Our dirty little secret

di The Land Of Disagio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Slate eyes ***
Capitolo 2: *** Awkward ***
Capitolo 3: *** Injured ***
Capitolo 4: *** The Kiss ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Tonight ***
Capitolo 7: *** Where's Petra? ***
Capitolo 8: *** Bedroom ***
Capitolo 9: *** Temptations ***
Capitolo 10: *** Still in love with you + Plans ***
Capitolo 11: *** Together ***
Capitolo 12: *** A Baby? + Levi's Kid ***
Capitolo 13: *** Will you... ***
Capitolo 14: *** The fight + Dad ***



Capitolo 1
*** Slate eyes ***


Slate eyes

"Cominciamo!" urlò il Comandante, ergendosi nel piedistallo mostrando il massimo della sua statura.
"Se siete abbastanza coraggiosi da voler veramente entrare nella Legione Esplorativa per aiutare nella battaglia dell'umanità contro i titani fuori le mura, siete più che benvenuti a rimanere, ma non vi è alcuna garanzia di sopravvivenza. Se avete troppa paura, potete anche andarvene. Questo è tutto"

Il suo discorso fu scoraggiante ed estremamente breve, ma sincero. Molti cadetti rabbrividirono dalla paura, abbandonando uno ad uno la loro postazione a seduta stante, non reggendo quella sentenza di morte sulle loro spalle.
Se ne andarono tutti, tutti tranne una ragazza, molto minuta e dai capelli di rame, e tre uomini molto diversi tra loro: uno sembrava più vecchio di quanto fosse, il petto in fuori con aria superiore e i capelli chiari tagliati in stile militare, il secondo era molto alto, i lunghi capelli biondi raccolti in un codino, l'ultimo con la pelle abbronzata e i corti capelli castani pettinati all'indietro.

"Sono impressionato nel vedere quanto coraggio state dimostrando, soldati. Sono profondamente onorato di accettarvi nella Legione" si congratulò l'uomo, portando il pugno al petto. Era il suo saluto, il loro saluto.
I quattro soldati imitarono il suo stesso gesto, alzando il pugno al cuore con un sorriso orgoglioso sulla labbra.


Finita la cerimonia, i novellini si recarono ai loro dormitori in modo da poter fare i bagagli e trasferirsi nel nuovo edificio dove sarebbero andati a vivere da quel momento in avanti.
"Non posso credere che siamo veramente entrati nella Legione! Ditemi che non è un sogno!" gridò emozionata la ragazza, anche se si poteva leggere lo shock e l'agitazione nei suoi occhi color d'oro. Non era mai stata così elettrizzata e al contempo spaventata come in quel momento.
"Non ti preoccupare Petra! Ti proteggerò a qualsiasi costo" la rassicurò il suo ragazzo, avvolgendo il braccio intorno alla sua fidanzata, cercando di portarla più vicino a sè.
"Non c'è bisogno di proteggermi, Auruo. Posso prendermi cura di me, non sono una bambina" replicò piccata Petra, allontanandosi bruscamente da lui.
"Incontriamoci fuori quando hai finito con le valigie, va bene?" la ignorò Auruo, ormai abituato agli scatti d'orgoglio della ragazza. Del resto era uno dei motivi per il quale si era innamorato di lei.

Entrambi arrivarono ai dormitori, dove la coppia fu costretta a separarsi. Petra svoltò a destra per andare al dormitorio delle ragazze, mentre Auruo prese la via a sinistra.
Petra finì in fretta di preparare il suo bagaglio, non aveva molti oggetti da prendere, appena sufficienti per soddisfare i suoi bisogni.
Mentre chiudeva la porta dietro di sè, una voce profonda la fece trasalire facendole cadere la borsa sul pavimento, rovesciando i suoi vestiti sul pavimento.
"No, no, no" si lagnò irritata, cercando di raccogliere i suoi vestiti tutti in una volta.


Dopo l'inutile cerimonia il discorso di Erwin, il Caporale Levi sapeva che nessuno si sarebbe nemmeno preso la briga di pensare di unirsi nella Legione, solo un folle l'avrebbe fatto.
Mentre si accingeva ad andarsene dal palco, sentì parlare Erwin ancora una volta, lodando coloro che, a quanto pare, erano rimasti al loro posto, congratulandosi per il loro coraggio.
La fronte dell'uomo si corrugò, mentre borbottava involontariamente "Chi mai potrebbe desiderare di rimanere in questo reggimento schifoso?" .
Si sporse per dare un'occhiata a quei marmocchi sfortunati. Solo in quattro avevano avuto il fegato di restare, salutando rispettosamente Erwin.

Il caporale li esaminò uno ad uno, giudicandoli velocemente con un occhiata: un tipo alquanto bislacco cercava di mettersi in mostra, il biondino sembrava essere in buona forma e con la stoffa del leader, anche il ragazzo bruno sembrava un bravo combattente, ma quella ragazza...quella ragazza lo incuriosiva. Non aveva mai visto nessuno come lei, soprattutto con quei capelli arancioni.

C'era qualcosa in lei che lo intrigava, ma decise di lasciar perdere, anche se quella donna era indubbiamente attraente.

Decise d'istinto di fare visita ai suoi nuovi compagni, voleva capire perché diavolo avevano fatto quella scelta insensata.
I primi che interrogò furono il biondino e il suo amico bruno, che rispondevano al nome di Erd e Gunter, poi toccò a quello strambo, Auruo, che si morse la lingua mentre parlava, cercando di sembrare superiore.

Che idiota...

Sembravano tutti intimiditi ogni volta che si avvicinava, sembravano sul punto di pisciarsi addosso, guadagnandosi un occhiata snervata del loro superiore. La prossima sarebbe stata pel-di-carota, quindi si diresse senza rivolgere altra parola al dormitorio femminile, imbattendosi in quella strana ragazza proprio davanti alla porta della sua stanza.
"Perché ti sei unita a noi?" le chiese, appoggiandosi al muro con le braccia incrociate.

La ragazza sussultò violentemente, lasciando cadere la borsa sul pavimento sporco, facendo rotolare fuori tutti i suoi vestiti.
"Dannazione!" imprecò Petra, maledicendo a se stessa e la sua imbranataggine, notando una macchia di sporco sulla sua camicia bianca. "Perchè l'hai fatto?" sbottò, alzando la voce contro Levi, concentrata su i suoi poveri vestiti mentre cercava di rimuovere la macchia strofinandola stizzita.
"Perché ti sei unita a noi?" le chiese ancora una volta.
"E' davvero così impo-" urlò, pietrificandosi quando si voltò verso lo scocciatore.

I suoi occhi color ardesia fissavano intensamente i suoi, i capelli corvini perfettamente pettinati...il modo in cui si era appoggiato contro il muro con il suo sguardo ipnotico...era davvero bello.
La ragazza scosse la testa, cercando di distogliere lo sguardo da quella visione celestiale.

No, non doveva avere quel genere di pensieri, aveva già un fidanzato che la amava e rispettava.

"Hai intenzione di rispondermi?" replicò stizzito, facendo sussultare nuovamente la donna.
"I-io voglio combattere per aiutare l'umanità contro i titani, non voglio più essere rinchiusa all'interno di queste mura che ci consumano, signore" rispose con sicurezza, fissando il pavimento e stringendo la borsa al petto.
"Hm, non male..." commentò il moro "Sono il Caporale Levi" "Petra Ral" mugugnò, presentandosi al suo superiore.
"Non ti preoccupare, pulirò questa macchia dalla camicia, fosse l'ultima cosa che faccio" le assicurò, esaminando l'indumento sporco tra le sue mani con un'espressione disgustata.
"Sarebbe carino da parte sua" rispose, notando l'ultima delle sue maglie rimasta in terra.

Petra si abbassò velocemente per raccoglierla, ma sentì un altro tocco sfiorarle la mano. I suoi occhi dorati incrociarono quelli blu di Levi, che la incatenarono senza lasciarle scampo.

Era vicino, troppo vicino.

Poteva sentire il rossore diffondersi sul viso come una macchia d'olio quando sentì la mano di Levi afferrare delicatamente la sua.
"Uh..." gli sorrise imbarazzata "...stavo per prenderla io..." "Mi dispiace" si scusò l'uomo, ritraendo velocemente la mano da quella della giovane.

"Beh..grazie comunque per il suo aiuto, Caporale Levi, è stato un piacere conoscervi, ma devo andare, mi stanno aspettando fuori" balbettò la ragazza, alzandosi e correndo per il corridoio, concedendo un ultimo sguardo all'uomo prima di andarsene.

"E' stato un piacere anche per me, Petra Ral" sussurrò, mentre un sorrisetto malizioso spuntava sulle sue labbra.





Spazio della traduttrice
Buonsalve a tutti!
Parto dicendo che questa storia NON è mia, l'ho semplicemente tradotta dopo aver avuto il legittimo consenso dell'autrice, anime_puppy_ , che ha scritto questa fanfic su Wattpad e che io ho ritenuto meritevole di traduzione.
A breve pubblicherò la traduzione anche su Wattpad, metterò il link nel prossimo capitolo, che non dovrei tardare molto a tradurre.
Il rating è rosso per qualche capitolo con contenuti maturi, e solo Dio sa dove troverò il coraggio di tradurre tali capitoli visto che mi imbarazza anche scrivere una scena di bacio, ma io sono masochista, quindi porterò avanti il lavoro. Portatemi al manicomio, vi prego :')
Naturalmente ho dovuto apportare qualche modifica per motivi tecnici (per esempio i capitoli comprendono i vari punti di vista, ma spesso sono molto ostici da riportare in italiano), per il resto la storia è fedele alla storia originale.
Spero che il primo capitolo vi abbia almeno scaturito un minimo di interesse. :)
Alla prossima!!

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Capitolo 2
*** Awkward ***


Awkward

Erano ormai le 5:00 del mattino, tutti i nuovi arrivati dormivano alla grossa tranne Petra, che continuava a fissare il soffitto sopra di lei.
"Devo andare in bagno" mugugnò tra sé, trascinandosi mollemente fuori dalle coperte e alzandosi, sistemando la camicia da notte che le arrivava a stento sopra le ginocchia.

Si avviò silenziosamente verso l'ingresso della sua stanza, aprendo con cautela la porta pregando che non facesse quel fastidioso rumore stridulo che sarebbe riecheggiato in tutto l'edificio, disturbando il sonno tranquillo di tutti i suoi compagni, ma per fortuna non successe niente.
Sospirò sollevata, ma doveva affrontare un altro problema ben più grave: non aveva la più pallida idea di dove fossero i bagni.
Guardò da lato a lato per i corridoi, entrambi bui e vuoti.
Doveva andare a sinistra o a destra? Non sapeva da che parte andare, si sarebbe sicuramente persa in quel luogo labirintico.
Mordendosi nervosamente il labbro inferiore, decise infine di andare a sinistra, non riuscendo più a trattenere i suoi bisogni, precipitandosi nel corridoio cercando il bagno, ma appena svoltato l'angolo si scontrò contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

Sentiva le sue mani sul petto robusto di un uomo e trovò il coraggio di guardare in faccia il malcapitato.
"Caporale Le-" gridò, ma una mano le coprì prontamente la bocca, facendola zittire.
"Taci, così sveglierai tutti" la rimproverò Levi, anche se non sembrava affatto contrariato.
"Oh, scusate, non me ne ero resa conto" si scusò, scostando un ciuffo dagli occhi.
"Inoltre, hai intenzione di levarti di dosso?" la provocò, sollevandosi con i gomiti fissandola intensamente.

Il volto di Petra divenne rosso fuoco quando realizzò la posizione scomoda nella quale si trovavano.
Le ginocchia sfioravano i fianchi dell'uomo, era appoggiata sul suo bacino e con le mani su il suo petto tonico.

"Oh mio Dio, vi prego perdonatemi. Non volevo, non l'ho fatto apposta" balbettò imbarazzata mentre si scostava rapidamente e abbassando lo sguardo.
"Calmati, è stato solo un incidente" la rassicurò il moro, alzandosi a sua volta e sistemandosi la giacca con fare annoiato.
"Comunque sia, che cosa ci fai alzata così presto, Petra?" le chiese indagatore, avvicinandosi pericolosamente alla giovane donna.
"I-io...dov'è il bagno?" sputò fuori, andando dritto al punto, diventando ancora più rossa di prima.

Il caporale si avvicinò ancora di più alla ragazza, volendo intimidirla, ma non potè fare a meno di notare le guance visibilmente arrossite.
Inconsciamente, pensava che fosse tremendamente carina in quel modo, timida e imbarazzata, sin dal giorno precedente, quando le aveva volutamente afferrato quella manina delicata.
Era veramente molto bella, con una dolce voce e, soprattutto, così dannatamente innocente.
Tutte cose che fanno notare una donna, a suo parere.

"Il bagno è giù per le scale, gira a destra e dovresti trovare una porta grigia" le spiegò spicciolo, tenendo per sè i suoi pensieri non del tutto convenienti.
"Grazie" grazie, lo ringraziò con voce appena udibile, avviandosi mestamente verso il bagno tirando i peggio insulti verso il destino, che, a quanto le pareva, aveva deciso di prendersela con lei.
"Ah, Petra, quando hai finito raggiungimi alle stalle. Ti aspetto lì"

Aveva in mente per lei qualcosa di veramente speciale.





Spazio della traduttrice
Buonsalve a tutti!
Sono riuscita a fare un aggiornamento in breve tempo, non ci credo :'D
Va beh, il capitolo è piuttosto corto, quindi ci è voluto molto meno tempo, fortunatamente.
Ho riempostasto il rating da rosso a arancione, almeno temporaneamente, per dare modo a tutti di leggere comodamente la storia, visto che ancora non è successo niente di particolare...per ora, eh.
Vi lascio qui il link di Wattpad, che ho messo anche nella bio, dove potrete trovare la storia (e anche le altre, in futuro...e forse): https://www.wattpad.com/user/Happily_S_97
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto il precendente capitolo e coloro che hanno recensito, spero che anche questo nuovo vi piaccia.
Vi mando un abbraccio, siete tutti stupendi! <3
Alla prossima!!

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Capitolo 3
*** Injured ***


Injured

Appena indossata la sua nuova divisa, Petra si fiondò per le scale, pronta per il suo strano appuntamento con Levi alle scuderie.
Il tempo fuori era meravigliosamente rinfrescante, ma il cielo sembrava un po' nuvoloso: poteva scoppiare a piovere da un momento all’altro.
Una voce profonda e incredibilmente sexy richiamò la sua attenzione, proprio dietro di lei.
“Petra, da questa parte”
“Eccomi, signore” esclamò avvicinandosi, portando il pugno al cuore.

Senza troppi giri di parole, l’uomo le porse un mantello verde, le Ali della Libertà cucite su di esso.
“Mettilo”
“Oh…grazie” gli sorrise, la voce rotta dall’emozione.
Finalmente le Ali della Libertà erano veramente sue. Non poteva essere più felice.

Indossò il mantello con orgoglio, montando il suo cavallo già sellato e strigliato con cura in precedenza.
"Ok, Petra, faremo una rapida esercitazione a cavallo da qui fino al bosco, ritorneremo molto in fretta" la informò Levi, constatando una strana espressione di sollievo mista a delusione nel volto della sua sottoposta, che si riscosse velocemente, imbastendo un sorriso.
"Va bene, andiamo" esclamò con sicurezza, seguendo senza indugio il cavallo nero di Levi, avviandosi trotterellando lungo la strada prestabilita.

Entrambi i cavalli passarono rapidamente dal trotto al galoppo mentre si avvicinavano sempre di più al bosco.
Il meraviglioso cavallo marrone di Petra seguiva automaticamente il maestoso stallone di Levi e ben presto raggiunsero l'enorme albero che segnava il limitare della foresta.

"Petra, stai sempre dietro di me, intesi?" le ordino il Caporale appena si addentrarono nei boschi, stranamente pensieroso.
La ragazza fece come le era stato detto senza discutere, ma improvvisamente il cielo si oscurò ancora più di prima.

Una fitta pioggia torrenziale cominciò cadere imperterrita e una nebbia fitta si alzò da terra, rendendo impossibile vedere più lontano del proprio naso.
Andando avanti, Levi smise di sentire il rumore degli zoccoli del cavallo della giovane soldatessa. La consapevolezza gli gelò il sangue nelle vene.
"Petra!" gridò, guardando indietro, realizzando che Petra si era davvero persa nella nebbia.

Sapeva quanto fosse estremamente pericoloso andarsene al giro con quel tipo tempo, specialmente a cavallo.
Gli animali sarebbero diventati molto più selvaggi e insicuri con quell’atmosfera opprimente.

Attese in silenzio, sperando di sentire qualcosa che gli desse un indizio di dove si fosse cacciata, ma non c’era niente a parte il silenzio più assoluto.

Senza pensarci due volte, l’uomo azionò all’istante il dispositivo per il movimento tridimensionale, disposto a tutto pur di trovarla sana e salva.
Cercava disperatamente di mantenere la calma, ma il suo cuore lo tradiva, battendo all’impazzata mentre ispezionava ogni angolo di quel bosco fangoso.
L’unica speranza era trovare le impronte degli zoccoli del suo cavallo marcate in terra, ma niente, solo pioggia che continuava a cadere sul suo volto.

Nella sua affrettata ricerca, pregava silenziosamente che quella sciocca stesse bene.


P.O.V. Petra

Non riesco a vedere una sola cosa di fronte a me, né posso sentire il rumore degli zoccoli del cavallo di Levi.
Il mio cavallo si imbizzarrisce immediatamente al rombo violento del tuono che per poco non mi fa venire un infarto, dirigendosi chissà dove.
Merda, così non va per niente bene.
Il vento e l'acqua scorre senza pietà sui miei capelli e il mio corpo, infradiciandomi fino al midollo.

Cerco di calmare il mio cavallo, completamente terrorizzato, accarezzandogli delicatamente il muso, non sortendo comunque grandi risultati.
"Shh, tranquilla bellezza, andrà tutto bene, vedra-AHHH!”

FINE Petra P.O.V.


Il cavallo si schiantò contro un enorme albero spinoso, perdendo l’equilibrio inciampando sulle radici, disarcionando la sua padrona, che cadde sbattendo la testa sulle rocce, perdendo i sensi.
Il sangue scorreva copioso dalla tempia.



(QUARTIER GENERALE)


"Dove diamine è finito Levi?" sbuffò Erwin, fissando il tremendo temporale fuori dalla finestra gocciolante del suo ufficio.
"Buongiorno Erwin!" una donna con lunghi capelli castani raccolti in una coda di cavallo e dei grandi occhiali fece irruzione nella stanza senza preavviso.
L’uomo non diede segno di stupore, ormai ci era abituato.
"Hanji...cosa ci fai in piedi così presto? L’allenamento inizierà tra un'ora” puntualizzò il biondo, non distogliendo lo sguardo dal panorama.
"Lo so, ma sono così eccitata di insegnare ai cadetti tutto ciò che so sui Titani!" esclamò la scienziata con un rivolo di bava sulle labbra e gli occhi luccicanti. "Non vedo l'ora!"
“Hanji? Cosa hai in mano?" le domandò Erwin, aggrottando il folto sopracciglio. "Oh, questo?" sollevò il sacchetto di plastica pieno di diverse ciocche di capelli tutte di colore diverso.
"Ho pensato di raccogliere alcuni campioni di capelli delle nuove reclute mentre dormivano, tutto qui"
"Sei incredibile. Hanji" sbuffò esasperato il biondo, scuotendo scoraggiato il capo.
“Ma sai cosa c'è di strano? Volevo un campione di capelli da quella ragazza con i capelli arancioni, Petra, ma lei non era nella sua stanza…" osservò Hanji, grattandosi la testa.
"Hm...così Levi e Petra sono entrambi spariti nel nulla…ma dove sono?"



"Petra! Petra!" gridò l’uomo ancora una volta, non ricevendo ancora nessuna risposta.
Improvvisamente, il cavallo marrone della ragazza gli tagliò la strada, galoppando all'impazzata verso chissà dove.
Il moro accelerò rapidamente, attraversando il bosco, trovando finalmente Petra stesa a terra, sanguinante e circondata da due lupi neri.
"State indietro!" urlò contro di loro sguainando le spade, facendole tintinnare sinistramente.
I lupi sembravano piuttosto confusi e intimoriti, ma continuavano a latrare contro lo sconosciuto, che non si smuoveva di un millimetro.
Un ululato di dolore di un lupo proveniente dal profondo dei boschi richiamò i suoi simili, che si ritirarono verso il loro covo.
"Tranquilla Petra, adesso ci sono io" le sussurrò, prendendola tra le sue braccia.

Dopo qualche minuto, Petra riprese lentamente i sensi, socchiudendo i suoi grandi occhi color oro, incontrando lo sguardo del suo salvatore.
"C-capo…Caporale Levi" mugugnò, la voce ancora tremolante e debole.
"Ti riporto a casa, riposa per ora"

Entrambi fecero ritorno al castello salvi, ma Petra ancora non si sentiva affatto bene per via della botta subita durante la caduta. Levi la portò immediatamente in infermeria, dove Hanji si sarebbe presa cura di lei.

"Starò bene, signorina Zoe?" le chiese la giovane con tono preoccupato, massaggiandosi nervosamente la testa dolorante.
"Non preoccuparti cara, ho visto di peggio, starai alla grande. E non chiamarmi signorina, ti prego" la rassicurò Hanji con un grande sorriso.

Una volta curata la paziente, la castana uscì dalla stanza per permetterle di riposarsi, ma a breve Levi prese il suo posto.

"Ti senti bene?" le chiese, sentendosi visibilmente in colpa.
"Sì, mi sento molto meglio, credo”
"Non volevo farti del male là fuori, mi dispiace molto" si scusò, avvinandosi ancora di più alla ragazza, lasciando uno spazio minimo tra di loro.
"Non è stata colpa vostra, non avevate idea di ciò che sarebbe successo. Comunque sia, un soldato deve essere pronto a tutto, giusto?" lo rassicurò, facendo spallucce.

Le sue guance si imporporarono quando realizzò quanto i loro volti fossero realmente vicini.
Moriva dalla voglia di baciarlo.

Si sporse in avanti e Levi fece altrettanto, premendo le labbra contro quelle della sua sottoposta, sigillandole in un morbido e delicato bacio.





Spazio della traduttrice
Buonsalve a tutti!
Sì, sono ancora qui, purtroppo per voi :p
Sono davvero felice di aver tradotto il capitolo in tempo relativamente breve, è uno dei miei preferiti!
Questo capitolo è, meno male, più lungo rispetto al precedente, anche se per me significa più lavoro, ma non mi importa, sono veramente felice di condividere questa storia con tutti voi.
Spero che la storia e il capitolo vi piaccia e che troviate la traduzione soddifaciente.
Aggiornerò presto, lo prometto!
Alla prossima!!

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Capitolo 4
*** The Kiss ***


The Kiss

Stringendolo più forte, Petra continuò a baciare Levi sentendosi bruciare dal momento in cui le loro labbra si erano sfiorate. Sentiva uno strano formicolio nelle guance, come se tutto il sangue scalpitasse per esplodere fuori dal suo corpo ormai sopraffatto dall’eccitazione.

Dal canto suo, Levi afferrò le guance rosee della giovane, portandola ancora più vicino a sé, sopraffatto da quella sensazione mai provata prima.
Ben presto il loro bacio si approfondì.
La donna allacciò le braccia intorno al collo di lui che afferrò saldamente la sua vita sottile.

Improvvisamente Petra si staccò, confusa e incredula, come se si fosse risvegliata da un sogno.
"Levi... non posso farlo", singhiozzò affranta la ragazza sciogliendo la loro stretta passionale. "Io ho un ragazzo".

Il Capitano inclinò la testa, perplesso, fissando i suoi scintillanti occhi dorati ora pieni di lacrime.

"Mi dispiace davvero. Devo andare", sbottò Petra alzandosi e scappò via di lì il più velocemente possibile, senza guardarsi indietro, mentre lacrime amare rotolavano lungo la sua pelle liscia.
Aprì la porta, sbattendola bruscamente dietro di sé, ed uscì dalla stanza lasciando Levi attonito e solo.


P.O.V. Petra

Non ce la facevo più, dovevo andarmene al più presto dall'infermeria.

Mi precipitai all’istante nella mia stanza, lanciandomi sul mio comodo letto, ritrovandomi a fissare il soffitto.

"Perché, perché l’ho fatto, Levi?", mugugnai tra me e me a voce bassa. "Non capisco".

Lacrime su lacrime si susseguirono interrottamente scorrendo senza pietà lungo le mie guance e sul cuscino, mentre riflettevo su ciò che era appena accaduto.
Mi richiusi in camera per tutto il giorno. L’unica cosa che ronzava nella mia testa erano due domande:

“Avrei dovuto dirlo ad Auruo? E se sì, come avrei potuto dirglielo?”

FINE Petra P.O.V.



La mattina dopo, come al solito, Petra fu la prima ad alzarsi rispetto agli altri soldati, che ancora dormivano alla grossa, e decise che sarebbe stato carino preparare qualcosa per i suoi compagni di squadra, con i quali stava stringendo velocemente amicizia.

Andò in cucina, e dopo tanto cercare trovò finalmente del tè nero, ben nascosto da qualcuno.
"Wow! Roba del genere è davvero rara da queste parti!" esclamò, esaminando con curiosità lo strano contenitore del tè.

Fece bollire con cura l'acqua dopo di che immersione i sacchetti di tè lasciandoli in ammollo per circa dieci minuti, permettendo a quelle foglioline secche di rilasciare il loro indistinguibile colore e sapore.

L’aroma delicata arrivò sino alla stanza di Levi che sgusciò fuori dal letto inalando quel profumo intrigante che tanto adorava. "Cos'è quest'odore?", sussurrò, prendendo un'altra zaffata di quell’aria dolce.

Quando i dieci minuti furono ormai trascorsi, Petra versò la bevanda calda con precisione maniacale nelle cinque tazze che aveva preparato per i suoi compagni.
Poi, all'improvviso, il rumore scricchiolante del pavimento di legno l’allarmò.
Voltandosi rapidamente, vide che il suo peggiore incubo era entrato in cucina. Sussultò violentemente, sgranando gli occhi, mentre le guance si tingevano di un rosa sempre più acceso.
Era totalmente imbarazzante per lei rivederlo dopo il bacio proibito del giorno prima.

"C-cap-capitano? C-cosa ci fa qui?", balbettò la ragazza, cercando di non fissare i suoi ipnotici occhi blu.
"Questa deliziosa fragranza mi ha portato qui", spiegò lui spicciolo, sedendosi compostamente a tavola. "Vedo che hai trovato il mio tè nero".
“Oh! Era suo? Mi dispiace, non volevo ass…" si scusò la ramata, venendo prontamente interrotta dal Capitano.
"Tutto apposto, non ti preoccupare", cercò di calmarla. "Potresti passarmi una tazza, per favore?".

Petra afferrò la tazza di tè più vicina e lentamente si avvicinò a Levi, cercando di non versarne nemmeno una goccia. "Ecco a lei, Signore". Sorrise timidamente, mettendo la tazza di vetro proprio di fronte a lui, ma, mentre si apprestare a compiere il suo dovere, sentì delle labbra soffici sfiorare lievemente la sua guancia.

Levi l'aveva baciata, di nuovo.

"Grazie, Petra".
"Qu-questo… perché? Cosa significa?", urlò lei indietreggiando, toccando il suo viso ormai completamente in fiamme.

Levi, senza scomporsi minimamente, bevve un sorso di tè e si alzò dalla sedia, guardando con fare possessivo la sua sottoposta, diventata color pomodoro. "Petra, ti ricordi quando ieri ci siamo baciati in infermeria?".
"Sì, ma non voglio parlarne, ok?!", sbottò piccata, spostando lo sguardo di lato e incrociando le braccia.
"Quando ti ho baciata, tu non hai protestato, ma hai risposto al bacio, quindi non si può dire che non ti sia piaciuto", replicò il moro, avvicinandosi nuovamente alla ragazza, già nel panico più totale, finché non furono ad un palmo di distanza.
"Ma io non posso, Capitano, ho un ragazzo, ricorda?", protestò flebilmente, con lo sguardo pieno di desiderio puntato a terra.
"Questo non significa debba saperlo", le sussurrò sensualmente, prendendole delicatamente il mento, costringendola a guardarlo in faccia.

Si fissarono profondamente negli occhi per secondi che parvero interminabili.

Quelli dorati di Petra sembravano urlare una sola cosa: Baciami. Ora!

Levi non perse tempo, la spinse contro il lavandino facendo connettere le loro labbra. L’afferrò per il bacino per attirarla più vicino al suo corpo mentre Petra si aggrappava saldamente e quasi disperatamente alle forti spalle del suo Caporale.

"Ehi, c’è qualcuno?", echeggiò una voce energica proveniente dal corridoio.

I giovani interruppero istantaneamente la loro ‘attività’, separandosi prima che qualcuno potesse beccarli in quella situazione compromettente.

"Ciao Levi, ciao Petra", esclamò Hanji, facendo capolino da dietro la porta salutandoli con un sorriso enorme.

"Oh, grandioso! Occhiali di merda è qui", borbottò Levi, sedendosi nuovamente a tavola per finire di bere il suo tè.
"Ti ho sentito, amico mio", ridacchiò Hanji mentre si preparava la colazione. Ormai era abituata alla ‘gentilezza’ del Capitano.

“Beh, devo andare a prepararmi per l'allenamento di oggi”, disse Levi dopo aver bevuto la sua bevanda. “Spero di vederti lì, Petra", aggiunse poi con nonchalance lasciando rapidamente la stanza, riempiendo la ramata di dubbi e paure.





Spazio della traduttrice
Buonsalve a tutti!
Questa volta sarò molto breve, volevo solo ringraziare tutti quanti per il vostro sostegno! Ve ne sono veramente grata!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, anche se un po’ più corto rispetto al precedente :)
Alla prossima!!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

"Siete tutti pronti per l'allenamento?" gridò Hanji, eccitata come sempre per quello che avrebbe insegnato ai nuovi cadetti.
"Sì, signora" gridarono loro in coro verso la donna occhialuta, prima che una misteriosa ombra scura comparisse improvvisamente proprio alle sue spalle.

“Oh, che gesto gentile da parte tua unirti a noi, Capitano Levi", lo provocò con un sorrisetto, irritando il diretto interessato.
"Zitta, e cominciamo prima che cambi idea", sbottò a sua volta.

Dalla sua espressione decisamente minacciosa si deduceva che non aveva molta voglia né scherzare né tanto meno di trovarsi lì.

Scrutò uno ad uno ogni singolo cadetto, cercando una persona in particolare. Non fu difficile trovare quella ragazzina minuta; del resto i suoi capelli arancioni la distinguevano facilmente dalla massa.

Petra capì di essere osservata, e senza rendersene conto il suo sguardo e quello del caporale si incatenarono in un fugace istante.

"Ok, oggi ci alleneremo con l’attrezzatura per il movimento tridimensionale, che ne dite?" annunciò Hanji, guidandoli nella stanza dei rifornimenti per prepararsi.

I partecipanti seguirono con entusiasmo la donna, ma Petra camminava volutamente senza fretta, lasciando che tutti la sorpassassero in modo che finisse ultima.

Voleva incontrarsi con Levi, parlargli e mettere fine a quella scomoda faccenda.


P.O.V. Petra

Quando fui certa di non essere notata da nessuno, mi voltai, trovando Levi proprio dietro di me.

Non riuscivo né a trattenermi né a sfuggire a quello sguardo, a quei penetranti occhi blu, capaci di catturarmi e farmi perdere la testa.

“È così strano?”, pensai.

Non lo sapevo e non m’importava, l’unica cosa sicura era che provavo un desiderio immenso e irreprensibile nei suoi confronti, nemmeno lontanamente paragonabile a qualsiasi cosa avessi mai provato per qualsiasi essere umano prima di lui.

Nessuno mi aveva mai fatto perdere la ragione in quel modo. Nemmeno Auruo.

Puntai con decisione verso il capitano, ma, prima di raggiungerlo, Auruo mi spuntò improvvisamente davanti, sbarrandomi il passaggio.
“Cosa stai facendo, Petra? La stanza dei rifornimenti è dall’altra parte", mi riprese, mettendomi un braccio intorno alle spalle e trascinandomi lontano dal mio obbiettivo.

Mi scusai con lui, accusando la mia sbadataggine e imbastendo un sorriso di facciata.

Accidenti ad Auruo!

FINE Petra P.O.V.



Mentre tutti si cambiavano, Petra e Auruo stavano avendo parecchi problemi a sistemare le rispettive attrezzature.

"Accidenti! Come diavolo si mette questo coso?" si lamentò il ragazzo, cercando di ruotare le cinghie sul suo corpo.
"Non lo so, è molto confusionario" grugnì di rimando la giovane, tirando le cinture sui suoi fianchi sottili.

Attirata da quelle lamentele, Hanji accorse in loro soccorso, "Non ti preoccupare, ci penso io!", esclamò pimpante, cercando di aiutare il cadetto. "Ok, Auruo, per farlo funzionare, devi infilarle per bene… così!", sottolineò, afferrando le cinghie e tirandole energeticamente verso l'alto, lasciando il povero ragazzo senza fiato.
"H-Hanji… n-non riesco a r-respirare", mugugnò, cercando di ritrovare un po’ di aria, mordendosi la lingua nel tentativo, come suo solito.

In quel preciso istante, Levi entrò nella stanza, incuriosito da quel baccano, assistendo con esasperazione a quel patetico teatrino.
Sbuffando scocciato, si avvicinò alla ramata, tirandola per il braccio. "Bene, mentre aiuti questo moccioso, io penserò a Petra", dichiarò rivolto all’amica, che rispose con un mugugno distratto.

Tirò con maestria le spalline verso l’alto, fissandole alla parte posteriore dei pantaloni di Petra, sfiorandole inevitabilmente le natiche.
A quel tocco delicato, le guance della ragazza si tinsero di rosso per l’ennesima volta nell’arco di poche ore.

Una volta finito il suo dovere, Levi si allontanò con misurata lentezza, "Ecco, ora sei pronta", le sussurrò nell’orecchio, uscendo di lì.

Petra lo seguì, approfittando della distrazione del fidanzato ancora alle prese con Hanji. Non poteva perdere l’occasione di parlare con lui.
"Caporale, dove sta andando?" lo chiamò, sperando di ritrovarlo in fretta, ma la sua attenzione venne attirata da un tonfo improvviso. Si diresse senza esitazione verso la fonte dei rumori, sbirciando dall’angolo della porta.

Non riusciva credere ai suoi occhi!

Con una lentezza esasperante, Levi stava indossando la propria attrezzatura.

L’uniforme gli donava terribilmente, e il raggio di sole, che sembrava abbracciarlo, lo faceva apparire ancora più irresistibile.

La mascella di Petra si spalancò come se fosse priva di muscolatura e sentì le guance rosee improvvisamente bollenti. A causa dello stupore perse l’equilibrio, rischiando di battere la testa contro il muro, e proprio in quel momento Levi notò finalmente la sua presenza.

"Sapevo che saresti venuta", la stuzzicò con un ghigno, scrutandola con fare malizioso.
"Io? N-no! N-non stavo facendo niente di male!" cercò di negare, sollevandosi di scatto da terra.
Si era messa in un bel guaio!

"Mia piccola Petra, so che non sai resistermi, lo leggo nei tuoi occhi…", sibilò, raggiungendola in soli tre passi.

Con impeto spinse Petra contro il muro, trattenendola per il polso assaggiando ancora una volta quelle labbra morbide. Adesso però voleva di più.
Voleva sentire quanto lei lo desiderasse, e ne ebbe occasione quando Petra rinunciò a quella svogliata resistenza ricambiando il bacio con egual ardore.
Non c'era modo di separarli, si staccavano solo quando avevano bisogno di riprendere fiato.

Levi stava perdendo il controllo, dedicandosi ora al suo collo arrossato.
Cominciò a baciare febbrilmente quel collo delicato, sollevandole la camicia con una mano, sentendo il corpo bollente della giovane amante. Petra si fece sfuggire un profondo sospiro di piacere, appoggiandosi contro il muro, lasciando che Levi prendesse il controllo su di lei, finché una voce familiare spezzò l’atmosfera.

"Petra? Petra, dove sei?", gridò Auruo, alla ricerca della sua fidanzata.
"Oh, dannazione!" imprecò sonoramente la soldatessa, scocciata dalla brusca interruzione di quel momento speciale con il suo capitano.

"Ehi, Petra", le sussurrò Levi, separando le labbra dal suo collo.
“Sì? Che c'è, Caporale?"
"Se desideri, vediamoci nella mia stanza. Stanotte" le suggerì, guardandola come se non fosse successo niente.
"I-io non dovrei farlo… non è giusto nei confronti di Auruo", balbettò, ma prendendo quell’idea proibita in seria considerazione.

"Il mio non è un ordine, ti sto solamente chiedendo di pensarci. In ogni caso, ti aspetterò", la rassicurò, mentre la sua voce si affievoliva sempre più mentre usciva di lì, regalandole un ultimo sguardo prima di andarsene.

Veloce come un fulmine, Petra si sistemò la camicia e si pettinò i capelli in modo da non far nascere sospetti, per poi andare a cercare Auruo. Guardò dappertutto, ma non riusciva a trovarlo, ma ad un tratto sentì la sua voce e quella di una ragazza ridacchiante.
Petra si nascose dietro alla parete, facendo capolino con la testa. Con dispiacere, vide Auruo appoggiato con una mano al muro mentre flirtava con un'altra ragazza, facendola ridere a dismisura.

"Forse andare da Levi stasera non sarebbe poi così male" mormorò tra sé, ormai decisa.





Spazio della traduttrice
Hey, sono tornata!
Questo capitolo è stato senza dubbio quello più difficile da tradurre, per questo ringrazio di cuore una certa persona per avermi aiutato a revisionare questo capitolo e quello precedente! Sei una grande, tu-sai-chi! ;)

Vi premetto che tra massimo due capitoli dovrò mettere il rating rosso...a buon intenditore poche parole ;)
Beh, qui si conclude il primo capitolo dell'anno nuovo, auguri a tutti quindi! :D Spero che come sempre il capitolo sia stato di vostro gradimento, vi invito a lasciare un commentino, come sempre :)
Un bacione a tutti!
Alla prossima!!

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Capitolo 6
*** Tonight ***


Tonight

Appena concluso l’allenamento, il sole cominciò a cadere dietro l'orizzonte. Le stupende sfumature del tramonto presto sarebbero state sostituite dalle stelle e dal buio notturno.

Tutti i soldati si erano riuniti nella sala da pranzo, dove era stato servito il pasto.
Dopo aver ricevuto il suo piatto di pane, zuppa e acqua, Petra si sedette accanto ai suoi nuovi amici, Gunter e Erd.

"Oh…ehi, Petra, non mi ero accorto che fossi qui", la salutò Erd, strappando un pezzo di pane e mangiandolo con voracità.
"Perché non sei con Auruo?", la interrogò Gunter, osservando i tavoli, cercando il ragazzo con lo sguardo "Ora che ci penso, dov’è?"
"Hanji sta ancora cercando di tirarlo fuori dall’attrezzatura...", spiegò spicciola Petra, mescolando distrattamente la sua zuppa che adesso girava vorticosamente, formando un piccolo vortice.

I due ragazzi notarono lo strano comportamento dell’amica, che di solito era sempre pimpante e sorridente. C’era sicuramente qualcosa che la turbava.

"Cosa c'è che non va, Petra?" le chiese il biondo, notando la sua espressione triste.
La giovane guardò i suoi amici, molto preoccupati per lei, e si spaventò, capendo che se non fosse stata attenta, avrebbero scoperto il suo sporco segreto. Non poteva certo farsi beccare. Così, imbastì un sorriso falso, ridacchiando gioiosamente nascondendo magistralmente le sue reali emozioni.

"Non è niente, sono solo molto stanca" sospirò, pregando che abboccassero.
"Dovresti andare a letto e riposarti. Vuoi che io e Gunter ti accompagniamo in camera?"
"No, non vi preoccupate. Ora finite i vostri pasti, ci vediamo domani, ragazzi!" li salutò, continuando quella patetica sceneggiata.

La ragazza prese il suo piatto, gettandolo tra le stoviglie sporche, e uscì passando per il campo erboso vicino alle scuderie.

Con quella brezza fresca che le accarezzava il volto e i capelli, la giovane soldatessa rifletteva sull’incontro con Levi di quella sera.
Si sentiva davvero molto stressata e agitata per quella pericolosa situazione che si era andata a creare e non aveva idea di che cosa sarebbe potuto accadere in quella stanza se avesse deciso di andare lì.

Mentre stava per rinunciare, i suoi pensieri tornarono a quello che era successo poco prima, quando si era ritrovata sola con lui. Ricordava il modo in cui l’aveva toccata, la passione con la quale l’aveva baciata, la dolcezza con la quale l’aveva stretta quando le baciava il collo, implorandola per il suo amore.

Petra chiuse gli occhi, immaginando le mani del Caporale sfiorala ancora. Voleva sentire quel tocco delicato almeno un ultima volta.

Ormai aveva deciso: sarebbe andata da Levi.


***

La ragazza attraversò lentamente il corridoio, avvicinandosi alla stanza dove era stata invitata, ma ad ogni passo che faceva sentiva l’insicurezza e la paura assalirla di nuovo.

"Ce la posso fare. Ce la posso fare!", si ripeteva come una furia, arrivando finalmente davanti a quella fatidica porta.
Alzò la mano, stringendola a pugno, pronta per bussare, ma proprio mentre si apprestava a farlo, cominciò a tremare senza controllo, però una volta arrivata a quel punto non poteva tirarsi indietro, e raccolto tutto il suo coraggio si decise a dare quei tre colpetti delicati al legno della porta.

*Toc Toc*

La porta si spalancò all’istante, rivelando gli occhi blu e penetranti di Levi.

“Ti aspettavo", la salutò con la sua voce profonda e sensuale, facendole cenno di accomodarsi.

La sua camicia era sbottonata in parte, mettendo in mostra il torace scolpito, con le maniche rimboccate, rendendolo ancora più desiderabile.

Petra si fiondò nella camera da letto, sperando di non essere stata vista da nessuno, mentre Levi si chiudeva la porta alle spalle, sigillandola dall’interno.
"Sono contento che tu sia venuta", ammise con sincerità, invitandola a sedersi.

Petra si guardò intorno, e non si sorprese dell’incredibile ordine e organizzazione di quella stanza.

"Non volevo lasciarti qui da solo. Suona strano?", confessò tutto d’un fiato, dandogli le spalle per non fargli vedere la su espressione.
"No, per niente. Beviamo qualcosa", propose l'uomo, offrendole un bicchiere di vino rosso e sedendosi sul divano di velluto.
"Grazie", rispose con un sussurro, soppesando il bicchiere cristallino e bevendone un sorso. "Wow, è veramente buono!"
"Sono felice che ti piaccia", ridacchiò Levi, un po’ divertito dall’espressione estasiata della sua sottoposta, sorseggiando a sua volta la bevanda rossa.

Ben presto, mano a mano che riempivano i rispettivi calici con particolare frequenza, il vino si andò ad esaurire molto più velocemente del previsto.
"Beh, sembra che abbiamo finito questa bevanda deliziosa" le fece notare, mostrandole la bottiglia ormai del tutto vuota.
"Non è giusto!" alzò la voce lei, diventando improvvisamente di una strana tonalità di rosso sulle guance, probabilmente a causa dell’alcool ingerito "Ma sa una cosa?". Fissò con intensità quei magnetici occhi azzurri che tanto adorava, strisciando più vicina a lui sedendosi sulle sue ginocchia, spingendosi contro il suo petto muscoloso aggrappandosi saldamente alle sue spalle.
Si avvicinò pericolosamente al suo orecchio, sussurrandogli: "Non sono affatto ubriaca".

Levi aggrottò le sopracciglia, colto alla sprovvista da tanta sfrontatezza.
Sapeva quali erano le sue intenzioni, il suo desiderio, e non aveva alcuna intenzione di deluderla, anzi, aveva piena intenzione di sorprenderla.





Spazio della traduttrice
Buonsalve!
Sì, ci sono ancora, ed ecco a voi il tanto atteso (?) sesto capitolo!
Spero che, anche questa volta, sia di vostro gradimento :)
Alla prossima!!

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Capitolo 7
*** Where's Petra? ***


Where is she?

"Accidenti”, sbuffò Hanji “Ci abbiamo messo un eternità per cavarti quella roba di dosso". La donna si asciugò il sudore dalla fronte, prima di rendersi conto delle condizioni del ragazzo che, steso sul pavimento, sembrava svenuto. "Umm...Auruo stai bene?".
"S-sì, sto bene, Hanji. Ho solo un po'di difficoltà a respirare", la rassicurò, cercando di portare quanto più ossigeno possibile nei polmoni.
"Posso aiutarti?", gli suggerì la donna, con un sorriso compassionevole nel viso. "No, grazie. Posso cavarmela da solo", respinse gentilmente la sua offerta appoggiandosi alla parete di legno, portando la mano sulla cassa toracica, respirando lentamente "Comunque, ho intenzione di andare dalla mia fidanzata" la informò, uscendo dalla porta.
“La tua ragazza è quella con i capelli arancioni? Petra, giusto?" cercò di indovinare, aggrottando le sopracciglia. Quella ragazza l’aveva incuriosita molto.
"Sì, è lei. Sai dove è?" le chiese con un sorrisetto. Aveva voglia di passare un po’ di tempo con la sua adorata nanerottola.
“Beh, forse potrebbe essere nella sala da pranzo in questo momento, oppure è in camera sua per riposarsi" suggerì Hanji, raccogliendo i suoi effetti personali "Potresti raggiungerla lì".
"Ok. Grazie per l’aiuto, Hanji", la salutò il ragazzo con un cenno della mano.

Quando Auruo arrivò nella sala da pranzo, scoprì che era completamente vuota. Tutti dovevano aver già finito il pasto mentre si stava togliendo l’attrezzatura.

"Deve essere uno scherzo", mugolò tra sé e sé, "forse è nel dormitorio, andrò trovarla adesso". Il ragazzo si precipitò verso il dormitorio femminile, prima di scontrarsi contro Erd.
"Dannazione, Erd” gli urlò contro rabbiosamente “che diavolo combini?".
"Accidenti, amico, che cavolo hai?" sbraitò a sua volta il biondo, confuso dalla reazione eccessivamente aggressiva di Auruo.
"Non sono affari tuoi", lo liquidò spicciolò, dirigendosi verso il corridoio, venendo però fermato dalla voce di Erd. "Non andare a disturbare Petra, sembrava piuttosto stanca stasera, e scommetto che non vuole vedere nessuno in questo momento".
"Stai zitto", ribatté Auruo, ignorando il suo suggerimento.

Erd, ancora allibito, era rimasto lì immobile come un fesso. "Bah! Fai come ti pare, stronzo" mormorò sottovoce, tornando nella sua stanza.

"Che cosa sa di Petra, quel coglione”, sbottò tra sé, avvicinandosi alla stanza della giovane “Non sta con lei. Sono io sono il suo fidanzato!".

Quando finalmente si trovò di fronte alla porta, bussò almeno cinque volte, ma dalla stanza non proveniva alcun suono.
Petra non era lì.

"Ehi? Piccola, ci sei?", la chiamò a bassa voce, afferrando la maniglia e facendo scattare la serratura.
Era una strana sorpresa, di solito Petra teneva sempre la porta chiusa a chiave, senza eccezioni, a meno che non fosse…"Andata", sbuffò il ragazzo.

Il giovane fece irruzione nella camera, ma non c'era traccia di lei. Tutto era al suo posto, non era stato portato via niente.
Petra non era stata nella sua stanza per tutto il giorno.

“Forse è in bagno”, realizzò, "L’aspetterò qui".
Auruo aspettò a lungo con pazienza, in attesa che la sua amata tornasse, ma lei non si fece viva. Non passò troppo tempo prima che la stanchezza vincesse su di lui, e gli occhi assonnati si chiusero, cadendo in un sonno profondo che sarebbe durato tutta la notte.


***

"Ehi, ragazzina, sei sicura di quello che stai per fare?", le domandò il moro, con una galanteria tutta sua, sfiorandole delicatamente i fianchi. Voleva essere certo al 100% che lei ne fosse consapevole, non voleva spaventarla.

La soldatessa si morse nervosamente il labbro, improvvisamente ansiosa. Una morsa fastidiosa si fece largo nel suo stomaco, non sapeva se fosse senso di colpa o semplice paura, ma non voleva tirarsi indietro. Quel che sarebbe stato, sarebbe stato.
“Mai stata più sicura” rispose con determinazione, sfiorandogli il collo con un lieve bacio.





Spazio della traduttrice
Lo so, magari non era quello che vi aspettavate e siete rimasti delusi, ma all'autrice piace molto tenerci in sospeso, lo noterete anche in futuro.
Sto ancora riflettendo se mettere di nuovo il raiting rosso, dipende da come saprò svilluppare i capitoli...secondo voi, cosa dovrei fare? Sono in seria crisi! D-:
Va beh, ho ancora tempo per decidere, intanto spero che il capitolo vi sia piaciuto :D
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Bedroom ***


Bedroom

Petra avvolse strettamente le gambe intorno ai fianchi di Levi, che baciò con passione la giovane e attraente amante.

Con quel semplice bacio, entrambi sentirono l’attrazione che provavano l’una per l’altro, il profondo desiderio che avevano tenuto dentro di loro: era profondo, forte, e molto esigente.

La giovane soldatessa emise un flebile gemito, boccheggiando per prendere una zaffata d'aria fresca. L’uomo la guardò negli occhi, ghignando soddisfatto per l’effetto che aveva su di lei, ma nel profondo doveva ammettere che quello non era niente a confronto del brivido che gli procurava il solo guardarla.

Levi l’afferrò per il polso, sdraiandola sul comodo divano di velluto, sovrastandola. Le sue labbra percorsero il collo della donna con febbrili baci, scendendo lentamente verso il petto, sentendo la pelle della giovane ormai in ebollizione.
Sbottonò rapidamente i bottoni della camicia bianca, uno ad uno, rivelando il reggipetto nero. Le sfilò la camicia con un movimento fluido, osservando ogni particolare del corpo della soldatessa.

Era così bella, con il petto che si alzava e abbassava sempre più velocemente, i capelli ramati leggermente scompigliati e le guance di un rosa decisamente più acceso.
Per la prima volta nella sua vita, il forte Capitano Levi si ritrovò ad invidiare veramente un cadetto. Auruo poteva bearsi di quella vista tutte le volte che desiderava, non poteva stupirsi che si fosse innamorato di lei.
Chiunque poteva innamorarsi di quell’incantevole donna.

Il volto di Petra divenne ancora più rosso quando Levi le sfiorò il seno, prendendosi il suo tempo per sfilarle il reggipetto, godendosi dell’impazienza che il corpo della giovane stava cominciando a mostrare.
Quando decise finalmente di mettere fine a quella vera e propria tortura, la liberò da quell’ormai inutile pezzo di stoffa, gettandolo dall'altra parte della stanza, dedicandosi solo alla ragazza.
Nient’altro gli importava in quel momento.

Giocherellò con il suo seno, sfiorando i suoi punti più sensibili prima con le labbra, poi con la lingua, così delicatamente da sembrare una dolce carezza.
Petra emise un rantolo disperato, sopraffatta dal piacere che Levi le stava regalando, ma ormai non più sufficiente, voleva di più.
Era completamente inebriata da quelle travolgenti sensazioni.

Con sua grande sorpresa, Levi si sfilò a sua volta la camicia, rivelando il suo petto scolpito, prendendola tra le braccia e depositandola sul letto matrimoniale.
Entrambi mezzi nudi, Levi posò le labbra su quelle della giovane amante, armeggiando con i bottoni dei suoi pantaloni, calandoli quel che bastava per esporre le mutandine nere.

Erano semplici, di cotone, ma lasciarono il moro completamente di sasso. La semplicità di quella ragazza lo lasciava disarmato. All’improvviso si sentì riluttante, più di quanto fosse stata prima Petra.
Si sentiva indegno di averla lì, tra le sue braccia, ricevere i suoi baci e le sue carezze anche per una sola notte.

"Tu-tutto bene?" gli chiese la ragazza, mordendosi il labbro, timorosa di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Levi ridacchiò, quasi intenerito dal suo imbarazzo. Non avrebbe mai immaginato che Petra tenesse così tanto a fare bella figura.
Voleva davvero non deludere le aspettative del suo Capitano, e quella piccola esitazione da parte sua l’aveva in qualche modo messa in agitazione. Aveva paura di essere respinta, ma niente era di più sbagliato.

"Non c’è niente che non vada, anzi…" la rassicurò con la sua voce profonda, sfiorandole il naso con le labbra, "ma come tuo capitano, dispongo l’immediata rimozione di queste…" le sussurrò, agganciando con le dita i lati delle mutandine e sfilandole lentamente, lasciando che la stoffa accarezzasse le magre gambe della ragazza, denudandola completamente.

Levi non sarebbe più stato in grado di trattenersi a lungo di fronte a quella donna incantevole che giaceva sul suo letto, in attesa. Si tolse, prendendosi il suo tempo, i pantaloni e i boxer, ormai completamente nudo.
Strinse Petra tra le sue braccia, coccolandola e baciandola allo scopo di tranquillizzarla, farla abituare alla sensazione così intima che provocava il contatto tra i loro corpi nudi.

Lentamente, l’aria si riscaldò sempre più, finché entrambi sentirono che finalmente il momento per compiere quel grande passo era arrivato. Non che quelle coccole non fossero di loro gradimento, ma semplicemente non riuscivano più ad indugiare oltre.

"L-Levi" balbettò Petra, trattenendosi dal gridare mentre il moro le divaricava leggermente le cosce. Le posò un dito sulle labbra, zittendola con garbo. “Shh” sussurrò, spostandole i capelli da viso “Ti fidi di me?”.
La ragazza rimase stupita da quella domanda, limitandosi ad annuire con la testa, ma Levi le sollevò il mento, costringendola a guardarlo negli occhi “Rispondi, per favore, voglio sentirtelo dire. Ti fidi di me?”.
Quella richiesta quasi supplicante intenerì Petra, che accarezzò la nuca del ragazzo. "Sì", rispose con un sorriso, “Mi fido”.

Si fidava veramente di lui, incondizionatamente, senza bisogno di garanzie. Sapeva che non avrebbe dovuto, del resto si conoscevano da poco tempo, ma il suo irrazionale sesto senso l’avrebbe convinta persino a buttarsi nel vuoto con serenità, con la certezza che lui l’avrebbe afferrata tra le sue forti braccia.

Con un grugnito sollevato, Levi riprese possesso delle labbra dell’amante, afferrandola saldamente per i fianchi, entrando in lei solo per pochi centimetri, assicurandosi che non sentisse troppo dolore, ma l’autocontrollo della giovane era davvero ammirevole, grazie soprattutto ad anni di allenamenti e ossa spezzate, sia figurativamente che letteralmente.
Quando moro cominciò lentamente a spingere, Petra si lasciò sfuggire un gemito di piacere misto alla sorpresa, serrando gli occhi e trattenendo una lacrima di dolore, mentre Levi entrava completamente in lei, divenendo un tutt’uno con la ragazza.

Lentamente il dolore iniziale scemò lasciando il posto al piacere, così travolgente che la donna si morse il labbro, sforzandosi di non fare troppo rumore, concentrandosi sugli occhi blu di Levi e sul benessere che le procurava. Si aggrappò saldamente alle lenzuola bianche, così forte da spiegazzarle. La sensazione del Capitano dentro di sé la rendeva completamente appagata e felice, come mai lo era stata in vita sua.
Era così euforica che avrebbe voluto gridare, mandando al diavolo la decenza.

Levi sentì il sangue bollirgli nelle vene, inebriato dal calore emanato dal corpo di Petra, che ormai aveva perso la capacità di trattenersi. Si cullarono con sempre più foga, beandosi uno dell’altra senza niente che li fermasse o facesse esitare.

“Levi!" sussurrò la ragazza, artigliandogli la schiena. I loro occhi si incontrarono, e il moro poteva chiaramente leggere in quelli di lei il desiderio di averlo più vicino, e non la voleva deludere.
Si spinse più in avanti, incontrando le labbra arrossate della ramata, ricevendo in cambio dei gemiti a stento trattenuti, ma che avevano il potere il farlo infiammare oltre l’immaginazione.
Non voleva dar piacere solo a se stesso, ma anche a Petra.

Il sudore tra i loro corpi aumentava, i loro respiri sempre più pesanti.
Non avrebbero resistito a lungo.

La soldatessa aggrovigliò le braccia intorno al collo di Levi, accarezzandolo mentre le baciava febbrilmente il collo.
Ormai si sentiva al limite della sopportazione, lanciandosi sfuggire un grido acuto quando raggiunse l'apice insieme al suo amante, che lasciò un piccolo morso sulla spalla di Petra.
Non era riuscito a farne a meno, quella donna scatenava in lui una reazione che nessun’altro era stato in grado di fargli provare.

Entrambi appagati, Levi si stese accanto a Petra per riprendere fiato, accarezzandole i capelli ramati che mascheravano il suo viso arrossato e ansante, senza dirsi niente.
Non ne avevano bisogno, dopo quello che era successo.

Non passò molto tempo prima che la donna crollasse addormentata tra le sue braccia, e fu solo allora che Levi si permise di darle un piccolo, dolce bacio sulla tempia sudata.





Spazio della traduttrice, rannicchiata nell'angolo della vergogna
Ehy, sì, sono sempre quella disgraziata, e no, non vi siete liberati di me.
Prima di tutto, mi volevo scusare con chi magari è rimasto deluso da questo capitolo, aspettandosi qualcosa di più...hot, ma davvero mi vergognavo troppo a mettere tutti quei particolari, e ho preferito incentrarmi più su cosa provavano i nostri due piccioncini. Non volevo rendere questa scena molto importante come un semplice atto carnale fine a se stesso, ma qualcosa di più sentito.
In poche parole, non ho voluto far sembrare Levi una femminuccia, ma neanche uno scimmione insensibile, e Petra non la classica "oh mio Dio sii delicato, sono fragile", ma comunque con le sue comprensibili ansie.
Spero di aver reso bene l'idea :/
Alla fine ho deciso di non alzare il raiting, in quanto mi sono convinta che, dopo tutto, non è così dettagliato e dunque accessibile a tutti. Voi che pensate, ora che avete letto il capitolo?
Spero che vi sia piaciuto, sono davvero ansiosa di sapere la vostra opinione in quanto non ho mai scritto di una cosa così intima e...sono molto titubante.
Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Temptations ***


Temptations

La dolce luce mattutina risvegliò i sensi di Petra, che si costrinse ad aprire gli occhi, strofinandoseli svogliatamente. "Ma che diavolo…", sbadigliò la ragazza, rendendosi poi conto di essere ancora nel letto di Levi, ricordandosi della notte appena trascorsa.
Arrossì un po’, accarezzando dolcemente la guancia dell’uomo, che sembrava profondamente addormentato.
"È proprio carino quando dorme", ridacchiò a bassa voce, quasi tra sé e sé, subito dopo, però, si ritrovò davanti i pungenti occhi blu di Levi che fissavano i suoi. Era completamente sveglio fin da prima.
"Ti ho sentito, sai?", sibilò l’uomo, strappandole un bacio breve, ma passionale.
Quella mattina sembrava particolarmente riposato, le solite occhiaie molto meno marcate.
"Buongiorno anche a te", lo salutò lei, sorridendogli radiosamente con un rossore adorabile sulle guance. Non si era mai sentita più in pace di quel momento. Le sembrava che tutti i tasselli della sua vita fossero al loro posto.

"Come…come stai?", le chiese con finto disinteresse, stiracchiandosi la schiena.
"Oh, beh...", sussurrò lei, spostandosi i capelli dal viso con una mano, mentre con l’altra si copriva con le lenzuola. "Alla perfezione", rispose infine, godendosi l’espressione impercettibilmente allarmata del suo amante.
La fastidiosa dolenza iniziale si faceva ancora un po’ sentire, ma era abituata a ben altro tipo di dolore, quindi non ci faceva nemmeno caso. Era una sciocchezza, al confronto.

Un lampo di malizia attraversò gli occhi di Levi, che strisciò al suo fianco. "Ah, davvero?”, sussurrò sensualmente, schiacciandola sotto di lui, sfiorandole il naso e fissandola negli occhi dorati. “E adesso come stai, invece?".
"Oh, adesso sto ancora meglio", ridacchiò lei, regalandogli un caldo sorriso, portando una mano sulla nuca del moro, attirandolo in un tenero bacio.

Quando si staccò, la ragazza sgranò gli occhi, arrossendo violentemente per la vergogna, scansandosi da lui. "I-io devo andare", borbottò con una vocina appena udibile, rossa in volto, evitando accuratamente il contatto visivo.
Sgusciò rapidamente dal letto, vestendosi in fretta e furia, ma prima che potesse uscire dalla stanza Levi l’afferrò la mano, facendola sobbalzare.
"Petra, non andartene. Per favore", mormorò. Nonostante la sua solita espressione annoiata i suoi occhi tradivano una profonda malinconia.

Entrambi si stupirono di quella particolare richiesta, Levi per primo non riusciva a credere alle sue parole.
Non si era mai interessato così tanto di qualcuno in tutta la sua vita, tralasciando Isabel e Farlan. Allontanava tutti, senza distinzioni, per evitare di rimanere ferito, ma con lei non ci riusciva.

Non poteva lasciarla andare.
Non voleva lasciarla andare.

"Non andare", ripeté, tentando di continuare a non mostrare ciò che provava davvero.
Sapeva che Petra era profondamente turbata, probabilmente sentendosi in colpa nei confronti di Auruo o, peggio ancora, si era pentita della notte appena trascorsa, ma non sopportava di vederla così angosciata. Vederla stare male era quasi peggio di una ferita sanguinante.

"Si tratta Auruo, non è vero, Petra?", le chiese, imperturbabile.
La giovane si irrigidì, prendendo un profondo respiro. "No…cioè, sì, cioè...”. La ragazza emise un sonoro sbuffo di frustrazione. “Non proprio, è solo che...".
"È solo che...?", la incalzò.

Petra sospirò, raccogliendo tutto il suo coraggio. "Possiamo sederci?" suggerì, indicando il divano di velluto rosso, da dove era cominciato tutto. Un cipiglio irritato e incuriosito apparve sul volto del Caporale, ma non si oppose, sedendosi accanto a lei.
"Io…avrei dovuto dirtelo fin dall'inizio, ma pensavo che mi avresti riso in faccia", sussurrò, imbarazzata come non mai. "Insomma, tu sei stato il mio primo", confessò tutto d’un fiato, evitando di stabilire un contatto visivo, rossa dalla vergogna. “Sai, per colpa degli allenamenti dell’addestramento e di tutto il resto, non ho mai avuto molte occasioni di… emh… fare partica”, borbottò infine.

Levi osservò le guance in fiamme di Petra, allibito da quella rivelazione. Le sue ansie svanirono nel nulla, non capiva di cosa si preoccupasse.
Niente avrebbe cambiato ciò che provava per lei.

Per la prima volta nella sua vita, Levi sentì il bisogno di ridere, e non riuscì a trattenere una sincera e sana risata. Non poteva davvero a credere che lei temesse di essere rifiutata.
La ragazza lo fissò stupita, incredula dinanzi a quella reazione del tutto inaspettata dell’uomo. Nessuno l’aveva mai visto neppure sorridere, ma ridere era del tutto impossibile. Quasi inconcepibile.

Continuando a ridacchiare, Levi attirò Petra in un dolce abbraccio, evidentemente intenerito. "Ma cosa stai dicendo? Pensi davvero che se tu non fossi stata vergine sarebbe cambiato qualcosa?", continuò a ridere accarezzandole i capelli ramati. "Sai, anche tu sei la mia prima donna", confessò a sua volta, prendendo ancora una volta di sorpresa la soldatessa.
Pensava che Levi fosse pieno di fanciulle adoranti, che fosse una delle sue avventure, ma a quanto pare non era così. In un certo senso, ciò la faceva sentire importante.

Gli regalò un sorriso radioso, fissandolo nei suoi occhi azzurri.
Era tremendamente felice.

Gli accarezzò i capelli corvini, attirandolo in un ultimo, dolce bacio.

Dopo qualche minuto di effusioni, i due amanti cominciarono a rivestirsi il più in fretta possibile, rendendosi conto di essere già in ritardo.
Quel giorno, tutti i membri della Legione erano impegnati in un’importante missione, ordinata dallo stesso Levi.
L’operazione “Pulizie”.

"Ehi, Petra!”, la richiamò, mentre si avviavano verso il cortile. “Ti ho mai detto che sei veramente sexy quando indossi la divisa?", la provocò, squadrandola con malizia. La giovane lo guardò imbarazzata, balbettando. "C-che cosa?".
Levi ridacchiò, divertito dalla sua reazione. "Dopo tutto quello che abbiamo fatto, ancora ti vergogni?", la sbeffeggiò, guadagnandosi una gomitata dritta nelle costole, seguita da una sonora risata di Petra.

Presto arrivarono al cortile, dove tutti i cadetti erano già ordinatamente in fila, tranne uno.
"L'unico cadetto assente è Auruo. Qualcuno sa dove è?", borbottò Hanji, scrutando tra i suoi sottoposti.
"Aspettate, aspettate! Sono qui!", urlò il ragazzo, raggiungendo precipitosamente i suoi compagni e mettendosi in riga al loro fianco.
"Finalmente! Ora che tutti sono qui, dividiamoci in gruppi di due, in modo da liberarci da questo strazio il prima possibile", strillò Hanji con entusiasmo, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Levi, agguantando il braccio del povero Moblit. "Sarei molto onorato di collaborare con lei, Hanji" balbettò il ragazzo, prima di venire trascinato via dalla donna.

Lentamente, tutti scelsero il proprio partner per quel noioso lavoro.
Auruo, rimasto da solo, continuava a guardarsi intorno alla ricerca della sua fidanzata. "Ma dov'è Petra?", si chiese nella confusione, grattandosi la testa, per poi notare la testa arancione della ragazza.
Si fece largo tra gli altri soldati per raggiungerla, sbracciandosi come un forsennato, cercando di attirare la sua attenzione. "Ehi, Petra, vuoi lav…?", le chiese, venendo interrotto bruscamente dal Capitano Levi. "Ho già chiesto io alla signorina Ral di aiutarmi nelle pulizie, Bossard", sibilò, mettendo una scopa tra le mani della ragazza, che fulminò con lo sguardo il moro.
In quel modo Auro avrebbe capito tutto, e non poteva permettersi di essere scoperta.

“M-ma non c'è nessun altro rimasto per aiutarmi, Capitano. P-posso almeno unirmi a voi?", azzardò con prudenza il castano, intimorito dallo sguardo truce dell’uomo, che sbuffò irritato. "Bene, ma vedi di fare un buon lavoro".

Mentre i tre si dirigevano al piano di sopra per pulire, Petra si sentiva logorare dentro. Sapeva che ciò che aveva fatto al suo fidanzato era terribilmente sbagliato, ma al tempo stesso non riusciva a pentirsi della magnifica notte di passione passata con Levi.
Non sapeva che accidenti fare.

Auruo le era sempre stato accanto, sostenendola nei duri anni di allenamento e donandole amore incondizionato, ma Levi… Levi era Levi. L’attraeva come una calamita. Invadeva i suoi pensieri, i suoi desideri più proibiti.
Erano due completi opposti.

Le mani le tremavano impercettibilmente, ma cercava di sembrare calma. Doveva prendere una decisione, al più presto possibile.

Lanciò uno sguardo ai due uomini al suo fianco, coloro che, in modo del tutto diverso, le avevano rubato il cuore.
Auruo e Levi, Levi ed Auruo.
Sicurezza e Passione, Passione e Sicurezza.

Chi era l’uomo che amava veramente? Chi voleva davvero al suo fianco?
Prima di chiarire con entrambi i ragazzi, prima di tutto doveva fare chiarezza con sé stessa, e al più presto. Non voleva ferire nessuno dei due.

Arrivarono finalmente al piano a loro assegnato, e Levi dovette sopprimere un conato di vomito. La stanza, in disuso da tempo, era piena di polvere e sporcizia.
"Questo posto è disgustoso", sibilò, mettendosi sulla bocca una pezza bianca, imitato prontamente dai suoi sottoposti, schifati a loro volta.
"Petra, resta con me per ripulire questa camera”, ordinò il Capitano con un tono che non ammetteva repliche. “Auruo, tu vai a pulire i bagni, e sarà meglio che dopo non trovi nemmeno un granello di quello schifo", lo fulminò con gli occhi, tirandogli il necessario per eseguire quell’ingrato lavoro.

Levi spedì Petra a pulire le finestre, per poi equipaggiarsi a sua volta con una scopa, cominciando a spazzare ogni angolo della stanza con maniacale precisione.
Nel frattempo, non riusciva a distogliere gli occhi da lei per più di qualche minuto. Il suo sguardo concentrato, il suo profumo, ogni cosa di lei era come una droga.

Sfilandosi la pezza dalle labbra, si avvicinò lentamente a lei, senza che se ne accorgesse, tanto era impegnata a rimuovere una macchia di sporco particolarmente resistente. "Hai bisogno di aiuto?", le sussurrò nell’orecchio, facendola sobbalzare mentre l’afferrava per la vita, stringendola a sé. "Mi hai spaventata", ringhiò irritata Petra, avvampando.

Si voltò verso di lui, cercando di apparire arrabbiata, ma il suo tentativo svanì nell’aria quando i suoi occhi incontrarono il furbo sorrisetto e gli occhi infuocati dal desiderio del moro.
Deglutì a vuoto. Non era giusto, come poteva resistergli, se la guardava in quel modo? Era dannatamente bello e desiderabile.

Prendendole la mano, guidò ogni suo movimento pulendo ogni macchia della finestra, finché fu talmente pulita da potercisi specchiare dentro.
"Ecco, non era così difficile, no?", la stuzzicò, continuando ad usare quel tono suadente che lei tanto adorava.
Avvolse le braccia sotto il suo petto, depositandole un piccolo bacio sul collo. La pelle della ragazza divenne bollente quando le morse delicatamente il lobo dell'orecchio.
Cercando di trattenersi, Petra si morse con forza il labbro, indecisa se regalargli una ricca gomitata nelle costole o, invece, assecondare i suoi istinti non del tutto casti, ma non ebbe nemmeno il tempo di pensare che furono bruscamente interrotti da dei passi venire verso di loro.

"Capitano, ho appena finito di pulire il bagno", sospirò l’ignaro fidanzato di Petra, completamente esausto entrando nella stanza giusto qualche secondo dopo che i due amanti si furono staccati l’uno dall’altra.
“Lascia che sia io a giudicare, moccioso", sbottò Levi, visibilmente irritato, lasciando la coppia da sola. "Finalmente, possiamo stare un po' da soli", esclamò Auruo, avvicinandosi alla sua dolce metà.
Cercò di strappare un bacio alla sua ragazza, ma con sua grande sorpresa non trovò nulla. Petra si era scansata.
"Perché ti sei spostata?", sbottò scocciato, non capendo cosa passasse nella mente della sua fidanzata, che rispose evasiva. "Oh, non sono proprio in vena di smancerie, oggi”.

Questo strano comportamento di Petra lo insospettiva molto, non era da lei. "Piccola, cosa ti succede? Non passiamo più tanto tempo insieme come prima", si lamentò, ricordandosi infine di quel particolare della notte prima. "A proposto, Petra, dove diavolo eri finita ieri sera?", le chiese, incrociando le braccia al petto.
"C-che vuoi dire?", chiese timidamente a sua volta, grattandosi la spalla. "Non eri nella tua stanza la notte scorsa. Perché?", continuò ad incalzare il castano, mettendo alle strette la ragazza.

Il sudore cominciò ad imperlarle la fronte, il suo respiro a farsi sempre più corto. "I-io ero...", balbettò, fissando il pavimento. “Ero…”.
"Tu eri...?", sbottò Auruo, innervosito e sospettoso.
"Era nelle scuderie che controllava il suo cavallo", intervenne Levi, arrivando giusto in tempo. "L'ho vista dalla finestra della mia stanza, non è vero, Petra?", insistette il moro lanciando uno sguardo alla rossa per incitarla a dare spago alla sua versione. La soldatessa annuì silenziosamente, mentre cercava di non far notare le sue mani tremolanti.
"Inoltre, Auruo, hai fatto un lavoro penoso in bagno. Pulisci tutto di nuovo e vedi di farlo nella maniera appropriata, questa volta", ordinò il Capitano, in un tono tale da far rabbrividire il cadetto, che sparì all’istante.
Nonostante ciò, il castano non era ancora del tutto convinto. Quei due erano troppo strani, soprattutto Petra.

La sua fidanzata gli stava nascondendo qualcosa.

Quando Auruo non fu più a portata di orecchio, Levi si avvicinò alla ragazza, sfiorandole il braccio. "Petra, stai bene?”, le chiese allarmato, guardando l’espressione scossa della giovane. “Ti ha fatto qualcosa?". I suoi occhi fiammeggianti attendevano con ansia una risposta, o almeno un segno di vita da parte di Petra, che sembrava completamente pietrificata.

Il leggero tocco del moro la riscosse. Il suo volto si infiammò, non di vergogna però, ma di rabbia e frustrazione. "Levi, dobbiamo finirla. Adesso!”, urlò, puntando i suoi occhi dorati, ora pieni di rabbia, in quelli allibiti del Capitano. “Non voglio che Auruo scopra quello che è successo stanotte, non se lo merita. Lui mi ama veramente, ho fatto un terribile sbaglio".
Le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance, il cuore era a pezzi, ma la sua mente era assolutamente lucida.

"Ma Petr…", provò a ribattere il moro, ma fu del tutto inutile.
"Mi dispiace Levi, non dimenticherò mai quello che abbiamo vissuto, ma è stato solo un errore", sussurrò Petra, precipitandosi fuori dalla stanza, ormai in lacrime, correndo in camera sua dove si sarebbe isolata per il resto della giornata.

Nonostante provasse qualcosa di veramente forte per Levi, chiaramente lui non era veramente innamorato di lei. Era solo una preda e come una stupida ci era cascata.
Aveva sbagliato, ma avrebbe rimediato.
Gli sarebbe stata lontana, non gli avrebbe mai più parlato, se necessario.

O, almeno, ci avrebbe provato.


***

Il tempo passò, e i giorni si trasformarono in settimane.
Petra continuava con insistenza ad evitare Levi, ma, nonostante ciò, non riusciva a sopire ciò che sentiva per il suo Capitano.

Aveva sinceramente provato a far funzionare le cose con Auruo, ed, effettivamente, a prima vista sembravano davvero una coppia perfetta. Passavano molto più tempo assieme e si divertivano molto, però qualcosa mancava nell’animo della ragazza. Si sentiva incompleta.
Auruo, da parte sua, non poteva essere più felice di questa svolta positiva del loro rapporto, ma, senza neanche accorgersene, aveva iniziato ad atteggiarsi come Levi, esasperando la fidanzata.

Come poteva dimenticarsi di lui, se gli veniva continuamente sbattuto in faccia?

Ormai erano passati due mesi da quella bellissima notte passionale, e Petra non era riuscita a dimenticare ogni bacio che si era scambiata con Levi, ogni carezza, ogni parola sussurrata.
Per quanto volesse bene ad Auruo e tenesse a lui, ormai non poteva più negarlo a sé stessa: era completamente innamorata di Levi.





Spazio della traduttrice
Eccomi qua, in perenne ritardo!
Questa volta giuro che non è colpa mia, ma vari impegni *coff* terza prova *coff* mi hanno impedito un rapido lavoro, in più questo capitolo non finiva veramente mai! (probabilmente sarà il più lungo che troverete in questa storia...)
Va beh, bando alle ciance, mando a tutti voi che state leggendo un bacio e un forte abbraccio!
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Still in love with you + Plans ***


Still in love with you & Plans

Appena aprì gli occhi, Petra capì immediatamente che quella sarebbe stata una giornata schifosa.

Non era nemmeno l’alba, ed un forte dolore al ventre le diede alla testa, mentre un senso di nausea le faceva sentire un forte bisogno di vomitare.
Cercò di distrarsi dal suo malessere, provando a tornare a dormire, ma non ci riusciva. Nel momento in cui provò ad alzarsi dal letto per prendere una boccata d’aria, fu costretta a correre il più velocemente possibile verso il bagno.

Si tirò immediatamente dietro i capelli per evitare che si sporcassero, rigurgitando tutta la cena del giorno prima, ma dopo non si sentì affatto meglio come si aspettava. Ogni volta sembrava che fosse tutto finito, ma la stessa sensazione di nausea si ripresentava più forte di prima, rendendole difficile persino la normale respirazione.
Mentre continuava a vomitare, si chiedeva perché stesse così male. Aveva forse mangiato qualcosa che le aveva fatto male? Aveva preso freddo?
Non sapeva darsi una risposta, non riusciva ad individuare la causa di quell’insistente malessere.

Dopo pochi ma interminabili minuti, finalmente la nausea svanì, permettendo a Petra di riprendere a respirare normalmente, lasciandosi poi scivolare lentamente contro il muro del bagno, accartocciandosi su sé stessa.
Ci vollero qualche altri minuti prima che si sentisse in grado di alzarsi e tornare nella sua comoda stanza, lanciandosi sul letto sentendosi incredibilmente esausta come se avesse corso per 100 miglia, infatti cadde addormentata nel momento in cui il capo toccò il materasso, senza nemmeno prendersi la cura di coprirsi con una coperta o di stendersi compostamente.

Quando si svegliò dal suo sonno ristoratore, sentì un senso di pace pervaderle l’anima, ma notò con sorpresa che non si trovava nel suo letto, bensì in un enorme campo pieno di fiori in boccio. Il profumo che c’era nell’aria era inebriante.
Pensò persino di essere morta e che quello era il Paradiso, finché una voce familiare reclamò la sua attenzione. "Petra, sei qui".
La giovane sii voltò di scatto, vedendo con stupore che Levi era lì, a pochi metri da lei, in piedi sotto un magnifico ciliegio in fiore. Senza poterne fare a meno, corse a perdifiato verso di lui con il cuore colmo di gioia, tuffandosi tra le sue forti braccia e affondando la testa nel suo petto, ascoltando il suo cuore che batteva veloce.
Quanto gli era mancato.
Levi ricambiò l’abbraccio con forza, alzandola di un paio di centimetri da terra, accarezzandole i capelli per poi stendersi insieme sulla morbida erba.
"Ti amo così tanto, piccola", le sussurrò nell’orecchio, lasciandole un piccolo bacio sulla tempia, “Mi credi, vero?”.
Il cuore di Petra cominciò a battere all’impazzata, mentre i suoi sentimenti prendevano il sopravvento su di lei. Sentiva di poter toccare il cielo con un dito. "Certo che ti credo, Levi, ti amo anch’io", gli rispose con un sorriso, stringendolo ancora più forte.
"Ne sono felice, ma promettimi una cosa", sussurrò lui continuando ad accarezzarla.
"Qualsiasi cosa".
"Promettimi che non mi abbandonerai mai".
I suoi occhi azzurri brillavano sotto il sole caldo, posando il suo sguardo in quello dorato e pieno d’amore della giovane, mentre un venticello delizioso scompigliava i loro capelli. Sì, era decisamente il Paradiso, se aveva lui al suo fianco.
"Ti prometto, con tutto il cuore, che starò sempre dalla tua parte. Qualsiasi cosa accada" disse con sicurezza, spostandogli un ciuffo ribelle per guardarlo dritto negli occhi. Voleva dimostrargli la sua piena sincerità.
L’uomo l’abbracciò ancora più forte, posando una mano dietro la nuca della ragazza, sussurrandole un semplice "Grazie".
Le loro labbra erano pochi centimetri di distanza, e Petra moriva dalla voglia di baciarlo. Il cuore pompava sempre più veloce, così velocemente che sembrava esploderle nel petto.
Le sembrava passata un’eternità da quando aveva posato le labbra su quelle di Levi per l’ultima volta, e quel magnifico calore le mancava terribilmente. Si sentiva come una tossicodipendente in piena crisi di astinenza. Il moro sembrò leggerle nella mente, e nei suoi occhi si leggeva il suo stesso desiderio.
Spinse la nuca di lei verso di sé, riducendo sempre più la distanza. Petra poteva sentire il respiro caldo di Levi sulle sue labbra, quando final-

*Toc Toc*

La soldatessa scattò a sedere sul letto, rossa in viso, respirando affannosamente. Fu un duro colpo vedere la realtà, e realizzare che quello era stato solo uno stupido ed impossibile sogno.
‘Il Capitano Levi così sdolcinato? Non prendermi in giro, ragazza mia, lui non sa nemmeno cosa significa la parola romanticismo’, si rimproverò mentalmente Petra, grattandosi la testa. Immaginare un Levi così dolce ed aperto era fuori da ogni discussione, ed era perfettamente consapevole che tutto ciò non sarebbe mai accaduto.
Doveva ammettere che era soprattutto colpa sua, che continuava a fantasticare ad occhi aperti, ma anche se provava in tutti i modi a dimenticarlo, era tutto inutile, quindi aveva accettato quella continua persecuzione. Del resto, i sogni era l’unico posto dove poteva illudersi di stare insieme a lui.

*Toc Toc*

L’insistente bussare questa volta attirò l’attenzione della ragazza, che si alzò sbadigliando. Con sorpresa, notò che il suo corpo era regolarmente coperto dal lenzuolo, nonostante si ricordava di non averlo usato, ma non ci pensò più di tanto. Di sicuro era stata soltanto la sua immaginazione.

Per un folle istante, addirittura sperò che dietro quell’asse di legno ci fosse il Capitano, ma sapeva che si illudeva e basta. Non sarebbe mai tornato da lei, e lei non l’avrebbe più cercato.

Stropicciandosi gli occhi, aprì la porta, trovando dietro di essa un assai agitato Auruo che la stava aspettando con impazienza.

"Petra, tutto bene?", le chiese ancora l'uomo, poggiando una mano sulla spalla della fidanzata.
"Oh...Auruo, sei tu…che ci fai qui?", chiese a sua volta la ragazza, ancora insonnolita.
"Sono venuto a svegliarti, sei in ritardo per l’allenamento. Il capitano Levi mi ha mandato a prenderti, e vedere se stavi bene".
"Ho dormito così tanto?", sgranò gli occhi la soldatessa, scattando dentro alla stanza e rovistando tra i cassetti in cerca della sua divisa. "Come è possibile? Non sono mai stata in ritardo nemmeno una volta!", sbottò infine, mentre Auruo chiudeva la porta scuotendo la testa esasperato e divertito al tempo stesso, appoggiandosi allo stipite in attesa.


Qualche ora prima

“Un’altra notte insonne” sbuffò tra sé il Caporale Levi, alzandosi dalla sedia dove si era concesso un po’ di riposo.
Era da due mesi che non toccava il proprio letto, non che prima lo usasse molto, ma ormai aveva rinunciato a qualsiasi tentativo di combattere la sua cronica insonnia. Si limitava a rilassare i muscoli su quella scomoda poltroncina, ritrovandosi a fissare il vuoto per quasi tutta la notta.
Come sempre, decise di prepararsi prima di quanto avrebbe dovuto. In particolare, quella mattina aveva voglia di una tazza di tè caldo.

Mentre si sistemava la camicia bianca, perso nei suoi pensieri, sentì dei piedi leggeri correre per il corridoio di fianco, seguiti dallo schianto della porta dei bagni che si chiudeva.
Levi si chiese chi potesse essere a fare quel baccano a quell’ora del mattino e, una volta pronto, si sporse in tempo per vedere una figura minuta barcollare fuori dal bagno, stremata.

La riconobbe in un secondo, del resto i suoi capelli rossi erano un facile segno di identificazione.
La giovane stava evidentemente male, e, senza nemmeno riflettere, l’uomo seguì silenziosamente Petra fino alla sua camera, mantenendo una certa distanza, pronto ad intervenire se il malessere si fosse ripresentato. La ragazza era così mentalmente confusa e insonnolita che si scordò di chiudere a chiave la porta, rendendo facile l’accesso al Capitano, che entrò non appena si fu assicurato che si fosse addormentata.

Mentre osservava il volto addormentato di Petra, i pensieri di Levi andarono alla spedizione programmata per la settimana seguente, e non poté fare a meno di sentire una sgradevole sensazione crescergli nello stomaco.
Non aveva idea di cosa le sarebbe successo al di fuori delle mura.
Certo, lei era un’eccezionale soldatessa, si distingueva tra gli altri cadetti per agilità e un’insospettabile forza, ma era stata nel mondo esterno solo un paio di volte, e poteva accadere veramente di tutto, in più in quel momento sembrava stare veramente male e ciò non avrebbe giocato a suo favore.

Sospirando, Levi prese la ragazza tra le sue braccia, sistemandola nel materasso in una posizione più comoda, coprendola con il lenzuolo per evitare che sentisse freddo. Con una mano, le arruffò delicatamente i capelli ramati, sentendo una strana scossa attraverso il suo corpo.
Solo una volta aveva provato una sensazione simile, circa due mesi prima.

Solo la sua forza di volontà gli permise di alzarsi, staccandosi da lei, ma non prima di averle sfiorato la fronte con le labbra, sussurrandole nell’orecchio. “Se solo provi a farti ammazzare, verrò fino all’inferno solo per fartela pagare”.

Dal canto suo, nonostante stesse dormendo, la soldatessa farfugliò una risposta incomprensibile, appena udibile, e l’uomo pensò che la ragazza non aveva affatto sentito quello che aveva detto, ma semplicemente parlava nel sonno in seguito a qualche sorta di sogno.

Controvoglia, Levi si decise a lasciare la stanza per permettere a Petra di riposare un po’, non notando che qualcuno aveva origliato ogni cosa da dietro la porta.


Petra corse più veloce che poteva lungo i corridori, pronta per la ramanzina che si sarebbe sicuramente beccata, seguita a ruota da Auruo, che trotterellava dietro di lei ansimando.

"P-Petra, possiamo rallentare un po', per favore?", sbuffò il ragazzo, non capace di tenere il passo della fidanzata, che gridò a sua volta. "Non possiamo! Sono in tremendo ritardo, mi toccherà subire una bella strigliata", si lamentò, non dandogli retta.
"In realtà, sono anche io in ritardo", mormorò Auruo, aggrottando la fronte in disappunto, facendo sentire in colpa Petra. Del resto, era colpa sua: se non si fosse addormentata, non tutto ciò non sarebbe successo, ma non era solo questo il motivo per il quale faticava a guardarlo negli occhi.

Da settimane Petra tentava di mettere fine alla loro relazione, ma non trovava il coraggio. Anche se non provava più niente oltre all’affetto, gli voleva troppo bene per ferirlo, e si vergognava a confessare il tradimento, e ciò la faceva sentire una sporca codarda che non sapeva affrontare i propri sbagli.
Sapeva che se avesse lasciato Auruo non avrebbe risolto niente e che comunque non sarebbe tornata da Levi, nonostante lo amasse, ma aveva bisogno di tempo da sola, e non poteva prendere in giro una persona a lei così cara intrappolandola in una relazione fatta di bugie.

Sospirando, la ragazza si chiese quando avrebbe avuto il fegato di affrontare la situazione, mentre finalmente raggiungevano i loro compagni, già in fila e con le loro attrezzature pronte.
La soldatessa corse al cospetto di Levi, scusandosi per il ritardo. "Capitano! Mi dispiace tanto per l’accaduto, prometto che ciò non accadrà di nuovo", borbottò, chinando la testa.
"Tsk, andate a prepararvi. Stiamo per iniziare", rispose freddamente l’uomo, scrutandola. “Sembra che anche Moblit se la sia presa con comodo?", osservò infine, incrociando le braccia, giusto un momento prima che il ragazzo messo in questione sbucasse fuori.
"Sono qui! Mi perdoni!", bofonchiò, mettendosi in riga, dando finalmente inizio all’allenamento.

Durante tutto l’allenamento, Levi notò che Petra non stava facendo del suo meglio come al suo solito. Era traballante e senza forze, come se non avesse riposato a sufficienza, e più di una volta aveva rischiato di sbattere contro le figure di legno.
Sicuramente non era nelle condizioni fisiche di sottoporsi a tale sforzo per troppo tempo.

Appena si furono un po’ distanziati dal gruppo, l’uomo prese la ragazza per il braccio, nascondendosi con lei dietro al tronco dell’albero sul quale erano arrampicati. "Petra, va tutto bene?" le chiese a bruciapelo, in un tono che pretendeva risposte.
"Oh, sto bene, veramente", farfugliò la giovane, spostandosi un ciuffo di capelli mentre cercava di evitare in tutti i modi il contatto visivo, ma quella risposta non soddisfò il Capitano. “Se non ti senti bene, dovresti ritornare in camera tua e riposarti. Non sei nelle condizioni di continuare", insistette con forza, con una lieve inflessione di preoccupazione nella voce che fece battere il cuore della soldatessa all’impazzata.

Forse Levi teneva veramente a lei.

Petra sentiva il petto quasi esplodere dalla voglia di gridare. Le mancava così tanto.
Tutto ciò che voleva fare in quel secondo era tuffarsi nelle sue forti braccia e non lasciarlo mai. Se solo avesse potuto, l’avrebbe fatto senza nemmeno pensarci un secondo in più, ma doveva trattenere i suoi sentimenti.

"Mi manchi", si lasciò sfuggire prima di potersene pentire, con un sussurro talmente flebile che Levi riuscì a malapena a sentirlo.
"Pensavi che evitandomi come la peste avresti risolto qualcosa, ragazzina?", sibilò con tono di rimprovero, allungando la mano verso quella di Petra intrecciando le loro dita, prendendola di sorpresa.
Levi, dal canto suo, si sentiva a disagio. Una cosa del genere non era nella sua natura, ma era stato un gesto spontaneo che non era stato capace di controllare.

"Dobbiamo parlare di questa faccenda, mocciosa, ma in un posto più tranquillo", le sussurrò in un orecchio per evitare di essere sentito da orecchie indiscrete. “Incontriamoci stasera, quando il sole sarà già tramontato”.

Petra fissò intensamente l’uomo negli occhi, in preda a quell’ansia che l’aveva posseduto prima del loro appuntamento di mesi prima, ma questa volta presentarsi sarebbe stato obbligatorio. La discussione non poteva essere rimandata, a qualsiasi costo.
"Ci sarò, te lo prometto", sussurrò, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, ma non lo baciò, come Levi si aspettava, bensì volò via verso l’albero accanto con la grazia di una farfalla, lasciando l’uomo senza fiato.

'Che ragazza impertinente!', pensò tra sé il Capitano, mentre un sorrisetto malizioso increspava sul suo viso.





Spazio della traduttrice
Buonsalve!
Come avrete capito, questa volta vi ho portato non uno, ma bensì due capitoli! (va beh, dato che erano entrambi corti ho semplicemente deciso di pubblicarli insieme)
Spero veramente che vi piacciano!
Non perdetevi il prossimo capitolo, non dico altro, in più aggiungo che non dovete abituarvi alla dolcezza di Levi, quel tipo di smancerie le farà solo nei sogni di Petra almeno finchè scriverò io, il massimo che farà è stringerle la mano come ha fatto ora (sono cattiva lo so, ma ringraziatemi dal risparmiarvi un diabete fulminante, che l'autrice mi perdoni ^.^").
Comunque sia, mando un bacione a tutti voi, e vi ringrazio per tutto il prezioso suporto e i consigli che mi regalate <3
Alla prossima!!

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Capitolo 11
*** Together ***


Together

Dopo una cena rifocillante, Petra rientrò nella sua stanza, nell’attesa che il tempo facesse il suo corso.
Era davvero impaziente di incontrarsi con Levi, avevano così tante cose da dirsi, e ancora più questioni da risolvere.

Mentre osservava il sole calare sempre più oltre l’orizzonte, la ragazza decise che non era il caso di presentarsi in uniforme, anche se non era un vero e proprio appuntamento. Era consapevole di essere una soldatessa, e la vanità era del tutto superflua in un esercito, ma rimaneva pur sempre una donna e le piaceva vedersi diversa una volta ogni tanto.

Mentre frugava frettolosamente nell’armadio, i suoi occhi caddero su un semplice abito verde scuro, della stessa tonalità del mantello che indossava ogni giorno. Con il cuore in gola e le lacrime agli occhi, lo prese tra le mani, memore del giorno in cui sua madre, la precedente proprietaria di quello splendido abito, glielo aveva regalato all’annuncio del suo arruolamento, poco prima di andarsene per sempre.
Il dolore per la perdita del figlio maggiore, morto in battaglia quando Petra era poco più di una bambina, aveva destabilizzato il suo già precario stato di salute e la notizia che anche la sua piccola si sarebbe arruolata le diede il colpo di grazia, ma non perse mai il sorriso fino all’ultimo istante.

Petra non aveva mai avuto il coraggio di indossarlo, ma l’istinto le diceva di provarlo. Mentre si sfilava la camicia, ricordò con nostalgia l’ultima volta che aveva visto sua madre con quel magnifico abito indosso; non sarebbe mai stata alla sua altezza, ne era consapevole.
Le mancava così tanto.

Con un sospiro profondo, la ragazza si vestì, passando le mani tra i capelli per cercare di rinvigorirli. Lisciò con attenzione ogni più piccola piega con attenzione, cercando una superfice nella quale specchiarsi.
Tutto sommato, non le sembrava di essere un ridicolo sacco di patate. Il vestito le arrivava fin poco dopo le ginocchia e la fattura semplice e morbida della stoffa avvolgeva dolcemente il suo corpo, risaltandone le forme.

Prima di poter riflettere oltre, Petra si accorse che ormai il tramonto era passato, e se non si fosse sbrigata Levi se ne sarebbe andato.
Si precipitò per le scale dei dormitori, pregando che nessuno la vedesse, correndo sulle punte dei piedi verso l’esterno, verso il luogo che Levi le aveva indicato su un bigliettino che aveva lasciato cadere accanto a lei a cena.

Il posto dell’appuntamento, se cosi poteva definirlo, era il prato che si trovava dietro i dormitori, poco prima della foresta.
Petra amava passeggiare tra quell’erba fresca quando avevano qualche ora libera, ma al crepuscolo, con la flebile luce solare che creava delle ombre inquietanti, quello stesso posto le faceva accapponare la pelle. Sospirò rassegnata: non si aspettava certo che Levi la portasse in un posto romantico, e quel luogo, infatti, rispecchiava perfettamente il suo modo di essere.

Prima che potesse chiedersi dove fosse finito il Capitano, qualcuno le si avvicinò con passo felpato, sfiorandole il braccio.
La soldatessa reagì d'istinto, girandosi di scatto ed alzando il pugno pronta per difendersi, ritrovarsi davanti gli occhi nebbiosi di Levi, che aveva bloccato l’attacco afferrandole il polso. “Calmati, ragazzina, sono io”, sussurrò, “Scusa se ti ho spaventata”.

Petra arrossì di vergona, dandosi della cretina per quella reazione esagerata. “Scusatemi, Capitano, avrei dovuto prevederlo”, borbottò. “Sono una stupida”.
Levi sospirò, incrociando le braccia. “Hai fatto bene, invece. Non dare mai niente per scontato”, si complimentò lui. “Saper reagire è una regola base per un buon soldato”.
La ragazza sgranò gli occhi, sorpresa da quell’inaspettato apprezzamento, ma scosse leggermente la testa, ricordandosi del motivo del loro incontro.

Oramai era inutile scappare, era tempo di chiarimenti.

“Allora, Capitano, cosa voleva dirmi?”, azzardò la donna, aggrottando le sopracciglia. Di tutta risposta, Levi si voltò, incamminandosi verso la foresta senza dire una parola, lasciando Petra allibita, costringendola a seguirlo se voleva le spiegazioni che tanto desiderava.
“M-ma…Capitano dove sta andando?”, gli gridò dietro, accelerando il passo per raggiungerlo.
“Ho voglia di fare una passeggiata”, replicò con calma l’uomo continuando a camminare. “E smetti di chiamarmi ‘Capitano’ per favore, è irritante. Dammi del tu”.
La giovane annuì con la testa, affiancandosi al moro, continuando a camminare in un atmosfera decisamente tesa. Entrambi avevano così tante cose da dirsi, ma non avevano il coraggio di fare il primo passo.

Dopo qualche minuto, i due arrivarono ad un piccolo laghetto, il posto preferito del ragazzo. Amava rifugiarsi lì quando aveva bisogno di restare solo, riflettendo in silenzio e solitudine.

Si sedette ai piedi di un albero vicino alla riva, lasciandosi scivolare contro il tronco, guardandola in attesa che lei facesse lo stesso.
Trattenendo il fiato, Petra lo imitò, sedendosi al suo fianco tenendo sempre una certa distanza tra loro. Cominciò a tormentarsi i capelli ramati, dedicandosi poi alle pellicine delle unghie in attesa che finalmente lui aprisse bocca.

Vedendo che Levi non si decideva, Petra decise di rompere il ghiaccio. “Allora… cosa volevi dirmi?” borbottò, prendendosela con l’orlo dell’abito.
L’uomo, da parte sua, si voltò verso di lei, scrutandola da capo a piedi. “In verità, penso che dovresti essere tu a darmi delle spiegazioni”, ribatté con compostezza. “Oggi stavi evidentemente molto male e non eri concentrata. C’è una spiegazione per questo tuo malessere?”.
La soldatessa trasalì, torcendo la delicata stoffa tra le mani.
“Non ne ho la più pallida idea, ma probabilmente è stata solo un indigestione”, rispose con un sospiro, fissando il vuoto davanti a sé.

A quel punto, Levi capì che era del tutto inutile dilungarsi in convenevoli e doveva affrontare la questione di petto. “Con Auruo va tutto bene?”, le chiese a bruciapelo, notando il corpo della ragazza irrigidirsi all’istante. “Vi ho sentiti litigare l’altro giorno, tutto qui. Giuro che non era mia intenzione origliare”.
Petra, impietrita, sospirò esausta. “Oh, era una stupida discussione. Da un po’ di tempo Auruo è cambiato. Lo stavo rimproverando perché si atteggia sempre come…” “... Come me. L’ho sentito. Gli hai detto qualcosa su di noi?”.
La ramata scosse la testa, mortificata. “Non ho mai avuto il coraggio di confessarglielo, scusami… ma sono convinta che abbia qualche sospetto”.

La mano di Levi prese da sola l’iniziativa, allungandosi per cingerle le spalle per darle sostegno, ma si fermò, posandosi sul grembo. “Pensi di raccontargli quello che è successo?”, le domandò, cercando un contatto visivo che invece la ragazza evitò con cura. “Sì… sì, glielo devo, è il minimo. Devo… devo solo trovare il momento giusto e il coraggio per farlo, dopodiché ho intenzione di lasciarlo andare”, confessò Petra, chiudendo gli occhi.

Levi sgranò impercettibilmente gli occhi, stupito da quelle parole.
La ragazza sospirò, nascondendo il volto tra le mani. “Non posso mentirgli oltre, Levi, non se lo merita. È un bravo ragazzo, e può trovare una donna migliore di me”.
L’uomo al suo fianco aggrottò le sopracciglia, borbottando. “Dici sul serio?”.
Questa volta, Petra si voltò verso di lui, perplessa, da quelle parole. “Che intendi?”, lo interrogò, senza che il moro le desse una risposta chiara. “Niente, non farci caso”, mormorò, prendendo una ciocca di capelli ramati tra le dita, sussurrandole nell’orecchio. “Te l’ho detto che stasera sei veramente bellissima?”.
La ragazza arrossì ferocemente, mordendosi il labbro. “G-grazie”, balbettò abbassando timidamente il capo, facendo ridacchiare maliziosamente Levi, che comunque lasciò cadere il discorso. “Allora, non hai nient’altro da dirmi?”, le chiese, prendendole il mento tra le dita costringendola a guardarlo negli occhi.
Petra deglutì, scuotendo la testa. Quanto diavolo erano magnetici quei dannatissimi occhi!

In realtà, la donna aveva tante, troppe cose da dirgli, ma semplicemente non poteva. Era meglio non andare a toccare altri tasti dolenti per evitare di farsi del male.

“E tu, Levi? Hai qualcosa da aggiungere?”, domandò impertinente, ricambiandolo con la stessa moneta, ma non riuscendo a mettere il Capitano neppure un po’ a disagio. Apparentemente, la sua corazza era impenetrabile.
“No, in realtà no”, borbottò l’uomo, distogliendo lo sguardo per ritornare a fissare il laghetto. Mentiva.
“Ma davvero?”, replicò la giovane, corrucciandosi. “Oppure Hanji ti rimprovera spesso di essere sempre più scorbutico. E, senza offesa, sembra che tu abbia bisogno di un mese di dormita”, insistette, notando con un sorrisetto che aveva toccato un nervo scoperto, “Sei davvero sicuro che sia tutto a posto, Capitano?”, lo rimproverò sottolineando l’ultima parola, attirandosi un’occhiataccia da parte del moro.
“Ho sempre sofferto di insonnia, ormai non ci faccio più caso. Adesso dormo 3 ore invece che 5, tutto qui”, ammise infine con uno sbuffo stanco, segno che stava minimizzando la cosa, ed a Petra non sfuggì quel segnale. “Da quanto è che va avanti così? Può nuocere alla tua salute!”, gli chiese preoccupata.

‘Da quando mi sei entrata nella testa, mocciosa’, avrebbe voluto risponderle, ma Levi tacque, ignorando gli occhi dorati di Petra che lo fissavano con intensità.

Vedendo che era tutto inutile, la ragazza sbuffò, rivolgendo lo sguardo all’orizzonte.
L’incontro non si era rivelato come si aspettava. Pensava che avrebbero parlato dei loro sentimenti e pianificato cosa fare, ma era tutto ancora troppo confuso e Levi chiaramente non era pronto ad aprirsi con lei, però non poteva fargliene una colpa. Semplicemente non era abituato.
Doveva pazientare ancora un po’, del resto stare lì con lui era già una benedizione.

Ormai il crepuscolo aveva lasciato il posto alla notte, e la luna piena era adesso la loro unica fonte di illuminazione.
Sarebbero dovuti rientrare al più presto, ma nessuno dei due voleva andarsene. Quel silenzio rilassante era un balsamo per il loro cuore stanco, volevano crogiolarsi in quella beatitudine ancora per un po’. Insieme.

La luce pallida della luna sembrava danzare nell'acqua, rendendola simile ad uno specchio.
Petra non aveva mai visto uno spettacolo simile, ed adesso cominciava a capire perché Levi avesse scelto quel posto. Era semplicemente meraviglioso.
"Mozzafiato!", si lasciò sfuggire la soldatessa, facendo ridacchiare il Capitano, che si decise a farle quella domanda che aveva esitato a farle, continuando a fissare l’orizzonte.

“Mi odi, Petra?”.

La ragazza fissò allibita l’uomo al suo fianco, che si rifiutava di guardarla negli occhi.

Come poteva odiarlo? Lo amava, lo amava con tutta se stessa.

“Certo che non ti odio, Levi! Non potrei mai!”, rispose con decisione, stringendogli la mano, ma ciò non bastò come risposta.
“Perché hai cercato in tutti i modi di evitarmi?”, mormorò infine, così flebilmente che Petra poté sentirlo a malapena.

La soldatessa sgranò gli occhi, ancora più stupita.
Dove era finito il cinico Caporale di sempre? Gli era mancata veramente così tanto?

Con un sospiro, la giovane rispose, decisa a scaricare tutto il peso che aveva nel suo cuore.
“Volevo dimenticare tutto quello che è successo… ma non ce l’ho fatta”, confessò. “Non sei riuscito ad andar via dalla mia testa, né dal mio cuore. I-io… io provo qualcosa per te, Levi”.

Petra abbassò lo sguardo, rossa per l’imbarazzo, aspettando una qualche risposta, ma Levi non solo non rispose, ma si alzò in piedi sfilandosi le calzature sotto lo sguardo stupito della giovane.

Si avvicinò al bordo del laghetto, arrotolandosi i pantaloni il più possibile, tuffando poi i piedi nell’acqua fredda come il ghiaccio. La sensazione di freschezza che gli regalava era impagabile, sentiva come se lavasse via tutta la stanchezza e la malinconia che covava nel suo cuore cicatrizzato.

"Ehi, perché non vieni qui?”, le chiese con voce roca e profonda, con quello sguardo al quale lei non poteva resistere.
Con la mano tremolante, la ragazza lo imitò, togliendosi le scarpe e tuffò i piedi in acqua, scostando il vestito dalle ginocchia per evitare di bagnarlo, fingendo di non accorgersi che Levi la stava osservando con bramosia.

L’uomo si sbottonò lentamente la camicia, lasciando di stucco la giovane che arrossì come non mai, spogliandosi fino a rimanere in boxer, dirigendosi a passi veloci nell’acqua, immergendosi per poi ricomparire nel centro esatto del laghetto.
Il fondale era abbastanza profondo da poterci nuotare, ma Levi riusciva a toccare comunque senza problemi, con l’acqua che gli cingeva il busto.

Con poche bracciate, l’uomo raggiunse velocemente la ragazza, sfiorandole il polpaccio nel chiaro invito a raggiungerlo.
Petra scosse con vigore la testa, imbarazzata come non mai. “N-no, n-non sono una brava nuotatrice…”, provò ad opporsi, senza poter far desistere Levi, che replicò. “Non hai niente di cui aver paura o vergognarti, e l’acqua non è così profonda”, le sussurrò con voce suadente. “E se dovesse succedere qualcosa, ci sono io”, la incoraggiò, con un luccichio quasi demoniaco negli occhi.

Con un sospiro, Petra si decise, sfilando il vestito con esitazione e restando solo in biancheria intima, e s’immerse in acqua. Il cuore le batteva all’impazzata, mentre prendeva un profondo sospiro quando il Capitano le porse la mano, invitandola ad afferrarla, cosa che la ragazza fece senza pensarci.
Il suo corpo rabbrividì a contatto dell’acqua gelida, ma non era così male come si era immaginata.
Dopo aver preso un bel respiro e chiuso gli occhi, si immerse completamente, sollevando leggermente i piedi, non lasciando per un momento le mani di Levi, timorosa di non riuscire a riemergere.

Un momento prima di riemergere, la ragazza sentì una mano sfiorarle i capelli, tenendola ferma, mentre un soffice paio di labbra si posavano sulle sue.
Fu un tocco fuggevole, breve, ma fu sufficiente a far accelerare i battiti del suo cuore all’inverosimile.
Levi la riportò in superficie, venendo accolto dallo sguardo sorpreso e stupendamente dorato di Petra. Decise di osare nuovamente, stringendo la soldatessa a sé, baciandola nuovamente con quella passione che aveva represso per tutto quel tempo.
Non l’avrebbe mai ammesso, ma le era mancata terribilmente tanto.

Dal canto suo, Petra provò ad opporsi, ma inutilmente. Il suo cervello era ormai andato in tilt.
Le mani, che aveva poggiato sul torace dell’uomo per respingerlo, si spostarono inesorabilmente sulla nuca, attirandolo più vicino possibile a sé. Non riusciva a ragionare quando si trattava di lui, quel fuoco che le bruciava dentro la spingeva irrimediabilmente tra le sue braccia.

Con un guizzo, Levi l’afferrò per le cosce, costringendola ad allacciare le gambe intorno alla vita, spostandosi velocemente verso la riva e stendendola sulla morbida erbetta, dedicandosi al suo collo.

“Siamo un fottuto disastro, piccola”, ammise l’uomo, fondendo i suoi occhi color mare con quelli dorati della giovane, che non ebbe nemmeno il tempo di replicare prima che il Caporale riprendesse la sua proibita attività.

Levi beò di quei sospiri sempre più profondi, colmi di desiderio, mentre con una mano le teneva il polso sopra la testa per avere più libertà di movimento e con l’altra le sfiorava maliziosamente la gamba.
La donna non riuscì a trattenere un piccolo gemito quando Levi le mordicchiò scherzosamente la gola, inarcando leggermente la schiena permettendo all’amante di sfilarle il reggipetto.

Avrebbe dovuto impedirlo, ma la passione aveva ormai completamente investito Petra, che non poteva non apprezzare quelle attenzioni che le venivano rivolte. Graffiò con forza la schiena dell’uomo, che per ripicca la morse con malizia il collo prima di dedicarsi al suo seno.

Tutti quei travolgenti sentimenti erano ancora del tutto nuovi per loro, ma ormai erano dipendenti l’uno dall’altra, legati da un filo rosso.
Per sempre.

Con un rapido gesto, Levi si sfilò i boxer pensando poi alle mutandine dell’amante, che già cominciava a dimostrare segni d’impazienza.
Lo voleva. Lo voleva, a qualsiasi costo.

La ragazza si mordeva con forza il labbro per evitare di fare troppo rumore, con grande dispiacere del moro, ma non potevano permettersi di essere beccati in nessun modo, anche se le possibilità erano molto scarse.
Assaporarono con gioia ogni momento, ogni bacio, ogni parola sussurrata finché non riuscirono più a trattenersi.

Con uno scatto di intraprendenza, Levi si portò la gamba di Petra oltre la sua spalla, posando le sue labbra su quelle della ragazza intrecciando le loro dita cercando un segno di consenso da parte sua.

Solo in quel momento la giovane realizzò in pieno ciò che stava per succedere, e il suo cuore per qualche secondo cessò di battere.
Sentiva ancora in sé quella forte paura della prima volta, quel senso di colpa, ma ormai era lei stessa a voler andare oltre, e non si sarebbe tirata indietro.
Voleva quel contatto più di qualsiasi cosa.

Con un respiro profondo per farsi coraggio, Petra ricambiò la stretta di Levi che si spinse in lei con più delicatezza possibile, lasciandosi sfuggire un sospiro quasi di sollievo.

Quel calore gli era mancato più di quanto pensasse e, da come la ragazza si mordeva il labbro, poteva dire che la pensava come lui.

Mentre si beava di quella meravigliosa sensazione, Petra pensò a quanto era stata stupida ad evitare l’uomo che realmente amava e seguire quello che sentiva nel profondo del suo cuore.
Sentiva che, con Levi al suo fianco, il suo destino si sarebbe finalmente realizzato. Le sembrava di non essere mai felice in tutta la sua vita come in quel momento.

Colta da uno sprizzo di spregiudicatezza, con uno scatto Petra ribaltò le posizioni, ridacchiando del fatto di essere l’unica a poter dire di aver fatto suo il tanto temuto Capitano Levi.
Dal canto suo, l’uomo non sgradì affatto quella intrepida iniziativa: Petra era una ragazza dolce ma anche forte e intraprendente, capace di tenere testa anche ai suoi timori, e questo la rendeva un’eccellente guerriera, oltre che ad infiammarlo oltre l’immaginazione.
Il carattere peperino e coraggioso della soldatessa gli piaceva da impazzire.

Le accarezzò con malizia i fianchi, incitandola a non avere esitazioni, mentre Petra affondava il viso nella spalla dell’uomo stringendo i denti per tentare la disperata impresa di trattenersi.
Levi le accarezzò i capelli, costringendola a guardarlo negli occhi, prima di baciarle ogni piccolo centimetro del viso.
Le labbra. Le gote. La punta del naso. La fronte. Ovunque.

Ormai si sentivano al limite della sopportazione, e il Capitano non voleva dare la soddisfazione alla ragazza di concludere mentre era in una posizione dominante, ne andava del suo orgoglio. Baciandola con passione, ribaltò nuovamente la situazione a suo vantaggio, facendo ridere di gusto Petra, che decise di concedergli quello sfizio rispondendo al bacio con egual ardore.

In breve tempo, entrambi raggiunsero l’apice, crollando stremati l’uno nelle braccia dell’altro cercando di riprendere fiato.
Un piccolo sorriso increspò sulle labbra di Petra, che avvolse il suo amante in un morbido abbraccio. Era così felice che avrebbe potuto gridare, e la seconda volta era stata anche migliore della prima.

Con un sospiro, la soldatessa stampò un piccolo bacio sulla fronte del suo capitano. “Hai proprio ragione, Levi”, gli sussurrò nell’orecchio, “Siamo un disastro”.


***

Erano passati quasi 10 giorni da quell’avventura proibita nel bosco, e i due amanti si erano promessi di trattenere i loro istinti finché Petra non avesse risolto le cose con Auruo per poi decidere sul loro futuro.

La ragazza aveva deciso di parlare con il fidanzato dopo la tanto attesa spedizione, e finalmente quel giorno era arrivato; ma non sarebbe andando come Petra aveva previsto.

La retroguardia era già stata decimata da un Titano Anomalo, lasciando la soldatessa praticamente da sola insieme ad un ristretto gruppo di commilitoni, tra i quali era presente Erd. Tentarono insieme di fronteggiarlo, ma la straordinaria aggressività di quell’esemplare rendeva il lavoro più difficile.

Petra sentiva il sudore bagnarle la fronte, i brividi freddi della paura attraversarle la schiena, ma doveva restare lucida se voleva sopravvivere. Non avrebbe permesso a quel mostro di far del male ad un altro suo compagno.
Erd, a comando di quella squadra dopo la morte del responsabile della retroguardia, ordinò ai tre soldati sopravvissuti, delle fortunate reclute fresche di addestramento, di allontanarsi, dal momento che non c’era ormai molto da fare se non morire inutilmente, chiedendo con lo sguardo alla ragazza di restare. Era l’unica di cui lui si fidasse cecamente, e sapeva che l’avrebbe seguito fino alla fine.

Come si aspettava, la donna annuì con decisione.
Bastò un occhiata, e il piano di attacco si era già formato nella loro mente.

Erd si fiondò sull’Anomalo, aspettando che quest’ultimo allungasse la mano per afferrarlo prima di accecarlo col gas che fuoriusciva dall’attrezzatura per il movimento tridimensionale.
Prima che la nube si potesse disperdere, Petra balzò fuori dal nulla con uno scatto felino, tagliando via gli occhi del Titano, che emise un urlo straziante, e prima che potesse riacquistare la vista la ragazza balzò sulla sua nuca, recidendogliela con un taglio netto.

Il mostro cadde in avanti con una lentezza quasi solenne, mentre uno strano vapore fuoriusciva dal taglio decomponendosi velocemente.
Erd corse festoso verso l’amica, entusiasta della vittoria, pagata però a caro prezzo. “Petra! Ce l’abbiamo fatta!”, gridò con un sorriso incerto, notando che qualcosa non andava nella ragazza. Era pallida, troppo pallida, con una mano che reggeva la testa e una il ventre.
Riuscì ad afferrarla in tempo prima che lei cadesse svenuta, inerme come una marionetta senza fili.

Confuso e spaventato, Erd montò sul suo cavallo tenendo ferma la donna mentre partiva al galoppo sparando il fumogeno verde, al quale arrivò una rapida risposta.
Arrivarono sani e salvi dal resto del gruppo, fortunatamente, attirando l’attenzione dei compagni. Auruo corse verso la fidanzata a malapena cosciente, stringendola in un forte abbraccio, preoccupato per la sua salute, ma felice che fosse ancora viva.

Dal canto suo, a Levi quella situazione puzzava molto. Lo svenimento e la nausea erano gli stessi sintomi che la donna aveva presentato la settimana prima.
Chiaramente c’era qualcosa dietro quel malessere, e sapeva a chi doveva rivolgersi per indagare.

“Auruo, Erd, Gunter, scortate Petra ed Hanji al Quartier Generale”, ordinò spicciolo. “In queste condizioni è un pericolo per noi e per sé stessa”.
Hanji stava per ribattere, infastidita dal tono perentorio e dalla sua esclusione dalla spedizione, ma le stava più a cuore la salute di colei che era diventata una sua cara amica, quindi eseguì senza fare storie ed inoltre era tremendamente curiosa di fare qualche test sperimentale.

Sarebbe stato un vero spasso.


***

Quando Petra aprì nuovamente gli occhi, le sembrò di aver dormito per settimane intere. Si stropicciò gli occhi stancamente, con un senso di stanchezza che le appesantiva le membra.
"Ehi Petra, ci sei?", le domandò una voce familiare, che riconobbe come quella di Hanji.
Quando focalizzò l’immagine di fronte a sé, sussultò spaventata. Gli spiritati occhi scuri della donna la stavano fissando ad un palmo da volto, e sembrava molto incuriosita.

"Hanji? Dove mi trovo?" sussurrò, ancora confusa, scendendo dal letto. "Sei in infermeria, sciocchina", ridacchiò la donna, spostandosi un ciuffo color mogano dagli occhi, con il sorriso di chi stava nascondendo qualcosa.

"Cosa mi è successo?", le chiese molto preoccupata, scaturendo una risatina maliziosa da parte dell’amica, che rispose. “Ancora non ne sono sicura, Petra, ma sarà comunque molto interessante”.
La ramata, dal canto proprio, era troppo impaziente per dare spago alle stramberie di Hanji, e le intimò con lo sguardo di non indugiare.

"Capito, non sai aspettare”, le sorrise la rossa, esclamando. “Bene, signorinella, sarai felice di sapere che molto probabilmente sei incinta!”





Spazio della traduttrice
Buonsalve!
Eccoci qua... già...
Ho fatto una fatica immane, ma finalmente sono riuscita a pubblicare questo dannato capitolo, ci ho messo più di un mese. Vi avverto fin da subito che probabilmente dovrete aspettare fino a metà luglio prima che io possa riprendere a scrivere.
Pregate per me! *piange istericamente*
Per questo motivo vorrei ringraziare di cuore la mitica martyki per tutto l'aiuto tecnico e, soprattutto, morale che mi sta dando! Senza di lei questo capitolo sarebbe una schifezza o, più probabilmente, non ci sarebbe affatto.

Prima di tutto vorrei chiedervi il vostro parere se è oppurtuno che metta il raiting rosso, perchè sono davvero tendente a modificarlo... Sapete come io sia incerta a scrivere di scene di intimità (insomma, mi vergogno a mettere troppi dettagli) in quanto penso che sia una cosa estremamente privata e personale.
Comunque sia, avrete notato che ho messo qualche dettagliuzzo che ho preso dall'opera originale: il fratello maggiore deceduto è ispirato alla canzone "Call Your Name", mentre il modo in cui attaccano il Titano Anomalo è un riferimento alla lotta contro il Titano Femmina.
Detto questo, mando un bacione a tutti e vi ringrazio per il sostegno <3
Alla prossima!!

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Capitolo 12
*** A Baby? + Levi's Kid ***


“Bene, signorinella, sarai felice di sapere che molto probabilmente sei incinta!”

Quelle parole rimbombavano ripetutamente nella mente di Petra, ancora non in grado di realizzare il responso dell’amica.
Scosse la testa, portandosi una mano al grembo, cercando di ragionare.

‘Incinta?’, si domandò fra sé, ‘Come posso essere incinta? È impossibile!’.
La giovane prese un profondo respiro, fermando il violento tremolio delle mani, ricomponendosi dallo shock. “Hanji”, bisbigliò, “Sei sicura? Aspetto davvero un bambino?”.
La scienziata annuì con la testa, con un sorriso smagliante che le illuminava il volto. “Ancora devo fare alcuni accertamenti, ma direi che le probabilità sono molto alte. Non è eccitante?”, esclamò entusiasta, con uno strano luccichio negli occhi. “Ho sempre desiderato seguire una gravidanza, studiare i cambiamenti fisici della gestante, osservare la crescita del feto e tutti gli eventi ad esso collegati, e ora ne ho l’occasione grazie a te”, sbraitò infine, abbracciando forte Petra, che fissava stranita l’amica.

Hanji notò lo sguardo confuso della ragazza, e con un sospiro le diede qualche pacca sulla spalla, cercando di tranquillizzarla. “Ehi, non ti angosciare. Andrà tutto bene, di sicuro Auruo sarà entusiasta”.
La giovane sembrò non aver sentito le sue parole; continuava a fissare il suo grembo: ancora non riusciva a credere che dentro al suo ventre si stava sviluppando una nuova vita. Le sembrava tutto così surreale, come un sogno dal quale non riusciva a svegliarsi.

La donna al suo fianco sospirò, tossicchiando lievemente per attirare la sua attenzione. “Petra, scusa la sfrontatezza, ma è necessario. Hai notato per caso un ritardo nel tuo ciclo mestruale?”.
La rossa aggrottò la fronte, riflettendo: Hanji aveva ragione. Il ritmo soffocante degli allenamenti e l’ansia per la spedizione le avevano fatto perdere la cognizione del tempo trascorso. Il suo ciclo era in ritardo di quasi due mesi.

Con un sospiro, Petra rispose. “Sì, ho un ritardo di due mesi”. Hanji aggrottò un sopracciglio, prendendo appunti freneticamente. “Ok… Rispondi sinceramente: hai avuto rapporti intimi nel periodo coincidente al concepimento?”.
La giovane paziente arrossì lievemente, annuendo con la testa e mordendosi ferocemente il labbro, mentre la consapevolezza si faceva sempre più strada nella sua mente.

Hanji finì di prendere appunti, chiudendo il suo taccuino con un sorriso smagliante. Posò una mano sulla chioma ramata dell’amica, scuotendola energeticamente. “Non c’è alcun dubbio: tra pochi mesi avrai un bel pargoletto tra le braccia. Faresti bene ad avvertire il padre il prima possibile, i cambiamenti nel tuo corpo non tarderanno a farsi vedere. Auruo è un uomo molto fortunato senza dubbio!”.

Sul volto di Petra si increspò un sorriso strano, mentre ridacchiava istericamente. “Già, un uomo molto fortunato”, borbottò, “Ma Auruo non è il padre”.

In un solo istante l’aria nella stanza divenne gelida.
Hanji fissò ad occhi sgranati la ragazza, ancora incredula per le parole che aveva appena sentito. “M-ma allora chi è il pa-?”. Le parole della castana furono interrotte dall'insistente bussare della porta, che si aprì di scatto.

Moblit si affacciò alla porta, con un’espressione decisamente stanca. “Scusi il disturbo, ma ci sono delle persone che vorrebbero vedere la signorina Ral”, esclamò, facendo spazio a Levi, Auruo, Erd e Gunter, che si avvicinarono alla compagna.

La interrogarono a lungo sui motivi del suo malessere, notando che la ragazza rispondeva in modo molto vago, ma decisero di lasciar correre: probabilmente si trattava di faccende femminili, o semplicemente non voleva parlarne al momento.
Un forte senso di ansia cominciò a farsi strada nel cuore della giovane, che continuava a sorridere ed annuire ad ogni affermazione delle persone che la circondavano.

In particolare cercava di evitare il contatto visivo con Levi, come se quest’ultimo potesse capire il suo segreto con il solo sguardo, nel frattempo Hanji scrutava in uno strano silenzio i presenti, sezionandoli uno ad uno. Tra i presenti di sicuro c’era il papà della creaturina che Petra portava in grembo, e si sarebbe accertata delle buone intenzioni dell’uomo.

Decisa ad evitare qualsiasi domanda compromettente, Petra decise di indagare sui risultati ottenuti dalla spedizione. Al solo rammentare quei terribili momenti, i volti dei presenti si spensero, informando con visi scuri che nessun progresso era stato raggiunto se non una leggera minore perdita di uomini. Nessuna buona notizia, a parte che almeno loro stavano bene.
“Ora non pensare alla spedizione, Petra”, sbottò Levi, stanco di tante chiacchere. “Pensa a ristabilirti in fretta”.

La donna annuì, mordendosi l’interno della guancia. Se solo avesse saputo quello che nascondeva, il moro non sarebbe stato così tranquillo.
“Comunque sia, sono felice stiate tutti bene, Capitano Levi”, esclamò Petra, lanciando uno sguardo eloquente all’amica appoggiata alla parete.

In quel secondo, Hanji capì.

La scienziata buttò fuori con non molta gentilezza i compagni di squadra della sua paziente, spingendoli uno ad uno.
“Avanti, scocciatori, andate che Petra deve riposare.”, sbraitò, spintonando Auruo fuori dalla porta. “Aria!”.

Levi aggrottò un sopracciglio, insospettito dalla frettolosità dell’amica, ma obbedì senza fare domande. La salute della sua Petra era più importante.

Appena tutti furono usciti, Hanji si assicurò che nessuno sbirciasse od origliasse, chiudendo a chiave la porta per precauzione.
Ormai sole, la castana si fiondò sulla ragazza che la fissava stranita, scuotendola energicamente per le spalle.
“Mi stai dicendo che nel tuo ventre sta crescendo il figlio di Levi?”, esclamò, facendo sobbalzare dalla paura Petra, che la intimò ad abbassare la voce, sussurrando supplicante. “Promettimi che non ne farai una parola a nessuno, nemmeno a lui”.

Hanji sorrise con fare tranquillizzante, rassicurandola. “Non preoccuparti, sarà il nostro segreto, ma ti suggerisco di agire presto dal momento che non passerà molto tempo prima che la pancia diventi visibile”, l’avvertì, “Ma soprattutto… hai intenzione di avvertire quel nanerottolo?”

Sovrappensiero, Petra passò distrattamente una mano tra i capelli ramati, mentre con l’altra si sfiorava il ventre. “Ovvio che glielo dirò… è suo figlio, dopotutto”, sospirò, “In più devo affrettarmi a chiarire con Auruo, non posso indugiare oltre. Devo prendermi le mie responsabilità”.
Hanji annuì con accondiscendenza, circondandole le spalle con un braccio. “Se vuoi, posso darti una mano”, si offrì la donna, ma la rossa scosse la testa in segno di diniego. “No, ti ringrazio, è una faccenda che devo risolvere da sola, non voglio metterti in mezzo”.

Hanji si spostò un ciuffo di capelli color mogano dagli occhi, sorridendole. “Come vuoi, cara, del resto tu mi hai regalato la cosa più interessante che mi sia mai capitata!”, esclamò infine, con gli occhi scuri che le brillavano.
Una risatina sfuggì dalle labbra di Petra, che strinse la donna in un forte abbraccio. Era bello avere una amica pronta a sostenerla, sapeva di potersi fidare di lei.

Appena la ragazza ritornò nella sua camera, si lasciò cadere stancamente nel suo letto, soffocando la faccia nel cuscino. Non poteva negare di avere una fottuta paura.
Non si sentiva pronta, ancora non era in grado di essere una buona madre.
Non sapeva nemmeno se Levi avrebbe riconosciuto il loro bambino, se avrebbe abbandonato lei e il nascituro, e ciò la terrorizzava.
Prese un profondo respiro, strofinandosi gli occhi, accarezzandosi distrattamente il grembo. Il solo pensiero di dover confessare la gravidanza al suo amato le faceva torcere le budella: chissà quale sarebbe stata la sua reazione.

Mentre rifletteva sul da farsi, sentì dei decisi colpetti battere sull’asse della porta. La soldatessa balzò in piedi, gridando. “Chi è?”.
“Petra, sono io”, rispose una voce fredda, ma tremendamente familiare. Quando riconobbe la voce roca del Caporale, il cuore della donna perse un battito.
Non si aspettava certo che si presentasse davanti alla sua porta.

Non sentendo più segni di vita, Levi si agitò. “Petra, posso entrare?”
Come appena risvegliata da un sogno, la soldatessa si precipitò alla porta, gridando. “Si, le apro subito!”.
Sbloccata la serratura, la donna si ritrovò davanti gli occhi color ghiaccio dell’affascinante Capitano, facendolo entrare con la sua solita cortesia.
Dopo essersi accertata che nessuno fosse nei paraggi, la ragazza richiuse la porta, per poi voltarsi verso il moro.

Levi era sinistramente silenzioso, con un volto più cupo del solito. Sembrava davvero inquieto come mai in vita sua.
Petra, preoccupata, si avvicinò a lui. “Tutto bene, Levi?”, gli chiese, senza però non ottenere risposta.

Senza dire parola, Levi le afferrò il volto, schiacciandola contro la porta. La baciò con una tale passione e trasporto che lasciarono Petra senza fiato.
In quel contatto la donna sentì il nodo di tensione dell’uomo sciogliersi lentamente, il desiderio che provava per lei, i suoi sentimenti, e non esitò a ricambiare il bacio con gioia.
Gli accarezzò i capelli con dolcezza, afferrandoli con forza quando Levi separò le loro labbra per leccarle e mordicchiarle febbrilmente il collo.
“Mi hai fatto preoccupare, piccola impertinente”, ringhiò l’uomo, spingendola sul letto, “Non farmi più una cosa del genere”. La sua affascinante amante provò a mugugnare qualcosa in sua difesa, ma il suo lato animalesco aveva ormai preso il sopravvento.

Levi le sbottonò con urgenza la camicia, scendendo con le labbra per marchiare la pelle della scapola. La ragazza si lasciò sfuggire un gemito, mentre tirava la scura chioma dell’amante per incitarlo a continuare, e l’uomo non se lo face ripetere. Le abbassò le spalline del reggiseno, dedicandosi ai suoi seni.
Entrambi si lasciarono trasportare dalla passione, ma prima che l’atmosfera si scaldasse troppo Levi si scostò bruscamente da lei, abbassando lo sguardo.

“Perdonami”, mormorò mortificato, “Non dovevo”.
Petra, rossa in viso, lo fissò confusa. “Ma cosa…”, borbottò, venendo interrotta dal suo amante. “Abbiamo corso troppo”, le spiegò, “Non voglio che tu pensi che io ti voglia solo per il tuo corpo, non te lo meriti… io non ti merito…”; la voce di Levi di spezzò, come se non fosse in grado di continuare, o si vergognasse di ciò che voleva dire.

Petra sorrise, consapevole che per quello scorbutico soldato non era facile parlare dei suoi sentimenti. Era un uomo difficile, e sentiva onorata da quelle parole. Nessuno le aveva parlato con tale dolcezza e sincerità, e apprezzava particolarmente tutti gli sforzi che faceva per lei.
Ridacchiando, gli avvolse le braccia intorno al collo, facendo connettere le loro labbra ancora una volta. Restarono così abbracciati per un tempo che sembrò loro infinito, prima di separarsi. Non riuscivano a staccarsi l’uno dall’altra.
“Ti amo”, sussurrò Petra, guardandolo dritto negli occhi, con un sorriso che le illuminava il volto.

Un ombra di un fugace sorriso comparve sul volto del Capitano, che si riappropriò con voracità delle labbra della giovane, stendendola sul letto.
Ridendo divertita, la donna avvolse le gambe intorno al bacino di Levi, che troneggiava su di lei, ma quell’allegra atmosfera fu interrotta. Dei veloci colpetti contro la porta risuonarono nella stanza.

“Ehi piccola, ci sei?”, risuonò la voce gioviale di Auruo che, preoccupato per la sua fidanzata, aveva deciso di andarla a trovare.
Doveva proprio parlarle.
Peccato che fosse il momento più sbagliato per farle una visita.

Imprecando sotto voce, Petra si agganciò la camicia, gridando. “Si, arrivo!”. Con la coda degli occhi vide Levi sgattaiolare fuori dalla stanza attraverso la finestra, quindi, con un sospiro di sollievo, aprì la porta cercando di sembrare il più naturale possibile mentre lasciava entrare il suo compagno nella camera.

La coppia conversò a lungo, ridendo e scherzando, ma il ragazzo notò che la fidanzata era assente. Era con la testa tra le nuvole.
Chissà cosa le passava per la mente.

Ormai fattosi tardi, Auruo si alzò, lasciandole un bacio sulla fronte.
“Vorrei chiederti un favore”, si fece avanti il soldato, “Mi raggiungeresti alla mensa per l’ora di cena? Vorrei parlarti di una cosa…”.
La giovane aggrottò la fronte, visibilmente confusa. “Di che cosa si tratta?”, domandò timidamente, ricevendo in risposta un occhiolino furbetto.

“Vedrai, è una sorpresa”.





Spazio della traduttrice
Ebbene sì, sono sopravvissuta!
Sono così felice di essere tornata attiva, soprattutto sono contenta di portare avanti questa storia!
Per festeggiare, cominciamo con un bel capitolo doppio (sì, erano entrambi cortissimi quindi ho proveduto) formato dal capitolo 13 "A Baby?" e dal capitolo 14 "Levi's Kid". Non manca molto!
Spero veramente che vi piaccia, sapete che sono una indecisa cronaca.
In ultimo avviso, vi annuncio che una nuova storia è in cantiere, quindi preparatevi! (spoiler: sarà un Modern!AU)
Mando un bacio a tutti, mi trovate a piangere in un angolino dopo aver letto il capitolo 84.
Alla prossima!!

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Capitolo 13
*** Will you... ***


Come richiesto, Petra passò tutto il resto della giornata nel laboratorio privato di Hanji. La donna era tremendamente curiosa di visitarla più approfonditamente, e la rossa aveva a suo malgrado accettato.

La giovane si era presentata nello studio dell’amica, notando come quella stanza fosse rifornita di tutto il materiale per lo studio dei giganti: disegni, abbozzi, taccuini ricolmi di appunti e foglietti scritti frettolosamente durante le poche e brevi volte in cui erano riusciti a catturare un titano vivo.
“Wow”, si lasciò sfuggire la visitatrice, “C’è veramente di tutto qui, Hanji”.

L’amica si lasciò sfuggire un risatina. “Beh, non si possono studiare quelle affascinanti creature senza avere il materiale adatto, no?”, esclamò euforica, con un luccichio quasi maniacale negli occhi, mentre sistemava tutte quelle scartoffie in un posto più appropriato.
Petra scosse la chioma ramata, ridendo tra il divertito e l’esasperato.

Hanji era unica, ma era perfetta così.

Una volta finito, la scienziata fece sistemare la ragazza, esaminandola con minuziosità. Era troppo curiosa di studiare una cosa così nuova per lei.
“Ehi Petra!”, esclamò quasi gridando, “secondo te quale sarà il sesso del bambino?”.
La gestante portò un dito davanti alla bocca, cenno di abbassare la voce. “Attenta Hanji, potrebbero sentirci!”.
“Ops, scusa”, ridacchiò l’altra, passando una mano tra i capelli, “Non me ne sono resa conto”.

Con un sorriso, Petra rifletté. “Beh, ancora non riesco nemmeno a realizzare che aspetto davvero un bambino, figuriamoci immaginare se sarà maschio o femmina… penso che dovremo aspettare che nasca”.
Hanji emise un mugolo distratto, mentre continuava a visitare la sua paziente. “Mh… non è detto”, borbottò tra sé e sé, “Ho sentito che esistono vari metodi per determinare il sesso del bambino prima della sua nascita, ma non so se effettivamente funzionano”.
La rossa sgranò gli occhi, stupita. “Davvero, di che cosa si tratta?”.
“Beh”, cercò di spiegare Hanji, “Alcuni dicono che si può vedere esaminando il sangue, oppure che il sesso del bambino è determinato dall’alimentazione o persino dalla… emh… posizione adottata durante il concepimento”, continuò ad elencare, stuzzicando la curiosità di Petra, che ascoltava rapita. “Gira voce di uno strumento utilizzato principalmente sui cavalli, ma non ne ho la più pallida idea di come funzioni, ma voglio informarmi. Comunque, il modo più sicuro è aspettare”.

La ragazza annuì distrattamente, fissando il soffitto mentre Hanji continuava a visitarla.
Ad un certo punto, la porta si spalancò di colpo rivelando Moblit, l’assistente personale della donna.
“Signora Zoe! Per favore mi segua, abbiamo bisogno del suo aiuto, è un emergenza!”, gridò il giovane soldato, che stava andando in paranoia.
Hanji sobbalzò, alzando un sopracciglio. “Cosa è successo?”
“Le spiegherò tutto strada facendo, si sbrighi per piacere”, sbraitò Moblit, che corse via seguito dalla sua superiore.

Prima di uscire dalla porta, la donna si voltò verso l’amica, che ancora era stesa nel lettino. “Vai pure, cara, ci vediamo più tardi”, la salutò, facendole un cenno con la mano.
Petra fece come le era stato detto, alzandosi in silenzio dirigendosi verso la sua stanza mentre mille domande le frullavano nella testa.

Oltre al bambino, era ancora rimasta irrisolta la questione di Auruo.
Doveva rompere con lui quella sera stessa, durante il loro appuntamento, e pregava solo che il motivo per il quale il fidanzato l’aveva invitata a raggiungerlo non fosse di chissà quale importanza.

Di recente avevano avuto diverse discussioni, ma le si sarebbe spezzato il cuore se fosse stata costretta a rifiutarlo in seguito ad un gesto carino da parte sua.
Si sentiva malissimo per lui, e il peggio che era tutta colpa sua.

Perché era successo tutto questo?
Perché a lei?
Perché si era innamorata di Levi?

La ragazza prese un profondo respiro mentre tirava la maniglia della sua camera, cercando di calmarsi e ritrovare la lucidità.
Tutto si sarebbe risolto, bastava mantenere il sangue freddo ed essere sincera ed onesta con lui. Bastavano poche parole, dirgli semplicemente che gli voleva molto bene, ma che non poteva più funzionare.

Sembrava così facile, ma a Petra avrebbe preferito mille volte fronteggiare un titano classe 15 metri.

Si diresse direttamente verso il letto, vogliosa di riposo, ma una volta avvicinatasi notò una lettera per lei poggiata sul lenzuolo.
La aprì, per riconoscere subito la scrittura di Auruo.

"Amore mio,
Sei sempre stata al mio fianco fin dal nostro arruolamento come cadetti, e non posso essertene più grato.
Fin dal primo momento in cui ti ho vista, ho capito ch-"

Petra sgualcì la lettera tra le mani, incapace di leggere oltre.
Sentì le lacrime correrle lungo le guance, mentre dei singhiozzi strozzati le sfuggirono dalle labbra.
Lasciò cadere la lettera in terra, mentre si nascondeva il viso tra le mani accartocciandosi ai piedi del letto, sfogando tutte le lacrime che aveva trattenuto fin dall’inizio.

Non se lo meritava, non meritava quelle parole dolci.
Con che coraggio avrebbe affrontato Auruo, confessandogli il suo sporco tradimento, per poi abbandonarlo?
Non si sentiva una persona orribile, era una persona orribile.

Sollevò la testa, poggiandola contro il materasso, rimanendo immobile finché non arrivò l’imbrunire.
Si alzò come un automa, andando a rinfrescarsi il viso per nascondere le lacrime prima di recarsi alla mensa, dove il fidanzato la stava aspettando impaziente.

Era arrivato puntualissimo, e stava battendo nervosamente il piede contro il pavimento di legno mentre sorseggiava un po’ del vino che era stato offerto loro per “festeggiare” il loro ritorno dalla spedizione o, meglio, commemorare coloro che non erano tornati a casa. C’era comunque un’aria festosa nella sala, in quanto quella volta le vittime erano state minori, e ciò poteva essere considerato un discreto successo.

Nel tentativo di trovare la sua ragazza, Auruo continuava a voltarsi avanti e indietro, destra e sinistra, senza che però Petra si facesse viva. Passarono diversi minuti prima che la figura minuta della giovane, che sembrava moralmente a pezzi, comparisse da dietro gli archi dell’entrata.
Il giovane soldato si sbracciò per farsi notare, sorridendo radioso. “Petra, sono qui!”.

La soldatessa si voltò nella sua direzione, imbastendo il sorriso più convincente che potesse fare in quel momento, abbracciando il fidanzato che l’aveva accolta a braccia aperte.
Per un secondo, Auruo giurò di averla sentita singhiozzare contro il suo petto, ma quando lei si staccò aveva sempre la solita espressione gioviale abbastanza convincente da fargli pensare di esserselo solo immaginato.

“Ehi, Auruo, tutto bene?”, domandò sorridente, sedendosi al suo fianco. “C’è qualcosa che devi dirmi?”. “Tranquilla Petra, è tutto a posto”, rispose il ragazzo, “Hai… hai ricevuto la lettera che ti ho lasciato nel letto?”, le domandò, accarezzandole i capelli.
La giovane si pietrificò. Aveva sì visto la lettera, ma si era rifiutata di finirla di leggere.
Attorcigliando le mani, Petra si scansò leggermente, fingendo di allungarsi per prendere un bicchiere di vino. “Oh, sì l’ho letta”, mentì, “è stato un gesto davvero carino da parte tua”.

Auruo aggrottò un sopracciglio, insospettito. Pensava che la ragazza avrebbe adorato la lettera, ma invece sembrava… distaccata. Si ricompose con un scrollata di spalle: forse era solo stanca e un po’ giù di morale, ma quello che aveva in serbo l’avrebbe fatta felice di sicuro.

Allungò la mano verso quella della fidanzata, afferrandola. “Bene, allora lasciami spiegare perché ti ho chiesto di venire qui”.
Il cuore di Petra cominciò a battere all’impazzata, mentre Auruo si alzava tenendola sempre per mano.

“Attenzione, per favore! Ho qualcosa da dire!”, alzò la voce, attirando l’attenzione dei presenti. Nella sala calò un innaturale silenzio.
L’unico rumore che Petra sentiva era il pulsare violento del suo cuore.
“Vorrei presentarvi una signorina molto speciale, ragazzi. Lei è Petra Ral e, se vorrà, non sarà più la mia ragazza, ma mia moglie”.
Tra lo stupore generale, Auruo di inginocchiò ai suoi piedi, mostrandole una fedina dorata con un piccolo diamante.

“Petra, vuoi rendermi l’uomo più felice del mondo e diventare la mia sposa?”

In quel secondo, il tempo sembrò fermarsi.
La ragazza sentì le sue membra irrigidirsi, mentre fissava stravolta il volto sorridente dell’uomo genuflesso davanti a lei, incapace di dare fiato ad una singola parola.
Non poteva essere successo, era peggio di quanto immaginasse, molto peggio.
Cosa doveva fare?

Intorno a loro, tutti i commilitoni li stavano fissando inteneriti, aspettandosi il fatidico “sì”, seguito da lacrime di gioia, abbracci e baci, ma nulla di tutto ciò successe.
Petra era ancora lì, immobile come una statua, con lo sguardo sbarrato.
La giovane alzò istintivamente lo sguardo, incontrando quella freddo e ghiacciato di Levi che, appoggiato contro lo stipite della porta a braccia conserte, osservava la scena con un’espressione vuota, stringendo i pugni con forza per poi voltarsi, andandosene.

Il corpo della soldatessa cominciò a tremare violentemente, mentre calde lacrime solcavano le sue guance.
Quella reazione spaventò Auruo, che sgranò stupito gli occhi. “Petra, che cosa?”.

La giovane prese un profondo respiro, cercando di ricomporsi. Si odiava ancora più di prima.
“I-io”, balbettò, “Io non posso, Auruo, mi dispiace tanto”, sussurrò, lasciandogli la mano, correndo via dalla sala pranzo.
Corse per un tempo indefinito, finendo nel prato dietro la caserma, ma non era da sola.

Lì, accovacciato sull’erba a fissare le stelle, c’era Levi, più bello che mai alla luce della luna.

L’uomo di voltò verso di lei, fissandola dritta negli occhi, per poi alzarsi per ritirarsi nelle sue stanze. Petra scattò in avanti, ormai in lacrime. “Levi!”, gridò disperata, “Aspetta, ti prego”, lo supplicò, afferrandolo per un polso costringendolo a guardarla in viso.
Il Capitano sembrava più apatico del solito, chiuso in sé stesso, ma ricambiò lo sguardo. “Hai detto di sì, vero?”, le domandò freddamente, aspettandosi una risposta affermativa, ma non era così.

La giovane scosse la testa, accarezzandogli dolcemente la guancia. “No”, gli rispose, perdendosi nei suoi occhi meravigliosamente nebbiosi, “Non potevo, perché non è lui colui che amo”.

Levi schiuse leggermente le labbra, con un vaga espressione di sorpresa.
Prese la mano della donna, tirandola a sé. La strinse forte al suo petto, assaggiando le sue labbra.
Quel bacio era molto diverso da quelli si erano scambiati fino a quel momento, ma era decisamente più bello. Era molto più dolce, più intimo.

Petra avvolse le braccia intorno al collo di Levi, che affondò una mano sui capelli ramati della soldatessa, godendo di quel piacevole calore che gli cresceva nel petto.
Inutile negarlo oltre, era chiaro come il sole. Era totalmente innamorato di quella ragazzina impertinente.

Sarebbero rimasti lì, tra le braccia l’uno dell’altra, anche per tutta la notte, ma dei passi pesanti e un singulto li interruppe.

Quando si voltarono, ancora abbracciati, videro Auruo, che li fissava con occhi sbarrati.





Spazio della traduttrice
Ebbene sì, ecco il nuovo capitolo, ricordatevelo perchè è piuttosto importante. A dire la verità, mi sono sentita tremendamente in colpa per il povero Auruo, ha beccato la sua fidanzata a baciarsi con un altro dopo essere stato rifiutato pensatemente XD
Vabbè, la vita è così, avrà più fortuna la prossima volta :')
Ci ho messo un'eternità a concluderlo, ma in questo periodo sto avendo un bel po' di difficoltà nell'andare avanti nella scrittura per motivi di studio, ma spero che le cose andranno meglio.
Mando, come sempre, un abbraccione a tutti voi!
Alla prossima!!

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Capitolo 14
*** The fight + Dad ***


Nel cortile calò un silenzio innaturale.
I tre, immobili come statue, si fissarono increduli per secondi che sembrarono durare un secolo.

Petra aveva le braccia ancora allacciate al collo di Levi, che a sua volta aveva la mano tra i capelli della ragazza mentre l’altra era sul suo fianco.
Auruo era lì, ghiacciato a sua volta, con uno sguardo completamente vuoto, come se stesse affrontando un orrendo incubo. Solo che l’incubo era realtà, proprio davanti a sè.

La sua fidanzata era tra le braccia di un altro uomo.

Tra tutte le cose che si poteva aspettare da lei, quella era l’ultima.

Il tempo sembrò ripartire quando una tremante Petra, sull’orlo di una crisi nervosa, si staccò dal collo dell’amante. Le labbra le tremavano violentemente, boccheggiando come se stesse cercando di dire qualcosa ma non trovasse l’aria per parlare.
Si aspettava che da un momento all’altro cadesse a terra soffocata.
Provò a balbettare qualcosa, facendo un passo verso di lui, ma niente sembrava riuscire a uscire dalle sue corde vocali. Le scosse del suo corpo si fecero più violente, e Levi se ne accorse, toccandole un braccio per tranquillizzarla.

Fu quel piccolo gesto che riscosse Auruo, e la rabbia prese il posto della delusione.
“Petra! Come hai potuto?”, gridò frustrato, mentre la calma gli sfuggiva sempre più dalle mani. Stava perdendo il controllo.

“M-Mi dispiace”, balbettò la giovane, prima di venire interrotta. “Un ‘mi dispiace’ non risolverà le cose o ti giustificherà”, sbraitò l’uomo, “Sei solo un’egoista bugiarda, brutta put-“.
Auruo non fece in tempo a finire di parlare che si ritrovò steso a terra, mordendosi la lingua, la testa che gli girava come una trottola e qualcosa di vischioso che gli colava dal naso.
Sopra di lui si stagliava la figura del Capitano, che lo fissava con uno sguado infuocato. “Attento al linguaggio, moccioso”, ringhiò.

“Bastardo”, biascicò l’uomo a terra, cercando di colpire il rivale con un calcio, mancandolo. Levi avrebbe reagito, se Petra non si fosse messa in mezzo tra i due con il proprio corpo, spingendo l’amato indietro.
“BASTA” urlò istericamente, continuando a trattenere Levi per le spalle.

Quel grido fece fermare l’uomo, che indietreggiò lentamente respirando a fondo, stringendo al petto Petra con un braccio facendola sfogare, ma attirò anche l’attenzione di Hanji ed Erwin, che accorsero per accertarsi della situazione.

Ad Hanji bastò uno sguardo per capire cosa era successo, e si apprestò a soccorrere Auruo per fermargli la copiosa emorragia nasale.
Erwin per la prima volta pareva realmente confuso, continuava a spostare lo sguardo da una parte all’altra senza capirci un accidente, aggrottando le folte sopracciglia.

Auruo e Petra avevano litigato per via del rifiuto?
Lui aveva provato a picchiarla?
Qualcosa di grosso era successo, se no non riusciva a spiegare la crisi di pianto della ragazza, e sul perché Levi era dovuto intervenire.

“Sta bene?” si ritrovò semplicemente a chiedere, sentendosi fuori luogo. “Una meraviglia, come vedi”, commentò sarcastico Levi, “Quella maleducata piccola merda deve imparare a tenere a freno la lingua. Con il tuo permesso, vorrei portarla via di qui”, sbuffò stancamente, avvolgendo una spalla della donna.
In quel momento tutto si fece chiaro agli occhi del biondo, che spalancò gli occhi stupito, sussurrando un semplice “Oh”.
Il forte Comandante Erwin era stato appena colto di sorpresa, e, riflettendo su come era possibile che non si fosse accorto di nulla, seguì in silenzio Hanji, che trascinava quasi di peso Auruo verso l’infermeria per ripulirlo dal sangue.

Nel frattempo, Levi e Petra erano appena rientrati nella struttura. Ancora la donna non aveva finito di piangere.
L’uomo di sentiva tremendamente a disagio, non era un granché con le persone in lacrime. Si limitava ad accarezzarle sporadicamente la testa, dandole qualche piccola pacca sulla spalla, rimanendo in silenzio.
“Mi dispiace”, mormorò infine, “non volevo spaventarti”.

Petra alzò la testa color rame, guardando il compagno, asciugandosi gli occhi color ambra. “Non è colpa tua”, lo rassicurò, “sono io che ha causato tutto questo casino… ma sono sollevata che sia tutto finito”, sospirò appoggiando la testa nell’incavo della spalla dell’uomo che amava.

*

*

*

Ancora con l’adrenalina addosso per quello che era successo, i due amanti si coricarono insieme, nella camera di lui, come aveva chiesto Levi stesso una volta rimasti soli. Il buio avvolse i loro corpi, e il silenzio cadde sovrano nella camera. Entrambi erano tremendamente stanchi, l’incidente li aveva spossati fisicamente e mentalmente, ma Petra non riusciva a prendere sonno in alcun modo.

Il senso di colpa la divorava, nonostante al fianco del suo Capitano si sentisse la donna più felice del mondo. Avrebbe voluto risolvere in modo migliore con Auruo, ma non era stata abbastanza forte e adesso il ragazzo l’avrebbe odiata. Non che gliene facesse una colpa, era stata lei a sbagliare mancandogli di rispetto, ma avrebbe desiderato chiarire con lui in maniera pacifica.

“Levi”, bisbigliò, “sei sveglio?”. L’uomo aprì i suoi occhi grigio-azzurri, appena assonnati. “Più o meno”, rispose, accarezzandole i capelli, “Cosa c’è?”.
Petra arrossì lievemente quando sentì le dita del compagno scivolare distrattamente sulla sua guancia, accarezzandola. “Niente...”, sorrise, “Volevo solo vedere se eri sveglio”. Con la mano raggiunse quella di Levi, stringendola a sua volta per spronarlo a continuare.

Quello sarebbe stato il momento adatto per rivelargli la verità, dirgli che stava per diventare padre, ma qualcosa di più forte la tratteneva. Aveva troppa paura delle conseguenze, che Levi l’avrebbe scacciata, ma il piccolino che aveva dentro di sé cresceva giorno dopo giorno, e cominciava a notare una lieve pancetta che si faceva sempre più pronunciata. Non aveva molto tempo a disposizione.
“Petra, tutto bene?”, domandò l’uomo, preoccupato dall’improvviso silenzio nel quale era precipitata la donna, che scosse la testa con un sorriso tranquillizzante. “Sì, va tutto bene”, sospirò,
“Stavo solo pensando”.
“A cosa?”, domandò incuriosito il Capitano, posando le labbra sulla fronte della compagna. “Mhh… te ne parlerò quando sarà il momento opportuno”, biascicò stancamente, ormai tra le braccia Morfeo.
Avrebbero parlato della gravidanza entro la settimana, si promise la donna tra sé, accoccolandosi al petto del moro con un sospiro soddisfatto.

Levi lasciò perdere, capendo che lei era troppo sfiancata per continuare la conversazione, e, stringendola a sé, caddero entrambi addormentati, l’uno tra le braccia dell’altra.

Al suo risveglio, causato dai raggi del sole già alto, Petra si accorse che Levi non era al suo fianco, anzi, non era nemmeno in camera. Era già mattina inoltrata, e non si spiegava perché il moro non l’avesse svegliata, finché il suo sguardo cadde su un fogliettino al suo fianco.
Era sicuramente suo.

Petra,
Mi dispiace essermene andato così, ma sono stato richiamato da Erwin per un sopralluogo al Muro. A quanto pare è successo qualcosa di grave, e mi ha espressamente vietato di portarti con noi. Quel bastardo mi deve delle spiegazioni.
Tornerò presto.
Levi.

Dopo aver letto la lettera, una scossa di paura le percorse la schiena. Strinse a sé la lettera, pregando silenziosamente che il suo Capitano tornasse sano e salvo da lei, e che tutto andasse bene.
Anche se era l’uomo più forte del mondo, poteva accadere di tutto.

Aveva ancora il fogliettino tra le mani quando dei decisi colpettini sulla porta la riportarono al mondo reale. “Ehi Petra, sei sveglia?”, la richiamò la voce squillante di Hanji, che si aspettava di trovarla lì dopo aver bussato per minuti interi invano alla porta della giovano.
“Buongiorno Hanji”, la salutò sorpresa, aprendo la porta. “Cosa ci fai qui?”. La donna era una delle migliori guerriere, avrebbe scommesso che l’avrebbero portata con loro. “Beh… sono rimasta per stare con te”, ammise con un sorriso colpevole, tipico di chi ha fatto un pasticcio e sta cercando di rimediare.
Ciò insospettì maggiormente la rossa, che alzò un sopracciglio dubbiosa. L’amica non si sarebbe mai persa una cosa del genere per nulla al mondo, c’era qualcosa che non andava.

Sotto quello sguardo, Hanji non poté fare altro che sputare il rospo. “Ok, momento delle confessioni. Dovevo andare anch’io, ma ho sentito che anche te eri inclusa nella missione, quindi…” si interruppe, lisciando i capelli color mogano.
“Sputa fuori, Hanji”, ringhiò Petra, preparandosi al peggio.
“P-potrebbe essermi sfuggito che sei incinta”, ammise di tutto un fiato, aspettandosi i peggiori insulti e maledizioni da parte della ragazza.
Per qualche secondo Petra rimase immobile, finché il suo viso cambiò colore svariate volte, prima di riprendere il controllo delle corde vocali.
“TU HAI FATTO COSA?”, sbraitò, arrossando per la rabbia, portandosi le mani ai capelli. Ora si che erano guai. “Spero che tu lo abbia detto solo al Comandante Erwin!”
“Ovviamente, solo a lui”, giurò, “M-mi dispiace, non potevo permettere che mettessero in pericolo il piccolino. Era l’unico modo per farti escludere”, cercò di giustificarsi con aria mortificata.

Con un profondo respiro, la gestante si calmò. In fondo Hanji aveva buone intenzioni, proteggendo il suo bambino. Con un sorriso, l’abbracciò forte. “Hai ragione, scusa. Grazie per avermi aiutata”.
Con pesante sospiro di sollievo, Hanji ricambiò l’abbraccio. Per un attimo pensava che l’avrebbe picchiata a sangue. “A-allora non sei arrabbiata?”. Petra iniziò a ridere di gusto, dandole una pacca sulla spalla. “Ma no, tranquilla. Avevi buone intenzioni, e comunque tutti lo scopriranno prima o poi”.
“A proposito, lo hai detto alla tua famiglia?”, chiese la donna. La soldatessa si ammutolì. Non aveva più una madre e un fratello da anni, ma le restava suo padre, che meritava di sapere di stare per diventare nonno.

“Hanji, pensi che possiamo uscire per andare a trovare mio padre?”, chiese timidamente. Sul volto della scienziata si forma un gran sorriso, saltellando felice. “Che stiamo aspettando, andiamo!”.

Per tutto il viaggio, Petra rimase in religioso silenzio. Non l’avrebbe mai detto, ma dire a suo padre della gravidanza la spaventava quanto dirlo a Levi. Suo padre aveva un gran cuore, vero, ma non sapeva come avrebbe reagito alla gravidanza improvvisa di sua figlia.
“Agitata?”, ridacchiò Hanji, notando come l’amica si stava torcendo le mani. “Tranquillissima”, rispose sarcasticamente, facendo ridere la donna al suo fianco, squadrandola con aria arcigna. Non si aspettava che Hanji stesse così bene in abiti civili, non ci era abituata.
“Beh, se fossi tuo padre, mi metterei a ballare per tutta casa”, la rassicurò, strappandole una piccola risata. Continuarono a chiacchierare finché non arrivarono di fronte ad un piccolo rudere.
Gli occhi di Petra iniziarono a brillare per la nostalgia, aveva voglia di abbracciare suo padre dopo tanto tempo. Si parlavano spesso via lettera, ma non era lo stesso.

“Wow”, esclamò Hanji, “è davvero una bella casa!”.
Dopo aver farfugliato un ringraziamento, Petra diede tre colpetti incerti alla porta. Aspettò pazientemente, trattenendo il respiro, finché la porta si aprì, rivelando un uomo di mezz’età dai capelli castani che stavano lentamente ingrigendo.
Quando il signor Ral riconobbe la donna alla sua porta si illuminò, abbracciando la figlia. “Petra, tesoro”, urlò felice, “sono contento che tu sia tornata a casa!”. La ragazza rise divertita, affondando il viso nell’incavo della spalla. “Sono contenta di vederti, papà”.

L’odore di casa sua non le era mai sembrato così buono.





Spazio della traduttrice
Eh... a volte ritornano. Ma quando lo fanno, portano il doppio capitolo!! Yeah!! *le lanciano i pomodori*
Sorreh!!!! D-:
Sarò sicera, questo capitolo... non mi piace. Non sono soddisfatta, ma se ho fatto un buon lavoro sta voi a deciderlo.
Comunque sì, io mi immagino perfettamente un Levi tenero quando è da solo, senza nessuno che li possa beccare. Poi c'è la situazione di Auruo che è andata a signorine della strada e ora ci si mette il suocero. Come la prenderà?
In onestà, non credo che pubblicherò altri capitoli finchè l'autrice non darà segnali di attività. Non pubblica dal 25 maggio dell'anno scorso e mi mancano quattro capitoli da tradurre, ma finchè non so come intende andare avanti non so come impostare i prossimi capitoli. In base al finale potrei decidere di rimanere fedele o discostarmi leggermente, quindi non so quando ripubblicherò... ma restate sintonizzati!
Un abbraccio forte!
Alla prossima!!

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