❄ The last door ❄

di VanillaMilk95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il sorriso di un fiore: ***
Capitolo 2: *** il tempo non aspetta nessuno: ***
Capitolo 3: *** ce la posso fare?: ***
Capitolo 4: *** un'incontro casuale? ***
Capitolo 5: *** un frammento ritrovato: ***
Capitolo 6: *** dei nastri per tornare a casa: ***
Capitolo 7: *** i segreti non hanno confine: ***
Capitolo 8: *** la mia piccola sorellina: ***
Capitolo 9: *** via d'uscita da Tyholmen: ***



Capitolo 1
*** il sorriso di un fiore: ***


 
Facciamo un pupazzo di neve?
Una frase che aveva cambiato la mia vita, La mia complicata e bizzarra vita che incominciò in un fiordo dimenticato in Norvegia.
Mio padre mi disse che qualche  giorno prima  che nascessi, nel giardino erano spuntate delle bellissime margherite e così mi chiamarono Anna che significa grazia o graziosa proprio come quei fiori. 
I miei primi anni trascorsero in fretta tra l’amore dei miei genitori. Ero una bambina sveglia perciò mi cacciavo sempre nei guai: aprivo cassetti, cercavo di girare i pomelli del forno e arrivai persino a tappare il bidè finendo per allagare mezza casa.  

I miei non avevano un momento di tranquillità, neanche di notte. A volte succedeva che, per via dei miei primi dentini, mia madre rimaneva sveglia tutta notte a coccolarmi, mentre mio padre lavorava come chirurgo. E così una volta tornato dal lavoro faceva riposare mia madre che siccome non era riuscita a dormire era esausta.
Con il tempo trovarono pace poiché diventai una bambina ubbidiente anche se sbadata e piagnucolona.
Così un giorno mio padre mi portò nel nostro giardino e ci inchinammo verso un fiore, che per colpa della pioggia, si era un po’ afflosciato.

- vedi questo piccolo fiore Anna. Come ti sembra?
- sembra triste.- dissi con la mia innocente vocina verso mio padre 
- vero piccola mia, perché la pioggia è stata troppo pesante per lui e adesso e un po’ triste.
- rimarrà cos’ì? Per sempre?
- no questo fiorellino si rialzerà grazie al sole e potrà guardare la sua luce e specialmente te.  Questo fiorellino anche nelle avversità continuerà a sorridere. E noi siamo un po’ come loro, sta a noi a sollevarci e continuare a sorridere.
- allora sarò un fiorellino papà!  - 

Mio padre sorrise amorevolmente e mi prese a cavalletta . - allora mio piccolo fiorellino! Sorridi al sole!
Si, ricordo quel giorno; con gli occhi chiusi allungai una mano  come per prendere quel sole mentre ero seduta sulle spalle di mio padre che sembravano portarmi a un passo dal cielo azzurro.
Da quel giorno in poi presi sul serio la frase di mio padre e la usai in ogni circostanza, mi ripromisi che in qualsiasi situazione bella o brutta avrei sempre sorriso, e in alcuni momenti ricordai che fu molto difficile, ma riuscì sempre a scamparla, i miei compagni di scuola mi definivano “la strana” in quanto, quando gli insegnanti ci strigliavano, io continuavo a sorridere, questo mi aiutò ad abbassare la mia media, molte volte le professoresse scrivevano sul diario:
“ la bambina o la ragazza sembrava non dimostrare interesse ai rimproveri dei cattivi voti presi.”

Ma non iniziate a pensare che ero una pigrona e non mi interessavo della scuola, diciamo che a volte potevo essere“ annoiata o incapace” in alcune materie quali  geometria , ginnastica e a volte nelle lingue. Ma ero una delle più brave di storia, scienze e in alcune delle altre materie.

Tutto andava secondo le mie aspettative, il mio mondo sembrava perfetto, fino a quando non arrivo la tempesta.
Avevo circa 15 anni  e mi mancava ancora un anno e presto avrei frequentato il college a Tyholmen.
Ma durante le vacanze invernali ebbi  un incidente, non ricordo affatto cosa fosse accaduto, i medici e i miei genitori wmi dissero che mi ritrovarono fuori, sotto la neve e che molto probabilmente ero caduta inspiegabilmente dalla  finestra. Mi risvegliai quasi 3 giorni dopo il coma, ricordo che c’era solo mia madre che mi teneva la mano con il viso che veniva bagnato dalle lacrime,non riuscivo bene a riconoscerla poichè non ricordavo più nulla della mia vita, eccetto il mio nome, per mia madre fu un duro colpo sapere della mia amnesia
e ci vollero alcuni mesi prima che recuperassi quasi tutta la memoria; certi ricordi rimasero incompleti tra cui il perchè di quell‘incidente e come mi era crescita una ciocca bianca. Ma almeno ricordavo le cose più importanti: la mia famiglia, la mia casa, gli amici, le miei idee e la mia infanzia. Eppure sapevo che c’era qualcosa di importante, qualcosa che riguardava con quel incidente,però quando cercavo di ricordare mi venivano forti mal di testa, così semplicemente, smisi di pensarci.
Purtroppo non fini qui: persi l’ultimo anno per via delle assenze e inspiegabilmente i mie genitori furono sopraffatti dai loro lavori. 
Fu buio quell’anno. Incominciai ad incolparmi di quella caduta e di quei mesi che non ricordavo. Forse avevo detto qualcosa, forse era successo qualcosa nella mia famiglia  e loro non voglio farmelo ricordare. O forse era stata la caduta e le cure mediche che gli erano costate troppo. Ma niente mi diede la risposta: ne foto, ne appunti, ne video, ne i miei genitori .

Passavano a volte giorni prima che riuscissi a rivederli almeno uno, non venivano mai entrambi lo stesso giorno. E infine incominciai a pensare a una separazione.  
All’età di 17 anni riuscì finalmente ad essere ammessa al college   da lì in poi quella casa rimase vuota, tutto era rimasto in ordine come l’ultima volta in cui i miei erano venuti. Non salutai nessuno se non la casa forse con una breve scorsa. Feci un lungo viaggio con una valigiona verde insieme alcune mie compagne di college in macchina, fu in quel momento che cercai di dimenticare la vita vissuta ad Arendelle, oscurando che ci avevano vissuto fino ad oscurare anche me stessa .
Quegli anni furono veramente duri, e non passava giorno in quel dormitorio in cui non studiassi fino a sera, a volte fino a ritrovarmi alle 3 di mattina sulla mia scrivania con le pagine del libro che avevo studiato appiccicato alla mia guancia.
La mia compagna di stanza non era molto socievole, poiché anche lei era troppo impegnata nello studio, a volte arrivavamo a conversare solo durante la cena. A volte ricevevo le chiamate dei miei genitori, le loro voci erano sempre più consumante forse dal lavoro, forse dalla preoccupazione o probabilmente per qualcosa che li tormentava. Durante una di quelle chiamate …

“ Mamma … tu … cos’hai?
- che significa Anna? - disse quasi allarmata
- ti sento diversa in questi ultimi anni. 
- sarà … la stanchezza amore, tu non ti preoccupare, dimmi un po’  i tuoi mal di testa come vanno?
- vanno bene. Dopo, sai, dipende dal tempo.
- probabilmente sarà così, e mi raccomando impegnati,  ma non sforzarti troppo. Sai che dopo quell’incidente devi avere dei momenti di riposo.
- lo so mamma, non ti preoccupare. Ora devo andare, domani ho un esame importante.
- va bene tesoro, ti voglio bene.
- anch’ io - dissi con voce strozzata - … buona notte … - 

Era tutto così ridicolo, perché continuare a recitare? perché continuare a sorridere, perché? … solo perché …
Gli anni passarono molto difficilmente come gli esami ma ebbi la mia soddisfazione.
Con mia grande sorpresa, tutte le mie fatiche furono ripagate. 
Doveva essere il giorno più bello della mia vita, un giorno che tutti i figli condividevano con chi amavano, e io amavo ancora la mia famiglia. Riuscii a prendere i primi posti davanti al palco per la premiazione e il diploma. 
Aspettai … Aspettai … non era ancora arrivati … iniziai a pensare ad un forte traffico, dopo tutto Arendelle era lontana da Tyholmen, i cellulari non erano ammessi alla premiazione e quindi non potevo chiamarli e dovetti aspettare ancora, fino alla fine della cerimonia.
Durante la festa provai a chiamare, ma c’era solo la segreteria telefonica.
Intanto il ragazzo  più carismatico e carino della classe di nome Hans si avvicino:
- Anna! Ti stavo cercando!  Dai vieni , mi avevi promesso che avresti ballato con me.
- ooh - dissi mortificata - mi spiace veramente molto … ma sto aspettando i miei e sono preoccupata.
- capisco … ma , così ti perdi la festa! 

Cerco di convincermi  e così  anche le mie compagne ,ma rifiutai. Era forse infantile che alla veneranda età di 22 anni aspettassi i miei genitori, ma io dovevo.
Alla fine della serata mentre tutti ormai stavano andando via, il mio cellulare squillo.
Un messaggio.

-Scusaci se non siamo potuti venire ci sono stati dei contrattempi, sto arrivando con la macchina. Ti voglio bene, papà. 

Era l’ultima goccia che fece traboccare il vaso, ricordo che semplicemente corsi, corsi con tutte le mie forze con quella tunica blu mentre il capello da diplomata era caduto dal mio capo e lasciato li in  palestra, abbandonato.
Corsi fuori fino ad arrivare ai giardini del college, esausta. Fuori si era messo a piovere e le mie trecce, la mia faccia, il mio trucco e i miei vestiti erano un disastro.
Caddi con le mie ginocchia a terra e senza volerlo forse piansi, feci uno strappo alla regola dell’essere sempre felice e la pioggia che cadeva sopra di me sembrava nascondere il tutto.
Si, la pioggia mi aveva piegato e il sole sembrava non tornare, non durante la notte.
Quella stessa sera tornai in silenzio verso il parcheggio, che era proprio davanti alla scuola: esausta, delusa e pesante dentro al cuore.
Entrai in macchina e la prima cosa che fece mio padre fu guardami preoccupato.
- Anna , sei tutta bagnata-
- lo so … - riposi fredda e distaccata
- prendi un asciugamano pulito dal borsone o prenderai un malanno - disse allungando la mano e rovistando per procurarmelo.
- sto bene papà.
- Anna … - mi guardò capendo sicuramente perché la delusione era stata forte. - lo so che sei arrabbiata, ma è stata dura arrivare fino a qua.
- che cosa avevate da fare!?  Sempre lavoro! - riposi tra le lacrime -vi ho aspettato un intero giorno! Vi ho chiamato quasi tutta la sera! E la mamma non e neanche qui con te! 
- Anna … noi …
- cosa!? Non vi volete più bene!? C’è l’avete con me! Dimmi papà!! Ti prego dammi una riposta, sono 5 anni che l’aspetto. E sono pronta a qualsiasi essa sia. Ti prometto … che mi basterà … e vi perdonerò … ma ti prego ditemi la verità.
Non potete dirmi che il lavoro conta così tanto da perdere i giorni di malattia di tua figlia, il giorno in cui va al college, qualche giorno per andarla a trovare, e il giorno del suo diploma!!.

Il silenzio fu quasi surreale, c’era solo il tergicristalli e la pioggia che scandiva i secondi di attesa.

Ma la sua risposta fu semplicemente girare la chiave e mettere in moto la macchina. Per tutto il viaggio non ci fu parola solo sguardi.
Quando arrivai a casa mia madre non c’era, e mio padre rimase in macchina immobile senza dire nulla.
Posai la valigia in camera e sprofondai nel letto.
In quelle ore mi resi conto che da quando ero partita questa non era più stata la mia casa, non più … era solo un ricordo abbandonato
Un passato irrecuperabile. E io volevo costruire il mio futuro.

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Ciao a tutti , spero vi sia piaciuto il primo capitolo di questa storia. Ringrazio la mia amica Stella_Sempai e mio fratello per avermi aiutata nella correzione del testo.
Scusate ancora se ci sono stati dei problemi di correzzione e spero che questa e le prossime volte il testo abbia meno errori possibili.
Questa e la mia seconda Fanfiction e parla principalmente della vita di Anna se fosse stata ai tempi nostri i personaggi che si suseguiranno e che appartengono al mondo di Frozen saremmo tutti simile caratterialmente ai personagi della storia reale anche se la realtà renderà tutto diverso .
L'idea e nata da un immagine che mettero ad un certo punto della storia forse più probabilmente alla fine.

vi ringrazio ancora di cuore per le reccensioni ma anche per le critiche che mi aiutano a maturare come scrittrice in entrambi i casi.

un saluto da :

                                                                     Mistery girl   

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Capitolo 2
*** il tempo non aspetta nessuno: ***


Così presi coraggio e ad alternanza di giorni parlai con i miei genitori.
Non volevo parlare della loro assenza. Dovevo discutere della mia vita e su ciò che volevo fare.
Nel mio conto corrente durante la mia crescita avevano messo un bella somma di denaro. Fu allora che gli chiesi se avevo il permesso di spendere una piccola parte di quel denaro per cercare casa e incominciare ad avere una vita mia.
Non mi diedero un’immediata risposta. Ma forse capirono che fu la cosa giusta, ormai non ero più una bambina ero cresciuta ero una piccola donna, Pronta a farsi forza con le sue mani.

Dopo un’attenta ricerca, trovai una bella casa proprio a Tyholmen era al penultimo piano , con una vista stupenda di notte e si riusciva a vedere quasi tutta la città illuminata , non era come Arendelle, vecchia e ancora immersa nel passato. A Tyholmen ogni mattina ti svegli con la consapevolezza che ogni giorno sarà sempre futuro e che il tempo non si fermerà.
Prima di acquistare la casa cercai lavoro nelle vicinanze, era un negozio di giocattoli in centro città a quasi mezz’ora di viaggio , mi piaceva, anzi, lo adoravo. Dopo tutto sono sempre stata un po’ bambina dentro e ritrovarmi dentro ad un negozio di giocattoli era meraviglioso e aveva un non so che di magico.

Forse stavo rincominciando a vedere la luce del sole e mi stavo rialzando. La vita finalmente per Anna aveva il suo lieto fine! Almeno così  pensavo … mi accorsi presto che il vero lieto fine è solo quando tutto viene rimesso apposto.

erano passati due anni  ed era un giorno qualunque, nevicava la città intera era bianca e candida e la gente fuori sembrava felice , la gente andava e veniva dal negozio per comprare o solo per dare uno sguardo, io stavo sistemando uno degli scaffali con appoggiate delle bambole di pezza, quando sentì che qualcuno mi tirava il vestito.
- mi scusi … -
Mi chinai per capire cos’era, per mia sorpresa fu una bambina che aveva all’incirca 5 anni, i suoi capelli erano di colore castano miele con due codini e un vestitino giallo chiaro.
- oh ma ciao. Hai bisogno di qualcosa? Dove la tua mamma o il tuo papà?
La bambina con il dito in bocca indicò infondo un uomo alto con indosso una divisa da ufficio al telefono.
- è lui il tuo papà?
Lei annuì ancora una volta. - vorrei una bambola di pezza.
- ah si … è un’idea meravigliosa. Ma hai il permesso di tuo padre, per comperarne una?
La bambina annui sorridendo; non sapevo se aveva detto la verità ,  ma la mia priorità era accontentare il cliente piccola o grande che era, e se avessi dubitato il genitore poteva arrabbiarsi.
Ma per fortuna il padre smise di stare al telefono e si avvicinò alla sua figliola.
- allora Gerda , hai deciso? 
- non ancora - sorrise la bambina.
- qui abbiamo delle belle bambola di pezza appena arrivate , pronte per un nuovo amico, scegline una dentro allo scatolone se vuoi.
La bambina non se lo fece ripetere due volte e si fiondo nella scatola.
Io e il genitore ci scambiammo un sorriso , passarono svariati minuti, quando la bambina ne tirò fuori una entusiasta e subito se la strinse al cuore. - Voglio questa! - era una bambola con i capelli corti biondi dei pantaloncini e una maglietta azzurrina con una giacchetta di jeans , era un maschio , di solito le bambine scelgono le bambole con i vestiti più sgargianti. 
- sei sicura di volere quella? - rispose il padre 
Si! E’ per Kai , così non penserà  più all’influenza e starà meglio? - disse entusiasta.
Il padre gli sorrise teneramente - Kai ne sarà veramente felice.
Il gesto di quella bambina mi sbalordì, aveva scelto un giocattolo per un altro invece che per se stessa. - Kai e tuo fratello?
- si, - annui la bambina -è a casa a letto con la febbre ed e triste perché non può giocare fuori con la neve. Così gli regalo questa bambola! E sarà di nuovo felice!
- sei una bambina davvero dolce e generosa.- 
Mi chinai verso la scatola e presi una bambola con i due codini color miele. E un vestitino giallo chiaro come quello della bambina.
- per la tua bontà , ti do questa bambola .
- ma no … non possiamo. - ripose il padre 
- stia tranquillo è un regalo da parte mia
Il padre e la bambina mi ringraziarono , e andarono via con il sorriso tra le labbra ed io con il mio.  
Fu allora che una pesante nostalgia del passato ricomparve,  guardai il mio cellulare pensando ai miei genitori ,ma sfortunatamente era scarico , ma mi convinsi che era improbabile che potessi ricevere una loro telefonata, poiché se lo avrebbero fatto sarebbe stato verso sera. 
- Anna …  Anna! -  una voce scosse quei pensieri davanti a me c’era la mia collega. 
- si dimmi Mari - 
- c’è un infermiere al telefono che ti cerca - 
In quel momento non capì per quale motivo un infermiere mi avesse chiamata. Pensai che avessi mancato a qualche appuntamento per una visita, ma mi domandai come potessero sapere dove lavorassi, confusa presi il telefono.

- pronto?
- Salve ,  lei e la signorina Anna ? Era una voce seria e maschile 
- si … mi dica.
- e la figlia di Idunn e Agdar?
In quel momento sgranai gli occhi e rimasi quasi senza respiro, riuscì solo a dire una frase - si .. c-he … m-mmi dica
 - ieri sera i suoi genitori hanno avuto un incidente .- 

In queste situazioni puoi capire la gravità della situazione.
Se il medico ti inizia a spiegare il come e avvenuto e come anno trasportato la persona cara,  hai  ancora speranza di rivederli ,se ti dicono

- mi spiace … - E’ solo troppo tardi  … - non c’è l’hanno fatta. 
Il dottore mi spiego che erano in traghetto ma qualcosa era andato storto, i motori avevano preso fuoco e perdendo il controllo erano andati a sbattere contro gli scogli, al momento dell’impatto i miei erano nella loro stanze e  l’acqua li intrappolò immediatamente; in pochi minuti la loro camera fu inondata finendo per morire per annegamento . I soccorsi erano arrivati quasi subito ma per tutte le persone sotto coperta era troppo tardi. non c’era più niente da fare.
Rimasi in silenzio senza dire nulla. Penso che in quel momento il dottore si aspettò una reazione: pianti, urli o disperazione. Ma ero troppo scioccata, non riuscivo a realizzare l’accaduto, a rendere tutto ancora più insensato  c’era una strana canzoncina per bambini che echeggiava nel negozio .
- signorina è ancora in linea?-  chiese ancora il dottore
- si … - risposi con un fil di voce.
- lo so che forse non e il momento opportuno , ma ci sarebbe delle pratiche da firmare , l’ identificazione dei suoi genitori  e anche da discutere con gli assistenti sociali.
- cosa … as-sistenti sociali? - risposi stordita. - i-io … non sono più … non sono più  una bambina ho 23 anni.
- non per lei , per sua sorella.
- mi-a … mia sorella? Io non ho sorelle.-
Risposi confusa , forse … c’era un’altra Idunn e un altro Agdar con una figlia che si chiamava Anna . Si … non poteva essere altro.
-  Ne è sicura? Nei loro dati c’è scritto che i suoi genitori abitavano ad Arendelle, suo padre dovrebbe essere nato 44 anni a novembre e sua madre a gennaio 43 anni fà, hanno avuto la prima bambina Anna, in primavera di 23 anni fa e la seconda 9 anni fa a dicembre.
Le date dei miei e la mia coincidevano tutte , ma non potevo avere una sorella, 9 anni fa, quando successe l’incidente io avevo 15 anni, non ricordo affatto di avere avuto una sorella  e i miei non possono avermela tenuta nascosta … loro avevano i loro lavori e io ero sicura al 100% di non aver avuto una sorella - a me no che … -  all’improvviso un rumore come di vetri rotti rimbombò nella mia testa facendomi per pochi secondi venire una forte emicrania. Ma il dottore mi stava chiamando e io dovetti riprendermi in fretta 
- signorina e ancora in linea?
- si … mi dica - 
-   per essere sicuri , dovrebbe venire ad identificare i corpi.
- d-d’accordo. - risposi con voce tremante.
- sa dov’è il nostro ospedale? 
-Si ... faccio il più presto possibile.

Appena riattaccai, digitai subito il numero dei miei genitori ma il loro numero risultava occupato o inesistente, riprovai svariate volte ma nulla. Alzai il capo verso l’orologio mancava solo mezz’ora alla fine del mio turno.  Cosi  andai verso la direzione spiegandogli l’accaduto,compresero la situazione e mi fecero andare. Così presi il mio capotto, la borsa e corsi all’impazzata , non avevo la macchina per andare subito all’ospedale così iniziai a dirigermi alla fermata dell’autobus, lì vicino c’era una cabina telefonica provai svariate volte ma continuava ad esserci la segreteria telefonica.
L’autobus arrivò quasi subito ma a causa della neve mi ci volle quasi un’ora.

Finalmente scesi davanti all‘ospedale, non ebbi quasi coraggio di entrare, avrei voluto tornare indietro, ma per qualche strana ragione vi entrai come per dimostrare a me stessa che tutto questo era falso.
Appena arrivai, vidi molte persone, donne e uomini giovani e anziani che piangevano disperati, intanto il medico era lì immobile quasi senza emozioni e mi accompagnò in quella camera.
Stetti lì dentro per quasi mezz’ora e ne uscì senza dire nulla finché non scoppiai in un pianto disperato lasciandomi scivolare a terra . 
Loro non c’erano più …  se non avessi più ricevuto loro notizie avrei ipotizzato forse un ’odio nei miei confronti. Invece … stavano venendo dopo tanti anni insieme da me. Mi domandai perché mi era venuta quella malsana idea di trasferirmi in un posto così lontano.
Mi odiavo semplicemente per aver voluto quella solitudine  che uccise i miei genitori …  mi odiavo per non  aver detto la sera prima quanto gli volessi bene e che li avrei voluti perdonare di tutto. Ma era troppo tardi … loro erano morti.
Ritornai a casa sfinita barcollante come se la mia mente stesse comandando da sola. Non mangiai … mi sedetti sulla sedia in salotto e piansi finché non arrivai allo sfinimento e senza accorgermene mi addormentai  con la speranza che pure quella giornata fosse solo un sogno e che al mio risveglio sarei stata nella casa dei miei con loro che aspettano il mio risveglio.
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Salve a tutti , mi spiace per il terribile ritardo.
Allora in questo capitolo i genitori di Anna hanno avuto un terribile incidente e pultroppo non c'è l'hanno fatta, lasciando da sola o almeno cos'ì pensa, abbiamo una sorellina molto piccola di nome Elsa di soli 10 anni ( sorpresa!!) in cui Anna non ricorda  e non ha mai vista e i suoi genitori non gli hanno mai fatto parola . Ma Anna adesso e troppo disperata ,dimenticandosene quasi all'istante di avere una  sorella e del mistero celatosi nei genitori. Ma al più presto riceverà una telefona.
Anna ed Elsa staranno insieme come sorelle? anche se gli anni di divisione sono tanti? vedendosi dopo una tragedia simile?
lo scoprirete nei prossimi capitoli 

un saluto 

                                                                              " Misterygirl "

ps: mi scuso se ci sono sono errori di ortografia e grammaticali, spero che c'è ne siano il meno possibile. o correto anche il primo. aguro una buona lettura  e spero vi piaccia 

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Capitolo 3
*** ce la posso fare?: ***


Era mattina ed io ero ancora coricata a letto che osservavo la mia sveglia.
 Oramai era passata quasi una settimana dal funerale dei miei genitori, da quel giorno mi ero presa un mese di ferie per riuscire a superare la loro morte, ma, ben presto mi resi conto che fu un vero sbaglio,  più restavo a casa e più mi concentravo sulla loro perdita. 
Ma non volevo  scappare di nuovo, sentivo di non avere la forza.
All’improvviso dalla sala si sentì lo squillare del telefono, mi voltai dall’altra parte rifiutando categoricamente chiunque volesse chiamarmi, così lasciai squillare finché di nuovo tutto tacque.
Ma dopo poco squillò di nuovo, Innervosita e con tono secco e diretto risposi.
- pronto!? Chi è!?
- Salve è la signorina Anna Frozen? -  - si  sono io … lei cosa vuole!?-
-  Signora, siamo gli assistenti sociali di sua sorella Elsa, le avevamo detto all’ospedale di contattarci entro tre giorni … si e dimenticata!?-
In quel momento trasalì, mi ero completamente dimenticata di lei. - si … è che, mi spiace così tanto … sa … non sono stati giorni semplici. -
- Noi capiamo signora, ma non crede che anche sua sorella ne abbia sofferto!?

- no … si … mi spiace così tanto … ma io prima di una settimana fa non sapevo neanche della sua esistenza, come le avevo detto quel giorno … -  In quel momento cercai di trovare qualche scusa valida, ma fu solo un’ arrampicarsi sugli specchi. 
 
- Me lo ricordo bene signora, lei ci aveva detto di darle tre giorni per pensarci, e noi le abbiamo dato anche di più.
- Io … mi spiace … -

- senta … noi preferiamo dare in affidamento i bambini  agli zii o ai nonni,  ma essendo che nella vostra famiglia non ci sono, l’unica rimasta è lei. E deve decidere in fretta o rimarrà automaticamente nell’orfanotrofio, finché un giorno, si spera, trovi un’altra famiglia, mi ha capito?
- ehm … capito … mi … mi … dia tempo almeno entro stasera per pensarci. 
La donna sospirò e rispose - prima delle 5 del pomeriggio, non di più.
- va bene … 
- allora arrivederci, e mi raccomando, sia puntuale, c’è in gioco la vita di una bambina, non se lo dimentichi.

Quella donna riagganciò ancora prima che potessi ringraziarla e salutarla.

Cosa dovevo fare, sapevo che era la cosa giusta prenderla con me , ma non fu semplice,  quella bambina era stata nascosta dai miei genitori  per questo solo a pensarci avevo risentimenti verso di loro, creandomi domande a cui non riuscivo  trovare una giustificazione … pensavo che si erano creati una specie di loro vita segreta in cui io non ne facevo parte. Cercai in quelle ore di ricordarmi quei 14 anni, ma niente, non ricordavo affatto una neonata insieme ai miei genitori. 
Oramai mancavano solo poche ore, dovevo prendere una decisione. Dopo aver pranzato, voltai lo sguardo verso la foto dei miei, era quella di quando si erano sposati … erano così felici … ero sicura che nonostante tutto non mi sarei mai immaginata una vita segreta, era veramente questo il loro segreto … o forse no. Iniziai a pensare che Elsa sarebbe stata meglio con un’altra famiglia.
Stavo per prendere la cornetta quando sentì suonare alla porta. 
- chi è?-

Aprendo la porta riconobbi la mia vicina di casa, una vecchietta un po’ burbera, ma allo stesso tempo dolce. - Salve , è da un po’ che non la vedevo, e volevo assicurarmi che fosse tutto apposto.
- Si tutto bene -dissi falsamente - 
- So che è dura per lei, ma non può restare rinchiusa lì dentro.-
- Si … mi scusi è un periodo un po’ così, la ringrazio per essersi preoccupata. 
- Di nulla, ah, ascolti prima che mi dimentichi, hanno lasciato un pacco per lei.  Quel signore l’ha chiamata e ha suonato a casa molte volte ma non ha risposto … mi sembra che era un certo dottor … oh … non ricordo come si chiama … ma ha detto che avevano trovato la roba dei tuoi genitori dentro la loro cabina, così stamattina l’ha lasciata a me. 
Purtroppo è troppo pesante e non riesco a portartela.
Il quel momento pensai al medico dell’obitorio che mi aveva chiamato.
- oh  … la ringrazio, vengo subito a prenderlo.
Così lo presi e portai il pacco a casa mia.
Sopra c’era un biglietto con scritto 
- sono cose che sono state trovate nella cabina dei tuoi genitori, non so se ci sia tutto. Ma mi sembrava giusto che l’avevi.
Mi domandai perché questo dottore si era dato così tanta pena a portarmi quello scatolone. 
Intanto iniziai ad  aprirlo.
Dentro c’era una valigia nera con dentro dei fascicoli bagnati che parlavano di chirurgia, parecchi libri di scienze,  i loro telefoni non funzionanti, delle stilo di mio padre dentro un cofanetto, e poi due bambole di pezza, una la riconobbi, era la mia, aveva i capelli arancioni e un vestitino verde, ci giocavo sempre e non la lasciavo mai da nessuna parte, tranne quando mio padre andava a lavorare di notte e prima di andare a dormire andavo da lui e gliela davo dicendogli che, mentre era via, gli avrebbe fatto compagnia; l’altra era somigliante alla mia, solo che era bionda,con un vestitino blu e sul bigliettino attaccato alla gamba aveva scritto “Elsa”.
Appoggiai  le bambole insieme all’altra roba sospirando.
Poi guardai ancora una volta al suo interno e vi trovai i portafogli di entrambi i miei genitori, non intendevo guardare se dentro c’era del denaro, volevo vedere se dentro c’erano delle foto che tenevano nascoste, trovai : la loro carta d’identità assieme ai codici fiscali, ma neanche una foto. Tolsi la valigia dalla scatola e la capovolsi  ma c’era solo altra roba da vestire, ancora una volta non trovai niente affinché io potessi porre fine ai miei dubbi, che continuavano imperterriti a frullarmi nella testa. E con rabbia sbattei la borsa a terra in lacrime, finché un rumore metallico non mi fece girare. Presi di nuovo quel borsone che al suo interno sembrò non avere nulla, così provai a scuoterlo, di nuovo quel rumore.  Avvicinai l’orecchio e con la mano cercai  una fessura finché sentì qualcosa, con uno scatto, cercai di aprirla fino a quando notai, nascosta sotto la stoffa, un piccolo lucchetto con una combinazione. 
Mio padre usava sempre la stessa combinazione, la mia data di nascita, e con mani quasi tremanti, cercai di metterla … si aprì.
Rimasi sorpresa e emozionata, dentro vi era un piccolo porta gioie con un carillon, era l’unica cosa che sembrava non essere bagnata.
Aprì il carillon e incominciò quella musichetta, quella dolce musichetta che amavo, a volte mia madre mi faceva azionare un meccanismo che faceva uscire dal suo interno un ripiano su cui vi erano due bamboline di pochi centimetri che volteggiavano leggiadre come se erano accompagnate dal fruscio del vento. Ma quei ricordi svanirono istantaneamente con la fine della musica, feci un lungo sospiro, e pensai che se lo avevano nascosto così bene c’era un motivo. Osservandolo notai che dove usciva il ripiano era parzialmente aperto, capii che doveva esserci qualcosa, lo aprii e all'interno vi trovai la foto di una donna dai capelli bruni e dagli occhi color cobalto, pieni d’amore, come solo una madre può avere con in braccio una bambina, affianco a loro c’era una bambina con due treccine color mogano; infine alla sua destra, colui che l’avrebbe salvata da qualunque cosa le sarebbe accaduto, il padre, aveva uno sguardo fiero poiché probabilmente immaginava che avrebbe fatto crescere le sue due figlie come i fiori di un giardino, orgogliosi e fieri, un ricordo che pareva essermi stato negato. Poggiai quella foto vicino al carillon, poi guardai di nuovo e questa volta vi trovai un biglietto, con mano tremante lo presi e lo aprii … riconobbi subito quella scrittura in corsivo e così sottile … era quella di mia madre.

- Cara Anna,
ho sperato con tutto il cuore che trovassi questa lettera, anche se in questo momento avremmo desiderato, io e tuo padre, aver avuto il coraggio di dirtelo prima.
In questo ultimo nostro giorno stavamo per venire da te, per rivelarti qualcosa che non ricordi più da tempo … devi sapere che … tu hai una sorella meravigliosa, più piccola di te, purtroppo vi abbiamo separate da piccole, per motivi che vi potrebbero far male, e, questa paura ci ha portato dove siamo ora, divisi, con la consapevolezza che non possiamo tornare indietro, il nostro tempo si sta esaurendo proprio qui in questa cabina.  
Ma voi potete andare avanti e ricostruirvi una vita, insieme, ti prego prenditi cura di Elsa … so che non sarà facile, adesso sta vivendo un periodo molto buio della sua vita, una situazione unica nel suo genere, una meravigliosa dote che noi abbiamo tenuto nascosto per il nostro terrore .
Sicuramente ora non capirai, ma, a tempo debito, ti verrà rivelato tutto. 
Abbiamo fatto degli errori, e ti preghiamo, crescila con amore e affetto, e digli di non aver mai  paura e di essere coraggiosa e intraprendente e specialmente felice come sei sempre stata tu . 
Daremo qualsiasi cosa per tornare nel passato e stare insieme a voi, per crescervi come una vera famiglia.. Perdonateci, vi amiamo.


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( questa immagine e fatta da me . spero vi piaccia)

Le lacrime che mi scendevano ancora una volta dal viso erano di:  rabbia e disperazione, ma allo stesso tempo avvertii una pace interiore come se quelle parole lette, fossero appena state pronunciate dai miei genitori, come se l’incidente non fosse mai avvenuto e che adesso loro potevano ripartire per tornare a casa, con voce sommessa dissi - non … non e tutta la verità … ma so … ora - singhiozzai - che anche nell'errore … in qualche modo … non so ancora da cosa … ci volevate proteggere … e questa è-è la verità … la verità che ho aspettato per tutti questi anni. Ora vi posso perdonare … ora … vi posso perdonare … vi … perdono …- fu strana la reazione che assunsi in quel momento, alzai gli occhi e sorrisi, sulle mie guance, che oramai erano solcate da quelle lacrime, ora spuntava un sorriso come un arcobaleno dopo la tempesta.
Dopo un po’ mi ricomposi, e ripensai a quella proposta, presi di nuovo la foto e fissai a lungo quel fagotto e quella bambina che la fissava con grande gioia. Pensai - La mia vita non sarà più come quella di prima, intanto nella mia mente frullavano due domande: sarà la cosa giusta? Io sarò una brava sorella? Ma entrambe ormai avevano una risposta. Presi la cornetta e digitai il numero - pronto sono Anna … Anna Frozen, volevo dirvi che ho preso la mia decisione, mi prenderò io cura di mia sorella.
- molto bene signora, la prossima settimana le faremo sapere sulla richiesta d’affido. L’avvisiamo, che se andrà tutto per il meglio ogni mese ci saranno dei controlli periodici per vedere se la bambina si trova bene con lei. Le faremo sapere.-
Dentro di me esplodevano tante emozioni differenti ma infondo ero certa che ce la potevo fare.


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Salve a tutti ecco un nuovo capitolo fresco fresco X D X D, spero vi sia piaciuto.
Anna sembra finalmente essere tornata in sé e ha preso finalmente la decisione di
prendere con sé la piccola Elsa. Ma qual'è il temuto segreto che costudivano i genitori
da tenerle così lontane? 
Anna scoprirà cosa si nasconde dietro a questa lettera e questo passato?
Vi lascio con un'immagine che ho fatto appositamente per voi lettori che mi state seguendo , potete trovarla anche sul
mio account di deviant art, dove troverete altre immagini inerenti alla storia
http://rachel-misterygirl.deviantart.com/


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Capitolo 4
*** un'incontro casuale? ***


Finalmente ricevetti la risposta, ma non fu né un si né un no, il tribunale volle la sicurezza di potermi far carico di Elsa, così dovetti fare gli  esami di idoneità.
Una settimana passata inutilmente ,mentre il mio desiderio era poterla conoscere … poterla abbracciare  …
Una volta finiti i test  dovevo solo aspettare la risposta definitiva ,“solo una settimana” dissero “se entro una settimana non riceverà risposta molto probabilmente l’esito sarà negativo”. Fu un’attesa interminabile.

Durante quella settimana  invernale, incominciai a sistemare la  camera di Elsa che era proprio accanto alla mia, usata in quegli anni come ripostiglio, ma ora!era il momento di una grande svolta e, con tanta pazienza e buona volontà, iniziai rendere quella camera perfetta per l’arrivo. 
Iniziai a spostare tutta la roba fuori, a pulire e a tingere le pareti di un bel lilla, acquistai  nuovi mobili  tra cui una camera a ponte, una scrivania, un armadio  e una specchiera. E, non potendo  mancare  nella stanza di una bambina dei giochi, le misi dei pupazzi, tra cui alcuni dei miei che avevo usato quando avevo più o meno la sua età. Tutto ormai era pronto per l’arrivo di mia sorella, ma ancora non era arrivata nessuna notizia e quei gli ultimi giorni mi appostavo vicino alla finestra, guardando fuori per vedere l‘arrivo della postina, correndole incontro per sapere se c’era posta per me.

 Era come se in quei giorni il tempo  fosse rallentato e tutto durava di più, le mattine e i pomeriggi divennero interminabili, e la notte continuavo a svegliarmi, perché tra i miei sogni c’era l’assistente che mi diceva che non l’avrei avuta in adozione , e, allora tra le lacrime pensavo con tutte le mie forze “non sarà così!.. Io … voglio la mia sorellina, datemi la mia piccola Elsa”.
Il settimo giorno era arrivato e dalle 5 del mattino ero appostata davanti alla finestra,l e ore passavano ma la postina sembrava proprio non arrivare .
Per rilassarmi mi bevvi con calma una bella cioccolata calda , mentre osservavo   il panorama invernale che aveva ricoperto ogni più piccolo spazio della città. Persino le macchine che passavano sembravano fatte di neve facendo si che mi sfuggisse un sorriso al pensiero. Bevvi un altro sorso finché mi accorsi che da una di quelle macchine vi uscì la postina,sgranai gli occhi e dalla frenesia mi rovesciai accidentalmente la cioccolata addosso sul mio pigiama. Ma non avevo tempo di cambiarmi , “oggi è il settimo giorno,la mia ultima possibilità” così uscì dal mio appartamento catapultandomi dentro l’ascensore dove incontrai la mia vicina che mi guardò al quanto perplessa. E pensai “si lo so non guardarmi così. Sono troppo agitata non mi interessa come sono ridotta!”Lei come se mi avesse letto nel  pensiero mi sorrise.

Appena la porta dell’ascensore fu aperta mi fiondai fuori urlando - mi scusi , mi scusi!! - richiamai la sua attenzione inciampando quasi negli ultimi scalini. - c’è mica sposta per me sono Anna Frozen.
La postina mi guardo da testa a piedi e cercò di contenere la risata riguardo ai  miei indumenti e ai miei capelli ribelli di prima mattina. - Si, so chi è lei, in questa settimana me lo ha ripetuto più volte. Caspita non avevo mai visto in tutti questi anni  di lavoro una persona così attaccata alla propria posta come lei!-
- no … è che sto aspettando una lettera molto importante-.
La donna mi sorrise e proseguì - ha detto Anna Frozen, si ho della posta per lei -  i miei occhi si illuminarono di gioia e mi sentì fremere dall'emozione tanto che, come le tirò fuori dal suo borsone gliele strappai dalle mani e le controllai una ad una finché in mezzo, finalmente trovai la lettera che tanto aspettavo. Non avevo il coraggio di aprirla, mi tremavano le mani, non riuscivo quasi a respirare.
Mi scese una lacrima dagli occhi e pensai - e se mi dicono di no? -ma cacciai immediatamente questo pensiero. L’aprii sotto gli occhi attoniti della postina, credo pensasse fossi pazza.

 Lessi tutto d’un fiato. Rimasi immobile con la testa chinata verso la lettera - non posso crederci … no non posso crederci ….- dissi con voce sommessa. Fu allora che la mia vicina si avvicino preoccupata, mi voltai di scatto abbracciandola- lo so che non può capire ma sono felice … felice !!!-  Iniziando così a saltellare sul posto entusiasta come non lo ero mai stata da giorni. Piansi per l’ennesima volta, ma erano finalmente lacrime cariche di gioia .Era meraviglioso e senza dire altro corsi via urlando per le scale fino ad arrivare al quinto piano ,dove le forze mi stavano abbandonando per la stanchezza e pensai a quanto fossi stata sciocca a non prendere l’ascensore. 
Quando rientrai corsi di nuovo fino in  camera mia e mi buttai nel letto saltellando proprio come una bambina,  finché in fine non mi  lasciai andare sdraiandomi.
Rilessi  più volte il documento,  quasi avendo paura di sbagliarmi, ma avevo letto bene! era tutto vero! potevamo stare una volta per tutte insieme!
Immediatamente contattai il numero riportato nella lettera  dove avrei preso appuntamento nell'orfanotrofio .

- Buongiorno!! Siete l’orfanotrofio di Blødekjær !?- dissi con voce ancora piena di emozione .
- si signora siamo noi. Lei è?-
- Sono Anna … Anna Frozen!, chiamo per mia sorella Elsa Frozen, mi e arrivata la lettera con conferma d'addozione. Qui c’è scritto che dovevo telefonarvi per sapere  Quando potevo venirla a prendere!
- si ci è stato dato conferma dell‘addozione di sua sorella ieri.L’orfanotrofio e aperto solo  nelle ore pomeridiane , tranne il sabato e la domenica in questo periodo siamo abbastanza liberi.
- Oggi è Lunedì … posso venire anche oggi !? Se non avete altri appuntamenti …
-  oggi!? - chiese la donna al quanto sorpresa- emm … si signora , oggi siamo liberi … ma ha già preparato tutto per l’arrivo  della bambina? 
- si ho già tutto pronto : letto, armadio , scrivania,giochi, colori  o preso qualcosa di vestiario, ma non so bene la taglia di mia sorella quindi sono andata per età. o già tutto pronto sono ormai settimane che mi preparo!
- wow signora … ok ... allora avviserò del suo arrivo   … porti i documenti, la sua carta d’identità il codice fiscale. L’aspettiamo per le 15:00 ,le va bene?
- oh si!! Perfetto!! … cioè … la ringrazio cercherò di essere puntuale.

Una volta riagganciato,  immediatamente mi diressi in camera a cambiarmi ,mettendoil più apposto possibile.
Ogni cosa doveva essere perfetta per il suo arrivo! Specialmente la sua stanza che risistemai più volte. 
Preparato tutto, mi chiesi se dovevo dare una festa per l‘arrivo della mia sorellina? Ma non conoscevo nessun bambino che poteva giocare con lei, quindi l’idea fu abolita e decisi di fare qualcosa di più entusiasmante per il suo arrivo. 
finalmente era ora di mettersi in viaggio, parti due ore prima, il tragitto sarebbe stato lungo e con la neve i mezzi sarebbero stati lenti.
Ricordo Il freddo  di quel pomeriggio invernale per quanto mi ero coperta riusciva lo stesso a penetrarmi dentro, non era fastidioso era quel genere di freddo quasi impercettibile , se non solo al tatto.
Come avevo sospettavo il viaggio il treno fu così  iniziai a fantasticare sulla nostra nuova vita: a giocare con la neve  a fare pupazzi di neve, per poi a riscaldarci in cucina con una bella cioccolata calda e infine raccontandoci storie finché lei si sarebbe addormentata mentre io l‘avrei vegliato il suo sonno fino alla mattina seguente .
-Anna!! - qualc’uno mi richiamò dal mondo dei sogni, era  una voce maschile e gentile già sentita. 
Mi guardai intorno e finalmente lo riconobbi-
- non ci posso credere Hans!! - rimasi sbalordita in un simile incontro, il ragazzo che conoscevo pochi anni prima si era fatto un uomo: alto e bello anche se il suo sorriso gentile sembrava rimasto lo stesso.
- Anna!- disse sedendosi davanti a me- Com'è piccolo il mondo! Quanto e passato? 3 ?4 anni?- 
- sii! O mamma mia! Sei cresciuto … sei più uomo! Cioè volevo dire sei cresciuto in meglio , cioè non volevo dire che prima non eri uomo volevo dire sei diventato grande  … - ridetti nervosamente cercando di controllare la mia parlantina
- ti ringrazio ,anche tu sei cresciuta.- 
A quella frase dissi un timido “grazie” , dopo tutto era stato il mio ragazzo per quasi un anno e mezzo e dopo il disguido del ballo della scuola non lo ebbi più rivisto, pensai in quel momento a quanto fosse strana la vita ,ad averci fatto rincontrare proprio in un momento così felice della mia vita. Ma non volevo restare imbambolata ha guardarlo e pensare al passato - allora … - sorrisi-  cosa racconti? Cosa fai nella vita?
- Essendo che mio padre fa l’archeologo , sono stato assunto  in quell'ambito.
- che bello!! Mi ricordo, i primi anni che me ne avevi parlato! Hai mai fatto scoperte tutte  tue!?
- qualcuna -aggiunse con fare modesto - nulla di importante.
- però … deve essere stato  entusiasmante.-
- e un lavoro in cui  non si smette mai d’imparare. Ma dimmi di te? Cosa e successo in questi 4 anni? 
- bhe … non e stato un periodo molto felice ... i miei genitori sono morti.
- oh .. Mi spiace davvero molto … non deve essere stato facile .
- no …e stato difficilissimo all'inizio accetare la loro morte, ma sono riuscita ugualmente ad andare avanti specialmente con l’arrivo di mia sorella.
-  hai una sorella!? Davvero!? Non me ne hai mai parlato.- 
- in effetti fino a un mesetto fa non lo sapevo nemmeno io.
- davvero e come mai?
- non lo so neppure io … i miei mi hanno lasciato con così tanti quesiti che non saprei neanche da dove cominciare.
- capisco, quindi adesso dov'è la tua sorellina misteriosa?
- e all'orfanotrofio di Blødekjær, sto andando a prenderla.
- quindi te ne prenderai cura te?
- si , esattamente , spero solo di piacerle e , che possa crescerla nei migliori dei modi.
- sicuramente, sei sempre stata una ragazza fantastica - disse sfiorando il mio sguardo per qualche secondo ,quando mi resi conto che il treno si era fermato proprio ad  Blødekjær. 
- oh no!! Devo proprio andare!! Ci sentiamo … ho vediamo in qualche modo … spero!! … Addio!! - dissi correndo giù dal treno prima che le porte si chiudessero , diedi un ultimo sguardo al finestrino mentre ripartiva,  dove Hans mi abbozzò un saluto , che  restituì sorridendo un po‘ imbarazzata, mi domandandomi  se lo avrei mai rincontrato.
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Buongiono! scusate l'enorme ritardo ma sono stata poco bene e ancora adesso non mi sono molto ripresa.
Spero non ci siano tanti errori di battitura e grammaticali io c'è lo messa tutta XD.
Finalmente una buona notizia per Anna!! 
La piccola Elsa potrà stare con sua sorella maggiore, ma sarà tutto come si immagina lei?
E l'incontro con Hans e stato fortuito? e il bravo ragazzo e o il cattivo ragazzo che e sempre stato nella storia
di Frozen? 
Ps1: ricordatevi il lavoro di Hans!  ... la sotto scritta non vi ha detto nulla ;).
Ps2: mi spiace per non aver messo un'immagine per questo capitolo :( ma come vi ho già detto sono stata male.
Ps3: il 5 capitolo e già scritto aggiornero tra quelche giono ! ;) e questa volta Anna incontrerà Elsa!
Ringrazio ancora a tutti quelli che mi seguono tra cui "Gio Gio Brown", "mergana" e "Ray 46".
Grazie di cuore . Ah un 'altro
pssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssssss4: Mergana mi ha fatto accorgere di alcuni errori di sbadatagine
( come al mio solito -_-"),
nel secondo capitolo o riccoretto l'età di Anna e Elsa. 
Anna ne ha : 23
Elsa: 9.
Ringrazio ancora.
con il mio nuovo nickname 

                                                        Luna the Night_Light


 
 

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Capitolo 5
*** un frammento ritrovato: ***



Una volta che scesi dal treno mi ci volle un po' per trovare la strada che conducesse all' orfanotrofio, ma, man mano che salivo mi accorsi che poco prima si era abbattuta una tempesta di neve.
Dopo un'ora di cammino vidi, ed ecco, un'edificio antico, che era uguale a come mi era stato descritto.
Mi sembrava impossibile  … finalmente potevo conoscere mia sorella, colei che mi era separata dall'infanzia. Dalla mia borsa presi in mano la lettera di mia madre e la foto incoraggiandomi:“ forza Anna ! Il giorno tanto atteso e arrivato, sarai una brava sorella e tutta andrà per il meglio”.
Presi un bel respiro e suonai al campanello, aspettai svariati minuti ma sembrarono eterni, controllai la via e il numero civico per sicurezza e tutto risultava esatto, ma ciò che mi diede conferma furono i rumori che provenivano dall’interno, come risate  e gridolini   provocati dai  bambini che giocavano. 
Non venendo nessuno ad aprirmi, mi feci coraggio e ricitofonai, poco dopo una voce rauca fuoriscì dal citofono - chi è?
- sono Anna Frozen! , sono qui per mia sorella Elsa.
il portone immediatamente si aprì, comparendo una donnina anziana e bassotina, che pochi secondi dopo riconobbi .
Era uno degli assistenti sociali  presenti  agli esami  per  l’adozione  di Elsa.
- Sa-salve - balbettai emozionata e infreddolita - mi spiace per il ritardo! ma e stato difficile arrivare fin qua sù.
 -Non si preoccupi , la volevamo chiamare per avvertirla, ma il telefono risultava occupato.
" come sempre " - pensai ormai rassegnata, - non si preocupi sarei venuta lo stesso, Elsa sta bene?
 La donna mi sorridette - si accomodi prima di prendersi un malanno, parleremo di sua sorella nel mio ufficio e poi potrete incontrarvi.
Annuì piena di emozione, sapevo che lei era lì dentro da qualche parte, era questione di poco , eppure mentre ci incamminevamo per arrivare all'ufficio non potevo non cercarla con lo sguardo tra i tanti bambini che giocavano nelle varie stanze.
ma capii infine che era un'impresa impossibile, l'unico riferimento di mia sorella era quella vecchia foto nella quale aveva solo pochi mesi, ed erano passati anni da allora. 

Dopo aver attraversato un corridoio interminabile entrammo dentro ad una stanza confortevole, mi sedetti in una delle due sedi davanti alla scrivania, mentre l'assistente sociale andò ha prendere i documenti, una volta raccolti mi chiese - signorina Anna Frozen, se ricordo bene, lei aveva detto che  prima dell’incidente  non era a conoscienza dell' esistenza di sua sorella, giusto? - 
- si … - sorrisi quasi amareggiata - avrei voluto esserne a conoscenza, ma non mi fu possibile-.
- Come ha preso la notizia? - chiese accomodandosi sulla sedia e aprendo un fascicolo pieno di documenti 
- subito mi sono ritrovata un po’ confusa e stordita, non avrei mai immaginato un segreto tanto grande da parte dei miei genitori … e la decisione non fu immediata, ma grazie alle giuste parole , ho realizzato che Elsa era pur sempre mia sorella, e che non era colpa sua se i nostri genitori non hanno voluto farci incontrare. So quanto significa volere durante l'infanzia la propra famiglia accanto e voglio poterla aiutare a superare tutto questo, ed essere le sorelle che non siamo mai potute essere.
 La donna annui sembrando quasi analizzare ogni mio gesto o parola trascrivendola a mano su un altro foglio - Certo, - si schiarì la voce - parlando di Elsa.
Le posso  dire che la bambina è molto educata e per bene e dimostra un' intelligenza che molti bambini della sua età non hanno .
Ma ... è altrettanto particolare.
- in che senso ? - chiesi turbata -
-  E' introversa, solitaria e silenziosa. Abbiamo provato ad integrarla  insieme agli altri bambini, ma è stato inutile, rimane immobile con uno sguardo freddo .
Preferisce stare in camera sua a leggere o a guardare fuori dalla finestra. 
Per non parlare di una paura poco comune tra i bambini. 
- che tipo di paura? -  
-soffre  di rupofobia. - 
Guardai la donna preoccupata e al quanto perplessa , mentre lei capì  che la definizione mi era del tutto sconosciuta - oh mi scusi , la rupofobia ,detta in parole povere è la paura dello sporco.
- paura … dello sporco? -  in quel momento assunsi un'espressione sbalordita e incredula- Vuole dire una di quelle persone che non vogliono toccare nulla perché credono che tutto intorno a loro sia sporco? -
- esattamente, i primi giorni la bambina portava e porta ancora tutt’ora dei guanti .
All’inizio le avevamo chiesto  se c’era qualcosa che  non andava ma come le ho già detto non si esprime molto. Ci ha guardato e ha scosso la testa.
Dopo una settimana di osservazione abbiamo notato che fa fatica a toccare oggetti e specialmente persone .
Lo psicologo infantile dell’orfanotrofio pensa che tutta questa insicurezza e paura  sia portato dal trauma che ha ricevuto, sa … quando si è piccoli aver ricevuto un impatto del genere è come aver distrutto un suo mondo, il quale gli si è sgretolato sotto ai piedi, senza niente a cui aggrapparsi.
- capisco - dissi afflitta, riprovando quei sensi di colpa di quel giorno. Eppure nel mio inconscio riuscivo ancora a dare la colpa ai miei genitori. “ se non avessero avuto tanti segreti, forse non saremo arrivati a questi punti. Saremo stati una famiglia ,Io avrei conosciuto Elsa … avrei cercato un’abitazione ad Arendelle e  loro non avrebbero preso quella nave ” Ma rigettavo quell’affermazione. Sapevo che c’era un motivo valido … "loro stavano venendo a dirmelo" … la lettera sembra non raccontare tutto, o per lo meno lo volevo credere.
Ma ancora non sapevo la chiave che risolvesse questo intricato enigma , ma era di poca importanza, mi volevo concentrare solo su Elsa e su come potessi crescerla al meglio, dimenticando questo passato pieno di incertezze e di divisioni - come posso aiutarla?-
- sa … a volte - continuò - ci vuole la persona giusta, e dall’esame del test e da come ho potuto constatare, sembrerebbe la persona perfetta.
E' una ragazza davvero positiva, si magari può avere dei momenti di debolezza , ma sa che il domani in qualche modo può essere migliore.  
Ma la mia domanda è questa signorina Anna: Lei crede di farcela?
- certamente! sono certa che ci conosceremo e ricominceremo proprio da oggi, sarò in un certo senso una seconda madre, le vorrò bene! l'aiuterò nei momenti di sconforto, giocheremo come due amiche, e cercherò di crescerla nei migliori dei modi … - dissi alzandomi in piedi sorridendole piena di emozione con gli occhi lucidi. La donna mi guardo quasi ridacchiando per il mio eccesivo entusiasmo - molto bene, era questo che volevo sentire da lei, è bello vedere persone così giovani già responsabili che si prendono cura della propria sorellina, specialmente in una situazione come la vostra. Ora, prima di farvi conoscere ci sono dei documenti da firmare. 

Ricordo che firmai quei documenti il più velocemente possibile con firme una diversa dall’altra . Ritrovandomi all’ultimo foglio con scritto:

“Il tribunale per i minorenni, sulla base delle indagini effettuate, la minorenne
Elsa Frozen viene data in affido alla sorella naturale Anna Frozen, la cui alleverà, educherà e si farà carico delle spese e delle sue esigenze.
Finché  una volta raggiunta la maggiore età , la minorenne sarà libera di decidere autonomamente.” 

Firmai quell’ultimo foglio trattenendo le lacrime e continuando a sorridere carica di emozione , alzai il capo e guardai la donna -ok - mi rispose -Ora vogliamo andare ha conoscere sua sorella?”
Il mio battito cardiaco sembrò fermarsi, il mio corpo sembrò seguire la donna da solo, mi sentivo come volare, cercavo di contenere ogni emozione. Finchè non fummo davanti ad una porta, l'assistente sociale busso tre colpi, e la porta finalmente si spalancò.
Entrammo all'interno, il silenzio fu quasi surreale, solo i nostri passi echeggivano nella stanza.
Mi guardai attorno ma non vidi nessuno, mi voltai verso l’assistente sociale chiedendogli dove fosse
- scusate il ritardo - una giovane donna entrò con in mano una valigia e un piccolo zainetto.
Stavo di nuovo per chiedere di mia  sorella quando mi accorsi che dietro la porta nascosta  c’era lei , che mi osservava.
- forza Elsa - disse la collega - non stare nascosta, viene a conoscere la tua sorellona.
Esitante ,si avvicinò continuando ad osservarmi con i suoi grandi occhi , non riuscivo a nascondere lo stupore della somiglianza che aveva con nostra madre : i suoi lineamenti fini, i suoi occhi azzurri come il cobalto … riuscendo a percepire anche quello stesso malessere che ella aveva.
Le uniche differenze erano la sua carnagione un po’ più  chiara e il colore dei  suoi capelli che  erano come nella foto  platini ma più lunghi  intrecciati con filamenti  d’orati come l’oro bianco. 



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Fu allora che la tutrice e l’assistente sociale iniziarono a spronarci a parlare - allora Elsa !finalmente la tua sorellona è arrivata. Avrai una casa nuova e nuovi amici!

Elsa mi distaccò lo sguardo, non potevo starmene lì zitta dovevo agire, mi inchinai verso di lei e cercai di sfoggiare il miglior sorriso - Ciao Elsa , io sono Anna. Sono così felice di conoscerti. - aspettai con ansia qualche parola da parte sua ma l’unico risultato fu solo uno sguardo freddo e serio , così … provai ad continuare a parlare con la speranza che dalla sua bocca fuoriuscisse qualche parola.- potrei ripeterlo all'infinito! sono così felice! abbiamo tante cose da raccontarci! parlami di te , cosa ti piace fare ? - “ silenzio“ - inizio io! a me piace molto quando c'è tanta neve come adesso e anche se sono un po’ grande, amò fare dei pupazzi di neve di ogni genere! Se vuoi ne potremmo fare uno per la via del ritorno. Certo non ho con me una carota, ma nella borsa devo avere dei vecchi bottoni . Che ne pensi!? Vuoi fare un pupazzo di neve ?- ancora una volta nessuna risposta ma continuai a ritentare nel cercare qualcosa che gli poteva piacere  -  No? … emm …  pattinare sul ghiaccio!? Ti piace? Ammetto che non sono mai stata molto brava. Ma so che insieme ce la possiamo fare!  -  la bocca di Elsa sembrava serrata  … era come parlare davanti una porta senza che però nessuno rispondesse - neanche questo … umm … forse sei stanca?  Hai ragione … bhe ci inventeremo qualcosa poi , ooh! Elsa è così bello !Faremo tante cose e ci divertiremo! Saremo una famiglia e staremo sempre insieme -.
Finalmente ebbi quasi un accenno di sorriso ma ne  fu subito oscurato forse da un pensiero. - Elsa - la richiamai dolcemente, ma questa volta non avevo più la sua attenzione,  rivolsi lo sguardo verso le due donne che sforzarono un sorriso come a invitarmi a non arrendermi.
- so che non e facile affrontare questo brutto periodo, non lo è stato neanche per me, ma possiamo aiutarci, per davvero,  fidati di me, tutto quello che desideravo era stare accanto a te.

Elsa sospirò incrociando le mani e guardandomi come nel provare a formulare qualcosa.
- io … no-no-n so … io rivoglio mamma e papà -  finalmente sentì la sua vocina delicata; tanto tempo avevo pensato a come potesse essere, e finalmente la potevo ascoltare. Ma questa volta cercai di fare appello al mio cuore -so … di essere una sconosciuta anche se sono tua sorella. E sappi che non ti sto portando via da mamma e papà. Non lo farei mai. Voglio solo continuare a fare ciò che i nostri genitori stavano facendo con te e in ciò che hanno fatto con me: amarti , renderti felice ,proteggerti , prendermi cura di te e cresceresti   in modo che tu possa un giorno trovare la tua strada . - gli rivolsi ancora un dolce sorriso mentre lei cambiò del tutto atteggiamento: mi guardò spalancando gli occhi mentre alcune lacrime solcavano il suo viso candido, con la mano leggera cercai di togliergli le lacrime simile a piccoli cristalli di ghiaccio dalle guance rossicce ,sorridendogli amorevolmente. Fu un silenzio surreale, lei mi stava continuando a guardare tra le lacrime. Avrei voluto abbracciarla, ma sapevo che era ancora troppo presto. Bastava cosi , Bastava semplicemente così.   
Non posso dirvi che il nostro primo incontro fu un successo o un disastro: diciamo che non era come me lo ero immaginata, ma fu lo stesso qualcosa di magico. In quel momento fu come se avessi ritrovato una parte di me, una parte che non volevo assolutamente perdere.  

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SALVE A TUTTI, SCUSATEMI PER IL RITARDO.
LO SO CHE AVEVO DETTO CHE AVREI AGGIORNATO A GIORNI, MA DELLE COMPLICAZIONI MI HANNO IMPOSSIBILITATO.


ALLORA, FINALMENTE ELSA E ANNA SI SONO INCONTRATE!!
ANNA VUOLE LASCIARE IL PASSATO ALLE SPALLE INSIEME AD ELSA, ANCHE SE LA MINORE (
ELSA: RICORDATE che lei e la minore)
SEMBRA ESSERNE INTRAPPOLATA, PER NON PARALARE DELLA INSOLITA PAURA CHE HA DETTA DELLO
SPICOLOGO SIA PROVOCATO DAL TRAUMA DELLA PERDITA DEI GENITORI,RIUSCIRA ANNA AD AIUTARE
SUA SORELLA? COSA SUCCEDERà UNA VOLTA A CASA? ELSA ACCETTERà SUA SORELLA ANNA, LASCIANDO
TUTTO ALLE SPALLE? PERCHè I GENITORI LE HANNO TENUTE DIVISE? I LORO FUTURO SARà ROSEO?
LE LORO VITE SARANNO NORMALI? ANNA RIUSCIRà A PRENDERSI CURA DI SUA SORELLA?

SCOPRITELO NEL PROSSIMO CAPITOLO, ( CHE SPERO DI AGGIORNARE A BREVE ), UN RINGRAZIAMENTO A TUTTI
COLORO CHE MI SEGUINO 

                                                      "Luna the night_light"  


ps: scusate gli errori di battitura o grammaticale, e spero che l'immagine fatta fa me, vi sia piaciuta
  

 

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Capitolo 6
*** dei nastri per tornare a casa: ***


Quando uscimmo dall’orfanotrofio una fredda brezza ci avvolse insieme alla candida neve che era iniziata a cadere.
Mi chinai verso Elsa assicurandomi che gli indumenti la tenessero al caldo.
Durante il cammino di ritorno tentai di parlarle della casa in cui sarebbe abitata, del lavoro che facevo, gli splendidi parchi in cui saremmo potute andare e di come fosse magica la sera mentre la città riposava e le sue luci risplendevano come stelle. 
Ma Elsa non emise parola, né tanto meno sembrava interessata a ciò che le dicevo . 

Image and video hosting by TinyPic( ecco un'altra immagine fatta da me, non una delle più belle che ho potuto fare, però spero vi possa piacere ) 


Per tutto il viaggio in treno, rimanemmo entrambe in silenzio poiché mi ero arresa alla sua gelida indifferenza ci scambiammo solo dei rapidi sguardi, come nel volerci dire qualcosa che non riuscivamo a dire.
Ma una volta arrivate a Tyholmen, scesi dal treno, qualcosa cambiò...  gli occhi di Elsa si aprirono quasi sbalordita da ciò che vedeva, 
Continuava a voltarsi come affascinata dai rumori e da tutto ciò che la circondava.
- Ti piace Tyholmen? - chiesi cercando almeno risposta dai suoi occhi.
Elsa annui è continuò come sospinta dalla curiosità a camminare avanti a me. 
Questo segno mi diede un tale sollievo nel vedere che nei suoi occhi non ci fosse più quella tristezza, ero quasi convinta che la sua nuova vita  a Tyholmen la potesse guarire dal passato e dalla paura accumulata in tutto questo tempo. 
Ma fu un’illusione di pochi minuti.
Elsa si fermò proprio davanti all’uscita della stazione. 
Non riuscì a capire che cosa la stesse bloccando e mi avvicinai per capire sorridendole - qualcosa non va, Elsa?-
Notai che continuava a guardare da una parte all’altra della città, questa volta non aveva lo stesso sguardo meravigliato, si era trasformato in uno terrorizzato e incupito.
Rifeci la domanda, questa volta preoccupata, ma la risposta non tardò poiché appena ci passarono davanti delle persone che entravano nella stazione, Elsa corse dietro di me terrorizzata.
Capii in un secondo istante che non erano le stesse paure parlatosi nell’orfanotrofio, era una vera propria paura verso a chi la circondava. 
- va tutto bene … non succederà nulla, prenderemo un’altra strada per arrivare a casa, ci sono io qui con te, ok?- risposi cercando di calmarla, Ma gli occhi di Elsa non si staccavano dalle persone che continuavano ad andare e venire. - non c’è la faccio - disse impaurita e con gli occhi lucidi. - voglio tornare a casa! -.
Era completamente immobilizzata dalla paura, e dovevo cercare di trovare una soluzione in fretta, quando mi venne un’idea.  
- Elsa fatti coraggio, se no non potremmo aiutare gli animaletti che devono tornare a casa.
- animaletti? di che cosa parli? - mi chiese quasi singhiozzando.
- Vedi, mamma e papà mi raccontavano che degli animaletti facevano delle gite in città ma che a delle volte si perdevano, sai sono piccoli e le strade sono molte. Così li aiutavamo lasciando delle tracce ogni dieci metri, in modo che trovassero la strada giusta per tornare a casa.
E da sola non ce la facevo mai, perché vedi io sono grande, invece tu sei piccola, e nessuno ti potrà notare.
- è una missione … segreta? - mi chiese quasi sussurrando
- si ... perché le persone potrebbero prendere i fiocchi che lasceremo lungo la strada, te la senti di aiutarmi?
Elsa si guardò attorno quasi alla ricerca di quegli animaletti quando all’improvviso qualcosa catturò la sua attenzione - eccone uno! - indicò un topolino che stava per correre via.
- svelta prima che si perda!-
Così incomincio il nostro primo gioco, ci nascondemmo da una parte all’ altra della strada lasciando i nastri legati a pali della luce o ad altre cose a cui si potessero legare, fino a quando non ci ritrovammo avanti a casa nostra, era stata la nostra prima e indimenticabile avventura, che, come tutte le cose più importanti è impossibile dimenticare. Mi voltai verso la bambina dagli occhi color cobalto - missione compiuta - dissi soddisfatta e fiera.
Elsa si voltò, sotto quella grossa sciarpa non riuscii a scorgere il suo sorriso ma finalmente vidi una scintilla di felicità nei suoi occhi.
Entrammo dentro nell’ ascensore, restammo in silenzio ma non perché volessimo, ma perché stavamo riflettendo su tutto ciò che ci era accaduto e su ciò che il futuro ci avrebbe riservato.
Una volta arrivate mi inchinai verso di lei, mentre cercava di allargare la sciarpa e il giubbotto,come stesse cercando di prendere aria.
- hai così caldo? - chiesi aiutando a togliere la sciarpa. Ma Elsa osservò con leggero sorriso quasi soddisfatto - credi che gli animaletti troveranno la strada di casa, ora?-
 Io credo proprio, di si! - ridacchiai amorevolmente - e credo che alcuni abbiano deciso di trovare una casa da queste parti. 
La piccola Elsa mi guardò confusa, ma senza dire altro aprì la porta e molto lentamente entrammo.
Elsa si guardò attorno notando i festoni appesi  i palloncini attaccati ai mobili e un grande striscione con scritto "Ben arrivata mia piccola sorellina".
- ta dhaaa! - dissi entusiasta mentre gli occhi di Elsa guardavano intimiditi da una parte all'altra.
- ho fatto anche delle buonissime torte al limone, fragola, panna, cioccolato ... 
- cioccolato! - quasi gli scoppiò il cuore dalla gioia.
- ti piace il cioccolato !  io lo adoro, mangerei qualsiasi cosa fatta con il cioccolato! bhe ... forse non tutto - ridacchiai, al ricordo di qualche combinazione di cibo venuta male.
Tornò di nuovo il silenzio, quindi decisi di fare il giro turistico della  casa, fermandomi infine innanzi ad una porta.
- mi sa che ho dimenticato una stanza - dissi falsamente - secondo te che stanza manca?
- la mia stanza - disse quasi sussurrando
- giusto! Mia giovane agente 007!
Aprì lentamente la porta, Elsa appena la vide sorrise e si guadò tutt’intorno, quando il suo sguardo si poso una palletta di pelo bianca.
- ma … è un gattino vero? - disse avvicinandosi -
La conferma arrivò quando si mosse verso di noi con i suoi occhietti neri - ti piace, - dissi dolcemente - lui ha deciso di abitare qui con noi - . 
 Elsa si voltò con sguardo fulmineo -davvero? Da dove viene? -
- E’ un gatto norvegese, viene dalle foreste -. ridacchiai mentre Elsa continuava a guardarlo amorevolmente.
-  e come si chiama? -
- Perché non gli dai tu il nome, sono sicura che gli piacerà.
- davvero? - mi richiese dolcemente, ed io le annui, ero felice che il nuovo membro della famiglia le fosse piaciuto.
- non saprei ... mi puoi dare qualche consiglio?-
- bhe ... ce ne sono tanti di nomi , emm … Fiocco, nevino, Olaf , Fluffy ... -
- assomiglia a quei cosi morbidosi - disse inchinandosi - posso chiamarlo Marshmallow? -
- che nome carino direi perfetto per lui - dissi cercando di  accarezzarlo mentre cercava di giocare a mordermi le dita. - perché non provi ha prenderlo in braccio? - 
Elsa stava per sfiorarlo quando si fermò e il suo viso divenne di nuovo cupo.
- qualcosa non va? - disse ingenuamente sorridendole.
- non posso - disse con voce sommessa, dimenticai quella strana fobia e ingenuamente continuai ad insistere - perché non puoi? insomma 
- non posso e basta! - si voltò irritata.
- va bene ... - tentai lo stesso di sorriderle - non c'è problema. Io vado a tagliare la torta al cioccolato, intanto tu puoi cambiarti.  Vuoi che ti sistemi la roba? Hai bisogno di aiuto?
- ce la faccio da sola, ti ringrazio - Era ancora voltata e le parole che le uscirono furono molto fredde, non volevo essere invadente o scortese, ma nonostante tutto sapevo che un giorno saremmo diventate buone amiche e in effetti avevamo già fatto enormi passi in avanti, ma non avrei mai potuto anche se solo immaginare cosa sarebbe accaduto la sera stessa, una cosa che mi fece comprendere il perché di quello che era successo, o almeno solo una parte … 

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Salve a tutte mi scuso ancora per il ritardo, ma pultroppo a dire il vero non sto molto bene di salute. 
E in questo periodo e stato un po' brutto.
Ma questo non mi ferma per nessuno al mondo XD XD.
Spero di riprendermi un  po' per essere più frequente ad aggiornare.
Cmq torniamo a noi.
Il primo giorno a Tyholmen con la piccola Elsa, sembrebbe molto affascinata da ciò che la circonda 
ma le persone che vi stanno sembrano terrorizarla.
Anna però sembrebbe averla aiutata con un vecchio gioco usato dai genitori. Ma riuscirà anche nella prossima volta?
Cosa succederà la sera che viene? Quali misteri si celano dietro a tutto questo?
Riuscirà Anna a recuperare i rapporti con sua sorella? ed essere una famiglia normale?
ma forse una domanda vi sta più tartassando nella testa ... Il gattino battufolino che forse credevate il piccolo Olaf ...  
vi confermo che è proprio Marshmallow XD XD non che il gigante di ghiaccio nella storia di Frozen.
ridotto ad un battufoloso gattino.
ma crescendo sarà sempre quel battufoloso e tenero gattino ??
Ma altre domande e misteri faranno capolino nei prossimo capitoli.
Ringrazio la mia amica per avermi dato consigli su questo capitolo e il mio fratello per la correzione.

un salutone e un rigraziamento a tutti per quelli che continuano a seguire la mia storia e quelli che la seguiranno in futuro.



                                       Luna the Night_Light
 
ps: ho diminuito le dimensioni dell'immagini perchè mi sembrano troppo enormi per efp ,ed andandomi ad informare il massimo e di 500 pxl.
Quindi per sicurezza della storia e del sito, sia l'immagini che ho fatto negli scorsi capitoli e nei prossimi, saranno tutte della grandezza fissata.

 



 

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Capitolo 7
*** i segreti non hanno confine: ***


La giornata proseguì e nonostante cercassi di incitarla ad uscire da camera sua, non riuscì per niente a fargli cambiare idea e quella fetta di torta non fu mangiata da mia sorella, e per non buttarla la misi sopra a un ripiano. 
Ero da sola assieme a Marshmallow che continuava a mordicchiare il mio piede come se fosse una sua preda.
Quando decisi di provare a bussare la sua porta. - Elsa, posso entrare? Ho con me il tuo pezzo di torta, rischio di mangiarmela tutta io dalla sua bontà. - provai a dissuaderla, ma non ci fu risposta. - Elsa? - la chiamai ancora una volta. 
- sono stanca … non ho voglia di mangiare - disse in modo freddo e distaccato.
- Ti senti bene? Vuoi che ti porti qualcosa di caldo? - Stavo per afferrare la maniglia per entrare a controllare quando vi fu risposta.
- No … ho bisogno di rimanere sola … - 
- ma è quasi ora di cena, non puoi rimanere a digiuno - continuai ad insistere 
-ti ringrazio … ma non ho fame, davvero.  
- Elsa … come ti ho già detto … sai che ti puoi confidare con me, qualunque cosa ti faccia stare male o ti faccia intristire. 
Ma dalla porta non fuoriuscì parola.
- va bene … se vuoi riposare - dissi sforzando di essere tranquilla e pacata - riposa, se hai bisogno di qualcosa sono in camera mia proprio davanti alla tua, a pochi passi. Non ti fare scrupoli a svegliarmi, ok?
- ok - fuoriuscì la sua vocina.
Avrei voluto spalancare quella porta, non era chiusa a chiave, ma entrare senza il suo permesso non avrebbe risolto nulla, anzi avrei perso quella poca fiducia che aveva in me.
Mi misi il pigiama e mi sedetti sul letto fissando quella porta chiusa, non volli cenare nemmeno io … ma oramai era un’abitudine, mangiavo solo di rado a cena per poi a volte ritrovarmi a fare una sorta di “spuntino di mezzanotte’’. Avrei desiderato che da quella porta Elsa venisse e mi dicesse che voleva mangiare o che io gli dessi la buonanotte.
Mi sentivo male al pensiero che Elsa potesse piangere o sentirsi impaurita all’interno della sua nuova stanza, e più le ore passavano più il desiderio di aprire quella porta mi parve insostenibile.
A volte mi sembrava di sentire dei rumori provenire dalla camera, come di uno scricchiolio.
Ma pensai che fosse solo frutto della mia immaginazione, come nel trovare una scusa per entrare e sapere come stasse.
Guardai l’ora “23:00” era tardi e molto probabilmente Elsa stava dormendo, ma decisi di assicurarmene, mi alzai dirigendomi a punta di piedi vicino alla porta. Appoggiai l’orecchio la porta sembrava così fredda … e all’interno non sentivo nessun rumore, come se quella fosse sempre stata la stessa stanza che usavo per mettere tutta la roba vecchia.
- Elsa … - dissi a bassa voce , non volevo svegliarla, ma pensavo che le potesse fare piacere sapere che io mi assicurassi che stesse bene.
Ma nessuna risposta … sospirai e andai a letto. Le 23:05 … le ore non passavano mai e speravo che in qualche modo il tempo accelerasse per far venire la mattina … e il sonno sembrò esaudire il mio desiderio, ma tutti i desideri hanno un prezzo. 
Mi svegliai di soprassalto come da un brutto sogno, la stanza era semibuia. 
Mi accorsi che accanto a me c’era quel batuffolo di pelo bianco, Marshmallow, rannicchiato. 
Ero stupita che un tale esserino fosse riuscito a salire su un letto 5 volte più alto di lui.
Guardai l’orologio“3:00” avevo dormito poche ore.
Rabbrividii e strofinai le braccia per riscaldarmi, avvertii una sensazione di freddo.
Decisi di andare in cucina ad alzare il riscaldamento e sentire se Elsa stesse bene.
Mi alzai dal letto posando i piedi a terra,ma li ritirai subito, il pavimento sembrava strano sembrava come … congelato.
Accesi la lampada per capire dove fossero le mie ciabatte,quando la luce mi mostrò qualcosa di irreale … mi strofinai gli occhi per vedere; la mia mente non riusciva a capacitarsene.
Eppure toccai per sentire se era reale … e fu proprio così.
Tutto ciò che mi circondava era ricoperto di brina e il pavimento era divenuto una lastra di ghiaccio.
Il mio primo pensiero fu rivolto ad Elsa e di come stesse congelando nella sua stanza.
Cercando di non scivolare ma di essere più veloce possibile, tentai di aprire ma la porta, ma sembrava bloccata da uno strato spesso di ghiaccio.
Andai in panico, la maniglia continuava a scivolarmi dalle mani, cercai di fare forza, bussai e chiamai più forte per sentire la sua voce; quando finalmente dopo una serie di spallate riuscii ad aprirla.
La luce non si accendeva, come fosse fulminata, sotto le mie ciabatte sentivo scricchiolare come dei vetri.
- Elsa - dissi con voce tremante. - mi avvicinai al letto quando con orrore scopri che era vuoto.
Lei non c’era …
Senza tanti ripensamenti anche se ero in pigiama presi il giaccone ,la sciarpa  e il primo paio di scarpe che vi erano vicino all’entrata, uscii di corsa.
“ Elsa” - chiamai a gran voce, ma nelle vicinanze nulla, mentre affrettai il passo chiesi ad ogni passante se avesse visto una bambina bionda e non tanto alta, all’ incirca sui nove anni, ma nessuno l’aveva vista.
Il freddo sembrava spietato così come la neve, le articolazioni sembravano bloccarsi.
Ed ero arrivata ad un punto in cui la città sembrava deserta e non vi era nessuno a cui chiedere nè una cabina del telefono per chiamare la polizia.
Era buio e io avevo perso in un secondo ciò che mi era ora più caro.
Ma non mi arresi, continuai a correre fino a quando inciampai e caddi a terra sopra la neve, ma cercai di rialzarmi trattenendo le lacrime della mia disperazione, quando ad un tratto un nastro non attirò la mia attenzione.
- il nastro che portava a casa - sussurrai tra me e me.
Tutto mi fu chiaro e  mi diressi verso la stazione il più velocemente possibile, seguendo ogni nastro che avevamo affisso nel nostro cammino fino a quando, ad un tratto, una piccola sagoma in lontananza mi fece quasi togliere il respiro.
- Elsa!!! - gridai a squarcia gola.
La piccola sagoma si voltò e corse via verso il parco abbandonato, subito cercai di raggiungerla chiamandola con la voce soffocata dal gelo di quella notte.
Quando arrivai al parco lo trovai vuoto,
era buio e tetro, se fossi stata una bambina come Elsa sarei scappata a gambe levate immaginandomi quale mostro ci potesse abitare.
Ma non era il momento diventare quella bambina, io avevo visto Elsa e ne ero convinta.
Mi avvicinai di più ai giochi cercando di guardare ogni fessura, Quando finalmente dentro ad una capanna intravidi una sagoma rivolta dall’altro lato dell’entrata.
- Elsa! - provai a chiamarla. 
Ma Quando ella si voltò, sgusciò dalla casetta, riuscii solo a prenderla per la manina che mi scivolò rimanendo in mano solo il guanto.
Fu allora che si voltò e si fermò quasi volendo riprenderselo.
Notai che addosso aveva solo: un pigiamino abbastanza leggero, delle calzine ai piedi  e quell’unico guanto che le era rimasto. 
Subito tolsi il mio giubbotto per avvolgerlo alla piccola Elsa.
Ma lei si scanso violentemente. - NO! - disse con tono secco - non ti avvicinare!
- ma sei impazzita! Vuoi morire di freddo! Perché sei scappata!? …  - cercai di avvicinarmi mentre Elsa si allontanava sempre di più.
- non posso stare con te … come non sarei dovuta stare con mamma è papà!-
- Elsa !non dire sciochezze perché dici una cosa del genere!?-
Ci furono pochi secondi di silenzio per poi dire la frase che mi lasciò interdetta - mamma e papà sono morti a causa mia, non risuccederà un’altra volta.
La frase mi lasciò senza parole -ma che cosa stai dicendo? Mamma e papà non sono morti a causa tua …
- invece si … per proteggermi dagli uomini cattivi-
- quali uomini cattivi, Elsa?- ma Elsa non ripose  scrollo la testa per poi sollevare gli occhi. - Elsa rispondi … ti prego.
- se te lo dicessi … saresti in pericolo anche tu.
Mamma e papà hanno perso la loro felicità a causa mia … e forse anche la tua. Non voglio provocare altri danni. 
Imperterrita proseguii avvicinandomi di passo in passo a lei - Elsa se mi dai la possibilità.  
- non ti avvicinare! Vai via!- 
Ricordo che tra quelle sue parole , nella sua mano vidi qualcosa di luminoso, di strano che fu scagliato nella mia direzione. 
Come d’istinto mi lanciai dalla parte opposta.
Sentì subito dopo un boato e un cumolo di neve cadermi sopra.
Mi rialzai voltandomi dalla direzione del rumore, ed ecco , l'albero dietro a me era divenuto di ghiaccio con spine acuminate ai rami.  
Sentii la voce di Elsa un secondo dopo di fronte a me - scusa!I-I-Io  non volevo farlo! Perdonami! Non volevo farti del male!Ti prego dimmi che stai bene!!
Cercai di rialzarmi ma non riuscii subito a formulare qualcosa per tranquillizzare in qualche modo la mia piccola sorellina, ma non ci riuscivo, ne ero rimasta troppo scioccata.
- Elsa … come … cosa e successo?-
Elsa continuò a singhiozzare stringendo più forte la sua manina ripetendo più volte - non l'ho fatta apposta, non l'ho fatto apposta, non l'ho fatto apposta! - 
- Elsa … Elsa! Cosa e successo? - ritentai a domandare preoccupata
 - I-io … stavo per congelarti , c-con i miei poteri, non l'ho fatto apposta.- disse ancora singhiozzando
- poteri - dissi scioccata e incredula- Elsa ciò che dici … ciò che e successo … non e possibile-.
- E' perché sono un mostro ... guardami … è per questo che io non posso restare con te! - disse voltandosi per andare, ma riuscii ad afferarla ancora una volta.
- Vorresti scappare-. 
- E' l’unico modo perchè tu sia al sicuro, io non sarò mai la sorella che tu desideri. - disse tra le lacrime.
- No! Ho … promesso che ti avrei protetta in qualsiasi difficoltà, continuando ciò che mamma e papà stavano continuando a fare. E … lo farò anche io. - 
- Ma ... - 
Stava di nuovo per riformulare qualcosa, quando gli feci cenno di non parlare -Torniamo a casa, vedrai che sistemeremo tutto in un modo o nell’altro, sono tua sorella non ti lascerò scappare.
A quelle parole Elsa cadde a terra e pianse, la neve sembrò fermarsi in quel preciso momento come se la gravità in quel preciso momento non esistesse, e senza che se ne accorgesse mi chinai accanto a lei, accarezzandole la testa. - guardami sto bene, Elsa, non è successo nulla. Forza, alziamoci e torniamo a casa, ne riparleremo bevendo una bella cioccolata calda.
Aiutai Elsa ad alzarsi e ad asciugare il suo visino, e una accanto all'altra tornammo a casa in silenzio.
Avevo emozioni differenti, da un lato ero felice che non avessi perso la mia piccola sorellina, ma allo stesso tempo ero spaventata da ciò a cui avevo appena assistito e da tutto quello che i miei genitori avevano tenuto nascosto per così tanto tempo.
Chi erano questi uomini cattivi di cui aveva parlato Elsa? Da dove vengono questi poteri? E quali altre domane e verità c’erano prima di arrivare alla porta finale che ci avrebbe aperto la libertà verso il nostro futuro. Quando fummo davanti la porta di casa, mi accorsi  che era semi-aperta. ''Ero sicura di averla chiusa'' - mi dissi tra me e me.
l'Aprii lentamente ,entrandoci lentantamente, quando accessi la luce, i miei occhi si spalancarono.
L’intera casa era a soquadro: i mobili erano aperti, i quadri erano caduti a terra, vetri rotti, e roba da vestire sparsa per casa.
Era come se vi fosse passato un tornado o per lo meno un ladro.
La mia piccola sorellina si nascose dietro di me. - mi hanno trovato - disse con voce tremante.
- resta qui - sussurrai  avvicinandomi lentamente alle varie stanze con grande cautela, ma assicurandomi allo stesso tempo che Elsa non scomparisse un'altra volta, controllai e ricontrollai più volte ma non vi era nessuno.
Fino a quando non mi accorsi che sopra al tavolo del salotto vi era un biglietto fatto in cartone colorato con sopra scritto qualcosa in pennarello nero.

- questo non è più un posto sicuro, portala lontano da qui. -

Il messaggio mi lasciò sbigottita, non credevo fossero i rapinatori , sembrava che qualcun'altro sapesse di me e di Elsa.
Ripetei quel messaggio , "Questo non era più un posto sicuro."
Non aveva torto qualcuno realmente sembrava cercare Elsa ... ma come potevo scappare di casa? E dove senza farmi scoprire da queste persone?
Mi serviva aiuto.

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SALVE A TUTTIIIIIIII!!!!!!
Come sempre sono sempre in ritardo -.- ... purtroppo non sto bene, e mi risulta difficile; in più, a lavoro ultimato, mio fratello deve fare la correzione finale per eliminare eventuali errori che io continuo imperterrita a commettere per la mia dislessia.  
Allora rieccoci spero che questo capitolo vi abbia lasciato con molta suspance. Mhua mhuaaa!!
Qui si scoprono i poteri di Elsa ( so che questa e un "AUT" e che Elsa tecnicamente non dovrebbe
avere i poteri, ma essendo che è ambientato nel mondo reale non potevo non metterla in questa sezione, mi sarebbe venuto un po' un caos -.-. Quindi se magari ho sbagliato mi spiace, se sapete in quale sezione metterlo ditemelo e io lo farò immediatamente. Cmq continuando Elsa dice che ci sono degli uomini cattivi che hanno ucciso i genitori, ma Anna non riesce  ha capire molto ciò che realmente è successo.
 Al quanto scossa per la scoperta di tutto ciò riesce a convincere Elsa a tornare a casa con lei. 
Infine arrivata a casa trova tutto a soqquadro e un biglietto nel quale vi era scritto:" questo non è più un posto sicuro, portala lontano da qui"
Chi l'avrà scritto? Cosa faranno ora le due sorelle? Scapperanno o rimarrano lì dove sono? Riuscirà Anna a proteggere sua sorella e sè stessa dal suo grande potere?
Scopritelo nei prossimi capitoli!!!!!!
Ringrazio tutti coloro che mi recensiscono e anche per tutti quelli che mi seguono e che mi hanno messo anche nei preferiti e nelle ricordate.
Non sapete che vera gioia mi reca, e mi spinge anche a continuare.

un grande saluto a tutti dalla vostra:

               


                                                      "Luna the Night_Light"

ps: mi scuso per non aver messo una fan art ma non ce l'ho fatta e ci sarebbe voluto troppo tempo. Spero nel prossimo capitolo, grazie ancora.

Ps: ringrazio anche la mia amica per i suggerimenti che mi da sempre ;), una vera e propria miniera di consigli.


 





 

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Capitolo 8
*** la mia piccola sorellina: ***


 spero che la fan art che o creato vi piaccia ;)
vi auguro una buona lettura

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Ecco cosa penso, quando ritorno a quella notte,
riesco ancora a sentire quella sensazione di angoscia verso le ombre che ci avvolgevano, la confusione che mi si trovava in testa, dicevo di essere pronta per qualsiasi ostacolo, ma non era vero … 
Eppure era così, cosa dovevo fare?
Nessuna di noi riuscì a riprendere sonno né tanto meno a parlare.
Ma più le ore passavano più mi rendevo conto che  primo o poi sarebbe arrivato il momento di discutere su quello che era accaduto , ma tentai di prendere tempo, risistemando l’appartamento la quale vi era un caos: vetri rotti, argenteria, roba a terra e il  pavimento e mobili ricoperti da di chiazze d’acqua rimaste a causa del ghiaccio sciolto.
Non riuscivo ancora a capacitarmi che fosse colpa di mia sorella.
Eppure nella lettera dei miei, vi era scritto che Elsa era in una situazione unica nel suo genere, “una meravigliosa dote” che loro avevano tenuto nascosto per il loro terrore.
“meravigliosa”… e “terrore” queste due parole mi rimbombavano in testa.
Era questo di cui parlavano, loro avevano paura di Elsa?  Oh … di quegli uomini?

Proprio mentre ero immersa nei miei pensieriImage and video hosting by TinyPictrovai chiuso dentro a un’anta dell’armadio Marshmallow, che sbucò fuori arruffato pronto a graffiarmi, ma appena mi ebbe riconosciuto, iniziò a calmarsi.
Lo presi in braccio coccolandolo, anche lui aveva avuto la sua giornata piena di sorprese ed era solo il suo primo giorno insieme a noi.
Quelle persone, non avevano rubato nulla, nè gioielli nè soldi, erano venuti per qualcosa di più prezioso, il gioiello più prezioso che i miei genitori avevano tentato di proteggere: la mia piccola sorellina.
 Ero tentata di chiamare la polizia, ma non potevo raccontare ciò che Elsa sapeva fare, non mi avrebbero creduto e tanto meno, non sapendo chi erano quegli uomini, non potevo fidarmi degli sconosciuti, tutto ciò doveva rimanere un segreto.
Dovevo contare su me stessa e cercare di aprire quelle porte che mi sono sempre state chiuse perciò
l’unica che mi poteva dare la chiave era Elsa, che nel frattempo si era di nuovo rinchiusa in camera sua.
-Elsa?- la porta era rimasta semi aperta da me per rimettere apposto la sua camera - posso entrare?
Intravidi lo sguardo di Elsa illuminato dai primi raggi di sole dell’alba.
Vi entrai con due tazze di cioccolata calda fumante tra le mani per poi mettermi accanto a lei . - tieni - dissi ponendole davanti la tazza.
Elsa alzò lo sguardo ma scosse la testa.
-neanche la colazione vuoi fare? - chiesi con tono pacato e il più possibile tranquillo. 
- se … toccassi la tazza ora, non credo che rimarrebbe ancora calda - ironizzò con voce torva e fredda.
Guardai e le sue mani coperte di nuovo da due paia di guanti, quasi percependo il freddo che veniva rilasciato dalle sue mani.
- posso? - chiesi, prendendo un bel respiro -  posso chiederti da quanto tempo, tu riesci …?
- non lo so … - disse ancor prima che finissi la frase. - penso che ne sono capace da quando sono nata. -
- mamma e papà, non ti hanno detto nulla? -provai a chiedere. Elsa aggrotto le sopracciglia stringendo i pugni - loro … mamma e papà, non mi hanno detto quasi nulla a riguardo … a quello che so fare, dicevano sempre che il mio potere deve essere sempre celato e domato. 
- celare? Per via di queste persone? Cosa vogliono?
Elsa scosse la testa - non lo so … penso queste persone  in qualche maniera mi devono avere scoperto.
Forse vogliono farmi degli esperimenti … o vogliono controllarmi per i loro scopi; Mamma e papà non mi hanno mai detto nulla sui loro intenti.
- hai detto che l’incidente di mamma e papà è stato causato da loro, giusto?
Elsa si volse verso di me con sguardo quasi pieno d’odio. - sicuramente … io … non riesco a trovare un’altra spiegazione … sbarazzandosi di loro … io sarei rimasta sola, e … - si morse il labbro sempre più forte. - e ora si vogliono sbarazzare anche di te! Solo per colpa mia!
Posai le due tazze davanti al tavolino, e mi avvicinai  di più cercando il suo sguardo - tutto questo non è successo per colpa tua, ma di quelle persone … anche papà e mamma lo sapevano.
- ma quelle persone non hanno colpa, se io sono nata così!-
A quelle parole  rimasi in silenzio, per svariati secondi - ci deve essere una spiegazione a tutto questo non credi?-
Lei non rispose, chiuse gli occhi e si voltò dall’altra parte verso la finestra mentre un leggero venticello scompigliava i suoi capelli slegati.
Sospirai amareggiata, Elsa stava male per quella dote che i nostri genitori dicevano fosse ‘‘speciale’’. Ripensai intensamente a quella notte, cercavo di tranquillizzarmi riguardo Elsa e tentai di trovare un modo per tranquillizzare anche lei; mentre pensavo, però qualcosa catturò la mia attenzione, era qualcosa che svolazzava, candido e bianco, non fu l’unico che vidi … altri si formarono prendendo forme diverse volteggiando eleganti intorno ad Elsa mentre era immersa ancora tra i suoi pensieri tristi che non ostentavano a perseguitarla.


Rimasi in silenzio ipnotizzata, contemplando uno di questi … era così … meravigliosamente bello,  senza accorgermene ne sfiorai uno, questo roteò, posandosi sul viso di lei.
Elsa come svegliata da un incubo trasalì, e i fiocchi di neve sparirono appena gli occhi lucidi di lei si aprirono. 
- scusa … l-l’ho fatto di nuovo, non volevo spaventarti - disse alzandosi dal letto per allontanarsi da me.
- no … - scrollai la testa sorridendo - tranquilla tutt’altro , sono stupendi! strepitosi! - risposi piena di stupore proprio come una bambina scopriva per la prima volta la neve o qualcosa di speciale-. La mia piccola sorellina mi guardò confusa e perplessa. - ma stavo perdendo di nuovo il controllo.-
- bhe … si ma è stato lo stesso forte. I fiocchi di neve non hanno mai fatto del male. - sorrisi dolcemente quasi cercando di calmarla. 
Ma Elsa sempre con voce torva ripose - ma quando questo diventa tempesta, non è più bello-.
A quella stessa frase mi ritornò un quesito ancora irrisolto a cui solo Elsa poteva rispondere
- dimmi la verità - dissi con tono un po’ più seria -non sei scappata per quegli uomini cattivi, sei fuggita perché senza volere hai congelato la casa, vero?-
Elsa non disse nulla, mi guardò quasi facendomi percepire che ciò che avevo detto era vero.
- non sei riuscita a far sparire il tutto, avevi pensato che quando mi sarei svegliata, ti avrei guardata con occhi diversi-. continuai alzandomi e stando dinnanzi a lei.
La stanza calò nel silenzio ed Elsa non ebbe la forza di sollevare il capo per rispondere- si, riconosco che è una cosa errata scappare di casa, ma ho avuto paura … come nella maggior parte delle volte, so di essere una bambina spregevole.
- bhe, allora lo sono anche io allora. 
Elsa alzò lo sguardo non capendo ciò che avevo appena detto.
- nel passato ho fatto molti errori, che forse se non li avessi commessi non saremo arrivate a questo punto. Dovevo ricercare la verità, quando ne potevo avere la possibilità invece sono stata nella mia presunzione e nella rabbia che avevo per mamma e papà, scappando e allontanandomi da loro e così senza volerlo mi sono allontanata perfino da te. - dissi amareggiata - ognuno di noi ha dei ripianti o segreti e vorremo scappare da essi; ma facendo questo, i problemi non faranno altro che raggiungerci, per poi accumularne altri; ho deciso di non scappare ma più da segreti e da chi amiamo-.
Elsa continuò ad osservarmi in silenzio. 
Sorridendo mi inchinai verso di lei -Facciamo una promessa, d’ora in avanti ci fideremo l’una dell’altra, ci diremmo sempre la verità, non ci nasconderemo più nulla, che sia per emotività o per qualche disastro combinato, ma specialmente promettimi che ci aiuteremo l’un l’altra a far fronte ad ogni prova che ci verrà posta dinnanzi . 
E io ti posso assicurare che i tuoi poteri e le persone che ti perseguitano non ti faranno più del male così come quelle che ti circondano. Me lo prometti Elsa? - dissi porgendo la mia mano, Elsa sgranò gli occhi . - ma … ! - prima che potesse parlare la fermai - me lo prometti Elsa Frozen, sei mia sorella, so che non mi faresti mai del male come io non lo farei a te - dissi spronandola a stringere quel patto - fidati di me -. 
Elsa posò leggermente la sua mano tremante sulla mia.
Sorrisi, e forse insieme a me anche Elsa per qualche istante, ma penso per il fatto che non avesse congelato la mia mano. 
- ora prima di decidere cosa fare - dissi mettendo le mani ai fianchi con voce giocosa - direi di bere la cioccolata calda che e ancora fumante sul tavolo! 
Elsa esitò in un primo momento, guardando la tazza, Per poi volgersi verso di me timidamente - se la congelo?-
- bhe … ho altre tazze e inoltre una fornitura a vita di cioccolato, per cui non ti preoccupare -. ridacchiai tra me e me -. se ti fa sentire meglio però possiamo sederci in cucina.
Ella annui, e senza dire altro ci incamminammo, come se la sera prima non fosse mai accaduto nulla.
La mia piccola sorellina bevve quasi tutto d’un sorso la cioccolata calda. Le sue guance si tinsero di rosso e la sua faccia parve meno tesa, così come la mia, che nonostante le preoccupazioni riguardanti gli avvenimenti con quegli strani individui avevo ritrovato una sorta di serenità per far tranquillizzare anche Elsa, poiché riconoscevo che se quelle persone sapevano dove eravamo potevano ritornare, come avremmo potuto nasconderci da loro … non ci era possibile trasferirci in così poco tempo, presto io sarei dovuta tornare a lavoro, e finite le feste, Elsa sarebbe dovuta andare a scuola.
Il tempo era agli sgoccioli, e come ben ho potuto costatare il tempo non aspetta nessuno.
La sera seguente, mi assicurai che tutto fosse blindato .
La mia piccola sorellina venne a dormire da me, per la mia sicurezza e anche per la sua.
Elsa non era di grandi parole ma rimaneva ad ascoltare le mie storie, fino a quando il suo sguardo si offuscava e chiudeva gli occhi.
Io rimanevo a sorvegliarla insieme a Marshmallow che rimaneva appostato sopra al comodino, come un piccolo soldatino, mentre speravo che nessuno sarebbe venuto a cercarci.
Il pensiero che Tyholmen non fosse più un luogo sicuro per Elsa, mi tormentava nei giorni seguenti.
Dovevo proteggerla, ma senza nessun aiuto mi risultava difficile. Quale luogo era sicuro per lei e per noi? 

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SALVE HA TUTTI!!!

non ci credevate eppure è sucesso! 
sono in orariooooooo!!!!
*applausi epici* *pianti* *miagolii*
miagolii? .... 
....
- *miao* non credi di esagerare! - una palletta di pelo bianca adorabile si avvicino-
-Marshmellow!!!! sei tu!!- disse la scrittrice già pronta ad abbracciarlo e strappazarlo

- non ti avvicinare ! mostro! ti rendi conto che da un gigante di ghiaccio che tutti temevano! ora mi ritrovo con un aspetto
coccoloso e pafuttello! 

- bhe ... sai  ... e proprio per questo che ti ho voluto cambiare , così sei più carino e meno spaventoso
-
ma era il mio lavoro!!! almeno potevi farmi una lince! o un lupo! nooo ... un gattino che sa solo mordicchiare e graffiare!!
- ma poi diventi grande, il carattere non te lo mica cambiato ... è sempre quello. - dissi incrociando le mani fischiettando
- ti rendi conto che quelle persone, mi hanno rinchiuso dentro ad un mobile? o per lo meno tu hai scritto di farmi rinchiudere!! 
- guarda il lato positivo, ora hai un lessico più forbito.
- solo nell'angolo autori, nella storia ne ho ancora meno di prima!!*miao*
-  emm ... senti ne discuteremmo nel prossimo capitolo delle tue problematiche da pupazzone di neve ad gattino coccoloso!
- ritornerò, è vedrai la mia vendetta atroce!!! - disse con vocina quillante, mentre la scrittrice non potè che cercare di non ridere.

Benee scusate il momento time di Marshmellow! 
cmq tornaniamo a noi.
Elsa ha finalmente confidato certe sfaccetatture di lei e del passato, ma questo non risolve il vero pericolo
che si annida in lei e nelle persone che la cercano.
Come potrà Anna risolvere tutto questo e far crescere Elsa senza il timore di se stessa e degli altri.
Elsa sarà la tenibile regina delle nevi? o potrà essere una persona come tutti noi?
Chi sono questi individui ? cosa voglio realmente? quali altri personaggi faranno la loro apparizione!?
Marshmellow, farà la sua vendetta? io sopravviverò ? 

scopritelo nel prossimo capitolo

in "the last door"

un ringrazziamento a tutti 
                                               
fatemi sapere se vi è piaciuto o meno il capitolo;)

ps: spero che l'immaggine vi piaccia :)


                                                                                 Luna the Night_Light  



 
 

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Capitolo 9
*** via d'uscita da Tyholmen: ***


I segreti che desideravo ardentemente scoprire sulla mia famiglia erano stati svelati, ma ora …  ne ero intimorita perché non mi ero mai confrontata con niente di così grande e pericoloso a sua volta, per me, che ero rimasta una “bambina’’ pareva quasi insostenibile la pressione che avevo sulle spalle, dovevo proteggere sia me che la mia amata sorellina da quelle persone che, da quanto raccontato da Elsa volevano farci del male.
Questo comportamento si rifletteva sulla mia routine quotidiana, non ero più la Anna solare e sprizzante di gioia di prima, ma questo, io che volevo tutelare Elsa, non lo davo a vedere perché era già troppo stressata ed impaurita, ci voleva qualcuno che, anche quando la notte aveva gli incubi gli stendesse la mano e la aiutasse ad uscirne il più possibile illesa. 
Tutto cambiò qualche giorno dopo, ricordo che era un martedì mattina ... mi svegliai priva di forze e raffreddata a causa degli incubi di Elsa e dei cambiamenti di temperature che causava involontariamente.
Sarei rimasta volentieri sotto le coperte calde a dormire tutto il giorno, cullata da quei primi raggi di sole che entravano dalla finestra, purtroppo presto mi accorsi che qualcosa non andava, non percepivo più freddo, fu questo a farmi insospettire.
Mi voltai faticosamente dall'altra parte con occhi più chiusi che aperti, cercando di mettere a fuoco la mia vista appannata dal sonno.
Ma ciò che vidi mi svegliò tutto d'un colpo, il posto dove vi era Elsa era vuoto … in preda al panico saltai fuori dal letto correndo e chiamandola .
Quando senza che mi desse risposta, la ritrovai in cucina seduta su una sedia con affianco due tazze ed un cartoncino di latte. 
 - sei qua … -Tirai un sospiro di sollievo. Elsa abbassò lo sguardo dicendo - vo-volevo … preparare la colazione … per noi due-
- ah si!? Graziee! Sei molto gentile.- dissi sedendomi immediatamente sulla sedia, ero felicissima che Elsa finalmente stesse prendendo confidenza con la casa, era un grande traguardo- cosa hai preparato di buono?
- ecco … - disse osservando le due tazze - dovevano essere latte e cereali -
- che buoni! - dissi cercando di capire il perché della sua faccia dubbiosa- qualcosa non va?-
Elsa sollevò lo sguardo, continuando a rimanere in silenzio quasi imbarazzata. 
Ma feci finta di nulla e ne presi una tazza- scommetto che è buonissimo - 
Elsa intanto scosse la testa . - non è commestibile!!-
- in che senso? Scommetto che è buonissimo- cercò di avvertirmi ma fui troppo testarda ed entusiasta che ne presi una bella cucchiata - mmmmh che buono! - dissi incominciando a masticare ... notando quasi subito un gusto strano in bocca quasi salato,ma ingoiai ugualmente .- NOO! Non  sono cereali! - disse allarmata Elsa.
- che cosa vuoi dire?- Fermai appena in tempo il secondo boccone.
Elsa abbasso lo sguardo intrecciando le sue manine -Per errore … ecco …. ho messo le crocchette di Marshmallow al posto dei cereali! -- aspetta, che!?!?!? - dissi Sbiancando immediatamente guardando le crocchette galleggiare nel latte, mentre Marshmallow si strusciava sulle mie gambe.
Subito poggiai la tazza e corsi in bagno per lavarmi i denti e la lingua mentre continuavo a ripensare al fatto che avevo appena mangiato delle crocchette.
Uscii dal bagno ancora sconvolta e nauseata, mentre Elsa mi corse in contro preoccupata - scusa!! Mi … mi spiace così tanto! E solo che mi sono confusa con le scatole e me ne sono accorta poco prima che tu arrivassi … 
-  stai tranquilla, non è successo nulla di grave - ridacchiai - in realtà mi sono sempre chiesta, che sapore avessero le crocchette del gatto.
Elsa scostò lo sguardo amareggiata- non faccio altro che combinare guai -
- assolutamente no, sono io quella che li ha mangiati. Tu hai comunque cercato di avvertirmi. -  ma la  sua risposta come sempre fu il silenzio,
così mi diressi in cucina -Facciamo così prendo gli ingredienti  e ci riprovi-.
sgranò gli occhi incredula- ma se sbaglio!?- 
- ho fiducia in te. Ce la puoi fare - 
Aprì  sia il frigo che i vari sportelli della cucina ma erano semi vuoti, e l’unica scatola rimasta era solo le crocchette di Marshmallow.
Mi rendevo conto che non potevamo fare colazione, pranzo e neppure la cena, dovevamo per forza uscire per andare a comprare … ma questo comportava molte complicanze, tra cui uscire allo scoperto e portare Elsa con me, non potevo lasciarla da sola, era fuori discussione, e sapevo che da parte sua sarebbe stato molto difficile.
Per fortuna la mia piccola sorellina non fece molte storie, mi chiese solo se potevamo di nuovo nasconderci e attaccare i nastri lungo la strada per gli animaletti.
Durante la nostra seconda missione continuavo a voltarmi da una parte all'altra scrutando ogni persona che ci si avvicinava, ma
nonostante le preoccupazioni tutto sembrò andare nella norma, Elsa per quanto  continuasse ad avere paura non perse il controllo, e riuscimmo a compare il necessario.
Tutto stava andando secondo i piani, quando i miei occhi si soffermarono sull’ospedale; mi ricordai di quell‘uomo.
L‘uomo che aveva insistito a darmi quel pacco con dentro gli oggetti dei nostri genitori.
- Elsa … - dissi fermandomi - Ascolta, ti devo chiedere un grande favore. Ecco, dovremmo andare all’ospedale …-
Elsa mi guardò preoccupata - Non stai bene? Sono state le crocchette!?-
- Noo! Stai tranquilla, io sto bene! E' che... devo vedere qualcuno, di molto importante. C’è la faresti a resistere fuori ancora per qualche minuto?
Elsa non mi rispose subito, prese un bel respiro -Va … va bene -
Guardai Elsa cercando di capire se veramente c'è la potesse fare -Sicura? Se non c’è la fai più, torniamo immediatamente a casa. -
Scosse la testa con voce pacata -Sto bene, Elsa c’è la può fare.-  
Sorrisi amorevolmente -Ok, faremmo in un lampo, te lo prometto! Tu stammi vicino.-
E senza dire altro entrammo dentro l’ospedale, per fortuna non vi era quasi nessuno; ma quella stessa sensazione di sollievo si tramutò subito in angoscia. 
Era lo stesso ospedale in cui quel giorno ero andata a verificare le salme dei miei genitori; Il magone mi risalì nuovamente al cuore. Ma dovetti trattenermi, non era quello il momento di ricordare attimi dolorosi.
Strinsi il sacchetto della spesa e proseguimmo.
Ci fermammo davanti alle porte dell'ascensore e con un tocco leggero schiacciai il pulsante per chiamarlo, intanto mi accorsi che Elsa continuava a guardarsi attorno quasi meravigliata da ciò che continuava a circondarla.
- E' così grande l’ospedale - borbottò tra se e se.
- Non ci sei mai stata?- chiesi incuriosita 
- No, non sono mai stata male, quindi non c’è mai stato bisogno di un medico a quanto ricordi. E poi vicino a dove abitavo non c'erano ospedali o città. 
- Sai, da quando ci conosciamo non ti ho mai chiesto dove abitavi-  Era una delle tante domane che mi ero fatta dalla prima volta che Elsa era venuta nella mia vita.
Elsa alzò il capo come se sognasse ad occhi aperti e vedesse il posto proprio davanti a noi -Abitavo insieme a mamma e papà in un cottage vicino ad un lago molto grande; eravamo lontani dalle altre abitazioni e non c’era granché, anzi praticamente non c’era nulla, in confronto a questa città.
Ma per quanto fosse isolata dal mondo, questo mi possibilitava  a volte di uscire a passeggiare nei dintorni insieme a loro. Sai, vedevamo un sacco di animali: renne, volpi, topolini, rane, talpe, uccelli di tutti i tipi e a volte anche dei cavalli … era così bello ... bhe in realtà  finché non seppi più controllare ... bhe ... lo sai ... e loro ... ecco ... furono più preoccupati e amareggiati-  Alla fine di questa frase tutto ciò che faceva parte di quel sogno: nostra madre, papà, Elsa, il cottage, il lago, tutta la natura, la felicità e la libertà  che li circondava si sgretolo. 
Per quanto fui gelosa di Elsa ed dell'amore riservatogli dai nostri genitori, capii comunque che non deve essere stato facile; era una libertà restrittiva sotto ogni punto di vista. Supposi che il loro allontanamento fu per proteggermi, dopo tutto la lettera avvertiva che ci avevano divise per motivi che ci avrebbero fatto del male. Ma avrei rinunciato a qualsiasi cosa per restare una famiglia, in fondo ora ero nella loro stessa situazione se non peggio: praticamente vagavo nel buio in cerca di risposte e posti sicuri senza avere neanche un aiuto. Ero solo una normalissima ragazza che all'improvviso era stata catapultata in questo mondo.
Elsa notò il mio sguardo assente e serio -Tutto bene?-
Scossi la testa togliendo quei pensieri -Scusami, non e nulla. Deve essere stato un posto meraviglioso.-
-Già …- la sua voce si fece quasi nostalgica verso quei ricordi e persone che le furono più care.
Proprio in quel momento le porte dell'ascensore si aprirono e vi entrammo dentro in silenzio, scendendo lentamente di piano in piano.
Intanto Elsa continuava a dondolarsi sulle punta dei piedi come se si sentisse in imbarazzo o volesse dirmi qualcosa, finché si voltò timidamente
-Quale signore devi incontrare?
Non sapevo bene chi era questo signore, e in effetti, nemmeno se fosse stato ancora in quel reparto -Bhe, ecco... è un dottore che mi aveva consegnato un pacco-
-E perché vuoi rivedere un medico postino?- mi chiese con tutta la sua ingenuità, mentre gli abbozzai un sorriso -Vedi questo signore mi ha consegnato un pacco molto importante, dentro...- ma prima che potessi rivelare cosa avevo trovato dentro quello scatolone le porte dell'ascensore si aprirono, catturando la mia attenzione verso il corridoio.
C’era qualcosa di strano o per lo meno le persone che vi erano lungo il corridoio: portavano tutte una divisa identica, una specie di giaccone blu con sulle spalle uno stemma che non capì bene che cosa dovesse rappresentare.
Ma ciò che mi allarmò furono i vari discorsi quasi bisbigliati tra questi uomini.
- Ancora il capo non le ha mandate a catturare-
- No, il capo ci ha detto di perlustrare queste vecchie scartoffie mediche, mi chiedo ancora cosa stia aspettando-
- Abbi pazienza, presto tutto questo sarà finito e ci prenderemo la nostra parte di bottino.- E detto questo alcuni di loro entrarono in varie stanze, mentre altri rimanevano appostati.
Elsa si voltò verso di me con gli occhi sgranati quasi tentando di dire qualcosa, ma gli feci subito segno di rimanere in silenzio e senza far rumore tentai freneticamente di schiacciare il pulsante dell’ascensore.
Quando queste si stavano ormai per chiudere, una mano fuoriscì dalle porte, facendo si che queste si riaprirono.
Presi immediatamente Elsa e la nascosi dietro di me. Accanto a me ora vi erano due di quegli uomini in divisa blu, il mio cuore stava battendo sempre più forte e pensai che quella sarebbe stata la nostra fine.
Cercai di rimanere calma e di non destare sospetto, intanto uno dei due premette un pulsante del piano prima del nostro, per poi restare immobili come due imponenti statue, senza nemmeno guardarci.
Ad ogni piano che salivamo la tensione diventava sempre più alta, e con testa china speravo con ogni fibra del mio corpo che Elsa  non perdesse il controllo. 
Finche come per miracolo, le porte si aprirono ed i due uomini uscirono con la stessa nonchalance in cui erano entrati.
Restai immobile, mentre con la coda dell’occhio guardavo la direzione che stavano prendendo, finchè le porte dell’ascensore si richiusero.
Mi voltai verso Elsa, notando che dietro di lei si era formata una piccola patina di ghiaccio.
Mi guardò con occhi lucidi - Scus-sa ... ho resistito il più possibile.- Scrollai la testa abbraciandola, trattenendo così le lacrime. -Sei stata bravissima, sono io a scusarmi, non avremmo mai dovuto deviare. Ora torniamo a casa.
E senza dire altro appena le porte dall’ascensore si aprirono, mi voltai da una parte all'altra, ma mi sembrò non esserci nessuno in divisa blu, così affrettai il passo cercando di non destare sospetto, riuscendo così ad uscire dall'ospedale.
Mentre camminavamo in quelle strade affollate, Elsa teneva la faccia nascosta sotto al mio braccio, come un pulcino si nasconde sotto l'ala della madre per essere al sicuro.
Ad ogni nostro passo guardavo in giro quasi alla ricerca di quegli uomini in divisa blu. Non so se erano vicini o meno, ma riuscivo a percepire la loro presenza; e non riuscire a vederli, mi dava angoscia verso ogni ombra o persona che mi circondava.
Le strade per arrivare a casa sembravano infinite e il tempo in città sembrava rallentare, finché in lontananza a pochi isolati vidi il nostro palazzo. -Elsa siamo a casa!! Siamo a casa!! - dissi euforica affrettando il passo, mentre mia sorella cercava di mantenere l'andatura, mancava così poco... "presto saremo al sicuro" pensai tra me e me.
Quando qualcosa o per lo meno qualcuno, afferrò il mio braccio, lo stesso che teneva Elsa.
Come per riflesso lasciai il sacchetto, stringendo il pugno per sferrare un guancio destro all’individuo.
E con sucesso ci riusci, era come se tutta l'angoscia che avevo provato, si fosse scaricata su quel pugno, colpendolo direttamente in faccia e finendo così al tappetto.
Stavo per prendere Elsa e scappare, ma mi accorsi che quell'uomo aveva qualcosa di familiare. Si rialzò, guardandomi con aria confusa -Anna ma sei impazzita!?- il suono di quella voce, mi fece risavire. -Hans!? che ci fai qui!?!?- 
Mi avvicinai immediatamente per aiutarlo ad rialzarsi -Ero ha Tyholmen per una nuova reliquia esposta al museo di questa città, quando poi sono uscito e ti ho vista. Ho pensato di fermarti per salutarti, ma non mi sarei mai aspettato una reazione del genere- Si appoggiò la mano sulla guancia la quale stava diventando sempre più rossa -Wow certo che sei forte- esclamò dolorante. Mi sentivo in imbarazzo, ero così inpaurita e disperata che in quel momento non riuscii a ragionare -Scusa, è che ho sentito afferrarmi, e ho pensato che fossi .... un .... delinquente ... non so cosa mi sia preso, scusa!- 
- Aah stai tranquilla, la colpa è stata mia, non avrei dovuto afferrarti in quel modo, dovevo semplicemente chiamarti- Hans è sempre stato un vero Gentil'uomo, difficilmente perde le staffe, e sempre stato gentile e premuroso; questo mi aveva sempre colpito fin dall'universita, ma mentre ripensanvo ad ogni momento passato della mia vita da universitaria senti tirare dal capotto, abbassai lo sguardo la quale c'era mia sorella ancora nascosta dietro di me che mi guardava molto seriamente -Ooh Elsa ... scusami, Lui e Hans, ecco lui è ... lui è ...lui era cioè ... lui è ancora ... lui ecco ... è mio amico! -
Mentre balbettavo, il mio cuore stava battendo sempre più forte, non sapevo cosa dire, non ero sicura della mia relazione, dopo tutto erano passati anni, e Hans poteva avere un'altra fidanzata; ma era come se in quel momento  mi fossi  auto friendzonata, ma penso che fosse la scelta più giusta parlare della nostra relazione ci avrebbe messo in imbarazzo davanti alla mia sorellina, ed  Hans non sembrò obbiettare al riguardo, si abbassò all'altezza di Elsa sorridendole amichevolmente -Aah ecco la piccola Elsa, di cui mi avevi parlato sul treno, finalmente ci conosciamo.- Ma la mia piccola sorellina lo guardò in modo aspro per qualche istante, per poi fargli una linguaccia.
La guardai al quanto scioccata -Elsa, cosa fai!? non ci si comporta così!- Mi guardò per qualche istante quasi seccata per poi scostare lo sguardo. 
Mi arrabiai per il suo comportamento e cercai di attirare la sua attenzione -Elsa Frozen! chiedi scusa!- ma Hans mi interruppe -Non ti preocupare anch'io alla sua età ero così, se non persino peggio, non mi fidavo mai di chi mi stava attorno, specialmente di una adulto.
-Devi essere stato molto carinissimo - farfugliai sognando ad occhi aperti un piccolo Hans che combinava guai a chi gli stasse attorno-.
Ma lui che non riuscì a capire ciò che avevo appena detto, mi guardò al quanto perplesso. Imbarazzata cercai di cambiare discorso -Ecco, stai per andartene da Tyholmen o resterai ancora qualche giorno?-
-Ecco, in realtà non parto subito, devo prima andare all'agenzia immobiliare per vendere una vecchia casa ai piedi della montagna di Arendelle, che apparteneva ai miei nonni, ma ora non ci andiamo più neanche per le vacanze, ne abbiamo una più vicina agli scavi- Mi sentii molto interessata all'argomento, e Hans sembrò cadere proprio a fagiolo -Ecco! scusami se ti faccio questa domanda inopportuna, l'hai già venduta!?-
-No, non abbiamo trovato nessuno a cui venderla, per questo sto andando all'agenzia, in modo che ci pensino loro- Il mio sguardo sembrò illuminarsi, mentre Elsa mi continuava a guardarmi come per capire cosa mi stesse frullando in testa.
-Ecco ... lo so che forse tu e la tua famiglia avete già deciso, ma ecco ... io stavo cercando una nuova casa.- Elsa sembrò sussultare in quel momento, mentre Hans sgranò gli occhi -Ma Anna, qui hai tutte le comodità: supercati, parchi, negozi di ogni genere- 
Quella casa e quasi isolata dal mondo, certo scendendo poi trovare delle case, ma i negozi e le scuole distano quasi un'ora di macchina, per questo le persone che vi abitano, sono quasi tutti dei contadini; e gli inverni possono diventare estramente rigidi, per non parlare che la casa e da risistemare - mentre continuava a parlare di tutte le cose negatiche che ci potevano essere, percepì ciò che diceva come se mi stesse leggendo le controindicazioni di una medicina.
Per quanto potesse avere delle avvertenze ovvero: una vita piena di sacrifici, trovare un nuovo lavoro, la nuova casa, cercare di abituarmi al nuovo stile di vita e confrontarmi con gli asistenti sociali; Era pur sempre una medicina che poteva salvarci da coloro che ci avrebbero fatto del male. -Stai tranquillo- risposi con un sorriso sicuro- Era da giorni che ci pensavo, non ti preoccupare, abbiamo solamente bisogno di cambiare aria,
 non farò stupidaggini.
Hans cercò di persuadermi nel cambiare idea, ma io fui irrimovibile, fino ad affermare sconfitto: -va bene-  sospirò infine - ma Anna ...l'unico problema è che avremmo dovuto darla via entro qualche giorno,mio padre non me lo perdonerebbe mai.
Scossi la testa- se prendo il necessario, potrei venire direttamente insieme ad Elsa, per parlare con i tuoi per il pagamento! - Lui annuì, dicendo che mi avrebbe aspettato in stazzione,dopo ciò mi voltai verso Elsa, che mi fissava con uno sguardo smarrito,ma quello che ci aspettava glielo avrei raccontato una volta arrivate a casa.
                                         
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C'è lo fatta, a soppravivere alle grinfie di Marshmellow!!
ahahahah apparte gli scherzi! mi scuso per l'inmmenso ritardo!!
Ma non sono stata per nulla bene e sono dovuta  stare a riposo.

Anna sta facendo il possibile per Elsa, ma purtroppo si rende conto che la vita a Tyholmen sta diventando troppo pericolosa è ciò che le dà la conferma fu l'incontro ravvicinato con quei tipi in divisa blù.
Dopo esserne scampate incontrono Hans , che sembra avere la chiave per fuggire da queste persone; anche se questo comporta una vita molto più dura di quella vissuta fin'ora per la nostra protagonista.
Riuscirà Elsa e Anna a trasferirsi ad Arendelle, dove Anna inizialmente viveva? sarà capace di intraprendere questa nuova avventura insieme ad Elsa?
Elsa riuscirà ad non avere risentimento vero l'ex fidanzato di Anna? che cosa le riserverà il futuro? potranno essere finalmente libere? scopritelo con "The last door".

scusate se ci sono errori grammaticali e di scrittura.

mi scuso per l'immagine di copertina che non ho messo al capitolo :(:( , ma è già in programmazione per il prossimo XD.
Ringrazio ancora voi tutti che mi continuate a supportare.
E un ringraziamento a mio fratello e la mia amica Stella che mi hanno aiutato nella correzione :) :).

al prossimo capitolo

Luna the Night_Light
 

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