Un amore Reale

di Spensieratezza
(/viewuser.php?uid=223962)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il crollo di Jared ***
Capitolo 2: *** Il dolore di Jensen ***
Capitolo 3: *** Il dolore è la strada! ***
Capitolo 4: *** Il bacio del Vero Amore ***
Capitolo 5: *** il vero nemico ***
Capitolo 6: *** Il cambiamento di Jensen ***
Capitolo 7: *** Il confronto tra Jared e Sheppard ***
Capitolo 8: *** Non scoraggiarti mai! ***
Capitolo 9: *** Per un amore così ***
Capitolo 10: *** Parlando con Sheppard - prima parte ***
Capitolo 11: *** Parlando con Sheppard - seconda parte ***
Capitolo 12: *** Sotto le stelle ***
Capitolo 13: *** Il ritorno di Sheppard ***
Capitolo 14: *** I figli di Sheppard ***



Capitolo 1
*** Il crollo di Jared ***


Jensen Ackles era il re che governava il regno di Remis. Era un uomo molto bello, biondo e atletico. Era giovane e prestante, praticava molti sport e gli piaceva andare a cavallo. La sua vita cambiò quando i suoi genitori decisero che era giunto il momento di sposarsi. All’epoca era ancora principe. Doveva sposarsi con la principessa Danneel del regno di Aragorn. Non aveva mai visto la principessa, ma un’alleanza tra i due regni era indispensabile per mantenere la pace.

Il fato però non guarda in faccia nessuno e il giovane principe, anziché innamorarsi della bella Danneel, si innamorò di suo fratello: Jared.

Jared era bello, dolce, gentile, timido, arrossiva spesso quando Jensen lo guardava e quando si offrì per gentilezza, di mostrare al principe qualche mossa a golf e si mise dietro di lui per fargli capire meglio come muovere la stecchetta, Jensen avvertì mille brividi dentro di lui.

Era molto facile per Jensen innamorarsi di lui.

Così come lo fu per Jared.

Quel giorno, Jensen passò la giornata intera con la principessa per conoscerla. Naturalmente il matrimonio era già pronto, ma era dovere del galateo, mostrare almeno un minimo di corteggiamento e di interessamento prima di convolare a nozze.

Jared rimase in giardino taciturno e triste, pensando al principe e a sua sorella da soli, in mezzo alla natura che si scambiavano frasi dolci.

Quando poi Jensen tornò per salutare tutta la famiglia, mentre si preparava a lasciare il regno, chiamò Jared con una scusa, lo chiamò nella scuderia della famiglia e quando Jared entrò, Jensen lo trascinò praticamente dentro, baciandolo con passione.

Non ci fu bisogno di dire niente, perché Jared ricambiò immediatamente.
 
La loro non fu una storia come Romeo e Giulietta. Ovviamente i genitori non furono molto contenti del fatto che Jensen mandasse a monte il matrimonio con la principessa Danneel, soprattutto per un uomo, ma Jensen, che era stato da sempre un grandissimo oratore nell’arte di parlare con la gente, fece presente al padre che, l’alleanza ci sarebbe comunque stata, visto che Jared era il fratello di Danneel.

Si discusse molto la questione dell’erede e per quello purtroppo non c’era soluzione. Jensen chiese ai genitori di dargli tempo per trovare una soluzione, ma loro tempo non gliene diedero e purtroppo i rapporti si ruppero.

Tutto sommato, Jensen e Jared erano felici e innamorati e il matrimonio fu bellissimo e pieno di allegria e romanticismo.

Fino a quando Jared non cominciò a cambiare….
 



Capitò tutto un giorno qualunque. Jensen, ormai già re, aveva salutato il suo Jared che si era appena svegliato, in cucina, con un bacio. Gli aveva detto “Ti amo” . Jared però sembrava assente e dopo il ti amo di Jensen, si bloccò, tenendosi una mano premuta sul petto, come se faticasse a respirare.

“AH – AHH.”

“JARED, JARED, CHE HAI? JARED!”

Jared lo guardò confuso e spaventato e poi svenne tra le sue braccia.
 

Quando tornò in sé, aveva uno stuolo di cameriere e servitori intorno al suo letto e Jensen che lo guardava molto preoccupato.

“Ti sei ripreso, grazie al cielo!!” disse Jensen.

“Mpf.” Fu la risposta scocciata di Jared. “Tutto questo per un piccolo svenimento?” disse sgarbato.

“Piccolo?? Jared, mio sposo, sembrava che stessi per avere un collasso! Ho temuto seriamente per la tua vita!!” disse Jensen addolorato, andandogli vicino.

Jared si alzò infastidito. “Ti preoccupi sempre troppo. Esageri sempre tutto!” disse.

“Esagero?” chiese Jensen, strizzando gli occhi, poi si rese conto che tutti li stavano guardando e disse a voce un po’ alterata:

Uscite fuori, uscite!!

I servitori e le cameriere ubbidirono all’istante, lasciandoli soli.

“Perché li hai fatti uscire?” chiese Jared.

“Stavamo dando spettacolo. Ho pensato che dovevamo essere solo noi due, così se ti va di dirmi qualcosa…” cominciò Jensen.

Jared rise. “Hai già dato spettacolo. Se non volevi farlo, bastava che non informassi tutti di questo mio…”

“Crollo??”

Jared storse la bocca. “Non è un crollo. È stato solo un capogiro. “

“Ma dettato da COSA?”

Jared sospirò. “Forse dal fatto che mi esasperi, ok??” gridò.

Jensen era esterrefatto. Deglutì. “Adesso…chiamo il medico di corte. Tu non stai bene. Devi essere visitato.” Disse, sbattendosi la porta alle spalle, mentre Jared scuoteva la testa, seccato.
 
 
 
 
*

“ Allora, dottore?” chiese Jensen, una volta che l’ebbe visitato e Jared stava rimettendosi la camicia.

Il dottore lo chiamò per parlargli in separata sede.

“ Sua Altezza non ha nulla, sire. Nulla di contagioso o grave, comunque. Nulla di clinico.” Disse il medico.

“Ma DEVE avere qualcosa! È praticamente SVENUTO prima e quando si è risvegliato ha cominciato ad aggredirmi!”

“ Sire, io credo che sua Altezza sia un po’ stressato, ecco. Un esaurimento nervoso è possibile.”

Jensen era a bocca aperta.

“Gli ho sempre fatto avere tutto, ho sempre provveduto affinchè non gli mancasse mai niente, come può essere stressato?”

“Come sono i vostri rapporti ultimamente?”

Jensen si perse a pensare. Effettivamente negli ultimi tempi Jared era un po’ più spento e sembrava anche più malinconico, ma non aveva mai rifiutato i suoi baci, le sue carezze…

“Difficili.” Disse Jensen, ripensando a quanto aveva cercato di non vedere a volte l’insofferenza del compagno.

“Forse è questa la causa.” Disse il medico.

“Sta forse cercando di alludere che non siamo felici?? Le giuro che io amo Jared più della mia stessa vita!!” disse Jensen, sentendosi colpito.

“Su questo non ho dubbi, ma lui cosa ne pensa di questo amore?” chiese il medico.

Jensen deglutì. “Non capisco…io…”

“Ne è proprio sicuro che ne sia felice?” chiese il medico.

Jensen barcollò, sembrava quasi gli mancasse il respiro.

“Come si permette di dire una cosa del genere! Lo sa che sta rischiando l’impiccaggione?”

“Sire, mi dispiace, io non volevo offenderla o offendere sua Altezza, ma il mio mestiere di medico…”

“ Impari a tenere a freno quella lingua, se non vuole….vedersi spogliato dal suo bel mestiere!” disse Jensen, con gli occhi lucidi.
 
 
 
*

Quella notte, Jensen cercò il contatto con Jared, sotto le coperte. Non voleva fare l’amore, ma solo abbracciarlo. Jared però mormorò un “Lasciami” stizzito e si allontanò di più da lui.

Jensen non riusciva a stare lì come se niente fosse, dopo quel gesto. Si sedette sul letto, strofinandosi la faccia e i capelli, poi si alzò dal letto per fare un giro nel Palazzo. Era troppo sconvolto.
 

L’indomani mattina, Jared aveva l’aria di qualcuno che aveva passato la notte in bianco. In cucina, guardava il suo latte senza berlo. Teneva le mani su quella tazza, come se fosse un’ancora di salvezza.

“Jared, ti prego, parlami. Qualsiasi cosa ti sia accaduta, potremmo risolverla insieme. Ti amo e vederti così, mi distrugge!” disse Jensen, quasi in ginocchio da lui.

“Io no…” disse Jared, atono.

“C- come??”

“Io…io non ti amo più, Jensen.” disse Jared.

Quello fu l’esatto momento in cui il mondo di Jensen crollò.
 
















Note dell'autrice: 

Non è una nuova long, tranquilli ahhah

è una storia che ho pensato due giorni fa. A dire la verità volevo che fosse una OS, ma ci ho ripensato, perchè credo che sia doveroso almeno dividerla in due parti o tre... è una storia a cui tengo, perchè secondo me manda un messaggio molto importante!

Non posso dirvi di più per il momento,  ma come vedete, è insolito per me scrivere di Jared che non ama più Jensen. Questa è una storia diversa dalle altre e non voglio dire se è vero o non lo è, sta a voi fare tutte le interpretazioni del caso, come il povero Jensen xd 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il dolore di Jensen ***


Jensen prese Jared e lo portò nella biblioteca del castello, con urgenza, dopo aver sentito quella frase.

Era agitato, scosso, ferito, ma quello che lo spaventò maggiormente, fu la reazione di Jared.

Sembrava più spaventato di lui; Jensen che teneva una mano sul suo petto, sentì il suo cuore battere furiosamente contro la sua mano.

“Ehi, calmati, non ho intenzione di colpirti. Ti ho mai colpito, forse?” gli chiese Jensen, tutto sommato pronto a tutto per rassicurarlo.

“N-no.” disse Jared.

“Bene.” Disse Jensen, tirandosi indietro i capelli e sedendosi sulla sedia. “Siediti, Jared.”

Jared acconsentì ma sembrava proprio che non gli piacesse l’idea.

“Spiegami meglio questa cosa che tu…non…non mi ami più.” disse Jensen, con grande fatica.

Jared deglutì. “C-che c’è da spiegare? È…così brutalmente chiaro.”

“Sì, lo è, ma voglio sentire le tue ragioni, non ti ho forse fatto sentire amato?” chiese con un’espressione dolorosa.

“Non è questo.” Disse Jared, guardando il pavimento.

“Allora cos’è?” chiese Jensen.

“ Non mi sento felice…tutto mi soffoca.”

“Spiegati meglio. Cosa precisamente ti soffoca?”

“Tutto! Il fatto che se inciampo o mi procuro un piccolo livido mi chiedi come abbia fatto a farmelo o pretenda di cambiare addirittura i mobili del castello…”

“Jared, io mi preoccupo solo per te…”

“TROPPO. Non accetti nessuna decisione dai consiglieri di corte se non è approvata o sentita anche da me, se non voglio fare l’amore vai in paranoia, se in estate non riusciamo a procurarci le fragole fai il diavolo a quattro, se sono triste, tu sei depresso, se non voglio rispondere a una domanda, me ne fai cento!!”

“Quindi sarei troppo asfissiante? È questo che stai tentando di dirmi? E davvero non mi ami più perché mi preoccupo troppo per te? Jared…”

“Senti, io non so come è l’amore o come deve essere, ma so di sicuro come non deve essere. Non sono un maestro zen, ma sono sicuro che certamente se ti senti soffocato dall’amore di qualcuno, è perché il tuo non è così forte come il suo.”

“Stai cercando di dirmi che dovrei amarti di meno?” chiese Jensen con gli occhi lucidi.

“No, non dovresti…sono io che…probabilmente non provo…”

“Mi rifiuto di credere che sia stato tutta una menzogna! Jared, io ho visto quanto tu in realtà mi amavi! Hai lasciato la tua famiglia per venire a vivere con me!! Ricordi?”

Jared fece una risata amara.

“Non ci conoscevamo, Jensen. Ci siamo visti un giorno e ci siamo baciati. Da lì mi hai chiesto di venire al tuo castello al posto di mia sorella. Non ci conoscevamo per niente e siamo stati spinti dagli ormoni.”

“NO, NON è VERO!” si rifiutò di credere Jensen. “Jared, ascoltami, noi stiamo insieme da poco più di tre anni, hai 25 anni tu e 29 io. Non siamo una vecchia coppia sposata che non si sopporta più e non vuole condividere neanche più il letto e ammettendo pure che anche da vecchi non vorrei un destino simile per noi, non può essere che dopo appena tre anni… non sei felice qui al castello con me?”

“Come potrei esserlo? Controlli tutto quello che faccio e grazie a te io non posso più vedere la mia famiglia. È troppo lontana e anche se potessi, loro non vogliono più vedermi.”

“Io…ho sempre creduto che noi due ci bastassimo.” Disse Jensen, coprendosi gli occhi con la mano.

“L’hai creduto solo tu. Mi dispiace, Jensen.” disse Jared, andando via, lasciandolo solo.
 
 
 


*

Passavano i giorni e la situazione era sempre tesa, malgrado Jensen facesse di tutto per ripristinare l’armonia tra lui e il suo compagno. Jared reagiva con stizza e malumore a tutti gli sforzi di Jensen di mostrarsi gentile e accomodante e questo portava Jensen a grandi e interminabili riflessioni.

Ripensò alla sua storia con Jared. A come era cominciata. Era stata fin dal principio come una bellissima favola, di quelle che raccontano le mamme ai propri figli prima di addormentarsi.

Nonostante avesse fatto lui la prima mossa, Jared era dolce e coinvolgente e innamorato e gli ripeteva sempre quanto lo amava.

A Jensen era sembrato come di vivere in un sogno. Aveva ringraziato Jared infinite volte per questo suo regalo. Sosteneva che il fatto che Jared lo amasse era il più bel regalo che potesse fornirgli il fato.

Jensen sapeva che gli uomini spesso quando sentono che l’amore di qualcuno gli viene portato via, reagiscono con rabbia. Entra in campo l’umiliazione, l’orgoglio ferito, la sofferenza, la delusione, la rabbia, il risentimento e l’odio.

Pensò quindi a tutto questo su sé stesso. Lui odiava Jared? No, non avrebbe potuto mai odiare qualcuno che amava così tanto.

Si sentiva ferito sì, nell’anima, ma non voleva permettere al suo orgoglio di perdere quello che avevano. Se avesse lottato con Jared, ecco, quello era sì un modo per perderlo per sempre.

Lui aveva abbastanza amore per tutti e due, si diceva, nel buio del suo studio.
 
 
 
*

Era in giardino a leggere sulla panchina e fissava lo scrosciare della fontana e pensava.

Quando è stato che Jared aveva cominciato a non amarlo più? Era forse stato per colpa del suo carattere? L’aveva davvero ammorbato con troppe attenzioni?

Oh, era disposto a fare ammenda, a camminare con le ginocchia sui ceci, oppure sui carboni ardenti, pur di riottenere anche solo un sorriso da Jared. Non pretendeva forse il paradiso di un suo bacio, si accontentava anche solo di uno sfregamento leggero delle sue labbra sulla sua bocca.

Ne avrebbe sentito per tutta la giornata il sapore……
 
 
 


*

Quella notte, Jensen cercò di fargli una carezza, nel letto. Jared lo respinse in malo modo.

“Dopo tutti i problemi che abbiamo, come puoi pensare che io voglia…”

“Volevo solo accarezzarti.” Disse Jensen triste.

Jared sospirò e si voltò dall’altra parte. “Sei patetico.” Disse, con tono spento.

Jensen si alzò e abbandonò la stanza.

Non dormì in quel letto quella notte. Dormì in un’altra stanza.
 
 


*

“Jared, siamo sposati, non puoi lasciarmi. Si verrebbe a creare uno scandalo e l’alleanza che abbiamo creato…”

“So bene quali sono i miei doveri, Jensen.” lo interruppe Jared.

Jensen lo fissò. Jared disse ancora: “Non ho mai detto che ti avrei lasciato.” Disse.

Jensen gli fece una carezza sul viso, Jared girò la faccia dall’altra parte, ma lentamente. Non respinse la sua mano. Quel semplice particolare, riscaldò un po’ il cuore di Jensen.

“Grazie.” Sussurrò.

Jared lo guardò con un’espressione triste.

“Sei sempre triste, eppure sto facendo il possibile per renderti felice, di non assillarti…cosa ti angustia? Cosa faccio che non…”

“Come puoi trattarmi ancora con tutta questa gentilezza e devozione dopo quello che faccio?” gli chiese Jared.

Jensen realizzò che era senso di colpa. Per un attimo si era illuso che Jared gli avrebbe detto che lo ama ancora.

“Perché ti amo.” Disse Jensen.

Jared allora rispose con una rabbiosa sincerità.

“Non riesci a capire…tu…la tua gentilezza…il tuo amore…non fa altro che rendermi ancora più infelice!!”

“Jared, no, ti prego, non arrabbiarti, dimmi quello che devo fare per mettere a posto le cose. Farò qualunque cosa!!”

Jared, che aveva già cominciato a camminare, si voltò e disse:

“E ALLORA ODIAMI!”

Jensen si era fermato, addolorato.

“No…questo no…non posso…non chiedermelo, Jared, ti prego, io…Jared!!”

E poi riprese a piangere.
 
 
 
 
*

Era passato un mese e si rumoreggiava già molto sulla presunta crisi tra i due sovrani. Jensen era disperato e si confidava con i suoi più cari amici, Bobby e Misha.

“Forse dovresti guardarti intorno, Jensen. fare nuove conquiste. Ti farebbe bene svagarti.” Disse Misha, mentre giocavano a poker.

“Non tradirò Jared. “ disse Jensen, cocciuto.

“Perché? Tanti sovrani lo fanno.” Disse l’altro.

“Ma noi ci amiamo! O almeno, io lo amo…e…e poi lui non mi tradirebbe mai, me l’ha detto. Rispetta fino i fondo i nostri doveri, quindi non vedo perché non dovrei farlo io!”

“Forse perché ti sta trattando da schifo?” chiese Misha.

Jensen sospirò. “Dopo quello che gli ho fatto passare, un tradimento sarebbe solo la goccia che…”

Bobby Singer però, lo interruppe. “Aspetta, aspetta, fermiamoci un momento o giuro che ti rompo qualcosa in testa. Hai forse detto: *dopo tutto quello che gli ho fatto passare*??? Dimmi che ho sentito male e che quello sporco ingrato non ti ha fatto una qualche specie di lavaggio del cervello per farti credere che è tutta tua la colpa!”

“Mi sa che hai sentito bene, Bobby.” Disse Misha, scuotendo la testa.

La testa di Jensen però, già ronzava.

“Ma certo. È quello. Non c’è più alcun dubbio.” Disse Jensen.

I due amici furono subito preoccupati.

“Cosa?” chiese Bobby.

“Ci ho pensato dal primo momento che mi ha detto che non mi ama più, ma ho respinto l’idea perché credevo fosse da folli, ma ora non posso più fingere di non vedere.”

“Ma vedere cosa?” chiese Misha.

“Che hanno lanciato un orrendo maleficio su Jared!”

Bobby e Misha rimasero a bocca aperta.

“È così, finalmente tutti i pezzi vanno al loro posto!” disse il re.

“Jensen, cerca di riflettere, i malefici neri sono stati banditi…” disse Bobby.

“Questo non significa che qualche stregone non lo pratichi di nascosto!!”

“Ragiona, chi avrebbe interesse a…” disse Misha.

“Mpf, i miei nemici! Chiunque avrebbe interesse affinchè il regno si indebolisca e si sfaldi dall’interno! Sanno tutti che Jared è la mia più grande debolezza. Solo perdere il suo amore mi renderebbe debole!”

“Jensen, amico mio, cerca di non perdere il lume della ragione anche tu e ragiona…Jared non ti ama più, devi accettarlo. Un sacco di regnanti vivono senza amore.” Disse Misha, tenendogli le spalle.

“NON IO!” gridò Jensen, poi si mise una mano sugli occhi.

“Ora andate via, vi prego. Voglio restare solo.”
 
 
 
 
 
*

Jensen non si era arreso all’idea del maleficio, dopotutto nel loro mondo gli stregoni esistevano, la magia esisteva e veniva praticata, anche se alcune pratiche erano fuorilegge da diverso tempo. Solo in questo modo poteva trovare una risposta al perché il suo Jared, che aveva sempre detto di amarlo, si comportava così.

Nessuno però pareva dargli ascolto e Jensen capì che doveva imparare a tenersi questo per sé, perché cominciavano a girare voci sul fatto che il re fosse pazzo!

Sì, pazzo di amore.

Chiude gli occhi per non vedere la realtà…è molto triste. Dicevano.

Jensen faceva finta di non sentirli, faceva finta di non sentire i chiacchiericci alle sue spalle.
 
 


Quando Jared cominciò a stare poco bene e ad ammalarsi, la potenza di un maleficio si fece sempre più strada dentro di lui.

Si ritrovò a guardarlo nel letto, mentre febbricitante, lottava contro quel malanno.

“Amore mio, resisti.” Gli diceva, prendendogli la mano.
 
 
 


*

Jared guarì dalla febbre, ma non dalla mancanza di amore e Jensen, sempre più infelice nel vedere l’infelicità del proprio compagno, cominciò a circondarsi di saggi, poeti e filosofi, che gli parlassero e gli raccontassero dell’Amore.

In biblioteca, cercava di distrarsi, chiedendo ai filosofi di raccontargli la potenza dell’amore.

A volte riusciva a trarre sollievo, a volte invece ne usciva sempre più infelice.

“Può davvero l’amore finire? Anche il vero amore? È dimostrazione forse di vero amore, lasciare in pace qualcuno, lasciarlo andare quando te lo chiede? Non dovrei forse lottare per amarlo ancora, anche se lui non lo desidera? Non sto forse facendo peggio così? Che cosa dovrei fare? Dovrei continuare a credere in questo sentimento, anche quando l’amore della mia vita non ci crede più? fino a quando è vero amore e quando diventa una malattia?”

I saggi rimanevano molto impressionati dalle sue parole e arrivarono perfino a chiedere al re di unirsi a loro come filosofi, ma il re rifiutò.

“Sono il vostro re, non un filosofo. Non sono degno di essere un filosofo, se non sono in grado di farmi amare.”

I filosofi avevano ribattuto che lui era un re molto amato da tutti, ma il re rispose:

“Quando tutti ti amano, ma non ti ama quell’unica persona che tu ami con tutto il cuore, tutto ti viene  a mancare e non hai niente.” Disse triste.
 
 
 
 
*

Il re aveva poi preso a passeggiare per le vie del suo popolo e aveva cominciato a chiedere ad esso, cosa fosse per loro l’amore. Per dimostrare la loro complicità, si era vestito come uno di loro.

Un barbone che imbracciava la sua fisarmonica e sedeva per terra, disse:

“L’amore è la mia musica. Sta sempre con me e quando voglio suonarla, mi allieta sempre con il candore delle sue melodie. Non mi abbandona mai. Non dice mai di no.”

Amare vuol dire allietare il cuore di chi ami… pensò Jensen.
 
“Cos’è per te l’amore?” chiese ad un uomo che ad un pub ordinava cappuccino e brioche al bancone.

“L’amore è svegliarmi ogni mattina alle sei per ordinare ogni mattina cappuccino e brioche per la mia signora. Prende lo stesso da ben 26 anni, ma ci tiene così tanto a questa piccola abitudine. “ disse l’uomo, allontanandosi per portare il cappuccino con la tazza coperta e la brioche a casa sua.

L’amore è devozione pensò Jensen.
 
“Cos’è l’amore?” chiese Jensen ad un giovane contadino.

“I miei animali!” disse il contadino, attorniato da pecore e cani.

“Sono così fragili e dolci, hanno tanto bisogno di me e io devo prendermi cura di loro. Se non avessero me, non avrebbero nessuno. Chi si prenderebbe cura di loro?”

Delle lacrime corsero lungo le guance di Jensen, quando il contadino se ne andò.

L’amore è avere bisogno l’uno dell’altro.
 
 
 
 
*

Jared aveva lasciato il castello, per andare a stare da solo per un po’ nella tenuta di campagna che avevano comprato insieme. Molti consiglieri del re, borbottarono e parlarono male di questa scelta.

“Lasciatelo in pace. Lasciatelo stare.” Disse il re, triste.
 
 


*

Quando il re Jensen si ammalò, secondo il medico, era un mal di stomaco pesante causato dal nervosismo, Jared tornò al castello.

Sembrava profondamente dispiaciuto di vedere Jensen ridotto in quello stato.

Entrò nella stanza e gli prese la mano, tenendola nella sua.

Il medico di corte lo rimproverò per quello che stava facendo passare al suo re e gli chiese cosa ci faceva lì.

“Sono ancora suo marito. Anche se non lo amo più, gli voglio molto bene. Mi strazia vederlo così. Non voglio che soffra.” Rispose il giovane, con gli occhi lucidi.

Jensen non aveva bisogno di sentire quello che dicevano i due. A lui bastava sentire la mano di Jared nella sua. Solo questo. Ricambiò la stretta con gratitudine.
 
 
 


*

Il re si riprese e cominciò a stare meglio. Quella vicenda sembrò rabbonire il giovane Jared, che cercò un approccio più calmo e più ragionevole, più affettuoso ma non troppo, con Jensen.

Gli parlò in separata sede, nella serra del paradiso, situata all'interno del loro castello.

Era così che chiamavano la loro serra privata, perché era come un sogno. Era una serra piena di fiori profumati e blu e la maggior parte delle volte la utilizzavano per le loro giornate o serate romantiche.

“Ti ricordi quante volte ci venivamo?” gli chiese Jared.

“ I miei ricordi sono lame di vetro.” Disse Jensen.

Jared si perse a guardarlo, mentre Jensen guardava il cielo stellato, fuori dalla serra.

“Jensen, ti ho fatto venire qui, perché questo è ancora un posto speciale per me, carico di ricordi felici, nonostante quello che è successo.” Disse Jared, tenendogli le mani.

“Sono lieto di sentire che è così.” Disse Jensen triste, guardando le loro mani.

“Ti voglio ancora bene. Anche se il nostro amore è finito, non voglio che tu soffra. Promettimelo.” Gli disse Jared, senza lasciargli le mani.

Jensen aveva sentito dire da molti uomini, quanto fosse struggente e dilaniante, sentir dire dalla persona che ami più di te stesso, che il vostro amore, su cui avevate investito l’anima intera, fosse finito, quanto dovessero sforzarsi di dimenticare, mentre invece tutto quello che volevano era strapparsi la pelle di dosso, pur di ottenere soltanto una briciola indietro di quell’amore.

L’aveva sentito dire e proprio come fecero quegli stessi uomini, anche lui rispose:

“D’accordo.”

Si abbracciarono. Se Jared voleva questo con tutte le sue forze, anche se Jensen non poteva farlo, se farglielo credere l’avrebbe reso felice, l’avrebbe fatto.
 
 
 


*

Terzo mese. I due regnanti conducevano vite separate, ma nessuno dei due stava pensando di rifarsi una vita con qualcun altro.

Jensen si sforzò di pensare in un’altra maniera, come qualcuno che realizza all’improvviso di aver vissuto costantemente solo di illusioni o di pensieri sbagliati fino a quel momento.

Forse ha ragione lui… abbiamo vissuto un amore adolescenziale, che prima o poi finisce…sono io a farla così tragica…non è la fine del mondo…in fondo Jared non ha intenzione di lasciarmi del tutto… probabilmente ho messo troppo su un piedistallo il nostro amore….se ritrovo la serenità, anche Jared sarà sereno e potremo ritrovare almeno un rapporto di stima e di affetto.
 

Jensen era sempre stato un sognatore e finì per non riconoscere in sé stesso il sognatore e il romantico che era una volta. Una notte la passò ad odiare Jared. Tutta la notte.

Al risveglio, per quel poco che aveva dormito, si svegliò con un mal di pancia tremendo.

È giusto. È il cuore che mi punisce per odiare chi amo.

Ma amava veramente Jared o anche quella era solo un’illusione?
 
 


*

Jensen era in un pub per nobili e raccontava ai suoi amici che le cose tra lui e Jared andavano meglio, era rimasto un rapporto di affetto e di stima e in questo modo avevano ora un rapporto più maturo e potevano governare con più saggezza.

“Siamo felici di vederti più sereno.” Disse Ty.

Jensen annuì e tirò un asso vincente. Sorrise.

“Era come dicevate tutti voi. L’amore dopo un po’ finisce. Mi comportavo come un bambinetto rifiutandomi di accettarlo, ma ora che l’ho capito, posso dire di vivere meglio senza!”

Finita la partita, si ritrovò a fare una passeggiata interminabile nei frutteti del suo vasto giardino.

Ammirò i meli, i ciliegi e tutte le piante fiorite e poi guardò le rose. Si perse a guardarle e pensò che Jared era proprio come una rosa.

Facevano male se le toccavi, senza stare attento alle spine.

Preso da una follia cieca, protese la mano a toccarle senza fare attenzione. Affondò la mano dentro quel prato e le toccò tutte, ignorando il male cieco e pungente che sentì attraversargli tutto il braccio.

Non si fermò, continuò, nonostante il dolore, fino a che non si ritrovò la mano insanguinata.

Finalmente aveva potuto sfogare tutta la frustrazione repressa nel sparare tutte quelle menzogne lì al pub, sul fatto di non amarlo più. Sorrise come un folle. Sì, si era sfogato.
 
 

Fece ritorno al castello con la mano insanguinata, mentre i servitori urlavano che il padrone era ferito.

Jared boccheggiò non appena lo vide. Gli occhi sgranati dalla paura e del terrore.

“CHE COSA DIAVOLO CREDEVI DI FARE, EH??” gli gridò, prendendogli il braccio, facendo così cadere per poca attenzione, la donna che cercava di medicarlo.

“PERCHÈ??? PERCHÈÈÈÈ??” gli gridò Jared. Sembrava che non riuscisse a staccare gli occhi di dosso dalla ferita.

Jensen lo guardò gravemente e disse: “Perché tu sei come le rose, pungi, ma io sono come le api.” Disse.

Jared rimase sconcertato da quel paragone. La sua bocca era spalancata in uno stupore muto e le sue lacrime cominciarono  a scendere copiose dai suoi occhi, mentre Jensen veniva portato via per essere medicato.
 
 














Note dell'autrice: 

Eccomi qui. Sono riuscita a pubblicare il 2 capitolo xd come noterete, ho cambiato titolo e introduzione, scegliendone altre due secondo me più appropriate...per quanto riguarda il contenuto del capitolo, ho cercato davvero di finire la storia in questo 2 capitolo, infatti se noterete, è più lungo, ma non ci sono riuscita xd abbiate pazienza, non odiatemi xd

Ps ditemi anche voi la vostra su Jared! xd

Pps : il mal di stomaco di cui è affetto Jensen nel capitolo, sarebbe "gastrite " :))

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il dolore è la strada! ***


Jensen si era ripreso anche da quell’azione piuttosto avventata ed entrambi i giovani stavano cercando di ritornare alla loro vita.

Era però il turno di Jared di stare male. Sempre più spesso appariva debole, affaticato, depresso e andava ad ubriacarsi nei pub, camuffandosi per non farsi riconoscere.

Jensen fingeva di non essere più innamorato di lui, perché non era piacevole farsi deridere dietro da tutti, ma di nascosto, lo andava a recuperare quando beveva un po’ troppo.

“Adesso basta, ragazzo. Mi stai facendo preoccupare seriamente ora. “ gli diceva Jensen, mentre lo invitava con la forza a lasciare quel bancone.

“ Lasciami stare.” Disse Jared, ma non aveva la forza di reggersi in piedi da solo.

Jensen approfittò di quella debolezza per spingerlo dentro la macchina con i vetri neri che aveva preso per venire a prendere Jared e disse al suo autista di riportarlo al castello.

“Sono stanco di venirti sempre a recuperare in ogni bar della città, sempre sbronzo e vacillante, stanco! Hai capito??” lo aggredì Jensen una volta tornato  a casa.

Jared stette zitto.

“Quindi se hai intenzione di autodistruggerti, io non sarò tuo complice in questo!” disse.

Jared aveva sperato per un breve momento che Jensen si fosse finalmente arreso e l’avrebbe lasciato in pace, ma Jensen rispose:

“Se non tornerai a comportarti come si addice a un VERO sovrano, mi costringerai a chiuderti nel castello, ti avverto.” Disse.
 
 
 
 
*

Jensen non si era davvero arreso con Jared. Aveva smesso di cercare di riconquistarlo, ma in biblioteca, inconsciamente, cercava ancora a volte informazioni su malefici e cose simili. Parte di lui non si era ancora arresa.

Jared d’altrocanto, sembrava un’altra persona.
 
“Perché non ami più tuo marito? È stato sempre così buono e gentile con te.” Dicevano le dame di corte del re Jared.

“ Questo non basta…per tenere vivo l’amore, purtroppo. Io e Jensen non siamo più in sintonia. La fiamma si è spenta, mi dispiace, Marie, ma è la vita e non è dura e crudele. È la vita e basta e bisogna solo accettarlo. Quando Jensen lo capirà, potremmo tornare ad essere amici.” Disse Jared, sfogliando il suo giornale.
 
 
 

*

Jensen sembrava averlo capito. Cominciò a trattare Jared con cordialità e rispetto senza pretendere da lui niente altro e gli disse anche con gentilezza che potevano avere due stanze separate senza che ci fosse astio tra di loro, anzi, lui poteva avere la sua camera.

“Dovresti fare qualcosa per quell’influenza, però. Mi pare che ce l’hai da un bel po’ ora o sbaglio?” gli chiese gentilmente Jensen, vedendolo tossire a più riprese.
 
 


*

Un giorno, un nobile convinse Jensen a vedere sua figlia. Aveva saputo della crisi di Re Jensen con il re Jared e pensava che avrebbe dovuto almeno valutare di poter cambiare idea. Poteva andarne della sua reputazione e delle sorti del regno.

Il re respinse quella richiesta. Una volta, due volte, alla terza accettò di vedere la ragazza.
 
“Jensen sta per vedere la principessa Domitilla?” chiese Jared, a una domestica, mentre era a letto un po’ febbricitante.

La domestica annuì e gli spiegò il motivo della visita.

Jared si lamentò più duramente, tenendosi la mano sul petto, come se il cuore gli dolesse molto. Mandò via la domestica che lo lasciò solo, non prima di avergli chiesto se aveva bisogno di qualcosa, magari un impacco di camomilla.

“Jensen, non farlo…ti prego….AHHHHH!” gridò Jared e altre lacrime gli rigarono la faccia, sentendo il suo stesso corpo intrappolarlo. Il suo era un maleficio vero e proprio e ogni volta che tentava di opporsi, avvertiva dolori tremendi. Quello stesso maleficio comandava le sue azioni, le sue parole, come se fosse una marionetta, anche i suoi stessi pensieri.

Nelle rare occasioni in cui tornava in sé, se provava ad opporsi, gli pareva di essere all’inferno e sottoposto alle peggiori torture.

Erano mesi che faceva soffrire il suo amato Jensen e a stento riusciva a ricordare le frasi sprezzanti che gli diceva per farlo soffrire.

Sapeva che Jensen aveva lottato per non arrendersi ed era dilaniante il fatto che avrebbe voluto scongiurarlo di non mollare, di non arrendersi con lui, ma non aveva parole da gridare, perché era costretto a tenerle dentro.

Ora chiunque aveva attuato questo maleficio per dividerli, stava per arrivare al raggiungimento del suo scopo. Jensen, spezzato, si stava arrendendo. Convinto che Jared non lo amava più, avrebbe anche potuto accettare di sposare qualcun altro per…

NO. Questo non poteva accettarlo.

E va bene, se il dolore era il prezzo per far finalmente arrivare a Jensen la verità, fargli sapere che non era stato un pazzo visionario ad immaginarsi tutto, avrebbe sofferto.

Si alzò a fatica dal letto, sentendo il corpo pervaso da mille scariche di dolore.

Prese la vecchia candela e si fece scendere la cera ancora bollente sul braccio.

“AHHHHHH!” gridò.

Il dolore era enorme, ma aveva funzionato. La costrizione mentale lo aveva abbandonato. Era quella la strada.

Sospirò e cominciò a correre. Sapeva che quella libertà sarebbe durata poco e aveva davvero pochissimo tempo per raggiungere Jensen.
 
 

Jensen stava ricevendo la delicata Domitilla dai lunghissimi capelli biondi, nella sala del trono, tenendole la mano.

“ Le andrebbe di fare una passeggiata con me, sua altezza?” chiese la ragazza.

“Io…io…”

Jensen era combattuto. Credeva di essere andato avanti, ma il pensiero di Jared era semplicemente troppo. Non poteva, non poteva rinunciare a lui!
 


STUMP

Il rumore fece sobbalzare tutti quanti, compreso Jensen, anzi di più lui, perché era sovrappensiero.

Si voltarono tutti e videro la pianta poggiata vicino alla scalinata riversa a terra, probabilmente caduta a causa di Jared, che nella foga di scendere la scalinata, l’aveva urtata, facendola cadere.

“Jensen….io…” disse Jared, annaspando, tenendosi una mano sul petto, mentre tutti lo guardavano.
 
 















Note dell'autrice: 

Eccomi qua! Qualcuno aveva già sospettato del maleficio :p :p

Ho cercato di tirarla più per le lunghe per quanto ho potuto, perchè volevo davvero che foste convinti come il povero Jensen che Jared non lo amava più ma poi non sono riuscita più a infierire xd

E niente, vi lascio così perchè....sono sadica, ecco perchè! :p

Ciao!!

(dai che sono buona a non avervi fatto soffrire troppo ahhahh ) 

Ps sento di dovermi giustificare sulla macchina xd ovviamente se Jensen viaggia in incognito non può arrivare con la carrozza reale, in più non ho specificato in che tempo sono e considerato che questo è un AU, lunga vita alle macchine anacronistiche!!! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il bacio del Vero Amore ***


TUMP


Il rumore fece sobbalzare tutti quanti, compreso Jensen, anzi di più lui, perché era sovrappensiero.

Si voltarono tutti e videro la pianta poggiata vicino alla scalinata riversa a terra, probabilmente caduta a causa di Jared, che nella foga di scendere la scalinata, l’aveva urtata, facendola cadere.

“Jensen….io…” disse Jared, annaspando, tenendosi una mano sul petto, mentre tutti lo guardavano.

“Jared.” Lo chiamò Jensen, sorpreso.

“Jensen….” disse a sua volta Jared, incespicando, andando verso di lui.

Jared incespicava e continuava a tenersi una mano sul petto, mentre scendeva gli ultimi gradini per dirigersi verso Jensen.

Jensen da parte sua, gli stava andando incontro, sbalordito di vedere l’amato in quelle condizioni.


“Ahh.” Gemette Jared, cadendo in ginocchio davanti a lui, aggrappandosi ai suoi vestiti.

“Dio mio, Jared, cosa, cosa ti è successo? Parlami, ti hanno aggredito???” gli chiese Jensen, tenendogli la testa tra le mani.

Jared voleva parlare, ma non ci riusciva. Non riusciva a dirgli che lo amava.


“ Che cosa fate con le mani in mano??? Non vedete che è sotto shock??? Aiutatemi!!” ringhiò Jensen ai suoi servitori, sotto lo sguardo inorridito di Domitilla e suo padre.

No! Se l’avessero portato via non aveva più alcuna possibilità per far sapere a Jensen tutta la verità. Quella era la sua unica possibilità.

“No, no, no…” si ribellava Jared, sul suo collo.

“Stai tranquillo, piccolo mio, stai tranquillo. Tra poco sarà tutto a posto.” Disse Jensen, abbracciandolo.

“NOOOO!” gridò Jared, appena vide che provarono a portarlo via, aggrappandosi al collo di Jensen.

“Ok, va bene, va bene, lasciatelo. Lasciatelo, maledizione!” disse Jensen alle sue guardie.

“Piccolo, adesso cerca di calmarti e tirati su, così puoi dirmi cosa ti è successo. Ti va di parlarne con me, Jared?” chiese Jensen.

“B- baciami.”

“Come??” chiese Jensen, stupefatto da quella richiesta improvvisa.

“Ti….prego. Baciami!” implorò Jared.

Jensen era veramente stupefatto. Jared, il suo Jared. Era di nuovo lui. Anzi, peggio, sembrava sì il vecchio Jared, ma sembrava anche il vecchio Jared devastato da qualcosa.

Lo guardò con struggimento e amore e poi gli diede un bacio.

Il bacio fu meraviglioso, fu delicato e fresco e fu passionale e romantico, intenso ma dolce. I due giovani sentivano la freschezza della primavera e la moltitudine di mille colori attraversare le loro guance.

Jensen era felice. Davvero felice. In quanto a Jared, Jared si calmò quando lo baciò, ma Jensen non pensava davvero che il suo bacio avrebbe scatenato anche qualcos’altro.


Jared sembrò riprendersi. Sembrò diventare più vivo che mai, si aggrappò al collo del suo amato e lo baciò con fervore. Lo baciò come non lo baciava ormai più da mesi. Jared stesso sembrò rifiorire. Si alzò in piedi, mentre tutti lo guardavano, mentre Jensen stesso lo guardava con con uno stupore felice sul volto.

Poi Jared, inaspettatamente, vomitò.

Vomitò una poltiglia grigia e disgustosa, tra lo stupore di tutti i presenti.

Si asciugò la bocca con il dorso della mano e poi si voltò e disse con grande shock di tutti:

“Sono stato vittima di un grande maleficio da mesi!”

Jensen boccheggiò a quelle parole. 

















Note dell'autrice: 

Eccoci qui ^^ Spero il capitolo vi abbia appassionato <3333

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** il vero nemico ***


“Sono vittima di un grande maleficio da mesi!”  disse Jared.

Jensen non poteva crederci. Boccheggiò, sentendo tutta l’aria d’improvviso farsi troppo pesante.

“Jensen, io non ho mai smesso di amarti. Credimi, ti prego, devi credermi!!” disse Jared disperato.

Delle lacrime corsero lungo le guance di Jensen. Andò incontro al suo Jared e lo baciò. Jared tirò un sospiro di sollievo. Il suo Jensen gli aveva creduto. Il suo Jensen…

“Prendetelo!” disse d’improvviso Jensen e Jared sentì il terreno sotto di sé precipitare.

Jensen si era riferito a padre e figlia che erano venuti a fare loro visita. Stavano provando a scappare, ma le guardie, all’ordine di Jensen, li bloccarono subito.

“Perché hai fatto questo al tuo sovrano e amore della mia vita? Sarai giustiziato per questo!!” gridò Jensen, con una rabbia cieca, mentre la figlia scoppiava in lacrime.

“Jensen, no!” disse Jared, mettendosi in mezzo.

Jensen lo guardò colpito.

“Jared, quello che ti ha fatto è…”

“Non puoi sapere che è stato lui. Avanti, giustificati!!” ordinò Jared.

“Io…io non c’entro…” singhiozzò l’uomo. “ Non ho fatto niente, lo giuro.”

“Bugiardo!! Siete venuti qui oggi perché sapevate la nostra situazione! Volevate approfittarvene!” disse Jensen.

“È vero. Sapevo da svariate voci che l’amore era finito, sono stato incoraggiato da un uomo a farmi avanti per garantire un futuro migliore a mia figlia, fidandomi di quello che mi dissero, che l’amore tra i due sovrani era svanito, ma giuro su quanto mi è più caro, non sapevo nemmeno che fosse per via di un incantesimo…come avrei potuto progettarlo addirittura io?” disse l’uomo tremando.

“ Non puoi giustiziare quest’uomo senza prove, Jensen.” disse Jared.

“Qual è il nome di quest’uomo??” chiese Jensen all’uomo.

“ Vi dirò il suo nome in privato, ma vi prego, non fatemi finire nei guai… vi prego.”

Jensen annuì, poi corse dal suo amato.

“ Amore mio, se non era per te avrei fatto un errore magistrale di cui avrei avuto rimorso per tutta la vita. Lo sapevo, lo sapevo che sei tu la mia ancora, sei tu che mi fai essere un uomo migliore per il mio popolo…” disse Jensen, toccandogli il viso.

“Io sarò sempre qui per te, Jens…” ma Jared a quel punto si sentì girare la testa ed ebbe un piccolo svenimento.

Troppe emozioni per quella giornata! 

















Note dell'autrice: 

Nel prossimo capitolo scopriremo il perchè è stato fatto tutto questo a Jared e vedremo anche le diverse reazioni dei due :))

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il cambiamento di Jensen ***


Jared si risvegliò dopo diverse ore e si trovò nel letto della loro stanza con Jensen seduto di fronte a lui, che lo guardava.

“Sei sveglio.” Disse Jensen, prendendogli la mano.

Jared gli sorrise teneramente e poi lo abbracciò di slancio.

“Non mi sembra vero che mi stai abbracciando ancora così.” Disse Jensen.

“Oddio, Jensen, Jensen, perdonami per tutto quello che ti ho fatto.”

Jensen lo guardò e gli accarezzò il viso. “Non c’è niente di cui devo perdonarti. Non eri in te. Ora però voglio che mi racconti tutto quanto, ogni cosa.”

“Jensen, non credo che sia il caso…”

“Ogni cosa, Jared. Io ho diritto di sapere.” Insistette l’altro.

Jared sospirò. Era vero. Jensen meritava di sapere, anche se l’idea di versargli addosso tutto quell’orrore era terribile.
 


Jared gli raccontò tutto quello che provò, quando era costretto dall’incantesimo ad essere crudele, a respingerlo. Sentiva come se non fosse più lui, l’incantesimo controllava le sue parole, la sua mente, perfino il suo cuore. Quando provava a respingerlo, sentiva scoppiargli la testa, poi si addormentava e aveva strani vuoti di memoria, in cui dimenticava perfino quello che aveva detto e gli sembrava di impazzire.

Quando capì che rischiava di perderlo per sempre, decise di provare il tutto per tutto. Se era la sofferenza, il pegno da pagare per riavere Jensen, l’avrebbe pagata.

“Alla fine avevo ragione, che si trattava di un maleficio.” Disse Jensen, alzandosi e cominciando a girare in tondo per la stanza.

“Jensen, non pensiamoci più. Ormai è passata.” Disse Jared.

“No. È tutt’altro che passata. Non sarà passata finchè il colpevole non pagherà per tutto quello che abbiamo dovuto subire, soprattutto tu!!” insistette Jensen.

“Jensen…ma…noi non sappiamo chi sia il colpevole.”

Jensen scosse la testa. Andò davanti all’armadio e ne tirò fuori un fascicolo rilegato che sbattè sul tavolo.

“E quello che cos’è?” chiese Jared.

“ Un fascicolo che riguarda un certo Mark Sheppard. “

“Sheppard??? Ho già sentito questo nome. Non è forse…”

“Il conte del Regno di Fersen, sì. Sono anni che il nostro regno e il loro sono in guerra.” Disse Jensen.

“Cosa c’entrerebbe lui con…”

“ A quanto pare ci sono state diverse lettere di corrispondenza tra questo personaggio e la vostra famiglia.”

Jared era scioccato.

“Ma cosa…perché…”

“ È stato lui a combinare il matrimonio tra me e tua sorella. In cambio, se il matrimonio fosse riuscito, lui avrebbe ricevuto dei grossi appezzamenti di terreno e credo anche che tua sorella, qualche mese dopo il matrimonio, avrebbe cercato di convincermi a farlo mio consigliere.”

“Danneel non avrebbe mai…”

“Stà tranquillo, Jared. Io non ce l’ho con lei. Credo alla buona fede di tua sorella e di tutta la tua famiglia. Loro pensavano che si trattasse di riconoscenza pura e semplice, ma in realtà il conte Sheppard ambiva sicuramente a demolire il regno. Dio solo sa cosa avrebbe potuto combinare se fosse venuto a vivere a palazzo. Saremmo stati in pericolo di vita.”

“E io ho fatto saltare il piano, venendo con te. Ma, allora come ha fatto a …”

“Il conte non si è dato per vinto. Furioso perché il suo piano era saltato, grazie all’amore che sbocciò tra noi, si studiò un’altra tremenda vendetta. Divenne amico di quel pover’uomo nobile che venne a chiedermi la mano di sua figlia, perché non potendo più avere il nostro regno, voleva vendicarsi distruggendo il nostro amore. Ho fatto delle ricerche. Il maleficio a cui sei stato sottoposto è un tipo molto potente di veleno che agisce sulle cellule nervose, facendo un potente lavaggio al cervello e inibidendo i flussi motori in base alle emozioni. Più tu avresti amato, più questo avrebbe annientato e confuso la tua mente. Tutto questo al solo scopo di farci del male!”

“Ricordo che un giorno, un tizio con il cappuccio, mi venne addosso e mi colò sul braccio un liquido argentato che bruciava…” disse Jared sconvolto.

“Pagherà per questo!!” disse Jensen furibondo. “In questo momento, un intero squadrone di miei uomini è in viaggio per andarlo a prendere!!”

“Jensen, che cosa vuoi fare?”

“Voglio VENDETTA. Dovrà morire per quello che ci ha fatto.”

“Jensen…no…questo non sei tu…avevamo abolito la pena di morte, ricordi? È stata una decisione che abbiamo preso insieme.”

“Jared, per l’amor di Dio, quell’uomo ci stava rovinando la vita. Avresti potuto morire e la sofferenza che ho passato io a credere che tu….”

“Jensen, ascoltami, noi siamo i sovrani di questo regno…”

“Sì, lo siamo ed è nostro preciso dovere farci rispettare, un’azione di forza farà capire…”

“È nostro dovere dimostrare che siamo capaci di compassione!” insistette Jared.

Jensen lo guardò scioccato.

“Tu vorresti perdonare colui che ci ha fatto questo?”

“Sì.”

“Amore, tu sei l’essere più puro e più buono che io conosca…”

Jared sorrise, sollevato.

“Ed è per questo che devo proteggerti e tutelarti da tutti gli orrendi mostri che vogliono farti del male. Sheppard verrà giustiziato appena metterà piede qui. Nessun altro proverà a distruggere il nostro amore!” disse Jensen in un tono definitivo.

Jared sgranò gli occhi. Credeva di aver compreso quanto Jensen avesse sofferto, ma mai avrebbe creduto così tanto. 

















Note dell'autrice: 

Ciao ragazzi ^^ ecco ci siamo, siamo arrivati alle reazioni diverse di Jensen e Jared. Ditemi le vostre impressioni e da che parte state ^^ 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il confronto tra Jared e Sheppard ***


Jensen aveva mantenuto la promessa. Era riuscito a catturare il conte e in quel momento era in una cella, assieme agli altri detenuti. Sarebbe stato giustiziato all’alba. Evidentemente le prove che aveva preso, erano state sufficienti.

Jared voleva assolutamente parlargli, così, andò nelle segrete, da lui.

Voleva vederlo in faccia. Voleva parlare con lui.

Quando si trovò davanti Sheppard, constatò che non aveva l’aria di un conte. Forse era il trattamento che certamente aveva subito, forse un po’ brutale, a dargli un aspetto più normale. aveva i capelli spettinati, anche se abbastanza lunghi. Dal suo viso doveva avere almeno quarant’anni, eppure non era calvo. Fortuna di pochi. Era un po’ sovrappeso ed era piuttosto basso, ma non era un brutto uomo. Sicuramente era uno di quegli uomini carismatici che si tiravano addosso un poderoso fascino per via della loro ironia.

I suoi vestiti erano luridi, ma sotto la coltre di polvere, si poteva ancora notare che non era un poveraccio.

Davanti alla morte però, siamo tutti poveracci.

Quando il conte vide Jared, non alzò lo sguardo.

“Il conte Sheppard di Fersen?” gli chiese, giusto per essere sicuro.

L’uomo fece un grugnito, ma non rispose.

“Io sono re Jared Padalecki, l’uomo che ha maledetto, ma probabilmente l’avrà capito.”  Disse.

Sheppard non parlò ancora.

“Pensavo che potevamo parlare.” Disse Jared, cercando di essere gentile, per incoraggiarlo.

Il conte rise. “Va bene, parlate, allora! Sputate pure fuori tutti gli insulti che vi vengano in mente, sono abituato. Se pensate che possa nuocermi qualche parolaccia….”

“Forse le parole non vi scalfiranno e neanche le brutte parole, ma forse la forca sì.” Disse Jared.

Il conte lo guardò male.

“ Suppongo siete venuto qui per avere la vostra soddisfazione. Voi regnanti avete sempre così tanta fretta. Avreste potuto aspettare domani…”

“Checchè ne pensiate e malgrado quello che avete fatto, io non traggo alcuna gioia nella vostra morte, signor conte. Sono venuto qui solo per chiedervi perché. Perché fare un’azione così crudele. Mi odiate forse così tanto?”

Il conte sembrò sorpreso di tale affermazione e disse:

“Chissà perché, la gente pensa sempre che le azioni fatte contro di loro, vengano fatte in nome dell’odio verso loro stessi. È piuttosto divertente come cosa. Ci si avvicina sempre alla verità, ma non si arriva mai a toccarla del tutto.”

“Se non è per odio, allora cos’è?” incalzò Jared.

“Ma per denaro, ovvio. Come si dice: né per amore, né per denaro, ma per amore del denaro.” Ridacchiò Sheppard.

“Triste è l’uomo che sacrifica l’amore per il denaro. Alla fine potrà pure avere il denaro, ma a che prezzo, se la sua anima è sporcata per sempre?” chiese Jared.

“L’anima è già sporca, fin dall’inizio dei tempi. La verità è che l’uomo vuol fingere di essere buono, altruista e di vivere per l’amore, ma in realtà è egoista, malvagio e avido fin dall’alba dei tempi. Perché investire in una cosa tanto effimera come l’amore quando si può vivere nel lusso?”

“Quindi voi avete fatto tutto questo per denaro.” Disse Jared.

“Tutti fanno tutto per qualcosa. Nessuno è innocente, mio re. Anche il vostro sovrano. Naturalmente voi pensate di essere i buoni e io l’orco cattivo, ma intanto voi siete vivi e io sarò morto domani. È la riprova di quello che dico, l’uomo non può pensare di vedersi privato di qualcosa che lui desidera, di qualcosa che è SUO. Prova a privare all’uomo di qualcosa che lui vuole e vedrai la belva nascosta dentro di lui. Siamo tutti belve, solo che ancora non lo sappiamo.”

“Non deve essere per forza così…” insistette Jared.

“Però è così.” Ridacchiò Mark.

“Come fa a suonare così tranquillo sapendo quello che lo aspetta domani?”

Il conte rise ancora. “Come faccio? Ho imparato a non aspettarmi niente da persone come voi e da persone come me anche, ovvio. In questo modo, se non ti aspetti nulla, non perdi nulla.”

“ Ho parlato con il re. Gli ho chiesto di darvi la grazia…”

“Pffff. Questo è veramente qualcosa di cui ridere. Non fate il santo che si preoccupa dei cattivi, maestà. Sappiamo tutti che mostrerà uno sguardo falsamente contrito per pochi minuti, per poi dimenticarsi come si chiama il cui presente, entro poche ore dopo l’esecuzione. Risparmiamoci le sceneggiate.”

“ Perché vi è tanto difficile credere nella pietà della gente?”

“Perché è falsa. La gente mostra pietà a parole per fare bella figura, ma poi a fatti non cambia mai niente, per cambiare il sistema, bisognerebbe cambiare tante, troppe cose…e sapete perché non le si cambia? Perché la gente non vuole farlo! Perché non è buona come vuol far credere di essere!”

“Vi hanno raccontato come sono riuscito a spezzare la maledizione?”

“Pfff. Avete un gran numero di medici di corte a palazzo. Immagino che qualcuno si sarà accorto…”

“Nessun accorgimento. Solo Jensen, il mio adorato marito, se n’era accorto, ma nessuno gli credeva. Sono stato per mesi in balia del maleficio, alla fine ho compreso che l’unico modo per sconfiggerlo era accettare quella sofferenza. Per amore. E l’ho fatto. Con la forza della mente, mi sono costretto ad andare contro al maleficio e sono riuscito a sconfiggerlo.”

“Questo non è possibile…l’unico modo per spezzare una maledizione è…”

“Il bacio del vero amore.” Disse Jared.

Sheppard rimase zitto. D’un tratto la sua espressione si fece amareggiata e forse un po’ pentita.

“Ma lei sembra forse sorpreso, conte. Non credeva fosse amore vero tra di noi? Crede che avrei soffiato a mia sorella un aspirante marito, così per un capriccio?”

Sheppard non sapeva cosa dire.

“Io non sapevo…mi dispiace…io non credevo. Non credevo che esistessero ancora persone che si sposavano per amore.”

Jared sentì gli occhi luccicare di lacrime.

“ È questo il problema di uomini come lei, conte. Non credete all’amore e in questo modo, con le vostre azioni, lo distruggete. Non siete malvagi come dite, ma questo vostro non credere nell’amore vi rende molto pericolosi. Fate del male alla gente senza accorgervene.”

Sheppard rimase zitto, poi disse: “Può anche essere come dice lei, ma non mi convincerà mai che l’amore vince su tutto. Domani il vostro caro amato re, mi farà giustiziare. Questo dimostra che ho ragione. L’amore non vince sempre. L’odio vince sempre. E su questo abbiamo chiuso.”

“ Non ancora. Tenete. L’ho portata per voi.” Disse Jared, dandogli un’arancia.

Sheppard rise. “L’ultimo regalo del condannato eh? Vi fa sentire più buono? Un regalo per uno solo non serve a niente. E tutti quelli che ci stanno qui? immagino che è facile farlo per uno solo eh?” chiese l’altro, prendendo l’arancia.

Jared riteneva che Sheppard fosse l’uomo più odioso che avesse mai conosciuto, ma in fondo ammise che aveva ragione. Era facile essere generosi con una sola persona.

Tornò di sopra e prese un grosso cestino pieno di arance da distribuire agli altri prigionieri. Non voleva dargliela vinta.

Voleva dimostrargli che aveva torto.

Sheppard osservò stupito Jared distribuire arance agli altri prigionieri. 

















Note dell'autrice: 

Eccomi qui ^^ Questa storia sta assumendo contorni profondi xd e pensate che nella mia testa questo capitolo volevo farlo anche più profondo hahha

alla prossima :)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Non scoraggiarti mai! ***


Jared si risvegliò la mattina con uno strano senso di angoscia nello stomaco.

Come un pugno nello stomaco.

Si stropicciò gli occhi, trovandosi a rimpiangere i giorni in cui Jensen e lui si svegliavano l’uno tra le braccia dell’altro con un bacio e poi facevano colazione insieme, nella terrazza, illuminati dai raggi del sole. L’uno seduto in braccio all’altro.

Poi, di colpo, i ricordi di quello che stava per succedere, lo sommersero con la forza di un fulmine.

Quella era la mattina dell’esecuzione di Sheppard!!

Di solito Jared non si vestiva mai senza essersi lavato e improfumato, perché ci teneva tanto ad essere profumato e splendido per il suo amato, ma quella mattina dovette fare un’eccezione e vestirsi in fretta, senza quasi guardarsi allo specchio, per timore di arrivare troppo tardi.

Si mise a correre, chiamando un servo a caso che stava spazzando il pavimento in uno dei tantissimi corridoi del palazzo.

“ C’è già stata l’esecuzione??” chiese con il respiro corto.

“ Ci sarà a momenti.” Disse il servo.

Jared deglutì. Per fortuna non era ancora troppo tardi, ma ogni secondo era prezioso.

Si precipitò fuori dal palazzo, dirigendosi in cortile, senza dare spiegazioni.
 
 
Fuori, nella piazza, il re stava parlando a proposito dell’imminente esecuzione mentre il prigioniero era già con la testa chinata pronto ad aspettare la forca.

“Jensen, non lo fare!!!” gridò Jared.

Si voltarono tutti stupiti. Un silenzio tombale invase la folla per qualche secondo. Jensen restò senza parole. Era raro che si chiamassero con il loro nome da battesimo davanti al popolo.

“Ti prego, risparmialo. Risparmiagli la vita.” Disse Jared disperato.

“Vi prego di perdonarlo. Il re è ancora sotto shock per quello che gli è accaduto.” Disse Jensen al suo popolo.

“NO!” disse Jared con più forza. “ Sei tu a dover perdonare.”

Jensen sospirò e si voltò verso di lui.

“Comprendo la tua infinita bontà ed è per questo che mi sono innamorato di te ed è per questo che ti amo…”

“Se davvero è così, non respingerla neanche adesso.” Replicò Jared.

Jensen sospirò di nuovo. “MA, non si possono salvare tutti. Quest’uomo è il male, quello che ha fatto è la chiara dimostrazione che è un grave pericolo per il regno e se lo lasciamo andare…”

“È davvero per il regno, che lo fai, mio signore, mio re? Oppure è solo una questione di odio, una vendetta per la sofferenza che ti ha arrecato?”

Un lampo di rabbia balenò negli occhi di Jensen.

“Ti proibisco di parlarmi così davanti al mio popolo. Io…”

“È anche il mio popolo! E tu sei l’uomo che amo!” disse Jared con gli occhi luccicanti di lacrime. “Non mi vergogno di dire davanti al nostro popolo, quanto male sono stato in tutti questi mesi, a guardarmi come dall’esterno, respingerti e dirti che non ti amavo più, quando in realtà non avevo mai smesso, quanto ho sofferto quando ad un certo punto ho pensato che tu ci stessi credendo, quanto ho pregato che continuassi a crederci nonostante tutto quello che ti dicessi… io voglio che la gente SAPPIA questo.”

“Jared…”

“Ma allo stesso tempo, non voglio insegnare alla nostra gente che è giusto odiare chi ci fa del male, perché incoraggiare all’odio e alla vendetta, serve solo a divulgare altro odio. Giustiziando quest’uomo non fermerai il male, non farai altro che incoraggiarne dell’altro. Non si ferma l’odio con altro odio.”

Jensen era molto provato dalle sue parole.


“Che cosa vuoi che faccia? Che faccia finta di niente e lo lasci andare?”

“Se oggi quest’uomo morirà, la sua morte getterà un’ombra sul nostro amore, riservando per sempre a questi lunghi mesi, dei ricordi brutti e infelici. Se lo lasci andare, se lo perdonerai, potremmo pensare ai mesi passati come a mesi FELICI perché nonostante tutto, ci ricorderemmo sempre che l’amore ha vinto.”

“Non sai quello che dici…”

“Il nostro amore, Jensen…soltanto un bacio di VERO AMORE poteva spezzare una maledizione potente come quella. Quando ti ho baciato, io sono guarito. Io ho risposto al male che mi è stato fatto con l’amore, puoi farlo anche tu.”

Jensen abbassò lo sguardo triste e combattuto. Jared si sentì incoraggiato e si avvicinò a lui, tenendogli le mani.


“Nessun uomo nasce malvagio. Il loro cuore si oscura con il tempo. Anche loro sono innocenti da salvare, perché non credono più nell’amore e vivono una vita senza di esso. Il nostro compito è di mostrare a loro che non esiste solo oscurità, ma anche luce. Non importa quanto saremo respinti. Dobbiamo continuare a provare.”

Delle lacrime scivolarono dal volto di Jensen, che fiondò le braccia al collo di Jared e lo abbracciò.


“Popolo, questo è il vostro re e il mio angelo!” disse Jensen alzando il braccio di Jared in alto.

Tutti applaudirono commossi e Jensen diede un bacio appassionato al suo Jared, poi si voltò verso il boia dicendo di andare. Sheppard sarebbe stato risparmiato.

Sheppard non ringraziò i due giovani, anzi disse:

“Se vi aspettate un ringraziamento strappalacrime, preferisco vomitare!” disse.

Per un attimo, un’ombra triste aleggiò sul volto di Jensen, mentre Sheppard andava via, scortato dalle guardie, ma Jared si avvicinò di nuovo a lui e gli disse:

“Non scoraggiarti. Ricordati che è normale. Quando mostri pietà e misericordia, la prima reazione dell’uomo è di attacco, perché prova vergogna per sé stesso. Tu non scoraggiarti e mostrati sicuro di quello che sei e di quello che fai. Alla fine ti apprezzeranno.” Disse Jared. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Per un amore così ***


“Hai fatto la cosa giusta, Jensen.”

“ Quello che stavo per fare a quell’uomo è….oddio…”

“Jensen, hai – fatto – la cosa giusta. “ ripetè Jared, poggiandogli le mani sulle spalle.

Jensen guardò negli occhi di Jared, felice.

“ Quanto ho sperato di rivedere ancora quello sguardo d’amore sul tuo volto.”

“Oh, Jensen, mi dispiace così tanto.”

“A me no. No, perché ora che è finita, ho capito una lezione importante. Ho capito che il mio amore per te è così grande che non poteva semplicemente spegnersi solo perché le mie orecchie non udivano quello che volevano sentire. Chi non ha mai conosciuto il vero amore potrebbe additare questo come annullamento, ma io sapevo, SAPEVO, che se ami veramente, continui a farlo anche se non vieni ricambiato. Sapevo di non poter smettere.”

“Eppure hai avuto momenti di dubbi…” disse Jared triste.

“Chi non ne ha? È vero, ci sono stati momenti in cui ho dubitato, ma poi avrei preferito strapparmi il cuore dal petto, piuttosto che…piuttosto di dimenticare il mio amore per te!”

“Schhhh.” Disse Jared, attirandolo a sé. “Non ricordarmi quello che hai fatto quando ti feristi con quelle rose.”

“Perché? Mi è servito invece, per ricordarmi che anche se in quel momento faceva male, un dolore terribile, non potevo smettere di credere. Lo dovevo a te. Sapevo che se avessi continuato a non arrendermi, avrebbe significato qualcosa per te.”

“E lo ha fatto. Lo ha fatto davvero. Quando ti vidi così, io piansi, ma allo stesso tempo ero sollevato che mi amassi ancora.”

“Oh, Jared. Amore mio. A quale terribile prova siamo stati costretti.”

“Ne siamo usciti più vincitori.”

“ Soprattutto tu. Il popolo ti adora dopo le tue parole di stamattina.” Disse Jensen guardandolo con sguardo sognante. “E anch’io.”

“Il popolo ama entrambi.”

“C’è qualcuno però che non lo fa.”

“Alludi a Sheppard? Non è importante che ami noi, ma che impari ad amare l’amore.”

“Questo sarà compito suo….”

“No, amore mio, è compito nostro.” Disse Jared dolcemente.

“Jared, no…” disse Jensen scuotendo la testa.

“Ed è proprio a causa di questi *no* che il mondo è quello che è, mio amato. Se ognuno dicesse *sì* ci sarebbero più persone disposte a credere nell’amore.”

“Perché noi?”

“Perché è compito di chi vede la verità, insegnarla. Ricordi la promessa che ci siamo fatti?”

Predicare l’amore nel mondo…come ho potuto dimenticarlo?”

“Jensen, in questi mesi in cui ero maledetto…tu non lo sai, ma, tutto l’amore che tu mi hai dimostrato, io l’ho sentito.”

Jensen lo guardò fisso negli occhi.

“Potevo sentire quanto tu mi amavi ed era una sensazione tanto forte da suonare così struggente. C’erano momenti in cui avrei voluto gettarti le braccia al collo come la prima volta che ci siamo conosciuti.”

Jensen lo baciò con dolcezza a quelle parole.

“Per un amore così” disse Jared. “Vale la pena essere maledetti per mesi. Per una favola così, vale la pena provare quello che ho provato.” Aggiunse infine.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Parlando con Sheppard - prima parte ***


Jared aveva dovuto insistere un po’, affinchè riuscisse a convincere Jensen, ad andare con lui a parlare con il conte Sheppard. Il conte Sheppard non aveva lasciato il regno. Sostava temporaneamente in una locanda in attesa di nuovi ordini, ma chiaramente tutta quella situazione lo aveva reso ancora piuttosto scosso. Jared alla fine riuscì a convincere Jensen e si diressero alla locanda. Bussarono poi alla sua camera.

“Voi.” Disse Sheppard, sorpreso, quando andò ad aprire.

“Noi. Per essere uno che è appena stato graziato, sembrate ancora molto un recluso.” Notò Jared con un sorriso.

Il conte si incupì e Jared capì che non aveva capito il suo tentativo di sdrammatizzare.

“Prima regola del galateo: si ride sempre alle battute del re, anche se si trovano inappropriate.” Disse Jensen, con un sorriso.

“Tutto questo…non ha nessun senso.”

“Cosa?” chiese Jensen.

“Questo. Voi. Io. Noi. È troppo surreale questa scena! Voi che fate finta di…andare d’accordo con me, dopo quello che ho fatto. “

“Ci stai accusando di essere dei bugiardi, Sheppard?” lo sfidò Jensen.

“Esattamente.” Disse Sheppard.

“Jensen…” disse Jared, pregandolo.

“Il verbo è la salvezza, la parola è perdizione! Il dono della parola e' stato fatto all'umanita'
perche' ci capissimo tra noi, Sheppard, non per confonderci... 
Quanto sarebbe stato piu' facile se invece di diffondere storie che dividevano i popoli in questo mondo, 

avessimo imparato a parlare il linguaggio del cuore,

comprendendo che tutti stiamo cercando le stesse risposte. “


Quelle parole erano state pronunciate da Jensen. Sheppard ne rimase stupefatto e colpito.

“ Questo è…queste parole sono talmente intrise di sentimento che andrebbero dipinte in un quadro antico nel vostro palazzo e rese pubbliche, affinchè tutti possano vederle.” Disse Sheppard, per poi mettersi una mano sulla bocca, non riuscendo a credere a quello che aveva appena detto.

Jensen sorrise soddisfatto.

“ Sono parole di un vecchio signore esperto di medicina e alchimia antica. Una persona molto intelligente. Un filosofo. Si chiama Nostradamus. Credo lo farò venire a vivere a castello. Mai mi sono sentito tanto illuminato come quando udì quelle parole. Forse è secondo solo al mio amore per Jared.” Disse Jensen.

Sheppard abbassò lo sguardo. Jensen e Jared lo riconobbero. Era il sentimento della vergogna e del rimorso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Note dell'autrice: 

In realtà le parole di Nostradamus, sono state invece pronunciate veramente da Sergio Bambaran, scrittore, ma non chiedetemi in che circostanza, perchè è già un miracolo che ho trovato questa fonte ahhha credevo addirittura fosse originaria di un fumetto di dylan dog xd

E dopo questa ennesima figura del cavolo, vi dico che questo capitolo doveva essere l'ultimo, ma NON LO è, per la semplice ragione che io a parlare di cose così profonde, mi emoziono e questa giornata è stata già particolarmente emotiva -.- ahhahha :)

Comunue davvero, il chiarimento non è ancora finito!

Spero vi sia piaciuto il colpo di scena di Nostradamus, ma davvero, non pensate che sia ossessionata da lui ahhahh

ok, lo ammetto, forse un pò ahhha

mi affascina un pò il suo mito xd

ciao ciao!!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Parlando con Sheppard - seconda parte ***


“Mi vergogno di quello che ho fatto.” Ammise alla fine Sheppard.

“ Anch’io voglio dirti la stessa cosa, Sheppard. Anche io mi vergogno di come mi sono comportato.” Disse Jensen.

“Voi? Ma…” disse Sheppard confuso.

“Noi uomini critichiamo sempre il nostro prossimo, per il male che fa, reagendo poi con rabbia e ancora più ingiustizia al dolore, dimenticandoci che, un atto sbagliato fatto per una buona ragione, resta pur sempre un atto sbagliato.” Disse Jensen. “Io mi sono lasciato divorare dall’odio e dal dolore e in questo modo stavo per perdere me stesso, dopo aver rischiato di perdere lui, ma non vi odio per questo. Tutto questo ci è servito a capire quanto è forte il nostro amore e spero possa servire anche a voi per capire quanto forte sia l’amore.”

Un’ombra triste aleggiò sul volto di Sheppard.

“Nella mia vita ho visto persone a cui ero affezionato ed amavo, lasciarmi. Mi sono rinchiuso in una corazza, decidendo di non affidarmi mai più ai sentimenti, per non soffrire mai più.”

Jared e Jensen lo guardavano, con comprensione.

“Mi piacerebbe potervi dire che ho fatto quello che ho fatto, perché dovevo curare una mia ipotetica bambina di pochi anni da qualche malattia grave e mi occorrevano dei soldi per farlo, ma non posso farlo, perché sarebbe una menzogna. Non ho una famiglia, non ho amici. Nella mia vita ho visto persone che amavo, andare via o morire. Non ho più nessuno.”

Jared si inginocchiò davanti a lui, con il mantello rosso scintillante che toccava terra.

“Non siamo venuti qui in cerca di una storia strappalacrime, non siamo venuti qui per una giustificazione nobile per le vostre azioni, ma per la verità.” Disse Jared dolcemente.

“È poi sbagliato credere che un uomo merita di essere compreso e perdonato, solo quando fa del male per salvare un suo caro in difficoltà; come se, nel più comune dei casi, tantissimi casi, in cui un uomo si incattivisce per la solitudine, non meriti di essere compreso. Purtroppo è un errore che fanno in molti. Chissà perché le persone perdonano subito gli altri quando c’è qualche morte o malattia violenta in ballo. Questo tocca molto le corde umane del cuore, invece quando si tratta della solitudine, tutti siamo sempre così indifferenti.” Disse Jensen.

“ È giunta l’ora che le cose cambino.” Disse dolcemente Jared, prendendo dalla sua borsa di cuoio, un piccolo sacco pieno di monete. “Ecco, prendete. Ricominciate una nuova vita, vivete con amore e soprattutto, se volete mostrarci la vostra riconoscenza, divulgate in giro questi insegnamenti.”

L’uomo abbracciò i due re scoppiando in lacrime e promise.

Dopodichè, chiamò i due uomini nella sua stanza e fece loro vedere dei ritratti di una bambina. Decine e decine di ritratti.

“È molto bella.” Disse Jared.

“Credevamo però che ci avesse detto che non aveva figlie.” Disse Jensen.

“Infatti non ne ho. Questa è la bambina che avrei voluto avere. Come me la sono sempre immaginata.” Sorrise Sheppard.

Jensen lo guardò e gli sorrise.

“ Sono sicuro che un giorno, questa bambina arriverà da lei.” Disse Jensen.

“Ma…” cominciò Sheppard.

“L’ha chiamata e aspettata così tanto, che prima o poi troverà la strada.” disse Jared.

















Note dell'autrice: 

Credetemi se vi dico che malgrado il capitolo sia breve, ho fatto molta fatica a scriverlo xd 

comunque non ho ancora finito di angustiarvi con questa storia ahhah :p

Mi dispiace ma finchè non ho fatto passare tutti i messaggi e le parole che voglio far passare, sta storia non finirà ahhah xd

a presto! 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Sotto le stelle ***


Jared e Jensen erano usciti dalla locanda. La carrozza li aspettava lì davanti, ma i due sovrani dissero al cocchiere che preferivano fare una passeggiata.

“Ma è buio, vostra Altezza.” Disse il cocchiere, riferito a Jensen.

“Necessitiamo di passeggiare tra di noi. Una passeggiata romantica.” Specificò Jared con tono eloquente.

Il cocchiere imbarazzato, si scusò e andò via senza di loro.


Jensen rise a quella scena, prese il viso del suo amato e lo baciò all’improvviso.

“ Come mi è mancata la tua audacia e il tuo spirito, Jared. La tua eleganza, il tuo senso dell’umorismo.” Disse Jensen allegro.

“A me sono mancati i tuoi baci e sentirmi dire che mi ami, sentirmi dire che ti amo.” Disse Jared, tenendo le mani di Jensen sulle sue spalle e coprendole con le sue.

“ Passiamo per il laghetto, mio amato.” Disse Jensen.
 

Jared e Jensen costeggiarono il laghetto. Tutte le coppie innamorate, passavano di lì per baciarsi davanti all’acqua cristallina.

“ Scendiamo.” Propose Jared.

“Cosa? Sei impazzito? Possono vederci e poi è autunno!” disse Jensen ridendo nervosamente.

“ Non dirmi che sei troppo vecchio per queste cose e poi l’acqua è ancora caldissima.” Rise Jared, scavalcando il parapetto.

“Jared, Jared, torna qui, cavolo!” ma lo seguì comunque.
 

Nel buio della notte, incespicò e stava per cadere a terra, quando capì di essere volato proprio tra le sue braccia.

“Off.” Disse confuso.

“Ti ho preso, Jensen. Io ti prenderò sempre.” Disse poi.

Un altro bacio. Dolce. Lento. Passionale. Romantico.

“Dobbiamo recuperare il tempo perduto.” Disse Jensen.

“Sì.” Disse Jared, respirandogli sulle labbra e prendendogli le mani.

Jensen d’improvviso tremava.

“Stai tremando.” Gli disse Jared.

“Anche tu.” Disse Jensen.

Si spogliarono piano, in maniera sensuale e poi fecero il bagno nel laghetto.

E non solo quello!

Avevano molto da recuperare!!!
 
 
Dopo aver fatto l’amore, rimasero distesi sull’erba, abbracciandosi per non sentire l’aria fredda della notte.

“Non ho pensato che non avevamo gli asciugamani.” Si scusò Jared.

“Se mi ammalo, ti toccherà tenermi al caldo per molti giorni e molte notti.” Disse Jensen, in tono malizioso.

“Mmm…credo che dovrò proprio scontare la mia pena, in fondo è colpa mia, non ho pensato agli asciugamani.” Disse Jared.

“Non importa.” Disse Jensen, d’un tratto serio. “Questo momento lo valeva. Lo valeva davvero.” Disse Jensen, ora serio.

“Lo so. Sono d’accordo.” Convenne Jared, anch’esso serio. Si rimise sdraiato al fianco di Jensen, intrecciando ancora una volta la mano nella sua.

“ Penso a Sheppard…sai, Jared, secondo me abbiamo fatto qualcosa di bello.” Disse Jensen, fissando il cielo stellato.

Jared non rispose, si limitò a riflettere sulle sue parole.

“Intendo, di molto bello.” Enfatizzò Jensen convinto.

Jared si voltò verso Jensen a guardarlo.

“Sono felice che tu abbia scelto di perdonarlo, Jensen. Non sai quanto questo significhi per me. Quanto questo significhi per noi.”

“Ti sbagli, Jared. Io lo so. È per questo che l’ho fatto, ma non l’ho fatto solo per noi, ma per tutti. Tutte le persone sfortunate e tristi, che hanno la sfortuna di vivere senza amore. Quando ti ho chiesto di sposarmi, ci facemmo una promessa noi due. La ricordi?”

“Come potrei dimenticare? Ci promettemmo di vivere e insegnare al nostro popolo con lo stesso sentimento totalizzante che provavamo l’uno per l’altro. Con amore.”

“Ci dicemmo che il nostro compito sarebbe stato di proteggere le persone, non di punirle.” Disse Jensen, accarezzandogli la guancia con una mano.

“Tu sei l’uomo più buono che io abbia mai conosciuto, Jensen…come potevo non innamorarmi di te?”

“Eppure, è la tua dolcezza e il tuo amore, che fanno di me l’uomo che sono. Io senza di te non sono niente.”

“Non dire così.”

“È la verità. Noi due, Jared.” Disse, prendendogli ancora la mano e stringendogliela. “Siamo due metà della stessa mela.”

Jared lo guardò adorante, sorridendo.

“ Ma, molte persone, non hanno la nostra stessa fortuna…la fortuna di avere accanto la propria anima gemella, che li rende felici e impedisce loro di scivolare nell’abisso. È compito nostro, come regnanti, illuminare le persone con questa grande verità. La verità che l’amore può tutto e che può sconfiggere l’odio.”

Jared cominciò a piangere.

“E io sono felice di divulgarla insieme a te. Per sempre.”

Detto questo si sporse sopra Jensen e lo baciò di nuovo, sotto le stelle.
 
 
*

L’indomani, Jared e Jensen si prepararono per andare nelle segrete per un incontro con i detenuti.

“Jensen, se non te la senti, posso farlo anche da solo.” Disse Jared, prima di scendere la scalinata.

“ Non dire sciocchezze, dobbiamo andare insieme, perché dobbiamo dare un messaggio di amore. Che messaggio darei, se ti lasciassi da solo in questo momento? E poi…” disse Jensen, rinsaldando la presa nella sua mano “ insieme siamo più forti.” Disse.

“Va bene, ma voglio avvisarti. Può darsi che molti non capiscano il messaggio che vogliamo mandare, molti ci accuseranno di ipocrisia e….”

“Non importa.” Lo sorprese Jensen. “Non bisogna mai vergognarsi quando si sta esprimendo la verità. Se ti vergogni della tua verità, le persone intorno a te lo percepiranno e saranno ancora più convinti della loro ragione. Andare avanti, affermando con orgoglio la propria verità, senza vergognarsi dei propri pensieri, è il passo più importante che si possa fare per convincere qualcosa di qualcuno. D’altronde, come si può pretendere di convincere qualcuno di qualcosa, abbassando lo sguardo quando se ne parla? Essi penseranno che tu stesso te ne vergogni. Non bisogna mai vergognarsi. Non importa quanto deridino i tuoi pensieri.”

Jared strinse più forte la sua mano ed entrarono insieme.

Non cambiò ovviamente nulla. I detenuti erano pieni di odio per il fatto di essere chiusi in quelle celle e un po’ di gentilezza e di dialogo non poteva ovviamente servire per cambiare delle menti, ma quello che era importante, erano i piccoli passi.

Quando uscirono dalle segrete, a Jensen girava un po’ la testa.

“Mi dispiace, Jared, io…” si giustificò.

“Schhh. Non dispiacerti. Abbiamo fatto del nostro meglio, ma le offese erano preventivate. Non prendiamole come uno scoraggiamento, ma un incitamento a fare del nostro meglio. Passo dopo passo.”

“Tu pensi davvero che cambierà qualcosa? Non siamo degli DEI.”

“Esatto. Siamo degli esseri umani. Questa è la nostra più grande debolezza e la nostra più grande forza. Dimostrando forza noi, daremo forza agli altri. La nostra forza sta nel fare forza, a chi ha bisogno di forza.” Disse Jared.

Jensen gli sorrise e tornarono insieme su al castello.

















 Note dell'autrice: 

Spero tanto vi sia piaciuta la parte romantica sotto le stelle <3333

E ci tenevo anche a fare la parte dove i j2 andassero a trovare i prigionieri :))

Perchè faccio queste cose? In realtà la mia è una riflessione sul nostro ego, in un certo senso. Tanti di noi, potrebbero essere più buoni e fare più del bene, ma molti si lasciano scoraggiare dalle umiliazioni, dalle offese, dal nostro orgoglio ferito... se non badassimo così tanto a queste cose, otterremmo molto di più xd

ma purtroppo le persone vivono di consensi! xd

Vabbè, con queste perle, vi lascio. Al prossimo capitolo, dove tornerà Sheppard :))

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Il ritorno di Sheppard ***


Erano passati due anni da quando avevano visto per l’ultima volta Sheppard. Un giorno, avevano appena finito di fare l’amore, erano stanchi, sudati, abbracciati e….nudi e il telefono squillò. Sheppard chiedeva di essere ricevuto nella sala del trono.

“Non ci posso credere! È scomparso per due anni, poteva aspettare ancora un altro paio d’ore!” si lamentò Jensen, mentre il suo amato, sorridendo e ridendo lo ricopriva di baci sulla guancia.
 
Quando arrivarono nella sala del trono, erano ancora un po’ provati da tutto quello che avevano fatto in camera da letto. Facevano fatica a distogliere lo sguardo l’uno dall’altro, per guardare Sheppard.

“Ho l’impressione di essere capitato in un momento poco opportuno. Possiamo ripassare, in caso…” disse Sheppard a disagio.

Fu allora che i due re si accorsero che non era da solo. Era in compagnia di una graziosa fanciulla con una treccia bionda che teneva tra le braccia un frugoletto avvolto in una copertina bianca.

“Sheppard…tu… voi…” dissero i due ragazzi a bocca aperta.

“Sì. È mia moglie. E questo è mio figlio.” Disse Sheppard, abbracciandoli, molto fiero.

“Quando…quando…” balbettò Jared.

“ Ho incontrato Marie, qualche mese dopo che ci siamo separati. Siamo diventati amici, lei è sempre stata una ragazza che aveva molto a cuore aiutare la gente, curare i feriti dalle guerre. Da cosa nasce cosa e…”

Jared e Jensen erano impressionati.

“Ed è stato tutto merito vostro! Non avrei mai incontrato Marie, se non mi aveste aperto gli occhi sul cammino dell’amore! Ho cominciato ad interessarmi di fare tutto il possibile per aiutare le persone e distribuire amore nel mondo, quell’amore che mi avete raccontato e che ho poi riscontrato anche in altri idealisti, quell’amore che io ho riscontrato anche in lei e fra di noi.” disse guardando Marie con sguardo sognante.

“Lui all’inizio non voleva saperne di lasciarsi andare. Ho lottato molto per conquistarlo.” Disse Marie sorridendo, guardandolo.

“Che cosa? Sheppard, come puoi fare queste figure?” lo prese in giro Jared.

Sheppard cercò di giustificarsi.

“Dopo quello che ho fatto, mi vergognavo.” Disse.

“ Lui pensava che se avessi saputo del suo passato, quella sua parentesi con il maleficio, non avrei più voluto saperne di lui.” Disse Marie.
 
  • Continua…..

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** I figli di Sheppard ***


“Sheppard.” Lo rimproverò bonariamente Jensen. “Eravamo d’accordo che ci avevamo messo una pietra sopra.” Disse.

“Ed è così, ma ogni tanto quando ripenso a quello che ho fatto, provo ancora vergogna. Sono sentimenti umani. Marie però, è stata molto comprensiva e anzi, mi ha amato ancora di più dopo che io le confessai cosa feci a voi, ovviamente non perché ne era contenta, ma perché, ai suoi occhi ero un uomo che ha saputo sfuggire alla sua parte oscura, rinnegandola e ricominciare da capo, diventando un uomo migliore, l’uomo che secondo lei ero sempre stato. Dovevo solo ricordarmelo.” Disse Sheppard.

“Ci vuole un immenso coraggio a sfuggire all’oscurità e molta nobiltà di cuore per riuscire a perdonare. Se non fosse stato per voi, non lo avrei mai incontrato e ora non saremmo una famiglia. Vi dobbiamo un sacco di cose.” Disse Marie commossa.

“ Il solo fatto di vedervi qui, insieme, come una fantastica famiglia, è già il più lieto dei ringraziamenti.” Disse Jared.

“C’è però, effettivamente, qualcos’altro che potete fare ancora. Dirci il nome di questo bel frugoletto.” Disse Jensen.

“Lui si chiama Gandhi.” Disse Sheppard. “Farò di tutto per insegnare al piccolo i vostri insegnamenti, gli insegnerò ad amare l’amore e ad insegnarlo al prossimo e quando dovrà spiegare come l’ha imparato, dirà che l’ha imparato conoscendo soprattutto la parte oscura di suo padre, grazie a voi, che gli avete dato un’altra possibilità, perché l’amore perdona, cura e guarisce.”

Jared e Jensen cercarono di non farsi vedere troppo commossi.

“Molto bene, voi e il piccolo Gandhi, siete nostri ospiti per pranzo.” Disse Jensen felice.
 
 


Sette anni dopo…

“Jensen, Carmen ci ha preparato il bagno, pieno di candele e di olii profumati, per creare una perfetta atmosfera romantica.” Gli sussurrò all’orecchio Jared, mentre Jensen mirava le rose in giardino.

Subito attirò Jared tra le sue braccia.

“ L’atmosfera romantica è sempre con me, se ci sei anche tu.”

“Mmm…che romantico.” Disse Jared, cominciando a baciarlo.

Carmen arrivò e si scusò per l’interruzione, ma era arrivato per loro un pacco da parte del conte Sheppard.

Lo scartarono e vi trovarono il ritratto di una bambina graziosa.

“ Mi ricorda qualcosa…non era uno dei tanti ritratti che ci fece vedere Sheppard, una volta?” chiese Jared.

Jensen prese il foglietto allegato e lesse:

La mia bambina è in viaggio.

Gli occhi di Jensen divennero subito lucidi.

“È arrivata. Sta arrivando da lui.”

“Chi, Jensen?” chiese Jared.

“Arianna!” disse Jensen e Jared capì all’istante.

“Te l’ho detto, amore mio. L’amore trova sempre la strada!” disse Jared e i due si baciarono.
 
 
 
 














  Note dell'autrice: 

Allora!! Questa storia è finita, dopo averlo detto per molti capitoli è finalmente finita!! :))

Ho molte cose da dire e ci tengo tantissimo a dirle. Come prima cosa: Il motivo per cui questa storia è stata scritta. Quando mi è venuta in mente la prima volta, stavo cenando ed ero particolarmente triste (è sempre con questi stati d'animo che vengono le idee migliori ) sentivo dei fortissimi sentimenti di malinconia e di senso di perdita e per la prima volta mi sono chiesta come potesse risultare una storia in cui JARED non amasse più JENSEN oppure che glielo facesse almeno credere. Questa idea mi è venuta pensando ai nostri j2 reali e a quanto saremmo probabilmente tristi al pensiero che i due potrebbero non andare d'accordo! A proposito! Ringrazio Cin75 perchè senza volerlo, mi ha fatto partire un flash con una sua frase, quando mi disse che a volte ci scordiamo che gli attori sono esseri umani e che, tanto per fare un esempio, adoriamo così tanto i j2 che nella nostra mente non potrebbero permettersi di litigare! Questa frase mi ha fatto molto pensare e la condivido e ho sentito una frase simile anche su tumbir dove qualcuno disse che gli si spezzava il cuore anche solo il pensiero che i j2 potessero non andare d'accordo!!

Ora: ma quanto dobbiamo amare i nostri ragazzi, per fare dei pensieri così? Tra l'altro, credevo di essere l'unica a fare pensieri del genere xd

fortuantamente i nostri ragazzi vanno d'accordissimo tra loro, certo magari tra di loro bisticceranno pure random (nessuno è perfetto ) ma comunque la loro amicizia va alla grande e niente potrebbe farci più felice!

Tornando alla mia considerazione, da questi pensieri ho voluto provare a immaginare, come sarebbe se uno dei due dicesse di non amare più l'altro. L'altro si rassegnerebbe soltanto o lotterebbe per riconquistarlo? Di certo la seconda, ma quand'è che si arriva a dire basta? Quando il limite diventa troppo? 

Ho voluto portare i j2 su un terreno molto più normale, che purtroppo è fonte di molto stress e odio e solitudine per noi comuni mortali e cioè il dolore della perdita, della solitudine, dell'essere respinti. Nelle nostre storie è reso impossibile che uno dei j venga respinto dall'altro, proprio perchè è naturale per l'altro essere amato ed amare, come respirare, ma cosa succede, nel momento in cui questa cosa diventa possibile?

Ho voluto provare questo esperimento e confesso di non averlo fatto solo per i j2, ma anche per me e per tutte le persone che si sono sentite tradite o abbandonate da qualcuno che amavano molto e che d'un tratto ha smesso di amarle senza una ragione, senza una spiegazione logica!

Volevo che i lettori si immedesimassero nel dolore di Jensen, non per intristirvi (:p ) ma per dare una sorta di speranza un pò a tutti, so di non avere poteri magici e non sono neanche una dea, non sono così presuntuosa da credere che una storiella per quanto può essere intensa, possa cambiare la vita di qualcuno o le convinzioni delle persone, ma, volevo dare un messaggio comunque: Quello di non arrendersi alla prima difficoltà, a volte crediamo solo che l'amore se n'è andato via dal cuore, mentre invece non è così. Non bisogna trasformarsi in tappetini per qualcuno, ovviamente, ma neanche mollare alla prima difficoltà. Bisogna crederci un pò di più e lottare di più per le persone a cui si tiene :))

JENSEN SI FERISCE CON LE ROSE: Questa parte non è da sottovalutare, perchè manda un messaggio molto forte. Jensen pur di non rinunciare a Jared, si è ferito con le rose fino a sanguinare. Che cosa significa un gesto del genere? Significa che stare vicino a qualcuno che si ama, può essere molto doloroso per sè stessi ed è più facile allontanarsi per non provare più dolore, ma così si perde in ogni caso. Jensen questo lo aveva capito e ha voluto ferirsi per convincere sè stesso che non voleva rinunciare a lui, malgrado il dolore. E l'ha fatto nel modo più plateale, infliggendosi dolore, perchè solo in questo modo, poteva SENTIRE di più, quasi marchiare questo pensiero.

IL DOLORE: Ed è con lo stesso principio che Jared riesce a spezzare l'incantesimo di Sheppard: Jensen si era ferito con le rose per non dimenticare, e Jared invece doveva ferirsi a sua volta, per liberarsi del controllo mentale dell'incantesimo. Questo secondo me è un grande messaggio, perchè più generalmente, noi rinunciamo a chi amiamo, pur di non dover più soffrire. Jared ha capito che se soccombeva alla paura di sentire dolore, avrebbe perso Jensen. E questo è esattamente quello che capita sovente alle persone: Per timore di soffrire, lasciamo andare chi amiamo. Jared in questo frangente, rappresenta il non arrendersi, il scegliere di sentire dolore, perchè perdere Jensen avrebbe rappresentato un dolore infinitamente più grosso.

IL BACIO DEL VERO AMORE: Il bacio del vero amore spezza ogni incantesimo. Beh qui non credo servano molte spiegazioni. Il bacio del vero amore ha finalmente rotto il controllo mentale sul povero Jared.

La parentesi di Sheppard c'è stata perchè volevo dare un altro messaggio: Quello che non sempre le persone sono così perchè sono cattive punto e basta, la maggior parte delle volte è il dolore e la vita a farli diventare così, lo so che non è una giustificazione, ma spesso persone che sono un pò più deboli di carattere, fanno molta fatica a conservare i loro valori e a non indirirsi. Noi li disprezziamo, li odiamo, mentre invece dovremmo capirli e cercare di perdonarli. So che è difficile, ma qui arriva un altro messaggio importante secondo me.

Quando Sheppard afferma che non sapeva che quello tra Jared e Jensen fosse vero amore. Probabilmente sarà arrivato a voi un messaggio spiazzante davanti  a questo. In fin dei conti Shep aveva fatto appunto il maleficio su Jared perchè perdesse l'amore per Jensen, ma, il punto focale è che lui in realtà, nonostante il suo gesto, comunque non se ne era reso conto che fosse amore vero. Forse pensava fosse un sentimento minore, senza importanza, forse solo affetto.

Non vi ricorda qualcosa? Tutte quelle persone che rinnegano l'amore, che dicono di non crederci.Non sembra un pò diversa la questione, guardata da questo punto di vista? Parto dal presupposto che non voglio impartire il mio punto di vista come assoluto, ma, è se invece le persone che rinnegano l'amore o lo distruggono, non lo fanno perchè sono malvagie, ma semplicemente, per ignoranza? Credo che nessuno potrebbe rinnegare l'amore, se ne venisse colpito veramente dalla sua bellezza, quindi l'unico motivo che viene in mente perchè spesso viene distrutto, è perchè non viene capito, oppure perchè non si crede che esista. 

Sheppard rimane sorpreso quando capisce che i due erano legati da amore vero, si sente in colpa per quello che ha fatto loro. Forse anche molti di noi, fanno del male a qualcuno, senza rendersene conto, forse anche molti di noi, hanno compiuto gesti di piccola o grande cattiveria, non per malvagità, ma per ignoranza.

L'ORGOGLIO: l'orgoglio distrugge le relazioni ed è vero. Se Jensen era orgoglioso, avrebbe probabilmente cacciato Jared, quando esso gli ha detto che non lo amava più e il poverino avrebbe pagato lo scotto di qualcosa che non era colpa sua. Non meritava quindi Jared, per via dell'amore che gli aveva dato, un pò più di fiducia in lui e nel loro amore? Jensen a quanto pare, pensava lo meritasse ed è per questo che accetta tutto e si annulla perfino, perchè pensa che Jared meriti una fiducia maggiore. Jensen crede così tanto nel loro amore e in lui, che non bastano delle paroline crudeli e fredde per fargli cambiare idea. Jared l'ha messo a dura prova. Se è vero amore, non può passarti così di colpo, solo perchè qualcuno non ti dice più quello che vorresti sentire, altrimenti non è amore, ma desiderio di adulazione, autocompiacimento, è l'ego ad essere innamorato, non il cuore. È interessante cercare di scoprire cosa succede, quando l'ego non viene più alimentato. Rimane l'amore?

La bambina Arianna:

Sembra forse il messaggio destinato a restare di più nell'ombra ma secondo me anche questo è importante, perchè svela come, anche il desiderio che non avresti mai creduto possibile, diventa realtà, quando dimentichi l'odio e ti redimi, aprendo il tuo cuore al bene. Sheppard ha dimenticato l'oscurità e l'universo gli ha dato quello che bramava di più. La sua bambina.


Gandhi: Spero di non essere blasfema in questa associazione, ma ci tenevo tantissimo, che un personaggio che è simbolo di pacifismo e bontà, nascesse e diventasse così saggio, ispirandosi ai consigli di chi era stato precedentemente oscuro!

La riprova che, a volte l'oscurità serve per insegnare qualcosa di migliore :) 

Va bene, io credo che lo sproloquio sia finito, ringrazio tutti quelli che hanno seguito e recensito questa storia e anche chi, l'ha seguita e mi ha recensito in privato :)

Per me questa storia significava davvero tanto, proprio per tutti questi messaggi che volevo mandare e confesso che a tratti è stata davvero dura scriverla, perchè io per prima sono in un periodo un pò buio in cui ho proprio poca fiducia negli altri, con questo stato d'animo a volte è stata dura dover fare discorsi in cui incitavo all'amore del prossimo, ma l'ho fatto perchè in fondo ci credo e vorrei che ci credessero anche altri :))

Ciaoooooooooooooooooo

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3273069