EPILOGO
Toc.
Toc.
<<
Sheldon, posso entrare? >>
Amy rimase
sorpresa non sentendo nessuno rispondere,
nonostante sentisse dei rumori, anche se attutiti, provenire dalla
camera da
letto.
Così
decise cautamente di aprire la porta e non poté
far a meno di sorridere quando vide la scena davanti a sé.
Suo marito
seduto sul pavimento con la schiena
posata sul bordo del letto tutto intento ad illustrare ai gemelli il
funzionamento del Trenino Thomas.
Lei e Sheldon
l’avevano comprato per i bambini, per
il loro primo compleanno.
E, a quanto
pareva, sembrava piacer loro molto.
E non solo.
Tutti e tre
indossavano un berretto da capostazione
ma, mentre a Luke e Leila gli stava a pennello, a Sheldon, che in quel
momento
indossava giacca e cravatta, come ad ogni appuntamento romantico,
stonava
totalmente.
Erano
così presi dal trenino che si muoveva lungo i
binari che non si accorsero della sua presenza.
Fu Leila la
prima a vederla.
Istintivamente
si alzò in piedi per incamminarsi
verso di lei, ma dopo appena due passi cadde a terra.
Tuttavia,
nonostante ciò, si rialzò prontamente, per
andare incontro alla sua mamma.
<<
Ehi, dove stai andand… >>
Al fisico
teorico, improvvisamente, gli mancarono le
parole, non appena i suoi occhi incontrarono la figura Amy.
Indossava un
vestito nero con il corpino dalla forma
a cuore, leggermente attillato, che le nascondeva i difetti e metteva
in
risalto i suoi fianchi, il quale scendeva morbido fino al ginocchio.
Le gambe erano
coperte da calze velate mentre i
piedi da delle semplici décolleté.
Entrambi dello
stesso colore del vestito.
Il trucco era
appena evidente, ma quel poco bastava
per illuminarle il volto.
I suoi capelli
lisci, infine, le ricadevano
perfettamente lungo la schiena, coperta da un coprispalle color
argento.
Agli occhi di
Sheldon, sua moglie, in quel momento,
era semplicemente stupenda.
Tanto da
togliergli il fiato.
Tanto da
renderlo incapace di elaborare dei pensieri
razionali.
Tanto da non
riuscire a concentrarsi su nessun’altra
cosa presente in quella stanza se non lei.
<<
Sheldon, dobbiamo andare. Mi hai detto tu
di chiamarti a quest’ora >> disse Amy,
imbarazzata, sentendosi
profondamente osservata, mentre prendeva in braccio sua figlia,
distogliendo lo
sguardo da suo marito.
<<
Cosa?! No, dai, altri cinque minuti!
>> la supplicò, dopo essersi conto della sua
richiesta.
La neurobiologa
alzò gli occhi al cielo.
<<
Ti prometto che potrai giocare tutto il
tempo che vorrai con i trenini quando torneremo >>
Il volto di
Sheldon si rallegrò.
<<
Dici davvero? Potrò giocare anche con la
locomotiva misura N, grande metà dell’ H0?
>> domandò, speranzoso.
Amy
sospirò.
<<
Basta che non te lo metti in bocca!
>>
<<
Uffa! E va bene! >> dichiarò, mentre
prendeva prudentemente in braccio Luke che, come sua sorella, si era
addormentato.
Solo
perché una volta stava rischiando di morire
soffocato, non significava di certo che sarebbe successo di nuovo,
giusto?
**********
Una volta
entrati nella camera dei gemelli, Sheldon
e Amy appoggiarono con attenzione i bambini nelle loro culle.
<<
Che schifo! Luke mi ha sbavato addosso!
Toglimi quest’ammasso di saliva! Toglimelo! Toglimelo!
>> urlò Sheldon,
incapace di restare fermo, non appena si accorse di una macchia umida
sulla sua
spalla destra.
<<
Abbassa la voce o finirai col svegliare i
bambini! >> lo rimproverò, incenerendolo con
lo sguardo, mentre prendeva una
salviettina umidificante per pulirgli la giacca.
Tuttavia Amy non
riuscì a rimanere arrabbiata a
lungo con suo marito e si ritrovò, senza sapere come, a
sorridere.
<<
Trovi per caso divertente il fatto che
nostro figlio mi abbia emesso della saliva addosso contenente una
quantità
infinita di germi? >> le domandò, vedendola
ridere.
<<
No… cioè… si, è divertente,
ma non stavo
pensando a questo >>
<<
E a cosa allora? >>
Amy si
voltò verso i suoi figli che dormivano dolcemente
avvolti nelle loro copertine degli Avengers.
Sarebbe stata
ore ad osservarli.
Erano
così fragili, piccoli e innocenti.
Ancora non erano
al corrente delle cattiverie del
mondo.
Ma sapeva che,
prima o poi, avrebbero fatto la loro
conoscenza.
Ma di una cosa
ne era certa.
Anche da adulti,
avrebbero mantenuto la loro
semplicità e la loro purezza.
Come Sheldon.
<<
Ci credi che i gemelli hanno già un anno?
>> domandò, gli occhi fissi ancora sui bambini.
Il fisico
teorico sorrise.
<<
E tu ci credi che siamo sposati da due anni?
>>
Amy si
voltò verso suo marito.
<<
Lo so >>
Rimasero a
contemplarsi per pochi secondi, ma per
loro sembrò un eternità, come se il tempo si
fosse improvvisamente fermato,
finchè Sheldon, appoggiò la mano sinistra sul suo
fianco, invitandola ad
avvicinarsi a lui.
Quando furono
abbastanza vicini, con la mano destra
le spostò i capelli dietro l’orecchio e si
chinò per poggiare delicatamente le
labbra sulla sua guancia.
Amy, sentendo la
bocca di Sheldon a contatto con la
sua pelle, chiuse gli occhi e sospirò, per concentrarsi
totalmente su quel
bacio, al suo cuore che iniziò improvvisamente a battere
troppo veloce, alle
sue gambe diventate improvvisamente molli come gelatina.
Dovette
mantenersi a lui per non cadere a terra.
<<
Mi baci sulla guancia perché ho il
lucidalabbra? >> sussurrò contro il suo
orecchio, anche se sapeva già la
risposta.
<<
Si. E poi i bambini potevano vederci
>>
Amy si
girò verso le culle.
<<
Ma se stanno dormendo! >>
<<
E se si fossero svegliati mentre ti baciavo?
Sarebbero rimasti traumatizzati a vita! >>
La neurobiologa
alzò gli occhi al cielo, esasperata.
Non gli sarebbe
mai passata la fobia di essere
scoperti dai bambini mentre si scambiavano dei baci innocenti.
<<
Va bene. Andiamo ora. Gli altri ci staranno
aspettando in soggiorno >> disse, togliendogli il
berretto da
capostazione, facendolo imbronciare, uscendo
dalla camera e chiudendo la porta
dietro di loro lentamente, per non far rumore.
**********
<<
Cavolo, Amy! Sei uno schianto con quel
vestito! >> esclamò Penny, non appena vide la
sua amica.
<<
Raj, hai fatto proprio un ottimo lavoro!
>> disse, poi, rivolta all’astrofisico.
<<
Grazie, Penny! Per fortuna c’ero io! Amy non
capisce proprio niente di moda! >> rispose, senza
minimamente
preoccuparsi di abbassare la voce.
<<
Ehi! >> disse, indignata.
Non era vero che
non ci capiva niente di moda.
Aveva solo dei
gusti particolari.
<<
Mi raccomando, però. Quando stanotte tu e
Sheldon farete sesso, fai in modo che non distrugga il vestito!
>> le
raccomandò l’indiano, generando una risata
collettiva.
Amy si
portò una mano sulla fronte, rassegnata.
Ormai tutti
sapevano la brutta fine che facevano i
suoi cardigan, le sue camicette, le sue gonne e i suoi collant in mano
a suo
marito.
Non sapeva
nemmeno lei quanti bottoni aveva perso e
quante cerniere dovette aggiustare.
E di quante
calze dovette liberarsi perché tutte
stracciate!
Tutte le volte
che accadeva cercava di fargli una
predica.
Ma, non appena
veniva baciata, non appena i loro
corpi nudi erano vicini, non appena si sfioravano, tutto prendeva
un’altra
piega.
Le parole
venivano sostituite da sospiri e gemiti,
prima di rassegnazione e poi di piacere.
Sheldon ormai
aveva capito come non farsi sgridare e
averla vinta!
Lo
guardò con la coda dell’occhio notando che era
concentratissimo sul suo computer.
Molto
probabilmente era racchiuso nella sua “bolla”
e quindi non stava minimamente ascoltando quella conversazione.
Per fortuna!
<<
Beh, almeno io e Sheldon ci daremo da fare
per tutta la notte! Tu, invece, come hai programmato la serata?
>> sbottò
sarcastica, ben consapevole del fatto che Emily si trovasse fuori
città per
lavoro.
Raj smise
improvvisamente di ridere, non appena la
sua amica le fece quella domanda.
<<
Io e Cannella ce ne staremo a casa a
guardare Tutti insieme appassionatamente, mi sembra ovvio!
>> rispose
tranquillamente.
Amy si
rilassò, quando vide che ora i ragazzi non
stavano ridendo più per lei e Sheldon ma per
l’astrofisico, per l’insensata
risposta che aveva appena dato.
<<
Rajesh, allora posso contare su di te per i
gemelli? >> gli domandò.
<<
Vorresti lasciare i bambini con Raj?!
>> domandò improvvisamente Sheldon, nello
sconvolgimento totale.
<<
Perché no? La serata la trascorrerà solo
come un cane! >>
<<
Con
un cane >> la corresse l’indiano.
<<
Amy, l’ultima volta che sono andato a
prenderli da Koothrappali stavano vedendo Babylon5! >>
spiegò, ignorando
totalmente le parole dell’amico.
<<
Lo so che trovi la serie assolutamente
patetica ma i gemelli non smettevano di piangere, così ho
acceso la tv e appena
è partita la sigla si sono calmati. Loro non la odiano come
te! >> cercò
di giustificarsi.
<<
Ma certo che odiano Babylon5! Stai parlando
dei miei figli. E’ ovvio che mi appoggino in tutto quello che
faccio, dico o
penso! >>
<<
Va bene, basta così! Mi state facendo
venire il mal di testa tutti e due! >> disse Amy,
cercando porre fine a
quella discussione assurda.
<<
Posso contare su te e Leonard? >> chiese,
poi, fiduciosa, alla sua amichetta del cuore.
<<
Vorresti lasciare Luke e Leila in mano a
loro due?! >> le gridò nuovamente suo marito,
prima ancora che la coppia
potesse rispondere.
<<
E adesso mi dici qual è il problema?
>> domandò, alzando gli occhi al cielo,
cercando di mantenere la calma.
<<
L’ultima volta li abbiamo trovati
addormentati sul divano mentre i gemelli gironzolavano liberi per
l’appartamento! >>
<<
Ehi! Ti ricordo che erano le dieci di sera.
Era tardi! >> si difese Leonard.
<<
Ok. Allora li guarderanno Howard e
Bernadette! >> proclamò Amy.
<<
Cooosa?! Ma neanche per sogno! >>
gridò la microbiologa.
<<
Li veniamo a prendere domani mattina.
Buonanotte a tutti! >> concluse, spingendo suo marito
fuori dalla porta
prima che potesse fare qualche altra polemica, senza tener conto delle
parole
di Bernadette.
**********
<<
Dai Bernie, non ricordi come ci siamo
divertiti l’ultima volta? >> domandò
Howard.
<<
Forse tu ti sarai divertito, visto che hai
passato tutto il tempo a giocare con l’ Xbox mentre io gli ho dovuto pulire i nasi pieni di
muco e sempre io gli ho dovuto
cambiare i pannolini
sporchi di cacca! >> urlò la microbiologa,
tanto da far piangere i
gemelli.
<<
I bambini ti reclamano >> le fece
notare suo marito, tranquillamente, mentre si divertiva con la
PlayStation 4.
<<
Allora non ci siamo capiti! >> disse,
buttandogli a terra il joystick, per farsi notare.
<<
Ehi! >>
<<
Tu adesso li farai smettere di piangere e
ti occuperai di loro per tutta la serata mentre io mi
rilasserò sul divano a
guardare un bel film. Se non farai quello che ti ho detto, stanotte
andrai in
bianco! >> lo minacciò, furiosa più
che mai.
Sentendo
l’ultima frase, l’ingegnere si alzò di
scatto dal divano.
<<
Vado io! Tu non ti preoccupare! >>
disse, dirigendosi il più velocemente possibile
nell’ex-camera di Leonard,
facendo ridere tutti di gusto.
**********
<<
No, aspetta! >> disse Sheldon ad Amy,
la quale era intenta ad aprire la portiera della sua automobile , per
sedersi
dal lato del guidatore.
La ragazza lo
guardò curiosa.
<<
Dammi le chiavi. Stasera guido io! >>
proclamò, orgoglioso, porgendole il palmo della mano aperta.
La neurobiologa
sgranò gli occhi per quello che
aveva sentito.
Suo marito che
voleva guidare di sua spontanea
volontà?
Era assurdo!
<<
Ho… ho capito bene? >> chiese, per
essere sicura.
Sheldon
alzò gli occhi al cielo.
Voleva
semplicemente che per una volta sua moglie
fosse sorpresa.
Ricevendo sempre
in anticipo il luogo e l’indirizzo
del loro appuntamento, visto che era lei a guidare, non era mai
successo.
Ma, certamente,
non l’avrebbe mai dichiarato
apertamente.
<<
Si, hai capito bene. E niente più domande!
>> rispose, deciso, strappandole le chiavi di mano e
accomodandosi al
posto di guida.
La ragazza
sospirò, rassegnata, mentre si sedeva al
lato passeggero, sperando che i suoi figli non diventassero dei poveri
orfani.
**********
Amy guardava
distrattamente dal finestrino
l’infinità di macchine sorpassarli a causa del
terrore di suo marito per il
guidare che lo portava a non superare i 30 km/h, facendo innervosire
non poco
gli altri guidatori.
Ora capiva
perché Sheldon aveva insistito tanto
nell’uscire di casa alle sei nonostante avesse prenotato il
tavolo al
ristorante per le otto di sera!
Quando si
fermò ad un semaforo rosso, l’immagine che
vide riflessa nel finestrino, la fece imbarazzare parecchio.
Però
non le dispiaceva affatto, dopotutto.
<<
Sheldon, smettila di guardarmi le gambe!
>> disse, con un tono da falso rimprovero.
<<
Scusa. Non volevo >> mormorò,
vergognandosi di quello che aveva appena fatto e guardando altrove.
Davvero non era
sua intenzione soffermarsi troppo a
lungo sulle sue gambe ma, non sapeva per quale ragione, ne rimase
stranamente affascinato.
Forse
perché le calze che indossava, le facevano
sembrare snelle e lunghe.
O forse
perché…
<<
Stavo scherzando! Puoi guardarmi le gambe
quando vuoi, non solo in camera da letto. E poi sei mio marito, non ce
nulla di
male! >> lo tranquillizzò, girandosi verso di
lui.
<<
E ora vai, che è verde! >>
Quando Sheldon
provò a ripartire, con la leva del cambio
in folle, Amy non poté fare a meno di ridere.
<<
Se tu avessi una macchina con il cambio
automatico, sarebbe tutto più facile! >>
cercò di giustificarsi,
ingranando la prima, visto che il motivo per cui si era distratto, in
verità,
era che stava pensando ancora alle sue gambe.
**********
<<
Sheldon, posso farti una domanda? >>
<<
No, perché sto guidando e il solo pensando
alla risposta da darti mi farebbe deconcentrare finendo schiantati
contro un
albero! >>
Amy
alzò gli occhi al cielo.
<<
Ti prego! >> lo supplicò.
Era davvero da
diversi anni che aveva intenzione di
porgli quella domanda.
<<
E va bene >> sospirò Sheldon,
arrendendosi.
<<
Quando hai capito di amarmi? >>
Il fisico
teorico rimase spiazzato da quella
domanda, nonostante sapesse rispondere perfettamente.
Stranamente
aveva paura.
Non ne capiva il
motivo.
E odiava quando
non sapeva qualcosa.
<<
Sheldon, non devi per forza dirmelo
>> lo rassicurò, vedendolo in
difficoltà.
<<
Quando ti ho baciato sul treno a San
Valentino >> dichiarò prontamente, gli occhi
fissi ancora sulla strada.
Si.
Amy si meritava
una risposta.
<<
Davvero? >> domandò, con stupore.
Non avrebbe mai
immaginato che glielo avrebbe mai
rivelato.
<<
Beh, se devo essere sincero, quella sera iniziai
a pensare che un parassita si fosse appropriato del mio cervello.
Insomma,
appena appoggiato le labbra sulle tue mi sarei dovuto staccare subito
da te e
correre in bagno a sciacquarmi la bocca con il collutorio
>>
<<
Invece? >>
Sheldon
alzò un sopracciglio.
<<
Lo sai quello che è successo dopo. Perché
dovrei continuare? >>
<<
Beh,
tu non lasci mai una storia a metà! >> rispose
con ovvietà.
Sheldon dovette
ammettere che aveva ragione.
Per lui tutto
doveva avere una conclusione.
Ma sapeva che,
continuando quel discorso, avrebbe
esposto fin troppo i suoi sentimenti.
Accidenti!
Sua moglie era
capace di rendergli le cose ogni
volta sempre più impossibili!
<<
Invece, complice il fatto che le tue labbra
sapevano di brownies e che quindi erano buone, ho continuato a
baciarti. Inoltre,
per la prima volta, in quel momento mi sentivo attratto da te anche
fisicamente.
Ti volevo vicino a me il più possibile e in quei pochi
secondi ho avvertito il
cuore battere più velocemente, il respiro affannoso e le
guance calde. Ad
essere sinceri, credevo che fosse giunta la mia ora! >>
terminò, dando una rapida occhiata ad
Amy.
La vide
sorridere dolcemente.
E, ogni volta
che accadeva, lui si sentiva in pace
con sé stesso.
<<
Mi sono reso conto che si trattava di amore
soltanto quando sono fuggito da Pasadena senza dirti niente. Mi
dispiace
>> mormorò debolmente , mentre
iniziò a posteggiare nel parcheggio del
ristorante.
Già.
All’epoca
non ci aveva fatto caso, ma dopo molti
giorni senza vederla si rese conto di quanto avesse bisogno di lei al
suo
fianco.
Talmente tanto
da trasformare la semplice stima che
provava verso di lei in un sentimento molto più forte.
L’amore,
appunto.
La ragazza lo
guardò con estremo stupore.
Difficilmente
esprimeva i suoi sentimenti con le
parole.
Ma, quando
accadeva, si innamorava ogni volta di
lui.
<<
Non fa niente, Sheldon. L’importante è che
mi ami >> gli disse, abbracciandolo più forte
che poté, appoggiando la
testa sul suo petto.
<<
Il conto lo paghiamo a metà, vero? >>
le domandò, quasi senza fiato, sperando di essersela cavato
con quella che
poteva definirsi una dichiarazione d’amore.
Quando sua
moglie l’abbracciava gli pareva sempre di
stare in una stretta di un boa constrictor!
<<
No, il conto lo paghi tu. Però… >>
rispose, staccandosi da lui per poi avvicinarsi al suo orecchio.
<<
… stanotte puoi farmi tutto quello che vuoi
in camera da letto >> concluse, con un tono malizioso
nella voce.
**********
<<
Sai, Amy, ora che ci penso, credo che ero
interessato a te non più come amica già prima di
quando uscisti con Stuart
>> proclamò Sheldon, dopo aver terminato di
mangiare i medaglioni di coda
di rospo, in attesa del dessert.
<<
Veramente? Quando? >> domandò,
curiosa.
<<
Ti ricordi quando andasti con Leonard al
matrimonio di due tuoi colleghi? >>
Amy
annuì.
<<
Beh, quando Leonard tornò a casa, quella
sera, gli chiesi come era andata e mi rispose che si era divertito con
te più
di quanto si aspettasse perché sapevi davvero come far
rilassare e divertire un
ragazzo >>
<<
E allora? >>
<<
Ad un certo punto, però, disse anche che
aveva l’inguine decisamente a pezzi. Pensai che avevate
praticato un coito e
così gli diedi un colpo secco al collo dicendogli che non
saresti mai stata sua
>>
La ragazza non
potè far a meno di sorridere pensando
invece al fatto che quella stessa sera pensava di aver fatto innamorare
Leonard
di lei.
Che cosa assurda!
Ma non era solo
questo.
Sheldon aveva
ammesso che era interessato a lei già
da molto tempo prima che uscisse con Stuart.
Sinceramente,
non l’avrebbe mai immaginato.
Ma
riflettendoci, quella fu anche la prima volta che
definì, proprio davanti a Leonard, Sheldon non un suo amico
ma il suo ragazzo.
Forse, dentro di
sé, già sapeva che lo vedeva sotto
una luce diversa.
<<
Allora è per questo che mi hai sposato,
così che potessi essere tua per sempre! >> gli
disse, prendendolo in
giro, sventolandogli la mano sinistra in faccia per mostrargli la fede
e
l’anello di fidanzamento.
<<
No, non è per questo >> rispose,
prendendo la mano tra le sue per appoggiarla sul tavolo.
<<
Io non sono il tuo padrone. Non si può possedere
una persona, per lo meno non più dal…
>>
Amy
capì che suo marito voleva che fosse lei a
continuare la frase.
Voleva costatare
che non fosse ubriaca, visto che
toccava a lei guidare stavolta.
Se Sheldon
avesse guidato anche al ritorno,
sarebbero arrivati a casa direttamente il mattino seguente!
<<
… 1863, l’anno in cui il presidente Lincoln
liberò gli schiavi >> concluse, al posto di
Sheldon.
<<
I miei complimenti! Credevo che le due
bottiglie di vino ti avrebbero fatto dire un enorme quantità
di scemenze. Comunque,
se proprio lo vuoi sapere, ti ho sposato perché il
matrimonio, semplicemente,
ha senso logico >>
<<
Senso logico? >> ripeté Amy, non
capendo la sua affermazione.
<<
Beh, dire “mia moglie” è più
corto rispetto
a dire “la mia fidanzata” >>
<<
Non sono bravo a leggere gli indizi
facciali, ma credo che tu sia più che soddisfatta del
responso che ti ho appeno
dato, vero? >> aggiunse poi, scrutandola.
Amy aveva le
braccia incrociate al petto, scuoteva
la testa rassegnata, mentre
i suoi occhi
sembravano quasi che bruciassero dalla rabbia.
Tutti in quel
ristorante avrebbero detto che fosse furiosa
più che mai, per l’assurda risposta ricevuta.
Tutti tranne
Sheldon, ovviamente.
<<
Prova di nuovo o giuro che ti lascio qui
>> lo minacciò, cercando di mantenere un tono
calmo.
Si trovavano pur
sempre in un ristorante pieno di
gente!
<<
Va bene >> disse sbuffando il fisico
teorico, alzando le mani in aria e appoggiando la schiena alla sedia.
Pensò
per diversi minuti, cercando di trovare la
risposta che avrebbe fatto felice sua moglie.
Perché
si.
L’amava
così tanto che farebbe di tutto per vederla
sorridere.
E anche
perché non voleva ritornare a casa con
l’autobus!
<<
Ti ho sposata per avere l’occasione di
impegnarmi con qualcuno che mi accettasse per quello che sono
>> ammise
sinceramente, alla fine.
Per Amy, lui
ormai era diventato come un libro
aperto.
Sapeva quando
mentiva.
Quando diceva la
verità.
Quando era
triste.
Quando era
felice.
Ma, cosa
più importante, sua moglie era l’unica
persona che fin da subito aveva accettato il suo
“insolito” carattere.
Certo, con gli
anni aveva richiesto qualche
cambiamento da parte sua.
Ma non gli aveva
mai messo fretta o troppa
pressione.
E, alla fine,
lui a poco a poco aveva ceduto, pur di
non perderla.
L’aveva
baciata sulle labbra.
Le aveva
confessato il suo amore.
L’aveva
sposata.
Avevano fatto
insieme due bambini.
E mai e poi mai
si sarebbe pentito di queste sue
azioni.
<<
Quanto vorrei strapparti i
vestiti e farti mio qui sul tavolo!
>> dichiarò la neurobiologa, mentre
un’ondata di calore improvviso stava
prendendo piede dentro di sé.
<<
Giuro che se lo fai mi metto a gridare!
>> la avvertì.
<<
Stavo scherzando >> disse, bevendo
dell’acqua.
Il vino, di
certo, avrebbe aumentato notevolmente la
sua eccitazione.
Perché
ovviamente era seria!
Quando accidenti
sarebbe arrivato il dolce?
<<
E tu? Perché mi hai sposato? >> si
sentì improvvisamente domandare da suo marito.
<<
Perché non volevo perdere la cosa più bella
che mi sia successa nella vita >> gli rispose dolcemente,
guardandolo
negli occhi, senza pensarci due volte.
Non stava
mentendo.
Prima di
incontrare Sheldon passava le sue giornate
in totale solitudine.
Aveva soltanto
una madre fin troppo protettiva nei
suoi confronti.
Adesso invece
aveva degli amici su cui contare e un
marito con il quale aveva creato una famiglia.
Era talmente
impressa nei suoi pensieri che non si
accorse che il cameriere finalmente aveva servito loro il
soufflé, un morbido
tortino leggermente depresso al centro, che stillava lacrime di
cioccolato.
Amy aveva
già preso in mano il cucchiaino per
affondarlo in quel dolce dall’aspetto delizioso, quando
Sheldon la fermò.
<<
Che c’è? Non dirmi che non lo dovrei
mangiare perché altrimenti ingrasserei! >>
sbottò, ancora con la posata a
mezz’aria.
<<
Non è per questo >>
<<
Allora perché? >>
Per tutta
risposta, il fisico teorico estrasse dalla
tasca dei pantaloni una candelina che appoggiò al centro del
dolce.
<<
Sheldon, non credo ai miei occhi! >>
mormorò Amy, incredula, davanti a quel piccolo gesto che per
lei era la
manifestazione del vero amore.
<<
Perché ti meravigli? Guardo i film, so cosa
va fatto >> dichiarò, mentre prendeva anche un
accendino, provando ad accenderla.
<<
Ahi! >> urlò improvvisamente,
poiché
si era scottato con la piccola fiamma.
Almeno
però la candelina era accesa!
<<
Ti fa ridere il fatto che mi sia ustionato?
>> aggiunse poi, vedendola ridere di gusto, mentre si
soffiava il dorso
della mano destra.
La ragazza
scosse la testa, cercando di smetterla di
ridere ma invano.
<<
Dai, esprimi un desiderio >> la
incitò, sospirando.
Non credeva di
certo a tali sciocchezze, però le
convenzioni sociali richiedevano questo.
Amy chiuse gli
occhi.
Sapeva
perfettamente cosa desiderava.
E da molto tempo.
E sapeva anche
che non poteva dirlo ad alta voce,
altrimenti non si sarebbe avverato.
Ma, nel suo
caso, c’era un eccezione.
Si.
Lo avrebbe detto
a Sheldon.
Ma quello non
era di certo il luogo adatto.
Non appena
soffiò sulla candelina, il fisico teorico
tossì, invaso dal fumo prodotto da quest’ultima.
<<
Ti prego, adesso mangia quel tortino così
ce ne andiamo! >> dichiarò, sentendo anche gli
occhi lacrimargli.
Fortuna che ne
era una sola, altrimenti sarebbe già
morto intossicato!
**********
<<
Bernie, so che fai finta di leggere quella
rivista. Ammettilo: Luke e Leila questa sera sono proprio tranquilli,
rispetto
a quando ce ne siamo occupati l’ultima volta >>
disse Howard, intento a
giocare con i bambini.
<<
Non è vero! >> squittì la
microbiologa.
Ok, aveva
ragione suo marito.
La
verità era che voleva ignorare totalmente i
gemelli, facendo fare tutto a suo marito.
Ma quella sera
non ci riuscì proprio.
Erano
così calmi e silenziosi.
Forse
perché erano cresciuti.
Forse
perché erano i figli di Sheldon e Amy.
Neanche lei
sapeva spiegare il motivo.
Poi si
illuminò.
La ragione per
cui erano così sereni era Howard.
Stranamente
sapeva come prenderli e come farli stare
al proprio posto.
E, senza alcun
motivo, si immaginò con lui, ad
accudire un bambino che non fosse di qualcun altro.
<<
E se smettessimo di fare i baby sitter e
facessimo un figlio tutto nostro? >> gli
domandò, di colpo.
Forse era stato
il suo orologio biologico ad imporle
di fargli quella domanda.
L’ingegnere
smise di giocare con i gemelli,
bloccandosi di colpo.
<<
Stai… stai dicendo sul serio? >> le
domandò, per essere sicuro di quello che aveva appena
sentito, sedendosi sul
divano accanto a lei.
La microbiologa
fece un respiro profondo.
Poteva ancora
cambiare idea.
Ma non lo fece.
Non voleva.
<<
Si, Howie. Voglio un figlio tutto nostro.
Ad una condizione, però! >>
l’avvertì.
<<
Qualunque cosa >>
<<
Beh, visto che indubbiamente guadagno molti
più soldi di te, io continuerò a lavorare,
parlando con persone della mia età,
godendomi una vita piena e felice, mentre tu starai con il bambino.
Guarderai
con lui i cartoni, gli tirerai i fagioli fuori dal naso e lo porterai
dagli
amichetti >>
Howard ci
pensò su.
Quel discorso
gliel’aveva già fatto diversi anni
prima, quando avevano appena deciso di sposarsi.
Sua moglie non
aveva tutti i torti, dopotutto.
Il vero
stipendio lo portava a casa lei.
E poi, stando
con il bambino tutto il giorno,
sarebbe stato sempre presente nella sua vita, soprattutto nei momenti
più
importanti.
No come suo
padre.
In cuor suo
sapeva che Bernadette, alla fine, gli
aveva fatto quella proposta per cedimento.
Ma sapeva anche
un'altra cosa.
Nel momento
esatto in cui il bambino l’avrebbe
chiamata mamma per la prima volta, l’avrebbe sorriso e
abbracciata, non si
sarebbe mai pentita della sua scelta.
Perché,
dopotutto, diventare genitori, è la cosa più
bella del mondo.
<<
Va bene. Facciamo un bambino! Stanotte!
>> dichiarò, baciandola, prima lentamente poi
con una passione sempre più
intensa.
In men che non
si dica, la fece stendere sul divano,
mentre le sue mani vagavano sotto il vestito, intente a sbottonarle il
reggiseno.
<<
Howie, non pensi che prima dovresti mettere
i gemelli a letto? >> domandò,
interrompendolo, vedendo i gemelli
osservarli con curiosità.
Fin troppa.
<<
Andiamo! Sono i figli degli Shamy!
Sicuramente faranno sesso verso i trent’anni.
Facciamogli vedere quello che sappiamo fare!
>> sbottò, sperando
che cambiasse idea.
Bernadette non
ci pensò due volte.
<<
Hai ragione! >> rispose maliziosa,
iniziando a togliergli la maglia, gettandola sul pavimento, vicinissimo
ai
bambini.
**********
<<
Saranno anche stupende, ma queste scarpe
fanno un male tremendo! >> sentenziò Amy,
togliendosele e buttandole con
un calcio dentro il ripostiglio dell’appartamento 4A insieme
al suo
coprispalla.
<<
E allora perché te le metti? >>
domandò Sheldon, riponendo la sua giacca.
<<
Perché sono una donna >> rispose
semplicemente.
Il fisico
teorico sbuffò, per l’illogica risposta
che aveva ricevuto.
Improvvisamente
la ragazza gli si avvicinò,
incrociando le braccia dietro la sua testa.
<<
Mi fanno male i piedi >>
<<
E questo lo hai già detto >>
replicò,
non capendo dove volesse andare a parare.
<<
Non riesco a camminare. Mi porti in braccio
in camera? >>
A quella
domanda, Sheldon sgranò gli occhi.
<<
Hai per caso sbattuto la testa? >> le
domandò, cercando di essere il più gentile e
calmo possibile.
<<
Dai, la tradizione vuole che la prima notte
di nozze lo sposo prenda in braccio la sposa quando entra per la prima
volta
nella casa coniugale come moglie >> lo
supplicò, ignorandolo totalmente.
<<
Ecco, appunto, la prima notte di nozze, non
il giorno dell’anniversar… >>
Non
finì di terminare la frase che Amy si avvinghiò
a lui, incrociando le gambe attorno alla sua vita.
Sembrava un
koala che si aggrappa ad un albero di
eucalipto.
Sheldon non
sapeva come comportarsi, così
istintivamente provò a mantenerla come faceva con i gemelli.
Ma, ovviamente,
sua moglie era diversa.
Era troppo
pesante!
<<
Non prendertela con me se cadrai a terra!
>> riuscì solo a dire, avvertendola, mentre si
incamminava, in modo
goffo, verso la loro stanza.
Sheldon aveva
sempre rimproverato Amy ogni qualvolta
dimenticasse aperta la porta.
Ma, quella sera,
invece, la ringraziò mentalmente,
così potè subito scaraventarla sul letto senza
neanche un minimo di grazia,
visto che le aveva provocato il fiatone e un formicolio che man mano si
stava
distribuendo su entrambe le braccia.
Dopo aver chiuso
la porta, si sedette accanto a lei,
cercando di non pensare anche al dolore che stava iniziando ad
avvertire nelle
gambe.
Amy, vedendolo
in quello stato, gli fece una
tenerezza assurda.
Doveva farsi
perdonare per avergli fatto fare dell’
“esercizio fisico”.
Facendogliene
fare dell’altro.
In cui,
però, era coinvolta anche lei.
Molto coinvolta.
Così,
lentamente, gli si avvicinò per baciargli la
guancia, ancora fresca di rasatura.
<<
Che stai facendo? >> chiese Sheldon, perplesso.
<<
Visto che portarmi in braccio ti ha
stancato parecchio, volevo farmi perdonare >> rispose,
continuando a
baciarlo lungo il collo.
<<
Se proprio vuoi farti perdonare, potresti
prendermi un anti-dolorifico. Per colpa tua sono pieno di acciacchi
>>
Se pensava di
cavarsela con del sesso, si sbagliava
di grosso.
Forse poteva
funzionare per Leonard, Koothrappali,
Wolowitz
e per tutti gli uomini presenti sulla Terra.
Ma lui non si
sarebbe fatto abbindolare tanto
facilmente.
Lui era diverso.
Amy, per tutta
risposta, gli poggiò le mani sulle
spalle, avvicinando le labbra alle sue.
<<
Lo sai, vero, che il sesso funge anche da anti-dolorifico
naturale? >> sussurrò maliziosamente.
Sheldon
alzò gli occhi al cielo, sospirando.
Certo che lo
sapeva.
Sapeva anche che
l’intrattenere coiti frequenti
migliorava la pressione sanguigna e la salute del cuore, rafforzava le
difese
immunitarie e diminuiva la probabilità di tumori.
La prima volta
che lesse queste notizie su internet,
poco prima delle nozze, le considerò totalmente ridicole.
Tanto da aver
riso fino alle lacrime davanti allo
schermo del pc.
In seguito,
però, dopo aver fatto un check-up completo
appena un mese dopo essere sposato, dovette ricredersi.
I risultati
ottenuti erano più che buoni rispetto a
quelli degli anni addietro.
Incuriosito,
chiese al suo medico di fiducia da cosa
dipendesse questo improvviso cambiamento, anche se positivo.
Vedendo che
indossava una fede al dito, sorrise,
dicendogli semplicemente: il sesso allunga la vita!
Il
sesso allunga la vita.
Quella frase
balenò nella testa del fisico per
diverso tempo.
Iniziò
seriamente a pensare che sarebbe stato il
primo a morire tra i suoi amici, solamente perché aveva
iniziato ad avere
rapporti sessuali a trent’anni anziché durante la
pubertà.
<<
Perché hai sempre tu l’ultima parola?
>> mormorò, portando le labbra a contatto con
le sue.
Ovviamente era
una domanda retorica.
La
verità era che sua moglie avrebbe sempre avuto
l’ultima parola semplicemente perché era lei.
Ed era
l’unica che riusciva a far rimanere il Dottor
Sheldon Cooper senza parole.
Tuttavia, mentre
la baciava, la sentiva tesa.
Come se non
fosse coinvolta totalmente.
<<
Che c’è? >> le domandò.
<<
E non dire che non so baciare perché tanto
non ci credo! >>
Amy scosse la
testa, sorridendo.
<<
No. Tu baci perfettamente >>
<<
E allora cos’hai? >>
<<
N…Niente >> rispose nervosamente,
abbassando lo sguardo e iniziando a togliersi le calze, per prendere
tempo.
<<
Ho capito! Sei incinta e sei vittima degli
sbalzi ormonali! Ecco perché negli ultimi tempi eri
più strana del solito!
>> esclamò Sheldon, di colpo.
La neurobiologa,
sentendo quell’affermazione, fu
presa alla sprovvista e finì col stracciare i collant, ma
poco se ne importò.
Aveva pagato
tutto Raj.
<<
No, non sono incinta ma… >> rispose,
mordendosi il labbro, se possibile, con più nervosismo di
prima.
<<
… se provassimo ad avere un altro bambino?
>> sussurrò debolmente, per paura della
risposta che avrebbe ricevuto,
riuscendo finalmente a guardarlo negli occhi.
Vedendolo
tranquillo, fin troppo per l’argomento
trattato, Amy decise ugualmente di iniziare il discorso che aveva
già pronto
nella sua testa da diversi mesi ma che aveva sempre avuto paura di
pronunciare
ad alta voce.
<<
Sai, Sheldon, fin da quando ero bambina
sognavo una famiglia numerosa, ancora di più quando, ne La
casa nella prateria,
Charles e Caroline annunciano a Mary e Laura che aspettano un altro
bambino.
Grazie a te, questo sogno è diventato realtà e
sai quanto ami i gemelli ma,
negli ultimi tempi ho visto persone della nostra età che
hanno dei figli che
vanno già alle elementari mentre Luke e Leila hanno appena
un anno. Ho fatto
tutti i pro e i contro e quest’ultimi non ce ne sono
perché abbiamo ancora
tutto ciò che ci serve e non ci saranno grandi spese. Mi
sono resa conto che la
vita è troppo breve e… >>
Si
bloccò, non appena avvertì la mano di Sheldon
accarezzarle la guancia calda.
Lo fece in un
modo così rassicurante tanto da farle
perdere le parole.
<<
Qualunque decisione tu prenda, sappi che
non dovrai pensare a tutto tu come la prima volta. Ti prometto che, se
vuoi,
gli darò da mangiare, gli cambierò i
pannolini-dopo aver indossato una tuta
anticontaminazione, ovviamente-lo laverò…
Qualunque cosa e lo farò >>
Ad Amy per poco
non venne da piangere.
Non aveva mai
visto suo marito tanto premuroso e
disponibile nei confronti di un’altra persona.
Ma aveva
sbagliato una cosa.
Così,
prese la mano con cui la stava ancora sfiorando,
tra le sue, e l’appoggiò sul letto.
<<
Sheldon, questa non è una mia decisione. E’
una nostra decisione. Non riuscirei
a
guardare nostro figlio in faccia sapendo che è nato soltanto
per rendere felice
me. Io voglio guardarlo pensando che abbia fatto felice entrambi
>>
Di certo lei non
era una donna che si faceva mettere
incinta senza parlarne con il partner, uscendosene poi che si era
“dimenticata”
di prendere la pillola o che non era stata attenta.
<<
So cosa risponderti, ma me lo devi
richiedere cambiando verbo >> le disse.
<<
Fare o non fare. Non c’è provare >>
continuò, imitando il Gran Maestro del Consiglio Jedi,
vedendo Amy non capire.
<<
Che?! >>
<<
E’ una citazione di Yoda. L’impero colpisce
ancora. Ti ricorda qualcosa? >> ribadì,
cercando di non pensare al fatto
che sua moglie non ne avesse alcuna memoria.
<<
O certo! Yoda. Ora ricordo! >> disse,
di colpo.
Ok, non se lo
ricordava perfettamente.
Ricordava solo
che facesse parte dell’universo di
Star Wars.
Però
aveva capito cosa volesse dire suo marito,
pronunciando una delle sue citazioni.
<<
Abbiamo entrambi quasi quarant’anni. E’
difficile che rimanga incinta al primo colpo >>
Forse era anche
per questo che aveva pensato ad un
altro figlio dopo appena un anno dalla nascita dei gemelli.
Se avesse
aspettato di più, lei e Sheldon sarebbero
diventati ancora più vecchi.
E poi era ancora
abituata ad avere per casa
pannolini, biberon e pappine.
Più
in là, sarebbe stato anche più difficile
riabituarcisi.
<<
Beh, magari io faccio parte di una nuova
specie che vivrà centinaia di anni e perciò,
sostanzialmente, la concentrazione
dei miei spermatozoi all’interno dello sperma e la loro
mobilità potrebbero
essere uguali a quelli di un ragazzino appena entrato nella
pubertà >>
sussurrò Sheldon al suo orecchio, iniziando ad accarezzarle
dolcemente una
coscia.
Istintivamente
Amy chiuse gli occhi, sorridendo, per
concentrarsi meglio sulla sua voce ingenua e determinata allo stesso
tempo.
Da come stava
parlando, sembrava davvero che volesse
anche lui un altro figlio.
Ma, appunto.
Sembrava.
Con Sheldon non
si poteva mai andare ad intuito.
Doveva
riformulargli la domanda, come aveva chiesto.
Al
più presto.
<<
Sheldon, vuoi… >>
<<
Se credi di chiedermelo così, ti sbagli di
grosso! >> sbottò improvvisamente.
La ragazza, con
gli occhi ancora chiusi, li aprì di
colpo, improvvisamente più lucida.
<<
Come dovrei chiedertelo, scusa? >>
domandò.
<<
Quando io ti ho chiesto di sposarmi, mi
sono dovuto inginocchiare davanti a te, le gambe mi facevano male,
avevo un
anello e un discorso preparato… >>
<<
Fammi capire. Tu vuoi che io ti faccia la
domanda come se fosse una proposta di matrimonio?! >>
chiese incredula,
sperando che si sbagliasse.
<<
Si! Devi provare quello che ho provato io!
Credevo di aspettare chissà quanti altri anni per assistere
a questo momento!
>> affermò, esultando.
<<
Va bene, hai vinto >> dichiarò,
alzandosi di colpo dal letto e aggiustandosi capelli e vestito
velocemente,
mettendosi davanti a lui.
A quanto pare,
aveva capito benissimo.
<<
Te lo domanderò secondo le tue esigenze,
contento? >>
Sheldon, per
tutta risposta, si sistemo per bene.
<<
Sono tutt’orecchie! >>
Amy, leggermente
esitante, si inginocchiò.
Fece un respiro
profondo, cercando di trovare le
parole adatte.
Cercando di
lasciarsi guidare dal cuore.
Cercando di
lasciarsi guidare dalla spontaneità.
Improvvisamente,
però, pensò
all’eventualità di ricevere un responso
negativo e si rattristò.
Cosa avrebbe
dovuto fare se fosse successo?
Ovviamente
avrebbe dovuto accettare la sua decisione
e farsene una ragione.
Non avrebbe mai
avuto il coraggio di ingannarlo.
Però,
se aveva interpretato bene tutti i segnali in
quella manciata di minuti, la sua risposta sarebbe stata affermativa.
C’era
solo un modo per saperlo.
<<
Sheldon Lee Cooper, vuoi fare un bambino
con me, stanotte? >>
Sheldon non era
bravo a leggere le espressioni
facciali, lo aveva ammesso più di una volta.
Ma, in quel
momento, era sicurissimo che Amy fosse
più che agitata.
Lo sapeva
perché aveva la sua stessa espressione di
quando le aveva chiesto di sposarlo.
Ricordava la
gioia che aveva provato quando aveva
deciso di farle la proposta.
E anche la paura
di un suo rifiuto.
Sua moglie stava
provando le stesse emozioni che
aveva provato lui quel 14 febbraio 2015.
Sorrise,
vedendola così vulnerabile.
Come era davvero.
Le prese la
mano, costringendola ad alzarsi, per
farla accomodare sulle sue gambe, nonostante le facessero ancora male.
Era una cosa che
non aveva mai fatto perché lo
trovava fin troppo romantico per i suoi gusti.
Ma quella sera
fu costretto anche a portarla in
braccio.
Ormai era
compromesso.
<<
Dammi una risposta, Sheldon. Devo sapere
>> mormorò Amy, debolmente, iniziando a
torturare il suo braccialetto
che, proprio come i gemelli, compiva un anno.
Il fisico
teorico, allora, le sfilò gli occhiali,
appoggiandoli sul comodino, costringendola a guardarlo.
<<
Certo che voglio fare un altro figlio con
te >> rispose, dolcemente.
La neurobiologa
non aveva bisogno di sapere
nient’altro.
La sua
espressione in quel momento era sincera, pura
e seria.
No.
Non la stava
prendendo in giro.
Né,
tantomeno, voleva farle un favore.
Senza pensare
più a niente, gli si avvicinò
lentamente, finché i loro volti non si toccarono.
Aspettò
ancora qualche istante prima di portare le
labbra ad unirsi con le sue.
Quella notte
sarebbe stata diversa, ne erano
consapevoli entrambi.
Quella notte
sarebbe stata meravigliosa.
Come la loro
prima notte di nozze.
Come la notte in
cui furono concepiti i gemelli.
Istintivamente,
Sheldon le appoggiò le mani sui
fianchi, mentre le labbra erano ancora chiuse e giocavano con le sue.
Ma sapeva che
sua moglie voleva di più.
Lo capiva dal
suo corpo caldo e sussultante.
Così
schiuse leggermente la bocca, iniziando adesso
a giocare con la sua lingua, con molta morbidezza.
Amy, sentendosi
così voluta, iniziò a sbottonargli
la camicia, armeggiando con i bottoni, senza smettere di ricambiare i
suoi
baci.
Quando gliela
sfilò, gli toccò il torace, sentendolo
contrarsi sotto la sua mano.
<<
Nostro figlio sarà anche lui un genio e anche
bellissimo, te lo prometto >> sussurrò Amy,
ansimante, ora che Sheldon le
stava baciando il collo.
Il fisico
teorico, a quelle parole, impulsivamente
la fece stendere, questa volta delicatamente, sul materasso, mettendosi
sopra
di lei.
<<
Promettimi anche che avrà lo stesso colore
dei miei occhi >> disse, dopo aver appoggiato la fronte
alla sua.
La neurobiologa
rise.
La genetica
insegnava che se i genitori avevano gli
occhi azzurri e verdi, la tonalità con cui sarebbe nato il
bambino sarebbe
stato del tutto casuale.
Infatti i colori
verde e azzurro se la giocavano con
un cinquanta e cinquanta.
Luke e Leila
avevano gli occhi verdi come i suoi.
<<
Tutto ciò che vuoi >> rispose,
sorridendo, baciandolo nuovamente, iniziando a far scorrere le dita dei
polpastrelli lungo la sua schiena possente, per poi passare alle
braccia
muscolose.
Appoggiò
nuovamente entrambe le mani sul suo ampio
petto.
Ma questa volta
le fece scendere fin lungo la addome
scolpito.
Quando
provò a sbottonargli i pantaloni, Sheldon iniziò
a baciarla appena sotto l’orecchio, scendendo lungo il collo,
con movimenti
alternati di bocca e lingua, lenti ma decisi, portando la ragazza a non
rispondere
più delle sue azioni.
<<
Aspetta, faccio io o finisci col rompermi
la zip >> la avvertì, leggermente divertito,
mentre, in men che non si
dica si liberò sia della cintura che
dell’indumento che gli creava intralcio.
<<
Così avresti capito cosa provo quando sei
tu a romperle a me >> borbottò, inarcando la
schiena per cercare di
abbassarsi da sola la lampo del vestito.
Quando ci
riuscì, cacciò un sospiro di sollievo.
Quell’abito
era di una taglia in meno e a stento
riusciva a respirare, ma visto che era l’ultimo rimasto, Raj
aveva deciso di
comprarglielo ugualmente anziché fargliene provare di altri,
visto che, almeno
per lui, su di lei era perfetto.
E anche
perché, essendo appunto stretto, le faceva
risaltare il seno.
Sheldon,
vedendola così corrucciata e accaldata, tutta
in disordine, anziché rimproverarla, le sorrise dolcemente.
E sapeva, ormai
da tanto tempo, da
che cosa fosse dovuto quel sorriso.
Semplicemente
dall’amore.
E sentiva il
bisogno di dirglielo ancora una volta.
Soprattutto
quella notte.
<<
Ti amo >> sussurrò al suo orecchio,
prima di iniziare a tempestarla di baci.
<<
Lo so >>
Il fisico
teorico, a quella semplice risposta,
l’unica citazione di Star Wars che sua moglie conoscesse,
iniziò ,compiaciuto, a
sfiorarle gentilmente, con solo la punta delle dita, le gambe,
sollevandole la
gonna del vestito.
La ragazza
alzò le braccia sopra la testa per
aiutarlo a sfilarle l’indumento, mentre dei brividi di
desiderio iniziarono a
farsi strada lungo il corpo.
Quando Sheldon
aderì il proprio corpo al suo,
avvertì tutto il suo calore e il suo profumo.
E le gambe
iniziarono a tremarle.
Si meravigliava
ogni volta che accadeva perché
dimostrava il nervosismo che aveva ogni volta che si trovava in
intimità con
lui.
Erano passati
due anni ormai, eppure per lei
sembrava sempre di rivivere la sua prima volta.
Ma, dopotutto,
Sheldon, lo sarebbe sempre stato.
Mentre le
distribuiva sensibili e delicati baci lungo
il collo, gli accarezzò i capelli con le mani, invitandolo a
continuare.
Stava per
chiudere gli occhi per concentrarsi
totalmente sulla sensazione piacevole e invitante che stava provando,
quando
vide l’orologio sul comodino indicare un orario che la fece
sorridere, pensando
a cosa fosse successo in quel preciso istante, ma di ben un anno fa.
<<
Sono le 23:50 >> dichiarò.
<<
E allora? >> domandò Sheldon, non
capendo.
<<
E’ l’orario di nascita di Luke >>
disse, colmando così la sua curiosità.
<<
Perché non me sono ricordato? >>
Lui aveva una
memoria eidetica.
Come aveva fatto
a cancellare quell’orario dalla sua
mente geniale?
<<
Perché eri svenuto sul pavimento >>
gli rispose, ridendo.
<<
Invece Leila è nata alle 23:59. Se nasceva
un minuto dopo, avremmo dovuto fare due feste di compleanno
>>
Sheldon fece una
smorfia di disgusto.
Odiava le feste
di compleanno.
Già
Amy lo aveva obbligato a organizzarne una per i
gemelli.
L’unica
cosa positiva era stata la torta che aveva
preparato Raj.
<<
Ti va di fare una pazzia ? >> le
domandò, allungandole le braccia al di sopra della testa per
intrecciare le
mani con le sue.
Amy sorrise,
pensando a quando e, soprattutto, dove,
fu lei a fargli quella domanda.
<<
Non ci sono le stelle >>
<<
Certo che ci sono! >>
La ragazza
dovette dargli ragione, in fin dei conti.
Sopra le loro
teste c’erano decine e decine di
stelle adesive attaccate alla parete del soffitto.
Ma, in quel
momento, nella semi oscurità della
stanza, brillavano così tanto che sembravano vere.
<<
E poi abbiamo anche la trapunta di Star
Wars >> aggiunse lei.
Cavolo, quella
stanza sembrava quella di un bambino
anziché di due sposi!
<<
Allora? >> la spronò Sheldon, sorridendo
appena, poggiando la fronte alla sua.
La risposta di
Amy fu immediata.
<<
Si, lo voglio >> sussurrò, chiudendo
gli occhi e abbandonandosi felice più che mai sul letto,
sapendo cosa sarebbe successo
di lì a poco.
Avrebbero
commesso una follia.
Un incantevole
follia.
Per la seconda
volta.
Non appena lo
sentì dentro di lei, muoversi
lentamente e dolcemente, il corpo iniziò a fremere di
eccitazione.
Gli strinse
dolcemente le mani, costringendosi a
guardarlo.
Era leggermente
sudato, respirava faticosamente e,
ne era più che certa, il cuore gli batteva incessantemente,
tanto da fargli
male il petto.
E, nonostante
tutto, era perfetto.
<<
Sei così perfetto >> gli disse,
così,
gemendo.
<<
Ma certo che lo sono >> rispose con
ovvietà, ansante, sentendo improvvisamente la
necessità di approfondire i suoi
movimenti.
Passionali, ma
anche-e soprattutto- premurosi.
<<
Lo sai invece tu cosa sei? Sei una perfetta
alchimia di intelletto e femminilità. Sei una donna da
ammirare, Amy, in tutto
il tuo modo di proporti. E’ così che mi sei
apparsa il giorno in cui ti ho
incontrato per la prima volta >>
La neurobiologa
rimase davvero colpita da quella
dichiarazione.
A quei tempi le
interessava soltanto essere
intelligente e non credeva affatto di avere femminilità.
Quest’ultima
l’aveva scoperta con gli anni, in
particolare quando era diventata la ragazza di Sheldon.
Ripensò
a cosa gli disse il giorno del loro primo
incontro.
…
e, comunque, prima di andare avanti, ti informo che preferisco evitare
accuratamente qualsiasi forma di contatto, coito compreso.
Pensare a quella
frase, mentre stavano
provando-pardon, facendo-un fratellino o una sorellina per i gemelli,
la faceva
sentire proprio ridicola.
Ma quella era
un’altra Amy.
E doveva
lasciarsela alle spalle.
Doveva pensare a
quella che era adesso e,
soprattutto, a quella che sarebbe diventata in futuro.
Guardò
di nuovo suo marito, ma questa volta si
soffermò sugli occhi, per capire se stesse provando le sue
stesse sensazioni in
quel momento.
Aveva uno
sguardo perduto per il piacere.
Quel semplice
sguardo rappresentava tutto l’essere
umano che lo componeva e che cercava di nascondere nella
quotidianità, per
paura di essere giudicato tale.
Lo
baciò dolcemente sulle labbra calde e buone, che
sapevano ancora del tortino al cioccolato che avevano mangiato per
dolce quella
sera.
Non appena
Sheldon ricambiò con partecipazione, lo
avvicinò ancora di più a lei, aumentando il ritmo
e concentrandosi totalmente
su di lui.
Quando
l’eccitazione raggiunse il culmine per
entrambi, si ritrovarono improvvisamente in una condizione di
incontrollato
piacere, tra l’estasi e la frenesia, fatto di brividi e
calore.
Di ansimi,
sospiri, gemiti e suppliche di non
fermarsi e di continuare.
Un esplosione
improvvisa di energia ed emozioni,
seppur sottili e sinuose.
Un incontro di
intimità, di corpo e di spirito.
E non esisteva
nulla al mondo che riuscisse ad unire
due persone allo stesso modo.
Poi ci fu quell’istante,
perfetto ed intenso, della durata di pochi secondi, in cui le promesse
che si
erano scambiati a voce solo poco prima, divennero reali, assumendo la
forma di
un bambino prodigio, bellissimo e dagli occhi azzurri.
Perché,
in quell’istante,
sarebbero dovuti stare attenti.
Ma, ovviamente,
non lo furono.
**********
Amy osservava,
incantata, Sheldon che dormiva con
aria appagata accanto a lei.
Sapeva che non
doveva farlo ma decise ugualmente di
accarezzargli il corpo.
La tensione
muscolare ormai era del tutto diminuita.
Così
come la respirazione e il battito cardiaco
stavano tornando ai suoi valori originali.
<<
Dimmi che mi hai svegliato solo perché hai
fatto il test di gravidanza ed è risultato positivo
>> borbottò Sheldon,
tenendo ancora gli occhi chiusi.
La ragazza rise.
Non ne avrebbe
mai avuto abbastanza della sua
ingenuità.
<<
Per avere un risultato attendibile devo aspettare
il primo giorno di ritardo delle mestruazioni >>
<<
Basta solo che non ti accorgi di aspettare
un bambino dopo quattro mesi >>
Amy
alzò gli occhi al cielo.
Ok, la prima
volta aveva scambiato i sintomi della
gravidanza per quelli causati da stress sul lavoro.
Ma adesso che li
conosceva, non avrebbe commesso lo
stesso errore.
Se ne sarebbe
accorta subito qualora fosse stata
gravida.
Giusto?
<<
Se è maschio, possiamo chiamarlo Seth?
>> domandò Sheldon, improvvisamente, aprendo
gli occhi.
<<
Come la tartaruga che volevamo prendere?
>> gli chiese a sua volta, con aria divertita.
<<
Perché no? E’ un bel nome e poi sono sicuro
che piacerà moltissimo anche a mia madre >>
<<
Come fai ad esserne così sicuro? >>
<<
Beh, Seth era il terzo figlio di Adamo ed
Eva che venne dato loro in sostituzione di Abele. E’
descritto nel libro della
Genesi >>
Amy sorrise.
Sheldon non lo
avrebbe mai ammesso apertamente, ma
sapeva che era molto legato alla madre.
Certo, ne
contestava la mentalità troppo religiosa,
visto che lui era un uomo di scienza.
Ciononostante,
lo faceva sempre in modo rispettoso e
bonario.
<<
E se è femmina, come la vuoi chiamare?
>> le domandò, distogliendola dai suoi
pensieri.
La ragazza fu
sorpresa da quella domanda, poiché la
prima volta fu suo marito a scegliere entrambi i nomi dei bambini.
Tuttavia,
c’era sempre stato un nome che le piaceva
fin da piccola.
Sicuramente
Sheldon lo avrebbe trovato troppo
sdolcinato per i suoi gusti.
Ma a lei, in
quel momento, non importava affatto.
<<
Melody >>
Al fisico
teorico gli brillarono gli occhi.
<<
E’ un nome perfetto, visto che abbiamo
concepito a bordo del TARDIS, come Rory ed Amy! Finalmente stai capendo
qualcosa su Doctor Who! >> esclamò.
<<
Doctor Who… certo… >>
farfugliò Amy,
distrattamente.
A dirla tutta,
il nome le piaceva perché significava
melodia e, inconsciamente, lo aveva sempre associato al suono
dell’arpa,
strumento che aveva sempre amato suonare.
Di certo non
aveva pensato al fatto che la porta
della camera da letto era quella del TARDIS che prima si trovava nel
suo
vecchio appartamento.
Ma Sheldon
l’aveva obbligata a montarla nella sua
stanza, una volta sposati, trasformandola in una sorta di macchina del
tempo e
astronave.
All’inizio
, quando la vide nella sua vecchia
abitazione, iniziò a giocarci.
Lui impersonava
il ruolo del Dottore mentre lei la
sua compagna, vivendo ogni volta un’avventura diversa.
Ma lei voleva di
più.
E, alla fine, in
un modo o nell’altro, l’aveva
ottenuto.
<<
Ho una cosa per te >> disse Sheldon
<<
Davvero? Che cosa!? >> domandò Amy,
improvvisamente, euforica più che mai, tanto da alzarsi di
scatto e
appoggiandosi sulla testiera del letto.
<<
Te la darò solo se ti darai una sistemata e
ti metterai qualcosa addosso >>
<<
Va bene. Ora vado >> sospirò,
rassegnata.
Pur di ricevere
un regalo da suo marito, avrebbe
accettato di tutto.
<<
Non riuscirai mai a vedermi nuda senza che
prima ti faccia perdere il controllo delle tue azioni, vero?
>> gli
domandò, retorica, poi, vedendolo coprirsi gli occhi con le
mani mentre si
dirigeva in bagno.
**********
Dopo quindici
minuti, ritornò da suo marito, ora
anche lui in pigiama, che sedeva a gambe incrociate al centro del letto.
<<
Mi sono lavata, pettinata e la camicia da
notte che indosso è la più profumata che ho
trovato! >> dichiarò, mettendosi
nella sua stessa posizione davanti a lui.
Sheldon la
squadrò per bene.
<<
Ok, mi hai convinto. Apri le mani >>
le ordinò, mentre prendeva il regalo nella tasca destra dei
pantaloni.
Non appena si
ritrovò tra le dita un medaglione a
forma di cuore, rimase a bocca aperta per quanto fosse bello.
Era simile a
quello che Leonard regalò a Penny
quando partì per la spedizione nei mari del Nord.
Ma il suo era
leggermente diverso.
Era certamente
vintage, bronzo antico spazzolato
rame.
Sul davanti era
incisa una frase.
Anche
Sheldon Cooper ha un cuore.
Nonostante fosse
una citazione del film Iron Man, non
poteva essere più vera.
Sheldon le aveva
dimostrato di avere un cuore ricco
di emozioni in più di un occasione.
In particolare,
quando partorì.
Ricordò
la sua faccia preoccupata, pensando che
sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto.
A lei o ai
gemelli.
<<
E’ magnifico >> riuscì solo a dire,
ancora incredula.
<<
Aprilo >> la incitò.
Quando lo
aprì, gli occhi di Amy, possibilmente,
brillarono ancora di più.
All’interno
c’era una foto che li ritraeva nel
giorno del loro matrimonio.
Entrambi avevano
un’aria buffa e gli occhi chiusi,
con lei che lo teneva stretto a sé, come quella che Raj
scattò loro il giorno
del ballo.
In entrambi i
casi, tuttavia, erano felici.
Davvero, davvero
tanto.
<<
Non saremo mai fotogenici >> costatò,
chiudendo il ciondolo e porgendolo a suo marito.
<<
Perché me lo stai ridando? Non ti piace, per
caso? Eppure prima avevi
detto che era magnifico… >>
balbettò Sheldon, tentando di giustificare il
gesto di sua moglie.
<<
Mi piace, anzi lo adoro. Voglio solo che tu
me lo metta >> lo rassicurò.
<<
E non te lo sai mettere da sola, scusa? Hai
due mani! >>
<<
Perché è questo che fanno i mariti nei film
>> rispose, dandogli le spalle e alzandosi i capelli,
scoprendo il collo.
Sheldon, non
avendo scelta, dovette mettergliela.
<<
Mi dispiace non averti regalato niente
>> mormorò Amy, mentre suo marito stava ancora
cercando di chiuderle la
collana.
<<
Un regalo per me ce l’hai, invece >>
le disse, appoggiando le mani sulla sua pancia e premendo il corpo
contro la
sua schiena.
<<
Però, per riceverlo, devo aspettare nove
mesi >> continuò, appoggiando la testa sulla
sua spalla.
<<
Come fai ad essere così sicuro che sia
rimasta incinta ? >> domandò, divertita,
guardandolo con la coda
dell’occhio.
Si erano
scambiati tante promesse in quelle ore.
Sarebbe stato
davvero magico se si sarebbero
avverate tutte in quella notte.
Ma, appunto.
Magico.
La magia
esisteva solo nelle favole.
Lei viveva nel
mondo reale.
Doveva farsene
una ragione.
<<
Se io sono un genio, lo sono certamente
anche i miei spermatozoi >>
Amy scosse la
testa.
Ogni argomento
era buono per affermare il suo
egocentrismo.
<<
Lo sai, vero, che lo spermatozoo che riesce
a fecondare l’ovulo non è quello più
“bello” o quello più
“intelligente” ma quello
che sicuramente si è trovato al posto giusto nel momento
giusto? >>
<<
E tu sai perfettamente che non credo nelle
coincidenze >>
<<
E poi non sei stata tu a dire che nostro
figlio sarà bellissimo e intelligente? >> le
fece notare, poi.
La ragazza
aprì la bocca per dire qualcosa, ma la
richiuse subito, non sapendo come controbattere, visto che aveva
ragione.
Ecco cosa
succedeva quando Sheldon la baciava!
<<
Stai parlando soltanto del tuo apparato
genitale, ne ho uno anche io. I figli si fanno in due! >>
disse,
stizzita, per
placare il suo essere
egocentrico.
<<
Va bene. Stai calma! >>
A quanto pare,
già stava iniziando ad avere degli
sbalzi d’umore!
<<
La tua ultima mestruazione risale al 30
aprile. Considerando che tra un ciclo ed un altro passano 28
giorni… >>
Si
fermò giusto il tempo per fare tutti i calcoli.
<<
… domani-anzi, diciamo pure oggi, visto che
è passata la mezzanotte da ore ormai-ci sarà
l’ovulazione, quindi… >>
<<
… quindi, i giorni che vanno dal 12 al 16
maggio sono quelli più fertili anche perché,
quando sta per avvicinarsi
l’ovulazione, la cervice uterina produce un muco che
favorisce la sopravvivenza
degli spermatozoi >> concluse la ragazza, al suo posto,
sorridente.
<<
Le probabilità sono dalla nostra parte
>> le sussurrò Sheldon all’orecchio.
Già.
Forse nella
realtà la magia non esisteva.
Ma la biologia
non sbagliava mai.
Si.
Aspettava un
bambino.
Ci credeva.
<<
E poi… >>
La fece girare
per poterla avere davanti a sé.
<<
… sei incinta di sicuro. Si capisce dai
tuoi occhi >>
Amy
scoppiò a ridere.
<<
Che cos’hanno di diverso? >>
<<
Hanno una luminosità diversa, così come
l’apertura
delle palpebre e anche le pupille sono cambiate. Sono identici a quando
abbiamo
concepito i gemelli. Li ho notati quando hai detto a mia madre che
avevamo
fatto tardi ed eravamo sporchi di terra ed erba perché ci
eravamo messi a
giocare >>
<<
Certo! Abbiamo proprio “giocato”
quella notte >>
La cosa che la
faceva più ridere era che sua
suocera, all’epoca, ci aveva pure creduto.
E ricevettero
anche una grossa sgridata prima di
essere mandati in bagno per lavarsi.
Uno per volta,
ovviamente!
L’osservava
mentre assumeva un’aria pensierosa per
via del suo doppio senso che non aveva capito.
E quel semplice
sguardo le fece ricordare che gli
aveva promesso un’altra cosa prima di uscire.
<<
Ti va di giocare con i trenini? >>
gli domandò, già sapendo cosa le avrebbe risposto.
Anzi, cosa
avrebbe fatto.
Infatti, neanche
il tempo di porre fine alla
domanda, che subito Sheldon si alzò di scatto dal letto per
prendere la
confezione che li conteneva.
Dieci minuti
dopo si trovavano a terra a giocare con
la locomotiva misura N.
Piuttosto era
Sheldon che giocava.
Amy aveva la
testa appoggiata sulla sua spalla,
piena di sonno.
<<
Grazie per avermi permesso di salire a
bordo del TARDIS >> gli disse, tra uno sbadiglio ed un
altro.
Quando il fisico
teorico distolse lo sguardo dalla
locomotiva per guardarla, ormai si era già addormentata.
Ma, nonostante
ciò, le rispose ugualmente.
<<
Grazie a te per essere diventata la mia
compagna di viaggi >>
Improvvisamente
sentì il suo cellulare vibrare.
Ma chi poteva
essere alle sei del mattino?
<<
Pronto? >>
<<
Rettore Siebert >> disse, dopo aver
appreso chi fosse all’altro capo del telefono.
Sheldon
iniziò ad ascoltare distrattamente il suo
interlocutore, annuendo di tanto in tanto, mentre era intento ad
appoggiare con
la sola mano sinistra la testa di sua moglie sul materasso, facendo una
faccia
di disgusto quando si accorse di avere della saliva sulla sua spalla.
Ora capiva da
chi avessero preso i gemelli!
<<
Ho… ho sentito bene? >> domandò,
improvvisamente, alzandosi di scatto da terra.
Lo fece in modo
talmente brusco da far svegliare
Amy.
Quest’ultima,
ancora con gli occhi mezzi chiusi,
vedeva suo marito parlare al telefono in modo strano e agitato.
Più
del solito.
Quando
interruppe la chiamata, si sedette sul bordo
del letto, possibilmente più scosso di prima.
<<
Chi era al telefono? >> gli domandò,
alzandosi da terra, sedendosi accanto a lui.
<<
Il Rettore Siebert >> mormorò,
abbassando lo sguardo.
<<
E cosa voleva dirti a quest’ora? >>
chiese, preoccupata, appoggiandogli una mano sulla guancia,
costringendolo a
guardarla.
Per chiamare a
quell’ora, di sicuro era successo
qualcosa.
Forse voleva
licenziarlo.
Ma subito
cancellò questo pensiero dalla sua mente.
Sapeva che
nutriva per lui pochissima stima umana.
Ma moltissima
dal punto di vista professionale.
Quindi il
licenziamento era del tutto fuori
discussione.
<<
Ho… ho vinto il Premio Nobel >>
rispose, dopo interminabili secondi, ancora sotto shock.
Vincerlo era il
suo sogno da sempre.
Anche se credeva
che lo avrebbe conseguito per i
suoi studi sulla teoria delle stringhe e no per quelli sula materia
oscura.
<<
Sheldon, ma è sbalorditivo! >>
riuscì
solo a dire Amy, mentre lo abbracciava, orgogliosa di suo marito.
<<
A dir la verità, il termine più adatto
sarebbe inevitabile, ma non è questo il punto
>> precisò, liberandosi da
quell’abbraccio che ogni volta diventava sempre
più soffocante.
<<
Qual è il problema? >>
<<
Il Rettore vuole che pronunci un discorso
alla premiazione >>
<<
E allora? >> domandò la ragazza, non
capendo.
Suo marito
pronunciava dei discorsi ogni volta che
parlava.
<<
Amy, l’ultima volta che ho fatto un
discorso, non in presenza di pochi intimi ma di molte persone-che io
intendo un
numero sufficiente da calpestarmi a morte, ossia trentasei adulti o settanta bambini-ero
ubriaco, talmente tanto
che il mattino seguente mi svegliai senza alcun ricordo e senza
pantaloni.
Quando chiesi a Leonard e Penny dove fossero finiti mi fecero vedere un
video
su youtube. A quanto pareva, me li ero tolti sul palco. E anche le
mutande,
facendo vedere a tutti il mio sedere >>
<<
Perché non ho mai visto questo video?!
>>
<<
Davvero?! E’ tutto ciò che hai da dire?!
>> domandò a sua volta, con uno sguardo torvo.
<<
Non posso permettere che accada di nuovo,
non davanti all’Accademia reale svedese delle scienze
>>
<<
Infatti non accadrà >> lo rassicurò.
<<
Come fai ad esserne certa? >>
<<
Perché questa volta saremo anche io e i
bambini a sostenerti >>
Sheldon,
sentendo quelle parole, si sentì
improvvisamente più rilassato.
Già,
Amy e i gemelli lo avrebbero di sicuro aiutato.
No come gli
altri, che non avevano fatto altro che
aumentare la sua ansia.
Ed era colpa di
Penny se si era ritrovato ubriaco!
<<
Lo sai? Hai ragione! E sai adesso cosa
faccio? Andrò ad informare Leonard del fatto che io abbia
vinto il Nobel prima
di lui, poi chiamerò mia madre, Koothrappali,
Wolowitz… >> decise,
ritornando alla carica.
Si
bloccò, non appena si ritrovò la bocca di Amy
sulla
sua.
Sheldon
ricambiò quel bacio, premendo semplicemente
le labbra contro le sue.
Ma
bastò un attimo per fargli aprire leggermente la
bocca, quel tanto che bastava per esplorare le labbra con la punta
della
lingua.
In men che non
si dica si ritrovarono coinvolti in
un bacio passionale, in cui le lingue, una volta incontrate, iniziarono
a
danzare tra loro.
<<
Perché mi hai baciato? >> mormorò
Sheldon, senza fiato.
<<
I vincitori ottengono sempre un bacio
>>
<<
Ma tu hai vinto il Premio Nobel, quindi ti
meriti di più >> continuò,
maliziosa, mettendosi a cavalcioni sulle
sue gambe.
<<
E cosa di preciso? >> domandò, non
capendo.
Per tutta
risposta, Amy iniziò a sbottonarsi
lentamente la camicia da notte, continuando a guardarlo negli occhi.
<<
O no, non possiamo! >> l’avvertì,
capendo dove volesse andare a parare, bloccandole le mani.
La ragazza
alzò gli occhi al cielo.
<<
Perché sono incinta e allora hai paura di
fare qualcosa di osceno che disturbi il bambino? >>
domandò, retorica.
<<
Ovvio! E’ così che vuoi educare nostro
figlio?! >>
Amy
sospirò, iniziando a massaggiandosi le tempie.
Doveva fargli
cambiare idea.
Non voleva
ritrovarsi nuovamente in astinenza
sessuale, come quando nacquero i gemelli.
Sapeva che il
bimbo era ben “ammortizzato” e
protetto all’interno del sacco amniotico e che era
accuratamente isolato da un
tappo mucoso, perciò, in nessun modo, poteva essere
disturbato durante il
rapporto.
Inoltre, era
anche venuta a conoscenza, leggendo
alcuni articoli al riguardo, che il bambino gradiva molto la sensazione
di
benessere che provava la mamma, dovuta al rilascio di endorfine che
entravano
subito in circolo.
Durante il
rapporto, infatti, il battito cardiaco
rallentava e i suoi movimenti diventavano meno vivaci, come se
rimanesse in
attesa di qualcosa.
Subito dopo,
riprendeva a muoversi con più vigore di
prima.
Ma ne era certa.
Sheldon avrebbe
trovato tutto ciò assolutamente
ridicolo.
Improvvisamente
ebbe un’illuminazione.
Si.
Sapeva come
avrebbe convinto suo marito a fare sesso
durante la gravidanza.
Tutti e nove
mesi.
E tutti gli anni
avvenire.
<<
E se ti facessi cambiare opinione al
riguardo? >> gli domandò, con aria innocente.
<<
Accetto la sfida! >>
<<
D’accordo… >> disse, appoggiando le
mani sulle sue spalle.
<<
La prima volta che sono rimasta incinta, me
ne sono accorta quattro mesi dopo il concepimento >>
<<
Si. E allora io ti ho detto che avremmo
smesso di indulgere al coito >>
Amy scosse la
testa.
Poteva anche
essere un genio ma a fare dei semplici
ragionamenti era proprio negato.
<<
Ecco. Non abbiamo più avuto rapporti
sessuali a partire dal quarto mese di gravidanza >>
Ed era meglio
non sottolineare dopo quanto tempo li
avessero ripresi.
Amy, vedendolo
non capire ancora, decise di
dirglielo chiaro e tondo.
<<
Però abbiamo avuto dei rapporti sessuali
completi due volte alla settimana per i primi tre mesi di gestazione
>>
sbottò.
Era meglio non
dirgli, tuttavia, che, durante quel
periodo, aveva bevuto anche dell’alcol.
A quelle parole,
la mascella di Sheldon crollò.
Perché
sua moglie aveva ragione.
Lui stesso aveva
deciso di non praticare alcun
amplesso una volta saputo della gravidanza.
Ma, appunto.
Non
l’aveva scoperto subito.
Quindi, alla
fine, i gemelli avevano ugualmente
visto e sentito tutto.
Che vergogna!
<<
Dai, non è colpa tua >> gli disse,
chiudendogli la mascella.
<<
Infatti è tua. Perché pensi solo al sesso!
>>
Amy
alzò gli occhi al cielo.
Suo marito stava
alzando la voce.
E non era un
buon segno.
Era meglio
raccontargli delle sue paure.
<<
Sheldon… >> iniziò, accarezzandogli
le braccia, per cercare di calmarlo.
<<
… noi siamo genitori e, sapendo che lo
diventeremo di nuovo, mi fa sentire ancora più felice e
soddisfatta come non
mai. Ma siamo anche una coppia, marito e moglie, e ho il timore che,
una volta
nato il bambino, ce ne dimenticheremo. Volevo semplicemente mantenere
l’intimità anche in gravidanza, per essere
più legato a te anche dopo il parto >>
Il fisico
teorico provò a dire qualcosa, ma non ci
riuscì.
Nella sua mente
iniziarono ad affiorare le immagini
di sua moglie dopo la nascita di Luke e Leila.
Era esausta,
senza forze, soprattutto perché faceva
tutto da sola.
Perché
lui, in quel periodo, era uscito fuori di
testa.
Ma questa volta
sarebbe stato diverso, gliel’aveva
anche detto.
Voleva rimediare
ai suoi errori.
<<
… ma non fa niente. Non posso obbligarti,
non mi sembra giusto >> concluse la ragazza con un
mormorio, alzandosi
per abbottonandosi la camicia da notte.
La voce di Amy
lo fece ritornare alla realtà.
<<
Sei sicura che non farà male al bambino?
>> le domandò.
Sul volto della
ragazza apparve un grande sorriso.
<<
Hai cambiato idea per caso? >> chiese,
anche se sapeva già la risposta.
<<
Rispondi alla mia domanda! >>
<<
No, il bambino non corre alcun rischio
>>
<<
E… non sarà nemmeno testimone dei nostri
coiti? >> domandò, cauto.
<<
No, perché il feto è ben protetto,
circondato dal liquido amniotico che lo separa completamente dal mondo
esterno
>> gli rispose, ridendo.
<<
Va bene, allora. Sono disposto ad avere dei
rapporti sessuali con te durante uno dei trimestri della gravidanza.
Puoi
deciderlo tu, in base, che so, alle tue esigenze >>
dichiarò, fiero.
La ragazza si
sedette accanto a lui, riflettendo su
ciò che aveva detto.
A quanto pare,
non avrebbero fatto l’amore per tutti
e nove mesi.
In fin dei
conti, ora che ci pensava, era giusto
così.
Infatti Sheldon
le aveva chiesto di scegliere un
periodo in particolare, in base alle sue necessità.
E questo le fece
venire in mente un articolo che
lesse qualche tempo fa riguardo, appunto, la sfera sessuale in
gravidanza.
Nel primo
trimestre, per la donna, la libido, a
quanto pare, passerebbe spesso in secondo piano, a causa della
stanchezza, delle
nausee e del maggiore bisogno di dormire
E il seno
potrebbe far male poiché l'eccitazione
comporterebbe una vaso-congestione all’altezza del petto.
Inizialmente Amy
si chiese perché a lei quei problemi
non fossero mai sorti.
Poi
capì.
Lei, in quel
periodo, non sapeva affatto di essere
incinta.
E neanche
pensava ad una possibile gravidanza.
Ma ora lo sapeva
e quindi era meglio evitarlo.
Il terzo
trimestre, poi, era del tutto fuori
discussione.
Anche se si
potevano avere ancora rapporti, c’era un
“ostacolo” fisico.
Il pancione.
Ricordava la
stanchezza provata in quegli ultimi
mesi, anche a causa dei bambini che non smettevano di muoversi un
secondo.
Invece, il
secondo trimestre era il periodo più
tranquillo e appagante.
Soprattutto dal
punto di vista dell’affiatamento
sessuale.
Infatti la
libido e il piacere si duplicavano.
E ciò
significava solo una cosa.
Orgasmi
più intensi e frequenti!
<<
Ho deciso. Scelgo il secondo trimestre!
>> dichiarò euforica, così, a
Sheldon,
<<
C’è qualche motivo in particolare? >>
<<
Si… >> rispose.
<<
… ma lo scoprirai da solo, tra qualche mese
>> sussurrò, con aria maliziosa, al suo
orecchio.
<<
Sai che odio le sorprese! >>
borbottò.
<<
Non sei invidiosa del fatto che io abbia
vinto il Premio Nobel e tu no? >> le domandò,
poi, mentre gli baciava il
collo.
<<
Guarda che anche io vincerò il Nobel per la
fisiologia e userò i soldi per comprare il negozio di
fumetti di Stuart, per
poi chiuderlo per averti così tutto per me! >>
<<
Dici sul serio? >>
<<
No, tranquillo. La fumetteria starà sempre
al suo posto. Però il Nobel lo vinco sicuro! >>
<<
Sai che, oltre ad un diploma personalizzato
e una medaglia d'oro recante l'effigie di Alfred Nobel stesso, mi
daranno otto
milioni di corone svedesi? Con tutti quei soldi possiamo comprare
finalmente
una casa tutta per noi >>
Amy smise di
baciarlo per concentrarsi totalmente su
di lui.
Era stata
proprio lei a proporre a suo marito,
qualche tempo fa, l’idea di iniziare a mettere da parte dei
soldi per
acquistare una casa.
E ci mise quasi
un mese a convincerlo che sarebbe
stata un ottima soluzione.
Ci sarebbe stato
più spazio per tutti e,
soprattutto, non ci sarebbe stato nessun ascensore rotto e nessuna
faticosa
rampa di scale.
Ma,
ripensandoci, quel progetto per il futuro era
solo suo.
Non era il loro
progetto.
E
improvvisamente non le importò affatto
dell’ascensore, rotto ormai da dieci anni, o dei quattro
piani che avrebbe
dovuto fare a piedi o dello spazio insufficiente.
<<
Non la voglio una casa, Sheldon. Il nostro
futuro è qui, nell’appartamento 4A al 2311 North
Los Robles Avenue di Pasadena
>> disse, seria.
Il fisico
teorico, la guardò, non capendo.
<<
Ma come? Avevi detto… >>
<<
Quest’appartamento ha troppi ricordi >>
lo interruppe, prendendolo per mano e trascinandolo in soggiorno.
<<
Qui è dove mi hai chiesto di sposarti e
dove stavano per nascere i gemelli >> iniziò,
indicando il divano.
<<
Ecco, a proposito, questa volta cerca di
non partorire in anticipo, visto che… >>
<<
Ed è in corridoio che, per la prima volta, hai
confessato di amarmi >> continuò, ignorandolo,
questa volta con gli occhi
leggermente più lucidi, ripensando a quella sera.
<<
E poi c’è la cucina, dove mi hai sempre
preparato una bevanda calda. E so che non smetterai mai di farlo
>>
proseguì, indicandola
<<
Infine, è in questa stanza che incontriamo
tutti i nostri amici, mangiamo cibo d’asporto mentre
guardiamo uno dei tanti
cosi di Star Wars Trek che voi ragazzi amate tanto >>
<<
E’ qui che voglio che crescano i nostri
figli e da nessuna altra parte >> concluse, avvicinandosi
di più a lui,
adesso prendendogli entrambe le mani.
Sheldon non
sapeva che dire, talmente rimasto
colpito da quelle confessioni.
Amy aveva deciso
che avrebbero vissuto lì per il
resto dei loro giorni.
Aveva rinunciato
ad una vera casa per lui.
Sapeva che
doveva ringraziarla in qualche modo.
Però
non voleva dirglielo semplicemente a voce.
No.
Voleva farla
sentire speciale.
Soprattutto ora
che era incinta.
E poi si
ricordò cosa la facesse sentire tale.
Ogni volta che
la indossava.
<<
Aspettami qui >> disse, prima di
correre verso la camera da letto, sotto gli occhi incuriositi di sua
moglie.
<<
Oh, Sheldon >> mormorò Amy, troppo
emozionata per dire altro, vedendolo ritornare con in mano il suo
diadema.
L’ultima
volta che lo aveva indossato risaliva al
giorno del suo matrimonio.
<<
Quando te lo regalai, per farmi perdonare
per non essermi congratulato con te per essere diventata
l’autrice di uno
studio pubblicato successivamente su Neuron, eri da poco diventata la
mia
ragazza e, quando lo vedesti per la prima volta eri così
felice e… >>
<< …e
io sono una principessa e questo e il mio diadema! >>
urlò di gioia,
mentre se lo metteva.
Solo in
quell’istante, mentre si specchiava nella
finestra del soggiorno, si accorse di un evento davvero incredibile.
Soprattutto in
quella città.
<<
Guarda, Sheldon. C’è la neve! A Pasadena,
in primavera! Vieni a vedere! >> disse, ancora incredula.
Sheldon smise di
bere, per avvicinarsi a lei e dirle
che era impossibile una cosa del genere.
Ma non potette
dirlo.
Perché
Amy ci aveva visto bene, nonostante non
portasse gli occhiali in quel momento.
Tutta la strada
sotto di loro era ricoperta di neve,
seppur non molta.
Molto
probabilmente aveva nevicato la notte scorsa.
<<
Amy, c’è la neve. Andiamo a vedere prima
che si sciolga tutta! >> urlò Sheldon, come un
bambino il giorno di
Natale, dirigendosi verso la porta e scendendo le scale più
in fretta che potè.
<<
Aspetta! >> gli urlò.
Ma ormai era
troppo tardi!
Così,
dopo aver preso vestaglia e occhiali, decise
di raggiungerlo.
Quando
arrivò sul pianerottolo, trovo Leonard e Penny,
assonnati e confusi.
<<
Perché Sheldon urla tanto? >>
borbottò la rappresentante farmaceutica, piena di sonno.
<<
Ce la neve! >> disse, felice, mentre
scendeva le rampe di scale.
<<
Comunque… >> incominciò, ritornando
sui suoi passi.
<<
… io e Sheldon abbiamo fatto un altro
bambino poche ore fa! Volevo che foste i primi a saperlo!
>> dichiarò, riscendendo
nuovamente i gradini, questa volta più velocemente.
<<
COOOSA? >> urlarono Penny e Leonard
contemporaneamente , sconvolti.
Così
forte che le loro urla rimbombarono per tutto
il condominio.
<<
Che… che stai facendo? >> domandò
il
fisico sperimentale alla bionda, mentre prendeva il suo inalatore per
l’asma,
vedendola comporre un numero di telefono.
<<
Chiamo la mamma di Sheldon, ovviamente! So
che non dovrei essere io a dargli questa notizia ma non voglio che
accada come
la prima volta >> rispose, con ovvietà.
**********
Non appena Amy
varcò il portone del palazzo, notò
decine di persone, per lo più bambini, intenti a fotografare
e toccare il
nevischio, poiché era un occasione più unica che
rara.
<<
Bel diadema >> si sentì dire da una
signora dai capelli castani, gli occhi azzurri e da un viso semplice e
gentile.
La neurobiologa,
istintivamente, portò una mano
sull’oggetto in questione, ricordandosi solo in
quell’istante che non se l’era
ancora tolto.
<<
Grazie >>
Amava vedere
l’invidia nelle persone ogni volta che
lo notavano!
<<
E’ fatto di veri diamanti. Me lo regalò mio
marito tanti anni fa, quando stavamo insieme da poco >>
<<
Eccolo lì. Sta facendo un angelo di neve, a
quanto pare >> le disse, indicandolo, una volta
individuato.
Di quel passo si
sarebbe preso una bella influenza,
ne era certa.
Non indossava
neanche la vestaglia, accidenti!
Fortuna,
però, che non era l’unico.
<<
Invece mio marito è furori città. Però
ci
sono i miei quattro figli che stanno scattando centinaia di fotografie
della
neve per il loro papà >> rispose, facendo un
cenno della testa nella loro
direzione.
Amy diede loro
un occhiata.
Avevano
all’incirca dieci anni, poco più o poco
meno.
Assomigliavano
molto alla loro mamma.
Però
c’era qualcosa nei loro visi che non la
convinceva.
Era come se ci
fossero due bambini.
Ed entrambi
avessero il loro clone.
<<
La prima volta che sono rimasta incinta ho
avuto Dylan e Duncan >> spiegò la donna,
notando le sue perplessità.
<<
Ma io desideravo avere una figlia femmina,
così, dopo appena due anni, abbiamo deciso di riprovarci e,
alla fine, sono
nati James e Simon >>
<<
Forse non avrò mai una figlia femmina, ma
quelli che ho adesso sono la cosa più preziosa che ho al
mondo >>
concluse, emozionata, come ogni volta che raccontava quella storia,
avendo gli
occhi fissi sui bambini.
Amy li
guardò a sua volta.
Quel racconto le
aveva fatto aprire gli occhi.
Lei e Sheldon,
fino a quel momento, stavano parlando
sempre e solo di un unico bambino.
Ma poteva
benissimo esserne rimasta incinta
nuovamente di due.
Aveva appena
saputo che non era impossibile!
La prima volta
che scoprì di essere rimasta incinta
di due gemelli ebbe paura.
Del parto e
delle difficoltà che sarebbero nate
crescendo due bambini della stessa età.
Ma questa volta,
timore non ne aveva.
Sheldon le aveva
promesso che questa volta l’avrebbe
aiutata.
E sapeva
benissimo che non si sarebbe mai rimangiato
la parola.
E poi, Charles e
Caroline, dopo Mary e Laura,
avevano avuto Grace.
Ma, in seguito,
avevano deciso di allargare
ulteriormente la famiglia adottando Albert.
Aveva la
possibilità di averne una come la loro.
Più
felice di cosi?
<<
Sei incinta, non è vero? >> le
domandò la donna, distogliendola dai suoi pensieri.
<<
Te lo si legge dagli occhi >>
continuò, vedendola confusa.
La neurobiologa
abbassò gli occhi sulla sua pancia.
Ma allora era
davvero gravida di nuovo!
E doveva
ringraziare solo Sheldon e i suoi
spermatozoi!
<<
Si, hai ragione! >> rispose, alzando
lo sguardo.
<<
Beh, congratulazioni, allora! >>
disse, prima di correre verso i suoi figli, che, a quanto pareva,
stavano
litigando tra loro.
Amy,
così, decise di raggiungere suo marito.
<<
Sheldon, alzati o ti verrà una bronchite!
>> gli ordinò, preoccupata, visto che si
trovava ancora a terra su quella
che ormai non poteva più essere definita neve ma
semplicemente acqua.
<<
Per la prima volta nella mia vita non mi
interessa affatto! >> sentenziò.
<<
Come mai? >>
<<
Perché sono felice! >> rispose,
alzandosi e avvicinandosi a lei, prendendo entrambe le mani tra le sue.
<<
Sono contenta per te >>
<<
E, sei tu, la chiave della mia felicità
>> ammise Sheldon, subito dopo, in un sussurro.
Amy
spalancò la bocca, sentendo quella frase.
Si, proprio
quella.
Quella che aveva
già sentito una volta uscire dalla
bocca di suo marito, mentre stavano “consumando” il
matrimonio.
E lei era troppo
coinvolta, emotivamente e
fisicamente, per chiedergli da dove sbucasse fuori.
Ma adesso era
ancora nel pieno delle sue facoltà
mentali.
<<
Da dove l’hai presa? >> gli domandò.
<<
Che cosa? >>
Amy
alzò gli occhi al cielo.
<<
La frase, Sheldon. E’ troppo bella per
essere farina del tuo sacco! >>
<<
Davvero pensi che non possa essere frutto
della mia mente geniale? >>
Lo sguardo che
gli ricambio sua moglie non ammetteva
repliche.
Così
decise di raccontargli tutto.
<<
Va bene. Hai ragione >>
<<
Ti ricordi di quando Penny mi costrinse ad
andare da una veggente, dopo che tu e Bernadette ci avevate mentito,
dicendo di
essere impegnate, pur di non stare con noi, visto che non facevamo
altro che
lamentarci dei nostri problemi sul lavoro? >>
La ragazza
annuì.
E come poteva
dimenticarselo.
Per farsi
perdonare, il giorno dopo, si presentò a
casa sua nelle vesti di una scolaretta cattolica.
Ma, ovviamente,
a quell’epoca, Sheldon non capì le
sue intenzioni.
<<
A quanto pare, i miei spiriti guida le stavano
dicendo che c’era una donna nella mia vita con la quale avevo
delle difficoltà,
in particolare una con cui stavo intrattenendo una relazione
sentimentale
>>
<<
Si, continua >> lo incitò.
Era davvero
curiosa di sapere tutta la storia, visto
che non gliel’aveva mai raccontata prima d’ora.
E poi era bello
sapere che la protagonista era lei!
<<
Beh, le stavano anche dicendo che avevo
delle difficolta ad entrare in intimità con lei
>> proseguì, cauto,
sapendo di aver toccato un tasto delicato.
<<
Cavolo, se l’avevi! >> sbottò Amy.
Certo, a quei
tempi aveva iniziato da poco a baciarla
sulle labbra.
Ma a stampo!
E
nient’altro.
<<
Scusa, va avanti! >> disse, dopo aver
ricevuto un occhiataccia, per essere stato interrotto.
<<
Anche Penny disse la stessa cosa, ma le
domandò anche che cosa avrei dovuto fare >>
<<
E… cosa ti ha risposto? >>
chiese, sempre
più interessata.
Sheldon prese un
bel respiro, prima di continuare.
<<
Che avrei dovuto dedicarmi completamente a
quella relazione e che, una volta fatto, tutte le mie domande avrebbero
trovato
una risposta. Sia nel lavoro che in ambito personale, ogni tassello
sarebbe
andato al proprio posto, se mi fossi impegnata con lei >>
Amy era troppo
emozionata per parlare.
Non sapeva
neanche cosa dirgli.
Così
abbassò lo sguardo, notando solo in quel
momento che non aveva lasciato neanche per un secondo le sue mani.
D’impulso,
intrecciò le dita intorno alle sue.
<<
Sei tu la donna della storia, se non te ne
fossi resa conto >> le disse.
Amy rise,
alzando lo sguardo.
Come se suo
marito avesse avuto un'altra ragazza
prima di lei!
<<
Lo so. E solo che… >> iniziò,
pensando a come continuare.
<<
… tu hai sempre considerato coloro che ci
vanno come idioti con degli sprazzi di imbecillità
>>
<<
Lo so. Infatti quella volta dissi alla
veggente che erano tutte cazzabubbole. Ma adesso devo ammettere che
aveva
ragione! >> dichiarò.
<<
Amy! La stessa notte che abbiamo deciso di
fare un altro figlio, ho vinto il Nobel! Queste non sono coincidenze!
>>
la illuminò, poi, vedendola confusa.
La ragazza ci
pensò su.
In effetti, non
aveva tutti i torti.
Anche quando
rimase incinta di Luke e Leila era un
buon momento.
Per entrambi.
Ma soprattutto
per Sheldon.
<<
Allora, possiamo anche dedurre che i
gemelli e il loro fratellino- o la loro sorellina- siano la chiave
della nostra
felicità ? >> domandò, mettendogli
le braccia intorno al collo,
avvicinandosi a lui, finchè i loro corpi non si toccarono.
<<
Certo. Perché non dovremmo? >> disse,
appoggiando le mani suoi fianchi, accarezzandoli dolcemente.
Rimase ad
ammirare i suoi occhi verdi e splendenti
per un tempo indefinito, per poi passare a tutto il resto.
Il suo viso era
dolce e aveva le guance leggermente
arrossate per il vento, leggero ma pungente, nonostante fosse maggio,
che le
scompigliava i capelli.
Era in vestaglia
e in pantofole.
Dovette
ammetterlo, però.
Il diadema le
conferiva un aria da vera principessa,
nonostante tutto.
Ed era
così bella.
Così
tanto che, senza pensarci, avvicinò lentamente
il volto al suo.
<<
Davvero, Sheldon? Il matrimonio ti ha
cambiato talmente tanto da spingerti a baciarmi in pubblico?
>> mormorò
Amy, sorridendo appena, sentendo le labbra vicinissime alle sue.
<<
Non sono cambiato con il matrimonio. E’
stato molto tempo prima >>
<<
E quando, di preciso? >> gli
sussurrò, con gli occhi ancora chiusi.
Non aveva
bisogno di aprirli.
Non voleva
aprirli.
<<
Sabato 22 maggio 2010. Ore 16:30 >>
rispose, sfiorando finalmente le labbra con le sue.
E fu
lì, al 2311 North Los Robles Avenue di Pasadena,
tra bambini e adulti ancora euforici per aver visto della neve, che si
scambiarono un bacio semplice e dolce.
Ma memorabile.
Amy si
sentì immensamente felice e la gioia che
stava provando si diffuse in ogni angolo della sua mente.
Si sentiva
piccola e indifesa ma, allo stesso tempo,
protetta.
Non appena
avvertì la lingua di Sheldon accarezzarle
dolcemente le labbra, si alzò sulle punte, nonostante le
gambe tremanti, spinta
dal desiderio di volere di più.
Suo
maritò capì le sue intenzioni, poiché
la fece
avvicinare ancora di più a sé mentre faceva
scivolare piano la lingua nella sua
bocca.
Fu una
sensazione soddisfacente, decisa e spontanea
per entrambi.
Non seppe per
quanto si abbandonarono alla passione,
accesasi nel momento in cui le loro lingue, una volta entrate in
contatto tra
loro, decisero di inseguirsi.
Per poi tornare
nuovamente a sfiorarsi.
Ma
ricordò il momento esatto in cui aprì gli occhi.
Sheldon era
lì, davanti a lei, con un sorriso
dolcissimo e i suoi occhi azzurri brillanti d’amore.
<<
Dovresti ringraziare Howard e Raj per
averti ricattato con un calzino sporco, allora >>
mormorò tra le sue
labbra, dopo aver appoggiato la fronte alla sua.
<<
Se proprio devo, ringrazio anche te per
esserti fatta ingannare da un abbominevole serie di calcoli matematici
ideati
al solo scopo di abbindolare gli ingenui >> le rispose,
baciandola
nuovamente.
~~~~~~~~~~
RINGRAZIAMENTI
Ringrazio
infinitamente di cuore tutti coloro che
hanno letto questa storia, dal primo all’ultimo capitolo.
Tutti coloro che
l’hanno recensita e che l’hanno
messa tra le preferite, ricordate e da seguire.
E anche coloro
che l’hanno trovata per sbaglio su
internet e che hanno avuto il coraggio di leggerla.
Spero che,
nonostante il linguaggio semplice, la storia
vi sia piaciuta.
Tutto
è nato nella notte tra il 14 e il 15 febbraio
2015 e inizialmente doveva avere solo quattro capitoli ma poi la
fantasia ha
preso il sopravvento e così i capitoli si sono raddoppiati.
Riguardo
quest’ultimo, spero che non sia troppo OOC.
Il fatto
è che, il finale di stagione dell’ottava e
le puntate della nona, hanno fatto prevalere in me la parte romantica
che poche
volte faccio uscire allo scoperto.
Volevo che ci
fosse un lieto fine.
Gli Shamy se lo
meritano davvero tanto.
Da come avrete
notato, io li amo da morire, forse
perché io sono la combinazione tra loro due.
Soprattutto per
quanto riguarda Amy.
Io sono come lei
e sogno che un giorno possa
incontrare uno Sheldon tutto mio, che ami stare a casa a guardare serie
tv, che
sia intelligente e strano e che mi ami per quella che sono davvero, una
ragazza
strana che preferisce stare a casa a guardare serie tv, un film o a
leggere un
libro piuttosto che uscire di casa per andare a divertirsi in qualche
locale
assordante.
Una ragazza che
non è bellissima e non ha alcun
senso per la moda e che odia profondamente il trucco, lo shopping e le
scarpe.
Volevo
aggiungere poi che so che il primo incontro
tra Sheldon e Amy è il 24 maggio ( giorno della messa in
onda in America
dell’episodio, un lunedì). Però, nella
puntata, Sheldon incontra Amy di sabato
e così, per essere più precisa, gli ho fatto dire
che l’aveva incontrata il 22,
spero che non vi dispiaccia.
Vi voglio
lasciare con due canzoni.
Sei sempre stata
mia (Gianluca Grignani)
Non so
perché ma appena la sentì, subito mi vennero
in mente gli Shamy.
https://www.youtube.com/watch?v=Jgn1-0DKmsM
Darlin’
( The Beach Boys)
Non voglio dirvi
il perché di questa canzone ma
coloro che guardano la serie in contemporanea con gli USA lo
scopriranno nel
decimo episodio della nona stagione.
https://www.youtube.com/watch?v=-uAK0Ws6TwY
Grazie ancora di
cuore.
Spero di tornare
a scrivere nuovamente.
Baci.
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