Scintille

di H cinque
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Richieste ***
Capitolo 2: *** No ordinary family ***
Capitolo 3: *** Vampiri speciali ***
Capitolo 4: *** Never lose focus ***
Capitolo 5: *** Let me into your heart ***
Capitolo 6: *** Il ruggito del puma ***
Capitolo 7: *** Disegni ***
Capitolo 8: *** La ricerca di una risposta ***
Capitolo 9: *** Come musica ***
Capitolo 10: *** Falling (in love) ***
Capitolo 11: *** Io e te ***
Capitolo 12: *** Le giubbe rosse ***
Capitolo 13: *** Pronti a tutto ***
Capitolo 14: *** Ultima possibilità ***
Capitolo 15: *** Qualcuno doveva pur farlo... ***
Capitolo 16: *** Decisioni ***



Capitolo 1
*** Richieste ***


                                                              
                                                                                           Capitolo 1                                                                                         

                                                                             Richieste


Quell' inverno era più freddo dei precedenti. Benché fossi un vampiro lo avvertivo ugualmente. Di lì a poco avrebbe nevicato.
Quel giorno mi trovavo nei boschi dello stato di Washington, al confine col Canada. Incominciai a sentire un bruciore alla gola che diventava sempre più fastidioso: non cacciavo da ormai più di una settimana.            
"Devo trovare immediatamente qualcuno da bere." pensai. Nemmeno il tempo di finire la frase che sentii in lontananza una voce. A grandi balzi mi affrettai per raggiungerla. Quando diventò più nitida mi appostai dietro un albero.  
La voce si rivelò essere quella di un boscaiolo che, canticchiando, si preparava per salire sul suo pick-up e tornarsene a casa.
In men che non si dica mi avventai su di lui e misi le labbra sulla sua giugulare. Non mi occorse molto tempo.
- Che bella bevuta! - urlai.
- Finalmente ti abbiamo trovato, Gary! - una voce familiare, proveniente da sud, mi distolse da quel momento di goduria.
- Chi sei? Vieni fuori e fatti vedere!
Dal fitto del bosco vennero avanti due figure: un ragazzo alto, bruno e muscoloso e una ragazza bionda e bellissima.
- Ci rincotriamo. - dissero all'unisono.
- Emmett! Rosalie! Da quanto tempo! - non riuscivo a credere che quei miei due vecchi amici fossero di fronte a me dopo tanti anni.
- Come te la passi? - mi domandò Emmett.
- Non c'è male. Giro il mondo come sempre. E voi invece, come state? Siete venuti a cacciare in queste zone?
- A noi invece non procede troppo bene... e a dire la verità siamo venuti proprio a cercare te per chiederti un favore a nome di Carlisle e di tutta la nostra famiglia. - disse Rosalie con tono preoccupato.
- Qualsiasi cosa per la famiglia del mio vecchio amico. - risposi fieramente.
- Beh, ecco... sappi che i Volturi stanno venendo a prenderci e stiamo raccogliendo quanti più amici per... non combattere ma per starci vicino. L'unica cosa che devi fare è raggiungere la nostra casa a Forks e, una volta arrivato lì, gli altri ti spiegheranno tutto per filo e per segno. - m' informò la vampira.
"I Volturi..." pensai. "Wow, questa sì che sarebbe una sfida!"
- Contate pure su di me!
- Benissimo, Garrett. Vai lì, noi vi raggiungeremo tra un paio di giorni circa.
E fu così che salutai i miei amici e partii per Forks.
Non immaginavo minimamente che la richiesta di aiuto di Carlisle mi avrebbe cambiato per sempre l'esistenza.  
 

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Capitolo 2
*** No ordinary family ***


                                                                 Capitolo 2                                                                                      

                                                                      No ordinary family


Ero ufficialmente sotto choc. Una bambina ibrido! Una bambina per metà umana e per metà vampiro! Non è una cosa che si vede tutti i giorni. Sì, perché il figlio di Carlisle, Edward, aveva sposato un' umana, Bella, e dalla loro unione era nata lei: Renesmee. Non credevo possibile una cosa del genere, eppure era lì, davanti ai miei occhi! Altra cosa pazzesca è che la piccola Nessie (così la chiamavano) aveva un potere speciale, come il padre. Edward riusciva a leggere nel pensiero mentre la bambina riusciva a comunicare i suoi pensieri attraverso il tocco di una mano. E come se non bastasse aveva un particolare legame con un licantropo, cioè proprio un L-I-C-A-N-T-R-O-P-O. Bah, cose da lupi, io non voglio intromettermi.
 
Il favore che Carlisle ci aveva chiesto era questo: di testimoniare ai Volturi, “giustizieri” supremi, che quella mezza vampira, così rara, così speciale, non fosse un pericolo per la nostra specie e per quella degli umani e soprattutto che non rivelasse la sua natura a questi ultimi. I bambini immortali sono sempre stati un tabù nel nostro mondo e chiunque li avesse mai creati sarebbe stato ucciso dai Volturi. Ma è proprio questa la questione: Renesmee non è una bambina immortale, non è stata morsa. Sfortunatamente i Volturi avevano ricevuto una soffiata sulla sua esistenza e avevano deciso di dirigersi a Forks per verificare di persona.
E ho detto “ci” perché i Cullen (questo è il cognome di Carlisle), avevano radunato un bel gruppo di testimoni, tutti assolutamente volontari.
Da quando sono arrivato a Forks non ho mai visto così tanti vampiri tutti insieme, forse solo i Volturi. Tutti questi amici venivano da ogni parte del mondo: dall’Alaska all’ Irlanda, dall’Amazzonia alla Gran Bretagna, fino ad arrivare persino all’ Egitto. E poi ovviamente alcuni, come me, erano nomadi del Nord America.
Avevo incrociato tutti i loro sguardi. Nei loro occhi scarlatti vedevo riflessi i miei, e realizzai che eravamo tutti lì con la stessa missione: proteggere i Cullen.
Guardando bene, però, mi accorsi che non tutti i vampiri presenti avevano i miei stessi occhi. C’erano dei vampiri che erano legati strettamente ai Cullen e, proprio come loro, avevano tutti gli occhi dorati. Nel loro clan vi erano due vampiri bruni, un uomo e una donna, che parlavano ogni tanto in spagnolo e, a quanto avevo capito, erano compagni; poi c’era una vampira dai capelli ricci di un biondo arancio che dal modo di comportarsi sembrava essere la leader; e infine quella che doveva essere la sorella della leader, aveva i capelli biondi e lisci, invece. Erano tutti molto affascinanti. E io, non riuscendo a trattenermi dalla curiosità per il loro singolare colore degli occhi, mi avvicinai per conoscerli meglio.
- Ehi! Piacere, io sono Garrett.
- Ciao Garrett, noi siamo il clan di Denali, Alaska e siamo i cugini dei Cullen. Io sono Tanya e loro sono Carmen, Eleazar e mia sorella Katrina. - rispose la bionda riccia.
- Tanya, per favore, non chiamarmi così! Garrett, io sono Kate.
Notai che Kate aveva una voce armoniosa ma grintosa allo stesso tempo. La cosa mi piaceva.
- Non ho potuto fare a meno di fissare i vostri occhi dorati. Sono come quelli dei Cullen quindi intuisco che anche voi siate “vegetariani”. - e sottolineai bene quest’ultima parola.
- Si, anche noi cacciamo animali perché non vogliamo uccidere gli umani, è un fatto di principio. - disse Kate.
- Principio? Ma è una legge della natura: i vampiri bevono il sangue umano. Mi sembra davvero una stupidaggine, sinceramente.
- Guarda che è un fatto di abitudine, dopo aver provato non è male. Scommetto che tu fai tanto il gradasso ma non riusciresti a resistere a lungo con la nostra dieta!
- Senti, Kitty…
-Kate!
- Come vuoi, donna… devi sapere che io sono stato un combattente nella Rivoluzione Americana. Ne ho affrontate di sfide. E questa, in confronto ad esse, non è niente per me!  
- Tu? Nella Rivoluzione Americana? Non farmi ridere, penso che anche mia nonna sarebbe stata in grado di batterti. Sei solo uno spaccone. - affermò Kate con decisione.
- Smettetela, su. Persino Renesmee non si comporterebbe così. - ci riprese Eleazar.
- Stai cercando di provocarmi?
- Certo, come no… forza, ragazzi, andiamo a vedere che fanno Nessie e Bella.
Ma chi credeva di essere quella biondina arrivata dall’Alaska? Comunque ero fermamente convinto. Le avrei dimostrato che si sbagliava su di me. Garrett il nomade, il guerriero non è un debole. 








Continuate a seguirmi :) Un bacio a tutti <3 

H.

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Capitolo 3
*** Vampiri speciali ***


                                                                                         Capitolo 3                                                                                     

                                                                       Vampiri speciali 



Quando Rose ed Emmett mi avvisarono dell'incontro/scontro con i Volturi dentro di me sentii che ero pronto a combattere. Ma sapevo bene che non sarebbe stato affatto facile. I Volturi erano i capi di tutti i vampiri non a caso: avevano un efficiente corpo di guardia che oltre ad essere spietato possedeva poteri speciali. Proprio come Edward, Nessie o Alice, la sorella di Edward. In particolare della guardia dei Volturi facevano parte due gemellini, Jane e Alec, all'apparenza innocui ma che nascondevano poteri spaventosi: Jane era in grado con uno sguardo di provocare un dolore atroce, mentre Alec poteva produrre una nebbia che riusciva a immobilizzare masse di vampiri inibendo completamente tutti i sensi. 
Per questi loro doni micidiali e la loro potenza, i Volturi erano molto temuti.  
I Cullen però avevano radunato molte persone e soprattutto potevano contare a loro volta su un'arma, anzi uno scudo, davvero efficace: Bella. La neovampira, mi aveva spiegato Edward, da umana era intoccabile da poteri psichici come quello di Jane o di Edward stesso, e questa caratteristica pare si sia conservata anche da immortale. In quanto vampira, infatti, questo suo scudo mentale sarebbe riuscita a proiettarlo anche su altre persone, proteggendoci così tutti dagli attacchi dei Volturi. Ma per far sì che lo scudo funzionasse senza problemi, Bella avrebbe dovuto fare delle particolari sessioni di allenamento. 
 


Quella mattina il sole splendeva e il cielo era limpido. 
- Che bella giornata! - esclamò Kate dalla veranda. 
- Già una giornata come non se ne vedono negli ultimi tempi! - dissi avvicinandomi a lei. 
- Ah, sei tu, nomade... - 
- Perché quell'aria di sufficienza? Dovresti sentirti onorata solo per il fatto che ti stia rivolgendo la parola, donna. 
- Garrett, non ho voglia di rovinarmi la mattina litigando con te. 
- Scusa stavo scherzando! Nemmeno io voglio fare inutili polemiche. - risposi abbozzando un sorriso.  
Anche lei mi sorrise intuendo che ero sincero. 
- Bene, con questo bel sole mi piacerebbe allenare come ieri Bella nel combattimento corpo a corpo! 
- Temo che dovrai aspettare, mio caro. - mi disse Kate. 
- Ah davvero? E quale sarebbe il motivo? - domandai. 
- Diciamo che oggi Bella ha un altro importante allenamento a cui non può proprio rinunciare. 
- Più importante del mio? Deve andare per caso a imparare come fermare i Volturi tutti insieme? - le risposi scherzando. 
- Più o meno... 
- Che intendi con "più o meno"?  
- Avrai sicuramente sentito che Bella, se si allenasse a fondo, potrebbe persino tenerci al sicuro tutti quanti dai Volturi con il suo scudo mentale... 
- Sì certo, potrebbe essere la nostra unica possibilità di difesa in caso di combattimento. 
-... e appunto per questo deve fare pratica. Oggi infatti imparerà come estendere questo suo dono agli altri. 
- Grandioso! E con chi si allenerà? Zafrina, l'amazzone? Ho sentito che riesce a mostrarti qualsiasi cosa voglia e sembra che le sue illusioni siano molto reali. 
- Potrebbe. Però mi sa che ci voglia un potere più motivante. 
- Difficile trovare qualcosa più motivante di quella, a meno che tu non vada a prendere Jane o Alec! 
- Non devi preoccuparti, Garrett. Sarò io ad aiutare Bella. 
Ero davvero stupefatto. Kate aveva un potere. Non me l'avevano detto.
- TU?? E cosa saresti in grado di fare? 
- Eh no! Così ti rovinerei tutta la sorpresa. Se proprio ci tieni a scoprirlo, vieni all'allenamento. - rispose soddisfatta. 
- Non è giusto, non puoi torturami in questo modo! Lo voglio sapere adesso! 
-Non fare il bambino, inizieremo tra non molto. 
- Ma io voglio un'anteprima speciale! Dai, Katie, fallo per me! - e cercai di fare lo sguardo da cucciolo più tenero che mi riuscisse. Morivo dalla curiosità anche se io non possedevo un potere speciale. 
- Assolutamente no! Mi diverte troppo vedere te supplicante in quel modo! 
E con un sorriso luminoso se ne andò. Kate era davvero una vampira bellissima.
Gli altri vampiri, che avevano assistito alla scena, non mi dissero nulla. 
Così aspettai che Kate e Bella iniziassero l'allenamento. 
Intanto sentii Benjamin del clan egizio e Maggie di quello irlandese bisbigliare qualcosa tra di loro. 
- Ho sentito dire che Kate abbia un potere simile a quello di Jane. - disse la vampiretta.  
- Anche io! Dev'essere terribile. Chissà se Bella riuscirà a mettere in azione il suo scudo... 
"Oh... mio... Dio..." pensai. "Un potere simile a quello di Jane... non posso proprio perdermi questo allenamento!"
Ma non ero affatto spaventato. Non vedevo l'ora di scoprire il potere di Kate, la quale mi affascinava sempre di più.   











Grazie a tutti quelli che stanno leggendo la mia storia <3 

H.

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Capitolo 4
*** Never lose focus ***


                                                                Capitolo 4                                                                                 

                                                                       Never lose focus



- Mi raccomando, Bella, - disse Kate. - Concentrati!
- Puoi scommetterci. Dimmi quello che devo fare.
- Devi avvertire l’energia dentro di te. Prova a concentrarla in un unico punto. Dopodiché, quando sei pronta, espandi questa energia in tutto il tuo corpo e, infine, rilasciala verso l’esterno, come se fosse una molla. Prova, dai.
- Ok… - Bella chiuse gli occhi e respirò profondamente. Dopo qualche secondo fece un sussulto e…
- Ah! Non ci riesco. Non riesco ad avvertire lo scudo.
- Bella devi sforzarti. Esiste, è dentro di te. Devi cercare di portarlo fuori. Forza, puoi farcela! - affermò Kate con convinzione.
Bella chiuse nuovamente gli occhi ma il secondo tentativo fu come il primo.
- Nulla. Non posso…
- Al mio paese “Non posso” non esiste! - la interruppe Kate. - Non sei abbastanza concentrata! E siamo solo agli inizi. Se non trovi il giusto equilibrio interiore, non riuscirai ad espandere lo scudo! E ti ricordo che non sto ancora usando il mio potere…
- D’accordo, ci riproverò!  
Vidi Bella fissare un punto davanti a sé. Poi il suo sguardo si fece sempre più intenso e alla fine esclamò:
- Si! L’ho sentito! L’ho sentito! Ho avvertito lo scudo scivolarmi su tutto il corpo e poi ho provato a rilasciarlo all’esterno. Ma è durato un attimo: è tornato subito indietro come un elastico.
- Ottimo passo in avanti! Adesso è giunto il momento di fare sul serio… dovrai cercare di proteggere Edward, quindi resisti: devi mantenere il più a lungo possibile lo scudo su di lui, altrimenti potrebbe farsi male…
- Edward, ci proverò…
Notai Edward guardare Kate negli occhi. Il suo sguardo comunicava una certa agitazione.
Possibile che Kate fosse in grado di fare tanto male? Tutti gli altri vampiri si erano avvicinati per seguire meglio questa fase dell’addestramento.
Bella riprese a concentrarsi. Poi, quando fu abbastanza sicura che fosse pronta, Kate appoggiò la mano destra sulla spalla di Edward. Dalla mano di Kate si generarono delle scintille. Accadde tutto molto in fretta.
- Ah!!!! - Edward urlò di dolore prima di cadere con le spalle per terra.
Rimasi a bocca aperta. Nonostante non le fossi così vicino, Kate si girò verso di me e mi rivolse un sorriso arrogante.
Non sapevo davvero che dirle.
- Scusa, scusami davvero Edward! Non volevo!
- Tranquilla, Bells. Su, Kate, riproviamo. Era il primo tentativo.
- Ok. Focalizzati sull’obiettivo. - disse Kate.
Stessa scena di prima. Edward che veniva strapazzato a terra dalla mano di Kate. Benché fosse già la seconda volta, il vampiro reagì dopo pochi secondi, come se fosse poco provato.
“Chissà come abbia fatto…” mi domandai.
- Si tratta di abitudine. Non è la prima volta che provo la scossa di Kate. - mi rispose Edward, che evidentemente aveva letto i miei pensieri.
Annuii, per dare segno di aver capito.
- Edward, non so come fare. Mi dispiace! Non riesco a trattenere molto lo scudo su di te.
- Secondo me devi essere più motivata. - sentenziò Kate. - E se…
La bionda vampira con un balzo si precipitò da Nessie, che nel frattempo stava passeggiando con Zafrina a poca distanza da loro.
- Piccola, ti andrebbe di aiutare la mamma? - le domandò.
- Certo! - rispose la bambina.
- No! Negativo, Kate. Toglitelo dalla testa! Non userò mia figlia come cavia contro il tuo dono!
- Non capisci che è per motivarti, Bells? Con Renesmee può darsi che tu riesca a distendere per bene lo scudo! - Kate sembrava molto sicura di ciò che diceva.
Bella assunse un’ espressione feroce e si accucciò in posizione difensiva. Poi prese Renesmee e la mise dietro di sé. Edward le si avvicinò.
- Preparati, Bella! - esclamò Kate e di nuovo toccò la spalla di Edward. Aspettammo cinque secondi ma il vampiro non cedette.
- Come va?
- Benissimo, non ho sentito praticamente niente! Vuol dire che il tuo potere funziona, amore!
Tutti i presenti si guardarono stupiti.
- Bella, prova un'altra volta. Voglio vedere se funziona anche col mio potere. - s’intromise Zafrina. - Stavolta, però, dovrai proteggere tutti. Alzate la mano quando vi ritorna la vista.
E improvvisamente calarono le tenebre sui miei occhi. Qualche istante dopo sbattei le palpebre e ci vidi di nuovo. Alzai la mano.
- Funziona anche con le tue visioni, Zafrina! - dissi soddisfatto.
Urlammo tutti di gioia.
- Evviva Bella!
- Ce l’hai fatta!
- Ancora un altro po’ di esercizio e potrai salvarci anche dai Volturi!
- Grandioso! Vuol dire che devi tirare fuori la grinta che c’è in te e pensare alle persone che stai proteggendo, Bells. - spiegò Kate.
Io però avevo ancora un conto in sospeso. Ricordai di aver promesso a me stesso che avrei dimostrato alla biondina dell’Alaska che non ero uno sbruffone. Ero davvero forte e deciso come dimostravo. E soprattutto amante delle sfide. Più difficili erano, più mi attiravano.
- Ehi, donna! - gridai a Kate.
- E tu cosa vuoi?
- Ho visto che sei in grado di arrostire un vampiro.
- Come hai constatato tu stesso, sono capace di provocare una scarica elettrica con un solo tocco e posso anche regolarne la potenza a mio piacimento, nomade.
- Già. E allora cosa aspetti?
- Garrett, io non lo farei. - mi disse Edward.
- Elettrizzami! - ero deciso ad affrontare l’elettricità di Kate. Oltretutto m’incuriosiva troppo questo suo dono. Io sono fatto così.
- A tuo rischio e pericolo. - rispose Kate.
Distese il palmo della mano, come per dire: "Fatti avanti, se hai coraggio!". Io ci appoggiai sopra il mio indice.
In un lampo mille e mille scintille, da chissà quanti volt ognuna, invasero tutto il mio corpo, dalla radice dei capelli alla punta dei piedi. Con un urlo, caddi tramortito per terra. Mi ci volle qualche attimo per rinsavire e appena riaprii gli occhi, mi ritrovai il volto divertito di Kate di fronte.
- Wow!
- Sei leggermente scioccato, Gary?
Gary? Mi aveva davvero chiamato col diminutivo? Sembrava piuttosto felice di avermi fatto male. Le piaceva stuzzicarmi. Il suo sorriso evidenziava quello stato d’animo e a vederla così radiosa risi anche io.
- Devo ammetterlo: sei una donna meravigliosa! - dissi entusiasta.
- Che cosa? - Kate abbassò lo sguardo.
- Ehm, volevo dire… intendevo… piena di risorse, ecco. Il tuo è davvero un gran bel potere! - mi corressi imbarazzato, grattandomi dietro la testa.
Gli altri ridacchiarono tra di loro.
- C’è qualcuno… - disse Edward improvvisamente.
Tutti quanti ci girammo verso casa Cullen. Udimmo delle voci: qualcun altro era appena arrivato e stava parlando animatamente con Carlisle.
-Forza, raggiungiamoli!-
Io e Kate ci guardammo per un secondo, poi corremmo dietro ad Edward per andare a scoprire chi fossero in nuovi arrivati. E soprattutto quali fossero le loro intenzioni.
 
 
 








Allora, ho cambiato un po' la scena dell'allenamento di Bella; la frase che Garrett dice verso la fine è quella del film, quella che si vede anche nel trailer; il titolo del capitolo mi è venuto in mente dalla versione originale di "Eclipse", il film: la dice Jasper quando allena i Cullen e i lupi per la battaglia contro l'esercito di neonati; ho fatto una ricerca in Internet e ho scoperto che "Gary" in realtà è l'abbreviazione di "Gareth", quindi l' ho accostato per somiglianza.
Grazie a chi recensirà ma soprattutto a quelli che continueranno a seguire la mia storia ;)) 


H.

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Capitolo 5
*** Let me into your heart ***


                                                                         Capitolo 5                                                                               

                                                                   Let me into your heart



I nuovi arrivati si rivelarono essere due antichi vampiri rumeni: Stefan e Vladimir. Il primo era bruno, mentre il secondo era biondissimo, i suoi capelli sembravano quasi grigi. Da millecinquecento anni aspettavano una vendetta contro i Volturi, che avevano usurpato loro il dominio nel mondo dei vampiri. Carlisle gli aveva spiegato che noi non avevamo intenzione di combattere, ma i rumeni vedevano comunque in questa radunata un tentativo di battaglia ai loro acerrimi nemici. L’ importante, in ogni caso, era che ci appoggiassero. Quindi restarono.


I giorni trascorsero più velocemente di quello che sembrava. Un pomeriggio, mentre gli altri testimoni si riposavano nonostante non ne avessero effettivamente bisogno, io andai in cerca di Kate.
La trovai appoggiata al parapetto del balcone del piano di sopra, intenta ad osservare il tramonto.
- Kate! - le gridai venendole incontro.
Lei si girò verso di me e poi di nuovo verso il cielo, ma non disse una parola.
- Sai, è divertente vedere come alleni Bella. Mi spiace ammetterlo ma sei una buona insegnante.
- Grazie… - sussurrò debolmente senza guardarmi negli occhi.
Non era la solita Kate. Qualcosa non andava. Esitai un secondo prima di chiederle: - Che cos’hai?
- Niente! - rispose secca.
Ma io non me la bevvi.
- Niente? Se non ci fosse niente, mi avresti già preso in giro per il modo in cui mi hai steso l’altra volta. Non voglio intromettermi ma ti vedo molto pensosa.
Di nuovo non disse niente.
- Okay… se non vuoi dirmi ciò che ti preoccupa, ti dirò io ciò che preoccupa me. Questa è forse la seconda volta che qualcosa mi suscita preoccupazione: la prima è stata quando mi sono trasformato, poiché non avevo nessuno che mi spiegasse come funziona questo mondo, ho dovuto fare tutto da solo. Ma poi mi sono abituato ad esplorare la mia natura per conto mio.
Adesso, la seconda cosa che mi preoccupa è che i Volturi facciano del male a Nessie e ai Cullen. Loro non hanno fatto nulla di sbagliato. Se c’è una cosa che non sopporto è la slealtà! I Volturi sono solamente dei vili, non conoscono minimamente il significato di giustizia e onore! - non mi ero reso conto che stavo alzando la voce.
- Tu sei una delle persone più oneste che abbia mai conosciuto, Garrett. - mi rispose Kate sorridendo.
- Finalmente ti sei degnata di guardarmi in faccia! Era ora!
Kate prese un lungo respiro, poi disse d’ un fiato:
- Sono in pensiero per mia sorella, Irina. Lei, passando per Forks, ha visto da lontano Bella, Jacob e… Renesmee. Da quella distanza ha pensato che fosse una bambina immortale, così è corsa dai Volturi. Lei è stata a dar loro la soffiata. Quello che io non capisco è: perché ai Cullen? So perfettamente quello che prova ma i Cullen sono nostri cugini. Loro non si toccano, pure se facessero qualcosa di tanto grave come creare un bambino immortale. Persino quella volta di tanti anni fa Irina fu quella che la prese meno bene…
Io scrutai Kate con aria interrogatoria perché sembrava che mi fossi perso qualcosa.
Infatti riprese: - Ah, già. Così non puoi capire il disappunto di Irina. Devi sapere che nostra madre, Sasha, creò un bambino immortale, Vasilii. A quel tempo i bambini-vampiro venivano sterminati dai Volturi perché erano indomabili. E così anche i loro creatori. Per questo Aro e i suoi uccisero nostra madre e Vasilii. A noi fu risparmiata la vita perché Sasha non ci disse mai niente di lui per proteggerci. Aro lesse nei nostri pensieri che non c’entravamo niente con Vasilii. Ma Irina è quella che fra noi tre si riprese più a fatica. Quella ferita deve talmente bruciarle ancora che quel giorno non ha riflettuto, ha agito d’ istinto. Se solo si fosse fermata a chiedere spiegazioni a Bella… non la riesco a immaginare nel covo dei Volturi. Io vorrei solamente che… - la voce le morì in gola.
In quel momento non sapevo davvero che rispondere. Dopo un tale sfogo potei solamente agire d’impulso. Così la presi per un braccio, l’avvicinai a me e l’abbracciai forte, senza fiatare. Non era per pietà né per consolazione, conoscendo anche solo un poco Kate, sapevo che non voleva niente di tutto ciò: forse quell’ abbraccio significava semplicemente “Io ci sono”. Di qualsiasi cosa Kate avesse voluto parlare, io sarei stato lì ad ascoltarla, a lasciarla sfogare.
O ancora più semplicemente quell’ abbraccio voleva dire “Ti ringrazio”. Per aver condiviso anche solo per un attimo le tue emozioni con me. Per avermi permesso di entrare nel tuo mondo, di non avermi chiuso le porte in faccia.
Le mia braccia le cingevano la vita; le sue, invece, passavano sotto le mie per poi ricongiungersi sulla mia schiena; il viso di Kate era appoggiato sul mio petto; il mio mento sulla sua testa.
Rimanemmo stretti in quella posizione per alcuni minuti. Mi sembrarono secoli. Io e Kate non ci dicemmo una parola, ma i nostri gesti e i nostri sguardi ne valevano più di mille.
- Ma allora siete qui! - Tanya, salendo le scale, senza volerlo interruppe quel momento speciale, destandoci dai tanti pensieri.  
Kate si liberò velocemente dalla mia presa e prontamente rispose:
- Si, stavamo solo parlando un po’.
Ma Tanya conosceva bene la sorella, infatti sorrise a quel suo sguardo così vagamente angosciato. Lei conosceva perfettamente i suoi pensieri.
- Okay. Fate presto a scendere: Carlisle deve parlarci.
- Scendiamo con te, sorella.
- In verità io… - non finii nemmeno la frase che Kate si era già volatilizzata al piano di sotto.
Tanya, quando fu sicura che la sorella non stesse in ascolto, mi afferrò per una spalla e disse sottovoce:
- Kate per caso ti ha rivelato cosa la turba in questo momento, non è vero Garrett? - suonava più come un’ affermazione che come una domanda.
- Ehm… si. Se è per qualcosa, sappi che non volevo farmi gli affari suoi. Mi dispiaceva vederla così e ho pensato avesse bisogno di tirare fuori ciò che la preoccupava. Tutto qui.
- Lo so, lo so. E sono felice che l’ abbia fatto. Ha bisogno di distrarsi, come tutti noi del resto. Con questo ho capito una cosa: anche se vi conoscete da poco, mia sorella ha instaurato un rapporto particolare con te. Si vede che avete qualche affinità. Vedi, Kate difficilmente rivela le proprie emozioni, cerca sempre di dimostrare che è una donna tutta d’ un pezzo. Quindi, ritieniti un uomo fortunato. - e facendomi un occhiolino scese giù anche Tanya.
“Sono davvero fortunato? Sul serio io e quella pazza dalle mani elettriche abbiamo un qualche tipo di affiatamento?” mi venne da ridere a quei pensieri, dopodiché scesi lentamente le scale.
 

- Vi ho riunito qui tutti, - cominciò a dire Carlisle. - Perché devo annunciarvi una cosa: Alistair se ne è andato. Non ha lasciato niente ma credo che l’ abbia fatto perché pensava che lo scontro fisico con i Volturi fosse inevitabile.
Dalla folla si alzò un brusìo. Tra di noi si fece avanti Amun, il capo del clan egizio, che dichiarò che Alistair aveva ragione e Carlisle ci stava intrattenendo qui per poi mandarci allo sbando contro un simile nemico. Amun, però, si preoccupava di più per il suo pupillo, Benjamin, che era in grado di manipolare i quattro elementi.
Seguirono altri accesi dibattiti, e alla fine i Cullen dissero che loro non obbligavano nessuno a restare. Carlisle allora si schiarì la voce e domandò:
- Dopo queste considerazioni, chi è con noi?
Uno dopo l’altro i testimoni risposero tutti che loro erano disposti a stare al fianco della famiglia di Carlisle. Anche Amun, alla fine.
I Denali furono i primi a dimostrare completo appoggio ai loro cugini.
Quando arrivò il mio turno di dire ciò che avevo intenzione di fare, dissi fermamente:
- Non sarà la prima volta che combatto per difendermi dal dominio di un re.
Mi girai verso di Kate e lei con la testa mi diede un segno di approvazione.
- Bene! - esclamò il capofamiglia dei Cullen. - Vi ringrazio per il vostro sostegno e vi giuro per l’ ennesima volta che non vogliamo batterci. Lo faremo solo se i Volturi non ci daranno altra scelta.
L’ assemblea si sciolse e tutti quanti andarono in varie direzioni, continuando a parlare di quanto discusso.
- Tu che ne pensi? - chiesi avvicinandomi a Kate.
- Penso solamente che i Volturi siano degli assetati di potere e di gloria. La verità è che ad Aro piace avere dei vampiri con dei talenti speciali. Li considera come trofei. E, nel caso in cui ci sconfiggessero, alcuni di noi verrebbero risparmiati per i loro doni. Considerando i nostri poteri, ti rendi conto che premio si potrebbero portare a casa?
- Q-Questo vuol dire che… p-porterebbero via anche te? S-Se la tua famiglia venisse m-massacrata… t-tu andresti con loro? - le domandai balbettando.
- Non dirlo nemmeno per scherzo! Morirei con la mia famiglia. Di certo non andrei mai tra i Volturi! Questo è poco ma sicuro!
Ero contento di quell’ affermazione. Intanto che parlavamo, mi accorsi che Kate aveva gli occhi un po’ più scuri. Le chiesi il motivo.
- Quando i nostri occhi diventano più scuri, vuol dire che abbiamo sete. Proprio come i vostri. In questi giorni devo proprio andare a caccia… - e guardò in direzione della finestra.
- Se vuoi ti ci accompagno!
- Cosa? Vuoi venire a caccia di animali? E come mai? - mi chiese evidentemente sorpresa.
- Voglio provare. Dev’ essere un’ altra bella sfida-
Kate rise.
- Tu prendi tutto come un gioco, Garrett. E va bene, allora. Domani mattina verrai per la prima volta a cacciare come noi. - detto questo, raggiunse Carmen nell’ altra sala.
In realtà non era solo quello il motivo per cui volevo andare a cacciare con Kate. Il secondo motivo era che mi faceva stare bene averla vicino. Ero felice e sereno quando c’ era lei. Ovviamente tutto questo non glielo avrei ammesso. Per il momento.
 
 









Scusate per il ritardo, ma sono stata fuori per le vacanze di Pasqua, auguri in ritardo a tutti :P Spero che questo capitolo vi piaccia ;) A me è piaciuto molto scriverlo <3 Io adoro questi due xD Continuate a seguirmi! 

H.

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Capitolo 6
*** Il ruggito del puma ***


                                                                 Capitolo 6                                                                                     

                                                                      Il ruggito del puma


“Ci siamo quasi, ci siamo quasi, ci siamo quasi!”
Ero così impaziente che fosse mattina, così mi misi davanti alla finestra per osservare il sole sorgere. Sì, perché Kate mi aveva detto che quel giorno sarei andato a caccia con loro. La mia prima caccia “vegetariana”.
- Ehi, Garrett! - mi chiamò Carmen. – Noi siamo pronti!
- Eccomi che arrivo!
Alla velocità della luce, mi fiondai sul retro di casa Cullen insieme a Carmen. Tanya, Eleazar e Kate erano lì ad aspettarci.
- Allora, spiegatemi quello che devo fare! - esclamai sorridendo.
- Dato che per te è la prima volta, verrai con me che ti darò tutte le istruzioni, mentre gli altri cacceranno in un’ altra zona, così ti concentrerai meglio! - mi disse Kate.
- E perché dovresti essere proprio tu la mia insegnante? - le chiesi scherzando, ma in cuor mio non desideravo altro.
- Perché se solo provi a fare qualcosa di stupido, io sono in grado di stenderti semplicemente sfiorandoti.
- E chi ci prova!
- Ecco, bravo, vedo che hai già imparato la prima lezione: ascolta sempre il tuo maestro!
- Più che altro ascolto il mio istinto di sopravvivenza!
Eleazar si mise a ridere. Poi mi rassicurò:
- Stai tranquillo! Sono sicuro che andrà tutto bene! Alla fine, vedrai, Kate non è poi così cattiva!
- Bene, ragazzi. Noi andiamo. In bocca al lupo, Garrett! Oddio… il lupo forse non è l’ animale più adatto in questo caso… - disse Tanya incoraggiandomi. Poi sparì nel fitto del bosco con Eleazar e Carmen.
- Noi, invece, andiamo di qua!
E così Kate si addentrò nella parte opposta. Io la seguii a ruota.
A grandi balzi superammo un ruscello; poi corremmo tra i rami degli alberi.
- Cerca di starmi dietro, grande patriota!
- Sei tu quella che dovrebbe cercare di non farsi superare!
Detto ciò, con uno scatto felino, saltai su una roccia per poi riatterrare nuovamente sull’ erba a circa 50 metri da Kate.
Lei però accelerò la corsa e , in una frazione di secondo, la ritrovai al mio fianco.
Continuammo a correre.
- Però! Sei più sportiva di quello che pensavo.
- Ci sono tante cose che non ti aspetteresti da me! - e mi strizzò l’occhiolino.
Improvvisamente si fermò. Lo feci anch’ io.
- Ho sentito qualcosa… cervi, forse. Garrett, adesso devi fare attenzione. Guarda e impara.
Kate si fece strada tra gli alberi e io la seguii. Arrivammo a un altro punto del ruscello, dove un gruppo di cervi si era fermato a bere.
In men che non si dica, Kate si avventò contro uno di essi e lo bloccò per le corna con un braccio; con l’ altro il corpo. Poi avvicinò le labbra al collo della bestiola e cominciò a bere. Dopo poco rialzò la testa e mi guardò dritto negli occhi. Il cervo giaceva ai suoi piedi, esanime. Gli altri, intanto, erano scappati.
- Che te ne pare? - mi domandò soddisfatta.
- Davvero ben fatto! - dicendo questo la scrutai dalla testa ai piedi. Era davvero stupenda anche dopo aver ucciso quell’ animale.
- Perché mi fissi in quel modo?
- Io? No, non ti stavo fissando!
- Comunque… adesso tocca a te! Forza, troviamo qualche altro animale!
E riprendemmo a correre. Schivammo massi e burroni; poi ci fermammo: un puma era di fronte a noi.
- Coraggio, Gary. Stendilo e stupiscimi!
Dopo quella frase, non potevo certo non dare il massimo!
Come una furia, afferrai il puma; lui cercò di liberarsi, provando a graffiarmi, ma non ci riuscì: l’ avevo stretto nella mia presa. Poi lo lanciai in aria e saltai anche io; con un calcio lo gettai a terra; il puma ringhiò forte; mi accovacciai sopra di lui; gli morsi il collo e bevvi il suo sangue. Aveva uno strano gusto.
Appena ebbi finito, Kate mi domandò:
- Allora? Com’ è?
- Insomma. Non è profumato come quello degli umani ma ha una certa consistenza.
- Perfetto! Direi che possiamo tornare indietro. Come prima caccia, basta e avanza.
E cominciò a correre verso sud. Io mi lanciai all’ inseguimento.
Stessa scena di prima. Nonostante i miei sforzi, lei era sempre un passo avanti a me.
Quando giungemmo sul vialetto dei Cullen, Kate si girò verso di me e mi disse:
- Se devo dare un voto da uno a dieci alla tua performance di oggi… darei un sette e mezzo. Sei stato bravo, lo ammetto.
- Sette e mezzo? Un cacciatore professionista come me? Avresti dovuto darmi come minimo nove!
- Non fare il presuntuoso! Sette e mezzo è un bellissimo voto!
- Mi scusi, maestra…Non lo farò più! - dissi fingendomi un bambino pentito.
- Dai, rientriamo in casa.
Mi prese per mano e ci dirigemmo verso la porta. Al contatto della sua pelle con la mia, sussultai istintivamente.
 

- Ah, siete tornati! Noi vi stavamo aspettando da un’ ora. - disse Tanya, che era seduta a parlare nel salotto con gli altri Denali, Edward ed Emmett.
- Allora, come è andata la tua prima caccia nello stile dei Denali e dei Cullen, Garrett? - mi chiese Emmett con il suo solito tono scherzoso.
- Me la sono cavata alla grande! Ho cacciato un puma.
- Sul serio? Be,’ in effetti sulla caccia vera e propria non avevo dubbi che saresti stato bravissimo! Invece, com’ è stato avere quella biondina so-tutto-io come maestra? - e lanciò un cenno con la testa in direzione di Kate.
- Ehi! Guarda che non ci metto niente a metterti fuori combattimento, cugino! - rispose Kate mostrandogli le mani cariche di elettricità.
- Ahahah! A parte gli scherzi, è davvero una grande cacciatrice! Ho imparato molto solo osservandola.
Lei mi sorrise. Non potei fare a meno di ricambiarla. Intanto Edward ci stava scrutando pensieroso.
- Magari la prossima volta vengo anch’ io e ti faccio vedere come si caccia un grizzly! - disse Emmett mostrando i suoi muscoli. Ridemmo tutti a quel gesto. Gli piaceva fare il gradasso ma in realtà era un ragazzo con un cuore d’ oro.
- Va bene…Io vado vedere che cosa sta facendo Esme! - esclamò Carmen andandosene di sopra; Eleazar la seguì; Emmett si precipitò a cercare Rosalie mentre Kate andò con Tanya in giardino. Io feci per incamminarmi nella loro direzione quando notai che Edward mi stava ancora fissando.
- Edward, scusa, c’ è qualcosa che non va?
- Tutto a posto, Garrett. - mi rispose con un sorrisino furbetto.
- Allora cos’ è quell’ espressione che hai dipinta in faccia?
- Stavo solo riflettendo…
- … e mi stavi leggendo nel pensiero, ho indovinato? - ormai avevo imparato a capire quando Edward stava usando il suo dono.
Non mi rispose “si” o “no”, tanto lo sapevo. Si limitò a dire:
- Sai, non credevo che sarebbe successo anche a uno come te!
- A uno come me? Perché come sono fatto io? E poi di che cosa stai parlando? Non capisco che vuoi dire.
- Lo scoprirai. Spero il più presto possibile.
E con questo raggiunse gli altri al piano superiore.
Io invece mi diressi in giardino.
“A che cosa si riferiva Edward?” non potevo fare a meno di pensarci. “Comunque, prima o poi lo saprò!”
Ed è con questi pensieri che trascorsi il resto della giornata.   











Rieccomi qui :)) Ancora una volta v' invito a recensire e soprattutto mi auguro che questo sesto capitolo sia stato di vostro gradimento! E voi, avete capito già a cosa si riferisce Edward, vero? ;) 
Un abbraccio <3 


H.

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Capitolo 7
*** Disegni ***


                                                                                         Capitolo 7                                                                                                   

                                                                              Disegni


Gli allenamenti di Bella non facevano che migliorare: a poco a poco riusciva a trattenere sempre di più lo scudo su qualcun altro. A vederla così decisa, le mie speranze crescevano. Sentivo dentro di me che ce l’ avremmo fatta, anche se sapevo che con i Volturi non bisogna dare niente per scontato.
Alla piccola Renesmee piaceva vedere la madre durante le sue esercitazioni ma a volte preferiva stare a giocare in casa o da qualche altra parte con Jacob, il suo licantropo.
Una mattina, però, Jacob andò a trovare il padre nella sua riserva; così Nessie si organizzò da sola: prese le matite, i fogli e i colori della nonna Esme (la moglie di Carlisle) e si mise sul tavolino davanti al camino a disegnare.
Gli altri vampiri erano fuori a guardare le prove delle scudo o a caccia, perciò decisi di trascorrere io un po’ di tempo con lei.
Mi avvicinai lentamente e notai che aveva disegnato un lupo rossiccio in un prato. Non poteva che essere Jacob, ovviamente.
- Molto bello, sai? - le dissi dolcemente e mi sedetti per terra accanto a lei.
- Grazie, Garrett. Vuoi disegnare anche tu?
- Volentieri! Anche se non sono bravo come te!
Lei mi sorrise e poi mi porse un foglio e la scatola dei colori. Io li presi e me li rigirai tra le mani non sapendo proprio che disegnare. Fortunatamente fu la bambina a darmi un suggerimento.
-Ti va se io disegno te e tu disegni me? Puoi farmi come vuoi. - e sul suo viso comparve un’ espressione dolcissima.
Non è che i bambini mi piacessero particolarmente da umano, anche se ne avevo protetti tanti quando ero un soldato, ma Renesmee era davvero adorabile.
- Che grande idea! Cominciamo. Non sbirciare però, eh?
Così ci mettemmo entrambi al lavoro. Pensai di ritrarla mentre appoggiava la mano sul viso di Bella per comunicarle i suoi pensieri.
Iniziai dal suo viso roseo e poi disegnai i suoi capelli bronzei; le completai il corpo con il braccio destro alzato; vicino a quel braccio disegnai Bella. Infine passai allo sfondo: il giardino di casa Cullen.
Una volta finito, guardai bene la mia opera: l’ arte non è mai stata il mio forte, ma quel disegno non era poi così malaccio.
- Finito! - esclamò Renesmee.
- Grandioso! Al mio tre giriamo i fogli, allora. Uno… due… e tre!
Le mostrai il mio disegno sperando che le piacesse; sul suo volto si dipinse un sorriso di meraviglia mentre mi mostrava il suo.
Alla vista, invece, del suo quadretto mi congelai per qualche secondo: aveva ritratto un vampiro alto, dai lunghi capelli biondo-rossicci legati in un filo di cuoio, che indossava dei jeans strappati sulle ginocchia e una T-shirt beige e stringeva la mano ad una donna bionda, vestita piuttosto alla moda e con… gli occhi dorati. Entrambi sorridevano.
- Wow! Hai fatto davvero un bellissimo disegno, Gary! Dopo lo facciamo vedere alla mamma.
Io avevo gli occhi ancora fissi sul suo di disegno.
- Allora, ti piace il mio? Sei rimasto così sorpreso che penso che la risposta sia sì!
- Certo, Nessie… è davvero magnifico… grazie mille… non so davvero cosa dire. - e intendevo letteralmente.  
Il disegno della bambina era davvero ben fatto, aveva creato persino le sfumature. Io mi ero bloccato più che altro per i due soggetti raffigurati. Uno ero io, si capiva. Ma l’ altro, anzi l’ altra, era…
- Hai visto? Ho disegnato te e zia Kate mentre vi tenete per mano.
- E come mai hai deciso proprio questo disegno? - le chiesi, cercando di nascondere un tono leggermente perplesso.
- Be’, perché io osservo molto e ho notato che sei più felice e più radioso quando sei con lei. Infatti, guarda, vi ho fatto sorridenti! - disse indicandomi le bocche dei suoi due personaggi.
- Già. Ti ringrazio davvero, Renesmee, è uno dei disegni più belli che abbia mai visto! - e lo dicevo sinceramente.
La piccola mi abbracciò e poi mi sussurrò:
- Sai, in certi momenti i tuoi occhi guardano zia Kate come quelli dello zio Emmett guardano zia Rosalie.
Certo che per essere così piccola era piuttosto sveglia!
- Cosa state facendo voi due?
Il mio corpo si paralizzò totalmente. Di nuovo.
La voce che in quel momento più di ogni altra non avrei voluto sentire, stava chiamando proprio noi.
- Zia, vieni a vedere che bei ritratti abbiamo fatto io e Garrett!
“No, Renesmee, perché? Perché? Perché? Perché?” ripetei ad alta voce dentro di me. Avrei sbattuto volentieri la testa contro il tavolino.
- Uh, certo Nessie, vengo subito! - rispose Kate.
Si sedette affianco a Renesmee che così era incastrata tra noi due.
- Dai un’ occhiata… questo l’ha fatto Garrett: siamo io e mamma. Io le sto mostrando le mie immagini; quest’ altro invece l ‘ho fatto io: siete tu e lui che vi tenete per mano. Vi ho disegnato sorridenti perché…
- Ma avete già finito gli allenamenti? - interruppi così Nessie, cercando di cambiare argomento.
- Si abbiamo fatto in fretta. Piccola, la tua mamma sta diventando davvero forte! Ma adesso torniamo al tuo bellissimo lavoro…
“No, no, no. Quoque tu, Kate?” la mia testa stava esplodendo.
- Si, dicevo… vi ho disegnato sorridenti perché Garrett è più felice quando ci sei tu.
Mi portai una mano sul viso. Kate invece sorrise teneramente.
- Ho anche notato, - continuò la bambina. - Che Garrett a volte ti guarda come…
- Okay! Che ne dici se mostriamo il ritratto che ti ho fatto alla tua mamma? - proposi vedendo Bella rientrare dal giardino ma soprattutto non lasciando che Nessie finisse la frase e sperando di chiudere quella conversazione.
Infatti andò come desideravo. Renesmee si alzò velocemente e corse in braccio alla madre con il mio disegno in mano.
Anche io mi ero alzato in piedi e guardavo dritto davanti a me. Non avevo il coraggio di girare la testa verso la persona alla mia destra.
Però lei si schiarì la voce e io fui costretto a voltarmi.
Kate mi stava fissando con le braccia conserte e un sorrisetto divertito sul volto.
- Ehm… hai detto che Bella fa progressi, giusto? Pensi che adesso abbiamo qualche chance in più? - le chiesi, giusto per dire qualcosa, ma il mio tono era evidentemente imbarazzato.
Kate, però, non si mosse da quella posizione per qualche istante; poi disse:
- Vedi, Garrett, tutti noi stiamo facendo progressi, ma tu invece?
E con un altro mezzo sorriso se ne andò lasciandomi in salotto.
“Che stupido!” mi rimproverai.
Mi affacciai alla finestra e vidi Renesmee che spiegava a tutti i suoi familiari quello che avevamo fatto oggi. I Cullen e i Denali risero alle stesse frasi che Nessie mi aveva detto mostrandomi il suo lavoretto. Poi contemporaneamente, accorgendosi della mia presenza, girarono tutti lo sguardo verso la finestra dove ero affacciato.
Avrei voluto sprofondare nell’ abisso più oscuro in quel momento.
“Se va avanti così,” mi dissi. “Pagherò Aro per uccidermi”
L’ avrei fatto subito con tutti quegli occhi dorati puntati addosso. 









Salve a tutti :) Ho deciso di cambiare stile alla mia FF! Fatemi sapere che ne pensate.
Non sapete quanto mi sia divertita a scrivere questo capitolo!! Ho immaginato questa scena in stile sit-com xD 
Povero Garrett! Renesmee è davvero una bambina speciale :P Eh, beata innocenza. I bambini sono la bocca della verità, no? ;) 
A presto con un nuovo capitolo <3 



H.
 
 
 

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Capitolo 8
*** La ricerca di una risposta ***


                                                                                            Capitolo 8                                                                                    

                                                                                  La ricerca di una risposta 


Dopo la conversazione con Edward, avvenuta qualche giorno prima, non riuscivo a fare a meno di ripetermi le sue parole:
“Sai, non credevo che sarebbe successo anche a uno come te!”
Cercai di analizzare le sue parole:
A uno come te… a uno come te… no, anzi, ha detto ANCHE a uno come te… quindi dev’ essere qualcosa che è già successa a qualcun altro! Ma non riesco proprio a capire cosa…Che cosa mi è successo di così eclatante da indurre Edward a giocare agli indovinelli?”
In certi casi odiavo il potere del giovane Cullen. Gli permetteva di torturare psicologicamente gli altri.
“Perché non me l’ ha voluto dire subito? Lo scoprirai. Spero il più presto possibile. Ma che significa? Se mi fosse accaduto qualcosa di davvero importante, credo che me ne sarei accorto subito, caro il mio Ed!”
Io ero sempre stato sicuro di conoscermi bene, di conoscere ogni angolo di me. Ma Edward stava cominciando a farmi perdere quella certezza.
“Con il suo dono, probabilmente, vede ciò che nemmeno io vedo. Vorrei solo sapere di cosa si tratta… d’ altronde è la mia mente, ho il diritto di saperlo!”
Pensando e ripensando, avevo vagato per tutta la casa ed ero giunto nel giardino dove alcuni vampiri si stavano rilassando e godendosi l’ aria aperta.
Vidi Edward appoggiato al tronco di un albero; lo guardai da lontano negli occhi e dissi dentro di me:
“Edward, io ancora non ho scoperto niente… può sembrare facile quando uno sa leggere nella mente, ma non è il mio caso; quindi, ti prego. Dimmi: cos’ ho nei meandri della mia mente, talmente nascosto che non ho percepito nemmeno la sua esistenza?”
Edward avanzò verso di me e si fermò accanto alla mia spalla destra, con il busto rivolto nella direzione opposta alla mia; poi mi sussurrò piano pano, in modo che gli altri non sentissero:
- Non riguarda solo la tua mente ma tutto il corpo e il tuo animo. Ogni parte di te ormai è avvolta…E poi, sei davvero sicuro di non averci fatto caso? Qui, alcune persone l’ hanno notato. Non è nascosto come pensi…
E se ne rientrò in casa.
Io ero rimasto immobile.
“Questa cosa mi ha preso davvero per intero? Gli altri l’hanno notato e io no. Sembra quasi una malattia.”
- Garrett!
La voce di Kate mi destò da quei pensieri.
- Ehi, donna! - le risposi girandomi.
A quell’ appellativo alzò gli occhi al cielo.
- Ti stavo cercando: ti va di fare una partita a carte, così per distrarci?
- Si, certo! Andiamo!
Non m’ importava cosa facessimo: bastava che Kate mi fosse vicino per stare bene.
Ci sedemmo attorno al tavolo della sala da pranzo.
- Sai giocare a scala 40?
- Carina, guarda che io so fare tutti i giochi! - dissi fingendo di mostrare superiorità.
Kate per tutta risposta si avvicinò e con un mignolo mi diede una leggera scossa sulla mano.
- Ahi!
- Così impari! - e sghignazzò.
Poi prese le carte, le mischiò e le distribuì.
Io le raccolsi e le disposi a ventaglio; ne pescai un’ altra ma non avevo ancora 40 punti. Kate, invece, pescò e già calò alcune carte a terra: aveva un tris di assi e un tris di sei.
- Fortuna del principiante!
- Ma quale principiante!? Lo sai che sono nata prima di te? - mi rispose.
- Questo non vuol dire che tu sia più brava! - esclamai.
Lei mi sorrise. Mi piaceva il modo in cui scherzavamo.
- Senti, Kate… posso farti una domanda?
- Certamente! Spara, avanti.
Per un attimo abbassai la testa; poi le chiesi:
- Per caso hai notato qualcosa di strano in me?
- Più strano del solito, dici? - e rise.
- No dai, dico sul serio. Sono diverso?
- In che senso? - disse guardandomi perplessa.
- Ecco, Edward mi ha detto che… - e le raccontai tutto il nostro dialogo.
Quando ebbi finito lei si alzò e venne dietro di me appoggiandomi le mani sulle spalle. Poi mi sussurrò all’ orecchio:
- Ha ragione mio cugino. Devi scoprirlo da solo. Ma non capisco come faccia a non rendertene conto! - sentii il suo respiro sul collo.
Mi fece l’ occhiolino e raggiunse gli altri componenti della sua famiglia nell’ altra stanza.
Io mi alzai in piedi dicendo ad alta voce:
- Ti piace stuzzicarmi, vero? Se sai qualcosa devi dirmelo. Nessuno si prende gioco di me! Capito, donna? Nessuno!
Udii le risate sommesse degli altri Denali.
“Forse ha ragione Edward. Come mai gli altri se ne sono accorti e io no? Che cosa mi sta succedendo? Diamine, voglio saperlo a tutti i costi!”
Dovevo scavare dentro di me e pensare in cosa ero cambiato durante quei giorni. Be’, avevo provato la dieta vegetariana ma non penso che Edward si riferisse a quello. E allora cosa poteva essere? Se mi avvolgeva da tutte le parti, si trattava di qualcosa di potente. Per spingermi a pensare in quel modo doveva essere qualcosa di intenso. E per non riuscire a trovare una risposta, era qualcosa di misterioso.
“Potente, intenso, misterioso.”
Nella mia vita non avevo mai trovato qualcosa del genere che riuscisse a cambiare le persone.
Bene, qualcosa di sconosciuto per me mi stava assalendo. Una delle cose più brutte al mondo è il non sapere.
Ma se gli altri l’ avevano capito, vuol dire che loro, invece, avevano incontrato questo… non sapevo nemmeno come definire ciò che secondo Edward mi aveva preso anima e corpo.
Ma forse era questo il punto. Edward aveva anche detto che non era poi così nascosto, perciò mi dovevo concentrare sulle cose più evidenti.
Però nemmeno lì mi sembrava che ci fosse qualcosa fuori dall’ ordinario in me.
 
Le teorie erano troppe. Già, mi rendevo conto che dovevo sgomberare la mente e non pensare a niente. Le cose vengono da sé, quando meno te le aspetti. Il tempo avrebbe fatto il suo corso.
E per l’ appunto, io ignoravo completamente che a distanza di poco avrei scoperto ciò che mi aveva portato in quello stato d’animo. Sarebbe stata un’ incredibile novità per me. 









Buonasera!! Allora, parto col dire che non sapevo veramente che scrivere xD Non volendo accelerare troppo con l' azione, ho pensato di trattare i pensieri di Garrett e la sua curiosità per quella conversazione avuta con Edward, perciò definirei questo capitolo "di passaggio".  Non mi chiedete delle carte perché non so come mi sia venuto in mente! Be', se Edward e Bella giocano a scacchi, Garrett e Kate giocano a scala 40 xD 
Fatemi sapere se vi è piaciuto lo stesso con una recensione <3 



H.

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Capitolo 9
*** Come musica ***


                                                                                         Capitolo 9                                                                                        

                                                                                       Come musica


- Edward sei davvero bravo!
Questa fu la mia esclamazione alla fine della performance del giovane Cullen al pianoforte.
Quella sera ci eravamo riuniti tutti nel salone ed Esme, per farci rilassare e condividere un momento di serenità tutt’ insieme, aveva proposto a suo figlio di suonare qualcosa per noi.
- Sì, papà, sei stato strepitoso! Questa era la ninna nanna che scrivesti per la mamma tempo fa, giusto? - disse Renesmee, la quale era seduta sullo sgabello vicino al padre.
Edward annuì; poi guardò Bella negli occhi.
Lei, appoggiata con le braccia alla coda del piano, abbassò lo sguardo accennando un piccolo sorriso. Era evidentemente molto emozionata. Sembrava che quella ninna nanna le avesse riportato alla mente i vecchi ricordi.
- Già, questo è il brano che mi ricorda di quando Bella era ancora una goffa e fragile umana e non riusciva nemmeno a… - Emmett non finì neanche la frase che Rosalie gli diede una spinta con la spalla.
- Non riprenderlo, Rose. Emmett soffre ancora per la sonora sconfitta che ha subito contro di me a braccio di ferro! - replicò in tutta risposta Bella.
- Ehi, novellina, non te la tirare! Sei forte solo perché sei una neonata! Aspetta ancora un altro po’ e vedrai che a quel punto ti batterò con un dito!
- Staremo a vedere!
- Per adesso la mia mamma è la più forte! - s’ intromise Nessie.
- Non è affatto vero! Anche adesso, se volessi, potrei… - ancora una volta Emmett non completò il suo discorso: Bella fu rapida a bloccargli entrambe le braccia dietro la schiena e con un calcio alle gambe lo fece cadere per terra.
- Dicevi? - domandò sarcastica la neovampira.
Tutti ridemmo; Emmett, invece, si rialzò bofonchiando. Era stato umiliato davanti a tutti da sua cognata!
In quel momento pensai che Bella aveva acquistato molta più fiducia in sé stessa e nelle sue capacità rispetto a quando l’ avevo conosciuta. Forse un po’ era anche merito degli allenamenti speciali?
- Cielo…I miei figli a volte sono peggio dei ragazzini! - disse Esme in tono materno.
Bella e Emmett le sorrisero.
“Non sono un semplice clan…” mi dissi. “Sono una vera e propria famiglia. Si vogliono tutti molto bene: salta subito all’ occhio il forte affetto che li lega! Già... famiglia… affetto… chissà se anch’ io, un vagabondo, un combattente valoroso, un giorno troverò qualcosa del genere... da quando mi sono trasformato ho incontrato tanti buoni amici, certo, ma nessuno con cui creare rapporti simili a quelli che uniscono i Cullen… o i Denali…” Girai la testa in direzione del clan dell’ Alaska.
Kate sedeva sul divano insieme a Tanya e si tenevano per mano; Eleazar e Carmen erano lì vicino in piedi: lei appoggiava la testa sull’ incavo del collo del suo compagno, il quale le cingeva la vita con il braccio destro. Tutti e quattro sembravano avvolti da una nuvola di amore reciproco mentre assistevano alla scenetta dei cugini.
- Grazie per averci fatto ascoltare la tua musica Edward! - disse Siobhan, capo del clan irlandese.
- Aspettate! - esclamò Carlisle all’ improvviso – Dovrei avere anche una chitarra! - e corse via nell’ altra sala.
Ritornò un minuto dopo con una custodia nera in mano; la aprì con cautela e tirò fuori una bellissima chitarra.
- Questa me la regalò un mio vecchio amico inglese. Io però non suono tanto bene…
- Be’ anch’ io suono il pianoforte a livello amatoriale, Carlisle. A orecchio, diciamo. Non sono brava come Edward, ti avverto. Ti va se suoniamo qualcosa insieme? - propose Kate.
Lei suonava, anche se non come il cugino? Quella donna non finiva di sorprendermi.  
- Mi piacerebbe davvero tanto, Kate. Ma non so davvero cosa ne uscirebbe fuori… cedo volentieri il mio posto a qualcuno. - le rispose Carlisle.
Io, invece, con la chitarra me la cavavo un poco. Un poco, s’ intende. Colsi la palla al balzo.
- Suonerò io! - dissi convinto.
- Dici sul serio? Un pivellino come te sa anche suonare? - mi canzonò Kate.
- Anche io suono a orecchio. Girovagando sempre ho imparato qualcosina.
- D’ accordo, piccolo menestrello. Suoniamo qualcosa d’ improvvisato!
- Sì! Perfetto!
- Ok. Stammi dietro. - disse prendendo il posto di Edward sullo sgabello. Renesmee rimase lì.
Come sempre ero io che la seguivo, non viceversa.
- Non darmi ordini, donna! - la rimproverai scherzando.
Lei mi fece una linguaccia.
Sentii gli altri vampiri ridacchiare sottovoce.
- E... un, due e tre! - e cominciò a suonare.
Io la seguii subito. Mi accorsi immediatamente che ci trovavamo in perfetta armonia. Certo, ero un po’ arrugginito con la chitarra, ma nel complesso venne fuori una cosa piuttosto gradevole.
Le nostre note si mescolavano alla perfezione. Ci veniva naturale suonare insieme così. Tutti ci guardavano entusiasti.
A fine esibizione tutti gli altri vampiri applaudirono, persino Amun e i rumeni. Emmett si mise due dita in bocca e fischiò.
Io mi alzai in piedi e urlai:
- Grazie Madison Square Garden! Vi amo tutti!
Nuovamente tutti risero per quella mia imitazione da grande star del rock.
- Voglio un tuo autografo! - mi gridò Jacob, fingendo di essere un fan scatenato. Non mi aspettavo un comportamento del genere da parte del licantropo.
- Rispetta la fila, lupo! - gli risposi.
- Ahahah! Lo ammetto: sei stato abbastanza bravo, Garrett! - si complimentò Kate con me, ancora seduta al piano.
- No, donna. Siamo stati abbastanza bravi! - esclamai sottolineando bene con la voce la differenza di persona.
Mi piaceva da matti giocare, scherzare, trascorrere il tempo con Kate. E mi ero divertito anche a suonare con lei.
- Per una volta ti do ragione!
Mi sorrise teneramente. 
E fu un attimo. Un attimo che non dimenticherò mai per il resto della mia vita.
All’ improvviso il mondo si fermò; cadde il buio sulle persone che ci circondavano. C’ eravamo solo io e Kate.
Un lampo mi attraversò la mente: rividi il momento in cui la conobbi, quando testai per la prima volta il suo potere; poi il nostro abbraccio e la mia prima caccia vegetariana. Infine vidi me che vagavo per casa Cullen, impaziente di trovare risposte alle mie domande interiori.
Ero felice.
Il mio corpo si fece leggero e tutti i pensieri andarono via. Avrei potuto fare di tutto in quel momento, anche sconfiggere l’ intero esercito dei Volturi da solo.
Volevo urlare, dimenarmi, saltare, correre. Per la gioia, ovviamente.
Niente mi avrebbe fermato. Mi sentivo più carico di energie.
Non so cosa dissero gli altri a vedermi in quello stato di trance perché non sentivo più alcun rumore.
L’ unico suono che avvertivo era quello delle mie emozioni. Erano talmente tante, talmente esplosive che avevano un loro suono. Un suono ritmato, forte, che dall’ interno del mio animo avanzava sempre più verso l’ esterno. Avrei potuto suonare la batteria anziché la chitarra in quelle condizioni.
Quando in un millisecondo quel ritmo venne fuori, scoppiò come un fuoco d’ artificio.
Fu così che mi sentii pervadere da un senso di pace.
Ora ero sereno.
Avvertii i muscoli facciali distendersi in un gigantesco sorriso.
Una delle sensazioni più belle che abbia mai provato: la consapevolezza di aver trovato quello che cercavo. Quello che mi stava dando il tormento, che mi impediva di essere completamente lucido.
Sì, perché la soluzione della domanda a cui stavo tentando invano di rispondere era proprio davanti a me. Era sempre stata lì ma io non ci avevo fatto caso. O forse si, ma solo inconsciamente.
“Non è nascosto come pensi…” 
Aveva ragione.
A che cosa si riferiva Edward? 
Adesso sapevo cosa intendesse.
L’ amore. 
E quell’ amore aveva anche un nome.
Kate.  










Dopo poco più di una settimana torno ad aggiornare!! 
Con questo nono capitolo possiamo dirlo: finalmente! Il nostro Garrett ha aperto gli occhi e le orecchie :P 
Il titolo del capitolo è anche una canzone di Jovanotti. 

Continuate a seguirmi per conoscere i prossimi sviluppi :) 

H.

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Capitolo 10
*** Falling (in love) ***


                                                                                              Capitolo 10                                                                                      

                                                                           Falling (in love)



- Garrett, ti senti bene? - mi domandò Nessie appoggiandomi una mano sulla guancia. Tramite il suo potere mi mostrò le facce degli altri vampiri che mi guardavano alcuni preoccupati e alcuni incuriositi.
Nonostante l’avessi sentita e avessi visto le sue immagini, avevo ancora la sguardo fisso su di Kate, come se ne fossi stato ipnotizzato.
Non risposi.
- Ehi, amico, ci sei? - stavolta era Emmett.
Di nuovo non diedi segno di vita. Pensai che, agli occhi degli altri, dovessi apparire come un maniaco.
- Bah… ci penso io!
Fu la persona da cui ero calamitato a parlare.
Kate si alzò velocemente dalla sgabello e prima che potessi opporre resistenza (cosa che tra l’ altro non avevo alcuna intenzione di fare), mi appoggiò una mano sulla spalla e mi diede la scossa.
Ancora con la chitarra in mano, dal bracciolo del divano dove ero seduto caddi all’ indietro, finendo così addosso a Tanya e facendo cadere la chitarra per terra.
- Scusami, Tanya, - dissi rimettendomi composto. – E scusa, Carlisle, per la chitarra… - rialzai lo strumento e lo misi velocemente nella custodia.
Poi mi rivolsi a Kate:
- Perché mi hai colpito?
- Perché così finalmente ti sei svegliato! Sembravi sotto ipnosi. Si può sapere che ti è preso?
Non sapevo che rispondere a quell’ ultima domanda. Era così complicato da spiegare. E soprattutto non l’ avrei detto di certo in quel momento!
Edward ruppe così quell’ attimo di silenzio:
- Io te l’ avevo detto… era ora che capissi.
Girai lo sguardo verso di lui. Annuii leggermente pensando:
“Sì, hai perfettamente ragione!”
- Ma di che state parlando? - chiese Kate.
- Ecco… noi, cioè Edward… i-intendeva c-che… insomma, n-niente d’ importante, d-davvero! - balbettai confusamente.
Kate riusciva persino a farmi provare insicurezza.
- Lascia stare, cugina. - disse Edward.
Così, dopo quel bel momento di riunione, gli altri si sparpagliarono per casa Cullen; io, invece, stetti ancora un po' in salone a riflettere.
“È successo davvero?” stentavo a crederci.
Ma non mi riferivo al fatto che avessi compreso la ragione del mio turbamento. No, intendevo dire che… io, io ero…
Non riuscivo nemmeno a dire quella parola. Eppure mi sforzai di pensarla o, più che altro, di accettarla con tranquillità. Adesso faceva parte di me.
Innamorato.
“Una parolona…”
Tutto era chiaro ora. L’ attrazione che provavo per Kate era molto di più. Pensavo che fosse uno stato d’ animo come un altro e invece…
Innamorato.
Mi veniva quasi da ridere. Ma non ci trovavo nulla di sbagliato, anzi. Semplicemente ero stupito di poter essere in grado di… amare? Potevo dire così?
Innamorato.
Nella mia vita non mi ero mai sentito in questo modo. Le relazioni che avevo avuto erano stati solo dei piccoli granelli di sabbia, destinati a perdersi nel vento.
Kate, invece, mi faceva sentire diverso, migliore. Anche le volte in cui ci stuzzicavamo erano qualcosa di meraviglioso per me. Me ne accorsi solo allora.
L’ amore nei suoi confronti era forte, puro, speciale, incredibilmente coinvolgente.
A pensarci mi sorse un dubbio. Un atroce dubbio.
Il mio amore per Kate era tutto questo ma, cosa più importante, era… ricambiato?
Tutte le mie riflessioni vacillarono. Avevo dimenticato una delle parti fondamentali.
“E se Kate non ne vuole sapere niente di me? Se mi considera un amico come tanti?”
No. No. No! Adesso che avevo trovato la mia felicità non potevo permettere che andasse tutto in fumo. O meglio, non volevo.
Dovevo scoprire se anche Kate provava qualcosa per me.
Chiedere ad Edward era fuori discussione. Non avrei accettato di nuovo di farmi manovrare come un pupazzo dal suo dono.
E allora come?
Non potevo certo chiederglielo così apertamente. Chissà che mi avrebbe risposto.
L’ unica soluzione era di rivelarle, invece, ciò che provavo io e vedere la sua reazione.
Ma non ce l’ avrei mai fatta. Io non sono bravo a mostrare la parte più sensibile e nascosta di me, non lo sono mai stato.
Sorrisi pensando che su questo io e Kate siamo uguali.
“Posso solo aspettare. Quando sarà il momento glielo dirò, lo giuro su me stesso”
E quando io faccio una promessa la mantengo anche a costo della vita. Quindi avrei atteso che si presentasse l’ occasione giusta. Sperai che non arrivasse troppo in fretta.
Perché io affronto qualsiasi tipo di sfida, ma questa non ero ancora in grado di vincerla.
Mentre pensavo a tutto ciò, Kate ritornò nel soggiorno.
- Sei ancora qui?
- Si, stavo solo… pensando. Avevo bisogno di starmene un po’ da solo.
- Mi vuoi dire perché prima avevi quello sguardo perso nel vuoto? - mi domandò con un tono leggermente ansioso.
- Ti preoccupi per me? - le dissi di rimando.
- No, ma che dici! Ero solo curiosa di sapere perché sembravi un drogato in astinenza poco fa!
Non potei non ridere.
- Un giorno te lo dirò, sul serio. Ma ora proprio no.
Quella non era l’ occasione che aspettavo. Dentro di me sapevo che non avrei potuto confessarle ciò che provavo, non me la sentivo. Decisamente non era quello il momento giusto.
Kate a quella mia risposta non replicò. Le dovevo essere sembrato sincero.
- Va bene. Che ne dici se andiamo di là? La mia famiglia sta giocando con Nessie. Raggiungiamoli.
- Benissimo! Andiamo!
Così salimmo al piano superiore.
“Famiglia… ancora una volta questa parola mi torna in mente. Kate tiene molto ai suoi legami. Chi sono io per venire così, all’ improvviso, e scuoterle tutto? Dovrei farmi da parte e lasciarla libera. Non voglio intromettermi nella sua vita e rompere i suoi equilibri”
Ma questo era quello che pensavo in quel momento. Gli eventi successivi mi avrebbero riservato degli inattesi cambi di prospettiva.  










Hola!! Non so, trovate che questo capitolo sia troppo sdolcinato? Lasciate una recensione. 
Ora che Garrett si è deciso a darsi una mossa, vedremo cosa succederà ;)
Con questo vi lascio, oggi ho fatto una gara e sono distrutta xD 

Un abbraccio <3 


H.
 

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Capitolo 11
*** Io e te ***


                                                                                           Capitolo 11                                                                                             

                                                                                Io e te 


Un ringhio di dolore ruppe la quiete del bosco.
La mia preda, un orso, era morta per dissetarmi.
Gli orsi infuriati erano più pericolosi dei puma. Emmett, infatti, mi aveva raccontato che lui era stato trasformato quando era in fin di vita, ferito da un orso. Il grosso vampiro mi aveva inoltre spiegato alcune tecniche per mettere fuori combattimento quell’ animale. Era un vero esperto di orsi.
Secondo Emmett dovevo cercare di non farmi acchiappare e muovermi più velocemente che potevo per confonderlo. Dopodiché dovevo salirgli sulla schiena e spezzargli l’ osso del collo, o comunque ucciderlo come meglio credevo. Infine avrei bevuto il suo sangue.
Emmett si era offerto anche di accompagnarmi per una dimostrazione pratica. Io, però, avevo gentilmente rifiutato poiché volevo trascorrere del tempo da solo con la mia vera insegnante.
- Mio cugino sa il fatto suo! - esclamò Kate.
- Sì, quando torniamo lo ringrazierò per i suoi consigli.
Con la caccia vegetariana stavo migliorando sempre di più. A volte cacciavamo anche se non avevamo sete per farmi fare esperienza. Ma questa volta non era una di quelle.
- Gary… i tuoi occhi! - disse la mia maestra con un sorriso.
Mi avvicinai a uno stagno lì vicino e osservai attentamente la mia immagine riflessa.
I miei occhi erano diventati leggermente più aranciati. La nuova dieta procedeva a meraviglia.
- Credo che se continui così, non occorrerà molto tempo prima che diventino dorati!
Kate sembrava fiduciosa.
- Frena, donna. Chi te lo dice che mi nutrirò ancora di sangue animale?
- Pensavo che volessi cambiare abitudini, visto il modo in cui ti sei prodigato… - disse incrociando le braccia.
- Questa per me è solo una sfida! Voglio vedere quanto resisterò.
Il motivo, ovviamente, non era solo quello. Da un lato lo facevo per lei. In questo modo riuscivo a trascorrere più tempo con Kate e imparavo anche a conoscerla meglio adattandomi al suo stile di vita. Ciò non toglie che comunque era qualcosa d’ interessante.
Ma quel giorno avevo voglia di punzecchiarla.
- Sempre il solito! - mi riprese.
- Sarà… piuttosto, maestrina, spiegami i vantaggi della dieta vegetariana. Non credo dia più forza di quella normale.
- Forse no. In compenso, oltre a risparmiare la vita agli esseri umani, rafforza i legami.
- Rafforza che cosa? - domandai fingendo di non aver capito.
- I legami - ripeté.
- Ma non è nemmeno più gustosa! - incalzai.
- Per il gusto ci si fa l’ abitudine, - spiegò. – Ma vuoi mettere a confronto le due cose? Insomma, conosci altri clan oltre al nostro e ai Cullen che si nutrono di sangue animale?
Scossi la testa a destra e a sinistra.
- E appunto, hai notato che non siamo come gli altri? I nostri rapporti non dipendono da doni speciali, convenienza o particolare devozione. Ciò che ci lega è l’ amore. Siamo uno la forza dell’ altro e daremmo la vita per uno di noi. - mentre diceva tutto questo gli occhi le si illuminarono.
Come avevo immaginato. Kate era avvolta da legami indissolubili. Da una famiglia, di cui io probabilmente non avrei mai fatto parte. Ero così diverso da loro.
- Ascolta, donna… - cominciai a dire.
- Cosa c’ è?
- I tuoi familiari sono fondamentali per te, non c’ è dubbio. Io però mi chiedevo… c’ è stato qualcun altro d’ importante nella tua vita che non fosse un tuo parente?
- Un compagno intendi?
Feci “Sì” con la testa.
- Ecco… hai presente la leggenda delle Succubi?
Annuii di nuovo.
- Bene, quella leggenda è nata a causa mia e delle mie sorelle. Noi eravamo le Succubi che tutti tanto temevano. Non riuscivamo a non uccidere gli uomini dopo esserceli portati a letto. Ma, grazie anche al credo vegetariano, nel corso dei secoli abbiamo imparato a trattenerci. Tutto ciò però accadeva molto, molto tempo fa. Vedi, con il sangue animale siamo riuscite a sviluppare un notevole autocontrollo. Questo è un altro vantaggio.
- Sul serio eravate voi le Succubi? - chiesi sorpreso.
- Sì… perciò, ritornando alla tua domanda, la risposta è no. Non ho mai avuto un compagno.-
- Ti ringrazio per avermi raccontato questa storia. Altri al posto tuo non l’ avrebbero fatto.
Kate mi sorrise.
- Io mi fido di te, Garrett.
Ero sicuro che lo dicesse sul serio. Avrebbe potuto anche rispondermi di no direttamente, tanto poi le avrei chiesto io il perché. Era la dimostrazione che anche Kate aveva imparato a conoscermi a poco a poco. Dopo il suo sfogo per Irina, questa era la seconda volta che condivideva con me una parte del suo passato. Non penso l’ abbia fatto con tante persone, oltre ai suoi familiari.
- E anche io mi fido di te. Se avessi bisogno di qualcosa so di poter contare sul tuo aiuto.
- Chi te lo dice? - mi domandò facendomi il verso.
- Così mi ferisci!
Ridemmo tutti e due insieme.
- Allora ti faccio io una domanda… - iniziò a dire Kate. – Non hai mai voluto far parte di un clan?
Riflettei per un momento; poi risposi:
- Ora che mi ci fai pensare non mi sono mai posto il problema. La verità è che non ne ho mai cercato uno, non perché non volessi ma perché non mi è mai venuta la curiosità. Ma adesso invece…
- Adesso ti aggregheresti con qualcuno?
- Forse. O forse no. Non lo so in realtà. Dipende.
Le mie idee erano molto confuse. Anche se in generale andavo d’ accordo con tutti, non avevo mai cercato compagnia. I miei amici li avevo incontrati tutti casualmente. Come Carlisle, Edward o Nessie. O Kate. Anzi, su quest’ ultima non ero del tutto sicuro. Qui forse è stato il fato? Chi lo può sapere. Di certo non avevo previsto d’ innamorarmi di lei.
Comunque, davvero non sapevo se avrei mai fatto parte di un clan o meno. Se fossero stati i Cullen o i Denali avrei detto famiglia.
- Gary, prima o poi tutti abbiamo bisogno di qualcuno. E tu …
- Ma io non sto dicendo che non ho bisogno di nessuno. Dico soltanto che non so se un giorno potrò entrar a far parte di un clan. Sarà il tempo a decidere. 
- L’ avevo capito. Volevo solo dire che tu sai già su chi puoi appoggiarti. Per confermare quello che dicevi prima: sì, puoi contare su di me e anche sulla mia famiglia. Non l’ avrei mai ammesso ma sei un vampiro leale, di buon cuore e altruista. Altrimenti perché pensi che mi fidi di te? - e mi fece l’ occhiolino.
- Tutte cose che già sapevo, modestamente. - le risposi aggiustandomi il colletto della giacca.
- Invece di ringraziarmi per quello che ti ho detto, fai lo sbruffone? Ah, sì?
E detto questo fu rapidissima a mettermi una mano sul petto liberando la scarica elettrica. Caddi con la schiena per terra.
- Scherzavo, scherzavo! Pietà! - dissi mettendo le mani avanti.
- Che scemo che sei! - esclamò ridendo.
Risi anche io.
- Piuttosto…Perché non torniamo indietro? Si sta facendo buio. - propose Kate.
Mi rialzai dicendo:
- Uh, perché, la piccola Katie ha paura del buio?
- Guarda che non ci metto niente a farti schiantare di nuovo!
- Non prenderti assolutamente il disturbo! Coraggio, torniamo a casa Cullen!
Kate mi prese per mano e cominciò a correre. Percorremmo tutto il tragitto mano nella mano.
Quando giungemmo nel giardino sul retro, Kate mi lasciò la mano e si girò verso di me guardandomi per un secondo. Era stupenda. Poi puntò in direzione dell’ ingresso e cominciò a incamminarsi quando io la chiamai:
- Kate?
- Cosa c’ è, Garrett?
Agii in fretta. Prima che potesse dire qualcosa la afferrai per la vita e la bloccai contro il mio petto. Infine posai le mie labbra sulle sue.
Lei non si oppose, anzi: avvolse le mani intorno al mio collo e ricambiò il bacio.
Era un bacio intenso ma tenero al tempo stesso.
Le mie labbra furono inondate da miliardi di scintille, molto diverse da quelle che si generavano dal potere di Kate. Queste non facevano male, al contrario erano gradevoli. Erano calde ugualmente ma di un calore inebriante.
Mi ero perso totalmente anche se notai che qualcuno alle finestre ci aveva visto. Non sapevo però chi fosse e non m’ importava. Ero nel mio piccolo paradiso personale con Kate, non badavo poi tanto a quello che ci circondava.
Fu lei a interrompere per prima il bacio. Ciò nonostante, rimanemmo abbracciati ancora per un minuto.
Kate poi si alzò in punta di piedi, e mi sussurrò all’ orecchio:
- Faremmo meglio a rientrare.
Con riluttanza ubbidii ma prima di varcare l’ ingresso, Kate mi disse:
- Mi raccomando, non farci troppo l’ abitudine, nomade.
- Puoi stare tranquilla, donna. Era solo la degna conclusione di un bel pomeriggio!
Ci sorridemmo. Sapevamo entrambi che non dicevo sul serio. 
 

- Siamo tornati! - disse Kate ad alta voce.
- Ah, eccovi qui! Anche voi siete stati fuori a parlare del debito pubblico come Edward e Bella? - scherzò Emmett.
Rosalie gli tirò uno scappellotto sulla testa.
- Sempre il solito! - lo riprese.
- Sorella, ti sei divertita fuori a caccia? - chiese Tanya con fare malizioso.
I parenti non riescono proprio a farsi i fatti loro, vero?
Kate rispose con una linguaccia.
- Va bene, io vado di sopra. Ci vediamo dopo, Gary.
- Oh, ma sentitela: “Ci vediamo dopo, Gary”. Che tenerezza… - disse Emmett imitando Kate.
Stavolta fu Kate che dandogli una leggera scossa lo fece zittire.
- Adesso non hai più voglia di parlare, Emm? - gli chiesi sarcastico.
- Nemmeno tu ne avresti se fossi al mio posto.
- Comunque grazie per i consigli sugli orsi.
- No problem. Quando vuoi.
- A ogni modo…Io vado di sopra, come ho detto prima. - concluse Kate.
Dopo di lei anche Rose, Emmett e Tanya andarono da qualche altra parte di casa Cullen.
Io invece mi guardai attorno: Maggie e Siobhan parlavano a voce bassissima rivolgendomi ogni tanto uno sguardo; Benjamin, invece, mi mandava dei bacetti prendendomi chiaramente in giro.
“A quanto pare le voci girano…”
Ripensai a tutto il pomeriggio. E che pomeriggio! Sorridevo tra me e me.
Quell’ attimo di gioia fu però interrotto dal pensiero che si aggirava con pesantezza ormai nelle menti di tutti.
Lo scontro con i Volturi si avvicinava. Io però non avevo paura. Se fosse stato necessario, avrei lottato fino all’ ultimo per proteggere i miei ideali e le persone a cui tenevo. Questo era poco ma sicuro. 













Hello! E che dire... aspettavate questo momento? ;) 
Pensavo a questa scena prima che iniziassi a scrivere la storia xD
E ora che succederà? Il grande giorno sta per arrivare e Garrett è più determinato che mai. Staremo a vedere u.u 
Aspetto le vostre recensioni. 

Al prossimo capitolo :) 


H.

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Capitolo 12
*** Le giubbe rosse ***


                                                              Capitolo 12                                                                                    

                                                                     Le giubbe rosse


Non dimenticherò facilmente quella notte. La notte prima della battaglia. La luna illuminava tutta la vallata con la sua tiepida luce e la natura sembrava esserne incantata.
Pensai che gli animali, gli alberi avrebbero trascorso quella notte tranquilli, a differenza nostra. Per loro fortuna ignoravano il pericolo che noi avremmo affrontato.
Io ero eccitato e preoccupato allo stesso tempo. Se non avessi incontrato Kate forse sarei stato solo eccitato; se fossi stato un umano non avrei chiuso occhio.
Io e Kate quella notte non ci parlammo nemmeno mezza volta. Ogni tanto ci lanciavamo uno sguardo ma entrambi non avevamo voglia di intavolare una conversazione. Che cosa ci saremmo potuti dire? Non siamo i tipi da parole dolci e addii sdolcinati. Forse non accettavamo proprio l’ idea di salutarci perché credevamo che ce l’ avremmo fatta. O forse non volevamo rendere la situazione più difficile di quanto fosse.
E trascorremmo così quelle ore: lei seduta sul divano tra Tanya e Carmen, e io appoggiato con la schiena al muro vicino alla finestra. Cercai di mantenere la testa bassa per non incrociare il suo sguardo e lei fece più o meno lo stesso. L’ altra parte di me, invece, si prefigurava già lo scontro con i Volturi e immaginava i vari modi con cui avrebbe potuto metterli al tappeto.
Potevo solo immaginare come si sentissero Edward e Bella... ma ero fiducioso in loro: sapevo che erano intelligenti e che non avrebbero permesso che i Volturi torcessero un capello a Renesmee. Dovevano avere un piano B. Inoltre speravo che Bella sarebbe riuscita a proteggerci con le sue capacità.
Chiusi gli occhi e mi concentrai sui suoni che provenivano dall’ esterno della casa.
 
 
Il sole era ormai spuntato da un pezzo quando cominciammo ad avviarci verso la radura innevata che sarebbe stata il teatro dello scontro. Procedemmo a passo d’ uomo anche se sapevamo che sarebbe stato inevitabile. Con la coda dell’ occhio scorsi gli altri che si scambiavano parole d’ incoraggiamento. A quel punto decisi che anch’ io dovevo dire qualcosa a Kate:
- Non so cosa dirti, donna… eppure dicono che ci so fare con la retorica.
- Allora non dire niente. Sai come si dice, no? “Il silenzio vale più di mille parole”.
- Lo so, ma io… - feci pensando a qualcosa.
- Garrett, non dobbiamo dirci addio. Non è ancora finita. Anzi, non è nemmeno iniziata!
Non potei fare a meno di sorridere.
- Hai ragione. Puoi scommettere che non morirò senza combattere! Dovranno passare sul mio cadavere se vogliono fare del male a Nessie e a tutti voi. Anche se non ho poteri speciali gli darò del filo da torcere! – dissi risoluto.
- Sono con te, però… abbassa la cresta! – detto ciò premette l’ indice contro la mia spalla e liberò la scarica elettrica.
Io vacillai leggermente ma non cedetti.
- Sorprendente! – esclamò Kate. – Non sei finito a terra!    
- Forse perché era meno potente delle precedenti.
- Non credo…Ci riprovo: preparati!
Mi concentrai e quando Kate mi toccò di nuovo strinsi i denti. Per la seconda voltai resistei.
- Davvero incredibile! Devo aver imparato a resistere al tuo potere!
Ero estasiato. La scarica di Kate mi aveva fatto male, certo, ma non così tanto come le altre volte.
Kate arricciò il naso. Evidentemente non era contenta quanto me.
- No, probabilmente è come hai detto tu: era meno potente delle precedenti. Sai, non ti ho voluto far soffrire troppo.
“Diamole ragione per una volta”
- Sarà…
- Non assecondarmi, nomade. – ribatté.
- Mai lo farei!
E con un sorriso in più sulle labbra arrivammo alla radura.
 
 
Ci disponemmo in modo da formare una mezza luna. Edward, Bella e Carlisle erano al centro con affianco Jacob in forma lupo e Renesmee tra i due genitori.
Alcuni vampiri si tenevano per mano, altri guardavano ansiosi di fronte a sé.
Io ero tra il clan di Denali: alla mia sinistra c’ era Carmen mentre alla mia destra c’ era Kate.
“Mi ero promesso che avrei detto a Kate quanto tengo a lei…Ma non ci riesco”
Io trovo sempre le parole giuste ma in quel momento, per quanto mi sforzassi, non trovai niente.
Non mi rassegnai e mi ripromisi che lo avrei fatto in seguito. Quella promessa era davvero insensata. Ero così sicuro che ci sarebbe stato un seguito? Era bello pensare di sì.
All’ improvviso tutti c’ irrigidimmo. Con gli occhi bene aperti e le orecchie tese in ascolto, osservammo le mantelle grigie dei Volturi venire avanti. Dal bosco spuntarono decine di seguaci.
- Arrivano le giubbe rosse! Arrivano le giubbe rosse! – esclamai scherzando.
Kate con un sorrisetto scosse la testa.
I Volturi, guidati da Aro, percorsero vari metri ma poi si fermarono per un attimo: i lupi amici di Jacob ci avevano raggiunti e si erano posizionati ai nostri lati.
Aro, però, rinsavì subito e arrivò con il suo gruppo a una trentina di metri da noi.
Ci osservammo l’ un l’altro e capimmo che da entrambe le parti, se si fosse arrivato a uno scontro, si sarebbe combattuto fino all’ ultimo.
Portai la gamba sinistra all’ indietro e mi piegai leggermente mettendomi istintivamente in posizione di guardia quando Carlisle e Aro fecero tutti e due un passo in avanti. 

















Sono tornataaaaaa :)) Era da più di un mese che non scrivevo. Anche se il mio computer dev' essere ancora riparato, sono riuscita ad aggiornare!! 
Allora... il capitolo non è lungo come i precedenti ma meglio di niente. 
Spero che mi recensiate presto <3 



H.
 

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Capitolo 13
*** Pronti a tutto ***


                                                                                            Capitolo 13

                                                                                           Pronti a tutto


Carlisle salutò Aro come se fossero stati due vecchi amici; poi iniziò a spiegare che nessuna legge era stata violata e che Renesmee non era una vampira.
Il biondissimo Caius, uno dei tre capi dei Volturi, replicò chiedendo come mai, allora, i Cullen avessero radunato così tanti combattenti.
- Sono solo dei testimoni, come i vostri, che sono pronti a confermarvi che questa bambina non è come noi. 
Caius si guardò attorno; poi ordinò: - Portatemi qui l’ informatrice!
Le file anteriori delle mantelle grigie si aprirono e tra esse venne spinta in avanti una vampira minuta dai capelli biondo chiaro che le arrivavano sotto le orecchie. La guardai meglio e notai subito i suoi occhi dorati. Era bellissima. Assomigliava molto a Tanya e Kate.
- Irina… - sussurrò Tanya.
Kate al mio fianco s’ irrigidì.
- Allora è lei… - dissi con un soffio di voce.
Quando Irina arrivò da Caius, lui la guardò negli occhi e poi le diede uno schiaffo in pieno volto.
Le sorelle d’ Irina sibilarono tra i denti mentre Eleazar e Carmen si misero sulla difensiva.
Caius indicò Renesme e chiese duramente ad Irina: - Quella, per caso, è la bambina che hai visto?
- Forse. Le assomiglia molto ma non è proprio quella che ho visto. Sembra… cresciuta.  – spiegò confusamente la poveretta.
Il viscido capo le si avventò contro urlandole:
- Che cosa significa?
- Fratello, lascia fare a me! – s’ intromise Aro. – Mia cara, permetti?
Fece cenno ad Irina di porgergli la mano e, una volta che lei alzò il braccio e aprì il palmo, gliela strinse tra le sue.
Aro aveva il dono di vedere i pensieri di tutta la vita di una persona attraverso il semplice tocco. Evidentemente stava analizzando se ciò che aveva affermato Irina era vero.
- Pare proprio che questa creatura assomigliasse a un bambino immortale ma che, nel corso del tempo, sia cambiata…
- Come dicevo! – gli disse Carlisle.
- Mio buon amico, io però so che non sei tu l’ autore di tutto ciò. Vorrei parlare con Edward, se non ti dispiace. Penso che lui abbia una parte in questo, dato che la bambina sta tra le braccia della sua sposa.
Tutti ci girammo a guardare Edward: il ragazzo prima baciò sulla fronte sua moglie e sua figlia, poi si avviò verso i Volturi. Bella ridacchiò quando Edward arrivò da Aro: era impazzita o cosa? Era riuscita forse a stendere lo scudo come si deve?
Il lettore di menti si fece stringere la mano dall’ altro lettore di menti. Lo sguardo del leader dei Volturi si fece vacuo.
Dopo un po’ Aro riprese la sua solita espressione dicendo:
- Mi hai dato molti elementi su cui riflettere, giovane amico. Molti più di quanti me ne aspettassi. Posso conoscere la piccola?
Edward acconsentì, a patto che s’ incontrassero a metà strada tra le due fazioni. Renata, lo scudo personale di Aro, sussultò, così Edward propose ad Aro di portare qualcun altro. La scelta ricadde su Felix e Demetri, due delle guardie più forti e letali.
Bella, allora, s’ incamminò con Nessie da Aro con a sua volta due bodyguard: Jacob ed Emmett.
Dopo vari convenevoli, Aro salutò la piccola: - Che splendida bambina! Ciao, Renesmee.
- Ciao, Aro.  
- Mezza mortale, mezza immortale…
Caius, lì vicino, era sbigottito.
Aro sembrava sempre molto affabile e pacato, ma invece era il più spietato dei Volturi perché aveva la mente di uno stratega che pianificava tutto nei minimi dettagli riuscendo a mantenere la calma.  
Caius era aggressivo e impulsivo, e quindi più prevedibile. Da Aro, invece, non sapevi cosa aspettarti.
Marcus, il terzo anziano, era al contrario apatico e con molta meno sete di potere rispetto ai suoi “colleghi”.
Comunque, se fossimo arrivati al corpo a corpo, li avrei fatti a pezzi.
Aro invitò la piccola a prendergli la mano, ma Nessie si sporse e gli toccò la guancia con le dita.
- Non preoccuparti, Renesmee, non voglio fare del male ai tuoi cari. – disse il vampiro quando la bambina finì di usare il suo potere.
Ma quanto poteva essere ipocrita?
Aro poi guardò Jacob e gli altri lupi:
- Sembra che siano legati a voi… piuttosto fedeli.
- Non è come pensi. – lo ammonì Edward. – Loro non stanno ai nostri ordini.
Il giovane Cullen, senza girarsi, si rivolse a Jacob:
- Per Aro sareste dei perfetti cani da guardia.
I licantropi ai nostri lati ringhiarono e ulularono. Smisero di colpo quando un ringhio più forte s’ impose sui loro: doveva essere quello del capobranco.
- Be’, miei amici, devo discutere con gli altri per dare la sentenza finale. – annunciò Aro.
Come un gregge di pecore, le mantelle grigie si spostarono arrivando vicino al loro signore.
Era più che ovvio che i Cullen fossero innocenti, ma fui certo che i Volturi stessero solo rimandando quello che in ogni caso sarebbe stato il verdetto: quella famiglia era colpevole. 
Erano degli esseri subdoli! Tutta questa attesa non faceva che accrescere la fiamma che era in me. Io, in qualsiasi momento, sarei stato pronto a dare la mia versione dei fatti.
In quel momento tutti quanti si raddrizzarono e si prepararono per scattare in avanti.
Kate mi afferrò la mano; io la intrecciai con la sua.
“Che sto facendo? Questo è il momento giusto per dirglielo! Cosa sto aspettando?” 
Continuavo a ripetermi questo. Ma era inutile. Non mi arresi però, e mi dissi che l’ avrei fatto successivamente.
“Ma successivamente quando? Quando saremo morti?
Per quanto mi sforzassi non riuscii a dire niente. Io non sono il vampiro adatto a queste cose. Però la cosa in cui riuscivo meglio erano i discorsi. E allora perché mi mancavano le parole quando quello era il momento più adatto? Forse era l’ orgoglio?
Dovevo trovare alla svelta il mio stile, il mio modo per dire a Kate ciò che meritava di sapere prima che fosse troppo tardi.  
Mentre io ero immerso in queste riflessioni, i Volturi ed Edward discutevano. A quanto pareva, i licantropi non erano i Figli della Luna cioè i veri licantropi. Li si poteva definire, invece, come dei “mutaforma”.  
Alla fine di quel dibattito, Caius ritornò alla nostra causa.
- Irina! – chiamò.
Lei fece un passo in avanti per poi muoversi in direzione di Caius.
- La tua denuncia non aveva motivo d’ essere. Quella creatura non è una bambina immortale. 
- Ognuno di noi avrebbe pensato la stessa cosa. – sentenziò Aro.
Però Caius continuò: - Hai sbagliato, Irina. Ma vorrei sapere perché spiavi i Cullen. So che da un po’ di tempo i vostri rapporti non erano dei migliori. Come mai?
- I lupi uccisero Laurent, una persona a cui tenevo, e i Cullen non me l’ hanno lasciato vendicare.
Nella voce di Irina c’ era una forte nota di pentimento.
- Irina, se volessi fare un reclamo contro quei mutaforma e contro i Cullen, fallo adesso! – fece Caius.  
- No, non farò nessun reclamo. Qui non c’ è nessuna bambina immortale, nessun crimine è stato commesso. Ho fatto io un errore e mi ritengo totalmente responsabile. I Cullen sono assolutamente innocenti.  
Il mio istinto mi disse di tenermi pronto perché stava per accadere qualcosa.
Irina si girò fissandoci uno a uno. Il suo sguardo poi si fermò sulla sua famiglia. E su di me. Sorrise leggermente nel vedermi: forse aveva capito che avevo instaurato un legame particolare con il suo clan.
Quel sorriso si spense all’ improvviso quando disse: - Mi scuso con tutti voi.
Caius in quel momento diede il segnale ai suoi sicari che si avventarono su di Irina. Ci fu uno stridio e in men che non si dica si alzarono delle lingue di fuoco. Quando i Volturi si spostarono da lì, Irina non c’ era più; al suo posto c’ erano solo fumo e fiamme.
- Era ora che si prendesse le sue responsabilità! – esclamò Caius con un ghigno.
- Fermatele! – ordinò Edward con un grido.
Non impiegai molto a capire cosa stava per succedere: infatti, non appena voltai la testa, vidi Kate e Tanya lanciarsi con impeto verso Caius. Avrebbero sicuramente scatenato una battaglia senza esclusioni di colpi.
 

















Scusate se non ho aggiornato prima :) Ce l' ho fatta alla fine!! 
Questo capitolo è stato il più difficile da elaborare perché non ricordavo esattamente tutti i passaggi dell' incontro con i Volturi. L' ho scritto con Breaking Dawn alla mano xD Alcune parti le ho sintetizzate, altrimenti sarebbe stato troppo lungo. Inoltre alcune frasi e parole le ho cambiate un po', altre le ho mantenute uguali. Lo so, forse ci sono meno parti riflessive rispetto ai capitoli precendenti.  
A ogni modo, lasciatemi, se volete, una recensione ;) 



H.

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Capitolo 14
*** Ultima possibilità ***


                                                                                             Capitolo 14   

                                                                         Ultima possibilità    
 



                                                                                kate and garrett photo: Garrett & Kate tumblr_mdss0oxkMz1rkd9jdo8_250.gif



Edward, al suo stesso comando, fu il primo a reagire: afferrò Tanya per un braccio mentre Carlisle la strinse nella sua presa. Tanya, che ora non poteva più andare alla carica, continuava però a dimenarsi con i calci e a urlare per la rabbia.
Carlisle cercò di calmarla: - È tardi per rimediare. Non devi dargli quello che vuole!
Invece, nessuno riuscì a fermare Kate: Rosalie cercò di acchiapparla per arrestare il suo attacco ma un istante dopo finì a terra tramortita dalla scossa; poi Emmett arrivò in suo aiuto acciuffando Kate per un braccio e gettandola al suolo. Anche il suo tentativo fu inutile in quanto Kate lo fulminò in un decimo di secondo: il ragazzo indietreggiò e cadde su un ginocchio. Alcuni testimoni, che stavano andando a fermarla, si gelarono nel vedere ciò che aveva fatto.
Nemmeno il possente Emmett era riuscito a bloccarla: Kate era come un ciclone che avrebbe scagliato a terra chiunque si fosse azzardato a toccarla. Non avrebbe fatto sconti a nessuno con il suo potere elettrico.
Si alzò con rapidità e, gridando furiosamente, cercò nuovamente di lanciarsi all’ assalto. Se ci fossero stati solo lei e Caius, avrebbe avuto di sicuro la meglio lei. Ma poiché non era così, in quanto i Volturi erano in molti e con altrettanti terrificanti poteri, Kate avrebbe trovato la morte e il suo tentativo di vendicare Irina sarebbe andato in fumo.
Eleazar, Carmen ed Esme esclamarono contemporaneamente:
- Tutto inutile! – Siamo morti! – È finita!  
Non potevo permettere che si autodistruggesse.
- No, non ancora! – gli risposi scattando all’ inseguimento di Kate.
Era quasi arrivata a pochi metri da Caius quando le cinsi il corpo con le mie braccia; i miei polsi si trovavano sotto le sue mani così lei ci si aggrappò sopra e liberò una delle sue scariche più potenti. Emisi un urlo di dolore.
- Garrett, levati di mezzo! – mi ordinò.
- Mai!
Ero già riuscito a resistere alle scosse di Kate, ma quella mi costò uno sforzo inaudito.
- Non cercare di fermarmi, razza di idiota. Lasciami andare o ti costringerò io a farlo!
- Puoi aumentare la potenza di quanto vuoi, ma stai certa che io non mollerò la presa! – l’ avvisai serrando i denti.
- L’ hai voluto tu, stupido nomade! – ringhiò.
Sentii in tutto il mio corpo che il calore bruciante aumentava. Non riuscii a reggermi in piedi così cademmo tutti e due per terra, stretti ancora in quell’ abbraccio letale.
Kate stava producendo scariche sempre più forti.
- Tutto qui quello che sai fare, donna? – le chiesi in tono di sfida cercando di nascondere la sofferenza.
Per tutta risposta, lei gridò e mi diede la scossa più micidiale che avesse mai liberato. Il dolore si fece ancora più acuto. Non mi arresi: dovevo continuare a lottare per Renesmee, per i Cullen, i Denali, per me stesso ma soprattutto per Kate. Ora che l’ avevo trovata non avrei lasciato che si facesse uccidere.
Kate, capendo che per nessuna ragione avrei sciolto la presa, giocò la sua ultima carta: una raffica velocissima di scariche che avevano tutte la stessa potenza della precedente.
Strinsi i denti ancora di più cercando di mantenere la lucidità. Alzai lo sguardo al cielo per concentrarmi.
Mi ricordai di quando Kate mi disse che per allenare Bella ci volveva un incentivo. Oppure uno dei suoi consigli per controllare lo scudo: “Devi tirare fuori la grinta che c’è in te e pensare alle persone che stai proteggendo”.
Aveva ragione! Allora feci appello alle ultime forze che mi erano rimaste e mi focalizzai su Kate. Era lei che in quel momento stavo proteggendo più degli altri. E il mio incentivo non fu difficile da trovare: la promessa.
Mi ripetei che se mi fossi arreso e Kate fosse morta, non avrei mantenuto la parola e forse avrei vissuto con il rimorso di non essere riuscito a dirle quello che volevo che sapesse.
Mi morsi le labbra per riuscire meglio a resistere. Ce la potevo fare. Ci ero già riuscito in precedenza.
Non dovevo perdere. Non potevo perdere. Non volevo perdere!
Sembrava fosse passata un’ eternità da quando Irina era morta, invece non erano che secondi.
- Zafrina! – chiamò Edward.
Improvvisamente Kate diminuì il voltaggio. Adesso non gridava più ma riusciva comunque ad usare il suo dono. Almeno ora riuscivo a gestire meglio la situazione. Intanto, anche sua sorella aveva smesso di scalciare.
- Ridammi la mia vista! – sbraitò Tanya.
Poco alla volta avvertii che il dolore si stava affievolendo finché non sparì del tutto. Senza dubbio era opera di Bella e del suo scudo.
- Grazie… - dissi con un filo di voce nella speranza che mi sentisse ugualmente.
Fu allora che Kate finì completamente di liberare le scintille. Aveva capito che non c’ era ragione di continuare perché non gliel’ avremmo concesso.
- Se ti lascio andare, mi atterri di nuovo, Katie? – le sussurrai dolcemente.
Lei, però, mi diede una gomitata nello stomaco. Allentai lentamente la mia stretta.
Carlisle, allora, prese il controllo della situazione: - Tanya, Kate, attaccandoli alla cieca non concluderete nulla. Ormai è tardi. Facendo così, non ci sarà speranza per nessuno. Riflettete: Irina non vorrebbe questo da voi.
Tanya si lasciò consolare da Carlisle mentre Kate, dopo che mi scrollò da dosso, si mise a sedere sulla neve.
In tutto ciò Aro ci osservava sorpreso: era per aver visto dal vivo la forza di Kate, o era meravigliato per aver scoperto Bella?
Mi ricordai che Aro era un collezionista di vampiri con doni speciali. Dal nostro gruppo avrebbe sicuramente tratto uno splendido bottino.
I Volturi non perseguivano la verità bensì il potere, il dominio. Ciò che più di ogni altra cosa Aro voleva era Alice: lei poteva prevedere le decisioni di una persona. Quelli che Aro aveva tra la sua guardia erano dei “pezzi unici” e Alice sarebbe stata un’ altra incredibile arma del suo arsenale. Purtroppo per lui, però, la sorella di Edward era intelligente e infatti era scappata prima che noi testimoni arrivassimo. 
I Volturi non stavano cercando di difendere la nostra natura ma cercavano una scusa per distruggere i legami che univano Alice, Edward e gli altri. Avrebbero distrutto uno stile di vita completamente innovativo. Vigliacchi!
Nel frattempo Kate sembrava essersi ripresa. Si girò verso di me e appoggiò la testa contro la mia spalla. Io la baciai sui capelli e poi mi alzai offrendole la mano per aiutarla a rimettersi in piedi. Lei la prese e, dopo essersi sistemata al mio fianco, non la lasciò. Insieme continuammo a fissare la scena davanti a noi.
Aro volle parlare con alcuni di noi. Cominciò dagli egiziani.
- Amun, mio vicino delle terre del Sud, speravo che fossi venuto per presentarmi gli ultimi arrivi del tuo clan ma, a quanto vedo, non è così. Cosa puoi testimoniare?
- Che la bambina non è stata morsa e che cresce molto rapidamente.
- E quindi dovremmo lasciarla vivere?
- Non esprimo sentenze. E ora, col tuo permesso, io e la mia compagna ci congederemmo. 
- Permesso accordato e sono sicuro che ci saranno altre occasioni per parlare.
Detto ciò Amun e Kebi corsero nei boschi alle nostre spalle.
Aro, invece, si rivolse a Siobhan: - Mia cara, sei splendida come sempre!
- Io sono qui per testimoniare ciò che ha affermato anche Amun: Renesmee non è una bambina immortale e non rappresenta un pericolo per il mondo dei vampiri.
Aro però cercò di trovare un punto debole: - In nessun modo?
- Cosa intendi? – domandò scettica Siobhan.
Questa volta Aro parlò a tutti: - Nessuno ha infranto le regole ma ciò non significa che la bambina non sia un punto interrogativo. Chi ci afferma con certezza che non diventerà una minaccia per la nostra specie? Si sono susseguiti miti e leggende su di noi che ci hanno reso temuti dagli umani ma ben presto persino questi ultimi sono stati in grado di produrre armi che potrebbero eliminarci. Ora, se le nostre prede, molto più deboli di noi, possono essere capaci di ciò, chi o cosa ci garantisce che questa rarità non sia un pericolo? Nemmeno i suoi genitori sono in grado di prevedere cosa diventerà. Amici testimoni, io vi dico che di questi tempi solo ciò che conosciamo è davvero sicuro.
- Non stai giudicando con dovuta attenzione, Aro. - affermò Carlisle.
- Noi veniamo in pace, Carlisle. Dico solo di non affrettare le cose ed essere saggi. Bisogna essere cauti per affrontare le cose da ogni punto di vista.
Le parole di Aro avevano alimentato il fuoco che già da tempo bruciava dentro di me.
Ancora una volta erano tutte balle! Solo pretesti. Con questa sua ultima argomentazione aveva oltrepassato ogni limite. Era troppo! Non potevo più aspettare: era giunto il momento che tutti quei testimoni capissero davvero quali erano gli scopi dei Volturi.
Feci un passo in avanti ma la mano di Kate mi trattenne. Io però la lasciai e mi voltai a guardarla negli occhi dicendole: - Fidati di me. So quello che faccio.
Dopodiché mi schiarì la voce e chiesi: - Posso offrire un mio punto di vista?
- Accomodati, nomade. – fece Aro.
Io lo fulminai con lo sguardo; poi, con un altro passo in avanti, alzai il mento e osservai attentamente i suoi testimoni per prepararmi a quella che decisi doveva essere una delle più memorabili arringhe nella storia dei vampiri.
 
































Mi è piaciuto molto scrivere questo capitolo <3 Uno dei momenti più teneri dei Karrett perché per il nostro nomade questa è una prova di amore, volontà, coraggio e resistenza. Ho voluto dare ampio spazio ai pensieri e alle emozioni di Garrett in quel particolare momento, visto che in BD viene descritto solo il modo in cui trattiene Kate. Ovviamente quest' ultima è accecata dalla rabbia, per questo inveisce in quel modo contro il povero Gary.  Poi, avendo riletto questo passo tantissime volte, mi sono chiesta: ma perché Bella impiega tutto quel tempo per realizzare di dover separare i nostri protagonisti con il suo scudo? Forse Kate è stata talmente veloce che si è resa conto dopo un po' che era il caso d' intervenire. O forse la Meyer ci ha voluto regalare questo episodio che significa molte cose.
 

A presto, 


H. 


P.S.: non so se riuscirò ad aggiornare questa settimana, oltretutto il 14 parto. Quindi, se non dovessi farcela, ci sentiamo dopo il 21 ;) 
Buona estate!! 
P.P.S.: non so perché ma ultimamente, rileggendo alcuni capitoli, mi è sembrato di non essermi immedesimata benissimo in Garrett o che comunque avrei dovuto scrivere cose diverse da quelle che ho elaborato xD

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Capitolo 15
*** Qualcuno doveva pur farlo... ***


                                                                                                  Capitolo 15                                                                                    

                                                                     Qualcuno doveva pur farlo...




                                                                               Image and video hosting by TinyPic



“Soldati, all’attacco!” 
“Andiamo!”  
Io sono davanti a tutto il gruppo, pronto all’assalto.
Eccoci lì, a correre per il prato per poi nasconderci dietro ai cespugli. Bambini di dieci anni che con le loro spade di legno e pistole giocattolo costruite assemblando tubi di ferro, giocano alla guerra perché da grandi vogliono fare i soldati.
“Garrett, a dieci metri da te c’è un nemico!” esclama il mio migliore amico Christopher.
Io mi alzo da dietro al cespuglio e, mirando al vuoto con la mia pistola, sparo al nemico invisibile. Anche gli altri cominciano a sparare in direzioni diverse.
“Bel tiro!” si complimenta Danny, un altro bambino.
“D’accordo. Adesso dobbiamo sbaragliare le fila nemiche per andare in cima a quella collina!” dico agli altri indicando un muretto di pietra.
Tutti si alzano dai cespugli e insieme corriamo verso l’altra parte del prato. Mentre attraversiamo la distesa di erba, infilziamo gli avversari con le nostre spade.
Io sono il primo a raggiungere il muretto e salirci sopra, ma quando mi giro a vedere se gli altri mi hanno raggiunto, li vedo a terra più o meno uno addosso all’altro.
“Accidenti, Brian! Stai più attento a dove metti i piedi! Ci hai fatto cadere tutti e cinque.” brontola Simon.
“Ma se il primo ad inciampare sei stato proprio tu!” ribatte Brian.
“State bene? Vi siete fatti male?” chiedo loro scendendo dal muretto.
“Sì, tutto a posto, Gary. Tu, invece, sei stato agilissimo. Noi, purtroppo non siamo come te.” mi risponde Theodore, un altro mio amico.
“Che vuoi dire?” 
“Voglio dire che, tra tutti noi, tu sei il più bravo a fare la guerra. Diventerai sicuramente un soldato. Noi, invece, non siamo capaci nemmeno di muoverci in gruppo!” 
Gli altri fanno cenni d’assenso con la testa. Si mettono a sedere sull’erba e nei loro occhi lego espressioni di delusione.
“No, non è vero. Anche voi siete bravi, capita a tutti di sbagliare. Non lasciate che una piccola difficoltà vi butti a terra: dovete reagire e riprendere a combattere. Io non sono migliore di voi, ve lo posso assicurare. Un solo soldato non può vincere una guerra senza i suoi compagni.” 
Mentre parlo, i ragazzi sono di nuovo in piedi e mi guardano con occhi carichi di speranza e determinazione.
“Insieme siamo forti e abbiamo sconfitto tantissimi nemici. Ognuno di noi ha le sue capacità ed essere diversi è una bella cosa. Dovete avere fiducia in voi e nel nostro gruppo perché diventeremo dei valorosi soldati tutti insieme! Ora venite qui e facciamo fuori questi nemici!” 
“Sì!” esclamano all’unisono; poi saliamo tutti sul muretto.
“Sai, Gary, oltre a combattere bene, sei bravo anche a parlare.” mi dice Christopher.
“Davvero?” 
“Davvero. Le tue sono state delle parole molto belle e soprattutto… sincere. Sei riuscito a renderci di nuovo felici. Con i tuoi discorsi, secondo me, potresti convincere chiunque. Ecco, questa è una delle tue capacità. Qualunque cosa accada, cerca di non perderla, potresti fare grandi cose.” 
Potresti convincere chiunque. 
Potresti fare grandi cose. 
Potresti convincere chiunque. 
Potresti fare grandi cose. 
 
 

“Convincere chiunque, fare grandi cose.” ripetei dentro di me.
Quel ricordo della mia infanzia mi infuse coraggio.
- Cos’hai intenzione di fare? – mi chiese Kate.
- Ora lo vedrai.
Strinsi i pugni e poi li rilasciai quando così iniziai a parlare: - Come tutte queste persone, anche io sono venuto a testimoniare in favore di Carlisle. Posso assicurarvi che questa bambina non è come noi e non è un pericolo per la nostra specie.
Il punto però è un altro, a mio avviso. Tra le vostre fila vedo alcuni vampiri che conosco, come Charles e Makenna. Parlo dunque a voi, nomadi come me.  
Il vero scopo dei Volturi è il potere. E per loro la famiglia alle mie spalle ne dimostra un bel po’. E, badate bene, ho detto famiglia.
Dovete sapere che loro conducono una vita assolutamente incredibile: si nutrono di sangue animale, vivono in totale armonia con gli umani, hanno persino dei cugini che seguono il loro stesso credo. Li uniscono legami molto forti che vanno ben oltre quelli a cui siamo abituati. Non si dividerebbero mai da soli.
La richiesta che i Cullen ci hanno fatto non era quella di combattere.
Il fatto che Carlisle abbia la verità dalla sua parte non credo che basterà a fermare i piani dei Volturi, qualunque essi siano. Cosa stanno cercando di fare in realtà? Salvaguardare il nostro mondo o il loro ego? Eliminare un potenziale pericolo o uno stile di vita?
I testimoni di fronte a me erano visibilmente colpiti. I loro sguardi accesero le fiamme nel mio. Nessuno mi poteva fermare. Nemmeno Aro che mi guardava divertito.
- La verità è che Renesmee è solo un pretesto.
Riflettete: se il vero problema fosse l’esistenza della bambina, perché Caius avrebbe ucciso Irina? Non era sufficiente aver chiarito il malinteso? Ovviamente no. Con il suo assassinio aveva intenzione di scatenare una battaglia. I Volturi sperano in uno scontro, uno scontro che sono sicuri di poter vincere grazie al loro corpo di guardia, la collezione di talenti di Aro. Solo uno strumento, esempio lampante della loro sete di tirannia.
Uno dei nostri ha l’abilità di sapere chi mente quindi possiamo assicurarvi che le parole di Aro non erano vere.
A questo punto ciò che dovete prendere in considerazione è la seguente domanda: siete davvero liberi?
Credete davvero di non essere come la guardia dei Volturi?
Siate capaci di prendere le vostre decisioni. Non rendetevi mezzi di attuazione dei loro piani. I Volturi minacciano il nostro libero arbitrio: è questo ciò che puntano di distruggere. Le persone che non hanno idee proprie sono quelle più facili da controllare.
Testimoniate questo: il loro tentativo di abbattere la vostra capacità di discernimento. Altra prova della loro continua ricerca di dominio.
Come vi ho detto, io sono stato chiamato a testimoniare ma ora rimango per combattere.
Poi mi rivolsi direttamente ai tre capi: - Cosa aspettate allora? Fatevi sotto. Basta con pretesti e sotterfugi. Siate onesti almeno nelle vostre intenzioni e noi faremo altrettanto. Sapete benissimo che il fulcro della questione non è quello che dite voi. Non mi aspetto la vittoria, ma quantomeno la lealtà: se proprio devo morire, voglio farlo sapendo di aver conosciuto la verità. Perciò chiarite ai vostri testimoni il vero motivo per il quale oggi sono qui.
Mi rigirai a guardare i testimoni dei Volturi per dirgli: - Avete anche un’altra scelta, voi: unirvi a noi o meno. Non penserete certo che, solo per il fatto di essere dalla loro parte, i Volturi vi risparmino la vita? Ad Aro piace avere un pubblico.
Non dovete sottovalutarci: la nostra forza potrebbe essere abbastanza da tenergli testa. Ma potrei anche sbagliarmi. Valutate come meglio credete. Non voglio azzardare promesse, tranne una: siamo legati dallo stesso destino. Se noi perdiamo, perderete anche voi. Ma non lasciate che a perdere siano la vostra libertà e il vostro onore.
Quando ebbi concluso mi riavvicinai a Kate e mi misi subito in posizione di guardia, pronto a scattare.
- Garrett: due. Aro: zero. Palla al centro. – bisbigliò Emmett.
Sorrisi leggermente compiaciuto.
- Proprio un bel discorso, mio rivoluzionario amico. – mi disse candido Aro.
Il mio sorriso scomparve, lasciando il posto a un' espressione feroce.
- Rivoluzionario? Contro chi mi starei ribellando, se è lecito chiederlo? Sei forse il mio re? Vuoi che ti chiami Signore anch’io, come quei leccapiedi delle tue guardie?
- Pace, Garrett. Mi riferivo solo ai tempi in cui sei nato. Sei ancora un patriota, vedo.
Poteva dirlo forte. Gli lanciai un’occhiataccia e ringhiai sommessamente.
- Ve lo chiedo direttamente, allora. Pensate che sia meglio vivere senza un costante pericolo o salvare una famiglia? La bambina non è quello che pensavamo, ma lasceremo che il futuro decida del nostro mondo, quando potremmo risolvere il problema oggi? O ha ragione lo schietto Garrett? Vi unirete a loro per contrastare la nostra voglia di potere? – disse il leader dei Volturi ai suoi testimoni.
Era chiaro che avessi ragione io, ma Aro, come suo solito, cercava di manipolare i vampiri che erano lì ad ascoltarlo.
Charles e Makenna si guardarono l’un l’altra; la donna poi chiese: - Possiamo solo scegliere di stare con o contro di te, Aro?
- Certo che no, affascinante Makenna. Potete anche andarvene come Amun.
- Il nostro compito era quello di testimoniare. La nostra sentenza è che questa famiglia è innocente. E ogni cosa che ha affermato Garrett è la verità. Anche io ho il potere di riconoscere le menzogne.  – disse Charles.
Gli rivolsi un sorriso.
- Be’, il patriota crede fortemente in quello che dice. – gli rispose Aro con una risatina.
Mi stava dando sui nervi più del solito. Mi prendeva in giro? Era palese che il mio discorso l’aveva turbato e che ora stava cercando di rimettere in sesto la sua sceneggiata.
- Adesso noi ce ne andiamo. – annunciò Makenna.
Scomparvero tra i boschi e dopo di loro altri quattro vampiri seguirono il loro esempio.
- Hai fatto centro, a quanto pare. – mi disse Kate sottovoce.
- Come sempre. – le risposi.
Non mi colpì con la sua scossa come avrebbe fatto normalmente. Ne avevo avuto abbastanza per quel giorno.
- Siamo in minoranza, amici. Dobbiamo non risolvere la questione per salvarci la vita? – domandò Aro ai suoi.
- No, Signore. – mormorarono tutti insieme.
Ma che branco di pecore!
- Il segreto della nostra esistenza vale la perdita di alcuni di noi?
- Sì. Non abbiamo paura.
Aro poi si rivolse ai suoi compari: - Ci sono molti elementi da analizzare, fratelli cari.
- Consultiamoci. – fece Caius, colui che aveva più fretta.
- Consultiamoci. – ribadì Marcus col suo solito tono apatico.
Aro li prese per mano e insieme si misero in una formazione che assomigliava a un triangolo.
In quel momento rinsavii e mi ricordai che il tempo stringeva. Non mi era rimasto molto.
Probabilmente stavamo per combattere e poi morire. E io non avevo ancora rispettato la mia promessa riguardo a Kate.       




















Ce l'ho fatta! Questo capitolo è stato un parto plurigemellare u.u Il discorso di Garrett l'ho modificato un po' come alcune battute dei personaggi, mentre altre le ho lasciate uguali (come quelle del nostro protagonista che mi piacciono troppo). Mi è piaciuto scrivere l'introduzione per far rivivere un ricordo di Garrett. L'immagine viene dal backstage di BD2, una delle scene che hanno tagliato, il discorso, appunto. T.T
Ringrazio chi recensirà e chi legge, ma soprattutto DreamWriten che mi ha dato dei consigli perché la mia ispirazione se ne era andata in vacanza.
Al prossimo capitolo. 


H.

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Capitolo 16
*** Decisioni ***


                                                                                         CAPITOLO 16  
                                                                                                        
                                                                                              Decisioni

1, 2…  
Dovevo pensare in fretta: quando gli anziani avrebbero sciolto quella posizione non avrei avuto più la mia possibilità. 
Il fatto era che dopo il mio accalorato discorso riuscivo peggio di prima a comporre una frase di senso compiuto. Se fossi stato un umano probabilmente avrei iniziato a sudare. Non dovevo però perdere la calma. D’altronde, dovevo solamente dichiarare a una folle i miei più profondi e oscuri sentimenti. Facile, dopotutto, no?
3, 4, 5… 
Cercai di mettere insieme quante più parole possibili, ma la pressione mi stava soffocando.  
6, 7…   
Bastava ragionare: parole troppo smielate non erano nel mio stile, per cui quella era già un’opzione da scartare. Le idee erano confuse nella mia mente, non riuscivo nemmeno ad aprire bocca. 
8, 9...  
Decisi che a 10 non ci sarei arrivato, così velocemente mi lasciai andare, mi avvicinai all'orecchio di Kate e le dissi in perfetto stile Garrett: - Se sopravviviamo a tutto questo, ti seguirò ovunque, donna. Grazie a te mi sento diverso, in senso buono, ovviamente. Per quanto tu sia testarda, orgogliosa e insopportabile quando vuoi, mi hai letteralmente scosso l'animo, riesci a farmi andare fuori di testa. Forse non lo do a vedere, ma mi sono davvero affezionato a te e alla tua famiglia, tengo davvero molto a voi. Perciò se per qualche specie di miracolo dovessimo riuscire a scamparla, voglio restare al tuo fianco.   
Kate non si mosse e si limitò a rispondere: - Adesso si è deciso a dirmelo... stupido nomade! 
Certe cose non sarebbero cambiate mai e anche se forse non lo avrebbe mai ammesso, io la vidi abbassare lo sguardo e sorridere, nonostante fosse ancora scossa per la morte di Irina.  
"Bel colpo, Gary!", pensai.  
Fu Bella a riportarci alla realtà: - State pronti. Si comincia. 


- Non ci credo... ce l'abbiamo fatta, donna! 
Non combattemmo quel giorno, Renesmee era salva e i Volturi ritornarono in Italia molto delusi: tutto merito di Alice e del suo compagno Jasper che erano riusciti a scovare Nahuel, un altro "ibrido" (solo con vari decenni in più) come Nessie, portando una testimonianza certa di ciò che sarebbe diventata la bambina. Aro e i Volturi non poterono fare più niente per scatenare una battaglia. Così presi Kate e la feci girare in aria, poi la misi a terra e la baciai. Anche tutti gli altri urlarono per la felicità, si abbracciarono e condivisero insieme la gioia di quel momento. 
Kate poi mi accarezzò una guancia e il suo sguardo divenne vacuo... ovviamente nemmeno quella vittoria riuscì a cancellare il dolore ancora fresco per la perdita di Irina. 
Improvvisamente mi ritrovai circondato dai Denali che strinsero me e Katie in un abbraccio di gruppo, sempre coi volti segnati dal dolore.  
Fummo interrotti da Carlisle che poggiò una mano consolatoria sulla spalla di Tanya. 
- Grazie di tutto, cugini... so che in questo momento dire "mi dispiace" sarebbe inutile, ma sappiate che semmai avrete bisogno di qualcosa, io e la mia famiglia ci saremo. 
Tanya gli sorrise teneramente e poi suggerì di tornare a casa Cullen.  
 Sospirando, ci inoltrammo nei boschi.  


- Spero di rivedervi presto, Siobhan. 
Così Carlisle congedò il clan irlandese; noi (io e il clan Denali) eravamo gli ultimi ad essere rimasti. 
Ero appoggiato al muro e guardavo Kate intenta a pettinare i lunghi capelli di Renesmee sul divano. 
- Zia Kate, ma zia Irina è morta a causa mia? - chiese innocentemente la piccola. 
- Ma cosa vai a pensare, Nessie?!? Zia Irina ha commesso uno sbaglio e lo sapeva bene... ma nonostante si sia pentita i Volturi si sono dimostrati per quello che sono: degli assassini senza scrupoli. 
Ero abbastanza sicuro che Kate si fosse trattenuta con gli insulti solo perché c'era Nessie, altrimenti ne avrebbe cacciati alcuni che avrebbero fatto rabbrividire persino Caius.  
Renesmee non disse più nulla fino a quando entrarono Emmett e Tanya nel salotto. 
- Zia Tanya! Voi quando partite? 
- Tra un po', piccola. 
Lo sguardo di Renesmee si rabbuiò. 
- Non potete restare un altro po'? Non potete ripartire domani? Ti prego... 
Dicendo questo guardò Tanya con degli occhi da cucciolo che avrebbero fatto cedere chiunque. 
- Se proprio me lo chiedi così... non posso non dire di sì! - esclamò Tanya. 
La bambina sorrise e abbracciò Kate; poi aggiunse: - E Garrett viene con voi?  
Se fossi stato umano sarei arrossito perché tutti i presenti nella stanza si voltarono a guardarmi. 
- Se proprio vuole... - disse Katie con un sorrisetto. 
- In verità volevo continuare il mio percorso con la dieta "vegetariana", quindi penso proprio che andrò con in Alaska con loro, piccola Nessie - risposi soddisfatto. 
- Certo... dieta "vegetariana"... si dice così adesso! - ammiccò malizioso Emmett. 
Vidi Kate abbassare lo sguardo e tornare a concentrarsi sui capelli di Nessie. 
- Ma se ti sei appassionato alla nostra dieta e vuoi vedere come procede, puoi anche restare qui con noi, Gary. Non c'è bisogno di andare fino in Alaska! - sentenziò Renesmee, sicura di sé. 
- Ecco, Nessie, in realtà.. - cominciai a dire. 
- ... in realtà Gary si è appassionato a un'altra cosa che ti dirò quando sarai più grande, nipotina mia. - continuò Emmett al posto mio. 
Tanya, che era affianco a lui gli diede una gomitata. 
- Davvero divertente, Emm... - disse Kate con aria fintamente indifferente.  
Improvvisamente arrivò anche Jasper. 
- Ho sentito bene? - chiese - Garrett andrà in Alaska? È per quello che penso io? 
- Sì, fratello. - gli rispose Emmett - E questo sai cosa significa, vero? 
Jasper annuì mestamente e tirò fuori dalla tasca una banconota da venti dollari che diede al fratello. 
- Ditemi che non è vero... AVETE SCOMMESSO SU ME E GARRETT?!? - domandò furiosa Kate che si alzò dal divano. Lentamente e con le mani cariche di elettricità si avvicinò ai fratelli Cullen. 
La sorella sorrise: l'allegria di quella famiglia aveva fatto distrarre, anche se solo per un attimo, Tanya e Kate dalla perdita di Irina.
- Vi conviene scappare. Quando è arrabbiata non risparmia nessuno... e io lo so bene. - li avertii divertito. 
- Non ti arrabbiare. - disse pacatamente Jasper allontanandosi piano piano - Devi sapere che avevamo scommesso se alla fine di tutto questo, Garrett sarebbe partito con voi per OVVI motivi o meno... ed Emm ha vinto, Kate. 
- O forse dovremmo dire "Katie? - aggiunse Emmett imitando la mia voce e disegnando in aria un cuore con le dita. 
- Io vi uccido! - urlò Kate mettendosi all'inseguimento dei cugini che se l'erano data a gambe. 
Rimanemmo solo io, Renesmee e Tanya. 
- Anche io avrei scommesso come lo zio Emmett - mi sussurrò la bambina. 
- Ma sono così prevedibile? - chiesi. 
- Io l'avevo intuito da tanto tempo, Gary.
- Tutti noi l'avevamo capito, nomade. - s'intromise Tanya. Detto questo si avviò per raggiungere gli altri che erano in giardino. 
- Ah, quasi me ne dimenticavo. - aggiunse voltandosi - Benvenuto in famiglia, Garrett. 
- Questo vuol dire che ci vedremo spesso! -  esclamò Renesmee saltandomi in braccio. 
Io annuii e sorrisi predisponendomi a quella che di lì a poco sarebbe stata la mia nuova vita.        













NdA: e così dopo più di 2 anni torno ad aggiornare! Finalmente siamo arrivati alla citazione più famosa di Garrett <3 Chiedo scusa a tutti quelli che seguivano questa storia per l'IMMENSO ritardo e a chi la leggerà per la prima volta invito a lasciare una recensione. 
A presto! (Si spera).
 

H.

                                                                               

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