Winter battle

di Strega_Mogana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


note: II storia della serie "Le quattro stagioni". Seguito di Lovers Autumn


1.

Si confondeva nel panorama.
Bianco su bianco, quasi invisibile alla vista.
Peccato che per lui non c'era nulla di invisibile in quel luogo, poteva ritrovarla ad occhi chiusi. Conosceva la strada a memoria, era impressa a fuoco nella sua mente e nel suo animo. Non importava quanta neve scendesse, non importava se la copriva del tutto; lui l'avrebbe trovata, l'avrebbe vista.
In fin dei conti era lì per colpa sua.
Camminava a passo svelto, ignorando il freddo e l'alito che si condensava davanti al volto. Coperto dal pesante mantello nero che lo riscaldava appena dal freddo dell'inverno e che non lo riscaldava per nulla dal gelo che nasceva dal suo cuore ogni volta che andava in quel luogo.
Le lettere dorate iniziarono ad apparire in lontananza, sembravano volteggiare in quel candido nulla, isolate pennellate di nobile metallo giallo su una tela bianca. Spettri di un nome che lo perseguitava ancora, dopo tanti anni.
I contorni della lapide iniziarono a prendere forma, racchiudendo quelle macchie che formavano un solo nome.
Albus Silente.
Il sordo dolore arrivò puntuale non appena i suoi occhi misero a fuoco la tomba.
- Severus!
La sua voce era distante, capì immediatamente che stava correndo nella sua direzione, ma non si voltò.
Era arrabbiato. Anzi no, furioso.
- Severus, aspetta!
No, non avrebbe aspettato. Per quale motivo? Per sentirsi, di nuovo, preso in giro?
Stava diventando lo zimbello della scuola.
E non poteva sopportarlo. Non in quel modo.
Un tempo la sua reputazione era tutto quello che aveva. Era rispettato, anche temuto.
Sì, c'erano stati momenti in cui gli piaceva il terrore negli occhi degli studenti. Non aveva difficoltà ad ammetterlo.
Della sua terribile reputazione, ora, non gli restava che polvere tra le mani pallide. Per questo stava andando alla tomba di Albus. Era uno dei pochi luoghi in cui ricordava bene chi era. Cosa aveva fatto. Chi aveva ucciso.
Cose che, da quando c'era lei, rischiava di dimenticare.
Ma lui non poteva dimenticare nulla. Non voleva dimenticare nulla.
Forse Silente gli avrebbe detto che l'amore era la migliore medicina, che rinchiudersi nel passato non gli faceva bene.
Sì, quelle erano parole degne del vecchio.
Ma lui non era Albus. Lui non predicava sull'amore, lui era solo Severus Piton.
Mangiamorte ed assassino.
Parole che mal si accostavano all'amore.
- Severus Piton maledizione, fermati immediatamente!
Sgranò gli occhi e si voltò di scatto. Si sentiva una nuvola in tempesta e sapeva che da fuori l’impressione era molto simile: una nera nube tempestosa in mezzo ad un mare di candido bianco.
Hermione camminava veloce verso di lui; anche lei sembrava arrabbiata.
- Cosa vuoi? - le domandò sgarbato, vomitandole addosso tutta la sua frustrazione con solo quella domanda.
La strega si bloccò a pochi passi da lui.
- Perché hai litigato con Minerva?
- Non ho litigato con Minerva! Non puoi litigare con una donna che continua a fissarti con quel sorriso. E' come Albus! Con lo stesso sorriso snervante e accondiscendente. Non posso litigare con lei, così come non potevo litigare con Albus. Alla fine facevo sempre quello che lui voleva.
La strega si avvicinò di un passo, voleva confortarlo, ma lui era in uno di quei momenti in cui preferiva come compagne le ombre del suo passato.
Aveva bisogno di ritrovare per qualche istante il suo vecchio sé stesso, aveva bisogno di quel mago oscuro e cinico che viveva nell'ombra.
Aveva bisogno di ritrovare il gelo dell'inverno nel suo cuore.
Ne aveva bisogno... la sua vita stava cambiando così rapidamente, così inaspettatamente che ne era terrorizzato.
Minerva lo aveva capito, forse anche Hermione e lui odiava sentirsi debole, odiava avere paura.
Odiava prendersela con qualcuno solo perché non era capace di gestire le sue emozioni, ma non conosceva altri modi ed era troppo vecchio per cambiare.
In quel momento si sentiva vecchio per tutto.
Hermione corrugò la fronte perplessa, forse intuendo la sua battaglia interna, la lotta tra il gelo dell'inverno del suo animo e la luce e il calore dell'estate che iniziava a provare. Quella quiete e quel calore che avevano il suo volto e il suo nome.
- Per questo hai chiamato Minerva vecchia bacucca? Volevi provocarla? - domandò lei pacata.
Il mago fece un cenno con la mano come se cercasse di scacciare via un insetto invisibile.
- Ho bisogno di stare solo, Hermione.
- Ma Severus...
- Voglio restare solo, Granger!
La donna sgranò gli occhi, ferita dal suo tono duro.
Si sarebbe scusato, dopo.
Ora voleva stare solo, voleva il suo vecchio se stesso.
Rivoleva il suo rassicurante gelo interiore.
Senza dire più nulla si voltò e tornò sui suoi passi, incontro a quella lapide fredda che portava incisa una delle sue colpe più grandi.
- Sei un uomo impossibile, Severus Piton! - urlò la strega alle sue spalle.
Sapeva già che Hermione non gli avrebbe rivolto la parola per almeno tutta la giornata e si rassegnò all'idea.
Accadde tutto in un attimo. Qualcosa di duro e gelato lo colpì sulla nuca.
Mise una mano tra i capelli incontrando i resti di quella che sembrava a tutti gli effetti una palla di neve.
Furioso si voltò di scatto vedendo la schiena di Hermione allontanarsi.
- Un gesto proprio infantile, Hermione!

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.

Hermione si voltò confusa.
- Ma di cosa stai parlando?
- Mi hai tirato una palla di neve!
- Non sono stata io!
Severus allargò le braccia.
- Ci siamo solo noi due qui. La maggior parte degli studenti è a casa per le vacanze di Natale. Chi dovrebbe essere stato? Babbo Natale?
- Non ho intenzione di essere la tua valvola di sfogo solo perché Minerva ti ha fatto notare che ti sei un po’ ammorbidito con gli studenti nell'ultimo tempo.
- Io non mi sono ammorbidito!
- Fa come vuoi, Severus. – gridò la donna furiosa - Va pure alla tomba di Silente per sentirti l'assassino che non sei. Vai incontro ai tuoi rassicuranti incubi invece di vivere il tuo felice presente.
Si voltò e tornò verso il castello, con le lacrime di rabbia che premevano per scendere, sebbene non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.
Era una piagnucolona, lo era sempre stata, era il suo modo di sfogare ogni tipo di emozione, ma non avrebbe pianto davanti a lui.
Non le piaceva litigare con Severus, ma, a volte, era inevitabile. Specialmente quando lui si chiudeva nel suo passato, ancorato a colpe che pure lui sapeva di non avere, ma che lo riportavano ad una vita senza troppi imprevisti. Una vita grigia forse più facile da gestire con il suo carattere.
Era così difficile essere la sua donna.
Ma lo amava e se doveva combattere con il suo passato per farlo vivere nel suo luminoso presente avrebbe lottato.
Era una Grifondoro: il coraggio non le mancava.
Neppure il gusto delle cause perse come le diceva Severus durante uno dei suoi momenti bui.
Ma ora non aveva le forze per lottare. Ora voleva solo piangere e... colpire qualcosa.
Capì subito cosa l'aveva colpita in testa quando sentì alcune gocce gelate farsi strada nel colletto della veste e scendere lungo la schiena.
Si bloccò sul posto, con la bocca aperta in un muto urlo di sorpresa.
Quando la sensazione gelata passò e l'acqua prese la temperatura del suo corpo, si voltò piano. Severus aveva la bacchetta in mano, ghignava in quel suo modo irritante.
- Siamo pari. - le disse con semplicità.
- Chi è quello infantile, ora?
Non le vide neppure le altre due palle di neve che la colpirono alle spalle, incantate apposta per coglierla di sorpresa.
- Queste per farti passare la voglia di iniziare una battaglia con me. Perderesti in partenza.
La strega sorrise ed estrasse la bacchetta.
Con un veloce movimento tre mucchietti di neve si sollevarono e si appallottolarono in pochi istanti mentre venivano lanciati a tutta velocità verso il Preside.
Con un sospiro annoiato Piton le bloccò a mezz’aria e le fece sciogliere davanti agli occhi della donna.
Sollevò un sopracciglio ghignando.
Hermione mosse di nuovo la bacchetta, altre due palle di neve furono deviate dal mago che sembrava improvvisamente più divertito di quanto osasse ammettere.
- Ho avuto un allenamento speciale in casa Weasley, Severus. Conosco vari trucchetti.
- Vediamoli. - la provocò.
Con un sorriso la donna alzò la bacchetta: un vortice di neve la avvolse. Il pozionista socchiuse egli occhi intravedendola appena, cercando di intuire ogni mossa.
Due palle di neve lo colpirono di sorpresa, imbrattandogli il mantello nero.
Quel vortice era un diversivo e lui c'era cascato. Anni di spionaggio non erano bastati per evitare due semplici palle di neve.
Con un ampio gesto del braccio un cerchio di neve iniziò a vorticare sopra la sua testa, girava sempre più veloce fino a quando cinque mucchietti di neve gelata partirono nella direzione di Hermione, infrangendosi quasi immediatamente sul mulinello che la strega aveva creato.
Ne lanciò altre, tutte puntualmente distrutte.
Così decise di passare alle maniere forti: si avvolse nel mantello e un denso fumo nero lo coprì. Nessuna smaterializzazione, era lo stesso incantesimo che aveva usato durante l'ultima battaglia per sfuggire da Minerva e il suo odio. Una delle poche cose che l'Oscuro Signore gli aveva insegnato.
Era come vedere il mondo attraverso una cortina di spessa nebbia scura. Si mosse veloce e arrivò alle spalle della donna in pochi istanti. Uscì dal fumo nero e l'afferrò per la vita facendole emettere un piccolo grido di sorpresa.
Si sbilanciarono e caddero entrambi nella neve gelata. Hermione sul suo petto era calda a contrasto con la schiena gelata.
Rideva e anche lui si ritrovò uno stupido sorriso stampato sulla faccia.
Minerva aveva ragione: si era ammorbidito.
Si rese conto che questo, però, gli dava una felicità mai provata. Neppure con Lily, quando erano solo bambini, era stato così felice.
- Sei stato sleale. - disse lei sollevando il viso per vederlo in volto.
Il suo sorriso, le gote arrossate, le labbra rosse lo destarono dai suoi cupi pensieri.
- Te l'aveva detto che non avresti potuto vincere contro di me.
- Sbruffone. - mormorò lei.
Avrebbe dovuto saperlo che Hermione non si sarebbe arresa così in fretta, avrebbe dovuto prevederlo, invece il calore del suo corpo e il suo profumo lo confondevano.
Ma ne se ricordò quando lei gli fece cadere una palla di neve soffice sulla faccia.
Mentre la pelle congelava e lei rideva sollevandosi dal suo corpo, si pulì maledicendola.
- Vuoi la guerra, Granger? - mormorò alzandosi.
Prese a mani nude una manciata di neve e l'appallottolò ignorando il freddo alle dita. Hermione camminava all'indietro ridendo come una bambina.
Il mago soppesò la palla di neve e, prima di lanciarsi all'inseguimento, si voltò verso la tomba di Silente appena visibile.
- Un'altra volta, Albus.
- Fatti sotto! - lo provocò Hermione – Non ho paura di te, Piton.
Si voltò verso di lei e sorrise.
- Ti conviene scappare, Granger.
E si lanciò all'inseguimento.
La risata di Hermione arrivò anche alla finestra dell'ufficio della professoressa di Trasfigurazione che li fissava con un sorriso felice.
Era belli vederli sereni.
Era bello vedere Severus felice e spensierato dopo troppi anni di buio.
Chiuse la finestra per proteggersi dal freddo pungente. Nonostante lo negasse con tutte le sue forze, le sue ossa le ricordavano in certe giornate che erano passate fin troppe feste di compleanno.
In un vecchio quadro appeso Silente ridacchiava sotto la barba candida come quella stessa neve che copriva la sua tomba.
- Allora, Minerva? Ce l'hai fatta?
- Sarò anche una vecchia bacucca, - gli disse rimarcando le ultime due parole mentre sistemava la bacchetta nella manica della veste – ma so ancora lanciare un incantesimo, Albus.
Poi scoppiò a ridere anche lei.

FINE

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