Il passato di un angelo -Shadow from the past

di Giulia_Dragon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
(Pov Latis)

 
Mi avvicinai al letto della stanza dell'ospedale dove una donna giaceva immobile, la morte l'aveva già
 
ghermita e io l'angelo della morte ero lì per portarla via.
 
Appoggiato al letto con la testa circondata dalle braccia un bambino sui sette anni dormiva e
 
piangeva​.
 
Guardai quel bambino dai capelli biondi e gli occhi rossi dal pianto. Potevo leggere nel suo
 
animo innocente il dolore per la perdita della madre, la paura. Eppure l'anima di quel
 
piccolo risplendeva di luce, una luce dolce e calda.
 
Se io non fossi stato sicuro che lui fosse un essere umano, avrei detto che fosse un angelo.
 
Gli accarezzai i capelli biondi, ma lui non se ne accorse.
 
-Tranquillo piccolo, la tua mamma è al sicuro con me- gli sussurrai all'orecchio.
 
Presi l'anima della donna e feci per andarmene, ma alla fine rimasi lì a guardare
 
quel bambino con una strana sensazione in merito. Sentivo che niente avrebbe
 
potuto corromperlo, era troppo puro persino per un bambino.
 
Lo continuai a guardare finchè Michele non mi ordinò di tornare in cielo.
 
Scomparii senza accorgermi che io non ero l'unico essere soprannaturale
 
a essere lì presente.
 
 
(Pov ??)
 
 
Aspettai che l'angelo della morte se ne andasse e mi avvicinai a quel piccolo.
 
Che anima bella che aveva se avessi potuto l'avrei presa seduta stante, non
 
se ne trovano di anime così figuriamoci in un bambino così piccolo.
 
Gli accarezzai i capelli attenta a non svegliarlo e iniziai a cantare una
 
litania, volevo che dormisse tranquillo poichè sapevo che presto quell'energumero
 
di suo padre sarebbe entrato nella stanza e lo avrebbe trascinato facendolo
 
piangere disperato.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

(Pov Axel)

Ero stato strappato a forza dal corpo senza vita di
mia madre. Mio padre Alexander mi aveva preso
di peso e mi aveva trascinato via mentre piangevo
disperato.
Lui non mi ascoltò mentre lo supplicavo di lasciarmi
andare, continuava a tirarmi verso casa dicendomi
che aveva da fare e non voleva perdere tempo per
i capricci di un moccioso, così mi definiva.
Alla fine a forza di camminare smisi di piangere
trincerandomi dietro un ostinato silenzio fatto
di dolore.
La nostra casa, si trovava non molto lontano da
un bordello, anche se allora non sapevo cosa
significcasse quella parola, era piccola a due
piani.
Al pian terreno c'erano la cucina, il salone
e un bagno.
Al piano di sopra c'erano la mia stanza,
quella dei miei e un'altro bagno.
Quando mio padre aprì la porta rimasi
stupito nel vedere che in salotto c'erano
cinque donne, tutte tra i diciotto e i ventisei
anni.
-Ciao ragazze- sorrise mio padre, io lo guardai
ancora sconvolto.
Mia madre era appena morta e lui pensava
solo a divertirsi. Ero furioso e corsi in fretta
in camera mia, mentre mio padre iniziava a
toccare e baciare una ragazza portandola in
camera.
Potevo sentire chiaramente i gemiti di piacere
provenienti dalla stanza di mio padre, mentre
io, sdraiato sul mio letto, stringevo un cuscino
al petto mentre cercavo di non piangere di nuovo.
Altri gemiti si arrampicarono sotto la mia porta
facendomi sentire di troppo. Sentivo le urla di
piacere delle ragazze che mio padre stava facendo
godere. Strinsi ancora di più il cuscino iniziando
a singhiozzare.
Mi girai nel letto umido delle mie lacrime mentre
cercavo di dormire.
-Mamma- mi addormentai piangendo ancora.
Niente avrebbe lenito il mio dolore.

(Pov Latis)

Mi faceva male vedere un'anima così pura e
innocente soffrire così.
Come poteva un padre essere così senza cuore
davanti al dolore del figlioletto.
-Latis- la voce di Michele mi fece sobbalzare.
-Aracangelo Michele- chinai il capo con rispetto
mentre lui si avvicinava.
-Ancora quel piccolo?- mi domandò mentre
io annuivo.
Vidi gli occhi dell'arcangelo fissarsi sul bambino.
-Quanta purezza, niente, nemmeno un demone
potrà corromperlo. Anime del genere sono molto
rare- sorrise Michele mentre accarezzavo il capo
del bambino.
-Volete dire che c'è un demone nel destino di
questo piccolo?- chiesi.
-Si, un demone incrocerà la strada con Axel,
e forse lo cambierà.-rispose sibillino Michele
lasciandomi spiazzato.
Un demone? Quale demone potrebbe cambiare
avvicinandosi a uno come Axel?

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

(Pov Axel)

Erano passati alcuni anni e io avevo ormai
diciassette anni, avevo lasciato la scuola.
Lavoravo in un orfanotrofio di giorno e suonavo
in un locale la sera.
Ma non i soldi che guadagnavo andavano via
con gli alcolici e le donne di mio padre.
A malapena riuscivamo a comprarci da mangiare.
Sbuffai mentre camminavo per le vie della
città con la chitarra sottobraccio.
Ero diretto verso il solito locale speravo di
riuscire a guadagnare qualcosa in più
rispetto alla sera precedente.
Quando arrivai davanti al bar sospirai.
Era un locale vecchio, con un'insegna
mal messa, pieno di gente che beveva
e fumava erba, alcuni clienti erano
brava gente, altri un po' meno.
Entrai teso.
-Ciao bellezza- una voce stridula di
donna arrivò alle mie orecchie maliziosa
e insopportabile.
-Ciao Filomena, se permetti ho da fare-
affermai cercando di evitarla.
Filomena era una donna sui ventisei
anni, lunghi capelli neri, occhi scuri,
vestiva un mini abito rosso che fasciava
le sue curve e il seno prosperoso, tacchi
alti.
La donna non sembrò gradire la mia
idea di troncare lì il discorso perchè
mi bloccò al muro strusciando il corpo
sul mio.
-Quanta fretta bellezza, sai ho voglia
di scoparti, so che sarebbe la tua prima
volta, ma un verginello come te merita
una guida esperta- assentì lei leccandosi
le labbra in modo perverso.
Oh no, non mi sarei mai dato a lei, era
la prostituta preferita di mio padre,
di sicuro le aveva promesso le mie
grazie e io non ero assolutamente
dell'idea di concedergliele.
-Lasciami adesso Filomena!- mi
liberai di lei con un movimento fluido.
-La tua resistenza mi eccita oltre misura
lo sai vero piccolo? Ma tanto io so che
sarai mio, aspetto con ansia quel momento
perchè quel corpicino perfetto e puro
non aspetta altro che essere toccato-
Io la mandai a quel paese, mi sarei dato
a chi avrei deciso io e quando lo avrei
voluto io.
Comunque dovetti reprimere un moto
di disgusto mentre ripensavo alle ultime
parole di Filomena.
Mio padre era davvero senza scrupoli.
Mi avrebbe venduto a Filomena se questo
gli sarebbe risultato un buon affare.
Salii sul palco e iniziai a suonare e a cantare.
Non mi ero mai creduto un musicista nè
avevo l'ardire di definirmi un cantante.
Speravo solo di guadagnarci qualcosa.
Non mi accorsi che due occhi viola di
demone mi stavano osservando da parecchio
tempo.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

(Pov Axel)

Sono riuscito a uscire senza che Filomena se
ne accorgesse, non volevo trovarmi nel suo
letto sedato. Conoscendola ne sarebbe stata
capace.
Camminavo lungo la strada che mi avrebbe
portato a "casa" sospirando.
Sulle spalle avevo la fodera con la chitarra,
quello strumento era una dei pochi oggetti
rimasti a casa di mia madre.
Al pensiero della donna che mi aveva
cresciuto fino a quando avevo sette anni
delle lacrime mi pizzicarono gli occhi.
Le rimandai indietro, non volevo piangere
per strada.
Calciai alcuni sassi. I soldi che avevo
guadagnato quella sera non sarebbero
bastati a pagare la vodka che beveva
papà o le sue donne.
Sapevo già cosa mi sarebbe successo
quando gli avessi detto che non
avevo guadagnato a sufficenza, mi
vennero i brividi, ma tentati di
scacciare quei pensieri.

(Pov Kurasa)

Mi ero trasformato in un gatto e
avevo seguito quel ragazzino dai
capelli biondi e gli occhi azzurri.
Aveva qualcosa di strano o diverso
non sapevo come definirlo.
Era troppo diverso per essere un
semplice mortale.
Misi male una zampa e caddi
rovinosamente per terra come
un coglione. Accidenti a me!
Il ragazzo si accorse di me
e si avvicinò.
-Accidenti hai fatto un bel
volo- mi sorrise  mentre si
strappava un angolo della
maglietta fasciandomi la
zampa.
"Wow è bellissimo!" mi
sorpresi di averlo pensato ma
ora che lo guardavo bene dovevo
ammettere che era davvero
molto bello.
I suoi occhi erano limpidissimi
e puri. Troppo per essere quelli
di un essere umano.
Potevo avvertire chiaramente che
la sua anima era luminosa come
il suo sguardo.
Sfregai la testa contro il suo petto
e lui mi accarezzò la testa.
Se avessi potuto sorridere lo avrei
fatto, ma potevo sentire che lui
aveva paura. Non di me sicuramente.
-Ah sei qui razza di sciagurato!- urlò
un uomo dalla voce strascicata, probabilmente
era ubriaco.
Sentii il corpo del giovane irrigidirsi
mentre l'uomo lo afferrava con violenza.
Io caddi a terra riprendendo le mie
sembianze.
-Cazzo!- fu l'unica cosa che mi uscì
dalla mia bocca.
Il ragazzo mi aveva notato, ma l'uomo
no infatti tornò a scuoterlo facendogli
male.
-Allora stupido quanto hai guadagnato?-
-Non abbastanza per poter pagare la
tua vodka e le prostitute- rispose il
giovane. Osservandoli meglio notai
che dovevano essere padre e figlio.
-Non servi a niente- gli tirò uno pugno
tale da far sanguinare il labbro inferiore.
-Anzi ho già in mente cosa potresti
fare- rise malvagio l'uomo per poi
continuare -ho già un paio di clienti
a cui darti sei abbastanza bello quindi
sarai perfetto-
A quel punto non potevo stare a guardare.
-Lascialo- fu l'unica cosa che dissi mentre
delle ombre mi apparivano intorno.
-Cosa vuoi? Io con mio figlio faccio quello
che voglio- affermò l'uomo.
Il suo alito puzzava terribilmente di alcol
mi dette quasi il voltastomaco.
-Ho detto LASCIALO!- un ombra colpì
l'uomo che scappò a gambe levate
lasciando a terra il ragazzo che tossicchiò
appena.
Mi avvicinai e gli posai una mano sulla
testa.
-Scappa- gli sussurro all'orecchio mentre
lui si alzava e iniziava a correre non prima
di presentarsi -Comunque sono Axel- mi
urlò correndo via.
Axel eh? Bene mi sarei ricordato di te.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

(Pov Axel)

Correvo. Non sapevo nemmeno dove stavo
andando, volevo solo allontanarmi da mio
padre. Avrei passato anche la notte fuori
se fosse stato necessario.
Mi ritrovai in men che non si dica sulla
spiaggia. Non ne comprendevo il motivo
ma ogni volta che avevo bisogno di stare
da solo era in riva al mare che venivo.
Mi tolsi le scarpe, le calze, la maglia
rimanendo solo in jeans.
Mi arrotolai i pantaloni fino al ginocchio
e entrai in acqua.
Il mare era calmo quella notte, la luna
rifletteva la sua immagine sulla superficie,
uno strano silenzio avvolgeva la spiaggia,
l'unico rumore era quello delle onde che
si infrangevano sulla costa.
Respirai a fondo la brezza marina, l'acqua
mi avvolgeva i piedi e le gambe, non so
perchè ma il mare e l'acqua erano il
mio elemento.
Sospirai mentre fissavo il mio riflesso.
Avevo segni di ferite un po' ovunque, ma
nonostante questo stavo abbastanza bene
fisicamente.
A quel punto uscii dall'acqua sedendomi
sul bagnasciuga abbracciando le gambe
con le braccia mentre mille goccioline
scorrevano lungo le mie gambe finendo
sulla sabbia.

(Pov Eren)

Sentivo un odore strano nell'aria, un
odore che mi attizzava parecchio.
Era l'essenza dell'assoluta purezza. Mi
leccai malizioso le labbra mentre
seguivo quella essenza mi stava facendo
impazzire.
Arrivai alla spiaggia e lo vidi. Era un
ragazzo sui diciassette anni, dai capelli
biondi e un corpo muscoloso ma non
troppo, le gambe erano fasciate dai jeans
ma doveva essere entrato in acqua perchè
era bagnato.
Mi accorsi che l'odore proveniva proprio
da lui. La sua anima brillava e i miei occhi
di demone bravamano quella luce per
renderla sporca e impura, per renderlo un
demone perfetto.
Ma non potevo attaccare ora, anche se
la voglia di prenderlo con la forza era
molto forte. Era così indifeso in quel
momento. Ma mi trattenni dal saltargli
addosso e spogliarlo togliendogli ogni
briciolo di castità.
Non potevo non ora. Ma presto sarebbe
stato mio. Per sempre.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

(Pov Axel)

 Avevo dormito da un mio amico nom lontano dalla spiaggia, e adesso stavo tornando al locale perché volente o nolente era la mia unica fonte di sostentamento.
 Sbuffai quando intravidi Filomena tra la folla di clienti. Non volevo incrociarla per nessun motivo. Ma lei mi notò e subito si avvicinò.
-Ehi verginello ancora qui? - mi domandò cercando di avvicinarsi troppo. Io mi scostai mentre lei tentava di tagliarmi le vie di fuga.
 Me ne liberai dopo dieci minuti. Salii sul Palco e per tutto il tempo mi sentii osservato da due occhi viola un ragazzo sedeva lontano dal palco era solo,come se allontanasse le persone. eppure gli sguardi eloquenti delle ragazze,dicevano che era venuto al locale più di una volta. aveva forse un anno in più di me, la cosa che mi colpì di più furono i suoi occhi. viola come ametista. Finii di cantare e scesi dal palco. Filomena non c'era, meglio sarei sgattaiolato via senza che nessuno se ne accorgesse, ero un fantasma dopotutto. Passai di fianco al ragazzo ma in quel momento mi cadde il plettro della chitarra prop vicino a lui
 - angioletto fai attenzione - disse,aveva una voce con un nonche di particolare. non sembrava Italiano forse era straniero,non riuscivo a smettere di guardarlo,mentre raccogliendo il plettro mi sorrideva. aveva i capelli lunghi fino alle spalle di un nero incredibile.
 - angioletto fai attenzione - disse,aveva una voce con un nonche di particolare. non sembrava Italiano forse era straniero,non riuscivo a smettere di guardarlo,mentre raccogliendo il plettro mi sorrideva. aveva i capelli lunghi fino alle spalle di un nero incredibile.
 Arrossii vistosamente nessuno mi aveva mai paragonato ad un angelo, ero abituato a essere preso in giro per questo. Ripresi il plettro e feci per andarmene
 -Grazie
 - Axel non devi farlo per forza - disse il ragazzo voltandosi di spalle,e fu allora tra la tenue luce soffusa del locale. che le vidi.
 al inizio mi erano sembrate ombre,ma ora potevo distinguerle chiaramente,erano...ali!
 Cosa vuoi dire? - Gli chiesi senza capire. Ero un po' spaventato lui si voltò avvicinandosi,tanto che potei sentire il suo respiro sfiorarmi il collo e i suoi occhi guardarmi - che non devi cantare se ti senti obbligato - disse. - ma solo perchè ti piace farlo - aggiunse poi scompigliandmi i capelli con la mano
-A,me piace è solo l' ambiente che non sopporto
 il ragazzo rise,e cavolo che bella risata poi mi prese il polso,avverti com e una scarica elettrica
 Nin sapevo come reagire e da una parte non volevo reagire ma lui era sicuramente un demone. Le sue ali erano nere quindi questo era di sicuro. Lo guardai senza riuscire a staccare lo sguardo dalle sue iridi viola. Accidenti perché non riuscivo a resistergli? Non lo so
 mi lasciò il polso - stai attento - disse per poi usacire dal locale e farsi travolgere,dal abbraccio di una ragazza.
 Sorrisi appena e me ne andai. non è che volessi tornare a casa ma mi toccava
 (Pov Kurasa)

 Mi staccai dalla ragazza e scambiai quattro parole con lei, quando mi girai notai che il ragazzino non c'era più. Non poteva essere sparito. In un attimo vidi le sue scarpe sparire dietro un angolo della strada, mi congedai e lo seguii la strada che stava facendo mi era famigliare. portava al cimitero. lo segui,ero bravo a non farmi sentire. dopo tutto ero un ombra. risi,gli umani erano sembre gli stessi. che passasero 10 o 20 anni o addirittura 100 gli umani non cambiavano.
 Entrò nel cimitero e vidi che si fermò davanti ad una tomba povera , con qualche fiore. Vi era seppellita una donna che gli somigliava parecchio doveva essere sua madre.
 -Ciao mamma- sorrise triste il ragazzo
 io sorrisi salendo su un albero,da lì potevo ammirare il cimitero in tutto il suo tetro squallore. mi ricordava troppo casa.
 Lo vidi sospirare appena passandosi una mano tra i capelli dorati. Una leggere nebbia avvolgeva tutto, una nebbia che avrebbe fatto venire i brividi a tutti meno che a lui o meno che a me. scesi avvicinandomi e appoggiai la mano sulla testa del ragazzino.
 Lui si irrigidì ma non disse niente, e io sorrisi appena. Non mi aveva cacciato via, rimaneva lì fermo, forse un po' di paura gliel'avevo fatta visto che ne sentivo l'odore, ma lui voleva fare il forte
-piangere ti aiuterebbe - dissi - e ti renderebbe ancora più carino - okey...sicuramente adesso sarebbe arrossito.
 Un po' lo era in effetti ma poi lo vidi scoppiare a piangere. Sicuramente si era trattenuto fin troppo. Aveva molto dolore dentro lo abbraccia poggiando il mento sulla sua testa
 Le lacrime scendevano copiose dal suo viso era scosso da singhiozzi. Sentivo che tentava di calmarsi ma non ci riusciva. Lo sentivo tremare tra le mie braccia. Era così indifeso e innocente in quel momento la cosa mi fece scoppiare a ridere. non ridevo di lui,ma della situazione palesemente assurda. Lui si calmò appena abbassando lo sguardo gli scompigliai i capelli - non ci pensare. la morte arriva quasi per tutti - dissi sorridendo.
 Lo so- sorrise lui. Un sorriso pulito e sincero, ma velato da un po' di dolore e paura
 Ok- rispose Axel guardandomi appena, ma senza parlare molto. Doveva essere uno di poche parole e la cosa lo rendeva ancora più intrigante ai miei occhi
 Uscimmo dal cimitero quando una voce di uomo ci fece fermare.
 -Ah sei qui a perdere tempo razza di scansafatiche!- suo padre e chi altri poteva essere che si permetteva di trattarlo così.
-Ero venuto così- rispose lui ma l'uomo gli tirò un ceffone che gli spaccò uno zigomo facendolo sanguinare.
-Sei la mia rovina! Fila a casa!- ruggì con il suo tono da ubriaco dovevo stare calmo,calmo Kurasa mi dissi,se calmo un paio di cazzi! scattai tirando un pugno a quell' bastardo poi afferrai Axel scomjparendo per poi riapparire a casa mia,l'altra non l'inferno che altrimenti moriva di infarto povero.
 Di nuovo- sospirò passandosi una mano sullo zigomo sanguinante. Come poteva resistere con uno così, che ogni volta che lo vedeva lo picchiava? Non lo so. Questo umano era un mistero per me. Sopportava, sopportava in silenzio botte e umiliazioni tenendosi tutto dentro chiuso come uno scrigno che non voleva mostrare niente a nessuno. Tendeva a tenersi tutto dentro, senza versare una lacrima, almeno non davanti a qualcuno io ero diverso da lui. forse troppo per poterlo capire,ma non feci in tempo a parlare,perchè Lydia la mia "amata" sorellina mi travolse con un abbraccio e un languiido bacio.
 -Ciao fratellone- sorrise lei senza mollarmi un attimo. Axel era uscito sul balcone forse si sentiva di troppo, ma qualunque cosa provasse in quel momento era ben nascosta
- ciao - dissi io accarezzandole la schiena. diciamo che Lydia era troppo sexy per resisterle,e si se vi chiedete se lo è veramente...Lydia è mia sorella.
 Già la mia sorellina anche se a dire la verità siamo molto di più che fratelli
 la definizione esatta sarebbe "amanti" ed ecco che mi strappò l'ennesimo bacio - voglio le coccole - disse per poi farmi salire un certo brivido lungo la spina dorsale.
 La baciai con forza anche perché sulla terra non rischiavamo di essere beccati da nessuno
 lei legò la lingua alla mia, okey cazzo se ci sapeva fare!
 scusate ma per un demone il "sesso" è una parte importante del suo sviluppo sopratutto se si è maschi E per me era importante. Ci amavamo ma si sa che l'incesto non è permesso. Anche tra i demoni la fermai,non perchè non volessi farlo,semplicemente avevo un po di cose a cui pensare. e la prima era il ragazzo fuori sul balcone
 Che ovviamente da li non poteva muoversi e sarebbe rimasto lì anche fino a notte. Non aveva ali quindi non poteva certo andarsene.
 -Vattene lasciami in pace!- la voce era quella del ragazzo
 -eH NO- questa quella di eren
 Lydia mi guardò poi sbuffò e io sorrisi scattando fuori. Axel doveva aver tirato un pugno a Eren perché i suoi occhi erano fuoco puro.
 scoppiai a ridere avvicinandomi al ragazzino - bel colpo! Eren smamma che non mi va di giocare - dissi umiliandolo ancora di più.
 Eren scomparve furioso mentre Axel ancora ansimava per la rabbia che aveva scaricato in quel pugno. Mi guardò un attimo e io risi - forte! bravo - risi ancora più forte. non temev un bastardo come Eren
 Grazie - rise lui poi mi guardò affermando: -È peggio di mio padre mi segue ovunque - sbuffò passandosi una mano tra i capelli dorati -megluo se vada - continuò lui
 non sapevo cosa fare. dovevo fermarlo o no? Lydia si avvicinò - hei ragazzino! - lo chiamò per fargl in mano un portafortuna - tienilo con te - disse - allontanerà Eren -
 -Grazie - sorrise lui e uscì da casa mia, lasciandoci soli. Sapevo che si sentiva di troppo
 e Lydia ne stava per approfittare e io stavo cedendo ai suoi grattini dietro la nuca. ah che tocco piacevole che aveva.
 Ma qualcosa mi impediva di lasciarmi completamente andare a mia sorella e il motivo era il biondino che se ne era appena andato lei lo aveva capito al volo,perchè in un attimo ci ritrovammo sul letto
 Mi baciò con passione sapevo dove voleva arrivare ma io lo volevo? Risposta ovvia sarebbe si, ma forse no. Non lo sapevo più. alla fine non pensai a nulla lasciandola fare e la ricambiai. sulla terra potevamo stare insieme. Nessuno sapeva che eravamo fratello e sorella, potevamo essere scambiati per dei comuni fidanzati terrestri. La baciai senza pensare e lei rise come se se lo aspettasse scesi sul collo sentendola gemere. che bel suono. Le mordicchiai il collo ridendo mentre lei gemeva di piacere. In quel momento sentii bussare alla porta.
-Scusate se interrompo ma c'è un problema - la voce era quella di Anscer ovviamente l'unico che si permetteva di non avvertire quando arrivava. Ma doveva essere successo qualcosa perché di solito non mi cercava se sapeva che c'era Lydia con me ero indeciso. fregarmene o alzarmi? optai per la prima continuando a baciarle il collo.
 Anscer sbuffò e compresi che se ne sarebbe andato ma prima da sotto la porta fece scivolare un rosario.
 - sei una spina nel fianco - dissi mezzo ansimante e...vi rispario i dettagli - va bene dopo - aggiunsi mentre baciavo il corpo di Lydia
 -Senti sai che non mi piace immischiarmi nei fatti vostri ma se ci tenete alla pelle vi consiglio di separarvi Lucifero sta demolendo mezzo inferno - non penso che fosse preoccupato solo per quello, c'era anche qualcosa d'altro
 io annuì staccandomi per poi leccarle il collo - fatti una doccia che andiamo - dissi per poi baciarla,sentendo ancora l'affanno per il gravoso sforzo fisico. eh si Lydia mi divorava le energie.
 Sbuffai. Anscer era uno sciupafeste mi alzai rivestendomi mentre Lydia mi abbracciava leccandomi il collo. domanda che non troverà mai una risposta...come faceva ad avere ancora tanta energia?
 Altro quesito a cui non so tutt'ora rispondere. Aprii la porta e vidi Anscer conciato malissimo
-Ehi amico cosa ti è successo? - Domandai ridendo
 -Non mi crederesti se te lo dicessi
 io mi avvicinai e sorrisi - perchè quanche volta... - mi fermai vedendolo arrossire. Lydia era dietro di me con solo la maglietta a coprirla.
 Abbassò lo sguardo subito. Nonostante fosse mio amico e braccio destro Lydia era pur sempre una principessa e lui non poteva guardarla io risi per poi afferrargli la testa e scompigliargli i capelli - è uno schiat la mia sorellina eh? - domandai con un tono allegro. Lui annuì ridendo per poi tornare serio
-Tuo padre aveva manda Eren ha cercarti ma quello stupido è sparito così a mandato me. Gli angeli si preparano per attaccare
 sbuffai stringendo Lydia,che nel frattempo aveva cominciato a tremare - ma non imparano mai? - sbuffai contrariato - okey torniamo a casa - aggiunsi poi aprendo un portale.
-No e temo che questa volta sia peggio del solito - affermò Anscer grave
 lo guardai senza capire - che intendi? - domandai preoccupato
-Che Michele è al comando e non è normale l'angelo della morte dice che presto succederà qualcosa che sconvolgera' tutti gli equilibri - affermò Anscer. Sapevo che Latis era un po' angelo e un po' demone ma da qui a fare profezie era strano.
 - uhm...sconvolgere dici? - domandai.
 ero confuso cosa poteva sconvlgere gli equilibri tra inferno e paradiso?
-Così mi ha detto- rispose lui ma subito notai che mancava qualcuno. Eren.
-Anscer occupati di Lydia torno subito - dissi per poi correre al cimitero sapevo che Axel era lì
 E infatti eccolo a terra sanguinante in fin di vita circondato dai demoni e dallo stesso Eren che rideva come un matto non so cosa mi sia preso in quel momento,so solo che fatti a pezzi i demoni ho chiamato l'angelo della morte
 Latis mi apparve davanti agli occhi serio come se si aspettasse la mia chiamata.
-Cosa c'è Kurasa? - mi domandò senza guardare il ragazzo a terra
 scoppiai in una risata per niente da me. e voltandomi gli tirai un pugno in faccia. - guariscilo - dissi freddo
-perchè? Sta morendo! - affermò l'angelo della morte mentre il ragazzo a terra respirava sempre più piano. Vidi alcune lacrime scivolare lungo il viso di Axel
 ero incavolato nero. cioè più di quanto mi era consentito essere per un mortale - allora riportalo in vita,fagli dimenticare tutto - dissi stringendo i denti - fai che non possa toccarlo nessun demone! - affermai poi guardandolo.
 Latis mi guardò e si chinò sul ragazzo mentre il sangue e le lacrime si mischiavano. Axel respirava sempre più a fatica.
-Lo salvo anche se è sbagliato. Lui dovrebbe morire
- non ti ho chiesto di dirmi cosa ne pensi! - affermai fingendo di non essere felice - tu dipendi da me Latis,sei un demone - affermai ringhiando
-Per metà, ma va bene - mosse la falce e il sangue scomparve mentre il respiro si calmava tornando normale come se stesse dormendo
 - ora vattene - dissi inginocchiandomi davanti ad Axel.
 Latis scomparve e guardai il volto di Axel . Dormiva
 avvicinai la mano lasciando scivolare sulle dita un po del suo sangue,rimasto a terra. poi tracciai sulla sua fronte un simbolo e avvicinai le labbra fino a toccare le sue baciandolo,ma privandolo così della memoria
 Avrebbe ricordato quando sarebbe stato pronto ma non ora.
 sentì qualcuno abbracciarmi da dietro,era Lydia mi voltai baciandola - andiamo via - dissi lei annuì e scomparimmo.
 ora nessun demone avrebbe potuto avvicinarsi ad Axel
 Eren ringhiò. Mi odiava ma non mi importava.
 ero tornato da poco al castello e mi ero buttato sul letto.
 Non sapevo cosa provavo in quel momento, ero confuso. Molto confuso.
 la porta si aprì e comparve Lydia. si avvicinò salendo a carponi sul letto e mi guardò - posso farti compagnia? - domandò innocentemente.
 Annuii guardando il soffitto mentre lei si sedeva al mio fianco. Perché mi sentivo così strano?
 Lydia doveva averlo percepito,perchè mi rubò subito un bacio - non mi ami più? - solo allora mi resi conto di essere un vero idiota. Lydia era lì per me,e io non facevo che pensare la umano.
 Mi ero rimbecillito forse?! Avevo a disposizione una bellissima ragazza e io pensavo ad un ragazzo? Umano per lo più. Ma allora perché non riuscivo a non pensare a lui?
 Lydia sospirò e fece per alzarsi,cavolo dovevo averla ferita tantissimo
 -Aspetta Lydia! - Non ebbi il tempo di parlare che un rumore ci fece sobbalzare
 scattai in piedi e le feci da scodi,lasciandomi trapassare dalla spada di Uriel
 Uriel rise mentre il sangue colava dalla lama. Poi mi scosto' colpendo a morte Lydia
 lei cadde a peso morto in un mare di sangue,ringhiai evocando le ombre,vevo gli occhi quasi completamente neri e stringevo il corpo di Lydia. Uriel sembrava spaventato.
 e io risi,non riuscivo a controllare le ombre,ma in quel momento volevo solo uccidere ogni angelo vedessi
 Uriel scomparve. Mentre mio padre arrivava in fretta caddì sulle ginocchia,ansimavo mentre gli occhi tornavano viola - non doveva andare così - singhiozzai.
-Lo so, non immaginavo che accadesse una cosa simile - affermò mio padre mentre mi guardava -se vuoi vendetta potrai averla
 io ringhiai - taci,non è vendetta che voglio - dissi freddo per poi scomparire.
 raggiunsi una vallata con un enorme albero al centro,scostai alcuni rami appoggiando il corpo di Lydia tra di essi
 La guardai anche nella morte era bella. Latis non poteva intervenire
 appoggiai al fronte contro la sua e lentamente lasciai scivolare le lacrime. ero stato un vero egoista,non l'avevo salvata, non la avevo amata. ero troppo concentrato su Axel,per accorgermi del piano di Uriel.
 decisi in quel momento,lasciai scivolare la mano a contatto con la guancia di Lydia,fredda non più calda. - telo prometto - disse sfiorandole le labbra con un ultimo bacio - io non sarò mai di nessun altro - dissi - solo e soltanto tuo. per l'eternità - era un voto,un voto a lei
 E niente e nessuno lo avrebbe rotto. Il mio cuore si era indurito non avrei mai amato nessun altro
 le lasciai un ultima carezza,poi con una mano sigillai l'albero e costruì una statua al centro della radura.
 un angelo,perchè per me Lydia era stata questo,un bellissimo angelo

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

(Pov Axel)

Avevo sentito un bacio sulle labbra e poi come
qualcosa che mi bloccava a terra.
Quando aprii gli occhi ero di nuovo al cimitero
davanti alla tomba di mia madre. Ma avevo
qualcosa di diverso, sulle spalle mi si aprivano
due ali bianche come quelle degli angeli.
Mi tirai su sbattendo appena le ali. Il bianco
delle piume quasi brillava alla luce del sole.
Iniziai a camminare verso casa sperando
che mio padre fosse ancora lì.
Bussai alla porta e mi venne ad aprire mio
padre.
Appena mi vide lì davanti sbiancò come se
avesse visto un fantasma.
-T-Tu chi sei?- domandò come se non mi
riconoscesse.
-Papà sono io Axel- risposi
-Impossibile mio figlio è morto!- dichiarò
lui guardandomi ancora senza capire.
-Cosa succede Alex?- chiese una voce di
donna.
Da dietro mio padre comparve una donna
dai capelli castani e gli occhi bruni, vicino
a lei c'erano due bambini piccoli di quattro
anni un maschio e una femmina.
Avevano i miei stessi occhi. Azzurri come
il mare.
La donna era incinta. Io non esistevo più
per loro, ero un fantasma.
-Scusate!- chiusi in fretta la porta. Mi
sentivo solo, adesso avevo perso davvero
tutto.
-Aspetta!- la bambina mi stava seguendo.
Mi fermai e mi voltai verso di lei sorridendo.
-Tu sei il ragazzo di cui ci parlava
papà?- la domanda mi era
stata posta con tanta ingenuità che
non mi fu difficile rispondere.
-Io mi chiamo Axel e posso dire che
si sono io- sorrisi.
Lei mi abbracciò una gamba e poi
mi tese una bambola dai capelli
biondi e gli occhi azzurri vestita
come un angelo dal volto di porcellana.
-Tienila tu. Lei è Stella, ti aiuterà.
Spero che tornerai perchè io e mio
fratello vorremmo conoscerti- mi
sorrise dolce lei.
Io annuì sorridendo.
-Mi chiamo Clara- si prensentò la
piccola per poi allontanarsi.
Guardai la bambola. Mia madre
ne aveva una identica.
Mi diressi verso la città dove,
qualche anno prima, un mio
amico mi aveva offerto un appartamento.
Iniziò a piovere e io corsi più
velocemente possibile.
Giunsi alla palazzina che ero bagnato
fradico.
Jake, il mio amico, mi venne incontro
e dopo avermi fatto una ramanzina
sul fatto che fossi zuppo mi portò nel
mio appartamento.
Non era molto grande, vi era un salotto
una camera con il letto matrimoniale,
una cucina piccola e il bagno.
Mi asciugai alla benemeglio e poi mi
sedetti sul divano.
Avevo appoggiato la bambola sulla
poltrona.
I pensieri iniziarono a vorticare
nella mia mente e avevo la sensazione
di aver dimenticato qualcosa di molto
importante.
E poi c'era quel bacio che ben ricordavo.
Chi era stato?

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

(Pov Anscer)

Kurasa aveva passato i tre mesi successivi alla
morte di Lydia in uno stato di completa apatia.
I suoi occhi erano sempre spenti e non parlava
mai.
Dopo quel periodo in lui si era svegliata una
voglia tremenda di vendicarsi di colui che aveva
distrutto il suo mondo. Uriel.
Ma l'arcangelo non si sarebbe mai fatto vedere
così aveva iniziato a uccidere ogni angelo che
gli capitassero a tiro.
Non so quanti abbiano avuto la "sfortuna" di
incontrarlo sul loro cammino e probabilmente
non erano sopravvissuti abbastanza da poterlo
raccontare.
Ogni sera tornava a casa coperto di sangue, i
suoi occhi erano sempre più freddi come se la sua
sete di vendetta non riuscisse a placarsi nonostante
tutte le sue vittime.
Ero molto preoccupato, sapevo che la vendetta
non gli avrebbe riportato indietro Lydia, ma
noi siamo demoni, non perdoniamo.
Ci vendichiamo quando subiamo un torto.
E questo era il torto peggiore che un demone
potrebbe sopportare. La perdita della persona
amata.
Avevo provato a farlo ragionare ma era stato
tutto inutile.
Il mio compito era proteggerlo e l'avrei fatto.
Sospirai guardando l'orario.
Le quattro del pomeriggio e ancora non era
tornato.
Avrei aspettato.

(Pov Kurasa)

Un urlo agghianciante si levò dalla gola dell'angelo
che giaceva a terra in una pozza di sangue. Sorrisi
terribile mentre guardavo quel liquido rosso
spandersi sull'asfalto e sui miei vestiti.
Mi passai la lingua tra i denti e feci per uscire
dal vicolo. In quel momento andai a sbattere
contro qualcuno che arrivava dalla direzione
opposta rispetto alla mia.
Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi con quelli
azzurri di un ragazzo dai capelli biondi.
La sua aura era angelica. Bene un'altro da
aggiungere alla mia collezione.
Lo sbattei contro il muro e godetti del suo
sguardo impaurito.
Afferrai la spada pronto a trafiggerlo ma
poi un dolore alla testa mi costrinse a
lasciar cadere la spada.
-Ehi cos'hai?- domandò lui con uno
strano coraggio.
Lo guardai. Quella voce di bambino
impaurita, l'avevo già sentita.
Lui era il ragazzo che avevo marchiato.
-Kurasa- mi aveva chiamato per nome,
ma era impossibile visto che gli
avevo cancellato la memoria.
Mi avvicinai e gli baciai piano le labbra.
Lui non sapeva come fare e sorrisi
quando compresi che doveva essere
il primo.
-Axel- il suo nome mi era balenato
in mente come spuma sulle onde.
Mi staccai e lo guardai un secondo.
Non era molto cambiato dall'ultima
volta che l'avevo visto.
Gli accarezzai il viso e poi gli voltai
le spalle.
Ci saremmo rivisti forse.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


​Capitolo 8
 
(Pov Axel)
 
Stavo camminado lungo la strada dopo aver finito
il mio turno alla piscina dove lavoravo e, dopo essere
passato da casa a prendere la chitarra, mi ero diretto
al locale dove suonavo.
-Ciao verginello- la voce sgradevole di Filomena mi
arrivò alle orecchie facendomi sbuffare.
-Filomena lasciami in pace, non ho tempo per te-
risposi immediatamente mentre lei sorrideva ancora.
-Eddai piccolo voglio solo una notte con te tutto qui-
affermò lei sfregandosi su di me e cercando di toccarmi,
ma io la allontanai con un colpo ben assestato nelle
parti basse.
Lo so, non avrei dovuto, ma non avevo nessuna
di cedere a lei.
Salii sul palco e iniziai a cantare e mi resi conto che,
come molto tempo prima, due occhi viola mi fissavano
senza perdersi un solo movimento.
Quando ebbi finito scesi dal palco e feci per uscire quando
mi sentii tirare per un braccio.
Mi girai e vidi Kurasa.
-Ciao angioletto- mi sorrise per poi baciarmi spingendomi
contro il muro esterno  del bar.
Ricambiai il bacio mentre la chiatarra cadeva a terra, Kurasa
mi passò una mano tra i capelli.
Non riuscivo quasi a respirare, ma non volevo staccarmi
da quel bacio. Sapevo che lui era un demone, lo sentivo,
ma non mi faceva paura.
Kurasa si staccò da me e mi guardò.
-Non pensavo di rivederti- dichiarai ancora ansimante.
Lui sorrise malizioso prendendo una ciocca dei miei
capelli e attirandomi ancora a sè. Mi ritrovai con la testa
contro il suo petto mentre mi stringeva forte.
-Piccolo non è così semplice colpirmi tu ci sei riuscito
e non ho intenzione di farti scappare- sorrise mentre
mi baciava ancora.
Un tossicchio ci fece staccare. Dietro di noi c'era l'arcangelo
Michele che ci guardava corrucciato.
 
(Pov Kurasa)
 
Era comparso il rompiballe ehm Michele. Proprio adesso
che mi stavo divertendo un po' con il ​mio ​angioletto.
-Dovreste separarvi voi due- iniziò a dire subito e vidi Axel
abbassare lo sguardo. Sapevo che era angelo da poco e
aveva ancora soggezione di Michele, ma io non avrei rinunciato
a lui per colpa di un arcangelo, anche se era mio zio.
-Io non mi sottometto alle leggi del cielo- affermai risoluto.
-Tu no, ma lui si- rispose lui mentre con un gesto faceva sparire
Axel.
-Lasciaci in pace Michele- dissi serio scomparendo.
Una sensazione mi stava guidando verso Axel. Michele non
poteva separarci non glielo avrei permesso.
L'angioletto era seduto sul letto a dorso nudo e con le
ali aperte. Erano di un bianco quasi fastidioso, ma da
uno con un anima come la sua non mi aspettavo altro.
Mi avvicinai come un ombra insinuosa e lo abbracciai
da dietro facendolo sobbalzare.
-Sono io piccolo- gli sussurrai all'orecchio mentre lui
si rilassava tra le mie braccia. Gli baciai il collo mordicchiandolo
appena.
-Non possiamo Kurasa- affermò lui.
Lo stesi direttamente sul letto e lo baciai zittendolo.
-Non parlare adesso piccolo, non temere quel pennuto
non può fare nulla-
Lui mi baciò a quel punto e io sorrisi per quell'atto un
po' audace.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


​Capitolo 9
 
(Pov Kurasa)
 
Avevo lasciato Anscer a parlare al vento, anche perchè ero
stanco di sentirmi dire che dovevo stare alla larga da Axi, ma
io proprio non ci riuscivo, forse perchè mi stavo innamorando
di lui senza saperlo.
Mi ritrovai alla scogliera e vidi Axel seduto a guardare il mare
quando una ragazza, praticamente uguale a lui solo con i
capelli più lunghi e le ali nere, spuntò da dietro di lui e
lo vidi evitare un colpo.
-Cosa vuoi Alexa?- domandò il mio angioletto con gli occhi
pieni di rabbia, devo ammetterlo, non l'avevo mai visto
arrabbiato.
-Come cosa voglio fratellino! Voglio la tua morte- affermò
lei con la voce piena di odio.
Guai a lei se osava toccarlo con un dito, Axel si era alzato
in piedi con le ali aperte. A mio parere erano troppo bianche
e pure, ma lui è puro ed è questo il problema.
Si scambiano dei colpi veloci quando lei gli ferisce le ali.
Ecco adesso non può più volare ed è a picco sul mare, devo
fare qualcosa.
Alexa fa per spingerlo giù ma lui lo evitò, ma perse l'equilibrio
cadendo di sotto.
-AXEL!- urlai mentre lo vedevo precipitare in mare.
Mi voltai verso la ragazza con lo sguardo pieno d'odio, avevo
conoscenze nel mare e Axel era al sicuro, ma lei doveva sparire.
Mi guardava con un ghigno antipatico in viso come se fosse
felice di quello che aveva fatto.
-Cosa c'è principino sei furioso?- mi chiese ridendo mentre
scattavo verso di lei intenzionato a farla fuori, ma lei era
scomparsa.
Guardai sulla scogliera e vidi Axel sdraiato su uno scoglio,
volai di sotto e lo presi tra le braccia, era privo di sensi ma
presto si sarebbe ripreso.
Scomparimmo e lo riportai nel suo appartamento lo sdraiai
sul letto e notai che le sue ali erano guarite. La sua forza di
rigerenazione era davvero straordinario.
-K-Kurasa- la voce dell'angioletto mi fece sorridere mentre
apriva gli occhi.
-Alexa, lei mi ha...- non lo feci finire perchè gli baciai le labbra.
-Calmati ora piccolo- gli sorrisi mentre lui si metteva seduto
a guardarmi con gli occhi azzurri ancora un po' spaesati.
Sembrava un bambino e a me piaceva così.
Mi sfiorò una guancia e io di nuovo mi avvicinai baciandolo
ancora facendolo sdraiare sul letto, i capelli dell'angelo
si confondevano con i miei. Scesi sul collo mordicchiandolo
e lui gemette appena al mio orecchio, sorrisi insinuando
le mani sotto la sua maglietta accarezzando la pelle nuda e
lo sentii inarcarsi sotto di me facendo sbattere il suo corpo
contro il mio.
Gemetti appena, accidenti se continuavamo così non sarei
riuscito a fermarmi, ma volevo davvero fermarmi?
La risposta? Non lo sapevo.
-Mi piaci Axel- gli sussurrai all'orecchio e lo vidi diventare
rosso come un peperone. Così mi piaceva.
Mi baciò staccandosi subito. A volte era troppo tranquillo
e non capivo come facesse, sentivo che l'episodio di poco
fa con Alexa deve averlo segnato.
-Ehi piccolo cosa c'è? - gli chiesi sfiorandogli il viso.
Lui mi guardò sospirando.
-Mia sorella è tornata per vendicarsi di me- rispose lui
cercando di restare freddo senza riuscirci.
Non riusciva a mentire e nemmeno a nascondere le sue
emozioni, non in mia presenza almeno.
-Ma perchè vuole vendicarsi?- domandai ancora.
-Non lo so nemmeno io- si sdraiò di nuovo sul letto e lo
fissai sospirare.
Lo abbracciai mentre gli accarezzavo i capelli sussurrandogli
una parola in demoniaco, non volevo spaventarlo, ma doveva
saperlo.
-Non deve osare toccarti o io- non gli permisi di finire e gli mordicchiai
il collo.
-Non preoccuparti per me, angioletto so cavarmela benissimo- gli sorrisi
baciandolo di nuovo.
Lui era mio, anche se non ancora completamente, ma lo era e io non avrei
permesso a nessuno di fargli del male.
Non di certo ad una psicopatica. Gli baciai il giugolare e poi lo morsi.
Lui si inarcò gemendo di dolore, sapevo che faceva male, ma era l'unico
modo per impedire a altri demoni di toccarlo.
Marchiarlo.   

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


​Capitolo 10
 
(Pov Axel)
 
Era da mezz'ora che tantavo di convincere Kurasa a starmi lontano, ma
lui non ne voleva sapere.
-Se non ti allontani da me Alexa colpirà te- affermai per la quindicesima
volta, ma lui mi aveva afferrato il braccio bloccandomi come solo lui
sapeva fare.
-Non me ne vado chiaro? Tua sorella deve solo provarci a toccarti-
disse lui guardandomi serio con quei suoi occhi di ametista che
quasi trafiggevano i miei di zaffiro.
-Alexa vuole uccidermi-
Lui mi baciò con forza premendomi contro il muro, bacio che non
potei non ricambiare.
-Lei è la tua parte oscura vero? Beh anch'io sono tenebre piccolo,
l'unica luce sei tu- dichiarò sogghignando a pochi centimetri dalle
mie labbra.
-I suoi poteri prendono forza dall'odio, dalla paura, dalla disperazione-
spiegai sedendomi a terra
-Tu ti preoccupi troppo angioletto, datti una calmata, quella stronza
se osa toccarti di nuovo  la incenerisco- disse ancora con un sorriso
beffardo sulle labbra.
Mi circondò la vita con le braccia posandomi le labbra sul collo
all'altezza del collo dove mi era comparso il marchio chiusi gli
occhi ricordando il dolore che mi aveva attanagliato le membra
quando il marchio era apparso sulla mia pelle.
-Kurasa- iniziai a dire
-Uhm?
-Niente- risposi appoggiando la testa al suo petto.
 
(Pov Kurasa)
 
La testa dell'angioletto era appoggiato al mio petto e io sorrisi.
Lo ammetto quando lo avevo marchiato mi ero un po' spaventato
anche perchè aveva iniziato ad avere spasmi di dolore che lo
avevano scosso, la sua pelle era impallidita, il petto si era
alzato ed abbassato furiosamente e lo avevo sentito gemere di
dolore.
Lo avevo abbracciato e lui si era calmato, sul collo gli era apparso
il marchio, una K, la mia iniziale.
Sapevo che era preoccupato dalla ricomparso della sorella, ma io
no. Le tenebre non possono uccidere le tenebre, e io ero le tenebre
più profonde, quelle che fanno paura, ma tra le mie braccia c'era
la luce più pura.
Axel era questo, eravamo uno l'opposto dell'altro, eppure mi stavo
rendendo conto che non potevo più fare a meno di lui, gli feci
alzare il mento e notai una cosa, una ferita sul braccio.
-Cos'hai sul braccio?
-Eh? Ah questo, è stata la caduta dalla scogliera, ma non mi
fa male. Adesso l'unica cosa che voglio è sconfiggerla- affermò
lui sospirando.
Lo conoscevo bene, non voleva ucciderla, gli scompigliai i capelli
dorati e gli strappai un sorriso.
Diventava ancora più bello quando sorrideva, eppure quel sorriso
era velato dalla preoccupazione, non volevo che si sentisse di nuovo
solo, non m'importava se non voleva che io venissi coinvolto, perchè
non volevo perderlo per nessuna ragione.
Lo strinsi forte e lui mi lasciò fare.
-Piccolo ascoltami bene, perchè non mi ripeterò ti amo e guai a te
se osi allotanarmi da te anche solo per proteggermi- dichiarai baciandolo
e facendolo sdraiare a terra togliendogli la camicia.
-Non voglio perderti- fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di
ricambiare.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


​Capitolo 11
 
(Pov Kurasa)
 
-Cosa hai fatto?- Anscer mi aveva fatto quella domanda almeno una
decine di volte e io avevo dato la stessa identica risposta.
-L'ho marchiato- risposi mentre mi guardavo le unghie ignorando
gli occhi di Anscer che sicuramente erano scandalizzati.
-Non puoi averlo fatto davvero. Quel ragazzo è un angelo-
Come se non lo sapessi che Axel era un angioletto, ma la
cosa non m'importava. Ormai quel che era fatto era fatto.
Mi alzai dalla poltrona sulla quale mi ero seduto e lo guardai
-Pensi che io non abbia pensato prima di marchiarlo? Ma
se non lo facevo io lo avrebbe fatto Eren quindi è meglio
così- lo zittii subito e lui abbassò lo sguardo in segno di
rispetto.
Odiavo rimproverarlo ma non poteva dirmi cosa dovevo
fare, sapevo cosa significava marchiare qualcuno e lo
avevo fatto per proteggerlo, non volevo che Eren gli
facesse del male, e la cosa peggiore era che temevo
di perdere anche lui come avevo perso Lydia.
-Dove vai?- mi domandò Anscer quando mi avvicinai
alla porta.
-Da lui- detto questo uscii.
 
****
Camminavo lungo le vie della città mentre cercavo di
sentire la sua presenza. Avevo sete, non sapevo perchè, ma
avevo un bisogno quasi fisico di lui.
Mi avvicinai alla piscina del quartiere e sorrisi, ero sicuro
che fosse lì.
Entrai e andai sulle tribune e ovviamente vidi la testa bionda
di Axel emergere dalla piscina, le sue braccia fendevano
l'acqua con una velocità impressionante.
Toccò ancora una volta il muretto e poi si issò sul muro
della piscina e sorrise mentre io applaudivo.
Lui si voltò verso di me e mi sorrise avvicinandosi alla
tribuna dove mi trovavo.
-Sei bravo sai?- sorrisi mentre lui rideva allegro, mi piaceva
sentirlo ridere
-No non tanto- rispose Axel mentre io gli afferravo il mento
costringendolo a guardarmi.
Lui mi guardò un po' spaesto e lo baciai mentre sentivo le
gocce dai suoi capelli cadere sulle mie mani e sul collo.
Axel gemette contro le mie labbra e io sorrisi mentre scendevo
sul collo.
-K-Kurasa no non siamo soli- affermò lui ma io non lo ascoltai.
In quel momento in piscina non c'era nessuno e io non volevo
lasciarmi scappare quella occasione.
Lo attirai a me sentendo il suo corpo bagnato contro il mio
i canini mi si allungarono e lo morsi. Il sangue dell'angelo
scivolava lungo la mia gola e io sorrisi mentre lui si irrigidiva.
Mi staccai e gli sussurrai all'orecchio di stare tranquillo mentre
tornavo a succhiare il suo sangue.
Quando ebbi finito guarii le sue ferite.
-Piccolo sai essere terribilmente sexy così- risi indicando il
costume e il fatto che fosse tutto bagnato. Lui arrossii
vistosamente e io sorrisi.
Mi piaceva metterlo in imbrazzo.
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


​Capitolo 12
 
(Pov Alexa)
 
Maledetto Hikari! Era riuscito ad avvicinarsi alle ombre senza esserne
distrutto. Speravo di riuscire a liberarmi di lui, ma avrei dovuto
formulare un nuovo piano.
Sorrisi maliziosa mentre aprivo un portale che mi avrebbe portata
nel limbo, appena arrivai mi guardai intorno in cerca del mio bersaglio.
La mia attenzione venne attirato dalla sorella di Kurasa, ma non
era il momento di parlare con lei, il mio obiettivo era un altro.
Mi misi a camminare eludendo la sorveglianza di Kurai e Lena quando
mi trovai davanti il vecchio Samuel, un demone ucciso da Lucifero.
-Alexa sei tornata- rise il demone, mentre si voltava verso di me.
-Certo pensavi davvero che non lo avessi fatto?- chiesi con tono
suadente.
-Non lo so sai, mai fidarsi di una creatura fatta interamente di
tenebre- affermò ancora lui con sguardo di sfida, compresi
il motivo per cui lo cercavo sempre, era uno che non si
faceva intimidire da niente e la cosa mi intrigava molto.
-Beh avresti dovuto anche perchè ho una notizia per te-
dichiarai attirando la sua attenzione in un colpo solo.
Si voltò verso di me e io lo guardai ridendo e gli posai
la mano sotto il mento spigoloso facendolo tornare giovane
e vigoroso come quando era in vita.
Ora davanti a me c'era un giovane dai lunghi capelli neri,
occhi rossi come braci, corpo muscoloso che avrebbe
sedotto una donna anche con un solo sguardo.
-Adesso parla Alexa- affermò lui con voce forte e autoritaria.
-Ti ricordi di mio fratello gemello Axel?
-Oh la stellina angelica certo- adoravo lo sguardo perverso
di quell'uomo quando parlava delle creature di luce come
il mio odiato fratello.
-Beh sappi che ha conquistato il figlio di Lucifero che lo
ha marchiato- continuai temendo la sua reazione che
arrivò puntuale come il vento.
Un fulmine nero si schiantò a pochi centimentri da me
che sobbalzai spaventata. Samuel era un demone potentissimo.
-Un marchio è difficile da rompere ma non impossibile-
affermò poi il demone guardandomi con malizia.
-E cosa intendi fare una volta che lo avrai catturato?- domandai
non capendo cosa volesse fare.
-Lo catturerò e lo ucciderò così tu riavrai tutti i tuoi poteri
e io potrò riavere la mia giovinezza che questa dannatissima
maledizione mi ha tolto- rispose lui stringendo i pugni.
Axel non era solo il mio gemello ma anche colui che teneva
sigillati i miei poteri, se lui restava in vita, la sua luce avrebbe
scacciato le mie ombre e io sarei scomparsa, mentre se io
fossi riuscita a offuscare la sua luce, lui sarebbe caduto in
coma e io avrei avuto tutti i poteri delle tenebre a mia disposizione.
E con l'aiuto di Samuel ci sarei riuscita sicuramente.
Nessuno, nemmeno Kurasa sarebbe riuscito a fermarmi.
Mi lasciai andare ad una ristata malvagia mentre Samuel mi
afferrava facendomi sdraiare a terra e iniziando a togliermi i
vestiti.
Anche io iniziai a spogliarlo senza pensare, lo volevo in quel
momento e non m'importava nulla delle conseguenze. Eravamo
tutti e due fatti di ombre e tutti e due sentivamo di appartenerci.
Quando fummo nudi lui prese a baciarmi con prepotenza e io
ricambiai ogni bacio sfregandomi su di lui  sensuale.
-Accidenti Alexa non riesco a trattenermi così- affermò Samuel
con voce roca per l'eccitazione.
Io risi leccandogli l'orecchio e aprendo le gambe come a sfidarlo.
Sfida che lui raccolse senza problemi e con un colpo di reni entrò
in me. Non sentii alcun dolore nonostante fosse la prima volta e
sorrisi quando iniziò a spingere con forza e vigore mentre ci
baciavamo come avevamo fatto quando ancora lui era in vita e
io potevo vantarmi di essere la sua sposa.
-Alexa- mi chiamò mentre affondava sempre più in profondità
e io lo baciavo cacciandogli quasi la lingua in gola.
I nostri corpi sudati si scontravano in un ritmo fatto di passione
e perversione. Allacciai le gambe ai suoi fianci per agevolarlo
e lui mi mordicchiò il collo e il seno facendomi sentire ancora
più forte. Poichè non era semplice sesso il nostro erano le
tenebre che cercavano le tenebre, che si rendevano forti
a vicenda. Con un ultimo urlo arrivammo entranbi al culmine
e ci lasciammo andare sul lordo giaciglio della cella si Samuel.
Mi scostai i capelli dal collo mentre lui mi attirava a sè. Il suo
calore era fantastico esattamente come se tra noi nulla fosse
cambiato.
Quella maledizione lanciata da Michele aveva reso Samuel un
vecchio e solo io potevo farlo tornare giovane e la cosa mi eccitava
tanto perchè sapevo che lui non poteva essere completo senza di me.
-Ci vendicheremo mia sposa e niente e nessuno potrà fermarci, nemmeno
Michele- rise Samuel baciandomi mentre io ricambiavo.
-Ne sono certa- risi seguendo il contorno del sui viso con un'unghia.
-Tuo fratello ha le ore contate- affermò serio lui mentre io mi lasciavo
stringere dalle sue braccia forti godendo ancora per poco della sua
presenza.
 
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


​Capitolo 13
 
(Pov Axel)
 
Quella notte mi svegliai di scatto, fuori una tempesta stava scatenando
tutta la sua furia distruttiva. Il cuore mi martellava nel petto ed ero
madido di sudore, la cicatrice che mi aveva lasciato mia sorella
bruciava da morire, Alexa era in circolazione, sentivo che il suo
potere stava crescendo sempre di più mentre il mio si indeboliva.
Tossii e notai il sangue nero sulla mano, accidenti il sigillo si stava
indebolendo e io ne pagavo le conseguenze, Kurasa non doveva
saperlo, non volevo che si preoccupasse.
Tossii ancora e i sigulti mi fecero appoggiare alla parete per
il capogiro che ne conseguì.
-Mio signore- la voce di Markus mi fece sobbalzare.
Markus era un angelo che mi proteggeva quando ero umano,
da quando anche io sono un angelo mi sta sempre attaccato.
-Markus è sempre più forte- dichiarai sputando ancora sangue
nero
-Lo so milord ma non potete arrendervi adesso- affermò lui,
avevo bisogno di stare solo e lo congedai. Mi appoggiai alla
parete continuando a tossire sempre più sangue, il dolore
al petto era terribile e mi piegava in due.
Mi sdraiai sul letto sperando che questo mi aiutasse a
calmare la tosse ma fu tutto inutile, stavo sempre più male.
Quelli attacchi non erano frequenti, ma quando accadevano
erano sempre più forti e sempre più stancanti tanto che
cadevo addormentato dopo ogni attacco.
Strinsi forte la maglia del pigiama come se potesse darmi
conforto e dopo mezz'ora l'attacco ebbe fine e io mi trovai
privo di forze.
Forse sarei riuscito a dormire ancora un po'ma non ne ero
così convinto.
Mi addormentai ma il mio sonno durò poco perchè qualcuno
mi sfiorò i capelli facendomi svegliare.
-Cosa significa tutto quel sangue?- domandò una voce che
ben conoscevo.
Kurasa era seduto sul letto e mi fissava con quei suoi penetranti
occhi viola.
Mi misi a fatica seduto e lo guardai sforzandomi di non sembrare
esausto come in realtà ero.
-è il sigillo- risposi e lui mi guardò irritato per quella risposta
a metà.
-Hai presente la ragazza che mi ha attaccato? Bene lei è mia
sorella e io sono uno dei sigilli al suo potere- affermai mentre
lui mi si avvicinava.
-Quindi lei vorrebbe eliminarti?
Io annuii e Kurasa fece uno strano sorriso come se si aspettasse
la mia risposta
-Piccolo quella troietta se prova a farti di nuovo qualcosa la
riduco in cenere- rise in un modo che quasi mi fece accapponare
la pelle. I suoi occhi erano terribilmente gelidi e sentii un brivido
lungo la schiena, mi afferrò costringendomi a guardarlo
-Non dubitare non di si avvicinerà-
Annuii serio, ma temevo che Alexa fosse già sulle mie tracce
e non era sicuramente sola.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


​Capitolo 14
 
 
(Pov Axel)
 
Avete presente cosa succede quando un angelo e un demone si
innamorano? Probabilmente no. E se il suddetto angelo fosse
in realtà la personificazione di un sigillo? La situazione si
complica molto di più e Kurasa se ne stava rendendo conto,
i miei poteri erano sempre più deboli e tutta la mi forza
era concentrata nel dover guarire tutte le ferite che il mio
legame con Alexa mi procurava, nessuno avrebbe resistito
un secondo con me conciato in quel modo, invece Kurasa
rimase anzi si infuriava quando gli nascondevo che stavo
male.
-Ma quella bastarda attaccherà?- mi chiese mentre io
stavo cercando di leggere alcune rune.
-Penso di si quando avrà finito di indebolirmi dall'interno-
affermai io sentnedomi inutile come non mai, non che
la mia vita lo fosse mai stata però in quel momento sentivo
che non potevo fare nulla.
-Il potere non è tutto in guerra Axi lo sai?-ridacchiò Kurasa
mentre il suo sguardo vagava sulla mia schiena madida
di sudore per colpa del caldo torrido di quei giorni.
-Lo so ma...- lui mi abbracciò da dietro e mi baciò una
spalle
-Lo sai, odio quando fai così- ridacchiò di nuovo mentre
io arrossivo vistosamente
 
(Pov Kurasa)
 
Odiavo vederlo così pensieroso così lo presi per un braccio
e lo trascinai fuori di casa.
La guerra incombeva e non potevamo perdere tempo e
poi io non volevo perdere lui, mi aveva ridato quello che
avevo perso con la morte di mia sorella, forse era davvero
amore quello che provavo per quel ragazzino dagli occhi
azzurri luminosi come non mai che mi avevano attirato
fin dalla prima volta che l'avevo visto al locale.
Non sapeva il mio angioletto del marchio che gli avevo
imposto per cancellargli la memoria e il patto con Latis
che ne era seguito, come non sapeva che Alexa era legata
a lui per colpa di mio padre, il mio angelo non sapeva
nulla e mai glielo avrei detto.
Mio padre e le sue macchinazioni, aveva capito che la
donna che portava in grembo Axel e sua sorella era
speciale e che i due bambini sarebbero stati luce
uno e tenebre l'altra. Lui si era messo in mezzo e
aveva fatto morire la donna e legando i due gemelli
per sempre in modo che si distruggessero a vicenda.
Axel non sarebbe sopravvissuto ad uno scontro con
sua sorella, troppo nobile di animo per ucciderla e
troppo puro per poter farle davvero del male, ma
lei non avrebbe avuto pietà ne ero certo.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


​Capitolo 15
 
(Pov Axel)
 
Mi ero gettato letteralmente in mare provocando una serie di
schizzi talmente alti che Kurasa fu costretto ad allontanarsi
per non finire sommerso.
-Alla faccia che stavi male- rise il demone mentre io riemergevo
un po' imbarazzato.
Lui entrò in acqua e mi schizzò appena e io risposi con schizzi
ancora più alti, risimo tanto in quel momento e per un attimo
mi sembrò che la battaglia contro mia sorella non fosse che
un ricordo sfuocato, ma sapevo che non era così, ma almeno
volevo non pensarci per un po'.
Uscimmo dall'acqua e io mi sdraiai al sole
-Non mi avevi detto che venivamo qui- dichiarai
-Se lo avessi fatto che sorpresa sarebbe stata?- rise di
gusto Kurasa.
Era raro vederci ridere così, ormai non ricordavo più come
fare, un brivido mi corse lungo la schiena ma non lo detti
a vedere.
-Sai cosa c'è angioletto? Tu pensi troppo- Kurasa mi
distolse dai miei pensieri sulla guerra con un affermazione
verissima. Pensavo troppo si e questo mi impediva molte
volte di apprezzare i momenti sereni quando c'erano e
questi erano rari.
-Hai ragione- dichiarai scompigliandogli i capelli e lui
rispose buttandomi giù e bloccandomi i polsi per farmi
stare fermo sotto di lui.
-Adesso liberati se ci riesci- mi sfidò lui a pochi centrimetri
dal mio viso mentre tentavo di eludere la presa ferrea sui
miei polsi. Dopo diversi tentativi dichiarai forfait e lui
sorrise per la piccola vittoria che si era guadagnato.
-Ti arrendi piccolo?- mi chiese ridacchiando facendo
finta di non aver capito che mi arrendevo.
-Si mi arrendo- sbuffai mentre lui mi baciava il
collo all'altezza del marchio e sussultai appena
quando mordicchiò proprio quel punto.
-Te l'avevo detto che non mi avresti battuto- rise
ancora al mio orecchio.
-Sei scorretto però-
-Oh si certo-
Mi baciò di nuovo lasciandomi senza fiato.
Una cosa che posso dire con certezza di destare è il
sentirmi fragile davanti agli altri, peccato che con
Kurasa mi sentivo fragile sempre perchè lui sembrava
sapermi leggere dentro anche quando tentavo di
nascondere quello che provavo.
Non che io fossi mai stato un tipo difficile da capire
ma in quei momenti avrei tanto voluto riuscire a
nascondere i miei sentimenti dietro una maschera
di freddezza.
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


​Capitolo 16
 
(Pov Axel)
 
Ero solo. Intorno a me solo tenebre e freddo. Il petto mi faceva malissimo, non riuscivo a respirare, tossivo e il sangue scivolava fuori dalla mia bocca.
 
-è finita Axel! Muori- Alexa era comparsa dal nulla e mi aveva trafitto.
 
****
Mi svegliai di colpo urlando. Il mio corpo era ancora celato dalle lenzuola. La testa mi doleva e anche il petto, mi rannichiai su me stesso tentando di far passare il dolore, ma era tutto inutile. Le mie forze erano sempre meno mentre quelle di Alexa erano sempre di più. Volevo morire, volevo smettere di soffrire. Alzai lo sguardo verso Kurasa che dormiva di fianco a me. Cosa mi veniva in mente?
Avevo una ragione per vivere, Kurasa. Lo amavo e anche se il dolore mi stava lentamente uccidendo dovevo resistere, mi portai una mano al petto e sentii che la maglia era bagnata. A fatica mi alzai e andai in bagno. Accesi la luce e quando vidi la macchia rossa espandersi dal mio petto compresi. Quello che avevo fatto non era un sogno, ma la realtà, la ferita che mi aveva inferto Alexa era vero
 
-AXEL! COSA SUCCEDE?- Kurasa era apparso sulla soglia del bagno a metà tra l'arrabbiato e il preoccupato.
 
-Io...- non feci in tempo a rispondere che svenni
 
(Pov Kurasa)
 
Corsi verso di lui.
 
-Axel! Axel!- lo scossi con forza cerdando di svegliarlo. Poi notai il sangue sulla maglia e gliela tolsi notando lo squarcio che si era aperto sulla pelle candida.
Era una ferita da taglio, fatto a tradimento, laddove nemmeno io potevo proteggerlo.
 
-Mi dispiace Nathalien ma era destino che morisse- affermò una voce che ben conoscevo. Latis era comparso davanti a me con la sua falce rivolta verso di me
 
-Avevi promesso che sarebbe rimasto in vita- ruggii stringendo il corpo ormai senza vita del mio angelo
 
-Vero, ma tu ti fidi di un mezzo demone? Nemmeno il tuo marchio poteva sottrarlo al suo destino Nathalien, doveva già essere morto tempo fa-
 
-Ma da che parte stai?
 
-Nessuna- detto questo scomparve facendomi incazzare il doppio. C'era solo una persona che avrebbe voluto la morte del mio angelo: ed era Alexa
 
-Ti risveglierai Ax, quella troietta non vincerà- la sua pelle era gelida come quella volta la cimitero. Esattamente come allora, solo che a quel tempo non ero così legato a lui come lo sono ora.
 
I miei occhi sono odio puro. Se davvero bisognava combattere una guerra l'avrei fatta e lei avrebbe pagato per tutto il male che aveva fatto, con la stessa moneta.
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


​Capitolo 17
 
(Pov Kurasa)
 
La mia rabbia era sempre più forte, volevo che Alexa la pagasse. Oh se l'avrebbe pagata, con il prezzo più alto.
 
-Non farlo Kurasa, se davvero Alexa è così forte, non dovresti rischiare la vita- affermò Anscer.
 
Era arrivato di corsa dopo che lo avevo chiamato, con una voce terribilmente adirata. Come spesso accadeva quando capiva che ero infuriato si era messo in un angolo della stanza, anche se la frase che aveva appena detto gli sarebbe potuto costare la vita.
 
-Non m'importa, non la passerà liscia per quello che ha fatto ad Axel le strapperò il cuore con le mani- dichiarai fulminandolo con lo sguardo.
 
Anscer sospirò, sapevo che non avrebbe provato a farmi cambiare idea, anche perchè non l'avrei cambiata, Axel giaceva gelido sul letto e io lo guardavo, lo avevo riportato in vita una volta, lo avrei fatto ancora, lui mi aveva fatto ricominciare ad amare e non avrei permesso a nessuno di portarmelo via, di nuovo.
 
-Anscer! Lasciami solo!
 
Il mio secondo in comando annuì uscendo dalla stanza. Mi sedetti sul letto osservando il viso livido del mio angelo.
 
-Axel- sussurrai il suo nome sperando di vedergli aprire gli occhi, ma sapevo che non sarebbe stato possibile, Latis aveva elargito la sua condanna, ma lo avrei strappato dalla morte, non avrebbe passato un giorno nel limbo, non se lo meritava.
 
Mi alzai dal letto e risi gelido. Sapevo benissimo dove trovare Alexa, sicuramente si starà godendo i suoi nuovi poteri.
 
Mi diressi verso la spiaggia e infatti era lì che la trovai.
 
-Alexa- ruggii e lei si voltò verso di me con gli occhi gelidi che brillavano di una luce sinistra.
 
-Ehi principino è da un po' che non ti si vede- ridacchiò lei, ma io non avevo intenzione di parlare volevo solo ammazzarla.
 
Scattai verso di lei con la spada in pugno, ma lei evitò il colpo con estrema facilità, e la cosa mi fece incazzare ancora di più di quanto non lo fossi prima.
 
-Cosa c'è? La morte di quello stupido di Axel ti ha colpito così tanto?
 
Come osava dire una cosa del genere?
 
Evocai le mie ombre, ero completamente fuori controllo, avrei potuto distruggere qualsiasi cosa mi capitasse a tiro, e lei era il mio obiettivo.
 
-Non mi fai paura! Fatti sotto!- ruggì lei e io non me lo feci ripetere, le mie ombre volarono come tentacoli verso Alexa che, doveva avermi sottovalutato, perchè non fece niente per difedersi anzi. Venne ferita ad un braccio, ma non emise un suono.
 
-Bene era questo quello che volevo- dichiarò Alexa scattando verso di me. Sentivo che i suoi poteri erano forti, ma non erano nulla rispetto ai miei.
 
Cercò di colpirmi con una falce di ombra, ma io la frantumai con una sola mano, ghignai freddo.
 
-Tutti qui quello che sai fare?- la provocai.
 
Lei abboccò alla mia provocazione e iniziò a sferrare colpi sempre più potenti, ma comunque non mi fecero un graffio. Le tenebre non possono distruggere le tenebre e l'unica luce della mia vita mi era stata portata via proprio da lei, volevo vederla morta. Sarebbe stata la mia ricompensa e la mia vendetta.
 
-Non puoi uccidermi
 
-Oh invece si- affermai. La mia voce era diversa sembrava che parlassero tre persone contemporaneamente.
 
Due tentacoli la colpirono in pieno petto e lei urlò di dolore mentre andavo sempre più a fondo. Godevo della sua sofferenza la stessa che aveva inferto ad Axel e la sua morte sarebbe avvenuta fra i più atroci tormenti. Il sangue scivolava a fiotti dal corpo martoriato della ragazza che cadde a terra priva di vita. Una bolla di tenebra uscì dal suo cadavere e si dissolse come fumo. Era finita finalmente. Alexa era morta esattamente come volevo io.
Ero felice e il dolore che le avevo causato era stato il massimo, per me. Tuttavia le mie ombre non erano più controllabili, volevo uccidere, presto quel poco di sentimento che mi era rimasto sarebbe scomparso era solo una questione di minuti.
In quel momento sentii una voce che ben conoscevo. Stava cantando, una melodia dolcissima.
 
-Lidia- la chiamai e per un secondo mi sembrò di ricordare. Lei mi mancava più di ogni al mondo. In un attimo il mio animo parve rasserenarsi e anche le ombre furono costrette a indietreggiare fino a scomparire, la mia sorellina aveva compiuto un vero miracolo.
 
-Grazie. Lidia
 

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