The golden dragon

di akane_99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** nuovi amici ***
Capitolo 2: *** la biblioteca ***
Capitolo 3: *** aurin ***
Capitolo 4: *** the story ***
Capitolo 5: *** partenza ***
Capitolo 6: *** il villaggio degli elfi ***
Capitolo 7: *** alla corte ***
Capitolo 8: *** the battle ***
Capitolo 9: *** ritorno a casa ***



Capitolo 1
*** nuovi amici ***


Artie era lì, nel giardino e leggeva. Sulle sue ginocchia, un romanzo, un grande libro dalla copertina di tela azzurra. In alto in stucco dorato il titolo:"IL DRAGO D'ORO."

Ogni tanto Artie alzava lo sguardo e osservava i suoi compagni della 3A che correvano allegri nel cortile. Anche lui avrebbe voluto essere con loro in quel momento, sembravano divertirsi molto.....

Artie ha gli occhi marroni e brillanti come stelle, un nasino piccolo e leggermente all'insù e i capelli biondo scuro. E' simpatico e gli piace giocare e divertirsi, ma deve stare sempre lì, seduto sulla sua carrozzina rossa. Non sapeva nemmeno lui cosa avrebbe dato per poter correre... anche solo camminare gli sarebbe bastato.

Ad Artie piaceva molto leggere. Si immaginava ogni cosa che vedeva scritto sulle pagine del suo libro, entrava quasi nella storia, viveva l'avventura del protagonista, rideva con lui e piangeva con lui.

Quel fresco lunedì di settembre, Artie stava leggendo la storia di un drago d'oro che viveva con una ragazza chiamata Nur. Lei aveva trovato un uovo enorme, tutto dorato. Inizialmente lo credeva una rara pietra aurea che l'avrebbe resa ricca. Nur viveva da sola in un povero villaggio di artigiani.

Una notte sentì dei rumori indefiniti che venivano dal retro della dispensa, proprio dove aveva riposto la pietra ma si accorse che la pietra era un uovo di drago.

Si era schiuso ed era uscito un piccolo draghetto dorato dagli occhi blu grandi e brillanti come due soli celesti.

Artie tornò a guardare i suoi compagni, quando si avvicinò un ragazzo egiziano alto e grande, dai capelli cortissimi neri che chiese:

- Posso sedermi con te a chiaccherare?

Artie, sorpreso dal fatto che qualcuno gli rivolgesse la parola, ribattè:

- Perché non vai con gli altri ragazzi ?

- Beh, ti vedevo tutto solo e volevo farti compagnia.

Artie sembrava colpito, nessuno voleva mai tenergli compagnia o parlare con lui, le uniche persone che gli rivolgevano la parola erano i bulli di Samuel, ma solo per schernirlo. 

- Come ti chiami? - chiese al nuovo venuto.

- George.

- Io sono Artie.

- E lei è mia sorella più piccola, Hana, ha undici anni - fece indicando la ragazzina dai capelli lisci neri come l'ala di un corvo, la pelle ambrata e gli occhi grandi, dolci e scuri. - Io devo farne sedici tra tre mesi, a dicembre.

- Io ne ho quattordici e sono figlio unico.

Intanto si avvicinò anche  un altro ragazzo un pò grassoccio

che disse:

- Posso stare con voi? Non mi fanno partecipare ai loro giochi perché mi piacciono moltissimo le merendine al cioccolato e quindi sono un pochino in carne e non corro veloce e poi molte volte si fanno beffe di me, chiamandomi grassone, panzone, dimensione panza... E io non sono affatto contento di sentire queste cose... anche perché non ho amici con cui parlare.

- Certamente! - risposero prontamente in coro Hana, George e Artie.

- Come ti chiami?

- Paul e quella là in fondo è una mia amica, è proprio simpatica! Si chiama Alexia e sarà felice di unirsi a noi -fece il ragazzo chiamandola.

- A voi cosa piace fare? - chiese Artie.

- Io suono il flauto, è il mio strumento preferito e lo porto sembre con me.

- A noi piace leggere!"risposero prontamente i due fratelli.

- anche a me! -esclamò Artie.

- Io, oltre che mangiare, canto! Sono un fantastico cantante di lirica !E quando no canto… Leggo !- disse  Paul ridendo.

- Anche io canto! –aggiunse George.   

- Io invece gioco a  pallavolo! - disse Alexia scuotendo la sua chioma ricciuta- ma anche io leggo molto-

- Facciamo così, considerato che leggere è una nostra passione comune perché non ci troviamo oggi pomeriggio alle 16.00 in biblioteca, d'accordo? Ci state? - propose Artie - questo sarà il nostro club! Ciao a tutti - disse mentre la bidella Maria suonava la campana per annunciare la fine dell'intervallo.

- Ok ci vediamo oggi - risposero gli altri.

 

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Capitolo 2
*** la biblioteca ***


- Dai mamma! Dai va via… grazie di avermi accompagnato eh , ma ora vai. Ho quattordici anni non sono più un bambino, faccio da solo … - - Va bene a più tardi allora- Artie era arrivato per primo in biblioteca, sua madre aveva posizionato per terra un grande e morbido materasso di tessuto cremisi, dove lui si era seduto e aveva estratto dal suo zaino diversi libri tra cui "Il drago d'oro". Dopo un pò arrivò Alexia che gli si sedette a fianco e cominciò a scorrere le pagine del grande libro con il titolo d'oro che attirò la sua attenzione. - È un bel libro - gli disse dopo averlo guardato - mi piacerebbe leggerlo. Nel frattempo arrivò Paul che, dopo aver salutato gli amici addocchiò un libro di ricette dolci e si sedette a sfogliarlo sgranocchiando allegramente la sua adorata tavoletta di cioccolato Novi con le nocciole, il suo preferito. Sopraggiunsero infine anche i due fratelli, Hana e George, che si accomodarono con i loro amici. Quando riuscirono a staccare Paul dal suo adorato libro di ricette, i cinque amici decisero di leggere qualcosa. - Io e Artie vorremmo leggere questo - propose Alexia porgendo "Il drago d'oro". - Perché non questo interessante libro di cucina ? - domandò Paul. Tutti si misero a ridere. - Noi siamo d'accordo con lei - disse Hana che nel frattempo aveva strappato dalle grinfie di Alexia "Il drago d'oro". - Uffa! - sbottò Paul. - Nessuno mi ascolta mai!- e si voltò dando a tutti le spalle. - Dai Paul non ti offendere... - gli risposero tutti. - Okay... - disse Paul mentre prendeva posto svogliatamente accanto ad Alexia che iniziò subito a leggere : "Un lampo dorato attraversò rapido il limpido cielo primaverile come uno squarcio giallo in una grande tela di seta azzurra, lampeggiando sul paese. Era un bellissimo e raro drago d'oro. Veloce, elegante, incredibilmente rapido si posò davanti ad una casupola di legno di quercia che aveva il tetto di paglia gialla come il prezioso metallo. Probabilmente era simile alle altre case del paesello di montagna, forse un poco più semplice e povera. Uscì una bellissima ragazza dagli occhi verdi come il mare, i suoi capelli erano incredibilmente lunghi e la fanciulla li aveva raccolti in una strana e grande treccia legata con un pezzo di straccio: pareva che avessero lo stesso colore delle squame del drago. Indossava una maglietta beige un pò rovinata, sfrangiata ed un paio di pantaloni a pinocchietto marroni rattoppati sulle ginocchia e il polpaccio destro. Aveva al collo una collana di bianchissimi e lucidi denti di squalo che brillavano al sole come gemme e a tracolla teneva una borsa di cuoio chiaro con una grossa fibbia argentea un po' arruginita. Si avvicinò al grande drago, lo accarezzò, gli montò in groppa ed esso partì a tutta velocità." - Carino questo libro - disse George . - Ehi ! - disse Paul, che inizialmente sembrava completamente disinteressato alla lettura - lì, in matita leggera c'e' una scritta! - Provo a leggerla: Yokotura drakira yanjou. Che strana scritta! - esclamò poi. Tutto all'improvviso prese a girare velocemente intorno a loro, veloce,sempre più veloce... A un tratto tutto si fermò.  

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Capitolo 3
*** aurin ***


I cinque amici si ritrovarono davanti ad una capanna di un villaggio.
Artie fu il  primo a capire cosa stava succedendo.
  • Ehi fermi un momento… quella casa… e quel villaggio… io li conosco… devo averli già visti… ma dove? Ah trovato! Il mio libro!-
Tutti guardarono il ragazzo esterrefatti con occhi interrogativi.
- Siamo stati catapultati all'interno del mio libro! Siamo nel villaggio di Èrlate, dove vive Nur, la protagonista, colei che possiede il prezioso drago d'oro! - esclamò.
- Caspita! - risposero estasiati i suoi amici - dentro ad un libro!
- Allora la scritta misteriosa era una formula magica! - esclamò Paul.
All'improvviso udirono un forte tonfo dietro di loro. Di colpo si voltarono e sorpresi videro il grande drago. Dalla sua groppa scese Nur, la bionda e bellissima ragazza del drago.
I ragazzi si  avvicinarono e la salutarono timidamente.
- Ciao... - come hai detto che si chiama? - sussurrò George
ad Artie.
- Nur - rispose sottovoce lui.
- Ciao Nur! - Ripetè allora convinto George.
La ragazza si voltò sorpresa e disse:
- Come fai a sapere il mio nome?
Vedendo che George non sapeva cosa risponderle, Artie lo disse al posto suo:
- È una lunga storia - te la racconteremo più tardi!
- Beh, allora, visto che siete qui... chi siete? Io sono Nur Hoduway.
- Io sono Artie, loro sono i due fratelli George e Hana; lui è Paul e
lei........
- Ciao Nur, io  mi chiamo Alexia - esclamò quella  dandole una poderosa pacca sulla spalla.
- Noi, veniamo dal mondo reale, la terra, questo è un libro che stavamo leggendo e grazie ad una formula magica che Paul ha scoperto eccoci qui! - raccontò Artie per chiarire le idee a Nur.
- Quanti anni avete? Io nel vostro mondo ne avrei quasi quindici. da noi la misurazione del tempo che passa è diversa. Io ne  ho praticamente centocinquanta. Qui ogni anno che passa ne contiamo dieci.
- Io ne ho undici. Quindi qui ne avrei centodieci? - chiese Hana docilmente.
- Esattamente - approvò la ragazza.
- Io e loro due ne abbiamo quattordici - disse indicando Paul e Alexia - e lui, George, è il più grande del gruppo, ne deve  compiere sedici. Io farò quattordici anni tra pochi giorni - disse Artie.
- Anche io! - esclamò felice Nur.
- Lui è Aurin, il mio drago, vivo sola con lui. Ha settanta anni meno di me, ma vivrà almeno altri diecimila anni di questo mondo. Crediamo sia l'ultimo dei draghi d'oro. Io lo trovai quando avevo solo sette dei vostri anni e lui era ancora nell'uovo, l'ho accudito ed è diventato come un fratello per me, gli ho insegnato a volare e lui in cambio mi tiene compagnia e mi permette di volare sopra di lui. Vi piacerebbe ?
- Certamente! - rispose Artie per tutti.
- Forza allora, in sella! - esclamò Nur salendo sulla schiena di Aurin.
Artie era entusiasta e le chiese di aiutarlo a salire.
Allora Nur scese dal drago e lo prese delicatamente sulle spalle e lo adagiò su Aurin. Gli altri inizialmente lo guardarono sorpresi, quando Alexia con fare da capo salì dietro Artie e disse ai compagni "Forza, pappemolli! Tutti sul drago!"
Quando i tre furono salititi Nur sussurrò ad Artie:
- Reggiti stretto ai miei fianchi.
Artie la abbracciò e lei gridò: "Yah!"
Aurin partì verso il cielo rosso dalle nuvole di cipria del tramonto.
 

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Capitolo 4
*** the story ***


-  
- Raccontaci un pò di te, della tua storia, del tuo mondo..." chiese Artie a Nur.
- Questo villaggio, il mio villaggio, è stato fondato tantissimo tempo fa da uno dei primi della stirpe dei draghi d'oro, si chiamava Goldreik e da una di noi, Altair. Si innamorarano e  decisero di fondare un paesino, che prese il nome della loro prima figlia, Èrlate e questo è il paese dove vivo io. Lo fondarono proprio nella grande foresta che divideva i due regni dei draghi: quello dei draghi argento e oro e quello dei draghi neri e viola. Scatenarono una grande e saguinosa guerra per chi doveva avere il possesso dei due paesi che stavano lì vicino : il nostro e quello di Dèria, il villaggio che ancora oggi si trova a pochi chilometri da Èrlate. La guerra durò cento anni.
Gli èrlatiani combattevano per i draghi d'oro e d'argento, mentre i dèriani stavano dalla parte dei draghi neri e viola. Mio padre faceva parte del nostro esercito - poi abbassò lo sguardo e disse - perì in una battaglia.
- Oh... - fece dispiaciuto Paul - mi spiace...
- Tua madre? - chiese ancora Paul.
- Scomparse dopo la guerra. Non si ebbero più sue notizie - disse triste Nur.
- Qual era il suo nome? - domandò Hana.
- Amira, significa principessa quasi regina.
- Cai, vai avanti con il tuo racconto.
- Purtroppo i draghi neri e viola avevano un esercito meglio fornito del nostro e riuscirono ad espugnare la città proibita dei draghi  d'oro e argento, il vero cuore del regno e vinsero la guerra. Quindi Èrlate e Dèria rimasero sotto il controllo dei draghi neri e viola, però la città proibita dei draghi argento conserva ancora la propria autonomia e custodisce un medaglione mezzo oro e mezzo nero avvolto da due serpenti, uno violaceo e l'altro argento che simboleggia la sintonia tra i regni. Se i draghi neri e viola lo prendessero potrebbero stabilire la loro egemonia su tutti i regni e tutte le città. Ora per questo i draghi d'argento lo custodiscono gelosamente e dato che ora i draghi d'oro si sono estinti, quelli argento sono in minoranza e se dovesse scoppiare una nuova guerra sicuramente perderemmo. Prima della vittoria dei draghi neri io ero già nata ed ero molto piccola. Ero una principessa. La principessa aurea la protetta dei draghi d'oro. Dopo la guerra perdemmo tutto e non passò molto tempo che rimasi sola. Avevo solo quaranta dei nostri anni. I miei compaesani si presero  cura di me fino a quando non fui in grado di cavarmela.
Li vedete i miei capelli?
- Sono bellissimi - disse estasiato Artie.
- Crescono all'infinito, anche se lentamente, e hanno dei poteri magici, dei quali purtroppo non sono al corrente. E questa è la nostra e mia storia. Ma ora torniamo al villaggio che è ormai buio. Vi ospiterò nella mia capanna. C'è tanto spazio. Ad Artie andrà il letto vicino al mio perché di fianco c'è abbastanza spazio per far entrare la tua... Come si chiama?
- Carrozzina. Ma chiamala Ferrari - le disse Artie.
- Ok la tua Ferreri.
- Ferrari! E' una marca di auto velocissime e bellissime.
"grazie dell’ ospitalità" aggiunse Hana timidamente.
E Aurin invertì la rotta verso Èrlate sfrecciando nel cielo stellato alla luce della  brillante luna piena.
 

   

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Capitolo 5
*** partenza ***


~~Quella mattina i cinque amici furono svegliati da un rullo di tamburi.
Artie fu il primo ad accorgersi che qualcosa non andava. Agitato chiamò Nur e le chiese cosa stesse succedendo.
- I capi dei draghi neri questa notte, protetti dal buio, sono entrati nella città proibita ed hanno preso il medaglione! Èrlate si sta preparando alla battaglia. Quelli che senti sono i tamburi di guerra.
- Come fai a saperlo?
- È tanto che li stanno suonando. Mia madre, prima che rimanessi orfana, mi insegnò subito a riconoscere questi tamburi. Mi hanno svegliata e sono uscita a vedere cosa accadeva. Attraverso dei segnali con fiaccole notturne dalla città proibita mi hanno detto quanto è successo.
Tutti ammutolirono al racconto di Nur. Sembravano molto preoccupati per il destino di quella terra e siccome Artie non aveva ancora finito il libro nessuno di loro sapeva come la storia si sarebbe conclusa, sebbene fossero lì neanche da due giorni.
- Dobbiamo uscire. Tra poco sorteggieranno una persona che dovrà attraversare i regni e raggiungere quello dei draghi nemici per recuperare il medaglione prima che ci dichiarino un'altra guerra - raccontò ancora Nur.
- Arriviamo-  rispose per tutti Hana scendendo dal letto.
- Aiutami a scendere per favore - chiese gentilmente Artie a Nur.
Lei lo fece salire sulla carrozzina e tutti e sei si diressero verso l'uscita.
Nella piazza principale della cittadina era stato acceso un grande  falò scoppiettante che illuminava la notte crepitando nelle sue danze rosse e tutto il paese era seduto in cerchio intorno ad esso.
I ragazzi presero posto tra la gente, il più anziano del  villaggio si mise in centro e disse:"Uno di noi deve compiere una impresa molto difficile e pericolosa per salvare la nostra terra. Ora distribuirò ad ognuno un bastoncino di legno che non brucia. Tutti tranne uno. Colui o colei che lo riceverà  partirà.
Due ragazzi passarono a distribuirli e quando ognuno lo ebbe per le mani il vecchio passò con una fiaccola accesa nel falò in centro alla piazza e con essa provò ad accendere i bastoncini.
Quello di Nur prese subito fuoco e si bruciò velocemente crepitando.  
- Non aggiungere altro. Esclamò Alexia. Andiamo tutti.
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Prima che il luminoso astro del mattino levasse all'orizzonte i sei amici erano già in groppa ad Aurin pronti a compiere la loro missione.
Il drago volava elegante nel cielo ancora scuro di quella notte di plenilunio guidato saggiamente da Nur. Si dirigeva verso il confine della foresta oscura, nella quale filtrava tra gli alberi la poca luce della luna che ancora splendeva alta nel cielo. - Dobbiamo arrivare alla fine della foresta. Lì si trova un accampamento degli elfi gialli, alleati dei draghi argento; uno di loro, il più saggio conosce un segreto noto a pochi. Si dice possa guarire qualsiasi male. Se davvero è così, dato che la "Ferrari" di Artie è rimasta ad Èrlate, ne avremo bisogno - disse Nur spostandosi i capelli dalla fronte, poi continuò - il regno dei draghi neri e viola è molto scuro e pericoloso. L'esito negativo della nostra missione potrebbe turbare la pace della nostra città e del nostro regno. Ci hanno affidato un'impresa molto importante, una grande responsabilità.
- Capisco - disse Paul perplesso perchè non aveva mai fatto nulla di così importante.
Dopo alcune ore di volo la piccola Hana esclamò:
- Ci sono delle piccole casupole dorate! Sembrano casette per bambole!
 - Siamo arrivati Hana, quelle sono le microscopiche abitazioni degli elfi.
- Giù Aurin, scendi!
Il drago planò dolcemente appena prima del piccolo villaggio.

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Capitolo 6
*** il villaggio degli elfi ***


~~I ragazzi scesero dal drago e cominciarono ad attraversare il bosco che li separava dal villaggio dei loro alleati: gli elfi gialli.
George raccolse tutte le sue forze e prese l'amico Artie sulle spalle per attraversare l'intrigato insieme di alberi che avrebbero dovuto superare per arrivare dagli elfi.
La prima cosa che videro furono le piccole casette delle creature che erano state ricavate scavando abilmente l'interno di enormi zucche arancioni asciugate perfettamente con lumini di cera naturale. Nulla nel villaggio veniva buttato. L'interno di una casa forniva cibo per tutti per lungo tempo.
Quando finalmente giunsero al piccolo villaggio furono accolti da un gruppetto festoso di elfi che cantavano e suonavano dei piccoli ukulele di legno di pino. Probabilmente erano già stati informati dell'arrivo dei sei amici in missione.
Sempre suonando gli ukulele e cantando allegri motivetti li guidarono fino alla costruzione più elegante e imponente: la casetta del capo. I suoi sudditi lo chiamavano "sua altezza ", anche se, essendo un elfo, proprio tanto alto non era... anzi era alto solo pochi pollici. Li accolse gentilmente "Benvenuti amici, vi stavamo aspettando. Il nostro saggio, Ouros ha qualcosa da dirvi ."
Il vecchio elfo abitava in una grotta nascosta nel bosco. Pochissimi eletti erano entrati nella sua strana dimora.
- Un mio paggio, Orinin, vi accompagnerà fino alla grotta di Ourus - continuò il re degli elfi, Orostaldo.
Intanto arrivò trafelato un piccolo elfo. Aveva la carnagione chiarissima, trasparente come porcellana, gli occhi erano arancioni ed era vestito di foglie di edera verde e di fichi tinte di arancione: era Orinin il  giovane, ma intraprendente paggio di re Orostaldo che li avrebbe accompagnati da Ourus.
Durante il viaggio il piccolo elfo non smise di parlare a raffica e raccontare ai sei amici passato e presente del villaggio degli elfi gialli.
Quando finalmente giunsero alla vista della grotta ove Ouros risiedeva, il paggio si fermò. Una voce cupa si sentì uscire dalla caverna:  "Entrate, non abbiate paura."


I sei amici entrarono nella caverna senza alcun timore e videro davanti a loro uno scuro e buio cunicolo. La voce che prima avevano udito proveniva da esso. Si avvicinarono alla stretta imboccatura e vi penetrarono.
Alla fine del cunicolo li attendeva Ourus, l'anziano saggio dalla barba intrecciata, la quale aveva il colore della neve, che d'inverno copriva quei luoghi. Il vecchio elfo li guidò fino alla grotta principale.
Al centro troneggiava un grande pentolone d'argento vivo decorato con figure mitiche e intarsiato con varie pietre preziose, tra cui molti smeraldi dal taglio a stella: doveva essere vecchio di millenni. Sulle pareti vi erano mensole di legno consumato sulle quali stavano ordinatamente libri antichi e preziosi che recavano vecchie formule magiche ed alambicchi dalle più strambe forme e dimensioni contenenti liquidi di tutti i colori dell'arcobaleno e le loro sfumature più diverse.
In un angolo si poteva vedere sgorgare un rivolo di acqua. Il liquido era dorato, brillava nell'oscurità e illuminava la caverna come il fulmine quando colpisce in tutta la sua intensità e illumina lo scuro cielo.
Ourus disse ai ragazzi:
- Venite. Penso di avere qualcosa che può servirvi. Conosco, come ben sapete, una magia che guarisce qualsiasi malattia.
- Siedilo lì, vicino al pentolone - disse rivolgendosi a George che aveva Artie sulle spalle.
Evidentemente il vecchio sapeva ogni cosa.
Ordinò agli altri ragazzi di allontanarsi e cominciò a cercare qualcosa sulle mensole salendo su uno sgabellino tanto sgangherato quanto basso. In punta di piedi perse l'equilibrio e si ritrovò a terra, rivoltato come uno scarafaggio, dimenandosi gridando e strepitando arrabbiato perché non riusciva a rialzarsi.
Allora Hana, ridendo senza farsi vedere, lo prese e lo alzò fino alla mensola. L'elfo borbottò qualcosa che doveva essere un ringraziamento e prese ciò che stava cercando, dopodiché ordinò ad Hana di rimetterlo a terra. Tornò da Artie con un sacchettino contenente una polvere bianca, si accostò al ragazzo e gliela sparse sulle gambe.
La polvere cominciò a frizzare. Artie chiuse gli occhi, e si sentì come morire... Alla fine, stremato, si lasciò cadere sulla fredda roccia della caverna. Dopo alcuni minuti gli occhi del ragazzo si riaprirono, sollevò la schiena e finalmente, per la prima volta si alzò... e prese a correre! Corse, corse, corse, non si voleva più fermare.
Si fermò solo quando arrivò da Nur, che lo aspettava dietro l'entrata della grotta con i suoi amici e fu tanta la sua emozione che si lasciò cadere tra le braccia di lei e l'abbracciò.
Ourus donò poi ad Hana una piccola fiala trasparente contenente l'acqua che sgorgava dal rivolo che aveva il potere di guarire le ferite.
Quando tornarono al palazzo del re Orostaldo Artie camminava finalmente da solo senza l'ausilio di George.
Dopo una notte passata nella sala più grande del palazzo, proprio mentre l'astro del mattino faceva capolino dietro le colline il drago Aurin si levò nel cielo, destinazione: regno dei draghi neri e viola.

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Capitolo 7
*** alla corte ***


Dall'alto s'iniziarono a vedere le buie valli e i neri cipressi, uniti ai salici spogli caratteristici di quel regno. Parevano fantasmi, pronti a carpire con i loro artigli ogni incauto visitatore.
Al centro della desolata Valle della Morte sorgeva un inquietante castello.
Era la più imponente costruzione mai costruita a memoria di uomo, elfo o drago. Era la temuta dimora di Terror, il sovrano tiranno dei loro nemici.
I sei amici decisero che sarebbero atterrati nel Bosco della Desolazione, nelle vicinanze della Valle della Morte.
Nell'oscuro castello di Terror era stato portato il medaglione  che Nur e i suoi "soldati" dovevano riportare dai draghi d'argento.
Avrebbero fatto finta di essere cittadini di Dèria, sarebbero andati dal re, lui gli avrebbe rivelato la collocazione del prezioso amuleto e l'avrebbero rubato.
Spinsero la pesante porta di legno ed entrarono nella sala principale del castello. I muri erano di mattoni neri di fumo, che proveniva dal grande e imponente camino, il quale recava incise le iniziali del tiranno e lo stemma della sua casata.
Dall'altra parte della stanza c'era il trono di Terror. Era l'unica cosa bianca del salone, ma era bianca di osso, era infatti stato ricavato intrecciando le ossa dei nemici sconfitti. Su di esso sedeva il terribile Terror, sovrano dei draghi neri e viola.
Era un drago spaventosamente enorme, le sue squame erano nere con i riflessi rossi e violacei, la sua lunga lingua biforcuta sibilava nell'aria e gli occhi gialli balenavano nell'oscurità. A fianco a lui, i consiglieri: due uomini vestiti di viola incappucciati.
Fu Nur a rivolgere la parola per prima al grande sovrano.
"Siamo sei cittadini di Dèria - così dicendo si inchinò ai suoi piedi."
"I nostri ossequi Sua Maestà Terror", aggiunse Artie, che aveva compreso i piani di Nur.
"Cosa volete, onorevoli dèriani?" - chiese Terror con la sua roca voce che odorava di zolfo.Certamente il re non sospettava l'inganno.
"Rispettabile Terror, vorremmo ammirare il medaglione che siete riuscito a rubare grazie alla sua mirabile astuzia e di cui tutto il regno parla…"
"Oh il medaglione ..."  disse Terror con la sua spaventosa voce.
"Vedo che siete desiderosi di visionarlo,e che la curiosità è grande in voi..."gongolò.
"Si trova nella Torre Nera, in mezzo al castello, nella stanza più grande! "gracchiò una voce alle loro spalle.I sei ragazzi si voltarono e videro un corvo nero con una macchia bianca sul capo appollaiato sul camino.
"Blacky! Stupido corvaccio idiota! "- ruggì furente Terror.I ragazzi indietreggiarono temendo che il re si vendicasse su di loro, ma esso, con voce più dolce disse loro:
-"Ormai quell'idiota del mio corvo servitore vi ha detto dove su trova e non posso negare a dei bravi dèriani come voi di ammirare il medaglione. Salite le scale a destra fino alla cima e troverete una stanza larga con una piccola porta nera. Lì su un cuscino di velluto viola si trova il medaglione" finì il tiranno consegnando una piccola chiave d'argento agli amici.
Ringraziarono e cominciarono a salire.
Quando raggiunsero la cima videro una porta nera che aveva un'incisione bianca: due chiavi e sotto una clessidra con sopra un teschio. Entrarono ignorando l'incisione. Lì, sotto una campana di vetro su un tavolo di legno nero, giaceva l'oggetto del loro desiderio.
-"Prendilo tu Artie "
Il ragazzo sollevò delicatamente la campana di vetro e prese il medaglione ma nel riappoggiare il fragile coperchio, urtò contro l'angolo del tavolo e si frantumò all'istante.
-"Artie!"-  Esclamarono sottovoce gli amici.
Ma una voce sorprese i ragazzi mentre cercavano la provenienza: "Ragazzi, avete combinato un bel guaio. Ho capito cosa volevate fare. Se volete salvarvi spingete piano quel muro e troverete un passaggio per non farvi scoprire. La prossima volta prestate attenzione alle iscrizioni bianche sulle porte, vi possono far capire cose molto interessanti."
-"Chi parla, fatti vedere, cosa dovevamo leggere? " chiede Artie.
-"La scritta più importante, quella sulla porta, significa "tempo di morte per chi ruberà il mio tesoro, cioè il medaglione."
La voce era indubbiamente di una donna, proveniva da un angolo, più buio del resto della stanza, dove giaceva rintanata una figura vestita con una tunica di stracci sudicia e un cappuccio grigio sporco le copriva la testa malamente, infatti spuntavano da esso alcuni ciuffi biondi. Nessuno l'aveva notata prima.
Nur, scorse nell'oscurità il viso della donna. Chiuse gli occhi e rivide una bimba dai capelli d'oro. Correva nei bei verdi prati tra le colline e arrivava ad una capanna nel centro del villaggio, sulla porta l'attendeva una giovane con le braccia aperte.
Riaprì gli occhi e vide ancora quel viso.
"Mamma?" - disse Nur quasi piangendo dalla commozione.La figura incatenata, con fatica si rialzò e sorpresa disse con voce roca :
"Che mi venisse un colpo!"
"Figlia, Nur! "
"Mamma!" - riuscì a mormorare la ragazza prima di scoppiare un un pianto di felicità.Le due si abbracciarono lungamente e piansero insieme.
Dopo un po’ Alexia si stufò e sbottò:
"Non vogliamo rovinare la vostra riunione familiare, ma abbiamo appena rubato il medaglione di Terror e non sarà tanto contento quando lo scoprirà, considerato che il nostro Artie ha fatto un casino rompendo la campana di vetro, a noi conviene scappare".Così dicendo si tolse dalla riccia chioma una forcina di metallo, si inginocchiò, la infilò nella serratura della catena che teneva ferma Amira, la madre di Nur, la girò con aria sapiente al suo interno ed essa si aprì.
La donna si tolse il cappuccio dal capo e si avvicinò ad uno dei muri scuri della stanza; lo picchiettò in diversi punti con le nocche fino a che si aprì un buco a forma di teschio che si addentrava in uno stretto cunicolo buio.
Dopo alcuni minuti di camminata nell'oscurità sentirono un tremendo boato e videro delle pietre che cadevano dal soffitto.
"Ragazzi è scattata una trappola! Si sono accorti del furto! Correte presto!"                                                                
Gli amici si lanciarono in una pazza fuga, cercando di raggiungere l'uscita. Ad un certo punto si levò un urlo acuto.Una grossa pietra aveva colpito Nur che cadde nella polvere e i suoi lunghi capelli biondi diventarono grigiastri.
"Nur, no!"                                                                  
Artie andò veloce da lei e la chiamò, ma non poteva rispondergli. Era svenuta. Il ragazzo raccolse tutto il coraggio che riuscì a trovare in corpo, la prese tra le braccia e le diede un bacio leggero sui capelli, la strinse al petto e cominciò a correre. Si fermò solo quando vide gli occhi di Aurin che balenavano nel buio. Il cunicolo era finito.Artie  fece  appena in tempo ad adagiare Nur sull'erba che aveva uno strano colore verde fosforescente, prima di cadere a terra per la fatica.
Quando il gruppo di amici fu di nuovo al completo, George adagiò Nur sulla schiena di Aurin mentre Artie iniziava a riaquisire conoscenza.
Un gemito scosse Amira che corse dalla ragazza del drago. Anche lei si stava riprendendo.  La prima cosa che vide quando aprì i suoi occhi  di ghiaccio fu il viso preoccupato di Artie e di Amira che la guardavano.
"Cosa è successo?" - chiese con voce flebile.Artie, inginocchiato accanto a lei rispose:
"Una pietra ti ha colpito, sei svenuta e... io ti ho presa in braccio e portata qui. Poi sono svenuto anche io."
"Molto nobile da parte tua Artie. Hai salvato mia figlia" - gli disse Amira.Nur si alzò a fatica e ringraziò il ragazzo con un leggero bacio sulla guancia.
"Ora dobbiamo andare. Si sono accorti del furto. Ci inseguiranno "– fece Alexia.
"Va bene" -  acconsentì Nur - dai tutti in groppa ad Aurin.
 

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Capitolo 8
*** the battle ***


Di colpo una freccia sibilò nel vento e una potente fiammata partì alle spalle dei ragazzi. Hana, colpita da quest'ultima, urlò.
  • Ragazzi ci inseguono! Ci colpiscono! Freccie, fuoco e fiamme!
  • Infidi serpenti ladri - urlò una voce violenta e roca in lontananza.
I sei compagni si voltarono e videro dieci paia di occhi rossi dragheschi assetati di sangue Gli inseguitori erano guidati dal furente Terror in persona, ciascuno sormontato da due arcieri di Déria e due soldati degli elfi orchici, piccoli orchetti servi del sovrano, comandati dall' orco Gigiovic e dalla perfida moglie Barbarik: tutti facenti parte delle terribili truppe del re.
Nur capì subito che da soli non avrebbero mai vinto. Bisognava giocare d'astuzia. Estrasse dalla sua bisaccia un piccolo corno e un pugnale. Soffiò nel corno e poi disse agli amici:
  • Prendiamo tempo, arrivano i rinforzi - e poi urlò un grido di guerra ad Aurin che capì e cominciò ad avvitarsi su se stesso per distrarre i nemici, finendo sotto il ventre di uno dei grandi draghi di Terror e senza pensarci conficcò in esso il suo pugnale.
Il rettile, colpito a morte, cominciò a cadere insieme ai quattro a bordo. Nur afferrò al volo gli archi dei soldati e li diede ai suoi compagni.
Cominciò così la grande battaglia che avrebbe determinato il destino di quel mondo: il fato aveva deciso, quella battaglia sarebbe rimasta nella storia per sempre.
I ragazzi cominciarono a vedere nel cielo gli alleati che arrivavano. Draghi d'argento, elfi gialli armati di potentissimi archi di legno di cedro, alcuni uomini di érlate: tutti guidati dal saggio Silverius, re dei draghi d'argento.
Il cielo di quella terra, in pochi minuti si trasformò in una giungla di freccie e di fuoco. Tanti nemici, ma anche tanti alleati morirono in quella tragica battaglia.
Aurin si lanciò all'attacco andando a scontrarsi nella foga con una bella draghetta dorata dagli occhi color smeraldo. Allora lui non era affatto l'ultimo della sua razza!
  • Va bene la guerra, ma vuoi stare più attento? -  esclamò lei indignata.
  • Aurora! Dove sei? - urlò un grande drago.
  • Aurora. Ecco il suo nome - pensò Aurin.
All'improvviso un'altra freccia partì nel cielo e andò a colpire Artie che si accasciò sulla schiena di Nur.
Nel frattempo una cascata di frecce bollenti e con il veleno sulle punte si abbatterono su Terror che, avvelenato cominciò a precipitare. Nessuno vide il punto in cui atterrò.
Lo credettero tutti morto, ma negli anni avvenire si scoprì che si era ripreso e che grazie alla sua formidabile astuzia, sarebbe presto tornato al comando. In quel frangente però, i draghi neri e viola, senza un capo tornarono in patria impauriti. La guerra era finita.
Le truppe di Silverius planarono e si posarono. Nur prese Artie e lo adagiò sull'erba ed estrasse la freccia che lo aveva ferito, ma il ragazzo non riprendeva conoscenza.
L'elfo che cavalcava Silverius, Michellirius, era il più sapiente e visitò Artie. 
- Rischia la morte, come facciamo - esclamò Nur preoccupatissima.
  • Dovete portarlo nel regno delle fate. Per fortuna non é lontano ma ci rimane poco tempo. Sono le uniche che possono salvarlo. Occorre far presto - urlò l' elfo.
I cinque amici caricarono Artie su Aurin. Destinazione fate.

 

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Capitolo 9
*** ritorno a casa ***


Il drago, guidato a tutta velocità da Nur, planò ben presto sul suolo del paese delle fate. Davanti a loro un grande prato verde in fondo al quale vi era un grande castello di cristallo rosa decorato con statue di angeli, sempre in cristallo.
Paul e George improvvisarono un trasporto per Artie, e subito cinque  fate gli volarono incontro.   
  • Noi cinque siamo le fate più sagge del regno. Io sono Tiernanoug, la regina - disse la fata dall'abito giallo coi brillantini e dalle ali di cristallo scuotendo elegantemente i suoi capelli scuri e lisci.
  •  Lei, col vestito arancione di strass, é Sherry; quella vestita di verde smeraldo dai capelli corti é  Lilium, invece Iris indossa un'abito celeste di tulle e Violet, chiaramente é l'ultima vestita di lilla - finì Tiernanoug.
  • Reverenda regina - fece Hana - il nostro amico é stato ferito durante la guerra. Rischia la morte... disse tra i singhiozzi di Nur.                                                                                                    La bella Sherry si avvicinò al ragazzo disteso sull'erba morbida e lo visitò.
  • C'é una sola soluzione. Sappiamo bene che il Saggio degli elfi vi ha dato una fiala contenente la magica acqua del rivolo d'oro, che cura le ferite.... Purtroppo la ferita del vostro compagno di viaggio é troppo grave - disse la fata.
  • Bisogna mischiare all'acqua qualcosa di altrettanto potente... - continuò la regina.
  • Sciogli la tua treccia Nur - la ragazza alzò gli occhi pieni di lacrime verso le quattro fate.
  • Cosa? - disse con voce flebile.
  • Nur, bambina, se vuoi salvarlo devi tagliare i tuoi capelli. Sono l'unica cosa che mescolata al contenuto della fiala possono curarlo. So che non conoscevi le proprietà della tua chioma, questo processo può essere attuato solo una volta. La decisione spetta a te -  disse infine Sherry estraendo una lama da una delle pieghe dell'abito.
  • Se é per salvarlo sono d'accordo -  fece Nur. Allora prese la lama, si asciugò gli occhi e mormorò  "un colpo secco...".       I capelli caddero leggeri, la ragazza li raccolse e li diede a Sherry, la quale li mise in una ciotola di terracotta riversandovi sopra il contenuto della fiala mescolando. I capelli e l'acqua svanirono di colpo, lasciando al loro posto una gelatina dorata brillante.
  • Ecco -  disse la fata - bisogna spargerla sulla ferita. Fallo tu Nur.
La ragazza si sedette vicino ad Artie, gli sbottonò la camicia a righe viola e bianche e con mano tremante sparse la gelatina nel punto dove era stata estratta la freccia maledetta che lo stava uccidendo.   
Come per una magia il ragazzo aprì gli occhi e guardò Nur, colei che lo aveva salvato. La fanciulla cadde in un pianto convulso di gioia e lo strinse in un abbraccio.
Lui, ancora confuso, non parlava, ma in quel momento non sarebbe servita nessuna parola.  
Tiernanoug diede al ragazzo una bacca tonda e blu dicendo:
  • E' una faryest, la bacca fatata, ha un sapore riluttante, ma ti rimetterà in forza.
Il ragazzo la ingoiò a fatica ma subito si rialzò. Dovevano completare la missione.
Quando i cinque salirono su Aurin, esso partì a velocità drago e in pochi minuti si ritrovarono davanti al portone argento del palazzo reale di Silverius.
Le guardie li fecero entrare inchinandosi ed essi cominciarono ad attraversare il lungo corridoio che portava alla sala del trono.
Seduto sul seggio di zaffiri vi era il sapiente re. A fianco al quale c'era la bella Aurora. I ragazzi posero il medaglione ai piedi del re e si inchinarono, ma Silverius disse:
  • In piedi. Siete degli eroi. Avete salvato tutti noi. In segno di riconoscenza... se c'è qualcosa che posso fare per ringraziarvi parlate.
Aurin, per la prima volta, parlò:
  • Re, fin da quando Nur mi trovò ho sempre creduto di essere l'ultimo della mia specie. Ma ora ho conosciuto Aurora, quella bellissima creatura che le sta a fianco...
  • E' mia figlia. Sua madre era l'ultima draghessa d'oro. Dal nostro amore nacque Aurora: draghessa dorata coi riflessi argentei - lo interruppe Silverius.
  • Ecco vorrei la mano di sua figlia - finì Aurin emozionato.
 Alla draghetta brillavano gli occhi. Anche per lei era stato un colpo di fulmine.
Allora il re disse:
  • Con l'autorità conferitami io vi dichiaro drago e moglie.
  • Dobbiamo andare - intervenne Nur - il viaggio di ritorno è lungo…
  • E per noi é arrivato il momento di tornare alla nostra vera casa... – continuò Alexia.
  • D’accordo, ma io vengo con voi - finì Aurora.
  • Andiamo - disse Alexia salutando il re Silverius.
    Il saggio di Erlate si avvicinò all'impetuoso torrente che scorreva appena fuori città accompagnato dai sei amici e da alcuni compaesani, tra i quali, Amira. Estrasse dalla bisaccia che portava a tracolla una polvere azzurra e la riversò in un punto del torrente.
A questo gesto le acque agitate di esso si acquietarono e si alzarono fino a formare un muro intorno ad un vortice che si era creato lasciando solo una apertura.
 Era il passaggio per tornare a casa, alla vera casa: la biblioteca dalla quale erano partiti e avevano iniziato quella fantastica avventura. Dovevano solo entrare nel vortice.
- Nur, vieni con me! Ora che ti ho conosciuta non potrei vivere senza di te.
Nur si avvicinò ad Artie e lo strinse a sè, mentre guardava tristemente tutte le cose che aveva care: il suo villaggio, sua madre, il suo vecchio amico Aurin e la sua nuova compagna Aurora, i suoi compaesani...
- Artie... - sussurrò lei, poi andò dal suo drago, accarezzò il muso squamoso abbracciandolo e bagnandolo con le sue lacrime. Poi prese una volta per tutte la sua decisione.  
  • Sì Artie, voglio venire con te - gli disse dolcemente la ragazza.
  • Lo sai che non potrai più tornare indietro? - chiese Artie quasi piangendo.
  • Il portale per il mondo reale resta aperto solo quindici minuti ragazzi - li interruppe  il Saggio di Èrlate.
Gli altri erano già lì ad aspettare l'amico.
  • Addio Nur -  guardò la ragazza.
Lei lo abbracciò e lui si fece vicino al passaggio che le acque avevano creato e si immerse nel fiume. I compagni erano già stati trasportati a casa. Proprio mentre il vortice si richiudeva Nur corse, si tuffò nel torrente per raggiungere Artie.
  • Nur, grazie! E ora?
  • Ti amo e non voglio mai lasciarti- rispose la ragazza.
Mentre i due si baciavano una sottilissima polvere blu e verde si levò dall'acqua per segnare la fine dell'incantesimo, li avvolse e li trasportò a casa... finalmente insieme per sempre.

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