''Assetato di vendetta.''

di meow317
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una croce nel buio ***
Capitolo 2: *** False speranze ***
Capitolo 3: *** Déja-vù ***



Capitolo 1
*** Una croce nel buio ***


Daryl era un furia. Non si rendeva nemmeno conto di quello che faceva, passava dalla balestra al coltello con una velocità sovraumana. Il suo corpo si muoveva veloce,scontrandosi con i vaganti, ma la sua mente era rivolta a Beth. Voleva raggiungerla prima possibile e assicurarsi che fosse tutta intera.

Il pavimento della camera in cui poco prima stavano parlando  non si riusciva più a riconoscere: era ricoperto di cadaveri putrefatti, sangue e brandelli di cervello sparsi ovunque.

Col cuore in gola Daryl, dopo aver ucciso l’ultimo zombie, corse su per le scale che portavano all’ingresso, aprì con un calcio la porta e iniziò con fatica a cercare la ragazza. Era buio. Riuscì a scorgere però un’ auto, che sicuramente non c’era prima, quando a ora di cena aveva dato un ultimo sguardo fuori dalla villetta.

Un pensiero terribile passò nella mente di Daryl, insieme ad un dolore che piano piano avanzò nel petto,nelle vene. Sentiva di essere stato accoltellato .Tradito. Non poteva essere che lei se ne stesse andando senza averlo aspettato, senza assicurarsi che fosse vivo o morto. L’arciere era immobilizzato dallo shock, nemmeno davanti a uno zombie o ad un uomo armato si era sentito così…impotente. Maledì sè stesso per essere stato così sensibile,così umano. Per essersi illuso di potersi fidare di Beth, per aver provato qualcosa... Lei si era approfittata di lui, della sua difesa, del suo essere pronto a mettere la propria vita a repentaglio per una stupida ragazzina impaurita. Stava scappando.

Poi la verità gli si manifestò all’improvviso, e fu come sbattere la testa contro un muro. Sentì infatti un urlo soffocato, come se qualche bastardo stesse premendo una sudicia mano sulla bocca di qualcuno, di una donna. I suoi riflessi agirono prima che il suo cervello avesse realizzato ciò che stave verammente accadendo. Qualcuno aveva preso Beth, non voleva scappare, non lo aveva abbandonato.

Daryl iniziò a correre nella direzione del rumore. Mise a fuoco l’auto, una sorta di carro funebre con una croce bianca pittata sul vetro posteriore. La croce era l’unica cosa che dava nell’occhio, quasi come un faro di speranza.
Era troppo tardi. L’auto sgommò alzando una nube di polvere, proseguendo verso l’oscurità.

‘’BETH!!’’ urlò Daryl, con tutto il fiato che aveva in corpo. Continuò a correre, ignorando il dolore ai piedi, alle ossa, alla milza. Preferiva morire d’infarto piuttosto che perdere di vista l’auto,e ciò che portava al suo interno.
La speranza di poter saltare su una macchina e continuare l’inseguimento sembrava troppo lontana e improbabile, ma mentre l’uomo correva sulla strada di campagna che li aveva condotti alla villa, pensò che forse tutto non era perduto: una moto giaceva abbandonata sul ciglio della strada. Il propietario doveva essere andato fuori strada a causa dei vaganti. Con le mani che tremavano,  l’arciere sollevò la moto con una forza che non sembrava la sua e la rimise in strada. Il miracolo era stato compiuto, le chiavi erano ancora insite. Daryl le roteò, sudando freddo e, la moto, tossendo un po’ di fumo grigio dallo scarico partì prendendolo alla sprovvista.

Alzando lo sguardo vide che i fari dell’auto si stavano allontanando troppo, ma si rese conto della strada che avevano intenzione di percorrere. Sarebbero arrivati alla statale più vicina.

La moto partì senza fatica e Daryl inziò a pensare più lucidamente alla situazione. Bruciava di rabbia contro sè stesso per aver dubitato di Beth, e soprattutto per essersi immobilizzato davanti ad una paura, da lui prima sconosciuta. Bruciava per non aveva reagito immediatamente; aveva esitato, come una femminuccia. Bruciava per non aver saputo proteggere la ragazza,che si era affidata a lui in tutto e per tutto negli ultimi mesi.

Per la prima volta da quando era iniziata l’apocalisse zombie Daryl Dixon aveva provato una sensazione diversa dalla rabbia. La paura. La paura di perdere qualcuno di importante, Beth,che era diventata la sua famiglia e la sua spalla. Beth che era diventata più forte ma che restava pur sempre una ragazzina che cercava in ogni cosa il lato positivo, o un motivo per andare avanti, e spesso questa sua forza d’animo l’aveva messa in pericolo.

Avrebbe trovato chi l’aveva portata via da lui, e gli avrebbe conficcato una freccia in mezzo agli occhi, ad ogni costo. Qualcuno doveva pagare.

L’asfalto luccicava alla luce lunare, a gli occhi dell’arciere erano puntati sulla croce che ancora riusciva a scorgere nell’oscurità. Il vento gli sferzava le guance come una frusta,il freddo gli intorpidiva le mani ma i suoi sensi erano più che svegli. Era deciso a salvare Beth .

Quella notte e il suo silenzio furono interrotte dal rombare di una moto, guidata da una creatura più simile ad un dio assetato di vendetta che un uomo.

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** False speranze ***


 
Non avrebbe saputo dire con esattezza per quanto tempo aveva guidato quella notte, ma aveva spento il motore solo alle prime luci del mattino. Si era tenuto a distanza di sicurezza dalla macchina, e dalle persone che gli avevano strappato via Beth. Gli occhi gli lacrimavano e le mani gli dolevano mentre l’auto si avvicinava ad una cittadina.
 
Sembrava solo un altra delle tante località abbandonate a causa dell’apocalisse, e le sue tracce erano ovunque. Era popolata di vaganti, le strade erano sporche, i cadaveri ovunque. Pur non conoscendo le vie interne, Daryl era riuscito a seguire Beth districandosi abilmente in quel labirinto di morte, spesso proseguendo su strade alternative, ma senza mai perdere di vista il suo obiettivo.
 
Dove la stavano portando? La concentrazione che gli ci era voluta per inseguire l’auto gli aveva evitato di pensare al dolore che ancora non era passato. Sentiva le membra pesanti, il cuore che batteva a ritmo frenetico, come per uscire dalla gabbia toracica. Il sudore, freddo, non aveva mai smesso di colare dalla sua fronte e l’arciere non sembrava poter controllare i tremori che lo affliggevano come un morbo, che dal cuore aveva raggiunto il suo sistema nervoso.
 
Dopo la svolta in un vicolo che aveva scelto per precauzione, sentì un assordante rumore metallicoe d’istinto fermò la moto. Con passo felpato si sporse da un angolo e vide la misteriosa auto entrare nel cortile di un palazzo possente. Era un ospedale, il ‘’Grady Memorial Hospital’’.
 
Per un attimo il suo cuore tornò leggero. Non erano dei criminali! Erano medici che stavano cercando di salvare la vita a Beth. Ma intuì immediatamente che la sua era una vana speranza. Il mondo non era più lo stesso, e le persone che nella nuova società si mostravano umane o caritatevoli avevano sempre qualcosa da nascondere. Il suo volto tornò torvo e ostile, la preoccupazione era tornata.
 
Il rumore metallico proveniva dall’apertura di un cancello che teneva fuori una ventina di vaganti. L’auto si fermò e Daryl aguzzò la vista. Beth era scortata da due poliziotti. Di nuovo si illuse che potessero essere brave persone, in fondo anche Rick era un poliziotto. Sì…prima di tutto questo però. C’era qualcosa di sbagliato, Beth era svenuta, e i due la trascinarono in malo modo per le braccia e per le gambe all’interno dell’edificio.
 
Poi Daryl notò qualcosa sul suo volto. Sangue. Era morta. Le sue gambe erano già pronte a scattare per una corsa disperata quando la ragione ebbe la meglio. Era morta? No. Impossibile…Si sarebbe trasformata. Era ferita…e la strattonavano in quel modo. Non riusciva ad accettarlo.  La rabbia fece di nuovo capolino , e il sangue ribolliva nelle sue vene . Non poteva fare nulla. Aveva poche frecce, l’avrebbero fatto fuori. Erano organizzati. Probabilmente c’era più gente di quella che aveva visto sino a quel momento.
 
La trascinarono nell’edificio, chiudendo la porta alle loro spalle.
 
Daryl si appoggiò al muro e si lasciò cadere,esausto. Stava seduto con le ginocchia al petto, ed in mente aveva un’immagine straziante. Una Beth insaguinata e svenuta. Sola. Senza di lui.
 
Sentì gli occhi bruciare, non capiva cosa gli stesse succedendo. Il bruciore portò con sè delle lacrime, lacrime di dolore, di impotenza, di preoccupazione. Non credeva ai suoi occhi. Stava piangendo. Non succedeva da quando il suo padre ubriacone era morto e quindi non riceveva più botte ed abusi.
 
Daryl Dixon stava piangendo senza rendersene conto. Ancora una volta Beth provocava su di lui reazioni incredibili. Aveva permesso che lei si avvicinasse a lui ed ora stava irrimediabilmente soffrendo.
 
Si portò le mani in testa e si massaggiò le tempie cercando invano di recupare la calma. Doveva agire. Stare a piangere in un angolo come un ragazzetto smidollato non era da lui e sicuramente non avrebbe portato Beth in salvo.
 
Quando iniziò a percepire un formicolio alla gamba capì che era stato troppo tempo seduto contro un muro. Doveva trovare un rifugio, dove poter dormire e nutrirsi e dove avrebbe potuto tenere d’occhio i movimenti nel Grady Hospital.
 
Da una finestra sul lato sinistro si intrufolò in un palazzone di fronte all’entrata principale dell’ospedale e si ritrovò nell’atrio. Storse il naso per la puzza di stantio e di cadavere dell’ambiente.
 
Gli ascensori erano fuori uso da chissà quanto, e decise quindi di salire ai piani superiori con le scale per trovare un appartamento da cui poter osservare al meglio la strada sottostante.
 
Dopo aver appena superato la rampa di scale del primo piano si fermò di botto. Un verso strozzato e un passo strascicato avevano attirato la sua attenzione. ‘’Vaganti’’ non fece in tempo a pensare che una folata di alito putrido gli tolse il fiato. Si girò scontrandosi di faccia con uno zombie in avanzato strato di decomposizione. Scansò per un pelo i suo denti marci, pronti a mordergli il collo. Mentre la bestia stava per raggiungerlo scoccò una freccia che gli trapassò l’occhio sinistro. A causa della distanza ravvicinata il cadavere gli cadde addosso facendogli perdere l’equilibrio. Disgustato, gli sferrò un calcio nella pancia e lo gettò di lato.
 
Era arrabbiato. La sua attenzione era calata così come i suoi riflessi. Un tempo avrebbe sentito il passo del vagante con largo anticipo, non avrebbe permesso uno scontro del genere…
Forse era la fame. Forse era la stanchezza, mentì a sè stesso, per non ammettere che perdere Beth era un duro colpo per la sua anima già compromessa.
Con più concentrazione riuscì a ripulire da una mezza dozzina di zombie gli appartamenti del 2° piano dell’edificio. La sorte volle che trovasse un appartamento perfettamente in ordine. Niente vaganti, niente cadaveri, solo uno spesso strato di polvere su ogni oggetto presente in casa.
 
Il tempo in quel luogo sembrava essersi fermato. L’unica cosa fuori posto erano dei vestiti da donna gettati alla rinfusa sull’unico letto matrimoniale; come se qualcuno avesse dovuto fare in fretta e furia i bagagli.
 
Aprendo il frigorifero, più per abitudine che altro, Daryl quasi ebbe un conato di vomito. C’era una grande quantità di cibo ma tutta ammuffita e scaduta da molto tempo.Negli scaffali sopra il piano cottura trovò molto cibo in scatola intatto e 2 bottiglie di coca. Con il coltello aprì un barattolo di carne in scatola imbrattando di olio il lenzuolo del letto su cui era seduto. Infilò due dita nel recipiente e le portò alla bocca, quasi come un bambino affamato.
 
In fondo che senso aveva essere educato,e mangiare composto? Era solo. Solo come era sempre stato, anche se in mezzo agli altri, anche se in un gruppo durante un’ apocalisse zombie. Non c’era più nemmeno Beth a rimproverarlo, e non c’era più la sua voglia nascosta, nascosta molto nel profondo, di accontentarla, di vederla sorridere. Era scomparsa con lei, dietro le porte del Grady Hospital.
 
Dopo aver mangiato con foga l’uomo si avvicinò alla finestra. Era pomeriggio inoltrato e al Grady tutto sembrava al suo posto. Le finestre erano per la maggior parte sbarrate, così come la porta principale. Agli occhi di un estraneo era solo un edificio abbandonato a sè stesso, al tempo ed ai vaganti.
 
Daryl ricoprì le finestre con dei fogli un giornale che risaliva alla civiltà, lasciando scoperto solo un sottile spiraglio da cui osservare la strada.
Si buttò sul letto senza preoccuparsi di svestirsi e, con la mano stretta sulla sua balestra, si lasciò ad andare ad un sonno profondo e senza sogni. L’indomani avrebbe escogitato un modo per irrompere nell’ospedale e prendere ciò che era suo da sempre. Beth.

 

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Capitolo 3
*** Déja-vù ***


Daryl aveva passato le due settimane successive attaccato alla finestra dell’appartamento. Occupava ore intere a osservare il Grady Memorial Hospital, in cerca di un qualche movimento, in cerca di un segnale.

Più tempo passava meno speranze c’erano per Beth di sopravvivere. Le risultava così facile mettersi nei guai e specialmente dare fiducia a chi invece non ne meritava.

Era successo questo anche con Daryl? Si meritava la fiducia della ragazza? Aveva lasciato che Beth si affidasse a lui, che vedesse il suo lato buono, il suo lato protettivo. Stando a così stretto contatto con lui, lei lo aveva messo a nudo, aveva frugato nella sua anima. Ed aveva visto in lui un uomo diverso da quello abituato alle scorribande con Merle, abituato a pensare esclusivamente a sè stesso…l’uomo che non si sarebbe fatto scrupoli a razziare l’accampamento capeggiato da Rick e ad uccidere chiunque si fosse intromesso.

Daryl si era specchiato nei suoi occhi innocenti, solo ora si rendeva conto di averlo visto, anche se da lontano, quest’ uomo diverso, che aveva a cuore un’altra vita che non era la sua. Era qualcuno che pensava che  al mondo oltre alla mera e pura sopravvivenza ad ogni costo,ci fosse qualcos’altro. E che nel profondo sapeva distinguere il giusto e lo sbagliato, e solo adesso aveva iniziato ad andare sul giusto.

 Era forse anche lui immeritevole di fiducia? Più volte si era comportato da vero pezzo di merda, l’aveva denigrata e rimproverata, più del necessario. Eppure Beth si era fidata, si era avvicinata, aveva riacceso la speranza di non avere più una vita fatta solo di fuga, morte e zombie.

Beth era rimasta con lui.
‘’Ed ora sono solo…questo è quello che mi merito’’. Pronunciò ad alta voce questa frase, arrabbiato, quasi spaventandosi dal suono roco ma quasi impercettibile della sua voce. Nel silenzio rimbombava come una richiesta d’aiuto disperata.

Provare ad aiutare Beth era un tentativo che andava fatto. Senza di lei poi, chi l’avrebbe salvato da sè stesso? Certo, non aveva bisogno di lei per sopravvivere, fisicamente però. Lui, non voleva più sopravvivere. Voleva vivere. E una vita di fuga, di corse, di ricerca di cibo non vale la pena essere vissuta, se non condivisa con qualcuno che allevi le tue sofferenze.

Assorto in questi pensieri, si rese conto un paio di secondi in ritardo del movimento tra i vaganti nel cortile dell’ospedale.
Che cosa avevano sentito? Si stavano pian piano radunando davanti al cancello. Con un tuffo al cuore vide una chioma bionda dirigersi velocemente fuori dall’edificio ed aveva addosso un vestito da infermiera.

 In quel momento tutto il resto diventò sfocato, tutto il rumore dei vaganti affamati momentaneamente diventò silenzioso. L’unica cosa percepita dall’arciere era un fuoco nel petto, un sollievo caldo e meraviglioso. Beth era viva, e stava scappando.
L’euforia lo fece volare giù dalle scale in un secondo, non voleva perderla di vista un secondo di più. Uscendo dalla finestra dalla quale era entrato cadde goffamente a terra. Una volta ricompoto, alzò lo sguardo e solo adesso notò che Beth non era da sola.
Un ragazzo, leggermente zoppo, le stava dietro, mentre lei pian piano scompariva perchè circondata dai vaganti che le si avvicinavano sempre più numerosi. Il suo compagno la superò, scansando gli zombie, e correndo in strada voltandosi a guardarla solo una volta, per poi sparire tra i palazzi circostanti.

Mentre Daryl si avvicinava a lei per soccorrerla voleva urlare. Voleva uccidere. Voleva sprofondare nel terreno. Voleva fare contemporaneamente tutte queste cose, ma in pochi secondi, mentre la stava quasi per raggiungere, si rese conto che i suoi rapitori avevano iniziato a sparare contro gli zombie. Erano tornati a prenderla.

L’arciere sentì il pavimento sotto di lui cedere. L’avrebbero riportata dentro, e una volta fuggita, non avrebbe potuto più farlo. L’avrebbero punita, l’avrebbero controllata. Dio solo sa cosa avevano in mente per lei adesso.
Daryl stava assistendo ad un terribile dejavu. Beth ancora una volta gli era stata portata via da sotto al naso.
La razionalità ebbe il sopravvento sull’arciere. Sapeva che l’avrebbero sopraffatto nell’esatto momento in cui interveniva. Erano in maggioranza numerica. Erano in forma, perchè chissà da quanto tempo vivevano sotto un tetto stabile, caldo e asciutto. E sicuramente Beth non era la prima persona che veniva rapita.

I suoi piedi rimasero perciò attaccati al terreno, mentre osservava la scena accovacciato dietro ad una macchina, ad una decina di metri dall’ingresso.

In men che non si dica la trascinarono dentro. L’uomo riuscì a scorgere la sconfitta negli occhi della ragazza, non oppose nemmeno resistenza. Si fece prendere per gli avambracci, e svogliatamente iniziò a camminare.
Non era da lei perdere la speranza. Questo, se possibile, spaventò Daryl più dell idea che gliela stessere portando via. Ancora. L’idea che questo mondo avesse iniziato a cambiarla…

Beth, nonostante lo schifo in cui vivevano, si era sempre mantenuta pulita, aveva dei principi. Era rimasta incontaminata, almeno nello spirito. Era fin troppo sensibile, ed era proprio questo a farla sembrare più…umana.
 
Con la coda dell’occhio Daryl scorse un movimento alla sua sinistra, come se qualcuno lo stesse osservando.
 
Non aveva dubbi, doveva essere il ragazzo che era riuscito a scappare.
Una furia omicida spuntò dalle viscera dell’arciere. Quel ragazzino pisciasotto aveva permesso che prendessero Beth.
Senza pensarci due volte non si scomodò a far finta di non vederlo, o a non farsi vedere da quelli dell’ospedale. Iniziò a camminare speditamente verso la macchina dietro la quale si stava nscondendo, e contemporaneamente puntava la balestra.

‘’Esci da là dietro, brutto cacasotto.’’ disse con voce calma ma temeraria, mentre stavs immobile davanti all’auto, con l’arma puntata sulla testa ache spuntava da dietro al finestrino.
Senza nemmeno dargli tempo di reazione urlò ‘’ESCI SE VUOI RESTARE VIVO, PORCA PUTTANA!’’
Si pentì subito di quello che aveva detto. Voleva ammazzarlo. Subito.

Un ragazzo magro, così magro che i vestiti gli stavano larghi addosso uscì con le mani alzate.
‘’Ti prego. Non sono armato’’ disse il ragazzo con un filo di voce guardando Daryl dritto negli occhi, in cerca di pietà.
‘’Chi diavolo ti ha detto di parlare? Stai zitto e seguimi. Da qui potrebbero vederci’’
Senza nemmeno aver finito di parlare Daryl lo afferrò per l’ossuto braccio e lo scaraventò di fronte a sè. Il ragazzo fece per girarsi, ma trovò la balestra puntata sulla sua nuca.
‘’Cammina, cazzo, e muoviti. Se dovessero venire a cercarti non avrei nessun problema a consegnarti.’’

Proseguirono per alcuni minuti , fin quando l’arciere non gli chiese ‘’Lasciare indietro una ragazza. Che bella mossa. Se tu non mi servissi avrei già strangolato con le mie mani un vigliacco come te!’’
‘’Io non volevo! Beth è mia amica…sto malissimo per quello che è successo…’’
‘’Ah sì? Non si direbbe proprio! Sei scappato a gambe levate appena si stavano avvicinando i vaganti! Brutto schifoso…se non ti eri pisciato nei pantaloni Beth adesso sarebbe qua !’’ Daryl sentì i pugni stringersi, il sangue salirgli al cervello. Senza nemmeno volerlo veramente, gli sferrò un pugno così forte da sentire sulle nocche lo scricchiolio del suo naso. Il sangue colò per terra.

Il ragazzo si portò le mani al volto, ma non osò alzare sguardo.
‘’Ci eravamo messi d’accordo così, una volta usciti io dovevo scappare. Anche se ero in difficoltà… se conosci Beth sai che se , per colpa mia, ci avessero catturati entrambi, lei non mi avrebbe mai perdonato…’’ sussurrò guardando le scarpe sporcarsi di sangue.
‘’Non piagnucolare con me, coglione. Non me ne frega un cazzo di te. Dimmi.. che cosa succede là dentro?’’ sputò Daryl ancora tremante di rabbia.
‘’Sei il fidanzato di Beth?’’

L’arciere lo prese di peso e lo scaraventò contro il muro. Stavano così vicini che mentre Daryl parlava il fuggitivo sentiva il suo alito caldo in faccia.
‘’Ascoltami bene’’ incomincò con finta calma, parlando tra i denti. ‘’Non voglio un amichetta del cuore con cui parlare! Rispondi alla mia fottuta domanda o giuro su dio che stavolta non mi tratterrò dall’ammazzarti!’’

‘’E’ un ospedale. Dentro ci sono molti poliziotti di Atlanta..io sono arrivato prima di Beth. Sto qua da molto tempo... Loro rapiscono persone in difficoltà, le curano…e dopo sei loro prigioniero.’’
‘’Beth sta bene?’’
‘’Sì… lei è stata la mia prima vera amica là dentro. Abbiamo progettato insieme di scappare. Ha dovuto uccidere un poliziotto…non gliela faranno passare liscia. Dawn…’’

‘’Chi è Dawn?’’
‘’E’ lei che comanda… Pensa che tutto abbia un prezzo. Più grave era la tua situazione, più ‘’devi’’ all’ospedale. Niente è regalato… Nella sua mente malata fa del bene alle persone, in realtà le rapisce, le esaspera e può portarle al suicidio…’’
Un brivido percorse la schiena di Daryl. In passato Beth, quando stavano alla fattoria, aveva provato a tagliarsi le vene; e in più di un’occasione lui gliel’aveva rinfacciato, accusandola di cercare la morte.

Cercò di autoconvincersi che Beth era una ragazza forte… che era una donna. Un moto di orgoglio lo trapassò. Aveva ucciso un poliziotto per scappare, forse voleva tornare da lui…forse sarebbe potuta tornare alla casa in cui stavano insieme…e avere finalmente un po’ di pace…

La sua mente galoppava a quel momento. Così ‘’normale’’ ma contemporanemente anormale per loro… una cena, una dolce musica al pianoforte, una voce melodiosa…e la vita non era sembrata così male.

Beth si meritava di vivere così, di essere felice. E Daryl avrebbe fatto di tutto per darle ciò che meritava…ma non avrebbe mai ammesso a sè stesso che quella ragazzina aveva sconvolto il suo modo di pensare.
Aveva riacceso in lui una speranza. Adesso sapeva cosa fare.

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