LNDN

di Sciao_Principesa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Welcome to London ***
Capitolo 2: *** 2nd day in London ***
Capitolo 3: *** 3rd day in London ***
Capitolo 4: *** 4th day in London ***
Capitolo 5: *** 7th DAY ***



Capitolo 1
*** Welcome to London ***


Ed eccolo arrivato il fatidico momento che aspettavo da non so quanto tempo.
Oggi primo luglio 2015 io, Federica Pellegrini, partirò per le mie bellissime due settimane di vacanza studio a Londra.
Si mi chiamo Federica Pellegrini, come la famosa nuotatrice italiana, peccato però che a differenza sua io faccia fatica anche ad alzarmi dal divano.
Ma tralasciando la parentesi sul mio nome, non puoi capire quanto sono emozionata.


Eccomi in aeroporto con il mio migliore amico ad aspettare gli altri due soliti ritardatari che, dopo 30 minuti buoni, e dopo un urlo disperato, vedo avvicinarsi a noi.

Passato il chek-in, che sembrava praticamente infinito, ci dirigiamo verso il gate dove ci si avvicinò una ragazza dall'aria incerta, alta, bionda e con un vestitino nero che, quasi inciampando nel bagaglio a mano, ci chiese se fossimo stati tutti assieme. Ovviamente non poteva sapere che razza di domanda ovvia e noiosa avesse fatto. Anche se un po' però avevo capito il motivo della sua domanda: aveva paura, come tutte noi del resto, di finire in camera con la talpa.
Ok chi è questa talpa e perchè nessuno la vuole?
è una ragazza che, non appena siamo arrivati in aeroporto ci si è avvicinata e ci ha detto con una "r" moscia mista ad un accento ligure: ‘ciao piaceve Lucvezia’. Sisi proprio così l’ha detto. Porta anche un paio di occhiali talmente enormi e orrendi, che perfino Arisa in persona rifiuterebbe di indossarli, e poi ho già capito che non sta molto simpatica nemmeno agli altri miei futuri compagni di avventure.
Noi speriamo che dio ce la mandi buona e che nessuna di noi capiti con lei in camera.
***
Saliamo sull’aereo e io cerco disperatamente il mio posto che trovo circa a metà.
Meno male che sono vicino al finestrino, grazie Dio, so che esisti quindi gentilmente fai che di fianco a me non ci sia una vecchietta che russa o un’allegra famigliola con il suo adorato bambino che ogni due secondi piange. Amen.
Mi siedo al mio posto e dopo un paio di minuti vedo due ragazze avvicinarsi e sedersi di fianco a me.
Grazie Dio per avermi ascoltato, mi ricorderò di questo momento in futuro.

Di fianco a me, fortunatamente, si siede una ragazza che si presenta come Giorgia, mi presento anche io e iniziamo a conoscerci un po' meglio. Grazie a Dio ci capiamo anche e abbiamo parecchie cose in comune.
Passiamo il viaggio a parlare e a ridere, in fondo era molto simpatica, ma avrei preferito stare almeno 2 minuti senza sentirla parlare, sarebbe stato un grandissimo sollievo per le mie adorate orecchie.
**

Dopo l’atterraggio un po’ brusco, passiamo velocemente al chek-in e ci mettiamo in coda in un serpentone fatto di sbarre.
Davanti a noi ci sono due cabine con rispettivamente un signore e una signora, la signora ci mette all’incirca 10 minuti prima di far passare le persona mentre il signore continua a sorridere e ci mette meno di due secondi.
A questo punto mi giro verso Ilaria, la ragazza conosciuta in aeroporto, e la faccio partecipe della mia preoccupazione sul fatto di poter capitare dalla signora.
Lei fa una risatina e va avanti, ovviamente capita dal signore che la lascia passare subito. Io, secondo la mia solita sfiga, capito invece dalla signora che, con un sorriso falsissimo sempre stampato sul volto, fissa un paio di volte la foto sul mio passaporto, poi me, poi ancora la foto sul mio passaporto e poi ancora me.

Hei tesoro, ma non vedi che sono io? Certo un bel po’ di tempo fa, avevo ancora gli occhiali e l’apparecchio, ho una faccia da spastica ma sono io, posso giurarlo.

Dopo cinque minuti buoni mi rivolge un altro dei suoi sorrisi falsissimi e mi lascia finalmente andare.
Dio santo grazie.
**
Bene ma non perfetto, sono le 22 e ci aspetta un’ora e mezza di pullman prima di arrivare alla nostra residenza.
Sparatemi vi prego.
Io sono seduta vicino a Luca, il mio best friendo che è venuto con me e gli altri due miei friendi deficienti qui a Londra.
Luca è veramente un bellissimo ragazzo, dico davvero: occhi azzurri-verdi, capelli rossi, alto e simpaticissimo.
A volte confesso che si comporta un po’ da stronzo menefreghista, ma ormai ci sono abituata. Ci conosciamo dalla prima superiore, ci siamo subito capiti non appena lui, arrivato parecchio in ritardo, si è seduto nell'unico posto libero rimasto, ovvero quello vicino a me, e ha iniziato ad imitare la professoressa in modo così uguale a lei, che non sono riuscita a trattenere le risate e la prof,  accorgendosi di tutto, ha sbattuto entrambi fuori dalla classe.
È stato il primo giorno migliore della mia vita e da quel momento non ci siamo più separati.
  • Oh Fede sveglia siamo arrivati siamo arrivati! – sento il rosso urlare scuotendomi
  • Ma che dici che siamo arrivati se ci stiamo muovendo ancora? Certo che sei stronzo –
  • Siamo arrivati ma sto autista di merda non trova la strada per entrare nel nostro residence –
Mi stai prendendo per il culo?
  • Mi stai prendendo per il culo vero? Abita qui sto deficiente e manco sa la strada? Dio mio dove siamo finiti –
Alle mie lamentele si aggiungono anche tutti gli altri ragazzi che erano sul pullman con noi, quello si è preso i peggio insulti in italiano fino al momento in cui di colpo ha fermato il pullman ed è sceso.
Altri peggio insulti da parte di tutti noi.
Dopo cinque minuti buoni la nostra leader annuncia che eravamo molto vicini al residence, ma che il pullman, per vari motivi, non poteva entrare nella via e che quindi saremmo dovuti andare a piedi. Ci sta prendendo in giro vero? Siamo su scherzi a parte lo so, me lo sento, fate uscire le telecamere ormai vi ho scoperto dai. Niente telecamere? Merda.
Prendo la mia borsa stanchissima e parecchio contrariata per il fatto che avrei dovuto camminare, sblocco il telefono, prima vedo una foto mia e di Luca e successivamente cerco di concentrarmi sull'orologio che segna le 23:30. Scendo dal bus e cerco di prendere la valigia evitando di tirarmela addosso, soprattutto per il fatto che pesasse 20 chili esatti. Ammazzatemi.
  • Ma guarda te sto autista coglione di merda, sono stanca non voglio camminare che palle, non è lontano sto coso vero? – mi rivolgo a Maria, la leader
  • No tranquilla, sono 5 minuti –
Cinque minuti il cazzo, mezz’ora ci abbiamo messo. Se dopo questo capito anche con la talpa mi rimpatrio da sola giuro.
Arriviamo al residence, palloncini rosa dell'associazione con cui ero partita ovunque e uno striscione con la scritta “WELCOME” enorme.
Ma welcome un paio di palle, voglio solo dormire.
**

Eccolo, il momento più temuto da tutte le ragazze sole che erano lì a fare la vacanza-studio.
L’assegnazione delle camere.
Ci fanno sedere nella cosiddetta mensa e iniziano a chiamare i nomi.
Tutti e dico TUTTI tiriamo un enorme sospiro di sollievo, che probabilmente hanno sentito anche in italia, quando il primo nome ad essere stato chiamato è stato quello della talpa. Grazie dio per aver ascoltato le nostre preghiere.
Io capito in stanza con Ilaria e altre due ragazze, mentre Arianna capita in stanza con Giorgia, la ragazza che era di fianco a me in aereo e che non smetteva di parlare, e altre due ragazze che non avevo mai visto, mi dispiace un po’ per lei sinceramente.
Luca e Gianni sono insieme con altri due ragazzi che avevamo incontrato in aeroporto, ma che fino a quel momento non avevo mai visto.

Finalmente andiamo in camera, meno male, ora posso finalmente buttarmi sul letto e dormire per il resto della mia vita.

E invece.
  • È uno scherzo vero? Dai non bastava l’autista ritardato, pure la stanza sfatta?
  • No Fede, io vado a dirlo alla leader, non è possibile
Ovviamente eravamo le uniche due sfigate con la stanza ancora sporca e sfatta delle ragazze che erano state lì prima di noi, e il tutto alle 00.20 quando presumibilmente le ragazze erano andate via al mattino.

Parecchio alterate scendiamo nel lounge e troviamo la nostra leader, spieghiamo la situazione e lei traduce tutto al leader locale, parlano per una decina di minuti buoni per poi ricordarsi di noi.
Il leader locale ci comunica di essere molto dispiaciuto, di non sapere come tutto ciò sia potuto succedere, che ci avrebbe dato volentieri un’altra camera se non fosse stato per il fatto che il residence fosse stato al completo, che quindi avrebbe dovuto per forza mandare qualcuno a pulire la stanza e che questa operazione avrebbe occupato circa 15/20 minuti.
Ma ci volete così male?
Mando un messaggio a Luca incazzatissima "Io odio gli inglesi".
Non mi risponde.
Evidentemente dorme come avremmo dovuto fare anche noi se non fosse stato per questi idioti.
Alla una e mezza ci danno la stanza continuando a scusarsi. Scusa un cazzo.
Alle 2.30 abbiamo finito di sistemare le nostre cose e finalmente dormiamo.




SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti, sono tornata con una nuova storia!
Alcune di queste esperienze le ho veramente vissute in prima persona e spero che la mia idea in generale vi piaccia.
Fatemi sapere qui sotto con un commento o una recensione, ci tengo veramente molto.
Un abbraccio,
- Federica



 

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Capitolo 2
*** 2nd day in London ***


8.10
suona la sveglia.
Mi alzo molto contrariata, mi vesto velocemente, mi lavo, mi metto un po’ di mascara, guardo il telefono: due messaggi
Uno di Luca e l’altro di Arianna.
Luca mi sfotte dicendo che non so fare altro che lamentarmi.
Non la penserà così appena gli racconterò la mia bellissima notte. Mentre Arianna mi dice di essere pronta per le 8.30. Finisco di leggere il messaggio e bussano alla porta, urlo un – Arrivo Ari, metto le scarpe! – e mi fiondo alla porta per aprire.

- Buongiorno ragazze, quella motosega della mia compagna di stanza sembra una pentola di fagioli: come se non bastasse si sta truccando da 45 minuti in bagno. Posso chiedere asilo politico da voi?
- Siamo andate a dormire alle 2.30 perché avevamo la stanza sfatta, i leader non hanno capito nulla, odio gli inglesi e posso dormire ancora?
- Okok hai vinto tu, mi arrendo.

Dopo il nostro breve dialogo la prego di andare in mensa a fare colazione e di chiamare anche Luca e Gianni, mi risponde che aveva già provato a bussare alla loro porta prima di passare da me, ma con scarsi risultati.
Probabilmente saranno andari da Starbucks e non li biasimo.

Ecco, è necessario spendere due parole sulla mensa. Allora avete presente quelle dei college americani con il bancone, i vassoi e le tipe brutte con i nei pelosi che servono una specie di miscuglio che sembra vomito? Ecco peggio.
Vi dico solo che tutti prendono pane tostato e nutella, non lascio altri dettagli sul resto del cibo che ci vogliono servire.
Io e Arianna prendiamo un tavolo dopo aver discusso con la signora del cibo per il fatto che non voleva darmi 3 fette di pane perché insisteva sul fatto che se me le avesse date poi non ce ne sarebbe stato abbastanza per gli altri.
Ma scherziamo? Avete una quantità industriale di pane e la mia fettina non fa la differenza.
Comunque alla fine ho vinto io e mi sto mangiando soddisfatta la mia terza fettina con la nutella. Finita la nostra colazione andiamo nel teatro dove fanno l’assegnazione delle classi e ritroviamo i nostri amici dispersi.
Risultato: io mi ritrovo in classe con Arianna mentre Luca e Gianni sono insieme nel gruppo più avanzato e per il momento non vedo nessuno che mi ispira simpatia con cui fare amicizia.
Già siamo partiti male.

**
L’insegnante è diventato in trenta secondi il mio idolo indiscusso, si chiama Kevin ed è canadese seppure abbia i tratti di un asiatico.
Praticamente già tutti lo amano, sembra appena uscito da uno di quei film di kung fu con Jackie Chan, un vero spasso.
Io e la mia amica bionda passiamo la lezione a ridere e a parlare con un ragazzo francese, Adrian, davvero ma davvero carino e simpatico.

Finita la lezione mi è venuto un certo languorino, che strano Federica, tu non hai mai fame, e propongo di andare a mangiare da McDonald’s soprattutto per il fatto che non ho molta intenzione di rimettere piede in quella mensa triste, puzzolente e con il cibo fatto quasi di cartone.
La mia proposta viene subito accettata con entusiasmo anche dagli altri miei due compagni di avventura e ci dirigiamo verso il fast food. Dopo l’abbuffata da McDonald’s torniamo al residence per l’attività pomeridiana che consiste nell’orienteering ovvero orientarsi per le strade della città cercando di non perdersi.

Dai ma per favore, siamo stati in giro fino ad adesso e siamo riusciti ad orientarci benissimo, non mi serve questa cosa.

Controvoglia però dobbiamo andare per forza a fare l’attività e una volta finite le lunghissime 4 ore di orientamento torniamo finalmente al residence dove vedo Luca seduto su una panchina intento a fumare, avviso Arianna del fatto che sarei rimasta un po’ con lui a parlare e che ci saremmo visti verso le 19 per andare a cenare, successivamente lei mi saluta dicendo che nel frattempo sarebbe andata a cercare Gianni poi entra nel residence e io mi siedo di fianco al mio amico rosso.
Inizio a scherzare con il mio Ginger chiedendogli se avesse conosciuto qualche ragazza nella prima giornata da Londinesi e mi risponde contrariato dicendomi che tutte le ragazze fossero brutte e continuassero ad importunarmi seppure fossero tutte quante più piccole di lui di parecchi anni, faccio appena in tempo a terminare il discorso dicendogli che se è un bel ragazzo non è mica colpa sua che ci si avvicina una ragazza abbastanza carina, di media statura e con i capelli castani che si presenta subito al mio amico come Julie e vaga gli chiede se si chiamasse Luca, mostrando un bellissimo sorriso.
Lui, stupido com’è, la prende in giro chiedendole se avesse bisogno di qualcosa, io gli tiro una gomitata e così riprende la conversazione scusandosi e in un modo un po’ più cordiale.
- Scusami, volevo dire… tutto bene? –
- Si grazie, stasera c’è la discoteca, vieni? –
- No, mi sa tanto di cavolata, inizia alle 19 e finisce alle 22, non abbiamo mica 9 anni diamine! –
- Oh… capito, allora ci vediamo domani, ciao! – dice allontanandosi

A questo punto riprendo io la conversazione con lui.

- Certo che sei proprio simpatico a volte, era carina dai – dico sbuffando
- Hmm… non è il mio tipo –
- E sentiamo, chi sarebbe il tuo tipo? Una alta, magra, bionda, occhi azzurri, con due angurie al posto delle tette? –
- Ma va no… -
- E allora come? –
- Non saprei, una bella e simpatica con cui posso parlare di tutto senza sentirmi in imbarazzo –
- Stai parlando di me, rosso? – gli dico facendogli un mezzo occhiolino
- Cosa? No ma va, tu mica sei bella –
- Ah la metti così? Bene stavo pensando di aiutarti a trovare la ragazza ma ho cambiato idea, vado a prepararmi che esco a mangiare e non sei invitato – dico alzandomi dalla panchina
- Che presa male che sei mamma mia… -
- Divertiti da solo ginger. –

Vado in camera a farmi una doccia e a prepararmi perché nel frattempo Ilaria ci aveva avvertito del fatto che a lezione aveva conosciuto il gruppo di amici di Adrian e che saremmo andate con loro a cena.
a mia prima cena di gruppo con dei francesi, speriamo in bene!

Sono rimasta shockata dal fatto che i francesi mangiano tutto e dico tutto con le posate, perfino un panino con l’hamburger. Io, Ilaria e Arianna sembravamo maleducate a mangiare le alette di pollo di Nando’s con le mani guardando loro che invece stavano attenti a tagliarle in piccoli pezzi. Comunque sono ragazzi simpatici, conversiamo un po’ in inglese misto a italiano misto a francese, ma nonostante tutto e grazie a Dio, ci capiamo.
**

Perfetto, siamo in ritardo per la “discoteca”, se ci beccano che eravamo ancora in giro i leader ci ammazzano.
Passiamo di fianco a un gruppo di ragazzi facendo finta di niente, facciamo per entrare, ma soltanto i ragazzi riescono a entrare mentre una delle leader ferma me e le mie due amiche. La chiamavano fortunata.
Ci chiede in un inglese strano se fossimo già stati segnati sul registro delle presenze, le dico di no e lei subito con fare acido ci chiede i nomi, glieli comunichiamo e lei ci invita ad entrare nel teatro, le chiedo gentilmente se prima avessimo potuto andare in camera a cambiarci visto che non avevamo esattamente il look adatto ad una discoteca, di qualsiasi tipo essa potesse essere, mi risponde ancora più scocciata di prima che era già molto tardi e che avevamo avuto tempo fino a quel momento e non avendo nemmeno fatto in tempo a contestare, ci aveva già spinto per le scale che portavano al teatro nel seminterrato del residence.

Entriamo nel teatro che hanno trasformato in “discoteca” e vediamo che nessuno sta ballando.
Siamo a posto.
Arianna propone di dire alla leader che abbiamo necessità di andare in bagno e intanto salire nelle camere e cambiarci, in quanto secondo lei puzzavamo tutte di pollo fritto. Non ce lo siamo fatte ripetere due volte e la abbiamo seguita.

Corriamo in camera e ci infiliamo più veloci di Bolt un vestito a caso e cercando di correre di nuovo nel teatro mi scontro con Luca.
- Perché corri? E perché hai quel vestito sexy addosso? – ridacchia
- Siamo arrivati in ritardo dalla cena, stavano facendo entrare la gente nella “discoteca”, per non essere rimproverati abbiamo fatto finta di niente e stavamo entrando nel residence, i ragazzi ce l’hanno fatta ma ovviamente io, la Ila e l’Ari no, ci hanno chiesto i nomi e ci hanno costretto ad entrare, abbiamo chiesto se potevamo almeno cambiarci, ci ha urlato contro che abbiamo avuto tutto il tempo e ci ha spinti nel teatro, noi siamo scappate con la scusa che dovevamo andare in bagno e siamo venute a cambiarci, fine. – dico tutto d’un fiato
- Ragazzi? –
- Si dei francesi che sono nelle nostre classi, geloso? –
- Dovrei? –
 Senti rosso devo correre, ne parliamo dopo, tu non vieni? –
- Si, sono venuto a chiamare Gianni –
- Perfetto, ci vediamo giù –

Continuo a correre e torno nel teatro, vedo le mie amiche ballare con i ragazzi francesi che erano venuti con noi a mangiare e così mi aggrego a loro.
Questi qui ci provano palesemente ragazzi, non si può non notare dai.

Non faccio in tempo a finire di pensare la frase che sento qualcuno abbracciarmi da dietro e lasciarmi un bacio sulla guancia all’improvviso, ovviamente era Luca che doveva fare il deficiente cercando di interrompere qualsiasi cosa lui pensasse stesse succedendo tra me e Adrian che intanto aveva iniziato a ballare di fianco a me.
Lo spingo via subito dopo aver ricevuto un altro bacio bavoso e il suo solito urlo “a dopo Katniss” nell’orecchio.
Credo che dopo quello io abbia perso metà della mia capacità auditiva dall’orecchio sinistro, ma è un’altra storia.

Comunque, perché Katniss? Fa tiro con l’arco, una volta ho voluto provare anche io e dopo un paio di tiri andati a vuoto che hanno rischiato di ammazzarlo, sono riuscita a fare e presa da un momento di entusiasmo ho iniziato a urlare “Attenzione gente sono Katniiiiiiiiiss”, e da quel momento ha iniziato a chiamarmi in quel modo, fine della storia.

Ritornando alla “discoteca” e subito dopo l’uscita di scena di Luca, Ilaria mi dice all’orecchio che molto probabilmente i ragazzi francesi con cui stavamo ballando pensano che io e Luca stiamo insieme, io inizio a ridere e le spiego la situazione, mi dice che ci hanno guardato in modo strano per tutto il tempo, rispondo che comunque non mi interessa molto e le dico di andare a prendere un po’ di aria.

Salutiamo i ragazzi e insieme ad Arianna andiamo nella zona con meno gente, visto e considerato che non quella specie di cantina non si può uscire. Per nostra fortuna la musica finisce e uno dei leader annuncia che la serata è finita e che dobbiamo tornare nelle nostre stanze immediatamente.

Ragazzi ma calmatevi sono le 10 di sera, che palle.

Andiamo nelle nostre camere, ci mettiamo i pigiami e Ilaria continua a scrivere a uno dei ragazzi francesi di prima, Alexandre, che l’ha invitata nella sua camera a “parlare” e lei vuole andarci. Sto cercando di convincerla che non è una bella cosa e sembra che non abbia mai visto un ragazzo in vita sua, ma si incazza e va da lui. Affari suoi.

Io esco nel corridoio e busso a Luca che mi apre praticamente in mutande. Lo prendo in giro e lui rosso in viso mi risponde che era convinto fosse stato Gianni, poi sparisce dietro la porta e mi riapre dopo due secondi con qualcosa addosso, io ovviamente continuo a ridere come una deficiente mentre entro nella sua stanza lamentandomi anche del fatto che la sua stanza fosse decisamente più grande della nostra e che non giustificavo queste preferenze verso il sesso maschile, poi chiedo quale fosse stato il suo letto e mi ci sdraio beatamente sopra. Mi chiede com’è andata la serata con i francesi e io svio la sua domanda chiedendogli di Julie, mi dice che hanno ballato un po’ durante la serata ma che comunque non le interessa.
Chiedo dove fossero finiti i suoi compagni di stanza e mi spiega che Gianni probabilmente era da Arianna mentre gli altri due erano andati a prendere da mangiare alle macchinette, ringrazio il fatto che qualcun altro si preoccupasse di me e della mia fame mentre si apre la porta e con lei appaiono gli altri due coinquilini, uno bassino e sfigatello mentre l’altro alto e abbastanza carino. Mi lancio su quello sfigatello sfilandogli dalle mani un pacchettino di M&M’s mentre lui mi tira dietro i peggio insulti, probabilmente non gli sto molto simpatica ma non mi interessa.
- Ma chi è questa che entra nella nostra stanza come se fosse la sua e si appropria del nostro cibo? – dice lo sfigatello che ho capito si chiami Thomas
- Non lo so ma è figa… piacere Alessandro – dice l’altro porgendomi la mano
- Federica – dico continuando a mangiare e lasciando un po’ di spazio a Luca che si siede di fianco a me
- È la tua ragazza? Peccato, pensavo di provarci, mi va sempre male –
- Ma va siamo solo amici, tutta tua –
- No grazie, sto bene così. Posso dormire qui stanotte? Non ho voglia di tornare da quelle sclerate che guardano i ragazzi come se fossero alieni venuti da un altro pianeta, e poi la vostra stanza è più bella. –
- Se dormi con me puoi stare qui quanto vuoi – dice Alessandro facendomi l’occhiolino
- Ehi ehi ehi calmatevi, qui nessuno la tocca ok? Tanto meno voi due, se deve dormire qui dorme con me. –
- Non può dormire qui, è una ragazza e noi siamo ragazzi, non si può. – eccolo che continua a scassare le scatole
- Madonna ma come sei pesante, mica voglio ammazzarvi o fare sesso di gruppo dai! -
- Magari volessi fare sesso di gruppo… -
- Smettetela, soprattutto tu – dice il rosso indicando Alessandro mentre bussano alla porta e Thomas va ad aprire.
ppare Maria, la leader italiana, che chiede se c’erano tutti, poi nota la mia presenza e mi sgrida dicendo che erano le 23 passate e io sarei già dovuta essere nella mia stanza a dormire.

Eh ma allora, ma cos’è un collegio?

Mi scuso e le dico che ero solo venuta a fare due chiacchiere con Luca visto che le mie compagne di stanza stavano dormendo e non volevo disturbarle, mi dice che capisce ma che comunque non sarei potuta stare lì e mi dice di nuovo di tornare nella mia stanza, dopodiché ci dà la buonanotte ed esce dalla stanza. Io con malavoglia do a tutti la buonanotte, lascio un bacio sulla guancia al mio amico e torno nella mia stanza.

Ma dove ho messo la chiave? Fanculo, l’ho dimenticata dentro, mi tocca bussare.

Busso e mi apre Beatrice, una delle mie compagne di stanza, mezza scazzata e addormentata mentre mi urla addosso di ricordarmi la chiave quando esco perché c’è gente che vuole dormire, non la ascolto e vado in bagno a prepararmi.
Ilaria si è portata anche l’altra nostra compagna, Marianna, dai francesi e non sono ancora tornate.
Dai ma non è giusto, allora a questo punto stavo ancora da Luca! Nemmeno il tempo di pensare di finire la frase che bussano alla porta, Beatrice torna ad aprire la porta scazzata ed entrano Marianna e Ilaria ridacchiando. Raccontano com’è andata dai ragazzi per tutto il tempo, io mi fingo interessata perché non trovo nient’altro da fare, visto che per il momento non ho sonno e intanto ci infiliamo nei letti.
rendo il telefono e mando un messaggio ad Arianna, è la una di notte “Domani mattina 8.30 pronte” mi risponde con un “Ok, se riesco a dormire, queste non smettono di parlare.”
Non rispondo e mi addormento.



SPAZIO AUTRICE:
Ciao ragazzi!
Ecco pubblicato il secondo capitolo della mia esperienza, spero vi piaccia e che continuiate a recensire.
Un abbraccio
Federica

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Capitolo 3
*** 3rd day in London ***


Mi sveglio perché qualcuno sta bussando alla nostra porta, prendo il telefono, trovo 15 chiamate perse e 27 messaggi ma non dò molto peso a tutto questo, piuttosto mi soffermo a guardare l’orario e noto con grandissimo stupore che sono le 9 meno un quarto. Io so che Arianna mi ucciderà. Infatti apro la porta e la trovo pronta intenta ad urlarmi dietro di sbrigarmi che siamo in ritardissimo, le dico con tutta calma di non preoccuparsi poiché sono quasi pronta, lei ovviamente vede che sono ancora in pigiama, per mia sfortuna non mi crede e torna ad urlarmi contro. A questo punto richiudo la porta e cerco di prepararmi il più in fretta possibile.

Mi lavo, mi pettino, mi trucco e mi vesto tutto in un minuto e 24 secondi. Non so nemmeno io sinceramente come ho fatto ma ce l’ho fatta. Esco di corsa fuori e iniziamo a correre per arrivare a scuola almeno con un ritardo decente. Entriamo in classe e non troviamo nessuno, chiediamo spiegazioni al ragazzo nella portineria della scuola e ci dice che il nostro corso è stato spostato nell’altra sede dell’università di Londra. Ma quante sedi ci sono? Doppia merda. Cerchiamo velocemente l’altra sede sperando ce ne fosse solo un’altra, ma per nostra grandissima sfortuna scopriamo che ce ne sono tantissime. Finalmente dopo una mezz’ora buona gironzolando senza una meta precisa e dopo essere entrate in qualsiasi edificio con la scritta “UCL” sulla facciata, riusciamo a trovare la sede e soprattutto la nostra classe, ci scusiamo in fretta con Kevin, il nostro insegnante e notiamo un ragazzo mai visto il giorno prima seduto da solo in uno di quei banchi enormi e tutti attaccati tipici delle università. Era carino, moro, occhi castani, bel sorriso e sembrava abbastanza alto. Voglio fare colpo e per questo dico alla mia amica di metterci di fianco a lui e mi presento, mi risponde con un accentro strano, aspirava le “c” di entrambe le parole che aveva pronunciato ovvero “Gianmarco”, il suo nome, e “piacere”. Ovviamente qualche figura devo farla, gli chiedo da dove viene e in maniera quasi ovvia mi risponde sempre con questo accento stranissimo di essere di Firenze, io ripeto la sua risposta cercando di imitare il suo accento e così iniziamo a scherzare e ovviamente un’altra lezione con il nostro amato Kevin finisce in chiacchiere e risate.
**

Appena uscita dalla scuola andiamo a mangiare qualcosa e sulla via del ritorno alla residenza vedo illuminarsi il display del telefono e apparire un messaggio: “DEVO CHIAMARE CHI L’HA VISTO?” eccolo ci mancava rosso scassa cazzo, rimango un po’ indietro per rispondere velocemente al messaggio con un “Saresti solo contento di poter finire in TV a far finta di piangere e diventare famoso” e così finisce la nostra breve ma intensa conversazione.

Dopo aver risposto al messaggio di Luca mi rimetto nel gruppo con Arianna e Gianmarco e noto che si sono aggiunti a loro anche Alessandro e un altro ragazzo, amico di Gianmarco, che credo aver capito si chiami Francesco. Ovviamente ci prova palesemente con la bionda e lei sembra felice di ricambiare nello stesso modo le sue attenzioni, così mi avvicino a loro e inizio una conversazione.

- Interrompo qualcosa? -
- Ah Fede, stavo raccontando a Fra di quella volta che siamo rimaste chiuse nell’ascensore dell’hotel a Monaco e tu ti sei messa a urlare e piangere come una disperata, è stato divertentissimo! -
No vabbè racconta pure di quella volta che a 6 anni mi sono incastrata il dito nel coperchio di un pentolino giocattolo e non riuscivo a tirarlo fuori, vedo che ti diverti!

- Invece ti ho mai raccontato di quella mia amica bionda, occhi verdi, alta, carina, che è accidentalmente caduta in mezzo alla strada mentre passava un bus?

Ridono tutti e intanto ridendo e scherzando ci troviamo davanti all’ingresso del residence, meno male sono stanchissima, voglio solo fiondarmi sotto la doccia e rimanerci per tutta la vita.

- Ah ma quindi ci sei anche tu? – sento la voce di Luca da una panchina di fianco alla porta di ingresso del residence
- Stavi già contando i soldi per la tua apparizione a “Chi l’ha visto?”?
- Ma va no, stavo solo cercando di contattare quelli della redazione ma non mi rispondevano, peccato, sarà per la prossima volta – mi avvicino a lui, gli do un bacio veloce sulla guancia e torno dagli altri, saluto velocemente anche loro e con Arianna corro in camera a cambiarmi per l’attività pomeridiana, mentre Gianmarco e Francesco si dirigono verso il loro residence.
**
L’attività pomeridiana e quella serale sono state troppo noiosa quindi evito di descrivervela.

La sera al residence è stata più o meno come la prima sera (e così saranno più o meno anche tutte le successive): io arrivo in camera, faccio un’altra doccia veloce che più o meno consiste nella seconda o terza del giorno, infilo il pigiama, c’è sempre Beatrice collassata nel letto con il telefono che mi grugnisce di ricordarmi la chiave, le rispondo con un “sisi” e penso “ma questa non esce mai?”, mi dirigo nel corridoio a bussare a Luca, si presenta in mutande credendo fossi Gianni “secondo me fa apposta, anche ieri è uscito in questo modo usando sempre questa scusa”, ormai conosco il suo letto e mi ci fiondo sopra, prendo un po’ di cibo lasciato in giro dagli altri, Thomas mi urla dietro, Alessandro cerca di provarci, Luca calma tutti, entra Maria, mi sgrida ancora perché non sono nella mia stanza, mi scuso, saluto tutti e torno nel corridoio, cerco la chiave nelle tasche del pigiama, l’ho dimenticata di nuovo, busso e mi apre Beatrice urlandomi contro, mi scuso, mi lancio sul letto e vedo un messaggio da Arianna che è sempre il solito “alle 8.30 pronta fuori dalla camera”, non rispondo, tornano le altre due ridacchiando, parlano per una mezz’ora buona poi decidiamo tutte di dormire. Fine.





SPAZIO AUTRICE:
So che questo capitolo non è un granchè, ma è un capitolo di passaggio. Lasciate sempre qualche recensione, mi raccomando.
Un abbraccio.
- Federica

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Capitolo 4
*** 4th day in London ***


Mi sveglio felice perché conosco le attività che dobbiamo fare oggi: giro delle attrazioni di Londra e alla sera ritrovo a Regent’s Park. Sfrutto la mia felicità per cercare di prepararmi in orario e per una volta riuscire ad uscire dalla mia camera prima che Arianna venga ad urlarmi contro svegliando anche tutte le altre persone presenti nel residence e con mio grande stupore riesco nella mia impresa con qualche secondo di anticipo. Esco dalla camera nel momento in cui la bionda stava per bussare, la saluto velocemente e cerchiamo di recuperare anche gli altri due nostri amici, ma invano, sicuramente sono già usciti. Andiamo velocemente a fare colazione con le nostre 3 meritatissime fette tostate e Nutella e successivamente ci facciamo trovare fuori dal residence per l’incontro con gli altri ragazzi del gruppo.

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9:55 Gianmarco e Francesco ancora non si sono visti ed il ritrovo era alle 9:30, la nostra leader Pauline sta per perdere le speranze e le staffe quando in lontananza vedo due figure correre all’impazzata nella nostra direzione e riconosco subito i due ritardatari, inizio ad urlare a Pauline qualcosa tipo “ehi! There, there! They’re coming! Wait!” Prima che dicesse di andare e già parecchio infastidita per loro se la prende pure con me, ancora non ho capito per quale motivo. I ritardatari mi ringraziano con un veloce bacio sulla guancia e li avviso che non sarà così per sempre e che non devono abituarsi a questa cosa. In seguito ci incamminiamo verso la metropolitana direzione Waterloo. 

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In metropolitana c’è un caos assurdo, gente che corre, uomini d’affari vestiti bene che rimbalzano da una parte all’altra della stazione cercando di non perdere il treno, signore anziane con cappelli strani, ragazzi che suonano nei corridoi tra un binario e l’altro e poi noi; una ventina di ragazzi che viene da mezza Europa, che non sa nemmeno cosa deve fare, capitanati da una ragazza sulla 20 vestita con una maglia rosa e una specie di lecca lecca gigante, anch’esso rosa. Ci si nota poco dai.

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Anche se con un po’ di fatica alla fine riusciamo a prendere il nostro treno e ad arrivare a Waterloo. Il London Eye, il Big Ben, Westminster, Buckingham Palace, Trafalgar Square, Piccadilly Circus, tutto esattamente come me l’ero immaginato. Faccio circa trecento foto di tutto quanto e ogni tanto infilo qualche selfie con la mia nuova “gang”. Per mezzogiorno ci fermiamo a mangiare qualcosa a St. James Park e successivamente riprendiamo la metropolitana per tornare nel residence e riposarci un attimo prima dell’attività pomeridiana/serale.

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Appena arrivati al residence io e Arianna salutiamo i due ragazzi e ci dirigiamo nelle nostre camere per darci una rinfrescata e prepararci per l’attività successiva. Una volta nel corridoio troviamo Gianni e Luca ad aspettarci, li salutiamo con un veloce bacio sulla guancia, ci raccontiamo cosa abbiamo visto e ci diamo appuntamento per la sera visto che tutti i gruppi si sarebbero trovati nello stesso posto, poi finalmente entriamo nelle nostre camere. Mi faccio una doccia veloce e mi cambio, poi mando un messaggio ad Arianna “ti va di andare a trovare un po’ gli Angeli di Victoria?” Non tarda ad arrivare una risposta affermativa con circa trenta faccine con gli occhi a cuoricino e una Arianna tutta contenta e saltellante fuori dalla porta. 
Oxford Street si trova a pochi minuti dal residence e durante l’orientamento noi avevamo memorizzato per bene solamente la strada da fare per arrivarci: si esce dal college, si va a sinistra, si prosegue dritto per un centinaio di metri, poi a destra ed eccoci arrivati in paradiso. Ora il problema era trovare il negozio. Abbiamo fermato praticamente ogni ragazza con un sacchetto di Victoria’s Secret chiedendo loro indicazioni stradali, abbiamo provato a seguirle alla lettera, ma siamo finite a girare in tondo per un quarto d’ora buono. Quando pensavamo di arrenderci, troviamo finalmente una ragazza a cui chiediamo come ultima chance dove si trovasse, ci risponde che non lo sa ma che volendo avrebbe potuto cercare su internet le indicazioni stradali e grazie a lei siamo riuscite finalmente a trovarlo. Purtroppo però ci siamo potute stare poco, in quanto ormai continuando a girare e rigirare senza meta si era fatta ora di tornare nel residence per l’attività. Mannaggia a te Victoria.

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Arriviamo nel residence giusto in tempo per il ritrovo e stranamente anche Gianmarco e Francesco sono già lì ad aspettarci, ci chiedono dove siamo state facendo finta di non aver notato i sacchetti rosa a strisce bianche che tenevamo in mano, ci chiedono di vedere cosa avessimo comprato ma rifiutiamo e corriamo nelle camere a depositare il nostro bottino il più velocemente possibile per poi tornare nel punto di ritrovo e andare al parco. Ritorniamo fuori dalla struttura e ci mettiamo in gruppo con i due ragazzi di Firenze e i nostri due amici e ci dirigiamo verso il parco scherzando, prendendoci in giro e stuzzicandoci.

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Giunti nel parco i leader ci dividono a seconda dello sport che vogliamo fare e ovviamente noi sfaticati diciamo a Pauline di trovarci un gioco da fare che non comporti il movimento e  il fatto di sudare e stare in piedi. All’inizio ha fatto qualche storia ma poi ha accettato la nostra proposta, ha radunato altri ragazzi e ci ha fatto fare un gioco veramente interessante e unico: il mimo. Non volevamo crederci. Chi indovinava doveva stare al centro e far indovinare la parola che gli era stata detta dalla leader agli altri partecipanti. Le parole erano facilissime ma sia io che Arianna ovviamente stavamo zitte per evitare di finire al centro, allora le dicevamo a Gianmarco che non facendosi problemi le diceva e quando alla fine gli veniva detto che doveva andare al centro protestava, non resistevamo. Gli abbiamo fatto pure un video e siamo morti tutti dal ridere: in pratica si avvicinava alla leader che ovviamente gli comunicava la parola da mimare, lui l’aveva detta ad alta voce e Andy faceva un gesto strano, come se volesse farsi aria, lui l’aveva interpretato male, si girava verso di noi e in perfetto accento fiorentino diceva “ma che, puzzo?” E Francesco ormai sconsolato “ma cazzo!”. Il gioco dei mimi più divertente della mia vita.

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Ormai avevo consumato tutte le mie energie ridendo e sforzandomi per quel gioco e quindi, d’accordo con Arianna ci siamo fatte portare in spalletta dai nostri amiconi, anche se parecchio controvoglia. Io stavo aggrappata effetto koala al rosso, mentre lei a Gianni. 
“Ti stai divertendo Fede?” Mi chiede il ginger.
“Si, tantissimo, quei ragazzi mi fanno morire! A te invece come sta andando con la morettina?” Dico ammiccando.
Lo sento irrigidirsi ed esita un attimo prima di dirmi che si sono baciati durante il tour a Buckingham Palace. Non appena ho sentito la parola “bacio” sono saltata giù dalla sua schiena, gli ho dato una pacca sulla spalla come per dire “bel lavoro” e ho voluto sapere ogni dettaglio; da chi ha fatto partire il bacio a come baciava. Il rosso era diventato dello stesso colore dei suoi capelli mentre mi raccontava la scena, ma io non mollavo, alla fine, esasperato dal mio terzo grado mi ha spinto via dicendomi di smetterla di farmi sempre i cavoli suoi.

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La sera al residence è stata più o meno come le precedenti se non per il fatto che i ragazzi sono rimasti con noi fino a quando le leader non li hanno cacciati nella loro struttura. Ci siamo fermati tutti nella mia stanza, nonostante le proteste di Beatrice, e abbiamo parlato della nostra vita, delle nostre esperienze e ci siamo scambiati qualche “segreto”. Avrei voluto che quel momento potesse durare per sempre, mi sentivo libera, non giudicata, potevo dire qualsiasi cosa, una sensazione stupenda.

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Capitolo 5
*** 7th DAY ***


La giornata è iniziata in un modo diverso oggi. Stranamente mi sono svegliata prima delle altre e senza il bisogno della svegli. Sentendomi particolarmente contenta, decido di farmi una doccia e vestirmi in modo più carino del solito. Mi preparo in una decina di minuti, mi metto i miei pantaloncini a vita alta e il top a voulant bianco che avevo comprato qualche giorno prima, mi piastro i capelli, metto una riga di eyeliner e i miei soliti dieci strati di mascara, poi decido di essere pronta e guardando l’orario sullo schermo del mio telefono mi dirigo verso la camera di Arianna decidendo di svegliarla io almeno una volta in queste due settimane.
Dopo aver bussato ed essermi sentita rispondere con un “arrivo, arrivo” che era un misto tra L’affanno di una ragazza in ritardo ed il mormorio della stessa ragazza ancora mezza addormentata, la bionda apre la porta mentre sta cercando di infilarsi una delle sue All Star argentate, ma dopo poco alza lo sguardo su di me.
“A cosa dobbiamo questa Federica così figa?”
“A una giornata che mi si prospetta splendida”
Fa un sorrisino compiaciuto, poi raccoglie la sua borsa e ci dirigiamo verso la mensa per fare colazione.

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Ovviamente una cosa in questa giornata apparentemente splendida doveva essere come le altre e infatti anche oggi siamo in ritardo per la lezione mattutina. Oggi è la volta buona che Kevin ci ammazza.
Cerchiamo di percorrere la strada verso il college il più velocemente possibile evitando semafori e possibili investimenti. 
Arriviamo al college con meno minuti di ritardo rispetto al solito e corriamo per le scale verso la nostra aula, apriamo di scatto la porta e poi, rendendoci conto del gesto non proprio carino, cerchiamo di riparare il fatto con un “Ciao Kevin! Dovresti essere contento, solo dieci minuti di ritardo!” Nel nostro inglese migliore e con un sorriso a trentadue denti. Ormai Kevin ha perso le speranze e ci dice solo di sederci dove troviamo posto.
Gianmarco ci aveva tenuto due posti di fianco a lui e ci ha fatto cenno di andarci a sedere lì, così ci avviciniamo, lo salutiamo con un bacio sulla guancia e ci sediamo.
“Complimenti ragazze, solo dieci minuti di ritardo! Devo segnarlo sul calendario”
“Ma smettila che sarai arrivato si e no due minuti prima di noi” dico dandogli un colpetto sul braccio e cercando di capire qualcosa della lezione.

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“Ci si ferma da Pizza Express?” Dice Francesco raggiungendoci insieme ad Ale davanti all’uscita.
Annuiamo tutti contenti e ci dirigiamo verso la pizzeria che distava qualche metro dal residence.
“Che si fa stasera?” Chiedo io sorridendo
“Bowling” rispondono i quattro in coro con una faccia che diceva tutto.
“Che palle, non possiamo fare qualcos'altro? Dopo cerco di convincere Andy. Mi adora.”
“Non è vero che ti adora, se potesse ti abbandonerebbe in metropolitana.” Dice canticchiando Francesco e fingendomi offesa gli dò un calcio sulla gamba da sotto al tavolo.
Il nostro pranzo continua cercando di trovare un piano per evitare il bowling e ridendo e scherzando ci accorgiamo che si è fatto tardi e dobbiamo tornare al residence per il ritrovo.

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Arriviamo in tempo per rispondere all’appello,  precisamente al mio nome, a cui rispondo urlando un “I’m there!” Correndo e sbracciandomi verso Andy che mi guarda un attimo e poi fa una faccia sconsolata scrollando la testa e tornando all’elenco. 
“Visto? Mi adora” dico alitandomi sulle dita e strofinandomele sulla spalla, trovandomi ben presto spintonata e riempita di “ma smettilaaa” dei miei amici.
Andy annuncia felice che si andrà al bowling e subito dopo si alza un coro di protesta da parte mia e dei miei 4 amici a cui lei risponde con un “niente proteste”, quindi la seguiamo dietro agli altri nostri compagni che a differenza nostra sembravano entusiasti.

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Eccola. Una bellissima sala da bowling piena di scarpe sudate e completamente deserta. La Gioia proprio. 
Dirigendoci verso le piste noto un cartello con una freccia che segnala un “ice skating” sulla destra. All’inizio penso “che strani sti inglesi, solo loro possono mettere una pista da pattinaggio sul ghiaccio al chiuso, a luglio e nello stesso posto di una pista da bowling” ma poi realizzo che forse possiamo scampare alla partita a bowling. Raduno i miei amici, indico la scritta sorridendo e loro mi rispondono allo stesso modo, quindi corriamo da Andy e le spieghiamo la situazione riuscendo alla fine a contrattare un “fate una partita, poi se siete almeno dieci vi facciamo pattinare”. 
Entusiasti giriamo tra gli altri a cercare reclute per il pattinaggio riuscendo nell’impresa. Dieci persone esatte. Carolina Kostner preparati.

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“I can't skate!” Mi dice con accento francese Adrien mentre si prepara ad entrare
“No problem, just take my hand and follow me, ok?” Rispondo sorridendogli e venendo ricambiata con un sorrisino pieno di terrore, poi entriamo in pista e gli porgo la mano non attendendo molto prima che venisse stretta. 
Sentivo la sua tensione e mi metteva un po’ di agitazione ma comunque mi piaceva come sensazione.
Facemmo un paio di giri vicino al bordo mentre lo trascinavo e vedevo Arianna mostrare le sue acrobazie agli altri, poi Adrien decise che poteva bastare e mi lasciò andare da loro ringraziandomi.

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“Vedi di romperti qualcosa te!” Urlo alla bionda mentre mostrava la sua bravura nel pattinare all’indietro poi mi prese la mano e mi trascinò lontano dal gruppo.
“Ti piace il francesino eh?” Mi chiede facendo uno dei suoi sorrisini 
“Eh? Noo, quello che mi piace non è lui” dico perdendomi un attimo a fissare nel gruppo
“Non è lui? Ma l’hai visto? ...Che guardi?... Ooooh è nel nostro gruppo? Francesco no perché è mio e lo sai... Vediamo... Oh mio dio, Giammo?”
“Già” rispondo abbassando lo sguardo e arrossendo
“Ma sei stupida? Vai da lui, non lo vedi come ti guarda? Chiedigli di pattinare con te muoviti” dice spingendomi verso il gruppo contromano e trovandomi a fermarmi addosso a Gianmarco.
“Scusa è colpa di quella pirla.. Pattiniamo?” Dico cercando di nascondere l’imbarazzo e sentendo a malapena la risposta affermativa del fiorentino che in pochi secondi già mi aveva preso per mano e mi aveva accompagnata per qualche metro.
“Sei davvero bella oggi. Mi piace come ti sei vestita” 
“Grazie, peccato che in questo momento io stia leggermente congelando, ok la pista del ghiaccio ma fa un freddo porco qui” ecco che devo sempre rovinare tutto.
Parliamo per tre giri e mezzo, poi Andy viene a dirci che dobbiamo tornare al residence visto che abbiamo già  sforato l’orario.

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Torniamo al residence senza parlare, poi ci fermiamo tutti davanti all’entrata per salutare i fiorentini e andare a prepararci per la notte.
“buonanotte quindi” mi dice Gianmarco avvicinandosi a me mentre gli altri si salutavano
“A domani, vedi di non arrivare in ritardo o Kevin si incazza” dico sorridendogli scherzosamente
“Guarda che quella che non deve arrivare in ritardo qui sei tu stupida... Mi sono divertito stasera”
“Anche io” gli dò un bacio sulla guancia e poi entro nel residence.
Sento un applauso lento vicino a me, alzo lo sguardo continuando a sorridere e mi trovo di fronte a Luca che mi fissa.
“Qualcuno qui si è innamorato?” 
“Eh? Ma smettila dai” dico cercando di superarlo per andare nella mia camera ma mi sento subito bloccata.
“Nono non vai da nessuna parte finché non mi racconti tutto quello che succede con quel tipo. Ho visto come vi guardavate. Che è successo?” 
Alzo gli occhi al cielo e sbuffo, poi dopo qualche secondo di silenzio lo trascino davanti alla porta della mia camera e gli racconto la serata dall’inizio alla fine un po’ in imbarazzo.
Non sono abituata a raccontargli questo tipo di cose, di solito è lui il rubacuori e sono io a dovergli chiedere tutti i dettagli.
“... Però devi stare zitto, mi hai capito bene?” Lo minaccio puntandogli addosso l’indice e mi risponde facendo il gesto della bocca cucita, quindi gli rispondo sorridendo soddisfatta.

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Merda, merda, merda. Beatrice mi ammazza sta volta. Sono andata in camera del Rosso insieme ad Arianna per stare un po’ insieme ai nostri compagni di viaggio ma quando è arrivata l’ora del “tutti nelle proprie camere” e abbiamo visto che non c’era Maria a fare il giro del nostro piano ma la leader Danese famosa per prendere provvedimenti su chi non è nella propria camera all’orario stabilito io e la mia abdica bionda ci siamo guardate e siamo sparate lei nell’armadio grande ed io nel bagno con Luca per prepararci al “dov’è quello che manca?” “Sotto la doccia” e quindi evitare richiami subito dopo aver mandato un messaggio alle mie compagne in modo da dire la stessa cosa per me.
Abbiamo scampato così il controllo della signorina Rottermeier e dopo aver salutato i ragazzi ci siamo fiondati nelle nostre camere. O almeno, Arianna si è fiondata nella sua camera. Io sono rimasta chiusa fuori perché come sempre mi sono dimenticata la chiave.
Maledicendomi in tutte le lingue a mia conoscenza e aspettando qualche secondo di riflessione decido, facendomi coraggio di bussare alla porta.
Mi apre Beatrice più incazzata del solito, come potevo aspettarmi, che mi lancia addosso una trentina di insulti per poi tornare nel suo letto e riaddormentarsi come se nulla fosse successo. Meno male, pensavo al peggio.
Mi strucco, mi metto il pigiama e mi infilo nel letto. Metto la sveglia per domani e controllo i messaggi. Uno, da Gianmarco “vedi di non farti pure rimpatriare stupidina” con una faccina che manda un bacino. Sicuro qualcuno gli ha detto qualcosa. E credo anche di sapere chi. Domani mi sente, giuro.



NON È UN ERRORE CHE LA STORUA PASSI DAL GIORNO QUATTRO AL GIORNO SETTE, HO TAGLIATO APPOSTA DUE GIORNI  ALTRIMENTI LA STORIA RISULTAVA PARECCHIO RIPETITIVA E NOIOSA. SPERO CONTINUIATE A SEGUIRE LA MIA STORIA ANCHE SE INIZIO A PENSARE FACCIA UN PO’ SCHIFO, SCRIVETEMI IN UNA RECENSIONE COSA PENSATE ALMENO VEDO SE CONTINUARE CON IL DIARIO DEGLI ALTRI GIORNI O LASCIARE STARE. GRAZIE MILLE
-Federica

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