L'inizio di una favola

di gangamoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo I ***
Capitolo 2: *** capitolo II ***
Capitolo 3: *** capitolo III ***
Capitolo 4: *** capitolo IV ***
Capitolo 5: *** capitolo V ***
Capitolo 6: *** capitolo VI ***
Capitolo 7: *** capitolo VII ***
Capitolo 8: *** capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** capitolo IX ***
Capitolo 10: *** capitolo X ***
Capitolo 11: *** capitolo XI ***
Capitolo 12: *** capitolo XII ***
Capitolo 13: *** capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** capitolo XIV ***



Capitolo 1
*** capitolo I ***


Sono tornata con una nuova fanfiction romantica che ha per protagonista Severus (visto che ormai il mio scopo nella vita è diventato quello di trovargli una fidanzata che possa renderlo felice <3 )
OOC per scrupolo... Io cerco di mantenermi il più fedele possibile al personaggio, ma quando si tratta di romanticherie non si può mai sapere con Severus... spero solo di non perdermi troppi suoi pezzi strada strada XD
Sarò felice di sapere di volta in volta il vostro parere, per il momento... buona lettura! :)



 
L’inizio di una favola

 
 
La grande guerra si era conclusa da pochi giorni e il mondo magico stava a fatica riprendendosi da quella drammatica esperienza. Molte erano state le vittime di quel conflitto, molti maghi e molte streghe coraggiosi avevano dato la vita in nome dei propri ideali e per il bene comune. Molti altri che avevano preso parte al conflitto in prima persona erano rimasti feriti più o meno gravemente, ma tiravano avanti, sostenendosi a vicenda e confortandosi gli uni con gli altri per le perdite subite.
Le corsie del San Mungo erano un viavai di infermiere e medimaghe che, come formiche indaffarate, si spostavano da un reparto all’altro per i bianchi corridoi. E lì, in una stanza come tante, una giovane donna ogni giorno andava a trovare una persona a lei cara.
Quando, dopo qualche mese, Severus Piton si svegliò, fu molto sorpreso di trovare al suo capezzale proprio lei: l’insegnante di Miti e Leggende*.
– Irina…? – riuscì a dire appena, cercando di schiarirsi la gola.
– Severus! Ti sei svegliato finalmente! – esclamò la donna raggiante.
Severus si guardò ancora un po’ intorno, riconoscendo di trovarsi in ospedale.
– Che giorno è? – chiese ancora un po’ intontito dalle pozioni curative.
– Il 12 luglio.
– Sono rimasto privo di conoscenza per tutto questo tempo?
La donna annuì.
– Vado a chiamare qualcuno – disse uscendo di fretta dalla stanza.
La professoressa Irina Ulybka**, di qualche anno più giovane del professore, era stata assunta qualche tempo prima da Silente, che aveva introdotto appositamente una nuova materia facoltativa tale da poter invogliare gli studenti allo studio. Era una donna molto schiva e riservata, ma, a conferma del suo cognome, con un sorriso perennemente stampato sulle labbra. Era probabilmente l’insegnante più buona di Hogwarts, insieme ad Hagrid, ma non per questo si faceva mettere i piedi in testa. Anzi, gli studenti apprezzavano molto il suo metodo di insegnamento e si impegnavano al massimo per non deluderla. Severus si era chiesto spesso come facesse, ma erano rarissime le volte in cui aveva scambiato con lei qualche parola, per lo più di circostanza, come del resto faceva con gli altri colleghi, che conosceva, però, da più tempo. Questo spiegava il suon stupore nel trovarsela di fronte. Ma probabilmente si era trattata di una pura casualità.
A un certo punto si ricordò: la guerra. Chissà cos’era successo intanto che lui si trovava lì...
Tutte le sue domande trovarono risposta al ritorno della strega, accompagnata da una medimaga che con pochi incantesimi si accertò delle sue condizioni, prescrivendogli tre settimane di ulteriore permanenza in ospedale. Avrebbe avuto tutto il tempo per chiarirsi le idee e per rispondere a tutte le domande che già si stavano formulando nella sua mente.


* perdonate la banalità... XD
** ulybka in russo significa sorriso (non studio russo correggetemi se sbaglio ;p )

Breve assaggio, ma non temete ci saranno capitoli più lunghi e interessanti! e, anche se sono già scritti, vi farò penare un po' prima di pubblicarli... Spero comunque di non fare passare più tempo del dovuto ;)
Al prossimo capitolo! :)

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Capitolo 2
*** capitolo II ***


Ecco il secondo breve capitolo :) spero di non avervi fatto attendere invano ;) ma non temete: presto tutti gli ingranaggi si metteranno in moto :)
 
Già da poco più di una settimana Severus aveva deciso di tornare ad Hogwarts, insofferente a tutte quelle attenzioni indesiderate da parte di medimeghi e ammiratori che ogni giorno gli spedivano gufi lodandolo come “l’uomo più coraggioso del mondo magico”. Alla scuola era stato accolto calorosamente dai colleghi, che si erano subito scusati con lui per la loro cecità nel non rendersi conto dell’effettiva realtà dei fatti, ma senza opprimerlo troppo, conoscendo il suo carattere poco incline alle cerimonie.
Con passo sicuro, per quanto le sue condizioni fisiche ancora deboli gli permettessero, si diresse verso l’ufficio che nell’ultimo anno lo aveva visto come preside, ma che non aveva mai sentito come suo. Lì, dietro la scrivania, sorridente dalla sua cornice, il ritratto di quello che per lui era l’unico Preside gli rivolse uno sguardo limpido, nello stesso tempo pieno di gratitudine e di orgoglio.
– Severus, caro ragazzo, non sai che piacere vederti!
L’uomo non disse nulla, era ancora pieno di rimorso per quello che aveva fatto, anche se non era dipeso dalla sua volontà. Ripensò agli ultimi eventi di cui era venuto a conoscenza.
– Mi hai ingannato. Come sempre. Tu sapevi che il ragazzo sarebbe sopravvissuto.
– È vero, lo sapevo. Ma avevo bisogno di capire se saresti andato fino in fondo alla tua missione comunque. Ti devo le mie scuse, per questo, Severus.
– Immagino che prevedessi di porgermele dall’“altra parte” – rispose l’insegnante, sarcastico.
L’anziano mago rise, con gli occhi che scintillavano dietro le sue lenti a mezzaluna.
– Forse… Ad ogni modo sei qui e sono molto felice che tu sia vivo. Ora potrai rifarti una vita.
– Non sono del tuo stesso avviso. Avrei fatto bene a morire. Non ho più niente da fare qui.
– Non parlare così, ragazzo mio! C’è sempre un motivo per cui le cose accadono in un certo modo. Cosa mi dici della professoressa Ulybka?
Severus lo guardò interrogativo.
– So che è stata lei a trovarti e a portarti al San Mungo, e se non sbaglio è venuta a farti visita ogni giorno…–  disse il vecchio preside con finta noncuranza.
L’insegnante aveva sgranato gli occhi sorpreso. Che motivo aveva avuto quella donna per comportarsi in quel modo? Non potevano dirsi neanche amici. Non che lui ne avesse molti in fondo…
– Ti vedo sorpreso, Severus. –  Sospirò – Dopotutto non mi stupisce. Sempre chiuso in te stesso, immagino che non ti sarai accorto, in questi anni, del suo interesse per te…
– Interesse per me?! Mi stai prendendo in giro, Albus? – Domandò Severus scettico.
Mai nessuno si era preoccupato per lui. Solo una persona. L’unica che avesse dato un senso alla sua vita. Ma era durato per poco. Un’effimera amicizia che si era dissolta nel nulla, principalmente per causa sua. E Albus, in parte, quando non c’erano di mezzo i suoi interessi, forse. E adesso veniva a scoprire che una donna, per anni, era stata interessata a lui? Ridicolo.
Eppure questo pensiero, oltre a incuriosirlo, gli procurava un inaspettato piacere.
 
 
E voi? Siete incuriositi? Nel prossimo capitolo vedremo come Severus reagirà a quest’insolita scoperta :)
 

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Capitolo 3
*** capitolo III ***


Ciao a tutti :) Terzo capitolo di una fanfiction che sarà lunghetta (ma non troppo, una quindicina di capitoli circa), perciò ora che dispongo di una connessione stabile cercherò di aggiornare più regolarmente ;) Spero che la storia cominci a coinvolgervi :) Buona lettura!


 
I lavori di ricostruzione procedevano bene, ma c’era ancora molto da mettere a posto e il corpo docenti era stato incaricato della supervisione. Pertanto, seppure Estate, Severus Piton si trovava ad Hogwarts insieme agli altri colleghi.
Da quando aveva parlato con Silente non faceva che rimuginare e tutti gli giravano alla larga vedendolo corrucciato. Durante i pasti ogni tanto lanciava qualche occhiata dalla parte opposta della tavola incrociando lo sguardo della professoressa Ulybka, la quale subito arrossiva e si voltava dall’altro lato. Per Severus era proprio un mistero. Non riusciva ancora a capacitarsi di come quella donna potesse essere attratta da lui. E non se ne era mai accorto! Proprio lui sempre attento a tutto…
Ma aveva problemi più seri di questo: il laboratorio di pozioni era andato praticamente distrutto, così come il ripostiglio delle scorte. Aveva già messo in chiaro con Minerva che avrebbe ripreso la cattedra di pozioni. Lumacorno non si era mai dimostrato alla sua altezza e Severus non poteva permettere che altri studenti ignoranti prendessero il diploma, come Lupin, promosso a pieni voti e che non sapeva neanche prepararsi la pozione antilupo da solo.
Proprio quel pomeriggio, in cui si sentiva un po’ più in forze, decise di mettersi a lavoro. Quello che si trovò di fronte gli fece accapponare la pelle: ovunque boccette frantumate, pozioni versate, erbe mischiate, mensole e ripiani corrosi dalle reazioni chimiche… Tutto da buttare, avrebbe potuto salvare pochissimo, molti degli ingredienti si erano combinati fra loro ed erano ormai inutilizzabili.
– Ti serve una mano, Severus?
Si voltò all’ udire quella voce gentile.
– Professoressa Ulybka…
– La prima volta che ci siamo presentati ti ho detto di chiamarmi per nome, se ricordi…
– Sì ricordo – disse Severus con un sopraciglio inarcato – e ricordo anche di averle detto, in quell’occasione, che la stessa regola non vale per lei.*
La donna arrossì leggermente.
– È vero… ma non lo faccio apposta, mi viene naturale passare al “tu”  col le persone… che mi stanno simpatiche… – disse incerta.
Il sopraciglio di Severus si inarcò ancora di più. Lo trovava “simpatico”. Eppure non sembrava molto a suo agio… Forse era la timidezza, pensò. Se voleva arrivare a capire di più in tutta quella faccenda doveva cercare di mostrarsi più gentile con lei.
– Bene, per cominciare puoi aiutarmi a separare i vari ingredienti.
Gli venne fuori più come un ordine, ma lei sorrise e tirò fuori la bacchetta.
– Non si farebbe prima con un tergeo? – chiese
– No. Dobbiamo salvare il salvabile.
E si misero al lavoro.
Per i primi minuti lavorarono in silenzio. Il compito era più arduo di quanto la donna pensasse, ma si rimboccò le maniche facendo del suo meglio.
– Ho saputo che riprenderai la cattedra di pozioni…
– Sì.
– Ho sempre pensato che tu fossi un ottimo insegnante di pozioni!
– È evidente.
La conversazione non decollava. Severus non era un tipo molto loquace  e di certo non incoraggiava la donna ad aprirsi di più. Continuarono a lavorare per altre due ore. Il silenzio raramente interrotto da qualche indicazione su cosa fare di questo o quell’ingrediente.
Severus però si prese tutto il tempo per osservare la sua aiutante. Era molto bella, con i lunghi capelli castani, che le scendevano morbidi fino a metà schiena, parzialmente racconti da un fermaglio di legno dipinto, e due profondi occhi blu, limpidi come il mare. La sua figura esile si muoveva con passo leggero in quello spazio angusto, cercando di non calpestare i frammenti di vetro sul pavimento. E aveva delle belle mani, ben curate e, a vedersi, molto delicate, ben diverse da quelle ruvide e callose di un pozionista.
Quando finalmente ebbero terminato il lavoro, Severus era esausto, non  si era ancora rimesso del tutto e quella sfacchinata non era stata proprio salutare. Lei sembrò notarlo e gli propose di prendere un tè in compagnia per rilassarsi. Così andarono nella vicina sala comune di Serpeverde e si sedettero su uno dei divani di pelle nera. La professoressa fece comparire due tazze di tè al gelsomino, “rinfrescante”, disse lei, che procurarono una smorfia dell’uomo, e un piatto di biscotti. Stavolta Severus decise di arrivare subito al nocciolo della questione.
– Ho saputo che sei stata tu a portarmi in ospedale – la guardò di sottecchi, sorseggiando il suo tè.
– Sì, perché? – Severus le rivolse uno sguardo eloquente – l’avrebbe fatto chiunque…
– Non credo proprio. Io sono un traditore, l’assassino di Silente.
– No, tu sei un eroe! Al pari di Harry Potter!
Severus storse il naso a quel paragone.
– Non si sapeva ancora…
– Beh, io lo sapevo… – disse la donna affievolendo la voce.
Severus la guardò incuriosito.
– Io non potevo credere… a quello che era successo, anche se tutti dicevano che era evidente! Io ho sempre saputo che uomo sei in realtà… Chiamalo sesto senso se vuoi, ma non ho mai avuto dubbi sulla tua lealtà a Silente.
– E come lo sapevi, se è lecito? – chiese l’uomo, sarcastico.
Quel discorso non lo convinceva per niente. Non si conoscevano nemmeno!
– Ti ho osservato, Severus, in questi anni. L’aura di mistero che ti avvolgeva mi ha sempre affascinata. E ho cercato di leggere in fondo ai tuoi occhi, che mi parlavano di una profonda sofferenza. Sai io forse viaggio un po’ di fantasia , alle volte, e ho immaginato che l’origine di quella sofferenza potesse essere… un amore  non corrisposto…
Severus si alzò di scatto, non poteva sopportare altro. Che cosa credeva di sapere lei del suo dolore e dei suoi sentimenti?
– Scusami non volevo! Sono stata inopportuna…
Ma l’uomo si era già diretto a passo spedito verso i suoi appartamenti. Irina rimase immobile a fissare la porta. Non avrebbe mai avuto il posto occupato da Lily Evans nel cuore di Severus.
Questi decise che era il caso di farsi una bella doccia fredda. Era difficile da credere, ma quella donna aveva intuito tutto. Quando l’intero corpo docenti, con il quale aveva lavorato per anni e che in parte lo aveva avuto come studente, gli aveva voltato le spalle senza alcuna esitazione, lei, che conosceva appena, aveva capito. E le era bastato osservarlo e usare un po’ di “fantasia”. Aveva chiaramente delle doti naturali. Lui, occlumante di prima categoria, che era stato in grado di ingannare l’Oscuro Signore in persona, non poteva farsi smascherare dalla prima sconosciuta che passava. E poi non l’aveva mai guardata negli occhi, fino a quel pomeriggio. Aveva degli occhi… così sinceri… L’aveva osservato per quattro anni, rimanendo nel’ombra. E lui, sempre chiuso in sé stesso, come aveva detto Silente, non l’aveva notata.
Ancora troppo stanco da quella giornata, andò a dormire senza cena, e l’ultima immagine che occupò la sua mente, prima di addormentarsi, fu quella di due occhi, non verdi come sempre, ma blu cobalto.
 


 
 
*all’ospedale l’ha chiamata Irina, ma… capirete… si era appena risvegliato da un coma! Io stessa ci ho messo interi capitoli per ricordarmi quel cognome! XD
Spero che continuerete a leggere :) A presto! ^_^

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Capitolo 4
*** capitolo IV ***


Ciao :) Dove eravamo rimasti? La prima conversazione tra Severus e Irina non si è conclusa tanto bene… eppure qualcosa di lei sembra averlo colpito… Non che questo significhi molto per il nostro burbero professore… ma noi metteremo insieme tutti i piccoli dettagli ;)


 
L’indomani mattina Severus non trovò la collega a colazione e sembrava che nessuno l’avesse vista in giro.
Decise di andare a Hogsmeade per ordinare le scorte di ingredienti che sarebbero serviti per le lezioni*. Fu proprio lì che la vide, mentre usciva dal negozio di Madama Piediburro. Quando lei lo notò gli rivolse un ampio sorriso e gli andò incontro.
– Ciao – gli disse porgendogli un pacchetto – questo è per te, per scusarmi per ieri…
– Non dovevi – disse l’uomo, osservando sorpreso la confezione di tè al gelsomino
– Ho notato che alla fine ti è piaciuto
Severus alzò un sopracciglio
– Non ti sfugge proprio nulla. Mi chiedo se questo accada con tutti o con me in particolare…
La donna arrossì leggermente, confermando quello che in fondo Severus sapeva già.
– Sei tu che devi scusarmi per ieri. Non sono abituato a parlare di faccende personali… e sono rimasto molto sorpreso del fatto che tu avessi fiducia in me, nonostante le apparenze.
– Silente si fidava di te, anche gli altri avrebbero dovuto capire… ma sarebbe saltata la tua copertura. Sei molto bravo a nascondere i tuoi sentimenti…
– Ho perfezionato questa abilità per tutta la mia vita – disse l’uomo, con tono sarcastico e allo stesso tempo con un sorriso amaro – quando porti una maschera gli altri non possono ferirti e l’unico dolore che ti fa soffrire è quello che ti porti dentro
– Ma così ti precludi anche la felicità! Che senso ha vivere nel dolore?
– La felicità è un’illusione. E la delusione che ne consegue è quello che ti fa soffrire di più. O che ti porta alle scelte sbagliate. – Tagliò corto l’uomo
– quello che tu dici ha senso dal tuo punto di vista, ma la vita non può essere solo dolore. Tu la vedi come un ciclo continuo di sofferenze, ma non deve essere necessariamente così. È vero, i momenti di felicità non durano per sempre, ma sono proprio quelli di dolore che rendono i primi più belli. Come la quiete dopo la tempesta!
Severus la ascoltava con attenzione, camminando al suo fianco per il villaggio. Non aveva, forse, tutti i torti. Lui aveva preferito chiudersi nel suo dolore piuttosto che vivere. Aveva rinunciato all’amore per paura di dover soffrire ancora. Ma se doveva soffrire comunque, portandosi quel dolore nel cuore, forse valeva la pena vivere per i momenti di felicità, anche se fugaci…
Arrivati alla fine della strada principale si smaterializzarono per tornare ad Hogwarts.**
Nel pomeriggio la professoressa Ulybka si era incaricata di rimettere a posto la biblioteca e Severus si offrì di aiutarla. Voleva conoscerla meglio, visto che lei sembrava sapere così tanto di lui (o perlomeno sapeva quel tanto che per Severus era troppo).
Così venne a conoscenza delle sue origini, dei suoi interessi, delle sue passioni. Adesso che si erano un po’ avvicinati la conversazione si era fatta più scorrevole. Il padre di Irina, di origini russe, si era trasferito da giovane in Inghilterra, dove aveva conosciuto la donna che sarebbe poi diventata sua moglie, e Irina, fin da piccola, era sempre rimasta affascinata dalle leggende del Paese paterno. Crescendo, la sua curiosità la portò a spaziare dalle fiabe tradizionali fino ai miti relativi ad altri popoli e così, dopo la scuola di magia in Russia, si era specializzata in quell’ambito, viaggiando molto per i diversi regni magici.
Severus, che non avendo studiato ai suoi tempi Miti e Leggende l’aveva sempre ritenuta una materia per bambini, ne rimase, invece, molto affascinato dai suoi racconti, anche se rimaneva comunque una materia fuori dal suo stile.
Decise di lanciare una delle sue solite frecciatine.
– Non sembravi così loquace all’inizio
Irina arrossì, interrompendosi di colpo.
– Di solito non parlo molto… ma quando sono
– con persone “simpatiche” – concluse Severus, autoironico.
Lei sorrise e si mosse per posare l’ultimo volume. Lo stesso fece l’uomo.
E in quel momento le loro mani si sfiorarono. Lei ritrasse subito la propria.
Ma era successo: un piccolo incantesimo che aveva fatto scoccare la scintilla.
I loro occhi si incrociarono.
– Mi piacerebbe chiacchierare ancora con te, Irina
Era la prima volta, dal suo risveglio, che si rivolgeva a lei chiamandola per nome.
– Anche a me – rispose la donna, con un luminoso sorriso.
E così fecero per i giorni a seguire.
 
 
 
Taratàààà… <3
Anche qui parlare di “scintille” è qualcosa che si può permettere solo il narratore onnisciente e per Severus chiamare Irina per nome non significa proprio niente… Staremo a vedere ;)
E la conversazione a Hogsmeade? Troppo Leopardi inside? XD
Fatemi sapere :)
* non mi pare che ne vendano a Hogsmeade, perciò fa un'ordinazione dall'ufficio postale
** naturalmente non si materializzano dentro Hogwarts, ma nelle strette vicinanze

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Capitolo 5
*** capitolo V ***


Quinto capitolo o “Discorso apologetico sul metodo didattico di Severus”. Spero che l’argomento vi interessi, perché alla fine ho preferito non dividere il capitolo ed essendo un po’ lungo potrebbe risultare noioso… Ma ci tenevo, visto le accuse che spopolano sul web ;)

p.s. in realtà, rileggendolo, il discorso non è neanche tanto lungo, ma voi dovete immaginarvelo pronunciato da Severus ;)



 
– Mi piacerebbe chiacchierare ancora con te, Irina
– Anche a me
E così fecero per i giorni a seguire.

 
Lavoravano insieme e poi, quando non c’era nulla da fare, si sedevano da qualche parte a parlare del più e del meno. Ed era come se si fossero conosciuti da sempre. Era piacevole passare del tempo con lei. E Severus doveva riconoscere che Irina era interessante sotto molti aspetti. Era molto colta e molto sensibile, riusciva a cogliere cose che agli altri sfuggivano, inquadrandole in un contesto più complesso che solo lei riusciva a visualizzare nella sua mente. Un po’ come aveva fatto con lui. Aveva raccolto tanti piccoli dettagli del suo comportamento fino a farne un quadro completo. Ed era giunta alla conclusione che sotto quella scorza gelida doveva nascondersi un grande cuore, in grado di sopportare in silenzio e di lottare fino alla fine per tenere fede a una promessa.
Se poco tempo fa qualcuno gli avesse detto di avere un grande cuore probabilmente Severus gli avrebbe riso in faccia. Per modo di dire… Più che altro lo avrebbe fulminato con lo sguardo. Era l’argomento principale di discussione con Silente, che riteneva che il Cappello Parlante avesse sbagliato a smistarlo in Serpeverde.
Eppure detto da lei… Forse  perché la guerra era finita, ma gli sembrava possibile. In fondo era vero, tutto quello che aveva fatto l’aveva fatto per amore di Lily e non si poteva dire che quello non fosse stato un grande amore, seppur non corrisposto e molto sofferto.
Anche gli altri insegnanti avevano notato che l’arcigno professore di pozioni nelle ultime settimane era più sereno. Non che lui lo desse troppo a vedere. Insomma, se non si fosse trattato di Severus Piton  avrebbe avuto un’espressione normalissima. Ma considerando che la sua espressione naturale era quella cupa e seriosa, soltanto vederlo col viso disteso era segno di un notevole cambiamento in positivo. Ovviamente questo cambiamento non era sfuggito a Silente, il quale, ogni volta che il pozionista si recava in presidenza per parlare con la McGranitt, ammiccava dalla sua cornice.
Questo fatto un po’ lo irritava, ma fin quando si trattava dei colleghi non c’era da preoccuparsi. Il problema sarebbe stato non farlo notare agli studenti. Già si sentiva preoccupantemente più buono… Ma non aveva nessunissima intenzione di cambiare i propri metodi didattici. Almeno fin quando non toccò quest’argomento con Irina.
A quanto pareva lei riusciva a farsi rispettare con le sue buone maniere e otteneva anche un buon rendimento dagli studenti nella sua materia. Certo, per lei era facile, non era continuo bersaglio di scherzi e prese in giro per il suo naso o per i suoi capelli o per i suoi vestiti.
Riflettendo su questo fatto Severus si rese conto che queste preoccupazioni erano piuttosto puerili e che mettevano radici ai tempi in cui lui era studente… Aveva accumulato tanto di quel veleno, in  quegli anni, da diventare  più letale di Nagini. L’unica persona con cui allora si trovava a suo agio era Lily, lei lo aveva guardato per come era veramente…
Come Irina. Dopotutto era stata lei a interessarsi a lui e a preoccuparsi quando era ricoverato al San Mungo… Con lei vicino sentiva di poter dimenticare tutti i suoi problemi… e il suo sorriso era un balsamo per la sua anima troppe volte ferita.
Forse avrebbe dovuto ammorbidire i suoi metodi. Di poco. Solo per ottenere un minimo di rispetto come essere umano, prima che come professore. Non era vero che si divertiva a tormentare gli studenti. Non sempre. Dietro i suoi metodi severi c’erano delle profonde motivazioni. Irina gli suggerì di aprirsi con i suoi studenti e di mostrare i suoi punti di vista. E magari di provare a essere un po’ più imparziale.
Così alla vigilia della ripresa delle lezioni Severus aveva preparato ben tre discorsi diversi per gli studenti dei vari anni. La situazione era infatti molto variegata, dal momento che c’erano alunni che non lo avevano mai avuto come docente di pozioni, altri che avevano seguito due anni deleteri con Lumacorno. Di questi, due classi si preparavano ai GUFO, le altre due ai MAGO. Il tutto moltiplicato per il numero delle case.*
Per quanto riguardava gli studenti del primo anno aveva un doppio mito da sfatare (almeno in parte): quello, più recente, dell’eroe dal cuore d’oro e quello, tramandato, del perfido pipistrello. La presentazione fu comunque quella classica: una bella entrata teatrale con tanto di porta sbattuta bruscamente e mantello svolazzante.
– Non ci saranno sventolii di bacchetta o stupidi incantesimi in questo corso…
Le premesse non erano, dunque, le migliori e gli studenti, che avevano sperato in una metamorfosi caratteriale, assunsero la tipica espressione terrorizzata, memori dei racconti di amici e fratelli più grandi. Severus sogghignò.
– Sicuramente sarete tutti a conoscenza della mia fama di professore inflessibile, burbero e cinico, così come della recente smentita dei giudizi negativi sul mio conto. Tuttavia, vi informo che non ho alcuna intenzione di cambiare il mio metodo. Quindi se speravate di trovare in me un nuovo Lumacorno, devo deludere le vostre attese. Questo non perché provi un particolare piacere nel “tormentarvi”. Il mio intento è, anzi, quello di spronarvi a fare del vostro meglio. Certamente potrei usare altri metodi, meno duri, mostrarmi comprensivo e paziente… Ma questo non aiuta allo scopo. Che è quello di formare pozionisti abili e preparati. Oggi non sapete ancora quale strada intraprenderete in futuro, ma se deciderete, tanto per dirne una molto in voga al giorno d’oggi, per la professione di Auror, potreste, di qui a qualche anno, ritrovarvi senza i GUFO sufficienti. Dovete essere pronti a fronteggiare qualsiasi situazione. Quando lavorate ad una pozione non sempre siete comodi e rilassati come se steste cucinando una zuppa. Il vostro intervento potrebbe essere richiesto in situazioni di vita o di morte, in cui necessitano notevole sangue freddo e lucidità. Se riuscirete, qui, a mantenere la concentrazione, senza lasciarvi intimidire dai miei commenti, che saranno, vi assicuro, sempre molto diretti, allora sarete sulla buona strada. Questo vale per tutti, sia per coloro che possiedono delle capacità innate, sia per coloro che non le possiedono. Sta a voi mettere le basi. Pertanto mi aspetto da voi eguale impegno nella pratica, quanto nella teoria, perché, vi ripeto, non provo alcun diletto nell’assistere a prove disastrose in aula e nel correggere compiti pietosi nel tempo libero.
Il discorso più lungo della storia di Hogwarts. Aveva battuto pure il Cappello Parlante, ma sembrava, almeno all’apparenza, che gli studenti avessero recepito il messaggio.
Anche lui, comunque, avrebbe cercato di moderarsi e di mostrarsi meno acido. Irina gli aveva fatto notare che gli studenti non sono tutti uguali e, per quanto lui volesse spronarli, la sua severità avrebbe potuto ottenere l’effetto opposto da parte dei più timidi, i quali invece avevano bisogno di qualche piccolo incoraggiamento. Già non accanirsi contro di loro avrebbe portato i suoi frutti. Inoltre, pur mantenendosi stretto con i voti, Severus aveva intenzione di considerare anche l’impegno dimostrato dagli alunni, di tutte le Case. Purchè questa nuova “bontà” rimanesse impercettibile. E lui era il maestro della finzione.
Per gli studenti di quinto anno, che si accingevano ai GUFO, era necessario un corso intensivo, per riparare al danno fatto dal suo predecessore, o sarebbero stati tutti bocciati senza “se” e senza “ma”. La situazione era ancora più delicata per gli studenti dell’ultimo anno. Lumacorno aveva infatti allargato la fascia di ammissione ai suoi corsi, permettendo a molti studenti con i voti appena nella media di accedere ai MAGO in pozioni. La maggior parte di questi non avrebbe avuto nessuna possibilità con lui, ma purtroppo non aveva la facoltà di impedire che frequentassero le lezioni, visto il punto cui si era arrivati. Ovviamente doveva colmare le numerose lacune che anche i più bravi si portavano dietro ed era necessario portare tutti allo stesso livello di apprendimento. Non poteva di certo abbassare gli standard, quindi sarebbero stati i meno bravi (la maggior parte) a recuperare frequentando un corso extra. Sarebbe stato impegnativo anche per lui, ma non avendo più incarichi da svolgere per l’Ordine, gli rimaneva molto più tempo.
Almeno questa era la sua idea. Irina non era del tutto d’accordo.
– Ma sei matto?! Quella di far recuperare gli studenti per permettergli di superare i MAGO mi sembra un’ottima idea, non fraintendermi… Ma vorrei ricordarti che non ti sei ancora rimesso del tutto.
– Sto benissimo – fu la risposta secca dell’uomo, che in fondo, però, era felice che lei si preoccupasse.
– Vorrà dire che ti aiuterò io.
– Tu?
– Sarò la tua assistente. Potrei aiutarti con la correzione dei compiti…
– Non se ne parla! Daresti dei voti troppo alti!
Severus era testardo, Irina lo sapeva, ed era troppo orgoglioso per chiedere aiuto agli altri, se non in casi estremi. Così però finiva sempre per sovraccaricarsi di lavoro, anche quando non gli spettava. Una persona comune non sarebbe riuscita a far fronte a tutti quegli impegni, fra la scuola, l’Ordine, i Mangiamorte… e senza mai lamentarsi. Aveva davvero un carattere forte e questo valeva tanto più considerando quanto in realtà fosse un uomo fragile. Era uno degli aspetti della sua personalità che più le piaceva. Avrebbe voluto alleviare le sue pene… Ma forse erano ferite troppo profonde da cicatrizzare… Eppure il suo speciale sesto senso le diceva che qualcosa stava cambiando.
 
 
 

* sono giunta a questa conclusione tramite ragionamenti molto contorti. Forse qualcuno di voi è in grado di arrivarci in maniera più lineare, ma il mio cervellino no. Pertanto, a scopo illustrativo (e perché mi sono tolta la vita a farlo) vi faccio vedere il mio schemino:
’91
1°(H) -> P                                                        H = Harry
’92
1°(G) 2°(H) -> P                                           G = Ginny
’93
2°(G)  3°(H) -> P                                    P = Pozioni
’94
3°(G) 4°(H) -> P                               D = Difesa
’95
4°(G) 5°(H) -> P
’96
5°(G) 6°(H) -> D
’97
6°(G) 7°(H) -> -
’98
7°(G) -> P
# 1 anno Difesa
# MAI
# MAI  
# # # # 2 anni LUMA
# GUFO
# MAGO
In realtà l’ho anche semplificato… c’erano passaggi che non capivo più XD
Hermione non c'è in questa storia, completa la scuola da esterna :)


Come vedete la vicinanza di Irina comincia a fare effetto e dal modo in cui lei si rivolge a Severus si evince la maggiore confidenza cui sono giunti.

Bene :) spero di riuscire ad aggiornare ogni settimana, altrimenti non finiamo più :p
A presto!!!
 

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Capitolo 6
*** capitolo VI ***


Eccovi il sesto, atteso, capitolo :) Innanzitutto volevo ringraziare chi mi segue, ricorda, preferisce, recensisce… Siete davvero un supporto ^_^
Quindi… ho contato i capitoli e saranno quattordici, perché uno breve l’ho accorpato ad un altro. Inoltre mi sono resa conto che, senza averlo premeditato, la “svolta” è proprio a metà, perciò dal settimo capitolo andremo, quasi, in calata :)
 

 

 
Come aveva previsto la donna, Severus si ritrovò presto con pochissimo tempo libero, considerando che, oltre ai compiti da correggere, doveva ripristinare le scorte di pozioni quasi ogni settimana.
Quello che più gli mancava erano le chiacchierate con Irina. Riusciva a vederla solo di sfuggita durante i pasti e a volte fra una lezione e l’altra.  Ma non gli bastava. Aveva un bisogno fisiologico della sua presenza. Era naturale, si diceva, dopo tanti anni in solitudine, ora che aveva instaurato una sorta di rapporto di amicizia faceva fatica a riabituarsi alla sua vita da misantropo…
Un pomeriggio la incontrò fuori dalla biblioteca, dove sapeva che lei trascorreva spesso il tempo libero.
Lei gli venne incontro col solito sorriso.
– Ciao! È strano vederti da queste parti, lontano dai sotterranei…
– Passavo per caso infatti – mentì. – Mi chiedevo… se la tua proposta di aiutarmi nella correzione dei compiti fosse ancora valida…
Irina rimase notevolmente sorpresa e sorrise ancora di più.
– Ma certo! Sarò severissima, promesso.
Fu così che cominciò una sorta di collaborazione. Severus si era ormai ristabilito del tutto, era evidente, e Irina gioiva al pensiero che lui avesse cercato la sua compagnia. Ogni sera, prima di cena, si incontravano nello studio dell’uno o dell’altra e lavoravano in silenzio. Ma non era più un silenzio pesante, come quello delle prime volte. C’era tra loro un’atmosfera distesa e familiare. Talvolta scambiavano qualche parola. Severus ogni tanto la guardava, non visto, fino a quando i loro occhi non si incrociavano. Allora fra una scusa e l’altra cominciavano a chiacchierare, ma senza mai distrarsi troppo dal lavoro. Anzi, cercavano di finire prima per poter parlare in seguito o, al contrario, di allungare i tempi per continuare dopo cena. Il tutto nella massima serenità.
– Hai detto che ti affascinava la mia aura di mistero… Adesso che mi conosci?
– Beh, non è che poi sappia così tanto su di te… ho sempre tirato ad indovinare… Comunque sto bene.
Un timido sorriso affiorò sulle sue labbra. Sperava tanto che l’uomo provasse qualche interesse per lei. Dopo aver amato la stessa donna per tanto tempo… Era questo che voleva sapere: se pensava a lei ancora, se aveva qualche possibilità. Non era il tipo da farsi avanti in maniera troppo esplicita, anzi il più delle volte si accontentava…  Osservava attentamente per decidere cosa fare, poi si lasciava andare alla fantasia e finiva col non concludere niente… Era consapevole, comunque, che lui avrebbe avuto bisogno di tempo. E lei glielo avrebbe dato. Prima o poi, però, lo sapeva, avrebbe dovuto rischiare.
Per Severus quell' esperienza era del tutto nuova. Per il Severus che era diventato negli ultimi vent’anni, perlomeno. Aveva sempre impedito a chiunque di avvicinarsi troppo ai suoi spazi e adesso si trovava a condividere il suo tempo con Irina. E si sentiva stranamente a suo agio. Anche con Lily aveva passato del tempo, quando studiavano insieme, fino al quinto anno. Ma aveva sempre avuto paura che lei scoprisse di come la guardava, di quello che provava. Dopo aver attraversato tante tempeste, il suo cuore aveva trovato forse un porto sicuro. Passava le notti a rimuginare, Severus. Le sue certezze si stavano sgretolando, di fronte alla nuova certezza che qualcosa in lui stava cambiando.
Il 31 Ottobre nessuno lo vide in giro per l’intera mattinata. Per la prima volta  si era recato al cimitero di Godric’s Hallow senza timore di essere scoperto da qualcuno. Si fermò ai piedi della lapide della sua Lily e in corrispondenza del suo nome fece comparire dei gigli bianchi. Ripensò a tutta la sua vita, alle sue ambizioni, ai suoi fallimenti… La sua vita passata gli apparve come un ciclo concluso, che iniziava e terminava allo stesso punto: Lily. Come era stata la magia oscura a separarlo da lei, così era riuscito a sconfiggerla per amor suo. A sconfiggerla da suo cuore soprattutto. Questo non poteva comunque riportarla in vita. L’aveva sempre saputo, fin dal principio, quando aveva giurato di proteggere suo figlio. Ora quella storia aveva avuto il suo lieto fine. In un certo senso anche per lui, visto che non avrebbe mai immaginato di sopravvivere. Il suo lieto fine aveva sempre pensato che sarebbe stato nella morte. E invece aveva continuato a vivere. Aveva ricominciato a vivere. Come si sarebbe conclusa questa storia? Non lo sapeva, ma sapeva di voler andare avanti. Era strano però. Decidere di cambiare. Era comunque una scelta. E in passato ne aveva fatte di scelte superficiali. Adesso voleva rifletterci a fondo.
Fu con questi pensieri che ritornò ad Hogwarts. Aveva bisogno di parlare con Irina. Forse lei avrebbe chiarito i suoi dubbi. Ma in quella sera non se la sentiva. In quella sera di festa, in cui tutto il castello faceva baldoria, lui aveva sempre preferito rimanere solo con se stesso. Con i suoi pensieri e con i suoi tormenti. Era pur sempre l’anniversario della morte di Lily, non poteva assolutamente passarlo con qualcun’altra. Solo lui e il suo patronus.
Il suo patronus che, con grande stupore di Severus, emanò una luce nuova, una forza nuova e che assunse una nuova forma.




 
E anche questo capitolo è piccolino… sorry sorry … ma vi prometto che ce ne saranno altri più lunghetti :)
Lodiamo J.K.Rowling per l’invenzione del patronus, perché altrimenti Sev non si sarebbe mai illuminato ;)

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Capitolo 7
*** capitolo VII ***


Ciao a tutti :) trovandomi in una fase di relativo relax, ho deciso di aggiornare anche oggi, perché prevedo che a fine mese potrebbe non essermi possibile… Scusate per queste irregolarità, ma spero che almeno la storia ne valga la pena :)
Quindi non mi dilungo e vi lascio alla lettura … aspetto un vostro parere :) :) :)
 



 
Meno di una settimana dopo si trovavano entrambi nell’ufficio del Serpeverde per correggere i compiti del quinto anno. Il lavoro procedeva in silenzio da un paio di ore ed era quasi ora di cena. Irina lo guardava e lo vedeva pensieroso. Doveva essere  assorto in pensieri profondi, a giudicare dalla discreta pila di pergamene corrette, molto inferiore alla sua. Non disse nulla. Aveva notato un certo cambiamento dalla sera di Halloween e aveva dedotto che fosse per Lily.
Fu l’uomo ad interrompere il silenzio all’improvviso, senza staccare lo sguardo dalla pergamena che stava correggendo.
– Credi che sia possibile… mettere da parte un sentimento… e ricominciare daccapo?
Irina interruppe il suo lavoro, alzando lo sguardo verso di lui. Era chiaro che si stesse riferendo a Lily.
– Metterlo da parte non vuol dire cancellarlo, se è questo a cui stai pensando…
– Mi sembra di tradire la sua memoria…
– No, non la stai tradendo! Non potresti fare nulla di più… Lily resterà sempre nel tuo cuore, è parte di te…
Irina aveva gli occhi lucidi. Severus lo notò, incrociando il suo sguardo.
– Come hai fatto a innamorarti di me?
La donna spalancò gli occhi. Era evidente dunque?
– Lo so da un po’. Nessuna persona sana di mente mi avrebbe portato all’ospedale e sarebbe rimasta al mio capezzale fino al mio risveglio…
– Anche gli altri se avessero saputo…
– Perché tiri sempre in ballo gli altri? Non mi interessa cosa pensano gli altri. Mi interessa quello che pensi tu. E non riesco davvero a capire cosa tu possa trovare in uno come me.
Irina sorrise timidamente. Una lacrima che le rigava il viso, colorato da un leggero rossore.
– L’amore non ha bisogno di spiegazioni, succede e basta. E spesso te ne rendi conto solo quando stai per perderlo… e allora tutti i dettagli più insignificanti assumono importanza e ti basta quel solo pensiero per essere felice. Probabilmente non te lo avrei mai detto. Immaginavo che mi avresti rifiutata…
– Non è facile avvicinarmi… – sorrise, ironico, Severus – se anch’io non l’avessi voluto… probabilmente sarei ancora qui a correggere compiti da solo…
Risero all’unisono. Severus lentamente avvicinò una mano a sfiorarle la guancia e col pollice asciugò quella lacrima che era scesa. Si perse nel blu dei suoi occhi, che brillavano come pietre preziose*.
– Ti ho mai detto che adoro il tuo sorriso?
Lei fece di no con la testa, regalandogli uno dei suoi sorrisi più belli.
I loro volti si fecero sempre più vicini, fin quando le loro labbra non si incontrarono in un dolce bacio.
Poi, dopo un lunghissimo minuto, Severus tornò a guardarla negli occhi.
– Come mai il tuo patronus è un cigno?
Lei rimase sorpresa a quella domanda.
– Il lago dei cigni di Tchaikovsky, da piccola lo adoravo… Tu come lo sai?
L’uomo sorrise e prese la sua bacchetta.
Expecto patronum – sussurrò.
Dalla punta scaturì un nastro di luce argentata che prese la forma di uno splendido cigno, il quale cominciò a volare per la stanza intorno a loro.
Irina si commosse. Non sapeva come, ma il suo sogno si stava avverando: era riuscita a entrare nel cuore dell’uomo che amava.
 
Si stavano baciando, quando uno schiocco improvviso li fece voltare di scatto.
– Il professor Piton desidera la cena? – chiese timidamente un elfo domestico.
I due si resero conto che il tempo era volato senza che se ne fossero avveduti. Si alzarono e l’uomo congedò, bruscamente come al solito, l’elfo. Rimanevano ancora poche pergamene da correggere.
– Continueremo più tardi – fece Irina.
Quindi si avviarono verso la Sala Grande.
A cena entrambi mangiarono poco. Si sentivano ancora le farfalle nello stomaco per quello che era successo. Finirono velocemente e, senza dare troppo nell’occhio, uno dopo l’altro tornarono nei sotterranei. Si concentrarono sul lavoro. Entrambi avevano fretta di tornare al discorso precedentemente interrotto. Quindi si spostarono sul divano. Parlarono per molte ore, dei loro sentimenti, dei loro desideri, delle paure, delle speranze… Nessuno dei due voleva rinunciare alla compagnia dell’altro. I rintocchi dell’orologio, che batteva ormai le undici passate, sembravano non impensierirli. A un certo orario, però, la fame cominciò a farsi sentire.
– Hai fame? – chiese Severus.
Lei annuì, un po’ rossa in viso.
– Devo avere ancora una confezione dei biscotti di Minerva…
Si alzò per andarli a prendere, approfittandone per sgranchirsi le gambe, e, tornando, portò anche delle coperte.
Così, accoccolati sul divano, fra un biscotto e una carezza, si addormentarono.
L’indomani mattina l’uomo fu svegliato da un familiare schiocco.
– Il professor Piton non desidera fare colazione?
Severus lo guardò tra l’esasperato e il desiderio di ucciderlo. Ma dopotutto era stato lui a incaricare l’elfo di avvertirlo per l’ora dei pasti. Doveva  ricordarsi di sollevarlo da tale incarico da quel momento fino... a data da destinarsi. Lo congedò, raccomandandogli di non spifferare in giro quello che aveva visto, e delicatamente cercò di svegliare la donna che ancora dormiva beatamente, con la testa appoggiata sul suo petto e i morbidi capelli che ricadevano tutt’intorno.
– Che ore sono? – chiese Irina, ancora assonnata.
– Le otto meno dieci…
– Oh Merlino! Sono rimasta qui tutta la notte… – disse ridendo.
Severus la guardava rapito. Era bella anche con i capelli spettinati. Avrebbe voluto svegliarsi ogni giorno con lei al suo fianco.
– È meglio che vada ora. È già tardi, non credo di fare in tempo per la colazione…
– Ti terrò da parte tre biscotti al cioccolato – disse lui, conoscendo ormai bene i suoi gusti e avendo osservato le sue abitudini.
Si salutarono con un bacio veloce, poi lei sparì nel buio corridoio. 
Severus si lavò e si vestì ripensando alla serata trascorsa. E guardandosi allo specchio quasi non si riconobbe: il riflesso che aveva di fronte era quello di un uomo felice.
 
 
 
*avete presente Gli Aristogatti? Gli occhi come “due zaffiri lucenti”? :3
 
Bene non so che dirvi… fatemi sapere se Sev vi sembra verosimile… come ho scritto all’inizio, in questi frangenti non sappiamo quale sarebbe stato il suo comportamento (e ancora che avete visto… :p )
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** capitolo VIII ***


Ciao a tutti :) per chi aspetta sempre con ansia che succeda qualcosa… questo sarà un capitolo interessante, ma potreste avere “un colpo al cuore”…
Per chi aveva meno ansia, faccio il punto della situazione: Irina e Severus hanno cominciato a conoscersi meglio ad agosto, il 31 ottobre Sev capisce che i suoi sentimenti sono cambiati e ci riflette sopra una settimana prima di parlarne con Irina e ora arriveremo a fine dicembre… sono passati cinque mesi, dai… meglio di niente! :)
Buona lettura  :)

 
 


 
Passò, così, un altro mese. Come consuetudine, i due si vedevano ogni sera per la correzione dei compiti e poi, dopo cena, rimanevano a chiacchierare. Nessuno sembrava essere al corrente della situazione. Solo Silente forse aveva intuito qualcosa.
Arrivarono, finalmente, anche le vacanze di Natale. Pochissimi studenti erano rimasti al castello e Severus, come capocasa, non aveva incombenze particolari. Quindi, sbrigate le ultime faccende nei primi giorni, potè dedicarsi completamente alla sua Irina.
Il più delle volte si incontravano in biblioteca, dove potevano trascorrere del tempo indisturbati, oppure nelle stanze di lei. Una festa bella come quella non era il caso di passarla nei freddi e bui sotterranei. Ma non era sempre facile far emergere il Serpeverde dal suo antro.
Una di quelle sere lei, seduta sul tappeto ai piedi del divano su cui sedeva l’uomo, al calore del camino, gli stava leggendo alcuni racconti sugli abitanti dei regni magici. A Severus piaceva ascoltarla e immaginarla di volta in volta sirena, fata, ninfa…*** Sembrava uscita anche lei da uno dei suoi libri. Mentre la donna leggeva, Severus si era avvicinato, guardandola intensamente. Giocava con le ciocche dei suoi capelli solleticandola, fin quando lei, ridendo, non mise da parte il libro. Con la mano dietro la sua nuca la avvicinò a sé. Le sue labbra sapevano di cannella e i suoi capelli profumavano di rosa e sandalo. Ogni volta che la baciava si lasciava inebriare da quelle sensazioni così avvolgenti che lo accendevano di desiderio. Irina era così pura, candida come la neve. Lui aveva quasi paura di toccarla, come se lei da un momento all’altro potesse trasformarsi in qualche albero come i personaggi mitologici. Esitò un po’, scendendo con le labbra lungo il suo collo, fino alla clavicola, in una silenziosa richiesta di consenso. La donna, dal canto suo, era avvolta dal calore di quell’uomo, all’apparenza così freddo e distaccato, ma che in momenti come quello riusciva a renderla vulnerabile e a far vibrare la sua anima. Non aveva paura di bruciarsi al calore di quella fiamma. Si lasciava guidare dalle sue emozioni, sapendo con sicurezza, in fondo al suo cuore, che erano giuste. Severus la stringeva a sè. Una mano, intricata fra i morbidi capelli, a sfiorarle la schiena con movimenti lenti e concentrici. Con l’altra, invece, le scostò il vestito di velluto lasciando scoperta la spalla, su cui proseguì la sua scia delicata di baci. Lei cercò le sue labbra, stringendosi forte a lui.
– Rimani con me – le sussurrò
Lei annuì, continuando a baciarlo. I loro respiri che si facevano sempre più corti.
– Andiamo di là? Prima che arrivi qualche elfo… – suggerì l’uomo guardandola negli occhi.
Lei rispose con un piccolo timido sorriso acconsentendo.
La portò in braccio, non volendo interrompere il contatto fra i loro corpi e si sedette sul letto tenendola sulle gambe, riprendendo a baciarla. Senza mai separarsi, si distesero sulle lenzuola dai ricami verde-argento, alla ricerca l’uno della pelle dell’altro. Si cercavano, si esploravano, accompagnati dal crepitio del fuoco nel camino, che si mescolava ai loro sospiri. Severus accarezzava e baciava ogni centimetro di quel corpo di alabastro, mentre i suoi sensi registravano accuratamente la sua pelle vellutata, il suo sapore, il suo profumo… E si fusero in una cosa sola, l’uno parte dell’altro. Fin quando Morfeo non li accolse fra le sue braccia.
Timidi raggi di sole cercavano di trapassare la superficie del lago nero fino a insinuarsi nella camera da letto del Serpeverde, il quale avvertì subito quel profumo che sarebbe stato in grado di ricreare, per quanto ormai ne era impregnata ogni fibra del suo essere. Si accorse che Irina tremava impercettibilmente. La coprì di più con le coperte, ma non era il freddo la causa. Sporgendosi per vedere se dormiva la vide piangere. Fu un colpo al cuore.
– Iri cos’hai? – chiese affranto e preoccupato
– Non è nulla – fece lei asciugandosi le lacrime e mostrando un sorriso che a Severus sembrò un po’ tirato – davvero, ho solo un po’ di paranoie…
– È per colpa mia? – Severus non sapeva cosa pensare. Forse aveva corso troppo?
– No, davvero… ho solo un po’ di pensieri… tutto qui
– Che tipo di pensieri? Per favore spiegati…
– È … è solo che… forse mi sono fatta trasportare un po’ troppo dalle emozioni… non so se ho fatto bene…
Severus non capiva. Sembrava tutto perfetto quella notte. Possibile che non si fosse reso conto che lei fosse in uno stato emozionale tale da lasciarsi coinvolgere senza volerlo veramente? Quali pensieri potevano averla colta al risveglio? Cercò di entrare nei suoi panni. Temeva forse che l’avrebbe abbandonata? Che per lui si fosse trattato solo di un’avventura per dimenticare Lily? Le aveva già spiegato di aver messo da parte il passato… Stava per dirle che quando lui si innamorava di una donna era per sempre.* E allora realizzò: non glielo aveva mai detto. Non lo aveva ammesso esplicitamente nemmeno a se stesso fino a quel momento.
– Io ti amo… – sussurrò. Sorpreso di sentire quelle parole uscire dalla propria bocca con tanta naturalezza.
Fu come una formula magica: sul viso di Irina si allargò uno splendido sorriso e la donna gli si lanciò tra le braccia. Lui la strinse forte, accarezzandola e posandole baci sui capelli.
– Ti amo – ripetè ancora, più sicuro. Non ricordava di essere mai stato più felice in vita sua.
– Scusami… – disse lei guardandolo negli occhi – non ne dubitavo veramente… anch’io ti amo… è che tiro sempre a indovinare, tu non mi dici mai niente!
– Da oggi non smetterò mai di ripetertelo.
Un lungo bacio sigillò quella promessa.
– Però non sono abituato ad esternare i miei sentimenti… se dovessi dimenticarmi di dirtelo non vorrebbe dire che abbia smesso di amarti…
Più di un’ora dopo erano ancora abbracciati sotto le coperte. I loro respiri che si facevano più regolari.
– L’hai mai detto a Lily?
– No. Non ne ho mai avuto il coraggio… Mi sono sempre chiesto se sarebbe cambiato qualcosa… Ma non credo che abbia più importanza ormai. Adesso ci sei tu. E non ti lascerò mai.
– E anche se tu volessi io non ti lascerei andare. Perché ti amo.
– Credo che sia ora di fare colazione, non credi? – disse Severus, alzandosi e mettendosi la vestaglia – Tu fai come se fossi a casa tua – aggiunse, dirigendosi nella stanza accanto e chiamando l’elfo domestico a sua disposizione.
Fecero colazione a letto, quindi si vestirono e, salutatisi, con un lungo bacio, si allontanarono ognuno per la propria strada, per non destare sospetti.      



 
 
***ovviamente non una delle sirene del lago nero! XD esistono altri mondi dove le sirene sono incantevoli come le abbiamo sempre conosciute, idem le fate… ;)
*punto non meno importante: potrebbe sembrare una contraddizione, ma non lo è. Sev non ha smesso di amare Lily, ha solo fatto un po’ di spazio in più nel suo cuore per Irina. Possono esserci diverse forme di amore, potrebbe amarla di più o di meno o con la stessa intensità ma in modo diverso (non dimentichiamoci che alla fine quello per Lily è stato un amore platonico, e con questo non lo sto sminuendo). Quindi pace :)
 
Spero che non abbiate preso Irina per una scema, era un po’ sopraffatta dalle emozioni poverina :) forse anche a lei è sembrato un po’ precoce questo volta pagina di Severus ;)
 
p.s. se vi aspettavate qualcosa di più dal raiting, tranqui. non era questo IL capitolo ;p

a presto!

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Capitolo 9
*** capitolo IX ***


Capitoletto di passaggio anche questo, ma in qualche modo bisogna pur procedere ;p



 
La professoressa Mc Granitt, sicuramente dietro consiglio di Albus, aveva organizzato un grande pranzo per il giorno di Natale, invitando tutti i supersiti dell’Ordine e dell’Esercito di Silente che avevano partecipato alla battaglia.
A Severus veniva la nausea solo a pensarci. Non aveva mai amato le rimpatriate, né tantomeno il Natale. Non gli piaceva vedere la gente felice intorno a lui, che invece soffriva in silenzio. Ma adesso le cose erano cambiate, almeno sotto questo aspetto. Quello che lo indisponeva particolarmente era il fatto di doversi ancora sorbire elogi e rimostranze per i “servigi resi alla comunità magica”. Perlomeno ci sarebbe stato il Grande Harry Potter al centro delle attenzioni. Cosa, in effetti, che lo infastidiva ancora di più. Ma cercava di non darlo a vedere più del dovuto, per amor di Irina. Quindi brontolava come ogni normale giorno dell’anno, né più né meno.
Con l’arrivo degli invitati si creò comunque un’atmosfera molto piacevole e Irina sembrava perfettamente a suo agio, anche se difficilmente si allontanava dal gruppo docenti per fare nuove conoscenze. Severus, dal canto suo, teneva compagnia a qualcuno ancora più a disagio di lui: Draco Malfoy.
Era stata una sua idea quella di invitarlo, visto che nessuno si era preoccupato di farlo. Dopotutto era stata una vittima di quella stupida guerra come tutti gli altri, ed essendo suo protetto non voleva che rimanesse solo, anzi, il ragazzo era ancora in tempo per farsi una vita. Era anche per questo che aveva accettato di uccidere Albus. Sperava che si integrasse nel gruppo degli studenti, anche se per la maggior parte composto da Grifondoro.
E forse ci riuscì visto che il giovane Malfoy fu invitato per il cenone di Capodanno a casa dei Weasley.
Severus era nel suo studio con Irina a scambiarsi effusioni, quando i due furono interrotti dal bussare del ragazzo alla porta. Si ricomposero in fretta e, come se nulla fosse, il professore lo fece accomodare.
– Sono stato invitato dai Weasley… per Capodanno
– Bene, mi fa piacere che tu e gli altri cominciate ad andare d’accordo…
– Non ho ancora accettato veramente, mi chiedevo se ci andassi anche tu…
Severus si portò una mano alle tempie scocciato, avendo sperato di risparmiarsi un altro supplizio, ma fu intercettato da Irina che anticipò la sua risposta.
– Certo che verrà, non è vero?
Lui la guardò con un sopracciglio inarcato.
– Penso che dovresti, Severus. Non puoi continuare a fare il misantropo. E poi Draco si sentirà più a suo agio con la tua presenza…
– Draco è abbastanza grande da non avere bisogno di una balia – rispose secco l’uomo – comunque, visto che sembrate tenerci tanto, tutti e due, ci andrò. E verrai anche tu – aggiunse rivolto alla donna – così avrai l’occasione di assaggiare le prelibatezze di Molly.
Più bocche c’erano da sfamare meglio era, dal momento che la signora Weasley era solita preparare una quantità di pietanze tale da sfamarci non uno, ma due eserciti.
– Anche tu, Draco, perché non porti Astoria?
Si rese conto solo formulata la domanda di aver creato un pericoloso parallelismo di “coppie”, ma per fortuna Draco sembrò non insospettirsi.
– Così avrai qualcuno con cui parlare… e sono certo che a Molly non dispiacerà.
Infatti la signora Weasley accolse tutti a braccia aperte, come sempre. Solo, non le sfuggì il fatto che Severus fosse venuto accompagnato…
– Vedo che hai portato un’amica – gli disse avvicinandoglisi in un momento in cui lui era solo.
– No, è stata la professoressa Ulybka a trascinarmi qui, visto che io non volevo venire.
– Ho notato che trascorrete molto tempo insieme… – Minerva si aggiunse alla conversazione.
– È la medesima quantità di tempo che trascorrevamo anche prima – mentì il professore, asciutto – solo che prima nessuno era così interessato a me da accorgersene… - sibilò.
Le due donne si scambiarono un’occhiata poco convinte.
– E ora, con vostro permesso, avrei da discutere delle faccende di lavoro – tentò di depistarle (con molta poca fantasia), allontanandosi.
A mezzanotte uscirono tutti in giardino per ammirare i fuochi d’artificio di George. Un anno era passato. Molte cose erano cambiate, molte persone non c’erano più… eppure in momenti come quelli ognuno trovava la forza di andare avanti, sostenuto dall’affetto degli amici. Quella guerra aveva unito ancora di più la comunità magica, mostrando che anche nei momenti più bui può nascere qualcosa di buono, come nei cuori più afflitti possono sbocciare dei nuovi sentimenti. Per averne conferma sarebbe bastato distogliere lo sguardo dal cielo risplendente di bagliori colorati e scorgere due mani intrecciate in una promessa.
 
 
 
E qui vi lascio in attesa del prossimo, più lungo, capitolo. Purtroppo mercoledì non potrò pubblicare, ma vedrò di farmi perdonare ;)
(comunque tra venerdì e sabato tenete d’occhio la pagina perchè non si sa mai…)

 

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Capitolo 10
*** capitolo X ***


Sono qui! Un po’ di attesa in più per questo capitolo non vi avrà fatto male… godetevelo! :)
(spero di non aver bruciato le tappe verso la fine…)

azi_00, non potevo farti lo spoiler qualche capitolo fa, ma te la sei chiamata… ;)
 



 
Gli ultimi giorni di vacanza trascorsero piacevoli e presto si ritornò alla consueta routine, scandita da lezioni, riunioni, compiti da correggere. Ormai non era più necessaria la scusa del bisogno d’aiuto per vedersi, ma comunque i due amanti preferivano fare con cautela, incontrandosi ogni tanto dopo cena. Non c’era più neanche la scusa della salute di Severus e non era facile nascondere agli altri docenti i loro incontri. Non che volessero tenere la loro relazione segreta per sempre. Sapevano che prima o poi sarebbero dovuti uscire allo scoperto, ma per il momento volevano che nessuno interferisse con il loro piccolo mondo. Severus, poi, non amava particolarmente che la gente si impicciasse della sua vita privata e diventava suscettibile quando Silente, dalla sua cornice, cominciava a insinuare qualcosa. Come se lui non sapesse. Silente sapeva sempre tutto. Sicuramente anche da morto, Severus ne era certo.
Un pomeriggio come tanti i due insegnanti si trovavano in sala professori per compilare alcune schede degli studenti. Erano appena le tre del pomeriggio e sembrava che nessun altro fosse intenzionato a svolgere certe mansioni in piena digestione. I due erano seduti l’uno accanto all’altro, con le spalle rivolte verso la porta. Per una mezz’oretta lavorarono in silenzio, concentrati, scambiandosi ogni tanto qualche occhiata complice. Il ricordo di quella notte trascorsa insieme che affiorava prepotente nelle loro menti.
La mano libera di Severus scese furtiva sotto il tavolo cercando un contatto con il corpo della sua donna. Rimase appoggiata sulla sua coscia per alcuni secondi, prima di cominciare ad accarezzarla con lentezza studiata. La vedeva mentre cercava di mantenere la concentrazione, lanciandogli occhiate, poco convinte, di rimprovero. La vide arrossire sconfitta mentre la sua mano raggiungeva quella dell’uomo, guidandolo sempre più verso l’interno coscia.
Erano così presi che non si accorsero della presenza di qualcuno immobile sulla soglia della porta.                                           
– Severus! – L’uomo immediatamente si bloccò, irrigidendosi a quella voce.  – Cosa stai facendo!?                                           
I due si voltarono titubanti, come due studenti colti in flagrante che si aspettano da un momento all’altro una punizione. Minerva li guardava fra il serio e lo stupito con gli occhi che guizzavano da un viso all’altro, cogliendo il leggero rossore che aveva colorato le loro guance, soprattutto quelle della professoressa Ulybka.                                                                             
– State cercando di dirmi …  – non trovava davvero le parole, troppo presa alla sprovvista da ciò che il suo cervello aveva in pochi minuti realizzato – insomma … voi due … !? – continuava a fissarli incredula, con l’indice puntato prima sull’uno poi sull’altra. Severus annuì, stringendo la mano di Irina.                                                                                                           
– Comunque non mi sembra il luogo adatto per scambiarsi certe effusioni! – concluse severa.                                                   
L’uomo non se lo fece ripetere due volte. Tenendo ancora per mano Irina si alzò e la condusse fuori, abbandonando schede e registri sul tavolo. La donna era diventata ancora più rossa in viso, di fronte allo sguardo della preside.                 
– Non facciamo nulla di male …! – tentò di discolparsi.                                                                    
Chiusisi la porta alle spalle, i due si avventurarono per i corridoi.
Minerva non potè fare a meno di sorridere. Era davvero felice per Severus. Finalmente quel povero ragazzo, che aveva visto tanto solo per quasi tutta la sua vita, aveva trovato qualcuno che lo amasse e potesse insegnargli a essere felice.
Svoltato il primo angolo, Severus trascinò Irina verso una delle nicchie del corridoio e cominciò a baciarla con passione. Le era mancata come l’ossigeno in quelle poche ore trascorse dal bacio del buongiorno, che si scambiavano sempre prima della colazione o dell’inizio delle lezioni, non appena riuscivano ad incontrarsi da soli. Irina ricambiava con altrettanta passione, sentendo le mani di lui accarezzarla e spingerla sempre  di più verso il muro. Per essere uno che non voleva dare nell’occhio stava rischiando un po’ troppo baciandola in quel corridoio, dove sarebbe potuto passare chiunque.                                                                                                                                               
– Sev – cercò di fermarlo ansimando, con il suo perenne sorriso stampato in volto, con il quale, lui lo sapeva, avrebbe potuto piegarlo a ogni suo volere. – Io sono una fanciulla timida e pudica! – rise, guardandolo intensamente con i suoi occhioni color del mare – mi vergogno che pensino che noi …                                                                    
– Penserebbero lo stesso anche se non facessimo “nulla di male” – la guardò a sua volta, fissando i suoi occhi d’ebano nei suoi. – Vieni – sussurrò tirandola per la mano.
Svoltarono ancora in un paio di corridoi, poi Severus si fermò davanti a un vecchio gargoyle mezzo sgretolato e bisbigliò una strana formula. Un passaggio si aprì nella parete di pietra e i due vi sgusciarono dentro, badando di non farsi vedere da nessuno nei dintorni. Il muro si richiuse alla loro spalle e delle torce illuminarono uno stretto corridoio che si snodava in discesa curvando come le spire di un serpente. Baciandola ancora appassionatamente, cominciò a inoltrarsi per quella via, stringendola stretta a sé, facendo attenzione a non scivolare sulla pietra levigata.                                                                                        
– Dove porta questo passaggio?                                                                                                                 
– Ai sotterranei. È noto solo ai Serpeverde. Non agli alunni, s’intende.                                              
Continuarono a scendere. Sembrava un tragitto molto più lungo di quello con le scale, ma non ci badarono, baciandosi a ogni svolta. Si sarebbero quasi accontentati di restare lì, ma quel luogo incuteva a Irina un certo timore, oltre ad essere molto umido. Finalmente arrivarono alla fine di quel lungo tunnel, apparentemente senza sbocco. Severus sussurrò ancora quella formula e un passaggio si aprì rivelando all’esterno il corridoio che portava all’aula di pozioni.
Giunti nella camera del Serpeverde, la passione divampò ancora più ardentemente. I due amanti avevano un bisogno urgente l’uno dell’altro. In pochi minuti si liberarono degli ingombranti indumenti. Severus avrebbe voluto soddisfare subito il suo desiderio, ma non riusciva a saziarsi di quel corpo così perfetto ai suoi occhi. Aveva bisogno di accarezzarlo, di baciarne ogni centimetro assaporando quella pelle morbida e vellutata. Voleva tutto di lei, al di là del puro soddisfacimento di un piacere fisico. Aveva bisogno di sentirla sua con tutta l’anima. era stato con altre donne, in un passato ormai sbiadito, ma erano solo delle sostitute di un amore non corrisposto. La sua parte razionale non lo aveva mai abbandonato in quei momenti, non si era mai sentito così emotivamente coinvolto. Non aveva mai amato una donna veramente, prima di Irina.                                                                                                                     
– Ti amo, Sev – sussurrò la donna, inarcandosi sotto i suoi tocchi audaci.                                                    
– Dimmelo ancora. Ho bisogno di sentirmelo dire.                                                                                            
– Ti amo. Dalla prima volta che ti ho visto, se è possibile. Ti amo immensamente.                                  
Entrò in lei spinto da quella certezza. Irina era la sua ancora, la sua roccia … la sua casa. Senza la sua solita maschera si sentiva vulnerabile, non voleva più stare solo. E anche se avesse voluto non sarebbe riuscito a separarsi da lei. Irina era ormai parte di lui.
Nonostante la passione volesse prendere il sopravvento, i movimenti di Severus erano dolci e i suoi gesti delicati, come quelli della prima volta, ma a poco a poco si fecero più intensi, aumentando al ritmo dei loro battiti. Cercò il suo sguardo. Voleva guardarla nel momento in cui il piacere avrebbe raggiunto l’apice, nutrirsi di quegli occhi in cui leggeva tutto quell’amore che non credeva di meritare, ma a cui non sapeva e non voleva rinunciare. Si chiese se anche lei riuscisse a leggergli lo stesso sentimento in fondo agli occhi, neri come pozzi da cui non si riesce a scorgere la luce. Quella luce che però era riuscita a entrare nel suo cuore riscaldandolo e sciogliendo il ghiaccio che troppo a lungo l’aveva stretto nella sua fredda morsa. Con un’ultima spinta si lasciò andare in lei, accasciandosi su quel corpo accogliente. Rimasero abbracciati fin quando i loro respiri non si fecero regolari.
Severus guardava un punto fisso oltre la testa di Irina, accoccolata sul suo petto; la mente che correva freneticamente. Un pensiero si era fatto insistente. Un pensiero che non lo aveva mai sorvolato in tutti quegli anni, o che aveva considerato con biasimo… Un pensiero così assurdo per uno come lui, ma che ora gli appariva logico, perfetto, naturale.                                                                                                                          
– Irina, io voglio sposarti – lo disse tutto d’un fiato. Non era sicuro che quella fosse la formula migliore, ma non riusciva più a tenerla dentro.                                                                                              
– Lo dici ora e poi te ne dimenticherai … – rispose la donna senza alzare lo sguardo,  aspettando una reazione da parte dell’uomo, che potesse confermare la sua speranza.                                                                       
– Sono serio. Una volta mi hai detto che ti sembravo bisognoso di cure e affetto… non vuoi essere tu a prenderti cura di me?
Lo disse con un tono talmente dolce che Irina non riuscì a frenare l’istinto di guardarlo dritto negli occhi. E vi lesse amore. E timore. E speranza. E ansia di ricevere una risposta. Sorrise, commossa dal cambiamento di quell’uomo, che tanto tempo prima aveva avuto persino paura di avvicinare. Adesso lei era l’unica che poteva stargli accanto. Per sempre.                                
– Sì– sussurrò.
 


 
 
>///////<  ok, non so come è venuta la scena, è la prima volta che cerco di approfondire un po’…
mia nonna (la mia unica lettrice non virtuale) mi ha detto “ahpperò! sai scrivere anche le cose osè” XD
capirete che mi necessita davvero il vostro parere   ;p          
 
 

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Capitolo 11
*** capitolo XI ***


capitolino, capitoletto  che serve  ad anticipare il prossimo :)


 
Nei giorni a seguire i due trascorsero un po’ più di tempo insieme, fantasticando sul loro futuro. Perlopiù era Irina a parlare, mentre Severus la ascoltava in silenzio, dando di tanto in tanto il proprio parere.
I pettegolezzi  non si erano ancora diffusi per la scuola, fortunatamente. Minerva era stata, le si doveva riconoscere, discreta. Almeno con i vivi. Severus non dubitava che ne avesse accennato a Silente, il quale, sicuramente, per primo doveva averle messo la pulce nell’orecchio.
– Questo fine settimana devo andare a Londra per sbrigare delle commissioni.
Disse Severus a Irina un pomeriggio.
Avevano appena finito di correggere ognuno i propri compiti e si erano incontrati in biblioteca .
– Ti andrebbe di accompagnarmi?
Irina naturalmente accettò e, quando tutti gli studenti si recarono a Hogsmeade, si smaterializzò con lui.
Per Severus era meno stressante girare per gli affollati quartieri magici in compagnia di qualcuno. Ancora meglio se la sua compagnia era Irina. L’unica compagnia che avesse mai avuto, d’altronde. Proprio mentre si trovavano a Notturn Alley furono colti da un improvviso temporale. E quello non era certo il quartiere ideale per cercare riparo. La donna, che appena messo piede in quella zona si era fatta il più vicino possibile al suo compagno, si strinse forte al suo braccio e in pochi istanti i due si materializzarono all’asciutto.
Mentre l’uomo faceva un po’ di luce nell’ambiente, Irina si guardava intorno. Si trovavano in un soggiorno. I mobili erano piuttosto malandati e ricoperti di polvere. L’aria sapeva di chiuso. Uno sguardo all’immensa libreria e i suoi occhi si illuminarono.
– È casa tua?
Severus annuì con una leggera smorfia. La donna continuava a guardarsi intorno curiosa. Dal soggiorno riusciva a scorgere la cucina, che doveva aprirsi su un breve corridoio. Si affacciò sulla porta e vide che questo, sulla sinistra, conduceva a una scala, mentre dal lato opposto c’era uno sgabuzzino.
– Di sopra ci sono le camere da letto e il bagno.
– E tu dove lavori?
– Non mi sono mai trattenuto troppo a lungo qui – rispose l’uomo scrollando le spalle – quando capita adopero lo scantinato.
Uno starnuto della donna attirò la sua attenzione.
– Seguimi.
E si diresse su per le scale scricchiolanti fino alla camera più grande, che era appartenuta ai suoi genitori e che ormai da tempo occupava lui stesso. Aprì un vecchio baule e ne tirò fuori un abito di velluto viola scuro.*
– Era di mia madre. Vedi come ti sta.
Quindi prese dei vestiti asciutti per sé e andò a cambiarsi nella camera accanto. Dopo qualche minuto la donna si affacciò nel corridoio un po’ titubante. Il vestito le stava un po’ grande, soprattutto la scollatura, ma non aveva voluto modificarlo con la magia, visto che era appartenuto alla madre di Severus. Questi sollevò un sopracciglio, squadrandola. Quindi con un colpo di bacchetta fece comparire un nastro di raso e glielo annodò sotto il seno con un bel fiocco, arricciando il vestito sul davanti. La guardò, piegando la testa di lato soddisfatto.
– Grazie.
Disse la donna, sorridente.
– Non è poi così male qui – commentò mentre scendevano le scale.
Severus la guardò scettico, con il solito sopracciglio sollevato.
– Sul serio. Basta dare un po’ una sistemata qua e là…
– Sarebbe tutto da rifare… E poi non è certo un bel quartiere… – asserì Severus guardando fuori dalla finestra.
Poco distante, oltre i tortuosi e angusti vicoli, si stagliavano minacciose le ciminiere della vecchia fabbrica.
– Ormai non è più in funzione, ma quando ero piccolo io l’aria era molto inquinata, così come il fiumiciattolo qua vicino…
– Beh per il panorama non è un problema. Basterà qualche incantesimo alle finestre!
Irina era entusiasta. Con la sua fervida immaginazione riusciva già a vedere la casa dei suoi sogni. I suoi occhi scintillavano, come quelli di una bambina davanti ai regali di Natale.
Anche Severus cominciava a pensare che ristrutturare quella vecchia casa non fosse una cattiva idea. C’erano troppi ricordi tra quelle mura, per la maggior parte dolorosi. Se doveva veramente voltare pagina, quello era il momento e il modo giusto.
Rimase ancora per un po’ abbracciato alla sua donna, guardando la pioggia** che continuava a cadere, ora meno fitta, e sperando di non svegliarsi mai da quel sogno, che stava diventando sempre più concreto.
 
 
 
*   potrebbero usare un semplice incantesimo, ma perché sprecare energia magica se in casa ci sono dei vestiti? ;)
** pare che Spinner’s end sia molto più a nord di Londra… ma non bisogna stupirsi troppo che piova anche qui: siamo sempre in Inghilterra ;)
 
lo so, lo so che è piccolo >.<" ma per farvi contenti aggiornerò venerdì stesso, perchè il prossimo capitolo ha la stessa ambientazione ;)

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Capitolo 12
*** capitolo XII ***


Ciao gente :) vi ricordate quando, qualche capitolo fa, ho scritto che saremmo andati quasi in calata? Bene, qui c’è il “quasi”, perché non poteva essere tutto rose e fiori… e spero che non mi lincerete, perché non so se ho esagerato (o, meglio, se Severus esageri).
Ma ne riparliamo giù... Buona lettura :)

 

 
La settimana successiva Severus e Irina tornarono a Spinner’s end per cominciare a riflettere sul da farsi. Guardandola alla luce del sole quella casa cadeva proprio a pezzi, in parte per la mancanza di manutenzione nel passato, in parte per i più recenti attacchi dei Mangiamorte.
– Innanzitutto conviene dividerci i compiti – suggerì la donna facendo comparire un’impalcatura (era ancora mattina presto)
– A che serve? – chiese Severus con un sopracciglio inarcato – Non useremo la magia?
– Certo… ma non dobbiamo dare nell’occhio.
– Hai ragione. Quindi teniamo le impalcature per comparsa e noi lavoriamo dall’interno con la magia… mi sembra una buona idea – concordò l’uomo.
Ogni fine settimana libero, così, lo trascorsero a Spinner’s end. Decisero che Severus si sarebbe occupato della struttura dell’edificio, mentre Irina di pulire, mettere in ordine e riarredare l’appartamento. Non era un lavoro semplice, nonostante l’uso della magia, e ben presto Severus si ritrovò a darle una mano per svolgere le sue mansioni.
Altrettanto presto svanì l’atmosfera idilliaca che si era creata all’inizio.
Severus cominciava a irritarsi. Non era abituato ad avere qualcuno sempre in giro e al fatto che questo qualcuno mettesse mano alle sue cose.
Eppure non era certo la prima volta che lavoravano fianco a fianco. Anzi, era cominciato tutto così… Perché adesso avvertiva dentro di sé questo fastidio? Non era il comportamento di Irina il problema, doveva essere qualcosa che nasceva dentro di lui. Il vecchio istinto alla misantropia forse? O una sottile paura dell’avvenire? Di questo voltare pagina a cui non si sentiva preparato fino in fondo…?
– Che ne faccio di queste? – chiese Irina mostrando una cassettina contenente delle vecchie ampolle di vetro, il primo set da pozionista di Severus.
– Ti sarei grato se non toccassi nulla di ciò che non ti riguarda
– Ho soltanto chiesto… come faccio a mettere in ordine se…
– Vai a ordinare da qualche altra parte! – disse alzando la voce.
Irina corrugò la fronte.
Non l’aveva mai vista arrabbiata.
– Non sono il tuo elfo domestico!
– Ti ho soltanto detto di non toccare le mie cose
– Sto solo pulendo! Non le butto le tue cose!... Sei ridicolo!
– Tu sei ridicola!
Si guardarono un attimo negli occhi. Erano veramente ridicoli. Cercarono entrambi di trattenere una risata, non volendo cedere. Così Severus si voltò e fece per andarsene, fingendosi offeso.
– Bene – disse.
Irina non amava litigare. Così, d’istinto, lasciò cadere quello che teneva in mano e lo abbracciò da dietro le spalle. L’uomo strinse le sue mani accarezzandole.
Ma non era ancora finita.
– Cos’è che hai lanciato a terra?
Irina si irrigidì e guardò con la coda dell’occhio al pavimento.
– Niente…
Severus si voltò di scatto.
– Vedi perché non voglio che tocchi le mie cose!
– Mi dispiace – Irina era veramente mortificata. Gli occhi lucidi di lacrime. – Pensavo che fare pace fosse più importante…
– Non se peggiora la situazione!
– Ti ho detto che mi dispiace! Si possono aggiustare… – ormai le lacrime le rigavano il viso
– Non metterti anche a frignare!
– Non puoi trattarmi in questo modo! Non sono una tua studentessa!
– Ma ti comporti come una ragazzina!
Severus stava ormai perdendo la pazienza e vederla piangere gli stava facendo venire i nervi. Si sentiva strano, turbato, non gli era mai capitato di litigare fin ora e sentiva che la situazione gli stava sfuggendo di mano. Ma prima ancora che potesse accorgersi di quello che stava facendo, proprio la sua mano colpì la guancia di Irina. La donna sgranò gli occhi portandosi una mano al viso. Lui rimase col fiato sospeso e il braccio a mezz’aria. Poi lei corse via, andando a chiudersi in camera da letto. Subito lui si mosse per andarle dietro, ma alla fine rimase fermo sul posto, chiedendosi come mai potesse essere accaduta una cosa simile. Si chinò per raccogliere i frammenti di quel disastro. Nella mente si sovrapponevano le immagini del presente e del passato, quando suo padre picchiava sua madre. Come era potuto arrivare a tanto? Non voleva essere come suo padre. L’aveva sempre disprezzato e odiato per il suo comportamento violento. E adesso…
Una scheggia di vetro lo riportò al presente.
“E se le avessi fatto del male sul serio?” pensò, guardando un rivolo di sangue che gocciolava dal palmo della sua mano. Ripulì tutto con un colpo di bacchetta e andò al piano di sopra. Bussò leggermente alla porta.
– Irina? – chiamò con poca voce – mi fai entrare?
Dalla stanza udiva ancora i suoi singhiozzi.
– Irina, mi dispiace. Aprimi, per favore.
Ancora nessuna risposta. Provò a girare la maniglia, ma la porta era chiusa a chiave.
– Iri?
Altre immagini invasero la sua mente. Quelle di un ragazzo disperato che implorava un quadro di lasciarlo passare… Non si perse d’animo. Non poteva mandare sempre tutto a rotoli. Prese la bacchetta e sussurrò la formula.
Alohomora – la porta si aprì con un leggero scatto.
– Non ti ho dato il permesso di entrare – disse con la voce soffocata dal cuscino.
– Avresti dovuto mettere delle barriere…
Si avvicinò piano e si inginocchiò al lato del letto.
– Irina, mi dispiace tanto. Ti prego, perdonami…
– Certo che ti perdono… però…
– Sono un idiota. Non so davvero cosa mi sia preso. Non si ripeterà mai più, lo giuro… Guardami…
Lei si voltò lentamente asciugandosi le lacrime e mostrandogli il suo bel sorriso, anche se la guancia arrossata le bruciava un po’. Lui la accarezzò delicatamente, guardandola con occhi tristi. Riusciva sempre a fare del male alle persone che amava. Il suo perdono non gli bastava, lui non sarebbe mai riuscito a perdonarsi e si vergognava profondamente per quel suo gesto irrazionale. Adesso anche il suo sguardo si stava appannando di lacrime. Quando lei avvicinò una mano al suo viso lui si ritrasse. Doveva uscire di lì. Si alzò di scatto.
– Severus?!
Scese le scale quasi di corsa e in pochi minuti si ritrovò in strada.
Lei gli andò dietro. Temeva che potesse fare qualcosa di insensato. Quell’uomo aveva una particolare inclinazione ai sensi di colpa.
Lo raggiunse in un parco giochi a pochi isolati da casa. Era seduto su un’altalena e guardava fisso per terra, dondolandosi stancamente.
– Sev? Non devi sentirti in colpa… capita a tutti di litigare.
Vedendo che non reagiva si sedette sulle sue ginocchia cingendogli le braccia al collo e posandogli un bacio sulla guancia.
– Scusa.
– È tutto a posto, Sev.
Lui continuò, più che mai pentito.
– Scusami per aver alzato la voce … e per averti alzato le mani… Vuoi ancora sposarmi? – chiese con un nodo alla gola.
– Certo che ti voglio sposare! Io ti amo – disse lei guardandolo negli occhi.
Il suo sorriso era così luminoso che alla fine anche lui ne fu contagiato. Lo abbracciò forte, sbilanciando il peso e facendogli così perdere l’equilibrio. Si ribaltarono, cadendo all’indietro sull’erba, con le gambe ancora sul seggiolino dell’altalena.
Ridendo per la situazione fecero finalmente pace e si scambiarono un bacio. Fin quando non udirono un bambino schiamazzare poco lontano.
– Mamma, guarda quei due! Che buffi!
“Pidocchi insopportabili” pensò con stizza Severus.
Con un po’ di fatica riuscì a districarsi e aiutò anche Irina ad alzarsi. Quindi, datisi una spolverata, si incamminarono verso casa mano nella mano.



 
Spero si sia capito che Severus non ha reagito così per due fiale rotte…
Volevo dare un po’ più di carattere a Irina (che comunque è particolarmente sensibile e dalla lacrima facile) e questo fatto ha un po’ destabilizzato Severus, il quale a volte tende ad agire d’impulso.
Inoltre volevo che Irina lo perdonasse, fondamentale differenza rispetto a Lily, anche se un ceffone non corrisponde a una parola di troppo.
Se lo perdona è perche sa che davvero una cosa simile non si ripeterà mai più: Severus ha un carattere molto volitivo e quando fa un giuramento lo mantiene.
Questo è il mio parere :) il vostro è sempre ben accetto (soprattutto perché non mi intendo di psicologia e qualcuno ne saprà più di me ;) )
Alla prossima! :)

 
 

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Capitolo 13
*** capitolo XIII ***


Penultimo capitoloooo   OoO
Fra Severus e Irina è tutto ok non temete ;) e il tono della narrazione torna ad essere leggero :)



 
Come ad ogni fine mese, anche a Marzo i capocasa erano riuniti nell’ufficio della Preside per una delle consuete riunioni. Riunioni delle quali Severus avrebbe fatto volentieri a meno, se non fosse che questa volta aveva qualcosa da dire ai suoi colleghi. L’unico pregio di questo genere di riunioni era quello di essere molto brevi, soprattutto quando non si era ancora trovato un degno sostituto di Minerva come capocasa dei Grifondoro. Pertanto, gli unici a sedere nell’ufficio circolare che era stato di Silente erano le professoresse McGranitt e Sprite, il professor Vitious e Severus stesso, il quale sembrava assorto in pensieri di tutt’altra natura. Si riscosse solo quando la McGranitt congedò i presenti.
– Bene. Allora ritorneremo su questi ultimi punti alla riunione del mese prossimo. Giovedì 27. – Disse controllando il piccolo calendario appoggiato sulla lucida scrivania.
– Il 27?
I presenti si voltarono verso Severus, che era solito non prendere mai parola alle riunioni, se non interpellato.
– Sì – confermò la Preside – perché, hai qualche impegno?
– Il 27 Aprile… – Severus si grattò il mento, fingendosi pensieroso  – Mi sposo.
Un silenzio sovrannaturale riempì la stanza, mentre i professori fissavano il pozionista con la bocca aperta e gli occhi spalancati.
– Congratulazioni Severus! – fu Silente a prendere per primo la parola, riscuotendo i presenti. – Ho sempre saputo che sarebbe finita così
“Ovviamente” pensò Severus, mentre i colleghi gli si accalcavano intorno per felicitarsi.
Si chiese per un momento se gli auguri che riceveva fossero sinceri… Certo molte cose erano cambiate dalla fine della guerra. Ormai era sicuro che tutti avessero fiducia in lui e non avrebbe dovuto dubitarne. Solo non si era ancora abituato a questo tipo di rapporto.
Ripensò a tutto questo mentre camminava per i corridoi, incrociando qualche gruppetto di studenti che si immobilizzava al suo passaggio, come consuetudine. Almeno questa era una cosa che non era cambiata. Ghignò tra sé, compiaciuto.
– E quando avevi intenzione di dircelo? – Aveva domandato semioffesa Minerva, una volta ripresasi dalla sorpresa.
– Ve lo sto dicendo adesso – aveva risposto.
In effetti era da un po’ che aspettava il momento più opportuno e alla fine l’occasione si era presentata da sola. Della comunicazione ufficiale si sarebbe preoccupata Irina, già da una settimana alle prese con gli inviti.
Parlarono di ciò, prima di cena, e di un’altra questione ancora più spinosa per lui.
– Severus, manca poco più di un mese. Dovresti cominciare a pensarci…
– Ci penso. Ma non so davvero a chi chiedere. Lo avrei detto ad Albus… Forse. O a Minerva. Ma non ne sono sicuro…
– Secondo me c’è solo una persona che potrebbe farti da testimone…
Per lei era stata una scelta facile. L’aveva chiesto al suo fratello maggiore, Andrey, mentre al più giovane Vladìmir aveva promesso che sarebbe stato il padrino del loro primo figlio…
Ma Severus non aveva nessun parente. E nessun amico abbastanza stretto. A parte che i suoi “amici” erano quasi tutti ad Azkaban.
Lei aveva avuto un’idea e gliel’aveva subito proposta.
– No. –Rifiuto secco. – Non se ne parla. – Categorico.
Severus sembrava irremovibile. Ma se non si era ancora deciso era perché anche lui doveva averci pensato. Irina lo guardò con le braccia incrociate, sicura che di lì a poco Severus avrebbe capitolato.
– È una pazzia – sospirò l’uomo.
Quindi prese una pergamena nuova, intinse la penna nel calamaio e scrisse due brevi righe. Prima di andare a cena avrebbe spedito il messaggio via gufo. Sperando che venisse incenerito da qualche fulmine. Ma sicuramente le sue preghiere non sarebbero state ascoltate, come sempre. Per cui non c’era motivo di ritardare quell’incontro. Anzi, prima si fosse tolto il pensiero, meglio sarebbe stato.
Poco prima dell’ingresso della Sala Grande, intercettò un gruppo di Grifondoro dell’ultimo anno.
– Weasley! – chiamò.
All’udire la voce dell’insegnante la ragazza si era messa subito sull’attenti, distaccandosi dagli amici.
– Ho bisogno di parlare con Potter.
– Perché non gli manda un gufo? – chiese prontamente la ragazza, con la sfrontatezza tipica della sua casa.
– L’ho fatto. – Rispose a tono l’insegnante – Ma è più probabile che si presenti se è anche la sua fidanzata a dirglielo.
– D’accordo, gli manderò una lettera stasera stessa
– Vedo che hai capito.
Detto questo si avviò verso il tavolo degli insegnanti. Sentendo chiaramente la ragazza sbuffare dietro di sé.
Il fatidico incontro avvenne il giorno seguente, nel primo pomeriggio.
Un leggero bussare alla porta interruppe la lettura di Severus, che, chiuso con cura un polveroso volume, fece accomodare il suo ospite.
– Buonasera professore. Voleva parlarmi?
– Sì. Siediti, Potter. – Disse, indicando con un cenno della mano la poltrona di fronte alla sua scrivania.
Con un dito seguiva le venature del legno, cercando le parole adatte.
Harry, dal canto suo, sembrava un po’ nervoso e si torceva le mani, tenendo lo sguardo fisso sul volume di pozioni di fronte a sé. Severus prese un respiro profondo e cominciò.
– Si tratta di una faccenda personale. – Fece una lunga pausa e incrociò quegli occhi verdi. Che strano, sembrava passata un eternità da quando era stato innamorato di Lily. O forse era proprio così. – Mi sposo.
– Oh! Davvero?! Congratulazioni! – Harry rispose precipitosamente con il suo solito entusiasmo…
Severus alzò un sopracciglio, scrutandolo con sguardo critico.
– Mi aspettavo una reazione un po’ diversa – commentò. – Harry lo guardò confuso – Sono stato innamorato di tua madre per più di vent’anni.
– Beh, era ora che si rifacesse una vita!
Il ragazzo non sembrava per nulla turbato dalla cosa.
– Il mio amore per Lily è stato l’unica garanzia della mia fedeltà a Silente – insistè Severus – e ora ti sto dicendo che mi sposo con un’altra donna.
– E io le sto dicendo che va bene. Non dubito dell’amore che provava nei confronti di mia madre. E se adesso ha la possibilità di essere felice deve coglierla al volo. Non può continuare a portarsi sulle spalle sensi di colpa per ogni minima cosa. E se mi ha convocato qui solo per questo allora mi alzo e me ne vado.
Severus lo stava ascoltando attentamente. Evidentemente lui era l’unico a farsi sempre tante paranoie… Doveva vivere la sua vità con più serenità.
– No, c’è un’altra cosa… Mi chiedevo… se, proprio per quello che ci lega, in un certo senso, vorresti essere il mio testimone di nozze, Harry – era la prima volta che lo chiamava per nome… – Irina pensa che tu sia la persona più indicata – aggiunse in fretta.
– Volentieri, Severus.
E con una stretta di mano suggellarono quell’insolito, quanto inaspettato, accordo.

 
 
 
 Tadààà ve lo aspettavate Harry come testimone di Severus? XD
(non sono abituata a scrivere di lui… com’è venuto? :/ )
Comunque, ormai siamo alla fine e il prossimo, prevedibilissimo, ultimo capitoletto ve lo concederò venerdì ;)
^_^  ^_^  ^_^
 

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Capitolo 14
*** capitolo XIV ***


È breve. Ma intenso. Il degno epilogo di una storia che spero vi abbia appassionato.
Vi auguro davvero una buona lettura :)



 
Nonostante le vacanze di Pasqua e l’assenza quasi totale di studenti ad Hogwarts, quel giorno di fine Aprile la scuola era in fermento. Il matrimonio sarebbe avvenuto a mezzogiorno, in uno dei giardini del castello, e fin dalle prime luci dell’alba gli elfi domestici si stavano dando da fare chi nelle pulizie, chi in cucina, chi negli addobbi. I professori sorvegliavano l’operato e ultimavano i preparativi, occupandosi ognuno della mansione che più gli si addiceva. La professoressa Sprite disponeva accuratamente i fiori dai colori e dai profumi più delicati in composizioni che sfidavano il talento dei maestri fiorai. Il professor Vitious rivedeva gli spartiti concordando i brani con l’orchestra di arpe e violini. La professoressa Mc Granitt si preparava a ricevere gli ospiti allineando meticolosamente i posti a sedere. Hagrid aiutava laddove occorreva qualcuno dotato in altezza. E tutti gli altri insegnanti cercavano di rendersi utili, chi più chi meno, parlando tra loro dell’evento come se si trattasse di un imperdibile spettacolo teatrale. Dopotutto il matrimonio di Severus Piton era un avvenimento che aveva dell’incredibile.
I due futuri sposi erano gli unici due insegnanti privi di un’occupazione, logicamente. Severus, poi, vagava senza meta per i corridoi, frastornato da quell’aria di frenetico entusiasmo che si respirava in ogni angolo del castello. Avrebbe tanto voluto evitarla. Ma aveva dovuto a adattarsi. Se voleva sposarsi ad Hogwarts non poteva escludere l’intero corpo docenti, soprattutto dal momento che anche Irina ne faceva parte e avrebbe comunque invitato qualcuno di loro. E sulla scelta del luogo della cerimonia non aveva avuto dubbi: Hogwarts era la sua casa.
Quella mattina entrambi avevano fatto colazione ognuno nei propri appartamenti e aveva avuto occasione di vedere Irina solo una volta, incrociando il suo sguardo raggiante, mentre accompagnava le sue damigelle per i corridoi. Avrebbe sicuramente impiegato ore per prepararsi.
Lui, invece, aveva a disposizione più tempo del necessario e passeggiava un po’ per raccogliere le idee un po’ per scaricare la tensione. Si ritrovò in una stanza dell’ultimo piano, quasi vuota; solo un mobile, forse un armadio, era coperto con un lenzuolo. Severus chiuse la porta alle sue spalle e con un colpo di bacchetta scoprì l’antico specchio. Si avvicinò di più per scorgere l’immagine che esso rifletteva.
Una donna dai morbidi capelli castani e dagli occhi del colore e della lucentezza degli zaffiri gli sorrideva tendendogli una mano. Lui sorrise ricambiando lo sguardo della sua Irina. Si concentrò, desiderando di poter incontrare un’altra persona*, e apparve un’altra donna, dai capelli rossi e dagli occhi di giada.
– Adesso puoi finalmente essere fiera di me, Lily. –Disse sedendosi per terra. – È grazie a te che sono arrivato fin qui. Tu mi hai insegnato ad amare. E adesso ho qualcuno a cui donare tutto il mio amore. –Fece una pausa tornando a guardare Irina, la cui immagine non era scomparsa e appariva, anzi, molto più luminosa dell’altra. – Avrei voluto che tu ci fossi. – Tornò a rivolgersi a Lily. – Mi manchi sempre… e in fin dei conti sei stata la mia unica migliore amica… – Rise di se stesso e dei suoi sentimentalismi da femminuccia.
Quindi si alzò e salutò con un ultimo sguardo quel ricordo del passato, che subito si dissolse nel momento in cui l’attenzione dell’uomo tornò sul viso di colei che rappresentava il suo presente e con cui di lì a poco avrebbe condiviso il suo futuro.
Con quegli occhi blu scolpiti nella mente e nel cuore, lasciò la stanza per andare a prepararsi. Lungo il tragitto pensò fosse il caso di fare anche una visita veloce a Silente. L’aveva accuratamente evitato quella mattina, e anche i giorni precedenti, ma adesso sentiva il bisogno di ringraziarlo. Per tutto quello che aveva fatto per lui, per come lo aveva accolto, per come lo aveva sempre sostenuto e perdonato, perché era stato un vero padre.
Fu con il cuore più leggero, ma nello stesso tempo con l’ansia che gli aggrovigliava le budella, che, perfettamente immobile accanto al giovane Potter, attese l’arrivo della sposa.
Gli invitati scrutavano il suo viso cercando di intravedere qualche fremito, qualche cedimento, che testimoniasse l’emozione che, di certo,   da quando si era scoperto che avesse anche lui un cuore    doveva provare.
Oltre agli insegnanti e ai parenti e amici di Irina, c’erano i membri più stretti dell’Ordine, come i coniugi Weasley, accompagnati, fortunatamente, solo dalla figlia, in quanto fidanzata del testimone.
Severus appariva impassibile, non avrebbe dato loro soddisfazione; ma quando la vide i suoi occhi scintillarono. Nulla poteva paragonare alla visione che incedeva lentamente verso di lui, nemmeno l’immagine riflessa nello specchio delle Emarb.
Irina era splendida nel suo abito da sposa, sembrava una rosa appena sbocciata con tante piccole gocce di rugiada scintillanti sulla vaporosa gonna bianca. Solo quando lei sfiorò la sua mano Severus si accorse di aver trattenuto il respiro, che tornò regolare pochi istanti dopo, quando, mano nella mano, si prepararono a pronunciare le loro promesse. Era tutto così idilliaco che, se avesse avuto il tempo di pensare ad altro che non fosse Irina, Severus si sarebbe sentito come una brutta macchia nera in quel quadro, nonostante anche lui fosse molto elegante nel suo abito da cerimonia.
Si scambiarono gli anelli; lo sguardo immerso l’uno in quello dell’altro. Tutto, intorno a loro, pareva essersi fermato e soltanto dopo che le loro labbra finirono di suggellare quell’unione in un dolce bacio i sensi registrarono gli applausi e le acclamazioni degli invitati e gli incantesimi che avvolgevano la coppia in una nuvola di scintille.
Sembrava il lieto fine delle favole babbane, ma per Severus e Irina era l’inizio di una favola tutta loro.
 



Piango
This is the end
Ringrazio di cuore tutti quelli che sono giunti fin qui chi leggendo chi recensendo chi seguendo chi preferendo …  :*  V.V.B. 
La favola potrebbe continuare in qualche episodio a parte, chissà… (ma non aspettatevelo troppo presto, ho tanto da fare)
ciaooo ^_^
 
* uso improprio dello specchio… sembra la bussola di Jack Sparrow XD     licenza d’autore ;p
 

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