Real love

di Hoon21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo. ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono. ***
Capitolo 10: *** Capitolo decimo. ***
Capitolo 11: *** Capitolo undicesimo. ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodicesimo. ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredicesimo. ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordicesimo. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindicesimo. ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedicesimo. ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassettesimo. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciottesimo. ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannovesimo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


E va bene non sei bella. E allora?

Mi piaci cosi' come sei.

(Tobias- Divergent)


Capitolo primo.


136...138...140...142! Eccolo finalmente! Non riesco a credere di essere finalmente arrivata! Questo Distretto cosi' piccolo sembra essere gigante quando non lo si conosce.

Non sono mai venuta nel Distretto 12. Ho scelto questo distretto perche' e' molto lontano e relativamente tranquillo. Sono abbastanza sicura che nessun giornalista verra' a curiosare in giro, nessuno mi conosce e c'e' una forte probabilita'( se non una assoluta certezza) di incontrare Katniss Everdeen e Peeta Mellark.

Sono passati gia' due anni dalla fine della guerra e so che i due si sono messi insieme(veramente questa volta) ma sarebbe molto indelicato da parte mia bussare alla loro porta solo per farmi fare un autografo. Mi prenderebbero per pazza e darei solo fastidio. Intanto sara' meglio che mi dia da fare a trasportare tutti gli scatoli( circa tre). Ho scelto una piccola casa del Giacimento. Nessuno verra' a darmi fastidio qui.

Inizio a portare gli scatoloni dentro l'appartamento che non degno neanche di un'occhiata.

Impiego mezz'ora per portare tutto dentro e sono decisamente esausta. Pur avendo poche cose il mio fisico e' talmente fragile da non riuscire a sostenere il loro peso. Da quanto tempo non mangio? Mi guardo intorno. La casa ha una cucina molto piccola, una stanza da letto e un bagno con una vasca. E' molto piu' piccola della casa del Distretto 12 dove ho vissuto per due mesi ma me la faro' andare bene.

Mi concedo un piccolo sorriso compiaciuto prima di iniziare a svuotare gli scatoli.




-Posso aiutarti?- chiede qualcuno.

Mi volto per vedere di chi sia la voce. Davanti a me c'e' una bellissima ragazza con una lunga treccia che le scende su una spalla.

-Oh, si grazie. Non riesco a trovare il panificio. Ho bisogno di prendere qualcosa da mangiare ma non ho la piu' pallida idea di dove si trovi.- rispondo sollevata. Sto girando in tondo da un bel po' senza riuscire a capire la direzione da intraprendere. L'orientamento non e' il mio forte.

-Vieni, ti faccio strada. Ti sei appena trasferita?- chiede.

-Oh si! Scusa, non mi sono neanche presentata. Mi chiamo Demetra- mi presento alla ragazza che mi supera abbondantemente in altezza.

-Piacere Demetra. Io sono Katniss- si presenta a sua volta.

-Katniss?- chiedo incapace di contenermi.

Lei sorride appena.

-Si, Katniss Everdeen-

-Wow... cioe' scusa! Non voglio assolutamente sembra poco gentile o cose del genere ma wow! Sono davvero entusiasta! Tu sei il mio mito!-

Questa si mette a ridere.

-Oh, beh grazie. Vieni stavo giusto andando nel panificio di Peeta-

Ho appena incontrato Katniss Everdeen e tra una manciata di minuti Peeta Mellark! Vorrei poter urlare dalla gioia. Sono arrivata al Distretto solo da poche ore e ho gia' l'occasione di conoscere entrambi.

Arriviamo al panificio ed entriamo subito. Dentro c'e' il famoso ragazzo biondo con lo stesso sorriso dolce che avevo notato nelle interviste e nelle arene.

- Ciao Peeta! Lei e' Demetra-

-Katniss! Piacere Demetra- mi saluta allegramente.

-P-P-Piacere mio- deglutisco- wow...- riesco solo a dire.

Peeta ride come ha fatto poco fa Katniss. Mi rendo conto che sto facendo una pessima figura e arrossisco immediatamente.

Dannazione Dem! Riprenditi!

-Okay, credo di aver appena detto la cosa piu' sbagliata. Quindi ricominciamo. Sono molto onorata di fare la vostra conoscenza-

Chissa' se mia madre sarebbe orgogliosa dei progressi che ho fatto in fatto di presentazioni eleganti.

-Il piacere e' tutto nostro. Ti sei appena trasferita?- chiede gentilmente Peeta. Katniss si e' semplicemente seduta vicino a lui e adesso si limita ad osservarmi.

-Si, esatto. Se non fosse stato per Katniss non sarei mai riuscita a trovare questo panificio e dire che vengo da un distretto molto piu' grande!- mi lascio sfuggire.

-Da quale distretto vieni?- chiede innocentemente Katniss continuando a scrutarmi.

-Da uno molto lontano da qua. Come mai vuoi saperlo?- Mi sforzo di tenere a bada il nervosismo ma questa domanda ha risvegliato in me la paura.

-Hai un viso famigliare anche se non riesco a capire dove ti ho vista.- spiega.

-Mmm..non so. Questa e' sicuramente la prima volta che ti incontro. Probabilmente ti starai confondendo- replico candidamente.

-Si, esatto. Scusa ma ogni tanto faccio un po' di confusione- mormora imbarazzata.

-Tranquilla. Comunque, potrei avere mezzo chilo di panini al burro?- chiedo rivolgendomi direttamente a Peeta che per tutta la durata dello scambio di battute con Katnis e' rimasto in disparte.

Sorride leggermente annuendo e preparandomi il pane che ho appena ordinato.

-Quanto viene?-

Lui fa un cenno con la mano:- Per questa volta niente. Sei appena arrivata nel distretto, consideralo un regalo-

E' tanto tempo che qualcuno non fa qualcosa di carino per me e mi sento stranamente commossa.

-Grazie mille..davvero-

-Figurati. Saluta la tua famiglia, spero di vederli in giro- dice.

Il sorriso mi muore sulle labbra e devono essersi accorto del cambiamento perche' Katniss mi chiede molto delicatamente:- Qualcosa non va?-

Stringo i denti come mi ha insegnato mia madre.

-Non c'e' nessuna famiglia. Sono solo io-

La loro espressione cambia.

-Mi dispiace..-sussurra Katniss.

-Tranquilli, non fa niente. Grazie ancora per il pane e grazie a te, Katniss, per avermi accompagnata. Arrivederci- e infilo la porta.

E' stata piu' dura di quanto pensassi.



Arrivata a casa poso il pane sul tavolo ed entro nel bagno. Ho appeso su una parete uno specchio. Guardo il mio riflesso cercando di scrutarmi con occhio critico.

Ho tenuto i capelli raccolti, ho indossato le lenti marroni per confondere il colore dei miei occhi e mi sono anche truccata! Non puo' avermi riconosciuta.

Forse avrei dovuto tingere i capelli o tagliarli...

Dovevo stare piu' attenta, dannazione!

Per fortuna la mia corporatura e' molto diversa dalla sua. Sono decisamente piu' magra.

Ho ancora un po' di tempo da passare con loro senza che sospettino niente. So gia' che non posso aspettare troppo tempo e prima dico la verita', prima riusciro' a lasciarmi tutto alle spalle.

Spengo la luce del bagno e chiudo la porta dietro di me.




Alle otto del mattino sento qualcuno bussare insistentemente alla porta. Per favore ho l'abitudine di svegliarmi presto. Sbircio dalla tenda per vedere chi sia e scorgo la figura slanciata di Katniss. Afferro un elastico per legarmi i capelli e apro la porta.

-Ciao Katniss!- la saluta.

-Ciao Demetra. Ti disturbo?- chiede.

-Oh no, assolutamente. Entra- e mi sposto per lasciarla entrare.

Ieri pomeriggio sono riuscita a dare un'aria piu' confortevole a questa casa abbandonata.

-E' molto carina!- esclama Katniss.

-Grazie mille. Non e' del tutto rifinita ma credo che sia abbastanza accogliente- replico.

-Ma non credo che tu sia venuta per vedere casa mia. Posso fare qualcosa per te?-

-Ehm..sono venuta qui per scusarmi per ieri. Non avevo intenzione di metterti a disagio-dice arrivando in fretta al punto.

-Oh no! Non mi avete messo assolutamente a disagio. E' che mi hai preso un po' alla sprovvista. Tutto qua-

Katniss arrossisce un po'.

-In effetti non sono venuta qui solo per questo. So benissimo come ci si sente essere in un posto sconosciuto, da sola. Io e Peeta avevamo pensato di aiutarti. Fa sempre comodo avere degli amici e potremmo aiutarti ad ambientarti al 12. Insomma..se ti va..se ne hai bisogno..- continua molto imbarazzata.

Rimango molto stupita dalla sua richiesta.

-Io..non so cosa dire. Ti ringrazio dal profondo del cuore. Sei stata la mia eroina per tutto il tempo degli Hunger Games e ho sempre pensato che fossi una persona molto buona ma non pensavo cosi' tanto. Grazie-

Lei arrossisce ancora di piu'

- Ehm, grazie. Ti va di venire a pranzo da me oggi? Saremo solo io, Peeta ed Haymitch. Tranquilla, e' molto simpatico anche se puo' sembrare un vecchio ubriacone-

La sua ultima frase mi fa ridere. Da quanto tempo non rido?

-Accetto volentieri anche perche' non ho molto da mangiare- e faccio un gesto con la mano indicando la dispensa vuota.

-Si, mi sono accorta che non devi mangiare da molto- dice accennando alle ossa sporgenti del mio corpo -E so cosa vuol dire non mangiare. Sono cresciuta al 12! Ci vediamo all'una, va bene?-

-Va benissimo-

Mi saluta velocemente e lasciala casa.




Quando arrivo a casa Everdeen-Mellark l'unica cosa che vorrei fare e' tornare indietro. Sto quasi per farlo quando vedo Peeta arrivare. Mi saluta con un cenno della mano.

-Ciao Demetra. E' bello averti a pranzo. Dai entriamo, Katniss dovrebbe essere riuscita a preparare il pranzo senza mandare a fuoco la cucina- dice ridendo.

Cerco di imitarlo ma il nodo all'altezza dello stomaco me lo impedisce.

Apre la porta e la lascia aperta in modo tale che io possa entrare. E' molto piu' grande, bella e nuova rispetto alla mia e appena entrata vengo investita dall'odore di famiglia. Nonostante vi abitino solo due persone, queste mure sono impregnate del loro amore.

In cucina scorgo Peeta posare un tenero bacio sulle labbra di Katniss. Arrossisco in fretta.

Ricordi come ti sentivi quando poggiava le sue labbra sulle tue? Ricordi com'erano i baci fatti di passione, amore, mistero e paura? Ricordi com'era dover tornare subito a casa con il suo sapore in bocca?

-Beh piccioncini? Avete intenzione di mangiare o di stare tutto il tempo a sbaciucchiarvi?- sbraita la voce di Haymitch che e' comparso magicamente dietro di me.

-Vedo che sei riuscita a cucinare senza provocare un incendio, dolcezza- continua.

Ha un'aria molto arcigna e si volta a guardarmi come se fosse un'intrusa. Beh, effettivamente lo sono.

-E tu chi sei?-

-Sono Demetra. Mi sono appena trasferita al Distretto 12 e Katniss mi ha invitata a pranzo- dico prontamente, ripetendo tutto come una macchinetta.

Il loro mentore si limita ad annuire e trascinarsi in sala da pranzo dove afferra subito la bottiglia di vino.

-Haymitch! Non iniziare bere!- gli urla contro Katniss mentre mi passa accanto- Andiamo, dai- dice in un tono diverso.

Mi accomodo vicino Haymitch e nonostante i dubbi che nutrissi, il pranzo procede senza problemi e mi ritrovo anche a sorridere ogni tanto e ridacchiare. Haymitch e Katniss litigano in continuazione e Peeta scuote la testa e mi guarda come per dire che ha perso ogni speranza con quei due. Ho notato pero' che Haymitch mi ha fissato per tutto la durata del pranzo. Spero che sia troppo ubriaco per iniziare a nutrire dei dubbi anche lui.

Finito il pranzo aiuto Peeta a sparecchiare mentre gli altri due si accomodano nel salotto. Mi offro di lavare i piatti come ringraziamento e dopo aver insisto parecchio, Peeta acconsente. Mi lascia in cucina e va dagli altri. Sento le loro risate e le frasi borbottate di Haymitch.

Finisco di lavare abbastanza in fretta e mi sposto anch'io nel salotto. Li vedo tutti e tre seduti vicini come una vera famiglia. Katniss e Peeta si tengono per mano e lei ha appoggiato la testa sulla sua spalla mentre il loro mentore li guarda con un'espressione mista al disgusto e all'affetto.

-E' stato difficile rimettersi in piedi e continuare a vivere?- chiedo senza pensare. Si girano tutti nella mia direzione. Quando mi rendo conto quello che ho detto e provo a scusarmi, Katniss mi risponde.

-In effetti si. All'inizio c'ero solo io. Mia sorella non c'era piu', mia madre ha lasciato il 12 perche' il dolore l'avrebbe uccisa e Peeta era a Capitol City per essere curato. E' stato un momento molto brutto. Ero sempre sola e non avevo piu' una ragione per vivere ma poi Peeta e' tornato- e si gira a guardarlo con tenerezza- e abbiamo ripreso in mano le nostre vite. Insieme-

-Abbiamo guarito l'uno le ferite dell'altro- conclude Peeta con un sorriso. Si scambiano un bacio a fior di labbra che mi provoca una dolorosa fitta al cuore.

Haymitch si gira verso di me, dopo aver finto di vomitare guardando i due ragazzi baciarsi.

-E tu? Quanti anni hai, da dove vieni?-

-Beh, ho sedici anni anche se non sembra- rido, accennando alla mia struttura fisica e alla mia altezza- Vengo da un Distretto abbastanza lontano da qui- non aggiungo altro perche' non ho intenzione di dire da quale distretto provengo.

-Come mai sei venuta nel 12? Insomma, anche ora non offre molto- continua a chiedere.

Katniss gli lancia un'occhiataccia e gli fa cenno di smetterla.

-E' abbastanza lontano da casa mia e io dovevo andarmene per forza-

-Davvero?-

Annuisco.

-Gli Hunger Games non esistono piu'. Cosa ti ha portato a scappare lo stesso?

Katniss arrossisce di rabbia.

-Smettila Haymitch! La metti a disagio- lo sgrida.

-Volevo solo capire- si giustifica e si volta per fissarmi.

Ho paura che abbia capito e qualcosa nella sua strana occhiata mi fa raggelare il sangue.

Lui sa.

-Tranquilla Katniss. E' comprensibile voler capire. I miei genitori non sono morti come probabilmente avrete capito- dico in direzione dei due ragazzi- ma mi hanno buttato fuori di casa.

Piomba un silenzio imbarazzante nella stanza.

-I tuoi genitori..ti hanno buttato fuori di casa?- chiede con un bisbiglio Peeta. Sento tutti gli occhi puntati su di me.

-Si. E' una cosa molto comune nel..nel mio Distretto. Quando un figlio non si comporta come i genitori si aspettano viene buttato fuori di casa dopo i sedici anni. Da quel momento in poi dovra' cavarsela da solo. Prima la sua unica possiblita' era offrirsi volontario agli Hunger Games e cercare di vincere ma adesso..- e lascio la frase in sospeso.

Capisco che sono tutti molto scioccati. I genitori di Peeta sono morti, non erano molto affezionati ma non l'hanno lasciato lo stesso e il padre e la sorella di Katniss sono morti nonostante amassero molto la sua famiglia. Sono comunque stati presenti nelle loro vite. Non possono capire queste cose.

-Ecco perche' ho preso un appartamento qui. I costi sono bassi rispetto agli altri distretti- aggiungo.

-Non hai fratelli o sorelle? Qualcuno che ti possa aiutare?- insiste Haymitch.

-Avevo un fratello ma e' morto diversi anni fa- rispondo semplicemente.

Restiamo in silenzio per un po'.

-Credo di aver disturbato abbastanza, sara' meglio che io vada. E' stato un piacere passare un po' di tempo con voi. Spero di rivedervi presto-

Li saluto brevemente ed esco.

Man mano che cammino sento quella morsa farsi sempre piu' forte. Mi metto a correre mentre le lacrime mi bagnano il viso. Arrivo in fretta a casa e mi fiondo in essa. Ho appena chiuso la porta che sono gia' per terra a singhiozzare.

Ovunque andrai io saro' con te. Il mio ricordo sara' con te.

Le sue parole mi rimbombano nella mente mentre abbatto la parete del dolore.




Angolo dell'autrice.

Salve gente! Saro' breve. So che dovrei concentrarmi su altre fanfiction. Sto per completare la raccolta di one-shot e devo iniziare la seconda long del capitolo I will always love you. Per chi non mi conoscessi, mi farebbe molo piacere se la leggeste.

Punto primo: Ho un problema al pc che non mi consente di utilizzare l'accento e per questo devo sostituirlo con l'apostrofo.

Punto secondo: Sono molto gradite le recensioni.

Punto terzo: Ringrazio tutti quelli che leggeranno.

Quindi...vi sta incuriosendo un po' questa storia? Demetra ha un passato molto tormentato. Mente su molte cose, nasconde molte cose e ne omette altrettante. La storia della sua famiglia e' solo una piccola parte della sua storia.

Spero che questa fanfiction vi interessi molto, ho in mente diverse conte.

Alla prossima,

Hoon21 :)

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Come diavolo fai a dire che ami una

persona sola, quando al mondo ce

ne sono milioni che potresti amare

molto di piu', e la sola stronzata che ti fa

parlare e' il fatto che non le conoscerai mai nella

tua vita....L'amore e' una forma di pregiudizio,

si ama cio' di cui si ha bisogno.

(C. Bukowski)


Capitolo secondo.


Molto tempo fa credevo che la cosa piu' difficile fosse adattarsi ai cambiamenti. Io odiavo i cambiamenti e li odio tuttora. Pero' i cambiamenti sono necessari per migliorare e ho imparato a conviverci.

Passare da un Distretto all'altro non e' stato per niente facile ma sono sempre riuscita ad abituarmi alla routine del luogo. Sono riuscita a imprimere dentro di me le caratteristiche di ogni distretto che fossero i puzzolenti palazzi fatiscenti del 3, le distese campagne dell'11, le giornate scottanti del 4, gli odori acri prodotti dagli escrementi animali del 10 o l'andamento costante di gente del 2.

Il 12 mi piace molto. E' tranquillo, gode di un buon territorio, le persone sono molto simpatiche e gentili e tutti qui hanno voglia di lasciarsi il passato alla spalle. Un ottimo posto per una come me.

E' passata solo una settimana dal mio arrivo. Ho iniziato a prendere confidenza con la mia nuova casa. Sembra strano poterla chiamare mia. Adesso ho un contratto al Palazzo di Giustizia che dichiara che la casa appartiene a me. Essere riusciti a trovare un lavoro( modesto ma pur sempre un lavoro) mi riempe d'orgoglio.

Ogni mese potro' ritirare lo stipendio che mi permettera' di vivere serenamente per diversi mesi prima di dover fare i bagagli e trasferirmi di nuovo.

La mattina inizio a canticchiare mentre mi spazzolo i capelli accuratamente legati dietro la nuca.

Non ho avuto ancora molte occasioni per uscire. So che tra poco si terra' una qualche festa a cui partecipera' l'intero Distretto quindi potro' sfruttare l'occasione per conoscere qualcuno. Confido nel fatto che quando iniziera' la scuola( se saro' ancora qua) potro' farmi dei nuovi amici. Katniss e Peeta sono venuti a trovarmi una o due volte e mi hanno presentato una loro amica di famiglia: una certa Sae e la sua nipotina Molly.

Tra poco dovro' andare a lavare tutte le scale di circa dieci uffici pubblici percio' do uno sguardo fugace all'intera casa( come faccio ogni volta prima di uscire) e chiudo la porta dietro di me. La chiudo a chiave solo la notte. Nessuno verrebbe a rubare qua dentro e anche se entrasse, non troverebbe nessun oggetto di valore.

Anche se al presunto ladro potrebbe aver bisogno di qualche padella in piu'.




Sono quasi le nove di sera quando torno finalmente a casa. Sono esausta. Mi fanno male le braccia, le gambe, i polsi, i piedi, la schiena...praticamente tutto! Mi butto sul letto come un peso morto. Chiudo gli occhi sperando di addormentarmi immediatamente.

-Demetra sei in casa?- urla qualcuno dietro la porta, bussando ripetutamente.

Come non detto. Mi alzo nuovamente e vado ad aprire la porta, trovandomi Peeta e Katniss davanti.

-Ciao ragazzi. Come mai da queste parti?- chiedo felice di vederli.

-Ehi! Stavamo andando alla fiera che hanno allestito in piazza. Ti va di venire con noi? Potremmo farti conoscere alcuni dei nostri amici del Distretto- propone Peeta.

Credevo che la festa fosse qualche settimana dopo.

-Oh beh..si! Datemi solo un secondo e arrivo- rispondo.

Entro in casa per cambiare la maglia sudata con una camicetta relativamente nuova e legare i capelli in una lunga coda di cavallo.

-Eccomi, sono pronta. Andiamo?- e ci incamminiamo.

La piazza risplende. Ci sono molte bancherelle e la gente rende l'atmosfera viva. E' una manifestazione tranquilla eppure sento scariche elettrice attraversarmi il corpo.

Ricordo di aver letto da qualche parte che quando stiamo accanto ad una o piu' persone felici, il nostro corpo riceve parte delle loro scariche elettriche.

-E' sempre cosi' da queste parti?- chiedo a Katniss. Lei si limita ad annuire. Noto che anche loro hanno una loro bancherella. Peeta deve averla montata prima di passare da casa mia. Credo sia stata una sua idea, quella di venirmi a chiamare. Forse Katniss non mi trova simpatica o forse Haymitch le ha detto qualcosa. Mi appunto mentalmente di andare a trovare il vecchio mentore. Mi concentro sulla bancherella di Peeta. Sono esposti vari tipi di biscotti e le torte glassate piu' belle che abbia visto.

-Quelle torte sono bellissime! Come riesci a decorarle in questo modo?- chiedo sinceramente stupita.

Peeta arrossisce d'imbarazzo.

-Beh, credo che sia un doto innato e poi ho passato quasi tutta la mia vita dentro un panificio-

-Per me rimani comunque un genio delle torte glassate!- esclamo ridendo. Anche Peeta si mette a ridere.

Noto un'occhiata piuttosto strana di Katniss e capisco che avrei dovuto evitare questo genere di frase. Peeta non sembra averci fatto caso perche' e' impegnato a parlare con un'altra signora.

-Vado a fare un giro Katniss, ci vediamo dopo!- la saluto e inizio a muovermi tra la confusione.

L'aria profuma di dolciumi, zucchero filato e allegria. Mi fermo nella bancherella di un uomo che sta mettendo in mostra tutti i suoi oggetti realizzati con il legno.

-Prego signorina, cosa posso fare per lei?- chiede l'uomo. Alzo lo sguardo e mi accorgo che non e' un uomo. E' un ragazzo di circa diciotto o diciannove anni. Ha i capelli scuri e gli occhi grigi. Sara' del Giacimento, penso.

-Oh, in realta' stavo solo dando un'occhiata. Li hai fatti tu?- chiedo.

-Si. Ho sempre avuto la passione di intagliare il legno fin da bambino. Quale ti piace di piu'?-

Sposto lo sguardo dal bel ragazzo per guardare nuovamente la bancherella. Ha intagliato animali e persone. Indico un piccolo cigno.

-Ottima scelta! Somigli molto a quel cigno. Hai un'aria cosi' tenera e delicata- dice il ragazzo.

Sento la guance arrossire mentre sussurro un timido:-Grazie-

-Prendilo, e' tuo- dice ancora porgendomi il cigno che avevo indicato.

-Cosa? Oh no! Non posso-

-Non devi comprarlo- replica- e' un regalo-

Arrossisco ancora di piu'. Diverso tempo fa anche una persona, con la stessa gentilezza del ragazzo del Giacimento, mi aveva fatto un regalo. Un regalo che non ho potuto ricambiare.

-Grazie mille. Non so cosa dire...grazie...-

Il ragazzo inclina la testa e assume un'espressione pensierosa.

-In effetti una cosa potresti dirmela. Come ti chiami? Non ti ho mai vista in giro-

Resto sorpresa dal sua domanda. Nonostante tutto raddrizzo le spalle e lo fisso negli occhi quando rispondo come se tutta la timidezza fosse sparita.

-Mi chiamo Demetra. Mi sono appena trasferita. E tu sei..?-

-Mi chiamo Jemmy. Piacere di conoscerti Demetra- dice porgendomi la mano.

Io la afferro. E' calda e ha una presa salda.

-Il piacere e' tutto mio-

-Allora Demetra, sei qui tutta sola o sei venuta con qualcuno?- chiede Jemmy.

-Entrambe le cose. Mi hanno portato qui Katniss e Peeta ma li ho lasciati per fare una passeggiata. Quindi potremmo dire che sono da sola. Tu invece? Rimarrai in questa bancherella per tutta la serata?- butto li'. Jemmy socchiude gli occhi e sorride.

-No, affatto. Se chiedessi a mio fratello di sostituirmi, ti andrebbe di fare una passeggiata con me?-

Vittoria! E brava Dem, sei arrivata da poco e sei riuscita a conoscere un ragazzo carino.

-Con piacere- sorrido.

-Bene, aspettami qui- e scompare alla ricerca del fratello. Aspetto un bel po' davanti la bancherella ma Jemmy non ritorna.

-Demetra! Come mai aspetti qui da sola?-

Katniss e' arrivata alle mie spalle.

-Oh, in realta' stavo aspettando un ragazzo...Jemmy...per fare una passeggiata insieme ma non e' ancora tornato. Mi stavi cercando per qualche motivo?-

-Ehm..si. Pero' credo che possiamo rimandare la conversazione a domani. Non e' niente di importante. Jemmy hai detto? Spero che non ritardi troppo. Ci vediamo Demetra, buonanotte-

Lo spero anche io.

-Gia'. Ci vediamo domani Katniss. Buonanotte- e torno sui miei passi mentre lei si volta e torna da Peeta. Chissa' cosa ha da dirmi. In questo stesso momento Jemmy appare.

-Scusa! Non volevo farti aspettare ma mio fratello mi ha creato un sacco di problemi..- dice mortificato.

-Tranquillo. Andiamo?-

Passiamo le due ore successive in giro per il Distretto. Jemmy e' molto simpatico e mi fa ridere. Ultimamente nessuno riesce a farmi ridere.

Si fanno circa le undici quando torno a casa. Jemmy ha insistito per accompagnarmi. Sulla soglia della porta mi ha salutato con un semplice bacio sulla guancia.

-Ti andrebbe di vederci uno di questi giorni?- chiede infilandosi le mani nelle tasche.

-Si, mi andrebbe-

Lui sembra soddisfatto. Mi fa un cenno con il capo e se ne va. Io chiudo la porta.

Questa volta mi butto sul letto e mi addormento con il sorriso sulle labbra.





Angolo dell'autrice.

E' una capitolo orrendo. Me ne rendo perfettamente conto. Il prossimo sara' migliore, ve lo prometto. Io lo definisco un capitolo di transizione. Sono quei capitoli che purtroppo sono orrendi ma servono per addentrarci nei dettagli della storia.

So di avervi un po' deluso. Nel prossimo capitolo arrivera' una persona importante, ci sara' una discussione particolare e un esame di coscienza profondo da parte di Demetra.

Recensite se vi va anche se so che dopo aver letto, avrete voglia solo di vomitare.

Alla prossima,

Hoon21


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Capitolo 3
*** Capitolo terzo. ***


You'll came back each time you leave

Cause, darling, I'm a nightmare dressed

like a daydream..

(Taylor Swift)


Capitolo terzo.


Ho sempre amato la domenica. Tutti i miei coetanei ne approfittavano per potersi riposare dopo una lunga settimana piena di attivita' scolastiche, io invece preferivo sgattaiolare alle prime luci del mattino per potermi incontrare con una persona. Con quella persona. Sceglievamo i posti piu' improbabili per passare insieme la giornata, godendoci la compagnia reciproca e allo stesso stando all'erta per evitare che qualcuno ci vedesse.

Sapevo bene cosa sarebbe successo se i nostri genitori ci avessero visto insieme. Non mi sono sbagliata.

Pur avendo abitudini diverse ora, considero la domenica il miglior giorno della settimana.

Mentre tutto il Distretto dorme, posso camminare indisturbata per le strade.

Anche oggi devo incontrare una persona. Non la stessa ma pur sempre una persona speciale.

Arrivo alla stazione in anticipo. Ho sempre avuto questa brutta abitudine di arrivare in anticipo a qualsiasi tipo di appuntamento. Provo una sorta di ansia nel far attendere le persone.

La stazione e' deserta e solitaria. Posso sentire il sole levarsi nel cielo timidamente e iniziare a rischiarare il cielo immerso nell'oscurita'. Dopo diversi minuti passati nei meandri della mia mente, sento un fischio in lontananza e una macchia scura distante che si muove verso di me. Mi alzo in piedi, puntellandomi sulle punte per poter distinguere meglio il treno in corsa. E' quello giusto.

Si avvicina e rallenta sempre di piu' finche' non si ferma del tutto.

Il cuore mi martella furiosamente nel petto mentre l'attesa si fa sempre piu' snervante. Alla fine le porte si aprono e lui scende.

Mi osserva da capo a piedi alla ricerca di qualcosa.

-Sei ancora magra- dice alla fine. Scoppio a ridere.

-Di tutte le cose che avresti potuto dirmi in questo momento, hai scelto davvero questo?-

Lui ride con me.

-Non ho mai amato le bugie e neanche tu. Stavo cercando di essere il piu' sincero possibile. Grazie per essere venuta Dem, fa meno paura tornare se sai che c'e' qualcuno che ti aspetta- mormora dopo che l'ilarita' ha lasciato il suo viso.

-Hai la tua famiglia. Se solo li avessi avvisati, adesso sarebbero qui per te- gli faccio notare.

-Lo so ma..un passo alla volta, eh Dem?- Lo fisso attentamente negli occhi.

-Se sei riuscito ad arrivare fino a qua sei pronto per ricominciare. Credo che sia giunto il tuo momento, Gale-

Gale annuisce.

-E il tuo momento non e' ancora arrivato?

Scuoto la testa.

-No, non ancora. C'e' ancora tempo, no?- chiedo anche se non voglio davvero che mi risponda.

Alza le spalle, si mette il borsone sulla spalla e mi fa cenno di incamminarci.

E' stato difficile convincerlo ma anche lui voleva tornare. Restera' poco nel 12, il tempo di assicurarsi che la sua famiglia sta bene e di parlare con Katniss. Quando vedra' la sua vita con Peeta e sopratutto quanto sia felice adesso, potra' finalmente lasciarla andare.

Per strada non parliamo. Abbiamo sempre preferito il silenzio come mezzo di comunicazione. Sorrido al pensiero di come siamo diventati amici e la mia mente compie un viaggio tra i ricordi fino ad arrivare a quel giorno..



Ho conosciuto Gale quando abitavo nel Distretto 2. Era una serata particolare. Non mangiavo da giorni e non avevo nessuna intenzione di chiedere il sussidio che la nuova presidentessa aveva generosamente donato a tutti quelli che erano rimasti senza una casa o senza un lavoro. Era finita da poco tempo la guerra, forse qualche mese. Avevo quindici anni ed ero sola al mondo. Ero appena stata abbandonata da tutti. Vagabondavo per le strade con la mente in confusione. Non riuscivo a focalizzare un pensiero nello specifico, la mia mente aveva preferito scorrere diversi ricordi. I miei genitori, una bomba, una lezione a scuola, un morto per la strada, uno schiaffo, una risata. Farneticavo qualcosa di incomprensibile, forse era solo il mio modo di chiedere aiuto. Vagai per tutta la notte finche', poco prima che sorgesse l'alba, mi trovai di fronte la base militare. Sapevo che tutti i soldati ribelli si trovavano la' per gli addestramenti speciali, pronti per essere mandati a sedare qualche episodio di ribellione che ancora scoppiava in diversi luoghi del Distretto. Mi accasciai a terra, del tutto priva di forze. Potevo morire la'.

Non aveva alcun senso continuare a vivere e poi, che differenza avrebbe fatto la mia vita? Nessuno si sarebbe ricordato di me. Nessuno avrebbe sentito la mia mancanza.

Eppure qualcuno volle che continuassi a vivere. Qualcuno che mi mando' una sorta di angelo custode.

Uno dei soldati usci' proprio nel momento in cui stavo per perdere definitivamente i sensi. Senti i suoi passi sull'asfalto e udii il fruscio dei suo vestiti quando si inginocchio' accanto a me.

-Ehi ragazzina, ci sei? Sei ancora viva?- sussurro' mentre cercava di sentirmi il polso.

-Si, forse. Credo che sto per morire. Secondo te sto per morire?-

Il soldato sbuffo'.

-Spero proprio di no, ragazzina. Vieni, ti porto dentro. Un medico ti curera'- capii a malapena che mi aveva preso in braccio e il resto fu nero.

Mi risvegliai all'interno di una sala ospedaliera. Mi avevano attaccato una flebo al braccio destro e sentivo che il mio corpo era stato fasciato.

Girai leggermente la testa e vidi il soldato che mi aveva portato all'interno.

-Ciao ragazzina. Mi fa piacere sapere che ti sia decisa a svegliarti-

Lo disse in uno strano tono beffardo.

-Non posso dire lo stesso. Chi sei?- chiese debolmente. La mia voce era ancora piu' incerta di quanto pensassi.

-Sono un soldato. Il mio nome e' Gale-

Gale? Credevo di aver gia' sentito quel nome.

-Demetra-

-Bene Demetra. Puoi dirmi dove posso trovare la tua famiglia? Purtroppo non puoi restare in questa sala. E' riservata ai soldati della Nuova Panem e tra qualche giorno i medici saranno costretti a dimetterti- spiego' pragmatico.

-Non ho una famiglia. Sono solo io- sussurrai.

La sua espressione cambio'.

-In questo caso, forse...-ma non concluse mai la frase.

-I miei genitori mi hanno buttato fuori di casa. Sono solo io- ripetei.- Sono solo io. Sono solo io. Sono solo io- e scoppiai a piangere. Non uno di quei pianti silenziosi ma uno di quelli isterici. Singhiozzavo, boccheggiavo e non vedevo piu' niente a causa delle lacrime che scendevano copiosamente sulle mie guance.

Il soldato si sedette vicino a me e mormoro':-Stai tranquilla- per tutto il tempo in cui piansi. Non ricordo di essermi addormentata ma ad un certo punto lo feci e quando mi risvegliai c'era ancora il soldato Gale accanto a me.

-Ciao- mormorai imbarazzata.

-Ciao ragazzina-

Non sembrava imbarazzato come me. Forse gli capitava spesso di assistere a scene cosi' patetiche come quella di poco tempo fa.

-Mi dispiace per prima..non volevo..-cercai di scusarmi. Gale mi zitti' con un gesto della mano.

-Non fa niente. Siamo riusciti a capire chi sei, ho parlato con i tuoi genitori e...-

-Cosa hai fatto? Come ti sei azzardato a parlare con i miei genitori? Non hai forse capito che sono sola?- sbottai furiosa. Mi sembrava di aver recuperato la forza perduta molto tempo prima.

-L'ho capito benissimo ma non posso disubbidire a degli ordini e mi e' stato ordinato di trovare la tua famiglia. Fine della storia, ragazzina- replico' gelido.

Gli scoccai un'occhiataccia.

-Beh..adesso che avete capito che stavo dicendo la verita', avete intenzione di dimettermi?-

Il soldato si passo' la mano tra i capelli, arruffandoli leggermente.

-In realta' no. Sono riuscito ad ottenere un permesso per farti rimanere finche' non recuperai un po' di peso. In ogni caso i medici ti avrebbe trattenuto per diverso tempo, da quanto ho capito hanno..hanno trovato diversi problemi-concluse.

Arrossii di botto. Sapevo perfettamente a cosa si riferiva.

-Credo che questi non siano affari tuoi-

Mi accorsi che stavo stringendo i denti. Allentai la presa e respirai a fondo per stabilizzare i battiti cardiaci.

Non sembrava arrabbiato ne' offeso dal mio tono rabbioso. Aveva una strana luce negli occhi. Temetti che fosse pieta'.

-E' vero. Non sono affari miei. Ma potrebbero diventarlo se ti vedo ancora una volta in questo stato. La scelta sta a te, ragazzina. Ti puoi fare aiutare oppure ritornare da dove sei venuta e finire nel ciglio di una strada come due giorni fa- Erano gia' passati due giorni? -So che non ti vuoi fidare di me o dei soldati in genere. Personalmente sono il responsabile della morte di molte persone e capisco perfettamente la tua sfiducia. Ma a dispetto di tutto cio', sono veramente in grado di aiutarti. Devi solo fidarti di me-

Non capiro' mai perche' fece di tutto per aiutarmi quel giorno. Forse era il suo modo per riscattarsi. Capitol City e i Distretti lo esaltavano come un eroe ma lui si sentiva responsabile della morte di Prim, la sorellina di Katniss (questo pensiero lo formulai molto tempo dopo) e stava cercando di rimediare con me.

-Ci pensero' su, soldato Gale-

Da quel momento fummo amici. Una strana amicizia quella che si istauro' tra di noi. Tra il ventenne soldato Gale e la ragazzina quindicenne Demetra. Strana e allo stesso tempo vera.




Ripenso al nostro primo insolito incontro e non posso fare a meno di notare quanto siano cambiate le cose. Avro' pur sempre le mie insicurezza e paure (quelle non mi abbandoneranno mai) ma adesso ho acquisito sicurezza e forza. Sono di nuovo capace di sorridere e di trarre piacere nella vita.

Uno dei motivi per cui ho scelto il Distretto 12 come mia casa provvisoria e' proprio Gale.

Se non sono capace di sistemare le cose del mio passato forse posso aiutare lui a farlo.

Lui e' riuscito ad aiutarmi. Mi e' stato accanto, mi ha dato una ragione per continuare a vivere, mi ha aiutato a tornare la persona che ero una volta.

Ci sono ancora molte cose che devo sistemare ma lui e' il mio inizio. Cosi' come io sono il suo. Lo capisco dal sorriso che mi rivolge mentre camminiamo vicini. La sua mano che sfiora la mia e' una certezza. La certezza che non saro' mai sola finche' lui sara' mio amico.

Non si tratta di amore come qualcuno potrebbe pensare, non sono neanche un ripiego di Katniss..sono solo Demetra. La sua amica Demetra. E lui e' solo il mio amico Gale.

Solo questo.

Si ferma all'improvviso quando arriviamo a casa sua. Non ho mai conosciuto sua madre e i suoi fratelli. Sono arrivata da poche settimane, ho preferito che fosse lui a presentarmeli.

Ha uno sguardo indecifrabile, distante. Ha la straordinaria capacita' di nascondere i suoi pensieri e le sue emozioni. Deduco che faccia parte dell'addestramento.

Ho provato a imitare la sua abilita' ma non sono sicura di esserci riuscita. Mentire non significa nascondere.

-Puoi farcela soldato Gale. Io ti copro le spalle- dico sperando di farlo sorridere.

Abbozza un sorrisetto.

-Come no! Bene, vado. Posso passare pomeriggio? Ho intenzione di andare da..-

Gli facilito il compito.

-Ovviamente. Sai dove trovarmi- gli dico e sto per andarmene quando mi afferra il polso. La sua gigantesca mano e' avvolta intorno al mio polso magro. Si china e mi da un leggero bacio sulla fronte.

-A dopo, ragazzina- e mi lascia andare.




Angolo dell'autrice.

Ciao a tutti! Vi avevo promesso molte piu' cose ma ho deciso che farmi stare un po' sulle spine mi avrebbe fatto solo bene.

Mi sono concentrata molto sui ricordi di Demetra. Questa amicizia puo' sembrare molto strana ma io la trovo forte.

Gale non e' uno dei miei personaggi preferiti, lo considero un rompiscatole che si mette sempre in mezzo tra Katniss e Peeta e tra l'altro anche responsabile della morte di Prim. Eppure recentemente cerco di vedere le cose sotto diverse prospettive.

Demetra ha visto in lui un salvatore, un amico e qualcuno a cui aggrapparsi. Avrete anche notato la differenza d'eta' e anche quella fisica.

Tengo molto a dare un'immagine precisa di Demetra. Questa ragazzina bassina e magra, abbastanza piccoletta per potersi scambiare facilmente per una quattordicenne nonostante i suoi sedici anni.

Demetra nasconde molti piu' segreti di quelli che sembrano. Sta cercando di iniziare nuovamente la sua vita ma qualcosa la tiene ancorata al passato. Qualcosa di cui Gale e' a conoscenza. Qualcosa che ha ancora il potere di ferirla.

Sono piuttosto curiosa di scrivere e dare una forma alla conversazione con Katniss. Sara' abbastanza particolare, immagino. E decisamente strana.

Spero di fare del mio meglio! Inoltre spero che le mie idee stiano piacendo e che questo capitolo sia migliore del precedente. Un capitolo nettamente di passaggio. Cerchero' in tutti i modi di non annoiarvi e di avere pronte molte sorprese.

Che ne dite? Mi lasciate una recensione per mettere in evidenza gli errori e le cose che pensate debba sistemare?

So che sto aggiornando un giorno prima ma domani mi devo dedicare al primo capitolo dell'altra long a cui avevo precedentemente accennato.

Grazie mille a tutti per il vostro sostegno!

Hoon21 :)


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Capitolo 4
*** Capitolo quarto. ***


Sono un guerriero, affinche' mio figlio possa diventare

un mercante...e suo figlio possa essere un poeta.

(John Adams)


Capitolo quarto.


-Allora bussi oppure no?- chiedo stanca.

Siamo in contemplazione della porta di casa di Katniss e Peeta da circa mezz'ora. Per quanto capisca la situazione, mi sembra un po' eccessivo aspettare tutto questo tempo e sopratutto mi preoccupa molto il comportamento da Gale. Non e' nel suo carattere esitare.

-Lo sai che stai diventato un vero vigliacco?- e senza aspettare una risposta, busso al posto suo.

Finalmente riesco ad ottenere la sua attenzione.

-Perche' l'hai fatto?-

Ha gli occhi che lanciano fuoco e fiamme. Per fortuna gli sguardi non possono uccidere, almeno finora.

-Perche' saremmo rimasti qui per tutta la vita nella speranza che qualcuno aprisse questa porta. E se tu consideri l'infarto un buon approccio..-

-Tanto gli verra' comunque- borbotta a mezza voce.

La porta si apre o meglio Peeta la apre.

Sorride quando mi vede e sta per dire qualcosa quando il suo sguardo si sposta di qualche centimetro e scorge Gale. La sua espressione cambia notevolmente ma recupera il sorriso in poco tempo.

-Ciao Gale. Prego, entrate- e ci fa segno di seguirlo in casa.

Lui nel frattempo e' scomparso su per le scale. Molto probabilmente sta avvisando Katniss della piacevole visita. Gale si dondola sui talloni e tiene le mani dietro la schiena come se dovesse incontrare la Presidentessa.

-Adesso vivono insieme?- mi chiede acidamente Gale.

-Adesso stanno insieme- lo correggo-E vivono anche insieme-

Katniss, avvisata dal suo ragazzo, scende le scale piuttosto velocemente. Ha la stessa espressione che assunse durante i suoi primi Giochi. Forte, sicura di se' e arrabbiata. Pronta a difendere il suo territorio, la sua vita e le persone che ama.

In questo caso credo che debba evitare uno scontro tra Gale e Peeta o forse e' Peeta quello che deve evitare una lotta funesta tra Gale e la sua ragazza.

-Ciao Catnip- dice Gale, improvvisamente intimorito.

Ma cosa gli sta succedendo? Sembra un ragazzino che ha appena commesso qualche marachella ed e' stato scoperto dalla mamma.

-Gale. Cosa ci fai qui?- Si tiene molto sulla difensiva. Peeta e' dietro di lei, pronto a trattenerla prima che si avventi su Gale. Sorrido alla scena in cui Katniss si avventa su Gale alto il doppio della ragazza e altrettanto piu' grosso ma riesco a trattenermi prima che qualcuno mi veda. Non e' il momento ideale per mettersi a ridere.

-Sono venuto a parlare. E a chiedervi scusa-

Siamo passati direttamente al plurale, a quanto pare.

-Perche' ti sei portato dietro Demetra?- dice indicandomi.

Mi ricordo in quel momento che Katniss voleva dirmi qualcosa la sera della festa ma che poi non abbiamo piu' parlato. E' probabile che non le stia simpatica o che ce l'abbia con me.

Ma no, Demetra! Ce l'avrebbe con te solo se avesse capito chi sei. E se l'avesse scoperto a quest'ora sarebbe piombata a casa tua inferocita, mi dico.

-E' mio amico- intervengo prima che Gale si faccia scappare qualcosa dalla bocca. Ha la lingua piu' sciolta di un ubriaco quando e' teso e non ho nessuna intenzione di attingere alle mie scorte di fortuna.

-Oh ma davvero? Quante cosa che nascondi Demetra..- dice squadrandomi.

No, non le faccio molta simpatia. Allora perche' fingere quell'improvvisa dolcezza quando l'ho conosciuta?

- Tu, piuttosto, parla. Hai detto che sei venuto qui per parlare...adesso parla-

Gale deglutisce piu' volte.

-Saro' breve. Ti chiedo scusa per essermi sempre messo in mezzo tra te e Peeta. Avrei dovuto capire fin da subito che lui ti rende felice e ti sa proteggere meglio di me.

Chiedo scusa anche a te, Peeta, per questo- e si volta verso Peeta che annuisce leggermente- E sopratutto ti chiedo scusa se Prim e'..se e' morta. La colpa e' solo mia. Non faccio che pensare a lei da due anni a questa parte. Penso a tutto quello che avrei potuto fare, quello che avrei potuto evitare ma alla fine ho capito che il passato non si puo' cambiare. Non posso fare niente per portartela di nuovo e capisco che tu non vuoi avere niente a che fare con me. Ma ti prego, ho bisogno che tu mi perdoni-

La sta davvero supplicando, ha ammesso le sue colpe, ha finalmente confessato di essersi volutamente messo in mezzo tra loro due. Cosa sara' mai successo nel Distretto 2 da quando me sono andata a cambiarlo fino a questo punto?

-Perche' dovrei farlo?- chiede Katniss con le guance arrossate e gli occhi lucidi. La comparsa di Gale non le sta permettendo di fare i miei stessi pensieri. Katniss lo conosce meglio di me o comunque, da molto piu' di tempo di me eppure non ha ancora capito che c'e' qualcosa che non va.

Gale non e' dolce o gentile. Gale..e' Gale. Brutale, sincero e terribilmente orgoglioso.

-Perche' non posso continuare a vivere con la consapevolezza che tu mi odi. Siamo stati amici per quasi tutta la nostra vita, ci siamo sempre aiutati, abbiamo protetto le nostre famiglie insieme. Non ti chiedo di andare nei boschi e cacciare come se niente fosse ma almeno perdonami-

Katniss lo fissa per minuti interminabili.

-Esci fuori da questa casa. Immediatamente-

Evita il suo sguardo.

-Katniss..-

-Ora.- ribatte dura.

Afferro Gale per un braccio e lo trascino fuori da quella casa mentre Peeta prende tra le sue braccia Katniss che inizia a singhiozzare..




Subito dopo la discussione avuta con Katniss, Gale ha preso un arco e diverse trappole e se n'e' andato nei boschi. Non mi sono offerta di accompagnarlo. Ha bisogno di stare da solo per ora. E anche io in realta'.

Se Katniss ha avuto questa reazione con Gale, un tempo suo migliore amico, cosa potrebbe succedere se le dicessi la verita'?

Lascio il bicchiere che stavo sorseggiando sul davanzale della finestra e mi dirigo nella mia stanza. Mi sento una ladra nella mia stessa casa. Mi chino sul pavimento e alzo un'asse del pavimento.

Sotto c'e' una piccola cartella. La afferro e la porto con me in cucina. Sul tavolo la apro e spargo i fogli dappertutto.

Ci sono diverse lettere, ritagli di giornale, documenti e cartelle cliniche. Osservo tutti quei fogli di carta che potrebbero svelare la verita'. Potrebbero ridarmi la liberta'. Li osservo per qualche secondo e poi li riordino di nuovo e li nascondo sotto l'asse.

Non sono ancora pronti. Non sono pronta neanche io. Con Gale e' stato diverso. Non ho dovuto dirgli niente perche' aveva scoperto tutto da solo.

Per fortuna ho nascosto tutto quando Peeta bussa alla porta.

-Posso entrare?- chiede dubbioso.

-Certamente, entra-

E' solo.

-Dov'e' Katniss?-

-Si e' appena addormentata. Era stremata- dice.

Mi siedo vicino a lui. Anche lui ha il viso stanco. Quest'incontro ha fatto piu' male che bene.

-Se stai cercando Gale, e' uscito da qualche ora, ormai- dico nel tentativo di fare conversazione.

Peeta scuote la testa bionda.

-In realta' stavo cercando te-

-Me?- chiedo perplessa.

-Si. Ho bisogno di farti alcune domande-

Oh..

-Su cosa?- La voce mi esce piu' sospettosa di quanto volessi e anche Peeta lo intuisce perche' mi rivolge un bel sorriso sincero.

-Sul perche' sei qui, perche' conosci Gale e cosa del genere. Katniss mi ha detto che non si fida di te. Solitamente il suo istinto non si sbaglia ma io ho pensato che fosse meglio darti una possibilita'. Non voglio accusarti di niente, voglio solo sapere-

-Mi dispiace Peeta ma credo proprio di non poterlo fare-

Devo stare attenta. Ho abbassato troppo la guardia, forse? Ho sbagliato a fidarmi di loro?

-Aspetta. Mi sono espresso male. Dopo aver passato tante cose, io e Katniss siamo un po' piu' sospettosi. Una ragazzina che arriva da sola in un Distretto che non conosce, non ha soldi, si vede lontano un miglio che non mangia da giorni e non parla mai di se'. La situazione e' abbastanza sospetta ma non e' nella mia natura, indagare o cose simili. E' evidente che nascondi qualcosa e io non voglio sapere cosa sia. Voglio solo che questa cosa non riguardi Katniss. Voglio che lei ricominci la sua vita. Puoi anche non rispondere a tutte le domande e non devi dirmi tutto ma ho bisogno di qualche risposta. Katniss ne ha bisogno.

E' stato tremendo ricominciare senza sua sorella e ha sempre dato la colpa di tutto questo a Gale. Lui non l'ha piu' cercata da quando siamo tornati e lei ha imparato a vivere con il suoi dolore. Adesso che Gale si e' presentato per chiederle scusa, le ha fatto crollare le sue certezze. Ho bisogno che mi rispondi. Fallo per lei almeno- Si e' alzato in piedi mentre parlava. I suoi occhi implorano pieta' o almeno aiuto. Avrebbe dovuto studiare legge. Ha una parlantina piuttosto sciolta e i suoi modi sono convincenti.

Se hai le capacita' necessarie per aiutare una persona, allora usale. Non puoi pretendere di essere aiutata se non compi il primo passo.

Da dove e' uscita questa voce? Era cosi' tanto tempo che non la sentivo riecheggiare nei meandri della mia mente. E' stato come rivivere quell'emozione, come se quella persona fosse accanto a me.

Accidenti e' talmente bravo con le parole da farmi ricordare...

Sta solo cercando di proteggere Katniss. Che male ci puo' essere nel rispondere parzialmente a qualche domanda?

-Okay..Ma non ti aspettare tutta la storia solo quella che posso dirti-

Peeta annuisce e sorride. Io nel frattempo cerco di riprendermi. Devo escludere quella voce e quei pensieri.

-Ti ringrazio Demetra. Bene.. Quando hai conosciuto Gale?-

Facile.

-Nel periodo in cui ho vissuto nel Distretto 2-

-Come hai fatto a conoscerlo?-

Ahi.

-Ero in difficolta' e mi ha aiutato-

-Che genere di difficolta'?-

-Credo di non poterlo dire-

-Ti ha parlato di Katniss e di sua sorella?-

-Si, parzialmente. Mi ha raccontato la storia per sommi capi senza entrare nei dettagli e io non ho mai fatto domande-

-E' per questo che sei venuta qui nel 12? Per fare amicizia con Katniss e poi portare Gale da lei?-

La discussione sta diventando un interrogatorio. Anche gli occhi stanno diventando di un blu scuro. Il suo discorso era molto calmo ma adesso sta succedendo qualcosa dentro di lui.

Che siano i sintomi di una crisi dovuta alle punture degli aghi inseguitori? Ho sentito dire che ha ancora diversi problemi con la tortura subita un anno fa a Capitol City.

Decido di andarci molto cauta.

-No. Gale non aveva nessuna intenzione di tornare nel 12 ma poi improvvisamente, ha cambiato idea e io l'ho appoggiato. Pensavo che sarebbe stato un bene per entrambi. Pero' no, non sono venuta per questo-

Le sue mani iniziano a tremare.

-Perche' sei venuta allora? Perche' vuoi a tutti i costi essere nostra amica?-

Sta calma, Dem. Se ti mostri impaurita potresti causare una vera crisi.

-Sono venuta qui per proteggermi. Non ho mai avuto intenzione di diventare a tutti i costi vostra amica. Quando ho conosciuto Katniss e lei si e' proposta di aiutarmi, ho pensato che sarebbe stata una buona occasione per conoscere la mia salvatrice-

I suoi occhi stanno diventando ancora piu' scuri. So che sto per commettere un'enorme sciocchezza ma se non faccio qualcosa subito, probabilmente mi saltera' addosso.

Non ho la minima idea di cosa fare quando si hanno questo tipo di crisi. Solo Katniss lo sa, credo.

Mi avvicino e poggio una mia mano fredda sulla sua calda.

-Tu e Katniss mi avete salvato. Mi avete strappato dalla mia orrenda famiglia. Mi avete dato un mondo migliore in cui vivere. Non voglio farvi del male. Se non volete accettare la mia amicizia, possiamo fingere di non conoscerci. Non farei mai qualcosa che possa turbare la serenita' di Katniss.

Diro' a Gale di stare lontano da voi e nessuno dei due vi disturbera' piu'. Te lo prometto-

Al suono delle mie parole, le sue mani smettono di tremare violentemente e i suoi assumano nuovamente la sfumatura del cielo.

Sbatte piu' volte le ciglia, imbarazzato.

-Scusami Demetra..Oddio stavo per avere una crisi! Potevo anche farti del male..- sussurra disgustato da se stesso.

-Va tutto bene, Peeta. Non mi hai fatto male. Sto bene- cerco di tranquillizzarlo.

In realta' ho davvero provato paura.

-Grazie- mormora- per tutto-

-Sta tranquillo. Non so in che modo possano esservi utili le mie risposte ma spero di essere stata d'aiuto-

-Lo sei stata-

Si alza e si dirige imbarazzato verso la porta. Prima che se ne vada lo chiamo.

-Peeta, aspetta-

Il biondo si gira e mi fissa. I suoi occhi azzurri sono molto rassicuranti. I miei invece si riempiono di lacrime che non verranno versate.

- Nascondo molte cose, hai ragione. Ma non permettero' ai miei segreti di farvi del male. E..di a Katniss che non soltanto sua sorella e' morta nei bombardamenti a Capitol City. C'era anche una persona importante per me, li'. Io sono riuscita a perdonare Gale, lei e' molto piu' forte e coraggiosa di me. Puo' farcela-

Peeta cerca di dire qualcosa.

-Non ho bisogno di essere consolata o aiutata. Katniss invece si. Va da lei-

-Glielo diro'. Grazie ancora, Demetra- e chiude la porta dietro di se.

Riprendo il bicchiere che avevo abbandonato sulla mensola e continuo a sorseggiarlo.

Penso a quei due ragazzi. All'inizio erano solo due strani tributi, provenienti da un Distretto insignificante. Poi sono diventati una minaccia per Capitol City che ha cercato in tutti i modi di distruggerli. Eppure sono ancora qua. Tutti e due. Nonostante due edizioni degli Hunger Games, la separazione, le torture, la guerra.

Katniss perdonera' Gale, ne sono sicura.

E chissa'..magari riusciro' a diventare davvero sua amica.



Angolo dell'autrice.

Ciao a tutti! Vi aspettavate un incontro pacifico? Sono sicura di no e spero infatti di non aver deluso le vostre aspettative. Katniss impieghera' del tempo prima di riuscire a perdonare del tutto Gale. E non le do torto.

Ma se Demetra ci e' riuscita anche Katniss puo' farcela.

Gale sta nascondendo qualcosa, non trovate? E sono sicurissima di aver lasciato molti indizi nel corso del capitolo anche se siamo solo al quarto capitolo!

Magari indizi che non facciano capire chi sia Demetra ma pur sempre indizi importanti.

Penso che Gale sara' nostro gentile ospite per altri due o tre capitoli. Sinceramente spero non piu' di due. Alla fine e' solo una piccola parte di questa storia e pur essendo l'unico a conoscere la verita' non avra' un ruolo molto importante. Almeno per ora non credo, probabilmente cambiero' idea.

Aggiornero' come sempre tra venerdi' o sabato.

Grazie a tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa long nelle preferite/ricordate/seguite.

Alla prossima,

Hoon21 :)

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto. ***



Perche' hai deciso di restare?

Perche' hai bisogno di me.

(Nevi infuocate)


Capitolo quinto.


Caro diario dei sogni,

questa notte ho fatto un sogno alquanto strano e familiare. Mi trovavo in spiaggia con solo il bikini addosso. L'acqua del mare era tiepida e tutto sembrava cosi' calmo e tranquillo.

Il sole mi bruciava la pelle e il vento leggero mi accarezzava le spalle e mi scompigliava i capelli.

Ad un certo punto ho sentito delle braccia snelle e decise afferrarmi da dietro e attirarmi a se'. Io ridevo perche' conoscevo quella persona e il suo tocco forte e delicato.

Infatti mi sono girata sorridendo. Era tutto quello che ho sempre desiderato. Noi due e la quiete attorno.

Quando stavo per avvicinare il mio viso al suo e sfiorare le sue labbra piene e morbide, il caldo e' diventato insopportabile e attorno a me c'era solo fuoco.

Ero io che combattevo disperatamente contro il fuoco. Da sola.

Mi aveva lasciata.

**


Sono seduta su uno sgabello alquanto scomodo da circa un'ora e credo di aver perso del tutto la sensibilita' dei miei arti.

Questa mattina sono venuta a casa di Peeta e Katniss per tentare di scusarmi con loro e cercare di rimediare il disastro di ieri.

Gale e' semplicemente tornato dopo una giornata di caccia e si e' diretto a casa della sua famiglia. Stamattina ho provato a parlargli ma ha tenuto il broncio per tutto il tempo ed e' scappato nuovamente nei boschi con suo fratello. Almeno so che non commettera' qualche sciocchezza in presenza del fratellino.

Sia Peeta che Katniss mi hanno accolto abbastanza gentilmente viste le circostanze e il carattere della discussione.

Katniss ha il volto tirato e due grandi occhiaie nere sotto gli occhi ma ha cercato in tutti i modi di apparire allegra e non ha ancora tentato di uccidermi, il che potrebbe essere un segnale positivo.

Dopo aver mangiato con loro e parlato di tutto tranne che del giorno precedente, Peeta mi ha chiesto se mi andava di posare per lui.

Katniss era intervenuta con un sorriso:- Oh finalmente! Ha la fissazione di farmi ritratti nei momenti piu' assurdi e nelle pose piu' strane! Una volta mi ha ritratto mentre lavavo i piatti, immagina-

Sembra aver abbandonato il tono duro e minaccioso che aveva assunto in mia presenza e ha scelto la via della cordialita', come quando l'ho conosciuta.

I suoi occhi non mi abbandono mai del tutto e mi fissa attentamente, come se volesse capire qualcosa e io faccio finta di non accorgermene.

Riguardo al ritratto, alla fine ho accettato.

-Non credo di essere una grande bellezza da dipingere ma se ti fa piacere...-

E cosi' mi sono ritrovata seduta su questo sgabello, attenta a non muovere nessun muscolo mentre Peeta dipinge la mia figura sulla tela con un'espressione corrucciata e concentrata e Katniss che canticchia sottovoce.

Ogni tanto vedo il suo sguardo perdersi nel vuoto ma poi Peeta, che la osserva con la coda dell'occhio, fa un'osservazione banale solo per poterla distrarre dai suoi pensieri infelici.

A quel punto la vedo sorridere e scuotere la testa. Qualche volta si e' alzata per vedere il lavoro svolto da Peeta e mi ha assicurato che sta venendo davvero bene.

-Hai una posizione ben eretta . Quasi nobile. Sai..con il mento tenuto in alto e la schiena dritta- accenna.

Mi limito ad accennare un sorrisetto per poco tempo prima che Peeta riprenda entrambe.

-Katniss non darle da parlare proprio ora che sto finendo altrimenti non verra' bene. Demetra, puoi girarti leggermente verso sinistra?-

Quando sto per diventare una statua, Peeta annuncia che per oggi ha finito.

-Perche' devi continuare?- chiedo sconvolta mentre metto in moto tutte le parti del corpo rimaste ferme per tutto quel tempo.

-Assolutamente si! Ho intenzione di dipingerti nella stessa posizione con un'altra tecnica. Intanto vuoi vedere questo?- mi chiede e gira il cavalletto.

Sulla tela si staglia una ragazza davvero carina con l'aria altera e distante, con una figura snella ed elegante, con una lunga treccia che le scende su una spalle. Ha saputo rendere i minimi particolari, immortalandomi per sempre.

-E' davvero stupendo, Peeta- dico sinceramente commossa.

Lui alza le spalle modestamente.

-Ancora ci devo lavorare. Sei domani potessi posare ancora sarebbe perfetto. Ovviamente se ti va e hai il tempo- dice e una luce di pura gioia gli illumina gli occhi.

Ho visto quello che possono contenere quegli occhi color cielo e poter constatare che in questo momento contengono felicita', mi rassicura molto.

Non riesco a rifiutare anche se le mie gambe protestano.

-Mi farebbe piacere. Facciamo verso le cinque del pomeriggio? Finiro' di lavorare verso quell'ora- spiego.

Lui annuisce.

-Va benissimo. Io chiudo la panetteria alle cinque e mezza ma puoi venire prima. Katniss dovrebbe essere a casa, vero tesoro?- chiede rivolgendosi alla sua ragazza che sta preparando uno spuntino in cucina.

-Si, certo. Demetra puoi venire quando vuoi, domani non vado a caccia-

Lo dice come se niente fosse ma noto che la sua voce ha avuto un leggero tremito. Evidentemente non va a caccia perche' sa che potrebbe incontrare Gale nei boschi.

Peeta non dice nulla ma si scusa con un sorriso e va verso di lei.

Prima che le depositi un bacio sui capelli, mi volto.

Mi sento molto a disagio come se stessi guardando qualcosa di proibito.

Parli proprio tu che hai infranto le regole per stare con la persona che amavi?

Il campanello suona e in un certo senso mi salva.

-Vado io, ragazzi- dico senza voltarmi ma sento un -Grazie- mormorato da qualcuno.

Apro la porta pensando che sia Haymitch, il loro vecchio mentore, e invece e' Gale.

E' ricoperto di fango e foglie, rendendo abbastanza evidente il fatto che sia stato nei boschi prima di venire qui.

Socchiudo leggermente la porta dando un'occhiata all'interno ma per fortuna non viene nessuno.

-Cosa ci fai qui? Sei pazzo! Da un attimo di tregua a quella ragazza- e lo spingo via.

-E adesso da che parte stai ragazzina?- chiede freddamente.

-Sto dalla parte della ragione, zuccone. Da il tempo a quei due di riprendersi e torna tra un paio di giorni. Magari con piu' calma questa volta- cerco di spiegargli.

-Voglio solo parlare con Katniss-

I suoi occhi grigi sono fatti di fuoco. Sono molto diversi da quelli di Peeta. Quelli di quest'ultimo contengono gioia, dolore, follia, allucinazioni, amore, tenerezza, pieta', compassione e speranza.

Quelli di Gale sono un fuoco. Puo' essere un fuoco che cicatrizza le ferite ma solitamente e' un fuoco distruttivo.

Adesso vedo solo fiamme.

-Hai gia' parlato con lei. Lasciala in pace- lo supplico afferrandolo per la manica nonostante sia bagnata e sporca. -Abbiamo sbagliato tutto. Avremmo dovuto aspettare che Katniss si riprendesse e avrei dovuto dirle che eri tornato nel 12 e solo dopo farla parlare con te. In quel modo abbiamo commesso un enorme casino-

-Da quando sei diventata cosi' amica di Katniss? Se lei scoprisse la tua vera identita', quanto pensi che durerebbe la vostra amicizia? E io sono l'unico a conoscerlo oltre te, vero ragazzina? Fammi passare adesso o diro' tutto- lo dice in tono molto serio e duro. Non ho dubbi che non lo fara'. L'unica cosa che non manca a Gale e' il coraggio.

-Non voglio attaccarla o meno, devo solo parlare con lei. Spostati- ripete.

Mollo improvvisamente la presa dalla sua manica, schifata.

-Mi stai ricattando Gale? Dov'e' finita la NOSTRA di amicizia?-

Deglutisce piu' volte, adesso incerto su cosa dire.

-Mi dispiace Demetra ma questa cosa e' piu' importante- cerca di prendermi la mano ma io mi scosto.

-Cosa e' piu' importante? La tua ex amica del cuore? Sei davvero cosi' meschino, Gale? Mi fidavo di te, ho riposto tutte le mie certezze in te..

Non mi puoi dire che il mio..la mia..che quello e' meno importante. Va, se vuoi-

Il cuore mi e' esploso nella gabbia toracica. L'unica persona che potrebbe rovinarmi e' quello che ritenevo l'unico amico rimastomi.

Questa storia di Katniss e di sua sorella l'ha talmente sconvolto da venir meno alla promessa?


-E' tutto vero quello che ho detto finora?- mi chiese con la voce roca.

Io annuii soltanto.

-Ho bisogno che tu mantenga il segreto per la mia incolumita' e per la sua. Non voglio che ora la gente possa fare commenti sulla nostra storia. Non riuscirei mai a sopportarlo. Ho gia' dovuto subire la sua perdita, non riuscirei mai a vivere con tutte quelle persone a ricordarmi chi ho perso. Promettimi Gale che qualunque cosa accada, non lo dirai a nessuno. Ti prego, promettimelo- lo implorai con le lacrime agli occhi.

Lui fece solo un cenno con il capo e si alzo' alquanto imbarazzato e sconvolto.

Si diresse verso la porta, tenendo le mani lungo i fianchi.

Arrivato davanti alla porta mi chiese senza degnarsi di guardarmi in faccia:- Come hai fatto?-

Mi fissai le mani pallide, le linee delle vene che trasparivano chiaramente e seguire il loro corso verso le braccia magre.

-Non esiste un modo. Si va avanti e basta-

Gale lascio' la stanza e io rimasi a fissarmi le vene come se temessi che avessi perso tutto il sangue, la mia vita e i miei sogni.


Sbatto piu' volte gli occhi per scacciare il ricordo che si affaccia prepotente nella mente. Gale e' gia' entrato in casa dopo avermi sfiorato la mano. Sento la voce alterata di Katniss che urla a Gale qualcosa che non riesco a cogliere.

Non so se entrare o meno ma poi decido che la mia presenza sarebbe solo d'intralcio.

Se Gale avesse intenzione di rivelare la mia storia, lo saprei molto presto d'altronde.

Intanto ho proprio bisogno di mangiare quella brioche allo zucchero che ho comprato questa mattina.


Angolo dell'autrice.

Salve a tutti! Come vi sembra questo capitolo? Capisco che molti di voi pensano che stiamo andando a rilento ma secondo me la storia sta procedendo con il giusto corso.

Preferisco scrivere capitoli non troppo lunghi ne' troppo corti, descrivendo dettagliatamente non solo il corso normale della narrazione ma anche le emozioni e i ricordi di Demetra che sono molto importanti.

All'inizio del capitolo, come avrete notato, ho accennato ad un quaderno dei sogni. Che ve ne sembra di questa pensata? E' troppo sciocca e quindi da eliminare o abbastanza interessante da poter essere usata in alcuni dei capitoli successivi?

Demetra ha molti deja-vu' e diverse frasi o ricordi o sensazioni si affacciano nella sua mente, cercando di portarla indietro.

Un'altra cosa importante e poi vi lascio in pace! Gale. Gale conosce la sua storia, i suoi problemi e le sue difficolta'. Potrebbe benissimo rovinarla come potrebbe anche aiutarla.

Gale sara' cosi' bastardo oppure no?

Scrivetemi la vostra opinione che per me e' molto importante.

Ringrazio tutte le persone che hanno letto i capitoli precedenti, tutti quelli che hanno recensito(facendomi immensamente felice) e chi ha inserito questa long nelle seguite/preferite/ricordate. Siete l'amore!

Grazie ancora e alla prossima,

Hoon21 <3

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


You break down my walls

with the streght of your love.

( I have nothing)


Capitolo sesto.


Caro diario dei sogni,

questa notte ho fatto un sogno alquanto strano. Mi trovavo qui, nel Distretto 12. Ero seduta su una delle panchine che il Sindaco ha fatto installare nel Prato per i bambini.

Era notte. Vedevo la luna che mi scrutava allegramente.

Poi ad un tratto ho sentito dei passi che si avvicinavo e ho sentito una presenza alle mie spalle. Nonostante questo non mi sono voltata ma ho continuato ad osservare la luna e sorridere come una stupida.

-Non trovi che sia magnifico qui?- ho chiesto.

Non ho idea di chi fosse ma nel sogno ero certa di conoscerla.

-Forse. Eppure non e' questo il tuo posto. Dovresti tornare ormai. Sei via da un pezzo- ha risposta la donna.

Aveva una voce dura, aspra e anche un po' rigida. La conoscevo.

Mi sono voltata improvvisamente e non ho trovato nessuno...Poi ho sentito degli uccelli cantare e mi sono svegliata.



Ho appena finito di sbocconcellare la brioche ricoperta da zucchero. Mi pulisco gli angoli della bocca con un tovagliolo di carta. Lo prendo e lo getto nella spazzatura.

Inizio a riordinare la misera dispensa, metto in ordine i pochi oggetti che trovo per casa, rifaccio il letto, sposto i vestiti dall'armadio.

Compio tutti i gesti in modo meccanico come se qualcuno avesse preso il mio posto nel mio corpo. So di essere io ma al tempo stesso mi sento un'estranea.

Mi e' capitato spesso da bambina di provare questa sensazione. Guardo gli oggetti e non li riconosco come miei. Osservo la gente del Giacimento che passeggia allegramente e non riesco a riconoscerli pur sapendo benissimo chi siano.

Finiscila Demetra, non e' questo il momento! Mi rimprovero aspramente e accantono questi pensieri in un angolo della testa. E' passata circa un'ora da quando ho lasciato Katniss e Peeta nelle mani di Gale.

Non ho piu' visto nessuno di loro.

Sono indecisa se andare a controllare che tutto vada bene ma ho decisamente paura.

Una volta che riesco a capire che in questo momento non posso fare proprio nulla per quei tre, afferro i lembi della maglietta sudata che indosso e la lancio nel porta-biancheria. Apro uno dei cassetti del como' e scelgo una semplice maglia bianca. Cambio anche i pantaloni, preferendo dei leggins neri.

Esco di casa per la prima volta con l'intento di esplorare l'intero Distretto. Sono qui da circa tre settimane e ho avuto il tempo di visitare solo qualche parte del 12.

Mi tengo alla larga del Villaggio dei Vincitori, naturalmente. Ripasso dal Prato che questa notte ha popolato i miei sogni, girovago per tutto il Giacimento guardando attentamente ogni casa e ogni angolo, arrivo in citta' e li' rallento un po' il passo.

Osservo attentamente ogni vetrina di ogni negozio (perdo circa dieci minuti avanti la vetrina delle scarpe) come se fosse una giornata normale. Come se fosse una giornata prima di quello. Arrivo fin al Palazzo di Giustizia e li' mi concedo qualche minuto di pausa. L'orologio della piazza suona le otto e sussulto.

Sono stata via da casa circa due ore e non ho ancora ricevuto nessuna notizia di qualche omicidio avvenuto a casa di Katniss.

Dovrei prenderlo per un segno positivo, ne' lei ne' Peeta hanno ucciso Gale. Anche se potrebbe essere un segnale negativo: Katniss sta preparando un suo diabolico piano di vendetta.

E' inutile fare congetture, devo solo avere pazienza.

Mi siedo sulla banchina e osservo i bambini che trascinano le loro madri o qualche ragazzo che tiene per mano la propria ragazza e la conduce verso qualche angolo appartato. C'e' anche qualcuno pu' audace che ignora la gente e bacia appassionatamente la propria ragazza.

Sento un groppo in gola che mi impedisce di deglutire e i bordi dell'immagine si appannano per poi confondersi.


Sono in una piazza grande come questa e c'e' un Palazzo di Giustizia.

-Dai Demetra! I Pacificatori se ne sono andati via-

-Ho paura- replico infastidita.

Si ferma all'improvviso e si volta verso di me. Mi guarda con quei suoi meravigliosi occhi dorati.

-Devi smetterla di avere paura. Se continui ad avere paura, permetterai a Capitol City, ai Pacificatori, agli Strateghi e a Snow di vincere! Devi essere forte, devi combattere..Devi essere te stessa, Dem-

Mentre parlava mi aveva afferrato la mano.

Io la ritrassi di scatto e mi allontanai.

-Io non sono come te. Non possiedo il tuo coraggio o la tua forza. Sono solo..io-

-E io ti amo per questo. Amo tutto di te, amore mio. Ma non possiamo permetterci di avere paura. Non adesso. Ora dobbiamo solo sognare. Sogna, Demetra, e sarai invincibile-

Prima che possa dire qualcosa, afferra la mia nuca e mi attira a se. Sento le sue labbra morbide posarsi sulle mie e i respiri si confondono e alla fine siamo una sola persona.



Sbatto ripetutamente le palpebre e il ricordo si infrange. Respiro profondamente permettendo al cuore di calmarsi e riprendere a battere normalmente.

Mi accorgo che mi tremano leggermente le mani. Alzo gli occhi al cielo e noto che sta iniziando a scendere la sera.

Si e ' fatto decisamente tardi e non ho nessuna voglia di trovarmi per strada, al buio. Non si direbbe ma il buio mi spaventa.

Ho vissuto per tutta la vita nell'ombra e ho paura lo stesso.

Mi scende una lacrima solitaria sulla guancia ma la raccolgo prima che possa essere visibile. Mi alzo dalla banchina e riprendo a camminare per tornare a casa.

Non e' molto distante ma quando arrivo la luce sta scomparendo del tutto.

Appoggiato allo stipite, c'e' Gale, immobile.

-Cosa ci fai qua?- e mi rendo subito conto che la voce mi e' uscita piu' acida di quanto volessi.

-Dobbiamo parlare- risponde.

-Sembra che tu sappia dire solo questo ultimamente. Dovevi parlare con Katniss e Peeta.. adesso devi parlare anche con me. Chissa' cosa potrai mai dirmi che tu non possa dire alla tua amichetta- dico e questa volta cerco di mettere tutta l'acidita' che ho in corpo.

Visto che non posso piu' sognare o avere paura, cerchero' di combattere.

Gale si sporge e mi viene incontro ma io indietreggio di un passo.

Lui alza un sopracciglio ma non dice niente.

-Sei gelosa per caso Demetra?- chiede beffardo.

-Gelosa di te, Gale? E chi ti credi di essere? Chi credi che tu sia per me? Non sei nessuno. Vuoi dire a tutti la verità. Prego, fai pure. Non ho piu' niente da perdere- gli sputo in faccia.

Non volevo ferirlo ma parlando, ho capito di essere veramente arrabbiato con lui e con me stessa per avergli permesso di avermi in suo potere.

-Ehi! Datti una calmata ragazzina. Pensi di potermi lanciare tutte queste frecciatine velenose dall'alto dei tuoi diciassette anni?

E se avessi chiuso quella bocca acida, ti avrei detto prima che non ho rivelato niente a nessuno. Non ho intenzione di correrti dietro, ragazzina-

Adesso si e' arrabbiato sul serio ma rimane in silenzio, continuando a fissarmi in un modo che mi innervosisce.

-Se ti aspetti che ora ti dica grazie, te lo sogni. Fammi passare, voglia entrare in casa mia dove tu non sei invitato. Ti credevo un amico Gale e invece ti sei mostrato essere una persona meschina. Ti credevo diverso. Per un attimo ho pensato anche di difenderti davanti a Katniss-

Prima che me ne accorga mi ha gia' afferrato il polso torcendolo con forza.

-Taci per un attimo! Adesso entriamo in casa e finalmente riusciro' a parlarti-



Angolo dell'autrice.

Ciao a tutti! Scusatemi ragazzi, sono imperdonabile! Ho ritardato a pubblicare..ho avuto un vero e proprio blocco. Non avevo ispirazione.

Ma adesso eccomi qui con un nuovo capitolo che spero vi piaccia.

Ovviamente cerchero' di essere piu' puntuale la prossima volta.

Vi ho incuriositi? Cosa dovra' dire Gale a Demetra? E come sara' finita la sua discussione con Katniss?

Che ve n'e' sembrato del diario dei sogni e del ricordo di Dem?

Spero che lasciate una recensione.

Kisses,

Hoon21 :)

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo. ***


-Non voglio essere una schiava.

Voglio essere un spirito libero.

-Sei entrambe le cose. Sei schiava della liberta'.

Cit.



Capitolo settimo.


La presa sul polso inizia a farsi sempre piu' forte e l'unica cosa che riesco a fare e' annuire. La sua mano lascia il mio braccio ma i suoi occhi sono ancora puntati verso di me. O meglio, contro di me. Cercando di recuperare quel poco di dignita' che mi e' rimasta, raddrizzo le spalle ed entro in casa mia. Sento la sua presenza inquietante dietro le mie spalle ma stringo i pugni, decisa di non crollare.

Deve solo parlarmi, continuo a ripetermi.

Gale chiude la porta dietro di se e siede comodamente. Io invece sono troppo tesa per stare seduta e inizio a dondolarmi leggermente sulle punte e a tormentare i bottoni finali della camicetta con le mani.

-Sto aspettando- sbotto impaziente e determinata a concludere questa pagliacciata il prima possibile.

Gale sospira e mi fissa dentro gli occhi. So che continuera' a farlo per tutto il tempo.

Le persone che ti guardano negli occhi sono coraggiose e non hanno nulla da nascondere. Chi invece tiene gli occhi bassi o sfugge ai tuoi, vuol dire che ha un segreto da nascondere o e' troppo debole anche per reggere un tuo sguardo.

Queste parole si rovesciano nella mia mente come un secchio d'acqua ghiacciata e di riflesso rabbrividisco anche se Gale non da segno di essersi reso conto di cio' che avveniva nella mia mente.

-Sono venuto qui per sistemare le cose del mio passato- dice semplicemente dopo questi lunghi periodi di silenzio.

-E ha funzionato?- dico pronta a riempirli.

-Diciamo. In parte si e in parte no-

-Scusa Gale ma sono decisamente stanca e non ho tempo da perdere con i tuoi enigmi. Quindi se vuoi dirmi cosa e' successo con Katniss, va bene. Se non vuoi dirmelo, va bene lo stesso. Ma comunicami la tua scelta perche' ho bisogno di una bella dormita-

Gli occhi grigi di Gale diventano di ghiaccio, ricordandomi pericolosamente mio padre.

-D'accordo. Cerchero' di essere breve. Ho conosciuto una ragazza nel Distretto 2 e presto andremo a vivere insieme li'- dice come se niente fosse.

Mi aspettavo qualche rivelazione top-secret o qualcosa di serio.

-Tu hai incontrato una ragazza e hai combinato tutto questo casino per dirlo?- chiedo stupefatta.

-Beh, si- ammette imbarazzato- ma non e' cosi' facile come sembri. Lei...si chiama Margaret. E' completamente diversa da me o da Katniss e stare con lei e' la cosa piu' bella che mi sia mai capitata, ma non riuscivo a vivere con questo enorme senso di colpa. Dovevo venire qui per dirlo a Katniss e implorare anche il suo perdono-

Mentre parlava si e' alzato, in preda alle forti emozioni. Io ho approfittato della situazione per prendermi un bicchiere d'acqua ghiacciata.

-Perche' me lo dici solo ora? Insomma, sono contenta per te. Non ti ho mai visto cosi' felice. Credo che neanche tua madre ti abbia visto cosi' sorridente. Gale, tu hai mai riso?- chiedo in preda alle risate.

Gale percepisce la nota di voluta malizia nella mia frase e risponde con un secco grugnito che puo' anche essere interpretato come un'affermazione.

Quando finalmente riesco a smettere di ridere, ricompongo il mio viso e dico:- Sono realmente contenta che tu abbia trovato una persona speciale. E so quanto debba essere stato duro per te tornare qui nel 12 e parlare con Katniss. Ti auguro davvero di vivere una vita piu' serena adesso. Ma Katniss cosa ha detto? Insomma ti ha ascoltato o Peeta e' stato costretta a trattenerla?-

Gale accenna un sorriso.

-Grazie Dem. Si, abbiamo parlato. Inizialmente mi ha solo urlato contro e mi ha lanciato in faccia anche Ranuncolo, ma grazie a Peeta sono riuscito a raccontarle tutto. Non e' stato facile per lei...ma alla fine ha capito. Anche lei sa cosa significa ricominciare a vivere dopo essersi sgretolati in mille pezzi. Lei e Peeta lo sanno meglio di tutti noi-

Per un po' rimaniamo in silenzio, ognuno assorto nei suoi pensieri. Sono assolutamente convinta che non cambiera' mai. Gale e' un misto tra grugniti, cenni bruschi, rudezza, orgoglio, determinazione e buona volonta'. Magari questa Margaret riuscita' ad addolcire il suo animo inquieto cosi' come Peeta riesce a trasformare quello di Katniss.

-Adesso andrai via?- chiedo timidamente.

Annuisce.

-Parto domani. Mia madre e i miei fratelli hanno deciso di venire con me. Li' potranno condurre uno stile di vita diverso. Se non dovessero trovarsi bene, ritorneranno qui nel 12 ma io spero che rimangano con me. Non e' facile la vita di un soldato e spesso mi manca la mia famiglia-

Penso alla mia di famiglia. No, sicuramente non vorrei averla qui con me.

-Verrai domattina a salutarmi?-

-Penso proprio di si. Non ti sei comportato molto bene, ultimamente. Sopratutto con la sottoscritta, ma verro' ugualmente- e ridacchio.

Gale accenna soltanto un mezzo sorriso.

-A questo proposito, spero sarai felice di sapere che non ho detto niente a Katniss o a Peeta-

Il piccolo macigno che mi era rimasto nel petto si dissolve completamente. So che Gale avrebbe potuto farlo senza molti scrupoli ma sapere che ha deciso di tacere, mi tranquillizza molto. Ho ancora del tempo.

-Grazie- E' tutto quello che riesco a dire. In un secondo mi ritrovo tra le braccia di questo soldato che mi ha salvato la vita in piu' di una occasione.




La mattina dopo alla stazione io, Katniss e Peeta salutiamo Gale e la sua famiglia.

I bambini sono eccitatissimi di partire per un Distretto tanto grande in compagnia del loro fratello ed Hazelle sembra rinata da quando suo figlio le ha dato la bella notizia(credo che abbia iniziato a pensare al matrimonio e ai nipotini).

Tutti ci danno un leggero bacio nella guancia e si dileguano sul treno. Gale rimane per ultimo. Non e' mai stato bravo negli addii.

-Buona fortuna e sii felice- gli sussurra Katniss. Sta sorridendo leggermente e dopo un attimo di tentennamento i due si abbracciano.

-Non fare impazzire Peeta, Catnip- le risponde lui di rimando facendo ridere il ragazzo del pane.

Lui e Gale si stringono la mano, mormorandosi auguri per il futuro.

Infine si mette di fronte a me, oscurandomi per un momento la vista. Si china e mi sfiora la fronte con una leggero bacio.

-Tieni duro ragazzina- e scompare sul treno.

Poco dopo esso inizia a muoversi e in un attimo e' sparito dalla nostra vista.

-Chi l'avrebbe mai detto, eh?- dico in direzione dei due ragazzi.

Katniss sbuffa divertita.

I due si prendono per mano e iniziano a camminare.

-Andiamo Demetra?-

-Oh si, certo. Arrivo!- e mi affretto dietro di loro.

-Oggi lavori Dem?- chiede Peeta dopo aver dato un'occhiata all'orologio. Sono le nove del mattino.

-Ehm..no. Oggi no- rispondo nervosa.

Ripenso alla lettera di dimissioni che ho trovato nella buca delle lettere ieri sera dopo aver accompagnato fuori la porta Gale.

Mi hanno licenziato con due semplici righe, dandomi lo stipendio del mese. I soldi mi basteranno per qualche settimana e dopo? Saro' costretta ad andarmene un'altra volta? Dovrei cercare un altro lavoro?

Scuoto la testa e continuo a camminare. Quel briciolo di sicurezza che avevo acquistato in queste poche settimane, sembra essersi completamente dissolto nel nulla.




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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo. ***


Voglio recitare perche'

non so chi sono. Poter

essere ogni volta una persona

diversa mi fa stare meglio.

(Cancella il giorno chi mi hai incontrato)


Capitolo ottavo.


Katniss e Peeta svoltano a sinistra per aprire il panificio. Non avrei mai creduto che la famosa Katniss Everdeen avrebbe accettato di riporre l'arco e le frecce per dare una mano a cucinare. Da quanto ho capito non e' un'ottima cuoca.

Io invece proseguo fino ad arrivare al Prato. Non ho voglia di chiudermi dentro quattro stupide mura che mi ricordano il mio ennesimo fallimento.

Sono stata cosi' attenta questa volta, maledizione!

Avrei potuto chiedere un aiuto a Gale e invece l'ho salutato fingendo che andasse tutto bene.

E invece non va bene. Prendo a calci delle pietre li' vicino. Mi accanisco su di loro per sfogare tutta la rabbia che sento dentro.

Ad un certo punto mi ritrovo sudata, rossa in volto e urlante. Non mi importano piu' le pietre, vorrei prendermi a calci da sola.

Avresti dovuto imparare la lezione, ragazzina penso. Sono talmente stanca di gridare e dimenarmi che mi butto per terra, ignorando la terra e la sporcizia. Mi stendo e spero che la terra sotto la mia schiena si apra e mi risucchi.

Magari scopriro' un Distretto 14.

E poi piango. Semplicemente lascio scorrere le lacrime sulle guance. Non singhiozzo, non urlo piu' e non mi comporto come una bambina in preda a stupide crisi.

Piango e basta. Forse le mie lacrime porteranno via tutto.

Si sono gia' presi la mia famiglia, l'amore della mia vita, la mia anima, la mia coscienza, il mio corpo, la mia intera esistenza. Sono solo un burattino. Mangio perche' devo, parlo perche' devo, ma alla fine sono solo una bambola che tenta di imitare i vivi.

Ma non lo capite che sono gia' morta?

Il sole si alza sempre di piu' fino a brillare completamente nel cielo e poi inizia a scendere molto lentamente. Ed ecco che in pochi secondi e' scomparso e mi ha lasciata sola con una luna invisibile e un cielo nero che incombe prepotente su di me.

Dovrei alzarmi e andare a casa, dovrei prendere in mano la mia vita un'altra volta, dovrei semplicemente lottare, dovrei essere forte, dovrei essere..dovrei... Ma non posso fare piu' niente di tutto questo perche' semplicemente non sono nessuno.



-Peeta sono preoccupata- dice Katniss lasciando la tazza di latte sul tavolo e avvicinandosi a Peeta che guarda un programma televisivo nel loro salotto.

Sentendo il tono allarmato di Katniss, si gira di scatto e in un secondo affianca la ragazza.

-Cosa c'e'?-

I suoi occhi sono colmi di preoccupazione. Teme che la ragazza possa avere un attacco isterico. Le fissa le mani che non smettono di tremare nonostante la temperatura sia piuttosto alta.

-Cosa c'e'?- ripete di nuovo visto che la ragazza non accenna a rispondere. Come risvegliata da un brutto sogno Katniss mormora soltanto un:- Demetra-

Peeta la fissa accigliato.

-Cosa c'entra Demetra?-

-Non la vediamo da questa mattina. Avrei dovuto vederla in giro- dice, continuando a tremare.

-Non e' una cosa cosi' strana, tesoro. Avra' deciso di rimanere a casa-

Katniss si divincola dalle braccia di Peeta.

-Lo so ma ho una strana sensazione. Una tremenda sensazione. Ti dispiacerebbe uscire per controllare che stia bene?- gli chiede dubbiosa.

Un sorriso dolce si forma sul volto del ragazzo quando le risponde:- Certo. Vuoi venire anche tu?-

Katniss annuisce soltanto e in un attimo sono gia' sulla strada verso il Giacimento.

-E' strano- mormora dopo un po' Peeta.

Katniss si volta verso di lui.

-Cosa e' strano?-

-Questa tua sensazione. Mi e' sembrato di capire che Demetra non ti sta molto simpatica. Anche se in realta' e' una brava ragazza, secondo me-

Katniss arrossisce leggermente. La stupisce ancora la facilita' con cui Peeta riesca a capire i suoi sentimenti.

-Vorrei essere molto sua amica anche perche' sembra una ragazza innocua, ma non riesco a fidarmi. I suoi occhi nascondono qualcosa e mi ricordano troppo qualcuno.. Se solo riuscissi a capire chi! Ha l'espressione di chi sta per morire e di chi non vuole morire, di chi ha visto la morte ed e' riuscito a salvarsi, di chi si e' visto strappare dalle mani tutto cio' che avevo. E fidati, so riconoscere benissimo quel tipo di espressione. E' la stessa di quando il 13 ti salvo' da Capitol City- ammette imbarazza- Vorrei sapere cosa le sia successo e cosa l'ha portato qui al 12- riprende Katniss.

-Io le ho parlato una volta, subito dopo la comparsa di Gale- le rivela Peeta.

-Davvero? E cosa ti ha detto?- gli chiede la ragazza impaziente.

Peeta ridacchia.

-In realta' non mi ha detto molto. Di lei so molto poco. Mi ha rivelato solo che Gale l'ha aiutata a superare un periodo difficile, ma non ha voluto aggiungere altro-

-Se lo chiedessimo a Gale, pensi che ce lo rivelerebbe?-

Peeta scuote il capo.

-Credo che se avesse potuto ce l'avrebbe detto. Immagino che Demetra gli abbia fatto promettere di non rivelarlo a nessuno e sopratutto a noi-

Katniss si ferma allarmata.

-Pensi che il suo segreto riguardi noi?-

-Non lo so, ma ho la sensazione di si. Una parte, almeno. Ma sono sicuro che non voglia ucciderci!- aggiunge immediatamente scorgendo l'espressione terrorizzata della fidanzata.

Katniss sospiro' impercettibilmente.

-Andiamo, siamo quasi arrivati- dice.

Quando arrivano davanti alla casa di Demetra, Peeta si volta verso la ragazza che lo incoraggia con lo sguardo e bussa.

Non ricevono nessuna risposta percio' bussano di nuovo e poi un'altra volta.

-Te l'avevo detto! Dove puo' essere finita? Sono le dieci di sera- dice Katniss agitata.

-Forse sta solo dormendo e non ha sentito?- suggerisce dubbioso il ragazzo, ma neanche lui sembra convinto delle sue parole.

-Abbiamo bussato dieci volte Peeta Mellark! Anche un elefante si sarebbe svegliato, per la miseria!-

Ecco che torna la Katniss aggressiva.

-Dobbiamo trovare quella ragazza- dice risoluta e iniziano a cercarla per tutto il Distretto.

Percorrono tutto il Giacimento, chiedono di lei a tutte le persone che incontrano, corrono verso la citta' e il Palazzo di Giustizia ma non la trovano neanche li'.

-E' inutile Katniss. Forse se n'e' andata-

Katniss scuote la testa mentre una paura cieca la assale.

-Deve pur essere da qualche parte. Ti viene in mente qualche posto che non abbiamo controllato?- chiede a Peeta che si sta asciugando il sudore dalla fronte. La notte invece di portare refrigerio, sta solo portando altro calore insopportabile.

-No, non credo. Anche se...Aspetta! Il Prato!!- esclama ad un tratto tirandosi su. Dopo qualche secondo scarso, i due si ritrovano a correre velocemente in direzione del Prato. In prossimita' del Prato, la chiamano per nome.

-Demetra! Demetra! Sono io, Katniss, ti prego rispondi! Demetra!- la chiama a gran voce Katniss.

Sente un attacco di panico arrivare ma lo respinge. Non puo' permettersi di essere debole quando c'e' qualcuno che ha bisogno di lei.

-Demetr..Cavolo. Katniss, l'ho trovata! E' svenuta!- urla ad un tratto Peeta alle sua spalle.

In fretta corre nella sua direzione. Lo trova in ginocchio per terra mentre scuote il fragile corpo di Demetra che pende quasi senza vita.

Improvvisamente le immagini si sovrappongono. Non vede piu' Demetra ma Rue, la piccola bambina dalla pelle scura e poi la sorellina Prim.

-Ti prego Katniss, non permettere agli incubi di soggiogarti ora. Ho bisogno di te- la voce disperata di Peeta la riporta alla realta'. Mette a fuoco l'immagine di fronte i suoi occhi.

E' solo Demetra. Si riscuote. Col cavolo se e' solo Demetra!

Scansa il fidanzato, afferra con decisione il volto della ragazzina e le molla un potente ceffone.

-Katniss..ma cosa?- chiede stupefatto il ragazzo, ma lei lo zittisce e colpisce l'altra guancia.

-Jamie!- urla la ragazza svenuta, mettendosi a sedere di scatto e respirando affannosamente.

Delle lacrime scorrono sul viso di Katniss.

-Sei viva- sussurra soltanto.




-Sei viva- sussurra Katniss.

Sbatto le ciglia piu' volte per cercare di convincermi di quello che vedo. E' notte e accanto a me ci sono Katniss e Peeta. Tutti e due sembrano stanchi ma soddisfatti.

-Ci hai fatto preoccupare molto. Cosa ci fai qui?- mi chiede Katniss con le lacrime agli occhi. Si puo' sapere cosa e' successo?

Tento di ricordare. Non si riesco! Le immagini sono sfocate.

-Io..non lo so. Non ricordo molto... Sono venuta qui per una passeggiata e dopo...Cavolo, ero cosi' arrabbiata. Non ricordo quasi niente...- ammetto sconvolta, ricordandomi un particolare importante che non puo' essere rivelato e cerco una terza persona.

-Per caso avete visto qualcuno qui?- chiedo. Mi e' rimasto un solo briciolo di speranza.

-Ehm..no. Avrebbe dovuto esserci qualcuno? Magari questo Jamie?- chiede pianissimo Peeta. Anche quel poco di speranza e' scomparso.

-Questo Jamie? Oh no! Certo che no! Io stavo chiedendo...Lasciate stare. Grazie mille per essere venuti a cercarmi e per avermi svegliata. Siete stati molto gentili, non so come ringraziarvi- dico imbarazzata, imponendo alla mia mente di ricomporre i pensieri.

-Sta tranquilla. Dai vieni, ti do una mano- aggiunge Katniss, ma io mi sono gia' alzata di scatto e un potente capogiro mi colpisce. La mia coscienza inizia a scivolare di nuovo e sprofondo nel buio. Sento le voci ovattate di Katniss e Peeta, poi il nulla.



Angolo dell'autrice.

Salve ragazzi! Come vi sembra questo capitolo? Voglio assolutamente conoscere le vostre opinioni. Mi e' piaciuto molto scriverlo. Non so, forse oggi ero ispirata.

Non ho molto da aggiungere. Vi ringrazio per la vostra costante partecipazione. Siete tutti molto gentili!

Ultimo avviso: Ho iniziato a scrivere una storia a quattro mani con una delle mie piu' care amiche Fiorosy_. La storia in questione s'intitola: Granger Danger. E come potete notare non riguarda una Everlak, ma una Fremione. Se vi va, passate a leggere!

Alla prossima,

Hoon21 :)

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Capitolo 9
*** Capitolo nono. ***



-Puoi anche farmi sognare quello che vuoi, vero?

-Basta che tu me lo chieda.

-Allora fammi sognare noi.

(Le ragazze dell'Olimpo- L'ultimo desiderio)



Capitolo nono


Cado in uno spazio infinito di materia. Sono tutto e allo stesso tempo niente. Il buio totale e' attraversato da una melodia dolcissima che mi attira sempre di piu' a se. In essa dimentico il mio nome, la mia storia, il mio passato e il mio futuro. Esiste solo la perfezione del subconscio. O forse dovrei chiamarla la mia caduta. Perche' si, sto cadendo.

Non mi importa piu' di farmi male, questa materia impenetrabile mi proteggera'.

-Puoi fare di meglio-

Sarebbe tutto perfetto se la quella voce, la sua stramaledetta voce, non interrompesse i miei pensieri e la mia caduta. Quando arrivo vicina alla fine di questo magnifico tutto, la sua voce mi scuote e mi ritrovo al punto di partenza.

Ancora oggi e' capace di sconvolgermi ed eccitarmi allo stesso tempo.

-Abbandonati a me-

Abbi pieta' di me! Vorrei urlare, ma la voce non esce e io continuo a precipitare finche' le sue mani non mi afferrano. Non era questo che mi aspettavo.

Avevo dimenticato il contatto delle sue mani con la mia pelle: pura energia.

-Come ti sei ridotta, amore mio?-

Vorrei poter dire che la sua morte mi ha provocato un dolore che non se ne andra' mai, che e' solo colpa sua se adesso non riesco ad andare avanti, ma non riesco neanche a voltarmi.

-Hai dimenticato proprio tutto?- continua con la sua voce angelica- Mi avevi promesso che saresti andata avanti se mi fosse successo qualcosa. Mi avevi promesso che avresti continuato a sognare per noi due. Dove e' finita la mia Demetra? Quella che si opponeva agli Hunger Games, che andava contro il volere della sua famiglia? Dov'e' la ribelle?- continua a chiedere.

Non riesco ad ascoltare un minuto di piu' la sua voce. Ha ragione, lo so, ma fa male lo stesso.

-Vattene!- urlo rabbiosamente con le lacrime che scorgono inesorabilmente dai miei occhi- Vattene via! Non ho piu' bisogno di te. Mi hai lasciata sola, adesso cosa pretendi? Che resti ad ascoltarti? Quella Demetra e' morta ormai-

Tutta la voce che sembrava non uscire esplode in un grido di rabbia e dolore.

Il petto e' scosso da violenti singhiozzi e la testa gira dolorosamente. Perche' non sento la musica dolce che accompagnava la mia scomparsa nel buio?

-Stavi cercando di scappare, ma non si puo' sempre scappare Dem. Bisogna essere coraggiosi e affrontare tutte le sfide che la vita ci propone. Sii coraggiosa amore mio. Io saro' sempre al tuo fianco-

Sento dei passi che si avvicinando ma continuo a tenere gli occhi chiusi per paura di cio' che mi potrei trovare davanti. Sento due mani sfiorare le mie braccia nude e chiudersi sui polsi.

-Smettila..- protesto debolmente, senza ottenere nulla.

-Devi essere forte. Decisa- e si avventa sulle mie labbra con prepotenza. Sembrano passati secoli dall'ultima volta che ho sentito le sue labbra morbide sulle mie.

Bacia ogni centimetro del mio viso e passa a succhiare il collo mentre le sue mani, che hanno lasciato andare i miei polsi, si intrufolano sotto la maglietta. Gemo e cerco di riprendere il possesso delle sue labbra. Mi sembra impossibile. I miracoli esistono davvero.

Continuiamo cosi' per diverso tempo fino a quando mi accorgo che qualcosa sta cambiando. La sua presa diventa sempre piu' debole, non riesco a sentire la sua voce e in men che non si dica diventa un fantasma tra le mie mani.

-No! Ti prego, non lasciarmi di nuovo! Nooo!- urlo e finalmente mi decido ad aprire gli occhi.

Mi trovo in una stanza che non conosco e accanto a me ci sono Katniss e Peeta, entrambi piuttosto straniti.



Pov. Katniss


Demetra sta riposando serenamente. Io e Peeta abbiamo deciso di portarla a casa nostra, fin quando non si sarebbe svegliata e ci avrebbe raccontato cosa le fosse successo.

Addormentata sembra una bambina indifesa.

Ancora una volta i ricordi si sovrappongono e il suo viso prende le sembianze della mia sorellina e di Rue.

Magari e' un qualche segno del destino che mi suggerisce di salvare questa ragazzina finche' sono in tempo.

Demetra si agita un po' e mormora qualcosa che non riesco a comprendere e ripenso al nome che ha urlato, quando sono riuscita a svegliarla.

Ha detto distintamente 'Jamie'. Che questo Jamie fosse suo fratello o il suo fidanzato?

Peeta mi ha raccontato del loro colloquio e prima che lui se ne andasse, aveva espressamente detto che una persona a lei molto cara era morta nel giorno dell'esplosione. Poteva anche essere vicino a me in quel momento...

Quel giorno e' molto indistinto nella mia mente. Ricordo solo il momento in cui ho visto la mia sorellina,l'arrivo delle bombe, la sensazione del fuoco sulla pelle, ma il resto e' buio.

Sento la porta d'ingresso sbattere e dei passi lungo le scale, segno che Peeta e' di ritorno dal Palazzo di Giustizia. Si e' recato li' per ottenere maggiori informazioni su questa strana ragazzina.

Peeta apre la porta facendo attenzione per non svegliare la nostra ospite e mi fa un cenno con la mano.

-Ehi. Si e' svegliata?-

Scuoto la testa.

-Hai saputo qualcosa?- chiedo impaziente di conoscere qualcosa in piu'.

-In realta' no. Si e' rifiutata di dare i suoi dati. Ha dichiarato solo il suo nome, anche se non so se sia quello reale o soltanto uno fittizio. Una delle assistenti mi ha detto che aveva trovato un lavoretto con cui pagava l'affitto, ma che l'ha perso da poco proprio perche', secondo una nuova legge della capitale, bisogna mostrare i propri documenti. E lei continuava a rifiutare. Potrebbero anche buttarla di casa a questo punto, credo.- aggiunge infine, guardando Demetra che sembra aver ripreso un po' di colore.

-Non pensavo che la sua situazione fosse cosi' critica-

-Neanche io. Forse e' per questo che si trovava nel Prato. Potrebbe essere andata li' dopo averlo scoperto- ipotizza Peeta.

Lo guardo attentamente negli occhi e cerco le parole adatte per formulare la frase che mi ronza in testa dal momento in cui l'abbiamo trovata svenuta.

Peeta sembra aver capito il mio desiderio di comunicargli qualcosa perche' mi chiede:- Va tutto bene, Katniss? Qualcosa non va?-

Sorrido leggermente davanti la sua tenera preoccupazione.

-Stavo pensando che..beh, adesso non ha piu' una casa. Se lei volesse..potrebbe..ecco, potrebbe rimanere qui con noi?- sussurro.

Vedo chiaramente i suoi meravigliosi occhi azzurri spalancarsi per lo stupore e mi rendo conto di aver detto qualcosa di molto stupido.

-Sei sicura? Non ti fidavi molto di lei fino a ieri e poi..se mi venisse un attacco e tu non ci fossi fossi? Potrei ucciderla-

Sento le guance imporporarsi.

-Si, e' vero. In questo modo avro' modo di tenerla sott'occhio e conoscerla meglio. Prima o poi dovra' pur dire la verita' o qualcosa sul suo passato. Neanche Gale si e' mostrato loquace al riguardo. E poi..non hai attacchi da molto tempo e io credo ciecamente in te. Sei la persona piu' buona del mondo e non le faresti mai del male cosi' come non faresti mai del male a me. Mai.- ribadisco ancora una volta il concetto. So quanto si mostra insicuro a proposito.

-Per me puo' restare. Ma lei lo vorra'? E tu sei cosi' sicura di volerla qui?- accetta dopo un po'.

Vorrei potergli dire che mi ricorda molto Prim, vorrei dirgli che ho capito che ha sofferto molto e non ha avuto la fortuna di trovare qualcuno come lui a sorreggerla, vorrei potergli dire che qualcosa nel suo sguardo mi ricorda qualcuno e che dovrei assolutamente proteggerla. Ma come al solito, non ci riesco e mi limito a fissarlo sperando che la mia mente comunichi con la sua.

E forse e' cosi', visto con quanta bravura riesce ad interpretare i miei silenzi.

Quando il silenzio si protende piu' del necessario, Demetra inizia a gemere sempre piu' forte. Entrambi accoriamo al suo capezzale e cerchiamo di svegliarla dall'incubo. Urla qualcosa di assurdo e apre lentamente gli occhi.




Pov. Demetra

Sbatto ripetutamente le palpebre per abituarmi alla luce. Siamo gia' mattino? O pomeriggio?

Anzi, che giorno siamo? E dove mi trovo?

Fisso il letto che non e' sicuramente mio e la stanza bianca che e' decisamente troppo lussuosa per i miei standard.

-Demetra...- mi chiama sottovoce Katniss. Mi volto verso di loro e in un attimo ricordo tutti gli avvenimenti del giorno precedente (o di quello che sia). Ricordo perfettamente che mi hanno trovato, poi credo di essere svenuta. Quindi ora dovrei trovarmi a casa loro.

-Stai tranquilla, va tutto bene. Sei a casa nostra, un medico ti ha gia' visitata e ha detto che stai molto bene. Sei svenuta a causa dello stress e della poca alimentazione- mi spiega Peeta usando un tono molto calmo e rilassato come se stesse parlando ad una bambina.

Annuisco leggermente.

-Posso tornare a casa mia adesso?- chiedo.

MI do della stupida per non averli neanche ringraziati dopo tutto quello che hanno fatto per me.

-Non credo, Demetra- interviene Katniss- Sappiamo dei tuoi problemi finanziari e crediamo che ti verra' tolto l'appartamento in cui abiti-

Mi accascio di nuovo sui cuscini per ricevere l'impatto della notizia. Preferisco che sia stata Katniss a darmi la notizia. E' molto piu' brutale quando deve dire la verita'. Non cerco di addolcire la pillola. Anche se Peeta non la pensa allo stesso modo visto lo sguardo severo con cui la guarda.

Sento le lacrime salirmi agli occhi, non ho neanche la forza di arrabbiarmi con loro per aver chiesto informazioni.

-E ora?- chiedo rivolta al nulla apparente.

-Ora..puoi scegliere. Andare via dal 12 o puoi rimanere qui. E con qui intendo a casa nostra. Io e Katniss saremo molto felici di ospitarti- risponde Peeta.

Le lacrime che minacciavano di scendere si sono fermate e adesso ripenso alla parole appena pronunciate da Peeta.

Restare con loro? Non ho neanche bisogno di pensarci e mi butto tra le sue braccia.

-Lo prendo per un si?- dice ridendo.

-Assolutamente!-




Angolo dell'autrice.

Ciao a tutti! Il capitolo e' orrendo, lo so. Ho atteso le recensioni, che non sono arrivate, e alla fine mi sono decisa a pubblicare. Ammetto che non e' uno dei miei migliori capitoli, ma spero che mi perdonerete lo stesso. Mi scuso per il mostruoso ritardo, ma come ho gia' detto, stavo aspettando le recensioni. Ringrazio comunque quelle due persone che hanno recensito e tutti coloro che hanno letto e inserito questa fanfiction nelle preferite/seguite/ricordate.

Vi ricordo di andare a dare un'occhiata all'altra mia fanfiction e di leggere Granger Danger.

E' una storia scritta a quattro mani con una mia amica, Fiorosy.

Alla prossima,

Hoon21

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Capitolo 10
*** Capitolo decimo. ***


Merita di essere chiamato un vizio

cio' che danneggia noi stessi

e il nostro prossimo.

(I dolori del giovane Werther)


Capitolo decimo.


Dal momento in cui ho accettato la generosa offerta di Peeta e Katniss di abitare con loro per qualche tempo, ho sempre saputo che sarebbero sorti diversi problemi. Il problema principale e' sicuramente la presenza inquietante dell'ex mentore Haymitch Abernathy. Nonostante tutte le rassicurazioni da parte di Peeta, continuo a pensare che quell'uomo abbia un urgente bisogno di fare una endovena di gentilezza. Per mia sfortuna non viene nessun altro a casa Everdeen- Mellark a parte Mr. Simpatia. Cerco sempre di mantenere il piu' possibile le distanze, ma non posso lamentarmi. Sarebbe davvero da ingrati dire che quell'uomo e' assolutamente irritante, insoddisfatto, arrogante e disgustoso. Credo che lo sappiano anche loro e lo accettano lo stesso. In qualche strano modo e' riuscito a salvare entrambi quindi merita il mio rispetto. Se lui non li avesse salvati, io non sarei qui. So di correre un grande rischio trascorrendo tanto tempo con loro e Mr. Simpatia, ma confido nel potere dell'alcool.

Se anche dovesse notare qualcosa di sospetto in me, lo dimenticherebbe immediatamente a causa di tutte quelle bottiglie che si scola dalla mattina alla sera. Peeta e Katniss sono molto gentili nei miei confronti e cercano di mettermi a mio agio. Onestamente non mi immaginavo che Katniss potesse essere tanto cortese nei miei confronti.

Tanto non durera' a lungo, continuo a ripetermi. Non appena mi sono ripresa dal mio stato confusionario, mi ha accompagnata nella mia ex casa e mi ha aiutata a prendere le mie cose. In effetti non c'era granche' da prendere e con molta difficolta' sono riuscita a far scivolare i documenti negli scatoloni, senza che lei se ne accorgesse. Mi sento un po' una spia, ma continuo a ripetermi che questo e' l'unico modo.

-Demetraaa! E' pronta la colazione!- urla dalle scale Katniss. Un altro aspetto negativo e' proprio questo. Sia Katniss che Peeta pensano che io sia troppo magra e adesso stanno cercando di farmi diventare grassa come un tacchino. Le urlo in risposta che sto arrivando. Do un'occhiata alla camera per accettarmi che sia tutto in ordine (la prudenza non e' mai troppa) e scendo le scale. Sono rimasta nella stessa stanza in cui mi sono risvegliata. E' molto grande e spaziosa. Ho un armadio enorme (Katniss mi ha promesso che mi avrebbe comprato dei nuovi vestiti), un tavolo e una sedia su cui qualcuno ha poggiato libri, quaderni e matite e un letto enorme. Passo quasi tutto il tempo in questa camera a disegnare. Vedere i quadri di Peeta ha risvegliato in me questa antica passione e adesso mi siedo davanti la finestra cercando di cogliere qualche segno degno di essere ricordato, come un uccellino che si posa su un ramo o magari qualche passante che si ferma ad osservare la natura intorno a se' o anche dei bambini che giocano spensierati, finalmente liberi da pensiero della morte. Ancora non li ho mostrati a nessuno. Scendo velocemente le scale ed entro direttamente in cucina dove trovo gia' Katniss e Mr. Simpatia seduti. Mormoro un -Buongiorno- rivolto a tutti e prendo il mio posto a tavola. Peeta sara' gia' andato in panetteria. In pochi giorni ho imparato la dinamica di questa famiglia: Peeta si alza prestissimo per andare a lavoro, Katniss esce per andare a caccia nei boschi ed Haymitch vive a meta' tra casa sua e la casa dei due ragazzi. Sono qui da soltanto una settimana ma ho notato che la mia presenza ha minato le loro abitudini, per questo cerco di rimanere sempre di piu' in camera mia e di scendere solo per i pasti. So che non potro' continuare per molto in questo modo, anche perche' ho sentito (non proprio involontariamente) una conversazione tra Peeta e Katniss ieri sera. Entrambi sono preoccupati per questa mia timidezza e hanno decido di provare in tutti i modi di farmi aprire con loro. Credo che mi faranno anche un discorso molto presto e io non ho nessuna voglia di mentire.

-Ma guarda un po'! Il cadavere e' uscito dalla bara- esclama Haymitch da sopra la sua fetta di pane imburrato.

-Haymitch!- sbotta stizzita Katniss.

-Tranquilla Katniss- le dico, cercando in qualche modo di sorridere mentre la mia mente elenca tutti i modi in cui si puo' zittire una persona.

Il vecchio mentore scoppia a ridere e mi lascia in pace, torturando invece Katniss con le sue battutine velenose. Alla fine, il mentore si alza da tavola e dice che andra' a badare alle sue oche. Capisco perche' abbia scelto proprio le oche da allevare. Sono abbastanza autonome da non avere bisogno di nessun tipo di aiuto da parte del vecchio.

Katniss borbotta qualcosa di incomprensibile e presumo di offensivo nei confronti di Haymitch. La aiuto a sparecchiare e poi mi dirigo direttamente verso le scale.

Ma lei mi richiama:- Demetra, aspetta un attimo!- Mi fermo e mi volto verso di lei.

E' gia vestita in tenuta da caccia con i capelli intrecciati. Tiene anche l'arco in mano.

-Ti andrebbe di farmi compagnia nei boschi? Non sei mai uscita al di la' del Distretto..- chiede quasi in imbarazzo. Presumo che questa richiesta non sia proprio sincera e che sia stato Peeta a proporglielo.

-Ehm..pensavo che ti piacesse cacciare da sola, per evitare che le persone ti siano d'intralcio..- borbotto. In realta', l'idea mi attira molto e vorrei tanto accettarla.

Katniss ride sinceramente questa volta.

-Mi saresti d'intralcio soltanto se fossi rumorosa quanto Peeta e credimi, nessuno e' piu' rumoroso di lui!- esclama e l'allegria della sua voce mi induce a ridere a mia volta.

-Va bene, allora si- accetto.

Un secondo dopo siamo entrambe nei boschi.

**

-Lo vedi? E' li' alla tua sinistra- mi sussurra Katniss tendendo l'arco. Annuisco leggermente per non perdere la concentrazione. Tendo l'arco che la ragazza mi ha dato e lo punto contro un cervo, che ignaro della situazione, si trova a pochi metri da noi. Rotolo su un ginocchio e miro alla testa del povero cervo. Tutto accade in pochissimi secondi: lascio andare la freccia e questa corre verso la sua preda. In quell'istante il cervo cade. Sento l'adrenalina scorrere nelle mie vene e le orecchie ovattate per l'emozione. Poi il cuore smette di battere cosi' forte e torno con i piedi per terra.

Mi volto e trovo una Katniss a dir poco stupita.

-Wow...c-c-ome diavolo hai fatto? Cioe'..sei stata incredibile! Non mi avevi detto che sapevi tirare cosi' bene!- esclama -Se l'avessi saputo ti avrei portata qui prima-

Arrossisco imbarazzata e mi do della stupida per aver tirato cosi' bene. Avrei potuto benissimo fingere di non essere capace, ma la verita' e' che mi sono lasciata trascinare dagli eventi e dall'emozione di poter essere di nuovo me stessa.

-Oh beh..credo che sia la fortuna del principiante-

Come scusa e' abbastanza pietosa ma Katniss finge di crederci e va a prendere il cervo.

-Sara' meglio tornare a casa. Saranno le cinque del pomeriggio, ormai- dice.

Abbiamo passato quasi tutto il giorno nei boschi e non me ne sono neanche accorta. Saranno la pace che avvolge questo posto, l'adrenalina che mi rende viva e il silenzio, io mi sento davvero tranquilla. Do' una mano a Katniss a raccogliere tutte le nostre prede e insieme lasciamo questo posto sacro. Tornando sui nostri passi, guardo attentamente ogni albero, ogni sentiero, ogni animaletto che scivola abilmente tra le nostre gambe per imprimerlo nella mente.

-Magari la prossima volta ti faccio vedere il lago- suggerisce.

-Mi piacerebbe molto!-

La vedo sorridere ma non aggiunge nient'altro. Nonostante sia di poche parole, andiamo d'accordo. Sembra che abbia deciso di fidarsi di me o forse e' solo un modo per conoscermi meglio. Qualunque cosa abbia deciso per me va bene. Non posso prevedere come andranno le cose in futuro, percio' mi faro' bastare il presente.

Passiamo attraverso la recinzione che limita i dintorni del Distretto 12(-Dovrebbero toglierla a breve- dice Katniss infastidita da questo inutile filo metallico). Dalla recinzione al Villaggio dei Vincitori ci sono pochi metri di distanza e non appena intravediamo la scritta, troviamo Peeta davanti la porta d'ingresso. Sembra alquanto...teso. Batte nervosamente il piede e stringe nervosamente i pugni. Katniss si ferma e lascia cadere il sacco.

-Va a chiamare Haymitch in fretta!- bisbiglia e mi spinge via. La guardo spaventata e lei mi incita ad andare. A questo punto mi rendo conto che Peeta, magari spinto dalla preoccupazione, abbia avuto un flashback. Corro velocemente verso la casa di Haymitch e inizio a tempestare la porta con molti pugni.

-Haymitch!Apri subito la porta! Haymitch!- sbraito. Con la coda dell'occhio vedo Katniss avvicinarsi a Peeta lentamente.

E se dovesse colpirla, preda da un attacco d'ira? Mi chiedo nervosamente.

-Accidenti a te Haymitch, apri questa maledetta porta!- urlo. Non ricevo risposta per la terza volta percio' mi allontano un po' dalla porta e sferro un calcio molto forte. La porta si apre senza fare resistenza. Entro in fretta, facendomi largo tra i vestiti sporchi ammucchiati per terra e poi lo trovo disteso sul tavolo della cucina. Mi avvicino a lui, nonostante la rivoltante puzza di vomito e alcool, e lo scuoto.

Dopo diversi tentativi, sbatte le palpebre e si decide ad aprire gli occhi.

-Alla buon'ora!- sbotto- Alzati subito, credo che Peeta stia avendo uno dei suoi attacchi-

Haymitch mi fissa per una manciata di secondi, poi capisce quello che gli ho detto e cerca di sollevarsi ma ricade pesantemente sul pavimento. Provo a tirarlo su, ma e' troppo pesante e ingombrante. Da fuori mi giungono le urla di Katniss. Peeta l'ha colpita? Mi fermo un attimo per raccogliere in fretta i pensieri. Respiro profondamente e cerco di stabilizzare i battiti del cuore: un vecchio trucco. Lascio quel vecchio ubriacone sul pavimento a ronfare ed esco dalla casa.

Peeta ha trascinato Katniss in casa mormorando frasi sconnesse e illogiche. Per fortuna nella foga ha dimenticato di chiudere la porta. Do' un'occhiata intorno, ma non c'e' nessuno in giro. Neanche adesso gli abitanti vogliono entrare nel Villaggio dei Vincitori. Entro in casa cercando di non fare rumore per non innervosire ulteriormente Peeta. Dalla voci capisco che si trovano in salotto e che Katniss sta cercando di tranquillizzarlo.

Vado in cucina, afferro il primo coltello che mi capito sotto mano ed entro in salotto, sfoderando il coltello. Sono pronta ad usarlo nel caso la situazione precipiti ma trovo i due ragazzi abbracciati per terra. Entrambi si voltano verso di me e spalancano gli occhi nel vedermi.

-Cosa stai facendo con quel coltello?- mi chiede Katniss nervosa.

-Avevo bisogno di qualcosa nel caso le avessi fatto del male- rispondo, rivolgendomi direttamente a Peeta.

Improvvisamente mi vergogno moltissimo per il mio comportamento, ma decido di non darlo a vedere nascondendomi in una maschera di freddezza. La situazione e' gia' abbastanza penosa.

-Bene, vedo che non ce n'e' bisogno. Vado ad aiutare il vostro mentore, sempre che non sia annegato nel suo stesso vomito- mormoro. Appoggio il coltello ed esco rapidamente dalla casa.

Mi prenderei a schiaffi molto volentieri.



Angolo dell'autrice.

Ciao ragazzi! Come state? Siete abbastanza sorpresi che abbia aggiornato cosi' presto per i miei standard? Io lo sono.

Mi sono imposta di sedermi e di scrivere. E, sinceramente, non credo che questo capitolo faccia cosi' schifo. Ho cercato di dare una prima visione della convivenza e nel prossimo Peeta e Katniss cercaranno di parlare con Demetra e di affrontare diversi argomenti. Sopratutto del depistaggio di Peeta.

Spero che vi piaccia...

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa fanfiction nelle seguite/preferite/ricordate. Siete tutti nei miei pensieri <3

Hoon21 :)


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Capitolo 11
*** Capitolo undicesimo. ***


Tu mi ami.

Vero o falso?

Vero.

(Hunger Games- Il canto della rivolta)


Capitolo undicesimo.


Dopo quell'incidente, le comunicazioni con i ragazzi si sono interrotte. Neanche prima parlavamo molto, ma adesso ci rivolgiamo la parola solo per pura necessita'. Sia Peeta che Katniss passano quasi tutto il tempo fuori casa, cosi' io mi rintano nella mia stanza a disegnare o faccio brevi passeggiate dentro i confini del Villaggio dei Vincitori. L'unico momento in cui siamo costretti a stare insieme sono i pasti. Ognuno di noi fa del proprio meglio: mangiamo in fretta, evitiamo di parlare e subito dopo ci dedichiamo alle nostre attivita'. Per esempio la sera Peeta e Katniss si trasferiscono nel salotto a parlare fino a notte fonda o a scrivere il loro libro, mentre io li ascolto di nascosto, seduta sui gradini della scala per non farmi vedere o vado direttamente in camera mia. Haymitch passa di qui ogni giorno, ma sembra aver dimenticato tutto quello che e' successo. L'unica nota positiva in questa situazione orribile. Peeta l'ha strigliato per bene, dicendo che avrebbe potuto far del male a Katniss o a me e che deve smetterla di bere in quel modo distruttivo. Non credo che sia servito a molto visto che ogni volta che entra in questa casa si porta dietro una bottiglia di vino. Katniss fa finta di non vederlo. Sara' una sorta di patto tra di loro, immagino. Andiamo avanti cosi' per una settimana finche' una sera, prima che possa scappare via come un fulmine, Peeta mi blocca dicendomi che lui e Katniss devono parlarmi. Annuisco brevemente: me l'aspettavo. E' inutile perdere altro tempo, meglio andare dritti al punto ed affrontare la situazione. Riprendiamo i nostri posti intorno al tavolo, ora sgombro. Li fisso negli occhi, aspettando. Neanche per loro deve essere facile affrontare questa conversazione.

-E' venuto il momento di parlare di alcune cose- esordisce Katniss, impaziente.

-Ditemi- rispondo fingendo un'indifferenza che al momento non possiedo.

-L'altro giorno...- inizia ma si interrompe e si volta verso Peeta in cerca d'aiuto.

Peeta prende la parola:-Dobbiamo parlare di cio' che e' successo l'altro giorno-

-Me lo aspettavo. Ditemi- ripeto.

-Episodi di quel genere potrebbero accadere ancora. Katniss ed io ne eravamo consapevoli quando ti abbiamo offerto di venire a vivere con noi..- dice per poi bloccarsi come in cerca delle parole giuste.

-Se il problema e' la mia presenza, posso andarmene tranquillamente. Non mi sara' difficile trovare un posto- intervengo.

-Oh no! Non stavamo dicendo questo! Il problema e' un altro..- mi interrompe Katniss, agitata.

-Infatti- riprende Peeta- quello che intendiamo e' un po' diverso. A causa del mio periodo trascorso nella Capitale durante la guerra contro i ribelli, adesso soffro di alcuni..flashback, potremmo dire. Sono delle immagini alterate della mia vita passata in cui vedo Katniss come un ibrido e il mio unico scopo e' distruggerla. Sono riuscito a sconfiggere quasi del tutto questa..malattia, ma spesso mi capita di perdere ancora il controllo e i flashback si ripresentano. Mi dispiace averti spaventata l'altro giorno, ma devi sapere che potrebbe capitare in un altro momento. E non voglio che tu mi consideri come un mostro e abbia paura di me- conclude con un sospiro. Ora capisco il motivo del suo silenzio. E' disgustato da se stesso e da quello che potrebbe fare. Metto una mano sopra la sua e la stringo.

-Mi dispiace non averlo capito prima. Stai tranquillo, non potrei mai considerarti un mostro. Mi fido di te-

Peeta ha lo sguardo sinceramente commosso.

-Grazie- bisbiglia. Gli sorrido in risposta per poi porgli una domanda che mi frulla in mente.

-Scusa se te lo chiedo, mi rendo conto di essere piuttosto indelicata e invadente..ma, cosa ha provocato questi flashback? Cosa hanno fatto a Capitol City?-

Katniss e Peeta si guardano negli occhi, presi da una comunicazioni fatta da sguardi e cenni, poi Peeta risponde:- Mi hanno iniettato il veleno degli aghi inseguitori mentre proiettavano le immagini degli Hunger Games, distorcendo la mia visione di Katniss-

-Gli aghi inseguitori possono essere molto pericolosi e spesso mortali...- interviene Katniss con lo sguardo perso nel vuoto. Stara' rivivendo qualche scena dei propri Hunger Games.

-Lo so. Ho visto quando hai tagliato quell'alveare sopra le teste dei Favoriti- mormoro in un tono piu' freddo di quanto volessi in realta'.

-Si trattava della mia vita. O io o loro- replica altrettanto gelidamente, per poi scusarsi subito.

-Sei sicura di voler continuare a vivere qui nonostante i flashback di Peeta e i miei incubi?- chiede Katniss -Immagino che tu mi abbia sentita qualche volta-

In effetti, l'ho sentita spesso urlare durante la notte e scoppiare a piangere, fin quando Peeta riusciva a calmarla. Rifletto molto su quella domanda. Ho un tetto sopra la testa, tre pasti caldi al giorno e due persone molto gentili accanto a me. E in caso di pericolo, so anche difendermi.

-Si. Sono assolutamente sicura- annuncio soddisfatta. Entrambi sorridono e ci stringiamo le mani come se stessimo suggellando un accordo.

Poi il sorriso scompare improvvisamente dal viso di Katniss, terrorizzandomi.

E ora cosa succede?penso.

-Purtroppo dobbiamo parlare di altre due questioni- continua. Questa sera mi sta davvero stupendo! Sta parlando piu' di quanto farebbe in un'intera settimana.

-Bene- rispondo per niente convinta.

-Katniss mi ha raccontato della tua bravura con l'arco e l'altro giorno, quando sei spuntata con il pugnale in mano, hai dato l'impressione di saperlo usare. Ecco, sappiamo che non vuoi dirci molte cose del tuo passato e del tuo Distretto, ma vorremmo sapere dove hai imparato ad usare le armi-

-E' naturale che lo vogliate sapere. In realta' e' molto semplice. Durante la guerra, c'erano attacchi tutti i giorni. Sia da parte dei ribelli che da parte di Capitol City. Bombardamenti, sparatorie, avvelenamenti, combattimenti veri e proprio. Avevo bisogno di imparare a difendermi in caso di pericolo. Ebbi la fortuna di incontrare una ragazza che mi insegno' a maneggiare i coltelli in poco tempo e un giorno trovammo un arco. Ti avevo vista usarlo molte volte nell'arena e mi sono semplicemente basata su quello che facevi- rispondo, indicando Katniss alla fine.

Katniss arrossisce leggermente, non so se per l'imbarazzo o l'orgoglio. In ogni caso, sembrano tutti e due soddisfatti dalla mia risposta. L'ultima questione e finalmente posso buttarmi sul letto..

-Grazie per la sincerita', tesoro- continua Peeta- Bene! Manca solo l'ultima questione, ma questa e' la meno urgente. Agosto e' ormai finito e visto che tu hai ancora 16 anni, io e Katniss abbiamo pensato che dovresti andare a scuola-

La scuola...Oddio, sono anni che non mi preoccupo piu' della scuola. Alla fine, e' sempre stata l'ultimo dei miei pensieri.

-Ehm..okay. Ma bisogna pagare?-

-Oh no! La scuola viene finanziata dalla Capitale, ora. E sarebbe anche una buona occasione per uscire un po' e farti degli amici- suggerisce Peeta.

-Okay..Va bene. Quando inizia?- chiedo pur non fregandomene niente.

-Il 12 settembre. Tra solo undici giorni- risponde Katniss.

-Okay...Bene, buonanotte ragazzi! Sono davvero stanca...- e corro via su per le scale.

Troppe notizie e troppo poco tempo per assimilarle tutte.




Angolo dell'autrice.

Ciao a tutti ragazzi! Ringrazio intanto tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie di cuore <3

Come vi sembra questo capitolo? Dovevo assolutamente farli chiarire. Questo capitolo mi e' stranamente piaciuto. Spero che sia piaciuto anche a voi! Aspetto le vostre recensioni!

Alla prossima,

Hoon21 :)

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Capitolo 12
*** Capitolo dodicesimo. ***


Vorrei spingerlo via per schiarirmi

le idee. Oppure picchiarlo finche'

non capira' che la mia infelicita'

degli ultimi anni e' colpa sua.

(Cancella il giorno in cui mi hai incontrato).


Capitolo dodicesimo.


-Che ne dici di questo? Va bene?- mi chiede per la milionesima volta Katniss, mostrandomi poco convinta una maglietta presa dalla bancarella.

-No, non mi piace il colore- rispondo -Tranquilla Katniss, credo di riuscire a trovare qualcosa che mi piaccia. Da sola.-la rassicuro. Questa mattina ha deciso di portarmi a fare compere, ma dopo dieci secondi mi sono resa perfettamente conto che non abbia idea di dove mettere le mani. Ho provato a convincerla di lasciarmi da sola, ma si e' impuntata e adesso si gira furtiva tra le bancarelle. So che sta cercando di tentare un approccio diverso da quello dell'ultima volta, dove mi sono ritrovata nel suo salotto con un pugnale in mano, ma davvero sta diventando impossibile! Inoltre l'idea di mercatino del Distretto 12 e' molto particolare. Dovrebbero inserirla nel programma turistico del distretto. E' un'area attrezzata alle spalle del Forno ed e' gestito da una vecchia che nel distretto viene chiamato Sae la Zozza e che sembra conoscere Katniss da molto tempo.

-Siamo qui da un po' e ancora non hai trovato niente che ti piaccia?- mi chiede.

-Ehm..ancora no, signora- rispondo cercando di svignarmela.

-Prova a guardare nelle ultime bancarelle sulla sinistra. Sono sicura che riuscirai a trovare qualcosa di carino e adatto a te. Tra poco inizia la scuola, signorina, non puoi continuare ad andare in giro con quei stracci!- dice indicando la mia maglietta. Offesa, mi volto e mi dirigo verso la direzione indicata. Mi metto a cercare qualcosa e scopro che quella vecchia ha ragione. Trovo una montagna di magliette e jeans niente male e a prezzi straccianti. Nonostante i ragazzi si dimostrino molto generosi ogni volta che si tratta di soldi, non ho intenzione di approfittare della loro gentilita' e dei loro soldi. Sono ancora molto giovani, ma prima o poi si sposeranno e quando Peeta riuscira' a convincere Katniss, avranno anche dei figli e non mi sembra giusto prendere qualcosa che dovrebbe essere loro. Scaccio questi pensieri contorti e mi dirigo a passi indecisi verso Katniss con quella montagna in mano.

-Serve una mano con quelle?- chiede una voce maschile alle mie spalle mentre io cerco di tenere nelle braccia tutti i miei articoli.

-No, grazie!- rispondo senza voltarmi.

-Insisto-interviene nuovamente quella voce, portandosi al mio fianco. Mi decido ad alzare lo sguardo e mi ritrovo davanti un viso conosciuto ma di cui non ricordo il nome. Classica situazione imbarazzante.

-Ehm..ciao!- esordisco. Questo ragazzo ha un'aria cosi' familiare. Ma chi diavolo e'?

-Credo che non ti stia ricordando di me..- Il suo viso si addolcisce in un'espressione triste.

-No..Ma tu mi conosci- Ma quanto sono perspicace e intelligente!

-Si Demetra- dice calcando il mio nome- Sono Jemmy. Ci siamo conosciuti un paio di sere fa alla festa del Distretto-

Ecco chi era! Lo dicevo che aveva un'aria conosciuta.

-Ma certo! Jemmy! Scusami tanto, ma ho avuto altro per la testa in questo periodo e mi eri sfuggito di mente- Oddio, ma cosa ho detto! Di male in peggio, Dem..

Per mia fortuna Jemmy ride divertito.

-Nessuna ragazza mi aveva mai detto una cosa del genere, sono stupito. Di solito tutte ricordano il mio viso e il mio nome-

-Evidentemente ti sei imbattuto nella ragazza piu' smemorata del mondo-

Jemmy ride di nuovo. Chissa' se ha dimenticato la figuraccia che ho fatto due secondi prima? Se riesco a distrarlo, magari ci riesco.

-Immagino che tu abbia anche dimenticato la promessa di uscire con me uno di qusti giorni per visitare il distretto-

Oh cavolo! Quest'incontro sta diventando un incubo. Sono la ragazza peggiore del mondo.

-Potrei averlo dimenticato, si. Mi dispiace moltissimo. Pero' se ti va, potremmo uscire e questa volta non lo dimentichero'!-

-Va bene. Ma solo perche' sei simpatica- aggiunge, fingendosi indispettito- Ti va pomeriggio alle sei? Zoe, una mia vecchia amica, ha aperto una gelateria da poco e le avevo promesso che sarei passato per vedere come andava l'attivita'-

-Mi sembra un'ottima idea! Ci vediamo qui alle sette, quindi?- chiedo.

Credo che ormai tutti nel distretto sappiano che sono andata a vivere dai loro ex vincitori. Le notizie sembrano avere le ali, in queste occasioni. Ma non mi va che venga a prendermi li', intimorirebbe lui e me. E metteremmo a disagio anche Katniss e Peeta.

-Perfetto. Fai acquisti per l'inizio della scuola?- chiede spostando la conversazione su altri argomenti.

-Beh, si. Sta per iniziare, no? Anche tu vai a scuola?-

Se non la smetto di domandare cose idiote, non riusciro' mai a far capire alle persone di essere una persona semi-intelligente.

-Si certo. Pero' credo che saremo in classe diverse. Sono piu' grande di te- dice ergendosi in tutta la sua statura, accentuando la differenza d'altezza tra noi due.

-Ah ah, davvero un colpo basso usare l'altezza- gli faccio notare anche se non sono minimamente offesa. Non ho mai avuto problemi con la mia statura, anche se a volte mi sarebbe piaciuto essere leggermente piu' alto come il resto della mia famiglia. Beh, le pecore nere si riconoscono anche da questo. Continuiamo a parlare di tutto e niente finche' Katniss mi si affianca e squadra in uno strano modo Jemmy.

-Hai finito Demetra? Perche' dovremmo andare-

-Si, arrivo- le dico. Saluto velocemente Jemmy, con la promessa di farmi trovare li' puntuale e seguo Katniss.

Lei ha gia' pagato la vecchia Sae e mi afferra per un gomito, portandomi via.

-Hey! Katniss! Ma che ti prende?- sbotto, sfuggendo alla sua presa e togliendole le buste dalle mani, per qualche motivo stupido.

-Quel ragazzo- sputa- Quel ragazzo non mi piace per niente-

-Non lo conosco neanche. Fa decidere a me se e' un bravo ragazzo o no-

Katniss si mette davanti a me e mi fissa intensamente con le sue iride grige.

-Lui non e' un bravo ragazzo, fidati. Non ho idea di chi sia, ma il suo sguardo e' cattivo. Vuole solo farti del male-

-In realta' e' stato molto gentile con me e mi ha offerto di uscire. E io ho accettato-

Sono tremendamente arrabbiata. Chi si crede di essere per impicciarsi delle mie cose private? E dirmi con chi devo uscire o no?

-Ascoltami Demetra, non sono affari miei ma..-

-Esatto. Non sono affari tuoi- la interrompo. So di essere un po' ingiusta e ingrata nei suoi confronti, dopo tutto quello che lei ha fatto per me.

Mi fissa per attimi interminabili, poi si gira sui tacchi e va via. Peccato che prima mi abbia congelato con lo sguardo.

**

-Sei stata puntuale, chi l'avrebbe mai detto!- esclama Jemmy, vedendomi. Come promesso, mi sono fatta trovare alle sette in punto davanti il Forno. In realta' non avevo molto voglia di uscire, ma volevo dimostrare a Katniss che si sbaglia sul conto di Jemmy. Per tutto il giorno ci siamo evitate il piu' possibile. A niente sono servite le parole di Peeta, non riesco a non arrabbiarmi ogni volta che penso a come si e' intromessa. E lo stesso vale per Katniss che non sopporta di vedermi -sbagliare-, come dice lei.

-Eh gia', ogni tanto mi sorprendo da sola!- rispondo divertita. Jemmy indossa dei pantaloni attillati e una camicia che ha tutta l'aria di essere appena uscita dalla confezione. Mi sento a disagio a causa della sua eleganza visto che io ho optato per dei semplici jeans scoloriti e una maglia nuova. Spero che non se ne accorga.

-Pronta per passare il pomeriggio piu' indimenticabile della tua vita?- chiede, infilando una mano nella mia e tenendola in una morsa che ha qualcosa di possessivo.

-Ehm..si, andiamo- dico incerta.

Jemmy si comporta in modo impeccabile per tutta la sera, e' divertente e molto gentile. Mi compra un gelato alle nocciole e mi tiene il posto nella panchina. E alla fine si, mi diverto davvero. Jemmy conosce molta gente e mi presenta a molti dei suoi amici, di cui dimentico immediatamente il nome, ma che si dimostrano tutti molto carini nei miei confronti.

Quando vedo che si sono gia' fatte le nove e mezza, gli chiedo se mi vuole accompagnare. Per quanto mi sia divertita, non sono ancora abituata a questi orari e tutta questa gente mi intimorisce.

-Certo!- risponde entusiasta, esibendo il suo solito sorriso a trentadue denti che ha portato per tutto il pomeriggio. Salutiamo in fretta i suoi amici e, prima che io possa incamminarmi, mi prende ancora una volta la mano. Che sia di moda tenersi per mano in questo distretto? O forse e' solo sua abitudine? D Ho visto che l'ha fatto anche con altre ragazze durante la serata. Forse sara' molto gentile con tutte le ragazze. Durante la strada di ritorno e' pero' stranamente silenzioso.

-Tutto bene Jemmy? Non sei stato zitto neanche un secondo, oggi! Hai esaurito le scorte?- chiedo ridendo. Lui sorride leggermente.

-Si, certo. Ti sei divertita?-

-Certo che si. I tuoi amici sono molto simpatici e non vedo l'ora di incontrarli a scuola. Sembra che la fortuna si sia decisa a girare in mio favore- esclamo, lasciandomi scappare un po' troppo, dato che Jemmy chiede subito:-Perche'? Prima non eri fortunata?-

-Si..certo che si. Era solo un modo di dire- balbetto incerta.

-Del tuo distretto?- chiede. Questa volta il suo tono e' insistente e io rallento il passo, accigliata.

-Perche' lo vuoi sapere?-

-Semplice curiosita'!- esclama, tornando a sorridere in quel modo che mi tranquillizza tanto. Per fortuna il Villaggio dei Vincitori non e' molto lontano perche' il tono di questa conversazione si sta facendo pungente e la sua mano tra le mie sta diventando davvero di troppo.

-Ti andrebbe di rivedermi?- chiede, una volta arrivati a destinazione e lasciandomi andare finalmente.

-Abitiamo nello stesso distretto, e' normale vedersi!- rispondo, cercando le chiavi nella borsa. Peeta me ne ha fornito una copia il giorno dopo aver accettato la loro proposta.

Jemmy mi afferra dalle spalle e mi costringe a voltarmi verso di lui.

-Io intendo seriamente. Vederci spesso- I suoi occhi lampeggiano ora e sono puntati verso le mie labbra. Deglutisco. Conosco troppo bene quello sguardo posato su di me e la cosa non mi piace per niente.

-Ci vedremo a scuola- sussurro.

-Non come amici, Demetra! Voglio che tu stia con me. Sei la ragazza piu' bella del distretto e io...-

-E tu cosa?- sbotto, allontanandomi da lui e prendendo finalmente le chiavi. Le luci sono spente, che i ragazzi siano gia' andati a dormire nonostante sia presto?

Sento una mano ruvida toccarmi il fianco e di riflesso mi allontano, ma un'altra mano mi afferra e mi ritrovo le labbra di Jemmy schiacciate sulle mie. Preme insistentemente la lingua sulle mie labbra per farmele schiudere e a niente servono i miei pugni o le mie resistenze. In un attimo mi bacia e il suo sapore forte mi invade le narici. Disgustata gli tiro un calcio nello stinco e lui si allontana gemendo lentamente. Mi pulisco le labbra con una mano e apro la porta di casa. La richiudo velocemente alle mie spalle e tiro su il catenaccio come protezione.

Ma l'espressione dei suoi occhi mi e' rimasta impressa nella mente: erano lucidi di lussuria e divertimento. Lo sguardo del cacciatore quando guarda la sua preda.

Mi faccio forza e a tentoni salgo nella mia camera. Sento Katniss e Peeta ridere leggermente e poi dei lievi gemiti e decido che ne ho abbastanza per questa serata. Indugio sulla porta della mia camera ma un conato di vomito mi costringe a dirigermi in tutta fretta verso il bagno. Apro la porta e mi accovaccio davanti al water. Vomito disgustata, sentendo ancora il suo sapore forte, maschile dentro di me. Mi pulisco la bocca tremante e premo lo scarico. Mi spoglio continuando a tremare e mi getto sotto l'acqua fredda della doccia. Come una stupida inizio a piangere, mentre strani flash-back si accavallano nella mia mente. Sento altre labbra dure sulle mie, mani ovunque, strani uomini sopra di me e tante lacrime.

Mi hai gia' dimenticata, Demetra?



Angolo dell'autrice.

Ciao ragazzi! Come va? Mi scuso per il ritardo, ma come avrete notato e' leggermente piu' lungo degli altri. Ho deciso di non soffermarmi molto sull'uscita di Jemmy e Demetra perche' non e' molto importante. Lui sara' importante dopo.

E come avrete capito, Katniss non sbagliava. Ha cattive intenzioni. Come reagira' la nostra Demetra? Lo scopriremo tra poco...

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito, inserito tra le seguite/ricordate/preferite questa fanfiction.

Alla prossima,

Hoon21 :)

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Capitolo 13
*** Capitolo tredicesimo. ***


Tutte le perdite sono una,

e una perdita comprende tutte

le altre: una sola morte

e' la chiave del cancello che blocca i ricordi.

(Il prezzo della vittoria)


Capitolo tredicesimo.


Il mattino dopo mi sveglio con un forte mal di testa e un lieve senso di nausea. Titubante, cerco di capire dove mi trovo. Man mano i lineamenti della mia stanza prendono una forma definita nella mia mente e capisco di essere al sicuro, a casa di Katniss e Peeta. Sto bene. Mi sollevo leggermente e sposto infastidita le coperte. Appoggio i piedi nudi sul pavimento fresco e in un lampo ricordo tutti gli avvenimenti della sera precedente: l'uscita con Jemmy, il suo bacio e il suo sguardo. L'ultimo ricordo che ho della giornata precedente e' molto confuso. Credo che mi trovassi in bagno. Come saro' arrivata nella mia stanza? Probabilmente qualcuno mi ha portato di peso o ci saro' arrivata da sola e non lo ricordo.

-In che guaio ti stai andando a cacciare, eh Demetra?- chiedo ad alta voce. Vorrei tanto che apparissero sulle mie spalle l'angioletto e il diavolo per darmi i loro consigli, come si vede fare nei cartoni animati che trasmettono in televisione. La mia testa non riesce a ragionare da sola. Scuoto la testa: per ora tutti questi pensieri possono aspettare. Esco dalla stanza, senza rifare il letto e dal pianerottolo sento le voci dei ragazzi dabbasso. Almeno non dovro' occuparmi di loro in questo momento. Entro in bagno, mi spoglio in fretta lasciando i vestiti in giro e mi getto sotto l'acqua fredda della doccia. Il piacere dell'acqua congelata a contatto con il mio corpo umido fa cessare ogni tipo di pensiero nella mia mente. I problemi vanno affrontati, e' vero, ma non quando si e' mezzi addormentati, sudati e affamati. Esco a malincuore dalla doccia e mi vesto con i primi vestiti che mi capitano sotto mano per poi scendere le scale. Katniss e Peeta stanno gia' facendo colazione mentre Haymitch aggiunge del liquore al suo cappuccino. Cosa diavolo fa a bere quella roba?

-Buongiorno- mormoro quando tutti si voltano nella mia direzione. Afferro lo schienale di uno sedia per tirarla verso di me e ci sprofondo con malagrazia.

-Passato la notte in bianco, bambina?- chiedo Haymtich divertito, indicando le pesanti occhiaie sotto gli occhi che ho notato allo specchio. Emetto uno verso indefinito e prendo un toast che Peeta mi porge.

-Prosciutto cotto e formaggio, giusto?- chiede. Annuisco brevemente e addento avidamente il toast, beandomi del gusto del formaggio che si scioglie nella mia bocca.

-Com'e' andata la tua uscita ieri sera?- mi chiede Peeta gentilmente. L'unica che non ha ancora parlato e' Katniss, che fa il possibile per evitare di incrociare il mio sguardo.

-Bene- rispondo, senza entrare nei dettagli. Sarebbe stupido da parte mia allarmarli per niente. Per un po' nessuno parla, dedicandosi alla propria colazione.

-E' arrivata una comunicazione questa mattina- tenta nuovamente il biondo a mettere in tavola una conversazione- La scuola iniziera' la settimana prossima-

-Okay- Sembra deluso dalla mia reazione indifferente. Sforzati Dem!

-Non vedo l'ora che inizi- ritento, incurvando leggermente gli angoli della bocca nel disperato tentativo di sorridere. Peeta ricambia il sorriso, ma non insiste piu'. Dopo poco, bacia Katniss e saluta me e Haymitch e va in citta' per aprire il panificio. Il vecchio mentore si alza pesantemente da tavola e si trascina fino al salotto per poi lasciarsi cadere pesantemente sul divano e prendere il comando della televisione. Il suo nuovo passatempo e' guardare la tv per poi lamentarsi della stupidita' dei programmi. Sempre meglio di rivedere ogni anno le immagini dei vecchi Hunger Games, comunque. A tavola rimaniamo solo io e Katniss, una di fronte all'altra. Sbocconcelliamo in fretta gli ultimi resti della colazione, evitando di sfiorarci con gli occhi.

-Sono contenta che sia andato bene ieri sera- dice alla fine alzando lo sguardo. I suoi occhi grigi sono freddi sui miei e il tono di voce e' altrettanto gelido anche se un po' incerto.

-Grazie- rispondo. Rimaniamo in silenzio. Poi mi alzo e salgo le scale.

Prendo un album, dei colori e sparisco in fretta da casa, ignorando le occhiate penetranti di Katniss e quelle divertite di Haymitch.

Sono abbastanza sicura che Jemmy non si fara' vedere in giro o almeno, non mi avvicinera' subito. So come ragiona, ora che ho capito che razza di persona sia. Aspettera' il momento giusto ,ovvero quando io abbassero' la guardia. Povero illuso. Pensa davvero che io mi faccia sorprendere impreparata? Almeno non mi dara' noia per un paio di giorni. Il tempo necessario per riprendermi e respingerlo non appena si presentera'. Passo la maggior parte della mattinata nel bosco. Mi sento un po' un'intrusa: questo e' lo spazio di Katniss e mi sembra quasi di invaderlo.

Cerco di allontanarmi il piu' possibile dalla sua zona di caccia. Mi ritrovo in una radura molto tranquilla con un piccolo laghetto. Mi sistemo per terra, in riva al lago con l'acqua che mi solletica i piedi nudi. Appoggio l'album sulle mie gambe e inizio a disegnare. La mia mente si estrania completamente dal corpo e la mia mano si muove morbida e veloce come se appartenesse a qualcun altro.

**

-Demetra! Ehi!-mi chiama a gran voce Peeta non appena esco dal bosco e supero la recensione. Se non sbaglio, dovrebbe essere gia' ora di pranzo.

-Ciao Peeta- rispondo al saluto. Mi sento molto meglio adesso. Sara' stato lo stress dovuto al quel bacio( mi viene quasi da vomitare al pensiero) a rendermi cosi' di malumore e irritante.

-Sei stata nel bosco?- mi chiede, cercando con lo sguardo Katniss e sorpreso di non vederla insieme a me.

-Oh si..Sono stata li' per disegnare. Niente caccia!- rispondo abbozzando un sorrisetto, giustificando l'assenza della sua ragazza.

-Posso vedere i tuoi disegni?- chiede indicando l'album.

-In realta' ancora no. Sto cercando di finirlo prima di farvelo vedere. Sai..tipo un regalo- rispondo in imbarazzo.

-Oh beh..d'accordo! E' molto carino da parte tua. Torniamo a casa? Credo che Katniss stia cercando di preparare della pasta e vorrei arrivare in tempo per salvare la casa dalla fiamme- propone ridendo. Mi unisco alla sua risata.

Iniziamo a camminare ma poco prima di arrivare a casa mi ferma e si volta verso di me serio.

-Cosa e' successo con quel ragazzo?- dice duro saltando tutti i preamboli.

-Perche' me lo chiedi?- chiedo mentre i battiti cardiaci accelerano.

-Rispondi alla domanda-

Decido di adottare una mezza verita' che non fara' male a nessuno.

-Mi ha baciata anche se non volevo- dico in un soffio. Peeta annuisce come se gia' l'avesse intuito.

-L'avevo intuito.. Senti, so che potrebbe sembrare indelicato da parte mia e non ho intenzione di intromettermi nella tua vita privata, ma se avessi bisogno di aiuto e questo ragazzo dovesse darti qualunque tipo di fastidio..Beh, puoi chiedere. Non voglio che tu inizi in questo modo la tua vita qui- aggiunge. Un sorriso spontaneo mi sorge.

-Grazie mille Peeta, me lo ricordero'-

-Bene- dice ricambiando il mio sorriso. Mi fa cenno di entrare in casa, ma non appena entriamo troviamo una Katniss a dir poco isterica.

Sta urlando contro qualcuno di invisibile e agita le mani in aria.

-Katniss!- urla Peeta raggiungendola e bloccando le sue mani-Cosa sta succendo?-

Mentre loro parlano mi sposto in salotto e vedo che c'e' una gran confusione. Qualcuno ha buttato diverse cose per terra, ci sono fogli dappertutto.

-Chi e' entrato qui?- chiedo, rivolgendomi a Katniss.

-Non lo so- borbotta-Sono uscita per qualche minuto e quando sono rientrata ho trovato questa confusione. Non ho idea di chi sia stato.- si lascia cadere su una sedia e si prende la testa tra le mani.

-Cosa diavolo vogliono da noi?-

-Non lo so, tesoro..- mormora Peeta prendendola tra le sue braccia. Un tremendo presentimento mi scuote e corro velocemente nella mia camera, ignorando le loro occhiate. Appena entro, trovo una gran confusione. I miei album sono tutti per terra, i fogli dispersi nella stanza, i vestiti buttati sul letto e un asse del pavimento sollevato. Mi dirigo in fretta verso la mia cassetta, incurante dei passi che sento risuonare nella scala. Scorro rapidamente le pagine e capisco subito che mancano diversi documenti e delle foto.

-Cosa c'e' Demetra?- mi chiede Katniss alle spalle. Mi volto a guardala con le lacrime agli occhi.

-Credo che stesse cercando me-



Angolo dell'autrice.

Ciao a tutti ragazzi! Come state? Mi scuso per il ritardo ma come vedete vi ho portato un capitolo interessante. Ho deciso di sconvolgere un po' i miei piani. O almeno in parte. Il prossimo capitolo si basera' sull'inizio della scuola della nostra protagonista. E poi proseguiro' con il mio malefico piano...Muahahah!

Comunque, la smetto di dire scemenze.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito, inserito questa storia nelle preferite/ricordate/seguite.

Alla prossima,

Hoon21 :)

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordicesimo. ***



Jump up, fall down,

gonna play it loud now

Don't care my head's spinning

all around now

I swear I'll do

anything that I have to

Til' I forget about you

(Til I forget about you- Big Time Rush).


Capitolo quattordicesimo.


Dopo quel -Credo che stesse cercando me- non abbiamo piu' parlato dell'avvenimento. Ho aiutato Katniss a ripulire ed entrambe abbiamo accuratamente evitato di nominare le cose che mancavano dalla mia stanza. In fretta tutto e' tornato alla normalita' e nessuno si e' piu' fatto vedere. Eppure, la notte, nascosta sotto il lenzuolo leggero, non posso fare a meno di pensare a chi possa essere stato e la risposta sorge spontanea nella mia mente: Jeremiah. Sapevo che era un tipo che non mollava e molto determinato ad avermi, ma non pensavo che si sarebbe intrufolato nella mia camera per mettere tutto a soqquadro. E adesso ha tutte le carte per vincere. Beh, se pensa che me ne staro' in un angolo ad aspettarlo, non mi conosce per niente. Scaccio questi pensieri dalla testa.

Concentrati Demetra!

Finalmente il gran giorno e' arrivato. Certo, detto cosi' sembra che mi stia per sposare. Katniss e Peeta volevano accompagnarmi ma sono riuscita a dissuaderli dalla loro idea. Non voglio dare l'impressione di aver bisogno di qualcuno. E in effetti e' cosi'. Non ho bisogno che qualcuno si occupi di me, sono abbastanza brava a prendermi cura di me stessa. L'edificio che il Distretto usa come scuola e' piuttosto tetro, anche se sembra abbastanza grande. Ha anche un cortile, ed e' proprio li' che mi trovo al momento. La piazza e' gremita di studenti che sembrano conoscersi da tempo. Ignoro tutti ed entro direttamente nell'edificio. Nel corridoio incontro Jemmy con un'altra ragazza, ma faccio finta di niente e proseguo, consapevole che mi sta fissando. Sento quasi un brivido nella schiena dove i suoi occhi sono poggiati.

Al diavolo, non mi fai paura!

Sono la prima ad arrivare in classe, percio' scelgo un posto al primo banco accanto alla finestra. Di solito nessuno vuole questo posto, ma io trovo che sia il migliore di tutti. Posso evitare di guardare chiunque, posso concentrarmi o far finta di seguire le lezioni senza che i professori mi scoprano perche' sono troppo concentrati a trovare qualcuno disattento nelle ultime file. Sorrido al pensiero: patetici. Ho appena poggiato lo zaino per terra e posato l'astuccio sul banco che la campanella suona e sento i passi degli altri ragazzi rimbombare nei corridoi. Do un'occhiata veloce alla classe: e' un'aula abbastanza grande, ha un armadio e diverse cartine geografiche appese ai muri. Niente di speciale, insomma.

-Posso sedermi qui?- chiede timidamente una voce. Alzo lo sguardo e trovo una ragazza che mi sorride cordialmente.

-Si certo- rispondo meccanicamente prima di riflettere. La ragazza si siede, senza perdere il sorriso e mi tende una mano.

-Ciao, sono Mona-

Prendo la sua mano tra le mie e la stringo leggermente.

-Piacere Mona, sono Demetra- mi presento a mia volta. La ragazza sorride ancora e poi si china a prendere i libri dallo zaino. Io mi fermo un secondo ad osservarla meglio. E' abbastanza minuta e bassina, esattamente come me, ma a differenza mia ha i capelli corti e castani con delle ciocche tinte di viola che le donano molto. Inoltre ha gli occhi neri come la pece. E, per mia fortuna, sembra anche innocua. In men che non si dica l'aula si riempe e la professoressa di storia arriva in classe.

Ricominciamo.

La mattina scorre velocemente. Passo il tempo a prendere appunti delle varie materie e ogni minuto che passa Mona mi sta sempre piu' simpatica. E' molto intelligente e divertente e, tra l'altro, l'unica disposta a passare con me la ricreazione. Infatti improvvisamente tutti i ragazzi che incontriamo sembrano evitarmi. Ma come possono evitare qualcuno che non conoscono?

-Come mai tutti ci evitano?- chiedo a Mona mentre ci sediamo su una panchina sotto un albero, all'ombra. Lei ridacchia.

-Credo che il boss ti abbia adocchiato e nessuno si permetterebbe di intromettersi tra lui e le sue ragazze- dice semplicemente.

-Il boss?-

-E' cosi' che chiamo Jeremiah. E' uno dei ragazzi piu' grandi: alto e grosso. E stupido quanto una gallina. Lui guarda una ragazza e tutti devono farsi da parte. E' cosi' che funziona da un po' di tempo a questa parte. Ti conviene farti baciare subito cosi' ti lascera' in pace- dice con una punta di amarezza. Decido di tenere la bocca chiusa riguardo alla nostra serata insieme.

-L'ha fatto anche con te?- chiedo cercando di essere il piu' gentile possibile.

Lei annuisce brevemente.

-Mi ha preso in giro per un po' e dopo mi ha scaricato per una bionda. Oh, scusa, non tu!- dice rivolgendosi nella mia direzione. Scuoto la testa come a dire che non fa niente e la esorto a continuare.

-Anche se lo dovrei ringraziare- dice poi. Aggrotto le sopracciglia in una muta domanda mentre addento il mio toast. Lei si appresta a chiarire.

-Lui e' stato il mio primo bacio ed e' stato tremendo. Credevo che fosse lui a baciare male, percio' ho iniziato a frequentare un altro ragazzo dopo che mi aveva scaricato e quando mi ha baciato..beh, e' successo lo stesso. E allora ho capito che forse erano i ragazzi a non saper baciare e..ho scoperto di aver una preferenza per le ragazze-

Non appena realizzo le sue parole, tossisco.

-Cosa?- chiedo esterrefatta. Tutti mi sarei aspettata tranne questo. Il suo sorriso si trasforma presto in una smorfia.

-Oh scusa..Non avrei dovuto dirtelo cosi' presto. E' davvero un problema se mi piacciono le ragazze?- Non aspetta neanche una risposta e prende le sue cose per andarsene. Deve aver frainteso la mia occhiata sconvolta. Lascio cadere il mio toast e la afferro per un polso, costringendola a girarsi verso di me. Nel momento stesso in cui sento la sua pelle calda sotto la mia, sento una strana vampata di calore.

-Per me non fa nessuna differenza. Ecco..lo sono anche io..Sai quella parola che inizia per -l-.- dico, senza riflettere. Oh cavolo! Ma cosa ho detto?

I suoi occhi si spalancano e poi si mette a ridere.

-Ma davvero? Povero Jeremiah, allora- dice tra le risate. La lascio andare e lei si siede di nuovo accanto a me.

-Ma guarda un po'! Quanti segreti nasconde la nostra bella biondina?- chiede Mona. Le rispondo con un sorriso.

-Anche troppi-

-Almeno adesso hai un'alleata- dice- Lui non e' un tipo che si arrenda-

-L'avevo gia' capito. Siamo usciti insieme una volta e mi ha baciata. Io l'ho rifiutato e questo gli ha dato molto fastidio- Se continuo cosi' le raccontero' l'intera storia delle mia vita.

Mona mi fissa ammirata.

-Wow..Nessuno aveva mai rifiutato il boss. Sono molto colpita Demie- e sorride quando pronuncia quel nomignolo.

-Ho sentito che vivi a casa della Everdeen e il suo fidanzato- dice dopo una pausa di silenzio.

-E' cosi', infatti-

-E loro sanno di te?- Scuoto la testa.

-Sei l'unica che lo sa e ti pregherei di mantenere il segreto. Non voglio essere guardata come se fossi una pazza-

-Lo sai che prima o poi dovrai dirlo? Perche' Jemmy verra' di nuovo e non pensa che tu abbia tutta questa gran voglia di essere la sua bambolina. Dirlo e' l'unico modo per togliertelo di torno- mi spiega. La campanella suona di nuovo, evitandomi la risposta. Lui lo sa. Avra' sicuramente letto le mie pagine di diario e avra' trovato le mie foto..le mie e di Jamie. Che voglia ricattarmi?

Risalgo le scale in silenzio e mi lascio cadere pesantemente sulla sedia non appena arrivo in classe.

-E lei come si chiama?- chiede Mona, lanciandomi un'occhiata obliqua.

-Lei chi?-

-La tua ragazza- dice alzando le spalle. Non le sara' sfuggita la mia occhiata malinconica.

-Si chiamava Jamie- rispondo. Le parole mi sono uscite di bocca senza che il cervello avesse il tempo di bloccarmi. Perche' sto dicendo tutte queste cose ad una perfetta sconosciuta? Certo, sapere di non essere l'unica in questa scuola, mi fa sentire meglio, ma in questo modo i miei segreti sono piu' vulnerabili. Mia madre diceva sempre che due persone non potevano mantenere lo stesso segreto e che uno dei due doveva morire. Non ho intenzione di uccidere Mona, ovviamente, ma in effetti mi sono fregata con le mie stesse mani. Katniss e Peeta potrebbero non accettarmi, i miei compagni di scuola potrebbero (Beh, mi hanno ignorato tutti per via di Jeremiah) e risalendo alla mia storia e a Jamie, scoprirebbero anche chi sono e non posso permettermelo. Non ora.

Un problema alla volta.

-Ti ha lasciato lei?- chiede di nuovo Mona. Non ho notato che la mia voce ha tremato nel pronunciare il suo nome.

-In un certo senso. E' morta durante la ribellione- dico e mi volto dall'altro lato. Non ho voglia di parlare di lei ne' con Mona ne' con nessun altro. Jamie e' solo mia.

Era solo mia, mi correggo.

Alla fine la giornata passa e per l'ora di pranzo sono gia' per strada. Mona abita in citta' quindi non deve fare molta strada. Mi ha salutato allegramente con un bacio sulla guancia. A quel contatto il mio corpo si e' teso verso il suo. Era da molto tempo che una ragazza non mi sfiorava in quel modo. E' stato bello, ma mi sono sentita in colpa nei confronti di Jamie. Non posso farle questo.

Lei e' morta, bella! Datti una svegliata!

-Fatte nuove amicizie oggi?- chiede qualcuno. Mi fermo all'istante riconoscendo Jemmy. Ero talmente presa dai miei pensieri che non mi sono accorta che mi seguiva.

-Si- rispondo gelidamente, voltandomi parzialmente nella sua direzione. Lui ridacchia.

-Tranquilla Demie, i tuoi segreti sono al sicuro con me- sussurra al mio orecchio, passandomi accanto, per poi andarsene, lasciandomi li' in mezzo alla strada completamente paralizzata.




Angolo dell'autrice.

Ciao a tutti! Mi scuso per il ritardo. Ma come vedete vi ho portato un capitolo interessante! Che ve ne sembra? Vi ho dato diversi indizi e inoltre avete scoperto qualcosa del suo passato. Gia' qualcuno aveva notato che il nome Jamie poteva essere sia maschile che femminile. Ed essendo ambiguo, ho deciso di usarlo. Sono crudele, gia'.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito, inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie mille <3

Alla prossima,

Hoon21 :)

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Capitolo 15
*** Capitolo quindicesimo. ***


Per un secondo prova a ricordare quella sensazione.

Tutte quelle volte che sei a scuola

e vedi lui in piedi, in fondo al corridoio

e tu che non respiri finche' non lo abbracci.

O quelle volte in classe in cui non smetti

di guardare l'orologio perche' sai che lui

e' la' fuori che aspetta solo te.

Te la ricordi quella sensazione?

(Crystal Reed/Allison Argent- Teen Wolf).


Capitolo quindicesimo.



La prima settimana, cosi' come il primo mese, passa senza troppi intoppi. Jeremiah si e' limitato a fissarmi dall'altro lato del cortile con quel suo sorriso idiota stampato sulle labbra, ma alla fine non me ne importa molto. Purche' stia alla larga e tenga la bocca chiusa. So per certo che non lo fara' mai, a meno che non venga ricompensato, ma sperar non nuoce, no? O quello che diavolo e'. Non ho fatto amicizia con nessuno, tranne che con Mona, la quale si ostina ancora a presentarmi a tutti i suoi amici. Inutile dire che non appena qualcuno si presenta lo elimino subito dal mia database mentale. Potrei dire che la mia vita adesso e' quasi perfetta. Dico quasi perche' c'e' la costante Jeremiah, i litigi di Katniss e Peeta e si, anche le continue occhiate imbarazzanti di Mona. Ripensandoci, la mia vita non e' decisamente perfetta. Troppe complicazioni.

Questo perche' ti ostini a nascondere sempre la verita' a tutti! Mi ripete ogni giorno una vocina fastidiosa nella mia testa. Come se non avessi gia' abbastanza problemi a cui pensare. Una cosa alla volta! Ho deciso che come prima cosa risolvero' il problema Everlak (ho adottato una specie di nome in codice per indicare Katniss e Peeta). Ultimamente vengo spesso svegliata dalle loro urla o da qualche oggetto scagliato da Peeta oltre la finestra, la quale e' stata riparata otto volte negli ultimi cinque giorni. Fatevi un po' il conto. La questione del problema e' molto semplice: il matrimonio. Per sbaglio, Peeta ha accennato a questa possibilita' una sera mentre stavamo mangiando tranquillamente. E ripeto, tranquillamente. Senza flashback da parte di Peeta, piagnistei di Katniss e mie occhiate depresse. Un vero paradiso. Come sempre, quel dolce e tenero biondino ha dovuto rovinare tutto. Katniss si e' irrigidita immediatamente, borbottando qualcosa di incomprensibile e rinchiudendosi a riccio nel suo mondo fatato. Il giorno dopo e' scomparsa nei boschi. C'e' voluta tutta l'abilita' di Peeta per riportarla a casa mentre quel vecchio ubriacone se la spassava. Sembrava quasi che stesse guardando un reality show in televisione. La questione pero' e' rimasta in sospeso e non ha smesso di galleggiare su di noi come una nube invisibile. Decisamente fastidiosa. Sopratutto perche' questo non fa che aumentare le crisi di Peeta e sinceramente, non voglio trovarmi nella traiettoria di qualche coltello. Gli voglio bene e mi dispiace molto per lui, sopratutto per queste crisi spaventose che agitano piu' lui che noi, ma non sono masochista. Ho cercato di portare Haymitch dalla mia parte, ma lui si e' limitato a scrollare le spalle e a rispondermi con queste perle di saggezza:- Stanne fuori biondina. Tra un po', risolveranno tutto, fidati-. Grazie dell'aiuto, davvero! Percio' ho deciso di prendere il toro per le corna e affrontare le situazione. Ho fatto sedere entrambi sul divano del salotto e gli ho propinato un bel discorsetto.

-Bene ragazzi, e' giunto il momento di risolvere questa situazione imbarazzante!- ho annunciato soddisfatta.

-Quale situazione, Dem?- ha chiesto innocentemente Katniss facendo un po' orecchie da mercante. Alzo gli occhi al cielo, mentre Peeta le scocca uno sguardo esasperato, ma prima che possa replicare, riprendo la parola.

-I vostri problemi. So che state avendo delle difficolta' e vorrei che.. beh, che ne parlaste. Qui e ora. Sono stanca dei vostri litigi, delle ripicche e delle finestre rotte- ignoro il rossore sulle guance di Peeta- Se Katniss non vuole sposarti, lascia stare. Sai com'e', e' dura di comprendonio. Vuol dire che non e' ancora pronta per compiere questo passo, lasciale il suo spazio e quando sara' abbastanza sicura, sara' lei stessa a venire da te-

-Ehi!- mi interruppe Katniss indignata.

-Sappiamo tutti quanti che lo sei, mia cara, ma comunque. Sapete come siete fatti, i vostri difetti e vi amate lo stesso. Non fatevi pressioni per qualcosa per cui non siete ancora pronti. Quindi, se dovete dirvi qualcosa, fatelo. E date a me le armi- aggiungo. Mi rivolgono entrambi un'espressione scioccata.

-Beh, bisogna sempre essere cauti- mi giustifico, alzando le spalle. Mi siedo e aspetto che qualcuno inizi a parlare. Katniss evita il piu' possibile lo sguardo di Peeta e lui cerca di afferrarle la mano. Mamma mia, quanto sono broccoli questi due! Ma ormai mi sono fatta un'idea di come sono e quindi so che hanno bisogno dei loro tempi. Sono stati presenti a troppe esplosioni, secondo me. Alla fine e' proprio la Everdeen a rompere il silenzio. Evita ancora Peeta, ma fa scivolare una mano tra le sue.

-Mi- mi dispiace- dice infine-Mi sono fatta prendere dal panico. Pensavo al matrimonio, a quello che Capitol City voleva, i vestiti di Cinna..davvero non ce l'ho fatta!- Quanti film mentali si fa questa ragazza? Peeta, che e' pero' piu' comprensivo di me, la stringe forte a se e la rassicura con la sua voce suadente e tranquilla. Quasi quasi incanta pure me. Quando hanno esaurito le scuse, le lacrime e si, anche qualche piccolo bacio, mi ringraziano entrambi.

-Figuratevi! Sara' un piacere poter dormire tranquilli!- replico ridendo. Dopo un attimo, ridono anche loro e mi abbracciano. Okay, in realta' Peeta mi abbraccia e Katniss si limita ad una stretta veloce. Sguscia via in fretta e si nasconde in cucina. Non cambiera' mai... Ma almeno questi due hanno fatto pace. Adesso devo andare ad occuparmi di Mona. Li saluto velocemente e mi dirigo a passo svelto verso il centro del Distretto. Nell'ultimo periodo sono andata molte volte a trovarla nel pomeriggio. Per studiare, per chiacchierare e per..conoscerci meglio. La sua casa e' situata un po' piu' riparata dalle altre. E sul retro ha un bellissimo giardino. Scavalco velocemente la rete e mi arrampico con qualche difficolta' su un albero che si affaccia direttamente nella sua camera. Non mi andava di suonare il campanello. Mi siedo sul ripiano e busso alla finestra. Mona e' stesa sul letto con un libro aperto sulle cosce, che tiene incrociate. Indosso un lungo vestito nero, arricciato in vita e i capelli sono lasciati come sempre ribelli e sbarazzini, con quelle ciocche viola che la rendono anche impertinente. Solleva gli occhi dalla pagina che stava leggendo e si guarda intorno spaesata, poi mi vedo e corre ad aprire l'imposta e lasciarmi entrare.

-Detesti cosi' tanto la porta?- chiede ridacchiando e ributtandosi sul letto.

-In effetti si- rispondo. Chiudo la finestra e mi stendo vicino a lei nel letto.

-Com'e' andata la missione Everlak?- si informa, puntellandosi sul gomito per potermi guardare.

-Oh molto bene- rispondo soddisfatta- Finalmente si sono chiariti e io riavro' le mie nottate serene-

Mona getta la testa all'indietro presa dall'ilarita'.

-Sei stata davvero molto generosa- commenta ironica. Io non rispondo e mi limito a rivolgerle una smorfia infastidita. Questo la fa ridere ancora di piu'.

-Sei sola a casa?- chiedo, non sentendo il rumore dei passi di suo fratello che scende le scale precipitosamente e la voce di sua madre che lo riprende. Mona scuote la testa.

-I miei dovevano portare mio fratello dal dottore. Credo che gli sia venuta l'influenza. Sono appena usciti. Non li hai incontrati per strada?- Scuoto la testa. Ci saremo incrociati per sbaglio. Mona si alza.

-Vuoi qualcosa da mangiare o da bere?- chiede.

-No, grazie. Magari piu' tardi, ti rubero' qualche biscotto al cioccolato-

Lei si volta per un attimo.

-Ti prego, no! L'ultima volta ho dovuto dire a mia madre che avevo avuto una carenza d'affetto! Ti sei sbafata due pacchi di biscotti-

-Ehi, erano buoni- ribatto risentita. Chi non ha mai assaggiato quei biscotti, non puo' capire.

Mona borbotta qualcosa che somiglia tremendamente a- Come vuoi tu- e accende lo stereo. Riconosco subito le note della sua canzone preferita: She Looks So Perfect dei 5 Seconds of Summers. Credo che me l'abbia fatta sentire fino alla nausea, eppure non si stanca mai. Alzo gli occhi al cielo.

-Ti prego, no! Se l'ascolto un'altra volta, potrei morire- Lei ride, muovendosi a ritmo della musica. Vi ho mai detto che e' anche un'ottima ballerina? Ehm..io no. Credo di aver qualche problema di coordinazione. Nella mia mente sono una ballerina degna della miglior scuola del mondo, ma quando cerco di muovermi sembro un elefante in uno strip club. Lasciamo perdere. Mona ha gia' provato a darmi qualche lezione, ma sono una frana totale. Nel frattempo, lei ha continuato a ondeggiare nel suo bel vestitino, eccessivamente corto. Si, decisamente corto, mi dico, quando si avvicina pericolosamente a me e mi attira se. Mi costringe ad alzarmi e continua a ballarmi intorno. Madre, se continua cosi' non credo che riusciro' a controllarmi piu' di tanto. Forse e' proprio quello che vuole. Glielo leggo in quei grandi occhi furbi. La odio quando mi fa impazzire in questo modo. Che sia chiaro, non abbiamo mai fatto niente, anche se lei ci ha provato e io ero piu' che consenziente. Ma niente. Beh, fino ad ora. Lo so che non avrei dovuto, ma quando una ragazza ti si spalma addosso e continua a muoversi su di te, perdi il controllo. Ricordo perfettamente di aver poggiato le labbra sul suo collo bianco e di aver pizzicato la pelle delicata con dei morsi, fino a far comparire un bel succhiotto violaceo. Non mi e' sembrato che lei abbia avuto qualcosa da ridire, anzi sembrava che gli andasse bene. Si e' voltato per potermi guardare negli occhi. Non so chi sia scattata per prima, ma so per certo che ci siamo ritrovate incollate in un bacio che non ha niente di casto. Sento la sua lingua forzare le mie labbra e assaggiare il mio palato. Si muove con dolcezza e gentilezza, come per non forzarmi, ma aggiungendo una bella carica di passione che mi fa tremare. La canzone e' gia' finita e ne e' partita un'altra, ma nessuna delle due ci fa caso. Siamo troppo prese da cio' che sta succedendo dentro i nostri corpi e anche fuori, direi. Mona si e' messa a cavalcioni su di me e ha abbandonato le mie labbra, per scendere a togliermi la maglietta che indosso.

Per fortuna ho messo il reggiseno di pizzo nero, penso in uno sprazzo di lucidita'. Vedo i suoi occhi scintillare prima di tuffarsi sul mio seno. Sento chiaramente le sue mani sul mio petto, la sua lingua che assaggia avidamente i capezzoli e la bocca che li torturo. Non e' proprio difficile cavarmi di bocca un gemito. Con un gesto impaziente Mona mi toglie anche il reggiseno e si ferma per ammirarmi un po'. Mi sento un po' imbarazzata sotto quegli sguardi, percio' ribalto le posizioni e ora sono io ad essere sopra di lei. Continuo a baciarle il collo, mentre con una mano scendo per afferrare l'orlo della veste che indossa e risalire verso le sue cosce. La mia mano vaga nell'interno coscia, stuzzica l'elastico delle mutandine e accarezza delicamente la sua femminilita'. Mona geme e si inarca sotto di me, chiedendo di piu'.

-Ti prego..oh, mamma...- mormoro. Ridacchio a quelle parole e lascio stare il collo per un po'. Sposto le mie labbra sulle sue, allacciandole in un bacio violento. Le tolgo la veste e lei rimane quasi completamente nuda davanti ai miei occhi. Adesso e' coperta da quelle mutandine un po' umide. Sorrido e arrossisco contemporaneamente. Mona ha un fisico stupendo, sembra essere stata disegnata da un pittore. Ha i seni pieni e sodi. Mi getto su di lei, facendo scontrare i nostri seni (a quel contatto gemiamo un po' tutte due). Accarezzo il destro, mentre inizio a stuzzicare il sinistro con la lingua. Lo mordo, lo lecco, lo bacio, godendomi i gemiti di Mona. Quando mi stanco, passo all'altro seno, ripetendo l'operazione. Sotto di me, lei spalanca le gambe, come per invitarmi a darmi da fare, ma non mi va di finire cosi' presto. La guardo dritto negli occhi accesi dal piacere e inizio a lasciarle degli umidi baci partendo dall'ombelico, arrivando alla sua bocca. Spingo il bacino verso di lei e gemo dentro la sua bocca. Ma prima che una delle due possa dire o fare qualunque cosa, ecco che sentiamo una voce decisamente allarmante del padre di Mona. Ci stacchiamo tutti e due, guardandoci negli occhi in preda al panico. Scattiamo nello stesso istante. Ci rivestiamo alla velocita' della luce, mentre lei risponde al padre.

-Sto arrivando!-

Mi rifila un veloce bacio sulle labbra e mi indica la finestra. -Va per l'amore del cielo e sbrigati!- Mi infilo velocemente sotto la finestra e riscendo lungo il giardino, sperando di non incontrare nessuno. Scavalco la rete e per qualche assurdo motivo mi metto a correre. Ridendo. Forse tutta questa situazione mi ha ricordato le corse che facevamo io e Jamie per non essere sorprese. Aspetta un attimo. Jamie. Mona. O mamma mia, ma cosa diamine ho combinato??




Angolo dell'autrice.

Ciao a tutti! No, non sono morta. So che questo puo' sembrarvi strano, visto che non aggiorno da due mesi, ma sono ancora viva. Ho avuto un blocco enorme, sono completamente priva di ispirazione, ma alla fine mi sono costretta a finire questo maledetto capitolo. Non so se e' discreto, fa schifo o altro. E' il massimo che sono riuscita a fare. Nel prossimo capitolo avremo un ospite a sorpresa e una bella chiacchierata con la nostra Demetra..

Spero di aver incasinato il piu' possibile le cose. Come avete visto ci sono stati dei dettagli un po'..hot (il rating arancione), ma non ci saranno mai delle scene di sesso vero e proprio e quindi e' inutile mettere il rating rosso. Spero che la cosa non abbia disturbato nessuno. Eventualmente passate avanti, ma non ho intenzione di ripetere scene simili. Grazie a tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa storia tra le seguite/ricordate/preferite.

Alla prossima( e spero non tra un mese),

Hoon21 <3

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Capitolo 16
*** Capitolo sedicesimo. ***


Maybe you could be

the one, the one who's meant

for me.

I know I should wait

but what if you're my soulmate?

(I know you know- Big Time Rush)


Capitolo sedicesimo.


Il primo pensiero che mi colpisce l'indomani e' che sono una deficiente. Una garnde deficiente. Cosa diavolo mi e' saltato in mente? Ero andata semplicemente a casa di Mona, quella che dovrebbe essere mia amica e mia compagna di banco/classe e niente di piu' per passare un po' di tempo in compagnia (o potremmo anche dire per lasciare casa libera ai due piccioncini). Ovviamente la colpa non e' solo mia. Insomma, mica ho fatto tutto da sola! Anzi, per fortuna non ho fatto niente o meglio qualcosa l'ho fatta, ma...Basta! In questo modo incasino ancora di piu' la situazione. Mi costringo a posare i piedi per terra e il pavimento freddo sotto la pelle mi rende piu' lucida. E' stato solo un gioco, un divertimento, un passatempo tra amiche, mi ripeto. Niente a cui dare importanza. Madre di tutti i cieli, quanto sto diventando bugiarda e falsa! Il problema e' che non avrei dovuto baciarla, ne' spogliarla ne' fare altro. Entro in bagno e mi ci chiudo dentro. Katniss stara' ancora dormendo e Peeta sara' gia' uscito per aprire il panificio. Posso prendermi tutto il tempo che mi serve e tra l'altro sono solo le sei e mezza: ho tutto il tempo del mondo. Lentamente mi tolgo la maglia lunga che uso come pigiama e mi infilo direttamente sotto il getto dell'acqua tiepida. Mi insapono per bene e lascio per diversi minuti i capelli sotto l'acqua. Mi e' sempre piaciuto fare il bagno. Certo, dove vivevo prima non avevo un box doccia, ma solo una piccola vasca da bagno dove dovevo insaponarmi con le ginocchia strette al petto. Ma stare sotto il getto dell'acqua, abbandonare il proprio corpo a quella dolce corrente mi ha sempre fatto stare bene. Come se uscissi dal mio corpo e lo lasciassi in balia dei movimenti dolci dell'acqua. Sembra persino strano come discorso. Dopo essermi lavata per bene, esco e inizio ad asciugarmi. In bagno c'e' un grande specchio e spinta dalla curiosita', lascio cadere l'asciugamano giallo che finisce per terra. Inclino leggermente la testa e mi osservo in cerca di qualche cambiamento, difetto o chissa' cos'altro. Nell'ultimo periodo ho messo su un po' di peso quindi non si vedono piu' sporgere le costole, anche se continuo ad essere magra: le gambe asciutte, la pancia piatta e le braccia secche. I capelli sono cresciuti ancora di piu' e adesso mi scendono morbidi lungo le spalle, fino a coprire meta' schiena. Hanno ripreso parte del loro splendore originale: adesso sono di un bel biondo brillante. Gli occhi chiari brillano alla luce del sole e non sembrano piu' incassati e spenti. Alla fin fine, non sono messa proprio male. Sorridendo e canticchiando un po', mi rivesto scegliendo un semplice jeans chiaro e una maglia a maniche lunghe blu. Asciugo in fretta i capelli con un asciugamano e li lego in un'alta coda di cavallo, ancora mezzi umidi. Si, decido girandomi nuovamente allo specchio, non sono niente male.

-Demetra! Sei in bagno?- chiede la voce assonnata dietro la porta.

-Si, Katniss sto uscendo!- le rispondo di rimando e apro la porta. Lei ha tutti i capelli arruffati e gli occhi impastati di sonno.

-Buongiorno!- dico allegramente mentre lei biascica un:-'Giorno-. Si infila velocemente nel bagno e dopo due secondi sento il getto della doccia di nuovo aperto. Prendo lo zaino e scendo velocemente le scale urlando un:-Sto andando, ci vediamo piu' tardi- e infilo la porta.

**

-Ehi..Nick..per caso sai dov'e' Mona?- chiedo in un sussurro al ragazzo seduto dietro di me. Lui si aggiusta gli occhiali tondi con un gesto di stizza.

-In realta' io sarei Dick e no, non so dove sia la tua amica- risponde prima di continuare a leggere il libro davanti a se'. Alzo gli occhi al cielo e mi giro prima che la professoressa mi possa richiamare. Questa mattina ero in preda all'ansia nel dover rivedere Mona, ma adesso sembra essersi volatilizzata. Ed e' strano che non si sia presentata o che non mi abbia fatto sapere che non sarebbe venuta.

'Magari anche lei aveva paura di incontrarti oggi' sussurra una vocetta stridula e particolarmente fastidiosa nella mia testa. Nah, deve esserci un'altra spiegazione. Potrei andarla a trovare subito dopo l'uscita della scuola. Ma per dirle cosa? 'Scusa, ero preoccupata per via della tua assenza. Tutto bene?'. Ridicola. Alla fine decido di aspettare che sia lei a cercare me e non il contrario. Ma quando la campanella che segnala la fine delle lezioni squilla come una trombetta e mi ritrovo a passare davanti alla sua palazzina, la tentazione e la curiosita' mi spingono a suonare il campanello. Aspetto una manciata di secondi davanti il portoncino marrone quando sento dei passi avvicinarsi e in un secondo compare il padre di Mona. E' un uomo alto, magro con due grossi baffi neri e capelli radi in testa.

-Buongiorno- esordisco di fronte a questo tizio dall'aspetto burbero- Sono Demetra, una compagna di scuola di sua figlia. Oggi non e' venuta a scuola e mi chiedevo se stesse bene- concludo la frase esitando leggermente nel notare uno strano scintillio di rabbia nei suoi occhi cupi.

-Mia figlia sta poco bene. Presumo la rivedra' a scuola entro pochi giorni, nel frattempo le consiglio di tornare a casa sua. Io ho da fare. Buona giornata- risponde seccamente prima di chiudere la porta alla sue spalle e dirigersi verso il Palazzo di Giustizia nel quale lavora come avvocato o qualcosa del genere, lasciandomi li', intontita e spaesata. Ma che diavolo di modi sono questi? Ignorando spudoratamente le parole di quel vecchio arrogante, scavalco il cancello laterale e mi arrampico lungo l'albero, dopo aver poggiato lo zaino a terra. Raggiungo immediatamente la stanza di Mona che si trova al primo piano, ma la finestra e' chiusa e le tendine leggermente accostate. Mi avvicino un po' di piu' con l'intenzione di bussare e farmi aprire quando vedo due figure nella stanza. Una e' sicuramente Mona, la riconosco anche se da' le spalle alla finestra, l'altra sembra appartenere ad un ragazzo. Mi sporgo ancora un po' in avanti fino ad avere l'occhio incollato all'unica parte di finestra non nascosta dalle tendine color pesca. Mi immobilizzo quando riconosco quella figura. Jeremiah. Cosa diavolo ha intenzione di fare quel farabutto a Mona? Osservo avidamente ogni scena per cercare di capire cosa stia succedendo tra i due. Parlano, ma non animatamente. Lui cammina avanti e indietro per la stanza, come se fosse pensieroso e Mona gli si avvicina e lo accarezza. Ma che diavolo..? E' possibile che quei due siano diventati amici? No, impossibile. Mona mi ha raccontato tutto su di lui e di come l'abbia trattata male e mi ha messo in guardia da lui. No, deve esserci qualcosa sotto, ma quella piccola e aggraziata mano che stringe in una morsa possessiva il suo sedere lascia ben poco spazio alle incomprensioni. Mona continua a sussurrargli qualcosa e lascia andare il suo sedere per raggiungere la scrivania. Poggio delicatamente anche un orecchio per cercare di sentire qualche pezzo di conversazione. Sento che lei apre un cassetto e mormora qualcosa che non riesco a capire. Non vedo neanche cosa estrae da questo cassetto, ma vedo il viso di Jeremiah illuminarsi di botto e scagliarsi su di lei. Per un attimo il mio cuore perde un battito pensando che stia cercando di ferirla dopo aver raggiunto il suo scopo (cosa potra' mai nascondere Mona in quel cassetto?), li vedo riemergere completamente incollati. Lui l'ha presa in giro piantandogli rudemente le mani aperte sui glutei e lei gli ha allacciato le gambe intorno alla vita mentre lo bacia avidamente. Sento un nodo intorno alla gola. Io e lei siamo solo amiche, lo so. Io non provo niente nei suoi confronti e quella di ieri e' stato solo uno sfogo a sfondo sessuale, ma vederla attaccata a lui, vederla gemere mentre lui le prende in bocca un seno, vederla infilare le mani nei suoi boxer, mi fa sentire lo stesso tradita. Adesso un grande segreto ci separa e quella che credevo essere la mia unica amica, si potrebbe rivelare la mia peggior nemica. Scendo silenziosamente dall'albero e mentre mi incammino penso se il padre di Mona sapesse che la figlia era in compagnia di Jeremiah e la cosa gli stesse bene. La mia mente cerca di elaborare tutti i pensieri possibili, ma l'unica immagina che mi si prospetta davanti e' Mona attaccata a Jemmy. Mi passo una mano sul volto, stanca. Non ho voglia di pensare e scoprire cosa cio' significa. So gia' che sarebbe troppo doloroso e so anche che devo farlo ugualmente. Quando giro la chiave nella toppa, l'unica cosa che vorrei e' salire su per le scale e gettarmi a capofitto nelle braccia di Morfeo, nella speranza che sia Jamie a consolarmi. Ma cio' che mi trovo davanti invece e' di tutt'altra natura. Nel salotto di casa Everdeen- Mellark ci sono due donne sedute di fronte a Peeta e Katniss che ridono amabilmente. Una e' una graziosa ragazza che tiene in braccio un bambino dai capelli color sabbia e dagli occhi blu come il mare. Annie. L'altra invece e' una donna dai capelli corti e scuri, con un sorriso beffardo sulle labbra e quando si volta a guardarmi mi sento raggelare.

Johanna.




Angolo dell'autrice.

Buon pomeriggio a tutti! No, non sono morta. Come sempre ormai, ho ritardato nell a pubblicazione del capitolo. Mi dispiace davvero tanto ma sono stata fuori e l'ispirazione come sempre era a zero. Spero di essermi fatta perdonare lo stesso con questo capitolo che lancia molti indizi ai miei carissimi lettori. Ormai possiamo dire che ci stia avvicinando alla fine di questa storia. Ho deciso che e' inutile tirarla ancora per le lunghe, sopratutto per voi che perdete anche l'interesse nei confronti della storia. Come mai Demetra teme tanto Johanna? E cosa sta combinando Mona alla sue spalle e insieme a Jeremiah?

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa storia nelle seguite/preferite/ricordate. Grazie a tutti voi, miei cari <3

Hoon21

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Capitolo 17
*** Capitolo diciassettesimo. ***


I'll love you, if you ain't nobody to love

and I'll adore you, if there's no one to adore

and I'll show you, if there's no one to show

and I'll know you, if you want somebody to love.

(No Idea- Big Time Rush)


Capitolo diciassettesimo.


Resto spiazzata per qualche secondo, poi fingo indifferenza ed entro titubante. Saluto Katniss e Demetra e mi presento alle due nuove arrivate.

-Salve sono Demetra, e voi dovreste essere Johanna Masona e Annie Odair?- chiedo con voce incerta. Johanna scoppia a ridere e per un attimo ho paura che stia per prendermi in giro per la mia futile presentazione.

-E' ovvio che siamo noi. Non c'e' bisogno che fingi, stuzzica-dente- mi apostrofa muovendo la testa e scuotendo i capelli corti. Fingo un sorriso incerto.

-Johanna, Annie e il piccolo Finnick staranno da noi per un po'- mi annuncia Katniss e per un attimo sento una lieve sfumatura di dolcezza quando pronuncia il nome del bambino che sentendosi chiamare, ridacchia e fa bollicine con la bocca. Adesso dovrebbe avere un anno, piu' o meno.

-Oh..bene. Mi fa piacere- mormoro, quando invece vorrei solo scappare via.

-Spero che per te non sia un problema, averci tra i piedi- dice dolcemente Annie e quando mi fissa con quei suoi grandi occhi verdi mi sento mancare.

-Assolutamente no-

-Visto che la casa e' quella che e', Johanna dormira' con te, mentre Annie e il bambino dormiranno nella camera degli ospiti- mi dice Peeta, aspettandosi una protesta, ma l'unica cosa che riesco a fare e' limitarmi ad annuire e sorridere in direzione di Johanna, che mi guarda ancora con quello scintillio malizioso negli occhi.

-Fantastico- mormoro e tutti fanno finta di crederci, ma poi Finnick scoppia in lacrime e tutti si gettano sul bambino per calmarlo e io sfrutto l'occasione per dileguarmi. Mi nascondo in cucina e mi accascio su una sedia. Perche' la mia vita deve sempre essere complicata e piena di intoppi e imprevisti? Come se non bastasse la preoccupazione per i piani di Jemmy e il nuovo atteggiamento di Mona, adesso devo anche aggiungere il fatto che dovro' condividere la stanza con Johanna Mason!! Farei meglio a fare la valigia e andare per un po' di tempo da Gale. Lui riuscirebbe a nascondermi per un po'. L'ho gia' fatto tante volte, un'altra volta non mi costera' nulla. Eppure questa volta sono piu' restia. Mi sono affezionata a questo Distretto, a Mona, a Katniss e Peeta, a questa vita. E poi, tutta la mia ricerca portava qui. Dovevo venire qui fin dal principio. Mi passo le mani sul viso, stanca, come se quel semplice gesto potesse portarsi via tutti i problemi.

-Ehi, tutto bene qui?- esclama una voce femminile alle mie spalle e io scatto subito in piedi. Johanna e' appoggiata alla porta scorrevole della cucina e mi fissa scettica.

-Si, tutto bene. Sono solo stanca..A scuola e' stata una giornata faticosa- sussurro. Lei annuisce e si avvicina. Riesco quasi a percepire ogni passo che compie, ogni minimo rumore dei tacchi dei suoi stivali, ogni ondata di profumo di tiglio. SI avvicina a me, fino a ridurre le distanza e mi osserva negli occhi.

-Hai degli occhi davvero belli e singolari- dice. Deglutisco.

-Io credo invece che siano piuttosto ordinari- rispondo, cercando di racimolare quel poco coraggio che mi e' rimasto. Su, Demetra, testa alta! Mi giungono le voci del salotto ovatte, concentrata come sono a non muovere le palpebre per non farmi trovare indifesa dall'avversario..cioe' da Johanna.

-Devi aver osservato molto i miei Hunger Games, ragazzina. Quello sguardo e' mio- dice e poi mi volta le spalle, ma io ho fatto in tempo a vedere il fantasma di un sorriso aleggiare sul suo viso. Stringo i denti e mi costringo ad accettare la situazione. Vediamo come vanno le cose e poi decidero' cosa fare.

A cena viene anche Haymitch, contento di avere una scusa per mangiare gratuitamente da Katniss e Peeta. C'e' quasi aria di festa. Sia Annie che Johanna parlano della loro casa nel Distretto 4. Infatti la mora ha deciso di trasferirsi per aiutare Annie a gestire il bambino e la casa era troppo grande per lei da sola. Si fanno compagnia a vicenda. Sentire quella frase e' come una pugnalata al petto. Il bambino vivacizza la situazione e monopolizza l'attenzione. Mormora parole sconnesse, ridacchia e tutti hanno un debole per quel bellissimo bambino che ricorda cosi' tanto il suo papa'. Anche Katniss si fa incantare da quel bimbo. E vedere Peeta osservare Katniss che coccola il piccolo Finnick jr. e' come ricevere l'ennesima pugnalata della serata. E adesso non posso neanche sperare nell'oscurita' della mia camera: per fortuna, almeno non devo condividere il letto. Nonostante tutto la serata procede tranquillamente e alla fine io aiuto Katniss a sparecchiare mentre Haymitch si scola mezza bottiglia ed Annie cerca di addormentare suo figlio. Va tutto bene. Si, un corno!

-Peeta..- esordisce Johanna- ma non ti sembra che Demetra abbia degli occhi davvero singolari?-. Mi paralizzo immediatamente. Fingo indifferenza e continuo ad asciugare i piatti che Katniss mi passa, completamente disinteressata alla conversazione. Peeta viene preso un po' alla sprovvista.

-Non saprei. Ha dei begli occhi, sicuramente- Sorrido a questo complimento e mi volto ancora, per evitare lo sguardo di Johanna, curioso.

-Sicuramente...Il punto e' che mi ricorda qualcuno, ma non saprei proprio chi- e per un po' questa frase aleggia nel silenzio, finche' capisco che sta aspettando una mia risposta.

-Non saprei proprio..Sono molto sicura che non abbiamo amicizie in comune-rispondo e la questione finisce qui per il momento. No, non posso permettermi di fuggire ora o non farei altro che aumentare i sospetti. Che poi non sono proprio sospetti. Ho appena identificato lo sguardo vago che mi rivolge ogni volta che mi guarda. Sta cercando di capire chi io sia e dove mi ha visto. Sicuramente non riesce a collegare le due immagine che ha di me o forse si rifiuta di unirci. Questo non significa che devo stare attenta. Devo essere pronta a scappare nel momento in cui loro capiranno chi io sia e ovviamente credo che faro' bene a dormire nuovamente con il pugnale sotto il cuscino. Non mi faro' ingannare dalla faccia innocente che ha stampata adesso: e' pur sempre una spietata assassina e ha un'innata capacita' con le asce. Potrebbe uccidermi in qualunque momento.




Angolo dell'autrice.

Ciao a tutti! Eccomi qui con questo nuovo capitolo che io definirei di passaggio. Avevo bisogno di un capitolo per introdurre Johanna ed Annie e gia' dal prossimo capitolo potremmo vedere dei cambiamenti. Non mi anticipo altro!

Grazie a tutti quelli che leggono, recensiscono e inseriscono questa storia tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie di cuore!

Alla prossima,

Hoon21

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Capitolo 18
*** Capitolo diciottesimo. ***


I could be your bad boy or baby

I could be nice. I would give

you all the strars if

you give me the night.

(Song for You- Big Time Rush).


Capitolo diciottesimo.


-Tu puoi dormire qui. Ho fatto spazio nel mio armadio, quindi puoi mettere le tue cose negli ultimi due cassetti- mormoro senza guardare mai negli occhi Johanna. Conoscendo la mia fortuna sconfinata, era logico che Johanna dovesse dormire con me. Peeta ha salito poco fa un materasso, dove dormira'. Beh, almeno posso tenermi il mio letto tutto per me. Annie e il piccolo Finnick dormono nella stanza accanto alla nostra e ancora la sento canticchiare qualche dolce melodia per fare addormentare il bambino. Ho sempre adorato i bambini, mi sarebbe piaciuto avere dei figli miei. Ma non potro' mai. Anche adesso che non devo piu' temere per la loro vita, la vita mi ha negato questa opportunita'. Non e' il momento di pensare alle ingiustizie della vita, mi rimprovero, visto che ne ho una davanti a me proprio in questo momento. Johanna non sembra per niente a disagio. Durante la serata ha tenuto sempre quel sorrisetto impertinente che ha rischiato di farmi saltare i nervi. Sistema i suoi vestiti nei cassetti che le ho indicato, senza fiatare, poi afferra il pigiama e lo spazzolino e va in bagno a cambiarsi. Bene, ho precisamente tre secondi e mezzo per sistemarsi, infilarmi nel letto e fingere di essere crollata in sonno comatoso. Quando Johanna rientra nella stanza, ho gia' spento l'abat-jour. Le volto le spalle immediatamente.

-Tranquilla, non ti mangio mica- mormora mentre a tentoni raggiunge il materasso. Sento il fruscio delle coperte che vengono spostate con malagrazia e il suo corpo infilarsi dentro. Il cuore mi batte a mille. Come potrei mai confessare che ho paura che mi uccida nel sonno?

-Sicura?- ribatto incerta. La mia voce esce piu' sarcastica di quanto avessi voluto, ma lei non sembra prendersela tanto. Katniss, a quest'ora, mi avrebbe tenuto il muso per diverso tempo o sarebbe scappata nei boschi prima di uscirne piu' serena e pronta a ricominciare di nuovo. Johanna invece sembra affrontare i problemi di petto. E' piu' sicura di se di quanto sara' mai la mia eroina. Infatti la sento ridacchiare.

-Se avessi voluto, ti avrei gia' ucciso, no? Dormi serena bambina, questa notte ho intenzione di dormire a lungo- e detto cio', si gira e non mi rivolge piu' la parola. Le sue parole pero' continuano a rimbombarmi nella testa. Cosa intendeva veramente? E' venuta qui per uccidermi perche' ha scoperto chi sono o mi stava solo prendendo in giro? Adesso basta Demetra! Cerca di rilassarti, e' impossibile che sappia chi sei.

Questo e' vero, ma si dimentica mai l'espressione di colei che ti ha ferito piu' di tutti? Che ha reso la tua vita un inferno? Che ti ha voltato le spalle? Resto vigile finche' non sento il respiro di Johanna farsi regolare. Aspetto qualche altro secondo, tendendo l'orecchio, e quando sono sicura che non si alzera' come un fantasma con un'ascia in mano pronta per spaccarmi il cervello in due, scendo dal letto e volo per le scale. Sono quasi arrivata nel salotto quando sento la voce di Annie. Mi blocco paralizzata; credevo che stesse dormendo in camera sua. Sporgo leggermente la testa e la vedo. E' sola e sembra piccolissima. Ha il viso illuminato dai raggi argentati dalla luna e muove la testa al ritmo della canzone che sta canticchiando sottovoce. Qualcosa in quella melodia mi blocca e sento dei brividi lungo tutta la spina dorsale. Mi avvicino per riuscire a capire anche le sue parole e appena riesco a sentirle, il sangue mi si gela nelle vene. Conosco quella canzone. Gliel'ho sentita cantare un milione di volte. 'If I die young, bury me in satin, lay me down on a bed of roses sink me in the river at dawn. Send me away with the words of a love song..'

Affondo le unghie dentro i palmi delle mani finche' sento delle goccioline di sangue scorrere lungo le mani. Sangue.. Quanto sangue ho visto versare? E cosa mai potro' fare per rimediare a tutto il sangue che ho dovuto far versare a persone innocenti? Niente. Non esiste niente che io possa dire o fare per essere perdonata. Cio' che ho fatto e' troppo spregevole e dovro' condividere con esso per tutto il resto della mia vita. ' And I'll be wearing white when I come into your kingdom. I'm as green as the ring on my little cold finger'. Perdonami Annie per non essere riuscita a starmi vicino e perdonatemi tutti voi per aver tradito la vostra fiducia ed essermi approfittata della vostra bonta'. Se avessi avuto scelto, avrei preferito morire quel giorno sotto le bombe. Avrei risparmiato sofferenza a tutti voi. Prima che le lacrime possono sorprendermi e interrompere la melodia dolce di Annie, risalgo di nuovo le scale. Il respiro di Johanna non e' piu' lento, ma non ci faccio caso e quando mi seppellisco sotto le coperte, scoppio in lacrime. E piangendo, mi addormento.

E anche quando sono certa di dormire, sento una voce lontana che mi sussurra all'orecchio 'There's a boy here in town says he'll love me forever'.

**

La mattina dopo scendo con una paio di occhiaie da fare invidia a Katniss nei suoi giorni piu' neri. Lei e' la prima a guardarmi preoccupata.

-Buongiorno Dem..tutto bene?-

-Si certo- la liquido. Johanna per fortuna ha mantenuto fede alla promessa ed e' ancora di sopra che dorme; Annie invece sta cercando di convincere Finnick ad entrare nel seggiolone e mangiare i cereali.

-Avanti su, amore mio, che ne dici di mangiare e di fare contenta la mamma?- gli chiede dolcemente. Finnick sbuffa e fa le smorfie, ma lei non perde mai la pazienza e il sorriso gentile. Katniss mi scuote la spalla e mi accorgo di averla fissata con troppa insistenza. Mi riscuoto lentamente.

-Oh..ehm..penso che usciro' presto questa mattina- dico. Peeta mi guarda interrogativo ma non dice nulla, anche perche' Finnick esplode in un altro scoppio d'ira e tutti accorrono per evitare di togliere dai muri i cereali. Prendo al volo l'occasione e me la filo velocemente. Per strada vedo che Haymitch scende barcollante i gradini di casa. Cerca di sollevare un braccio a mo' di saluto, ma perde l'equilibrio precario e cade in avanti con la faccia per terra. Sospiro e appoggio la borsa terra. Menomale che questa mattina ho deciso di uscire un po' prima di casa perche' questo vecchio ubriacone mi fara' perdere molto tempo. Corro nella sua direzione e lo aiuto a rimettersi in piedi a fatica, visto quanto pesa.

-Sei venuta in mio soccorso? Ma che gentile-

-Risparmiati il sarcasmo- ribatto per poi trascinarlo dentro casa. Un po' sorreggendolo un po' trascinandolo, lo butto sul divano. Mi faccio largo tra gli stracci lasciati a terra la sera prima e accendo la fiamma per preparare il the'.

-Tutto bene ragazzina?- Il suo tono sembra essere a meta' strada tra il beffardo il curioso, ma la cosa che mi da veramente fastidio e' l'appellativo che usa. Gale usa quel termine in modo affettuoso, visto che mi considera un po' una sorella, ma detto in questo modo non fa altro che ferirmi.

-Certamente- rispondo piuttosto freddamente.

-Ahi ahi a furia di stare con Dolcezza sei diventata anche tu molto simpatica- Il the' e' quasi pronto per fortuna, cosi' potro' andarmene il piu' velocemente possibile da questo vecchio che non sa fare altro che prendere in giro gli altri.

-Perche' non pensi per te, eh?- replico.

Haymitch invece di prendersela, ride.

-Hai proprio ragione. Sara' meglio che pensi a tutta la mia vita allegra e spensierata. Ma cosa mi racconti di te? Quali oscuri segreti nasconde questa ragazzina?- Il sorriso e' rimasto sempre lo stesso sul suo volto, ma il tono e' cambiato. Questa volta sta parlando sul serio. Sostengo il suo sguardo per un po', prima di decidermi a rispondere.

-Nessuno che ti riguarda-. In quel preciso istante sento il fischio acuto del bollitore del the' e vado a versarlo in una tazza. La poggio delicatamente sul tavolo e senza guardarmi indietro, perche' sento il suo sguardo perforarmi la schiena, vado via da questa casa vuota e fredda. Che sa di tristezza. Mi incammino velocemente visto che, come pensavo, ho perso piu' tempo di quanto avrei mai voluto. Arrivo in fretta in citta' e sento, anche se ad alcuni metri di distanza, la campanella che segnala l'inizio delle lezioni. Affretto il passo verso la scuola quando sento una mano afferrarmi una spalla. Mi volto e mi ritrovo davanti il viso spensierato e allegro di Mona.

-Demetra!!! Ma cos'e' quel muso lungo? Su, fammi un bel sorriso. Sai quanto sei bella quando sorridi? Troppo per poterlo descrivere veramente- Il suo tono e' allegro, ma parla a macchinetta come se stesse cercando di nascondere qualcosa. E poi mi torna in mente il bacio con Jeremiah, il loro complotto. In qualche modo sa che io ho capito e sta cercando, inutilmente, di coprire le sue tracce. Mi scosto gentilmente dalla sua stretta.

-Smettila Mona.. Ti ho vista. Ti ho vista con Jeremiah. Senti, non ho idea per quale motivo tu mi abbia mentito o perche' tu continui a prenderti gioco di me, e a questo punto non mi importa piu' di tanto. Ho sbagliato a fidarmi di te. Mi dispiace essermene accorta troppo tardi. Adesso smettila pero'- le dico duramente. Ho gia' avuto la mia serie di problemi oggi.

Il viso di Mona sembra un libro aperto in questo momento. Riesco a vedere l'incredulita', lo sbigottimento e anche un certo dispiacere, ma non posso soffermarmi su questo adesso.

-Dammi le cose che mi appartengono. Tutte le mie foto, le mie lettere e le mie cartelle cliniche..Voglio tutto e poi ti prometto che spariro' per sempre e tu potrai continuare a fare quello che stavi facendo..- La piazza e' deserta percio' sembra che ogni parola rimbombi. Riesco quasi a percepire ogni granello di polvere che scorre per terra, il vociare lontano dei commercianti, i tacchi a spillo della professoressa d'inglese che entra nell'aula.

-Aspetta Demetra..Devo spiegarti tutto- i suoi occhi luccicano di lacrime non ancora versate- Tutto quello che mi hai visto fare, l'ho dovuto fare. Sono stata costretta. Io ti ho solo aiutato. Magari e' vero che non sono lesbica, ma ho dovuto fingere per proteggerti..Conosco Jeremiah, avrebbe fatto di tutto pur di farti soffrire. E' stato lui a rubare le sue cose. Io ho solo finta di essere dalla sua parte per averli. Ho finto affinche' tu posa riavere i tuoi preziosi documenti! Mi capisci Demetra?- chiede insistentemente. In realta' no, non vedo cosa ci sia da capire. E non riesco neanche a credere perche'.

-Perche'?- sussurro. Ma poi lo capisco. Capisco tutto e tutti i pezzi del puzzle vanno al loro posto. Mona segue spaesata il mio sguardo e poi annuisce alla mia domanda interrogativa. Continuo a fissare dritto davanti a me..e prima che possa rendermene conto, sto gia' correndo nella sua direzione, urlando a squarciagola il suo nome.



Angolo dell'autrice.

Buongiornooo a tutti e buona domenica! Come potete vedere sono ancora viva. So che alcuni di voi non saranno molti contenti da questa notizia, ma e' cosi' e dovrete sopportarmi ancora per un po', visto che ci stiamo avvicinando progressivamente alla fine. Dovrei scrivere altre due o tre capitoli, penso. E spero tanto che vi piacciono. A me, sinceramente, questo capitolo e' piaciuto. Aspetto con ansia le vostre recensioni <3

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa ff nelle seguite/preferite/ricordate. Grazie mille <3

Hoon21

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannovesimo. ***


Ci sono tizi che ti guardano

come se volessero fare sesso.

Jace ti guarda come se aveste gia'

fatto sesso e fosse stato magnifico

e adesso foste solo amici..

anche se tu vorresti di piu'.

(Shadowhunters- Citta' di cenere).


Capitolo diciannovesimo.


Continuo a fissare dritto davanti a me...e prima che possa rendermene conto, sto gia' correndo nella sua direzione, urlando a squarciagola il suo nome.


[…]

-Demetra, sbrigati a vestirti altrimenti faremo tardi a scuola!-

-Si, arrivo subito- rispose prontamente una piccola bambina dai lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri come il ghiaccio. Fini' di allacciarsi le scarpe e corse giu' per le scale, beccandosi un'occhiataccia dalla madre. La signora era in piedi davanti alla porta d'ingresso e stava aspettando impaziente che la figlia minore arrivasse. Per lei, la puntualita' era un valore sacro.

-Demetra, ne abbiamo gia' parlato, la puntualita' e' importantissima e continuando a sbagliare, come il tuo solito, farai rimproverare dagli insegnati anche tuo fratello che e' il modello del ragazzo beneducato- le disse gelidamente senza mostrare il minimo cenno di tenerezza o affetto verso la bambina.

-Tranquilla madre, me ne occupo io- disse il ragazzo che dimostrava circa dodici anni. Afferro' la sorella per una mano e la condusse fuori di casa.

-Perche' faccio sempre arrabbiare la mamma?- chiese Demetra con gli occhi pieni di lacrime. Il fratello, sentendo una fortissima fitta all'altezza del petto, prese in braccio la sorella e la poggio' delicatamente sopra il muretto.

-Non e' colpa tua Demetra. Sei una delle bambine piu' belle e buone di tutta Panem, soltanto che mamma e papa' non riescono a capirlo. Ma tu non devi mai credere alle cose brutte che ti dicono. Mai, capito? Sei bellissima- disse accarezzando con una mano il volto attento della sorella, la quale gli getto' le braccia al collo e lo strinse forte.

-Grazie fratellone- sussurro', nascosta nel suo petto.

[…]


[…]

Demetra stava rientrando a casa a piedi. Quel pomeriggio aveva deciso di saltare quegli stupidi allenamenti per la preparazione agli Hunger Games e aveva passeggiato per le vie della citta'. Era stanca di tutti quei pomeriggi passati a combattere, a riempirsi di lividi, a cercare di memorizzare tutte le tecniche con cui si poteva uccidere un nemico durante i Giochi e i modi migliori per sopravvivere. Lei non voleva partecipare agli Hunger Games, voleva solo scappare di casa insieme a suo fratello e trovare un posto dove vivere in pace insieme. I suoi genitori invece erano di un altro avviso. Per loro, partecipare ai Giochi era un simbolo di distinzione, un privilegio e si sarebbero arrabbiati da morire quando avrebbero scoperto che non era andata agli allenamenti. Di nuovo. Aveva provato a spiegare loro il suo punto di vista piu' di una volta, ma loro avevano risposto con altre punizioni e botte. L'unico che la difendeva sempre e che le risparmiava le punizioni piu' tremende era suo fratello. Non sapeva come avrebbe fatto senza di lui. Era il suo punto di riferimento, il suo modello, il suo idolo. Era ormai notte fonda quando si decise finalmente a tornare a casa e se ne penti' nell'esatto momento in cui appoggio' il piede sul pavimento lucido dell'ingresso. Per prima cosa noto' subito la luce del salotto accesa. Cerco' di mantenere il respiro calmo: si tolse le scarpe con cautela e tento' di svignarsela, ma suo padre la afferro' per un polso prima che potesse salire su per le scale e chiudersi in camera sua.

-Brutta bastarda!- le urlo', accompagnando il primo insulto con un sonoro schiaffo che la lascio' stordita per diversi istanti. Nel frattempo il padre la trascino' nella stanza in fondo al corridoio dove l'attendeva sua madre, rigida, con il volto di pietra e gli occhi gelidi che sembravano trapassarla da parte a parte.

-Madre, padre...- cerco' di dire Demetra, ma un nuovo pugno nello stomaco le mozzo' il fiato.

-Abbiamo saputo che non ti sei presentata di nuovo agli allenamenti. Si puo' sapere cosa non va nella tua testa malata? Sei davvero cosi' stupida da non capire che tu DEVI essere presente, nonostante tu non voglia?- le sputo' in faccia continuando a colpirla ripetutamente, facendola urlare dal dolore, finche' qualcuno di piu' grande e grosso le tolse di dosso i genitori.

-Demetra..Dementra! Mi senti?- chiese ansioso il fratello, cercando di toccarla con le punte delle dita per non farle male.

-Si..si..-rispose a fatica e l'ultima cosa che senti' furono le sue braccia che la sollevavano e la portavano di peso di sopra.

[…]


[…]

-Potrei aver combinato un casino..- esordi' la ragazza, allontanando i lunghi capelli biondi dal volto e voltandosi a guardare il fratello.

-Tu combini sempre casini- rise il fratello, alzando lo sguardo al cielo. Demetra gli diede un pizzicotto.

-Non era questo che intendevo- disse sorridendo per poi ritornare subito seria.

-E cosa intendevi?-

Demetra si volto' a guardarlo negli occhi. Ghiaccio contro ghiaccio.

-Cato..tu mi vorrai bene lo stesso?- Cato la guardo' sconvolto.

-Non potra' mai succedere niente che mi faccia allontanare da te o possa cambiare il mio affetto per te, Dem, lo sai benissimo-. La sorella annuii prendendo il fiato (e il coraggio) per rivelargli il segreto che si portava dietro da diverso tempo.

-Mi sono innamorata-. Cato inarco' un sopracciglio.

-E' questo il grande casino?-

-Riesci a rimanere serio per qualche secondo?-

-Potrei provare- rispose alzando le spalle, per poi incitarla con lo sguardo a continuare.

-Mi sono innamorata di una ragazza...una 'lei', capisci?- sussurro' a bassa voce, avendo paura anche solo di pronunciare quelle quattro parole. Cato continuo' a rimanere in silenzio, guardandola come se la vedesse per la prima volta. Era immobile, sconvolto e Demetra comprese per la prima volta l'errore gigantesco che aveva commesso e abbasso' lo sguardo.

-Demetra- disse Cato dopo istanti interminabili di tensione. -Demetra, guardami- La ragazza sollevo' di poco gli occhi e scopri' suo fratello piangere. Non l'aveva mai visto piangere. Suo fratello sembrava sempre cosi' forte, come se niente potesse mai scalfirlo. In un attimo si ritrovo' incatenata tra le sue braccia.

-Ho detto che niente potrebbe mai cambiare il mio affetto per te e cosi' sara', Dem. Per sempre. Ma non devi dirlo a nessuno. A nessuno, capito? O i nostri genitori potrebbero anche ucciderti e io non potrei fare niente per proteggerti. Sara' il nostro segreto, per ora.

[…]


[…] -Non hai mai paura? Paura di essere scoperta?- chiese Demetra, stesa sopra lo stomaco di Jamie. Si trovavano nella cantina di quest'ultima con un'unica candela a rischiarare la stanza. Avevano passato tutta la domenica li': era l'unico giorno in cui potevano stare insieme senza temere di dire o fare la cosa sbagliata, senza dover nascondere i propri sentimenti.

-Ovvio che ho paura. Se i nostri genitori lo scoprissero, rischieremmo la vita. Ma io ho te, Dem e questo mi basta per non avere piu' paura- disse con sicurezza Jamie, chinandosi a sfiorare le labbra di Demetra con un delicato bacio.

-Lo sai che non dovremmo farlo, vero?- chiese ancora Demetra.

-Lo so eccome, ma mi piace troppo per potermi fermare- rispose ridacchiando l'altra mentre la sua ragazza le prendeva una mano e gliela stringeva.

[…]


[…] -Pensi davvero che possiamo fidarci?-

-Certo che possiamo farlo, Jamie, e' mio fratello! Non mi tradirebbe mai-

-Se lo dici tu- concesse la ragazza bruna, sistemando i vestiti sulla sedia.

-Non mi credi?- la sfido' la bionda, facendole cadere i vestiti dalle mani e costringendola a guardarla negli occhi.

-Certo che ti credo, ma penso che ti sia accorta anche tu come sia cambiato tuo fratello quest'anno. Sta sempre con quei fanatici che passano tutte le loro giornate in palestra per proclamarsi volontari durante gli Hunger Games che, tra l'altro, saranno tra due settimane. E ti ricordo che una delle due potrebbe essere estratta, sempre che una delle amiche di tuo fratello rinunci al grande titolo- ribatte' Jamie acidamente.

-Lo fa per me..- le confido' Demetra, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

-Cosa significa che lo fa per te?-

-Sta cercando di allontanare l'attenzione su di me; ultimamente siamo state un po' imprudenti e hanno iniziato a fare domande in giro. Cato sta cercando di proteggermi in tutti i modi e per farlo andra' agli Hunger Games-

[…]


[…]-Ho un piano- esclamo' Cato sorridente per la prima volta dopo mesi.

-Riguardo cosa?- chiese Demetra, appoggiando la testa sulla spalla muscolosa del fratello.

-Per scappare da casa e trovare un modo per allontanarti per sempre dai nostri genitori. Un piano che prevede che io e te potremo sempre stare insieme e in pace-

Demetra rise:- Stai organizzando un omicidio di massa?-

-Sono serio- la riprese il fratello, dandole un buffetto nella guancia.

-Avanti, spara!-

-Andro' agli Hunger Games-

…

-Come, scusa?- chiese stupita la sorella, scostandosi per poterlo guardare negli occhi. Suo fratello non poteva aver detto realmente quello.

-MI sono allenato tutto l'anno, conosco tutte le tecniche, ho visto tutte le repliche degli Hunger Games passati, ho tutte le qualita' per vincere. Sono bello, posso essere arrogante, posso fingere di voler vincere questi Giochi per il prestigio della mia famiglia e nell'arena, avro' tutti gli sponsor che voglio- disse semplicemente.

-Non puoi farlo! Non puoi abbandonarmi qui e andare in quel luogo di morte ad uccidere delle persone solo perche' vuoi vincere-

-Io non voglio vincere e uccidere. Voglio tornare a casa da te e darti la vita che hai sempre meritato. E se dovessi uccidere, va bene, me ne farei una ragione-

-Come puoi liquidare la cosa in questo modo? Uccidere delle persone consiste esattamente nel riempirle di botte, di dolore e poi togliere loro la vita. Ed e' un po' quello che hanno fatto con me mamma e papa' in tutti questi anni. E ora tu mi dici che te ne farai una ragione? E cosa mi dici dei tuoi amici? Di Clove?-

-Faro' quello che devo- rispose, volgendo lo sguardo altrove. -E' la tua ragazza, la ami! Non puoi lasciarla qui. E se dovessi morire? Potrebbe succedere, no? Potresti morire..- tento' ancora Demetra con le lacrime agli occhi, ben sapendo che il fratello non avrebbe cambiato idea.

-Non lascerei mai la mia sorellina da sola-

[…]


[…]

-Sono rimasti solo loro tre, Dem, e la vedo piuttosto dura per tuo fratello. Quella ragazza, Katniss, non si fara' molti problemi ad uccidere Cato e lui, tra l'altro, ha tentato di uccidere Peeta- disse Jamie, mettendo una coperta sul corpo scheletrico di Demetra. Aveva un viso tirato e pallido, con delle occhiaie tremende. Seguire gli Hunger Games era stato devastante per lei e vedere suo fratello diventare una brutale macchina assassina era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

-Mio fratello non e' un assassino. Non e' violento, brutale, crudele, arrogante. Cato e' diverso..Cosa gli e' successo?- chiese per la centesima volta Demetra.

-Fa tutto parte della recita, tesoro, sta cercando di dimostrare di essere il migliore per tornare subito a casa. Quando sara' un vincitore, avrete una bellissima casa, tanti soldi e noi potremo stare insieme. Non e' questo che volevamo?- chiese con voce incerta Jamie. Neanche lei credeva piu' alle sue stesse parole.

-Non a questo prezzo. Io rivoglio indietro solo mio fratello, Jamie...AHHHHHH! NOOO!! CATO, NO, CATO!!- si mise ad urlare la ragazza saltando in piedi. Dal nulla erano sbucati dei tremendi ibridi che avevano messo in fuga il povero ragazzo ferito verso la Cornucopia.

[…]


[…]

-E' morto- disse con voce piatta Demetra voltandosi a guardare Jamie che con le lacrime agli occhi annuiva.


Quando le avevano detto che si poteva morire solo una volta, si erano dimenticati di dirle che esisteva anche la morte dell'anima.



-..Jamie? Sei tu?- chiese sconvolta Demetra, fermandosi ad osservare il viso della ragazza piu' bella che avesse mai visto.

-Tesoro mio, Demetra..Si! Sono io-



Angolo dell'autrice.

Salve gente! Non sono morta, sto abbastanza bene, ma il mio computer si era rifiutato di collaborare. Ecco perche' non ho aggiornato per piu' di un mese e mezzo. Mi dispiace davvero tanto, soprattutto perche' avevo gia' in mente come strutturare questo capitolo, che tra l'altro e' il penultimo. Si gente, siamo quasi arrivati alla fine. In questo capitolo si sono scoperte diverse cose, ma non proprio tutto. E purtroppo, per sapere anche il resto, dovrete aspettare il prossimo capitolo! Ringrazio tutti quelli che hanno letto, recensito e inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate.

Grazie a tutti!

Hoon21 <3

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