Your guardian angel di Blackshadow90 (/viewuser.php?uid=719200)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UN NUOVO INIZIO ***
Capitolo 2: *** "WE DON'T REMEMBER DAYS,WE REMEMBER MOMENTS ***
Capitolo 3: *** VICINANZA PERICOLOSA ***
Capitolo 4: *** UNA SERATA INSOLITA ***
Capitolo 5: *** UNA SERATA INSOLITA PARTE 2 ***
Capitolo 6: *** CAP.5 IL PATTO ***
Capitolo 7: *** 7.OLD DEMONS ***
Capitolo 8: *** CAP.8 LACRIME,RISATE E CORAGGIO ***
Capitolo 9: *** AMICIZIA A RISCHIO ***
Capitolo 10: *** IO CI TENGO DAVVERO A TE ***
Capitolo 11: *** FIDUCIA ***
Capitolo 12: *** PAURA DI AMARE ***
Capitolo 13: *** LITIGI E DICHIARAZIONI ***
Capitolo 14: *** MI FIDO DI TE ***
Capitolo 15: *** BUON NATALE AMORE MIO ***
Capitolo 16: *** UN PERICOLOSO IMPREVISTO PART.1 ***
Capitolo 17: *** UN PERICOLO IMPREVISTO PART.2 ***
Capitolo 18: *** PERDONO ***
Capitolo 19: *** AH,L'AMOUR, L'AMOUR ***
Capitolo 20: *** NIENTE E' PER SEMPRE ***
Capitolo 21: *** E' UNA PROMESSA ***
Capitolo 22: *** C'era una volta una principessa triste ***
Capitolo 23: *** 10 ANNI DOPO... ***
Capitolo 1 *** UN NUOVO INIZIO ***
Your guardian angel has sent me to you:il tuo angelo custode mi ha mandato da te
CAP.1 UN NUOVO INIZIO
-Ginevra,tuo padre ti aspetta in macchina ,sbrigati che il volo parte tra poco- disse mia madre dal piano di sotto.
Mia madre era una tipa molto ansiosa e questo lato di lei lo odiavo perché di conseguenza anche io diventavo ansiosa e non andava per niente bene:se qualcosa sfuggiva al mio controllo andavo letteralmente nel panico.Scesi in fretta le scale con le mie valigie di Luis Vuitton e mi fermai in cucina per fare una colazione veloce,buttando le valigie a terra.-Gin non sbattere così le valigie e sbrigati- quella donna era capace di farmi innervosire in un secondo,non me ne importava un bel niente di quelle dannate valigie firmate e non volevo neanche partire ma i miei ovviamente, nonostante fossero dei genitori amorevoli,pensavano che mandarmi in una nuova scuola e in una città nuova fosse la cosa migliore per la loro figlioletta che non riusciva a superare il lutto.Sono sempre stata fortunata,ho dei genitori amorevoli e benestanti,ero la ragazza piu popolare,intelligente e bella di tutta la scuola e avevo un fratello stupendo che tutte le ragazze della amavano,tutti ci invidiavano ma come spesso si dice,niente dura in eterno,tutto era finito un anno prima ed io ero cambiata totalmente.Ero diventata cinica e indifferente,avevo allontanato tutti,e non mi importava più di essere sempre bella e perfetta,la mia vita era terminata il 19 agosto dell’anno prima,quando avevo appena diciassette anni.
Terminata la colazione diedi un bacio sulla guancia a mia madre che mi raccomandò di chiamarla apenna atterrata e corsi in macchina.Il viaggio da casa all’aereoporto fu silenzioso e mio padre non fece altro che guardarmi con preoccupazione.Poco prima di imbarcarmi mi abbracciò –Gin,lo so che questo cambiamento non ti piace ma è meglio per te voltare pagina perché in questo ultimo anno ne ai passate davvero troppe.Non sono mai riuscito a consolarti,in pochi mesi ai toccato il fondo e io non ero lì con te perché come padre sono un disastro.Tuo fratello Nicolò è stato come un padre per te ma devi ricordarti sempre che quello che è successo non è colpa tua,ti voglio bene piccola mia- odiavo piangere davanti agli altri ma non riuscii ad impedirlo e lo abbraccia stretto.Presi le valigie e senza voltarmi salii sull’aereo che mi avrebbe portato a Milano per cominciare una nuova vita in una casa con un amica d’infanzia e due ragazzi che vivevano con lei,uno dei quali era il suo fidanzato.Erano quasi due ore di volo perciò quando mi sedetti,accesi l’ipod,misi le cuffie nelle orecchie e senza accorgermi mi addormentai.
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Leonardo,uno dei piu popolari della scuola come mio fratello ci fermò e ci disse che sabato c’èra una festa impedibile sulla spiaggia e ci disse che io e mio fratello non potevamo mancare.Amavo le feste e quando tornai a casa gli raccontai tutto;non aveva molta voglia di uscire quel sabato ma ero la sua adorata sorellina e non mi diceva mai di no.Uscimmo alle 10
con la sua adorata mustang shelby del 67’ che molto probabilmente amava piu di me e lui mi parlò di musica.Amavo mio fratello perché oltre ad essere bravo a scuola come me era anche bravissimo nello sport e cantava
infatti aveva una band.Ci eravamo fermati al semaforo e ne avevo approfittato per sistemare il trucco-Non ce bisogno che metti quintali di trucco e mini abiti per piacere,tu sei bellissima così come ti vedo io la mattina appena sveglia,con i capelli in disordine e senza trucco;è non te lo dico perché sei la mia piccola Ginni,ma perché è la verità- mi disse queste semplici parole e sapevo che senza di lui non potevo fare niente-Ti voglio bene Niki- furono le ultime parole che lui sentì perché appena scattò il verde e lui accellerò,una Jeep nera ci travolse in pieno>>
Mi svegliai all’improvviso e la signora accanto a me mi teneva una mano sulla fronte-Signorina,signorina sta bene?Mi scusi se l’ho svegliata ma stava sudando e si lamentava nel sonno,e poi siamo appena atterrati-quell’anziana mi guardava preoccupata.-Si sto bene,grazie-risposi brusca ma non me ne importava quello ero io e odiavo quando le persone si preoccupavano per me.Quando scesi dall’aereo con le valigie in mano mi guardai intorno alla ricerca di Alice,la mia amica e appena mi voltai me la trovai davanti,era diversa rispetto a otto anni prima;era piu alta di me aveva lunghi capelli neri,occhi azzurri,fisico magro e sorriso smagliante,mi ricordava tanto una dea greca con quel viso sottile e fine.Non feci in tempo a salutarla che mi saltò addosso e mi abbracciò-Sono otto anni che non ci vediamo,mi sei mancata tanto-disse sorridendo.Odiavo il contatto fisico ma era pur sempre Ali,la ragazza con cui ero cresciuta,perciò ricambiai l’abbraccio-Mi sei mancata anche tu-.
-Andiamo così ti mostro la casa e ti presento il mio fidanzato Andrea che è anche nostro convivente,Riccardo invece,l’altro ragazzo che vive con noi Riccardo tornerà a settembre,è il migliore amico di Andy ed è bravo.-Ah senti Ginni-,la boccai subito-Ali chiamami Gin o Ginevra,lo sai che Niki mi chiamava così e per favore non parlare di lui-.-Va bene Gin,andiamo-.
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Capitolo 2 *** "WE DON'T REMEMBER DAYS,WE REMEMBER MOMENTS ***
“We don’t remember days,we remember moments”
Ero terribilmente stanca e tutto ciò che volevo in quel momento era un po’ di silenzio,ma tra Alice e Andrea che mi bombardavano di domande non avevo avuto un attimo di tregua durante tutto il viaggio verso casa che era verso il centro di Milano. Mi avevano chiesto come andavo a scuola e cosa avrei fatto dopo ed io ero rimasta sul vago perché fino ad un anno prima avevo le idee chiare;amavo il mare e gli animali per questo volevo diventare biologa marina e lavorare in un parco acquatico. I miei genitori mi avevano sempre sostenuta anche se pensavano che sarei stata perfetta come avvocato invece Nicolò era orgoglioso dell’indirizzo che volevo prendere perché pensava che ero nata per fare quel lavoro. Ora invece non sapevo bene cosa fare,il futuro per me era diventato una macchia scura e indistinta. Avrei voluto dire tutte quelle cose ad Alice,avrei voluto parlargli delle mie paure e dei miei sensi di colpa di tutto,ma non ero ancora pronta perché sapevo che se ne avessi parlato con lei sarei di nuovo crollata. Quando arrivammo,Andrea iniziò a cucinare mentre Alice mi mostrò la casa:all’entrata sulla sinistra c’era un grande soggiorno con due poltrone color crema una accanto all’altra,un tavolino di legno al centro e un tv al plasma poggiato su un tavolino di vetro di fronte alle poltrone;a sinistra dell’entrata invece c’era la cucina spaziosa e moderna;al piano di sopra invece c’erano in fondo al corridoio le due stanze una di fronte all’altra.
- La stanza sulla sinistra è dei ragazzi e la porta accanto è il bagno,invece questa sulla destra è la nostra stanza,noi abbiamo il bagno in camera – mi disse Alice sorridendo. Presi le valigie ed entrai in camera
– Mi vado a fare una doccia e poi vado a riposare,non ho voglia di mangiare – ero davvero troppo stanca.
– Va bene,oggi pomeriggio ti va di uscire?- mi sembrava scortese dire no così annuii e lei se ne andò a mangiare. Mi chiusi subito in bagno e dopo essermi spogliata velocemente aprii l’acqua e rimasi la sotto a rilassarmi;l’acqua riusciva sempre a rilassarmi,era un’abitudine che avevo fin da quando ero piccola: tutte le volte che ero arrabbiata,triste o stanca mi chiudevo in bagno e rimanevo sotto l’acqua per ore con il mio amato bagnoschiuma alla vaniglia. Quando uscii dalla doccia misi l’asciugamano,andai davanti allo specchio e fu li che la vidi,in bella mostra sul mio collo:la prova del mio tentato suicidio,una cicatrice bianca lunga dieci centimetri che mi ricordava ciò che avevo fatto due settimane dopo la morte di Niki.
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Sfiorai la cicatrice con l’indice,lentamente pensando ogni volta che era il simbolo della mia colpa. Uscii subito dal bagno e dopo essermi vestita iniziai a svuotare la valigia con calma mettendo i vestiti in ordine nella parte dell’armadio riservata a me. Per ultima uscii la mia adorata macchina fotografica che portavo sempre con me;amavo fare fotografie alla natura che mi circondava e a tutto ciò che mi dava ispirazione perché volevo catturare ogni particolare e ogni ricordo per non dimenticare niente. La mia paura più grande era dimenticare il volto o la voce di Nicolò,non avrei potuto sopportarlo. Dopo aver sistemato tutto,chiusi le tende e mi distesi sul mio letto,misi le cuffie e feci partire la playlist con le canzoni di Niki;
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Mi svegliai e guardai l’ora,erano le cinque e mezza così scesi al piano di sotto per bere un bicchiere d’acqua.
- Ehi bella addormentata allora esci con noi?- Andrea era un ragazzo bello e simpatico,aveva dei capelli biondo scuro,occhi azzurrissimi e un fisico niente male.
- Si,devo solo vestirmi,dove andiamo?- ero stata a Milano solo una volta,ma ero molto piccola.
- Giriamo un pò in centro così inizi ad imparare le vie principali-.
–Va bene per caso c’è un parco qui vicino?- avevo sempre avuto un debole per i parchi,perché amavo la natura e potevo sia scattare foto che rimanere un po’ sola a pensare.
- Si c’è un parco molto bello,si chiama parco Sempione,se vuoi andiamo lì- non me lo feci ripetere due volte. Corsi subito a vestirmi,scelsi un pantaloncino nero a vita alta con una camicia bianca semitrasparente,delle ballerine nere e una borsa bianca a tracolla. Mi ero preparata in fretta eppure solo in quel momento che aspettavo mi accorsi che Alice non si era più avvicinata a me anzi passando davanti la stanza dei ragazzi notai che si stava vestendo lì così entrai.
- Ehi Ali,ma è una mia impressione o mi stai evitando?- lei rimase spiazzata e subito abbassò lo sguardo.
- Si ai ragione,è solo che non so come comportarmi dopo la chiamata di tuo padre- io rimasi un po’ spiazzata-Mio padre ti ha chiamata?-.
- Si,mi ha chiesto di starti sempre accanto e mi ha raccontato di tutto quello che è successo dopo la morte di Nicolò,perché sapeva che tu non me l’avresti mai detto- abbassò subito la testa imbarazzata,mentre io maledivo mio padre in tutte le lingue,non volevo che qualcuno sapesse del mio tentato suicidio perché da quando i miei parenti lo avevano saputo,mi guardavano sempre con pietà e non lo sopportavo.
- Senti Alice non so cosa ti ha detto mio padre,ma ti chiedo per favore di non farmi domande. Sono qui per ricominciare....-.
- Lo so Gin, non ti chiederò niente- disse lei triste.- Hai una cartina di Milano per caso?-mi guardò con curiosità
-Si eccola,perché?- mi disse porgendomi una cartina conservata tra i libri.
- Vorrei andare al parco Sempione- avevo bisogno di stare da sola,e Alice lo capì subito infatti non si oppose
- Va bene,alle 8 e 30 ci vediamo a casa- io annuii e subito scesi le scale ed uscii. Fu facile usare la cartina perché avevo sempre amato viaggiare e tutte le volte che facevo un viaggio con la mia famiglia ero sempre io quella che teneva la mappa e guidava il gruppo,spesso le prime volte sbagliavo le strade ,ma col tempo ero diventata un’esperta,era impossibile per me perdermi. Camminavo lentamente con la macchina fotografica in mano,fotografavo tutto ciò che mi ispirava:un turista tedesco che sorrideva,una farfalla marrone che volava sulla mia testa,un bambino col gelato in mano,e senza accorgermi arrivai a destinazione. Davanti a me si ergeva in tutta la sua bellezza e grandezza il castello sforzesco;avrei voluto fargli tantissime foto,ma ero troppo impaziente di entrare nel parco che si estendeva dietro,così feci il giro ed entrai nel parco. Restai praticamente a bocca aperta per la bellezza;passeggiai tra alberi e prati,fotografai il ponte delle sirenette e il bellissimo laghetto insieme ai fiori:ortensie,camelie,e rose antiche dominavano tutto per non parlare poi dei faggi delle querce e degli animali che lo dominavano. Dopo aver girato per due ore trovai un posticino isolato e nascosto vicino la riva del laghetto,lì mi distesi sull’erba a pancia in su e come inevitabilmente succedeva ripensai alla mia vita,al mio senso di colpa e al fatto che in ogni cosa e in ogni pensiero che facevo Niki era sempre accanto a me e mi mancava terribilmente,avevo bisogno del suo coraggio,della sua forza,per poter andare avanti ma se lui non c’era io ero vuota,ero sola,nessuno a parte lui sapeva comprendermi e soprattutto accettarmi così come ero. Il rumore dell’acqua mi ipnotizzò e mi addormentai. Quando mi svegliai,era buio e sentivo qualcosa vibrare sulla mia pancia,guardai l’orologio e sgranai gli occhi:erano le 11 tra mezz’ora il parco chiudeva e per di più dovevo stare a casa alle 8 e 30,presi il telefono e risposi
–Gin,dove diavolo sei???sono ore che ti chiamo e sono al parco con Andrea ma non riesco a trovarti- ero una stupida,facevo solo danni su danni.
- Scusa Ali,perdonami mi sono addormentata,incontriamoci davanti il castello-.
- Va bene arriviamo- chiusi la chiamata e vidi che avevo 20 chiamate perse da Ali e altrettante da Andrea,ero terribilmente dispiaciuta e corsi vero il castello. Alice mi corse incontro con Andrea
–Ci ai fatto preoccupare da morire-disse quest’ultimo,Alice invece era arrabbiata
- Prima ti ho promesso che non ti avrei fatto domande e non le farò,ma tu non ai il diritto di sparire senza dire niente,mi sono fatta mille film in testa su quello che poteva esserti successo- alzai gli occhi dispiaciuta,aveva ragione
- Ai ragione sono una stupida,scusa-.
- Non fa niente,scusa tu, adesso però andiamo a casa- annui con un timido sorriso e mentre lei andava avanti Andrea mi venne vicino
- Ehi lo so che è stata dura,ma si sentiva in colpa per quello che è successo…sai so tutto,e ti capisco,mia madre è morta quando avevo 10 anni,ha avuto un infarto mentre veniva da me a vedere la partita di calcio…non ti posso dire che il tempo cancellerà il dolore perché non è vero,ma ti posso assicurare che un giorno ritroverai la felicità,grazie ad Alice riesco a dimenticare il passato e a vivere il presente-non me lo sarei aspettato
- Mi dispiace per tua madre,io però non voglio dimenticare il passato e soprattutto non voglio essere felice perché non merito la felicità,dovrei essere morta io,non lui- e puntualmente le lacrime iniziarono a scendere lungo le guance. Andrea mi abbracciò forte
–Tu meriti la felicità,tuo fratello vorrebbe questo per te,ne sono sicuro-le sue parole non mi rasserenarono ma comunque annui e sorrisi. Quando tornammo a casa mi chiusi in camera e inizia a spogliarmi;da quando ero li dormivo sola,mentre Alice dormiva con Andrea nella camera dei ragazzi dato che Riccardo,l’altro inquilino,era ancora in viaggio;non davo confidenza a nessuno se non ad Alice e Andrea,ma non potevo nascondere che ero curiosa di conoscerlo:questo però prima di ascoltare la descrizione di Alice,lei infatti mi aveva detto che era un bellissimo ragazzo e anche molto bravo e protettivo nei suoi confronti visto che era la fidanzata del suo migliore amico,ma per quanto riguardava la questione “ ragazze” era meglio allontanarlo. Utilizzava le ragazze come fazzoletti,a scuola tutte gli cadevano ai piedi,bastava che schioccasse le dita ed erano tutte pronte a realizzare qualunque suo desiderio. Nonostante la sua fama di sciupafemmine ogni “ingenua”,come le definiva Alice,ragazza sperava di farlo innamorare,ma nonostante il bene che Alice gli voleva,diceva che forse non sarebbe mai cambiato,era tanto che lo conosceva. A mio parere aveva assolutamente ragione,in passato ero accerchiata da ragazzi come lui,facevo parte di un mondo a parte in cui c’era una gerarchia sociale:i più popolari di cui io e mio fratello facevamo parte erano al vertice,mentre gli altri erano solo nullità. A causa di quel mondo avevo perso tutto e perciò avevo promesso sulla tomba di mio fratello che sarei cambiata,avrei abbandonato quel mondo di cui lui pur facendone parte,odiava e quel Riccardo sarebbe solo diventato una comparsa temporanea nella mia vita.
Il tempo era passato in fretta ed era gia fine agosto,in quelle poche settimane mi ero legata tantissimo a quei due pazzi romantici che vivevano con me,avevano capito come ero fatta e per questo sapevano che alcune volte dovevano semplicemente lasciarmi nel mio mondo,avevano anche imparato le mie abitudini come quella di andare al parco Sempione nei momenti tristi,o quella di cucinare dolci quando ero arrabbiata e la sensazione di essere apprezzata da loro mi riportava indietro nel tempo, come quando c’era mio fratello. Quella mattina mi alzai presto con il sorriso sulle labbra e scesi in cucina per fare colazione; i due pazzi erano già lì.
- Buongiorno piccioncini- dissi sorridendo maliziosa: avevo sentito tutto il trambusto che avevano fatto la sera prima .Alice mi guardò imbarazzata, mentre Andrea sorrideva spudoratamente ed entrambi mi risposero; feci colazione con calma ma quando stavo per tornare in camera Andrea mi fermò –Aspetta, stavo pensando, vi va di andare al parco aquatico tutto il giorno?- chiese rivolto a me e ad Alice.
- Per me va bene- disse Alice
–Anche per me- dissi io. Corsi su a mettere il costume, presi borsa e ipod e scesi di sotto.
- Pronta Gin?-.
-Prontissima- sorrisi e mi diressi in macchina con Alice. Il viaggio fu lungo, ma ne valse la pena: il parco era stupendo e c’era anche molta natura. Prendemmo i nostri lettini e dopo averli aperti ci spogliammo, ad un tratto sia Andrea che Alice mi guardarono incuriositi. Inizialmente non capii perché mi guardassero così poi capii
- Carino il tatuaggio, che vuol dire la scritta in inglese?- subito mi rabbuiai e Alice lo capì al volo
–Sono fatti suoi Andy, ora spogliati dai voglio andare sugli scivoli- la ringraziai mentalmente e andammo insieme sugli scivoli. Fu una giornata indimenticabile, la prima volta in cui riuscii davvero ad essere felice e questo grazie a quei due. Mangiammo al ristorante del parco e durante il pomeriggio misero la musica a tutto volume e fecero uno schiuma party: ad essere sincera prima di quel giorno neanche sapevo cosa fosse, ora invece mi trovavo in un grande spiazzo in costume circondata da una marea di persone con la musica alta e due strumenti che ci sparavano schiuma addosso alla gente. Finito lo schiuma party Andy ci andò a prendere un gelato e subito due ragazzi si avvicinarono a noi ammiccando
–Ehi bellissime vi va di bere qualcosa?-disse il primo.
- Sono Alessandro, lui invece è Mattia- disse il secondo tendendomi la mano, ma lo ignorai
-Interessante, ora smammate- dissi scocciata, odiavo i tipi come loro.
- Piccola, volevo solo offrirti qualcosa di interessante- mi fece l’occhiolino, la cosa che più odiavo erano le battute a doppio senso.
- Il tuo amico è più dotato di te quindi se dovessi scegliere, sceglierei lui ,stronzo- me ne andai senza aggiungere altro mentre Alice se la rideva sotto i baffi e si congratulava con me. Una volta raggiunto Andrea,Alice gli raccontò tutto.
-Wow Gin,non pensavo fossi così tosta,da adesso in poi starò attento a ciò che dico,perché con te non si sa mai- rideva come un matto mentre il gelato gli colava a terra. Erano le 7 e purtroppo era ora di andare,perché il viaggio era lungo. Mentre ci vestivamo, mi guardavo intorno per non scordare niente di quel luogo spensierato,di certo ci sarei ritornata. Quando entrammo in macchina guardai le foto fatte e ne notai una stupenda,con noi tre in costume;l’ avrei stampata e incorniciata,era stupenda. Mi guardai il torace e lessi per la centesima volta quella scritta indelebile che era tatuata sul mio cuore;non avevo avuto il coraggio di dire ai miei migliori amici perché l’avevo fatto,gli unici che lo sapevano erano Marco,Emiliano, e Angelo gli unici che mi avevano tirato su nei mesi in cui ero depressa.
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Quel ricordo,mi faceva capire che almeno una cosa giusta l’avevo fatta,anche se a volte pensavo di essere solo uno sbaglio,una nullità. Arrivammo a casa alle 10 e subito mi andai a lavare,quando scesi per mangiare,vidi Alice tutta felice.
- Quando torna??- chiese lei felice ad Andrea.
- Domani mattina- rispose lui.
- Di chi state parlando?- ero curiosa,molto curiosa.
- Domani torna Richi- a quella notizia diciamo che la mascella mi cadde a terra. Non volevo una nuova persona in casa,avevo raggiunto un equilibrio con Andrea e Alice,ed ero certo che questo Richi non mi sarebbe piaciuto;poteva essere bello quanto voleva,ma avrebbe dovuto imparare a non intromettersi negli affari miei,altrimenti l’avrebbe pagata:ero una tipa molto vendicativa.
Angolo autrice:
Allooora ,inizio col dire ke questa è la mia prima storia,spero solo che piaccia a qualcuno perché se sono negata per la scrittura per favore ditemelo. Per quanto riguarda questo secondo capitolo,ho voluto far capire bene il carattere di Ginevra,perché nonostante tutto quello che ha passato,ha una forza e un ironia davvero invidiabile,che scoprirete nei prossimi capitoli. Nel terzo finalmente conosceremo il playboy Riccardo che farà infuriare la nostra protagonista;un consiglio,non dimenticate Angelo,Marco ed Emiliano perché più avanti la nostra Ginni spiegherà chi sono:ci sono ancora tanti segreti che pian piano affioreranno dal passato. Vorrei ringraziare la mia migliore amica Ridarella xD ,perchè è solo grazie a lei che ho iniziato a scrivere questa storia,e coloro che forse in futuro vorranno leggerla.
PS. QUEI TRATTINI INDICANO DEI RICORDI,perdonatemi se i dialoghi e la storia è tutta appiccicata,ma purtroppo io e la tecnologia nn andiamo molto d'accordo :p
xoxo
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Capitolo 3 *** VICINANZA PERICOLOSA ***
NON ARRENDERTI MAI, PERCHE’ QUANDO PENSI CHE SIA TUTTO FINITO, E’ IL MOMENTO IN CUI TUTTO HA INIZIO
-Jim Morrison
Aprii un occhio, il sole mi dava fastidio,avevo ancora sonno visto che la sera prima avevamo fatto tardi;allungai una mano per vedere sul telefono l’ora,ma stranamente non lo trovai così controvoglia e nervosa mi alzai per andare al piano di sotto. Non feci manco in tempo a scendere le scale che sentii una voce sconosciuta provenire dalla cucina. Entrai e vidi Andrea che faceva colazione mentre Alice che guardava infuriata un ragazzo accanto a lei decisamente bello: alto, leggermente muscoloso,capelli neri e arruffati,ma la cosa più bella erano gli occhi,neri misteriosi e magnetici,sembravano dei pozzi senza fondo in cui chiunque si sarebbe potuto perdere. Stava parlando,anzi litigando al telefono,ma non un telefono qualsiasi,bensì il mio ed ero infuriata. Appena il ragazzo mi guardò, mi passò il telefono brusco.
- Il tuo fidanzato è incazzato-. Io non avevo un fidanzato, ma quando risposi capii tutto.
- -Pronto?-.
- -Ehi principessa,mi spieghi chi è lo stronzo che ha risposto?Se non fossi a chilometri da te, lo prenderei a pugni- era Angelo,il mio migliore amico e non c’era solo lui infatti in sottofondo si sentivano Marco ed Emiliano che gridavano perché volevano parlarmi.
- - Lollo!!Quanto mi manchi,tu e quei due pazzi come state?- ero al settimo cielo e senza preoccuparmi dello sconosciuto o di Alice e Andrea che mi osservavano me ne andai in camera a parlare tranquilla.
- –Ragazzi chiudete quella cazzo di bocca!Io sto bene e lì come va principessa?- mi chiamava sempre principessa e questo mi faceva sentire unica.
- - All’inizio è stata dura,mi manca molto Catania, però mi sono ambientata, e poi c’è un parco bellissimo-.
- - Lo so che ami i parchi, ma voglio sapere davvero come stai,ai ancora gli incubi?-non volevo mentirgli,non potevo.
- -Si…fra una settimana l’ultimo anno di scuola inizierà e io…- non riuscii a terminare la frase.
- - Principessa ascoltami,cosa ti ho detto prima che partissi?- me lo ricordavo bene,quello che aveva detto.
- - Hai detto che se avevo bisogno di te,bastava una chiamata e saresti arrivato con il primo volo-.
- –Appunto quindi che cazzo ti preoccupi a fare?-mi chiese ridendo.
- - Wow Lollo,che finezza- risi anche io.
- - Ho imparato dalla migliore,principessa-.
- -Stronzo,cazzo è mezzogiorno,devo andare Lollo ci sentiamo-.
- - Aspetta che questi vogliono salutarti. Ehi Gin ci manchi,poi quando ai tempo chiama- gridarono in coro.
- -Va bene ragazzi vi voglio bene-.
- -Anche noi ciao-.
Quei tre pazzi mi mancavano,ma adesso avevo cose più importanti da fare,come per esempio dire a quello sconosciuto che era uno stronzo.
Andai in cucina come una furia e li trovai ancora tutti e tre li seduti,il ragazzo stava bevendo un bicchiere d’acqua.
- Si può sapere con che cazzo di permesso ai risposto al mio cellulare?-ringhiai a due centimetri da lui che mi sorrise,era dannatamente bello,ma odiavo chi mi sfidava.
- Io sono Riccardo,tu invece devi essere Ginevra,bel culo complimenti-. ok,ora lo uccido,avevo solo una larga maglietta addosso,quella di Niki. Sapevo però che dovevo batterlo con le sue stesse carte,non dovevo arrabbiarmi.
-Grazie, peccato non possa dire la stessa cosa di te-. Pensavo si sarebbe arrabbiato e invece era divertito dalla mia risposta.
-Strano,visto che le ragazze non mi mancano,e tu potresti essere la prossima-.
-Neanche morta,e anzi ti consiglio di starmi alla larga se vuoi avere una pacifica convivenza;ora se non ti dispiace faccio colazione-. Lo fulminai con lo sguardo e mi diressi verso l’anta sopra il forno per prendere la mia tazza,ma non feci neanche in tempo ad aprirla che una mano mi si poggiò sul collo in corrispondenza della cicatrice facendomi girare preoccupata.
-Sarà una convivenza molto interessante,bellezza-. Non gli feci terminare la frase che gli tirai uno schiaffo in pieno volto.
-Non mi toccare mai più-. I suoi occhi erano un libro aperto per me,per questo capii subito che la mia reazione lo avevo stupito e irritato,ma me ne andai in camera,perché avevo ben altro da fare. Non volevo più piangermi addosso e anche se il dolore rimaneva, era il momento di rialzarmi,di riprendere in mano la mia vita,e sono sicura che Niki in quel momento mi avrebbe detto una frase che mi ripeteva sempre:Quando la cose si mettono male,lotta e vai avanti. Ci sarei riuscita pensai tra me e me,ad un tratto bussarono alla porta.
POV RICCARDO:
Ero arrabbiato,anzi no,infuriato. Quella ragazzina anche se era bella da togliere il fiato non si doveva permettere di tirarmi uno schiaffo,cadevano tutte ai miei piedi lei invece sembrava davvero indifferente alla mia bellezza e non riuscivo a spiegarmi il perché.
-Sempre il solito stronzo…Ginevra non è come le altre quindi non stressarla;vado a fare la spesa non fare altri danni-. Mi disse duro Andy.
-Farò il bravo,paparino. Uffa che coglioni,sono appena arrivato e già mi sgridate-. Sbuffai scocciato;Salii le scale per andare in camera a farmi una doccia dopo il viaggio in aereo,quando passando sentii le voci delle due ragazze,non riuscii a trattenermi così mi affacciai per origliare.
-Lo so che a volte può sembrare irritante e arrogante,ma ti assicuro che appena vi conoscerete meglio diventerete amici- la mia migliore amica mi considerava irritante e arrogante,fantastico!
-Io non diventerò sua amica,ma ti prometto che cercherò di essere collaborativa. Se però si azzarda di nuovo a toccarmi,lo uccido- avevo sentito la sua voce tremare come se avesse il terrore di essere di nuovo toccata e non capivo il motivo.
-Gin, ti prometto che gli parlerò e capirà tutto- cosa dovevo capire?ero curioso.
-No,non dirgli niente,non voglio che lo sappia,odio quando mi guardano con
Compassione e se anche Riccardo iniziasse a guardarmi così non riuscirei sopportarlo,lo sai-. Cosa nascondeva Ginevra?E perché avrei dovuto guardarla
con compassione?Non ci stavo capendo niente e odiavo essere l’ultimo a sapere le cose.
-Va bene Gin,non gli dirò niente- Alice sarebbe uscita da un momento all’altro così corsi in camera.
Sotto il getto dell’acqua ripensai a quelle parole e cercai di pensare ad un piano,perché sapevo che Alice non mi avrebbe mai detto niente e Andrea sicuramente non sapeva niente.
Scesi al piano di sotto silenziosamente e vidi Ginevra che cucinava canticchiando;la osservai meglio,si era cambiata,ora indossava un pantaloncino azzurro con una maglietta nera larga,sembrava maschile,i suoi capelli biondo scuro erano legati e solo in quel momento mi accorsi di una striscia bianca sul suo collo,sembrava una cicatrice.
-Che stai cucinando,bellezza?-gli chiesi spuntando all’improvviso accanto a lei.
POV GINEVRA:
Dopo la chiacchierata con Alice,ero di nuovo allegra ed ero andata come sempre al piano di sotto a cucinare e stavo preparando l’insalata, cantando la solita canzone.
-Che stai cucinando,bellezza?-. Quando facevo qualcosa mi concentravo al massimo e nessuno doveva distrarmi,per questo quando mi ritrovai Riccardo accanto,saltai letteralmente e mi tagliai un dito:la mia allegria era andata a farsi benedire.
-Cazzo,mi sono tagliata e tutto per colpa tua- mi tamponai il dito con un tovagliolo,e corsi a togliere le cotolette dal fuoco per evitare di bruciarle.
-Lascia stare,faccio io,tu vai a prendere il disinfettante- andai subito in bagno a prendere il disinfettante e un cerotto e tornai di sotto convinta che avrebbe incendiato la cucina.
-Hai fatto in fretta-mi sorrise sghembo prendendomi il dito ferito.
-Avevo paura che incendiassi la cucina,Riki- gli diedi quel nomignolo apposta perché Alice mi aveva detto che odiava i soprannomi.
- Cos’è tutta questa confidenza?Ti sei finalmente accorta di quanto sono irresistibile?-.
-No,mi sono accorta di quanto sei egocentrico,stronzo,pallone gonfiato e anche applicatore di incendi- gli indicai con la testa i tovaglioli vicino il fuoco che stavano bruciando come avevo previsto. Spense subito la fiamma e buttò dell’acqua su tovaglioli. Scoppiai a ridergli in faccia e mi guardò storto.
-Non è colpa tua se non sei esperto in cucina-. volevo umiliarlo.
-Oh ma ti assicuro che in altre cose sono molto esperto- mi fece un sorriso che non portava niente di buono:bene,se è la guerra che vuoi,guerra avrai.
-E in quali altri cose,saresti esperto?- dissi sensuale avvicinandomi a lui.
-Se vieni in camera con me, te le mostro- iniziava la mia vendetta;gli appoggiai una mano sul petto, con l’indice percorsi gli addominali che si intravedevano dalla maglietta e mordendomi il labbro inferiore mi avvicinai al suo orecchio.
POV RICCARDO:
Pensavo avrei dovuto sudare per farla capitolare come le altre e invece ora,era a due centimetri da me,mi stava facendo impazzire e sicuramente se ne era accorta. Si avvicinò al mio orecchio.
-Potrei venire,ma non ne ho voglia- me lo sussurrò e l’unico pensiero che avevo era di prenderla e buttarla su quel cazzo di letto.
-Allora quando ne avrai voglia,la mia stanza è di sopra-stavolta fui io a sussurrargli all’orecchio e la sentii tremare di piacere.
-Non hai capito:non ne ho voglia ora e non ne avrò mai- mi sorrise sadica e si allontanò all’improvviso tornando verso il frigo. Mi aveva preso in giro,ma io sarei stato più vendicativo di lei,alla fine avrei vinto io.
POV GINEVRA:
Ero di nuova sola in cucina e non ero tranquilla;avevo pianificato la vendetta,ma non avevo messo in conto le mie reazioni. Perchè quando Riccardo mi si era avvicinato avevo provato attrazione,in fondo era un bel ragazzo,ma dovevo tenere a freno gli ormoni,in fondo non ero più una ragazzina,altrimenti la situazione mi sarebbe sfuggita di mano. Stavo giocando col fuoco e sapevo che se non stavo attenta mi sarei bruciata,era solo questione di tempo.
Angolo autrice:
Non c’è ancora nessuno che legge la mia storia,ma non mi arrenderò, continuerò a scrivere e spero che prima o poi qualcuno vorrà leggerla e lasciarmi una recensione grazie comunque.
Xoxo
Ginny
|
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Capitolo 4 *** UNA SERATA INSOLITA ***
Cap. 4 UNA SERATA INSOLITA
La
giornata era partita
decisamente male,ma grazie al mio piano di vendetta si era fatta
più
interessante. Dopo il breve attimo di conversazione con Riccardo ci
eravamo
tutti seduti a tavola per pranzare,già mi aspettavo le sue
numerose battute e
insinuazioni e per questo mi ero preparata psicologicamente a come
avrei potuto
rispondergli,invece insolitamente rimase in silenzio a mangiare come se
niente
fosse e solo ogni tanto alzava gli occhi per lanciarmi sguardi sadici e
divertiti,
io a mia volta lo guardavo stranita e
infuriata perché sapevo che
quell’atteggiamento non portava niente di
buono. Andrea e Alice invece sembravano due palline da ping pong
perché
guardavano prima me e poi Riccardo in continuazione forse per capire
l’atmosfera
strana che si era creata.
-Ok,ora
basta, mi spiegate
che succede?-Alice capiva sempre tutto al volo.
-Amore,
lascia stare-tentò
Andrea.
-Amore
un corno!Dovremo
vivere tutti e quattro insieme per molto tempo e se gia il primo giorno
si
fulmino con gli sguardi,questa casa sarà distrutta prima
della fine dell’anno-
-Ali,ti
prometto che non
distruggeremo la casa,e comunque io e Gin abbiamo deciso di conoscerci
meglio,per questo oggi pomeriggio andiamo a fare la spesa insieme dato
che
Andrea non sa nemmeno cosa vuol dire fare la spesa-. Ero sempre io
quella che
faceva la spesa,invece Andrea era un disastro,infatti quella mattina
era andato
lui,ma come al solito aveva fatto un pasticcio e…aspetta un
attimo,Riccardo
aveva :insieme???
-COSA?!?!Tu
dovresti fare
cosa???-gridai con voce isterica.
-Io
e te oggi pomeriggio
andiamo a fare la spesa-. ripetè lui sorridente.
-Tu
non hai capito proprio
niente,Andrea mi accompagnerà come fa sempre
e…-non terminai la frase che
Andrea mi bloccò.
-Gin
non posso accompagnarti,la
macchina è dal meccanico,aveva dei problemi ai
freni-accidenti tutte a me
capitano;in quel momento ricordai che dovevo chiamare mio padre e
dirgli di
farmi arrivare la moto,la mia adorata moto,che mi regalò
Niki,ovviamente però
sarebbe arrivata fra un paio di giorni.
-Gin,lo
sai che la spesa è
necessaria-. Dovevo farlo almeno per lei
-Va
bene,andrò a fare la
spesa con Riccardo- disse affranta più per convincere me
stessa che gli altri.
POV
RICCARDO:
Erano
le cinque e
mezza,io ero già pronto in salotto e in
quel momento scese Ginevra,aveva una gonna lunga rosa antico,una
canotta bianca
con una collana dorata e una borsa rosa come la gonna,ai piedi
indossava dei
sandali rosa e in capelli erano legati in una coda alta. Era carina
vestita
così,ma niente di eccezionale,ero abituato a ragazze di
tutt’altro genere,che
mettevano seno e gambe in bella mostra e non si preoccupavano se
allungavo le
mani,lei invece come minimo le mani me le avrebbe spezzate. Faceva
tanto la
santarellina,ma sicuramente sotto tutti quegli strati di
acidità e
arroganza,era una vera e propria bomba di sensualità,anche
perché io me ne
intendo di ragazze.
-Possiamo
andare-senza
neanche guardarmi in faccia uscì dalla porta e si diresse
alla macchina;quella
ragazza era in grado di farmi innervosire come nessun altro.
Entrai
in macchina misi in
moto e mi diressi verso il supermercato,amavo la velocità,ma
con la moto, la macchina
invece non mi rispecchiava. Arrivati al supermercato Ginevra prese il
carrello
e iniziò a contemplare i vari scaffali,guardando i prezzi e
scegliendo le cose
più convenienti. Mi divertiva,se doveva prendere dei
barattoli di cibo
inscatolato sceglieva quelli ammaccati,come se non badasse
all’apparenza ma
solo al contenuto. Amava le cose salate,infatti riempì il
carrello di
patatine,salatini,snack e anche io scelsi le cose che più mi
piacevano,fino a
quando non la vidi davanti ad uno scaffale di dolci. Prese tre pacchi
di
marshmallow e notai che mentre li metteva nel carrello gli luccicavano
gli
occhi,sembrava una bimba con il suo giocattolo preferito;pensai che
dovevo
procurarmi una grande scorta di quelle caramelle gommose per tutte le
volte che
si sarebbe infuriata così l’avrei fatta calmare.
Con il cibo ormai avevamo
finito e Ginevra andò a prendere un bagnoschiuma vaniglia e
lime poi andammo a
pagare e,messa la spesa in macchine mi venne un’idea.
POV
GINEVRA:
Quando
salii in macchina
presi il telefono e composi il numero di mio padre:era una cosa che
dovevo fare
subito altrimenti mi sarei scordata,tanto erano ancora le sette e
mezza,di
certo i miei non stavano ancora mangiando.
-Ciao
papà…si sto bene,volevo
chiederti una cosa,sei impegnato?- Riccardo mi stava osservando
incuriosito.
-Dato
che la scuola inizia
fra tre giorni,puoi farmi arrivare la moto?-ora Riccardo era sempre
più
interessato.
-Va
bene grazie papà
ciao-infilai il telefono in borsa.
-Hai
una moto?- mi guardava
con ammirazione,wow.
-Si,una
suzuki gsx r 1000,il
regalo per i miei sedici anni-sorrisi felice.
-Wow
non pensavo fossi una
tipa da moto-
-Ahh
no?e come pensavi che
fossi?-chissà quante balle avrebbe sparato.
-Tu
sei la classica tipa
perfettina,orgogliosa, preferisci usare la gente piuttosto che essere
usata,
non ti fidi di nessuno perché hai paura di essere
tradita,tieni tutto dentro di
te perché sei convinta che potresti andare avanti senza
l’aiuto di
nessuno,detesti i sentimenti perché ti fanno sembrare debole
e soprattutto
cerchi di allontanare tutti perché non vuoi affezionarti a
nessuno-io…io ero a
bocca aperta e per la prima volta nel suo sorriso vidi solo gentilezza.
-Tu,non
è vero,non sono così-
non poteva comportarsi in quel modo,dovevo allontanarlo
perché la situazione mi
stava sfuggendo dalle mani.
-Sai
benissimo che ho
ragione-.
Gia
purtroppo lo sapevo
benissimo.
Angolo
autrice:
Quale
sarà l’idea che ha
avuto Riccardo?Lo saprete nel prossimo capitolo.
|
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Capitolo 5 *** UNA SERATA INSOLITA PARTE 2 ***
“UNA
SERATA INSOLITA”parte 2
Quando
vedi la tua verità
fiorire sulle labbra del tuo nemico,devi gioire,perché
questo è il segno della
vittoria
-Giorgio Almirante
Il
viaggio in auto fu
silenzioso,il problema però era che Riccardo aveva preso una
strada di versa da
quella dell’andata e mi accorsi che eravamo in centro.
-Riccardo
dove stiamo
andando?- l’unica cosa che volevo era tornare a casa.
-Cos’è
tutta questa
formalità?Perchè non mi chiami Riki?-notai nella
sua voce molta ironia e questo
mi dava profondamente fastidio.
-Non
cercare di cambiare
discorso e rispondi- stavo perdendo la pazienza,che era già
poca.
-Ti
rispondo solo se da
adesso in poi mi chiamerai Riki-.
-Va
bene,RIKI, ora però
rispondimi-.
-Stiamo
andando in centro
perché voglio affittare un film da vedere stasera-avrei
preso volentieri a
schiaffi quel faccino perfetto da “sotuttoio”.
-Non
potevi pensarci prima?!-
-Lo
sapevo-
-Cosa
sai???-mi stava facendo
impazzire.
-Qualunque
cosa io dica,devi
sempre ribattere-era nervoso anche lui ora.
-Non
è colpa mia se fai o
dici sempre cose sbagliate-
-Sei
troppo perfettina
bellezza-
-Tu
invece sei troppo
stronzo,carino-puntai molto sull’ironia.
-Stronzo
ma bello. Siamo
arrivati bellezza- era di nuovo ironico e allegro. Come faceva a essere
così
lunatico?Era peggio di una ragazza.
Scesi
dalla macchina ed
entrai nel negozio con Riccardo dietro di me;alla porta c’era
un campanellino
per questo,aprendola, tutti si girarono verso di noi,cosa che per
fortuna durò
pochi secondi. Subito iniziai a scorrere tantissimi tipi di film:le
commedie
che mi facevano tanto ridere,i film romantici che mi commuovevano e che
contemporaneamente mi facevano deprimere dato che ero single,e gli
horror che
tanto odiavo ma che Nicolò mi costringeva a guardare,ne
presi uno e riconobbi
subito il titolo.
Era domenica sera,sarei dovuta
uscire ma fuori pioveva
e c’erano cinque gradi,non era il caso per questo ero seduta
sul divano con
cioccolata calda e coperta di pile a guardare una puntata di Gossip
girl che
tanto amavo,quando Nicolò arrivò buttandosi sul
divano con un dvd in mano.
Aveva il solito ghigno di quando combinava qualche guaio o doveva
chiedermi
qualcosa che sapeva non mi sarebbe piaciuta.
-Ok Niki spara,lo sai che odio
aspettare-
-Adesso io e te guardiamo un film-
-Che genere di film?-chiesi
sospettosa-
- E’ bello,si chiama The
possession-
-Possessione?Non sarà
mica un film…-poi capii –No Niki
scordatelo,lo sai che i film horror mi fanno paura-lui
scoppiò a ridere.
-Tanto lo sai che devi vederlo per
forza,altrimenti ti
rompo fino a domani-sorrise
-E va bene fratello
rompicoglioni,metti il film-
-Subito sorellina fifona-
-Dillo un'altra volta e quel cd lo
faccio finire sotto
la ruota di Suz- chiamavo la mia moto Suz come abbreviativo di Suzuki.
-Ok ok Ginni scherzavo- sapeva che
le mie minacce,non
erano bugie. Alcuni mesi prima aveva lasciato tutte le robe puzzolenti
dell’allenamento di basket sul mio letto per farmi uno
scherzo e io per ripicca
ne avevo fatto un bel falò in giardino;si
arrabbiò molto,ma non mi fece più
scherzi. Durante tutto il film mi strinsi a Niki e al cuscino e
più di una
volta mi scappò qualche urletto,era sempre così.
-Ah ah ah ah,vedere un horror con
te è troppo
divertente-non la smetteva di ridere.
-Ah ah simpatico,davvero-la mia
ironia era unica
-Ginni?-mi abbracciò da
dietro
-Si?-
-Mi fai un altro di
quegl’urli?-gli tirai un pugno sul
braccio e gli sorrisi felice.
-Scordatelo-
-Ehi
Gin,ci sei?-
Era
un ricordo bello e
doloroso; mi girai all’improvviso e il dvd mi cadde a terra
con un tonfo secco.
Subito lo raccolsi e mi girai verso Riccardo che mi fissava serio.
-Scusa,cosa
ai detto?-
-Ho
scelto il film da
noleggiare possiamo andare-
-Ah
va bene,andiamo-
-Stai
bene?- subito la mia
parte difensiva si attivò.
-Si
si tutto
bene,Riki,andiamo-
Riccardo
mi guardò
stupito,forse perché lo avevo chiamato Riki, ma lo ignorai;
andò a pagare ed
entrammo in macchina.
-Che
film hai preso?-mi ero
completamente scordata di chiederglielo.
-Venerdì
13,è un horror- subito
mi irrigidii,strinsi i pugni facendoli sbiancare .
-Ok-
non volevo continuare a
parlare altrimenti la voce mi sarebbe uscita spezzata e fortunatamente
Riccardo
lo capì.
POV
RICCARDO:
Arrivati
a casa,andai in
camera e presi il cellulare;scorsi la rubrica fino a trovare il nome
che
cercavo:Erica. Schiacciai il tasto verde e al secondo squillo rispose.
-Ehi
bellissimo,sei tornato?-
-Si
proprio oggi,bellissima-
-Che
ne dici se ci vediamo?Mi
sei mancato- come pensavo,Erica era sempre molto
“disponibile”.
-Ti
va di venire a vedere un
film da me?-
-Si
certo a che ora?-
-Alle
21:00-
-Va
bene a dopo bellissimo-.
Chiusi in fretta la chiamata e andai a fare una doccia;Erica al
telefono
sembrava tutta contenta ma non sapeva che invece io non ero affatto
contento di
vederla. La chiamavo solo quando avevo bisogno di certi
“servizietti”,e lei ci
stava sempre. Quella sera invece mi sarebbe servita per il mio piano.
Erano
quasi le 9 così scesi
al piano di sotto dove trovai Ginevra che parlava con Andrea e Alice.
-Gin
sei la migliore
studentessa che conosca quindi non hai niente di cui preoccuparti-stava
dicendo
Alice.
-Si
lo so,spero solo che i
professori siano bravi-
-Sono
tutti bravi tranne la
Spagnoli che insegna greco e la Rosati che fa matematica ed
è una strega-diceva
Andrea.
-Tu
sarai nella nostra stessa
classe?-in effetti non sapevo assolutamente niente di lei, Alice per
telefono
mi aveva solo avvisato che sarebbe venuta una sua cara amica a vivere
con noi,
poi il nulla, nessuna informazione.
-Si,
contento?-era sempre
ironica.
-Decisamente,
comunque ho
invitato un amica a vedere il film con noi-le danze stavano per
cominciare.
-No,
ti prego non dirmi che
ai invitato una delle tue troiette- Alice non le sopportava e
già immaginavo
gli urli che avrebbe fatto appena avesse saputo che veniva Erica, quella che
più odiava.
-In
effetti si-risposi
sorridente
-Quale
delle tante?- disse
scocciata, mentre Andrea rideva sotto i baffi.
-E’
una sorpresa- Alice non
fece in tempo a rispondere che suonarono alla porta, lei corse alla
porta e
appena la aprì rimase immobile.
-Erica,
sono spiacevolmente
sorpresa di vederti-quando faceva quegli sguardi mi faceva paura,
sembrava ti
stesse per incenerire con la forza del pensiero.
-Spiacere
mio- Erica entrò
seguita da Alessandro, suo cugino, che appena vide Ginevra le
incollò gli occhi
addosso.
-Ehi
Alex ma non eri in
Sardegna?-chiese Andrea .
POV
GINEVRA:
Quella
Erica, era una di
quelle gallinelle alte, bionde tinte, occhi azzurri e tutte tette e
gambe. Una
come lei sapeva solo sbavare dietri i ragazzi belli e donnaioli della
scuola e
da come mi guardava, gli stavo già antipatica: la cosa era
reciproca.
-Sono
tornato due giorni fa,
tu invece sei quella nuova? Piacere sono Alessandro per gli amici Alex-
gli
sorrisi educata
-Io
sono Ginevra per gli
amici Gin- Era carino aveva gli occhi azzurri e i capelli scuri,
addosso
aveva jeans,
sneaker, maglia bianca
aderente e giubbino di pelle per cui io aveva una grande passione.
-Rimani
con noi?-chiese Alice
-Volentieri,
ma non rimango
molto-si girò verso di me e sorrise
-Io
ordino le pizze,
gusti?-disse irritato Riccardo, davvero non lo capivo.
-Per
me una capricciosa-disse
Alice
-Anche
per me-dissero in coro
Andrea ed Erica.
-Io
voglio una margherita con
le patatine-la adoravo.
-Per
me la stessa di Gin-.
Mentre
Riccardo ordinò, Erica
le stava appiccicata, Alice e Andrea preparavano le bibite e i pop corn
nelle
coppe, io invece mi sedetti sul divano seguita da Alessandro.
-Come
ti trovi a Milano?-
-Mi
trovo bene, anche se mi
manca Catania-era vero
-Come
mai ti sei trasferita
qui?- ecco la domanda che temevo.
-Motivi
personali-
-Scusa
non volevo essere
invadente…ti piace disegnare?- avevo un blocchetto in mano e
stavo disegnando
un bellissimo ragazzo di spalle con le ali nere spalancate e aveva tra
le
braccia una ragazza con un vestito leggero nero; avevo sognato
quell’immagine.
-Si,
e a te invece cosa piace
fare?- era stato gentile e lo apprezzavo.
-Mi
piace correre con la
moto, del resto come Riccardo-mi sorrise
-Abbiamo
una passione in
comune- mi guardò stupito.
-Ai
una moto?- chiese
contento.
-Si,
be.. facevo corse
illegali a Catania- lo sapevo che era sbagliato ma ho sempre adorato
mettermi
nei guai.
-Ok
voglio sposarti; stasera
c’è una corsa, ma non partecipo perché
sono tornato da poco ti va di venire? Io
punto sempre qualche scommessa-. Le corse facevano parte di me.
-Certo
che vengo- .
In
quel momento arrivarono le
pizze, e ognuno con la sua, seduto sul divano iniziò a
mangiare, mentre il film
iniziava. Per la prima volta riuscii a
guardare un horror senza
paura,
visto che la scena più terrificante era quella sul divano
accanto al mio: Erica
non faceva altro che strusciarsi a Riki e lasciarli baci sul collo, e
lui
ovviamente ricambiava, guardandomi ogni tanto. Per fortuna
c’era Alex che, avendo
capito che il film non mi piaceva, faceva un mucchio di battute
divertenti. Il
film finì alle undici e un quarto, e subito andai a mettere
gli stivaletti
corti con le borchie, pronta per uscire.
-Ragazzi
io esco in centro
con Alex, buona serata- e detto ciò corsi con lui fuori
sotto gli sguardi
sbalorditi di tutti.
POV
RICCARDO:
Non
ci credo, se ne va con
lui. Durante tutto il film Alex non aveva fatto altro che sussurrare
all’orecchio di Gin e
lei rideva. A me
invece non aveva dato tutta quella confidenza, ed ero arrabbiato
perché nessuno
si doveva permettere di rubarmi la preda: Nessuno. Aveva organizzato
tutto per
cercare di ingelosire Gin e invece tutto era andato a rotoli.
POV GINEVRA:
Ero
eccitata all’idea di
assistere di nuovo ad una gara.
-Il
circuito parte da via
Kant, a metà del parcheggio e prosegue, dopo una piccola
rotonda per il
lungo rettilineo di via Quarenghi per
arrivare ad una seconda rotonda
che
finisce sul piccolo cavalcavia sopra la stazione Bonola, continua poi
nell’incrocio di largo Valera. E qui inizia la cavalcata
finale col motore a
pieni giri sul rettilineo di via Cechov, col semaforo finale tra le vie
Betti e
Kant- parcheggiò e scese.
-Vieni
sta per iniziare-appena
la mia Suz sarebbe arrivata avrei partecipato.
C’era
un enorme parcheggio
pieno di ragazzi e ragazze e quattro moto posizionate una accanto
all’altra al
centro della strada con sopra i rispettivi piloti.
-The
hell, sta per iniziare,
basta con le scommesse ragazzi-gridò un uomo sulla trentina
davanti le moto.
-E
mi raccomando al mio
segnale scatenate l’inferno-i ragazzi gridarono eccitati io
invece guardai
interrogativa Alex.
-Lui
è Giovanni,
l’organizzatore delle gare e fan de Il gladiatore- scoppiai a
ridere insieme a
lui, proprio mentre Giovanni finì il conto alla rovescia e
le moto partirono.
La gara fu emozionante e l’immagine del ragazzo che vinse mi
riportò indietro
nel tempo.
Arrivai rombando al
traguardo con il sorriso stampato in
faccia, Niki mi corse incontro e mi abbracciò forte.
-Hai vinto sei stata
fantastica, Ginni-
-Grazie Niki, ora
però torniamo a casa, ho una fame da
lupi- gli sorrisi stanca.
-Ehhh no cara, ora si
festeggia, andiamo in pizzeria-
-Pizzaaa, yeahh ,grande
fratello-
-Dai andiamo testona-
Alex
mi riaccompagnò a casa,
e subito, senza badare a Riccardo
che
mi fissava me ne andai in camera sotto le coperte. Il telefono
vibrò e lessi il
messaggio
Mi sono divertitoJ, cmq la prox gara è
giovedì, partecipi?
-Alex
Anche ioJ ovvio che partecipo
Allora ci vediamo
mercoledì a
scuola, notte :*
-Alex
Notte :*
L’indomani
era martedì e
sarebbe arrivata la moto per questo ero contenta, ma l’ansia
per l’inizio della
scuola era tanta, avevo paura. Martedì sera avrei chiamato
sicuramente Angelo,
perché era l’unico che riusciva a calmarmi.
Angolo
autrice:
Vorrei
ringraziare chi segue
la mia storia, spero mi lascerete qualche recensione xk vorrei capire
se la
storia vi piace e se sto scrivendo adeguatamente ogni dettaglio e
avvenimento,
apprezzo anche i vostri suggerimenti se vorrete darmene.
Xoxo
Ginni
|
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Capitolo 6 *** CAP.5 IL PATTO ***
LE
NOVITA’ SPESSO MI METTONO
PAURA,MA MI BASTA SALIRE SULLA MIA MOTO E TUTTA LA PAURA E
L’ANSIA VENGONO
RISUCCHIATE DAL VENTO CHE MI SCOMPIGLIA I CAPELLI
E DAL SENSO DI LIBERTA’ CHE PROVO.
POV
RICCARDO:
Erano
le 10:00 di un martedì
soleggiato,ed ero ancora irritato per la sera precedente; quando Gin se
ne era
andata con Alex,io ero uscito a fare un giro con Erica. Ero infastidito
ma
nonostante questo non ero riuscito a concludere niente con lei
perché tutte le
volte che iniziavo ad approfondire un bacio vedevo il viso di Gin e
pensavo a
cosa stesse facendo con Alex,se si stesse divertendo ma soprattutto
avevo paura
che sarebbe rimasta tutta la notte fuori con lui. Invece verso
l’una e dieci
sentii la porta aprirsi e finalmente riuscii ad addormentarmi. Io che
non
dormivo a causa di
una ragazza sarebbe
stato come trovare un pinguino in africa:ecco ora iniziavo anche a dire
cazzate, era tutta colpa sua.
POV
GINEVRA:
Quella
mattina mi ero alzata
presto e felice perché attraverso una ditta di
spedizioni,mio padre aveva fatto
arrivare la moto e quindi ero andata a prenderla. Il modo migliore per
cominciare la giornata era un bel giro in moto;mi misi i soliti
stivaletti neri
con le borchie e siccome faceva caldo indossai dei pantaloncini chiari
molto
corti e sfilacciati,una maglia corta nera trasparente e sopra il mio
adorato
giubbino di pelle nera che indossavo sempre in moto;capelli
rigorosamente
sciolti,trucco leggero e occhiali rayban neri. Scesi in fretta le scale
e
trovai tutti al piano di sotto. Alice e Andrea sicuramente dovevano
uscire,visto che erano vestiti e lei aveva la borsa a tracolla.
POV
ALICE:
Quando
vidi Gin scendere le
scale,sorrisi perché era bella e di buon umore,si vedeva;Ero
contenta che
finalmente avesse deciso di reagire e di andare avanti,mi piaceva
questa nuova
Ginevra grintosa e sexy e a quanto pare non ero l’unica ad
apprezzare,dato che
Riki stava sbavando.
-Esci?-
le chiese
-Si,
vado a fare un giro in
moto-
-Se
aspetti cinque minuti,mi
vesto e vengo anche io- wow,Riki che parla con gentilezza a Gin
è un
avvenimento raro.
-Perché
dovresti venire con
me?- chiese lei scocciata
-
Perchè sicuramente ti piace
correre e siccome non puoi correre in centro dovrai farlo in periferia-
lo
conoscevo bene e sapevo che tutto quel discorso,lo faceva per ottenere
qualcosa.
-E
quindi?- lei invece stava
perdendo la pazienza
-Scommetto
che non conosci
bene la periferia,quindi ti accompagno io- Gin era sempre stata una
tipa
combattiva e con la
risposta pronta,
questa era la prima volta che la vedevo in difficoltà.
POV
GINEVRA:
Cazzo,era
dannatamente
vero;la periferia l’avevo vista solo qualche volta passando
in macchina,non
sapevo nemmeno dove finisse il centro e dove iniziasse la periferia. E
adesso?Non voglio dargliela vinta.
-Lo
prendo per un si- disse
lui
-Non
ho bisogno del tuo
aiuto,posso cavarmela benissimo da sola- ero orgogliosa fino al midollo.
-E
se facessimo una gara?-
Amavo le sfide,non dicevo mai di no.
-Una
gara?-chiesi
interessata.
-Si:se
vinci tu ti
lascerò in pace,promesso,ma se vinco io…-
lasciò la frase in sospeso
-Se
vinci tu,invece?-
-Quando
vincerò allora ti
dirò cosa voglio- era fin troppo presuntuoso.
-Affare
fatto-amavo giocare
con il fuoco; gli strinsi la mano sotto lo sguardo preoccupato di
Alice;Era
davvero molto che non salivo in sella alla mia moto,però
avevo vinto molte
gare:questa sarebbe stata l’ennesima vittoria.
Riccardo
fece in fretta e
quando andammo in garage per prendere la sua moto rimasi a bocca
aperta:era una
Ducati 1199 superleggera rossa,era
un
modello nuovo.
-Bella
vero?E’ il regalo
anticipato dei miei per i diciotto anni- sorrise orgoglioso.
-Anticipato?-
-Si,perché
li compio il 20
settembre-
-Va
bene, non perdiamo
tempo,andiamo- ero impaziente,presi la moto parcheggiata vicino casa e
rombando
mi avvicinai a lui,che mi guardava con ammirazione.
-Anche
la tua è molto
bella-disse infilando il casco.
-Grazie,lo
so- non feci in
tempo ad infilare il mio che sentii Riccardo scoppiare a ridere.
-Quello
è il tuo casco?-
disse indicandolo.
-Si
perchè?- chiesi
aggressiva.
-E’
troppo buffo-
-Andiamo!-
dissi dura,è
vero,è buffo perché è tutto nero con
delle frasi bianche e le Superchicche
sullo sfondo,ma lo adoravo,perché era un regalo di Niki.
Era pomeriggio inoltrato,ero mezza
addormentata sul
letto,dopo tre ore di studio e avevo ero al buio completo con le
finestre
chiuse,quando vidi uno spiraglio di luce provenire dalla porta,mi alzai
e vidi
Nicolò che entrava con qualcosa di tondo.
-Ginni ho un regalo per te-amavo i
regali.
-Uhhh che bello- gridai come una
bambina;appena accesi
la luce e mi voltai restai a bocca aperta:era un casco stupendo.
-Le superchicche,oddio,lo adoro-
gli saltai addosso e
lo ringraziai.
-Sono contento che ti piace,ora
però puoi darmi una
mano con fisica?Lo sai che io e le formule non andiamo molto
d’accordo-scoppiai
a ridere e lo seguii in camera sua.
In
pochi minuti arrivammo
nella periferia e pian piano l’ansia che mi prendeva prima di
ogni gara,iniziò
a salire ed ero ancora più nervosa dato che Riccardo non mi
staccava gli occhi
di dosso.
-Il
percorso parte da questa
strada,arriviamo fino alla fine dove c’è una
curva,e superata la curva ci
fermiamo davanti il parcheggio del supermercato,tutto chiaro?- io
annuii.
-Che
vinca il migliore-
sorrise sicuro di sé.
-Tre..due..uno..via!!-
Partimmo
entrambi rombando
con il motore su di giri,non badai alla velocità infatti
dopo pochi secondi ero
già a 150 K/h .La sensazione che provavo era
unica,indescrivibile e bellissima.
Ingranavo le marce ad una velocità folle e guardavo sempre
lui,che mi stava
quasi superando,arrivai a 200,ma dovetti rallentare perché
c’èra la curva.
Forse lui aveva fatto più pratica con le curve
perché eccellerò e nonostante il
mio sprint finale con cui sfiorai i 300 K/h ,mi passò
accanto sorpassandomi,con
un sorrisetto trionfante;odiavo le sconfitte. Ci fermammo nel
parcheggio e smontò
togliendosi il casco,io lo seguii
silenziosa.
-Ho
vinto io, ma devo
ammettere che sei molta brava-
-Grazie,ora
dimmi cosa vuoi-
dissi gelida.
-Cos’è?La
sconfitta brucia?-
sarei voluta saltargli addosso e prenderlo a pugni.
-Bene,me
ne vado- dissi
voltandomi
-Allora,
io voglio…-mi girai
per colpa della mia infinita curiosità.
-Dire
che voglio te, mi
sembra banale,anche perché te l’ho già
fatto capire,quindi voglio due cose-
-Falla
brava,Riki-
-Devi
farmi ripetizioni di
matematica per tutto l’anno perché sono un frana e
so che sei brava-
-Ok
questo si può fare,la
seconda invece qual è?-chiesi scocciata.
-Devi
fingere di essere la
mia fidanzata- disse sorridendo.
-Perchè
dovrei?- chiesi
sconcertata
-Perché
non sopporto più le
ragazze della scuola che mi stanno appiccicate come cozze,quindi
siccome
abbiamo un patto,devi rispettarlo- non volevo,ma io tenevo sempre fede
ai
miei patti.
-Va
bene ma niente baci,carezze,
e smancerie varie- sto sbagliando a accettare vero?
-Se
ci comportiamo come due
estranei nessuno capirà che stiamo insieme- disse arrogante.
-Avremo
tempo per parlarne
ora torniamo a casa- la mia unica salvezza era terminare quel discorso.
-Va
bene ma sappi che non
sfuggirai in eterno- aveva capito anche questa volta.
Tornammo
a casa e pranzammo
in fretta poi ognuno andò per i fatti suoi;io per conto mio
ordinai la camera e
preparai tutto per l’indomani:il primo giorno di scuola.
Erano le sette così
decisi di chiamare Angelo.
-Ehi
principessa,come mai non
ai risposto ai messaggi? Mi sono preoccupato-
-Scusa
è che ho fatto una
gara e l’ho lasciato a casa come sempre- mi morsi la
lingua:non dovevo dire
della gara perché Angelo era contrario,dato che una volta
avevo avuto un
incidente.
-Una
gara?!Gin quante volte
ti devo dire che puoi farti male?-
-Ma
anche tu corri e anche se
mi preoccupo non te l’ho mai impedito-
-Gin
lo sai che è diverso e
poi comunque con chi ai corso?- era curioso,lo sentivo dal suo tono di
voce.
-Con
Riki- perché mi stavo
vergognando a dirglielo?Non capivo.
-E
chi sarebbe??- ma quel
tono era gelosia?Assolutamente si.
-Il
ragazzo che abita con
noi-
-Il
coglione con cui ho
litigato al telefono?-
-Si
proprio lui-scoppiai a
ridere
-Almeno
ti ho fatta ridere-
-Già,grazie,mi
ci voleva proprio,
ora devo andare, devo finire alcune cose-
-Va
bene Gin,in bocca al lupo
per domani-
-Crepi-
sorrisi e chiusi la
chiamata. Anche la cena fu veloce,forse perché tutti eravamo
ansiosi per
l’inizio di un nuovo stancante e noioso anno scolastico che
forse tanto noioso
non sarebbe stato.
Mercoledì
10 settembre,ore
6:30:
Scaraventai
la sveglia nel
corridoio attraverso la porta aperta,eppure ero sicura di averla
chiusa. Quando
mi alzavo presto ero acida come un limone andato a male,non era colpa
mia,il
mio momento preferito era la notte di certo non la mattina presto.
Finché
mi lavai e vestii si
erano fatte le 7:00,dovevo fare colazione perché se la
mattina non bevevo il
mio caffé con cioccolato e marshmallow in cima,dormivo in
piedi. Mentre aprii
la porta per scendere in cucina sentii un tonfo e qualcuno che
imprecava;mi
affacciai e vidi Riccardo vestito e con la faccia assonnata,disteso a
terra che
bestemmiava contro la mia sveglia. Scoppiai a ridere con le lacrime
agli occhi
e la matita che mi scolava,gli allungai una mano per farlo rialzare, e
continuai a ridere. Io che ridevo alle 7 di mattina era una cosa unica.
-Chi
cazzo ha lasciato la
sveglia nel corridoio?-era incazzato;allora non ero l’unica
ad essere nervosa
la mattina.
-Scusa,non
volevo farti
cadere- scoppiai di nuovo a ridere.
-Scusa
il cazzo,questa me la
paghi- lo disse sorridendo,ma sapevo che era una promessa.
POV
RICCARDO:
Quella
ragazza cos’aveva al
posto del cervello?Per poco non mi rompevo una gamba a causa
sua;ok,forse ero
stato troppo duro,ma erano le 7.
-Ma
che ai messo nel caffé?-
aveva fatto qualche strano miscuglio.
-Cioccolato
e marshmallow-
ripeto:cos’ha quella ragazza al posto del cervello?
-Ma
che schifo,così è
dolcissimo- amavo il caffé amaro.
-Amo
le cose zuccherose-
disse contenta;ok, ci rinuncio.
-Ragazzi
voi andate in
macchina?- chiesi ad Alice e Andrea.
-Si
si,voi in moto?- disse
Andrea
-Si,Gin
viene in moto con me
perché abbiamo un accordo- non poteva ribattere.
-Ma
questo non c’era
nell’accordo!- aveva una voce acuta quando era arrabbiata.
-Be
diciamo che era
sott’inteso- lo so,sono perfetto.
-Brutto
stronzo manipolatore-
avevo vinto,di nuovo.
POV
GINEVRA:
Lo
sapevo,trovava sempre un
modo per farmi imbestialire però anche io gli davo filo da
torcere. Per tutto
il viaggio stetti in silenzio e mi strinsi a lui il minimo
indispensabile,e
quando,arrivati a scuola,tentò di prendermi per mano, lo
allontanai brusca; da
come mi guardò,capii che ci era rimasto male,ma sapevo che
non avrebbe mollato.
Infatti mentre entravamo nel cortile,sotto gli sguardi sbalorditi di
tutti,anche di Andrea,Alice,Alex e Erica, mi strinse a sé e
mise il braccio
sulla mia spalla,poi guardò male tutti i ragazzi in
cortile,soprattutto
Alex,come per far capire che ero proprietà privata
-Che
cazzo stai facendo?-gli
sussurrai all’orecchio mentre ci dirigevamo al nostro gruppo.
-Sto
marcando il territorio-
come avevo immaginato.
-Ehi
Gin- Alex venne a
salutarmi nonostante Riki lo stesse fulminando;in quel momento
suonò la
campanella ed entrammo. La nostra classe era al secondo piano, e io mi
dovetti
sedere con Riccardo. Facemmo due ore con la terribile Spagnoli,di
greco:era una
donna alta,bionda con grandi occhi azzurri,nel complesso sembrava dolce
e
gentile ma bastò poco per capire che dietro
quell’aspetto,si nascondeva
un’arpia perfida e crudele. A terza ora invece,venne il
professore Ferrari,di
latino e letteratura italiana,era simpaticissimo e cordiale. Quando
suonò la
ricreazione,non feci neanche in tempo ad alzarmi che Riccardo mi prese
per
mano e mi
trascinò in cortile dove
c’erano tutti.
-Che
succede tra te e
Riccardo?Avete fatto pace?-mi sussurrò curiosa e maliziosa
Alice.
-Ho
perso una scommessa con
lui e ora dovrò fingere di essere la sua ragazza- sussurrai
sconsolata;all’improvviso Riki mi schioccò un
bacio sulla guancia.
-Che
ti posso dire,me ne sono
innamorato perché è speciale- stava parlando con
un nostro compagno di
classe,Alessio, e quando lo disse guardandomi ,sembrava terribilmente
sincero.
-Amore,posso
parlarti un
attimo in privato?- dovevo rimanere nella parte.
-Certo
amore-ci allontanammo.
-Senti
se dobbiamo fare
questa messinscena,dobbiamo metterci d’accordo su cosa
dire,altrimenti
capiranno tutto- non volevo che gli altri pensassero che fossi la
puttanella di
turno.
-Va
bene,ma tu cerca di essere
più collaborativa, non voglio fare tutto io-sorrise
malizioso lui.
-Va
bene- sapevo cosa fare.
Tornammo dal gruppo dove tutti parlavano del miracolo:si
perché Riccardo che si
era innamorato era un vero e proprio miracolo e ormai tutta la scuola
voleva vedere
la ragazza dei miracoli. Riki mi abbracciò, io mi avvicinai
a lui e feci la
parte tutto il tempo. Il suo profumo mi stava inebriando,la sua voce
dolce e
sexy mi stava facendo impazzire e le sue labbra erano
così…ma cosa cazzo sto
dicendo??Ah ora ho capito,si chiama astinenza,in effetti è
un po’ che non
rimorchio nessuno,dovrò rimediare,magari con Alex,in fondo
è carino e sembra
anche interessato. Dell’amore tanto non me ne frega un
cazzo,si tratta solo di
sesso.
Angolo
autrice:
Che
ne pensate di qst
capitolo?La scuola è cominciata,la messinscena di Gin e Riki
secondo voi durerà
o gli altri si accorgeranno che stanno solo fingendo?Ma soprattutto che
combinerà la nostra Gin con Alex?Lei nn crede
nell’amore e voi?
Xoxo
Ginni
|
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Capitolo 7 *** 7.OLD DEMONS ***
“GUARDAMI NEGLI
OCCHI,E’ DOVE SI NASCONDONO I MIEI DEMONI”
-Demons (Imagine Dragons)
POV RICCARDO:
Quel
primo giorno di
scuola,era passato in fretta e come pensavo la notizia del mio
fidanzamento si
era subito diffusa,per questo,essendo sotto gli occhi di tutti,non
avevo fatto
altro che stare appiccicato a Gin e mi ero divertito parecchio dato che
la
stavo facendo innervosire;il colpo di grazia, glielo diedi
all’uscita da
scuola:infatti dopo essere saliti sulla moto,avevo fatto una
sgommata,facendo
girare tutti e poi ero partito con un impennata,costringendo Gin a
stringermi a
me. Arrivati sotto casa scese come una furia togliendosi il casco:
-Brutto
coglione
troglodita,non bastavano tutte le smancerie e le parole dolci davanti
agli
amici,no,dovevi anche fare la scenetta da film davanti a mezza scuola-
era
stupenda quando si incazzava.
-Be
devi ammettere che sono
un fidanzato perfetto- amavo stuzzicarla.
-Fidanzato
di merda!Ti rendi
conto della figura che mi ai fatto fare?!- era tutto calcolato.
-Dovresti
essere onorata del
tuo ruolo,chiunque vorrebbe essere al tuo posto- sorrisi meschino.
-Bene
allora lo cedo
volentieri a qualcun altro- lo disse così seriamente,che
smisi subito di ridere
e la guardai per capire se stesse scherzando;era seria e decisa.
Ok,forse avevo
tirato un pò troppo la corda.
-Abbiamo
un patto-dissi
gelido
-Si,ma
ho anche io delle
condizioni- il suo sorriso mi fece paura.
-Sentiamo-
-Innanzitutto
non devi più
fare scene come quelle di oggi-
-Va
bene- si poteva fare.
-Vengo
a scuola con la mia
moto e soprattutto non devi più allontanare gli altri
ragazzi-
-Per
la moto va bene,ma per i
ragazzi,devo fare la parte del ragazzo geloso-
-No,farai
la parte del ragazzo
che ha fiducia nella sua fidanzata- sapevo che non avrebbe cambiato
idea;quando
si metteva un idea in testa nessuno riusciva a dissuaderla; mi dava
fastidio
che i ragazzi la guardavano come un dolce pronto per essere mangiato,ma
non
potevo certo dirglielo.
-Se
proprio devo,allora va
bene,ora però andiamo a cucinare che ho una fame da lupi-
-Oddio,ai
detto “andiamo”?Non
vorrai mica aiutarmi a cucinare?- lo disse come se avesse visto un
fantasma.
-Si
perché?-
-Tu
prepara l’estintore io
inizio a chiamare i pompieri-scoppiò a ridere e mi
contagiò
-Quanto
sei simpatica!?Io
volevo essere gentile-feci il finto offeso,mentre continuavamo a
ridere.
Andammo in cucina e ci spartimmo le cose da fare:
POV
GINEVRA:
-Allora
io preparo gli
arancini tu invece occupati del risotto,lo sai fare?- considerando le
sue
abilità culinarie non volevo rischiare che lo bruciasse.
-Io,milanese
doc, non saprei
fare il risotto?!- bene,che dio ce la mandi buona. In quel momento
arrivarono
anche Alice e Andrea.
-Ehi
serve una mano?- chiesero.
-Si,mettete
la tavola-. Come
al solito facemmo tutto in fretta e una volta a tavola tutti ci fecero
i
complimenti.
-Brava
Gin,questi arancini
sono squisiti- disse Alice.
-Già
e quasi non ci credo che
Riki ha fatto la pasta…solo tu puoi fare certi miracoli- mi
guardò Andrea
sorridendo.
-Be
in effetti sono un
ragazzo pieno di talenti nascosti- ammiccò verso di me Riki.
-Si
e direi anche modesto-
bastava un complimento e subito si pavoneggiava.
-Bene,direi
che possiamo
sparecchiare,così faccio un dolce- avevo voglia di nutella.
-Amo
i dolci, posso aiutarti?-
lo disse con un tono così dolce e una faccia da cucciolo
bastonato che non
riuscii a resistere.
-Va
bene- dissi sconsolata,
Andrea e Alice invece si erano volatilizzati. Presi delle coppe e le
misi sul
tavolo insieme alle mele,la farina ,la nutella e tutto il resto.
-Tu
pesa gli ingredienti
mentre io sbuccio le mele-
-Ma
quanti grammi di farina
devo pesare?- era adorabile quando era serio.
-E’
tutto scritto li- e gli
indicai il foglio con la ricetta. Mentre sbucciavo le mele lo osservai
divertito; mentre pesò la farina fece cadere il piatto della
bilancia,rovesciando tutta la farina sul tavolo.
-Cazzo-
mi guardò
colpevole:pensava che
l’avrei sgridato e
invece lo presi in giro.
-Sei
un casinista- risi e mi
arrivò della farina in faccia.
-Riki!!Adesso
ti faccio
vedere io!- presi la busta della farina e gliela lanciai addosso,ma la
fermò e
cadde addosso ad entrambi.
-E
poi sarei io quello che fa
casini- disse ridendo e prendendo la farina che stava a terra me la
lanciò sui
capelli,poi non so come, mi prese da dietro la schiena ma scivolammo
sulla
farina e finimmo a terra ridendo come due pazzi.
-Abbiamo
sentito un rumore e
siamo scesi per controll…-guardai Andrea che
scoppiò a ridere.
-Ma
che avete combinato?-
Alice lo seguì a ruota, ma sapevo che voleva parlarmi per
avere una
spiegazione.
Io
e Riki ci alzammo e ci
guardammo in faccia,eravamo completamente bianchi e anche la cucina era
un
completo disastro.
-Tranquilla
ora sistemiamo
tutto-
-Concordo-
rispose Riki.
In
poco tempo sistemammo
tutto e finalmente preparai la torta con mele e nutella;la adoravo,e
ora stava
iniziando a diffondersi per la casa,un certo profumino.
-Sei
davvero un ottima cuoca-
Riki ed io stavamo andando stranamente d’accordo,ma quella
tranquillità fu
interrotta dal mio telefono che squillò. Schiacciai il tasto
verde senza
accorgermi che c’era il vivavoce.
-Principessa,Marco
ha avuto
un incidente nella gara- la voce di Angelo mi gelò il
sangue. Riccardo mi stava
osservando preoccupato,tolsi subito il vivavoce e corsi in soggiorno.
-Prenoto
il primo volo e
arrivo,come sta?- Marco era il più piccolo dei tre,infatti
aveva 17
anni;Emiliano ne aveva 19,e Angelo ne aveva 21;loro mi avevano salvato.
Era l’ una di notte e
come al solito non riuscivo a
dormire,ero uscita dalla finestra e mi ero messa a camminare senza
meta,guardando
il cielo e pensando ad una persona che ora forse mi guardava da
lassù,non mi
davo pace e senza volerlo mi ritrovai in una strada completamente buia
e
deserta. Sentii dei passi da dietro il vicolo e accelerai il passo,ma
all’improvviso qualcuno mi tirò il braccio
facendomi girare.
-Come mai sei qui tutta sola?-era
un ragazzo alto,moro
e aveva un sorriso agghiacciante;mi accarezzò una
guancia,viscido.
-Facevo un giro- ero terribilmente
spaventata perché
sapevo cosa sarebbe successo.
-Hai proprio un bel corpo,sei molto
bella- mi guardai
intorno ma non avevo via di fuga,non c’era nessuno ed ero
troppo lontana da
casa.
-Anche tu sei bello- volevo
distrarlo così forse sarei
riuscita a scappare.
-Basta parlare,ho voglia di fare
altro,andiamo- appena
si avvicinò scappai più veloce che potevo,uscii
dal vicolo e mi ritrovai nello
stradone del parco vicino casa,credevo di avercela fatta e invece mi
tirò da
dietro facendomi cadere. Ne approfittò e voltandomi mi si
sedette sopra a
cavalcioni;gridai con tutto il fiato che avevo in gola e solo in quel
momento
capii di avere un angelo custode che mi proteggeva perché
all’improvviso tre
ragazzi arrivarono e presero a calci e pugni il mio assalitore. Ormai
era steso
a terra svenuto e mentre uno di loro
un biondino con gli occhi
azzurri,mi prese in braccio
gli altri due mi osservavano preoccupati.
-Come stai?-disse il biondino
-Io.. io sto.. bene grazie- ero
ancora scossa
-Non so come ringraziarvi,se non
c’eravate voi io..
-scoppiai in lacrime
-Tranquilla ti riportiamo a casa- e
da li era nato
tutto:erano i miei migliori amici,il motivo per cui non ero sprofondata
nella
depressione.
-Gin
tranquilla per fortuna
non è niente di grave,ha solo un braccio rotto;in due,tre
mesi sarà guarito-
-Gin
ci sei?-
-Si
scusa,mi fai parlare con
lui?-
-Certo
ora te lo passo-
-Ehi
sorellona come va?-
sentire la sua voce mi tranquillizzò
-Dovrei
chiedertelo io,pazzo
spericolato- con lui mi comportavo come una madre iperprotettiva.
-Sto
bene, è stata tutta
colpa di Giovanni,perché ho vinto contro di lui la settimana
scorsa e non l’ha
presa bene,sai che odia le sconfitte- Giovanni aveva 25 anni e
partecipava
quasi tutte le volte alle gare,ma barava spesso e molti erano finiti in
ospedale per colpa sua.
-Che
grandissimo stronzo,se
fossi lì lo prenderei a calci,quel grandissimo pezzo di m..-
non mi fece finire
la frase
-Gin
frena, lo so che fai
male quando vuoi ma ci ha già pensato Emiliano,mentre Angelo
era in ospedale
con me- sentii una
nota divertita nella
sua voce
-L’ha
conciato per bene?-
risi io
-Si-
rise lui
-Va
bene ora vado,mi
raccomando rimettiti subito e saluti gli altri-
-Agli
ordini-.
Chiusi
la chiamata e tornai
in cucina per uscire la torta dal forno,mentre Riccardo era intento a fissarmi.
-Perché
mi fissi?-
-Volevo
sapere se il tuo
amico sta bene-
-Si
niente di grave per
fortuna-
-Ma
di che gara parlava il
tuo fidanzato?-
-Angelo
non è il mio
ragazzo,è il mio migliore amico- Riki doveva sempre
distruggere i momenti
belli,con il suo voler sapere troppo della mia vita,che volevo
rimanesse
nascosta.
-Un
rivale in meno,comunque
che tipo di gara?-
-Gara
di moto- gli brillarono
gli occhi,ogni volta che si parlava di moto e lo capivo perfettamente.
-Partecipavi
anche tu?-
-Stai
facendo troppe domande-
dissi dura
-Sono
solo curioso di
conoscere la tua vita-
-Tu
non devi sapere un
cazzo,pensa alla tua di vita-feci per andarmene ma continuò
a parlare.
-Ogni
volta che cerco di
sapere qualcosa subito ti chiudi a riccio e mi rispondi male,si
può sapere che
cazzo ai contro di me?-gridò arrabbiato lui
-Pensi
che non ho capito come
sei?eh? Tu ottieni tutto con la tua bellezza o con i soldi,hai la tua
famigliola perfetta che soddisfa ogni tuo desiderio e comandi tutti a
bacchetta,ma non ai capito proprio un cazzo della vita,non puoi
comprare tutto
con i soldi di paparino,io per te sono solo un giocattolino guasto che
vuoi
aggiustare,il capriccio di qualche giorno,quindi lasciami in pace-.
-Quindi
secondo te io avrei
una famigliola perfetta e otterrei tutto con il denaro?- sorrise
amaramente.
-I
miei genitori non ci sono
mai,sono sempre in giro per il mondo a fare affari o a divertirsi,a
malapena si
ricordano di avere un figlio e quando ritornano mi fanno un mucchio di
regali
per alleviare il loro senso di colpa;la moto è un regalo
anticipato perché
pensavano che il mio compleanno fosse il 7 settembre,e a scuola mi
faccio un
culo così tutto l’anno per essere il migliore e
dimostrare agli altri che le
cose le ottengo perché le merito e non perché le
compro- disse duro e poi se ne
andò sbattendo la porta.
Ok,lo
ammetto mi sento un po’
in colpa per quello che gli ho detto,neanche lo conosco e
l’ho subito
giudicato, ma anche lui ha le sue colpe.
Rimasi
tutto il pomeriggio in
camera mia ad aspettare che la porta d’ingresso si
aprisse,perché anche se mi
costava molto,volevo chiedergli scusa. Andrea e Alice erano al piano di
sotto a
guardare la tv quando la porta scattò,lentamente mi diressi
alle scale ma mi
fermai per ascoltare la loro conversazione.
-Sei
stato da Erica?- chiese
incredulo Andrea.
-Si,è
stata la migliore
scopata della mia vita- brutto idiota,coglione.
-Ma
allora sei proprio
stronzo!Se Erica dice a scuola della vostra scopata,Gin
passerà per la
fidanzata tradita- gridò Alice.
-Gli
ho detto di non
parlarne,infondo anche io ho una reputazione da difendere- disse
gelido;stava
venendo verso le scale così tornai in camera.
Era
solo un grandissimo
stronzo…io ero stata preoccupata per lui, e volevo
addirittura chiedergli scusa,cosa
che avviene raramente,e invece si era divertito con quella gatta morta.
Quando
mi aveva parlato della sua famiglia,avevo letto dolore nei suoi occhi,e
mi ero
sentita vicina a lui,avevo anche pensato che se gli avessi raccontato
la mia
storia magari mi avrebbe capita,invece ho fatto bene a tenere la bocca
chiusa.
Tutte le volte che mi sono fidata di qualcuno venivo sempre
delusa,Nicolò
infatti un giorno mi disse che davo fiducia alle persone sbagliate ed
era
vero,per questo col tempo avevo imparato ad essere insensibile a
tutto,l’unica
cosa che mi smuoveva era il ricordo di Niki,tutto il resto mi scivolava
addosso. Ero terrorizzata da me stessa perché non riuscivo a
provare emozioni,e
anche se mi ero affezionata ad Andrea e Alice,mantenevo le distanze. La
psicologa aveva detto che a volte quando una persona subisce un dolore
molto
grande,diventa insensibile alle emozioni. Io stavo pian piano uscendo
da quel
tunnel,ma era terribilmente difficile andare avanti.
GIOVEDI’
11
POV
RICCARDO:
Ero
a scuola,stavamo facendo
letteratura,perché secondo il prof non bisognava sprecare i
giorni e prima si
iniziava a spiegare meglio era per noi e per i nostri cervelli poco
sviluppati;
molto simpatico,davvero!
Non
parlavo con Ginevra dalla
sera prima e ogni tanto girando lo sguardo,la vedevo china a prendere
appunti
senza degnarmi di uno sguardo. Seguiva lo sguardo del professore come
se fosse
ipnotizzata e non si perdeva una virgola,era terribilmente bella ma
quando
voleva, sapeva anche essere stronza,perché quello che aveva
detto, mi aveva
fatto male,e molto, per questo avevo deciso di consolarmi con Erica.
Non
riuscivo a concentrarmi e
solo in quel momento mi ricordai che venerdì c’era
una partita di calcio ma non
sapevo né luogo né ora,così mandai un
bigliettino a Francesco.
Dov’è la
partita e a ke ora?R.
Al campetto dietro casa mia alle
5:00 F.
Vengono tutti?R.
Si.. porti la tua bella
fidanzatina?;D F.
Vaffanculo Frà R.
Ok capito,è una giornata
no F.
Francesco
era un ottimo
amico,perché potevi anche riempirlo di insulti ma non ti
abbandonava mai,e
anche il rapporto con il resto della classe era buono,eravamo uniti e
soprattutto la nostra classe,la 5° C, era famosa per le mitiche
feste che
faceva. Nessuno ci batteva e tutti volevano essere nostro amici,era un
po’ una sorta
di leggenda,e questo penso sia dovuto a tutte le persone che la
compongono,tutte
diverse e particolari.
POV
GINEVRA:
Girai
lo sguardo verso
Riccardo e notai che era intento a scrivere un bigliettino,finalmente
aveva
smesso di fissarmi;odio quando le persone mi fissano e lui non aveva
fatto
altro per tutta l’ora.
-Bianchi,sta
prendendo
appunti?- chiese il prof a Riccardo.
-Si,prof-
rise lui
-Allora
può leggermi l’ultima
cosa che ha scritto?-
-No
perché non riguarda la
lezione- sorrise lui
-Martini
tu?-si rivolse a me-
-Nell’
800’ i maggiori
esponenti italiani della lirica erano Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi-
dissi
soddisfatta.
-Brava,e
seguite tutti- disse
il prof lanciando un’occhiata a Riki.
Mentre
prendevo appunti,
Greta la ragazza con le meches fuxia,sorridendomi mi passò
un bigliettino,lo
aprii e lo lessi.
Sabato c’è una
gara,partecipi?:) Alex
Certo:) passi a prendermi?
Si,alle 10 sto da te:)
Va bene:)
Riccardo
mi osservava e
sembrava infastidito dagli sguardi che io e Alex ci stavamo
lanciando,ma non
doveva intromettersi,anche perchè non ci ero andata a letto
come lui aveva
fatto con gattamorta-Erica.
Tornammo
a casa,ognuno con la
sua moto e fu una giornata strana,sentivo che qualcosa non andava,ma
non capivo
cosa. Il pomeriggio guardai un film da sola e per la cena preparai
tantissime
cose perché quando ero nervosa,cucinavo. Durante la cena io
e Riccardo eravamo
nervosi mentre Ali e
Andrea parlavano e
ridevano tranquilli come se niente fosse;era il loro turno di lavare e
asciugare i piatti perciò me ne andai in camera a ripetere
letteratura.
POV
RICCARDO:
Erano
già le 23:10,il tempo
era volato infatti quel giorno ero talmente distratto per la
discussione con
Gin,che quando ero tornato da scuola mi ero completamente dimenticato
di
controllare la cassetta della posta. Mi alzai dal divano,aprii la porta
e
infilai la mano nella cassetta;c’era una lettera,era per Gin.
Non mi andava di
parlarle,ma quei due erano addormentati sul divano abbracciati,quindi
toccava a
me dargliela. Salii le scale,bussai alla porta ed entrai;
-Ehi,è
arrivata una lettera
per te- era seduta a terra appoggiata al muro,ancora vestita e con le
scarpe e
stava con un libro in mano.
POV
GINEVRA:
Solo
una volta avevo ricevuto
una lettera da parte di Alice dato che stavamo lontane e per questo ero
curiosa,mi
alzai e la presi. Sul
retro c’era una
scritta:
Ginevra, ho trovato questa lettera
mentre riordinavo
i
cassetti
della sua scrivania,leggila,è la prova di quanto
lui ti volesse bene,un bacio.
-Mamma e papà
Aprii
la busta e lessi
le prime due parole:
Cara Ginny
Riconobbi
all’istante quella
scrittura,lo prendevo in giro perché somigliava a quella dei
bambini nonostante
fosse quasi un uomo, e solo lui mi chiamava così.
POV
RICCARDO:
Appena
aprì la lettera,si
irrigidì,strinse forte il foglio tra le mani e gli occhi le
si fecero
lucidi;tutto questo durò una frazione di secondo
perché subito corse fuori
dalla porta,scese le scale e uscì sbattendo la porta e
facendo svegliare Alice
e Andrea preoccupati.
-Riki
che è successo?Dov’è
Gin?-
-Io..
non lo so,davvero.. non
capisco che gli è preso-.
Angolo
autrice:
Comincio
col dire un’enorme
GRAZIE a tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le preferite,le
seguite
e hanno recensito,l’unico modo per migliorare la storia
però è con le vostre
recensioni quindi spero sarete in tanti,ma ringrazio anche quelli che
leggono
in silenzio. Appena riuscirò,metterò le foto dei
personaggi, e fatemi sapere se
volete che metta una canzone come sottofondo per ogni capitolo. Per
quanto
riguarda il capitolo di oggi che ne pensate?Lo so è un
pò troppo lungo…ma avete
già capito chi ha scritto la lettera per la nostra Gin?E
secondo voi lei e Riki
faranno pace?
Un
bacio
Blackshadow90
|
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Capitolo 8 *** CAP.8 LACRIME,RISATE E CORAGGIO ***
Se volete, come
sottofondo, ascoltate “Gone too soon” dei Simple
plan
Piangile
tutte oggi queste
lacrime, affinché stasera siano finite, e domani non ce ne
siano. Sei una delle
persone più positive e forti che io conosca. Nonostante la
vita.
*Anton
Vanligt*
POV
GINEVRA:
Lo
so, sono una vigliacca, una
codarda perché come sempre sto scappando da tutto, da tutti,
dal mio passato
che non mi abbandona mai e non riesco ad affrontare questo problema,
non riesco
ad essere forte come vorrei.
Mi
allontanai veloce e corsi
fino a restare senza fiato, non sapevo dove stavo andando,
l’unica cosa mi
importava era correre via, e senza volerlo mi ritrovai davanti al
Castello
Sforzesco, mi sedetti su un gradino e guardai la lettera chiusa;avevo
paura di
aprirla,di rivedere di nuovo quella scrittura e soprattutto di
ricordare
ancora. Perchè i momenti passati con lui,mi passavano nella
testa come un
lampo:non volevo dimenticare niente,però i ricordi erano
come della lame che
incidevano la mia pelle giorno dopo giorno. Presi coraggio,la aprii e
con gli
occhi già umidi iniziai a leggere:
Cara Ginny,
sono io,il tuo Niki,non so
perché ti sto
scrivendo,anzi si lo so;ieri è stato il tuo 17°
compleanno,eri così contenta e
felice per la moto e già sto pensando ad un altro
spettacolare regalo per il
tuo 18°. Mi immagino te con un bellissimo vestito e io su un
palco mentre tutti
gli invitati ascoltano questo discorso sdolcinato da perfetto fratello
maggiore:lo sai che mi è sempre piaciuto scrivere,ma ti
prometto che questa
volta sarò breve. Fin da quando eri piccola ti ho sempre
protetta da tutto e da
tutti perché sei la mia piccola sorellina e nessuno
può farti soffrire. Mamma e
papà hanno sempre lavorato e per questo ti ho sempre
accudita io;tutte le volte
che avevi la febbre ti portavo i marshmallow e restavamo sul divano a
guardarci
“Mamma ho perso l’aereo”,ami quel film e
ridi sempre come una bambina anche se
lo conosci a memoria. Ti ho vista crescere e diventare una bella
ragazza e non
immagini quanto è stato difficile non spaccare la faccia a
tutti i ragazzi che
facevano battute provocanti su di te;ero geloso quando ai avuto il tuo
primo
ragazzo e ti facevo diventare matta perché volevo e voglio
sapere sempre dove
sei e con chi. Sei rompipalle,capricciosa,vendicativa,scorbutica appena
sveglia,ma sei anche dolce,generosa e più brava di me in
matematica. Sei
casinista e insieme siamo due bombe ad orologeria:ti ricordi quella
volta in
cui siamo rimasti chiusi nel centro commerciale?E’ stato il
giorno più
divertente della mia vita,abbiamo provato un mucchio di vestiti e
costumi e
abbiamo fatto tante foto,ci siamo lanciati dalle scale con le tavole da
surf,abbiamo
giocato a tennis con i pattini a rotelle e poi abbiamo montato le
tende;alla
fine ci hanno beccato e mi ricordo ancora le risate che si sono fatti i
carabinieri vedendo le riprese di sorveglianza. Oppure quando siamo
usciti alle
tre di notte per andare ad un concerto e siamo rientrati alle 7 per non
farci scoprire
da mamma e papà,lo feci solo per te e ancora mi ricordo le
occhiaie che avevi a
scuola;ma la pazzia più grande che abbiamo fatto
è stata quando siamo andati in
montagna,ti ricordi?Avevamo fatto amicizia con un gruppo di ragazzi e
andammo
nel bosco in piena notte con loro,tu vincesti la gara con le motoslitte
che
avevamo rubato e il giorno dopo stavamo tutte e due con la febbre. Ti
voglio
bene perché ti basta uno sguardo,un sospiro,mezza parola,per
farmi tornare il
sorriso. Ti voglio bene perché sei una persona sensibile,che
piange per una
piccola litigata,ma sai anche essere forte come una roccia. Ti voglio
bene
perché per me ci sei sempre e ci capiamo con uno sguardo,sei
la mia stellina.
Ti voglio bene piccola mia
Chiusi
la lettera,solo in
quel momento mi accorsi che stavo piangendo a dirotto,come quando ero
bambina e
facevo gli incubi. Dopo la sua morte
mi
ero come bloccata e ora stavo sfogando tutto il dolore che provavo.
Iniziò a
piovere,prima piano e poi sempre più forte, e pensai che
forse il cielo stava
piangendo con me. Ero in piedi sotto la pioggia a testa
bassa,piangendo, e
neanche mi accorgevo dell’acqua che mi stava bagnando vestiti e capelli,immobile come se
qualcuno avesse
premuto il tasto pausa.
POV
RICCARDO:
-Che
gli ai detto?L’hai fatta
arrabbiare?- io non avevo fatto niente e Alice se la prendeva con me.
-Io
non ho fatto niente,gli
ho solo dato una lettera- ero incazzato,ma anche preoccupato
perché era tardi e
non sapevo dove era andata Gin.
-Che
lettera?Chi l’ha
mandata?- Alice era agitata
-Era
dei genitori infatti
dietro c’era scritto che avevano trovato quella lettera in
una scrivania ed è
la prova di quanto lui gli volesse bene,ma non so chi sia lui-
-O
cazzo,è di Niki- disse
Alice guardando Andrea
-Dobbiamo
subito andare a cercarla-
disse serio Andrea
-Mi
spiegate chi cazzo è Niki
e che succede?- non ci stavo capendo niente
-Ma
tu non gli ai raccontato
tutta la storia?-chiese confuso Andrea ad Alice
-Pensavo
l’avessi fatto tu-
rispose Alice.
-Di
che storia parlate?-
-Del
motivo per cui Gin si è
trasferita qui- finalmente avrei saputo la verità.
-Un
anno fa lei e suo
fratello Nicolò hanno avuto un incidente mentre andavano ad
una festa,lui è
morto e lei è caduta in depressione perché era
lei che voleva andare alla festa
e di questo si è sempre incolpata,qualche tempo dopo il
funerale ha tentato il
suicidio,ecco il motivo di quella cicatrice sul collo, e in seguito ha
avuto
brutte compagnie per questo i genitori l’hanno mandata
qui,perché vogliono che
ricominci a vivere-.
Ero
letteralmente a bocca
aperta perché avevo intuito che aveva dei segreti ma non
pensavo fossero di
questa portata,ora mi spiegavo tutto,mi spiegavo il motivo per cui non
voleva
che facessi troppe domande. Ed ero terribilmente preoccupato per lei
perché
pioveva ed era quasi mezzanotte,se gli fosse successo qualcosa non me
lo sarei
mai perdonato.
-Dove
può essere
andata?-chiesi infilando la felpa
-Lei
va sempre al parco
Sempione,ma ormai sarà chiuso- dissero loro prendendo le
chiavi della macchina.
-Io
vado a controllare lì,voi
vedete in centro,se la trovate chiamatemi subito- Uscii correndo,presi
subito
la moto e partii sgommando,ignorando la pioggia fitta.
Perché
mi ero comportato da
cretino?L’ho sempre stuzzicata e non ho mai cercato di fare
l’amico,forse è di
questo che ha bisogno. Le uniche volte che la vedo felice è
quando parla con
quel ragazzo,Angelo e vorrei lo fosse anche con me.
Parcheggiai
vicino al
castello e quando mi incamminai veloce la vidi:era in piedi con i
capelli
bagnati appiccicati al volto,la testa china e la vedevo tremare.
-Ginevra-
lei si girò e mi
guardò con gli occhi rossi e il volto bagnato dalle lacrime
e dalla pioggia.
Subito la abbracciai,rimase spiazzata dal mio gesto ma
ricambiò e continuò a
piangere,mentre le accarezzavo la schiena;lì tra le mie
braccia sembrava più
piccola,indifesa.
-Andiamo
ti porto a casa-lei
annuì sul mio petto e dopo essere saliti sulla moto,partii a
razzo verso casa.
Chiamai subito Alice e Andrea per avvisarli che stavamo a casa.
Una
volta entrati in
soggiorno presi un asciugamano e ci asciugammo,Gin era silenziosa e
avevo lo
sguardo perso chissà dove.
-Lo
so cosa stai
pensando,pensi ancora che sia colpa tua e ti manca molto-
POV
GINEVRA:
Lo
guardai a occhi
spalancati…come faceva a saperlo?E poi perché si
stava comportando così con
me?Lui era Riccardo!Il ragazzo odioso,strafottente e puttaniere.
-Cazzo
reagisci,tu sei una
ragazza forte,sei l’unica che ha il coraggio di tenermi
testa,l’unica che mi fa
imbestialire,secondo te lui vorrebbe questo?Io non lo conoscevo ma sono
sicuro
che ti direbbe di lottare:ogni persona che ti vuole bene lo
direbbe…se a me per
esempio succedesse qualcosa io ti direi di continuare a sorridere e di
non
fermarti mai perché sei speciale,combattiva e anche
dannatamente orgogliosa-
feci la prima cosa istintiva che mi venne in
mente:abbracciarlo,perché mi aveva
detto una cosa stupenda e mi ero stancata di avere paura delle emozioni.
-Grazie,davvero
e scusa per
quello che ti ho detto l’altra sera,non dovevo giudicarti-
abbassai il capo
perché mi vergognavo,non chiedevo mai scusa a nessuno.
-Wow,Gin
mi ha chiesto
scusa,ora lo segno sul calendario,è una data storica-
-Si
segnalo perché questa è
la prima e ultima volta che sentirai quella parola uscire dalle mie
labbra-
sorrisi trionfante.
In
quel momento la porta
scattò:
-Gin,oddio
mi hai fatto
preoccupare- Alice mi saltò praticamente addosso seguita da
Andrea.
-Non
ti azzardare mai più,non
voglio morire d’infarto a 18 anni- disse sorridendo
-Scusate,non
volevo farvi
preoccupare- mi sentivo in colpa
-Fa
niente,volete i
popcorn?Mi è venuta fame- disse lei.
-No
grazie,mi cambio e vado a
dormire- ero ancora fradicia
-Anche
io,notte piccioncini-
Mentre
salivo le scale lui
era dietro di me,e avevo già intuito che voleva dirmi
qualcosa.
-Gin,se
vuoi possiamo essere
amici- io stavo aprendo la porta della stanza e mi voltai;volevo essere
sua
amica per scoprire l’altro lato di Riccardo,quello dolce e
premuroso che mi era
venuto a cercare.
-Si
può fare- bastarono
queste tre parole e si illuminò,mi fece un sorriso da
togliere il fiato.
-Quando
ai bisogno io sono
qui,buonanotte- non feci in tempo a rispondergli che si
avvicinò e mi baciò la
guancia:sentii il suo profumo che sapeva di fumo e menta,e uno strano
brividi
mi percorse ma decisi di ignorarlo.
-Buonanotte-
POV
GINEVRA:
VENERDI’
12
Ero
appena arrivata a scuola
con Riki,Alice e Andrea arrivarono subito dopo e ci riunimmo tutti
là
davanti,prima di entrare.
-Ehi
piccioncini,come va?-disse
Alessio
-Per
ora tutto bene- risposi
io sorridendo e abbracciandolo,lui sorpreso ricambiò.
-Comunque
domenica ci siete?-
-Dove?-
-Mio
cugino ha aperto un
locale e siete
tutti invitati-disse Gianluca alle
mie spalle,lui viene in classe nostra e ama lo sport.
-Se
viene lei vengo anche io-
disse Riki rivolto a me.
-Si,vengo-
lui mi baciò una
guancia.
-Tutta
questa dolcezza mi dà
il voltastomaco- Erica,sempre molto simpatica.
-Anche
tu mi dai il
voltastomaco- risposi io.
-Sei
solo gelosa- si
certo,come no.
-Lascia
perdere Ginevra,certe
persone non sanno accettare la sconfitta-intervenne Greta guardando
prima me e
poi Riki.
-Già
ai proprio ragione-
detto questo mi avvicinai a Riki e guardando Erica,gli diedi un
bacio:un
semplice bacio a stampo che però mi suscitò di
nuovo quella strana
sensazione,come una scossa elettrica. Ci guardammo negli occhi
intensamente
come se gli altri intorno a noi fossero magicamente scomparsi e ci
fossimo solo
io e lui.
-Si
stanno spogliando con gli
occhi- Riki fulminò con gli occhi Alessio che aveva parlato
a sproposito e
io,che non ero mai arrossita, arrossii.
-Sei
arrossita- mi sussurrò
all’orecchio.
-Fa
caldo e sto con la felpa-
accidenti a me che ero arrossita.
-Stai
mentendo-
oddio,aiutatemi.
-Vuoi
litigare adesso che
siamo amici?- dissi a bassa voce per non farmi sentire dagli altri.
-Bel
tentativo,ma non ci
casco,tu stai mentendo punto e basta- sorrise malefico.
-Va
bene e quindi?-rimase
spiazzato.
-Niente,lasciamo
perdere-
Entrammo
a scuola e andammo
in aula magna perché quel giorno dovevamo vedere un
film,anche se il film non
lo guardai proprio,ero troppo impegnata a ridere con Riccardo e a fare
amicizia
con tutti quelli della nostra classe. Oltre
ad Erica,Greta,Alessandro,Alessio,Gianluca,Alice e Andrea
che avevo
conosciuto già il primo giorno di scuola(a parte Alice e
Andrea che conoscevo da
molto),c’erano Emma , fedele amica di Erica,Vanessa dolce e
studiosa,Emanuele
fidanzato di Vanessa,Francesco l’amico di tutti,Jacopo
l’amante della
discoteca,Noemi aspirante veterinaria,Giada la più
timida,Mattia migliore amico
di Jacopo anche lui ama il divertimento,Christian silenzioso e
riservato,Veronica spigliata e intelligente,Giorgia la vegetariana del
gruppo,Stefano il miglior organizzatore di feste,Caterina denominata
Cat ama la
moda,Giovanni ha una passione per le macchine, e per finire ci siamo io
e
Riccardo, il playboy della scuola. Ci vorrà del tempo prima
che riuscirò a
conoscere bene tutti: sono 22 ragazzi, uno più diverso
dell’altro, ma penso che
proprio per questo motivo è la classe più unita e
affiatata.
Tornammo
insieme a casa e
dopo aver pranzato io e Riki ci chiudemmo in camera mia per fare
matematica, seduti
comodamente sul letto.
POV
RICCARDO:
Nonostante
fossi il primo
della classe in ogni materia per me la matematica era ostrogoto e negli
anni
precedenti ero riuscito sempre a cavarmela per miracolo.
-Da
cosa partiamo?-Gin è
troppo buffa quando fa la seria.
-Riki
smettila di fissarmi
imbambolato, dobbiamo studiare, e non ti farò uscire da
questa stanza finché
non ripeteremo tutto il programma dello scorso anno-
-Mi
vuoi tenere chiuso in una
camera con un letto? Io e te soli?- volevo sfotterla.
-Eddai
Riki- mi tirò un cuscino
ridendo, io presi al volo l’occasione e iniziò una
vera e propria battaglia di
cuscini. Volarono da una parte all’altra, poi mi avventai su
di lei e iniziai a
farle il solletico.
-No..il
solletico..no..ora
muoio-aveva una risata incantevole ed ero contento di averla fatta
finalmente
ridere dopo tutto quello che aveva passato; istintivamente la mia
attenzione
cadde sulla cicatrice bianca, era impossibile non notarla e Ginevra
vedendomi
smise di ridere e tornò seria.
-E’
meglio se iniziamo a
studiare-
-Me
ne vuoi parlare? Della
cicatrice intendo- ero sicuro che mi avrebbe risposto male e invece mi
guardò
incerta.
-Non
voglio costringerti, se
non vuoi dirmelo non fa niente- continuai io.
-Ero
sola in casa e stavo
pulendo la cucina, casualmente ho guardato il portacoltelli sul bancone
mentre
pulivo e ho preso un coltello; ho pensato che quel pezzo di metallo
avrebbe
finalmente messo fine al senso di colpa che provavo, perché
meritavo la morte
così senza riflettere l’ho appoggiato sul collo e
l’ho spinto lentamente verso
il basso, poi sono svenuta e mi sono svegliata in ospedale; mia madre
aveva
dimenticato la giacca a casa e mi ha trovata, ma stavo per morire
dissanguata-
dire mi dispiace sarebbe stato troppo banale per questo la abbracciai.
-Guarda
il lato positivo, adesso
sei ancora qui e ai avuto la fortuna di conoscere me- in certi momenti
le
battute erano la cosa migliore.
-La
fortuna?-scoppiò a ridere
-Ehiii,
ingrata- risi anche
io, felice come non mai.
ANGOLO
AUTRICE:
Ringrazio
ancora una volta
chi segue la storia ma anche Ridarella ke mi sostiene sempre, qui
c’è il testo
tradotto della canzone:
Ehi
tu, adesso dove sarai andato?
mi hai lasciato qui, così all'improvviso
hai cambiato la mia vita, spero che tu lo sappia
perché adesso mi sento persa, così indifesa
in un batter d'occhio, non avevo mai dovuto dire addio
come una stella cadente, che ha attraversato la stanza
così veloce, così lontana
te ne sei andato troppo presto
sei parte di me e io non sarò mai più la stessa
qui senza di te
te ne sei andato troppo presto
sei sempre stato lì come una luce splendente
nei miei giorni più bui, era lì a guidarmi
oh, mi manchi adesso
vorrei tu potessi vedere quanto
il ricordo di te sarà sempre importante per me
in un batter d'occhio, non avevo mai dovuto dire addio
come una stella cadente, che ha attraversato la stanza
così veloce, così lontana
te ne sei andato troppo presto
sei parte di me e io non sarò mai più lo stesso
qui senza di te
te ne sei andato troppo presto
continua a splendere,
finché arriverai in un posto migliore
continua a splendere,
io non sarò mai più la stessa
continua a splendere...
come una stella cadente, che ha attraversato la stanza
così veloce, così lontana
te ne sei andato troppo presto
sei parte di me e io non sarò mai più la stessa
qui senza di te
te ne sei andato troppo presto
continua a splendere...
GINEVRA
RICCARDO
ALICE
E ANDREA
ANGELO(LOLLO)
MARCO
EMILIANO
|
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Capitolo 9 *** AMICIZIA A RISCHIO ***
IL DESTINO
MESCOLA LE CARTE E NOI GIOCHIAMO
-Arthur
Schopenhauer
SABATO 13:
Sbadigliai
assonnata appena la sveglia suonò e mi girai verso Alice che
di solito era più
mattutina di me.
-Buongiorno-
mi disse Riccardo
-Oddio che
ci fai qui?-Riccardo era affianco a me in boxer con i pettorali
scolpiti che si
intravedevano dalla canotta bianca e il solito sorriso strafottente
sulle
labbra; mi coprii subito con il lenzuolo dato che ero in mutande e
reggiseno.
-E’
inutile
che ti copri, ho già visto tutto-
-Mi spieghi
che cazzo ci fai nella mia camera, nel mio letto alle 7 di
mattina?-già sono
nervosa di mio la mattina, se poi ci si mette anche lui, divento
intrattabile.
-Dormi
proprio come un ghiro eh?!-
-Questo che
c’entra?-
-Alice non
è
stata bene stanotte e quindi è andata a dormire con Andrea-
-Ora come
sta? Vado a vedere- mi alzai mezza nuda, era più importante
Alice e comunque
ormai Riki mi aveva già
vista.
-Ehi
tranquilla sta bene, stanno dormendo tutti e due-Riki mi
afferrò il polso e
sentii una scarica; lo guardai negli occhi e notai che il suo sguardo
era
diverso dal solito, non era freddo, distaccato o sbarazzino ma era
intenso,
dolce , sensuale: uno sguardo che nessuno mi aveva mai dedicato.
-Allora vado
a prepararmi- sfilai il polso dalla sua mano e corsi in bagno, non
riuscivo a
sostenere quello sguardo; non sto scappando, ok forse si, ma si fa un
passo
alla volta e si sa che i sentimenti sono difficili da gestire
soprattutto per
una come me che gli ha repressi per molto tempo.
POV
RICCARDO:
Era scappata
per rifugiarsi in bagno, l’avevo capito perché
aveva tremato quando gli avevo
afferrato il polso e la capivo; ho sbagliato io ad avvicinarmi troppo,
la
conosco da poco eppure ho già capito molti tratti del suo
carattere.
Scesi al
piano di sotto per prepararle il suo solito caffè con
cioccolato e marshmallow
e intanto guardavo il moto per la domenica.
-
Perché hai
la mia tazza? - non mi ero neanche accorto che era entrata in cucina
-Ti ho
preparato il tuo caffè zuccheroso- mi guardò
prima stupita, poi sorrise timida.
-Ah…ehm
grazie- era diventata rossa
-Fai in
fretta perché è tardi, poi oggi pomeriggio
facciamo matematica vero?- la vidi
improvvisamente agitata, si mordeva il labbro e guardava la cucina
evitandomi.
-Si certo,
tanto sono poche cose- mi stava nascondendo qualcosa.
POV GINEVRA:
Ora che
eravamo amici, mi sentivo in colpa a dirgli una bugia ma di certo non
potevo
dirgli che quella sera sarei andata con Alex, ad una gara in cui avrei
partecipato con la mia moto, per questo preferii tacere.
Le prime tre
ore passarono in fretta e come al solito ci riunimmo tutti in cortile
per
metterci d’accordo per la serata al locale.
-Quindi mi
passate a prendere alle 21:30?- chiese Caterina
-Certo Cat-
rispose Alice
-Ehi ma
cacciamo tutti in macchina?- Jacopo era un ragazzo molto
“attivo”, amava il
divertimento e il suo pensiero era solo uno: le ragazze.
-In che
senso? Non mi dite che viene anche lui?!- da quello che avevo capito
Cat e Jacopo
litigavano in continuazione e non si sopportavano.
-Non ti
preoccupare bambola, se non andiamo tutti, ti siedi su di me dato che
c’è anche
Mattia- il ragazzo rise, ormai abituato a quei battibecchi.
-Piuttosto
che sedermi su di te mi metto nel bagagliaio-
-Ti
rovineresti il vestito, reginetta della moda- disse sprezzante
-Si ma
almeno sarebbe per una buona causa-
-Sei peggio
di una suora-
-Io almeno
non vado a letto con ogni individuo dotato di vagina- a quel punto
tutti
scoppiarono a ridere come pazzi attirando l’attenzione dei
ragazzi più piccoli;
Cat era così: alcune volte sembrava così ingenua
e poi invece faceva battute
del genere che ti lasciavano
completamente spiazzata.
POV
RICCARDO:
Dopo la
battuta di Cat tutti continuarono a parlare tra loro della serata:
Mattia
voleva fare conquiste e ubriacarsi, il che voleva dire che alla fine
l’avremmo
riportato addormentato a casa, Greta era del suo stesso parere, mentre
Veronica
stava descrivendo il suo vestito a Giorgia e Vanessa. Emanuele
osservava
incantato la fidanzata e pensai che si era davvero rincoglionito, come
si fa a
stare sempre con la stessa persona? E poi tutti i regalini, le rose che
le
aveva fatto a San Valentino e tutte le smancerie da fidanzato, erano
cose che
non sopportavo, erano troppo smielose. Anche Andrea era così
invece io no, non
conosco l’amore, ma solo il sesso.
Presi una
sigaretta dal pacchetto che avevo in tasca, la portai alla bocca e
l’accesi,
poi una mano con le unghie smaltate di bianco me la tolse di bocca e se
la
portò alle labbra, sorridendo maliziosa.
-Tu fumi?-
chiesi a Gin
-Tu non
immagini nemmeno lontanamente come ero prima e cosa ho fatto-
-Allora
racconta-
-Non adesso-
Per quanto
mi avvicinassi a lei, c’era sempre quel passato oscuro di cui
non mi parlava,
c’era sempre qualche segreto, era come leggere un libro dal
finale: sai come va
a finire ma non sai cosa è successo prima, non conosci i
luoghi o i personaggi
che hanno fatto parte della storia.
Era ormai
pomeriggio e stavamo facendo matematica da due ore, Gin era stesa a
pancia in
su sul letto con il libro aperto sulla faccia e c’era un
pacco di patatine
aperte, che stavo velocemente divorando.
-Allora
possiamo fare una pausa?- Gin si alzò di scatto facendo
cadere il libro.
-Riki sei
stressante…me l’hai già chiesto tre
volte-
-Ma non mi
hai risposto-
-Tanto stai
già mangiando, e mi hai fatto venire mal di testa- si lo so,
la sto mettendo in
croce, ma è solo perché mi piace troppo
stuzzicarla.
-Ok, chiede
umilmente perdono, madame-
-Ah ah ah
simpatico, dai ripetimi un ultima volta questa formula e ti lascio in
pace-
-Perché?-
-Perché
cosa?-
-Perché
mi
lasci in pace?-
POV GINEVRA:
-Perché
ho
un impegno stasera e devo andarmi a preparare fra un po’- ed
ecco che arriva il
senso di colpa.
-Dove vai?-
sembrava triste
-Esco
con…Greta!- la prima ragazza della classe che mi venne in
mente fu lei.
-Va bene,
anche io devo uscire con… Alessio!- era una bugia,
l’avevo capito subito dai
suoi occhi, che non so come riuscivo a leggere chiaramente, ma non
avevo tempo
per indagare. Corsi in camera a prepararmi e misi dei leggins di pelle
nera
aderenti che mostravano le mie forme, una maglia blu scuro che lasciava
la
pancia scoperta e gli immancabili stivaletti, capelli sciolti e matita
nera.
Uscii veloce con il casco in mano e andai a sbattere contro qualcuno,
alzai lo
sguardo e vidi la
schiena nuda di Riki:
era appena uscito dalla doccia e aveva solo un asciugamano a coprire le
parti
basse.
-Vai di
corsa?- disse divertito; non lo ascoltai perché ero troppo
occupata a guardare
il suo corpo perfettamente scolpito, ora che si era voltato era
tremendamente
sexy con i capelli bagnati e scompigliati. Sarei voluta essere una di
quelle
goccioline che dalle spalle stavano lentamente percorrendo il petto,
gli
addominali fino ad arrivare al basso ventre.
-Ehi ti sei
incantata a guardare il mio corpo perfetto?- disse malizioso
-Sei la
modestia in persona eh?!- si, mi ero incantata ma di certo non
l’avrei ammesso.
-Dico solo
la verità- mi fissò la maglietta e poi i leggins.
-Va be io vado-
-Va bene,
salutami Greta-
-Si, a dopo-
Presi la
moto e una volta arrivata in periferia iniziai a fare qualche prova per
la
gara, dato che non conoscevo gli altri piloti, restai lì
un’oretta poi vidi l’orario
:erano le 10 meno un quarto così chiamai Alessandro.
-Ehi Alex
non passare da casa, ci vediamo a Milano centrale-
-Va bene io
sono quasi arrivato ti aspetto lì-
-Ok, a dopo-
Ci
incontrammo e mi spiegò la strada che avrei dovuto fare
,intanto arrivammo nel
luogo della gara, che come al solito era pieno di gente euforica e
rumorosa. Al
centro come la scorsa volta c’era Giovanni che avrebbe dato
inizio a “The Hell”;
infilai i capelli nel casco e dopo aver abbassato la visiera scura mi
avvicinai
agli altri piloti che mi osservarono attentamente, chi con odio e chi
facendomi
l’occhiolino.
-Stasera i
piloti sono sei, ci sarà da divertirsi- gridò
Giovanni al pubblico.
La gara
stava per iniziare, così pensai solo al mio obbiettivo e
restai pronta e
concentrata, perché volevo vincere. Appena la ragazza mezza
nuda abbassò il
fazzoletto rosso, partimmo tutti accelerando al massimo e
già dopo la prima
curva ero tra i primi tre. Avevo alzato
la visiera e stavo sfrecciando a più di 200
all’ora, superai una moto grigia, guadagnandomi
un’occhiataccia e poi passai
quella verde , ormai mancava solo quella moto rossa e poi avrei
finalmente
vinto. Ci ritrovammo fianco a fianco negli ultimi metri che mancavano
al
traguardo e solo allora, girando lo sguardo, lo riconobbi: Riccardo.
Lui sbarrò
gli occhi, colpito nel vedermi e io ne approfittai per accelerare e vincere. La folla mi corse
incontro
facendomi perdere di vista Riccardo quando da lontano si sentirono le
sirene
della polizia; scoppiò il panico e tutti, chi con le moto
chi a piedi o in
macchina scappò, io non sapevo che fare,
non conoscevo la zona.
-Seguimi!-
quella voce calda e dura la conoscevo bene, Riki accelerò e
io lo seguii
veloce; facemmo il giro intorno al luogo della gara e andammo dritto fino ad arrivare in una
stradina buia, scese
dalla moto e mi guardò. Io feci lo stesso e sostenni il suo
sguardo duro,
ferito.
-Mi spieghi
che ci facevi lì? Non dovevi essere con Greta?-
-Be si, ma
c’è
stato un cambio di programma- sorrisi incerta
-Stai
mentendo-
-Va bene ti
ho mentito e
allora?-
-Sono tuo
amico e agli amici non si dicono bugie- era mio amico,
già… ma perché quella
parola mi sembrava così vuota? Triste?
-Angelo non
vuole che faccio gare quindi pensavo che anche tu..-non mi fece finire.
-Non mi puoi
paragonare a quel coglione- possono insultare me, ma nessuno
può permettersi di
insultare la mia famiglia: Angelo e i ragazzi fanno parte della
famiglia.
-Coglione
sarai tu, non ti permettere mai più ad insultarlo-
-Altrimenti
che succede? Viene qui e mi prende a pugni?-
- Sei peggio
di un bambino- montai sulla moto e guardandomi intorno cercai di
orientarmi, ma
era inutile; Riccardo incazzato partì e io lo seguii fino a
casa.
Una volta
arrivati entrammo e
lui sbattè la porta di casa alle
sue spalle, io corsi in camera dove Alice già dormiva e dopo
essermi spogliata
mi distesi su un fianco e guardai il cielo fuori dalla finestra, solo
una calda
lacrima scese lungo la mia guancia.
-Mi
manchi- forse
l’avevo pensato o forse l’avevo
sussurrato, dopo mi addormentai. Alcune volte, Niki
mi manca così tanto che vorrei tirarlo fuori
dai miei sogni per abbracciarlo ma anche per prenderlo a schiaffi e
gridargli
contro tutto il mio dolore perché mi ha abbandonata
quaggiù, da sola, ma so che
non accadrà mai e l’unica cosa che mi rimane da
fare è ricordare il passato e
costruirmi un futuro.
Angolo
autrice:
Perdonatemi
per questo ritardo, ma purtroppo ho avuto molto da studiare e per di
più il
computer con cui scrivo è morto, quindi ora mi ritrovo con
un lentissimo catorcio
dell’era preistorica -_- Ringrazio ancora chiunque legge la
mia stori, vi sono
immensamente grata, e mi farò perdonare con il capitolo 10
in cui vedremo
momenti “caldi” ;D
Qui
trovate i personaggi:
questo
è Riki
Questa
è Ginny
Questo
è
Angelo
Come vi ho
già detto sono litigata con la tecnologia infatti sono
riuscita a mettervi solo
queste tre immagini, ma prometto che tenterò di mettere
anche quelle degli
altri personaggi, se queste non si aprono giuro ke nn è
colpa mia L
|
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Capitolo 10 *** IO CI TENGO DAVVERO A TE ***
“TROVA
QUALCUNO CHE TI FACCIA DIMENTICARE IL TUO PASSATO,LA TRISTEZZA.TROVA
QUALCUNO
CHE TI CAMBI LA VITA,CHE LA RENDA MIGLIORE, CHE SOSTITUISCA E RIEMPIA
IL VUOTO
DI CHI SE N’E ANDATO.TROVA QUALCUNO PER CUI VALGA LA PENA
SORRIDERE”
-Marilyn Monroe
POV GINEVRA:
Aprii gli
occhi e guardai la sveglia, erano le 7 meno venti; chi si alza alle 7
meno
venti di domenica? Solo una pazza come me, si perché sono
una scema e fragile
sentimentale. Tutte le volte che ero preoccupata e triste per qualcosa
o
litigavo con qualcuno a cui tenevo, non dormivo la notte e mangiavo
nutella,
così sfogavo la mia frustrazione; e così quella
notte non avevo dormito e
adesso ero già in piedi pronta a scendere al piano di sotto
a mangiarmi le
fette biscottate con la nutella, tanta nutella.
Scesi in
fretta, sbadigliando e una volta arrivata in cucina, aprii
l’anta del frigo e
presi la nutella, non mi ero accorta però che in cucina non
ero sola, infatti
quando chiusi l’anta mi trovai davanti Riccardo e gridando
per lo spavento feci
quasi cadere il barattolo.
-Attenta!-
Riki prese il barattolo al volo e lo poggiò sul tavolo.
POV
RICCARDO:
-Già
sveglia?- io non avevo chiuso occhio
-Si- non mi
guardò neanche in faccia
-Ti prendo i
marshmallow?- erano nello scaffale alto e sapevo che lei non ci
arrivava.
-Si- il suo
tono era così gelido che faceva paura,era ancora arrabbiata.
-Continuerai
a rispondermi a monosillabi?!- mi stavo seriamente incazzando.
-Si-
-Vaffanculo-
me ne andai senza attendere la sua risposta che sicuramente mi avrebbe
fatto
incazzare ancora di più. Non sopportavo il fatto che avesse
difeso quel cretino,
che la conosceva meglio di me, e anche se lei aveva detto che non erano
fidanzati,
non ci credevo, magari lei era innamorata segretamente di lui e per non
rovinare l’amicizia non
gli aveva detto
niente o magari era il contrario. Fatto sta che per colpa sua avevamo
litigato
e ora Gin si era di nuovo chiusa a riccio per non parlare poi del fatto
che mi
aveva detto una bugia ed era alla gara. Si vedeva che non conosceva la
strada
quindi era venuta con qualcuno, e forse avevo capito già chi
era.
POV GINEVRA:
Lui! Quel
coglione che dovrebbe essere mio amico, quello stronzo che mi provoca
strani
brividi quando mi tocca, mi ha mandata affanculo e poi se
n’è andato
lasciandomi qui come una cretina. Questa me la paga e ho già
in mente come:
stasera al locale ci sarà da divertirsi.
Erano le sei
e dovevo darmi una mossa perché ero lenta a prepararmi e
aveva una lista di
cose da fare molto lunga: fare la doccia,depilarmi, lavare e mettere la
maschera ai capelli, mettere la crema, mettere lo smalto a mani e
piedi,
scegliere l’abito le scarpe e gli accessori abbinati, fare i
capelli, il trucco
e profumo. Lo so è quasi impossibile per un bradipo
ritardatario come me essere
pronta per le 21.30 ma devo riuscirci. Entrai nella doccia del bagno in
corridoio dato che Alice si stava lavando in quello della camera e con
“UNWRITTEN” come sottofondo mi lavai e mi depilai
in fretta. Uscii dalla
doccia, misi l’intimo tutto di pizzo nero e iniziai a
spalmare la mia adorata
crema al cioccolato su tutto il corpo. La porta si spalancò
all’improvviso e
chissà perché già immaginavo chi fosse.
POV
RICCARDO:
Va bene che
ero ancora arrabbiato con Gin dopo la litigata, ma trovarmela di fronte
con
l’intimo di pizzo e intenta
a spalmarsi
la crema, mi fece dimenticare tutto. Era assolutamente perfetta e se ne
era
accorto anche l’amico in basso dato che premeva contro i
jeans, ma non feci
niente per nasconderlo perché volevo che si sentisse a
disagio. Anche se non
avevo calcolato il fatto che lei non era come le altre e per questo mi
stupì
ancora.
-Ora esco
comunque è meglio se fai una doccia fredda, sai il tuo
amichetto è troppo
attivo- sculettò e uscì.
POV GINEVRA:
Feci finta
di niente e me ne andai veloce in camera, adesso era il turno dei
capelli,
guardai l’orologio ed erano già le 7 meno un
quarto, accidenti. Dopo averli
lavati e asciugati li raccolsi in uno chignon alto e osservai Alice che
stava
posando sul letto il suo vestito.
-Ali ho
bisogno di te, non so che mettere-
-Tranquilla
ci penso io- mi sorrise divertita e spalancò
l’anta dell’armadio.
- Prova
questo- mi porse un abito nero, decisamente molto anzi troppo corto,
con una
cerniera centrale che andava dall’ampia scollatura fino alla
fine dell’abito e
la parte intorno al collo era trasparente.
-No Ali, un
abito così sta bene a te, non a me- la ragazza che ero
prima, avrebbe pensato
che con quell’abito sarebbe stata una modella, ma adesso ero
dannatamente
insicura.
-Tu mettilo,
poi deciderò io se ti sta bene oppure no- disse severa lei.
-Va bene-
sconsolata indossai l’abito.
-Ti sta
benissimo, adesso vieni qui che ti faccio trucco e capelli- feci come
aveva detto
mentre mettevo lo smalto, anche se sapevo che aveva torto.
-La smetti
di fare quella faccia?- chiese lei
-Che vuoi
dire?-
-Hai il naso
arricciato e ti stai mordendo l’angolo del labbro,lo facevi
sempre da piccola
quando non volevi fare qualcosa- spalancai gli occhi.
-E’
solo che….-
-Basta Gin,
stasera ti divertirai, ho finito: guardati-
mi trascinò davanti allo specchio e
rimasi a bocca aperta, quella non potevo essere io. Il vestito sembrava
disegnato apposta per me, i cappelli erano boccolosi e il trucco nero
era
semplicemente perfetto.
-Sei
bellissima- mi sussurrò Alice.
-Anche tu-
aveva un vestito rosso corto come il mio e i capelli raccolti. Infilai
le decolleté
nere e dopo aver preso le nostre pochette abbinate e i cellulari
andammo al
piano di sotto dove ci
aspettavano i
ragazzi.
-Ragazze
siete bellissime- disse Andrea
-Confermo
però Gin a mio parere, il vestito starebbe meglio per terra
accanto al mio
letto- mi stava spogliando con gli occhi.
-Tranquillo,
accanto al tuo letto ci sarà il vestito di una delle tue
solite puttanelle stasera-
lui mi guardò duro e serrò la mascella.
-Andiamo-
uscì senza guardarmi. Passammo a prendere prima Jacopo e
Mattia che erano già
eccitati per la serata;
-Wow,
Ginevra sei troppo sexy ,me l’ai fatto alzare come una
bandiera- diventai rossa
mentre Riki lo fulminò con lo sguardo e Andrea lo
sgridò. Arrivati sotto casa
di Cat le facemmo uno squillo per avvisarla;
-Gin devi
metterti in braccio a qualcuno perché non entrate tutti-
Riki sorrise convinto
che mi sarei seduta su di lui invece mi misi su Jacopo che
allungò subito le
mani sui fianchi.
-Jacopo
allunga un’altra mano su di lei
e te le
spezzo- avevo paura che gli facesse davvero male; in quel momento
entrò Cat che
fu costretta a sedersi su Mattia.
-Cat ti va
una sana scopata? Perché Ginevra è già
occupata- iniziavo a pensare che Jacopo
fosse seriamente ossessionato dal sesso.
-Non verrei
con te neanche se fossi l’ultimo ragazzo sulla faccia della
terra-
-Oh invece
ti assicuro che verresti- disse malizioso.
-Jacopo fai
schifo- quei due mi avevano fatto venire mal di testa per fortuna
però eravamo
arrivati al locale dove Gianluca ci accolse.
-Benvenuti
ragazzi, questo è mio cugino Antonio, il proprietario del
locale- ci
presentammo e quando lo salutai mi baciò la mano; Riki
intanto non mi toglieva
gli occhi di dosso e seguiva ogni mia mossa. Ci sedemmo tutti al
bancone, per
bere; iniziai con due bicchieri di vodka alla pesca perché
non volevo esagerare
come sempre ma sfortunatamente guardai alla mia destra vicino i bagni:
una
ragazza o meglio dire una piovra alta un metro e ottanta, capelli lunghi e mezza nuda aveva ficcato
la lingua in gola
a Riki. Quello non era un bacio, era uno scambio di saliva, e avevo il
voltastomaco, perché lui mi stava guardando come se volesse
dimostrarmi di aver
vinto. Mi girai e bevvi come una spugna: due sex on the beach, una
tequila, e
tre long island. Ero molto resistente ma con otto alcolici ero
abbastanza
brilla, e la testa
mi pulsava.
-Ehi tutta
sola? Ti va se andiamo a fare un giro fuori?- un ragazzo biondo si
avvicinò e
mi prese per mano.
-Va bene
andiamo- ero troppo confusa per ragionare chiaramente. Una volta fuori
mi si
avvicinò, mi bloccò al muro e allungò
una mano per ficcarla sotto il vestito,
chiusi gli occhi impaurita; poi sentii un tonfo.
POV
RICCARDO:
Ero ancora
alterato con Ginevra, ma nonostante questo avevo cercato di fare una
tregua,
lanciandole battutine a doppio senso, che non erano andate a buon fine.
Ora ero
in quel locale favoloso me la stavo spassando e avevo trovato una
ragazza con
cui passare la notte ma come al solito Ginevra aveva rovinato i miei
piani; la
vedevo seduta al bancone che beveva un bicchiere dopo
l’altro, non volevo pensarci
più di tanto e concentrai
la mia
attenzione sulla brunetta che stava infilando la mano nei jeans, ma
quando
alzai lo sguardo per controllarla l’ennesima volta era
sparita e subito mi salì
la preoccupazione perciò liquidai la brunetta e andai a
cercarla.
-Hai visto
Ginevra? La ragazza col vestito nero- chiesi al cugino di Gianluca che
era
stato tutto il tempo vicino al bancone.
-Si è
uscita
con un ragazzo-
-Merda!!-
corsi fuori e quando vidi quel ragazzo che stava allungando le mani, mi
incazzai
di brutto e gli tirai un pugno dritto in faccia e poi uno nello stomaco.
-Stronzo sei
fortunato che non ti ammazzo- presi Gin che era un po’ scossa
e la riportai
dentro.
-Stai bene?-
- Siii, ma
lo sai che sei proprio bello?-
-Gin ma
quanto ai bevuto?-
-Tanto tanto
tanto- rise lei isterica
-E’
meglio
se andiamo a casa-
-Hai
ragione, e andiamo subito perché ho voglia di fare sesso-
gridò lei, certe cose
poteva dirle sola da ubriaca.
-Ho
già in
mente un paio di cosette che potrei farti- me lo disse
all’orecchio, in un modo
così sensuale e intanto mi accarezzò il collo
guardandomi intensamente.
-Ahhh mi
farai diventare matto- già
perché solo
lei mi provocava quelle sensazioni così forti e intense. Mi
feci prestare le
chiavi dell’auto da Gianluca e poi avvisai Alice e Andrea che tornavo a
casa con Gin.
POV GINEVRA:
Non capivo
niente, la testa mi faceva male le pareti giravano e ogni singolo
rumore mi
dava fastidio. Mi venne un conato di vomito e corsi subito in bagno
dove Riki
mi stette accanto e mi mantenne i capelli; poi mi sciacquò
la bocca e dopo il
nulla.
Mi svegliai
sentendo qualcosa di duro dietro la schiena e alzando la testa mi
accorsi di
essere seduta contro la porta aperta del bagno appoggiata sulle gambe
di Riki.
Fuori era buio infatti l’orologio segnava le sei; cercai di
alzarmi senza
svegliarlo, era troppo dolce con il viso imbronciato, ma al minimo
movimento
alzò la testa di scatto.
-Ehi come ti
senti?- mi chiese con voce roca ma dolce
-Uno schifo,
la testa mi sta scoppiando, ma perché io e te stavamo
dormendo per terra?- non
ricordavo niente.
-Ieri ai
esagerato con gli alcolici e ai vomitato tutta la notte-
-Sei rimasto
sveglio tutta la notte?- non pensavo avesse fatto una cosa
così per me dopo che
l’avevo trattato male.
- Forse non
l’ai ancora capito ma io ci tengo a te- quelle parole
così dolci mi sciolsero e
così spinta dal momento lo abbracciai.
ANGOLO
AUTRICE:
Oggi vado di
fretta cmq ringrazio chi legge e segue la storia, un bacio ;D
|
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Capitolo 11 *** FIDUCIA ***
FRA
UOMO E DONNA NON PUO’
ESSERCI AMICIZIA. VI PUO ESSERE PASSIONE,
OSTILITA’, ADORAZIONE, AMORE, MA NON AMICIZIA.
-Oscar Wilde
POV
GINEVRA:
-No
Riki, non voglio
prenderla-
-Gin
te lo ripeto per
l’ultima volta, prendi l’aspirina-
Ci eravamo da poco svegliati
dopo aver dormito
tutta lo notte in bagno, e adesso mi sentivo uno straccio, avevo un mal
di
testa terribile e gli occhi mi si chiudevano ma l’aspirina
non la volevo, avevo
odiato le medicine
dopo che a 7 anni ero
stata in ospedale per un farmaco a cui ero risultata allergica e forse
per
questo non mi ammalavo mai, ero sempre in forma. Avevo messo quintali
di
correttore per cercare di nascondere le occhiaie, senza successo e
siccome
quella mattina c’era un vento gelido avevo messo dei jeans
con una canotta
nera e sopra una felpa grigia :
nonostante l’abbondante trucco sembravo appena
uscita da un film horror, mentre Riki
sembrava un dio greco con i jeans
a bassa vita la maglia a manichine blu, gli occhiali neri
e il
cappellino da baseball al contrario.
-Ehi
mi spiegate perché
gridate??Mi fa male la testa- Alice spuntò ancora svestita
nonostante fossero
già le 7 e 20 .
-Anche
a me- si lamentò
Andrea
-Scusate
se ho gridato- dissi
io bisbigliando
-Ali
per favore convincila tu
a prendere l’aspirina, perché è stata
male tutta la notte- povero
illuso…pensava che Alice mi avrebbe convinta.
-
Riccardo è inutile
combattere contro i mulini a vento, lei odia le medicine- mi conosceva
bene.
-Mettiti
l’anima in pace Riki
e sbrigati che non voglio arrivare tardi-
-Sei
sempre dannatamente
testarda-
-E’
per questo che mi vuoi
bene- da dove diavolo mi era uscita fuori quella frase?Senza
accorgermene mi
stavo pian piano aprendo e affezionando a quel ragazzo e tutto questo
da un
giorno all’altro; anche lui rimase sorpreso da ciò
che avevo detto, mi guardò
prima stupito poi improvvisamente felice.
-Si
è proprio vero, andiamo
Gin- disse allegro. Entrati in garage misi il mio casco, e andai verso
Riki che
stava salendo sulla sua moto e mi guardava interrogativo.
-Perché
non sali sulla tua
Suz?-
-Voglio
venire con te- ok,
avrò una mente perversa ma ero sicura che avrebbe
interpretato la frase come un
doppio senso e mi avrebbe preso in giro, invece restò calmo
e allegro.
-Sei
sicura? Non ai paura che
gli altri ti giudichino sei arrivi in moto con me dopo
l’altra sera?- per gli
altri noi due eravamo una coppia, ma i numerosi litigi avevano fatto
circolare
un po’ di pettegolezzi, soprattutto dopo che al locale lui si
era fatto palpare
da una ragazza e mi avevano vista andarmene con un ragazzo; alcuni
avevano
detto che ero una troietta, altri avevano detto che Riccardo mi aveva
tradito e
per questo ci eravamo litigati. All’inizio avevo paura di
ciò che gli altri
avrebbero pensato, ma adesso che avevo conosciuto davvero Riki non
volevo
abbandonarlo o tirarmi indietro solo perché delle oche
invidiose o dei
pettegoli facevano
girare voci false;
non avrei permesso a nessuno di rovinare la nostra amicizia.
-Possono
pensare quello che
vogliono, tu sei amico e non ti abbandono- lessi una leggera delusione
nei suoi
occhi subito coperta dalla gratitudine. Salita in moto, gli strinsi le
braccia
al petto e un brivido di eccitazione mi percorse quando strinsi le mie
cosce
alle sue, i nostri bacini si sfiorarono, e lui mi lasciò una
carezza sulla mano
prima di partire.
Arrivati
a scuola, ci
togliemmo i caschi, presi Riki per mano e quando mi cinse le spalle con
un
braccio, gli tolsi il cappello me lo misi al contrario e corsi vero il
cortile.
-E’
meglio se scappi veloce-
rise lui rincorrendomi mentre io ero già senza fiato per le
risate. Alla fine
mi raggiunse, mi tolse il cappello e mi prese in braccio: tutti i
nostri amici
ci sorridevano.
-Scommetto
che avete fatto
pace sotto le coperte- sghignazzò Jacopo
-Pensi
solo a quello?- risi
io mentre Riki continuava a tenermi stretta e a farmi il solletico.
-E’
il mio unico pensiero-
-Se
non sapessi la verità vi
scambierei per una coppia- ci sussurrò Alice;Riccardo si
irrigidì mentre io la
guardai severa.
L’ora
di letteratura stava
passando in fretta anche grazie a Riki e mancava solo
l’ultima ora di
supplenza: perfetta per riposare.
-I
poeti dell’epoca utilizzavano
molte bene la lingua- alle parole del professore
sentii Riki ridere e avevo subito capito il
perché.
-
Scommetto però che io so
usarla meglio-
-Riki!!!-
scoppiai a ridere e
gli tirai una gomitata
-Dico
sul serio, vuoi
provare?- quel tono malizioso con la voce bassa e roca risvegliava
sensazioni
che non provavo ormai da anni.
-Magari
un’altra volta- in
quel momento suonò la campanella e tutti iniziarono a
formare un cerchio perché
avevano deciso che in quell’ora avremmo giocato ad obbligo o
verità: un gioco
per certi versi scomodo, perché non sai mai cosa aspettarti.
-Ragazzi
io non gioco- non
volevo rischiare
-No
tesoro, tu giochi con noi-
disse Mattia
-Per
una volta concordo con
te-disse Noemi: era una ragazza dolcissima,bruna con gli occhi verdi e
una
schiera di ragazzi ai suoi piedi, anche se non li degnava di uno
sguardo perché
erano “immaturi come Mattia”, diceva sempre lei.
-Dai
Ginni per favore- la
voce di Alessandro mi gelò sul posto; quel
soprannome…troppi ricordi. Alice mi
guardò preoccupata e le feci un cenno per farle capire che
era tutto apposto,
inspirai ed espirai come mi aveva insegnato tempo fa la psicologa e
alzai lo
sguardo.
-Va
bene Alex però.. non
chiamarmi Ginny- lui annuì e iniziammo. Pian piano iniziai a
conoscere alcuni
aspetti dei miei compagni che non conoscevo, Giada per esempio non era
così timida
come sembrava e Vanessa pur essendo fidanzata con Emanuele era uno spirito libero che
odiava il
matrimonio, mentre Francesco
non credeva
nell’amore a causa di una delusione subita un anno fa. Erano
tutte piccole cose
che però servivano a rendere ognuno di loro speciale ed
unico. Da quando ero
cambiata, la mia filosofia di vita era diventata “fidarsi
è bene, non fidarsi è
meglio” ma conoscendo quei ragazzi stavo capendo che ognuno di noi ha qualche
segreto intimo,
qualche sofferenza che sia piccola o grande come la mia e forse loro
avrebbero
potuto capirmi; perché una persona che non ti conosce e si
ferma solo a ciò che
tu mostri si farà sempre un’idea sbagliata di te.
E’ bello avere qualcuno al mio
fianco che mi conosce bene, che se mi alzo nervosa capisce che deve
lasciarmi
in pace, che guardandomi negli occhi capisce che qualcosa non va, che
conosce
la mia storia e non mi giudica per ciò che sono.
-Allora?
Obbligo o verità?-
la voce di Mattia mi risvegliò dai miei pensieri.
-Obbligo-
conoscendo Mattia
non avrei dovuto scegliere l’obbligo, ma non volevo che mi
facesse domande
private.
-Bene,
allora devi baciare
con la lingua Gianluca-
-La
mia fidanzata non bacia
nessuno- sorrisi felice
-Il
gioco è questo, deve
rispettare l’obbligo- Riki sembrava realmente irritato.
-Tranquillo
Riki- rapido e
indolore baciai Gianluca, non provai niente.
-Ora
Riki tocca a te, obbligo
o verità?-
-Verità-
ero in braccia a lui
e lo guardavo mentre rispondeva sicuro a Mattia.
-Pensi
che Gin sia quella
giusta?La ami davvero?- sperai che sapesse mentire bene.
-Si
la amo e penso che per
lei riuscirò a cambiare e diventare la persona che merita al
suo fianco-mi
abbracciò e pensai che era un attore nato.
Il
gioco continuò e arrivò di
nuovo il mio turno, purtroppo però Mattia mi
obbligò a scegliere verità.
-A
che età ai avuto la tua
prima volta?-
-Ehm…
a quattordici anni e
mezzo- tutti restarono a bocca aperta, compreso Riki.
-Wow
e con chi?- ecco bella
domanda, il problema era che non sapevo neanche io con chi avevo perso
la mia
verginità; ero andata ad una festa con le mie migliori
amiche, avevo bevuto
molto poi i miei amici mi avevano fatto fumare qualcosa che di certo
non era
una semplice sigaretta, e l’ultima cosa che mi ricordo
è che me ne andai con un
ragazzo più grande di me. Una mia amica poi mi aveva trovata
mezza nuda in una
stanza del luogo della festa e per evitare che i miei scoprissero tutto
ero
rimasta a dormire da lei.
-Sinceramente
non lo so-
abbassai la testa mentre sentivo lo sguardo degli altri su di me.
-Che
vuoi dire?- Riki mi
accarezzò la testa premuroso
-Ad
una festa ho bevuto
troppo e ho fumato non so cosa, poi me ne sono andata con un ragazzo
più grande
ed è stata la mia amica a trovarmi mezza nuda in una stanza
della casa in cui
c’era la festa- era una cosa di cui non andavo fiera.
-Piccola
mia, vieni qui…mi
dispiace- mi sussurrò e mentre mi teneva stretta mi sentii
al sicuro come mai
prima.
-Scusa
se sono stato
insistente- disse Mattia, anche gli altri mi guardavano imbarazzati.
-Tranquillo
è tutto a posto-
-Ora
a chi tocca?- Alice
venne in mio aiuto
-A
Greta- disse Mattia
-Obbligo
o verità?-
-Obbligo-
-Siediti
in braccio a Stè e
fingi un orgasmo-
-Va
bene ma controllate se
ritorna la prof- avevo capito che quella ragazza era una pazza . Si
sedette e
iniziò a gridare e ansimare, tutti scoppiarono a ridere e lei continuò
divertita; all’improvviso
dalla porta spuntò la faccia del professore della classe
accanto che ci fissava
scioccato, ma non ci importava molto, quella classe era mitica.
La
campanella suonò la fine
di quella giornata stancante ma anche divertente, e io e Riccardo in
silenzio
salimmo sulla moto diretti a casa.
………………………………………………………………………………………..
I
giorni passarono in fretta,
ogni giorno mi dicevo che ci sarebbe stato tempo per comprare un regalo
a Riki
e invece adesso mi ritrovavo con le mani nei capelli perché
era già venerdì e
il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno. In realtà
né io né Alice e
Andrea sapevamo dove sarebbe stato, perché Riccardo voleva
fare una festa
diversa dal solito, per di più avevo
un’interrogazione il giorno dopo quindi dovevo
anche studiare.
Decisi
di vestirmi e uscire
subito, perché avrei girato ogni singolo negozio di Milano
per trovare il
regalo perfetto al mio migliore amico. Ma cosa potevo comprare per un
diciottesimo?Un
bracciale? Un orologio?Naaah troppo banale; dei vestiti? No,
assolutamente; poi
mi venne un’idea improvvisa: era una pazzia, già
lo sapevo ma era originale ed
ero assolutamente certa che nessuno gli avrebbe fatto lo stesso regalo.
Era un
regalo importante e non sapevo se riuscivo a procurarmelo in tempo ma
incrociai
le dita e sperai con tutto il cuore di riuscire nell’impresa
perché amavo fare
le cose in grande e non sopportavo la sconfitta.
Presi
l’elenco telefonico e
dopo aver fatto un elenco dei negozi che mi interessavano mi sedetti
sul letto
e iniziai a chiamare: dopo dieci telefonate non avevo ancora trovato
ciò che
cercavo, ma non potevo arrendermi così continuai. Alla
tredicesima telefonata
finalmente la fortuna mi sorrise e gridai esultante sul letto.
Afferrai
le chiavi della moto
al volo e corsi fuori; accesi la moto e partii spedita verso il centro
di
Milano , non avevo un minuto da perdere, dovevo prendere il regalo di
Riki.
POV
RICCARDO:
Non
sapevo fosse così
faticoso e complicato organizzare una festa di compleanno, e fare in
modo che
tutto sia perfetto senza dimenticare niente. Più di una
volta Gin ma anche
Andrea e Alice si erano offerti di aiutarmi ma io avevo rifiutato
perché volevo
fare in modo che fosse una sorpresa per tutti; tutti conoscevano le mie
feste,
che grazie ai soldi dei miei ,erano sempre spettacolari e attiravano i
più
festaioli. Adesso volevo cavarmela da solo, volevo dimostrare agli
altri e
soprattutto a Ginevra il mio valore; l’unico che sapeva cosa
avevo organizzato
era Stefano che mi aiutava da sempre nell’organizzare le
feste, era un genio in
queste cose.
Ero
steso sulla poltrona,
dopo aver fatto un giro di chiamate per il cibo e gli alcolici che
avrebbe
portato Stefano quando
vidi Ginevra
correre verso la porta e uscire. Mi alzai e per qualche secondo restai
fermo ad
annusare la scia di profumo che aveva lasciato, poi scattai verso la
porta:
volevo sapere dove correva.
Appena
uscii, il telefono mi
squillò e appena lo uscii dalla tasca , Ginevra mi
passò davanti così veloce
che sicuramente neanche mi vide.
-Accidenti,
pronto?-
-Amico
è tutto pronto per
domani, e gli alcolici che mi ha portato mio cugino dovrebbero bastare-
era
Stefano.
-Ok
Stè, grazie per l’aiuto-
-Mi
ripagherai, a domani-
disse ridendo
-A
domani-
Dove
andava Gin così di
corsa?Avevo finito di preparare tutto e avrei voluto passare quel
pomeriggio
con lei, ma era corsa via.
ANGOLO
AUTRICE:
Pian
piano le persone che
seguono la mia storia stanno aumentando e di questo ne sono
immensamente grata,
non sapete quanto sono felice anche se ciò che mi renderebbe
davvero felice
sarebbe qualche recensione affinché migliori sia le mie
tecniche di scrittura e
descrizione ma anche la storia, ringrazio comunque chi legge in
silenzio.
Riguardo questo capitolo cosa ne pensate? Vi piace? E soprattutto
secondo voi
qual è il regalo che la nostra Ginny farà a Riki?
Un
bacio :*
FRA
UOMO E DONNA NON PUO’
ESSERCI AMICIZIA. VI PUO ESSERE PASSIONE,
OSTILITA’, ADORAZIONE, AMORE, MA NON AMICIZIA.
-Oscar Wilde
POV
GINEVRA:
-No
Riki, non voglio
prenderla-
-Gin
te lo ripeto per
l’ultima volta, prendi l’aspirina-
Ci eravamo da poco svegliati
dopo aver dormito
tutta lo notte in bagno, e adesso mi sentivo uno straccio, avevo un mal
di
testa terribile e gli occhi mi si chiudevano ma l’aspirina
non la volevo, avevo
odiato le medicine
dopo che a 7 anni ero
stata in ospedale per un farmaco a cui ero risultata allergica e forse
per
questo non mi ammalavo mai, ero sempre in forma. Avevo messo quintali
di
correttore per cercare di nascondere le occhiaie, senza successo e
siccome
quella mattina c’era un vento gelido avevo messo dei jeans
con una canotta
nera e sopra una felpa grigia :
nonostante l’abbondante trucco sembravo appena
uscita da un film horror, mentre Riki
sembrava un dio greco con i jeans
a bassa vita la maglia a manichine blu, gli occhiali neri
e il
cappellino da baseball al contrario.
-Ehi
mi spiegate perché
gridate??Mi fa male la testa- Alice spuntò ancora svestita
nonostante fossero
già le 7 e 20 .
-Anche
a me- si lamentò
Andrea
-Scusate
se ho gridato- dissi
io bisbigliando
-Ali
per favore convincila tu
a prendere l’aspirina, perché è stata
male tutta la notte- povero
illuso…pensava che Alice mi avrebbe convinta.
-
Riccardo è inutile
combattere contro i mulini a vento, lei odia le medicine- mi conosceva
bene.
-Mettiti
l’anima in pace Riki
e sbrigati che non voglio arrivare tardi-
-Sei
sempre dannatamente
testarda-
-E’
per questo che mi vuoi
bene- da dove diavolo mi era uscita fuori quella frase?Senza
accorgermene mi
stavo pian piano aprendo e affezionando a quel ragazzo e tutto questo
da un
giorno all’altro; anche lui rimase sorpreso da ciò
che avevo detto, mi guardò
prima stupito poi improvvisamente felice.
-Si
è proprio vero, andiamo
Gin- disse allegro. Entrati in garage misi il mio casco, e andai verso
Riki che
stava salendo sulla sua moto e mi guardava interrogativo.
-Perché
non sali sulla tua
Suz?-
-Voglio
venire con te- ok,
avrò una mente perversa ma ero sicura che avrebbe
interpretato la frase come un
doppio senso e mi avrebbe preso in giro, invece restò calmo
e allegro.
-Sei
sicura? Non ai paura che
gli altri ti giudichino sei arrivi in moto con me dopo
l’altra sera?- per gli
altri noi due eravamo una coppia, ma i numerosi litigi avevano fatto
circolare
un po’ di pettegolezzi, soprattutto dopo che al locale lui si
era fatto palpare
da una ragazza e mi avevano vista andarmene con un ragazzo; alcuni
avevano
detto che ero una troietta, altri avevano detto che Riccardo mi aveva
tradito e
per questo ci eravamo litigati. All’inizio avevo paura di
ciò che gli altri
avrebbero pensato, ma adesso che avevo conosciuto davvero Riki non
volevo
abbandonarlo o tirarmi indietro solo perché delle oche
invidiose o dei
pettegoli facevano
girare voci false;
non avrei permesso a nessuno di rovinare la nostra amicizia.
-Possono
pensare quello che
vogliono, tu sei amico e non ti abbandono- lessi una leggera delusione
nei suoi
occhi subito coperta dalla gratitudine. Salita in moto, gli strinsi le
braccia
al petto e un brivido di eccitazione mi percorse quando strinsi le mie
cosce
alle sue, i nostri bacini si sfiorarono, e lui mi lasciò una
carezza sulla mano
prima di partire.
Arrivati
a scuola, ci
togliemmo i caschi, presi Riki per mano e quando mi cinse le spalle con
un
braccio, gli tolsi il cappello me lo misi al contrario e corsi vero il
cortile.
-E’
meglio se scappi veloce-
rise lui rincorrendomi mentre io ero già senza fiato per le
risate. Alla fine
mi raggiunse, mi tolse il cappello e mi prese in braccio: tutti i
nostri amici
ci sorridevano.
-Scommetto
che avete fatto
pace sotto le coperte- sghignazzò Jacopo
-Pensi
solo a quello?- risi
io mentre Riki continuava a tenermi stretta e a farmi il solletico.
-E’
il mio unico pensiero-
-Se
non sapessi la verità vi
scambierei per una coppia- ci sussurrò Alice;Riccardo si
irrigidì mentre io la
guardai severa.
L’ora
di letteratura stava
passando in fretta anche grazie a Riki e mancava solo
l’ultima ora di
supplenza: perfetta per riposare.
-I
poeti dell’epoca utilizzavano
molte bene la lingua- alle parole del professore
sentii Riki ridere e avevo subito capito il
perché.
-
Scommetto però che io so
usarla meglio-
-Riki!!!-
scoppiai a ridere e
gli tirai una gomitata
-Dico
sul serio, vuoi
provare?- quel tono malizioso con la voce bassa e roca risvegliava
sensazioni
che non provavo ormai da anni.
-Magari
un’altra volta- in
quel momento suonò la campanella e tutti iniziarono a
formare un cerchio perché
avevano deciso che in quell’ora avremmo giocato ad obbligo o
verità: un gioco
per certi versi scomodo, perché non sai mai cosa aspettarti.
-Ragazzi
io non gioco- non
volevo rischiare
-No
tesoro, tu giochi con noi-
disse Mattia
-Per
una volta concordo con
te-disse Noemi: era una ragazza dolcissima,bruna con gli occhi verdi e
una
schiera di ragazzi ai suoi piedi, anche se non li degnava di uno
sguardo perché
erano “immaturi come Mattia”, diceva sempre lei.
-Dai
Ginni per favore- la
voce di Alessandro mi gelò sul posto; quel
soprannome…troppi ricordi. Alice mi
guardò preoccupata e le feci un cenno per farle capire che
era tutto apposto,
inspirai ed espirai come mi aveva insegnato tempo fa la psicologa e
alzai lo
sguardo.
-Va
bene Alex però.. non
chiamarmi Ginny- lui annuì e iniziammo. Pian piano iniziai a
conoscere alcuni
aspetti dei miei compagni che non conoscevo, Giada per esempio non era
così timida
come sembrava e Vanessa pur essendo fidanzata con Emanuele era uno spirito libero che
odiava il
matrimonio, mentre Francesco
non credeva
nell’amore a causa di una delusione subita un anno fa. Erano
tutte piccole cose
che però servivano a rendere ognuno di loro speciale ed
unico. Da quando ero
cambiata, la mia filosofia di vita era diventata “fidarsi
è bene, non fidarsi è
meglio” ma conoscendo quei ragazzi stavo capendo che ognuno di noi ha qualche
segreto intimo,
qualche sofferenza che sia piccola o grande come la mia e forse loro
avrebbero
potuto capirmi; perché una persona che non ti conosce e si
ferma solo a ciò che
tu mostri si farà sempre un’idea sbagliata di te.
E’ bello avere qualcuno al mio
fianco che mi conosce bene, che se mi alzo nervosa capisce che deve
lasciarmi
in pace, che guardandomi negli occhi capisce che qualcosa non va, che
conosce
la mia storia e non mi giudica per ciò che sono.
-Allora?
Obbligo o verità?-
la voce di Mattia mi risvegliò dai miei pensieri.
-Obbligo-
conoscendo Mattia
non avrei dovuto scegliere l’obbligo, ma non volevo che mi
facesse domande
private.
-Bene,
allora devi baciare
con la lingua Gianluca-
-La
mia fidanzata non bacia
nessuno- sorrisi felice
-Il
gioco è questo, deve
rispettare l’obbligo- Riki sembrava realmente irritato.
-Tranquillo
Riki- rapido e
indolore baciai Gianluca, non provai niente.
-Ora
Riki tocca a te, obbligo
o verità?-
-Verità-
ero in braccia a lui
e lo guardavo mentre rispondeva sicuro a Mattia.
-Pensi
che Gin sia quella
giusta?La ami davvero?- sperai che sapesse mentire bene.
-Si
la amo e penso che per
lei riuscirò a cambiare e diventare la persona che merita al
suo fianco-mi
abbracciò e pensai che era un attore nato.
Il
gioco continuò e arrivò di
nuovo il mio turno, purtroppo però Mattia mi
obbligò a scegliere verità.
-A
che età ai avuto la tua
prima volta?-
-Ehm…
a quattordici anni e
mezzo- tutti restarono a bocca aperta, compreso Riki.
-Wow
e con chi?- ecco bella
domanda, il problema era che non sapevo neanche io con chi avevo perso
la mia
verginità; ero andata ad una festa con le mie migliori
amiche, avevo bevuto
molto poi i miei amici mi avevano fatto fumare qualcosa che di certo
non era
una semplice sigaretta, e l’ultima cosa che mi ricordo
è che me ne andai con un
ragazzo più grande di me. Una mia amica poi mi aveva trovata
mezza nuda in una
stanza del luogo della festa e per evitare che i miei scoprissero tutto
ero
rimasta a dormire da lei.
-Sinceramente
non lo so-
abbassai la testa mentre sentivo lo sguardo degli altri su di me.
-Che
vuoi dire?- Riki mi
accarezzò la testa premuroso
-Ad
una festa ho bevuto
troppo e ho fumato non so cosa, poi me ne sono andata con un ragazzo
più grande
ed è stata la mia amica a trovarmi mezza nuda in una stanza
della casa in cui
c’era la festa- era una cosa di cui non andavo fiera.
-Piccola
mia, vieni qui…mi
dispiace- mi sussurrò e mentre mi teneva stretta mi sentii
al sicuro come mai
prima.
-Scusa
se sono stato
insistente- disse Mattia, anche gli altri mi guardavano imbarazzati.
-Tranquillo
è tutto a posto-
-Ora
a chi tocca?- Alice
venne in mio aiuto
-A
Greta- disse Mattia
-Obbligo
o verità?-
-Obbligo-
-Siediti
in braccio a Stè e
fingi un orgasmo-
-Va
bene ma controllate se
ritorna la prof- avevo capito che quella ragazza era una pazza . Si
sedette e
iniziò a gridare e ansimare, tutti scoppiarono a ridere e lei continuò
divertita; all’improvviso
dalla porta spuntò la faccia del professore della classe
accanto che ci fissava
scioccato, ma non ci importava molto, quella classe era mitica.
La
campanella suonò la fine
di quella giornata stancante ma anche divertente, e io e Riccardo in
silenzio
salimmo sulla moto diretti a casa.
………………………………………………………………………………………..
I
giorni passarono in fretta,
ogni giorno mi dicevo che ci sarebbe stato tempo per comprare un regalo
a Riki
e invece adesso mi ritrovavo con le mani nei capelli perché
era già venerdì e
il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno. In realtà
né io né Alice e
Andrea sapevamo dove sarebbe stato, perché Riccardo voleva
fare una festa
diversa dal solito, per di più avevo
un’interrogazione il giorno dopo quindi dovevo
anche studiare.
Decisi
di vestirmi e uscire
subito, perché avrei girato ogni singolo negozio di Milano
per trovare il
regalo perfetto al mio migliore amico. Ma cosa potevo comprare per un
diciottesimo?Un
bracciale? Un orologio?Naaah troppo banale; dei vestiti? No,
assolutamente; poi
mi venne un’idea improvvisa: era una pazzia, già
lo sapevo ma era originale ed
ero assolutamente certa che nessuno gli avrebbe fatto lo stesso regalo.
Era un
regalo importante e non sapevo se riuscivo a procurarmelo in tempo ma
incrociai
le dita e sperai con tutto il cuore di riuscire nell’impresa
perché amavo fare
le cose in grande e non sopportavo la sconfitta.
Presi
l’elenco telefonico e
dopo aver fatto un elenco dei negozi che mi interessavano mi sedetti
sul letto
e iniziai a chiamare: dopo dieci telefonate non avevo ancora trovato
ciò che
cercavo, ma non potevo arrendermi così continuai. Alla
tredicesima telefonata
finalmente la fortuna mi sorrise e gridai esultante sul letto.
Afferrai
le chiavi della moto
al volo e corsi fuori; accesi la moto e partii spedita verso il centro
di
Milano , non avevo un minuto da perdere, dovevo prendere il regalo di
Riki.
POV
RICCARDO:
Non
sapevo fosse così
faticoso e complicato organizzare una festa di compleanno, e fare in
modo che
tutto sia perfetto senza dimenticare niente. Più di una
volta Gin ma anche
Andrea e Alice si erano offerti di aiutarmi ma io avevo rifiutato
perché volevo
fare in modo che fosse una sorpresa per tutti; tutti conoscevano le mie
feste,
che grazie ai soldi dei miei ,erano sempre spettacolari e attiravano i
più
festaioli. Adesso volevo cavarmela da solo, volevo dimostrare agli
altri e
soprattutto a Ginevra il mio valore; l’unico che sapeva cosa
avevo organizzato
era Stefano che mi aiutava da sempre nell’organizzare le
feste, era un genio in
queste cose.
Ero
steso sulla poltrona,
dopo aver fatto un giro di chiamate per il cibo e gli alcolici che
avrebbe
portato Stefano quando
vidi Ginevra
correre verso la porta e uscire. Mi alzai e per qualche secondo restai
fermo ad
annusare la scia di profumo che aveva lasciato, poi scattai verso la
porta:
volevo sapere dove correva.
Appena
uscii, il telefono mi
squillò e appena lo uscii dalla tasca , Ginevra mi
passò davanti così veloce
che sicuramente neanche mi vide.
-Accidenti,
pronto?-
-Amico
è tutto pronto per
domani, e gli alcolici che mi ha portato mio cugino dovrebbero bastare-
era
Stefano.
-Ok
Stè, grazie per l’aiuto-
-Mi
ripagherai, a domani-
disse ridendo
-A
domani-
Dove
andava Gin così di
corsa?Avevo finito di preparare tutto e avrei voluto passare quel
pomeriggio
con lei, ma era corsa via.
ANGOLO
AUTRICE:
Pian
piano le persone che
seguono la mia storia stanno aumentando e di questo ne sono
immensamente grata,
non sapete quanto sono felice anche se ciò che mi renderebbe
davvero felice
sarebbe qualche recensione affinché migliori sia le mie
tecniche di scrittura e
descrizione ma anche la storia, ringrazio comunque chi legge in
silenzio.
Riguardo questo capitolo cosa ne pensate? Vi piace? E soprattutto
secondo voi
qual è il regalo che la nostra Ginny farà a Riki?
(e mi raccomando non dimenticate Angelo (Lollo), Marco ed Emiliano che
presto entreranno a far parte della storia)
Un
bacio :*
ALICE
E ANDREA
MARCO
EMILIANO
|
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Capitolo 12 *** PAURA DI AMARE ***
NON PUOI
EVITARE I SENTIMENTI PER TUTTA LA VITA PERCHE’
SEI IN PREDA ALLA PAURA. SE NON HAI IL
CORAGGIO DI AMARE O DI FARTI AMARE, NON STAI NEANCHE VIVENDO.
-Tratto dal libro ”Miracolo in una notte
d’inverno”
POV GINEVRA:
Ci ero
riuscita davvero, avevo il regalo di Riccardo, c’era
però un piccolo problema:
come facevo ad entrare in casa senza che lui lo vedesse? E come lo
tenevo
nascosto?
La risposta
a tutte le mie domande si chiamava Stefano. Si perché era
l’unico che conosceva
il luogo della festa e avrebbe potuto portare il mio regalo
lì e nasconderlo.
Così adesso mi ritrovavo
con la testa
nell’armadio per prendere il vestito che avevo comprato per
l’occasione e
suggerito dalla fidata ed esperta Alice, che come al solito mi aveva
costretta
a comprare un abito bello ma non molto adatto al mio fisico. Era rosso,
corto
davanti e lungo dietro, molto accollato sul davanti ma lasciava
un’enorme
scollatura dietro che arrivava poco sopra il sedere. Quando
l’avevo provato in
negozio, avevo subito protestato perché mi si vedeva tutta
la schiena e anche
il fondoschiena, ma non ero stata ascoltata, e persino un cliente mi
aveva
consigliato di comprarlo perché sosteneva che sembravo
“una dea scesa
dall’olimpo”; Certo come, no…sono
Afrodite.
-Ali, Gin
siete pronte?- chiamo Riccardo dal corridoio
-Abbiamo
quasi finito- stavo mettendo le scarpe e l’ultima cosa che
dovevo fare era chiamare
Stefano: digitai il numero e al secondo squillo rispose.
-Ehi Gin
state venendo?-
-Stiamo
partendo ora, il mio regalo?-
-Tranquilla
è qui-
-Va bene a
dopo- chiusi la chiamata e misi il telefono nella borsa, dopo aver
controllato
un ultima volta il trucco.
-Pensi che
gli piacerà?- chiesi agitata ad Alice
-Gin, appena
vedrà il tuo regalo vorrà sposarti-
“magari” mi ritrovai a pensare e mi
maledissi per il pensiero che avevo avuto.
-Allora
è
meglio se non glielo do- risi nervosa
-Si certo
simpaticona, ora però andiamo-
-Va bene-
scesi le scale e proprio all’ultimo gradino inciampai per
colpa di quei
maledetti trampoli che avevo ai piedi ma Riki prontamente mi prese
evitandomi
di rompermi una gamba.
-Sei….-
-Non
c’è
bisogno che mi ricordi che sono orrenda- dissi acida
-Nervosetta
eh? Veramente stavo per…-
-Dillo e ti
infilzo con un tacco-
-Se forse
mi…-
-Lo sapevo,
il rosso mi ingrassa- interrompere
le persone: un vizio che avevo da sempre.
-Cazzo Gin
se solo mi facessi finire sapresti che sei una bomba sexy e stasera
tutti ti
sbaveranno addosso-
Avete
presente quando nei cartoni animati ai personaggi cade la mascella fino
a terra
per lo stupore? Così era la mia mascella in quel momento,
per il modo in cui
l’aveva detto e notai subito lo sguardo liquido con cui mi
osservava: uno
sguardo che ogni donna vorrebbe su di se dal suo uomo, uno sguardo che
ti fa
sentire davvero bella anche se solo per qualche secondo ,nel mio caso,
e
desiderata.
Tutti i
nostri amici si radunarono con le macchine nello spiazzo davanti casa
nostra e
da lì, Riccardo che guidava ci doveva condurre nel luogo
della festa. In quanto
all’organizzazione aveva fatto male i calcoli
perché erano una settantina di
invitati ed era stato davvero difficile dividerli in due gruppi in modo
che uno
seguisse Stefano e l’altro Riccardo; Riccardo infatti aveva
detto che saremmo
arrivati in poco meno di un’ora invece impiegammo
un’ora e mezza perché più di
una volta qualche invitato si perse, quando però arrivammo
restai a bocca
aperta per lo stupore: era un’enorme villa immersa nella
natura.
Parcheggiammo
in uno spiazzo di ghiaia e da lì ci incamminammo a piedi, io
costantemente
attaccata al braccio di Riki, verso quella che sembrava più
un castello che una
villa;
-Queste
pietre vogliono attentare alla mia vita-
-Tranquilla
amore, non ti faccio cadere-
Con Alice e
Andrea c’era sempre da divertirsi ma in quel momento la mia
attenzione era
attirata da tutt’altro; c’era un enorme scala di
marmo con i passamano in ferro
battuto che conduceva verso il giardino della villa in stile inglese.
Il prato
verde era attraversato da una stradina fatta
di pietre bianche con dei faretti colorati ai lati per
illuminare il
cammino, in fondo al giardino c’era una piscina enorme con
una fontanella al
centro che creava giochi d’acqua luminosi e a completare il
tutto c’era
l’angolo bar che serviva alcolici e cocktails di ogni genere e il dj che aveva
già fatto partire la musica
a tutto volume. Pian piano gli invitati stavano arrivando e qualcuno
come
Mattia iniziò a
bere e ballare. Riccardo
mi portò dentro insieme ad Alice e Andrea per mostrarci le
nostre camere perché
la festa sarebbe finita a notte fonda se non proprio la mattina e non
potevamo
certo guidare dopo aver bevuto.
-Questa
è la
vostra- disse rivolto ai nostri amici che posarono i giubbini e
tornarono
subito al piano di sotto. Poi mi trascinò in fondo al
corridoio e quando stava
per aprire la porta mi ricordai di quello che aveva detto Stefano e lo
fermai.
-Gin che
fai? Non vuoi lasciare la borsa dentro?-
-Entro solo
io, perché c’è il tuo regalo dentro,
non devi vederlo-
-Posso
aprirlo ora? Sono curioso- era felice ed io con lui.
-Lo aprirai
quando la festa sarà finita e tutti se ne saranno andati-
-E se mi dai
un piccolo indizio?- l’ho già detto che con quel
tono da cucciolo è dolcissimo?
-No, andiamo
giù che gli invitati ti aspettano-
-Per questa
offesa mi devi un ballo- rise lui
-Anche due
se riuscirò a resistere su questi trampoli-
-Tranquilla
non li terrai per molto-
-Riki la
festa è appena iniziata e durerà per ore-
-Si ma
dovrai toglierli prima- c’era qualcosa sotto, me lo sentivo e
il suo sorriso da
cattivo ragazzo non contribuiva a farmi stare tranquilla.
-Riki ti
avverto è meglio per te se fai il bravo ragazzo, maturo e
responsabile- tentai
di mantenere un tono duro ma non ci riuscii.
-Non sono
mai stato bravo, maturo e responsabile- era ironico e subito dopo mi
trascinò
giù e iniziammo a bere.
Erano le 11 passate, mancava
ancora molto al
termine della festa, ma tutti
continuavano a bere, a ballare sfrenati e a fare tuffi in piscina
nonostante ci
fossero 18 gradi che era una temperatura abbastanza bassa dato che era
sera.
Riccardo finora aveva fatto avanti e indietro per parlare con tutti e
controllare che non mancasse niente; ora finalmente poteva divertirsi
anche e
subito venne da me.
-Balliamo?-
-Scateniamoci-
stavo accanto a lui, mi muovevo al ritmo della musica e non mi sentivo
per
niente stanca; finita la musica,
partì
una canzone che amavo e che mi aveva fatto compagnia per un intera
settimana sull’autobus
quando andavo a scuola e Niki era a casa con l’influenza.
POV
RICCARDO:
Quando
partì
quella canzone che avevo in testa da mesi pensai che fosse una strana e
bellissima coincidenza, senza aspettare presi Ginevra tra le braccia e
iniziammo a ballare stretti, mentre all’orecchio le
canticchiavo le parole.
I’ve
never
been the best at honesty,
Non sono mai
stato il migliore in onestà
I
made more mistakes than I can Even count.
Faccio
più
errori di quanti ne possa contare.
But
things
are gonna be so different now.
Ma le cose
sono così differenti ora.
You
make me
wanna
Turn it all
around.
Mi fai
venire voglia di cambiare tutto.
I
think of all
the games that I
have played
Penso ai
giochi che ho giocato
The unsuspecting people that
I’ve hurt
Le persone
ignote che ho sentito
Deep inside I Know I don’t
reserve another chance to finally make it work
Dentro so
che non merito un’altra possibilità per farlo
finalmente funzionare
But
I’ll try…
to never disappoint you
Ma
proverò a
non deluderti mai
La sensazione
di lei che mi stringeva era strana e bellissima al tempo stesso, grazie
a lei
mi sentivo tranquillo come se niente e nessuno a parte lei potesse
darmi quella
felicità e serenità che non avevo mai avuto;
volevo godermi quel momento perché
sapevo che non era tipa da slanci d’affetto, non
perché fosse cattiva, ma
semplicemente avevo capito che dopo tutto il dolore che aveva subito,
aveva paura
dei suoi stessi sentimenti e degli altri; continuai a cantarle la
canzone all’orecchio
e ogni tanto alzava lo sguarda per osservarmi.
I’ll
try
until I get it right
Ci
proverò
fino a riuscirci
I’ve
always
been so reckless
Sono sempre
stato spericolato per tutta la mia vita
But
I’ll try
for you
Ma
ci proverò per te
I’ve
the best
at letting people down, I’ve never been the kind of person
you could trust
Sono stato il
migliore nel buttare giù le persone, non sono mai stato un
tipo di persona di
cui ti potevi fidare
But
if you give me half
of a chance I’ll show…How
much I can fix myself for you
Ma se mi
dessi un’altra mezza possibilità ti
mostrerei..quanto potrei cambiare me stesso
per te
And
I’ll try
to never disappoint you
E
proverò a
non deluderti mai
-Riki?-
-Si?-
-La canzone
è finita- rideva come una bambina, ma non si
allontanò da me.
-Scusa,
allora è arrivata l’ora della sbronza –
mi staccai subito e la trascinai con me
all’angolo bar; in tutti i compleanni c’era sempre
questa tradizione: arrivata
mezzanotte il festeggiato doveva riuscire a bere tanti bicchieri quanti erano gli anni che
compieva, e poi
doveva scegliere uno tra gli invitati che ne bevesse lo stesso numero
insieme a
lui. Gli altri conoscevano la tradizione ma Ginevra no, e quindi le
spiegai
tutto.
-Forza
Riccardo chi scegli?- gridò qualcuno
-Ginevra ce
la fai a reggere 18 bicchieri di jack daniels?- la sfidai con lo sguardo
-Certo, ce
la faccio benissimo- alzò il mento orgogliosa
-Che inizi
la sfida- disse il barman dopo aver sistemato i bicchierini.
POV GINEVRA:
Mi stavo
cacciando in un grosso, anzi enorme guaio: non avrei mai retto 18
bicchieri di
quel coso super alcolico, a stento e solo dopo aver abbondantemente
mangiato
riuscivo a reggerne 10, ma ancora una volta il mio orgoglio aveva avuto
la
meglio e non potevo certo tirarmi indietro. Non dovevamo berli tutti in
una
volta quindi avevo già un piano in mente. Ne presi tre uno
dietro l’altro e
tornai in pista: la testa già iniziava a girare.
Ogni tanto
andavo al tavolo e buttavo giù qualche bicchiere,
continuando a muovermi sotto
lo sguardo costante di Riccardo, non sarei arrivata a fine festa. Era
l’una e
finalmente ero riuscita a finire i bicchieri anche se in
realtà con gli ultimi
8 avevo innaffiato le piante senza farmi vedere da nessuno. Cercai con
lo
sguardo Riccardo che barcollava ma era ancora abbastanza lucido e gli
andai
incontro.
-Ti manca
ancora un bicchiere, ho vinto io- dissi trionfante
-Guarda che
ti ho vista- sorrise lui
-Visto cosa?-
cazzo, ero nei guai
-Li hai
versati nei fiori- eppure ero stata attenta
-Mi prometti
che non ti arrabbi?-
-Per cosa
dovrei arrabbiarmi?- chiesi dubbiosa, ma non feci in tempo a finire di
parlare
che mi sollevò da terra, si mise a ridere e mi
buttò nella piscina.
-Ma sei
stronzo?!? Oddio si congela- iniziai a battere i denti per il freddo e
vedendomi mi allungò una mano preoccupato; decisi allora di
ignorare il freddo
e dopo avergli stretto la mano lo tirai in acqua. Mi si
avvicinò e mi spinse la
testa sott’acqua e feci lo stesso a lui: non ero una che
mollava.
-Stai
tremando come una foglia usciamo-
-Accidenti
che freddo-
Mi
portò
dentro casa e dopo aver asciugato i capelli indossai un abito azzurro
che si
era portata dietro Alice e
tornai in
cortile; ormai ero distrutta e non avevo la forza di ballare, mi alzai
dal
divanetto solo quando portarono la torta che era enorme a
più piani e
di una dolcezza unica.
Verso le tre
finalmente la festa finì e tutti ,stanchi e mezzi ubriachi
,se ne andarono
lasciando me Riki, Alice e Andrea distesi a pancia in su sul prato ad
osservare
le stelle; all’improvviso mi ricordai del regalo e mi alzai
di scatto tutta
allegra ed eccitata tirando Riccardo per una mano.
-Riki
andiamo devo darti il mio regalo-
-Va bene, ma
piano non tirare-
Quasi
corremmo per le scale e
arrivati davanti
la porta lo feci aspettare fuori perché dovevo mettere il
mio regalo nello
scatolo col fiocco.
-Entra-
-Cos’è
quello scatolo?- era curioso ed io invece non stavo capendo
più niente per il
troppo alcool.
-Il tuo
regalo-
-E allora
perché
il mio regalo si muove?-
-Aprilo-
POV
RICCARDO:
Mi sedetti
sul letto accanto a lei e appena aprii lo scatolo, una palla di pelo
bianca con
due macchie marroni sulle orecchie, si lanciò sulla mia
faccia e mi iniziò a
leccare tutto; lo fermai con due mani e lo guardai contento: era un
Jack
Russell terrier. Fin da piccolo avevo sognato di averne uno ma i miei
non me l’avevano
mai comprato perché nessuno avrebbe potuto badarlo. Quella
sera avevo ricevuto
molti regali, ma quello era il più bello di tutti.
-Ti piace?
Lo so che forse dovevo prima..-
- Gin
è
bellissimo- la interruppi e mi avvicinai a lei per abbracciarla ma
l’istinto mi
spinse a fare tutt’altro: le misi una mano sulla nuca per
avvicinarla a me e
appoggiai le mie labbra sulle sue, mi stavo già preparando
allo schiaffo che mi
avrebbe tirato e invece mi abbracciò e ricambiò
il bacio. In un batter d’occhio
ci ritrovammo distesi sul letto a baciarci appassionatamente. Le tolsi
il
vestito e rimasi senza fiato per la sua bellezza ma quando
portò le mani al mio
jeans per toglierlo la bloccai. Era tutto sbagliato, io ero sbronzo e lei più di
me, non potevo farle questo. Nonostante
la desiderassi da morire dovevo fermarmi altrimenti avrei rovinato il
nostro rapporto
e l’avrei persa per sempre.
-Gin siamo
ubriachi,
è meglio dormire- lei mi guardò delusa
-Si hai
ragione, però Riki posso abbracciarti?-
-Vieni qui
piccola- la abbracciai a appoggiò il viso sul mio petto nudo
stringendomi forte
-Quando sto
con te, è come se i dolori del passato svaniscono
all’improvviso- lo disse in
un sussurro e subito chiuse gli occhi addormentata; era dura da dire ma
mi
stavo innamorando di quella ragazza, e io avevo una fottuta paura.
ANGOLO
AUTRICE:
Ho fatto di
nuovo ritardo ma spero mi capirete: manca poco alle vacanze di Natale e
i prof
ci stanno bersagliando di interrogazioni e verifiche, in più
sto con un
raffreddore da far paura e la testa mi gira quindi spero di non aver
scritto
una schifezza, in quanto a lunghezza mi sono fatta prendere la mano
dato che il
capitolo 11 era piuttosto cortino. Ke ne dite di questo? E secondo voi
come
reagirà la nostra Gin appena si sveglierà accanto
a Riccardo?
Xoxo
BlackShadow90
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Capitolo 13 *** LITIGI E DICHIARAZIONI ***
“E LEI
SI
SENTIVA STRANA DENTRO, SOPRATTUTTO ALL’ALTEZZA DELLO STOMACO,
IRRITATO DA
EMOZIONI COMPLICATE, RABBIA E QUALCOS’ALTRO A CUI NON AVREBBE
SAPUTO DARE UN
NOME, MA CHE FACEVA PIU MALE DI TUTTO.”
-Jeffrey Eugenides
POV
RICCARDO:
Mi svegliai
sentendo il letto vuoto e freddo, segno che Ginevra si era
già alzata e forse
si era incazzata: era sotto la doccia perché sentivo
l’acqua scorrere. Mi
preparai mentalmente il discorso da farle per chiederle scusa ed
evitare così
l’ennesima litigata ma più lo ripetevo e
più diventavo nervoso. I minuti
passarono e lei era ancora lì dentro quando bussarono alla
porta.
-Avanti-
spuntò
Andrea già vestito e pronto.
-Riccardo
dovete darvi una mossa perché è ora di tornare a
casa e i proprietari della villa
devono andarsene fra poco- i proprietari ci avevano avvisati che
sarebbero
venuti nel pomeriggio per ricevere i soldi e chiudere la villa e io me
ne ero
dimenticato.
-Tra dieci
minuti scendiamo- chiuse la porta e sentii quella del bagno aprirsi.
-Il bagno
è
libero- Gin
uscì in accappatoio dal
bagno con un’aria stanca
-Senti per
ieri sera volevo dirti che…-
-Tranquillo
non sono arrabbiata, ora però vai a lavarti che dobbiamo
tornare a casa- disse
calma e indifferente; faticavo ancora ad abituarmi alla sua
indifferenza verso
tutto e tutti ma sapevo che quella era solo una maschera per coprire i
suoi
veri sentimenti.
-Si vado-
Dopo essermi
lavato, scesi in giardino con gli altri, tenendo il cucciolo in braccio
e dopo
aver pagato e ringraziato i proprietari salimmo tutti in macchina
diretti verso
casa; Andrea si propose per guidare dato che, a detta sua sembravo uno
straccio, e in effetti mi sentivo così anche se il colpo di
grazia lo avrei
ricevuto una volta giunti a casa.
-Come
chiamerai il cane?- mi chiese dopo mezz’ora di macchina Alice
-Non lo so,
penso che deciderò con Gin- mi girai verso di lei che
fissava assente il
paesaggio.
-Perché
non
lo chiamate Idefix come il cane di Asterix?- rise Andrea
-Decisamente
no, voglio un nome originale-
-Goose (si
legge Gus)- disse all’improvviso Gin
POV GINEVRA:
Stavo
cercando di riordinare le idee ma appena li sentii parlare del nome del
cucciolo mi uscì fuori quel nome, che tanto amavo.
-E’ un
bel
nome- evitai il suo sguardo come stavo facendo ormai da un’ora
-Lo sapevo
che avresti detto quel nome, avrai visto quel film cento volte- non ero
in vena
di risate così mi limitai a farle un timido sorriso.
-Che film?-
chiesero all’unisono Riki e Andrea
-Top Gun,
è
un film d’azione e il protagonista è un aviatore-
rispose lei al posto mio
-Magari lo
affittiamo così lo vediamo-
-Ottima
idea-rispose Andrea
La
conversazione cadde lì e nessuno parlò
più finché arrivammo a casa mezzi
addormentati e affamati. Mentre i ragazzi iniziarono a preparare la
cena, io e
Alice salimmo in camera per fare una doccia e riprenderci dopo la
serata;
all’improvviso lei si fermò e si girò
verso di me.
-Senti non
voglio più fare l’amica silenziosa soltanto
perché non vuoi parlarmi di quello
che ti passa per la testa; da adesso in poi quando ti vedrò
in questo stato ti
chiederò come stai e non me ne frega niente se mi mandi
affanculo o te ne vai,
io continuerò a starti accanto- non aveva più
senso fingere con lei
-Vuoi sapere
come sto? Cosa penso? Sto da schifo e penso che…non so
neanche io cosa pensare,
perché ieri io e lui ci siamo baciati e ho provato non
saprei neanche dire
cosa, era una sensazione strana, nuova e tutto questo mi fa schifo-
-Tu e Riki vi
siete baciati? – non sembrava per niente stupita
-Si ma non
significa niente, è stato soltanto uno stupidissimo bacio,
eravamo ubriachi e
non ragionavamo bene, ho sbagliato, era un gioco- le mentii per
convincere me
stessa, perché non potevo davvero essermi innamorata con un
bacio, era assurdo
e l’amore era qualcosa di impossibile per me, e poi lui
neanche conosceva la
parola amore.
-Ha ragione
lei- Riki comparve all’improvviso davanti la porta aperta
POV
RICCARDO:
Mentre passavo
avevo sentito quella frase, ed era stata peggio di una pugnalata per
me, avrei
preferito che non se ne ricordasse e invece se ne ricordava, ed era
tutto un
gioco per lei; sono stato un coglione
a
credere di aver trovato l’amore, l’amore non fa
parte della mia vita quindi è
ora di farla finita e di prendere le distanze.
-Ginevra
senti mi sono stancato del finto fidanzamento, ho bisogno di una sana
scopata,
e poi diciamocelo, nessuno avrà creduto a questa farsa
perché io sono Riccardo,
e l’amore mi dà il voltastomaco- guardando il
dolore nei suoi occhi mi venne il
desiderio di abbracciarla e rimangiarmi tutto ma ripensai a
ciò che aveva detto
e ritornò la rabbia. Tutto sarebbe ritornato come i primi
giorni quando lei mi
odiava e io la vedevo solo come l’ennesima ragazza da
portarmi a letto.
Pensavo
sarebbe andata così e invece era tutto così
doloroso, e più
sentivo dolore più mi odiavo perché il
dolore era una cosa da femminucce che non mi apparteneva, dopo un mese
la
situazione era
peggiorata: la mattina
andavamo a scuola e la sera bevevo e rimorchiavo insieme a Stefano e
Andrea che
non volevano mai lasciarmi solo, ma la cosa più brutta era
ritrovarsi ogni
santo giorno il bellissimo viso di Ginevra davanti che sembrava sempre
senza
espressione come se niente fosse successo. La sera mi vedeva ma
soprattutto mi
sentiva tornare con qualche ragazza eppure non leggevo gelosia o
fastidio nei
suoi occhi: semplicemente erano vuoti spenti. Non sapevo più
come comportarmi
con lei e oltre al dolore c’era il senso di colpa
perché Alice spesso litigava
con Andrea per colpa mia.
POV GINEVRA:
Come eravamo
arrivati a quel punto? In poco tempo mi aveva trasformato in un vaso di
vetro
nelle sue mani, mi aveva scagliata a terra e adesso ero in mille pezzi.
Stavo
disperatamente cercando di rincollare i pezzi ma erano troppo piccoli e
sparsi
ovunque, era impossibile. Erano due mesi e mezzo ormai che non ci
parlavamo
più, eravamo come due fantasmi dentro casa, anche se io ero
silenziosa mentre
lui, o per meglio dire le sue accompagnatrici erano molto rumorose. Era
mezzanotte quando sentii la porta d’ingresso aprirsi.
Riccardo entrò ubriaco
con una ragazza mezza nuda e caddero sul divano io ero in cucina con un
bicchiere d’acqua e vedere quella scena che ormai si ripeteva tutti i fine
settimana mi spezzò il
cuore, già in frantumi. Come era potuto succedere di
innamorarmi di quel
coglione? Come faceva a non capire il dolore che provavo? Non ce la
facevo più
e anche Alice se ne era accorta: aveva capito che mi ero
inevitabilmente
innamorata di lui e per questo si infuriava con lui e con Andrea che lo
proteggeva sempre. Il primo mese lontano da lui avevo pensato di dirgli
ciò che
provavo, ma non potevo e non volevo, perché non era tipo da
relazione, mi
avrebbe solo fatta soffrire. Cercai di salire le scale silenziosa ma
appena
urtai un dito lui mi sentì e sollevò la testa.
-Gin?-
tornò
lucido
-Continuate
pure, non volevo disturbarvi- dissi gelida
-Cos’è
ti dà
fastidio?-
-Pensavo
fossi cambiato ma sei il solito Riccardo, dovrò farci
l’abitudine-
-Io non ti
capisco! Prima dici che il bacio è un gioco e adesso ti
dà fastidio che mi
scopi un’altra, per favore aiutami a capire perché
mi stai facendo impazzire-
gridò
-Non
c’è
niente da capire sei solo uno stronzo- scappai in camera e non potei
impedire
alle lacrime di uscire quando qualche minuto dopo sentii la ragazza
gridare di
piacere, era una tortura, e mi faceva terribilmente male
così infilai le
cuffiette e partì “Segreto” di
Alessandra Amoroso.
Non
lo dirò a nessuno
lo terrò lì nascosto senza lasciare segno, il
segno in nessun posto.
E non avrà una data per una ricorrenza, il mondo non
saprà mai della sua
esistenza.
Eppure è grande, tanto grande che il silenzio a volte mi fa
soffocare,
non è un tesoro negli abissi, è invece tutto il
mare.
Il nostro amore è segreto
amore sottovoce,
amor che non si deve
amore che non avrà mai luce
amore maledetto,
amore latitante,
amore senza nome o direzione
solo amore.
Lo
sento respirare tra i sogni e le lenzuola
è grazia ed è condanna che sentirò io
sola.
Non lo darò alla gente perché non possa usarlo,
preferirei morisse piuttosto
che sporcarlo.
Perché lui è puro, tanto puro che non so se io lo
posso meritare, per questo lo
terrò qui chiuso a costo di impazzire.
Il nostro amore è segreto
amore sottovoce,
figlio di un dio sbagliato
amore, che non avrà mai luce
amore maledetto,
amore latitante,
amore senza nome o direzione
solo amore (x4)
amore senza fine,
amore che c'ha fame!
amore prepotente
che ti prende a pugni il cuore!
amore rinnegato,
amore che è in galera
il giorno si fa sera
e resta sempre lì dov'era.
Solo
amore (x7)
Si
addiceva perfettamente , si perché ciò che
provavo sarebbe rimasto
nascosto dentro di me, lui non avrebbe saputo di quell’amore
perché era sbagliato
e non meritavo l’amore né da lui né da
nessun’altro. Avevo sbagliato, mi ero
solo incasinata la vita affezionandomi a lui, e adesso lui non era
più lo
stesso Riki con cui scherzavo, neanche io però ero
più la stessa e mi odiavo perché
soffrivo per lui che non si meritava niente.
La
notte passò e la mattina mi alzai prestissimo
perché odiavo rigirarmi
nel letto senza riuscire ad addormentarmi. Scesi allora per fare
colazione, quando
calpestai qualcosa che fece rumore, abbassai lo sguardo e mi pentii
subito di
averlo fatto perché non avrei mai dovuto vedere
ciò che era a terra: un
involucro vuoto di preservativo. Per tutta la notte mi ero ripetuta che
era
solo un incubo e mi
ero quasi convinta
invece quello fu la prova che mi fece sprofondare. In pochi minuti mi
preparai
e senza neanche mangiare presi lo zaino e salii sulla moto per fare un
giro;
arrivai in spiazzo e mi fermai per telefonare ad Angelo.
-Pronto?-
sentii la sua voce assonnata
-Oddio
scusa Lollo sono le sei e mezza ti richiamo dopo- che cretina, non
avevo neanche visto l’ora.
-Principessa
se mi hai chiamato è successo qualcosa quindi ora mi dici
tutto- era l’unico di cui mi fidavo eppure non ero certa se
dirlo oppure no.
-Niente
è solo che mi manchi-
-Lo
sai che con me non attacca, dimmi la verità-
-Mi
piace una persona e ho paura-
-
Ti piace?-
-Be
si, insomma è stronzo, orgoglioso e ha un mucchio di difetti
però cazzo
mi piace, ma non dovrebbe piacermi perché si insomma non
è il mio tipo e poi va
con un mucchio di ragazze ma siamo amici o meglio lo eravamo e adesso
si è
incazzato con me e…-
-Ehi
ehi respira, adesso rispiega tutto in ordine e soprattutto il ragazzo
va nella tua classe?- aveva un tono diverso dal solito o forse ero io
ancora
addormentata
-Ecco
lui, si, è…Riccardo-
-Ah….e
lui lo sa?-
-No,
lo sai che ho paura a legarmi a qualcuno e poi il problema è
che a lui
non interessa una relazione, ama divertirsi-
-
Allora penso che è meglio se lasci perdere, lui non
è il ragazzo giusto-
-Ma
ogni volta che volevo qualcosa hai sempre detto che non dovevo mai
mollare, perché adesso hai cambiato idea?- il suo motto era
non mollare mai
-Perché
tengo a te e non voglio che soffri a causa di un cretino-
-Lo
sai che ti voglio bene?-
-Si
e tu lo sai che io te ne voglio di più?-
-Ovvio…
ah quasi mi dimenticavo, tu e gli altri che fate per natale?-
-Di
solito siamo sempre stati con te perché, ci vuoi invitare?-
disse
ironico
-Certo
tanto il posto c’è, non vedo l’ora di
abbracciarvi-
-Anche
io piccola mia-
-Bene
ora devo andare, ho fame, salutami gli altri-
-Va
bene principessa ,ciao-
Chiusi
la chiamata e andai al bar li vicino perché il mio stomaco
si
lamentava, così presi una cioccolata calda e un cornetto
alla crema; mangiai
con calma tanto era ancora presto e poi presi la moto e andai a scuola.
Entrata
nel cortile notai subito tre figure che mi corsero incontro, erano
Andrea e
Alice con un preoccupatissimo Riccardo.
-Mi
spieghi dove diavolo sei stata?- mi chiese lui
-A
fare un giro-
-Non
potevi almeno avvisarci? Ci siamo preoccupati-
-
Scusatemi, non volevo-
Durante
la lezione Alessandro mi mandò un bigliettino con il luogo e
la
data della gara di quella sera, ed una gara era proprio quello che mi
serviva
per svagare la testa, perché Andrea e Alice quel giorno
stesso sarebbero andati
fuori città a casa dei genitori di lui e avrebbero dormito
lì perciò mi sarei
trovata a casa da sola con Riccardo, e quello era proprio
l’ultimo dei miei
desideri.
Prima
di andarsene i due ci raccomandarono di tenere in ordine casa e
soprattutto di non distruggerla a causa delle nostre litigate, poi ci
abbracciarono e se ne andarono; io subito mi vestii, pronta per
vincere, con un
jeans tutto strappato e sopra una maglia di pizzo nero a maniche lunghe
che
lasciava scoperta la pancia. Avevo chiesto ad Alessandro di non
riferire della
gara a Riccardo per evitare guai e senza fare rumore uscii da casa.
Giunta
nel luogo di quella che chiamavano “The Hell”
trovai subito
Alessandro che mi iscrisse e
puntò delle
scommesse; noi piloti eravamo quattro e quando la gara
iniziò mi ritrovai
subito in testa ma subito mi ritornò alla mente il giorno
della gara con Riccardo
e questo bastò a deconcentrarmi e farmi perdere la gara. Non
appena la gara
terminò, la folla ci bloccò ma questo
durò poco perché all’improvviso si
sentirono le sirene della polizia e le macchine spuntarono da tutte le
parti, iniziarono
a circondarci e moltissimi che avevano puntato scommesse o avevano
osservato la
gara vennero bloccati dagli agenti, non feci neanche a tempo a scappare
che una
volante mi tagliò la strada, mi sentivo in trappola e per la
prima volta ebbi
davvero paura. Un poliziotto mi ordinò di scendere dalla
moto e dopo averlo
fatto mi ammanettò e mi portò in centrale in
auto. Quella era una di quelle
situazioni in cui una persona non si sarebbe mai voluta trovare. Mi era
concessa una sola telefonata e siccome Alice e Andrea erano fuori
città l’unica
alternativa che mi rimaneva era lui, Riccardo. Mi avvicinai al telefono
e
iniziai a digitare il numero che conoscevo a memoria: la paura era
quella di
sentirlo affannato o sentire la voce di una ragazza.
-Pronto?-
era agitato
-Riki,
sono io, ho bisogno di un favore-
-Mi
dici dove cazzo sei?? E’ l’una di notte e ti
avrò lasciato una ventina
di chiamate-
-Sono…alla
centrale di polizia-
-Cosa?!-
-Ti
spiego tutto dopo, ti prego vieni a prendermi-
-Arrivo
subito-
Avevo
parlato con un poliziotto giovane molto simpatico che per fortuna
aveva chiuso un occhio e avrebbe fatto ricadere tutte le accuse contro
di me perché
come aveva scritto nella testimonianza io ero capitata in quella gara
illegale
per caso, quindi non potevo essere accusata di niente.
-Ginevra!-
mi girai e mi trovai davanti il volto preoccupato di Riccardo,
in un attimo tutta la tensione e la paura scomparvero e corsi verso di
lui.
-Perché
sei qui?-
-Ho
partecipato ad una gara ma è arrivata la polizia
all’improvviso e non
sono riuscita a scappare- sussurrai
-E
quindi adesso?-
-Mi
rilasciano per fortuna, voglio solo tornare
a casa-
-Ginevra
te ne stai andando?- mi voltai, era Marco il ragazzo che mi aveva
fatta rilasciare
-Si
Marco ho bisogno di dormire, grazie mille per tutto- notai di sfuggito
lo sguardo infastidito di Riki
-Figurati,
lui è il tuo ragazzo?- si rivolse a Riccardo
-No
è un amico-
-Ahh
meno male, allora ci sentiamo-
-ok,
ciao-
Una
volta usciti dalla centrale Riccardo mi prese per un braccio e mi fece
girare
-Chi
è quello lì?- disse arrabbiato
-Perché
sei geloso?- lo dissi scherzando ma lui rimase zitto
-Si
ok?! Sono geloso marcio, perché dal primo momento che ti ho
vista ho
capito che eri speciale, ed è grazie a te che ho capito
cos’è l’amore: un
sentimento che forse non fa per me, ma sarei disposto a fare
un’eccezione per
te e solo per te. Quando ho sentito che il bacio per te è
stato solo un gioco
mi sono incazzato, e questi due mesi sono stati un incubo, mi sono quasi ucciso a forza
di sbronze. Lo so
che sono un cretino, un bambino e farò un mucchio di sbagli
ma ti chiedo
soltanto un’opportunità, per dimostrarti che posso
cambiare, che posso
diventare l’uomo giusto per te-
Non
volevo più aspettare, volevo fare ciò che era
giusto per il cuore anche
se sarebbe stato sbagliato per la mia testa. Lo baciai e misi fine a
quella
sofferenza di quasi
tre mesi perché speravo
con tutto il cuore che ciò che mi aveva detto fosse la
verità.
-Quindi
questo che vuol dire?- mi chiese dopo che ci staccammo per
riprendere fiato.
-Vuol
dire che anche tu mi sei piaciuto fin dal primo momento, e ho
sbagliato a dire quella cosa tu però hai esagerato: non
immagini quanto ho
sofferto vederti sempre con una ragazza diversa- abbassai lo sguardo
imbarazzata da quella confessione.
-Da
adesso in poi mi farò perdonare te lo prometto- e ci
baciammo ancora,
lì ,in mezzo ad una piazzetta deserta con la luna a farci da
spettatrice e il
lieve vento che ci accarezzava il viso. Non sapevo se sarebbe durato,
ma adesso
eravamo lì, insieme e nient’altro contava.
ANGOLO
AUTRICE:
Yeahhhhhhhhhhh
finalmente i nostri piccioncini ce l’hanno fatta a superare
le paure e dichiararsi i loro
sentimenti
e adesso? Cosa succederà? (Please lasciate delle
recensioni:C )
xoxo
Blackshadow90
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Capitolo 14 *** MI FIDO DI TE ***
“AMA,
AMA
FOLLEMENTE, AMA PIU’ CHE PUOI E SE TI DICONO CHE E’
PECCATO, AMA IL TUO PECCATO
E SARAI INOCENTE”
-Shakespeare
POV GINEVRA:
DRIIIIN,
DRIIN,
Cos’era
tutto quel fracasso? Il suono del citofono era fastidioso, ma lo era
ancora di
più il bussare a mano aperta sulla porta. Aprii prima un
occhio e poi l’altro
per abituarmi alla luce che mi colpiva in faccia quando sentii le
labbra di
Riccardo posarsi sulla mia fronte; ero ancora assonnata e lui sembrava
un
sogno.
-Vado ad
aprire a quei due e torno, non ti muovere-mi lanciò uno
sguardo divertito
e lo guardai uscire
dalla porta a passo
veloce con indosso solo un pantaloncino. Sprofondai nelle coperte e mi
girai
verso la finestra sembrava una bella giornata pur essendo inverno ed
ero
tremendamente felice ora; svegliarsi con la persona amata al proprio
fianco era
una sensazione, unica, indescrivibile e bellissima al tempo stesso. La
mia
teoria era sempre stata quella del non fidarsi di nessuno e contare
solo su se
stessi eppure era bello per una volta affidare la propria vita nelle
mani di
qualcun altro e rischiare tutto anche a costo di essere ferita. Ho
imparato che
la paura è la cosa più pericolosa
perché è in grado di annientare tutti gli
altri sensi, ti manda in panico e non ti fa ragionare, per una volta
sono
riuscita a mettere da parte la paura. E rigirandomi nel letto pensai
alla sera
prima, quando eravamo tornati a casa e lui non aveva preteso niente, si
era
solo disteso accanto a me nel letto e mi aveva abbracciata forte per
proteggermi da tutto, da me stessa , e mi aveva guardata
finché non mi ero
addormentata;
-Eccomi sono
tutto tuo- comparve all’improvviso sulla porta
-Mi hai
fatto venire un infarto- si lanciò sul letto e mi prese la
mano baciandomela
-Lo so, sono
troppo bello per essere vero- mi lanciò un cuscino in faccia
-Ehi vuoi la
guerra, e guerra sia!!- mi tirai su in piedi e iniziammo a colpirci a
cuscinate
mentre Goose abbaiava divertito, Riki mi prese tra le braccia e lo
baciai per
mia iniziativa, lui ricambiò e sembrava che nessuno dei due
volesse staccarsi
ma quando restammo senza fiato ci allontanammo e ci osservammo, aveva
un
espressione buffa, il volto assonnato e i capelli scompigliati,
era perfetto,
poi un
pensiero mi attraversò la mente e dopo aver visto la sveglia
sul comodino mi
bloccai all’improvviso.
-Oddio-
gridai
-Che
è
successo?- all’improvviso mi si avvicinò Riccardo
preoccupato
-Sono le due
del pomeriggio, abbiamo saltato scuola- esclamai in preda al panico; in
passato
ero stata una ragazzina ribelle ma non avevo mai saltato la scuola.
-Tranquilla
tanto
è solo un giorno- se lui era calmo allora lo ero anche io in
fondo che
differenza faceva un assenza in più o in meno? lo stomaco mi
brontolò rumoroso
e diventai rossa.
-Andiamo a
mangiare- feci per aprire la porta ma lui mi bloccò e lo
fissai interrogativo
-Hai la
splendida abitudine di dormire mezza nuda- guardai il mio corpo coperto
solo
dal reggiseno e dalle mutandine e mi sentii in imbarazzo, non ero bella
né
tantomeno in forma e mi sentivo inadatta ai suoi occhi che indugiavano
sulle
mie curve, eppure non capivo dove voleva andare a parare.
-E quindi?-
-Vestiti
perché c’è Andrea giù-
scoppiai a ridere, era geloso perfino del suo migliore
amico nonché fidanzato della mia migliore amica. Indossai la
sua felpa e tirai
su la cerniera, era abbastanza lunga da coprirmi il sedere.
-Per favore
metti anche un pantalone- era una scena irripetibile, sembrava
esasperato e mi
faceva ridere ancora di più, così infilai il
pantalone della tuta e lo guardai
con un sopracciglio alzato, come per chiedere la sua approvazione.
-Ok, andiamo
a mangiare- mi prese per mano e mi portò giù.
Appena
entrammo in cucina Alice e Andrea ci corsero
incontro con le braccia aperte ma si bloccarono non appena
videro le
nostre mani intrecciate e i nostri sorrisi da innamorati. Alice
però capì tutto
al volo infatti dopo l’attimo di stupore
mi abbracciò e mi sussurrò un
“complimenti” all’orecchio lanciando
gridi
di gioia, Andrea invece era ancora confuso.
-Non capisco
che sta succedendo, lui ha un sorriso da idiota in faccia e tu, amore,
stai
gridando come una ragazzina- sembrava che al posto degli occhi avesse
due punti
esclamativi.
-Ma non
l’hai ancora capito!? Finalmente questi due spericolati hanno
capito di
piacersi-
-Che bello
sono così contenta- continuò lei
-E’
una
notizia bellissima, complimenti, noi però andiamo
perché siamo stanchi- Andrea
non sembrava molto felice o forse ero io troppo paranoica
-A proposito
com’è andato l’incontro con i genitori
di Andrea?-
-Sono
simpaticissimi e molto gentili- Alice aveva un sorriso enorme
-Però
all’inizio eri agitatissima, non facevi altro che stritolarmi
le mani- la
riprese lui
-Quelli sono
dettagli-
-Certo amore,
andiamo-
Li seguimmo
con lo sguardo mentre scomparvero su per le scale e dopo che io e Riki
ci
guardammo scoppiammo a ridere.
POV
RICCARDO:
Guardai il
suo viso così felice e sperai di essere io il motivo della
sua felicità così
come lei lo era per me, ancora non riuscivo a credere di essermi
innamorato. Ci
sono voluti diciotto anni per trovare quella giusta e non
permetterò a niente e
nessuno di portarmela via.
-Amore che
vuoi mangiare?- mi stava fissando in modo strano e mi preoccupava, era
in grado
di farmi andare nel panico anche con poco.
-Mi hai
chiamata…amore?- non me ne ero reso conto, eppure ero felice
di averla chiamata
così perché aveva un espressione dolcissima.
-Si, amore-
-Fai quello
che vuoi- si era alzata
all’improvviso
dalla sedia e mi aveva messo le braccia al collo
-Se mi dici
così, mi tenti- la voce mi uscì roca,
perché mi bastava stare a qualche
centimetro da lei e il cervello andava in tilt
-Ti tento? A
fare cosa?- era sexy e non avevo mai visto questo lato del suo carattere
-Questo- la
sollevai sul lavello della cucina e gli ficcai la lingua in bocca con
avidità,
lei rispose subito, si strinse con le gambe al mio bacino e le mani che
mi
accarezzavano il collo mi stavano eccitando terribilmente, tanto che
quando mi
appiccicai a lei se ne accorse subito e rise divertita.
-Mi desideri
così tanto?- mi disse con tono di sfida
-Non
immagini nemmeno quanto-
Non sapevo
dove voleva arrivare ma non potei chiederglielo perché il
cellulare mi squillò.
Quando guardai il nome capii che i guai erano in arrivo ma non volevo
preoccupare Ginevra.
-Vado un
attimo a rispondere tu inizia a preparare- annuì insicura e
me la svignai in
fretta al piano di sopra, sorpassai le camere e andai sul terrazzo,
lì almeno
nessuno avrebbe potuto ascoltare.
-Ehi cugino
mi serve una mano tra due settimane- era mio cugino Christian
-Chri non so
se posso, vorrei evitare per un po’-
-Cugino
questo è l’ultimo carico prima di Natale, ho
bisogno di te-
-Va bene
Chri ma questo è l’ultimo, non voglio
più avere niente a che fare con quella
roba-
-Si cugino
grazie-
-Di niente
Chri-
Chiusi la
chiamata e guardai il paesaggio fatto di tetti e case , e poi pensai a
ciò che
avrei fatto tra due settimane, non volevo mentire a Ginevra, ma quella
sarebbe
stata la prima e ultima bugia. Fin da piccolo ero stato molto legato a
mio
cugino di qualche anno più grande ed eravamo come fratelli.
Lui però aveva
iniziato a spacciare per divertimento e tutte le volte che la merce
arrivava
chiedeva aiuto a me per consegnarla ai suoi clienti; quella cosa mi
eccita e mi
fa guadagnare ma adesso che c’è anche Ginevra non
me la sento di continuare,
lei non vorrebbe.
Tornai in
cucina, che emanava un buon profumo di funghi e panna, e Ginevra era di
spalle
mentre cucinava e canticchiava, era un quadretto molto carino e pensai
che se
non ci fosse stata lei la casa sarebbe vuota, e del tutto priva di
vita. Mi
venne subito alla mente un’immagine con lei in cucina e dei
bambini che le
giravano intorno, ho sempre amato i bambini ma sto correndo troppo. La
raggiunsi e le baciai il collo sentendola sospirare.
-Sembri
preoccupato-
la baciai per non guardarla negli occhi
-Sono solo
stanco-
-Già
a chi
lo dici-
-Lascia
finire a me, dopo mangiato torniamo a dormire- le tolsi il mestolo di
mano
-Allora
mangiamo in fretta, perché ho tanto sonno- rise e
sbadigliò insieme
-Certo piccola
mia- le baciai la fronte e le servii il piatto
Dopo la
breve dormita eravamo entrambi riposati e allegri per il clima di festa
e
Ginevra non faceva altro che saltellare avanti e indietro per la casa
per
prendere misura e segnare le cose da comprare, mi aveva detto che amava
il
Natale ma non pensavo fino a questo punto; sembrava un giocattolo a
molla ed
era incontentabile.
-Ho sentito
dei rumori, che combinate?- Ginevra era appena inciampata nella
prolunga che
aveva in mano e ovviamente Andrea e Alice erano subito scesi.
-Stavo per
chiamarvi, noi dobbiamo andare al centro commerciale per comprare luci
e
decorazioni, venite?-
-Ovvio,
qualcuno dovrà evitare che compri tutto il negozio, ancora
mi ricordo casa tua
la sera di Natale, per tutte le luci che c’erano si vedeva
anche dallo spazio-
rise Alice.
-Prometto di
non esagerare-
Ero sicuro
che non avrebbe mantenuto quella promessa, amava esagerare e fare
sempre le
cose in grande infatti quando entrammo nel centro commerciale guardava
tutto
con gli occhi luccicanti, sembrava una bambina in un negozio di
caramelle. In
soli venti minuti il carrello era già pieno a
metà di luci multicolori,
ghirlande, scritte di “Buon Natale” glitterate, e
pupazzi di neve. Sotto
il braccio sinistro portava un Babbo
Natale luminoso a grandezza naturale mentre con l’altro mi
teneva a braccetto.
Eravamo terribilmente buffi e le persone che ci passavano accanto, ci
fissavano
divertiti.
-Uffa quanto
sei noioso- disse Alice ad Andrea
- Amore lo
sai come è finita l’ultima volta-
-Ma avevi
solo dodici anni, ti prego andiamo-
A Milano
avevano messo da poco una pista artificiale di pattinaggio su ghiaccio e Alice voleva andarci ma a
dodici anni Andrea
si era rotto un braccio proprio sul ghiaccio ed era rimasto leggermente
traumatizzato.
-Dai Andy
andiamo tutti insieme, in fondo “è una follia
odiare tutte le rose solo perché una
spina ti ha punto”- disse Ginevra
-Sei anche
poetessa?- la presi in giro io
-E’
una
citazione de “Il piccolo principe”-
-Lo so
piccola saputella- le scompigliai i capelli sapendo che lo odiava e la
guardai
-Allora
andiamo?- chiese di nuovo Alice
-D’accordo
andiamo- sbuffò Andrea
-Ali mi
passi la lista?- chiese Ginevra
-Tieni-
POV GINEVRA:
Presi la
lista e controllai se mancava qualcosa e in effetti mancava proprio la
cosa più
importante: l’albero.
-Andiamo di
là- indicai
un corridoio sulla sinistra
e camminai a passo spedito; da quando eravamo entrati in quel centro
commerciale
stavo trascinando gli altri avanti e indietro.
-Non
usciremo vivi da qui- Alice rideva con in mano un tubo colorato di
venti
metri che gli avevo
affidato
-Scusi gli
alberi sono in sconto?- mi rivolsi ad un dipendente
-Si ma solo
quelli da 180 cm e 190 cm-
-Va bene
grazie-
-Si figuri,
se deve acquistarlo posso portarglielo in macchina-
-Non
c’è
bisogno- si intromise Riccardo fulminandolo, il ragazzo se ne
andò
-Voleva solo
essere gentile, smettila di esagerare- mi piacevano i ragazzi gelosi,
ma non in
modo eccessivo: per uno spirito libero come me, Riccardo doveva
imparare a
gestire la gelosia.
-Ci stava
provando-
-Ok ragazzi
basta, paghiamo e andiamo a casa che stasera ci tocca il pattinaggio-
fui grata
ad Andrea che ci interruppe perché non volevo litigare
Arrivati
alla cassa, sistemammo sul rullo quello che andava e la cassiera
fissò
sbalordita il carrello strapieno, presi la carta di credito ma Riccardo
mi
bloccò e diede la sua.
-Riki non
è
necessario-
-Gin lo sai
che i soldi non sono un problema-
-Si ma..-
-Niente ma, aspettate qui
perché io e Andrea dobbiamo
caricare l’albero in macchina –
Dopo aver
caricato l’albero e tutte le buste andammo di corsa a casa
per fare uno
spuntino veloce e prepararci per la serata, ormai il freddo era
arrivato e non
volevo certo prendere l’influenza poco prima di Natale.
Indossai il mio adorato
maglioncino rosso con la renna e l’immancabile sciarpa e
cappello, ed ero
pronta per pattinare anche se non l’avevo mai fatto in vita
mia.
-Che carino-
alzai lo sguardo sorridendo ad Alice
-Ho anche un
maglione con il pinguino- risi io, ero fissata con quei maglioncini
natalizi
-Sei
adorabile, e scusa per oggi- mi sussurrò una voce
all’orecchio; mi girai e Riki
mi baciò la punta del naso
osservandomi
incerto
-Sei
perdonato ma devi imparare a fidarti di me, di certo non me ne vado con
il primo
che incontro-
-E’
degli
altri che non mi fido- mi disse dolce
-Ma io non
ho scelto gli altri, ho scelto te- lo fissai intensamente per fargli
capire la
verità delle mie parole
-Il destino
è stato generoso con me- mi prese la testa tra le mani e mi
baciò
delicatamente, un bacio delicato ma pieno di desiderio; mi staccai e
avvicinai
la bocca al suo orecchio.
-Ti voglio-
gli sussurrai
-Stasera-
rispose lui con gli occhi liquidi, io annuii mentre dentro sentivo una
baraonda
di emozioni: mi sentivo eccitata, felice, ansiosa ma anche preoccupata.
Non
vedevo l’ora che quella serata finisse perché
sentivo il bisogno di lui.
Un colpo di
tosse ci interruppe e ci voltammo verso i due che ci osservavano
divertiti,
prendemmo la macchina e arrivati alla pista prenotammo dei pattini.
Entrati in
pista ci scatenammo, all’inizio fu un po’ difficile
perché il ghiaccio era
molto scivoloso e mi mantenevo in continuazione al corrimano ma dopo
una mezz’oretta
avevo preso confidenza e pattinavo discretamente in mezzo alla pista
sottobraccio a Riki, l’unico che continuava a rimanere lungo
il bordo era
Andrea che sembrava preoccupato di cadere, mentre Alice tentava in ogni
modo di
farlo allontanare dalla ringhiera e di spiegargli come tenere i piedi
per non
cadere ma era tutto inutile. Mentre volteggiavo al centro pista il
telefono
iniziò a squillare e mi spostai vicino ad Alice
e Andrea per rispondere, ovviamente era Angelo e mi ero
completamente
scordata di chiedere agli altri se lui, Marco ed Emiliano potevano
rimanere per
Natale.
-Ehi Lollo
come va?-
-Bene
piccola, dovrei prendere i biglietti aerei però mi devi dire
quando possiamo
venire e fino a quando restiamo-
-Aspetta due
minuti in linea-
-Ragazzi per
Natale possiamo ospitare tre amici?- chiesi rivolta agli altri
-Per me non
c’è problema- disse Alice
-Neanche per
me- rispose Andrea; Riccardo non sembrava molto contento ma
annuì lo stesso
-Allora
potreste venire il 24 e rimanere fino all’ 1- mi rivolsi ad
Angelo
-Perfetto ci
vediamo tra cinque giorni principessa-
-Va bene
Lollo ciao-
Presi per
mano Riccardo e lo riportai in pista, sembrava triste e sapevo che
stava
lottando contro se stesso perché non era molto
d’accordo ad ospitare i miei
amici soprattutto Angelo ma era rimasto zitto e avevo lo apprezzato
molto.
-Grazie- gli dissi
-Di cosa?-
-Non
sopporti Angelo però non hai detto niente-
-Mi fido di
te- mi guardò con quegli occhi color ossidiana e rimasi
incantata.
ANGOLO
AUTRICE:
Lo so,
stavolta sono davvero imperdonabile, ma purtroppo a volte capita di
avere così
tante cose da fare da non riuscire a conciliare il tutto; sono
esattamente come
Ginevra a volte: indifferente agli altri e menefreghista. Lo ammetto
perché so
di essere piena di difetti e la puntualità non è
il mio forte, del resto però “La
puntualità è la virtù
dell’annoiato” diceva Evelyn Waugh. Che ne pensate
del
capitolo? Vi piace? Cosa accadrà nel prossimo? Aspetto le
vostre recensioni ;D
Xoxo
Blackshadow90
|
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Capitolo 15 *** BUON NATALE AMORE MIO ***
“I
DON’T WANT A LOT FOR CHRISTMAS, THERE’S JUST ONE
THING I NEED, I DON’T CARE ABOUT THE PRESENTS UNDERNEATH THE
CHRISTMAS TREE, I
JUST WANT YOU FOR MY OWN MORE THAN YOU COULD EVER KNOW, MAKE MY WISH
COME TRUE,
ALL I WANT FOR CHRISTMAS IS… YOU”
-All I want for Christmas is you(Mariah Carey)
POV GINEVRA:
Ritornammo a
casa solo io e Riccardo perché Alice e Andrea avevano deciso
di andarsi a
prendere una pizza, noi invece eravamo letteralmente distrutti dopo
un’ora di
pattinaggio anche non sentivo la stanchezza né il sonno
né la fame insomma non
sentivo assolutamente niente perché la mie mente era troppo
impegnata a
immaginare la prima notte con Riccardo. E di certo anche lui pensava la
stessa
cosa dato che non mi toglieva gli occhi di dosso, la tensione sessuale
era
altissima forse perché eravamo attratti l’uno
dall’altra fin dal primo
incontro. Una volta aperta la porta di casa Riccardo mi si
avventò sopra
baciandomi il collo e io la richiusi con un calcio, mi sentivo in
paradiso come
se io fossi Eva e lui il serpente tentatore ,e purtroppo o per fortuna, non ero mai stata in grado
di resistere alle
tentazioni. Mentre continuava a baciarmi e ad esplorarmi ogni parte del
corpo
con frenesia io gli sfilai il giubbino e il maglione ammirando il suo
magnifico
petto scolpito e lo stesso fece con me lasciandomi in reggiseno; non
c’era
imbarazzo tra noi anzi ci osservavamo come un assetato osserva una
sorgente.
Dopo quell’attimo di immobilità si
fiondò di nuovo sul mio collo risalendo pian
piano: arrivò prima al lobo dell’orecchio che mi
leccò con lentezza facendo
crescere ancora di più il desiderio, poi mi baciò
il mento e infine tornò sulle
mie labbra, mordendole e succhiando il labbro inferiore. Mi stava
facendo
letteralmente impazzire e non ce la facevo più, se ne
accorse e piano salimmo
le scale baciandoci e lasciando cadere gli indumenti dappertutto.
Arrivati in
camera, mi adagiò sul letto e iniziò a lasciarmi
baci infuocati dalla base del
collo scendendo con calma, poi nell’incavo del seno dove si
soffermò
particolarmente.
-Che vuol
dire questo tatuaggio?- e mi sfiorò la pelle appena sotto il
seno sinistro;
sapevo che me l’avrebbe chiesto e non volevo più
dirgli bugie.
-“I
will
never let you fall, I’ll stand up with you forever,
I’ll be there for you
through it all, even if saving you sends me to heaven”
è il ritornello della
canzone preferita di mio fratello e quando è morto
l’ho tatuata per lui vuol
dire “Non ti lascerò mai cadere, mi
alzerò con te per sempre, sarò lì per
te
qualsiasi cosa accada, anche se salvarti mi manderà in
cielo”-
-Oh..-
-Tranquillo
sto bene, continua da dove ti sei interrotto- dissi maliziosa
Mi sorrise
rassicurante poi continuò sulla pancia e scese ancora
più giù fino ad arrivare
all’elastico delle mutandine. A quel puntò
alzò lo sguardo incerto e io annuii
così mi sfilò le mutandine e continuò
con la scia di baci, poi risalì e mi
tolse il reggiseno. Iniziò a baciarmi e mordicchiarmi i
capezzoli e io ansimai
di piacere; sentivo di non poter resistere oltre così
avvicinai il bacino alla
sua erezione e lui ansimò. Si tolse subito i boxer e prima
di avvicinarsi prese
dalla tasca dei jeans a terra una bustina colorata, allungai una mano e
gliela
feci lasciare.
-Prendo la
pillola, quello non serve-
-Non
l’ho
mai fatto “al naturale”- mormorò eccitato
-C’è
sempre
una prima volta- sussurrai
Lo baciai e
gli accarezzai i capelli poi con calma entrò in me e
iniziò a spingere
provocandomi un piacere immenso, mai provato; non mi staccò
gli occhi di dosso
nemmeno per un secondo come se volesse accertarsi che fossi davvero
lì, che
fossi reale. Dopo che venimmo entrambi lui si distese accanto a me e mi
strinse
forte tra le braccia:
-Ti amo
Ginevra- sentii una scossa all’altezza del cuore come se si
fosse fermato per
l’emozione troppo forte e poi sentire il mio nome pronunciato
da lui aveva un
suono nuovo, unico.
-Ti amo
anch’io- lo guardai negli occhi e seppi che diceva la
verità; ci addormentammo
così, nudi e stretti l’una all’altro.
Quegli
ultimi giorni di scuola passarono in fretta e così era
già il sabato 21 :
l’ultimo giorno di scuola. Tutti erano in fermento,
c’era chi andava di qua e
di la per sistemare gli ultimi addobbi per la piccola festicciola nel
cortile
di metà mattina e chi invece girava per i corridoi con
nastri e ghirlande in
testa a ridere e fare i trenini. Nella nostra classe regnava il caos
assoluto,
Mattia aveva messo la musica a tutto volume, altri saltavano sui banchi
,
mentre Caterina e Greta cantavano a squarciagola. Io per parte mia ero
stata
contagiata da quel gene di euforia e così adesso mi
ritrovavo con un
nastro brillantato
in testa a mo’ di
corona ed ero in braccio a Riccardo che mi trasportava avanti e
indietro per
l’aula. Quando gli altri avevano rivisto me e Riccardo
baciarci erano stati
contentissimi e Greta, Caterina e Noemi si erano congratulate con me
perché noi
due formavamo “la coppia più bella e strampalata
del mondo” secondo loro e
tifavano per noi. Finiti i festeggiamenti a scuola ci augurammo tutti
buone feste
e tornammo a casa pieni di cose da fare: dovevamo preparare la stanza
degli
ospiti (che non sapevo esistesse) per Angelo, Marco ed Emiliano;
dovevamo fare
un enorme spesa per tutte le feste, da Natale a Capodanno; e dovevamo
decorare
l’albero spoglio che stava in soggiorno. Organizzare la
stanza fu semplice
perché dovevamo solo dare una spolverata e lasciare aperta
la finestra, per
quanto riguarda la spesa me ne sarei occupata io e l’albero
invece lo facemmo
tutti insieme. Alla fine il risultato fu davvero bellissimo:
l’albero altissimo
era pieno di luci dorate e palline rosse e sulla cima un magnifico
puntale
dorato a forma di stella. Subito andammo a prendere i regali e li
mettemmo
sotto, quando tornai con sette regali in mano ,tutti mi fissarono.
-Gin ma per
chi sono tutti quei regali?-
-Per te
Andrea, Riccardo, Angelo, Marco, Emiliano e ovviamente anche per il
piccolo
Goose, vero cucciolo?- lo presi in braccio e mi leccò tutta
la faccia poi
guardai Riccardo che posava un’enorme regalo con sopra il mio
nome a lettere
cubitali. Sperai che non fosse un regalo costoso, anche se io stessa
non avevo
badato a spese per il suo regalo, dopo una lunga ricerca infatti gli
avevo
preso un bellissimo braccialetto su cui erano stampate le nostre foto
più belle
e un mappamondo di sughero personalizzabile: lui infatti amava girare
il mondo
come me e sarebbe stato carino attaccare una nostra foto su ogni
località che
avremmo visitato. Forse stavo correndo troppo ma lo amavo davvero.
POV
RICCARDO:
Quando posai
il mio regalo vidi Ginevra che mi fissava interrogativa e non vedevo
l’ora di
vederla scartare il mio regalo perché sapevo per certo che
le sarebbe piaciuto
grazie all’aiuto di Alice; era stato difficile trovarlo ma
alla fine ci ero
riuscito. Dopo aver finito tutto io e lei ci andammo a preparare per
andare al
supermercato ma uscimmo solo dopo un’ora perché
avevamo perso tempo per fare la
lista tutti insieme di cosa comprare ed era una spesa grossa. Perdemmo
più di
due ore al supermercato perché ogni volta mancava qualcosa e
c’era una fila
enorme, ma furono due ore stupende perché c’era
lei con me e non riuscivo a
togliermi dalla faccia quel sorriso che avevo sempre visto sulla faccia
di
Andrea ed Emanuele. Mi sentii uno sciocco ad averli presi in giro
perché
entrambi avevano trovato la ragazza giusta e forse li invidiavo ma ora
mi
sentivo il ragazzo più fortunato sulla terra. Nonostante la
scuola fosse finita,
quei tre giorni passarono in fretta e così arrivò
la fatidica vigilia di natale,
giorno in cui sarebbe arrivato “l’amico”
di Ginevra ed ero leggermente nervoso:
lei mi aveva detto che erano solo amici e le credevo ma forse lui non
la
pensava allo stesso modo, in fondo da quello che avevo saputo erano
amici da
molto tempo e la mia Gin era una ragazza bellissima e straordinaria.
Sarebbero
arrivati nel pomeriggio e non volevo rovinare tutto con la mia stupida
gelosia,
eppure non riuscivo ad impedirmi di camminare avanti e indietro per il
soggiorno mentre le ragazze erano a cucinare.
-Puoi venire
un attimo?- Andrea mi condusse sul terrazzo: si gelava e portava neve
in
serata.
-Mi
prenderò
un raffreddore, cazzo- strofinai le mani
-Senti devi
promettermi che non farai cazzate e ti comporterai bene con gli amici
di
Ginevra- disse serio
-So come
devo comportarmi, perché ti preoccupi tanto?-
-Perché
se
finite a litigare per la tua gelosia, Alice difenderà
Ginevra e se la prenderà
anche con me perché sono il tuo migliore amico- ora era
tutto chiaro
-E’
per
questo che quando ai saputo del nostro fidanzamento eri triste?- lui
annuì
-Io so che
la ami davvero ma ti conosco da anni e alcuni atteggiamenti non li
cambierai
mai… ho solo paura che il vostro rapporto influenzi il mio
con Alice perché sai
quanto è protettiva con Ginevra-
-Hai ragione
e ti prometto che mi impegnerò al massimo, fratello- gli
diedi una pacca sulla
spalla e lui mi sorrise.
Dopo pranzo
iniziammo a preparare il soggiorno per la cena della vigilia: spostammo
i
divani su un lato, portammo il tavolino in cucina e al centro del
soggiorno
mettemmo il tavolo con sopra una bellissima tovaglia rossa con delle
renne.
Ginevra e Alice facevano avanti e indietro per preparare i biscotti a
forma di
albero con in testa un cerchietto con la scritta Buon Natale e il
campanellino
e io tra una risata e l’altra con Andrea preparavo gli
antipasti. Erano circa
le sette e mezza quando all’improvviso il campanello
suonò e io mi irrigidii.
-Amore per
favore vai ad aprire- mi disse Ginevra con le mani di farina.
Andai a passo spedito alla porta
e quando la spalancai mi ritrovai tre ragazzi sorridenti con le valige
in mano.
-Prego
entrate- sorrisi cordiale e appena misero piede in casa, Ginevra mi
passò
accanto e si lanciò su uno di loro: più alto
degli altri, biondo, occhi
azzurri, sorriso smagliante e bicipiti in vista.
-Ecco la mia
principessa bellissima- la strinse e la sollevò facendola
girare <
controllati Riccardo, non fare casini> mi dissi. Subito gli
altri due
l’abbracciarono e si misero a ridere per qualcosa che lei
aveva sussurrato. Poi
si girò verso di noi che la stavamo osservando:
-Alice,
Andrea, Riccardo loro sono Angelo…- e allungò la
mano presentandosi a noi tre,
io lo guardai gelido e lo stesso fece lui -Emiliano…- ci
strinse anche lui la
mano – e per finire il piccolo Marco…- disse
scoppiando a ridere mentre
quest’ultimo la prese e le fece il solletico.
-Loro sono i
miei migliori amici… venite vi mostro la vostra stanza- loro
la seguirono
divertiti ma notai lo sguardo diverso di Angelo: la guardava con amore,
non
l’amore tra migliori amici ma qualcosa di più
profondo.
POV GINEVRA:
-Questa
è la
vostra stanza, mi dispiace è un po’ piccolina-
-Tranquilla
va benissimo sorella- disse Marco lanciandosi sul letto, seguito dagli
altri
-Non devi
dirci niente?- non sapevo a cosa si stesse riferendo Emiliano
-Mi siete
mancati tantissimo- mi buttai anche io sul letto
-Io parlavo
del ragazzo con i capelli scuri, non ti ha staccato gli occhi di dosso
nemmeno
per un secondo- arrossii immediatamente
-Be è
una
lunga storia ma adesso io e lui stiamo insieme- guardai Angelo che
evitava il
mio sguardo
-Sei felice?
Lo ami davvero?- mi chiese incerto Angelo
-Io…
non mi
sono mai sentita così felice in vita mia, voi mi siete
sempre stati accanto e
mi avete resa felice ma adesso che c’è lui mi
sento davvero sicura e amata e
si, lo amo davvero- dissi tutto d’un fiato
-Se tu sei
felice, lo sono anche io- eppure lui non sembrava felice
-Anche Marco
ha conosciuto una tipa- rise Emiliano
-Ehi lei ha
un nome! Si chiama Asia- disse rivolgendosi a me
-Sono
contenta per te era ora che mettessi la testa a posto- risi e gli
scompigliai i
capelli
-Che si dice
laggiù? Avete visto i miei?- era da tanto che non li chiamavo
-Niente di
nuovo, siamo passati a salutarli prima di partire e tua madre mi ha
chiesto di
darti questo- era un pacchetto, lo aprii e rimasi a contemplare quella
cornice
con l’immagine di una Ginevra bambina stretta ad un ragazzo
sorridente: io
dovevo avere 13 anni e Nicolò 14 . Dovevo essere forte,
così sorrisi al ricordo
di quei giorni e i ragazzi mi si avvicinarono.
- Era
orgoglioso di te e lo sarebbe anche ora- disse Angelo baciandomi la
fronte
-Lo
spero…
andiamo giù, così rubo qualche tartina- posai la
foto sul comodino in camera
mia e li raggiunsi.
Corremmo
giù
per le scale e ci fiondammo in cucina per aiutare gli altri, io invece
mi
aggrappai come un koala sulla schiena di Riccardo e gli baciai il
collo; lui
subito girò la testa e mi baciò, poi si
buttò sulla poltrona schiacciandomi
sotto di lui e dopo essersi girato mi bloccò le mani e mi
fece il solletico.
Non riuscivo a smettere di ridere e avevo contagiato anche gli altri
che ci
guardavano maliziosi; Marco fece un fischio quando Riccardo mi
baciò
distendendosi su di me.
-Ehi amico,
ti tengo d’occhio- scherzò Emiliano
-Se le
spezzi il cuore, ti spezzo il collo- disse Angelo
-Wow amico,
ti piace “Fast and Furious”?- chiese Andrea
-Lui ama
quel film, me l’ha fatto vedere centinaia di volte- dissi io
facendolo ridere
-E tu mi hai fatto vedere
centinaia di volte “Top
Gun” e anche “Vacanze romane”, per non
parlare della tua fissa con Marylin
Monroe-
-Ma Marylin
è un mito, invece Sylvester Stallone è.. violento
e anche brutto-
-Sylvester
è
un bravissimo attore lo sai-
-Il peggiore
vorrai dire e poi…-
-Tutti a
tavola, si cena- ci interruppe Alice
Riccardo mi
prese per mano e ci sedemmo a tavola; tra antipasti, primi e secondi mi
sentivo
piena come un tacchino.
Le tartine con
le salse e il salmone erano deliziose per non parlare
dell’arrosto ripieno di
castagne e del salame al cioccolato fatto da Alice, terminammo il
panettone e
poi sparecchiammo perché era giunta l’ora del
divertimento: eravamo grandi
certo ma io e Alice andavamo pazze per i giochi di società.
-Giochiamo
a strip twister?-
chiese lei ridendo
-Assolutamente
no- una volta ci avevo giocato con Angelo ma eravamo rimasti in
biancheria ed
era stato imbarazzante
-Cos’è
lo
strip twister?- chiese Emiliano
-In pratica
è come il twister normale con la differenza che tutte le
volte che sbagli, devi
toglierti un capo d’abbigliamento alla volta: lo scopo
è rimanere nudi- risposi
io
-Interessante,
potremmo giocarci io e te, una sera di queste- ammiccò
Riccardo
-Si
può
fare… è divertentissimo- mi guardò
serio
-Ci hai
già
giocato?- oddio, mi ero messa nei guai
-Si….-
-E con chi?-
guardai Angelo di sottecchi
-Con me,
eravamo piccole- gridò Alice: ancora una volta mi aveva
coperta
-Allora che
gioco facciamo? Abbiamo quello del mimo, scarabeo, Risiko oppure giochi
di
carte, poker…- continuò a parlare a macchinetta,
tirando fuori da un mobile un
mucchio di scatole con giochi diversi, e tutti tra una battuta e
l’altra ci
divertimmo un mondo. Erano le due e mezza quando i ragazzi stavano
terminando
una partita a poker, e sbadigliai assonnata sul petto di Riccardo che
mi teneva
in braccio e non voleva lasciarmi andare, poi la testa
diventò pesante –chiudo gli
occhi giusto due minuti, per riposarli- pensai tra me.
POV
RICCARDO:
Stavo
giocando a poker con i ragazzi e pian piano conoscendoli mi ero accorto
che
erano davvero simpatici e mi sentivo in debito con loro che erano stati
sempre
accanto a Ginevra. Abbassai la testa per dirle una cosa
all’orecchio e la
trovai addormentata con gli occhi chiusi e il viso angelico: sembrava
così
indifesa tra le mie braccia e il calore del suo corpo mi ricordava la
bellissima notte passata con lei. La
partita terminò con la vittoria di Andrea che
subito se ne andò a
dormire seguito da Alice e augurarono la buonanotte a tutti; rimasti
soli, i
tre mi guardarono gentili.
-Andiamo a
letto anche noi, buonanotte- dissi alzandomi con Ginevra in braccio
addormentata
-Buonanotte-
dissero in coro
Entrai in
camera e la misi sotto lo coperte dopo averla spogliata, poi mi stesi
accanto a
lei al buio e notai una cornice d’argento, accesi la lampada
e guardai la foto:
era piccola ma era indubbiamente lei, Ginevra, abbracciata ad un
ragazzino con
i suoi stessi occhi verdi e lo stesso sorriso sbarazzino. Doveva essere
il
fratello…sarei voluto tornare indietro nel tempo per
cancellare tutta la
tristezza che lei aveva nel cuore ma non potevo, e pensai che in quegli
anni
difficili al suo fianco non c’ero stato io ma i suoi amici e
Angelo che
sembrava conoscerla meglio di chiunque altro. –So di non
poter essere come lui,
che sicuramente ti ama da molto tempo, ma
ti prometto che sarò l’uomo giusto per te e ti
darò quel lieto fine che ti
meriti perché ti amo da impazzire…. Buon natale
amore mio- non poteva sentirmi perché
dormiva ma gliel’avrei dimostrato con i gesti.
ANGOLO
AUTRICE:
Allooooraaa,
innanzitutto Buon Natale anche se in ritardo <3 La fatidica
notte tra Gin e
Riki finalmente è arrivata e i nostri piccioncini sono tutti
baci, abbracci e
frasi dolci, ma sono arrivati anche questi tre bellissimi ragazzoni e
la
gelosia inizia a farsi sentire. So ke sembra che Angelo sia arrivato x
rubare
Ginevra a Riccardo, ma x favore non siate arrabbiati con lui: vi
assicuro che è
stupendo, super dolce e protettivo. Si, è vero prova qlcs
per la nostra Ginny
ma tutto verrà spiegato nel prox capitolo, quello di
capodanno, in cui vedremo fuochi
d’artificio( anke in senso metaforico xD) scenate di gelosia,
tanta neve, e un piccolo
imprevisto in montagna;D
Xoxo
Blackshadow90
|
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Capitolo 16 *** UN PERICOLOSO IMPREVISTO PART.1 ***
“IMPREVISTO:
Non previsto; dovuto a circostanze puramente
fortuite; inaspettato; circostanza
imprevedibile
E’
questa la
definizione che riporta il dizionario eppure non avrei mai pensato che
un
imprevisto mi avrebbe rovinato il capodanno e avrebbe allontanato la
persona
che amo ”
POV GINEVRA:
Era la
mattina di Natale ed eravamo tutti quanti riuniti in soggiorno per
scartare i
regali; ero emozionata e curiosa di aprire i miei ma prima di tutto
quello di
Riccardo che era enorme e invitante. Mentre gli altri avevano iniziato
a
scartare io ne avevo approfittato per sgattaiolare in cucina e
prepararmi una
cioccolata, seguita da Riccardo, che era abbastanza strano: ero sicura
che
stava organizzando qualcosa perché l’avevo beccato
,appena sveglia, che parlava
al telefono e diceva che andavano bene tre stanze.
-Allora non
vuoi proprio dirmi con chi stavi parlando stamattina?- gli baciai il
collo e mi
morsi un labbro sperando di farlo parlare con qualche mossa sensuale
-Amore ti ho
già detto che è una sorpresa…e ti
prego smettila di morderti il labbro mi stai
facendo impazzire-
-L’obbiettivo
è quello- sorrisi leccandomi lentamente il labbro superiore
-L’hai
voluto tu- con un sorriso perverso si avviò verso la porta
della cucina, la
chiuse a chiave e poi prese la chiave e la infilò nei
pantaloni o forse nei
boxer; rimasi a bocca aperta per la sorpresa.
-Sei proprio
insopportabile- misi il broncio
-Però
mi
ami-
-Dammi la
chiave-
-Se la vuoi,
devi venire a prendertela- rise lui divertito
-Cos’è
una
sfida? Lo sai che non ho paura- dissi orgogliosa
-La
convinzione fotte la gente-
-Dipende dai
punti di vista- mi
parai di fronte a lui
che mi superava di dieci centimetri buoni e lo guardai furiosa;
allungai una
mano per riprendere la chiave ma venni bloccata da lui.
-Sei proprio
una bambina capricciosa- mi prese in giro lui; si allontanò
veloce e iniziammo
ad inseguirci in tondo ridendo come matti e facendo cadere gli oggetti,
rimasto
in trappola vicino alla porta fece gli occhi da cucciolo bastonato.
-Mi dispiace
ma con me non attacca- gli saltai al collo ,facendogli perdere
l’equilibrio e
mi sedetti subito su di lui a cavalcioni per impedirgli di muoversi. Un
lampo
di divertimento e desiderio passò nei suoi occhi e
anch’io non potei impedirmi
di pensare alla posizione in cui ci trovavamo e la sua erezione che
premeva
contro la mia coscia di certo non aiutava a cancellare le immagini
sconce che
mi stavano passando per la mente.
-Non volevi
prendere la chiave?- aveva il respiro affannato per
l’eccitazione
-Certo-
allungai la mano e la infilai nei boxer, sotto lo sguardò
stupito di Riccardo
che di certo pensava che non avessi il coraggio, ma proprio in quel
momento la
maniglia della porta iniziò a muoversi e sentimmo le voci
attutite di Alice e
Marco che ci chiamavamo preoccupati. Trovai la chiave e, leggermente
imbarazzata ,tirai fuori la mano vittoriosa.
-Mi stupisci
sempre, gattina- odio i soprannomi
-Lo so
“tigrotto”- lo presi in giro e mi guardò
storto
-“Tigrotto”
è orrendo- rispose lui
-E tu non
chiamarmi gattina-
-Va bene
amore- vittoria!!
Infilai
subito la chiave nella toppa e spalancai la porta, forse
però era meglio se mi
fossi guardata allo specchio.
-Una
sveltina in cucina?- rise Marco mentre Alice rideva sotto i baffi, mi
guardai
allo specchio e capii il perché: avevo il viso in fiamme e i
capelli in
disordine e ora tutti mi fissavano compreso Angelo che aveva uno
sguardo
gelido.
-Ma che
dici?! Ci siamo rincorsi perché io anzi lui… non
stare lì impalato a ridere e
aiutami- mi voltai disperata verso Riki.
-Ha ragione
lei- scoppiò a ridere e lo fulminai con lo sguardo
-Lasciamo
perdere…-
- Ragazze vi
va di uscire? Voglio fare un pupazzo di neve- disse allegro Emiliano
-Si,
andiamo- disse Alice
-Noi due
rimaniamo a casa, dobbiamo aggiustare delle cosa sul terrazzo e
controllare la
macchina che non sta funzionando- strano… quella macchina ha
sempre qualcosa
rotto.
-Aspetta, ma
non hai aperto il mio regalo- dissi a Riccardo, ci tenevo molto.
-E tu non
hai aperto il mio, ma non ti preoccupare piccola, li apriremo insieme e
ti dirò
io quando-
-Arrogante e
presuntuoso- lo presi in giro
-Capricciosa
e orgogliosa- gli feci la linguaccia e mi girai ancheggiando
-Allora ci
vediamo dopo- mi mandò un bacio
POV
RICCARDO:
Appena
uscirono tutti, io e Andrea prendemmo il telefono e il computer e
iniziammo a
fare chiamate a destra e a sinistra per capodanno; avevamo deciso di
fare una
sorpresa alle ragazze e portarle in montagna e ci eravamo messi
d’accordo con
Marco, Angelo ed Emiliano perché dovevano tenerle occupate.
Avevo deciso con
Andrea che saremmo andati a Madesimo, un piccolo comune della provincia
di
Sondrio: distava solo due ore di macchina e sembrava un posto carino,
adatto a
Ginevra che amava quei paesini e avevo anche prenotato
l’albergo quella
mattina. Lei si era svegliata e aveva fatto subito domande- la sua
curiosità e
la sua cocciutaggine sono le cose che più adoro- pensai,
perché aveva cercato
in ogni modo di farmi parlare, e devo dire che stavo per
cedere….per non
parlare poi della chiave, pensavo che si sarebbe arresa e invece ha
infilato la
mano nelle mie mutande senza battere ciglio e mi ha eccitato in una
maniera
incredibile; se non ci avessero interrotti l’avrei presa
lì, nella cucina e le
avrei tappato quella bocca perfetta e sexy con la mia.
-Ehi fratello,
ti sei incantato?- Andrea mi riportò alla realtà
-No no, dimmi-
-Ti ho
chiesto quanti giorni restiamo lì-
-Allora partiamo
il 30 pomeriggio così facciamo con calma e arriviamo la sera
perché ci vogliono
due ore e dobbiamo anche calcolare il traffico e poi la sera
dell’1 dobbiamo
stare qui visto che i ragazzi tornano in Sicilia-
-Sarei
voluto stare fino alla befana- già avrei voluto anche io ma
Ginevra ci teneva
ad accompagnarli in aeroporto
-Ai preso le
tute e la mia tavola da snowboard dal garage?- chiesi
-Si, ho
preparato tutto-
Sapevo che
quel viaggio avrebbe reso felice Ginevra che essendo nata al sud non
era
abituata alla neve, e anche io ero felice di fare una vacanza con lei,
sarebbe
stato romantico, anche se avevo una strana sensazione….
30
DICEMBRE:PARTENZA
POV GINEVRA
Ero
elettrizzata all’idea di partire, avevo sempre adorato i
viaggi e amavo anche
la neve, infatti appena eravamo saliti in macchina e avevo visto la
tavola da
snowboard nel portabagagli avevo intuito la meta: la montagna. Non
vedevo l’ora
di arrivare e vedere il posto che avevano scelto, ma avevo anche una
sorta di
radar per i guai e avevo paura che a causa della mia sfortuna sarei
finita in
ospedale cadendo dalla funivia o con gli sci. Andrea si era messo al
posto di guida
con Alice accanto mentre Angelo, Marco ed Emiliano si erano messi
dietro, io
invece sarei andata con la macchina di Riccardo: un’Audi.
-Non sapevo
avessi una macchina- eravamo appena saliti in macchina e stava
accendendo il
navigatore: forse distraendolo avrei potuto leggere la meta
-Non la uso
mai, per questo la lascio a casa dei miei-
-Capisco…te
lo chiedo di nuovo, mi dici dove andiamo? Non amo le sorprese- lo
guardai
sbattendo le ciglia; con i miei funzionava sempre.
-Questo
l’avevo già capito, ma la risposta è
no- sorrise e mi diede un rapido bacio
Misi il
broncio e guardai fuori dal finestrino il paesaggio bianco che rendeva
tutto
allegro e natalizio; non avevo mai amato l’inverno,
l’estate era la mia
stagione, ma la neve rendeva tutto magico. Il riscaldamento era al
massimo e
dopo soli dieci minuti stavo già sudando: tolsi cappello,
sciarpa e guanti.
Riccardo mi fissava continuamente e io ridendo sotto i baffi mi girai
dall’altro lato facendo la finta offesa, ma quando
partì Ed
sheeran con quella musica così dolce con
lui che canticchiava sottovoce mi sentii sciogliere e mi appoggiai alla
sua
spalla, inspirando il suo profumo di menta e fumo. Me la cantava
nell’orecchio
e ogni tanto girava lo sguardo. Sembrava la muta promessa che non mi
avrebbe
mai abbandonata e mi avrebbe amata per sempre, ad ogni costo e pensai
che forse
come diceva la canzone avevamo trovato
l’amore, davvero.
-Può
un
momento essere più perfetto?- sussurrai
-Tutti i
momenti passati con te sono perfetti- io lo amo, ma ora ho di nuovo
paura
-Sei troppo
sdolcinato- scherzai
-E’
colpa
tua, tu mi rendi diverso- sorrise in imbarazzo
-Quanto
manca?- cambiai argomento
-Manca
ancora molto, dormi- era dolce e premuroso
-Posso farti
una domanda?-
-Tutto
quello che vuoi-
-Io…
sono
stronza, orgogliosa, insopportabile, fredda a volte, acida, irritante
sono
piena di difetti eppure tu hai detto di amarmi e sei cambiato
completamente per
me, perché? Perché hai scelto me?-
-Tu pensi di
essere sbagliata ma non è così, ti comporti in
questo modo solo per
proteggerti, ho visto come sei davvero: sei generosa, dolce, forte e
coraggiosa.
Sei una vera e propria forza della natura e non ti fermi davanti a
niente, ho scelto
te perché non potrei immaginare
nessun’altro al mia fianco, io TI AMO e te lo
ripeterò finché non capirai che è
la verità- non sapevo cosa rispondere
-Ora
però
dormi piccola- mi baciò la fronte e riportò gli
occhi sulla strada, io invece
mi addormentai.
-Svegliati
amore siamo arrivati- una voce bassa e dolce
mi svegliò e sentii un’aria fredda
alle gambe, aprii subito gli occhi
curiosa di vedere il paesaggio. La prima cosa che vidi fu Riccardo, in
piedi
davanti lo sportello aperto, con in mano le nostre valigie;
-Benvenuta a
Madesimo- gridò eccitata Alice, tirandomi fuori
dall’auto.
Erano circa
le otto e mezza di sera ed era tutto buio, ma le luci mostravano una
magnifica
baita di legno con l’insegna dell’hotel
e sullo sfondo tante case bianche: era semplicemente
bellissimo. Ci
trovavamo nel parcheggio dell’hotel e gli altri stavano
già scaricando i
bagagli, io andai ad aiutarli e subito entrammo: un’aria
calda e profumata di
cioccolata ,ci accolse. Al bancone c’era una donna di mezza
età intenta a
sorseggiare della cioccolata, appena ci vide ci venne incontro.
-Buonasera
ragazzi, voi avete prenotato le tre stanze vero?- chiese cordiale
-Si-rispose
Riccardo
-Venite vi
accompagno-
Salimmo su
una rampa di scale, anch’essa in legno e ci condusse in fondo
al corridoio,
lungo le pareti era
appese numerose
fotografie di bambini sulla neve e alcuni quadri di paesaggi.
-Queste sono
le due stanze matrimoniali- disse indicando due stanze una accanto
all’altra
con i numeri 25 e 26
-Questa
invece è la camera tripla- indicò la porta in
fondo col numero 30
-Ecco a voi
le chiavi, la colazione è alle 8:00, il pranzo dalle 12:00
alle 14:00 e la cena
dalle 20:00 alle 22:00, per qualsiasi cosa chiedete a me- sorrise
gentile
-Grazie
mille- disse Andrea
-Di niente-
se ne andò in fretta ed entrammo ognuno nella propria
stanza; appena entrai
restai a bocca aperta: c’era una sorta di ingresso con un
divanetto beige e di
fronte la tv al plasma a muro, oltrepassato l’ingresso
c’era un grande arco di
legno di castagno che partiva dal soffitto fin giù e segnava
l’inizio della
zona notte. Qui c’era un bellissimo letto matrimoniale tondo
con la base dello
stesso legno usato per le finestre e i pensili posti su di esso e
infine il
bagno ovviamente anch’esso in legno e molto elegante. Avevo
sempre sognato di
vivere in una di quelle casette di legno nei boschi come Heidi e ora mi
ritrovavo circondata dalla natura e dal legno di questa stanza.
-Ti piace?-
mi chiese lui
-Riki ma
scherzi?! E’ bellissima!- lasciai i bagagli e mi buttai sul
letto, lui mi
raggiunse e mi baciò la spalla, poi guardò il
letto con un sorriso strano.
-Pensi a
quanto è morbido il letto?- dissi sarcastica accarezzandolo
-Penso a te,
nuda nel letto- quella semplice frase bastò ad infiammarmi e
a risvegliare
sensazioni piacevoli nel basso ventre. Presi l’iniziativa e
mi misi su lui
togliendogli la maglietta, poi gli baciai il petto lenta facendolo
sospirare, e
arrivai fino ai pantaloni, li sbottonai e glieli sfilai. Lui osservava
ogni mio
movimento studiandomi e osservandomi compiaciuto.
-Non smetti
mai di stupirmi- poi in un solo movimento le posizioni cambiarono e mi
ritrovai
sotto di lui
-Ora tocca a
me spogliarti- ammiccò malizioso; scendendo con una scia di
baci lungo il
collo, mi tolse rapido la maglietta e i jeans: lui era capace di farmi
sentire
donna, di farmi sentire bella solo con il suo tocco. Poi mi venne un
idea che
mi ronzava in testa già da un po’.
-Stavo
pensando…e se andiamo prima a fare una doccia?-
alzò il viso, poggiato sulla
mia pancia, e fece un sorriso luminoso
-E’ un
idea
fantastica-
Mi alzai e
andai verso la porta seguita da Riki che continuava a baciarmi il
collo, dove
avevamo lasciato le valigie, per prendere un completo intimo e il
pigiama,
quando qualcuno bussò la porta. Eravamo troppo presi
l’uno dall’altra per
accorgerci di essere in biancheria e
quando Riccardo aprì, sarei voluta sprofondare: Angelo era
lì davanti seguito
dagli altri e noi eravamo mezzi nudi.
-Ehm…volevo
solo avvisarvi che stiamo andando a mangiare- Angelo mi
guardò il corpo e
Riccardo gli lanciò un’occhiata furente
-Vi
raggiungiamo dopo- e gli chiuse la porta in faccia
-Potevi
essere meno maleducato- lo sgridai
-Eri mezza
nuda e ti stava guardando-
-Riccardo
non è la prima volta che mi vede mezza nuda e ora possiamo andare a fare la
doccia?- il suo
sguardo si addolcì
-Si, scusa-
Amavo fare
le cose con calma, soprattutto se lui era con me, ma era già
tardi e se
avessimo perso tempo sotto la doccia, non avremmo cenato
così rimandammo la
“questione” al dopo cena. Mangiammo tranquilli e
per fortuna ero seduta lontana
da Angelo: gli volevo bene ma certe situazioni erano imbarazzanti anche
tra
migliori amici. Tornammo in camera alle dieci e dopo esserci distesi
sul letto
ci spogliammo e riprendemmo tutto da dove si era interrotto senza
preoccuparci
di niente e nessuno.
-Wow
sei…instancabile- risi tra le sue braccia muscolose e mi
baciò fra i capelli
-Si piccola,
sono un vero stallone- gli tirai un pugno sul petto e lui
scoppiò a ridere
-Ehi calmati
piccola furia, scherzavo-
-Che ne dici
del secondo round?- chiesi maliziosa spostandomi su di lui
-Non vedevo
l’ora che me lo chiedessi- mi circondò tra le
braccia e continuammo a rotolarci
sotto le coperte.
Il suono di
una tromba si diffuse per tutta la stanza e saltai per la paura: era la
mia
sveglia. La spensi subito per evitare che Riccardo si svegliasse e mi
rimisi al
calduccio tra la sue braccia; lo guardai e il suo viso era dolce e
rilassato e
non riuscivo a tenere ferme le mani così lo accarezzai e lo
baciai piano.
-Mmh…-
scoppiai a ridere e lui mi strinse
-Perché
ridi?- aprì un occhio e mi baciò il naso
-Sei buffo
quando dormi, ora però devi alzarti dobbiamo andare a
sciare-gridai felice
-Di solito a
prima mattina sei scorbutica- mi prese in giro
-E’
vero ma
oggi si scia-
POV
RICCARDO:
Era davvero
felice e allegra così mi alzai a mi vestii in fretta insieme
a lei, pronti per
la neve. Scendemmo al piano inferiore a fare colazione dove trovammo
gli altri
e mi avviai da Andrea, tutto sorridente.
-Vedo che
hai passato una bella serata- alzò troppo la voce infatti i
ragazzi si girarono
ma ne fui contento perché aveva sentito anche Angelo e
nonostante i miei buoni
propositi mi sentivo in competizione con lui.
-Bellissima…tu
la sai la strada per arrivare alla pista?-
-Si
tranquillo-
-Ok allora
sbrighiamoci perché le piste stanno aprendo ora-
Mezz’ora
dopo eravamo tutti con la gli sci ai piedi ad ammirare il paesaggio e i
numerosi sciatori che ridevano e scherzavano; Ginevra aveva scelto lo
snowboard
come me e Angelo e di certo era molto riconoscibile con la sua tuta
rosa e gli
occhiali fuxia.
-Voglio
andare laggiù- gridò eccitata Ginevra
-Aspetta
Gin, puoi cader…- non feci in tempo a finire la frase che
finì con le gambe all’aria;
era già la seconda volta che cadeva ed ero sicuro che a fine
serata le sarebbe
uscito un livido enorme sul sedere, ma era testarda e nonostante tutti
gli
avvertimenti che gli avevo fatto, non mi ascoltava, e mi avrebbe fatto
seriamente impazzire.
-E’
meglio
se prima ti insegno ad andare sulla tavola- la tirai su
-Mi
insegnerà Lollo…ha dei parenti in trentino che
visita spesso ed è bravissimo
con lo snowboard- devo darle fiducia, lei mi ama.
-Va bene, sta
attenta- le diedi un rapido bacio e poi saltellò verso
Angelo.
POV GINEVRA:
-Allora maestro
cominciamo?-
-Ogni
desiderio è un ordine principessa-
Fu una
mattinata bellissima ma anche stancante, non pensavo che uno sport del
genere
fosse così faticoso; tutte le volte che avevo visto un
servizio in tv sembrava
abbastanza semplice e invece solo dopo quattro ore di esercizio
finalmente
riuscivo a percorrere la pista ad una velocità moderata e
pur non essendo una
grande sportiva avevo un buon equilibrio. Avevo fatto così
tante cadute che
avevo perso il conto e adesso mi ritrovavo con il sedere e le ginocchia
doloranti ma non mi importava e non vedevo l’ora di ritornare
il pomeriggio perché
volevo fare una gara con Angelo.
-Piccola- mi
voltai e vidi Riccardo che mi veniva incontro veloce, frenò
e mi sollevò gli
occhiali sulla fronte
-Mi sono
divertita un mondo anche se adesso mi fa tutto male, e Lollo
è un bravo maestro-
risi io massaggiandomi le natiche
-Da quanto
tempo fai snowboard?- apprezzai il suo interessamento verso Angelo e
notai
anche il tono gentile
-Da quando
ero piccolo, perché ho degli zii in trentino a cui sono
molto legato e mi
invitano ogni anno-
-Secondo me
saresti bravo come istruttore- li osservavo mentre parlavano pacifici
ed ero
davvero orgogliosa di loro due
-Non
è il
mestiere che fa per me-
-Che lavoro
fai?-
-Sono un
meccanico, mi hanno sempre appassionato i motori-
-Anche a
me…
ehi ragazzi andiamo a mangiare- nel frattempo avevamo raggiunto gli
altri e
tutti insieme tornammo in albergo per pranzare, dopo un rapido riposo
saremmo
tornati il pomeriggio a sciare e poi la sera avremmo festeggiato la
vigilia di
capodanno, sarebbe stato bellissimo…..
ANGOLO
AUTRICE:
Helloooo:D
La scuola è ricominciata, che tristezzaa… allora
nel cap. precedente vi avevo
accennato qualcosa, la storia però non è ancora
finita, purtroppo scrivendo mi
sono accorta che il capitolo per intero sarebbe stato troppo lungo
infatti
questa prima parte sono già 10 pagine perciò la
seconda parte la pubblicherò in
seguito. Grazie mille a tutti quelli che seguono la storia, mi rendete
davvero
felice
Un bacio
enorme :*
Balckshadow90
|
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Capitolo 17 *** UN PERICOLO IMPREVISTO PART.2 ***
“LA SOLA
COSA CHE MI CHIEDO E’: PERCHE’?
PERCHE’
NON
NE COMBINO MAI UNA GIUSTA?
PERCHE’
FERISCO TUTTI QUELLI A CUI VOGLIO BENE?
PERCHE’
ROVINO SEMPRE TUTTO?
PERCHE’
SONO
SBAGLIATA?
PERCHE’,
PERCHE’, PERCHE’?”
POV GINEVRA:
Dopo aver
pranzato ci prendemmo tutti una fetta di dolce al cioccolato offerto
dalla
casa, Riki invece se andò nella stanza perché
doveva fare una cosa: avevo
cercato di seguirlo ma mi aveva detto che era una sorpresa e quindi
dovevo
prima finire il dolce. Mi stavo mangiando il cervello per la sorpresa
ma avevo
anche altre cose a cui pensare, per esempio dovevo sistemare sul letto
il
vestito e gli accessori che avrei indossato quella sera: ovviamente
avevo
optato per il rosso. Il vestito era di raso con le spalline in pizzo e
le
scarpe nere, scelte da Alice, erano di un’altezza vertiginosa
con cui
sicuramente sarei caduta. Non appena alzai gli occhi mi accorsi di
essere arrivata
davanti la porta della nostra stanza così la aprii emozionata; il sorriso e
l’emozione
scomparvero all’istante perchè le luci erano tutte
spente- forse Riki si è
addormentato per la stanchezza- non potevo biasimarlo, era stata una
lunga
mattinata ma mentre
chiudevo la porta
sentii una certa delusione, speravo che mi avesse preparato qualcosa di
carino,
perché nonostante la mia dura corazza amavo i gesti semplici
e romantici. Fu il
pensiero di un istante perché non appena mi voltai notai una
cosa spettacolare,
assolutamente splendida: per tutta la stanza c’erano miriadi
di stelle luminose
e sul soffitto invece c’erano tutti i pianeti allineati con
il sole, la luna e
le costellazioni, per finire sopra il sole c’era la scritta
TI AMO. Per qualche
secondo restai stordita e imbambolata ad osservare il soffitto poi misi
a fuoco
la figura sorridente accanto al proiettore e gli corsi incontro per
baciarlo.
-E’
assolutamente il regalo più bello che abbia mai ricevuto, ti
amo anch’io- lui
mi strinse più forte e mi baciò
-Riesci
sempre a capire ciò che mi piace…avevo un
proiettore da piccola che mostrava le
stelle e suonava una ninna nanna e mi piaceva molto-
lui fece il suo classico sorriso da bimbo
scoperto con le mani nel sacco
-Ora ho
capito…te l’ha detto Alice- risi io
-Le avevo
chiesto di raccontarmi cosa ti piaceva da piccola ed ha parlato per
più di
un’ora, però ne è valsa la pena-
-Ora apri il
tuo- speravo gli piacesse
-E poi
festeggiamo…- sussurrò malizioso
-Amore
“festeggeremo” stasera dopo la festa, ora voglio
andare a sciare-
-D’accordo
piccola- ammiccai vittoriosa
Aprì
prima
il bracciale e poi il mappamondo con delicatezza e subito si
illuminò:
-Ho pensato
che con questo penserai sempre a me e su quello segneremo tutti i
nostri
viaggi- lo guardai timida
-Piccola
sono bellissimi- si infilò il bracciale e mi baciò
-Sono
contenta che ti piacciono, ora però andiamo, ho un conto in
sospeso con Angelo-
-Poverino,
il tuo sguardo non promette nulla di buono- era ironico
-Stamattina
ho fatto anche un po’ di pratica con gli sci e ho intenzione
di fare una gara
con lui e batterlo-
-Piccola,
sono contento che tu voglia fare il culo ad Angelo ma sei sicura di
saper
andare con gli sci?-
-Mi bastano
un altro paio d’ore di pratica e poi sarò pronta
per batterlo- io ed Angelo ci
eravamo sempre sfidati: con le moto, con i giochi di
società, con la cucina
anche con il karaoke (quel giorno rompemmo i timpani a Marco ed
Emiliano perché
eravamo stonati come campane) per non parlare poi delle gare di nuoto
al mare,
in cui rischiai di annegare per colpa di un crampo, e della gara a chi
infilava
più marshmallow in bocca. Era il nostro modo di dimostrarci
affetto e quindi
non mi sarei tirata indietro.
Alle 4 del
pomeriggio eravamo tutti in pista, anche se le persone erano in poche
perché di
certo tutti quelli dell’hotel, giovani come noi, si stavano
tirando a lucido
per la festa in discoteca che sarebbe cominciata alle 22:00. Ero ancora
carica
ed energica come la mattina e così, messi gli sci ai piedi
iniziai a
sgranchirmi; avevo deciso che per le seguenti due ore mi sarei allenata
con
Riccardo con gli sci, perché mi avrebbe insegnato molti
trucchi del mestiere
per battere Angelo. Lui era lontano dalla nostra postazione e si
allenava con
Marco ed Emiliano ed ogni tanto mi spiava per vedere i miei progressi:
gli
unici che non riuscivo a vedere erano Alice e Andrea che come me e
Riccardo
erano stati tutto il tempo chiusi nella loro stanza.
-Ma che fine
hanno fatto i due piccioncini?- avevamo deciso di fare una pausa e
intanto
continuavo a stendere le braccia su e giù, ma per sbaglio
colpii Riccardo in
faccia.
-Oddio amore
scusa, ti ho fatto male?- gli controllai il viso
-No
tranquilla…dovresti usare le mani per fare altro- rise lui
-E’
meglio
se stai attento a come parli perché adesso devo allenare le
gambe, non vorrei
colpire qualche “parte in basso”- sorrisi perfida
-In questo
caso non potrei più usare la mia “parte in
basso” e ci rimetteresti anche tu-
andai a fuoco ed ero sicura che se non avessi avuto la tuta, le neve
intorno a
me si sarebbe sciolta per il calore
-Allora per
questa volta sei perdonato- sussurrai all’orecchio poi
scivolai via verso i
ragazzi che discutevano.
-Si voglio
andare sul Canalone adesso, perché fra un po’
dobbiamo andarcene- Angelo
parlava e come al solito gli altri pendevano dalla sue labbra; io
arrivai alle
sue spalle abbracciandolo.
-Di che
parlate?-
-Quante
volte devo dirti di non gridarmi nelle orecchie?- rise lui
-Tante,
troppe… allora andiamo al Canalone a fare la gara? Ho
sentito che è una pista
bellissima- intanto mi ero staccata da lui perché Riccardo
lo stava guardando
male
-E’
una
pista pericolosa- si intromise lui e sapevo che quel tono era di sfida
-Io sono uno
sciatore esperto, conosco quella pista- e anche Angelo era sulla
difensiva
-Bene,
allora possiamo andare, ho voglia di vincere- presi Angelo sotto
braccio e lo
trascinai verso la funivia che ci avrebbe portato a 2800 m di quota, ma
Riccardo ci bloccò.
-Ginevra non
andare- il suo tono di voce basso e scandito mi fece capire quanto
fosse
arrabbiato
-Fidati di
me- mi voltai ma
lui mi prese per un
braccio e mi fece voltare
-Torna
presto- mi baciò a fior di labbra, gli rivolsi un sorriso e
scivolai via.
Durante il
tragitto in funivia restai aggrappata al braccio di Angelo
perché il vuoto mi
faceva paura e notai il suo sorrisetto compiaciuto.
-Ehi, lo sai
che ho paura dell’altezza-
-Scusa
principessina-
-Smettila o
ti butto giù dalla funivia-
-Ma davvero?
Come fai a buttarmi giù se siamo appena arrivati?- mi
guardai intorno e in
effetti il macchinario si era fermato
-Ci
penserò
al ritorno-
Scesi
imbronciata e mi allontanai di qualche metro: ero orgogliosa di me
stessa
perché riuscivo a reggermi in piedi sugli sci senza finire
ogni cinque secondi
gambe all’aria e nonostante Angelo fosse un professionista
speravo che con
qualche colpo di fortuna e qualche trucchetto, vincessi.
-Ansiosa di
perdere?- rise lui
-Si certo,
continua a sfottere…quando vincerò mi dovrai
portare in uno di quei ristoranti
chic che mi piacciono e pagherai il conto-sorrisi trionfante
-Non ci
contare molto
perché non vincerai- andò
avanti e fece strada; ci allontanammo sempre più dalla
funivia e faticavo a
stargli dietro, dopo dieci minuti abbondanti arrivammo su una discesa
che
portava all’interno di un boschetto e Angelo si
fermò: da quassù si vedeva ogni
cosa del paesaggio vasto.
-Bello vero?
Forse però è troppo difficile per te-
-No, ce la
posso fare, ti prego, ti prego, ti prego- gli feci gli occhi dolci e mi
guardò
un ultima volta incerto
-Oh, va
bene: arriviamo fino alla fine del boschetto, stammi sempre dietro e se
c’è
qualcosa che non va, avvisami-
Si diede la
spinta e iniziò a scendere lungo il pendio, io feci lo
stesso e iniziai a
prendere velocità dietro di lui, tutto ciò che
aveva a che fare con la velocità
mi piaceva ed emozionava un po’ come la moto; rimanevo sempre
dell’idea che la
sensazione più bella fosse quella del vento sulla faccia.
Dopo alcuni minuti
che parvero secondi ci addentrammo all’interno de boschetto e
rimasi incantata
a guardare gli enormi alberi ricoperti dalla neve; Angelo era a qualche
metro
da me ma non mi
preoccupava perché ci
sarebbero voluti ancora una decina di minuti per arrivare al traguardo
immaginario deciso da lui, così rimasi dietro di lui e mi
voltai per guardare
il paesaggio ma notai che iniziava a nevicare di nuovo e ne fui
contenta. La
neve però iniziò a scendere sempre più
veloce, il vento si alzò all’improvviso
e in pochi secondi iniziò una vera e propria bufera che mi
mandò nel panico:
non era certo una situazione a cui ero preparata. Angelo si
voltò preoccupato e
mi gridò di rallentare mentre si fermò anche lui,
ma capii troppo tardi e
quando cercai di rallentare, per il panico e la poco
visibilità, persi il
controllo degli sci e andai a sbattere contro un albero a qualche metro
di
distanza. Rimasi lì immobile e intontita e quando capii
cos’era successo mi
tastai la fronte umida, guardai le dita ed era sangue: dovevo aver
battuto la
testa contro l’albero così cercai di alzarmi per
cercare Angelo ma non appena
ci provai la caviglia sinistra mi provocò una fitta e
ricaddi sulla neve:
dovevo rimanere ferma per evitare danni peggiori alla caviglia. Dopo
qualche
secondo sentii una voce chiamare il mio
nome, e vidi all’improvviso la figura sfocata di
Angelo correre verso di
me.
-Oddio
Ginevra come stai? Che hai fatto alla testa? – mi prese tra
le braccia e
iniziai a battere i denti per il freddo: ormai era sera e la
temperatura a
causa della bufera stava scendendo velocemente. Poche volte avevo avuto
paura
nella mia vita e avevo cercato sempre di affrontare tutto ma adesso
avevo
davvero paura: una paura profonda e terribile di morire, di non
farcela. Avevo
pian piano superato la morte di Niki, grazie alla vicinanza di Riccardo
e dei
miei amici ma forse tutto quel casino era successo per una sola
ragione: io
dovevo morire ma non volevo. Quella sera di agosto in macchina ero
sfuggita
alla morte e per il senso di colpa volevo morire, avevo cercato di
uccidermi;
adesso che invece avevo ritrovato la voglia di vivere, per uno strano
scherzo
del destino, rischiavo seriamente di morire assiderata insieme ad
Angelo.
-Ginny, ehi
Ginny so che fa freddo e hai preso una bella botta ma per favore, ti
prego non
chiudere gli occhi- non mi ero neanche accorta di aver chiuso gli
occhi,
sentivo solo la stanchezza che intorpidiva le ossa e pesava sulle
palpebre, ma
dovevo restare sveglia
-Tu come
stai?- la voce mi uscì a tratti
-Io sto bene
ma tu rimani con me ok? Ci staranno già cercando, lo so
perché Riccardo sarà
già impazzito perché non siamo ancora tornati-
feci un lieve sorriso
-Mi devi
fare un favore, so che sembra drammatico ma…- mi bloccai per
riprendere fiato,
era come se non mi passasse più aria nei polmoni
-non so
quanto ci metteranno a trovarci e se io...non dovessi farcela- le
lacrime mi
scesero calde sulle guance mentre sentivo di nuovo il torpore
-Non dire
così, ci troveranno- la sua voce però tradiva
paura
-Se non
dovessi….dì a Riccardo che lo amo e mi
dispiace-la stanchezza era troppa
-Glielo
dirai tu, tieni quei cazzo di occhi aperti Ginny-
-Va bene ma
non ti arrabbiare- lui rise e mi strinse più forte
-Ti ricordi
tutte le volte che venivi da me e i ragazzi ti stavano intorno come
cagnolini?-
voleva tenermi sveglia e gli ero grata ma non avrei resistito per molto
-Si, Marco
si era preso una cotta per me-
-E ti
ricordi quanti disastri combinavamo ogni volta che cucinavi per noi?
Noi
volevamo aiutarti e invece ti facevamo saltare i nervi-
-Già
come
quando vi preparai i cannoli: tu facesti cadere tutta la farcitura
sulla mia
maglietta e non ti parlai per due giorni- mi ero davvero arrabbiata
-E per farmi
perdonare ti feci consegnare a casa un mazzo di rose rosse con un maxi
pacco di
marshmallow e una confezione di cioccolata calda-
-Sei stato
un santo a sopportarmi- aveva le labbra viola e tremava anche lui
-Non sono un
santo, ma un semplice innamorato- la testa pulsava
-Innamorato?-
-Si, di te
ma sono arrivato troppo tardi- lo guardai sbalordita ma forse in cuor
mio
l’avevo sempre saputo e adesso che eravamo entrambi fragili e
stanchi non
avevamo timore di parlare dei nostri sentimenti.
-Io…
amo
Riccardo- tossii senza fiato
-Lo so, si
vede da come vi guardate ma rimarrai sempre la mia piccola principessa
e
prometto che ti riporterò da lui, starai bene- mi
cullò e mi addormentai immaginando
Riccardo che mi abbracciava e i
suoi intensi occhi neri a infondermi coraggio e speranza di rivederlo.
Sentii
all’improvviso un rumore forte e martellante e anche se
aprire gli occhi mi
costava una fatica immane, ci provai: un’enorme elicottero
stava atterrando ad
alcuni metri da noi, non eravamo più nel bosco ma su una
piana desolata e la
bufera era cessata.
-Ci hanno
trovato- all’improvviso come una doccia gelata mi
baciò e io confusa ricambiai,
poi capendo il terribile sbaglio mi allontanai come scottata; non avevo
provato
niente, come se avessi baciato mio fratello ma questa giustificazione
non
sarebbe bastata a Riccardo.
-Io…scusa,
non dovevo, fa finta che non sia mai successo-mi fissò
imbarazzato
Oddio, che
avevo fatto? Non volevo baciarlo, non lo amo, ma ero stata colta alla
sprovvista e per un attimo avevo creduto che fosse Riccardo:
Riccardo….cosa gli
avrei detto? Non riuscivo a ragionare, era come se il mio cervello
fosse
congelato. Alzai lo sguardo e vidi due soccorritori correre verso di
noi con
una barella, ci chiesero se eravamo solo noi due e cosa era successo
intanto
uno dei due, un uomo sulla trentina, mi trasportò
all’interno dell’elicottero;
la stanchezza stava prendendo di nuovo il sopravvento e così
una volta che
l’elicottero partì e Angelo si sedette accanto a
me, sprofondai nel sonno.
Un forte
odore di disinfettante mi entrò nelle narici e sentii un
vociare di persone,
forse erano già tutti al piano di sotto a fare colazione e
come al solito mi
avevano lasciato dormire fino a tardi eppure qualcosa non quadrava: di
solito
Riccardo veniva a darmi il buongiorno con un bacio sul naso e io
inevitabilmente mi svegliavo e scendevo giù con lui, ma non
sentivo le sue
braccia sulla mia pancia né il suo mento ruvido per la barba
sulla mia spalla.
Allora aprii gli occhi preoccupata e cercai di alzarmi ma sentii un
forte
capogiro e mettendo a fuoco la stanza d’ospedale, ricordai
tutto: la bufera, io
che sbatto contro un albero, il bacio e l’elicottero che ci
salva. Sentii la
mia mano stretta in quella di qualcun altro e quando abbassai lo
sguardo vidi
la testa di Riccardo sul letto e un improvviso senso di colpa mi
assalì;
allungai la mano e gli accarezzai i capelli, lui scattò e si
voltò verso di me.
-Amore- si
alzò e mi baciò piano preoccupato
-Oddio, sei
sveglia, quanto sono felice- Alice corse verso di me seguita da tutti
gli
altri.
Ero
abbastanza confusa e indolenzita ma ero felice di rivedere i miei amici
e
ascoltarli chiacchierare e fare battute, mancava però una
persona e subito mi
ricordai di quel maledetto giorno d’agosto: ero nella stanza
d’ospedale con i
miei genitori ma Nicolò non c’era.
-Dov’è
Angelo?- ero terrorizzata dalla paura e Riccardo serrò la
mascella
-Sta facendo
dei controlli medici-
-Che
controlli?-
-Sta bene,
tranquilla, sei tu quella conciata peggio- disse arrabbiato
-Che hanno
detto i medici?-
-Hai un
lieve trauma cranico e una distorsione alla caviglia, in un paio di
settimane
ti rimetterai- alzai le coperte e mi guardai la caviglia fasciata
stretta,
Riccardo mi osservava teso
-Ehi…-
gli
presi la mano e lo costrinsi a guardarmi
-Sto bene,
sarebbe potuta andare peggio e invece sono qui con te- continuai
-Sapevo che
con lui non saresti stata al sicuro-
-Riki, lui
non c’entra, è stata solo sfortuna, ti prego non
te la prendere con lui-
-E’
questo
che mi fa arrabbiare… tra me e lui io sarò sempre
la seconda scelta- cercò di
divincolarsi dalla presa ma lo trattenni e avrei voluto gridare contro
me
stessa
-Riki tu sei
la mia prima scelta…quando io e lui stavamo in mezzo alla
bufera ho pensato che
io…non c’è l’avrei fatta e
sai cosa ho chiesto ad Angelo? Gli ho chiesto di
dirti che ti amavo. Ho pensato solo a te e alla paura che avevo di non
rivederti mai più-
-E’
solo che
ti amo così tanto e sono quasi impazzito ieri sera quando il
tempo passava e
non tornavi, e quando non vi trovavano mi sentivo così
impotente perché volevo
venire a cercarti ma non me lo permettevano-
-Lo so
amore, però ti prego non pensiamoci più- volevo
dirgli la verità ma non ora
-Ti amo,
questo lo sai vero?- chiese lui
-Si lo so-
-A proposito
buon anno-risi piano e mi diede il primo bacio
dell’anno…però, era iniziato
proprio bene l’anno!
6 GENNAIO:
Era la
mattina della befana, scattai dal letto come una molla e stando bene
attenta
alla caviglia non ancora guarita, corsi in punta di piedi al piano di
sotto per
prendere la mia calza appesa al caminetto. Tutta la casa taceva e
nessuno si
era ancora svegliato, nemmeno Riccardo che di solito si alzava prima di
me, ma
quella era una mattina particolare: Angelo, Marco ed Emiliano se ne
sarebbero
andati. Mi dispiaceva che se ne andassero ma ero felice
perché erano stati
molto più tempo rispetto a quanto avevano deciso in
precedenza e avendo perso
il volo dell’1 avevano posticipato il ritorno a casa. Sfilai
dal gancio la mia
calza, enorme e piena di dolci fino all’orlo: Riccardo
conosceva i miei gusti e
sapendo quanto amassi i dolci aveva deciso di rovinarmi la dieta
riempendomi di
quelle schifezze che tanto amavo. La aprii e presi due cioccolatini, e
tornando
in camera spiai Riccardo che dormiva beata: sembrava un bambino. Con la
delicatezza di un elefante in una cristalleria mi avvicinai a lui e gli
diedi
un bacio a stampo.
-Mmh…sai
di
cioccolata- aprì gli occhi e mi fissò incantato
-Non ho
resistito- alzai la calza e gliela mostrai
-La mia
solita curiosona- mi buttò sotto le coperte con lui e sperai
che la mia
decisione non avrebbe rovinato tutto: gli avrei detto del bacio dopo la
partenza dei ragazzi.
-Forza
bell’addormentato
alzati, dobbiamo accompagnare i ragazzi in aeroporto- si
alzò di scatto e mi
fece un sorriso smagliante
Mezz’ora
dopo
eravamo tutti in aeroporto seduti ad attendere il volo che aveva dieci
minuti
di ritardo e l’agitazione era palpabile: Angelo evitava il
mio sguardo e
Riccardo ci fissava perché evidentemente si era accorto che
qualcosa non andava
tra noi. Marco ed Emiliano invece facevano battute e mi stavano
appiccicati
come cozze, tristi per la partenza.
-Mi raccomando
chiama sempre e tu amico trattala bene- disse Marco
-Altrimenti
prendiamo il primo aereo e ti facciamo il culo- rise Emiliano
-I
passeggeri del volo per Catania sono pregati di recarsi al check-in per
l’imbarco-
una voce attraverso l’altoparlante ci avvertì che
era arrivato il momento di
salutarci
-Non ti
dimenticare di noi- Marco mi abbracciò seguito da Emiliano,
Angelo fu l’ultimo
-Perdonami
per…-sussurrò all’orecchio
–Spero che siate felici insieme, te lo meriti-
annuii con le lacrime agli occhi
-Sei il mio
fratellone, ti voglio bene-
-Anche io-
Restai
lì
ferma a guardarli andare via mentre le lacrime scendevano silenziose,
se ne
andavano e con loro se ne andava un pezzo del mio cuore: un braccio mi
strinse
e sorrisi. Non ero sola, avevo lui- per il momento- gridò
una vocina nella mia
testa.
-Andiamo a
casa, dobbiamo parlare- Riccardo mi guardò preoccupato dal
mio tono serio
Il tragitto
dall’aeroporto a casa sembrava interminabile e le mie dita
picchiettavano
fastidiose contro il vetro, al ritmo del piede che faceva su e
giù sul
tappetino della macchina. Vidi il profilo di casa in lontananza e il cuore
accelerò all’improvviso, Riccardo
intanto mi fissava stranito. Dopo aver finalmente parcheggiato, scesi
in fretta
seguita da Riccardo, Alice e Andrea ed entrai dentro casa.
-Che mi devi
dire?- stavo appendendo il cappotto e la sua voce alle spalle mi
gelò
-Andiamo in
camera- si incamminò e giunti in camera chiusi la porta alle
mie spalle e lo
raggiunsi sul letto
-Quando io
ed Angelo abbiamo fatto la gara io ero eccitatissima perché
andavo veloce la
vista era bellissima e poi non avevo mai preso la funivia poi
però è arrivata
la bufera io sono entrata in modalità panico e non vedevo
più niente e quindi
sono andata a finire contro un albero e ho battuto forte la testa ma
Angelo mia
ha ritrovata e io avevo paura e non sapevo se ti avrei rivisto e poi mi sono addormentata
e…-
-Ehi,
piccola, rallenta non sto capendo che vuoi dire- mi interruppe
-Ok rapido e
indolore….io e Angelo ci siamo baciati- mi tappai subito la
bocca perché ero
stata una stupida, non doveva andare così e ora lui mi
fissava gelido con la
mascella serrata e gli occhi grandi per la delusione.
-Io non lo
amo ok? Lui mi ha baciata ed ero confusa, pensavo fossi tu ma quando ho
notato
l’errore l’ho subito respinto-
-Riccardo?
Per favore dì qualcosa- era immobile e avevo paura di averlo
perso sul serio
stavolta, tutto per colpa mia
-Ho bisogno
di riflettere- si alzò come in trans e si avviò
giù per le scale
-Aspetta,
per favore perdonami, ho sbagliato- lo afferrai per un braccio e si
allontanò
-Esco, non
mi aspettare-
-Ti prego
non fare cazzate per colpa mia-
-Cazzate?
Cazzate dici? Quella che hai fatto tu è stata una cazzata-
gridò arrabbiato
-E’
vero e
mi dispiace così tanto-
-Devo
andare-
-Ok…-
Abbassai lo
sguardo sulla caviglia pulsante, l’avevo sforzata correndo
giù dalle scale ma
mi piaceva quel dolore, me lo meritavo perché io avevo fatto
soffrire lui e
senza di lui non ero niente: neanche la ricordavo la mia vita prima di
lui….
ANGOLO
AUTRICE:
Grazie mille
a chi segue la storia, non smetterò mai di ringraziare e
grazie anche alle mie
amiche che continuano a sostenermi e a seguirla :D
Un bacio :*
Blackshadow90
|
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Capitolo 18 *** PERDONO ***
“CI
SONO
MOMENTI IN CUI LA PAZIENZA, PER QUANTO DIFFICILE SIA ESERCITARLA,
E’ L’UNICA
MANIERA PER AFFRONTARE DETERMINATI PROBLEMI”
-Paulo Coelho
POV GINEVRA:
-Shh, non
è colpa
tua, tu non hai fatto niente e lui lo capirà- Alice mi
accarezzò la testa con
fare protettivo e mi guardò, per capire la mia reazione:
scossi la testa e
iniziai di nuovo a piangere sul cuscino. Era più di
un’ora che Riccardo era
uscito e ancora non avevo sue notizie, ero terribilmente preoccupata
perché ero
stata io la causa di tutto quel casino. Appena era uscito, Alice era
scesa per
prendersi un bicchiere d’acqua, così mi aveva
vista con il volto rigato di
lacrime e gli avevo raccontato tutto per avere la sua opinione; volevo
mi
dicesse che ero stata una stupida, una stronza e invece mi aveva
sostenuta.
-Tesoro,
basta piangere, Andrea è andato a cercarlo, vedrai che
farete pace e tutto
tornerà come prima- alzai lo sguardo ferita
-Non
è
vero…tu neanche immagini come mi ha guardata quando
gliel’ho detto, sembrava
che avesse visto un mostro-
-Ci è
rimasto male ma questo non significa che non ti ama più-
-Io lo amo e
lui non può abbandonarmi- gridai ormai senza voce
-Gin so cosa
stai pensando ma lui non ti abbandonerà come ha fatto
Nicolò- si, forse era
anche questo che mi faceva vedere tutto in maniera così
negativa
-Alzati e
vai a farti una doccia perché hai bisogno di rilassarti un
po’, appena Andrea
mi fa sapere qualcosa ti avviso- mi alzai riluttante dal letto e entrai
nel
bagno, avevo un aspetto orrendo: gli occhi gonfi e rossi, i capelli
aggrovigliati e la matita nera scolata intorno agli occhi che mi faceva
sembrare un panda: un panda triste e smarrito.
3 SETTIMANE
DOPO:
Entrai in
casa chiudendo la porta più silenziosa possibile e corsi a
chiudermi in camera
prima che Alice potesse corrermi
dietro incazzata per rimproverarmi di essere mancata tutto il giorno e
non aver
risposto alle sue venti chiamate, e sapevo come si sentiva frustata per
quella
situazione ma non ero davvero di aria. Dopo aver passato la notte in
bianco per
studiare storia mi ero presa un bel 4 che mi aveva rovinato del tutto
la
giornata; lo studio ormai era l’unica cosa che mi teneva
impegnata e non mi
faceva pensare a tutto il resto, mi ci ero impegnata anima e corpo ma
per colpa
di quel cretino ( si, sempre lui) avevo consegnato in bianco. Da quella
sera di
tre settimane fa la situazione tra noi si era letteralmente ghiacciata;
quella
sera Andrea si era girato un mucchio di locali e solo verso le due era
riuscito
a trovarlo e riportarlo a casa completamente ubriaco. Per i primi
giorni avevo
rispettato il nostro muto accordo di stare lontani l’uno
dall’altra, perché non
potevo certo biasimarlo se era arrabbiato, se fossi stata nei suoi
panni anche
io mi sarei sentita tradita, volevo dargli il tempo di pensare a quello
che era
successo sperando che alla fine mi avrebbe perdonata. Sono tre
settimane che
aspetto un cambiamento, che aspetto che lui venga finalmente da me per
dirmi
che mi ama e che tutto continuerà come prima;
perché…mi mancano terribilmente
le giornate in cui mi alzavo con lui al mio fianco, andavamo a scuola e
ci
scambiavamo bigliettini o semplicemente trascorrevamo il pomeriggio
insieme
accoccolati sul divano a bere cioccolata, e adesso sono distesa in
questo letto
che mi sembra enorme e freddo senza di lui, senza il suo profumo. Si
dice che
nella vita c’è sempre qualcuno che attende qualcun
altro e quando queste due
persone si incontrano, il passato e il futuro non hanno più
importanza: io
neanche la ricordo la mia vita prima di incontrare lui. Quindi
perché devo
ancora aspettare se è lui quello che attendevo? Un leggero
toc toc alla porta
mi fece voltare e subito dopo la porta si spalancò con un
Alice furiosa.
-Mi spieghi
perché non sei tornata a mangiare? E perché non
hai risposto alle mie chiamate?
E’ per il 4 in storia o per l’innominabile?- aveva
deciso di non pronunciare il
suo nome perché pensava di intristirmi di più
-Non avevo
fame, non avevo voglia di parlare, è per entrambi-
-Wow,
allegria portami via…ok, senti qui urge un piano, non posso
più vedervi in
queste condizioni e anche Andrea si è stufato di andare a
prendere
l’innominabile da ogni locale della città alle tre
del mattino-
-Un piano?
Si, certo come no- le avevo provate tutte per cercare di parlare con
lui ma era
stato inutile
-Sempre
molto ironica…-
-Potrei
organizzarvi un picnic al parco e poi portare l’innominato
lì con una bugia-
-Appena
capirà, se ne andrà… ho già
provato una cosa simile- sorrisi amara
-Allora
proviamo con la tattica della gelosia, ti ricordi che sabato Greta
farà una
festa a casa sua aiutata dagli altri della classe?- annuii stanca
-Ti metti un
bel vestito, un paio di tacchi e poi alla festa ti metti a flirtare con
Jacopo,
e vedrai come ti
perdon..-
-No, no e
poi no, ma ti rendi conto di quello che dici? Ci siamo lasciati a causa
di un
bacio e della sua ipergelosia e tu ora mi chiedi di flirtare con un suo
compagno di classe?-
-Ok, senti
ora basta! Non dovrei dirtelo però qualche sera fa quando
Andrea è andato a
prenderlo dall’ennesimo locale, mi ha detto che
l’ha trovato appiccicato ad una
bionda mentre una mora gli baciava il collo-
-Cosa?!- ok
la gelosia, l’allontanamento e il muso che mi ha messo per
giorni però questo è
troppo
-Io ora non
voglio giustificarlo, penso solo che gli errori capitano e so per certo
che lui
ti ama, ma soltanto perché il suo orgoglio è
stato ferito non vuol dire che può
fare finta che non esisti e farti soffrire-
-Sai che ti
dico? Ho voglia di fare shopping, ho bisogno di un vestito e di un paio
di
tacchi- in quel momento avevo un istinto omicida per Riccardo
-Finalmente!
Così si parla sorella, andiamo-
Dopo quattro
ore di shopping sfrenato per i negozi in centro ero distrutta mentre
Alice
sembrava ancora carica come il coniglietto della pubblicità
della Duracell e
saltellava da una parte all’altra indicando ogni capo
d’abbigliamento che
vedeva nelle vetrine. Pochi minuti prima per esempio aveva visto una
sciarpa
bordeaux al manichino e mi aveva trascinata dentro per comprarla, e la
stessa
cosa era successa dieci minuti dopo con un bauletto color tortora in
saldo.
Avevamo anche sfiorato la rissa perché in un negozio di
intimo di marca c’erano
degli sconti pazzeschi e le donne correvano di qua e di la per
afferrare
reggiseni e Lingerie varia; Alice aveva afferrato un completo di pizzo
nero e
leopardato ma nello stesso istante anche un'altra ragazza
l’aveva preso e così
era iniziato il litigio, alla fine ero riuscita a convincere la ragazza
a
prendere un altro completo di colore blu, consigliato da me, dicendole
che si
intonava meglio con i suoi occhi. Io invece avevo optato per un
completo nero
con dei piccoli fiori dorati e un Babydoll in raso nero(dormivo solo
con quelli
dato che il riscaldamento in casa era sempre molto alto).
-Fammi
capire, tu vorresti un gelato a gennaio?- ero abituata alle stramberie
di Alice
ma questa le superava tutte
-Assolutamente
si, andiamo a quel bar laggiù- indicò un punto
alle mie spalle e trascinandosi
dietro le buste sorrise divertita
-Quindi hai
intenzione di seguire il mio consiglio?- rigiravo la mia cioccolata
mentre lei
impassibile divorava il suo gelato pistacchio e cioccolato
-Si, anche
lui ha sbagliato…non capisco perché i ragazzi
tutte le volte che hanno un
problema cercano consolazione nell’alcool, è
assurdo-
-Ehi questo
non è vero: Andrea non si è mai ubriacato dopo
che litigavamo-
-Ah no? E
che faceva?-ero ironica, molto ironica
-Andava a
dormire da suo cugino, credo si sfogasse con lui-
-E secondo
te come si sfogava?- chiesi sempre ironica
-Be
parlavano…credo-
-Questo
è
quello che pensi tu- subito scattò dal divanetto
-Merda! Hai
ragione tu perché una volta quando tornò da me la
mattina dopo disse che aveva
mal di testa perché il cugino aveva tenuto la musica ad alto
volume e si chiuse
in bagno per cambiarsi e lavarsi la faccia-
-Lo sapevo-
terminai la cioccolata e mi infilai il cappello
-Forza
torniamo a casa che sta iniziando a piovere-
Sistemai
tutto ciò che avevo comprato nell’armadio e poi
presi le chiavi della moto che
avevo lasciato sul letto e le infilai nello zaino già
preparato per il giorno
dopo: era un po’ che non
uscivo in moto
e dato che ormai era tardi ci sarei uscita il pomeriggio seguente. Non
sapevo
se il piano di Alice avrebbe funzionato ma di certo non avevo altra
scelta,
avevo provato di tutto ma lui non mi parlava era tornato tutto come
all’inizio
quando non ci sopportavamo ma adesso era molto peggio perché
almeno allora
litigavamo, ora sembriamo due perfetti sconosciuti. Più
volte i nostri compagni
di classe avevano cercato di farci riavvicinare, eravamo la coppia
d’oro della
scuola e appena la notizia si era sparsa, mi guardavano tutti con
compassione;
ero grata loro perché nonostante fossi piombata
lì da pochi mesi mi avevano già
accolta come una della famiglia. Nel frattempo avevo anche parlato un
po’ con
mia madre, le avevo spiegato l’intera faccenda
dall’inizio e lei mi aveva
consigliato di agire –a volte gli uomini sono proprio tonti,
e alla donna tocca
sempre corrergli dietro- mi aveva detto ridendo. Già,
è proprio un tonto se non
capisce che lo amo…
Sentii la
porta che si apriva e un fascio di luce comparse sul pavimento, mi
stiracchiai
lentamente e strofinai gli occhi assonnata, poi un pensiero mi
attraversò la
mente; era notte quindi forse era successo qualcosa altrimenti non mi
avrebbero
svegliata. Scattai all’improvviso in piedi e correndo verso
la porta che non
era ancora del tutto aperta andai a sbattere contro qualcuno e
schiacciai anche
il piede di questo qualcuno.
-Ahi Gin, il
piede- Alice saltellò prendendosi il piede dolorante
-Che
è
successo? Riccardo non è rientrato? Sta male?-
-Calma lui
dorme, scusa se ti ho svegliata-
-Perché
sei
in piedi?- una volta svegliata non mi addormento più
-Ho bisogno
di un caffè e devo ripetere letteratura per il compito-
-Ma sono le
cinque del mattino!-
-Lo so ma
sono troppo ansiosa per dormire, lo sai che in letteratura non vado
molto bene-
-Ti do una
mano-
Mentre lei
seduta al bancone della cucina ripeteva e sorseggiava il
caffè io invece
seguivo tutto quello che diceva e le correggevo qualche data sbagliata,
era
bello studiare con la casa silenziosa, non volava nemmeno una mosca e
fuori era
ancora buio.
-Pirandello
distinse il comico dall’umoristico nel saggio
“L’Umorismo” scritto nel 1907
e..-
-Nel 1908-
la corressi mentre imbevevo un biscotto con le gocce di cioccolato nel
caffelatte, più tardi mi sarei fatta la mia solita
cioccolata.
-Va bene
basta ,perché se continuo a ripetere scorderò
tutto-
-Finalmente-
alzai le braccia al cielo
-Stronza-
-Lo sai che
ti voglio bene- risi io
-A
proposito, non mangio a pranzo oggi- mi guardò pensierosa
-Perché?-
mi
chiese sospettosa
-Ho voglia
di uscire in moto, torno stasera-
-Va bene ma
stai attenta-
-Si
tranquilla-
Un rumore di
ciabatte strascicate a terra ci fece girare lo sguardo verso le scale,
dove
c’era Andrea con i capelli in disordine e mezzo nudo:
probabilmente se non
fossi innamorata di
Riccardo e se Alice
non fosse la mia migliore amica, mi sarei messa con Andrea. Lui
è uno di quei
ragazzi rari, bello e gentile allo stesso tempo, un confidente e un
amico
perfetto, il figlio che tutti vorrebbero avere, e so per certo che lui
è quello
giusto per Alice; chissà magari tra una decina
d’anni mi ritroverò in una
chiesa ad assistere al loro matrimonio…è un
po’ presto per pensare al futuro ma
l’amore per Riccardo mi ha fatto vedere tutto con occhi
diversi. Prima
immaginavo solo il mio di futuro, costellato di successi, che niente e
nessuno avrebbe
potuto modificare e invece negli ultimi tempi ho iniziato a sognare ad
occhi
aperti, ad immaginare a come sarei stata io come moglie o addirittura
come
madre, io che i bambini non li ho mai sopportati e tutto questo mi fa
paura
perché non so se io e Riccardo avremo un futuro, per il
momento mi basterebbe
ottenere il suo perdono.
-Buongiorno,
consigli tra amiche?- sorrise vedendoci sedute l’una affianco
all’altra
-No,
ripassavamo letteratura perché non riuscivo a dormire-
-Allora non
sono l’unico che non ha chiuso occhio- si versò il
caffè nella tazza e si
sedette
-Eri agitato
anche tu?- possibile che io fossi l’unica a non preoccuparmi
per il compito?
-Non
c’entra
il compito- in quel momento entrò in cucina anche Riccardo e
ci mancò poco che
mi strozzassi con la cioccolata perché anche lui era a torso
nudo e dopo quasi
un mese di lontananza smaniavo di toccarlo e baciarlo, stavo diventando
matta.
-Parli del
diavolo e spuntano le corna- borbottò Andrea
-Che
c’è?-
Riccardo rispose ancora addormentato
-Hai russato
come… un elefante- Alice scoppiò a ridere seguita
a ruota da me
-Io non
russo-
-Si invece e
non mi hai fatto dormire-
-Te lo
ripeto io.non.russo-
-Ti
registrerò nel sonno, altroché-
-Basta voi
due e sbrigatevi perché abbiamo il compito a prima ora-
Alice era capace di
zittire sempre tutti
-Uffa- era
partita proprio male la giornata
SABATO:
-Gin dove
sono le mia scarpe di vernice nere?-
-Nel bagno,
tu invece hai visto i miei orecchini?-
-Armadio,
anta destra, primo cassetto- il cellulare di Alice suonò per
la decima volta
-Ma che ore
sono?- chiesi disperata
-Non lo so,
ma a giudicare da tutte le chiamate perse siamo in ritardissimo-
-Avete
finito?- chiese per la milionesima volta Andrea che aveva una pazienza
infinita
rispetto a Riccardo
-Ma quanto
cazzo ci mettete a infilarvi un vestito e un paio di scarpe?-
gridò infatti
quest’ultimo; spalancai la porta e trovandomelo davanti gli
puntai il dito
contro minacciosa: odiavo quando le persone mi mettevano fretta, ero
dell’idea
che la puntualità fosse una dote a me sconosciuta. In
passato i miei genitori
mi rimproveravano sempre per questo e così io avevo
attaccato un enorme
cartello sopra il letto con scritto – La
puntualità è la virtù
dell’annoiato-
di Evelyn Waugh.
-Tu…mi
spieghi perché cavolo stai gridando da mezz’ora?!-
-Perché
siamo in..-
-Non siamo
in ritardo, sono gli altri che sono in anticipo-
-Ma la festa
è iniziata mezz’or..-
-Le feste
non hanno orari, e ora se non ti dispiace dovremmo andare, sono
già le 22 e 30-
detto questo girai i tacchi e scesi al piano di sotto
-Mi fai
impazzire- lo disse a bassa voce ma lo sentii ugualmente e sorrisi di
rimando
Venti minuti
dopo ci ritrovammo nella bellissima e gigantesca villa di Greta da cui
provenivano luci multicolore e musica a tutto volume: da quello che
avevo
capito i suoi
genitori erano musicisti
affermati e molto spesso capitava che lei rimanesse sola in casa per
alcuni
giorni perciò ne approfittava per divertirsi. Pensavo che
come invitati ci
saremmo stati solo noi della classe e invece entrando trovai una marea
di gente
che ballava, chi beveva e fumava e chi invece si era appartato in
qualche
angolo; c’erano bicchieri rossi sparsi ovunque con dentro
cocktail di ogni
colore e mi capitò di vedere anche qualcuno che ingeriva
pillole colorate: era
un vero e proprio delirio.
-Diamo
inizio alla festa- gridò Alice seguita da Andrea, Riccardo
invece sparì subito
tra la folla seguito da una mora alta e formosa.
Dovevo
mettere in atto il mio piano per far ingelosire Riccardo e invece ora
non ero
più sicura di volerlo fare, almeno non qui; presi un paio di
cocktail e feci un
giro per salutare tutti i miei compagni di classe e per non so quale
miracolo riuscii
a trovare anche Greta che correva avanti e dietro per controllare che
non
mancasse niente. Mi appoggiai allo stipite vicino la porta ed estrassi il telefono
che forse stava
squillando, quando sentii qualcuno che mi toccò il braccio,
una brunetta mi
sorrideva gentile:
-Ciao,
questo te lo offre il ragazzo laggiù- indicò col
mento un ragazzo biondo e alto
all’angolo che mi fece l’occhiolino
-Grazie-
dissi alla ragazza e mentre rispondevo iniziai a bere quello che
sembrava un
cocktail alla fragola
-Amore, come
stai?- era mia madre
-Mamma, ti
chiamo domattina-
-Cos’è
questa musica?-
-Sono ad una
festa, ci sentiamo domani ok?-
-Va bene
tesoro- misi il cellulare nella borsa e la stanza iniziò a
girare intorno a me,
ero stata una stupida: Nicolò mi aveva detto centinaia di
volte di non
accettare mai da bere dagli sconosciuti perché molte volte
ci mettevano dentro
droga o roba simile. Dovevo trovare Alice o Andrea, iniziai a camminare
per la casa
ma non li trovai così
salii al piano di
sopra, per andare al bagno: dovevo provocarmi il vomito per far uscire
quello
che il ragazzo mi aveva messo nel bicchiere. Aprii varie porte e dopo
tre
tentativi trovai la porta, buttai la borsa a terra e mi appoggiai al
water;
ficcai il dito in gola e vomitai. Mi sollevai ancora barcollante e mi
spruzzai
la faccia con l’acqua, poi presi la borsa e mi appoggiai alla
parete in
corridoio per riprendermi, quando sentii dei passi e una risata bassa.
-Piaciuto il
drink?- lo guardai con odio
-Io mi sto
annoiando che ne dici se ce ne andiamo?- si avvicinò e mi
bloccò alla parete
contro cui ero appoggiata
-Lasciami-
ringhiai e cercai di allontanarlo ma ero ancora intontita
-L’hai
sentita? Lasciala!- in pochi secondi Riccardo gli fu addosso e lo stese
a terra
con un pugno, e io mi rifugiai tra le sue braccia
-Lo ammazzo-
lo tenni fermo perché non volevo che si mettesse nei guai
-Ti prego
lascia stare, voglio tornare a casa- mi guardò dolce e mi
trascinò al piano di
sotto.
POV
RICCARDO:
“Non
dovevo
lasciarla sola” me lo ripeto un mucchio di volte
perché sono stato uno stupido
e se non fossi andato al piano di sopra, chissà cosa le
avrebbe fatto quel
coglione…
Appena vidi
Stefano andai spedito verso di lui perché sapevo che di lui
potevo fidarmi:
-Ehi per
favore stai accanto a lei due minuti, torno subito-
-Che
è successo?
Ha bevuto?- la fece appoggiare a lui
-Uno stronzo
le stava mettendo le mani addosso-
-Lo sistemo
io, dov’è?-
-Voglio
pensarci io- andai in cerca di Alice e Andrea che sembravano spariti
quando
finalmente li vidi ballare nel salone; appena videro la mia faccia
seria
capirono che qualcosa non andava e mi seguirono fino
all’ingresso dove avevo
lasciato Ginevra con Stefano.
-Ha bevuto?-
Alice era allarmata
-Non lo so,
l’ho trovata al piano di sopra con un tizio appiccicato
addosso-
-Portiamola
a casa- la stavo per prenderla in braccio ma lei mi bloccò
-Ce la
faccio a camminare- le tesi allora il mio braccio per farla appoggiare
Durante il
tragitto in macchina, Alice non fece altro che sgridarmi
perché diceva che tutto
quel casino era scoppiato a causa mia, che se io avessi perdonato
Ginevra
adesso lei non starebbe così male e non avrebbe rischiato di
essere stuprata
per la seconda volta, che ero un cretino orgoglioso perché
non vedevo quanto
lei ci tenesse a me, e Ginevra nonostante stesse male cercò
di zittire l’amica
dicendo che era stata colpa sua e io non c’entravo niente;
era stata tutta
colpa mia invece.
Arrivati a
casa portammo Ginevra sul divano e mentre Alice le preparava una
camomilla, io
e Andrea le togliemmo le scarpe e le mettemmo una coperta; Alice
arrivò con la
camomilla e si sedette accanto a me.
-Ci spieghi
che è successo?-
POV GINEVRA:
Ora mi
sentivo molto meglio e dovevo raccontare ciò che era
successo così Alice
avrebbe finalmente capito che non era colpa di Riccardo
bensì mia, che ero
stata una sprovveduta:
-La musica
alta mi stava dando fastidio e così mi sono messa vicina
alla porta poi mentre
rispondevo al telefono una ragazza mi ha portato un drink e mi ha
indicato il
ragazzo che me lo offriva-
-Ma Gin lo
sai che..- sapevo cosa stava per dire Alice
-So che non
si accetta da bere dagli sconosciuti, ma stavo parlando al telefono e
senza
accorgermene ho bevuto, e quando la testa ha iniziato a girarmi ho
capito che
mi aveva messo qualche droga dentro-
-Così
sono
andata al bagno e ho vomitato ma quando sono uscita dal bagno, lui
è arrivato e
mi ha bloccata-
-Torno
lì e
lo ammazzo- Riccardo scattò in piedi
-No ti
prego, rimani qui con me- lo supplicai
-Non lasciarla
di nuovo- disse dura Alice e fu questo che lo trattenne
-Ti porto in
camera- mi prese in braccio e mi portò al piano di sopra, mi
posò sul letto e
restò a guardarmi
-Devo
chiederti scusa- disse
-Non
ascoltare Alice, non è stata colpa tua ma mia, fin
dall’inizio…-
-No invece,
mi sono comportato come un bambino viziato e ti ho tenuta lontana per
tutto
questo tempo solo per uno stupido bacio, ho avuto paura e ho fatto
soffrire
entrambi, sei tu che devi perdonarmi-
Non sapevo
che dire, ogni frase che mi veniva in mente mi sembrava superflua per
quella
circostanza anche perché ero troppo felice per riuscire a
formulare una frase
di senso compiuto così gli presi il viso tra le mani e lo
baciai: pensai che
questo era il modo migliore per fargli capire ciò volevo
dire. Ricambiò il
bacio rendendolo sempre più passionale e gli allacciai le
braccia dietro al
collo accarezzandolo, quando il suo cellulare iniziò a
vibrare e sbuffò.
-Pronto?-
iniziò a parlare ed annuire poi chiuse e mi
guardò pensieroso
-Chi era?-
chiesi
-Nessuno- si
girò e capii che stava mentendo
-Riki per
favore, non dobbiamo avere più segreti-
-Se te lo
dico, prometti di non lasciarmi?-
-Prometto-
mi stava mettendo paura
-Mio cugino
è invischiato in un traffico di droga, dovrebbe arrivare un
nuovo carico e io
devo solo aiutarlo a scaricare, gli ho detto che questa è
l’ultima volta che lo
aiuto- non mi sconcertai più di tanto perché
anche Angelo aveva fatto qualche
in traffico in passato
-Questa
sarà
l’ultima volta?-volevo averne la conferma
-L’ultima,
giuro-
-D’accordo,
quando dovrebbe arrivare?-
-Non lo sa
neanche lui, mi chiamerà il giorno stesso-
-Quando ti
chiamerà verrò con te-
-Ma..-
-Niente ma,
non voglio stare a casa preoccupata senza sapere dove sei-
-Non
riuscirò a farti cambiare idea vero?-
-Assolutamente
no- sorrisi orgogliosa
ANGOLO
AUTRICE:
Bonsoir :D
Siete arrabbiati con me? Lo so, lo so, sono assolutamente in
ritardissimo e non
ho scuse ma in compenso vi scritto 12 pagine… iniziate a
prepararvi perché manca
poco al finale, baci
Blackshadow90
|
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Capitolo 19 *** AH,L'AMOUR, L'AMOUR ***
“Se
non
ricordi che Amore t'abbia mai fatto commettere la più
piccola follia, allora
non hai amato.”
-Shakespeare
POV GINEVRA:
15 MINUTI
PRIMA
-Mi fai il
solletico- risi come una bambina pestifera
-Shh ,o ci
sentiranno- lui era più divertito di me
-Se ci
scoprono ci sospendono- sussurrai
ridendo…sapevo che era sbagliato, ma infrangere le regole mi
eccitava
soprattutto se ero con Riccardo
-In passato
non mi hanno mai scoperto- cosa?!
-Sei stato
qui con altre ragazze?- mi alzai in fretta infuriata e prendendo la
maglietta
finita su uno scaffale urtai il secchio con la scopa
-Piccola
scherzavo- rise e mi prese di nuovo su di se
-Stupido- gli tirai un pugno sul
petto e poi
continuammo a baciarci rotolandoci
nel
nido di coperte fatto da lui. Io in reggiseno e lui senza maglietta,
era
praticamente spalmato su di me intento a sfilarmi i jeans quando una chiave
girò nella toppa e la porta
si spalancò sotto gli sguardi esterrefatti della bidella e
della nostra
professoressa di inglese e i nostri invece scioccati.
Ora vi
starete domandando, dove sono questi due pazzi e cosa hanno combinato
questa
volta? Be non so se la risposta vi piacerà ma di certo non
sono la tipica
ragazza perfettina che a scuola si comporta sempre garbatamente e
infatti ero
nello sgabuzzino del secondo piano con Riccardo; il professore di
italiano era assente
perciò dato che avevamo
le ultime due ore di supplenza e dato anche
che la nostra supplente è una professoressa anziana e mezza
cieca, avevamo
preferito sgattaiolare via e rifugiarci lì, e ovviamente lei
non si era accorta
della nostra assenza e noi ci stavamo divertendo finché
quella bidella acida
aveva aperta la porta e ci aveva beccati sul fatto con la nostra prof
di
inglese.
ORA
L’ufficio
era spazioso e semplice, di fronte a noi c’era una grande
vetrata che mostrava
la strada davanti il liceo; le pareti erano quasi del tutto spoglie ad
eccezione di qualche vecchia foto, gli scaffali invece erano colmi di
libri di
ogni genere ordinati in una maniera a dir poco maniacale. La scrivania
ampia e
pulita era ricoperta di documenti e fogli mentre sull’angolo
c’era un vecchio
computer acceso e un telefono dal quale la giovane preside ascoltava e
rispondeva, lanciandoci ogni tanto degli sguardi indagatrici. Da quando
avevo
messo piede in quella scuola, la preside(una donna alta e magra come un
grissino) mi era
subita stata antipatica:
sembrava una di quelle donne giovani che volevano rivoluzionare tutto e
trasformare la scuola in un campo di addestramento rigido e privo di
ogni forma
di divertimento. All’apparenza sembrava docile e gentile ma
riusciva a farti
tacere con un solo sguardo; mise giù il telefono, congiunse
le mani e alzò
lenta lo sguardo su Riccardo con i suoi occhialetti neri.
- Riccardo,
da te non me lo sarei mai aspettata- osservò un foglio e
proseguì
-Hai un
ottima media scolastica, i professori non fanno altro che lodi e anche
io so
che ti sei distinto per la tua bravura durante la tua permanenza in
questo
istituto-
-Preside so
di aver sbagliato, Ginevra però non c’entra niente
la colpa è mia- lo guardai
dolce ma mi intromisi
-No invece
la colpa è mia- lui mi guardò implorandomi con lo
sguardo di stare zitta
-Smettetela,
la colpa è di entrambi…avete tenuto un
comportamento scorretto e dovreste
essere sospesi ma per questa volta chiuderò un occhio
perché è il vostro ultimo
anno e siete entrambi due ottimi allievi- disse con il tono arrogante
-Grazie
mille- rispondemmo entrambi
-Ora filate
in classe e comportatevi decentemente-il
tono era severo eppure notai una nota di divertimento nel
suo viso,
sorrisi tra me e me pensando a quella donna stramba e ordinata.
Rientrammo
in classe sotto gli sguardi maliziosi e le risatine dei nostri compagni e andammo a sederci sui
banchi in fondo, dove
era in corso un dibattito sulle vacanze estive: tutti sognavano da
tempo il
famoso viaggio da fare dopo gli esami e c’erano alcuni come Christian o Veronica
che stavano risparmiando
soldi da un anno o più per potersi divertire senza pesare
sulle spalle dei
genitori; la meta però suscitava ancora abbastanza problemi
perché da quello
che mi aveva raccontato Alice, volevano organizzare un'unica vacanza e
partire
tutti insieme. Io ero subito scoppiata a ridere perché in
tutto nella classe
siamo più di venti e sarebbe una follia riuscire a farli
andare d’accordo.
-Io voglio
andare a Ibiza- gridò Erica
-Anche io-
continuò Emma
-Wow, per
una volta sono d’accordo con lei- intervenne Greta
guardandola storta
-Io concordo
con mia cugina- disse Alessandro
-Perché
non
andiamo a Parigi? E’ piena di boutique ed è una
città così romantica- il tono
sognante di Cat fece ridere tutti
-Ma dai Cat,
la migliore di tutte è Las Vegas: gioco d’azzardo,
alcool e Strip club, che c’è
di meglio?- secondo voi? ovviamente questo è Jacopo
-Vai
così
fratello- Mattia batté il cinque all’amico
-E se
andassimo a Monaco di Baviera?- Veronica adorava le mete culturali, ma
un coro
di “NO” la fece zittire
-Ragazzi
così non troveremo mai una soluzione – tutti si
girarono verso di me
-Allora
piccola, tu che proponi ?- seduta in braccio a lui mi schiarii la voce
-Penso che
dovremmo scegliere quattro mete che ovviamente piacciono anche solo un
po’ a
tutti e scriverle su dei biglietti, poi
sorteggiamo-
-Mi sembra
giusto- convenne Vanessa e tutti annuirono
Mentre
Stefano si era incaricato di cercare un elenco di località
per proporcele e poi
sceglierne quattro, io e Riccardo continuavamo a stuzzicarci come due
bambini:
mi tirava verso di sé prendendomi dai passanti del jeans
facendomi il solletico
e io per ripicca mi strusciavo su di lui e mi mordevo il labbro sapendo
di
farlo impazzire.
-Potete
affittare una stanza d’albergo- commentò acida
Erica
-Ma sono
già
tutte prenotate da te-
-E con
questo che vorresti dire?- si alzò infuriata mentre Riccardo
la fulminò con lo
sguardo
-Dico solo che
ti fai un ragazzo diverso a sera: dev’essere
molto…impegnativo- la provocai
-Tu
brutta..- mi si stava per scagliare contro e Alessandro la
afferrò
-Smettila,
non fare la bambina- gli altri non si intromisero ma stavano osservando
tutto
curiosi
-Lasciami!-
si ricompose in fretta e fece un sorriso strano
-In effetti
Ginevra hai ragione: è impegnativo andare ogni sera a letto
con un ragazzo
diverso…- non sapevo dove voleva andare
a parare e continuò
-Soprattutto
andare a letto con il tuo ragazzo- restarono tutti paralizzati; sapevo
che si
riferiva ai primi giorni di scuola in cui io e lui (ovvero la finta
coppia) ci
eravamo litigati ma faceva comunque male sapere che il ragazzo che ami
è stato
con una ragazza che odi e che farebbe di tutto per umiliarti di fronte
agli
altri: ed ero così che mi sentivo adesso. E anche tutti gli
sguardi su di me
non contribuivano a farmi sentire meglio.
-Gin
è stato
all’inizio che ci siamo conosciuti, lo giuro-leggevo nei suoi
occhi la paura di
perdermi
-Lo so
tranquillo- ricambiai il suo abbraccio che mi fece sentire una leonessa
pronta
a difendere il suo territorio e proprio quando stavo per parlare,
Riccardo mi
anticipò.
-E’
stato
molto tempo fa quando io e lei non stavamo ancora insieme e mi dispiace
dirtelo
Erica, ma per me è stato solo sesso, io ho sempre amato e
continuerò ad amare
Ginevra- affermò guardandola duro
-Sei solo
uno stronzo- si girò e andò a sedersi con Emma ai
primi banchi, gli altri
invece fecero finta di non aver visto niente e ripresero a parlare tra loro.
-Ehi…mi
credi vero?- mi prese il mento tra le dita e mi fissò incerto
-Ma certo
amore- risi e lo baciai
Dieci minuti
dopo avevano finalmente scelto le quattro mete tra cui sorteggiare:
Ibiza, che
piaceva a molti, Mykonos in Grecia, Madrid e per finire San Diego in
California. Ovviamente per un appassionata viaggiatrice come me, ogni
meta va
bene, e ho
l’imbarazzo della scelta.
-Chi vuole
sorteggiare?- Stefano mischiò i quattro bigliettini nel mio
cappello e mi
guardò
-Scordatelo
che mi alzo- ero appollaiata su Riccardo
- Sempre la
solita, faccio io- si fece avanti
Alice
ridendo, estrasse il bigliettino e lo aprì: eravamo tutti
col fiato sospeso
finché non lo girò verso di noi.
-Arriviamo
San Diego!!- gridò Jacopo felice che la città
fosse vicina a Las Vegas e tutti
gridarono con lui felici.
-Ho sempre
sognato di andare in California- ero al settimo cielo e mentre
pensavamo già a
cosa mettere in valigia suonò finalmente la campanella di
fine lezioni.
Scendemmo le scale in fretta prima di essere travolti dai ragazzini di
primi
anno e andammo dritti verso la moto di Riccardo, quella mattina infatti
avevo
deciso di lasciare la mia Suz a casa; salii dietro di lui e lo strinsi
forte
sorridendo nello specchietto. E mentre sfrecciavamo per le strade,
diretti a
casa, pensai che era proprio vero-nessuno si salva da solo- e lui aveva
salvato
me o forse ci eravamo salvati a vicenda. E fu in quel preciso momento
che mi
venne un idea.
POV
RICCARDO:
Da
quando eravamo arrivati a casa, Ginevra
aveva uno strano sorriso: un misto tra –sono super felice- e
–ho fatto un
guaio- che mi preoccupava non poco; ero contento di vederla felice ma
avevo
imparato a conoscerla in tutto questo tempo e sapevo per certo che
aveva
combinato qualcosa. Stava lavando i piatti quando le arrivai alle
spalle e la
circondai con le braccia, facendola ridere.
-Mi stavi
facendo scivolare il piatto- si girò col piatto gocciolante
in mano
-Scusa,
piccola-
-Comunque
devi dirmi qualcosa?- si fece subito sospettosa e capii che avevo
ragione:
stava tramando qualcosa
-Niente
perché?-
-Mi sembri
strana-
-Ok, ho una
sorpresa per te ma non ti dirò altro- fece il gesto come per
cucire le labbra e
sorrise
-Anche io ho
una sorpresa per te- avevo prenotato in un bellissimo ristorante
-Davvero?
Che sorpresa?- si asciugò subito le mani e mi si
attaccò addosso come un panda
-Se te lo
dicessi dovrei ucciderti-
-Oh che
paura…-
*
-Dovresti
averne- e iniziai a farle il solletico
-Così
non
vale però- corse in soggiorno e saltò su Andrea
che era seduto sul divano
-Andy
salvami tu-
-Eh no Gin,
io non c’entro- la spinse verso di me ridendo e
l’afferrai al volo portandola
come un sacco sulle spalle
POV GINEVRA:
-Mettimi
giù!- non
riuscivo a girare abbastanza
il collo ma sapevo che stava sorridendo
-Mmh.-
-Mmh? Come
sarebbe “mmh”? Non sai dire altro? Sembri un
cavernicolo- sbuffai irritata
-Cavernicolo-
ripeté lui
-Sei
irritante-
-Io
Riccardo, tu Ginevra-
-Uffa!- ma
non riuscii a trattenere il sorriso
-Siete due
pazzi- Alice ci sorrise prima che il mio pazzo chiuse la porta della
camera
Ora eravamo
faccia a faccia e dovevo dirgli cosa avevo intenzione di fare e speravo
che
accettasse:
-Allora, non
sono molto brava con le parole, è meglio se vado dritta al
punto- mi osservò
divertito
-E quale
sarebbe il punto?-
-Vorrei fare
un tatuaggio e vorrei che lo facessi anche tu-
-Com’è
questo tatuaggio?-
-E’
una
sorpresa-
-Quindi
dovrei venire con te e fare un tatuaggio senza guardare
cos’è?- e se mi dice di
no?
-Si- dissi
incerta
-Certo che
lo faccio, piccola- alzai di scatto la testa e lo abbracciai
-Grazie,
grazie, grazie-
Ero seduta
con le gambe accavallate su
una
poltroncina nera e accanto a me c’era Riccardo che mi
osservava sorridente; la
sala era piena di foto di tatuaggi e disegni vari e con tutti i colori
che
c’erano mi stava per venire mal di testa, anche se ero
leggermente nervosa per
la ragazza dietro al bancone che continuava a lanciare sguardi
ammiccanti al
MIO ragazzo. Mi stavo alzando per dirgliene quattro quando Fabrizio, il
tatuatore, ci venne incontro e ci fece cenno di seguirlo. Era un
ragazzo
particolare: ogni superfice del suo corpo era ricoperta di tatuaggi di
ogni
genere, aveva un paio di piercing alle sopracciglia e i capelli rasta.
Era un
ragazzo bravissimo e simpaticissimo che mi aveva presentato Greta un
paio di
settimane prima, quando era andata a tatuarsi un’aquila sulla
spalla.
-Allora, chi
è il primo?-
-Inizia lui-
spinsi Riccardo
Il tatuaggio
avevo scelto di farlo poco sotto la clavicola
e nonostante le numerose proteste di Riccardo, ero
riuscita a
convincerlo che
l’avrebbe visto solo
alla fine, anche perché non ci voleva molto: era solo
questione di minuti.
-Bambolina
ora tocca a te- Riccardo guardò Fabrizio gelido
-Sono tutta
tua- risi a Riccardo e prima di distendermi sul lettino iniziai a
sfilare il
maglioncino
-Che fai?-
mi bloccò la mano
-Levo il
maglione, come tu ti sei tolto la maglietta-
-Tu non
rimani in reggiseno davanti a questo qui- indicò Fabrizio
che ci osservava
divertito
-Richi, lui
è fidanzato, non essere geloso-
-E’
proprio
necessario toglierlo?-
-Se non lo
tolgo, non riesce a lavorare- dissi esasperata
-D’accordo-
sbuffò
Fabrizio
iniziò
a incidere la mia pelle e Riccardo di fianco a me guardava attento ogni
sua
singola mossa e fulminandolo quando mi osservava troppo a lungo, e
tutto questo
mi metteva agitazione perché avevo paura che facesse una
scenata; pian piano
però la gelosia si attenuò e la sua attenzione
venne attirata dalla scritta
quasi terminata sul mio petto.
-La mia
opera d’arte è finita- esclamò Fabrizio
e il volto di Riccardo si illuminò
Mi alzai
tutta elettrizzata e trascinai per mano Riccardo verso il grande
specchio accanto
alla porta e dopo esserci posizionati davanti sorridemmo come due
cretini:
entrambi ora avevamo la scritta –Serva
me. Servabo te- (frase latina che vuol dire: salvami, ti
salverò) e la cosa più
bella era che al posto della “o” di “
Servabo” avevo fatto mettere un cuore:
sul mio tatuaggio all’interno del cuore c’era la
“R” di Riccardo mentre sul suo
tatuaggio c’era la “G”. Quando mi era
venuta l’idea del tatuaggio ero
contentissima ma
avevo paura che forse
era un passo esagerato, tatuarsi le iniziali.
-Ti piace?-
si giro e mi diede un bacio sensazionale, che mi lasciò
senza fiato
-E’
bellissimo- mi fece rimettere la maglia
-Sono felice
che ti piaccia- presi il portafoglio dalla borsa e mi diressi verso la
ragazza
antipatica a cui dovevo dare i soldi
-Ferma, pago
io- Riccardo mi anticipò
-Che??
Scordatelo!- odiavo quando le persone mi offrivano le cose
-No,
piccola, pago io-
-E sentiamo,
perché dovresti pagare tu?- incrociai le braccia e lo fissai
-Perché
sono
il tuo ragazzo e voglio occuparmi di te-
-Amore
è
molto dolce, davvero, ma non ho ottant’anni e non ho bisogno
che tu mi faccia
da badante né da banca personale-
-Perché
fai
la difficile?-
-Non sono
difficile, è una questione di principio-
-Principio?-
-Si
amor..- ma non
riuscii a terminare la
frase che mi prese di nuovo sulla schiena e pagò mentre lo
prendevo a pugni
infuriata
-Brutto
imbroglione-
Dopo
aver pagato ce ne andammo: in teoria il
tatuaggio era un mio regalo per lui ma voleva pagare e così
era scoppiata una
discussione che si era conclusa subito a casa con una battaglia di
cuscini e,
ahimè, il
televisore a schermo piatto
del soggiorno in frantumi.
-E’
stata
tutta colpa tua- puntai
il dito contro
Riccardo
-Mia? Sei tu
che sei finita contro la tv e l’hai fatta cadere- intanto
raccoglievamo i cocci
-Certo,
perché tu mi hai lanciato un cuscino e ho perso
l’equilibrio-
-Ok, ma tu
hai iniziato a lanciarmeli-
- E tu hai
voluto pagare i tatuaggi- dissi acida
-Facciamo la
pace?- mi fece un sorriso sexy e gli scoccai un bacio
-Certo amore,
ma come facciamo con la tv? Alice stavolta ci sfratta- forse soffriamo
entrambi
di bipolarismo, siamo due pazzi
-Vado a
comprarne una nuova, tu intanto vestiti, stasera si esce- lo guardai
interrogativa
-Dove
andiamo?-
-E’
una
sorpresa-
-Ma se non
mi dici dove andiamo, non so come vestirmi-
-Metti un
vestito- mi diede un rapido bacio e uscì
Ero in piena
crisi: i vestiti e le scarpe erano sparpagliati per tutta la stanza e
non
sapevo cosa mettere, ogni cosa che indossavo mi sembrava sbagliata. In
situazioni
come queste c’è sempre Alice che in due minuti mi
sistema sul letto il completo
perfetto ma quella sera era fuori con Andrea e tra il telefono che
squillava, i
minuti che scorrevano veloci e Goose che abbaiava e saltava, stavo
davvero
impazzendo. Decisi di fare un bel respiro e sistemare una cosa alla
volta:
prima di tutto andai a mettere i croccantini a Goose e mi chiusi in
camera per
evitare che tornasse, poi mandai un messaggio ad Emiliano per avvisarlo
che lo
avrei chiamato il giorno dopo e infine tornai davanti al letto chiusi
gli occhi
e scelsi a caso un vestito. Era un vestito verde smeraldo di chiffon
corto,
stretto in vita e con dei ricami dorati, abbinai i tacchi neri e la
pochette e
iniziai a vestirmi con la musica della radio a tutto volume; mentre mi
truccavo
partì una delle canzoni
del momento di
cui mi ero innamorata (“Up” di Olly murs e Demi
lovato) e iniziai a
canticchiare:
- I never meant to break your
heart
Now I won’t let this plane go down
I never meant to make you cry
I’ll do what it takes to make this fly-
Come un
flashback però mi venne in mente il momento in cui Riccardo
mi aveva lasciata,
era stata tutta colpa mia e mi sentivo persa senza di lui ma nonostante
tutto
come dice la canzone avevo lottato per il nostro amore e non avevo
permesso che
tutto andasse perduto: gli occhi mi divennero lucidi.
-Sei
pronta?- Riccardo era sulla porta
-Piccola
perché stai piangendo?- mi venne incontro e mi
asciugò le lacrime
-Questa
canzone…- tra le lacrime scoppiai a ridere
-E ora
ridi?-
-Ho pensato
a quando ci siamo lasciati ma ora siamo insieme-
-Già,
sono
stato uno stupido, ma non ci lasceremo più, te lo prometto-
quell’abbraccio fu
come una medicina, mi sentivo al sicuro come se niente potesse farmi
del male o
potesse allontanare la mia felicità, era strano dipendere da
qualcuno ,ma era
anche bello sapere che nonostante tutto lui ci sarebbe stato per me e
io ci
sarei stata per lui.
-Andiamo?-
mi asciugai gli occhi
-Sono
curiosa di vedere la sorpresa- sorrisi e lo trascinai al piano di sotto
e poi
fuori, diretti verso una meta sconosciuta
Il
nervosismo non mi faceva stare ferma e durante quei venti minuti di
macchina
che parvero interminabili avevo cambiato
quattro cd, acceso e spento il climatizzatore per due
volte e avevo
anche giocato con le leva del sedile rischiando di spezzarmi un dito
quando si
era abbassato di scatto; per di più Riccardo sembrava
divertito di ogni guaio
che combinavo. Ci trovavamo fuori città quando
iniziò a rallentare; un insegna
al neon catturò la nostra attenzione e dopo aver svoltato ci
trovammo in un
parcheggio di ghiaia. Parcheggiò accanto ad una quercia e
dopo avermi sorriso
scese e lo seguii:
-Ma dove
siamo?- dietro l’immensa siepe del parcheggio si intravedeva
un casolare in
pietra con il tetto in legno
-E’ un
ristorante-
-Che bello,
ho voglia di una pizza alla diavola- si fermò e
scoppiò a ridere
-Che
c’è?
Perché ridi?- eravamo fermi davanti all’entrata
-Sei
imprevedibile e speciale- poi continuò
-Di solito
quando con le altre ragazze della classe andavamo in un ristorante,
loro
chiedevano sempre piatti particolari e raffinati-
-Sono
diversa dalle altre-
-Questo
l’ho
capito fin dall’inizio- mi prese la mano e mi
trascinò dentro; era tutto molto
elegante e aveva un atmosfera romantica, ma invece di fermarsi ad uno
dei tanti
tavoli vuoti mi condusse ad una porta che portava
all’esterno: c’era un
bellissimo prato inglese.
-Noi
ceneremo lì- indicò un punto sulla destra e per
poco non saltai dalla gioia:
c’era un laghetto artificiale e al centro un gazebo tondo in
legno e vetro e
per arrivarci c’era una passerella in legno.
-Non ci
credo!- mi misi a correre come una bambina tirandolo per la manica e
appena
spalancai la porta in vetro saltai allegra: il tavolo apparecchiato era
cosparso di petali rossi, le candele galleggianti nella bacinella
emanavano un
profumo di frutti di bosco e una
scatolina blu era in bella vista in un piatto.
-Ti conosco
e so che è un po’ troppo romantico ma mi sei
mancata e volevo dimostrarti
quanto ti amo- lo strinsi forte e lo baciai lenta
-E’
perfetto-
-Allora,
prego signorina- mi spostò la sedia per farmi sedere e risi
-Grazie
signore, troppo gentile- guardando la scatolina mi prese subito il
panico
-Non vorrai
mica chiedermi di sposarti vero?- rise per la mia espressione
terrorizzata
-No
tranquilla, aprilo- lo aprii e lo guardai a bocca aperta
-Non
dirò
più niente ad Alice-
-Però
ti
piace- me lo infilò e lo guardai incantata: aveva un
diamante nero al centro e
poi due file di diamantini neri ai lati, avevo sempre sognato un
diamante nero
di Tiffany anche se era solo un sogno di una bambina che voleva trovare
il suo
principe azzurro.
-Si da
impazzire, ma è troppo-
chissà quanto
aveva speso…
-I soldi non
sono un problema lo sai- mi baciò la mano e poi fece cenno
al cameriere che
stava fuori, di entrare
-Cosa posso
portare ai signori?- ci domando col taccuino in mano
-Una diavola
e una capricciosa-
-Vuoi
qualcos’ altro?- si rivolse a me
-Le patatine
con il ketchup e la coca cola-
-Ci porti
due porzioni grandi di patatine fritte e una bottiglia di coca cola per
favore-
chiese Riccardo
-Arrivano
subito e il signor Alfredo vi porge i suoi saluti- disse il cameriere
che
subito uscì
-Chi
è
Alfredo?-
-Il
proprietario del locale, è un amico di famiglia-
spiegò Riccardo
-D’accordo,
stavo pensando… e se facessimo un gioco?- volevo fare in
modo che capisse ogni
cosa di me, anche gli atteggiamenti che a volte sembravano senza senso
e forse
delle domande bastavano a chiarire tutto
-Che gioco?-
-Non
è un
vero e proprio gioco, è più un quiz: ci facciamo
delle domande a vicenda e
rispondiamo sinceri senza pensare-
-Qualsiasi
domanda?- chiese furbo
-Si-
-Bene, parto
io: Vuoi sposarmi?- scoppiai a ridere
-Certo che
si, perché non prenotiamo dei biglietti a andiamo a sposarci
a Las Vegas? Ho
sempre sognato di farmi sposare da Elvis- gli feci la linguaccia
-Bella idea,
tocca a te-
-Mmh…dolce
o
salato?- era una domanda stupida lo so
-Non saprei,
tu però sei il mio dolce preferito- rispose malizioso e
iniziai a sentire caldo
-Molto
simp…-
-Scusate,
ecco a voi e buon appetito- ero così concentrata su Riccardo
che non mi ero
nemmeno accorta dei camerieri che erano entrati con pizze, bibite e
patatine;
posarono tutto in fretta e ordinatamente e uscirono in fila chiudendosi
la
porta alle spalle.
-Non sono mai
stata servita così in fretta…amo questo
ristorante- il profumo della pizza mi
fece brontolare lo stomaco e ringraziai mentalmente gli addetti alla
cucina che
la avevano già tagliata a fette
-Anche io lo
amo e cucinano in una maniera impeccabile- addentò le
patatine osservandomi
-Confermo-
la pizza era squisita
-Ora a te-
-Hai sempre
detto che prima eri una ragazza diversa, esagerata…hai mai
preso droghe o
fumato marijuana?- sussurrò indeciso
-Si
l’ho
fumata e purtroppo ho anche preso delle droghe
ad una festa, mi ricordo che delle mie amiche mi hanno
portata in bagno
e mi hanno fatto aspirare della polverina bianca, ma è
successo solo una volta-
-Adesso una
domanda semplice, come lo vedi il tuo futuro?- avevo un po’
paura di sapere la
sua risposta
-Non saprei,
forse sarò un medico o un uomo d’affari come mio
padre, nel mio futuro però ci
sei anche tu-
-Ti
stancherai di me prima o poi-
-No piccola,
non mi stancherò mai del tuo sorriso, dei tuoi occhi, del
tuo carattere testardo
che mi fa impazzire, dei tuoi baci…non
mi stancherò mai di te- mi guardò serio
-Ne
riparleremo tra sessant’anni- risi io
-Non vedo
l’ora-
Divorai la
pizza e le patatine con estrema lentezza perché amavo cenare
in quel posto e
poi avevo un mucchio di domande da fare a Riccardo: non ero mai stata
una
ragazza loquace eppure quella sera non riuscivo a tenere la bocca
chiusa. Il
tempo sembrava essersi congelato e mi sentivo protetta in quella cupola
di
vetro con lui: la persona che amavo. Eppure una lontana parte di me
stessa che
avevo messo a tacere, aveva paura del futuro. E se si fosse davvero
stancato di
me? Se qualcosa o qualcuno me l’avesse
portato via?
-Fanno anche
un ottima Sacher –
-Cosa?- come
al solito mi ero persa nei miei pensieri
-Che dolce
vuoi? Io amo la sacher-
-Mi va bene
la sacher- ordinò ai camerieri venuti a prendere i piatti e
poi mi osservò
-A che
pensi?-
-Penso che
ti amo e non vedo l’ora che arrivi il dolce perché
ho voglia di fare l’amore
con te- era facile essere sincera con lui
-La mia
principessina acida è diventata provocatrice- sorrise furbo
e si passò la mano
tra i capelli: riusciva ad accendere ogni singola parte del mio corpo
-Non farlo-
mi disse
-Cosa?-
-Non
morderti il labbro, lo sai- la sua voce roca mi mandò il
sangue in ebollizione:
era come avere un
falò nello stomaco
-Possiamo
farci impacchettare il dolce?-
-Ottima idea
piccola- si alzò e mi prese per mano; uscimmo dalla cupola
di vetro e osservai
il laghetto immobile e il prato verde, quel posto era incantevole e ci
sarei
tornata. Riccardo parlò con il cameriere e dopo aver preso
una scatola bianca
con il logo nero, andammo nel parcheggio. Eravamo quasi a marzo e fuori
faceva
abbastanza freddo ma non lo sentivo, perché troppo distratta
dalla mano calda di
Riccardo che mi spingeva all’interno
della macchina. Sperai di arrivare presto a casa, e potevo sembrare una
ninfomane, ma non me ne importava.
-Mangia-
Riccardo mi porse lo scatolo del dolce con una mano mentre con
l’altra guidava
-Non fare
quella faccia, ho visto come guardavi la scatola, e so che il profumo
del
cioccolato è irresistibile per te- eravamo al buio come
aveva fatto a notare il
mio sguardo?
-Sbruffone- gli
feci la linguaccia e iniziai a mangiare
-Golosona-
Arrivati a
casa, parcheggiò e prima di scendere mi guardai il vestito:
ero ricoperta di
briciole di cioccolata e la bocca sembrava un opera d’arte.
Riccardo vedendomi
scoppiò a ridere e mi trascinò dentro casa in
braccio tra le mie proteste.
-Aspettami
in camera, devo fare una cosa-
-Mi devo
preoccupare?- chiese divertito
-No amore
tranquillo- feci il miglior sorriso che avevo e mi avviai verso la
camera di
Alice e Andrea che sicuramente stavano dormendo; mentre aprivo la porta
sentii
Riccardo sussurrare un “Poverini”. Mi buttai sul
loro letto mentre erano
addormentati e dopo aver preso fiato gridai:
-Ali, Andy-
saltarono spaventati
-Ginevra,
che succede?-
-Guardate-
mostrai l’anello sorridente e loro mi lanciarono un sguardo a
metà tra il “vogliamo
ucciderti” e “cosa abbiamo fatto di male?”
-Tesoro
è
bellissimo ma ne parliamo domani perché
siamo distrutti-
sussurrò Alice
-D’accordo,
buonanotte ragazzi- uscii in punta di piedi ed entrai nella mia camera
dove
trovai Riccardo disteso sul letto con addosso solo i boxer e il cuore
salì a
mille
-Tu sai come
farmi venire un infarto- mi sfilai l’abito e mi voltai verso
di lui in
biancheria intima
-E tu sai
come farmi impazzire- mi buttò sul letto e spense la luce
ANGOLO
AUTRICE:
Cari lettori
e lettrici amo sempre di più i miei due pazzi preferiti,
spero anche voi, e non
so come farò quando questa storia finirà :( Cosa
ne pensate di questo capitolo?
E’ troppo mieloso? Se volete dirmi il vostro parere, lasciate
una recensione, mi
farebbe molto piacere :D
Ps.
“Principessina
acida” è il soprannome che è stato dato
alla mia migliore amica dal suo
fidanzato ( Giulietta, il tuo Romeo è proprio dolce)
|
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Capitolo 20 *** NIENTE E' PER SEMPRE ***
AVVISO:
Chiedo
perdono per la mia
lunga assenza ma purtroppo ho avuto problemi personali che non mi hanno
permesso di scrivere, spero solo possiate perdonarmi e spero che il
capitolo
pur essendo corto vi piaccia; ormai manca davvero pochissimo alla fine
quindi
spero siate buoni e comprensivi con me. Un bacio
Blackshadow
“QUEL
GIORNO LI’,QUELLO IN
CUI TI HO CONOSCIUTO,NON L’AVEVO MICA CAPITO. NON
L’AVEVO MICA CAPITO CHE DA
QUEL GIORNO AVREI FATTO I CONTI OGNI ISTANTE CON LA PAURA DI
PERDERTI.”
POV
RICCARDO:
-Sicuramente
ho sbagliato
tutto, a te com’è andato?- Francesco odiava da
sempre le materie scientifiche e
il compito di matematica di quel lunedì mattina aveva
distrutto tutti
-Credo
bene,grazie alle
ripetizioni di…Gin-
-A
proposito come mai non è
venuta?-
-Già,
non è da lei saltare i
compiti- si intromisero Cat e Veronica
-Ha
il raffreddore. Sto
andando alla macchinetta,volete qualcosa?-
-No
grazie- uscii dalla
classe e mi diressi alla macchinetta con il pensiero rivolto a Ginevra.
Avevamo
litigato di nuovo per una stupidaggine: il giorno
dell’equinozio di primavera
avevo organizzato una giornata speciale per noi due e dovevo cucinare
un dolce
buonissimo che aveva portato più volte a scuola Erica. Con
Erica non parlavo
più perciò mi ero rivolta alla sua migliore amica
Emma, che mi aveva promesso
di passare da casa mia a lasciarmi la ricetta e invece chi si presenta
alla mia
porta?! Erica vestita di tutto punto con in mano buste e teglie per il
forno:
sapeva che ero una frana a cucinare e voleva aiutarmi. Avevo provato a
cacciarla con gentilezza ma aveva insistito dicendo che altrimenti la
mia
giornata con Gin sarebbe stata rovinata. Sfortuna volle che dieci
minuti dopo
l’arrivo di Erica, Ginevra tornò a casa
perché pioveva a dirotto e trovandoci
intenti a cucinare, si infuriò. Avevo cercato di spiegarle
la situazione ma
nonostante la mia buona pazienza ero scoppiato anche io; volarono
insulti da
entrambe le parti e in preda alla rabbia cacciammo di casa Erica.
L’amavo
davvero molto, ma certe volte la sua cocciutaggine superava il limite e
infatti
era uscita da casa dicendo di voler “fare un giro per
rinfrescarsi le idee”, e
si rinfrescò davvero: tornò completamente zuppa
di pioggia, con la febbre a
trentanove e la testa che le girava. Mi arrabbiai ancora di
più per come si era
conciata e lo notò ma disse di non voler litigare ancora
perché aveva un mal di
testa terribile e così restai zitto.
-I
litigi servono a
rafforzare la coppia- scoppiai a ridere e mi voltai verso Jacopo
-E
tu che ne sai della vita
di coppia?-fece il finto offeso ma gli spuntò un sorriso da
bambino, come non
glielo vedevo da tempo.
-Ne
so parecchio,fidati-
-Forse
Ginevra aveva ragione-
-Su
cosa?- chiese sulla
difensiva
-Fin
dall’inizio ha detto che
tu e Cat siete fatti per stare insieme e dice anche che i vostri comportamenti di questi
giorni indicano che
forse lo avete finalmente capito-
-Già,
l’ho capito ma forse è
troppo tardi, tu però non fare il coglione con Gin e non
lasciartela scappare
perché sei fortunato-
-A
volte penso che meriterebbe
qualcuno migliore di me-
-Non
dire cazzate,lei ti ha
scelto e ti ama davvero,quindi non iniziare a fare discorsi da
femminucce, sei
un uomo cazzo- sorrisi sincero e tornai in classe seguito da Jacopo che
appena
vide Cat ridere si illuminò.
Quelle
cinque ore di scuola
passarono lente senza Ginevra e Andrea che era anche lui a casa con il
raffreddore, mentre Alice sentendosi sola faceva continue battute sui
professori;mancava qualche minuto al suono della campanella e avevo
già il giubbino
addosso e lo zaino chiuso,non vedevo l’ora di tornare a casa
per vedere come
stava Ginevra. Finalmente suonò e feci le scale al volo,
correndo verso la
moto,con destinazione casa.
Quando
aprii la porta,vidi
Ginevra arrotolata nelle coperte sul divano con una coda
scompigliata,un enorme
pacco di fazzolettini accanto ed una montagna di fazzolettini intorno a
lei: mi
dedicò solo un sguardo e poi continuò a giocare
con Andrea all’xbox. Era un
gioco di guerra come piaceva a lei e aveva alzato il volume per
immedesimarsi
meglio nel gioco,per questo non si accorse che mi ero avvicinato da
dietro alla
poltrona e dopo aver sorriso la chiamai. Lei si voltò e la
baciai sulle labbra
facendo ridere Andrea e Alice, e facendo infuriare lei.
-Tu!
Imbroglione,adesso ti..-
il rumore di un esplosione ci fece voltare verso il televisore su cui comparve
l’immagine del soldato a
terra con la scritta GAME OVER. Ginevra mi fulminò con lo
sguardo poi si alzò
per inseguirmi facendo
cadere la
montagna di fazzoletti a terra, ma urtò al tavolino e
iniziò a saltellare con
il piede dolorante in mano e imprecando contro di me che
ridevo…la mia piccola
pasticciona mi è mancata.
POV
GINEVRA:
Mi
ero fatta male e lui aveva
il coraggio di ridermi in faccia, eppure la sua risata dolce da bambino
mi era
mancata terribilmente; odiavo litigare con lui ma sapevo che avremmo
fatto pace
subito per questo volevo fare la sostenuta, la finta arrabbiata ancora
per un
po’, perché mi piaceva quando Riki mi girava
sempre attorno per avere il mio
perdono e cercava in tutti i modi di stuzzicarmi. Lo trascinai sul
divano e mi
misi sulle sue gambe, acciambellandomi di nuovo nelle coperte, poi dopo
avermi
stretta tra le braccia, avvicinò la bocca al mio orecchio:
-Sembri
Rudolph con quel naso
rosso- gli tirai un fazzoletto appallottolato
-Sarai
il mio infermiere
personale,quindi ogni mio desiderio è un ordine-
-Allora
cosa vuole fare la
mia piccola ammalata?- sorrisi a quel nomignolo e mi strinsi ancora di più a lui
-Ho
fame e voglio vedere “A
qualcuno piace caldo”-
-Cosa
vuoi mangiare?-
-Ho
voglia di cibo messicano
e di gelato- scosse la testa divertito e prese il telefono per ordinare
il cibo
d’asporto
-Tacos
di pollo?- annuii
felice
-E
voglio anche i nachos con
il guacamole-
-Voi
volete qualcosa?-chiese
ad Andrea e Alice che discutevano di interrogazioni
-Non
ho molta fame- rispose
Alice
-Per
me burritos di manzo-
Mentre
ordinava,selezionai il
film e misi in pausa per aspettare che il cibo arrivasse;ormai eravamo
in
primavera ma era uno di quei giorni noiosi, freddi e in cui sognavo con
nostalgia il mare e l’estate che presto sarebbe arrivata, gia
immaginavo un bel
viaggio sola con Riccardo in delle mete calde ed esotiche.
Il
film era finito ormai da
mezz’ora ed io e lui eravamo rimasti soli sul divano a
coccolarci come due bambini
e a ridere complici.
-Pensi
che staremo per sempre
insieme?- gli chiesi mentre giocavo con l’anello
-Io
non lo penso, ne sono
certo-
-Oh
ma dai, ti stancherai di
me prima o poi- risi nervosa ed evitai il suo sguardo per non fargli
vedere i
miei occhi lucidi; avevo paura della parola “per
sempre” perché avevo imparato
che tutto poteva sparire all’improvviso.
-Ehi,
a cosa sta pensando
quella testolina instancabile?- mi mise una ciocca di capelli dietro
l’orecchio
e mi fissò in attesa.
-Penso
che è tutto troppo
bello per essere vero-
-Amore
mio spero che la
penserai così anche tra cinquant’anni,quando
metterò su pancia e diventerò
pelato- scoppiai a ridere e lo abbracciai
-Non
diventerai pelato e
comunque ti amerei lo stesso- lo baciai ma mi ritrassi subito
-Cosa
c’è?-
-Sono
tutta raffreddata-
sembrò rifletterci su, poi mi tirò a
sé e mi diede un lunghissimo bacio
-Non
me ne frega niente-
Restammo
ancora un po’ li
abbracciati finché non iniziai a sentire la testa pesante e
mi addormentai tra
le sue braccia. Mi sentivo strana come se fossi in mare nel bel mezzo
di una
tempesta e da lontano vedevo la spiaggia ma nonostante mi sforzassi a
nuotare
per raggiungere la riva il mare mi trascinava sempre più
lontana da lui, da
Riccardo: mi misi a gridare il suo nome ma le braccia e le gambe
iniziarono a
diventare pesanti, l’acqua sempre più impetuosa mi
trascinava giù e mi entrava
nelle narici, in gola e non respiravo, volevo continuare a lottare per
lui ma
il corpo era stremato,non ce la faceva più e mentre andavo a
fondo chiedevo
perdono.
Mi
svegliai di soprassalto e
mi ritrovai sul divano con il sole del tramonto in pieno viso e una
coperta
addosso; sicuramente era stato Riccardo. Presi il telefono per chiamare
i miei
ma notai l’orario e mi preoccupai: erano quasi le sette, la
casa era silenziosa
e Riccardo non c’era. Quest’ultimo dettaglio mi
fece preoccupare a morte
soprattutto dopo l’incubo che avevo fatto e quando mi alzai
di scatto per
controllare se era in casa cadde un bigliettino dalla mia coperta.
Prendi
un’aspirina per il
raffreddore,torno presto,ti amo.
-R.
Era
uscito,come anche Andrea
e Alice, così provai a chiamarlo per sapere
dov’era ma scattò la segreteria,
cosa che non era mai successa e il panico iniziò a salire;
dovevo stare calma
perché altrimenti la febbre sarebbe salita e poi sicuramente
stava bene, non
dovevo pensare al peggio. Alla terza chiamata senza risposta mi
innervosii;
forse Andrea sapeva dov’era e mi diedi della stupida
mentalmente per non averci
pensato prima. Digitai il numero e al terzo squillò mi
rispose:
-Pronto?-
-Andrea
sei con Riccardo?-
sentii la risata di Alice e capii che lui non era li
-Pensavo
fosse con te-
sembrava confuso
-No,
mi ha solo lasciato un
bigliettino dicendo che sarebbe tornato presto, sai dove potrebbe
essere?-iniziavo ad agitarmi
-Prima
che noi uscissimo,
stava parlando al telefono con il cugino Christian, ma non lo conosco,
ho solo
sentito che parlavano del quartiere Barona- una lampadina mi si accese
e mi
ricordai della questione in sospeso che Riccardo aveva con il
cugino,doveva
aiutarlo con l’ultimo carico di droga poi ne sarebbe uscito
ma aveva promesso
che io ne sarei stata al corrente.
-Gin
ci sei?-
-Si,
grazie per
l’informazione, devo andare-
-Non
vorrai mica andare in
quel quartiere?-era preoccupato
-No
tranquillo- decisi di
mentire altrimenti non mi avrebbe più mollato
-Ci
vediamo stasera-
-A
stasera-
Chiusi
la chiamata e corsi a
mettermi alla svelta un jeans e un maglione perché avevo un
pò di febbre e dopo
aver preso un’aspirina infilai giubbino e stivali e corsi
alla moto; salii e
prima di partire provai a richiamarlo e finalmente al quinto squillo
rispose.
-Ehi
piccola scusa se non ho
risposto sono al centro commerciale per…-
-Piccola
un corno! So
benissimo dove sei, non inventare bugie, mi hai fatta preoccupare.. sto
arrivando-
-Non
venire, è pericol..- gli
chiusi il telefono in faccia e dopo aver infilato il casco partii
sgommando.
Quello che stava facendo era una cosa pericolosa e non potevo lasciarlo
solo
altrimenti sarei stata a contare ogni singolo secondo finché
non fosse tornato
e io di certo non ero una tipa paziente e tranquilla.
Andavo
veloce, sfrecciavo tra
le macchine ma non sentivo il vento in faccia perché avevo
il casco e la
visiera abbassata, pensavo alla preoccupazione per lui e speravo che
tutto
andasse bene così finalmente saremmo stati solo io e lui.
Saremmo stati
finalmente solo due diciottenni alle prese con l’amore, gli
amici, le feste, la
maturità, i viaggi e il futuro che ci aspettava
perché me lo sentivo sarebbe
stato luminoso e felice ma queste immagini furono interrotte
all’improvviso da
un solo, terribile pensiero che fece crollare tutto quello che ci
sarebbe
potuto essere ma che non ci sarà mai: i freni della moto non
funzionavano. Me
ne ero accorta all’ultimo minuto, quando ero a cento
chilometri orari e dovevo
rallentare per svoltare dove il cartello indicava il quartiere Barona.
Guarda
Niki, hai visto come è
crudele il destino? Quando non vedevo più nessuna speranza,
mi sentivo in colpa
e a pezzi, ho cercato di farla finita e invece mi sono risvegliata
anche se non
avevo voglia di vivere senza di te, ero arrabbiata con tutto il mondo e
soprattutto con me stessa e poi arriva lui che mi stravolge la vita e
mi fa innamorare
prima di me stessa e poi di lui,sai Niki ci avevo sperato, avevo
sperato in un
futuro, in un noi, e mi ero finalmente convinta che potevo essere
felice
accanto a lui,mi ero di nuovo innamorata della vita e volevo
trascorrerla con
lui;forse invece mi sbagliavo, forse è sempre stato questo
il mio destino, la
mia colpa da espiare.
-Ti
amo Riccardo-
Queste
furono le ultime
parole che pronunciai con le lacrime agli occhi prima che perdessi il
controllo
della moto e mi andassi a schiantare contro il guard-rail.
|
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Capitolo 21 *** E' UNA PROMESSA ***
“LO
SO CHE E’ DIFFICILE ,CHE
A VOLTE SEI ARRABBIATA CON IL MONDO INTERO E SOPRATTUTTO CON TE
STESSA,CHE
VORRESTI GRIDARE E PIANGERE E SCAPPARE LONTANO DALLA
FELICITA’ CHE HAI TROVATO
PERCHE’ PENSI DI NON MERITARLA,MA LA VITA E’
UN DONO PAZZESCO E TU SEI SOLO ALL’INIZIO DI
UN’AVVENTURA LUNGA E BELLISSIMA QUINDI VIVI, VIVI PER ME E
PER TE E PER LE
PERSONE CHE TI AMANO,E TI PROMETTO CHE VEGLIERO’ SEMPRE SU DI
TE. E’ UNA
PROMESSA.”
POV
ANDREA:
Quel
pomeriggio Alice aveva
voglia di fare acquisti e soprattutto doveva comprare un regalo per mio
padre e
per questo mi aveva trascinato con sé; voleva fare bella
figura anche se le
avevo ripetuto più volte che lui già la adorava e
qualsiasi regalo avesse
scelto, sarebbe stato perfetto. Eravamo nel reparto vini e liquori del
centro
commerciale e stava leggendo ogni singola targhetta dei vini per
scegliere “il
migliore” e cercavo di aiutarla come potevo, quando sentii il
telefono
squillare:era Ginevra.
-Pronto?-
mentre risposi
Alice scoppiò a ridere e mi indicò la scritta
rossa di un vino:Bricco
dell’Uccellone e mi trattenni dal ridere.
-Andrea
sei con Riccardo?-
-Pensavo
fosse con te- quando
io e Alice eravamo usciti, lui guardava la tv col volume basso e
accarezzava la
fronte di Ginevra.
-No,
mi ha solo lasciato un
bigliettino dicendo che sarebbe tornato presto, sai dove potrebbe
essere?- ci
riflettei un secondo e poi risposi.
-Prima
che noi uscissimo
stava parlando al telefono con il cugino Christian, ma non lo conosco,
ho solo
sentito che parlavano del quartiere Barona- non rispose.
-Gin,
ci sei?-
-Si,
grazie per
l’informazione devo andare-
-Non
vorrai mica andare in
quel quartiere?-
-No
tranquillo-tirai un
sospiro di sollievo
-Ci
vediamo stasera-
-A
stasera-chiusi la
telefonata e andai verso Alice che mi sorrideva soddisfatta con una
bottiglia
di vino in una mano e una bottiglia di grappa nell’altra.
-Stasera
farai ubriacare mio
padre- le sorrisi e ci avviammo alla cassa. Posò le
bottiglie solo per
consegnarle alla cassiera che la guardò male, e
pagò in fretta senza degnarla
di uno sguardo.
-Allora
adesso che facciamo?-
sapevo per certo che voleva perlustrare ogni singolo negozio alla
ricerca di
qualche borsa o vestito.
-Potremmo
entrare lì, ho
visto un completo bellissimo- come immaginavo.
Girammo
in lungo e in largo
tutto il negozio e dopo che ebbe provato due vestiti che aveva scartato
mi
guardò mettendo il broncio.
-Uffa
oggi non è giornata per
fare shopping-scoppiai a riderle in faccia e mi fulminò. Il
telefono squillò di
nuovo e vedendo il nome di Ginevra pensai che avesse bisogno di
qualcosa ma la
voce che mi rispose non era la sua bensì quella di un uomo.
-Pronto
con chi parlo?-chiese
una voce rauca
-Sono
io che lo chiedo a lei
perché il telefono da cui mi sta chiamando è di
una mia cara amica-risposi
irritato
-Sono
un operatore del 118,
ho digitato il suo numero a caso nelle chiamate effettuate e la informo
che la sua
amica ha avuto un grave incidente in moto e la stiamo trasportando
all’Ospedale
Maggiore- fu come una doccia ghiacciata e Alice mi guardò
capendo dalla mia
espressione che qualcosa non andava.
-La
ringrazio- chiusi la
chiamata e guardai Alice con gli occhi lucidi
-Amore,
Ginevra ha…avuto un
incidente-spalancò gli occhi e mi fissò come se
non avesse capito
-Lei
è…-balbettò iniziando a
piangere ma capii cosa voleva dire
-No
tesoro, è viva andiamo-
sembrava in stato di shock così la presi per mano.
Guidavo
piano e ogni tanto le
lanciavo qualche occhiata preoccupato quando, arrivati
all’ospedale, finalmente
parlò.
-Starà
bene vero?Lei ne ha
passate tante e merita il suo lieto fine- non aveva smesso un attimo di
piangere ma era un pianto silenzioso, composto.
-Starà
bene-avrei voluto
essere più di conforto ma nonostante Ginevra fosse forte non
sapevo cosa ci
avrebbero detto i medici anzi avevo il terrore che un medico ci dicesse
che era
deceduta in ambulanza o all’arrivo in ospedale.
All’entrata
chiesi
informazioni all’infermiera seduta davanti il computer e ci
disse di andare in
reparto Rianimazione; prendemmo in fretta le scale e intanto pregavo
che stesse
bene e che tutto si
sarebbe risolto.
Arrivati nel reparto non sapevamo cosa fare e ci guardammo intorno
così appena
vedemmo un uomo alto con i capelli grigi e il camice bianco gli andammo
incontro e lo fermammo.
-Ci
scusi, una nostra amica
ha avuto un incidente in moto e l’infermiera ha detto che era
in questo
reparto- l’uomo probabilmente sulla cinquantina ci
guardò con comprensione e
sospirò.
-La
ragazza in seguito al
grave incidente ha riportato un trauma cranico interno che ha causato
uno stato
comatoso-
-Quindi
adesso Ginevra è in
coma?-domandai terrorizzato mentre Alice tremava
-Si
e faremo numerosi esami
medici per controllare i suoi parametri vitali, speriamo solo che esca
dal coma
entro massimo otto settimane altrimenti entrerà in uno stato
di coma vegetativo
e raramente i pazienti in questo stato si risvegliano- ci
salutò e se ne andò,
lasciandoci muti e immobili. Alice mi guardò sperduta
cercando di trattenere le
lacrime e mi fece una domanda a cui non avevo risposta:
-Come
lo diciamo a
Riccardo?-già…come glielo dicevo?Lo conoscevo fin
da quando era piccolo e
sapevo che quando qualcuno toccava la famiglia o suoi amici lui lottava
come un
leone in gabbia e sarebbe impazzito, me lo sentivo.
-Non
lo so ma devo chiamarlo
adesso e dirglielo- strinsi il telefono e fissai lo schermo nervoso
come se da
un momento all’altro potesse comparire una risposta e in
effetti in
quell’istante il cellulare iniziò a vibrare e
sulle schermo comparve l’immagine
di Riccardo,mi stava chiamando. Presi un respiro e risposi.
POV
RICCARDO:
La
sua chiamata mi aveva
mandato in paranoia per questo ero stato velocissimo
nell’aiutare gli amici di
mio cugino: prima avrei finito e prima sarei andato da lei o meglio era
lei che
stava venendo da me. Non volevo che venisse eppure era dannatamente
cocciuta e
adesso che salutavo Christian non facevo altro che pensare a dove
diavolo fosse
finita; non era mai stata da questa parte di Milano e sicuramente si
era persa.
-Grazie
per l’aiuto cugino,
se ti serve qualcosa basta un fischio-
-Certo
Chri, ci vediamo-
Da
lontano sentivamo rumori
di sirene ma sia io che lui ce ne stavamo andando tranquilli
perché ormai il
furgone con il carico era lontano eppure il rumore era insistente e
sembravano
molte così mentre provavo a chiamare Ginevra mi avvicinai al
punto da cui
sentivo provenire le sirene. C’era stato un grande incidente
e tre macchine
erano in parte distrutte; due ambulanze stavano per andarsene mentre la
polizia
e la gente creava una gran confusione. Mi avvicinai al punto per
cercare di
capire qualcosa e notando un uomo che stava uscendo dal centro della
confusione, sudato e con lo sguardo triste, lo fermai.
-Mi
scusi, ma cos’è
successo?- sollevò gli occhi stanco e vedendomi sulla moto
scosse la testa.
-Ho
visto tutto, è stato un
brutto incidente-
-Ma
è morto qualcuno?-era
brutto assistere a scene del genere
-Forse
la ragazza- guardò la
mia moto e continuò - guidava anche lei una moto solo che ad
un certo punto
alla curva invece di girare si è andata a
schiantare…due macchine una di
sinistra e una di destra per evitare la ragazza hanno fatto un frontale
e una
terza macchina non riuscendo a frenare le ha tamponate-
-Grazie
dell’informazione-
-Guida
piano ragazzo- si
voltò e se ne andò
Rimisi
e in moto e aggirando
piano il luogo dell’incidente osservai le macchine coinvolte
finché non si vide
la moto distrutta, tutta nera e una paura cieca mi assalì;
l’uomo aveva parlato
di una ragazza ma non per questo doveva trattarsi di Lei. Poco
più in là c’era
un carabiniere, lasciai la moto accesa e corsi verso di lui.
-Scusi,
sa il nome della
ragazza della moto?-
-Tu
chi sei?-
-La
prego, sa il suo nome?-
non poteva, non doveva essere lei.
-No,
non abbiamo trovato
documenti di riconoscimento-
-D’accordo
grazie-
Salii
sulla moto e provai a
richiamare Ginevra ma dato che non rispondeva, chiamai Andrea per
dirgli
dell’incidente.
-Riccardo
stavo per
chiamarti-
-Se
ti serve qualcosa va bene
ma prima devi aiutarmi a trovare Ginevra perché alla barona
c’è stato un
incidente e..-
-Riccardo
io so dov’è
Ginevra-
-Ma
certo è con Alice a fare
shopping vero?- ero stato stupido a non pensarci prima
-Non
è con Alice- non capivo
-E
allora dove?-
-Lei…senti
non mi va di dirtelo
per telefono possiamo incontrarci?- iniziavo ad agitarmi
-Andrea
dimmi dove cazzo è-
-Richi
per favore…-
-Per
favore il cazzo!Dimmi
dov’è!-
-E’
lei la ragazza coinvolta
nell’incidente…è in coma- non feci
nemmeno in tempo ad incazzarmi, piangere,
disperarmi o rompere tutto quello che mi capitasse sottomano
perché volevo solo
raggiungerla. Dopo aver chiesto il nome dell’ospedale accesi
la moto e mi
concedetti di crollare, di piangere e maledirmi perché forse
stavo perdendo la
persona più importante della mia vita;lei era la mia vita.
1°
GIORNO DI COMA
POV
GINEVRA:
Iniziai
a sentire in
lontananza uno strano rumore che faceva bip ogni due secondi
così aprii gli
occhi per cercare di capire dove mi trovavo: bianco. Vedevo solo bianco
intorno
a me e nient’altro, come se fossi stata rinchiusa in una
camera senza mobili;
ma non era un bianco triste come quello degli ospedali, era un bianco
luminoso
che infondeva tranquillità e pace. L’ultima cosa
che ricordavo erano i freni
che non funzionavano e il guard-rail che si avvicinava; non sapevo se
ero morta
eppure era strano pensare che la mia vita si era interrotta, avevo
ancora tante
cose da fare e soprattutto la cosa che non avrei mai sopportato era non
aver
detto addio.
Una
voce mi chiamò e tremai
perché non era una voce qualsiasi, era una voce che pensavo
non avrei mai più
sentito in vita mia, una voce che mi fece venire le lacrime agli occhi
e le
gambe molli e quando mi voltai lo vidi in tutta la sua bellezza e
semplicità.
-Nicolò…-
pronunciai
quel nome sottovoce
perché avevo paura
che pronunciandolo ad alta voce lui sarebbe scomparso come un bel sogno
e
questo non lo avrei potuto sopportare. Gli corsi incontro
più veloce che potevo
e lui mi prese in braccio al volo ridendo come un bambino e
accarezzandomi la
testa protettivo.
-Stellina
mia non sai quanto
mi sei mancata- la voce gli tremava mentre io singhiozzavo per la
felicità di
rivederlo.
-Oddio
Niki…ti prego non
scomparire, non lasciarmi di nuovo per favore- mi strinsi ancora
più forte a
lui e nascosi la testa sul suo petto
-Ginny
io sono…-
-Ti
prego non dirlo- dirlo ad
alta voce sarebbe stato troppo doloroso e reale
-Piccolina
non sono vivo ma
questo non vuol dire che non starò accanto a
te…sai, hai fatto un brutto
incidente ed ora sei in coma, io ti ho protetta come potevo ma adesso
sta a te
essere forte e risvegliarti-
In
pochi secondi il desiderio
di vivere era stato sostituito dal desiderio di rimanere in quel limbo
con il
mio adorato Nicolò.
-Non
voglio, io voglio
rimanere con te, tu sei il mio fratellone non posso vivere senza di
te-ripresi
a piangere e a guardarlo per cercare di memorizzare ogni singola
espressione
che faceva. Avrei tanto voluto avere in quel momento una macchina
fotografica
per scattargli una foto e ricordare ogni singola cosa: la ruga che si
formava
tra gli occhi quando era preoccupato, i suoi occhi tanto uguali ai
miei, il suo
sorriso, la fossetta sulla guancia destra.
-Ginny
io ci sono sempre
stato: c’ero quando mamma e papà ti mandavano
dallo psicologo e tu gli
rispondevi male, c’ero quando insultavi mamma
perché volevi che lei ti odiasse
come tu odiavi te stessa, c’ero quando hai tentato di
ucciderti e c’ero quando
hai conosciuto Riccardo. Per tutto questo tempo non ho fatto altro che
starti
dietro perché volevo salvarti, ma sono morto e
così quando ho visto come
Riccardo ti guardava e come si comportava con te, ho capito che era lui
la
persona più adatta per salvarti
e
proteggerti ed è l’unico a cui ti affiderei
perché so per certo che ti ama con
tutto il suo cuore-
-Lo
amo anche io è vero ma tu
sei mio fratello e mi manchi da morire, mi mancano i nostri litigi, le
nostre
serate in poltrona,le nostre pazzie e quando sento il tuo nome
è come se una
lama mi trafiggesse il cuore perché lo so che sei..morto-
piansi ancora e
continuai
-ma
ho paura, ho paura che
con il tempo dimenticherò la tua voce, la tua risata, ogni
cosa, anche la più stupida
e io non voglio dimenticare niente perché mi sentirei persa,
ho paura di andare
avanti e lasciarti indietro-
-Piccolina
non mi
dimenticherai mai e anche se fosse io resterò sempre nel tuo
cuore, la morte
non è una cosa brutta vedila come un’avventura e
di certo non potrà separarci-
-Non
ne vale la pena, rimango
con te-
-Lo
so che è difficile, che a
volte sei arrabbiata con il mondo intero e soprattutto con te stessa,
che
vorresti gridare e piangere e scappare lontano dalla
felicità che hai trovato
perché pensi di non meritarla, ma la vita è un
dono pazzesco e tu sei solo
all’inizio di un’avventura lunga e bellissima
quindi vivi, vivi per me e per
tutte quelle persone che ti amano e ti prometto che veglierò
sempre su di te-
-Davvero?-
-E’
una promessa- ci
abbracciammo stretti e non potei impedire alle lacrime di scendere
-Lo
senti?- mi domandò e fu
in quel momento che sentii in lontananza un pianto silenzioso ed ebbi
come la
sensazione che qualcuno mi stesse accarezzando la mano.
-Cos’è?-
-E’
Riccardo, quando ha
saputo di te è corso in ospedale; è disperato, tu
sei la cosa che più conti per
lui e adesso si incolpa del tuo incidente-
-Ma
non è colpa sua- era
straziante sentirlo piangere
-Lo
so come non è stata colpa
tua la mia morte, quindi non colpevolizzarti più e torna da
lui, ti aspetta
insieme a mamma e papà e a tutti i tuoi amici. Anche loro
stanno soffrendo
molto perché sei una persona stupenda e riesci a farti voler
bene da tutti-
-Tu
sei sempre stato il mio
angelo custode, lo sai?-
-Sarò
sempre il tuo angelo
custode- ci abbracciammo un ultima volta e poi lo guardai triste
-E’
arrivato il momento di
dirci addio- dissi sottovoce
-*Non
dire mai addio, perché
dire addio significa andare via e andare via significa dimenticare-
sorrise lui
-Ho
sempre amato Peter Pan-
poi mi spinse e mi sentii trascinata lontana finché non
sentii un odore di
disinfettante e spalancai gli occhi all’improvviso.
ANGOLO
AUTRICE:
Hola
a tutti :) La scuola
finalmente è terminata e quindi avrò moltissimo
tempo per scrivere gli ultimi
due capitoli di questa storia che fin dall’inizio mi
è entrata nel cuore, già
adesso sto piangendo, ok la smetto ;) E’ solo che sono
particolarmente legata
al personaggio di Ginevra perché anche io, senza entrare nel
dettaglio, ho
avuto dei problemi in passato che mi hanno portata sul fondo ed
è stata dura
risalire in superficie quindi adesso che tutto sta per finire
è come se stessi
per chiudere un capitolo della mia vita. Ringrazio tutte le persone che
seguono
con tanta pazienza la mia storia nonostante i numerosi ritardi e chiedo
scusa
se sono presenti errori grammaticali.
Un
bacio,
Blackshadow
|
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Capitolo 22 *** C'era una volta una principessa triste ***
“COS’E
UNA SECONDA
POSSIBILITA’? PUO ESSERE TUTTO O NIENTE, PUO ESSERE UN
DESIDERIO,UNA
SPERANZA,UN PERDONO…LA MIA SECONDA
POSSIBILITA’ ERA LA
CONSAPEVOLEZZA: LA
CONSAPEVOLEZZA DI
MERITARE LA VITA
CHE MI
ERA STATA DATA E SOPRATTUTTO LA
CONSAPEVOLEZZA DI AVERE
ACCANTO A ME LA PERSONA CHE
MI AVEVA SALVATA
DAL PASSATO E MI AVEVA REGALATO IL PRESENTE E IL FUTURO”
Smarrimento,
sollievo.
Queste
furono le sensazioni
che provai spalancando gli occhi; la prima perché non sapevo
né dove mi
trovavo, né il perché il mio corpo era come
addormentato ad eccezione della
testa e delle braccia, la seconda era più semplice da
spiegare: ero sollevata
perché la prima cosa che entrò nel mio campo
visivo erano gli occhi neri di
Riccardo e se lui era qui, ovunque fossi, allora ero al sicuro. Non so
perché
ma mi guardò stralunato, come se io fossi solo una visione e
poi così
all’improvviso sussultò e iniziò a
ripetere il mio nome accarezzandomi i
capelli e baciandomi la fronte. Io invece continuavo a sbattere le
palpebre
sentendomi confusa come non mai e nonostante cercassi di pronunciare il
suo
nome la voce non mi usciva e la gola mi faceva male come se fosse stata
grattata con una levigatrice. Mi sentivo come se fossi nel cartone
della
sirenetta che dopo essere andata sulla terraferma aveva perso la sua
voce.
-Piccola
tranquilla vado a
chiamare l’infermiera-
Di colpo Riccardo scomparve
al di là della
porta ed entrarono
i miei genitori
trafelati, seguiti da Andrea, Alice, Angelo, Marco ed Emiliano;
iniziarono ad
abbracciarmi e accarezzarmi.
A
quel punto mi preoccupai
seriamente vedendo tutti lì ed iniziai a muovermi cercando
di capire perché il
corpo rimaneva immobile finché sentii un dolore lancinante
al fianco destro e
andai nel panico. Un dottore entrò, seguito da Riccardo
proprio quando una
macchinetta al mio fianco iniziò a fare dei rumori
insistenti.
-Ginevra,
sono il dottor
Tadei, ora ti spiego cosa è successo però puoi
farmelo un piccolo favore?-
sembrava affidabile e cordiale così annuii piano
-Questa
macchina-e indicò quella
al mio fianco-controlla i tuoi parametri e suona quando il battito
cardiaco è
troppo basso o troppo alto, ora è troppo alto quindi fai un
bel respiro e
tranquillizzati sei in buone mani- iniziai a fare dei grandi respiri e
il
rumore si fermò ma nonostante questo iniziai a sentire un
dolore sordo al
fianco destro.
-Signori
devo chiedervi di
uscire perché devo farle alcuni controlli, dopo potrete
rientrare- uscirono con
calma tranne Riccardo.
-Anche
lei-
-La
prego mi faccia
rimanere,starò in silenzio- il dottore sospirò e
acconsentì, dopo si avvicinò a
me e mi sorrise.
-Allora
Ginevra ti sarai
accorta che non riesci a parlare- annuii silenziosa- questo
è dovuto al coma,
ma già da domani ti ritornerà la voce,
è questione di ore- spalancai gli occhi
per la sorpresa,coma?...e poi una lampadina nella mia testa si accese,
mi
ricordai lo schianto e il buio subito dopo, ma c’era qualcosa
ai margini dei
ricordi…qualcosa d’ importante che non riuscivo a
ricordare.
-Sei
stata in coma per una
settimana, ma questo per fortuna non ha causato danni permanenti,
tuttavia a
seguito dell’incidente hai riportato due costole rotte, una
delle quali stava
per perforare il fegato, che guariranno in uno, due mesi, varie
escoriazioni su
tutto il corpo e un taglio sulla spalla sinistra, a cui abbiamo messo
quattro
punti, causato dalle lamiere- una lacrima scese senza che la potessi
fermare e
cercai Riccardo con lo sguardo, lui capì e mi venne subito
vicino.
Dopo
che il medico mi diede
una serie di rassicurazioni e mi ebbe controllato uscì dalla
stanza promettendo
a Riccardo, visibilmente preoccupato, che mi sarei ripresa.
Il
resto del gruppo invece
piombò nuovamente nella stanza mentre Riccardo non si
staccava neanche un
secondo da me come un perfetto cane da guardia; dopo una decina di
minuti
sentii uno strano torpore forse dovuto agli antidolorifici che mi aveva
somministrato il medico e prima ancora che me ne potessi accorgere, le
palpebre
mi si chiusero mentre
osservavo il cielo
arancione fuori dalla finestra.
Avete
presente quando nei
film un attore sta per morire e gli scorre tutta la vita davanti;
infanzia,
adolescenza, vita adulta, errori compresi? Fu esattamente
così…sognai una
Ginevra di otto anni che giocava felice a nascondino con il suo
fratellino,
inconsapevole di quello che sarebbe successo nel futuro, una Ginevra di
dieci
anni che correva intorno all’albero di natale, un
Nicolò di tredici anni che
sbavava dietro un amica di Ginevra, fino ad arrivare ai momenti bui: la
macchina che ci veniva addosso, il tentativo di suicidio,la
depressione,e
l’incidente, finché non ricordai quella cosa tanto
importante che avevo
dimenticato dopo il risveglio.
POV
RICCARDO:
Erano
le sette di mattina ed
ero appena andato a prenderle un cornetto
convinto di trovarla ancora addormentata , che quando spalancai la
porta della
sua camera e la trovai sorridente accanto alla finestra per poco non mi
venne
un infarto. Mi avvicinai in fretta con la paura che potesse cadere e la
portai
verso il letto.
-Ma
insomma piccola,ti sei
svegliata solo ieri sera e già ti sei
alzata…questi giorni sono stati un
inferno e non immagini nemmeno quante preghiere e suppliche ho fatto
per farti
tornare da me, è stata colpa mia e non..-
-Basta-
mi bloccò con un tono
stanco
-Non
è stata colpa tua, ho
scelto io di venire nonostante tu mi avessi detto di no e
io…-iniziò a ridere,
ma una risata di cuore –sono stata una stupida a non capirlo
prima, era così
evidente, eppure le cose le vedi solo quando ti stanno sfuggendo dalle
dita-
-Gin
non sto capendo-
-E’
semplice, semplice come
la vita…finora ho vissuto come se fossi una vittima
sacrificale, pensavo fosse
normale ma soprattutto giusto che io dovessi morire o essere infelice
invece
quando sono arrivata al limite e stavo davvero raggiungendo il mio
scopo, ho
capito, o meglio Nicolò mi ha fatto capire quanto io ci
tenessi a restare in
vita per me ma anche per noi- mi guardò e con quello sguardo
mi trasmise tutto
l’amore che aveva per me e la baciai, la baciai come se non
ci fosse un domani,
perché l’unica cosa importante in quel momento e
per sempre era lei,eravamo noi
e finché fossimo stati insieme tutto il resto poteva anche
passare in secondo
piano.
-No,
no e ancora, mi sono
stufata dottore- io intanto me la ridevo sotto i baffi
-Ma
Ginevra sarebbe meglio
se..-
-Nessun
ma, dottore, oggi
ritorno a casa punto e basta; prenderò tutte le
medicine,farò un pò di
movimento per le gambe e starò attenta a come mi muovo,
promesso-
-D’accordo
vado a preparare
le carte per farti dimettere-
Quando
uscì dalla stanza
scoppiai a ridere e l’abbracciai
stando
attento a non stringerla a causa delle costole doloranti, lei mi
tirò un
buffetto sulla nuca e mi baciò.
Era
passata una settimana da
quando si era svegliata e aveva deciso che non sarebbe rimasta la
dentro
neanche un minuto di più e la capivo, perciò di
li a breve il dottore ci
avrebbe portato le carte da firmare e saremmo finalmente tornati a casa.
-Come
fai a dire se una
persona è forte?- la guardai negli occhi alla ricerca di
qualche lacrima
trattenuta ma l’unica cosa che vidi erano due occhi
sorridenti e un viso sereno
e allora capii che la risposta a quella domanda era in lei
-Penso
che una persona è
forte quando si comporta come te- le dissi
-In
che senso?-
-Una
persona è forte quando
nonostante tutto reagisce, quando sorride per non far preoccupare gli
altri,
quando trattiene tutto dentro pur di non essere un peso, una persona
è forte
quando arrivata sul fondo trova la forza di rialzarsi e tu lo sei, sei
tutto
questo e io ne sono orgoglioso-
-Sai
credo di essere pazza
eppure sono certa di aver parlato con Nicolò quando ero in
coma- la guardai con
dolcezza
-Amore
non so se hai sognato
o se lui ha trovato un modo per aiutarti ma sono sicuro che se potesse
vederti
si sentirebbe il fratello più fortunato del mondo- gli
baciai la mano e
sospirai ripensando che avrei potuto non toccarla
più,né vederla,parlarle,farci
l’amore e questo pensiero mi mandava ancora nel panico.
POV
GINEVRA:
Lo
guardai e capii al volo a
cosa stava pensando: era così strano e maledettamente bello
riuscire a capire
un'altra persona solo con uno sguardo eppure Riccardo era un libro
aperto per
me.
-E’
un bel problema sai?- lui
alzò lo sguardo incuriosito dal mio tono di voce
-Cosa?-
-L’amore:
-sorrisi- è capace
di cambiare del tutto le persone,di renderle pazze-
-E
questo è un male?-chiese
con voce suadente avvicinandosi
-Be…dipende-
stetti al gioco
e mi morsi il labbro
-Da
cosa?-
-Da
quanto sei disposto a
sopportarmi,perché non ho più intenzione di
staccarmi da te-
-Allora
penso che ti
sopporterò per molto tempo-
-Mmh
Mm-annuii baciandolo e
gli dissi per la centesima volta che l’amavo e poi iniziai a
pensare
-E
adesso che si fa?- gli
chiesi seria e lui capì a cosa mi riferivo
-Adesso
vai avanti e
combatti,mia piccola guerriera-
-E
tu?-
-Io
sarò sempre appiccicato a
te,pronto a prenderti tutte le volte che inciamperai sul marciapiede-
scoppiai
a ridere
-Per
sempre?-
-No…all’infinito-
-Non
ti piace il per sempre?-
gli chiesi sorridente
-Il
per sempre è una promessa
che tutti fanno ma quasi nessuno mantiene,l’infinito invece
mi sembra più
realistico-
-Mi
sembra un ragionamento
corretto- lo presi in giro
-Ovvio,sono
il più
intelligente della classe-
-Ecco
che arriva-
-Chi?-
mi chiese confuso
-Il
tipico egocentrismo dei
ragazzi-
-Ah
ah ah miss ritardataria-
-Ehi,non
sono mai in ritardo,
è il tempo che scorre troppo veloce-
-Ora
vuoi dare la colpa al
tempo?- alzò il sopracciglio e fece il tipico sorrisetto di
vittoria
-Si,
mai sentito parlare di
buchi spazio-temporali?- scoppiò a ridere e mi
trascinò fuori dalla stanza
Durante
tutto il tragitto
dall’ospedale a casa mi mantenne e fu anche la mia ombra in
tutta casa tanto
che dovetti minacciarlo e tirare in causa la mia privacy pur di
convincerlo a
lasciarmi andare in bagno da sola. Fu triste dover dire addio a
mamma,papà e ai
ragazzi ma erano tranquilli di lasciarmi in buone mani e per questo la
presenza
di Riccardo servì a farmi passare la tristezza. Lui era come
un porto sicuro
dopo una tempesta, e
ormai non avevo più
paura di appoggiarmi o dipendere da un’altra persona
perché non era debolezza e
sapevo che lui ci sarebbe sempre stato.
Per
quanto riguarda il sogno
su Nicolò, ne parlai con il medico e lui ovviamente fu
scettico tuttavia mi
disse che una
persona non può mai dirsi
certa di una cosa, in questi casi si può scegliere di avere
fiducia e crederci
oppure lasciar perdere e dimenticare; se fossi la Ginevra
di un tempo, ora
starei a piangere cercando di capire se crederci o no ma quella Ginevra
insicura e terrorizzata ormai non c’è
più e ho deciso di crederci.
Non
mi ero mai accorta di
essere forte,è stato lui che me lo ha fatto capire, che mi
ha detto che non
c’era sempre bisogno di trattenere le lacrime e sorridere a
tutti perché sono
sempre i più forti quelli che cadono per primi ma non
importa quanto sarà lunga
e profonda la caduta, l’importante è
rialzarsi:sempre.
3
SETTIMANE DOPO:
Eravamo
ormai a fine aprile,
tutta la nostra classe era partita per cinque giorni in Spagna ad
eccezione mia
che ero ancora in via di guarigione e di Riccardo che non aveva sentito
ragioni
e voleva a tutti i costi rimanere con me, promettendomi che una volta
finiti
gli esami saremmo partiti per un lungo viaggio. Nonostante questo mi
rendesse
felice, l’unica cosa che avrebbe riempito i pensieri fino a
luglio sarebbe
stata gli “esami”: una parola,cinque lettere e tre
sillabe capaci di incutere
terrore a qualsiasi ragazzo/a di ultimo anno,per giunta a fine aprile.
Non
sapevo se ridere o piangere e Riccardo ovviamente senza nessuno in
tutta casa
eccetto me, si dedicò al suo passatempo preferito:
distrarmi. Quando si metteva
era peggio di un bambino; ieri pomeriggio mentre sfogliavo il libro di
latino
mi lanciò una coppa di pop-corn addosso; stamattina mentre
ero distesa a
ripetere vecchie regole di grammatica mi ha arrotolata nel tappeto;
invece
esattamente cinque minuti fa mi ha bendata dicendomi di aspettare e
quando ho
riaperto gli occhi mi sono trovata davanti una di quelle piscinette per
bambini
piena fino all’orlo di marshmallow di ogni forma e colore e
sono letteralmente
impazzita. Come si fa a non amare un ragazzo del genere? Sarebbe come
chiedere
al sole di non sorgere o alle stelle di non brillare, è una
cosa assolutamente
ed essenzialmente impossibile.
Se
mi chiedessero se sono
felice ovviamente risponderei di si e forse solo ora ne capisco il
significato;
senza tutto quel rancore verso me stessa e senza il dolore non avrei
mai potuto
capire cos’è, la felicità.
-Perché
mi guardi così?- mi
chiese dolce Riccardo
-Perché
sei la mia felicità-
-Piccola,
quando dici queste
frasi dolci mi fai venire voglia di baciarti fino a consumarti quelle
tue
labbra bellissime e di tenerti prigioniera a vita nella camera da
letto- risi
forte e mi trascinò su di lui dal lato destro del divano
-E
questo cos’è?- prese un
foglietto tutto sgualcito che era rimasto nascosto sotto la mia coscia
e lo
lesse ad altavoce:
C’era
una volta una principessa triste,
si
era smarrita in bosco scuro e minaccioso,
camminava
da giorni e ormai era troppo stanca per continuare.
C’era
una volta un principe che non credeva all’amore,
aveva
conosciuto tante fanciulle ma nessuna era la sua principessa,
ed
ormai era stanco di cercare.
C’era
una volta una stella, che dispiaciuta per i due giovani
Fece
in modo che il principe trovasse la sua principessa.
C’erano
una volta un principe e una principessa,
lei
aveva trovato la felicità e lui aveva trovato
l’amore,
e
vissero finalmente felici e contenti.
-Ginny
ANGOLO
AUTRICE:
Ho
deciso di chiudere
quest’ultimo capitolo così, con qualche riga
poetica scritta da Gin mentre si
annoiava in ospedale, ma non temete ci sarà un epilogo
conclusivo perché
proprio non ce la faccio ad abbandonare questi due pazzi anzi a volte
mi sento
pazza io stessa perché spesso mi è capitato di
pensare: e adesso Gin che
farebbe al mio posto? E Riccardo come la prenderebbe?
Lo
so è corto rispetto agli
altri ma siamo ormai giunti alla fine e penso che troppe parole
sarebbero
superflue,è più bello chiudere gli occhi e
immaginarli abbracciati sul divano o
che si inseguono per casa con la farina o con le caramelle; vorrei
proprio che
appena pubblicherò l’epilogo e terminerete di
leggerlo chiudiate per un secondo
gli occhi e li immaginiate felici e innamorati. Vorrei ancora una volta
ringraziare le persone che hanno letto e fatto il tifo per questa
strana coppia
e per concludere ricordatevi che qualunque cosa abbiate fatto o
ricevuto, non è
la fine, ci sarà sempre una seconda possibilità,
quindi vi lascio citando la
stessa frase di Riccardo a Ginevra:
-Adesso
vai avanti e
combatti, mia piccola guerriera-
Baci,
BlackShadow
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Capitolo 23 *** 10 ANNI DOPO... ***
“NESSUN
GIORNO E’ UGUALE
ALL’ALTRO, OGNI MATTINA PORTA CON SE’ UN
PARTICOLARE MIRACOLO, IL PROPRIO
MOMENTO MAGICO, NEL QUALE I VECCHI UNIVERSI VENGONO DISTRUTTI E SI
CREANO NUOVE
STELLE.”
-Paulo Coelho
10
anni dopo…
POV
ALICE:
-Mamma
ma sta nasciendo la
mia solellina? Mamma? Ora gioca con me?- ero così
concentrata a fissare la
porta della stanza che mi accorsi della presenza del mio piccolo solo
quando mi
tirò la giacca.
-Lucas,
amore! Ma papà
dov’è?-
-Lì- indicò il
corridoio dietro di me e mi voltai
sorridente
-Tesoro
ha gia partorito?-
Andrea arrivò con un mazzo di girasoli e prese Lucas in
braccio, feci segno di
no e continuai a fissare la porta; Riccardo mi aveva chiamato
un’ora prima mentre
Andrea aveva portato al parco Lucas visto che era una domenica mattina
soleggiata di fine aprile e io pulivo casa. Avevo buttato tutto
all’aria ed ora
corsa all’ospedale perché non potevo perdermi la
nascita della prima figlia di
Ginevra ed ero emozionantissima.
-Dove
sta la mia
solellina?Voglio giocare mamma- sorrisi allegra a
quell’angioletto biondo e gli
scoccai un bacio sul naso.
-Piccolo
non è la tua
sorellina ma è come se lo fosse-
-E’
la mia finta solella?-
-Si
amore ma non puoi giocare
con lei, è molto piccola- mi fissò con quegli
occhioni azzurro cielo e mise le
braccia incrociate per farmi capire che era arrabbiato.
-Ehi
campione potrai giocare
ma devi promettere che starai sempre attento a lei e non fai il bambino
cattivo-
-Promesso-
Sarebbe
stata una lunga
attesa e così mentre Andrea portava Lucas a fare una
passeggiata, lo osservai
trotterellare al fianco del padre; erano stupendi insieme. Lucas era la
miniatura del padre ma solo dal punto di vista fisico perché
caratterialmente
era diverso sia da lui che da me, in effetti ci chiedevamo
continuamente da chi
avesse preso: era intelligente come pochi bambini di due anni erano,
esageratamente espansivo, iperattivo, permaloso, cocciuto e
indipendente.
Quando mai si è visto un bambino di due anni che vuole
lavarsi, vestirsi e
dormire da solo? Era decisamente fuori dal comune e se ne accorgevano
tutti,
parenti e sconosciuti, ma in maniera positiva. Ero decisamente
orgogliosa di
mio figlio come lo era anche Andrea che lo idolatrava e viziava come un
piccolo
Buddha.
Ero
davvero felice degli
obbiettivi raggiunti: io e Andrea ci eravamo sposati tre anni fa con
una
cerimonia abbastanza semplice e insieme a noi si erano sposati anche
Ginevra e
Riccardo. Avevo sempre avuto il terrore che finito il liceo ognuno
avrebbe
preso strade diverse e ci saremmo inevitabilmente divisi invece Ginevra
e
Riccardo erano rimasti qui a Milano e tutto era andato per il meglio ad
eccezione di alcune irruzioni alle tre o alle quattro di notte in cui
quei due
pazzi si presentavano alla nostra porta con le valigie in mano, ci
lasciavano
il cane e partivano in piena notte per mete lontane. Con
l’arrivo a sorpresa
poi di Lucas due anni prima eravamo diventati un’unica grande
famiglia:
nonostante il lavoro e i mille impegni riuscivamo sempre a trascorrere
la
serata insieme, e la domenica facevamo sempre qualcosa di speciale e
divertente. Erano più i giorni che Lucas passava a casa di
Riccardo e Ginevra
che quelli che trascorreva con noi e purtroppo quando si metteva in
testa qualcosa
non c’era verso di fargli cambiare idea: adorava giocare con
Riccardo e Ginevra
gli preparava sempre la torta al cioccolato che adorava. Basta un
po’ di
cioccolato per corrompere un bambino e convincerlo a rimettere la
cucina in
ordine: Ginevra riusciva sempre a farsi ascoltare, cosa che a me non
riusciva
quasi mai e se non
fosse stato per lei
Lucas non si sarebbe fatto il vaccino la settimana prima.
Era
ormai mezzogiorno passato
quando Andrea ritornò con Lucas per avere notizie.
-Nessuna
notizia?-
-Non
è ancora uscito..- e fu
proprio in quel momento che Riccardo spalancò la porta
sorridente e vedendoci
ci corse incontro raggiante.
-E’
nata ed è
semplicemente…bellissima, dovete vederla è
meravigliosa e piena di capelli-
rise di una risata pura e cristallina e lo abbracciai contenta.
-Auguri
neopapà- disse felice
Andrea dandogli una pacca sulla spalla
-Auguri-
ripeté Lucas
-Posso
vederla?- continuò poi
curioso
-Certo
campione vieni-
Riccardo lo prese in braccio e ci fece strada verso il vetro del nido,
una
volta arrivati ci indicò una neonata che
stavano appena mettendo nell’incubatrice
e spalancai la bocca estasiata;era minuscola ma muoveva
gambe e braccia
come una combattente nata, aveva una folta massa di capelli nerissima e
degli
occhi altrettanto neri: sperai che gli occhi non cambiassero
perché sembravano
il colore del cielo la notte. Era davvero splendida.
-Mamma
hai visto quanti
capelli?- rise Lucas
-Si
tesoro, è bellissima-
Avendo
da poco partorito,
decidemmo di lasciar riposare Ginevra e passammo tutto il tempo ad
osservare la
bambina finchè non fu il momento di spostarla nel lettino
del nido insieme a
tutti gli altri bambini:lì ci fu una tragedia. Quando
l’infermiera andò a
prendere la piccola di cui Riccardo non aveva voluto dire il nome (
voleva che
ce lo dicesse Ginevra) lei iniziò a piangere e Lucas che era
accanto a me con
uno scatto fulmineo aprì la porta del nido e corse dritto
verso l’infermiera
che la stava poggiando nel lettino: fece giusto in tempo a poggiarla che Lucas
tirò un calcio allo stinco
dell’infermiera. Io come Riccardo e Andrea
eravamo subito corsi ma non eravamo riusciti ad impedire a Lucas quel
calcio e
feci una serie di scuse mortificata e arrabbiata. Tornati nel corridoio
scoppiai come una pentola a pressione:
-Adesso
tu signorino ti
scordi la scuola di calcio questa settimana, niente passeggiate al
parco e
merenda; queste cose non si fanno, i bambini educati non alzano le
mani,
soprattutto alle persone adulte, sei stato molto maleducato e dopo
andrai a
scusarti con l’infermiera- Riccardo e Andrea non misero
parola e fissarono il
bambino mortificato
-Sei
diventato muto? Perché
l’hai fatto?- alzò il suo solito sguardo di sfida
e parlò
-Quella
brutta infermera ha
fatto piangere la mia finta solellina e nessuno deve farla piangere-
era serio
e arrabbiato con me per la sgridata
-Hai
ragione piccolo, grazie
per quello che hai fatto, allora ti chiedo un favore- Riccardo si
inginocchiò
accanto a lui e lo fissò intenerito.
-Dovrai
sempre proteggerla la
tua “solellina”- rise guardandolo
-Si
signore- fece il saluto
militare e senza aspettarci tornò alla sala del nido a
fissare la culla della
piccola come un falco senza mai staccare gli occhi dal vetro. Il mio
piccolo
cavaliere.
POV
GINEVRA:
Ritrovarmi
ancora una volta
in questo ospedale mi ricordò la notte
dell’incidente di oltre dieci anni fa
stavolta però tutto era diverso, io ero diversa, e
l’essere qui in questa
circostanza era bellissimo perché dopo aver trovato Riccardo
non pensavo che ci
potesse essere qualcos’altro che mi avrebbe resa altrettanto
felice e invece
scoprire di essere incinta ) mesi fa aveva rivoluzionato la mia vita,
le aveva
dato un senso nuovo e ancora una volta mi sentivo grata verso mio
fratello e
verso quegli sbagli madornali che avevo fatto perché forse
senza quelli non
avrei trovato Riccardo, non avrei intorno a me tutte queste persone
meravigliose e so per certo che senza dolore non avrei mai potuto
comprendere
l’enorme felicità che provavo in quel momento.
Sapere di essere madre era una
cosa indescrivibile, non c’erano parole e non avevamo avuto
problemi nello
scegliere il nome: era stato lui lassù ad ispirarmi. Ed ora
che mi ritrovavo
quella minuscola creaturina tra le braccia, colei che aveva ascoltato
le ninne
nanne originali di Riccardo, che si era dovuta adattare ai quintali di
marshmallow e cioccolata, che aveva fatto yoga con me nel parco, e che
si era
sorbita ore e ore di discorsi sul perché delle cose da parte
di Lucas, le
sorridevo cercando di trasmetterle tutto l’amore che provavo
solo con lo sguardo.
-Zia,
zia, zia- Lucas
spalancò la porta e corse verso il mio letto contento,
Riccardo rideva con
Andrea mentre Alice sospirò: sapeva che Lucas non poteva
fermarlo nessuno.
Riccardo mi baciò la guancia e prese in braccio la bambina.
-E’
da stamattina che
cerchiamo di indovinare il suo nome, Riccardo non voleva dircelo-
sbuffò lei
mentre scattava una foto alla piccola. Lui mi guardò come a
chiedermi il
permesso e io annuii sorridente.
-Come
si chiama? Come si
chiama? Come si chiama?-
-Lucas!-
-Date
il benvenuto a Nicole-
esclamò Riccardo e subito Lucas rise contento
-Posso
darle un bacino?-
-Certo
campione, sulla fronte
però- si chinò e le diede un bacio leggero e mi
scappò una lacrima, stupidi
ormoni.
-E’
un nome bellissimo, lui è
fiero di te, lo so- quelle parole bellissime appartenevano ad una voce
di donna
anziana, stanca eppure felice; l’avrei riconosciuta tra mille
ma quando il viso
di mia madre seguito da quello di mio padre fecero capolino nella
stanza
spalancai la bocca per la sorpresa: sapevo chi dovevo ringraziare.
Lanciai uno
sguardo di gratitudine a Riccardo che mi osservava contento e sorrisi
ai miei
genitori.
Felice,
si ero felice,
soddisfatta, si ero soddisfatta, amata, si ero amata, viva, si ero
decisamente
e magnificamente viva.
ANGOLO
AUTRICE:
Avevo
deciso di fare questa
piccola uscita di scena che come vedete è molto breve
semplicemente per darvi
un assaggio del loro futuro e ci ho messo così tanto tempo
per la mia mente che
era piena di idee: farlo o non farlo, farlo in un modo oppure in un
altro? Per
alcune cose sono un’eterna indecisa, quello che so per certo
però è che sono
assolutamente felice di voi che per tutto questo tempo avete seguito
pazientemente la mia storia, chi scrivendo recensioni, chi leggendo
silenziosamente ed io sono ugualmente grata per questo
perché so che questi
personaggi scaturiti dalla mia mente non sono importanti solo per me ma
anche
per altre persone e allora mi viene da pensare di avere tanti amici
gentili e
pazienti che senza avere nulla in cambio si sono fermati a leggere e
hanno
speso del tempo per me: dare del tempo a qualcuno è la cosa
più bella che una
persona possa fare. Grazie davvero di cuore. Per finire
perché voglio evitare
le lacrime, voglio solo informarvi che sto lavorando per fare una
continuazione
che penso abbiate capito riguarderà Lucas e Nicole. Spero
davvero di non avervi
delusi e di avervi tenuto compagnia con la mia storia. Un bacione a
tutti e mi
raccomando non vi scordate che per ogni fine c’è
sempre un nuovo inizio e
ognuno di noi è capace di rialzarsi e combattere, sempre!
Forza,
piccoli combattenti!
Blackshadow90
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