante l’immagine di Kagome fece capolino nella sua mente, aumentando ancora di più il disgusto per se stesso.
Lei non l’aveva mai chiamato a quel modo, era sempre stata gentile nei suoi riguardi per quanto lui la tenesse a distanza.
-Allora dimmi il tuo nome, ne avrai uno-, rispose la miko, allentando di poco la stretta delle dita sulla corda.
Inuyasha rimase un secondo in silenzio, indeciso se rispondere o meno. –Inuyasha-, mormorò a voce bassa.
-Inuyasha…-, ripeté la miko, allentando la presa sull’arco e riponendo nella faretra la freccia inutilizzata.

-Ora mi spieghi perché sei da solo?-, domandò, avvicinandosi lentamente all’hanyou.
-Non sono affari tuoi!-, sbottò, scostando il suo volto da quello di Kikyo.
Le somigliava, ma non era Kagome benché il colore degli occhi fosse identico in tutto e per tutto.
Era fredda, il suo spirito non emanava lo stesso dolce tepore della sorella.
Il corpo freddo e triste di chi era già morto.

La miko sorrise ironica, tornando a guardare il folto della foresta. –Hai ragione-.
Inuyasha continuava a studiarla, chiedendosi cosa passasse nella mente di quella donna tanto strana.

-Sei strana-, mormorò, dando voce ai suoi pensieri.
Kikyo sorrise a quell’affermazione, tornando a guardare l’hanyou davanti a se. –Hai ragione ancora, ma non pretendo che tu riesca a capire-.
Lo confermava; era strana.
Tuttavia, quando la vide allontanarsi nel folto della foresta, decise di seguirla.
Non sapeva perché, ma anche se non emanava la stessa pace di Kagome, accanto a quella donna si era sentito purificato.
I suoi peccati gli erano parsi più leggeri da sopportare.
Per un breve istante, volse il suo sguardo al cielo azzurro di quel giorno. “Kagome, spero che tu stia bene”, pregò mestamente, mentre i suoi occhi si velavano di malinconia.
Il cambiamento fu notato subito da Kikyo, sempre molto attenta alle emozioni emanate dalle persone che la circondavano.
Quando era apparso davanti a lei, brandendo quella spada incredibile per un momento ne ebbe paura.
Non voleva morire di nuovo, almeno non era tra i suoi programmi recenti.
Doveva vivere ancora un po’, portando con se l’anima di Naraku all’inferno.

Era il suo obbiettivo, la forza che alimentava le sue frecce sacre.

Con la coda dell’occhio continuava ad osservare Inuyasha, perdendosi per un breve istante in quegli occhi ambrati tanto malinconici.
Cos’era accaduto veramente?
-Kagome…-, esordì, leggermente imbarazzata per la situazione. –Kagome sta bene?-, domandò, sorprendo l’hanyou ancora di più.
La sorpresa durò pochi secondi, lasciando posto ad una tristezza infinita. –Capisco…-, rispose la miko, sospirando pesantemente.

Il silenzio calò tra i due improbabili compagni di viaggio, ma ad entrambi andava bene così.
Non voleva rispondere alle domande di Kikyo, ma lei non provò nemmeno ad insistere oltre.

Era meglio così, dopotutto.

 

**

 

Dopo  due giorni di marcia, sebbene rallentata a causa delle ferite di Kagome, il gruppo era riuscito a raggiungere il luogo in cui dimorava Totosai; il fabbro che aveva forgiato Tessaiga.

Era un imponente montagna, con un grosso cratere nel mezzo da cui si alzava una cortina di fumo.

Kagome aveva spiegato, cercando di essere il più onesta possibile, la faccenda dell’arco e della spada di Inuyasha.

Erano tutti oggetti creati da quel fabbro, e lei ora aveva un disperato bisogno di un arco dai poteri molto più forti.
Si guardò le mani, ancora fasciate da bende, mentre un senso di inadeguatezza la invadeva.
“Devo diventare più forte”, pensò, serrando la mano in un pugno. “Devo aumentare la mia forza, in modo da impedire il ripetersi di questi eventi”.

Totosai abitava nel centro esatto del piccolo cratere, circondato da lava e con un grosso scheletro animale nel centro.
Si sentiva i rumori di qualcosa che si abbatteva su un pezzo di metallo; sicuramente Totosai stava ancora lavorando.
Sorrise, ripensando a quello strano vecchietto che vide anni addietro assieme al nobile Inu no Taisho.

Camminarono lentamente attraverso il sentiero tra la lava, mentre si avvicinavano alla dimora del fabbro.
Era uno youkai piuttosto anziano.
I capelli e la piccola barba sul mento erano grigi, mentre il viso era segnato da profonde rughe.
Era intento a lavorare un pezzo di metallo, sfruttando il suo fuoco demoniaco che gli fuoriusciva dalla bocca.

-Totosai!-, urlò Kagome, cercando di attirare l’attenzione dello youkai.
Gesto inutile, non aveva sentito neanche una parola preso com’era dal suo lavoro.
Kagome non aveva molto pazienza e, sotto lo sguardo stupito di Sango, si diresse verso Totosai dandogli un sonoro pugno sulla testa, riscuotendolo del tutto.
La guardò accigliato per diversi minuti, il tempo necessario per capire chi fosse dove l’aveva conosciuta.
-Ma guarda chi si rivede-, esclamò contento, mentre si massaggiava il bernoccolo sulla testa. –Piccola Kagome, è passato un sacco di tempo-.
Kagome sentì la rabbia montarle dentro, ma decise che era meglio tenerla a freno soprattutto se voleva farsi aiutare da lui.
-Già, ormai non sono più una bambina Totosai-, rispose acida, mentre si avvicinava all’uomo davanti a se.
-Ascolta Totosai…-, esordì Kagome, mentre il vecchio youkai riprendeva imperterrito il suo lavoro. –Mi serve un arco nuovo, pensi di potermelo forgiare-.
Il fabbro smise di colpo di picchiare contro il pezzo di ferro, scrutando sorpreso la ragazza davanti a se.
-Ma non ne avevi già uno?-, domandò, grattandosi la nuca con un dito.

Kagome annuì.
-Bè…E’ un bel guaio-, rispose, continuando a grattarsi la nuca. –Potresti sempre usare Tessaiga, almeno per difenderti e attaccare youkai minori dovrebbe essere sufficiente-.

Kagome scosse il capo più volte.
-Quella spada l’ho data ad Inuyasha, il figlio minore del nobile Inu no Taisho-, dichiarò con fermezza.
Qualcosa saltò sul suo collo, cominciando a succhiare avidamente il suo sangue.
Con un gesto secco della mano, Kagome schiacciò l’essere che si stava cibando del suo sangue.
Nella sua mano, leggermente pressata, si trovava un piccolo demone pulce piuttosto anziano.
Era Myoga, uno dei servitori della famiglia del nobile Inu no Taisho. –Ecco dov’eri finito, Myoga-, commentò sarcastica Kagome, mentre la piccola pulce si riprendeva.
-Voi lo conoscete?-, domandò Miroku, avvicinandosi alla ragazza assieme a Sango.
Kagome annuì leggera con il capo. –E’ il servitore del padre di Inuyasha. Un vecchio fifone che scappa non appena avverte un po’ di pericolo-.
La piccola pulce diede un piccolo colpo di tosse, catturando così l’attenzione dei suoi ospiti.
La pelle scura era coperta da un leggero rossore. –Kagome, quanto tempo è passato? Il tuo sangue è rimasto delizioso-.
-Questa è una cosa che non m’interessa-, commentò Kagome, sospirando affranta.

Il piccolo youkai, incrociò le piccole braccia davanti a se. –Quindi, avete affidato la Tessaiga a Inuyasha-sama, ho ragione?-.
Kagome annuì ancora una volta, mentre il volto del piccolo youkai si distendeva lentamente.

-Bene, il nobile signore era preoccupato per Inuyasha. Senza Tessaiga, Inuyasha-sama, rischia di essere travolto dal suo stesso sangue demoniaco. Trasformandolo in un mostro sanguinario, l’ultima cosa che il nobile Inu no Taisho desiderava-.
Kagome sbiancò, così come il resto dei suoi compagni.
Era impossibile.
Quando si era trasformato, due giorni precedenti, Tessaiga era saldata al suo fianco come lo era, sicuramente, anche in quel momento.
-Kagome, è accaduto qualcosa?-.
-Myoga, è accaduto un fatto poco piacevole e vorrei che tu mi dessi il tuo parere-.

**

 

Inuyasha si muoveva silenzioso tra i rami, mentre Kikyo lo seguiva lentamente a terra.
Per qualche minuto avevano parlato, ma l’argomento era rimasto Naraku.
Kikyo sosteneva di aver scoperto il luogo in cui si nascondeva, ma per arrivarci occorreva molto tempo.
Il monte Hakurei, quello era il luogo in cui, secondo Kikyo, si nascondeva Naraku.

Ogni volta il suo pensiero tornava a Kagome, ma sapeva che non poteva tornare da lei e sperare che lo perdonasse.
Aveva ucciso, aveva provato la gioia di fare a pezzi degli innocenti e questo macchiava la sua anima più di chiunque altro.

Non era uno youkai completo, era pur sempre un misero hanyou con un cuore umano.

-Il pulito sporco è già e lo sporco si pulirà-, mormorò Kikyo, parlottando tra se.
Gli Shinidamachou, gli spettri dell’aldilà, la seguivano nel suo viaggio standole sempre accanto. –Tanto spesso troppo bene uguale al male è. Ed il male, tante volte, il bene porta in se-.
Inuyasha fermò la sua corsa, ascoltando attentamente le parole della miko. –Vivere morire fa, e morir la vita da-.
Inuyasha ascoltava rapito quelle parole.
Voleva dire che in tutto il male che aveva fatto, forse, un piccolo barlume di bene doveva esserci?.
Scosse il capo, riprendendo la marcia portandosi avanti alla miko.

 

**

 

Myoga aveva un’espressione pensierosa, mentre teneva le braccia conserte vicino al petto.

-Capisco, certo è un bel problema-, commentò alla fine.
Kagome aveva svelato tutto quello che era accaduto, concentrandosi soprattutto sugli ultimi avvenimenti.

-Quindi, Kagome-sama, è possibile che dietro alla trasformazione di Inuyasha ci sia Naraku?-, domandò Miroku, cercando di riepilogare tutto quello che avevano supposto.
Kagome annuì.
-In effetti questo spiegherebbe ogni cosa-, commentò Sango, d’accordo con i suoi compagni di viaggio.

-Tessaiga, è una spada forgiata dal padre di Inuyasha-sama per proteggere l’umana che amava. Tuttavia, oltre a proteggere la signora, Tessaiga protegge anche il figlio impedendo così al suo sangue demoniaco di controllarlo-, spiegò Myoga, mentre Kagome si chiuse in un assoluto silenzio.
Troppe cose erano accadute, molte alte ne dovevano ancora accadere.
Era soltanto l’inizio.
-In ogni caso Kagome, se proprio vuoi un arco nuovo mi devi dare qualcosa di tuo-, esordì Totosai, lasciando a Kagome qualche secondo per riflettere.
Senza pensare troppo, sciolse la piccola bandana che portava in vita rivelando alcuni piccoli oggetti.
Tra di essi uno in particolare le interessava.
Era un piccolo kanzashi in argento con rifiniture dorate.
Apparteneva a sua madre, l’ultimo ricordo tangibile che aveva di quella donna di cui ormai ricordava soltanto la voce.

-Questo può andare-, disse risoluta, porgendo il piccolo oggetto tra le mani del fabbro.
Lo squadrò attentamente, per poi annuire lentamente con il capo. –D’accordo. Domani mattina sarà pronto-.
La ragazza sorrise, finalmente serena per la piega degli eventi. –Ti aspetto ai piedi della montagna, al limitare della foresta-.
Detto questo si alzò, dirigendosi al luogo prestabilito assieme ai suoi compagni.
Sollevò lo sguardo verso l’alto, perdendosi oltre la coltre di nubi.
Il ricordo di quell’addio silenzioso le bruciava il cuore, ma sapeva che doveva continuare a camminare e, forse, un giorno l’avrebbe incontrato ancora.

 

**

 

Nonostante potessero continuare a camminare, Kikyo decise di fermarsi in una piccola radura illuminata grazie alle anime portate dagli Shinidamachou.

Inuyasha si era poggiato contro il tronco di un albero, poco distante da Kikyo immersa nei suoi pensieri.
-Quella poesia…-, esordì Inuyasha, risvegliando la miko dai suoi pensieri. –Cosa voleva significare?-.
Kikyo sorrise, avvicinandosi lentamente all’hanyou. –E’ una filastrocca, la conosce anche Kagome. Strano che non te l’abbia raccontata, quando era ancora una bambina le piaceva molto-, concluse Kikyo, mentre gli spiriti fluttuavano nell’aria trattenendo in quel luogo le anime delle fanciulle morte.

Inuyasha la guardò attentamente, scrutandola seriamente come ad incitarla a continuare.
-La prima parte significa che qualcosa di “pulito”, in questo caso potrebbe essere un anima, si sia macchiata di qualcosa ma, nonostante questo, non significa che non si possa ottenere un po’ di perdono-, spiegò Kikyo, utilizzando parole semplici per non confondere l’hanyou.
Inuyasha, dal canto suo, ascoltava attentamente perdendosi in quella descrizione così simile alla sua situazione attuale.

-La seconda parte, invece, è molto simile alla prima-, continuò Kikyo, esortata dal silenzio del giovane hanyou. –Molte volte la troppa bontà può diventare un male, ma anche nel male è possibile trovare un bagliore di luce e speranza-.
-E l’ultima parte?-, domandò Inuyasha.
La miko sorrise malinconica e rispose: -l’ultima parte, indica che tutti coloro che se ne vanno saranno destinati ad una nuova rinascita-.
Le ultime parole le disse con una voce soave, calda e gentile come quella di Kagome.
Il suo sguardo si era posato sul cielo scuro, mentre ripeta dentro di se le parole di quella filastrocca.
Quando erano bambine, Kagome usava canticchiarla dolcemente.
Sorrise a quel dolce ricordo, uno dei pochi che le era rimasto del passato prima che sua sorella se ne andasse per sempre.

-Kagome non ti ha dimenticato-, disse improvvisamente, cogliendo nello sguardo della miko una nota profonda di malinconia.
Kikyo restò sorpresa, mentre incontrava lo sguardo serio e determinato di Inuyasha.
-Le dispiace soltanto di non averti protetta, come avrebbe dovuto fare-.
Kikyo sorrise, passando delicata una mano sulla guancia dell’hanyou.
Era fredda, ben lontana dal calore emanato da Kagome. –Anche tu…-, incalzò sorridendo, mentre scostava la mano dalla sua guancia. –Scommetto che Kagome pensa la stessa cosa per te-.
Inuyasha sgranò gli occhi, mentre la miko proseguiva nel suo discorso. –Non sono una stupida, si vede lontano un miglio che è accaduto qualcosa di grave. Non lo voglio sapere, sia chiaro. Ma cerca di trovare un po’ di bene anche nel male-.
Inuyasha non rispose, restando in silenzio.

Sollevò lo sguardo verso il cielo scuro, coperto da piccole stelle che ne illuminavano il manto.
La luna mostrava un suo primo spicchio, illuminando ancora di più quel cielo notturno.
Strinse la guaina di Tessaiga, mentre faceva una solenne promessa a se stesso.
Nessuno, nemmeno lui stesso, avrebbe più fatto del male a Kagome.
Doveva diventare molto più forte, dopotutto la strada era ancora lunga e, forse, un giorno si sarebbero rivisti.

 

E anche questo è terminato.
Un grazie di cuore a achaori: grazie di cuore per le tue recensioni =), sei davvero gentile. Hai ragione, ma se lo facevo andare leggero non riuscivo a dargli un motivo per andare via =). Non dubito del tuo sesto senso xD, ma temo che dovrai aspettare ancora un po’ =).
Bene, ci vediamo al prossimo aggiornamento di fine settimana =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16-Tsukuyomi ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!
Visto? Non mi sono dimenticata di aggiornare, e di fatti eccomi qui ad aggiornare questa storia.
Allora, come già accennato nel capitolo precedente, oggi entra in scena Kagura affiancata da….
xD mi spiace, non posso rivelarvelo.
Per il momento vi lascio alla lettura =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

16° Capitolo: Tsukuyomi *.

 

Il piccolo gruppo trovò riparo all’interno di una piccola grotta ai piedi della montagna.
Sango e Miroku si preoccuparono di accendere il fuoco e recuperare qualcosa da mangiare, visto che le loro provviste erano terminate.

Kagome rimase seduta in un angolo della caverna, intenta a sistemare, come meglio poteva, le fasciature sul corpo.
I piccoli tagli ed escoriazioni sulle braccia erano già guariti, mentre la ferita alla spalla sembrava ancora in pessime condizioni.

Si morse il labbro inferiore, mentre passava un panno umido sulla ferita.
La pelle cominciava a tirare, segno che ormai era prossima alla guarigione.
Tuttavia, esaminandola con attenzione, Kagome si accorse che sarebbe rimasta in ogni caso la cicatrice.

Con lentezza misurata si rimise addosso il suo yukata.
Il suo sguardo si posò sulle mani.
Le unghie erano sempre spezzate, mentre le dita erano coperte da calli per il lungo utilizzo dell’arco.
Aprì e chiuse lentamente i palmi della mano, mentre rifletteva sugli ultimi avvenimenti.
In quei due giorni di viaggio aveva pensato molto, ma era sempre meglio lasciarsi andare in un piccolo angolo di vuoto.

Il fuoco scoppiettava dinnanzi a lei, illuminando con la sua calda luce la piccola caverna.
Osservandolo, Kagome non poté far altro che sorridere ripensando al suo primo viaggio assieme a Inuyasha.
All’epoca non si fidava di lui, almeno così credeva.
Eppure, nonostante non lo conoscesse a fondo, sentiva che lui era diverso dalle altre persone che aveva conosciuto in passato.

Lo sentiva nel suo cuore.
Eppure, nonostante sentisse forte il legame tra di loro, non era stata in grado di fermarlo e l’aveva fatto andare via.
Sentiva gli occhi bruciare. Scosse il capo, cercando di cacciare quella sensazione di tristezza.
Si portò le ginocchia al petto, poggiando il mento sopra di esse.
-Il pulito sporco è già, e lo sporco si pulirà-, canticchiò, mentre osservava il fuoco danzare.
-Tanto spesso troppo bene uguale al male è, ed il male tante volte il bene porta in se. Vivere morire fa e morir la vita da-.
In quel momento Sango e Miroku comparvero sulla soglia della caverna.
La sterminatrice reggeva tra le mani dell’altra legna, mentre Miroku aveva appena catturato dei pesci dal piccolo torrente vicino e, legata al braccio, si trovava il piccolo contenitore di bambù per l’acqua.
-Una filastrocca davvero singolare, Kagome-sama-, commentò Miroku, mentre appoggiava vicino al fuoco il pesce appena pescato.
Kagome annuì, mentre Sango le si sedette accanto. –Dove l’hai imparata?-, domandò, sinceramente curiosa di sapere la risposta.
Kagome si rabbuiò un istante, sospirò e poi si decise a rispondere al quesito dell’amica. –Veniva tramandata al tempio. Io e Kikyo ne eravamo sempre affascinate-.
-Vostra sorella?-, domandò Sango.
Sapeva che Kagome aveva una sorella, ma Miroku non le aveva mai detto il nome quando le aveva raccontato la sua storia.
Kagome annuì con il capo, senza aggiungere altre parole.
Chiuse lentamente gli occhi, abbandonandosi al dolce torpore portato dal piccolo fuoco della caverna.
Il suo volto si era leggermente rilassato, ma sembrava sempre vigile ed attenta ad ogni minimo movimento.
-Ho esagerato?-, mormorò Sango, tenendo la voce bassa in modo da non disturbare Kagome.
Miroku scrollò le spalle, mentre afferrava uno dei pesci ormai più che cotti. –Non saprei-, ammise cominciando a mordere la cena.
Sango afferrò i due pesci rimanenti, lasciandone uno per Kirara acciambellata sulle sue gambe.

-Kagome-sama parlava apertamente solo con Inuyasha, credo che solo lui potesse capire a fondo cosa si agitava nel suo animo-.
Sango posò lo sguardo su Kagome.
Era più piccola di lei di pochi anni, eppure sembrava ne avesse passate molte di più di quanto una persona adulta potesse immaginare.
Il destino aveva in serbo trame crudeli, soprattutto per quella ragazza dall’animo difficile e impenetrabile.

 

**

 

Il vento soffiava piacevole, scuotendo delicatamente le cime degli alberi e portando con se qualche foglia.

Capelli scuri, raccolti in un chignon con dei piccoli ornamenti a forma di piuma attaccati adesso, si muovevano assieme al vento.

La giovane donna ispirò a fondo l’aria della notte, socchiudendo i suoi occhi rossi come il sangue e velati da un po’ di trucco.
Indossava un kimono molto elegante dalle tinte scure e bianche, mentre tra le mani reggeva un ventaglio con lo stesso tipo disegno all’interno.

Era sospesa in aria, trasportata dal vento su una piuma molto grande.

Aprì gli occhi, posando lo sguardo sul manto stellato di quella sera.
Era la prima volta, dopo giorni di prigionia, che rivedeva le stelle e poteva respirare un’aria diversa.

Lei era come il vento e nessuno poteva trattenerla.

 

**

 

Quella mattina Kagome si svegliò prima degli altri, attendendo con impazienza l’arrivo di Totosai con il suo nuovo arco.

Era emozionata, molto più di quanto avrebbe mai dato a vedere.
Lo sguardo ansioso si perse oltre il cielo che andava lentamente a schiarirsi, cacciando le tenebre e annunciando l’arrivo di un nuovo giorno.

Sorrise mesta, mentre rifletteva su quanto in fretta il tempo passasse.

Il cielo cominciava ad assumere delle tinte rosate, mentre il sole faceva capolino tra le montagne.
-L’aurora è sempre magnifica-, commentò una voce femminile a lei ben nota.
Sango l’affiancò, lasciando che lo sguardo si perdesse oltre il cielo.
Con la coda dell’occhio, Kagome osservò il profilo fiero ma gentile della sterminatrice di youkai.

Non si era mai trovata tanto vicina ad una ragazza, di solito trattava meglio con gli uomini che con le donne.
Molte di loro la guardavano alla stregua di un mostro.

-Scusami per l’altra sera-, esordì Sango, lo sguardo sempre rivolto al cielo. –Forse, involontariamente, ho esagerato-.

Kagome restò sbalordita per qualche secondo.
Per un lungo istante, lasciò il suo sguardo sul cielo e poi rispose: -no Sango, non sei tu il problema. Il fatto, è che ho passato molto più tempo assieme a youkai e gente senza scrupoli e non sono abituata a dialogare con le donne-.
Sango la osservò sorpresa, mentre le sue guance assumevano una tinta scarlatta.
Aveva ragione.
Era fragile e insicura, a dispetto di ogni apparenza risoluta che potesse mostrare.

Sorrise, dandole una leggera pacca sulla spalla.
Kagome rispose al sorriso, per poi tornare a concentrare l’attenzione al cielo farsi lentamente più chiaro.

Il muggito di una mucca si diffuse nell’aria, mentre il sorriso di Kagome si allargava di minuto in minuto.

Dal nulla apparve Totosai, in groppa ad una mucca demoniaca con tre occhi.

-In perfetto orario-, commentò felice Kagome, mentre raggiungeva il fabbro.
Reggeva tra le mani un arco argenteo, piccole striature dorate lo avvolgevano delicatamente.
Persino la corda aveva un colore argenteo.
Totosai tese la mano verso Kagome, poggiando nelle sue mani il suo nuovo arco.
Era molto più pesante del suo predecessore, ma era comunque un arma bellissima.
-Il suo nome è Tsukuyomi*-, disse Totosai, mentre Kagome era rapita ad osservare la sua nuova arma.
Miroku, nel frattempo, aveva affiancato Sango e osservava con curiosità la scena davanti a loro.

-Ho scelto questo nome per ragioni che spero tu comprenda-, continuò il fabbro, mentre Kagome annuiva energica con il capo.
-Ne avrò buona cura-, rispose Kagome, mentre faceva scorrere una mano sull’arco.
-Lo spero bene-, commentò Totosai. –Ho usato dei fili speciali per la corda. Non dimenticare che, oltre ad essere un arco normale, possiede dei poteri nascosti-.
Kagome ormai non lo ascoltava più.
I suoi occhi erano rapiti dalle rifiniture dell’arco. –Tsukuyomi…-, mormorò estasiata, mentre una luce rosata lo circondava.
Kagome aumentò la stretta sull’arco, lasciando scivolare su di esso e sulla corda alcune gocce del suo sangue.

-Tsukuyomi, durante questa battaglia richiederò spesso il tuo aiuto-, continuò, gli occhi si chiusero lentamente invocando la sua piccola preghiera. –Per cui, ti prego, concedimi la tua forza-.
Totosai, nel frattempo, svolto il suo lavoro si congedò dal gruppo e tornò in cima alla sua montagna.

Miroku e Sango rimasero in silenzio, osservando la scena perplessi e stupiti.
-E’ un vecchio rituale per infondere la proprio energia all’interno dell’arco-, mormorò una voce.
Sango sentì qualcosa pizzicarle alla base del collo e, istintivamente, portò una mano ad esso schiacciando il piccolo insetto.
-Myoga, cosa ci fai qui?-, domandò Miroku, mentre il piccolo insetto cercava di rimettersi in sesto sulla mano di Sango.
-Per la verità pensavo di seguirvi, desideravo parlare assieme a Inuyasha-sama di una faccenda-.
Sango annuì con il capo per poi irrigidirsi di colpo.
Una mano era scivolata rapidamente sul suo fondoschiena, massaggiandolo delicatamente.
Senza pensarci troppo, la giovane sterminatrice schioccò uno schiaffo sulla guancia del monaco lasciandogli il segno della sua cinquina.
Kagome, riscossa dal rumore dello schiaffo interruppe la sua preghiera e si girò a fissare i due compagni.
Miroku sorrideva come un ebete, mentre si massaggiava delicatamente la guancia.

Kagome sospirò, scuotendo la testa diverse volte.

“Miroku è proprio impossibile”, commentò tra se.
Dal folto della foresta, pochi istanti più tardi, emersero dei lupi con al seguito degli youkai.
Kagome sgranò gli occhi sorpresa.
-Ma voi siete…-, esordì, mentre i due youkai s’inginocchiavano davanti a lei.
Sango era sorpresa, tranne forse Miroku che aveva già avuto modo di conoscere alcuni membri della tribù Yoro.
-Kagome-sama..-, esordì uno dei giovani youkai.
Indossava un’armatura sporcata da alcune macchie di sangue, il volto dai colori olivastri erano velato dal terrore e dalla fatica. –Vi prego, dovete seguirci. La nostra gente è stata attaccata, non riusciamo a respingere l’attacco da soli e molti nostri compagni sono stati uccisi con un solo colpo-.
Kagome si morse il labbro inferiore, mentre rifletteva sulle parole dello youkai.
Si volse verso Sango e Miroku che annuirono con il capo, mentre Kirara già si trasformava.

-Fate strada-, incitò Kagome, cominciando a correre assieme ai lupi nel folto della foresta.
Sango e Miroku l’avrebbero seguita dall’alto,  possibilmente cercando di precederla.
Sentiva una strana inquietudine, mentre seguiva lo stesso sentiero dei lupi.
Una voce lontana la chiamava, la incitava a spargere altro sangue.

Non capiva molto, ma sapeva che presto avrebbe dovuto fare i conti con i suoi demoni.

 

**

 

Inuyasha continuava a guardarsi intorno preoccupato.
Le orecchie scattavano al più piccolo suono, anche Kikyo era allarmata almeno quanto lui.

-Percepisci qualcosa Inuyasha?-, chiese la miko, visibilmente preoccupata per quello che poteva accadere.
L’hanyou scosse il capo, ma la sensazione di angoscia che provava non era svanita dal suo animo.
Guardò il cielo e la foresta, preoccupato come non mai.
Il volto di Kagome proruppe nei suoi pensieri, aumentando l’angoscia che già provava.
Era forse accaduto qualcosa?
Scosse il capo più volte, cacciando quel pensiero molesto dalla mente.
No, non sarebbe accaduto nulla.
Kagome era forte, non sarebbe stata sconfitta facilmente.

 

**

 

-Direi che il lavoro è concluso-, commentò la voce fredda di una donna.
Picchiettava leggermente il suo ventaglio sotto il mento, mentre osserva indifferente la scena del massacro davanti a lei.

Gran parte della popolazione della montagna era stata decimata; dopotutto Naraku aveva ordinato loro così.

Accanto a lei c’era un ragazzo, poco più di un bambino.
Indossava un abito ninja scuro, le protezioni invece avevano un colore simile all’ocra.
Tra le mani reggeva una falce e una catena. –Kagura, dobbiamo rientrare-, aggiunse con voce atona e priva di emozioni.
Era come se quello scenario di morte e sangue non lo toccassero, così come non toccava lei.
Kagura, tese la mano verso il suo fermaglio per capelli ed estrasse una delle piume che lo decoravano.
Nelle mani della sua padrona, la piuma si trasformò e accolse su di se le due figure.
La youkai chiuse gli occhi, mentre si godeva gli ultimi spiragli di libertà.
Sapeva, così come il suo strano compagno di viaggio, che una volta tornata non sarebbe potuta uscire per molto tempo.

Ispirò a fondo l’aria, mentre osservava ancora una volta lo scenario di morte sotto di lei.
Non le piaceva.
Non voleva continuare a vivere in quel modo, soddisfando i capricci di Naraku e vivendo come una schiava.
Una mano scivolò lungo il petto, cercando di percepire i battiti di un cuore che non c’era.
Il suo sguardo color cremisi si rabbuiò per un lungo istante.
Naraku aveva in scacco il suo cuore, quindi scappare o ribellarsi era una cosa che non poteva assolutamente fare.
Esattamente come il ragazzino senza anima accanto a lei.
Però lei era il vento e un giorno, come il vento, sarebbe tornata libera.

 

**

 

Kagome correva a perdifiato da ore, senza mostrare il benché minimo accenno di fatica.

Sapeva che dovevano percorrere una strada di due giorni in poche ore, senza nemmeno fermarsi al calare delle tenebre.
Il collo bruciava, lanciando segnali inequivocabili alla sua anima.
Dell’altro sangue era stato versato a causa della sfera degli Shikon, la stessa sfera che sarebbe dovuta andare distrutta molto tempo fa.
“Il mondo non ha bisogno di un simile gioiello”, pensò tra se, mentre affiancava i demoni lupo nella loro corsa. “Se tutto andrà come temo voglia il fato... Allora io…”.
-Kagome-sama…-, esordì uno degli youkai, indicando alla miko la ferita sulla spalla che aveva ripreso a sanguinare.
-Non è nulla-, sbottò Kagome, ignorando il bruciore che causava.

Lo youkai si fermò, bloccando così il resto del gruppo. –Cosa succede?-, domandò Sango, notando l’arrestarsi del gruppo.

Kagome scosse il capo, mentre osservava il giovane youkai chinarsi davanti a lei dandole le spalle.
-La porterò io. Koga, il nostro capo, ci ha ordinato di trattarti con il massimo riguardo-, spiegò il giovane youkai.
Kagome lo osservò, mentre la sua immagine veniva sovrapposta ad un’altra molto più dolorosa.
La miko scosse il capo declinando l’offerta dello youkai, ma non era così debole da farsi portare in spalla da qualcuno come lui.
Soltanto Inuyasha poteva farlo, e soltanto Miroku e Sango capirono il perché del suo rifiuto.
-Non sono così debole-, rispose secca. –Se proprio ti preoccupa la mia salute, posso dirti che faremo dei turni io e Miroku per scambiarci il posto. Va bene?-.
Lo youkai annuì, soddisfatto della proposta della miko per i turni.

Ripreso la loro marcia.
La sua mente era concentrata sul pensiero di Inuyasha, continuando a tormentarsi su come si sentisse in quel momento.

In lontananza avvertiva una presenza demoniaca, era la stessa che emanava quel corpo fasullo di Naraku.
Soltanto a pensarci, sentì le forze aumentarle e aumentò la velocità di corsa distanziando di qualche metro i suoi compagni.

Naraku era un problema suo e dei suoi compagni, non voleva che venisse immischiato anche qualcun altro.

La presenza proveniva dal cielo.
D’istinto portò lo sguardo verso quel manto azzurro.
Una piuma, di dimensioni molto più grandi del normale, stava volando sopra la sua testa.
Lo sguardo si assottigliò, mentre rifletteva sulla possibilità di attaccarla o meno.

Portò una mano verso la faretra sulla schiena, ma in quell’istante il sigillo sul collo prese a bruciare in maniera incredibile.
Kagome si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere i gemiti di dolore.
-Kagome-sama, qualche problema?-, domandò Miroku, mentre si avvicinava in groppa a Kirara.
Kagome era indecisa.
Era solo un sospetto, ma decise che per il momento l’avrebbe tenuto per se. –No, era solo un’impressione-, spiegò rapida, mentre allentava la presa della mano dall’arco.
A Sango non sfuggì quel movimento, ma decise di tenere a freno la lingua.
Una discussione era l’ultima cosa di cui avevano bisogno.
Gli youkai la raggiunsero e, data la presenza di Miroku, ne approfittò per anticipare il turno di cambio.
Durante il suo viaggio in groppa a Kirara continuò a scrutare il cielo pensierosa.
L’immagine di quella piuma non se ne voleva andare dalla sua mente, così come quella strana fitta al collo.
Aveva una brutta sensazione al riguardo, mentre un rivolo di sudore freddo le solcò la schiena.

Che il sigillo si stesse spezzando?
Scosse il capo, scacciando quell’idea molesta dalla mente.
Non poteva permetterlo, altrimenti avrebbe perso altre persone a lei care.

 

E anche questo è terminato xD.
Forza, si accettano scommesse: chi è il ragazzo assieme a Kagura? xD
Bene, ora passiamo ai ringraziamenti:
Indelebile:Gioia, io credo seriamente che tu voglia farmi piangere ç_ç. Grazie di cuore, sei stata davvero gentilissima *kiss*. Sono felicissima di sapere che i capitoli precedenti ti siano piaciuti, ma soprattutto di essere riuscita a farti apprezzare un pochino di più Kikyo. Spero di riuscire ancora su questa linea =).
Per quanto riguarda Kagura… ancora non ho deciso, ma cercherò di non farle fare la fine del manga =).
achaori:In ogni caso credo che non finirò mai di ringraziarti =). Visto? Kagura è arrivata, anche se non posso parlare della coppia al momento.. segreto editoriale xD scherzo, semplicemente ancora non ho ben deciso. Spero che il capitolo sia stato di tuo gusto =).
Bene, ragazzi ci vediamo al prossimo aggiornamento.
Grazie a tutti quanti per il sostegno e il supporto per questa storia *inchino*.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin
Angolo spiegazioni:

*Tsukuyomi: è il Dio della luna nello Shintoismo e nella mitologia Giapponese. Il nome Tsukuyomi è una combinazione delle parole giapponesi per “luna”; mese” (tsuki) e “leggere; contare” (yomu). Un’altra interpretazione è che il nome sia la combinazione di “notte illuminata dalla luna” (Tsukiyo) e un verbo che significa
“guardare” (miru). Un’ulteriore interpretazione è che il kanji per la parola “arco” (yumi), fu confuso con il kanji per “yomi”. (Fonte Wikipedia)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** 17-La cicatrice del vento. ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!
Ed eccomi qui, come sempre ad aggiornare.
Devo confessarlo, questa volta ho temuto di non riuscire a postare ma, fortunatamente, sono riuscita nella mia piccola impresa e ora eccovi il nuovo capitolo.
Avremo una piccola rivelazione e…
Basta, non vi anticipo altro  =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

17° Capitolo:  La cicatrice del vento .

 

L’ansia che provava da quella mattina non voleva saperne di andarsene.
Più volte aveva cercato di convincersi che era solo suggestione, che Kagome non correva alcun pericolo.
Eppure, più la credeva al sicuro e più quella sensazione continuava a tormentarlo.

Ad ogni più piccolo rumore scattava, temendo che si trattasse di una trappola ma, il più delle volte, si trattava solo dei rumori della foresta.

-Si può sapere cosa ti succede?-, domandò Kikyo, visibilmente preoccupata per il comportamento bizzarro dell’hanyou.

Inuyasha scosse il capo, riprendo a camminare con i nervi a fior di pelle più di prima.
Kikyo sospirò esausta.
Immaginava cosa lo tormentasse, tuttavia non poteva fare molto se lui non parlava direttamente.
Un forte vento si alzò da terra, muovendo le fronde degli alberi.

-Che vento infausto-, commentò Kikyo, mentre scostava alcune ciocche di capelli dal viso.
Una strana sensazione le pervase le membra, persino i suoi spiriti erano inquieti.
C’era qualcosa che si stava muovendo, qualcosa per niente piacevole.
Riprese il suo cammino, mentre il suo sguardo scattava in ogni direzione possibile.

Inuyasha osservò Kikyo avanzare prudente.
Anche lei, sicuramente, aveva avuto un brutto presentimento: lo stesso che stava muovendo i suoi passi.
Per un lungo istante meditò di raggiungere Kagome, ovunque si trovasse per verificare che stesse realmente bene.
Però, mentre realizzò quel pensiero, l’immagine di lei ferita dai suoi artigli tornò prepotente nella sua mente.
Scosse il capo, cacciando dalla mente quell’immagine.
Doveva diventare più forte, trovare il modo di proteggerla veramente da tutto; persino da se stesso.
Questo pensiero gli dava coraggio, abbastanza da affrontare qualsiasi avversario si parasse davanti a lui.

-Se sei preoccupato per mia sorella puoi raggiungerla-, incalzò Kikyo, mentre superava Inuyasha bloccato dai suoi pensieri.

L’hanyou sgranò gli occhi, mentre osservava il profilo della miko davanti a lui incedere tranquilla. –Lo si capisce guardandoti-, continuò, voltandosi a guardarlo. –Se sei in ansia puoi andare, non ti trattengo di certo. Dopotutto, tu mia sorella la..-.
-Non posso!-, sbottò, interrompendo le parole della miko.
Scostò lo sguardo da quello di lei, così simile a quello di Kagome, lasciando che un’ombra di malinconia lo oscurasse del tutto.
Kikyo si pentì di quello che aveva detto, ma sentiva che era necessario metterlo davanti alla realtà dei fatti.
Era il solo modo che aveva, l’unico, per convincere l’hanyou a spiegargli le sue ragioni.
Si avvicinò lentamente, incerta sul da farsi.
-Non posso tornare da lei, almeno fino a quando non sarò diventato più forte-, continuò, ignorando completamente la miko davanti a se.

Kikyo protese una mano verso di lui, sfiorando delicatamente il suo viso.
Emanava un bellissimo calore, il tepore di una persona che ancora era viva.
Il suo corpo, invece, era completamente freddo e privo di calore.
L’hanyou si paralizzò a quel tocco, ma rapido si sottrasse ad esso.
-Scusami-, mormorò cupamente la miko, ritraendo lentamente la mano. –Non volevo arrecarti offesa, ne tanto meno ferirti. Speravo di capire, ma evidentemente resterai per sempre un mistero… Almeno per me-.
Le ultime parole le disse con una punta di amarezza e ironia, ma non aggiunse altro lasciando Inuyasha completamente senza parole.

Ancora una volta Inuyasha si trovò a pensare a quanto fosse simile a Kagome, ma tuttavia lei era diversa.
C’era qualcosa che la rendeva diversa dalla sorella, ma non riusciva a inquadrare di cosa si trattava e, forse, non l’avrebbe mai scoperto del tutto.

Stizzito, riprese la marcia. Incrociò le braccia al petto, nascondendo le mani nelle ampie maniche rosse del suo kariginu rosso.

 

**

 

Da qualche ora ormai, Kagome sentiva il sigillo bruciare, benché il dolore fosse diminuito ancora non era scomparso.
Non capiva la ragione, ma sentiva che c’era un legame con quella strana piuma che aveva visto passare.
-Qualcosa non va?-, domandò Sango, accorgendosi del pallore dell’amica alle sue spalle.
Kagome scosse il capo, incerta se rispondere o meno.
La sua voce poteva essere affaticata dal dolore e non voleva far preoccupare Sango, soprattutto per una cosa di poco conto come quella.

La sterminatrice non aveva creduto per niente alla negazione di Kagome, ma aveva capito che non era disposta a parlargliene.
Quindi, come sempre, decise di passare sopra l’argomento per poi riprenderlo in un altro momento.
Ora doveva concentrarsi sul problema dei lupi, sperando di arrivare in tempo per salvare qualcuno di loro.

 

**

 

Inuyasha si fermò.
La mano corse rapida sull’elsa di Tessaiga, mentre sentiva qualcosa provenire dalla foresta.

-Inuyasha…-, esordì Kikyo, mentre avvicinava una mano alle frecce nella sua faretra.

L’hanyou continuava a far scattare lo sguardo in ogni direzione, fino a quando non sentì un rumore provenire da non molto lontano.
Le sue orecchie scattarono rapidamente, percependo l’avvicinarsi rapido di qualcosa.
-A terra!-, gridò, voltandosi e abbassando il capo della miko.
Delle lame di luce si schiantarono al suolo poco distante da lui, aprendo profondi squarci nel terreno.

-Dannazione-, ringhiò, mentre estraeva Tessaiga dal fodero.
I colpi provenivano dall’alto, scagliati con una precisione incredibile.
Sollevò il capo, notando poco distante da lui una donna e un ragazzino.
C’era qualcosa di strano in loro.
La donna, senz’altro uno youkai, indossava un bellissimo kimono dai motivi rossi e bianchi e tra le mani reggeva un ventaglio.
I capelli scuri erano legati in un piccolo chignon, dal quale pendeva un fermaglio con due piume come ornamento.
Il ragazzo, poco più di un bambino, era un essere umano e indossava un abito da ninja come quello di Sango.

Un dubbio attraversò la sua mente, ma lo scacciò subito.
“Assurdo. Sango ha detto che la sua famiglia era morta in quell’agguato”, pensò, cercando di convincere se stesso.
Gli occhi del ragazzo erano spenti, privi di qualsiasi espressione. –E voi chi siete?-, sbottò furibondo, mentre Kikyo incoccava una freccia al suo arco.

La youkai davanti a lui incurvò le labbra, coperte da uno strato di rossetto, in un sorriso ironico e picchiettò il mento con il ventaglio.

-Non credo che ti debba importare-, mormorò tranquilla, aprendo  con un movimento fluido del polso il ventaglio. –Io sono Kagura, la signora del vento-.
-Kagura…-, mentre ripeteva il nome prese ad annusare l’aria circostante, cercando di riconoscere lo sgradevole odore che sentiva.
Un lampo gli attraversò la mente, comprendendo infine la ragione di quell’attacco così improvviso: Naraku!
Soltanto a pensare a quell’essere non poté fare a meno di ringhiare, mentre aumentava la stretta su Tessaiga.
-Non so chi tu sia, ma dato che il tuo corpo è impregnato dello stesso odore di Naraku deduco che sei al suo servizio-.
Kikyo non mollava la presa e nemmeno la concentrazione, mentre scrutava i due bersagli davanti a lei.
Naraku, era il nome dello youkai che aveva orchestrato la sua morte, costringendola ad odiare fino alla fine la sorella.

Il sorriso sul volto di Kagura si spense, lasciando posto ad un’espressione glaciale.
Sollevò il braccio che reggeva il ventaglio, fermandolo a mezz’aria.

-Esatto, per cui ora devi morire!-, rilasciò il braccio in vanti, muovendo un forte vento creato da lei stessa.
Dal vento, generato da Kagura, si crearono le stesse lame di luce che l’avevano attaccato poco prima.
Kikyo si spostò di lato, riuscendo ad evitare alcuni attacchi.
Inuyasha, invece, sfruttava Tessaiga per parare i colpi che, dopo il primo momento, continuavano a ricadere senza tregua.

Kikyo tese nuovamente l’arco, scagliando rapida la sua freccia mistica contro Kagura.
La donna, con un movimento del ventaglio, riuscì ad evitare il colpo che la sfiorò soltanto sulla guancia.

-Non t’intromettere!-, sbottò seccata, lanciando una serie di lame di vento in direzione di Kikyo.
La miko si era già rassegnata a essere colpita, quando sentì due forti braccia sollevarla da terra e scostarla da quel luogo.
-Tu e Kagome siete proprio uguali-, sussurrò, mentre i piedi della giovane miko toccavano nuovamente il suolo. –Possibile che dobbiate sempre fare delle cose avventate?-, chiese, fulminando la miko con uno sguardo serio che ricambiò con altrettanta fermezza.

-Naraku è un problema anche mio!-, replicò la donna, mentre Inuyasha stizzito riprese subito il combattimento con Kagura.

La youkai non perse tempo e lanciò nuovamente con l’hanyou le sue lame di vento.
Con un balzo, Inuyasha evitò la nuova serie di attacchi.
Protese la spada in direzione di Kagura, pronto a mozzarle il braccio quando il volto di lei si illuminò con un sorriso ironico.

Un movimento fluido e creò una specie di barriera tra lei e quella spada, pericolosa a quanto gli aveva raccontato Naraku.

La lama di Tessaiga era stata respinta da un semplice vento, ma c’era qualcosa di più.
Inuyasha si morse il labbro inferiore, rendendosi pienamente conto di quanto pericolosa potesse diventare quella donna davanti a lui.

Talmente concentrato a pensare alla prossima mossa, non si accorse del ragazzino assieme a Kagura.
Rapido, lanciò la catena legata alla falce e riuscì a intrappolare la spada dell’hanyou nella sua presa.

-Maledizione-, imprecò sottovoce, mentre cercava di liberare la sua spada dalla presa del ragazzo.
Mossa inutile, quel ragazzino aveva molta più energia di quanto pensava.
Con un movimento rapido, afferrò la catena che legava Tessaiga e la strattonò per poi sollevarla e gettare il ragazzo non molto lontano da lui.
In quel momento, Kagura mosse ancora una volta il suo ventaglio creando da esso una serie di piccoli tornadi che si abbatterono contro l’hanyou.
Inuyasha evitava gli attacchi, muovendosi rapido sia a destra che sinistra.

Era in trappola.
Non sapeva cosa fare, soprattutto non era in grado di affrontare un avversario come Kagura, in grado di controllare ogni movimento del vento.

Scosse il capo, mentre ricordava a se stesso la promessa che si era fatto quando aveva lasciato Kagome.
Doveva diventare più forte, questa era la cosa che più importava.
Strinse l’elsa della spada, mentre cercava di ripensare a come era riuscito a creare quel potente attacco con Tessaiga.

 

<< Quella era “la cicatrice del vento”-, spiegò Kagome, indicando con un dito i resti dello youkai. –E’ una tecnica speciale. Tuo padre, grazie a questa, riusciva a spazzare via cento youkai con un solo colpo >>

 

 

“La cicatrice del vento”.
Inuyasha aveva un chiaro ricordo del momento in cui aveva sprigionato quell’attacco, ma non era certo che fosse la strada giusta.
Decise di provare, dopotutto non aveva altro da perdere.

Chiuse gli occhi, continuando ad evitare gli attacchi di Kagura dando prova di notevole agilità.

Sentiva la propria aura demoniaca, simile ad un vento, mentre cercava di scontrarsi con quella di Kagura.
Auree contrapposte.
Tuttavia, oltre che sul vento, Kagura esercitava un forte controllo anche sulle correnti demoniache.
L’aria fu attraversata da un sibilo, mentre una freccia mistica si conficcò nel terreno accanto a Kagura; purificando la sua aura demoniaca.
Inuyasha girò il capo, osservando la miko alle sue spalle con l’arco ancora teso.
Era stupito.
Kagome gli aveva forse accennato qualcosa su quella spada?
Nel momento in cui la corrente di Kagura si fu purificata, ne ricreò subito un’altra e, in quel momento, la sua forza entrò in conflitto con quella dell’hanyou.
Uno squarcio si venne a creare in mezzo alla corrente, mentre aveva la netta sensazione che avrebbe dovuto colpire quel punto.
Protese Tessaiga in quella direzione, rilasciando un potente fendente nell’aria in direzione dello squarcio.
Come la volta procedente, una serie di solchi di luce dorata si diressero contro Kagura inghiottendola in una spirale di morte.
Era stupita, incredula davanti a quello che stava accadendo.
Quella spada, se usata correttamente, poteva diventare molto pericolosa per lei in quanto non era in grado di fermarla.
Con un movimento rapido, prima di essere investita del tutto, afferrò una delle piume del suo fermaglio che si trasformò.
Il ragazzo la raggiunse con un balzo, sedendosi alla parte opposta della piuma.

Inuyasha digrignò i denti, mentre osservava Kagura sospesa in aria sopra la cicatrice del vento.

-Maledetta! Non scappare!-, urlò, ma era un gesto del tutto inutile.

Sul suo volto comparve un sorriso ironico, mentre osservava sarcastica l’hanyou a terra.
-Per questa volta finisce qui, ma non è di me che ti dovresti preoccupare-, disse, richiudendo il ventaglio con un movimento fluido.
-Che vuoi dire?-, domandò furente l’hanyou, per niente intenzionato a rinfoderare Tessaiga.
-Non lo sai?-, rispose sorpresa Kagura, ma il sorriso di sfotto rimase indelebile sul suo volto. –Il sigillo della tua cara miko, Kagome, si sta per rompere ed entro quattro giorni al massimo la ucciderà-.
Inuyasha sgranò gli occhi a quelle parole, mentre sentiva il mondo sbriciolarsi addosso a lui.
Scosse freneticamente il capo, rifiutando una simile verità e si voltò verso Kikyo, nella vana speranza che smentisse quelle parole.
La miko aveva un’espressione dolente, mentre i suoi occhi castani erano coperti da un velo di tristezza.
Era vero alla fine, Kagome sarebbe morta per colpa di quella maledizione.
-Non puoi fare niente per salvarla Inuyasha. Prima lo accetti e meglio sarà per tutti quanti-, disse Kagura, senza aggiungere altro.
La piuma s’involò lontano, lasciando l’hanyou da solo.
Le gambe cedettero, mentre sentiva il suo animo andare in pezzi.
In quell’istante, le immagini dei momenti tranquilli passati con quella strana ragazza gli tornarono prepotentemente alla memoria.
Con un gesto di rabbia, chiuse la mano in un pugno sbattendola con forza contro il terreno.
Le nocche si scorticarono, mentre lui ripeteva quel gesto incurante del dolore che provava.
Sentiva qualcosa pungere il bordo degli occhi, bruciandoli oltre ogni dire.
Erano forse lacrime?
S’inginocchiò a terra, mentre cercava di ricacciarle indietro per impedire che qualcuno le vedesse.
Non piangeva dalla morte della madre, morta troppo presto per lui.
E ora, nuovamente, non era in grado di proteggere la donna che aveva scoperto di amare.
Doveva restare a guardare, mentre anche lei moriva.
Kikyo lo osservo mesta da lontano, incapace di dire qualcosa.
In un altro tempo, in un altro momento il suo compito sarebbe stato quello di donare conforto all’anima tormentata di quell’hanyou; ma non poteva più.
Si avvicinò lentamente, posando una mano sulla schiena di Inuyasha e cercò di trasmettergli un po’ di quiete; quello poteva ancora farlo.
-Scusami-, mormorò affranta. –Pensavo che lo sapessi, ma Kagome è troppo orgogliosa per parlare a quanto vedo-.
Inuyasha annuì con il capo, mentre una piccola parte di lui era arrabbiata con Kagome per avergli taciuto una cosa del genere.
-Non è tutto perduto, qualcosa si può ancora fare-.

 

**

 

Kagura si morse il labbro inferiore, mentre sentiva la rabbia montarle nel petto.
Naraku l’aveva usata come prova, cercando di scoprire il segreto di quella spada che l’hanyou si portava dietro.
L’aveva ingannata e questo non riusciva ad accettarlo.
-Kagura, per quale motivo aveva rivelato a Inuyasha quel particolare? Naraku era contrario-, domandò Kohaku, mantenendo un tono di voce piatto.
-Non importa, dopo avermi ingannato era il minimo che potessi fare-, sbottò stizzita, tornando a guardare fissa davanti a se.
-Se provi a dire qualcosa, la più piccola, giurò che ti uccido con le mie mani-, continuò, lasciando nella sua voce una vena minacciosa.
Kohaku annuì, per niente spaventato dalle minacce della donna.
efuturo con tranquillità.
Kagura lo scrutò con attenzione, chiedendosi cosa frullava nella testa di Naraku.
Quel bambino, Kohaku, era soltanto un burattino che manovrava a suo piacimento.
Aveva causato la morte di suo padre e dei suoi compagni, aprendo così una ferita profonda nel suo animo dove poteva entrare con facilità.
Le tenebre, il dolore e l’odio che albergavano nel cuore di chiunque diventava la fonte del potere di Naraku e della sfera degli Shikon in suo possesso.
La donna scosse il capo, consapevole che oltre all’anima di Kohaku, Naraku aveva in scacco anche il suo cuore.
Kagura osservò il profilo della montagne, mentre una gentile brezza le carezzava il viso e, in quel momento, prese la sua decisione.
Non avrebbe fatto sempre quello che voleva Naraku, non sarebbe stata sua schiava per sempre e, in un modo o nell’altro, si sarebbe ripresa il suo cuore per tornare ad essere libera… Come il vento!.

 

E anche questo è ultimato *ouf*

Spero che la rivelazione di Kagura vi sia piaciuta, ma non temete più avanti avremo maggiori risposte.
Un grazie ad achaori che si ricorda sempre di commentare, e un grazie anche alle 20 persone che hanno aggiunto la storia ai loro preferiti *inchino*.
Al prossimo aggiornamento =).

Un grandissimo kiss dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** 18-Legami spezzati ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!
Come sempre, eccomi qui pronta con un nuovo capitolo =).
Oggi entreranno in scena dei nuovi personaggi e presto, molto presto, nel gruppo tornerà qualcuno di molto importante alla storia xD.
Bene, ho detto tutto.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

18° Capitolo:  Legami spezzati .

 

Era ormai il tramonto, quando Kagome e i suoi compagni raggiunsero la montagna dove si trovavano i membri del clan Yoro.
I giovani youkai che l’avevano accompagnata inorridirono allo spettacolo che si presentava dinnanzi a loro.

Corpi di youkai e lupi giacevano riversi al suolo, un fiume incredibile di sangue e morte.
Kagome sbarrò gli occhi davanti a quello spettacolo crudele.
Il sigillo sul collo prese a pulsare, causandole una fitta acuta.
Si morse il labbro inferiore, trattenendo un gemito di dolore fra le labbra.
Non era il momento per lasciarsi andare ai suoi problemi, ora la cosa più importante era trovare Koga, ammesso che fosse ancora vivo.
Kagome si mosse tra i corpi degli youkai, cercando con lo sguardo il giovane capo della tribù.
Sango e Miroku erano rimasti indietro, tenendo d’occhio i due accompagnatori.

La giovane miko si sentiva morire ad ogni passo.
Conosceva tutti in quel luogo, le erano stati accanto e avevano sempre condiviso con lei cibo e ospitalità.
Era umana, lo sapeva, eppure loro non la consideravano inferiore; era loro pari.

-K-Kagome…-, mormorò una voce spezzata, inconfondibile alle sue orecchie.
Rapida, volse il capo nella direzione da cui proveniva la voce e lo trovò.
Si portò una mano alla bocca, trattenendo un’esclamazione di sorpresa.
Qualcosa le bruciava gli occhi, premendo per uscire. Erano lacrime di gioia.

Koga era ferito gravemente alle gambe, mentre il corpo era cosparso da tagli più o meno superficiali.
L’armatura che indossava, dapprima lucida ora era sporca e ammaccata in più parti.
Senza pensarci troppo, si gettò addosso a lui abbracciandolo dolcemente.
Sentii le lacrime correrle sul viso, ma non le importava in quel momento.
Koga era vivo, soltanto questo contava.
-Kagome… Sei…Davvero tu?-, domandò, mentre la miko si scostava dal corpo del giovane per osservarlo con gli occhi lucidi.
Koga rimase spiazzato, mentre sentiva il suo cuore perdere un battito.

Era la prima volta che la vedeva piangere.
Quella creatura, tanto orgogliosa e testarda, piangeva per la felicità di saperlo vivo. –Certo che sono io sciocco-, disse sorridendo, dandogli una leggera pacca sulla spalla.

-Mi spiace-, mormora, chinando il capo per non incontrare gli occhi azzurri dello youkai. –Mi spiace di non essere arrivata in tempo-.

Poggiando tutta la forza che gli restava sulle braccia, si sollevò da terra e con una mano sfiorò il volto della ragazza. –Sei venuta, questa è la cosa che più conta-, mormorò, la voce rauca e sopraffatta dal dolore.
Kagome scosse leggermente il capo, cercando di darsi un contegno.
Si alzò tendendo la mano verso lo youkai steso a terra.
La ferita alla spalla le doleva ancora, ma non poteva lasciare una persona a lei cara in quello stato.
Senza obbiettare, Koga afferrò la mano di Kagome che l’aiutò a rimettersi in piedi e lo sostenne, conducendolo dai suoi compagni.

Rimase visibilmente stupito quando si accorse che l’hanyou non era con loro, ma era stato rimpiazzato da una giovane donna che reggeva un grosso boomerang.

-Che fine ha fatto il cagnolino?-, domandò, dando così voce ai suoi pensieri.
Lo sguardo di Kagome si rabbuiò per un istante, ma non rispose alla domanda di Koga lasciandogli però sottintendere la risposta.

Non chiese altro, ma si limitò a scrutare il volto di lei cercando le risposte in esso.

Non trovò niente, se non un profonda sofferenza.
Kagome era sempre stata brava a nascondere i suoi pensieri, persino a qualcuno che la conosceva da molto tempo.

-Kagome-sama…-, esordì il monaco, bloccandosi alla vista del suo sguardo.
Era come temevano, i sopravissuti erano soltanto loro.

Kagome cominciò a curare le ferite di Koga, mentre Sango e Miroku andavano in cerca di legna e di cibo assieme agli altri due youkai.
-Cosa è successo di preciso?-, chiese Kagome, mentre controllava le ferite sulle gambe.
Erano assai profonde, ma il fatto che non fosse un essere umano stava venendo in suo soccorso; ormai la ferita era quasi del tutto guarita, anche se non avrebbe potuto camminare decentemente per alcuni giorni.

-Non lo so-, mormorò Koga, la voce resa rauca dal dolore. –E’comparsa dal nulla, una donna e un ragazzino con uno strano abito, sembrava un ninja-.
Nel sentire la descrizione del ragazzo sbiancò.
-Sei serio?-, chiese, la voce tremava leggermente.
Koga annuì, ma Kagome scosse il capo più volte cercando di cancellare quell’assurda idea dalla mente.

Era impossibile, assurda e senza appigli reali.

 –Un solo attacco ed erano tutti a terra, nessuno è riuscito a opporle resistenza-, continuò Koga, mentre Kagome passava un panno sulla ferita per togliere il sangue ormai rappreso.

-Capisco-, commentò piatta, mentre cercava di dare un senso a tutti gli eventi che stavano accadendo.
Naraku aveva in mente qualcosa, un piano abbastanza contorto per la verità, ma non riusciva a focalizzarne lo scopo.
Il sangue di tutte quelle vite innocenti, tutti quei legami di fratellanza e amicizia infranti; per quale ragione?

Cosa poteva ottenere da questo comportamento?.
Koga la osservò, perdendosi nei suoi occhi nocciola profondi e caldi.
Era immersa in chissà quali pensieri, molti dei quali sarebbero rimasti inaccessibili per sempre.

-Credi che ci sia Naraku dietro questo?-, domandò improvvisamente, cogliendo di sorpresa la miko.
Kagome lo guardò sorpresa, ma poi annuì lentamente con il capo.
Koga serrò la mano in un pugno, mentre sentiva il suo corpo fremere al solo pensiero della vendetta.

-Non pensarci nemmeno-, sbottò fredda Kagome, mentre ultimava le ultime medicazioni.
-Come puoi dire così?-, replicò in tono freddo. –Naraku ha ucciso la mia gente, i miei compagni e pretendi che io me ne stia buono?!-.
-Sì!-, urlò, sfidandolo con uno sguardo talmente tagliente che fu costretto ad arretrare.

-Tu non hai idea di quello che può fare Naraku, nemmeno io per giunta-, continuò, ignorando le occhiate truci che gli lanciava Koga. –Devi capire che questa non è la tua battaglia. Lascia che siamo noi ad occuparci di Naraku, la sola che tu potresti fare è andare dal patriarca della tua tribù e spiegargli la situazione-.
Koga scostò il volto dal suo, stizzito dalle sue parole.
Lo riteneva davvero così incapace?

-Hai davvero una così bassa considerazione delle mie possibilità?-, domandò, il capo chino per evitare di incrociare il suo sguardo.
Forse era meglio così, dopotutto i suoi occhi ora erano taglienti come lame affilate.

-Non voglio che tu muoia inutilmente, soltanto questo-, rispose seria.
Miroku e Sango erano appena tornati, quando Kagome li prese sottobraccio per prendere un’altra strada.
Si sarebbero accampati poco distante, ma lontano dal resto dei lupi.

 

**

 

Dopo aver saputo del sigillo da Kagura, Inuyasha non aveva perso un solo istante e si era subito rimesso alla ricerca di Kagome.

Non sapeva dove trovarla, ma non era il problema peggiore in quel momento.

Le parole pronunciate da quella Yasha, continuavano a rimbombargli dentro la mente e non gli lasciavano tregua.

-Inuyasha!-
La voce lontana di Kikyo lo fece fermare, mentre attendeva che la miko lo raggiungesse.
Si era dimenticato di lei, talmente era ossessionato dal problema principale.
-Inuyasha, capisco che tu voglia raggiungere in fretta Kagome, ma al momento non è saggio sprecare energia in questo modo-, disse la miko, guardando l’hanyou diritto negli occhi senza cedere.
Le sue parole erano veritiere, Inuyasha lo sapeva, eppure non riusciva ad impedire alle sue gambe di correre.

Kikyo sospirò esausta, nel frattempo alcuni Shinidamachou l’avevano affiancata.
La miko chiuse gli occhi, ascoltando la voce silenziosa dei suoi spiriti. –Capisco-, mormorò, catturando l’attenzione di Inuyasha.
-Che succede?-, domandò preoccupato, scendendo da un ramo per affiancare la donna.
-Pare che Kagome si trovi su alcune montagne ad est di qui-, disse Kikyo, mantenendo un tono di voce neutrale. –Però…-, continuò ma fu costretta a fermarsi, indecisa se dire o meno la verità all’hanyou.
-“Però”, cosa?-, domandò, mentre sentiva la rabbia crescergli nel petto e divampare come le fiamme.

-Entro domani mattina, un gruppo di uomini, sette in totale, raggiungeranno Kagome-, spiegò la miko.
Aveva omesso di proposito di menzionargli che erano al soldo di Naraku, tuttavia sapeva bene che Inuyasha non era uno sciocco e, probabilmente, l’aveva capito da solo.
L’espressione del suo viso mutò, mentre cercava di pensare al modo più rapido di raggiungere Kagome.
Il suo sguardo si posò sul sole che lentamente stava tramontando tingendo il cielo di un colore arancio.
Non restava più molto tempo.

 

**

 

Il fuoco scoppiettava davanti a loro, avvolgendoli con il suo dolce tepore e la sua tenue luce.

-Kagome-sama, non vi pare di avere un pochino esagerato con Koga?-, domandò Miroku, rompendo la quiete che si era venuta a creare.
Kagome sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi del monaco davanti a lei.

Scosse il capo e rispose: -no, per la verità sono stata anche troppo buona-.
-Però il suo aiuto ci avrebbe fatto comodo-, proseguì Sango, mentre carezzava Kirara, addormentata sul suo grembo.

-Si sarebbe solo fatto ammazzare, purtroppo Naraku non è un avversario alla sua altezza così come non lo è alla nostra-, spiegò, mentre scioglieva le bende che aveva sul petto.
Ormai la ferita si era rimarginata del tutto, doveva solo aspettare qualche giorno ancora e sarebbe tornata come nuova.

-Vorrei evitare…-, continuò, il suo sguardo cupo si posò sul piccolo fuoco dinnanzi a lei. –Che anche lui si faccia uccidere come i suoi compagni-.

Miroku annuì, comprendendo infine le ragioni di Kagome.
Aveva ferito l’orgoglio del giovane lupo, soltanto nel vano tentativo di proteggerlo dalle mire di Naraku.
I suoi occhi, come quelli di Kagome e Sango, si persero sulle fiamme del fuoco che crepitava davanti a loro.
Naraku aveva ordito un qualche piano per loro, quindi era meglio se estranei, come Koga, restassero fuori dai loro affari per impedirgli di trascinarli in una spirale di morte e sofferenza.

In quei giorni, Miroku aveva avuto modo di riflettere sulla storia della sfera degli Shikon.
Un oggetto che realizza i desideri non poteva esistere a questo mondo, ma soprattutto non era nemmeno certo che li realizzasse senza chiedere nulla in cambio.
Ogni persona, creatura demoniaca o altro che era entrato in contatto con la sfera è finito vittima delle mire di Naraku.
Kikyo, la prima a pagare il prezzo, era morta.
La sua famiglia era stata maledetta, causando la fine precoce dei suoi eredi.

Gli sterminatori, un popolo valente e coraggioso, era stato brutalmente sterminato da alcuni Youkai istigati da Naraku.
E infine Kagome.
Naraku ha fatto in modo di separarla da Inuyasha, per un motivo che ancora non riusciva ad inquadrare.
Il destino aveva creato per loro un’orribile trama, ma a tessere i fili del telaio era proprio Naraku.
In quell’istante, un’idea attraversò la sua mente come un fulmine in pieno cielo.
Era possibile che la forza dei quattro spiriti, dimoranti nella sfera, deriva dal sangue e dalla sofferenza di innocenti.

 

**

 

L’alba arrivò rapida, proiettando i raggi di sole per tutta la zona circostante.

Kagome fu la prima a svegliarsi, seguita subito dopo da Sango e Miroku.
Non era riuscita a chiudere occhio quella notte, gli incubi continuavano a tormentarla da troppi giorni.
Istintivamente si portò una mano al collo, avvertendo sui polpastrelli il sigillo impresso a fuoco dentro di lei.
Non aveva più dubbi, presto si sarebbe sciolto liberando la maledizione che conteneva.

-Kagome-sama, qualche problema?-, domandò Miroku, preoccupato nel vederla così assorta nei suoi pensieri.
Kagome scosse il capo, sorridendo cordiale. –Non preoccuparti-.
Ripresero il cammino, cominciando a scendere a valle.
Il silenzio li avvolse con la sua cappa, soffocando dubbi e timori che potevano essere rivelati.

Kagome, dal canto suo, non riusciva a togliersi di dosso quella sgradevole sensazione di pericolo che la accompagnava da un paio di giorni.

Stava per accadere qualcosa lo sentiva nell’aria infausta che tirava da quelle parti, ma preferì non riferire nulla ai suoi compagni.
Alla fine, poteva benissimo trattarsi di un falso allarme.

Camminarono per diversi minuti, quando finalmente raggiunsero ai pendii della montagna.
Kagome si volse verso di essa, lasciando che i suoi compagni proseguissero per qualche istante senza di lei.
Il cuore le scoppiava nel petto, sapeva di aver esagerato ma non c’era altro modo per proteggere Koga.
-Addio…-, sussurrò al vento, pregando che portasse il suo messaggio anche al suo amico.

Rapida raggiunse i suoi compagni, proseguendo il viaggio senza una vera destinazione.

L’idea non piaceva a nessuno di loro, ma per il momento non avevano una vera e propria traccia da seguire.

Alcuni minuti più tardi, in una piccola radura, il gruppo si trovò di fronte ad alcune persone che non si aspettavano proprio.
Kagome rimase sorpresa nel vedere Bankotsu, Renkotsu e Mukotsu davanti a se.

Sorridevano in modo sinistro, soprattutto Renkotsu.
Kagome assottigliò lo sguardo, comprendendo subito quello che stava per accadere.
-Kagome-sama…-, mormorò Miroku, indietreggiando lentamente.
La stretta sul suo bastone era notevolmente aumentata, mentre sentiva le mani cominciare a sudare.

Sango seguì l’esempio del monaco, aumentando la stretta su Hiraikotsu.
Kagome, cercando di mantenere la calma si portò davanti a loro.

-Ragazzi, come mai siete qui?-, domandò ironica, mentre serrava la mano intorno al suo arco.

-Non lo immagini-, rispose Bankotsu, aggiungendo nella voce la stessa ironia di Kagome.
Kagome assottigliò lo sguardo, mentre preparava la mano a scattare in direzione della faretra.

-Vi siete venduti a Naraku, non lo credevo possibile e non me l’aspettavo. Soprattutto tu, Bankotsu, mi hai deluso molto-.
Il ragazzo sorriso tranquillo, scrollando le spalle con fare indifferente.
Kagome si morse il labbro inferiore, mentre la sua mente già cercava di elaborare una strategia.
L’alabarda di Bankotsu era un vero problema, ma anche Renkotsu e Mukotsu lo erano, soprattutto l’ultimo.
Era molto basso, il volto orribile era coperto da una maschera fatta di tessuto.
I suoi veleni erano un vero problema, anche perché nemmeno Sango, che possedeva una maschera apposita, poteva resistere.
Kagome ormai era assuefatta a quelle sostanze, tanto che ormai non le creavano più alcun problema.

Tuttavia, sapeva che non poteva rischiare uno scontro diretto, altrimenti i suoi compagni sarebbero morti.

Kagome trasse un profondo respiro, mentre portava le mani all’obi di stoffa che reggeva il suo yukata.
-D’accordo, se questo è destino allora andiamogli in contro-, pronunciò seriamente, mentre la stoffa scivolava via dal suo corpo.
Sotto di essa, indossava una stoffa scura che le fasciava perfettamente il petto.
Le maniche erano corte, ma erano coperte da una specie di sottile armatura che le proteggeva così come per le gambe.

Gettò arco e frecce in direzione di Sango e Miroku.
-Uno scontro tra di noi, senza armi-, disse seria, sfidando il capo degli Shinchitai.
Bankotsu la studiò attentamente, perdendosi come ogni volta nei profondi occhi nocciola di Kagome.
Era da quando la conosceva che voleva affrontarla senza armi, senza poteri e quindi la cosa poteva essere interessante.
-Bene, la cosa è interessante e quindi accetto la tua sfida-, rispose Bankotsu, sfoderando una sicurezza senza pari.
Poggiò Banryu, l’alabarda, accanto ad un albero.
Renkotsu e Mukotsu, benché reticenti a non intromettersi, decisero di rispettare la volontà del loro fratello maggiore e si posizionarono lontano dal luogo dello scontro.
Era l’ultima cosa che Kagome voleva, ma sapeva che non aveva altra scelta.
Dopotutto, da quello che aveva capito fino a quel momento, Naraku voleva solo la sua morte.

 

E anche questo è andato =).
Bene, non era il massimo lo so ma serviva soltanto a fare il passaggio.
Bene, il prossimo capitolo vedrà lo scontro tra Bankotsu e Kagome e poi… segreto xD.
Bene passiamo ai grazie:
achaori: Oddeo, dopo questa minaccia velata mi conviene fare le cose per bene =).
Al prossimo aggiornamento ragazzi =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** 19-Anima ferita ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao a tutti!
Lo so, rispetto al solito ho postato molto più tardi ma purtroppo ci sono stati una serie di imprevisti e sono rientrata tardi >.<.
In questo capitolo assisteremo allo scontro tra Bankotsu e Kagome e poi… xD lo scoprirete leggendo il capitolo =).
Vi lascio alla lettura.
Un grandissimo kiss dalla piccola Fin.

 

19° Capitolo:  Anima ferita.

 

Kagome e Bankotsu si scrutavano con attenzione.

Nessuno dei due però era intenzionato a fare la prima mossa, aspettavano entrambi un tentennamento da parte dell’altro e allora lo scontro poteva cominciare.

Miroku e Sango erano poco distanti dai due, pronti a intervenire nel caso qualcuno commettesse qualche scorrettezza.
Tuttavia, nonostante sapevano della forza della miko, erano preoccupati.
Avevano sempre visto la sua bravura con arco e frecce, ma non potevano sapere cosa avrebbe portato uno scontro frontale con una persona come Bankotsu.
Sango si morse il labbro inferiore, mentre aumentava la stretta sulla cinta che reggeva Hiraikotsu.
Era ingiusto che si sacrificasse sempre lei, mentre loro non potevano fare altro che guardare.

Inaspettatamente, la mano di Miroku si posò sulla sua serrata sul petto.
I suoi occhi, blu come la notte, catturarono la sua attenzione.
Si perse per un lungo istante in quel mare oscuro, lasciando da parte per un breve istante il mondo esterno.
-Non preoccuparti-, mormorò con voce roca, stringendo dolcemente la presa sulla mano.
-Kagome riuscirà a farcela, ma dobbiamo darle tutta la nostra fiducia-.

Un piccolo sorriso illuminò il suo volto.
Sango però si accorse che, oltre alla sicurezza nel suo volto, c’era molto altro.
I suoi occhi erano lucidi e la sua mano tremava, scosso da piccoli e impercettibili brividi.
-Miroku…-, sussurrò Sango.
Ero preoccupato quanto lei tuttavia, nonostante tutto, aveva cercato di rassicurarla senza comportarsi da maniaco come faceva solitamente.
-Grazie-, mormorò riconoscente, sorridendo dal profondo del suo cuore a quel giovane monaco.

Kagome piegò leggermente le gambe, pronta a scattare in avanti.
Era stanca di aspettare una mossa da parte di Bankotsu, così si sarebbe fatta avanti a lei.

Scattò in avanti, sferrando un calcio in direzione del collo di lui ma, sfortunatamente, Bankotsu riuscì a parere il colpo proteggendosi con un braccio.

Kagome ritirò la gamba, proteggendosi dal pugno che ora stava sferrando il suo avversario.
Con un salto all’indietro, portò distanza tra lei e Bankotsu ma quest’ultimo la raggiunse in un attimo, colpendola duramente ad un fianco.
Kagome si accasciò al suolo, sotto lo sguardo compiaciuto del capo degli Shinchitai.
Per niente sopraffatta dal dolore, Kagome, con un movimento semicircolare della gamba sperava di fargli perdere l’equilibrio ma Bankotsu si spostò all’indietro evitando il suo semplice attacco.
Boccheggiando per il dolore, Kagome si rialzò in piedi e osservò il suo avversario con occhi di fuoco.
“Accidenti, sono più fuori forma del previsto”. Kagome si morse il labbro inferiore, mentre osservava Bankotsu avvicinarsi rapido a lei.

In poco tempo, i due furono trascinati in una danza pericolosa e mortale dove il più piccolo errore sarebbe stato fatale.

Kagome e Bankotsu riuscivano a respingere l’uno gli attacchi dell’altro, la loro maestria era impressionante e stupì tutti quanti.

I due avversari spiccarono un balzo nelle direzioni opposte.
Avevano entrambi il fiato corto, ma Kagome era quella più provata da quel combattimento tanto ravvicinato.

-Sei in gamba-, commentò entusiasto Bankotsu, mentre osservava Kagome nel vano tentativo di riprendere fiato.

-L’ho sempre detto: sei la donna più straordinaria che io abbia mai conosciuto. Credimi, nutro una grande stima per te-.
Un sorriso sarcastico illuminò il volto della miko, mentre sfidava lo sguardo del suo avversario.

-Mi suona di bugia-, mormorò con la voce spezzata.
I suoi occhi s’indurirono, mentre rifletteva sul perché era venuto con solo due persone al seguito.

Dov’erano gli altri?

La cosa non prometteva nulla di buono, ma al momento non era degli altri che si doveva preoccupare.
Bankotsu ripartì all’attacco, cogliendola di sorpresa e sferrando un potente calcio all’altezza della bocca dello stomaco.
Kagome boccheggiò per il dolore, ma si riprese subito.
Si voltò di schiena e afferrò Bankotsu per un braccio, sfruttando il suo peso come leva lo sollevò da terra e lo schiantò a terra davanti a se.

Kagome si allontanò, evitando una possibile reazione di contrattacco da parte sua.

La situazione non prometteva bene, se ne accorgeva lei stessa.
Il sigillo sul collo aveva preso a pulsare, era come se qualcuno cercasse di metterla in difficoltà contro di loro.

Scosse il capo, stringendo i denti ancora una volta.
Non poteva permettere alle tenebre di avere il sopravvento su di lei, altrimenti sarebbe stato tutto perduto.

 

**

 

Quella giornata era accompagnata da una strana brezza.
Questo pensava Sesshomaru, mentre scrutava il cielo con il suo sguardo impenetrabile.

Erano giorni che camminava ormai, ma non aveva ancora trovato nulla che potesse sembrare utile per forgiare una spada adatta a lui.
Il suo sguardo si posò per un brevissimo istante, sulla katana legata alla cintura.
Tenseiga, non era una spada adatta ad un combattimento; era una lama inoffensiva.

Eppure, pur sapendolo, suo padre decise di lasciargliela.
Affidando ad un’umana e poi a Inuyasha la lama più potente; Tessaiga.

A pensarci il sangue gli ribolliva nelle vene.

Odiava Inuyasha, ma non poteva dire lo stesso per la ragazza umana che si accompagnava a lui.
Odiava anche lei, certo, ma non con la stessa intensità per il fratello.

Continuò a procedere per la sua strada, ignorando volutamente la presenza della Yasha alle sue spalle.
Kagura infatti, per ordine di Naraku, si stava assicurando che Sesshomaru andasse nella direzione preparata apposta per lui.
Lo fissò con attenzione, picchiettandosi il mento con il suo ventaglio.
“Così questo è Sesshomaru, il fratello di Inuyasha. Che uomo mite al suo confronto”, pensò, mentre si spostava in alto per continuare a seguirlo.
Naraku aveva preparato per lui una trappola, approfittando della sua brama di potere e dell’aiuto di uno degli Shinchitai.
Kagura lo scrutò ancora una volta, indecisa se scendere o meno per avvertirlo di andarsene da quel luogo.
“Vattene via da questo posto finché ce la fai”, pregò disperatamente dentro di se, mentre osservava lo youkai incedere elegante nella foresta.

 

**

 

Inuyasha ormai correva a perdifiato, non curandosi minimante di aspettare Kikyo.
Sentiva che Kagome era nei guai, non poteva perdere nemmeno un secondo e, come se non bastasse, tra pochi giorni il sigillo si sarebbe infranto e lei sarebbe morta.

Un odore familiare colpì il suo sensibilissimo olfatto.
Era odore di lupi, quindi era vicino alla montagna dove dimorava quel lupo di nome Koga.
Strinse i denti, aumentando ancora di più la sua velocità.
Il vento portava con se un forte odore di sangue, ma c’era anche qualcosa di diverso, una fragranza davvero particolare.
Il suo cuore accelerò i battiti riconoscendo in quella fragranza l’odore di Kagome.

 

**

 

Kagome si reggeva ormai a stento in piedi.
La mascella era leggermente rigonfia, causa di un pugno che non aveva saputo evitare come doveva.

Sentiva dolori ovunque, ma non per questo si arrendeva.

Miroku e Sango fissavano impotenti quella scena, consapevoli che le loro voci non raggiungevano il cuore della ragazza.
Più volte l’avevano pregata, implorata di smettere con quel combattimento assurdo ma era stato tutto vano.

Ogni volta che finiva a terra, Kagome si rialzava.

Ormai non aveva più la forza di reagire, senza contare che Bankotsu l’aveva sempre superata in resistenza fisica.
-Mi sembra inutile continuare-, esordì Bankotsu, osservando le pietose condizioni in cui versava Kagome.

Era la persona che più rispettava, fare quel lavoro non lo entusiasmava ma non aveva altra scelta.
Tutti dovevano pur sopravvivere, in un modo o nell’altro.
Adorava uccidere, scontrarsi con avversari sempre più potenti era la sola che lo spingeva a vivere; la sua ragione di vita.
Per quanto stimasse Kagome, era pur sempre una delle persone più forti che conosceva e non poteva sottrarsi a quella sfida.

I suoi compagni sembravano soddisfatti di quella vittoria, soprattutto Renkotsu che non aveva mai potuto sopportare la presenza di quella miko tra di loro.

Bankotsu si diresse verso la sua alabarda, pronto a porre fine alle sofferenze di Kagome.

Sango e Miroku si guardarono, accennando un cenno d’intensa tra di loro.
Sango sciolse il laccio che teneva Hiraikotsu, pronta a lanciarlo contro il suo avversario.

-Non… Fatelo… Vi prego…-, mormorò Kagome, mentre cercava di rimettersi in piedi.

Sentiva il sangue invaderle la bocca, impastandosi con la saliva.
Non le era mai piaciuta quella sensazione, ma ormai non le importava.
Vedeva gli sguardi sconcertati di Sango e Miroku, ma non poteva fare altro per proteggerli.
Era sciocco, ma tipico di lei sacrificarsi in quel modo così poco decoroso.

La sua mente tornò indietro, ripensando al giorno della morte di Inu no Taisho.
Le aveva sorriso dolcemente e le aveva affidato Tessaiga, assicurandola che un giorno il figlio sarebbe venuto a riprendersela.

Non ci credeva, almeno fino a quando Inuyasha non era apparso nella sua vita.
Inuyasha.
Era strano come la sua esistenza fosse cambiata, quasi senza che se ne accorgesse, alla fine era diventata una miko e sfruttava i suoi poteri spirituali, cosa che aveva sempre detestato.
Lei non era Kikyo, non aveva la sua forza eppure, nonostante tutto, aveva deciso quasi inconsciamente di percorrere quel sentiero.
Bankotsu sollevò in aria Banryu pronta a rilasciare l’ultimo attacco contro di lei.
Un sorriso malinconico dipinse il volto di Kagome, mentre una lacrima solcò il suo volto.
-Avrei voluto rivederlo un ultima volta-, sussurrò, la voce talmente bassa era a malapena udibile.
Chiuse gli occhi, traendo un profondo respiro e attese.

Il clangore prodotto da uno scontro di spade la riscosse.
Quando aprii gli occhi, faticava a credere a quello che si presentava dinnanzi ai suoi occhi.
Inuyasha era lì, davanti a  lei, reggendo tra le mani Tessaiga intenta a respingere il colpo di Banryu.

Inuyasha fissava furibondo l’avversario dinnanzi a se, pronto ad ucciderlo in qualsiasi momento.
Con un movimento secco, Tessaiga scalzò la presa di Banryu lasciando che Bankotsu si allontanasse da Kagome.
La miko, nel frattempo, aveva sentito le forze venirle meno e si era accasciata al suolo.
Sango e Miroku corsero a soccorrerla, constatando con gioia che non aveva ferite gravi.
-Kagome!-.
Inuyasha si voltò rapido verso di lei, inginocchiandosi a terra davanti a lei.
Tese tremante la mano verso il suo viso, scostando qualche ciocca di capelli dal volto sudato e pulì il suo labbro leggermente sporco di sangue.
Kagome aprì lentamente gli occhi, perdendosi per un brevissimo istante nell’ambra di quelli dell’hanyou.

Sorrise mesta, portando una mano a sfiorare il volto di Inuyasha. –Non sto sognando-, mormorò debole, mentre lentamente ritrasse la mano.
Sango gli fece un cenno rapido, lasciandogli intuire che doveva restare tranquilla almeno per un po’.
-Maledetti-, sibilò tra i denti, mentre aumentava la stretta su Tessaiga.
L’idea di uccidere degli esseri umani non lo attraeva, ma non aveva altra scelta al momento.
-Ma guarda!-, esclamò sorpreso Bankotsu, riconoscendo la figura dell’hanyou che accompagnava Kagome da un po’ di giorni. –Tu sei l’hanyou dell’altra volta, mi sorprende che Kagome sia ancora in tua compagnia-.
-Falla finita!-, urlò di rimando.
Spiccò un balzo, pronto ad affondare la sua spada nel petto di quel ragazzo che aveva osato ridurre Kagome in quello stato.

Le due lame si scontrarono ancora una volta, trattenendo in due avversari.
-Mi sorprende che un tipo come Kagome, in grado di sterminare da sola un intero villaggio, non ti abbia mai ucciso-, sbottò Bankotsu, mentre liberava Banryu dalla presa di Tessaiga

-Che vorresti dire?-. Inuyasha mosse un potente fendente in direzione di Bankotsu, ma quest’ultimo riuscì ad evitare l’attacco con grande maestria.

-Non lo sai?-, domandò sorpreso il capo degli Shinchitai, mentre contrattaccava.

-Kagome una volta ha sterminato un intero villaggio da sola. Non è la creatura indifesa che tu pensi, le sue mani sono lorde di sangue!-.
Banryu, grazie ad un fendente, rilasciò una potente energia che respinse Inuyasha facendolo sbattere contro uno degli alberi lì vicino.
Il suo sguardo cadde per un istante su Kagome, priva di sensi tra le braccia di Sango.
Anche loro avevano sentito, ma non riuscivano a credere a quello che era stato detto.
Veloce, la mente di Inuyasha ritornò alle parole pronunciate da Kagome poco tempo prima.

 

<< Kagome, le tue mani sono sporche quanto le mie.

La tua anima è nera, Kagome. Non potrai sfuggirgli in eterno >>;

<< Ti prego.

Inuyasha, è una cosa di cui non voglio parlare per il momento, così come la faccenda di Naraku; me ne occuperò da sola >>

 

Era la verità, lo sentiva nel profondo.
Tuttavia, dopo aver commesso lui stesso delle atrocità, non si sentiva in diritto di giudicare Kagome per il suo passato.

-Non m’importa-, rispose infine, puntando la lama contro Bankotsu. –Il passato è passato, quello che devo fare ora è proteggerla-.
Vibrando un colpo in aria, Inuyasha riuscì a ricreare la cicatrice del vento.

Bankotsu parò l’effetto di Tessaiga, proteggendosi con Banryu che gli offrì un ottimo scudo.
Tuttavia, quando l’effetto passò, Bankotsu si accorse con sommo orrore che la sua alabarda, compagna di molte avventure, si era scheggiata profondamente.
-Maledetto-, sibilò tra i denti, mentre estraeva Banryu dal terreno.
Ero pronto per lanciarsi nuovamente all’attacco, quando una freccia magica si conficcò a terra davanti a lui impedendogli di proseguire.

Il ragazzo sollevò il capo, incontrando lo sguardo serio e freddo di una miko.
Era simile a Kagome, benché il suo aspetto fosse più maturo e determinato.
Un unico nome risuonava nella sua mente: Kikyo.

Guardò i suoi compagni, lanciandogli un rapido cenno del capo e questi si allontanarono nel folto della foresta.
-Inuyasha, per oggi il nostro scontro termina qui. Tuttavia, ci rivedremo molto presto-.
Bankotsu si allontanò rapido, raggiungendo i due compagni e lasciando solo il gruppo appena riunito.
-Inuyasha, ora riesci a controllare la cicatrice del vento?-, proruppe Miroku, avvicinandosi all’hanyou e sorridendogli calorosamente.
Inuyasha annuì con il capo, mentre con un movimento rapido rinfoderava Tessaiga.

Kagome era ancora accasciata a terra, priva di sensi.
Kikyo le si era avvicinata lentamente, esaminando con cura ogni centimetro del corpo.
Sango la guardava titubante.
Sapeva cos’era accaduto in passato, ma non poteva credere che avrebbe voluto ucciderla anche ora.
-Dobbiamo spostarla-, mormorò Kikyo, rialzandosi e afferrando anche l’arco di Kagome posto poco distante da loro.

Sango si offrì volontaria per trasportarla, ma Kikyo era fermamente contraria a quella proposta.
-No, sarà Inuyasha a portarla-.
L’hanyou era rimasto sorpreso, ma senza dire una parola si avvicinò a Sango raccogliendo il corpo esile di Kagome da terra.
Era più leggera di quello che ricordava.

Posò ancora una volta lo sguardo sul suo volto.
Sembrava sereno ora, ma sapeva che probabilmente la sua anima stava soffrendo in modo atroce e incredibile.

Quante volte avrà sognato di rivivere quella scena?
Cosa aveva provato al villaggio degli sterminatori, mentre pregava per le loro anime?
Dopo pochi minuti, trovarono una capanna abbandonata nel folto della foresta.
L’edera l’aveva quasi del tutto ricoperta, mentre il tetto era aperto in più punti.
Kikyo e Sango preparono un giaciglio improvvisato, sfruttando alcune foglie secche e dell’erba.
La coprirono con il suo yukata, mentre Miroku era uscito a cercare legna e qualcosa da mangiare.
Kikyo, stupendo i presenti, curò le ferite della sorella con grande impegno e dedizione.
Inuyasha osservava immobile l’espressione immutabile del viso di lei, fino a quando Kikyo non richiamò la sua attenzione e quella della sterminatrice.
-La situazione è peggiore del previsto-, esordì, scostando i capelli di Kagome e mostrando il sigillo, ormai ben visibile sul suo collo.
-Inuyasha, l’unico modo per eliminare il sigillo e la maledizione insieme è entrare nell’animo di Kagome e cercare la causa del suo male-.
-Io credevo che le maledizioni potessero essere sciolte solo da chi le aveva evocate-, incalzò Sango.
Kikyo scosse il capo, riprendendo subito le fila del discorso. –No, questa è diversa. E’ una maledizione che viene alimentata dalla sofferenza di Kagome,  soltanto Inuyasha potrebbe riuscire a trovare il modo di salvarla-.
L’hanyou passò lo sguardo da Kikyo e Kagome, per poi tornare su Kikyo.
Sapeva che si poteva fidare della miko, l’aveva dimostrato nei lunghi giorni del loro viaggiare e ora assisteva la sorella, la stessa ragazza che si era ripromessa di eliminare.

Alla fine Inuyasha annuì. –D’accordo, cosa devo fare?-.

 

E anche questo è andato *ouf*.
Scusate la fretta, ma come ho detto rispetto al solito sono molto in ritardo sulla tabella di marcia.

Allora, passiamo all’angolo dei ringraziamenti:

achaori: No purtroppo, siete soltanto voi poche anime pie a commentare =). Ma anche se fossi solo tu, continuerei lo stesso ad aggiornare. Non importa quanta gente recensisca, mi fa piacere che almeno una persona la legga… anche se non commenta =). Gli altri, come avrai capito, sono impegnati altrove =).

Indelebile: Gioia mia, grazie di essere passata =). Diciamo che avevo appena rivisto Never Back Down, l’idea di un corpo a corpo mi solleticava e quindi ho pensato di inserire la cosa dentro xD. Per il colpo di saperlo in compagni di Kikyo…temo dovrai aspettare che si risvegli =), al momento è un po’ fuori gioco xD.
Al prossimo aggiornamento.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** 20-Frammenti di vita ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!

Buon primo maggio =).
Visto? Anche se è festa sono venuta qui per aggiornare appositamente per voi =), questo è senz’altro il capitolo più lungo che io abbia mai scritto per questa storia.
Spero che sia di vostro gradimento =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

20° Capitolo:  Frammenti di vita.

 

Dopo aver sentito le parole risolute di Inuyasha, Kikyo aveva annuito con il capo per poi uscire a raccogliere delle erbe mediche.
Sango continuava a scrutarla incerta, mentre sistemava della legna all’interno del piccolo braciere nel centro della capanna.

Miroku tornò pochi minuti più tardi, assieme ad una coppia di conigli legati per le zampe.

Kagome non si era ancora svegliata, probabilmente il sigillo si stava sciogliendo più rapidamente di quanto non si pensava.
Questo tormentava Inuyasha, mentre osservava il volto cereo di Kagome.

-Secondo te possiamo fidarci di Kikyo?-, domandò Sango, rivolta a Inuyasha.
L’hanyou annuì con il capo, senza staccare lo sguardo da Kagome.
Sango sospirò, sollevando leggermente le spalle.

Kikyo rientrò pochi minuti più tardi, tra le mani reggeva alcuni piccoli fiori dai colori chiari.
Senza dire una parola, si posizionò in un angolo della stanza e cominciò a preparare un infuso.
Nessuno osava disturbarla, dopotutto nessuno sapeva cosa avesse in mente.

Ogni tanto Kagome si lamentava nel sonno, mentre il segno sul collo diventava sempre più visibile a occhio nudo.

Inuyasha la fissava, mentre si malediceva per la sua impotenza davanti alle sue sofferenze.
Credeva di fare una scelta saggia allontanandosi, proteggendola dal mostro che si era rivelato essere, invece aveva solo peggiorato le cose.

Talmente perso nei suoi pensieri non si accorse della presenza di Kikyo accanto a lui.
Teneva in mano una tazza il cui contenuto aveva un dolce profumo, benché il colore fosse molto scuro.

-Grazie a questo potrai entrare all’interno della sua anima-, disse Kikyo, porgendo la tazza all’hanyou.
-Rammenta sempre: ogni cosa che vedrai, che sentirai sarà solo il frutto di un ricordo di Kagome e non potrai fare nulla per cambiarlo-.
Gli occhi della miko erano seri, ma anche sinceri.
Decise di fidarsi, dopotutto non c’era altro modo di salvare Kagome.

Senza più pensare a nulla, bevve il liquido contenuto nella tazza.
Non appena la tazza si fu svuotata la sua mente si appesantì, cominciando a girare intorno.
Le palpebre si fecero più pesanti e, dopo pochi secondi, cadde a terra in un sonno profondo.
Miroku fu il primo a soccorrere l’hanyou, preoccupato che la miko avesse sbagliato qualcosa.
-Non preoccuparti monaco-, esordì Kikyo, mentre sistemava gli oggetti che aveva utilizzato.
-Cosa succederà se Inuyasha non riesce a spezzare la maledizione?-, domandò Sango, visibilmente preoccupata per le sorti di entrambi.
Aveva un grande debito con loro, ma non era solo questo. C’era molto altro.
-Inuyasha tornerà, ma Kagome morirà consumata dalla maledizione-, spiegò Kikyo, la sua voce neutrale e fredda stava irritando la sterminatrice.
Tuttavia, era inutile arrabbiarsi in quel momento.
Osservando il volto di Kagome e quello di Inuyasha, ora piacevolmente addormentato, cominciò a pregare con tutto il suo cuore.
Pregò, come fece Miroku, affinché tornassero entrambi.

 

**

 

Inuyasha aprì lentamente gli occhi, mentre sentiva la testa pulsare come non mai.

Il luogo attorno a se era completamente avvolto dall’oscurità, ma non c’era segno che ci fosse qualcosa accanto a lui.
Era dunque all’interno dell’anima di Kagome?.
Si guardò attorno, cercando con lo sguardo la miko, ma di lei non c’era la minima traccia.

Improvvisamente una forte luce illuminò la zona.
Era accecante, tanto che dovette ripararsi gli occhi con una mano in modo da poter vedere ancora.

Lentamente, la luce si dissolse. Al suo posto comparve un piccolo villaggio, molto familiare agli occhi dell’hanyou.
Era il villaggio di Musashi, il luogo da cui era cominciata ogni cosa.

<< Nee-chan, aspettami! >>, urlò una bambina.
Indossava uno yukata di un color ocra, legato da un obi giallo.
I lunghi capelli scuri erano legati da un nastro, formando una piccola coda che lasciava sfuggire solo due ciocche di capelli.

 

Inuyasha si volse nella direzione nella quale aveva sentito il vociare dei bambini e la vide; era Kikyo da bambina.
Il suo sguardo cadde più avanti, concentrandosi su quello di Kagome.
I lineamenti del viso erano delicati, tipici della fanciullezza e i capelli, a dispetto della sorella, erano lasciati liberi sulle spalle.

La bambina si volse verso la sorella, osservandola dall’altro in basso.
Era sua sorella maggiore, eppure non riusciva mai a considerarla come tale; soprattutto quando giocavano.

<< Sei troppo lenta Kikyo nee-sama >>, sbottò, portandosi le mani ai fianchi.
Indossava anche lei uno yukata, ma dalla tinta azzurra con un obi giallo scuro a sorreggerlo.

Kikyo e Kagome si osservarono a lungo, per poi scoppiare in una fragorosa risata.
Era un momento di pace e tranquillità.

 

Inuyasha si perse nell’ammirare il volto della Kagome bambina, così rilassata e serena come mai l’aveva vista.

Un sorriso si formò sulle sue labbra, mentre osservava le due bambine allontanarsi e tornare a casa.
Improvvisamente, delle voci indistinte catturarono la sua attenzione.

 

<< E’ disgustoso >>

<< E pensare che quella bambina in realtà è…>>

<< Non possiamo parlare in questo mondo della figlia della miko, benché sia maledetta possiede un dono straordinario >>

 

Maledetta?
Le orecchie si mossero leggermente, cercando di catturare il senso di quelle parole trasportate dal vento.

 

<< Sì, ma se fosse un dono malefico? >>

<< E’ pericolosa, meglio che si allontani al più presto altrimenti sarà la rovina per tutti >>

 

Nel sentire quella parole non poté trattenersi dal ringhiare, si volse alle spalle ma non c’era nessuno e il villaggio sembrava deserto.

La luce di prima lo avvolse ancora, trasportandolo in un altro momento del tempo.
Stavolta il villaggio era scomparso, lasciando posto ad una piccola radura.
I suoi occhi ambrati si sgranarono per lo stupore; suo padre era lì, davanti a lui.

 

Uno youkai dai lunghi capelli argentei si stava riposando, poggiato contro il tronco di un albero.
Il volto segnato da due piccole strisce violacee, mentre l’armatura era segnata da graffi e ammaccature.
Il tessuto al di sotto era altrettanto rovinato, sgualcito tanto da rovinarne la bellezza.
Un piccolo fuoco scoppiettava dinnanzi a lui, ne avvertiva il calore.

 

Dopo lo stupore iniziale, Inuyasha si ricompose.
Sapeva che Kagome aveva viaggiato assieme a suo padre

In quel momento, dal folto della foresta, emerse lei.
Era ancora una bambina, ma era cresciuta rispetto a quel ricordo che aveva visto poco prima.
Gli occhi nocciola erano carichi di una profonda malinconia, molto diversi da quelli che aveva pochi istanti prima.

Reggeva tra le mani delle erbe curative, mentre nell’altro teneva dei contenitori di bambù.

 

<< Non serviva >>, mormorò lo youkai, aprendo lentamente gli occhi.
Gli occhi di Kagome rimasero incatenati a quelli di lui ambrati, ma non ebbe paura e continuò ad avvicinarsi.
Con movimenti rapidi, creò un sottile impasto sulle mani e lo passò sulla ferita al fianco dello youkai.
Sanguinava ancora un poco, ma non era grave come aveva creduto.
<< Se vedo una persona che soffre, mi pare corretto aiutarla. Sono stata addestrata a questo >> rispose Kagome, mentre si puliva le mani passando dell’acqua su di esse grazie alle borracce.

Lo youkai sorrise ironico, percependo la sofferenza di Kagome trapelare dalla sua voce.

<< Tuttavia, non è quello che desideri >>.
Kagome, punta nel vivo, non rispose e sistemò il contenitore all’interno di una fascia.
Lo youkai si sollevò, mentre lentamente compiva movimenti circolari con le braccia.

Kagome si volse rapida, inginocchiandosi davanti a lui e lasciandolo sorpreso.
<< Vi prego, portatemi con voi e addestratemi! >>.
Kagome teneva gli occhi chiusi ermeticamente, il corpo tremava leggermente.
Aveva paura che quello youkai le dicesse di no, ma dopotutto non aveva senso nemmeno sperare.
Una risata leggera invase l’aria, costringendo Kagome, più per curiosità che per altro, a sollevare il capo per osservare lo youkai.
<< Per quale motivo lo dovrei fare? >>, domandò lo youkai, mentre incrociava le braccia al petto.
Kagome si sentì invadere dall’imbarazzo, tanto da scostare lo sguardo da quello intenso e penetrante dello youkai.

Trasse un profondo respiro e disse: << ho delle cose da fare, molte per la verità. Ma non ho la forza per andare avanti da sola. La prego, le garantisco che non sarò di alcun fastidio >>.
Lo youkai parve incerto, mentre osservava il volto serio e determinato di Kagome.
Conosceva quello sguardo, tanto che alla fine si arrese e accontentò la bambina.

 

Inuyasha osservò gli anni eseguire la loro terribile danza, senza che lui potesse fare nulla per fermarli.
Osservava Kagome crescere sotto lo sguardo attento di suo padre, la osservava quando si allenava duramente assieme a lui, mentre cuciva il suo abito ninja che, lentamente, sostituì il suo yukata azzurro.

I tratti della fanciullezza presto si allontanarono dal suo viso, lasciando posto ad uno sguardo di chi, dalla vita, ormai, aveva preso tutto quello che poteva.

<< Nobile Inu no Taisho, posso farvi una domanda? >>.
Kagome si portò a fianco dello youkai, senza arrestare la sua corsa o accelerarla.
<< Dimmi >> rispose lo youkai, lo sguardo fisso davanti a se.
<< Per quale motivo non è insieme a suo figlio? >>.
Quella domanda, tanto innocente quanto curiosa, bloccò lo youkai che si volse sconsolato a guardare la ragazza accanto a lui.

Sospirò, mentre lanciava uno sguardo malinconico al sole che tramontava.
<< Non posso >>, mormorò debolmente.  << Sua madre, Izayoi, è umana come te. Purtroppo, come avrai notato, molti sono gli youkai che cercano di attaccarmi. Restare vicino a me è pericoloso >>.
Kagome osservava il volto dello youkai che, per quasi quattro anni, aveva occupato la sua vita ed era diventato come un padre per lei.
I suoi occhi ambra, dal taglio felino, erano lucidi.
Soffriva, lo percepiva benissimo anche Kagome.
Si avvicinò, posando una mano sul braccio dello youkai e guardandolo intensamente.
Un calore indescrivibile invase la sua anima, rasserenandola un poco.
<< Mi piacerebbe solo che sapesse quanto ci tenevo a lui, ma soprattutto quanto mi dispiace averlo lasciato da solo >>.
Kagome ritrasse la mano, sorridendo, la posò sulla guancia dello youkai costringe dolo a voltarsi verso di lei.

<< Lo sa >>, disse risoluta, ritraendo la mano. << Voi avete scelto il suo nome, vero? Ebbene, dare il nome a qualcuno è un gesto d’amore e affetto. Io sono sicura di questo, quindi non abbia timore >>.
Inu no Taisho sorrise alle parole di quella ragazzina, posandole una mano sul capo e scompigliandole i capelli.

 

Il tempo riprese a scorrere rapido sotto lo sguardo di Inuyasha, ancora scosso da quello che aveva scoperto.
Per anni si era chiesto che tipo fosse suo padre, a volte lo detestava per aver abbandonato sua madre.
Era convinto che fosse per la sua natura, perché non lo accettava così com’era e, invece, era per tutt’altra ragione.
“Che sciocco, non avevo capito nulla”, pensò tra se, mentre si mordeva il labbro inferiore.
Vide il primo incontro tra Koga e Kagome, quest’ultima si era persa nel bosco e lui l’aveva salvata da uno youkai. Successivamente, nei ricordi affollati di Kagome, emerse la figura di Sesshomaru che sfidava suo padre.
Uno scontro brevissimo, concluso con la sconfitta di suo fratello.
Faceva uno strano effetto vederlo in ginocchio, prostrato davanti alla forza superiore del padre.
Kagome aveva osservato la battaglia da lontano, tenendo stretto al petto l’arco ricevuto in dono da suo padre.
Lo stesso arco che Kikyo aveva con se.

I ricordi si affollarono fino ad arrivare a quello che, più di ogni altro, interessava all’hanyou.

 

Un piccolo villaggio si stendeva ai piedi di una montagna.
Era semplice, ma all’interno Kagome avrebbe trovato rifugio e riparo almeno per quella notte.
Inu no Taisho aveva una cosa da fare, ma non poteva portarsi dietro anche lei.
Nell’esatto momento in cui entrò nel villaggio, qualcosa si mosse nell’animo della ragazza.
Sentiva qualcosa graffiarle il petto, tentando di prevalere la sua anima e uscire fuori.
Si portò le mani al petto, tremante, mentre la fronte si imperlava di sudore.

Era un gelo che proveniva dal profondo dell’anima, mentre sentiva che poteva trattenere oltre quella forza.

Dalla manica della veste, estrasse un piccolo pugnale che le aveva affidato Inu no Taisho per le emergenze.
<< Ragazzina, tutto bene >>, domandò un uomo anziano, avvicinandosi a Kagome.
Mossa sbagliata.
Kagome sollevò di scatto lo sguardo e, con un movimento fluido, squarciò la gola del malcapitato.

Il sangue schizzò in tutte le direzioni, alcune gocce si posizionarono sul suo volto e sul suo abito.
Rideva, una smorfia crudele le illuminava il volto, mentre lentamente procedeva verso le case degli abitanti del villaggio.

Si sentiva realizzata, provava una grande soddisfazione mentre la sua lama affondava nel petto delle persone che, disgraziatamente, non erano stati in grado di sottrarsi.

 

Inuyasha guardava allibito quella scena, mentre Kagome si ergeva in mezzo a quei cadaveri.
Donne, bambini, uomini anziani e malati; non aveva risparmiato nessuno.

Tremava davanti a quella scena, mentre l’orrore aveva preso il sopravvento su qualsiasi altra emozione.
Era impossibile concepire quell’idea, impossibile credere a quella realtà.
Eppure, per quanto si convincesse che non era possibile, era reale e vero.
Pochi istanti dopo arrivò suo padre, ma anche lui venne ferito da Kagome ma riuscì a neutralizzarla.
Lo osservò mentre, con delicatezza e cura, posizionava il sigillo sul collo di Kagome.

 

Kagome aprì lentamente gli occhi, trovando ad osservarla Inu no Taisho.
L’espressione del suo viso era il riflesso di quello che temeva.
Scostò lo sguardo verso le mani poggiate al petto; mani ancora sporche di sangue.
Il suo prese a tremare, mentre sentiva una forte nausea invaderla da capo a piedi.
<< Kagome, cosa hai fatto? >>, domandò Inu no Taisho, nella voce una nota di rimprovero.
Kagome non rispose, limitandosi a singhiozzare, mentre le lacrime cominciarono a solcare il suo volto.

<< Mi dispiace… >>, mormorò, continuando a piangere e nascondendo il volto dietro quelle mani sporche di sangue.

 

Stavolta, la luce accecante che avrebbe dovuto avvolgerlo era completamente oscura.
Era forse un segno?
Significava che l’anima di Kagome si stava abbandonando alle tenebre?

Era ancora nella foresta, ma stavolta un panorama desolante si stendeva davanti a lui.
Suo padre era ferito pesantemente, mentre Kagome piangeva vicino a lui.

 

<< Mi dispiace, nobile Inu no Taisho. Mi dispiace, ho permesso alle tenebre di controllarmi >> biascicò, mentre cercava di trattenere le lacrime.
Inu no Taisho scosse il capo, posando a fatica una mano sul suo capo.
Le carezzò dolcemente i capelli, per poi passare sul volto asciugando le sue lacrime.

<< Non piangere… Piccola Kagome >>, mormorò con voce spezzata.
Kagome riprese a piangere, sentendo il nomignolo con cui la chiamava da bambina.
Sembrava passata un eternità invece che pochi anni.

<< Non è colpa tua, semplicemente l’avevo sottovalutato. Uno sbaglio che non dovrai mai fare >>.
Kagome tirò su con il naso, trattenendo le lacrime ma non i singulti che ancora le scuotevano le spalle.

<< Kagome, ascolta… >>, esordì, ritraendo la mano e poggiandola sul petto.
Lo sguardo si posò sulle stelle, particolarmente luminose quella notte.

<< Ti affido la mia spada, Tessaiga >>.
Lentamente, sfilò la lama dalla cintura che la sorreggeva in vita.
Kagome sgranò gli occhi, scuotendo lentamente il capo. Era un arma straordinaria, dalla potenza incredibile.

Però lei era un essere umano, una creatura per altro indegna di toccare quella lama straordinaria.

<< Non posso, io… >>.

<< Mio figlio un giorno verrà a riprendersela >>, incalzò, interrompendo le parole di Kagome.
Benché fosse scettica, decise di accettare la richiesta del suo maestro e prese tra le mani la spada.
<< Ne avrò la massima cura, fino a quando suo figlio non verrà a reclamarla >>, disse, tenendo alte le mani e chinando il capo in segno di rispetto.

Un sorriso stanco si formò sul volto dello youkai, mentre portava lo sguardo al cielo ancora una volta.
<< Kagome…>>, mormorò ancora una volta, la voce sempre più debole.
La ragazza aveva ripreso a piangere silenziosamente, mentre stringeva la spada al petto.

<< C’è qualcosa… che devi dirmi? >>.
Kagome rimase stupita da quella richiesta, mentre annuiva debolmente con il capo.
Era il momento di confessargli cosa provava nel cuore, di parlargli secondo quel piccolo cuore che lui le aveva insegnato ad apprezzare.

<< In tutti questi pochi anni, nobile Inu no Taisho, io vi ho sempre considerato come un padre. Rappresentate la persona che più di ogni altro vorrei raggiungere, qualcuno che vorrei eguagliare sotto ogni aspetto >>.
Nonostante le lacrime avessero tolto la luce al suo volto, trovò comunque la forza per sorridergli dolcemente. << Siete sempre stato un padre per me >>.
Inu no Taisho sorrise stanco, posandole una mano sulla guancia e tracciandone lentamente i contorni.
Kagome chiuse gli occhi, assaporando quel delicato contatto.

<< Mi sarebbe piaciuto… avere una figlia… come te >>, mormorò debolmente, prima che l’oscurità lo avvolgesse del tutto.

 

In quel momento capì le parole di Kikyo, sul fatto che non potesse cambiare nulla.

Cos’era accaduto in quel momento? Com’era stato ferito?
Un dubbio lo tormentava, ma  l’oscurità aveva avvolto ancora lo scenario e trasportandolo altrove.
Gli anni passarono veloci e inesorabile, mentre osservava Kagome chiudersi ogni giorno di più.
Era diventata risoluta, indipendente ma soprattutto era da sola.
Il rapporto con Kikyo non era accennato, ma sicuramente non c’era molto da raccontare su di loro.
In quel momento l’oscurità avvolse ogni cosa, lasciandolo in quello stato di sospensione temporanea; come in principio.
Dinnanzi a se c’era una bambina.
-Kagome?-, la voce faticava a uscire, mentre osservava la bambina voltarsi nella sua direzione.

I grandi occhi nocciola lo scrutavano, per nulla sorpresi di vederlo.

-Ti aspettavo…-, disse la bambina, mentre il suo posto veniva occupato dalla Kagome adulta che conosceva. –Ero sicura che saresti arrivato fin qui. Scusami se ti ho lasciato nell’oscurità, ma ci sono cose che non sono pronta a condividere-.
-Capisco, non temere-, rispose tranquillo, mentre osservava di nuovo la Kagome bambina davanti a lui.

Si sentiva malissimo.
Dopotutto aveva sbirciato, senza il minimo permesso, nell’animo di Kagome e osservato tutti i suoi ricordi più intimi.

La bambina continuava a scrutarlo, mentre attendeva che parlasse e le spiegasse il motivo della sua presenza in quel luogo.

-Kagome, perché non ti opponi alla maledizione. Sai, che potresti spezzarla tu stessa?-, domandò preoccupato.
La bambina annuì con il capo, lasciando muovere lentamente la chioma corvina.

-Lo so, però non ho la forza-, spiegò, mentre riassumeva l’aspetto adulto.
-Come puoi dirlo?!-, replicò furibondo l’hanyou, davanti a Kagome che continuava a scambiarsi il posto con la se stessa bambina.

-Non sei da sola! Puoi parlare con noi di cosa ti affligge, di cosa ti tormenta e…-
-Bugiardo!-, sbottò di colpo, mentre il suo posto veniva ripreso dalla Kagome bambina.
-Ho visto il tuo sguardo in quel momento. Eri disgustato, così come lo saranno gli altri-.

Inuyasha sgranò gli occhi, mentre ricordava il volto di Kagome trasfigurasi in una maschera di cinismo e odio che non aveva mai visto.
La Kagome bambina scomparve, lasciando posto a quella adulta.

-Kagome…-, esordì, ma l’espressione rattristata di Kagome lo bloccò dal proseguire.
-Inuyasha, io posso capirti. E’ normale, non puoi accettare tutto di me-, mormorò, mentre dai suoi bellissimi occhi nocciola cominciavano a sgorgare lacrime.
Inuyasha si maledì mentalmente, lasciando a Kagome il tempo di concludere il suo discorso.
-Se vorrai andartene ancora sappi che non ti fermerò-.

In quel momento qualcosa scattò nella sua anima.
Non seppe nemmeno lui di cosa si trattava, sta di fatto che si avvicinò pericolosamente a Kagome.
Afferrandola per un braccio, la strattonò leggermente per spingerla contro di lui.
La strinse saldamente, quasi per paura che potesse scappare, affondando il volto nella massa corvina dei suoi capelli.
-Io non vado da nessuna parte!-, replicò furibondo, stringendo più forte a se il corpo esile e fragile della miko.

-Non ti lascerò più da sola-. Le braccia di Kagome si avvolsero intorno alla schiena, stringendolo a se con la sua stessa intensità.
-Quando ho visto quello che facevi, ho provato paura-, ammise, allentando la presa e sorprendo Kagome. –Non sembravi nemmeno tu, il tuo volto era diverso-.
-Quella ero io-, mormorò in risposta Kagome, poggiando il capo contro il suo petto e affondando nella stoffa rossa del suo kariginu. –Quella sarò sempre io-.
-Lo so-, rispose Inuyasha, scostandola dal suo abbraccio e prendendo tra le sue mani il volto di lei.
-Quello che è stato non lo si può cambiare-, continuò, mentre con una cautela impressionante, pulì il suo volto dalle lacrime, attento a non ferirla con i suoi artigli.

-Una volta hai detto che se non ti avessi protetto io, nessuno l’avrebbe potuto fare. Hai creduto in me, quindi anche io farò lo stesso-.
Kagome tornò ad assumere le sue fattezze di bambina, mentre dai suoi grandi occhi innocenti ripresero a sgorgare delle lacrime.
-Davvero? Mi resterai comunque accanto?-, chiese titubante.
Inuyasha sorrise dolcemente, passandole una mano sul capo; come faceva suo padre con lei.
Kagome sgranò gli occhi, mentre sentiva un dolce tepore invadere la sua anima.
-Era una promessa-, disse Inuyasha, mentre osservava Kagome sorridergli ancora una volta.
-Ci rivediamo al risveglio-, mormorò al suo orecchio, prima che le sue palpebre si chiudessero ancora una volta.
Le tenebre erano tornate, ma stavolta sapeva che si trattava di un sogno vero e proprio.

 

**

 

Kagome aprì di scatto gli occhi, sollevandosi dal suo giaciglio e guardandosi attorno spaventata e confusa.
La piccola capanna smessa era avvolta dall’oscurità.
La notte era già calata dunque.
Il suo sguardo vagò ovunque, soffermandosi sui suoi compagni di viaggio accanto a lei.
Sango e Miroku si erano addormentati vicino, in un quadro davvero molto dolce.
La sterminatrice poggiava il capo sulla sua spalla, mentre lui le cingeva le spalle con un braccio portandola più vicino a se.
Kagome sorrise.
Era chiaro fin da subito che c’era qualcosa tra di loro, soprattutto lo intuiva dai gesti di Miroku; era troppo “affezionato” a lei.

Il suo sguardo volò al suo fianco, sentendo il respiro lento e regolare dell’hanyou.
Kagome posò una mano sulla sua guancia, scostandogli delicatamente alcune ciocche di capelli dalla fronte.
-Grazie, ora sono sicura che ce la posso fare-, commentò Kagome nell’oscurità.
Un rumore la fece scattare sull’attenti.
-Era da un po’ che non ci vedevamo, Kagome-, disse la voce fredda e neutra di Kikyo, mentre la osservava rilassarsi.
-Kikyo nee-sama-.

 

 

Bene, anche questo è finito =).

Allora, per prima cosa voglio precisare questo: alcune cose non sono state spiegate bene, è una cosa voluta.
Da adesso, fino ad un certo punto, ci saranno altri flash sparsi per tutta la storia che copriranno i buchi di questo =).
Ora passiamo all’angolo dei grazie:

indelebile: Oddeo, credo che mi metterò a piangere… Poco ma sicuro ç_ç.

Bè, è una cosa un po’ complessa quello che è accaduto. Inuyasha, nel bene o nel male, era sempre lui. Kagome invece, come dire, non era propriamente lei ma una parte della sua anima che non aveva a che fare con il suo essere. Per Sesshomaru e Kagura…dovrai attendere =), ma avranno anche loro un piccolo spazio =).

Achaori:Grazie anche a te =). Bè, spero che questo piccolo intermezzo con il passato di Kagome sia stato gradevole =).
Bene, ci si vede al prossimo capitolo =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** 21-Un peccato non svanisce con le lacrime ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!

Eccomi qui, come sempre, pronta con un nuovo capitolo da mostrarvi =).
Allora, eravamo rimasti al risveglio di Kagome, giusto?

Bene, ora vi lascio a questo piccolo capitolo con una piccola entrata in scena di…
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

21° Capitolo: Un peccato non svanisce con le lacrime.

 

Kikyo e Kagome rimasero a fissarsi per un lungo istante.
La giovane miko non si era aspettata di vederla comparire, assieme ad Inuyasha come se non bastasse.

Con un cenno del capo, Kikyo le indicò l’uscita della capanna.
Kagome, benché titubante, decise di seguire la sorella.
Il maleficio non era ancora cancellato, avvertiva il peso dovuta all’assenza del sigillo sul collo.
Inuyasha era stato bravo, era riuscito a spezzare quello senza ucciderlo.
Ora veniva la parte più difficile, riuscire a vincere la maledizione con le sue sole forze altrimenti sarebbe morta.

-Immagino che tu l’abbia capito-, prese parola Kikyo, fermandosi poco distante dalla capanna.
Kagome annuì.  –La maledizione è ancora presente, la sento nella mia anima-, spiegò Kagome, portandosi una mano al petto.
Indossava ancora il suo abito ninja, ma non aveva avuto modo di cambiarsi in quel breve lasso di tempo.

-Inuyasha è stato in grado di spezzare il sigillo, ma non può veramente salvare la tua anima-, continuò Kikyo, mentre alcuni Shinidamachou la affiancavano, portando con loro le anime dei morti.

Kagome la fissò imperscrutabile, mentre centinaia di anime danzavano attorno al corpo della sorella.

-Kagome, cosa hai intenzione di fare d’ora in poi?-, domandò Kikyo, avvicinando a se alcune anime.
-Cosa intendi?-.

-Riuscirai a vivere portando con te il peso dei tuoi peccati?-, chiese, esplicitando meglio il soggetto della sua domanda.
Kagome chinò il capo, fissando un punto indefinito del suolo e chiudendosi a riccio.

Kikyo non la incoraggiò a parlare, conoscendo il carattere della sorella probabilmente l’avrebbe soltanto fatta chiudere in se stessa ancora di più.

Kagome si morse il labbro inferiore, serrando le mani in pugni e sollevò di scatto il capo.
Ricambiò con intensità lo stesso sguardo serio e posato della sorella.

-Un peccato non può svanire con le lacrime-, disse, risoluta e senza scostare lo sguardo da quello della miko davanti a lei.

-Questo mi ripeteva il mio maestro. Per quante lacrime io versi, per quante ne abbia versate… Quello che ho fatto non può essere cambiato-.
In quel momento, l’immagine del massacro si ripropose davanti ai suoi occhi.
L’agghiacciante scena di morte e sangue la colpì in pieno, scuotendo la sua anima.
Sentiva il suo corpo tremare, mentre il cuore batteva furioso nel petto.

Tuttavia, stavolta era diverso dal passato. Stavolta non avrebbe scostato lo sguardo, avrebbe continuato a guardare quella scena fino in fondo.

Chiuse gli occhi, traendo un profondo respiro.
Riaprì lentamente gli occhi; la scena di morte era sparita del tutto.
L’ombra di un sorriso si mostrò sul volto di Kikyo, mentre si avvicinava alla sorella.
Con un movimento rapido, raccolse la faretra poggiata in terra poco distante da loro; aveva previsto ogni cosa.
Estrasse una freccia e, con un movimento fluido, ferì la mano sinistra seguendo la linea bianca su di essa.
Kagome sgranò gli occhi, intuendo finalmente quali fossero le intenzioni della sorella maggiore.

Con un gesto brusco, Kikyo afferrò la mano destra di Kagome e con un dito tracciò una linea sulla cicatrice biancastra su di essa.
-Il nostro legame…-, mormorò Kikyo, mentre il sangue continuava a scendere lentamente dal taglio aperto.
-Kagome, il nostro legame è l’unica cosa che possa sciogliere quella maledizione. Ma dovrai dimostrare fede e coraggio-.
Kagome annuì leggera con il capo, afferrando la mano chiusa a pugno della sorella.
-Non intendo scappare-, proclamò seria.
Kikyo le sorrise, liberandosi senza sforzo dalla stretta leggera della sorella e, con un gesto rapido, la ferì alla mano.
-Combatti, altrimenti morirai-.
Kagome annuì, mentre lentamente chiuse gli occhi.
Le loro mani s’intrecciarono, unendo il loro sangue e creando un legame profondo, indissolubile che non poteva essere in nessun modo cancellato.

Chiuse gli occhi, permettendo ad una luce rosata di avvolgere il suo corpo e la sua anima.
Kikyo aveva chiuso gli occhi, l’espressione del volto era tesa e concentrata.
Kagome l’imitò, cercando di focalizzare la mente sulla sua risolutezza. Risolutezza che avrebbe potuto spezzare la maledizione.

Per un secondo la sua mente vagò nel nulla, cercando di riordinare i suoi ricordi per trovare quello che cercava.
Il momento della separazione.
Quando era stato il momento in cui, per la prima volta, si erano allontanate così tanto?

Era stato allora? Quando aveva saputo della maledizione?
No, era accaduto in due momenti diversi ma, sicuramente, era cominciato tutto da quando era tornata al villaggio di Musashi poco dopo la morte di Inu no Taisho.

 

Il piccolo tempio era avvolto da una forte cappa di silenzio.
Kikyo, l’ultima miko rimasta di guardia ad esso, stava rientrando nella sua capanna dopo aver compiuto le abituali preghiere del mattino.
Stava per accedervi, quando una figura poco distante la sorprese.
Era una ragazza di circa quindici anni.
I lunghi capelli scuri erano lasciati liberi sulle spalle, incorniciando un volto dai tratti malinconici e gentili.

Sgranò gli occhi per lo stupore, mentre osservava quella ragazza avanzare verso di lei.

Sentì gli occhi bruciare, prossimi alle lacrime, mentre osservava la sorella appena tornata  a casa.

<< Kagome >>.
Raggiante come non mai abbracciò di slancio la sorella, sentendo le lacrime solcarle il volto.
Non se ne curò.
Dopotutto erano lacrime di gioia.
Kagome rimase impassibile davanti a quella dimostrazione di affetto, anzi, sarebbe più coretto dire che si sentiva a disagio.

Era passato poco tempo dalla morte del nobile Inu no Taisho; sentiva ancora le sua mani lorde del suo sangue.
Un movimento rapido e preciso, allontanò la sorella maggiore da lei e la guardò indifferente.

<< Kikyo nee-sama, cosa desideri da me? >>, domandò Kagome, senza mostrare il minimo accenno di gioia.
Kikyo rimase stupita da quel comportamento, così diverso da quello con cui era partita.

<< Kagome, sono felice che tu sia tornata >>, disse, mostrandosi in ogni caso cordiale nei suoi confronti. << Nostra madre, sfortunatamente è venuta a mancare qualche tempo fa. Non c’è stato modo di rintracciarti, mi dispiace >>.
Kikyo scostò il capo, colpevole per aver nascosto alla sorella una simile notizia per così tanti anni.

<< E allora? >>, rispose semplicemente, portando una mano alla corda che reggeva la faretra sulle spalle.
Kikyo sollevò il capo sconvolta.
Gli occhi nocciola di lei, un tempo carichi di gioia e calore, ora erano molto più simili ad un lama di ghiaccio impenetrabile.

La miko si allontanò di qualche passo dalla sorella, fissandola di sbieco.

<< Kagome, come puoi essere così tranquilla? >>, chiese, visibilmente scossa dal comportamento della ragazza.

<< Semplice. Ho visto molte persone morire, persone a me care andarsene senza che io potessi fare nulla…>>. Una nota di malinconia velò la sua voce, per la prima volta, donandole un pochino di umanità.

<< Ho ferito molte persone. Kikyo nee-sama, io non sono più la bambina che ha lasciato questi luoghi. Ora sono cambiata, ma non temere. Come da accordi, prometto che ti proteggerò sempre >>.

<< Kagome…>>. Kikyo scosse il capo più volte, mentre continuava a indietreggiare, quasi a voler sfuggire allo sguardo di qualche youkai.
Cos’era accaduto alla sorella a cui era tanto legata?
Chi era quella ragazza dall’aspetto freddo e sicuro di se?

Kagome si allontanò nel folto della foresta, senza aggiungere altro.
Dopotutto, quello che era necessario da dire era stato detto e non aveva motivo di trattenersi oltre.
Aveva deciso; sarebbe divenuta una ladra, riuscendo a sfruttare gli allenamenti fatti con il nobile Inu no Taisho; senza dover uccidere più nessuno.
Una lacrima solitaria solcò il suo volto, mentre proseguiva per una meta indefinita.

 

Kagome sorrise mesta a quel ricordo.
Era stato allora.
In quel momento aveva detto addio a Kikyo, aveva detto addio alla sorella per dedicarsi alla sua vita e trovare il modo per espiare i suoi peccati.
La luce andò lentamente ad affievolirsi.
Un sottile filo di vento mosse i suoi capelli, mentre lentamente riprendeva coscienza della realtà.
La maledizione era stata tolta, ma non per questo avrebbe potuto veramente rilassarsi.

-Kikyo ascolta…-, esordì Kagome, ma quando sollevò il volto per cercare quello della sorella scoprì, suo malgrado, che non c’era più.
Si guardò intorno perplessa, ma della sorella non vi era più traccia.

Kagome sorrise mesta, mentre si diceva che, infondo, era meglio così.
Dopotutto, non avrebbe mai saputo ringraziarla come si deve però, forse, non sarebbe mai stato neanche necessario farlo.
I primi di raggi sole spuntarono da dietro le montagne circostanti, lambendo con il loro tenue abbraccio la foresta dove si trovavano.
Kagome tornò verso la capanna, scoprendo con sua gioia che non era la sola ad essersi svegliata tanto presto.

Inuyasha era poggiato con la schiena contro la parete della capanna, le braccia conserte sorreggeva Tessaiga.
Sentendo il rumore dei passi della ragazza, aprì lentamente un occhio e la osservò con attenzione.
Sembrava stesse bene, almeno dall’apparenza era così.

-Buongiorno-, annunciò la ragazza sorridendo, mentre si avvicinava a passo felpato all’hanyou.
Sango e Miroku dormivano ancora, quindi decise di parlare a bassa voce per non disturbarli.

Inuyasha non le rispose, ma alla ragazza andava bene così.
Si accovacciò davanti a lui, perdendosi nelle sue iridi ambrate come non faceva da tanto tempo ormai.
Mantenendo il sorriso in volto, Kagome tese la mano verso il suo viso e sfiorò delicata i lineamenti per poi fermarsi alle sue orecchie.
Le carezzò delicatamente, cercando di non arrecare fastidio all’hanyou.
-Mi sono mancate, sai-, disse sorridendo, lasciando lentamente la presa da esse.
Inuyasha la scrutò ancora, cercando di capire se quello che stava mostrando in quel momento fosse il suo verso aspetto.

Kagome si accorse dello sguardo intenso di Inuyasha, se ne sentì imbarazzata per un istante ma comprese subito che non poteva farci nulla.
Dopo quello che aveva visto nella sua anima, era chiaro che dubitasse della sincerità delle sue espressioni facciali.
Lei stessa ne era sorpresa.

-Va tutto bene, Inuyasha-, incalzò Kagome, notando che l’hanyou non si decideva a parlare.

-Sei proprio sicura?-, domandò, sollevando un sopracciglio e fissandola scettico.
Kagome non scostò il viso, continuando a fissarlo con la stessa intensità gli sorrise dolcemente.

-Certo-, rispose tranquilla, mentre posava una mano sul petto.  –Ti posso garantire che va tutto bene. Ora sono veramente in pace-.
Inuyasha sembrava ancora reticente a credere alle sue parole, ma dopotutto non valeva la pena insistere.
Se Kagome diceva che andava tutto bene, quale ragione poteva avere per negare quella realtà?.

Si guardò intorno, notando che Kikyo era sparita nel nulla.
Il suo odore era scomparso con lei.
Si morse il labbro inferiore, mentre si malediceva per non averla ringraziata in anticipo.

La miko si accorse dello sguardo spaesato e perplesso dell’hanyou, mentre vagava con lo sguardo alla ricerca di Kikyo.
Un moto di rabbia le salì nel petto, mentre serrava le mani in pugni.
-Se è Kikyo nee-sama che cerchi è andata via, non ha nemmeno aspettato che la ringraziassi-, mormorò acida Kagome, mentre l’hanyou la guardava perplesso.
-Capisco-, rispose affranto, trovandosi subito nella stessa situazione di Kagome.
Avrebbe voluto ringraziarla, infondo era merito suo se Kagome si era salvata.

La rabbia della miko aumentò, ma lei stessa non sapeva come spiegare quello strano sentimento che le divampava nel petto.

-Potevi seguirla, nessuno ti obbligava a restare-, replicò con rabbia, evitando accuratamente lo sguardo dell’hanyou.
Inuyasha continuava ad osservarla, mentre un sorriso ironico gli increspò le labbra.
Era buffa quando si arrabbiava in quel modo, anche perché era la prima volta che la vedeva comportarsi in quella maniera.
-Siamo gelose, vedo-, osservò l’hanyou, scrutandola con uno sguardo malizioso.
Kagome deglutì pesantemente.
Le sue guance cominciarono ad assumere una tonalità rossastra, tradendola completamente.
-Allora avevo ragione!-, esclamò l’hanyou, rincarando la dose.
Per la prima volta, dopo tanti anni, si sentiva scoperta e vulnerabile.
Era una sensazione spiacevole, ma allo stesso tempo sapeva che non sarebbe stata sola.
Inuyasha era lì per lei, come lo era sempre stato.
Serrando la mano in un pugno, si voltò verso di lui ricambiando il suo sguardo divertito con uno serio e deciso.

-Sì, hai ragione. La cosa ti disturba?-, chiese seria, lasciando senza parole l’hanyou.
Inuyasha rimase stupito per qualche minuto, ma poi sorrise e non poté trattenere una risata nel vedere il volto così serio di lei.
-Cosa ci trovi di divertente?-, domandò stizzita la ragazza.
Inuyasha tese una mano verso il suo viso, sfiorandolo con delicatezza per timore di ferirla ancora con i suoi artigli.
Kagome rimase paralizzata, mentre sentiva la mano di lui sfiorarle i contorni del viso per poi passare una mano tra i suoi capelli scuri.
Kagome chiuse gli occhi, abbandonandosi al dolce torpore che la stava invadendo e protese il volto contro la mano dell’hanyou, adagiandocisi meglio contro.

Inuyasha sorrise sincero, senza ilarità o altro, mentre osservava il volto di Kagome distendersi contro la sua mano.

In quel momento tanto tranquillo, il rumore sordo di qualcosa che cadeva a terra catturò la loro attenzione.

Il bastone di Miroku era scivolato dalle mani, cadendo a terra e interrompendo il contatto tra i due.
Il monaco li osservava con un sorriso ebete, mentre si passava una mano dietro la nuca.
Sango teneva il capo chino, mentre carezzava delicatamente Kirara al suo fianco.
-Non fate caso a noi, continuate pure senza problemi-, disse Miroku, ricevendo per tutta risposta un colpo in testa da Sango.
Kagome si sollevò da terra, mentre raccoglieva dal giaciglio il suo yukata.
Legò l’obi e raccolse la faretra e l’arco.

-Bene, io direi che è venuto il momento di riprendere le mosse-, annunciò Kagome, mentre osservava i suoi compagni osservarli pensierosi.
-Kagome-sama, non per essere disfattista, ma non abbiamo un percorso da seguire-, le ricordò Miroku.
Kagome si sedette ancora una volta a terra, trovandosi pienamente d’accordo con le parole del monaco.

-Io avrei una soluzione-, proclamò una voce anziana.
Inuyasha portò una mano al collo, sentendo qualcosa pungere e succhiare il suo sangue.

Con un gesto fulmineo e veloce schiacciò il piccolo insetto, lasciandolo ricadere lentamente sul palmo della sua mano.

-Ma guarda è Myoga-, esclamò sorpreso, mentre la piccola pulce si riprendeva.
-E’ passato molto tempo Inuyasha-sama-, disse la piccola pulce, mentre si ricomponeva.

Kagome si avvicinò per poter osservare meglio la piccola pulce, lo stesso fecero Sango e Miroku.
-Dimmi un po’ Myoga…-, esordì Kagome, mentre assottigliava lo sguardo contro l’anziana pulce. –Tu eri partito insieme a noi, si può sapere dove sei stato fino ad ora?-.
Myoga cominciò a sudare freddo, mentre gli sguardi di tutti si portavano su di lui.
-Eri fuggito in un luogo del tutto al sicuro, vero?-, continuò Kagome, mentre Myoga aveva preso anche a tremare leggermente.
-Bè…Ecco… in verità io stavo…-

-Scappando-, dissero in coro i ragazzi, lasciando la povera pulce senza parole.
-Ad ogni modo-, disse, tossicchiando leggermente per poter ottenere l’attenzione di tutti.
-Io credo di aver trovato qualcosa che vi possa tornare utile-.

 

**

 

L’alba si era alzata in fretta.
Era stato distratto da quell’inutile essere umano, tanto perdere completamente la cognizione del tempo.

Una inutile spreco di tempo, constatò disgustato Sesshomaru, mentre osservava i resti di quell’essere umano dalle dimensioni enorme.

L’aveva attaccato, ignorando a cosa andasse incontro e aveva avuto la fine miserabile che meritava.

Qualcosa attirò la sua attenzione, una lama dalla forte aura demoniaca si trovava legata alla cinta di quell’essere.
Quell’armava in se un qualche cosa che lo attirava, catturando la sua attenzione enormemente.

Aveva la lama lunga e affilata, l’impugnatura sembrava adattarsi enormemente alla sua mano.

L’aura demoniaca della spada fu soprafata dalla forza di Sesshomaru.
Di questo se ne compiacque, constatando che quella spada, pur non essendo all’altezza di Tessaiga, sarebbe stata il suo degno avversario.
Un odore catturò la sua attenzione.
Era diverso da quello che proveniva da quel patetico umano, ma ugualmente irritante.
Una  yasha comparve dal folto della foresta, reggendo tra le mani un ventaglio.
Indossava un kimono elegante sorretto da un obi giallo.
Dietro di lei, poco distante, si trovava un ragazzino umano.
-Tu sei Sesshomaru, vero?-, chiese la donna, mostrando un sorriso ironico sul volto.
Sesshomaru non le rispose, continuando a scrutarla con uno sguardo di ghiaccio.

-Ritira la tua spada, non ho alcun desiderio di battermi contro di te-, disse, indicando con un cenno del capo la spada tra le mani dello youkai.

Benché riluttante, Sesshomaru rinfoderò la spada ponendola assieme a Tenseiga.

-Sono lieta di constatare che l’aura demoniaca di Tokijin, la spada che hai appena ottenuto, sia stata sopraffatta dalla tua-, continuò, ma lo youkai restava freddo e silenzioso davanti a quella donna.

-Io sono Kagura, signora del vento e figlia di Naraku. Il mio padrone mi manda a dirti che sarebbe ben lieto di incontrarti di persona-.
Le ultime parole erano cariche di un velato avvertimento, ben colto dal fine udito dello youkai davanti a lei.
-Cosa vuole da me Naraku?-, domandò Sesshomaru.
Kagura scrollò le spalle, ignorando volutamente la domanda dello youkai.
In lontananza sentiva il ronzare dei Saimyosho, gli insetti che servivano Naraku.
Era chiaro che non si fidava di lei, quindi avrebbe dovuto fare molta attenzione a quello che avrebbe detto da quel momento in poi.

-Naraku si trova a nord, dovresti sentire la forza demoniaca che emana-.
Con un movimento fluido, Kagura aprì il ventaglio e in quel momento un forte vento si alzò da terra.
Un odore molto simile a quello della donna lo colpì in pieno.
La cosa lo attirava.
-Dì pure a Naraku che accetto il suo invito-, rispose Sesshomaru, cominciando a incamminarsi oltre Kagura.
-Un ultima cosa Sesshomaru-.
Lo youkai si volse verso la donna alle sue spalle.
Le sue iride rosso sangue erano lucide, come se stesse trattenendo le sue stesse emozioni.
Si morse il labbro inferiore, cercando di trattenere dentro di se le parole di avvertimento da dare a quello youkai.
Non poteva rischiare più di così, si era esposta moltissimo in quell’ultimo periodo.

-Se qualora dovessi riuscire a ucciderlo… Ti prego, fammi sapere che cosa si prova-.
Una ruga d’espressione solcò la fronte di Sesshomaru, mentre osservava quella donna andarsene assieme a quel ragazzino umano dallo sguardo vuoto.

 

**

 

Kohaku non aveva perso di vista per un solo istante il cadavere di Kyokotsu, uno dei membri degli Shinchitai.
Aveva provato un moto di orrore alla vista di quel corpo ferito a morte.
Qualcosa premeva nella sua mente, un ricordo lo perseguitava da qualche giorno ormai.
Una ragazza.
Una ragazza dai lunghi capelli scuri legati in un coda con indosso un abito ninja come il suo, erano simili ma diversi.

Nel pensarla, sentiva la sua anima dilaniarsi e la mente si offuscava sempre di più.
Per quale motivo ricordarla procurava tanto dolore?

Questo si chiese Kohaku, mentre assieme a Kagura tornava verso il castello di Naraku.

 

E anche questo è andato *ouf*

Come avrete notato la battaglia contro Kyokotsu è stata volutamente evitata, dopotutto non ci sarebbe stato molto da descrivere infondo u.u.
Bene, ora passiamo all’angolo dei grazie:

Kaggy95:Grazie a te =), sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto così tanto =).

Indelebile:Evvai, sono doppiamente contenta di sapere che quella scena e il capitolo siano stati di tuo gradimento =). Spero si possa dire lo stesso di questo =).
Achaori:Grazie di cuore gioia =). Bè, devo dire che hai colto nel segno ma altre cose saranno svelate nei prossimi capitoli in modo più completo ed esplicito =).
Bene, al prossimo aggiornamento =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** 22-Verso Nord ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

 

Ciao!

Ed eccomi qui, come sempre, pronta con un nuovo capitolo.

E’ un capitolo transitorio, non succede nulla di particolare, ma serve solo per spiegare le ultime cose.
Bene, direi che ho detto tutto quanto =).
Vi lascio alla lettura.

Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

22° Capitolo: Verso Nord.

 

Myoga aveva spiegato con cura tutte le informazioni che aveva trovato su Naraku, senza omettere nulla nemmeno la cosa più insignificante.

-Quindi, secondo le tue informazioni, Naraku si troverebbe a nord nella zona del monte Hakurei, esatto?-, riassunse Sango, cercando di incamerare tutte le informazioni fornite dalla piccola pulce.

L’ora della vendetta si avvicinava.
Il suo corpo fremeva dall’impazienza, mentre ripensava con rabbia alla fine dei suoi compagni e di suo fratello.

-Esatto-, concluse Myoga, intento a preparare i bagagli.

Miroku era immerso nei suoi pensieri.
Kagome si accorse di quello strano atteggiamento, molto diverso dal suo abituale modo di fare.
Se aveva qualcosa da dire, molte volte, ne parlava apertamente anche con loro.
-Tutto a posto Miroku?-, domandò Kagome, cercando di carpire qualche dettaglio dal monaco, seduto poco distante da loro.

-Sì, stavo soltanto pensando-, rispose. –Il monte Hakurei, a quanto ho sentito dire, è una zona sacra. Come può una creatura maligna come Naraku metterci piede, a rigore di logica non potrebbe nemmeno avvicinarcisi-, osservò Miroku.
Le sue parole fecero riflettere tutti i membri del gruppo.

Kagome aveva sentito quelle storie, ma pensava che fosse soltanto una vecchia superstizione o credenza di qualche sciocco.

Non c’era nessuno che potesse realmente espiare le colpe degli altri, non poteva esistere dunque un territorio dall’aura veramente pura e priva di ogni macchia.

-Forse è soltanto una diceria-, proseguì Kagome, mentre osservava il piccolo demone scuotere leggermente la testa.
-Io non credo. Ad ogni modo…-, esordì, fermandosi per sistemare meglio i suoi pochi bagagli prima di scappare come sempre. –Inuyasha-sama, vorrei parlarvi in privato di una faccenda-.
Inuyasha osservò i suoi compagni, soffermandosi più del dovuto su Kagome.
Non gli piaceva avere dei segreti con loro, soprattutto in quel momento.
Kagome gli fece un rapido cenno del capo, indicando l’esterno della capanna.
Inuyasha la osservò preoccupato, ma decise che era meglio ascoltare cosa voleva dirgli Myoga.

Kagome ultimò i suoi preparativi, esattamente come fecero i suoi compagni.
Nessuno parlava, quasi avessero timore di rompere quel silenzio innaturale che si era venuto a creare.

-Kagome-chan…-.
La voce calda e rassicurante di Sango ruppe il silenzio, mentre Kagome si voltava lenta nella sua direzione.

-Quello che ha detto Bankotsu l’altro giorno, riguardo te….-.
Kagome sorrise mesta, comprendendo finalmente dove l’amica volesse andare a parare.
-Vuoi sapere se ho ucciso veramente tutte quelle persone?-, chiese, interrompendo l’amica e togliendole questo peso.

Sango annuì debolmente con il capo.
La situazione non le piaceva, ma aveva bisogno di sapere la verità.
Si era sempre fidata di lei, ma sapere quello che era accaduto in passato era una cosa fondamentale.

-Sì, l’ho fatto-, ammise, chinando leggermente il capo per non incrociare lo sguardo con quello della sterminatrice.
-Mi piacerebbe dire che non ero in me, ma non è così-, continuò, ammettendo finalmente i suoi peccati a voce alta. –Ero sempre io, consapevole di quello che le mie azioni compivano. Ho ucciso tutti quelli che si trovavano sulla mia strada, non risparmiando nemmeno le donne e i bambini. La mia è macchiata fin nel profondo, ma non per questo ho voluto cedere alle tenebre; dominio di Naraku-.
Si fermò un istante, sollevando il volto per osservare le espressioni dei suoi compagni.
Erano turbati, soprattutto Miroku il quale non si aspettava una simile rivelazione da lei.

-Vostra scelta è seguirmi o no, fate ciò che ritenete più giusto-.

Sango e Miroku si guardarono negli occhi per un lungo istante, poi sorrisero e si volsero verso l’amica.
-Kagome-sama, quello che è accaduto è senz’altro deplorevole-, esordì Miroku, lasciando che la speranza di Kagome cominciasse lentamente a frantumarsi.
-Però Kagome-chan, noi sappiamo come sei adesso ed è la cosa più importante. Sappiamo che non uccideresti nessuno, sappiamo che daresti volentieri la tua vita per le persone a cui tieni e questo ci basta-.

Un sorriso dolce e rassicurante si formò sul volto di Sango, risollevando in un istante il morale della giovane miko.
Gli occhi cominciarono a bruciare, ma decise che non era il caso di pensarci troppo.

Si avvicinò ai due ragazzi, avvolgendoli come meglio poteva con le sue esili braccia.
Alcune lacrime cominciarono a solcare il suo volto,mentre affondava sempre di più il volto nei loro incavi delle spalle.

-Grazie-.
Era un sussurro appena percettibile, ma Sango e Miroku riuscirono a percepire le sue parole e ne furono felici.

Le cose stavano cambiando, ma forse era ancora troppo presto per dire che sarebbe andato tutto bene.
Almeno, per il momento, non avevano più molti segreti da nascondere tra di loro.

 

**

 

-Allora, di cosa volevi parlarmi?-, domandò Inuyasha, una volta allontanatosi dalla capanna quanto bastava.

-Inuyasha-sama, mi è stato riferito da Kagome che siete stato soggiogato dal vostro sangue demoniaco. Le sue parole corrispondevano a verità?-, domandò con voce preoccupata.
Inuyasha annuì mesto con il capo, mentre nella sua mente si affacciavano i ricordi di quel giorno fatale.

Se chiudeva gli occhi poteva ancora vederla stesa a terra, coperta di sangue e dilaniata dai suoi stessi artigli.

Myoga incrocia le piccole braccia al petto, chiudendo gli occhi e un espressione indecifrabile dipinta sul viso.

-Quindi è andata veramente in questo modo-.
Il tono della sua voce lasciava intuire all’hanyou che sperava in una versione diversa, sperava che Kagome non dicesse veramente sul serio.

-Cosa intendi?-, chiese Inuyasha, cercando di apparire più tranquillo di quanto non fosse in realtà.
Myoga sospirò sonoramente, mentre posava i grandi occhi sull’hanyou.
-Inuyasha-sama, io credo che Naraku abbia sfruttato un vostro desiderio inconscio per costringervi ad uccidere Kagome-, disse la piccola pulce, sconvolgendo con poche parole le certezze dell’hanyou.
Quindi, tutto quello che era accaduto, era solamente il frutto di un piano di Naraku?
Una rabbia senza pari invase il suo animo, mentre desiderava ardentemente di poter avere un avversario davanti al suo sguardo.

-Naraku ha potuto realizzare questo piano perché voi, Inuyasha-sama, desideravate nel profondo diventare un vero youkai-, spiegò la piccola pulce, accusando con lo sguardo l’hanyou davanti a se.
Sentiva il suo animo andare lentamente a pezzi.

Era vero.
Prima di conoscere Kagome, prima di essere accettato per quello che è, aveva desiderato più volte di poter diventare un vero youkai come il fratello.
Un sogno impossibile, fino a quando non aveva sentito parlare della sfera degli Shikon.
Era un oggetto in grado di realizzare i desideri, qualunque fosse la loro natura.

Non ci pensò molto e si recò al tempio dove si trovava.
Ma non trovò la sfera, ma una ragazza immersa nell’acqua intenta a fare un bagno.
Era bella, ma non sembrava una miko e quindi pensò di spaventarla un pochino per farsi dire la verità.

Ogni cosa però andò contro le sue previsioni, cambiando improvvisamente le sorti di quella giornata tanto strana.
In quel modo aveva incontrato Kagome.
Chinò il capo, lasciando che la frangia argentea oscurasse completamente il suo volto.

-Spero vi rendiate conto della situazione. Tessaiga è stata forgiata per proteggere anche voi, ma se non riuscite a proteggere nemmeno la persona che tiene di più alla vostra vita sarà meglio che venga distrutta-.

Nonostante le parole pronunciate da Myoga, Inuyasha rimase immobile.
Sollevò il capo e, nel giro di pochi secondi, cambiò totalmente espressione.
Senza pensarci troppo, schiacciò la piccola pulce tra le mani e la fissò con uno sguardo truce.
-Risposta sbagliata-, rispose , facendo scrocchiare in modo sinistro l’altra mano.
La piccola pulce cominciò a sudare freddo, mentre cercava un modo per accomodare la faccenda.

-Io devo proteggerla-, mormorò, mostrando alla vecchia pulce un’espressione a dir poco furente.
Tuttavia, per la prima volta, non ne ebbe affatto paura.
Qualcosa nello sguardo di Inuyasha, convinse la piccola pulce che non gli sarebbe accaduto nulla di male.
-Ho fatto una cosa sbagliata, ma non permetterò che accada di nuovo. Anche a costo di ferire me stesso, anche a costo di allontanarla per sempre, io non lascerò che Kagome corra di nuovo un pericolo simile-.
Davanti alla fermezza dell’hanyou, persino Myoga si ritrovò senza parole.
Erano passati moltissimi anni, eppure non credeva che sarebbe arrivato il giorno in cui potesse scoprire cos’era l’amore.
Il padrone lo sapeva, per questo aveva lasciato sola Izayoi, la madre di Inuyasha, in un mondo ostile; soltanto per proteggerla.
-Bene, se così è…-.
Saltò dalla mano dell’hanyou, allontanandosi il più rapidamente possibile. –Buona fortuna Inuyasha-sama-, disse, una volta che si fosse trovato a distanza di sicurezza.

L’hanyou era rimasto basito dalla codardia della piccola pulce, ma non poteva pretendere di più e lo sapeva.
Avevano tutte le informazioni necessarie, ora era il momento di riprendere il viaggio.
Il suo sguardo cadde su Tessaiga, legata all’obi del suo kariginu.

“Forse non sarò all’altezza di mio padre, ma non lascerò mai più che Kagome soffra ancora in balia del destino”, pensò tra se, mentre si dirigeva verso la capanna.

 

**

 

Kagome era poggiata alla parete esterna, lo sguardo perso nella vastità del cielo senza nuvole.
Erano passati parecchi minuti, troppi, da quando Inuyasha si era allontanato assieme a Myoga.
Una vaga idea di quello che dovevano dirsi l’aveva, ma non sopportava questa sensazione di mistero.
Miroku e Sango erano intenti a bisticciare tra di loro, come al solito.
Questa volta, pare che Miroku avesse allungato un po’ troppo le mani sul corpo della sterminatrice e lei, per tutta risposta, aveva stampato sulla guancia del monaco una bella cinquina.
La miko sospirò, sfiorando con le dita l’arco tre le sue mani.
Sarebbe stata in grado di proteggere tutti con esso?
Questa domanda rimbombava nella sua mente, occupata soprattutto da pensieri cupi.

Non aveva dimenticato quello che era accaduto per causa sua, ma sapeva che ora era il momento per andare avanti.

In quel momento, dal folto della foresta, emerse Inuyasha.
L’espressione del suo volto era indecifrabile, ma sembrava che soffrisse per qualcosa a lei non molto chiaro.

-Inuyasha-, lo chiamò, catturando la sua attenzione.
Nel momento in cui i suoi occhi dorati si posarono su di lei ebbe un tuffo al cuore.
Si sentiva trascinata dentro un abisso dal quale non si sarebbe liberata con facilità, ma forse era qualcosa che nemmeno lei voleva fino in fondo.

Miroku e Sango li osservarono per un lungo istante.
Sapevano che qualcosa li bloccava, ma sapevano che non potevano lasciarli veramente da soli.
La curiosità era troppo forte, e come diceva sempre Miroku: “nelle storie come questa, gli sviluppi parziali sono i migliori”.
Il ragionamento filava, peccato che si facevano sempre scoprire nei momenti meno opportuni.

-Andiamo-, esclamò Kagome, osservando tutti i membri di quello strano gruppo.
Inuyasha e gli altri annuirono.
Si misero in marcia.
Obbiettivo: il monte Hakurei, il territorio sacro della regione del nord.

 

**

 

Kagura osservava distante il gruppo dirigersi verso nord.
Gli ordini di Naraku erano stati chiari: ostacolare il più possibile la loro marcia verso il nord.
Tuttavia, Kagura non era intenzionata a confrontarsi ancora con Inuyasha.
Voleva vivere ancora un po’.
Però, sapeva che non poteva nemmeno disubbidire a Naraku.
Il suo cuore era ancora in mano a quello youkai.
Non aveva possibilità di scelta, tuttavia voleva restare a guardare per scoprire chi, tra Sesshomaru e Inuyasha, avrebbe potuto liberarla da quella prigione.
Afferrò una delle piume che formavano il fermaglio dei capelli, portandola davanti a se.
Era il momento di seguire la situazione dall’alto.

 

**

 

Kikyo aveva ripreso la sua strada, procedendo con il suo passo calmo e tranquillo.
Appena il rituale era stato terminato non aveva ragione per restare, soprattutto non poteva restare accanto a Kagome se voleva continuare a vivere in questo mondo.
Il loro legame diventava più forte accanto, ma quando sfruttavano i poteri di esso la sua vita si accorciava oltre misura.

Dopotutto era morta.
Gli Shinidamachou fluttuavano accanto a lei, tenendo compagnia alla sua anima tormentata dal rimpianto della vita.
Non l’avrebbe mai ammesso davanti ad altri, ma la presenza di Inuyasha le mancava oltre ogni dire.

Ma sapeva che non era accanto a lei il suo posto, l’aveva capito dalla prima volta che lo incontrò.
Era la prima persona che le parlava apertamente, senza preoccuparsi di mostrarle il rispetto dovuto come miko.
La faceva sentire una normale donna, per quanto le condizioni attuale lo consentissero.
Un sorriso ironico si formò agli angoli della sua bocca.
Era buffo il destino.
Uno dei pochi uomini, che con molta probabilità sarebbe stata in grado di amare, era anche l’unico che non avrebbe mai potuto avere.
Il modo in cui Inuyasha aveva sorretto Kagome, il modo in cui la osservava rendeva chiaro i suoi sentimenti.
Faceva male, ma sapeva che non poteva fare un torto alla sorella e poi non avrebbe mai retto il confronto con lei.
Invidiava la libertà di Kagome, soprattutto invidiava il suo essere donna.
Ogni volta che tornava a casa dopo un furto, ogni volta che affrontava degli youkai che volevano attaccarla, Kagome non perdeva la sua dignità come essere umano.
In quanto miko, lei, non aveva questo lusso.
La sua anima doveva essere sempre rivolta agli altri, pronta a salvare e perdonare le loro sofferenze.
Non avrebbe mai potuto essere come la sorella, per quanto fosse il suo desiderio più grande.

S’inoltrò nel profondo della foresta, seguendo un sentiero che conduceva ad un piccolo villaggio.

 

**

 

La giornata scivolò via più in fretta di quanto immaginassero.
Il monte Hakurei, secondo le indicazioni prese in un villaggio vicino, distava ancora parecchie settimane da loro.

Miroku e Sango conducevano il gruppo, seguiti da Kagome e poco più distante da Inuyasha.
Con la coda dell’occhio, Kagome continuava ad osservarlo cercando di capire la causa di quel suo comportamento.
Rallentò il passo, riuscendo finalmente ad affiancarlo.
Era felice che fosse tornato, ma probabilmente si era trovato meglio in compagnia di Kikyo.
Quella situazione ancora la disturbava, dopotutto Inuyasha non aveva risposto alla sua domanda.
-Inuyasha-, lo chiamò, riuscendo ad avere la sua attenzione almeno per qualche istante.

Le orecchie sul suo capo si mossero rapide, segno che stava ascoltando ogni sua parola.
-Si può sapere cosa ti succede?-, chiese la miko, fermando l’avanzata dell’hanyou.
Il monaco e la sterminatrice si erano portati avanti di loro iniziativa, lasciando ai due ragazzi un po’ di spazio.
Inuyasha osservò rapito quei due occhi nocciola, perdendosi nel calore che riuscivano ad emanare.
Kagome riusciva sempre a scaldare il suo cuore, forse non se ne rendeva conto neanche lei.
In un movimento rapido, afferrò un suo braccio portandola contro di lui.
Kagome sentì il suo respiro mozzarsi dovuto alla velocità del movimento, ma invece si sentì morire quando avvertì le mani di Inuyasha serrarsi intorno alla sua schiena.
-Non so come dimostrarti quanto la tua presenza sia importante per me-, le sussurrò all’orecchio, lasciando la ragazza senza parole.
Sentiva il suo cuore battere ad un ritmo troppo intenso, quasi  volesse uscire dal suo petto.

Portò le mani sul petto dell’hanyou, esercitando una lieve pressione per allontanarsi.
Temeva che potesse sentirlo, aveva il terrore di quelle strane emozioni che prendevano lentamente piede contro la sua razionalità.
-Inuyasha, non dimenticare mai questo-, disse, puntando lo sguardo nel suo per dimostrargli la sincerità delle sue parole. –Io starò bene soltanto finché tu sarai al mio fianco. E’ l’unica cosa che ti chiedo-.
Inuyasha annuì, sfiorando la mano la sua guancia.
La ragazza strinse dolcemente la mano che la sfiorava, trasmettendo un dolce calore all’hanyou che la osservava rapito.
-Non lasciarmi ancora-, disse a bassa voce, quasi per timore che qualcuno potesse udire le sue parole.
Sorprendendo sempre di più l’hanyou, Kagome si protese in avanti sfiorando la sua guancia con le sue labbra.
Era stato un gesto semplice, ma per Inuyasha aveva significato moltissimo.

 

**

 

Naraku, attraverso lo specchio di Kanna, uno dei suoi più fedeli youkai, aveva avuto modo di osservare tutta la scena.

Sorrise compiaciuto.
Il suo piano stava procedendo nel migliore dei modi, e presto tutti i suoi ospiti sarebbero arrivati a lui.
Tra le sue mani brillava una piccola sfera.
La luce oscura che emanava era un balsamo per lo youkai, ma soprattutto era fonte di orgoglio.
-Presto, molto presto saranno tutti qui-, mormorò rivolto alla sfera.
Una luce folle brillava nei suoi occhi, mentre pensava alla prossima mossa da attuare.

 

 

E anche questo capitolo è andato *ouf*.
Sono stravolta, sono un paio di giorni che mi costringono a girovagare per le strade di Milano <.<.

Ma lasciamo stare e passiamo all’angolo dei grazie:

Kaggy95: Visto? Ho rimediato all’interruzione del nostro carissimo monaco (precisiamo xD se no si offende ndFin). Per quei capitoli, l’idea non è male =).

Magari li inserisco alla fine della storia come extra =).

Achaori:Bè, dopotutto non potevo farle mostrare chissà quale sentimento per Kagome. Dopotutto, anche se ora sa la verità, tra di loro esistono talmente tante incomprensioni che non si può risolvere tutto così semplicemente =). Bè, Miroku dopotutto non poteva cambiare xD figurati se non si faceva beccare xD.
Bene, direi che per questo capitolo ho detto tutto =).
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** 23-La trappola ***


AkaTsuki

Fan fiction by Fin Fish

 

 

Ciao a tutti!
Eccomi qui, come sempre, pronto con un nuovo capitolo.
Inizio con lo scusarmi per la sua brevità, non era voluta, ma purtroppo mi sono ritrovata un sacco di cose per le mani.
A fine capitolo troverete un piccolo avviso, assieme alle mie più sentite scuse =).
Vi lascio alla lettura ora.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

 

23° Capitolo:  La trappola.

 

Ormai erano diversi giorni che il gruppo era in marcia.
L’Hakurei era ancora distante, ma nessuno di loro si era fatto prendere dallo sconforto.
Il mese stava lentamente scivolando via, e presto sarebbe stata nuovamente la notte del Saku.
Inuyasha era irritato dall’idea, dopotutto se era un normale essere umano non avrebbe potuto aiutare i suoi compagni qualora ci fosse stato un attacco.
Kagome, come Inuyasha, si sentiva inquieta.
Avvertiva in lontananza la presenza di uno youkai, ma sembrava stesse soltanto seguendo i loro movimenti.
Inoltre, come se non bastasse, sembrava che la situazione corrente fosse abbastanza tranquilla.
Troppo, in effetti.
Le acque troppo calme non portano mai a nulla di buono, questo aveva imparato in tanti anni di viaggi.
-Kagome-sama-, la chiamò Miroku, riscuotendo la miko dai suoi pensieri.
-Va tutto bene?-, chiese, avvicinandosi alla ragazza.

Kagome scosse il capo, scrollando le spalle.  –Non saprei, ho una strana sensazione che non vuole andarsene-.
-Che tipo di sensazione?-, incalzò Sango, aumentando la stretta sul laccio che sorreggeva Hiraikotsu.
Kagome si portò una mano al petto, chiudendo gli occhi lentamente.
-E’ come se ci osservassero, ma sento anche che questa troppa calma è solo il preludio per qualcosa di più grosso-.
Sia Sango che gli altri parvero riflettere sulle parole di Kagome, mentre l’unico che sembrava non pensarci troppo era Inuyasha.
-Che si faccia avanti!-, sbottò, mentre un sorriso spavaldo compariva sul suo volto.
La mano destra stretta sull’elsa di Tessaiga. –Ci attacchi come e quando preferisce, in questo modo ci risparmierà la fatica di cercarlo-.
-Inuyasha…-.
Kagome sospirò, scuotendo la testa a destra e sinistra.
Però, per quanto esagerate, le parole di Inuyasha riuscirono a infondere coraggio a lei e agli altri.
Dopotutto aveva ragione: se doveva accadere sarebbe accaduta, era inutile fasciarsi la testa prima del tempo.

Proseguì il cammino, cercando di ignorare il più possibile quella sensazione.
Dopo pochi minuti, l’ansia aveva soverchiato la ragione e con una scusa si era allontanata dal gruppo.
Inuyasha avrebbe voluto seguirla, ma sapeva che Kagome non glielo avrebbe mai perdonato.

**

 

Kagura osservò il gruppo proseguire per il percorso previsto.

Sembrava tutto tranquillo, fino a quando non si accorse che mancava un componente; Kagome.

Si guardò intorno, cercando di trovarla ma senza alcun risultato effettivo.

Era impossibile che fosse fuggita al suo sguardo.
Talmente occupata a cercarla, non si accorse di una freccia sacra che partì dalla foresta e colpì la piuma sulla quale viaggiava.
Purificata dalla freccia, la piuma tornò alla sua forma originale costringendo Kagura ad atterrare nella foresta.
Gli alberi erano altissimi.
Alcuni di essi riuscivano a toccare il cielo con i loro rami, sfiorandolo delicatamente e ondeggiando al primo soffio di vento.
Dinnanzi a lei c’era Kagome.
Lo sguardo freddo e impenetrabile, l’arco teso e pronto con una nuova freccia.
Kagura la scrutò con rabbia, mentre il suo corpo cominciava a tremare in modo quasi impercettibile.
-Sei una serva di Naraku, vero?-, domandò fredda, senza allentare minimamente la presa del suo arco.
Kagura non rispose, ma sapeva che non era necessario.
-Prenderò il tuo silenzio come una conferma-, rispose con freddezza, osservando per un lungo istante le iride color sangue di Kagura.
Voleva frugare nel suo animo, soltanto un poco, cercando di capire cosa si agitasse nell’animo di quella yasha.
Le trasmetteva una strana sensazione, ma era qualcosa di indefinito che non riusciva ad inquadrare.
Kagura strinse la presa sul ventaglio, pronta a colpire la miko davanti a lei.
Kagome, accortasi del movimento avventato della yasha, scagliò la freccia che sfiorò le sfiorò il viso per poi conficcarsi contro un albero alle sue spalle.
Kagura sgranò gli occhi per lo stupore, rimanendo immobile, mentre osservava Kagome incoccare la prossima freccia.
-Io non farei movimenti inopportuni-, puntualizzò la miko, tendendo l’arco ancora una volta.
Kagura si concesse un sorriso ironico, felice che non ci fossero i Saimyosho attorno a lei a spiare i suoi movimenti.
-Potrei dire la stessa cosa-, la rimbeccò Kagura, sorridendo tranquillamente.
-Per quale motivo ci seguivi?-, chiese Kagome, continuando a scrutare la sua anima per capire l’origine di quello strano sentimento.
Kagura scrollò le spalle, lasciando libera interpretazione alla miko.
Comprese subito che doveva essere opera di Naraku, ma quella conferma era una cosa necessaria.
-Se sei in grado di avvertire la mia presenza vuol dire che Inuyasha ha sciolto il sigillo, vero?-, domandò Kagura, picchiettando il mento con il ventaglio.
Kagome inarcò un sopracciglio, continuando a fissare la yasha.
-Che vuoi dire?-.
-Semplicemente quello che ho detto. Quel sigillo era la garanzia di Naraku, impediva al tuo sesto senso di percepire la nostra presenza. Ora che è sciolto dovresti riuscire a sentire-, con un movimento rapido e preciso aprì il ventaglio, -la presenza malefica di Naraku in queste zone-.
Un forte vento si alzò da terra, portando con se una gran quantità di terra ma non solo: in quel momento poté sentire con maggiore chiarezza la presenza di Naraku nell’aria.
-Chi sei?-, chiese ancora, allentando di poco la stretta sulla corda dell’arco.
-Kagura, sono la signora del vento-, rispose tranquilla, mentre afferrava di nuovo la sua piuma per poi alzarsi in volo.
Kagome la osservava, ignorando volutamente la sua fuga.
Il vento?
Un sorriso le incurvò le labbra, mentre metteva a posto la freccia e s’incamminò verso i suoi compagni.
Quella sensazione che proveniva da Kagura, quello strano dolore non era altro che il desiderio profondo della libertà.

 

**

 

Kagura osservava il paesaggio circostante, mentre cercava di trattenere i fremiti del suo corpo.
Kagome era straordinaria, proprio come si aspettava da lei.
Quando i suoi occhi si erano incontrati, non era più stata in grado di sciogliersi dalla sua presa.
Un gran calore si era propagato nel suo animo, rasserenando il suo spirito.
Capiva perché Naraku la temeva, ma forse questa sua debolezza poteva rivelarsi vantaggiosa.

**

 

Kagome percorse a gran velocità i sentieri nella foresta, raggiungendo in fretta i suoi compagni che la studiavano con occhiate incredule.
Non parlò del suo incontro con Kagura, preferiva tenere quell’informazione per se.
Dopotutto, da quello che aveva avuto modo di comprendere, Kagura non era intenzionata a nuocere a nessuno di loro. Almeno per quel momento.
Questo la tranquillizzava, ma sentiva che doveva accadere qualcosa.
Si allontanò da Inuyasha, evitando di stargli troppo accanto.

Naraku era sicuramente a conoscenza del suo legame con lui, ma non poteva dargli l’occasione di ferirlo ancora.
Doveva proteggerlo, esattamente come doveva fare con i suoi compagni.
Inuyasha si accorse dell’improvviso distacco di lei, ma decise di non darci troppo peso.
Al momento opportuno avrebbero chiarito ogni questione.
Camminarono tutta la giornata, fino a quando non si trovarono di fronte ad una parete rocciosa particolarmente ripida.
Una piccola caverna, sembrava l’unico passaggio possibile per proseguire la strada.
-Direi di entrare-, esordì Miroku, avvicinandosi alla caverna assieme a Sango.
In quel momento, qualcosa catturò l’attenzione di Inuyasha.
Un odore pungente e sgradevole, molto simile all’olio delle lampade ma ancora più acuto.
-No, fermatevi!-, urlò, ma era oramai troppo tardi.
Nel momento in cui Sango e Miroku entrarono nella caverna, una forte esplosione si propagò nell’aria.
Le rocce franarono in tutte le direzioni, bloccando anche l’ingresso alla caverna dove si trovavano Sango e Miroku.
Kagome e Inuyasha evitarono un gran numero di pietre e detriti vari, ma fortunatamente senza riportare nessun tipo di ferita.
Kagome fu la prima ad avvicinarsi a quello che restava dell’ingresso della caverna, con rabbia prese a cercare fra le crepe.
Sapeva cosa cercare, infatti trovò i resti di un cilindro di fuoco.
Inuyasha le si avvicinò, scrutando curioso quello che restava dell’oggetto tra le mani di Kagome.
-Renkotsu-, sibilò tra i denti, mentre stritolava con la mano i resti dell’esplosivo.
-Deve aver cosparso di polvere da sparo la zona, lanciando poi questo cilindro da una posizione del tutto sicura-.
Si alzò rapida, lasciando l’hanyou interdetto per qualche minuto.
Proseguì diritta per la foresta, cercando di trovare un’altra strada che li avrebbe condotti a nord. Oppure, se fosse stata più fortunata, qualche traccia di Renkotsu.
Era un tipo sveglio, lo conosceva abbastanza da sapere che aveva architettato ogni cosa alla perfezione; persino la sua fuga.
Una rabbia incredibile la invase, lasciando il suo corpo scosso da forti tremori.
Una mano artigliata si posò sulla sua spalla, lasciandola sobbalzare per lo spavento.
Inuyasha si ritrasse un istante, sorpreso della reazione di Kagome.
-Cosa facciamo ora?-, domandò l’hanyou.
Kagome sapeva, anzi, aveva la certezza che se usavano la cicatrice del vento per liberare la parete rocciosa avrebbero creato altri problemi.
Renkotsu non era uno stupido: sicuramente era stato preparato qualcos’altro per loro.
-Dobbiamo proseguire-, mormorò, chinando il capo per non incrociare lo sguardo dell’hanyou.
L’idea di abbandonare Sango e Miroku non le piaceva, ma il piano era chiaro a tutti i membri del gruppo.
-Non abbiamo scelta, dobbiamo andare verso nord. Ci ritroveremo tutti laggiù-, disse, voltando le spalle all’hanyou.
Era rimasto sbigottito dalle sue parole. –Vuoi lasciarli qui?-, domandò incredulo.
Kagome annuì con il capo, cercando di riacquistare forza per fronteggiare l’unica persona che sapeva di metterla in difficoltà.
-Dobbiamo andare-.
Inuyasha, stanco di non capire, afferrò ancora la spalla di lei costringendola a voltarsi per guardarlo diritto negli occhi.
L’espressione era fredda, seria e composta di quando l’aveva conosciuta.
Era una persona che pensava solamente al raggiungimento del suo obbiettivo, non curandosi minimamente degli altri.
-Come puoi dire una cosa del genere? Ti sei forse dimenticata tutto quello che hanno fatto per te?!-, sbottò con rabbia, mentre Kagome sosteneva senza problemi il suo sguardo di fuoco.
-No, però non possiamo rischiare di farci uccidere per salvarli-, replicò con fermezza, lasciando il povero hanyou sempre più perplesso. –In questa battaglia, io per prima avevo compreso che sacrifici del genere erano necessari. Ora, se non ti dispiace, dobbiamo proseguire-.
Inuyasha scosse il capo, allontanandosi di qualche passo dalla miko come se bruciasse.
-Io non ti credevo così-, mormorò sconvolto, mentre Kagome sentiva la sua anima lacerarsi lentamente.
Temeva una reazione del genere, ma non c’era modo di evitare quella situazione.
Kagome strinse i denti, serrando le mani in pugni.
A passi decisi si avvicinò al ragazzo, sfidandolo apertamente con lo sguardo e con un movimento rapido lasciò che la sua mano scivolasse con forza sulla sua guancia.
Non voleva, ma era necessario.
-Smettila di comportarti come un ragazzino!-, sbottò furibonda, mentre tratteneva le lacrime che già bruciavano il suo sguardo.
Inuyasha si toccò la guancia, sentendola pulsare leggermente contro le dita.
Mai nessun essere umano aveva mai osato picchiarlo, nessuno osava tanto e lei, una donna umana, aveva alzato le mani su di lui.
Lo sguardo dell’hanyou si accese di rabbia, mentre osservava la ragazza dinnanzi a lui.
L’odore delle sue lacrime lo colpì, frenando le sue intenzioni bellicose.
Si diede dello stupido mentalmente, mentre osservava Kagome dargli le spalle e allontanarsi da lui.
Non aveva capito niente.
Se li lasciava da soli era solo perché non c’era altro modo, probabilmente altre trappole erano state preparate per loro.
Era stato così cieco, folle e sciocco oltre ogni dire.
Silenzioso si avvicinò alla figura della miko.
Lo sguardo serio, pari a quello di una maschera priva di espressione, era rigato dalle lacrime.
-Non ti preoccupare-, sussurrò, quasi avesse intuito il tormento dell’hanyou. –Ora cerchiamo un’altra strada-.
Inuyasha annuì.
Kagome continuava ad essere un mistero per lui, però in quel momento era certo di aver visto una parte del suo carattere che nascondeva.
Non era fragile come aveva creduto.
In lei c’era di più, molto di più.

 

Bene, anche questo capitolo, per quanto corto, è giunto al suo termine.
Il gruppo ora è separato, ma cosa accadrà da questo momento in poi?.
Okay, vorrei ringraziare di cuore Kaggy95, achaori e Indelebile per il loro sostegno per questa storia. Non credo che sarei arrivata così lontano senza di voi, grazie davvero.
Ora, passiamo alla parte spiacevole, l’avviso citato sopra.
Avviso:
In questi giorni mi sto dedicando ad un progetto grosso, diciamo qualcosa a cui tengo particolarmente.
Sono molto presa da esso.
Quindi, mi duole informarvi che tutte le mie storie subiranno dei grossi ritardi o slittamenti di data.
Non è che non aggiornerò per un po’, semplicemente non potrò più rispettare le solite date <.<
Mi scuso in anticipo, ma purtroppo non sapevo come altro fare.
Un grandissimo kiss a tutti dalla piccola Fin.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=329334