Sooner or Later, I swear we’ll make it there [Sooner Than Later]

di Dragon gio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Part 1 ***
Capitolo 2: *** Part 2 ***
Capitolo 3: *** Part 3 ***
Capitolo 4: *** Part 4 ***
Capitolo 5: *** Part 5 ***
Capitolo 6: *** Part 6 ***
Capitolo 7: *** Part 7 ***
Capitolo 8: *** Part 8 ***
Capitolo 9: *** Part 9 ***
Capitolo 10: *** Part 10 ***
Capitolo 11: *** Part 11 ***
Capitolo 12: *** Part 12 ***
Capitolo 13: *** Part 13 ***
Capitolo 14: *** Part 14 ***
Capitolo 15: *** Part 15 ***
Capitolo 16: *** Part 16 ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Part 1 ***


Part 1
Ma salve a tutti! Credevate che non avrei più infestato EFP con le mie fiction, nevvero? E invece, eccomi qui in procinto di postare una long fiction NaruSaku+SaiSaku!
 
Allora, prima di lasciarvi alla lettura del primo capitolo, un paio di cose. Questa fiction è la mia concezione per antonomasia di famiglia all'interno del team 7, la coppia SaiSaku sarà protagonista tanto quanto la NaruSaku, con relativa prole. In parole povere è la mia personale visione di cosa accadde nelle serie dopo il cap 699, per ovvie ragioni non terrò conto né del cap 700, di The Last o del Gaiden, QUI non esistono.
 
Come di consueto, la storia l’ho ultimata di scrivere, quindi posterò i capitoli regolarmente ogni settimana!
 
Pareri, critiche costruttive e quanto altro, saranno ben accetti! Le recensioni sono nostre amiche, ricordatelo!
 
Buona lettura!

Sooner or Later, I swear we’ll make it there

[Sooner Than Later]

 

 
Part 1

Sentiva che quella era una mattinata storta, ma che potesse degenerare fino a certi livelli no di certo. Cosa diavolo ci faceva chiusa in uno dei bagni del personale dell’ospedale? Ad attendere una risposta da un test di gravidanza poi.

 
Come se non lo sapessi Sakura, non fare l’innocente…
 
L’ansia stava salendo, le formicolavano le dita di mani e piedi, ma non riusciva a stare ferma. Faceva su e giù per l’angusto posto, sospirando nervosa. Guardò di nuovo l’orologio, era ora. Afferrò il danno stick usato per fare quel test e trattenne il fiato. Due linee, positivo, Sakura era incinta. Per un attimo vide tutto buio, le ci vollero parecchi minuti prima di riuscire a realizzare seriamente cosa stava succedendo. Sembrava quasi un crudele scherzo del destino, proprio ora che la sua vita iniziava ad avere un senso, proprio ora che aveva finalmente un compagno da amare e che l’amava a sua volta. Già, proprio ora.
 
Raccattò tutte le sue cose ed uscì di corsa, andando spedita dal suo capo reparto per dire che non si sentiva bene e che tornava a casa. Indossò il suo cappotto rosso e si diresse verso l’uscita dell’ospedale, scontrandosi con il freddo pungente.
Le vie di Konoha erano tutte illuminate, il festival invernale era alle porte e c’era gente ad ogni angolo, si faceva fatica pure a camminare. Alzando gli occhi al cielo Sakura non poté fare a meno di pensare, con nostalgia, che erano già trascorsi due anni dalla guerra. Erano successe veramente tante cose da allora, come Sasuke che aveva deciso di lasciare nuovamente Konoha, anche se stavolta non da traditore. O Naruto che le si era dichiarato nel modo più impacciato e goffo che avesse mai visto fare a un ragazzo. Nonostante il grande amore dell’amico, Sakura lo aveva respinto, perché si sentiva ancora troppo legata a Sasuke. Semplicemente, secondo lei, non sarebbe stato giusto nei confronti di Naruto. Le ci erano voluti quasi due anni prima di riuscire a realizzare che Sasuke Uchiha non era l’uomo adatto a lei e, anche che per quanti sforzi facesse, non lo avrebbe mai potuto scordare.
 
Se ora ripensava a Sasuke il petto non le doleva più come due anni fa, ma forse questo cambiamento era da ricercarsi anche nel nuovo sentimento d’amore nato in lei da pochi mesi per il ragazzo più improbabile di sempre: Sai. Se solo poco tempo fa qualcuno le avesse detto che avrebbe finito per l’innamorarsi così di lui, forse Sakura le avrebbe riso in faccia, eppure era accaduto. Sai, l’indelicato ragazzo che l’aveva soprannominata “racchia”, una sera all’improvviso se ne era uscito bello tranquillo nel chiederle un appuntamento romantico.  Proprio lui, Sai, le aveva chiesto di uscire e con quale espressione seria poi.
 
La serata che ne era conseguita fu qualcosa da dimenticare, al solo ripensarci Sakura ancora si metteva a ridere. Naruto era imbranato, ma Sai lo batteva e di gran lunga in quel frangente. Fossero solo state le varie gaffe linguistiche, tipiche di Sai, si poteva anche salvare ma tutto il resto? Come l’aver dimenticato di prenotare il ristorante, l’essersi ritrovati in una bettola schifosa all’ultimo secondo, o l’aver regalato a Sakura dei fiori rarissimi a cui, a quanto pare, lei era terribilmente allergica. Così tanto allergica che gli occhi le si erano gonfiati a dismisura e la serata l’avevano dovuta concludere in ospedale.
Dopo quel disastro immane, Sakura pensava che Sai avrebbe desistito invece era tornato alla carica solo la settimana dopo. E poi quella dopo e quella dopo ancora. Insomma per un mese intero Sakura si era ritrovata ad uscire ogni fine settimana con Sai. Fino a quando, nel modo più ingenuo e sciocco Sakura gli aveva domandato perché ci tenesse così tanto a uscire assieme a lei.
 
“Mi sembra ovvio, perché ti amo!”
 
Se avesse potuto descrivere quel momento in un diaro, Sakura avrebbe intitolato l’evento con questa frase “la cosa più bella che mi avesse mai detto quello stupido di Sai e anche la più imbarazzante di sempre”. Perché ovviamente Sai non aveva mai peli sulla lingua, per lui dichiararsi da Ichiraku Ramen, con Kiba e Hinata seduti a tre centimetri di distanza era una cosa normalissima. Sorvolando sulla reazione esagitata di Kiba e le congratulazioni di Hinata, Sakura non poté fare a meno dal prendere di peso quel pazzo e trascinarlo via.
E se pensava che tutto fosse uno scherzo, dovette ricredersi quando si trovò faccia a faccia con Sai per strada. Non poteva scordare lo sguardo serio e penetrante che le aveva rivolto, ripetendo fra l’altro di amarla.
 
Cosa era quel sentimento nuovo? Per la prima volta era stata Sakura a non comprendere le sue emozioni, molto ironico dato che parlavamo di Sai che, per antonomasia, aveva sempre avuto difficoltà nel gestire i suoi sentimenti. Sembrava tutto terribilmente strano ma, poco a poco, Sakura aveva iniziato a metabolizzare le parole di Sai e anche ad accettarle. Ad accettarlo.
Non era mai stato un tipo di ragazza da farsi travolgere così dalla passione ma, diavolo, ormai non era più una bambina e sinceramente stava davvero bene in compagnia di Sai. Perfino Naruto, seppur un po’ riluttante in principio, aveva espresso la sua gioia nel vederla felice con il pittore. Le cose avevano preso a girare davvero bene, lei aveva finalmente ottenuto una carica di rilievo nell’ospedale di Konoha: medico chirurgo, poteva contare sul migliore degli staff ad assisterla durante le operazioni. Anche Sai aveva ricevuto una proposta interessante, divenire il supervisore della squadra Anbu incaricata di proteggere l’Hokage. Era stato Kakashi stesso a proporre Sai per ricoprire questo delicato ruolo, insomma il modo indiretto del loro Hokage per ripagare “l’ultimo arrivato” del team 7 di tutto quello che aveva sempre fatto per la sua squadra.  
 
Erano così felici per tutto che avevano dovuto festeggiare come si deve. Avevano festeggiato fin troppo si vede, perché dopo il solito appuntamento con cena fuori e passeggiata, Sai aveva invitato Sakura a venire a casa sua e… a restarci per tutta la notte. Nonostante in quel preciso istante Sakura desiderasse tutto fuorché essere incinta, non riusciva a pentirsi di quel che aveva fatto quella notte.
Per una volta, per la prima volta, si era sentita veramente donna. Essere desiderata fino a quel punto era una sensazione nuova e meravigliosa, sapere che un uomo voleva avere tutto da lei era qualcosa di incredibile per Sakura. Non aveva pensato, semplicemente aveva lasciato agire il suo istinto e se da un lato aveva fatto bene, dall’altro avrebbe voluto mettersi le mani al collo da sola. Ma come diavolo le era venuto in mente di fare sesso senza usare protezioni di alcun tipo? Sarebbe bastato uscire e andare a comperarli, il super market distava due passi da casa di Sai. Davvero, di lamentarsi adesso non ne aveva alcun diritto ormai la frittata era fatta.
 
“Almeno ne è valsa la pena…” bisbigliò sommessamente Sakura fermandosi dinanzi casa sua. In effetti sì, ora era nella merda più totale, ma dato che la sua prima esperienza sessuale era stata così appagante poteva dire che almeno non era stato tutto vano.
“E ora come glielo dico a Sai?”
Questo era il punto critico di tutta la faccenda, come dirlo al suo fidanzato in modo che non gli venisse un attacco di panico? Conoscendo Sai come minimo dopo due secondi correva a svaligiare la sezione “Donne incinta” della biblioteca di Konoha. Oppure sarebbe svenuto, o ancora peggio sarebbe fuggito abbandonandola. Un infinità di terrificanti panorami in cui Sai la lasciava si stagliarono nella sua mente. Non avrebbe nemmeno potuto dargli torto, aveva solo vent’anni e una vita intera davanti, diventare padre così all’improvviso non era certo il sogno. A ben pensarci, non lo aveva mai sentito parlare di queste cose, non aveva nemmeno idea se i bambini gli piacessero. Rimuginò così tanto e così a lungo che pensò addirittura di tenerlo all’oscuro, per un po’ poteva anche farlo, ma quando la sua pancia avrebbe inesorabilmente iniziato a gonfiarsi che scusa gli diceva? Che stava ingrassando? Sai era ingenuo ma non fino a questo punto. In quell’istante di ansia, le venne in mente solo una persona con cui potesse confidarsi. Anche se era un tantino folle, non poteva fare a meno di fidarsi ciecamente di lui.
 
 
Il giorno dopo Sakura bussava alla porta di Naruto, sapeva che era il suo giorno libero ed era la sua unica occasione per potergli parlare lontana da occhi indiscreti.
“Sakura-chan… che ci fai qui?!”
“Scusami se mi presento senza preavviso ma… ho bisogno di parlarti…”
Dal tono di voce spento e il viso pallido della giovane, Naruto dedusse che doveva esserle successo qualcosa di grave.
“Dai, entra!”
Si accomodò nel salottino, gettando occhiatacce in giro per il disordine allucinante che regnava ovunque. Decisamente Naruto aveva bisogno di una donna che gli facesse le pulizie in casa.
“Allora, Sakura-chan cosa è successo?”
Ancora prima che lei avesse aperto bocca Naruto sembrava già aver capito quanto fosse enormemente turbata. Sorrise scioccamente per questo, però era innegabile quanto l’amico fosse empatico quando si trattava di lei.
Fece un bel respiro profondo e iniziò a raccontare, non senza poco imbarazzo, che era rimasta incinta e aveva una paura folle di dirlo a Sai.
La prima reazione di Naruto fu quella di restare a bocca aperta, precisamente per cinque minuti suonati. Dopo svariati richiami da parte di Sakura, l’eroe di Konoha parve ridestarsi e iniziare a connettere qualche parola sensata una dietro l’altra. Dapprima ci furono alcune imprecazioni verso Sai, poi quasi sgridò Sakura per essere stata così “avventata”, infine si congratulò con lei per la lieta notizia. Ma non senza dare segni evidenti di squilibrio mentale.
“Naruto, tutto bene?”
“Sì, perché me lo chiedi Sakura-chan?”
“Perché stai… cercando di mangiare del ramen istantaneo crudo…”
“Aha, giusto!”
“Naruto senti… io devo trovare il modo di dirlo a Sai… ma senza spaventarlo, ecco!”
“Invece quel disgraziato meriterebbe di morire di paura, ecco!” Sbottò Naruto mostrandosi in parte alterato. Sakura iniziò a pensare che forse non era stata una gran idea quella di confidarsi con lui. Eppure sapeva che era l’unico al mondo che poteva davvero aiutarla, ne era certa.
“Naruto ascolta… l’ultima cosa che voglio è farmi odiare da Sai! Non lo sopporterei…ti prego aiutami!”
Davanti l’espressione amareggiata di Sakura, Naruto non poteva fare altro che arrendersi, ogni volta. Odiava vederla così triste e, in cuor suo, sapeva che avrebbe fatto di tutto pur di renderla felice, sempre.
“Sakura-chan, non ti preoccupare! Ci parlo io con Sai… gli spiegherò tutto!”
Tutto un tratto, Sakura percepì l’intera conversazione come un sentito Deja-vu. Lei che implorava Naruto, lui che le sorrideva gentile incoraggiandola e promettendole che avrebbe sistemato tutto da solo, ogni istante era terribilmente famigliare. Una fitta al cuore la travolse con violenza, procurandole un dolore sordo. No, non era possibile, stava per commettere lo stesso errore. Si morse le labbra, spaventata da tutto questo, da se stessa, dalla sua debolezza.
“Sakura-chan, stai bene?”
“Sì… Naruto ti ringrazio per esserti offerto di parlare con Sai ma… devo farlo io…”
Naruto perse un battito nel vedere i suoi occhi verdissimi così risoluti, nonostante fossero appena lucidi.
“Solo…”
“Cosa, Sakura-chan?”
“Mi accompagneresti?”
“Certo…”
“Grazie, Naruto…”
 
 
Si diedero appuntamento da Ichiraku Ramen la sera stessa, un uscita fra amici aveva detto Naruto. Sai arrivò puntuale come sempre, totalmente ignaro della bomba che stava per sganciargli addosso Sakura.
In un primo momento Sai non ci fece caso, ma dopo che Naruto rifiutò la seconda ciotola di Ramen offertagli dal proprietario, pensò che c’era qualcosa che non andava.
“Naruto, stai male per caso?”
“Perché me lo chiedi, Sai?!” Naruto si era irrigidito totalmente. Più tentava di sembrare naturale e peggio andava.
“Non è da te rifiutare del Ramen gratis…” Sai spostò lo sguardo su Sakura, lei era molto silenziosa e non aveva finito la sua porzione di cibo.
“Non è di tuo gradimento, Sakura?”
“Non è per questo signor Teuchi, il suo Ramen è sempre buonissimo! Sono io che ho un po’ di nausea stasera, tutto qui…”
Si alzò dal suo posto e si allontanò dicendo di dover fare due passi e, come era prevedibile, Sai iniziò ad agitarsi.
“Sakura… non ti senti bene?!”
“Ho solo bisogno di camminare…” Diede le spalle al pittore, ma poi facendosi coraggio gli chiese se voleva accompagnarla. Sai pagò il conto e poi si scusò con Naruto, raggiungendo la fidanzata che l’attendeva.
 
 
Quando furono abbastanza lontani, Sakura iniziò a parlare.
“Scusami se ti ho chiesto di uscire stasera ma… c’è qualcosa che dovevo assolutamente dirti!”
“Di che si tratta?”
Sai aveva le palpitazioni, forse lo nascondeva bene, ma era terribilmente nervoso. Temeva sinceramente che Sakura stesse per dirgli qualcosa di spiacevole. Prima diceva di sentirsi poco bene, era malata? Una qualche grave malattia? Rimase con il fiato sospeso, per lui quella manciata di minuti che lo dividevano dalla risposta di Sakura parvero una tortura.
“Aspetto un bambino…”
“Eh?”
Era imbarazzante, ma quella fu l’unica esclamazione che Sai riuscì a ripetere, per ben tre volte di fila. Sembrava un disco incantato.
“Sai…”
Poi, alzò un braccio goffamente indicando se stesso.
“Sarò padre? E’ questo che stai dicendo?”
Sakura stava andando nel panico, forse anche più di Sai stesso. Maledizione, non era così che doveva andare, Sai non aveva certo l’aria felice, anzi sembrava quasi che gli avessero tirato un pugno in piena pancia e lui stesse agonizzando.
“Lo so… non era la notizia che volevi sentire, ma non potevo tenerti all’oscuro! Cerca di capi…” Non riuscì a terminare la frase, improvvisamente venne catturata, letteralmente, dall’abbraccio di Sai. Sconcertata per l’improvviso impeto di passione rimase immobile, senza riuscire a dire niente. Aveva temuto il peggio, ma forse per nulla, si ritrovò a pensare nell’udire il battito del cuore di Sai così forte e vivo contro il suo petto.
“Sono felice! Sono certo, questa emozione… io sono felice al pensiero di diventare padre!” Si staccò un momento da lei per guardarla negli occhi.
“Sono felice!” Continuava a ripetere sfoggiando quel suo vero sorriso che faceva tanta tenerezza a Sakura.
“Sai…” Le si riempirono gli occhi di lacrime, lentamente scivolarono sulle guance fredde. Improvvisamente realizzò, in quel preciso momento capì che sarebbe diventata madre. E un bel pianto liberatorio le fu dovuto a quel punto. Stretta fra le braccia di Sai che continuava a coccolarla con gentilezza.
Nemmeno si accorsero che poco distanti da loro Naruto aveva osservato la scena dall’inizio, ed ora stava lì dietro quel vicolo a sorridere come un ebete.
 
Però con una punta di gelosia che lo divorava perché avrebbe voluto tanto esserci lui al posto di Sai.
 
 

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Capitolo 2
*** Part 2 ***


Part 2

 Part 2


Nelle settimane a venire sia Sai che Sakura furono molto presi, prepararsi ad accogliere un bambino nelle loro vite si prospettava tutt’altro che semplice. Superata la commozione iniziale, Sai dovette iniziare a fare i conti con molti sgradevoli inconvenienti. Il primo fra tutti quello dei soldi, anche se guadagnava sufficientemente con le missioni che gli venivano affidate era certo non sarebbe bastato per mantenere una famiglia. Inoltre quando sarebbe nato il piccolo le difficoltà sarebbero aumentate, specialmente perché lui di bambini non ci capiva assolutamente niente, figurarsi accudire un neonato.
Non sapendo bene come comportarsi, aveva deciso di chiedere un consiglio all’unico uomo che lui aveva sempre visto come una figura paterna.
 
“Come hai detto, Sai?!”
“La mia è una richiesta ufficiale Hokage-sama! Ho bisogno di un suo consiglio su come si comportano i padri!”
L’espressione stravolta di Kakashi Hatake era qualcosa di indecente, avrebbe detto Shikamaru più tardi. Nell’ufficio della più alta autorità di Konoha, era calato un sinistro silenzio che fu lo stesso Kakashi a interrompere.
“Shikamaru, puoi lasciarci un attimo soli?”
“Sì, certo.”
Attese che il giovane Nara richiudesse la porta, per poi lasciarsi andare ad un sentito sospiro afflitto.
“Sai, come mai mi poni una domanda così assurda tutto un tratto?”
“Ecco perché… in verità non so se posso ancora dirlo ad altri, Sakura mi ha detto che sarebbe meglio di no per ora…”
Kakashi drizzò le orecchie, iniziando pian piano ad intuire. Incrociò le mani sotto il mento, sorridendo giulivo.
“A quando il lieto evento?”
Sai si paralizzò, rammentava bene le parole della compagna e gli aveva vietato di rivelare a chicchessia che aspettavano un figlio. I loro amici erano dei gran pettegoli, in men che non si dica l’intera Konoha avrebbe saputo ogni dettaglio. E, almeno per ora, Sakura voleva evitare altri stress emotivi, già le bastava essere assediata dai suoi genitori giorno e notte. Sua madre la riempiva di moine, mentre il padre aveva messo sotto processo Sai e lo torchiava di continuo per sapere dove sarebbero andati a vivere, se gli bastavano i soldi, con quali regole avrebbero cresciuto il figlio. Senza contare le varie minacce di morte atroce e, precoce, del povero Sai nel caso l’avesse abbandonata fuggendo via.
“N…non so di che parla… ho bisogno di sapere come si comporterebbe un padre perché… fa parte di una missione!”
“Sai, non ti ho affidato nessuna missione a te o al tuo team!”
Il sorriso mefistofelico che sfoggiò Kakashi turbò non poco il povero Sai, si era messo nel sacco da solo, davvero una pessima figura per un ex spia come lui.
“Allora, mentire è inutile?”
“Dire di sì, Sai! Tu e Sakura aspettate un figlio, vero?”
“Sì…e anche se sono molto entusiasta dell’idea, sono anche molto disorientato…”
Kakashi si sorprese nel sentire Sai confidarsi così a cuore aperto con lui, ma in fondo non poteva dire che gli dispiacesse. Fra tutti i sensei e i senpai che conosceva, aveva deciso di venire da lui.
“Io, come forse lei sa, sono orfano dalla nascita… non ho mai avuto un  padre o una madre, perciò non so proprio come dovrei comportarmi…”
“Sai, solo perché sei un orfano non vuol dire che sarai un cattivo genitore!”
“Eh?”
“Io non sono la persona più adatta per darti consigli, non sono un padre ma a differenza tua, io ho avuto la fortuna di averne uno accanto anche se per poco…”
Kakashi cercò di rassicurare Sai, di fargli capire su cosa doveva davvero concentrarsi adesso per il bene della famiglia che si stava costruendo. In fondo erano le piccole cose a contare, i piccoli gesti, o anche solo una parola gentile detta al momento opportuno.
“Tutto quello che devi fare Sai, è solo amare la tua compagna e il vostro bambino, nulla di più. Ormai, anche tu conosci bene questa emozione, dico bene?”
Sai si portò lentamente una mano sul cuore e socchiuse gli occhi, piegando le labbra in un sorriso disteso.
“Sì…”
 
Rincuorato per le parole di Kakashi, il giovane pittore poté ritornare da Sakura rinvigorito nello spirito e nel corpo. I restanti mesi che li separavano dal parto, furono estremamente intensi. Andando con ordine, i due giovani dovettero affrontare: i loro amici, varie feste dedicate alla futura mamma, il trasloco in una casa tutta loro e queste erano solo alcune delle tante fatiche.
In più Sai si occupava di svolgere molte missioni, anche tre o quattro differenti nella stessa giornata, accettava ogni incarico, anche quelli più piccoli che avrebbero potuto svolgere dei comuni Genin. L’ultimo mese fu il più duro per lui, tentava di dividersi letteralmente fra le missioni e lo stare accanto a Sakura, privandosi anche di molte ore di sonno il più delle volte.
 
Anche quella sera quando lo sentì rientrare a notte fonda, esausto, Sakura si sentì terribilmente in colpa. Scese piano le scale e si affacciò al salotto, Sai era coricato sul divano. Si avvicinò posandogli delicatamente una mano sulla guancia. Lui appena ebbe la forza di schiudere le palpebre mugugnando un debole ciao. Si sedette accanto a lui, inspirando pesantemente.
“Non puoi continuare così, Sai! Finirai con l’ammalarti!”
“Non preoccuparti, sto attento anche a questo… e poi anche se mi ammalo, ci sei tu a curarmi!”
“Sì, ma se muori per il troppo affaticamento non ti posso riportare in vita, idiota!”
Sai si lasciò andare ad una piccola risata, nonostante le occhiatacce della compagna che volevano incenerirlo.
“Non è che potresti infondermi un po’ di chakra curativo?”
“Perché? Sei ferito?!”
“No, ma fra poco devo uscire per un'altra missione ma non riesco a muovermi… ho i muscoli a pezzi…”
Dopo quella frase, detta fra l’altro con un sorriso scemo stampato in viso, Sakura diede in escandescenza.
“E va bene, adesso basta! Tu non vai da nessuna parte, anzi, ti prendi una settimana di ferie a partire da ora!”
“Che? No, non posso, io…”
Tu, cosa?” Lo sguardo normalmente cristallino di Sakura si era tramutato in due gemme attraversate da una sinistra luce intimidatoria. Quando era così stanco, Sai si scordava che gli ormoni le facevano un gran brutto effetto in quel periodo. L’ultima volta che l’aveva contraddetta si era ritrovato ad avere gli incubi per svariati giorni, oltre che un gran male alle costole dovuto al pugno che le aveva tirato.
“I…io vorrei andare a dormire…”
Balbettò tremando da capo a piedi il pittore, Sakura parve placare la sua ira dato che la terrificante aura oscura che la circondava era sparita. Quando Sai si mise seduto, si ritrovò il volto intrappolato nell’abbraccio di Sakura.
“Non voglio che tu ti sacrifichi così tanto…”
La mano di Sai andò a sfiorare delicatamente il vistoso pancione che sporgeva dalla camicia da notte di Sakura, donandole una carezza gentile.
“Non mi pesa, perché so che lo faccio per noi…”
Su quel “noi” il cuore di Sakura fece le capriole, ogni volta che Sai lo pronunciava provava un emozione indescrivibile.
“Lo so, ma non farmi preoccupare lo stesso!”
“Non lo farò, promesso…”
Dopo aver schioccato un piccolo bacio a Sakura, si diresse in camera da letto, seguito da lì a poco anche dalla fidanzata.
 
Come promesso, Sai si prese un periodo di ferie per potersi riposare e stare di più accanto a Sakura. Ormai mancava poco al parto, giusto un paio di settimane. Visto che la data si avvicinava, Sakura aveva chiesto alla madre di venire a stare da loro, era certa che nel momento cruciale avrebbe voluto anche lei al suo fianco oltre a Sai. Nonostante fosse una rompiscatole di prima categoria e non perdeva occasione per mettere a disagio Sai con le sue battute sciocche.
Inoltre, come se non bastasse, la madre aveva parlato a Sai che quando nacque Sakura, accadde all’improvviso mentre era sola in casa. Il suo racconto, altamente e inutilmente melodrammatico secondo la figlia, scosse profondamente Sai al punto che non riusciva più a dormire, uscire di casa o altro. Aveva il terrore che se si fosse allontanato, sicuramente un attimo dopo Sakura avrebbe avuto bisogno di lui per portarla in ospedale.
Anche quella mattina, al tavolo della colazione, Sai mostrava due profonde occhiaie. Sakura, esasperata, pensava che se avesse continuato così lo avrebbe costretto a dormire con la forza, magari a suon di cazzotti tirati in testa.
Fuori pioveva forte e, la madre di Sakura, era uscita per fare la spesa. Sia lei che Sai erano seduti sul divano della sala, Sakura leggeva un libro, mentre il giovane , diciamo che osservava il vuoto con aria stralunata. Sakura notandolo sbuffò, ora basta pensò mentre chiudeva con un colpo secco il suo libro. Sai attirato dal rumore scattò, quasi istericamente, voltandosi verso lei con un espressione tesissima.
“Tutto bene?! Stai bene? Il bambino?”
Nel mentre dei suoi sproloqui, Sakura si prese la briga di sbattergli con forza inaudita il libro sulla nuca, facendolo pigolare come un bambino per il colpo ricevuto.
“Auch!”
“La vuoi piantare di essere così teso? Mi dai sui nervi!”
“Ma…”
“Tu, hai bisogno di dormire te lo dico io!”
“No, non posso! Se mi addormento e poi ti succede qualcosa?!”
“Sai, per i Kami, cosa diavolo vuoi che mi succeda? Il parto è previsto fra due settimane, stai calmo dannazione! Come cavolo farai quando dovrò partorire sul serio?”
 
Per allora sarò già morto…
 
Pensò cupamente Sai, sicuramente sarebbe successo se avesse continuato a vivere con il cuore in gola, senza dormire, mangiando a mala pena e stando sempre chiuso fra le stesse quattro mura tutto il fottuto giorno.
 
No, no, no! Non posso morire! Prima devo aiutare Sakura a partorire, poi dopo… posso anche morire sì! Ma non prima!!
 
“Sai, che diavolo stai pensando? Hai una faccia che mette i brividi!”
“Uh? Niente! Pensieri positivi, solo pensieri positivi, come ci hanno insegnato al corso per neo genitori, giusto?!”
E dopo quella frase Sakura iniziò seriamente a credere che le facoltà mentali di Sai fossero partite per la tangente. Doveva costringerlo a dormire, anche solo qualche ora, stava dando letteralmente i numeri.
“Forza, poggia la testa sulle mie gambe!”
“Ma… se mi corico mi addormento di sicuro…”
“Appunto, è quello che voglio!”
“Non posso!”
Fu l’errore più grosso di Sai esclamare quel non posso. Il braccio di Sakura guizzò in avanti, arrivando ad afferrare velocemente un orecchio di Sai e strattonarlo con malagrazia verso sé. Non dovette nemmeno aprire bocca che Sai capì. Mestamente si distese poggiando la nuca sulle gambe di Sakura, dalla sua posizione faticava a scorgere il viso della giovane, dato che il pancione era molto sporgente. Improvvisamente lo sentì vibrare e Sakura sobbalzare per qualche istante.
“E’ da stamattina che scalcia! Sarà proprio un bel tipetto il nostro piccolo!” Affermò Sakura accarezzandosi il ventre gonfio, come a voler placare la piccola peste dentro lei che si agitava come un forsennato. Sai rimase in religioso silenzio, curioso di sentire di nuovo scalciare il suo bambino. Posò anche lui una mano sulla pancia e, Sakura accortasene, gli sorrise. Non seppe bene come e perché, ma Sai riuscì ad addormentarsi ascoltando il continuo scalciare del piccino nella sua pancia. Almeno quella tortura si stava rendendo utile, pensò Sakura, però era strano che fosse così iper attivo, normalmente non le tirava così tanti calci. Dopo qualche oretta però, iniziò anche ad avere delle fitte alternate, prima di cedere al panico si preoccupò di contare quanto ci mettevano ad arrivare. Dovette arrendersi all’evidenza infine: quelle contrazioni, sempre meno distanti fra loro, annunciavano che il parto era iniziato.
Iniziò a fare dei respiri profondi, avevano ancora tempo ne era certa, ma intanto doveva svegliare Sai per farsi accompagnare in ospedale. Lo scosse per una spalla, dolcemente, sussurrando il suo nome. Niente. Allora lo scosse più forte e alzò il tono di voce nel chiamarlo, nulla. Al terzo tentativo, Sakura si contorse per il male di una contrazione e cacciò, letteralmente, giù dal divano il povero Sai facendolo ruzzolare qualche metro più in là.
“Svegliati, dannazione!”
Sai saltò in piedi, totalmente nel panico e, sicuramente ancora mezzo stordito.
“Che succede?! E’ tornato, Madara?!”
“Ma quale Madara, pirla! Ahaa!!”
Non appena focalizzò l’immagine di Sakura, seduta sul divano con aria sofferente, la sua mente andò in black out per svariati secondi.
“E’…cioè…sta succedendo?”
“Sì, e se non ci sbrighiamo, succederà qui sul nostro divano!”
“Ok, stai calma, ci penso io!” Quelle parole sarebbero state sicuramente confortanti, se a pronunciarle fosse stato il solito Sai lucido e calmo. Ma in quel frangente, Sai era tutto fuorché calmo. Corse su per le scale per recuperare la borsa che Sakura teneva pronta già da giorni, con tutto l’occorrente per il ricovero in ospedale. E si precipitò fuori, ma senza la suddetta.
“Sai, razza di cretino è me che devi portare, non solo la borsa!!”
“Giusto!” Esclamò tornando indietro e prendendola in braccio, per poi bloccarsi sulla soglia di casa rendendosi conto che pioveva a dirotto in quell’istante. Aveva pensato di andare in ospedale direttamente su una delle sue aquile di inchiostro, ma quando la pioggia era troppo intensa, la sua tecnica diventava inutilizzabile.
“Cazzo, proprio adesso doveva mettersi a piovere?!”
“Sai… da quando bestemmi?”
“Da quando la fottuta pioggia mi rende inservibile la mia unica tecnica utile!”
Se non fosse stato che stava iniziando a soffrire parecchio per i dolori del parto, Sakura sarebbe scoppiata a ridere così forte che l’avrebbero sentita per tutta Konoha.
“Devo trovare un altro sistema…”
Riportò momentaneamente Sakura in casa, per evitare che si bagnasse e poi la rassicurò dicendo che sarebbe tornato subito.
Si precipitò fuori, correndo come un pazzo, in quel momento c’era una sola persona che poteva aiutarlo.
 
 
“Naruto! Naruto, apri!”
Naruto, che se ne stava comodo al caldo nel suo letto, venne svegliato dal forte picchiare contro la sua porta di casa. Si trascinò letteralmente giù dal letto, ciabattando fino all’ingresso svogliatamente, con lo sguardo assonnatissimo aprì la porta.
“Sai? Ma che c’è, stavo dormendo così bene, ‘tebayo…”
“Ho bisogno del tuo aiuto! Ti prego, evoca uno dei tuoi rospi!”
“Che? Perché vuoi uno dei miei rospi?!”
“Sakura sta per partorire, devo portarla in ospedale il più in fretta possibile!”
“Che cosa? Perché non lo hai detto subito, razza di scemo?!” Naruto si scapicollò nel recuperare i suoi vestiti e le scarpe, praticamente uscì di casa sotto la pioggia ancora in mutande. Usando la tecnica del richiamo fece apparire Gamakichi che, vedendo lui e Sai bagnati fracidi con facce stravolte, non perse l’occasione per prenderli in giro.
“Sembra che qui stiano accadendo cose molto molto interessanti!”
“Gamakichi presto, dobbiamo andare da Sakura-chan!”
“Non darmi ordini, Naruto! Decido io dove e quando andare, mh!”
“Obbedisci se non vuoi che ti faccia arrosto per cena!”
Nel suo sbraitare, abbastanza comico dato che stava tentando di vestirsi sotto la pioggia, non si rese conto che Sai era già andato avanti senza aspettarlo.
Lo raggiunse a casa sua in groppa a Gamakichi, diede ordine al rospo indisciplinato di attenderlo lì mentre lui andava a recuperare Sakura. Non appena mise piede nell’appartamento, le sue orecchie vennero trafitte dalle urla della giovane. Nel panico si diresse in sala, dove trovò Sai chinato su lei, che a stento manteneva il controllo dato che tremava come una foglia. Ma lo comprese bene quando avvicinandosi, notò che Sakura stava perdendo molto sangue. Non ci capiva un fico secco di parti o quanto altro, ma era abbastanza naturale pensare che tutto quel sangue non fosse normale.
“Sakura-chan!” Corse verso lei, aveva un aspetto molto poco rassicurante, un misto di espressioni fra la sofferenza, aiuto stammi vicino e un ben più inquietante se ti avvicini ti spacco le ossa.
Sai fece per prenderla in braccio per trasportarla, ma le parole colorite che gli rivolse lo fecero desistere.
“Kami, quanto ti odio Sai in questo momento! Fra tutti gli uomini con cui potevo andare a letto, proprio uno come te che riesce a mettermi in cinta al primo colpo! Ti odio, dannazione!!”
Era furibonda oltre ogni dire, ma di certo se avessero atteso ancora la situazione sarebbe peggiorata. Naruto, facendosi coraggio, l’afferrò saldamente fra le braccia e corse fuori, saltando in groppa a Gamakichi, seguito da un titubante Sai.
“Andiamo in ospedale Gamakichi, presto!”
Naruto cercava di proteggere come poteva Sakura dalla pioggia, improvvisamente si rese conto che Sai aveva coperto entrambi con una coperta presa al volo in casa. Si stagliava sopra entrambi facendogli da scudo contro l’acqua.
 
Non avrebbe mai scordato l’espressione che aveva Sai in quel preciso istante. Era la prima volta da quando lo conosceva che lo vedeva così preoccupato.
“Andrà tutto bene Sai, non temere!”
Gli gridò Naruto, cercando di scuoterlo, Sai semplicemente annuì stringendo gli occhi, era veramente terrorizzato per le sorti di Sakura. Nessuno meglio di lui poteva comprendere i sentimenti di Sai, dato che la donna che stringeva con affetto al suo petto, era la stessa che continuava ad amare insistentemente da quando era un ragazzino.
 
Sai… anche tu l’ami così tanto, vero?
 
Pensò lasciandosi sfuggire un sorriso malinconico, sebbene fosse felice per i suoi amici, c’era sempre quel sentimento che tornava a tormentarlo puntualmente. Quell’amore verso Sakura che proprio non riusciva a cancellare dal suo cuore, nemmeno frequentando Hinata era riuscito a farlo sparire. E a lui Hinata non dispiaceva come ragazza, eppure nonostante tutto non riusciva proprio a far funzionare le cose fra loro. E lo capì proprio mentre si trovava a stringere fra le mani la vita di Sakura e del suo bambino. Comprese fin troppo lucidamente che la donna che avrebbe voluto al suo fianco era proprio Sakura.
“Naruto…”
“Sakura-chan, siamo quasi arrivati resisti!”
Sakura si aggrappò a lui, sussurrando appena tutta la sua paura per quanto stava accadendo. Poi con lo sguardo cercò Sai e lo vide, intuendo che fosse spaventato quanto lei.
Pensò allora, con quel poco di lucidità che le rimaneva, che in quel momento cruciale sarebbe toccato a lei essere forte per entrambi. Cacciò indietro le lacrime che premevano per uscire e sorrise.
“Andrà bene… e presto abbraccerai tuo figlio… Sai…”
Il pittore sussultò, Naruto non ne fu certo, ma gli parve di vedere i suoi occhi neri vagamente lucidi.
 
Finalmente la folle “cavalcata” su Gamakichi si concluse sul tetto dell’ospedale, dove era atterrato, creando non pochi danni. Ma in quel momento poco importava, ora dovevano portare Sakura da un medico.
 
“Che sta succedendo?!”
Una folta chioma bionda si fece strada fra le infermiere, anche lei come gli altri avevano udito il tremendo frastuono che aveva fatto tremare le pareti. Non appena si vide correre incontro Sai e Naruto con in braccio Sakura, le saltò il cuore in gola.
“Sakura!”
Le ci vollero pochi secondi per inquadrare la situazione, stava perdendo troppo sangue, qualcosa non andava. La fece portare in sala operatoria, accompagnata anche da altri dottori fra cui Shizune. A Naruto e Sai non restò altro da fare se non quello di attendere.
 

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Capitolo 3
*** Part 3 ***


Part 3

Part 3


Il concetto di attesa assunse tutto un altro significato per Naruto e Sai quel giorno. Erano talmente in ansia che nemmeno si erano preoccupati di strizzarsi gli abiti fradici, tanto che avevano lasciato tracce d’acqua ovunque sulle sedie su cui si erano appostati nella sala d’attesa.
Mentre i minuti passavano, vennero raggiunti dagli amici, avvisati dalla madre di Sakura che nel frattempo era giunta in ospedale con il marito. Shikamaru e Temari furono i primi ad arrivare.
“Ancora nessuna notizia?”
“No…” replicò mogio Naruto, volgendo lo sguardo videro Sai seduto su una sedia, in disparte. Le mani congiunte davanti a sé, chiuse a pugno, tremanti.
“Come sta?”
“Non l’ho mai visto così Shikamaru… davvero…”
“Penso sia normale…”
“State calmi voi! Noi donne siamo forti abbastanza per sopportare questo ed altro!”
La presenza di Temari era, come sempre, davvero imponente e anche rassicurante per certi versi. Shikamaru le sorrise con estrema gratitudine.
 
Man mano giunse anche il resto del gruppo, Hinata accompagnata da Shino, Rock Lee assieme a Ten Ten. Choji e Kiba erano fuori in missione con i loro team di Genin, spiegò loro Shino, mentre sapeva per certo che Iruka e Konohamaru stavano arrivando.
Tutti stavano in silenzio e bisbigliavano, alcuni si erano avvicinati a Sai regalandogli parole di conforto. Hinata, stupendo tutti, era stata la prima ad avvicinarsi e a posare la sua giacca sulle sue spalle.
“Sei bagnato fracido Sai-kun… dovresti asciugarti gli abiti…” Poi aveva alzato gli occhi verso Naruto ed aggiunto con estrema calma “Anche tu Naruto-kun, vi prenderete un malanno così!”
Come sempre, la gentilezza di Hinata si era rivelata utile al suo scopo, in qualche modo aveva stemperato l’assurda tensione creatasi.
Shikamaru si prese la briga di andare a chiedere dei vestiti in prestito ad un infermiere che conosceva tramite Sakura, così che i due amici potessero cambiarsi.
Ritornarono subito a stazionare dinanzi la porta della sala operatoria, Naruto seduto e Sai in piedi, a pugni stretti, sperando che si spalancasse il prima possibile.
 
Finalmente accadde, la porta si aprì cigolando e Ino, grondante di sudore e con il camice imbrattato di sangue fece la sua apparizione. Era vistosamente emaciata, tutti trattennero il fiato.
“Stanno bene, sia Sakura che il piccolo! Congratulazioni Sai, è un bel maschietto!”
Ci fu un momento di esitazione fra i presenti, ma una volta metabolizzata la notizia si creò uno scoppio di euforia generale. Così tanto acceso che Ino dovette urlargli contro di non fare tutto questo casino.
“Nah, Ino! Voglio vedere il bambino!”
“Fermo lì Naruto, non ci pensare nemmeno! Prima il padre!”
Ino si era frapposta fra la porta e l’eroe di Konoha, per nulla intimorita. Naruto si imbronciò come pochi, ma in fondo era giusto che fosse Sai il primo ad entrare.
Lui dal canto suo era rimasto imbambolato per parecchi minuti, procurando negli amici un moto di tenerezza nel vederlo così disorientato. Shikamaru gli tirò una poderosa pacca sulla spalla per spingerlo in avanti.
 “Dai entra, e non farti vedere da Sakura-chan con quella faccia da scemo, ‘tebayo!” Ribatté Naruto donandogli un gran sorriso. Sai allora si fece coraggio e fece un passo avanti, poi un altro ancora, fino a che non fu davanti al letto di Sakura. Teneva gli occhi chiusi, il viso pallido e sudato, respirava con un po’ di fatica. Ino gli fu subito accanto rassicurandolo che, nonostante le complicazioni avute durante il parto, si sarebbe ripresa da lì a pochi giorni.
Shizune si avvicinò lentamente a Sai, stringeva un fagottino dalla pelle chiarissima da cui spiccava un ciuffetto di capelli nero carbone.
“Credo proprio che qualcuno voglia conoscerti, Sai!” Gli passò il bimbo e Sai lo accolse senza alcuna esitazione fra le sue braccia. Era così… leggero e piccolo, rimase incantato ad osservarlo.
“Ti somiglia molto… Sai…”
La voce roca di Sakura gli accarezzò con dolcezza i timpani, ben diverso dai gridi disperati e sofferenti di qualche ora fa. Si girò verso lei, gli occhi lucidi e un sorriso sinceramente commosso dipinto sul viso.
“Però ha i tuoi occhi…” Riuscì a dire Sai, era così emozionato che la voce era quasi tremante. A Ino sfuggì un risolino nel vedere Sai così impacciato, era strano per certi versi.
Dopo aver cullato per qualche minuto il bimbo, Sai richiamò l’attenzione di Ino chiedendole un favore.
 
“Naruto, dovresti entrare un attimo!”
“Uh?”
Anche altri si stavano facendo avanti ma Ino li fermò, dicendo che Sai aveva chiesto di far entrare solo Naruto.
“Perché lui sì e noi no? Siamo venuti apposta!”
“Konohamaru cerca di capire! Sakura ha avuto un parto molto difficile, è esausta e indebolita per la perdita di sangue, ha bisogno di stare tranquilla!”
Iruka mise una mano sulla spalla di Konohamaru, invitandolo a non insistere.
“Se volete vedere il bambino fra poco lo porteremo nella nursery, ok?”
“Uffa, ok…”
 
Naruto entrò di soppiatto nella stanza, un forte odore di medicinale gli penetrò con ferocia le narici facendogli provare un senso di ribrezzo. A lui gli ospedali non erano mai piaciuti, specialmente per via dell’insopportabile odore che emanavano.
“Naruto…” Ma per poter vedere il figlio che la sua amata Sakura-chan aveva appena partorito, poteva anche sopportare. Sai gli fece cenno di avvicinarsi e così vide meglio il piccolo. Si illuminò in un sorriso spontaneo nel vedere quel piccino che tanto gli ricordava Sai ma allo stesso tempo Sakura, avvolto in una delicata copertina azzurra. Come uno sciocco, gli salirono le lacrime agli occhi, manco fosse suo figlio. Si strofinò velocemente il volto, congratulandosi con Sakura.
“Nah, e questo piccoletto ce l’ha già un nome?”
“Shion…” Disse Sakura, quando Naruto notò lo scintillare dei suoi occhi smeraldini perse un battito, l’ennesimo di quella giornata.
“Allora, piacere di conoscerti Shion! Io sono Naruto, il futuro settimo Hokage di Konoha!”
“Sempre il solito Baka…”
“Naruto…”
“Sì, Sai?”
“Ti ringrazio… per oggi, sarei stato perso senza il tuo aiuto!”
“Non dirlo manco per scherzo! Siamo amici, no?”
 
E poi, il ringraziamento più bello per me è poter vedere ancora una volta il sorriso di Sakura-chan…
 
“Neh, Sakura-chan! lo sai che hai partorito proprio un bambino bellissimo?”
“Grazie, Naruto… però ricorda che se è così carino il merito è anche di Sai!”
“Mh, ne dubito! Sei tu quella che ha fatto tutta la fatica, sto qui non ha fatto un cavolo!”
“Oh ti sbagli, qualcosa lo ha fatto! E’ andato totalmente nel panico!”
“S…scusami Sakura…” biascicò Sai, il suo senso di inadeguatezza era salito alle stelle quel giorno e rincarare la dose non lo aiutava a stare meglio. Sakura lo sapeva bene, come era certa che il suo sciocco pittore non avesse colto la battuta.
“Che scemo che sei… sto scherzando…”
 
16 Dicembre, data di nascita di Shion, sicuramente la giornata che sarebbe stata ricordata da Sai, Sakura e Naruto come il “viaggio sulle montagne russe fra inferno e paradiso”.
 
 
La vita di Sai e Sakura mutò radicalmente dal giorno in cui nacque Shion. Nei primi mesi fu Sakura ad occuparsi del piccolo, ma quando dovette tornare a lavorare in ospedale subentrò Sai ad accudire il figlio, aiutato a momenti alterni dai genitori di Sakura. Nell’arco di tempo precedente, aveva studiato con attenzione maniacale almeno trenta libri diversi su come ci si prende cura dei neonati, inoltre l’aver osservato la fidanzata gli era stato di enorme aiuto.
Però il dover occuparsi del bimbo, portò via molto tempo a Sai che così facendo, dovette rinunciare al prestigioso incarico di capo squadra della scorta Anbu dell’Hokage.
Tutto quello che poteva fare era accettare piccole missioni che non durassero più di una giornata, a volte nemmeno quelle, dipendeva sempre dai turni di Sakura in ospedale e dalla disponibilità dei suoi genitori. Lei si sentiva molto in colpa per questo, ma ogni volta che tentava di affrontare l’argomento Sai affermava che era la cosa più giusta. Il suo ruolo di medico era essenziale per Konoha, nonostante la giovane età era davvero in gamba, una persona stimata dai colleghi e amata dai pazienti. Eppure Sakura sapeva che Sai gli mentiva, perché il suo sguardo mentre osservava gli amici, ormai tutti Jonin e con squadre di Genin da accudire, quando gli passavano accanto per strada era inequivocabile. Era stupendo essere genitore, ma non era tutto quello che voleva dalla sua vita e Sakura lo comprendeva fin troppo bene.
 
Per tutto il primo anno Sai sacrificò pesantemente il suo ruolo di ninja per amore di Shion, ma in qualche modo riusciva a sopportarlo. Sakura sapeva che se ci riusciva era solo grazie alla sua presenza, sapendo che sarebbe rincasata la sera, anche se magari a notte fonda, lo rincuorava per tutte le fatiche spese a badare da solo al figlioletto.
Sapeva di essere essenziale per Sai, sapeva benissimo quanto l’amava e quanto desiderava passare il resto della sua vita con lei. Eppure nel cuore di Sakura ultimamente si stavano scatenando sentimenti a dir poco contraddittori.
Tutto era iniziato quando un mese fa aveva incontrato Hinata per caso al mercatino Natalizio di Konoha. Era molto che non si vedevano, visto che entrambe avevano del tempo libero si erano concesse un pranzo da Ichiraku. Parlando del più e del meno, Sakura chiese di Naruto, dato che non vedeva nemmeno lui da parecchio. L’ultima cosa che sapeva riguardo l’ex compagno di team, era che si era fidanzato con Hinata. Stando ai racconti che le arrivavano alle orecchie da Kiba, le cose parevano anche andare piuttosto bene, però stando ad altri come Shikamaru o Shino, era tutta apparenza.
 
Sakura ebbe la sua risposta definitiva dalla stessa Hinata che le confessò, non senza imbarazzo, che Naruto l’aveva lasciata. Si confidò spiegando di come avevano passato questi ultimi cinque mesi da fidanzati, di come fosse stata bene con lui e tutto il resto. Ma c’era sempre qualcosa che non permetteva a Naruto di andare oltre gli abbracci, le carezze o le parole dolci. Solo ora Hinata si rendeva conto di quante poche volte si fossero scambiati dei baci, non aveva mai dato peso a questo dettaglio ed essendo lei molto timida, non aveva mai preteso troppo da lui. Ma ora che Naruto l’aveva lasciata, comprendeva quanto tutto questo fossero dei segnali che qualcosa nel loro rapporto non andava.
Sentendo parlare così Hinata, l’animo di Sakura fu scosso con violenza da sentimenti molto differenti fra loro. Da un lato era dispiaciuta per quanto accaduto, ma dall’altro era… sollevata.
Si sentiva un mostro per questo, Hinata era affranta, distrutta, a stento tratteneva le lacrime nel parlarle di tutto questo. Ma Sakura non poteva fare a meno di provare un senso liberatorio al pensiero che ora Naruto non stesse più con Hinata.
Quando si salutarono e Sakura si incamminò verso casa non fece altro che pensarci. I pensieri non smisero di tormentarla nemmeno il giorno dopo, quello dopo ancora e quello dopo di nuovo. Poco a poco si rese conto che desiderava vedere Naruto, stava diventando qualcosa di addirittura impellente per lei.
 
Una sera come tante, lei e Sai stazionavano in sala come gli capitava di fare spesso. Sai era seduto per terra sul tappeto, giocando con Shion che stava seduto in braccio a lui. Sakura pensò che fosse l’occasione propizia per combinare un incontro con Naruto.
“Sai senti, visto che domani siamo entrambi liberi che ne dici se uscissimo un po’?”
“Certo, mi sembra una buona idea!”
“Dada…!” Trillò il piccolo Shion attirando l’attenzione di Sai, da poco aveva iniziato a pronunciare qualche parola. Di solito quando diceva dada, si riferiva a Sai, almeno secondo Sakura. Non che la cosa la sorprendesse, passava molto più tempo con lui che non con lei.
“Vieni anche tu Shion, non temere!” Replicò Sai e il bimbo sfoggiò un gran sorriso abbracciandolo.
“Pensavo… magari potremmo invitare anche Naruto… non lo vediamo da tanto…”
“In effetti è vero, non lo vediamo da… non so quanto…”
“Bene! Allora è deciso!” Sakura saltò giù dal divano e prese Shion in braccio tutta raggiante.
“Domani andiamo a trovare lo zio Naruto! Sei felice, Shion?”
 
Sakura andò a dormire desiderando che l’indomani giungesse prima di subito. Era strano per lei avere il batticuore come una ragazzina, eppure il solo pensiero di rivedere l’amico gli procurava proprio questo genere di sensazione.
 
 
Da giorni Konoha era stata bagnata da abbondanti piogge, ma per loro fortuna quella Domenica fu risparmiata. Un timido sole riuscì addirittura a far capolinea dalle nubi grigiastre. Dovevano incontrarsi con Naruto nel parco dietro l’accademia Ninja, Sakura e Sai furono i primi ad arrivare. Si sedettero su una panchina, attendendo l’arrivo dell’amico. Sakura aveva preparato un bel pranzo al sacco per tutti, nonostante non fosse mai stata una gran cuoca, almeno quello le riusciva decentemente, come affermava sempre sornione Sai.
 
“Oii! Sai, Sakura-chan!”
Ed eccolo finalmente, il viso di Sakura si illuminò letteralmente. Era sciocco, ma pure il cuore le batteva forte, possibile che Naruto le fosse mancato così tanto? La risposta le parve fin troppo ovvia.
“Scusate il ritardo, ho dormito troppo!”
“Sei sempre il solito Baka! Ti avevo detto di essere puntuale, no?”
“Nah, non farla tanto lunga Sakura-chan! Sono tornato stanotte da una missione di livello S, non so se mi spiego!”
“Tsk, che bugiardo! Per uno come te che ha i super poteri di Hagoromo deve essere stata una passeggiata!”
“Bé, la pianterai di tenermi quel broncio quando vedrai il regalo che ho comperato per Shion!” Naruto tirò fuori dal suo zaino un sacchettino di plastica, da cui fece emergere un adorabile pupazzo a forma di rana.
“Guarda, Shiooon! Un regalo dallo zietto Naruto!” Glielo sventolò davanti attendendo la reazione del piccino che non tardò a giungere. Dopo aver emesso una serie di suoni gioiosi allungò le manine paffute per afferrarlo.
“Hai visto cosa ti da lo zio? E’ bellissimo!” Sakura, che teneva in braccio Shion, si godette l’espressione felice del suo bambino mentre si stropicciava per bene il nuovo morbido amico.
“Ti ringrazio Naruto! Anche se Shion ormai ha la cameretta invasa dai pupazzi che gli hai regalato!”
“Nah, Sai non mi sgridare! E’ l’unico nipote acquisito che ho e voglio viziarlo tantissimo, ‘tebayo!”
 
Ad entrambi era mancato quel sorriso così solare e genuino, così come godere della presenza di Naruto. Ovviamente Sai non poteva nemmeno lontanamente immaginare che la felicità dipinta sul viso di Sakura, fosse dettata da ragioni molto più profonde e intime.
 
“Dai andiamo ragazzi, mettiamoci sul prato e mangiamo! Ho preparato il pranzo al sacco!”
 
La giornata trascorse serena per il gruppo di amici, fra risate e molti commenti sul discutibile pranzo preparato da Sakura. Ma in fondo contava solo l’essersi ritrovati dopo così tanto tempo passato lontano gli uni dagli altri.
Per non alterare la normale routine di Shion, nel primo pomeriggio gli fecero fare il solito pisolino. Si era addormentato fra le braccia di Sai, era incredibilmente bravo, perfino Naruto era rimasto stupito.
“Sei diventato un padre modello, Sai!”
“E’ solo questione di pratica…”
Sakura si morse appena un labbro, lo sguardo abbassato, pieno di vergogna. A Naruto non sfuggì quell’improvviso cambio di umore nell’amica.
“Sakura, scusa potresti prenderlo tu un attimo?”
“Mh? Oh, sì certo Sai!”
Sai, facendo attenzione a non svegliarlo, gli passò il bimbo fra le braccia.
“Grazie, scusa ma ho davvero bisogno di andare in bagno!”
“Vai pure, ci penso io qui!”
Quando Sai passò accanto a Sakura, fece scivolare una mano sulla sua testa accarezzandola con dolcezza. Lei gli sorrise gentile, senza dire una parola. Naruto invece rimase incantato ad osservare la scena, con un groppo in gola che proprio gli dava fastidio.
Quando Sai fu abbastanza lontano, Naruto esclamò “Wow…”
“Che c’è?!”
“Non pensavo che avrei mai visto Sai fare tutto questo! Cioè, insomma… avere un figlio, una moglie…”
“G…guarda che non siamo sposati!”
Si sentì molto sciocca ad affrettarsi a puntualizzare la frase di Naruto. Enormemente sciocca.
“Mi chiedo cosa aspettate ancora! Ormai convivete da quasi due anni, avete avuto uno splendido bambino… siete felici…” Naruto prese a grattarsi goffamente una guancia, un piccolo vizio che non aveva perso con gli anni.
“Sono un pochino geloso a dire il vero, ‘tebayo!”
“Forse avresti potuto… sposare Hinata…”
Naruto rimase altamente spiazzato da quell’affermazione. Roteò le pupille altrove, incupendosi.
“Hai parlato con lei, vero?”
“Sì…”
“Bé… insomma, stavo bene con lei… Hinata è una brava ragazza ma…”
“Ma?”
“Ho capito che stavo solo cercando di illudermi…”
“Naruto…”
“E’ un'altra la donna con cui vorrei passare il resto della mia vita…”
Il petto di Sakura si incendiò, mai come ora gli occhi celesti di Naruto parvero in grado di inghiottire la sua anima, divorandola, tutta in una volta.
“Aha… Sakura-chan, io… scusami!”
“Eh?”
“No ecco… non pensare male! I…io non parlavo mica di te! Cioè… insomma, dattebayo!”
 
Non parlavi di me? Davvero Naruto?
 
“Guarda che lo so, scemo!”
La risata di Sakura era sempre meravigliosa, così come il suo sorriso. Quel sorriso così bello di cui lui si era innamorato all’istante quando era solo un ragazzino che puzzava ancora di latte. Con gli anni Sakura si era fatta se possibile più bella, più donna. Il fisico slanciato e snello, i capelli del colore dei fiori di ciliegio che le ricadevano morbidi sulle spalle, più lunghi di quanto si ricordava. Le labbra rosee e sottili, forse un poco screpolate, ma comunque per Naruto erano più invitanti di quelle perfette che le aveva offerto Hinata in passato.
 
 “lo sai Sakura-chan, ora che sono di nuovo single mi posso divertire come ai vecchi tempi!”
“Baka! Prima o poi dovrai sistemarti anche tu, no?”
“Per ora mi preme solo una cosa, diventare Hokage…”
Suo malgrado, Sakura dovette ammettere quanto fosse cresciuto Naruto in quegli anni. Non solo nel fisico, che si era fatto più muscoloso, più alto, o per il taglio di capelli così corto che gli donava un aria incredibilmente adulta. C’era qualcosa in lui che era davvero sbocciato, facendolo diventare un uomo in tutto e per tutto. Un uomo che il villaggio avrebbe seguito senza esitazioni, una persona in grado di assumere il ruolo di Hokage.
“Ho sentito dire che Kakashi sensei è stanco di fare l’Hokage, chissà magari presto tu…”
“Io non voglio succedergli così però! Se deve accadere, voglio che sia perché l’ho meritato davvero e non perché il precedente Hokage era stanco di quel ruolo!”
 
Naruto… ancora ora ti preoccupi di venire accettato dagli altri? Tutti quanti ti seguirebbero senza esitare…
 
“Tu sei nato per essere Hokage, Naruto… non pensare di non essertelo guadagnato perché non è così! Nessuno oserà obbiettare quando succederai a Kakashi sensei…”
“Grazie, Sakura-chan…”
Quando Sai sopragiunse avvertì subito un insolita atmosfera. Li osservava da lontano, come aveva sempre fatto in passato d’altro onde e, dolosamente, percepì di nuovo la strana sensazione che molti anni orsono gli aveva permesso di intuire che Naruto amasse Sakura. Rimescolò ansioso un poco di saliva, mentre si avvicinava cautamente.
“Eccomi, scusate se ci ho messo tanto ma c’era la fila!”
 
Non poté ignorare gli sguardi che si lanciarono Naruto e Sakura, o il modo in cui lo stesso amico disse che si stava facendo tardi e che doveva rientrare.
Qualcosa nel cuore di Sai venne incrinato e proprio in quella fessura si iniziò ad insinuare una pericolosa nuova emozione per lui: gelosia.
 

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Capitolo 4
*** Part 4 ***


Part 4
Part 4

Da quella fatidica Domenica, qualcosa mutò nel rapporto fra Sai e Sakura. Alcuni piccoli gesti che erano diventati normali come le carezze che Sai rivolgeva a Sakura prima di uscire, improvvisamente cessarono. Sakura rincasava spesso tardi dal lavoro, quando si infilava nel letto Sai dormiva con le spalle rivolte dal lato opposto al suo. La prima cosa che faceva di solito era voltarsi verso lei e salutarla, ma ora non lo faceva più. Sakura sapeva che Sai soffriva di insonnia e che aveva il sonno molto leggero, perciò capì poco a poco, inesorabilmente, che il fidanzato la stava
rifiutando.
 
La storia iniziò a degenerare ulteriormente nei mesi avvenire, Sakura non riusciva mai ad essere a casa e, quando rientrava, non aveva mai modo di parlare con Sai. Lui dal canto suo era diventato molto silenzioso e schivo, a volte le rivolgeva pure dei finti sorrisi. Sakura iniziò a non comprenderlo più, anzi, si sentiva addirittura ferita da quei sorrisi plastici, le pareva di avere a che fare di nuovo con il Sai diciassettenne che viveva nella menzogna, negando a se stesso le emozioni.
Decise di parlarne con Naruto che, ovviamente, non le negò il suo aiuto. Ma i loro incontri, da prima sporadici divennero più frequenti, al punto che vedeva più lui che non Sai stesso. Eppure entrambi, non potevano farne a meno in qualche modo.
In cuor loro però sapevano, stavano capendo e la cosa se da un lato li rendeva felici dall’altro li terrorizzava.
 
Anche quella sera Sakura rincasò tardi, si diresse stancamente verso la camera da letto e si sorprese nel trovarla vuota. Corse allora nella cameretta di Shion, preoccupata, ma vi trovò il piccino che dormiva sereno. Vedere il suo visino addormentato, fece sorridere Sakura che gli concesse una carezza sulla guancia pienotta.
“Ho fatto fatica a farlo addormentare stasera…”
Sakura scattò udendo la voce di Sai, ma non perché l’avesse spaventata.
“Davvero? Come mai, non si sentiva bene?”
“No. Piangeva perché voleva la sua mamma.”
Il tono di Sai era greve, freddo, non ricordava nemmeno di averlo mai sentito parlare così.
“Mi dispiace… il turno in ospedale è durato più del previsto…”
“Quello o la tua visita a Naruto?”
Il cuore di Sakura si fermò per un istante, sentendosi addirittura colpevole anche se di fatto, lei e Naruto non facevano nulla altro se non parlare.
“Perché improvvisamente mi fai il terzo grado? Sì, ho incontrato Naruto e abbiamo chiacchierato, cosa c’è di male?”
“Nulla, ma vorrei che la piantassi di trattarmi come uno stupido!”
“Ma… ma cosa dici?”
“Sakura, io forse non so ancora gestire le mie emozioni, ma ho capito perfettamente quel che provi per Naruto!”
“Sai…io…”
La giovane donna tentò di ricominciare a respirare, l’ansia la stava dilaniando, non trovava le parole giuste per esprimersi. Ma come poteva in fondo? Come poteva dire a Sai la verità senza ferirlo?
“Naruto ti ha sempre amata… e tu?”
Il suo silenzio fu più eloquente di qualunque parola. Sai sospirò pesantemente ed uscì dalla stanza, Sakura ne seguì i passi con l’udito e si rese conto che stava andando verso l’ingresso di casa.
Lo raggiunse e si bloccò a pochi metri da lui, invocando il suo nome.
“Cosa fai?!”
 “Ho bisogno di stare solo per un po’…”
“P…per quanto?”
“Non lo so…”
“Tornerai… vero?”
“Non lo so…”
Sakura si premette con forza una mano sulla bocca, sentiva che stava per scoppiare a piangere ma sapeva che questa volta Sai non si sarebbe voltato per correre da lei a consolarla. Lo sapeva bene.
La porta si richiuse, lasciandola sola con i suoi pensieri, i suoi dubbi e i suoi sensi di colpa.
 
 
La mattina dopo, Sakura venne svegliata dal piccolo Shion, si era addormentata sul divano a furia di piangere. Le manine piccine di Shion le avevano sfiorato una mano, quando aprì gli occhi se lo trovò davanti che la guardava curioso .
“Mamma, pappa…” Solo allora Sakura si rese conto di quanto fosse tardi.
“Oh, Shion scusami…”
Si tirò a sedere e prese in braccio il bimbo, stringendolo forte per qualche istante, senza dire nulla. Shion dal canto suo sentiva il pancino che gli brontolava sempre di più, così ribadì nuovamente di avere fame.
 
E’ vero, di solito era Sai che si svegliava per primo e preparava la colazione per tutti e due…e il pranzo e la cena, che si occupava di Shion, che giocava con lui, che lo consolava quando io non c’ero…
 
“Come ho potuto accollargli ogni cosa? Sono una vera stupida…” Nuovamente sentì le lacrime farsi strada, ma stavolta le ricacciò indietro con forza. Aveva cose più importanti a cui pensare.
 
Dopo aver fatto mangiare Shion, lo cambiò e lo vestì e uscirono assieme. Non aveva la più pallida idea di dove fosse andato Sai, ma prima di lui doveva affrontare Naruto. Doveva fare chiarezza su tutto questo, assolutamente. Passò dal negozio di Ino e le chiese se poteva occuparsi di Shion per qualche ora, lei accettò volentieri.
Preferì non rivelare cosa era accaduto, almeno per subito, salutò l’amica e andò dritta al palazzo degli Hokage. Sapeva che Naruto aveva una missione quel giorno, così andò ad informarsi alla fonte di cosa si trattasse e più o meno a che ora l’avrebbe ultimata.
 
 
Quando Naruto di ritorno dalla sua spedizione si trovò Sakura alle porte del villaggio con uno sguardo funereo, ebbe il presentimento che fosse accaduto qualcosa di brutto.
“Sakura-chan, ciao…”
“Ciao Naruto… lo so che sarai stanco ma devo parlarti…”
“Ok… ti va di andare a casa mia?”
“Sì…”
 
Si incamminarono lentamente per raggiungere l’abitazione di Naruto, per tutto il tragitto nessuno dei due fiatò. Naruto iniziò a provare un senso di disagio, un fastidioso dolore lo colse alla bocca dello stomaco. La fece accomodare nel suo appartamento, al solito sporco e disordinato. Il giovane accampò qualche scusa per giustificare il caos, aspettandosi di ricevere i consueti rimproveri dell’amica, invece non disse nulla. Si fece spazio fra le cartacce e le scatole vuote di ramen e si sedette al tavolino, attendendo che Naruto facesse lo stesso.
La tensione si tagliava con un coltello.
 
“Allora, Sakura-chan di cosa volermi parlarmi?”
Sakura dovette raccogliere tutto il suo coraggio prima di alzare lo sguardo e scandire le parole.
“Naruto, ho bisogno di sapere cosa provi per me!”
“C… cosa?! Ma, Sakura-chan non capisco cosa tu…”
“Non fare il finto tonto, hai capito benissimo!”
La voce le si era elevata in gola quasi senza che se ne accorgesse, tornò a fissare il muro accanto a sé, torturando le mani nascoste sotto il tavolo.
Naruto ci mise qualche minuto prima di riuscire a rispondere, era nervoso, lo si vedeva, lo capiva perfettamente.
“Perché… perché vuoi saperlo ora?”
“Tu rispondimi e basta!”
“Sakura-chan tu…” Naruto si morse un labbro inspirando lentamente. Non poteva, non poteva dirgli la verità. Ogni volta che l’idea lo sfiorava, nella sua testa compariva l’immagine del viso felice di Sai, che sorrideva a Sakura o al suo bambino.
“Tu… mi piacevi tanto, un tempo… ma la mia era solo una cotta!”
“Davvero?”
“Certo! E poi, te lo ricordi no? Ero solo un moccioso che non capiva un cavolo dell’amore vero!” Naruto prese a ridacchiare, minimizzando, quasi sminuendosi. Sakura non poteva tollerare tutto questo, assolutamente no.
“Smettila di mentirmi!”
“Sakura-chan… non sto…”
“Io le odio le persone che mentono a se stesse.”
Naruto sussultò violentemente, non si era affatto scordato quella frase.
“Sei stato tu anni fa a dirmi queste identiche parole, rammenti? Tu… stai mentendo a te stesso e…l’ho fatto anche io per tanto tempo…”
Il corpo di Sakura era scosso da tremiti incontrollati eppure, non smetteva di guardarlo negli occhi.
“Sai lo ha capito… lo ha capito molto prima di me… l’ho fatto di nuovo, ho ferito di nuovo una persona amata addossandogli ogni problema… e ora lui se ne è andato…”
“Sakura-chan…”
“Lo so, ora penserai che io sia una… persona orribile per essere venuta da te adesso… ma non posso più fare finta di niente… io ti…”
“No, Sakura-chan non dire altro!”
Naruto era scattato in piedi, le mani premute sul tavole, rigide e tese.
“Naruto…”
“Tu… ami così tanto Sai e… non devi dire altro!”
“Cosa?”
“Ci parlo io con Sai, ok? Lo convincerò a tornare da te!”
“Che stai dicendo? Naruto, non lo capisci che io…”
“Va bene così! A me… va bene così…”
“Ti va bene? Come sarebbe a dire?! Naruto, sei disposto a farti di nuovo parte?”
Sentiva un moto di rabbia salirgli dentro, Sakura non riusciva a controllarsi, era fuori di sé.
“Sì…”
“Perché? Dimmi perché? È così che dimostri di amarmi, gettando la spugna ogni volta, non facendoti mai avanti?! Sei sempre stato così Naruto, anche con Sasuke in passato!”
Non poteva fermarle, le parole che crudeli uscivano senza freni. E Naruto, incapace di controbattere continuava a fissarla senza aggiungere nulla, subendo passivo tutta la sua frustrazione. Senza rendersi conto che così non faceva che peggiorare la situazione.
“Se davvero ti sto così a cuore, almeno abbi il fegato di essere sincero, dannazione! Hai continuato ad amarmi anche dopo che ti respinsi due anni fa?! Sì o no, rispondi!”
Naruto sembrava diventato una statua, non spiccicava parola, stava lì immobile e impotente, mentre Sakura continuava a urlargli contro.
“Sei un codardo!”
Si voltò per fuggire, non voleva farsi vedere in lacrime, non ora, non dopo le cose che gli aveva detto. O non detto. Era finito tutto dunque? Sia con Sai che con Naruto? Era riuscita a distruggere e ferire gli unici due uomini che l’avessero mai amata, Sakura non riusciva a darsi pace per questo.
Aveva spalancato la porta del piccolo appartamento e stava per uscire quando si sentì tirare per un polso. Naruto la prese di forza e riportò dentro, poi la intrappolò contro il primo muro. Sakura rabbrividì percependo la superficie ruvida scontrarsi con la propria schiena.
Lo sguardo di Naruto era… non riusciva a decifrarlo, cosa era quella scintilla? Gli occhi celesti era ammantati da un qualcosa che mai gli aveva visto. Stava per liberarsi, gridandogli dietro tutti gli insulti possibili quando venne zittita da un bacio.
Perse ogni voglia di ribellarsi nell’esatto istante in cui la bocca di Naruto si era posata sulla sua. Trattenne il fiato, non era possibile… Naruto la stava baciando?
C’era qualcosa di terribilmente fantastico e anche disperato nel modo in cui Naruto stava lambendo le sue labbra. Lo aveva desiderato per così tanto, l’aveva desiderata per così tanti anni che tutta la passione che aveva sempre represso era esplosa in una volta sola.
 
Naruto dal canto suo, cercò di scacciare anche solo per un momento, l’immagine di Sai dalla sua testa. Non vi erano più inibizioni a tenerlo a bada, aveva deciso di agire con il cuore per una volta. Si era negato questo amore per troppo tempo, non poteva e non voleva più ignorarlo. Non era giusto, per se stesso, per Sakura e lo stesso Sai.
Quando si separò, ormai senza fiato dal viso di Sakura, poté giurare di vederle le gambe vacillare pericolosamente. Non che lui fosse messo meglio, si sentiva accaldato, la testa gli pulsava e lo stomaco faceva ripetute capriole per l’emozione intensa che si era concesso.
Non gli bastava, ancora, ne voleva ancora, voleva saziarsi e colmarsi del sapore delle labbra di Sakura. Con un moto di incertezza fece scivolare una mano sul volto di lei, gustandosi la confusione che scintillava negli occhi smeraldini. Pensava sarebbe stato respinto, invece fu lei ad avvicinarsi, gettandogli le braccia al collo e scontrandosi quasi con lui in un secondo bacio.
 
Graffiante, prepotente, un bacio incredibilmente desiderato da entrambi che ora si assaporavano letteralmente l’uno nella bocca dell’altro. Sakura aveva sempre immaginato che Naruto fosse totalmente imbranato nel baciare, invece era l’esatto opposto. Sai era decisamente più mansueto da quel punto di vista, diciamo che lui si lasciava andare maggiormente nei rapporti fisici, ma nei baci era sempre stato un pochino teneramente impacciato. Improvvisamente Sakura realizzò cosa stava facendo, stava tradendo Sai e nel modo più meschino possibile. Allontanò da se Naruto come scottata. Ansante e confusa, balbettò un paio di scuse prima di scappare letteralmente via.
“Sakura-chan, aspetta!” Le corse dietro, stavolta no si disse. Questa volta non si sarebbe fatto da parte, non sarebbe rimasto ad osservarla da lontano pensando di non poter dichiararsi perché non era stato fedele ad una promessa.
“Io ti amo!” Urlò praticamente sulle scale, Sakura si era fermata sull’ultimo gradino.
“Ti ho sempre amata Sakura-chan, sempre! Non ho mai smesso di amarti!”
La vide voltarsi piano, i meravigliosi occhi velati di tristezza mista a gioia. Fu poco più che un sussurro ma lui capì. Capì e il viso si illuminò di una gioia tale che temeva il cuore potesse esplodergli nel petto.
“Anche io… ti amo…Naruto…”
 
Non ebbe bisogno di altro, se non di bearsi nel suo abbraccio forte e vigoroso. Finalmente aveva fatto chiarezza nel suo cuore, le ci erano voluti anni, tanti sbagli, sofferenze e quanto altro ma ora poteva dire di aver trovato la verità oltre le menzogne.
“Sakura-chan! Ti amo!”
“Lo so, lo hai già detto Baka… almeno altre cinque volte!”
Ma dopo l’euforia, Naruto tornò serio, la prese per le spalle e fu spietatamente diretto.
“Dobbiamo parlare con Sai… subito…”
“Sì…”
Si sentiva mancare, Sai aveva fatto così tanto per lei che il solo pensiero di spezzargli il cuore in questo modo la faceva sentire un mostro.
“Non ti preoccupare Sakura-chan! Sai è una persona molto forte anzi… lui è molto più uomo di me, credimi!”
“Naruto…”
Il sorriso che le regalò un istante dopo la fece arrossire. Il sorriso di Naruto in grado di spazzare via ogni sua ansia, era di nuovo per lei, solo suo.
“Però… come faremo? E poi Shion… il nostro bambino… non voglio che paghi per i miei errori!”
“Troveremo una soluzione! Ti giuro, la troveremo! E’ una promessa!” esclamò Naruto sollevando il pollice all’insù in quel modo a lei così famigliare.
 
Si divisero momentaneamente, Sakura andò a riprendersi Shion mentre Naruto andò a cercare Sai, l’appuntamento era a casa loro. Tutto si sarebb
e deciso quel giorno, l’inizio e la fine stavano per scontrarsi.

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Capitolo 5
*** Part 5 ***


Part 5
Part 5

Sakura una volta rientrata a casa, non poté fare altro se non attendere. E attese, attese, fino a che non si fece buio. Continuava ad affacciarsi alla finestra, nella speranza di vedere arrivare Naruto, ma niente, lui non c’era.
Erano quasi le nove, Shion era esausto e lo aveva messo a dormire dopo averlo coccolato a lungo. Era un fascio di nervi, ma quando udì la porta aprirsi corse verso l’ingresso. Spalancò gli occhi accorgendosi che era Sai. Non che fosse triste per questo, tutt’altro.
“Ciao Sakura… sono venuto per… prendere alcune cose… scusami per l’ora…”
“Aha… ma no, non dire sciocchezze entra! Questa è casa tua…”
Sai stava per imboccare le scale quando la porta, lasciata socchiusa sbatté con violenza. Un trafelato Naruto si affacciò all’ingresso.
“Sai! Non sentivi quando ti ho chiamato prima?!” Aveva il fiatone ed era sudato marcio, Sakura provò un leggero senso di inquietudine nel vedere Sai così rigido e atono.
“No, non ti ho sentito.”
“Che bugiardo! Mi hai pure seminato per bene! Cazzo, non ho più fiato…” Si dovette sorreggere un istante con i palmi delle mani posate pesantemente sulle ginocchia e respirare a fondo, prima di poter ricominciare a parlare.
“Sai, ascolta… ti…”
“Io e Naruto ti dobbiamo parlare!” esclamò Sakura facendosi avanti e fermando Sai che stava facendo un passo su per le scale, ignorando fra l’altro Naruto.
“Di cosa?”
Attese qualche istante, giusto il tempo per raccogliere il coraggio di dirgli l’amara verità. Sapeva che l’avrebbe ferito, ma ormai era troppo tardi per ritornare sui propri passi. Sai doveva sapere, anche se questo lo avesse distrutto meritava di conoscere la verità.
“Avevi ragione tu Sai… è inutile girarci attorno… io e Naruto ci amiamo…”
Sakura aveva un groppo in gola mentre pronunciava quella frase, ma non poteva rimanere in silenzio e far fare tutto a Naruto.
“Sai io… amo Sakura-chan da moltissimo tempo… ma tu lo sapevi già… però non sono stato onesto con te, ogni volta che ti vedevo con lei mi sentivo morire dentro…”
“Così non appena Sakura ti ha detto che me sono andato di casa, tu ti sei dichiarato?”
La voce di Sai giunse alle loro orecchie come pungente e piena di rancore.
“Sai…”
“Non hai perso tempo. Ovviamente se al mio posto ci fosse stato Sasuke, non avresti mai osato tradirlo, vero?”
“No Sai io… non è così…”
“E allora come è? Dimmelo Naruto, io sono un idiota e non capisco le emozioni, quindi ti prego, spiegami perché hai aspettato due anni per dichiarati a Sakura! Perché ora? Perché ora che lei sta con me?!”
Sai era come esploso ed ora, dopo tanto tempo, urlava contro colui che aveva sempre considerato il suo migliore amico. Si avventò su di lui afferrandolo per il bavero della maglia con forza, Naruto comprese subito che faceva sul serio.
“Rispondimi!”
“L’ultima cosa che volevo era ferirti Sai, devi credermi! Ho mentito per tanto tempo a me stesso ma ora non ce la faccio più! Non posso più vivere in questa menzogna che mi sono creato…”
“Potevi deciderti prima Naruto, invece che venire adesso a fare il santarellino con me!”
“Oi! Guarda che nemmeno tu sei tanto innocente! Perché credi che Sakura sia venuta sempre da me in questi mesi? Era per te Sai, per colpa tua che non le parlavi più, che la ignoravi!”
“E tu, da bravo amico eri sempre lì a consolarla, vero?”
La situazione si stava surriscaldando, sia Naruto che Sai continuavano a insultarsi a vicenda senza alcun freno.
“Non sono io quello che l’ha fatta piangere così tanto, Sai!”
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, Sai non ci vide più e gli tirò un pugno facendolo cadere a terra. Iniziarono a prendersi a botte senza prestare la minima attenzione agli oggetti che urtavano, spaccando e rompendo ogni cosa intorno a loro.
“Basta, smettetela subito!”
Sakura tentò invano di richiamarli, ma i due non la sentivano nemmeno, erano troppo presi ad azzuffarsi. Peccato che entrambi non avessero tenuto conto che Sakura poteva farli smettere in ogni momento, se solo lo avesse voluto.
“Ho detto, bastaaa!”
Riuscì a piantare le mani nei loro crani e poi far cozzare con estrema violenza le loro teste, il dolore fu così lancinante per entrambi che furono obbligati a fermarsi.
“Ahiaaaa!! Sakura-chan… ma sei impazzita?!”
“Che male…”
“Non è colpa mia se avete la testa così dura, idioti! Che diavolo vi prende?! Cosa siete, due mocciosi dell’asilo che sono capaci di risolvere i problemi solo con le botte?!”
“M… ma noi…”
“Non c’è nessun ma Naruto, siete due idioti e basta! Non fate altro che preoccuparvi di chi ha fatto torto all’altro e non pensate minimamente a cosa provi la sottoscritta! Siete due egoisti e… vi odio… da morire!”
Dopo aver gridato tutta la sua rabbia contro i due ragazzi, iniziò a sgonfiarsi, la colse un vero e proprio pianto isterico e non fu più in grado di esprimersi decentemente.
Si era anche accasciata a terra, nascondendosi il viso fra le mani, lasciandosi andare ad un lungo pianto liberatorio. Naruto e Sai rimasero ad osservarla scioccati, sentendosi divorati dai sensi di colpa per averla ridotta così con il loro comportamento.
“Scusami… Sakura…”
Sai fu il primo a parlare, timidamente e sommessamente. Poi con lo sguardo cercò quello di Naruto, facendosi capire al volo senza bisogno di aggiungere altro.
“Perdonaci Sakura-chan! Hai ragione, siamo due imbecilli…”
“Ovvio che sì… siete uomini… voi riuscite a comunicare solo con i pugni…” sussurrò lei asciugandosi mestamente le lacrime che le scivolavano in continuazione sulle guancie umide. Guardò prima Naruto e poi Sai, ridacchiando appena.
“Dovreste vedere le vostre facce peste… siete ridicoli…”
La risata cristallina che le sgorgò dalla gola fu in qualche modo contagiosa, dato che pure Naruto e Sai la seguirono, lasciandosi andare. Scordandosi che fino a qualche secondo prima, si stavano menando brutalmente.
“E ora… che cosa accadrà?”
Fu la domanda di Sai, stavolta pronunciata con un tono molto più calmo. Naruto e Sakura si osservarono, cercando la risposta migliore da dire.
“Io amo Sakura-chan Sai… l’amo così tanto da stare male…”
“Lo so…”
“Ma questo, vale anche per te, giusto?”
Punto sul vivo, Sai non riuscì a replicare, solo ad abbassare lentamente il volto, lasciando che le lunghe ciocche corvine gli nascosero gli occhi.
“Sai...” bisbigliò commossa Sakura vedendo la sua reazione. Di nuovo quell’odiosa stretta al petto che non la faceva respirare la colse. Si era resa conto di amare profondamente Naruto, ma in cuor suo il pensiero di dover addio a Sai la faceva sentire malissimo. Amava anche lui, anche se in un modo totalmente differente, lo amava molto. Si fece avanti avvicinandosi a Sai, sfiorando piano la sua spalla.
“Vi devo medicare le ferite… Naruto, potresti andare in bagno a prendere la mia cassetta del pronto soccorso per piacere?”
Lui rimase interdetto a tale richiesta, perché mai una come Sakura aveva bisogno di usare bende e cerotti quando poteva curarli con il suo chakra? Lo aveva sempre fatto in fondo. La giovane donna ricambiò il suo sguardo spaesato con insistenza, urgenza quasi. All’improvviso si accese la lampadina nel suo cervello e si volatilizzò dalla stanza, per lasciarli un momento da soli a parlare.
 
Sakura fece fluire il suo chakra curativo in Sai, indecisa su cosa dirgli esattamente. Erano entrambi a disagio, ma per sua fortuna Sai ebbe il coraggio di avviare una conversazione.
“Perdonami, Sakura… non volevo che accadesse tutto questo…”
“Nemmeno io…”
“Mi odi, non è vero?”
Sakura percepì il corpo del pittore venire scosso da leggeri fremiti incontrollati, si sentì nuovamente stringere il cuore in una morsa. Sai non mostrava mai a nessuno le sue debolezze, nemmeno a Naruto che considerava come un fratello. Solo con lei era riuscito ad essere totalmente se stesso, pregi e difetti compresi. Sapeva che con Sai a volte non bastavano le parole, lui necessitava di contatti fisici, di certezze, di gesti significativi. Lo abbracciò teneramente, permettendogli di nascondere il viso nel suo petto, come una madre che consola un figlio.
Baka, non potrei mai odiarti…”
Sai vi si aggrappò con tutte le sue forze, stringendola forte, con disperazione e amore.
“Non voglio perderti…”
“Non mi perderai mai…”
“Ti amo…”
“Lo so…” rispose Sakura posando poi un dolce bacio sulla sua nuca. Rimasero stretti così per parecchio tempo, facendo finta di non accorgersi di Naruto che era rimasto al di là della porta in disparte, rispettando quel momento intimo che apparteneva solo a loro due.
 
 
Sakura propose a Naruto di fermarsi a dormire lì quella notte, così da poter proseguire il loro discorso l’indomani. Dovevano decidere del loro futuro, c’erano in ballo molti fattori, il primo fra tutti il piccolo Shion. Naruto, sistemato alla buona sul divano, passò la notte in bianco a pensare ad una soluzione per questo problema. Possibile che l’unica cosa da fare fosse davvero mandare via Sai e fargli incontrare il figlio di tanto in tanto, con visite concordate? Perché mai lui avrebbe dovuto arrogarsi il diritto di crescere il suo bambino, levando a Sai la gioia di starci assieme ogni qual volta lo desiderava? Il piccolo Shion non meritava forse di poter crescere con accanto entrambi i genitori? Qualunque di queste soluzioni, avrebbero finito con il far soffrire non solo il bimbo, ma anche Sakura e Sai. Non si diede pace e, quando vide le prime luci dell’alba, ancora la sua mente non aveva elaborato una soluzione. Sfinito e arrabbiato, si alzò e andò in bagno per sciacquarsi il viso. Stava tornando in salotto quando incrociò Sai in corridoio. Si squadrarono un momento con vago imbarazzo, prima di bisbigliare un timido buongiorno.
“Io… stavo per andare a fare colazione… tu hai fame, Naruto?”
“Oh, sì un pochino…”
 
Si piazzarono in cucina, Naruto seduto al tavolo e Sai dietro i fornelli.
“Hai qualche preferenza per la colazione?”
“N…no! Quello che fai per te, mi va bene, sul serio!”
Sai si girò verso lui, una strana espressione dipinta in volto che fece tremare l’amico.
“Naruto… guarda che non ti tiro un pugno anche se non sei accondiscendente…”
“Eh?! Non pensavo mica a questo, ‘tebayo! E poi, se proprio vogliamo essere onesti, i tuoi pugni non sono così terribili… erano peggio quelli di Sasuke!”
“Sempre lì a parlare di Sasuke! Ti piace proprio paragonarlo a me?”
Ehi ehi, sento una punta di gelosia o sbaglio?”
“Certo che sono geloso. So benissimo quanto Sasuke conti per te, io per quanto lo vorrei non sarò mai messo sullo stesso piano… l’ho capito ormai.” La serietà con cui lo aveva ribadito, scioccò Naruto. Non si era mai reso conto che per Sai sentire parlare di Sasuke gli procurasse certe emozioni.
“Sì, forse hai ragione… però tu per me Sai sei comunque un amico prezioso!” Alzò lo sguardo sorridendogli fiducioso e pieno di gratitudine.
“Sasuke lo conosco da molto più tempo, quindi è normale che per me sia così speciale! Ma non pensare che per questo anche tu non lo sia, perché non è così!”
Sai si sentì molto strano nel sentirgli dire certe cose, anche se pensava che forse stava solo tentando di tranquillizzarlo non poté fare a meno di accennare un piccolo sorriso.
“Naruto senti, per quello che è accaduto ieri sera io… vorrei scusarmi…”
“Non devi, anzi se devo essere sincero sono felice che tu abbia reagito a quel modo…”
“Cosa? Ma… perché? Quella non era una reazione giusta, io…”
“Che cosa ci sarebbe di sbagliato nell’essere gelosi? O nel proteggere la propria donna da un altro uomo che tenta di portartela via?”
Le guance di Sai si colorirono appena, Naruto sfoderò il suo ghigno migliore, sapeva di aver toccato il nervo giusto.
“Hai dimostrato di amarla veramente tanto, per questo sono felice che tu ti sia battuto per lei! Perché significa che sei sempre stato sincero con Sakura-chan!”
“Sì, però alla fine ha scelto te…”
“Aha, già…” replicò un poco imbarazzato Naruto, si sentiva addosso lo sguardo di Sai e la cosa lo metteva in soggezione.
“Naruto ascolta, ci ho pensato e ho preso una decisione…”
“Una decisione su cosa?”
“Me ne andrò da questa casa, così tu potrai finalmente vivere con Sakura come hai sempre sognato.”
“Che? No, Sai aspetta!”
“Non posso rimanere, cerca di capire… sarei di troppo…”
“E a Shion non ci pensi?!”
Le mani di Sai si strinsero convulsamente a pugno, il suo corpo tradiva le sue reali emozioni anche se non le faceva trapelare in volto.
“Non lo abbandono, stai tranquillo! Verrò a trovarlo ogni volta che potrò e mi occuperò anche di darvi dei soldi per il suo mantenimento…”
“Sarebbe questa la tua idea geniale?”
“Più di così non posso fare, cerca di capire…”
Naruto corrugò la fronte, esasperato, non sapeva come fare a convincere Sai a ripensarci. Improvvisamente percepì una presenza, voltandosi scorse Shion nascosto dietro la porta.
“Shion… perché sei già in piedi?”
Il bimbo si fece avanti, il suo visino preoccupato e tirato.
“Papà… vai via?”
“Sì…”
Come se avesse intuito che quello a tutti gli effetti era una sorta di addio, Shion iniziò a singhiozzare sommessamente.
“Non voglio…”
“Shion, senti…”
“No!” gridò il piccolo, scoppiando poi in un pianto disperato. Vedendo la reazione di Shion, Naruto comprese finalmente cosa doveva fare per sistemare le cose. In fondo, era così semplice e ovvio, praticamente la soluzione era sotto il suo naso.
Si chinò e lo abbracciò forte, sussurrandogli all’orecchio di non piangere, che sarebbe andato tutto bene. Poi lo prese in braccio e si voltò verso Sai, che era rimasto come pietrificato assistendo alla scena.
“Sai, ti prego resta qui, vivi con me e Sakura-chan!”
“Naruto che diavolo…” scrollò la testa continuando ad affermare che era una pazzia, che non avrebbe mai funzionato una simile convivenza.
“Non possiamo saperlo se non ci proviamo nemmeno! Se la soluzione non c’è bé… allora ce ne inventiamo una noi, del tutto nuova, ‘tebayo!”
“Tu la fai facile…”
“E tu invece la fai troppo difficile! Che c’è di sbagliato nel voler crescere il proprio figlio?”
“Non è questo… Naruto io… non puoi chiedermi di vivere qui con voi, ogni volta che ti vedrei assieme a Sakura… starei male!”
“Possiamo andare a vivere in una casa molto più grande, così tutti avremmo i nostri spazi!”
Sospirò, davvero Naruto non riusciva a capire il fulcro della situazione. E più tentava di spiegargli il suo punto di vista, più l’amico divagava nella direzione opposta.
“Ascolta Sai, non ti chiedo di farlo per me, ma per Shion! Lui non vuole che tu vada via, dico bene Shion?”
Il bimbetto tirò su dal nasino ancora gocciolante per le lacrime versate, poi allungò una manina verso Sai.
“Papà…”
Sai sospirò, sentendosi sconfitto dallo sguardo innocente e supplicante del suo bambino. Pensò, che forse era questa la cosa giusta da fare, valeva la pena sacrificarsi per lui.
“E va bene, resterò…”
Il visino di Shion si illuminò in un enorme sorrisone, seguito a ruota da Naruto, anche se quest’ultimo suscitava certamente meno tenerezza di un bimbo di un anno e mezzo.
Sai prese in braccio il piccolo, che subito si accoccolò a lui, emettendo tutta una serie di versetti felici, procurando un improvviso avvampamento di imbarazzo nel padre. Naruto accortesene, non perse l’occasione per stuzzicarlo.
“Pff, Sai non starai arrossendo vero?”
“Taci Naruto, o ti prendo a calci!” replicò Sai sfoggiando un inquietante sorriso plastico. Naruto rabbrividì da capo a piedi, intuendo che forse non era il caso di insistere. Quando voleva Sai gli faceva paura, come quando la sera prima gli si era avventato addosso e con quale furia. Lui era quel genere di persona che era meglio non fare mai alterare troppo, pena finire massacrato di botte.
 
“Ehi, ragazzi ma che succede? Perché siete già tutti in piedi?”
Sakura sorprese i presenti, erano così presi a parlare che nemmeno si erano accorti della sua presenza.
“Sakura-chan, ascolta! Sai continuerà a vivere con noi!”
“Cosa?”  
Le ci volle molto tempo, tanti caffè e parecchia pazienza per cercare di comprendere l'assurda decisione presa da quei due Baka colossali che ora stavano seduti al tavolo della cucina, discutendo su chi faceva cosa in casa da ora in poi.

Non riusciva a crederci, Naruto aveva veramente proposto a Sai di andare a vivere tutti assieme in una casa più grande? Sul serio Sai aveva accettato? Le pareva impossibile, dovette darsi un pizzicotto bello forte sulla mano. Il dolore era troppo, non poteva essere un sogno per quanto strano.
“Neh, Sakura-chan senti qua! Io e Sai pensavamo che una casa con due piani ben distinti sarebbe l’ideale! Così almeno ognuno di noi avrà il suo spazio e la sua intimità!”
“Ehi no, un momento ragazzi frenate un secondo! State facendo sul serio?”
I due giovani si guardarono un secondo negli occhi per poi rispondere all’unisono un sonoro “sì”, il tempismo e la coordinazione scioccarono Sakura più di quanto non desiderasse.
“Oh cielo… ma perché dovevo innamorarmi di due svitati simili? Che ho fatto di male al Karma?!”
“Io invece penso che tu sia tanto fortunata Sakura-chan, per esserti innamorata di due come noi! Giusto, Sai?” Tirò una sonora pacca sulla schiena del pittore, sperando che gli venisse dietro nel discorso.
“Aha… bé, non saprei… se Sakura non fosse stata così indecisa forse ora non saremmo in questa situazione strana…”
“Scusami Sai, se sono una persona indecisa!” rispose Sakura a denti stretti, con uno sguardo volto a polverizzare il povero malcapitato.
“Però devo dirlo, su altre cose come cosa vuoi a letto non sei mai stata per niente indecisa! E poi, ci piaceva fare le stesse cose sporche!”
Sakura si pietrificò sul momento, divenendo paonazza a dir poco. Che questa fosse una piccola vendetta di Sai? A vederlo lì, così sereno mentre spiattellava certi dettagli piccanti come niente fosse, non si direbbe. O forse sì. L’unica cosa certa, era Sakura che si avventava su lui.
“Sai, non devi parlare di queste cose, sono private! Shannarooo!!”
Un pugno secco era volato all’altezza del naso di Sai, che era stato sbalzato lontano, anzi, praticamente conficcato nel muro. Sakura era ancora sulla tonalità del rosso-bordò acceso, tanto che il piccolo Shion la guardò e poi scoppiò a ridere indicandola.
“Mamma, buffa!”
Naruto si era intanto avvicinato a Sai e, dopo averlo debitamente scrostato dal muro, gli sussurrò ad un orecchio.
“Poi mi dovrai dire quali cose sporche piace fare a Sakura-chan sotto le coperte…”
“Sicuro di essere pronto? Non so se un verginello come te saprà tenere il suo passo!”
“C…c…che ne sai che io sia ancora vergine?!”
“Perché, non è così? Oppure tu e Hinata lo avete fatto quando stavate assieme?”
“M…ma figurati! Anche se avrei voluto farle certe cose che…”
“Che cosa volevi farle, Naruto caro?”
L’alta, minacciosa e per nulla rassicurante figura di Sakura si piazzò davanti a Naruto, con occhi iniettati di sangue. Sai si fece prontamente da parte, d’altro onde, la sua dose di cazzotti e amore da Sakura l’aveva già ricevuta.
“No, Sakura-chan aspetta! Hai frainteso!”
“Shannarooo!!”
“Aaaah!”
In men che non si dica, l’intera cucina fu ridotta ad un campo di battaglia, fortuna che Sai prima di scappare si era premurato di portare via anche Shion. Era sempre meglio non essere nei paraggi quando Sakura si scatenava.
“Aha, lo so, me lo sento! Voi due mi manderete al manicomio!”
“Ha ha! Zio Naruto, buffo!” trillò Shion indicando Naruto che giaceva contro un muro rotto, con le gambe a per aria e la faccia pesta.
“Sembra che ci attenda una convivenza molto movimentata…” affermò Sai osservando, sempre più basito, Sakura che raccoglieva quel che restava di Naruto e lo trascinava in camera da letto.
 
Decisamente aveva ragione, la famiglia in qualche modo si era “allargata”. Chissà che magari prima o poi non ce l’avrebbero fatta davvero a superare le difficoltà di questa titanica impresa.

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Capitolo 6
*** Part 6 ***


Part 6
Part 6

Se Sakura e Sai pensavano che i problemi affrontati prima della nascita di Shion fossero stati molto complessi, non erano minimamente paragonabili all’uragano che scatenarono a Konoha quando fecero circolare la voce sulle ultime novità.
Per ovvi motivi, tutti furono sconvolti nell’apprendere non solo della rottura fra Sai e Sakura, ma che quest’ultima avesse deciso di mettersi con Naruto. E dulcis in fundo, volevano andare ad abitare tutti e tre assieme. I primi ad essere contrari furono i genitori di Sakura, non tanto per il cambio di partner quanto per la discutibile scelta di convivere con il figlio e il suo ex fidanzato sotto le stesso tetto.
Ci vollero settimane, moltissime litigate e parecchi piatti frantumati, prima che Sakura riuscisse a convincere i suoi genitori ad accettare la sua scelta.
Nel frattempo, Sai e Naruto, avevano dovuto affrontare uno ad uno i loro amici più cari, anche essi contrari in un primo momento. Fu una sorta di incubo dover ripetere ad ognuno le stesse cose, per loro fortuna Shikamaru fu il primo fra tutti ad essere comprensivo, o come avrebbe detto Temari, di “larghe vedute”.
 
“La vita è la loro, e spetta a loro decidere come viverla! Nessuno di noi ha il diritto di mettersi in mezzo, questo riguarda la loro famiglia e basta!”
 
Con questa frase, Shikamaru Nara pose fine al calvario dei tre amici, aiutando il resto del gruppo a comprendere e accettare. Perfino Hinata venne qualche tempo dopo a congratularsi con Naruto e Sakura.
L’agognata casa che tanto desideravano, fu la questione più semplice da risolvere, una volta accomodate le cose. Era situata non molto lontano dal palazzo degli Hokage, secondo Sakura era stato un caso molto fortuito trovarla a quel prezzo stracciato. Ma Naruto credeva fosse, niente di meno, un segno premonitore. Sai la prese in maniera molto più pratica, semplicemente affermò che era l’ideale per quando Naruto sarebbe divenuto Hokage, non avrebbe dovuto preoccuparsi di fare tardi al lavoro.
 
I primi mesi di coesistenza invece, quelli sì che furono un enorme problema da gestire. Più di una volta Sakura aveva pizzicato Sai e Naruto a squadrarsi malamente, o fare strani discorsi su cosa le piacesse a letto. Inutile dire che in ogni caso, lei li aveva debitamente menati per zittirli o impedirgli di mettersi nuovamente le mani al collo.
Oltre a questo, il piccolo Shion stava attraversando le prime piccole sfide per un bimbo della sua età, come imparare ad usare il vasino. Naruto, che si era sempre preso molto a cuore Shion, aveva iniziato a passare parecchio tempo con lui. Shion lo adorava, per lui era una specie di compagno di giochi, che lo coccolava e lo riempiva di regalini ogni volta che poteva. Era anche quello da cui andava sempre quando bagnava il letto per un incubo, perché sapeva che lo avrebbe aiutato a nascondere “il crimine”. Quasi senza rendersene conto, aveva iniziato a chiamare anche Naruto papà. Sul momento, Naruto si era emozionato come un ragazzino a sentirsi chiamare così, però temeva che Shion avrebbe fatto confusione su chi era il suo vero padre. Così, in accordo con Sai e Sakura, gli aveva insegnato a chiamarlo papà Naruto, che secondo lui suonava meglio di zio Naruto, che lo faceva sentire troppo vecchio. D’altro onde,  si consideravano una grande famiglia nonostante tutto, quindi quando Shion aveva preso a chiamare Naruto papà, ebbero tutti la sensazione che la cosa stesse funzionando bene.
 
La gioia di questa stramba famigliola venne incrementata ulteriormente quando, una mattina Sakura al tavolo della colazione diede un importante annuncio.
“Naruto, ricordi quando l’altro giorno parlavamo di che completino regalare a Shion per Natale?”
“Mh, sì Sakura-chan! Hai deciso finalmente il colore? Per me, quello arancione con sfumature blu era il massimo!” Naruto inghiottì un boccone famelico del suo ramen, mentre Sai seduto accanto a lui continuava ad ascoltare Sakura.
“Bé… penso dovremmo comperarne un altro di completino…”
“Eh? Dici? Ma non eri tu quella che mi diceva che è inutile comperarne tanti perché non li metterà a lungo dato che questo è il periodo in cui cresce più in fretta?!”
“Sì, ma quello che dico io sarebbe un completo da neonato…” Sakura pur rimanendo sul vago, fece intendere benissimo il messaggio subliminale. Quanto meno, Sai lo recepì forte e chiaro.
“Aha… ma allora i tuoi problemi di stomaco non erano… un virus!”
“Già…” replicò Sakura arrossendo appena, sperava che a quel punto pure Naruto avesse compreso. Come si illudeva. Il Baka continuava a trangugiare cibo non curante.
“Emh, Naruto… non hai capito quel che sta dicendo Sakura?”
“Mh? Sì! Vuole che per Natale regali a Shion due vestiti nuovi, ho capito!”
Sospirò mestamente poggiando con grazia la ciotola di riso che stava consumando, poi si leccò con calma le labbra e con decisione afferrò la scodella di ramen e gliela levò da sotto il naso.
“Oh, ehi! Che fai Sai, non ho mica finito!”
“Naruto, forse dovresti ascoltare con più attenzione!”
“Ma che?!” continuava a non capire ed inoltre era innervosito perché gli avevano tolto gli ultimi preziosi bocconi della sua colazione.
“Sakura, ti ha appena detto un completo da neonato! Devi comperare un completo da neonato, Shion ti pare un neonato?!”
“Uh? Già in effetti… ma allora…”
Quando si voltò verso Sakura notò che stava iniziando a fumare come teiera, non è che ci volesse chissà che genio per capirlo.
“S…Sakura-chan… è vero?”
“Certo, razza di cretino! Sono incinta! Volevo dirtelo in modo da non spaventarti, ma tu come al solito non hai capito un cavolo, Baka!”
Ci fu un attimo di esitazione da parte di Naruto, secondi in cui la sua espressione mutò drasticamente da sorpresa, a sconvolta ad eccitatissima.
“Evvivaaa! Diventerò padre! Diventerò padre!” Naruto si alzò in piedi e corse da Sakura che sollevò di peso, abbracciandola e facendola roteare in aria per qualche secondo. Non la finiva più di ridere e piangere nello stesso momento, sembrava un bambino felice.
“Che scemo che sei…” esclamò Sakura dopo essere tornata con “i piedi per terra”, poi posò fugace una mano sulla guancia di Naruto, con dolcezza. Poco dopo, venne raggiunta anche da Sai che l’abbracciò forte.
“Sono felice per te, Sakura!”
“Grazie, Sai…”
Quando si staccarono, rimasero ad osservare Naruto che, ancora su di giri, faceva avanti a e indietro dalla sala alla cucina, parlando da solo praticamente.
“Sai, senti… so che tu ha già fatto tantissimo per me ma... potresti aiutare Naruto?”
“Intendi, con il futuro nascituro?”
“Tu sei molto più esperto di lui!”
“Va bene, ci penserò io, Sakura…”
“Grazie, sapevo di poter contare su di te!”
“Sì, in effetti avrà bisogno del mio aiuto…” affermò Sai vedendo Naruto che si era impossessato di uno dei pelush di Shion e lo stava cullando come fosse un bebè, tenendolo sotto sopra però. Sakura si schiaffò una mano in faccia, ringraziando tutti i Kami per aver ancora accanto Sai.
 
 
I nove mesi volarono via in fretta, forse fin troppo, quanto meno per Naruto. Mancavano pochi giorni al parto e lui ancora non riusciva a realizzare sul serio che sarebbe diventato padre. Anche se quando aveva visto la prima ecografia il suo cuore aveva avuto un mezzo infarto per l’emozione, ancora non si capacitava.
 
“Papà Naruto, sei triste?”
“Nh? Aha, no Shion! Solo pensavo…”
“Mh… però sembri triste…”
Naruto si sorprendeva sempre di come quello scricciolo, di due anni e mezzo, riuscisse a capire sempre come si sentiva. In effetti gli ricordava molto Sai in questo bé, non che fosse strano, dato che era suo figlio. Visto che quel pomeriggio aveva del tempo libero aveva portato Shion a giocare nel parco dietro l’accademia. Faceva molto caldo, era forse una delle estati più torride che rammentasse. La povera Sakura doveva patire molto con il suo pancione, le gambe sempre gonfie e l’ansia per il parto imminente. A quest’ora doveva essere a casa, a fare un sonnellino al riparo dall’afa soffocante.
“Neh Shion, inizia a fare troppo caldo qui! Andiamo a prenderci un gelato?”  
Il piccolino fece un cenno di sì con la testolina, così lasciò perdere la sabbia con cui stava giocherellando e saltò in spalla a Naruto.
Si aggrappò come suo solito ai capelli dorati, ora più lunghi perché li stava lasciando crescere nuovamente.
“Shion, senti… sei felice di diventare fratello maggiore?”
“Mh…”
“Bé? Non rispondi?”
“Non so…”
“Hai paura?”
“Sì…”
“Perché?”
“La mamma… non mi vorrà più bene…”
“Ma che dici, Shion?! La mamma ti vorrà sempre bene!”
“Ma… i grandi dicono che… non mi vorrete più bene…”
Naruto arrestò la sua camminata, le parole sofferte di Shion lo fecero allarmare.
“Chi è stato a dirti una sciocchezza simile?”
Il bimbo era titubante nel rispondere, tentennò parecchio prima di trovare il coraggio di rievocare ciò che aveva udito all’asilo. Erano pochi mesi che aveva iniziato a frequentare quel posto, Sakura voleva che Shion imparasse a socializzare con altri coetanei, passava sempre troppo tempo solo con loro tre, così avevano deciso di iscriverlo all’asilo di Konoha. Rammentava fin troppo bene le voci che gli erano arrivate alle orecchie dagli adulti, quando essi credevano che lui stesse facendo il suo riposino assieme agli altri bambini.
“La maestra… dice che la mamma non mi voleva… neanche il papà…”
Qualcosa nel cuore di Naruto si fermò, da sempre non sopportava proprio la gente che sparlava così alle spalle degli altri. Specialmente se poi andavano a ledere la sensibilità di un bambino così piccolo. Lui purtroppo ci era passato quando aveva l’età di Shion, non avrebbe mai dimenticato l’odio con cui la gente lo scherniva. Prese il piccino e lo mise a terra, poi si abbassò fino ad arrivare alla sua altezza, alzando un poco il suo visino crucciato che teneva chino.
“Shion guardami, e ascoltami bene. Tu non devi stare a sentire quel che ti dicono quelle persone grandi, chiaro? Tu non sei un bambino nato per sbaglio, non pensarlo mai!”
“Però… la maestra…”
“Non ti devi preoccupare! Non dovrai più vedere quella persona, te lo prometto!”
Aveva capito, senza bisogno che glielo spiegassero Sakura o Sai, che i bambini necessitavano sempre di costante amore, di rassicurazioni e sorrisi. Gli bastava pensare cosa era mancato a lui durante la sua infanzia, per far in modo di non commettere errori con Shion. Quel pensiero lo rincuorò tutto un tratto, si rese conto che se riusciva a far stare meglio Shion, a prendersi cura di lui, ad amarlo addirittura come fosse suo padre, ci sarebbe riuscito anche con il bambino che stava per nascere.
Sorrise dolcemente a Shion accarezzandogli piano la testolina, lo vide sgranare i suoi occhi verde smeraldo e poi ricambiare il sorriso timidamente. Più cresceva e più somigliava ai suoi genitori, fisicamente ricordava tantissimo Sai, aveva ereditato pure la sua pelle bianca o il taglio sottile degli occhi. Ma il colore di quest’ultimi, erano identici a quelli della sua Sakura, così come anche i sorrisi dolci, le ricordavano molto la sua compagna.
“Su forza, andiamo a comperarci il gelato! Che gusto lo vuoi?!”
“Umh… cioccolato!”
“Ci avrei giurato! Vediamo, io invece lo prendo… umh… al gusto di ramen!”
“Non esiste, papà Naruto!”
“Aha sì, lo vedremo!”
Lo prese per mano e si incamminarono verso il centro di Konoha, finalmente poteva udire di nuovo Shion ridere. Era un suono che proprio gli piaceva e non vedeva l’ora di poterne udire un secondo, quello del suo bambino in arrivo.
 
La sera stessa parlò con Sakura e Sai, in separata sede da Shion, di quanto il piccolo gli aveva raccontato. Le reazioni a freddo di entrambi furono piuttosto sorprese, si erano informati a lungo sull’asilo e le maestre gli erano parse tutte molto cordiali.
“A quanto pare, la regola che un sorriso serve a toglierti dalle situazioni più impensabili, sia molto veritiera… anche se pensavo di essere l’unico che usava questa tattica in passato!”
“No, è colpa mia Sai! E dalla mia stupida idea di volerlo far interagire a tempo pieno con altri bambini! Shion non ha bisogno di quel posto! Possiamo portarlo al parco, lì ci sono tanti bambini, no?”
“Sì… però la tua era una buona idea, ho letto su un libro che ai bambini fa bene passare del tempo con dei coetanei… specialmente a questa età!”
“Non importa, passerà del tempo con altri bambini al parco! Non voglio che il mio bambino sia preso di mira da certa gentaglia!”
Nessuno dei due “uomini forti e virili di casa” ebbe il coraggio di contraddire Sakura quella sera, la madre che era in lei, piena di ormoni fra l’altro, era attiva a livelli spaventosamente alti. Bestemmiava come una vaporiera, lanciando insulti assai coloriti verso la maestra che aveva osato dire una simile cattiveria. Era così fuori di sé, che non comprese affatto perché tutto un tratto, Naruto e Sai avevano preso a squadrarla con facce stralunate e spaventate.
“S…Sakura-chan… calmati!”
“Non ci riesco, maledizione! E non dirmi di stare calma! Io quella l’ammazzo con le mie mani, non deve capitarmi a tiro!”
“Sakura… forse dovresti sederti…”
“Non ci provare anche tu Sai, ti ho già detto che non ho intenzione di calmarmi!”
“Forse dovresti Sakura-chan!”
“E perché, di grazia?!”
“Bé… ne io ne Sai siamo dottori ma… crediamo… che ti si siano rotte le acque!”
Non appena Sakura riuscì a calmarsi un secondo, si rese conto che avevano ragione. In effetti ora si spiegavano anche i dolori che avevano iniziato a tormentarla nell’ultima mezz’ora.
“Oh… avete ragione… ok…” iniziò a respirare più forte, massaggiandosi il ventre, mentre il panico si stava impossessando dei due maschietti di casa.
“Accidenti, è il momento! E’ già il momento, dattebayo! Ok, stiamo calmi!”
“Naruto, così metti ansia a tutti!”
“S…senti Sai, per me è la prima volta! Tu ci sei già passato, io no! Che facciamo?! Dobbiamo portarla in ospedale, no?! E soprattutto stiamo calmi!”
“Lo hai già detto…”
“Non dirmi che devo stare calmo, Sai!”
“Ragazziii!” l’urlo gutturale di Sakura richiamò subito l’attenzione. Naruto stava sudando freddo da ogni poro del suo corpo, mentre Sai manteneva un apparente calma, ma lui si sapeva che era bravo a fingere.
“Che ne dite se andassimo in ospedale, intanto?”
“Sì, hai ragione Sakura-chan! Prendo la tua borsa!”
“Io prendo Shion!”
Entrambi si dileguarono dalla vista di Sakura, che rimase sola e dolorante. Iniziò fin da subito a maledire Naruto e tutta la stirpe maschile del genere umano, come si conviene ad una donna in preda alle doglie.
 
 
Questa volta il parto però, così come la corsa in ospedale, furono decisamente meno movimentati rispetto a quando nacque Shion.
Era accaduto tutto così in fretta che avevano fatto in tempo giusto ad avvisare i genitori di Sakura che li avevano raggiunti. Quella sera c’era di turno Shizune, che rassicurò Naruto affermando che essendo il secondo figlio, ci sarebbe voluto probabilmente meno tempo.
In un primo momento Naruto era voluto entrare in sala parto, assieme alla madre di Sakura, a testa alta e baldanzoso. Sai e Kizashi preferirono attendere fuori. Pochi minuti si videro uscire una barella, sopra vi era disteso Naruto, svenuto. L’infermiera, ridacchiando, disse che aveva perso i sensi nell’istante in cui aveva avuto la brutta idea di dare uno sguardo alla testa del bambino che stava uscendo da Sakura.
“Fortuna che non c’è nessuno a vederlo… che figuraccia!” aveva commentato Kizashi assistendo alla scena di Naruto che veniva fatto rinvenire. Le labbra di Sai si piegarono appena in un sorrisetto mefistofelico.
“Possiamo sempre raccontarglielo noi, Kizashi-kun…”
“Te l’ho mai detto che mi piaci un sacco, Sai?”
“Eh?! Che cavolo succede?! Perché sono qui?”
“Perché sei svenuto come una pera cotta, futuro Hokage!” lo canzonò immediatamente Sai, non mancando di ricevere un occhiataccia in tralice da Naruto.
Era ben intenzionato a saltare giù dal lettino e suonargliele, quando da dentro la stanza si udirono distintamente dei vagiti. Naruto si bloccò e attese con il cuore in gola. Shizune si affacciò fuori con un gran sorriso.
“E’ nato! Congratulazioni Naruto, è un bel maschietto!”
“Aha… è nato…”
“Non starai per svenire di nuovo, vero?”
“N…no, scemo! Sono solo… emozionato, tutto qui!”
“Dai vieni a vederlo Naruto! Sakura ti aspetta…”
Naruto inspirò a fondo prima di entrare, sentiva le gambe che gli tremavano, era pazzesco. Quando fu dentro la stanza il primo suono che sentì era proprio il pianto del suo bambino, un infermiera lo stava lavando con cura. Fece qualche passo esitante verso Sakura, sudata ed esausta, ma ovviamente felice. La madre Mebuki le stava asciugando la fronte, non finendola di congratularsi con lei.
“Sakura-chan!” Le prese una mano, euforico quanto lei.
“Ora anche tu sei diventato padre…”
Naruto non riuscì a replicare, sentiva le lacrime salirgli agli occhi e difficilmente le avrebbe scacciate. Quando poi gli porsero il fagottino urlante fra le braccia, non poté proprio trattenersi.
“E’… bellissimo Sakura-chan…”
“Stai piangendo…”
“Sono felice! E… queste lacrime sono perché mi da fastidio l’odore del disinfettante, ‘tebayo!” Si affrettò a precisare lui tirando su con il naso in maniera assolutamente infantile. Era proprio da Naruto, il suo adorato Baka.
Cercò di cullare un po’ il piccolo per farlo calmare, aveva il visino tutto rosso, quasi stropicciato. Ma per Naruto era il bambino più bello al mondo.
“Ehi ciao… lo sai chi sono io? Sono il tuo papà!”
“Che nome avete scelto?” domandò curiosa Shizune che si era avvicinata nel frattempo ai due giovani. Naruto e Sakura si guardarono un istante, prima che lui dichiarasse a gran voce che avevano deciso di chiamarlo Shinachiku.
“Ben arrivato, Shinachiku Uzumaki!”
Come se volesse rispondergli, il piccino smise di agitarsi per la gioia del suo neo papà.
“Hai visto Sakura-chan? Gli piace il nome che abbiamo scelto!”
Sorrise, era stupenda anche con il volto provato e i capelli in disordine, per Naruto era sempre bellissima la sua Sakura.
“Aha già! Shizune, per favore fai entrare Sai e Shion!”
“Ma certo!”
Sai accompagnato da Shion entrò raggiungendo i due compagni, Naruto non appena lo vide gli si avvicinò. Aveva un espressione talmente gioiosa che sembrava irradiare energia positiva in ogni dove.
“Sai… ti presento Shinachiku!”
“E’ proprio carino… come la sua mamma del resto!”
“E come il suo papà! Non dimenticare che ha un papà estremamente figo!”
“Ed estremamente scemo…”
“Sai!”
Rise di gusto nel vedere alterare così tanto Naruto, nonostante ormai fossero praticamente degli adulti, certi lati del loro carattere proprio non ne volevano sapere di crescere.
“Papà…” Shion, aggrappato ai pantaloni di Sai attirò l’attenzione timidamente su di sé. Naruto capendo, si inginocchiò davanti a lui per mostrargli il bimbo.
“Shion guarda, questo è il tuo fratellino! Si chiama Shinachiku…”
Shion era rimasto a bocca aperta, sbatteva piano le palpebre come se fosse ipnotizzato da quel piccolo fagottino. Allungò una mano esitante, un dito andò a sfiorare la guancia di Shinachiku, scoprendo che la pelle era tiepida. Senza preavviso, Shinachiku aprì la sua manina e afferrò il dito di Shion, stringendolo forte.
Sia Naruto che Sai sorrisero inteneriti a quella vista, Shion continuava a guardare entrambi i papà confuso, ma felice.
“Hai visto? Ti vuole già bene, Shion!” Naruto era così felice che gli stava venendo di nuovo da piangere, ma cercò di trattenersi. Quanto meno per non farsi prendere di nuovo in giro da Sai o, peggio ancora, dalla sua Sakura.
“Mamma, hai visto?”
“Sì… ho visto tesoro…”
“Scusa Sakura, faccio entrare anche tuo padre, va bene?”
“Sì, certo… grazie Shizune-san…”
 
Anche se Sakura era molto stanca, non rifiutò le visite di tutti gli amici che vennero per congratularsi con lei durante la giornata. Era un continuo via e vai dalla sua camera, fra le ultime persone che vennero a trovarla verso sera vi era Hinata.
“E’ un bambino bellissimo, Sakura-san! Congratulazioni per il tuo secondo figlio!”
Sakura stava cullando Shinachiku, l’infermiera di turno le aveva detto che era un pochino agitato e stava svegliando gli altri bimbi della nursery, così glielo aveva portato.
“Non sei al mondo da nemmeno ventiquattro ore e già ti comporti da peste, proprio come il tuo papà!” canzonò divertita Sakura al suo piccino, si era scordata di quanto fosse bella quella sensazione di coccolare un neonato.
“A proposito Sai, ma dove è finito Naruto?”
“Non lo so, ha detto che usciva un momento ma non ho idea di dove sia andato…”
Come a voler rispondere alla sua domanda, un concitato rumore di passi giunse alle orecchie dei presenti. La porta si spalancò di botto, Hinata e Sai sobbalzarono, per poco la giovane non attivava il Byakugan per capire che diavolo fosse quell’ammasso informe colorato che si stava addentrando nella camera.
“Sakura-chaaan! Un regalino per te!”
Nessuno riuscì a dire nulla, accanto a Naruto c’era un pupazzo gigante, doveva essere una specie di coniglio a giudicare dalle orecchie lunghe che picchiavano contro il soffitto. E come se non bastasse, Naruto stringeva anche un enorme mazzo di rose rosse dietro la schiena.
“Per te!”
“M…ma…” Sakura stava assumendo tutte le gradazioni del rosso, Sai era certo di averne contate almeno quattro sfumature diverse in quella manciata di secondi.
“Shannarooo!”
Con una mano riuscì a sfoderare uno dei suoi micidiali pugni, anche se non era molto potente perché non era nel pieno delle sue forze. Dinanzi lo sguardo perplesso di Hinata, Sai cercò di accomodare le cose ma soprattutto di spiegare.
“Sakura non riesce ad esprimersi bene quando è troppo emozionata! La sua forza bruta è l’unica cosa con cui riesce a comunicare con la sua metà!”
“Aha… capisco…”
“Ahi ahi, che male!” Naruto si grattava il viso che era appena stato deturpato, solo in quell’istante si accorse della presenza di Hinata.
“Oh, ciao Hinata non ti avevo vista!”
“Sei il solito buzzurro, Naruto!”
“Nah, Sakura-chan non l’ho fatto apposta a non vederla!”
“E’ difficile non vedere una come Hinata…”
La povera ragazza era diventata bordò, sentirsi dire certe cose non poteva che metterla in estremo imbarazzo, poi se nella stanza c’era anche Naruto era pure peggio.
“Sai!”
“Aha, scusalo Hinata, ma Sai è un po’ scemo a volte!”
“N… non fa niente, Naruto-kun…”
“Non capisco, le ho fatto un complimento… ahi!” La mano di Sakura, sempre pronta e all’erta, era arrivata all’orecchio di Sai. Quale errore avvicinarsi così tanto al suo letto.
“Zitto.” ringhiò Sakura con la sua solita aria autoritaria, ovviamente Sai ben conscio che la donna avrebbe potuto spaccargli qualche osso pur tenendo in precario equilibro il suo figliolo, non fiatò più.
“Umh… io ero venuta anche per chiedervi una cosa…”
“Che cosa, Hinata?”
“Ecco, fra due settimane ci sarà la cerimonia di successione del clan Hyuuga… prenderò ufficialmente il posto di mio padre…”
“Ma è fantastico, Hinata! Congratulazioni!” Naruto, mandando al diavolo i luoghi comuni secondo cui non dovresti mai avere la tua ex e l’attuale fidanzata nella stessa camera, si avventò letteralmente su di lei, abbracciandola con foga.
“G…grazie, Naruto-kun…”
Sai rimase impassibile a osservare la scenetta, poi roteò solo le pupille verso Sakura, fece un passo per allontanarsi dal letto.
“Sei gelosa?”
“Assolutamente no.”
“Ahi ahi, Sakura, il mio braccio!”
Non si era allontanato a sufficienza per sfuggire alla sua presa ferrea, dato che non aveva la forza di saltare giù dal letto e prendere a cazzotti Naruto, si rifaceva con Sai.
Dopo svariate mila congratulazioni da parte di Naruto, la giovane Hyuuga riprese il suo discorso che era stato interrotto.
“Ecco… dato che la cerimonia sarà aperta al pubblico… mi chiedevo se volevate venire ad assistere…”
“Ma sì certo! Ci andiamo, neh Sakura-chan? Sai? Aha, ma possiamo portare anche i bambini?”
“Non ci sono problemi, Naruto-kun!”
“Ok, allora è perfetto!” sentenziò tutto soddisfatto Naruto, anche se aveva deciso tutto lui senza consultarsi con il resto della famiglia.
Però ciò che avrebbe detto Hinata da lì a poc’anzi, avrebbe convinto sia Sakura che Sai ad andare realmente alla famosa cerimonia. Teneva le mani conserte, lunghe e distese davanti a lei. Tutto un tratto alzò lo sguardo verso Naruto, negli occhi color lavanda scintillava una luce di determinazione.
“Naruto-kun io… ho deciso che mi impegnerò al massimo per diventare un buon capo clan! Voglio diventare forte e rispettata come lo era Neji-kun!”
“Hinata…”
“Aha… ecco, insomma… mi piacerebbe riuscirci…”
“Ce la farai…”
“Lo spero…”
“Ce la farai.” La risposta priva di esitazione alcuna da parte di Naruto, fece sorridere di cuore non solo Hinata, ma anche Sakura e Sai.
“Grazie Naruto-kun…”
Nel vederla rispondere senza balbettare o arrossire come faceva sempre, fece intuire a Sakura che Hinata era riuscita a lasciarsi davvero alle spalle Naruto.
“Mi raccomando Hinata, tieni alto il nome degli Hyuuga! E anche di noi Kunoichi!”
“Sì, lo farò Sakura-san!”
 
Fece un profondo inchino salutando tutti e poi uscì, con sua sorpresa si accorse che Kiba la stava aspettando. Lui finse di essere lì per fare visita a Sakura, ma Hinata sapeva bene che era già andato a trovarla in mattinata assieme a Shino e Rock Lee.
“Tutto bene, Hinata?”
“Certo… ora sto bene! Grazie, Kiba-kun!”
Kiba si rasserenò, era stato molto in ansia da quando Naruto aveva lasciato Hinata. Era stato accanto all’amica aiutandola a superare il dolore per la perdita del suo primo grande amore. L’aveva vista triste per lungo tempo, ma ora qualcosa era cambiato in lei. E non era solo il suo portamento più femminile, i capelli fattosi più lunghi e i vestiti che mettevano finalmente in risalto le sue curve. C’era qualcosa di differente nei suoi occhi, sembravano più luminosi, più sicuri. Tutto sommato pensò che l’essere stata lasciata da Naruto non fosse stato proprio totalmente un male, dato che in qualche modo questa sofferenza l’aveva resa più forte. Portandola finalmente a sbocciare come donna e come shinobi al cento per cento, lui meglio di chiunque altro sapeva che ora Hinata era pronta per comandare il clan Hyuuga.

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Capitolo 7
*** Part 7 ***


Part 7
Part 7
 
La nascita di Shinachiku, in data 13 Agosto, fu il giorno più bello per Naruto e Sakura, non sono solo perché erano divenuti genitori, ma perché finalmente ebbero l’impressione che le cose nelle loro vite stessero andando nella giusta direzione. Oltre a questo, potevano godere dell’amore anche di Shion che, per Naruto, era di fatto il primogenito della loro famiglia. E di Sai, a tutti gli effetti un padre per entrambi i piccoli, praticamente non c’erano più differenze, si stavano trasformando veramente in una strana, grande famiglia.
 
Nelle prime settimane Naruto non fece altro che portare in giro Shinachiku, praticamente lo aveva presentato a tutta Konoha. Si vantava e gongolava di quanto fosse carino il suo bambino, Sakura diceva che sembrava andato in coma da zuccheri, mentre Sai ogni volta commentava con un sorriso di circostanza. Shion, invece, stava attraversando un periodo di grande incertezza. Era ancora troppo piccolo per comprendere a fondo le dinamiche della sua particolare famiglia, perciò l’unica cosa che sapeva per certo era che il suo papà Naruto, dava molte più attenzioni a Shinachiku che non a lui. Non che si sentisse solo, aveva sempre il suo papà e la mamma, ma purtroppo si rendeva conto che pure quest’ultima era molto presa dal nuovo arrivato. Era sempre stato un bambino molto timido, quindi per lui era difficile esternare tale disagio.
 
Una sera come tante Sai era rincasato prima del solito, constatando fra l’altro di essere il primo. Mebuki aveva fatto da baby sitter ai due bimbi per tutto il giorno.
“Oh sei tu Sai-kun, ben tornato!”
“Buona sera Mebuki-san! I piccoli sono stati bravi?”
“Ma certo! Sono un amore!”
“Si sta facendo tardi, è meglio che rientri a casa Mebuki-san…”
“Sì, mio marito mi starà già aspettando per la cena!”
“Grazie di tutto, a presto!”
“Sì, a presto!”
Congedata la madre di Sakura, Sai si diresse nella cameretta di Shion.
 “Sono tornato, Shion!”
“Papà!” Non appena lo vide gli corse incontro, attaccandosi alle sue gambe, sorridendo tutto felice.
“Visto che è presto, ti va di disegnare qualcosa con me?”
“Sì!”
Shion non stava più nella pelle, era da tanto che il suo papà non aveva tempo per disegnare qualcosa con lui. Si diresse al tavolo e prese alla rinfusa alcuni fogli immacolati e la sua scatolina dei colori a pastello. Si sistemarono in salotto, Sai con il suo album di schizzi e Shion si sistemò sul tavolinetto in legno.
“Papà, guarda!”
“E’… molto carino…” Sai non aveva la più pallida idea di cosa significassero la mole di righe colorate tracciate alla rinfusa, ma ovviamente sapeva che non era il caso di mettersi a fare il critico d’arte con un bimbo di due anni.
E poi quando Shion aveva la sua approvazione, era così felice da fargli stringere il cuore in una morsa piacevole. Stavano disegnando tranquilli da meno di mezz’ora quando il pianto di Shinachiku, richiamò l’attenzione di Sai.
“Torno subito, tu continua a disegnare!”
“Ma…”
Sai sparì su per le scale, Shion smise subito di disegnare, indispettito. Attese che tornasse, ma passò troppo tempo e lui si stufò. Afferrò il foglio su cui stava disegnando e lo accartocciò, ne fece una pallina e la gettò in terra, per poi scappare in camera sua.
Quando Sai ritornò in salotto non trovò Shion, i suoi piedi sbatterono contro la pallina di carta che raccolse.
“Shion…”
 
Più tardi rientrarono a casa anche Naruto e Sakura, come erano soliti fare cenavano tutti assieme al piano terra, dove avevano la loro “cucina in comune”. Anche l’appartamento al primo piano di Sai c’era una cucina, ma di solito ci mangiava solo quando erano solo lui e Shion.
Sai stava finendo di cucinare, mentre Naruto apparecchiava la tavola. Sakura li raggiunse poco dopo con Shinachiku in braccio, seguita da Shion.
“E’ l’ora della pappa, Shinachiku…” Sakura prese posto sulla sua sedia, si scoprì il seno e il suo bimbo ne lambì uno con le piccole labbra.
Naruto si avvicinò, con lo sguardo sognante, o da babbeo come lo aveva definito Sai più volte.
“Aha… come sei fortunato, figlio mio…”
“Naruto, smettila subito di pensare a certe cose…”
“M… ma non stavo pensando a niente! E anche se fosse non si condanna il pensiero, no?!”
L’occhiataccia che gli rivolse Sakura non lasciava spazio all’immaginazione, tanto che Sai intervenne impugnando un mestolo.
“Se vuoi, lo picchio io per te!”
“Cosa?!”
“Lascia perdere Sai!
“Aha, Sakura-chan!” esclamò con vocina sdolcinata Naruto, per poi tornare con i piedi per terra non appena Sakura replicò sonoramente.
“Tu non sei abbastanza forte da fargli veramente male!”
“Ma… Sakura-chan…”
“Sì, forse hai ragione…”
Si levò una risata collettiva fra i tre genitori, non si accorsero che Shion li osservava nascosto dietro una sedia, con l’aria imbronciata. Si fece coraggio e si avvicinò alla madre, tirandole una manica.
“Shion, cosa c’è tesoro?”
“Mamma, in braccio!”
“Ora no, sto dando la pappa a Shinachiku!”
Il piccino gonfiò le guance, mostrandosi arrabbiato e tirando con più forza il braccio di Sakura.
“Voglio venire in braccio!”
“Dopo ci puoi venire, ora no…”
“No, adesso!”
“Shion, ho detto di no, smettila!” Per la prima volta Sakura si era ritrovata a dover alzare la voce per calmare i capricci di Shion. Trattenne il fiato per qualche secondo rendendosi conto della sensazione sgradevole che si provava a sgridare un figlio. Shion era sempre stato così buono e gentile, perché tutto un tratto le aveva fatto perdere le staffe?
“Sei cattiva…” balbettò Shion, gli occhi si stavano riempiendo di lacrime, in soccorso di Sakura giunsero Sai e Naruto.
“Shion, la mamma ha detto di no, fai il bravo!”
“Nah, Shion! Puoi venire in braccio a papà Naruto se vuoi! Dai vieni!”
“No! Voglio la mamma…”
Entrambi i padri si guardarono un momento spaesati, non potevano certo chiedere a Sakura di interrompere la poppata serale di Shinachiku. Però si accorsero con notevole sconcerto, che era la prima volta che dovevano gestire una simile situazione.
Shion era scoppiato a piangere, così Naruto volle fare un tentativo per farlo calmare.
“Shion, non fare così dai! Se no fai piangere anche me!”
“Bugiardo! La mamma… non mi vuole bene!”
“Ma che dici?!”
Anche se protestava vivacemente, Naruto lo prese in braccio e lo strinse forte. Dapprima il bimbo scalciava e si dimenava, ma dopo qualche carezza gentile di Naruto iniziò a placarsi.
“Va tutto bene…”
Sai fece scivolare una mano sulla guancia pienotta di Shion per asciugarne le lacrime, aveva un espressione crucciata e il visino tutto arrossato.
“Quando piangi, somigli tutto a tua madre!”
“S…Sai! Ma come ti permetti!” ringhiò subito paonazza Sakura.
“Ha ha! Però Sakura-chan, ha ragione! Avete la stessa faccetta buffa quando piangete!”
“Che spiritosi! Muoio dal ridere, aha-ha!”
“Shion… sia io che la mamma, e anche Naruto ti vogliamo molto bene…”
Il piccolo abbassò lo sguardo, stringendo le labbra e tirando su il nasino ancora gocciolante. Poi si mise ad osservare con attenzione Shinachiku. Improvvisamente fu ovvio a tutti il motivo del suo pianto disperato e dei capricci.
“E’ per il tuo fratellino? Sei geloso, Shion?” chiese Sakura, anche se ora parlava con un tono molto più gentile e dolce. Shion si affrettò a guardare nella direzione opposta, le guance sempre più rosse per l’imbarazzo. Naruto sorrise a quella reazione, gli ricordava moltissimo Sakura quando si imbronciava così. Però aveva anche un che di Sai quando arrossiva.
“Neh Shion, non devi essere geloso! Ora noi siamo tanto presi da lui, ma solo perché è così piccolo e non può sopravvivere senza il nostro aiuto!”
“Anche tu eri così Shion… io e la mamma ci siamo presi cura di te nello stesso modo…”
“Mi volete bene?”
“Ma certo! Ti amiamo con tutto il cuore, ‘tebayo! Però amiamo tantissimo anche Shinachiku! Perché vedi, è così che si comporta una vera famiglia!”
Il bimbo sgranò gli occhi, sentiva il cuoricino che batteva forte per l’emozione. Era così bella quella strana sensazione, davvero tanto. Si portò una manina al petto stringendo un poco la maglietta, poi abbassando gli occhi sussurrò “Mh… anche io… vi voglio bene…”
Naruto avvertì lo stomaco contrarsi piacevolmente, iniziò a strusciare il viso sulla guancia di Shion tutto felice, non finendo di esclamare quanto fosse tenero.
Sai, seppure non lo mostrasse così apertamente, provava le medesime emozioni di Naruto. Quando riuscì a scollargli di dosso il figlioletto, lo prese per mano e prendendolo da parte gli disse “Shion, dopo cena vuoi disegnare di nuovo con me? Ti prometto che starò con te tutto il tempo questa volta!”
Shion arricciò le labbra un momento prima di replicare “Sì… ma se il fratellino piange… devi andare da lui…”
“E se ci andassimo insieme la prossima volta? Mi potresti aiutare tu con Shinachiku!”
La luce che intravide negli occhi di Shion fu qualcosa di impagabile. Aveva capito, senza averlo letto in nessun libro, che i bambini a quell’età volevano scoprire il mondo più di ogni altra cosa. Anche fare piccole cose come l’assistere mentre si preoccupava dei bisogni di Shinachiku, poteva essere qualcosa di assolutamente fantastico per Shion.
 
 
La vita della strana grande famiglia Uzumaki-Haruno proseguiva, non senza poche difficoltà. Sakura era sempre molto impegnata in ospedale, mentre Naruto e Sai si dedicavano a missioni di vario rango. Ora che Sai aveva un poco più di libertà, aveva ripreso ad accettare anche quelle di livello A.
In qualche modo dovevano sempre far conciliare la loro vita da Shinobi, con quella maggiormente privata dei genitori. I primi mesi furono piuttosto duri per tutti, specialmente perché Shinachiku era tutt’altro che un bimbo quieto. Piangeva molto la notte e non era raro che riuscisse a svegliare pure Shion, dato che la potenza delle sue urla era molto intensa e i muri troppo sottili.
Così si ritrovavano spesso e volentieri a dover far riaddormentare entrambi i bambini, facendo le ore piccole che si accumulavano fra loro.
Negli ultimi tempi Naruto mostrava quotidianamente un paio di borse sotto gli occhi eccessivamente evidenti, tanto che la gente per strada si soffermava ad osservarlo.
 
“Ehi Naruto, buongiorno!”
“Ciao Shikamaru…”
“Aha… che brutta cera, dormito poco anche stanotte?”
“Già…”
“Bé, ascolta  ho delle notizie da darti che sono certo ti sveglieranno di colpo!”
“Eh?”
“Vieni nell’ufficio dell’Hokage a mezzo giorno in punto, ok?”
“Mh… ok…” replicò mogio Naruto, Shikamaru dopo avergli dato una lieve pacca sulla spalla lo salutò. Ovviamente era totalmente ignaro che le notizie che dovevano riferirgli, gli avrebbero sconvolto nuovamente l’esistenza.
 
 
Quando rientrò a casa, a sera inoltrata ormai, la prima ad andargli incontro fu Sakura. Dall’espressione tirata che aveva comprese che tirava una brutta aria. Si piantonò davanti l’ingresso, le braccia incrociata e gli occhi smeraldo furibondi contro lui.
“Si può sapere dove cavolo sei stato, eh Naruto?!”
“S…Sakura-chan, scusami per il ritardo!”
“Eravamo in pensiero, accidenti! Avresti dovuto avvisarci! Perché in queste situazioni non usi mai i rotoli speciali che ti ha preparato Sai per inviare messaggi?! Non sono difficili da usare!”
“Lo so, Sakura-chan! Scusami, me ne sono scordato!”
“La cena si è raffreddata, razza di stupido!” sbottò lei facendo dietro front, seguì un lungo sospiro.
“Scusami…”
“Te la riscaldo, vieni…”
A Sai non sfuggì il mezzo sorriso con cui Sakura pronunciò l’ultima frase, adorava vedere come facesse la dura ma che poi sotto sotto fosse un pezzo di pane.
Naruto consumò la cena stando incredibilmente in silenzio, tanto che sia Sai che Sakura gli domandarono se fosse ferito o avesse la febbre.
Aumentando lo stupore generale, disse a tutti di essere molto stanco e si defilò a letto subito finito di mangiare. Normalmente, anche se era stanchissimo, si sforzava di dedicare un po’ di tempo ai bambini.
“Sai…”
“Lo so Sakura, è strano! Magari domani ci parlo io e… vedo se riesco a capire cosa ha…”
Sakura sorrise comprensiva e grata a Sai, gli posò una mano sulla sua stringendola forte.
“Grazie…”
 
La notte stessa, qualcosa destò Sai dal suo sonno. Era il solito pianto di Shinachiku, ed era sicuro di aver sentito un rumore di passi che si dirigevano verso la culla del piccino. Però si accorse che il pianto proseguiva, ed era più acuto del solito, sofferente quasi.
Decise di alzarsi e di andare a controllare, sapeva che Sakura aveva il turno di notte quindi c’erano solo lui e Naruto in casa.
Scese le scale fino a raggiungere la porta che divideva i due appartamenti, proseguì poi fino alla stanza di Shinachiku. Naruto era in piedi e cercava di cullare il bimbo, ma con scarsi risultati.
“Tutto bene?”
“Sai! Non lo so… il pannolino è a posto e non ha fame! Non so perché, ma continua a piangere!”
Si avvicinò e sfiorò il visino del bimbo, fortunatamente non sembrava avere la febbre, eppure a lui quel pianto sembrava proprio sofferto.
“Dammelo un momento…” Naruto gli passò il fagottino urlante, Sai lo prese e dopo averlo cullato un poco, provò a mettergli una mano sul pancino.
Per qualche istante il piccolo parve calmarsi, Sai osservò attento le sue reazioni traendo le dovute conclusioni.
“Forse… ha un attacco di coliche…”
“Che cosa? E che diavolo è? E’ grave, dobbiamo portarlo da Sakura-chan?!”
“No, tranquillo! E’ abbastanza normale nei neonati, anche Shion ne soffriva!”
“Oh… ma tu sai come curarlo?”
“Sì, credo di ricordarmi ancora la miscela di erbe che mi aveva insegnato Sakura! Devo preparargli un biberon con una tisana…”
“Va bene, ci penso io! Dimmi solo cosa devo fare!”
 
Si diressero in cucina entrambi, Sai continuava a tenere in braccio Shinachiku tentando di placarlo, mentre Naruto seguiva le sue istruzioni su come preparare la tisana. Peccato che Naruto non brillasse molto per fare questo genere di cose.
“No, Naruto… quello è pepe, devi metterci la salvia!”
“Eh? Aha, giusto!” Le mani di Naruto vagarono incerte fra i mila barattoli presenti nella dispensa, ad un certo punto si arrese e vi voltò supplicante verso l’amico.
“Saaaai…”
Lui senza dire nulla emise un lungo sospiro, passò a Naruto il piccino e lui si mise ai fornelli. Dopo aver pestato varie erbe, averle fatte bollire e sistemate nel biberon si fece ridare Shinachiku.
Fu arduo a dir poco convincere il bimbetto a berla, ma quando la prima sorsata arrivò dritta nel suo pancino, Shinachiku iniziò a succhiare avidamente dal biberon.
“Ma come cavolo ci riesci ogni volta?”
“Nh? Che cosa dici, Naruto… ho solo più esperienza di te!”
Naruto si lasciò andare esausto sulla prima sedia che gli capitò a tiro, continuando ad osservare Sai. Provava un misto di odio e approvazione nei suoi confronti in quell’istante, ma forse era più semplicemente geloso. Iniziò una serie di sbuffi piuttosto accentuati, alla quarta volta Sai roteò le pupille verso l’alto esasperato.
“Naruto, si può sapere che cosa hai?”
“Non ho niente…”
“E’ da quando sei rientrato che sei… umh strano ecco…”
Naruto si impensierì improvvisamente, corrugando così tanto la fronte da sembrare un'altra persona.
“Sai senti… come la prenderesti se ti dicessi che oggi Kakashi sense… cioè, volevo dire l’Hokage, mi avesse convocato per dirmi che la prossima settimana passerà il testimone a me?”
“C…come? Significa che tu…”
“Sì… sarò Hokage, a partire da lunedì prossimo.”
La risposta così serafica e priva di entusiasmo da parte di Naruto preoccupò e non poco, il pittore. Sai rimescolò la saliva, si sentiva stranamente a disagio tutto un tratto, non era certo di come avrebbe dovuto reagire alla notizia. Doveva mostrarsi felice oppure no? L’unica cosa di cui era certo, era che la reazione di Naruto era molto strana.
“Umh… scusa se te lo chiedo Naruto ma… perché sembri così triste? Non sognavi di diventare Hokage da una vita?”
Naruto scattò in piedi, nervoso, gesticolando più del solito.
“Sì… insomma, lo desidero da così tanto…” si grattava freneticamente la nuca, era così agitato che Sai temette che le bende al braccio destro si sfacessero da un momento all’altro.
“Cosa ti turba?”
“Sai, hai mai avuto un sogno?”
“Io… credo di no… o almeno, non un sogno così importante…”
“Non importa che sia importante… pensa se quel sogno diventasse improvvisamente reale! Lo hai sognato per così tanto e poi tutto un tratto… è lì davanti a te…”
Sai non era sicuro, ma forse stava iniziando a comprendere l’ansia di Naruto. Socchiuse gli occhi scuri un momento, tirando le labbra in un lieve ghigno provocatorio che non passò inosservato.
“Hai paura, Uzumaki Naruto?”
Dall’evidente sussulto che ebbe l’amico, la risposta era un sonoro, inequivocabile, chiaro . Prese a camminare su e giù per la cucina, quasi in modo nevrotico, biascicando le frasi che si susseguivano una dopo l’altra. Ma totalmente prive di senso.
“Io non… non è paura! Cioè… è solo che essere Hokage non è il mio unico scopo nella vita, no? E… e poi ora sono padre, ho così tante responsabilità!”
Sai lasciò proseguire lo sproloquiare di Naruto, nel frattempo lui aiutava Shinachiku a fare il ruttino.
“Se diventassi anche  Hokage… aha, ‘tebayo, avrei sulle spalle un villaggio ed io… dai andiamo non sono così affidabile! Guardami ora! Non sono manco capace di capire che mio figlio ha le coliche!”
“Cosa c’entra questo con l’essere un buon Hokage?”
“Bé… centra eccome, dattebayo! Come posso occuparmi del villaggio se a mala pena so occuparmi di mio figlio! Se non fosse per te e Sakura-chan, io sarei perduto!”
“A cosa pensi che servano gli Shinobi se non ad essere di sostegno all’Hokage? Oppure ti consideri così tanto onnipotente da dover fare tutto da solo?”
“Ma…”
“Non sono la persona più adatta per dirlo ma… io penso che tu ti sia già guadagnato da anni il titolo di Hokage! E tutti i tuoi amici sono pronti a seguirti ed aiutarti, laddove ne avrai bisogno…”
La gola di Naruto tremò un istante, come gli occhi che si erano fatti eccessivamente lucidi. Si portò entrambe la mani al viso, respirando a fondo. Quando le scostò aveva decisamente tutt’altra espressione.
“Grazie Sai…”
 
La turbolenta nottata, parve prendere finalmente una piega migliore, Shinachiku aveva smesso di piangere e si era addormentato. I due padri tirarono un sospiro di sollievo quando richiusero la porta della cameretta del piccino, ora tranquillo. Ma per uno che era a posto, spuntava l’altro subito dopo. Difatti proprio quando stavano per dirigersi ognuno al proprio agognato letto, si videro venire incontro Shion. Fra l’altro in lacrime.
“Shion… stai bene?”
“Papà… ho fatto un brutto sogno…” sussurrò fra un singhiozzo e l’altro. Sai stava per fare un passo avanti quando venne fermato dal braccio di Naruto.
“Ci penso io! Vai a dormire, sarai stanco…”
“Grazie…”
“Nah Shion, vieni da papà Naruto! Ci penso io a scacciare subito tutti gli incubi cattivi che non ti fanno dormire!”
Naruto prese per mano Shion per portarlo in camera sua, ma la voce di Sai richiamò la sua attenzione.
“Domani mi farò perdonare offrendoti la cena di Ichiraku!”
“Mi pare il minimo! E poi dobbiamo festeggiare, no? Daremo una gran festa, e inviteremo tutti quanti, ‘tebayo!”
 
Quando Sai si coricò nel suo giaciglio, non riuscì ugualmente a prendere sonno. Si sentiva sciocco a provare una simile euforia, eppure non poteva fare a meno di essere così felice per l’amico da avere i nodi allo stomaco per l’emozione.
 
 

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Capitolo 8
*** Part 8 ***


Part 8
Part 8

Per Naruto, poter finalmente diventare l’Hokage, da un lato era qualcosa di incredibilmente fantastico, ma dall’altro si rese conto della mole di doveri e responsabilità a cui andava incontro. In teoria doveva essere investito del titolo da lì a meno di una settimana, ma prima che il tutto fosse reso veramente ufficiale, dovettero passare molti mesi ancora. Finì l’estate, poi arrivò l’autunno e praticamente lasciarono concludere l’anno, decidendo di rimandare il tutto a Gennaio.

La preparazione per assumere il ruolo di Hokage fu più lunga, prolissa e tosta di quanto Naruto avrebbe desiderato. Ma nel frattempo ebbe la soddisfazione di festeggiare i tre anni di Shion e lo fecero con una festa in grande stile, invitando tutti gli amici.
 
Nelle ultime settimane che precedevano la cerimonia, Naruto ebbe modo di rilassarsi e decise di passare tutto il tempo con i suoi bambini. Voleva goderseli più che poteva prima di diventare Hokage, perché sapeva che avrebbe avuto molto meno tempo da dedicare a loro.
 
L’agognato giorno fu finalmente fissato, dieci Gennaio alle ore dieci del mattino, al palazzo degli Hokage Naruto sarebbe stato investito ufficialmente del titolo di Kage. Fecero circolare la notizia ed invitarono all’evento anche gli altri Kage. Pochi giorni prima del gran evento, Konoha era un vero e proprio via e vai di Shinobi provenienti da tutti e cinque i paesi ninja.
La voce era arrivata davvero ovunque, perfino su remote montagne ove, un giovane uomo dai capelli scuri e gli occhi bicolore, stava visitando. Decise che valeva la pena andare a far visita a quell’usuratonkachi, nonostante dovesse interrompere il suo viaggio di ricerca per il mondo.
 
 
La notte precedente il dieci Gennaio, Naruto non chiuse occhio. Gli ci vollero parecchi schiaffi amorevoli da parte di Sakura, prima che lui riuscisse a dormire un paio di ore circa. Per poi risvegliarsi all’alba, più agitato di prima. Esasperata la compagna, decise di tirare fuori quella che lei definiva “l’artiglieria pesante”, che consisteva nel quietare Naruto con del sano… sesso. Seppure colto alla sprovvista, Naruto non rifiutò la gentile offerta, anzi ci diede dentro più del solito per scaricare la tensione. Fu così appagante per entrambi che quando ebbero finito, crollarono senza forze l’uno sull’altro, addormentandosi profondamente. Il sonno ristoratore fu così efficace che quando Sai venne a bussare alla loro porta, Sakura non si rese conto di che ore erano.
“Mh… Sai… sei tu?”
“Sì, Sakura… siete pronti?”
“Uh? Ma è ancora presto…” borbottò Sakura tirandosi a sedere, poi afferrò pigramente la sveglia che era sul comodino dal lato di Naruto. Schiuse gli occhi assonnati e vide l’ora: un quarto alle dieci. Aha, bene pensò, secondo il programma loro sarebbero dovuti già essere in prima fila per il discorso del passaggio di titolo di Kakashi.
“Oh mio dio! Naruto, svegliati! Sveglia!”
Naruto non comprese subito perché la sua adorata e, nudissima, Sakura-chan lo stava scrollando con tale impeto. Per lui fu solamente il più dolce dei risvegli, era sempre un piacere godere della vista del seno nudo della sua amata ballare così davanti al suo naso, di prima mattina.
Dovette scendere dalla nuvoletta dei sogni quando, la forza del pugno di Sakura lo fece volare fuori dal letto portandosi appresso tutte le coperte. Si schiantò con violenza contro la porta, Sai dall’altra parte si spostò per paura che essa venisse sfondata. Fortunatamente non fu così, però constatò che era da riparare, a meno che non volevano tenersela così con la sagoma in rilievo della faccia di Naruto.
“Emh… ragazzi… siamo in ritardo temo…”
“Lo so, lo so!” Sakura uscì per prima, tutta trafelata e ancora mezza nuda. Non che a Sai dispiacesse tale visione, allungò bene gli occhi, d’altro onde, il lenzuolo bianco con cui si era avvolta alla meno peggio non le copriva bene il fondo schiena.
“Sai! Che stai guardando, brutto porco!”
“Io? Nulla!” Sai sfoggiò il suo tipico sorrisetto da sto mentendo palesemente ma spero che tu non te ne accorga.
 
Entrambi si dovettero lavare e vestire alla velocità del suono, inoltre Sakura dovette pure preoccuparsi di guarire il viso di Naruto, livido a causa della tremenda botta di prima.
Per sbrigarsi, usarono una delle creazioni di inchiostro di Sai, anche se il volo fu parecchio turbolento, a causa dei forti venti che soffiavano quel giorno. Meno male che almeno i bambini erano stati presi in custodia da Mebuki il giorno prima, dovevano già essere arrivati da un pezzo alla cerimonia.
 
Quando atterrarono, scesero barcollando, afflitti da terribile mal d’aria. Sai ci era abituato agli scossoni in volo e stava benissimo, ma i poveri Naruto e Sakura erano pallidi e spettinati. Naruto specialmente aveva tutta l’aria di essere più uno sbandato che il futuro Hokage di Konoha.
“E’ tardissimo! Sai, ti prego prendi tempo, devo dare una sistemata a questo Baka!”
“Ok, ci penso io!”
Sakura trascinò Naruto nei bagni e lì, cercò di aiutarlo a riprendersi ma soprattutto a rimettere a posto la maglia sgualcita, i pantaloni sporchi di inchiostro e i capelli che erano un disastro totale.
“C… come sto?”
Lei lo squadrò da capo a piedi, soffermandosi in particolare sulla maglia.
“Perché anche oggi questa colore arancio fluo? Perché non ti ho fatto indossare quella che ti ha regalato mia madre per Natale?! Oddio, cosa penseranno tutti! Sono una pessima compagna, ecco!”
“Sakura-chan, non penso che staranno a guardare di che colore è la mia maglia…”
“E questa macchia di inchiostro, non va via! Accidenti, dopo pesto Sai come si deve!”
“Ma no, Sakura-chan è stata colpa mia! Non prendertela con lui!”
“Scusami Naruto… vorrei aiutarti ma… sono inutile come sempre!”
A quella frase, le braccia di Naruto scattarono in automatico andando a posarsi saldamente sulle spalle della compagna. Stringendole appena, senza farle realmente male.
“Non dire sciocchezze Sakura-chan! Tu sei qui, conta solo questo per me!”
Le donò il più bello dei sorrisi, il cuore di Sakura sussultò piacevolmente.
“B…baka! Ora basta con le smancerie, dobbiamo andare!”
 
 
Naruto affrontò la cerimonia a testa alta, seppure l’emozione lo stesse divorando al punto che Kakashi si rese conto delle braccia che tremavano mentre gli passava il cappello dell’Hokage. In qualche modo andò tutto bene, sebbene Naruto masticò le parole un paio di volte mentre pronunciava il suo discorso da neo Kage. Ma nessuno poté biasimarlo, la pressione era stata tanta negli ultimi mesi, praticamente aveva avuto gli occhi del mondo intero puntati su lui ed ora le cose sarebbero state anche peggio. D’oltre onde essere colui che aveva salvato il mondo, aveva i suoi vantaggi così come le sue responsabilità. Naruto si era sì guadagnato pienamente il titolo di Hokage, al punto che Kakashi aveva deciso di andare in pensione prima del previsto, ma ora spettava al giovane uomo dimostrare che era realmente in grado di farne il suo lavoro a tempo pieno.
Sakura, dato che era la sua compagna, gli rimase accanto per tutto il tempo, tirandogli a tratti piccole gomitate ogni qual volta la sua sciocca boccaccia stava per fare una battutina di troppo.
Specialmente quando tentava di raccontare le barzellette, alquanto discutibili, che Sai scovava su non si sa bene quali libri. Barzellette a cui solo Naruto riusciva a ridere fino alle lacrime.
 
Quando finalmente giunse la sera, con essa arrivò anche la stanchezza per l’allegra famigliola. Erano tutti letteralmente svuotati di ogni forza vitale, perfino i bimbi che erano stati messi a letto prima del solito orario.
Dopo una cena veloce si stravaccarono sul divano, guardando un po’ di tv, precisamente Naruto e Sai, mentre Sakura si dedicò alla lettura di un libro.
Mentre faceva nervosamente zapping da un canale all’altro, Naruto se ne uscì con una affermazione che fece sbarrare gli occhi ai due compagni.
“Ragazzi, sapete che oggi ho avuto la netta sensazione di vedere Sasuke?”
“C…cosa?!”
“Sasuke-kun… era alla cerimonia?”
Naruto si rigirò indeciso il telecomando fra le mani, rivolgendo lo sguardo ai suoi interlocutori sedutigli accanto.
“Non ne sono certo ecco… ma c’è stato un momento, un istante proprio, dove in mezzo alla folla ho creduto di averlo visto!”
“Oh…”
“Ma, se era davvero lui perché non si è fatto vedere? Insomma io non capisco! Sono anni che non ci da sue notizie, gli costava tanto farsi vedere?!”
Sia Naruto che Sai, colsero nella voce tirata e stanca di Sakura la medesima frustrazione che esternava ogni volta che l’argomento Sasuke veniva tirato in ballo in una discussione.
“Non so che dire Sakura-chan… ma come ti dicevo, non sono certo che fosse lui! Magari me lo sono immaginato! Cioè… io avrei tanto voluto che lui oggi ci fosse che potrei averlo sognato, ‘tebayo!”
Per quanto tentasse di stemperare la tensione, non vi riuscì, Sakura si alzò improvvisamente e quasi fuggì dai due, accampando la scusa che aveva sonno e andava a letto.
Nel salottino calò il silenzio, Naruto non rimase lì a lungo e raggiunse rapidamente la compagna in camera. Rimasto solo Sai, iniziò a pensare: cosa poteva fare? Odiava vedere la sua famiglia soffrire e stare male, specialmente se la causa era Sasuke Uchiha. Raggiunse a grandi falcate la stanza che era adibita a suo studio di pittura personale, accese la luce e frugò fra i suoi rotoli. Ne aprì uno posandolo sul pavimento, poi intinse un pennello direttamente nella boccetta di inchiostro impastato con il chakra. Iniziò a disegnare dei topolini sulla pergamena, invocandoli tramite la sua tecnica un istante dopo. Si sedette più comodamente per terra, sapeva che lo attendeva una lunga notte, ma non gli importava. Avrebbe fatto questo e altro per la sua amata famiglia.
 
 
Verso le prime luci dell’alba, Naruto venne svegliato dal piccolo Shion, quando aprì pigramente un occhio se lo trovò davanti.
“Neh Shion… tutto bene?”
“Papà Naruto… non trovo il mio papà!”
Il bimbo spiegò di come si fosse alzato per andare in bagno, ma poi passando davanti la camera del padre avesse trovato il suo letto vuoto. Spaventato era subito corso dall’altro papà.
“Shion, rimani qui con la mamma, ok?”
“Mh…”
Mise il piccolo a letto accanto a Sakura, aspettando che si assopisse, poi si vestì velocemente e iniziò a cercare Sai per casa. Non lo trovò in nessuno dei due appartamenti condivisi, ma si era accorto che la porta del suo studio di disegno era spalancata. Aveva dato un occhiata dentro rendendosi conto che mancavano alcune attrezzature che era solito utilizzare in missione, come il rotolo gigante.
Ancora più preoccupato si precipitò fuori, ma essendo Sai molto bravo a coprire le sue tracce non fu affatto facile capire che direzione avesse preso.
 
Nel frattempo, il suddetto si trovava nel bosco al confine di Konoha. La notte insonne non era stata totalmente inutile, i suoi topi di inchiostro avevano stanato la persona che stava cercando, o almeno sperava si trattasse proprio di lui.
Non ebbe dubbi quando, nascosto dietro un albero, intravide in lontananza la figura di un giovane avvolto da un poncho scuro, che si stava allontanando.
Srotolò abilmente la gigantesca pergamena e vi dipinse rapidamente sopra, formulando i suoi sigilli.
“Ninpou, Chou Giga!”
Un paio di leoni di inchiostro si avventarono sulla persona che, apparentemente continuava a camminare ignara di stare per essere attaccata. Quando Sai realizzò che le sue creature si erano scontrate con un illusione, comprese di essere stato fregato.
“Un simile colpo basso da te proprio non me lo aspettavo…”
Una voce bassa e profonda sorprese Sai alle spalle, la schiena era tenuta in ostaggio dalla punta di una lama. Lui alzò le mani in segno di resa.
“Cerca di capire… con te non so mai come dovrei comportarmi… Sasuke-kun…” Si voltò piano, incurante delle reazioni dell’Uchiha, ma comprese non appena lo vide in volto che non aveva intenzioni omicide verso lui.
“Che cosa vuoi? Perché mi hai cercato?”
“Volevo solo accertarmi se Naruto ieri aveva avuto una visione o meno…”
“Mh. Allora il Dobe si è accorto della mia presenza… chissà perché, non ne sono sorpreso…” Sasuke rinfoderò la spada, poi come se nulla fosse fece qualche passo in avanti, dando le spalle a Sai.
“Aspetta Sasuke! Perché non vieni a trovare Naruto e Sakura? E poi, se ci tenevi ad assistere alla cerimonia, perché non ti sei fatto avanti?”
“Ma quanto parli! Non mi ricordavo fossi così ciarliero…” Sasuke incassò le spalle un momento prima di voltarsi nuovamente verso il pittore. Arricciò le labbra mostrando un lieve sorrisetto compiaciuto.
“Ti chiami Sai, vero?”
“Wow, sono sorpreso che tu ti ricorda di me!”
“Le facce antipatiche come le tue, non le scordo facilmente…”
“Da che pulpito…”
Si guardarono in cagnesco per una manciata di secondi, non scollandosi gli occhi di dosso, fino a quando la rumorosa ed esageratamente squillante voce dell’Hokage non li sorprese.
“Saaaai!”
Arrivò come un uragano, stava per gridare ogni sorta di epiteti contro Sai quando non vide Sasuke accanto a lui. Frenò la sua corsa quasi rischiando di piantare i piedi nel fango e spalancò la bocca, mostrando un espressione di puro stupore mista a rabbia.
“M…ma…”
“Dobe, passi per la faccia da scemo, ma pure balbuziente sei diventato? Che Hokage penoso!”
“Zitto, Temeee!” Sasuke incassò, quasi consapevolmente, il poderoso pugno che gli arrivò dritto in testa.
“Questa te la sei meritata Sasuke!”
“Taci, tu!” Pure Sai dovette, suo malgrado, prendersi un bel cazzotto in piena faccia. Stava per domandare, scioccamente, perché lo avesse fatto quando Naruto glielo spiegò per primo.
“Sai, accidenti a te mi hai fatto venire un infarto! E tu Sasuke, perché cavolo non ti sei fatto vivo, ehe? Cosa stavate combinando qui nel bosco?! Dovrei strangolarvi entrambi!”
“Naruto, devo mio malgrado rammentarti che un Hokage non dovrebbe comportarsi così…”
“Tu Sai devi solo stare zitto! Cosa avrei detto ai bambini se ti fosse successo qualcosa?!”
“Oh, allora eri davvero preoccupato per me! Sono commosso…”
“C…che cosa?! Figurati, scemo! Pensavo solo ai bambini!”
“Scusatemi… se avete terminato il patetico teatrino, io mi defilerei…”
“Fermo tu!” La spalla di Sasuke venne trattenuta, in maniera assai poderosa, dalla mano di Naruto. La stessa che aveva perso quel giorno lontano di molti anni fa, per salvare la vita al suo migliore amico.
“Che vuoi, Naruto?”
“Sasuke… perché sei rimasto nascosto fra la folla? Non avevi motivo di nasconderti, ne di fuggire così di soppiatto da Konoha! Questa è casa tua, ‘tebayo!”
Si rilassò improvvisamente, Naruto se ne rese conto dalla tensione che smise di emanare il suo intero corpo.
“Lo so… ma non mi andava comunque di farmi vedere in giro…”
“Aha, sei proprio un caso disperato!”
“Come?!”
“Dai vieni! Voglio presentarti il resto della famiglia! E poi Sakura-chan, sarà felicissima di rivederti!”
Naruto fece segno a Sasuke di seguirlo, lui era rimasto scioccato e con un espressione di puro disappunto. Sai ne approfittò per passargli accanto e sussurrargli in un orecchio.
“Sarà così felice che ti sfonderà di pugni…”
“Sai, non dire certe cose! E poi, figurati se Sakura-chan lo picchia!”
 
 
Naruto dovette ricredersi ampiamente quando, non appena ebbero varcato la soglia di casa, una Sakura furibonda stampò un gancio destro in pieno volto di Sasuke.
“Shannarooo!”
“Ecco appunto…”
“S…Sakura-chan, che fai?!” gridò Naruto mettendosi le mani fra i capelli nel panico totale.
“Questo è per non esserti fatto più vedere a Konoha negli ultimi anni!”
Sasuke, volato per terra si massaggiava turbato la guancia appena gonfiata dall’amica, chiedendosi come mai Sai continuasse a ripetergli che era stato fortunato che lei ci fosse andata leggera.
“Se vuoi mettere piede in casa nostra, dovrai prima scusarti Sasuke!”
“Sakura-chan…” Naruto era letteralmente sconvolto dal comportamento della compagna. Anche se sapeva che non amava più romanticamente Sasuke, credeva che continuasse comunque a volergli talmente tanto bene da essere sempre pronta a perdonarlo, come aveva già fatto in passato. Invece ora si trovava dinanzi una giovane donna su tutte le furie, che sbarrava l’ingresso di casa con aria di volerle suonare ancora per molte ore al suo ex primo amore.
Sasuke senza emettere un fiato si rimise in piedi, si scrollò un momento il poncho impolverato e poi con una flemma allucinante chiese scusa. Sakura parve soddisfatta della sua risposta, si fece da parte permettendogli di entrare, Sai e Naruto si lanciarono un occhiata di intesa. Forse il peggio era superato.
 
L’Uchiha venne fatto accomodare nel salottino, mentre Sakura si era defilata quasi subito per preparare qualcosa da bere all’improvvisato ospite. Naruto non aveva perso tempo ed era corso a prendere i bambini, nonostante Sai avesse tentato invano di fargli capire che stavano ancora dormendo.
Quando Sasuke si vide arrivare l’amico con un piccino in braccio e un altro più grandicello ciondolante dal sonno accanto a lui, inarcò un sopracciglio alquanto sorpreso.
“Vedo che ti sei dato un gran da fare in questi anni…”
“Bé, ecco non è che siano entrambi figli miei! Cioè, per me lo sono ma… ecco… ‘tebayo!”
“Shion, è figlio mio…” affermò Sai andando a recuperare il suo bimbo che stava praticamente dormendo in piedi. Se lo portò sul divano, lasciando che il piccolo si accasciasse su lui riaddormentandosi.
“Sì, è così! Invece Shinachiku è figlio mio, ‘tebayo!”
Sasuke osservò prima Naruto poi Sai, cercando di fare il punto della situazione.
“C’è qualcosa che mi sfugge… abitate assieme?”
“Sì!”
“E chi sarebbe la moglie di questo qui?” domandò senza alcun pelo sulla lingua indicando Sai. Naruto stava per aprire bocca ma poi la richiuse un istante dopo, non sapeva bene come fare a spiegare la loro particolare situazione.
“Io Sasuke.” Sakura era appena rientrata nel salottino con in mano un vassoio, da cui spiccavano diverse tazze da tè con teiera. Lo posò sul tavolo e poi proseguì il discorso.
“Bé, non sono sua moglie ma sono stata la sua fidanzata anni fa e abbiamo avuto un bambino assieme… ora sto con Naruto e ho avuto un figlio anche da lui!”
Fu qualcosa di incredibile assistere al mutamento di espressioni che avvennero in Sasuke, il tutto durò solo una manciata di secondi ma fu ugualmente pazzesco.
“Oh…”
“Accidenti, abbiamo scioccato pure Sasuke Uchiha! Dobbiamo essere fieri di noi!” disse all’improvviso Sai dopo un imbarazzante, fin troppo lungo, silenzio.
“Non me lo aspettavo… in un certo senso… siete una specie di famiglia giusto?”
“Sì, è così!” ribatté senza remore Sakura, mostrando fra l’altro un sorriso estremamente sereno. Sasuke nemmeno si ricordava di averle mai visto una simile espressione dipinta in volto. Ne fu sinceramente colpito.
“Esatto Sasuke! Ed ora che ci sei qui anche tu, la nostra famiglia è davvero al completo!”
Le parole di Naruto attraversarono la mente di Sasuke come una scarica elettrica, fu la sensazione più piacevole che avesse mai provato dal giorno in cui era partito da Konoha. Tentò di sorridere, ma non ci era più abituato e si rese conto che gli risultava difficoltoso.
Naruto gli diede una pacca sulla spalla, quasi come se avesse capito, ma d’altro onde lui lo comprendeva meglio di chiunque altro fin da quando erano solo bambini. Non c’era mai stato bisogno realmente di parlare fra loro due, semplicemente si capivano al volo.
“Bentornato a casa, Sasuke…” affermò infine Naruto, poi preso dall’euforia del momento chiese a Sakura di preparare una stanza per poter far fermare l’amico qualche giorno a casa loro. Lei fu costretta a rammentargli che non avevano una camera per gli ospiti e, che se davvero Sasuke voleva fermarsi lì da loro, doveva accontentarsi del divano.
 
“Naruto, non affannarti troppo, non ho intenzione di rimanere, devo ripartire!”
“Cosa? Ma perché?! Non ti vediamo da anni, non pensarci nemmeno di sparire di nuovo nel nulla per chissà quanto!”
“Tu non capisci, ho ancora tanti luoghi da visitare e molte cose che vorrei fare…”
Sia Naruto che Sakura stavano andando in escandescenza, erano pronti a replicare con fermezza alle sue parole. Solo che ciò che disse Sasuke un attimo dopo, li spiazzò totalmente.
“Prima di ritornare a casa...”
“Potresti comunque rimanere almeno per oggi, non ti pare?” La proposta di Sai fu largamente appoggiata dal resto della famigliola. Furono talmente insistenti che Sasuke dovette arrendersi a loro, anche se secondo Sai non fu poi uno sforzo così terribile come voleva far credere.
 
 
Per la grande occasione Sakura aveva deciso di cucinare qualcosa di speciale, fortunatamente Sai si fece avanti prima che la giovane donna si avvicinasse realmente ai fornelli. Naruto la convinse a rimanere con lui e Sasuke a chiacchierare, inoltre Sai era alquanto suscettibile quando stava in cucina, non voleva nessuno intorno a disturbarlo.
Si misero in sala a parlare, costrinsero Sasuke a raccontargli qualcosa dei suoi lunghi viaggi, di cosa avesse visto e fatto negli ultimi anni. Nel frattempo i bambini si erano svegliati, Shinachiku stava seduto in braccio al suo papà scalciando animatamente come suo solito, invece Shion si era sistemato accanto a Sasuke. E non aveva smesso un istante di fissarlo da quando si era tolto il poncho, mettendo in mostra una manica apparentemente vuota.
Dopo aver rimuginato in silenzio per molto tempo, Shion si fece coraggio e avvicinò una piccola mano alla stoffa stringendola forte. Quando si rese conto che non c’era davvero l’arto e che non era un illusione, si spaventò allontanandosi. Sasuke, che si era accorto di cosa stesse facendo, si voltò verso lui accennando un sorriso di sfida.
“Ce ne hai messo di tempo per trovare il coraggio di farlo… volevi sapere se mi manca un braccio?”
Shion scosse la testolina su e giù, senza tutta via parlare.
“Sei muto per caso?”
“Neh Sasuke, non è muto! Shion è solo timido!”
“Mh, strano, pensavo avesse la lingua biforcuta come suo padre!”
“Guarda che ti sento Sasuke…” ringhiò Sai mettendo la testa fuori dalla cucina, sfoggiando il suo miglior sorriso plastico. Naruto attese che sparisse di nuovo dietro la porta per poi esclamare a voce alta, di proposito ovviamente “E’ una mia impressione, oppure il suo carattere sta peggiorando Sakura-chan?”
“Smettila! Lo sai che è capace di farti mangiare veleno per aver detto certe cose?”
“Ha ha! Hai ragione!”
Nel momento di confusione, Shion si fece forza e riuscì finalmente a parlare a Sasuke.
“Hai la bua al braccio?”
Sasuke non reagì alla domanda, al contrario Naruto e Sakura si preoccuparono per lui. Soprattutto temevano la sua risposta.
“Qualcosa di simile…”
“Non ti fa male?”
“Ora non più!”
Shion come colto da un improvvisa illuminazione, si girò verso la madre, gli occhi pieni di speranza animato dalla tipica innocenza infantile.
“Mamma, curalo tu!”
“Tesoro… io non…”
“Mi ha già curato… infatti ora sto bene…”
Il bimbo non comprese, lui continuava a crucciarsi per l’arto mancante e voleva trovare a tutti i costi il modo di guarirlo.
“Mamma, tu sei bravissima! Perché non lo curi?”
“Vedi Shion, ci sono cose che nemmeno la mamma può fare…” Sakura tentò di spiegare come poteva la complicata situazione di Sasuke. In realtà, era possibile eccome ridare un braccio all’Uchiha, ma era stato lui stesso a rifiutarlo anni orsono. Era stata una scelta personale e dettata da giuste motivazioni, che però non potevano essere comprese da un bambino così piccolo. Inoltre era certa che nemmeno Naruto avrebbe voluto raccontare ai loro figli del passato turbolento del loro ex compagno di team.
“Mh… ho capito… mamma, quando sarò grande voglio trovare io il modo!”
“Come?”
“Studierò e diventerò bravo come te! E poi curerò il suo braccio!”
Sakura sorrise intenerita e commossa nel sentire dire certe cose al suo piccolo, non aveva idea che a Shion interessasse la medicina. Prima di allora il bambino aveva espresso unicamente interesse nell’arte, diceva di voler imparare a dipingere come il padre. Per quello il cuore le si riempì così tanto di gioia, anche se sapeva che a quell’età era normale avere un aspirazione differente ogni giorno, ne fu ugualmente felice.
 
 
Fu una bella giornata per la strana grande famiglia del team sette, praticamente fecero tarda notte prima che Sasuke riuscisse a defilarsi dalla combriccola.
“Sasuke, non far passare altri cinque anni prima di rifarti vivo, mi raccomando!”
“Farò il possibile, Dobe!”
“Non cambi mai, neh Teme?!”
Naruto e Sasuke si salutarono con una stretta di mano, mentre Sakura lo abbracciò teneramente.
“Tieni, qualche provvista e un kit per il pronto soccorso, potrebbe serviti nei tuoi viaggi!”
“Grazie Sakura…”
Sai si limitò a salutarlo con un cenno, non poteva dire di essere particolarmente legato a lui, inoltre la punta di astio fra i due non si era ancora dissipata nonostante fossero passati tanti anni.
 
Naruto e Sakura attesero sull’uscio di casa che Sasuke svanisse avvolto dalla nebbia che era calata sul villaggio, come un fantasma che ritornava dal suo luogo di origine.
Quando rientrarono, Sai notò subito quanto fossero mogi e depressi, anche se il suo orgoglio pizzicava fastidiosamente, sentiva il bisogno di tirarli su di morale.
“Che ne dite se mettessimo a letto i bambini, e poi ci guardassimo un film? Potrei preparare i pop corn per l’occasione!”
Entrambi i giovani gli sorrisero riconoscenti, la tristezza per la lontananza di Sasuke in qualche modo veniva sempre colmata dall’affetto di Sai nei loro confronti. E di questo gliene sarebbero stati eternamente grati.
 
 
 

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Capitolo 9
*** Part 9 ***


Part 9
Part 9

Le stagioni si susseguirono in fretta una dopo l’altra, gli anni scivolarono via ricolmi di gioie e momenti molto difficili. Tuttavia, i figli della famiglia non convenzionale Uzumaki-Haruno crescevano sani e forti, inoltre il maggiore, Shion, aveva iniziato da pochi mesi a frequentare l’accademia ninja.

Nonostante il momento di pace, Naruto sapeva bene che nei paesi stranieri si stava agitando nuovamente e pericolosamente, il sentore di nuovi conflitti. Per ovviare a questi problemi, prima che degenerassero troppo, aveva pianificato assieme agli altri Kage, un preciso piano di controllo dell’ordine volto a stanare i sobillatori e tutti coloro che traevano profitto dalle guerre.
Ecco perché, la nuova generazione di bambini ninja dovevano essere addestrati, nonostante tutto. Era stata una scelta dolorosa per Naruto, l’ultima cosa che avrebbe mai voluto, era di dover addossare ai suoi figli il peso di una nuova guerra. Voleva impegnarsi con tutte le sue forze, in veste di Hokage, nel proteggerli da certi orrori, avrebbe fatto tutto il possibile pur di non commettere gli stessi errori dei suoi avi.
 
Negli ultimi due anni i suoi impegni da Hokage gli avevano portato via molto tempo, ed ogni volta scusarsi con i suoi piccoli diventava sempre più arduo. Fortunatamente, l’altro papà Sai, riusciva a fare da paciere ogni volta e a dedicare loro tutta l’attenzione mancata.
Shion, che ora aveva otto anni, iniziava a mostrare finalmente il suo vero carattere. Se quando era piccolo dava segni di essere terribilmente timido e impacciato, con la crescita iniziava a mostrare maggiore sicurezza di sé agli altri. Inoltre, somigliava sempre più a Sakura, non solo per il caratterino sfaccettato, ma soprattutto perché aveva deciso definitivamente di diventare un medic ninja. In realtà gli sarebbe piaciuto molto poter anche imparare i justu del padre, ma si era purtroppo reso conto di non avere ereditato il talento artistico di Sai, con suo sommo rammarico. Fortunatamente, sapeva di poter imparare molto su come si distribuisce e rilascia il chakra nel corpo da sua madre. Anche se non era alla sua altezza, voleva impegnarsi con tutto se stesso per padroneggiare bene il chakra. Aveva di sicuro ereditato la concentrazione e la diligenza nello studio dai suoi genitori.
Il fratellastro Shinachiku invece, era un concentrato di vivacità, una piccola peste inarrestabile, ma a cui bastava sempre poco, anzi pochissimo, perché scoppiasse a piangere. Adorava Shion, non si staccava da lui un momento, infatti quando quest’ultimo aveva iniziato a frequentare l’accademia ninja, Shinachiku aveva fatto il diavolo a quattro pur di convincere i genitori ad iscrivere anche lui.
Però il piccolo non era ancora pronto, dopo una lunga chiacchierata lo avevano convinto a rimandare all’anno prossimo. La promessa che gli aveva fatto Naruto era che compiuti sette anni, lo avrebbe iscritto personalmente.
 
 
Ogni mattina, nonostante il dissenso di Shion, il fratellino si svegliava alla sua stessa ora. Di solito tentava di defilarsi subito in bagno pur di non averlo fra le scatole per qualche minuto, ma puntualmente il piccolo lo raggiungeva un istante dopo.
“Nii-san! Dai fammi entrare, devo venire in bagno!”
Sbuffando sommessamente, Shion si avvicinò alla porta chiusa a chiave e l’aprì svogliatamente, per poi rimproverare severamente Shinachiku.
“Si può sapere perché non usi quello del tuo appartamento, accidenti!”
“Eddai, non la fare tanto lunga! Il tuo è più vicino, in fondo condividiamo la stessa camera!”
“No, ti sbagli! Sei tu che ti sei impossessato della mia camera! Ne hai una tutta tua al piano terra, ma non la usi mai, dannazione!”
“Uffa, che barba che sei! Siamo fratelli, no? Dobbiamo condividere tutto!”
Shion stava per dare in escandescenza, ed erano solo le sette del mattino. Mentre si lavava il viso non smise di borbottare un momento.
E, come ormai era consuetudine, litigò animatamente con Shinachiku per il possesso del lavandino.
“Spostati!”
“No, spostati tu! Shannebayo!”
“E smettila di dire quella parola assurda!”
“Non è assurda, Shannebayo!!”
La porta venne spalancata con malagrazia tutto un tratto, i due bambini trattennero il fiato vedendo la madre con aria per niente poco allegra.
“La volete piantare di fare casino, Shannaroo!”
 
Al piano terra, Sai e Naruto alzarono gli occhi al soffitto sospirando, se non c’era confusione non sarebbe stato il loro classico risveglio.
Pochi minuti dopo si videro arrivare i due piccoletti perfettamente vestiti e lavati, con un bel bernoccolo sulla testa ciascuno.
“Su, ora fate colazione da bravi!”
“Sì, mamma…”
“Sìì!”
Si misero a tavola composti e iniziarono a consumare la loro colazione, in religioso silenzio.
“Naruto, oggi hai il meeting con il Kazekage Gaara vero?”
“Sì Sakura-chan, anzi mi devo sbrigare o farò tardi!”
“Cosa?! Ma papà, oggi mi avevi promesso che mi insegnavi a lanciare gli Shuriken!” esclamò Shinachiku scattando in piedi.
“Aha… accidenti, è vero!”
“Me lo hai promesso!”
“Lo so… ma…” vedendo il visino tutto triste del figlio, Naruto non seppe resistere.
“Potrei avere del tempo libero nella pausa pranzo! Vieni al palazzo degli Hokage, così ci alleniamo assieme, ti va?”
“Sìì!”
Shinachiku quasi saltò in braccio a Naruto per la gioia, aveva gli occhi che brillavano praticamente.
“Nah, Shion lo accompagni tu dopo le lezioni del mattino?”
“Eh?! Ma perché io?! E poi oggi volevo allenarmi per conto mio!”
“Dai, sarà divertente! Ci alleneremo tutti e tre assieme!”
“Sì, che bello! Mi alleno con il mio fratellone!”
Shion masticò qualche parola non molto chiara mentre cacciava in bocca un boccone di riso. L’ultima cosa che voleva era dover avere intorno l’esagitato Shinachiku pure mentre si allenava. Preferiva di gran lunga farlo in accademia con i suoi amici, anziché che con il fratellino che puntualmente si faceva male perché estremamente goffo. Scoppiando poi in un pianto a dirotto supplicando di medicarlo.
 
 
“Mi raccomando, copritevi bene! Fuori continua a nevicare!” esclamò Sakura dalla cucina, i due figlioletti stavano indossando le scarpe all’ingresso, pronti per uscire di casa.
“Sì, mamma!” replicò Shion, vide Shinachiku passargli accanto e lo afferrò per il cappuccio della maglietta trattenendolo.
“Dove vai, scemo! Non hai la sciarpa!”
“Mh? Aha sì, è vero!”
“Sei sempre così sbadato!”
Nonostante le lamentele, Shion si preoccupò di avvolgere per bene la lunga sciarpa arancione al collo del più piccolo.
“Fortuna che ci sei tu fratellone!”
“Non ti allontanare troppo, rimani sempre vicino a Iruka sensei, ok?”
Da qualche tempo Iruka, su richiesta di Naruto, si era preso l’impegno di badare a Shinachiku mentre Shion era a scuola. Gli stava insegnando le tecniche ninja più elementari, piccole cose volte per lo più a distrarlo in attesa che il fratello terminasse le lezioni. Shinachiku si stava divertendo molto, diceva sempre che lo zietto Iruka era molto simpatico e gentile con lui.
“Sì, nii-san!”
“Shina-chan, Shion io vado! Fate i bravi, ok?”
“Sì, papà Naruto!”
“Ciao papà! Ci vediamo dopo!”
 
Dopo aver accompagnato Shinachiku da Iruka, Shion poté dirigersi in accademia. Seguì le consuete lezioni, fino all’ora di pranzo, dopo di che avvertì il suo sensei che doveva assentarsi nel pomeriggio perché doveva portare il suo fratellino dal padre. Normalmente nessuno osava mai dirgli di no, da un lato era un vantaggio essere considerato il “figlio acquisito” del settimo Hokage, poteva godere di molti privilegi, ma dall’altro… non era esattamente il massimo quando era vessato dai bulletti che lo prendevano in giro.
 
E non era solo a causa di questo se lo avevano soprannominato “finto figlio dell’Hokage”, veniva deriso anche per la sua totale negazione nel disegno. Tutti a scuola sapevano che era il figlio di Sai, lui come il resto del team 7 era divenuto piuttosto famoso dopo la grande quarta guerra. Anche se forse meno conosciuto dei suoi compagni del team originario, Sai si era guadagnato un nome di battaglia che riusciva ad incutere timore negli avversari: Sai dell’inchiostro oscuro.
Shion ogni volta che udiva qualcuno parlarne, si sentiva subito in soggezione, specialmente perché sapeva bene di non poter imparare nessuna delle tecniche del padre, per quanto lo desiderasse.
Gli capitava spesso quindi che i suoi compagni di classe lo sfottessero animatamente, per uno o l’altro motivo, in qualche modo era sempre al centro dell’attenzione e la cosa non gli piaceva. A casa nessuno sapeva di come veniva trattato in accademia, Shion era diventato in qualche modo orgoglioso da quando aveva preso a frequentare le lezioni e voleva farcela da solo, senza l’aiuto dei genitori.
Preferiva prendersi le botte e piangere in silenzio, per poi rientrare a casa con un sorriso dicendo che si era divertito molto all’allenamento piuttosto che ammettere la verità.
 
“Ehi, ciao finto figlio dell’Hokage! Me lo fai un ritratto?”
Come volevasi dimostrare, anche oggi Shion era stato accerchiato dal solito gruppetto di molestatori. Sospirò pesantemente prima di proseguire, facendosi strada a spintoni fra loro che lo ostacolavano.
“Eddai, fammi un disegno!”
“Yoshi, lo sai che non può farlo! E’ talmente imbranato da non avere nemmeno ereditato uno straccio di talento dal padre!”
“Sì, hai ragione! Sei proprio sfigato, ehe Shion? Oltre che figlio acquisito sei pure un incapace!”
“Non sono un figlio acquisito, ce l’ho un padre!” ribatté Shion, stava iniziando ad innervosirsi vistosamente per le parole taglienti che gli rivolgevano.
“Sì, un padre che non ti voleva!”
“Che cosa hai detto?!”
“Non te la prendere, è la verità! L’ho sentito dire da mia madre! Dice che tu sei nato per errore… che non ti volevano i tuoi genitori!”
Shion prese a mordersi il labbro inferiore, la mano stretta alla borsa tracolla che tremava. Non era la prima volta che si sentiva dire certe cose. Faceva sempre un gran male però.
“Ma allora sei proprio uno sfigato, in tutto e per tutto!”
Il gruppo di ragazzini iniziarono a ridergli in faccia senza alcun ritegno, Shion sentiva gli occhi bruciargli, così con una spinta più poderosa si aprì un varco e riuscì a fuggire da loro.
 
 
Quando arrivò da Shinachiku, il suo umore non era decisamente dei migliori, però il fratellino non se ne accorse. Lui, ingenuamente, non aveva smesso un attimo di chiacchierare di cose assolutamente frivole durante il tragitto che li divideva dal palazzo degli Hokage.
Arrivati a destinazione accampò una scusa per non restare, salutò velocemente Naruto e poi ritornò a casa di corsa. In quel momento sapeva bene che non c’era nessuno, così avrebbe avuto un po’ di tranquillità tutta per sé. Decise di mettersi a lavorare sul disegno che stava facendo da giorni, quello che sarebbe diventato il regalo di Natale per suo padre. Sapeva di non essere un artista bravo come lui, quindi anche solo per poter fare un ritratto della sua famiglia, gli ci voleva tanto tempo e concentrazione. Si stava impegnando con tutto se stesso, aveva già buttato via almeno undici tentativi falliti miseramente, ma questa volta era intenzionato a concluderlo. Per i suoi standard, quello era il massimo che poteva fare.
 
Quando finì di passare l’ultima nota di colore si ritrovò ad osservare soddisfatto il suo lavoro. Era davvero felice di avercela fatta in tempo, difatti fra due giorni sarebbe stato Natale. Avrebbe voluto mettersi a dormire un pochino, ma sentì la porta aprirsi e la vocina irritante di Shinachiku gli giunse alle orecchie.
“Nii-san, sei qui!”
“Shinachiku… perché sei già a casa?!”
“Ero preoccupato per te nii-san! Sei scappato così prima… hai male alla pancia?”
“No, sto bene! Avevo solo da fare, ecco!” Senza farsi notare, nascose il foglio sotto una rivista dimenticata lì dalla madre. Il disegno doveva essere una sorpresa, inoltre non gli andava di sentirsi prendere per i fondelli pure da Shinachiku, già in passato aveva definito i suoi disegni davvero brutti. Brutti brutti brutti era stata l’esatta definizione, ma poi aveva aggiunto che anche se erano così tanto brutti, lui gli voleva ugualmente un mondo di bene.
“Hai mangiato, Shinachiku?”
“No, a dire il vero ho potuto allenarmi poco con papà! Lo zietto Gaara è arrivato in anticipo…”
“Non chiamarlo zio, è il Kazekage!”
“Ma per me è lo zietto Gaara! E poi papà fa sempre le facce buffe quando lo chiamo così, è divertente!”
Shion non poté fare a meno di sospirare sconfitto, era inutile, per quanti sforzi facesse non avrebbe mai convinto Shinachiku che definire la più alta carica di Suna con l’appellativo zietto, non era molto educato.
“Ti va del ramen?”
“Yattaa! Sì, ramen!”
“Ok…”
 
I due bambini si diressero in cucina per prepararsi due confezioni di ramen istantaneo che, per ovvi motivi, non mancava mai in casa. Non appena fu pronta versarono l’acqua bollente nella rispettiva confezione e attesero tre minuti, dettati dal timer.
“Nii-san, senti! Andiamo a mangiare in sala?”
“No, Shinachiku! Lo sai che la mamma non vuole!”
“Ma la mamma non è qui! E poi voglio vedere i cartoni!” Con un ghigno degno di una piccola volpe, Shinachiku afferrò il suo ramen, un paio di bacchette e scappò nell’altra stanza. A nulla servirono i richiami di Shion, il testone faceva sempre quel che voleva.
Nella foga della corsa, Shinachiku inciampò nel tappeto e la confezione di ramen gli scivolò dalle mani, riversandosi tutto sul tavolo.
Purtroppo, il danno fatto era più grave di quel che pensasse. Cercò di salvare la rivista della madre che si era inzuppata, quando sotto trovò un altro foglio, anche esso inesorabilmente rovinato.
“Shinachiku, che hai combinato?!”
“Aha! N…Nii-san…”
Ci mise poco Shion per rendersi conto che il pezzo di carta che stringeva fra le mani il fratellino, quello tutto unto dal brodo di ramen, era proprio la sua preziosa opera d’arte tanto sofferta.
“Il mio disegno…” balbettò letteralmente sconvolto, riusciva appena ad aprire e chiudere la bocca incerto. Avvertiva una rabbia sorda che gli saliva in petto, pronta ad esplodere con conseguenze non molto piacevoli per Shinachiku.
“Oh… era tuo questo? Scusa… umh… era tipo un compito?”
“No… era un regalo per papà…”
“Bé, ma tu ne puoi sempre fare un altro, no?”
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, non poteva davvero sopportare la sfrontatezza di Shinachiku e il modo in cui aveva avuto la faccia tosta di sorridergli.
“No, che non posso, scemo! Ci ho messo quattro giorni per farlo!”
“S…scusa… io non…”
“Stai zitto! Riesci sempre a rovinare tutto, ti odio!”
“Nii-san…”
“Sparisci, non voglio vederti mai più!”
Dopo aver urlato con tutto il fiato che aveva, diede le spalle a Shinachiku, andandosene poi via in silenzio. Il più piccolo rimase fermo ancora qualche istante, poi si diresse lentamente fino all’ingresso, indossò le scarpe e attese, cosa nemmeno lui lo sapeva. Tremò qualche secondo prima di uscire di casa, sbattendo la porta, iniziando una corsa a perdifiato nella neve. Le guance solcate da abbondanti lacrime bollenti, creavano un notevole contrasto con il gelo che si scontrava sul suo viso. Era scappato senza nemmeno indossare una giacca o la sciarpa, voleva solo fuggire da casa, lontano da Shion.
 
 
Era tardo pomeriggio quando Shion venne svegliato dalla voce della madre, dopo la brutta litigata con Shinachiku si era chiuso in camera addormentandosi a furia di piangere.
“Mamma… ciao…”
“Shion, dove è Shinachiku?” domandò subito lei, sembrava molto agitata.
“Non è in camera sua?”
“No, non c’è! Non è proprio in casa!”
Il cuore di Shion si fermò per qualche momento, poco a poco realizzò cosa stava succedendo. Ma soprattutto comprese che era tutta colpa sua.
Balzò giù dal suo lettino e si diresse verso le scale che percorse così rapidamente da inciampare sugli ultimi gradini.
“Shion!” Naruto e Sai, all’ingresso, lo videro capitolare rovinosamente a terra.
“E’ colpa mia…” biascicò il bambino, tremava vistosamente. Quando sollevò il volto verso Naruto, aveva gli occhi pieni di lacrime.
“Che cosa?”
“E’ colpa mia!” esclamò poi rialzandosi e correndo a recuperare la giacca e le scarpe.
“Shion, dove vai?! Aspetta!”
Non diede ascolto ai genitori che lo chiamavano a gran voce, iniziò a correre come un pazzo per strada, era buio, nevicava forte e faceva un freddo incredibile. Cercò ugualmente di farsi coraggio e iniziò le ricerche, dapprima nei luoghi preferiti dal fratellino. Ma con scarso successo.
 
Shinachiku… dove sei finito, stupido?!
 
Si era fermato proprio al centro di Konoha, disperato perché non sapeva dove potesse essere andato a nascondersi quello sciocco.
Tanti terribili pensieri gli attraversarono la mente in quel momento, se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Mai.
 
Mentre camminava passò davanti al parco giochi, provò a guardare anche lì, sperando di trovarlo, ma niente. Però qualcosa lo colpì, trovò delle tracce, proprio vicino all’altalena appesa al ramo di quell’albero. C’erano alcune impronte, appena visibili perché oramai la neve le aveva quasi del tutto cancellate. L’istinto di Shion gli disse di provare a seguirle, così facendo giunse fino al boschetto che sostava dietro il parco giochi, quello dove di solito si andava per fare i pic nic. Proseguì fino a giungere in prossimità del vecchio pozzo, tenuto chiuso perché ormai inutilizzato.
“Ma che cosa…”
Notò immediatamente che le assi che dovevano tenere chiuso il suddetto pozzo erano spezzate, c’era un vistoso buco proprio al centro.
Con il fiato sospeso si affacciò su esso, chiamando a gran voce il nome del fratellino. Non udì alcuna risposta ed era troppo buio per vedere il fondo. Rattristato per l’ennesimo fallimento, stava per andarsene quando una vocina appena udibile pronunciò esitante il suo nome.
“Shion… nii-san…”
“Shinachiku!” Si sporse più che poteva dentro il buco, qualcosa si stava muovendo nell’ombra. Vide una figura strisciare fino al debole raggio di luce che filtrava nel luogo angusto. Quello stupido del fratellino era proprio lì, tutto sporco di terra e con un espressione da vero scemotto stampata in faccia.
“Come diavolo ci sei finito lì dentro?!”
“S… sono caduto! Ci ho camminato sopra e… si è aperto una voragine sotto di me!” Balbettò Shinachiku, era vistosamente infreddolito e si reggeva appena in piedi.
“Aspettami, vengo a prenderti!”
“S…sì…”
Il piccolo Shion cercò qualcosa da poter usare come una corda, poi si ricordò dell’altalena che era nel parco lì vicino, avrebbe potuto usare quella. Frugò nelle tasche dei pantaloni, per fortuna si portava sempre dietro un piccolo coltellino multi uso. Usò quello per tagliare le corde dell’altalena, le unì assieme in modo da creare una lunga fune. La fece calare nel pozzo e disse a Shinachiku di aggrapparsi, mentre lui lo tirava su. Gli ci vollero parecchi minuti ma riuscì nell’impresa. Quando finalmente fu fuori constatò che fosse un po’ ammaccato, pieno di freddo, ma nel complesso stava bene.
Riprese fiato, aveva la gola secca ed era a dir poco furioso, così tanto che non si trattenne e sentì davvero il bisogno di sfogarsi su Shinachiku.
“Bakaa! Perché sei scappato?!” Un poderoso pugno arrivò dritto sulla testa del bimbetto, che subì il colpo senza difendersi.
“Ahio! Piano, nii-san!”
“Sei un idiota! E come al solito fai cose idiote!”
Shinachiku vedeva il pugno del fratello sollevato nuovamente e puntato pericolosamente verso la sua testolina bionda. Così chiuse gli occhi, pronto a subire nuovamente la sua rabbia funesta. Invece si sentì avvolgere in un abbraccio. Non capiva, perché il corpo di Shion pareva tremare convulsamente?
Prese a singhiozzare incontrollato, aumentando la presa, stringendo più che poteva Shinachiku contro il suo petto.
“Non… farlo… mai più… baka… ho avuto così paura… che ti fosse successo qualcosa di brutto…”
Il fratellino rimase basito, Shion stava piangendo. Piangeva disperato per lui. Non riuscì più a trattenersi nemmeno lui, così permise alle lacrime di farsi strada e inondare i suoi grandi occhi verdi.
“Nii-san… scusa… scusami…” ripeté come un disco rotto per diversi minuti. Abbracciati l’uno all’altro, in quella gelida notte di inverno, accompagnati unicamente dai fiocchi di neve che continuavano a riversarsi copiosi su loro.
Non molto distante dai due piccolini, Naruto tirava un sospiro di sollievo vedendo che era tutto a posto. Shion non se ne era accorto, ma era stato inseguito dai genitori, ovviamente in ansia sia per lui che per Shinachiku.
“Stanno bene?! Fammi andare da loro!” Sakura era preoccupatissima, ma Naruto gli disse di attendere ancora qualche istante prima di raggiungere i bambini. Perché quello era un momento solo loro, dovevano riappacificarsi dopo quello che era apparso a tutti come un litigio più violento del solito.
“Naruto, si sta facendo buio e fa molto freddo, è meglio rientrare…” affermò serio Sai facendosi avanti. Si sfilò la giacca mentre si dirigeva verso i figli.
Immediatamente venne seguito da Sakura e infine da Naruto, non appena i bimbi li videro gli corsero incontro entusiasti.
 
Una volta ritornati a casa, vennero sgridati entrambi, Sakura gli fece una bella lavata di capo. Dopo la sfuriata, gli aveva obbligati a farsi un bagno caldo seguito da un abbondante cena a base di zuppa e carne. Obbligo di andare a letto presto e di non fare confusione alcuna.
I due avevano accettato le condizioni, inoltre ogni qual volta venivano messi in punizione dalla madre, era consuetudine ricevere molte coccole extra da entrambi i padri, come consolazione.
 
Difatti, Sai rimase a lungo in camera con Shion quella sera, doveva rimboccargli solo le coperte ma aveva deciso di trattenersi più del dovuto.
“Sicuro di stare bene? Non vuoi parlare con me di cosa è successo?”
“Papà, ti ho detto che sto bene adesso! Non ti preoccupare!”
“Uh… sì, scusami…”
Aveva sempre quel modo di fare così impacciato che Shion non sapeva mai come definire. Considerava suo padre un tipo molto bizzarro, anzi, di fatto lo era ai suoi occhi. Lo vedeva sempre così sicuro e calmo in battaglia, o quando era in presenza di altri adulti. Ma poi quando stava con lui diveniva improvvisamente goffo, masticava le parole e non sapeva mai cosa dire. Proprio come in quel preciso momento, lo vedeva chiaramente in difficoltà, la conversazione lo stava mettendo a disagio. Ogni volta succedeva la stessa cosa, così Shion piuttosto che confidarsi con lui e metterlo ulteriormente in difficoltà, preferiva stare zitto e far finta che non fosse successo nulla.
“Si sta facendo tardi, è meglio che dormi Shion…”
“Mh, sì…”
Un lieve bussare alla porta distolse l’attenzione di entrambi, Sai disse di entrare pure. Naruto comparve sulla soglia accompagnato da Shinachiku.
“Come mai siete venuti qui?”
Naruto diede una spintarella in avanti al figlio, aveva il visino leggermente arrossato e vagava incerto con lo sguardo puntato al pavimento.
“Ecco… umh… mi chiedevo se…” Gli ci volle del tempo prima di trovare il coraggio di concludere la frase, inoltre l’essere osservato da tutti non lo aiutava di certo.
“Posso dormire con te, fratellone?!”
Shion si sorprese per la richiesta, credeva che dopo il modo in cui lo aveva trattato, Shinachiku avrebbe preso le distanze da lui, almeno per un po’. Invece la sera stessa era lì, impalato come uno sciocco dinanzi la sua camera da letto che lo supplicava di dormire assieme a lui.
Si ritrovò a sorridere senza rendersene conto, un dolce tepore gli saliva lentamente al petto fino ad arrivare a scaldargli per bene le guance.
“Ok! Ma vedi di non scalciare…”
“Mh!” Ridacchiando gioioso, si precipitò sotto le coperte accanto a Shion, che gli aveva fatto un po’ di spazio.
 
Naruto e Sai li lasciarono augurando loro la buona notte, uscirono richiudendo la porta dietro di sé.
“Nah, Shinachiku voleva a tutti costi passare la notte con suo fratello! Penso proprio che volesse accertarsi che non fosse più arrabbiato con lui, ‘tebayo!”
“Sì, forse…”
“Che hai Sai? Perché quel muso lungo?”
“No, pensavo… temo che Shion abbia preso da me questo brutto carattere…”
“Eh?!”
“Insomma… quello di nascondere le emozioni agli altri… ho l’impressione che non sia mai sincero con me…”
Naruto osservò l’amico, corrugò la fronte indeciso su cosa rispondergli.
“Magari, si sente solo un pochino in soggezione a confidarsi con te! Lo sai, è diventato molto orgoglioso di recente!”
“Già, però preferirei ugualmente che cercasse di parlare con me ogni tanto! Magari se lo avesse fatto, non avrebbe litigato con Shinachiku…”
“Sai…”
“Mi sento responsabile per quello che è accaduto oggi…”
“Aha, piantala di dire scemenze! Non possiamo certo prevedere cosa faranno i nostri figli, non è questo il nostro compito come genitori!”
Naruto fece un passo avanti rapidamente, portando pigramente le mani in tasca. Sai gli si affiancò, curioso di concludere il discorso.
E quale sarebbe allora?”
“Guidarli nella vita, ma anche permettergli di fare le loro scelte, seppure sbagliate! Ci sono cose nella vita che non possono essere imparate altrimenti…”
“Hai ragione…” concluse con sicurezza Sai. Erano entrambi genitori, ma di norma avevano un modo di pensare molto differente su come crescere i rispettivi figli, ma c’erano occasioni come questa ove trovavano un accordo di intesa.
“Certo che anche Shina-chan ha un bel caratterino, mi ricorda come ero io alla sua età, ‘tebayo! Anche se lui è decisamente molto più fortunato…”
“Perché?”
Naruto si fermò nuovamente, voltando poi il viso verso Sai con un sorriso pieno di fiducia.
“Lui può contare sul sostegno di un fantastico fratello!”
Per una frazione di secondo, anche Sai fu contagiato da quel bellissimo sorriso. Socchiuse le palpebre per poi leccarsi le labbra, pronto a replicare all’amico.
“Mh, bugiardo. Tu avevi Sasuke, no?”
“Bé, sì… ma non subito! Cioè, io ho dovuto aspettare parecchio prima che Sasuke mi considerasse davvero come un fratello!”
Proseguirono a chiacchierare ancora per mezz’ora, esponendo ognuno il suo punto di vista. Sakura li osservava dalla cucina non nascondendo un ghigno soddisfatto, era felice di vedere quanto quei due andassero d’accordo nonostante tutto.
 
Si unì anche lei al duo non appena ebbe finito di pulire il piano cottura, per potersi godere qualche coccola dal suo partner e dal suo migliore amico.
Mentre al piano superiore, i figlioletti dormivano sereni uno accanto all’altro, facendo bei sogni su cosa avrebbero trovato sotto l’albero fra qualche giorno.
 
 

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Capitolo 10
*** Part 10 ***


Part 10
Part 10

Gli anni passarono in fretta e con essi, avvennero grandi cambiamenti. La stessa Konoha aveva subito mutamenti a dir poco radicali. Il villaggio si era ingrandito, si poteva quasi definire una metropoli oramai. I rapporti commerciali con gli altri paesi si erano intensificati, di conseguenza c’era stato un incremento nella popolazione nonché nelle richieste di missioni Ninja.

Konoha era diventata un centro nevralgico molto importante nel paese del fuoco, grazie soprattutto al lavoro svolto dal settimo Hokage, Naruto Uzumaki.
 
Naruto era divenuto con gli anni un Kage atipico: invece che stare sempre dietro la sua scrivania a firmare scartoffie aiutato da Shikamaru, spesso e volentieri finiva con il partecipare in prima linea alle missioni al fianco dei suoi amici. Più di una volta aveva richiamato a sé il suo vecchio team 7, compresi Kakashi e Yamato, per svolgere missioni di alto rischio in paesi stranieri.  
Il capitano Yamato in particolare, era divenuto, su richiesta specifica di Naruto, il suo Anbu guardia del corpo preferito. Doveva seguirlo sempre ovunque, rimanendo nell’ombra, come si conviene ad uno shinobi del suo livello. Peccato che poi finiva sempre con Naruto che lo invitava a pranzare con lui, a volte a giocare assieme ai suoi figli, altre ancora a mettersi comodo nel suo ufficio mentre lui faceva un riposino veloce nel ripostiglio.
 
Insomma, Naruto nonostante le grandi responsabilità, era rimasto lo stesso ragazzo solare e voglioso di aiutare il prossimo. Con la differenza che ora era un uomo adulto e, nonostante i suoi trentatre anni, aveva ancora un fascino non indifferente. Nell’ultimo periodo, non sapeva bene chi, aveva aperto una sorta di “fan club” per l’affascinante Hokage Naruto-kun, capeggiato da una decina di ragazzine di tredici anni circa che guidavano questo gruppetto di adoratrici del loro Kage. Non passava giorno che Naruto venisse accerchiato da alcune di queste fans, che gli regalavano scatole di cioccolatini, fiori, pupazzetti e quanto altro. Lui, per educazione quanto meno, accettava sempre i loro doni, però sapeva bene che avrebbe poi dovuto fare i conti con la gelosia di Sakura. Nonostante Naruto non mancasse mai di farla sentire sempre speciale, trattandola come la donna più bella del mondo e di fatto, l’unica che amasse con tutto il cuore.
 
La crescita esponenziale della fama di Naruto si era, inesorabilmente, riflessa sull’intera famiglia, figli compresi. Per Shinachiku in particolare, da quando aveva iniziato a frequentare l’accademia ninja, aveva i riflettori continuamente puntati addosso.
Gli insegnanti, ma anche i compagni di classe si aspettavano sempre qualcosa di grandioso da lui, mettendogli involontariamente un enorme pressione. Shinachiku era uno studente abbastanza diligente, non era particolarmente dotato ma nemmeno troppo negato, uno shinobi assolutamente nella media. Si era diplomato all’accademia un anno fa, divenendo Genin e venendo smistato in una squadra. Nonostante il temperamento vivace si impegnava sempre a fondo, anche se si trovava in difficoltà nell’apprendere le tecniche che cercava di insegnargli il padre; Shinachiku aveva ereditato il chakra infinito tipico degli Uzumaki, ma aveva grosse difficoltà nel gestirlo. Si era reso conto però di essere portato per le arti mediche, che lo affascinavano tanto quanto le varie versioni del Rasengan di Naruto. Aveva maturato l’idea, anzi il desiderio, di diventare un Medic ninja come il fratello e la madre. Ma non gli bastava, voleva anche divenire uno Shinobi abbastanza forte da poter difendere i suoi compagni al punto che non avessero mai bisogno delle sue cure. Insomma il detto “prevenire è meglio che curare” diventò il nindo di Shinachiku.
 
Suo fratello Shion, di due anni più vecchio, Genin da più tempo di lui, stava studiando la medicina chirurgica  e seguiva spesso sua madre in ospedale per vederla all’opera. Non potendo sfruttare il Chou Giga del padre, voleva quanto meno divenire un buon Medic ninja. Nel suo team, la squadra tre capitanata da Rock Lee, era considerato il migliore membro e sicuramente da lì a meno di un anno, sarebbe stato proposto agli esami di selezione per diventare Chuunin.
Non aveva grandi abilità, però sapeva impastare bene il chakra e poteva sfruttarlo per tirare calci e pugni poderosi. Non devastanti quanto avrebbe desiderato, purtroppo per eguagliare sua madre sapeva di dover attendere ancora molti anni, però era in grado di creare danni abbastanza consistenti ai suoi avversari. E nel suo piccolo, riusciva già a curare le ferite che di solito si procuravano i suoi compagni del team tre.
Nel complesso, i figli della bizzarra famiglia Uzumaki-Haruno, riuscivano sempre a far parlare di sé, pur non compiendo chissà quali azioni particolari durante le loro missioni.
 
Forse era più per il loro carattere, diciamo, molto appariscente. Shion era il primo che si era fatto notare in quel senso; quando era poco più che un bambino c’era sempre un gruppetto di bulli che lo vessava in accademia. Per il primo anno aveva subito in silenzio, tentando di ignorarli, di defilarsi ogni volta dalle loro cattiverie gratuite. Ma poi era arrivato il giorno in cui decise di dire basta, e concise proprio con l’istante in cui uno dei suddetti bulletti se l’era presa con il fratellino Shinachiku.
Gli era bastato vedere lo scricciolo biondo finire sbattuto con violenza contro un muro perché a Shion salisse l’adrenalina fino al cervello. Quasi senza rendersene conto, aveva concentrato una quantità di chakra nelle mani, e dopo aver esortato i molestatori di lasciarli in pace, seguito da un grido minaccioso quale Shannaro, aveva sbattuto a terra un pugno, creando una piccola voragine sotto di sé.
Il gruppo di bulli era rimasto talmente sconvolto nel vedere cosa fosse capace di fare quel nanerottolo pelle e ossa di Shion, che dopo quella volta lo lasciarono in pace.
Quando Shinachiku aveva poi raccontato cosa era successo ai genitori, Naruto non aveva potuto fare a meno di lanciare occhiate fugaci a Sai. Aveva intuito che il suo bimbo, era esattamente come lui: buono e gentile, ma se gli pestavi i piedi allora diveniva una vera tigre capace di sbranarti in un sol boccone.
Non era un caso che certi ninja traditori affrontati in passato, avessero dato come soprannome al pittore Sai dell’inchiostro oscuro.
 
Anche Shinachiku aveva avuto modo di sfoderare in pubblico il suo temperamento tutt’altro che docile. Ogni volta che qualcuno osava dire qualche cosa di maligno sulla sua famiglia, si sentiva in diritto di riempirlo di botte. Sebbene lo facesse a fin di bene, si era guadagnato la cattiva fama di attacca brighe. Nonostante questo possedeva anche un lato assai emotivo, che tentava in tutti i modi di nascondere perché se ne vergognava. Già lo sfottevano perché nonostante fosse il figlio di un eroe leggendario, non fosse minimamente forte come lo era Naruto in gioventù.
Nonostante i tanti sforzi per somigliarli, il giovane Shinachiku non riusciva nemmeno ad avvicinarsi al suo più lontano miraggio. E questa cosa lo stava facendo soffrire molto, perché aveva iniziato a pensare che suo padre fosse deluso da lui.
 
Ne lui ne Shion però, potevano minimamente immaginare che gli eventi che sarebbero seguiti da lì a poco, avrebbero sconvolto nuovamente il loro mondo e, in un certo senso, anche il rapporto con la loro famiglia.
 
 
La primavera si era affacciata timidamente al villaggio di Konoha, portandosi via i residui del rigido inverno. Per le strade si poteva ancora scorgere qua e là spruzzi di neve, oramai pronta per sciogliersi del tutto. Presto il bosco e gli alberi sarebbero tornati a fiorire rigogliosi, dando sfoggio dei loro stupendi colori. Shinachiku si stava occupando di una missione di livello D assieme la sua squadra cinque, capitanata da Konohamaru. Dovevano ripulire il fiume dai rifiuti accumulatosi nei mesi precedenti, era anche un buon modo per esercitarsi nel controllo del chakra per poter camminare sull’acqua. Il loro sensei li osservava da lontano, pronto ad intervenire in caso fosse accaduto qualche pasticcio.
“Su coraggio ragazzi, non battete la fiacca! Avreste dovuto finire già un ora fa!”
“Invece che criticare, perché non viene ad aiutarci Konohamaru sensei?!”
Puntualmente, Shinachiku non perdeva l’occasione per litigare con il suo sensei, con cui aveva un rapporto molto burrascoso.
“Non potrei mai toglierti tutto il divertimento, Shinachiku! E poi tu sei un punizione, ricordalo!”
“Cosa?! Ancora per quella storia? Sensei dovrebbe crescere, sul serio!”
Lo sguardo di Konohamaru si assottigliò, un serio ringhio gli sfuggì dalle labbra, sentiva che avrebbe finito con il suonargliele nuovamente di brutto a quel monellaccio.
“Shinachiku, va bene che quelli della squadra nove non si sono comportati bene verso te, ma certo non meritavano di finire appesi per le mutande davanti l’accademia!”
Al solo ricordo di quei due ragazzini urlanti, denudati e con la faccia pesta, tenuti in precario equilibrio dal loro intimo appeso alla staccionata del cortile, , non poteva fare a meno di pensare che tutto sommato Shinachiku era figlio di Naruto.
“Aha, almeno tuo padre faceva scherzi decisamente meno difficili da sistemare! Tu non pensi mai ai casini in cui mi metti ogni volta che te la prendi con qualcuno!”
“Non è colpa mia se gli altri cercano sempre rogna!”
“Non ti sfiora mai l’idea Shinachiku che sia tu ad avere un pessimo carattere?!” affermò stizzito Konohamaru, per poi bofonchiare sotto voce che era tale e quale a sua madre quando perdeva le staffe. E lui se lo ricordava bene dato che era stato pestato più volte da Sakura, quando era più giovane.
“Mh… sì forse! Sarà per questo che tutti mi stanno alla larga… perfino mio padre…”
“Eh? Che hai detto?”
“No, nulla! Qui ho finito, sensei!”
 
Senza dare il tempo a Konohamaru di indagare, Shinachiku riuscì a defilarsi. Salutò velocemente i due compagni del team e sparì, correndo forte come il vento stesso.
Il giovane sensei sospirò, era già da qualche tempo che era in ansia per Shinachiku, era diventato molto più rissoso del solito. Prima, a parte qualche baruffa fra ragazzini, non combinava mai niente di grave. Ma di recente le cose erano cambiate, troppe volte si era ritrovato a fare seriamente a botte con i suoi coetanei e quasi sempre per la medesima ragione: la sua famiglia.
Se c’era una cosa che purtroppo con gli anni non era proprio cambiata a Konoha, era la mentalità delle persone e l’idea che si erano fatti sulla famiglia del loro Kage. Naruto Uzumaki era amato dal suo villaggio, nessuno avrebbe mai messo in discussione le sue abilità come ninja o come leader, ma quando si andava a toccare il tasto famiglia l’opinione pubblica si spaccava in due. C’erano quelli favorevoli alla particolare condizione che portava a vivere sotto il medesimo tetto l’ex fidanzato e il primo figlio della sua compagna, e poi ovviamente c’era chi diceva che fosse qualcosa di abominevole.
Una minoranza, la più maligna forse, era quelle che predicava di tradimenti e focose relazioni a tre, qualcuno aveva anche pensato che fosse tutta una montatura per nascondere l’omosessualità latente del loro Kage. Da questo punto di vista, anche Sai era parecchio preso di mira dall’opinione pubblica, dato che non era mai più uscito con una donna dopo che si era lasciato con Sakura, alimentando così le voci di chi lo vedeva come l’amante dell’uno o dell’altra.
 
Le vere vittime di tutte queste maldicenze erano, purtroppo, proprio i due figli. Se Shion affrontava la cosa cercando di non darci peso, anzi preferendo tenersi tutto dentro, Shinachiku era il suo opposto. Lui sentiva il bisogno di dire la sua in merito, di opporsi con fermezza e di difendere sempre e comunque la famiglia che tanto amava. Anche a costo di dover usare la forza. La cattiveria e la stupidità degli adulti si trasmetteva inesorabilmente ai figli, così finivano con il provocare Shinachiku che puntualmente reagiva. Prendevano in giro i suoi genitori dicendo che sua madre era una poco di buono che tradiva l’Hokage con il suo ex fidanzato, o che addirittura fosse Sai ad avere una relazione illecita con Naruto stesso. Ma Shinachiku conosceva bene i suoi genitori, così come conosceva Sai e sapeva che non avrebbe mai osato tradire suo padre. Lui gli voleva molto bene e ancora oggi, nonostante avesse ormai dodici anni, lo chiamava sempre affettuosamente papà Sai. Perché per lui era davvero così, Sai era stato il suo secondo padre. Quando Naruto non poteva essere presente per via dei suoi impegni da Hokage, c’era sempre Sai a consolarlo. Aveva il sospetto che fosse stato proprio lui a consigliare a suo padre di usare dei cloni, specialmente quando doveva stare lontano molti giorni dal villaggio. Così Shinachiku, anche se aveva a che fare con delle semplici copie, gli sembrava di avere suo padre vicino.
Ovviamente crescendo Shinachiku aveva imparato a distinguere le copie dal vero Naruto, ma quando gli capitava di trovarsene una dinanzi che si fingeva quello reale, lui sorrideva e stava al gioco. Era divertente in fondo, era forse l’unico momento in cui gli pareva che suo padre si divertisse assieme a lui.
 
Negli ultimi mesi c’era un gran subbuglio dalle parti di Suna, non ne sapeva molto, dato che non lo mettevano al corrente, ma aveva udito di straforo una conversazione fra suo padre e Sai: avevano nominato un certo Sasuke Uchiha. Da quel poco che era riuscito a capire, si parlava di tradimento, attacchi terroristici pianificati e quanto altro.
Ed era proprio dalla notte in cui era stato fatto quel nome, che suo padre aveva iniziato ad essere sempre meno presente in casa. Passava anche due giorni di fila nel suo ufficio, in riunione con gli altri Kage, o con gli Anbu. Riusciva a vederlo di rado e, quando poteva finalmente avvicinarlo, notava sempre che aveva un aria molto provata. L’ultima volta che era riuscito a parlarci come si deve era stato qualche sera fa, ricordava bene la terribile lavata di capo che gli aveva fatto.
 
 
“Shinachiku, mi vuoi spiegare perché hai picchiato quei due ragazzini?!”
“Mi hanno fatto incavolare…”
“Questa non è una risposta!” la voce di Naruto tuonava minacciosa, faceva da eco nel suo piccolo ufficio. Konohamaru, stava in piedi al fianco di Shinachiku, osservando suo malgrado quella che aveva più l’aria di essere una lite famigliare che altro.
“Emh… Hokage-sama, se posso dire la mia, penso che Shinachiku abbia reagito a delle provocazioni…”
“Non mi importa se l’hanno provocato, Konohamaru! Non è questo che gli insegnato!” i pugni sul tavolo si strinsero con foga, era davvero arrabbiato stavolta.
“Mio figlio non dovrebbe comportarsi così!”
Shinachiku non ebbe il coraggio di replicare, strinse unicamente entrambi le mani ai pantaloni, fino a farsi sbiancare le nocche per lo sforzo. Le labbra strette e tese, gli occhi verdi, estremamente lucidi, puntati al pavimento. Sentì suo padre poi sospirare e lasciarsi ricadere pesantemente sulla poltrona.
“Ne riparleremo a casa. Konohamaru, non essere clemente con lui! Dagli la punizione che si merita!”
“Sì… come volete, Hokage-sama…”
Dopo essere uscito dal suo ufficio aveva salutato il sensei ed era ritornato a casa. Attese a lungo che suo padre rientrasse per poter discutere di questa cosa, ma lui non arrivò mai. Il mattino dopo sua madre gli disse che era stato trattenuto e che non sarebbe rincasato tanto presto.
 
Era certo che stesse per accadere qualcosa al villaggio, non sapeva bene cosa fosse, ma dal modo in cui si stava comportando suo padre, immaginò fosse davvero grave. Per quanti guai combinasse, Naruto non era mai stato così duro con lui. Ma l’ultima litigata, aveva ferito profondamente Shinachiku.
 
 
“Oi, Shinachiku sto per farmi il bagno, vieni anche tu?”
“Mh… sì…nii-san…”
“Che faccia da funerale, che ti successo? Ancora arrabbiato per essere stato messo in castigo da Konohamaru sensei?”
Shinachiku se ne stava coricato sul suo letto, con le gambe sollevate contro il muro e le braccia incrociate dietro la nuca.
“No… ho altro per la testa ora…”
“Perché? Tu hai un cervello in quella testaccia?”
Sicuro di aver toccato il nervo giusto, attese che Shinachiku scattasse a sedere e che gli sbraitasse contro con tutto il fiato che aveva in gola. Però non fece nulla di quello che si aspettava Shion, stupendolo e non poco. Andò allora a sedersi vicino al più giovane, con aria decisamente crucciata.
“Che ti prende?”
 “Nii-san senti… non trovi che mio padre sia strano negli ultimi giorni?”
“In effetti lo è…”
“Non ci dicono mai nulla ma… ho paura che stia per accadere qualcosa di brutto…”
“Dai, non ti preoccupare! Tuo padre è pur sempre l’Hokage, ed è anche un eroe leggendario! Finché ci sarà lui, il nostro villaggio sarà al sicuro!”
A quel punto Shinachiku si rimise seduto, con lo sguardo tuttavia ancora rivolto verso la parete grigia dinanzi a sé.
“Nii-san, tu sai chi è Sasuke Uchiha?”
“Oh… sì, mi pare fosse il compagno di squadra della mamma e di Naruto! Credo anche sia uno dei miglior amici di tuo padre…”
“Ho fatto qualche ricerca in biblioteca prima… lo sapevi che è stato per molto tempo un ninja traditore di Konoha?”
Shinachiku si voltò finalmente verso il fratello, con un espressione davvero seria, era quasi irriconoscibile. Shion deglutì rumorosamente udendo il nome Sasuke, qualcosa scattò nella sua memoria, ma non riusciva bene a catalogarla.
“Ehi, aspetta un momento! Come fai a sapere certe cose? Dove le hai lette?!”
“Bé… diciamo che mi sono intrufolato nella sezione segreta…”
“Shinachiku! Ma cosa ti è saltato in mente?! Se ti beccavano, sai che guai passava tuo padre?! E tu sei ancora in punizione per quel casino che hai combinato pochi giorni fa!”
Non poté farne a meno, il suo pugno fu più rapido della sua lingua e partì dritto sulla testa del fratellino.
“Ahio! Uffaaa, lo so, non ricordarmelo di continuo! Shannebayo!”
“Devi smetterla di cacciarti nei guai!”
 
Il più piccolo sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto, totalmente indispettito. Shion capiva bene come si sentiva, anche lui aveva un rapporto abbastanza turbolento con il padre, anche se Sai, al contrario di Naruto, non lo sgridava a quel modo. Per dirla tutta, Shion odiava il modo di fare di Sai, anche se sapeva di meritarsi una punizione lui gli sorrideva dicendo che andava tutto bene. E questo lo faceva infuriare, odiava sentirgli dire certe falsità, come se dovesse sempre salvare le apparenze. Shion spesso e volentieri cercava lo scontro verbale con suo padre, per provocargli quanto meno una reazione, ma niente. Sai non perdeva mai la sua compostezza, o il suo sorriso di circostanza ed era proprio per questo che nell’ultimo periodo Shion aveva iniziato a ribellarsi a lui nei modi più svariati.
“Ascolta Shinachiku… non dirò niente a tuo padre di questa cosa… ma tu prometti di non fare altri casini, chiaro?”
“Chiaro…”
 
 
Nei giorni avvenire, precisamente una mattinata piuttosto fredda, entrarono a Konoha alcuni turisti proveniente da un piccolo villaggio remoto. Erano in visita di piacere avevano affermato, si trattava di quattro uomini anziani, sull’ottantina. Le guardie all’ingresso del villaggio non posero eccessive domande, sebbene si trattasse di stranieri, avevano un aria decisamente inoffensiva. Il piccolo gruppo dedicò buona parte della giornata a visitare la città, facendo acquisti in svariati negozi. E decisero di passare la notte in un modesto Hotel di periferia. Nessuno, nemmeno l’Hokage in persona poteva immaginare la tragedia che stava per abbattersi su tutti loro.
 
Quando tutto ebbe inizio, Naruto stava dormendo a casa, nel suo letto, al sicuro. A svegliarlo era stata la scossa tellurica improvvisa, così potente da far tremare perfino le pareti.
Ancora assonnato e stordito era corso verso la finestra, spalancandola con foga assistette ad una scena che mai avrebbe pensato di rivedere in vita sua.
Il centro della città avvolto dalle fiamme, nemmeno il tempo di formulare un pensiero, di avere una reazione che ci furono altre quattro esplosioni devastanti, una dopo l’altra, che fecero tremare nuovamente la terra. Naruto non perse altro tempo, recuperò velocemente i suoi abiti, lo stesso fece Sakura.
“Sakura-chan, conto su di te!”
“Sì, non temere!”
La giovane donna osservò Naruto sparire dalla finestra, mentre alla porta della camera da letto stava bussando Sai. Lei dopo aver finito di vestirsi l’aprì, vide che anche l’amico era già pronto per intervenire. Con tutto quel trambusto, anche i figli si erano destati ed ora si trovavano all’ingresso di casa, ancora in pigiama. Sakura vide chiaramente lo smarrimento totale nei loro giovani occhi, ammantati da un terrore a loro ancora sconosciuto.
“Mamma… vengo ad aiutarti!” Shion si era fatto coraggiosamente avanti. Anche se le mani, strette a pugno tremavano senza controllo.
“Sei sicuro, Shion? Guarda che sarà molto diverso da quando mi aiuti al pronto soccorso dell’ospedale!”
“Lo so ma… voglio venire con te!”
Sai osservò la scena senza fiatare, in realtà il suo sguardo valeva più di mille parole ma parve che nessuno fra i presenti se ne fosse reso conto.
Il piccolo Shinachiku stava tentando a sua volta di trovare lo stesso coraggio mostrato dal fratello, ma per lui era più difficile.
“Shinachiku, te la senti di andare ad aiutare Iruka sensei? Sono certa che sta portando quante più persone al rifugio!”
“Sì…”
Chinò il viso sconfitto e pieno di vergogna, ma d’altro onde con le sue scarse abilità mediche sarebbe stato di ben poco aiuto alla madre.
 
In città regnava il caos totale, Naruto fu raggiunto immediatamente dagli Anbu capitanati da Yamato che gli fecero il punto della situazione. Avevano individuato i responsabili di questo atroce attentato: erano quattro uomini che si erano finti degli anziani in visita di piacere. Si erano camuffati da vecchietti per passare inosservati e poter attuare il loro piano.
Ma la notizia peggiore per Naruto non era nemmeno questa, bensì lo scoprire chi era che stava comandando questa azione spietata.
“Yamato… stai scherzando, vero?!”
La voce di Naruto era diventata dura e gelida, ma l’uomo davanti a lui non tentennò nemmeno per un istante. Si tolse la maschera per poterlo guardare negli occhi, per dimostrare al suo Hokage che stava dicendo la pura verità.
“No, Hokage-sama! Abbiamo identificato come il loro capo… Sasuke Uchiha!”
 
Naruto digrignò i denti, furibondo e sconvolto. Nonostante fossero mesi che stava indagando su questo gruppo para militare che stava compiendo attentati terroristici in tutti e cinque i paesi ninja, non poteva credere che dietro ci fosse proprio Sasuke. Purtroppo sapeva che era invischiato in una certa misura, il suo volto troppe volte era stato identificato al fianco di quegli uomini. Ma per Naruto c’era una ragione, non aveva avuti dubbi e nelle ultime settimane si era tormentato nel tentativo di farlo stanare, per poterci parlare. Per farsi spiegare dal diretto interessato che cosa stesse combinando. Ma ormai era troppo tardi, ed ora Konoha bruciava fra le fiamme.
“Ascoltate, la priorità adesso è domare le fiamme e aiutare gli abitanti! Ci saranno molti feriti, occupatevi di loro!”
“Sì, Hokage-sama!”
La squadra Anbu svanì in una nube di fumo, al fianco dell’Hokage era rimasto solo Yamato. Attese che gli dicesse qualcosa, ben conscio di cosa stesse provando.
“Andiamo anche noi, Yamato! Hanno bisogno del nostro aiuto!”
Naruto per primo sapeva bene che non aveva tempo per rimanere lì a piangersi addosso, era l’Hokage ed ora il villaggio aveva bisogno di lui, della sua forza e della sua presenza.
Si unirono alle squadre di salvataggio, Naruto usando la sua tecnica superiore della moltiplicazione, diede sostegno praticamente in ogni angolo del villaggio soccorrendo le persone ferite.
 
Ci volle praticamente tutta la notte perché la situazione cominciasse lentamente a tornare alla normalità. Gli incendi erano stati domati, i feriti trasportati tutti nei centri di accoglienza ove i ninja medici lavoravano senza sosta. E i morti purtroppo, erano parecchi. Naruto non si era fermato un secondo, dopo aver salvato una moltitudine di persone, stava perlustrando i luoghi in cui erano deflagrate le bombe. Mentre osservava con attenzione ogni dettaglio, si imbatté in Shion.
Era piuttosto distante e non capiva perché stesse litigando così animatamente con un paio di Jonin.
“Oi, che succede qui?”
“Hokage-sama, in quell’edificio si nasconde uno degli attentatori!”
“Sul serio?”
“Sì, sembra sia rimasto ferito, forse non è un fuggito in tempo prima che iniziassero ad esplodere le bombe…”
L’attenzione di Naruto si rivolse a Shion, teneva uno sguardo di sfida puntato sui due Jonin che lo stavano trattenendo.
“Lasciatemi andare da lui, è ferito, devo curarlo!”
“Non dire sciocchezze, è un nemico!” sentenziò duramente uno degli uomini facendo più forza sulla presa di Shion.
“Non importa, io sono un medico ed è mio dovere curarlo!”
“Smettila!”
Shion venne schiaffeggiato con violenza dal secondo Jonin, probabilmente avrebbe anche rincarato la dose se Naruto non lo avesse bloccato prima.
“Ehi, ora basta! Se hai così tante energie, sarai di grande aiuto a quelli delle squadre di ricerca!”
L’uomo, dopo aver dato le spalle a tutti, si allontanò stringendo i pugni in silenzio.
“Dovete perdonarlo, Hokage-sama… ma in questo attentato ha perso la moglie e i figli…” Spiegò il  compagno dell’uomo, poi tornò a rivolgersi a Shion, gli occhi stretti e carichi di risentimento.
“E tu vorresti davvero curare uno degli uomini che ha fatto tutto questo?”
“Sì.”
Perfino Naruto rimase esterrefatto dalla prontezza con cui Shion aveva risposto al Jonin. Non vi era incertezza in quella singola, schietta affermazione. Gli occhi verdi brillavano come un fuoco pronto ad avvampare da lì a poco.
“Shion, capisco come ti senti ed è ammirevole quello che vuoi fare… ma non ti posso permettere di entrare da solo in questo edificio…”
“Ma perché?!”
“Sta per crollare tutto, non vedi? Se ti accadesse qualcosa, cosa direi a Sakura-chan e Sai?”
Per un attimo, Shion parve desistere dal suo intento iniziale, ma poi risollevò il volto verso Naruto esclamando “Mamma, mi capirà!”
Corse entrando da quel che rimaneva dell’ingresso, pochi istanti prima che venne bloccato dal crollo di alcune travi. Naruto comprese subito che l’intera struttura stava per cedere, non aveva tempo da perdere.
“Io, entro!”
“Hokage-sama, no!”
All’interno dell’edificio c’era polvere ovunque, le pareti scricchiolavano e dal soffitto cadevano calcinacci, pezzi di legno, era il caos totale.
Si guardò attorno, nonostante il fumo intenso individuò Shion, era nella stanza adiacente a quella dove si trovava lui in quell’istante.
Sfondò quel che restava del muro per aprirsi velocemente un varco, Shion era seduto in terra che tentava seriamente di portare fuori quell’uomo per poterlo curare. Dall’esterno, la gente che assistette alla scena trattenne il fiato. L’edificio, un tempo un rinomato albergo di Konoha si accartocciò su stesso come fosse fatto di carta stagnola.
“Hokage-samaa!”
Dalla nube scura di fumo schizzò via una figura, si levò alta nel cielo per poi ritornare a terra poco distante dal luogo del crollo.
Gli abitanti esultarono in coro quando si accorsero che era Naruto, con stretto sotto un braccio il giovane Shion e nell’altro un uomo.
“Shion, tutto ok?”
“Sì…”
 
Il giovane cercò di rianimare l’uomo steso accanto a Naruto, ma vennero circondati dalla squadra Anbu. Naruto si rimise in piedi ed ordinò di portare l’uomo nella sala degli interrogatori.
“Ma… aspetta, devo curarlo!”
“Non ti preoccupare, Shion! Ci sono già dei medici che ci aspettano! Inoltre se non lo salviamo, non potrà mai dirci quello che sa, no?”
Shion non ebbe il tempo di poter replicare che tutti, Naruto compreso, svanirono in una nuvola di fumo. Improvvisamente avvertì una rabbia cieca crescergli dentro, un sentimento di impotenza incontrollabile che da lì a poco, sarebbe esploso.

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Capitolo 11
*** Part 11 ***


Part 11
Part 11

Verso tarda notte, i membri della famiglia Uzumaki-Haruno riuscirono a far ritorno alla loro abitazione. Erano tutti visibilmente provati da quella giornata infinita, specialmente i figli.

“Preparo qualcosa da mangiare…” disse Sakura togliendosi il suo camice da medico che si era scordata di riporre all’ospedale.
“Mamma, io ho sonno… vado subito a dormire…” biascicò Shinachiku strofinandosi un occhio, trascinava i piedi stancamente. Naruto gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla, il giovane fu sorpreso da quel contatto.
“E’ tutto il giorno che non tocchi cibo, dovresti almeno mangiare un boccone prima di coricarti…”
“Mh… e poi… parlerai con me?”
Naruto comprese immediatamente a cosa alludesse il figlio, non si era affatto scordato della loro precedente litigata.
“Scusami, figliolo… non avrei dovuto accanirmi a quel modo su di te…”
Shinachiku continuava a dare le spalle al genitore, ostentando un broncio molto poco convincente.
“Ero così nervoso per tante cose e… cavolo, ero agitato e tu ti eri cacciato di nuovo nei guai, ‘tebayo!”
“Papà, quei tipi avevano insultato la nostra famiglia! Non potevo fargliela passare liscia, Shannebayo!” replicò infine Shinachiku infervorandosi tutto un tratto, facendo sospirare sia Sakura che Sai. Quando si atteggiava così, era la copia sputata di Naruto. E a vederli lì, uno di fronte all’altro, a dirsi qualunque sciocchezza, litigando quasi come due mocciosi, non poteva che far sorridere i presenti.
Shion assistendo alla scenetta si strinse forte il labbro inferiore. Perché lui non riusciva ad avere quel rapporto così scanzonato e allegro con suo padre.
 
Anche se Shinachiku discuteva spesso con Naruto di recente, ci metteva poco a riappacificarsi con lui. Perché in fondo, Naruto non era tipo da voler rimanere a lungo in collera con le persone che amava. E anche Shinachiku era così, proprio non riusciva a restare arrabbiato per troppo tempo con suo padre, aveva un buon cuore e voleva davvero bene alla sua famiglia.
Ma la cosa che lo faceva stare peggio, era vedere suo padre Sai dare più attenzioni a Shinachiku che non a lui. Ed ogni volta che formulava questo pensiero gli tornavano alla mente le cattiverie che gli dicevano i bulletti all’accademia, o le parole crudeli che venivano sussurrate dalla gente per strada.
“Shion, aspetta dove vai?”
Il ragazzino stava imboccando la rampa di scale, ma la voce di Sai lo aveva fermato.
“A dormire, sono stanco…”
“Prima vorrei parlarti!”
“E di cosa?!”
“Naruto mi ha raccontato cosa è successo oggi…”
“Aspetta, di cosa parlate?”
“Aha, Sakura-chan ecco… in realtà non è una cosa grave…”
“Sì, che lo è invece Naruto! Shion ha rischiato di morire!”
Sakura sussultò violentemente portandosi una mano alla bocca, chiedendo immediatamente spiegazioni in merito.
“Io volevo aiutare quell’uomo, era ferito, non potevo abbandonarlo! Che razza di medico sarei?!”
“Prima di tutto Shion, non sei ancora un medico, quindi non ti atteggiare a tale!” replicò tagliente Sai. Le parole vennero colte come fredde da Shion, che non esitò a reagire alla sua provocazione. D’altro onde erano mesi che tentava di suscitarne una in lui, ed ora stava ottenendo quel che voleva.
“Non sarò ancora molto bravo, ma mi sto impegnando! E comunque, sono un ninja ed è normale per me rischiare la vita per salvare gli altri! Non è questo che mi avete sempre insegnato?”
“Shion, ascoltami bene! Essere Shinobi non vuol dire gettare via avventatamente la propria vita! Devi sempre riflettere prima di agire!”
Naruto stava solo tentando di farlo ragionare, questo si disse mentre poggiava entrambe le mani sulle spalle del giovane. Ma tutto quello che ottenne in cambio, fu l’essere allontanato malamente.
“Parli proprio tu! Sei sempre il primo a fare di testa tua, agendo in maniera totalmente sconsiderata!”
“Shion…”
“Tu non pensi mai a quanto male puoi fare agli altri! Nessuno di voi ci pensa!”
“Che diavolo stai dicendo?!” Sakura era parecchio turbata dalle parole del figlio, non lo aveva mai visto agitarsi così e urlare contro loro con così tanta rabbia.
“Sono stanco di questa famiglia! Non vi importa mai niente di cosa la gente ci dice alle spalle, o di come mi senta io a riguardo!”
“Shion, ora smettila!”
“E tu, caro papà… sei il peggiore di tutti! Perché non parli mai con me? Non mi dici mai niente, stai sempre lì a sorridere come un idiota anche quando non c’è proprio nulla da sorridere!”
“Shion, calmati… sei molto stanco, perché non ci sediamo a magiare qualcosa tutti assieme, ‘tebayo?”
“ Piantala di comportarti così, tu non sei mio padre!”
Naruto sgranò gli occhi, rimanendo silente, era impossibile non cogliere quel lampo di dolore che gli aveva attraversato lo sguardo oscurandolo per un significativo istante. Sai a quel punto non ci vide più e semplicemente, si fece prendere dalle emozioni.
 
Sciaff.
 
Shion si portò una mano sulla guancia su cui si era avventata la mano di Sai. Non smettendo di sfidarlo con lo sguardo.
“Chiedi subito scusa.”
“Mh…”
“Shion, non te lo ripeterò ancora. Chiedi scusa a Naruto.”
La situazione stava degenerando, erano state pochissime le volte in cui Sakura aveva visto Sai così fuori di sé. Per essere esploso a quel modo, era evidente che era arrivato al limite della sopportazione.
“Sai, lascia stare dai… non fa niente…”
“No, non posso lasciar correre! Anche tu gli hai sempre fatto da padre in fondo, non tollero che si rivolga così a te!”
“Che ti prende, papà? Ti scaldi così tanto perché ho osato contraddire il tuo Hokage?!”
“Naruto è il nostro Hokage, non dimenticarlo mai se davvero vuoi essere definito ninja di Konoha!”
“Bé, mi dispiace! Ma non posso essere fedele ad un Hokage che mi vieta di salvare la vita di una persona!”
“Tu hai messo, consapevolmente, a repentaglio la tua vita e quello dell’Hokage per un nemico!”
“No! Lui per me era un ferito, non un nemico!”
“Shion, smettila! Ma cosa ti prende?! Non ti riconosco più!” Sakura era intervenuta, mettendosi in mezzo fra Sai e il figlio.
“Siete voi che non mi conoscete per niente…” ringhiò Shion prima di scappare in camera sua, a nulla servirono i richiami di Sai, non si fermò. Si chiuse a chiave, preoccupandosi di urlare da dietro la porta di lasciarlo in pace.
 
Naruto convinse Sai a non insistere, sarebbe stato deleterio a quel punto. L’amico stava cercando qualche parola di conforto per lui, ma per la prima volta non sapeva davvero cosa dire. Sai dal canto suo aveva un espressione talmente abbattuta da renderlo irriconoscibile.
“Papà Sai…” Shinachiku, ingenuamente, tentò di rassicurarlo come poteva.
“Il mio fratellone non le pensa davvero tutte quelle cose… ne sono certo, Shannebayo!”
Ma Sai non l’aveva nemmeno sentito, continuava a fissare la porta che gli era stata chiusa in faccia. Il piccolo deglutì a vuoto, stava per avvicinare una mano a lui quando Naruto gli si affiancò.
“Shina-chan… Sai ora ha bisogno di riposarsi… ci parli domani con lui, ok?”
Gli diede una piccola carezza sulla nuca, sperando che il figlio comprendesse che non era questo il momento per parlare a Sai, per quanto lo volesse.
“Ok…” rispose mogio Shinachiku, anche se desiderava fare qualcosa di più era davvero troppo spossato dalla giornata pesante e quasi non connetteva più i neuroni. Come il resto della famiglia in fondo, erano così stanchi e affranti per tutta la morte e il dolore a cui erano stati sottoposti nelle ultime ventiquattro ore, che quel terribile litigio era stato solo una spiacevole conseguenza di tutto questo.
Salutò il padre prima di affermare che era stanchissimo e andava a dormire pure lui, Naruto lo lasciò fare, in questo momento era più in ansia per Sai.
“Oi Sai…”
“Vado a dormire…” tagliò corto Sai dandogli le spalle, si allontanò in fretta troncando sul nascere ogni possibile dialogo.
 
Fu una notte alquanto tormentata per l’intera famiglia, Shion dormì poco e verso le prime luci dell’alba si vestì e sgattaiolò fuori casa. Sentiva il bisogno di starsene per conto suo, lontano da tutti.
L’arietta frizzante gli solleticava il volto segnato ancora dalla stanchezza, gli occhi gonfi e arrossati per il lungo pianto che si era concesso qualche ora prima.
Camminò a lungo per le vie secondarie del villaggio, c’era ancora così tanta confusione nelle strade principali. Macerie, detriti, tante persone rimaste senza una casa. Una situazione simile era capitata tanti anni orsono a Konoha, eventi che Shion aveva letto nei libri di storia.
Akatsuki, Pain, la distruzione di Konoha, gli erano sembrati tutti fatti così lontani dalla sua realtà, invece ora li stava provando sulla sua pelle. A dispetto di quel pensava, la devastazione non era minimamente paragonabile a quella vissuta dai suoi genitori. Ma per Shion, la vista di Konoha fra le fiamme, la gente nel panico, le grida, la paura… erano state troppe emozioni forti tutte in una volta. Lui che sognava di diventare un buon Medic Ninja e che si impegnava sempre al massimo per raggiungere tale obbiettivo, era stato così duramente ripreso da suo padre. Perché non poteva curare tutti? Amici o nemici che fossero, perché?
 
Si era allontanato così tanto da essere arrivato alle porte del villaggio, avrebbe voluto uscire e andare a riflettere nel bosco. Ma lo stato di allerta era ancora alto e nessuno poteva entrare o uscire senza un permesso.
“Accidenti…” affermò stizzito Shion nascosto dietro un palazzo, poco distante dall’ingresso di Konoha. Avevano messo a guardia tre Jonin, uno di loro era il suo sensei Lee.
“Che guaio, non si può uscire!”
Shion fece un salto per la paura, troppo tardi si era reso conto di una presenza alle sue spalle. Ma quando voltandosi vide Shinachiku, con un sorriso ebete fra l’altro, si rilassò.
“Shinachiku?! Che diavolo ci fai qui?!”
“Ti ho seguito, mi pare ovvio! Sto diventando bravo, ehe? Non ti eri accorto di niente!”
“E…ero distratto, Baka!! Figurati se non mi accorgevo di te se no!”
“Certo, certo! Allora, che intendi fare?”
“Che vuoi dire?”
“Vuoi uscire dal villaggio, no?”
“Sì…” ammise rabbuiandosi Shion. Il fratellino rimase ad osservarlo in silenzio, lo conosceva fin troppo bene ormai e sapeva che ogni volta che litigava con suo padre, voleva fuggire da lui il più lontano possibile.
“Aha, e va bene! Ti aiuto io!”
“Shinachiku, no! Torna a casa, ti caccerai nei guai!”
“Io sono nato per cacciarmi nei guai! Ricordati di chi sono figlio!”
Non poté far altro che sospirare sconfitto, quel piccoletto era la testardaggine fatta a persona. Se si era messo in testa di seguirlo, lo avrebbe fatto, con o senza il suo consenso.
“Potremmo usare la tecnica della trasformazione… assumiamo l’aspetto di due Jonin!”
“E’ un ottima idea, fratellone! Aspetta però, devono essere due tipi importanti, altrimenti non ci faranno passare!”
“Tranquillo, so già di chi possiamo assumere l’aspetto!”
 
 
“Kiba, Shino! Che ci fate qua?”
“Ciao Lee! Abbiamo ricevuto ordine dall’Hokage di perlustrare la foresta!”
“Sul serio? Non ne sapevo nulla!”
I falsi Kiba e Shino non si scomposero, avevano pensato a tutte le possibili risposte che potevano elargire.
“Tsk, noi siamo stati tirati giù dal letto adesso! Sai come è fatto Naruto, quell’idiota pretende sempre di darci ordini ogni volta che gli pare, come se non avessimo niente altro da fare in questo momento!”
“Ha ha, dai Kiba non te la prendere!” Lee si fece da parte, permettendo ai due di passare oltre.
“Buon giro di perlustrazione!”
 
Attesero di essere sufficientemente distanti e poi Shion e Shinachiku annullarono la tecnica della trasformazione.
“E’ andata bene!”
“Te lo avevo detto, no?”
 
I due giovani si addentrarono maggiormente nella fitta boscaglia, incuranti di star allontanandosi parecchio dai confini di Konoha.
Era passato un tempo decisamente troppo lungo in cui erano rimasti in silenzio, Shinachiku non lo sopportava. Lui era il maestro della chiacchiera continua, non poteva tacere un secondo di più.
“Insomma… stanno accadendo cose strane al villaggio, eh?”
Shion camminava davanti a lui, imperterrito, senza nemmeno degnarsi di prestare attenzione alla sua domanda. Shinachiku si schiarì la voce, e riprovò a parlare.
“Chissà se mamma e papà si sono già accorti della nostra assenza! La mamma andrà su tutte le furie, non credi?”
Stanco di essere ignorato, Shinachiku stava per dirgliene quattro quando Shion si fermò di colpo, facendo sì che il più piccolo si scontrasse con la sua schiena.
“Oi, stai attento! Shannebayo!”
“Non lo senti?”
“Mh? Cosa?”
“Appunto… c’è troppo silenzio… qualcosa non va…”
Shion si mise in allerta, percepiva un pericolo imminente, prese di peso il fratellino e lo trascinò dietro un cespuglio. Come a volergli dare ragione, un rumore di passi iniziò ad avvicinarsi. Entrambi rimasero con il fiato sospeso, da dietro le foglie intravidero una figura avvolta in un mantello nero. Camminava lentamente, gli passò davanti e li superò.
Non riuscivano a vederlo bene da dove erano, così non si resero subito conto che il misterioso individuo, stava tornando sui suoi passi.
“Merda!” esclamò Shion nel panico, ma ormai era troppo tardi.
“Venite fuori.”
Una voce maschile, per nulla rassicurante, gli ordinò di venire allo scoperto. Shinachiku, cercando di ingoiare il groppone in gola, fu il primo ad emergere, ostentando una sicurezza che non possedeva di certo in quell’istante.
“Anche tu…” sentenziò l’uomo riferendosi a Shion che ancora rimaneva nascosto. Emerse lentamente scrollandosi dalla testa alcune foglie che si erano impigliate nei capelli. Ebbe un leggero sussulto quando ebbe modo di vedere bene quell’uomo.
Corrugò la fronte, facendo una strana smorfia, poi aprì la bocca per tentare di dire qualcosa ma si fermò, ancora poco convinto.
L’uomo, già spazientito di suo, sollevò un braccio che impugnava una katana nera e la puntò contro loro.
“Chi diavolo siete?”
“Dovremmo esserlo noi a chiedertelo! Lo sai che sei appena entrato nei confini di Konoha?!”
“Mh. Pivello, il confine è a un kilometro da dove sono io, qui siamo al di fuori di esso.”
Shinachiku venne scosso da un leggero brivido, decisamente questo poteva essere un grosso problema se erano incappati in qualche territorio nemico.
“Non importa, tu sei comunque diretto a Konoha, no?! Che intenzioni hai?”
L’uomo lo squadrò da capo a piedi con uno sguardo a dir poco penetrante, che Shion a fatica sostenne. I capelli neri gli coprivano una parte di volto, nascondendo l’occhio sinistro. Il giovane Shion non si perse un solo movimento dell’adulto che aveva dinanzi a sé.
“Non lo dirò certo ad un moccioso come te!” Inspiegabilmente ripose la katana nel fodero. Compiendo quel movimento, Shion notò che gli mancava un braccio. Sgranò gli occhi, avendo una sorta di illuminazione.
“Senti… ma tu per caso sei…”
Non poté finire la frase, qualcosa attirò l’attenzione di quell’uomo, ma troppo tardi si era reso conto che lo stavano attaccando alle spalle con dei kunai a cui erano legate carte bomba.
La deflagrazione fu spaventosamente forte, i due giovani shinobi non capirono cosa stesse succedendo. Tutto un tratto si erano ritrovati stesi a terra, con quell’uomo strano a fargli da scudo. Lo videro rialzarsi a fatica, dal fianco perdeva sangue.
“Sei ferito?!” esclamò concitato Shion, non ne era certo ma dalla forma del taglio e la profondità non era una ferita provocata da un esplosione ma da una lama. Significava che quel tipo era già ferito così gravemente prima.
Dal nulla spuntarono una moltitudine di Shinobi, indossavano abiti che non riconobbero, ed erano privi di copri fronte. Si gettarono all’attacco contro l’uomo che li aveva protetti, e Shion non ne fu certo, ma per un attimo gli sembrò di vedere il suo occhio destro diventare rosso sangue.
“Nii-san, che facciamo?!”
Shion senza rispondere estrasse un kunai dalla sacca posteriore e senza alcuna esitazione si gettò nella mischia.
Shinachiku lo imitò, più che altro perché non aveva scelta, gli Shinobi avevano preso di mira pure loro due.
 
Lo scontro non si protrasse a lungo, Shion per disorientarli gettò a terra una bomba fumogena, espediente banale ma che bastò per permettergli di fuggire. Shion aiutò l’uomo a correre via, stava perdendo molto sangue e si muoveva a fatica.
“Dobbiamo nasconderci! Shinachiku, trova un luogo sicuro!”
“Ehe, io?!”
“Sì tu, forza muoviti!”
“Ok, conta su di me fratellone!”
“Non ci metteranno molto a raggiungerci… quelli sono dei professionisti…” biascicò l’uomo ferito, aveva il fiato corto.
“Siediti…” Shion si inginocchiò al suo fianco, inspirando profondamente prima di concentrare il chakra nelle sue mani sulla ferita.
“Moccioso, vuoi farmi credere che tu sei un medico?”
“Zitto, mi deconcentri!”
L’uomo sorrise appena, suscitando ulteriormente il malumore del giovane Shion.
“Che hai da ridere?!”
“Nulla… mi ricordi una persona…”
 
Shinachiku riapparve, con un fiatone incredibile, non appena si riprese, annunciò di aver trovato una grotta nascosta. Senza perdere tempo, vi si recarono, fortunatamente era molto profonda, così poterono nascondersi bene nell’oscurità. Attesero immobili e in silenzio per una decina di minuti, fino a quando non udirono più alcun rumore provenire dall’esterno.
“Shinachiku, hai una torcia dietro?”
“Certo! Mi conosci bene, ehe fratellone?!” Il più piccolo estrasse trionfante una piccola torcia elettrica dalle tasche e la passò a Shion.
“No, tienila tu! Puntala qui sulla ferita!”
Shion riprese a curare l’uomo, doveva riuscire quanto meno a bloccare l’emorragia e poi avrebbe ricucito la ferita. Era il massimo che le sue conoscenze mediche attuali gli permettevano di fare.
“Shinachiku, ora ho bisogno del tuo aiuto…”
“S…sì?!”
“Disinfettami questo ago e il filo…” Gli porse gli strumenti e attese che il giovane sterilizzasse entrambi gli oggetti. Per tutto il tempo, l’uomo dai capelli neri e lunghi era rimasto in silenzio.
“Ora… ti farò male… mi dispiace, ma non ho dell’anestetico con me!”
“Mh. Non temere… non sono così delicato…”
Si impegnò al massimo per ricucire la pelle come le aveva insegnato la madre, ultimata l’operazione tirò un sospiro di sollievo.
“Ho finito!”
Shinachiku aiutò il fratello a sistemare gli oggetti appena usati, nel mentre, gli sussurrava ad un orecchio tutta la sua preoccupazione su questa situazione.
“Nii-san… e ora che facciamo?”
“La cosa migliore per ora è rimanere con lui… se riesco a portarlo a Konoha forse…”
“Ehi, voi due…”
“Sì? Che vuoi?”
“Quali sono i vostri nomi?”
Shion esitò, guardò Shinachiku che stava per aprire bocca ma lo fermò stendendo un braccio dinanzi lui.
“Nii-san…”
“Dicci prima il tuo. E poi forse noi ti diremo i nostri!”
L’uomo replicò con un ghigno, pareva starsi divertendo della bizzarra ostinazione di Shion nel fingere di non sapere chi fosse.
“Lo sai chi sono, no?”
“No, dimmelo tu! Fammi contento…”
Si umettò le labbra, schiudendo lentamente l’occhio scuro, puntandolo dritto verso i due ragazzini. Si sentirono nuovamente penetrare da quello sguardo così fiero e forte.
“Sasuke Uchiha. E’ questo il mio nome.”
La bocca di Shinachiku per poco non si staccò dalla mascella per la sorpresa, bé, in fondo l’unica foto che aveva trovato nei suoi fascicoli riservati risaliva a quando aveva dodici anni.
“Aha… quel Sasuke Uchiha?!”
“Mh.”
“Oh… cacchio… oh cacchiooo!! Papà mi uccide stavolta! E poi ammazza anche te Shion!”
“Sta calmo, scemo!”
“Io vi ho detto come vi chiamo, tocca a voi…”
“Anche tu sai chi siamo, no? Ormai lo hai capito o non staresti ridendo sotto i baffi da un pezzo!”
“Fammi contento…”
Shion emise un ringhio basso e prolungato, tentando di contenere la vena pulsante che si stava piazzando proprio sulle sue tempie. Alzò con sicurezza il viso, gonfiando il petto tentando di sostenere l’espressione di sfida che gli stava lanciando Sasuke.
“Io mi chiamo Shion Haruno! E lui è mio fratello Shinachiku Uzumaki!”
“Sei cresciuto Shion…”
“No, un momento! Voi due vi conoscete?!”
“Ma certo… io conosco anche te Shinachiku, anche se l’ultima volta che ti ho visto portavi ancora il pannolino…”
“Cosa?!” Shinachiku, sempre più confuso, si voltò verso il fratello in cerca di una spiegazione sensata.
“Non ricordo molto a dire il vero, perché ero parecchio piccolo, ma sapevo per certo che tu eri Sasuke!”
 
Il giovane Shinachiku continuava a osservare prima Shion e poi Sasuke, percepiva una strana atmosfera ma la cosa che maggiormente lo seccava, era che nessuno si degnava di spiegargli quando si fossero incontrati.

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Capitolo 12
*** Part 12 ***


Part 12
Part 12

Mentre Shion e Shinachiku se la vedevano con Sasuke, il resto della famiglia si era ormai reso conto della loro fuga. Su ordine di Naruto, aveva mobilitato alcune squadre per cercarli, inoltre l’ultimo rapporto degli Anbu non era per niente incoraggiante; gli attentatori si aggiravano appena fuori dai loro confini e le tracce di sangue trovate, testimoniavano che avevano attaccato qualcuno.

 
Sakura, Sai e lo stesso Naruto si erano uniti al gruppo di ricerca capeggiato da Kiba, nonostante gli ammonimenti delle alte sfere sul permettere all’Hokage di lasciare il villaggio durante lo stato di allerta. Come era prevedibile, Naruto non li aveva minimamente ascoltati ed era partito a razzo dietro ad un Kiba recalcitrante, perché sapeva benissimo che poi quei rompi balle di consiglieri avrebbero voluto la sua testa su un piatto d’argento al suo ritorno.
Ma ora non era il caso di pensarci, gli avevano assegnato l’incarico di seguire le tracce di Shion e Shinachiku, la loro incolumità aveva la precedenza su tutto.
 
Kiba stava in testa, Sakura subito dietro seguita da Naruto e per ultimo Sai. Era difficile cogliere il suo stato d’animo, dal momento in cui si era reso conto che i due ragazzi erano scappati era diventato molto silenzioso. Sakura non faceva altro che voltarsi verso lui, preoccupata come non mai di cosa stesse provando. Conosceva Sai, lo conosceva meglio di chiunque altro e sapeva per certo che nonostante ostentasse una dignitosa calma, dentro di sé stava bruciando come il fuoco per la tensione.
Nemmeno Naruto si era azzardato ad aprire bocca per dirgli qualcosa, come se avesse percepito che se avesse parlato a sproposito, sarebbe stato incenerito dal compagno.
Durante il tragitto, ricevettero l’informazione che la squadra Anbu mandata in avanscoperta prima di loro, aveva trovato i loro bersagli. Ma dei ragazzi ancora nessuna notizia. Gli era stato riferito inoltre, che il gruppo di attentatori era sulle tracce di qualcuno, perché nonostante fossero stati scoperti non erano ancora fuggiti.
Naruto saltava da un ramo all’altro con il cuore in gola, non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero che Sasuke fosse coinvolto in questo macello.
 
Aveva sempre avuto fiducia in lui, sapeva che era cambiato grazie alla sua testardaggine infinita, alla costanza di Sakura, all’impegno di Kakashi sensei di concedergli una seconda chance. Però ora le cose erano diverse, Naruto era Hokage, la responsabilità dell’intero villaggio gravitava sulle sue spalle. Sebbene fosse disposto a passare nuovamente l’inferno pur di proteggere Sasuke, sapeva anche bene di non poter ignorare i suoi crimini, se ne aveva commessi, verso Konoha. Si sentiva combattuto come non mai, e non era certo di come avrebbe reagito rivedendo Sasuke dopo così tanti anni.
La stessa ansia dilaniava Sakura, ne era sicuro. Rammentava quanto avesse sofferto a causa sua in passato, ogni volta che compiva un atto immorale. Il cuore di Sakura doveva essere a pezzi adesso, perché temeva che un membro importante della sua famiglia avesse nuovamente arrecato danni a cose o persone.
Era pronta a prenderlo a pugni, ancora e ancora, pur di farlo rinsavire, ma Naruto aveva davvero paura che stavolta, se realmente Sasuke fosse la mente dietro l’atroce attentato a Konoha, Sakura non lo avrebbe perdonato. Pur volendogli bene, pur desiderando di volerlo salvare dal baratro, per l’ennesima volta, non ce l’avrebbe fatto a perdonarlo. E per questo ci stava male.
 
Entrambi ci stavano malissimo e purtroppo per loro, questa volta, non potevano contare sul sostegno di Sai, dato che a lui Sasuke non era mai stato molto simpatico, figurarsi se avesse commesso un tale reato.
Si era ripromesso di essere sempre sincero e schietto con Naruto e Sakura, non gli aveva mentito quando aveva confidato loro di non sopportare Sasuke. Rispettava il legame che li univa, aveva lottato per esso, li avrebbe sempre difesi, ma non potevano obbligarlo ad amare Sasuke, perché lui non lo conosceva come loro. A modo suo anche Sai stava soffrendo, era furente perché Sasuke era nuovamente causa di dolore per i suoi amici, anzi, per la sua preziosa famiglia. A costo di essere odiato per sempre, questa volta, avrebbe dato una sonora lezione all’Uchiha. Sarebbe stato l’oni cattivo della situazione, pazienza, era pronto al peggio.
 
 
Nel frattempo, l’atmosfera dentro la caverna ove erano nascosti Sasuke, Shinachiku e Shion si stava surriscaldando.
Shion continuava a ragionare sul da farsi, sapeva bene di non poter catturare da solo uno come Sasuke e di convincerlo a costituirsi, non se ne parlava. Era evidente dall’atteggiamento che stava ostentando l’adulto, che non avrebbe fatto un passo al di fuori di quella grotta, per il momento almeno.
Si ritrovò a sudare freddo e deglutire rumorosamente, tanto che Shinachiku che gli era seduto accanto iniziò a temere il peggio. Prese a mordicchiarsi frenetico un labbro, un piccolo vizio ereditato dalla madre. Sasuke lo notò, ma non fece intendere i suoi pensieri ai due marmocchi, come li definiva lui. Era buffo, ma nei due ragazzini rivedeva nitidamente i suoi vecchi compagni. E l’ombra di uno sconosciuto che non gli era mai andato a genio.
 
Fissava imperterrito Shion, la cui espressione, il volto, il colore della pelle, rimandavano inesorabilmente a Sai. Lo strano Sai, per Sasuke quel tipo era sempre stato un mistero che tale era rimasto negli anni. Se ne era andato da Konoha prima che potesse anche solo farsi venire la voglia di conoscerlo.
Stanco del gioco degli sguardi, socchiuse le palpebre, emettendo un lungo sospiro. I due giovani trattennero il fiato, nel panico.
Sasuke li lecco le labbra secche prima di esclamare “Mh, calmatevi vuoi due, non ho intenzione di uccidervi. Per ora.”
Si rese conto che lo divertiva oltre modo stuzzicarli, specialmente Shion, che ad ogni sua battuta, reagiva assottigliando gli occhi, furioso. L’altro invece, pareva terrorizzato, anche se tentava in tutti i modi di non darlo a vedere. Tale e quale a quel Dobe di suo padre alla sua età.
Improvvisamente lo vide che strattonava con forza Shion, costringendolo a girarsi verso lui. Un brusio concitato prese vita, ma le parole erano troppo soffuse e non giunsero alle orecchie di Sasuke.
 
“Nii-san, che facciamo allora?!”
“Restiamo qui… da quanto ho capito Sasuke è sospettato di aver progettato quegli attentati terroristici, non possiamo perderlo di vista!”
“Pensi che… riusciremo a tenerlo a bada?”
“Non lo so, possiamo provarci! Sono certo che papà e gli altri saranno sulle nostre tracce… dobbiamo resistere fino ad allora!”
 
Per i tre, iniziò la lunga e forzata convivenza nell’angusto e umido luogo. Le ore trascorsero, Shinachiku si era appisolato accanto al fratello, mentre Shion continuava a restare vigile, nonostante avesse dormito poco la notte precedente. Sasuke se ne stava tranquillo e in silenzio, gli occhi chiusi e la schiena poggiata pigramente alla parete rocciosa. Sembrava che dormisse, ma Shion era certo che se avesse osato anche solo respirare più forte lui se ne sarebbe accorto.
 
Dopo un po’ Shinachiku si ridestò, strofinandosi un occhio ancora assonnato si alzò in piedi.
“Nii-san, esco un attimo…”
“Cosa, perché?!” chiese con foga Shion, quasi spaventando Shinachiku per il suo atteggiamento nevrotico. Anche se non poteva dargli torto, in quella situazione.
“Stai calmo! Devo solo fare pipì…”
“Ah… ok, ma non ti allontanare!”
“Sì, tranquillo!”
“Siamo nervosetti…”
“Taci, tu!”
Shion si pentì di aver risposto in maniera così repentina, quasi si era scordato che l’uomo che aveva di fronte era Sasuke Uchiha. Gli si formò un groppo in gola non appena incrociò il suo sguardo, apparentemente calmo. Ma freddo come il ghiaccio. Il giovane fu pervaso da un fremito impercettibile, sperava non se ne fosse accorto, ma dal modo in cui Sasuke piegò le labbra in un sorrisetto compiaciuto, dedusse che non era così.
“Attento a non fartela sotto, moccioso…”
“C…chi sarebbe il moccioso?!” esclamò furioso scattando in piedi, le mani strette a pugno, cariche di chakra.
Intanto fuori, Shinachiku aveva appena finito di espletare il suo bisogno, stava per rientrare quando ebbe la sgradevole sensazione di non essere solo. Cercò di restare calmo e, fingendo di non essersene accorto, percorse i pochi metri che lo dividevano dall’entrata della grotta. A pochi passi dall’ingresso, qualcuno lo sopraffò, alle spalle.
 
“Ma quanto ci mette quello scemo?!”
Sasuke improvvisamente si mise sull’attenti, volgendo lo sguardo verso l’uscita. Poi udirono un grido venire dall’esterno.
Si precipitarono fuori entrambi e si resero conto di essere accerchiati, e si parlava di almeno cinquanta uomini. Uno di loro in prima fila teneva fermo Shinachiku, stringendo con forza il suo avambraccio contro il collo sottile del ragazzino.
“Shinachiku!”
“Mi… dispiace… nii-san…” bisbigliò il giovane a stento, la presa del suo avversario era così forte da impedirgli di parlare.
“Lascialo andare!” Shion caricò i suoi pugni di chakra, ben conscio di dover ingaggiare battaglia da un momento all’altro.
“Stai calmo poppante. Noi vogliamo solo lui…”
Indicò con un dito Sasuke, ma lui non si scompose minimamente.
“Ce ne avete messo per trovarmi!”
“Non fare lo spiritoso, bastardo! Ti sei ben guardato dal farti scovare, traditore!”
“Traditore?” Shion spostò appena lo sguardo verso l’Uchiha al suo fianco, confuso. Chi erano questi presunti Shinobi che gli davano la caccia?
“Mh. Io non ho mai affermato che avrei fatto parte del vostro gruppo, mi sono limitato ad osservare…”
“Aha, ma davvero?! Se è così, allora come mai ho dovuto mandare trenta dei miei migliori uomini a impedirti di venire ad avvisare Konoha del nostro attentato?”
“Quante chiacchieri, sei davvero noioso…”
“Che cosa?!”
Sasuke mosse lentamente il braccio fino a posarlo sulla katana, sbatté le palpebre ed un istante dopo il suo occhio sinistro divenne cremisi.
“Attenti, non guardatelo negli occhi! Sta usando lo Sharingan!”
Troppo tardi, alcuni di loro erano finiti sotto l’effetto del suo Genjutsu diabolico ed ora si contorcevano a terra agonizzanti.
Sasuke scattò in avanti e li finì a colpi di spada, colpendo in pieno anche colui che stava tenendo prigioniero Shinachiku. Non appena fu libero, corse da Shion.
“Stai bene?!”
“S… sì…” replicò tossendo per qualche istante.
 
I due si resero conto loro malgrado, di non poter rimanere lì fermi senza fare nulla. Alcuni degli Shinobi gli si avventarono addosso, sperando forse di poterli usare di nuovo contro Sasuke.
Si difesero come potevano, non avevano con sé molte armi a parte qualche kunai e degli shuriken. Sasuke si rese immediatamente conto che fra i due, era Shinachiku quello maggiormente in pericolo. Erano troppo forti per un Genin inesperto come lui.
“Tsk, identico a suo padre!” borbottò l’Uchiha liberandosi senza difficoltà di un altro nemico. Ora basta, era il momento di concludere pensò. Ma inaspettatamente, i restanti Shinobi formarono un cerchio attorno a lui, immobilizzandolo con un sigillo.
 
Un particolare sigillo proibito, abbastanza potente da inibire pure la sua arte oculare. Sasuke si diede mentalmente dello stupido, come era potuto cadere in una trappola così banale? Forse era veramente troppo provato dal viaggio estenuante degli ultimi giorni, in cui non aveva praticamente dormito o toccato cibo. Inoltre le molteplici ferite che si erano accumulate nel tempo, si erano aggravate.
“Maledizione…”
“Bene, ora è nostro!” affermò colui che si era atteggiato per tutto il tempo a capo. Avanzò di qualche passo osservando due dei suoi uomini. Bastò uno sguardo di intesa perché i suoi compagni compresero cosa volesse da loro.
“Sapete che fare con un traditore…” sogghignò maligno mentre lo diceva. Shion, che era riuscito a sconfiggere uno di loro si accorse di cosa stava accadendo.
Uno degli uomini estrasse una spada e senza esitazione la puntò verso la gola di Sasuke, l’intento omicida era indubbio. Sasuke rimase fermo e rigido, senza mai distogliere lo sguardo, non poteva difendersi nemmeno con il Rinnegan. Poteva solo attendere la morte, non si aspettava altro.
 
Quel che non si aspettava invece, era che Shion si frapponesse fra lui e la lama, venendo trafitto in pieno da quest’ultima. Con la mano impastata di chakra, ne aveva deviato la direzione, impedendo alla spada di penetrargli il cuore.
Si era conficcata però pochi centimetri più in alto. Shion, tentò di mantenere il controllo e di non svenire per il dolore.
“Dannato, moccioso! Togliti!”
Estrasse la lama, facendo se possibile ancora più danni al corpo del ragazzino. Il sangue di Shion schizzò in faccia allo Shinobi accecandolo e lui ne approfittò per colpirlo con il pugno in cui aveva concentrato tutto il chakra di cui disponeva. L’urto fu così potente che venne sbalzato parecchi metri più in là, travolgendo altri due avversari, mettendoli fuori gioco.
Dopo un tale sforzo Shion crollò a terra, sotto gli occhi atterriti di Shinachiku.
“Shion!”
Ormai era rimasto solo più il capo banda, per così dire, ed era quest’ultimo che avanzava minaccioso verso Shion.
Quando Shinachiku comprese che suo fratello non si sarebbe rialzato, lasciò che l’istinto e la furia presero il sopravvento.
“Kage bushin no jutsu!”
La copia di Shinachiku si era gettata verso l’uomo, ma venne sconfitta senza problemi. Inaspettatamente però, il vero Shinachiku comparve dall’alto e gli piazzò un calcio assai potente dritto sul collo. Tanto bastò per far perdere i sensi allo Shinobi ed non appena accadde, Sasuke venne liberato dal sigillo che ancora lo teneva prigioniero.
“Bastardo… era lui che controllava il sigillo…”
Non appena fu in grado di muoversi, si avvicinò ai due ragazzini, Shinachiku si era chinato sul fratello.
“Shion! Apri gli occhi, ti prego!” Con la mano bloccava la copiosa emorragia che continuava a sgorgare senza sosta dalla ferita, macchiando sia i vestiti che il terreno di sangue.
“Non puoi curarlo? Sei figlio di Sakura anche tu in fondo!”
“I… io… non… ci provo…”
Le mani di Shinachiku erano tutto un tremore, ma stava tentando ugualmente di fare qualcosa, a tratti infatti si poteva intravedere la tipica luce verde del chakra curativo scaturire dalle sue dita.
“Non… ci riesco… non sono capace… Shion… nii-san… apri gli occhi…”
Sasuke non comprese bene il motivo, ma vedere quel piccoletto singhiozzare così disperatamente gli procurò un fastidio incredibile. Si inginocchiò di fianco a lui e si strappò un pezzo del suo mantello.
“Devi cercare di fermare il sangue!”
“M… ma…”
“Svegliati, moccioso! Vuoi che tuo fratello muoia?!”
L’Uchiha premette con forza la stoffa sulla ferita, Shion diventava sempre più pallido e il corpo si stava gelando. E se pensava che le cose andassero male, dovette ricredersi.
 
Si accorsero di presenze estranee, che comparvero attorno a loro, circondandoli. Shinachiku si guardò intorno spaesato, impaurito in un primo momento. Ma quando si vide comparire dinanzi suo padre, quasi svenne dalla gioia.
“Papà!”
“Shina-chan!”
Accanto a Naruto, atterrarono anche Sai e Sakura, ed infine la squadra Anbu che li aveva condotti fino a lì.
“Mamma, presto! Shion è ferito, sta perdendo tanto sangue!”
 
Quel che videro tutti, apparve come una sorta di incubo. Sasuke chino su Shion, la sua mano imbrattata di sangue. Inutile dire che un singolo, sinistro pensiero si insinuò nel cuore dei presenti.
“Oddio, Shion!”
Sakura fece un passo in avanti, non si accorse della figura nera che gli era sfrecciata di fianco. Nessuno lo vide, solo Naruto.
“Sai, fermo!”
 
Troppo tardi, Sai si era già avventato su Sasuke. Il primo pugno, che lo fece cadere all’indietro sbattendo la testa contro il tronco di un albero, non fu nulla a confronto della raffica che si prese dopo. Sai era totalmente fuori di sé, continuò a riempirlo di botte, solo Naruto riuscì a fermarlo.
“Basta, smettila!”
Non pensava che Sai fosse forte, in quasi dieci anni che lo aveva avuto al suo fianco nelle missioni, non si era mai reso conto di quanta energia scaturisse dal suo corpo quando era in preda alla furia. Nel mentre, Sakura si stava preoccupando di curare Shion, aiutata da Shinachiku.
“Lasciami, Naruto!”
“Sai, ora basta, calmati! Non sappiamo se è stato lui a fargli questo!”
“Certo che è stato lui! E’ sempre lui che fa male alle persone che amo, sempre!”
Naruto non mollò la presa, ben conscio che se lo avesse fatto, questa volta, avrebbe ucciso veramente Sasuke. Attese che non avesse più fiato per sbraitare e agitarsi, iniziò a quietarsi solo quando Sakura gli disse che Shion era fuori pericolo.
“Và da lui Sai… ci penso io a Sasuke…”
Stavolta Sai ubbidì, in qualche modo aveva fatto intendere che Naruto non poteva permettersi di farsi sfuggire Sasuke questa volta.
La squadra Anbu lo prese in custodia per condurlo al villaggio, inoltre Naruto ordinò di fare prigionieri anche gli Shinobi che erano ancora vivi. Fra loro, vi erano pure i terroristi che avevano piazzato le bombe a Konoha.
 
“Sakura-chan, come sta?”
“Non temere Naruto, starà bene! Ora ha solo bisogno di riposare…”
Shion stava stretto nell’abbraccio di sua madre, pareva star dormendo serenamente. Il cuore di Naruto si rasserenò tutto un tratto. Sai era rimasto in piedi, un poco distante da loro. Lo vide dargli le spalle e allontanarsi di qualche metro.
“Kiba…”
“Sì, Hokage-sama?”
“Aiuta Sakura-chan, dovete tornare al villaggio e portare Shion in ospedale!”
“Certo…”
“Io vi raggiunto fra poco!”
“Bene!”
 
Attese che tutti se ne andassero, poi si avvicinò a Sai. Si grattò insicuro il collo, sapeva bene che l’amico era scappato per non mostrare l’emozione devastante che gli stava contorcendo il volto. Le lacrime gli rigavano le guance, Naruto decise di non dirgli nulla, aspettò che fosse lui a parlargli.
“Mi dispiace…” sussurrò quando fu finalmente in grado di parlare senza venire sopraffatto dai singhiozzi.
“Per un istante… c’è stato un orribile istante in cui ho pensato… davvero che Sasuke… che lui…”
I pugni erano ancora stretti in una morsa, le nocche sporche di sangue.
“Ora… mi odierai…”
Naruto si lasciò andare ad un profondo sospiro, poi Sai avvertì il calore di una presa sulla spalla.
“Piantala, non sei portato per le scene da prima donna, credimi!”
Sai lo guardava stranito, l’espressione totalmente inebetita, con il naso gocciolante e gli occhi rossi come due pomodori.
“Ora capisco perché non vuoi mostrare le emozioni agli altri!” esclamò divertito Naruto mentre gli passava un fazzolettino di carta.
“Sei un vero disastro quando piangi, peggio di un bambino! E soffri pure di scatti d’ira preoccupanti, a te Sakura-chan ha fatto un gran brutto effetto, te lo dico io!”
Baka…” replicò Sai ricambiando il sorriso che gli aveva rivolto Naruto.
“Rientriamo… c’è ancora molto da fare e avrò bisogno anche del tuo aiuto!”
“Sì… Hokage-sama…”
 
Sai utilizzò uno dei suoi rotoli per creare un aquila di inchiostro, su cui fece salire anche Naruto. Ritornarono a Konoha, come aveva affermato Naruto poc’anzi, c’era ancora tanto lavoro da svolgere. Per ora, la più importante era sottoporre Sasuke a interrogatorio. Naruto per primo doveva fare luce su tutta questa faccenda.

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Capitolo 13
*** Part 13 ***


Part 13
Part 13

Quando Shion riprese conoscenza, la prima cosa che vide fu suo fratello, e quasi a due centimetri dal suo naso un pennarello nero.

“Shinachiku… che diavolo combini?”
Colto in fallo, Shinachiku nascose subito il pennarello, era fin troppo chiaro che volesse scarabocchiarli il viso per fargli uno scherzo. Non era la prima volta che gliene combinava una simile.
“N… niente!”
Shion si mise seduto, guardandolo in tralice per un momento per poi scoccargli un sonoro pugno in testa.
“Ahiooo! Nii-san, lo sai che i tuoi pugni fanno un male cane?!”
“E tu lo sai che devi piantarla di farmi questi stupidi scherzi?! Non abbiamo più otto anni, baka!”
“A chi hai dato del baka?! Ti faccio vedere io, fatti sotto, Shannebayo!”
La lite che era esplosa fra i due era talmente rumorosa che dal corridoio, Sakura accompagnata da Shizune poterono sentirli nitidamente.
Quando spalancò con malagrazia la porta Shion e Shinachiku si fermarono, terrorizzati dallo sguardo minaccioso della madre.
“Voi due…”
“M…mamma, scusami!”
Il povero Shinachiku si buscò un altro cazzotto, con tanto di ramanzina per aver fatto agitare suo fratello già così debilitato. Ovviamente poi toccò anche al maggiore, sorbirsi la sua dose di rimproveri.
 
Sakura non avrebbe voluto essere così severa con i figli, ma questa volta aveva davvero temuto per le loro vite. Il solo pensiero di poterli perdere si era fatto strada con crudele lucidità nella sua mente, e questo era bastato per toglierle dieci anni di vita.
“Siete due stupidi…” bisbigliò lei tirando a sé i due ragazzini, in un abbraccio disperato e tanto desiderato. Shion e Shinachiku non reagirono, ben consci che l’amore della loro mamma, era sempre uno dei doni più preziosi di tutti.
“Mi dispiace, mamma…” disse flebile Shion, nascondendo il volto nella spalla di Sakura.
“Anche a me…” ribatté Shinachiku subito dopo, sentiva di nuovo gli occhi pizzicargli ma tentò ugualmente di resistere alla tentazione di piangere.
“Va bene, vi perdono… ma non provate mai più a fare una cosa simile!”
I sorrisi che le restituirono i figli bastò per rincuorare l’animo di Sakura, non avrebbe sopportato altra sofferenza, non ora che Sasuke si trovava di nuovo ad un passo dall’essere condannato a morte.
 
Lasciò la stanza raccomandandosi che Shinachiku rimanesse con suo fratello per fargli compagnia, poi senza perdere tempo si diresse verso la sala segreta degli interrogatori.
Non ci furono problemi a superare il muro di guardie, essendo la compagna dell’Hokage. Entrò silenziosamente nella stanza ma rimase in disparte, non voleva disturbare. Come aveva immaginato, Naruto aveva convocato Ino e Shikamaru, la prima per sondare la mente di Sasuke e il secondo per avere un suo parere. Si sorprese però di non vedere Sai nei paraggi, oltre a loro vi erano solo degli Anbu che tenevano bloccato Sasuke con dei sigilli.
“Sakura…”
“Oh, capitano Yamato…”
“Se cerchi Sai è nell’altra stanza degli interrogatori, si sta occupando di uno dei terroristi con altri membri del clan Yamanaka…”
“Capisco…” tagliò corto lei, era terribilmente in ansia per tutti e tre gli uomini più importanti della sua vita. Ma in questo preciso momento sapeva che ad avere maggior bisogno della sua presenza, era Naruto. Osservava la sua schiena, dritta e rigida nella postura, era parecchio nervoso. Sakura aveva imparato a conoscere i suoi stati d’animo semplicemente guardando la postura che ostentava. Si portò un dito alle labbra iniziando a mordicchiarsi un unghia, aveva perso questa cattiva abitudine però in quel momento di estrema tensione non poteva farne a meno.
 
“Io ho finito…”
La voce di Ino catturò l’attenzione generale su di sé, Naruto puntò lo sguardo sulla donna, quasi con urgenza. Lei comprese bene e iniziò a spiegargli cosa aveva visto nella mente di Sasuke.
 
Aveva scavato a fondo nei suoi ricordi dai meno recenti, fino a quelli attuali ed ora poteva affermare che Sasuke era coinvolto con i terroristi che stavano portando distruzione e morte in tutte e cinque le terre ninja. Ma non nel modo in cui credevano in apparenza, Ino aveva visto chiaramente che Sasuke era stato una sorta di osservatore silenzioso delle loro azioni, non aveva mai partecipato direttamente.
Aveva raccolto molte informazioni su quegli uomini, sui loro nascondigli e sulle persone che li aiutavano ad attuare i loro attentati.
 
“Questo è quanto…”
Naruto rimase in silenzio, scrutando seriamente Sasuke seduto poco distante da lui, teneva gli occhi chiusi e il viso chino, forse stanco per il lungo interrogatorio.
“Ino, ti ringrazio, puoi andare!”
Facendo un lieve cenno di assenso si congedò, passando accanto a Sakura le lanciò uno sguardo di rassicurazione, non ci fu bisogno di proferire parola perché l’amica comprese perfettamente e la ringraziò con un sorriso.
“Shikamaru, ho bisogno di conferire con te in privato…”
“Sì, Hokage-sama!”
“Sakura-chan…”
“Dimmi, Naruto…”
“Rimani con Sasuke, per favore…”
Non riuscì a comprendere immediatamente il perché di tale richiesta, ma in cuor suo ringraziò Naruto per averlo fatto. Naruto dal canto suo pensava, cinicamente, che se non fossero riusciti a dimostrare che Sasuke era innocente, quella poteva essere l’ultima volta che lei e l’Uchiha si parlavano.
 
Sasuke venne spostato nelle celle sotterranee, come sempre era sorvegliato a vista dagli Anbu, Yamato in prima fila fra i suoi compagni. Non era esattamente ciò che si definisce l’ideale per poter fare una conversazione con un amico, ma Sakura doveva accontentarsi.
Al di là delle sbarre d’acciaio, ricoperte di sigilli, Sasuke stava seduto, un poco distante, nascosto nell’ombra più buia dell’angusto luogo. Apparentemente sereno, Sakura si era seduta di fronte a lui, le mani placidamente posate sulle sue gambe e lo sguardo attento puntato su Sasuke.
“Non c’è bisogno che rimani qui a farmi compagnia, Sakura…”
“Lo so, ma Naruto me lo ha chiesto… ed inoltre nemmeno io volevo lasciarti solo in questo momento!”
Il volto algido dell’uomo che un tempo era stato il suo compagno del team sette, si tirò lievemente in una smorfia divertita. Sakura rimase ad osservare attenta, cercando di cogliere ogni emozione che gli passasse sul viso.
“Lui come sta?”
“Lui?”
“Tuo figlio…”
“Shion… sta bene, non temere…” Sakura era sinceramente sorpresa per tale domanda, ma non poté nascondere una certa gioia nel sapere che Sasuke si preoccupava per uno dei suoi bambini.
“Mh…”
In quella singola espressione, a lei così nota, Sakura capì che ora Sasuke era veramente rilassato. Anche lei allora si concesse un sorriso più disteso.
 
Qualche ora dopo, Sakura venne fatta chiamare da Naruto, doveva recarsi nel suo ufficio. La strada che la divideva dal palazzo degli Hokage non le era mai sembrata tanto lunga e tortuosa.
Quando entrò nell’ufficio, percepì una sorta di tensione nell’aria, così densa che si tagliava come la lama di un coltello. Nella stanza c’erano unicamente Shikamaru e Sai, oltre all’Hokage.
Fece un respiro profondo prima di richiudere la porta dietro di sé, avanzò di qualche passo per poi fermarsi davanti la scrivania, altamente disordinata, di Naruto.
“Ho discusso a lungo prima con tutti i miei consiglieri…” La voce di Naruto giunse stanca alle orecchie di Sakura, sembrava che avesse dovuto lottare come un pazzo senza sosta.
“E...” lo esortò a proseguire, l’attesa era peggio di quanto potesse immaginare, la stava torturando deliberatamente senza saperlo.
“Non abbiamo abbastanza prove per dimostrare che Sasuke sia realmente innocente… insomma, per ora deve rimanere in carcere!”
“Capisco…”
“Sakura non temere, mi occuperò personalmente delle indagini di questo caso!”
“Shikamaru… ti ringrazio…”
 
Sai non aveva ancora proferito parola, non che avesse molto da dire in realtà, per ora si era limitato unicamente ad ascoltare. Ma non poteva più ignorare le espressioni cariche di afflizione e dolore di Naruto e Sakura. Si stava maledicendo, sapeva che se ne sarebbe pentito ma, al diavolo, lui non poteva sopportare di vederli così tristi a causa di Sasuke.
“Hokage-sama, mi permetta di unirmi al team di Shikamaru in questa indagine!”
Sakura venne colta da un sussulto piuttosto forte, e anche Naruto non nascose un notevole stupore in tale richiesta così accorata. Sai si sentiva scrutato da capo a piedi e, a ragion veduta pensò.
“Io… lo so che mi sono comportato come un pazzo prima ma…”
Naruto emise un lungo sospiro, quasi liberatorio, Sai rimase interdetto osservandolo di sottecchi.
“Va bene. Ti do il permesso Sai! Mi raccomando, conto su di te!”
 
Il suo sguardo non lasciava spazio a dubbi: voleva dare la possibilità a Sai di farsi perdonare per aver attaccato in maniera così violenta Sasuke. Sai lo capì, strinse gli occhi un momento per poi mettersi sull’attenti, come si conviene a un vero soldato fiero di servire il suo condottiero.
“Sì, non la deluderò!”
Sakura non trattenne un dolce sorriso, il suo cuore si era sentito pervaso da un calore intenso nell’assistere a quella scena. Erano in momenti come questi che si ricordava dei motivi per cui si era innamorata di Sai.
 
 
I giorni ripresero a trascorrere lenti, placidi, ancora una volta Konoha doveva rimboccarsi le mani e risorgere dalle proprie ceneri. Una volta uscito dall’ospedale Shion era tornato in strada a dare una mano ai senpai medic ninja, mentre Shinachiku aiutava gli sfollati assieme a Konohamaru ed altri volontari.
Sai era partito assieme al team di Shikamaru, accompagnati da Kiba e Shino, ormai erano già trascorse due settimane da quando avevano lasciato Konoha.
Sakura era praticamente sempre al campo base ospedaliero con Ino, Tsunade e Shizune. Gli altri compagni si davano da fare per rimuovere le macerie, mentre gran parte del clan Hyuuga, capitanati da Hinata ispezionava le zone distrutte palmo a palmo per rivelare possibili altre bombe inesplose.
 
Naruto, pur passando le sue giornate ad aiutare a ricostruire le case con Yamato, si sentiva ugualmente impotente. Ad ogni maceria che rimuoveva, ad ogni cadavere che dissotterrava, sentiva il peso della colpa dilaniarlo. Pian piano, silenzioso e crudele, il pensiero che lui fosse un pessimo Hokage si insinuò in lui. Sakura si era resa conto del suo turbamento, ma non aveva mai tempo per parlarci seriamente, inoltre la famiglia era sempre sparsa per il villaggio senza rimanere unita nemmeno cinque minuti sotto lo stesso tetto. Tutti si sentivano smarriti, quasi spezzati dentro. I giovani Shion e Shinachiku ancora non erano riusciti a parlare con i rispettivi padri da quando erano fuggiti nel bosco assieme. Ed ora più che mai, sentivano il bisogno di avere il conforto della loro famiglia.
 
 
Una sera capitò qualcosa di insolito, Sakura aveva praticamente ordinato a Shinachiku di rincasare perché aveva assolutamente bisogno di farsi un bagno. Anche se il ragazzino si era rifiutato, non aveva potuto nulla contro la forza bruta della madre. Al secondo Shannaro e al terzo muro in frantumi, il giovane scappò letteralmente verso la propria abitazione. In realtà non comprendeva il motivo di tanta rabbia, come se fosse un problema che lui fosse sporco, anche gli altri amici puzzavano di sudore, ma a loro non aveva detto niente. Ebbe lo strano presentimento che la reale motivazione fosse un'altra, ma lo comprese solo nell’istante in cui varcò la soglia di ingresso.
 
“P… papà?!”
“Shinachiku!”
Padre e figlio si scrutavano immobili, gli occhi cerulei sgranati persi in quelli smeraldo del più giovane. Dopo un tempo assurdamente lungo, Naruto prese la parola.
“Come mai a casa a quest’ora?”
“Mamma mi ha obbligato a venire… dice che puzzo troppo e devo lavarmi!” commentò seccato facendo spallucce, la reazione del padre fu analoga.
“Oh… anche tu ehe?!”
“Che significa?!”
“Sakura-chan mi ha spedito a casa per lo stesso motivo!”
 
L’affermazione di Naruto tolse ogni dubbio a Shinachiku: quella volpe della madre aveva fatto in modo che si incontrassero.
Dopo qualche esitazione, Naruto domandò al figlio se volesse fare il bagno con lui, per risparmiare tempo. Shinachiku accettò, senza dare peso a quello a cui stava andando incontro. Ma una volta che si ritrovò nudo nella vasca, con suo padre seduto davanti a lui, iniziò ad andare nel panico.
Il silenzio era imbarazzante, rotto solo da qualche vago commento su come fosse piacevole lavarsi dopo tanto tempo passato nel fango.
Il giovane non capiva, suo padre aveva un aria davvero strana, sembrava assente, non sorrideva come al solito, nemmeno faceva le sue stupide battute. Si innervosì, era convinto che ce l’avesse con lui per quello che era successo nella foresta. Si era dimostrato un totale incapace facendosi catturare dal nemico, non era riuscito ad essere d’aiuto in battaglia, ed infine, non era stato in grado di curare suo fratello. Se non fossero arrivati loro, Shion sarebbe morto dissanguato. Non c’era da stupirsi se era deluso da lui in fondo. Shinachiku chinò la testa, voleva scomparire, tutto sarebbe stato meglio che essere lì e sentirsi giudicato da suo padre.
 
Naruto dal canto suo sapeva che prima o poi avrebbe dovuto parlare con il figlio di quanto era successo, ma non trovava il coraggio. Che diritto aveva lui di rimproverarlo quando aveva permesso a Konoha di bruciare fra le fiamme? I tanti, troppi, cadaveri che aveva visto nelle ultime settimane, non abbandonavano mai la sua mente. Fra di loro avrebbero potuto esserci anche i suoi figli, Sakura, o ancora Sai e tutti i suoi amici più cari. Che razza di Hokage era diventato? Come aveva potuto permettere che una simile tragedia avvenisse? Questi pensieri lo tormentavano senza sosta, facendolo sentire fragile come non gli capitava da tempo.
 
“Papà…”
Trasalì sentendosi chiamare, nemmeno si era accorto che Shinachiku aveva abbassato il volto, come se volesse nascondersi da lui.
“Dimmi… figliolo…”
“Scusami…”
“Per cosa?”
“Perché io… ti ho deluso… perché ti deludo sempre…”
 
Solo in quel momento Naruto si sentì realmente scosso. Fu come svegliarsi di soprassalto da un brutto sogno. Cosa stava combinando? Suo figlio era lì, e aveva un disperato bisogno di suo padre. L’ultima cosa che poteva permettersi di fare adesso era di frignare, tante, tantissime persone dipendevano da lui, l’Hokage. Non doveva crollare, per il loro bene, ma soprattutto non poteva farlo per il bene della sua famiglia. Spettava a lui raccogliere i cocci e rimetterli assieme, uno per uno.
 
“Shina-chan…”
Tutto quello che doveva fare, non era altro che rapportarsi con lui nel modo più sincero e diretto possibile. Strinse la mano a pugno e lo schiaffò con malagrazia sulla testolina bionda di Shinachiku.
“Ahioo! Papà, ma che fai?!”
“Non voglio più sentirti dire certe sciocchezze, Shina-chan!”
“Eh?”
“Io non sono deluso da te, non lo sarò mai!”
“Ma… io sono così incapace! Non riesco a imparare il Rasengan… e come medic ninja faccio veramente schifo! Tu alla mia età eri così forte invece…”
“E questo che c’entra? Tu sei tu, ed io sono io!”
“Sì ma… ammetterai che non è normale… le persone si aspettano sempre che io faccia qualcosa… qualcosa di eroico, di inaspettato, di incredibile… ma io… li deludo sempre…”
“Shina-chan, ascoltami bene… c’è un luogo e un tempo per ogni cosa! Tu non sei in competizione con me, non devi dimostrarmi nulla!”
“Ma… le altre persone…”
“Lasciali perdere! Io lo so che tu ti impegni sempre, dai il massimo in ogni missione, anche quelle più semplici! E poi, se fossi davvero un incompetente come affermi, non avresti salvato tuo fratello Shion!”
“Io… lo avrei salvato?”
“Certo! Colpendo il loro capo dietro il collo, ricordi?”
“Sì ma… aspetta un momento, e tu come lo sai?!”
“Bé, sono l’Hokage ricordi? Ho strappato questa confessione da Sasuke in persona e non solo! Parlo spesso anche con Konohamaru! Lui è fiero di te e dei progressi che fai…”
“See, come no! Non perde mai occasione per attaccar briga con me!”
“Ha ha! Sei proprio mio figlio!”
 
Concedersi una risata così spontanea dopo tanto, fu liberatorio per Naruto. Per un atroce istante, aveva temuto di essersi dimenticato di come si ride. Ma suo figlio, inconsapevolmente, glielo aveva fatto rammentare.
“Non ridere, Shannebayo!!”
“Scusa! Comunque sia, io ti conosco meglio di chiunque altro e so che hai un futuro fantastico davanti a te!”
“Mh…”
“Non importa se fallisci… l’importante è che tu riesca sempre a rialzarti! Ricordati figliolo, il segreto è nel non arrendersi mai, qualunque cosa accada!”
La mano che prima si era avventata duramente su Shinachiku, ora si posava delicatamente sulla chioma morbida, donando una piacevole carezza al ragazzino.
“Io, credo in te! Non smetterò mai di farlo! E non smetterò mai di amarti, non importa chi o cosa tu diventerai!”
Istantaneamente a Naruto venne in mente della fugace conversazione avuta con Sasuke, ove gli descriveva del tempestivo intervento di Shinachiku per salvare suo fratello. Ammettendo inoltre, con un mezzo sorriso, che gli ricordava molto come erano loro due da giovani.
“So che non te lo dico spesso ma… sono fiero di te, Shinachiku!”
 
Gli occhi del ragazzino tremarono un istante, sinceramente commossi per quelle parole tanto desiderate.
“Grazie… papà…”
Shinachiku si ritrovò a dover abbassare nuovamente il viso, ma stavolta era per nascondere le piccole lacrime che minacciavano di fuoriuscirgli.
Passò rapido il dorso della mano per lavarle via, tornando ad osservare a testa alta l’uomo dinanzi a sè.
Suo padre lo accettava per come era, lo aveva sempre fatto. Si era reso conto tutto un tratto che il solo a pensare il contrario fosse proprio lui stesso.
“Sai papà, a volte è strano quante cose si possano sistemare solo parlandosi!”
Un dolce sorriso piegò le labbra di Naruto, sentir parlare così il suo piccolo, gli fece comprendere quanto fosse realmente cresciuto. Shinachiku, nonostante il temperamento aggressivo, era molto sensibile e intelligente. Gli ricordava come era Sakura alla sua età, e se tanto gli dava tanto, doveva solo proseguire con gli allenamenti. I risultati, presto o tardi, sarebbero arrivati.
“Dai, usciamo dall’acqua prima di diventare delle prugne lessate, ‘tebayo!”
“Parla per te, vecchio!”
“A chi hai dato del vecchio?! Se ti prendo vedi, Dattebayo!!”
“Provaci!”
I due si rincorsero per tutto il bagno, ancora totalmente bagnati e insaponati, lasciando acqua ovunque. Se Sakura li avesse visti, come minimo gli spezzava qualche osso. Però erano talmente felici che potevano pensare a ripulire dopo il loro piccolo disastro. Tutto quello di cui avevano davvero bisogno entrambi, era una pausa per tornare a respirare, a sorridere sul serio dopo tanta morte e sofferenza.
 
“Papà, senti…”
“Uh?”
Naruto stava frizionando i capelli del figlio con un asciugamano, quando Shinachiku tutto un tratto parve essere nuovamente turbato da qualcosa.
“Sono preoccupato per Shion nii-san e papà Sai…” Si voltò verso il padre, con lo sguardo ricolmo di speranza.
“Perché non ci parli tu con papà Sai? Shion è così orgoglioso che non lo farà mai…”
“Shina-chan, capisco che sei in ansia per loro ma… questa è una faccenda che devono affrontare loro due da soli… noi non possiamo aiutarli stavolta!”
“Sì, però… aha! Quello scemo di Shion, si sente così in colpa per come si è comportato ma allo stesso tempo è ancora furioso con papà Sai per come lo ha trattato!”
“Lo so Shina-chan… Shion decisamente ha il temperamento impulsivo di tua madre! E anche la sua stessa tendenza a farsi carico di tutte le colpe…”
 
Sapevano bene quanto fosse vero, di come Shion tentasse sempre ostinatamente di farcela da solo senza chiedere aiuto. Naruto rifletté con attenzione sul da farsi, desiderava veramente aiutare Sai a riappacificarsi con suo figlio, ma prima doveva convincere quest’ultimo a farsi avanti. E lui sapeva bene che c’era solo una persona che poteva aiutare Shion in questo frangente, l’unica a cui desse retta in questi casi.
 
 
“Sakura-chan, hai un momento?”
“Naruto? Come mai sei da queste parti?”
Sakura uscì dalla tendopoli temporanea dove stava curando alcuni feriti, i meno gravi che non potevano trasportare in ospedale per mancanza di posti letto.
“Senti… credo che tu debba parlare con Shion!”
La donna non pose ulteriori domande, era consapevole a cosa alludesse Naruto. Si morse indecisa il labbro inferiore, scostando poi una ciocca di capelli ribelle sfuggita al suo fermaglio.
“In realtà pensavo di farlo quando fosse tornato Sai dalla sua missione ma… credo che tu abbia ragione, Shion non può più aspettare…”
 
Sakura si incupì leggermente, era veramente preoccupata per suo figlio. Da quando era stato dimesso non aveva fatto altro che passare le sue giornate fra i feriti, senza mai parlare con nessuno di loro. Totalmente assorto dal suo lavoro, come se volesse negare a se stesso ogni coinvolgimento emotivo. Decise che gli avrebbe parlato la sera stessa.
 
 
 “Shion…”
“Mamma?”
Nonostante fossero ormai le nove passate, Shion ancora si stava occupando di fare il giro dell’ospedale per cambiare le bende dei feriti ustionati.
“E’ tardi, perché non vieni a casa con me? Hai sempre dormito fuori in questi giorni…”
“Anche tu…” replicò il giovane, non aveva smesso un attimo di sistemare le bende del suo paziente. Non la guardava mai negli occhi.
“Shion, ora basta, devi venire a casa con me!”
Non ricevendo risposta e nemmeno una reazione in lui, si avvicinò e lo afferrò saldamente per le spalle voltandolo violentemente.
“Mi hai sentito?!”
Gli occhi che mostrò fecero tremare Sakura, così come il sorriso falso che fece.
“Ho sentito… arrivo…”
Attese che finisse il suo lavoro, e poi lentamente imboccarono la via principale di Konoha, l’unica agibile al momento. Era già buio ormai, la luna era troppo pallida quella notte perché potesse illuminare il loro silenzioso cammino.
 
Sakura osservava il figlio che camminava davanti lei, turbata per l’espressione di prima. Era fin troppo identica a quella che le rivolgeva Sai quando l’aveva conosciuto.
Quando finalmente varcarono l’agognata soglia di casa, Sakura richiuse dietro se la porta a chiave, come se temesse che Shion potesse scappare di nuovo.
Poi con la scusa di cenare assieme, lo convinse a stare ancora un po’ con lei. Il giovane accettò senza molto entusiasmo, aiutando però la madre a cucinare. Pur avendolo accanto, Sakura poteva percepire sulla propria pelle il muro di ostilità che aveva innalzato attorno a se Shion. Una volta seduti a tavola, Sakura colse l’occasione propizia e iniziò a parlare.
“Shion, penso che tuo padre tornerà fra pochi giorni… così mi ha detto Yamato almeno!”
“Aha sì? Bene.”
Il tono che aveva usato era esageratamente freddo e distaccato, lui non era mai stato così. Le bacchette in mano a Sakura si incrinarono tanto le strinse forte.
“Shion… tu devi parlarci quando rientra…”
“E perché? Non abbiamo niente da dirci io e lui!”
“Sai benissimo che non è vero! Hai una vaga idea di come si sia sentito tuo padre?! Ci hai mai pensato in queste settimane?!”
“Non mi pare abbia sofferto tanto in fondo… se era così preoccupato come affermi, poteva parlarmi prima di partire, no?!”
“Shion…”
 
Il giovane abbassò lo sguardo, ferito, ancora pieno di rabbia e amarezza. Non riusciva davvero a mandare giù le cose che gli aveva detto Sai.
“Ascoltami Shion… lo so che tuo padre è stato duro, ma credimi, lui ti ama più della sua vita stessa!”
“Non ti credo, mamma.”
A Sakura si spezzò il cuore udendo tali parole, chiuse gli occhi un istante e poi quando gli riaprì li puntò alla sedia vuota accanto a sé.
“Quella notte, quando avete litigato, io non sono riuscita a dormire… verso le tre del mattino sono scesa in cucina per prepararmi una tisana e l’ho visto…”
“Chi?!”
“Tuo padre… stava seduto qui e… piangeva…”
 
I ricordi di Sakura erano ancora nitidi, vedeva Sai seduto su quella sedia, mentre si stringeva tremante la mano con cui aveva schiaffeggiato Shion. Piangendo lacrime silenziose, senza pronunciare una parola o lasciarsi sfuggire un lamento. Lei avrebbe tanto voluto corrergli incontro, abbracciarlo e consolarlo ma… non ci era riuscita. Pensò che se Sai era in piedi a quell’ora, al buio, era perché non voleva che nessuno lo vedesse in quello stato. Odiava farsi compatire, lo sapeva. Così lo aveva lasciato solo a sfogarsi, con la timida speranza magari che fosse stato lui stesso a venire da lei il giorno dopo per parlargli. Ma poi il mattino stesso avevano scoperto che i due figli erano fuggiti e non c’era più stato il tempo per affrontare la questione.
Quello sciocco di Sai aveva evitato sia lei che gli altri accuratamente dopo che erano tornati a Konoha, preferendo buttarsi a capofitto nella missione per cui si era proposto. Non tanto diversamente da come stava facendo ora Shion, in fondo.
 
“Papà, piangeva? Mi prendi in giro?”
“No, Shion… solo perché tuo padre ha difficoltà ad esternare le proprie emozioni, non significa che non ne provi!”
Shion sentendosi punto nel vivo, fece roteare nuovamente gli occhi altrove, mostrando stavolta però un espressione più morbida.
“Quindi… dovrei parlarci secondo te?”
“Tu che dici?” Sakura lo sfidò apertamente, sperando di motivare il figlio a reagire. Shion, sebbene riluttante, replicò che se non ci parlava lui, quello stupido di suo padre non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
 
La tenue sensazione che forse le cose si sarebbero sistemate, si fece strada nel cuore di Sakura.

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Capitolo 14
*** Part 14 ***


Part 14
Part 14

Dopo la chiacchierata avvenuta fra Shion e sua madre, il giovane shinobi parve riprendersi. Il giorno dopo era tornato al suo lavoro più sereno, donando anche di tanto in tanto, qualche timido sorriso ai pazienti.

 
L’occasione per riconciliarsi con suo padre arrivò quando la squadra di Shikamaru, dopo ben tre settimane passate in missione, fece ritorno a Konoha.
Non appena arrivarono, i primi ad essere avvisati furono l’Hokage e Sakura. Shikamaru si diresse subito nel suo ufficio per fare rapporto, mentre Sai e gli altri erano stati mandati in ospedale per farsi curare le ferite riportate nell’ultimo scontro.
Shion stava facendo il suo solito turno di cambio bendaggi agli ustionati quando, gli giunse all’orecchio la voce che il team di Shikamaru Nara fosse rientrata. Il giovane chiese informazioni più dettagliate all’infermiera che aveva spifferato la notizia alle colleghe. Fra un passaparola e un altro, Shion comprese che suo padre si trovava al loro pronto soccorso con gli altri compagni.
Fece due rampe di scale di corsa, ignorando pure i richiami di Shizune che gli intimava di non correre per i corridoi. Quando si trovò davanti l’entrata del pronto soccorso si fermò per riprendere fiato, non voleva mostrarsi agitato davanti suo padre.
 
Fece un bel respiro profondo e poi varcò la soglia con sicurezza, c’erano molte persone nella corsia, cercò con lo sguardo suo padre. Notò che Kiba e Shino erano già accuditi da alcuni medici, mentre Sai stava seduto su una barella in disparte, gli occhi stanchi, e un braccio probabilmente rotto data la stecca rudimentale che portava.
 
“Papà…”
Sentendo la voce del figlio trasalì, era sorpreso di vederlo. Shion notò immediatamente le profonde occhiaie solcare il suo viso pallido, sembrava anche dimagrito.
“Shion… ciao…” replicò debolmente Sai, tentò di sorridere ma non fu molto convincente. Shion sospirò, gli prese delicatamente il braccio rimuovendo la stecca di legno. Sai lo lasciò fare senza dire una parola. Dalla mano di Shion scaturì il chakra curativo, che percorse l’intero arto per sondarlo a fondo.
“E’ rotto in due punti…” sentenziò infine il giovane, aggiungendo poi “Devo ingessarlo! Ma prima, hai bisogno di cure per rimetterti in sesto…”
“Non vorrai farmi ricoverare, spero?”
“Invece sì, ne hai bisogno!” Ribatté con fermezza Shion mentre si appuntava qualcosa su una cartella. Dopodiché esortò il padre a seguirlo, Sai continuò a non opporsi, andando mestamente dove gli ordinava.
 
Circa un ora dopo, Sai occupava uno dei letti della stanza di rianimazione, l’unica ancora libera, con il braccio ingessato e Shion accanto a lui che gli finiva di medicare altre piccole contusioni.
“Ho quasi finito…”
“Grazie, figliolo…”
Le mani di Shion tremarono un istante, forse inaspettatamente felice per quel grazie così accorato. Negli ultimi giorni si era spremuto le meningi per trovare le parole giuste da esporre al padre, ma ora che era lì con lui, pensò che non sarebbe stato così terribile in fondo affrontare la questione che lo tormentava.
 
“Papà… ti devo parlare…” Affermò infine emettendo un sonoro sospiro. Raccattò uno sgabello abbandonato in un angolo della stanza e lo cacciò davanti il letto di Sai, poi vi si sedette sopra, con uno sguardo serissimo.
Sai si mise più comodo, voltandosi verso il giovane, in attesa che parlasse. Anche se era stanco, non voleva perdersi nemmeno una sillaba di quel discorso.
“Ecco io… prima di tutto volevo scusarmi per… tutte le cose che ho detto quel giorno…”
“Va bene, accetto le tue scuse. Però, ti sei scusato anche con Naruto?”
“Uh… n… no, ma lo farò, promesso!” fece una breve pausa per rimescolare la saliva e poi, facendosi coraggio proseguì “Se deve essere sincero, le tue parole mi hanno ferito molto! Io lo so che non sono ancora all’altezza della mamma, o di qualunque altro medic ninja ma… sto facendo del mio meglio, sul serio!”
“Lo so Shion…”
“Eh?”
“Anche io devo scusarmi, non era mia intenzione umiliarti così, però… ho avuto così paura di perderti che ho perso il controllo…”
“Perdermi?”
“Sì… sono pur sempre tuo padre e non posso fare a meno di sentirmi responsabile per te, il mio compito è di proteggerti…”
“Ehi! Guarda che non sono così debole!”
“Hai ragione… tu sei una persona davvero forte Shion, perché hai il coraggio di portare avanti il tuo credo ninja senza esitazioni… lo sai, mi ricordi tanto Naruto!”
Shion spalancò la bocca esterrefatto, non aveva idea che suo padre pensasse certe cose di lui.
“Però, sei ancora così giovane ed io vorrei… bé, mi piacerebbe che ogni tanto ascoltassi anche i consigli degli adulti che ti circondano!”
“Credo di capire… in effetti, mi rendo conto di avere così tanto da imparare da tutti voi…”
“Io purtroppo non sono un tipo molto loquace, e nemmeno sono molto bravo a fare il padre lo so… per questo posso solo incolpare me stesso…”
“Papà…”
“Perciò, ti prometto che mi sforzerò di parlare di più con te in futuro e anche di essere sempre sincero…”
“Piantala di dire certe cose! Tanto lo so che mi mentirai alla prima occasione sfoggiando un sorriso inquietante! Anche adesso, mi hai detto l’ennesima bugia!”
“Ma no, io…”
Sai stava ancora biasciando quando Shion gli si avventò addosso, intrappolandolo in un abbraccio.
 
“Tu non si un cattivo padre, non lo sei mai stato…”
 
Rimasero immobili, quasi senza respirare, dopo un tempo apparentemente infinito il braccio di Sai si levò per stringere a se il figlio. Lo strinse così forte da fargli male, ma Shion non protestò.
Quando si staccarono, Shion aveva un espressione sinceramente imbarazzata, era impossibile non scorgere le gote arrossate sul viso candido. Sai sorrise intenerito, suscitando l’immediata reazione del figlioletto tutto pepe.
“N… non guardarmi con quella faccia!”
“Perché no? Non posso farci nulla se mio figlio è così carino!”
“Ahhh! Non dire certe cose imbarazzanti a voce alta, Shannaroo!!”
Il cosiddetto lato Inner di Shion si scatenò piazzando un destro dritto in pieno volto al povero padre che accusò duramente il colpo finendo a gambe all’aria.
“Accidenti, scusa papà! Scusami!!”
“Tale quale a tua madre…” Commentò ridacchiando Sai, nonostante sentisse appieno gli effetti devastanti del pugno. Ma in fondo ora non gli importava molto, era talmente felice di essere riuscito a parlare a cuore aperto con Shion, che il dolore passava in secondo piano.
 
Il giorno stesso Shion affrontò anche Naruto, scusandosi sentitamente più volte per la crudele frase che gli aveva sputato in faccia settimane orsono. Lui accettò le sue scuse, ma solo alla condizione che in futuro desse maggiore importanza alla sua vita oltre che a quella delle persone da curare.
Shion aveva replicato con un sorrisone a trentadue denti, rendendo felice Naruto stesso che ebbe la sensazione che la sua famiglia fosse rinata in qualche modo, dopo che si erano affrontate tutte le questioni irrisolte fra loro. Ora, c’era solo più un membro della sua famiglia che andava ancora aiutato: Sasuke.
 
Il rapporto di Shikamaru fu illuminante, in tutti i sensi, per Naruto. Nel corso della loro lunga e perigliosa missione, avevano stanato i restanti membri di questo improvvisato clan di Shinobi terroristi. Uno ad uno, avevano confessato ogni cosa, anche il fatto che Sasuke Uchiha non si fosse mai unito ufficialmente alla loro fazione. Apparentemente si era avvicinato con la scusante di imparare le loro tecniche per fabbricare gli esplosivi, pareva molto interessato e in molte occasioni aveva dato consigli su come creare sigilli maggiormente efficaci per controllare le deflagrazioni. Più di una volta avevano cercato di convincerlo a partecipare direttamente alle loro “missioni sul campo”, ma l’Uchiha si era sempre rifiutato, preferendo rimanere dietro le quinte come un ambiguo consigliere.
 
Per un po’ di tempo era riuscito a ingraziarsi il loro capo clan, ma quando era venuto a conoscenza che il prossimo obbiettivo sarebbe stato Konoha, la sua copertura era saltata. Tuttavia, nonostante fosse stato braccato per quasi due settimane, giorno e notte, Sasuke non aveva fatto in tempo ad avvisare Naruto dell’imminente pericolo. A dispetto del fatto che per un certo periodo si era fatto volontariamente complice di questa banda, ora avevano le prove che dimostravano che ogni suo gesto, era stato pianificato con il solo scopo di raccogliere quante più informazioni possibili. Il team di Shikamaru difatti, non aveva vagato a caso, ma si era preoccupato di seguire le istruzioni di Sasuke sui luoghi ove fossero ubicati i vari nascondigli del clan.
Naruto ora poteva tirare un sospiro di sollievo, a parte alcune pratiche burocratiche da sistemare, Sasuke sarebbe potuto tornare in libertà nel giro di pochi giorni.
 
 
Quando venne fatto uscire dalla cella, la prima cosa che volle fare Sasuke fu parlare con l’Hokage. Yamato lo scortò in persona fino al suo ufficio, quando entrarono si rese conto che non erano soli.
“Che ci fate tutti qui?”
Dentro la stanza vi erano Sakura, Sai e Kakashi. Naruto gli sorrise felice quando lo vide, facendo cenno a Yamato di restare e chiudere la porta.
“Considerala, una rimpatriata del team 7 Sasuke!” affermò entusiasta Naruto, sembrava un bambino in un negozio di dolci.
Sasuke lanciò occhiate a caso a tutti i presenti, soffermandosi poi sul suo ex sensei.
“E’ invecchiato parecchio, sensei…”
“Non sono cose carine da dire, Sasuke! Sarò anche vecchio, ma sono certo di poterti dare ancora del filo da torcere!”
“Mh…”
“Dai su, non litigate! Siamo qui per festeggiare, ‘tebayo!”
Naruto tirò fuori da un cassetto una bottiglia di Sakè e alcuni bicchierini, scioccando i presenti dato che tutti sapevano bene che non era avvezzo nascondere certe cose nell’ufficio.
“Naruto, ma che fai?! Non puoi bere mentre stai lavorando!”
“Eddai Sakura-chan, uno strappo alla regola!”
“Guarda che io non ti riporto a casa in braccio stavolta…” sentenziò Sai sorridendo falsamente, ben memore delle precedenti sbornie di Naruto.
“Vacci piano Naruto, tu non hai mai retto l’alcool!” esclamò sornione Kakashi mentre si divertiva ad osservare il suo Hokage riempire fino all’orlo il proprio bicchiere.
“Anche io non dovrei bere… sono in servizio…”
“Su capitano Yamato, non faccia storie!”
“Tenzo…”
“Eh?”
“Anche tu fai attenzione, reggi l’alcool ancora meno di Naruto!”
“Fatti gli affaracci tuoi! E non chiamarmi Tenzo!” Con quella sentita affermazione, Yamato buttò giù tutto d’un fiato il suo Saké, per la gioia di Naruto.
“Sì, così si fa! Bravo capitano!”
“Oh cielo… Sakura, lo sai vero che dovrai riportarlo a casa tu il tuo uomo? Perché io con questo braccio ho qualche difficoltà…”
“Non temere Sai, ci penso io! Lo faccio tornare a casa a suon di calci in culo!”
“Brindiamooo!”
“E’ già ubriaco…”
“Naruto, Bakaa!”
 
Sasuke osservava esterrefatto lo svolgersi della scena, a dir poco tragicomica. Naruto, già brillo dopo un solo bicchiere che era saltato sulla propria scrivania e improvvisava uno strip, Sakura che gli urlava contro qualunque insulto, Sai che ridacchiava, Kakashi che parlottava con Yamato in un angolo.
 
Erano sempre il solito gruppo di pazzi sconclusionati, anzi no, con gli anni parevano pure peggiorati. Però, quella sorta di catorcio che era sempre stato il team sette, faceva parte di lui. Quel gruppo di pazzi, era la sua sola famiglia.
Il primo a rendersene conto fu Sai, quando si voltò verso Sasuke rimase a bocca aperta, tanto che senza distogliere lo sguardo afferrò per un polso Naruto trascinandolo giù dalla scrivania e indicò nella sua direzione. Improvvisamente, tutti lo fecero e lo videro. Sasuke Uchiha stava sorridendo.
 
Gli occhi di Naruto si inumidirono, l’euforia prese il sopravvento in maniera eccessiva e corse, gettandosi letteralmente addosso a Sasuke per abbracciarlo.
“Sasuke-kun!”
Il sonoro STONK testimoniava che il duro capoccione di Sasuke aveva sbattuto benissimo contro il pavimento dell’ufficio di Naruto. E lui ancora che gli gravitava sopra, creando una scena altamente imbarazzante quanto assurda.
Dobe… sei morto.”
“Oh, ma guarda, una scena così l’ho vista su uno dei tuoi manga Yaoi Sakura!”
“C…che stai insinuando, Sai?! I… io non leggo quella roba da anni!”
L’allucinante situazione degenerò in una sorta di rissa senza quartiere, mentre Sakura tentava di staccare Naruto da Sasuke e Sai, a sua volta, cercava di impedire l’Uchiha di far fuori l’Hokage. Kakashi intanto se la rideva, seduto comodamente sul divanetto con Yamato accanto a lui, mezzo ubriaco.
 
“Quanto mi sono mancati, i miei ragazzi!” commentò sereno Kakashi, se tutti quanti non fossero stati così presi, avrebbero pure visto il volto del loro sensei senza maschera, dato che se l’era abbassata un attimo per potersi bere il suo bicchiere di Sakè.
 
 
La sera stessa, non contento dei traumi psicologici permanenti che gli aveva procurato, Naruto trascinò di forza a casa sua Sasuke.
“Ragazzi, guardate chi ci farà compagnia per un po’ di tempo?!”
“Mh. Ciao marmocchi.”
La reazione a freddo dei due figli fu di sgranare gli occhi in maniera eccessiva, poi Shion lasciò scivolare dalle mani il libro che stava leggendo. Lo shock era stato pazzesco per entrambi.
“Papà… vuoi dire che quel tipo… dormirà qui?!”
“Esatto, Shina-chan! Aha, a proposito, dovrai dividere la tua stanza con Sasuke, non è un problema vero?”
Il povero Shinachiku per poco non andò in arresto cardiaco, il solo rammentare quanto terrore gli avesse messo addosso Sasuke quando si trovavano nella grotta, non lo entusiasmava l’idea di ritrovarselo a due centimetri dal suo letto.
“N… no…” balbettò in risposta, per niente convinto.
“Ok, benissimo! Tutto risolto! E tu che dicevi che non avrebbe mai accettato Sakura-can!”
Naruto si era rivolto alla sua adorata compagna, sperando forse di trovare appoggio morale per questa sua geniale idea, ma dovette scontrarsi con il suo viso adombrato dalla furia.
“Naruto… sei un idiota…”
“Sì, approvo!”
Dopo le raggelanti affermazioni di Sakura e Sai, Naruto si mise a fare cerchio lini in terra in un angolo del salottino, a borbottare chissà cosa da solo.
Sasuke continuava a non capacitarsi che quel Baka gigantesco di Naruto, non solo avesse trentatre anni suonati, ma che fosse pure la guida del villaggio. Si lasciò andare ad un lungo e sentito sospiro di afflizione. Sarebbe stata sicuramente una lunga e burrascosa convivenza con quella famiglia di matti.
 
 
La bizzarra situazione di Sasuke proseguì nei giorni avvenire, che poi divennero settimane che si trasformarono per magia in mesi. Tutto quel tempo trascorso a passarlo accanto alla sua particolare famiglia, il team sette, o come preferiva definirla Naruto il loro team sette allargato.
Non era nelle sue intenzioni iniziali fermarsi così a lungo a Konoha, lui desiderava partire nuovamente per poter ritrovare i componenti del Taka, dispersi un po’ ovunque nelle cinque terre ninja. Ma Naruto era stato così pressante nel convincerlo a restare che non aveva potuto proprio rifiutare.
Pian piano si stava abituando a questa vita, specialmente da quando Naruto e Shikamaru iniziarono a coinvolgerlo nel loro lavoro.
Sebbene le alte sfere del paese del fuoco non fossero d’accordo nel permettere a Sasuke Uchiha di intromettersi nelle faccende del villaggio, Kakashi prima e Naruto dopo li convinsero che mettere al loro servizio il suo sapere potesse solo giovargli.
Sasuke aveva girato il mondo per anni, aveva studiato i vari paesi, la loro politica, i loro modi di pensare. Aveva osservato con attenzione come viveva la gente, cosa pensava, in cosa credeva, ma soprattutto chi odiavano. Di chi si fidavano, perché avevano paura, cosa desideravano per i loro figli.
 
Aveva vissuto ogni giorno con l’unico scopo di apprendere e comprendere il cuore delle persone che incontrava sul suo cammino. Ed ora aveva la preziosa occasione di poter condividere tutto questo sapere con Naruto, sebbene in un primo momento non ne fosse realmente convinto.
Però quando grazie alle sue informazioni, venne a sapere che gli Anbu di Konoha avevano sventato un possibile sterminio di un piccolo clan loro alleati, comprese di star facendo la cosa giusta.
 
 
Era divenuto molto bravo ad osservare, in quei sei mesi trascorsi a condividere casa con la famiglia di Naruto, si era reso conto di molte cose. Come che Sakura adorava attardarsi la sera nel salottino in comune, per poter leggere un libro, accompagnata da una tazzà di tè caldo. O che a Sai piacesse dipingere in compagnia di suo figlio e di Shinachiku che lo osservavano in religioso silenzio, con occhi rapiti.
Ma sicuramente ciò che lo aveva colpito maggiormente, era che nonostante passassero la maggior parte del tempo fuori casa, la sera, anche solo per poche ore, si riunivano tutti per parlare di cosa avessero fatto, raccontandosi i vari aneddoti.
Shinachiku in tali occasioni si dimostrava per il degno figlio di Naruto, facendo lo sbruffone davanti al padre dicendo di aver portato a termine con successo questa o quella missione. Il più delle volte si trattava di missioni di livello D, eppure quello sciocco ne andava orgoglioso. Il sorriso di suo padre, era tutto ciò che bramava Shinachiku, Sasuke era giunto a questa conclusione. Shion era molto diligente invece, fatta eccezione di quei momenti in cui andava in berserk e distruggeva cose o persone nei paraggi, un difetto ereditato da sua madre a quanto pare. Però si impegnava dando fondo ad ogni sua energia, studiava libri di medicina di continuo, ogni attimo libero che aveva lo dedicava a quello. Ogni tanto si ritirava fuori, all’aperto, per poter studiare in pace senza avere nessuno intorno. Lo aveva beccato parecchie volte appollaiato su un albero nel parco, o seduto sotto il sole su di un tetto molto in alto, ben distante dal caos cittadino.
 
Sasuke si divertiva a rimanere in disparte ad osservare cosa facessero, si sentiva stranamente affascinato da loro. Poi c’erano quei momenti in cui Naruto se lo trascinava via, solo loro due, a cena da Ichiraku o alle terme. E per tutto il tempo, quel Dobe non faceva altro che parlare di quanto fosse bello riaverlo lì a Konoha, di quanto fosse divertente avere qualcuno con cui battibeccare pure sul posto di lavoro. Ogni tanto tentava pure di tirare fuori argomenti piccanti, voleva scucirgli di bocca qualche segreto, tipo con quante donne fosse stato nei suoi viaggi, ma Sasuke puntualmente lo ignorava stoicamente. In fondo, certi lati del proprio carattere non poteva abbandonarli tanto facilmente.
Ma forse erano stati proprio certi discorsi strambi a far sorgere in Sasuke, una domanda. Quella domanda.
 
“Naruto, come mai Sakura non porta un anello?”
I due si stavano godendo una tisana calda prima di coricarsi per la notte, Naruto stava spegnendo la teiera che fischiava forte quando udì la domanda di Sasuke e si voltò sorpreso verso l’amico.
“Eh? Di che parli, Sasuke?!”
“Parlo di quella cosa lucente che di solito si regala ad una donna per chiederla in moglie, stupido!”
“Oh… sì, bé… non c’è nessuno anello…” biascicò lui in risposta, fu talmente breve e conciso che Sasuke pensò dovesse esserci sotto qualche altra motivazione. Naruto non era mai stato bravo a mentire, anzi, era un libro aperto per lui.
“Scusa, ma non siete sposati voi due?!”
“Umh… no…”
La candida ammissione di Naruto fece sussultare Sasuke, sinceramente esterrefatto da tale rivelazione.
“Come mai?”
“Ehi, cosa sono tutte queste domande?!”
Era abbastanza evidente che Naruto si sentisse a disagio a parlarne, si mise ad armeggiare goffamente con la teiera bollente in cui aveva appena immerso un paio di bustine di tè al gelsomino, richiudendo rapidamente il coperchio.
“Perché ti agiti?”
“Non sono agitato, sei tu che mi metti ansia!”
Sasuke si lasciò sfuggire un ghigno, ben conscio di poter strappare a Naruto la verità come e quando voleva. Anche Naruto lo sapeva, per questo era così nervoso e tentava in tutti i modi di cambiare argomento, ma l’Uchiha non gli dava tregua.
 “Allora?”
“Aha, che stress che sei! Comunque, se proprio vuoi saperlo, abbiamo deciso di non sposarci!”
“Strano, credevo che tu e Sakura vi amaste molto… ma forse mi sbagliavo!”
Gli occhi scuri di Sasuke rotearono verso l’alto, con molta nonchalance, ben conscio che questo suo tono arrogante avrebbe scatenato la reazione di Naruto.
“Certo che ci amiamo, che domande! Però… non vogliamo fare un torto a Sai, ecco!”
Ora era Naruto che si godeva il nervosismo crescente nell’amico, non appena aveva nominato Sai qualcosa era guizzato nel suo sguardo, mettendolo sull’attenti.
“Che c’entra Sai?”
Teme, Sai è ancora innamorato di Sakura! Rinunciare a lei è stata la cosa più dura per lui, non posso fargli questo…”
Per qualche istante nessuno dei due disse nulla, Sasuke stava tentando di metabolizzare quanto aveva appena udito, mentre Naruto si preoccupava di versare il tè nelle loro tazze. Finita l’operazione si sedette al tavolo, di fronte a Sasuke che ancora aveva l’aria meditabonda.
“Io non ti capisco! Se è vero che Sai ci tiene così tanto a voi due, perché mai dovrebbe essere contrario al vostro matrimonio?”
“Bé… sì, non dovrebbe… però non serve discuterne! Noi siamo una grande famiglia, va bene così! Siamo felici, è questo ciò che conta!”
La spiegazione di Naruto non convinse per nulla Sasuke, che per tutta risposta lo squadrò con cipiglio severo e contrariato. Il giovane Hokage si ritrovò a deglutire improvvisamente, a volte si scordava di quanto profondi fossero gli sguardi dell’amico.
“Naruto, il fatto che tu e Sakura vi sposiate non cambierà la vostra famiglia… non credi?”
“Non lo so, Sasuke! Mi preoccupo per come reagirebbe Sai in merito… cioè, lui non si merita certo di soffrire ancora a causa nostra! Non hai la minima idea di quanto abbia fatto per tutti noi!”
“Naruto, ho l’impressione che tu stia usando Sai come scusa…”
 
Colpito e affondato. Sasuke comprese di aver toccato il nervo giusto quando Naruto sgranò gli occhi terrorizzato, dalle sue parole. Iniziò a passarsi una mano dietro il collo, stringendo e graffiando la carne con le unghie.
“Ti sbagli.” Replicò secco Naruto, dando ulteriore prova all’Uchiha che avesse ragione.
“Perché hai paura?”
Rimase in attesa, non togliendo gli occhi di dosso a Naruto, fissandolo con così tanta forza da fargli quasi male. Naruto si sentiva penetrato dal suo sguardo, quasi violato, gli leggeva dentro.
“Non lo so… davvero, non lo so…”
“Hai mai provato a parlarne con Sai?”
“No…”
“Temi così tanto la sua reazione? Al punto che rinunceresti a sposare la donna che hai sempre amato?”
“Non è così semplice, Sasuke! E’… complicato…”
“E quando mai questo ti ha fermato? Il Naruto che conosco io non si arrende mai, non importa quanto dura sia… lui non molla mai…”
 
Il fatto che fosse Sasuke a fare la ramanzina a Naruto, fece capire a quest’ultimo quanto avesse bisogno di confrontarsi con qualcuno su questa faccenda. Aveva tentato in tutti i modi di seppellire in fondo al suo cuore questo piccolo desiderio, che poi tanto piccolo non era. Naruto amava la sua Sakura-chan, l’amava così tanto che il cuore gli faceva male a volte. E avrebbe voluto suggellare per sempre questo amore con il matrimonio. Quando era più giovane non gli importava un gran che a dire il vero, a lui bastava poter stare sempre assieme a lei e godere del suo amore, non avevano bisogno di altro.
Ma ora, che con gli anni erano giunte l’esperienza e la saggezza, sentiva il bisogno di rendere più concreto il loro amore. Forse era sciocco è vero, ma Naruto desiderava davvero poter mostrare con orgoglio al mondo intero di essere il marito di Sakura Haruno. Che poi, sarebbe diventata Sakura Uzumaki e il solo pensiero lo mandò in fibrillazione per l’emozione.
 
A Sasuke bastò un occhiata, per capire che lo aveva appena aiutato a prendere questa importante decisione. Non poté fare a meno di lasciarsi andare ad un piccolo sorriso felice, buffo, Naruto era davvero l’unica persona al mondo in grado di farlo sentire così umano. Chissà se era lo stesso per Sai.
Si riscosse tutto un tratto da un simile pensiero, lui che con Sai non riusciva proprio ad andare d’accordo. Nonostante gli sforzi di entrambi, e nonostante riuscissero a convivere civilmente, Sasuke proprio non riusciva a capire a fondo Sai.
 
“Neh, Sasuke! Domani vado a comperare un anello! E poi glielo chiederò! Dici che dovrei mettermi in ginocchio?! Oppure dovrei farglielo trovare nel ramen?!”
“Che vuoi che ne sappia io! E comunque, prima di partire in pompa magna, parlarne con Sai…”
“Oh, giusto…”
“Paura?”
“Tsk! Ti piacerebbe, Teme!”
 
Qualcosa suggerì a Sasuke che sarebbe stata una conversazione molto interessante, e anche se non era molto educato, pensò che gli sarebbe piaciuto spiarli per vedere con i suoi occhi la reazione che avrebbe avuto quello strambo di Sai. Ma pensandoci meglio, poteva anche fare qualcosa per tutti loro.
 
Naruto non comprese il motivo dell’improvviso cambio di espressione dell’amico e, forse, era meglio così.
 

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Capitolo 15
*** Part 15 ***


Part 15
Part 15

Quella mattina Naruto era partito con tutte le migliori intenzioni di questo mondo, la sua missione era semplice: doveva andare a ritirare l’anello con cui avrebbe chiesto a Sakura di sposarsi. Poi nella pausa pranzo si sarebbe incontrato con Sai da Ichiraku, e gli avrebbe parlato di questa cosa. La sera stessa, senza troppi preamboli, avrebbe portato Sakura fuori a cena e fra il dolce e il vino, le avrebbe fatto la romantica proposta inginocchiandosi dinanzi a lei. Aveva speso una fortuna fra anello e il prenotare un intero ristorante solo per loro due, il preferito da Sakura fra l’altro.

 
Per essere sicuro di tenere lontana la giovane da lui per tutto il giorno, e quindi rischiare di far scoprire il piano geniale, le aveva chiesto di fare un sopralluogo agli ultimi sfollati ai confini estremi del villaggio.
Bene, perfetto, ogni cosa era partita per il verso giusto, questo pensava Naruto gongolando dietro la sua scrivania. Nonostante fosse sommerso di noiose scartoffie da visionare, non gli importava, era così felice quel giorno che niente e nessuno avrebbe potuto turbarlo. Oh, come si sbagliava.
 
Il primo ostacolo, se così vogliamo definirlo, arrivò di corsa, piombando nel suo ufficio. Quando vide la porta spalancarsi, tutto si aspettava fuorché di vedere un trafelato Rock Lee. Gli occhi che quasi gli strabuzzavano fuori dalle orbite, sudato marcio e con un fiatone allucinante.
“Lee?!”
“Un emergenza, Hokage-sama! Abbiamo bisogno del suo aiuto, subito!”
“Che cosa è successo?!”
“Non c’è tempo, presto, mi segua!”
Naruto, sconcertato, non ebbe altra scelta se non quella di seguire Rock Lee, che prese a correre come un pazzo fino in strada.
“Lee, aspetta! Dimmi cosa sta succedendo!”
Ma l’amico non gli rispondeva, e come avrebbe potuto, lo aveva distanziato talmente tanto che era impossibile. Alche Naruto si domandò se era fuori allentamento lui, oppure era Lee che era diventato più veloce nella corsa, al punto da battere il figlio del lampo giallo di Konoha.
 
Al termine della folla corsa, Naruto si trovò dinanzi uno strano luogo.
“Ma che diavolo?!” esclamò contrariato l’Hokage vedendo l’insegna di Ichiraku, in effetti aveva avuto l’impressione di conoscere quel tragitto.
“Oi, Lee! Che significa?!”
Lui non disse niente, solo fece uno strano sorriso mentre lo invitava ad entrare. Naruto, sebbene non molto convinto gli obbedì, anche se il locale al suo interno pareva davvero buio, un po’ troppo perché si trovassero in pieno giorno.
 
Appena varcata la soglia, udì distintamente la porta dietro lui richiudersi frettolosamente e poi, cosa erano quelle risatine che emergevano dall’oscurità più totale?
Non ebbe il tempo di pensare che le luci si accesero, accecandolo quasi, mentre un vociare prettamente maschile gli perforò i timpani.
“Benvenuto, al tuo addio al celibato!!”
La testa di Naruto venne coperta da coriandoli, palloncini e stelle filanti, il tutto si consumava mentre lui era rimasto semplicemente inebetito. Il locale era totalmente vuoto, fatta eccezione di tutti i suoi più cari amici di sesso maschile. Uno dopo l’altro si fecero avanti, chi per stringergli una mano, chi gli dava una poderosa pacca sulla schiena.
“Ma… che significa?! Che sta succedendo qui?!” sbottò sempre più confuso il povero Hokage, non smettendo di lanciare occhiate stranite a tutti i presenti.
“Certo che sei proprio scemo, Dobe…”
“Sasuke!”
“Prima di sposarsi, è tradizione che si faccia un addio al celibato, no?”
“Non dirmi che… è stata una tua idea!”
Il ghigno malefico che si era dipinto sul volto algido dell’amico, non lasciò spazio all’immaginazione.
“Non ci credo…”
 
Naruto era talmente sconvolto dalla rivelazione, che per un po’ si scordò pure di tutta la sua giornata perfettamente pianificata da almeno un paio di settimane.
Fra i tanti amici presenti però, non vi era Sai, stando al racconto di Sasuke aveva preferito lasciarlo all’oscuro, almeno fino a quando non ci avesse parlato Naruto stesso. Lui non aveva preso molto bene tale idea, se proprio doveva festeggiare un addio al celibato avrebbe voluto che ci fossero proprio tutti gli amici a lui più cari.
E poi nonostante Sasuke si fosse preso ogni merito, un annoiato Shikamaru gli aveva fatto intendere che c’era anche il suo zampino in questa faccenda.
 
Colmo di gioia e gratitudine, Naruto si lasciò andare ai festeggiamenti sfrenati ma soprattutto all’incredibile pranzo che gli aveva preparato il signor Teuchi. Nonostante fosse parecchio in là con gli anni e che fosse ormai in pensione, aveva deciso di rimettersi dietro i fornelli per fare un bel regalo al suo miglior cliente di sempre.
Ogni ciotola di Ramen era pura poesia per lui, se le gustò una dietro l’altra senza tanti complimenti. I ragazzi si preoccuparono di non fargli mai rimanere il bicchiere vuoto, alternando acqua a Sakè pregiato. Era tutto così incredibile che Naruto quasi non poteva crederci, ebbro di felicità lasciò che le ore trascorsero via, inesorabili. Quando si rese conto che il sole stava tramontando, sobbalzò sulla sedia su cui si era accasciato stanco per il troppo ridere e le bevute.
 
“Oh, no! E’ tardissimo!! Devo correre al negozio per ritirare l’anello! E devo parlare anche con Sai, cazzo!”
Si mosse alla velocità della luce, quasi, diciamo che Naruto ne era convinto, ma i fumi dell’alcool lo rallentavano e quindi agli altri i suoi movimenti apparivano goffi e sconclusionati.
Barcollò da un lato all’altro della stanza, recuperando il suo mantello da Hokage e tentando di sistemarsi i vestiti mal messi, dirigendosi poi verso l’uscita.
 
Qualcosa scattò negli occhi dei presenti non appena lo videro imboccare la porta di ingresso, il primo a sbarrare la strada a Naruto fu Akamaru che gli si accucciò praticamente sui piedi. Naruto lo scansò senza troppi problemi, poi fu la volta di Kiba che attaccò bottone con lui facendogli domande strane. Dopo essere sfuggito all’amico si ritrovò davanti Choji e Shino, il primo con in mano una ciotola di Ramen e l’altro che lo osservava austero senza emettere un fiato. Non capiva perché Choji volesse che assaggiasse assolutamente quel Ramen, quando poc’anzi aveva decretato di essere sazio da scoppiare. Si fece strada a forza fra i due, ma di nuovo venne bloccato e trascinato indietro da Rock Lee e Konohamaru, che gli schiaffarono fra le mani un microfono.
 
“Ed ora, inizia il Karaoke! Sì!!” gridò Lee quasi calciando Naruto sull’improvvisato palco fatto da un paio di tavoli allineati uno accanto all’altro.
“Ragazzi, vi ho detto che devo andare!”
“Tu non ti muovi da qui, chiaro?” affermò gelidamente Sasuke, un lampo sinistro scaturì dalla sua mano.
“Ed ora, canta Dobe.”
 
Naruto iniziò ad avere qualche leggero sospetto sul loro comportamento. Ma gli occhi iniettati di sangue di Sasuke e il suo Chidori pronto a scaraventarsi su lui, lo convinsero a far buon viso a cattivo gioco.
 
Quando Naruto comprese che quei pazzi scriteriati, per chissà quale motivo, non lo avrebbero lasciato andare via, dovette ingegnarsi e preparare una fuga in piena regola. Con la scusa di dover andare in bagno, riuscì a defilarsi sgattaiolando fuori dalla finestra, incurante del fatto che Shikamaru, nascosto proprio fuori dal locale, avesse assistito all’intera scena.
Aveva il compito di fermarlo in caso fosse fuggito, ma ormai era quasi ora e loro avevano adempiuto alla loro particolare missione. Quindi permise al suo Hokage di correre via, dileguandosi fra le stradine buie.
 
La serranda abbassata del gioielliere, fu la vista più orribile per Naruto. Sbatté un paio di volte i pugni su essa, sperando che magari il proprietario fosse ancora dentro ma non ricevette nessuna risposta.
Sconsolato non poté far altro che ritornare a casa, quanto meno doveva parlare con Sai prima di fare la sua proposta a Sakura. Ma quando arrivò, altre brutte sorprese lo attendevano.
 
“C… cosa?! Sakura-chan non è ancora tornata e Sai è sparito?!”
“Non ho detto che è sparito, papà! Ho detto che è uscito per andare a vendere dei quadri nel villaggio dell’Erba!”
Il povero Naruto dovette sedersi per non sentirsi male, non era possibile, era partita così bene quella giornata e invece adesso tutto stava andando storto.
“Non devi uscire con mamma, stasera?”
“Sì… cioè, in teoria…”
Shinachiku, ben consapevole di cosa stesse per accadere, tentò di spronare il padre.
“Sarà qui fra poco, vedrai! Perché intanto non ti fai una doccia? Puzzi di Saké, se la mamma se ne accorge di prende a calci fino a romperti tutte le ossa!”
Naruto si rese conto che il figlio aveva ragione, si diede una rapida occhiata e una veloce annusata ai vestiti. Sì, decisamente doveva lavarsi e mettere subito in lavatrice i suoi abiti, prima che Sakura si accorgesse dei bagordi a cui si era dato quel giorno.
 
Con una rapidità incredibile, corse su per le scale, chiudendosi in bagno. Shion, che stava passando da lì, guardò il fratellino che sollevò verso lui il segno della vittoria, tutto felice.
“Qui è quasi tutto pronto direi… Shinachiku, ci pensi tu ad avvisarli?”
“Sì, conta su di me!”
 
 
Naruto si presentò in anticipo al ristorante, nonostante tutto. Si sistemava di continuo la giacca e gli sembrava che i pantaloni fossero così inamidati da rendere i suoi movimenti meccanici. Era nel panico totale, doveva fare la grande proposta senza anello. Faceva su e giù davanti il ristorante nervosamente, doveva inventarsi qualcosa e alla svelta, per giustificare a Sakura la mancanza di un oggetto così vitale. Era così frustato e sudava freddo, ma quando si vide venire incontro la sua amata, si placò tutto un tratto.
 
“Scusa il ritardo, Naruto!”
 
Il suo corpo tonico fasciato dall’abito più sexy che le avesse mai visto indosso, di uno stupendo color vinaccia che si intonava a meraviglia con i lunghi capelli tenuti sciolti. Ad ogni passo, il lungo spacco lasciava intravedere le gambe snelle di Sakura, ai piedi indossava delle eleganti decolté chiare, con un tacco vertiginoso che fece domandare più volte a Naruto come facesse a stare in piedi.
Sul viso l’ombra di un trucco leggero le faceva risaltare i suoi stupendi occhi verdi, messi ancora più in evidenza dal paio di orecchini scintillanti che le donavano molto. Per quanti anni fossero trascorsi, Naruto si rese conto che ancora la sua compagna era in grado di farlo deglutire imbarazzato come un ragazzino. Quasi si vergognò di aver indossato abiti così semplici, a confronto suo lui pareva un barbone.
 
“Sei bellissima, Sakura-chan!” Riuscì solo a dire con la voce rotta dall’emozione. Sakura gli sorrise, sbattendo più volte le lunghe ciglia. Si fece vicino a lui, prendendolo sotto braccio. Naruto percepì immediatamente il delicato profumo del suo shampoo alla lavanda invadergli le narici.
“Entriamo?”
“Sì!”
“A proposito Naruto, stasera ci sarà un ospite con noi!”
“Cosa?!”
 
A Naruto per poco non cadde la mascella quando noto l’inconfondibile figura slanciata di Sai, seduto ad uno dei tavoli.
Osservò stralunato prima lui, che gli sorrideva con espressione ebete, e poi Sakura, anche essa con un ambiguo sorrisetto malizioso dipinto in viso.
“Sakura-chan… perché Sai è qui?!”
“Perché c’è qualcosa di cui dobbiamo discutere, tutti e tre…”
Per la seconda volta, a Naruto si formò un groppo in gola, solo che stavolta era dettato da arcani timori. Si accomodò al tavolo dove Sai li attendeva, non prima di aver fatto sedere Sakura.
 
La tensione era palpabile, Naruto non poteva fare a meno di mordersi l’interno della bocca, facendosi male fra l’altro.
“Naruto, so che volevi parlarmi e so anche di cosa…” Affermò serafico Sai versandosi un sorso d’acqua nel suo bicchiere.
“Che cosa?! Come fai a sapere?”
“Diciamo che un uccellino con i capelli a punta ha cantato…”
 
Immediatamente nella mente di Naruto si stagliò un importante appunto: uccidere Sasuke non appena gli fosse capitato a tiro. Prima la sorpresa dell’addio al celibato ed ora questo. La lingua gli si era sciolta parecchio negli ultimi anni, per essere divenuto un tale chiacchierone impiccione.
Ma in fondo ora, Naruto non poteva permettersi il lusso di perdersi in tali pensieri, c’era qualcosa di realmente più importante da fare adesso e doveva essere concentrato.
 
“Se sei al corrente allora, posso andare dritto al sodo!” Naruto rivolse lo sguardo verso la compagna che gli sedeva accanto, facendo scorrere la propria mano sulla sua. La strinse appena mentre le parole che si era tenuto dentro per così tanto tempo, finalmente vennero allo scoperto.
 “Sai io… voglio sposare Sakura-chan!”
Gli occhi di Sai si abbassarono un istante, sapeva già cosa rispondere all’amico, si era preparato in anticipo, ma le parole si bloccavano sulla punta della lingua come incatenate ad un sigillo.
 
Nella sua mente rivide tutti i momenti passati con Sakura, quando erano solo lei e lui. Rammentò la gioia, le emozioni, la paura. Poi pian piano quelle immagini sbiadirono, annebbiandosi nel suo sguardo lucido mentre sbatteva lentamente le palpebre. Fece un sospiro, doveva prendere coraggio, era arrivato il momento di lasciarla andare.
Le labbra si piegarono nel suo classico sorrisetto di circostanza mentre esclamava “Ce ne hai messo di tempo per deciderti, stupido!”
“Ehi, come ti permetti?! Stupido a chi?!”
Sai rise, sapeva che nonostante tutto quella fosse la cosa giusta da fare, era certo che con Naruto lei sarebbe stata la donna più felice del mondo. Lo aveva constato di persona, vivendo a stretto contatto con entrambi, Sakura era felice come non mai, quindi questo momento prima o poi sarebbe giunto.
 
“Ti chiedo solo un favore Naruto, una sorta di condizione…”
“Eh? Oh… ok, spara!”
“Vorrei essere il tuo testimone di nozze!”
“Sul serio?!” Naruto boccheggiò incerto, fu Sakura a tranquillizzarlo ben intuendo i suoi pensieri.
“E Sasuke sarà il mio invece, ne abbiamo già parlato e lui è d’accordo!”
“Aha, ok… insomma avete già deciso tutto senza di me!”
“Dai Naruto, non fare così!”
Il broncio che mise su Naruto fu qualcosa di epico, Sai dopo aver osservato attentamente entrambi comprese che oramai lui era di troppo.
“Bene, io la mia parte l’ho fatta, quindi mi congedo!” decretò Sai alzandosi da tavola, disorientando per qualche istante Naruto.
“Ma… Sai aspetta, non andare! Resta a cena con noi, sei venuto fin qui!”
“Ti ringrazio, ma se rimanessi rovinerai l’atmosfera romantica! E poi i ragazzi a casa staranno morendo di fame, non posso lasciarli nelle mani di Sasuke, chissà che gli farebbe mangiare!”
“Oh… va bene…” Naruto si alzò a sua volta, Sai non comprese fino a che non gli si avventò addosso abbracciandolo con foga.
“Grazie!”
 
Il cuore di Sai perse un battito, quel grazie così sentito valeva il grande sacrificio che aveva deciso di compiere per amore di Sakura.
Una volta salutato l’amico, Naruto tornò a sedersi, estremamente galvanizzato da come si stava svolgendo la serata. E ancora non aveva idea del gran finale che aveva in mente la sua Sakura.
 
Prima consumarono la loro cena con tutta calma, gustandosi ogni portata e il prelibato Sakè donatogli da Gaara qualche tempo fa.
Indugiarono a lungo sull’ottimo dessert, perdendosi in tante chiacchiere frivole che da troppo tempo non si concedevano a causa della loro vita frenetica.
Solo quando non ebbero più nulla di cui discutere, Sakura esclamò concitata “Naruto! C’è qualcosa che devo domandarti e… voglio farlo subito, prima di perdere il coraggio!”
Naruto non comprese il significato di tali parole, rimase immobile mentre vedeva la compagna alzarsi, tirare fuori qualcosa dalla sua borsetta, sembrava una scatolina piccola e scura. Sakura si inginocchiò di fronte a lui, mandandolo ancora di più nel panico.
 
“Naruto, tu mi sei sempre stato accanto, in tutti i momenti più difficili della mia vita tu c’eri sempre… hai fatto così tanto per me, il tuo sorriso mi ha salvata un infinità di volte… ed io ho ancora la sensazione di non aver fatto nulla per te…”
Prese una pausa, gli occhi smeraldo le brillavano per l’emozione. Le dita trepidanti mentre stringevano spasmodicamente la scatolina di velluto.
“Ti amo Naruto e voglio passare il resto della mia vita accanto a te!”
“Sakura-chan…”
“Per questo ora, voglio essere io a farlo…” Sakura aprì delicatamente la scatolina mostrando uno scintillante anello d’oro. Era molto semplice, liscio, senza pietre o altri fronzoli. Lo stesso anello che lui aveva scelto per Sakura. Il cuore di Naruto tambureggiò violentemente nel suo petto, si rese conto di star attendendo che le labbra di Sakura pronunciassero quella fatidica domanda. E poco gli importava di quanto anticonvenzionale fosse tutto questo.
“Naruto, vuoi diventare mio marito?”
Sorpreso ed emozionato, non fu in grado di respirare per quasi trenta secondi netti. Non poteva credere che Sakura avesse organizzato tutto questo per lui. Che fosse stata proprio lei a chiedergli la mano, in un modo tanto sincero e coraggioso.
Non era mai stato bravo con le parole, per lui erano sempre i gesti a parlare. Si gettò letteralmente addosso a Sakura, travolgendola nell’abbraccio più appassionato di sempre.
“Sì… ! Lo voglio!” gridò con tutto il fiato che aveva in gola, venendo rimproverato subito dopo da Sakura perché le aveva urlato nelle orecchie. Anche se poi non rifiutò il dolce bacio che le diede Naruto. E quello dopo e quello dopo ancora, in un tripudio di gioia e piccole lacrime che per quanto si sforzasse, Sakura non poteva nascondere.
 
 
Quando rincasarono poco più tardi, vennero accolti da coriandoli e stelle filanti. Tutta casa era addobbata con festoni che recavano la scritta Viva gli sposi.
Shinachiku e Shion, non appena li ebbero a tiro, li trascinarono in cucina dove ad attenderli c’erano anche Sai e Sasuke.
“Ragazzi…”
“Non avrete pensato che non avremmo festeggiato l’evento come si deve?” Sentenziò Sai mentre si preparava a stappare una bottiglia di Champagne.
“Mamma, ti piace? Abbiamo fatto tutto io e il fratellone Shion!” trillò Shinachiku abbracciato, tipo koala, alla vita di sua madre.
“Sì! E’ tutto così meraviglioso, grazie!” esclamò commossa Sakura, ricambiando l’abbraccio affettuoso di Shinachiku.
 
Intanto, Sasuke venne avvicinato da Naruto, che aveva tutta l’aria di volergli dire due paroline.
 
“Tutto quello che è accaduto oggi, ogni cosa… è stata una tua idea, vero? Hai coinvolto proprio tutti, complimenti!”
“Non so di cosa tu stia parlando! Io ho solo parlato di matrimonio, e gli altri hanno fatto il resto!” ribatté senza esitazione Sasuke, accettando però di buon grado il sorriso pieno di gratitudine che gli rivolse l’amico. Non ci fu bisogno di aggiungere altro, come al solito, i due si parlavano con lo sguardo. Perfino Sai e Sakura dovevano ammettere che erano un tantino gelosi di quella complicità unica e speciale che legava Naruto a Sasuke.
 
“Ora dobbiamo fare un brindisi!” Sai si era preoccupato di riempire tutti i bicchieri di champagne, i membri della famiglia li solleveranno in aria.
“Cin cin!”
 
I festeggiamenti proseguirono fino a tarda notte, a nulla servirono i rimproveri di Shion verso i genitori che li intimava di piantarla di bere e di andare a dormire. Su consiglio di Shinachiku decise di lasciarli ai loro bagordi, tanto non sarebbero certo stati loro due a fare i conti con la sbornia il mattino successivo.
Verso le prime luci dell’alba, Naruto aprì pigramente un occhio, confuso e con la schiena dolorante si mise seduto, rendendosi conto solo in quell’istante di aver dormito sul pavimento del salotto.
La testa gli pulsava dolorosamente e si sentiva lo stomaco sotto sopra, tentò goffamente di rimettersi in piedi ma nel farlo ondeggiò indietro e il suo piede destro pestò qualcosa, anzi qualcuno.
Nemmeno il tempo di mettere a fuoco a chi appartenesse la chioma nera ribelle, che si sentì subito trafitto da uno sguardo molto molto arrabbiato.
“Naruto…” troneggiò inquietante e gelida la voce di Sasuke nella stanza, mentre l’amico spostava il proprio piede che ancora gravava sulla faccia dell’Uchiha.
“Ops…” balbettò Naruto, iniziando a rendersi conto del grave affronto appena fatto a Sasuke.
 
Quando Sakura riuscì a destarsi, non fu a causa della luce negli occhi ma del gran trambusto che gli aveva trafitto le orecchie tutto un tratto.
Cercò di sollevarsi sui gomiti, anche se il divano era così morbido e invitante che non se ne sarebbe mai separata. Ma due idioti si stavano menando nel suo salotto, e quindi era costretta a svegliarsi, a prendere le due teste bacate e farle scontrare fra loro.
“Ahiio!!”
Le urla disperate di Naruto e i mugugni sommessi di Sasuke fecero destare anche Sai, ancora comodamente addormentato sulla poltrona. Si stiracchiò e poi, ignorando i due amici a terra agonizzanti si diresse in cucina per preparare la colazione per la famiglia.
“Stamattina mi andrebbe di mangiare dei pancake!” affermò Sakura, che già attendeva Sai in cucina.
“E’ un ottima idea, è un po’ che non li cucino!”
“Possiamo farlo assieme, se ti va…”
Sai fu felice di sentirglielo dire, lui di norma non aveva molte passioni in comune con Naruto o Sasuke, ma con Sakura era diverso. Cucinare era una delle cose che amavano fare assieme già in gioventù, oltre alla passione per la lettura e lunghe passeggiate all’aria aperta.
“Certo…”
Mentre i due amici si mettevano ai fornelli, Naruto e Sasuke iniziavano lentamente a riprendersi dalle botte amorevoli di Sakura e, quando varcarono la soglia della cucina si sentirono di troppo.
“Dobe, andiamo, bisogna svegliare quello scansafatiche di tuo figlio!”
“Mh…” Naruto lo seguì sbadigliando rumorosamente, ignorando le lamentele di Sasuke sul fatto che lui odiasse i pancake per colazione.

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Capitolo 16
*** Part 16 ***


Part 16
Part 16

Come era prevedibile, nelle settimane a seguire la grande famiglia Uzumaki-Haruno-Uchiha fu impegnata nei preparativi dell’imminente matrimonio fra Naruto e Sakura.

Non volevano che la cerimonia fosse troppo esagerata, entrambi desideravano qualcosa di semplice. La scelta del luogo ricadde sul boschetto poco distante dal villaggio, sotto una grande quercia.
 
Sakura passò molto tempo con Ino per scegliere il suo abito da sposa, facendo diventare matta l’amica perché non riusciva a decidersi. Ogni volta che ne provava uno, non ci si vedeva, nonostante Ino e le commesse del negozio le facessero notare il contrario.
Alla fine optò per un modello semplice perché, a detta di Ino, l’amica non aveva bisogno di indossare qualcosa di eccessivamente elaborato per apparire più bella.
 
A Naruto tu piaci così come sei! Non cercare di sembrare un'altra, fronte spaziosa!
 
Sakura continuava a ripensare alla frase di Ino, felice e commossa. Ormai il gran giorno era giunto, non avrebbe più potuto ripensarci neanche volendo.
Mancavano meno di ventiquattrore prima che dicesse il suo a Naruto. Si sentiva così agitata, nervosa, eccitata e quanto altro. Era già da qualche tempo che avvertiva qualcosa di strano, il suo umore cambiava così repentinamente e le veniva voglia di mangiare le cose più disparate alle ore più assurde. Inoltre ora alle prime luci dell’alba aveva sempre la nausea, pur a stomaco vuoto.
 
Presa come era dal matrimonio nemmeno ci aveva pensato a dire il vero, all’eventualità di fare un certo piccolo test.
Quando quella mattina ne parlò, quasi senza nemmeno farci caso, a Sasuke non comprese immediatamente perché l’amico la stesse squadrando con tale espressione accigliata.
“Sasuke-kun, che cosa hai?”
“Questo dovrei essere io a chiedertelo!”
“Eh?”
“Mi hai appena detto che ti svegli con la nausea, che mangi cose che di solito non ti piacciono e il tuo umore è peggio del solito…”
“Come sarebbe a dire che il mio umore è peggio del solito, eh?! Parli proprio te che hai fatto il pazzo psicotico per anni, in giro chissà dove a darti ai bagordi, ma dico io!”
Bastò l’ennesima occhiataccia di Sasuke perché Sakura comprese quanto grave fosse la situazione.
“Oh cielo… forse sono davvero…”
“Buongiorno a tutti!” l’improvvisa intrusione di Naruto permise a Sakura di sfuggire all’argomento, fortunatamente anche Sasuke non insistette oltre. D’altro onde, pure uno scorbutico come lui era consapevole che prima di gridare ai quattro venti che Sakura era nuovamente incinta, doveva essersi sottoposta a tutti gli esami del caso.
 
 
La mattina dopo, per la precisione il giorno 3 Aprile, l’intera Konoha era riunita sotto una grande quercia, in attesa che il settimo Hokage prendesse in moglie Sakura Haruno.
Era una giornata mite, l’aria piacevole, le poche nuvole che adombravano il cielo non minacciavano pioggia. Naruto era già sull’altare, teso come una corda di violino. Come da tradizione, la sposa era in ritardo, ed ovviamente il povero sposo stava sudando esageratamente nei suoi abiti eleganti.
 
Dobe, se non ti calmi al momento di dire sì ti sarai già sciolto come neve al sole…” sentenziò duro Sasuke notando il modo imbarazzante in cui stava emettendo sudore a raffica l’amico.
“Lo so, lo so!! Ma Sakura-chan è in ritardo… lei non è mai ritardo! Perché proprio oggi deve fare tardi!!”
“Le donne sono sempre lunghe a prepararsi, dovresti saperlo…”
“Forse ci ha ripensato… dici che ci ha ripensato?!”
“Piantala…”
“Vado a cercarla!!”
Dobe… muoviti da qui e ti ammazzo!” esclamò gelido Sasuke, lo scintillare del suo Sharigan unito allo sfavillante Rinnegan, pietrificarono totalmente Naruto.
“Sasuke non farlo, sarebbe seccante se lo sposo venisse ucciso prematuramente!” trillò giulivo Sai che per tutto il tempo si era goduto la scena in silenzio. Non era abituato a vedere Naruto andare così tanto nel panico, doveva ammettere che la cosa lo solleticava e divertiva oltre modo.
“Eccola…” affermò improvvisamente Ino, immediatamente lo sguardo di Naruto si catalizzò totalmente solo su Sakura. Dal fondo del prato, una donna bellissima accompagnata dal padre stava percorrendo il sentiero che l’avrebbe condotta fino a lui.
 
Non aveva mai visto l’abito che si era scelta, ma come predetto da Ino a lui piacque così tanto da rimanere imbambolato per svariati secondi. Sembrava veramente uno stupendo delicato ciliegio in piena fioritura, non tanto diversi da quelli da cui erano circondati. Un leggero venticello soffiò proprio in quell’istante sollevando tanti petali rosa che svolazzarono allegri intorno a Sakura.
“Non è la cosa più bella che si sia mai vista sulla terra?” sussurrò senza fiato Naruto, i due testimoni al suo fianco si lanciarono una singola, significativa occhiata.
“Sì, hai ragione…” sentenziò Sai, seguito da un lieve cenno d’assenso di Sasuke.
 
Quando Sakura fu finalmente accanto a Naruto, gli sorrise, aveva le guance leggermente arrossate. Era meraviglioso poterla vedere così, con quella sana emozione negli occhi. La cerimonia iniziò, gli sguardi della folla puntati sui due sposi, in attesa del momento più importante dello scambio degli anelli. Perché quello era anche il momento in cui si scambiavano le loro promesse nuziali. Volle iniziare per primo Naruto, era così nervoso fino a pochi secondi prima ma ora che doveva parlare con la sua Sakura, tutta la tensione parve svanire in un singolo istante.
 
“Sakura-chan, dal giorno in cui ti ho conosciuta ho desiderato questo momento, perché quando vidi per la prima volta quella piccola bambina dalla fronte spaziosa in accademia, ho capito che avrei perso la testa per lei!”
I ricordi di Naruto, nonostante fossero trascorsi davvero molti anni, erano ancora nitidi e vivi in lui. La sua mente si rifiutava di scordarsi del momento in cui i suoi occhi si erano posati per la prima volta sulla figura di Sakura.
 
“Crescendo però, mi sono reso conto che io ero un tipo di ragazzo a cui tu non avresti mai concesso nulla più che una semplice amicizia… è stata dura per me, ma quando ho capito che tutto quello che desideravo era solo vederti felice, mi sono detto al diavolo! Se lei non mi vuole pazienza, ma voglio che almeno sia felice!”
Mentre parlava riviveva realmente quei ricordi, ancora poteva percepire perfettamente tutte le sensazioni che aveva prova in quegli istanti. Era reale ciò che sentiva e ciò che rammentava.
 
“Per anni ho tentato di renderti felice, ho lottato e sperato che quel Teme di Sasuke si accorgesse di che persona stupenda sei dietro la rude facciata di ragazzaccio!”
Il suo sguardo si rivolse all’Uchiha, l’espressione dura. Voleva che anche l’amico capisse, comprendesse davvero, che anche lui a modo suo aveva fatto soffrire Sakura.
 
“E poi sono successe un infinità di cose, ci sono stati momenti in cui ho pensato che era davvero finita ed io non ti avrei mai potuta vedere felice… fino  a che non è arrivato Sai e per parecchio tempo ti ho vista sorridere come quando eri bambina…”
Quando si voltò verso Sai invece, aveva uno sguardo più sereno. Nonostante tutto, gli suscitava delle belle sensazioni ricordare il periodo in cui lo strano pallido pittore, aveva dichiarato il suo amore a Sakura.
 
“Ho pensato, ecco finalmente ora è felice, quindi lo sono anche io! Ma in realtà stavo peggio di prima, e solo allora ho compreso che sì volevo vederti felice ma volevo che lo fossi con me, invece che con un altro uomo…”
Far riemergere tali ricordi ed esternarli pubblicamente, era molto difficile per Naruto. Ma non voleva più vergognarsi di se stesso, ne di quello che era stato un tempo. Perché ora, sapeva essere divenuto un uomo migliore ed era successo proprio perché lui aveva affrontato la sua oscurità.
 
“La situazione si era complicata, ho litigato con Sai, tu eri triste e anche Shion lo era… sembrava tutto impossibile da sistemare ma alla fine, eccoci qui… so che per la maggior parte delle persone qui presenti noi sembriamo due pazzi…”
Naruto prese in mano l’anello mentre parlava, il cuore gli batteva sempre più forte per l’emozione.
 
“Le nostre azioni, le nostre decisioni… sì forse siamo pazzi ma è proprio questo il punto! Voglio non riuscire a dormire e a respirare senza il tuo amore! Sì, non voglio che sia facile, voglio che sia folle, perciò…”
Non gli importava di apparire ridicolo dinanzi la folla, o che apparisse come l’uomo più scemo della terra per aver deciso di restare al fianco di Sakura nonostante tutto. Naruto, dopo tanto lottare nel buio aveva trovato la luce. Ed ella, era proprio la sua Sakura-chan.
 
“Sakura-chan, vuoi tu prendermi come tuo pazzo marito e fare la pazza con me per tutto il resto della tua vita?”
“Certo che sì, Baka!”
Le lacrime che Sakura aveva tentato di trattenere, sgorgarono rigando le guance tinte di rosa. Allungò la mano ove Naruto infilò l’anello, sorrise intenerita nell’accorgersi che tremava impercettibilmente.
 
“Ora tocca a me…” Sakura si schiarì la voce e prese in mano l’anello di Naruto.
“Naruto, quando ti ho conosciuto pensavo che fossi un tipo stupido e noioso, che non faceva altro che mettermi i bastoni fra le ruote…”
Anche per Sakura non era facile rimembrare certi vecchi ricordi, lontane memorie della ragazzina superficiale e stupida che era.
 
“Ma poi con il tempo, mi hai fatto capire che tu eri molto di più dello sciocco ragazzino che adorava fare scherzi, del Genin peggiore di sempre! Ho compreso poco alla volta quanto tu fossi in realtà una persona meravigliosa, sempre pronto a dare la tua vita per gli altri!”
Durante la battaglia contro Zabuza, Sakura capì, forse ancora prima di Naruto stesso, che uomo meraviglioso sarebbe diventato un giorno.
 
“Nonostante questo, ho continuato a rimanere aggrappata ai miei sentimenti per Sasuke-kun, per anni non ho fatto altro che sognare di essere portata all’altare da lui…”
Socchiuse le lunghe ciglia, giusto il tempo di un battito. Sorrise amaramente, non si era mai esposta così tanto nel parlare di se stessa a qualcuno. Ma ora, era arrivato anche per lei il momento della verità, il momento in cui abbattere tutti i demoni del suo passato.
 
“Con la fine della guerra e la sua partenza, ho iniziato a capire che il sogno di quella bambina non si sarebbe mai realizzato e incredibilmente il mio cuore ha cominciato a provare sollievo a quel pensiero…”
Quando si era resa conto di ciò, si era sentita strana e felice. Quel momento aveva segnato una vera rottura dentro di sé, conclusasi con la sua rinascita. Il bocciolo di ciliegio era infine sbocciato.
 
“Proprio quando pensavo che non sarei mai più stata amata da qualcuno, è arrivato Sai… è stato sicuramente il più bel imprevisto della mia vita! Sono stata molto felice con lui, e voglio che sappia quanto ancora lui conti per me…”
Mentre lasciava che le parole scivolassero dal suo cuore alle labbra, decise di dedicare il suo miglior sorriso gentile verso l’uomo che così tanto l’aveva amata.
“Però, per quanto fossi felice con Sai… la mia anima mi ha fatta avvicinare di nuovo a Naruto, come se fossimo destinati da chissà quanto…”
Parlando di destino, non poté fare a meno di ricordarsi di quando da ragazzina, Ino le aveva parlato della leggenda del filo rosso. Buffo, lei non aveva mai pensato che il suo personale filo rosso del destino, fosse legato proprio a quella testa quadra di Naruto.
 
“Per anni ci siamo rincorsi a vicenda, ci siamo feriti, ci siamo sostenuti… ho creduto che quello che provavo per te fosse solo una profonda amicizia, ma infine ho capito… ci ho messo così tanto per rendermene conto e mi dispiace per questo…”
L’ultima affermazione, così sentita e forte, fece vacillare anche Naruto. Allo stesso modo di lei, poteva sentire cosa provava in quel preciso istante, come se in realtà loro due oramai fossero una cosa sola.
 
“Ora so, al di là di ogni ragionevole dubbio, che io ti amo Naruto! Ti amo e voglio amare te e solo te, per tutto il resto della vita!”
Le labbra rosee di Sakura tremarono un istante, piena di commozione e ormai senza fiato. Eppure, così felice da aver voglia di piangere e ridere nello stesso momento.
 
“Sakura-chan…”
 
Dopo aver infilato l’anello al dito di Naruto, si scambiarono un piccolo bacio, nonostante i rimproveri del prete che non aveva ancora consacrato il momento.
 
“Vi dichiaro marito e moglie! Ora, puoi baciare la sposa… di nuovo…”
 
Sakura si fiondò sulle labbra del suo neo marito per divorarlo famelica di baci appassionati, alle loro orecchie giungeva soffuso lo scrosciare di applausi della folla. Era fatta, finalmente erano marito e moglie.
Terminata la cerimonia, si spostarono tutti verso i tavoli del buffet, dove ad attendere gli ospiti c’erano molte prelibatezze.
 
“Congratulazioni, signora fronte spaziosa Uzumaki!” la canzonò divertita Ino abbracciandola con affetto. Lo stesso fecero le altre amiche, fra cui Hinata.
“Sono felice per te, Sakura-san!”
A dispetto di quanto dicevano i pettegoli, Sakura sapeva che la Hyuuga era sincera, ormai non era più la timida e repressa ragazza di molti anni orsono.
“Oi, Hinata! Hai visto Akamaru?!”
“Kiba-kun… non lo avrai perso un'altra volta?”
“Ecco… temo di sì… non puoi usare il tuo Byakugan per scovarlo?!”
La donna sospirò un attimo, poi dopo essersi scusata con Sakura si allontanò con Kiba per trovare Akamaru.
“Kiba-kun, senza di me non combineresti mai niente, lo sai vero?”
“Ehi, da quando tratti così male il tuo uomo?!”
“Scherzavo! Shino-kun ha ragione, è divertente prenderti in giro!”
 
Sakura li osservava da lontano, da qualche mese sapeva che Hinata e Kiba avevano iniziato a frequentarsi e, con suo stupore, aveva anche appurato che era lei a tenere in mano le redini della loro relazione.
“Chi lo avrebbe mai detto…”
“Che cosa, Sakura-chan?!” esclamò Naruto che la sorprese alle spalle, allacciando le braccia alla sua vita.
“No, nulla…”
“Sicura? Sei strana oggi, anche prima non hai bevuto lo champagne quando abbiamo fatto il brindisi…”
“Bé, cerca di capire! Tutto lo stress per il matrimonio, l’ansia di dover trovare una nuova casa con tre camere da letto…”
“Eh? Perché parli di cercare un'altra casa?! Non vorrai mica traslocare, stiamo così bene! E poi scusa, non ci servono mica tre camere da letto, Sai e Shion sono indipendenti, a meno che…”
Il sorriso di Sakura si allargò, credendo di aver fatto intendere chiaramente cosa stava cercando di comunicare al neo marito. Naruto ricambiò con un espressione sorpresa ma felice.
“Sakura-chan, è un idea folle però… per me va bene, se è questo che desideri! Anche Sasuke ne sarà felice, vedrai!”
“Perché avere un altro figlio sarebbe un idea folle, scusa? E che c’entra Sasuke?!”
“Ah… ma aspetta, tu non stavi parlando di far venire a vivere con noi Sasuke?”
“Eh?!”
“Io avevo pensato che tu… che insomma, volessi avere Sasuke in giro per casa per ricordare i vecchi tempi del team sette e magari fare anche cose tre…”
Dopo l’ultima, infelice quanto mai fuori luogo frase, Naruto venne fatto partire a mo di razzo su in cielo, per poi atterrare diretto sul tavolo del buffet.
“Shannaroo!”
Il grido di guerra tipico di Sakura che non annunciava nulla di buono. Immediatamente gli invitati si allontanarono da lei, con sguardo terrorizzato e temendo che la vita del loro prezioso Hokage fosse in pericolo. Sakura camminò con lunghe falcate fino a quel rimaneva del suo maritino e lo sollevvò con la medesima grazia con cui tirava su un cencio sporco.
 
“Ma che ti dice il cervello?! Mi va bene avere Sasuke-kun intorno, ma non voglio che mi stia a ciondolare in casa ventiquattro ore su ventiquattro, Baka!”
“S…scusa, Sakura-chan ho frainteso!”
“Porca miseria, ma è mai possibile che ogni volta che tento di dirti che sono in cinta, tu capisci fischi per fiaschi?!”
“Sakura, sei incinta?!” trillò sorpresa Ino, attirando ovviamente su di sé l’attenzione generale. Resasi conto dell’imbarazzante situazione, Sakura tentò di ricomporsi e di tornare ad essere una semplice donna che si è appena sposata.
“Ecco… sì…”
 
L’esplosione di gioia generale fu assordante, Sakura si ritrovò immediatamente sommersa di abbracci e congratulazioni. Naruto invece, lasciato momentaneamente in disparte, venne avvicinato da Sai e Sasuke.
“Quanto sei tardo, Urasontonkachi!”
“Aha, taci Teme! Non è colpa mia se Sakura-chan parla sempre in una lingua diversa dalla mia!”
“Una volta lessi un libro che si intitolava Le donne vengono da Venere e gli uomini da Marte, penso che calzi a pennello con quanto è appena successo, non credete?”
Entrambi gli uomini squadrarono Sai come se fosse un marziano, evitando di fargli notare che le sue battute erano sempre incomprese.
Ma poi Naruto metabolizzò la notizia e, pian piano, sentiva i suoi occhi inumidirsi mentre osservava la sua neo sposa.
“Sarò padre… di nuovo…” bisbigliò con un filo di voce tremante dall’emozione.
“Tieni, va da lei e scusati!” Sai, non sapeva bene come e quando, ma gli aveva ficcato in mano un mazzo di rose rosse e lo aveva spinto verso Sakura.
Sasuke e Sai rimasero a godersi la scena in un angolo, mentre Naruto riceva prima un cazzotto, poi un abbraccio stritolante e infine un bacio appassionato sulle labbra.
“L’amore non è bello se non è un litigarello!” esclamò divertito Sai e, per una volta, anche Sasuke sorrise felice.
 
Non sarebbe potuta essere una giornata più perfetta e folle quel 3 Aprile, il giorno in cui Naruto sposò la sua Sakura-chan. Accompagnato dalla sua grande, strana e non convenzionale famiglia.
Aveva cercato per tanti anni la felicità, ed ora l’aveva trovata nel matrimonio con la donna che amava da ancora prima di capire cosa fosse realmente l’amore per l’altro sesso.
Era tutto bello, reale ciò a cui stava assistendo Sasuke. Ma nel suo cuore si paventò un improvvisa stretta, una nota di nostalgia che lo attraversò facendogli male. Facendo comprendere all’Uchiha che nella sua di vita, mancava ancora qualcosa, anzi qualcuno.
 
Doverne parlare con Naruto e Sakura, sarebbe stato arduo ma sentiva che non poteva restare senza prima trovare il resto della sua famiglia.
 
 
“Come sarebbe a dire che devi partire?”
“Sasuke-kun, perché? Pensavo che eri tornato per restare finalmente…”
Qualche giorno dopo la cerimonia, Sasuke aveva riunito tutti per comunicare loro che partiva da Konoha il giorno stesso. Accanto a lui i bagagli già pronti.
“Dimmi perché, Teme! Dimmelo o giuro che stavolta ti uccido davvero pur di non farti andare via!”
Sasuke ridacchiò divertito dall’affermazione di Naruto e per un momento, desiderò pure di mettere alla prova le sue parole. Si mordicchiò appena il labbro inferiore, soffocando un ghigno.
“Allora?! Parla!”
“Ci tenete proprio tanto a me…”
“Mi pare ovvio, Sasuke-kun! Fai parte della nostra famiglia!”
Sasuke allora si mise a guardare verso i presenti, vedendo lo sguardo irato di Naruto, il volto preoccupato di Sakura per non parlare di Sai. Lui restava dietro loro palesando fortemente di star ricacciando in gola parole dure che era certo gli sarebbero sfuggite a breve. Ma gli occhi che lo colpirono maggiormente, erano quelli dei ragazzi. Shion e Shinachiku avevano un espressione sinceramente affranta, nonostante quello che avevano passato a causa sua.
“State tranquilli, parto ma ho intenzione di tornare…”
“Eh?”
“Quando avrò trovato il mio vecchio team Taka, e mi sarò accertato che stiano bene, ritornerò a casa… tornerò dalla mia famiglia…”
“Sasuke-kun…”
“Tsk! Sei proprio un Teme!”
“E tu rimarrai sempre un Dobe!”
“Vedi di sbrigarti a tornare zio Sasuke, perché voglio sfidarti a duello! Ho intenzione di suonartele per bene, vedrai, Shannebayo!!”
“Ma che dici, Shina-chan?!” esclamò strabuzzando, preoccupato, gli occhi Naruto.
Sasuke sospirò per poi ridergli in faccia, per nulla in ansia di tutte le minacce di morte che gli stava lanciando contro il giovane Shinachiku.
“Sarà meglio che torni tutto intero, altrimenti non potrò testare su di te il braccio artificiale che ho in mente!”
L’intera famiglia si voltò stupefatta verso Shion, che con tutta la calma del mondo li ignorò e prese uno dei bagagli di Sasuke.
“Che credi di fare, moccioso?”
“Sto solo aiutando il mio vecchio zio a portare fuori le sue regali chiappe da casa! Prima parti e prima torni, no?”
Naruto si avvicinò di sottecchi a Sakura per poi bisbigliare al suo orecchio.
“Oi, Sakura-chan! Ma da quando Shion ha in mente di costruire un braccio per Sasuke?!”
“Credevo che scherzasse quando me ne ha parlato l’altro giorno, invece fa sul serio…”
“Eh?!”
“Vuole davvero creare un braccio per Sasuke senza il mio aiuto o quello di Tsunade…”
“Il mio fratellone fa sempre sul serio, dovreste saperlo oramai!” squittì giulivo Shinachiku, che dal modo in cui parlava fece intendere che lui era già al corrente di tutto.
 
Anche Sai era rimasto sorpreso da tale rivelazione, una dolce stretta allo stomaco lo fece sorridere, orgoglioso come non mai di suo figlio.
 
Dopo gli ultimi saluti, la famiglia Uzumaki rimase sulla soglia di casa a osservare Sasuke andare via. Era doloroso, ma in cuor loro tutti quanti pensavano già al giorno in cui l’avrebbero rivisto. Anche se sarebbero dovuti passare altri anni, erano certi che lui avrebbe fatto ritorno a casa.
 
Sakura si accarezzò il ventre, l’aria malinconica.
“Spero che torni per quando nascerà…”
“Tranquilla Sakura-chan, tornerà presto! So che questa volta non ci farà attendere così tanto!”
“Come fai ad esserne così sicuro?”
“Perché ora Sasuke avrà nostalgia della sua famiglia, e questo lo spingerà a voler fare ritorno il prima possibile!”
 
Come sempre, il sorriso caloroso e pieno di speranza di Naruto, bastò a quietare tutte le paure di Sakura, che si strinse nel suo abbraccio.
 
“A presto, fratello mio…”
 
La voce sussurrata di Naruto si perse nel vento, portata gentilmente fino al cuore di Sasuke che percepì forte e chiaro le sue parole.
 
“A presto, Dobe…”

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


Epilogo Epilogo

Dal giorno della partenza di Sasuke da Konoha, la vita della famiglia Uzumaki aveva ripreso a scorrere placida, cullata da giorni piacevoli alternati da altri molto difficili.
 
Tre anni erano già trascorsi, lunghi e perigliosi. Un periodo davvero difficile per il settimo Hokage, che da tempo immemore si batteva perché la verità sul clan Uchiha e tutti i complotti attuati dai consiglieri di Danzou venissero allo scoperto. Reclamava giustizia, come era giusto che fosse, ma purtroppo aveva scoperto a sue spese che la politica era la rovina di ogni villaggio.
Le faide di sangue, le guerre, erano partite tutte da lì, da ideologie sbagliate, da dogmi vecchi e superati. Naruto non voleva essere ricordato come un uomo che non aveva fatto altro se non imitare i suoi predecessori, lui desiderava realmente rivoluzionare l’intero sistema del mondo ninja.
 
Nell’ultimo periodo, Naruto aveva perso un po’ la fiducia nel sistema gerarchico di Konoha e si sentiva, per la prima volta, davvero sconfitto. Ma proprio quando se ne stava dietro la scrivania a crogiolarsi nella depressione, Sasuke fece il suo ritorno.
 
Come sempre, la gente di Konoha lo evitava, squadrandolo con sospetto, indifferenza. Ma ormai Sasuke ci aveva fatto l’abitudine, non gli interessava affatto della gente di Konoha. A lui importava solamente tornare a casa.
Shikamaru nemmeno si era scomodato a lamentarsi con il suo Kage, quando quest’ultimo aveva ricevuto la notizia dalla squadra Anbu di Yamato che l’amico Sasuke aveva appena messo piede nel villaggio. Tanto sapeva che la prima cosa che avrebbe fatto, sarebbe stato di mollare baracca e burattini e correre da lui, come infatti fece.
Sasuke era reduce da un lungo ed estenuante viaggio, totalmente debilitato, con gli abiti strappati, lerci e coperto di polvere. Ma a Naruto non importava affatto, lo abbracciò con foga, sporcandosi il suo bel mantello candido di Hokage.
 
“Sono a casa…” aveva ripetuto flebilmente a Naruto, lasciandosi crollare letteralmente fra le sue braccia.
 
Per prima cosa, lo aveva portato all’ospedale da Sakura, ove gli fece subito un check up completo. Dopo un paio di giorni, anche se era ancora debole, lo fece dimettere e lo condusse nella loro nuova casa.
Sasuke rimase molto sorpreso nel rendersi conto che la nuova abitazione di Naruto, sorgeva ove un tempo vi era il ghetto degli Uchiha. Sorrise sghembo, immaginando quanto questa scelta avesse infiammato l’opinione pubblica.
 
Era una bella casa indipendente, con ben tre piani distinti e autonomi. Al piano terra, vivevano Naruto, Sakura, e i due figli. Al secondo piano, Sai e Shion, c’era anche una stanza in più che era divenuto lo studio di disegno di Sai. Infine, il terzo piano era rimasto vuoto.
Sasuke non comprese fino al momento in cui Sakura non gli mise fra le mani un paio di chiavi. Lui le osservò totalmente inebetito per svariati secondi.
“State scherzando, vero?”
“Affatto! Hai bisogno di un posto dove vivere, no? Questa casa è immensa, il terzo piano non lo usa nessuno di noi al momento, quindi è tuo!” Spiegò zelante Sakura con il sorriso stampato in viso. L’Uchiha si rigirò fra le dita la chiave, sfiorandola più volte con incertezza.
“Non posso accettare…”
“Piantala di fare lo scontroso, Teme!”
“Naruto ha ragione! Questa non è un offerta di carità, ma solo l’occasione per iniziare una nuova vita a Konoha!”
Avrebbe voluto ribattere con durezza, avrebbe dovuto restituire la chiave e andarsene nuovamente per i fatti suoi. Ma ormai Sasuke aveva girato il mondo, compiendo ogni genere di azione possibile per redimersi, per lavare via il suo sporco passato di criminale. Aveva ritrovato i suoi vecchi compagni, risanato antiche ferite, non c’era più nulla che dovesse fare là fuori. Chiuse a pugno la mano con la chiave per poi rivolgersi ai due amici con un mezzo sorriso.
 
“Grazie…”
 
Era quanto di più meraviglioso potessero mai aspettarsi da uno come lui. Mentre erano intenti a discutere su come arredare l’appartamento di Sasuke, Shinachiku e Shion rientrarono a casa accompagnati dalla loro piccola sorellina.
“Avete fatto tardi, ragazzi!”
“Lo so, scusa mamma! Ma è colpa di Hanami, si è azzuffata un'altra volta con la sua compagna di banco!”
Sentenziò stizzito Shinachiku indicando lo scricciolo pelle o ossa nascosto dietro di lui. Una bimba dal visino paffuto e i capelli rosa legati in due codine, si fece avanti, ruggendo come un cucciolo feroce verso il fratello maggiore.
“E’ colpa sua, Shina-chan! E’ cattiva, dice che odia i miei capelli!!”
Sasuke rimase interdetto, quella bambina era uno strano incrocio fra Naruto e Sakura. Il colore dei capelli rosa, come quelli della madre, ma gli occhi azzurri erano chiaramente identici al padre. Senza contare il bel caratterino che stava sfoderando. Nonostante la differenza di stazza fra lei e suo fratello, lo affrontava senza timori.
“Aha, taci pulce! Sei tu che sei una litigiosa!” esclamò Shion colpendola sulla fronte con uno schiocco delle dita, facendo irritare ancora di più la piccola.
“Uffaa!!”
“Ragazzi, ora basta!” tuonò tutto un tratto Sakura mettendo a tacere ogni sorta di ribellione. Solo allora i tre si resero conto che avevano un ospite, e non si trattava di una persona qualunque.
“Zio Sasuke!!” quasi urlò per lo stupore Shinachiku, anche Shion si mostrò sorpreso dalla sua presenza.
La piccola Hanami invece, era ovviamente spaesata. La madre le si avvicinò e si chinò verso lei.
“Hanami, voglio presentarti una persona!” la prese per mano e la condusse davanti a Sasuke.
“Lui è Sasuke Uchiha, un caro amico mio e di tuo padre!”
 
Hanami dovette sollevare più che poteva la testolina per poter vedere bene in viso lo strano uomo, era altissimo rispetto a lei. Quando lo osservò con maggiore attenzione, il suo cuoricino prese a battere forte.
“Piacere di conoscerti, Hanami…”
La bimba rimase muta per molti secondi, con lo sguardo sognante e le guance arrossate. Sakura dovette darle una pacca sulla schiena per farla riprendere dal suo stato di trance.
“Hanami, non si saluta?”
“Eh? Ah, sì! P…piacere mio…!”
I due fratelli non capirono perché si comportava così, non era proprio da lei mostrarsi timida con gli sconosciuti. Sakura sorrise interiormente, perché sapeva cosa avesse fatto rimanere così tanto imbambolata la figlioletta. Naruto al contrario, provò uno strano e inspiegabile istinto omicida verso Sasuke.
 
“Mamma scusa, ma papà dove è?”
“Oh, Sai è in missione Shion! L’ho mandato ad est per controllare alcuni movimenti sospetti, dovrebbe essere di ritorno in serata non temere!”
“Ok, grazie papà Naruto!”
“Mh. Non sei un po’ grandicello per chiamarlo ancora così?” L’aria arrogante con cui Sasuke aveva ripreso Shion, balzò subito agli occhi di quest’ultimo che non si fece cogliere impreparato e rispose a tono.
“Cosa è, sei invidioso? Vuoi che chiami anche te papà Sasuke?”
“Fallo, e ti uccido moccioso!”
“Tranquillo, non potrei mai mancarti di rispetto, mio caro e vecchio zietto Sasuke!”
“Attento a te…”
“Vuoi batterti, zietto?”
“Quando vuoi!”
“Ehi! Non vale, ci sono prima io Shion! Zio Sasuke, hai promesso che ti saresti battuto con me al tuo ritorno, Shannebayo!”
“Su su, non litigate! Sasuke è appena tornato, dategli fiato, ‘tebayo!”
 
Mentre i maschietti di casa erano intenti a perdersi in altri discorsi da macho, Hanami tirò il vestito di Sakura che si inginocchiò di fianco a lei.
“Mammina, è proprio bello Sasuke-chan, vero?!”
“Sì Hanami, è un bell’uomo… ma io preferisco papà!” rispose Sakura donandole un piccolo bacio sulla fronte.
“Su, è ora di farsi il bagno! Sei di nuovo tutta sporca di terra!”
 
L’accesa riunione di famiglia, culminò poi più tardi quando anche Sai rincasò. Quella sera, dall’abitazione Uzumaki provennero molte grida e risate, nonché rumori di piatti e finestre rotte. Ma poco importava, perché ora la famiglia era, finalmente, tutta riunita sotto il medesimo tetto.
 
 
Nel periodo avvenire, Sasuke dovette riabituarsi a vivere a Konoha, cosa che esulava totalmente dal suo stile di vita da vagabondo. Non rimaneva mai a lungo in un villaggio e per la maggior parte del tempo, si appostava sempre in montagna o fra fitte boscaglie isolate. Quindi per lui, ci fu un duro e intenso corso di “recupero” per tornare a vivere civilmente fra altre persone.
Nel frattempo, si preoccupò di riempire l’appartamento con i pochi mobili di cui necessitava per sopravvivere. A lui le cose materiali non erano mai interessate molto.
Aveva preso a fare un eccezione però per i fiori che gli regalava Hanami. Puntualmente, ogni giorno, si presentava da lui con un mazzolino fresco di fiorellini di campo appena colti. Alle volte riusciva anche a comperarli dagli Yamanaka, tipo quando sfidava i suoi amichetti alla lotta e lei vinceva puntualmente, depredandoli dei soldi per la merenda.
 
Pur essendo Sasuke un uomo molto austero, che rare volte si concedeva di lasciarsi andare alle emozioni, accettava sempre i fiori di Hanami. Vedere il suo visino paffuto sorridergli gioioso, donava un certo piacere al petto di Sasuke che si scaldava per qualche istante.
 
 
Fu veramente un periodo bizzarro per Sasuke, i giorni si susseguirono velocemente, così tanto che un anno era volato via praticamente senza che lui se ne rendesse conto.
Lui che aveva passato praticamente tutta la vita fra battaglie, missioni di spionaggio e quanto altro, ora si trovava a dover compiere scelte se possibili ancora più ardue.
 
Sasuke continuava ad osservare stizzito i capi di abbigliamento che la commessa aveva posato sul bancone per lui. Abitino giallo limone oppure quello blu scuro da marinaretta? Quale dei due sarebbe stato meglio sulla nipotina acquisita Hanami? Ma soprattutto, perché mai doveva partecipare a questo rito arcaico della festa di compleanno? Emise un lungo e pesante sospiro, poi rivolse uno sguardo evidentemente troppo carico d’ira alla commessa, dato che lei sussultò violentemente.
“Non avete altri modelli?”
“E…ecco… le ho già fatto vedere tutti quelli disponibili in negozio…”
L’ennesima occhiataccia in tralice, fece tremare letteralmente la povera giovane che si affrettò subito a rispondere.
“P…però, potrei guardare in magazzino, forse c’è qualcosa nei nuovi arrivi!”
“Mh. No, lasci stare.”
Sasuke fece per allontanarsi, con sommo sollievo della commessa che aveva ripreso a respirare. Ma prima che potesse realmente rilassarsi, vide l’inquietante cliente tornare sui suoi passi.
“D…desidera?”
“Grazie.” Disse atono Sasuke prima di fare un piccolo inchino e poi, finalmente, dileguarsi dal negozio. La commessa era rimasta impietrita e commossa al tempo stesso, non sapeva bene nemmeno lei.
 
Decisamente fare shopping non era il forte di Sasuke, specialmente se doveva farlo per un'altra persona. Quei tre pazzi che si proclamavano “la sua famiglia”, lo avevano praticamente obbligato a partecipare alla festa di compleanno per la piccola Hanami. Il 19 Giugno avrebbe compiuto quattro anni. Purtroppo per l’algido Uchiha quel giorno era oggi e lui ancora non aveva scelto il suo regalo. Non che non si fosse impegnato in questa missione, aveva pure tentato di seguire i consigli dei tre suddetti famigliari.
Naruto diceva che avrebbe amato un buono per mangiare gratis del ramen da Ichiraku, prima di venire ovviamente picchiato da Sakura. Lei, essendo la madre, aveva consigliato a Sasuke di comperarle un bel abitino estivo, e anche secondo lui pareva una buona idea. Ma poi era entrato in scena Sai, affermando che Hanami era un maschiaccio come Sakura e di certo, non avrebbe mai indossato una gonna. Prima di essere trasformato pure lui in un ragù umano, aveva fatto in tempo a dare il suo consiglio a Sasuke sul regalo: un libro di fiabe.
 
Erano giorni che Sasuke girava per negozi di libri, di abbigliamento e alimentari, ma con scarso successo. Ogni volta che le commesse gli piazzavano sotto il naso decine di modelli diversi di ogni articolo, lui iniziava a sudare freddo e non capirci più niente. Pur vivendo a stretto contatto con tutti loro, si rese conto di non sapere un accidenti di niente di cosa piacesse ad Hanami.
Guardò l’orologio della piazza, era ora di pranzo. La festa sarebbe iniziata solo verso tardo pomeriggio, adesso Hanami doveva trovarsi ancora all’asilo, sicuramente fra poco i due fratelli sarebbero andati a prenderla.
 
 
Appostati fuori dall’asilo nido di Konoha, due giovani Shinobi stavano facendo confusione come loro solito, attirando l’attenzione generale su di sé.
I vari genitori venuti a riprendere i figli, li osservavano sempre curiosi e confusi. Come era mai possibile che quei due fossero imparentati con il settimo Hokage?
Il più grande, Shion, ora aveva diciotto anni e come sua madre Sakura, si stava facendo un nome nel campo della chirurgia medica. Preferiva di gran lunga stare in una sala operatoria piuttosto che sul campo, l’esatto opposto del suo fratellastro. Shinachiku, ormai sedicenne, aveva ereditato il carisma del padre, ma anche la sua tendenza a far danni. Non obbediva mai ai superiori, quando era in missione era peggio di una mina vagante. Lui odiava dover usare le arti mediche, quindi faceva sempre di tutto per far sì che i suoi compagni di team non rimanessero feriti. E le sue parole erano veritiere, tutti volevano andare in missione con Shinachiku Uzumaki, perché sapevano che ne sarebbero usciti senza manco un graffio.
Non permetteva mai ad un nemico di avvicinarsi ai suoi amici, pena l’essere fatti a pezzi a suon di pugni spacca crosta terrestre, il Rasengan non lo usava praticamente mai. L’unico che lo portava a dover usare certe tecniche era solo Sasuke, che nelle loro sfide mensili lo batteva ancora di brutto.
E la sorellina Hanami non era da meno, pur frequentando ancora l’asilo, era già un bel tipetto tutto pepe, tanto che gli amichetti la soprannominavano tempesta rosa.
 
La suddetta piccola peste, uscì come di consueto correndo nell’ampio cortile. Era impossibile non notarla dato il fracasso che faceva nel salutare gli amichetti. Per i due fratelli, individuarla anche in mezzo ad un immensa folla, era assai facile.
“Oh, eccola! Hanami-chan, siamo qui!”
La bimba, non appena incrociò gli occhi con quelli verdi di Shinachiku, gli corse incontro tutta sorridente.
“Fratellonee!” Si buttò sulle sue gambe, abbracciandolo con foga estrema, tanto che Shinachiku per poco non cadde per terra.
“Fratellone, in braccio! In braccio!” trillò tutta euforica la piccola e sapeva che essendo il giorno del suo compleanno, i due fratelli non le avrebbero negato alcun capriccio.
“Ok, ok!” Shinachiku tirò su la sorellina senza alcuna difficoltà, stampando poi un bacetto sulla sua guancia rosea.
“Buon compleanno, Hanami-chan!”
Sorrise tutta giuliva e poi rivolse uno sguardo di sfida a Shion, che per tutta risposta la ignorò. Hanami allora gonfiò sdegnata le guance, arrabbiandosi.
“Shion-chan, fammi gli auguri!”
“Te lo scordi, pulce! Non diventerò il tuo burattino per l’intera giornata!”
“Sei cattivo, ecco!”
Shinachiku, ben conscio di essere fra due fuochi, cercò di appianare la situazione.
“Eddai Shion! Non vorrai davvero metterti a litigare con lei?!”
“Io non sto litigando, è quella pulce che si arrabbia sempre!”
“Non chiamarmi pulce!!”
“Ma tu sei una pulce! Una piccola, piccola pulce!” Shion rincarò la dose su quel piccola, sapeva quanto Hanami fosse suscettibile sulla sua altezza. Si divertiva un mondo a stuzzicarla, lei perdeva subito le staffe scatenando lotte tragicomiche fra i due.
 
Shinachiku dovette sorbirsi i loro litigi per tutto il tragitto che li divideva da casa. Non che fosse un reale problema, ormai ci aveva fatto l’abitudine. Sapeva che per quanto Shion tormentasse la sorellina, l’amava più di chiunque altro in famiglia. Nessuno doveva anche solo osare pensare di farla soffrire in alcun modo, perché altrimenti se la sarebbe vista con il suo bisturi di chakra. Gli seccava ammetterlo, ma Shion era fottutamente bravo ad usare tale tecnica, non solo in sala operatoria.
 
Giunti a casa, furono accolti all’ingresso da Naruto. Sapevano che quel giorno, nonostante i rimproveri di Shikamaru, il settimo Hokage si sarebbe preso una pausa per festeggiare con la sua famiglia il compleanno di Hanami. E poi, come diceva sempre Naruto, Il Kage bunshin è nostro amico, non vi era alcun rischio quindi che i suoi importanti impegni politici saltassero.
 
“Hanami-chan!!” Naruto non diede quasi tempo ai figli di mettere piede dentro casa, che già si era impadronito della bimba che ora squittiva felice fra le braccia del suo papà.
“Occavolo, stavolta non l’ho proprio visto!” biascicò Shinachiku con ancora le mani nella medesima posizione di prima, solo che invece che tenere in braccio Hanami aveva il vuoto.
“Quando mai lo vediamo? Anche se invecchia, non perde la sua velocità!”
“Ti ho sentito Shion!”
“E diventa sempre più suscettibile sulla sua età…” bisbigliò sogghignando amabilmente.
“Ti ho sentito di nuovo!!”
“Ragazzi, ora basta fare casino!” Sakura, come sempre, imponeva l’ordine in casa. Qualcuno d’altro onde doveva farlo, quello ormai era covo di pazzi scatenati.
“Papino, oggi stai con me?”
“Ma certo Hanami-chan! Non ti lascerò sola un secondo!” replicò Naruto strusciando il viso contro quello della figlioletta.
“Papino, la tua barba mi punge!”
“Aha, scusa Hanami-chan! Mi sono scordato di farmela! Ma rimedio subito, ‘tebayo!” mise giù la piccola e corse su per le scale alla velocità della luce, suscitando le risate di Hanami.
“Mamma, io vado!”
“Shion, non ti fermi a pranzo?”
“No, ho da fare in ospedale, scusami!”
“Va bene, ma cerca di esserci stasera, ok?”
“Tranquilla mamma! Non mi perderei mai per nulla al mondo il compleanno di questa pulce!”
Sentendosi chiamata in casua, Hanami reagì istintivamente.
“E non chiamarmi pulce, Dattebaro!”
Shion si prese il tempo per sfoderare il suo miglior sorriso strafottente.
“Oh, la pulce si è infuriata!” esclamò divertito mentre parava, senza alcuna fatica, i piccoli pugni che tentava di tirare Hanami verso il fratello.
“Un giorno ti batterò, vedrai!”
“Certo, come no!”
“Sì, invece! Ti sconfiggerò, Dattebaro!!” Hanami puntò minacciosa il suo ditino paffuto verso Shinachiku, gonfiando il petto e gridando tutta convinta.
“Poi diventerò Hokage!”
“Oh, auguri! Se speri che papà ti ceda il posto stai fresca, cara la mia sorellina!” ghignò Shion facendo irritare, se possibile, ancora di più Hanami.
“Vedrai se non ci riuscirò! E una volta Hokage, sposerò Sasuke-chan!” affermò con aria sognante la piccina, immaginandosi il momento tanto agognato in cui vedeva se stessa con l’abito da sposa accanto a Sasuke.
“Hai proprio pessimi gusti, sorellina!”
“Fatti gli affari tuoi, uffaa!”
 
Sakura, che aveva sentito tutto nell’altra stanza, si ritrovò a ridere. Decisamente Hanami era figlia sua, dato che la sua prima cotta riguardava il medesimo uomo che le aveva fatto perdere la testa quando era piccola.
La giornata proseguì piena e laboriosa, Sakura, Naruto e anche Sai si diedero un gran da fare per ultimare i preparativi per la festa di Hanami
 
Sai stava sfornando l’ultima teglia di biscotti quando si accorse che erano già le sei ormai. Molti degli amici di famiglia erano giunti a casa Uzumaki, così come alcune amichette di Hanami. La festa iniziò, c’erano tutti, proprio tutti. Tranne Sasuke.
Naruto ogni tanto gettava un occhiata fuori dalla finestra per vedere se arrivava, ma niente. Sakura sospirava afflitta, temendo che Sasuke si fosse scordato della festa di Hanami. Si rattristò pensando a quanto la piccina ci sarebbe rimasta male, tutto quello che desiderava realmente era che Sasuke fosse presente. Aveva deciso di indossare addirittura l’abitino che sua madre aveva comperato per lei, nonostante Hanami detestasse mettersi in ghingheri.
 
“Sasuke-chan, verrà!” continuava a ripetersi la piccola, rammentava chiaramente quando la mattina stessa, prima che Sasuke uscisse gli avesse promesso di essere presente alla sua festa. E lei credeva ciecamente in Sasuke-chan.
Si stava facendo tardi, la maggior parte degli ospiti se ne era andata. Hanami aveva scartato i regali, soffiato le sue quattro candeline sulla torta a due strati che le aveva preparato zia Ino in persona. Eppure lei, continuava ad attendere che il suo amato Sasuke-chan comparisse davanti la porta di casa.
 
Ma lui non arrivò. Non c’era più nessuno, tutti erano rincasati e Sakura stava riordinando la sala aiutata dai figli. Sai stazionava nervoso in cucina a lavare i piatti, mentre Naruto tentava di convincere Hanami ad andare a letto, dato che erano le dieci di sera.
 
“No! Sasuke-chan verrà! Me lo ha promesso!”
 
Gli occhi di Naruto si strinsero dolorosamente, così come le labbra che dovette mordersi con ferocia per impedire agli insulti verso Sasuke di fuoriuscire.
 
“Nah, Hanami-chan… Sasuke non verrà per stasera…” posò entrambe le mani sulle spalle della figlioletta, sperando di farla ragionare.
“Ma… papino, lui ha promesso! Lo ha promesso!”
Bastò l’espressione sconsolata di Naruto perché la bambina comprendesse che purtroppo non stava mentendo. Sasuke non sarebbe davvero venuto. Iniziò a singhiozzare disperata.
“Hanami-chan, non piangere! Se Sasuke non è potuto venire, ci sarà una ragione seria, vedrai!”
“Sasuke-chan mi odia…”
“No, non è vero!”
Il pianto sofferto di Hanami radunò istantaneamente tutta la famiglia in sala, la prima che corse ad abbracciarla fu Sakura.
“Non piangere, tesoro…”
 
Nessuno fra i presenti poté fare nulla, Sakura prese in braccio la piccola e la cullò qualche istante prima di decidere di portarla a letto. Il pianto di Hanami si poteva udire anche una volta che furono nella sua stanza, con la porta chiusa.
Naruto scattò in piedi, l’aria furiosa, i pugni talmente stretti da tremare. Sai gli fu immediatamente vicino, afferrandolo per una spalla e impedendogli di precipitarsi fuori a cercare Sasuke. Per quanto, pure lui desiderasse ardentemente riempirlo di pugni fino a farlo svenire.
 
“Questa volta zio Sasuke ha esagerato, Shannebayo!” Shinachiku diede voce ai pensieri dei presenti, aggiungendo inoltre con una nota di rabbia che gliela avrebbe fatta pagare per aver fatto piangere la sua sorellina. Ma la reazione più preoccupante fu quella che ebbe Shion. Non emise un fiato, ma tirò un pugno alla parete accanto a lui. La forza che ci aveva messo era tale che le crepe avevano raggiunto il soffitto, creando una profonda voragine nei mattoni.
Sai lo scrutò allarmato, Shion aveva imparato a domare la sua emotività crescendo, ma quando toccavano la sua famiglia esplodeva come un vulcano. In quel momento provò pena per Sasuke, non avrebbe voluto essere nei suoi panni quando sarebbe capitato dinanzi il figlio.
 
Prima che la situazione degenerasse, ci pensò Sakura a placare gli animi, dopo che con molta fatica era riuscita a far addormentare Hanami.
Convisse il marito, i figli e Sai che per ora era meglio andare a letto e affrontare Sasuke il giorno dopo, tanto più che non avevano idea di fosse andato a finire quel disgraziato.
 
 
Doveva essere l’una del mattino quando Hanami si sentì scrollare per una spalla. Aprì a fatica un occhietto, la figura alta e sfocata che gli si parava dinanzi la prese di sorpresa facendola sobbalzare.
“Aha!!” Hanami stava per urlare quando la bocca le venne prontamente tappata da una mano. Prima che la travolgesse il panico, una voce maschile a lei famigliare la tranquillizzò
“Sono io Hanami, sono Sasuke…”
La piccola dovette strofinarsi più e più volte gli occhi assonnati, prima di rendersi conto che non stava sognando. Sasuke era lì, accanto al suo letto, con il suo solito sguardo accigliato.
“Sasuke-chan…” sussurrò lei sorpresa, per poi ricordarsi del motivo per cui aveva pianto così tanto fino a qualche ora prima.
“Sasuke-chan, sei cattivo! Avevi detto che venivi alla festa! Mi hai mentito!!” Hanami era davvero arrabbiata, continuava ad accanirsi verbalmente su Sasuke quando egli le mostrò un mazzolino di fiori.
“Scusami se ho fatto tardi… buon compleanno!”
Hanami si zittì improvvisamente, davanti a lei c’era questo mazzo di fiori stupendo, di un tipo che lei non aveva mai visto. Sembravano delle margherite, ma i petali erano rosa ed erano anche piuttosto grossi. Prese i fiori in mano e inspirò a fondo il profumo che emanavano. Lei sorrise tutta felice ed esclamò che quel profumo le ricordava i fiori di ciliegio.
“Grazie, Sasuke-chan!”
 
L’improvvisata notturna non passò inosservata al resto della famiglia. Quando Sasuke uscì dalla camera, stanò velocemente i molesti famigliari che avevano origliato fino ad un istante prima.
Sospirò appena dicendo loro di venire allo scoperto, altrimenti perdeva la pazienza ed era già stata una giornata assai pesante per lui.
“Si può sapere perché ci hai messo così tanto?! Dove diavolo sei stato, ‘tebayo?!”
“Ho avuto da fare, Dobe!”
“Non usare quel tono saccente con me!! Dovrei sfondarti il culo di calci, Sasuke!!”
“E perché, Dobe?”
“Hai fatto piangere la mia bambina! Tu! Mostro! Non ti perdonerò maii!!” Quella che doveva essere una discussione seria, stava prendendo sempre più l’aspetto di una zuffa tragicomica fra due bambini. Tutta la tensione che avevano accumulato nelle ultime ore, svanì totalmente. E poi, vedere due adulti che si insultavano come due scemi ti faceva perdere tutta la rabbia che avevi in corpo.
 
“Su, ragazzi andiamo a dormire! Lasciamo che quei due se la sbrighino da soli!” sentenziò Sakura massaggiandosi le tempi doloranti.
“Un attimo, mamma!” disse Shion serio. Si avvicinò a Sasuke e lo guardò dritto negli occhi. Per un attimo Naruto temette il peggio, ma poi vide Shion rilassarsi e sorridere.
“Non temere Sasuke, non dovrai chiedermi scusa!”
“Scusa, di cosa?”
Troppo tardi Sakura comprese cosa preannunciasse quel sorrisetto plastico.
“Shannarooo!”
Il pugno di Shion volò dritto in faccia a Sasuke, che venne scaraventato con violenza fin nella stanza adiacente.
La faccia sconvolta di Naruto non era nulla a confronto di quella di Shinachiku, Sakura al contrario trattenne a stento un risolino.
Sai incrociò le braccia al petto sorridendo giulivo, ben conscio di quanto quel pugno avesse fatto bene al suo umore, anche se non era stato lui a darlo personalmente a Sasuke.
Quando Shion si voltò verso i genitori e il fratellastro, affermò con una calma disarmante “Bé, qualcuno doveva farlo, no?”
 
Shinachiku esplose e si lasciò andare ad una risata liberatoria, seguito a ruota da Sakura.  
 
“Ben fatto, figliolo!”
“M… ma…” Naruto balbettava totalmente sotto shock indicando prima Shion e poi quel che restava di Sasuke, ancora steso in terra con la testa conficcata nel muro. Quando Sakura si chinò verso l’Uchiha e si assicurò che fosse vivo, si rivolse serenamente al marito.
“Oh, non temere se la caverà! Un po’ di ghiaccio sulla testa, una bella dormita e domani sarà come nuovo!”
“Ma…!”
“Naruto caro, ci pensi tu a lui, ok?” Sakura schioccò un bacino sulla guancia di Naruto e poi, come se nulla fosse accaduto, salì le scale seguita a ruota da Sai, Shinachiku e Shion.
 
Rimase immobile ancora per qualche secondo a fissare l’Uchiha, che con fatica si rimetteva in piedi, l’aria stordita, i capelli spettinati e sparati in aria pieni di calce.
Tutto sembrava fuorché il temibile Sasuke Uchiha e Naruto non resistette, esplose in una risata malcelata che ovviamente fece incazzare ancora di più l’amico.
 
“Ti sei fatto mettere K.O. da un ragazzino! Pff… ha ha ha ha!!” E rideva e rideva Naruto, si dovette portare le mani alla pancia tanto si contraeva per gli spasmi dal troppo ridere.
“Taci, Dobe!” bofonchiò risentito Sasuke prendendo velocemente le scale, fuggendo con la coda fra le gambe, come aggiunse Naruto subito dopo.
“Oi, Sasuke!”
“Che vuoi ancora?!”
“Ci hai messo così tanto perché volevi trovare proprio quel tipo di fiori, vero?”
 
Sasuke sussultò come colto in fallo ma cercò tuttavia di mantenere la sua espressione inflessibile. Chinò appena il capo e fece spallucce, fingendo disinteresse.
“Mh. Figurati se perdo una giornata intera per scalare montagne, attraversare boschi e paludi, per trovare uno stupido fiore in via di estinzione a Konoha!”
Naruto dovette mordersi seriamente le labbra per non riprendere a ridere come un pazzo. Sasuke, resosi conto di essersi messo nel sacco da solo, si morse letteralmente la lingua. Ma non poteva impedire al rossore farsi strada sulle guancia pallide.
“Tsk. Vado a letto, un'altra parola Dobe e ti ammazzo, lo giuro!”
“Ok, signor musone!”
 
 
Il mattino dopo, come era prevedibile, Sasuke si svegliò con un mal di testa incredibile. Scese al piano terra come di consueto, era abitudine della loro grande famiglia stare tutti assieme all’almeno all’ora di colazione. Entrando nell’appartamento di Naruto, un delicato profumo di cibo gli solleticò le narici e stimolò lo stomaco che gorgogliò in un sentito brontolio. In effetti era da ieri che non mangiava nulla, si sentiva molto affamato. Giunse in cucina e il primo che incontrò fu Sai. Si cambiarono un cenno di saluto seguito da un mesto ‘giorno e poi tornarono ad ignorarsi, come sempre. Vennero raggiunti da Sakura, che si scusò con Sai per avergli lasciato l’onere di preparare da mangiare per tutti.
 
“E’ colpa di Naruto se ci ho messo tanto a prepararmi stamattina, scusami!”
“Nah, Sakura-chan! Dai sempre la colpa a me quando ti alzi tardi!”
Naruto era giunto pochi secondi dopo e, con la medesima grazia di cui era dotato fin da piccolo, si avvinghiò letteralmente a Sakura, posando sensuale le labbra sul collo.
“Non mi pare che prima ti sia dispiaciuto attardarti nel letto, Sakura-chan…”
“Baka!!” Il gomito di lei lo raggiunse dritto nell’addome, facendolo piegare in due. Sai alle spalle che se la rideva. Il viso di Sakura aveva assunto tutte le tonalità del bordò, era inequivocabile che lei e Naruto avessero una vita sessuale molto attiva. E poi, anche se a Sasuke non fregava niente, Sai era un gran pettegolo e non perdeva occasione di spifferargli i dettagli più piccanti. Se non avesse saputo che Sai era un tipo socialmente ritardato con le persone, avrebbe giurato che gli stesse proponendo di andare a letto con lui.
Nel caos dei suoi pensieri, quasi non si accorse del piatto che Sakura gli posò sotto il naso. Riso, verdure, pesce e pomodori freschi, quale meraviglia per il suo stomaco affamato.
Stava per addentare famelico il primo boccone quando nella stanza entrò Shion. I due per un attimo si osservarono si sottecchi, sotto gli sguardi curiosi degli altri.
“Buongiorno a tutti!” dopo aver elargito un gran sorriso ai presenti, andò a sedersi di fronte a Sasuke, quasi ignorandolo.
 
Mentre consumava la sua deliziosa colazione, Sasuke squadrava sconcertato Shion. Come era mai possibile che un ragazzino pelle e ossa come lui, potesse tirare simili pugni? La risposta gli venne incontro direttamente.
“Naruto, Baka!! Ti sei sporcato di nuovo il mantello da Hokage con il ramen!”
“S…Sakura-chan, ti chiedo scusa!!”
“Shannarooo!!”
Decisamente con tutti i lati del carattere che Sakura poteva trasmettere al figlio, quello aggressivo era sicuramente il meno preferito da Sasuke. Masticava piano il suo riso misto a pesce, quando un concitato rumore di passi non si precipitò verso la cucina.
“Primo! Ho vinto ancora io, Hanami-chan!”
“Aha! No, non vale Shina-chan!! Tu sei partito prima di me!”
“Tutte scuse! Ho vinto! E questo significa che gli ultimi due dolcetti alla marmellata sono miei!”
“Non è giusto! Papinoo!”
Hanami era una gran furbetta, ogni volta che le cose non andavano come voleva lei, si gettava fra le braccia del suo papino.
“Hanami-chan! Non ti preoccupare, ci pensa il tuo papino a proteggerti!”
E lui era così tonto da cascare nelle sue subdole trappole ogni dannata volta. Le bastava mostrare i suoi grandi, teneri e innocenti occhioni azzurri che Naruto capitolava ai suoi piedi come un burattino. Adorava a dir poco la figlia, la metteva su un piedistallo quasi, causando gelosie negli altri figli. Per quanto, essendo parecchio più vecchi di Hanami, avrebbero dovuto evitare di rendersi ridicoli ogni volta mostrando facce risentite.
 
Ed era proprio in quei momenti che Sasuke si fermava a riflettere su loro.
 
Ognuno di loro era pieno di difetti. Ognuno dei membri di quella pazza famiglia si portava dentro il peso degli errori passati. Ognuna delle persone presenti in quella chiassosa stanza, erano la luce di Sasuke, senza cui ormai, inevitabilmente, non avrebbe potuto nemmeno respirare.
 
E a modo loro gli avevano fatto comprendere che, presto o tardi, pure un uomo come lui sarebbe stato in grado di perdonare se stesso per ogni attimo di sofferenza che aveva fatto scontare alla sua grande, folle amata famiglia. Che avrebbe potuto cambiare il suo destino, rendendo partecipe il villaggio che ancora oggi lo guardava con sospetto, che pure i membri del clan Uchiha erano in grado di amare.
 
Presto o tardi, ce l’avrebbe fatta pure lui. Più presto che tardi.
 
Sooner or later 
Trying to swim but your sinking like a stone, Alone 

And I can feel fire in the night 
Waiting here 
Baby its like we're 
Walking on a wire thru the fear 
Take my hand 
We'll get there 
 
Sooner or later, I swear we’re gonna make it, we’re gonna make it,
Sooner or later, I swear we’re gonna make it, we’re gonna make it,

Milk and honey ’til we get our fill
I’ll keep chasing it, I always will
Sooner or later, I swear
We’ll make it there

Sooner than later.


END
26-06-2015

 
 

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