Chrysanthe

di Cloe87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** cap. 5 ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 ***
Capitolo 7: *** Cap. 7 ***
Capitolo 8: *** Cap. 8 ***
Capitolo 9: *** Cap. 9 ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 ***
Capitolo 11: *** Cap. 11 ***
Capitolo 12: *** Cap. 12 ***
Capitolo 13: *** Cap. 13 ***
Capitolo 14: *** Cap. 14 ***
Capitolo 15: *** Cap. 15 ***
Capitolo 16: *** Cap. 16 ***
Capitolo 17: *** Cap. 17 ***
Capitolo 18: *** Cap. 18 ***
Capitolo 19: *** Cap. 19 ***
Capitolo 20: *** Cap. 20 ***
Capitolo 21: *** Cap. 21 ***
Capitolo 22: *** Cap. 22 ***
Capitolo 23: *** Cap. 23 ***
Capitolo 24: *** Cap. 24 ***
Capitolo 25: *** Cap. 25 ***
Capitolo 26: *** Cap. 26 ***
Capitolo 27: *** Cap. 27 ***
Capitolo 28: *** Cap. 28 ***
Capitolo 29: *** Cap. 29 ***
Capitolo 30: *** Cap. 30 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Informiamo il gentile visitatore che i personaggi sono di proprietà del maestro Masami Kurumada, così come la storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma perché l’autrice è masochista e voleva incasinarsi con un’altra storia, dato che quelle che ha già in corso non le bastavano.

Il Regno dei Morti vi ringrazia per l’attenzione e vi augura una buona lettura.

 

 

 

QUANDO TI PIOMBA ADDOSSO UNA SGRADITA EREDITÀ E TI RITROVI A DOVER FERMARE UN’APOCALISSE ZOMBIE!

 

«Lucy, ti prego, dimmi che è un incubo» piagnucolò un ragazzo correndo per i corridoi del college, insieme ad alcuni sui compagni, mentre cercavano di mettersi in salvo dall’orda di cadaveri putrescenti, che avevano invaso l’edificio.

«Tranquillo, sei solo finito per sbaglio sul set di un film horror come comparsa, ma si sono dimenticati di dirtelo!» ironizzò la sua compagna di corso, chiedendosi per quale assurdo motivo avessero costruito l’università sopra un vecchio cimitero! Ma purtroppo non era esattamente il momento di perdersi in riflessioni inutili, ma piuttosto di trovare il modo di mettere in salvo quei ragazzi umani prima che fosse troppo tardi. Lucy scattò quindi in avanti verso l’uscita d’emergenza, aprendo così la porta, facendo segno agli altri studenti di scappare per le scale che portavano fuori dallo stabile, incitandoli a sbrigarsi.

«E tu?» le domandò quindi sorpreso un altro suo compagno, notando che la giovane non accennava ad unirsi al gruppo per scappare.

«Io ho un lavoretto da sbrigare!»

«Ma…» cercò di controbattere il ragazzo, ma la ragazza lo afferrò per un braccio per poi scaraventarlo oltre l’uscita d’emergenza, senza lasciargli il tempo di replicare, per poi chiudersi la porta alle spalle, ritrovandosi così faccia a caccia con gli zombie.

“Che palle! A quanto pare Ade riesce ad essere molesto pure nel Tartaro! Ma quella cretina non poteva sigillarlo come al solito?” si ritrovò quindi a pensare la ragazza. 

L’eclissi, e i cosmi che in quei giorni  erano esplosi per poi spegnersi, non gli erano infatti sfuggiti, ma onestamente non aveva pensato che Atena potesse essere così idiota da non prevedere che, distruggendo il corpo divino del Re degli Inferi (condannando così la sua anima a vagare nel Tartaro), si sarebbe scatenata un’apocalisse zombie, dato che non ci sarebbe più stato un cosmo in grado di mantenere gli equilibri tra il Regno dei Vivi e quello dei Morti. Ma purtroppo si era sbagliata, siccome la saggia Atena aveva fatto proprio quello!

Emise quindi un lungo respiro rassegnato per poi rivolgersi agli zombie, ormai un po’ troppo vicini per essere ignorati.

«Spiacenti, ma vi devo rispedire da dove siete venuti!» e detto questo, un potente cosmo oscuro invase il corridoio, mentre le mani di Lucy disegnavano nell’aria la sagoma di un portale, che si materializzò di fonte ai cadaveri, per poi spalancarsi ed inghiottirli; svanendo infine nel nulla, così com’era apparso. Lucy sì ritrovò quindi sola nel corridoio; ben conscia che quel gesto le sarebbe costato caro. Infatti un applauso risuonò ben presto nell’aria, insieme ad un cosmo altrettanto potente.

«Ciao, Ermes, come ti butta?»  salutò quindi la ragazza, con evidente poco entusiasmo, non appena la figura del dio si manifestò davanti a lei.

«Ottimo lavoro Chrysanthe! Davvero! Proprio un lavoro degno della figlia del Re degli Inferi. Anche se il tuo attuale corpo umano non rende giustizia alla tua vera bellezza divina!» si complimentò il messaggero di Zeus, facendo un giro completo attorno alla ragazza per osservarla meglio.

«Smettila di prendermi per i fondelli. Oggi non sono proprio in vena! E poi non sono più Chrysanthe da millenni, rammenti? Quindi se in questa vita mi chiami Lucy mi fai un favore, senza contare che il mio corpo originario non mi ha mai fatto impazzire! Quindi dacci un taglio!»

«Ma quanto siamo acide! E io che pensavo fossi felice di rivedere il tuo adorato cuginetto» mise il muso Ermes, facendo finta di essersi risentito.

«Senza offesa, ma dato che sei il messaggero di Zeus, porti solo rogna»

«Oh andiamo, non sempre i messaggi del Vecchio sono rogne. Infondo se fin’ora te la sei potuta spassare spacciandoti  per umana, è solo grazie a me e a lui, che abbiamo messo in scena la tua finta morte!» le rinfacciò infatti il dio messaggero.

«Quindi immagino che tu sia qui per informarmi che ho vinto alla lotteria!» ironizzò la ragazza.

«Beh, ecco, una lotteria no, ma un’eredità sì» e detto questo Ermes fece comparire la spada di Ade e gliela porse: «Zeus mi chiesto di consegnarti questa. Immagino sappi cosa vuol dire»

Lucy osservò prima Ermes, poi la spada e poi di nuovo il dio:

«Carina! Ma è un po’ troppo fantasy per i miei gusti! Ringrazia il Vecchio da parte mia e digli di metterla sopra il camino! Sull’Olimpo starà sicuramente meglio che nel mio monolocale»

«Chrysanthe, lo sai che non puoi permetterti di rifiutarla!» la redarguì però il messaggero di Zeus.

«E perché no?» domandò testarda la ragazza.

«È il tuo destino e lo sai! Per quanto tu possa scappare, questo è il tuo sangue! Così come sai perfettamente che le Pizie non hanno mai sba…» ma Ermes non riuscì a finire la frase perché venne afferrato per il collo e sbatto contro la parete del corridoio, ritrovandosi così ad osservare il viso furibondo di Lucy:

«Delle Pizie me ne fotto! Per colpa della loro profezia ho avuto un’infanzia ed un’adolescenza da incubo! Quindi mettiamo  subito in chiaro che non voglio avere nulla a che fare con tutto ciò che riguarda Ade! Sono stata chiara!» intimò infatti la ragazza ed Ermes sospirò rassegnato, liberandosi dalla sua presa:

«Come vuoi Chrysanthe, ma penso che tu possa anche capire che sia comunque necessario trovare alla svelta qualcuno che possa sostituire Ade, in modo da ristabilire l’ordine tra i vivi e i morti.  Quindi se tu sei così convinta del tuo rifiuto, non possiamo fare altro che ricorre a Lei. E immagino che tu sappia perfettamente chi intendo con Lei…»

Il viso di Lucy si rabbuiò, capendo perfettamente l’allusione.

«Siete un branco di stronzi!» fu infatti il suo commento, mentre afferrava la spada appartenuta ad Ade, ben conscia che con quel gesto i bei tempi del college erano finiti.

«Sapevo che avremo trovato un accordo!» sorrise di conseguenza compiaciuto Ermes, per poi aggiungere: «Non vorrai mica svolgere il tuo incarico con quel corpo umano vero?»

«E perché no? Atena lo fa!»

«Atena non regna in un posto in cui un corpo mortale, teoricamente muore! Inoltre, dato che Ade ha sempre cercato di tenere nascosta la tua esistenza, così come quella della profezia, penso che sarebbe più saggio rivendicare il trono con il tuo vero corpo, grazie al quale il tuo legame di sangue con il re degli Inferi è piuttosto evidente. Sai com’è, c’è chi potrebbe prenderla male se ci fosse il sospetto che l’Ade non sia stato dato in gestione ad uno di famiglia. Quindi devi pur dimostrate di essere la sua degna erede indossando la sua armatura, ma questo lo puoi fare solo grazie al tuo vero corpo, nel quale scorre il suo sangue. E come ben sai, il legame tra un dio e la sua armatura è anche un fatto si sangue, oltre che di cosmo» le fece però notare Ermes.

Un’imprecazione contro Ade sorse quindi spontanea dal profondo del cuore di Lucy. Ermes infatti aveva ragione e di conseguenza non le restò altro da fare che avviarsi con lui a riesumare il suo vecchio corpo, per poi seppellire quello nuovo, aprendo un portale spazio-dimensionale che li fece materializzare in una cripta sotterranea nella Città del Vaticano.

«Ah, però! Non avrei mai pensato che avessi nascosto il tuo corpo divino qui!» commentò Ermes, buttando l’occhio tra i sarcofagi e le tombe di cardinali e prelati, mentre Lucy faceva strada fino ad un sarcofago incassato in una nicchia e sul quale campeggiava il nome di un religioso del ‘800.

«A dire il vero non l’ho mai tenuto per molti secoli nello stesso posto. Sai, per precauzione. Infatti l’idea di metterlo qui mi è venuta ultimamente, dato che a nessuno sarebbe venuto in mente di cercare il corpo di una divinità pagana sconosciuta al mondo, nella roccaforte di un culto monoteistico» spiegò Lucy, estraendo il contenitore dalla nicchia per poi aprirlo, ritrovandosi faccia a faccia con se stessa. Un lungo brivido gelido le corse lungo la schiena osservando il suo vecchio corpo inanimato. Aveva quasi dimenticato quanto gli assomigliava; motivo per il quale aveva sempre odiato quelle fattezze: il segno visibile del loro legame di sangue e quando Ermes le porse la spada lei sussultò. Ritornare ad essere ciò che era; una dea, non le piaceva proprio per nulla, ma se questo era l’unico modo per preservare l’equilibrio del mondo senza dover togliere i sigilli a Lei, allora l’avrebbe fatto. Ciò che aveva sigillato millenni fa doveva rimanere tale a qualunque costo, anche perché, in caso contrario, per lei sarebbe stata una bella grana.

Bastò quindi un taglio netto alla gola per attuare il passaggio; morire per poter rinascere. Era una lezione che aveva dovuto imparare in fretta. Il dolore fu intenso, ma breve, per poi cadere in un abisso senza fine per un tempo imprecisato, fin quando non spalancò gli occhi, tossendo convulsamente, ritrovandosi ad osservare Ermes con in braccio il suo corpo mortale esanime ed insanguinato.

«Ben rinata tra noi Chrysanthe, figlia unigenita di Ade, Signore degl’Inferi e sua legittima erede al trono» l’omaggiò Ermes con un’ inchino: «Come vi sentite?»

«Una merda! Ho bisogno di una doccia! Sono piena di polvere e puzzo di muffa!»

«Però, gran belle parole toccanti dette da una dea appena risorta» commentò ironico Ermes.

«Perché? Che ti aspettavi? Un monologo pieno di retorica?» gli domando quindi Chrysanthe uscendo dal sarcofago in pietra.

«Onestamente? Un vaffanculo!» le rispose Ermes, strappandole un sorriso divertito.

«Oh, ma per quello c’è tempo, non disperare! Prima o poi ti ci mando, stanne certo!» lo rincuorò di conseguenza la dea, rivolgendogli il suo migliore sorriso strafottente.

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


AVVERTENZE:

Siccome gli spectre di Ade in teoria sono 108, ma nella serie classica ne vengono presentati solo una manciata, mi avvalgo della facoltà di utilizzare anche quelli menzionati in Lost Canvas.  

 

SE L’EREDITÀ È UN CUMULO DI MACERIE, BISOGNA TIRARSI SU LE MANICHE E DARSI DA FARE!

 

Era stato un bel funerale il suo. Tanta gente, tanti fiori e tanta commozione. Erano pure venuti i giornalisti e la TV, ma d'altronde il cadavere di una ragazza sgozzata, ritrovato sul ciglio di una strada, non era certo una cosa che passava inosservata, anche se la vista della sua famiglia umana, distrutta dal dolore, le aveva fatto male. Si era infatti affezionata a loro, che in quella vita l’avevano amata e crescita, ma purtroppo non aveva potuto fare diversamente, anche se non poteva negare che un paio di lacrime le aveva versate pure lei, vedendo il suo corpo mortale (e con esso la sua vita da studentessa spensierata) finire sottoterra.

Ma mai Chrysanthe avrebbe voluto piangere come in quel momento. Era infatti scesa negli Inferi per rivendicarne il trono, come richiestole da Zeus, ma ciò che si era ritrovata di fronte l’aveva buttata nella depressione più totale.

Il passaggio dei Saint di Atena era infatti stato più devastante di quello che aveva pensato e quindi, oltre a dover fronteggiare un’apocalisse zombie, le sarebbe toccato pure rimettere in sesto l’intero regno, distrutto dalla guerra; e il tutto da sola!

“Ora sì che ci sta un bel vaffanculo” pensò la neo Regina degli Inferi, girovagando per la Giudecca deserta e in rovina, per poi fermarsi ad osservare il suo riflesso in una specchiera scheggiata: lunghi capelli neri come la notte, una carnagione quasi spettrale per via del tempo in cui il suo corpo era rimasto chiuso in una bara, ed i suoi lineamenti decisamente troppo simili ai suoi, non lasciavano alcun dubbio sulla loro parentela; se non fosse stato per il sedere a mandolino, una quarta abbondante e gli occhi verdi (presumibilmente presi da sua madre), la si sarebbe tranquillamente potuta scambiare per Ade. Poco da dire sul fatto che a quella vista un moto di stizza la pervase, cosa che le fece tirare un pugno al malcapitato specchio, mandandolo definitivamente in frantumi.

“Promemoria: appena rimetto tutto a posto mi faccio una lampada!” si annotò quindi mentalmente Chrysanthe, mentre uno scricchiolio alle sue spalle la fece sbuffare. Era infatti da quando si era materializzata di fronte all’Acheronte che avvertiva un cosmo alquanto confuso che la seguiva a debita distanza.

«Avanti, vieni fuori dal tuo nascondiglio, perché so perfettamente che mi stai seguendo da quando sono arrivata qui» disse infatti la dea, e il cosmo in questione sussultò.

«Non mordo mica sai?» lo incalzò quindi la dea che, non ottenendo risposta, decise di fare la prima mossa.

Fu così che un spaventato Cheshire di Cat Sith si ritrovò la versione al femminile del suo defunto signore a pochi centimetri dal naso, senza avere nemmeno il tempo di rendersene conto.

«Eh? Uno Specter?» si stupì Chrysanthe, ritrovandosi ad osservare un disorientato ragazzino con indosso una surplice a brandelli: «Ma non eravate tutti morti?»

«Beh ecco io… sono l’unico sopravvissuto» si trovò quindi a confermare Cheshire, guardando di sottecchi quella strana donna con le fattezze del suo ex signore e con un cosmo altrettanto spaventoso, cosa che gli aveva subito fatto capire che si trattava di una persona con cui era meglio andarci cauti.

«Uhm, capisco. Quando hai visto che le cose si mettevano male, ti sei cacato addosso e ti sei nascosto, eh?» commentò quindi la dea, abbozzando un sorriso divertito vedendo il ragazzo avvampare di rosso per l’imbarazzo: «Ehi! Non dirmi che ci ho preso!?»

«Ecco… veramente… io….» farfugliò imbarazzatissimo lo specter, ma venne bloccato da un segno di Chrysanthe, che gli fece capire che non le interessava:

«Tranquillo, di come sia andata non m’importa nulla. Almeno non sono proprio sola in questo mortorio. A proposito, come ti chiami?»

«Cheshire di Cat Sith Stella della Belva Terreste» rispose il giovane, guardando di sottecchi la spada che la donna portava appesa alla cintura: «Ma quella non è…»

«La spada di Ade? Sì, è lei» confermò Chrysanthe, senza il minimo entusiasmo.

«E come mai è in vostro possesso?» domandò quindi guardingo lo spettro.

«Giusto, non mi sono ancora presentata! Perdona la mia scortesia, ma ultimamente mi sono piombate addosso un po’ troppe sfighe tutte assieme e le buone maniere sono andare a farsi fottere. Piacere io sono Chrysante, la nuova Regina degl’Inferi. Ma puoi chiamarmi Chrys» gli rispose la dea, stringendogli la mano.

«Nuova Regina degli Inferi?» si ritrovò quindi a ripetere il povero Chashire sbalordito.

«Purtroppo sì» sospirò rassegnata la donna, notando l’espressione turbata del ragazzo: «La cosa effettivamente non piace nemmeno a me, ma dato che quel genio mancato di Atena ha fatto finire nel Tartaro quell’impiastro di Ade, scatenando un’apocalisse zombie, Zeus mi ha rifilato la patata bollente di rimettere a posto le cose, dato che sono l’unica erede del defunto dio dei morti» gli spiegò la dea.

«Aspettate! Con “unica erede” non intenderete mica dire che siete…»

«La figlia di Ade?»

Cheshire deglutì annuendo.

«Disgraziatamente sì» confermò la dea.

«Ma non ho mai sentito dire che il mio signore avesse una figlia!» sfuggì quindi allo spectre sbalordito. Se non fosse stata per la palese somiglianza ed il cosmo infernale della donna, Chetshire le sarebbe scoppiato a ridere in faccia, ma purtroppo l’evidenza confermava i fatti (nonostante il simbolo della pace stampato sulla maglietta rosa della dea e la sua espressione decisamente scazzata, che poco s’addiceva ad una divinità infernale)

«La cosa non mi sorprende. D’altronde nemmeno a me piace dire in giro che sono sua figlia» commentò Chrys: «Ma cambiando discorso… gli spettri al servizio di Ade erano 108, vero?»

«Ehm, sì, perché?» domandò diffidente Cheshire.

«Beh, non penserai mica che io possa mettere a posto questo macello da sola!» rispose la dea, guardandosi attorno: «E non ho nemmeno il tempo di procurarmi dei nuovi aiutanti, quindi 108 meno uno fanno 107 resurrezioni. Devo proprio farmi un bello sbattone non c’è che dire!»

«Voi siete in grado di resuscitare gli spectre!?» esclamò incredulo Cheshire.

«Dopotutto sono umani no? E dato che da Ade, oltre che l’aspetto, ho ereditato pure il cosmo, non dovrei avere grossi problemi, anche se è dall’era di Pericle che non lo faccio. Sai, quando le Moire ti fanno il mazzo è meglio ascoltarle» confermò la dea, per poi espandere il suo cosmo con l’intento di richiamare a se le anime dei guerrieri infernali defunti, facendo rabbrividire lo spectre, ormai perfettamente conscio che quella era effettivamente una divinità infernale a tutti gli effetti, nonostante i modi di fare e il linguaggio (decisamente poco divino…).

«Ma che cazz…» inveì infatti la dea, corrugando la fronte contrariata.

«Ci sono problemi?» domandò quindi Cheshire, trattenendo il fiato.

«Non riesco a richiamare le anime! È come se ci fosse qualcosa che le blocca!» rispose Chrys.

«Che sia il sigillo di Atena?» considerò quindi il ragazzino.

«Sai che hai ragione! Mi ero dimenticata di quel dannato rosario in grado di sigillare le anime degli spectre!» esclamò la dea, dandosi una manata sulla fronte.

«E quindi adesso che si fa?» chiese preoccupato Cheshire.

«Sì va al Grande Tempio, mi sembra ovvio!» e detto questo Chrys aprì un varco spazio-dimensionale e ci saltò dentro, trascinandosi dietro un preoccupato Cheshire di Cat Sith.

 

Nel frattempo, al Santuario di Atena….

«Assurdo! Possibile che questi cosi non muoiano!» sbottò frustato Jabu, vedendo che i cadaveri putrescenti che aveva fatto finire a terra, si rialzavano come se non fosse successo nulla.

«Non sono dei “così”, Jabu! Sono i cadaveri dei nostri compagni defunti!» lo rimbeccò quindi Shaina, spedendone al tappeto una dozzina con il suo Thunder Crow, facendo loro un baffo.

«Onestamente, la cosa in questo frangente m’importa poco!» le rispose di conseguenza Nachi, ritrovandosi attorniato da un gruppetto di zombie.

«Ma se Ade è stato sconfitto,  perché ci sono tutti questi morti viventi in giro!?» esclamò esasperato Ichi, ormai con il fiatone.

«Perché, nonostante tutto, era proprio il cosmo di Ade a mantenere separato il Regno dei Vivi da quello dei Morti» gli rispose però una voce di donna e ben presto il gruppetto dei Saint di Atena si ritrovò ad osservare una strana ragazza con una carnagione spettrale e lunghi capelli neri che, dopo essere comparsa dal nulla, rispedì le anime dei saint defunti nell’Ade tramite un portale, come se fosse la cosa più normale del mondo. Peccato che la felicità per l’inaspettata botta di fortuna fu vanificata dall’entità del cosmo della nuova venuta e soprattutto dalla vista del suo accompagnatore:

«Attenti! Quello è uno Spettro!» esclamò infatti Shaina, mettendosi subito sulla difensiva, insieme agli altri saint.

«Eh? Chi? Cosa? Dove!?» esclamò quindi Cheshire, sentendosi chiamato in causa, mentre con un balzo si nascondeva dietro Chrys, che si passò una mano sulla faccia pensando: “Andiamo bene! Se gli spectre sono tutti come questo qui, mi faccio un mazzo tanto per un pugno di mosche!”

«Cheshire toglimi una curiosità, ma che ruolo ricoprivi nell’esercito di Ade?» domandò quindi la dea al ragazzo.

«Ero il cocchiere di Pandora, perché?»

«Perché se eri uno del top dell’armata c’era da preoccuparsi!» fu la risposta ironica di Chrysanthe, per poi rivolgersi ai saint, che la guardavano sospettosi e pronti a colpire.

«Ehi, calma fratelli! Peace and love! Lo so che io ho un cosmo sospetto e che lui è uno spettro, ma siamo venuti in pace! Infatti voglio solo scambiare due parole con Atena»

«E come facciamo a crederci?» le domandò acida Shaina, mettendo in bella mostra le sue unghie affilate.

«Vi ho appena parato le chiappe da un drappello di saint zombie! Vi pare poco?» le rinfacciò quindi Chrys: «Mi dovete un favore!»

«Giusto, le dovete un favore!» rincarò la dose Chashire, da dietro le spalle di Chrys, beccandosi un’occhiataccia di quest’ultima, dopo che i saint avevano gonfiato ulteriormente i loro cosmi al suo intervento.

«Per cortesia Cheshire, tieni chiusa la bocca. Vorrei risolvere la questione senza compiere un bagno di sangue. Altrimenti non credo che Atena sarebbe disposta a scendere a patti con me!» fece quindi notare la dea allo spettro, per poi rivolgersi nuovamente ai saint:

«Sentite, nemmeno io sono entusiasta di tutta questa faccenda, ma come avrete notato, il mondo è sull’orlo di un’invasione di cadaveri putrescenti tornati in vita senza controllo e, volente o dolente, io sono l’unica persona in grado di rimettere a posto questo casino. E vi posso giurare che se Zeus non mi avesse incastrato, me ne sarei stata tranquillamente dov’ero! Quindi cortesemente, posso parlare con Atena, dato che in parte è anche colpa sua se siamo in questa situazione?» cercò di farli ragionare Chrys e il gruppetto di Saint si guardò dubbioso indeciso sul da farsi.

«Insomma, se avessi cattive intenzioni chi me lo farebbe fare di stare qui a discutere con voi! Vi taglierei la testa e tanti saluti! Mica ho tutto il giorno, sapete!» sbottò quindi Chrys esasperata. Ma quant’erano di coccio i saint!

«È inutile che la cerchi qui. La dea Atena non si trova al Grande Tempio» la voce di Ichi risuonò finalmente nell’aria e a Chrys sfuggì un “deo gratias!”, mentre Jabu andava su tutte le furie:

«Ti è dato di volta il cervello! Una tizia sospetta, e di cui non si sa nulla, si presenta al Grande Tempio accompagnata da uno spectre e tu gli vai a dare informazioni riservate!?»

«Ma ci ha salvato la vita!» pigolò quindi Ichi per giustificarsi.

«Allora perché non le dici anche che Lady Saori si trova a Tokyo a Villa Kido?» sbottò quindi l’Unicorno, facendo venire voglia a Shaina di pestarli a sangue tutti e due.

«Oh! Grazie! Visto che non ci voleva tanto! Su, andiamo Chaschire!» fu infatti l’esclamazione di Chrys, prima di svanire in un altro portale spazio-dimensionale insieme allo spectre, mentre Jabu e Ichi venivano riempiti di mazzate dal Saint dell’Ofiuco.

Fu così che Saori Kido per poco non finiva al pronto soccorso per un coccolone, quando Chrysanthe e Chashire si materializzarono di fronte al capezzale di Seiya, che era ancora in coma a causa del colpo di spada di Ade.

 «Giorno!» salutò cortesemente Chrys, mentre Saori, sbalordita, si metteva subito sulla difensiva:

«Chrysanthe!? Ma com’è possibile!? Tu dovevi essere…»

«Morta a causa del sangue versato per sigillare quella stronza? Sì, lo so, lo so! Ma ti basti sapere che il Vecchio e il nostro adorato cuginetto Ermes hanno in realtà escogitato un simpatico teatrino per farmi uscire dalle scene» le spiegò quindi la dea con fare annoiato, mentre Saori stringeva preoccupata lo scettro di Nike, ben conscia che la figlia di Ade non era un avversario da sottovalutare.

«Sei qui per prendere la mia testa?» le chiese quindi Atena, cercando di non far trapelare la sua preoccupazione, ma Chrys le rispose con un’espressione schifata:

«E che me ne faccio? Ma se proprio ci tieni a lasciarmi un tuo ricordo, puoi sempre sganciarmi un assegno!»

«Quindi non sei qui per vendicare tuo padre?» si stupì Saori.

«Certo che reincarnandoti ti sei proprio rintronata! Per quale assurdo motivo dovrei voler vendicarmi di quel bastardo? Anche se effettivamente un po’ di colpa è anche tua se ora mi tocca prenderne il posto, invece di cazzeggiare allegramente tra gli umani» rispose la dea, avvicinandosi al capezzale di Seiya, osservando il saint con un certo interesse: «Però, Ade ha fatto un bel lavoretto con lui!»

«Non lo toccare!» le intimò quindi Saori, minacciosa, gonfiando il cosmo, cosa che richiamò Shyriu, Shun e Hyoga (Ikki era a farsi gli affari suoi, chissà dove, come al solito), che vennero però bloccati sulla soglia della stanza dal cosmo di Chrysanthe e a nulla valsero i tentativi dei bronz saint di avvicinarsi a Chrys; il cosmo infernale della dea era infatti troppo potente per loro.

«Ragazzi, volete darvi una calmata? Non ve la tocco la vostra dea stordita! Sono solo venuta qui per parlare d’affari!» sbuffò la neo dea della morte, per poi proporre un patto, dato che la situazione continuava ad essere tesa: «Sentite, se faccio uscire dal coma il Saint di Pegaso vi date tutti una calmata in modo da parlarci civilmente?»

«Ma mia signora, quello è il deicida!» miagolò contrariato Cheshire, che si era rifugiato in un angolo ad osservare tutta la scena e ora si stava chiedendo che diavolo stesse frullando nella testa di quella donna.

«E quindi?» gli rispose la dea per nulla intimorita, per poi posizionare la sua mano sulla ferita inferta da Ade a Seiya, estraendo così l’invisibile lama di cosmo che impediva il risveglio del cavaliere (dimostrando così concretamente ad Atena di essere l’erede del defunto re dei morti a tutti gli effetti). Seiya si ritrovò quindi ad aprire gli occhi di fronte al viso di Ade, cosa che gli fece istintivamente  lanciare un Pegasus Ryusei Ken urlando un “Muori maledetto!”.

«Ehi! Non sono Ade, razza d’idiota!» sbottò quindi a sua volta Chrysante, parando il colpo, mentre gli occhi di uno stralunato Seiya cadevano su un paio di elementi anatomici che non dovevano essere li, almeno che Ade non avesse fatto un giro a Casa Blanca.

«Eh?!» fu infatti l’arguta considerazione del saint, mentre la dea notava dove puntava lo sguardo del ragazzo.

«Sì, tesoro, sono tette! Quindi mi auguro che abbi finalmente compreso che non sono Ade! Il motivo per cui gli assomiglio è solo perché mi ha messo al mondo» lo sfotté di conseguenza la dea, per poi rivolgersi ad Atena: «Allora, è sufficiente come prova di non belligeranza?»

Saori osservò attonita prima Saiya e poi Chrys: «Effettivamente forse abbiamo iniziato con il piede sbagliato»

«Già» confermò Chrysanthe per poi sbloccare i restanti saint di bronzo, che si precipitarono dalla dea Atena.

«Lady Saori, non si faccia ingannare! Potrebbe essere una trappola!» fu la conseguente considerazione dei bronze, che però vennero messi a tacere da un cenno della Kido:

«Allora se non sei qui in cerca di vendetta, che cosa vuoi da me?»

«Proporvi uno scambio» disse quindi Chrysanthe.

«Ovvero?»

«Gli Spectre in cambio dei tuoi saint»

«Spiegati meglio» la invitò quindi Saori, che alle parole di Chrys aveva iniziato ad esternare un certo interesse.

«Come penso abbi notato, vista l’invasione di zombie, è necessario rimettere in sesto il Regno dei Morti per porvi rimedio; e per farlo ho bisogno degli spectre. Quindi la mia proposta è di riportare in vita i tuoi saint defunti in cambio della rimozione del tuo sigillo alla torre  del Monte Lu, in cui sono rinchiuse le loro anime. Mi pare uno scambio ragionevole no?»

«E chi ci dice che non li userai per indire una nuova guerra santa?» intervenne però Hyoga.

«Seri piuttosto stupida non trovi? Perché se è vero che il Regno degli Inferi è in rovina, è anche vero che voi non siete usciti indenni dalla guerra. Quindi perché prendermi la briga di rimettere in sesto le vostre difese se avrei potuto giocare la carta sorpresa, dato che gli dei dell’Olimpo fino a qualche giorno fa credevano che fossi morta?» spiegò la dea infernale.

«Effettivamente non ha tutti i torti» commentarono Shyriu e Shun.

«Io comunque non mi fiderei milady! Resta comunque la figlia di Ade!» esordì Pegaso, cosa che fece storcere il naso a Chrys.

«Gran bel ringraziamento il tuo, dopo che ti ho tirato fuori da coma! Alla faccia dell’onestà d’animo decantata dai saint di Atena. E dimmi, chi è che provvederebbe a risolvere l’emergenza zombie?»

«Ci penseremmo noi!» s’indicò sicuro di sé Seiya.

«Certo! E chi li manterrebbe nel mondo dei morti se non ci sono custodi addetti ai gironi e alle varie incombenze dell’aldilà, in modo che ogni cosa fili liscia? Perché vorrei ricordarti che non basta rispedirli all’Ade, ma bisogna fare anche in modo che ci rimangano!» lo rimbeccò di conseguenza Chrys.

Un silenzio meditabondo calò nella stanza.

«Allora? Guardate che gli zombie non aspettano noi!» li incalzò Chrysanthe.

«Hai ragione. Affare fatto» disse a quel punto Atena, stringendo la mano che le porgeva la nuova Regina degli Inferi: «Con la speranza che questo sia il primo passo per la convivenza pacifica tra l’Ade e il Grande Tempio»

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


MAI PIANGERE SUL SANGUE VERSATO! ANCHE SE NON TUTTI SONO FIGHI COME I SANTI DI ATENA!

 

«Siete sicura di quello che state facendo, somma Atena?» domandò Doko di Libra, osservando la giovane Saori preparasi a sciogliere il sigillo che imprigionava le anime degli Spectre nella torre del Monte Lu.

«Ormai ho dato la mia parola, ed essendo la dea garante della Giustizia non posso più tirarmi indietro» rispose però Atena, per poi aggiungere mentalmente un “Senza contare che quella dannata affarista mi ha fatto firmare un patto di sangue su carta da bollo, con Ermes a fare da notaio! Quindi se non mantengo la parola, questa volta ci rimetto seriamente la vita, dato che chi non rispetta un accordo del genere muore dissanguato! Siano maledette le sue innate capacità di provocatrice e il suo vizio di non fidarsi di nessuno!”.

Chrysanthe era infatti riuscita a convincerla a firmare puntando sul fatto che era vergognoso per la dea della Giustizia non essere disposta nemmeno a pungersi il dito per resuscitare i suoi Saint, che invece si erano sacrificati per lei, mentre una dea della Morte era disposta a versare litri di prezioso Ichor pur di ridare vita a gente che nemmeno aveva mai visto in faccia.

L’espressione crucciata della Kido non sfuggì però al saggio Saint di Libra, che di conseguenza non poté trattenersi dal considerare un: «Eppure non mi sembrate convinta. Quindi cos’è che vi preoccupa?»

Atena emise un lungo sospiro rassegnato: «Mi preoccupa il fatto che Chrysanthe la si può paragonare ad una mina vagante»

Doko la osservò senza capire: «In che senso?»

«Nel senso che sa essere sia una simpatica menefreghista, che una spietata dea senza scrupoli, sopratutto quando deve raggiungere un obbiettivo. Ti posso infatti garantire che all’occorrenza sa essere più cinica e sanguinaria di Ares» gli rispose Atena.

«Eppure mi è sembrata piuttosto conciliate con il Santuario» considerò il Saint di Libra, riportando alla mente il momento della sua resurrezione. Certo, il cosmo che aveva avvertito afferrare e riportare in questo mondo la sua anima, era decisamente un’energia oscura, ma a differenza di quella delle altre divinità gravitanti attorno ad Ade, la sua aveva una nota calda, più umana. E lui di divinità infernali d’esperienza ne aveva in abbondanza, dato che era stato protagonista di ben due Guerre Sacre. Anzi, a dirla tutta, al suo risveglio gli era parso che la nuova dea della morte fosse più interessata a rifarsi gli occhi, più che a orchestrare chissà quale macchinazione a loro danno. Doko infatti rimembrava fin troppo bene l’imbarazzo di ritrovarsi nudo come un verme di fronte a due critici occhi femminili che lo squadravano maliziosamente.

«Mi auguro solo che Zeus ce la mandi buona. Ma devo anche ammettere che l’alternativa a Chrysanthe non era nemmeno da prendere in considerazione!» commentò Saori, per poi aggiungere un: “Forse se facevo meno la splendida e mi limitavo a sigillare Ade come sempre, era meglio, ma ormai il danno è stato fatto” per poi espandere il suo cosmo e dissolvere il sigillo sulla torre del Monte Lu con un colpo dello scettro di Nike.

 

Nel frattempo, in una delle poche camere rimaste intatte della Giudecca, Chashire guardava con apprensione crescente il sangue che sgorgava dai polsi di Chrys, intenta a ridare vita alle ex sacre vestigia di Ade, che era personalmente andata a recuperare nell’Elisio.

«Mia signora, ormai avete versato la metà del vostro sangue!» considerò infatti preoccupatissimo lo spectre.

«Grazie Cheshire. L’avevo notato» rispose quindi ironica la neo Regina, alla quale aveva iniziato a girare la testa, oltre che le cosiddette. Non bastava un’apocalisse zombie! Non bastava un regno in rovina da risistemare, con tanto di armata da resuscitare! No signori! Ci voleva pure il cloth divino defunto! Ma infondo perché farsi mancare qualcosa? Altrimenti che gusto c’era!

«Ma era proprio necessario?» chiese di conseguenza Cheshire, con il fiato sospeso.

«O mi dissanguavo o davo il mio culo a Efesto, dato che le casse del regno sono a secco e non avrei avuto altro modo per pagarlo. Quindi preferisco versare il mio sangue!» le rispose la dea, mentre al giovane spettro ritornava alla mente il momento in cui Chrys era venuta a conoscenza del bilancio decisamente in rosso delle casse dell’Ade. Probabilmente con tutti gli impropri che la sua nuova Regina aveva tirato, ci avrebbe potuto scrivere un’enciclopedia da fare invidia alla Treccani.

Intanto il sangue versato da Chrysathe aveva finalmente raggiunto la quantità necessaria per far tornare in vita le sacre vestigia, mentre un violento capogiro rischiò di farle perdere l’equilibrio.

«Attenta mia Regina!» si spaventò di conseguenza Cheshire, che con un balzo si affrettò a sorreggerla, ma Chrys con un gesto della mano gli fece capire che non ce n’era bisogno.

«Tranquillo Cheshire. Se non sono morta sigillando una dea con il mio Ichor, non succederà sicuramente per un cloth! Comunque grazie per l’interessamento» gli disse infatti la Regina degli Inferi, scompigliandogli i capelli, per poi lasciarsi cadere distrutta su una poltrona scampata alla devastazione, costatando che Ermes infondo aveva fatto bene a farle riesumare il suo vecchio corpo. Infatti con quello umano una cosa del genere non se la sarebbe potuta permettere, salvo lasciarci le penne. Inoltre l’Ichor versato sarebbe stato un ottimo collante tra le sacre vestigia del defunto dio dei morti ed il suo cosmo.

«Ehi, Cheshire, potresti farmi il favore di passarmi l’ampolla che c’è su quella mensola?» chiese quindi Chrys, collassata sul sedile, e il giovane spettro s’affrettò a consegnargliela, per poi osservare incuriosito la dea della morte che lasciava che il contenitore si riempisse del suo sangue, prima di medicarsi le ferite ai polsi.

«Posso chiedervi a che vi serve?» domandò di conseguenza Cheshire e Chrys gli fece cenno di avvicinarsi.

«Ora lo vedrai» e detto questo la dea versò una goccia del prezioso liquido sulle sue vestigia a brandelli, che nel giro di una frazione di secondo tornarono ad essere lucenti e pulsanti di vita.

«Ma è fantastico!» esclamò di conseguenza il ragazzino esterrefatto, contemplando la sua surplice tornata come nuova, facendo sorridere Chrys, che si rigirò l’ampolla tra le mani:

«108 Stelle Malefiche; 108 gocce di sangue… speriamo almeno ne valga la pena… » commentò la dea, per poi aggiungere mentalmente un “Sarei già contenta se fossero almeno tutti gnocchi come i Gold di Atena… Che spreco se penso che sono al servizio di una dea vergine!”, mentre lo scoppio del cosmo della diretta interessata si fece percepire dal Monte Lu.

“Uhm… tempismo perfetto Atena! Mi sa che il mio programma di riposarmi una mezz’oretta salta! Ma vaff..” fu il conseguente pensiero di Chrysanthe, per poi alzarsi e rivolgersi a Cheshire.

«Su, andiamo. I tuoi compagni ci aspettano»

«Eh? Ma voi avete bisogno di riposare!»

“Lo so! Ma quella cretina ha il radar per scegliere sempre i momenti meno appropriati per fare le cose!” fu il commento acido che Chrys rimuginò nella sua testa, mentre rispondeva a Cheshire un : «Tranquillo. Gli dei recuperano in fretta» per poi prendere la via della porta, venendo però nuovamente bloccata dallo spettro.

«Dannazione Cheshire! Ma sei uno Spettro o sei mia madre!?» sbuffò quindi Chrys alzando gli occhi al cielo, mentre il ragazzino si affrettava ad indicare le sacre vestigia del dio della morte.

«Ehm… e quella non la mettete?»

«Ah, già. Che palle!»  fu il conseguente commento di Chrysante, per poi indossare l’ex armatura di Ade. Ali nere di lucente metallo si aprirono alle sue spalle, mentre il resto dell’armatura si adattava al suo corpo come un guanto, sotto gli occhi sognanti di Cheshire che, prima d’allora, non aveva mai avuto l’onore di vere il suo signore con indosso l’armatura divina.

«È bellissima!»  sussurrò lo spettro estasiato, mentre Chrys storse il naso. Aveva infatti avuto il sospetto che i gusti di suo padre fossero pacchiani e tamarri: ed ora ne aveva avuto la conferma!

«Già, al carnevale di Rio farei un figurone!» fu infatti il commento della dea, per poi avviarsi a raggiungere quello che rimaneva della sala del trono, con Chashire che gli trotterellava dietro.

Arrivata a destinazione Chrys salì la gradinata che divideva la sala dai resti del trono di Ade e, imponendosi di non pensare alla fatica di fare resuscitare 107 anime in una botta sola, espanse al massimo il suo cosmo per richiamare a se gli spettri defunti, sperando ardentemente di non svenire davanti all’armata appena resuscitata. Altrimenti non sarebbe stato un bel biglietto da visita!

Comunque sia, il suo cosmo era riuscito a raccattare gli spiriti vaganti degli spettri, che stavano riprendendo corpo e vita davanti i suoi occhi, facendo rabbrividire Cheshire, che si era aspettato uno spettacolo meno orrido, in quanto i suoi compagni si erano praticamente ricomposti pezzo per pezzo partendo dallo scheletro, per poi passare ai muscoli e alla pelle, fino alla Surplice sigillata nelle loro anime.

Fu così che quando l’armata dell’ex dio dei morti riaprì gli occhi, e si ritrovò a fissare un viso pallidissimo  incorniciato da lunghi capelli neri ed il tutto condito dal cloth divino, fece partire un’ovazione di giubilo in onore di Ade. Tutti tranne i Tre Giganti e Pandora, che furono i primi a notare che in quella figura c’era qualcosa che non andava: in primis il cosmo, decisamente meno distaccato e freddo di quello di Ade, poi la figura, decisamente più minuta e sinuosa di quella del loro signore, ed infine gli occhi verdi e non azzurro ghiaccio.

Poco da dire sul fatto che il primo a ringhiare e a gonfiare il cosmo fu Radamante:

«TU CHI DIAVOLO SEI, E DOVÈ FINITO IL NOSTRO SIGNORE ADE!» esordi infatti la Viverna puntando il dito in direzione di Chrysanthe, supportato immediatamente dal cosmo dei restanti Giganti, mentre sul resto dell’armata piombava un mormorio confuso non appena realizzarono che la Viverna aveva ragione. Infatti anche loro si ricordavano che Ade era un uomo e non una donna… almeno che Atena non gli avesse rifatto i connotati fino a quel punto…

Dal canto suo Chrys rimuginò sul come dare la notizia bomba dato che come diplomatica faceva schifo. Adocchiò quindi Cheshire con l’idea di lasciare la patata bollente delle spiegazioni  a lui, ma notando che era sbiancato davanti alla dimostrazione di forza del biondino monociglio, decise che era meglio lasciare stare,  optando per andare decisamente al sodo:

«Perdonatemi signori se non sono una che sa indorare la pillola, in quanto la vita mi ha insegnato ad essere breve e concisa. Quindi i fatti in breve sono questi: Ade è morto per mano di Atena e Zeus ha affidato a me, Chrysanthe, il titolo di Regina degli Inferi e Dea della Morte in qualità di sua unica e legittima erede. Di conseguenza vi ho resuscitato per chiedervi di entrare al mio servizio»

Un brusio turbato e agitato si levò nella sala, mentre Eaco prendeva parola:

«Come sarebbe a dire che Ade è morto? È com’è possibile che voi siate la sua erede, se non ha mai avuto figli!»

«Molto semplice spectre: durante la Guerra Sacra appena conclusasi Atena è riuscita a distruggere il corpo divino di Ade, condannando così la sua anima al Tartaro. Evento  che ha destabilizzato sia il regno dei morti che quello dei vivi. Come faccio ad essere figlia di Ade? Beh, avete mai sentito il mito di Menta?» rispose di conseguenza Chrys, che non vedeva l’ora di potersi riposare un po’. L’ingente quantità di cosmo usato e il sangue versato, avevano infatti iniziato a farsi sentire.

«Sì; Minta era una bellissima ninfa partorita dal fiume infernale Cocito, affluente dell'Acheronte e viveva nel regno infernale ed era la concubina di Ade. Persefone, gelosa del marito, si dispiacque dell'unione e si infuriò quando Minta proferì contro di lei minacce spaventose e sottilmente allusive alle proprie arti erotiche. Persefone, sdegnata, la fece a pezzi, ma Ade le consentì di trasformarsi in erba profumata, la menta*. Ma non comprendo come questo ci possa interessare» intervenne di conseguenza Minosse, mentre Chrys abbozzava un sorriso amaro:

«Dovrebbe, dato che il finale del mito ometta che il vero motivo scatenante dell’ira di Persefone fu il fatto che Menta diede una figlia ad Ade, cosa che portò a galla che ad essere sterile era Persefone e non Ade, come invece tutti credevano, screditando così il suo onore» spiegò Chrys facendo piombare gli spectre nel silenzio più totale.

«Questo però non spiega il motivo per cui nessuno vi abbia mai sentito nominare…» considerò però scettico Radamente, ma per la sorpresa di tutti ad intervenire fu una remissiva Pandora:

«Questo perché Ade mi ordinò di mantenere lo stretto riserbo sulla faccenda, dato che alla sua nascita le Pizie profetizzarono che un giorno il “Fiore d’Oro”** sarebbe sbocciato sul trono degli Inferi»

«La Pandora di quest’epoca, deduco» commentò quindi Chrys senza scomporsi, scrutando la pallida ragazzina che si era fatta avanti.

«Per servirvi, mia signora» le rispose Pandora esibendosi con un profondo inchino, mentre lo Spectre del Grifone esponeva un quesito che frullava nella mente di molti:

«E Persefone, che fine ha fatto? A rigor di logica, in linea di successione ci sarebbe dovuta essere le…» ma le parole di Minosse gli morirono in gola non appena avvertì il cosmo di Chrys espandersi pericolosamente, facendo così capire agli spettri che quello era un argomento delicato e che, nonostante il fare scazzato, la dea che avevano di fronte non era una mezza sega:

«Ti basti sapere che l’ex Regina degli Inferi non è più in circolazione da millenni!» fu infatti la risposta dura di Chrys, per poi però addolcire il tono vedendo il turbamento che aveva causato nei soldati, per poi quindi rivolgendosi all’intera armata: «Sentite, sono consapevole che tra me e voi non vi è alcun tipo di rapporto e che per ora l’unica cosa che vi vincola a me sono i nostri rispettivi ruoli e il fatto che vi ho riportati in vita. Così come non vi nascondo che il motivo per cui siete qui è che ho bisogno del vostro aiuto. Quindi voglio darvi l’opportunità di tornare ad essere comuni esseri umani se non volete accettare di esse spectre al mio servizio. A voi la scelta!»

«Ma signora! Noi siamo i guardiani del regno dei morti! Non non abbiamo più un posto in cui tornare! L’Ade è la nostra casa! Quindi dove vuole che andiamo?» fu la conseguente esclamazione di uno spettro che indossava una surplice che a Chrys ricordava molto un incrocio tra un millepiedi e il Dottor Octopus di Spiderman (addio sogni di avere 107 gnocchi al suo servizio!), tra il mormorio d’assenso dei suoi compagni.

«Allora siete i benvenuti. Per ora questo mi basta»  e detto questo Chrys diede disposizioni agli Spectre di mettersi in fila in modo che potesse rimettere in sesto le loro surplici, uscite malconce dalla guerra.

«Ehi, Rada, che facciamo?» domandò quindi a bassa voce Eaco alla Viverna, che lanciò uno sguardo scettico nei confronti di quella stramba donna che si era presentata come nuova Regina e figlia di Ade. Molte cose infatti non lo convincevano, come ad esempio il fatto che non avesse espresso nemmeno una parola di cordoglio nei confronti di suo padre o di astio nei confronti di Atena, ma si era semplicemente disturbata a dare un asciutto resoconto dei fatti. Come se la dipartita del Re degli inferi non l’avesse toccata, nonostante avesse dichiarato di esserne la discendente. Ma la Viverna era anche perfettamente conscio che il cosmo di quella dea era decisamente da non sottovalutare.  

«Per ora non mi sembra che abbiamo molte alternative» fu infatti la risposta del Gigante Infernale, mentre Minosse rimuginava il fatto che effettivamente Worm per una volta aveva detto una cosa sensata. Il risveglio della stella malefica in uno spectre equivaleva a recidere i legami con la loro esistenza da comuni mortali anche fisicamente, dato che la vita dei loro famigliari veniva offerta come sacrificio ad Ade. Quindi non avevano una casa che non fossero gli Inferi a cui tornare. Emise quindi un lungo sospiro, per poi mettersi in coda, sperando che questa nuova dea della morte si sarebbe dimostrata all’altezza del compito assegnatole.     

 

 

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 NOTE:

*cit. Wikipedia

**Il significato di Chrysanthe è appunto “Fiore d’Oro”.

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


A CAVAL DONATO NON SI GUARDA IN BOCCA! MA CON LA BIRRA ANALCOLICA SI ESAGERA!

 

Il tonfo del corpo di Chrysanthe, che impattava sul materasso, rimbombò per tutta la stanza. Dire che la dea della morte era stanca era poco. La giornata era infatti stata pesante e quindi non appena aveva finito di ridare vita alle surplici, si era congedata senza troppe cerimonie. Forse il gesto non era stato dei più cortesi, visto che il primo incontro con l’armata era stato un po’ teso, e che probabilmente molte domande e perplessità erano rimaste nell’aria, ma Chrys aveva ritenuto più saggio concedersi un po’ di riposo prima di pensare a socializzare, soprattutto per evitare di collassare di fronte a tutti.

La dea si ritrovò quindi ad osservare il soffitto divelto della camera che un tempo fu di Ade, mentre la sua mente tornava agli spectre risorti. Tornare in vita e trovarsi di fronte alla dura verità che il loro mondo era stato sconvolto per sempre, non doveva essere una cosa facile d’accettare, e quindi comprendeva bene lo stato di smarrimento in cui versava l’esercito di Ade in quel momento, anche se l’atteggiamento remissivo di Pandora l’aveva colpita. Si era infatti aspettata che, avendo servito Ade come sorella maggiore dai tempi del mito, alla notizia della dipartita del dio, sarebbe stata lei la più sconvolta. Invece quello più turbato sembrava essere il biondino della Viverna. In più all’appello mancavano tre spettri; ovvero Bennu e Mefistofele, di cui si era presentata solo la loro surplice, mentre per il terzo, Cetus, manco quella. Si annotò quindi mentalmente di verificare cosa fosse successo non appena l’apocalisse zombie fosse stata sistemata, mentre constatava che, oltre a quello, necessitava anche di un cambio d’abito, dato che i vestiti sfilati al suo ex corpo umano, li aveva ormai addosso da tre giorni. Adocchiò quindi la borsa che le era stata recapitata dalla fondazione Grado, sperando di trovarci qualcosa d’indossabile e magari un pigiama per la notte. Purtroppo per Chrys un profondo disappunto si dipinse sul suo volto, non appena iniziò a disfare la valigia con i capi che Atena le aveva inviato, insieme ai viveri per gli spectre, come sorta di “aiuti umanitari” e “rimborso danni”, per il casino che aveva indirettamente scatenato e a cui ora Chrys doveva mettere riparo (ovviamente solo dopo una piccola lettera di lamentele a Zeus).

“Ma che razza di vestiti mi ha mandato? Se non fossi convinta che tendenzialmente Atena non è una che cerca rogna, poteri anche prenderla male!” fu infatti il pensiero di Chrysanthe, mentre estraeva un abito a balze che manco nel seicento se lo sarebbero messi, per poi aggiungere un “Mi sa che mi lavo i vestiti sperando che per domani siano asciutti!”.

Fu così che quando Pandora bussò alla porta delle stanze di Chrys, si vide aprire da una dea in intimo, decisamente irritata e stanca.

«Cheshire, se hai paura del buio, ti fotti!» fu la conseguente replica della dea ad un’esterrefatta Pandora, prima che Chrys si accorgesse della gaffe.

«Ah! Ehm… scusa. Pensavo fosse quello spettro cacasotto» precisò infatti la dea per poi aggiungere, in modo più conciliante, un «In cosa posso esserti utile?» vedendo l’espressione spaesata della ragazza.

«Beh… ecco… io» farfugliò quindi Pandora, presa in contropiede.

«Se sei venuta a bussare alla mia porta ci sarà pure un motivo, no?» le domandò di conseguenza Chrys e, notando che la sacerdotessa evitava in tutti i modi guardarla negli occhi, aggiunse: «Se non mi dici cosa ti turba, non posso aiutarti! Quindi sputa il rospo, perché ti posso garantire che in un modo o nell’altro vengo sempre a sapere tutto!»

Frase che fece puntare lo sguardo spaurito della sacerdotessa sul viso severo di Chrys, per poi lasciarsi cadere in ginocchio:

«Io… io ho tradito Lord Ades, aiutando un saint di Atena a raggiungere l’Elisio! Io sono una tremenda peccatrice!» esclamò infatti Pandora, per poi scoppiare in lacrime, cosa che fece alzare a Chrys gli occhi al cielo pensando un: “Ma caro zietto Zeus, che ti ho fatto di così male?” per poi aiutare Pandora ad alzarsi, invitandola ad entrare.

«Rilassati, bambina, onestamente se ti sei ribellata ad Ade hai fatto solo bene! Anzi, mi sono sempre chiesta fin quando ti saresti lasciata infinocchiare a quel modo. La morte infatti non è né salvezza, né punizione, ma è solo un passaggio obbligato per poter rinascere e continuare il processo evolutivo dell’anima, correggendo gli errori fatti nella vita precedente»

«Quindi non mi punirete condannandomi al dolore eterno?» chiese Pandora incredula, guardando di sottecchi Chrys.

«E perché dovrei? Dopo tutto quello che mi ha fatto passare quell’infame, a chi gliel’ha messa in culo gli stringo pure la mano! E poi in mezzo a tutti quei soldati, avere una compagnia femminile non mi dispiace sai? Quindi che ne diresti di diventare la mia sacerdotessa?»

«Dite sul serio?» esclamò quindi Pandora esterrefatta.

«Certamente» le rispose Chrysanthe, mentre tornava a lavarsi i vestiti, cosa che fece sgranare gli occhi ad una sbalordita Pandora, che mai si sarebbe aspettava di trovarsi di fronte ad una scena del genere:

 «Se non sono troppo indiscreta, posso sapere cosa state facendo?» chiese infatti la sacerdotessa a Chrys, vedendola alle prese con bacinella e detersivo.

«Mi lavo i vestiti» le rispose di conseguenza la dea, non capendo il motivo del tono scandalizzato della giovane.

«Ma voi siete la Regina degli Inferi! Non dovreste abbassarvi a tali lavori!» esclamò sconvolta Pandora.

«Beh, Atena mi ha inviato della roba inguardabile, quindi cosa dovevo fare secondo te?» le domandò di conseguenza Chrys, non capendo dove stava il problema.

«Doveva chiamare un inserviente! Voi siete una dea ed è nostro dovere servirvi!» rispose la sacerdotessa incredula di fronte all’espressione confusa di Chrysanthe.

«Davvero? Anche per queste cazzate?»

«Per qualsiasi cosa!» fu la risposta risoluta di Pandora, guadagnandosi così una pacca consolatoria sulla spalla ed un sorriso pieno di misericordia da Chrys:

«Certo che Ade doveva essere un gran rompicoglioni, si vi scomodava per ogni minchiata! Beh, sappi che con me le cose saranno diverse! Ma cambiando discoso… non è che sai dove posso trovare dei vestiti, almeno per questa notte?»

 «Beh, il mio guardaroba fortunatamente si è salvato. Volete che vi presti qualcosa?»

Chrys la guardò riconoscente: «Mi faresti un grosso favore!»

Fu così che venti minuti dopo, Chrys si ritrovò a girovagare per la Giudecca in cerca delle cucine, (sperando ardentemente che la fondazione Grado avesse messo anche qualcosa di alcolico tra i viveri), con addosso una lunga tunica nera pensando un: “Fantastico; da cortigiana del Re Sole a cosplayer di Morticia Addams! Se non fosse stato scortese rifiutare l’abito che Pandora mi ha prestato, sarei rimasta in mutande!”.

Nel frattempo, seduto al massiccio tavolo della gigantesca cucina della Giudecca, Radamante contemplava crucciato il bicchiere contenente succo di frutta, maledicendosi di aver raso al suolo il Castello terreno di Ade, con dentro la sua riserva di Whisky, durante l’attacco dei Santi di Atena.  La notizia della dipartita del suo signore era infatti stato un duro colpo per lui, che della sua fede in Ade aveva fatto la sua ragione di vita; e poi c’era lei… quella dea che si era presentata come figlia di Ade e nuova Regina degli Inferi! Un ringhio sommesso gli sfuggì dalle labbra non appena gli tornò alla mente la notizia, appresa torchiando Cheshire, che, prima di loro, aveva riportato in vita anche i saint defunti. Lui e la sua armata avevano dunque lottato per cosa? Quello era un oltraggio bello e buono nei loro confronti! Ma nonostante quello, la nuova regina aveva avuto la faccia tosta di chiedere loro di entrare al suo servizio! Le andava solo bene che gli spectre non avevano effettivamente altro posto in cui tornare che non fossero gli Inferi. Il bicchiere s’incrinò pericolosamente nella sua mano. Se non fosse stato concretamente possibile che nel corpo di quella donna scorresse il sangue del suo amato signore, a quest’ora avrebbe già reclamato la sua testa. Ma il suo Cosmo, le parole di Pandora, ed il fatto che indossasse la Kamui di Ade come se fosse stata fatta per lei, non lasciavano scampo sulla sua parentela: quella doveva essere, volente o dolente, sangue del sangue del suo signore.  Di conseguenza, da vero spectre, non poteva fare altro che chinare la testa ed obbedire. Anche se la faccenda dei saint non gli era andata proprio giù…

Un rumore di passi lo ridestò però dai suoi pensieri, per poi ritrovarsi ben presto ad osservare una spettrale figura femminile fare il suo ingresso nelle cucine, sbadigliando senza ritegno.

“Task pensi al diavolo e spuntano le corna!” fu quindi il suo primo pensiero, per poi però affrettarsi ad alzarsi per compiere un inchino: «Mia signora…»

«Eh? Ah! Ehm.. ciao… Ra… Re..» si ritrovò a farfugliare Chrys, cercando di riportare alla mente il nome del suo inaspettato interlocutore.

«Radamante, mia signora. Radamante della Viverna Spectre della Stella del Cielo Furioso» si presentò quindi lo spettro vedendola in difficoltà.

«Ah, già! Scusa se non mi ricordo ancora tutti i nomi, ma me ne sono piovuti addosso 108 in botta, quindi portate pazienza se ci metterò un po’ a ricordarli tutti» si scusò Chrysanthe, per poi notare che lo spectre era rimasto in piedi ad osservarla, rigido con un tronco di legno, mentre lei aveva iniziato a curiosare nei vari scatoloni inviati dalla Kido:

«Stai pure comodo. Sono solo venuta a prendere qualcosa da bere, poi me ne vado. Anche perché ho un sonno cane» disse quindi la dea, per poi adocchiare uno scatolone con scritto “birra” in giapponese. “Sia lode ad Atena” fu il suo primo pensiero, mentre recuperava una lattina dall’imballaggio, per poi però aggrottare la fronte con disappunto, al primo sorso.

«Tutto bene, mia signora?» domandò Radamante, non riuscendo a trattenere un sorrisino bastardo, dato che anche lui ci era cascato in pieno, prima di lei.

«Ma che razza di porcheria è?» commentò infatti Chrys, rigirandosi la lattina davanti alla faccia, fin quando non trovò la scritta che spiegava l’arcano: «Birra analcolica…» lesse infatti la dea, per poi aggiungere un «Che insulto a Bacco!» dopo doversi minuti di silenzioso disappunto.

«Già. Un vero sacrilegio. Ma da Atena infondo non ci si poteva aspettare altro. È già tanto che non ci abbia spedito cibo avvelenato» considerò Radamante.

«Naaa, quello lo escludo. Non è ancora così scema da voler scatenare le mie ire»

«Da come parlate sembra che quella che deve temervi è Atena, anche se dalle vostre azioni sembra il contrario» non riuscì però a trattenersi Radamante.

«Cosa vorresti dire?» domandò quindi Chrys, a cui non era sfuggita l’allusione.

«Nulla d’importante. Buona notte mia signora» si congedò la Viverna, ma venne bloccato per un braccio da Chrys:

«Se hai qualcosa da dirmi, dimmelo in faccia! Non so come siete abituati da queste parti, ma dalle mie, se c’è un problema, se ne parla»

Lo sguardo che Crhys ricevette di risposta fu un misto tra rancore, dolore e rassegnazione:

«Perché? Perché li avete resuscitati!?»

La voce della Viverna era composta, ma alla dea non sfuggì il fremito rabbioso del cosmo dello Spettro.

«Avevo bisogno di merce di scambio, perché difficilmente Atena avrebbe acconsentito a togliere il sigillo alla torre del Monte Lu senza un’adeguata trattativa» gli spiegò quindi la dea, ritrovandosi così a sostenere uno sguardo disgustato:

«Se siete una dea così potente come volete fare intendere, allora perché non avete preso la testa di Atena, vendicando così il Sommo Ade, dimostrando quindi di essere la sua degna erede? Siete sua figlia, no? E allora come potete rimanere impassibile di fronte alla sua scomparsa? Non vi è rimpianto o dolore in voi. Solo il fastidio di essere qui!» le rinfacciò infatti la Viverna, dando sfogo alla sua frustrazione, conscio che parlare in un modo così irrispettoso ad un dio poteva costare molto caro. Ma infondo ormai cos’aveva da perdere ora che Ade era morto?

«Hai perfettamente ragione. Avrei potuto farlo, ma non ho voluto farlo. Quindi ti chiedo scusa, ma riaprire i conflitti con Atena, non è nei miei interessi. Spero che un giorno tu e i tuoi compagni possiate capire» gli rispose di conseguenza Chrys. Parole che colpirono lo spettro come un pugno in faccia:

«Ma era vostro padre!» ribatté infatti Radamante incredulo di fronte alla freddezza delle parole della dea.

«Ascolta: sono conscia che il legame che c’era tra di voi e Ade doveva essere molto forte, se avete deciso di servirlo Guerra Sacra, dopo Guerra Sagra, dai tempi del mito; e sicuramente avete avuto i vostri buoni motivi per averlo scelto come vostro dio, ma vorrei che anche voi capiste come mi sento io» gli disse quindi Chrys, capendo che gli spettri avevano bisogno di sapere come stavano le cose tra lei e il defunto Ade.

«Cosa intendete?» domandò quindi spiazzato Radamante, osservando quella figura pallida, che la tunica nera rendeva ancora più spettrale e, incrociando i suoi occhi verdi, non poté non scorgerci una profonda tristezza, mista a rabbia.

«Per me Ade non è un padre, ma solo il tizio che ha messo incinta mia madre, dato che ha desiderato la mia morte dalla mia più tenera età. Quindi ora spero che tu possa comprendere il motivo per cui non mi strugga di dolore al suo ricordo» gli spiegò di conseguenza Chrys.

«È assurdo! Ade non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Anzi si è sempre rammaricato per non essere riuscito ad avere una progenie come i suoi fratelli!» intervenne però Radamante contrariato, e Chrys gli rivolse un sorriso amaro:

«Già, peccato però che le Pizie, invece di farsi i fatti loro, abbiano profetizzato che un giorno avrei preso il suo posto e quindi la paura di venire detronizzato ha preso il sopravvento sul suo istinto paterno, decretando così la morte di mia madre e la mia infanzia ed adolescenza da fuggitiva. Ed è per questo che non provo rancore nei confronti di Atena o cordoglio per la sua dipartita. Perché per me lui non è mai stato un padre, ma soltanto un nemico che mi voleva uccidere. Ho dovuto quindi imparare in fretta a combattere per sopravvivere. Quindi come io posso capire il vostro desiderio di vendetta nei confronti del Santuario, voi cercate di capire il motivo per cui a me di entrare in guerra con Atena non me ne frega nulla. Ovviamente se volete andare di vostra iniziativa a suicidarvi al Grande Tempio, io non vi ostacolerò, ma sappiate che dovrete farlo come esseri umani e non come spectre, perché in tal caso sappi che non tollererò che venga commessa una tale azione in mio nome. Anche perché se, come umani sconvolti da un lutto, io posso intercedere per voi presso Atena, e pararvi così il fondoschiena da un eventuale vostro gesto sconsiderato; come Spettri disertori invece non ci sarebbe nessuno a pararvi il culo da me! Capita l’antifona?» e detto questo Chrys prese un bicchiere dalla credenza e una confezione di succo da una scatola: «Direi che è ora di andare a nanna, che domani ci aspetta un’orda di cadaveri putrescenti peggio che in Resident Evil!»

«Resident cosa?» domandò confuso Radamante.

«È un videogioco, anche piuttosto divertente. Mai provato?» domandò Chrys.

«No. Non ci sono molti svaghi all’inferno»

«Allora datemi il tempo di racimolare un po’ di grano e provvederò anche a quello… oltre che agli alcolici!  Allora ci vediamo domattina all’alba nella sala del trono per organizzare le armate?»

«Come desiderate, mia Signora» rispose quindi Radamantis con un lieve inchino, mentre Chrysanthe lasciava le cucine sbadigliando, rivolgendogli un segno di saluto con la mano, lasciando lo Spettro della Viverna ancora più confuso. A quanto pare il Sommo Ade aveva tenute nascoste molte cose alla sua armata infernale.

 

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AUGURI DI BUONE FESTE E FELICE ANNO NUOVO!!!!!

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Capitolo 5
*** cap. 5 ***


CHE COLAZIONE SAREBBE SENZA IL CAFFÈ?

SOPRATTUTTO SE SI HA A CHE FARE CON UNA DEA IN CRISI D’ASTINENZA!

 

Erano  le cinque del mattino quando il trillo della sveglia risuonò negli alloggi privati di Eaco del Garuda.

«Uhmm… dovete già alzarvi? È così presto…» bofonchiò Violante, ancora mezza addormentata, da sotto le lenzuola, mentre Eaco si accingeva a scendere dal letto.

«La nuova sovrana degli inferi vuole vedere me e gli altri Giganti per discutere sul piano d’azione, d’attuare contro l’apocalisse zombi, prima dell’assemblea generale con tutti gli Spectre» le spiegò quindi lui.

«Capisco. E voi cosa ne pensate?» gli domandò Violante ed Eaco aggrottò le sopraciglia.

«Della riunione?»

«No. Della dea che si è presentata come figlia ed erede di Ade»

Eaco si fermò per un attimo ad osservare pensieroso il soffitto danneggiato della sua camera:

«Credo sia troppo presto per dare un giudizio. Se si dimostrerà un valido comandante, la seguirò come ho fatto con suo padre»

«Avete ragione, ma indipendentemente da tutto, io sono contenta di essere nuovamente al vostro fianco» gli sorrise Violante, mentre Eaco si recava in bagno per farsi la doccia e vestirsi.

Indossate quindi le sue vestigia, il Gigante degli Inferi decise di mettere qualcosa sotto i denti, prima di recarsi nella sala del trono, ritrovandosi così di fronte ad un Radamante appoggiato al muro di fianco all’ingresso delle cucine, che aveva uno sguardo ancora più crucciato del solito, cosa che spinse Eaco a domandargli un: «C’è qualcosa che non va?», ricevendo così in risposta un enigmatico: «Voglio solo continuare ad avere un immagine degli dei consona a tale nome»; cosa che lasciò il Garuda molto perplesso, fin quando non mise piede nelle cucine, dove si ritrovò di fronte ad una scena surreale.

Chrysanthe era infatti messa a novanta con la testa infilata dentro ad un armadietto, intenta a cercare un non so cosa, sgranando imprecazioni (manco stesse dicendo un rosario), mentre Pandora, visibilmente a disagio, cercava di convincerla ad un atteggiamento più composto, e Minosse si godeva la scena svaccato su una sedia.

«Venerabile Chrysanthe, la prego! Si ricomponga! Ci sono i Giganti Infernali!» pigolò la sacerdotessa disperata, cosa che fece sbuffare a Chrys un «E quindi?» per poi riemergere dal mobile, dopo aver piantato una sonora capocciata.

«Possibile che in tutto l’inferno non ci sia una cazzo di caffettiera!» esordì quindi la dea massaggiandosi un bernoccolo, per poi rivolgersi ai due Giganti presenti in sala:

«Ehi, voi! Non è che per caso sapete dove ne posso trovare una?» ma dalle facce dei due tizi, che dalle surplici dovevano essere il Garuda e il Grifone, dedusse che non avrebbe ricavato l’informazione che sperava.

«Mi spiace, ma se non c’è ne una nelle cucine, non saprei proprio dove andarla a cercare» rispose infatti Minosse, cosa che fece bofonchiare a Chrysanthe un: «Ma a cosa diamine è servito ad Ade reincarnarsi 200 anni fa in Italia, se poi nelle sue cucine non c’è nemmeno una dannata caffettiera! E pensare che mi ero pure raccomandata con Atena di mettere tra i viveri una scatola contente caffè per il bene suo e del mondo! Io non posso iniziare la giornata senza caffè! O potrei seriamente ammazzare qualcuno!»

Fortunatamente però arrivo Cheshire a risolvere la situazione, entrando nelle cucine con una caffettiera in mano:

«Mia signora ne ho trovata una!» esclamò trionfante il giovane spettro, facendo illuminare di gioia il viso di Chrys:

«Sei un grande!» fu infatti l’esclamazione della dea, per poi però sgranare gli occhi di fronte ad un tizio che aveva fatto il suo ingresso nell’ambiente, incazzato nero, in mutande e con un remo in mano, brandito a mo’ di mazza:
«Cheshire, maledetto ladro! Restituiscimi il maltolto o ti gonfio come una zampogna!»

«Meow!» fu l’unica esclamazione spaventata del ragazzino per poi rifugiarsi dietro alle sottane di Chrys, mentre nella cucina calava il silenzio.

«E poi sarei io quella che da spettacolo?» fu il conseguente commento della dea, rivolto a Pandora, che si era messa le mani nei capelli, mentre il povero Caronte pregò ardentemente di venire inghiottito dal pavimento, non appena si rese conto di trovarsi di fronte alla nuova regina degli Inferi. Dal canto loro, Eaco era sconvolto e Minosse visibilmente divertito:

«Però… mi sa che con questa nuova dea ci sarà da divertirsi…» commentò infatti il Grifone con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra, mentre il traghettatore dell’Acheronte non sapeva più in che lingua scusarsi, venendo però fermato con il cenno della mano da una dea della morte per nulla imbarazzata:

«Se m’impresti la caffettiera è tutto risolto!» fu infatti il commento di Chrys, mentre Caronte si affrettava in un profondo inchino:

«Ogni vostro desiderio è un ordine» per poi prendere congedo alla velocità della luce.

«Però, gran belle mutande! Chissà se ci sono anche da donna…» fu invece la considerazione di Chrys, mentre un alterato Radamante faceva il suo scenico ingresso in cucina:

«È inammissibile! Gli Inferi dovrebbero essere un luogo da temere e rispettare; non un circo!» lo sguardo della Viverna era duro e disgustato e puntava dritto verso Chrys, che alzò gli occhi al cielo.

«Radamante! Come osi rivolgerti con questo tono alla tua dea!» s’intromise quindi alterata Pandora, venendo però bloccata da Chrysanthe:

«Hai ragione Viverna, ma il rispetto e il timore non si conquistano nelle cucine, ma solo svolgendo bene e con serietà il proprio lavoro. Cosa che, permettimi di dirti, ultimamente non hai fatto in modo impeccabile. Ti ricordo infatti che durante l’ultima Guerra Sacra sia te, che il resto dell’armata, siete stati massacrati come mosche dai saint di Atena e che il dio che avevate giurato di proteggere è finito nel Tartaro. Quindi prima di guardare la pagliuzza che c’è negli occhi altrui, preoccupati della trave che c’è nei tuoi!» gli rispose quindi a tono Chrys, sfoderandogli un sorrisetto di sfida che fece assottigliare gli occhi alla Viverna.

«Comunque, dato che siete già qui, direi che possiamo fare una colazione di lavoro, in modo da accorciare i tempi. Che volete: latte, caffè o tè?»

Inutile dire che Eaco e Radamante la guardarono con la stessa espressione di chi ha appena visto un alieno, mentre Pandora cercava di correre ai ripari:

«Ma mia signora, questo non è un lavoro da…»

«Dea della morte! Lo so, lo so! Ma ci impiego più tempo a mandarti a chiamare un inserviente che a mettere sul fuoco un pentolino d’acqua o di latte! Quindi?» le rispose Chrys, per poi spostare lo sguardo sugli spectre, facendo nuovamente cadere il silenzio in sala, che venne spezzato da Minosse:

«Per me un tè, grazie».

Eaco lanciò uno sguardo di disapprovazione al parigrado, per poi però dover anche lui pronunciarsi su un cappuccino, dopo essere stato direttamente interpellato.

«Per me niente» fu invece la risposta di un accigliato Radamante, mentre Pandora si adoperava rassegnata a dare una mano alla sua dea, insieme a Cheshire.

Quando furono quindi tutti seduti intorno al tavolo con colazione alla mano, Chrys srotolò una cartina del mondo, assumendo uno sguardo ed un atteggiamento decisamente più serio:

«Purtroppo la situazione è una gran seccatura. I morti dell’Ade, come avrete sicuramente notato dai gironi vuoti, sono tutti tornati in vita sottoforma di zombi. Il vostro compito è quindi quello di farli tornare al loro posto prima che il Vecchio spara fulmini, ergo Zeus, si arrabbi. Non dovrebbe essere nulla di complicato per voi, dato che l’operazione consiste essenzialmente nell’ammazzarli di nuovo, in modo da rimandarli qua, mentre io ripristino le barriere che garantiscono il funzionamento del Regno degli Inferi. La mia idea quindi è quella di dividere il mondo in tre aree d’azione, ognuna affidata ad un Gigante e alla sua armata. In particolare affiderei l’Europa e l’Africa a Radamante; l’Asia e l’Oceania a…» ma le parole rimasero in bocca a Chrys, che non si ricordava il nome del Garuda. Pandora quindi corse in suo aiuto:

«Eaco, mia Signora»

«Grazie; mentre le due Americhe se le dovrà gestire….» continuò quindi Chrys, indicando il Grifone cercando con lo sguardo l’aiuto di Pandora, che non tardò ad arrivare:

«Minosse, Ledy Chrysanthe.»

«Infine all’Artide e all’Antartide ci penserò io non appena avrò finito il mio lavoro nell’Ade e poi, non appena avrò concluso anche li, verrò a darvi un mano. Ci sono domande?» e alla risposta negativa dei Giganti, Chrys sciolse la riunione, per poi però aggiungere un : «Ah! Dimenticavo… i vivi non sono da toccare, ma possibilmente da salvare dato che le Moire sono già abbastanza furiose per tutta la faccenda! Mi raccomando eh?» per poi recarsi insieme agli spectre nella sala del trono, dove li aspettava il resto dell’armata.

«Tu cosa ne pensi?» domandò quindi sottovoce Eaco a Minosse, osservando di sottecchi la neo Regina degli Inferi, mentre dava le ultime raccomandazioni agli spectre.

«Che ha un bel culo»

«Sto parlando seriamente, Minosse!» lo redarguì di conseguenza Eaco e Minosse si strinse nelle spalle:

«Anche io!»

«Ehi, voi due, invece di stare lì a guardarmi il fondoschiena, che ne direste di darvi una mossa? I morti non ci tornano da soli nell’Ade!» la voce della diretta interessata li fece sobbalzare.

«Sì, signora. Subito signora!» si ritrovarono quindi a dire i due Giganti, presi in castagna, per poi affrettarsi a darsi da fare.

«Dannazione! Che sia telepate?» sfuggì di conseguenza ad Eaco, preoccupato per la figura barbina in cui era appena incappato, mentre sbraitava ordini a destra e a manca ai suoi sottoposti.

«E cosa vuoi che ne sappia io! Fino a ieri nemmeno sapevo che Ade avesse una figlia!» gli rispose di conseguenza Minosse, con un’alzata di spalle.


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Capitolo 6
*** Cap. 6 ***


QUANDO RESIDENT EVIL SI FA UN PO’ TROPPO REALISTICO, GLI SPECTER SI DIVERTONO…

...O ALMENO QUASI TUTTI!

 

“Ma come diamine ha fatto Atena a non congelare ad Asgard con quel cavolo di vestitino bianco che indossa sempre! Afrodite maiala se fa freddo!”

Questo era l’unico pensiero che Chrys aveva in testa, stringendosi nel giaccone termico (fregato in un negozio mentre si recava al Polo Nord), mentre Hilda di Polaris si cimentava in una prolissa e altisonante leccata di culo, per ringraziarla di aver salvato il suo popolo dall’orda di cadaveri putrescenti che li aveva attaccati.

«…. quindi non esitate a contattarci in caso di bisogno, perché saremo onorati di poter estinguere il nostro debito nei vostri confronti e porre così le basi per una collaborazione amichevole per la salvaguardia del mondo» concluse finalmente Hilda  con un sorriso e Chrys emise un sospiro di sollievo. La dea della morte infatti odiava quei generi di convenevoli, dove ci si riempiva solo la bocca di belle parole, ma purtroppo sarebbe stato scortese non accettare almeno i ringraziamenti dell’officiante di Odino, nonostante le stesse facendo perdere un mucchio di tempo. Chrys aveva infatti pianificato un “vado, spacco i culi ai morti e poi passo in rassegna l’operato degli Specter”, dopo aver finito di risistemare le barriere dell’Ade. Quindi un incontro diplomatico era ben lungi dall’essere nei suoi programmi, ma come si diceva in questi casi: meglio non offendere i padroni di casa. Odino infatti non era un rompicoglioni, ma  mai dire mai!

«Vi ringrazio per la cortesia e mi rendo disponibile per eventuali collaborazioni future, ma purtroppo devo rinviare ad un altro momento i convenevoli in quanto ho un incarico che mi attende. Quindi perdonate la mia scortesia, ma non posso trattenermi oltre» dovette quindi scusarsi Chrys, porgendo la mano a Hilda in segno di congedo.

«Comprendo perfettamente. Il popolo di Asgard pregherà per voi» e l’officiante di Odino ricambiò la stretta di mano, per poi osservare Chrys che svaniva in un varco spazio-dimensionale.

«A quanto pare la nuova dea dei morti dell’Olimpo è molto più  disposta al dialogo che il suo predecessore, anche se onestamente non mi sembra particolarmente potente» commentò quindi Alcor che aveva affiancato Hilda, in veste di guardia del corpo, durante il dialogo con la nuova divinità infernale greca.

«Non giudicare mai un libro dalla copertina. Girano infatti voci che sia stata lei a sigillare quella dea folle. Comunque sia, per ora siamo in mano sua. E non possiamo far altro di sperare che faccia del suo meglio» commentò però Hilda, osservando la neve cadere sulle terre di Asgard.

Nel frattempo in una città imprecisata del Messico, Minosse stava portando avanti la sua campagna di disinfestazione con la sua armata… annoiandosi a morte. Infatti, all’inizio, dilettarsi a giocare alle marionette con quei cadaveri putrescenti era stato divertente, peccato che essendo già morti, non c’era alcuna soddisfazione nel torturarli. Minosse quindi si era stancato ben presto della novità, portando così avanti il suo incarico senza troppo entusiasmo.

«Che rottura. Non c’è paragone con i vivi che si contorcono e urlano dal dolore implorando pietà!» si ritrovò infatti a commentare il Grifone contrariato, dopo aver ripulito una via tramite il suo Cosmic Marionation.

«Avete perfettamente ragione, vostra eccellenza Minosse, sono solo fastidiosi» concordò il suo vice sul campo, Byaku del Negromante, dopo averne rispediti a casa una ventina, in un sol colpo.

«Allora perché non facciamo un gioco?»

La voce della neo regina degli Inferi, apparsa da un varco spazio dimensionale alle loro spalle, fece sobbalzare dallo spavento Byaku, che si guadagnò così un’occhiata canzonatoria dal suo comandante.

«Di che si tratta, mia signora?» chiese invece Minosse, visibilmente interessato, mentre Chrys scaricava ai piedi dei due spectre una cassa contenente pistole e fucili, per poi togliersi il giaccone termico.

«Pensavo ad una gara. Chi ne accoppa di più vince. Ma dato che usando il cosmo sarebbe stata una sfida impari, ho preso in “prestito” un po’ di armi da fuoco da dei contrabbandieri, mentre venivo qui. Allora che ne dite? Una mezzo’ora di svago ce la prendiamo?» chiese la dea con un sorriso sornione, ricambiato da uno decisamente accondiscendente di Minosse:

«D’altronde chi sono io per oppormi al volere della mia dea?» fu infatti la risposta del Giudice, mentre afferrava due pistole, per poi rivolgersi al suo vice con un’espressione euforica: «Byaku, raduna gli uomini. Abbiano nuove disposizioni!»

Fu così che per una mezz’oretta la città fu trasformata in un gioco di sparatutto dal vivo con gli zombie.

«Mino giù!»

Il Grifone ebbe appena il tempo di buttarsi a terra, che i non morti alle sue spalle vennero stesi da una raffica di pallottole da Chrys.

«Però, gran bella mira!» commentò Minosse, ritrovandosi schiena contro schiena con la sua dea.

«Grazie! Comunque anche tu non te la cavi male!» costatò Chrysanthe vedendo che lo spectre era riuscito a stenderne un paio con un colpo alla testa, per poi però posare lo sguardo su Byaku: «Il tuo vice invece è proprio negato…»

Infatti il povero Negromante con le armi da fuoco non si trovava molto a suo agio ed aveva finito per farsi assalire da un drappello di non-morti.

«Ehi, Byaku! Guarda che se sei nella merda il cosmo lo puoi usare!» gli urlò quindi Chrys.

«G… grazie!» sputacchiò quindi lo spectre da sotto gli zombie, per poi liberarsi facilmente di loro con l’uso del cosmo.

«Diamine se puzzano!» fu la conseguente considerazione di Byaku, intento a pulire alla belle meglio la surplice dai resti di cadavere.

«Sai com’è, sono corpi in decomposizione…» gli rispose ironica Chrys, per poi buttare l’occhio all’orologio: «Mamma mia com’è tardi! E devo ancora passare in rassegna gli altri Giganti! Ragazzi è stato un piacere, ma io devo scappare e voi dovete tornare al vostro lavoro. Il tempo di giocare è finito. Quindi mi raccomando fate piazza pulita, intesi?» disse infatti la dea per poi svanire in un varco spazio-dimensionale, così com’era venuta, lasciando i due spettri in mezzo alla città ormai ripulita:

«Che dea singolare» fu il commento di Byaku, mentre Minosse sfoderava un sorrisetto soddisfatto:

«Già, è fuori come un balcone, ma spara da dio! Lo sapevo che con lei c’era da divertirsi!»

Intanto in India, Eaco del Garuda stava osservando l’operato dei suoi uomini, capitanati da Violante, dall’alto di un edificio e non riusciva a fare a meno di pensare a come fossero insignificanti tutti quegli esseri umani che scappavano terrorizzati; ignari che presto o tardi anche loro sarebbero diventati come quegli zombie che ora li stavano assalendo, non appena avessero messo piede in Ade. Inutili vermi che strisciavano a terra aggrappandosi disperatamente ad una vita effimera.

Ed era proprio per questo che Eaco era entrato tra le fila di Ade: per potersi innalzare da tale destino e poter così osservare tutti dall’alto. Perché essere uno spettro, oltre che a servire il proprio signore, significava anche distaccarsi dalla fragilità e dall’evanescenza del mondo umano, per innalzarsi ad un livello superiore, nel quale la linea di passaggio tra vita e morte veniva cancellata; anche se questo significava abbracciare una notte eterna. Ma a volte anche tra le ombre si potevano scorgere delle luci. Ed una di esse era Violante di Behemot: eccellente combattente, seguace devota e, dicendola tutta, anche una gran bella donna. Insomma il Garuda non poteva lamentarsi del suo vice. Negli ultimi giorni aveva però anche lui un tarlo che lo tormentava: ovvero la figlia del suo defunto signore di cui non sapeva bene cosa pensare. Era infatti una dea decisamente fuori dagli schemi, ma non sapeva dire se questo fosse un bene o un male.  Quindi per il momento aveva deciso di sospendere il giudizio sell’argomento per limitarsi ad osservare, in modo da capire se, nonostante l’atteggiamento da cazzona, la loro nuova dea fosse molto più tosta di quello che dava a vedere.

Comunque fosse, per ora il suo compito era quello di portare a termine quella tediosa missione. Eaco si ritrovò così a buttare lo sguardo sulla città sottostante, dove la sua attenzione venne catturata da una bambina urlante che cercava di scappare da un non morto.

“Che essere inutile” fu il suo pensiero, osservando impassibile quella mocciosa, che inciampava da sola sui suoi piedi, per poi rovinare a terra alla mercé dello zombie che la inseguiva; cosa che gli fece pregustare una scena alquanto sanguinolenta. Peccato però che la bimba scomparve dalla sua vista un attimo prima di venire azzannata.

«Ehi, tu! Ok che posso capire che dopo millenni passati a tentare di sterminare il genere umano, sotto il comando di Ade, uno non sia esattamente propenso a fare l’eroe, ma se ti capita di assistere ad una scena del genere, ti chiederei d’intervenire. Anche perché, in caso contrario, le Moire incazzate, per le ennesime vite sfuggite al loro controllo per colpa di sto casino, le mando da te! E fidati che non sono un bello spettacolo!»

La voce severa di Chrysanthe, che si era materializzata di fronte a lui con la mocciosa tremante in spalla, gli fece capire che, nonostante il simbolo della pace stampato sulla sua maglietta, forse la neo regina degli inferi non era proprio completamente “Peace and Love”. Lo sguardo di rimprovero di Chrys infatti non aveva nulla da invidiare al suo predecessore.

«Le chiedo umilmente perdono per la mia mancanza, mia signora» si ritrovò quindi a dire Eaco, inginocchiandosi di fronte allo sguardo severo della dea.

«Diciamo che una “svista” può capitare a tutti, ma che non succeda più, intesi?» gli raccomandò quindi Chrys, invitandolo ad alzarsi.

«Ai suoi ordini» chinò quindi il capo il Garuda, ben conscio che quella non era stata una svista e che la dea ne era ben consapevole.

«Bene. E ora che ci siamo capiti, potresti cortesemente tenermi questo?» gli chiese Chrys, per poi scaricargli la bambina che aveva in spalla.

«Eh? Ma…» riuscì solo a biascicare Eaco, ritrovandosi a tentare invano di far smettere di frignare la marmocchia, spaventata dalla sua surplice alata.

«Però, sai che ti ci vedo bene con un moccioso in braccio?» ironizzò divertita la dea, di fronte al suo sottoposto visibilmente in panne, per poi spostare lo sguardo sulla città: «Comunque, dato che son qui… vediamo di fare qualcosa!»

E detto questo Chrys espanse il suo cosmo, per poi creare un enorme portale, che si aprì ai piedi della città inghiottendo i non morti, scaraventandoli direttamente nell’aldilà.

«Beh, Garuda, ci si vede alla base! Buon lavoro!» e detto questo Chrys lo salutò con un cenno di mano, per poi svanire nel nulla, mentre una trafelata Violante lo raggiungeva per fare rapporto:

«Nobile Eaco, gli zombie sono stati tutti risucchiati in un portale apparso dal nulla dopo un violento scoppio di cosmo infernale!  Non ditemi che è stata opera di…»

«Sì, Violante. La nostra nuova dea è stata qui» fu la risposta asciutta di Eaco, mentre lo sguardo dello spettro di Behemot cadeva sulla pargola che nel frattempo aveva smesso di frignare e li osservava tra l’intimorito e l’incuriosito:

«E lei?» domandò quindi perplessa lo spettro.

«Lasciamo perdere. È una lunga storia. Prega soltanto che la nostra nuova dea non c’è l’abbia mandata!» bofonchiò quindi il Gigante, per poi ordinarle di rintracciare i genitori della bambina e girare sui tacchi, lasciando parecchio perplessa Violante.

Infine, da qualche parte della penisola Italica, Radamante, da buon soldato ligio al suo ruolo e al suo dovere, stava portando avanti il suo incarico con zelo, insieme al suo vice, Valentino dell’Arpia.

«Non so come ringraziarvi per avermi salvata! Posso solo sapere cosa siete? Un angelo o un supereroe?»

Lo sguardo che la Viverna rivolse alla ragazza che aveva appena salvato, spedendo nell’Ade un manipolo di zombie, fu sufficiente per scoraggiala dall’intraprendere ulteriori approcci nei suoi confronti, per poi rivolgere la sua attenzione ad una delle statue presenti nel parco pubblico in cui si trovava:

«Se avete qualcosa da ridire sul mio operato fatelo direttamente, mia signora. Se rimate nascosta ad osservarmi non mi aiutate a correggere i miei errori» commentò quindi la Viverna con fare cortese, ma allo stesso tempo infastidito, dato che al Giudice non piaceva molto l’essere spiato.

Chrysanthe decise quindi che era ora di uscire dal suo “nascondiglio” palesando la sua presenza fisica allo spettro:

«Certo che se fai così con tutte le ragazze, rimarrai single! E si che quella di poco fa era carina!» lo canzonò quindi la dea, lasciandolo però totalmente indifferente:

«Tutto qui quello che dovete dirmi?» commentò infatti impassibile Radamante, tenendo sott’occhio Chrys, che nel frattempo aveva iniziato a girargli attorno con fare esaminatore.

«Beh, effettivamente, tolto questo, e che dovresti fare un salto da un’estetista per sfoltire un po’ le tue sopraciglia, non ho molto da dirti. È da un po’ che ti osservo e devo dire che sia te, che i tuoi uomini, state facendo un ottimo lavoro. I miei complimenti» fu però costretta ad ammettere Chrys, non avendo trovato nulla da obiettare sul suo operato. La Viverna stava infatti mettendo in pratica le sue disposizioni in modo impeccabile; facendo considerare così a Chrys che, nonostante l’atteggiamento diffidente e polemico che le aveva riservato, il suo lavoro lo sapeva fare.

«Vi ringrazio, mia signora» rispose quindi Radamante, con un lieve inchino, senza lasciare trapelare nessuna emozione.

«Bene. Continua così! Ci si vede questa sera nella sala del trono per il rapporto giornaliero» e detto  questo Chrys tornò nel regno dei morti abbastanza soddisfatta dell’andamento della giornata, mentre Radamante richiamava Valentino per ordinargli di far spostare le truppe in un’altra città e riportargli l’incontro appena conclusosi con la neo dea della morte:

«Beh, mio signore, la nuova regina degli inferi non sarà un’esperta del galateo, ma almeno sa riconoscere un uomo di valore quando lo incontra!» commentò quindi l’Arpia dopo aver ascoltato il resoconto dell’ispezione di Chrys, con l’intento di sollevare l’animo del suo comandante, che da quando era risorto era più truce del solito. Peccato che lo sguardo inceneritore che il povero Valentino si beccò da Radamante, gli fece capire che a volte, la migliore cosa da fare, è tacere!   

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Capitolo 7
*** Cap. 7 ***


A MALI ESTREMI… ESTREMI RIMEDI!

 

«Venerabile Chrysanthe, vi vedo inquieta. Eppure l’emergenza zombie è stata risolta con successo. Quindi posso sapere cosa vi turba?» domandò Pandora, stanca di osservare Chrys che andava avanti ed indietro per la sala del trono, spremendosi le meningi. D’altronde la missione affidatale da Zeus, di ripulire il mondo dai defunti tornati in vita senza controllo, era andata ben oltre ogni più rosea aspettativa, dato che il tutto si era risolto in meno di una settimana, grazie allo zelo di Radamante, al desiderio di far colpo sulla nuova dea di Minosse, e la paura di beccarsi un ulteriore cazziatone di Eaco; tanto che pure Zeus si era complimentato per l’impegno e la competenza dimostrati. Quindi non riusciva a comprendere il motivo della preoccupazione che la sua dea stava esternando; senza contare che, se continuava così, ben presto avrebbe scavato un solco a furia di percorrere lo stesso tragitto avanti e indietro, torturandosi nervosamente i capelli.

«Tolto il fatto che non abbiamo un solo fottuto quattrino in cassa e che il regno è un colabrodo… nulla! Proprio nulla! » le rispose però sarcastica Chrys, mentre si ritrovava a considerare anche il fatto che i viveri iniziavano a scarseggiare, e che purtroppo non poteva andare a scrocco della Fondazione Grado in eterno, e che quindi doveva trovare alla svelta un modo per fare rapidamente tanti soldi. Ma purtroppo tutte le ipotesi che aveva vagliato si erano rivelate inconcludenti, a causa del tempo che non aveva per metterle in atto, o per via del capitale di partenza da investire che non c’era. Per poi però avere finalmente il colpo di genio! Infondo come si diceva in questi casi: a mali estremi, estremi rimedi!

Si rivolse quindi con un’espressione trionfante a Pandora, che la ricambiò con una decisamente perplessa, dato che fino a pochi istanti prima sul viso della dea si poteva leggere a caratteri cubitali il suo pessimo umore.

«Pandora, a chi è affidato il controllo del Primo Cerchio?»

«A Minosse del Grifone, perché?» le rispose di conseguenza sorpresa la sacerdotessa.

«Potresti andarmelo a chiamare? Dovrei chiedergli un favore!»

«Sì certo! Vado subito!» rispose quindi Pandora, che lasciò la sala chiedendosi che cosa avesse in mente la nuova regina degli inferi.

Comunque sia, poco dopo, nella sala del Trono fece il suo ingresso Minosse, che andò ad inginocchiarsi davanti a Chrys:

«Lady Pandora mi ha ordinato di presentarmi al vostro cospetto. In cosa posso esservi utile mia divina?» domandò quindi lo spettro del Grifone e Chrys gli rivolse un sorriso raggiante:

«Avrei bisogno che mi procurassi alcuni registri dal Tribunale Infernale»

«Sì , beh… ecco, veramente… io….» si ritrovò però a farfugliare Minosse, perdendo il suo fare baldanzoso.

«C’è per caso qualche problema Minosse?» lo incalzò quindi Chrys, alzando con disappunto un sopracciglio, e il Grifone iniziò a sudare freddo, dato che, nonostante ne fosse nominalmente il responsabile, nel Tribunale Infernale non ci metteva spesso piede, preferendo lasciare le scartoffie ad un suo sottoposto:

«Ehm… diciamo che non sono molto pratico di archivi… sì, insomma, sono più un uomo d’azione che di scrivania… non so se mi spiego…»

«Quindi?»

«Quindi tendenzialmente è un mio sottoposto ad occuparsene: Rune di Barlon» sputò finalmente il rospo Minosse.

«Tutto qui? E ci voleva tanto a dirmelo?» le rispose di conseguenza incredula Chrys, per poi scendere le scalinate che dividevano il trono dal resto della sala:

«Pensavo che la cosa avrebbe potuto indisporla» commentò quindi il Grifone.

«Se sa fare bene il suo lavoro perché dovrei?» fu la conseguente considerazione della dea, che fece dipingere sul viso dello spettro un sorriso nuovamente sicuro di se:

«È il migliore in assoluto, mi creda!»

«Ottimo. Allora mi faresti la cortesia di accompagnarmi da lui?»

«Con molto piacere, mia signora!» e detto questo, con fare da vero galantuomo, Minosse si affettò ad aprire la porta della sala del trono, per permettere alla sua dea di passare.

Il Tribunale Infernale, che normalmente era un posto quieto e silenzioso, in quei giorni era invece in pieno fermento per via dell’enorme mole di lavoro che gli toccava svolgere per poter nuovamente ricollocare i morti, rispediti nell’Ade, al loro posto. Quindi quando Chrys e Minosse raggiunsero la sala delle udienze, trovarono un Rune di Barlon decisamente indaffarato tra pile di registri, defunti da spedire nel girone appropriato e inservienti da gestire.

«Però, è uno che si sbatte! Mi piace quel tipo!» considerò quindi la dea, osservando lo spettro perfettamente a suo agio nel scartabellare voluminosi tomi per poter giudicare correttamente i morti, e nel contempo tenere in riga i suoi aiutanti.

«Ve lo dicevo che sapeva il fatto suo!» rispose soddisfatto il Grifone, per poi rivolgersi al suo sottoposto: «Ehi, Rune! Prenditi una pausa, ci facciamo un tè!»

«Mi spiace eccellenza Minosse, ma non posso concedermi una pausa. Ha visto la mole di lavoro che c’è da sbrigare? La ringrazio, ma devo reclinare l’invito»  rispose però lo spettro di Barlon, che a volte faticava proprio a capire i modi di fare del suo superiore. Con tutti i defunti che c’erano da giudicare come faceva a chiedergli di prendersi una pausa?

«Nemmeno se abbiamo un’ospite speciale?» lo rimbeccò però Minosse, mentre Chrys si faceva avanti salutando con un “’Giorno”. Poco da dire su fatto che per poco Rune non s’inciampo’ sulla lunga tunica nella fretta d’inginocchiarsi di fronte alla dea.

«Mi scusi per la scortesia mia divina! Non avevo inteso che eravate giunta fin qui in visita»

«Tranquillo Rune, non è colpa tua, ma di Minosse che a quanto pare si diverte a mettere in difficoltà i suoi poveri sottoposti…» commentò infatti Chrys scoccando un’occhiata di rimprovero al Gigante Infernale, che la ricambiò con una di finta innocenza.

«Posso esservi utile in qualche modo?» le domandò quindi Rune e Chrysanthe annuì con il capo:

«Effettivamente sì. Avrei bisogno dei registri dei peggiori peccatori in circolazione, in possesso d’ingenti patrimoni».

«Ve la procuro subito, mia signora!» e detto questo Rune svanì dietro ad una porta, dopo un rispettoso inchino.

«A cosa vi serve, se è lecito saperlo?» domandò incuriosito Minosse e sul viso di Chrys comparve un sorriso poco raccomandabile:

«Diciamo semplicemente che vado a rimpinguare un po’ le casse vuote dell’Ade…»

Nel frattempo un povero skeleton di ronda, che aveva avuto la sfiga d’incappare in Rune diretto negli archivi, venne caricato di pesanti volumi più grandi di lui, per poi essere costretto a seguire lo spettro di Barlon fino alla sala delle udienze, dove finalmente poté scaricare il gravoso fardello sulla scrivania e tirare il fiato.

«Wow! Che rapidità!» esclamò entusiasta Chrys.

«Amo dividere i registri per categorie, così si fa prima» le spiegò Rune orgoglioso del suo lavoro.

«Ottima strategia» gli diede segno d’assenso la sovrana degli Inferi, per poi iniziare a spulciare i volumi, annotando su un foglio di carta nomi e informazioni varie, per poi rivolgersi allo skeleton che, sperando di non dare troppo nell’occhio, stava cercando di levare le tende:

«Ehi, tu! Aspetta un attimo!» lo fermò però Chrys, facendolo sobbalzare dallo spavento.

«Non mi punisca la prego! Per qualsiasi cosa io abbia fatto, le chiedo umilmente scusa!» rispose quindi quel poveraccio terrorizzato, pensando di aver fatto qualcosa di male.

«Eh?! No, non ti voglio punire!» gli rispose però la dea e, vedendo che l’inserviente aveva tirato un sospiro di sollievo, gli chiese: «Come ti chiami?»

«Marchino, mia signora!» le rispose quindi un po’ sorpreso, e allo stesso tempo lusingato, il piccolo skeleton, per l’inusuale interessamento nei suoi confronti della dea in persona.

«Bene, Marchino… me la potresti prestare?» gli domandò quindi Chrys, indicando la sua falce.

«Sì, certo!» rispose l’inserviente incredulo.

«Grazie! Te la restituirò al mio ritorno» E detto questo Chrys si mise la falce in spalla e il foglio con le annotazioni in tasca, per poi rivolgersi a Minosse e Rune: «Ci si vede più tardi» per poi sparire in un varco spazio dimensionale.

«Sapete dove sta andando?» domandò incredulo Rune, ma Minosse fece spallucce:

«Non ne ho la più pallida idea!»

 

Nel frattempo, in un luogo imprecisato in Sud America, un gruppo di facoltosi narcotrafficanti stava contando l’incasso dei loro traffici illegali, del tutto ignari del pericolo che stava per piombar loro addosso; infatti un varco spazio dimensionale si aprì sulle loro teste e ben presto si ritrovarono ad osservare sbalorditi una giovane donna pallidissima, che li osservava in modo indecifrabile con una falce in spalla.

«CHI DIAVOLO SEI E COME HAI FATTO ENTRARE!» sbraitarono quindi i tizi che, dopo il primo momento di smarrimento, avevano estratto tutti la pistola.

«Chi sono? Bella domanda! Alcuni mi chiamano “La Nera Signora”, altri “La Morte”, altri ancora “Shinigami”, mentre dalle mie parti preferiscono appellarsi a me con il termine “Dea degli Inferi”, ma voi potete semplicemente chiamarmi Chrys!» rispose loro Chrysanthe con un sorrisetto sarcastico, per nulla intimorita dalle armi da fuco.

«E cosa vuoi da noi?»

«O i soldi o la vita. A voi la scelta»  

«Ci stai minacciando?»

«Diciamo che io la vedo più come una gentile possibilità di scelta» rispose serafica la dea, cosa che fece risentire notevolmente i malviventi.

«Ma ti rendi conto con chi hai a che fare?»

«Mi sa che siete voi quelli che non si rendono conto» fu però la risposta di Chrys, che li fece andare su tutte le furie:

«Ma va all’inferno troia!»

«Ok… come volete!» disse quindi Chrysanthe.

Fu così che, mentre i loro colpi di arma da fuoco andarono a conficcarsi nelle pareti, le loro teste saltarono via come pop-corn.

«Bene. Avanti i prossimi!» commentò di conseguenza Chrys, mentre si puliva il viso da uno schizzo di sangue e si metteva in spalla il sacco con i soldi, per poi sparire, com’era venuta, in un varco spazio dimensionale.

Intanto, e dopo più di tre ore di assenza della dea, Pandora tormentava nervosamente il tridente che aveva tra le mani, non sapendo che pesci pigliare:

«Sei sicuro che non ti abbia detto dove andava?» domandò per l’ennesima volta la sacerdotessa, e Minosse alzò gli occhi al cielo esasperato:

«No. Mi ha solo chiesto di portarla da Rune per dei registri che gli servivano per racimolare denaro per il regno. Nulla di più!»

«Ma perché è andata via senza scorta e senza lasciar detto qualcosa di più preciso!? Dannazione, può essere pericoloso!» sbottò a quel punto esasperata Pandora, mentre Eaco si passava nervosamente le mani tra i capelli:

«In più se non usa il cosmo è impossibile localizzarla»

«Lo sapevo che la nostra nuova amata regina avrebbe portato solo scompiglio...»

«Ma tu, per essere sempre così acido, soffri per caso di sindrome premestruale perenne? Eh, Viverna?»

La voce di Chrys risuonò nell’aria e ben presto i tre Giganti e Pandora si ritrovarono ad osservare la loro dea ricoperta di sangue dalla testa ai piedi e con un enorme sacco stracolmo di verdoni in spalla.

«Per tutti gli dei!» fu l’esclamazione di Pandora che si portò sconvolta le mani alla bocca.

«Tranquilla, il sangue non è mio. Quindi rilassati, e se cortesemente puoi incaricare un’ancella di preparami un bagno mi faresti una cortesia»

«Vado subito, mia signora!» rispose quindi la sacerdotessa tirando un sospiro di sollievo, mentre Chrys scaricava il sacco ad Eaco e la falce a Minosse:

«Garuda, potresti portare gentilmente questo in tesoreria? Così dovremmo stare tranquilli per un po’ e poter fare le ristrutturazioni. Mentre tu, Grifone, non è che potresti restituire questa allo skeleton che me l’ha prestata?»

«Certamente» rispose Minosse con un inchino.

«Ringrazialo e digli che ne ho fatto buon uso!»

«Sarà fatto. Mi spiace solo non essere venuto con voi. Se avessi saputo che andavate ad una festa avrei insistito…» commentò lo spettro del Grifone, strappando un sorriso a Chrys:

«Allora la prossima volta vedrò di fare il possibile per farti partecipare» gli rispose infatti a tono la dea, per  poi rivolgersi a Radamante, rigido come un tronco di legno per la figura non proprio eccelsa che si era sparato:

«E tu cerca di prendere la vita un po’ più alla leggera, o rischi l’infarto! Ora però scusatemi, ma come vedete, ho bisogno di darmi una ripulita» e detto questo Chrys usci dalla sala del trono per andare a farsi un bel bagno.

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Capitolo 8
*** Cap. 8 ***


 L’ABITO NON FA IL DIO… MA IL COSMO INFURIATO, SÌ!

 

“E sì, ci voleva proprio un bel bagno caldo” considerò Chrys, mentre si rilassava, lasciandosi coccolare dall’inebriante profumo al mughetto dei sali da bagno, cortesemente donati da Luko della Driade, che glieli aveva omaggiati in segno di benvenuto. “Uno spettro decisamente interessante” si ritrovò quindi a pensare la dea, mentre la sua mente tornava alla loro conversazione, nella quale aveva appreso che l’uomo era stato fratello di un Gold Saint dei Pesci e che era entrato tra le fila dell’esercito di Ade durante la Guerra Sacra del XVIII sec. in cambio della vita del suo discepolo, e soprattutto che, prima di prendere il nero, era una sorta di medico/erborista; cosa che aveva acceso l’interesse di Chrysanthe. Infatti un medico poteva sempre tornare utile, nonostante le sue conoscenze risalissero al 1700. Ma infondo bastava fargli seguire qualche corso d’aggiornamento, no?

Il fiume dei pensieri di Chrys venne però bruscamente interrotto da un’esplosione di cosmo ostile, che le fece sgranare gli occhi per la sorpresa:

«Eh?! Ma da quando Atena tira di coca?!!! Che i soldi le abbiano dato alla testa!?» fu infatti la sua esclamazione allibita, per poi però afferrare in fretta e furia l’accappatoio e uscire dalla stanza da bagno alquanto alterata. Nessuno infatti aveva il diritto di disturbare il suo sacro momento di relax; quindi conveniva che l’intruso avesse una buona spiegazione per quell’incursione o lo avrebbe rispedito al mittente sotto forma di carne trita in confezione famiglia.

Nel frattempo un profondo senso di frustrazione era ciò che provava Radamante, mentre osservava impotente Shaka della Vergine, sollevato a mezz’aria, che lo fissava impassibile, dopo aver steso lui, ed i suoi parigrado, con il Tenbu Horin. Possibile che lui e gli altri Giganti fossero finiti così in basso da farsi mettere a tappeto da un singolo saint? Un moto di rabbia lo pervase, ma il suo attacco venne respinto da un “Kan”, che lo fece nuovamente rovinare a terra.

«Ve lo ripeto ancora una volta: devo conferire con la Regina degli Inferi. Quindi conducetemi da lei!» le parole di Shaka risuonarono severe, quasi un avvertimento nell’aria, cosa che fece sorgere degli epiteti poco gentili nella mente della Viverna, che però non ebbe modo di esprimerli, essendo stato privato della parola. Fu quindi Minosse a mandare il Gold Saint a farsi fottere.

Il Grifone era infatti stato privato della vista, mentre il Garuda dell’olfatto.

«Come desiderate. Vorrà dire che vi priverò di un altro senso» commentò quindi impassibile Shaka e Radamante si preparò ad incassare il colpo, che però non arrivò.

Successe infatti tutto in una frazione di secondo: uno scoppiò repentino di cosmo infernale, una scintilla di luce nera che spariva a diversi centimetri di distanza dal Saint della Vergine e poi l’espressione stupita, confusa, ed infine, dolorante, di Shaka, che cadeva in ginocchio di fronte alla figura di Chrysanthe che si stava materializzando di fronte a loro.

Mai come in quel momento la Viverna si sentì una nullità. Aveva infatti messo più volte in dubbio l’effettivo valore della nuova dea degli Inferi, nonostante fosse lui il primo a non essere all’altezza del suo rango. Abbassò quindi lo sguardo di fronte a quello palesemente furioso di Chrys che, nonostante fosse in accappatoio e con i capelli bagnati fradici, metteva i brividi.

«Allora, si può sapere cos’è tutto sto casino?» domandò infatti la Regina degli Inferi con tono tagliente, fissando Shaka in ginocchio per via della paralisi che l’aveva colpito.

«Il Grande Sacerdote mi ha inviato nell’Ade per poter conferire con voi, ma i Giganti Infernali mi hanno attaccato» rispose quindi la Vergine, sostenendo stoicamente lo sguardo duro di Chrys ed Eaco pregò che il suolo dell’inferno si aprisse e li inghiottisse, dato che era ben conscio che avevano attaccato per risentimento nei confronti di Atena e non con raziocino; ma la reazione di Chrysanthe lo stupì:

«La cosa è piuttosto normale, cavaliere, dado che questo è il loro lavoro. Vorrei infatti ricordarti che l’Ade è detto “Il Regno dei morti”, proprio perché ci si può accedere solo da morti. Le uniche eccezioni sono le persone al mio servizio, e, date le vestigia che indossi, è palese che tu non lo sia.  Quindi mi auguro che tu abbia un buon motivo per avermi disturbato, perché altrimenti ti apro il culo come un’albicocca e non me ne frega una mazza se sei un saint» gli rispose infatti Chrys, senza tanti giri di parole; e poco ci volle a Shaka per capire che la dea non scherzava, nonostante l’outfit e il frasario poco divino.

«Il motivo è più che valido Lady Chrysanthe. È stato infatti ucciso il Silver Saint dello Scudo» rispose Shaka, cosa che fece aggrottare le sopracciglia di Chrys:

«E Quindi? Sono i rischi del mestiere! Non dirmi che non ve l’hanno detto quando vi hanno consegnato il Cloth!» fu infatti la risposta della dea, e la Vergine si affrettò a spiegarsi meglio:

«Il Saint in questione è stato ucciso per mano di un cosmo infernale»

«E allora? Di divinità infernale non ci sono mica solo io al mondo. E comunque ti pare che dopo essermi presa il disturbo di resuscitarvi, mi metta a dare ordini per farvi fuori? Un Silver poi?» gli rispose Chrys.

«Immagino che la vita di un Saint d’Argento non sia di alcun interesse per voi, ma potreste mettere la mano sul fuoco che non sia opera di uno dei vostri uomini?» domandò a quel punto Shaka e tra i presenti calò il gelo.

Lo sguardo di Chrys scivolò quindi inevitabilmente sui tre Giganti, ed emise un sospiro rassegnato, per poi far comparire un ago di luce nera, che andò a svanire nel punto in cui la dea aveva lanciato il precedente; ridando così a Shaka l’uso delle gambe:

«Tu vieni con me» disse quindi Chrysanthe al Gold Saint, per poi rivolgersi ai suoi specter: «Mentre voi tre andate in infermeria, così Luko vi rimette in sesto con i suoi intrugli; che poi dobbiamo fare una bella chiacchierata»

Fu così che, nella sala del trono, un’agitata Pandora, che aveva seguito gli accadimenti tramite i vari cosmi, si ritrovò di fronte a Chrys, la quale le sbolognò il gold saint che aveva al seguito:

«Pandora, potresti gentilmente offrire da bere  al Saint della Vergine, mentre vado a mettermi addosso qualcosa di più presentabile?»

«Eh? Sì, subito, ma che cosa posso dargli?» farfugliò però la sacerdotessa, presa in contropiede:

«Perché non gli offri una birra?» le disse quindi Chrys, sfoderando un sorrisetto bastardo.

«Non bevo, grazie» rispose quindi Shaka, dalla cui espressione era chiaro che non fosse entusiasta di essere mollato in compagnia di Pandora.

«Tranquillo, è analcolica. E poi offre la fondazione Grado!» ghignò però Chrys, mentre svaniva dietro una porta, lasciando i due a guardarsi in cagnesco.

Fu così che a Shaka, per non sembrare scortese, toccò sorbirsi almeno un paio di sorsi della famigerata birra analcolica sponsorizzata dalla Fondazione Grado (l’unica bevanda “sfiziosa” concessa al Santuario da quando Atena aveva riacquistato il comando), comprendendo così il motivo delle lamentele dei suoi colleghi non astemi. Ma fortunatamente per lui, Chrys non era una di quelle donne che c’impiegavano un’eternità a vestirsi, e quindi l’attesa e l’opprimente silenzio sceso tra lui e Pandora, fu presto spezzato dall’arrivo della dea; il cui vestiario fece considerare a Shaka che alla nuova Regina dell’Ade  non interessasse molto l’apparenza, dato che indossava un semplice paio di jeans e una camicia a quadrettini.

«Bene, quindi, se non ho capito male, voi del Santuario credete che uno dei miei uomini abbia fatto fuori uno dei vostri» esordì quindi Chrys, sistemandosi sul trono.

«Diciamo che, dato i precedenti e i rapporti non proprio rosei tra il Grande Tempio e l’Ade, il Grande Sacerdote Sion ha pensato che potesse essere un’ipotesi e mi ha mandato da voi per verificare» rispose quindi Shaka.

«Capisco. Ma il dilemma è facile da risolvere, dato che è sufficiente chiedere delucidazioni sull’accaduto direttamente al saint defunto» commentò Chrys con fare logico.

«Avete intenzione di resuscitare il Silver Saint ucciso?» domandò quindi stupefatto Shaka, ma la dea scosse la testa in segno di dissenso.

«Ovviamente no. la resurrezione di un essere umano è una questione delicata e nemmeno io, che sono l’attuale dea degli Inferi, posso fare una cosa del genere per capriccio. Ci deve infatti essere un motivo ben valido per farlo ed è necessaria l’autorizzazione delle Moire, che detengono il filo del destino degli uomini; e ti posso garantire che quelle tre vecchie zitelle non amano riprendere in mano un filo che hanno già tagliato. Quindi voi Saint di Atena dovete ritenervi molto fortunati. Infatti le uniche vite di cui posso disporre a mio piacimento sono quelle degli Spettri al mio servizio. Quindi quello che andrò a fare ora, sarà una cara e vecchia evocazione spiritica» spiegò Chrys, per poi aggiungere: «Posso sapere il nome del Silver ucciso?»

«Juan dello Scudo» rispose Shaka e Chrysanthe, dopo un cenno di ringraziamento per l’informazione richiesta, scese le scalinate che la separavano dal Gold e da Pandora, per poi posizionarsi al centro della sala, espandendo il suo cosmo, mormorando un’inquietante litania in greco antico. Un cerchio di luce nera si andò a delineare sul pavimento e, non appena Chrys pronunciò il nome del saint defunto, una sagoma oscura iniziò a materializzarsi all’interno del cerchio, andando a prendere le fattezze di un ragazzo poco più che maggiorenne.

«Buongiorno Juan, come ti senti?» domandò quindi la dea, per dare il benvenuto all’anima che aveva richiamato da uno dei gironi infernali.

«Un po’ infreddolito. A stare immobilizzato nel ghiaccio si finisce per perdere la sensibilità del corpo»

«Cocito, deduco…»

Il Silver annuì tristemente con il capo.

«Beh, che il soggiorno in tale luogo ti sia di monito per la tua prossima vita in modo tale da imparare a stare attento a non seguire impostori che millantano di essere Grandi Sacerdoti» commentò Chrys, cosa che fece abbassare il capo all’anima del ragazzo in segno di penitenza.

«Quindi noi Saint, dopo morti, finiremmo nuovamente tutti lì, nonostante il perdono di Atena?» domandò quindi Shaka, toccato sul vivo.

Chrys annuì con il capo: «Un conto è Atena, un conto è l’Ade. Mi spiace, ma queste sono le regole; chi sbaglia paga»

«Anche se siamo stati ingannati?» chiese Shaka, per nulla entusiasta di finire di nuovo ibernato dopo la sua dipartita.

«Desolata, ma come ogni cosa anche il libero arbitrio ha i suoi pro e i suoi contro. La prossima volta cercate di non farvi fottere» gli rispose  falsamente dispiaciuta Chrys, per poi rivolgersi all’anima del Silver dello Scudo: «Ma veniamo a noi, anche perché non ti ho sottratto alla tua pena per discutere sul funzionamento dell’Ade, ma per farti qualche domanda»

«Sono a vostra disposizione» acconsentì quindi Juan.

«Perfetto. Potresti quindi dirci come sei morto e chi ti ha ucciso?» chiese di conseguenza Chrysanthe, ma purtroppo la risposta non fu quella sperata:

«Spiacente, ma non lo so» fu infatti la risposta del giovane.

«Come non lo sai?» intervenne quindi Shaka e l’anima del Silver emise un sospiro desolato:

«Ero sulle tracce di attività anomale legate a dei cosmi non identificati, quando all’improvviso mi sono ritrovato nelle valle dei morti. Sono mortificato, ma è stato tutto talmente improvviso che non ho avuto nemmeno il tempo di rendermi conto di cosa stava accadendo» si spiegò il Silver.

«Dannazione!» sfuggì quindi a Chrys, che vedeva così svanire la speranza di risolvere la questione in fretta, per poi rivolgersi all’anima evocata per sciogliere la seduta spiritica: «Grazie lo stesso per la tua testimonianza e scusa il disturbo. Vedrò di dire agli Specter preposti alla sorveglianza del Cocito di trattarti con un occhio di riguardo» e detto questo, l’anima svanì com’era venuta, tramite il cerchio di luce nera che andò dissolvendosi dal pavimento della sala del trono.

«Splendido! Mi sa che ci tocca aprire un’inchiesta. Che rottura!» si massaggiò quindi le tempie la Regina degli Inferi, che aveva iniziato ad avere le prove che essere una dea, era un gran giramento di balle.

«Volete interrogare tutti gli Spettri?» chiese quindi preoccupata Pandora, mentre Shaka si premuniva di mettere i puntini sulle "i":

«Il processo deve essere eseguito in collaborazione con il Grande Tempio, che invierà un addetto in modo che il tutto risulti imparziale e…»

Ma il sermone del Gold Saint venne fermato sul nascere da un cenno della mano di Chrys:

«Frena! C’è un modo più rapido per capire se è stato uno dei miei; ovvero i Libri Neri degli Specter»

«Ma mia signora quelli sono documenti riservati!» esclamò di conseguenza incredula Pandora.

«Vero, ma onestamente non credo che possano risultare utili a fini bellici.» commentò Chrys.

«Scusatemi, ma non riesco a seguirvi. Potreste spiegarvi meglio?» domandò quindi Shaka, e Chrysanthe si accinse a chiarire:

«È molto semplice cavaliere. Ad ogni essere umano è assegnato un registro in cui vengono annotati i peccati commessi durante la sua vita, tramite il quale noi possiamo assegnare la punizione appropriata, quando l’anima giunge di fronte al nostro tribunale. Gli Specter, essendo comunque umani, non fanno eccezione, tolto per il fatto che i loro registri sono di mia esclusiva pertinenza. E siccome io non ho dato ordini di uccidere saint, se il colpevole è uno dei miei uomini, sarà sicuramente segnato in uno dei loro Libri Neri, dato che per uno Spettro è peccato mortale compiere un tale gesto senza la mia autorizzazione»

«E chi mi garantisce che chi li redige non possa manometterli o alterare le prove?» chiese quindi Shaka scettico.

«Di quello non ti devi preoccupare. Infatti tali volumi non sono redatti da noi, ma è ogni singolo essere umano che scrive il proprio, tramite le proprie azioni compiute in vita. Il tribunale Infernale ha solo la facoltà di consultarli. Quindi da quel punto di vista siamo in una botte di ferro» spiegò Chrys, per poi fare cenno a Shaka di seguirla.

«Venerabile Chrysanthe è seriamente intenzionata a lasciare che un Gold Saint consulti quei registri?» chiese preoccupata Pandora alla dea, dopo averla affiancata nel corridoio che conduceva nell’archivio della Giudecca, dov’erano custoditi i Libri Neri dell’armata infernale, e Chrys le mise una mano sulla spalla per rassicurarla:

«Tranquilla, ho già spulciato quei registri e ti posso assicurare che possono solo rappresentare mera materia di gossip. D'altronde non credo che al Grande Tempio possa interessare sapere che Veronica di Nasu è un feticista convinto o che Eaco pratichi sadomaso estremo con il suo vice Violante. L’unico Libro interessante per l’oro potrebbe essere al massimo il tuo, dato che hai un debole per il Bronz Saint della Fenice, ma per il resto sono solo pettegolezzi. E comunque ci sarò io con lui, dato che è anche nel mio interesse assicurami che gli Spettri non compiano atti non autorizzati in mio nome» le disse infatti Chrys, mentre Pandora avvampava di rosso per l’affermazione su di lei, affrettandosi quindi a cambiare argomento:

«Vuole che le mandi uno Specter come scorta?»

«Ehm, sì, grazie. Mandami Cheshire con un paio di termos di caffè, perché mi sa che ne avremmo bisogno!» rispose di conseguenza la dea, mentre apriva la pesante porta dell’archivio per entrarci insieme a Shaka.

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Chiedo umilmente venia per come ho ridotto i Giganti Infernali in questo capitolo (Radamante, Minosse ed Eaco mi scrutano con fare minaccioso, muniti di spranga di ferro, mentre Shaka se la tira…), ma garantisco che avranno modo di rifarsi alla grande in futuro ^.^! È solo che a forza di reincarnarsi si sono un po’ arrugginiti, e hanno bisogno di essere un po’ spronati, nonché ritrovare fiducia in se stessi e nella loro nuova dea, dopo la botta che hanno preso dopo la scomparsa di Ade ^.^ 

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Capitolo 9
*** Cap. 9 ***


CHI NON SI ALLENA PRIMA… SI ALLENA DOPO!

E NEL MENTRE SI PRENDE UN CAZZIATONE CON I FIOCCHI!

 

Erano ormai passati tre giorni da quando Shaka era sceso nell’Ade senza più dare sue notizie, e Sion iniziava seriamente a pensare di aver commesso un’imprudenza nell’averlo mandato lì senza un adeguato preavviso. Inoltre pure la giovane ereditiera Saori Kido, nonché attuale reincarnazione della dea Atena (che era tutto un altro paio di maniche rispetto alla precedente Sasha), non aveva preso bene l’iniziativa del Grande Sacerdote, sottolineando il fatto che Chrysanthe non andava affatto sottovalutata, nonostante il suo fare disinteressato.

 Fu quindi con immenso sollievo che Sion accolse l’inserviente che era venuto ad annunciare il rientro di Virgo dalla missione e fu ancora più sollevato nel vedere che Shaka era in ottima salute, nonostante fosse visibilmente stanco.

«Grande Sacerdote, chiedo udienza per poter esporre il rapporto della missione» s’inginocchiò Shaka con rispetto.

«Sono lieto di riceverti  Virgo, ma vorrei sapere perché non ci hai inviato tue notizie in questi giorni. Sia io che la somma Atena eravamo in pensiero» lo rimproverò quindi il Grande Sacerdote e Shaka chinò il capo in segno di ammenda:

«Mi scuso per la mancanza, ma purtroppo non ne ho avuto il tempo materiale. Sono infatti stati giorni d’intenso lavoro, grazie ai quali è emerso che gli Spettri e la loro dea sono estranei al decesso di Juan dello Scudo» si spiegò quindi la Vergine, riportando alla mentre quei dannati tre giorni nei quali era stato costretto a stare in compagnia di quella sboccata caffeinomane. Ma almeno grazie al tempo passato con Chrys, aveva avuto modo di comprendere la fortuna di essere un prescelto di Atena e non uno Spettro. Lady Saori sarà infatti stata una ricca snob, ma almeno i suoi modi erano eleganti e raffinati! La nuova signora dell’Ade invece era una sorta di scaricatrice di porto che di divino aveva solo il cosmo.

«E in che modo sei arrivato a questa conclusione?» gli domandò quindi Sion e a Shaka toccò spiegare l’esistenza e il funzionamento dei “Libri Neri” degli Spettri, tramite i quali era risultato che l’ex esercito di Ade era pulito.

«Interessante….» si lasciò sfuggire Sion; per poi aggiungere: «E dimmi, da questi “libri” hai potuto anche ricavare notizie utili per il Santuario?»

Ma purtroppo per Sion la risposta non fu quella sperata. Infatti, tolto il momento di sfiducia e smarrimento che gli uomini di Ade stavano comprensibilmente attraversando, a causa degli stravolgimenti che avevano colpito il loro regno, in quei registri Shaka aveva solo letto un mare di cose inutili e rivoltanti. Un brivido di puro ribrezzo colse infatti la Vergine al solo pensiero del Libro Nero dello Spettro di Nasu.

«E della nuova dea degli Inferi che cosa sai dirmi?» chiese quindi Sion, speranzoso di avere maggiori informazioni su quella strana divinità, della quale non aveva mai sentito parlare prima di tornare in vita.

«Non svegliate il can che dorme» fu la concisa risposta di Shaka, che si ritrovò così a sostenere lo sguardo confuso del Gran Sacerdote, cosa che lo spinse a spiegarsi meglio: «Intendo dire che ho avuto l’impressione che Lady Chrysanthe non sia una divinità che ama creare disordini, ma al contempo credo sia saggio averla più come alleata, che come nemica. Inoltre non ha fatto mistero che la mia visita, avvenuta senza un adeguato preavviso, non sia stata gradita. Mi ha infatti chiesto di recapitarvi questa epistola» e detto questo, Shaka diede a Sion una lettera che il Grande Sacerdote aprì, per poi iniziare a leggerla:

“Grande Atena e illustre Grande Sacerdote, richiederei di essere informata preventivamente dell’arrivo di eventuali messi o ambasciatori al vostro servizio. Vorrei infatti ricordarvi che il Regno dei Morti è detto tale perché gli uomini ci possono accedere esclusivamente dopo il trapasso; e i vostri Saint non fanno eccezione, salvo un mio specifico permesso. L’Ottavo Senso infatti non fa testo.

Vi chiederei quindi di utilizzare il pratico servizio postale messo a disposizione da Zeus (ovvero Hermes) per mettermi al corrente di eventuali vostre iniziative al riguardo. Se invece preferite contattarmi in maniera più riservata, sto lavorando per aprire una sorta di piccola ambasciata dove potrete contattarmi via mail, telefono o fax. A tal proposito avrò cura di inviare il prima possibile tali recapiti alla Fondazione Grado di cui Atena è titolare.

In caso contrario non mi assumo la responsabilità dell’incolumità dei vostri inviati all’interno dei miei possedimenti ultraterreni; in quanto il mio personale ha l’ordine di assicurarsi che nessuno vivo possa accedere all’Ade. Quindi se questa volta si è fortunatamente svolto tutto senza grossi incidenti, non è così scontato che sarà così anche la prossima.

Siccome non è nelle mie intenzioni riaprire i conflitti tra il Regno dei Morti e il Grande Tempio, vi chiederei cortesemente di rispettare tali regole per scongiurare spiacevoli episodi in futuro .

Grazie per la cortese attenzione.

                                                                                                                               Cordiali saluti.

                                                                                                                                  Chrysanthe “

«In che senso sta lavorando per aprire una sorta di “Piccola Ambasciata”?» domandò quindi Sion, richiudendo la lettera, ormai ben conscio di aver compiuto un’imprudenza e che Saori, nel fargli la ramanzina, aveva avuto più che ragione. Ringraziò quindi mentalmente tutti gli dei perché gli era andata di lusso.

«Per quel che ho capito mi sembra che Chrysanthe fosse in trattative con un’agenzia immobiliare per l’acquisto di alcuni locali da adibire ad uffici nel centro di New York, proprio per evitare ulteriori inconvenienti e fornire un modo pratico e discreto per poter dialogare con l’Ade in caso di necessità. Ha accennato anche a qualcosa legato ad uno studio finanziario, borse e azioni, ma onestamente di tali argomenti non sono molto afferrato»

Sion annuì con il capo : «Probabilmente non vorrà essere da meno della grande Atena che, grazie alla Fondazione, è riuscita ad inserissi nell’attuale contesto mondiale; così come Poseidone che aveva scelto di reincarnarsi nel rampollo di una ricca famiglia magnate del commercio marittimo. Sarà meglio tenerla d’occhio» commentò quindi il Grande Sacerdote.

«Con vostro permesso, se non vi sono ulteriori domande, prenderei congedo» disse quindi Shaka con un inchino, notando che Sion si era immerso nei suoi pensieri; e lui aveva visibilmente bisogno di qualche ora di sonno.

«Sì, vai pure. Grazie per il lavoro svolto» e detto questo Sion si ritirò oltre le pesanti tende di velluto rosso, per recarsi a conferire con Atena, mentre Shaka poteva finalmente fare ritorno alla Sesta Casa, sperando di non dover più avere a che fare con Chrysanthe e i “Libri Neri” degli Spettri. Come minimo gli ci sarebbero voluti almeno due anni di meditazione per riprendersi da tutte le schifezze che aveva letto in quei registri!

 

Nel frattempo Chrys era intenta a risistemare l’archivio della Giudecca con l’aiuto di Pandora. Erano stati tre giorni d’intenso lavoro, durante i quali si era praticamente barricata lì dentro in compagna di quella scopa in culo del Saint della Vergine, la cui simpatia era paragonabile soltanto a quella di un riccio nelle mutande. Ma almeno, nonostante la pessima compagnia, lo sbattone era servito a dimostrare che l’Ade era pulito, togliendosi così una bella patata bollente dalle mani. Senza contare la soddisfazione di aver “casualmente” fatto finire tra le mani di Shaka il Libro Nero di Veronica di Nasu; le espressioni schifate del saint erano infatti state impagabili! Probabilmente sarebbe rimasto traumatizzato a vita, visto il tipo. Si appuntò quindi mentalmente di richiedere un colloquio privato con tale Spettro in modo da potergli stringere la nano. D’altronde senza il suo registro sarebbero stati tre giorni da tagliarsi le vene!  

«Mia signora, posso farle una domanda?» l’ancella nera spezzò il silenzio e il fiume di pensieri di Chrys, che diede segno di assenso con il capo.

«Cosa ne pensate di tutta questa storia?»

Chrysanthe ripose l’ultimo voluminoso tomo che aveva in mano e poi si lasciò cadere su una delle poltrone in pelle dell’archivio:

«Beh, sicuramente che sono in arrivo nuove grane per il Santuario di Atena. Per il resto può essere nulla di cui preoccuparsi, così come un campanello d’allarme»

«Cosa intendete dire?»

«Atena per via del suo senso di giustizia e del suo amore verso i mortali, durante i secoli si è procurata molti nemici. Senza contare che spesso i saint infilano il naso anche dove non dovrebbero. Ergo l’assassinio del Saint dello Scudo potrebbe essere semplicemente “cazzi del Santuario”, oppure potrebbe esserci dell’altro dietro. Ma purtroppo per ora ho troppi pochi elementi in mano per farmi un’idea più precisa sull’accaduto»

«Avete quindi intenzione di fare delle indagini sul caso?» chiese incuriosita Pandora, ma Chrys scosse il capo in segno di dissenso:

«Direi che data la nostra attuale situazione sia più saggio lasciare che si occupi Atena della faccenda. Senza contare che noi siamo stati coinvolti solo per via di un sospetto, risultato poi infondato. Quindi ufficialmente siamo estranei all’accaduto. Non ti nascondo però che mi prenderò la briga di chiedere ad Atena qualche news sull’argomento. Soprattutto per sapere chi siano questi cosmi infernali non identificati, che mi puzzano un po’. D'altronde non mi stupirebbe che la mia investitura possa aver dato fastidio a qualcuno. Ma purtroppo, attualmente abbiamo problemi più urgenti da risolvere: ovvero fare le ristrutturazioni, mettere a punto un sistema finanziario solido, che ci permetta di far andare avanti la baracca e, non meno importante, rimettere in piedi l’esercito, perché in caso di pericolo, ora come ora, siamo mal piazzati» commentò la dea passandosi la mano tra i capelli, cercando invano di dare una parvenza di civiltà alla sua anarchica chioma corvina, mentre a Pandora tornava in mente la pessima performance dei tre Giganti Infernali contro Shaka, ritrovandosi a chiedersi che sorte sarebbe toccata ora a quei tre.

«E con Radamante, Eaco e Minosse, cosa avete intenzione di fare?» domandò preoccupata la sacerdotessa.

«Ottimo quesito. Mandameli a chiamare che gli ho spediti in infermeria e poi, per via del problema di quel Silver, non ho più avuto tempo di fare due parole con loro. Di loro che li aspetto nella sala del trono» e detto questo Chrys uscì dall’archivio, mentre Pandora si affrettava ad andare ad informare i tre Giganti che la dea voleva vederli.

 

Radamante osservava inquieto il celo purpureo degli Inferi dalla finestra dei suoi appartamenti privati. E per la prima volta in vita sua lo trovava opprimente e soffocante. Lo scontro con Shaka di Virgo lo aveva infatti ampiamente demoralizzato. Mai prima d’ora si era sentito un fallito, ma durante il tempo passato in infermeria tra strani intrugli e riabilitazione, non aveva potuto fare a meno di tirare le somme della sua carriera di Spettro; e quello che ne aveva tirato fuori non gli era piaciuto per nulla. Infatti lui e gli altri Specter non erano mai stati in grado di vincere una Guerra Sacra e, ancora peggio, non erano nemmeno riusciti a difendere il loro dio, che ora riposava nel Tartaro. Sì, purtroppo Lady Chrysanthe aveva proprio ragione: era giunto il momento di guardare la trave che c’era nei suoi occhi, invece di puntare il dito contro la pagliuzza di quelli altrui.

Il picchiettare alla sua porta e la voce di Pandora che gli ordinava di presentarsi immediatamente nella sala del trono, gli fecero capire che era giunta l’ora di andare a riscuotere la sua punizione. Probabilmente sarebbe stato privato della Surplice e condannato a marcire in qualche girone o, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe stato spedito a vivere come un comune mortale da qualche parte nel mondo.

Arrivato a destinazione incrociò lo sguardo con i suoi parigrado e anche nei loro visi non poté fare a meno di scorgere frustrazione e abbattimento. Il sorriso baldanzoso e strafottente di Minosse era infatti svanito; così come il fare autoritario ed imperioso di Eaco.

Il pesante silenzio che regnava sovrano nella sala si fece ancora più opprimente con l’ingrasso di Chrysanthe che si andò ad accomodare sul trono, bofonchiando qualcosa sulla scomodità del sedile, nonché il pessimo design molto più adatto al salotto di Dracula che alla sala di rappresentanza di un regno.

Radamante si fece quindi coraggio e, ben conscio di non aver nessun argomento in sua difesa, decise di fare ciò che ogni spettro che si rispetti avrebbe fatto; d’altronde se era arrivato alla fine della sua carriera, l’avrebbe fatto con onore. Si inginocchiò così di fronte a Chrys e, con il capo chino in segno sottomissione, parlò:

«Mia signora sono conscio dei miei errori. Accetterò senza remora qualsiasi punizione voi vogliate impartirmi, in modo da espiare i miei peccati nei confronti vostri e di quelli del Regno dei Morti. Come Spettro ho fallito»

Chrysanthe ascoltò in silenzio, per spostare lo sguardo anche su Eaco e Minosse, che s’inginocchiarono prontamente pure loro:

«Anche noi ci rimettiamo alla vostra volontà e accetteremo qualsiasi vostra decisione» dissero infatti all’unisono i due Giganti.

Chrys a quel punto emise un lungo sospiro e poi parlò:

«Alzatevi. Non ho alcuna intenzione di punirvi»

«Prego?» fu la risposta incredula di tutti e tre.

«Avete capito bene, per questa volta non vi punirò, anche se ammetto che un paio di calci in culo ve li meritereste. E non vi nascondo che appena era successo il fattaccio ero anche piuttosto incazzata. Avreste infatti dovuto contattarmi, invece di agire di testa vostra. Sapete che gran casino diplomatico abbiamo rischiato? Per carità,  Virgo non sarebbe stata una gran perdita, data la sua spiccata simpatia, ma ora come ora uno scontro con il Santuario sarebbe veramente disastroso. E mi auguro che ora anche voi converrete con me che ho ragione, visto come siete stati ridotti. Quindi adesso spiegatemi con che faccia tosta avete potuto rinfacciarmi di non essere scesa in campo contro Atena per vendicare Ade. Dovreste piuttosto ringraziarmi dato che un solo Gold è riuscito a pestarvi tutti e tre, uscendone fresco come una rosa!» le parole severe di Chrysanthe risuonarono nel salone, piombando come dei macigni sulle coscienze dei tre Generali, che non poterono far altro che incassare abbassando il capo (Radamante in particolare).

«Comunque..» continuò la dea: «… in questi giorni ho avuto modo di farmi un po’ i cazzi vostri tramite i Libri Neri degli spettri..»

Un singulto strozzato di Minosse, che alla notizia era sbiancato di botto, interruppe la dea, stappandogli un ghigno divertito:

«Tranquillo Mino, non ti spedirò nel dolore eterno per aver fatto qualche fantasticheria sul mio lato “B”. Anche perché altrimenti dovrei spedirci un buon 70% dell’armata.»

Poco da dire sul fatto che a quelle parole il Grifone avrebbe voluto sotterrarsi con le sue mani, ma l’unica cosa che riuscì a formulare in sua discolpa fu un farfugliato “chiedo venia”.

Ma a Chrys la cosa non sembrò interessare più di tanto, infatti riprese con il suo discorso: «Tornando a cose più serie… come stavo dicendo, ho avuto modo di farmi un’idea più precisa di voi e del resto degli Specter e, nonostante il comprensibile momento di confusione e sfiducia in cui versate a causa dei cambiamenti che stanno coinvolgendo l’Ade, ho avuto modo di appurare che siete persone che, nonostante tutto, ci tenete al vostro ruolo e al vostro Regno. E per me questo è l’importante. Infatti per far andare avanti l’Ade non mi servono lecca culo o bacia banchi, ma gente che si sappia tirare su le maniche e che ci tenga seriamente al proprio lavoro. Quindi siete perdonati. Tolto questo però, non si può negare che ci sia un problema. Infatti lo scontro con Virgo ha messo in luce il fatto che abbiate seriamente bisogno di un po’ di addestramento. Quindi da domani si ritorna a scuola!» concluse Chrys, con un tono che non ammetteva obiezioni.

«E chi sarà il nostro maestro?» domandò di conseguenza Eaco, contemporaneamente perplesso e preoccupato. Infatti loro erano i tre gerarchi dell’esercito dell’Ade e quindi questo voleva significare che la loro dea si sarebbe dovuta rivolgere a qualcuno di esterno e la cosa lo impensieriva e non poco.

«Di quello non vi dovete preoccupare. Cercate piuttosto di presentarvi puntuali domani mattina all’alba, presso il campo d’allenamento appena fuori dalla Giudecca. E mi raccomando indossate le Surplici, perché ne avrete bisogno. Per il resto potete andare. Godetevi le vostra ossa sane, finche potete!»

Il ghigno soddisfatto e sadico con il quale Chrys se ne andò dalla sala del trono, lasciò i tre Giganti ampiamente interdetti e preoccupati. Il tutto infatti faceva presupporre che non sarebbe stato nulla di buono.

 

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Le vacanze sono finite e si ricomincia! Per la somma gioia dei tre poveri Giganti Infernali ^.^!

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Capitolo 10
*** Cap. 10 ***


QUANDO SI DICE CHE FORSE UNA PUNIZIONE ERA MEGLIO!

 

I tre Giganti Infernali si erano presentati puntuali all’alba nel riarso campo d’addestramento, in attesa di conoscere il loro nuovo maestro e ognuno di loro, chi per un motivo, chi per l’altro, era reduce da una notte in bianco.

Radamante aveva infatti rimuginato a lungo sui suoi insuccessi come Spettro. Il fatto di non essere stato all’altezza del suo ruolo era una cosa che gli bruciava terribilmente, soprattutto per via del suo alto senso del dovere. Come aveva fatto a non rendersi conto di essere finito così in basso? Ma ormai era tardi e l’unica cosa che poteva fare per riscattare il suo onore era impegnarsi al massimo nell’addestramento, in modo da dimostrare il suo valore; ritornando così a testa alta a ricoprire il ruolo di Giudice Infernale.

Minosse invece aveva avuto un sonno agitato a causa della figura di melma nei confronti della sua nuova dea. Aveva infatti sperato di essere riuscito a fare una buona impressione durante la campagna di disinfestazione zombie, ma con la sua performance con Shaka e la lettura del suo Libro Nero, in cui erano stati registrati i suoi pensieri non proprio casti nei confronti del fondoschiena di Chrys, era perfettamente conscio che ora c’era un’alta probabilità di essersi giocato il suo buon nome.

Eaco infine aveva fatto gli incubi sul suo nuovo maestro. Aveva infatti un brutto presentimento e per tutta la notte aveva sognato umiliazione, morte e dolore… tanto dolore! Nonché Violante che gli sfornava un paio di gemelli per poi lasciandolo in panne tra biberon e pannolini (chiaro segno che l’augurio della sua nuova dea l’aveva parecchio destabilizzato, ma questa è tutta un’altra storia).

Una folata di vento improvvisa alzò una nuvola di polvere che, non appena si diradò, fece spazio alla figura di Chrysanthe che li stava raggiungendo nella piana, da sola e con un abbigliamento che ai Giganti fece pensare all’unisono un: “Sta scherzando vero?”

Chrys infatti aveva preso in prestito una delle tute nere che usavano gli Spettri  sotto le Surplici, in più aveva indossato spallacci e ginocchiere in cuoio, mentre i capelli erano stati racchiusi, senza molto successo, in una coda di cavallo. Poco da dire sul fatto che il tutto, unito ad un fare decisamente battagliero, faceva presupporre che avesse intenzione di partecipare anche lei all’addestramento… o peggio. Infatti oltre a lei, di altre figure non c’era manco l’ombra!

«Mia signora, non avrete mica intenzione di…»

«Pestarvi come se non ci fosse un domani? Hai indovinato Garuda! E hai vinto un fantastico giro di calci in culo! Contento?»

Eaco deglutì sconvolto; il suo presentimento si era infatti rivelato peggiore del previsto!

«Scusi, non starà mica dicendo che il nostro maestro sarà lei?» domandò sotto shock Minosse.

«Sei perspicace Grifone! Un giro di calci in culo anche per te!» gli rispose quindi Chrys mentre faceva scrocchiare una spalla. Per poi aggiungere, alla vista tre Giganti interdetti un: «Lo so che fino ad ora siete stati abituati ad avere a che fare con divinità che, senza scorta, non erano capaci nemmeno a legarsi le scarpe, ma vi posso garantire che se sono sopravvissuta fino ad ora non è stata per pura fortuna! Quindi, anche se ammetto di non aver più avuto uno scontro serio da anni, dovrei ancora essere in grado di rimettervi in riga. O preferite che chieda ad Atena di mandarmi qualche Gold Saint? Ma poi non lamentatevi se la vostra reputazione va completamente a puttane!» il ghigno sadico comparso sul volto di Chrys fece capire loro che sarebbe stata capace di farlo. Radamente corse quindi subito ai ripari:

«Ci perdoni. Non era nostra intenzione mettere in dubbio il suo valore, ma se lei è il nostro maestro significa che dovremmo scontrarci, e per uno Spettro ferire il proprio dio è inammissibile»

Chrysanthe roteò gli occhi al cielo:

«Mamma mia come siete complessati! Sapete quanta gente c’è al mondo che vorrebbe avere l’opportunità di picchiare il proprio capo?  E voi, nonostante siate dei privilegiati autorizzati a farlo, vi lamentate? Senza contare che non è così scontato che ci riusciate! Quindi smettetela di fare le femminucce e fatemi vedere di cosa siete capaci! Quindi attaccatemi con i vostri colpi più potenti!»

«Ma come potete chiederci una cosa del genere? Senza contare che non indossate nemmeno la vostra armatura!» intervenne quindi Eaco sempre più sconvolto.

«Pensi che abbia mai avuto il lusso di un’armatura prima d’ora? E poi, senza offesa, ma se un unico Gold vi ha pestati tutti e tre, seriamente credete di essere in grado anche solo lontanamente di sfiorarmi? Pure Atena sarebbe in grado di bastonarvi con quella sorta di paletta da pizza che ha come scettro! E vi posso garantire che Atena è si un’abile stratega, me nel combattimento sul campo è più d’intralcio che d’aiuto! Cosa che credo abbia ampiamente dimostrato Guerra Sacra dopo Guerra Sacra.»

Un silenzio teso calò nel campo d’addestramento e Chrys, vedendo che i tre Giudici non sapevano che pesci pigliare, decise di fare lei la prima mossa:

«Bene, se non vi fate avanti voi, lo farò io!»  e detto questo Chrys partì all’attacco senza lasciare il tempo ai tre Specter di rendersi conto di quello che stava accadendo.

Il primo ad essere centrato con un violento colpo allo stomaco fu il Garuda, che fu scaraventato a diversi metri di distanza. Dopo di lui ad essere centrato al volto con un calcio ben assestato fu Minosse, che si ritrovò a scavare un profondo solco nel terreno e a ripulissi il viso dal sangue che colava dal naso rotto e dal labbro spaccato. Ed infine l’ultimo, ma non meno fortunato, fu Radamante che si ritrovò con il viso a pochi centimetri da quello Chrys. Due occhi verdi, canzonatori e penetranti, si puntarono nei suoi:

«Mi deludi Viverna! Hai l’opportunità di sfogarti contro colei che ti ha negato la tua vendetta e, invece di approfittarne, te ne stai imbambolato! Va beh, peggio per te!» e senza dargli nemmeno il tempo di rispondere gli assestò un diretto che lo colpì al petto. Un suono sinistro di metallo e ossa rotte, unite ad un intenso dolore, fecero capire allo Spettro di essersi giocato un paio di costole, mentre un sorriso maligno e strafottente si allargava sul volto della dea:

«Guardate che così facendo non fate la figura dei galantuomini, ma solo quella degli incapaci! Uhmm chissà, magari con un po’ di fortuna e la giusta leva per persuaderli, riesco a far passare al nero quei cattivi bambini del Cancro  e dei Gemelli.  Mi sembra infatti che siano stati piuttosto discoli in passato, quindi magari con l’offerta di venire scagionati dalla loro pena, riuscirei a corromperli. D’altronde mi basterebbe uno solo di loro per sostituirvi tutti e tre. Allora che ne pensate? Vi piace come programma? Perché quello che sto vedendo fino ad ora mi sta solo spronando a sbattervi fuori dagli Inferi! Allora vi volete dare una svegliata? Perché sappiate che anche se non mi attaccate,  io vi pesto lo stesso!» li canzonò la dea, mentre i tre si rimettevano in piedi a fatica.

«E sia. A questo punto, se questi sono gli ordini, vorrà dire che ballerete un po’ con me!» disse quindi Minosse, che aveva finalmente compreso che in qualunque caso era ormai nella merda, per poi lanciare il Cosmic Marionation.

Fu così che Chrys sperimentò la sensazione di finire invischiata in un groviglio di fili senza più potersi muovere a suo piacimento.

«Allora, non ci sfottete più, o mia divina?» gli domandò Minosse dopo averla tirata a se orchestrando i suoi fili di cosmo. Chrysanthe si ritrovò quindi a faccia a faccia con lo Specter sul quale campeggiava un sorriso sadico e alquanto divertito.

«Wow, abbiamo un marionettista qui!» commentò quindi la dea, senza scomporsi.

«Già. Che ne dite di giocare un po’ con me? D’altronde è quello che volevate no?» e detto questo Minosse iniziò a farla volteggiare con passi di valzer. Chrys si lasciò quindi manovrare per un po’, osservando il fare compiaciuto del Grifone, cosa che le fece intendere quanto adorasse torturare le sue malcapitate vittime prima di ucciderle.

«Tecnica interessante, ma purtroppo per te, i balli da sala mi fanno cacare! La prossima volta prova con un invito in birreria. Magari potresti essere più fortunato!» e detto questo Chrys espanse il cosmo e, dopo aver afferrato i fili di Minosse, fece fare al Grifone un bel volo. L’ ingiuria che uscì spontanea delle labbra dello Spectre non fu delle più raffinate.

«Ma come diamine…» fu il lamento del Grifone, mentre tentava di risollevarsi da terra, finendo per incrociare lo sguardo critico della dea.

«Il tuo cosmo è degno del tuo ruolo di Gigante Infero, ma la tua passione per il sadismo ti frega. Infatti, una volta immobilizzato il tuo avversario con un attacco, riusciresti facilmente a rompergli l’osso del collo, ma il vizietto di torturare le tue vittime può finire per ritorcerti contro, soprattutto nel caso il tuo nemico abbia un cosmo più potente del tuo, o se semplicemente è un tipo sveglio e dal sangue freddo. Ma farò in modo di farti passare questa tua mania»  e detto questo la dea rivolse la sua attenzione verso Eaco, sfoderando un sorrisetto nefasto. Il Garuda ebbe appena il tempo di preparasi ad incassare il colpo, ma senza successo, finendo così nuovamente a terra.

«Allora, ci decidiamo a fare sul serio? Perché per ora più che il re Garuda mi sembri un cappone spennato! E tu vorresti continuare ad essere il comandante della mia flotta aerea? Continua così è altro che guardare il mando dall’alto! Finirai solo per strisciare al suolo come i tuoi simili che odi così tanto!» infierì quindi Chrys, per poi rifilargli un impietoso calcio al fianco mentre lo Spectre tentava di rialzarsi, facendolo rotolare qualche metro più in là.

«Merda!» imprecò Eaco, sputando sangue, per poi stringere i pugni e digrignare i denti. No, non poteva lasciarsi trattare così senza combattere. Nonostante fosse consapevole dei suoi errori, aveva ancora un briciolo di dignità da difendere. Si alzò quindi in piedi e, sotto lo sguardo indagatore di Chrys, eseguì il suo colpo più potente: il Galactica Death Bring.

Chrysathe si ritrovò così attorniata da una miriade di occhi il cui sguardo penetrava fin dentro il cervello, bruciando come il fuoco. Fu quindi costretta ad espandere il suo cosmo, creando un ago di luce nera che andò a dissolversi all’altezza della sua fronte, annullando così la tecnica di Eaco:

«Com’è possibile?!» fu l’esclamazione sbalordita del Garuda, incredulo di fronte alla facilità con cui Chrys aveva vanificato la sua tecnica.

«Semplice: i colpi come il tuo possono essere annullati con una corretta conoscenza del funzionamento del cosmo, che altro non è che l’energia che  alimenta l’Universo. Conoscere le leggi che regolano questo delicato meccanismo è  basilare per poter sfruttare al meglio le proprie potenzialità sia in attacco che in difesa. Immagino che abbi già sentito parlare di  chakra?» intervenne quindi Chrys.

«Sì, sono dei centri di energia presenti nel corpo umano che presiedono alle funzioni organiche, psichiche ed emotive dell’individuo» rispose il Garuda.

«Esattamente, ed è proprio tramite esse che il cosmo fluisce all’interno del corpo, fornendo ad esso energia vitale. Essere in grado di gestire tale flusso, sia in entrata che in uscita, permette di avere un notevole vantaggio in battaglia. Sia per creare danni al nemico, sia per ammortizzare gli attacchi che mirano direttamente agli organi interni, alla psiche o all’anima. Ma avremo modo di vedere tutto questo durante l’allenamento» spiegò Chrys, per poi rivolgere l’attenzione a Radamante: «Bene, Viverna. Manchi solo tu! Fatti sotto!»

Ma questa volta Radamante non si fece cogliere impreparato dall’assalto della dea. Riuscì difatti a deviare il colpo in arrivo creando un’onda d’urto con il Gliding Roar, che costrinse Chrys a scartare di lato per evitare di essere spazzata via dall’attacco, venendo così centrata in pieno dal Greatest Caution lanciato nel frattempo dallo Spettro. Quando il polverone causato dai colpi di Radamante si diradò, ai tre Giganti prese il panico. Della dea infatti non c’era più nemmeno l’ombra.

«Dannazione Radamante che hai combinato!?» fu infatti l’esclamazione di Eaco, mentre Minosse si metteva le mani nei capelli con un disperato: «E adesso che facciamo!»

«Calma!» intervenne però la Viverna che, dopo il primo momento di smarrimento, aveva deciso di attivare i suoi neuroni: «Non mi sembra il tipo da morire così facilmente! Ci ha pestati senza sforzo fino a cinque secondi fa! Sarà sicuramente riuscita a schivare il colpo e ora sarà da qualche parte a divertirsi alle nostre spalle!»

«Esattamente! Bravo Rada! Finalmente anche tu hai vinto un giro di calci in culo come i tuoi colleghi! Ammettilo che ti rodeva essere l’unico a non averlo ancora ricevuto!» esordì infatti Chrysanthe con un ghigno bastardo, riemergendo da un portale spazio-dimensionale.

Eaco e Minosse tirarono un sospiro di sollievo, mentre Radamante scoccò loro uno sguardo di rimprovero. Sicuramente quella caduta di stile, che li aveva visti nuovamente dubitare delle capacità della loro dea, gli sarebbe costata cara. Aveva infatti ormai compreso che Chrys era una cazzona solo fino ad un certo punto. Quando infatti le cose si facevano serie era una che sapeva aprirti in quattro… e lo faceva senza tante cerimonie.

«Ottimo. Devo ammettere che il tuo cosmo è impressionante, Radamante, ma sei troppo dispersivo. Le tue tecniche sono infatti devastanti in uno scontro tra armate in campo aperto, ma se ti trovi di fronte ad un avversario sveglio e malauguratamente pratico nel manipolare le dimensioni sei fregato. Dico bene Rada?»

Un ringhio sommesso uscì spontaneo dalle labbra della Viverna al ricordo di Kanon di Gemini, mentre un quesito sorse spontaneo nella mente dello Specter: ma come diamine faceva a sapere della sua disfatta contro quell’infame, se lei durante l’ultima Guerra Sacra era ben lungi dal trovarsi nei paraggi? Ma ben presto Radamante ebbe la sua risposta, nonché la voglia di fare due paroline con Rune di Barlon.

«Quindi, in conclusione di oggi, direi che quello che ho potuto vedere dal nostro primo scontro, è che dobbiamo lavorare sul corpo a corpo, dato che avete la brutta abitudine di puntare troppo sui vostri colpi speciali, nonché imparare a sfruttare meglio il vostro cosmo. Ma nonostante tutto sono abbastanza soddisfatta dato che pensavo peggio. Infatti leggendo le cronache redatte da Rune sulle varie Guerre Sacre, ho appreso che gli Spettri non affrontano un regolare addestramento al risveglio della Stella Malefica, come invece avviene per i Saint, che la loro armatura se la devono sudare anche se sono dei prescelti, e mi sono messa le mani nei capelli. Fortunatamente però il potenziale c’è; va solo affinato un po’. Bene, direi che per oggi vi ho torturato abbastanza. Ci vediamo domani, stesso posto e stessa ora» e detto questo Chrys congedò i Giganti Infernali, per andare a dedicarsi ad altre faccende.

I mesi a seguire furono quindi molto impegnativi per il Regno dei Morti. I tre Giganti avevano infatti ormai il posto fisso in infermeria e le loro giornate passavano tra lezioni di teoria sull’uso del cosmo, ore di meditazione e botte da orbi; il tutto da insegnare in seguito ai propri sottoposti. C’erano poi le ristrutturazioni da seguire e i vari gironi da gestire.

Chrys dal canto suo, era invece riuscita ad accaparrarsi un buon posto nel centro di New York per aprire il suo studio finanziario, che fungeva da copertura per l’ambasciata del Regno dei Morti sulla Terra, nonché fonte di reddito per il regno, dato che la dea non aveva perso tempo ed aveva intrapreso la scalata finanziaria, diventando la maggior azionista in diverse importanti società mondiali; tra cui la Fondazione Grado, per sommo gaudio di Atena (il Grande Sacerdote pianse quel giorno). Quindi tra impegni terreni ed ultraterreni Chrysanthe era ben messa, senza contare che aveva indetto vari colloqui privati con gli spettri, per conoscerli meglio e soprattutto capire che cosa sapevano fare oltre che menar le mani.

Fu così che molti specter ritornarono, con loro grande sorpresa, sui banchi dell’università a finire gli studi che avevano interrotto nel momento in cui si era risvegliata in loro la Stella Malefica; in particolare Luko della Driade finì in Medicina e Chirurgia, Valentino dell’Arpia ad Economia, Rune di Barlon in Archivistica e Libraria, Pharao della Sfinge a Lingue, Veronica di Nasu ad Architettura, Radamante a Giurisprudenza e Eaco a Scienze Politiche. Chi invece era poco avvezzo ai libri tipo Caronte, Minosse, Worm ecc… era stato spedito a fare dei corsi professionali, tipo elettricista, idraulico, cuoco, muratore ecc... Insomma nessuno aveva il tempo di stare con le mani in mano. Pure Pandora e Chashire erano stati rispediti a scuola nonostante le proteste. Chrys era infatti stata irremovibile: dato che i due erano ancora legalmente minorenni dovevano almeno portarsi a casa il diploma!

Infine, dopo un attento esame, come collaboratori stretti di Chrysanthe all’ambasciata, erano stati scelti Madame Garnet della Vivre* che, essendo stata per molti secoli sovrana di un regno, sapeva bene come muoversi nei vari contesti di potere, senza contare che si era rivelata un’ottima mediatrice. A lei era poi stato affiancato Earhart di Vampire** con il suo relativo sottoposto: Leybold di Upyr***; entrambi con spiccate doti di spionaggio.

Bisognava quindi dire che in definitiva nell’Ade c’era lavoro per tutti ed i giorni si susseguivano frenetici, tra corsi, esami, allenamenti e le incombenze di routine dell’aldilà.

Ma come spesso succede, è proprio quando sembra che tutto fili  liscio, che arrivano le sfighe!

«Dannazione Minosse, quante volte ti devo ripetere che con l’avversario non si gioca, ma lo si ammazza? Se proprio ti diverti a fare il burattinaio, comprati un paio di pupi siciliani!» sbraitò la dea, per poi rivolgersi ad Eaco: «E tu, invece di sogghignare, rimani concentrato! In battaglia calare la guardia può risultare fatale! Quindi è essenziale riuscire ad eliminare il nemico il prima possibile e con il minimo spreco di energia! Anche perché se crepate da idioti, col cavolo che vi resuscito!»

Infine ad essere cazziato fu anche Radamante che si era permesso il lusso di fermarsi a riprendere fiato dagli esercizi che Chrys gli aveva affibbiato per migliorare la gestione del suo cosmo.

«Mia signora, mi rincresce dover interrompere gli allenamenti, ma è arrivata una raccomandata dalla Fondazione Grado» Leybold fu però costretto a distogliere l’attenzione di Chrysanthe dai tre Giganti Infernali, per poterle consegnare una missiva dopo essersi rispettosamente inginocchiato.

«Uhmmm… sono proprio curiosa di vedere di che si tratta… che abbiano finalmente trovato i responsabili della morte di quel Silver? L’ultima volta che ho chiesto informazioni erano ancora in alto mare….» commentò la dea mentre prendeva la lettera, per poi aprirla ed iniziare a leggerla esternando una sincera espressione di stupore. Infatti, dopo gli immancabili chilometrici convenevoli, che rimarcavano l’importanza di lasciarsi alle spalle il passato per una civile e pacifica convivenza tra il Santuario e il Regno dei Morti per il bene del Mondo, ciò che Chrys lesse alla fine dell’epistola non poté far a meno di farle esclamare un:

«Eh? Sono stata invitata ad una serata di gala organizzata dalla Fondazione Grado per raccogliere fondi per l’associazione fondata da Julian Solo con lo scopo di aiutare le popolazioni colpite dalle inondazioni e dal maremoto?»

Lo sguardo perplesso di Chrys ricadde quindi su Leybold che alzò lo spalle:

«Infondo siete la maggior azionista della Fondazione quindi è normale che siate stata invitata» commentò lo Spettro.

«Questo è vero. E immagino anche che sarebbe estremamente scortese reclinare l’invito»

«Sicuramente non presenziare all’evento non sarebbe un’ottima pubblicità per lo studio finanziario»  non poté fare a meno di sottolineare Leybold.

«Come si dice: ho voluto la bicicletta? E ora pedalo! Sarà meglio che mi procuro un abbigliamento adeguato, anche perché attualmente nel mio armadio ci sono solo jeans, felpe e t-shirt!»

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NOTE

*Madame Garnet non viene espressamente presentata come Spettro nello speciale n.3 di Lost Canvas, ma dato che la sua armatura sembra un surplice, mi sono presa la libertà di inserirla tra le fila di Chrys.

**Spettro presente nello speciale n. 12 di Lost Canvas.

***Spettro presente nello speciale n. 12 di Lost Canvas.

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Capitolo 11
*** Cap. 11 ***


ERAVAMO QUATTRO AMICHE AL BAR!

CHE POI CI FOSSE ANCHE VERONICA DI NASU, ERA UN DETTAGLIO!

 

All’inizio l’idea era parsa carina. Un modo per socializzare tra donne, dato che, tolte le ancelle, tra le fila degli Specter il personale femminile scarseggiava. Quindi un po’ di sana complicità tra fanciulle non guastava. Peccato che i soggetti coinvolti non fossero esattamente i più idonei per una “giornata tra donne” come si rispetti. Anche perché il luogo scelto dalla dea per la sessione di shopping era il centro pieno di gente di New York; città alla quale la nuova Regina degli Inferi pareva essere particolarmente legata, siccome prima di riesumare le sue spoglie divine, stava frequentando un college proprio in tale luogo.

A dire il vero a Garnet non dispiaceva passeggiare come una comune mortale sui marciapiedi affollati, sui quali si aprivano vetrine colme di ogni tentazione. D'altronde, prima di venire uccisa da Degel dell’Acquario, era una nobildonna abituata da essere circondata da parsone, quindi tutto quel brulicare di vita non la infastidiva. Stessa cosa però non si poteva dire di Pandora e di Violante, che erano tese come due corde di violino. Ma se la sacerdotessa aveva almeno gradito il giro nel salone di bellezza, doveva aveva apprezzato particolarmente la manicure; l’espressione dello spettro di Behemot sembrava invece quello di un condannato al patibolo. Probabilmente si stava chiedendo cos’avesse fatto di male alla sua dea per meritarsi tale tortura. Peccato che Chrysanthe l’avesse convocata per trascorrere insieme una giornata di svago e non per punirla. Fortunatamente almeno lo Specter di Nasu, che era stato incluso nella comitiva in quanto più donna che uomo, sapeva fare buon viso e cattivo gioco: infatti, nonostante fosse palese che l’essere circondato da tutti quei vivi caotici e sudaticci  non fosse di suo gradimento, aveva saggiamente deciso di non tediare la dea con lamentele inopportune, cimentandosi piuttosto in una fitta conversazione di gossip, dando prova di essere un’eccellente comare, soprattutto se si trattava di sputtanare i suoi colleghi.

Garnet si ritrovò così a posare lo sguardo sulla Regina dell’Ade, che invece era perfettamente a suo agio e particolarmente divertita dagli aneddoti di Veronica, che era partito a raccontare di quella volta in cui  Raimi di Worm, Ivan di Troll e Flegias del Licaone avevano fatto a gara a chi mangiava più hamburger finendo così per vomitare l’anima nell’Acheronte.

“Sì, Chrysanthe è decisamente una dea fuori dal comune” fu quindi il suo pensiero, ma forse il suo comportamento, che tanto spiazzava il resto dell’armata, non doveva sorprendere più di tanto. Garnet aveva infatti avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con la dea in diverse occasioni, dato che, dopo la sessione d’allenamenti mattutina, Chrys era solita recarsi in ufficio per gestire lo studio finanziario nel quale lei svolgeva il compito di segretaria, nonché responsabile  dell’ambasciata del Regno dei Morti. Aveva così appreso che Chrysanthe aveva passato molto più tempo con gli umani che con gli dei. Infatti con i suoi divini parenti olimpici i rapporti erano sempre stati un po’ controversi; sia perché si erano altamente lavati le mani della sua sorte, lasciandola a cavarsela da sola contro i sicari inviati da Ade e consorte; sia perché per necessità era stata al soldo di una divinità straniera che aveva tenuto per diversi secoli la Grecia in scacco. Infine, tramite un accordo con Zeus nel quale garantiva di sparire dalle scene, era finalmente riuscita a vivere in pace, reincarnandosi tra gli umani fino alla sua attuale incoronazione a sovrana dell’Ade. Quindi, tirando le somme, era più che naturale che il suo modo di fare fosse più simile a quello di un mortale che a quello di una divinità.

Purtroppo però, buttando l’occhio all’orologio che aveva al polso, Garnet fu costretta a notare che la giornata stava volando e che avevano completamente perso di vista l’obbiettivo della loro missione in giro per negozi: ovvero un abito adatto alla serata di Gala alla quale Chrysanthe era stata invitata da Atena; e lo Spettro della Vivre, da donna di mondo, sapeva bene che presentarsi ad un evento del genere senza un adeguato abbigliamento, poteva essere molto deleterio. I secoli infatti erano trascorsi e le mode cambiate, ma la malignità e soprattutto la competizione basata sull’apparenza di certi ambienti, era rimasta la stessa. Ambienti ai quali Chrys non era assolutamente abituata, mentre Atena e l’ex contenitore di Poseidone ci sguazzavano alla grande, dato che ci erano cresciuti. E Madame Garnet non era stupida e su certe cose ci vedeva lungo. D’altronde Atena era pur sempre una donna, e quindi l’ex nobildonna francese ci aveva messo poco a capire che l’invito non era stato solo una semplice formalità, ma che era anche un modo per batterla in casa, facendola sfigurare nell’alta società a cui Chrysanthe non era avvezza. D’altronde anche Chrys aveva previsto che Atena non avrebbe gradito la sua intromissione nei suoi affari e che in un modo o nell’altro glielo avrebbe fatto presente; così come la Regina degli Inferi non aveva apprezzato la sfacciataggine del Grande Sacerdote, sottolineando il suo disappunto ricordando ad Atena che per metterla in ginocchio, c’erano anche altri metodi oltre a quello di marciare alla volta del Santuario con l’Armata Infernale.

Il problema questa volta era però che c’era un’altissima probabilità che Atena sarebbe riuscita nell’intento di fare sfigurare Chrys… anzi… a dirla tutta, la Kido l’avrebbe completamente asfaltata!

Madame Garnet aveva infatti avuto modo di informarsi sulla ricca ereditiera, reincarnazione della dea della Giustizia, e su una cosa non si poteva obiettare: ovvero che Saori non fosse sempre impeccabile in ogni situazione, mentre Chrysanthe (la Vivre squadrò la sua dea con indosso una felpa e dei jeans) aveva indubbiamente bisogno di una mano.

Fu quindi per il buon nome del Regno dei Morti (ed ancor più per lo studio finanziario), che Garnet decise che era giunto il momento di prendere in mano le redini della giornata per evitare un completo sfacelo:

«Lady Chrysanthe, che ne direbbe di provare ad entrare in questa boutique? Magari potremmo trovare l’abito idoneo all’evento a cui parteciperà questo fine settimana. Anche perché non credo che se continuiamo a cercare in negozi sportivi o casual riusciremmo nell’intento.» intervenne infatti lo Spettro della Vivre e Chrys si ritrovò ad osservare la vistosa insegna in oro della vetrina, che riportava il nome di un noto stilista.

«Non sono mai entrata in un negozio del genere» disse quindi alquanto spaesata Chrys, che dubitava seriamente anche solo che l’avrebbero lasciata entrare. Purtroppo però la Vivre aveva ragione e, anche se quel tipo di abiti erano lontani anni luce dal suo modo di vestire (nonché sempre stati altamente fuori portata delle sue tasche), era giunta l’ora di smettere di cazzeggiare e di fare sul serio.

«Beh, mia Signora, c’è sempre una prima volta per tutto, no?» le rispose infatti Garnet con un sorriso, per poi spingere la maniglia della boutique ed entrare.

 Peccato che, appena varcata la soglia del negozio super chic, il primo pensiero di Chrys fu un: “Ma c’azzecco io qui dentro?”, mentre iniziava seriamente a concepire l’idea di farsi passare per malata, paccando così di brutto la serata di beneficenza organizzata da Saori. Purtroppo però Garnet aveva già attirato l’attenzione delle due commesse, spiegando loro che stavano cercando un abito adatto ad una serata di gala, indicando poi Chrysanthe come il soggetto del discorso. Poco da dire sul fatto che le due inservienti spostavano lo sguardo dall’elegante figura di Garnet (che era l’unica che  non stonava li dentro con il suo tubino nero) al resto della comitiva, esternando la stessa espressione di chi si sta chiedendo se lo stanno prendendo per il culo. E Chrysanthe non poté nemmeno dar loro torto, dato che lei, con il suo incarnato cadaverico (sul quale nemmeno una lampada aveva avuto effetto), sembrava un morto appena riesumato, Pandora la sosia di Morticia Adams, Veronica un prete o una suora dal sesso incerto e Violante una povera vittima sacrificale, che si stava chiedendo cos’avesse fatto di così tanto grave alla sua dea per meritarsi tutto questo.

Comunque, nonostante l’iniziale riluttanza delle due inservienti (dissipata da Garnet  con un“ Paghiamo in contanti”, alla quale era seguito un “Prego signore, da questa parte!”), Chrys si ritrovò ben presto sommersa da una valanga di abiti da provare  procacciati dalle due assistenti al camerino, finendo così sotto un fuoco incrociato di “troppo lungo”, “troppo corto”, “troppo scuro”, “troppo chiaro”, “troppo appariscente”, “troppo anonimo” ecc...

Veronica e Pandora avevano infatti gusti decisamente opposti, cosa che fece partire un’accanita guerra tra le due su chi dovesse avere l’onore di consigliare il vestito alla dea, mentre Violante cercava di non farsi coinvolgere, tentando invano di mimetizzarsi con il divanetto. Poco da dire sul fatto che Chrys stava iniziando ad avere un mal di testa cane, nonché il sentore di aver fatto una cazzata ad organizzare quella giornata, anche perché sia la sacerdotessa che lo Spettro di Nasu avevano dei gusti veramente terrificanti, e lei di moda non ci capiva nulla. Abiti da cocktail, abiti da sera, abiti da cerimonia… a Chrys sembravano tutti uguali e dannatamente scomodi! Per non parlare poi dei trampoli a spillo che ai vestiti venivano abbinati! Se per fare i ricchi snob ci si doveva torturare così, Chrysanthe preferiva fare la pezzente!  

«Basta! Saori può andare a fare in culo! Lei, e il suo fottuto festino per ricchi! Io vado a sfondarmi in birreria in jeans e scarpe da ginnastica!» sbottò infatti la dea degli Inferi dopo essere stata infilata in un vestito a balze, con il quale sembrava un’inquietante sufflè alle fragole.

Ma fortunatamente a salvare capre e cavoli ci pensò Garnet che, totalmente disinteressata al teatrino in atto, si era fatta un giro per l’atelier, per poi, dopo un attento esame dei vari capi in esposizione, prendere un abito da una gruccia.

«Lady Chrysanthe, potreste cortesemente provarvi questo?»  

«Garnet, ti avviso che ne ho le palle piene!» la informò però la dea, ma lo Spettro della Vivre non si diede per vinta:

«Questo è l’ultimo, ve lo garantisco» le sorrise infatti Madame Garnet e Chys, anche se sbuffando, lo afferrò per poi entrare in camerino.

Quando ne uscì il silenzio cadde nella boutique. Il morbido tessuto verde della stessa tonalità degli occhi di Chrys, andava infatti ad esaltare il suo corpo di dea con un taglio a sirena, dando così alla Regina dell’Ade un aspetto sensuale senza però cadere nel volgare.

«Beh? Che avete tutte da guardarmi così?» domandò quindi Chrys perplessa, di fronte agli sguardi meravigliati delle astanti.

«Sembra fatto su misura per voi» fu il commento di Pandora.

«La vostra bellezza non ha eguali, mia signora» proferì invece Violante con un lieve inchino, mentre Veronica si azzardava a fare un giro completo attorno alla sua dea per ammirarla meglio:

«Vi consiglio di non farvi vedere con quest’abito dal resto dell’armata, o diventeranno tutti ciechi!» fu il conseguente commento malizioso dello Spettro di Nasu, al quale Chrys storse il naso poco convinta:

«Sono così dei morti di fame?» domandò infatti la Regina degli Inferi.

«No. Semplicemente siete voi ad essere molto più bella di quello che pensate» s’intromise Garnet, invitando Chrys ad avvicinarsi ad uno specchio a figura intera: «Lady Chrysanthe, voi vi sottovalutate. Il fatto che non apprezziate il vostro aspetto perché vi ricorda quello di vostro padre, non vuol dire che le persone che vi circondano la pensino allo stesso modo. Dovete solo imparare a valorizzarvi. Allora è quello giusto?»

«Dato che è riuscito a far smettere di starnazzare sia Pandora che Veronica, direi di sì» disse Chrys rassegnata: «Spero solo che ne valga la pena…»

«Il volto della Kido sfigurato dall’invidia potrebbe essere un incentivo?» domandò tentatrice Garnet.

«Diciamo che non mi dispiacerebbe affatto!» le rispose Chrys, con un sorrisetto maligno, per poi aggiungere un: «Aperitivo?»

Cosa a cui rispose Veronica con un: «Perché no?»

 

Il quintetto quindi prese posto in un locale in una via del centro e, dopo essere state servite, Madame Garnet decise di sollevare un altro punto nodale per la serata a villa Kido:

«Milady, avete già scelto il vostro accompagnatore?»

Cosa che fece assumere un’espressione alquanto perplessa a Chrys:

«Quale accompagnatore?» fu infatti la conseguente esclamazione della dea, caduta completamente dal pero.

«Concordo con Garnet, mia signora. Vi ricordo infatti che vi addentrerete in un territorio che, seppur non più belligerante,  è stato comunque nostro nemico» sottolineò Pandora.

«La venerabile Pandora dice il vero,  sarebbe meglio essere prudenti» intervenne conseguentemente anche Violante, ma Chrys storse il naso: 

«È una serata che ha lo scopo di raccogliere fondi per le iniziative di volontariato di Julian Solo, che ha la coscienza un po’ sporca a causa delle sue azioni come dio dei mari. Ci saranno quindi un mucchio di gente di spicco del panorama economico e politico mondiale. Di conseguenza ho difficoltà a credere che la Kido possa tollerare un qualsiasi tipo di scontro in tale circostanza. Ragion per cui, se si parla dei Saint, si può stare sereni»

«A dire il vero con il termine “accompagnatore” non intendevo parlare di scorta» intervenne però Garnet.

«E allora di cosa?» domandò Pandora, e lo Spettro della Vivre si affrettò a spiegarsi meglio:

«Data la circostanza io credo che sarebbe semplicemente più opportuno che Lady Chrys non si recasse da sola a villa Kido per non sembrare… come dire…»

«Una sfigata?» finì la frase Chrys, con un’espressione divertita.

«Non era esattamente la parola che stavo cercando, ma si può dire che rende l’idea» fu costretta ad ammettere Garnet.

«Capisco. E sai; oramai ho fatto trenta, quindi facciamo anche trentuno! Almeno avrò qualcuno con cui parlare dato che, tolta la reincarnazione di Atena, non conoscerò sicuramente nessuno degli invitati, se non per nome come ad esempio l'ex contenitore di Poseidone» acconsentì quindi Chrys, per poi aggiungere un: «Ma chi?»

«Io credo che la scelta migliore possa ricadere su uno dei tre Giganti degli Inferi, in quanto sono i maggiori gerarchi dell’armata e quindi i più idonei a presenziare al vostro fianco» commentò logica Pandora.

«Concordo. Infondo anche se la maggior parte dei presenti all’evento non sanno della vostra vera natura, Atena e il contenitore di Poseidone sì» sottolineò infatti Garnet.

«Beh, allora che ne dite del Re Garuda? Sarebbe indubbiamente un accompagnatore di bella presenza» fu quindi la proposta di Veronica, sul cui viso campeggiava un sorrisetto bastardo in direzione di Violante, alla quale andò di traverso il drink, ritrovandosi così a tossire per liberarsi le vie respiratorie, ritrovandosi di conseguenza gli occhi di tutto il tavolo puntati addosso.

«Tutto bene Violante?» domandò quindi mellifluo lo spettro di Nasu, mentre lo sguardo turbato di Violante volava verso Chrys, intenta a sorseggiare la sua rossa media.

«Sì.. sì.. è tutto a posto… mi è solo andato un sorso per traverso…» cercò di sviare lo spettro di Behemot, conscia di non essersi fatta una bella figura. D’altronde chi era lei per opporsi al volere della dea in persona? Uno perfetto nessuno, ma l’espressione intenerita di Chrysanthe la sorprese:

«Rilassati Violante, so che te ed Eaco avete una relazione. Quindi lungi da me scegliere come accompagnatore un uomo già impegnato. La trovo una cosa di cattivo gusto» disse infatti comprensiva Chrys, facendo arrossire lo spettro di Behemot.

«Vi ringrazio, mia signora» balbettò quindi Violante in preda all’imbarazzo, mentre il viso di Chrys assumeva un’espressione pensierosa:

«Uhm… quasi, quasi ho una mezza idea di chiedere a Minosse. Almeno se la serata risulterà pallosa, con lui riuscirò a farmi un paio di risate»

«Con il vostro permesso mi prenderei la libertà di consigliarvi di far ricadere la vostra scelta su Radamante» intervenne però Garnet, prevedendo guai all’orizzonte. Minosse e Chrys insieme ad una serata di gala… un elefante in una cristalleria avrebbe fatto meno danni.

«Eh? Ma è noioso!» esclamò però contrariata Chrys.

«Vero, ma è anche l’unico dei tre Giganti a conoscere il galateo, essendo cresciuto in una famiglia nobiliare, prima del risveglio della sua Stella Malefica» spiegò quindi la Vivre.

«Già, Sir William Walden. Questo era il suo nome prima che sterminasse la sua famiglia al risveglio di Ade» confermò Veronica, con il fare di chi la sa lunga.

«Inoltre vi ricordo che sarete al cospetto di Atena e che, anche se in borghese, ci saranno sicuramente anche dei saint. Quindi sarebbe meglio che al vostro fianco ci fosse qualcuno che sappia tenere a freno la lingua e Radamante, per quanto possa a volte essere scostante, non oserebbe mai assumere atteggiamenti che possano gettare infamia sul Regno dei Morti» intervenne di conseguenza anche Pandora, ben conscia che Minosse non sempre era in grado di tenere la bocca chiusa.

Chrys si passò una mano tra i capelli, sospirando rassegnata: «Mannaggia a Saori! Sarà sicuramente una lunga serata!» per poi rivolgersi a Garnet: «E vada per Radamante! Ma a una sola condizione: il monosopracciglio deve sparire!»

«Lasci fare a me e non se ne pentirà!» rispose quindi lo spettro della Vivre, mentre un sorriso sadico si allargava sul suo bel viso curato e il povero Radamante giù negli Inferi, veniva colto da un inspiegabile brivido gelido alla schiena.

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Capitolo 12
*** Cap. 12 ***


QUANDO TI VIENE DETTO “NIENTE PROVOCAZIONI”, MA IL TUO CAPO CI PENSA AL POSTO TUO!

 

«Suvvia Radamante, non sarete ancora arrabbiato con me per ieri mattina?»

Lo sguardo inceneritore che la Viverna riservò a Madame Garnet, tolse ogni dubbio sul fatto che fosse decisamente furioso.

«Vi ho già spiegato che si è semplicemente trattato di un malinteso» cercò di scusarsi la Vivre.

«Un malinteso? Sono stato svegliato di soprassalto da Minosse ed Eaco, che mi hanno tramortito, imbavagliato, trascinato negli uffici dell’ambasciata e legato ad una sedia con il Cosmic Marionation; ed il tutto per una ceretta alle sopraciglia» le rispose di conseguenza Radamante con tono pacato, ma tagliente, mentre si sistemava il colletto dello smoking, in attesa dell’arrivo di Chrysanthe nella hall dell’albergo, in cui avevano prenotato un paio di camere per prepararsi in vista della serata.

«Vi sareste lasciato fare un trattamento di bellezza di vostra spontanea volontà?» ribatté Garnet e Radamante la guardò con sprezzante sufficienza:

«Per il bene del Regno e per dimostrare la mia lealtà al mio Signore ho fatto ben  di peggio; come ad esempio strapparmi il cuore dal petto. Io non sono come te Garnet! Tienilo bene a mente!»

La nobildonna emise un lungo sospiro rassegnato:

«Lo so che non posso sperare di essere compresa da voi, ma io mio marito lo amavo»

«Quindi avevi disertato per un motivo così futile?»

«Futile dite? Vi ricordo che per amore sono scoppiate guerre, sono caduti regni e persino gli dei hanno fatto pazzie» gli ricordò però Garnet, ma Radamante non rispose, non aveva proprio voglia di mettersi a discutere con quella donna di sterili discorsi su sentimenti e roba simile. Lui era un vero Spettro e queste cose non lo toccavano. In più la Vivre era già riuscita a fargli saltare i nervi  con quella sorta di sequestro e la serata alle porte non si preannunciava esattamente rilassante. Era infatti da quando Chrys gli aveva dato l’invito alla serata di Gala, che Radamante si era dato al training autogeno per allenare il suo selfcontrol,  in quanto si sarebbe trovato di fronte ad Atena (e sicuramente anche a qualche saint) e quindi era necessario riuscire a controllarsi in ogni circostanza, per non mandare i vacca la missione. Chrys infatti era stata chiara al riguardo: l’ottimo whisky d’annata, che gli aveva offerto quando lo aveva convocato nel suo salotto privato, era uno dei frutti dei ricavi dello studio finanziario; così come i televisori, i computer, il cibo, i vestiti, i mobili e tutto il resto. Quindi era indispensabile per il Regno dei Morti che quella serata filasse liscia, onde evitare di mettere in cattiva luce lo studio che era la fonte di reddito primaria dell’Ade.

«Pensala come ti pare Garnet, ma sappi che non mi piaci» tagliò infatti corto Radamante, che mal sopportava quella donna, così come il potere che stava iniziando ad assumere da quando le era stata affida la gestione l’ambasciata.

«La cosa non mi stupisce e so di non poter pretendere diversamente, dato il mio trascorso, ma  cercate almeno di togliervi quell’espressione truce dalla faccia. La dea sta arrivando» rispose però Garnet, mentre un’imprecazione rivolta ai tacchi a spillo si levava oltre la porta dell’ascensore e presto i due Spettri si trovarono di fronte a Chrysanthe, scortata da una preoccupata Pandora, che faceva il suo ingresso nella sala d’accoglienza dell’hotel, inciampando miseramente in un lembo del vestito. Fortunatamente Radamante aveva i riflessi pronti e riuscì ad evitare che la dea finisse lunga distesa sul pavimento, ritrovandosela così fra le braccia.

«Dannazione! Spero che chi ha inventato i tacchi a spillo stia bruciando in un girone infernale!  Sarà una lunghissima serata! Comunque grazie, Radamante»  Disse la dea, ricomponendosi, per poi posare lo sguardo sul suo salvatore: «Ma tu guarda! Senza il monociglio sembri quasi figo!» per poi aggiungere, notando l’espressione attonita del suo interlocutore, un: «Ehm, Rada, tutto bene?»

«Perdonatelo mia signora,  è solo che è abituato a vedervi in altre vesti» intervenne quindi Garnet, con un sorrisino sornione stampato in volto, beccandosi un’occhiata assassina di Radamante, mentre faceva strada per raggiungere l’esterno dell’edificio, dove li aspettava una limousine.

«Mi sa che al vostro ritorno dovremmo riprendere il discorso che abbiamo interrotto, nobile Radamante»  sussurrò quindi divertita la Vivre alla Viverna, cosa che fece sibilare al Gigante Infernale un «Impiccati Garnet!» mentre saliva sull’autovettura.

 

“Che imperdonabile scivolata di stile!” non poté fare a meno di considerare amaramente Radamante, mentre scrutava le luci di Tokyo che sfrecciavano fuori dal finestrino. Si era infatti preparato a tutto: a conversare civilmente con Atena, a sopportare i possibili saint presenti, a tenere a bada il suo desiderio di farli fuori tutti e a sfoderare la sua migliore faccia da culo, appresa durante gli anni in cui, ancora ignaro del suo vero essere, frequentava l’alta società inglese. Ma purtroppo una cosa gli era sfuggita: non si era infatti minimamente preparato a Chrys.

La Viverna lanciò uno sguardo fugace alla dea degli Inferi intenta anch’essa ad osservare la città nipponica oltre il finestrino: i capelli normalmente lasciati allo stato brado, erano stati sapientemente domati da mani esperte in un’acconciatura che ricadeva da un lato; i vestiti anti-stupro avevano lasciato il posto ad un sensuale abito a sirena che andava ad esaltarne il corpo, mentre un leggiero trucco rifiniva il tutto, mettendo in risalto i suoi penetranti occhi verdi. Poco da dire sul fatto che anche Radamante non poté fare a meno di concordare con Minosse, che sosteneva che la loro Regina poteva tranquillamente pisciare in testa ad Atena se solo l’avesse voluto. Peccato solo per il comportamento, decisamente lontano anni luce dall’eleganza e dalla raffinatezza della Kido; cosa che, nonostante l’odio che Radamante provava per la reincarnazione della dea della Giustizia, non poteva negare. Pregò quindi ardentemente che durante quella serata la sua dea non se ne uscisse con una delle sue, ma riuscisse a mantenere un contegno degno del suo stato.

«Radamante ti vedo piuttosto teso. Va tutto bene?»

La voce di Chrys lo riscosse dai suoi pensieri.

«Sì, mia signora. A meraviglia» rispose Radamente, ma Chrys  gli scoccò uno sguardo poco convinto:

«Ad ogni modo ti ringrazio per aver accettato di accompagnarmi. So quanto sia difficile per te essere qui ed essere costretto a far finta di essere tutti amici. Apprezzo molto lo sforzo che stai compiendo» gli sorrise quindi la dea per rilassarlo, ma con scarso risultato.

«Dovere mia signora. Non commetterò più l’errore di dimenticarmi del mio ruolo e i miei doveri» rispose quindi Radamante, mentre l’autista comunicava di essere giunto a Villa Kido.

«A quanto pare ci tocca… e che il cielo ce la mandi buona!» commentò quindi Chrys, prendendo un bel respiro mentre usciva dalla limousine.

 

Pentita. Questa era la parola giusta con la quale Chrys si sarebbe descritta nell’accedere all’immenso salone per le feste di Villa Kido.  L’ambiente, decorato con gusto neoclassico, faceva trasudare da ogni marmo la passione per gli antichi fasti ellenici del fu Mitsumasa Kido, ed il fatto che il tutto fosse poi passato nelle mani della reincarnazione di Atena, non aveva certo aiutato a dare alla dimora un taglio più moderno. Infatti Saori tra colonne e capitelli corinzi ci stava più che bene. Non che non fosse tutto di gran classe, ma a Chrys tutto quel trasbordare di sfarzo non la entusiasmava, dato che prediligeva uno stile più sobrio e funzionale. L’apparire infatti non faceva per lei e quella sera ne ebbe la conferma. La sala era infatti gremita di persone famose e altolocate, tra le quali facevano spicco politici, grandi industriali e finanzieri, con le loro accompagnatrici, molte delle quali modelle o attrici.

Poco da dire sul fatto che Chrysanthe si stava maledicendo di aver accettato quell’invito, nonché ringraziando Garnet di averle suggerito di portarsi dietro uno dei suoi Spettri. In caso contrario avrebbe rischiato di finire con il sedere a terra già un paio di volte;  ed  era entrata nel salone da poco meno di dieci minuti! Aveva quindi deciso di rimanere saldamente attaccata al braccio di Radamante, onde evitare di dare spettacolo finendo a gambe all’aria.

«Cos’è che vi rende nervosa, mia signora?»

Radamante la distolse dall’amaro  pensiero che si stava perdendo una seratona di giochi di ruolo, organizzata da Niobe di Deep, Fedor della Mandragola, Cube di Durahan e Winber del Pipistrello.

«Non sono nervosa. Cosa te lo fa pensare?»  

«Il fatto che mi state stritolando il braccio»

Chrys scoccò mortificata uno sguardo a Radamante che, stoicamente, stava tentando di non dare troppo a vedere che la morsa d’acciaio, con la quale la sua dea si stringeva al suo arto, iniziava a causargli non poco dolore.

«Scusami. È che ho poca dimestichezza con i tacchi e in più mi sto chiedendo seriamente chi me l’ha fatto fare. Insomma, io non ci azzecco nulla con la gente che c’è qui dentro!» ammise quindi Chrys, allentando la presa sul Gigante Infernale, che tirò un sospiro di sollievo.

«Tenete a mente che siete una dea. Quindi siete superiore a tutti i presenti in sala a prescindere» tentò d’incoraggiarla Radamante, guadagnandosi in risposta uno sguardo decisamente scettico:

«Ti dimentichi che fino a qualche mese fa ero una studentessa universitaria e che la mia esperienza come divinità si può riassumere sui campi di battaglia. I convenevoli non sono il mio forte» commentò infatti Chrys, mentre osservava l’elegante figura di Saori che avanzava nella sua direzione, affiancata dall’immancabile maggiordomo Tatsumi, dal Cavaliere del Sagittario in borghese e dall’ex reincarnazione di Poseidone con Sorrento al seguito.

«Benvenuta nella mia umile dimora, Miss Chrys Archer. Sono lieta che abbiate accettato l’invito» l’accolse cordiale Saori, senza però riuscire a trattenere un certo stupore di fronte alla neo regina dell’Ade in abiti eleganti, che la facevano quasi sembrare una donna di classe. Altrettanto sorpresi di fronte alla dea infernale e al suo accompagnatore erano Aiolos (che scrutava Radamante in smoking e senza monociglio come se fosse un alieno), e Julian Solo che osservava Chrys decisamente incuriosito.

«Il piacere è mio, Lady Saori» rispose quindi Chrys stingendole la mano, sfoderando un sorriso  falso come l’anima di Giuda, mentre Radamente si esibiva in un lieve inchino in segno di saluto. Nel frattempo l’ex reincarnazione del dio dei mari si era fatto avanti per farsi vedere e mettersi in mostra:

«Lasciate che mi presenti: il mio nome è Julian Solo e sono onorato di fare la vostra conoscenza, anche se mi sorprende incontrarvi nelle vesti di un’azionista della Fondazione Grado. A quanto pare siete una donna che ama stupire!» le disse infatti  Julian cercando di fare il brillante, esibendosi poi in un baciamano da manuale che fece storcere il naso a Chrys. Alla dea della Morte infatti i palloni gonfiati non erano mai piaciuti, mentre a Radamante iniziavano a prudere le mani. Quel ragazzino snob infatti stava osando un po’ troppo per i suoi gusti, senza contare che ormai Julian non era altro che un misero essere umano, quindi avrebbe dovuto riservare ad una divinità un atteggiamento meno confidenziale, ma ad abbassare la cresta al giovane rampollo ci pensò la stessa Chrysanthe:

«A dire il vero la cosa non dovrebbe sorprendere così tanto. Le azioni della Fondazione rendono bene e io ho diversi impiegati alle mie dipendenze e si da il caso che non tutti siano nati nella bambagia» rispose difatti la dea infernale sfoderando uno dei suoi sorrisetti irritanti, per poi aggiungere un : «Sarò comunque lieta di elargire una donazione per la vostra iniziativa. Ho infatti toccato con mano le devastazioni causate dall’inspiegabile alluvione che ha colpito l’intero pianeta, dato che, prima di ereditare quello che restava dei possedimenti di chi mi ha messo al mondo, e aprire lo studio finanziario, vivevo nella zona costiera di New York. È stata una vera è propria tragedia in fatto di vite umane»

Il silenzio calò tra i presenti, mentre il fare sicuro e disinvolto di Julian svaniva di botto.

«Sono desolato Miss. Non avrei mai immaginato che avrei potuto causarvi danno»

«Causarmi danno? Non comprendo. Infondo non è mica stata colpa vostra, ma un cataclisma del tutto naturale, giusto? Quindi perché vi scusate?  Anzi, i vostri sforzi per rimediare al problema sono lodevoli» gli rispose però Chrys con finta noncuranza, andando a conficcare per bene il coltello nella piaga. Se c’era qualcosa che Chrysanthe proprio non sopportava erano le lacrime da coccodrillo.

«Allora perché non siete intervenuta, se vi stavano così a cuore le zone colpite?» intervenne però irritato Sorrento (a cui non era sfuggita la provocazione), in difesa del suo ex signore.

«Purtroppo i cataclismi atmosferici sono al di fuori dalle mie competenze e comunque non credo che vi sarebbe piaciuto se fossi intervenuta. Anche perché altrimenti non saremmo qui a parlarne. Quindi fossi in te sarei contento di sapere che avevo già da pensare abbastanza per me stessa, senza dovermi andare ad arrovellare anche per i problemi causati dagli altri. Comunque vi posso garantire che le anime di quelle povere persone sono finite in un bel posto» rispose di conseguenza Chrys senza scomporsi.

«Quindi in sostanza, non vi curate di ciò che succede al di fuori del vostro orticello; dico bene?» considerò quindi Aiolos, riservando alla dea degli Inferi uno sguardo di disapprovazione non troppo velato.

«Diciamo che preferisco prima cercare di mandare avanti la mia baracca. D’altronde non sono mica io quella che si erige ad ultimo baluardo in difesa del mondo» gli rispose però Chrysanthe, senza mascherare il sarcasmo.

Aiolos fece quindi per replicare, ma Saori gli fece cenno di non farlo. L’aria si stava infatti facendo tesa, nonostante la dea Infernale sembrasse piuttosto divertita da quel tagliente scambio di battute, causate dalla sua innata capacità di provocare; vizio che a quanto pare non riusciva a togliersi nemmeno negli eventi ufficiali, cosa che fece pensare a Saori che, per quanto poteva cercare di sembrare una dea aristocratica, Chrys rimaneva comunque un’imprevedibile istigatrice da taverna. Peccato che la stessa cosa non si potesse dire di Julian, decisamente mortificato, Sorrento, alquanto irritato e il Sagittario, decisamente contrariato. Fortunatamente Radamante si era saggiamente tirato fuori (insieme a Tatsumi) dalla discussione, nonostante fosse palese che la situazione non gli garbava per nulla e che stesse tenendo d’occhio ogni singolo gesto del Gold Saint e dell’ex Marine, in modo da essere pronto ad intervenire alla prima mossa sospetta.

«Bene, direi che è un’ottima cosa se siete intenzionata a sostenerci. Durante la serata verranno esposti i progetti d’intervento e le aree interessate dall’iniziativa. Nel frattempo vi invito a prendere parte al buffet. Le tartine al salmone e al caviale sono deliziose» tagliò infatti corto la Kido, prima che potesse finire male, per poi accomiatarsi insieme a Julian end company, con la scusa di dover andare ad accogliere gli altri ospiti. Una nuova Guerra Sacra era infatti ben lungi dai suoi programmi; soprattutto ora che la dea degli Inferi era la maggiore azionista della Fondazione Grado!

Chrys si trovò così a sostenere lo sguardo interdetto di Radamante.

«Che c’è?» chiese quindi la dea.

«Nulla. È solo che mi ricordavo che l’obiettivo originario della serata era di tessere relazioni cordiali ed evitare le provocazioni per il bene dello studio finanziario» commentò infatti Radamante e Chrys si strinse nelle spalle:

«Hai ragione, ma tutto questo perbenismo proprio non lo sopporto. Fare infatti finta che sia stata tutta opera di Poseidone, passando Julian come una povera vittima innocente delle circostanze, non mi pare corretto; perché se proprio vogliamo dirla tutta, il dio dei mari, durante la maggior parte della faccenda, era assopito nel corpo di Julian. Quindi usarlo come scusa per parasi il culo è una cosa che trovo di cattivo gusto. Così come il simpaticone del Sagittario dovrebbe ricordarsi che la miccia che ha innescato il tutto è partita dal Grande Tempio»  

«Già, Kanon» non poté fare a meno di sibilare la Viverna, puntando lo sguardo verso la porta a vetri che dava sulla balconata che portava in giardino. Il cosmo di quell’infame non era infatti sfuggito alla Viverna.

«Ma d'altronde una stella maledetta, rimane sempre una stella maledetta, per quanto si cerca di nasconderlo» commentò però Chrys, lanciando anch’essa uno sguardo furbastro verso la vetrata. Forse quella serata non sarebbe stata del tutto inutile…

«Cosa intendete dire?» chiese Radamante alquanto interdetto.

«Nulla di cui tu ti debba preoccupare» gli rispose quindi con noncuranza la dea, per poi mandarlo a reperire dello champagne, con lo scopo di levarselo di torno, in modo da poter scambiare due parole in santa pace con il soggetto di quell’ultimo scambio di battute.  

 

 

L’aria della sera ormai andava rinfrescando e un leggero venticello aveva preso a soffiare, movimentando gli alberi del curato giardino di Villa Kido e Kanon, osservando la facciata della lussuosa villa dalla balconata che conduceva al parco, non poté fare a meno di considerare che infondo non tutti i mali venivano per nuocere. Infatti se non ci fosse stata la Notte degli Inganni la neonata Atena non sarebbe mai finita tra le mani del vecchio Kido e quindi col cavolo che si sarebbe potuta sognare tutto quel lusso. Il Grande Tempio era infatti decisamente più spartano, essendo essenzialmente una caserma, quindi altro che residenza signorile. Che poi fosse tutto realmente frutto del caso? L’ex Marine aveva seri dubbi al riguardo. D’altronde quando si ha a che fare con gli dei non si sa mai fino in fondo dove stia la verità. Un po’ dicono, un po’ nascondono e un po’ mentono, ma in ogni caso cercano sempre di girare la frittata a loro vantaggio. Atena inclusa.

Kanon aveva infatti accettato di partecipare a quella pagliacciata senza troppo entusiasmo, anche perché di chiedere scusa a Julian Solo, presenziando alla serata di beneficenza, non gli garbava più di tanto. Non che non riconoscesse di essersi macchiato di gravi colpe e di molte vite umane, ma i suoi debiti non erano sicuramente nei confronti di quel ragazzino viziato di Julian Solo, che proprio del tutto ignaro di quello che stava facendo non era. Infatti, per essere pignoli, le sue scuse sarebbero state più corrette se rivolte a Poseidone, l’unico veramente rimasto fregato in tutta quella faccenda. Ma le vie della giustizia di Atena non coincidevano con la sua visione delle cose e quindi gli era toccato chiedere ammenda al giovane rampollo, cosa che lo aveva reso alquanto indisposto.

In più, oltre al dover essersi reso partecipe a quella farsa utile solo alla Kido per farsi pubblicità, vi era un altro problema che ultimamente impensieriva il Gemini minore: ovvero la nuova dea della morte.

Infatti il cosmo di quella strana dea sconosciuta, che lo aveva richiamato alla vita insieme ai restanti Gold Saint, lo aveva turbato più del dovuto, dato che l’aveva percepito stranamente accattivante. In più si era sentito subito attratto da lei. Era infatti bastato un suo sguardo per non riuscire più a togliersela completamente dalla testa. Infatuazione? Kanon l’avrebbe preferito; infondo era una bella donna, nonostante il suo modo di vestirsi, e di conseguenza avrebbe potuto giustificalo, ma purtroppo l’ex Marine aveva la sensazione che tale attrazione fosse qualcosa di molto diverso dalla semplice attrazione fisica; qualcosa alla quale preferiva non pensarci. Aveva quindi cercato di far finta di nulla, bollando la cosa come una suggestione passeggera; e ci stava pure riuscendo, se non fosse stato che quella sera, all’ingresso di Chrys nel salone delle feste di Villa Kido, aveva nuovamente provato la sgradevole sensazione di essere nel posto sbagliato; una sensazione che si portava dentro da tutta una vita e che era riuscito in parte a placare espiando il suoi peccati nei confronti di Atena, immolandosi per lei e la salvezza del mondo durante la Guerra Sacra contro Ade, e riappacificandosi con suo fratello.

“Il mio posto è il Grande Tempio” si disse quindi mentalmente per scacciare via quelle inquietanti sensazioni, anche se una vocina bastarda infondo al suo cosmo non poté fare a meno di sussurragli un “Ne sei proprio sicuro? Stella maledetta della Casa di Gemini?”. Vocina che ricacciò prontamente da dove era venuta, mentre un’impacciata figura femminile si stava dirigendo nella sua direzione.

«Vi vedo in difficoltà. Posso esservi d’aiuto, Miss Chrys Archer?» disse quindi Kanon con fare distaccato (e ben attento a non fare trasparire i suoi pensieri), alla Regina degli Inferi, che sembrava stesse camminando sulle uova.

«Oh, no grazie! Ormai sono arrivata al parapetto!» rispose però Chrysanthe ancorandosi alla balaustra in marmo sibilando un “Tacchi di merda”, per poi rivolgersi all’ex Marine che era rimasto impassibile ad osservare tutta la scena:

«A quanto pare non sono l’unica che si sta annoiando a morte sta sera! Comunque, con chi ho il piacere di parlare? Il Gemini psicopatico o il Gemini stronzo?»

Il fare volutamente ironico della dea venne sorvolato da Kanon che si limitò a rispondere con un asciutto: «Quello stronzo direi. D'altronde pare che alla lista dei miei peccati siano stati aggiunti anche il diluvio e il maremoto che hanno colpito il pianeta, nonostante io non abbia un tale potere»

«Diciamo che sono stati due fenomeni conseguenti alle tue azioni. Quindi, se proprio vogliamo essere precisi, anche se l’esecutore materiale è stato Julian, tu sei stato colui che ha dato fuoco alle polveri, quindi non sei proprio estraneo all’accaduto. Se invece di stracciare il sigillo di Atena ti fossi fatto i fatti tuoi era meglio» gli rispose quindi logica Chrys e Kanon non poté fare a meno di esibirsi in un lieve inchino di resa:

«Touché, milady: colpito e affondato. Avete ragione, con il senno di poi, se mi facevo i fatti miei era meglio. Peccato che all’epoca ero decisamente furioso e desideroso di vendetta, cosa che mi ha portato a maledire mio fratello e ad approfittare del re dei mari» disse però Kanon, ritrovandosi così a dover sostenere uno sguardo alquanto indecifrabile di Chrys:

«Quindi credi seriamente di essere stato tu a condurre alla pazzia tuo fratello maledicendolo? Non credi di sopravvalutarti un po’ troppo?» disse infatti la dea della morte, spiazzandolo.

«Cosa intendete dire?» chiese infatti interdetto Kanon, che non riusciva a capire dove la regina degli Inferi volesse andare a parare con quel discorso.

«Pensi seriamente che basti maledire una persona per ridurla nello stato in cui era Gemini? Se fosse così, sai come sarebbe messo male il mondo? E anche se il tuo cosmo è notevole, nemmeno uno come te potrebbe riuscire a fare una cosa del genere. Per farlo ci vuole la mano di un dio»

«Quindi secondo voi dietro a quello che è successo c’è l’opera di qualcun altro?» domandò di conseguenza Kanon, che stava iniziando ad esternare un certo interesse.

«Non ne ho le prove concrete, ma ultimamente ho avuto modo di approfondire varie faccende e molte cose mi sono risultare stranamente troppo dovute al “caso”. Leggendo infatti i resoconti della Guerra Sacra appena conclusasi, ho avuto la sensazione che, sotto, sotto ci sia dell’altro. Senza contare che pare siano pure andate disperse tre Stelle Malefiche delle più potenti e la cosa non mi piace» spiegò Chrys.

«E potrei sapere il motivo per il quale state dicendo proprio a me queste cose?» chiese però guardingo Kanon, che era ben conscio che una divinità difficilmente si prendeva il disturbo di conversare con un comune mortale, per giunta di una fazione diversa dalla propria, senza motivo. Senza contare che quella conversazione si stava rivelando alquanto strana. Inizialmente aveva infatti creduto che la dea si fosse rivolta a lui solo per sfotterlo, allo scopo di spezzare la noia della serata, ma dalla piega che stava prendendo il discorso, le cosa sembrava essere diversa; peccato che la risposta che ricevette gli risuonò nel cervello quasi come se fosse un avvertimento:

«Perché è nelle mie intenzioni fare in modo che tutte le Stelle Malefiche ritornino all’ovile»

Lo sguardo che Chrys gli rivolse gli fece provare uno strano brivido gelido lungo la schiena, ma nonostante questo Kanon riuscì a mantenere la sua solita imperturbabilità:

«Buona fortuna allora! Con permesso, ma devo rientrare. Non vorrei che Lady Saori mi dia per disperso» si accomiatò quindi Kanon, incappando così in Radamante, che stava raggiungendo la dea con due bicchieri di champagne in mano.

«Radamante che sorpresa! Vedo che finalmente ti sei deciso a sfoltire quell’inguardabile sopracciglio! Anche se ti ricordavo della Viverna e non del pinguino!» non riuscì quindi a trattenersi Kanon, che rivolse al suo ex rivale un ghigno divertito, ritrovandoselo di fronte tirato a lucido con brillantina e smoking. Poco da dire che il sarcasmo del Gemini minore non piacque allo Spettro:

«Tu! Brutto figlio di…»

Ma l’ira di Radamante fu prontamente smorzata da Chrys che lo riportò all’ordine, sfilando i bicchieri dalle mani del Gigante Infernale, prima che andassero in frantumi.

«Attento Rada, non credo che Lady Saori apprezzerebbe se disgraziatamente rompessimo i suoi preziosi calici in cristallo di Boemia. Poi sprecare dell’ottimo champagne per così poco non ne vale la pena, non trovi? Senza contare che ad innervosire gli animi ci ho già pensato io!»

«Avete ragione, mia signora. Per uno come lui sarebbe un vero spreco» accordò lo Spettro, rivolgendo però uno sguardo assassino nei confronti di Kanon, che invece lo ricambiò con uno decisamente divertito, per poi accomiatarsi con un cenno di saluto e un “Statemi bene”.

Fu così che Chrys si ritrovò ad avere a che fare con un Radamante decisamente contrariato:

«Posso cortesemente sapere cosa ci facevate in compagnia di quell’uomo, mia signora? Vorrei infatti ricordarvi che un tipo pericoloso»

Chrys però fece finta di nulla e liquidò il tutto con un: «Avevo bisogno di prendere una boccata d’aria e dato che l’ho incrociato sul balcone mi è sembrato scortese non scambiarci due parole»

Lo sguardo di Radamante le fece però intendere che non se l’era bevuta. Lo Spettro stava infatti per replicare, ma la comparsa di due potenti cosmi oscuri, seguirti da una potente deflagrazione, fece morie la sua protesta sul nascere.

«Ma che diamine succede?» fu infatti l’esclamazione dello Spettro, rientrando di corsa nel salone insieme a Chrys, mentre il viso della sua dea si era fatto improvvisamente serio, riconoscendo le sagome degli intrusi nel polverone causato dal crollo del soffitto della villa, per poi però sfoderare un sorrisetto tanto divertito quanto inquietante.

«A quanto pare un paio di stronzi hanno deciso di venire a movimentare la serata!» fu infatti l’esclamazione di Chrysanthe, mentre le figure di Fantaso ed Icelo si facevano sempre più nitide tra il caos delle macerie e  le urla degli invitati terrorizzati.   

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Capitolo 13
*** Cap. 13 ***


I QUATTRO DELL’AVE MARIA.

(PARTE 1)

 

Lo scoppio repentino di cosmo ostile, a cui era seguita l’esplosione e il conseguente crollo del soffitto della villa, era stato così improvviso che Saori aveva avuto appena il tempo di proteggere i suoi invitati, tramite una delle sue barriere.

Invitati che ora urlavano e si agitavano in preda al panico, completamente disorientati dal polverone e dalle macerie.

“Dannazione! Questo disastro non gioverà alla Fondazione!” non riuscì quindi a trattenersi dal pensare la Kido, mentre veniva prontamente raggiunta  da  Julian, Sorrento,  Kanon, Chrysante e Radamante, e Aiolos provvedeva ad indossare le sue sacre vestigia.

Nel frattempo il polverone aveva iniziato a diradarsi mostrando le figure di Fantaso e Icelo, cosa che aveva fatto esclamare alla dea della morte una frase delle sue,  mentre sul viso di quest’ultima si era dipinto un sorriso che preannunciava guai. Un sorriso che Atena conosceva bene. Saori decise quindi di rivolgersi a Julian e Sorrento, conscia che ben presto la sala dei ricevimenti sarebbe stata teatro di scontri. D'altronde era difficile crede che le due divinità oniriche avessero alzato tutto quel polverone solo per un bicchiere di champagne e un paio di tartine:

«Julian, Sorrento, vi chiederei la cortesia di occuparvi di portare al sicuro i miei ospiti. Perché presto ci sarà battaglia» Cosa alla quale i due diedero assenso per poi adoperasi immediatamente nell’evacuare l’edificio, mentre Atena si rivolgeva ai due intrusi indesiderati:

«Fantaso, Icelo, perché siete qui? Che cosa volete da me?»

«Ma che razza di domande fai, Atena! La tua testa ovviamente!» rispose Fantaso ridacchiando, portandosi frivolo una mano alla bocca, mentre Icelo, dopo aver soffocato un ringhio, si rivolse a Chrys:

«Ma prima abbiamo un lavoretto da sbrigare con Chrysanthe. D’altronde non avrete mica pensato che avremmo potuto lasciare il Trono degli Inferi nelle mani di una sporca dea degenere?»

Chrys alzò quindi gli occhi al cielo: « “Sporca dea degenere” addirittura! Scusate se il mio istinto di sopravvivenza viene prima dei miei legami di sangue! Comunque accomodatevi! Non rifiuto mai di gonfiare di botte chi me lo chiede!» gli rispose quindi la Regina degli Inferi con fare di sfida, facendo scrocchiare le nocche delle mani, mentre Aiolos tendeva minaccioso il suo arco:

«Spiacenti, ma non vi lascerò avvicinare alla Grande Atena! Prima dovrete passare sul mio cadavere!» intervenne infatti il Sagittario espandendo il suo cosmo, per poi lanciare l’Infinity Break.

Una miriade di dardi luminosi vibrarono in direzione dei due Oneiroi, che però non fecero una piega. Il colpo di Aiolos svanì infatti nel nulla, mentre un ghigno compiaciuto comparve sul voto di Icelo:

«Come desideri Sagittario!» rispose infatti il dio, mentre la pioggia di frecce indirizzata alle due divinità oniriche, ricompariva prendendo di mira i restanti presenti in sala.

Kanon ebbe appena il tempo di prendere Saori in braccio e portarla in salvo, mentre Aiolos faceva da scudo con le sue ali dorate. Chrys invece inciampò miseramente sullo strascico del vestito. Fortunatamente Radamente fu lesto ad afferrarla, prima che venisse centrata da una freccia.

«Atena, potresti cortesemente dire al Sagittario di infilarsi le sue frecce su per il culo?!» sbraitò quindi Chrys furibonda, in direzione del Sagittario basito:

«Ma cosa diamine è successo?» fu infatti la sua replica, alla quale Chrys rispose con un secco:

«Icelo è in grado di distorcere lo spazio! Quindi, prima di attaccare, cerca di studiare meglio il tuo avversario, idiota!» per poi rivolgersi seria a Radamante:

«Avanti, spogliami!»

Cosa che fece calare un silenzio incredulo nell’abbiente, che venne rotto da uno spiazzato “Prego?” della Viverna, che sperò di non aver capito bene, mentre Fantaso ridacchiava malizioso:

«Mi spiace Chrys, ma se speri di riuscire a sedurci con uno spogliarello, devi sapere che non siamo necrofili!» fu infatti l’uscita divertita del dio dei sogni.

In risposta Chrys gli rivolse un dito medio per poi tentare, invano, di aprire la zip del vestito posta sul retro dell’abito:

«Dannazione Radamante! Vuoi provarci tu a combattere con un abito a sirena e il tacco dodici? Senza contare che con quello che l’ho pagato, se si rovina mi scazza! O preferisci che chieda aiuto alla riserva dei Gemelli?»

Cosa che fece aggrottare le sopracciglia di Kanon, per nulla felice di sentirsi dare della ruota di scorta, mentre Radamante si apprestava ad eseguire l’ordine richiesto, anche se con un certo imbarazzo:

«Mia signora, vi rendete conto della situazione in cui mi state mettendo?» sibilò infatti la Viverna.

«Intanto in mutande ci sto io, mica tu! Quindi che te frega?» lo rimbeccò quindi Chrys.

«Ma voi siete la Regina degli Inferi!» non poté fare a meno di ricordarle Radamante, mentre la sua dea si liberava del’ingombrante abito e delle scarpe scomode, rimanendo in intimo.

«Beh, allora ti informo che c’è l’ho uguale a tutte le altre! Caro il mio Specter!» fu di conseguenza la replica di Chrys, per poi ritrovarsi a sostenere lo sguardo divertito di Kanon e quello incredulo e scandalizzato di Aiolos (Saori dalla disperazione aveva preferito evitare ogni commento).

«E voi che avete da guardare? Non avete mai visto una donna in bikini?»

«Se per questo anche nuda… è solo che siamo abituati ad alti tipi di divinità» rispose quindi Kanon, per nulla imbarazzato, mentre il Sagittario ringraziava tutte le divinità conosciute e non, per non essere al servizio di quella indecente dea infernale.    

 «Facci l’abitudine allora!» fu quindi la risposta di Chrys, mentre i due Oneiroi perdevano la pazienza:

«Hai finito di dare spettacolo?» fu infatti la replica di Fantaso, mentre Icelo si limitava ad un basso ringhio intimidatorio.

«A dire il vero ho appena cominciato! E poi se siete due stupidi che stanno a guardare invece di attaccare, la colpa non è mia!» gli rispose però la dea della morte, per poi assumere un’aria decisamente più seria: «Mi spiace, ma avete fatto una gran cazzata a presentarvi in questo modo al mio cospetto»

Lo sguardo che si posò sui due ospiti indesiderati non lasciò infatti dubbi sul fatto che fosse figlia di Ade. Il resto si svolse in una manciata di secondi; la dea scattò fulminea in direzione di Fantaso, che cercò di intercettare il colpo, ritrovandosi però a fendere l’aria. Chrys scartò infatti di lato, per poi scaraventandolo contro una delle pareti con un calcio al fianco.

«Maledizione, a quanto pare non è esattamente come ci è stato detto! Sta stronza, nonostante gli anni passati tra i mortali, sa ancora il fatto suo!» sputò infatti Fantaso insieme al sangue, rimettendosi in piedi a fatica, mentre Saori reprimeva un gemito alla vista dell’ennesimo muro della villa finito in macerie, cosa che fece sbottare a Chrys un “Rilassati che ti mando Stand, Ivan e Oxe, che come muratori fanno miracoli!”

Nel frattempo Icelo non era rimasto con le mani in mano ed era passato al contrattacco, impegnando Chrysanthe in un corpo a corpo che mirava a prenderla di sorpresa sfruttando la distorsione spaziale.

«Icelo sei una gran rottura di balle, lo sai?» inveì infatti Chrys dopo aver schivato per un pelo l’ennesimo attacco di Icelo, che era poi svanito nuovamente chissà dove, iniziando a far seriamente perdere la pazienza alla Regina dell’Ade, che si stava rompendo del giochetto del dio dei sogni. Decise quindi che era ora di cambiare tattica e passare dalla difensiva all’offensiva. La dea aveva infatti notato che ogni volta che Icelo distorceva lo spazio, produceva una minima vibrazione energetica attorno a se. Doveva quindi solo riuscire a percepire per tempo questa variazione nell’aria, in modo d’anticipare le sue mosse. Peccato che pure Fantaso aveva deciso di non stare con le mani in mano,  immobilizzando Chrys con il suo Grim Phantasia*.

«Uhmmm… sono proprio curiosa di vedere com’è il sogno più recondito di una divinità!» sorrise mellifluo il dio dei sogni, avvicinandosi a Chrys con l’intento di strappale dall’anima il suo desiderio più profondo, facendola così sprofondare nel mondo dei sogni, ma il Gliding Roar di Radamante lo costrinse ad arretrare, mentre Chrys espandendo il suo cosmo si liberava dall’incanto di Fantaso. Gigante e dea si trovarono così schiena contro schiena:

«Te la senti di spaccare la faccia a quel travestito di Fantaso, mentre io apro il culo a Icelo?» domandò quindi Chrys a Radamante, che rispose con un ghigno malefico:

«Non chiedo di meglio!»

«Ottimo. Fantaso e una chiavica nel corpo a corpo, quindi cerca di tenerlo impegnato il più possibile in uno scontro fisico. È però molto agile, quindi fai molta attenzione, così come al suo colpo in grado di farti addormentare per l’eternità. E dato che è un pervertito di prima categoria ti consiglio vivamente di evitare che succeda!» gli raccomandò Chrys, mentre con uno schiocco di dita faceva apparire sul pavimento della sala un cerchio di luce nera, che presto lasciò il posto alla Surplice della Viverna che andò prontamente a rivestire le membra del suo proprietario.

«Bene, bene,  a quanto pare abbiamo un Gigante Infernale che vuole giocare un po’ con noi!» commentò infatti Fantaso, passandosi la lingua tra le labbra, puntando lo sguardo malizioso su Radamante, per poi rivolgersi a Icelo: «Ti dispiace se mi diverto un po’ con lui?»

«Fai pure. Io intanto mi occupo di Chrysanthe!» ringhiò di conseguenza il dio.

Lo scontro passò quindi ad un due contro due, nel quale Icelo cercava di avere la meglio su Chrys per sfinimento, mentre Fantaso cercava di schivare i colpi serrati di Radamante, che stava dando fondo alle lezioni di arti marziali impartitegli dalla sua dea, in modo da tenere impegnato il suo rivale, permettendo così a Chrys di concentrarsi sul suo avversario. Sfortunatamente però Aiolos si stava stancando di fare tappezzeria ed aveva deciso d’intervenire. Fu così che il contrattacco di Chrys, che era finalmente riuscita ad intercettare la direzione in cui Icelo l’avrebbe aggredita, fu vanificato dal dardo dorato del Saint, che mancò Icelo e costrinse la dea della morte ad un balzo in dietro, consentendo così al dio dei sogni di rifugiarsi nuovamente in una delle sue distorsioni spaziali.

«Ehi! Ma si può sapere da che parte stai?» sbottò quindi indispettita Chrys, in direzione di Aiolos.

«Dalla parte di Atena! Mi sembra ovvio!» rispose quindi piccato il Gold Saint.

«Allora pensa a proteggerla, invece che a rompere i marroni!» fu la conseguente risposta della Regina dell’Ade.

Aiolos fece per replicare ma Atena lo bloccò facendo intendere che era meglio lasciare che se la sbrogliassero da soli, mentre Kanon non riuscì a non chiedersi com’era possibile che a quel cretino fosse stata nuovamente ridata l’armatura, mentre lui, in caso di pericolo, poteva a malapena sperare di elemosinare quella del fratello per pura pietà. Per carità, in passato non era stato sicuramente un esempio di virtù, ma in fatto d’esperienza e astuzia ormai sorpassava Aiolos di gran lunga. Il Sagittario sarà infatti stato sicuramente forte, ma il fatto di essere stato ovviamente resuscitato con la stessa età di quando era morto non lo aveva certo aiutato a rimettersi al pari con gli altri, e a volte era proprio da impiccare! D’altronde se era finito a fare comunella con Seiya end company, c’era un motivo!

Kanon si ritrovò così a spostare lo sguardo su Chrysanthe (che nel frattempo era riuscita ad anticipare le mosse di Icelo e lo stava riempiendo di mazzate), e Radamante, che dal loro ultimo incontro era migliorato parecchio, dato che stava dando prova di riuscire a tenere testa ad un dio (Fantaso infatti si stava pulendo la bocca dal sangue sgorgante dal labbro spaccato), e non poté fare a meno di provare uno strano senso di amaro in bocca, soprattutto perché quella dea sboccata che stava massacrando Icelo a colpi di boxe, stava iniziando a non dispiacergli poi così tanto, così come il suo ruolo di eterno numero due aveva iniziato a stargli stretto.

 

Intanto Julian e Sorrento erano riusciti a guidare gli ospiti nel cortile della villa, ritrovandosi sotto un fuoco incrociato di domande da parte degli invitati disorientati e spaventati.

«E adesso che facciamo, mio signore?» domandò quindi Sorrento e Julian si passò una mano tra i capelli in cerca di una soluzione. Ovviamente non poteva mettersi a spiegare di Atena e tutto il resto, ma comprendeva anche che qualsiasi frottola sarebbe comunque risultata vana. In poche parole era in un bel pasticcio. Pasticcio che molto probabilmente avrebbe causato un disastro finanziario suo e della Fondazione Grado.

«Non ne ho idea, Sorrento. So solo che quei due, anche se venissero sconfitti, ci hanno recato un danno non indifferente» commentò amaramente il giovane magnate marittimo.

«Suvvia Monsieur Solo, non siate così pessimista!»

La voce di una donna fece però girare sia lui che Sorrento, che si ritrovarono così ad osservare un’avvenente donna bruna, dall’accento francese e con in dosso una Surplice.

«E voi chi siete?» domandò quindi Julian e la donna si presentò con un lieve inchino:

«Madame Garnet della Vivre. Ambasciatrice e segretaria di Ledy Chrysanthe, Regina degli Inferi. Lasciate fare a me e il problema sarà risolto» rispose infatti Garnet, per poi aggiungere, facendo l’occhiolino: «Dimenticavo… tappatevi bene le orecchie se non volete cadere anche voi vittime del mio fascino!»   

E detto questo Madame Garnet intonò un canto in grado di soggiogare l’animo dei presenti, i quali lasciarono la residenza della Kido, convinti di aver appena partecipato al miglior party della loro vita.

«Non so come ringraziarvi!» disse quindi Julian più rilassato.

«Dovere Monsieur Solo. Gli interessi della Fondazione coincidono con gli interessi dello studio finanziario della mia Signora» gli rispose di conseguenza Garnet, per poi avviarsi verso il luogo degli scontri. Sia lei che Pandora avevano infatti percepito i cosmi di Chrysanthe e di Radamante diventare aggressivi, così come non gli erano sfuggiti quelli delle due divinità dei sogni e Pandora, sapendo bene quanto potessero rivelarsi insidiosi, aveva deciso d’inviare Garnet sul posto per ogni eventualità.

Intanto, in quello che restava della sala delle feste di villa Kido, Chrys era riuscita a placcare a terra Icelo e lo stava brutalmente massacrando di pugni, tanto che ormai il viso del dio era quasi irriconoscibile. Eppure, nonostante lei avesse ormai la vittoria in tasca e Radamante stesse riuscendo a mettere in difficoltà Fantaso, non riusciva a togliersi dalla testa la sensazione che ci fosse qualcosa che le era sfuggito. Era infatti insolito che quelle due divinità di terz’ordine avessero avuto le palle di sferrare un attacco frontale. Ok che probabilmente la morte del loro adorato paparino Ipnos, avvenuta per mano dei Santi di Bronzo più vicini ad Atena, e la notizia della sua incoronazione, erano due motivi facilmente individuabili come cause scatenanti della loro ira, ma era comunque strano che arrivassero ad un’azione del genere. Senza contare che era anche strano che si fossero presentati solo in due e non in quattro…

Fu così che Chry fu folgorata da un’inquietante ipotesi, mentre la sua mano si serrava attorno alla gola di Icelo in una morsa d’acciaio:

«Brutti bastardi, voi non eravate altro che un diversivo!» sibilò la dea della morte e la bocca insanguinata della divinità dei sogni si allargò in un sorrisetto di vittoria:

«Già, ma te ne sei accorta troppo tardi!»

“Esattamente Lady Chrysanthe, ma non abbiate paura, nel mondo dei sogni vi abbiamo riservato un mausoleo degno di una vera regina” gli sussurrò infatti Oniro all’orecchio, comparendo alle sue spalle, mentre la sfiorava con un ramo dei suoi soporiferi fiori vermigli.

«Merda…» riuscì quindi solo a proferire Chry, mentre perdeva i sensi fra le braccia del maggiore degli Oneiroi, sprofondando così nel mondo dei sogni.

 

 

NOTE

*Tale tecnica viene menzionata solo nell’anime di “Lost Canvas” dal quale ho preso spunto per le divinità dei sogni, in quanto nel manga sono un filino schiappe.

 

AUGURI DI BUONE FESTE E FELICE ANNO NUOVO!!!!!

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Capitolo 14
*** Cap. 14 ***


I QUATTRO DELL’AVE MARIA.

(PARTE 2)

 

«Lucy, avanti, svegliati! O farai tardi a lezione!»

«Uhm… ancora cinque minuti…»

Le imposte spalancate senza pietà costrinsero però Chrys a stropicciarsi gli occhi:

«Sei proprio una rompiscatole, lo sai sorellona?» bofonchiò quindi la Regina degli Inferi ancora assonnata, per poi però spalancare di scatto le palpebre e alzarsi allarmata dal letto:

«Amy!? Ma che diamine ci fai qui? È pericoloso! Gli Oneiroi hanno attaccato Villa Kido, devi andartene immediatamente!»

«Oneiroi? Villa Kido? Si può sapere che cosa ti sei scolata ieri sera?» fu però la risposta della ragazza che puntò su Chrys uno sguardo decisamente perplesso, per poi aggiungere: «Non è che hai fatto un altro incubo dei tuoi? Quelli con divinità strane, inferno e via dicendo?»

Chrysanthe si passò una mano tra i capelli, mentre si guardava attorno stranita, rendendosi così conto di non essere nel bel mezzo di uno scontro, ma al sicuro tra le mura della sua vecchia camera, nell’alloggio che condivideva con la sorella della sua ultima reincarnazione, durante i suoi studi all’Università.

«Può essere…» commentò confusa. Infondo non era la prima volta che succedeva una cosa del genere. Con il raggiungimento dell’adolescenza, e il risveglio della sua vera natura, i ricordi delle sue varie vite precedenti erano diventati sempre più nitidi e spesso venivano a tormentarla nel sonno, quindi episodi come quello non erano rari; anzi! L’incubo di dover tornare ad essere Chrysanthe era una cosa piuttosto ricorrente. Quindi che fosse stato soltanto tutto un sogno? Eppure il decesso di Ade, l’apocalisse zombie e la sua conseguente incoronazione a Regina degli Inferi, con tutto quello che questo aveva comportato, le erano parse così reali…

«Secondo me dovresti smettere di vedere tutti quei film dell’orrore! Su vieni, la colazione è pronta!»

E detto questo Amy uscì dalla stanza, mentre Chrys si recò in bagno per darsi una rinfrescata ritrovandosi così ad osservare il suo riflesso nello specchio posto sopra il lavandino: una cascata di riccioli castani incorniciava il suo volto roseo, nel quale spiccavano degli occhi nocciola. La dea si toccò perplessa il viso, costatando di avere nuovamente il corpo di Lucy, la sua ultima reincarnazione, e non il suo originario corpo divino.

«Allora, Lucy, ti sbrighi o no? I pancake si stanno freddando!»

«Arrivo subito!»

Chrys lanciò nuovamente uno sguardo allo specchio, per poi uscire dal bagno ed iniziare la giornata.

“Bah! Se è stato solo un incubo meglio così! Anche se devo ammettere che mi sono presa un bello spavento! Cara e vecchia vita sto arrivando!”

 

Intanto a villa Kido un furibondo Radamante era riuscito ad afferrare Fantaso e a placcarlo a terra con il suo peso.

«Lo sai che ci troviamo in una posizione molto equivoca?» domandò però divertito Fantaso, per nulla intimorito dalla Viverna che lo sovrastava.

«Finiscila di blaterare assurdità e dimmi immediatamente dove Oniro ha portato Chrysanthe!» ringhiò però Radamante. Aveva già fallito uno volta come Spettro e non era intenzionato a ripetere la  cosa una seconda volta.

«Mi spiace zuccherino, ma la tua dea da strapazzo ora si trova nella Morfia, quindi puoi tranquillamente dirle addio, perché ormai nessuno riuscirà più a raggiungerla e rimarrà imprigionata nel mondo dei sogni per l’eternità!» un sorrisetto compiaciuto comparve sul volto del dio dei sogni, mentre Radamante fu costretto a mollare la presa per schivare l’attacco di Icelo che, nonostante le condizioni non proprio rosee, era ancora in grado di essere insidioso.

Nel frattempo Garnet aveva raggiunto l’ex sala delle feste, ritrovandosi così sotto gli occhi  uno scenario di devastazione.

«Che diamine sta succedendo qui? E dov’è Chrysanthe?» domando quindi la Spectre, notando l’inquietante assenza della dea nella stanza.

«Gli Oneiroi ci hanno attaccato e purtroppo Lady Chrys è stata imprigionata nella Morfia» fu la risposta di Saori, cosa che fece assumere un’espressione alquanto preoccupata a Garnet, mentre Oniro riappariva nell’ambiente.

«Allora, com’è andata?» domandò Fantaso al maggiore delle divinità oniriche.

«Tutto secondo i piani. Chrysanthe è infatti sotto la sorveglianza di Morfeo» rispose Oniro, per poi lanciare un’occhiata fugace ad Icelo: «Ti sei fatto conciare proprio per le feste, eh fratello?»

Un ringhio sommesso di Icelo sottolineò il suo disappunto: «Avresti potuto intervenire prima, se la cosa ti indispone così tanto…»

«Lo sai che ho dovuto aspettare il momento più opportuno per non vanificare tutto» ribatté però Oniro, per poi rivolgersi ai restanti presenti in sala: «Direi che è ora di eliminare le persone scomode e togliere il disturbo. GUARDIAN’S ORACLE!»

Il potente colpo scagliato dal maggiore degli Oneiroi fece comprendere a Kanon che era giunto il momento di smettere di stare in disparte a godersi lo spettacolo, e che era giunta l’ora di darsi da fare per evitare di finire tutti all’altro mondo. Lanciò quindi l’Another Dimension prima che il colpo di Oniro riducesse tutto in polvere. Fu così che Kanon, Saori, Aiolos, Radamante e Garnet si ritrovarono a fluttuare tra due reticolati geometrici nel bel mezzo del nulla.

«Si può sapere che diamine hai combinato, razza d’idiota!?» fu la conseguente reazione di Radamante, che afferrò con poca grazia il Gemini minore per il colletto della camicia.

«Ho appena evitato ai presenti di finire disintegrati come la gran parte della villa! Quindi invece di darmi dell’idiota, un “grazie” sarebbe più appropriato» commentò però Kanon senza scomporsi, mentre Saori gemette un “La mia villa! La mia splendida villa!”, cosa che fece aggrottare le sopracciglia a Garnet, dato che l’edificio, a suo parere, era l’ultimo dei loro problemi.

«Quindi praticamente ci ha fatti fuggire dal campo di battaglia! Ma che razza di guerriero sei? Ti rendi conto che Lady Chrysanthe è in mano loro?» lo scrollò però con rabbia il Gigante Infernale, che stava iniziando a pensare di passare a stringerlo per il collo, invece che per la camicia.

«Io preferirei definirla una ritirata strategica» ribatté però l’ex Marine, mentre Aiolos incredibilmente si trovò a dare ragione allo Spectre:

«Mi duole ammetterlo, ma la Viverna ha ragione. Gli unici in grado di condurci nel luogo in cui è stata reclusa la dea della morte erano gli Oneiroi, e così ce li siamo fatti sfuggire di mano» intervenne infatti il Sagittario.

Garnet non poté quindi fare a meno di passarsi esasperata una mano sulla faccia. La situazione era critica e quei tre, invece di spremersi le meningi per uscirne, si scannavano! Decise quindi che era giunto il momento di prendere in mano la situazione prima di perdere ulteriore tempo prezioso:

«La volete finire di litigare voi tre? Siamo nei guai fino al collo! Quindi invece di farci la guerra fra di noi, cerchiamo di unire le forze per trovare un modo per uscire da questa situazione!» intervenne infatti l’Ambasciatrice del regno dei morti.

«La Vivre ha ragione. Quindi cerchiamo di placare gli animi e di collaborare» sì intromise quindi Saori che, dopo il primo momento di smarrimento dovuto alla distruzione della sua adorata dimora nipponica, si era finalmente ricordata di essere la reincarnazione di Atena.

«Qualcuno ha idee?» domandò quindi Radamante, decisamente scettico e Garnet si rivolse a Kanon:

«Dato che sei in grado di aprire dei varchi dimensionali, non riusciresti ad aprirne uno che ci conduca nella Morfia? In questo modo potremmo cogliere gli Oneiroi di sorpresa e avere una chance di salvare Lady Chrysanthe»

Il Gemini minore si passò pensieroso una mano sul mento: «Teoricamente potrei farlo. il problema è che non ho idea di dove si trovi questa dimensione. Quindi non mi è così semplice individuarla»

«A questo posso pensarci io» intervenne però Atena: «In passato ho avuto modo di accederci con una mia proiezione astrale per ostacolare i loschi piani delle divinità dei sogni. Quindi posso fare da guida»  e detto questo la dea pose la sua mano sulla spalla dell’ex Marine: «Sei pronto Kanon?»

Un sorrisetto di sfida si dipinse sul volto del saint: «Sono nato pronto!»

«Bene. Io ti indicherò con il mio cosmo il luogo cui si trova la Morfia e tu dovrai scagliare l’Another Dimension al massimo della tua potenza per crearvi una breccia, tramite la quale noi potremmo penetrare nel mondo dei sogni. È tutto chiaro?» domandò Saori che, all’assenso di tutti i presenti, espanse il suo cosmo dando il via al piano.

Nel frattempo Chrysanthe ronfava beatamente ignara di tutto, riversa su un altare di pietra sormontato da un imponente baldacchino, convinta che il suo sogno di essere tornata alla sua spensierata vita mortale, fosse reale. Il tutto sotto lo sguardo vigile di Morfeo, che la scrutava guardingo da cima a fondo, attento a cogliere ogni mino movimento della Regina degli Inferi.

Il dio dei sogni aveva infatti avuto a che fare con lei un paio di volte in passato e sapeva bene che, se malauguratamente si fosse svegliata prima del compimento della loro missione, sarebbero stati nei guai fino al collo, siccome sicuramente il loro tiro mancino non sarebbe stato gradito.

Accolse quindi con un certo sollievo l’arrivo nella Morfia dei sui fratelli.

«Morfeo, com’è la situazione?» domandò quindi Oniro, osservando impassibile Chrys inerte sull’altare.

«Per ora è tutto sotto controllo, ma sarebbe meglio affrettarsi a procurarci l’Ichor necessario per il rituale. Il tuo incanto ha infatti sortito l’effetto sperato, ma è meglio non sottovalutarla. Ti ricordo infatti che quando era a capo dei Pretoriani di Marte aveva creato non pochi problemi all’Olimpo. Senza contare che è stata proprio lei a sigillare Persefone. Quindi se dovesse riuscire a liberarsi potrebbe non essere piacevole per noi» rispose Morfeo, per poi aggiungere: «E Atena?Quella ha il vizio di metterci sempre i bastoni fra le ruote»

«Della reincarnazione della dea della Giustizia non c’è bisogno di preoccuparsi. Ho sistemato lei e un paio di suoi leccapiedi con il Guardian’s Oracle. Mi sembra che nel mezzo ci fossero anche un paio di Spettri» lo rassicurò però il maggiore degli Oneiroi, mentre Icelo emetteva un ringhio rabbioso in direzione di Chrys:

«Già, la Viverna e la Vivre. A quanto pare l’ex armata di Ade non si è fatta molti problemi a passare sotto il controllo di questo insulto agli dei Olimpici».

«La cosa infondo non dovrebbe stupire. Chrysanthe ha sempre saputo trattare molto bene con i soldati, essendo stata presa sotto l’ala protettrice di Marte» commentò però Fantaso, avvicinandosi al capezzale della dea della morte, per osservarla meglio: «Certo che è un vero spreco una tale bellezza per una dea così rozza!» aggiunse infatti il dio dei sogni, storcendo il naso di fronte al profondo russare a bocca aperta di Chrys.

 «Beh, a breve il problema sarà risolto, dato che finirà nel Tartaro come suo padre» e detto questo Oniro fece per avvicinarsi alla Regina degli Inferi, ma lo scoppio di due cosmi noti lo bloccò sul posto:

«Atena? E Gemini? Com’è possibile che siano sopravvissuti al mio attacco!? Non era rimasto nulla di loro!!!» esclamò infatti il maggiore degli Oneiroi.

«E non sono soli. Avverto anche la presenza del Sagittario, della Viverna e della Vivre. A quanto pare si sono alleati. Non avrei mai pensato che gli Spettri di Ade potessero cadere così in basso» ringhiò Icelo.

«Gli Spettri sono il problema minore. Dobbiamo assolutamente eliminare Atena e i suoi Saint prima che intuiscano i nostri intenti» intervenne Oniro per poi rivolgersi a Fantaso e a Icelo: «Andiamo, dobbiamo eliminarli il prima possibile» per poi affrettarsi a raggiungere gli intrusi.

 

 Intanto il piano escogitato dal gruppo di salvataggio aveva funzionato, e Atena, Kanon, Radamante, Garnet e Aiolos erano riusciti ad aprirsi una breccia nel Mondo dei sogni, ritrovandosi così a fluttuare in uno spazio vuoto in cui si aprivano diversi portali.

«È questa la Dimensione Onirica?» domandò Aiolos e Saori diede segno di assenso, mentre Kanon, Radamante e Garnet aguzzavano i sensi.

«E pare che non siamo soli…» commentò infatti Kanon, mentre le figure di Icelo, Fantaso e Oniro si materializzavano di fronte a loro.

«Bhe, che padroni di casa saremmo se non ci prendessimo la briga di accogliere i nostri ospiti come si conviene» gli rispose Fantaso.

«Soprattutto quelli indesiderati…» ringhiò Icelo.

«Peccato che abbiamo una certa fretta» intervenne quindi Oniro per poi scagliare il suo colpo. Peccato che questa volta Aiolos decise di attivare anche i neuroni oltre che il cosmo, riuscendo così a contrastare l’attacco del maggiore del dio dei sogni con il Cheiron’s light impulse*,  cosa che fece pensare a Kanon un “Ma allora è vero che l’armatura non l’ha vinta con i punti della spesa!”

Garnet, approfittando così del caos provocato dalla collisione tra il turbine di vento dorato di Aiolos e l’attacco di Oniro, si rivolse a Radamante,  ad Atena e a Kanon:

«Dobbiamo dividerci! Io rimarrò qui con Aiolos per tenere impegnati Oniro, Icelo e Fantaso, mentre voi trovate Chrysanthe e risvegliatela!»

«Eh? Ma ti rendi conto che siete in inferiorità numerica? Non ce la farete mai a contrastarli! Quindi se pensi che rimarrò con le mani in mano, scordatelo!» la rimbeccò però Kanon con l’assenso di Atena, ma Garnet li fulminò con lo sguardo:

«Per ora la priorità è Chrysanthe! E dato che Atena è l’unica che conosca questo posto, deve affrettarsi a riportarla tra noi! E poi, non offenderti, ma senza armatura che diamine credi di poter fare? E se crepi tu, che sei l’unico in grado di manipolare le dimensioni, rimaniamo tutti fregati! Quindi Radamante vi farà da scorta!»

« Ehi ma …» tentò di controbattere irritato Kanon, pugnalato sul vivo dalle parole di Granet, che sottolineavano impietose la sua situazione precaria di Saint, ma la mano di Radamante, che gli aveva artigliato la spalla, nonché il suo sguardo furente per il tempo che stavano perdendo, gli fecero capire che non era il momento per mettersi a battibeccare.

«Non farti ingannare dal suo bel faccino. Garnet ha la pelle dura e sa essere una vera stronza. Senza contare che con lei i numeri sono relativi. Quindi sbrighiamoci» disse infatti la Viverna, mentre Saori faceva strada nella dimensione Onirica.

Rimasta sola con Aiolos, la Vivre si rivolse a quest’ultimo: «Riesci ad occuparti di Oniro? Così io mi occupo degli altri due?»

«Sei sicura di riuscire a tenerli impegnati entrambi?» le domandò quindi il Sagittario.

«Icelo non è messo bene e anche Fantaso ha già incassato diversi colpi di Radamante, quindi dovrei riuscire a tenerli impegnati» gli rispose la Spectre, mentre la risata di Fantaso risuonava nell’aria:

«Seriamente credi di poterci tenere testa da sola?»

Cosa alla quale Garnet rispose con un sorrisetto compiaciuto:

«Ma io non sono sola! STONE INCARNATION**!»

Il Cosmo di Garnet si espanse e dal medaglione che portava al collo si staccarono quattro pietre preziose che andarono ad assumere le sembianze di quattro bambini.

«Signori vi presento Cornelian, che domina il sangue delle carni lacerate, Chalcedony, il creatore di visioni, Tourmaline, maestro dell’elettricità e Flint, nel cui pugno albergano le fiamme. Come giustamente diceva Radamante; con me i numeri sono sempre relativi!» li presentò infatti Garnet, mentre i quattro ragazzini partivano all’attacco.

«Dannazione, ci mancava solo lo Spettro in grado di controllare lo spirito delle gemme. Che seccatura!» commentò Oniro, che vedeva svanire la loro supremazia numerica, per poi passare anche lui dalle parole ai fatti, scagliandosi sul Sgittario, mentre Icelo veniva preso di mira dalle quattro gemme di Garnet e Fantaso si trovava a doversi scontrare faccia a faccia con quest’ultima.

 

Nel frattempo Atena vagava per la dimensione Onirica insieme a Radamante e a Kanon, in cerca del portale dei Sogni in cui era stata rinchiusa Chrys.

«Maledizione, non si riesce ad individuare il suo cosmo!» commentò infatti Kanon che stava iniziando a dare segni di nervosismo.

«La cosa non mi sorprende. Chrysanthe infatti non lascia mai trapelare il suo cosmo. Perché questo accada deve essere veramente furiosa» confermò Radamante.

«Già. E questo è uno dei motivi per i quali è così insidiosa. Peccato che in questo caso sia controproducente» sottolineò Saori, venendo però azzittita da un cenno della mano di Radamante:

«Aspettate! Lo sentite anche voi questo rumore?» domandò infatti lo spettro e Kanon diede assenso positivo con il capo:

«Sembra che qualcuno stia russando pesantemente…» fu infatti l’osservazione dell’ex Marine, mentre sul viso di Radamante si dipingeva un’espressione fiduciosa:

«Mi sa che l’abbiamo trovata! Per di qua!» e detto questo la Viverna sfrecciò in direzione del luogo di provenienza del rumore, mentre Kanon si rivolse a Saori alquanto perplesso:

«Sta parlando seriamente?»

«Credo proprio di sì, ma trattandosi di Chrysanthe la cosa non ci deve sorprendere più di tanto» rispose però Atena, per poi affrettarsi a seguire Radamante insieme ad un sempre più interdetto Kanon. Il Gemini minore aveva infatti avuto a che fare con diverse divinità, ma con una così assurda mai!

Comunque, nonostante le remore di Kanon, Radamante ci aveva preso, e ben presto il trio si ritrovò davanti ad un imponente portale, il cui ingresso venne sbarrato da Morfeo.

«Spiacente, ma la vostra gita indesiderata nella nostra dimensione finisce qua!» intimò infatti la divinità dei sogni, cosa che però non piacque a Radamnte che gonfiò minaccioso il suo cosmo:

«Allora vorrà dire che verrai spazzato via dalla furia della Viverna!» ringhiò di conseguenza minaccioso lo Spettro per poi scagliare senza ulteriori cerimonie il Greatest Caution.

Intanto Kanon, approfittando del fragore e della detonazione del colpo della Viverna, aveva preso Saori in braccio per poi intrufolarsi fulmineo all’interno del portale.

«Maledetto bastardo!» inveì quindi Morfeo, che aveva intravisto la scena con la coda dell’occhio, mentre parava il colpo del Gigante Infernale, ma, sfortunatamente per lui, non ebbe il tempo di inseguire il Saint, perché Radamante gli era piombato addosso.

«Sono io il tuo avversario!» gli ricordò infatti la Viverna prima di assestargli un pugno in piena faccia.

Fu così che Saori e Kanon  si ritrovarono all’interno di una stanza ovale, al centro della quale vi era un altare di pietra, sormontato da un baldacchino, sul quale Chrysanthe dormiva di sasso, russando come un trombone.

«Bene! E adesso come la svegliamo?»  domandò quindi Kanon, appoggiando a terra Saori. Gemini aveva infatti la netta sensazione che urlargli nelle orecchie o prenderla a sberle non sarebbe servito a molto.

«Proverò ad intrufolarmi nel suo sogno per ricordargli la situazione. Spero che funzioni» disse quindi Atena, per poi avvicinarsi a Chrys, prenderla per le spalle ed avvolgerla con il suo cosmo.

 

 

 

NOTE

*Colpo menzionato nello speciale di Lost Canvas relativo a Sisifo. Essendo un colpo utilizzato dal precedente Sagittario ho pensato che ipoteticamente fosse in grado di usarlo anche Aiolos.

** Tecnica di pura invenzione. Nello speciale riguardante Degel compaiono infatti solo i quattro seguaci di Garnet, dei quali viene specificato che sono incarnazioni di pietre preziose, ma non ne viene indicata l’origine. Mi sono quindi concessa di trasformarli in una tecnica di Garnet.

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Capitolo 15
*** Cap. 15 ***


I QUATTRO DELL’AVE MARIA.

(PARTE 3)


“Oggi è proprio una bella giornata!” pensò Chrysanthe stiracchiandosi al sole, su una delle panchine dell’area verde antistante l’Università. Il cielo era infatti sereno e la temperatura mite. In più l’esame orale di finanza internazionale era andato a meraviglia. Quindi cosa si poteva desiderare di più?

Eppure, nonostante stesse andando tutto liscio, Chrys, non riusciva a fare a meno di sentire una strana morsa infondo allo stomaco; come se ci fosse qualcosa di stonato in quella giornata così piacevole… qualcosa d’importante che doveva fare, ma che non riusciva a ricordare…

I pensieri della Regina degli Inferi vennero però presto dissipati dall’arrivo di sue due compagne di corso:

«Ciao Lucy! Stiamo organizzando un party per questo fine settimana, ci sarai vero?» le disse la bionda, mentre la mora gli porgeva un invito.

«Perché no? D'altronde non si rifiuta mai un invito ad una festa!» rispose quindi Chrys, facendo l’occhiolino alle amiche.

«Ci avremmo scommesso!» ridacchiarono le sue due compagne, per poi ammutolirsi nello scorgere la figura di un ragazzo venire nella loro direzione:

«Ma quello non è John? Il capitano della squadra di basket?» domandò eccitata la bionda.

«Sì e lui! E sta puntando dritto verso di noi! I capelli sono a posto vero?» intervenne la bruna, cercando di rassettarsi la chioma.

«Salve ragazze, tutto bene?» domandò il ragazzo non appena ebbe raggiunto il trio, sfoderando il suo sorriso più seducente.

«Una favola!» risposero le due compagne di Chrys, per poi affrettarsi a mettergli in mano un invito: «Stiamo organizzando una festa. Verrai vero?»

«Potete contarci, bambole!» rispose quindi lui, per poi rivolgersi a Chrysanthe: «Lucy, avrei bisogno di parlarti…»

«Dimmi pure» rispose quindi Chrys, decisamente sorpresa. John era infatti il ragazzo più bramato di tutta la facoltà e, nonostante lei avesse palesato più volte un certo interesse verso di lui, il ragazzo non aveva mai dato segni di ricambiare la sua infatuazione.

«Ehm… in privato!» sottolineò quindi il giovane, notando che le altre due fanciulle avevano iniziato a tirare troppo l’orecchio.

«D’accordo» acconsentì quindi la dea della morte, sempre più perplessa.

«Ottimo. Allora ci si vede fuori dalla palestra per le cinque. Così possiamo andare a prendere un aperitivo e fare due parole» e detto questo John salutò il trio per andare ad allenarsi.

«Che invidia!» fu il conseguente commento delle due amiche, ma Chrys decise che era meglio non farsi illusioni, chiudendo l’argomento con un “Intanto sono sicura che vorrà solo chiedermi di dargli ripetizioni”.

L’idea di John però non era quella di prendere lezioni e quindi Chrys fu lieta di apprendere che l’intento del giovane era quello di riuscire a strapparle un appuntamento, con lo scopo di conoscersi meglio. Il resto della giornata passò quindi piacevolmente in compagnia del ragazzo dei suoi sogni. Eppure, nonostante questo, Chrysnthe non riusciva a non avvertite la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto ciò. Questo fin quando la sua attenzione non fu catturata dalla leggiadra figura di una fanciulla dai capelli violetti, che sembrava intenta a cercare febbrilmente qualcuno, tra il brulicare di persone che affollavano le strade del centro di New York. Fu così che, quando i loro sguardi s’incrociarono, la sensazione di disagio che Chrys aveva provato fino a quel momento si trasformò in angoscia, mentre la ragazzina cercava disperatamente di raggiungerla facendosi largo a fatica tra la folla.

«Lucy, tutto bene? Sei sbiancata di botto!» le si rivolse quindi preoccupato John e Chrys gli afferrò la mano:

«Si, va tutto bene» lo rassicurò però la dea, per poi aggiungere mentalmente un “Mi spiace ma non permetterò più ai miei parenti di rovinare nuovamente la mia vita!”

«Vieni, voglio mostrati un posto!» gli sorrise quindi la Regina degli Inferi per poi darsi alla fuga insieme a John, mischiandosi nel caotico traffico della Grande Mela.

 

Nel frattempo, nella Morfia…

«YAAAAHHH!!!»

Lo scoppio di cosmo e l’urlo di Saori  mise in allarme Kanon, che si precipitò a soccorrerla.

«Grande Atena state bene?» domandò quindi il Gemini minore, ritrovandosi di fronte a Saori, visibilmente affaticata a causa dell’ingente sforzo mentale a cui si era dovuta sottoporre per penetrare all’interno del sogno di Chrys.

«Sì, è tutto a posto. Ma purtroppo non sono riuscita a raggiungerla. Mi sa che sarà più difficile del previsto risvegliarla» commentò infastidita Atena.

«Cosa è successo?» domandò quindi l’ex Marine, stupito dall’espressione alquanto irritata della sua dea.  

«Mi ha cacciato via di sua spontanea volontà. Come immaginavo Chrysanthe, nonostante le sue indubbie capacità, è una dea ancora immatura che non ha compreso che sacrifici comporta essere una divinità» commentò amaramente Atena.

«Fantastico. E quindi che facciamo?» domandò Kanon alquanto spiazzato.

«Dobbiamo portarla al Grande Tempio. Con un po’ di fortuna magari tra i vari papiri conservati nell’archivio c’è qualcosa per spezzare il sortilegio di Oniro» concluse quindi Atena, mentre a Kanon toccava l’onere di prendersi carico del dolce peso della bella addormentata.

“Dannazione! Da quando l’ho incontrata, la nuova Regina dell’Ade non fa altro che crearmi problemi! E la cosa assurda è che questo mi suona stranamente famigliare!” si ritrovò quindi a pensare Kanon mentre usciva dal portale con Chrysanthe in braccio, seguito da Saori.

 

 Intanto Radamante non se la stava passando proprio bene. Infatti, dopo il primo momento di vantaggio, dovuto alla distrazione di Morfeo, che aveva abbassato la guardia a causa di Kanon, la Viverna era presto finito vittima dei papaveri del Mondo dei Sogni.

“Dannazione, la mia mente si sta annebbiando, devo reagire prima che sia troppo tardi!” si ritrovò a pensare Radamante, cercando invano di liberasi.

«È inutile dimenarsi tanto. I miei fiori ti priveranno di ogni sentimento, fin quando di te non rimarrà che un guscio vuoto incapace di agire» lo informò quindi Morfeo senza scomporsi.

«Ba… bastardo!» inveì il Gigante Infernale, mentre il suo sguardo ricadeva su Atena e Kanon che uscivano dal portale con Chrys in braccio; cosa che fece tirare un sospiro di sollievo allo Spettro. La Regina degli Inferi era infatti incolume, anche se ancora addormentata. Peccato che quello che vide di lì a poco, lo fece andare su tutte le furie.

«Uhmmmm …. John….» mugugnò infatti Chrys nel sonno, prima di avvinghiarsi a Kanon e iniziare a baciarlo sul collo con fare voluttuoso.

«Ehmmm…  Somma Atena… potrei sapere che cosa stava sognando Lady Chrisanthe?» domandò quindi l’ex Marine decisamente in difficoltà, dato che la Regina degli Inferi non ne voleva sapere di mollare la presa.

«Stava facendo shopping in compagnia di un ragazzo, ma poi li ho persi di vista e sono stata sbalzata fuori dal suo sogno» rispose di conseguenza Saori, senza riuscire a nascondere un certo imbarazzo di fronte alle effusioni che la dea della morte stava riservando al Gemini minore.

«Beh… almeno ora capisco perché l’ha respinta. D'altronde chi vorrebbe degli spettatori se si passa dallo shopping alla camera da letto!» commentò quindi Kanon, cercando invano d’impedire che Chrys gli sbottonasse la camicia di fronte a tutti, per poi aggiungere un “Ma tutte a me devono capitare!?”, soprattutto perché le attenzioni non richieste della dea infernale stavano iniziando a sortire un certo effetto. Chrys infatti lo stava inconsapevolmente eccitando, e non poco! Ma d'altronde non capitava mica tutti i giorni di ritrovarsi fra le braccia una gnocca del genere, tra l’altro mezza nuda e piuttosto focosa!

«LURIDO PORCO DI UN SAINT! LEVA SUBITO LE MANI DALLA REGINA DEGLI INFERI!» l’urlo di Radamante lo riscosse però dai suoi pensieri poco casti.

«Ehi! Guarda che sta facendo tutto da sola!» si discolpò di conseguenza Kanon, ma senza successo, per poi ritrovarsi a pensare un “Merda!”, mentre Chrys prendeva d’assalto le sue labbra con un rovente bacio alla francese.

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Radamante infatti perse completamente le staffe. Quel dannato Saint non solo lo aveva umiliato in combattimento, ma ora si prendeva palesemente gioco di lui approfittando della sua momentanea situazione di difficoltà, per allungare le mani sulla sua dea! Se pensava di poter compiere una tale azione così riprovevole di fronte ai suoi occhi si sbagliava di grosso!

«KANON! MALEDETTO! IO TI AMMAZZO!!!!»  Inveì infatti la Viverna, mentre esplodeva tutta la furia del suo Cosmo Infernale.

 

Intanto Chrys si stava godendo il suo sogno d’amore, quando una scossa percosse la terra.

«Che succede!?» domandò Chrysanthe spiazzata.

«Non è nulla di cui preoccuparsi. È soltanto un piccolo terremoto» le rispose però John, per poi tornare a baciarla, ma la dea degli Inferi lo scostò bruscamente da lei.

«No. Questo non è un banale terremoto!» affermò infatti Chrys, che insieme alle scosse aveva avvertito anche un cosmo famigliare espandersi e, anche se lo percepiva ovattato e distante, lo riconobbe subito:

«RADAMANTE!» esclamò infatti Chrys scattando in piedi. Ecco che cos’era quella sensazione di disagio che aveva avvertito: il senso del dovere che cercava di ricordarle le responsabilità che si era assunta nel momento in cui aveva accettato il Trono degli Inferi. Ma la nostalgia e il rimpianto per la vita che aveva dovuto abbandonare le avevano annebbiato la mente, facendole cercare conforto nel sogno in cui Oniro l’aveva rinchiusa.

«Maledetti figli di puttana! Sta volta l’avete fatta grossa!» ringhiò quindi Chrysanthe, mentre una sfera di luce nera si andava formando nelle sue mani per poi essere scagliata con rabbia su un terrorizzato John.

Nel frattempo, nella Morfia…

«Assurdo! I Papaveri sono stati inceneriti!»  esclamò Morfeo, trovandosi incredulo di fronte alla figura minacciosa di Radamante, il cui cosmo furibondo aveva polverizzato i rampicanti che l’avevano imprigionato.

«Ovvio. Non avrai mica pensato che dei miseri fiori avrebbero potuto estirpare tutto l’odio e il disprezzo che provo per quest’uomo, così come non sarebbero mai riusciti ad estirpare dalla mia anima la mia dedizione per il Regno dei Morti» gli sputò quindi in faccia la Viverna.

«Che tu sia dannato Radamante! In onore al tuo impegno nei confronti di Ade, avevo voluto concederti una morte indolore, ma dato che la metti su questo piano mi costringi ad eliminarti di persona!» commentò di conseguenza Morfeo, ricevendo però in risposta solo un’espressione dura dello Spettro:

«Sempre che tu ci riesca» fu infatti la replica del Gigante Infernale, per poi partire all’attacco.

Morfeo se lo ritrovò così alle spalle senza avere nemmeno il tempo di contrattaccare.

«Maledizione, ma da quando sei diventato così veloce?» non poté quindi fare a meno di costatare il dio dei sogni, ricevendo però solo in risposta uno sguardo duro dello Spettro che, dopo aver concentrato tutto il suo cosmo nella sua mano, gli scagliò il Great Caution in piena faccia, disintegrandogli la testa e buona parte del busto.   

Lo sguardo furente dello spettro si posò quindi su Kanon, che ebbe appena il tempo di scaricare Chrys a Saori, prima di venire investito dalla rabbia della Viverna.

«Minchia che male! Ma si può sapere che avete combinato mentre ero incosciente a causa di quello stronzo di Oniro?» imprecò quindi Chrys risvegliandosi alquanto alterata, dopo essere rovinata a terra insieme a Saori, che non era riuscita a reggerne il peso, per poi aggiungere un incredulo: «Ehi! Atena! Ma che ci fai con il sedere a terra!?»

Cosa alla quale la Kido rispose con un piccato: «Sai com’è, non sei una piuma! Comunque meglio tardi che mai! Fortunatamente almeno il cosmo del tuo Spectre è riuscito a farti tornare alla ragione!»

«Scusa se in generale la vista degli Olimpici per me è più un deterrente che un incentivo!» le rispose quindi Chrys, mentre si rimetteva in piedi e spostava lo sguardo su Radamante e Kanon:

«Ehmm, perché quei due si stanno pestando? E perché Kanon ha il segno di un succhiotto sul collo?» domandò quindi spiazzata la dea della morte, e Atena emise un lungo sospiro rassegnato:

«Fidati di me, è meglio che tu non ti faccia troppe domande!»

Intanto Radamante alla vista di Chrys nuovamente sveglia e pimpante, aveva smesso di cercare di assassinare l’ex Generale degli Abissi per sincerarsi delle condizioni di salute della sua dea, cosa che fece tirare un sospiro di sollievo a Kanon, che per quel giorno di situazioni assurde ne aveva già vissute abbastanza per i suoi gusti.

«Mia signora state bene?»

Chrys diede assenso positivo con il capo, mentre il suo sguardo ricadeva su ciò che rimaneva di Morfeo.

«È opera tua Radamante?»

«Sì, mia signora»

«Hai fatto un ottimo lavoro» gli riconobbe quindi Chrys, posandogli una mano sulla spalla, non riuscendo però a non sentirsi in colpa per i danni che il suo Gigante Infernale aveva subito a causa della sua debolezza. Si voltò quindi truce nella direzione in cui avvertiva i cosmi di Oniro, Fantaso, Icelo, Garnet e Aiolos, che stavano ancora combattendo.

«Andiamo, è ora di mettere la parola fine a questa storia ed elargire agli Oneiroi la punizione che meritano» e detto questo Chrysanthe partì all’attacco, dando l’ibero sfogo al suo Cosmo mortifero.

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Capitolo 16
*** Cap. 16 ***


I QUATTRO DELL’AVE MARIA.

(PARTE 4)

«YAHHHHH!!!!»

L’urlo di Garnet che impattava impietosamente contro uno dei portali in pietra della dimensione onirica fece distrarre le sue gemme.

«Fossi in te penserei più a non abbassare la guardia, che alle urla della tua padrona!» ringhiò quindi Icelo mentre ne approfittava per eliminare Flint trapassandolo con la mano.

«Mi… mi perdoni Madame Garnet…» si scusò il ragazzino tra i singulti, per poi dissolversi e assumere le forme di una pietra dal colore spento.

«Maledizione…» imprecò di conseguenza la Vivre, pulendosi il sangue che colava dal naso e dal labbro spaccato. Icelo infatti aveva già eliminato facilmente sia Cournelain che Chalcedony, le cui illusioni avevano avuto poco effetto sul dio dei sogni amministratore delle fobie. Rimaneva ancora in piedi Tourmaline che, essendo in grado di manipolare l’elettricità, riusciva a percepire in tempo le variazioni elettromagnetiche delle distorsioni spaziali di Icelo e a schivare i suoi attacchi.

Garnet buttò di conseguenza l’occhio in direzione di Aiolos che, nonostante stesse perdendo copioso sangue da una brutta ferita alla tempia e che avesse riportato una frattura alla gamba, stoicamente si opponeva agli attacchi di Oniro, dimostrando di essere dotato di grande tenacia e determinazione; ma nonostante questo la Vivre non poté fare a meno di chiedersi quanto sarebbe riuscito ancora a resistere.

“Dannazione fate presto!” non riuscì quindi a fare a meno di pensare la Spectre, rivolgendosi mentalmente a Radamante, Kanon e Atena, mentre la mano di Fantaso andava a chiudersi sulla sua gola.

«Oh, ma che peccato! Ho rovinato il tuo bel faccino! Ma non preoccuparti perché ora avrò pietà di te e ti manderò all’altro mondo insieme alla tua inutile dea!» la schernì il dio dei sogni, mentre Garnet cercava inutilmente di liberarsi dalla sua presa.

“Al diavolo il gioco pulito” pensò quindi la nobildonna per poi centrate il dio con una ginocchiata nelle sue parti basse, non adeguatamente protette dall’armatura.

«Tu! Maledetta sporca mortale!» inveì quindi Fantaso mollando la presa in preda al dolore, per poi assumere un’espressone allarmata nell’avvertire un terrificante cosmo infernale puntare a tutta velocità verso di loro. Cosmo che fece invece tirare un sospiro di sollievo a Garnet. Chrysanthe infatti era salva, e anche piuttosto infuriata.   

 «Merda! Morfeo ha fallito e sono riusciti a risvegliarla!» fu il commento allarmato di Icelo.

«Già, Radamante gli ha fatto saltare la testa… e parte del busto… cose che capitano quando si fanno incazzare le persone sbagliate»

La voce ferma della Regina degli Inferi arrivò alle spalle di Icelo come una fucilata e il dio si ritrovò a fissare il volto furibondo di Chrys, il cui cosmo infernale esprimeva chiaramente tutta la sua collera.

«Ammetto che mi avete fottuto proprio bene e che io sia stata veramente fessa a non capire subito che c’era sotto una trappola. Non aver più combattuto seriamente da millenni, mi ha un po’ arrugginita, ma per vostra sfortuna vi è andata male. Avreste dovuto staccarmi subito la testa, perché ora sarò io a prendermi le vostre vite!»

Il resto successe in una manciata di secondi: Chrysanthe scattò infatti fulminea su Icelo, conficcandogli una amano nello stomaco, per poi farsi largo tra le viscere del dio, le cui urla di dolore si propagarono per la dimensione onirica, fin quando non raggiunse il cuore, che strappò ancora palpitante dal petto, per poi stritolarlo nella sua mano.

Ad Atena, che aveva raggiunto la scena di battaglia insieme a Kanon e a Radamante, per poco non venne da vomitare, mentre una scintilla di puro orgoglio si accendeva negli occhi di Radamante.

Lo sguardo di Chrys si puntò quindi su Fantaso, che non ebbe nemmeno il tempo di urlare. L’unica cosa che si sentì fu infatti il crack dell’osso del suo collo, che venne rotto da una mossa magistrale della dea della morte.

«Che tu sia maledetta Chrysanthe!» inveì irato Oniro, per poi aggiungere: «Ma non credere che sia finita qui! Fratelli miei, venite a me!» e così dicendo il maggiore degli Oneiroi richiamò a sé le anime dei fratelli caduti in battaglia, che andarono ad accrescere la portata del suo cosmo.

«Dannazione!» fu quindi l’esclamazione di Kanon, che si preparò ad attaccare insieme a Radamante, ma i due vennero bloccati da un segno della mano di Chrys, che poi rivolse ad Oniro uno dei suoi sorrisetti irriverenti.

«Grazie Oniro, era proprio quello che volevo, così potremmo sigillarvi tutti in una botta sola»

«Non cantare vittoria troppo presto! Guardian’s Oracle

La potente onda di energia scagliata dal dio dei sogni colpì in pieno la Regina degli Inferi, mentre Atena ebbe appena il tempo di erigere una delle sue barriere per proteggere gli astanti.

«Mia Signora!» l’urlo di Radamante riecheggiò nell’aria insieme a quello di Garnet, ma i due Spettri vennero fermati da Atena, prima che partissero all’assalto.

«Rilassatevi. Oniro non ha alcuna speranza contro Chrysanthe» fu infatti il commento di Saori, mentre il turbinio di vento ed energia sollevato da Oniro andava sciamando, lasciando così intravedere la sagoma della Regina dell’Ade, in perfetta forma ed attorniata da un’inquietante luce nerastra con striature violacee, cosa che fece tirare un sospiro ai due Spectre.

«Che cos’ha tra le mani!?» fu invece la domanda di Aiolos, che aveva notato che Chrys aveva materializzato quelli che sembravano degli aghi di luce nera.

«Sono i “Death needles”; sottili fasci di cosmo infernale che Chrysanthe usa per andare ad agire sui chakra che regolano il flusso di energia vitale tra corpo e anima. In pratica sono la base delle sue tecniche più letali» gli ripose quindi Atena, mentre il cosmo della dea della morte continuava ad aumentare.

«Tu, dannata! Come hai fatto a non riportare alcun danno! Eppure ero sicuro di averti colpito in pieno!» fu invece la reazione di Oniro, a cui Chrys rispose con un sorrisetto divertito:

«Dimentichi che fra di noi c’è un abisso. Vorrei infatti ricordarti che, nonostante la cosa non mi abbia mai entusiasmato, io ho ereditato il cosmo di Ade, mentre tu e i tuoi fratelli non siete altro che divinità di terz’ordine!» gli rispose infatti la dea infernale per poi partire all’attacco, lanciando quattro aghi di cosmo che svanirono al di sopra della testa di Oniro.

«Sarà, ma a quanto pare la tua mira lascia alquanto a desiderare!» la canzonò di conseguenza il dio dei Sogni, mentre sul viso della Regina Infernale campeggiava un sorrisetto di vittoria.

«Io non direi proprio. Il mio colpo è infatti andato perfettamente a segno!» fu infatti il commento di Chrys, mentre osservava le anime delle quattro divinità oniriche venire sbalzate fuori dal corpo di Oniro che, ormai privo della fonte vitale, precipitò nell’abisso del mondo dei sogni.

 «Merda, non riesco a muovermi!» fu il commento irato di Oniro, mentre cercava di divincolarsi invano dalla morsa invisibile che lo attanagliava.

«Ma che diamine di sortilegio è mai questo!» sbottò invece Fantaso, nella stessa situazione del fratello, così come Morfeo e Icelo.

«Nessun sortilegio. Sono semplicemente andata ad intervenire con il mio cosmo sui vostri Chakra della Corona, e quindi direttamente sulle vostre anime, separandole dalle spoglie mortali di Oniro; bloccandole di conseguenza in questa dimensione» rispose Chrys.

«Che tu sia maledetta Chrysanthe!» fu la conseguente imprecazione di Icelo, mentre Morfeo la guardava atterrito e sorpreso: «Come facevi a sapere che questo era l’unico modo per sconfiggerci?»

«Diciamo che avere alle proprie dipendenze un archivista scrupoloso con il vizio di scrivere delle cronache dettagliate di ogni avvenimento del Regno dei Morti, comprese le sconfitte, ha i suoi vantaggi» gli rispose Chrys compiaciuta, per poi rivolgersi alla Kido:

«Ehi, Atena, dato che sei la più afferrata in materia, che ne diresti di pensarci tu a sigillarli?»

«Va bene. Ho solo bisogno di un contenitore in cui rinchiuderli» rispose quindi Saori, facendosi avanti con il suo scettro di Nike, scrutando impassibile le quattro divinità dei sogni, che cercavano invano di liberarsi dalla morsa di Chrysanthe, mentre Garnet estraeva dalla scollatura della sua surplice un porta cipria.

«Questo può andare?» domandò la Spectre alla dea della Giustizia.

«Alquanto inusuale, ma me lo farò andar bene» rispose quindi la Kido con un sorrisetto divertito, espandendo poi il suo cosmo, sigillando così le quattro divinità malvagie nell’oggetto in questione.

«Beh, almeno Fantaso non si potrà lamentare!» considerò di conseguenza ironica Chrys, per poi rivolgersi a Kanon: «Ehi, Gemellino, che ne dici di tornarcene tutti a casa? Perché non so voi, ma io ho bisogno di una doccia!»

 «Agli ordini!» rispose quindi l’ex marine ben felice, così come il resto della comitiva, di lasciarsi quel posto alle spalle.

 

 

Nel frattempo, in una grotta isolata nel cuore dei Balcani orientali, una donna dall’età imprecisata, dai lunghi capelli bianchi e gli occhi vitrei, distoglieva lo sguardo da un bacile d’argento ricolmo d’acqua.

«Gli Oneiroi hanno fallito» proferì l’inquietante figura, ed un uomo alla sua destra imprecò.

«Demetra te l’avevo detto che quegli stupidi erano dei buoni a nulla! Ma sia te che Ecate non mi avete voluto ascoltare. Ed ecco il risultato!»

«Calmati, Ares, il loro fallimento era previsto. Lo dovresti sapere anche tu che non erano altro che cavie atte a permetterci di studiare meglio Chrysanthe, senza corre rischi inutili. E si da il caso che ci abbiano mostrato delle cose interessanti… non è vero Kairos?» intervenne di conseguenza la dea delle messi, i cui lunghi capelli dorati erano l’unico tocco di colore in quella caverna spettrale.

«Già, a quanto pare, nonostante la potenza del suo cosmo non sia stata intaccata dalla sua permanenza tra i mortali, la sua anima è stata irrimediabilmente corrotta. Senza contare che è veramente un’incosciente. Dobbiamo tenerci pronti. Sono convinto che presto commetterà un’imprudenza e saremo quindi in grado di ottenere ciò che vogliamo» commentò quindi il tirato in causa, sistemandosi con noncuranza il suo inseparabile cappello a cilindro sulla testa, per poi alzarsi dalla roccia su cui era appollaiato .

«Dove credi di andare?» sibilò quindi il dio della guerra, per nulla felice di dover scendere a patti con quel losco individuo.

«A prendere una boccata d’aria. L’umidità non giova alla mia salute» gli rispose quindi il dio dell’attimo, per poi esibirsi in un profondo inchino in direzione delle due dee e svanire tra volute di fumo nero.

«Demetra, sei sicura che ci si possa fidare di lui?» domandò quindi irritato Ares e la dea sospirò.

«No. Ma purtroppo è l’unico in grado di procurarci ciò che ci serve per colmare il vantaggio che attualmente l’armata infernale detiene rispetto ai nostri eserciti. Quindi per ora dobbiamo farcelo piacere» sentenziò quindi Demetra, per poi uscire anche lei dalla grotta, dissolvendosi alla luce del sole. 

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Capitolo 17
*** Cap. 17 ***


Come cercare guai:

corso avanzato!

(Parte 1)


Era una bella giornata, calda e assolata; ideale per andare al mare. Inoltre, dopo la sconfitta degli Oneiroi, aveva pure ricevuto un paio di giorni di riposo da Saori in persona; quindi Kanon non poté fare a meno di chiedersi perché, invece di gustarsi un po’ di relax sulla spiaggia, si stesse arrovellando la mente sul da farsi, seduto su una panchina dell’acropoli di Atene, tra il caos dei turisti, con in mano un cellulare (comprato appositamente per l’occasione) e un biglietto sul quale vi era riportato il numero personale della Regina degli Inferi.

“ Dannazione a Chrysanthe e al momento in cui mi ha dato questo pezzo di carta!” pensò frustrato Kanon, mentre gli tornava in mente il momento in cui la dea degli Inferi glielo aveva rifilato, prima di congedarsi da Villa Kido, dicendogli un enigmatico “ Chiamami!”.

Seguendo un minimo di buon senso e autoconservazione, il suo cervello gli gridava a gran voce di bruciare immediatamente quel numero, dato che aveva la matematica certezza che se avesse chiamato sarebbe finito nei guai, ma purtroppo una parte di lui, non poteva fare a meno di chiedersi che diamine poteva volere la Regina dell’Ade da lui.  Anche perché, per quanto fosse una dea stramba, dubitava seriamente che quel “Chiamami” fosse per un semplice incontro romantico.

Aveva infatti la strana sensazione che ci fosse dell’altro, soprattutto ripensando alla strana conversazione che aveva avuto con lei prima dell’attacco degli Oneiroi. Conversazione che gli aveva lasciato tra l’altro non poche domande; tra le quali chi avesse fatto impazzire suo fratello, e perché si era messa a parlare di Stelle Malefiche disperse proprio con lui.  In più, non gli sarebbe dispiaciuto anche comprendere quel senso di famigliarità che Chrysanthe gli trasmetteva.

Durante la battaglia contro le divinità dei sogni aveva avuto infatti una strana sensazione di déjà vu; come se il rischiare l’osso del collo per Chrys, fosse una cosa normale . Eppure, allo stesso tempo, non poteva far a meno di chiedersi il perché non avesse mai avvertito prima alcun legame con gli Inferi. In tal caso avrebbe dovuto avvertire qualcosa al risveglio di Ade. Eppure quando aveva invaso l’oltre tomba con Seiya e compagni, non aveva avuto nessun problema di coscienza nel massacrare gli Spettri che gli erano capitati a tiro. Allora perché ora sentiva questa inspiegabile attrazione verso la nuova dea della morte?

Kanon emise un lungo sospiro e prese la sua decisione, ben conscio che presto si sarebbe ficcato in un bel pasticcio con le sue stesse mani.

 

Nel frattempo…. Nella sala comune della Giudecca…

«Ehi, non trovate anche voi che ultimamente Lady Chrysanthe sia un po’strana?» esordì Minosse lasciandosi scivolare depresso su una delle comode poltrone dell’ambiente.

«Cosa vuoi dire?» domandò quindi Eaco, alzando il viso dal voluminoso tomo di politica internazionale, per fissare perplesso il parigrado.

«Beh, insomma, non fa altro che starsene rinchiusa nel suo studio all’ambasciata!» commentò il Grifone ed Eaco con uno sbuffo infastidito ritornò al libro:

«Non credi che magari abbia delle faccende da sbrigare? Vorrei infatti ricordarti che oltre ad essere una dea è anche una donna in carriera. Quindi è molto impegnata» commentò infatti il Garuda, senza però convincere il collega.

«Ok, ma durante gli allenamenti è stranamente troppo seria. Non ci canzona più ed è come se avesse la testa da un’altra parte» continuò infatti imperterrito Minosse ed Eaco alzò gli occhi al cielo. Aveva un esame importante da preparare e non aveva nessuna voglia di perdere tempo con discorsi così inutili. Chrys era una dea con una marea di  responsabilità quindi era normale che avesse altro a cui pensare.

«A me pare che ci pesti alla grande come al solito. Anzi ha alzato il livello di addestramento» fu infatti il commento del Garuda, ma Minosse non aveva alcuna intenzione di darsi per vinto nel sostenere la sua ipotesi:

«Sì, ma ha sconfitto quattro divinità dei sogni e quindi mi sarei aspettato un po’ più di giubilo per la vittoria! Invece è come se non fosse successo nulla! Anzi, quando gli ho fatto delle domande sull’accaduto mi ha risposto infastidita che non c’era nulla da dire!»  lo rimbeccò infatti Minosse per poi rivolgersi a Radamante, seduto davanti alla grande finestra della sala, intendo ad osservare assorto la purpurea volta infernale, con in mano un bicchiere di whisky: «Rada, tu durante lo scontro con gli Oneiroi c’eri! Quindi si può sapere che cosa è successo da rendere così pensierosa la nostra signora, nonostante la vittoria  riportata?»

In risposta Radamante appoggiò con poca grazia il bicchiere, ancora pieno, sul tavolino di fianco a lui, per poi alzarsi e uscire dalla stanza senza proferire parola.

«E adesso che gli prende pure a lui?» domandò esterrefatto Minosse, mentre Eaco alzò le spalle:

«Che vuoi che ne sappia! So solo che se non mi lasciate studiare, questo maledetto esame non lo passerò mai!»

Purtroppo però Minosse aveva ragione; il comportamento della Regina degli Inferi, dopo la battaglia contro gli Oneiroi, era diverso dal solito, e anche Radamante se n’era accorto. Era come se ci fosse qualcosa che la turbava. La Viverna a tale pensiero strinse i pugni; aveva infatti la sgradevole sensazione di sapere ciò che aveva angustiato la sua dea durante quello scontro. Decise quindi che era giunto il momento di prendersi le sue responsabilità di Spettro e di andarle a parlare.

Fu così che Radamante, dopo essersi vestito in borghese, si recò allo studio finanziario di Chrys, dove era sicuro di trovarla, incappando così in Garnet che si stava occupando di alcune pratiche.

«Radamante, che sorpresa! Posso esservi utile?» domandò quindi la Spectre, decisamente perplessa nel vederlo lì.

«Sì. Dovrei conferire con la nostra signora. Potresti annunciarmi?»

«Attualmente è impegnata a ricevere Earhart di Vampire. Ma appena ha finito provo a chiederle se può ricevervi»

« Earhart di Vampir?» domandò quindi Radamante, preso in contropiede, per poi chiedere: «Come mai è stato convocato?»

«Affari top secret!» lo ammonì però la Vivre, mentre la porta dello studio di Chrys si aprì.

«Ci vediamo nei prossimi giorni per ulteriori aggiornamenti. Comunque stai facendo un ottimo lavoro Earhart, credo che con le informazioni di oggi nei prossimi giorni potremo già stendere un piano d’azione» e detto questo Chrys congedò lo spettro, per poi far cadere lo sguardo sulla Viverna:

«Salve Radamante! Che ci fai da queste parti?» lo salutò la dea e il Gigante Infernale inchinò il capo in segno di sottomissione:

«Avrei bisogno di parlarvi, mia Signora»

«Va bene, accomodati» fu la conseguente risposta di Chrys, che lo fece accomodare nel suo studio, in cui regnava un caos di vecchi codici e pergamene ingiallite, per poi mettersi a frugare in una vetrinetta contenete delle bottiglie: «Posso offrirti qualcosa da bere? Ho del rum, del brandy e della vodka, purtroppo il whisky l’ho finito. Ieri ho ricevuto dei clienti scozzesi e la bottiglia è andata!»

«Non prendo nulla, grazie» fu però la risposta dello spettro e Chrys alzò incredula un sopracciglio. Radamante che rifiutava un alcolico. Strano… molto strano…

«Sicuro di stare bene, Rada?» fu infatti la domanda della dea.

«Sì, sono solo venuto a scusarmi con voi per il mio ignobile comportamento» disse però la Viverna, inginocchiandosi, cosa che fece aggrottare la fronte di Chrys.

«Si può sapere di cosa stai parlando, Radamante?» fu infatti la replica sospettosa della dea, che aveva già iniziato a pensare a quale casino fosse successo agli Inferi, dato che aveva dovuto lasciare la gestione del Regno dei morti a Pandora, dato che aveva bisogno di concentrarsi su alcune faccende urgenti tra i vivi.

 «Parlo dalla mia totale inettitudine come spettro. Se non fosse stata per la mia incompetenza non sareste stata rapita. Non merito di ricoprire il ruolo di Gigante Infernale e sono addolorato per avervi deluso, e avervi così procurato del fastidio» fu il conseguente sfogo della Viverna.

«Eh?» fu però la risposta stupita di Chrysanthe, per poi però venire sfiorata dal pensiero che forse l’essersi buttata a capofitto sul lavoro, senza dare grosse spiegazioni a nessuno, avrebbe potuto creare qualche fraintendimento. Fece quindi segno a Radamate di sedersi per chiarire la situazione.

«Radamante, tu non hai nulla di cui sentirti in colpa; anzi, a dire il vero, quella che dovrebbe scusarsi, per il comportamento che sta tenendo in questo periodo, sono io» fu infatti la replica di Chrys.

«Non dite assurdità, sono io che…» cercò di intervenire la Viverna, ma venne interrotto da un cenno di Chrys.

«No, Radamante, fammi finire. Ti devo infatti ringraziare e il non averlo ancora fatto è una mia imperdonabile mancanza, e mi spiace che questo ti abbia portato a farti idee errate. Infatti, se non fosse stato per il tuo cosmo, che mi ha riportato alla realtà, probabilmente sarei ancora vittima del sortilegio di Oniro. Sono infatti io a dovermi scusare con te e con Garnet per la mia inettitudine come dea. Se non fossi stata così stupida da lasciarmi sopraffare dai miei desideri, non vi avrei messi in pericolo inutilmente, come invece ho fatto. Purtroppo però mi sto accorgendo che di strada da fare ne ho ancora parecchia, prima di potermi definire una dea che si rispetti» si scusò quindi desolata Chrys, che ultimamente aveva avuto modo di riflettere sul suo operato di dea e non aveva potuto fare a meno di constatare che il suo rimpianto, per aver dovuto lasciare le sue spoglie mortali, le sarebbe potuto costare caro, se non ci fossero stati i suoi Spettri.

«Non dovete essere così dura con voi stessa. Ricordatevi infatti che gli Spettri sono al vostro fianco proprio allo scopo di proteggervi. Per uno spettro è un onore dare la sua vita per la vostra» gli rispose però risoluto Radamante e Chrys gli rivolse un sorriso amaro, per poi ritrovarsi a parlare più a sé stessa che alla Viverna. Aveva infatti la netta sensazione che gli Oneiroi non erano altro che un’avvisaglia e che ben presto sarebbero arrivati tempi duri per tutti:

«Ti ringrazio, ma se riuscissi ad evitare sacrifici inutili sarei più contenta. Ho accetto il trono degli inferi, quindi devo assumermi le mie responsabilità e abbandonare i miei rimpianti per una vita normale, se non voglio essere solo d’intralcio»

Frese che fece aggrottare contrariato le sopracciglia a Radamante, che non riuscì quindi a trattenersi nell’esprimere alla dea una domanda, che gli frullava già da un po’ nella testa:

«Scusatemi, ma non vi comprendo. Voi siete una dea dai poteri enormi, per quale motivo rimpiangete la vostra vita da comune mortale?»

Lo sguardo della dea si puntò sorpreso su di lui, per poi però venire velato da una punta di malinconia:

«Perché essere una divinità non vuol dire solo avere grandi poteri, ma anche enormi responsabilità e di conseguenza grossi guai; senza contare che la mia natura mi ha procurato più sofferenza che gioia. Soprattutto perché fin dall’infanzia ho avuto la sfortuna di vedere il peggio degli dei e non ho fatto altro che combattere per sopravvivere. E quando avevo finalmente potuto assaggiare una vita spensierata e senza problemi, anche se temporanea, mi sono ritrovata all’improvviso Regina degli Inferi. So che è difficile capirmi, per uno spettro che è stato abituato ad avere a che fare con Ade, e non lo pretendo. Posso però assicurarti che cercherò di fare del mio meglio per proteggere il Regno dei morti ed i suoi abitanti da chi ha intenzioni ostili»

«Credete che presto ci sarà una guerra?» domandò quindi Radamante, dandosi dell’idiota ripensando come lui e Minosse si erano arrovellati la testa per cose futili.

«Ho qualche dubbio che gli Oneiroi abbiano agito da soli ed era palese che il loro bersaglio ero io. In più è innegabile che la mia investitura abbia infastidito più di una divinità dell’Olimpo.  Ares mi odia e anche a Demetra sicuramente non sono simpatica» rispose quindi Chrys, sul cui viso era comparso uno sguardo che lasciava intendere che i sentimenti negativi delle due divinità erano ampiamente ricambiati.

«E cosa potrebbero volere da voi?» domandò quindi Radamante preoccupato.

«O vendicarsi delle sconfitte subite in passato, oppure tentare di riportare in vita Persefone. E questo sarebbe un grosso guaio!» rispose Chrysanthe, sul cui volto traspariva una certa preoccupazione: «Quindi potrai capire quanto mi prema ritrovare le Stelle Malefiche mancanti» concluse Chrysanthe, mentre la suoneria del suo cellulare risuonava nella stanza.

«Scusami Radamante, ma ho una chiamata urgente» e detto questo Chrys congedò la Viverna, che non poté fare a meno di chiedersi cosa sarebbe successo se fosse stata vera la seconda ipotesi, dato che Persefone, oltre ad essere l’ex consorte del suo defunto signore, era anche l’unica in grado di sconvolgere gli equilibri dell’Olimpo, unendo a sé il mondo dei vivi con quello dei morti.

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Capitolo 18
*** Cap. 18 ***


COME CERCARE GUAI:

CORSO AVANZATO

(parte 2)

 

“Ok… la nuova Regina dell’Ade ha dei gusti veramente fuori dal comune” fu il primo pensiero di Kanon, alla vista del locale, palesemente malfamato , nel quale la dea della morte gli aveva dato appuntamento. Riguardò quindi perplesso il foglio sul quale aveva scarabocchiato l’indirizzo, dopo aver chiamato Chrysanthe al telefono, con lo scopo di strapparle un incontro per poterle parlare faccia a faccia, in modo da riuscire a dare una risposta alle sue domande. Ma purtroppo per lui l’ubicazione del locale era proprio quella, cosa che gli fece aggrottare le sopraciglia contrariato. Ok che, dato il soggetto, non si sarebbe sicuramente dovuto aspettare un locale di classe, ma Chrys aveva proprio scelto un posto di merda!

«Ciao, dolcezza, cerchi compagnia?» una delle prostitute che gironzolavano come mosche attorno all’entrata del pub, gli si avvicinò con fare lascivo, venendo però scostata con freddezza dal Gold Saint, che si ritrovò a mugugnare un “sarà una lunga serata”, mentre una mano gli afferrava da dietro una spalla, facendolo mettere sull’attenti:

«Se stai cercando rogne, ti avviso che saranno molto grosse!» sibilò infatti Kanon voltandosi, ritrovandosi così di fronte a due divertiti occhi verdi:

«Non dirmi che siamo nervosetti, gemellino?»  lo canzonò infatti Chrys e Kanon sbuffò.

«Un posto più squallido non potevate trovarlo Miss Archer? Perché sappiate che se finisco in mezzo ad una rissa, ci potrebbe scappare il morto» fu infatti la replica seccata dell’ex Generale, cosa che fece comparire sul volto di Chrys un sorrisetto divertito:

«Non vedo il problema. Dalle mie parti un posto in cui piazzare un cadavere, lo si trova sempre!» fu infatti la risposta della dea, che fece ironizzare a Kanon un “Non ne dubito”, per poi seguirla all’interno del locale notturno dove presero posto in un tavolo lontano da occhi indiscreti.

«Allora, Kanon, posso offrirti una birra, o Lady Saori vi ha fatto diventare tutti astemi con le sue bevande analcoliche?»

Cosa che fece assumere un’espressione furbastra al Gemini Minore:

«Oh, non dovete temere per quello. Anche dalle nostre parti sappiamo arrangiarci!» gli rispose infatti Kanon, che era uno dei primi, insieme a Death Mask , a fregarsene allegramente del veto posto da Atena, all’introduzione di alcolici al Santuario: «Peccato che la cavalleria imponga che sia l’uomo ad offrire»

«Ma come siamo galanti!» replicò quindi falsamente lusingata Chrys, per poi però aggiungere: «Non sono così all’antica, e poi mi devo scusare per la scelta del posto. Ma sono sicura che a nessuno verrebbe mai in mente di cercarmi qui; dato che è un filino eccessivo anche per me. Quindi potremmo fare due chiacchiere indisturbati» ammise la dea, mentre una succinta cameriera li raggiungeva per prendere l’ordinazione che, oltre a due rosse medie, comprese anche un maxi cheeseburger con patatine e salse.

«Deduco non abbiate fatto cena…» ironizzò quindi Kanon alla vista della dea che si strafogava di schifezze.

«A dire il vero la mia è più che altro golosità» ammise quindi Chrys.

«Allora dovreste fare più attenzione, o finirete per mettere su qualche chilo» fu il conseguente commento canzonatorio di Gemini.

«Grazie per l’interessamento, ma non è necessario. Con il mio attuale corpo potrei sfondarmi con le peggio porcherie e non prenderei un grammo. Diciamo che è uno dei pochi vantaggi di essere una divinità» fu però la risposta di Chrysanthe, mentre condiva le patatine con una generosa porzione di salsa, per poi aggiungere: «Allora, Kanon, a cosa devo il tuo invito? Anche perché dubito tu mi abbia cercato solo per un’uscita galante, dico bene?»

«Diciamo che ho alcune domande a cui mi piacerebbe avere risposta; ad esempio, che cosa può volere la Regina degli Inferi da me, dato che anche io ho seri dubbi sul fatto che il vostro interesse nei miei confronti possa essere di natura fisica» rispose quindi l’ex Marine, cosa alla quale Chrys diede segno d’assenso:

«Giusta considerazione. Infatti, anche se non nego che tu sia un uomo di una certa presenza, il mio intesse nei tuoi confronti è puramente lavorativo, dato che, come ti avevo già accennato alla noiosissima festicciola di Saori, ho intenzione di fare tornare al completo l’armata infernale»

«Peccato che io non comprenda il nesso tra questo e me» replicò però accigliato Kanon.

«Beh, allora devi sapere che, quando ho richiamato in vita gli Spettri, due armature si sono presentate al mio cospetto senza proprietario, cosa che mi ha portato a domandarmi che fine avessero fatto tali Stelle Malefiche» gli spiegò quindi Chrys portandosi alla bocca il panino, lasciando il Gold Saint alquanto contrariato:

«Peccato però che io non sia una delle Stelle Malefiche in questione! Altrimenti al risveglio di Ade me ne sarei accorto, non credete?» fu però la risposta di Kanon.

«Vero. Tu non sei una Stella Malefica, ma effettuando alcune ricerche approfondite, ho scoperto che la Stella corrispondente alla Surplice di Mefistofele è stata distrutta durante la penultima Guerra Sacra. Quindi ho un posto libero nell’armata e non nego che averti al mio servizio mi farebbe comodo» spiegò quindi Chrys, finendo il suo cheeseburger, per poi passare alle patatine.

«Ma è assurdo! Come può essere che una Stella Malefica sia andata distrutta?» fu la conseguente esclamazione di Kanon, che aveva finalmente compreso che il suo sesto senso aveva ragione: ovvero che si era ficcato in un bel pasticcio, dal quale era difficile uscirne, siccome sia rifiutando che accettando, sarebbe indipendentemente finito nella melma fino al collo.

«Devi sapere che, oltre a me a ad Ade, anche una divinità della stirpe dei Titani sarebbe in grado di farlo e, dalle prove raccolte, posso dire con una certa sicurezza che ad eliminare la Stella Malefica titolare dell’armatura di Mefistofele sia stato Kairos, fratello minore di Chronos e dio arcaico dell’attimo. Pere infatti che duecento anni fa, sia riuscito ad infiltrarsi tra le fila di Ade impossessandosi della Surplice di Mefistofele, in modo da cercare di manovrare la penultima Guerra Sacra dall’interno. Inoltre credo anche che sia stato sempre lui a maledire l’anima di tuo fratello» disse di conseguenza Chrys.

«E a quale scopo?» domandò il Gemini minore, che al sentire quel nome si era rabbuiato. Aveva infatti la sensazione di aver già avuto a che fare con quella divinità, anche se non riusciva a ricordare né quando, né come; e la cosa non era per nulla piacevole.

«Probabilmente per cercare di soverchiare gli Olimpici e vendicarsi di Chrono dato che l’ha condannato a reincarnarsi come un comune mortale. Pare infatti che abbia contribuito alla nascita del Saint di Pegaso di quell’epoca, e abbia cercato di impossessarsi del suo potere deicida, fallendo però miseramente. Per quanto riguarda tuo fratello invece non saprei che dirti. Gli avrà fatto qualche sgarro e Kairos glielo avrà fatto pagare» gli rispose Chrys, pulendosi le mani con una salvietta, mentre a Kanon sorgeva un dubbio:

«C’è solo una cosa che non mi è chiara; ovvero come mio fratello sia entrato in contatto con il dio dell’attimo. Infatti non mi risulta che si sia mai più fatto vivo dalla penultima Guerra Sacra, altrimenti credo che qualcuno al Santuario se ne sarebbe accorto» considerò di fatti l’ex Marine.

«Effettivamente il vecchio Sion dell’Ariete lo conosce piuttosto bene, e se avesse cercato d’intrufolarsi nuovamente nel Santuario, credo che il vostro Grande Sacerdote lo avrebbe preso a pedate, ma si da il caso che le maledizioni scagliate da un dio abbiano effetto anche dopo la morte e condizionino le reincarnazioni del soggetto colpito, fin quando non vengono sciolte da una divinità di potenza maggiore di chi le ha scagliate. Ed essendo tu legato alla Costellazione dei Gemelli dovresti saperlo, dato che Demetra scagliò personalmente una maledizione sull’armatura di Gemini secoli orsono» spiegò la Dea della Morte, cosa che fece indurire i lineamenti del Gold Saint.

«Quindi credete che ad essere stata maledetta sia stata la precedente reincarnazione di Saga?» domandò quindi Kanon per sviare il discorso.

«Esattamente: Aspros di Gemini. Pare infatti che abbia dato di testa esattamente come Saga; peccato che il predecessore di Sion fosse un tipo piuttosto sveglio e quindi fu Aspros a fare la fine del topo. Per questo non devi sentirti troppo in colpa per ciò che è successo al tuo gemello. Le tue parole infatti sarebbero state solo aria se Saga non avesse portato nell’anima la maledizione di Kairos» disse Chrys.

«Di conseguenza potrebbe esserci ancora il rischio che …» intervenne quindi Kanon preoccupato, ma Chrysanthe lo tranquillizzò:

«Di quello non devi temere. Ho sondato l’anima di Saga prima di riportarlo in vita. Se avessi trovato delle ombre non l’avrei resuscitato. Durante la battaglia intestina che ha coinvolto il Grande Tempio, Atena infatti è riuscita a sciogliere la maledizione che gravava su di lui. E sì, la Kido è una scopa in culo, ma quando vuole il suo lavoro lo sa fare. Quindi mi auguro che quanto ti ho appena detto riesca a rasserenare almeno un po’ anche il tuo di animo. Durante la tua resurrezione ho infatti avvertito chiaramente il senso di colpa pesare sulla tua anima, ma non devi lasciare che questa sensazione vincoli le tue scelte, anche perché, nonostante quello che è successo con Poseidone non si possa più cancellare, hai avuto la fortuna di avere una nuova chance. E ora sta a te scegliere se osservare il tuo futuro seduto in panchina o se accettare la mia proposta e giocare il tuo avvenire come attaccante titolare. Anche perché, seppur è vero che non sei una Stella Malefica, rimani comunque la Stella Maledetta della Costellazione dei Gemelli. E sai questo cosa vuole dire, vero? Che per quanti sforzi tu possa fare, non ci sarà mai posto per te al Grande Tempio»

Kanon a quelle parole fece per replicare, ma Chrys lo bloccò:

«Non sei obbligato a darmi una risposta, ma a mente fredda pensa a ciò che ti ho proposto; potrebbe essere una soluzione vantaggiosa per entrambi»

E detto questo Chrysanthe si congedò, per poi rispondere al cellulare ed uscire dal locale, lasciando Kanon nello sconforto più totale.

 

 Nel frattempo all’ambasciata del Regno dei Morti, Radamante stava andando avanti ed indietro nella sala d’accoglienza dello studio, infuriato e completamente indeciso sul da farsi .

“Dannazione ai suoi modi di fare, se non fosse la Regina degli inferi, a volte la prenderei a sberle! E menomale che ieri mi aveva pure fatto un bel discorsone sul fatto che doveva essere più responsabile! Infatti sparire così, senza scorta e senza dir nulla nessuno, secondo lei è una cosa responsabile!? A mio avviso no! Altro che in battaglia, lady Chrysanthe prima o poi mi farà morire d’infarto!” si sfogò mentalmente il Gigante frustrato.

A metterlo in allerta era stata Pandora, che si era recata da Chrys per esporle il resoconto della giornata, ma, non trovandola né all’ambasciata, né nelle sue stanze private, si era rivolta preoccupata a Radamante, che di conseguenza si era ritrovato con una bella patata bollente tra le mani; infatti da una parte non voleva scatenare l’allarme tra gli Spectre, ma dall’atra non poteva nemmeno ignorare che Chrysanthe era uscita senza un’adeguata protezione.

«Secondo me ti stai solo facendo venire un gran mal di pancia per nulla» la voce della Vivre e la sua conseguente considerazione lo fecero andare definitivamente su tutte le furie; d'altronde era da quando aveva fatto il suo ingresso all’ambasciata, per cercare qualche indizio che lo aiutasse a capire dove si fosse andata a cacciare la loro dea, che quella maledetta strega non faceva altro che osservarlo con fare divertito e senza muovere un dito per aiutarlo.

«Garnet se vuoi morire male dillo e basta!» la voce di Radamante era praticamente un sibilo e i suoi occhi due fessure, ma la cosa non turbò più di tanto la Spectre, più intenta ad armeggiare con la macchinetta del caffè, che a prestar attenzione alle sue minacce:

 «Suvvia, Radamante, perché non tornate negli Inferi e cercate di rilassarvi, magari con un bicchiere di whisky e un buon libro? Rune ne ha d’interessanti nella sua biblioteca e sono certa che sarà lieto d’imprestarvene uno. Anche perché non è proprio il caso di rischiare di mettere in allarme l’intero esercito e setacciare il mondo umano. Almeno che non vogliate incappare nelle ire della nostra Signora; senza contare che trovarla non sarebbe comunque un’impresa semplice, siccome ha il vizio di azzerare il suo cosmo»

Lo sguardo che Radamante rivolse alla Vivre era di puro odio, per poi però iniziare a realizzare che forse Chrys non era sparita senza lasciar detto proprio nulla a nessuno.

«Avanti Garnet, sputa il rospo!»

«Non capisco di cosa stiate parlando» cercò di fare la gnorri la nobildonna, ma Radamante l’aveva già afferrata per il colletto della camicetta, puntando i suoi occhi fiammanti nei suoi:

«Garnet sto perdendo seriamente la pazienza. Quindi se sai qualcosa parla, perché sappi che se succede qualcosa alla nostra dea ti riterrò direttamente responsabile!»

La Vivre emise un lungo sospiro rassegnato, ma d'altronde era stata lei a provocarlo, quindi ora le toccava pagar pegno, siccome si sarebbe potuta limitare ad assicurarsi che non coinvolgesse nessun altro nella ricerca, in modo che non allarmasse inutilmente tutti gli Spettri.

«Credo che dovreste imparare ad avere più fiducia nella nostra Signora. Perché, anche se è vero che a volte è un po’ avventata e che spesso si dimentichi che è una dea, vorrei ricordarvi che è sopravvissuta fino ad ora senza bisogno di una scorta. Comunque non è necessario agitarsi tanto. Lady Chrysanthe è infatti in missione per recuperare le Stelle Malefiche mancanti, e vi posso assicurare che è in ottima compagnia. Infatti in caso di pericolo il suo interlocutore è una scorta più che all’altezza. Quindi non vi dovete preoccupare.»

«E chi sarebbe questo “interlocutore”?» fu la replica sospettosa di Radamante, ma Garnet, con un movimento sinuoso, sfuggì alla sua presa:

«Mi spiace, ma questo per ora è top secret. Ti basti sapere che è in buone mani»

«Allora prega che sia veramente così, perché altrimenti il tuo bel faccino potrebbe non rimanere più tale in futuro. E comunque aspetterò qui il rientro della nostra Signora, per assicurarmi che sia in ottima salute»

E detto questo Radamante si accomodò risoluto su una delle poltroncine della sala, mentre Garnet si apprestava rassegnata a preparare due caffè, dato che sapeva bene che, una volta che la Viverna prendeva una decisione, era praticamente impossibile fargli cambiare idea.

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Capitolo 19
*** Cap. 19 ***


CETUS e BENNU:

Gli opposti si odiano!

(Parte prima)

Era ormai quasi mezzanotte quando Chrys rientrò allo studio finanziario, ritrovandosi così di fronte alla Vivre ancora in piedi ad aspettarla.

«Garnet? Che ci fai ancora qui?» domandò quindi perplessa la dea.

«Beh, mi sembra ovvio! Ero in pensiero. Siete la mia Sinora dopotutto, e sapendo che eravate in giro senza scorta non sarei comunque riuscita a prendere sonno» le rispose la Spectre, apprestandosi a versare del caffè americano in una tazza: «Gradisce?»

«Sì, grazie. Ma non era necessario preoccuparsi tanto. Lo sapevi che non ero sola» rispose quindi Chrys accettando la tazza che le veniva sporta, non potendo così fare a meno di notare il grosso termos che la Spectre si era preparata.

 «Vedo che ti eri organizzata per una notte in bianco!» Ironizzò di conseguenza Chrysanthe.

«Diciamo che non vi aspettavo così presto, dato che ero a conoscenza dell’identità del vostro accompagnatore» rispose quindi Garnet, strappando un sorrisetto divertito alla dea della morte.

«Sì, ammetto che è un bell’uomo. E probabilmente se io non fossi stata la Regina degli Inferi e se lui non fosse stato un saint, magari un pensierino sul concludere in modo diverso la serata l’avrei fatto, ma le cose stanno diversamente. Quindi mi spiace per te Garnet, ma non ho alcuna notizia di gossip da riportare. È stato un semplice incontro lavorativo. Nulla di più» fu la conseguente risposta di Chrysanthe, che stroncò sul nascere la curiosità della nobildonna.

«Capisco. E com’è andata?» domandò quindi Garnet e Chrys si sedette su una sedia, rigirandosi la tazza tra le mani.

«Diciamo che è andata come me l’aspettavo. La mia proposta è stata presa con molta titubanza. Gli ho quindi lasciato del tempo per riflettere, anche se molto probabilmente non accetterà. Il legame con il gemello è troppo forte, anche se non lo ammetterebbe mai» rispose di conseguenza la dea, non riuscendo a nascondere un velo di delusione.

«Mi perdoni, ma vi è una cosa che non riesco a comprendere: ovvero il motivo per cui vi prendiate tante preoccupazioni per Kanon di Gemini» considerò quindi Garnet e Chrys emise un lungo sospiro rassegnato:

«Perché sono in debito con una sua reincarnazione. Molti secoli fa mi salvò infatti la vita, anche se ovviamente non può ricordarselo. Per questo, per sdebitarmi, mi sarebbe piaciuto almeno fornirgli una protezione, dato che ho il sentore che molto presto i tempi si faranno duri e che sicuramente, in caso di guerra, lui non sarebbe capace di starsene buono in disparte» spiegò di conseguenza Chrys, mentre il suo sguardo cadeva sulla figura di Radamante, profondamente addormentato su una delle poltroncine dell’ingresso.

 «E lui?» domandò quindi spiazzata Chrys.

«Era un po’ troppo agitato e quindi l’ho aiutato a rilassarsi con un po’ di sonnifero» rispose con fare innocente la Spectre.

«E i baffi con il pennarello?» domandò quindi la dea sempre più perplessa e Garnet si strinse nelle spalle:

«Mi annoiavo…»

«Lo sai che appena si sveglia lo sentiranno urlare fino alla Giudecca?» domandò Chrys.

«È probabile» ammise la specter con noncuranza, mentre Chrys si alzava per andare a riempire un contenitore con dell’acqua, per poi rifilarlo alla Vivre con stampato sul viso un sorriso sadico:

«Beh, allora mi sa che dovremo tapparci le orecchie, perché avrei bisogno di parlare con Radamante! Prego, la Viverna è tutta tua!»

Fu così che il quarto d’ora dopo non fu dei più idilliaci per Garnet, mentre Chrys poté constatare la vasta cultura in storia delle religioni di Radamante, dato che il Gigante infernale aveva tirato giù tutte le divinità conosciute e non, per poi ricomporsi solo dopo aver finalmente realizzato di trovarsi al cospetto della Regina degli Inferi.

 «Chiedo venia per il mio linguaggio, mia Signora» si scusò amareggiato Radamante, scoccando uno sguardo di puro odio nei confronti di Garnet, intenta a massaggiarsi il collo, dato che per poco la Viverna non l’aveva strozzata.

«Ci mancherebbe. Capita a tutti di potersi svegliare male!» rispose Chrys, passando al povero Spectre, bagnato fradicio, un asciugamano, cercando in tutti i modi di non scoppiargli a ridere in faccia; cosa che non sfuggì a Radamante.

«Se non vi reca disturbo potrei sapere che cosa vi suscita tanta ilarità?» domandò perplesso la Viverna.

«Diciamo che i baffi alla Hitler non ti donano molto» gli rispose quindi Chrys, non riuscendo più a trattenersi dal ridere, cosa che fece precipitare il Gigante infernale allo specchio del bagno dell’ambasciata. Poco da dire che quello che uscì dalle labbra dello Spattro più che il nome di Garnet fu un ringhio.

«Direi che si è fatto tardi e domani devo alzarmi presto per sbrigare alcune pratiche. Con vostro permesso, prenderei congedo» disse quindi Garnet, conscia che questa volta l’aveva combinata grossa.

«Vai pure Garnet, mi servi viva» rispose quindi Chrys ricomponendosi e la nobildonna non se lo fece ripetere due volte, dandosi alla macchia, prima che un Radamante incazzato come una biscia uscisse dal bagno, dopo essersi dato nuovamente una parvenza civile.

«Dannata megera! Un giorno me le pagherà tutte!» sbottò quindi Radamante frustrato.

«Sai, non so perché, ma credo che la Vivre ti abbia preso di punta» commentò quindi Chrys divertita.

«Diciamo che abbiamo due visioni completamente diverse su cosa voglia dire essere uno Spettro» commentò asciutto Radamante.

«Ad ogni modo non ti ho fatto svegliare solo per dare una lezioncina a Garnet, ma soprattutto perché devo parlarti di una cosa importante» cambiò però argomento la dea per poi avviarsi verso il suo ufficio, facendo cenno al Gigante di seguirla e, dopo che entrambi si furono accomodati riprese a parlare:

«Poco fa ho infatti ricevuto una telefonata da Earhart di Vampir che mi ha comunicato di star tenendo sotto osservazione una delle due stelle malefiche mancanti; ovvero Cetus, che risponderebbe al nome di una certa Christine Walden*. Questo nome ti dice nulla?»

«No. Nulla di particolare» rispose Radamante dopo averci pensato bene.

«Eppure non è lo stesso cognome che avevi tu prima del risveglio della tua Stella Malefica?»

«Si, ma la casata dei Walden è molto antica e vi sono numerosi rami collaterali. Quindi può essere che alla lontana possa essere una mia parente, ma purtroppo non rammento nessuno con questo nome.  Anche perché in tal caso non sarebbe viva, dato che ho offerto in sacrificio ad Ade la mia intera famiglia al mio risveglio» spiegò la Viverna.

«Capisco. Ad ogni modo avrei piacere che venissi con me a Londra dove ci aspettano già Earhart e Leybold di Upyr; in modo da scambiare due chiacchiere con questa Christine. L’aereo privato partirà domani mattina, hai quindi tutto il tempo per preparare le valige» e detto questo Chrys congedò Radamante che non poté far altro che andare a preparare i bagagli.

 

Il viaggio in aereo trascorse tranquillo e senza intoppi e Chrys ne approfittò per spiegare a Radamante la missione, che consisteva nel cercare di convincere Cetus a tornare tra i ranghi, sottolineando bene il fatto di evitare spargimenti di sangue inutili e soprattutto di non attirare l’attenzione dei civili e di passare inosservati agli occhi di eventuali “cattivi intenzionati”; ergo tenere il cosmo al minimo sindacale.

«Perdoni la franchezza, ma non capisco il motivo per cui dobbiate prendervi tanto a cuore una disertrice. Non sarebbe stato più opportuno e prudente mandare solo me ad eliminarla per poi rimpiazzarla con qualcuno di più affidabile?» domandò contrariato la Viverna.

«Radamante, credi seriamente che sia così semplice trovare qualcuno in grado di sostituire una Stella Malefica? Soprattutto del potere di Cetus? Inoltre, non offenderti, ma onestamente non riesco a biasimarla per aver voltato le spalle ad Ade, dato che io sono la prima a cui stava sulle balle! Quindi non posso non offrirle una seconda opportunità. Ovviamente se non ci sarà trippa per gatti la Surplice di Cetus verrà comunque via con noi; o con le buone o con le cattive» Spiegò Chrys, mentre venivano raggiunti da Earhart all’uscita dell’aeroporto di Londra.

 «Mia Signora, Lord Radamante, ben arrivati! Avete fatto buon viaggio?» li accolse lo Spectre di Vampir, recuperando i bagagli della dea e del suo superiore.

«Non mi lamento. Ci sono state un paio di turbolenze, ma per il resto tutto a posto. In più ho avuto il tempo di riassumere a Rada tutta la faccenda» rispose Chrys, mentre la Viverna si limitava ad accennare un saluto allo Spettro di Vampir, notando l’assenza dello Spettro di Upyr.

«Ne sono lieto, Milady. Noi intanto ci siamo portati avanti con i lavori. Ma credo sia più opportuno discuterne in un luogo più appropriato» disse Earhart, esternando un’espressione soddisfatta.

«Allora facci strada. E non ci starebbe male nemmeno una bella tazza di tè, data l’ora» accordò quindi Chrysanthe, mentre Vampir chiamava un taxi, che il portò nel centro di Londra, dove Earhart li fece accomodare in un salotto di un appartamento sito in un palazzo con vista Tamigi.

«Ah però! Vi siete sistemati bene!» commentò Chrys ispezionando il locale, mentre lo Spectre di Vampir armeggiava con il bollitore per preparare del tè.

«È stata Garnet a procuraci questo posto in modo da avere una base da cui lavorare senza dare troppo nell’occhio» spiegò quindi lo spettro.

«Eh sì, Garnet il suo lavoro lo sa fare!» commentò quindi Chrys, a cui non sfuggi però la faccia contrita della Viverna al solo sentire il nome della Vivre; cosa che fece sorridere divertita la dea.

«Su, andiamo Radamante, non fare quella faccia ogni volta che la senti nominare. Io sono convinta che prima o poi riuscirete ad andare d’accordo!» ironizzò quindi Chrys rivolgendosi a Radamante che sibilò un poco entusiasta “Non credo”, mentre lo Spettro di Vampir appoggiava sul tavolino del salotto tre tazze fumanti e un vassoio con dei dolcetti.

«Bene Earhart, ora che siamo più comodi che ne diresti di aggiornarci sui lavori in corso?» chiese la dea.

«E darci spiegazioni sul motivo per cui Leybold non sia presente?» domandò indispettito Radamante, a cui già tutta la faccenda piaceva poco. Prendersi tanto disturbo per una disertrice per lui era incomprensibile. Così come il fatto che la dea in persona si fosse scomodata per un elemento che dal suo punto di vista non meritava altro che una sentenza di morte immediata.

«Chiedo venia per il mio subordinato, ma attualmente sta svolgendo un lavoro piuttosto delicato per permettere alla nostra Signora di potersi incontrare con Cetus in tranquillità. Comunque non appena potrà ci raggiungerà» spiegò lo spettro.

«Quindi Leybolt è riuscito ad avvicinare la ragazza senza destare sospetti?» domandò Chrys sorseggiando il suo tè.

«Si. È riuscito ad infiltrarsi alla facoltà di medicina frequentata dalla ragazza e ad interagire con lei senza farle capire di essere uno Specter. La sua capacità di mutare aspetto è stata molto utile; così come i vostri insegnamenti sull’uso del cosmo sono stati fondamentali. Lo Spettro di Cetus infatti si è ridestato ed è perfettamente in grado di percepirci. Quindi essere stati in grado di azzerare il nostro cosmo infernale è stato determinante per questa fase dell’operazione» spiegò Vampir.

«Mi fa piacere sapere che le mie lezioni servono a qualcosa» commentò Chrys, mentre Radamante strinse i pugni.

«Questo vuol dire che Cetus è perfettamente consapevole di essere una disertrice?»

«Credo proprio di sì; dato che il mio primo tentativo di avvicinarla come Spettro è stato fallimentare, siccome si è data alla fuga non appena mi ha percepito» ammise Earhart.

«Infatti è per questo che ho deciso di far scendere in capo anche Leybold. I suoi metodi non convenzionali infatti in queste circostanze possono risultare utili» affermò Chrys.

«Ovvero?» domandò incuriosito la Viverna, che con lo Spettro di Upyr non aveva mai avuto molto a che fare, essendo di rango molto inferiore al suo.

«Diciamo che, nonostante il suo cosmo non sia dei più potenti, è un ottimo inviato speciale sotto copertura. Per questo è l’ideale per missioni in cui non è necessaria la forza bruta, ma una buona dose d’astuzia e malizia, come in questo caso. D’altronde se ho deciso di metterlo al servizio dell’Ambasciata c’è un motivo» spiegò la dea, addentando un biscotto.

«Le vostre parole mi lusingano mia Signora e mi scuso per il ritardo nel portare i miei omaggi alla vostra persona, ma spero che possiate perdonarmi». La voce di Leybold, rincasato in quel momento, fece girare tutti verso la sua direzione.

«Dipende. Hai buone notizie?» gli si rivolse Chrys con un sorrisetto di sfida.

«Questa sera potrete parlare indisturbata con Christine Walden e senza dare troppo nell’occhio. Sono infatti riuscito a strapparle un appuntamento con la scusa di una bevuta tra amici. Ho scelto un locale piuttosto tranquillo dove potremo discutere senza inconvenienti» gli rispose con fare soddisfatto lo Spettro.

«Fantastico. Non vedo l’ora di incontrare questa Christine e nel mentre farmi una birra!» commentò quindi entusiasta la Regina degli Inferi.

 

Fu così che, come d’accordi, Chrysanthe e Radamante si recarono al locale prescelto all’ora stabilita, mentre Leybold, sotto mentite spoglie, si recava a prendere l’ignara Cetus; e Earhart si appostava come sentinella nei pressi del pub.

«Certo che Leybolt conciato da fighetto mi fa un po’ impressione» commentò Chrys osservando lo spettro di Upyr, che aveva assunto l’aspetto di un giovanotto biondo di buona famiglia, mentre entrava nel locale, affiancato da una fanciulla, alla vista della quale Radamante non poté fare a meno di alzare basito un sopracciglio:

«Non ditemi che Cetus sarebbe quella mocciosa!?» fu infatti l’esclamazione della Viverna.

«A quanto pare. Comunque dovrebbe frequentare l’università. Quindi non è proprio una mocciosa, nonostante il fisico minuto» rispose la dea, mentre la ragazza adocchiando Radamante tra le persone sedute ai tavoli, s’inchiodava di botto.

«Tutto bene, Christine? Sei pallida come un cencio» fu il conseguente commento falsamente preoccupato di Leybolt, mentre con astuta delicatezza prendeva la ragazza per mano con atteggiamento protettivo, cosa che fece avvampare la giovane Specter per l’imbarazzo.

«Nulla, è che mi è parso di vedere un viso conosciuto» corse quindi ai ripari Christine, per poi darsi della sciocca. L’Ultima Guerra Sacra infatti aveva decretato la caduta definitiva di Ade e, nonostante avesse percepito chiaramente che un nuovo Cosmo Infernale si era stabilito sul trono del Regno dei Morti, era abbastanza sicura di essere riuscita a tenere nascosta la sua vera identità. In più un Gigante Infernale in jeans e camicia in un pub, quando mai lo si era viso?  

«Ah! Parli dell’uomo biondo seduto laggiù in fondo? Effettivamente mi sono dimenticato di dirti che sta sera ci sarebbe stato anche un mio superiore…» gli sussurrò però lo Spettro di Upyr all’orecchio, mandando così in frantumi le sue sicurezze; facendole capire di essere finita in trappola.

«Dannato! Quindi anche tu sei uno Spettro!» esclamò di conseguenza Christine cercando di divincolarsi in preda al panico, ma la stretta di Leybold da protettiva si era trasformata in una morsa d’acciaio.

«Già, e vedi di non farmi fare figuracce davanti al capo. Altrimenti potrebbe non essere piacevole. Inoltre siamo in un locale pieno di gente, quindi se non vuoi scatenare un massacro fai la brava e comportati normalmente. Anche perché Lady Chrysanthe non sarebbe contenta se dovessimo attirare troppo l’attenzione. Sai? Dovresti sentirti onorata del fatto che la nostra attuale Signora abbia deciso di incontrarti di persona.» gli intimò Upyr e Cetus non poté fare a meno di spostare lo sguardo sulla figura femminile seduta accanto a Radamante, ritrovandosi così stupita ad osservare una donna con indosso un paio di leggings e un top (e dall’aspetto tutto tranne che divino), che le rivolse un sorriso radioso, mentre Upyr la scortava verso il tavolo al quale era accomodata la Viverna.

«Ben arrivati! Avanti sedetevi, vi abbiamo tenuto il posto!» esordì quindi Chrys per poi sporgere ad una titubante ed incredula Cetus la mano per presentarsi:

«Piacere di conoscerti Christine Walden. Io sono Chrys Archer. E immagino tu abbia intuito quale sia la mia natura, vero?» disse quini la dea, mentre stringeva la mano della ragazza, che guardinga annuì:

«Da quello che posso percepire siete una divinità infernale e, dato che al vostro fianco vi è il Sommo Radamante, deduco che siate l’attuale Sovrana del Regno dei Morti. E data la vostra palese somiglianza ad Ade dovreste essere in qualche modo imparentata con lui» rispose infatti Cetus, facendo due più due, senza staccare preoccupata gli occhi da Radamante che aveva un’aria tutt’altro che amichevole; cosa che non sfuggì a Chrys che diede quindi una gomitata al Gigante Infernale:

«Oh, andiamo Rada, fai una faccia meno truce, che la spaventi!» lo rimbeccò infatti la dea.

«Sapete come la penso» fu però la risposta laconica della Viverna, per nulla intenzionato a fare il simpatico con una disertrice (Rada simpatico! AH, AH, AH! n.d.a.). A Chrys non restò quindi altro da fare che alzare gli occhi al celo, mentre la cameriera portava quattro medie a tavolo.

«Mi sono permessa di ordinare anche per voi! Spero non vi dispiaccia. Offro io ovviamente» spezzò quindi il silenzio Chrys, mentre allo Spettro di Cetus sgranava gli occhi di fronte alla birra che gli era stata ficcata sotto il naso, per poi spostare incredula lo sguardo sulla dea degli inferi, chiedendosi a che gioco stesse giocando; dato che la situazione le pareva decisamente surreale.

«Comunque sì, ci hai preso Christine. Io Infatti sono la Nuova Regina degli Inferi e il motivo per il quale assomiglio tanto ad Ade è che sono sua figlia, anche se, a parte i geni, con lui ho poco da spartire. Infatti puoi rilassarti, perché non sono qui per punirti, ma per farti una proposta» riprese quindi a parlare Chrysanthe tra un sorso e l’alto di birra.

«Ovvero?» domandò guardinga Cetus, rigirandosi nervosamente il bicchiere tra le mani.

«Rientrare tra i ranghi tornando quindi ad essere ciò che sei, oppure rinunciare definitivamente all’armatura di Cetus e vivere il resto della tua vita come una comune mortale» rispose Chrys e Christine si rabbuiò:

«E se non accettassi nessuna delle due ipotesi?» domandò quindi Cetus, ritrovandosi così a fronteggiare due penetranti e severi occhi verdi.

«Beh, credo che tu sia abbastanza intelligente per poterti rispondere da sola. L’armatura di Cetus appartiene agli Inferi ed è un’arma pericolosa. Non posso quindi lasciare che rimanga al di fuori della mia custodia. Ora a te la scelta: entrare al mio servizio come Spettro Titolare o rinunciare alla Surplice di tua spontanea volontà. Ti do un giorno per pensarci. Domani sera infatti verrò a cercarti per avere la tua risposta definitiva ed evita eventuali colpi di testa come fuggire, perché ti assicuro che sarebbero del tutto inutili» e detto questo Chrysanthe bevve al goccio quello che rimaneva della sua birra, per poi alzarsi, pagare ed uscire dal locale seguita da Leybolt e da Radamante. Lasciando Christine nello sconforto più totale.

 

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NOTE

*Il personaggio riprende quello di Chris Walden che compare nel volume 12 degli speciali di “Lost Canvas il mito di Ade”.

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Capitolo 20
*** Cap. 20 ***


CETUS e BENNU:

Gli opposti si odiano!

(Parte seconda)

 

Era stata una serata decisamente destabilizzante per Christine. La giovane Spectre era sicura di essere riuscita a passare inosservata durante la Guerra Sacra da poco conclusasi, riuscendo così ad onorare il compito che il ramo cadetto della potente famiglia Walden si era assunto per secoli: ovvero di tenere sigillata e sotto custodia la terribile armatura di Cetus.

Perché se il ramo principale dei Walden aveva accettato di servire il Signore degli Inferi, garantendo i natali alla Viverna, in cambio di potere e ricchezza, i discendi secondari di tale casata si erano invece opposti con tutte le proprie forze al risveglio della Stella della Decadenza Celeste, guardiana degli abissi infernali. Ed era proprio questo che Christine aveva fatto fino a quel momento; cercare di opporsi al suo destino con tutte le sue forze, per evitare che un’arma così potente si risvegliasse completamente tornando così nelle mani del dio dell’Oltretomba. Ma purtroppo doveva aver abbassato un po’ troppo la guardia dopo la caduta di Ade, ed ora si trovava di fronte ad un bel bivio: accettare la sua natura di Spettro oppure restituire l’armatura a quella dea stramba che si era presentata come figlia di Ade e sua legittima erede. Non che l’idea di sbarazzarsi finalmente di quella pesante maledizione di famiglia non la stuzzicasse, ma fino a che punto poteva fidarsi di Chrysanthe, nonostante avesse detto di non avere nulla a cha fare con Ade?

Infatti l’ultima cosa che Christine voleva era ritrovarsi a sostenere la colpa di vite innocenti spezzate a causa della sua debolezza, ma cosa avrebbe potuto fare contro due Spettri, un Gigante Infernale e la dea in persona? Probabilmente nulla, cosa che le fece provare una sgradevole sensazione d’impotenza.

Cetus alzò lo sguardo verso la volta nera del cielo, mentre tristemente percorreva la strada verso casa, in cerca di una risposta nelle fredde ed inesorabili stelle infauste che brillavano sopra la sua testa.

«Che cosa devo fare?» non poté quindi fare a meno di domandare agli astri che la scrutavano silenziosi dall’alto.

«Cedila a me, sorellina. E il problema sarà risolto!»

 La voce fredda e tagliente di una donna spezzò il silenzio della notte e Christine si ritrovò ad osservare l’alta e longilinea figura della sorella maggiore che la scrutava minacciosa.

«Ursula*, come hai fatto a trovarmi?» domandò quindi la Spectre presa in contropiede.

«Stai perdendo colpi sorellina. Il tuo Cosmo Infernale si percepisce eccome. Rilassarsi troppo fa male. Dovresti saperlo. Senza contare che farti fregare da quel visino da checca assunto da quello Spettro è stata un’imperdonabile mancanza di buon gusto. Sei una Walden dopotutto. Dovresti pretendere di più dai ragazzi che frequenti! E poi seriamente pensavi che non si sarebbero accorti dell’assenza dello Spettro di Cetus tra le fila degli Inferi?» la rimproverò la donna con fare tagliente, avvicinandosi alla sorella che si mise subito sulla difensiva:

«Stai lontano da me! Intanto lo sai bene che non potrai mai avere la Surplice di Cetus! E a nulla servirebbe tentare di portarmela via con la forza!» replicò però Christine, ricevendo in risposta un sorrisetto divertito.

«Lo so bene che per ora non posso indossarla perché la prescelta della Stella della Decadenza Celeste sei tu, ma per quello che ho potuto vedere questa sera, pare che gli Inferi abbiano avuto un cambio di gestione… quindi chissà che la nuova Regina non possa cambiare idea sulla mia idoneità a ricoprire tale titolo…» rispose Ursula estraendo da uno dei suoi stivali un pugnale.

«Che vuoi fare con quello?» chiese quindi allarmata Christine e sua sorella le rispose sfoderando un sorriso sinistro:

«Ti aiuterò nella tua scelta! Dovresti ringraziarmi! D’altronde sono sicura che la Sovrana dell’Ade non sarebbe affatto soddisfatta di avere al suo servizio una codarda piagnucolona come te!!!» e detto questo si scagliò contro Christine con il chiaro intento di sbarazzarsi della sorella minore, ma il suo colpo non arrivò a segno, dato che la mano che impugnava la lama venne prontamente bloccata da Earhart, che si frappose fra le due comparendo dall’oscurità, con sommo stupore di Cetus.

«Io non credo che sarebbe una cosa saggia Ursula. Infatti se davvero desideri entrare nelle grazie della Somma Chrysanthe io eviterei di fare gesti avventati. La dea infatti ha una visione molto differente dalla tua. Altrimenti non credo che si sarebbe scomodata di persona, dato che gli sarebbe bastato mandare uno Spettro se l’avesse voluta semplicemente eliminare» disse quindi severo lo Spettro di Vampir e la donna con un gesto seccato rimise a posto il pugnale.

«E sia. Infondo aspettare ancora un giorno non mi costa nulla. Almeno mi auguro che questa volta starai ai patti, dato che nella mia precedente vita mi hai solo fregato, Earhart! Quell’armatura è più adatta a me cha a lei. E tu lo sai bene!» rispose però Ursula, per nulla intimorita di fronte allo Spettro, che la scrutò con fare indecifrabile per qualche secondo.

«Domani alla Torre di Londra verso le 17:00. Vedrò cosa posso fare, ma non aspettarti miracoli. Non sono io che decido» disse quindi Earhart, ricevendo dalla donna un segno d’intesa mentre si dileguava tra le tenebre, sotto lo sguardo attento dello Spettro.

«Grazie»

La flebile voce di Christine fece spostare l’attenzione dello Spettro di Vampir su di lei, la quale si ritrovò a sostenere lo sguardo tagliente di Earhart.

«Non ringraziarmi. Non l’ho fatto per gentilezza. In più fossi in te mi vergognerei. Uno spettro del tuo livello non avrebbe dovuto aver bisogno del mio intervento per una cosa del genere» rispose severo Vampir, e Christine si morse un labbro afflitta:

«Io non voglio fare del male a nessuno… tanto meno a mia sorella…»

La voce della giovane Spectre era praticamente un sussurro, cosa che le fece guadagnare un’occhiataccia di pura disapprovazione da parte di Earhart che le rispose con un asciutto “Sei patetica” per poi darle le spalle, ma Christine lo fermò afferrandolo per la manica della camicia prima che svanisse anche lui nell’oscurità.

«Che vuoi ancora?» le domandò di conseguenza seccato lo Spettro, che dopo quella serata aveva iniziato seriamente a pensare che più che un aiuto, in caso di guerra, quella donna sarebbe stata solo una seccatura siccome del potente guerriero, in grado di dominare le acque dei fiumi infernali, aveva ad occhio e croce ben poco. Era come se la Stella della Decadenza Celeste si fosse lentamente spenta all’interno del corpo di quella ragazza. E una stella che non era più in grado di brillare era inutile.

«Parlami della Nuova Regina. Che persona è?»

La domanda però spiazzò lo Spettro che si fermò un attimo a riflette per raccogliere i pensieri prima di rispondere:

«È differente da tutti gli dei che conosciamo. Nonostante il suo cosmo Infernale sia pari a quello di Ade, è molto più umana» fu quindi infine la sua risposta, che lasciò decisamente interdetta Christine.

«Cosa intendi?» domandò infatti la Spectre e lo sguardo di Earhart si addolcì al pensiero della sua dea:

«Oltre che a dei guerrieri vede nei suoi spettri anche delle persone e si sta impegnando molto per ridare dignità al Regno degli Inferi» fu la risposta di Earhart che grazie a Chrys, per la prima volta dopo molto tempo, aveva smesso di sentirsi solo un numero al servizio di un dio, ma una risorsa concreta per l’Ade.

«E quali sono le sue intenzioni?» domandò di conseguenza Cetus dopo aver ascoltato con attenzione.

«Se la tua preoccupazione è che possa agire come Ade, ti posso assicurare che i tuoi timori sono infondati.  A lei infatti del genere umano non importa nulla. Fa semplicemente il suo dovere, nulla di più e nulla di meno; anche se devo ammettere che le comodità del mondo moderno non le dispiacciono affatto. Comunque, anche se tendenzialmente ama la quiete, non è una divinità che in caso di uno scontro si tira in dietro; quindi fatti dare un consiglio: restituisci la Surplice di Cetus senza opporre resistenza e accetta la proposta della Somma Chrysanthe di ritornare tra i mortali. Sarebbe una scelta vantaggiosa per tutti, dato che non sei per nulla tagliata per fare lo Spettro e che sarebbe vana qualsiasi tua resistenza»

E detto questo Vampir con un balzo svanì tra gli edifici e a Christine non restò che rincasare con la consapevolezza che quella notte l’avrebbe passata in bianco.

Intanto, nell’alloggetto vista Tamigi adottato dalla comitiva di Spettri come base, Chrys stava rovistando nella sua valigia in cerca di qualcosa di comodo da indossare per la notte, ma con scarso risultato, dato che nel suo bagaglio, riposti con maniacale accuratezza, vi erano solo vestiti di alta sartoria, che manco la dea sapeva da quale parte del suo armadio erano saltati fuori, per poi ricordarsi di aver lasciato a Garnet il compito di sistemargli la valigia… e a quanto pareva la Vivre era stata fin troppo zelante, dato che  si era preoccupata di rifargli direttamente il guardaroba…

Ma d’altronde l’alternativa era Pandora o peggio… Veronica! Un brivido gelido corse lungo tutta la schiena della dea al pensiero dei vestitini leopardati dello Spettro di Nasu. Violante l’aveva invece scartata per quell’incarico, dato che sicuramente una richiesta del genere l’avrebbe mandata in crisi. Behemot infatti era un asso nel tenere a bada i dannati, ma cose di questo genere la mandavano in panico.

Chrys emise quindi un sospiro rassegnato avendo ormai svanita la sua speranza di trovare un bel pigiama oversize, mentre gli capitava sottomano una raffinata, nonché molto sexy, vestaglia in pizzo che, conoscendo un minimo i gusti della Vivre, avrebbe dovuto essere l’abbigliamento per la notte.

Peccato che Garnet non avesse probabilmente considerato che la dea degli Inferi, data la metratura non proprio extralarge dell’alloggio in cui si trovava, avrebbe dovuto condividere la propria camera con uno dei suoi spettri per via dello spazio insufficiente.

Chrysanthe decretò quindi che forse non era il caso d’indossare un indumento del genere. Non che le fregasse molto in verità, dato che se fosse stato per lei avrebbe anche dormito in mutande e reggiseno senza alcun problema. D'altronde quando era a capo dei Pretoriani non aveva mai avuto il lusso di una stanza tutta per sé, solo perché era donna; anzi aveva sempre creato con i suoi commilitoni un certo cameratismo e nelle torride giornate estive italiane certo non indossava un burka! Quindi condividere una stanza con uomo non le faceva né caldo, né freddo, così come il suo senso del pudore non era dei più spiccati. Ma purtroppo gli Spettri non erano i Pretoriani di Marte e di conseguenza era meglio evitare… anche perché non aveva assolutamente voglia di subirsi una possibile scenata isterica di Radamante!

Fu così che Earhart, quando rincasò, si ritrovò di fonte a Leybold, seduto sul divano, e a Radamante intento a sorseggiare una tisana, scrutando lo skyline di Londra da una finestra, mentre Chrys piombava in salotto con un qualcosa di non meglio di specificato in mano.

«Scusate ragazzi, avrei una cortesia da chiedervi»

La voce della dea attirò l’attenzione dei tre Spettri che si misero sull’attenti:

«Ci dica e faremo del nostro meglio!» rispose quindi prontamente lo Spettro di Upyr, mentre Radamante e Vampir davano segno d’assenso alle parole del collega.

«Non è che potreste prestarmi una vostra maglia per la notte?» domandò quindi la dea, cosa che fece esclamare a Earhart un incredulo “Come, scusi?” mentre la Viverna e Leybold alzavano basiti un sopracciglio, cosa che spinse Chrysanthe a ficcare sotto il naso dei tre spettri l’indumento che la Vivre aveva previsto per lei per la notte.

«L’alternativa è questo! E visti gli spazi di questo appartamento, a qualcuno di voi toccherà dividere la camera con me, quindi non mi sembra il caso. Poi fate voi…» fu infatti la replica di Chrys.

Poco da dire che a Radamante andò per traverso quello che stava bevendo, mentre Leybold assumeva una faccia da pesce lesso alla vista dell’indumento sventolato dalla dea e Earhart cercava invano di rimanere impassibile nonostante l’attacco di panico.

«Beh… ecco … io…» biascicò il giovane Spettro di Upyr i cui neuroni, al solo pensiero della Regina degli Inferi con indosso quella frusciante vestaglia di pizzo rosso, erano beatamente andati a farsi un giro, mentre Vampir non era nemmeno riuscito a proferire parola, essendo praticamente rimasto inchiodato sul posto. Una notte in compagnia della dea … e se non fosse stato all’altezza? … no… non era psicologicamente pronto per un onore del genere… anche se la vista di quella vestaglia aveva acceso in lui non poche fantasie…

Radamante scoccò quindi un’occhiataccia di fuoco ai suoi colleghi, dato che non ci voleva un genio a capire cosa stava passando loro per la testa. Ok che era consapevole che buona parte dell’esercito Infernale avrebbe fatto carte false per vedere Chrysanthe con addosso quell’affare ed in più passare una notte nella sua camera, ma almeno un po’ di contegno! Dopotutto erano ancora degli Specter e lei era la loro dea!

Fu così che la Viverna, per evitare ulteriori seccature e imbarazzi, si apprestò a recuperare una maglietta dalla sua valigia e porgerla a Chrys.

«Tenete, questa dovrebbe farvi da camicia da notte. Per quanto invece riguarda la condivisione della stanza, non dovete preoccuparvi. Per me il divano andrà più che bene, mentre Vampir e Upyr possono benissimo riposare nell’altra camera. Senza contare i turni di guardia notturni» disse infatti Radamante, togliendo così le castagne dal fuoco a lui e ai suoi colleghi.

«Grazie Radamante. Ma i turni di guardia non saranno necessari» disse Chrys, cosa che fece corrugare la fronte del Gigante Infernale.

«Al pub questa sera siamo stati seguiti. Il cosmo era molto flebile, ma immagino che ve ne siate accorti anche voi» replicò infatti lo Spettro della Viverna.

«Sì, ma di quello non vi dovete preoccupare Sommo Radamante. Ho già provveduto a sistemare il problema» disse Earhart.

A Tali parole la Viverna fece per rispondere, ma venne bloccato da un cenno della mano di Crhrys:

«Evita la tua solita ramanzina. Non sono così incosciente da non poter ipotizzare un’imboscata notturna, dopo l’esperienza di Villa Kido. Quindi mi sono premunita» e detto questo Chrys andò a recuperare dalla sua borsa un sacchetto di velluto nero, dal quale Chrys estrasse delle gemme nere con riflessi rossastri.

«Che cosa sono?» domandò incuriosito Leybold, ricevendone una manciata, insieme a Radamante e Earhart.

«Gemme dell’Oblio. Direttamente dal Regno delle Ombre di Plutone. Sistematele lungo il perimetro dell’appartamento. Creeranno una specie di barriera protettiva che non permetterà a nessuno di entrare qui dentro vivo» spiegò la dea, lasciando interdetti i suoi sottoposti.

«Ma quindi voi avete affrontato Plutone!? Eppure mi ricordo che pure il sommo Ade, durante le varie Guerre Sacre, aveva sempre avuto premura di fare in modo di non toccare i suoi possedimenti, per non creare motivo di scontro con il Signore delle Ombre» esclamò Leybold stupito e contemporaneamente fiero della sua nuova Signora e Chrys sogghignò.

«Ci credo bene! Quando i Capitolini e gli Olimpici si erano scontrati per il dominio del Mediterraneo, Ade fu imprigionato per qualche mese nel Regno delle Ombre di Plutone, per ordine di Giove, e non credo debba essere stata una bella esperienza. Soprattutto tenendo conto di quanto il dio della morte romano odi avere ospiti indesiderati nei suoi possedimenti! Comunque, spiacente, ma non ho mai affrontato Plutone, anche perché tendenzialmente è una divinità piuttosto associale che preferisce starsene per conto suo nell’Averno in compagnia della moglie. Queste gemme infatti sono un dono che mi fece Marte. I suoi uomini infatti le usavano durante gli accampamenti notturni per non venir colti di sorpresa nel sonno, dato che chi prova a superare la loro barriera viene arso vivo» disse infatti Chrys iniziando a sistemare i minerali lungo la parete del soggiorno.

«Siete piuttosto informata sulle divinità Romane» considerò quindi Radamante, intento ad aiutarla.

«Già. D'altronde Marte è stato il mio mentore, mentre Plutone mi ha aiutato a capire come gestire il mio cosmo, su esplicita richiesta del dio della guerra, quando ero ancora una ragazzina. Mi ricordo ancora oggi lo scazzo che gli usciva da tutti pori mentre mi faceva lezione! Plutone infatti è sempre stato un pigrone di prima categoria, che odiava il fracasso e il vociare della gente. Mi ricordo ancora quando mi aveva raccontato di aver chiesto espressamente a Giove di dargli in gestione il mondo sotterraneo perché almeno i morti non rompevano i coglioni come i vivi!» spiegò Chrysanthe divertita a quel ricordo.

«Eppure voi siete una divinità di discendenza Olimpica. Quindi cosa vi ha portato sotto l’ala protettrice del dio romano della guerra?» chiese quindi Earhart incuriosito da quella anomalia.

«Diciamo che non sono mai stata mai vista di buon occhio dalle divinità del panteon greco. La mia nascita e la profezia delle Pizie, che diceva che un giorno avrei preso il posto di Ade, avevano creato non poco scompiglio. Senza contare che Persefone non aveva gradito molto il palese tradimento del marito e che Ade stesso non fosse molto entusiasta di sapere che un giorno l’avrei spodestato. Quindi fin dalla mia nascita ho rischiato di morire. Mia madre però riuscì a trarmi in salvo affidandomi alla cura di una coppia di umani, prima di venir tramutata in menta.  Dopo di che non feci altro che scappare finché non mi imbarcai per la Magna Grecia. Fu così che, durate le guerre tra Roma e le colonie greche del sud Italia, incontrai Marte che, per via della mia natura divina, decise di fare di me una sua allieva, insegnandomi a combattere e a sfruttare il mio cosmo. Di conseguenza io ricambiai il favore invadendo la Grecia a capo dei suoi Pretoriani, spaccando un po’ di culi Olimpici, tra cui quello di Persefone» spiegò Chrys.

«Ed è per questo che credete che l’attacco degli Oneiroi a Villa Kido, non sia stato un semplice gesto isolato, dico bene?» considerò Radamante alla luce del racconto della sua dea.

«Esattamente. Infatti credo di stare sulle balle a più di una persona sull’Olimpo. Quindi ora capisci il motivo per cui mi preme avere l’armata infernale al completo il prima possibile? Anche perché, dato che voi mi avete giurato fedeltà, non verrete sicuramente risparmiati, nonostante i secoli di servizio alle dipendenze di Ade» rispose Chrysanthe e Radamante diede assenso con il capo, iniziando ad intuire i timori della Regina dell’Ade.

«A proposito di tale argomento, se mi è possibile esprimere un parere, io non credo che l’attuale Stella Malefica del Cielo della Decadenza Celeste, sarebbe in grado di essere un asso nella manica in caso di guerra» S’azzardò ad esprimere lo spettro di Vampir, alla luce della scena a cui aveva assistito all’uscita del pub.

«In che senso? Spiegati meglio?» chiese quindi la dea, anche se aveva intuito dove il suo sottoposto volesse andare a parare.

«Lo spirito combattivo di Cetus è del tutto assopito. In caso d’attacco finirebbe solo per essere d’intralcio quindi forse sarebbe il caso di sostituirla con qualcuno di più idoneo» ammise quindi Vampir e la dea emise un sospiro rassegnato, mentre a Radamante, a quelle parole, girarono altamente le balle.

«E te ne sei accorto solo ora che quella Christine è inutile? Ti rendi conto che la dea si è scomodata di persona per lei? Senza contare il rischio che sta correndo essendo fuori dall’Ade! Quindi come puoi dirci con tale tranquillità che praticamente non ne è valsa la pena fare questo viaggio?» ringhiò infatti la Viverna, ma la Regina dell’Ade lo calmò.

«Radamante, credo che stia a me decidere cosa valga la pena e cosa no. Non credi?» per poi rivolgersi a Earhart: «Come eventuale sostituto parli di Ursula vero? La sorella maggiore di Cetus?»

«Potrebbe essere un’ipotesi. Oltre ad aver collaborato attivamente con me e Leybold, fornendoci le informazioni necessarie per rintracciare Cetus, ho più volte avvertito in lei l’ombra di un cosmo Infernale. Inoltre il suo desiderio di entrare al servizio degli Inferi è molto radicato nel suo animo, tanto che ha riportato a galla ricordi della sua precedente rincarnazione» spiegò Earhart, cosa che fece pensare a Chrys un “Te credo, poveraccia! Durante la penultima Guerra Sacra, se le mie congetture sono esatte, è stata privata a forza della sua Surplice in favore di un certo Kagaho da Aaron. Ci credo quindi che sia disorientata!” per poi dire:

«Intanto avevo già intenzione di scambiarci un paio di parole con lei…»

«Meraviglioso, mia signora!  Ursula si farà trovare alla Torre di Londra domani pomeriggio per l’ora del tè» esordì quindi Vampir con un po’ troppa enfasi e sul volto della dea comparve un sorrisetto malizioso.

«A quanto pare deve essere una gran bella figliola, per far capitolare uno Spettro!»

«Eh?! Cosa? No mia Signora! È che a mio modesto parere sarebbe un peccato non tenere in considerazione un tale desiderio di entrare al vostro servizio!» corse subito ai ripari Earhart, il cui motivo reale per tale enfasi era che aveva la coscienza decisamente un po’ sporca nei confronti della sorella di Cetus.

«Sarà…» commentò poco convinta Chrys, per poi finire di sistemare le gemme dell’oblio e ritirarsi nella sua stanza, lasciando così che anche i suoi spettri si potessero mettere più comodi per passare la notte. 

 

 

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NOTE

*Ursula è un personaggio che compare nello speciale numero 12 di Lost Canvas dedicato ad Aspros di Gemini.

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Capitolo 21
*** Cap. 21 ***


CETUS e BENNU:

Gli opposti si odiano!

(Parte terza)

Il profumo d’Argan l’avvolse non appena la maglia imprestatagli da Radamante le scivolò addosso, catapultandola in un mare di ricordi. D'altronde l’inconfondibile fragranza del detersivo preferito della Viverna era anche quello di Amy, la sorella della sua ultima reincarnazione. Un nodo alla gola, ed un fastidioso senso di colpa, invasero Chrysanthe al pensiero del dolore che la morte del suo corpo umano aveva procurato alle persone a lei vicine. I suoi funerali erano infatti stati strazianti e, nonostante la dea ben sapesse che non c’erano state altre strade, la cosa l’aveva fatta sentire in colpa. Al contempo l’essenza d’Argan le aveva riportato anche alla mentre piacevoli ricordi della sua ultima vita umana, come quando, dopo aver fatto rifornimento di biscotti e bibite, passava la serata con la sorella a guardare film e a spettegolare di ragazzi; o quando rientrava in casa sbronza persa con le sue compagne di corso (ubriache pure loro) dopo una festa universitaria.

Chrys si strinse quindi in quella morbida maglia blu scuro il cui aroma era stato in grado di catapultarla nei ricordi, crogiolandosi in essi, per poi però riscuotersi non appena la sua mente si posò sul pensiero degli Oneiroi, e sul rischio che aveva fatto correre inutilmente a Radamante, a Garnet e anche a Kanon. Quei quattro bastardi infatti li avrebbe potuti tranquillamente fare fuori senza problemi, ed invece si era fatta fregare proprio grazie ai desideri del suo animo. Divagare quindi in questo modo sul passato era decisamente controproducente. Ormai infatti aveva accettato il Trono degli Inferi e questo comportava delle responsabilità. In primis nei confronti dei suoi Spettri, che le avevano giurato fedeltà praticamente a scatola chiusa, dato che di lei non conoscevano nulla. Quindi doveva fare in modo di buttarsi tutto il resto alle spalle se voleva onorare il suo ruolo di dea, anche se a volte faceva dannatamente fatica.

In più non era nemmeno il momento per le debolezze dato che sicuramente, presto o tardi, qualcuno dei suoi divini parenti avrebbe sicuramente cercato di restituire i favori da lei elargiti durante lo scontro greco-romano. Chrys infatti dubitava che un tipo come Ares sarebbe stato zitto e buono di fronte alla scelta di Zeus di nominarla Regina dell’Ade. Anche perché difficilmente il dio greco della guerra aveva gradito il fatto che lei gli avesse sfregiato il volto in nome di Marte.

Chrys decise quindi che forse era meglio prepararsi qualcosa di caldo, come una tisana, per cercare di rilassarsi e scacciare via i pensieri, ritrovandosi così di fronte a Radamante intento a fare zapping nella speranza di trovare qualcosa di decente in televisione, dato che non riusciva a prendere sonno; un po’ per la poca fiducia nelle Gemme dell’Oblio, un po’perché quel dannato divano era fottutamente scomodo.

«Vedo che non sono l’unica che non riesce a dormire…» disse quindi Chrys attirando l’attenzione dello Spettro, che si ritrovò di fronte alla sua dea con indosso la sua maglia che, nonostante fosse decisamente troppo grande per lei, le stava comunque dannatamente bene.

«Ti prego Radamante, evita quella faccia imbarazzata! Potrei ancora capire Earhart e Leybold! Ma tu che mi hai visto in mutande! E poi la tua maglia mi arriva quasi alle ginocchia!» l’apostrofò Chrys esasperata, dato che era palese che la Viverna aveva difficoltà a guardarla.

Peccato che il problema, per il povero Gigante Infernale, non fosse la lunghezza dell’indumento, ma il fatto che non avesse preventivato l’impatto che avrebbe avuto sulla sua psiche il vedere la sua dea con indosso la sua maglia preferita… dato che non aveva potuto fare a meno di considerare quanto la Regina degli Inferi fosse bella, indipendentemente da cosa indossasse!

«Non è quello mia Signora…» cercò di controbattere la Viverna, preso in castagna, e Chrys sbuffò:

«Sì, sì; lo so! Sono la dea degli Inferi e quindi dovrei cercare di mantenere un atteggiamento ed un outfit consono al mio stato eccetera, eccetera. Pandora mi fa la testa quadra ogni giorno! Come se vestirmi con lunghi e lugubri abiti neri mi facesse diventare una dea migliore! E poi diamine! Atena va in giro con una scollatura che gli arriva quasi all’ombelico e mi pare che nessuno dei suoi Saint le dica una mazza! Io invece se ho una maglia che mi arriva poco sopra il ginocchio andate tutti in crisi!» si sfogò quindi Chrisanthe stufa di dover sempre fare attenzione a tutto, lasciando interdetto Radamante, che corse subito ai ripari. Non era infatti sua intenzione offendere la dea:

«Chiedo venia e che…»

«Eravate abituati ad Ade, che era già tanto se concedeva l’onore di farsi vedere dai suoi Tre Giganti Infernali. Mi spiace per voi, ma sappiate che l’eternità è lunga. Quindi non mi va di fingere di essere quella che non sono. Quindi spiacente, ma l’eleganza e la raffinatezza di Atena e la puzza sotto il naso di Ade non fanno per me, dato che sono stata cresciuta in una caserma!» continuò il suo sfogo Chrysanthe, mentre si preparava una camomilla, per poi puntare i suoi occhi in quelli di Radamante, che non sapeva più che pesci pigliare:

«Comunque se vuoi sei libero di andare da Saori, se preferisci una dea più aristocratica invece di una scaricatrice di porto come me. Magari al Grande Tempio qualche lavoretto da fare te lo trova. Per quanto invece riguarda il Tartaro, mi duole deluderti, ma non ti posso aiutare essendo destinato solo agli dei»

«Per l’amor degli Inferi no! Non potrei mai fare una cosa del genere! E poi vi ho giurato fedeltà ed io onoro sempre gli impegni che prendo; fino alla morte!» saltò quindi in piedi la Viverna, allarmato al sol pensiero che la sua dea avesse anche solo potuto pensare una cosa del genere.

«Allora abituati ai miei modi di fare!» rispose secca Chrys, per poi accorgersi di essere stata molto più sgarbata di quanto avesse voluto. Radamante infatti era decisamente turbato per via delle sue parole.

«Scusami, non dovevo dirti queste cose. Lo so quanto ci tieni al tuo ruolo e che sei uno Spettro d’onore. Ho sfogato ingiustamente il mio nervosismo su di te. Mi spiace»

Disse quindi Chrys, amareggiata del suo comportamento infantile. Sfogare la sua frustrazione repressa su un povero sottoposto innocente non era sicuramente degno di una dea, ma la reazione di Radamante la sorprese:

«Non dovete preoccuparvi. Anche se non sempre riesco a comprendervi appieno, ho capito che per voi non è stato facile esservi ritrovata a gestire l’Ade da un giorno all’altro. Senza contare che noi Spettri, io in primis, all’inizio non abbiamo fatto nulla per aiutavi ad ambientarvi e abbiamo messo più volte in dubbio la vostra autorità, nonostante avessimo accettato di servirvi. Eppure non vi siete mai tirata in dietro, cercando di fare il meglio possibile per l’Ade e questo è stato notato ed apprezzato da tutti gli Spectre. Quindi alla fine non importa come vi vestite o come vi comportate, noi vi seguiremo ovunque voi vogliate andare, perché anche se non posso rinnegare di essere stato uno dei servitori più devoti di Ade, non posso fare comunque a meno di ringraziarla per la dignità che ha ridato al Regno degli Inferi. Quindi se ogni tanto sentite la necessità di sfogarvi, non fate complimenti; ho le spalle larghe!»  le disse infatti la Viverna appoggiandole comprensivo una mano sulla spalla.

«Grazie Radamante, ma se ti prendo in parola poi non ti lamentare!» gli rispose quindi Chrys con un sorrisetto divertito ma al contempo grato, mentre sul volto del Gigante Infernale si dipingeva un’espressione più dolce, non potendo fare a meno di sentirsi sollevato nel vedere che la sua dea aveva ripreso il buon umore.

«Se serve per tirarvi su di morale non mi lamenterò. D'altronde, quando Pandora era a capo dell’Armata Infernale, ero il suo sfoga nervi e puntualmente, una volta al mese, sperimentavo gratuitamente il Noble Venom*. Quindi direi che ho fatto abbondantemente pratica!» commentò quindi la Viverna, e Chrys rivolse al suo Spettro uno sguardo pieno di compassione. Pandora in piena sindrome premestruale era particolarmente irritabile e pericolosa… salvo avere a portata di mano una barretta di cioccolato…

Il pensiero poco rassicurante di Pandora in versione pre-ciclo venne però scacciato via da una fulmina sensazione, ancora più sgradevole, di un cosmo a Chrys piuttosto famigliare, cosa che la fece avvicinare guardinga alla finestra. Era stata una percezione di una frazione di secondo, ma era certa di non essersi sbagliata. A quanto pare qualcuno sull’Olimpo aveva già iniziato a muovere le sue pedine, quindi volente o dolente l’armatura di Cetus non poteva più essere lasciata a piede libero, nonostante Chrys sperasse ancora che la Setella della Decadenza Celeste si risvegliasse ed accettasse di entrare nei suoi ranghi. La dea infatti sapeva bene quanto in realtà quella Spectre dall’aspetto innocuo fosse in realtà letale, dato che in passato aveva assistito ad alcuni suoi massacri, durante le sue precedenti reincarnazioni tra gli umani. Peccato però che fosse sempre stata una Stella Malefica molto anarchica, che combatteva più per sé stessa che per il suo signore.

Infatti non appena l’autorità di Ade era venuta meno, a causa delle sue scadenti possessioni (Aaron gli aveva addirittura usurpato i poteri per usarli a suo piacimento), Cetus si era lasciata sigillare senza problemi dal ramo cadetto dei Walden. Quindi risvegliarla sarebbe stato molto difficile. Quindi se Christine era furba, si sarebbe lasciata despettrizare senza opporre resistenza, in alternativa sarebbe morta male. In ogni caso era un compito che solo lei in quanto Regina degli Inferi aveva il potere di fare. Per questo aveva deciso d’intervenire di persona.

In compenso si sarebbe sicuramente portata a casa il legittimo Spettro di Bennu, un po’ frastornato a causa dell’opera del precedente contenitore di Ade, ma meglio che nulla.

«Mia Signora, è successo qualcosa che vi ha turbato?» Radamante, notando lo sguardo crucciato di Chrys si avvicino preoccupato alla dea, cosa che fece capire alla Regina dell’Ade che la Viverna non aveva percepito nulla, dato che era stato tutto troppo rapido. Decise quindi di non allarmare eccessivamente lo Spettro. D’altronde se qualche pazzo avesse provato ad entrare nell’appartamento avrebbe fatto una fine orrenda.

«Per ora nulla da preoccuparsi, ma è meglio che domani siate in forma. Quindi preferirei che facessimo un cambio: io dormirò sul divano e tu in camera da letto»

«E perché mai?» domandò la Viverna spiazzato.

«Quel divano per te è troppo piccolo e non ti garantirebbe un riposo adeguato e la mancanza di sonno può essere causa di minore lucidità in caso di scontri. In più il mio corpo ha bisogno di meno riposo rispetto al tuo che è comunque umano. Quindi non fiatare perché è un ordine!»

Fu così che a Radamante non restò altro che eseguire, conscio che presto o tardi avrebbero avuto qualche visita.

 

Nel frattempo, sui tetti che circondavano l’edifico in cui riposavano gli Spettri…

«Dannazione, perché mi hai fermato! Sono solo in tre a protezione di Chrysanthe! Sarebbe stata una passeggiata!»

Un giovane uomo sulla trentina, dai lineamenti virili ed il corpo possente, con in dosso un’armatura dai riflessi rosso sangue, allentò la presa d’acciaio sulla spalla del suo compare che lo stava fissando con aria assassina.

«Hai dimenticato le Gemme dell’Oblio di Plutone in possesso di quella cagna? Vorrei infatti rammentarti che hanno fatto più danno quelli aggeggi, che le truppe di Marte ai tempi dello scontro con i Capitolini. Attaccarli ora sarebbe un grosso errore. Inoltre abbiamo per ora avuto solo l’ordine di tenerla d’occhio. Atteniamoci al piano. Quindi tieni a freno il tuo cosmo fremente di rabbia!»

«Lo so, ma è difficile non aver voglia di massacrarla di botte per aver sfregiato nostro padre! Quella bastarda deve pagare!»

«E pagherà. Puoi starne certo fratello mio! Pagherà tutto con gli interessi!»

 

NOTE

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*attacco di Pandora utilizzato il Lost Canvas

 

AUGURI DI BUONE FESTE A TUTTI!!!!

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Capitolo 22
*** Cap. 22 ***


CETUS e BENNU:

Gli opposti si odiano!

(Parte quarta)

Per uno Spettro del rango di Leybold di Upyr poter fare da guida per le vie di Londra alla dea in persona, era un onore più unico che raro.

Infatti, durante le varie guerre sacre combattute al soldo di Ade, aveva avuto modo di vedere il contenitore umano del suo dio solo da lontano, in occasione delle riunioni generali degli Spettri prima delle battaglie. Figuriamoci poterci addirittura conversare sull’andamento dei suoi esami in psicologia, come invece stava facendo ora con Lady Chrysanthe. La dea infatti pareva tenerci molto all’istruzione dei suoi Spettri e lui, come molti suoi colleghi, era ritornato quindi sui libri riportando ottimi risultati; cosa che in alcuni casi aveva portato ad un avanzamento di carriera. E lui ed Earhart ne erano infatti un esempio: da Spettri di terza e seconda categoria, a responsabili del reparto dei servizi segreti dell’Ambasciata del Regno dei Morti.

Era inoltre decisamente insolito per lui avere a che fare con il Sommo Radamante, dato che i tre Giganti del Regno dei Morti raramente interagivano con personale di rango molto più basso. Leybold scoccò quindi uno sguardo al suo superiore e non poté fare a meno di considerare il fatto che, a dispetto di quello che aveva sempre sentito dire di lui in battaglia, in contesti di pace, non era poi così spaventoso come se lo era sempre immaginato, nonostante l’aria sempre all’erta e l’espressione truce.

«Hai qualcosa da dirmi Upyr?»

Come non detto. La voce severa di Radamante e i suoi occhi azzurro ghiaccio, affilati come lame, inchiodarono il povero Leybold sul posto.

«No, assolutamente nulla mio signore!» si affrettò a dire quindi il giovane spettro, mentre veniva afferrato per un braccio da Chrys, la quale era appena andata in estasi alla vista della vetrina di una pasticceria nei pressi della Torre di Londra.

«Cupcake grondanti di cioccolato!» Furono infatti le ultime parole della dea prima che i suoi neuroni si spegnessero nel fantastico mondo dello zucchero, mentre il povero Upyr veniva trascinato all’interno del negozio, seguito da un rassegnato Radamante ed uno sconcertato Earhart, che non poté fare a meno di chiedersi quanto mangiasse la sua dea, dato che più che un giro turistico di Londra, con lo scopo di ammazzare il tempo, il loro si era trasformano in un tour gastronomico.

Fu così che i tre Spettri e la dea presero posto in un tavolino e, mentre Radamante, Earhart e Leybold avevano ripiegato su un classico tè con pasticcini, Chrysanthe si era fatta portare un assaggio di tutto, lasciando i tre sottoposti alquanto basiti; cosa che non sfuggì all’attenzione della dea.

«Tranquilli, i corpi divini non ingrassano. Quindi non vi ritroverete al servizio di una dea buzzicona, nonostante io sia decisamente una buona forchetta! Inoltre per bruciare il mio cosmo ho bisogno di molte più energie di voi, quindi ho bisogno di calorie per essere in forma ottimale in caso di necessità» gli spiazzò quindi Chrys con un ghigno divertito sul volto, cosa fece sentire Earhart un perfetto idiota.

«Mia Signora, non potremmo mai pensare una cosa del genere!» corse quindi ai ripari Leybold, che una cosa del genere non l’aveva mai pensata. I suoi sguardi erano infatti dettati solo dalla curiosità, dato che era la prima volta che aveva a che fare con una divinità così da vicino.

«Quindi questo è un vostro modo indiretto di dirci di preparaci alla battaglia?» domandò invece Radamante, mentre sorseggiava il suo tè aromatizzato al bergamotto, facendosi scuro in volto. Il Gigante Infernale infatti aveva colto in pieno l’allusione della dea sul fatto di essere pronti in caso di necessità. D'altronde era da quando avevano masso piede fuori dal loro appartamento che aveva la sgradevole sensazione di essere spiato, nonostante non avesse percepito alcun cosmo ostile.

«Diciamo che c’è una buona probabilità. Quindi non voglio farmi trovare a corto di energie» ammise Chrys.

«Allora forse non sarebbe meglio per la vostra sicurezza che torniate nel Regno degli Inferi?» domandò allarmato Upyr.

«Non è possibile. La nostra missione infatti non è ancora conclusa e ci sono cose che solo io posso fare» rispose Chrys.

«Mia signora, concordo con Upyr. Ho avuto modo di confrontarmi con Cetus ieri sera e non credo che tale Stella Malefica valga tanto da far correre a voi rischi inutili!» intervenne quindi anche Vampir.

«A dire il vero Cetus vale il rischio. Se riuscissi a risvegliarla il suo potere sarebbe pari, se non superiore, a quello dei tre Giganti Infernali. Il problema e che è una Stella Malefica che ha bisogno di una motivazione valida per combattere. Non basta che chi governa l’Ade gli ordini di andare a fare una strage perché lei esegua. Cetus infatti, insieme a Bennu e a Mefistofele è una delle Stelle Malefiche più antiche e potenti ed era stata posta a custodia dell’Inferno ancor prima che Ade ne ereditasse i possedimenti. Di conseguenza non farti fregare dal suo visino d’angelo e dai suoi modi remissivi. Piuttosto prega di non doverti mai scontrare con lei. Inoltre non è nella mia indole nascondermi come un coniglio per paura di farmi male, senza contare che se la mezza idea che mi sono fatta, su chi ci sta tallonando, è corretta, sarebbe del tutto inutile che io mi rifugi nell’Ade. In un modo o nell’altro arriverebbe allo scontro. E quindi tanto vale che la facciamo finita in fretta e senza coinvolgere inutilmente il Regno, dato che l’abbiamo appena ricostruito con tanta fatica» rispose però Chrysanthe e Earhart ammutolì.

«Quindi, appurato che sarebbe del tutto inutile tentare di farvi cambiare idea, potremmo almeno sapere su chi ricadono i vostri sospetti?» domandò di conseguenza Radamante, mentre rimuginava su quello che Chrys aveva appena detto su Cetus. Aveva infatti letto da qualche parte negli archivi della Giudecca che gli attuali Spettri dell’Ade avevano avuto dei predecessori che venivano chiamati Demoni, che avevano detenuto il compito di sorvegliare gli inferi durante il regno dei Titani, ma non aveva mai pensato che Quelle Tre Stelle Malefiche appartenessero ancora alla vecchia guardia siccome, per quello che ne sapeva, i Demoni erano stati tutti sostituiti da Ade per motivazioni mai rese note, a favore di una nuova armata; ovvero lui e i suoi colleghi. La voce della dea però lo riscosse dalle sue riflessioni.

«Ci sono buone probabilità che Phobos e Deimos ci stiano studiando» disse infatti Chrys, preoccupando e non poco i suoi sottoposti.

«E perché mai i figli di Ares dovrebbero avercela con voi?» chiese quindi incredulo Upyr.

«Perché tra i vari culi Olimpici che ho preso a calci, c’era pure quello del loro adorato paparino. Ed essendo Ares piuttosto vendicativo, credo che sia piuttosto interessato ad una rivincita. Peccato che io non abbia alcuna voglia di farmi restituire il favore. Anzi, con un pizzico di fortuna sarà lui a farmi un bel regalino inaspettato.» riassunse la dea degli Inferi.

«Quindi sperate che con la venuta allo scoperto dei figli di Ares, Cetus si risvegli? Era questo il vostro piano?» domandò Radamante serio.

«Diciamo che avrei preferito che accettasse e basta, ma dato che ero conscia che difficilmente sarebbe stato così facile, ho pensato che fare l’esca sarebbe stata una soluzione. Intanto prima o poi li avrei dovuti affrontare» ammise Chrys.

«E nel caso il vostro piano non funzionasse e Cetus non si svegliasse o addirittura ci intralciasse?» domandò quindi preoccupato Earhart.

«Semplice, come ho già accennato, faremo il culo a strisce pure a lei! D'altronde non vi ho scelto a caso. Quindi mi aspetto il massimo da voi! Perché non intendo tornare a casa a mani vuote» rispose Chrys per poi buttare l’occhio all’orologio e aggiungere: «Sono le 17:00. È ora di andare, o faremo aspettare ancora inutilmente una povera anima che anela a tornare a casa!»

 

“Dannazione, che quello stronzo di Earhart mi abbia bidonato pure questa volta!?”

Eppure i patti erano stati chiari: lei gli avrebbe consegnato sua sorella su un piatto d’argento e lui in compenso le avrebbe fatto incontrare la Nuova Regina dell’Ade che, essendo donna, e quindi sicuramente più intelligente di una divinità maschile, avrebbe tolto la Surplice a Christine per darla a lei; essendo sicuramente più idonea di quella frignona di sua sorella.

Ursula si morse quindi un labbro frustrata facendolo sanguinare, mentre buttava uno sguardo all’orologio. Era stanca; decisamente stanca di aspettare. Se per sua sorella quell’armatura era un peso, per lei era invece una benedizione. Non sapeva esattamente spiegare il perché, ma c’era qualcosa dentro di lei che le gridava a gran voce che il suo posto nel mondo non era quello, ma l’Ade.

Si sentiva come un uccello in gabbia, mentre un fuoco oscuro cresceva sempre più forte dentro di sé senza però riuscire ad esprimersi. Si sentiva smarrita e non capiva il perché proprio a lei, che anelava così dal profondo dell’anima la via degli Inferi, tanto da sentirsi soffocare in quel mare di inutili viventi, era stata negata la Surplice di famiglia in favore di sua sorella, che invece non desiderava altro che la mortalità.

«È assurdo tutto questo. Deve essere sicuramente andato storto qualcosa giù negli Inferi, non ho altra spiegazione!» sbottò quindi la donna un po’ troppo ad alta voce, mentre era immersa nei suoi pensieri. Lei era uno Spettro Immortale, ne era certa! La sua anima lo gridava a gran voce! Ma allora perché la Surplice di Cetus non era stata destinata a lei, ma alla sua insulsa sorellina?

«Sai che la penso esattamente come te?»

La voce di una donna la riportò alla realtà, e Ursula si ritrovò finalmente di fronte a Chrysanthe, Radamante, Earhart e Leybold.

«Tu devi essere Ursula la sorella di Cetus, dico bene?» disse quindi Chrys con fare indagatore.

«Esattamente, mia Signora» rispose quindi la donna con un lieve inchino, mentre la dea la squadrava da cima a fondo, per poi dare una poderosa pacca sulla schiena dello Spettro di Vampir, che, preso alla sprovvista, per poco non cadeva faccia a terra sul lastricato in pietra antistante l’ingresso della Torre di Londra.

«E bravo Earhart! Te la sei scelta gnocca la tua amica eh?» esordì infatti Chrys con la faccia di chi la sa lunga, tra lo sguardo sbigottito di Ursula, divertito di Leybold e rassegnato di Radamante, mentre un imbarazzatissimo Vampir cercava inutilmente di chiarire la cosa, dato che Chrys aveva afferrato per le spalle Ursula, sempre più sconvolta, dato che aveva iniziato ad avere il sentore che alla Nuova Sovrana dell’Ade mancasse qualche rotella:

«Allora, a quando le nozze? Perché vanno fatte le cose in grande! Per l’Ade è un evento più unico che raro che uno Spettro chieda il permesso di sposarsi!» esclamò infatti entusiasta Chrys facendo piombare tra i presenti un silenzio sbigottito, mentre il volto dello Spettro di Vampir si faceva cereo, e Radamante iniziava ad avere il sospetto che, sopra i dolci che la dea aveva mangiato, di bianco non ci fosse solo una spolverata di zucchero.

«Quale matrimonio scusi?» domandò infatti Ursula sotto shock.

«Come, Earhart non ti ha ancora fatto la proposta? Ops, ho rovinato la sorpresa allora! Comunque avete la mia benedizione! D'altronde era per questo che avete organizzato questo incontro, no?» cinguettò Chrys, mentre gli occhi furenti di Ursula si puntavano sul povero ed innocente Spettro di Vampir.

«Ehi, tu…. Ma si può sapere che cos’è questa storia?» sibilò infatti la donna per poi afferrare Earhart per il bavero della camicia, che si ritrovò di fronte un viso fremente di rabbia: «Che diamine hai detto alla Dea degli Inferi, maledetto truffatore? E poi chi mai vorrebbe sposare un tipo infido come te!  Il motivo per cui ti tampino da due reincarnazioni è solo per la Surplice di Cetus!» sbottò infatti Ursula, lasciando libero sfogo alla sua rabbia e alla sua frustrazione repressa, dato che delle fregature dello Spettro di Vampir ne aveva fin sopra i capelli, mettendo così in allarme Radamante che aveva scorto alle spalle della donna uno cosmo decisamente furioso e pericoloso.

«Mia Signora, state indietro, quella donna non è un comune essere umano!» s’intromise infatti la Viverna facendo prontamente da scudo alla sua dea, che però gli fece cenno di calmarsi.

«È tutto a posto Radamante, d'altronde questa ragazza è uno Spettro, quindi è più che naturale, che alle sue spalle ci sia un cosmo infernale, quando s’incazza!» disse infatti Chrys, soddisfatta di quello che aveva visto in Ursula, per poi rivolgersi a Earhart: «Scusami per averti ficcato in questa situazione imbarazzante, ma avevo bisogno di farla arrabbiare per verificare una cosa…» e poi, rivolgendosi ad Ursula, che la guardava basita, disse: «… e devo ammettere che avverto in te molto potenziale»

«Quindi darete a me l’armatura di Cetus invece che a mia sorella?» domandò Ursula esterrefatta, lasciando la presa sullo Spettro di Vampir, che tirò un sospiro di sollievo.

«Quello non posso farlo. Nemmeno nel caso dovessi far tornare Christine un comune essere umano. D'altronde il fuoco non può comandare l’acqua» rispose però Chrys con un sorriso, mandando in confusione Ursula, che non ci stava capendo più nulla.

«Ma allora perché avete appena detto che sono uno Spettro con molto potenziale! In tal caso non dovrei avere anche io una Surplice?» domandò infatti frustrata la donna.

«Infatti io credo che tu una Surplice c’è l’abbi già e anche delle più antiche e potenti, ma purtroppo la tua ossessione nei confronti dell’armatura di Cetus non ti ha ancora permesso di indossarla.  Aaron, l’impostore che durante la penultima Guerra Sacra ha fatto il bello e il cattivo tempo con i poteri di Ade, ti aveva infatti privato ingiustamente della tua carica per designare come nuovo Spettro di Bennu, un certo Kagaho, in quest’epoca noto ai più come Ikki di Phoenix. E questo deve averti parecchio destabilizzato, tanto da portarti a desiderare una Surplice non tua» spiegò Chrys, e Radamante Strinse i pugni.

«Quel maledetto figlio di….» la Viverna si bloccò ricordandosi di essere in presenza della dea, che però concluse per lui la frase.

«Di puttana, sì Radamante, puoi dirlo forte. Non nego di non avere mai amato particolarmente Ade, anzi; ma quell’Aaron ne ha combinate veramente di grosse. Anche se credo che il peggio l’ha combinato Kairos nei panni dello Spettro di Mefistofele, dato che si è preso la briga di distruggere direttamente la Stella Malefica di cui ha preso il posto. E siccome il Ragno Tessitore di Mefistofele era un abile manipolatore di menti della vecchia guardia, vi lascio immaginare quanto mi girino le palle!» commentò Chrys, per poi rivolgersi a Ursula, che stava cercando di metabolizzare tutte quelle informazioni che le erano piombate addosso:

«Ora sta a te Ursula di Bennu. Puoi l’asciarti alle spalle tutto il tuo dolore e la tua rabbia, e tornare ad essere ciò che sei, risorgendo dalle tue ceneri, o puoi continuare a crogiolartici in essi nel tentativo di ottenere ciò che non potrai mai avere. A te la scelta» disse quindi la Regina dell’Ade e Ursula non se lo fece ripetere due volte.

«Non, c’è nemmeno da chiedermelo! Da ora in poi consideratemi al vostro servizio come Spettro di Bennu!» rispose risoluta Ursula.

«Ottimo. Il tuo risveglio non è ancora completo, ma con un po’ di lavoro dovrei riuscire a riportarti agli splendori di un tempo. Comunque per ora direi che sono soddisfatta. Benvenuta tra i nostri, Ursula!» l’accolse quindi Chrys con un sorriso, per poi però buttare lo sguardo in giro e dire:

«Direi che è ora di cambiare aria, prima che chiamino il manicomio. Mi sa che abbiamo dato fin troppo spettacolo! La prossima volta ricordiamoci di scegliere un posto più appartato per discutere!»

«Concordo appieno Mia Signora» disse quindi Radamante, insieme a Earhart e Leybold, dato che era palese che i turisti in visita alla Torre di Londra li avevano sicuramente presi tutti per dei pazzi furiosi!

 

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Dal prossimo capitolo iniziano le botte, promesso!!!!!

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Capitolo 23
*** Cap. 23 ***


CHI NON MUORE SI RIVEDE:

Ma non sempre è un piacere!

 

Il tempo per prendere una decisione era scaduto. La giornata era infatti trascorsa in un lampo e, su richiesta della dea, Vampir si era presentato alla porta dell’appartamento di Cetus per scortarla al suo cospetto.

Christine emise quindi un sospiro rassegnato e decise di seguire lo Spettro senza opporre resistenza. D'altronde era stanca di essere perennemente in fuga. E poi forse quella dea così fuori dagli schemi, era davvero diversa da Ade.

«La despettrizazione è tanto dolorosa?»

La voce di Cetus spezzò la cappa di silenzio che si era formata tra lei e Earhart.

«Non ne ho idea. Ho sempre servito Ade senza alcuna esitazione» rispose quindi Vampir, scrutando la ragazza che camminava al suo fianco.

«Capisco. Il legame tra te e Ade doveva essere molto forte» disse quindi Christine, per evitare di piombare nuovamente nel più totale silenzio.

«Mi liberò da una maledizione scagliatami da Apollo. Sedussi infatti con l’inganno una delle sue sacerdotesse e il dio del sole non gradì. Quindi per punizione mi trasformò in una specie di vampiro, che sottraeva la vita a tutto ciò che toccava. Finii così per diventare un sicario privo di emozioni. Ade vide in questo un pregio e mi liberò dal sortilegio in cambio del mio ingresso nell’Armata Infernale. Fu così che diventai Earhart di Vampir Stella della Longevità Celeste e la mia maledizione fu trasformata nella mia arma più potente» spiegò quindi Earhart, perdendosi in ricordi ormai lontanissimi.

«Quindi ti sei legato a lui per sdebitarti?» domandò di conseguenza incuriosita lo Spettro di Cetus, scrutando di sottecchi Earhart, dato che era decisamente inconsueto per lei avere a che fare con uno Spettro così propenso al dialogo, dato che normalmente, a sua memoria, i seguaci di Ade erano sempre stati piuttosto restii a socializzare anche fra di loro. Quindi figuriamoci con un disertore! Che la nuova Regina dell’Ade fosse riuscita a portare un cambiamento così radicale nel Regno dei Morti, tanto da coinvolgere anche il cuore degli Spettri?

«Diciamo che Ade mi ha dato una casa, se così si può definire l’Inferno, e uno scopo. Quindi sì, forse più che devozione la mia è sempre stata più che altro gratitudine per avermi tolto dalla strada; nonostante fosse palese che per lui, noi Spettri, non fossimo altro che carne da macello per le sue Guerre Sacre» rispose lo Spettro di Vampir, per poi rivolgersi a Christine per farle una domanda che gli frullava da un po’ per la testa: «Tu invece perché hai disertato?»

«Perché ho visto la decadenza del Regno dei Morti, secolo dopo secolo. La decadenza dell’anima di Ade infatti ha corrotto anche gli Inferi, cosa che ha portato sia lui, che l’aldilà, alla rovina. Dimenticandosi dei suoi doveri di guida delle anime dei defunti, per seguire i suoi deliri di giustiziere del genere umano, ha finito infatti per perdere ogni ragione di essere, finendo quindi per essere abbattuto e sostituito. Quindi la Stella Malefica della Decadenza Celeste, ovvero il Demone di Cetus guardiano degli Abissi Infernali, di cui sono la prescelta, non aveva più alcuna ragione per servire una divinità ai suoi occhi decaduta. Quindi ha preferito lasciarsi sigillare piuttosto di servire un dio dei morti che non era più tale. D'altronde il Demone di Cetus era stato messo a guardia dei Fiumi dell’Oltretomba da Crono, quindi ben prima che Ade ne diventasse il sovrano. Di conseguenza la mia Stella Malefica non ha mai seguito il precedente Sovrano degli Inferi a testa china» spiegò Christine, sotto lo sguardo attento ed indagatore di Earhart, che poté così costatare il motivo per cui Chrysanthe stava rischiando grosso per quella ragazza.

«E quindi quale sarebbe il compito di un dio della morte, secondo te?» domandò Earhart, incuriosito da quella spiegazione.

«Il compito dei Sovrani del Mondo dei Morti è quello di aiutare le anime dei trapassati a comprendere gli errori ed i peccati commessi in vita, come il dolore e le ingiustizie causate agli altri, tramite la legge del contrappasso, in modo che, reincarnazione, dopo reincarnazione, la loro anima possa evolversi. Cosa che Ade mi sembra abbia dimenticato di fare da diversi secoli. Quindi se l’umanità è diventata così corrotta è anche merito suo, che ha passato il suo tempo ingaggiando inutili guerre con Atena, invece che a fare il suo lavoro» spiegò Cetus, per poi aggiungere: «Chrysanthe invece che tipo di divinità è?»

«Diciamo che, da questo punto di vista, sono sicuro che andreste piuttosto d’accordo. Avete una visione molto simile di come dovrebbe essere l’Ade» ammise quindi lo Spettro di Vampir. Chrysanthe infatti aveva stravolto gli Inferi in tal senso; dato che l’Ade era passato da mera prigione punitiva per le anime, ad una sorta di centro riabilitativo in cui, oltre ad elargire punizioni ai peccatori, veniva anche spiegato loro il motivo dei loro patimenti, in modo che facessero tesoro dell’esperienza negativa dell’inferno e non ripetessero così il loro errori nella loro incarnazione futura.

«Quindi deduco che posso affidargli la Surplice di Cetus senza sensi di colpa» commentò Christine più sollevata a tale notizia. Era infatti giunto il momento che anche gli ultimi custodi degli Inferi della vecchia guardia andassero in pensione. D'altronde anche Mefistofele si era già lascito distruggere da Kairos durante la penultima Guerra Sacra, stanco di avere a che fare con degli dei che sapevano solo rovinarsi con le proprie mani, dimenticandosi dei propri doveri.

Il resto del tragitto trascorse in silenzio fin quando non raggiunsero un capanno industriale in disuso, nella periferia di Londra.

«Mia Signora, come da lei richiesto, ho condotto al vostro cospetto lo Spettro disertore di Cetus» disse quindi Earhart, inginocchiandosi di fronte a Chrys, che con un balzo scese dalla pila di vecchi blocchi in cemento, sui quali si era seduta in attesa dell’arrivo dei due Spettri, per poi avvicinarsi a Cetus, affiancata da Radamante e Leybold con indosso le loro Surplici, mentre Ursula osservava la scena tenendosi più in disparte.

«Bene, Stella della Decadenza Celeste. Mi auguro che il tempo che ti ho concesso per prendere una decisione, ti sia stato proficuo. Quindi qual è la tua risposta?» esordì Chrysanthe, scrutando il volto della ragazza, che non esternava alcuna emozione, ma solo tanta stanchezza.

«Restituisco al Regno dei Morti la Surplice di Cetus accettando la vostra proposta di tornare ad essere una comune mortale» rispose quindi risoluta Christine, fissando lo sguardo della Regina degli Inferi, nel quale scorse un velo di tristezza.

«Sei sicura della tua scelta?» domandò infatti ancora Chrys e la giovane Spettro asserì con il capo.

«Sono stanca mia Signora. Sia di scappare che di combattere»

«Ti posso capire» ammise quindi Chrysanthe, che invece quel lusso non se l’era mai potuto permettere.

«In più vedo che finalmente anche mia sorella ha trovato la sua strada e ho appurato, tramite lo Spettro di Vampir che l’Ade ha trovato un degno sovrano. Quindi posso lasciarmi tutto alle spalle con più serenità» disse Christine spostando lo sguardo in direzione di Ursula, che incrociò le braccia seccata, voltando il viso dall’altra parte. Se la sua “adorata” sorellina si aspettava scuse o baci e abbracci, era cascata proprio male. Lo Spettro di Bennu infatti non era una sentimentalista e tanto meno era un’ipocrita. Infatti se la dea degli Inferi le avesse chiesto la testa di Cetus, lei non si sarebbe fatta scrupoli a eseguire l’ordine.

Christine scosse quindi la testa divertita, constatando che Ursula non si smentiva mai, mentre Chrysanthe espandeva il suo Cosmo per dare il via al rito di despettrizzazione, andando ad avvolgere quello di Cetus, che sorrise confortata nel sentire quanto il cosmo della nuova dea della morte fosse diverso da quello del padre. Infatti se quello di Ade era gelido e terrificante come la morte che incarnava, quello di Chrys era più caldo e rassicurante, quasi un invito a lasciarsi alle spalle gli affanni della vita terrena per poter così intraprendere nuove strade e continuare ad evolversi affrontando nuove sfide.

«Guarda, guarda che bel quadretto: una disertrice, quattro ingrati, e una fottuta puttana!» la voce di un uomo squarciò però l’aria come una lama interrompendo il rituale.

«D’altronde si dice che tira più un pelo di figa che un carro di buoi. Quindi immagino che quegli sfigati degli Spettri, quando hanno visto tette, non hanno capito più nulla e si sono messi a novanta per la loro nuova regina, dimenticandosi all’istante di Ade!» la voce di un secondo uomo riecheggiò nell’aria.

«Cercate di essere meno scurrili voi due. Almeno davanti a nostro padre!» una terza voce, questa volta femminile, si aggiunse ai due.

«Lasciali stare Adrestia. Sono ragazzi!» una quarta voce più possente irruppe nell’aria, mentre quattro figure si materializzavano di fronte a Chrys e ai suoi Spettri, che si ritrovarono così faccia a faccia con due possenti giovani uomini di indubbia bellezza, con indosso un’armatura vermiglia; una donna dal fisico statuario ed una benda sogli occhi, anch’essa fornita di chloth rosso sangue ed infine un uomo più maturo con un’aria imponente ed autoritaria con indosso una Kamui. Il tutto condito con dei cosmi fiammeggianti e per nulla amichevoli.

«Come osate rivolgervi in modo così irrispettoso nei confronti della Regina degli Inferi!» sbottò quindi furioso Radamante che non aveva gradito per nulla gli epiteti ingiuriosi rivolti alla dea e agli Spettri, mentre Vampir provvedeva a richiamare a sé la sua Surplice e Upyr e Bennu scattavano sull’attenti, intuendo che quei quattro non erano sicuramente venuti a disturbare per fare una partita a carte, data l’entità dei loro cosmi aggressivi.

«Sono desolata Christine, ma devo chiederti di pazientare ancora un po’. Sai com’è… quando i parenti passano a salutare, è educazione riservar loro un po’ del proprio tempo» disse quindi Chrys, per nulla intimorita da quell’ingresso tamarro, per poi far segno a Cetus di farsi da parte e sorpassare Radamante che si era frapposto tra lei e il quartetto gonfiando minaccioso il suo cosmo.

«Ma guarda un po’ chi si rivede: Ares, Phobos, Deimos e Adrestia*!» esordì infatti la dea della morte spostando lo sguardo prima sul dio della guerra, sul cui viso campeggiava una vistosa cicatrice, e poi successivamente sui suoi figli, che la scrutavano con aria assassina:

«Cos’è una gitarella in famiglia? Non ti facevo così padre modello! C’è sempre qualcosa da imparare! Comunque siete stati carini a passare a salutare!» li prese quindi per i fondelli Chrys, sfoderando la sua migliore faccia da culo; cosa che non piacque minimamente ad Ares che strinse irritato la lancia nella sua mano.

«Evita di fare tanto la splendida. Lo sai benissimo il perché siamo qui!»

Il tono con cui Ares parlò era carico di astio e Chrys ghignò:

«Capisco. Ti è piaciuto così tanto lo sfregio che ti ho fatto che sei venuto a fare il bis!» fu infatti la risposta ironica della dea della morte, cosa che fece andare definitivamente su tutte le furie il dio della guerra, il cui self-control non era certo il suo vanto.

Fu così che successe tutto talmente rapidamente che Radamante e gli altri Spettri presenti non riuscirono nemmeno a formulare una reazione, dato che Ares era già piombato addosso alla loro dea con un tremendo urlo di guerra, mentre uno stridente rumore metallico si diffondeva nell’aria, contemporaneamente all’apparizione di un bagliore di luce nera, nella mano destra della Regina degli inferi.

«La spada dell’Ade…» sibilò quindi Ares, constatando che la sua lancia non era affondata nella carne, ma era stata intercettata da un’affilata e lucente lama nera.

«Carina vero?» lo sbeffeggiò quindi Chrys, mentre i suoi Spettri si precipitavano in suo aiuto venendo però prontamente bloccati dai figli di Ares.

«Spiacente Viverna, ma sarò io a spaccarti il culo, sei pronto?» ghignò infatti Deimos, parandosi di fronte a Radamante, che lo scrutò con fare minaccioso.

«Ride bene che ride ultimo» gli rispose quindi il Gigante Infernale gonfiando il suo cosmo. Se quel bastardo pensava di impedirgli di raggiungere la sua dea si sbagliava di grosso, così come Earhart e Leybold non si fecero intimorire dall’imponente figura di Phobos che si era stagliato minaccioso su di loro. Entrambi infatti erano più che intenzionati a vendere cara la pelle, mentre Ursula si trovò faccia a faccia con Adrestria.

«Sorella fai attenzione! Avverto un enorme potere provenire da quella donna e tu non sei ancora in grado di vestire la tua Surplice!» intervenne Christine, correndo preoccupata in direzione di Bennu, che però la fulminò con lo sguardo:

«Lo so, non prendermi per scema! Tu piuttosto; se non vuoi batterti levati di mezzo! Perché se osi intralciarmi ti farò fuori con le mie stesse mani!» l’apostrofò Ursula, mentre la dea della vendetta scoppiò a ridere:

«Oh santo cielo! Voi sareste lo Spettro di Bennu e quello di Cetus di quest’epoca? Povera Chrysanthe! E pensare che si è esposta appositamente per voi due! Beh, vorrà dire che sarà in debito con me per aver epurato l’Ade da uno Spettro che non è nemmeno stato in grado di risvegliarsi completamente e da un altro che se la fa sotto dalla paura!»

«Questo lo vedremo! D’altronde serve un sacrificio da offrire al signore dell’Oltretomba, per poter entrare a testa alta tra le fila dell’Armata Infernale e tu mi sembri proprio la vittima adatta» le rispose però risoluta Ursula, intenzionata a non fare la figura della vigliacca e ancor più a riprendersi a pieno titolo il suo ruolo di Spettro, mentre Christine si toglieva dagli impicci, come richiestole dalla sorella, ma non senza che un nodo le prendesse la gola. Era infatti giunta al cospetto di Lady Chrysanthe con il desiderio di riuscire finalmente a raggiungere la pace, ed invece si ritrovava nuovamente immischiata in una battaglia, cosa che da un lato le fece solo desiderare di lasciare tutti al loro destino, mentre dall’altro le fece assaporare uno strano senso d’irritazione (soprattutto per essere stata apostrofata come una vigliacca); cosa che fece riaffiorare in Cetus la voglia di far rimpiangere, ad Ares e figli, di essersi intromettersi negli affari degli Inferi. In più era sicura che, se avesse lasciato la sorella (ancora parzialmente dormiente) ad affrontare la dea della vendetta da sola, non se lo sarebbe mai perdonato, rimanendo così inchiodata sul posto indecisa sul da farsi.

Intanto Chrys era stata ingaggiata in gioco stretto da Ares, che stava tentando di soverchiarla con la sua immensa forza fisica.

«È inutile che provi ad opporti, la mia forza è superiore alla tua!» ringhiò infatti Ares consapevole della sua potenza, e Chrys non poté fare a meno di constatare che quello che diceva il suo avversario era vero. Infatti era indubbio che Ares fosse fisicamente più potente di lei, e che presto la mano che impugnava la sua spada, non sarebbe stata più in grado di opporsi alla forza che il dio della guerra stava esercitando su di essa, con la sua lancia. Ma purtroppo per Ares, non sempre il valore di un guerriero era direttamente proporzionato alla forza bruta…

Chrys infatti, fiutando il momento favorevole, smise di far forza e, scartando di lato, fece scivolare l’asta della lancia di Ares sulla sua lama, sottraendosi così alla pressione del dio della Guerra. Dopodiché appoggiò anche la mano libera sull’elsa dalla sua spada e, usando un gioco di leva, roteò la lama sferrando un fendente obliquo che costrinse Ares ad arretrare per evitare di ritrovarsi con una seconda cicatrice sulla faccia.  

«Non crede che sarà una passeggiata scontrati con me. Questa volta non godi più della protezione di Marte» sibilò quindi irato Ares, mentre Chrysanthe ne approfittava per prendere le dovute distanze. Ares infatti era un avversario da non sottovalutare.

«Vero. Ma nemmeno tu faresti bene a prendermi alla leggera. Perché a sto giro sono provvista di Kamui» gli rinfacciò infatti la dea degli Inferi, mentre alle sue spalle si materializzava la sua armatura che andò a ricoprire le sue membra in un lampo di luce nera.

La vista di Chrysanthe con indosso la sua Kamui rassicurò i suoi Spettri, ma al contempo era un chiaro segno che lo scontro si preannunciava tosto.

Radamante quindi buttò l’occhio ai suoi colleghi, i cui cosmi facevano percepire una determinazione mai provata prima, per poi puntare i suoi taglienti occhi color ghiaccio sul volto divertito di Deimos, facendo esplodere il Gliding Roar insieme alla potenza del suo Cosmo, dando il via agli scontri.

Se Ares e discendenza volevano assaggiare il potere dell’Armata Infernale rinata alla guida della Somma Chrysanthe, lui gli avrebbe servito il menù completo.

 

 

 

NOTE

XXXXXX

*Dea della vendetta, che in alcuni miti risulta essere figlia di Ares e Afrodite, nonché la compagna di Ares sul capo di battaglia.

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Capitolo 24
*** Cap. 24 ***


Dove non si crede, l’acqua rompe:

e sono cazzi amari!

(prima parte)

«GLIDING ROAR»

Il ruggito della Viverna, con la conseguente onda d’urto, alzò un polverone non indifferente e Chrys si ritrovò a buttare l’occhio in direzione dei suoi Spettri, che erano stati ingaggiati in combattimento dai figli di Ares. In particolare Radamante si stava misurando in forza con un compiaciuto Deimos; il quale non si era fatto prendere di sorpresa dal Gigante infernale e aveva quindi serrato i pugni dello Spettro nelle sue mani, costringendo così il suo avversario ad una sorta di gara di braccio di ferro, per saggiarne la potenza fisica. Nel mentre, Earhart e Upyr avevano immediatamente intuito di trovarsi di fronte ad un avversario che difficilmente avrebbero potuto battere in un scontro frontale, e avevano deciso di unire le forze. Leybold era infatti partito a bomba, scagliando il suo Murderous Blood, riuscendo così a distrarre Phobos con i suoi pipistrelli di sangue esplosivi, mentre Vampir, forte della sua capacità di distorcere parzialmente le dimensioni*, era riuscito a sorprendere il figlio di Ares alle spalle, cingendogli il collo con le sue gelide mani, con l’intento di assorbire la sua forza vitale.

Infine Ursula se le stava prendendo come se non ci fosse un domani, sotto lo sguardo disorientato della sorella, in evidente crisi esistenziale, mentre Adrestia rideva sguaiatamente, mettendo così in luce il suo lato sadico, nonostante cercasse di darsi una parvenza signorile. Infatti, nonostante avesse ereditato una sfolgorante bellezza dalla madre Afrodite, il carattere era indubbiamente farina del sacco di suo padre.

La dea della morte spostò quindi lo sguardo su Ares, che la stava studiando per pianificare il suo attacco. Gli occhi azzurro ghiaccio del dio della guerra, identici a quelli di Zeus, stavano infatti seguendo ogni suo minimo movimento, mentre il vento generato dai Cosmi di Radamente e Deimos, gli scompigliava i folti e mossi capelli castani, dono di Era. Peccato che a deturpare il bel viso del Signore della Guerra ci fosse una vistosa cicatrice.  Infatti c’era poco da dire sul fatto che, nonostante il fisico statuario e la sfavillante Kamui rosso cupo, che riprendeva l’antica foggia delle armature degli opliti spartani, l’occhio finiva sempre e comunque sul suo sfregio. Quindi Chrys non poté fare a meno di constatare che infondo era comprensibile che Ares fosse incazzato come una iena… senza poi contare l’umiliazione subita sul campo di battaglia. Peccato che all’epoca Chrysanthe fosse decisamente furiosa con l’intero Olimpo e che Ares avesse avuto la pessima idea di misurarsi con la sua controparte italica, ovvero Marte, finendo così con il culo fatto a strisce, essendo il Capitolino un fine stratega, oltre che un esperto nell’uso delle armi bianche.

“Essere una dea è veramente una seccatura” pensò quindi Chrys, mentre anch’essa studiava l’avversario cercando di scorgere un’apertura nella sua guardia. Infatti su una cosa era certa; non poteva permettersi di farsi battere da quell’ammasso di muscoli, tutto testosterone e niente cervello, di Ares.

La sua preoccupazione andava però ai suoi spettri. Ares infatti, anche se era l’incarnazione della forza e della guerra brutale, la cui potenza era innegabile, aveva paradossalmente uno stile di combattimento più pulito e meno subdolo di quello dei suoi figli che, avendo ereditato dalla madre una certa dimestichezza con i sentimenti, non disdegnavano all’occorrenza di utilizzare tecniche in grado di distruggere la psiche del proprio avversario. 

Chrysanthe non poté quindi fare a meno che riporre fiducia nelle potenzialità che aveva visto in loro, le quali avevano fatto propendere la dea a sceglierli come scorta. In fine, come ultima risorsa, avrebbe comunque sempre potuto resuscitarli.

Nel frattempo Ares aveva deciso di partire all’attacco con la sua temibile lancia, che era in grado di frantumare anche le Kamui, costringendo quindi Chrys a dar fondo a tutta la sua velocità ed agilità, per poter schivare la velocissima raffica di colpi, in grado di generare roventi correnti d’aria; fin quando la dea, scorgendo un punto scoperto nella tattica di Ares, non passò al contrattacco, infilandosi nell’apertura dell’avversario con colpi di punta, mirando alle parti lasciate scoperte dall’armatura.  Toccò così al Signore della Guerra cercare di non farsi affettare come un salame. Infatti era indubbio che la Regina dell’Ade, rispetto al suo predecessore, sapesse perfettamente maneggiare l’arma emblema della sua autorità sugli Inferi. D'altronde se quando era al servizio di Marte, era stata soprannominata “La Regina di Spade” c’era un motivo.

Ares infatti fu costretto a mettersi d’impegno, dato che era ben consapevole dell’eccellente tecnica schermistica dell’avversaria, dando così il via ad uno scontro all’arma bianca senza esclusioni di colpi.

Intanto Radamante, stanco della prova di forza in cui era stato ingaggiato da Deimos, aveva deciso di dare una svota alla faccenda, smettendo di far forza con le braccia, cosa che fece sbilanciare in avanti Deimos, il quale venne così centrato in pieno dalla ginocchiata di Radamante, che lo colpì alla bocca dello stomaco.

«A quanto pare la Viverna sa mostrare i denti! Se non fossi stato in possesso di una Kamui, mi avresti fatto male!» ironizzò Deimos, passandosi una mano sulla parte colpita, protetta dalla sua armatura, la cui foggia riprendeva un cinghiale, animale sacro al padre.

Radamante puntò quindi il suo sguardo severo su quello del figlio di Ares, i cui occhi azzurri facevano trasparire un certo divertimento.

«Questo è niente» gli ripose quindi la Viverna.

«Ottimo. Avevo proprio voglia di sgranchirmi un po’ i muscoli» fu il conseguente commento di Deimos che, dopo essersi ravvivato con una mano la capigliatura dorata, fece scrocchiare le spalle, per poi partire fulmineo all’attacco di Radamante, il quale ringraziò mentalmente le lezioni di kickboxing impartitegli da Lady Chrysanthe. Daimos infatti era degno figlio di suo padre, e sapeva unire velocità e potenza nei suoi colpi, cosa che lo rendeva decisamente un guerriero capace e letale. Quindi senza una buona base di tecnica lo Spettro se la sarebbe vista decisamente brutta.

«A quanto pare quella vacca di Chrys, vi ha messi sotto giù negli Inferi!» fu la conseguente considerazione di Daimos, dato che Radamante stava dimostrando di essere in grado di tenergli dignitosamente testa. Peccato che il termine “vacca”, affiancato al nome della Regina degli Inferi, fece infuriare di brutto la Viverna, che decise di dare il ben servito a Deimos, caricando il suo pugno con il Greatest Caution, per poi scagliarlo con violenza contro il figlio di Ares, il quale riuscì a schivarlo per un soffio.

«Accidenti! Quando si nomina in modo in proprio la tua dea, ti incazzi eh?» fu il conseguente commento divertito di Deimos, mentre con il pollice si puliva la guancia da un graffio causatogli dal colpo del Gigante Infernale.

«Mi sembra una cosa naturale. Insultare la Nostra Sovrana è un atto sacrilego, ed è quindi doveroso per uno Spettro punire con la morte un tale blasfemo» rispose la Viverna, il cui Cosmo nero come la notte, esprimeva tutto il suo disappunto.

«Ma che diligente soldatino! Mi hai fatto proprio venir voglia di vedere fino a che punto si spinge la tua devozione! Quindi fatti sotto, damerino infernale!» fu il conseguente appunto di Daimos, sul cui bel voto angelico, era andato dipingendosi un sorriso inquietante, mentre il suo cosmo divino si gonfiava.  

Radamante ebbe quindi appena il tempo di rendersi conto che Daimos era partito all’attacco, che il rumore metallico del suo elmo, finito a terra, risuonò nell’aria, ritrovandosi così l’indice e il medio del dio puntati sulla fronte.

«Tromokratía tou polémou»** furono le parole di Daimos, la cui espressione era diventata spaventosamente seria, mentre la Viverna, incapace di reagire alla tecnica del suo avversario, cadeva miseramente in ginocchio in preda ad un terrore sordo.

Radamante era infatti piombato in uno stato catatonico, mentre nella sua mente si affollavano le immagini dei suoi fallimenti passati; dalle Guerre Sacre che non era mai riuscito a vincere, alla devastazione del Regno dei Morti che lui non era stato in grado di fermare, fino alla morte di Ade, trafitto per mano di Atena. Per poi passare a quelli futuri, dove il corpo inerte e coperto di sangue di Lady Chrysanthe lo fissava con gli occhi assenti e senza vita tipici di un cadavere. Un devastante senso d’impotenza lo pervase, inibendo il suo corpo di ogni capacità di reazione, mentre Deimos gli prendeva il volto, sconvolto dalle visioni, tra le mani.

 «E già. Mia cara Viverna. È proprio questo quello che succede quando un Giudice, destinato a stare seduto comodo su uno scranno a giudicare le anime, si erge a comandante  di un esercito… fallisce! D’altronde la guerra è anche questo; fallimento. Ed è proprio questo ciò che ti atterrisce all’interno di un conflitto e, per quanto cerchi di nasconderlo a te stesso, tu sai perfettamente che l’ombra del fallimento è sempre alle tue spalle! Ma non preoccuparti, ci penserò io a darti la pace eterna che, quegli insulsi dei infernali ai quali ti ostini a votarti, non sono in grado di donarti!» e detto questo Daimos colpì Radamante con pugno dritto in faccia, fracassandogli il setto nasale, per poi passare a prenderlo a calci con evidente compiacimento.

Intanto Phobos era riuscito ad afferrare Earhart per la testa e a toglierselo di dosso scaraventandolo al suolo, nonostante l’energia sottrattogli dallo Spettro.

«Che mosche fastidiose che siete. Meritate solo di essere schiacciati» commentò quindi Phobos, rivolgendo i suoi occhi celesti, simili a quelli dei suoi fratelli, a Vampir e a Upiyr, riservando loro uno sguardo intimidatorio. D’altronde erano due Spettri di seconda e terza categoria, quindi ben lungi dall’essere presi come una seria minaccia dal figlio del Signore della Guerra, la cui Kamui vermiglia riprendeva la foggia di un cane (anch’esso animale sacro ad Ares); anche se la capacità di assorbire l’energia degli avversari di Vampir, poteva essere insidiosa. Phobos infatti aveva iniziato ad accusare una certa spossatezza, cosa che lo spinse a decidere di togliersi dai piedi quei due seccatori alla svelta.

«Se pensi d’intimorirci ti sbagli» gli tenne però testa Earhart, rialzandosi in piedi, cosa che fece abbozzare un sorriso divertito sul volto di Phobos:

«Ma davvero?»

«Siamo Specter al servizio della Regina degli Inferi. Quindi se credi che le tue minacce ci possano intimorire sei fuori strada. La morte per noi è infatti un concetto privo di significato!» rispose risoluto Leybod.

«Non ne dubito. Ma rimanete comunque degli esseri umani. E come tali il vostro cervello funziona esattamente come quello dei vostri simili. Quindi non potete in alcun modo opporvi a me: Protarchikós fóvos***»

Il Cosmo di Phobos si espanse imponente e infuocato e i due Spettri vennero colti da un’angoscia terrificante che li paralizzò. Rendendoli così incapaci di muoversi. I loro corpi infatti non rispondevano più al loro volere ma erano soggetti ad un terrore agghiacciante, che faceva risultare le loro membra pesanti come macigni.

«Che c’è Spettri? Dalla paura ve la state facendo sotto e non riuscite più a muovervi? Beh è naturale! Infondo non siete altro che animali un po’ troppo evoluti che, quando si trovano davanti ad un pericolo che non possono affrontare, non possono far altro che rimanere immobili e senza via d’uscita. E si dà il caso che io non sia minimamente misericordioso!» e detto questo Phobos piantò un pugno nel ventre di Earhart, facendogli sputare sangue, per poi passare a prenderlo a cazzotti, manco fosse un pungiball, sotto gli occhi di Leybold.

“Dannazione, devo fare subito qualcosa” pensò quindi lo spettro di Upyr che, vedendo il suo superiore trattato come una pezza da piedi, aveva ripreso parzialmente lucidità e stava cercando di elaborare una strategia difensiva. Infatti, nonostante il primo momento di disorientamento, il giovane spettro aveva intuito il funzionamento della tecnica di Phobos, il cui Cosmo andava ad agire direttamente sulla psiche del nemico, andando ad alterare la percezione del pericolo, amplificandola a tal punto da far in modo di inibirne le capacità mentali e motorie, tanto da renderlo incapace di agire. Cosa che rendeva il malcapitato una preda facile.

Leybold ringraziò quindi mentalmente le nozioni di teoria sull’uso del Cosmo che la sua Regina aveva messo a disposizione dei suoi Spettri. Infatti l’unico modo per andare a vanificare un colpo del genere era di andare a riequilibrare le proprie funzioni celebrali, concentrando il proprio Cosmo nella parte colpita, in modo da contrastare gli effetti della tecnica mentale dell’avversario.

La preoccupazione dello Spettro era però quella di non possedere un Cosmo abbastanza potente da riuscire a vanificare quello di Phobos, ma grazie all’energia sottratta al dio da Vampir, che aveva indebolito il figlio di Ares, Upyr aveva qualche possibilità di riuscita. Quindi decise di sfruttare la momentanea distrazione di Phobos, intento a dilettarsi con Earhart, in modo da liberarsi dal suo giogo, cercando di non farsi beccare, fingendo di essere ancora completamente in balia del figlio di Ares.

Approfittando quindi del fatto che Phobos lo avesse palesemente sottovalutato in quanto Spettro di basso rango, Leybold riuscì a mettere in pratica la sua strategia, riuscendo quindi a liberarsi dall’influenza del Cosmo del figlio di Ares, per poi scagliare il suo Murderous Blood, colpendolo in pieno il dio, preso completamente alla sprovvista, provocandogli diverse ustioni, per poi soccorrere Earhart, liberando così anche lui dagli effetti della tecnica di Phobos.

«Tu, maledetto bastardo! Questa me la paghi!» ringhiò quindi il dio minore, decisamente irato per il tiro mancino subito, per poi però rimanere di sasso nel realizzare che la sua tecnica era stata vanificata da quel giovane Spettro, che lui aveva a malapena considerato.

«Come diamine hai fatto a muoverti?» fu infatti la reazione incredula di Phobos, rivolgendosi a Leybold, che gli rivolse un sorrisetto di soddisfazione.

«Ho fatto tesoro di alcuni insegnamenti della Mia Signora. D’altronde se non si eccelle in potenza bisogna almeno saper usare la testa» rispose quindi lo Spettro di Upyr, cosa che fece imprecare il figlio di Ares. A quanto pare aveva fatto male a prendere sottogamba quello Specter, dato che, per essere riuscito a liberarsi da solo dall’effetto del suo colpo, nonostante la sua forza non spiccatamente elevata, doveva esse sicuramente molto abile nella gestione del Cosmo.

«Capisco. Pare proprio che quella dannata di Chrysanthe non ti abbia scelto per simpatia. Comunque questo non toglie che tra me e te ci sia un abisso» e detto questo Phobos si scagliò come una furia su Leybold, colpendolo in pieno con un calcio al fianco, facendolo così finire contro una pila di blocchi di cemento, che gli rovinò addosso.

«Bene, ora voglio proprio vedere se hai ancora voglia di fare lo splendido!» commentò Phobos trionfante, ma purtroppo per lui, aveva cantato vittoria un po’ troppo presto. Earhart infatti, per quanto mal ridotto, non era ancora KO e quindi si era rimesso in piedi per poi scagliare il suo Crimson Cross.

Un’enorme croce latina squarciò il cielo e Phobos fu investito da una luce cremisi, proveniente direttamente dal Regno degli Inferi, la cui peculiarità era quella di sottrarre l’energia vitale al bersaglio colpito. Se non fosse stato un dio protetto da una Kamui, probabilmente il suo corpo non avrebbe retto. A quanto pareva quei due sapevano fare il gioco di squadra e la cosa era decisamente una seccatura. Phobos quindi non poté fare a meno di constare che Chrys non si smentiva mai nel saper scegliere bene le sue carte, mentre osservava lo Spettro di Upyr riemergere dai blocchi che l’avevano sommerso, per poi mettersi in posizione d’attacco, nonostante fosse lordo del sangue che sgorgava dalle sue ferite, facendo finire così il figlio di Ares tra due fuochi.

«Siete tenaci e preparati, ve lo concedo. Ma chissà se questo sarà sufficiente per sconfiggermi? Sono proprio curioso di scoprirlo!» constatò quindi Phobos, sul cui volto si stava dipingendo un’espressione compiaciuta, dato che, nonostante tutto, stava iniziando a divertirsi, siccome lo scontro, inizialmente previsto come palloso, si stava invece rivelando parecchio interessante. Si scrocchiò quindi una spalla per poi partire all’attacco, gonfiando al massimo il suo Cosmo.

Nel frattempo Ursula non se la stava passando proprio bene. Infatti, nonostante il suo fare battagliero e aggressivo, lo Spettro di Bennu era finito presto vittima di Adrestia, che l’aveva conciata per le feste, dato che, essendo ancora priva di Surplice, Ursula non aveva la ben che minima difesa.

«Ma che meraviglia! Chrys dovrà saldare a caro prezzo il suo debito nei miei confronti per avergli tolto di mezzo uno Spettro così inutile!» cinguettò soddisfatta la figlia di Ares, per poi sferrare un calcio a Bennu, che finì diversi metri più in là, lasciandosi dietro una scia di sangue che andò a macchiare l’asfalto.

«Che c’è Bennu? Sei talmente messa male da non riuscire nemmeno più a parlare per via del dolore?» la canzonò quindi Adrestia mentre, a passi lenti, le si avvicinava per sferrarle il colpo di grazia.

Ursula strinse quindi i denti, mentre il dolore lancinante si propagava per tutto il corpo. Possibile che fosse talmente debole da non riuscire nemmeno a vestire l’armatura e a lasciarsi ridurre così? Eppure la Stella della Furia Celeste doveva essere tra le più potenti! Tuttavia, per quanto si sforzasse, la Surplice di Bennu sembrava non volerne sapere di venire in suo soccorso. Comunque sia non avrebbe mai dato la soddisfazione ad Adrestia di andarsene da pusillanime. Si mise quindi nuovamente in piedi a fatica, per poi puntare il suo sguardo rovente sul viso della figlia di Ares che, nonostante avesse gli occhi coperti da una benda, pareva vederci benissimo.

«Ma che sguardo assassino! Peccato che non serva quello per uccidere, ma un Cosmo adeguato!» la sfotté la dea minore, ravvivandosi in modo civettuolo i lunghi e mossi capelli castani, per poi prepararsi a darle il colpo di grazia, venendo però bloccata dalla percezione di un Cosmo imponente alle sue spalle. Infatti Christine, alla vista della sorella ridotta in quelle condizioni, stava iniziando a perdere lucidità mentale, lasciando quindi trapelare il suo Cosmo non più adeguatamente segregato, mentre una luce blu notte aveva iniziato a rivestire il suo corpo, per poi lasciare spazio all’elegante e sinuosa Surplice di Cetus sigillata in lei.

«Ohhh! Il pesciolino fuor d’acqua vuol fare lo squalo!» ridacchiò quindi Adrestia in direzione di Cetus che, non riuscendo più a sopportare i suoi sensi di colpa nel lasciare la sorella in balia di una farabutta del genere, aveva iniziato a mandare al vento i suoi propositi di non belligeranza. In più, prima si riusciva a mettere fine a quella schermaglia, prima avrebbe ottenuto la despettrizzazione.

«Lascia immediatamente stare Bennu!» fu quindi la sua replica secca, mentre i suoi occhi color acqua marina si facevano sempre più assenti.

«Altrimenti che mi fai?»

Il tono irriverente di Adrestia e la conseguente domanda stupida, diedero definitivamente il colpo di grazia ai freni inibitori di Cetus che, alla faccia della parvenza da fanciulla indifesa, colpì in pieno la figlia di Ares con una bomba d’acqua evocata direttamente dal Regno dei Morti, scaraventando così Adrestia lontano dalla sorella.

«Maledetta stronza! Come hai osato lordarmi con l’acqua immonda dell’Ade, nella quale marciscono i cadaveri!» inveì quindi Adrestia, infuriata per la perfetta messa in piega andata a farsi benedire e per l’olezzo che ora le impregnava la Kamui, rappresentante un avvoltoio, animale sacro ad Ares.

«A dire il vero quella era semplice acqua di scarico delle latrine degli alloggi degli skeletons. Se avessi evocato quella dell’Acheronte, del Lete, dello Stige, del Cocito o del Flegetonte ti posso assicurare che l’ultimo dei tuoi problemi sarebbe stato l’odore. Diciamo che si è trattato di un avvertimento. Quindi te lo dico per l’ultima volta. Desisti dallo scontro se non vuoi che io ti scateni contro i fiumi infernali» la voce ferma di Christine, e il suo incedere elegante, ma al contempo inquietante, insieme al suo vasto Cosmo, che si stava lentamente espandendo, fecero capire ad Adrestia che era giunto il momento di fare sul serio. Cetus infatti, nonostante fosse uno Spettro poco incline alla lotta, aveva comunque la nomea di essere all’occorrenza molto spietato, ma d’altronde se veniva definita la “Fata Azzurra della morte” un motivo c’era.

«Christine! Questo è il mio scontro! Stattene fuori!» la voce irata di Ursula bloccò però la sorella in procinto di attaccare.

«Ma Ursula… nelle tue condizioni, come puoi pretendere che io rimanga a guardare senza intervenire!» la riprese però Cetus incredula.

«Nessuno mi pare ti abbia chiesto aiuto!» inveì però Bennu, che nel mentre aveva iniziato ad essere pervasa da una rabbia accecante che gli fece serrare i pugni. Se c’era una cosa che proprio non sopportava era che venisse calpestato il suo orgoglio, così come essere oggetto di pietà da parte di sua sorella. Mai e poi mai avrebbe infatti potuto tollerare un suo aiuto. Il desiderio di incenerire tutto e tutti, si allargò quindi come una voragine nella sua anima, mentre il suo Cosmo, bloccato per troppo tempo, esplose incendiando l’aria circostante, che fece liquefare l’asfalto attorno a sé, mentre una Surplice alata, nera come le tenebre, compariva alle sue spalle.

Cetus e Adrestia ebbero quindi appena il tempo di mettersi a distanza di sicurezza, per evitare di rischiare di riportare gravi ustioni causate dal contatto con il Cosmo infuocato di Ursula, mentre l’armatura infernale di Bennu finalmente tornava a proteggere le membra del suo legittimo proprietario. Una risata compiaciuta ed euforica sgorgò quindi spontanea dalle labbra di Ursula, la quale puntò poi i suoi occhi di brace sul viso di Adrestia, mentre attorno allo spetto di Bennu si allargavano le fiamme nere degli Inferi.

Un brivido gelido percorse la schiena della dea della Vendetta: la Fenice Demoniaca dell’Ade era infatti risorta ed era incazzata come non mai. A quanto pare quella che gli era parsa una facile vittoria, si era invece rivelata una bruttissima gatta da pelare! 

 

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NOTE

*nel volume dedicato ad Aspros di Gemini non viene espressamente menzionata questa capacità, ma dato che l’Altra Dimensione del gold saint non gli fa un baffo e che compare dal nulla alle spalle della gente, ed in più fa apparire navi da una croce che squarcia il celo, ho dedotto che Earhart non fosse proprio a digiuno di tale tecnica.

** da google translate: Terrore della guerra.

***da google translate: Paura primordiale.

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Capitolo 25
*** Cap. 25 ***


Dove non si crede, l’acqua rompe:

e sono cazzi amari!

(seconda parte)

 

Il suono sordo e metallico della spada di Chrys, che intercettava al pelo la punta della lancia di Ares, rimbombò nell’aria. Il suo occhio destro era salvo, ma lo spostamento d’aria era comunque riuscito a procuragli un taglio sul viso. Nulla di grave. Un paio di giorni e non ci sarebbe rimasta nemmeno la cicatrice, ma il fatto che il dio della Guerra fosse riuscito a penetrare le sue difese, fece capire a Chrysanthe che stava iniziando ad accusare la stanchezza dello scontro. D’altronde la sua resistenza fisica era minore di quella del suo avversario e ne era pienamente consapevole.

«Che c’è Chrys? Stai iniziando a perdere colpi? Eppure gli occhi ereditati da tua madre sono belli! Sarebbe quindi un peccato se riuscissi a cavarteli» la canzonò Ares, ma la risposta della Regina degli Inferi non si fece attendere e ben presto anche al signore della Guerra toccò esibirsi in una parata di fortuna, mentre sulla sua coscia, non protetta adeguatamente dall’armatura, si apriva un taglio.

«Più che dei miei occhi dovresti preoccuparti di equipaggiare meglio la tua Kamui o qualcuno potrebbe farti male!» lo rimbeccò quindi Chrys, per poi decidere di dare fondo anche al suo Cosmo oltre che alla sua arma, andando così a materializzare i suoi Death Needles.

«Se credi di fregarmi di nuovo con quegli affari sei un’illusa Chrysanthe!» ribatté quindi Ares alla vista dei sottili aghi di Cosmo materializzati dalla dea della Morte.

«Chissà se è davvero così?» rispose però la Regina degli Inferi, per poi scagliare la sua tecnica.

Fu così che Ares fu costretto ad evocare una barriera protettiva, dato che era ben conscio che, se anche solo uno dei Death Needles fosse andato a segno, sarebbe stato un bel problema, perdendo però così di vista l’avversaria che, sfruttando la sua capacità di entrare ed uscire dal Mondo dei Morti a suo piacimento, ricomparve alle spalle di Ares, cogliendolo di sorpresa. Ares riuscì quindi per un soffio ad evitare di finire decapitato, non riuscendo però ad evitare completamente il fendente obliquo che li procurò un taglio tra la spalla e la clavicola.

«Che tu sia maledetta Chrysanthe» ringhiò quindi il dio della Guerra, portandosi una mano sulla parte ferita, dalla quale aveva iniziato a sgorgare sangue.

«Ares, ritirati, te lo dico per il tuo bene» gli rispose quindi Chrys, assumendo una posa d’attacco.

«Scordatelo. Non sarò soddisfatto fin quando non avrò la tua testa come trofeo» fu però la reazione di Ares, per poi richiamare il suo Cosmo e scagliare così il suo katastrofí tou polémou *.

Una sfera fiammeggiante di energia si concentrò nella mano del Signore della Guerra, per poi essere lanciata con violenza in direzione di Chrys che, nonostante fosse riuscita a schivarla, venne comunque coinvolta nella deflagrazione del colpo contro il suolo, che fu squarciato da una profonda voragine, mentre Chrysanthe finiva scaraventava a terra, battendo in malo modo la schiena.

«Merda» fu la conseguente esclamazione di Chrys, mentre cercava di rialzarsi, ritrovandosi con la faccia a pochi centimetri dalla punta della lancia del Signore della Guerra.

«Game Over, Chrys!» fu la conseguente esclamazione trionfante di Ares, mentre prendeva la mira per infilzare la dea, che però riuscì a rotolare via di lato, rimediando un brutto taglio al braccio destro.

«Dannazione! E io che speravo di riuscire ad inchiodarti al terreno! Ma a quanto pare mi toccherà giocare ancora un po’ con te! Però ora sono proprio curioso di vedere come te la caverai senza poter più usare il buaccio destro» sogghignò Ares, pregustando una strada, da ora in poi, tutta in discesa.

«Ares…. ti svelo un segreto…. sono ambidestra!» fu però la risposta di Chrys che, dopo aver passato la sua spada nella mano sinistra passò nuovamente alla carica, sotto lo sguardo sorpreso di Ares, che vedeva così sfumare le sue congetture.

 

Nel mentre Deimos se la stava spassando un mondo a farsi beffe di un indifeso Radamante, il cui sangue ormai stava imbrattando le sue vestigia tingendole di rosso scuro.

«Lasciatelo dire… come Gigante Infernale fai pena!» lo sfotté il figlio di Ares colpendolo violentemente con un calcio, che fece finire carponi la Viverna, che strinse i denti.

Il dolore era infatti insopportabile, ma per nulla al mondo Radamente avrebbe dato la soddisfazione a Deimos di vederlo gridare dal male. In più c’era una cosa sulla quale il figlio di Ares si sbagliava, ovvero che l’ombra del fallimento che lo perseguitava da un’eternità, gli avrebbe impedito di svolgere il suo ruolo di Spettro. Perché se era vero che l’eventualità di fallire era una delle cose che lo angosciavano di più, era anche certo che, se si lasciava trasportare dal senso di inquietudine che la morte di Ade gli aveva lasciato dentro, il fallimento era assicurato. E Radamante non voleva assolutamente che questo accadesse. Soprattutto se era in ballo l’incolumità di Lady Chrysanthe. Si era infatti impegnato a fondo nei duri allenamenti impartiti dalla dea, proprio per poter dimostrare di poter ancora ricoprire a testa alta la sua carica di Gigante Infernale, e a tale scopo aveva fatto un giuramento a sé stesso; ovvero che avrebbe protetto la sua nuova Regina a qualunque costo. Anche perché, nonostante la diffidenza iniziale, mista al rancore per aver riportato in vita i Saint; giorno dopo giorno, stando a stretto contatto con Chrys, i suoi sentimenti avevano iniziato a cambiare, trasformandosi pian piano in profonda stima e sincero attaccamento nei suoi confronti. Molte cose lo lasciavano ancora interdetto, come il suo spiazzante modo di fare troppo umano e la sua avventatezza, ma, tolto questo, aveva comunque iniziato ad apprezzare la sua intraprendenza e la sua risolutezza nel prendersi a cuore il Regno degli Inferi nonostante questo l’avesse privata dei suoi sogni.

Era dunque suo dovere di Spettro ricambiare tale impegno proteggendola anche a costo della sua stessa vita.  In più anche solo il fatto che qualcuno potesse mancarle di rispetto gli faceva ribollire il sangue nelle vene, provocandogli una rabbia mai sperimentata prima; quindi figuriamoci se le mettevano le mani addosso! Ares e figli quindi dovevano assolutamente essere puniti!

«Beh; che dire… mi sono divertito abbastanza, ma è giunta l’ora di chiudere i giochi. Adrestia infatti ha bisogno di me ed io, da bravo fratello, devo intervenire. Quindi addio Viverna!»

Deimos fece quindi per dare il colpo di grazia a Radamante, decapitandolo con il taglio della mano, che venne però bloccata dal Gigante Infernale.

«Allora sappi che io invece, da bravo Specter, ti devo eliminare! Perché anche se la paura della sconfitta è un fantasma che mi perseguita, è anche vero che è proprio tale terrore che mi sprona a perseguire a tutti i costi la vittoria» rispose però la Viverna, bloccando quindi il polso di un sorpreso Deimos in una morsa d’acciaio, per poi concentrare tutto il suo Cosmo nella mano libera, per poi scagliare il Greatest Caution, che però si dissolse a pochi centimetri dall’addome del dio.

Deimos quindi, dapprima preoccupato, scoppiò in una fragorosa risata:

«Ma che belle parole! Peccato che sei messo talmente male da non riuscire più nemmeno a gestire il tuo stesso Cosmo! Certo che voi Spettri siete proprio uno spasso! Ma ormai è tutto inutile!»

Peccato che ben presto l’ilarità del figlio di Ares si tramutò in un tremendo dolore all’addome, che si espanse nelle sue viscere, facendolo finire in ginocchio a vomitare sangue.

«Tu maledetto bastardo! Che mi hai fatto!» inveì quindi Deimos, che aveva perso ogni voglia di ridere, tra un conato e l’altro.

«Ho aspettato il momento propizio e ti ho colpito direttamente agli organi interni dell’addome concentrando il mio Greatest Caution nel tuo Chakra del Plesso Solare; ovvero il nodo energetico vitale corrispondente all’apparato digerente. Essere in possesso di una Kamui con un tale attacco è totalmente irrilevante» gli rispose glaciale la Viverna, i cui occhi, taglienti come lame, si posarono su quelli decisamente preoccupati di Deimos, che capì che purtroppo per lui i giochi si erano invertiti. Era infatti arrivato il turno di Radamante di incarnare la paura; questa volta della morte, di cui lui era uno dei tre Giudici.

Intanto lo scontro tra Bennu e la dea della Vendetta era in stallo. Adrestia infatti, non essendo scema, aveva deciso di attuare una tattica prevalentemente difensiva in modo da evitare di entrare in contatto con il rovente Cosmo di Ursula, la quale, a sua volta, aveva compreso che la figlia di Ares non era un avversario che avrebbe potuto battere prendendola di petto. Era infatti molto veloce… troppo veloce! Quindi i suoi Corona Blast erano stati evitati senza troppi problemi.

L’unico modo per batterla quindi sarebbe stato quello di riuscire a bloccarla con il Crucify Ankh, ma per poterlo fare la dea della Vendetta avrebbe dovuto abbassare la guardia, cosa che però non era minimamente nelle intenzioni di Adrestia.

«Sorella lascia che ti aiuti» intervenne quindi Christine vedendo Ursula indecisa sul da farsi, ma Cetus venne nuovamente bloccata da Bennu, per nulla intenzionata a farsi aiutare dalla sorella che riteneva più un fastidio che un aiuto.

«Ti ho già detto di starne fuori!» ringhiò infatti Ursula, lanciando uno sguardo di fuoco al preoccupato spettro di Cetus, che stava assistendo allo scontro con una certa apprensione.

«Certo che voi due proprio non andate d’accordo!» considerò la dea della Vendetta fiutando l’occasione favorevole, dato che era piuttosto evidente che lo Spettro di Bennu mal sopportava quello di Cetus.

«Non sono affari tuoi» rispose quindi Ursula, mentre Adrestia sfoderava un sorriso sornione.

«Vero, ma si dà il caso che i conflitti irrisolti siano la mia specialità, così come la vendetta. Quindi non posso fare a meno di percepire un certo risentimento nei confronti di tua sorella, per tutte le angherie che hai dovuto subire a causa sua, mentre vivevi da pezzente tra i mortali, nonostante fossi una Walden, dato che a ereditare tutto è sempre stata lei. Così come non posso fare a meno di sentire una certa sensazione di colpa provenire da Christine. Quindi perché non mi fate vedere come si risolvono i problemi famigliari tra gli Spettri?» s’intromise la figlia di Ares per poi gonfiare il suo Cosmo e lanciare il suo Pyrkagiá ekdíkisis** che colpì in pieno Ursula.

Lo Spettro di Bennu si ritrovò quindi a ripiombare nel marasma di sensazioni negative in cui versava prima d’incontrare Chrys. Le umiliazioni e le frustrazioni subite, a causa delle preferenze esternate dalla sua famiglia nei confronti di Christine, la investirono come una vampata di aria rovente, mentre la voglia di sangue e vendetta iniziava nuovamente a ribollirle nelle vene.

Cetus si ritrovò così di fronte agli occhi vitrei della sorella, ormai in preda del furore vendicativo innescato dal cosmo di Adrestia.

«Ursula, ti prego reagisci! Non lasciarti trasportare dalla volontà di questa dea malvagia!»

Ma purtroppo le parole di Christine non ebbero nessun effetto sulla sorella, che le si scagliò contro, ormai completamente in balia del suo rancore, ingigantito dal potere di Adrestia, che scoppiò in una sonora risata.

«Ma che spettacolo che siete! Due sorelle che si prendono per i capelli è sempre una cosa divertente da vedere. Soprattutto se una stronzetta come te, Cetus, finirà arrosto! D'altronde cancellare la memoria di tua sorella con l’acqua del fiume Lete***, in modo che non potesse più ridestarsi come Spettro, è stata decisamente una mossa sleale» intervenne Adrestia divertita.

«Ma di cosa stai parlando?» ribatté quindi Christine, intenta ad evitare gli attacchi di Ursula, che stava cercando d’ingaggiare un corpo a corpo con lei.

«Andiamo, non fare la finta tonta! Anche se privata della Surplice, una Stella Malefica rimane pur sempre una Stella Malefica, senza contare che voi due non siete normali Spettri, ma ex Demoni della vecchia guardia. Quindi è decisamente sospetto che Ursula abbia faticato così tanto per risvegliarsi, non trovi?» le fece però notare Adrestia, e Cetus non poté fare a meno di constatare che nelle parole della dea della Vendetta ci fosse un fondo di verità. Sia lei che la sorella infatti erano legate al Regno dei Morti ancor prima dello stesso Ade. Quindi l’opera di un impostore non avrebbe sicuramente potuto destabilizzare a tal punto Ursula; tanto da farle desiderare una carica non sua. Al massimo l’avrebbe potuta solo far infuriare come una iena, cosa che avrebbe sicuramente fatto emergere allo scoperto l’imbroglio. Ma tolto questo lei non ne sapeva proprio nulla. Il suo senso di colpa era infatti dovuto al fatto che non era mai riuscita ad istaurare un rapporto sereno con Ursula, alla quale, nonostante tutto, era legata da sincero affetto, ma per via della testardaggine di quest’ultima, che piuttosto di accettare il suo aiuto preferiva vivere di espedienti, non era mai riuscita ad aiutarla.

«Adrestia io non ho mai usato l’acqua del Lete su mia sorella! E anche nel caso avessi voluto, a che pro farlo? Non credi che se lei si fosse concentrata a recuperare la sua armatura, invece che desiderare la mia, non mi sarebbe stato più congeniale?» ribatté infatti Cetus distraendosi, venendo così colpita da Ursula, che le mollò un gancio che la fece finire al suolo.

«Invece che blaterare combatti, mocciosa!» inveì quindi Ursula, il cui Cosmo, arso dal potere di Aderstia, traboccava di astio nei confronti di Cetus, ritenuta da sempre la privilegiata.

«Non voglio combattere contro di te Ursula!» la implorò quindi Christhine, cosa che fece ulteriormente infuriare Bennu, che espanse al massimo il suo Cosmo.

«Allora muori: Crucify Ankh

Christine si ritrovò quindi forzatamente costretta a gonfiare il suo Cosmo pronta a richiamare a sé le Acque Infernali per parare il colpo, ma per sua sorpresa non fu necessario. Ursula all’ultimo aveva infatti cambiato bersaglio, cogliendo così totalmente impreparata Adrestia, che si ritrovò crocifissa ad una croce ansata formata dalle fiamme nere di Bennu.

«Tu dannata… come hai potuto ribellarti al mio Cosmo, nonostante il tuo desiderio di rivalsa nei confronti di Cetus!» ringhiò la dea, ormai in trappola, mentre le nere Fiamme Infernali le strapparono un gemito di dolore.

«Semplice, perché anche se è vero che non sopporto quella dannata piagnona di Cetus, che grazie al suo faccino d’angelo non fa altro che ingannare tutti, ottenendo sempre ciò che vuole, in questo momento, l’unica su cui voglio veramente vendicarmi sei tu, per come mi hai ridotto. Quindi ti ringrazio di avermi dato l’opportunità di esaudire il mio desiderio facendoti incastrare come una sciocca dalla mia recita, abbassando la guardia» disse Bennu sul cui volto comparve un sorriso sadico da far invidia a Minosse del Grifone: «Vorrei infatti ricordarti, mia cara Adrestia, che prima di indossare le Vestigia di Bennu, ricoprivo l’incarico di Demone dell’Ira. Quindi ci vuole ben altro per potermi controllare che un banale attacco per ingigantire il mio desiderio di vendetta!»

E detto questo Ursula espanse il suo Cosmo richiamando il Rising Darkness. Un sole oscuro apparve nel cielo mentre attorno alla dea della Vendetta si alzavano le Fiamme Infernali:

«Desolata, ma come ti ho già accennato all’inizio dello scontro, è tradizione che uno Spettro porti un sacrificio al suo signore al proprio risveglio, e tu sarai il mio agnello sacrificale in onore di Lady Chrysanthe e arderai fino alle ossa tra atroci sofferenze!» sentenziò quindi Bennu palesemente compiaciuta, tra le urla di dolore della dea della Vendetta, mentre Christine spostava lo sguardo in direzione di Earhart e Leybold che invece non se la stavano cavando altrettanto bene.

I due Spettri minori infatti erano ormai a corto di energie e, nonostante l’attacco congiunto contro Phobos, stavano iniziando ad accusare la fatica dello scontro perdendo di lucidità, finendo quindi per effettuare attacchi facilmente prevedibili da un guerriero esperto come il dio della Paura. Christine quindi decise d’intervenire in favore dei due Spettri. D'altronde in questo modo si sarebbero potuti sbarazzare anche dell’ultimo ostacolo e quindi fare mucchio contro Ares, garantendo quindi la vittoria alla loro Regina che, nonostante avesse riportato delle ferite, stava tenendo ampiamente testa al Signore della Guerra, dando prova di essere una dea con gli attributi. In compenso Vampir e Upyr non avrebbero retto ancora per molto, nonostante i lodevoli sforzi compiuti.

Cetus quindi richiamò a sé il suo Cosmo per poi evocare le acque del Fiume Lete, concentrandole in una sfera d’acqua al di sopra della sua testa.

«Vampir, Upyr, allontanatevi immediatamente da Phobos!» la voce ferma e tassativa di Christhine, unita al potente cosmo emanato dalla ragazza fecero mettere sull’attenti i due Spettri, che non si fecero ripetere l’ordine due volte, mentre il “Lete’s Oblivion” centrava in pieno Phobos, che s’infuriò come una bestia.

«Tu puttana degli Inferi, come hai osato infradiciarmi!» urlò il figlio di Ares, per poi però assumere un’espressione disorientata.

«Dove mi trovo? E chi siete?» fu infatti la domanda spaesata del figlio di Ares che non riusciva più a raccapezzarsi. Era come se tutto intorno a lui avesse assunto dei contorni sfumati, così come la sua mente non riusciva più a focalizzare il motivo per cui si trovava lì di fronte a tre Spettri, due dei quali coperti di sangue, ma le sue domande furono falciate da un intenso dolore al petto. Una stalagmite acuminata di ghiaccio del Cocito era infatti stata materializzata dal terreno trapassandolo da parte a parte.

«Ma che…» riuscì quindi solo a proferire Phobos, prima d’incrociare gli occhi assenti dello Spettro di Cetus.

«Spiacente, ma non ho potuto fare a meno di sporcarmi ancora le mani. Lady Chrisanthe ha promesso di despettrizzarmi e voi eravate d’intralcio» spiegò quindi Cetus con tono dispiaciuto per poi sferrare un manrovescio che fece definitivamente perdere i sensi a Phobos.

Cetus spostò quindi lo sguardo su Deimos e Adrestia, ormai anch’essi privi di sensi per mano dello Spettro della Viverna e di quello di Bennu, per poi rivolgersi a Vampir e Leybol, ormai sfiniti.

«Avete fatto un ottimo lavoro. Ora lasciate il resto a noi» e detto questo Christine si diresse da Radamante e da Ursula.

«Dobbiamo intervenire in aiuto di Chrysanthe. Siete ancora in grado di reggere uno scontro?» chiese Cetus e Radamante diede segno di assenso. Per Lady Chrysanthe avrebbe sopportato qualsiasi dolore e poi quel figlio di puttana di Ares aveva osato ferirla, quindi avrebbe pagato ogni singola goccia di sangue versata dalla sua dea.

«Quel bastardo dovrà versarne di Ichor per lavare l’onta di aver sfiorato la Regina degli Inferi» ringhiò infatti il Gigante Infernale.

«E di loro che ne facciamo?» domandò Ursula, buttando l’occhio ad Adrestia ormai svenuta in preda alle fiamme.

«Purtroppo il nostro potere è insufficiente sia per eliminarli definitivamente che per sigillarli. È infatti necessario il Cosmo di Lady Chrisnthe per fare una cosa simile. Ma Daimos ha gli organi interni devastati dal Greatest Caution, Adrestia è in preda alle Fiamme degli Inferi e Phobos ci metterà un bel po’ prima di ricordarsi anche solo il suo nome. Quindi non ci resta altro da fare che supportare Ledy Chrysanthe contro Ares» e detto questo, dopo un segno di assenso degli altri due suoi parigrado, si lanciarono a dare man forte a Chrys per mettere la parola fine alla presunzione di Ares.

 

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NOTE

*Da google translate: Devastazione della guerra.

**Da google translate: Fuoco della vendetta.

***Fiume dell’Ade nel quale i defunti si devono immergere per perdere coscienza di sé e cancellare i ricordi della vita terrena. Chrys le usa per stordire il nemico. Gli attacchi di Cetus sono di mia invenzione in qunto nel volume speciale di Lost Canvas dedicato ad Aspros, non vengono menzionati attacchi specifici, anche se viene mostrato che è in grado di manipolare l'acqua. Mi sono quindi concessa qualche licenza narrativa. 

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Capitolo 26
*** Cap. 26 ***


Dove non si crede, l’acqua rompe:

e sono cazzi amari!

(terza parte)

 

“Dannazione, devo farmi venire in mente un’idea in fretta per levarmi dalle palle Ares, o potrebbe essere un problema” Rimuginò Chrys tra sé e sé.

L’alto livello d’impegno, sia fisico che mentale, che lo scontro con il Signore della Guerra stava richiedendo, stava iniziando a logorarla. Infatti, nonostante le abili doti combattive coltivate con gli insegnamenti di Marte, la disparità di resistenza fisica tra una divinità della Morte e una della Guerra, stava iniziando a farsi sentire.

Doveva quindi assolutamente riuscire a sigillare l’anima di Ares il prima possibile, ma purtroppo non era così facile. Il dio della Guerra infatti, essendosi già scontrato con lei in passato, era ben conscio della letalità dei suoi Death Needles, ed aveva quindi ben cura di evitare di farsi colpire.

Inoltre, per separare l’anima dal corpo divino di un dio del calibro di Ares, non era sufficiente colpire il Chakra della Corona, sede dell’anima, come nel caso di una divinità in un ricettacolo umano, ma era necessario centrare tutti e sette i Chakra principali*, e ovviamente Ares non era così scemo da rimenare fermo per farseli colpire.

Doveva quindi fare in modo di riuscire a bloccare i suoi movimenti trapassandolo con la Spada Degli Inferi, che aveva la facoltà di far finire in coma chi ne veniva trafitto.

«Che ti prende Chrys? Non sai più che fare e stai andando nel pallone?» la schernì Ares, notando che la Regina degli Inferi stava prendendo tempo.

Ma Chrysanthe non gli rispose. Espanse invece il suo Cosmo, concentrandolo prevalentemente sulle gambe, per poi scagliarsi fulminea in un affondo, dando fondo a tutta la sua forza, prendendo completamente di sprovvista Ares, che mai si sarebbe aspettato un attacco stile kamikaze da parte di una guerriera essenzialmente tattica come Chrys, venendo quindi colpito in pieno petto.

«Tu maledetta cagna, cosa pensavi di fare!?» inveì quindi Ares, che per puro miracolo non finì infilzato dalla spada di Chrys. La sua armatura infatti aveva fatto il suo sporco lavoro ed aveva assorbito i danni andando in frantumi, mentre sul costato ben definito del dio si era aperto solo un misero taglio del tutto irrilevante.

«Maledetta Kamui di merda, se non fosse stato per lei, per qualche secolo non ti avrei più avuto tra i coglioni!!!» fu invece la reazione irritata della dea della Morte, prima di accorgersi di essere un po’ troppo vicina ad Ares, che nel frattempo aveva richiamato a sé un po’ troppa energia, cosa che fece capire a Chrysanthe di levarsi di lì alla svelta. 

Fu così che la Regina degli Inferi per poco non venne investita in pieno dal katastrofí tou polémou del suo avversario, rischiando comunque di finire scaraventata in malo modo contro un elemento architettonico. Fortunatamente però la sua caduta fu inaspettatamente frenata dolcemente da due poderose braccia, mentre i suoi occhi si posarono su due lucenti ali nere, che si erano chiuse su di lei, per proteggerla dalla deflagrazione del colpo.

«Radamante!» fu la conseguente esclamazione incredula di Chrys, cosa che fece assumere alla Viverna un’espressione perplessa.

«Perché tanta sorpresa nel vostro sguardo, mia Signora? Sono uno Spettro. Proteggervi è mio dovere. Anzi…» lo sguardo di Radamante si spostò prima sul graffio sul viso della dea e poi sul suo braccio destro e aggiunse: «… mi rammarico per non essere riuscito a sconfiggere prima Deimos»

Chrys gli posò quindi grata la mano sul braccio, mentre Radamante spalancava le sue ali: «Non hai nulla per cui dispiacerti. Hai fatto un ottimo lavoro» disse infatti la dea degli Inferi, per poi alzarsi in piedi, ritrovandosi così di fronte allo Spettro di Bennu e a quello di Cetus, con indosso le relative Surplici.

«Come state Lady Chrysathe?» domandò quindi Christine, esaminando le ferite della dea.

«Un po’ammaccata, ma nulla di grave» rispose di conseguenza Chrys, mentre Ursula buttava lo sguardo verso Ares.

«Spiacente di interrompere i convenevoli, ma avremmo ancora un problema da risolvere…» intervenne infatti Bennu, il cui Cosmo aveva iniziato a salire di temperatura.

«Hai ragione. È ora di farla finita» asserì Chrys, per poi rivolgersi a Christine: «Cetus, mi spiace chiederti di darmi una mano essendo conscia del tuo desiderio di tornare ad essere una comune mortale, ma ho bisogno d’intrappolare Ares per usare il “Separation Soul”»

«Nessun problema milady. Sarò lieta di assicurarvi la vittoria. In questo modo potremo riprendere da dove siamo state interrotte.» acconsentì di conseguenza Cetus, per poi prepararsi a fronteggiare Ares, che aveva iniziato a comprendere di essere leggermente nella merda, dato che, nonostante il suo fisico prestante, anche lui non era più fresco come una rosa. Quindi trovarsi di fronte a due ex Demoni Infernali, a un Gigante degli Inferi, e a una dea, non era per nulla una bella cosa; soprattutto dopo essersi resi conto di essere rimasti soli sul campo di battaglia, dato che Deimos, Phobos e Adrestia erano stati messi ko.

«Chrys giuro che prima o poi avrò la mia vendetta» sibilò infatti Ares, preparandosi allo scontro, ritrovandosi così a dover schivare i Lete’s Oblivion scagliati da Christine, ai quali ben presto si unirono anche i Corona Blast di Ursula e i Greatest Caution di Radamante.

Fu così che, essendo concentrato a schivare anche gli attacchi di Bennu e della Viverna, Ares non si accorse di essere finito nella trappola di Christine, che ben presto riuscì ad imprigionarlo fino alla cintola, mani incluse, invocando le acque giacciate del Cocito con il suo Frozen Hell; per poi, insieme agli altri due spettri, lasciare campo libero a Chrys.

«Bene, bene… Ares! Che dici, ti va di fare un po’ di nanna?» lo sfotté quindi Chrysanthe, sfoderando un sorrisetto bastardo, mentre attorno a lei si materializzavano i suoi Death Needles; per la precisione sette.

«Vai a farti fottere, stronza!» fu la conseguente risposta di Ares, che aveva intuito che Chrys aveva intenzione di usare su di lui il “Separation Soul”, per poi sigillargli corpo e anima.

Peccato che non appena Chrysanthe fece per attuare la sua tecnica, i suoi aghi di cosmo svanirono, mentre un improvviso senso di spossatezza si impadronì del suo corpo, facendola stramazzare al suolo priva di forze.

«Mia Signora che succede?» fu la conseguente reazione preoccupata di Radamante che si precipitò a soccorrerla, finendo così per sbattere contro una barriera invisibile di Cosmo.

 «Ma che diamine significa!» esclamò quindi irato la Viverna a cui nulla valse tentare di sfondare l’ostacolo.

«Radamante, mantieni la calma! È inutile sprecare cosmo senza un senso logico. Questa barriera infatti è addirittura superiore a quelle che è in grado di erigere Atena! Non è così semplice sfondarla! Ci vuole un piano d’azione!» intervenne quindi Christine esaminandola da vicino. E la cosa non le piaceva per nulla, così come a Ursula, il cui volto si era incupito.

«E se non erro vi è una sola divinità in grado di erigere barriere del genere» disse infatti Bennu.   

«Già, Ecate. La Signora dei Fantasmi» confermò Cetus decisamente preoccupata, mentre una figura femminile spettrale, avvolta in un pesante mantello grigio scuro, dal cui cappuccio spuntavano solo dei lunghi capelli bianchi, si materializzò all’interno della barriera.

«Alla buonora! Ti eri addormentata?» ringhiò quindi Ares, alla vista della dea che, dopo essersi tolta il cappuccio, rivolse i suoi occhi vitrei ed inespressivi verso il Signore della Guerra.

«I miei incantesimi necessitano di tempo per essere evocati. Tu piuttosto, cos’hai da dire sul fatto di esserti fatto nuovamente mettere al tappeto da Chrysanthe? Sbaglio o dovresti essere tu un dio della Guerra e lei degli Inferi?» lo rimproverò quindi Ecate, per poi rivolgere lo sguardo a Chrys, semi svenuta sull’asfalto.

«Comunque mi compiaccio che almeno tu sia riuscito a sfiancarla a sufficienza. Altrimenti non so se il mio incantesimo sarebbe stato in grado di inibire il suo Cosmo fino a renderla inoffensiva» commentò Ecate, per poi con un gesto secco della mano, far comparire una lastra di marmo simile ad una lapide, con alla base un contenitore, alla quale incatenò Chrysanthe che, mezza incosciente, riuscì solo a proferire un:

«Ecate? Ma che ci fai tu qui?»

«Nulla di cui tu ti debba più preoccupare, d’altronde nello stato di catalessi parziale in cui ti trovi, dovrebbe risolversi tutto in modo piuttosto indolore» rispose quindi Ecate, per poi estrarre un coltello cerimoniale da sotto il mantello e, dopo aver liberato gli avambracci di Chrys dalla Kamui, recidere i polsi della Regina degli Inferi con un taglio netto, cosa che fece andare su tutte le furie Radamante, che si scagliò nuovamente sulla barriera, ottenendo ben presto manforte da Ursula, ma senza risultato. I loro colpi infatti non sortirono alcun effetto, ritrovandosi così impotenti di fronte all’icor della loro dea, che sgorgava inesorabile dalle sue ferite, andando a raccogliersi nel recipiente alla base delle stele di marmo.

Intanto il repentino calo della forza vitale di Chrysanthe, nonché la percezione dell’arrivo di un nuovo ingente cosmo divino ostile, avevano fatto accorrere anche Earhart e Leybold sulla scena.

«Che diamine sta succedendo?» fu infatti la domanda di Earhart, per poi rimanere sconvolto, insieme a Upyr, alla vista di Chrys incatenata e grondante sangue.

«Purtroppo pare che Ecate sia intervenuta, per non so quale motivo, in favore di Ares, e sia riuscita ad indebolire Chrysanthe con uno dei suoi incantesimi. Purtroppo la barriera che ha eretto intorno a loro è molto resistente, Radamante e io infatti non le abbiamo fatto un baffo» riassunse Bennu, demoralizzata e con il fiatone.

«Inoltre se non riusciamo a penetrare all’interno della barriera Lady Chrysnathe rischia di morire dissanguata» aggiunse Radamante tra il disperato e l’irato, non sapendo più che cosa provare per tirare giù quella dannata protezione. L’unica cosa di cui era sicuro era però che se non fosse riuscito a tirare fuori la Regina degli Inferi da lì, non se lo sarebbe mai perdonato.

Intanto Christine era rimasta molto perplessa dalla decisione di Ecate nel tagliare i polsi di Chrysanthe. Infatti per assicurarsi una facile vittoria, ed accaparrarsi del prezioso sangue divino per le sue pozioni, sarebbe stato più veloce recidere la gola. Invece aveva prediletto tagliare i polsi, in modo che il sangue sgorgasse più lentamente, in modo che nulla venisse sprecato, rischiando però di esporsi ad eventuali attacchi per via del tempo necessario, che consentiva l’elaborazione di un piano da parte loro. L’unica spiegazione era dunque che a Ecate servisse che l’icor di Chrysanthe fosse ancora intriso del suo cosmo, seppur indebolito dal suo incantesimo.

Fu così che un’ipotesi agghiacciante attraversò la mente dello Spettro di Cetus, che si rivolse all’armata alla sorella:

«Ursula, dobbiamo immediatamente eseguire la Demonic Apocalypse!»

«È una follia effettuarlo in due! Non saremmo in grado di gestirlo!» esclamò però Bennu, ben conscia della potenza di quella tecnica, paragonabile solo all’Atena Exclamation. Di per sé nulla di male, se non fosse stato che dentro la barriera che avrebbero dovuto far saltare in aria c’era anche la loro dea.

«Non abbiamo alternative se vogliamo tirarla fuori di li. Radamante, tieniti pronto ad afferrare la dea e a proteggerla con le tue ali, e tu Earhart preparati ad aprire un varco per gli Inferi. Dobbiamo collaborare in perfetta sincronia, per evitare che Lady Chrysanthe finisca coinvolta nell’esplosione. Infatti senza Mefistofele non possiamo garantire un’accurata precisione nel colpire il bersaglio con tale tecnica. Infatti c’è l’alta probabilità che non riusciremo a calibrare bene il colpo e che faremo saltare in aria tutto, oltre che la barriera. Ma non ho altre alternative» spiegò Cetus e sia la Viverna, che Vampir, diedero segno d’assenso, mettendosi in posizione per essere pronti ad intervenire, mentre le due sorelle, messi da parte per un momento i loro dissapori, si misero l’una di fronte all’altra per concentrare tra le loro mani una sfera di energia carica dei loro Cosmi espansi al massimo.

Il crescendo dei Cosmi dei due ex Demoni mise però in allarme Ecate, che non ci mise molto a capire che cosa stava per succedere.

“Dannazione, quelle due saranno una bella spina del fianco, ora capisco perché Chrysanthe ha rischiato così tanto per loro, ma almeno siamo riusciti ad ottenere una quantità di sangue sufficiente per il rituale. Anche se il risveglio sarà parziale.” Fu il conseguente pensiero della Signora dei Fantasmi, prima di svanire com’era venuta, portandosi con se Ares e il sangue raccolto dai polsi di Chrys, mentre il devastante colpo scagliato dagli Spettri di Bennu e Cetus faceva esplodere la barriera, radendo al suolo buona parte del complesso industriale in cui si trovavano e Radamante si premuniva di portare in salvo la dea priva di sensi, proteggendola con il proprio corpo, facendo finire a brandelli la Surplice della Viverna, per poi infilarsi nel varco aperto da Earhart, insieme a Upyr, Bennu e Cetus.   

 

Fu così che Pandora si vide piombare nella sala del trono quattro Spettri sfiniti e coperti di sangue e un Gigante Infernale con una Surplice praticamente ridotta ai minimi termini, conciato malissimo e con in braccio la dea in fin di vita.

«Luko, presto. Abbiamo bisogno di lui!» sbraitò la Viverna a Pandora che, viste le condizioni degli astanti, non se lo fece ripetere due volte, e nel giro di qualche minuto, l’intera equipe medica degli Inferi, capitanata da Luko della Driade, arrivò sul posto per prestare i primi soccorsi e portare immediatamente i feriti in infermeria.

«Preparate immediatamente il necessario per una trasfusione! Lady Chrysanthe ha perso molto sangue e non c’è tempo da perdere!» ordinò quindi Luko, e le infermiere si affrettarono ad eseguire, mentre lo Spettro della Driade ringraziò il suo zelo nell’aver insistito perché la dea l’asciasse in dotazione all’infermeria un prelievo del suo sangue per ogni evenienza. Altrimenti sarebbe stata veramente dura riuscire a stabilizzare le sue condizioni fisiche, dato che l’icor non era esattamente un tipo di sangue facile da reperire.

 

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NOTE

*I sette Chakra principali, sui quali Chrys va ad intervenire sono i seguenti: “Della Radice” corrispondente sommariamente agli istinti primari e alla riproduzione, “Sacrale” relativo all’emotività, alla sessualità e alla creatività, “Plesso Solare” relativo alle funzioni digestive e alla volontà, “Del Cuore” relativo all’amore nel senso di capacità di amare, “Della Gola” relativo alla capacità di comunicare, “Terzo occhio” relativo alle capacità cognitive e ultrasensoriali; “Della Corona” relativo all’anima e all’illuminazione.

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Volevo inoltre fare un ringraziamento speciale a Sapphir Dream per il suo bellissimo disegno. Chrys ringrazia di cuore, così come tutto lo staff degli Inferi!

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Capitolo 27
*** Cap. 27 ***


Brutti presentimenti…

… e conferme ancora peggiori!

 

Era stata una nottata decisamente pesante per Luko della Driade e per la sua equipe medica.

Infatti, oltre alla dea, arrivata in condizioni critiche, anche lo stato di salute degli Spettri della Viverna, di Bennu, di Vampir e di Upyr, non era dei migliori. L’unica ad essere in buone condizioni, nonostante fosse visibilmente sfinita, era Cetus.

Per quanto invece riguardava gli altri, tra traumi interni e fratture, c’era l’imbarazzo della scelta.

Fortunatamente Lady Chrysanthe aveva investito parecchio nel reparto ospedaliero degli inferi, dotandolo delle migliori attrezzature sulla piazza; cosa che Luko ringraziò immensamente quella notte, così come i corsi che aveva frequentato all’Università, che gli avevano permesso di aggiornarsi di diversi secoli.

«Dott. Luko, gradisce del caffè?» una delle infermiere, notando il viso decisamente affaticato del suo superiore, gli sporse una tazza di caffè bollente, che lo Spettro della Driade accettò ben volentieri.

«Oh, sì! Grazie!» fu infatti la reazione di Luko, per poi tornare ad esaminare le cartelle cliniche dei suoi pazienti. Fortunatamente le condizioni di tutti erano stabili, cosa che gli fece tirare un sospiro di sollievo, soprattutto per la dea. Infatti l’icor che avevano in custodia era risultato sufficiente a salvarle la vita, anche se avrebbe necessitato di un discreto periodo di riposo per poter tornare in forma al cento per cento. Infatti l’incantesimo subito per mano di quella che Luko aveva appreso essere Ecate, l’aveva debilitata parecchio, rendendola molto debole. Se poi si aggiungeva la copiosa emorragia, era in dubbio che per un po’ la sua dea avrebbe dovuto starsene buona a letto.

«Dott. Luko, scusi il disturbo, ma abbiamo un problema!» una seconda infermiera irruppe decisamente trafelata e spaventata nel suo studio, facendo prendere un colpo allo Spettro della Driade, il cui pensiero era immediatamente volato a Lady Chrysanthe.

«E successo qualcosa alla Regina degli Inferi!?» scattò infatti in piedi lo Spettro, temendo una ricaduta.

«No, fortunatamente la dea sta riposando senza complicazioni, ma vede… la Viverna… non riusciamo a gestirla!» disse quindi la giovane donna, sul cui volto traspariva una certa apprensione.

Luko emise quindi un sospiro rassegnato, per poi uscire dal suo studio e recarsi nella camera assegnata al Gigante Infernale, non potendo fare a meno di pensare che avere tra i ricoverati Radamante era sempre una gran seccatura.

 Fu così che Luko si ritrovò davanti alla Viverna, che si era tolto la flebo, intento a minacciare di morte le infermiere che lo stavano assistendo, se no lo avessero condotto al cospetto di Lady Chrysanthe.

La Driade si passò quindi esasperato una mano sulla faccia, per poi partire a fare una bella ramanzina al Gigante Infernale. D’altronde era anche ora che la Viverna comprendesse che in alcune circostanze bisognava imparare a fidarsi degli altri e a seguire senza fiatare le prescrizioni mediche.

«Sommo Radamante, cos’è tutto questo trambusto? Vorrei rammentarvi che vi trovate all’interno di una struttura ospedaliera. Quindi vi chiederei un atteggiamento più consono. Infatti oltre a voi vi sono anche altri pazienti ricoverati, che hanno bisogno di assoluta tranquillità e riposo» lo riprese infatti Luko con fare severo e ammonitorio, ritrovandosi puntati addosso due occhi affilati come lame.

«La Regina degli Inferi dov’è? Desidero essere portato al suo cospetto!» fu però la replica del Gigante Infernale, che si avvicinò a Luko, il quale sostenne il suo sguardo senza fare una piega.

«La dea attualmente sta riposando in una della camere della struttura. È fuori pericolo, quindi potete tranquillizzarvi, ma non posso portarvi al suo cospetto. Ha infatti bisogno di quiete e silenzio per riprendersi; e così vale per voi. Quindi vi chiederei la cortesia di ritornare a letto e seguire la terapia» disse quindi perentorio Luko, per poi riaccompagnare con fare gentile, ma tassativo, la Viverna al suo letto.

Radamante, nonostante fosse decisamente riluttante a starsene buono in panciolle, non riuscì però ad opporre molta resistenza alla presa di Luko che, nonostante i modi affabili e cortesi, sapeva anche essere una persona di polso. Senza contare che le sue condizioni fisiche non erano certo una favola. Infatti lo scontro con Deimos e poi il salvataggio di Lady Chrysanthe, avevano minato seriamente il suo fisico e le sue energie, e purtroppo Luko aveva ragione nel sostenere che anche lui aveva bisogno di riposo. Difatti la Viverna fu colta da un capogiro e se non fosse stato per l’intervento dello Spettro della Driade, sarebbe finito lungo disteso sul pavimento della camera.

«Nobile Radamante, la Regina degli Inferi non ha mai fatto mistero nell’aver speso tante risorse ed energie per poter realizzare questo piccolo ospedale nell’Ade, con lo scopo di poter dare la migliore assistenza possibile ai suoi sottoposti; investendo anche nella formazione del personale, me compreso. Quindi vi chiederei di avere un po’ più di fiducia nelle nostre capacità. Posso infatti capire l’angoscia che vi attanaglia per la salute della dea, ma si dà il caso che anche la vostra abbia bisogno di cure, quindi lasciate che queste infermiere facciano il loro lavoro, in modo che possiate tornare in servizio al più presto.» gli disse quindi Luko, aiutandolo a stendersi sul lettino, per poi risistemargli la flebo.

«Pare che non abbia molte alternative» fu quindi la risposta di Radamante, che aveva finalmente compreso che forse le sue condizioni di salute non erano idonee per fare lo splendido.

«Esattamente» gli sorrise Luko per poi aggiungere: «D’altronde la dea ci ha sempre avvisato che se fossimo morti da idioti non ci avrebbe resuscitato. Quindi Sommo Radamante, confido nel vostro buon senso di responsabilità nei confronti dell’Ade e della dea. In più, da quello che ho potuto apprendere dagli eventi appena accaduti, è che presto dovremmo prepararci ad una nuova guerra. Infatti è indubbio che l’obbiettivo di Ares ed Ecate fosse proprio la nostra Regina. Quindi abbiamo bisogno che voi torniate in piena forma il prima possibile» considerò la Driade, strappando un segno d’assenso alla Viverna, per poi uscire dalla sua camera, lasciandolo alle cure delle infermiere, per poi avviarsi a fare un controllo anche degli altri pazienti della piccola clinica.

Fortunatamente gli altri ricoverati erano decisamente più collaborativi della Viverna e si erano prestati a seguire le prescrizioni mediche senza creare problemi, lasciando fare il proprio lavoro all’equipe medica. Luko quindi poté constatare che stavano tutti riposando nelle loro camere per riprendersi dallo scontro a cui avevano preso parte, mentre i suoi unguenti stavano facendo effetto, risanando le loro ferite.

Arrivò quindi infine nella camera riservata alla Regina degli Inferi e vi entrò, salutando con un inchino Pandora, l’unica che lo Spettro della Driade aveva ammesso al capezzale della dea.

«Sua Eccellenza, sono venuto a visionare le condizioni di salute della Somma Chrysanthe» disse quindi la Driade, venendo avvolto dall’inebriante profumo al mughetto dell’unguento usato per sanare le ferite della Regina degli Inferi, che si era diffuso per tutto l’ambiente, mentre Pandora si scostava dal fianco del letto di Chrys per lasciarlo passare.

«Come sta? Si riprenderà presto?» domandò quindi l’ancella nera, senza riuscire a velare la sua apprensione.   

«I parametri sono stabili. E il polso è regolare. In più il balsamo ottenuto dai Mughetti Infernali* sta rimarginando le sue ferite, mentre il suo profumo concilia un sonno ristoratore. Direi quindi che si può dire al resto degli Spettri che la dea è salva. Non vi nascondo però che prima che si riprenda del tutto ci vorrà del tempo. Vi chiederei quindi di fare preparare le stanze della dea in vista di una lunga convalescenza. Nei suoi appartamenti privati sono sicuro che starà sicuramente più comoda rispetto a qui»

Pandora fece cenno di aver compreso con il capo: «Provvedo immediatamente ad informare le ancelle, così come a dare la lieta notizia che la dea è fuori pericolo al resto dell’armata, dato che sono tutti molto in pensiero» disse infatti la sacerdotessa, per poi lasciare la stanza.

La Driade posò quindi il suo sguardo su Chrys, profondamente addormentata sul lettino, e non poté fare a meno di non ripensare al loro primo colloquio.

Aveva infatti chiesto udienza per riferirle che aveva preso in considerazione la proposta di tornare ad essere un comune essere umano, per poter così coltivare la sua vocazione medica, finendo però per ritrovarsi immischiato fino al collo nel progetto dell’ospedale, per il personale degli Inferi, che la dea aveva in testa.

D’altronde tutto si sarebbe aspettato Luko da una divinità infernale, tranne che fosse così entusiasta nello scoprire di avere un medico tra le sue fila, tanto da insistere nel provare a fargli cambiare l’idea di lasciare il nero, proponendogli di affinare le sue conoscenze mediche restando uno Spettro, in modo così da poter dare assistenza agli abitanti dell’Ade.

Sotto insistenza della nuova Regina, aveva quindi deciso di provare a darle una mano in questo progetto, nonostante le remore.  Lui infatti, rispetto a molti altri suoi colleghi, era stato ingaggiato tra le fila di Ade con un ricatto, in quanto la vita del suo discepolo sarebbe stata salvata in cambio della sua collaborazione nel trasformare i suoi pazienti in soldati di basso rango e ancelle al servizio degli Inferi. Di conseguenza il legame con l’Ade, così come l’idea che si era fatto del suo Sovrano, non era dei migliori, e difatti durante la Guerra Sacra da poco conclusasi aveva fatto il minimo sindacale, lasciandosi eliminare dal Saint della Vergine senza opporre molta resistenza**. Ma collaborando con Lady Chrysanthe aveva compreso che la nuova dea a capo degli Inferi era decisamente un’altra persona rispetto al suo predecessore, e il suo interessamento al benessere dei suoi sottoposti era sincero, cosa che finì per farlo desistere dall’abbandonare il suo ruolo di Spettro, ritrovandosi così a capo dell’equipe medica da lui stesso istituita, cosa per la quale non poteva fare a meno di ringraziare la sua Regina, dato che non si sarebbe mai aspettato di trovarsi a lavorare con delle persone così motivate. Le ancelle e i soldati semplici che erano stati coinvolti nell’iniziativa erano infatti molto grati alla dea per la fiducia loro concessa e avevano messo anima e corpo negli studi, diventando degli insostituibili collaboratori per Luko.

Lo Spettro della Driade non poté quindi fare a meno di considerare quante cose fossero cambiate dall’arrivo di Chrysanthe agli Inferi e di come la Nuova Regina fosse stata in grado di stringere legami che andassero oltre i formalismi; e quella notte l’impegno e il desiderio comune di salvarle la vita era stata la conferma di questo; così come lui che, da quando aveva indossato la Surplice, era la prima volta che si sentiva veramente uno Spettro disposto a dare il massimo per la propria divinità e i propri compagni.

Un sorriso sollevato si dipinse quindi sul volto di Luko osservando la sua Regina riposare tranquillamente avvolta dal profumo curativo dei suoi fiori, per poi lasciare la sua camera con il pensiero che alla fine non era stata una cattiva decisione quella di rimanere uno Spettro, perché il bene lo si poteva fare ovunque; anche negli Inferi.

Nei giorni successivi la Driade fu inoltre piacevolmente sorpresa nel venire a conoscenza che anche lo Spettro di Cetus aveva una buona base di conoscenze mediche, dato che si stava laureando in infermieristica per poi specializzarsi in assistenza in sala operatoria. Un po’ meno felice fu però la notizia che Christine non era intenzionata a tenere il nero, ma Luko sperava ancora che Chrysanthe, una volta ripresasi, sarebbe riuscita a farle cambiare idea, come era successo con lui. Nel frattempo avrebbe fatto del suo meglio per metterla a suo agio, dato che, dopo una bella nottata di riposo, Cetus non era rimasta con le mani in mano, e si era subito adoperata mettendo al servizio del piccolo ospedale le sue competenze.

«Allora, come ti stai trovando con noi?» domandò Luko a Christine intenta a dargli una mano nel riordinare dei medicinali appena arrivati.

«Molto bene grazie. Sono stata veramente colpita positivamente nel trovare un team medico cosi preparato ed efficiente nell’Ade» asserì Cetus.

«Beh, non nego che il tuo aiuto è stato molto gradito. Quindi se volessi restare, qui sei la benvenuta» le sorrise affabile lo Spettro della Driade.

«Siete molto gentile, Dott. Luko. Ma è ora che anche gli ultimi elementi della vecchia guardia lascino il posto a nuove reclute più motivate» rispose però la ragazza, che di battaglie ne aveva già viste abbastanza. C’era però una cosa che la turbava; ovvero le parole di Adrestia, le quali erano riuscite ad insinuare una certa inquietudine dentro di lei. Infatti era innegabile che in tutta la storia di Ursula ci fosse qualcosa che non andava. Era come se qualcuno avesse effettivamente manomesso la mente di sua sorella. Bennu infatti, nonostante fosse sempre stata una testa calda, impulsiva, arrogante e attaccabrighe, non era comunque mai stata una spostata, tanto da cercare di ottenere Surplici altrui, anche se avrebbe sicuramente spaccato il deretano del disgraziato che le aveva usurpato la sua. Quindi qualcosa doveva effettivamente essere successo prima della Guerra Sacra del XVIII sec.. Inoltre, oltre a capire “il cosa” era successo, c’erano anche altre due domande a cui rispondere; ovvero il chi l’avesse fatto e il perché.

Per quanto riguardava il “Chi”, le uniche persone che le venivano in mente, in quanto in grado di fare una cosa del genere , erano se stessa, che però non aveva alcuna colpa; il Saint di Gemini che però, prima della schermaglia avuta con Earhart a causa della sua diserzione nel Settecento (e lì Ursula era già schizzata), non aveva mai avuto a che fare con loro; ed infine Mefistofele, che però era stato assassinato da Kairos, interessato ad intrufolarsi negli Inferi per manovrare da dentro la guerra ed impossessarsi dell’anima di Pegaso. O almeno questa era la versione ufficiale dei fatti. Un brutto presentimento infatti aveva iniziato a sorgere in lei… D'altronde da quello che era venuta a sapere tramite le voci che le arrivavano alle orecchie dai fiumi infernali, pareva infatti che il precedente Pegaso, un certo Tenma, era stato concepito proprio per mano del dio dell’attimo, il quale aveva sedotto e poi abbandonato la messaggera di Atena. Quindi, essendo il padre, non sarebbe stato più furbo vestire i panni del genitore modello in modo da traviare il pargolo in tutta calma e tranquillità, magari facendo fuori la madre simulando un incidente?

Almeno che il vero obbiettivo di Kairos fosse un altro e che Pegaso fosse solo una copertura. Altrimenti perché infiltrarsi agli Inferi e prendersi tanti mal di pancia? E in tal caso per cosa?

Un’ipotesi assurda e spaventosa al contempo l’inchiodò sul posto. E se si fosse infiltrato agli Inferi non per Pegaso, ma per dei dannati? D’altronde anche Kairos era in grado di fare andare fuori di melone le persone, come dimostrato con Gemini. E si dava il caso che lo spettro di Bennu fosse proprio il guardino di questi guerrieri maledetti! Quindi levata di mezzo lei, la strada era spianata!

«Christine, va tutto bene?» la voce preoccupata di Luko che l’aveva vista sbiancare di botto, la ridestò dai suoi pensieri.

«Scusatemi, ma devo immediatamente chiedere udienza a Lady Pandora» e detto questo Cetus lasciò precipitosamente la piccola struttura ospedaliera collocata all’interno della Giudecca, per recarsi alla sala del trono, incappando così in Eaco di Garuda che stava facendo il suo turno di ronda insieme al suo vice Violante di Behemoth.

«Ehi, tu, dove credi di andare così di corsa e senza nemmeno identificarti?» fu infatti la replica del Gigante Infernale, che bloccò il passaggio di Christine, mentre Violante scivolava con noncuranza alle spalle di Cetus, chiudendole così ogni eventuale via di fuga.

«Chiedo venia per la mia mancanza d’etichetta. Sono Christine di Cetus, Stella della Decadenza Celeste. E ho urgentemente bisogno di conferire con Lady Pandora per una questione di massima importanza» spiegò quindi la ragazza, sperando che il Garuda fosse un tipo ragionevole.

Eaco nel sentire la presentazione della giovane Spettro rimase decisamente basito, dato che l’aspetto delicato e minuto della fanciulla, che indossava abiti civili, strideva decisamente con quello che aveva sentito dire sul suo conto dagli Spettri di Upyr e Vampir, che l’avevano vista all’opera.  Stessa espressione perplessa fu anche quella di Violante, la cui fisicità era decisamente diversa da quella della ragazza che aveva di fronte. Eppure pareva che quella giovane Specter fosse talmente potente da far prendere la decisione alla dea di rischiare l’osso del collo pur di riportarla all’ovile.

L’espressione stupita dei due, che la guardavano dall’alto in basso (Cetus per la cronaca è piuttosto bassa), non sfuggì a Christine che emise un respiro rassegnato:

«Sono conscia che il mio aspetto può trarre in inganno, ma vi assicuro che sono lo Spettro di Cetus» e per sottolineare la cosa fece trapelare il suo cosmo infernale, cosa che tolse ogni dubbio al Garuda e a Behemoth.

«E che cosa dovete riferire a sua Eccellenza Pandora di così urgente?» domandò di conseguenza sospettoso Eaco che, nonostante fosse consapevole che quella ragazza era stata portata agli Inferi per volere della Somma Chrysanthe, che a tal proposito aveva rischiato grosso, facendo passare letteralmente una nottata d’Inferno agli Spettri in ansia per la sua sorte; non riusciva comunque ad abbassare la guardia. D'altronde Cetus, oltre ad avere la fama di essere molto potente, era anche nota per essere una disertrice.

«Sono spiacente, ma è un argomento riservato, del quale sono autorizzata a parlare solo con la Sacerdotessa. Però se non vi fidate potete accompagnarmi voi al cospetto di Lady Pandora. Poi sarà lei a decidere se farvi presenziare alla conversazione o meno» rispose quindi Christine, che aveva intuito la diffidenza del Gigante Infernale nei suoi confronti.

«Direi che può essere un’idea» asserì quindi guardingo Eaco, per poi rivolgersi a Violante: «Behemoth, ti lascio il compito di ronda, mentre scorto Cetus al cospetto di sua Eccellenza Pandora»

«Agli ordini signore!» fu la conseguente risposta di Violante che si mise sull’attenti, per poi riprendere il suo servizio, ma non prima di avere lanciato un’occhiataccia a Christine, dato che quella ragazza tutta a modino, non le suscitava una gran simpatia.

Fu così che il tragitto per i corridoi della Giudecca si svolse in assoluto silenzio. Eaco infatti non era mai stato particolarmente incline al dialogo con persone delle quali non aveva piena fiducia, mentre Christine aveva la testa piena di mille pensieri e tutti nefasti. Sperò quindi che Pandora fosse in grado di dissipare i suoi timori. In caso contrario per la nuova Sovrana dell’Ade sarebbe stato un bel problema, così come per gli attuali Spettri.

Arrivati a destinazione i due Specter si inginocchiarono al cospetto della Sacerdotessa degli Inferi che, come desiderato da Chrys, aveva il compito di occuparsi delle incombenze dell’Aldilà nel caso la dea fosse assente o inabilitata.

«Sua Eccellenza Pandora, ho urgentemente bisogno di conferire con lei per una questione delicata» disse quindi Cetus, appena l’ancella nera gli diede segno di parlare.

«A quale proposito?» le domandò quindi perplessa Pandora, e Cetus fece un lieve accenno con il capo al Garuda.

«Non so se in sua presenza mi è possibile fare accenni, dato che ci era stato tassativamente vietato di parlarne con terzi» rispose la ragazza e Pandora si rabbuiò immediatamente, capendo dove la giovane volesse andare a parare.

«Ormai Ade non è più il sovrano di questo luogo. Quindi la presenza del Garuda non è di alcun fastidio. Anzi. Con la salita al trono di Chrysanthe, una parte dei segreti del precedente sovrano è già venuta a galla. Quindi non vi è alcun problema. D'altronde non è un segreto che prima degli attuali Spettri, ci fossero altri guardiani nell’Ade» acconsentì quindi Pandora, che di tenere al sicuro le magagne di Ade non ne sentiva più il bisogno.

Eaco a quelle parole drizzò quindi le orecchie. Anche lui infatti era a conoscenza di questa storia, ma era sempre stato un argomento top secret. Quindi ora che il suo interesse era stato catturato, non si sarebbe schiodato da lì per nessuna ragione al mondo.

«Come ritenete opportuno milady» inchinò quindi il capo Cetus, per poi porre una domanda che fece sudare freddo la giovane sacerdotessa: «Durante le ultime due Guerre Sacre vi siete assicurata che le salme dei Gran Demoni fossero al loro posto?»

«Non comprendo il motivo di una domanda del genere. Nessuno a parte me, te, lo Spettro di Bennu e quello di Mefistofele che è deceduto, è a conoscenza dell’ubicazione dei loro sepolcri. E nonostante la tua diserzione, in quanto non più intenzionata a partecipare a guerre che ritenevi inutili, non ho mai avuto motivo di preoccuparmi» rispose Pandora.

«Nemmeno dopo essere venuta a conoscenza che Aaron era un usurpatore e che Kairos si era infiltrato nell’Armata Infernale?» chiese quindi Cetus perplessa.

«Dato che era stato appurato che l’obbiettivo per cui il dio dell’attimo aveva orchestrato i suoi piani era per impossessarsi di Pegaso, no, non mi sono preoccupata. Poi Aaron era più intenzionato a perseguire i suoi vaneggiamenti di salvezza del genere umano che a tutto il resto» spiegò Pandora, anche se alla luce delle domande di Cetus iniziava a rendersi conto di essere stata imprudente.

«Ma non vi sembra strano che ad essere stato eliminato da Kairos sia stato proprio Mefisto? Ok che anche lui, come me, non era molto incline a voler seguitare a combattere per il nulla e quindi avrà preso la palla al balzo per poter vivere come un comune mortale, lasciandosi uccidere dal dio dell’attimo, ma come mai è stato preso di mira proprio lui tra 108 Spettri? Così come è strano che l’unico Spettro ad essere stato sostituito senza alcuna ragione è stato proprio Bennu!» la incalzò quindi Christine, che vedeva pian piano svanire le sue già flebili speranze, così come aveva iniziato a sentirsi in colpa per la faccenda, dato che negli ultimi secoli si era sempre lavata le mani di tutto a causa della sua scarsa stima nei confronti di Ade.

«Stai quindi insinuando che in realtà Kairos non si è infiltrato più di duecento anni fa nell’Ade per manovrare la Guerra Santa contro Atena, ma per recuperare i corpi dei Gran Demoni? E a che pro’ farlo? Intanto non avrebbe comunque potuto riportarli in vita.» considerò però Pandora.

«Vero. Ma si dà il caso che alla luce del fatto che Ecate ha colpito espressamente Chrysanthe con l’obbiettivo di raccogliere più icor possibile, sarebbe meglio controllare. Infatti ho avuto l’impressione che Ares ed Ecate fossero un po’ troppo in confidenza, durate l’attacco alla Regina degli Inferi. E non è un segreto che Ecate, Demetra e Persefone siano sempre state in buoni rapporti fin dall’antichità e si dà il caso che sia stata proprio Chrysathe a sigillare Persefone con un rituale di sangue. Quindi mi sentirei più tranquilla nel sapere che quei quattro sono ancora al proprio posto e non dispersi chissà dove e per chissà quale motivo» disse però Cetus, cosa alla quale Pandora non poté dare torto.

«Su questo hai ragione, ma non comprendo il nesso con Kairos, senza contare che sono passati due secoli da all’ora» ribatté però la Sacerdotessa.

«Onestamente anche a me sfugge il motivo di un’eventuale azione del genere da parte del dio dell’attimo, ma purtroppo non riesco a togliermi dalla testa la sensazione che ci sia qualcosa di strano nelle sue macchinazioni, avvenute durante la penultima Guerra Sacra. Quindi vi chiederei la cortesia di fare un sopralluogo alle tombe in modo da fugare ogni dubbio» domandò Cetus.

«Capisco. Almeno così saremo più tranquilli» E detto questo Pandora scese i gradini che la separavano dai due Spettri e fece loro cenno di seguirla. Eaco decise quindi di affiancare la Sacerdotessa per farle qualche domanda a riguardo dei predecessori degli Spectrer, dato che pareva incline a discorrere sull’argomento.

«Sua Eccellenza Pandora, avrei alcuni dubbi da esporvi»

«Dimmi pure Garuda» acconsentì quindi l’ancella nera.

«Da come ho potuto notare dalla conversazione vostra e di Cetus, mi è parso di capire che questi Gran Demoni siano guerrieri temibili. Quindi per quale motivo Ade li ha sostituiti con gli Spettri attuali?»

«Semplice, perché lo tradirono. Appoggiarono infatti Persefone durante il suo colpo di stato agli Inferi. Furono quindi passati a fil di spada da Ade che il condannò ad un coma perenne in modo che non potessero reincarnarsi» spiegò Pandora, facendo rimanere di sasso Eaco, che non avrebbe mai pensato ad una cosa del genere.

«Persefone, la moglie di Ade, tentò un colpo di stato?» fu infatti la sua reazione incredula, anche se ora iniziava a capire il motivo per il quale della dea delle Stagioni, non si era mai sentito molto parlare agli Inferi, nonostante fosse la consorte del suo ex Signore.

«La cosa non dovrebbe stupirti più di tanto Garuda. D'altronde l’ex Regina degli Inferi fu rapita da Ade e costretta a nozze forzate. Quindi è più che naturale che prima o poi avrebbe cercato vendetta, nonostante i suoi attacchi di gelosia nei confronti del marito. Sono desolata ma Ade non è mai stato capace di farsi amare» intervenne quindi Cetus, mentre percorrevano in tetri corridoi della Giudecca, per poi giungere all’archivio.

«I corpi dei Gran Demoni sono conservati nell’archivio?» domandò quindi incuriosito Eaco.

«Sotto» disse però Pandora, per poi far scattare un meccanismo nascosto in uno scaffale, che face aprire una porta nascosta, dietro alla quale vi era un’angusta scala a chiocciola; al termine della quale si parò di fronte loro un muro con tre fessure. Pandora infilò quindi le punte del suo tridente in esse, facendo così scattare la serratura.

«Bene, ora scopriremo se le ipotesi di Cetus sono corrette» disse la Sacerdotessa, mentre Christine spalancava la cigolante porta nascosta.

Fu così che i tre si ritrovarono in una lugubre e spoglia stanza ovale, nella quale erano collocati quattro sarcofaghi, alla vista dei quali Pandora divenne cerea insieme a Cetus.

Il Garuda si avvicinò quindi guardingo alle bare, constatando così definitivamente che erano completamente vuote.

«E adesso?» domandò quindi Eaco, che non sapeva minimamente che dire di fronte alle due donne quasi in stato shock.

«E adesso siamo nella merda fino al collo, se non di più; siccome è presumibile che il sangue di Chrysanthe sia stato preso per un rituale per risvegliare Persefone e che probabilmente i corpi dei Gran Demoni siano in mano di Kairos per ragioni a noi oscure!» proferì quindi Christine, che vedeva svanire definitivamente tutte le sue speranze.

 

XXXXXXXXXX

NOTE

*I Mughetti Infernali, nello speciale di Lost Canvans dedicato ad Albafica, vengono utilizzati da Luko per curare i suoi pazienti che poi si tramutano in Spettri di basso rango e ancelle. Ho quindi ipotizzato che per gli Spettri e la dea degli Inferi, potessero avere effetti curativi.

**Luko è uno spettro che compare nel volume 1 degli speciali di Lost Canvas, ma non viene mostrato nella serie classica. Quindi il fatto che venga fatto fuori durante la discesa di Saori e Shaka nell’Ade è una mia invenzione.

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Capitolo 28
*** Cap. 28 ***


Le sfighe non arrivano mai sole…

ma a volte le si possono condividere!

(Prima Parte)

 

Essere costretti a stare forzatamente a letto, nonostante si sia serviti e riveriti, è sempre una gran scocciatura; e questo Chrysanthe lo stava sperimentando ampiamente sulla sua pelle dato che, dopo essersi risvegliata dal torpore curativo dei Mughetti Infernali di Luko, non riusciva a rilassarsi in nessun modo, in quanto l’immobilità di fronte allo stato di emergenza in cui versavano gli Inferi, la rendeva decisamente nervosa. La Regina degli Inferi infatti non riusciva a darsi pace per gli eventi appena accaduti. Ares infatti era stato un imprevisto calcolato e difatti aveva scelto i suoi guerrieri con cura, i quali, tra l’altro, avevano riportato delle vittorie schiaccianti sulla progenie del Dio della Guerra, il quale sarebbe finito sigillato se non fosse stato per Ecate; il cui intervento però non era stato nemmeno lontanamente preventivato.

Il pensiero di Chrys si fermò quindi sulla Signora dei Fantasmi senza però capacitarsi di un attacco così diretto nei suoi confronti, siccome con Ecate non aveva mai avuto a che fare. Nemmeno durante lo scontro greco romano aveva infatti avuto mondo di darle anche solo noia in qualche modo. In più Ecate era sempre stata rispettosa nei confronti delle scelte di Zeus, anche se scomode o ritenute inadeguate. Chrysanthe quindi non poté fare a meno di chiedersi cosa stesse bollendo in pentola, dato che l’attacco di Ares, inizialmente valutato come un voler riprendersi una rivincita, probabilmente era da inserire in qualcosa di più complesso. In più al suo risveglio, era venuta a conoscenza da Cetus e dagli altri Spettri presenti allo scontro, che l’obbiettivo di Ecate era palesemente il suo icor. Fatto che la portava a concentrarsi su un’ipotesi che non le piaceva per nulla; ovvero che quei pazzi avessero in mente di tentare di risvegliare quella che da tutte le casate divine era stata definita come la Dea Folle.

Comunque sia, nelle sue attuali condizioni, la Regina degli Inferi non poteva fare altro che seguire alla lettera le prescrizioni mediche di Luko con la speranza di riprendersi alla svelta. Infatti, nonostante le sue ferite si fossero ormai completamente risanate, il suo Cosmo era ancora piuttosto debole a causa dell’incantesimo scagliatole da Ecate, i cui attacchi a tal proposito erano decisamente insidiosi. Fortunatamente almeno i suoi Spettri coinvolti nell’attacco si erano tutti ristabiliti grazie al sapiente intervento della Driade e della sua equipe.

Un leggero picchiettare alla porta della sua camera interruppe però il fiume di pensieri di Chrys, la quale, dopo aver dato l’assenso ad entrare, vide fare l’ingresso nella stanza di una giovane ancella con in mano un vassoio con una cloche.

«Mia Signora, il vostro pranzo» e detto questo l’inserviente le porse il vassoio, aiutandola a sistemarsi meglio i cuscini dietro la schiena.

«Chissà cosa c’è di buono oggi!» esclamò quindi Chrys, sperando in qualcosa di invitante per tirarsi su il morale dai cattivi presagi che la stavano attanagliando.

Peccato che non appena scoperchiò il piatto ogni sua fantasticheria andò in frantumi.

«Ancora verdure bollite?» fu infatti la replica delusa di Chrys davanti all’ennesimo piatto in perfetto stile ospedale.

«Sono desolata, Mia Signora, ma di stilare il vostro menù se ne occupa personalmente Messer Luko della Driade» si discolpò quindi l’innocente ancella, mentre il diretto interessato faceva il suo ingresso nell’ambiente, dopo aver rispettosamente chiesto il permesso.

«Divina Chrysanthe, sono venuto a vedere come state» disse quindi la Driade, per poi notare l’espressione decisamente contrariata della dea: «Qualcosa non va, Mia Signora?» fu quindi portato a chiedere cautamente Luko alla sua dea.

«Dimmi un po’ Luko… mi hai preso per un coniglio? È da una settimana che mi fai rifilare verdure in tutte le salse!» fu infatti la replica della dea, stufa di quel regime alimentare ospedaliero.

«A dire il vero vi sto facendo seguire un regime alimentare bilanciato ed idoneo alla vostra convalescenza. E poi non è vero che vi serviamo solo verdure. Nel menù settimanale sono compresi anche pasta, pollo, formaggi e frutta» la riprese però Luko.

«Il tutto rigorosamente insipido. Qualcosa di più psicologicamente confortante no?» Ribatté però Chrys e Luko emise un sospiro rassegnato.

«Vedrò di inserire anche qualcosa di più sfizioso» acconsentì quindi la Driade.

«E i dolci, grazie!» precisò quindi Chrys, mentre un trambusto proveniente dall’anticamera delle stanze private della dea mise la Driade in allarme.

«Rimanete qui, vado a vedere che succede» disse quindi Luko rivolto alla Dea e all’ancella.

Fu così che Luko si ritrovò di fronte a Pandora e a Christine che stavano cercando di calmare Eaco di Garuda, intenzionato ad alzare le mani sul fiore all’occhiello dell’equipe medica di Luko, che senza il minimo accenno di timore, stava facendo loro una ramanzina con i fiocchi.

«Siete dei maleducati! Lady Chrys Archer è in convalescenza! Ha bisogno di riposo! Quindi non potete piombare qui senza un minimo di buone maniere! Un po’di decoro insomma! Non avete la minima creanza! Vergognatevi» rinfacciò infatti la dottoressa al Gigante infernale, puntandogli contro una penna.

«Ma ti rendi conto con chi stai parlando donna?» Sbottò quindi Eaco, risentito per l’essere stato apostrofato senza il rispetto dovuto.

«Non mi interessa! La salute della paziente viene prima di tutto!» sentenziò però la donna, sostenendo lo sguardo inceneritore del Garuda, dando prova di avere due palle non da poco.

«Dana, hai ragione, dovevamo avere più tatto, e la prossima volta cercheremo di essere più educati, ma ora dobbiamo assolutamente parlare con la dea!» s’intromise quindi Christine, cercando di placare gli animi.

«Ma si può sapere cosa sta succedendo qui?» intervenne quindi Luko, rivolgendosi a Pandora.

«Non ho tempo di spiegarti. Con permesso…» e detto questo l’ancella nera, infischiandosi di tutti, entrò nella stanza di Chrys, lasciando a Luko la patata bollente di placare l’ira del Garuda offeso e nel mentre salvare il collo alla sua migliore collaboratrice, spiegandogli che era nuova degli Inferi e quindi di portare pazienza.

Intanto, mentre le infauste notizie portare da Pandora sulla sparizione dei corpi dei Gran Demoni facevano allarmare non poco la Regina degli Inferi, Valentino dell’Arpia si concedeva il lusso di sprofondare esausto sulla poltroncina del suo studio all’ambasciata, dopo aver concluso un’estenuante trattativa con un latifondista Texano.

Da quando la Regina degli Inferi era partita per Londra, per poi tornare in condizioni pessime nell’Ade, lo studio finanziario era infatti stato affidato a lui, avendo portato a casa una laurea in Economia a pieni voti, mentre a Pharao della Sfinge era toccato affiancarlo come mediatore linguistico dato che l’Arpia non era poliglotta come la dea, mentre il giovane egiziano parlava fluentemente molte lingue avendo frequentato tale facoltà.

Valentino aveva così toccato con mano quanta pazienza e autocontrollo aveva Lady Chrysanthe per non mandare all’altro mondo i clienti, nonché quanto fosse massacrante un lavoro d’ufficio, tanto che ai suoi occhi il Cocito in confronto era diventato un paradiso. In più gli ultimi avvenimenti che avevano coinvolto l’Ade erano stati notevoli fonti di stress e preoccupazione per lui, dato che lo stato di salute del suo comandante non era stato dei migliori e che, nonostante si fosse rimesso, la Viverna pareva comunque una belva in gabbia tanto era nervoso per via di come era stata ridotta la loro Regina. In più il fatto che Lady Chrysanthe non avesse ancora rimesso piede nello studio finanziario, la diceva lunga su quanto fosse ancora debilitata, siccome era da quando l’aveva aperto che ogni giorno si presentava puntuale nel suo ufficio per ricevere i clienti più importanti.

Valentino si passò quindi stanco le mani sul viso, sul quale campeggiavano due belle occhiaie, causate dalle notti in sonni passate a vegliare Radamante in Infermeria, nonostante Luko avesse cercato di fargli capire in tutte le salse che non era necessario, dato che il personale del reparto ospedaliero era più che sufficiente.

«Ehi, Valentino, tutto bene? Sembra che ti abbia investito un tir!»

La voce di Pharao, che era entrato nel suo studio con in mano due buste con sopra stampato il logo di un ristorante cinese d’asporto, attirò la sua attenzione.

«Sì, tutto a posto. Solo non è facile sopprimere gli istinti omicidi che i clienti sono in grado di suscitare» rispose l’Arpia, mentre prendeva la busta che il collega gli stava porgendo, con dentro il suo pranzo.

«Capisco. Comunque ti consiglio di cercare di dormire di più. Hai due occhi che non si possono guardare e nel nostro settore anche l’immagine conta» gli rinfacciò la Sfinge, che a tal proposito aveva accorciato i capelli con un taglio più moderno, a discapito della sua vecchia scodella in perfetto stile antico Egitto.

«Hai ragione. Sta sera proverò a prendere dei sonniferi. La salute del Sommo Radamante ultimamente mi ha dato da pensare e quindi ho sofferto d’insonnia» si lasciò quindi sfuggire l’Arpia. Cosa che fece alzare basito un sopracciglio alla Sfinge.

«A me pare che sia ormai in ottima forma, quindi non vedo il motivo per cui tu ti debba preoccupare così. Piuttosto è la dea a cui dovremmo rivolgere il nostro pensiero, non trovi? Infatti, nonostante sia fuori pericolo, l’attacco a tradimento di Ecate pare l’abbia indebolita parecchio» gli fece infatti notare Pharao, tenendo per sé la considerazione che forse Caronte non aveva tutti i torti a ritenere Valentino un filino troppo apprensivo con il Gigante della Viverna, tanto da risultare sospetto.

«Hai ragione anche in questo, Pharao. Ma è decisamente troppo nervoso. Non l’ho mai visto così. Ed è da secoli che sono al suo servizio, sia come comune mortale, prima del risveglio della mia Stella Malefica, che dopo come Spettro» considerò quindi Valentino.

Il suo Signore infatti da quando era saltata fuori Lady Chrysanthe era decisamente diventato molto più irascibile quando si toccava l’argomento divinità. Non che prima non fosse sempre in prima linea quando si trattava di difendere l’Ade, con il suo attaccamento al dovere e la sua immancabile dedizione assoluta alla causa, cosa che tra l’altro era ciò che lo affascinava del suo comandante, ma con la Nuova Regina degli Inferi aveva notato che Radamante aveva iniziato a prendere le cose molto più sul personale di prima. In più quando non poteva prendersi carico direttamente della protezione della dea, diventava decisamente di malumore.

«Siamo probabilmente sull’orlo di una nuova guerra. È normale che sia nervoso. Minosse, a cui è stata affidata la protezione dell’ingresso degli Inferi e di sovraintendente ai lavori di potenziamento delle difese della prima linea, salta per un nulla. Chiedi a quei poveracci di Stand, Ivan e Oxe che si sono trovati a lavorare come capicantiere tra il fuoco incrociato di Nasu, curatore del progetto architettonico delle fortificazioni del tribunale, nonché esteta di primordine e perfezionista, e il Grifone che frigge perché il tutto sia in funzione il prima possibile e senza inutili fronzoli» fu però la considerazione di Pharao, che tra l’altro, aveva dovuto curare una parte relativa all’impianto acustico del progetto e quindi sapeva bene cosa voleva dire avere a che fare con quei due che erano diametralmente opposti.

L’Arpia sospirò rassegnato. Forse la Sfinge aveva ragione, ma non riusciva comunque a non preoccuparsi per il Sommo Radamante.

«Ehilà, si batte la fiacca oggi?» la voce canzonatoria di Caronte irruppe nella stanza insieme allo spettro di Acheronte con ancora indosso il suo cappotto e con in mano la sua 24ore.

«Siamo in pausa pranzo. Aggiorna il fuso orario!» lo rimbeccò quindi acido Valentino, per nulla intenzionato a lasciarsi apostrofare da Caronte come uno scansa fatiche.

«Mamma mia, quanto sei permaloso Arpia!» ribatté quindi Caronte, rimuginando tra sé un “tale Gigante Infernale, tale vice. È proprio vero che gli dei prima li fanno e poi li accoppiano!”.

«A proposito, come è andata l’asta d’arte in Russia?» chiese invece Pharao, per cambiare discorso. Non aveva proprio voglia di sedare una rissa. Senza contare che si trovavano nello studio finanziario, nonché ambasciata del regno degli Inferi, quindi poi Garnet chi la sentiva.

«Un babà! Ho tirato su un mucchio di verdoni che manco immaginate!» trillò Caronte sventolando con orgoglio la sua valigetta. La dea infatti, notando il naso per gli affari e l’occhio lungo del Napoletano sugli oggetti di valore, gli aveva affidato un traffico d’affari legato alle aste d’arte, rendendolo felice come un bambino in un negozio di caramelle.

«Ottimo, la dea sarà sicuramente contenta e magari le si solleverà il morale» considerò Pharao, mentre Caronte si rabbuiava in viso al pensiero di ciò che la Vivre gli aveva riportato al telefono, sugli scontri di Londra.

«Piuttosto, come sta Lady Chrysanthe? Ho saputo tutto da Garnet. Quella balorda di Ecate e quel pezzo di merda di Ares c’è la devono pagare!» disse quindi Caronte, ma le sue parole passarono velocemente in secondo piano per l’ingresso nello stabile di un Cosmo a loro noto e non molto gradito.

«E adesso che cazzo vuole Libra? In un momento come questo ci mancavano solo i saint in mezzo ai coglioni!» fu infatti l’esclamazione non proprio aulica di Caronte, mentre i tre Spettri si affrettavano ad andare ad accogliere il Saint di Atena.

 

New York era una città decisamente interessante, cosa che aveva fatto intuire a Doko il motivo della decisione della nuova Regina degli Inferi di sceglierla come base per i suoi affari. In più, il fatto di piazzare l’ambasciata del Regno dei Morti in punta ad un vertiginoso grattacelo dal quale era possibile ammirare un panorama mozzafiato della megalopoli statunitense, aveva fatto capire al Saint di Libra che, nonostante Chrysanthe preferisse tenere un profilo più basso rispetto a Saori, sapeva comunque giocare bene con i simboli di potere del mondo corrente.

Era infatti indubbio che l’ascensore in vetro che permetteva di godersi la vista durante alla salita per raggiungere l’Ambasciata, non faceva certo invidia all’impatto scenico di Villa Kido o delle 12 case.

Certo era però che il Saint di Libra, con alle spalle ben due Guerre Sacre, non era minimamente pronto a trovarsi di fronte a tre Spettri in giacca e cravatta, in perfetto stile broker di Wall Street, che lo studiavano palesemente poco entusiasti di vederlo.

«Valentino dell’Arpia, Caronte dell’Acheronte e…» Doko ci mise un po’ a riconoscere anche la Sfinge con il nuovo taglio di capelli: «… Pharao della Sfinge?»

«Già! Che c’è Libra? Non hai mai visto prima gente vestita come si deve?» lo sfotté quindi Caronte, notando l’espressione decisamente sbalordita del Gold Saint, che mai si sarebbe aspettato di trovarsi di fronte a degli Spettri conciati in quel modo. Era proprio vero che il mondo stava cambiando!

«E che senza armatura ho stentato a riconoscervi!» non poté quindi fare a meno di ammettere Doko, non riuscendo a distogliere incredulo gli occhi dai tre.

«D'altronde questo, oltre ad essere l’Ambasciata del Regno dei Morti, è anche a tutti gli effetti uno studio finanziario. Quindi è più che naturale che non possiamo girare con la Surplice» gli fece quindi notare Pharao, mentre Valentino, che non aveva la minima voglia di socializzare con un saint, gonfiava minaccioso il suo Cosmo (cosa che fece intuire a Doko che, nonostante l’outfit, era comunque saggio andarci cauti con quei tre).

Infatti l’Arpia andò subito al nocciolo della questione:

«Spero che tu abbia un buon motivo per presentarti qui Libra, dato che non credo tu sia venuto per una consulenza finanziaria. Inoltre ti avviso che, nonostante Lady Chrysanthe non abbia intenzioni ostoli verso il Santuario, rimani comunque un ospite non gradito» tagliò difatti corto Valentino, cosa che fece comprendere a Doko i timori di Sion, nonostante l’ottimismo di Atena nei confronti di Chrysanthe. D'altronde secoli di sangue e conflitti non si potevano cancellare con uno schiocco di dita, solo perché il vertice di un Regno era cambiato.

«A dire il vero Valentino, se sia un ospite gradito o meno, spetta a me decretarlo» la voce di una donna però spezzò il clima di tensione che si era andato a creare nella sala d’accoglienza dello studio e Doko si ritrovò a fissare una donna decisamente affascinante con in dosso un elegante e sensuale tubino nero e un vertiginoso tacco 12.

«Vi chiedo scusa per le maniere villane del mio collega, la carenza di sonno lo rende indisposto» si scusò quindi la Spectre rivolgendosi al Gold Saint di Libra, per poi presentarsi: «Io sono Madame Garnet della Vivre. Responsabile dell’Ambasciata del Regno dei Morti. In cosa posso esservi utile, nobile Saint di Libra?» disse quindi Garnet, sotto lo sguardo truce di Valentino, che non provava molta simpatia per la Vivre, dato che spesso e volentieri si faceva beffe del Sommo Radamante… e di lui.

«Milady, il Santuario mi ha incaricato di recarmi qui per avere delucidazione sugli accadimenti di Londra, dato che la divina Atena non è riuscita a contattare Lady Chrysanthe in altro modo» spiegò di conseguenza Doko. I vertici del Grande Tempio infatti erano decisamente preoccupati, sia per i cosmi divini avvertiti nello scontro, sia per ciò che poteva star combinando l’Ade. D'altronde era comprensibile che il Grande Sacerdote, dopo averci combattuto per ben due volte, non riuscisse a non saltare sul trono ogni volta che avvertiva cosmi di Spettri aggressivi in giro per il Mondo. E obbiettivamente anche Doko non poteva a dargli torto, vista l’accoglienza poco cordiale dell’Arpia (nonostante uno Spettro al Santuario, nella situazione di Doko, avrebbe ricevuto lo stesso trattamento di diffidenza, se non peggio).

«Capisco. Prego mi segua» e detto questo Garnet girò sui tacchi facendo strada a Doko, ma non prima di aver rifilato, con un ghigno satanico stampato in volto, un plico di faldoni a Valentino ricordandogli gli appuntamenti del pomeriggio, sottolineando il tutto con un ironico “Buon divertimento”.

«Stronza!» fu il conseguente sibilo dell’Arpia, mentre Caronte tirava l’occhio sulla minigonna della nobildonna.

«Quanto è gnocca però!» fu infatti il commento del napoletano, che si era preso una mezza cotta per la procace Spectre.

«Fatti dare un consiglio, Caronte, lascia perdere. Non te la sgancerà mai! È infatti quella che in gergo si dice “una figa di legno”» lo smontò però Pharao che un po’ più di esperienza di Caronte in fatto di donne c’è l’aveva, essendo diventato piuttosto popolare tra le ancelle dell’Ade.

Intanto Doko era stato fatto accomodare nello studio di Garnet, che più che un ufficio, era una specie di salottino.

«Cosa gradite nobile Saint di Libra? Whisky, brandy, vodka, sakè?» domandò la Vivre frugando nella vetrinetta degli alcolici, per poi passare al frigo bar: «Oppure abbiamo coca-cola, tè freddo, aranciata…»

La lista venne però bloccata da Doko, che non era certo lì per una bevuta in compagnia: «Dell’acqua va benissimo» fu infatti la richiesta del Saint, che intanto cercava di collocare la donna nei suoi ricordi, dato che nonostante avesse combattuto due Guerre Sacre, non riusciva a focalizzare Garnet, anche se era sicuro di averla già sentita nominare.

«Come volete» rispose quindi la Vivre, servendogli il richiesto, per poi accomodarsi anch’essa su una delle poltroncine, per poi passare a quesiti più serie: «Allora, ditemi pure. Vedrò di fare il possibile per chiarirvi ogni dubbio» disse infatti la Vivre e Doko decise di andare dritto al sodo.

«I cosmi aggressivi degli Spettri e quelli divini identificati come Ares e progenie, più quello di Ecate, che abbiamo percepito fino al Santuario, nonché quello della vostra Signora che abbiamo avverto esplodere per poi svanire quasi del tutto, ci hanno decisamente impensierito. Quindi gradiremmo sapere cosa sta succedendo» disse infatti Doko, con aria decisamente seria.

«Comprendo i vostri timori e non vi nascondo che la situazione non è delle migliori. La dea infatti durante un viaggio d’affari a Londra è stata attaccata da Ares e figli, con lo scopo di vendicarsi di un’offesa subita molto tempo fa, o almeno così era parso all’inizio. Di conseguenza lo scontro è stato inevitabile, ma purtroppo, nonostante stessimo riportando una vittoria decisiva, l’intervento a sorpresa di Ecate ha vanificato gli forzi dei miei colleghi e la dea ha riportato gravi danni, dato che la Signora dei Fantasmi è riuscita a sottrarre una notevole quantità di icor a Lady Chrysanthe nonché indebolirne il cosmo. Quindi c’è l’alta probabilità che ci sia dell’altro sotto» spiegò Garnet, facendo capire a Doko il motivo per cui Saori non era riuscita a mettersi in contatto diretto con la Regina degli Inferi, né telefonicamente, né tramite il cosmo.

«Ovvero?» domandò quindi Libra, rimasto basito alla notizia della sottrazione dell’icor della Regina degli Inferi.

«Per ora solo ipotesi. Appena avremo conferme più certe provvederemo ad informarvi» rispose però Garnet rimanendo sul vago, dato che per ora era ancora tutto molto top secret.

«Quindi c’è la possibilità che presto o tardi ci sarà un nuovo conflitto» considerò quindi Doko.

«È molto plausibile. Ma non dovete preoccuparvi per il coinvolgimento dell’umanità… almeno da parte nostra. La Dea infatti ha premura nel cercare di coinvolgere meno civili possibili negli scontri. In caso contrario non si sarebbe fatta problemi a scontrarsi in pieno centro e non in una zona dismessa della periferia di Londra, riuscendo così a fare passere l’esplosione come la conseguenza di una fuga di gas» spiegò Garnet, ad un pensieroso Libra.

«In ogni caso forse è meglio che anche il Santuario si tenga pronto. Per ogni evenienza» rimuginò Doko, dato che il fatto che due divinità fossero scese in campo alleate non gli piaceva per nulla, così come era ben conscio del potere che il sangue di un dio poteva sprigionare; di conseguenza sapere che un’ingente quantità di quello della dea della morte fosse in mani poco raccomandabili non li garbava per nulla. In più ultimamente anche loro avevano avuto dei bei grattacapi riguardanti cosmi non meglio identificati, che erano riusciti ad eliminare tutti i saint inviati ad indagare su di loro. Quindi anche se formalmente per ora il Grande Tempio era estraneo ai fatti, era meglio comunque stare allerta.

«Onestamente vorrei tanto che si trattasse solo di un fuoco di paglia legato a vecchi rancori, ma purtroppo ho la sensazione che presto ci troveremo ad affrontare qualcosa di molto peggio che le guerre tra Atena ed Ade. Quindi se può esservi utile un mio consiglio, è meglio per tutti tenersi pronti» ammise la Vivre, mentre un picchiettare alla porta interruppe il loro dialogo, costringendo Garnet ad andare ad aprire.

«Cheshire, che ci fai qui? Sto ricevendo un ospite importante!» venne quindi redarguito il giovanissimo spettro, il cui viso cereo però fece preoccupare Garnet.

«Tutto bene? Sei pallido come un cencio!» fu infatti la considerazione della Vivre, mentre Cheshire buttava l’occhio in direzione di Libra, che li fece un cenno di saluto con il capo.

«A proposito del tuo ospite… la dea vuole vederlo nonostante le sue condizioni non proprio rosee. Pare infatti che siamo nei guai. Guai grossi. E comunque la dea incazzata fa veramente paura. Non invidio sua Eccellenza Pandora!» sfuggì al ragazzino che aveva assistito ad un pezzo della lavata di capo che Chrysanthe aveva fatto alla sacerdotessa dopo essere venuta a conoscenza della sua negligenza nel sorvegliare quattro dei più spietati assassini muniti di cosmo del creato.

Garnet si rivolse quindi a Doko, che nel mentre era scattato sull’attenti alle parole di Cheshire.

«Messer Doko, come penso abbiate sentito vi chiederei nuovamente di seguirmi. La Somma Chrysanthe ha piacere di ricevervi!»

 

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AUGURI DI BUONA PASQUA A TUTTI!

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Capitolo 29
*** Cap. 29 ***


CHIEDO VENIA PER L’IGNORANZA DI MINOSSE, MA PURTROPPO NON TUTTI CAPISCONO IL DESIGN COME VERONICA.

 

Le sfighe non arrivano mai sole…

… ma a volte le si possono condividere!

(Seconda Parte)

 

La mattinata si era rivelata decisamente proficua per Minosse del Grifone, che fino a quel momento aveva potuto godere di un ottimo umore. La dea infatti si stava, anche se lentamente, riprendendo e i lavori di fortificazione del Tribunale Infernale stavano finalmente volgendo al termine. Minosse quindi non poteva fare a meno di ritenersi soddisfatto dell’operato dei suoi uomini che, sotto le direttive di Stand, Ivan e Oxe (che come capicantiere si erano rivelati decisamente abili), si erano messi d’impegno, tanto da ricevere le lodi di Lady Chrysanthe.

In più, a pranzo, la capocuoca delle cucine della Giudecca, una signora paffuta di mezz’età, con il vizio di vedere tutti gli Spectre dell’Ade “sciupati”, gli aveva servito una doppia porzione di mille foglie alla crema, che era il suo dolce preferito.

Peccato che quella che pareva essere iniziata come una bella giornata, subì una brusca battuta d’arresto quanto Minosse rimise piede nel palazzo del Tribunale, incappando così in Veronica di Nasu, intento a schiavizzare dei suoi sottoposti, i quali stavano armeggiando con degli elementi d’arredo piuttosto equivoci.

«Si può sapere cosa sono sti affari a forma di culo?» fu infatti la replica sconcertata del Gigante Infernale, che si ritrovò due occhi assassini puntati addosso.

«Affari a forma di culo? Ma come ti permetti! Queste sono delle sedie di Fabio Novembre; noto architetto e designer italiano! Per dare un po’ di stile a questi ambienti anonimi!» rispose infatti stizzito Veronica per cotanta ignoranza.

«Cosa!? Tu sei pazzo! Sti affari non li voglio nel mio tribunale! È fuori discussione! Ficcateli nei tuoi appartamenti privati se proprio ti piacciono tanto. Ma non qui!» fu però la replica di Minosse che stava iniziando a vedere il suo buon umore andare all’aria.

«Sei soltanto una capra ignorante priva di sensibilità artistica. Queste sedie daranno una ventata di modernità ad un arredamento altrimenti sciatto. Ammeterai anche tu che le attuali sedie in perfetto stile sala d’attesa del tribunale sono inguardabili!» sbottò quindi Nasu, mandando definitivamente su tutte le furie il Grifone.

«Veronica, vorrei ricordarti che siamo all’inferno! I dannati finiscono qui per essere giudicati, non per ammirare “sedie di design”. Quindi non me ne frega un cazzo chi le ha fatte! Quelle cose a forma di culo qui non le voglio!» fu infatti la replica alquanto alterata di Minosse, per nulla intenzionato a dargliela vinta a Veronica.

Fu così che quando Garnet, Doko e Cheshire uscirono dall’ascensore che collegava l’Ade all’Ambasciata, si ritrovarono ad assistere ad un’accesa litigata tra lo spettro di Nasu e il Gigante Infernale del Grifone, mentre i soldati semplici ingaggiati da Veronica come facchini, si godevano la scena, dopo essersi muniti di caffè alle macchinette.

«Ehm, si può sapere cosa sta succedendo qui?» domandò quindi incuriosito Cheshire ad uno degli Skeletons intento a sorseggiare il suo caffè macchiato, aspettando che i capi finissero di scannarsi, per capire cosa fare degli oggetti incriminati.

«Problemi di sedie… e di culi» fu la conseguente risposta del soldato, mentre Doko osservava il tutto decisamente perplesso. Abituato com’era a vedere gli Spettri in ben altri atteggiamenti, il Saint di Libra non poteva fare a meno di osservare Nasu e il Grifone con gli occhi sgranati, mentre i due continuavano a dirsele di santa ragione, incuranti di tutti.

«Stupido esteta cagacazzo!»

«Capra, capra, capra!»

«Ehm… signori…. Non stiamo facendo una bella figura davanti al nostro ospite….» la voce della Vivre piombò sui due come un macigno, dato che entrambi si accorsero finalmente anche della presenza di Libra. Fu così che Doko si trovò due paia d’occhi puntati addosso, le cui espressioni facevano ben intendere che avevano appena realizzato di essersi sparati una gran figura di merda.

Il primo a ricomporsi, sfoggiando al contempo la sua immensa faccia da culo, fu Minosse:

«Ma guarda un po’ chi c’è qua! Libra, ti sei finalmente deciso a crepare? eh, dannato vecchiaccio!»

Esclamò infatti il Grifone, sfoderando il suo migliore sorriso sadico, mentre Veronica scrutava maliziosamente il povero Doko.

«Certo che tutti i Gold Saint hanno il loro fascino, non c’è nulla da fare. Comunque il Cancro rimane sempre il mio preferito!» fu infatti il suo commento, mentre un Rune infuriato nero spalancava una porta munito di frusta ed emicrania da record.

«Possibile che in questo Tribunale si debba sempre fare trambusto!? C’è gente che lavora qui!»

L’imminente sfuriata di Rune venne però smorzata dalla vista del suo superiore, che lo fece ammutolire e sbiancare di botto:

«… Sommo Minosse… non pensavo. Chiedo venia.» farfugliò infatti lo spettro di Balron in imbarazzo, per poi spostare l’attenzione su Libra, per tirarsi fuori dagli impicci.

«Oh! Il Gold Saint di Libra! Prego venga pure, ho giusto un paio di minuti per assegnarle il Girone appropriato!»

Poco da dire sul fatto che se non fosse stato poco elegante toccarsi i gioielli di famiglia davanti ad una signora, il povero Doko una toccatina scaramantica se la sarebbe data, visto che ben due Spettri gliel’avevano tirata! (anche se ad inquietarlo di più erano gli sguardi languidi di Veronica, che se lo stava letteralmente spogliando con gli occhi).

«Desolata signori, il qui presente Doko di Libra è vivo e vegeto ed è atteso dalla Somma Chrysanthe. Quindi spiacente, ma dobbiamo andare» sì intromise quindi Garnet dando cenno a Cheshire di andare a prendere la carrozza che un tempo fu di Pandora, e che ora era stata destinata al trasporto di eventuali ospiti della dea.

«Beh, ci si vede Libra! Intanto prima o poi qui ci finiscono tutti!» lo salutò Minosse con un ghigno bastardo, mentre Veronica gli faceva l’occhiolino e Rune s’affettava a tornare ai suoi doveri, prima che il Grifone li facesse il mazzo.

«Vi chiedo scusa per l’atteggiamento irrispettoso dei miei colleghi, ma purtroppo credo ci vorrà del tempo prima che fra Spettri e Saint si possa instaurare un clima di stima reciproca» disse quindi Garnet dopo che anche Doko si fu accomodato nella carrozza, guidata da Cheshire.

«Nessun problema, si figuri. Anzi, direi che per ora si sta comunque rivelando un’esperienza interessante» la rassicurò quindi Libra che, nonostante non riuscisse a fare a meno di rimanere sorpreso di fronte a degli Spettri non in assetto da guerra, non poteva comunque non ignorare come questa cosa lo incuriosisse. Decise quindi di porre alla Vivre un quesito che gli frullava in testa da quando l’aveva vista:

«Se non sono troppo indiscreto, vorrei porvi una domanda»

«Prego, mi dica»

«Nonostante abbia preso parte a due Guerre Sacre, non riesco a focalizzarvi, nonostante abbia l’impressione di avervi già sentita nominare» disse quindi Doko, facendo così piombare Garnet nel mare dei ricordi.

«Il motivo per cui non riusciate a collocarmi tra gli Spettri è semplice, Nobile Libra. Infatti è dal XVI secolo che non prendo parte ai conflitti tra Spettri e Saint. In tal periodo infatti disertai. Al risveglio della mia Stella Malefica rifiutai di offrire in sacrificio ad Ade mio marito ed i miei figli, quindi lui mi maledisse concedendomi la giovinezza eterna, costringendomi al contempo ad assorbire per l’eternità l’energia vitale dai miei sudditi. Assistetti quindi alla morte di tutti i miei cari, senza poterli seguire nella tomba, cadendo in una spirale di dolore senza fine. L’unico a comprendermi e a tendermi una mano fu Krest dell’Acquario che, comprendendo la mia sofferenza, riuscì a vedere oltre il mostro che ero diventata. L’immortalità, quando si vive da semplici umani, è una tortura inimmaginabile che ti fa perdere di lucidità e Krest lo comprese, avendo vissuto anche lui molto più del normale. Così mi aiutò a raggiungere la quiete della morte tramite l’intervento del suo allievo Degel, che riuscì a sconfiggerci entrambi, permettendoci così di tornare a fluire nello scorrere del tempo» raccontò di conseguenza Garnet.

«Degel e Krest… ora mi ricordo. Il mio vecchio compagno d’armi dell’Acquario era tornato piuttosto scosso da quella missione, dato che si era dovuto scontrare con il suo maestro, il quale aveva deciso di perire insieme alla donna che aveva deciso di proteggere. Ma non avrei mai immaginato che la persona di cui mi aveva raccontato Degel fosse una Spectre.» considerò quindi Doko, che di Krest aveva il ricordo di un integerrimo Saint di Atena.

«Già. Forse siamo stati egoisti nei confronti di Degel, che a causa nostra soffrì molto, ma li siamo stati molto riconoscenti. Credo che infondo anche voi ci possiate capire» disse quindi Garnet, con un velo di tristezza negli occhi, e Doko non poté fare a meno di asserire con il capo. D’altronde anche lui aveva ricevuto l’onere di vivere più del normale, è di persone care finite sotto terra ne aveva viste parecchie e sapeva quanto questo fosse doloroso.

«E come mai avete quindi deciso di riprendere il nero, dopo questa esperienza?» non poté quindi fare a meno di domandare il Gold Saint e Garnet gli rivolse un sorriso.

«Perché Lady Chrysanthe è totalmente diversa dal padre. Lei sa cosa è il dolore e sa cosa significa perdere persone a lei care. Quindi quando mi ha richiamato alla vita è mi ha dimostrato la sua comprensione, ho deciso di rimanere al suo fianco. D’altronde qualcuno che badasse all’Ambasciata senza pregiudizi e rancori nei confronti di voi Saint ci voleva no?» disse quindi Garnet facendo un occhiolino scherzoso a Doko, mentre Cheshire comunicava di aver raggiunto la Giudecca.

La Vivre scortò quindi Doko lungo il corridoio che portava alla sala del trono incappando così nello spettro di Bennu, cosa che fece rimanere il Saint di Libra di sasso, dato che con Kagaho ci aveva avuto a che fare molto bene ed era sicuro che non fosse una donna.

«Ursula…» Garnet salutò la Specter con un cenno del capo, mentre Bennu notava lo sguardo di Doko.

«Qualche problema, Gold Saint?» fu infatti la domanda secca della donna, che mal sopportava gli sguardi troppo indagatori.

«Nessuno. È solo che lo spettro di Bennu me lo ricordavo diverso…» rispose quindi Doko, facendo comparire sul viso di Ursula un sorriso sghembo.

«Quello era un impostore che ha usurpato la mia carica e la mia armatura. Il vero Spettro di Bennu sono io. È ti posso garantire che sono di tutt’altra pasta» precisò quindi Ursula, lasciando trapelare il suo cosmo rovente per sottolineare la cosa. E Doko non poté fare a meno di constatare che le parole della donna erano veritiere. Infatti, durante i suoi scontri con Kagaho, Libra aveva percepito nel cosmo dello Spettro più che altro tanta rabbia repressa e smarrimento, cosa che lo aveva portato a tentare di andare oltre alla Surplice che indossava, per comprendere cosa l’avesse portato a proteggere Ade (o meglio Aaron). Invece, nel caso della donna che aveva di fronte, il cosmo ardente che le aleggiava attorno non dava alcun segno di titubanza, anzi era decisamente palese che fosse pienamente soddisfatta ed orgogliosa del suo ruolo.

«Ursula, mi spiace interrompere la vostra conversazione, ma la dea ci attende. Quindi ti chiederei di lasciarci passare» s’intromise però la Vivre e Bennu fece cenno di assenso.

«Stammi bene Gold Saint. Anche perché la prossima volta non mi dispiacerebbe testare la tua forza!» si congedò quindi lo spettro di Bennu con un sorrisetto divertito sul volto, ricambiato da uno di sfida di Doko.

«Sarebbe interessante» fu infatti la risposta di Libra. D’altronde dai racconti di Kanon e Aiolos, che avevano partecipato all’attacco degli Oneiroi a Villa Kido, pareva che sotto la guida della nuova Regina degli Inferi, gli Spettri fossero migliorati parecchio. Quindi non poteva negare che anche a lui sarebbe piaciuto testare la loro forza.

Lasciato quindi Bennu ai suoi doveri, Garnet e Doko giunsero finalmente alla sala del Trono, che il Saint di Libra quasi non riconobbe, dato che Chrys l’aveva completamente stravolta, dandole un aspetto decisamente più moderno e meno lugubre, nonostante le linee prettamente sobrie.

Fu così che Libra si ritrovò di fronte a Chrysanthe il cui volto, decisamente troppo pallido anche per una divinità Infernale, faceva trasparire una certa preoccupazione, mista ad incazzatura; affiancata da Pandora, che aveva tutta l’aria di essersi beccata una strigliata con i fiocchi, e da quello che più che uno Spettro pareva un dottore*, dato che indossava un camice bianco, nonostante il cosmo.

«Mia Signora, come da voi richiesto, ho portato al vostro cospetto Doko di Libra» disse quindi Garnet inginocchiandosi, mentre Doko faceva un inchino in segno di saluto e rispetto.

La dea fece quindi segno ad entrambi di lasciar perdere.

«Evitiamo i convenevoli. Oggi non sono proprio in vena» disse infatti Chrys massaggiandosi le tempie. La notizia che le aveva infatti riportato Pandora l’aveva contemporaneamente all’armata e fatta andare su tutte le furie, cosa che le aveva provocato un gran mal di testa, che insieme al senso di spossatezza che avvertiva non la rendevano molto incline ai salamelecchi. Si rivolse così direttamente al Saint senza tanti giri di parole:

«Doko, il motivo per cui ho voluto vederti è perché avrei il piacere che comunicassi direttamente ad Atena che tra un paio di giorni mi recherò al Santuario con un manipolo di Spettri per conferire con lei di una questione urgente» disse infatti Chry, allarmando e non poco Libra.

«Con un manipolo di Spettri? Io non credo che sia una buona idea. Piuttosto non sarebbe meglio che fossi io a fare da tramite? Potreste riferire a me la questione e io la riporterò ad Atena!» fu infatti la replica di Doko, che già s’immaginava il caos che una cosa del genere avrebbe provocato al Grande Tempio, dato che l’ultima volta che degli Spettri erano stati “in visita” al Santuario, non avevano esattamente lasciato un bel ricordo.

Chrys però scosse il capo in senso di dissenso.

«Mi spiace, ma la questione è troppo importante per essere gestita così. Quindi io e Atena dobbiamo parlare di persona. Capisco i tuoi timori, ma garantisco che i miei uomini non arrecheranno fastidio. D'altronde nelle mie attuali condizioni fisiche non posso permettermi di recarmi fuori dall’Ade senza un’adeguata protezione, quindi spiacente ma in questo frangente non posso fare diversamente» ribatté infatti Chrysanthe con fare irremovibile, scoccando uno sguardo a Luko che su tale punto era stato tassativo.

«Immagino che comprendiate che una richiesta del genere possa mandare in allarme il Santuario e che ci sia la possibilità che venga rifiutata…» insistette quindi Doko, dato che era la volta buona che a Sion prendeva un infarto.

«Sicuramente il Santuario finirà in allarme, ma ti posso assicurare che non sarà a causa nostra. Riferisci ad Atena queste parole: Lussuria, Gola, Avarizia e Invidia non sono più ai loro posti e che in giro c’è una quantità del mio icor sufficiente a spezzare un sigillo di sangue. Vedrai che la tua dea accoglierà i miei Spettri a braccia aperte»

E detto questo Chrysanthe si congedò lasciando a Doko una bella gatta da pelare. Aveva infatti solo due giorni per preparare psicologicamente il Santuario all’arrivo della dea degli Inferi e dei suoi uomini per un incontro diplomatico che sarebbe sicuramente finito negli annali.

Fu così che, mentre a Doko toccava l’onere di organizzare il Santuario in modo che il tutto si svolgesse nella maniera più indolore possibile; a Radamante toccava sorbirsi Valentino in piena crisi esistenziale per essere stato l’unico Spettro del “team dei fedelissimi della Viverna” a non essere stato convocato per la missione:

«È assurdo! Perché mi state escludendo!? Eppure ho cercato di compiere il mio dovere al meglio! Quindi non riesco proprio a capire cosa ho fatto per meritarmi questo! Sommo Radamante non mi ritenete più all’altezza di stare al vostro fianco? Ho bisogno di saperlo!»

L’Arpia era decisamente sconvolta alla notizia di non poter seguire il suo Comandante al Santuario, mentre Silfide, Queen e Gordon avevano ricevuto l’ordine di tenersi pronti per la partenza.

Radamante si passò esasperato una mano sulla fronte. Valentino infatti era un eccellente subordinato. Fedele e attento (anche un po’ troppo), ma a volte, per troppa dedizione nei suoi confronti, finiva per superare i limiti, come quando, due secoli orsono, era stato costretto a farlo fuori di suo pugno, per la mancanza di rispetto nei confronti di sua Eccellenza Pandora. Ed ora l’Arpia era nuovamente pericolosamente in bilico, dato che la Viverna stava per perdere decisamente la pazienza. Anche perché Il motivo per cui non aveva ricevuto da Radamante l’ordine di seguirlo al Santuario, era di tutt’altra natura.

«Valentino. Chiudi la bocca. Mi stai infastidendo!» fu infatti la risposta secca del Gigante Infernale, che mandò definitivamente in crisi la povera Arpia.

«Ma… mio Signore…» cercò quindi di biascicare Valentino, ma lo sguardo inceneritore di Radamante lo inchiodò sul posto.

La Viverna emise quindi un sospiro di sollievo per il silenzio sceso nel suo salotto privato, per poi continuare a parlare.

«Valentino, se mi avessi fatto finire di parlare, forse avresti capito il motivo della tua esclusione. Infatti Lady Chrysanthe, a fronte dei tuoi successi riportati come responsabile dello Studio finanziario, ha bisogno che tu continui ad occuparti della gestione economica del Regno in sua assenza. Tutto qui. Anzi, dovresti sentirti fiero del fatto che la dea ti reputi degno della sua fiducia in un campo così delicato e al contempo vitale per l’Ade» lo redarguì infatti la Viverna, facendo sentire Valentino decisamente in colpa per il suo atteggiamento precipitoso nel trarre conclusioni.

«Chiedo venia, Mio Signore. E che date le condizioni di salute in cui versavate al vostro ritorno da Londra, avrei voluto potervi assistere in questa missione» si scusò l’Arpia e Radamante emise un sospiro rassegnato.

«Valentino, quante volte ti devo ripetere che l’esistenza di uno Spettro è al sevizio dell’Ade e che è quindi nostro dovere dare la vita, se necessario, per proteggere il nostro Sovrano? L’incolumità della nostra dea e il buon funzionamento dell’Ade sono le nostre priorità. Il resto sono solo quisquilie. Non dimenticarlo più, Valentino.» lo rimproverò di conseguenza il Gigante Infernale, e a Valentino non restò altro da fare che chinare il capo di fronte alle parole del suo Comandante.

«Avete ragione. Vi chiedo umilmente scusa» disse quindi mortificato l’Arpia. Mentre un picchiettare alla porta del salotto, attirò l’attenzione di Radamante che andò ad aprire.

«Eccellenza Pandora, in cosa posso esservi utile?» domandò di conseguenza la Viverna, alla vista della Sacerdotessa.

«Lady Chrysanthe vuole vederti. Ti aspetta nel suo studio della Giudecca» fu la conseguente replica della ragazza, mentre Valentino lasciava la stanza congedandosi con un inchino.

Fu così che Radamante si recò verso l’ex biblioteca della Giudecca che Chrys aveva trasformato nel suo studio personale negli Inferi, incrociando Tokusa di Hanuman**, uscito da poco dall’ambiente.

«Gigante della Viverna…» lo salutò con un inchino il giovane spettro.

«Tokusa che ci fai qui?» fu invece la reazione sorpresa di Radamante, che non s’aspettava di trovarselo di fronte, dato che il ragazzo tendenzialmente non amava uscire dal suo laboratorio.

«Sono venuto a consegnare la vostra Surplice, che la dea mi aveva chiesto di riparare. Non temete, è come nuova. Con permesso ma avrei diverse faccende che mi attendono.» rispose Tokusa, per poi congedarsi con un inchino, mentre Radamante veniva accolto da Chrys nella sua biblioteca/studio.

Poco da dire sul fatto che nella biblioteca regnava un caos di vecchi codici, fogli sparsi alla rifusa sulla scrivania e il portatile della dea in bella mostra, cosa che fece dedurre alla Viverna che Chrys doveva averci dato dentro con la lettura, nei due giorni seguenti l’arrivo del Gold Saint di Libra.

«Che ne dici? È venuta bene, non trovi?»

La voce della Regina dell’Ade distolse Radamante dai suoi pensieri, facendo puntare il suo sguardo sulla sua armatura che faceva la sua maestosa figura al centro dell’ambiente, affiancata dalla dea, intenta ad esaminare il lavoro dello Spettro di Hanuman.

«Sì. Tokusa è in gamba. Ha fatto un buon lavoro» considerò quindi anche il Gigante Infernale, dato che dalla sua ultima missione la sua Surplice ne era uscita decisamente malconcia.

«Siamo fortunati ad avere tra le nostre fila un discendente degli alchimisti dell’antico regno perduto di Mu. In più se non erro, prima della penultima Guerra Sacra, è stato pure allievo di Hakurei dell’Altare, il fratello gemello dell’ex Grande Sacerdote Sage. Quindi per lui qualsiasi materiale, compresi i metalli infernali, non ha segreti.» asserì la dea, venendo però colta da un capogiro. L’infausta notizia riportatale da Pandora, l’aveva infatti fatta buttare a capofitto sul lavoro, nonostante le sue condizioni di salute ancora non prettamente rosee, e l’aver passato due giorni in biblioteca a cercare di reperire qualche informazione in più sull’attività di Kairos agli Inferi, non le aveva particolarmente giovato.

Fortunatamente però due calde e forti mani accorsero prontamente in suo soccorso sorreggendola per le spalle in modo da evitarle ruzzoloni.

«Voi non state per nulla bene, vero?» la domanda preoccupata dello Spettro della Viverna, che la scrutava indagatore, non le diede scampo.

«Purtroppo no. Sono ancora decisamente molto debole» fu quindi costretta ad ammettere Chrys, di fronte all’evidenza. La testa aveva infatti iniziato a girarle, dandole un senso di vertigine.

«Allora desistete dall’andare di persona al Santuario. Nelle vostre condizioni potrebbe essere molto pericoloso» insistette quindi Radamante, ma la dea scosse il capo.

«Non posso, Radamante. E credimi che se potessi evitarlo lo farei. Ma purtroppo non posso passare tramite intermediari, altrimenti c’è un’alta possibilità che la mia richiesta venga rifiutata. Atena infatti per acconsentire dovrà rendersi conto della situazione grave in cui versiamo, lei compresa. Altrimenti non darà mai il suo assenso» disse quindi Chrys.

«Ma si può sapere che cosa dovete chiedergli di così importante?» domandò a quel punto Radamante, che faceva fatica a capire cosa mai dovesse chiedere di così urgente Lady Chrysanthe ad Atena.

«Semplice. Di Distruggere il Rosario delle Anime, in modo da riportare l’Armata Infernale al massimo del suo potenziale, perché nel caso alcune mie previsioni siano corrette, ne avremo bisogno. Quindi capirai anche tu che una cosa del genere non posso farla recapitare al Santuario da uno Spettro. Ci riderebbero in faccia. Per questo devo andare di persona» spiegò la dea, che nel mentre non aveva potuto fare a meno di trovare molto invitante la spalla della Viverna, alla quale non riuscì a non appoggiare la fronte, trovando così sollievo dal senso di vertigine.

Lo sguardo preoccupato di Radamante si posò quindi sul viso di Chrys, sul quale si poteva leggere un bel po’ di stanchezza, e decise che era giunto il momento che la Regina degli Inferi si andasse a riposare, prima che crollasse del tutto. Onestamente avrebbe preferito che non affrontasse il viaggio in programma per il giorno seguente, ma purtroppo aveva anche ormai capito che se Chrys si metteva in testa una cosa era impossibile farle cambiare idea. Ma su una cosa sarebbe stato tassativo; ovvero che la dea, volente o dolente, in quel momento doveva assolutamente filare a letto.

«Radamante ma cos…» cercò di protestare Chrys, rendendosi conto che lo Spettro della Viverna, l’aveva sollevata tra le sue braccia.

«Niente ma. Dato che è impossibile farvi ragionare quando prendete una decisione, almeno consentitemi di prendermi cura della vostra salute. Dovete riposarvi. Siete esausta. E il viaggio di domani potrebbe essere faticoso. Quindi ora dovete ritirarvi nelle vostre stanze» e detto questo un risoluto Radamante uscì dalla biblioteca con lo scopo di riportare la dea nella sua camera.

«Grazie. E scusa il disturbo» disse quindi Chrys, non potendo fare a meno di considerare che tra le braccia della Viverna non si stava poi così scomodi.

«Nessun disturbo. La vostra salute è importante per l’Intero Ade. Quindi in caso di necessità non fatevi problemi a chiedere. E farò tutto ciò che è in mio potere per proteggervi» le rispose quindi Radamante rivolgendole un sorriso sincero, per poi lasciare la Regina degli Inferi alle cure delle ancelle.

Sarebbe stata sicuramente una missione faticosa, sia per le condizioni di Lady Chrysanthe, che per il fatto che avrebbero avuto a che fare con i Saint e Atena, ma nonostante questo Radamante era decisamente risoluto nel fare del suo meglio nel supportare la sua dea; anche se il calore al petto che aveva avvertito stringendola fra le braccia, l’aveva un po’ turbato. Si chiese quindi se fosse normale essere decisamente più protettivi nei confronti di una dea che in quelli di un dio, dato che con Ade, tutti questi grattacapi non li aveva mai avuti.

 

 

NOTE

*Luko non viene riconosciuto da Doko siccome il Saint di Libra non l’ha mai incontrato prima. Infatti in Lost Canvas viene eliminato da Albafica nello Speciale a lui dedicato e collocato prima dello scoppio della Guerra Sacra vera e propria. Invece nella serie classica, per mia licenza narrativa, ho ipotizzato che fosse stato eliminato da Shaka durante la sua discesa agli Inferi con Saori, quindi prima dell’arrivo di Doko nell’Averno.

**Spettro originario del Jamir che compare nel gaiden di Yuzuriha della Gru nello speciale 14 di Lost Canvas. Non viene specificato praticamente nulla sulle qualità dello Spettro tranne che è fratello della Saint della Gru ed ex allievo di Hakurei. Quindi, essendo comunque un lemuriano, mi sono avvalsa della licenza poetica di farlo diventare un riparatore di armature, in questo caso Surplici. 

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Capitolo 30
*** Cap. 30 ***


Le sfighe non arrivano mai sole…

… ma a volte le si possono condividere!

(Terza Parte)

 

I due giorni di bonus che Chrys aveva dato al Santuario per potersi preparare psicologicamente al suo arrivo, erano scaduti e l’intero Grande Tempio era in fermento, in un misto di tensione, allerta, ma anche curiosità nei confronti della Nuova Regina degli Inferi che, a quanto pareva, era intenzionata a dare un taglio netto con il passato. Sicuramente, nel bene e nel male, sarebbe comunque stato un giorno da ricordare.

Fu così che Mu dell’Ariete, incaricato di accogliere i visitatori (che erano giunti in borghese ad Atene con un aereo privato) si ritrovò alla soglia del perimetro del Grande Tempio a scrutare tra l’incuriosito e il guardingo, la comitiva targata Ade, che comprendeva la Regina degli Inferi, Radamante della Viverna, Silfide del Basilisco, Gordon del Minotauro, Queen di Alraune, Earhart di Vampir e Leybold di Upyr, più tre giovani donne, che non era stato in grado di identificare, e quello che a prima vista, più che uno spettro, pareva un dottore.

«Benvenuta al Santuario, Milady. La Grande Atena vi sta aspettando alla Tredicesima. Sarà un onore per me scortarvi fino alle 12 case.» Disse quindi l’Ariete con fare cordiale, nonostante fosse evidente che tenesse sott’occhio gli Spettri, in particolare la Viverna che, nonostante cercasse di non darlo troppo a vedere, non riusciva a mascherare del tutto il fatto che Mu non gli fosse particolarmente simpatico.

«Ti ringrazio» asserì quindi Chrys, per poi aggiungere un: «Dunque facci strada, Nobile Ariete» cosa alla quale Mu rispose con un lieve inchino per poi avviarsi verso la Salita alle 12 case, con dea e spettri al seguito.

«Però, la gente del posto non si sa proprio fare i fatti propri, eh?» ironizzò quindi Bennu, notando gli sguardi tra lo sbalordito e il timoroso del volgo del Santuario, che non potevano fare a meno di fermarsi impalati ad osservare i temuti Spettri degli Inferi, in abiti civili, con in spalla i contenitori delle loro Surplici e ovviamente la presunta erede di Ade, con indosso un semplice paio di Jeans chiari e una canotta verde bottiglia, che di divino non aveva proprio nulla.

«Credo sia naturale. Infondo non poco tempo fa eravamo nemici. Quindi deve essere decisamente strano per queste persone vederci camminare in queste vie» intervenne quindi Garnet, con fare logico, mentre Christine si avvicinava a Mu attirando la sua attenzione:

«Chiedo venia. So che non deve essere facile per voi averci qui. E se non fosse stata per una mia negligenza, non ci sarebbe stato il bisogno di scomodarvi» disse quindi Chris, sinceramente in colpa per il suo menefreghismo, che l’aveva portata a non sorvegliare adeguatamente i Gran Demoni che l’Ade aveva il compito di tenere sotto custodia. Peccato che il Gold Saint dell’Ariete, ignaro di tutto, non poté fare a meno di rivolgerle uno sguardo decisamente perplesso, dato che non aveva minimamente capito di cosa parlasse la ragazza, senza contare che, vista la stazza, il vestitino color carta da zucchero e i suoi modi leggiadri, faceva veramente fatica a catalogarla con Spettro.

«Nessun problema» riuscì quindi solo a dire Mu, leggermente in imbarazzo, mentre finalmente arrivavano al piazzale antistante la Prima Casa.

«Spiacenti signori, Ma come potete ben immaginare, per motivi di sicurezza, da qui in poi la salita è consentita solamente alla Regina degli Inferi» li informò quindi Mu, cosa che ovviamente non piacque molto agli Spettri.

«Stai scherzando vero?» fu infatti la reazione di Gordon, che se doveva fare da scorta, l’avrebbe fatta fono in cima.

«No. Sono serissimo. Se Lady Chrysanthe si vuole incontrare con Atena queste sono le regole» fu però tassativo l’Ariete, che si ritrovò così a sostenere lo sguardo omicida di Radamante.

«Ti rendi conto che ci stai chiedendo di lasciare la nostra dea da sola ad affrontare 12 cavalieri d’oro? E pretendi che accettiamo?» fu infatti la replica della Viverna, tra gli assensi di Silfide e Queen, per nulla intenzionati a lasciare che una cosa del genere avvenisse.

«Vi posso garantire che non verrà torto un capello alla Regina degli Inferi. Avete la parola di Atena e la nostra» cercò quindi di convincerli Mu, anche se il suo tono cordiale stava piano piano iniziando a volgere al seccato, dato che non poteva fare a meno di ripensare a tutto il male che gli Spectre avevano fatto sia ad Atena che all’umanità. Quindi che diamine si aspettavano? Tappeti rossi e squilli di tromba? Era già tanto se avevano concesso loro di accedere al Santuario!

«Peccato che tra le vostre fila non ci siano solo santi. Quindi è assurdo se credi che possiamo fidarci delle tue parole» intervenne quindi Queen, per nulla intenzionato a fidarsi di un Gold Saint. D’altronde erano stati nemici per molto tempo, quindi chi poteva garantire loro che le parole dell’Ariete erano veritiere, dato che alcuni dei conclamati Saint avevano cercato di far fuori pure il loro stesso capo? Quindi figuriamoci una divinità a cui non erano nemmeno votati.

«Strane parole le tue, Spettro, dato il trascorso dell’Armata Infernale. Quindi la tua replica è alquanto inopportuna, non trovi?» rispose quindi il Grande Mu, decisamente infastidito.

«Inopportuna? Noi non saremo immacolati, ma vogliamo parlare dei traditori che militano tra le vostre..»

Ma le parole di Queen furono bloccate da un cenno della mano di Chrys:

«Ci diamo tutti una calmata per cortesia?» disse infatti Chrysanthe notando che il clima si stava scaldando, attirando così l’attenzione di Mu, che non poté quindi fare a meno di soffermarsi sul viso decisamente troppo pallido della dea infernale.

«Immagino che quest’ordine ti sia stato dato da Sion, dico bene?» disse quindi ironica Chrys.

«Diciamo che l’ultima visita dei vostri uomini in questo luogo non è stata piacevole. Quindi preferiamo avere degli accorgimenti. Tutto qui»

«Capisco. Infondo è naturale ci sia della diffidenza, e tendenzialmente non avrei problemi ad acconsentite alla vostra richiesta, ma siccome, come penso tu abbia intuito, non sono molto in forma, posso accontentarvi solo in parte» spiegò infatti la dea.

«Ovvero?» domandò quindi Mu guardingo.

«Che posso evitare di portarmi appresso la Viverna e i suoi tre sottoposti, lo Spettro di Vampir e quello di Upyr, ma Luko, che è il mio medico, Christine che è una infermiera, Garnet che è la mia Ambasciatrice e Ursula che è una persona informata sui fatti, non posso lasciarli indietro» disse quindi Chrys con fare tassativo «D'altronde non è con le mie aiutanti e con il mio medico che avete pregiudizi, giusto?» Domandò quindi Chrys, avendo notato che l’Ariete, per tutto il tragitto aveva essenzialmente tenuto sott’occhio solo gli uomini al suo seguito, mentre le tre Spectre erano state probabilmente ritenute innocue, così come Luko con il suo camice da primario. Senza contare che le loro barriere mentali erano sicuramente riuscite a depistare il grande Mu sulla loro vera natura.

«Non saprei…» si ritrovò quindi a dire l’Ariete, indeciso sul da farsi. Che la dea non fosse in ottima forma era infatti evidente e in più le tre donne del gruppo e il medico, nonostante avessero una specie di Pandora Box in spalla, non esternavano un cosmo così potente da poter eventualmente mettere in difficoltà un Cavaliere D’oro.

«Non ditemi che temete tre fanciulle e un dottore che al massimo possono arrivare a rivaleggiare con un cavaliere di basso rango?! Sarebbe come vietare a sua eccellenza Atena di portarsi dietro il suo maggiordomo pelato» s’intromise quindi Upyr, intuendo il giochetto messo in atto dalla dea, per smontare le difese di Mu, cosa che fece pensare a Earhart un “Alla faccia delle indifese!”, mentre Garnet assestava un bel pestone con il tacco a spillo a Ursula che stava per replicare con un “Ma come si permette sto stronzo di paragonarmi a un saint pippa!”.

«In più non mi pare un’azione molto nobile privare un infermo del suo medico» Intervenne quindi la Driade, facendosi avanti con un inchino.

«Vi chiediamo per tanto la gentilezza di lasciarci accompagnare Lady Chrysanthe, in quanto ha bisogno della nostra assistenza. Sono sicura che un Saint della vostra levatura morale saprà capire» concluse quindi la Vivre con fare adulatore e Mu si ritrovò a posare lo sguardo sugli astanti e non poté fare a meno di considerare che effettivamente più che Spettri quei quattro sembravano, un dottore, una segretaria, una giovane ancella e…. una meretrice, dato che Ursula, con i suoi micro pantaloncini in pelle, il corpetto rosso stile dark Lolita e gli stivali da Pretty Woman, più che una guerriera sembrava una che esercitava l’antico mestiere.  

«E sia. Visto lo stato di salute della vostra Signora, concederò che le sue dame di compagnia e il suo medico possano accompagnarla fino alla Tredicesima» accordò quindi Mu, non vedendo in loro alcuna minaccia effettiva.

«E quindi noi che facciamo, mia Regina?» domandò quindi Silfide, decisamente poco entusiasta di non poter proseguire il tragitto, così come i suoi commilitoni.

«Rimarrete qui in attesa del mio ritorno. Intanto sapete già come stanno le cose» disse quindi Chrys, per poi rivolgersi a Radamante, Erahart e Leybold: «Viverna, mi raccomando rimanete comunque in allerta per scongiurare ogni eventuale pericolo e voi, Vampir e Upiyr occhi aperti»

«Come vi ho già detto, non è necessario. Abbiamo l’ordine di lascare passare la Signora degli Inferi senza ostacolarla» ribadì quindi Mu, decisamente seccato, dato che a quanto pare le sue parole erano andate al vento, ritrovandosi così gli occhi canzonatori della dea puntati addosso.

«Tranquillo Ariete, non è di voi che mi sto preoccupando! Ma di eventuali ulteriori attacchi di Ecate. Perché ti posso assicurare che la barriera protettiva di Atena in tal caso non servirà a una beata minchia! E io attualmente sono utile come un preservativo bucato!» fu infatti la replica di Chrys, facendo sgranare gli occhi a Mu decisamente poco avvezzo al fine linguaggio della dea degli Inferi.

«Scusi prego?» fu infatti la reazione del Gold Saint incredulo di fronte a tale sfoggio di aulica favella. Aveva infatti sentito da Shaka che la nuova dea della Morte era tendente al scurrile, ma non immaginava facesse concorrenza a Death Mask!

«Hai capito bene quindi non farmelo ripetere» disse quindi Chrys, decisamente soddisfatta nell’essere riuscita a mettere volutamente in imbarazzo quel rompi balle di Saint che le stava facendo perdere un mucchio di tempo, per poi aggiungere: «Toglimi solo una curiosità… seriamente Atena si spara queste scale ogni volta che viene qui?»

«Ehm, sì. Non vi sono altri modi per raggiungere il suo tempio in cima all’altura» rispose Mu piuttosto basito, dato che non capiva il motivo della domanda.

«Bhe, almeno ora ho capito perché ha il culo così sodo, siccome non mi pare esattamente una sportiva, con quel suo fare impagliato. Comunque, dato che caga soldi, almeno un ascensore per gli ospiti potrebbe metterlo» fu la conseguente replica di Chrys, per poi avviarsi, insieme a Luko, Garnet e Ursula, verso la chilometrica scalinata.

«Vi ringrazio per la comprensione, Nobile Ariete. A buon rendere!» lo ringraziò quindi Christine, per poi affrettarsi a raggiungere anch’essa la dea, lasciando Mu alquanto perplesso a guardarla salire le scale, dato che una fanciulla del genere non se la sarebbe mai aspettata al servizio degli Inferi, per poi volgersi al resto della comitiva di Spectre antistanti alla Prima Casa, che lo osservavano con evidente poco entusiasmo.

“Sarà una lunga giornata” sospirò quindi tra sé e sé il giovane Ariete.

Fortunatamente Aldebaran si dimostrò meno polemico dell’Ariete e, nonostante l’aria vigile, lasciò passare il quintetto senza fare troppe domande, anche perché il commento “Ah però… tutto in proporzione!” che Chrys gli aveva rivolto dopo averlo riportato tra i vivi, l’aveva parecchio imbarazzato. Quindi aveva preferito evitare l’inopportuna Regina dell’Ade, presentandosi con un lieve inchino, per poi togliere le tende il prima possibile, lasciando proseguire la comitiva verso la Terza.

«Milady, signore e signori, benvenuti nell’umile Casa dei Gemelli» esordì quindi Gemini, con fare imperioso, ritrovandosi però decisamente spiazzato davanti la viso pulito e angelico di Christine, il quale gli provocò uno strano senso di famigliarità, nonostante fosse sicuro di non averla mai incontrata prima; mentre Ursula non poté fare a meno di trovare intrigante l’aura di potere che avvolgeva quel Saint. Intanto Kanon, nascostosi tra le colonne del tempio si ritrovava ad osservare Chrys, constatandone l’evidente affaticamento. A quanto pare l’attacco di Ares ed Ecate l’aveva parecchio debilitata, tanto da renderle faticosa la salita alla Tredicesima, siccome il volto della dea lasciava trasparire segni di stanchezza. Gli occhi verdi di Chrys, che si voltarono per una frazione di secondo nella sua direzione, lo fecero sobbalzare, nonché ricordare che doveva ancora darle una risposta. Decise quindi che la sua visita al santuario poteva essere l’occasione giusta per togliersi quel peso.

«È stato un vero piacere conoscerti. Con un po’ di fortuna magari ci si vede!» la voce di Ursula che si rivolgeva a Saga con fare suadente riscosse Kanon dai suoi pensieri, ritrovandosi così ad osservare la comitiva dell’Ade lasciare la casa dei Gemelli, non riuscendo a soffocare del tutto uno strano senso di preoccupazione per lo stato di Salute della Regina degli Inferi, facendogli così constatare che probabilmente Chrys era riuscita a ritagliarsi uno spazietto nella sua mente più grande di quanto avesse voluto.

Arrivati alla quarta casa furono accolti da Death Mask che aveva esordito con un “Ammazza quanta gnocca! Se sapevo che agli Inferi c’era tutto sto ben di dio ci rimanevo!”, dato che alla vista di Garnet e Ursula non aveva potuto fare a meno di tirare l’occhio, beccandosi così da Bennu un acido “Sì, sarebbe stato divertente darti fuoco!”. Comunque il Cancro non si fece nemmeno sfuggire l’occasione di buttare l’occhio sul lato B della dea, mentre si avviava verso la rampa che portava alla Casa del Leone, constatando che anche lei, tolto l’incarnato cadaverico, era davvero tanta roba.

Peccato che Chrys, nonostante cercasse di mascherarlo il più possibile, stava decisamente accusando lo sforzo di dover fare a piedi quell’infinita scalinata e il problema era che avevano solo superato la quarta!

«Vi sentite bene Mia Signora? Volete fare una pausa?» chiese quindi Luko a cui lo stato di affaticamento della dea non era sfuggito.

«No. Niente pause. Voglio levarmi sta rottura di balle il prima possibile. E poi non sarà sicuramente una fottuta scala a mettermi ko» rispose quindi Chrys, con fare orgoglioso, anche se non era riuscita a non accettare il braccio che lo Spettro della Driade gli aveva gentilmente sporto come sostegno, cosa che fece considerare a Luko, quanto fosse testarda ed orgogliosa la sua dea.

Fortunatamente anche Aiolia non creò intoppi alla salita del gruppetto infero, limitandosi ad un breve benvenuto, rimanendo comunque vigile, nonostante la curiosità nei confronti di quella strana dea che aveva preso il posto di Ade, ma era anche ben conscio che quello non era il momento idoneo per soddisfare tale capriccio e quindi non interruppe la sua avanzata.

Alla Sesta Chrys fu invece felice di apprendere che la scopa in culo della Vergine era assente, anche se questo voleva dire che probabilmente era stato chiamato alla tredicesima, e che quindi se lo sarebbe comunque dovuto sorbire in cima. Un’espressione sconfortata si dipinse quindi sul volto della Regina dell’Ade; cosa che non sfuggì a Garnet.

«Vi è qualcosa che vi indispone, mia Signora?» domandò quindi la Vivre e Chrys sospirò.

«Mi sa quella specie di Barbie con la puzza sotto il naso è stato chiamato a fare da balia alla sua dea e di ritrovarmelo tra le balle mentre conferisco con Atena era l’ultima cosa che avrei voluto!»

«Avevo sentito spesso parlare del Saint della Vergine come una persona un po’ fuori dalle righe, ma non pensavo riuscisse a crearvi cruccio» intervenne quindi Christine, che non avendo partecipato all’ultima Guerra Sacra non aveva avuto modo di averci a che fare.

«Diciamo che non ci sopportiamo a vicenda, anche se devo ammettere che sfotterlo è sempre divertente» rispose quindi Chrys, mentre arrivavano alla Casa di Libra, anch’essa vuota.

Anche la casa dello Scorpione fu sorpassata senza intoppi, soprattutto grazie al sorriso suadente di Garnet che aveva palesemente messo in crisi Milo. Il Saint di Scorpio era infatti partito in quinta con fare autoritario e scostante, per poi però scontrarsi con le maniere gentili e affabili della nobildonna rimanendone completamente spiazzato; dato che tutto si sarebbe immaginato fuorché un incontro così cordiale con degli Spettri.

La casa del Sagittario era invece anch’essa senza custode, cosa che fece pensare a Chrys un “Adiamo bene, Sion come scorta ha scelto proprio i due più cagacazzo dello zodiaco! Fortuna che almeno Doko mi è parso una persona più ragionevole!”.

Fortunatamente i restanti tre Gold Saint, avevano deciso di fare il minimo sindacale e di lasciare passare il gruppo senza far perdere troppo tempo in chiacchiere. Il Capricorno infatti si era limitato ad un inchino marziale e a scortarli all’uscita della sua casa, così come il gelido e distaccato saint dell’Acquario. Afrodite si era invece dimostrato un po’ più cordiale, offrendo in dono alle donne presenti un bocciolo di rosa, in elogio alla bellezza che a quanto pareva era in grado di fiorire ovunque, anche agli Inferi.

«Tutto bene Garnet? Ti vedo stranita» la domanda di Christine riscosse la Vivre dai suoi pensieri.

«Si, semplicemente la Casa dell’Acquario mi ha riportato alla mente alcuni ricordi» rispose quindi la Spectre, rivolgendo a Cetus un sorriso nostalgico, mentre Chrys prendeva un respiro profondo cercando di darsi un contegno il più possibile divino… fallendo miseramente, dato che più che una regina, in quel momento pareva uno zombi; pallida, affannata e visibilmente affaticata. E pensare che ai tempi del mito quelle scale le aveva percorse in trionfo, facendo finire in ginocchio tutti i 12 Gold Saint compreso il Grande Sacerdote.

«Mia Signora, siete sicura di sentirvela ad affrontare Atena nelle vostre condizioni?» chiese quindi Luko.

«Ormai ho fatto 30, quindi farò anche 31» e detto questo, Chrys ingoiò il suo orgoglio ed apri le pesanti porte della Tredicesima, conscia che per ottenere ciò che voleva doveva essere disposta a buttare la sua dignità nel cesso e tirare l’acqua.

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