Male Figure - Cronache di una vita Sfigata di Clara_Oswin (/viewuser.php?uid=520667)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Mare ***
Capitolo 2: *** Natale ***
Capitolo 3: *** Gesso ***
Capitolo 4: *** Tutta colpa di Minnie ***
Capitolo 5: *** SENZANOME ***
Capitolo 6: *** L'ospite indesiderato ***
Capitolo 7: *** Il professore ***
Capitolo 1 *** A Mare ***
Salve a tutti,
è la
prima
volta che scrivo in questa sezione, e tra l’altro non so
neanche se sto
pubblicando nella sezione giusta, le storie che seguiranno sono
realmente
accadute, i nomi e i luoghi e ovviamente date sono state cambiate; mi
sembrava
più opportuno farlo ;) adesso senza indugi vi lascio alla
storia per cui siete
entrati : )
eravamo
sette ragazzi quella
giornata del 5 luglio, ma in questa discussione ne interverranno solo
quattro, IO
alias Clara( nome fittizzio), Angela,Marco e Stefano .
I
nomi e i luoghi sono stati
cambiati, il fatto è realmente accaduto.
Mala
figura numero uno :
Era
una calda e afosa giornata
d’estate, io e i miei amici eravamo arrivati al lido da poco
e c’erano quasi
tutti i posti occupati.
Io
:-“ Ragazzi
dato che dopo il bagno possiamo sederci a bere qualcosa, occupiamo quel
tavolo
li?”-
-“si
mi sembra una
buona idea, ma c’è una borsa, vuol dire che
è già occupato.”
-“si
ma non è
giusto, noi siamo in 7 e occupiamo tutti i posti, la borsa
sarà di una sola
persona che si poteva mettere tranquillamente nella sdraio
accanto!”-
Da
lontano vediamo una signora
che ci guardava :-“SIGNORAAAA!!” –
gridiamo finemente noi –“è SUA LA
BORSA??” –
-“mi
pare che
abbia detto di si.” –
-“perché
tu ci senti
a questa distanza?”
-“mi
pare abbia annuito!”-
-“ah
allora hai una
vista di falco proprio!!”
Dopo
vari minuti di congetture
decidiamo di prendere la borsa e di spostarla nella sdraio accanto.
Lasciamo i
nostri asciugamano in bella mostra sulle sedie e ci buttiamo a fare il
bagno.
Non
appena finito il bagno,
ritorniamo al “nostro” tavolinetto e notiamo che
ancora la signora non era
rientrata, ci mettiamo tranquillamente a chiacchierare e a scherzare;
passano
10 minuti e dall’acqua esce una signora furente che ci viene
incontro.
-“comunque
ragazzi non si
spostano le cose degli altri!” – dice stizzita lei
-“ci
scusi”
– fa il mio amico Stefano –“ci
servivano i posti” –
-“è
da maleducati, avevo le
cose dentro la borsa, il cellulare i soldi…le chiavi di
casa...” – insomma la signora si lamenta
parecchio.
Passano
alcuni minuti e io non
la sento più lamentarsi –“però abbiamo
chiesto il
permesso in fin dei conti, non c’era bisogno di fare tutta
quella scena”
– dico stizzita io.
I
miei amici cercavano in
tutti i modi di farmi segno di tacere, ed io ovviamente non ne capivo
il motivo
-“è
stata
parecchio acida, si poteva fare un bagno e rinfrescarsi lei
idee!” –
-“Clara…
emh… ce
l’hai dietro…” –
mi sussurra Marco alla
mia sinistra.
Ed
io rossissima di vergogna -“…
no… ma aveva tutte le ragioni!!”
La
signora mi affianca, mi
lancia un occhiataccia che in quel momento avrebbe potuto aprire un
varco sotto
la mia sedia, tipo supersaian e farmi sprofondare all’interno;
poi dice : -“va
bene marco, io vado, ci
vediamo a casa per pranzo, non fare tardi!”-
-“ok
mamma, a dopo.”-
….
Angolo
autrice
Vi
immaginate la nostra faccia
quando abbiamo scoperto che era sua mamma?? Non l’aveva
riconosciuta perché era
senza occhiali, ma vi dico solo che io da quel momento non misi mai
più piede
in casa di Marco XD
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Capitolo 2 *** Natale ***
Natale
La città era piena per le feste di gente traboccante di
pacchi e pacchetti, in
cerca dell’ultimo dono non ancora acquistato per quel lontano
parente giunto a
casa loro per le festività natalizie.
Io
ero in giro con una mia cara amica per ultimare le commissioni
natalizie, incantate
dalle vetrine, non muovevano un passo senza entrare in un negozio
attratte dal
ninnolo di turno.
Uscendo
dal negozio ricominciammo a camminare per le vie affollate della
città, ad un
tratto il mio sguardo si illuminò e cominciai a gridare a
gran voce
-“Francescaa !! Francescaaa”-
La ragazza che avevo riconosciuto e che chiamavo a gran voce era poco
avanti a
me con una sua amica e con le sue buste regalo;cauta mi avvicinai.
-“ciao!
Anche tu qui per le feste di natale! È proprio una
bellissima sorpresa!”-
La sua amica parlò - voi vi conoscete? -
Ed io – “certo! Io e Francesca eravamo compagne di
scuola alle medie!” –
proclamai io entusiasta
-
“Noi abbiamo fatto le medie insieme e di te non mi
ricordo...”- continuava l’amica.
-“scusa
tu non hai fatto le medie dalle suore?”- chiedo io stranita a
Francesca
E lei – “no, sono andata alla scuola
pubblica”.-
Ed io – “scusa ma tu non sei Francesca?”-
- “no, sono Jessica” -
La
vergogna mi assalì quando mi accorsi che non conoscevo
quella ragazza e che
avevo fatto una figura orrenda, cosi per salvare la faccia mi
arrampicai sugli
specchi...
-“ah no vero, Jessica! Ci siamo conosciute a
ginnastica...ritmica?”- abbozzai
-“no”- fu secca la sua risposta
-“nuoto?”-
-“no”-
-“Pallavolo?”-
-“No”-
-“…Forse in discoteca? - accennò lei
-“si si, ecco, in discoteca! Comunque si è proprio
fatto tardi, noi dobbiamo
scappare, ci vediamo!”- le salutai calorosamente e prendendo
sottobraccio la
mia amica ci allontanammo.
-“Clara, chi era quella ragazza?”-
-“una conosciuta in discoteca”- le risposi io.
-“Ma Clara, tu non sei mai andata in discoteca,”-
-“Shhh”- le feci segno di tacere,-“Noi lo
sappiamo ma lei no”- XD
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Capitolo 3 *** Gesso ***
Ok premesso che
non so se questa fa ridere, ma vi assicuro
che io rimasi traumatizzata… vi narro quindi gli eventi
Terza Media, io
ero una piccola innocente bimba di tredici
anni, ( e non sbaglio quando dico proprio tredici, da poco fatti ), la
classica
brava ragazza, compiti sempre fatti, interrogazioni sempre perfette,
mai una
volta marinato, ( che noia direte voi, e io vi rispondo, si
è stata una vera
noia,) amichevole sempre con tutti… o quasi…
Era appena
finita la ricreazione, sapete no, il solito
chiasso e disordine in classe, soprattutto se al
rientro dalla merenda
avevate come materia musica, che parliamoci chiaro, ci è
veramente servito
nella vita suonare fra martino con il flauto imitando malamente il
pifferaio
magico ubriaco? Beh ma comunque, il punto centrale della storia si
focalizza su
di me e altre tre persone, Valerio, Chiara e Enrico.
Io e Chiara, la
mia compagna di banco stavamo “lottando”
contro Enrico e Valerio, quest’ultimo si era rubato il mio
santissimo diario e
stavamo in tutti i modi cercando di riprendercelo.
IO -“Dammelo
subito!”-
V.
–“altrimenti che fai??” –
canzonandomi con il diario
davanti.
C. –
“dai ridaccelo! Oh sennò ti picchio!”-
E-“ Se
vabbè, Chiara, ma che devi fare!” – la
spintona verso la lavagna
lui
Ma chiara non
demorde –“ una
volta ho mandato mio cugino all’ospedale
per avergli dato un calcio!”-
Ovviamente i
due ci ridono palesemente in faccia.
Io prendo la
spugnetta della lavagna per tirarla a Valerio,
lui ovviamente scappa e iniziamo a rincorrerci per
tutta l’aula.
v.-“tanto non lo
lanceresti mai!” –
Io
–“scommetti!” –
Si ferma
davanti alla porta, il tutto si svolge in un
attimo, io verde di rabbia, dopo aver intinto la spugnetta nel gesso la
lancio
violentemente verso di lui, nei pochi istanti che
separano la spugnetta dalla sua faccia
vedo che è stupito e inorridito al tempo stesso, la
spugnetta a tipo rallenty
si avvicina alla sua faccia, Valerio si abbassa all’ultimo
momento, da fuori la
porta sentiamo una voce
-“Ragazzi
ma che sta succedendo qua!?” –
Ed ecco che la
spugnetta bianca centra in pieno faccia la
preside con la bocca ancora mezza socchiusa.
****
Ed ecco, non so
se vi ha divertito, ma io ero sconvolta, non
avevo mai fatto nulla del genere, e la prima volta che la faccio guarda
tu che
mi deve succedere!
Kmq
nell’attesa di ricordare altre male figure della mia
tranquilla
vita, vi saluto sperando di avervi almeno fatto sorridere J
A presto!
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Capitolo 4 *** Tutta colpa di Minnie ***
Era una tranquilla giornata di marzo,
come al solito, la
vostra protagonista era ignara di quello che le sarebbe successo di li
a poco…
Passeggiavo tranquillamente
percorrendo le vie della città,
mi stavo dirigendo a casa di due mie amiche per studiare, voi direte,
“SEeeee
studiare ! tre ragazze rinchiuse fra quattro mura fanno di tutto tranne
che
studiare!” e invece io vi dico che eravamo seriamente
interessate a studiare,
di li a poco ci aspettava un interrogazione importante e volevamo
prendere un
bel voto.
Finalmente arrivo a casa sana e salva
da ogni pozzanghera,
suono alle ragazze, mi risponde Lorella e mi fa salire; Camilla
l’altra nostra
amica già era arrivata e all’appello, da solita
ritardataria quale sono,
mancavo solo io.
Studiammo tutto il pomeriggio
tranquillamente … la giornata
si stava concludendo senza nessuno strafalcione (cosa assai strana da
parte
mia); i problemi iniziarono quando Camilla ci mise al corrente di un
problema
che l’assillava, tirando fuori dall’armadio una
borsa seminuova di stoffa.
C
–“mia mamma mi ha dato questo borsa per andare a
scuola” –
ci sventola davanti una borsa a tracolla, firmata Disney, con una
piccolissima
minnie sull’angolo in basso a destra, per il resto poteva
sembrare una
comunissima borsa di Jeans. –“ sarebbe comoda da
portare, ma dai… non la posso
mettere!”
IO-“ma dai,
perché no? È carina!”-
C-“ Ma scherzi?
C’è minnie! Poi con le trecce sembro una
bambina delle elementari e mi prendono tutti in giro”-
IO-“ ma non si
vede nemmeno! Poi oggi si usano queste cose
della disney, con i sette nani, Winnie the Pooh ecc.”
C-“vorrei vedere
, tu te la metteresti?”-
IO-“…
se è comoda…”
Lorella:-“Camy,
dimentichi con chi
stai parlando… Clara fino all’anno scorso usava
ancora la borsa di High school
Musical!”-
IO-“ era
comoda!! U.u
io me ne frego delle marche onestamente!Dovresti fragartene anche tu!”-
C-“Sai che quasi
quasi mi hai convinta…? Poi se hai detto
che tu ne hai una simile… diciamo che ci sono pure
affezionata, se non fosse
per questo disegnino.“ dice indicando il minuscolo marchio
della Disney
Camilla si era finalmente convinta a
metterla, ed io per
incoraggiarla me ne esco con una delle mie solite gaff
-“ma si dai, usala!
Tanto è schifosa come la mia!”-
Ci guardiamo un attimo rimanendo in
silenzio.
Dopodiché scoppia una
risata per tutta la stanza.
E dopo aver rotolato letteralmente
dalle risate, con le lacrime
agli occhi,
Camilla ributtò la borsa
nel fondo dell’armadio, decisa a
non uscirla più per i prossimi 10 anni!
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Capitolo 5 *** SENZANOME ***
Vi
è
mai capitato di uscire con una persona e non conoscere il suo nome?
Bene, a me è capitato e questa è la mia folle
storia
Tutto
iniziò grazie a una serie di
“s”fortunati eventi, quel giorno dopo aver perso
due autobus e scordato a casa il cellulare, sono arrivata seppur in
ritardo ad
un seminario tenuto nella mia facoltà. I miei amici erano
tutti nelle prime
file ed io non potendo raggiungerli decisi di sedermi in un posto
libero
accanto ad un ragazzo dai capelli castani molte file più
indietro. Mi rivolse
la parola per primo chiedendomi delle informazioni ed io mentre gli
parlavo
notai che aveva gli occhi verdi, dettaglio più che superfluo
ad un seminario di
Arte nel post guerra, ma che mi distolse proprio mentre mi accennava al
suo
nome. Era molto simpatico (oltre ad essere carino) e non ci eravamo mai
parlati
prima perché non frequentavamo gli stessi corsi, fu destino o forse fortuna
ma ci trovammo
subito in sintonia, chiacchierando per tutta la durata del seminario.
Da
quel
giorno iniziammo ad incontrarci sempre più spesso per i
corridoi della facoltà,
fino a che un giorno il ragazzo non mi chiese di uscire, avvenne
all’incirca
così:
-“ehi,
ciao! Non facciamo che incontrarci per ora!” –
disse lui
-“
sarà
un segno del destino!” –ridevo io stringendo i
libri di storia tra le braccia.
-“questo
pomeriggio vorrei farmi un giro in centro, ti va di venire con
me?”- mi chiede
lui sorridendomi
-“Perché
no, non ho nulla da fare questo pomeriggio” – gli
risposi io.
-“Dove
abiti? Ti passo a prendere”-
Io
abbastanza imbarazzata dal fatto di non ricordarmi nemmeno il suo nome
scuoto
il capo dicendogli che sarei venuta da sola al luogo
dell’appuntamento, e che
ci saremmo visti direttamente li.
Senza
nemmeno avere il suo numero di telefono mi fidai solo della sua parola,
rimanendo nel corridoio con in mente il luogo e un orario di un
appuntamento
con una persona di cui non conoscevo nemmeno il nome.
Arrivata
l’ora dell’appuntamento quel pomeriggio uscii di
casa per andare davanti al
locale in cui ci saremmo dovuti vedere, e non appena svoltai
l’angolo lo vidi,
era li che mi aspettava eppure io ero in anticipo di ben 20 minuti!
-“ehi”
–
mi venne incontro abbracciandomi, io mi limitai a sorridere e a
rivolgergli un
timido “ciao” –
-“ma
l’appuntamento
non era alle 18?” – gli chiesi io iniziando ad
incamminarmi, -“si, sono
arrivato un po’ in anticipo e a quanto pare non sono il
solo” – mi sorrise
sghembo.
Passammo
tutto il pomeriggio insieme, mai che incontrasse una persona o un amico
che lo
chiamasse per nome, io in tutti i modi tentavo di farglielo dire senza
farmi
accorgere di non saperlo, facendo cadere nello scherzo il fatto di
chiamarlo “
bel ragazzo in camicia”; lui mi chiamava con il mio nome o di
tanto in tanto “Biondina”
ma ormai a quel nomignolo ci ero abituata. Dopo la fine della serata mi
chiese di
poterci rivedere, io annuii contenta, in fondo pur non sapendo il suo
nome mi
ero divertita, gli diedi il mio numero e lui promise di chiamarmi,
promessa che
mantenne dopo appena due giorni, quando mi chiamò per
fissare un altro
appuntamento. In quei due giorni con nonchalance andai in giro per
mezza
università chiedendo a chiunque conoscessi se sapeva il nome
di questo ragazzo
descrivendolo meglio della polizia di Scotland Yard!
Niente.
Nessuno lo conosceva.
Al termine del secondo
appuntamento la storia
è la stessa, lui chiede di potermi rivedere ed io non ho
nulla in contrario, se
non fosse per la curiosità di conoscere il nome del ragazzo
di cui mi sto
innamorando!
-“sai
mi piace proprio uscire con te, mi trovo bene” – mi
confessa accompagnandomi
sulla strada di casa.
-“anche
per me è lo stesso … se non fosse
che…” – dico timidamente abbassando lo
sguardo sul marciapiede
Lui
mi
guarda curioso di sapere cos’altro dirò
–“che?”- mi esortò
-“
mi
sento a disagio perché…” –
alzo lo sguardo e noto nei suoi occhi verdi un
barlume di preoccupazione che mi fa arrossire ancora di più.
-“perché
NON CONOSCO IL TUO NOME, CAVOLO!” –Sbotto io
lui
mi
guarda serio poco prima di scoppiare a ridere.
-“tutto
qui?” – riesce a dire tra le risate,
-“allora?”
– chiedo io ansiosa di scoprire il suo nome
-“allora
niente, buona notte” –
Mi
da
un bacio sulla guancia voltandosi dalla parte opposta ridendo va via,
lasciandomi sbigottita sul ciglio della strada.
Quella
sera mi arrivò un messaggino da parte di SENZANOME, (
così l’avevo memorizzato)
diceva:
“buonanotte
biondina…
Comunque
sei una frana, era Gabriele ;)”
The
End
A.A.
Ok
forse non fa ridere questa, comunque fa
parte delle bizzarrie che mi sono capitate, ed è una storia
VERISSIMA .
Grazie
per aver letto!
Smack
:*
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Capitolo 6 *** L'ospite indesiderato ***
L’ospite
indesiderato
Era
una calda e afosa giornata d’agosto, ogni cosa in paese
sudava, i muri, i
gelati, le persone…
C’era
un ragazzo che conoscevo da poco e con cui da qualche giorno ( tipo 2 )
avevo
iniziato ad uscire, mi aveva fatto capire di interessargli ma io non
ero presa
da lui quanto lui da me e quando quel pomeriggio mi invitò
ad andare a mare con
lui decisi che infondo era un modo per poter parlare e conoscerci
meglio,
perché tutti a mio parere meritano almeno una chance per
fare breccia nel mio
cuore.
La
sua chance finì per le 18:00 del pomeriggio, quando
all’ennesimo discorso
palloso non potei fare a meno di trattenere uno sbadiglio fragoroso che
tentava
disperato di uscire dalla mia bocca per riversarglisi direttamente in
faccia. Oltre
a non essere particolarmente bello infatti, era noioso e completamente
diverso
da me; a me piaceva lo sport l’aria aperta e la vita attiva,
lui era pigro e
aveva pochi interessi, io amavo leggere e nuotare, lui non amava
nessuna delle
tante cose che dicevo io, recuperando le sue mancanze che io attribuivo
ad un
“impoverimento caratteriale” con qualche
complimento sul mio aspetto, i miei
occhi o i miei lunghi capelli dorati, buttato nel discorso senza nessun
nesso
logico.
“Ti
piace nuotare?” e lui mi rispondeva “non
proprio… ti hanno mai detto che hai
dei bellissimi occhi?”
Potete
immaginare ovviamente la mia faccia, un misto tra depressione e
insofferenza.
Io adoravo e adoro a tutt’oggi nuotare, specialmente a mare.
A differenza delle
altre ragazze che scendevano al mare per cuocersi sotto i caldi raggi
solari sino
agli orari più impensabili in strettissimi bikini, io ero il
tipo che non
comprava un costume se poi quando dovevo nuotare questi se ne andava
per conto
suo (una volta comprai un bikini che
durante un tuffo se ne andò letteralmente via ahahah)
e mi piaceva portare
quando potevo maschera e pinne e nuotare sott’acqua.
Il
pomeriggio si era inoltrato ed io avevo voglia di fare un bel bagno
rinfrescante, con o senza il mio accompagnatore, non avrei rinunciato
al mio
bagnetto perché a lui non andava.
Inaspettatamente
forse per lo spirito di emulazione o non so, forse per fare una buona
impressione, si fece il bagno anche lui iniziando a nuotare verso il
largo. Mi
mantenevo sempre il più possibile lontano da lui, mi
infastidiva persino
urtarlo per sbaglio...
Poi,
ad un tratto lo vidi.
Rimasi
scioccata in un primo momento, poi cercai di controllare il mio
ribrezzo.
Cercai
di distogliere più volte lo sguardo mantenendo un aria
dignitosa, ma mi era
impossibile non fissarlo ad occhi sbarrati.
Mentre
il mio accompagnatore stava parlando
ininterrottamente, una sostanza verde appiccicosa aveva preso a
scendere
lentamente dalla sua narice.
Non era la solita colata di sostanza quasi incolore, era
viscida, verde e molto corposa.
Pensai.
Ora se ne va, ora si bagna e se ne va.
Ma
lui continuava a parlare e questa cosa scendeva ancora.
Ero
schifata ma anche combattuta... mai
mi
ero trovata in una situazione del genere. Fosse stato un mio amico
intimo
gliel’avrei detto senza problemi, ma lui lo conoscevo appena
da tre giorni!
Sicuramente si doveva leggere la mia espressione schifata sul viso,
così decisi
di scendere sotto acqua nel tentativo di essere emulata e scacciare
l’orrore verde.
Quando mi finì l’ossigeno nei polmoni e fui
costretta a risalire, ma la cosa
era ancora lì così come il suo
proprietario. Era arrivata quasi al labbro, poteva misurare un bel
po’ di
centimetri. Probabilmente il ragazzo avvertì qualcosa sulla
bocca, o forse fu
solo un colpo di fortuna mentre alzò la mano e si
sciacquò il viso.
Tirai
un sospiro di sollievo, era finita finalmente.
“Va tutto bene?” mi chiese
Ed
io pensai che aveva proprio una gran faccia tosta, “Avevi una
schifo di caccola
che ti colava dal naso!” gli avrei volentieri urlato, ma
decisi che non era il
caso così mentii dicendo che andava tutto bene ma che volevo
uscire dall’acqua.
Andai via di fretta con qualche scusa balorda, mia madre rimasta fuori
di casa,
dar da mangiare al coniglio della vicina, badare ai figli di mia zia;
la scusa
mi riuscì tanto bene che lui non sospettò
minimamente mentre mi guardava
scappare via, che in realtà fuggivo da lui e la sua caccola!
Fu
il peggiore appuntamento che (sino ad ora) ho avuto.
Quella
fu l’ultima volta che lui mi vide, ma io al contrario mai
dimenticherò la sua
faccia e la sua sostanza verde viscosa scendere lungo il naso sino ad
arrivare
sulle labbra; nei miei incubi peggiori sogno che mi insegue per
baciarmi con
quel muso viscido, ma grazie al cielo la mattina mi sveglio e penso che
è
finita e che dopo avergli gentilmente detto che non era il mio tipo,
scappando
a gambe levate, adesso penso con tristezza che forse, quell’orrore
verde, sarà il problema di qualche altra ragazza!
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Capitolo 7 *** Il professore ***
Il Professore
Capita a
tutti una volta nella vita di fare qualche brutta figura con un
professore, la
mia invece è una cronicizzazione della sfiga.
Un giorno,
durante una splendida giornata di
pioggia, quelle in cui per la cronaca avresti voglia di sprofondare il
naso
sotto le coperte e dimenticare persino il tuo nome, correvo trafilata
per le
strade della città inzuppata fino all’osso per
raggiungere la mia destinazione,
l’aula della lezione.
La
bellezza della vita universitaria è quella di poter arrivare
in dignitoso
ritardo e sederti in fondo all’aula senza che nessuno ti
noti, aprire il tuo
magico pc e scriverci con solerzia tutte le parole della lezione
facendoti i benamati
C… Affari tuoi.
Quella
giornata però ero particolarmente sfortunata, dopo essere
arrivata in ritardo
mi ero pure dovuta mettere in uno
dei
posti in prima fila, nemmeno uno di quelli frontali bensì
nei banchi laterali
che rivolgevano il monitor e tutto quello che stavo facendo verso tutta
l’aula.
Ma io non avevo nulla da nascondere e dopo aver modificato il mio
sfondo di
Sailor Moon in “vista di Parigi notturna” la sera
prima, mi sentivo piuttosto
tranquilla.
La lezione
che seguivo era una degli anni precedenti quindi i colleghi che
assistevano erano
per me perfetti sconosciuti, questo non mi creava alcuna sorta di
disagio,
dopotutto ero un tipo abbastanza socievole ma in quel caso mi faceva
piacere
stare un po’ per i fatti miei.
Avevo
posato il computer sulla scrivania, collegato il carica batterie e
aspettato che
caricasse la pagina internet, poi avevo rivolto il mio sguardo
interessato al
professore che continuava a discutere sull’importanza di non
so che cosa… ad un
tratto si voltò verso di me, mi lanciò un
occhiata penetrante e poi guardò alle
mie spalle come se avesse visto un fantasma.
“signorina!”
mi richiamò con urgenza. (inutile dire che tutti gli occhi
della stanza si
riversarono su di me)
Io scattai
“che cosa…?” ma non ebbi neppure il
tempo di formulare una domanda che mi
disse.
“eh
brava…
si guarda dei film P***o durante la lezione”
Io rimasi
scioccata, potete immaginare i miei occhi sgranarsi sino a diventare
due
biglie, con sguardo furbo mi invitò a girarmi e in quel
momento sarei voluta
sprofondare mille kilometri sotto terra sino ad incontrare la lava
bollente e
morire in maniera rapida.
Sul
mio schermo c’era una donna
nuda.
Si, avete
capito bene, era una donna nuda di una pubblicità di carte o
non so che o quale
sito web. Quando avevo aperto internet mi ero voltata tranquillamente
mentre il
computer caricava l’immagine di quella pubblicità
oscena. ( da qualche tempo
avevo preso un virus che mi apriva pagine di pubblicità, ma
erano del tutto
innocenti, giochi di carte o d’azzardo o siti che dicevano
che avevo vinto
qualche premio)
Chiusi velocemente
la pagina ma ormai il danno era fatto, oltre ad essere diventata rossa
dalla
punta del naso fino alle orecchie, tutto il resto della classe mi
fissava
sgomento, chi ridacchiando chi sparlottando un po’.
Specialmente il popolo
maschile.
Sospirai,
non avevo avuto nemmeno il tempo di dirgli “ ma no, era una
pubblicità di
Internet!” che
subito mi rispose “si si…
dicono tutti così…” poi riprese con la
lezione come niente fosse, rivolgendomi
qualche occhiata di rimprovero ogni tanto, inutile
dire che io ormai ero morta e defunta
dalla vergogna.
Finita la
lezione scappai letteralmente via, per buona sorte era
l’ultima con quel
docente e con mia fortuna si sarebbe presto dimenticato della mia
faccia e del
mio incidente.
Di una
cosa ero sicura, gli studenti di quella lezione non lo dimenticheranno
mai,
visto che una volta usciti continuavano a guardarmi e a sghignazzare!
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