Merlino, perchè mi hai svegliato?

di _katherine_lls
(/viewuser.php?uid=448890)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Merlino... ***
Capitolo 2: *** Riddle Manor ***
Capitolo 3: *** Devon Manor ***
Capitolo 4: *** Ordini mal eseguiti ***
Capitolo 5: *** Intrappolata ***
Capitolo 6: *** Monique ***



Capitolo 1
*** Merlino... ***


A volte il tempo cancella tutto, il tempo cambia le scelte. Mostra che ciò che si credeva giusto in realtà non lo era, che ciò che invece si credeva sbagliato era perfetto. Il tempo cambia dentro, cambia gli amici e i nemici. Il tempo guarisce tutte le ferite, anche quelle più profonde. Certo, lascia una cicatrice, lascia un segno. Ma non sanguina, non fa più così male. Lo scorrere del tempo è ciò che salva dall’inevitabile.
Il tempo passa; spesso non ce ne accorgiamo nemmeno, presi dalla nostra routine quotidiana. Ma se a un certo punto della vita qualcosa ci sconvolgesse così tanto da cambiarci nel profondo? Qualcosa di talmente inaspettato che inizialmente nemmeno ce ne accorgeremmo?
Forse per capire cosa può fare il tempo bisogna tornare all’inizio. Bisogna tornare a quando tutto è cominciato…
 
***
 
La seconda guerra magica era finita da tempo, per la precisione da nove anni. Per nove anni il Mondo Magico aveva potuto vivere di nuovo nella pace e nella tranquillità.
"Abbiamo vinto, ce l’abbiamo fatta"
Certo, avevamo vinto. Ma a che prezzo? La sconfitta di Voldemort era stata in parte anche una nostra sconfitta. Si era portato via parte dei nostri amici, parte di quelle persone che avevano condiviso con noi la loro paura. Non esiste la vittoria, anche se si vince si è sconfitti e anche se si perde si è vincitori. Almeno in parte.
Sembrerà stupido, ma è così: quando vedi le famiglie delle persone a cui volevi più bene piangere attorno al cadavere di un amico, capisci che non hai vinto.
"Hermione, Fred…"
Fred, ma non era solo Fred. Lui non si è portato via solo Fred.
"Avete notizie di Ron?"
Si era portato via anche il mio ragazzo, il mio amico, una delle poche persone che mi era sempre stata accanto insieme ad Harry. A differenza di Fred, il suo corpo non era mai stato ritrovato. Si erano perse completamente le sue tracce. Lo si credeva morto.
E poi si era portato via me. Parte della mia voglia di vivere e del mio spirito grifondoro se n’era andata con lui.
Io, beh io adesso lavoro per il Ministero della Magia. Dopo la morte di Voldemort mi sono laureata all’accademia con il massimo dei voti e sono diventata auror. Harry, sant’uomo, ha deciso di affidarmi due squadre nonostante avessi protestato vivamente. Preferisco però di gran lunga interrogare i prigionieri e cercare indizi sui luoghi dove potrebbero nascondersi i mangiamorte.
Lui si era portato via tutto ma io sono comunque andata avanti, nonostante veda continuamente la traccia di dolore nei miei occhi e in quelli delle persone a cui voglio bene. Una traccia indelebile, una cicatrice.
Il mio migliore amico ha deciso di laurearsi con me ed adesso è a capo della squadra auror più grande che il ministero dispone. È continuamente sotto intervista per la gazzetta del profeta, che vuole sentirsi raccontare ancora ogni particolare di quella notte, nonostante siano passati nove anni.
Dolore. Riaprono costantemente una ferita a malapena rimarginata. Perché lo so, fa male pensare a quella notte, pensare agli amici che non ci sono più e a tutto il dolore che si è affrontato per arrivare dove siamo adesso.
La cosa che più mi ha sorpresa quando sono tornata a lavoro è stata la presenza di alcuni serpeverde che erano usciti indenni da ogni accusa grazie alla loro fedeltà all’Ordine durante l’ultima battaglia. Grazie a loro, ne sono consapevole, molte persone sono ancora vive. Hanno rischiato la loro vita per quella del prossimo. Gesti non comuni per un covo di serpi. Era stata garantita loro immunità e sicurezza e ora lavorano a braccetto con coloro che cercano di arrestare tutti i mangiamorte.
Con alcuni ci ho persino fatto amicizia. Stranamente hanno smesso subito di chiamarmi con i nomignoli che mi avevano affibbiato ad Hogwarts. Hanno smesso subito di trattarmi come la secchiona, come quella da prendere in giro. Mi hanno sorpresa. In fondo, conoscendoli, non sono poi tanto male.
Daphne Greengrass è una donna simpaticissima, nulla a che fare con l’odiosa oca purosangue che ricordavo da Hogwarts. Il suo innato gusto per la moda e il suo amore per lo shopping mi fanno spendere puntualmente quantità industriali di galeoni per vestiti che probabilmente non metterò mai.
Anche Blasie Zabini non se la cava male. Sa essere un buon amico ed è sempre pronto ad ascoltarti. Completamente diverso dallo scimmione che con Tiger e Goyle faceva da scorta e da confidente a Malfoy.
Theodore Nott non riesco a capirlo. Insomma, è strano. Ma strano forte. È simpatico, gentile, quasi premuroso, ma questa parte di lui dura solo cinque minuti a giornata. Poi diventa serio e impegnato nel lavoro, non ti rivolge la parola nemmeno se ti incrocia per sbaglio nei corridoi. Ah sì, beve. Consuma tutti i suoi dispiaceri, a me ignoti, nell’alcol. Alcune mattine arriva in ufficio che non riesce nemmeno a reggersi in piedi.
E poi c’è lui. Draco Malfoy. Ecco, lui lo evito come la peste nera. Non ne conosco il motivo, non ho pregiudizi ma lo evito. Lo evito e basta e spero che non mi arrivino missioni in cui devo collaborare strettamente con lui. Non è cattivo, a quanto dice Daphne, e non ha nemmeno pregiudizi come ad Hogwarts. È solo difficile da comprendere. Nasconde tutto dietro due lame d’acciaio e per fissarle occorre coraggio. Non lascia trasparire nulla, nessun dolore, niente. A differenza mia.
Il resto dei serpeverde sta comodamente soggiornando ad Azkaban già processati o in attesa di processo. Nessuno è stato lasciato libero. Tra prigionieri da interrogare e lavoro da svolgere le mie giornate scorrono veloci senza darmi il tempo di fermarmi a pensare. A tutto quello che avevo passato, a cosa volevo fare della mia vita. Senza darmi il tempo di pensare a nulla.
Dolore.
 
***
 
Anche quella mattina non era diversa da quella prima e da quella prima ancora. La sveglia era impostata presto, la colazione veloce e la materializzazione al ministero prima ancora che cominciasse il mio turno di lavoro. Avevo talmente tante cose da fare che ormai tutte le mie giornate erano uno straordinario.
Solo che questa mattina Merlino e la dolce compagna Morgana avevano deciso di complicarmi un po’ la vita. Aprii gli occhi e mi girai verso la sveglia, curiosa di sapere l’ora, dato che non l’avevo ancora sentita suonare. Probabilmente però non la avrei nemmeno sentita suonare questa mattina. Erano le 7.40 e questo voleva dire solo una cosa: ero in ritardo.
Mi alzai con tutto l’intento di svegliare Merlino e dolce compagna a suon di improperi e andai in bagno dove mi lanciai sotto il getto ghiacciato. Appena mi sentii completamente sveglia uscii e mi diressi verso l’armadio dove tenevo tutti i vestiti che non avevo comprato con Daphne. Pescai a caso un paio di jeans e un maglioncino sempre senza smettere di inveire contro Merlino e me li infilai al volo mentre mi dirigevo in cucina per bere una tazza di caffè e un bicchiere di succo. Ritornai in bagno per lavarmi i denti e legarmi i capelli. Guardai la sveglia sul mobiletto e il mio riflesso allo specchio. Non male per una che si era preparata in dieci minuti.
Dolore.
Nei miei occhi scorsi la solita cicatrice di dolore.
Presi al volo la Gazzetta del Profeta e la borsa e mi materializzai al ministero. Quella mattina dovevo andare in cerca di alcuni mangiamorte per ordini superiori.
Sulla prima pagina del giornale spuntava una mia foto. Non che fosse una novità, ma stranamente la cosa mi infastidii e non poco. Non era di sicuro la prima volta che una mia foto era in prima pagina. Per l’esattezza erano nove anni che si ripeteva come minimo una volta alla settimana. Ma forse questa era la foto sbagliata. Mi ritraeva mentre accompagnavo dolcemente Theodore all’esterno dell’ennesimo bar. Il titolo mi infastidii più della foto: "L’eroina del mondo magico è ancora all’opera…". Il senso di questa frase non lo capivo. Era un mio collega, lo sapevano tutti, a parte lei a quanto pare. Ecco, una delle poche cose che avevo sempre sognato di fare era sbattere Rita Skeeter ad Azkaban. Andiamo, lo sapevano tutti che aveva omesso un sacco di informazioni importanti durante la guerra e che era un animagus non registrato, ma il ministro non mi firmava le carte per arrestarla, dicendo che mancavano prove. Gliele davo io le prove! In testa però!
L’appuntamento con il mio dolcissimo superiore era alle dieci e anche se ero bellamente in ritardo feci in tempo a compilare alcune carte per gli ultimi arrivati nel mio hotel di lusso preferito: Azkaban.
Alle dieci meno un quarto, stufa di compilare permessi di soggiorno, scesi in ufficio da Harry per sentire dove mi avrebbe mandato di bello quella mattina. Aprii la porta convinta di dover andare in missione da sola o al massimo con la squadra, ma mi stupii di vedere Malfoy comodamente appoggiato alla parete dell’ufficio.
“Ciao Hermione!” mi salutò Harry con un sorriso mentre io cercavo di elaborare una spiegazione valida alla presenza di Malfoy nella stanza, scartando la più probabile. Nemmeno per sbaglio lo volevo in missione, mi sarebbe potuta partire a caso una tra le maledizioni senza perdono e non stavo parlando dell’Imperio e del Cruciatus.
“Ciao Harry!” sbottai con meno entusiasmo di lui.
“Svegliata con il piede sbagliato?” mi chiese inarcando un sopracciglio.
“Svegliata in ritardo!” mormorai avvicinandomi alla scrivania e lasciandomi cadere sulla poltroncina di pelle che avevo comprato insieme a Daphne.
“Ah, beh. Questa mattina la mia adorata moglie mi ha svegliato a suon di cuscinate e con una secchiata d’acqua gelida in testa!”. Beh, non che avessi dubbi nell’abilità di Ginny nel svegliare qualcuno; ad Hogwarts la sua idea di sveglia era ‘ti salto addosso e ti sfracello gli organi interni’.
“Strano che tu le permetta ancora di svegliarti così! Comprati una sveglia, che ha meno effetti collaterali di tua moglie!” risi mentre lui mi guardava con una faccia da cucciolo bastonato.
“Herm, credimi. Ho comprato una cosa come una ventina di sveglie, ma sia io che mio figlio le preferiamo senza batteria o con l’allarme disinserito!” Già, suo figlio. James Sirius Potter. Harry e Ginny erano gli unici dell’allegra compagnia che si erano sposati e il loro primo figlio aveva già due anni e mezzo, mentre il secondogenito sarebbe nato da lì a pochi mesi.
 “Non vorrei disturbare il vostro battibecco quotidiano, dato che ormai ne ho fatto l’abitudine, ma è tardi!” intervenne Malfoy con la solita voce strascicata che ti faceva venire voglia di prenderlo a sberle.
“Scusaci Draco. Allora Hermione, i manor che dovrai controllare oggi sono quello degli Zabini e dei Greengrass, sotto consiglio di Blasie e Daphne. Probabilmente non troverai nessuno, ma sono due dei manor che hanno fatto da residenza all’oscuro, anche se per poco tempo, quindi ci potrebbero essere alcuni documenti utili!” spiegò Harry mentre io annuivo lentamente e con la coda dell’occhio osservavo Malfoy alzare gli occhi al cielo.
 “Comunque ho scoperto la posizione di due nuovi manor dove abbiamo più possibilità di trovare informazioni parecchio importanti o qualche strano covo: uno è la seconda residenza dei Riddle, la cui posizione era ignota a tutti fino a quando non c’è finito un babbano per sbaglio e abbiamo dovuto cancellargli la memoria; l’altro è Devon Manor, che non è mai stato controllato anche se è, o meglio era, di proprietà di una delle famiglie più ricche e con il sangue più puro di tutta l’Inghilterra.  Purtroppo non si hanno più notizie dei discendenti da qualche secolo, quindi potrebbe essere stato usato come base per gli incantesimi che lo proteggevano!”
“Capito, posso farti una domanda?”
“Dimmi pure, Hermione!”
“Cosa ci fa il furetto qui?”
“Ah sì, giusto. Per sicurezza e perché lui li conosce meglio di te, ho pensato che per il periodo in cui andrete a cercare altri mangiamorte lavorerete insieme!” spiegò il bastardo.
“Okay e per curiosità, sai com’è, per quanto tempo devo lavorare insieme a questo qua?” sbottai allungando una mano verso Malfoy. Perché proprio lui? Anche tutti gli altri serpeverde conoscevano bene i mangiamorte. Perché tra tutti proprio Malfoy? Non poteva mandarmi Daphne, o Blasie o perfino Theodore?
“Probabilmente per tutto l’anno!”
“Tutto l’anno? Intendi per i prossimi dodici mesi? Tu sei pazzo. È già tanto se non ci uccidiamo quando ci incrociamo per sbaglio nei corridoi e tu pensi seriamente che io possa lavorare con lui per un anno intero?” chiesi disperata. Un anno. Un intero anno a fare da balia a Malfoy.
“Anche io, mezzosangue, muoio dalla voglia di lavorare con te!” intervenne la sua voce strascicata che mi dava sui nervi già abbastanza tesi.
“Allora convinci il tuo migliore amico al posto di stare là fermo e zitto!”
“È anche il tuo migliore amico!”
“Si, ma hai appena visto anche tu che non mi ascolta!”
“Adesso basta. Vedete di provare almeno per un periodo a non ficcarvi le bacchette negli occhi perché non ho proprio l’intenzione di dovervi ricoverare al San Mungo!” sbottò Harry fissandoci trucemente.
“La fai facile tu, Potter!”
“Per mezzogiorno e un quarto voglio avere sulla scrivania i fogli e le relazioni di tutto quello che avete trovato. Sappiate che se entro mezzogiorno e mezzo non siete ancora tornati e non mi avete mandato un patronus mobilito una squadra per cercarvi, dunque vedete di avvisarmi e portarmi i materiali prima di andare in qualsiasi altro posto!”
“Agli ordini capo, ma sappi che voglio il pomeriggio libero!” rispose Malfoy con il ghigno di famiglia stampato in faccia mentre si avvicinava al divano per recuperare la giacca.
“Permesso accordato Draco, ma ricordati di fare gli straordinari e i notturni!” rispose Harry mentre l’ebete con cui avevo il piacere di lavorare per un intero anno si strozzava con la sua stessa saliva.
 “Okay, okay, hai vinto tu, faccio il pomeriggio!” si difese alzando la mani e fissando trucemente Harry.
“Eh, bravo! Vedo che inizi a comprendere chi comanda e chi deve rispettare gli ordini facendo il proprio dovere!”
“Ora non tirartela tanto saputello, che ti ricordo…”
Una sirena acuta mi perforò i timpani e mise fine alla discussione tra i due. L’allarme d’emergenza interno del ministero era scattato. Poteva significare solo una cosa: i mangiamorte erano dentro. Che bella mattinata tranquilla insomma…
In un attimo mi smaterializzai con Harry e l’idiota patentato in atrio. Merlino, mi ripeti perché questa mattina non ho deciso di rimanere a letto? Adesso mi toccava fare altri permessi di soggiorno e lavorare per un anno intero di fianco al cretino che stava facendo Levicorpus a destra e manca.
“Stupeficium!” urlai mirando a uno dei tanti disgraziati che erano tenuti in aria dal deficiente che continuava a ridere e a muovere la bacchetta, creando effetto pallina.
“No Granger!” piagnucolò mentre con altri due Stupeficium bene assestati schiantavo al suolo altre due palline. Ignorai la sua faccia delusa e mi girai verso Harry per cominciare a lamentarmi del mio brillante collega quando vidi una cosa che mi ghiacciò il sangue nelle vene. Non scorreva più nulla. Sentivo come degli aghi che mi perforavano da parte a parte, dolorosi.
Avrei preferito che fosse morto. Era brutto da dire, ma l’avrei preferito sotto due metri di terra al posto dell’uomo che, protetto da uno scudo magico, si stava sfilando lentamente la maschera sui capelli rossi.
In un secondo il giocoliere fece cadere a terra i mangiamorte impastoiati e puntò la bacchetta contro il nuovo venuto. Contro il sospettato numero uno. Contro di lui.
Era cambiato parecchio dall’ultima volta che l’avevo visto. I suoi capelli, che erano corti e ricci, adesso arrivavano fino a metà schiena e erano raccolti in una coda che mi ricordava terribilmente quella che usava Lucius Malfoy per legarsi i capelli. Il viso in quasi dieci anni era cambiato parecchio: non aveva più i tratti da bambino, la mascella si era fatta più dura ed era ricoperta da un accenno di barba.
Ed i suoi occhi.
Quando vidi i suoi occhi mi bloccai incapace di fare qualsiasi cosa, anche di rendermi conto che aveva alzato la bacchetta e l’aveva puntata contro di me. Incapace di reagire. In quel momento qualcuno doveva aver eretto uno scudo di protezione, altrimenti sarei stata già morta. I suoi occhi, una volta azzurri come il cielo in primavera, erano privi di espressione e dello stesso colore del ghiaccio, stretti in due lame con l’iride iniettata di sangue. Feriva solo con lo sguardo, senza l’uso della bacchetta. Il ghigno che gli deformava la bocca dava il tocco di classe a tutto, come la maschera sotto il braccio e il mantello nero sulle spalle.
Era beffardo. Il messaggio che trasmetteva era chiaro: <>. Se ne fregava delle bacchette puntate addosso, se ne fregava del fatto che il suo scudo di protezione non c’era più. Non gli importava di essere vulnerabile, anzi, era ancora vulnerabile, vero?
Non poteva aver fatto nulla per non essere più vulnerabile, nessun incantesimo, non c’era nulla che ti dava un simile potere. O qualcosa c’era?
Partì da qualche parte un raggio di luce rossa, aspettò che gli arrivasse vicino al cuore, e poi lo deviò con una mano. Ne partirono altri, ricostruì lo scudo di protezione mentre si avvicinava sempre di più a noi. Io ed Harry eravamo rimasti fermi immobili al centro della stanza, le braccia lungo i fianchi, le bacchette ancora in pugno. Eravamo in una bolla magica che a quanto pare aveva creato Malfoy.
Era spavaldo.
Avanzava spavaldo, mentre gli incantesimi che gli auror gli lanciavano non gli scalfivano nemmeno lo scudo e non rallentavano la sua avanzata. Ma ci doveva essere un punto debole, ne ero certa, e come me lo avevano pensato anche Harry e Draco, che stavano analizzando ogni punto della barriera in attesa di individuare qualcosa che indicasse un lieve cedimento, un punto meno protetto.
Attorno a noi la battaglia tra auror e mangiamorte continuava, volavano bacchette, maschere, mantelli e qualche volta anche corpi colpiti da qualche incantesimo potente e più forte del normale.
Lui continuava ad avanzare e non spostava gli occhi da noi. Non riuscivo a reagire, non riuscivo ad alzare la bacchetta e a puntarla contro il mio migliore amico, o meglio, contro quello che una volta era stato il mio migliore amico, il mio amore segreto. Lui rideva beffardo, un altro passo, un altro ancora…
Accanto a me sentii Malfoy sbuffare, non reagii. Un passo, un altro…
“Granger!” bisbigliò. Non lo ascoltai, continuavo a guardare la barriera in cerca del punto debole. Non volevo farlo, ma mi rendevo conto che dovevo. Era la cosa giusta per tutti. Era la cosa che dovevo fare. Ad un tratto lo vidi, un lieve cedimento sul punto dove la bacchetta toccava la barriera: c’era per un istante e poi non c’era più. Nel punto dove la barriera si rigenerava.
“Eureka!” sibilai ai miei due compagni e con la coda dell’occhio vidi Malfoy ghignare.
“Granger, al tre abbasso la barriera, devi essere veloce e colpirlo perché se ci colpisce prima lui siamo morti. Ho riconosciuto l’incantesimo che ha addosso e che gli permette di essere quasi invulnerabile e così potente, è lo stesso effetto del sangue di unicorno…” mormorò Malfoy mentre io annuivo.
Non avevo pensato a quell’incantesimo, non l’avevo nemmeno preso in considerazione. Sapevo quello che sarebbe successo dopo, era come una droga, si cominciava e non si finiva più e alla fine ci si dirigeva inevitabilmente alla morte. Nel frattempo però ti dava la sensazione migliore della tua vita, ti dava tutto il potere che avevi sempre desiderato e che finalmente era tra le tue mani.
“Tre…” Il conto alla rovescia di Malfoy mi riportò alla realtà. Dovevo essere pronta per quando lui abbassava lo scudo.
“Due…” Io ed Harry ci scambiammo uno sguardo di intesa, se Ronald avesse alzato la bacchetta lui sarebbe stato pronto a dare man forte a Malfoy per creare uno scudo più potente nel minor tempo possibile.
“Uno…” mormorò Malfoy e abbassò completamente le barriere.
 
 
NOTE DELL’AUTRICE
Eccomi qua con una nuova storia.
La trama è più o meno quella di Draco ed Io, solo corretta e con alcune modifiche.
So che sono secoli che non aggiorno le altre storie ma insieme alla mia Beta preferita, che ringrazio per la pazienza e per l’aiuto, sto cercando di correggerle. Presto, spero, saranno pronte anche quelle.
Nel frattempo ditemi cosa ne pesate di questa nuova storia e se vi ha incuriosito almeno un po’.
Ah dimenticavo, verrà aggiornata settimanalmente salvo imprevisti miei o della Beta.
Rowena

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Riddle Manor ***


“Uno…” mormorò Malfoy, abbassando completamente le barriere, io alzai la bacchetta e Harry si preparò ad intervenire, qualsiasi cosa fosse accaduta.
“Bombarda Maxima!” urlai mirando al centro dello scudo di Ronald, colpendo in pieno il lieve cedimento della barriera che si piegò verso l’interno. Avevo appena lanciato un incantesimo sull’unico punto che permetteva alla barriera di esistere. Il punto che la generava.
Il tempo si fermò, l’aria si fece immobile mentre la barriera ripiegava su se stessa, verso la persona che l’aveva creata. Con la coda dell’occhio vidi Harry e Malfoy ruotare il polso e puntare le bacchette contro Ronald. Qualsiasi cosa fosse accaduta…
Aspettammo per un istante che durò un eternità prima che la barriera tesa al massimo saltasse e si distruggesse in minuscoli pezzi che si persero nell’aria.
Era vulnerabile. Adesso era completamente vulnerabile.
Lo vidi sgranare gli occhi sorpreso, di sicuro non se l’aspettava e credeva di essere al sicuro da tutto e da tutti. Ma non si è mai al sicuro dall’intelligenza unita ad un pizzico di ingegno.
Successe tutto troppo veloce. Vidi due raggi partire nella sua direzione, uno Stupeficium e un Incarcerarmus. Sembrava che il tempo si fosse fermato attorno a noi. Nessuno più combatteva, nessuno più faceva nulla mentre Ronald, colpito dall’incantesimo che non era riuscito a deviare, veniva sbalzato indietro contro la porta a vetri del Ministero.
In un attimo i mangiamorte cominciarono a smaterializzarsi dalla hall del ministero. Probabilmente avevano avuto chiare istruzioni su cosa fare nel remoto caso che qualcosa fosse andato storto e ora stavano facendo tutto nel migliore dei modi. Anche gli auror però avevano precise istruzioni e in un attimo cominciano a creare una barriera anti-materializzazione che proteggeva l’intero ministero.
Vidi con la coda dell’occhio Harry e Malfoy fiondarsi sul corpo di Ronald, riverso a terra e pieno di tagli. Mormorai un Ferula senza nemmeno muovermi da dove mi trovavo. La porta principale era ridotta a frammenti di vetro sparsi a terra.
Cominciai ad impastoiare i primi mangiamorte. Non prestavo soccorso a lui. Non lo aiutavo, non dopo quello che aveva fatto, non dopo tutte le persone innocenti che aveva dato l’ordine di uccidere. Ora era tutto chiaro. Il rispetto da parte dei catturati quando parlavano del loro padrone, l’atteggiamento di superiorità, ma soprattutto il suo potere. Non era un qualsiasi mangiamorte, era il capo. Colui che aveva preso il posto di Voldemort e che adesso avrebbe alloggiato per un bel po’ nella zona più protetta di Azkaban, lontano e isolato dagli altri prigionieri.
“Granger, tutto bene?” mi chiese Malfoy avvicinandosi. Non l’avevo sentito arrivare. Andava tutto bene?
“Credo di sì Malfoy…” mormorai. Lo vidi annuire leggermente. Mi guardai intorno in cerca di Harry, era davanti alla porta, ma di Ronald non c’erano più tracce. L’avevano già portato ad Azkaban. Non gli spettava il processo, non subito almeno. Non lo avrebbero condannato al bacio del dissennatore, ma una cosa era certa: non avrebbe ma più messo piede al di fuori di quelle mura.
“Herm, tutto bene?” mi chiese Harry. Sembrava anche lui un po’ scosso, in fondo avevamo appena combattuto contro uno del trio, contro un nostro amico di infanzia…
“Sì Harry, tu?”
“Tutto bene grazie. Ragazzi, se ve la sentite, ci sono ancora i due manor da controllare. Lo so che non è un buon momento per nessuno, ma i mangiamorte saranno in fermento come delle formiche a cui hanno appena ucciso la regina, forse abbiamo qualche possibilità di trovare alcune informazioni!” disse chinando il capo e sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso.
“Per me va bene!” mormorò Malfoy mentre io annuivo. Si trattava solo di controllare due manor, nulla in confronto a quello che mi avrebbe aspettata nel caso avessi deciso di rimanere là. Gli interrogatori previsti per quel pomeriggio stavano sicuramente e velocemente aumentando. Per niente al mondo sarei rimasta in ufficio in mezzo a tutto quel trambusto.
“Portatevi le squadre, non si sa mai. Ma lasciatele all’esterno dei manor, a meno che non siate sicuri della presenza dei mangiamorte…” ci raccomandò stancamente Harry mentre il mio amato collega alzò gli occhi al cielo.
“Potty… lo so dall’accademia!” sbuffò il caro e vecchio furetto.
“Malferett, visto che lo sai vedi di non fare cose che farebbero indignare Morgana e cerca di portarmi indietro Hermione viva. Ho bisogno che qualcuno mi interroghi la brava gente che soggiorna all’hotel di lusso!”
“Harry…” sbottai alzando gli occhi al cielo. Mi mancava solo Malfoy che controllava ogni mio movimento, mi mancava proprio…
“Tranquilla, se vuoi ci mando Zabini ad interrogare i prigionieri. Quello non ha paura di nulla!”
“Perché non ci mandi Malfoy?” chiesi speranzosa. Preferirei passare un anno in compagnia di Blaise, oppure di Theodore. Sempre meglio dell’idiota patentato con cui avrei dovuto lavorare.
“Mezzosangue! Non dargli idee che poi potrebbe mettere in pratica!” piagnucolò facendomi salire la voglia di prenderlo a schiaffi.
“Tranquillo Malferett. Per questa volta sarò clemente, non aggiungerò prigionieri alla tua dose...”
“Potty, definisci la frase <>”
“Non è difficile da capire…”
“Non la voglio capire, è diverso!” mormorò Malfoy passandosi una mano sugli occhi.
“Malfoy…”
“Ascolta Potter, potresti almeno assicurarmi dell’esistenza di due versioni di Veritaserum per tutti, vero?” chiese speranzoso. La voglia di prenderlo a ceffoni aumentava. Possibile che non riuscisse a stare zitto un attimo?
“Malfoy, quella roba è illegale. Non possiamo usarla senza il permesso del ministro!” sbuffò Harry.
“Potter, il ministro non ti darà mai il permesso e lo sai anche tu, sono anni che glielo chiedi. Quindi visto che sono come minimo due anni che usiamo Veritaserum senza alcun permesso vedi di non metterti a stracciare le pluffe adesso!”
“Malfoy, ricordati chi è il capo!”
“Tu, per un colpo di culo!” masticò, riuscendo quasi a strapparmi un sorriso.
“Detto qualcosa?”
“Chi? Io? Ma figurati!” rispose con una faccia da schiaffi anzi, scusate, da santo che aveva tanta voglia di essere bastonato.
“Malfoy, prima che io cambi idea e ti assegni dà interrogare tutta Azkaban…”
“Granger, noi non avevamo una missione? Allora perché siamo ancora qua?” mi chiese girandosi verso di me per prendermi il gomito e per trascinarmi in un corridoio qualsiasi.
“Vedo che capisci, Malfoy!” urlò Harry mentre il deficiente continuava a trascinarmi per il corridoio e poi su per le scale.
“Malfoy, si può sapere dove stiamo andando?” chiesi scocciata.
“Il più lontano possibile dal tuo capo…”
“Quindi spiega… tu mi stai trascinando come una bambola di pezza in giro per il ministero senza una meta, con una missione da fare e centinaia di prigionieri da interrogare solo per allontanarti da quello che è anche il tuo capo?” chiesi fulminandolo con lo sguardo e strattonando il braccio perché mi liberasse il gomito.
“Come sei perspicace Granger!”
“Come sei idiota Malfoy. Almeno potevi prendere il corridoio che andava dalla parte opposta. Le squadre ci aspettano esattamente dall’altra parte dell’edificio!” sbottai prendendo un altro corridoio e allungando il passo.
“Granger, rallenta. Dove corri?”
“Io vado lontana da te Malfoy, tu vai pure lontano dal tuo capo!”
“Ma tu stai andando verso l’ufficio di Potty!”
“Appunto!” gli risposi e riuscii a farlo stare in silenzio alcuni minuti mentre io continuai a camminare veloce nel corridoio e lui mi seguiva a lunghe falcate.
“Granger, non avrai mica intenzione di andare in ufficio da Potty vero?” mi chiese disperato.
Ti risponderei di sì solo per vedere la tua faccia, solo che se vado in ufficio da Harry chiedo la tua sospensione, quindi è meglio per il tuo bene se evito quella porta.
“No Malfoy!” risposi roteando gli occhi al cielo.
“Per fortuna. Ma allora Granger, perché stai facendo questo corridoio?” mi chiese.
Malfoy, te l’ha mai detto nessuno che sei l’undicesima piaga d’Egitto?
“Malfoy, spiegami cosa, del fatto che dobbiamo uscire con le squadre, non hai capito! E sì che dall’accademia sei uscito con il voto più alto, dopo il mio!” sbottai allungando il passo e lo sentii sbuffare. Harry doveva essere davvero molto convinto della mia pazienza dopo sette anni ad Hogwarts se pensava che io sarei riuscita per un intero anno a lavorare con questo essere…
“Granger, mi è tutto chiaro, ma perché hai deciso di passare per lo stesso piano dell’ufficio di Potty?”
“Perché è lo stesso piano dove mi hai trascinata tu tirandomi per un gomito!” gli risposi alterandomi e fulminandolo con lo sguardo. Merlino, dimmelo che sei stato tu questa notte a spegnermi la sveglia perché questa giornata la dovevo passare a casa: prima la scoperta di chi mi accompagnerà in missione per un anno, poi l’attacco dei mangiamorte e adesso pure questa piaga per tutta la giornata!
“Granger, hai sbagliato corridoio!”
“No Malfoy!”
“Granger, ti dico che la strada più corta per arrivare al punto di ritrovo per le squadre era dopo quel corridoio!”
“No Malfoy!”
“Si Granger!”
“Siccome insisti, facciamo così: io faccio la strada che dico io, tu fai pure quella che vuoi!” gli dissi allungando il passo mentre lui sbuffava e girava i tacchi per percorrere il corridoio che secondo lui l’avrebbe portato al punto di ritrovo… peccato che quel corridoio portasse da tutt’altra parte del ministero e che dopo, nel caso fosse stato così furbo da chiudersi dietro la porta tagliafuoco, avrebbe dovuto fare il giro del globo per ritornare qui.
Affanculo Merlino, Morgana e Harry e la sua idea malsana. Come avrei fatto io a sopportare per un anno Malfoy che dopo quasi cinque anni non aveva ancora imparato la piantina del ministero? Capisco che era grande, ma porca pluffa alla fine di questo corridoio c’erano gli ascensori che portavano direttamente al punto di ritrovo delle squadre.
Era decisamente la strada più corta!
 
DIECI MINUTI DOPO
Erano quasi dieci minuti che aspettavo, insieme alle due squadre già pronte per partire, l’arrivo di Malfoy di cui giustamente avevo perso le tracce dopo che aveva avuto la brillante idea di prendere il corridoio sbagliato. E pensare che era sempre stato uno tra i migliori a scuola. O tutti i neuroni gli si erano bruciati in un giorno o aveva sempre confuso gli insegnanti...
“Hermione, quando arriva Draco?” mi chiese Daphne. Non mi era molto chiaro il motivo per cui lei si trovava nel punto di ritrovo delle squadre, non doveva uscire in missione.
“Non ne ho la più pallida idea!”
“Hermy!” salutò allegramente Theodore arrivando insieme all’amica fiaschetta.
“Theo!” salutai guardando male la fiaschetta che poteva contenere solo Whiskey incendiario, vodka o tequila. Ancora non riuscivo a capire il motivo per cui si trovavano tutti là.
“Salve gente!” salutò Harry arrivando in quel momento con un plico di fogli sotto un braccio.
“Solo Potter mi mancava all’appello!”
“Wow, Zabini, sei riuscito ad arrivare in tempo!”
“Potty, io sono sempre puntuale!”
“Frena un attimo Zab, te ti ho visto, Herm pure, Daphne anche, Theo è in compagnia della fiaschetta, dove è Malfoy?” chiese Harry portando tutta la sua attenzione su di me. Io alzai le spalle: non era un mio problema se il mio collega era testardo e ignorante e aveva sbagliato completamente strada senza prestarmi un attimo di attenzione.
“Polo nord!” risposi con un sorriso smagliante mentre Harry arricciava il labbro.
“Herm, dimmi che non l’hai già ammazzato e hai occultato il suo cadavere!”
“Io, ma no…” risposi angelicamente sfoderando il mio sorriso migliore. Non era decisamente il caso che gli dicessi quello che era realmente successo:
“Sai Harry, Malfoy era convinto che il corridoio che porta ai sotterranei dell’ala est del ministero… quello con la porta tagliafuoco che si apre solo dall’esterno, hai presente? Beh, era convinto che quel corridoio portasse al punto di ritrovo delle squadre che è nell’ala ovest, così gli ho lasciato provare dove arriva il corridoio!”
No, decisamente non era il caso nemmeno con il mio sorriso migliore, Harry mi avrebbe uccisa e poi avrebbe occultato il mio cadavere, dando la colpa a qualche mangiamorte.
“Herm, carissima e dolcissima Herm, che fine hai fatto fare a Malfoy?”
“Potty, mi fa piacere che ti preoccupi così tanto per me!”
“Malfoy, cosa hai capito? Non mi stavo affatto preoccupando per te, ma per la missione che sta cominciando troppo in ritardo a causa tua!” sbottò Harry non appena il mio adorato collega platinato decise di presentarsi.
“Alla buon ora, Malfoy!” sbottai fulminandolo con lo sguardo.
“Tutta colpa tua, Granger!” si difese il bastardo alzando le spalle.
“Tutta colpa mia un corno Malferett, fino a prova contraria sei tu che non hai ancora appreso come è fatta la struttura del ministero e sbagli ancora corridoi!” risposi mentre Blaise per poco non si soffocava con la sua stessa saliva.
“Dray, che mi combini?” chiese dopo un attimo di silenzio, tossendo come un matto in cerca d’aria.
“Blaise…”
“Mettete a cuccia i draghi che qua c’è un sacco di lavoro da fare e grazie a qualcuno siamo in un ritardo a dir poco pazzesco!” intervenne Harry mentre io alzai gli occhi al cielo e Malfoy si autodiede il permesso di sbuffare. Merlino, se esisti batti un colpo o io questo l’ammazzo prima della fine dell’anno, poco ma sicuro!
“Ogni riferimento a persone o a fatti realmente accaduti è puramente casuale, vero Malfoy?” precisai mentre lui mi fulminava con lo sguardo e si ficcava le mani in tasca alla ricerca delle sigarette.
“Non ci provare nemmeno Malfoy, è vietato fumare qua dentro!” disse Harry non appena vide il pacchetto.
“Potty, sai quante sono le cose vietate che faccio lo stesso?”
“Malfoy, fai sparire quelle sigarette: qua bisogna lavorare!”
“Evanesco!” mormorai mentre il pacchetto in mano al biondastro cominciava a dissolversi.
“Granger, ridammi le mie sigarette!” sbraitò mentre tutta la squadra si girava nella nostra direzione.
“Dicevi Harry?” chiesi girandomi verso il mio migliore amico e ignorando completamente Malfoy che cercava in tutti i modi di far riapparire le sigarette. Merlino, per favore…
“Dicevo che adesso voi due partirete per controllare Riddle manor e Devon manor, mentre le altre due adorate squadre con lo speciale aiuto di Theo andranno ad Azkaban a registrare i mangiamorte che sono stati catturati e a chiedere loro come è il soggiorno, queste solo le schede. Siate gentili mi raccomando!” disse ironicamente Harry passando a Daphne il plico di fogli che teneva sotto il braccio. Almeno per una buona volta non sarebbe toccato a me il lavoro di catalogare i prigionieri come libri per poi interrogarli.
“Ah si, dimenticavo, una volta tornati al ministero si cerca il loro curriculum personale: se ne hanno già uno lo si allega alla loro cartella dell’albergo così, quando saranno interrogati, avremo tutto il materiale a portata di mano e sarà più facile per noi condannarli al bacio!” concluse felice Harry. Stava scherzando, erano anni ormai che non si condannava più nessuno al bacio, era solo in caso estremo. Ma i mangiamorte questo non lo sapevano e certi auror si divertivano troppo a vedere la loro faccia terrorizzata.
“Malfoy andiamo!” sibilai girandomi verso di lui che continuava a guardarmi in cagnesco. Ehi bello, io non ti ho fatto nulla, anzi ti ho anche detto che quel corridoio era sbagliato, ma tu non hai voluto ascoltarmi.
“Sarà meglio Granger!” sbottò cominciando a chiamare a raccolta la sua squadra. La mia, chissà perché, era già pronta e in cinque minuti eravamo finalmente pronti a lasciare il punto di raccolta. Direzione: bosco che circondava Riddle manor.
“Granger, una sola domanda!” mi disse Malfoy non appena il suo regale fondoschiena tocca la terra.
“Come faccio a materializzarmi in piedi? È semplice, dovresti saperlo fare!”
“Ahahaha, proprio simpatica Granger, sono inciampato su un sasso!”
“Si, come no, sasso lunare magari. Dai Malfoy cosa dovevi chiedermi?” gli chiesi. Era un po’ difficile che fosse inciampato in un sasso dato, che ci trovavamo nell’unica radura dell’intera foresta proprio per semplificare la materializzazione.
“Perché prima non mi hai detto che quel corridoio portava ai sotterranei del ministero?”
“Perché non me l’hai chiesto!” gli risposi. Il mio ragionamento non faceva una piega, peccato che non gliel’avessi detto per puro divertimento personale.
“Granger, da quando in qua parli perché te lo chiedono?”
“Da mai!”
“Appunto, allora perché non me l’hai detto?”
“Malfoy, perché uno bravo come te lo dovrebbe sapere che il corridoio con la porta tagliafuoco del terzo piano porta ai sotterranei!” gli risposi.
“Anche tu dovresti saperlo Granger!”
“E cosa ti fa credere che non lo sapessi?” gli chiesi prima di spiegare alla squadra in cosa consisteva la missione.
Loro non dovevano entrare al maniero, ma semplicemente aspettarci al limite del cortile e coprirci le spalle. Sarebbero entrati solamente nel caso in cui il maniero non fosse stato vuoto come sospettava Harry: io e Malfoy avremmo lanciato un razzo segnalatore e loro sarebbero intervenuti.
“Granger, vedi di non combinare cazzate là dentro e se sai che un corridoio porta alla stanza dell’acido, per favore avvisami!” mi disse Malfoy prima di varcare il cancello del castello con il mantello dell’invisibilità di Harry calato sulla testa.
“Tranquillo Malfoy, in quel caso ti avviso!” gli risposi mentre lui accennava a un lieve sorriso e con la bacchetta tesa davanti a se aprì il portone principale facendolo scivolare lentamente sui cardini ben oliati.
Qualcosa mi diceva che a discapito di quello che credeva Harry quel manor non fosse affatto disabitato.
 
NOTE DELL’AUTRICE.
E anche il secondo capitolo è fatto.
Più o meno puntuale…
Allora ringrazio quelli che hanno letto e messo tra le seguite e le ricordate.
Ringrazio Ladyathena che ha recensito e spero di sentire più pareri su questo capitolo.
A presto.
Rowena (e la Beta)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Devon Manor ***


Erano già dieci minuti abbondanti che io e Malfoy vagavamo senza una meta all’interno del manor e molte cose mi facevano pensare che non fosse affatto disabitato come piaceva credere ad Harry. Le luci accese dietro alcune finestre, il rumore di porte che si chiudevano e lo scricchiolio delle travi del pavimento ci facevano costantemente saltare in aria dallo spavento. Nonostante gli abbondanti dieci minuti di esplorazione non avevamo però ancora incontrato nessun mangiamorte e neppure nessun elfo domestico.
“Malfoy, vieni qua!” sussurrai.
“Granger, che c’è?”
“Guarda, su questo mobile non c’è un filo di polvere e sotto c’è una lettera appallottolata che ha la data di tre giorni fa!” gli sussurrai non appena fu abbastanza vicino.
“È chiaro che in questo manor o c’è qualcuno che ci vive o c’è qualcuno che fa da spola e lo usa come punto di incontro. Affanculo anche lo sfregiato che ci ha mandati qui con quel branco di idioti bramosi che ci aspettano là fuori convinti che non ci viva nessuno!” sibilò alludendo agli auror che non si erano mostrati molto d’accordo con Harry nel far entrare solamente noi due.
“Vedrai che appena lanceremo il segnale, perché lo lanceremo, cambieranno subito idea e a Devon manor non si sogneranno nemmeno di chiedere se possono entrare con noi!” gli dissi continuando ad avanzare alla luce delle candele magiche che erano attaccate al muro.
“Maledetto sfregiato, lui e le sue ide...” borbottò Malfoy, ma lo fermai con una mano. Sentivo un brusio, come un insieme di persone che parlavano contemporaneamente ad alta voce. Gli feci cenno di avvicinarsi per ascoltare e dopo avermi fulminato con lo sguardo appoggiò l’orecchio alla parete.
“Granger, questa mi pare sia la prova lampante che Potty ha sbagliato i suoi calcoli, sempre se li ha fatti!” borbottò Malfoy mentre cercavo nella borsa a tracolla il razzo segnalatore.
“Malfoy apri quella finestra!”
“Granger, non sono il tuo elfo domestico personale!” sbottò incrociando le braccia sul petto.
“Per una volta fa quello che ti dico!”
“Dopo glielo spieghi tu a Potty perché ho la broncopolmonite, vero Granger?”
“Morgana aiutami!” esclamai alzando gli occhi al cielo “E tu Malfoy, spicciati!” conclusi. Appena il deficiente, che aveva deciso di dare l’ora di riposo al suo unico neurone nel momento in cui serviva di più, aprì la finestra, lanciai il segnalatore e ricevetti in cambio alcune scintille lanciate in aria dalle bacchette degli auror.
“Trova la porta per la sala…” mormorai verso Malfoy.
“E tu una bottiglia di Whiskey per piacere!”
“Malfoy!” sbottai mentre i primi auror cominciavano ad arrivare. Per fortuna che all’accademia insegnano che bisogna sempre muoversi silenziosamente. Una mandria di bufali inferociti con i leoni alle calcagna avrebbero fatto decisamente più silenzio.
“Silenzio!” sbottò Draco fulminando i primi che erano arrivati correndo.
“Si può sapere dove cazzo pensate di essere? Dietro questa parete ci sono mangiamorte, razza di idioti!” sibilò continuando a fulminare tutti quelli che arrivavano mentre io cercavo la porta della sala. Era sicuramente su quella parete perché sia a destra che a sinistra c’era il muro della casa, mentre dalla parte opposta il lago: l’ingresso doveva essere lì da qualche parte.
“Malfoy, vieni qua!” lo chiamai appena trovai un punto della carta da parati più rovinato degli altri.
“Dammi una mano!” gli dissi mentre lui mi guardava sconvolto e allungava la mano. La passai sullo stesso punto dove la carta da parati si piegava all’interno e lo guardai interrogativa. Un lampo gli passò nelle iridi chiare strette in due lame.
Bestemmiò contro gli auror che continuavano, nonostante tutto, a fare un casino bestiale e cominciò a cercare qualcosa nella parete.
“Eureka!” sibilò. Premette la mano su tre fori contemporaneamente togliendo l’illusione creata dalla magia e svelando una porta in legno di mogano molto simile a quella della sala grande per dimensioni e struttura.
“Quanti credi che possano essere lì dentro?” gli chiesi.
“Boh, circa una ventina. Ma è difficile capirlo con questi idioti che non fanno silenzio nemmeno sotto incantesimo!” sibilò. Venti, non erano tanti. Eravamo decisamente superiori numericamente.
“Al tre?” mi chiese e io annuii mentre cominciavo a richiamare il più silenziosamente possibile l’attenzione degli auror. Adesso che avevamo tolto la barriera di protezione il brusio all’interno della sala si era fatto ancora più forte, ma non poteva coprire del tutto quello dei miei colleghi.
“Uno!” disse e io cominciai a radunare le due squadre facendo loro cenno di fare silenzio.
“Due!” guardai come erano disposi. Conoscendoli non avrebbero mantenuto le posizioni nemmeno un secondo all’interno della sala.
“Tre!” mi girai pronta a lanciare l’incantesimo che avrebbe aperto le porte in contemporanea con Malfoy, per essere sicuri di non fallire.
“Bombarda Maxima!” urlammo insieme mentre le porte saltavano in aria, aprendo un varco sul muro e mandando schegge ovunque.
Per un attimo i mangiamorte si zittirono, probabilmente in cerca di una spiegazione a quello che stava succedendo.
-Mancanza di protezioni, geniacci!- entrando non avevamo trovato nessuna barriera protettiva, il che faceva pensare che il manor sì fosse disabitato, ma questo non dava comunque loro alcuna sicurezza.
“Stupeficium!” urlai verso un mangiamorte che aveva appena estratto la bacchetta. Subito cominciarono a volare incantesimi a destra e manca. In pochi minuti i mangiamorte erano tutti schiantati ed impastoiati. Qualche auror era rimasto ferito, ma nulla di grave.
“Granger, ho un idea!”
“Colgo al volo la rara occasione Malfoy, spara!” gli risposi.
“Granger!” sbuffò “Che ne pensi se noi adesso mandiamo tutte e due le squadre a fare rapporto a Potty e a portare i nuovi ospiti ad Azkaban a Daphne, Blasie e Theo mentre noi andiamo a Devon manor?” chiese.
“Non hai altre strane idee vero?” gli chiesi sospettosa. In poche parole mi stava chiedendo di andare da sola con lui in un manor dove non sapevamo cosa avremmo trovato, disubbidendo completamente ad Harry.
“Granger, ringrazia che ho avuto questa!” mi rispose ghignando. Non ero ancora del tutto convinta che non avesse più strane idee, ma una missione sola con lui, tralasciando le invocazioni a Morgana, era sicuramente meglio di rischiare di mandarne a rotoli un'altra a causa dei componenti delle nostre squadre.
“D’accordo Malfoy, si può fare, dopo Harry però te lo gestisci tu!”
“Non vale così però, Granger!”
“L’idea è stata tua Malfoy!”
“Ecco perché di solito quando ho idee non le dico!” sbottò passandosi stancamente una mano tra i capelli.
“Andiamo Malfoy!” lo chiamai senza avvisare gli auror del cambio di programma. Dovevano ritenersi fortunati se dopo, al nostro rientro al ministero, saremmo stati troppo stanchi per farli una predica con i fiocchi. Perché di quello che di solito insegnano in accademia quel giorno non avevano seguito nemmeno una lettera, rischiando di far saltare l’intera missione. Andiamo, da quando in qua si entra dall’entrata principale e non da quella sul retro se non hai l’incantesimo di disillusione addosso? Da quando in qua si fa un casino bestiale a ridosso di dove sai esserci i mangiamorte? Da quando in qua non si mantiene la postazione nemmeno all’inizio?
“A cosa stai pensando Granger? Sono tre volte che ti chiamo!”
“Scusa Malfoy. Sto pensando a quante volte abbiamo rischiato di far saltare questa missione per colpa degli auror che abbiamo!”
“E a che numero siamo?”
“Minimo tre!”
“Bene Granger, adesso hai capito perché non mi va di fare anche la prossima missione con loro?” mi chiese. “Se mi dai un braccio ci materializziamo prima che qualche idiota scelga di venire con noi al prossimo manor!” concluse mentre io gli porsi il braccio e in un attimo sentì il familiare strappo della materializzazione. 
Devon Manor sorgeva sulla sommità di una piccola collina. Arrivammo al limite delle barriere di protezione.
“E adesso che si fa?” chiesi guardando Malfoy.
“Distruggiamo la barriera!”
“Siamo solo in due!”
“Granger, ragiona! Questo posto è disabitato da come minimo un secolo. Chi vuoi che rinnovi le barriere? Ci sono per via dell’antica magia del maniero, ma sono molto deboli e crepate!” spiegò Malfoy guardandomi con un ghigno di superiorità. In quel momento lo avrei preso volentieri a schiaffi. Mi scusi signor Malfoy se io non sono mai vissuta in un maniero e non ho mai studiato a memoria la storia dei purosangue!
Con un incantesimo non verbale il furetto platinato, che aveva studiato storia dei purosangue da quando è venuto al mondo, rese visibile la barriera protettiva mentre io la colpii nel punto in cui la crepa era più ampia.
“Vedi Granger che era semplice?”
“Proviamo a farlo ad Hogwarts la prossima volta Malfoy e ti renderai conto che è tutto fuorché semplice!” gli risposi mentre il cancello della tenuta, per qualche strano motivo che non mi andava di chiedere a Malfoy, si apriva al nostro passaggio.
“Secondo me questa volta ci ha azzeccato Potty nel dire che non c’è nessuno!”
“Cosa te lo fa credere Malfoy?” chiesi ironica. Un’ala del castello era completate crollata e un'altra era ceduta in parecchi punti. L’edera ricopriva quasi tutto il muro e non c’era più niente della bellezza e dell’imponenza che una volta sicuramente aveva.
“Malfoy, ti dispiace se entri da solo e io ti aspetto qui?” gli chiesi.
“Mezzosangue, stai scherzando?”
“Anche no!”
“Muoviti, che prima entriamo meno rischio abbiamo che questa roba ci crolli in testa!”
“Ecco appunto!” masticai.
“Detto qualcosa Granger?” mi chiese girandosi verso di me senza smettere di camminare.
“Io? No Malfoy!” gli risposi raggiungendolo e insieme arrivammo davanti al portone principale.
“Alohomora!” dissi con la bacchetta puntata davanti a me mentre sentivo scattare la serratura.
“E brava Granger!” mi derise ghignando.
“Muori Malfoy!”
Dentro era ancora peggio di fuori. I detriti di quelle che una volta dovevano essere state le pietre e le travi dell’edificio erano ammucchiati a terra. Le erbacce avevano infestato anche la parte interna della casa e in alcuni punti era addirittura impossibile passare. L’unico corridoio che sembrava non aver subito danni permanenti era quello centrale che portava al salotto principale, secondo la teoria di Malfoy. Era pieno solo della polvere che attutiva i nostri passi e lasciava dietro di noi le impronte delle scarpe.
“Tu sei convinto che questo corridoio porti alla sala principale?” gli chiesi.
“Si Granger, è il corridoio principale!” disse come se fosse ovvio continuando a camminare. - È il corridoio principale! - Morgana, lo avrei dato in pasto alla piovra gigante. Allungai il passo per stargli dietro quando un luccichio dorato sulla parete attirò la mia attenzione.  
“Guarda un po’ Malfoy!” gli dissi avvicinandomi alla parete a cui era appeso l’arazzo di famiglia. “Lumus” mormorai avvicinandomi con la bacchetta per vedere i nomi.
Anthony Devon. Il capostipite della famiglia. Il suo nome era ricamato in oro mentre la foto era completamente sbiadita.
“Che hai trovato Grang… Wow!” proferì l’idiota non appena vide l’arazzo.
Avevamo l’occasione di scoprire chi era l’ultimo erede dei Devon. Spostai la bacchetta da Anthony fino al nome che non aveva altri legami se non quello con i genitori. L’ultimo erede. Mi avvicinai per leggere meglio il nome scritto con il filo d’oro.
Non poteva essere.
“Malfoy” chiamai.
“Che c’hai adesso, Granger?”
“Tu lo sapevi?” gli chiesi indicando con il dito il nome e guardandolo con gli occhi fuori dalle orbite.
“Porco Merlino!” disse sussultando non appena lesse il nome. “No Granger, non ne avevo la più pallida idea!”
“E adesso che si fa?”
“Adesso si sta zitti, di sicuro non possiamo andare da Potter e dirgli - Ehi Potty, lo sai che tuo figlio è l’ultimo erede dei Devon e quindi anche tu sei un erede e in tutti questi anni non l’hai mai saputo? -”
“No decisamente no! Andiamo Malfoy!” dissi continuando a percorrere il corridoio e ricostruendo alcuni pezzi del maniero con la bacchetta. Questo posto sembrava minacciare di caderci in testa da un momento all’altro. “Qui sarebbe carino trovare la biblioteca!” dissi sovrappensiero.
“E ti pareva! Rischi di morire schiacciata da un blocco di pietra da un momento all’altro e non riesci a non pensare alla biblioteca!” sbuffò Malfoy mentre ricostruiva un altro pezzo del corridoio per liberare la strada.
“Sono seria Malfoy. Questo posto è completamente disabitato da anni, chissà quanti manoscritti e quanti documenti contiene che in altri posti sono andati perduti o sono stati fatti sparire volutamente!” sussurrai.
“Lo sai che Potty non ci darà mai il permesso di venire a controllare qui senza di lui, anche se è meglio, per via dell’arazzo. Dobbiamo evitare che lui entri in questo manor e che continui a credere che la dinastia sia scomparsa, vero?” mi chiese. Non ci avevo pensato. Harry avrebbe voluto venire a controllare di persona.
“Basta non dirlo ad Harry, veniamo a controllare noi!” proposi senza pensarci. Non era malvagia come idea, bastava solo non farci beccare perché altrimenti, chi lo sentiva più il ministro?
“Wow Granger, dove è finito lo spirito grifondoro?” mi chiese.
“A lavorare con i serpeverde alla fine si diventa come loro!”
“Non saresti sopravvissuta a serpeverde Granger!” ghignò. Probabile, chi sarebbe sopravvissuto ai loro festini e alle loro frecciatine continue? All’interno di quella casa ognuno faceva per se stesso: non c’erano amicizie, non c’erano legami, non c’erano sentimenti. C’erano i purosangue.
“Granger, andiamo. Qui non c’è niente!” mi disse appena arrivammo alla fine del corridoio. La famosa sala principale era completamente crollata su se stessa.
“Aspetta Malfoy, che diciamo a Potter?”
“Allo Sfregiato diremo che non abbiamo trovato nulla e che non ha senso tornare a ricontrollare perché il maniero è in evidente stato di abbandono ed è crollato in più punti. Sei d’accordo Granger?” mi chiese sorridendo lievemente.
“Perfetto Malfoy!” sorrisi. Ripercorremmo il corridoio al contrario e una volta fuori dal maniero ci smaterializzammo al ministero.
 
***
 
“Potty!” chiamò Malfoy entrando nell’ufficio di Harry senza nemmeno bussare.
“Malfoy, fai pure come se fossi a casa tua, anzi la prossima volta scardinami pure la porta così non fai più la fatica di aprirla quando è chiusa!” sbuffò alzando gli occhi dalla lettera che stava leggendo. Sembrava parecchio preoccupato e teso.
“Potter, successo qualcosa?” chiese Malfoy vedendo la lettera che Harry stava stringendo in mano talmente forte da avere le nocche bianche.
“No, è solo una lettera. Voi avete trovato nulla?” ci chiese.
“A parte il covo di mangiamorte a Riddle manor che abbiamo spedito insieme alle squadre ad Azkaban nulla e Devon Manor è completamente abbandonato e crollato in più punti!”
“Spiega un attimo Malfoy, cosa vuol dire che avete trovato solo un covo di mangiamorte che abbiamo spedito ad Azkaban con la squadra? Le squadre dovevano stare con voi, pronte ad intervenire!” sibilò Harry stringendo gli occhi in due fessure. Perché Malfoy non stava mai zitto?
“Potty, quelle due squadre sono una palla al piede!”
“Anche tu Malfoy se è per questo!”
“Sul serio Harry. Sembra che quegli auror non abbiano mai seguito un corso all’accademia. Non sanno come comportarsi e hanno rischiato come minimo tre volte di mandare a monte l’intera missione!” intervenni ignorando la frecciatina nei confronti di Malfoy e portando l’attenzione di Harry su di me.
“Così avete ben pensato di spedirli ad Azkaban a portare un gruppetto di mangiamorte!”
“Potty, dove sta il problema?”
“Avete disubbidito ai miei ordini!” spiegò Harry passandosi una mano sugli occhi e appoggiando la lettera.
“E dove è la novità?” chiese Malfoy “Sul serio Potty, che ti prende oggi?”
“Nulla Malfoy!”
“Potty valla a raccontare a Theo e magari prova anche a dirgli che sta bevendo acqua e non tequila! Cosa c’è scritto su quella lettera?”
“Niente di strano, solo alcune vecchie segnalazioni. La missiva è appena arrivata ma reca la data di tre mesi fa e ha la firma di una persona che è stata uccisa dai mangiamorte, fatalità, il giorno dopo!”
“Potter, che c’è di strano? Sapevamo che prima o poi ci avrebbero intercettato la posta. Questo tizio si era sentito sotto tiro, aveva mandato una lettera per avvisarci e per chiedere aiuto, ma gliel’hanno bloccata e  così noi non siamo potuti intervenire!” spiegò Malfoy mentre Harry roteò gli occhi al cielo.
“Grazie della spiegazione lampante Malfoy! Il problema è che adesso nessuno riuscirà più a far arrivare lettere d’aiuto se ci intercettano la posta!”
“Potty, ci possono intercettare solamente le lettere e non i patronus, quindi non vedo il problema!” disse l’idiota alzando gli occhi al cielo mentre Harry sbuffava infastidito. Il problema era un altro per lui: la sicurezza che i mangiamorte stavano lentamente facendo a pezzi.
“Harry, appena tornano le squadre mandale di pattuglia ad Hogsmeade, il prossimo attacco probabilmente sarà lì. Attualmente è il posto meno protetto!” dissi. Non ci avevo pensato fino a quando non avevo visto l’indirizzo sulla missiva. Era una casa alla periferia di Hogsmeade, dove ultimamente stavano avvenendo tutti gli attacchi.
“Buona idea Hermione. Voi nel frattempo potete riposarvi un attimo e farmi un rapporto scritto delle missioni. Le Veritaserum per domani dovrebbero essere già pronte e, Hermione, ci sarebbero alcuni permessi da compilare se hai un attimo!”
“Okay Harry. Per stasera ti faccio avere tutti i permessi compilati!” dissi seguendo Malfoy fuori dall’ufficio.
“Granger, ci si vede in giro!”
“Sì, come no Malfoy… tanto dobbiamo andare dalla stessa parte!”
“Perspicace Granger!” sorrise l’idiota chiamando gli ascensori.
“Ammazzati Malfoy!”
“È già la seconda volta che me lo auguri oggi, Granger!”
“Alla terza vedi di farlo davvero!” gli risposi salendo in ascensore e chiamando il piano.
“E dopo, come faresti ad andare in missione da sola con le squadre?” mi chiese alzando un sopracciglio.
“Hai ragione Malfoy, mi servi solo un altro anno. Regolati!” gli risposi mentre si chiudevano le porte e l’ascensore già pieno cominciava a scendere. Scesi al primo piano per andare in ufficio e fare i permessi.
“Mezzosangue!” mi sentii chiamare. Ma lui non doveva andare a casa?
“Che c’è Malferett?” chiesi mentre aprivo la porta del mio ufficio ed entravo, seguita da lui.
“Quanti permessi devi fare?” mi chiese guardando la mia scrivania piena di cartelle di prigionieri.
“A valanghe a quanto pare!” gli risposi. Harry doveva essere diventato matto. La scrivania e il mobile erano completamente sommerse di cartelle di vari prigionieri.
“Ti do una mano!” mi propose stranamente Malfoy, cominciando a spostare alcune cartelle a terra per liberare il tavolo.
“Non disturbarti! Posso farcela anche da sola!”
“Si, così lavori tutta la notte, finisci domani mattina e a me toccano tutti i prigionieri da interrogare da solo. No grazie Granger, preferisco darti una mano!”
“Come vuoi tu Malfoy!” risposi con un alzata di spalle e un sorriso.
 
***
 
NOTE DELL’AUTRICE
Ciao a tutti.
Scusate il ritardo, ma ultimamente le settimane vanno peggiorando…
Spero che questo capitolo vi piaccia, confido anche di ricevere qualche idea per continuare la storia.
Ringrazio ladyathena che ha recensito l’altro capitolo e tutti quelli che hanno messo la storia tra quelle seguite, recensite o ricordate.
Un mega grazie va alla mia Beta che passa ore delle sue giornate a sistemare i disastri che combino io e a tirare fuori idee per continuare le storie.
A breve comincerò anche a postare i capitoli corretti di angelo dannato. Per Elthain invece ci vorrà un po’ di più…
Prima o poi avrete tutti i capitoli corretti e le storie complete, più poi che prima…
Rowena

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ordini mal eseguiti ***


Erano già due ore abbondanti che io e Malfoy avevamo a che fare con le cartelle dei prigionieri. Non mi era chiaro che cosa si fosse bevuto Harry: me ne aveva lasciate una tonnellata e mezza, ormai avevo gli occhi che si incrociavano e cominciava a diventare complicato lavorare bene.
“Merlino e Morgana, questa è doppia!” sbottò Malfoy alzandosi in piedi e cominciando a mettere sottosopra le cartelle che avevamo già controllato, già pronte per essere portate ad Azkaban.
“Malfoy, si può sapere che cacchio stai facendo adesso?” chiesi sconvolta quando lo vidi lanciare una cartella contro l’armadio.
“Mezzosangue, la cartella di questa Margareth l’ho già vista prima, avevo fatto un brutto pensiero sul motivo per cui è finita là dentro… Comunque, è la seconda cartella che mi capita in mano e qui c’è una accusa che non c’era sull’altra!” spiegò lui facendomi vedere la cartella che aveva appena pescato dal plico già pronto.
“Porco Salazar!” sbottai.
“Ehi!”
“Zitto, tu che te la sei presa con Merlino e Morgana. Dimmi che queste non sono le cartelle che dovevano fare le squadre di Blasie e di Daphne!” lo implorai con lo sguardo.
“Merda!”
“Ecco appunto! Se hanno fatto così con le cartelle non oso immaginare dove hanno messo i prigionieri!” mormorai disperata. Mi mancava solo che avessero sbagliato a dividere i prigionieri per piano e dopo sì che ero a posto e felice. Ore e ore di lavoro da rifare completamente.
“Li chiudo nelle segrete se hanno sbagliato!” sbottò Malfoy sistemando la cartella e prendendone un'altra dal mucchio mentre io mi alzavo per mettere a posto la mia e sistemare il disastro che aveva fatto lui a colpi di bacchetta.
“Malferett, magari la prossima volta sii così gentile da prenderne una alla volta e rimetterla giù bene senza lanciarla: sono andati fogli ovunque!” sbuffai mentre lui roteava gli occhi al cielo.
In testa te la do la cartella la prossima volta, cretino.
“Merda!” sbottò.
“Che c’è adesso? Non dirmi che ce n’è è un'altra doppia perché faccio chiamare le squadre e gliele faccio risistemare tutte da capo!”
“Non credo sia meglio della cartella doppia! Qualcuno si è dimenticato di mettere alcuni fogli dentro la cartella e sono mollati in giro!” cercò di spiegare il deficiente mentre io facevo seriamente fatica a trattenere le risate.
“Malfoy, sono i fogli che hai appena lanciato tu!” gli dissi mentre lo guardavo sgranare gli occhi e passarsi una mano sulla faccia ora leggermente rossa.
“Stare troppo in compagnia di Potty è deleterio!” si difese.
“Pare anche a me!” concordai ironica mentre finivo di mettere a posto le cartelle.
Dopo altre due ore e mezza di duro lavoro non avevamo ancora finito di fare permessi, ma almeno cominciavamo a vedere il fondo della scrivania.
“Hermione?” chiese Harry entrando senza bussare in ufficio, come d’abitudine insomma.
“Dimmi Harry!” sbottai mentre girata di schiena cercavo di recuperare un foglio che mi stava cadendo dietro al mobile. Sempre nei momenti migliori arrivava il mio migliore amico.
“Malfoy che ci fai tu qui?” chiese sorpreso.
“Gioco a scacchi Potter!” gli ripose ironico roteando gli occhi al cielo. “Do una mano alla Granger che era in seria difficoltà a finire la quantità di permessi che le sono arrivati sulla scrivania!”
“Quantità di permessi? Ma se erano solo dieci cartelle!” disse sorpreso Harry mentre io mi giravo con il foglio in mano, trucidandolo con lo sguardo.
“Dieci cartelle un tubo, Harry James Potter!” sbottai stringendo gli occhi in due fessure. Se quelle che avevamo fatto erano solo dieci cartelle io ero Morgana. Un multiplo di dieci semmai!
Harry si avvicinò alla pila di cartelle e cominciò a ridere di gusto mentre io e Malfoy lo guardavamo come se fosse improvvisamente impazzito.
“Potty, si può sapere che ti ridi?” chiese stizzito Malfoy.
“Avete fatto le cartelle dei prigionieri appena arrivati!” disse continuando a ridere mentre io mi schiaffavo una mano sulla fronte.
“E allora?” chiese Malfoy mentre io cominciavo a capire.
“Avranno il processo tra alcuni mesi, potevate non farle tutte in un pomeriggio!” sospirò il bambino sopravvissuto passandosi una mano tra i capelli.
“Potty e allora per quale santo motivo le hai messe nell’ufficio della Granger?” chiese allibito Malfoy.
“Ragazzi, cos’è questo tono alterato?” chiese Blaise entrando nel mio ufficio. Fossi stata in lui sarei anche schizzata fuori alla velocità della luce, perché oramai Malfoy doveva aver capito come c’erano finite lì le cartelle.
“Proprio te volevo, Zabini!”
“Dray, cosa è successo? Hai perso la strada per Malfoy Manor?”
“Acqua!”
“Ti hanno fatto la fiancata della macchina?” chiese Blasie mentre Malfoy cominciava a fumare dalle orecchie.
“Acqua!”
“Allora mi arrendo!” sospirò Blasie accennando un lieve sorriso.
“Adesso te la faccio io una domanda! Per quale cavolo di motivo hai portato le cartelle nell’ufficio della Granger?” chiese stringendo ancora di più gli occhi.
“Dovevano portarle nell’archivio, non nell’ufficio della Granger!” rispose allibito Zabini cominciando a controllare le pile di cartelle.
“Bene, allora mi sa che è il caso di fare un bel discorsetto alle squadre domani!” intervenne Harry. Sì, forse era meglio, sia su come ci si comporta in missione sia sul fatto che gli ordini dei superiori vanno eseguiti alla lettera! “Ragazzi, adesso possiamo seriamente andare a casa perché non so voi, ma per me è stata una giornata piuttosto impegnativa!”
“Potty, per una buon volta la penso come te!” intervenne Malfoy recuperando la giacca che aveva appoggiato sulla sedia.
“Perfetto allora a domani!” salutò Blasie, aprendo la porta del mio ufficio e uscendo con Harry e Malfoy.
“A domani!” salutai cominciando a raccogliere le mie cose per tornare a casa.
 
***
 
Mi materializzai ad Hogsmeade, dove ero convinta di trovare le squadre degli auror che pattugliavano il paese. Mi diressi da Madama Rosmerta per una burrobirra senza però incontrare nessuno del ministero. Hogsmeade era completamente deserta salvo per alcuni abitanti. Sempre a proposito di seguire alla lettera quello che dicono i superiori…
Entrai nel pub e salutai la donna ordinando un bicchiere di burrobirra.
“Madama Rosmerta, non è che per caso oggi hai visto qualche auror qui al pub?” chiesi non appena mi appoggiò davanti la burrobirra.
“No, nemmeno l’ombra. Adesso che ci penso oggi pomeriggio c’è stato un po’ di via vai, ma non c’erano auror!”
“Harry sarà felice di saperlo!” mormorai mentre cominciavo a bere la burrobirra.
Un rumore e un riflesso sulla vetrina del negozio mi distrassero. Ero convinta di aver visto un raggio di luce rossa. Nessuno pareva essersi accorto di nulla, ma continuai lo stesso a fissare la vetrina.
Un raggio di luce verde.
A meno che qualcuno non avesse deciso di mettersi a fare i fuochi d’artificio, quelli erano incantesimi.  Posai la burrobirra e uscii velocemente dal pub con la bacchetta puntata davanti a me, inveendo contro gli auror che avevano disubbidito per l’ennesima volta.
Arrivai alla piazza principale e riuscii a malapena a scansare un raggio rosso. C’erano mangiamorte ovunque che combattevano con i cittadini. Lanciai alcuni incantesimi e cercai un vicolo buio per mandare il mio patronus ad Harry nella speranza che riuscisse ad arrivare qua.
“Expecto Patronum!” mormorai appoggiata al muro di una casa mentre una lontra azzurrina con il mio messaggio saltava verso il cielo e scompariva dietro alle nuvole che avevano coperto la luna.
Uscii di nuovo e cominciai a lanciare incantesimi ai mangiamorte che continuavano ad arrivare. Ma quanti erano? Ne impastoiai uno e mi avvicinai per toglierli la maschera. Non aveva un volto, non aveva un nome, era un fantoccio. Creato per uccidere.
“Merda!” sbottai schiantando un altro mangiamorte. “Harry, ti prego, muoviti!” implorai mentre la battaglia continuava. Coloro che stavano combattendo contro i mangiamorte cominciavano già a dare segni di stanchezza e qualcuno si era anche beccato diverse Maledizioni.
“Stupeficium!” urlai contro un mangiamorte che si stava avvicinando a una bambina impaurita che stringeva il suo pupazzo. Mi avvicinai di corsa a lei schiantando ed impastoiando altri due fantocci. Proprio carina la loro idea, diversa da quelle standard di attacco. Ne potevano creare quanti ne volevano e non subivano perdite. Geniali.
“Bombarda Maxima!” urlò qualcuno da qualche parte facendo saltare in aria un portone, distraendo per un secondo i fantocci e a lasciandoci respirare.
“Expelliarmus!” urlai non appena vidi la bacchetta di un fantoccio puntata davanti a me. Erano troppi. Per ognuno che mettevamo fuori gioco ne arrivavano due. “Harry muoviti!”
“Stupeficium!” urlai contro un fantoccio senza accorgermi che un altro dietro di me aveva appoggiato la bacchetta sulla mia schiena.
“Avada ke…!”
“Avada Kedavra!” mormorò una voce che conoscevo benissimo. La cavalleria era arrivata. Tirai un sospiro di sollievo mentre mi giravo.
“Sono fantocci” mormorai stanca senza smettere di lanciare incantesimi.
“Lo so Granger! Neanche volendo avrebbero così tanti seguaci da poterli schierare tutti insieme!”
“Malfoy dietro di te!” mormorai quando si avvicinarono due mangiamorte con la bacchetta puntata davanti a loro. Mi girai anche io dalla parte opposta di Malfoy. Non ero in una situazione migliore. Arretrai fino a quando non sentii la sua schiena dietro la mia e sospirai di sollievo. Era strano, ma sapevo che lui mi avrebbe protetta anche a costo di rimetterci la vita e probabilmente l’avrei fatto anche io.
“Stupeficium!” urlai.
“Granger, tutto bene?” mi chiese mentre con due incantesimi non verbali faceva cadere a terra morti due fantocci.
“Una meraviglia Malfoy! Pensa che ero venuta qua solamente per una burrobirra!” sbottai schiantandone un altro mentre lui rise, continuando a combattere. Dopo cinque minuti non c’era più nessun fantoccio in arrivo e attorno a noi due c’erano parecchi corpi riversi sul pavimento: tutti quelli che eravamo riusciti a fare fuori.
“Complimenti Granger!” sorrise Malfoy passandosi una mano sui capelli e facendo una smorfia di dolore mentre del sangue gli colava dalla spalla sinistra.
“Malfoy sei ferito! Vatti a medicare!” sibilai.
“È solo un graffietto Granger, non entrare in modalità mamma chioccia!” sbottò lui mentre mi avvicinavo per vedere il taglio che aveva sul braccio,
“Malfoy, un graffietto che arriva fino all’osso. Vatti a medicare!” sbottai mentre intravidi con la coda dell’occhio Harry e Ginny che si dirigevano verso di noi.
“Hermione, grazie al cielo mi hai mandato quel Patronus!” mormorò Harry non appena fu abbastanza vicino perché potessi sentirlo.
“La situazione era abbastanza tragica, mi chiedo se gli auror incaricati abbiamo mai messo piede qua!” sbottai guardando Daphne e Blasie che con precisi movimenti della bacchetta radunavano i fantocci al centro della piazza e cercavano di curare gli abitanti di Hogsmeade.
Feci un passo all’indietro e andai a sbattere contro Malfoy, che protestò di dolore.
“Malfoy!” sbottai.
“Granger, sei tu quella che deve stare attenta a dove mette i piedi! Non sono stato io a pestarti!”
“Vatti a medicare cretino!” gli sibilai mentre lui alzava gli occhi al cielo.
“Potty, la Granger è in modalità mamma chioccia!” disse verso Harry ghignando.
“Gin aiutami!” mormorai in direzione della mia migliore amica che come me si era accorta della ferita dell’idiota patentato e con alcuni incantesimi di guarigione cercava di medicarlo senza che se ne accorgesse.
“Rossa, smettila di fare la medimaga sulla mia spalla!” sbottò Malfoy mentre Ginny continuava a recitare l’incantesimo.
“Fatto!” esclamò felice mentre la spalla di Malfoy smise di sanguinare e il taglio cominciò a rimarginarsi.
“1-0 per me Malfoy!” mormorai mentre lui sbuffava. Sarebbe stato di sicuro un anno interessante, considerando solo il primo giorno di lavoro.
“Potty, adesso fate fare la fine delle streghe ai fantocci, vero?” chiese Malfoy guardando Harry ignorandomi.
“Non so se è una buona idea farlo in centro alla piazza principale…”
“Potty, lo sai che qualsiasi cosa tu abbia intenzione di fare la devi fare in fretta. Gli incantesimi su di loro non durano in eterno!” sbottò Malfoy indicando con una mano un fantoccio che cominciava già a riaprire gli occhi.
“Merda!” mormorai quando lo stesso fantoccio si alzava in piedi seguito da altri e cominciava a distruggere le catene che lo legavano.
“Malfoy hai vinto tu!” mormorò Harry mentre io mi allontanai in cerca della bambina che avevo salvato durante lo scontro. La trovai nascosta in un vicolo buio che stringeva un coniglietto di peluche e piangeva in silenzio. Appena mi vide arrivare sussultò per lo spavento.
“Piccola, tranquilla. Non voglio farti del male. Vieni che andiamo in cerca della tua mamma!” mormorai avvicinandomi piano a lei e nascondendo la bacchetta mentre sentivo la voce di Harry che continuava a lanciare incantesimi.
“Come ti chiami?” le chiesi prendendola in braccio e asciugandole le lacrime.  Povera piccola, non avrebbe dovuto assistere a nulla di tutto ciò, non avrebbe dovuto vedere la bacchetta di quel fantoccio puntata addosso a se.
“Isabelle” mi rispose con voce rotta mentre un'altra lacrima rotolava sulla sua guancia.
“Tranquilla Isabelle, è tutto finito!” mormorai mentre prendevo la strada che si allontanava dalla piazza. Era meglio se non vedeva la fine che Malfoy aveva deciso di far fare a quei fantocci. Sicuramente alla fine avevano optato per darli fuoco.
Ritornai verso il centro del paese dopo quasi quindici minuti abbondati. Si alzava ancora del fumo dal punto dove prima avevano ammucchiato i fantocci.
“Granger? Si può sapere dove diavolo eri sparita prima? Una bacchetta in più sarebbe stata piuttosto utile!” mi disse Malfoy avvicinandosi mentre io continuavo a cullare la bambina che aveva preso sonno.
“Granger?” mi chiese guardandomi stralunato e indicando la bambina con un cenno della testa.
“Era in mezzo alla battaglia prima, ho schiantato il fantoccio prima che le lanciasse la maledizione. Era nascosta in un vicolo buio da sola. Devo trovare la mamma!” spiegai guardando Malfoy che stranamente allungò le braccia per prendere la piccola.
“Malfoy?”
“Sarai stanca Granger, è quasi mezz’ora che te la scarrozzi in giro!” mi rispose prendendola mentre la bambina mugugnava nel sonno e si accoccolava al suo petto. Per un attimo mi parve di intravedere un leggero sorriso sul viso di Malfoy. Forse un cuore ce l’aveva e forse aveva ragione Daphne quando diceva che non era poi quel mostro che sembrava.
“Comunque Granger, la gente sopravvissuta allo scontro è stata portata al San Mungo con una passaporta. Non ho sentito nessuno cercare una bambina così piccola. Quelli che non ce l’hanno fatta sono stati messi là da Blaise!” mi disse indicando con un cenno del capo il lato della piazza dove alcuni corpi erano stesi per terra. Non volevo andare a controllare. Non ne avevo le forze. Nessuno l’aveva cercata. La mamma della piccola sicuramente era tra quelli che non ce l’avevano fatta, o tra quelli che erano talmente feriti da non riuscire a passare la notte. Con il tempo avevo smesso di sperare. Non sapevo neppure come si facesse.
“Malfoy, tu hai idea di come fare per risalire ai dati della piccola?” chiesi. Se sapevo il suo nome sapevo anche il nome dei suoi genitori e magari uno dei due, o entrambi, erano ancora vivi.
“Anagrafe” mormorò pensoso Malfoy. All’ufficio Anagrafe del quarto piano. Peccato che fosse chiuso fino al pomeriggio del giorno dopo.
“Granger, andiamo!” mi disse ghignando lievemente e prendendomi il braccio. Aveva capito. Magari non era così scemo come sembrava, magari bisognava solo prenderlo con il piede giusto e conoscerlo meglio.
Ci materializzò all’interno del suo ufficio al ministero della magia.
“La lasciamo qua?” mi chiese indicando la piccola che in braccio a lui dormiva ancora accoccolata sul suo petto.
“E se si sveglia?”
“Hai ragione” sussurrò aprendo la porta del suo ufficio e chiamando l’ascensore.
“Granger, in che guaio mi hai cacciato?” chiese passando il Pass del ministero per entrare nella zona riservata.
“Malfoy, io non ti ho chiesto nulla. Se vuoi puoi lasciarmi la bambina e tornare indietro, continuo da sola!” gli risposi precedendolo lungo il corridoio che portava al archivio dell’anagrafe. Non rispose. Continuò a seguirmi e ripassò di nuovo il badge per sbloccare la porta. Non avevamo il permesso di stare lì fuori orario e senza un incarico.
“Bene! Almeno sai il nome di questa bambina?”
“Si chiama Isabelle, non so il cognome, non so quanti anni abbia!”
“Forse tre, forse quattro!” mi rispose Malfoy piegando la bocca in una smorfia. Non potevamo controllare tutte le cartelle.
“Si chiama Isabelle…” mugugnò posando la bambina su una poltrona e avvicinandosi al computer sulla scrivania per inserire il nome.
“Bene, sono in ordine dall’ultimo nato!” mormorai avvicinandomi “età metti tre, più piccola non può essere!” gli dissi.
“Isabelle Goldestein, Isabelle Spinnet, Isabelle Madley… Questa descrizione le assomiglia!” mi disse mentre leggevo velocemente la descrizione della piccola. Dalla foto dell’anno scorso sembrava lei.
“Stampa e andiamocene!” gli dissi. Per fortuna che il ministro mi aveva dato il permesso di portare computer e stampanti all’interno del ministero. Si faceva mille volte prima.
“Fatto, ma Granger, non potevamo aspettare che si svegliasse?”
“Malfoy, se è lei ho anche i dati di sua mamma e di suo papà così!” sibilai prendendo in braccio la bambina e uscendo dalla porta che Malfoy teneva aperta. Tornammo velocemente nel suo ufficio. Per fortuna il ministero a quell’ora era completamente vuoto e gli auror erano impegnati con il disastro che era appena successo ad Hogsmeade.
“Isabelle Madley. Madley… Non mi ricorda nulla!” mormorò Malfoy chiudendosi le porta alle spalle. “Bene Granger, adesso che si fa?” mi chiese mentre la bambina sul divanetto cominciava ad agitarsi.
“Ciao Isabelle!” salutai quando aprì gli occhi. Mi guardò confusa, poi sembrò ricordarsi chi ero.
“Dove è la mamma?” mi chiese. E adesso cosa le avrei risposto?
“La tua mamma adesso non è qua, ma possiamo trovarla. Ci aiuti?” chiese Malfoy uscendo dal cono d’ombra dove si era volutamente nascosto. La bambina sussultò appena lo vide e strinse più forte il peluche.
“Tranquilla, lui è con me!” le sussurrai complice facendo cenno a Malfoy di avvicinarsi. Se solo stesse zitto un secondo.
“Ciao Isabelle, io sono Draco!” proferì l’idiota avvicinandosi alla bambina e piegandosi sulle ginocchia per essere alla stessa altezza.
“Ciao Draco!” salutò la piccola senza allentare la presa sul peluche. Malfoy prese la foto che aveva stampato prima e me la porse. Perché lasciava sempre a me il lavoro sporco?
“Isabelle, sei tu questa?” le chiesi porgendole la foto, lei annuì lentamente e poi tornò a fissare Malfoy stringendo di più il suo peluche. Adesso dovevo solo verificare se Eleonor Goldstein o Frederic Madley erano ancora qui da qualche parte.
 
NOTE DELL’AUTRICE
Ciao a tutti.
Scusate per il mega ritardo con cui ho postato lo scorso capitolo… 
E anche per il super ritardo di questo, mea culpa da Beta
Spero che vi piaccia questo nuovo capitolo e ringrazio Ladyathena che ha recensito l’altro.
Alla Beta va un mega bacio e un grazie, e lei e Merlino sanno il motivo.
A presto con il prossimo capitolo.
Rowena
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Intrappolata ***


Rientrai dopo cinque minuti portando un bicchiere di cioccolata calda per la piccola.
“E’ arrivato qualcuno?” mi chiese Malfoy smettendo per un attimo di giocare con la bambina. Erano seduti sul pavimento e guardavano volare gli aerei incantati di carta.
“No, ancora deserto!” risposi soffiando sulla cioccolata per raffreddarla.
“Come facciamo con la bambina questa notte?” mi chiese. Ad una persona che non conosceva tutta la storia saremo sembrati una famiglia. La piccola un po’ ci somigliava, aveva i capelli marroni come i miei e gli occhi azzurri tendenti al grigio, un po’ più scuri di quelli di Malfoy. Il pensiero mi imporporò le guance e mi fece tremare la mano senza un motivo.
“Attenta Granger!” mi ammonì mentre appoggiavo la cioccolata sulla sua scrivania e mi sedevo con loro.
“Isabelle, vieni a casa con lo zio Draco adesso?” chiese Malfoy avvicinandosi alla bambina mentre io strabuzzavo gli occhi. Mi ero persa il passaggio in cui lui era diventato lo zio Draco. E poi, era in grado di gestire una bambina di tre anni e mezzo?
“Malfoy, pensi di riuscire a gestirla? E poi la porteresti al manor?” gli chiesi guardandolo con gli occhi a palla. Non ero nemmeno sicura che fosse legale quello che stavamo facendo, anche se la bambina era da sola e probabilmente sarebbe pure morta di fame.
“Granger, che problemi hai con casa mia?”
“Nulla, è così fredda…” mormorai rabbrividendo al ricordo di quando Bellatrix mi torturò nella sala principale.
“Mezzosangue, toglimi una curiosità. Da quanto tempo non entri al manor?” mi chiese inarcando un sopracciglio.
“Malfoy, io e te non siamo migliori amici. A casa tua ci sono entrata solo una volta perché ci sono stata trascinata di peso!” gli risposi. Non avevo motivi per andare a casa sua e il solo pensiero di rimettere piede dove quella sadica mi aveva inciso ‘Mudblood’ sul braccio mi faceva gelare il sangue nelle vene. Lo vidi accennare un sorriso furbo.
“Isabelle, che ne dici se viene anche zia Hermione a casa con noi?” chiese interpellando la bambina e calcando con forza sul mio nome. La piccola annuì smettendo per un attimo di giocare mentre io le passavo la cioccolata. Maledetto Malfoy.
“Malferett, non ti ha nemmeno sfiorato l’idea che io non voglia venire al manor?” chiesi guardandolo con gli occhi ridotti a due lame.
“Andiamo che è tardi!” disse senza nemmeno rispondere alla mia domanda. Prese in braccio la piccola facendole fare l’aeroplano e poi recuperò anche il peluche. No, non aveva neppure preso in considerazione un rifiuto.
“Andiamo Granger?” mi chiese porgendomi il braccio. Cercai una soluzione, una via di fuga. Non trovavo nulla di sensato per evitare di andare al manor con lui. Sbuffando come una locomotiva in salita presi il braccio che mi porgeva e lui materializzò tutti e tre davanti al portone del manor.
L’esterno dell’enorme maniero che da anni era la residenza fissa dei Malfoy non era affatto cambiato. Era sempre uguale, dello stesso colore tetro. Il giardino che lo circondava era ben curato, al contrario della prima volta in cui ero stata li.
La bambina si fece piccola contro la sua spalla. Un ‘te l’avevo detto’ ci stava! Maledizione a lui.
Posò la mano sul portone di legno che riconoscendolo ruotò sui cardini ben oliati, lasciandoci entrare.
“Wow!” mormorai mentre Malfoy accennava un sorriso e la bambina alzava la testa dalla sua spalla per vedere dove l’aveva portata.
L’interno era cambiato completamente: non c’era più nulla sui toni del grigio e del nero. Le pareti erano di color panna e i mobili erano in legno di ciliegio.
“Buonasera signor Malfoy!” salutò una donna che doveva essere la domestica. “Desiderate mangiare qualcosa?” chiese guardando la bambina che si stringeva forte a Draco e squadrando me che avevo in mano il peluche della piccola. Aveva addirittura abolito gli elfi domestici. E bravo l’idiota!
“Isabelle, hai fame?” chiese guardandola mentre la piccola annuiva. “Ti piacciono i biscotti al cioccolato?” Un altro segno d’assenso.
“Biscotti al cioccolato e tre bicchieri di latte, grazie Valeria!” rispose Draco mentre la domestica spariva dietro una porta e Malfoy cominciava a salire le immense gradinate del manor.
“Vieni!” mi disse aprendo una porta che dava in un piccolo salottino.
“Stupita Granger?” mi chiese non appena mi sedetti sul divano mentre la bambina tendeva le mani verso di me.
“Un po’ Malfoy!” risposi mentre lui accennava un altro sorriso e mi passava la piccola che mi si accoccolò in braccio.
“Domani dobbiamo parlare con Potty!” mi disse indicando la bambina con un cenno del capo.
“Dobbiamo anche scoprire dove sono i s…”
“Signor Malfoy mi scusi!” disse Valeria apparendo con i biscotti e il latte e posandoli sul tavolo di fronte a noi. “Siete una bella famiglia, se mi posso permettere!”
“Grazie Valeria!” rispose stranamente Malfoy. Mi sentivo morire e sentivo le guance andarmi a fuoco per la seconda volta. Valeria, come era arrivata, scomparì di nuovo giù per le scale, lasciando dietro di se un profumo di cannella.
“Ecco, Isabelle!” dissi prendendo un bicchiere di latte e un biscotto per la bambina. Dovevo distrarmi e non pensare a Malfoy che ci guardava sorridendo seduto sulla poltrona. Merlino, dillo che stamattina non mi dovevo svegliare, dillo che l’avevi fatto apposta. Presi un altro bicchiere di latte in religioso silenzio, stando attenta che nella fretta di finirlo la piccola non se lo rovesciasse addosso.
“Bene, adesso a nanna!” sorrise Malfoy dopo alcuni minuti posando il suo bicchiere vuoto e prendendo in braccio la piccola, facendole fare l’aeroplano.
“Malfoy ti vomita addosso, ha appena finito di mangiare!”
“Granger, esci dalla modalità mamma chioccia!” sbottò lui alzando gli occhi al cielo mentre Isabelle rideva come una matta.
“Malfoy mettila giù!” strillai quando la lanciò in aria e la riprese al volo.
“Granger, vedi di non fare un infarto nel mio salotto preferito!” mi ammonì accoccolandosi la bambina al petto e cominciando a salire le scale che si trovavano in fondo al salotto.
“Stiamo andando nella parte padronale!” disse mentre io mi fermai non sapendo cosa fare. “Granger, non hai intenzione di dormire sul divano vero?”
“In realtà avevo intenzione di tornarmene a casa!”
“Non se ne parla nemmeno Mezzosangue, se durante la notte si sente male cosa faccio?” mi chiese Malfoy seriamente preoccupato.
“Quello che faceva tuo padre!” risposi sovrappensiero per poi mordermi la lingua.
“Certo, sicuramente la calmo a suon di Cruciatus o la lascio da sola a piangere disperata e silenzio la porta!” mi rispose stranamente con un sorriso. Lui non era cresciuto con mio padre che, se stavo male, passava tutta la notte a cullarmi e a prepararmi la camomilla mentre mi leggeva le mie fiabe preferite.
“Dai muoviti Granger, puoi dormire nella stanza accanto alla mia!” mi disse riprendendo a salire le scale. “La piccola la mettiamo qua. Isabelle, ti piace questa stanza?” chiese aprendo una delle quattro porte che si affacciavano al corridoio.
“Forse così le piace di più …” mormorai muovendo la bacchetta e facendo comparire delle ceste di giocattoli.
“Decisamente!” sorrise Malfoy trasfigurando i vestiti che la piccola aveva addosso in un comodo pigiama rosa.
“E adesso a nanna!” disse portandola sul letto e rimboccandole le coperte con un sorriso. “Notte Isy!” le disse posandole un bacio sulla fronte e lasciando che la bambina gli posasse un bacio sulla guancia.
“Notte zio Draco!”
“Ecco, Isabelle. Buona notte piccola!” le dissi porgendole il suo peluche e dandole un bacio.
“Notte zia!” disse mentre io spegnevo la luce e uscivo dalla stanza chiudendomi la porta dietro. In corridoio, appoggiato al muro e con le braccia incrociate, c’era Malfoy che mi aspettava.
“Malferett, adesso posso andare a casa mia?” chiesi.
“Granger!” sbottò lui. Lo presi come un no. “Quella è camera tua. Spero che quello che ha preparato Valeria ti vada bene. Lì c’è il bagno se vuoi, io uso quello che ho in camera!” mi spiegò. Di sicuro non potevo andare a casa.
“Sei bravo con i bambini!” mormorai sovrappensiero rivedendo quello che era successo nelle ultime due ore.
“È facile, faccio tutto ciò che mio padre non ha mai fatto con me!” sorrise mesto. Me lo ero chiesta diverse volte come sarebbe stato crescere nel lusso come Malfoy. Non avevo mai calcolato i suoi genitori. Non doveva essere stato facile.
“Non guardarmi così Granger. Mia madre era buona. Non ha mai potuto opporsi alla volontà di mio padre, ma mi alleviava parecchie sofferenze!” disse triste.
“Buonanotte Malfoy!” dissi dopo un momento di silenzio avvicinandomi alla stanza che per quella notte sarebbe stata la mia camera.
“Buonanotte Granger!” disse lui mentre io chiudevo la porta e mi buttavo sul letto. Era una giornata da dimenticare ed ero a pezzi. A tutto quello che era successo ci avrei pensato la mattina dopo.
 
***
 
Mi svegliai con la luce del sole che inondava la stanza. Maledizione a me che la sera prima non avevo chiuso le tende. Aprii piano le palpebre mentre la luce del sole mi feriva gli occhi. In un attimo mi accorsi di non essere in camera mia. Mi sedetti sul letto spaventata e mi guardai intorno.
Mi ricordai improvvisamente quello che era successo la sera prima e capii di essere in una delle tante camere di Malfoy manor. Mi alzai dal letto ancora intorpidita e tremando di freddo. Con un gratta e netta pulii i miei vestiti del giorno prima per renderli presentabili e li infilai al posto del caldo pigiama che la sera prima Valeria mi aveva fatto trovare sul letto.
Aprii la porta della camera e un profumo di croissant e di caffè mi invase le narici. Non avevo idea di che ora fosse. Andai in bagno per sciacquarmi il viso e poi tornai nel salottino della sera prima. Seduto su una delle tante poltrone c’era Malfoy che stava bevendo il suo caffè mentre leggeva la Gazzetta.
“Buongiorno Granger!” salutò alzando per un attimo gli occhi dal giornale.
“Giorno Malfoy, qualcosa di interessante?”
“Stranamente non c’è una tua foto dove accompagni Theo a casa e nemmeno una con la bambina!” sorrise mentre io roteavo gli occhi al cielo “C’è scritto solo dell’attacco di ieri sera e qualcosa riguardo al fatto che non c’è più nessun posto sicuro. Ti lascio indovinare di chi è l’articolo con tanto di ‘Tra un po’ saremo tutti a fare tristemente compagnia ai vermetti’!”
“Rita Skeeter!” sbottai. Dovevo assolutamente trovare il modo per toglierle la licenza di giornalista dato che non possedevo prove necessarie per sbatterla ad Azkaban.
“Spero costantemente che qualche animale se la mangi mentre è un animagus!” sussurrò Malfoy passandosi stancamente una mano sugli occhi. Stranamente eravamo d’accordo. Stava cominciando a succedere troppo spesso.
“Che ore sono?” chiesi addentando un biscotto al cioccolato che era rimasto lì da ieri sera.
“Le otto e un quarto…”
“Sai che siamo in ritardo vero?” gli chiesi mentre lui non dava cenni di volersi alzare dalla poltrona.
“Mezzosangue, ieri sera abbiamo fatto gli straordinari e abbiamo una bambina di tre anni che dorme di sopra. Potter si può anche attaccare alla sua Firebolt!” proferì finendo di bere il suo caffè e addentando un croissant alla crema che si trovava sul vassoio. “Mangia pure Granger!” disse chiudendo la gazzetta e dedicandosi completamente alla brioche.
“Come facciamo con la piccola?” chiesi versandomi un po’ di caffè.
“Non possiamo portarla al ministero perché c’è una quantità di giornalisti che farebbe invidia ai granelli di sabbia in una spiaggia, soprattutto oggi. Forse possiamo far venire qua Potter…” ipotizzò Malfoy. Di sicuro il ministero era meglio evitarlo. Annuii leggermente in direzione di Malfoy che evocò il suo Patronus.
“Ah Granger, c’è un armadio di vestiti che mia madre non ha mai voluto mettere in camera tua se hai bisogno” mi disse guardando il mio pullover che aveva sicuramente visto giorni migliori.
“Grazie Malfoy”
Aspettammo dieci minuti abbondanti ma non ricevemmo nulla in risposta da Harry, probabilmente era impegnato. Andai su a controllare la piccola che dormiva ancora mentre Malfoy cominciò ad aprire la quantità di lettere che sommergeva parte del tavolino di vetro.
Mi feci una doccia e tornai in camera avvolta in un gigantesco asciugamano bianco. Aprii l’armadio di cui mi aveva parlato Malfoy e tirai un sospiro di sollievo. Per un attimo avevo temuto che i vestiti che Narcissa non aveva mai voluto mettere fossero dei pezzi di stoffa inguardabili, invece erano soltanto dei jeans e delle magliette. Pescai a caso un paio di jeans blu scuro e una maglietta celeste. Asciugai i capelli con la magia e in cinque minuti ero pronta per tornare giù ad aspettare Harry. Ricontrollai la piccola che dormiva ancora abbracciata al suo peluche e con un colpo di bacchetta chiusi meglio le tende.
“Malfoy, si può sapere cosa c’è di così tanto urgente che mi devi pedare subito e non lo puoi fare al ministero?” chiese una voce che riconobbi come quella di Harry. Mi affrettai a scendere.
“Herm? Che ci fai tu qua?” mi chiese non appena mi vide mentre io accennai un sorriso.
“È il motivo per cui ti ho chiamato Potty!” spiegò Malfoy mentre io mi andavo a sedere accanto a lui. Probabilmente Harry non avrebbe preso nel migliore dei modi la nostra genialata di ieri sera, ma come avevo convenuto con Malfoy non potevamo lasciarla da sola.
“Ragazzi, se mi state per dire che state insieme potevate anche risparmiare la fatica di chiamarmi e farmi venire qua!” mormorò Harry guardandoci mentre sentivo le guance imporporarsi.
“E questo cosa vorrebbe dire?” chiese Malfoy inarcando un sopracciglio e fulminando Harry.
“Ah, perché non dovevate dirmi questo?”
“No Potty decisamente no, ti stavo dicendo che…” Cominciò Malfoy per poi venire interrotto dal pianto di Isabelle.
“Vado io!” dissi alzandomi dal divano.
“Malfoy, mi spieghi che cazzo avete combinato?” chiese Harry alterato mentre io sparivo nel corridoio, non prima di aver sentito la risposta di Malfoy.
“Sfregiato vedi di abbassare i toni che c’è una bambina!”. Anche Malfoy non mi sembrava tanto tranquillo.
“Mamma!” chiamò Isabelle non appena aprii la porta della sua stanzetta.
“Shh Isy, va tutto bene, sono io!” dissi avvicinandomi per cullarla.
“Zia Hermione!” chiamò la piccola calmandosi un po’ e continuando a stringere forte il peluche.
“Va tutto bene!” mormorai contro i suoi capelli abbracciandola. “Vieni che ci prepariamo: c’è un signore che ti vuole conoscere!” dissi quando smise di piangere. La portai in bagno e le lavai il viso mentre trasfiguravo il pigiama in un comodo vestitino celeste e sistemavo con la bacchetta i suoi boccoli spettinati.
“Sei bellissima Isy!” dissi sollevandola all’altezza dello specchio. “Andiamo?”
“Dove è zio Draco?” mi chiese senza rispondere alla mia domanda.
“È giù che ti aspetta!”
“Allora possiamo andare!” rispose appoggiando la testa alla mia spalla mentre io sorridevo. Era strano come in poco tempo lei fosse arrivata a fidarsi così tanto di noi. In fondo eravamo solamente due estranei che aveva conosciuto la sera prima e che l’avevano portata in un posto che non conosceva, lontano dalla mamma e da tutto quello che le era familiare. Eppure si fidava di noi.
Scesi le scale con questo pensiero e sentii il sussulto di Harry non appena vide la bambina.
“Buongiorno Isy!” disse Malfoy alzandosi dal divano e venendo verso di noi mentre la piccola sorridendo tendeva le braccia per farsi prendere in braccio.
“Hai dormito bene principessa?” chiese facendole fare l’aeroplano mentre la piccola annuiva tra le risate. Guardai Harry: era rimasto allibito e con la bocca aperta e faceva saettare lo sguardo da me a Malfoy, per poi fissare bene al piccola. Sapevo a cosa stava pensando, in fondo Isabelle ci assomigliava parecchio, pur non essendo nemmeno lontanamente nostra parente.
“È vostra figlia?” chiese riprendendosi dallo shock mentre Malfoy si girava ghignando. Aveva preso una pasta al cioccolato dal vassoio e stava attento che Isy non si sporcasse tutto il vestito mangiando.
“Ehi, guarda che non ti ruba nessuno la brioche!” sorrise Malfoy guardando la piccola che la divorava a grandi morsi.
“È vostra figlia?” richiese Harry mentre io senza rispondere prendevo un bicchiere di latte per la bambina. Adesso chi gliela spiegava tutta la storia?
“Vorresti Potter!” rispose ghignando Malfoy prendendo il latte che gli porgevo. Mi sedetti accanto a loro mentre Harry dalla poltrona continuava a guardarci allibito.
“Vi degnate di darmi una risposta o continuate ad ignorarmi?” chiese alterato.
“Con calma Potty, che sto dando da mangiare a mia figlia!” ghignò Malfoy strappandomi un sorriso mentre Harry sussultava.
Appena la piccola finì di bere il latte Malfoy la posò per terra e trasformò una lettera abbandonata sotto il tavolo in una bambola. La bambina la prese tutta felice battendo le mani.
“Bene Potty, adesso possiamo parlare!” disse Malfoy lanciandosi sul divano dove ero seduta io.
“Mi spiegate che cacchio sta succedendo? Fino a ieri non vi sopportavate nemmeno e adesso apparite magicamente con una figlia che avrà all’incirca tre anni! Non ci capisco più nulla!” sbottò Harry passandosi una mano tra i capelli e spettinandoli ancora di più.
“Non è nostra figlia” chiarì Malfoy “L’ha salvata ieri sera la Granger da un fantoccio e finita la battaglia l’ha trovata in un vicolo da sola. Probabilmente ha perso la madre perché non c’era nessuno tra quelli che sono stati trasporti al San Mungo che cercava una bambina. Si chiama Isabelle ed ha tre anni.” spiegò mentre Harry corrugava la fronte.
“E come siete risaliti ai dati della bambina?” chiese sospettoso Harry fissando trucemente Malfoy che ghignava tranquillo.
“Anagrafe Potter!”
“Avrei preferito fosse vostra figlia!” proferì Harry picchiandosi la mano in fronte. Di sicuro poteva andare peggio, non aveva ancora cominciato a lanciare incantesimi a destra e manca.
“Vi rendete conto di quello che avete fatto?” ci chiese guardandoci stralunato.
“Evitato che una bambina sola morisse di fame e di freddo questa notte?” chiese Malfoy sfidandolo con lo sguardo.
“Sequestro di persona Malferett, è sequestro di persona!” sbottò allucinato Harry mentre Malfoy non si scompose nemmeno.
“Ci aiuti o no Potty?” chiese fissando Harry negli occhi.
“Cosa vi serve?”
“Prima rispondi!”
“Vi aiuto Malfoy, controvoglia ma vi aiuto!” sbottò Harry. Per fortuna che il suo spirito grifondoro aveva preso la meglio, altrimenti ce la saremo vista parecchio brutta.
“Dobbiamo sapere se i suoi genitori sono ancora vivi!” proferì Malfoy mentre Harry annuiva e Isabelle ignara di tutto continuava a giocare con la bambola.
 
 
NOTE DELL’AUTRICE E DELLA BETA
Ciao a tutti.
Stranamente questo capitolo è arrivato senza alcun ritardo. Lo credi tu, poi sono io che li posto.
Non fateci tanto l’abitudine. Infatti non se la sono fatta :)
Ringrazio Ladyathena che ha recensito il capitolo precedente e tutti quelli che stanno leggendo e seguendo la storia.
Un bacio va alla beta che sopporta i miei cambi d’umore stile Gollum e che continua ad aiutarmi nonostante tutto.
A presto.
Rowena

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Monique ***


“Vi serve solo questo?” chiese Harry. In fondo per il capo auror non doveva essere difficile risalire ai dati di due persone. Non sarebbe stato difficile nemmeno per noi, se avessimo avuto il permesso.
“No Potter. Nel caso non ci fosse nessuno disposto a tenerla o non ci fosse nessun parente prossimo in vita, voglio le carte per l’adozione sopra la mia scrivania!” disse Malfoy mentre questa volta toccava a me sussultare. Non ne avevamo parlato e c’erano parecchie regole e parecchi problemi a riguardo.
“Malfoy…” mormorai.
“Draco, lo sai che non puoi adottarla da solo e che devi essere sposato vero?” chiese Harry guardandolo con gli occhi fuori dalle orbite mentre Malfoy continuava a stare tranquillo svaccato in divano.
“Tranquillo Potter, per quanto conosca l’efficienza di alcuni auror è impossibile che tutto sto casino sia risolto prima di sei mesi anche perché avrei piacere che il ministro non ne sapesse nulla. E comunque la mia è l’ultima spiaggia, avrà qualche parente in vita sta bambina o no?” chiese Malfoy continuando a ghignare mentre Harry tirò un sospiro di sollievo. Io continuavo a rimanere seduta con i nervi tesi e con la coda dell’occhio guardavo la bambina giocare con la bambola.
 
***
 
 “Ehi Hermione!” salutò allegra mia cugina Monique entrando nella cucina della casa dove ero tornata a vivere con i miei genitori dopo i M.A.G.O.
“Ciao Monique!” risi lasciando cadere la tazza del caffè nel lavello e correndo a salutarla. Era la figlia della sorella di mia madre, nata in Francia e cresciuta in un orfanotrofio dopo la morte della zia.
“Ti trasferisci a Londra?” le chiesi addocchiando la valigia lasciata accanto alla porta.
“Volevo fermarmi un po’ da voi se non è un problema! Devo ancora abituarmi a poter andare in giro liberamente e a non dover sperare di essere adottata dalla prima coppia che entra nell’istituto!” sorrise mestamente abbassando gli occhi. Non doveva essere stato facile per lei crescere da sola.
“Nessun problema!” le sorrisi trascinandola su per le scale e portandola nella camera accanto alla mia.
“Vuoi che spostiamo il letto nella mia stanza?” le chiesi speranzosa. Da piccole eravamo come sorelle, prima che lei finisse nell’istituto e che suo padre, che non l’aveva mai voluta, bloccasse la richiesta di adozione di mia madre.
“Subito Hermy!” sorrise avvicinandosi al letto singolo appoggiato al muro. Nei due mesi che si era fermata a Londra eravamo riuscite a recuperare tutti gli anni persi o quasi. Io le avevo raccontato di Hogwarts senza omettere nulla sulla magia e lei della vita all’interno dell’istituto. Poi era partita per l’America dicendo che voleva visitare New York e Seattle e cercare un nuovo lavoro. Non l’avevo più sentita da quando il suo volo era decollato.
 
***
 
Più la guardavo più capivo il motivo per cui Malfoy voleva le carte per l’adozione nel caso non ci fosse stato nessuno con un legame di sangue che volesse tenerla. Non doveva andare in un istituto. Per il momento, anche se illegalmente, era sotto nostra responsabilità e dovevamo essere una sorta di genitori per lei.
Annuii distrattamente all’affermazione di Malfoy. Non volevo che anche Isabelle crescesse da sola. Potevo essere una sorta di mamma per lei, come lo era stata la mia per Monique. Potevo crescerla e nessuno mi avrebbe vietato di adottarla e di non lasciarla andare in una struttura alla periferia della città.
“Bene Malferett, se hai finto con le tue cazzate quotidiane io torno al lavoro che al Ministero sta mattina c’è più confusione del solito!”
“Conoscendo i giornalisti, quando esce qualche scoop dire confusione è un eufemismo!” borbottò Malfoy alzando gli occhi al cielo.
“Esatto, quindi prima rientro, prima riesco a liberarmi di loro. Ricordatevi che voi avete sempre coloro che alloggiano nelle suite da interrogare e sarebbe carino che lo faceste entro fine settimana e siccome oggi è venerdì…” proferì Harry avvicinandosi al camino per poi materializzarsi senza lasciarci il tempo di rispondere.
“Bastardo!” sibilò Malfoy mentre io sbuffavo spazientita.
“Malfoy, cosa si fa con la piccola?”
“Credi che la facciano entrare ad Azkaban?” domandò con una faccia tremendamente seria.
“Sei impazzito?” chiesi guardandolo come se gli fosse spuntato improvvisamente un terzo occhio.
“Granger rilassati, scherzavo. Possiamo chiamare una babysitter o ti fai venire un altro attacco di panico?” chiese Malfoy mentre io alzavo gli occhi al cielo e non rispondevo.
“Chi tace acconsente, vada per la babysitter allora. Hai qualche idea o faccio io?”
“Devono essere per forza maghi?” chiesi.
“Mezzosangue, non credevo che l’avrei mai detto, ma se conosci una babbana brava le porte del maniero sono aperte anche per lei. Di sicuro rischiamo meno scoop e meno giornalisti sotto casa!” mi rispose Malfoy mentre io accennavo un sorriso.
“Okay Malfoy. Conosco una ragazza che si chiama Claire ed è bravissima con i bambini. Era la fidanzata di mio cugino, forse posso provare a chiamarla!”
“Era?” mi chiese Malfoy ghignando.
“Togliti strane idee dalla testa, era perché adesso è sposata e fedele!” sbottai assottigliando gli occhi mentre lui alzava le mani come per discolparsi.
“Chiamala Granger!” proferì per poi cominciare a raccogliere le stoviglie della colazione e metterle sul vassoio.
“Ah, oggi Valeria non c’è. Le ho dato un giorno di riposo!” mi disse e annuii veloce mentre avvicinavo il telefono all’orecchio. Dopo qualche squillo mi rispose Claire.
“Pronto?”
“Ciao Claire, sono Hermione!”
“Ehi Hermy, come stai?”
“Benissimo grazie tu?” le domandai mentre mi avvicinavo a Isabelle per pulirle la bocca dal cioccolato della pasta.
“Una meraviglia. Sono appena tornata dall’America. Ma dimmi, che cosa ti serviva?”
“Claire, per caso tu fai ancora la babysitter?” chiesi speranzosa. Merlino almeno questa mandamela buona, fa che dica di sì.
“Si, perché?” domandò incuriosita.
“Perché ho bisogno urgentemente di una babysitter, adesso sei libera?” le chiesi incrociando le dita. Merlino aiutami che se mi dice di no sono nello sterco di ungaro spinato fino al collo.
“Si, dove sei?” mi chiese.
“Tranquilla, vengo a prenderti io. Ci vediamo tra dieci minuti!” le dissi chiudendo la telefonata. Da dove abitava mio cugino fino a dove era situata la villa di Malfoy erano più di tre ore di macchina, meglio una materializzazione e un Oblivion non troppo invasivo.
“Malfoy, abbiamo la babysitter!”
“Brava Granger!” urlò lui dalla cucina dove aveva portato il vassoio “Tra quanto arriva?”
“La vado a prendere io tra dieci minuti!” urlai di risposta “Badi tu a Isy nel frattempo?” chiesi.
“Si Granger, ma vedi di non prendertela troppo con comodo!” sibilò lui mentre mi avvicinavo alla bambina per salutarla.
“Mi raccomando, fai la brava con zio Draco. La zia torna subito!” dissi e la vidi annuire. Mi alzai e recuperai la mia giacca.
Mi materializzai in un vicolo buio vicino al centro di Londra. Dovevo trovare qualche vestito e qualche gioco per la bambina. Non potevamo continuare a trasfigurare oggetti. Entrai in un negozio per bambini e presi al volo alcuni libretti e alcuni colori. Andai alla cassa e pagai con la carta di credito, un'altra buona invenzione che Harry era riuscito a portare all’interno del ministero. Andai nel negozio affianco e presi alcuni vestitini carini da bambina e un giubbotto. Era novembre inoltrato, presto sarebbe stato utile, e come aveva detto Malfoy gli auror non sarebbero riusciti a trovare nulla in breve tempo.
Pagai e mi materializzai a casa di mio cugino.
“Hermy, da quanto tempo!” salutò mio cugino Alexander venendo ad aprirmi la porta.
“Ciao Al, dov’è Claire?” chiesi.
“Arrivo Hermy. Come mai ti serve una babysitter?” mi chiese scendendo le scale e recuperando la giacca dall’appendiabiti.
“Ho una bambina di tre anni” risposi senza pensare a quanto strana poteva sembrare quell’affermazione “è complicato da spiegare, ma non ho nessuno che può tenermela e devo assolutamente andare a lavoro!” aggiunsi alle facce sconvolte dei due.
“Oh, capisco” mormorò Claire perdendo il sorriso per un attimo. “Allora andiamo!” disse dando un veloce bacio a mio cugino. “Ci vediamo stasera!” lo salutai abbracciandolo. Mi allontanai un po’ dalla loro casa e poi mi materializzai con Claire a qualche centinaio di metri dal maniero.
“Oblivion!” sussurrai appena misi i piedi a terra, mentre lei era troppo impegnata a cercare di tenere la colazione nello stomaco per prestarmi più di tanta attenzione.
“Tutto bene Claire?” chiesi con una faccia angelica mentre prendevo le buste con gli acquisti e mi avvicinavo a lei.
“Si, si, tranquilla!” mormorò mentre io cominciavo a percorrere a piedi il tratto di strada che ci separava dai cancelli del maniero.
“Tu abiti lì?” mi chiese non appena il manor fu visibile da dietro gli alti alberi.
“In un certo senso… ” le risposi sorridendo lievemente. Capivo il suo stupore, in fondo era di Malfoy manor che stavamo parlando. Durante il giorno, con il sole che lo illuminava sembrava addirittura molto meno tetro di come mi era apparso la sera prima.
“Vieni!” dissi arrivando ai cancelli che si aprirono, riconoscendomi. Malfoy doveva aver rimosso qualche barriera, innanzitutto quella che lo nascondeva ai babbani e poi quella che mi impediva di entrare se non ero accompagnata da lui.
“Wow!” mormorò estasiata Claire guardando il parco che ci circondava. Arrivata davanti al portone principale fui presa un attimo dal panico. Come cavolo la aprivo io questa cosa senza usare la magia?
Appoggiai la mano al battente e il portone cominciò a ruotare su se stesso mentre lo accompagnavo con la mano. Malfoy, strano a dirsi, mi aveva dato la chiave per entrare in casa sua?
“Gran… oh Hermione!” mormorò Malfoy scendendo dalle scale principali e calcando sul nome.
“Hermy, non solo hai una figlia ma hai anche un marito, e che marito!” sorrise Claire accanto a me facendomi diventare color pomodoro maturo mentre Malfoy accennava a un lieve ghigno.
“Vieni Claire, Isabelle è di sopra!” mormorai cominciando a salire la scale e ignorando completamente il commento della moglie di mio cugino mentre Malfoy ci precedeva. Aprì la porta del salottino dove la piccola stava giocando con la bambola.
“Ehi Isy, guarda cosa ti ho portato!” le dissi tirando fuori il libricino e i colori mentre Malfoy alzava gli occhi al cielo.
“Merlino aiutami!” lo sentii mormorare mentre la bambina si avvicinava a vedere cosa le avevo preso.
Draco, ti dispiacerebbe portare queste borse in lavanderia che dopo le sistemo?” chiesi passando le borse a Malfoy che esaminò il contenuto.
“Puoi prendere anche la mia carta se ti serve!” chiarii guardandomi negli occhi mentre io annuivo distratta. Non era certo un problema spendere qualche galeone per la bambina. Di sicuro erano usati meglio di quelli che mi faceva spendere Daphne per vestiti che non avrei mai messo e che mi riempivano solamente l’armadio.
“Isy, lei è Claire. Starà con te oggi, io e Draco dobbiamo andare via per un po’!” le dissi prendendola in braccio e coccolandola. Mi ero affezionata a lei in così poco tempo, lo stesso tempo che lei aveva impiegato per fidarsi cecamente di noi: meno di ventiquattro ore.
“Ciao Isabelle!” salutò Claire. Sorrisi. Non potevo trovare babysitter migliore.
“Scusa Claire, noi dobbiamo proprio andare, cercheremo di tornare il prima possibile!” dissi non appena Malfoy cominciò a scendere le scale.
“Divertitevi!” disse mentre Malferett andava a dare un bacio alla bambina.
“Certo!” urlai mentre uscivamo dalla stanza e ci materializzavamo al ministero, arrivando direttamente nel suo ufficio.
“Capirai che divertimento Granger!” sbottò il biondo lasciandosi cadere sul suo divano di pelle.
“Non lamentarti Malfoy che ci poteva andare peggio! Recuperiamo le Veritaserum e andiamo ad Azkaban: prima partiamo prima leviamo le tende!” mormorai aprendo la porta del suo ufficio.
Venni subito inondata di flash dai giornalisti e mi girai per avvertire Malfoy di non uscire. Troppo tardi. Ecco lo scoop che volevamo evitare.
“Merda!” sibilai in modo che mi sentisse solamente il mio adorato collega.
“Puoi dirlo forte Granger!” borbottò mentre a spintoni cercavamo di farci largo fino agli ascensori ignorando completamente coloro che ci chiedevano di rilasciare un’intervista.
Recuperammo le fialette di Veritaserum versione bianca e versione oscura che Harry aveva già fatto preparare sopra il tavolo della sala scorte. Andammo in ufficio da Harry per avere i permessi per entrare ad Azkaban facendoci avanti a gomitate tra un altro gruppo di giornalisti e paparazzi che continuavano a puntarci i loro fastidiosissimi flash negli occhi.
“Potty, chiama la sicurezza!” sbottò Malfoy non appena riuscì a chiudere la porta in faccia a un giornalista e silenziò la stanza.
“Malferett, credi che non l’abbia già fatto? Dovrei farne richiudere la metà di quelli che ci stanno assillando per sapere di più su quello che è successo ieri ad Hogsmede, in primis la Skeeter!” sbottò Harry.
“Su questo siamo d’accordo tutti!” concordai mentre Malfoy annuiva ed Harry indicava una pila di lettere.
“Questo è tutto merito del suo articolo con i vermicelli che ha fatto finire questa mattina sulla gazzetta. Sono proprio curioso di sapere chi cavolo ha interrogato così sbatto ad Azkaban pure lui!” sentenziò Harry aprendo l’ennesima lettera. “Comunque, se siete qua deduco che abbiate trovato una situazione per vostra figlia!”
“Potter, c’è un branco di giornalisti qua fuori, se potessi evitare di sparare cazzate te ne saremo grati. Comunque Isy è con la babysitter, abbiamo già preso le fialette, saresti così gentile da darci anche i permessi così leviamo il disturbo e andiamo ad Azkaban? Sai come è, prima arriviamo e prima possiamo tornare a casa dalla bambina!” masticò Malfoy stringendo gli occhi in due fessure.
“Malferett, calma il cucciolo e sotterra l’ascia di guerra che oggi sarà un giornata pesante per tutti, iniziata nel modo peggiore!” mormorò Harry aprendo un cassetto della scrivania e tirando fuori due permessi.
“Divertitevi!” ci salutò con un sorrisetto ironico mentre Malfoy accennò ad un ghigno che non prometteva nulla di buono.
“Divertiti anche tu a rispondere alle lettere dei cittadini disperati!” commentò, per poi riaprire la porta dell’inferno.
                      
***
 
Ci materializzammo ad Azkaban. Ormai la materializzazione congiunta era diventata di routine. L’odore di salsedine e il puzzo dei pesci morti ci invase le narici.
“Maledizione a Potty, questa salsedine mi rovina tutti i capelli!” berciò Malfoy mentre io sbuffavo infastidita. Merlino, guarda che io questo lo ammazzo, mi dispiace per Isy ma si trova senza il suo zio preferito se non la pianta di fare l’idiota e di sparare cazzate.
“Perché non erano già rovinati i tuoi capelli?” chiesi cominciando a percorrere il sentiero che dalla riva, l’unico posto dove ci si poteva materializzare, portava al centro dell’isola, dove si trovava la prigione.
“Zitta Granger, che qua l’unica con i capelli seriamente rovinati sei tu!”
“Malfoy, aggiornati, i miei capelli non sono rovinati, sono semplicemente ricci!”
“Malfoy, aggiornati, i miei capelli assomigliano ad un nido di passeri caduto da un albero e schiacciato da una carrozza mentre c’era un acquazzone, ma solo perché sono ricci!” disse lui scimmiottando la mia voce mentre io accennavo ad un sorriso.
“Povero, dopo ti toccherà farti la tinta!” lo beffeggiai continuando a camminare.
“Mezzosangue, per tua informazione i miei capelli sono biondo naturale! Non sono tinto!”
“Certo Malferett e i miei capelli sono bellissimi!” sbuffai continuando a camminare.
“Certo Granger, come no!” rispose lui soffiando e passandosi una mano sul viso.
All’ingresso della prigione c’erano due auror che controllavano che nessuno entrasse ma soprattutto che nessuno uscisse. Avevano eliminato l’uso della maggior parte dei dissennatori dopo che Voldemort era riuscito a corromperli affichè facessero evadere la maggior parte dei prigionieri. Ne tenevano alcuni rinchiusi nel seminterrato per i pochi prigionieri che ancora venivano condannati al bacio.
“Buongiorno signorina Granger, signor Malfoy. Prego le bacchette!” disse l’auror all’ingresso. Dai tratti sembrava talmente giovane che faticavo a credere che avesse già finito l’accademia.
“Abbiamo i permessi!” disse Malfoy tirando fuori dalla giacca i due fogli che ci aveva dato Harry.
“Devo controllare la bacchette!” insistette l’auror mentre io cominciavo a spazientirmi.
“Non è necessario!” intervenni riducendo gli occhi a due fessure.
“È nella prassi!” mi rispose quello di rimando.
“Assolutamente errato, so a memoria il regolamento. Fammi vedere tu il distintivo piuttosto!” gli risposi mentre negli occhi del ragazzo lampeggiò per un attimo la paura.
-Sgamato, merda! - pensai pietrificandolo lui e il socio con un incantesimo non verbale.
“Però, sei acuta Granger!”
“E tu idiota Malfoy, ci mancavano le guardie controllate da loro!” sbottai.
Finitem Incantem!” mormorò Malfoy puntando la bacchetta sui due che sbatterono le palpebre storditi.
“Che cosa è successo?” chiesero.
“È successo che siete stati talmente tanto furbi da riuscire a farvi incantare per non son quanto tempo che i mangiamorte hanno potuto controllare chi entrava ed usciva da Azkaban! Maledizione!” sbraitò Malfoy con le mani strette a pugno.
Con un incantesimo non verbale controllai le tracce di magia che erano passate per la porta.
“Malfoy non è ancora arrivato nessuno. Manda un patronus ad Harry che faccia trovare a quei bastardi le squadre auror!” mormorai. “Per quanto riguarda voi due, possibile che siate stati così scemi?” chiesi mentre mi guardavano terrorizzati.
“Possibilissimo Granger, sono curioso di sapere chi insegna in accademia, di sicuro non ci sono più i nostri insegnanti!” sibilò Malfoy evocando il patronus e mandandolo ad Harry.
Entrammo lasciando i due auror all’ingresso che si guardavano terrorizzati attorno. Con un incantesimo non verbale rafforzammo le barriere della prigione. Ci mancava solo questo. Merlino dimmi che cosa ho fatto perché me ne stai tirando una dietro l’altra: prima Malfoy, poi la bambina, poi questa storia dei paparazzi, degli attacchi e pure gli auror sotto Imperio.
“Chi interroghiamo per primo?” mi chiese Malfoy mentre un idea malsana prendeva forma nella mia mente.
“Weasley!” risposi senza esitazione.
“Sei sicura Granger?”
“Perché no? Tanto prima o poi toccherebbe comunque, così mandiamo subito le informazioni ad Harry e ci leviamo il pensiero!” gli dissi. Il mio discorso non faceva una piega. Prima facevamo l’interrogatorio, prima procedevano con il processo e condannato all’ergastolo se mi andava bene, al bacio del dissennatore se Merlino me la mandava buona.
Tutto l’affetto che avevo provato verso quella persona era completamente svanito, lasciando spazio ad un odio cieco che si faceva largo dentro di me. Ero sicura di odiarlo, lui che ci aveva traditi tutti e che con le sue informazioni e con i suoi ordini aveva ucciso centinaia dei nostri. Non meritava nulla, meritava solo di rimanere l’intera vita a marcire dento una cella talmente piccola da non poter neanche allungare le gambe. Quello meritava e basta.
L’idea malsana di prima continuava a spingere per essere presa in considerazione.
“Malfoy, mi serve il tuo aiuto!” dissi con un ghigno che non prometteva nulla di buono mentre lui si girava incuriosito. Serpeverde come era non mi avrebbe tirato buca proprio adesso!
 
NOTE DELL’AUTRICE
Ciao a tutti!
Finalmente le meritate vacanze.
Che sono pure finite, dato che io, la tua cara Beta, sono così scansafatiche da postare il capitolo con tre settimane di ritardo. Il mea culpa diverrà presto il mio motto.
Ringrazio Ladyathena che ha recensito il capitolo precedente e tutti coloro che seguono la storia e che leggono in silenzio.
Un mega grazie alla Beta che ha deciso di sopportarmi anche la prossima estate…
A presto con il prossimo capitolo.
Rowena
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3306663