In circostanze differenti

di Sakura Hikari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Addio ***
Capitolo 2: *** Il mio gatto preferito ***
Capitolo 3: *** Un'ordinazione imbarazzante ***
Capitolo 4: *** Alive ***
Capitolo 5: *** Per favore, dì di sì! ***
Capitolo 6: *** Will you be my man? ***
Capitolo 7: *** Di quella volta che Kisshu scelse i costumi di Halloween ***



Capitolo 1
*** Addio ***


Addio
 
Prompt di uomi_hime: Kisshu x Ichigo, Kisshu torna finalmente sulla Terra e Ichigo praticamente lo placca appena lo vede.
Parole: 574


Era lui, non c'erano dubbi - d'altronde, chi altri le si era mai rivolto chiamandola "bambolina"?
Ed era tornato.
Il corpo di Ichigo fu percorso da un brivido, mentre si trovava nuovamente faccia a faccia con Kisshu. "Perché sei tornato?", domandò, tentando di mostrarsi spavalda, ma una nota acuta nella sua voce la tradì. 
Kisshu reclinò la testa di lato e le sue labbra si stesero in un sorriso divertito: "Non è ovvio? Sono venuto a vederti un'ultima volta, bambolina."
Un'ultima volta. Doveva credergli? Ogni volta che lei e Kisshu si trovavano da soli le cose prendevano sempre una brutta piega. Ichigo strinse i pugni, incerta su come agire, grata per lo meno di essersi già trasformata; decise per il momento di sondare le intenzioni dell'altro. 
Kisshu mosse un passo avanti verso di lei. "Non potevo certo lasciare le cose com'erano rimaste quando ci siamo separati, non sei d'accordo?", continuò.
Nella mente di Ichigo riapparvero vivide le immagini di quando l'alieno si era sacrificato per lei nella battaglia finale contro Profondo Blu. Le sue ultime parole. Provò una fitta al petto e la ragazza scosse la testa, trasse un paio di respiri profondi. Cosa le stava accadendo? Nonostante quello che Kisshu aveva fatto per lei, e i sentimenti che lui dichiarava di nutrire nei suoi confronti, lei amava un altro.
E invece, sentì la propria voce dire "Credevo che non ti avrei più rivisto." Avrebbe voluto mordersi la lingua. Kisshu rise, una risata calda e piena, che le provocò una buffa sensazione all'altezza dello stomaco. 
"Alla fine ti sei innamorata di me?", chiese, vagamente sorpreso. 
"Non essere ridicolo.", disse sulla difensiva. Dopotutto, aveva ragione di credere che non l'avrebbe più rivisto, una volta che lui e i suoi fratelli avevano lasciato la Terra per far ritorno alla loro vera casa; aveva avuto ragione di preoccuparsi quando l'aveva visto di nuovo, e sentito la sua voce, e aveva tutti i diritti di temere il peggio, considerati i suoi precedenti, e di aver mollato il lavoro per trovarlo e impedirgli che combinasse qualche altra catastrofe.
"O è quello che ti ripeti per convincerti che sia davvero così?", domandò Kisshu.
Al suo sguardo confuso il ragazzo rispose con un sorriso: "Ichigo, ti si legge in faccia quello che pensi. Non temere, non combinerò danni. Come ti ho già detto, sono qui solo per un ultimo saluto."
Il tempo di un respiro e si trovò di fronte a lei, sospeso in aria a qualche centimetro dal suolo, iridi gialle che scrutavano a fondo nei suoi occhi e Ichigo sentì il bisogno di distogliere lo sguardo, mentre un altro brivido le correva lungo la spina dorsale. Nonostante ciò, si impose di restare dov'era. 
Kisshu allungò una mano per accarezzarle dolcemente una guancia, e Ichigo non lo fermò; i loro sguardi si incontrano nuovamente, e questa volta la ragazza sostenne il suo sguardo, mentre una familiare sensazione la prendeva alla bocca dello stomaco.
"Mi dispiace che le cose non siano andate come speravo.", disse lui. "Credi che..."
"No.", rispose lei con decisione. Qualunque modo fossero andate le cose, le avrebbe sempre scelto Masaya. E quest'incontro non sarebbe servito a farle cambiare idea, se non forse a farle capire che una parte di lei era sempre stata attratta da Kisshu, che le piacesse o no.
"Come immaginavo.", disse Kisshu. Avvicinò il suo viso e per un secondo le loro labbra si toccarono. 
"Addio, Ichigo.", sussurrò Kisshu.
E non c'era già più.

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Capitolo 2
*** Il mio gatto preferito ***


Il mio gatto preferito
 

Prompt di Ilaria: Kisshu/Ichigo, quella volta che lei gli aveva comprato un gatto.
Parole: 302
 

Essere l’oggetto delle attenzioni di un alieno con la passione per gli scherzi non era facile per Ichigo – specie quando il suddetto alieno trovava ogni occasione buona per spuntarle dietro le spalle per un abbraccio o un bacetto fugace. E Ichigo era stata molto chiara quando aveva detto niente ai baci: il suo corpo si tramutava ancora in quello di un gatto ogni volta che baciava qualcuno, sebbene non fosse più entrata in contatto con l’Acqua Mew da tempo. Ma se lei la trovava una seccatura, Kisshu sosteneva che era una cosa adorabile, e dopo averla trasformata insisteva per giocare insieme, per nulla intimorito dai suoi artigli e dai suoi soffi rabbiosi.
Perciò, stanca di dover fare i salti mortali per tornare nella sua forma umana e di dover dare spiegazioni ogni volta che si presentava in ritardo, Ichigo decise che era giunto il momento di soluzione drastica.
“Mi stai regalando un gatto?”, chiese Kisshu, a metà tra il sorpreso e lo scettico, prendendo in mano delicatamente il micino bianco che Ichigo aveva preso. “Perché mai?”
“Perché è la soluzione migliore per entrambi: io non mi trasformerò più ogni volta che avrai voglia di darmi un bacio, e tu avrai la tua cavia con cui divertirti.”, spiegò Ichigo soddisfatta, già pregustando la sua ritrovata tranquillità.
“Ma l’unico gatto che mi interessi sei tu.”, ribatté lui; e veloce come una serpe, Kisshu le scoccò un bacio a fior di labbra.
L’urlo di frustrazione di Kisshu si tramutò in un acuto miagolio, e non fece in tempo a scappare che Kisshu la afferrò e la strinse delicatamente al petto insieme all’altro micio, il quale muoveva la testa dall’uno all’altro con aria spaventata.
“Adesso ho ben due gattini.”, disse Kisshu con un sorriso sornione. “È davvero il regalo più bello che mi potessi fare, piccola.”




 

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Capitolo 3
*** Un'ordinazione imbarazzante ***


Un’ordinazione imbarazzante


Prompt di Piccola Ebe: Ichigo/Kisshu, modern!AU in cui Kisshu è il cameriere di una pasticceria e Ichigo una cliente indecisa.
Parole: 277


Le sue amiche avevano già scelto cosa prendere, mentre Ichigo, come al solito, non riusciva a decidersi. La colpa era solo in parte dovuta alla sua ben nota golosità e alle prelibate paste che erano esposte dietro la teca di vetro: questa volta, a complicare le cose, c’era il fatto che a servirle fosse il ragazzo più bello che Ichigo avesse mai visto, e con un sorriso che faceva battere all’impazzata il cuore della ragazza.
“Se hai bisogno di ancora qualche minuto posso tornare dopo”, disse il ragazzo –Kisshu, lesse il nome sul cartellino- e Ichigo si rese conto in quel momento di essere lì da quasi dieci minuti e dell’impazienza ben percepibile dei clienti dietro di lei.
“No, no, credo che… ehm, credo che prenderò una fetta di torta alle fragole.”, farfugliò.
“Oh, brava, vedo che hai deciso di fare onore al tuo nome.”, commentò allegramente Kisshu e Ichigo sentì lo stomaco fare tre capriole all’indietro. Quando diavolo era venuto a conoscenza del suo nome? Lanciò un’occhiata di sottecchi a Retasu e Purin, che stavano bisbigliando qualcosa e ridevano tutte contente.
“Vuoi anche un po’ di panna sulla torta?”, chiese Kisshu.
“Come? Ah… No, grazie, magari un’altra volta.”, disse Ichigo, e immediatamente dopo se ne pentì. Che diavolo voleva dire, ‘magari un’altra volta’?, pensò, mettendo mano al portafogli.
“Perfetto, così insieme alla torta la prossima volta ti lascio anche il mio numero.”, disse Kisshu, porgendole il piatto.
“Uh, sì va bene… aspetta, che?”
“A meno che tu non lo voglia adesso.”, disse Kisshu, e le strizzò l’occhio. Adesso ne era certa, le sue amiche stavano proprio ridendo. Ichigo si sentì svenire. Era un tale disastro…

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Capitolo 4
*** Alive ***


Alive


Prompt di Niglia: Kisshu/Ichigo, “I’d rather fight with you, than make love with anyone else.” — A wedding Date
Parole: 399
 

Si chiedeva a volte se quella guerra avrebbe mai avuto fine. Ormai i giorni in cui era solo una normale adolescente le cui preoccupazioni erano le stesse delle ragazze della sua età erano solo un lontano ricordo per Ichigo. Adesso la sua vita era un susseguirsi di lezioni, lavoro alla Caffetteria e battaglie nei panni di Mew Ichigo.
Si rialzò a fatica e richiamò a sé le poche energie che le erano rimaste.
“Cosa c’è, bambolina? Sei già stanca?”, chiese una voce beffarda.
Kisshu. Era ancora in piedi e sfoggiava un sorriso pieno di sicurezza, ma ad una più attenta occhiata si capiva che anche lui era spossato dal combattimento. Era sempre stato così tra loro due, sempre intenti a battersi per far valere le proprie ragioni e dimostrare che fosse l’altro ad essere nel torto.
Col tempo, però, entrambi erano arrivati a comprendere il punto di vista dell’altro e avevano compreso che la verità si trovava sempre da qualche parte in mezzo; così adesso Ichigo dava ragione a Kisshu quando si scagliava contro alla razza umana per lo stato in cui si trovava il loro pianeta, e comprendeva il motivo del suo disprezzo; allo stesso tempo, Kisshu aveva capito che non tutti gli umani erano uguali tra loro, e che alcuni lottavano per preservare le bellezze della loro casa: la ragazza che si trovava davanti a lui era la prova vivente, la ragazza di cui si era innamorato.
Era accaduto in qualche momento durante la loro burrascosa relazione (Ichigo non avrebbe saputo indicare il momento esatto), ma si erano ritrovati entrambi con questi sentimenti, e sebbene nessuno di loro avesse mai fatto un tentativo per esprimerli ad alta voce, questi si dimostravano nei loro sguardi, nei loro gesti. La dinamica delle loro battaglie era cambiata: entrambi si ritiravano appena si rendevano conto che l’altro era allo stremo delle forse, uno sguardo comunicava molto di più delle loro parole, e a volte una frase poteva significare tutt’altro rispetto al loro apparente contenuto. Quello che le aveva detto Kisshu, ad esempio, per la ragazza significava: “Possiamo fermarci qui, se vuoi.”
Ma Ichigo non era ancora pronta per arrendersi: da qualche tempo a questa parte, battersi con Kisshu la faceva sentire incredibilmente viva.
“Spiacente di deluderti, ma non sono ancora completamente esausta.”, rispose Ichigo, raddrizzandosi. E quella frase voleva dire “preferisco battermi con te, piuttosto che essere innamorata di chiunque altro.”





I pensieri profondi di Sakura Hikari
Perdonate la mia deplorevole traduzione dell'ultima frase, che riprende il prompt tra l'altro, ma far dire ad Ichigo "fare all'amore", non so, non mi sembrava nel suo stile (ma la traduzione è questa, genio). Cioè, ha pur sempre tredici anni.



 

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Capitolo 5
*** Per favore, dì di sì! ***


Per favore, dì di sì!


Prompt di Harlequin Valentine: Fem! Kisshu/Ichigo: AU in cui le Mew Mew sono un normale gruppo di amiche, e Kisshu é solo una ragazza molto determinata a strappare ad Ichigo un appuntamento.
Parole: 748


“Non ce la faccio più”, esalò sfinita Ichigo, lasciandosi cadere pesantemente sulla sua sedia. Lei e le altre si trovavano al loro solito Cafè, come ogni pomeriggio dopo la scuola.
“Di nuovo Kisshu?”, domandò Retasu rivolgendole un’occhiata comprensiva.
“Sì”, confermò la rossa. “Oggi durante la pausa pranzo mi ha chiesto di nuovo di uscire. E quando ho rifiutato si è messa a cantare una canzone, e tutti si sono voltati a guardarci. Che imbarazzo…”, raccontò, nascondendosi il viso tra le mani.
“Che canzone ti ha cantato?”, domandò Zakuro.
Ichigo sollevò la testa ed inarcò un sopracciglio. “Di tutto il racconto, è questa l’unica parte che reputi rilevante?”
“Sì.”, confermò Zakuro con espressione seria. “Sappiamo già che la ragazza è un tipo insistente, e che non è la prima volta che ti chiede di uscire. Che ti abbia fatto una serenata nel corridoio è nuova.”
A giudicare dalle espressioni dipinte sui volti delle altre, Ichigo non era l’unica ad essere rimasta completamente spiazzata dalla spiegazione di Zakuro. Ma dopotutto, Zakuro era completamente imprevedibile.
Fu Minto la prima a riprendersi. “Seriamente Ichigo”, cominciò. “Sono stufa di sentire le tue lamentele. Dille di sì una buona volta e falla finita!”
“Ma… Minto!”, protestò Ichigo. “Come mia amica dovresti trovare un modo per liberarmi di lei, non buttarmi in pasto al lupo!”
Quella frase non era tanto per dire. C’era qualcosa, in Kisshu, che la metteva a disagio, qualcosa nel suo sguardo che ricordava quello un predatore che ha fiutato la sua preda. Non che fosse brutta, o antipatica: era solo incredibilmente, terribilmente asfissiante. E la sua sola presenza era in grado di far correre dei brividi freddi lungo la schiena di Ichigo.
“Non ha tutti i torti.”, obbiettò Retasu. “Se non vuole non possiamo costringerla.”
“Ben detto! Retasu, tu sì che sei un’amica!”, esclamò Ichigo e sporgendosi per cingerla in un abbraccio un po’ goffo, considerato che erano entrambe sedute.
“E quindi dovremo sorbircela per fare un favore a lei?”, chiese Minto con una smorfia.
“A me piace”, s’inserì Purin. “All’inizio la trovavo piena di sé e un po’ megalomane; poi un pomeriggio si è fermata a guardare uno dei miei spettacoli ed è rimasta a parlare dopo che ho finito: è divertente e spiritosa, e le piacciono un sacco di cose che piacciono anche a te, Ichigo.”, spiegò allegramente. Sulle cose in comune, Ichigo sospettava che non fosse una mera coincidenza.
“Mi ha anche lasciato una lauta mancia.”, aggiunse.
“Hai cambiato idea solo per questo motivo, ammettilo.”, fu il commento acido di Minto.
“E tu, allora? Ti dà fastidio solo perché è al centro dell’attenzione più di te.”, le rispose l’altra per le rime.
“Ragazze…”, disse debolmente Ichigo, ma Retasu la interruppe: “Zakuro, tu cosa ne pensi?”, chiese.
Dopo quel primo commento Zakuro non aveva più parlato. Anzi, in quel momento sembrava più intenta a sorseggiare il suo cappuccino che rispondere alla domanda. Alla fine posò la tazza nel piattino e rimase qualche istante in silenzio.
“Credo che una possibilità vada data a tutti.”, dichiarò infine, e Ichigo si sentì morire. No, no, no, non stava accadendo. Non potevano davvero pretendere che andasse ad un appuntamento con…
“Ichigo.”
La ragazza sollevò lo sguardo ed incontrò quello di Zakuro, carico di fredda determinazione. “Se la ragazza si dimostrasse davvero così invadente come dici, non esitare a scaricarla. E se prova a fare qualcosa e tu non sei d’accordo, o tenta di affrettare le cose, dimmelo immediatamente.”, disse mortalmente seria.
“Va bene. Grazie, Zakuro.”, balbettò Ichigo. Dopodiché trasse un altro respiro profondo e dichiarò: “Okay, ragazze. Lo farò.”
*
Restava il problema di come combinare l’appuntamento. Ichigo non sapeva che classe frequentava Kisshu. Doveva chiedere in giro? Doveva restare davanti alla sua classe e sperare che si facesse viva lei?
“Ehi.”
Parli del diavolo. Kisshu era accanto a lei, il suo solito sorriso furbesco sulle labbra.
“Oggi non hai fame?”, disse, notando che non aveva il pranzo con sé. “Se vuoi possiamo dividere il mio bentou…
“Per me va bene.”, disse Ichigo in fretta. Prima finiva, meglio era.
“Come?”, chiese Kisshu, reclinando la testa di lato.
“Vederci insieme, intendo dire.”, rispose Ichigo, questa volta più lentamente. “Uscire. Andare al cinema, o al parco, o…” Ichigo non poté terminare la frase, perché l’istante successivo si ritrovò stretta in una morsa d’acciaio, o in quello che Kisshu definiva un abbraccio.
“Ti sei convinta, alla fine!”, esclamò. “Ci vediamo oggi all’uscita?”
Ichigo annuì, cercando di ignorare gli sguardi incuriositi delle ragazze che passavano lì accanto.





 
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Capitolo 6
*** Will you be my man? ***


Will you be my man?



Prompt di Niglia: Tokyo Mew Mew, Kisshu/Ichigo, Canon. La trova seduta su una panchina al parco, dopo che Masaya le ha dato buca, e decide di essere lui il suo appuntamento. Nessuno può trattare in quel modo la sua gattina!
Parole: 354



“Ciao bambolina.”
Ichigo ebbe un sobbalzo udendo quella voce familiare così vicina a lei. Si voltò e vide che era proprio Kisshu, seduto accanto a lei su quella panchina nel parco affollato del primo pomeriggio. Sentì un barlume del vecchio istinto che le suggeriva di trasformarsi risvegliarsi in lei… ma durò solo un’istante. Ormai sapeva che non c’era più bisogno di combattere. Gli sorrise: “Ciao a te.”
Kisshu le rivolse un’occhiata incuriosita. “Stavi aspettando qualcuno?”, domandò.
“Sì, Masaya”, ammise. “Ma non verrà.”
“Perché mai?”
“Mi ha appena detto che ha avuto un impegno improvviso. Doveva… studiare per un test l’indomani.”, spiegò, dando una scrollata di spalle come a dire che non era così importane. Ma lo era, come le ricordava una vocina nella sua testa; e dall’occhiata che le rivolse Kisshu, capì che aveva indovinato il suo reale stato d’animo.
“A me sembra una scusa un po’ debole.”, le fece giustamente notare.
“Magari è la verità.”
“Può darsi. Ma ti ha comunque dato buca.”, disse Kisshu, e incrociò le braccia dietro la testa. “Se fossi stato io al suo posto non ti avrei mollato con una scusa all’ultimo minuto.” Le rivolse un sorriso sghembo, e lo stomaco di Ichigo ebbe un buffo sobbalzo. Forse sapeva che ormai non erano più nemici, ma il suo corpo reagiva comunque in modo bizzarro quando lui era nei paraggi. Sarà fame?, pensò.
“E se fossi io il tuo appuntamento?”, chiese Kisshu all’improvviso.
Ichigo inarcò un sopracciglio, scettica. “Cosa, tu? E cosa ne sai di appuntamenti?”
“Quanto basta per sapere cosa fare e dove portarti.”, rispose con una nota petulante nella voce. “Non crederai certo che passi tutto il mio tempo a progettare catastrofi o creare mostri! Ho anch’io del tempo libero, e so osservare.” Si alzò e le tese una mano. “Io ho intenzione di andare in quel nuovo luna park qua vicino. Ti andrebbe di accompagnarmi?”
Ichigo scosse la testa e rise, ed accettò la mano che le veniva offerta. Mentre si incamminavano, si chiese quante volte ancora avrebbero ripetuto quel teatrino prima che entrambi avessero preso pienamente coscienza di essere una coppia a tutti gli effetti.






 

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Capitolo 7
*** Di quella volta che Kisshu scelse i costumi di Halloween ***


Di quella volta che Kisshu scelse i costumi di Halloween



Prompt di Piccola Ebe: Kisshu/Ichigo, travestirsi da aliena per Halloween forse non era stata una grande idea.
Parole: 495



Ichigo avrebbe voluto essere ovunque tranne che nella caffetteria Mew in quel momento. Si maledisse per l’ennesima volta per essersi lasciata sfuggire di voler travestirsi da aliena per la festa di Halloween che si sarebbe tenuta quella sera in un momento di debolezza. Perché appunto di quello si trattava: una dichiarazione che le era sfuggita mentre era stanca, abbattuta e frustrata perché, come al solito, si era ridotta all’ultimo secondo per preparare il suo costume e non aveva assolutamente nessuna idea su chi interpretare. Le altre avevano già le idee chiare sui costumi ed erano troppo impegnate ad ultimare i propri costumi per aiutarla. A quel punto, Kisshu si era offerto di darle una mano e Ichigo aveva pronunciato la frase fatale.
In fondo, la faccenda non sarebbe stata così imbarazzante se avesse interpretato qualunque altro tipo di alieno. Insomma, nei manga di fantascienza c’erano centinaia di personaggi extra-terrestri su cui trarre ispirazione; se invece si guardava al panorama americano o inglese, la scelta diventava ancora più ampia. Non c’era forse quell’alieno amante della logica che salutava con la mano a forma di V? O quell’altro fissato con le cabine telefoniche?
Ma no, perché ovviamente Kisshu aveva insistito perché s’ispirasse a lui e ai suoi fratelli: le aveva procurato degli abiti dalla foggia simile ai suoi, e le aveva creato apposta un paio di orecchie sporgenti. “Benché i nostri antenati provenissero proprio dalla Terra, so che gli abitanti di oggi ci vedono come degli alieni. Dunque, perché non approfittarne allora?”, disse Kisshu, facendole l’occhiolino.
“Kisshu, quello che dici avrà pure una sua logica. Ciò non toglie che mi vergogno da morire!” si lamentò la ragazza. “Perché non mi sono vestita da strega, o da vampira…”
“Poco originale.”, disse Kisshu, scuotendo il capo. “E non avevi il tempo per preparare il costume. Senza contare che non avremo potuto fare coppia se ti fossi vestita da strega.”
“È proprio il fatto di essere in coppia a mettermi a disagio…”, borbottò Ichigo piano, nascondendosi il volto tra le mani. Kisshu sbuffò e cominciò a dare segni di nervosismo. “Io mi sono stufato di stare fermo. Perché non andiamo a ballare?”, e la trascinò al centro della sala, dove già altre persone si stavano muovendo al ritmo di un pezzo pop.
“Attento! Così inciamperò.”, lo riprese Ichigo.
“Nossignora, perché sarò li per prenderti al volo.”, promise l’altro, con una risatina.
Quella curiosa scelta di parole le ricordarono qualcosa d’importante. “Non farti vedere a fluttuare in giro perché ti stai annoiando, o a qualcuno potrebbe venire un colpo.”, lo avvisò con un’espressione seria in viso.
“Lo so, gattina, lo so.”, ripeté Kisshu, in tono petulante. “Ma francamente questa festa mi sembra un po’ un mortorio, a parte la musica. Posso fare almeno uno scherzo per ravvivare l’atmosfera? Dopotutto, mi era parso di capire che si possono fare degli scherzi in questo giorno.”
“Quello di cui stai parlando è ‘dolcetto o scherzetto’.”, gli spiegò la ragazza. “Te ne parlerò un’altra volta.”






 

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