Second Generation - una storia interattiva di DiKey (/viewuser.php?uid=81639)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo-Vent'anni di pace ***
Capitolo 2: *** Complichiamoci la vita! ***
Capitolo 3: *** Tanti problemi, tutti insieme. ***
Capitolo 4: *** Mamma...? ***
Capitolo 5: *** One Down, one to go ***
Capitolo 6: *** Punto di raccordo ***
Capitolo 7: *** Vecchi amici, vecchi nemici ***
Capitolo 8: *** Overture ***
Capitolo 1 *** Prologo-Vent'anni di pace ***
FF 1
Marcus
D.
Lintres, un tempo conosciuto come Revenant, stava radendosi con cura
davanti allo specchio utilizzando lo stesso rasoio a mano libera che
aveva fin da ragazzo. Aveva anche tagliato gole con quello stesso
rasoio con l'impugnatura in osso, ma da quando si era accasato (ed i
Phalanx avevano cessato d'esistere) il rasoio era tornato ad essere
utilizzato per il suo lavoro originale e niente di più.
Dal suo cinquantesimo compleanno aveva preso l'abitudine di radersi la
testa: non riusciva a vedersi con i capelli grigi, per lui era un vero
trauma. Si prendeva cura del suo corpo con fare maniacale, passando
almeno 6 ore al giorno ad allenarsi in palestra, a correre, o tirare
pugni al sacco.
Quistis si avvicinò a suo marito, sorridendo, divertita dal
profondo stato di concentrazione in cui si calava Rev quando stava
davanti allo specchio. Lo abbracciò, cingendogli le braccia
intorno alla vita e poggiando il mento sulla sua spalla. L'ex phalanx
si fermò, ammirando la donna con cui aveva scelto di passare
la
parte non violenta della sua vita.
Beh...non violenta per la maggior parte del tempo.
Quistis portava bene i suoi quar...anzi, quaranta più o meno
(come la
sfotteva, scherzando, Rev), solo qualche ciocca di capelli grigi
rivelava la sua età.
"Ti stai facendo bello per la serata?"
Era una serata importante, oggi la loro figlia maggiore avrebbe portato
a casa il suo ragazzo; per la prima volta avrebbe presentato ai
genitori l'uomo con cui condivideva buona parte della sua vita. Non che
non lo conoscessero, perchè Revenant aveva
sfruttato le sue conoscenze ed aveva creato un intero dossier sul
ragazzo, sui suoi genitori ed i suoi nonni. E se Quistis non l'avesse
fermato, probabilmente l'avrebbe interrogato in stile Phalanx.
Ma questa sera ci sarebbero state le presentazioni ufficiali.
La ragazza aveva parlato, anzi negoziato,
a lungo con il padre ("niente accenni ai
Phalanx, niente riferimenti alla tua mira infallibile, non ti vantare
di
saper spezzare un collo con una mano sola, a nessuno interessa la tua
collezione d'armi") che alla fine aveva ceduto.
Stasera sarebbero stati solo loro, tutti gli altri erano, per un motivo
o per un altro, fuori città.
Marcus e Quistis avevano adottato tutti i bambini rimasti orfani dopo
le grandi guerre che avevano vissuto e combattuto. Avevano ampliato il
nuovo orfanotrofio di Edea e si erano occupati dei bambini come se
fossero figli loro. Dopo era arrivata Clare, l'unica figlia biologica.
Marcus si pulì la testa con un asciugamano e
ricambiò l'abbraccio di Quistis.
L'ex SeeD lo guardò negli occhi
"Ti ricordi le condizioni?"
"Si. Sarò bravo."
"Rev..." disse Quistis con tono di rimprovero
"Cosa?"
Quistis gli indicò i pantaloni, e l'ex Phalanx si mise
subito sulla difensiva
"ehi, sono solo molto felice di vederti! Sei così sexy..."
"Rev.." disse Quistis con fare da insegnante "Conosco la differenza tra
la tua felicità ed una .357 modificata."
Allungò la mano, rivolgendo il palmo a Revenant che,
sbuffando,
tirò fuori la pistola e gliela consegnò. L'ex
Phalanx
cercò di cambiare discorso, parlando con tono profondo e
facendo
l'occhiolino
"Comunque non l'avresti notata se non fossi stata così
impegnata a guardarmi sotto.."
"Ci stai provando sul serio?"
Il tono di Quistis non ammetteva repliche. Per amore della pace,
Revenant tacque.
***
"Leonhart e Dincht. Perchè ogni volta che succede qualcosa
spuntano sempre i vostri nomi?"
Shu, seduta alla sua scrivania, li stava rimproverando aspramente. La
donna si era arresa all'età; non era mai stata avvezza al
trucco
(le SeeD sono autorizzate a truccarsi SOLO per occasioni ufficiali, e
sempre con moderazione) e non faceva niente per nascondere i segni del
tempo sul suo viso, sopratutto intorno agli occhi ed alla fronte, tutte
rughe "d'espressione". I capelli erano ancora castani e lucidi,
lasciati cadere sulle spalle.
Per molti però era ancora una bomba sexy, anche se si
vociferava
in giro che preferisse la compagnia femminile a quella maschile. Ma
erano solo voci, che giravano perchè non Shu era l'unica
SeeD a
non aver mai avuto ufficialmente una relazione, mai sposata, ed a
prestare fede alla voci del corridoio, l'unica a non aver mai fatto una
capatina nel dormitorio maschile. Ma qualsiasi fossero le sue
preferenze, né il Preside, né i membri della
ormai
leggendaria "Grande Squadra" sembravano preoccuparsene, così
come il resto del garden. Era ancora la persona discreta ed efficiente
che era sempre stata, e questa era l'unica cosa importante.
Da quando Quistis aveva lasciato il Garden era lei ad occuparsi degli
studenti e dei richiami disciplinari, e non era la prima volta che
questi due gli si sedevano davanti. Cercò nell'archivio (da
quando un Hacker era riuscito ad entrare nel sistema i SeeD facevano
una copia cartacea di tutto) i rapporti disciplinari su Leonarth e
Dincht e li mostrò ai due.
Era un gran bel malloppo.
R. Leonhart e C. Dincht.
"Di norma non avviene, ma voi mi avete costretto" fece Shu "devo
convocare i vostri genitori"
La ragazza saltò in piedi, implorando la pietà di
Shu.
D'altra parte aveva 17 anni, era una SeeD di provata esperienza
(secondo la sua e solo
la sua opinione),
certo non era il caso di convocare i genitori. Peccato che il padre
fosse
anche il preside, nonchè il comandante, ed il regolamento
prevedeva che andasse messo a conoscenza dei fatti.
Aveva gli occhi di Squall, e dal padre aveva preso anche il modo di
muoversi. Ma il modo in cui reggeva lo sguardo, il tono con cui
rispondeva, ed il modo con cui riusciva a convincere gli altri
irritandoli fino al punto di prenderli per sfinimento erano tutte cose
che aveva preso dalla madre, da cui aveva ereditato anche il naso e la
forma del volto.
Portava capelli neri tagliati corti sul davanti e leggeremente
più lunghi
sui lati. Non indossava mai la divisa SeeD, ma una tenuta da
combattimento molto leggera consistente in un corpetto in kevlar
nascosto sotto una maglietta rossa (o bianca quando quella rossa era in
lavatrice) e pantaloni neri aderenti da combattimento, la versione
femminile di quelli che portava Squall all'epoca. Non portava
reggiseno, e questo era il motivo per cui il centro addestramento
tendeva ad affollarsi quando c'era lei. Ma non le importava,
perchè per combattere bisogna sentirsi comodi nei propri
vestiti
e perchè quei ragazzetti allupati le facevano più
pena
che altro
"Shu...ti preeeeego! Tipregotipregotipregotipregotipregotiprego!"
prese fiato per il gran finale, un acuto strappalacrime
"ti preeeeeeego!"
Ma Shu non volle sentire ragioni, non cedette; d'altra parte aveva
avuto più di vent'anni per abituarsi a Rinoa, quindi era
sufficientemente temprata per poter tener testa alla figlia. E poi
aveva già mandato un
messaggio a Squall. Allora Rain Leonhart si appoggiò allo
schienale della
sedia, incrociando le braccia sul petto e mormorando qualcosa
"Come hai detto?" fece Shu, che aveva sentito benissimo
"Niente, niente!" disse Cid Dincht, agitando le mani davanti a Shu come
se stesse scacciando uno stormo di mosconi
Alto quasi uno e novanta,capelli biondi legati in una storta coda di
cavallo (per il dispiacere del povero Zell a cui quella pettinatura
ricordava troppo Irvine), sguardo impertinente, per molti lui non era
il figlio, ma un clone di Zell (migliore dell'originale), tanta era la
somiglianza. A
distinguerli però c'era l'odio che Cid aveva per i tatuaggi,
le
cicatrici sul labbro inferiore e sullo zigomo destro ed il naso, rotto
così tante volte che ormai aveva perso la forma originale.
Inoltre Cid era un tipo riflessivo, che preferiva pensare a lungo e
valutare le varie opzioni prima di agire, l'esatto opposto di Zell.
Portava sempre una specie di gilet blu con dei coprispalle in acciaio e
dei jeans fino al ginocchio, pieni di strappi (ma non per colpa della
moda, quanto del suo stile di combattimento quasi esclusivamente basato
sui calci).
I due leggendari SeeD arrivarono poco dopo e si sedettero accanto ai
figli. Un estraneo, guardandoli, avrebbe pensato che portavano bene i
loro 50 e rotti anni, il che sarebbe stato un complimento se i due non
fossero stati ancora nella prima metà dei 40.
Zell portava una folta barba adesso, ed aveva smesso di portare abiti
ordinari in favore dei suoi completi da maestro di arti marziali,
simile alla divisa SeeD, ma di tessuto più leggero,
più
resistente e sopratutto più aderente all'altezza dei polsi e
delle caviglie, garantendo alle articolazioni la maggiore
libertà di movimento possibile. Portava anche un haramaki
(motivo per cui Irvine lo sfotteva chiamandolo "Pancera-Zell", non
potendo più chiamarlo gallinaccio)
rafforzato all'interno con sottili fili metallici che in caso di urto
formavano una barriera e, come il figlio, portava
dei coprispalle. Tutto questo , insieme alla barba ed ai capelli
precocemente grigi, gli dava un aspetto che Zell definiva
"superfichissimo gran maestro di kung fu". Su Squall il tempo era stato
molto più clemente, e portava sempre più spesso
abiti
ordinari (camicia e pantaloni) o la divisa SeeD. Erano anni che non
andava sul campo.
Shu iniziò il discorso
"Vi ho chiamato qui perchè la condotta di questi SeeD non
è più accettabile ed urge trovare una soluzione.."
"Immaginavo che questo momento sarebbe arrivato." disse Zell con voce
profonda ed incrociando le braccia sul petto per darsi un'aria solenne
"Urge matrimonio riparatore."
Successero allora diverse cose: Shu rimase con la bocca aperta in
un'espressione di incredulità, incapace di capire se Zell
stesse
o meno scherzando, mentre Cid nascose il volto tra le mani e si fece
quanto più piccolo possibile nella speranza che la terra lo
inghiottisse, Squall e figlia corrugarono entrambi la fronte, girandosi
verso Zell e guardandolo come se avesse appena detto che la Luna
è fatta di formaggio.
Il tutto in un perfetto silenzio che rese il tutto ancora
più imbarazzante.
E forse fu questo silenzio a far capire a Zell che aveva detto qualcosa
di sbagliato
"...non siamo qui per un caso di condotta promiscua?"
"PAPA'!!"
"Zell, perchè mai dovremmo essere qui per..." disse Squall
che
si interruppe e guardò la figlia negli occhi, che sentendosi
indagata iniziò a fare no-no con la testa, allarmata.
Shu interruppe il teatrino
"In realtà il problema è che i due hanno
letteralmente
fatto saltare in aria un palazzo nel tentativo di disinnescare una
bomba.."
Squall si lasciò scappare un sospiro di sollievo, ma Zell
sembrò deluso
"può questa giornata diventare più umiliante?"
chiese sottovoce un tormentato Cid al cielo
"ovviamente" proseguì Shu "il tutto è registrato,
secondo
la nuova regola per cui ogni azione SeeD va documentata con microcamere
indossate dai partecipanti alla missione"
"...ecco, lo sapevo.." fece, sconfitto, Cid.
***
Il presidente emerito di Esthar stava seduto davanti ad una telecamera,
nella sua nuova casa sulle colline di Winhill. Si era tirato fuori
dalla politica definitivamente 10 anni prima, per un po' era vissuto
con Ellione, poi con Squall, ma alla fine era tornato nel posto dove
aveva lasciato il suo cuore tanti anni prima. Ogni giorno andava a
trovare Raine e Storm nel luogo in cui riposavano e gli raccontava la
sua giornata, cercando consiglio in sua moglie e suo figlio, una volta
a
settimana prendeva il treno ed andava a trovare Kiros a Galbadia, ma
sopratutto suo nipote Tempest, che aveva lasciato il Garden e
frequentava con successo l'università di Capital City (ex
Deling
City). Quando poteva andare a trovare Squall, Rin e sua nipote Rain,
che aveva ereditato parte del nome della nonna.
Era ancora pieno di impegni politici, ma li disertava spesso e
volentieri: voleva solo fare il nonno. Ward era morto qualche anno
prima, quando il suo cuore si era fermato, pagando in un'unica
soluzione in prezzo di una vita di scontri, sacrifici, e troppo bacon a
colazione. Kiros aveva una moglie (si era sposato tardi, ma si
conservava molto, molto bene) ed un figlio a cui badare.
Laguna si sentiva solo. Non l'avrebbe mai ammesso, perchè si
vergognava di questo sentimento egoistico, si vergognava al solo
pensiero di chiedere a suo figlio se poteva trasferirsi al garden di
Balamb e così imporgli la sua costante presenza, si
vergognava a
prendere l'appartamento vicino Kiros perchè il suo vecchio
amico aveva una famiglia a
cui dar conto e non poteva certo occuparsi a tempo pieno di Laguna.
Così negli ultimi tempi aveva iniziato a fare ricerche, a
studiare la compressione temporale, le streghe, persino le ricerche di
Odine su cui era riuscito a mettere le mani. Pensava di aver trovato
qualcosa di interessante sui paradossi temporali, pensava di scriverci
su un libro, magari fantasy o fantascienza.
Si erano fatte le 19, ora del suo spuntino serale. Come sempre si
alzò, aprì il frigo e tirò fuori
l'occorrente per
farsi un panino, mettendoci dentro ogni condimento concepibile da mente
umana. E, come sempre, si piazzò in veranda per guardare le
prime stelle della sera. Aveva scelto una casa in campagna, lontana
dall'edilizia selvaggia che aveva devastato Winhill, proprio per
godersi il cielo e le colline.
Diede il primo morso, assaporando lentamente il formaggio trabiano, le
olive bianche e nere ed il salamino piccante con la salsa di erbe
shumi. Il secondo morso fu avido, quasi feroce, e la salsa gli
schizzò addosso, macchiando la camicia celeste di verde acido
"Ma porc...." fece, e si chinò per prendere un tovagliolo.
In quel momento sentì il rumore del vetro che si rompeva,
che andava in frantumi. Qualcosa aveva colpito la sua finestra.
Balzò dentro casa, ma sentì una fitta lancinante
al piede
sinistro, e cadde disteso per lungo. Strisciò fino
all'interruttore e spense le luci, così da non rivelare la
sua
attuale posizione ad eventuali osservatori. Si rifugiò nella
stanza in cui dormiva, chiuse la porta e zoppicando riuscì a
barricarla con dei piccoli mobili.
Si lasciò cadere per terra, infilò una mano sotto
il
letto e tirò fuori un fucile mitragliatore, che teneva
sempre
per i casi d'emergenza.
Il suo piede sinistro era stato passato da parte a parte da un
proiettile, poteva vedere le ossa quasi "galleggiare" nel sangue, ed il
dolore era fortissimo. Si mise in posizione seduta ed
afferrò il
telefono.
"911, qual è l'emergenza?" chiese l'operatore
"Mi stanno sparando addosso a casa mia! Mandate polizia, squadre
speciali, SeeD, Phalanx, Cavalleria, carri armati, i caccia
bombardieri, la marina!"
"Signore si calmi, qual è l'indirizzo?"
"Ma non l'avete un sistema di registrazione? Colline di Winhill East, 3
km dall'uscita per Winport, un villino con il tetto rosso!"
"Bene, le squadre sono già in movimento, stia calmo."
"Facile a dirsi quando non hai un cecchino che ti spara addosso."
C'erano poche cose di cui Laguna Loire aveva paura, dopo quello che
aveva passato: ma tra questi c'erano i cecchini. L'idea di un tizio
all'altro lato della città, nascosto, invisibile, capace di
farti saltare la testa in aria con un movimento dell'indice gli gelava
il sangue.
Non potevi difenderti, non puoi reagire. Se sei fortunato puoi solo
nasconderti.
***
Zell accompagnava Cid al suo appartamento, scuotendo ogni tanto la
testa in segno di disapprovazione, con fare estremamente teatrale che
irritava non poco il figlio.
"Ma dico io, hai una così bella ragazza vicino e neanche ci
provi?"
Ah, era quello il problema?
Cid si sforzò di ignorare la domanda. Fin da quando erano
piccoli suo padre lo spingeva a stare sempre vicino Rain in ogni
momento possibile, come se far mettere insieme suo figlio e la figlia
di Squall fosse diventata per lui una ragione di vita.
Sua madre una volta aveva detto che Zell aveva già pronti
gli inviti al matrimonio. Aveva riso all'epoca, ma più il
tempo passavo più si era convinto che quella non era una
battuta.
Sua madre...ormai la ricordava sempre meno.
Zell gli mise una mano sulla spalla, riconoscendo in suo figlio lo
sguardo che aveva quando pensava alla madre che non vedeva
più da anni, da quando era scappata via da Balamb in fretta
e furia durante la grande caccia ai Phalanx.
"Dai, ti offro un gelato".
In quel momento però, passò Kaine.
Kaine era l'ultimo Phalanx della Prima Squadra rimasto in
attività e, con l'abbandono del garden di Winhill, era stato
rintracciato e protetto da quello di Balamb, in cui lavorava come
professore. Non era invecchiato di un giorno, ma il suo volto era stato
comunque deturpato da una lunga cicatrice che andava dalla guancia
destra alla sinistra, passando per il naso, ed una grave ustione sul
collo e sulla parte destra del mento.
Afferrò Zell per l'avambraccio.
"Dincht, una parola."
Kaine non era mai stato un tipo molto comunicativo.
"ora sono con mio figlio.."
"Potrebbe riguardare la Prox."
Aveva detto la parola magica. Zell si pietrificò e
guardò Kaine negli occhi, a metà tra lo
spaventato e lo speranzoso.
Kaine aveva un altro compito all'interno del Garden: rintracciare e
recuperare tutti i Phalanx che erano stati costretti a nascondersi. La
compagna di Zell, la Prox, era nella lista.
Cid si fermò all'udire quel cognome, ma Zell non gli permise
di restare. Gli intimò di andare in camera sua, con un tono
tale che Cid nemmeno provò a replicare.
Entrò, ma vide che Zell adesso era impegnato in una vivace
discussione con Kaine e non gli prestava più attenzione.
Se avesse tenuto la porta socchiusa ed avesse fatto attenzione, avrebbe
potuto sentire quello che i due si stavano dicendo...
_______________________________________________
Dopo tanto tempo, ritorno alle "origini", continuando la saga "Il
leone, l'angelo ed il drago" del fantastico mondo di Final Fantasy
VIII. Sono passati 18 anni dall'ultima storia della saga, ed i
personaggi sono cambiati. Ho scelto di chiamare Cid il figlio di Zell
per continuare la tradizione per cui c'è un Cid in ogni
final fantasy.
Rain Leonhart non è un errore: il nome è proprio
Rain (Pioggia) così da mantenere la tradizione Leonhart di
usare nomi "meteorologici" (Squall, Tempest, Storm, Rain)
Ed ora, ecco la peculiarità della storia.
Ogni capitolo (tranne alcuni, in caso di necessità) si
concluderà con un bivio, in cui uno dei personaggi
dovrà fare una scelta. Tale scelta influirà
sulla storia, cambiando l'esito degli eventi
Il bivio di oggi:
Cid ascolterà
la conversazione tra Zell e Kaine?
Si o no?
Può sembrare insignificante, ma fidatevi se vi dico che
c'è più di quanto non sembri. Potete dirmi quale
strade preferite nei commenti o via messaggio privato.
Aspetto recensioni, sia positive che negative, statemi bene!
|
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Capitolo 2 *** Complichiamoci la vita! ***
final 2
Kaine
era
ufficialmente un professore del Garden di Balamb e dirigeva un corso
avanzato di sopravvivenza in ambienti extracittadini, nonché
un
corso base per l'uso della lancia e del naginata, un'arte quasi
abbandonata in cui lui era maestro indiscusso. In un'epoca in cui ormai
le pistole si compravano col 3x2, quest'arma (come molte altre da
mischia) era caduta in disuso. Kaine era anche campione di ballo da
sala, ma aveva rifiutato di tenere un corso di tale disciplina.
Questo era quello che Kaine era, secondo i dossier ufficiali del Garden
di Balamb.
Quello che era scritto sull'altro
dossier,
lo identificava come un membro della prima squadra dei Phalanx, sotto
il comando diretto di Storm prima e di Crisis poi.
Circa dodici anni prima, poco dopo aver perso le elezioni, l'ex
presidente che era succeduto a Crisis, nel tentativo di ottenere
l'appoggio di Galbadia per un colpo di stato che l'avrebbe portato al
potere, rivelò al mondo il vero ruolo del gruppo chiamato
Phalanx, la loro missione originale e tutta una serie di atti
terroristici riconducibili a loro. Per l'opinione pubblica i Phalanx
passarono da eroici patrioti a criminali, e tutti quelli che avevano
perso qualcuno per mano loro (non pochi) decisero di rendere la
pariglia. I nomi in codice e l'accurata descrizione dei membri del
gruppo venne caricata online e si scatenò una caccia ai
Phalanx
che, non potendo lottare contro il mondo, decisero di nascondersi. Ma
non prima di ricambiare la gentilezza del presidente piazzandogli una
pallottola in mezzo alla fronte da 700 metri.
Dania Prox, la compagnia di Zell, la storica ragazza con la treccia,
era un supporto
infiltrato
al Garden di Balamb, sotto il comando diretto di Storm. Una volta
rivelata la verità tutto quello che di buono aveva fatto
venne
dimenticato, ed intorno a lei iniziarono a verificarsi strani
incidenti. Ma quando un Grat riuscì ad infilarsi nella
stanza in
cui dormiva con il suo bambino, decise che doveva scomparire.
E sparì, come ogni altro Phalanx abbastanza furbo ma non
abbastanza protetto.
Il compito di Kaine era rintracciarli e radunarli, e Squall glielo
permetteva perchè sapeva che altrimenti questi Phalanx in
fuga
sarebbero stati ingaggiati più che volentieri da altre forze
mercenarie, eserciti e terroristi.
E sapeva, per esperienza diretta, che era molto meglio averli come
amici che come nemici.
Zell era impaziente e tempestò Kaine di domande, ma quello
iniziò a parlare solo quando il SeeD tacque.
"Ho un riscontro che potrebbe corrispondere alla Prox. Inquadrata in
una stazione in un villaggio nella zone di Trabia mentre arrivava con
il treno delle 11."
Zell non voleva essere troppo ottimista, non voleva illudersi
"Sappiamo che le scansioni sono inaffidabili, come fai a dire.."
"E' vero, i software di riconoscimento fisico e facciale possono essere
ingannati da un paio di grossi occhiali da sole, dei tacchi alti ed una
frangetta. Mettersi in faccia una figura geometrica sballa il sistema."
"E quindi?"
"E quindi" rispose il phalanx senza nascondere un sorriso compiaciuto
"io sono più furbo dei normali investigatori. Ho cercato le interferenze
e le ho confrontate tra loro. Un paio di grossi occhiali da sole
perfettamente rotondi si è visto a Timber, in una cittadina
in
provincia di Deling City, ed ora a Trabia. La donna aveva i capelli di
colore e taglio sempre differente e l'altezza variava di circa 10 cm
tra un riscontro e l'altro. Usa dei tatuaggi cancellabili che
raffigurano quadrati intersecati, è sicuramente una di noi."
Zell tacque. Si morse il labbro quasi a sangue e si grattò
la nuca con fare nervoso
"Dobbiamo parlare con Squall. Chiamare Selphie ed Irvine a Trabia."
"Dobbiamo fare presto" lo incalzò Kaine "il luogo dove si
trova
è un enorme raccordo, da lì può
trovare mezzi per
arrivare in qualsiasi altro punto del nord, compreso il più
sperduto. Se perdiamo la traccia non so quando potrei ritrovarla.
Diciamo che..."
in quell'istante il cellulare di Cid squillò ed il ragazzo
si
maledì per aver scelto una suoneria così forte,
che quei
due avrebbero sicuramente sentito attraverso la porta aperta.
Tirò fuori il cellulare dalla tasca e lo scagliò
il
più lontano possibile, una reazione naturale ed istintiva,
ma
quello non smise di squillare ed allora dovette riprenderlo e rifiutare
la chiamata. Tornò alla porta con il cuore in gola, ma non
trovò nessuno dall'altra parte.
Si lasciò cadere e rimase seduto per minuti, forse ore,
pensando
a quello che aveva sentito, sopraffatto da un turbine di sentimenti che
non riusciva nemmeno a decifrare.
****
"Ed eravamo lì, immobili, al buio, con le sentinelle
dall'altra parte della porta, ed ad un certo punto Ray fa "fratelli, devo fare un po'
d'aria".
Era un ambiente chiuso e già puzzolente di suo, quindi non
eravamo proprio entusiasti, per cui Storm prende il tappo della
borraccia e dice a Ray "provaci
e te lo ficco così in profondità su per il..."
"uh-uhm" fece Claire schiarendosi la voce. Marcus capì e
concluse la storia
"fatto sta, quello lascia scappare l'aria, fa un casino del diavolo, le
guardie ci beccano...per una dannata scoreggia! Storm giustamente
s'incazza e durante la fuga lo prende a calci in culo...tutto durante
la corsa."
E giù a ridere, una grossa risata a cui l'ospite si
unì,
forse più per educazione e per paura che per vero
divertimento.
Dopo aver interrogato il ragazzo, Marcus aveva cercato di intrattenerlo
con i racconti delle sue avventura da Phalanx, senza mai usare la
parola "Phalanx" o "morto ammazzato". Alla fine il ragazzo,
incuriosito, osò chiedere
"Che lavoro facevate?"
Silenzio. Claire guardò Quistis, che guardò
Marcus, che evitava gli sguardi delle due.
"Compagnia di sicurezza privata" rispose Claire
"oh. Ed anche gli altri adesso sono in pensione?"
Marcus s'incupì. Guardò quel che rimaneva della
bistecca
che aveva nel piatto e schioccò la lingua sul palato.
"si. Possiamo dire così. Quis, vado a prendere la
frutta...oh, chi è che romp..ehm, che disturba a quest'ora?"
Avevano suonato al campanello.
Si alzò ed andò verso la porta.
Quando la aprì si trovò davanti l'ultima cosa che
si aspettava: un poliziotto.
Capelli rasati di fresco di chi è appena uscito
dall'accademia, pancia in dentro e petto in fuori di chi cerca di
sembrare più grande e forte di quanto non sia, sguardo fisso
di chi spera disperatamente di non far capire al proprio interlocutore
di essere terrorizzato.
Lì per lì, Marcus non ci fece caso. Dava al
poliziotto una buona trentina di centimetri (per altezza e larghezza),
quindi era normale che quello fosse intimorito.
Quello che non era normale era la visita a quella tarda ora.
"Cosa posso fare per lei, agente?" gli chiese, con tono affabilissimo,
ma occupando tutto lo spazio della porta
"Ci sono state delle lamentele, e sono venuto a controllare."
Marcus lo guardò negli occhi, lo esaminò come se
potesse scrutare ogni suo pensiero.
"Come vede è tutto a posto." disse "Buona serata"
Si girò, ma non appena gli diede le spalle il poliziotto
cambiò radicalmente atteggiamento
"Forse non ci siamo capiti, Phalanx..."
Gli mise una mano sulla spalla e quello fu un errore.
Perchè Marcus sparì e Ravenant tornò.
Afferrò il poliziotto per il polso e lo
scaraventò per terra con una proiezione usando il braccio
del poliziotto come leva e la propria spalla come fulcro. Quello emise
un gemito, ma trovò subito la forza per prendere la propria
pistole d'ordinanza e puntarla su Ravenant.
Che però lo aveva già sotto tiro.
"ci sono tre cose che
bisogna sempre avere a portata di mano: un preservativo, una pistola
carica ed un coltello. 9 volte su 10 non serviranno, ma quella decima
volta ti salveranno il culo"
era una lezione che aveva imparato tanto tempo fa, ed aveva sempre una
pistola nascosta a portata di braccio.
Sparò prima ancora che quello potesse poggiare il dito sul
grilletto ed il rumore rimbombò per tutta la casa. La .22
era in genere la pistola preferita da chi preferiva omicidi rapidi,
puliti e silenziosi, ma Ravenant non andava mai sotto il calibro 50. La
pistola che aveva in mano in quel momento sparava proiettili pensati
per essere usati contro i mezzi corazzati.
Pezzi di cranio e cervello volarono per l'intera sala, mentre il sangue
disegnava un quadro astratto sul pavimento, ipnotizzando Ravenant per
un momento.
Poi realizzò di essere fottuto.
Quistis, Claire ed il suo ragazzo arrivarono di corsa ed iniziarono ad
urlare, a chiedere spiegazioni. Con tutta calma, Ravenant chiuse la
porta e spense le luci, intimando a tutti di stare lontani dalla
finestre.
"Papà, cosa cazzo succede?!?"
"Linguaggio, signorina!"
"Marcus, ma cosa...?"
"Sanno che sono qui. Sanno che sono un Phalanx."
Il ragazzo iniziò a iperventilare ed a borbottare la parola
"phalanx", appoggiandosi al muro e scivolando poi verso il pavimento,
finendo per sedersi su un pezzo di cranio, il che non ne
migliorò l'umore.
"Scendete sotto, prendete il passaggio che vi conduce alla
metropolitana. C'è una valigia con dentro una Save the
Queen, tre pistole e molte munizioni. Ma sopratutto passaporti e
contanti."
Luci blu e rosse iniziarono a lampeggiare fuori dalla loro finestra.
Troppo presto. Era come se sapessero.
Forse sapevano davvero.
Era una maledetta trappola.
E lui, immenso cretino, ci era cascato.
"Andate. una volta arrivati alla metro, linea B. Cambiate alla
sub-stazione Nord e prendete il treno per Dollet."
"Papà, possiamo aiutarti..."
Ravenant si avvicinò alla figlia e le diede un bacio sulla
fronte.
"Andate e portatevi via quella checca isterica che continua a
piagnucolare, prima che gli apra un paio di nuovi buchi nel corpo.
Quis.."
allungò la mano verso sua moglie, che la prese tra le sue.
Le bianche dita di Quistis s'intrecciarono con quelle coperte di calli
e cicatrici di Ravenant. Rimasero solo un momento così, poi
Ravenant gli disse di andare.
Le guardò allontanarsi verso la cantina che conteva la sua
collezione di vini ed un passaggio secreto costruito apposta per
quest'occasione.
Diede un pugno al muro ed aprì uno scompartimento segreto.
Poi ne aprì uno sotto il tappeto ed un altro ancora dietro
un comodino.
Bisognava tenere le armi sempre a portata di mano, ma mai in posti
raggiungibili dai bambini. Spense tutte le luci e cercò di
contare il numero di volanti dalla luci che filtravano attraverso la
finestra, fallendo miseramente.
"Marcus Lintres" disse una voce al megafono "Esca immediatamente fuori
con le mani in alto"
Marcus valutò le sue opzioni. Aveva abbastanza armi per
ingaggiare un battaglione, ma bastava un cecchino ben posizionato per
finirlo seduta stante.
Oppure poteva arrendersi, consegnarsi e far perdere tempo in modo non
violento.
Che fare?
***
"Signore Loire, le consiglio di giocare alla lotteria,
perchè
questo è il suo giorno fortunato." disse il detective a cui
era
stata assegnata l'indagine.
Laguna si indicò il piede, ma il vecchio detective fece
segno che quello non era niente
"Abbiamo trovato la posizione da cui il cecchino ha sparato. Secondo i
ragazzi della scientifica stava lì da giorni.
Evidentemente ha studiato le sue abitudini a lungo. Se non si fosse
sporcato.."
"cosa è successo qui?"
Squall interruppe la discussione. Gli avevano comunicato la notizia
mentre degradava Cid e Rain al rango 1, aveva subito preso la prima
aeronave ed era arrivato lì in meno di un'ora. Di norma il
permesso per atterrare con un aeronave (che spesso era armata e
corazzata) in uno stato straniero richiedeva giorni, ma tra i Seed il
governo di Centra, creato dai Phalanx, c'era una speciale convenzione
che riduceva la burocrazia a 5 minuti.
Fece per raggiungere Laguna, ma il detective si mise tra i due
"Lei è?"
"Squall Leonhart"
"Oh, il leggendario SeeD. Quindi anche voi invecchiate come i comuni
mortali."
Squall decise di non raccogliere l'insulto
"Che è successo qui?"
"I SeeD non hanno giurisdizione. L'indagine appartiene alla polizia di
Winhill."
"Detective, è mio figlio"
Lo sguardo del detective divenne meno arcigno. Non aveva di fronte un
SeeD che pretendeva di prendere il controllo, ma un figlio preoccupato
per il padre.
E comunque, c'era poco da raccontare. Il tiratore aveva avuto cura di
portarsi dietro il bossolo ed il proiettile era andato in
così
tanti pezzi che risalire al tipo di arma partendo dalle striature
sarebbe stato impossibile. Il calibro del proiettile, a cui erano
risaliti partendo dai danni provocati, era il calibro più
utilizzato dai cecchini, nulla di unico.
Squall raggiunse la verandina, facendo attenzione a non pestare i pezzi
di vetro, e cercò di capire quale sarebbe potuta essere la
posizione del cecchino.
Calcolò ad occhio la distanza, valutò le fonti
d'illuminazione presenti e, sfruttando un'applicazione del suo
cellulare, trovò la velocità del vento a
quell'ora.
Era stato un tiro facile. Se fosse stato un tiro complicato avrebbe
potuto fare ricerche, restringere il campo a cecchini particolarmente
abili. Ma in queste condizioni era buono chiunque avesse a disposizione
un minimo di addestramento, ed al mercato nero i fucili da cecchino si
vendevano praticamente a due per un guil.
Sul serio, le grandi guerre potevano essere finite ma il mondo aveva
ancora problemi..
"Laguna" disse Squall rientrando in casa "Ci riproverà.
Voglio che tu venga con me al garden."
"Come fa a sapere che ci riproverà?" chiese l'ispettore,
sospettoso
"Sapeva dello spuntino delle 19 di Laguna fuori in veranda, il che vuol
dire che ha avuto tempo per studiarlo. Poteva seguirlo e sparargli
mentre andava in città a fare la spesa, ma ha deciso di
prendersi tutto il tempo che serviva. Evidentemente è un
professionista quello con cui abbiamo a che fare."
"Uh uh, quindi voi SeeD non servite solo ad ammazzare i mostri sulle
spiagge."
Squall continuò ad ignorare l'ispettore, operazione che non
gli costava nulla.
C'era abituato ormai, a questo sentimento anti-seed diffuso tra la
gente. Durante l'ultima guerra i Guardian Force erano diventati di
dominio pubblico, la S-Junction pure. Per molti adesso i SeeD erano
solo ragazzini che avevano a disposizione troppo potere e troppa poca
maturità per usarlo; la gente aveva iniziato a chiedersi
perché venisse affidato il controllo di entità
così distruttive a ragazzetti ancora in piena
pubertà.
Secondo la legge, uno studente che frequentava il Garden era troppo
giovane per poter anche solo firmare un assegno o avere il suo nome su
una carta di credito, ma veniva addestrato ad avvalersi di
entità che potevano spazzare via un'abitazione di due piani
(o
anche peggio). Effettivamente, Squall riconobbe che chi criticava i
SeeD non aveva poi tutti i torti. Ma non era quello il motivo per cui
aveva deciso che ogni SeeD poteva avere soltanto un singolo GF al suo
servizio.
"Ti sta guardando."
(Cosa?)
"Andiamo."
Una voce gli rimbombava in testa, provocandogli un forte dolore che lo
costrinse a chiudere gli occhi. Era il suo guardian simbiosi, Griever,
che, come un animale, percepiva la presenza di altri predatori ed ora
premeva per uscire ed affrontarlo.
Si appoggiò ad un tavolo vicino e si concentrò,
mordendosi involontariamente il labbro nello sforzo, finché
quella sensazione non passò.
("Se la volontà dell'evocatore non è
sufficientemente
forte, uno spirito vendicativo può prendere il controllo...")
Squall si ripeté questa formula come un mantra, quello che
il famoso esperto di Guardian Force ed assistente di Odine gli aveva
detto la prima volta che aveva sentito parlare di Junction Simbiosi.
Respirò profondamente e ritornò in pieno possesso
delle sue capacità.
Griever era un predatore ed un guerriero che bramava la battaglia. Ed
ora, lì fuori, c'era qualcosa che aveva attirato la sua
attenzione.
"Andiamo, Laguna. Firma quello che devi firmare ed andiamo via."
In altri tempi, Squall avrebbe preso una macchina e raggiunto il luogo
indicato da Griever.
("Sono troppo vecchio per queste stronzate...")
***
Rain ascoltò tutto quello che Cid le raccontò con
attenzione, senza mai interrompere il fiume di parole di quel ragazzo
che considerava come e più di un fratello.
"E tu che vuoi fare?" gli domandò a bruciapelo non appena
quello ebbe finito di parlare.
"Chiederò a mio padre di portarmi con lui. Darò
una mano nelle ricerche.
Un paio d'occhi in più fanno sempre comodo."
Per tutta risposta, lei gli diede uno scappellotto.
"Sarai cretino?"
"Ma che ho fatto??"
"Sai il tempo che ci vuole per queste cose. Prima devi ottenere i
permessi, poi devi assemblare la squadra..." parlava con tono
volutamente lento, per enfatizzare le lungaggini burocratiche dei SeeD
"e non è che per assemblare la squadra prendi i primi SeeD
cazzuti che trovi e parti, proprio no, devi fare una squadra
bilanciata, devi vedere chi c'è e chi non c'è.
E nel frattempo tua madre salta sul treno per un villaggio degli Shumi,
cambia identità e noi la perdiamo per sempre."
"Mi stai suggerendo di andare noi a prenderla?"
"No, io ti stavo elencando le caratteristiche di un'operazione SeeD.
Ma, ehi, se questa è una tua idea" disse Rain, cercando di
nascondere un sorriso soddisfatto
"Non prendermi in giro, Rain. E' importante per me. Si tratta di mia
madre, per Hyne!"
Rain si ricordò la lezione del padre per cui ci sono
argomenti sui quali non si può scherzare, e questo era uno
di quelli. Diede all'amico un affettuoso pugno sul braccio (non era mai
stata brava a chiedere scusa) e si alzò, facendo come per
andarsene.
"Senti, noi abbiamo tre giorni di ferie, giusto? Oggi è
anche giovedì, quindi davanti a noi c'è solo il
weekend...papà è fuori, non credo che Zell gli
abbia ancora parlato. Per cui, perchè non compiliamo un bel
modulo retrodatato all'altro ieri e ci facciamo un viaggio per
rilassarci, che so, nella zona di Trabia?"
"Ci vuole l'autorizzazione di Shu."
"Giusto, questo è un problema. Ma conosci forse qualcuno,
qualcuno che magari era sempre il primo nel corso di arte, in grado di
imitare qualunque grafia? Perchè io conosco un'affascinante
ragazza con accesso ai documenti ed al bel timbro rosso con su
scritto approvato
che potrebbe mettere un foglietto di carta al posto giusto senza farsi
notare..."
_____________________________________________________________________
E' passato
un bel po' di tempo da quando ho iniziato questa storia. Vorrei dire
che non ho aggiornato per mancanza di tempo, ma la verità
è che, per vari motivi, non mi sentivo in vena di continuare
la storia e scrivere controvoglia porta sempre ad un lavoro mediocre.
Ora la voglia è tornata, ed ecco qui il secondo capitolo.
Per farmi perdonare dell'assenza, metto ben due scelte, questa volta.
1)Ravenant deve
arrendersi o combattere?
2)I ragazzi dovrebbero
partire alla ricerca della madre di Cid o rispettare le regole, una
volta tanto?
Come
avete visto, la vostra scelta influenza l'andamento dalla storia,
quindi fatemi sapere. Commentate e criticate, io vi prometto che gli
aggiornamenti saranno più frequenti d'ora in avanti. (non
che di voglia tanto)
p.s. Per capire al meglio la storia, i suoi riferimenti ed i suoi
personaggi nuovi, potete leggere la trilogia de "il leone, l'angelo ed
il drago", che copre il periodo tra l'immediato post game e questa
storia. E magari commentate anche quella XD
p.p.s. Ovviamente "sono troppo vecchio per queste stronzate
è un omaggio alla serie "arma letale"
|
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Capitolo 3 *** Tanti problemi, tutti insieme. ***
FF3
Ravenant si allontanò
dalla porta ed entrò in salotto.
Premette un tasto blu sul telecomando ed il televisore smise di
trasmettere il thriller del Giovedì sera ed
iniziò a
proiettare le immagini che riceveva dalla mezza dozzina di telecamere
che Ravenant aveva sparso per il giardino.
Vide i
poliziotti fare il giro e mettere in sicurezza il perimetro,
cercando al contempo un'ingresso secondario. Rise al ricordo di Quistis
che si lamentava di tutti i soldi che Ravenant aveva buttato per
mettere in sicurezza la casa, tra vetri antiproiettile spessi il triplo
del normale, pareti rinforzate e porte blindate.
Com'è
che l'aveva definita?
Ah si: una
esagerata manifestazione di paranoia.
Beh, ora la
paranoia andava a suo vantaggio: non c'erano ingressi
dietro, se avessero provato a sfondare le finestre ci avrebbero messo
abbastanza tempo da consentirgli di riposizionarsi ed accorglieli come
si deve. Iniziò a contare i poliziotti, pensando se fosse
possibile uscirne vivo senza infliggere danni letali ma il conteggio
venne interrotto perchè, una per una, le telecamere
iniziarono a
spegnersi. L'ultima cosa che vide fu il modo di muoversi dei poliziotti.
Fu abbastanza
per capire che, anche se erano vestiti da poliziotti, non
erano poliziotti. Erano bravi: il tipo di prima, con la sua recita da
pivello al primo incarico l'aveva portato a voltargli le spalle e, se
non fosse stato così presuntuoso, l'avrebbe potuto ammazzare
in
quel momento.
"Forze
speciali. Se esco con le mani in alto, questi mi scaricano i caricatori
addosso. Avessi un paio di granate..."
Iniziò
a lamentarsi, parlando in falsetto nel tentativo di imitare la voce di
Quistis
"ma
no, Marcus, non se ne parla, non voglio granate ad alto potenziale in
questa casa. abbiamo dei bambini, per Hyne!!"
Si
assicurò che la porta blindata fosse ben chiusa,
controllò eventuali punti d'accesso e di fuga.
"Lascia che
l'uomo sia uomo, dico io. Se dico che in casa ci vogliono granate,
avrò i miei motivi.
Quando questa
storia sarà finita, mi comprerò un lancia-razzi!"
Una volta
sfogatosi, decise di cominciare a fare quello che doveva.
Si mise ad
armeggiare con l'orologio, attivando il cronometro per vedere quanto
tempo avrebbe fatto guadagnare a Quistis.
Vide dei
movimenti alla finestra e capì che stavano pensando a
come entrare. Altra prova che non erano poliziotti: quelli avrebbero
aspettato e programmato un'azione per minimizzare i rischi, magari
contattato un negoziatore, certo non
si sarebbero gettati a capofitto come questi stavano per fare.
Chiunque
fossero, dovevano avere una dannata fretta per entrare in azione
così rapidamente: evidentemente non volevano che la vera
polizia li notasse.
Salì
per le scale in modo da ottenere una posizione di
vantaggio, mettendo due pistole nelle fondine ed il fucile d'assalto a
tracolla.
BAMP
L'ariete
contro la porta blindata, che resse il colpo. Ravenant fece partire il
cronometro ed imbracciò l'arma.
BAMP
Ancora un
altro colpo contro la porta. Stavano sprecando il loro tempo.
Attese, ma non ci fu un terzo colpo. Tuttavia, dal retro provenivano
rumore di vetri infranti. Tanto potevano solo salire da questa scala.
Attraverso la
finestra, li vide armeggiare con la porta ed
allontanarsi. Un attimo dopo, la serratura veniva fatta saltare in aria.
Il cronometro
segnava 00:01:02.
Dalla sottile
nebbia della demolizione, sbucò fuori una
testa e Ravenant aprì il fuoco. Raffica breve, tre colpi,
tutti
e tre in testa.
Quello venne
preso in pieno e cadde indietro, ma altri due entrarono ed
iniziarono a sparare, costringendo il phalanx a chinarsi.
Provò
a rispondere al fuoco, ma, dovendo stare nascosto, finì per
mancare un bersaglio e ferirne l'altro alla spalla sinistra, di
striscio. Altri due
entrarono, mentre tre li stavano raggiungendo dal retro, per
raggrupparsi e conquistare la scala.
I proiettili
fischiavano intorno a Ravenant, che si sentì
circondato da una rete invisibile. Inserì una cartuccia ad
alto
potenziale, si affacciò e fece fuoco.
La
deflagrazione dell'impatto arrivò ad intontire persino lui
ma
era certo di averne messo a terra almeno uno. Tirò fuori una
pistola e corse il rischio di esporsi, per poter sparare agli altri,
ancora storditi. Ne colpì due, poi un proiettile gli
volò
vicino la testa e lui sentì un dolore fortissimo
all'orecchio.
D'istinto si portò la mano alla parte ferita e la vide
coperta
di sangue. Realizzò che l'orecchio si era spappolato, ma per
fortuna il suo udito non era stato compromesso troppo gravemente. O
almeno, questa fu l'impressione del momento.
Il fuoco
diventò troppo intenso. Provò a sparare due
colpi alla cieca, ma un'offensiva così era ridicola.
Lasciò la rampa delle scale e si ritirò nel
corridoio a
destra delle scale.
Il cronometro
segnava 00:02:48.
Gli spari
diventarono regolari e cambiarono angolazione, segno che stavano
salendo.
Ora si che
qualche paramagia gli sarebbe stata utile. Ma per chi non
utilizzava i Guardian Force l'abilità paramagica era ridotta
al
minimo, con solo poche magie disponibili e di efficacia alquanto
relativa. Però poteva sopperire.
Prese dalla
tasca una gemma nera, lucida e con sfumature verdi e la
baciò, prima di farla scivolare verso le scale.
Lancio troppo
corto, maledizione!
Dovette
aspettare che salissero le scale e girassero l'angolo per poter
proseguire col suo piano. Non li attese a lungo, ma quelli
entrarono sparando e lo stipite della porta offriva ben poca protezione
per uno massiccio come lui. Aspettò che ci fossero almeno
tre persone sul
pianerottolo e poi sparò, mirando alla gemma che aveva
piazzato.
La magia
Ultima fece il suo effetto e l'aria si riempì di quello
strano odore di ozono bruciato o roba così (non l'aveva mai
saputo definire, ma feriva letteralmente le narici). Sparò a
quello che seguiva, ma il proiettile venne fermato dal giubbotto
antiproiettile che l'invasore indossava, quindi non lo uccise ma si
limitò a fermarlo un attimo. Se fossero stati da soli,
Ravenant
avrebbe alzato il tiro e gli avrebbe aperto una narice extra, ma quello
fu subito supportato da un compagno e Ravenant dovette
ripiegare, nascondendosi nella
stanza della figlia e chiudendo la porta dietro di sé.
Il
contrometro segnava quattro minuti esatti.
Questa porta
non era antiproiettile, quindi Ravenant fu costretto a
sbarrarla spostando rapidamente comodini e cassattiere, sfruttando la
sua eccezionale forza fisica ed una tecnica phalanx di potenziamento
temporaneo.
Gli venne un
colpo al cuore quando, aprendo un cassetto vide una
confezione di preservativi alla frutta e quasi ci lasciò le
penne quando si accorse che l'armadio nascondeva una scatola contenente
un test di gravidanza.
Parte di lui
era sollevata dal sapere che sua figlia prendeva
precauzioni ma la maggior parte di lui voleva mettersi in un angolo,
stringersi le ginocchia al petto e piangere. La sua bambina non era
più una bambina, lo sapeva, ma ammetterlo era sempre
difficile.
I colpi alla
porta lo riportarono alla realtà.
Non cercarono
di usare esplosivi questa volta, forse perchè
spaventati da quello che poteva succedere all'idea di far detonare una
gemma Ultima con una carica esplosiva. Certo, Ravenant aveva usato
l'unica gemma a sua disposizione, ma loro non lo sapevano.
Decisero
quindi di sparare, per distruggere il legnodella porta e
Ravenant dovette rifugiarsi dietro il letto per evitare le schegge di
legno.
Era in
trappola. Non aveva grandi opzioni tra cui scegliere.
Ma si
ricordò che lui non era un Phalanx qualunque: lui era IL
tiratore. Lui poteva fare un One Hole Shot, far passare tutti i
proiettili nello stesso punto.
O almeno era
in grado di farlo fino ad un paio d'anni prima. Ma oggi?
Scacciò
via l'insicurezza, dicendosi che sparare era come andare in bicicletta.
"Si, ma in
bicicletta ci puoi andare anche se la tua vista non è
più perfetta ed il braccio non è più
solido."
Il tarlo
dell'insicurezza si fece strada nel suo cervello.
Ma tanto non
aveva scelta.
Si
girò, e poggiò le braccia sul letto per avere una
base, impugnando la pistola con entrambe le mani. Inspirò ed
espirò, punto fermo nel caos di schegge di legno e pezzi di
piombo che riempiva la stanza.
Aprì
gli occhi ed ascoltò i battiti del suo cuore.
Un cecchino
spara tra un battito e l'altro, e così sparò
Ravenant.
Tre
proiettili volarono fuori dalla canna della pistola fino ad
arrivare alla porta ed infilarsi nei fori aperti dalle armi nemiche,
colpendo chi c'era dall'altra parte.
Sorrise, ma
la porta era ormai ridotta ad un colabrodo. Non appena fossero entrati,
lui sarebbe morto.
Però
forse poteva fargli guadagnare ancora più tempo.
Aprì la finestra e saltò giù usando la
magia
levita poco prima di atterrare, una tecnica Phalanx elaborata per
rendere utile una magia inutile ed evitare di schiantarsi al suolo. Era
dietro il salotto, e vide attraverso la finestra che era occupato da
brutta gente. Anche loro lo videro, e gli spararono. Ma i vetri
antiproiettile lo salvarono ancora una volta.
Iniziò
a correre, a correre più velocemente che poteva,
sparando per attirare la loro attenzione ed allontanarli dalla casa
più che per abbattere nemici.
BANG
Si dice che
per ogni persona esista un proiettile che porta il suo nome.
Lui aveva
appena trovato quello con il suo.
Crollo a
terra, di botto, dall'alto della sua montagna di muscoli. Il
colpo aveva perforato il polmone, che si stava riempiendo di sangue.
Presto
sarebbe morto soffocato.
A fatica
girò la testa verso sinistra, osservando il suo braccio
disteso. Guardò il polso, l'orologio.
Il cronometro
segnava 00:07:54.
Non male per
un vecchio Phalanx in pensione.
***
Squall
rientrò al Garden di Balamb poco prima dell'alba in
compagnia di suo padre. Non si aspettava di trovare Rinoa ad
aspettarlo, le aveva detto di non preoccuparsi e di andare a dormire,
ma sua moglie era fatta così: non faceva quello che le
veniva
detto, ma quello che riteneva fosse la cosa migliore. D'altra parte,
Squall l'amava anche per questo, per quanto a volte la cosa tendesse a
darzargli sui nervi con tacchi a spillo. Laguna non poté
fare a
meno di
complimentarsi per la bellezza di Rinoa, che nonostante fosse soltanto
un anno più giovane di Squall poteva benissimo essere
scambiata
per sua figlia.
Era un
vantaggio di avere poteri da strega: l'invecchiamento
rallentava. Non era un tratto genetico, perchè non venne
trasmesso né a Tempest (che più che suo figlio
sembrava
suo fratello) né a Rain, ma una cosa che aveva a che fare
con la
magia. Gli scienziati cercarono di spiegarlo, ma non ci riuscirono. Era
così e basta.
Squall
però non aveva tempo per fermarsi ad ammirare Rinoa, non
aveva neanche tempo per dormire. Trovò una scusa con Laguna
(che
Rinoa non bevve neanche alla lontana, ma fece finta di stare al gioco)
e si diresse in infermeria, dove il dottor Ricot, che aveva sostituito
la Kadowaki ormai in pensione da anni, lo aspettava.
Ricot era un
giovane basso e tarchiato, affetto da una calvizia precoce
che non gli aveva lasciato un solo capello in testa, sempre con un paio
di occhiali leggermente storti sul naso e con un maestoso paio di baffi
a manubrio. Aveva un che di comico, ma il ragazzo era un genio:
dottorato in Bioingegneria Molecolare e biometria dei Guardian Force
(una materia che nessuno aveva esattamente capito cosa fosse).
Era lui che
si occupava di Squall, che aveva bisogno di uno specialista
da quando, dieci anni prima, era iniziato il suo prematuro decadimento
fisico.
"Ha avuto
problemi di recente?" gli chiese il dottore mentre si chinava su di lui
e gli esaminava le pupille
("ho avuto
problemi negli ultimi dieci anni ed è il motivo per cui sono
qui")
"Ho avuto un
episodio questa notte."
"Simbiosi
involontaria?"
"No,
conflitto."
Il dottore lo
guardò, deluso e gli disse che in fondo era
normale "Il guardian force è un'entità energetica
senziente ed il nostro cervello non è altro che un insieme
di
stimoli elettrochimici. E' normale che vi sia un'interferenza,
è
il motivo per cui si perde la memoria e.."
"Si, mi ha
già spiegato che gli impulsi elettrici del GF alterano la
chimica del cervello."
(E non ho
voglia di risentire la lezione un'altra volta)
Il medico
continuò, deluso per la mancata possibilità di
mettersi in cattedra, quindi cambiò argomento.
"Onestamente
sono più
preoccupato per le masse sparse per il resto del corpo"
Due anni
prima avevano scoperto la presenza di masse benigne in varie
parti del corpo di Squall. L'avevano capito solo quando Squall ebbe
problemi alla mano perchè una di queste masse premeva sui
tendini del polso destro, ma l'operazione di rimozione era andata bene.
La Simbiosi
col proprio guardian force era una tecnica che conferiva
delle capacità incredibili, che permetteva di compiere gesti
ben
oltre la capacità umana. Ma il corpo non riconosceva le
modifiche che la Simbiosi apportava, e reagiva come fossero (ed in
effetti lo erano) cellule estranee. Storm era andato oltre: aveva
passato così tanto tempo in Simbiosi da modificare il suo
DNA,
ma Squall non era mai arrivato a questi estremi.
"Siamo nella
fase calante della cura, comunque. Abbassiamo da due ad un
minuto ogni due settimane. A fine anno porrà fine al
Junction."
Il corpo si
era così abituato ai GF da esserne stato assuefatto.
Per evitare problemi il dottore aveva consigliato di non staccare i
Junction subito, ma di liberarsene poco per volta, assumendo lo stato
di simbiosi per poco tempo a cadenza bisettimanale, ed era quello che
Squall stava facendo.
("Sono
diventato un esperimento")
Era
così che sentiva. Un puzzle agli occhi di quel dottore, non
interessato alla sua salute ma solo alle implicazioni che questa poteva
avere nelle sue ricerche sulla chimica del cervello. Ma doveva essere
così.
Squall era il
Preside ed il Comandante, e quindi era suo dovere di
prendersi cura dei SeeD, sperimentare su sé stesso
cosa
può succedere e cosa si può evitare.
All'epoca dello
scontro con Artemisia, Squall era in Junction con ben cinque Guardian
Force; se avesse proseguito su quella strada, avrebbe riportato severi
danni cerebrali. Questo era il motivo per cui ogni SeeD in missione
potesse avere a sua disposizione un solo Guardian Force e, dato che un
GF potenziava solo determinate caratteristiche, ci voleva
più
tempo assemblare una squadra che fosse bilanciata.
Si
congedò e fuori dallo studio trovò Rinoa ad
attenderlo appoggiata al muro
"Stai facendo
quella faccia."
"Quale
faccia?"
"Questa."
Rinoa
corrugò la fronte ed abbassò la testa, cercando
di
dare un tono cupo al suo sguardo, in una riuscitissima imitazione di
Squall
"io non
faccio quella faccia" disse Squall, alzando
le mani davanti a sé in un gesto di difesa
"Oh, si che
la fai. Ed adesso dimmi cosa c'è."
"Non ho
voglia..."
"Alt." Rinoa
gli fece segno di fermarsi, poi si avvicinò, gli
mise una mano sulla spalle e gli sussurrò nell'orecchio
"Prima
di completare la frase, tieni presente che, se non mi rispondi subito,
continuerò a chiedertelo ogni 10 secondi
finchè non
crollerai. Sai che lo farò."
Era vero,
l'avrebbe fatto. Lo sapeva per esperienza diretta.
Tanto valeva
cedere e risparmiarsi il tormento.
Le
raccontò l'evento di quella notte, quello che era successo a
Laguna e poi a lui, dei progressi e delle difficoltà. Lei
rimase
zitta per tutto il tempo, accompagnando Squall nei lunghi momenti di
silenzio che seguirono. Disse solo una cosa, ma lo disse con perfetta
ed assoluta convinzione.
"Ce la
faremo."
I discorsi
lunghi non erano mai piaciuti a Squall perchè
più parli e meno hai da dire. Queste tre parole, una frase
di
circostanza resa vera dal tono di Rinoa, era tutto quello che lui era
disposto a sentire sull'argomento. E gli andava più che bene.
"Adesso
andiamo, Zell vuole parlarti e sembra essere molto su di giri."
"Quand'è
che Zell non è stato su di giri?"
***
Rientrò
nel suo appartamento poco dopo il sorgere del sole.
Soffocò a malapena uno sbadiglio e salutò il
panettiere,
unica altra persona nel quartiere ad essere già sveglio da
ore
come lui.
Si
lasciò cadere sulla poltrona e fece scivolare a terra la
sacca che conteneva il fucile.
"Hai fallito"
mormorò una voce femminile dietro di lui
"Sono stato
sfortunato."
"Sei stato
incompetente."
"Ascoltami,
pazza psicotica, io non sono un cecchino ma un picchiatore.
Te l'avevo detto di trovare altri a cui affidare quel lavoro."
"Abbiamo
già fin troppe cose da controllare per aggiungere altri fili
alla matassa."
Lui
sbuffò. Non gli importava chi aveva davanti, quella non
doveva permettersi di insultarlo in casa sua!
"Mi stai
rompendo perchè non ho ammazzato un vecchio. Guarda il lato
positivo, Ravenant è fuori dai giochi."
"non per
merito tuo."
"Vaffanculo.
VAFFANCULO. Mi hai seccato, vado a farmi una doccia.
Ricordati che
non hai abbastanza amici da poterti permettere quest'atteggiamento".
"no...per
ora..."
***
Cid e Rain
raggiunsero il grande raccordo di Trabia in appena un paio
d'ore e scesero dal treno sfoggiando la loro migliore imitazione di una
coppia di fidanzatini innamorati in vacanza: Rain camminava sorridente
mano nella mano con Cid, con lo zainetto in spalla ed una borsetta a
tracolla, mentre Cid trascinava dietro di sé il trolley
più anonimo che si potesse trovare. Faceva freddo, anche se
loro erano ben coperti, e Rain decise di interpretare fino in fondo il
suo ruolo stringendosi ancora di più a Cid, la cui
carnagione
passò da un sano rosato al rosso carminio.
Rain pensava
proprio a tutto...aveva persino trovato due anelli
d'argento uguali che adesso i due portavano all'anulare e degli
orecchini abbinati ("Se chiedono, questi me li hai regalati per
festeggiare sei mesi insieme, chiaro?" gli aveva detto Rain nel tono
meno romantico che Cid potesse concepire) ed il ragazzo era colpito, ma
si chiedeva se Rain fosse molto brava nel suo lavoro o solamente
psicopatica.
Ogni tanto
propendeva più per la seconda ipotesi.
Tuttavia, la
copertura funzionava. C'era chi addirittura aveva fatto
commenti su quale bella coppia fossero questi due e su quanto, per
Hyne, il loro amore si vedesse da lontano. Certo, se queste persone
avessero saputo cosa c'era nel doppiofondo del trolley di Cid o cosa
nascondeva la borsetta di Rain, avrebbero cambiato radicalmente idea.
Raggiunsero
il loro albergo (economico, ma non squallido) ed iniziarono a pensare
ad un piano d'azione.
"Questo posto
non ha attrazioni turistiche di alcun tipo, è solo
un punto di raccordo sperduto in mezzo a chilometri di neve. Questo
vuol dire che mia madre sarà nascosta in un albergo in
attesa
del suo treno. Non avrebbe osato muoversi a piedi, le tormente sono
frequenti."
"Questo come
ci aiuta? Siamo passati davanti a tre alberghi e due motel solo per
venire qui."
Cid prese un
pennarello ed aprì la mappa della città che
aveva comprato all'edicola, iniziando a tracciare cerchi e croci.
"escludiamo i
posti più cari, partendo dal presupposto che non
ha così tanti soldi da spendere e non vuol farsi notare."
"Taglia anche
questi due alberghi qui." disse Rain battendo l'indice
sulla carta "Troppo vicini alla caserma. Tua madre è una
phalanx
addestrata ad infiltrarsi più che a combattere quindi
dobbiamo
cercare, più che posti difendibili, quelli che è
facile
abbandonare in fretta."
"E questo
sempre che non abbia un amico che se la nasconde in casa..."
In quel
momento Cid realizzò una cosa: non avevano lo straccio
di un indizio su dove potesse trovarsi quella donna. Al punto in cui
erano, un'ipotesi valeva l'altra. Notando l'amarezza in Cid, Rain gli
si sedette accanto, passandogli il braccio sulle spalle.
Rimasero
così per qualche minuto, poi Rain si alzò,
aprì il trolley e tirò fuori un computer
portatile. Lo
accese e premette una serie di tasti con molta insicurezza,
finchè non si aprirono quattro finestre, tutte piene di
quelli
che per lei erano simboli astrusi. Le chiuse e riprovò,
usando
il programma utilizzato dai "Nerd" del garden per reperire informazioni.
Al quarto
tentativo, trovò quello che cercava.
Stupito, Cid
balzò in piedi e gli andò accanto
"Come diavolo
hai fatto?"
"Mentre tu
pensavi solo a fare capriole, io ho imparato qualche trucchetto..."
esitò un attimo "da Pip."
Il suo ex
ragazzo, Pip. Cid lo odiava, Zell lo odiava, Rinoa lo
tollerava con fastidio e Squall non si era mai espresso ma guardava
istintivamente il suo gunblade ogni volta che veniva nominato.
Tuttavia, adesso Pip era utile e per un attimo Cid si pentì
di
avergli dato tutti quei calci quando questi aveva lasciato Rain nel
modo più infame possibile. Pip e Cid si erano visti una sola
volta ma la natica destra del povero ragazzo non sarebbe mai
più
stata la stessa.
Rain aveva
hackerato il sistema di alcuni alberghi, infiltrandosi nei
loro video di sicurezza e cercando i filmati del giorno
dell'avvistamento. Non si capì come, ma prima la telecamera
passò per le cucine, poi per un porno ("non
è
umanamente possibile piegarsi in quel modo!"), poi per i
parcheggi, poi altri porno ed alla fine trovarono quello che serviva.
Rain fece partire il software di riconoscimento facciale e poi si
gettò sull'unico letto.
Disse a Cid
che era inutile stare davanti al computer; a scansione finita avrebbero
cercato la presenza di interferenze nel video.
E se non fosse andata bene, avrebbero riprovato. Lo invitò a
dormire e Cid si lasciò cadere sulla poltrona.
"Ma che fai,
cretino?" disse lei, da sempre una poetessa "sdraiati sul letto!
C'è abbastanza spazio per dormirci in due!"
Cid aveva una
mezza dozzina di obiezioni, ma non abbastanza coraggio
per dirle. Era capace di spezzare la spina dorsale di un uomo, ma non
di dire a Rain , che era praticamente cresciuta con lui, quello che
provava.
Si
gettò a letto e chiuse gli occhi, sforzandosi di dormire.
Se avesse
aspettato un solo attimo, però, avrebbe visto quella
finestra rossa lampeggiante all'angolo sinistro dello schermo...
***
Zell
spiegò a Squall tutto quello che Kaine gli aveva riferito,
ogni minimo dettaglio della missione. Per tutto il tempo Squall rimase
in silenzio, sentendosi addosso il peso delle aspettative di Zell
("quante
volte ci siamo già passati?")
Quante
segnalazioni, avvistamenti, segnali aveva visto Zell negli
ultimi anni? Quante volte era tornato a casa deluso, sconfitto?
Squall non
osava dirlo, ma forse la Prox era morta. Forse l'avevano
trovata o forse aveva trovato un nascondiglio perfetto da cui non
usciva più.
A livello
logico, sapeva che quello che Zell stava facendo non aveva senso.
A livello
emotivo, sapeva che, se ci fosse stato lui in questa situazione,
avrebbe fatto di peggio.
"Va bene.
Chiama Selphie a Trabia e fatti fare una richiesta
d'intervento SeeD retrodatata alla scorsa settimana. Trabia
è
territorio straniero, quindi dobbiamo rispettare le nuove convenzioni."
"Dov'è
che deve andare??" chiese Rinoa, stranamente agitata, temendo d'aver
capito fin troppo bene la meta
"Trabia...perchè
questa reazione?"
Rinoa fece
due più due. Sua figlia era partita quella mattina, molto
presto ("per prendere i mezzi meno affollati!") ed aveva con
sé
un guardaroba invernale ("io e Cid vogliamo rilassarci...penso andremo
sulle piste da sci, qualche baita...non so, ha organizzato lui."); non
ci volle molto perchè Rinoa facesse due più due,
arrivando alla conclusione che i ragazzi erano andati a Trabia.
Non appena
comunicò la notizia, Zell saltò immediatamente
dall'altra parte della scrivania e Squall iniziò a battere
freneticamente sulla tastiera del pc. Un GF in stato non-fisico era
un'entità di pura energia, che come tale poteva persino
essere
caricata e scaricata da un particolare computer. Era così
che Squall aveva preso il controllo di Quetzal e Shiva, tanti anni fa.
Controllò
gli elenchi dei Guardian Force assegnati ai SeeD in
missione e poi li confrontò con quelli dei Guardian Force
ancora
nel Garden.
"Ne mancano
due." borbottò Squall "Hanno preso i Brothers e
Doomtrain...sapete cosa vuol dire."
"Che si
preparano a fare danno."
"Zell, parti
subito e vai a recuperare i due imbecilli...oh, che
c'è ora?!?"
il telefono delle emergenze squillò e Squall,
irritato come non mai, lo gettò a terra con una manata.
Zell stava per allontanarsi, ignorando il telefono che continuava a
squillare, ma rimase pietrificato quando sentì la voce
dall'altra parte.
"Squall, Shu...rispondete...rispondete...per favore!"
Era la voce di Quistis.
Il telefono volò nelle mani di Rinoa che l'aveva
inconsciamente convocato con una magia, ma prima che potesse
rispondere, dare un qualunque segno di vita, si sentì il
rumore di sparì soffocati ed il tono di Quistis
cambiò radicalmente.
" Take-away! Take-Away! 1S2C! Take-away, Take Away! 1S2C!
Vi pagherò! Posso pagarvi!
Take-away! 1S2....
.....
....."
"Quistis! QUISTIS!"
Ma Rinoa urlò al telefono ed a nessun altro.
Quistis aveva chiesto una missione di recupero ad alta
priorità, per 2 civili ed un SeeD.
"Ordino a Shu di rintracciare la chiamata" disse laconico Squall "ma
non credo che avremo il tempo di preparare una squadra....Zell.."
"No."
"Zell, fammi finire."
"No, so già dove vuoi arrivare. Io voglio un bene dell'anima
a Quistis, per me è come una sorella! Ma....."
Ogni uomo ha il suo punto di rottura.
Quel giorno, Squall si era svegliato nel cuore della notte
perchè un cecchino aveva mancato suo padre per pura fortuna.
Poi le sue condizioni di salute erano peggiorate ed appena un momento
prima la sua cara figliola aveva deciso di prendere Cid (si, non
c'erano dubbi sul fatto che l'idea appartenesse a Rain) ed
intraprendere una missione non autorizzata in territorio straniero
senza appoggio e con poco equipaggiamento, e questo solo il giorno dopo
essere stata degradata per aver fatto saltare in aria un palazzo nel
tentativo di disinnescare una bomba.
Tanti problemi, tutti insieme.
Ed in neanche 24 ore.
Era troppo. Era davvero troppo.
" Ma, Zell?
Ma un
cazzo."
un tono glaciale accompagnava questo raro turpiloquio Squallesco.
"Siamo andati dietro a tracce e presunte tali di tua moglie per troppo
tempo. La prima squadra disponibile va a recuperare Quistis. La seconda
disponibile, se e quando sarà pronta andrà a
Trabia con l'unico compito di recuperare i nostri figli."
La voce di Squall diventò profonda e graffiante, mentre
Griever dentro di lui lo incalzava al combattimento, aiutato dallo
stato d'ira del SeeD.
Zell sbattè le mani sul tavolo, parlando a denti stretti
"La prima squadra viene con me. Ne ho bisogno."
"Quistis ha bisogno di te."
Si fissavano come animali pronti a colpirsi. Nessuno voleva cedere e
Rinoa dovette intervenire, concentrandosi sulla sua voce.
Era un'abilità che aveva scoperto per caso,
un'abilità di suggestione. Concentrando il suo potere nella
voce poteva calmare gli animi, eccitarli, forse controllarli.
"Ragazzi, possiamo trovare una via di mezzo. Rain è
impulsiva, ma è una SeeD esperta e poi c'è Cid,
che è altrettanto esperto e non le permetterà di
correre rischi inutili. I due sono già lì,
saranno già in azione. Abbiate fiducia in loro.
E Zell, la prima squadra deve andare a prendere Quistis. Hai sentito
anche tu, sai che non c'è tempo da perdere. Sappiamo che
Quistis è lì, sappiamo che ha
bisogno d'aiuto subito.
Vuoi davvero rifiutare una richiesta di tua sorella?"
Tale fu lo sforzo di Rinoa che, non appena ebbe finito di parlare,
dovette sedersi.
Sapeva che il messaggio era arrivato.
Ma se i due l'avevano recepito o se i loro GF si erano messi in
mezzo...questo era ancora da vedere.
____________________________________________________
Ecco qui un aggiornamento.
Per la Junction Simbiosi rimando alle prime due storie della saga "Il
leone, l'angelo ed il drago", in particolare il capitolo 26 di
"Fratelli" ed il capitolo III (quarto contando il prologo) de "La
Profezia".
Il potere della "Voce" di Rinoa è ispirato al potere di
Saruman nel Signore degli Anelli. Ho deciso di darle
quest'abilità perchè Edea mostra una
capacità simile quando, pur uccidendo Deling davanti al
popolo Galbadiano, la folla continua a celebrare la strega, come se
questo gesto non fosse mai avvenuto.
Il fatto di mettere i GF nei computer è un'idea scema, ma
non è mia bensì del videogioco. Ho pensato di
cercare di dare una spiegazione al tutto e, già che c'ero,
mi sono detto che se i GF possono essere conservati nel computer,
perchè non dovrebbero essere anche monitorabili via
computer?
Ma eccoci alla parte interattiva. La domanda è una sola:
Squall e Zell cederanno
al buon senso ed alla Voce di Rinoa o non riusciranno a raggiungere un
accordo?
come sempre, le dinamiche della storia cambieranno in base al bivio. A
voi la scelta!
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Capitolo 4 *** Mamma...? ***
FF 4
"Rain, sei
sicura che sia questo il posto?"
"Affermativo" disse la voce al suo auricolare.
Il programma di Pip aveva fatto la sua magia, incrociando una serie di
interferenze che avevano portato Cid sul tetto di un palazzo vicino la
stazione. Salirci sopra senza farsi notare era stata una fatica
notevole, ma quello era solo il punto di partenza. Cid
inspirò a fondo ed iniziò a sgranchirsi i
muscoli. Come un mantra, continuava a ripetersi che quella che stava
per mettere in atto era, indiscutibilmente, una pessima idea.
"Non l'ho mai fatto senza una rete di sicurezza"
"Non c'è modo migliore di imparare che imparare sul campo,
l'hai detto tu stesso!"
Si sporse dalla ringhiera che divideva questo tetto da quel
terrificante vuoto: sedici metri, più o meno.
"Quando ti ho consigliato di imparare sul campo come usare le
paramagie, il massimo che poteva succederti era scottarti usando Fire.
Io rischio di spalmarmi al suolo."
la voce all'auricolare sospirò.
"Cid, amore caro" fece Rain con fare decisamente scocciato "sei TU che
hai deciso di non passare per l'ingresso principale. Sei TU che hai
elaborato questo piano. Se ti stai pisciando sotto, scendi e troviamo
un altro sistema."
La poetessa
aveva colpito Cid nel suo orgoglio. Imbarazzato, il ragazzo
capì che non poteva più tirarsi indietro. D'altra
parte, era bravo nel freerunning. Era sempre il primo della classe.
Beh, il secondo se consideriamo anche gli ex alunni.. Facciamo il
terzo. Considerando anche lo studente da Centra, il quarto. Su una
classe di dieci elementi.
"Va bene. Dovrai essere tu ad indicarmi la strada. Ricevi il mio
segnale?"
Sapeva che, dall'altra parte, c'era un piccolo pallino luminoso in una
mappa elettronica che Rain stava guardando. Quando la ragazza
confermò, Cid si tolse il pesante giubbotto, cercando di
ignorare il gelo che sembrava aggredirgli direttamente le ossa senza
nemmeno degnarsi di passare per pelle e muscoli e prese la rincorsa.
"Molto bene. Raggiungi il tetto di fronte, poi raggiungi l'edificio a
destra."
Iniziò a correre, percorrendo l'intera lunghezza di questo
tetto ad ampie falcate. Il bordo, il vuoto, era sempre più
vicino.
Tre passi... due passi.... un passo.....SALTO!
Saltò prima sulla ringhiera, e poi usò la spinta
per saltare dall'altra parte, raggiungendo il tetto indicatogli da
Rain. Per evitare di rompersi le caviglie all'impatto, fece una
capriola nel momento esatto in cui sentì il piede sfiorare
il terreno. Si rimise in posizione eretta proseguendo quello stesso
movimento, scavalcò delle tubature esposte con un corto
salto e poggiò la mano sul camino come se volesse spingerlo,
così da ottenere ulteriore spinta ed aumentare la
velocità. Raggiunse l'ennesimo vuoto e lo saltò
senza neanche farci caso, agendo di puro istinto.
"Adesso vai a sinistra, poi dritto, poi di nuovo....aspetta... a
sinistra!"
Senza fermarsi un attimo, scivolò sotto uno spaventassimo
inquilino del palazzo su cui si trovava, passandogli tra le gambe
mentre il poveraccio controllava il generatore, si rimise in piedi e
raggiunse un altro tetto. Girò a sinistra e saltò.
"No! Non questa sinistra! La mia sinistra!" urlò Rain,
assordandolo
Succede una cosa quando si urla nell'orecchio di un poveraccio a
metà di un salto.
La concentrazione va a farsi benedire.
Improvvisamente, Cid si ricordò del vuoto, si
ricordò del freddo, si ricordò che ODIAVA il
freerunning e tutto sembrò andare al rallentatore quando,
cercando istintivamente di correggere la rotta, tirò
indietro le gambe, smorzando l'energia del salto.
Per un attimo, ebbe quasi l'impressione di volare.
L'attimo dopo, cadde nel vuoto che tanto temeva.
Il suo epitaffio gli passò davanti agli occhi: "Qui giace Cid Dincht, morto
come un emerito cretino."
Fortunatamente, aveva riflessi migliori di quanto credesse e la sua
mano sinistra si strinse intorno ad un grosso cavo sospeso tra i due
palazzi.
"COSA VUOL DIRE LA MIA
SINISTRA? COME POSSO SAPERE QUALE SIA LA TUA SINISTRA?!!?"
Doveva essere davvero un bello spettacolo per gli abitanti di questo
paesino e per i turisti vedere questo cristone palestrato urlante,
sospeso sul vuoto.
Mentre ebbe modo di chiarire con Rain il modo in cui si comunica (ma
sopratutto il modo in cui NON si comunica) con chi è
impegnato a cercare modi sempre più creativi di rompersi il
collo e le corna, sentì uno spiacevole rumore dietro di lui.
Poteva un cavo, concepito per sorreggere un paio di uccellini al
massimo, tenere un peso morto alto un metro e novanta con cento chili
di muscoli?
No, non poteva.
E il cavo fece quello che ogni altro cavo avrebbe fatto in una
situazione analoga: si spezzò.
Cid scivolò giù, riuscendo a dondolarsi in avanti
quel tanto che bastava per schiantarsi contro una finestra (ovviamente
chiusa) ed atterrare nel soggiorno di un'atterrita famiglia intenta a
guardare la televisione.
Si tolse una scheggia di vetro dal fianco ed un paio dalle braccia,
rialzandosi.
"Dammi un attimo che ricalcolo." gli disse Rain
Quando Cid rispose, la madre ritenne opportuno coprire le orecchie
della figlia. La bambina era decisamente troppo piccola per imparare
tutte quelle interessanti parole che Cid declamava con fervore.
***
"Mamma, ma cosa è successo?"
Quistis si limitò a stringere sua figlia tra le braccia. Le
accarezzò la schiena e le diede un bacio tra i capelli.
"Non lo so, Claire. Vorrei saperlo, ma non lo so."
Erano arrivate a Dollet, avevano raggiunto una casa sicura. "Casa" si
fa per dire, visto che si trattava di un seminterrato usato dai Phalanx
nei loro tempi d'oro. C'era molto cibo in scatola, carne secca e tante
gallette. Tutto buono solo a diventare spazzatura. Nella frenesia della
fuga, Quistis aveva perso la cognizione del tempo. Quanto tempo era
passato? Tre? Quattro ore?
Si fermò un attimo, cercando di ricapitolare.
Dunque... si erano seduti a tavola, avevano cenato. Poi qualcuno aveva
suonato alla porta e Ravenant aveva sparato. Ora il sole era alto nel
cielo.
Muovendosi per quello scantinato buio, Quistis trovò,
nascosta sotto svariate dita di polvere una sveglia elettronica. Era
collegata all'impianto elettrico, quindi funzionava. E indicava le
12:03.
Non sapendo come ingannare il tempo, Quistis tirò fuori una
pistola ed iniziò a smontarla ed a controllare che, qualora
ne avesse avuto bisogno, avrebbe funzionato perfettamente. Era inutile,
lei sapeva che Marcus si prende cura delle sue armi come della sua
famiglia, sapeva che quella pistola non aveva un singolo difetto, ma
doveva fare qualcosa.
Vedendo sua madre lavorare alla sua pistola, Claire prese la seconda e
si posizionò al suo fianco.
Entrambe le pistole erano state personalmente modificate da Ravenant
che, partendo da due banali M-1900, aveva creato due capolavori. Aveva
modificato il grilletto in modo da adattarlo alla forza di una donna
ferita, aveva modificato il carrello, allungato la canna ed introdotto
un compensatore per ridurre il rinculo. La pistola di Quistis era di un
rosso brillante, mentre quella di sua figlia era color smeraldo. Come
gli orecchini che portava sempre, come il suo colore preferito. Come il
suo occhio destro, quando non portava le lentine per nascondere la sua
eterocromia.
Persino quando fabbricava armi, Ravenant era romantico.
Le aveva chiamate Ruby ed Emerald. Ruby Weapon ed Emerald Weapon.
La terza pistola, quella che brillava come un diamante, l'aveva fatta
per sé. Né Claire, né Quistis decisero
di toccarla. Quella era l'arma di Ravenant, una sua esclusiva. Doveva
essere lui ad usarla.
Perché loro dovevano credere che le avrebbe raggiunte e che
avrebbe ripreso possesso della sua arma preferita, la DW: Diamond
Weapon.
"Sei la figlia di tuo padre" disse Quistis, ammirando la
facilità con cui sua figlia smontava e rimontava Emerald
Weapon.
"Papà mi ha insegnato bene. E' il migliore."
"Si....si, lo è."
"Voi siete tutti pazzi!"
Il povero ragazzo aveva deciso di averne avuto abbastanza. Quella
serata era stata troppo per lui. TROPPO.
Si era trovato catapultato in una situazione di guerra, gli avevano
sparato addosso (mancandolo giusto per un pelo) ed ora era chiuso in un
buco puzzolente. Era troppo per chiunque.
"Voglio andarmene. Voglio andare via da qui."
"Tu non ti muovi." disse stancamente Quistis "Se vogliamo che ci
prelevino, dobbiamo rimanere qui, perché è da qui
che ho mandato il segnale."
"Prelevare! Sparare! Pazzi! Siete tutti pazzi! Pazzi e criminali!"
Claire decise di averne avuto abbastanza. Con fare deciso e passo
svelto afferrò il ragazzo per il collo e lo
schiantò contro il muro, con fare molto poco gentile.
"Tu non hai idea di che uomo sia mio padre e che donna sia mia madre.
Ti vanti della mamma avvocato? Mia madre alla nostra età
faceva a pezzi le streghe!"
Lo lasciò cadere, con la promessa che, se avesse continuato
a parlare, gli avrebbe piantato un colpo in mezzo agli occhi.
In quel momento sentirono dei passi alla porta.
"Questo è Zell." disse Quistis, sollevata, riconoscendo il
familiare incedere dell'amico.
***
Alla fine Cid era arrivato alla meta. Saltando da un palazzo all'altro,
si era arrampicato sulla scala antincendio del motel in cui sua madre
alloggiava. Aveva anche trovato la camera.
Era fermo davanti la porta.
Aveva cercato sua madre per anni, aveva inseguito un ricordo
d'infanzia, e ora era a due passi da lei. Letteralmente a due passi.
Sentì la gola secca, e la mano gli tremava mentre stringeva
il pomello.
Emozionato com'era, non s'insospettì quando vide che la
porta non era chiusa a chiave.
Aprì.
Niente.
"Mamma?" chiese, timidamente, al buio.
Fece un passo, entrò nella stanza. Sentiva l'acqua scorrere
in bagno, sua madre doveva essere lì. Fece un altro passo.
TIC
Si maledì. Sua madre era una phalanx e aveva
preso precauzioni da phalanx.
Come piazzare una mina in mezzo alla stanza.
"Mamma? Sono io, sono Cid."
nessuna risposta
"Mamma. Mamma, per favore."
ancora niente.
Solo allora capì di essere da solo. Capì che
l'acqua aperta era solo per distrarre eventuali intrusi, per non fargli
sentire eventuali rumori.
Capì di essere solo, con una mina sotto i piedi.
"Che succede Cid?"
"Ho pestato una mina. Non è esplosa."
"Porca puttana!" lo stress certo non migliorava il modo di esprimersi
della poetessa "Porca puttana! Che mina è?"
"Dato che non sono saltato in aria, penso sia di quelle che si attivano
quando si toglie il peso. Ho un protect, posso usarlo per schermarmi..."
"Non farlo! Il protect non ti serve a niente se sei sopra una mina!
Aspettami! Vengo io!"
"No! Rain, no! Non ha senso metterci entrambi in pericolo. Resta dove
sei."
"Cid, non è il momento di fare questi discorsi. Ti serve
aiuto, e da qui non posso darlo!"
Cid iniziò a sudare. Tutta la fatica dovuta al correre per
tetti e scale al freddo iniziò a farsi sentire: i muscoli
iniziarono a fargli male.
"Non posso aspettare che tu mi raggiunga. Proverò a
proteggermi con protect ed a scansarmi in fretta con haste"
"NON-LO-FARE! Anche i movimenti per lanciare una paramagia possono
farla esplodere!"
"Mia madre non era una phalanx così brava...non
può aver fatto un ordigno così sensibile."
Se mai l'incapacità poteva diventare un merito, quello era
il momento.
"Senti, vengo lì."
"Ti ho detto di no!"
***
In quel momento, Zell arrivò a Trabia.
Aveva ottenuto il permesso di andare a recuperare i suoi figli, ma a
condizione di farlo da solo...
___________________________________________________________________
Angolo dell'autore:
lo so, ci metto un po' per aggiornare. Ci sono così tante
cose che trovare il tempo e la voglia di proseguire la storia
è stato davvero molto difficile. Poi finisco a fare le cose
in fretta e fare schifezza grammaticali che non sono da me..trovate la
forza di perdonare eventuali stravalcioni!
Ecco la domanda di questo capitolo:
Rain deve o non deve
raggiungere Cid per aiutarlo?
P.S: Ruby ed Emerald Weapon sono ovviamente ispirate da
FFVII
|
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Capitolo 5 *** One Down, one to go ***
FF 5
Quistis si
avvicinò alla porta. Era contenta, perché per la
prima volta da ore poteva abbassare la guardia.
A giudicare dai passi, dovevano esserci ad occhio e croce tre o quattro
persone, di cui uno doveva essere sicuramente Zell. Un classico team di
recupero.
Però sentì quelli allontanarsi rapidamente dalla
porta, una cosa strana per lo stile "sfonda e spacca" di Zell.
Percepì il forte sibilo del metallo che si scioglie, mentre
scintille sprizzavano dalla porta in ogni direzione.
Fu subito chiaro che stavano fondendo la serratura della porta blindata
con un composto chimico estremamente rovente e fu dolorosamente chiaro
che quelli non erano i rinforzi. Non i suoi rinforzi, almeno.
Il seminterrato era una stanza quadrata di 10 metri per 15, un posto
davvero ampio per gli standard dei phalanx (Ravenant aveva raccontato
d'aver vissuto in uno sgabuzzino per due mesi), con letti a castello ad
intervalli regolari. Le scatole
di cibo avariato non erano adatte a fornire copertura (un proiettile le
avrebbe trapassate da parte a parte), ma potevano intralciare gli
aggressori, quindi furono lanciate vicino la porta. Claire e il suo
(futuro ex?) ragazzo rovesciarono un paio di questi letti a castello,
così da avere un riparo, qualcosa dietro cui nascondersi.
Quistis impugnò la Save the Queen e si nascose tra le ombre,
mentre Claire impugnò la pistola con entrambe la mani.
"Papà mi ha detto che i Phalanx hanno sempre una via di
fuga...datti da fare e cerca una botola, una porta nascosta!"
fu l'ordine dato al ragazzo, che obbedì. Era un piano
disperato,
il suo ragazzo non aveva idea di come pensa un phalanx, di come
identificare qualcosa che qualcuno si era dato da fare
per nascondere e, a rendere le cose più difficili,
potevano
cercare solo per metà del locale, la metà che
sarebbe
stata più...tranquilla, se così si può
dire. Se
l'uscita fosse stata dall'altra parte non l'avrebbero mai trovata.
Spensero le luci, così da non permettere agli aggressori di
vederli e capire subito dove sperare ed aspettarono.
Due entrarono di corsa e Quistis entrò in azione, agitando
con
grazia la sua frusta e colpendo il primo al polso, disarmandolo, e il
secondo sulla guancia sinistra, riuscendo a stordirlo. Ma, per quanto
Quistis fosse brava, la frusta non è un'arma rapida da usare
e
Quistis era arrugginita. Claire sparava, cercando di coprire la madre,
ma per quanto fosse brava non aveva l'abilità del padre. Era
una tiratrice discreta, ma lontano dall'essere eccezionale.
Quistis tirò fuori la seconda Save the Queen, quella che suo
marito aveva messo nella valigia per le emergenze, e si
spostò
al centro in modo da avere lo spazio per manovrare. Girava su
sé
stessa come se stesse danzando, disegnando spirali letali rese ancora
più terrificanti dal rimbombo che lo schiocco faceva in
quello
spazio ristretto. Sembrava che riuscisse persino a deviare le
pallottole dirette contro di lei grazie al turbine generato dalle due
fruste in movimento. Quando incrociava le braccia disegnando una croce,
lo schiocco che seguiva annunciava un colpo in grado di tagliare la
carne fino all'osso. Quando ruotava su sé stessa, i nemici
venivano presi in pieno petto e scagliati indietro.
Ma, dato che era al centro, Claire non poteva coprirla, quindi fu
costretta ad indietreggiare, fino a raggiungere la barricata di letti a
castello e nascondersi.
Claire sentiva le pallottole fischiare sopra la testa e scalfire la
loro improvvisata barriera e sparò un paio di colpi alla
cieca.
Sentì un rumore secco e vide che la madre aveva fatto cadere
una
frusta; una pallottola l'aveva colpita al braccio meccanico, aprendo
uno squarcio nel lattice che simulava la pelle e danneggiando il
sensibile meccanismo.
"Copritevi le orecchie, ragazzi." disse Quistis
I giovani non se lo fecero dire due volte ed eseguirono. In quel
momento Quistis sporse la testa ed urlò.
Fu un urlo terrificante, un urlo in grado di sfondare i timpani e
piantarsi nel cervello come un chiodo.
Quelli avevano giubbotti antiproiettile, ma niente per proteggere le
orecchie e, giustamente, si ritirarono. Ma sarebbe stato solo per poco
***
Cid era fermo ormai da venti minuti. Respirava profondamente tenendo le
mani in una posizione di preghiera all'altezza del petto, una tecnica
che avrebbe dovuto aiutarlo a rilassarsi ed a recuperare energie. O
così si diceva.
L'unica cosa che era cambiata adesso era che aveva davvero bisogno di
correre in bagno. Più lui cercava di non pensarci,
più
sentiva la sua vescica gridare.
"Ehilà, stronzetto! Ti sono mancata?"
Era così concentrato che non si era accorto di Rain dietro
di
lui. Sobbalzò. E in quel momento Rain gli fu addosso,
stringendolo forte in maniera da immobilizzarlo, così da
limitare
i suoi movimenti.
"Sei sopra una bomba! Non devi muoverti!"
Ah, adesso la colpa era sua. Logico. Lei gli era arrivata,
all'improvviso, alle spalle, praticamente urlando al poveraccio con la
bomba sotto i piedi e la colpa era sua. Ma che diavolo di mondo!
Per un attimo, l'irritazione gli fece dimenticare la bomba. Passato
quell'attimo, realizzò che la bomba, adesso, non coinvolgeva
più soltanto lui.
"Che ci fai qui?"
"Come sarebbe a dire, che ci faccio qui?" rispose lei "Dovrei lasciar
morire il mio miglior amico?"
Miglior Amico.
Ok, si sarebbe sentito male in un altro momento, adesso doveva pensare
ad altro. Salvarsi il culo, per esempio.
"Visto che sei qui, hai almeno detto di far evacuare l'albergo?"
"Certo. E' stata la prima cosa che ho fatto. Sono andata alla reception
ed ho detto: ehi,
c'è un cretino su una mina al secondo piano. Forse
è il caso di evacuare. Potrei avere una brochure? No
che non l'ho fatto!
Ma ti dico cosa ho fatto.
Ho preso la stanza direttamente sotto questa. Ho preso un trapano,
fatto dei buchi e fatto passare una telecamera per vedere con cosa
abbiamo a che fare. E' una bomba da bara aperta, ma tua madre ha usato
solo fili color fumo, quindi nemmeno ci ho provato."
Ed era un bene. L'ultima volta che Rain aveva cercato di disinnescare
un ordigno, questo era esploso. "E' sempre il filo rosso!" diceva lei.
In realtà, più lei stava lontano da qualunque
cose avesse
fili meglio era per tutti
Sentì un forte dolore alla testa e vide un'aura blu
crescergli intorno un attimo prima di sparire.
"Una gemma proteca..prote...ct...ga. Uff. Protect III, va. Per
proteggerci entrambi, ma dobbiamo fare in fretta, l'effetto dura poco."
"E rompermela in testa serve a...?"
"A rimproverarti. Su un mina alla prima missione in solitaria...ma
dai..."
Rain non sembrava aver problemi. Anzi, iniziò a sgranchirsi
braccia e gambe, girando intorno a Cid e posizionandosi davanti a lui.
Non aveva idea di cosa stesse per fare, ma sentiva che, qualunque cosa
fosse, poteva essere l'ultima.
"Rain, senti.."
"Oh, ti prego. Non sarai come quelli che dicono ti amo solo quando
stanno per morire, vero?
Se vuoi dirmi qualcosa, dimmela quando saremo fuori da qui."
"Ma che pensi di fare?"
Lei sorrise. Forse con affetto. Forse era divertita, chissà.
Lui non aveva mai capito come interpretarla.
"DASHING LIONESS!"
"FERM...!"
La frase completa sarebbe suonata come "Ferma, pazza psicotica"
ma Cid non ebbe il tempo di completare il concetto.
Il Dashing Lioness era una tecnica di Rain. Tecnica alquanto basilare
che
consisteva nell'accumulare tutta la propria energia nelle gambe per poi
balzare in avanti a gran velocità, colpendo il nemico con un
affondo. In questo caso, Rain aveva usato il balzo per travolgere Cid,
afferrarlo, e trascinarlo il più lontano possibile.
Ma la persona che aveva guardato la bomba avesse davvero avuto una
competenza, anche solo basilare, come artificiere avrebbe notato che
alla bomba erano connessi due quarzi aero.
Il quarzo ha poca energia magica e Aero è una magia
insignificante di suo. Ma unite all'onda d'urto, creano un muro d'aria
solido come pietra che si espande alla velocità del suono (M.D. Lintres, Paramagie e
artiglieria, Balamb edizioni, era il testo di riferimento
che ogni SeeD avrebbe dovuto conoscere).
Cid, che a differenza di Rain aveva studiato davvero,
realizzò
quello che stava per succedere e fece una capriola a mezz'aria,
coprendo Rain con il suo corpo quando attraversarono il muro e finirono
in strada.
Si chiese se era possibile slogarsi le vertebre. Sicuramente aveva le
spalle fuori posto. E la bocca aveva il sapore di sangue e calcinaccio.
Emorragia interna in corso? Questa era una cosa per cui non bastava
energiga.
Senza Junction sarebbero morti. E pensare che si parlava di bandire
l'uso dei GF!
Alzarono lo sguardo, osservando quel buco dove una volta c'era la
stanza di sua madre. Avevano fallito.
"Abbiamo fatto un buco nell'acqua, Rain."
"Magari. Avete fatto un bel buco in una proprietà privata."
Zell, suo padre, era dietro di loro.
"Merda" disse Rain, corrugando la fronte
"Amen" concluse Cid
***
Claire inserì il nuovo caricatore e poi iniziò a
chiedersi quando sua madre aveva usato la magia aura. I suoi
ricordi delle lezioni casalinghe di paramagia erano molto
sbiaditi, ma si ricordava che un essere umano senza junction poteva
contenere limitata energia paramagica ..non più di cinque,
sei
tipi di magie e comunque in minime quantità. Ma alcune magie
richiedevano troppa energia, quindi non potevano essere conservate
senza junction. Quali erano?
Ultima sicuramente. Claire non aveva mai visto questa magia, ma
immaginava fosse devastante. Avevano delle Gemme Ultima a casa, ma suo
padre non le aveva mai permesso neanche di guardarle. E, considerato
che questo era l'uomo che le aveva insegnato come si prepara un ordigno
artigianale, questo significa davvero tanto. Ultima, ok. E questa era
una.
Meteor...si, c'era anche Meteor. E Sancta. Quake? Anche Quake, si. E
una con la "A". Aero? No, figurarsi. Antima?No, Antima no.
Oh, Aura.
Quindi, sua madre non aveva usato Aura.
E c'era solo un altro modo in cui Quistis poteva attingere alla magia
blu.
Claire abbassò lo sguardo e vide che sua madre teneva la
mano sinistra sopra la pancia, premendo con forza.
Ma per quanto forte premesse, il sangue continuava a fluire fuori. E
lei era così pallida...
"Mamma...no, no, no, no!"
"Tranquilla. Sono una SeeD. Io facevo a pezzi le streghe, ricordi?"
"Si, ma quando avevi la mia età.."
"Mi stai dicendo che sono vecchia?"
Sua madre le sorrise e poi le disse di prepararsi a correre. C'erano
quattro o cinque nemici in tutto, sarebbero entrati tutti insieme.
"Correre? Quando?"
Quistis le mise in mano Ruby Weapon.
"Lo capirai."
Come profetizzato da Quistis, quelli entrarono. Quistis
balzò
fuori dal suo nascondiglio ed evocò la magia dei Marlboro,
quei
terribili, schifosi mostri, soffiando in faccia agli aggressori gas
tossico. Accecati, confusi, quelli iniziarono a colpirla con il calcio
dei fucili invece di spararle. Sua figlia ed il ragazzo uscirono. Lei
cercò di sparare, ma sua madre era in mezzo alla mischia e
Claire decise di non rischiare, di limitarsi a correre.
L'aveva fatto di proposito. Anche se la situazione era disperata, non
voleva che Claire uccidesse un altro essere umano. Non oggi (era
così
giovane!) e preferibilmente mai. Ricordava ancora come si era sentita
la
prima volta che le toccò uccidere un uomo e non voleva che
sua
figlia passasse la stessa ordalia.
Quando li vide uscire, giocò la sua ultima carta. Una magia
che aveva conservato per i casi d'emergenza.
Berserk II.
Una cosette che aveva tirato fuori Rinoa tempo prima. Avevano provato a
chiamarla Berserkara, ma era troppo cacofonico.
Forza, resistenza e riflessi di Quistis avrebbero raggiunto livelli
assurdi, ma lei non avrebbe avuto più il controllo di
sé.
Una magia così è l'ultima da usare se hai un buco
nel torace...ma non c'era altra soluzione.
"Berserkara"
disse lei, ed il mondo venne coperto da un velo rosso sangue.
***
"Voglio sapere cosa ci fate qui."
Non era una domanda. Per far controllare le condizioni di suo figlio e
Rain senza dar pubblicità alla cosa, Zell aveva chiesto
più favori in un'ora di quanti non ne avesse chiesti
nell'ultimo
anno. E ora che Cid era stato controllato, ingessato e ricontrollato,
l'affettuosa paura paterna se ne andò per lasciar spazio
all'Inquisizione. Una cosa che Rain conosceva bene. E sapeva bene come
porvi fine.
"Siamo qui in vacanza." rispose Rain.
Primo passo per evitare l'Inquisizione, rispondi con calma e
tranquillità.
"Le località turistiche sono a miglia da qui. Cosa
ci facevate in quell'albergo?"
Secondo passo per evitare l'Inquisizione, rispondi in modo tale che
l'inquisitore non abbia più voglia di proseguire.
"Stavamo facendo sesso."
Ma aveva sottovalutato Zell. Suo padre si sarebbe arreso qui,
spaventato dall'argomento, ma suo zio Zell era un'altra cosa.
"Posizione preferita?" chiese Zell, inarcando un sopracciglio
"io sopra." rispose Rain, facendo finta di pensarci. Anche se mentiva,
doveva rendere la bugia credibile: non ce lo vedeva Cid a stare sopra!
Qui suo padre sarebbe svenuto. Ma Zell non si arrese.
"Pacchetto completo? Preliminari e tutto?"
Non capendo più se Zell stesse cercando di coglierla in
fallo o
fosse solo depravato, si tenne sul vago. Fece cenno di si e Cid
confermò.
Allora Zell si rivolse all'anello debole, a Cid.
"Cambiavo i pannolini a Rain quando era ancora piccola e sopportabile.
Dato che siete
così intimi, immagino saprai dirmi di che forma è
la
voglia che ha sull'inguine."
Diavolo, erano fregati. Aveva sottovalutato lo zio Zell, e ora la loro
salvezza dipendeva da Cid che, povero ragazzo, non aveva minimamente
idea di come rispondere alla domanda. Ma non c'era alcun bisogno di
rispondere...gli si leggeva in faccia la verità.
Cid sarebbe stato atroce a Poker.
Zell fece allora qualcosa che non aveva mai fatto in lunghi anni di
paternità. Li schiaffeggiò entrambi.
Se fosse stato un pugno a colpirli, Rain l'avrebbe accettato. Se Zell
avesse iniziato a gridare, a rimproverarli a pieni polmoni, l'avrebbe
sopportato.
Ma Zell era freddo, anzi glaciale. Parlava lentamente, lasciando
trapelare da ogni parola quanto profonda fosse la sua amarezza
"Vi rendete conto di quello che avete fatto?
Vi rendere conto della situazione in cui vi siete cacciati?
Voi...cosa credete di essere?"
"Zio..."
"Zitta, Rain, stai zitta. Ne ho abbastanza del vostro atteggiamento. Vi
credete grandi guerrieri! Vi credete veterani temprati!
VOI NON SIETE NIENTE! Voi avete ancora bisogno dell'adulto che vi cambi
il pannolino! Me ne frego di quanti uomini ti sei scopata, cara nipote,
me ne frego di quanti mostri tu abbia ucciso, figlio mio, voi non siete
niente! Siete due ragazzini, forse più forti dei vostri
compagni
e per questo ubriachi delle vostre capacità!
Avete idea di quello che avete fatto? Un'esplosione in pieno giorno in
una località piena di persone! Quando analizzeranno
l'ordigno (e
lo faranno) inizieranno a farsi delle domande. Questa non è
una
cosa che si può nascondere, questo non è un
incidente.
Quante vite avete messo in pericolo? E se Dania, mia moglie, tua madre,
fosse davvero stata qui, a quest'ora sarà già
scappata!"
Zell sferrò un pugno contro il muro, affondandoci la mano
fino
al polso. Tuttavia, in quel momento, la rabbia si mutò in
confusione e perplessità
"Ifrit, vecchio mio, cosa senti?".
"Pa'...?"
"Non sto parlando con te."
Rain si trovò a pensare che Zell fosse impazzito. Sembrava
essere altrove, dissociato dalla realtà.
"ah. Quanto forte?" rimase in silenzio per un paio di secondi, poi si
voltò allarmato verso di loro
"Zio Zell..."
"STATE ZITTI!" sbraitò
Zell si portò una mano alla testa, come se gli facesse male,
poi si appoggiò al muro. Per un attimo sembrò un
vecchio, come se lunghi anni di fatica e dolore gli si posassero tutti
insieme sulle spalle. Poi la barba mutò colore e forma,
diventando ispida e arancione, mentre la pelle diventò
scura, come ricoperta da carbone e i muscoli triplicarono la loro
massa, strappando i vestiti che coprivano il torace di Zell.
Il muro andò in frantumi e Rain si trovò
schiacciata dai centi chili di muscoli di Cid, che le si
buttò sopra per proteggerla. Qualcosa di grosso, molto
grosso, nero e serpentino si fece strada con velocità tale
da sembrare solo una macchia ai loro occhi. Ma Zell era pronto e
afferrò la cosa con le sue mani, diventate enormi. Quando fu
possibile vedere quello che stava succedendo, realizzarono che un drago
aveva cercato di mordere Zell, ma era cascato male, perché
il SeeD lo teneva ben fermo per mandibola e mascella.
Rain conosceva quel mostro. Aveva visto Bahamut così tante
volte da poterlo identificare in mezzo a mille draghi.
Ma Bahamut era un GF al servizio della grande squadra. E se quello non
era Bahamut...
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Capitolo 6 *** Punto di raccordo ***
Tiamat.
Il nome del "Bahamut
nero", il leggendario avversario del Re dei Draghi, era Tiamat.
Ma Tiamat era morto.
Era stata la leggendaria
prima squadra SeeD ad ucciderlo. E non c'erano
dubbi, Zell era lì presente. Aveva visto Irvine dargli il
colpo
di grazia, un perfetto colpo penetrato dall'occhio sinistro e arrivato
fino al cervello. Il drago non aveva neanche capito cosa era successo,
era caduto morto ai loro piedi, la bocca aperta e la lingua penzoloni.
Eppure...eccolo qui.
Non era stata una
battaglia difficile. Però erano giovani, e tre
(con tre GF a testa) contro uno. Adesso era da solo. Ed era vecchio. Ma
aveva la simbiosi.
Se non fosse stato per
la simbiosi, Tiamat lo avrebbe già
masticato per bene. Ma Zell l'aveva bloccato in un confronto
di
forza, e ora erano in stallo.
(Ma Tiamat è
sempre stato così forte?)
Zell si
concentrò, attingendo ancora un po' al potere di Ifrit e
mollò la presa, scattando poi in avanti per agganciare
Tiamat
per il collo e proiettarlo dietro di sé facendolo arrivare
in
strada. Zell lo raggiunse immediatamente, per portare lo
scontro
il più lontano possibile da Rain e Cid. Non tanto per
proteggerli, quanto per non permettergli di intervenire. Erano
così incoscienti che avrebbero cercato di aiutarlo.
Colpì
Tiamat con un doppio calcio in caduta, e poi lo placcò, ma
non
era finita qui, perché, una volta a terra, il drago si
divincolò e, liberandosi della presa, aprì le
fauci e
travolse Zell con il suo "alito" fiammeggiante.
Una mossa idiota,
pensò Zell. Essendo in simbiosi con Ifrit, un
bagno nelle fiamme era piacevole. Incurante delle fiamme,
avanzò, pronto a finire il suo avversario.
Senza accorgersi che, in
quelle fiamme accecanti, si nascondeva una
coda affilata come una lancia, che lo trafisse in pieno petto.
Questa era una cosa che
Zell non ricordava, né di Tiamat
né di Bahamut. Afferrò il drago per la coda, ma
la coda
si allungò e gli si avvolse intorno come le spire di un
serpente, permettendo a Tiamat di tenerlo fermo e arrivargli alle
spalle, dove cercò di staccargli la testa con un morso.
Ma Zell fu rapido e,
ancora una volta, lo bloccò prima che potesse morderlo.
La fatica,
però, stava cominciando a farsi sentire. Era come se
le forze, gradualmente, lo abbandonassero. Decise di combattere il
fuoco con il fuoco, finché ne avesse avuto la
possibilità, avvolgendosi in una cortina di fiamme che poi
diresse contro il muso di Tiamat, riuscendo a stordirlo.
Con un movimento rapido,
gli strappò la coda che lo teneva
prigioniero e saltò su una macchina dall'altra parte della
strada.
Cadde in ginocchio, e
per un attimo la simbiosi sembrò
interrompersi. Solo mantenerla gli costò molta fatica.
Adesso
poteva solo giocarsi il tutto per tutto.
"Modalità...assalto."
"mortale,
hai già raggiunto il limite."
"Ifrit...non ti scordare
che il corpo è il mio. E se io dico assalto, allora Assalto
dev'essere".
"Il
tuo corpo non può reggere."
"E torna! Vogliamo
entrare in assalto o no?"
e assalto fu. Accecato
dallo stato di Berserk, Zell praticamente
volò contro Tiamat sferrandogli un poderoso pugno sul muso.
Tiamat traballò e venne colpito da una ginocchiata al collo,
cui
seguì una gomitata al petto, un calcio allo stomaco, due
rapidi
pugni lì dove fa male a ogni uomo (era un drago maschio o un
drago femmina? L'anatomia dei draghi era una materia di cui Zell era
ignorante, ma Tiamat non sembrò gradire il colpo).
L'assalto di Zell, una
raffica fiammeggiante di pugni e calci, mise Tiamat al tappeto, ma non
lo uccise.
Zell era pronto al colpo
di grazia, quando le forze lo abbandonarono.
La barba tornò grigia, i muscoli sparirono e la pelle
pallida
riprese il posto della carnagione bronzea di Ifrit.
Ma Tiamat era ancora
lì. Se il drago avesse potuto, avrebbe riso.
"Dashing Lioness!"
Il gunblade di Rain
perforò le scaglie del drago, aprendo una
nuova "presa d'aria" nel fianco della creatura. Tiamat non prese
l'intervento molto sportivamente, e colpì la ragazza con una
poderosa zampata che la scagliò contro una macchina.
Coperto dal suono
dell'antifurto della macchina su cui Rain si era
schiantata, Cid riuscì a cogliere il drago di sorpresa,
saltandogli sulla schiena. Con un ulteriore balzo si portò
sopra
la testa del mostro, alzando le braccia e concentrando tutta la sua
forza nei pugni.
"Hammer to Fall!"
Questa tecnica era al
suo debutto. Forse non era il momento migliore
per tirare fuori qualcosa di nuovo, forse era il momento di andare sul
sicuro.
Ma se c'era una tecnica
che poteva arrecare dei bei danni, era quella.
Concentrare tutta l'energia, tutta la forza, in un unico attacco,
scaricandola nell'esatto momento in cui i pugni entrano in contatto col
bersaglio.
Tiamat non fu in grado
di schivare, non potè evitare nè
attutire il colpo. La forza rilasciata fu devastante e Tiamat
s'accasciò a terra, visibilmente stordito e ferito. Rain si
era
rialzata e si era già lanciata all'attacco, ma era troppo
tardi:
Tiamat svanì davanti ai loro occhi, come se non ci fosse mai
stato. Soltanto la devastazione dell'area permetteva di capire quale
scontro si fosse svolto.
Zell era a terra, a
petto nudo, gli occhi vacui e spalancati. Sangue colava fuori dal naso
e dalle orecchie.
E il sangue sgorgava
anche dalle mani di Cid, da sotto le unghie e dai muscoli strappati
dopo l'impatto.
Rain non stava tanto
male. Non fisicamente, almeno.
Fino a questo momento,
Rain aveva sconfitto ogni mostro che aveva
trovato sulla sua strada. Era stata la prima della classe. L'unica
abbastanza capace da usare un Gunblade. Superava tutti i SeeD della sua
generazione sul piano fisico e paramagico.
Ma si era resa conto che
Zell aveva ragione. Aveva avuto bisogno di un
vecchio SeeD fuori servizio e di Cid per sconfiggere Tiamat, che era
comunque riuscito a fuggire. Lei non era niente.
***
"Se rimani corrucciato
ancora un po', non potrai più cambiare espressione" disse
Rinoa a Squall
il preside
sobbalzò, colto di sorpresa. Chissà quanto
tempo era rimasto fermo alla finestra dell'infermeria ad osservare due
delle persone più importanti della sua vita lottare la
decisiva
battaglia tra la vita e la morte.
Avevano affrontato
così tanti nemici, lottato fianco a fianco
innumerevoli volte...ed ora erano lì, privi di coscienza,
sdraiati su un letto con tubi infilati in ogni buco del loro corpo,
circondati da fredde macchine. Non era giusto.
Non era corretto.
Avevano lottato, sofferto nel corpo e nello spirito.
Non dovevano morire così. Non meritavano di andarsene in
questo
modo così...ignobile.
Odiava stare
lì a guardarli. Ma sentiva di non poter distogliere lo
sguardo. Doveva guardarli.
Gli sarebbe piaciuto
dire che voleva "condividere" il loro dolore. Ma
la verità era diversa. La verità è che
Squall
vedeva in Zell e Quistis quello che sarebbe potuto essere il suo futuro.
Avevano trovato la
figlia di Quistis per le strade di Timber insieme a
un ragazzo in evidente stato di shock. Era un'operazione non
autorizzata, quindi avevano lasciato il ragazzo alla più
vicina
centrale di polizia e portato via Claire il più in fretta
possibile. Quistis era stata ritrovata sporca di sangue in uno
scantinato altrimenti vuoto. C'erano tracce di trascinamento e tanto
sangue, ma nessun altro corpo. Il suo polso era così debole
da
essere quasi impossibile da sentire e le ferite erano estremamente
gravi.
Trasfusioni sul posto,
somministrazioni di elisir, paramagie mediche ogni trenta secondi.
Tenerla in vita era
stato un incubo. E, ancora oggi, non era fuori
pericolo. Aveva perso troppo sangue e il cervello aveva riportato dei
danni che erano andati a sommarsi a quelli provocati da anni di
Guardian Force.
A tutti coloro che si
lamentavano delle nuove regole sull'uso dei GF,
Squall avrebbe ficcato la TAC di Quistis in gola. C'era arrivato
vicino, ma Rinoa l'aveva fermato. Due volte. La terza era stato
più veloce di lei.
Zell stava meglio, anche
se "meglio" era un termine troppo relativo.
Aveva dei momenti di lucidità, ma passava ancora troppo del
suo
tempo privo di sensi. Sembrava molto più vecchio, come se si
fosse consumato dall'interno.
Rinoa prese Squall per
la mano e lo trascinò via con la scusa
del briefing. Zell e Quistis stavano ricevendo le migliori cure
possibili e stare lì non li avrebbe aiutati, gli disse, e di
fronte a cotanta logica Squall cedette.
Quella che sembrava
essere una casuale sequenza di eventi adesso
mostrava palesemente quanto tutto era stato preparato e ben pensato.
Laguna, Quistis, Ravenant, Zell. Non c'era niente di casuale. Erano
bersagli.
Come prima cosa, Rinoa
convocò il figlio Tempest, docente
aggiunto all'università di Galbadia, al Garden.
Contattò
poi Ellione e suo marito e mandò messaggi a Irvine e
Selphie.
Squall era consapevole di quali fossero i rischi nel riunire tutti i
potenziali bersagli nello stesso posto, ma convenì che il
Garden
era forse l'unico luogo in cui poteva proteggerli. Dopo aver imbarcato
le provviste necessarie, lasciarono l'isola di Balamb e si diressero
verso il mare. Nessuno entrava e nessuno usciva, se non per compiere le
missioni che veniva loro assegnate e anche questi venivano controllati
prima e dopo. Per la prima volta da tempo, il
protocollo di sicurezza si fissò a giallo e Nida ricevette
l'ordine 33 (informalmente noto come "Prima Spara, Dopo
Domanda")..
Come fu notato da Rinoa,
questa era la prima volta che si ritrovavano tutti insieme da dieci
anni.
E non poteva esserci
occasione meno allegra.
***
Raine sedeva sola nel
centro addestramento, vicino al ruscello, zuppa
del sangue dei mostri che popolavano quell'area del Garden.
Nessuno di quelli era
stato alla sua altezza. Anche il feroce dinosauro, terrore delle
matricole, era caduto in pochi colpi.
Aveva passato
così tanto tempo lì dentro da pensare che
quello fosse il livello dei nemici. Pensava di poter schiacciare ogni
avversario.
Ma aveva dovuto
ricredersi.
Non era rimasta indietro
perché aveva ascoltato Zell. Era
rimasta indietro perché aveva avuto paura. Perché
lei,
che si considerava una guerriera, aveva intuito al primo sguardo che
l'avversario era svariate volte più forte. E aveva avuto
paura.
"Sapevo di trovarti qui,
sorellina."
A differenza di Rain suo
fratello era molto alto e molto magro, e
più passavano gli anni, più somigliava al nonno
Caraway.
Non si era mai interessato alla vita da SeeD, non aveva ambizioni che
coinvolgessero abilità marziali. Era un letterato, un uomo
di
cultura. Sapeva badare a sé stesso ed era bravo nello
scherma,
ma non è la persona che si vuole accanto quando volano
mazzate. Per
negoziare, magari. Ma se vuoi menare, il suo è l'ultimo nome
a
saltare in mente.
Accarezzandosi i
baffetti da moschettiere, Tempest si sedette accanto a
lei, rimanendo in silenzio per alcuni minuti. Si tamburellò
sul
ginocchio, poi iniziò a parlare
"Le cose devono andare
davvero male. Papà non mi avrebbe mai
chiamato al Garden se non fosse così. E stare in mezzo al
mare
costa al garden una marea di Guil al giorno..." - Tempest si
girò verso la sorella sorridendo - "In mezzo al
mare, marea di Guil...capita? No? Fa niente."
"Io...io..."
Rain non riusciva a
proseguire. Ogni volta che ci provava, la lingua si
paralizzava e la gola si seccava. Inspirò profondamente e
chiuse
gli occhi
"Io non ho potuto fare
niente."
Tempest le mise la mano
in testa e le scompigliò i capelli per poi darle una testata
affettuosa.
"Sei più alta
dall'ultima volta che ti ho visto. Sei più donna e meno
ragazza.
Ma sei ancora la stessa
stronzetta egoista che eri a dodici anni."
Colta di sorpresa dal
repentino cambio di tono, Rain non riuscì
a schivare la spinta di Tempest che la fece cadere nel ruscello.
Dopo un primo attimo di
confusione, si alzò e, con l'acqua alla
vita, iniziò a gridare al fratello cosa "stracazzo stesse
pensando", accompagnando la frase ad altre espressioni non propriamente
eleganti.
Tempest era
imperturbabile.
"Hyne, come devi fare a
trovarti un ragazzo perbene con questa tua linguaccia?"
Tempest si sporse verso
Rain mentre questa cercava di tornare a riva
"Questa è la
prima volta che torno qui da...quanto? Quattro anni? Qual è
la prima cosa che ti sento dire? Io. Neanche un saluto di cortesia.
Io.
Abbiamo le terga immerse
così in profondità in un
ginepraio da poterne sentire le spine in gola e tu riesci a mettere il
tuo ego ferito davanti a tutto. E tutti.
Mentre stai qui a
piangere, hai pensato che Cid potrebbe perdere suo
padre? E questo subito dopo aver perso l'illusione di poter ritrovare
sua madre!
Hai pensato a come
devono sentirsi pa' e ma' a vedere due amici, anzi
fratelli, con cui sono cresciuti, con cui hanno condiviso ogni tipo di
gioia e dolore, ridotti in quello stato? Hanno anche cercato di
ammazzare nostro nonno! Non vuol dire niente per te?"
Rain prese a pugni
l'acqua, spruzzando da tutte le parti.
"Io non sono egoista! Io
devo essere forte! Io devo essere forte per loro!"
"Egoista e
bugiarda!" Tempest sembrava uno squalo, un predatore che
non concede tregua "Tu vuoi essere forte per te stessa! Ed
è
giusto. Giustissimo. Ma la tua forza ha dei limiti. Furono sei
i SeeD a lottare contro Artemisia. Sei! E i SeeD si muovono sempre in
squadre che come minimo hanno tre membri. Tutti i SeeD, tranne tu.
Pa' te l'ha detto mille
volte e non l'hai mai preso sul serio."
"Non sono una bugiarda."
ribattè lei. Avrebbe voluto dire di non
essere egoista, ma il pensiero andò a Cid. Andò
al suo
amico che lei aveva messo da parte per giorni, troppo presa dalla
bruciante sconfitta per curarsi di lui. Andò a sua madre,
che si
sforzava di essere forte per suo padre, per il Garden e anche per lei.
"Se non sei una bugiarda
e vuoi essere forte per loro, allora sii forte con loro. Smetti di fare
la solista."
Tempest tese la mano
alla sorella che, a malincuore, accettò l'aiuto e si
tirò fuori dal ruscello.
***
"Allora Irvine, che ne
dici?" chiese Squall mentre faceva vedere a Irvine i risultati degli
esami svolti sul tipo di proiettile.
A differenza di Squall,
il cowboy portava bene la sua età.
Portava ancora l'immancabile cappello che era ormai così
consumato da rendere impossibile capire il colore originale. La storica
giacca di pelle era andata distrutta anni prima e Irvine l'aveva
rimpiazzata con una giacca più piccola, quasi da
motociclista.
Interrogato sul perchè girava ancora con un cappello
rattoppato
e consumato, aveva detto che quel cappello aveva affrontato Artemisia,
lottato in due guerre, ucciso
innumerevoli mostri e fatto tantissimo sesso. Quest'ultima cosa la
ripeteva anche quando nessuno glielo domandava. Cosa centrasse il
cappello nelle sue attività sessuali, poi, era una cosa che
nessuno voleva sapere e che chi sapeva voleva dimenticare. Nel dubbio,
Squall impediva a Irvine di appendere il cappello negli appendiabiti
comuni e proibiva ai giovani studenti di toccarlo. Non si sa mai.
"Beh, l'analisi
è corretta. Questo è il tipo di
proiettile più adoperato dai cecchini. Però..."
Irvine
s'interruppe, dubbioso "Non è quello che avrei usato io.
Come
saprai io vado sempre in cerca del miglior potere penet.."
Squall mise la mano
sull'impugnatura del Gunblade fissando Irvine negli
occhi, che ci mise poco a capire l'ammonimento e tornò a
parlare
seriamente. Un cecchino con addestramento, disse lui, avrebbe fatto le
cose in maniera diversa. Avrebbe usato un altro tipo di proiettile e
scelto un altro momento. Avrebbe preso un'altra posizione. In tutto
quello che era successo c'era uno strano misto di
amatorialità e
professionalità.
La cosa fece riflettere
Squall, dato che lui aveva pensato la stessa
identica cosa della squadra che aveva cercato di far fuori Quistis.
Preparazione teorica pressoché perfetta, ma scarsa
conoscenza
del mondo reale.
La polizia era sulla
strada sbagliata. Squall era sulla strada
sbagliata. Se voleva trovare chi aveva sparato a suo padre, non doveva
cercare tra i cecchini esperti.
"Sospendiamo la ricerca
tra i cecchini e i militari. Cerchiamo chi NON ha completato
l'addestramento."
***
Viaggiare nel tempo non
è una cosa facile.
Anche coinvolgendo la
magia, anche coinvolgendo la Compressione Temporale, la cosa non
è facile da gestire.
Artemisia aveva cercato
di "comprimere" il tempo. Comprimere passato,
presente e futuro in una singolarità, così da
poter
modificare il corso della storia a suo piacimento. Ellone li aveva
spediti nel futuro, così avevano potuto sconfiggere
Artemisia.
Ma il tempo non
è una linea. Non vai semplicemente avanti e indietro nel
tempo sperando che non ti succeda niente.
Eppure, era tutto
così prevedibile. I SeeD bianchi morti che
avevano visto in quel futuro portavano la stessa divisa di quelli del
loro tempo. Ma le divise cambiano stile col passare degli anni. La
divisa SeeD non era più quella di quando avevano 17 anni.
E Tiamat...se Tiamat era
vivo ed era così forte, questo voleva dire solo una cosa.
Che tanti anni prima,
loro, non erano riusciti a completare la missione.
(Ma Artemisia era morta!)
Squall l'aveva vista
morire. Diventare polvere e svanire nel vento. Edea aveva ricevuto la
sua energia.
Ma allora quale altre
spiegazioni potevano esserci?
Rinoa era a conoscenza
di un modo per scoprire se Artemisia fosse
veramente morta. Un modo spiacevole, oscuro. Un tipo di magia di cui si
sentiva soltanto parlare, magari da ragazzini truccati, con le unghie
tinte di nero e vestiti di colori cupi. Ma non avevano idea di cosa
fosse davvero.
Il solo pensarci le
faceva venire i brividi. Si trattava di varcare
l'ultima porta, tornare, anche se solo nello spirito, in quell'inferno.
Necromanzia.
***
Chissà quanto
tempo era passato. Ormai si era assuefatto al
sapore di sangue in bocca, neanche lo sentiva più. Si
passò la lingua sui denti, sentendo tre molari mancanti
all'appello. Le manette gli stringevano i polsi fin quasi a segarglieli
ma era contento di avere le mani dietro la schiena, così
poteva
evitare di guardare lì, lì dove una volta c'erano
i suoi
indici.
Aveva subito tante
torture. Gli avevano rotto quasi ogni osso in corpo.
Quei molari che gli avevano rotto erano finti, già rotti in
passato. Gli avevano messo cavi elettrici in un posto non tanto carino.
Ma perdere quelle due dita, l'avevano quasi fatto piangere. Aveva
dovuto sforzarsi per non crollare.
Per lui, che aveva
vissuto una vita sparando e menando, quella era la tragedia.
Quando lo lasciavano
stare, troppo annoiati per continuare a torturarlo, lui pregava.
Pregava per Quistis e Claire.
Un uomo migliore avrebbe
pregato anche per il ragazzo di Claire, ma non c'era nulla che lo
potesse tangere di meno.
C'erano ancora tante
cose che volevano sapere, tanti nomi di tanti Phalanx a cui davano la
caccia. Gli avevano iniettato un potente siero della verità,
una roba incredibilmente potente per friggergli il cervello,
togliendogli ogni freno inibitorio, rendendogli impossibile mentire.
Allora aveva cercato di mordersi via la lingua, ma glielo avevano
impedito. Così era stato sedato.
E quella era stata la
prima volta in cui gli era stato concesso dormire.
______________________________________________________________________________________________________
Immagino che, dopo tanto
tempo, ci si aspettasse qualcosa di più. Una strana
combinazione di mancanza di tempo e di voglia m'ha portato a scrivere
poco di questi tempi, semplicemente non c'ero con la testa. E quando
pensavo a cosa scrivere mi rendevo conto d'essere arrivato a un punto
di raccordo. Il primo arco narrativo si è concluso e ora la
storia entra nella seconda fase. Come, o meglio, con chi, lo deciderete
voi.
Su quale parte della
storia si concentrerà maggiormente il prossimo capitolo?
1) Rinoa e la Necromanzia
2) I ragazzi (Cid
& Rain)
3) Ravenant
a voi la scelta!
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Capitolo 7 *** Vecchi amici, vecchi nemici ***
FF 7
Il mio nome è Marcus Demiel Lintres (la T è
muta). Ma,
per quasi trent'anni, il mio unico nome è stato Ravenant.
La prima volta che successe ero appena alla mia terza missione. Non
c'erano ancora i Seed, e quella fu una delle pochissime cose legali che
feci in quanto Phalanx. Una povera demente era entrata nella Tomba del
Re senza Nome senza segnalatore e si era persa. Era una studentessa di
Deling City, niente di eccezionale né di corpo né
di
cervello. Una persona invisibile, di quelle che se le incontri per
strada neanche ti rendi conto che esistano. Ma anche lei aveva dei
genitori, qualcuno che voleva che tornasse a casa. Una missione di
salvataggio, niente di difficile. Fummo inviati in due.
Fortuna volle che incrociassimo tale Minotaur sulla strada. Gli tirammo
addosso tutto quello che era umanamente possibile tirare, ma eravamo
lì per salvare una persona, non per lottare contro GF: non
eravamo equipaggiati. Nella fuga, io e il mio compagno ci separammo.
Era lui ad avere il segnalatore di posizione e la mappa. Ero solo, nel
buio, senza mappa. Avete presente la Tomba del Re senza nome? E' tutto
uguale lì dentro.
Il mio partner tornò alla base e consegnò il suo
rapporto. Attesero due giorni e poi, sapendo che avevo poche munizioni, mi dichiararono
Disperso in azione, presunto morto.
Al quarto giorno, uscì dalla Tomba con la ragazza tra le
braccia. Non so come, arrivai al centro e da lì
riuscì a
tornare indietro.
La seconda volta fu a causa di un'esplosione su una barca. Dovevamo
uccidere un trafficante di droga per conto di un suo rivale, ma era una
trappola e trovammo panetti di C4 lì dove avremmo dovuto
trovare
la merce. Ustioni di secondo e terzo grado e timpani lacerati. Quasi
annegato.
"Sei un figlio di puttana fortunato" mi dissero quando mi trovarono su
una spiaggia a masticare la pinna di un Focaral (esperienza che non
consiglio).
La terza volta, il mio partner era Crisis Eiroda. La quarta, ero con
Storm e con Reaper, il giorno in cui lasciò i Phalanx
fingendo
la sua morte. Le ultime tre volte...neanche le ricordo.
Ma una cosa ricordo. Io sono un figlio di puttana fortunato. Sono uno
che non si ammazza facilmente.
Per cui, anche se mi hanno spezzato le costole e tagliato due dita, mi
viene da ridere. Avrebbero dovuto ammazzarmi subito. O almeno avrebbero
dovuto rompermi tutti i denti. O farmi un full body scan.
Perché non si diventa Ravenant, quello che ritorna dalla
tomba,
solo perché si è fortunati o perché si
è di
bell'aspetto.
"cos'hai da ridere?" mi domanda
la cosa bella è che risponderei comunque anche se non fossi
costretto a farlo dallo schifo che mi hanno iniettato.
"Dieci anni fa passai un brutto momento, quando il cane di mia figlia
sparì da casa. Lei era disperata. E una bambina disperata
rende
il papà ancora più disperato. Amava quel cane.
Comunque
lo trovammo. Grazie al chip che il veterinario gli aveva messo
sottopelle. In quel momento mi ricordo di aver pensato: Diavolo, quest'affare funziona."
Quelli si guardano in faccia. Forse hanno capito dove voglio andare a
parare. Mi arriva un pugno in piena faccia, una botta tale da farmi
sputare un altro dente. Hanno scarsa inventiva.
"Ci stai dicendo che hai un localizzatore su di te?" chiede uno
"Meglio, così i phalanx verranno a cercare lui,
risparmiandoci la fatica di cacciarli uno per volta." dice l'altro
"Ho più di un localizzatore. E ho più di un
ricevitore. Qualcosa che m'informa con una leggera vibrazione."
"T'informa di cosa?" mi chiede, ancora una volta, quello che sembra
essere il capo.
Mi appoggiò allo schienale della sedia e inspiro
profondamente.
"I phalanx non esistono più. Ma il chip m'informa che una
katana
blu sta per abbattersi sulle vostre teste. Siete già morti."
Tira fuori una pistola e me la punta in testa. Come se fosse la prima
volta!
"Allora ti ammazzerò e basta." mi dice.
Sorrido.
"Ecco, questa sarebbe stata una magnifica idea. Ma avete preferito
giocare a fare i cattivi dei fumetti e hai perso la tua occasione."
Un lampo azzurro e la mano, lentamente, si stacca dal polso,
tagliata via di netto.
Quello urla, l'altro prende la pistola e spara al muro di cartongesso
squarciato da un fendente di quest'edificio abbandonato. Svuota quasi
l'intero caricatore sparando alla cieca prima di nascondersi dietro una
scrivania impolverata e malridotta. Lo vedo mentre controlla i colpi,
prende anche una seconda pistola.
Si sporge dalla scrivania, pronto a riaprire il fuoco, quando una
katana dall'elsa blu gli si conficca tra gli occhi.
"Scusa il ritardo, Rev."
Sorrido mentre incrocio l'occhio di questa prode donna che, Hyne
l'aiuti, non riesce a non vestire di blu. Si è conservata
bene
devo dire. I capelli argentati legati in una treccia che le arriva fino
a metà schiena, un para-spalla d'acciaio e un gilet blu che
le
lascia scoperte le braccia. Slanciata e scattante.
"Mi dispiace averti dovuto coinvolgere, Fujin."
***
Ho pianto poche volte nella mia vita. Questa era una di quelle.
Storm e Fujin erano lì, erano davanti a me, mano nella mano
tra
le rovine di Galbadia. Privi di vita. Ero arrivato troppo tardi. Avevo
fallito.
Crisis, Storm, Ray, Ross...erano tutti morti. Ero rimasto solo.
Urlai contro Hyne, contro Storm per essere stato Storm, contro Crisis
che si era fatto coinvolgere. Maledissi ogni giorno della mia vita.
Poi, qualcosa successe. Fujin respirava.
Storm era privo di vita, gli occhi vacui come quelli di un pesce
rimasto troppo a lungo sul banco del pescivendolo. Ma non aveva subito
nessuna ferita letale.
Ma Fujin, che aveva un buco nel fegato, lei era viva.
Storm era riuscito a scindersi dal suo Guardian Force. Erano diventati
un'entità unica, due menti in un solo corpo, vincolati a
dannarsi entrambi per l'eternità. Eppure, in qualche modo,
si
era separato da ZERO. Ed era riuscito a trasferire il suo GF a Fujin.
Quei raggi rossi e neri, filiformi, che mi era sembrato di vedere,
erano parti di ZERO che lasciava il corpo da clone che Storm aveva
occupato per entrare in Fujin.
Storm era già morto. Il suo corpo, il suo vero corpo, era
già polvere. Aveva vissuto un pezzo di
quell'eternità da
GF perché, nella sua ultima battaglia all'inferno, si era
vincolato a ZERO. Ma, adesso che lui e ZERO erano di nuovo
entità separate, il suo spirito proseguì per la
strada
che gli era stata preclusa.
Ma Fujin non era più quella di prima. Fujin voleva uscire da
quel mondo fatto di SeeD, di Phalanx, di mostri e Morte.
Falsificai un paio di rapporti, roba da poco per uno come me e cremai
un corpo non reclamato all'obitorio.
Quella fu la mia ultima missione da Phalanx. Ravenant andò
in pensione.
***
Con un netto colpo di spada, Fujin mi libera dalle catena e mi guarda
le mani, storcendo il volto in una smorfia malinconica quando vede le
dita mancanti.
"non preoccuparti. Due dita in meno non sono niente. Come uscire da
qui, questo mi preoccupa di più.."
"scendiamo al piano terra, lì recupereremo un passaggio. Poi
ti porteremo da un dottore."
Si avvia verso le scale, tenendo la spada davanti a sé, in
guardia. Non c'è nessuno sotto, probabilmente ha
già
fatto fuori tutti. Si guarda intorno e rinfodera.
Da lontano, un rumore di motore. Un camion. Sempre più
vicino, sempre più velocemente.
"Fujin, che diavolo?"
Ma lei non risponde.
Rumore di frenata, ruote che stridono e poi l'impatto. Il frastuono di
lamiere che si scontrano tra loro, il violento rumore del metallo che
si schianta sul cemento. Fujin sbuffa, si passa una mano tra i capelli.
Borbotta qualcosa che non riesco a capire ed esce.
La seguo, e fuori mi aspetta uno spettacolo estremamente curioso. Un
autocarro ha travolto una macchina e l'ha schiacciata contro il muro.
Tra le lamiere e i calcinacci si nota la figura di un uomo, seduto come
se non fosse successo niente a mangiare un sostanzioso panino.
La lunga giacca viola con il colletto rosso e i pantaloni di quello
stesso colore sono la prima cosa che noto. Tratti taglienti, un paio di
occhiali da sole gli coprono gli occhi e i capelli argentati sono
legati in una lunga coda di cavallo che stride con le sopracciglia e la
barba, che invece sono del nero più scuro che abbia mai
visto.
Ci fa un segno con la mano e poi rientra nella cabina di guida,
mettendo la retromarcia
"e tu gli permetti di conciarsi in quel modo? era un orecchino quello
che ho visto?"
Si stringe nelle spalle
"Gale è troppo grande perché gli dica come
vestirsi."
"Che ragionamento è? Sei sua madre, Fujin. E' tuo sacro
dovere impedire che si vesta come un carro di carnevale".
La sua voce squillante si fa sentire
"Se avete finito di parlar male di me, io andrei. Tra non molto avremo
gente alle calcagna."
Fottuto udito draconico.
***
All'interno di una stanza del garden di Balamb, Rinoa stava accendendo
delle candele profumate. Aveva scoperto che questo la aiutava a
concentrarsi.
La necromanzia è un branca della magia afflitta da tanti
preconcetti e leggende prive di fondamento. Non devi sacrificare
niente, non devi spargere sangue. Chi ammazza un uomo o un animale con
la scusa della magia nera in realtà cerca solo una scusa per
giustificare la propria sete di sangue. Ma la stessa definizione "magia
nera" era errata e Rinoa lo sapeva.
La magia, aveva scoperto, era come una pistola carica a cui non puoi
mettere la sicura. E' pericolosa e richiede molta attenzione, ma non
è in sé buona o cattiva. E' uno strumento, uno
strumento
pericoloso e con cui non bisogna giocare.
La magia non aveva niente a che fare con la posizione delle stelle e
dei pianeti, la magia era una rete di fili tutta intorno a loro. Per
lanciare una magia di tale portata serviva un focus, un oggetto
su cui concentrare le energie degli evocatori. Tre elementi compongono
la vera magia: evocatore, focus, effetto.
E per potenziare una magia bisogna lavorare in scala di tre; ecco
perchè Rinoa aveva chiesto aiuto a due persone.
Selphie e Shu l'avrebbero aiutata. Erano le due col maggior potere
magico.
"mi dispiace d'avervi coinvolto. Ma ho davvero bisogno di aiuto."
Selphie squittì, dicendo a Rinoa di non preoccuparsi. Le
borse
sotto gli occhi e le rughe di chi ha sofferto troppo fecero la loro
comparso sul sorridente viso di Selphie, che da tempo non aveva ragione
di sorridere. Selphie non aveva avuto vita facile.
Era stato un trauma quando la relazione con Irvine era finita. Si erano
trasferiti a Trabia da pochi anni, sembravano felici. Poi, un giorno,
Squall aveva accolto Irvine che si era presentato al Garden con pochi
bagagli e ancor meno parole. Trabia era la terra
di Selphie, non di Irvine. E per quanto lui facesse, era sempre uno
straniero. Ogni volta che gli veniva data una posizione al Garden di
Trabia, nessuno si chiedeva se gli fosse stata perché fosse
il
migliore, ma tutti davano per scontato che gli fosse stata data solo
per Selphie. Lui aveva combattuto, certo. Aveva studiato, aveva
conseguito tutta una serie di certificati, ma l'aria intorno a lui era
sempre ostile: se gli veniva dato il compito di insegnare ai cecchini,
si poteva stare certi che la classe avrebbe boicottato il corso.
Irvine era un galbadiano, d'altra parte. E l'astio verso Galbadia si
era radicato così tanto a Trabia da diventarne parte
integrante.
E poi, la notizia.
Selphie non poteva avere figli. Era stata la magia Apocalisse di
Artemisia. O anni di GF e combattimenti. O era semplicemente
così che doveva essere, chissà. La distanza tra i
due non
si era più colmata. Senza rispetto, senza famiglia, senza la
possibilità di tenersi un lavoro, Irvine era andato via.
"a volte l'amore non basta" furono le poche parole che
pronunciò quel giorno, nella Hall del Garden di Balamb
Ed anche se adesso Selphie sorrideva e Irvine
diceva che andava tutto bene, era chiaro che le cose non erano
esattamente così. Per questo motivo, Rinoa aveva colto
l'occasione per coinvolgere Selphie e tenerla lontana da Irvine.
Ma il fatto che avesse bisogno d'aiuto non era una bugia.
"Non si entra fisicamente dove sto andando" spiegò loro
Rinoa
"Solo la propria proiezione può passare i cancelli, e anche
allora può solo raggiungere l'anticamera, se vogliamo
chiamarla
così. Voi sarete la mia ancora. Al minimo segnale di
problemi,
dovrete proferire insieme una parola di comando"
"Che parola?" chiese Shu
"Torna."
"oh....un po' anticlimatico, non trovi? Non possiamo dire qualcosa di
più...magicoso?"
Shu nascose a fatica il suo fastidio; questa parte di Selphie poteva
essere divertente quando la ragazza aveva vent'anni. A quaranta, era
semplicemente stupida.
Rinoa disegnò un cerchio con del sale, per tenere fuori
eventuali energie estranee, e controllò svariate volte che
il cerchio fosse perfetto. Al centro fu collocata una bacinella piena
d'acqua in cui Rinoa immerse le mani. Shu e Selphie misero le mani
sulle spalle di Rinoa.
Lei chiuse gli occhi. Si rivestì dell'aura magica,
spalancando le ali per attingere a quanto più potere
possibile.
S'immagino lontano dal mondo, oltre il mondo.
Era nello spazio. Stava galleggiando nello spazio. La tuta la aiutava a
sopravvivere, ma l'ossigeno stava finendo. Vide il suo respiro
condensarsi e venne colta dal panico. Attorno a lei solo stelli,
crudeli e fredde e lontane. Nessuno vicino che potesse aiutarla. Era
sola, e lì sarebbe morta.
(No, ferma tutto. Io non sono
morta. C'era Squall lì con me)
Una cupola di ghiaccio, da lei generata, teneva lei e suo
padre separati dal mondo esterno. La fenice era vulnerabile. Scatto,
fendente, falciata, parata. Muoveva il suo Gunblade rapidamente per
superare le difese di suo padre, ma Caraway era uno spadaccino assai
superiore. Fu la sua lama a farsi invece largo tra le difese di sua
figlia, un affondo elegante e letale che le raggiunse il cuore.
Sentì la vita scorrere via, un altro attimo e sarebbe morta.
(Non è andata
così. Caraway non ha mai trovato il coraggio di affondare
con determinazione la spada)
Squall era a terra, Storm stava lentamente morendo dissanguato. Lei
aveva interrotto il trasferimento del potere alla sua cagnolina per
mantenere la propria simbiosi più a lungo. Restava solo lei
a combattere contro quest'essere infernale, ma la manifestazione del
male era assai più potente di quanto immaginasse. Rinoa
usò i suoi poteri per evocare una barriera, ma
andò in mille pezzi e decine di dardi neri....
(Ne ho abbastanza. Basta
così.)
Un lampo di luce e tutto andò in pezzi come vetro.
Immaginò sé stesse attingere dal potere di
Alexander per evocare una magia Sancta che illuminò l'oscuro
vuoto in cui la sua mente galleggiava. Si trovava sotto il chocobosco
sacro, nello stesso luogo in cui, tanti anni prima, avevano lottato
contro un antico nemico e avevo vinto. Una vittoria amara, di cui non
avevano ancora finito di pagare il prezzo.
Ma non c'era lava, non c'erano fumi maligni questa volta. Era al centro
della piazza in cui si era tenuto lo scontro, e intorno a lei c'era
solo un mare di pietra lavica.
Realizzò di essere nuda. Istantaneamente, si
coprì il seno e l'inguine e la sua vista vacillò.
(Calma. Devo restare calma.)
I vestiti comparvero non appena li visualizzò.
Già che c'era, decise di immaginarsi con quell'ultimo abito
disegnato da un famoso stilista, un sogno proibito visto che
quell'affare era troppo anche per le loro tasche. Meno male che non lo
aveva comprato: non le stava così bene come immaginava.
Si avviò verso il centro della piattaforma e, poco per
volta, attorno a lei si costruì la stanza in cui aveva
affrontato Artemisia. Ma era strana. Era come se qualcuno avesse
dipinto sul vetro usando colori troppo annacquati per poter far presa.
La struttura era quasi trasparente, incompleta.
Richiamò alla mente ogni dettagli di quella stanza, ogni
tratto somatico di Artemisia, ma non comparve nulla.
"Lei non è qui. Non integralmente, almeno."
Dietro di lei c'era il pallido cavaliere nero. Camminava verso di lei
e, dove poggiava i piedi, la terra bruciava nuovamente.
"Cosa vuol dire?"
"Vuol dire, strega, che colei che cerchi è spezzata. Pezzi
di lei sono ancora qui. Strane cose capitano a chi crede che la magia
sia un giocattolo. Non alteri l'ordine naturale delle cose senza
pagarne un prezzo. Non fai un viaggio all'inferno come se fosse una
passeggiata al parco.
I vestiti di Rinoa presero fuoco e divennero cenere. Anche se era solo
una proiezione astrale, Rinoa provava sulla sua pelle il dolore del
fuoco che le consumava avidamente la carne. La sua pelle si
annerì, si spaccò e sparì, e le fiamme
le consumarono i muscoli, le ossa.
Si oppose con tutte le sue forze. I muscoli tornarono a crescere, la
pelle ricomparve in pallide chiazze sul corpo...ma solo per poco. Il
dolore le impediva di pensare. Stava cedendo.
Ma adesso era nella sua stanza. Col fiato mozzo e le mani ustionate.
L'intervento paramagico di Selphie fu immediato, mentre Shu
contattò immediatamente l'infermeria. L'acqua nella
bacinella era evaporata, la plastica si era fusa.
Ma aveva una risposta. O, almeno, pezzi di una risposta.
________________________________________________________________________________________________________________
angolo dell'autore:
avendo avuto solo due voti, perdipiù diversi, ho deciso di
accontentare entrambi. Non ci saranno scelte per questa tornata, ma vi
incoraggio più che mai a dirmi cosa pensate della storia,
nel bene e nel male.
un paio di note:
- Gale. Il nome indica un forte vento. Ho scelto il colore
viola come dominante in quanto commistione di blu e rosso, i colori che
caratterizzavano i genitori di Gale nelle precedenti storie. Ovviamente
il nome si collega a Fujin che, come sapete, deriva dal Dio nipponico
del Vento e si collega alla tradizione dei nomi "meteorologici" della
famiglia.
- Fujin non è mai stata morta, non è
una RetCon. Nel capitolo XXI si vede C/Storm eseguire il trasferimento
di Junction, solo non se ne vedono gli effetti. Quanto a lui,
è morto. Morto-morto che più morto non si
può.
- Rinoa rivive i suoi ricordi alterati durante la
fase iniziale della proiezione astrale. Tali ricordi sono presi, in
ordine, dal videogioco (Squall la salva dallo spazio), dalla terza
storia di questa saga "il Viaggio della Vendetta" (capitolo XXI) e
dalla seconda storia, "la Profezia" (Capitolo XII)
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Capitolo 8 *** Overture ***
final 8
Fujin non era più in servizio attivo da anni e anni, ma era
ancora ben organizzata. Avevano cambiato mezzo due volte e lasciato
l'ultimo a uno sfasciacarrozze suo amico che si sarebbe preoccupato di
farlo sparire. Avevano rattoppato Ravenant al meglio delle loro
possibilità e si erano fermati in un diner lungo
l'autostrada
per decidere il da farsi. Tornare a casa non era possibile. I phalanx
erano nascosti e dispersi, nessuno poteva dar loro una mano.
Più Ravenant e Fujin parlavano, più si sentivano
frustrati. Erano, di fatto, con le spalle al muro.
Una cameriera si avvicinò al tavolo. I due adulti chiesero
solo altro caffè, ma Gale aveva in mano il menù.
"Rev, non sei più in contatto con nessuno dei vecchi amici?"
"Prendo frittelle, uova alla Benedict, con bacon e purè di
patate..." iniziò Gale mentre la cameriera scriveva
"Fujin, i migliori hanno cancellato le proprie tracce. Ho qualche
favore da incassare, ma nessuno è un professionista."
"...frittelle, pancakes, tanto sciroppo sopra...."
"hai già detto frittelle, bello" disse la cameriera
"Ah si? allora facciamo doppia porzione"
e mentre Gale continuava a declamare i nomi di quello che gli sembrava
commestibile, Fujin chiese all'amico quali favori potesse riscuotere.
"passaporti. Equipaggiamento. Forse un passaggio in un aereo privato."
"...bistecca, con contorno di patate fritte e al forno"
"per hyne, ragazzo! Stai ancora dando fastidio alla cameriera?"
"nessun fastidio, bell'uomo - fece la cameriera, tornando poi a
rivolgersi a Gale - la bistecca ha anche l'insalata, te la porto?"
"ti sembro uno che mangia l'insalata?" gli rispose, ridendo.
Quando si fu allontanata, Fujin spiegò al colossale Phalanx
che
il metabolismo di Gale era particolare. Aveva bisogno di cibo,
sopratutto proteine. Fino ai dieci anni era costretto a mangiare ogni
due ore, giorno e notte. Ci aveva messo un po' ad allenare il corpo ad
abituarsi con meno, ma non era stato indolore: una volta, dopo quella
che per lui era una moderata attività fisica, aveva perso i
sensi. Alla fine era riuscito a temprare il corpo, abituarlo a un
differente consumo.
Ravenant lo guardò meglio. La giacca e l'ampia camicia
nascondevano un fisico asciutto e definito. Gli occhiali da sole, a
specchio, nascondevano lo sguardo ma lui, Phalanx esperto, poteva
comunque vedere il continuo movimento degli occhi che incessamente
controllavano ogni anfratto di quel posto. Le mani erano dure, callose,
piene di cicatrici appena percebili. C'era più di quanto
l'aspetto non rivelasse, in quel ragazzo.
Forse avrebbe dovuto pensare al futuro ma che diavolo, si disse,
l'ultima volta che aveva visto Gale era un puntino in un'ecografia. Era
incredibile quanto poco somigliasse al suo amico. La forma del viso, il
taglio degli occhi...forse. Gli unici tratti che aveva ereditato dal
lato paterno erano quelli di Laguna.
" Mi dispiace d'averti cacciato in questa storia, ragazzo."
Gale si strinse nelle spalle, aggrottando la fronte, borbottando
qualcosa che suonava come "vabbè". Ravenant
cercò
d'attaccar bottone un altro paio di volte, ma Gale rispondeva sempre
educatamente, ma con la minor emissione di fiato possibile
finché, una volta giunta la sua ordinazione, lo
ignorò
del tutto.
"Sicura che Quis e Claire siano al garden?"
"Tranquillo. Ho un contatto lì, sono state recuperate e sono
ancora vive. Sono al largo di Fisherman Horizon."
"il Garden....ci si può fidare della gente del Garden?"
Gale quasi soffocò nel tentativo di parlare e masticare
contemporaneamente
"Il Garden? Sul serio? Mio Zio è il Comandante, tua moglie
una Top
SeeD e ma' lavorava lì. Ammettendo che ci sia qualcuno che
vuole darti la caccia e che sa che siamo insieme, non sarebbe letteralmente il
primo posto dove cercare?"
"Se hai un'idea migliore, ti prego di condividerla."
"No che non ho un'idea migliore. Ho diciannove anni e da quello che so
i ragazzi della mia età vanno al college, non a salvare un
vecchio ottuagenario che si mette nei guai! No, non ho una cazzo di
idea di quello che devo fare. E non mi piace, cazzo."
"Linguaggio! In questo modo manchi di rispetto a tua madre."
"Ah, io le mancherei di rispetto?" quasi saltò sulla sedia "
hai idea del tempo che ha impiegato per trovare una vita normale? E ora
è nei guai per aver perso tempo dietro un vecchio poco di
buono come te!
Coinvolgi una donna e suo figlio diciannovenne nei tuoi casini, ma non
ti vergogni?"
Ravenant avrebbe potuto obiettare che, nel loro mondo, a diciannove
anni hai tolto più vite di quante se ne possano contare.
Avrebbe
potuto dire che lui e solo lui era la ragione per cui Fujin e Gale
avevano vissuto una vita tranquilla, fino a ora. Avrebbe potuto dire
tante cose, tutte mature, tutte da adulto.
Quindi si concentrò sul punto più insignificante
e strillò come un ragazzino ferito nell'orgoglio.
"Vecchio! Mi hai chiamato vecchio! Vecchio a chi? A me? Posso ancora
prenderti a calci in culo da qui alla fine dei giorni!"
"Fino alla fine dei tuoi
giorni? Visto l'andazzo, non è una grande minaccia!"
"Finitela! Tutti e due!" intimò Fujin, riportando l'ordine
"Rav,
non ti abbassare al livello di uno con meno di metà dei tuoi
anni e tu Gale, non hai idea di cosa abbia fatto lui per noi; il minimo
che puoi fare è chiedergli scusa."
"ma che scusa e scusa, ci ha messo nei casini..."
"Gale. Non mi ripeterò."
Il tono non ammetteva repliche. Gale bofonchiò qualcosa, ma
Fujin disse di non averlo sentito e lo invitò a parlare
più forte. Per tutta risposta, Gale arricciò il
naso e si
mise ad annusare l'aria. Sembrava in allerta.
"i due che sono appena entrati. Polvere da sparo. Almeno uno di loro ha
una pistola." annusò ancora "E ha sparato da poco."
Ravenant disse che questa era la peggior scusa che avesse sentito per
evitare di chiedere perdono, ma Fujin era seria: aveva imparato a
fidarsi del naso di Gale. I due appena arrivati si stavano avvicinando
al loro tavolo e Gale strinse forte la forchetta.
Fu un attimo.
Gale si alzò di scatto e, con un movimento quasi impossibile
da
seguire, conficcò la forchetta nel collo di quello che era
più vicino. Il secondo fece un balzo indietro,
tirò fuori
una pistola e sparò tre colpi al petto di Gale, che cadde in
ginocchio, prima di mettere sotto tiro Ravenant.
Forse era davvero vecchio. Non aveva capito niente di quello che era
successo, ma ora c'era un tizio a terra con una forchetta nel collo,
c'era Gale in ginocchio e lui aveva una pistola puntata addosso. Ma la
cosa che lo stupì di più fu vedere Gale
rialzarsi, anche
se con fatica. Sudava e digrignava i denti.
"mI hAi FatTo MaLe, sTroNzO."
Il pugno che Gale sferrò a quello che aveva la pistola in
mano
fu sufficiente a scaraventarlo contro il muro dal lato opposto al loro.
Gale era vivo, ma il suo volto era deformato dal dolore, solchi e linee
non umane fecero la loro comparsa sul viso. Fujin gli andò
subito vicino, ma fece segno di star bene.
"una pallottola ha perforato una scaglia ed è arrivata al
muscolo." disse alla madre, prima di chinarsi su quello che aveva steso
usando una forchetta e frugargli in tasca. Tirò fuori un
mazzo di
chiavi e lo passò a Ravenant che lo prese al volo,
dimostrando
(a sé stesso, più che altro) che aveva ancora
buoni
riflessi.
Gale gli prese anche il portafoglio e lo vuotò sul tavolo.
"Resto mancia" riuscì a dire, con fatica, alla cameriera.
Ravenant avrebbe voluto interrogare quello che Gale aveva mandato KO,
ma Fujin e figlio non erano d'accordo. Era solo un mercenario, non
aveva informazioni utili. Uscirono nel parcheggio e trovarono la
macchina dei due. Gale camminava tenendosi il petto, ma fu comunque il
più rapido e si sedette sul sedile posteriore. Ravenant lo
vide estrarsi un proiettile dal petto
"Mamma, avevi ragione. Con i Phalanx non ci si annoia mai."
***
"schifoso, figlio di...."
Non appena gli avevano dato la notizia, era andato su tutte le furie.
Aveva ingaggiato un gruppo di quelli che riteneva fossero
professionisti con l'obiettivo di uccidere la Trepe e suo marito. Ma la
Trepe era fuggita e il phalanx era vivo perchè i suoi
dipendenti, grandissimi idioti, avevano un conto in sospeso con i
Phalanx e volevano ottenere quante più informazioni
possibili.
Non era per questo che li aveva pagati.
Non ci aveva visto più.
Gli aveva spaccato un bicchiere in testa e l'aveva messo con le spalle
al muro e l'aveva colpito in faccia con una serie di pugni. Quello
aveva provato a reagire e, tirato fuori un coltello, l'aveva ferito al
braccio. Ma lui, lui neanche l'aveva sentito. L'aveva continuato a
colpire in testa, allo stomaco, ovunque, finché non l'aveva
atterrato. E non era ancora soddisfatto. Non si potevano contare quanti
calci gli avesse sferrato mentre quello era a terra. E, non
soddisfatto, continuava a infierire sbattendogli il cranio contro il
pavimento. Una volta, due, tre...finché non fu
più
possibile tenere il conto. Sangue e materia cerebrale erano ovunque.
Lei l'aveva trovato divertente.
"basta. Gli hai fatto a pezzi il cranio. E' morto."
La voce femminile lo riportò alla ragione. Si
guardò le
mani come se si fosse appena reso conto di quanto aveva fatto. Non
aveva mai perso il controllo in questo modo e la cosa lo
spaventò
"Cosa diavolo mi sta succedendo?"
"E' una buona cosa. Stai assumendo i tratti del tuo Guardian Force. La
feralità...e la forza."
Era vero. I danni che gli aveva arrecato erano spaventosi. La paura si
tramutò in orgoglio: orgoglio per la sua nuova,
impressionante,
forza fisica. Aprì il lavandino e si lavò le
mani,
cercando di togliere quanto più sangue possibile.
Guardò
il cadavere per terra e lo indicò con la testa, chiedendo
alla
sua compagna se le servisse a qualcosa
"no. non ha sufficiente potere magico"
Sbuffando, lui chiuse il lavandino e tirò fuori un sacco
della
spazzatura nero e lucido. Valutò che gliene sarebbero
serviti
altri quattro come quello, almeno.
"Adesso dove li troviamo?"
"Garden di Balamb. Saranno tutti lì."
"Al garden? Sei seria? Non è letteralmente il
primo posto in cui li si andrebbe a cercare? Sono stupidi loro o
prendono per stupidi noi?"
Lei non si sbagliava. Poteva percepire anche a quella distanza il
potere della strega Rinoa. Poteva percepirlo perché in quel
potere, così vasto, così grande, c'era anche un
frammento
del suo. Un potere così vasto, sprecato. Questo le faceva
rabbia
più di ogni altra cosa. Poteva accettare la sconfitta.
Poteva
accettare il dolore di vivere spezzata, incapace di ricongiungersi. Ma
che tutto quel potere venisse sprecato, questo le faceva rabbia.
"Sono al Garden. Si riuniscono intorno al potere della strega. Il loro
istinto li porta a considerarlo il posto più sicuro."
dopo aver preso abbastanza sacchi neri, lui tirò fuori
un'accetta.
"Beh, è il posto più sicuro. Tutti lì,
insieme, circondati da SeeD e phalanx. Non li possiamo toccare."
"Su due di loro aleggia già l'ombra della morte. Gli altri
sono
invecchiati, sono deboli. Solo la strega ha ancora il suo potere."
"Oookeeey...immagino che non mi dirai come fai a saperlo, ma il
problema rimane. Non posso certo inviare una squadra.
Però...che
dici se io e Tiamat ci facciamo un giro?"
"No. Attaccarli direttamente non funzionerà. La loro forza
congiunta ti annienterebbe.
Non sei pronto."
Mentre parlavano, lui si occupava del corpo. Sapeva dove colpire,
quindi non impiegò più di un minuto del
necessario.
Discussero a lungo di quale strategia adottare, considerando quale
eccellente strumento di difesa fosse il garden. Eppure, quella sarebbe
stata la loro rovina.
****
(oh.)
Era tutto quello che Rain riusciva a pensare. Tempest fu molto
più affettuoso e, quando Squall gli presentò Gale
come
suo cugino, gli strinse forte la mano e gli diede ufficialmente il
benvenuto nella famiglia.
Suo padre, Squall, sembrava essere imbarazzato e confuso e poteva
capire perché. Si era visto
spuntar davanti Fujin, che aveva creduto morta, con il figlio di suo
fratello,
di cui ignorava l'esistenza. La scena era stata strana. Squall era
rimasto in silenzio per due minuti buoni prima di dire "ah, va bene". E
basta. Non aveva detto altro. Persino Rain si era sentita in imbarazzo
per lui. Squall non rivolse la parola al ragazzo prima di altri dieci
minuti
e, anche allora, gli chiese solo quale fosse il suo nome. Per la terza
volta. Poi, con la coda dell'occhio, l'aveva vista e glielo aveva
affibbiato. Fagli fare
un giro del Garden,
aveva detto. In realtà era solo per prendere tempo. I grandi
dovevano parlare (e suo padre doveva digerire la cosa). Tempest era con
loro ma fu convocato nella stanza dei
bottoni.
Quindi Claire si ritrovò a fare da guida al suo cugino
dall'aspetto stramboide. Portava occhiali da sole al chiuso, aveva la
barba nera ma i capelli argentati come Fujin e indossava un orribile
giacca viola.
"Questo è il centro addestramento. Qui i cadetti si
allenano. Quindi....tu sei il figlio di Storm, giusto?"
"Così pare."
"E dimmi, com'era tuo padre?"
Gale le sorrise mentre le ricordava, pacatamente, di come suo padre
fosse morto poco dopo il suo concepimento. Questo, aveva detto, non
aveva aiutato il loro rapporto.
(stupida, stupida, stupida!)
"eer....allora, lì c'è la biblioteca. Possiamo
affermare
che la biblioteca del Garden di Balamb vanti la maggiore..."
"Non che non apprezzi lo sforzo, Rain, ma possiamo lasciar perdere il
giro turistico.
Voi che fate per divertirvi qui?"
La domanda la prese in contropiede. Se, come le era stato detto, questa
era la prima esperienza in un garden, allora probabilmente non sapeva
che gli studenti non avevano modo di divertirsi finché
stavano
lì dentro.
"Beh..questa è principalmente un'accedemia militare, quindi
non
c'è granché da fare...magari, quando si
è terra,
si va in città, ma bisogna comunque rispettare il
coprifuoco..."
Gale fece "uhm-uhm" e le girò attorno un paio di volte,
osservandola. La indicò con l'indice della mano destra
dicendo
poi, con tono assolutamente piatto
"decisamente non vergine."
Rain sentì la faccia diventarle di venti tonalità
di
rosso differenti. Sulla faccia di Gale si disegnò un sorriso
che
andava da orecchio a orecchio
"C'ho azzeccato. Allora avete modo di divertirvi qua dentro. O vuoi
dirmi che fate tutto entro il coprifuoco?"
Forse era il tono. Forse era l'argomento. Non sapeva cosa l'avesse
fatta scattare. Quello che sapeva era che LO ODIAVA.
"BRUTTO MANIACO!"
e giù una sberla di quelle che rimangono impresse nella
storia.
Ma l'unico risultato che ottenne fu un leggero rossore sulla guancia di
Gale e una rapida visita in infermeria per sé.
"Ecco, avrei dovuto dirtelo. Il mio corpo è differente. La
prossima volta non schiaffegiarmi a mani nude, cugina."
L'infermiere di turno le disse che non si era fatta nulla e li
congedò. Ma una volta usciti da lì, lui non
poté
esimersi dal commentare
"Bene. Adesso abbiamo visto l'infermeria. Che ci rimane da visitare? Ho
sentito che i panini della mensa sono leggendari."
(ah-ah! Che umorismo! Molto divertente!)
Decise di fare la matura e non rispose. Ma quello, evidentemente
insoddisfatto dalla reazione, decise di rincarare la dose.
"Già che siamo qui, facciamo il rifornimento di pillole
anticoncezionali? Hai l'aria di una a cui servono."
(ok, tu non sei un maniaco. Sei semplicemente stronzo.)
Stava per rispondere per le rime, quando Cid la chiamò dal
corridoio. L'amico le corse incontro e le prese la mano bendata,
chiedendole che cosa le fosse successo e guardando Gale con sospetto.
"Ho dato uno schiaffo a quest'imbecille" rispose lei " e mi sono quasi
rotta una mano. Ha una mandibola d'acciaio."
Cid non sembrava convinto, continuava a guardare Gale come se
sospettasse che le avesse fatto male di proposito. Era sempre stato
iperprotettivo con lei. Forse troppo. Quindi era meglio evitare
problemi.
"Gale, lui è Cid Dincht"
Gale tese la mano
"Piacere io sono Gale...." s'interruppe e la guardò "tuo
padre
usa il cognome Leonhart vero?" lei fece segno di si "allora credo che
sia anche il mio. Gale Leonhart."
"Leonhart...nel senso di Leonhart come Squall? Leonhart-Leonhart?
Leonhart come Squall Leonhart?"
"Whoa. Mai sentito dire Leonhart tante volte in una frase. Punti al
record?" ironizzò il caustico Gale
"E' il figlio di mio zio, Storm..."
"Oh! Storm ha un figlio?"
(ecco! ora ci siamo tutti!)
Claire si era allontanata per prendere un caffè e non aveva
potuto fare a meno di rimanere incuriosita. Si avvicinò a
Gale
porgendogli la mano ma lui, invece di stringerla, eseguì un
cavalleresco baciamano.
"Tu devi essere Claire Lintres, la figlia di Marcus. Ti riconosco dalle
parole di tuo padre. Lasciatelo dire, pensavo che esagerasse, invece
sei molto più bella di come ti descrive. Mai, prima di ora,
avevo pensato che il termine "angelico" potesse applicarsi davvero a
una persona!"
(bleah!)
"Dimmi, Gale, questo trucco funziona?" gli chiese Claire
"Sta funzionando?"
"No." rispose freddamente Claire
"Allora funziona sette volte su dieci."
Rain non disse niente, ma il pensiero che un trucco così
potesse
funzionare davvero la fece vergognare nel profondo. La cosa
non sfuggì a Gale che non si lasciò sfuggire
l'occasione di
piazzare un'altra stilettata velonosa.
"A volte basta anche meno impegno, vero cugina?"
Dei, come lo odiava.
****
Forse era stato quello che avevano in comune: erano ragazzi della
stessa età, tutti con genitori "importanti" che in un modo o
nell'altro avevano segnato la loro infanzia. Era inevitabile che
facessero gruppo. O, almeno, questo era quello che Squall pensava,
guardando dalle telecamere di sorveglienza sua figlia, suo nipote, Cid
e Claire tutti insieme. Ma, visto che questo era il suo pensiero,
sapeva di poter sbagliare. Lo stesso Squall non era mai stato veramente
un ragazzo: è sempre stato un uomo maturo col peso del mondo
sulle spalle che, per un periodo, ha avuto un corpo giovane.
"Che ne pensi, quali sono i risultati?" gli disse Ravenant
avvicinandosi allo schermo
Nel momento in cui si arrivava al Garden si veniva sottoposti a una
magia scan. I soggetti normalmente non se ne accorgevano neanche, dato
che lo scan è innocuo e serve solo a recuperare
informazioni.
Eppure Gale si era messo in posa quando era arrivato, una di quelle
pose da supereroe dei fumetti, come se sapesse e li stesse prendendo in
giro. A parte questo, i risultati dello scan erano quelli che ci
si aspettava.
"Gale è in testa, ma il suo Lv/Thr è solo 5,2.
Mia figlia e Cid sono dietro con 4,6 e Claire è appena 2,1."
Level/Threat, livello/minaccia. Si valutavano le capacità
fisiche e paramagiche, e un algoritmo assegnava loro un livello.
Meccanismo impreciso, dato che non c'è modo di inserire
anche
capacità tattiche, ma comunque un buon modo per orientarsi.
"Quant'era il vostro livello ai tempi di Artemisia?"
"Rinoa era in coda con 7,7." sentenziò Squall
"Beh, questo chiude la storia. Se tua moglie ha ragione..."
"io ho ragione!"
"...allora non ci rimane che affidarci alla vecchia generazione per
sbarazzarci della stregaccia. Anzi, non serve neanche tutta la squadra.
Forza, Leonhart. Trasformati e via."
Squall guardò Ravenant con un misto di intolleranza e
incredulità.
"Pensavo ne avessimo già parlato: La simbiosi è
inaffidabile. E per quanto riguarda la vecchia squadra" Squall
faticò a proseguire "...hai visto Zell. Hai visto Quistis."
Ravenant si alzò. Fece qualche passo e poi tornò
a sedersi, inquieto.
"Quis starà bene. Starà benissimo. Ha combattuto
contro
Edea, ha combattuto contro Artemisia, si è presa in pieno
due
attacchi di Storm...che vuoi che siano un paio di proiettili? Due
giorni, datele due giorni...si rimetterà in piedi. Ne ha
prese
di peggio, santo cielo, che saranno mai due proiettili in
corpo? Mi
hanno lettaralmente sparato addosso tutti i giorni per dieci anni e
sono qui a ballare sulle tombe di chi l'ha fatto; vedrai che non
è niente. Non è niente. Niente."
Ravenant si fermò, stringendo i pugni. Ci mise un po' a
formulare la domanda che voleva porre.
" Poi, andiamo,
non siamo neanche sicuri che sia Artemia o come si chiama, come si fa a
spezzarsi?"
Considerando che nella sua vita aveva visto streghe, magie, esseri
immortali con cui si entrava in junction e in simbiosi,
entità
infernali, creature non morte e cloni, Squall aveva preso le parole di
Rinoa come buone e non si era fatto domande. Non le aveva capite, ma
non gli dava troppo peso.
C'era poco che potesse stupirlo. Diamine, poteva concentrare il suo
spirito combattivo attraverso il Gunblade e generare un raggio
esplosivo o un cerchio d'aria tagliante da quando aveva 17 anni. Cosa
c'era di normale in questo mondo?
Fu il turno di Laguna, che spiegò come Artemisia avesse
dovuto
accumulare un'immensa quantità di potere per riuscire nella
compressione temporale. In qualche modo, quando lei era stata spezzata
e la magia dissolta, si era trovata in mezzo a passato e futuro.
"Immaginate una linea...no, anzi, è tutto meno che una
linea...un fiume? No, questo non funziona con l'esempio che voglio
fare..."
Rinoa offrì un bicchiere d'acqua a Laguna, così
che
potesse calmarsi abbastanza da spiegare la situazione. Aveva la gamba
rigida per via del crampo che subentrava quando si sentiva sotto
pressione, e questo non facilitò il discorso.
Si alzò e fece un paio di passi. Poi la gamba gli si
paralizzò e dovette tornare a sedersi.
Squall aggrottò la fronte e cercò di mantenere
una posa dignitosa, almeno lui.
"Per riuscire nella compressione, Artemisia ha agito dal passato (il
nostro presente) e dal presente (il nostro futuro). Ha piegato
questa...sbarra! Si, sbarra! Ha piegato questa sbarra del tempo fino a
farne combaciare le estremità, ci siamo? Un momento di
passato,
presente e futuro. Ora, la magia si spezza, la linea..."
"non era una sbarra?"
"la sbarra! La sbarra si distende. Ora, finché Artemisia si
limitava a possedere un corpo dal futuro, questo non causava problemi.
Ma dopo che passato, presente e futuro si sono sovrapposti, lei ha
acquisito una corporeità nella nostra dimensione temporale,
mi
seguite? Ma la natura non accetta il vuoto. Niente si crea e niente si
distrugge, giusto? Quindi, Squall ha visto Artemisia morire dopo aver
passato i poteri ad Edea. Ma questa era l'Artemisia finita nel passato.
Nel futuro, vale a dire l'epoca in cui Artemisia è nata, si
è verificato un vuoto a forma di Artemisia. Mi state
seguendo?"
Squall vide Ravenant chinarsi verso Fujin, chiedendole sottovoce se ci
stesse capendo qualcosa. Lei scuoteva la testa. Anche Irvine aveva uno
sguardo vacuo, a guardarlo bene e Selphie ondeggiava la testa mentre
canticchiava qualcosa su novantanove palloncini rossi. Ma Laguna
interpretò il
silenzio come assenso e proseguì.
"Quindi, c'è un vuoto nel futuro. Ma la natura non
concepisce il
vuoto. Qualcosa doveva riempirlo. E straaac! Qui si verifica lo
strappo! E Artemisia si sdoppia!"
Un momento" fece Irvine " ci stai dicendo che dobbiamo lottare contro
due Artemisie?"
"nonono. Artemisia è sempre una. Credo. Cioè,
questo non lo so
neanche io. Il fatto è che Artemisia, al momento dello
strappo,
è anche finita nel futuro. Non si poteva mica lasciare un
vuoto,
vi
pare? Così una parte di lei è rimasta nel passato
ed
è morta. E una parte di lei è tornata da dove
è
venuta!"
"Un attimo" obiettò Fujin "ma non avrebbe dovuto dividersi
in
tre? Passato, presente, futuro? Se è così noi
quale
stiamo affrontando? Presente o futuro?"
Laguna disse che non ne aveva la più pallida idea. Era
ragionevole pensare che avessero a che fare con quella rimasta nel loro
presente, che adesso era il passato. Quell'Artemisia era probabilmente
rimasta sfigurata e distrutta, incapace di morire perché
incapace di trasmettere il proprio potere ma troppo debole per agire.
Probabilmente aveva vissuto nel tormento per quasi trent'anni. Poi, in
qualche modo, era riuscita a diventare abbastanza forte da poter
tornare ad agire. Forse si era ricongiunta con la parte distrutta del
futuro, trasferendo a quella parte i poteri che le rimanevano prima di
morire. Oppure era riuscita a guarire quel tanto che basta da tornare
in azione.
Aveva attaccato i SeeD, aveva cercato di uccidere quelli che avevano
sventato il suo piano già una volta. Il che poteva solo dire
che
li considerava ancora come una minaccia. Oppure che voleva vendicarsi.
Trent'anni di dolore sono un buon motivo per portare rancore.
Laguna finì la sua spiegazione, dando più domande
che risposte. Squall stesso era poco convinto.
Troppi dubbi, troppe domande. Inoltre, c'era qualcosa che non gli
tornava, ma non sapeva dire cosa.
Poi, il terremoto. O meglio, un maremoto. Oggetti che erano sugli
scaffali caddero per terra, l'intero Garden fu scosso. Luci rosse
intermittenti si accesero e, subito dopo, vi fu ancora una scossa.
(la cabina di pilotaggio...)
"Tutti su! Con me!" gridò Squall.
Vide Laguna alzarsi, ma lo fermò. Sarebbe stato solo
d'impiccio.
Presero le scale, non era prudente usare l'ascensore, e giunsero fino
alla cabina di pilotaggio. La cabina, una volta scoperta, era stata poi
coperta da una volta a cupola trasparente per proteggere il pilota
dalle interperie. Ma la cupola era stata distrutta, il pilota era per
terra, zuppo fradicio e con la gola squarciata.
Davanti al Garden si ergeva, grande quanto il Garden stesso, una
colonna d'acqua. Per quanto il mare potesse essere burrascoso, la
colonna non scemava e non s'ingrandiva. Dalla spuma iniziò a
delinearsi un profilo umano. Capelli, un naso. Poco per volta il mare
dipinse i tratti del volto e del busto.
"Artemisia." disse Irvine "Riconoscerei quelle tette ovunque."
(Irvine, comportati per l'età che hai!)
Squall sguainò il Lionheart, gli altri lo imitarono. Si
aspettavano qualcosa. Magari che parlasse, che inveisse contro di loro.
E' una cosa che i cattivi fanno sempre. Ma quel volto d'acqua rimase
fermo, silente.
BANG
Ravenant aveva imbracciato il fucile e fatto fuoco, sparando dritto in
mezzo a quegli occhi fatti d'acqua salata. E subito dopo il proiettile
esplose trasformando quella testa in una pioggia d'acqua salata che li
bagnò tutti e quella colonna d'acqua tornò in
mare.
"Boom Baby, Phalanx style!" urlò il phalanx strillando sulle
note di una nota canzone
Il mare tornò calmo.
Per qualche secondo.
Come tentacoli, decine di piccole colonne d'acqua si abbatterono sul
Garden. Non verso di loro, ma verso il garden stesso. Colpivano e
colpivano, cercando di penetrare oltre gli scudi. L'acqua, alla giusta
pressione, può tagliare il metallo.
(E' solo questione di tempo)
Squall premette il pulsante rosso su cui qualche spiritoso aveva
scritto "panic mode". Si, era la parola adatta. Avvicinò il
microfono alla bocca e urlò con quanto fiato aveva nei
polmoni
"Qui è il comandante Leonhart! Codice nero! I SeeD con ID
dispari devono proteggere i cadetti e quelli con ID pari preparino
l'evacuazione!"
"Squall! Ci sono volti nell'acqua! Corpi!" strillò Selphie.
"Qui Heartilly! Tenete a portata di mano le armi! SQUALL!"
Non c'era bisogno che lo avvisasse. Aveva già visto. Una di
queste colonne stava colpendo in prossimità dell'infermeria.
"Fujin, infermeria. Rinoa, gestisci le procedure di evacuazione. Irvine
e Marcus, aiutate dove potete. Selphie...sai ancora guidare?"
****
Avevano visto la parete piegarsi davanti ai loro occhi. Poi era
scattato l'allarme e la voce del Comandante dato l'allarme. Ci volle
poco perché arrivassero dei SeeD intenti a portare via le
barelle con i malati, scollegando tutto quello che non serviva a
tenerli in vita e portandosi dietro quanti più medicinali
possibili.
Ma la parete si piegava sempre di più, sempre di
più,
finché non si crepò. Ci furono altri colpi e
l'acqua
iniziò a entrare.
Gale si legò i capelli nuovamente dietro la testa e si tolse
la
giacca, ergendosi davanti la parete. L'acqua sembrava aver preso la
forma di lunghe dita viscide e blu che cercavano di allargare la crepa
nel muro. Presto sarebbero entrati.
"Non hai sentito?" gli urlò dietro la cugina "dobbiamo
andarcene"
"Non sono un SeeD. E non abbiamo abbastanza tempo. Non se qualunque
cosa ci sia qui dietro riesce a entrare."
Ed entrò.
Un missile d'acqua entrò, colpendo Gale in pieno petto e
gettando a terra. L'acqua iniziò ad allagare la stanza, ma
non
era l'unica cosa.
Erano alti quanto un uomo, ma deformi e viscidi, orribili nell'aspetto,
simili a come dovrebbe apparire un rospo dal visto squartato.
Uno si lanciò contro Claire, ma Gale era di nuovo in piedi e
l'intercettò con un pugno che lo dissolse, facendolo
esplodere
in una pioggia d'acqua. Ma un secondo gli fu addosso, mordendolo sulle
scapola, e poi un terzo lo afferrò per la gamba, mordendogli
il
polpaccio, e il quarto lo fece cadere per terra. Gale riuscì
a
prendere tra le mani la testa dell'ultimo che gli era saltato addosso
con l'intento di mangiargli la faccia e strinse. Strinse
finché
non gli schiacciò la testa, al che l'intero corpo
tornò
al suo naturale stato liquido.
Cid lo aiutò spezzando il collo di quello che gli mordeva la
scapola e calciando via quello che l'aveva morso al polpaccio.
I due erano in piedi, spalle contro spalle.
"artista marziale anche tu?" gli chiese Cid, che improvvisamente
provava simpatia per questo nuovo Leonhart
"Non proprio. Prendo la mira e colpisco."
Come per provarlo, abbattè uno di questi mostri mentre
questo
era intento a saltargli addosso con un destro e un altro con un
poderoso sinistro. Cid spaccò un cranio con un colpo di
taglio e
ne abbattè ancora usando il gomito. Ma continuavano a
entrare.
Per ognuno che abbattevano, tre ne prendevano il posto.
Ma le ragazze non erano rimaste con le mani in mano. Rain
creò
una pedana di ghiaccio adoperando la magia blizzaga, così da
avere un appoggio più o meno solido e tranciò in
due un
paio di quelle creature con un solo colpo. Claire faceva fuoco a
raffica, degna figlia di suo padre.
Inutile. Tutto inutile. Continuavano a entrare.
Claire aveva chiuso le porte antiesplosione per evitare di far
diffondere queste creature per il garden, ma così facendo
l'acqua non aveva più da dove uscire e arrivava
già al
ginocchio. Se quelle creature non avevano problemi a muoversi, lo
stesso non poteva dirsi per loro. Presto, si trovarono impossibilitati
a muoversi. L'acqua era alla vita, senza il supporto delle gambe i loro
attacchi perdevano intensità. Avevano formato un cerchio, ma
presto Claire avrebbe finito i colpi e anche ammettendo la
possibilità di una loro vittoria, presto non avrebbero avuto
spazio per respirare.
Gale afferrò le due ragazze per la vita e saltò
sopra un
vecchio armedio che conteneva medicinali. Cid riuscì a
raggiungerlo.
Cid e Rain lanciarono contemporaneamente due magie Thundaga e l'acqua
fece il suo lavoro, friggendo tutti i mostri nella stanza.
Potevano riprendere fiato adesso.
Ma l'acqua continuava a salire.
"Come fa l'acqua a entrare se l'infermieria è sopra il
livello del mare?" ruggì Cid
"una qualche diavoleria, sicuramente" borbottò Gale
"se Rain qui non avesse chiuso la porta dietro di noi..."
"Non mi sembra che tu abbia avuto un'idea migliore, Claire".
"per come la vedo io, abbiamo una via d'uscita soltanto"
borbottò Gale.
Prese di nuovo le due per la vita e disse a Cid di aggrapparsi a
qualcosa che non fosse la sua schiena. Poi chiuse gli occhi.
Suo padre, Storm, non era umano. O meglio, lo era solo parzialmente.
Anni e anni di abuso di quella che chiamavano Junction Simbiosi
l'avevano trasformato. E così era per il suo clone, per
quell'involucro di cui poi aveva preso possesso, anche se per poco
tempo.
Lui, Gale, era umano nel senso proprio del termine intorno al 65%.
La sua vita era stata, in gran parte, uno schifo.
Ma si era reso conto che avere un 35% di drago in sé non fa
male. Se poi il drago è un potente Guardian Force
millenario,
tanto meglio. Ai tempi delle medie aveva realizzato che nessun bullo
avrebbe osato avvicinarsi a lui, visto che poteva rompergli le tibie
con un semplice calcio.
Si avvolse in scintille rosso e oro mentre attingeva al suo 35% e poi
saltò in acqua. Dalla schiena sorsero un paio d'ali.
Scattò.
Scattò al massimo della sua velocità, infilandosi
in quel buco nella parete da cui l'acqua entrava.
Nuotò controcorrente, utilizzando solo le gambe, con tutta
la
forza dei suoi muscoli per vincere la continua spinta contraria della
corrente, colpendo di testa qualunque cose nuotasse in senso opposto.
Poteva aver percorso un metro o dieci centimetri quando fu sul punto di
cedere. Non era uno stato che poteva mantenere a lungo. Ma poi,
miracolosamente, la corrente perse intensità, solo qualche
attimo di calma, e lui riuscì a tirarli fuori.
Vide che un pezzo di Garden era stato staccato dalla furia del mare e
depositò i tre ragazzi lì prima di salire di
quota.
Tentacoli d'acqua sferzavano il Garden, ma chi era alla guida sapeva il
fatto suo, e così gli artiglieri, così il danno
veniva
minimizzato. Da quell'altezza, Gale potè vedere che quei
tentacoli si originavano da una grossa sfera luminescente.
Il tempo a sua disposizione era limitato.
Strinse le mani davanti a sé come se stesse pregando,
focalizzando tutta la sua energia nel collo. Il bruciore era
insopportabile, era come vomitare fuoco. Non poteva utilizzare questa
tecnica se non in questo stato, ma anche allora non era piacevole.
Portò le mani davanti alla bocca come se fossero un imbuto.
L'energia era al picco.
"Final Flare!"
Ruggì, scagliando una gigantesca freccia d'energia nera,
simile
alla tecnica Gungnir nell'aspetto, dritto contro quella sfera luminosa.
Si aspettava un'esplosione, ma non successe niente. La sfera
sembrò assorbire l'attacco, mutando colore e dimensione, ma
poi
si dissolse.
Quando Gale aprì gli occhi rimase abbagliato dal sole
mattutino e la prima cosa che vide fu la faccia di Cid.
"Ti prego, dimmi che non mi hai baciato."
"Spiacente. Non sei il mio tipo."
Gli dissero che era caduto. Dopo quell'attacco ("Cugino, è lo stesso
principio del Raggio Esplosivo? Con il focus di un'arma potrebbe
diventare più forte?"
) aveva perso i senti ed era finito in acqua. Cid si era tuffato,
l'aveva recuperato e portato sul relitto. Poi erano andati alla deriva,
guardando impotenti il garden sparire lontano.
Cercò di alzarsi, ma vide che era senza camicia.
Istintivamente,
cercò di coprirsi, riconoscendo solo dopo
l'inutilità del
gesto: ormai l'avevano visto.
Completamente glabro, senza un solo pelo in petto. Ma tutto il torace
era ricoperto di scaglie lucenti, di un rosso molto cupo, vicino al
nero, a eccezione di una fascia non più larga di un palmo
che
andava dallo sterno allo stomaco.
Ai suoi amici, durante la pubertà, crescevano i peli. A lui
le
scaglie. Con rammarico, notò d'aver perso gli occhiali da
sole.
Tutti adesso potevano guardarlo negli occhi, in quelle sue pupille
celesti, quasi bianche, interrotte da un'unica, serpentina, linea nera.
"figo! Quindi è questo l'aspetto che aveva tuo padre in
simbiosi? Meglio di Zell: diventa tutto rosso e peloso."
"Rain!"
"Sai che è vero, Cid."
Ovvio. Due cresciuti al Garden di Balamb, tanto non sarebbe bastato a
impressionarli.
"Dove siamo?"
Rain guardò il mare, calpestando il terreno.
"Difficile a dirsi, ma temo che la risposta sia Esthar."
"Senza telefono, soldi e scarpe" segnalò Claire
"Ma abbiamo ancora le nostre armi."
Elenco che si riassumeva in: un gunblade danneggiato dall'acqua
incapace di potenziare il colpo con lo sparo, due pistole (dieci colpi
rimasti tra le due) e i pugni di Cid. Lui, Gale, era troppo stanco per
lottare.
Con l'aiuto di Cid si rimise in piedi. Guardò lontano, ma
non
vide strade, non vide abitazioni. Meno del 2% della popolazione viveva
sulla costa, a Esthar. Per quel che ne sapevano, potevano aver davanti
giorni di cammino per trovare un centro abitato. Senza né
cibo,
né acqua.
Di andarci volando, non se ne parlava neanche. Chissà quando
avrebbe recuperato le energie.
Opzioni?
Neanche una.
"mettiamoci in marcia. Esthar diventa pericolosa quando tramonta il
sole."
***
Selphie era sempre stata la migliore alla guida. Che fosse una macchina
o un'aeronave, lei superava tutti. Ma il Garden non era manovrabile
come i mezzi a cui era abituata. Niente virate improvvise, niente
drifting o suoi equivalenti. Tutto quello che poteva fare era fuggire
alla massima velocità.
Non c'era un criterio negli attacchi che il Garden subiva. Il mare
sembrava esplodere davanti a lei, e allora una gigantesca colonna
d'acqua alta quanto il garden stesso spuntava dal nulla e cercava di
abbattersi sul Garden.
Tutto a babordo.
Tutto a tribordo.
Fuoco di artiglieria.
Vide una bocca aprirsi nell'oceano, una grande bocca pronta a
inghiottire il garden e trascinarlo in una tomba d'acqua.
Lasciò
che la corrente li portasse lì, prossimi alla rovina e
l'acqua
sommerse parte del Garden. Dopo l'onda arriva il riflusso, e lei diede
massima potenza ai motori, cosa che fece scattare il garden e che
probabilmente fece finire più di un SeeD con il culo per
terra.
Ma erano usciti fuori.
Selphie era bagnata fradicia, gli occhi le bruciavano per via della
costante esposizione all'acqua salata ma decise di non permettere a
queste piccolezze di ridurre la sua concentrazione. I suoi amici, no,
la sua famiglia, era a bordo.
Il mare sembrava non finire mai, nessuna terra su cui trovare un attimo
di pace.
Il mare, così grande.
Ma se era così grande, perché l'attacco era
così limitato?
Certo era comunque terrificante ma, vista la superficie a disposizione
era ben poco. Il che vuol dire che poteva controllare soltanto una
porzione limitata del mare. Quindi o i suoi poteri non erano abbastanza
forti o li esercitava per mezzo di ripetuti attacchi da parte di un
Guardian Force.
"Squall! Irvine! Rin! Qualcuno!"
Ma nessuno rispose. Come avrebbero potuto del resto?
Tuttavia l'aiuto arrivò, inaspettato, al largo delle coste
di
Esthar. Non sapeva chi fosse, anche se aveva l'impressione d'averlo
già visto, ma scagliò una immensa
quantità
d'energia in mezzo al mare e scoprì, per la prima volta,
quella
che sembrava essere una enorme balena. Selphie fece cavalcare le onde
al garden, rischiando quasi di ribaltarlo su un fianco. Quella che
sembrava essere una mossa suicida, però, si
rivelò il
colpo vincente.
L'anello sotto il Garden colpì quell'enorme creatura,
aprendole
uno squarcio nel fianco che quasi la tagliò in due. L'urlo
di
dolore della Balena fu assordante, da lacerare i timpani
segnò
che il colpo era davvero stato critico.
L'acqua tornò a calmarsi, Selphie potè tirare un
respiro di sollievo.
Poi, respirare diventò difficile. L'aria scappava dai
polmoni e non rientrava più.
Una lama, lucida come cristallo, l'aveva passata da parte a parte. Si
accasciò a terra.
Vide, dietro di sé, un uomo che sembra fatto interamente di
vetro viola. Quello si chinò, parlando senza aprire la bocca.
"strano. Saresti dovuta morire sul colpo."
Per tutta risposta, lei lo morse, strappandogli via un braccio fino al
gomito.
I suoi capelli erano diventati ispidi. Il naso aveva cambiato forma ,
schiacciandosi e allargandosi. L'essere di vetro la guardò.
"Fenrir. Ecco dov'era finito. Ovvio."
Selphie gli balzò addosso ululando come un lupo, ma questa
volta
l'altro era pronto e, con un pugno, la gettò di lato.
Selphie si
rimise in piedi sui quattro arti e saltò contro di lui
ancora
una volta, mirando alla gola. Ma quello ruotò su
sé
stesso e la mandò contro la parete con un calcio. Ormai
più lupo che donna, Selphie ringhiò contro
l'avversario e
si frappose tra lui e i comandi..
"Cagna maledetta. Continui a metterti in mezzo, come tutti i SeeD."
Caricò ancora una volta e, ancora una volta, venne presa a
calci. L'altro aveva perso la sua arma, e le era salito addosso,
bloccandola col peso del proprio corpo e colpendola più
volta in
volto, rapidamente e con violenza.
BANG
Un pezzo di spalla dell'uomo di vetro andò in frantumi.
BANG
il secondo colpo gli fece volare via l'altro braccio.
"Selphie! VIA!"
La SeeD rotolò su un fianco e usò le energie
residue per
saltare dietro Irvine, mentre quello sparava una granata contro il loro
nemico, disentegrandolo una volta per tutte.
***
Da un'altra parte del mondo, quell'uomo aprì gli occhi. Le
palpebre erano pesanti, come se si fosse appena svegliato da una lunga
dormita.
"Controllare un Eidolon di ghiaccio è difficile, strega."
"Non hai ancora abbastanza potere magico. Hai fatto più di
quanto mi potessi aspettare."
Lui sorrise.
Era la prima volta che lei gli faceva un complimento.
L'attacco aveva avuto successo, doveva solo verificare le
capacità della difesa. E le cose erano andate come previsto.
Erano invecchiati davvero male.
La maledizione dei GF aveva colpito.
Ecco perché i Phalanx non li utilizzavano..
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