For love. Only for love

di Lady Lara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** for love. only for love ***
Capitolo 2: *** Arrivo a Storybrook ***
Capitolo 3: *** Ricordi lontani di un incontro mai avvenuto ***
Capitolo 4: *** Lady Barbra ***
Capitolo 5: *** Cuore di donna ***
Capitolo 6: *** Le scelte della vita ***
Capitolo 7: *** Ora di partire ***
Capitolo 8: *** La Jolly Roger ***
Capitolo 9: *** Chi porta i pantaloni ***
Capitolo 10: *** Come la fiamma e la falena ***
Capitolo 11: *** Il velo caduto ***
Capitolo 12: *** Il Falco segue la Colomba ***
Capitolo 13: *** Una speranza nel cuore ***
Capitolo 14: *** Per i tuoi occhi ***
Capitolo 15: *** Lettere ***
Capitolo 16: *** Il Primo Amore ***
Capitolo 17: *** Un regalo per Killian ***
Capitolo 18: *** Sentimenti profondi ***
Capitolo 19: *** Il Simbolo dell'Amore ***
Capitolo 20: *** Ritorno alle origini ***
Capitolo 21: *** La Promessa ***
Capitolo 22: *** Il Sortilegio ***
Capitolo 23: *** Il Pretendente ***
Capitolo 24: *** Un sogno da realizzare ***
Capitolo 25: *** Amore e Morte ***
Capitolo 26: *** Anime nella tempesta ***
Capitolo 27: *** Dopo la tempesta il sereno ***
Capitolo 28: *** Sacrificio d'amore ***
Capitolo 29: *** Dove porta il vento ***
Capitolo 30: *** Onore e amore ***
Capitolo 31: *** Il ritorno ***
Capitolo 32: *** Gelosia e Passione ***
Capitolo 33: *** A time for us ***
Capitolo 34: *** I prigionieri del Diavolo (i parte) ***
Capitolo 35: *** I prigionieri del Diavolo (II parte) ***
Capitolo 36: *** Un amore ... per un amore ***
Capitolo 37: *** Un amore ... per un amore II parte ***
Capitolo 38: *** Duello ... mortale ***
Capitolo 39: *** La giusta decisione ... ***
Capitolo 40: *** La felicità tra le braccia ... ***
Capitolo 41: *** Così ... vicini ***
Capitolo 42: *** Cercando ***
Capitolo 43: *** Affrontando l'ignoto ***
Capitolo 44: *** Il momento di tornare ***
Capitolo 45: *** Cuore traditore ***
Capitolo 46: *** Navigando per tornare da te ***
Capitolo 47: *** La resa dei conti. ***
Capitolo 48: *** La resa dei conti. (Seguito) ***
Capitolo 49: *** Oltre i confini del tempo, oltre la vita e oltre la morte ***
Capitolo 50: *** Per onore,giustizia e amore ***
Capitolo 51: *** Una preghiera per un Pirata ***
Capitolo 52: *** Al salvataggio di Henry ***
Capitolo 53: *** Fai pensieri felici ***
Capitolo 54: *** In rotta verso il futuro ***
Capitolo 55: *** Sapore di famiglia ***
Capitolo 56: *** Sei la mia casa. Epilogo ***



Capitolo 1
*** for love. only for love ***


For love.Only for love
 
 
 
Uno  sciabordio lento, smosso dalla leggera brezza  di un tiepido vento notturno di Maggio, sferzava l’elegante vascello  solitario che solcava quel calmo mare, sotto un cielo stellato schiarito dalla luna piena.
La stessa luna , attraverso l’oblò, colpiva con i suoi raggi il giaciglio di un uomo che, nonostante la bonaccia notturna, si agitava tra le bianche lenzuola madido di sudore, in preda a ad un terribile incubo. Un sogno ricorrente, traumatico ricordo di un doloroso evento che improvvisamente, nel suo decorso, riportava altre immagini terribili che avevano spezzato un cuore, distrutto giovani vite nell’acme della promessa di una carriera luminosa e nella speranza di un amore profondo che doveva durare nel tempo, oltre a segnare per sempre, nel corpo e nell’anima, colui che tutto ciò aveva  vissuto.  L’ immagine finale, sempre la stessa, sempre la stessa frase, sempre lo stesso urlo:  un –Ti amo- sospirato nell’ultimo anelito di vita, segnato da un rivolo di sangue giunto ad imporporare quelle labbra che lo  pronunciavano, ormai sbiadite e afferrate dalla morte, mentre due occhi azzurri sbarrati ed increduli avevano seguito impotenti quell’omicidio. L’urlo disperato di un uomo che con una mano premeva sul petto  della donna amata, nell’ insensatamente inutile tentativo di chiudere lo squarcio  su di esso e fermare l’emorragia. Il ghigno orribile sulla bocca dell’assassino e la sua ultima letale frase:- Me l’avevi portata via! Ora non sarà più tua come non voleva essere mia! Sei un maledetto ladro e come tale sarai punito!- Una spada si sollevava e si abbatteva inesorabile verso la mano che un attimo prima cercava di chiudere la ferita sul petto della donna.
Ansimando si svegliò di soprassalto portandosi a sedere sul letto. La fronte imperlata di grosse gocce di sudore ei capelli neri incollati su di essa, mentre gli occhi, due voragini nere, si orientavano nella cabina. Indossò la camicia che teneva poggiata sulla sedia lì accanto. Stagliandosi davanti all’oblò i raggi della luna delinearono il suo elegante profilo di luce. Indossò i pantaloni e scalzo usci , senza far rumore,  dalla sua cabina.
 
La vedetta sull’albero maestro scrutava l’orizzonte, erano le due di notte. Con quella luna grande ed il cielo terso si cominciava a vedere all’orizzonte una linea sottile, segno che la terra dove avrebbero approdato era vicina. Jack si passò le mani sulla pancia prominente ed infilò i pollici nella cintura dei pantaloni. Un improvviso bagliore catturato dal suo occhio, in basso a sinistra, lo incuriosì.  – Di nuovo incubi Capitano?- Disse tra sè. Poteva solo tentare di immaginare quali incubi molestassero il suo Capitano, cosa poteva turbare l’animo tormentato di quell’uomo che da anni era per lui non solo il suo capitano, ma anche la sua famiglia. Aveva vissuto con lui esperienze sanguinose, era presente quando perse la donna che amava con tutto se stesso. Era stato Jack a curare la ferita al suo arto amputato. Jack lo aveva visto febbricitante, abbandonato in un angolo della sua solitaria cabina, non aveva proferito parola per giorni, mai un lamento.
 Gli aveva curato la ferita ma non avrebbe mai potuto curarne l’anima nera, ormai ancora più avvolta dall’oscurità dopo che la morte della compagna aveva portato via anche l’ultimo bagliore di luce che dimorava in essa. Lo aveva visto incupirsi ed abbattersi sempre di più finché, sbeffeggiato ed etichettato come ”monco rammollito” in una serata a bere in una bettola, non aveva reagito sgozzando quel Barnaby che aveva osato mancargli di rispetto. Oltre alla vita gli aveva strappato anche il grosso anello che portava al dito e lo aveva indossato come un trofeo. Jack sapeva bene che in quel momento il Capitano aveva deciso di sopravvivere al dolore ed al suo cuore spezzato. Aveva rialzato la testa con orgoglio e coraggio, mostrando quell’ arroganza e quella “forzata” crudeltà per  incutere  tutto il timore reverenziale che un capitano pirata, degno ti tale appellativo, doveva mostrare al mondo
 - Guai a chi non mi si rivolge chiamandomi Capitan Hook.
Jack sapeva bene che era un’apparenza. Certo un’apparenza comunque letale. Il giorno dopo la vedova di Barnaby ricevette  una cassetta traboccante di dobloni d’oro. La donna non seppe mai chi l’avesse mandata ma era abbastanza per sopravvivere con i suoi tre figli per un paio di vite e in modo più che dignitoso. Il commento che Jack sentì dal suo Capitano, mentre gli affidava la cassetta da recapitare fu: - Anche se il padre era un idiota ubriacone non c’è  motivo di farla pagare a degli innocenti.
Non aveva mai pensato il vecchio Jack che un pirata potesse essere leale, di parola e uomo d’onore come lo era il suo Capitano e per questo lo stimava profondamente, sentendosi onorato di essergli accanto in ogni sua impresa. Non si era offeso neppure dei suoi sarcastici commenti sulla sua pancia prominente e per tutte le volte che lo aveva rimproverato di mangiare troppo e pensare prima di ogni cosa a riempire la pancia invece che la mente
 –Assorbi tutto come una spugna Jack, possibile che sei senza fondo? Se continui così non potrai neppure più camminare!
Da tempo ormai, per tutti, sulla Jolly Roger, era conosciuto  con il nomignolo di “ Spugna”, coniato per lui dallo stesso Captain Hook.
 
Scalzo per non svegliare nessuno della ciurma aveva percorso il breve corridoio. Così vestito di nero neppure Spugna, di vedetta, lo avrebbe notato. Aveva bisogno di respirare aria pura, quella delicata brezza che spirava sulle onde. Il riflesso della luna sul mare ed il dolce incresparsi delle onde avevano un potere calmante su di lui. Il mare era la sua casa e la sua vita, la Jolly Roger era la sua fedele compagna.
Poggiato con gli avambracci sulla ringhiera del ponte si sporse in avanti, la catena che portava al collo si distacco dal suo petto oscillando nel vuoto con i ciondoli che vi erano fissati: una spada ed un teschio. Il suo uncino brillò nell’oscurità colpito dal solito raggio di luna. Lo guardò emettendo un leggero sospiro. Guardò il cielo cercando la sua stella preferita, lì nella cintura di Orione. Conosceva perfettamente tutte quelle costellazioni, sapeva i nomi di ogni stella ma a quella aveva cambiato nome chiamandola Liam. Era il nome del primo Capitano di cui era stato Tenente, un uomo che amava e ammirava, suo fratello maggiore.
Si portò la mano destra al torace e poggiandola sul leggero cotone della camicia, poté sentire l’amuleto che portava con sé da anni e che nessuno avrebbe mai sospettato fosse poggiato proprio vicino al suo cuore .
-Liam … lo so che se tu mi potessi veramente vedere da lassù  staresti scuotendo la testa. Ti ho deluso, non sono l’uomo che tu avresti voluto che io diventassi. Sono un pirata, sono Captain Hook, il terrore dei sette mari. Quello che sono diventato e quello che ho fatto è stato solo per amore ma tutto ciò mi ha allontanato dagli ideali che ci univano …. perdonami se puoi.
Una forte luce intermittente lo distrasse dalla preghiera che silenziosamente ripeteva quasi tutte le volte che il cielo era così limpido. Due stelle gemelle una blu ed una gialla sembravano inseguirsi nel loro movimento pulsante, così lontane ma così stranamente vicine. Segnavano la testa della costellazione Cignus, più nota ai marinai come Croce del Nord.  Il Capitano preferiva chiamarla col suo nome latino, retaggio di anni di studio e di una cultura impropria per un pirata. Cignus volava nella Via Lattea,  indicando la via per le Americhe.
-Dove voli Cignus con le tue ali spiegate? Albirio… brilli più del solito questa sera. Domani attraccheremo, sei stato la mia guida in questo viaggio. Non conosco questo porto ma ho una strana sensazione. Credo che ci divertiremo domani. Sarà il mio compleanno e una buona pinta di rum la posso senz’altro offrire all’equipaggio. Ci sarà pure una buona bettola e belle donne da qualche parte! I miei uomini ne hanno bisogno …  Io ne ho bisogno.
 
 
Note dell’autrice
Salve a tutti e ben trovati. Scrivo per la prima volta su questo simpatico sito.  Trovo che il telefilm “Once upon a time” nonostante i suoi tanti aspetti criticabili sia uno dei pochi che riescano a regalare allo spettatore un’oretta di relax e regressione positiva che ci allontana e solleva, anche se per poco, da un mondo reale fatto di brutture che diversamente dalla fiction non possono trasformarsi in bene e lieto fine. Sono grandicella per credere alle favole e vedo bene cosa accade nel mondo. Sono convinta però che l’amore, inteso come sentimento umano universale, possa avere quell’energia in grado di portare l’uomo a capire che se accettassimo le nostre diversità e le esaltassimo come qualità, potremmo avere una convivenza tra etnie e religioni in grado di arricchirci l’un l’altro. L’oscurità sparisce con l’arrivo della luce.
In queste prime pagine ho cercato di creare immagini nel lettore che lo riportino ai personaggi del telefilm. Delineando il loro carattere, mantenendo fede agli originali ed esprimendo qualcosa in più che per motivi scenici non viene detto.  Spero che abbia suscitato curiosità. Mi farà piacere ricevere le vostre recensioni. Se vedrò gradimento continuerò ad aggiungere il resto della storia che mi sta frullano per la mente altrimenti sarà stato semplicemente un omaggio al telefilm e ai suoi fans. I protagonisti saranno Killian Jones ed Emma Swan. Inserirò un po’ tutti i personaggi conosciuti, altri saranno inventati. Non credo che ci saranno situazioni prettamente di magia poiché la magia più grande si riferirà allo sbocciare di un amore dato per impossibile ma che unirà i protagonisti corpo ed anima.
A presto. La vostra L.L.
 

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Capitolo 2
*** Arrivo a Storybrook ***


II parte
Arrivo a Storybrook
 
Spugna scese dalla vedetta e si diresse con calma verso il Capitano.
–Signore!Come da ordini stavo venendo ad avvisarvi che ho appena avvistato terra ma, ovviamente, ve ne sarete accorto!
- Ovviamente Spugna!- Rispose questi tirandosi su dalla ringhiera di legno e riprendendo il suo portamento autoritario. 
- Fai dare il cambio al timoniere e fatti sostituire alla vedetta. Dormi qualche ora. Alle ore 6 voglio tutti sul ponte; a quell’ora, secondo i miei calcoli, staremo per entrare nelle acque di Storybrook.
Dopo un veloce “Signorsì” Spugna si voltò per eseguire gli ordini e correre nella sua cuccetta, finalmente a poter chiudere gli occhi per il meritato sonno.
Captain Hook a sua volta tornò in cabina, si distese sul letto ma non aveva un briciolo di sonno. Una strana agitazione si impossessò di lui, associata ad una forma di euforia per le attese novità che avrebbe incontrato. Si passò la mano sugli occhi, massaggiandoli, si spostò indietro il ciuffo ribelle di capelli che gli ricadeva sulla fronte. Restò per un paio di minuti con le braccia incrociate dietro il collo poi, di scatto, si alzò e si diresse verso la sua scrivania. Su di essa vi era distesa una carta geografica che riproduceva la costa dell’America Settentrionale. La Penisola di Storybrook era una propaggine della Nuova Scozia abbastanza distante dalla Costa Americana. Il punto a cui era più vicina era sicuramente la Colonia del Maine. Navigando con poco vento in poppa, come stava succedendo in quel mentre, si poteva calcolare quantitativamente un mese ed un altro mezzo, di viaggio dalla penisola alla costa.
-Sarà un ottimo avamposto per fare rifornimento, riposarci un paio di settimane, fare manutenzione alla Jolly Roger e … un giro panoramico. Vediamo quali risorse ci fornisce e soprattutto se le mie informazioni corrispondono al vero.
Con la mano spostò la cartina e con l’uncino tirò verso di sé lo spesso diario di bordo rivestito con una consumata copertina in cuoio marrone su cui, in oro sbiadito, campeggiava la scritta Captain  L. Jones. Sfiorò con la mano, quasi ad accarezzarla, quella scritta, poi, con gesto deciso, andò alla nuova pagina da compilare.
-Anno Domini  MLCCXXVI giorno XV del mese V
-Avvistata alle ore 02,00 isola di Storybrook. Entrata nelle acque territoriali prevista per le ore 06,00.
- Evento particolare: anniversario del Capitano della nave.
- Note da ricordare: annotare sul libro contabile 1) Due dobloni d’oro per marinaio; 2) Doppia razione del rancio e doppia pinta di rum.
Chiuse il volume e lo ripose nel primo cassetto a destra della scrivania. Si diresse verso l’angolo opposto della cabina dove versò in una bacinella di metallo argenteo l’acqua di una brocca, si rinfrescò il viso, tirò ancora una volta in dietro i capelli, ora umidi d’acqua, tornò verso il letto per indossare i suoi stivali di cuoio nero, un panciotto egualmente nero ornato di alamari che chiuse sul torace, in modo piuttosto destro, nonostante l’uncino al polso. Si assicurò in vita la cintura con la spada e infilò un elegante pastrano di pesante pelle nera. Si guardò allo specchio attaccato sulla parete vicino alla brocca, riuscì con la sola mano ad aprire una scatolina contenente una strana sostanza nera, intinse leggermente l’indice e con quella sostanza si contornò gli occhi. - Captain Hook è pronto per entrare in scena  - pensò tra sé,  aprì la porta e si diresse verso il ponte dove la ciurma lo attendeva puntuale per ricevere gli ordini del giorno.
 
Rocca di Storybrook ore 06,00 del 15 Maggio 1726
Un uomo incappucciato, nascosto tra l’ombra di un tiglio e la siepe di fronte, fissava con loschi intenti la donna  che pochi metri più avanti, ignara, gli dava le spalle. In silenzio le si accostò sguainando il pugnale, pronto a colpirla. La donna avvertì uno spostamento dell’aria e un leggero scricchiolio sulla ghiaia; velocemente si piegò sulle gambe divaricandole, in una frazione di secondo appoggiò i palmi a terra, stese la gamba destra, agevolata dai comodi pantaloni che indossava e con un immediato movimento rotatorio del dorso, falciò con l’arto teso le gambe dell’assalitore. Questi , con uno scatto felino si rotolò per terra e si rimise in piedi in un attimo, attaccandola frontalmente. La donna ormai completamente all’erta  era pronta al contrattacco. Afferrò il polso armato dell’avversario piegandolo all’indietro e facendogli cadere il pugnale.  Poggiò il gomito nel suo costato e facendo leva, velocemente lo scaraventò a terra , facendolo volare sopra la sua schiena, il tutto nonostante il peso dell’uomo ed il proprio corpo minuto. Raccolse il pugnale e con un balzo fu su di lui puntandogli la lama alla gola. L’uomo disteso a terra scoppio a ridere –Brava Emma! Sei veramente in gran forma, vigile attenta e letale. Fossi un tuo nemico  mi daresti filo da torcere. – Emma sorrise soddisfatta, gli tese la mano per aiutarlo a rialzarsi  ma lui ne approfitto per puntarle i piedi ai fianchi e farle fare una capovolta sulla schiena: - No ora non ci siamo! Non fidarti neppure di chi ti sembra amico.  - Hai ragione August. Sono stata una sciocca. Aiutami a rialzarmi – gli rispose  sfoderando un sorriso seducente tra i capelli biondi scompigliati, fuoriusciti da una bassa coda di cavallo. August non fece in tempo ad offrirle la mano che lei lo aveva nuovamente atterrato  - Chi è lo sciocco adesso Colonnello? – L’uomo rise ancora  -  Sei una seducente imbrogliona! Lo avrei dovuto sapere da quel sorriso, cosa stavi per farmi. - Scoppiarono a ridere abbracciandosi fraternamente.  – Sei pronta per passare alla spada? – Puoi scommetterci! – Con passo veloce recuperò la spada che aveva appoggiato sul bordo del pozzo campeggiante il centro dello spiazzo e la tirò fuori dal fodero. August sorpreso riconobbe quella lucente lama dai bordi ondulati, affilata e letale – Sicura che vuoi usare proprio questa ? –  Lei annuì convinta – Sai che è necessario che io lo faccia. Il momento è giunto. Ho bisogno di allenare meglio il movimento del polso e l’uso di ambedue le mani. – Il militare annuì con il capo – Allora My Lady, in guardia!
Andarono avanti per un’altra ora buona. Emma sembrava instancabile ma August riconobbe che era solo la sua caparbietà e dovette essere lui ad interrompere l’allenamento.
 
-Tra due ore approderemo al porto di Storybrook ! – Arringò Captain Hook alla sua ciurma composta da nove uomini. -  Resteremo al momento due settimane per manutenzione e rifornimento. A turno,  minimo quattro uomini resteranno sulla nave,  mentre gli altri eseguiranno i miei ordini a terra. – I pirati annuirono, chi con un cenno del capo chi con un mugugno.  – A pranzo avrete doppia razione del rancio e di rum e, che io sia maledetto,  questa sera avrete di che divertirvi con le donne di qualche locanda. Oggi è il mio compleanno e stiamo arrivando ad un punto decisivo della mia ricerca, voglio festeggiare con voi e avrete due dobloni d’oro per spassarvela questa notte, come vorrete. – Si levarono urla di gioia dalla ciurma – Evviva Captain Hook! – Lo sollevarono letteralmente sopra le loro teste e gli gridarono i loro auguri. Hook rideva con loro soddisfatto.  Tornando sulle tavole di legno il più giovane dei pirati, un tipo secco con il naso aquilino e i capelli rossi gli chiese: - Signore se tutti scenderanno a terra questa sera, chi farà la guardia? – Bravo Eddy! Visto che sei stato così coscienzioso  da preoccupartene, ti lascerò l’onore di custodire per questa notte la mia nave e domani sera andrai tu a divertirti! Ora consentiamolo ai più vecchi. Magari domani ti potranno dare qualche consiglio su quale donzella mettere le mani – rispose ammiccando maliziosamente, mentre gli altri sette uomini ridevano alle spalle di un costernato Eddy.  – Ora ragazzo, armati di straccio, secchio ed acqua e lustrami il ponte di questa bella signora.
 
Emma ed il Colonnello August Booth avevano finito il loro allenamento e chiacchieravano amabilmente dirigendosi verso la balconata del giardino che si affacciava sul mare.  Come suo solito Emma guardò dal cannocchiale che vigilava ancorato al muro e, con sorpresa, vide arrivare un elegante affusolato veliero:
 – Guarda August che splendida nave si sta dirigendo al nostro porto! – August prese a sua volta il cannocchiale e vi poggiò l’occhio destro: – Si veramente elegante … Si direbbe un vascello inglese da guerra. Non vorrei sbagliare ma credo di aver già visto quella nave. – Beh! Sei il capo del servizio di sicurezza, sguinzaglia i nostri informatori, vediamo di chi si tratta e … se potremo utilizzarlo per la nostra missione.
 
 
Puntuale come previsto da Hook, la Jolly Roger attraccò al molo del porto di Storybrook. Il Capitano, accompagnato da cinque dei suoi uomini, si avviò scherzando con loro verso il villaggio. Con la scusa del rifornimento avrebbe cercato di ottenere le informazioni che lo interessavano. La sua meta fu la taverna del porto, quale posto migliore per poter conoscere ciò che gli interessava? Si incontrava sempre un taverniere pronto a scambiare quattro chiacchiere con i forestieri e se consumavano pagando soddisfacentemente, si poteva chiedere di tutto e di più, erano una fonte di informazione solitamente eccellente. Fu fortunato, trovò il tipo che faceva al caso suo.
Angus O’Danag era un omone di un buon metro e novanta, fisico imponente, in evidente sovrappeso. Aveva un faccione rubizzo, grosse orecchie, pochi capelli radi lisciati all’indietro. In maniche di camicia, con un panciotto di stoffa marrone ed un unto grembiule, che aveva la pretesa di essere bianco, accoglieva i clienti con la promessa di fumanti e profumate zuppe di pesce fresco e rum a volontà.  Da lui il Capitano seppe che la penisola, molto più grande di quanto appariva, era un ducato collegato al governatorato del Maine che a sua volta aveva sede nel piccolo Principato di Mistaven. Era stata in passato un covo di pirati ma quando vi era arrivato un aristocratico scozzese, incaricato dal re d’Inghilterra, Guglielmo III d’ Orange, di “bonificarla”, questi aveva assoldato il pirata Barba Nera per eliminare gli altri pirati, si era impossessato della rocca, aveva consentito il commercio e lo sviluppo del villaggio ma lui stesso era un’anima nera non meno losco e crudele dei pirati precedenti. Spesso riprendeva il mare per tornare in Scozia, lasciando la bella moglie, Lady Sara e suo figlio Neal, per mesi ed in alcune occasioni addirittura anni, per combinare chissà che cosa. – Per nostra fortuna poi è arrivata la Salvatrice! – Chi?! – chiese il Capitano incuriosito.
- Dovete sapere che il Duchino Neal, durante uno degli ultimi viaggi del padre, aveva avuto occasione di conoscere la figlia del Principe James Pendragon Di Charming, sai il sovrano di Mistaven. Dai! La linea di terra che si estende dietro l’isola! Una grossa fetta della Costa Americana! Il Re  lo ha dichiarato suo feudatario o governatore, come diavolo si dice! Insomma fatto stà che la figlia si è sposata col duca Neal, anche se pare che il buon James e sua moglie Margaret White non fossero felicissimi di imparentarsi con il Duca Mc Cassidy! Si certo Neal era un bravo ragazzo, educato da Lady Sara e veramente uno timorato di Dio, niente a che vedere col padre sa! Comunque per fartela breve amico! Il vecchio Mc Cassidy venne accusato di praticare la stregoneria in Scozia, dove era tornato per due tre anni. Si diceva che praticasse messe nere sacrificando neonati! Con l’aiuto del suo “compare”  tornò di fretta a Storybrook ma non aveva fatto i conti con la nostra Lady Emma. Figurati se una come lei poteva accettare la presenza di un simile mostro appena vennero a sapere che era ricercato e soprattutto per che cosa! Con l’aiuto del principe James riuscirono a farlo fuori! – Quindi il mostro è morto? – Chiese Hook – Macchè! Il bastardo è riuscito a scappare grazie all’amico! – Quale amico? – Ma sempre quello no! Barba Nera! Giovanotto non mi sembri molto attento! Non avrai intenzione di ubriacarti prima di sera eh! A me sta bene, se mi fai vedere il tuo oro ti svuoto tutto il barile di rum in bocca ma se poi attacchi briga con qualche altro fesso … io non voglio guai nella mia bettola!
-Sta tranquillo vecchi mio sono qui per divertirmi e rifornire la mia nave prima di riprendere il largo. Ma come hai chiamato la duchessa? – A parte il fatto che lei è una principessa, Lady Emma Swan Pendragon di Charming, qui la chiamiamo “La salvatrice”, non solo perché ci ha liberato da quel folletto maligno di Rambl Mc Cassidy ma anche perché è una di noi, tutti la amano. Oltre che bella e intelligente ha un cuore di pura bontà. Non c’è una casa al villaggio in cui lei non sia stata a portare conforto e aiuto. Ha pure la capacità di guarire sa! – Vuoi dire che è una fattucchiera? – Ma sei tutto scemo giovanotto? Che fattucchiera! Si tratta di medicina, conosce le erbe come nessuno! – Hai detto che si chiama Emma Swan? – Seeeh! Sei proprio arrivato amico! Basta! Paga va! E se vuoi vieni a finirti la paga questa sera. – Oltre al rum fornisci anche le donne amico? – Certo Giovanotto! Per chi mi hai preso! Sono un taverniere per bene io! Donne quante ne vuoi e la stanza di sopra se riesci a salire le scale, sempre che tu non  sia troppo ubriaco! - Per quello non ho problemi a reggere il rum. Piuttosto preparami arrosto di cinghiale e contorno per otto persone, questa sera si festeggia! –  O’ Danag è qui per servirti amico! A Proposito come  ti chiami? -  Il mio nome è Jones, ma mi puoi chiamare Captain Hook!
O’Danag rimase a bocca aperta, senza parole, conosceva bene quel nome. - Non avevi visto l’uncino O’Danag? Non mi sembri molto attento. Eppure hai bevuto meno di me! – Detto ciò con un sorriso sghembo e uno scatto del pollice, gli lanciò la ghinea che teneva tra le dita, si girò e si diresse verso la porta. Quella sera sarebbe tornato, per ora le informazioni erano abbastanza ma le sue indagini non erano finite.
 
-Mamma! Mamma! - Un bambino di circa 6 anni corse incontro ad Emma. Lei lo prese al volo tra le braccia baciandolo sulle guance. August guardava la scena con affetto, amava il piccolo Hanry, un bambino sveglio e simpatico con due occhioni azzurri vispi e una zazzera di capelli scuri sempre un po’ scarmigliati. Hanry scese dalle braccia della madre e abbracciò ai fianchi il Colonnello il quale con la mano sinistra gli scompigliò di più i capelli. – Se hai finito l’allenamento con la mamma potresti giocare ai cavalieri con me? Ti pregooo! – Non era facile per August resistere alle richieste del piccolo e gli promise che una mezz’ora potevano giocare con le spade di legno.
Emma li guardava mentre iniziarono il loro gioco e le tornarono in mente ricordi dell’infanzia.
August era più grande di lei di circa cinque anni, era figlio del primo consigliere di suo padre, Sir Marcus , un uomo integerrimo e saggio. La madre del piccolo August era morta di consunzione quando il bambino aveva quattro anni. La Principessa Margaret, sua madre, donna affettuosa e dal cuore generoso, aveva preso il piccolo sotto la sua ala protettrice con il benestare del principe consorte, il quale, amandola profondamente, era il primo ad appoggiare le iniziative benefiche della moglie.  Quando nacque Emma  il castello di Mistaven venne attaccato da un gruppo di pirati che volevano estendere il loro dominio dalla penisola di Storybrook, dove allora avevano il loro covo, fino alla Costa  del Maine,  regnata dai due generosi principi. Suo padre James tenne duro, la stessa Margaret combatté al suo fianco usando la spada come fosse stata un uomo. I pirati appiccarono il fuoco alla torre sud della rocca, proprio dove si trovava la stanza della principessina. Sir Marcus intenzionato a salvare suo figlio August ed incaricato dal principe di fare lo stesso con la piccina, li prese entrambe e scese per i sotterranei, li nascose in un vecchio armadio raccomandando ad August di stare in silenzio e di difendere la principessa a tutti i costi. Tornò ai piani superiori per avvisare il principe che i bambini erano in salvo e combattere con gli altri. Fece appena in tempo a vedere che uno dei pirati stava per attaccare James alle spalle. Con la spada sguainata si buttò in mezzo per impedirlo ma fu trafitto mortalmente dalla sciabola di quel dannato. James si voltò per soccorrere il suo primo ministro e vendicarne il sacrificio. Il pirata che si trovò davanti non era molto più vecchio di lui ma era già conosciuto come un  uomo spietato, era soprannominato Barba Nera. James esitò un attimo di fronte alla sua giovinezza e quello ebbe il tempo di fuggire. Quando ritrovarono i bambini August teneva stretta, al suo piccolo torace, la neonata, avvolta in una copertina bianca bordata di viola: La piccola dormiva ignara di tutto, ma quello che per lei sarebbe diventato il suo migliore amico ed un fratello era rimasto completamente solo. Fu così che i principi lo adottarono definitivamente.
I ricordi di Emma, alcuni di essi risultato dei racconti dei genitori, si interruppero con l’arrivo di Lady Belle Franch. Augus quando la vide smise immediatamente il gioco con Hanry e si avvicinò alle due donne per porgere i suoi omaggi alla nuova arrivata. Fece un cavalleresco inchino e si sporse per baciarle la bianca e sottile mano che la donna, arrossendo, gli porse cordialmente – Lady Bell – Colonnello. Sapevo che eravate in giardino, ero venuta a cercare Hanry, abbiamo la nostra lezione di francese! - Ma io voglio giocare ancora con zio August! - Insistette il piccolo. La madre intervenne con tono tra scherzoso ed autorevole:
-Ragazzino! È  il momento del dovere. Il Colonnello ora ha un impegno e tu se vuoi diventare un bravo principe devi saper distinguere il senso del piacere da quello del dovere. - Poi si abbassò verso di lui ed a bassa voce aggiunse – Questo pomeriggio se August avrà un po’ di tempo potrete allenarvi ancora con  le spade di legno.
 Il bambino le butto le braccia al collo ricevendo un altro bacio dalla madre, salutò August e preso per mano da Belle rientrò per la sua lezione di francese.
-Possibile che ancora non ti decidi a dichiararti fratellone? –  August sospirò – Beh! Ecco … lei è così … io sono così … - Si! Lei è così perfetta e tu sei così perfetto per lei che penso sia ora di celebrare un altro matrimonio nella nostra famiglia.
August, il coraggioso e spavaldo militare, imbarazzato, calciava con un piede la ghiaia, poi preferì cambiare argomento: - A proposito .. Neal?
– Neal? Dove vuoi che sia a quest’ora, sicuramente nel suo letto!
– Certo sicuramente non nel tuo Emma! – Rispose con tono di rimprovero e rabbia August
–Non mi è mai piaciuto quell’uomo, ho sempre pensato che non fosse quello giusto per te.
- Si me lo hai detto dal primo momento, ma lui mi aveva mostrato la sua parte migliore e quando tu sei partito ha alleviato il vuoto che  mi avevi procurato andandotene per tutto quel tempo in Inghilterra. Non ho mai trovato nessuno che potesse essere giusto per me, l’unico per cui ho avuto un affetto profondo, oltre che Neal, sei stato tu ma è proprio quell’affetto che ti ha fatto fuggire da me. Non fuggire da Belle adesso! Quello che sente lei per te e tu per lei non è il mio affetto fraterno, è l’amore che unisce un uomo ad una donna.
August annuì sorridendo dolcemente, la prese tra le braccia e le depose un bacio sulla fronte
 - Mia cara Emma, ho tutta l’intenzione di coronare il mio sogno d’amore, ma tu non puoi continuare così, puoi chiedere a nostro padre di annullare il tuo matrimonio. In queste condizioni è come se non foste sposati. Potresti avere un’altra possibilità, ancora non hai vissuto il tuo grande amore!
 – August io ho promesso davanti a Dio. Voglio bene a Neal nonostante tutto. È  mio marito! Anche se lui non è stato in grado di mantenere le nostre promesse matrimoniali, questo non mi giustifica a rinnegare le mie. Inoltre c’è Hanry, non posso togliergli il padre, lui lo adora.
– Certo Hanry adora Neal, ma se non mi inganno non mi pare che Neal abbia un grande attaccamento a lui, mi sembra più gelosia la sua piuttosto che amore paterno.
Quella per Emma era una profonda ferita nel cuore dura da poter ammettere, ma ora non era il momento per pensarci. Hanry era un bambino felice e lei voleva che continuasse ad esserlo, il suo più grande amore era proprio quel dolce bambino. Non c’era posto per un uomo nel suo cuore, specialmente ora che la felicità e la vita di suo figlio erano in pericolo. Aveva una missione da compiere e ogni sacrificio era valido se l’avesse affrontato solo per amore.
 

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Capitolo 3
*** Ricordi lontani di un incontro mai avvenuto ***



III parte
 
 
Ricordi lontani di un incontro mai avvenuto
 
 
Captain Hook arrivò prima dei suoi uomini alla Jolly Roger. Avrebbero impiegato ancora un po’ per tornare. Avevano l’ordine di esplorare il villaggio e vedere i migliori fornitori per provvedere alle scorte da caricare sulla nave.
– Il posto è sicuramente quello giusto  – pensò tra sé – Devo controllare i tempi e come si sono svolti i fatti.
Entrò nella sua cabina e si richiuse la porta alle spalle. Si guardò intorno. La stanza era rimasta immutata da allora. Lui aveva cercato di mantenerla il più possibile immutata. Guardò verso la scrivania posta di fronte all’oblò e la mente iniziò a vagare nei ricordi di circa dodici anni prima.
 – Tenente Jones a rapporto Signore!
- Killian! Dai ragazzo! Lascia stare le formalità! Lo sai che quando siamo soli non è necessaria l’etichetta con tuo fratello, anche se sono il tuo superiore.
Il ventenne Tenente della marina, Killian Jones, fratello del Capitano Liam Jones, comandante de “Il gioiello del reame”  scoprì la sua dentatura perfetta in un sincero sorriso indirizzato a suo fratello maggiore.
–Vieni a vedere questa mappa fratellino. Dobbiamo regolarci per i vari passaggi che saranno necessari in questa missione diplomatica. A proposito, hai studiato i documenti da recapitare al Governatore del Maine, Principe James?
–Certamente Liam, come mi avevi richiesto mm… ordinato! Anzi a tal proposito avrei delle osservazioni e qualche appunto che vorrei chiarire con te prima di recarci dai regnanti.
– Non ne dubitavo, è per quello che ti ho detto di studiare i documenti. Sono accordi importanti da prendere e nessuna delle parti interessate deve rimetterci, né la popolazione del Maine, nostri concittadini, né la madre patria, l’Inghilterra.
– Liam … io ho visto che gli accordi per le tasse dovute all’Inghilterra sono veramente assurde, di questo passo Re Guglielmo d’Orange affamerà questi poveretti come ha fatto con la nostra Irlanda.
– Tenente! Sei giovane, pieno di ideali ed impulsivo! Dobbiamo essere grati a Re Guglielmo per la nostra posizione sociale! Non farti sentire da nessuno pronunciare simili frasi! Potresti passare per insubordinato e finire condannato tra i ribelli!
Liam era ritornato al suo atteggiamento formale ed autoritario. Killian ebbe un moto di stizza, strinse la mascella ed ebbe un guizzo nervoso verso lo zigomo sinistro; non potendo trattenersi aggiunse con veemenza:
- Hai dimenticato i nostri genitori e la nostra  gente fratello? Perché io vedo bene cosa ci ha fatto e cosa sta facendo quell’uomo che si fa chiamare “Re”!
 – Basta così Killian! – Leam abbassò i toni e iniziò a parlare in modo più accorato al fratello minore.
 – Credi che io possa aver dimenticato? Come?! Nostro padre ha rinunciato per primo a se stesso per garantirci un futuro! Io ho avuto la responsabilità di crescerti ed educarti da quando i nostri genitori non ci sono più. Se vogliamo che le cose cambino in Irlanda io e te dobbiamo ottenere la completa fiducia di Re Guglielmo, potremmo chiedere di ritornare a Drogheda, alla nostra vecchia casa e alle nostre terre e allora potremmo veramente cambiare le cose. Apportare le migliorie all’agricoltura con i mezzi più moderni, riaprire la possibilità educativa ai nostri compaesani e ridargli la possibilità di pregare da Cattolici come vogliono o da Anglicani se preferiscono! Killian… io come te sogno la libertà della nostra verde isola, ma se libertà non può esserci, almeno ci sia una possibilità di sopravvivenza per i nostri fratelli. Sii paziente, calma la tua impulsività ed il tuo ardore giovanile.
– Scusami Liam – sospirò il giovane – So bene cosa hai passato e cosa hai sempre fatto per me, te ne sono grato, ma continuo ad avere davanti agli occhi quei bambini scheletrici che abbiamo incontrato l’ultima volta che siamo stati a Drogheda. Erano giorni che non mangiavano e ora saranno morti come tanti altri. – Gli occhi di Killiam erano lucidi mentre diceva questo. Liam si intenerì per il cuore ardente,  generoso ed altruista del suo giovane fratello, riuscì solo ad allargare le braccia e ad abbracciarlo, più come avrebbe fatto un padre con il figlio che un fratello con il fratello.
Ricordando quel dialogo l’adesso Capitano Killian Jones, meglio conosciuto come Captain Hook, volse tristemente lo sguardo intorno per la stanza, lì all’angolo, a sinistra della scrivania, ancora vi era poggiata la chitarra spagnola che Liam gli aveva riportato dalla sua prima missione diplomatica in Spagna. Aveva quindici anni allora e suo fratello, promettente ufficiale della Marina Britannica, ne aveva 24, nove di più. Gli aveva insegnato a suonarla, come gli aveva insegnato tante altre cose e, come tante altre cose, era finita anche la possibilità di produrne ancora il bel suono. Cercò di distogliere il pensiero da quei tristi ricordi e uno più gradevole lo invase.
Erano giunti nel Maine pochi giorni dopo quella discussione e Liam aveva preso accordi per essere ricevuto in udienza dai regnanti. Come da programma, verso le 9 di mattina, due giorni dopo il loro arrivo con il “Gioiello del Reame”, si diressero alla Rocca del Governatorato,  percorrendo il tragitto dal porto principale al palazzo, con due cavalli a nolo. Il principe James e la principessa White Margaret li accolsero con gentilezza e grande cortesia. Killian, incoraggiato da Liam, espose gli accordi in modo brillante e con dovizia di particolari, riuscendo a modificare, col consenso del suo Capitano, i punti più nefasti dell’accordo. Alla fine tutti si poterono dichiarare soddisfatti. Nel momento del congedo la principessa si rivolse a Liam complimentandosi per il giovane Tenente, che sapeva essere suo fratello, per l’ufficiale intelligente, colto e preparato che si era dimostrato. Killian fece un inchino di ringraziamento verso la principessa e vide suo fratello allargare il torace in segno di orgoglio. Era fiero del ragazzo, come disse ai due principi, primo del suo corso in ogni materia e abilissimo spadaccino. Killian si sentì le guance avvampare e rispose che aveva avuto il migliore dei maestri, il suo stesso fratello.
La principessa aveva un viso rotondo ed una pelle candida come il nome che portava, ma ciò che colpì maggiormente il giovane tenente furono i suoi occhi verdi, le sue ciglia scure, come lo erano i sui capelli, delineate ad ali di gabbiano. Aveva un’espressione materna, dolcissima, mentre gli porgeva con simpatia la mano su cui Killian depose un galante bacio. Suo marito, il principe James, era un uomo alto, capelli biondi con qualche filo bianco, dalla corporatura snella, spalle larghe, fisico atletico di chi, nonostante i suoi vicini 45 anni, amava allenarsi quotidianamente. Sembrò leggermente infastidito dai complimenti che la moglie rivolgeva al giovane, ma sicuramente il suo giudizio non era diverso, poiché approfittò di quell’ultimo momento per invitare i due ufficiali alla festa per i diciotto anni della loro unica figlia, la principessa Emma, che si sarebbe svolto quella sera stessa. Liam accettò l’onore di tale invito anche per il fratello e salutando militarmente uscirono per tornare alla loro “base”.
Dirigendosi verso i cavalli, tenuti per le briglie da uno scudiero, Killian sentì un clangore di spade provenire da dietro le vicine siepi. Le voci che si rincorrevano erano due, una maschile, che dava suggerimenti, e l’altra femminile, che rispondeva a tono, scherzando con il compagno. Erano voci giovani. Ad un tratto il ragazzo chiamò la giovane per nome  - Emma - per darle un ultimo suggerimento nell’allenamento e lei rispose con una risata cristallina che fece sorridere Killian. Quasi automaticamente si incamminò verso quella voce con la curiosità di scorgere colei che la emetteva. – Tenente! – Suo fratello lo richiamò all’ordine –Siamo in ritardo per il prossimo appuntamento, andiamo! – Il più giovane tornò sui suoi passi verso il cavallo, indossò la feluca che teneva sotto il braccio; montando a cavallo questi emise un sonoro nitrito irrequieto, Killian tirò le briglie per fargli fare un movimento rotatorio, si voltò ancora verso il luogo da dove provenivano le voci, ma non vide nulla.
– Ti ci vuole ancora molto ragazzo? Il giorno che ti sposerai sarai tu a fare aspettare la sposa!... Ti decidi ad uscire dal tuo alloggio Tenente? – Killian uscì finendo di sistemarsi la sciarpa bianca della divisa da Gran Galà. Liam lo osservò, capelli neri allacciati in un codino da un nastro nero, portamento elegante nella giacca blu notte con alamari e spalline dorate, pantaloni aderenti bianchi e stivali di cuoio marrone tirati a  lucido. Sull’attenti, di fronte al Capitano, ricevette da questi una passata di mano a spostargli il ciuffo di capelli che gli formavano una corta frangia sulla fronte.
–Ma non l’avevi già fatta questa mattina la barba? Si può dire che ancora nemmeno ti cresca! Chi vuoi sedurre questa sera “damerino”? Non ti bastano tutte le signorine che ti corrono dietro?!
 – Ma io seguo i tuoi consigli! Mi dici sempre di rispettare la “forma corretta” a partire dall’igiene e dalla cura di se stessi.
– Questo è vero e vedo che esegui diligentemente, ma vedi di non sedurre fanciulle questa notte, saremo tra nobildonne e gentiluomini, cerchiamo di non finire la serata con duelli all’ultimo sangue per gli occhioni di una bella ragazza e per qualche fidanzato o marito geloso.
 – Non mi permetterei mai fratello!
– Si certo! Pensi che non ho saputo della tresca che hai avuto contemporaneamente con le Signorine Dwein?
 – Liam io non ho avuto nessuna tresca, loro hanno fatto confusione, io non ero interessato a nessuna delle due sorelle!
– Ecco! Appunto quello che volevo dire! Non farti cadere nessuna ai piedi questa notte, ci siamo intesi?
 – Neppure se fosse la principessa Emma?
– Soprattutto la principessa! Dico! Mi vuoi scatenare un incidente diplomatico!
 Scoppiarono a ridere entrambe e si diressero alla festa.
La strada che percorsero, diversamente dalla mattina, era illuminata per tutto il tragitto da torce piantate a terra, ogni finestra aveva una luminaria accesa. Lasciarono le loro feluche ad un paggio e furono annunciati ai reali.
 Si accedeva alla grande sala da ballo attraverso un portale sormontato da un ampio arco. Killian si guardò intorno sorridendo, felice e curioso, il cuore gli batteva in petto velocemente, avrebbe conosciuto la proprietaria di quella risata cristallina, la immaginava bella come il suono che aveva sentito quella mattina. Un enorme lampadario, di cristalli pendenti, brillava al centro del soffitto a volte ed una scala partiva dal piano superiore arrivando, curvandosi, al suolo. Le danze iniziarono e la principessa si fece attendere una buona ora.  Se lui ci aveva messo tanto ad uscire dalla sua stanza, pensò, una principessa poteva ben permettersi di metterci di più. Con suo fratello andò a salutare i   principi e a porgere i più sinceri auguri per la loro figliola, poi si ambientarono bevendo champagne, mangiando tartine ed altre prelibatezze a disposizione del buffè. Killian non si accorse che suo fratello era stato chiamato da un paggio in livrea, distratto dal ciambellano che annunciava l’arrivo della principessa Emma. Non si accorse che Liam Leggeva nervosamente un messaggio e riponeva nel piattino tenuto dal paggio un veloce biglietto per scusarsi ed accomiatarsi dai padroni di casa. Sentì però la sua mano che lo afferrava per il braccio destro obbligandolo a girarsi e a prestargli attenzione. Non potevano trattenersi, gli spiegò il Capitano, dovevano imbarcarsi quanto prima a causa di un urgente richiamo del Re per una missione “delicata”, il codice usato in realtà diceva “segreta”. Killian rimase stupito e rammaricato, si voltò verso la scalinata per guardare la giovane che scendeva, ma si rese conto che era già scesa e ora, di spalle, parlava con i suoi genitori e con un giovanotto robusto dai capelli castano rossicci ed una barbetta chiara ben curata. Era molto elegante in un abito bianco che le segnava il vitino di vespa e si allargava sui fianchi, le maniche aderenti fino all’avambraccio si espandevano poi con una spiovenza  ornata a trafori di pizzo. Sul capo portava una coroncina di fiori, una semplice coroncina di fiori, nessun diadema.
 - Semplice ed elegante! - Killian pensò all’immagine di un soave e bianco cigno. Lunghi capelli biondi, sciolti, ondulati le ricadevano sulla schiena. Il giovane Tenente inconsciamente allungò la mano verso quell’oro con il forte desiderio di accarezzarli, come se la ragazza gli fosse veramente vicina – Andiamo Tenente! – La voce di Liam lo riportò alla realtà e alla distanza che lo separava dalla principessa, prese la feluca che il paggio gli stava porgendo e si voltò per andar via. Una nuova missione attendeva lui e suo fratello. Ancora non sapeva che per Liam sarebbe stata l’ultima.
Durante il viaggio di ritorno un triste turbamento pervadeva il giovane militare, sommato al sapore di un desiderio insoddisfatto. Non proferì parola con il fratello e arrivato a bordo si chiuse nella sua stanza, adiacente a quella del Capitano. Si sedette pensieroso alla sua scrivania, aprì il cassetto a sinistra in basso; erano poggiati sul fondo un blocco da disegno ed una scatola di carboncini. Iniziò a tracciare linee ondulate sul foglio candido che presto presero la forma dell’immagine che tanto lo aveva colpito alla festa. Aggiunse di fianco la sagoma di un volto, vi scrisse una breve frase … Guardò ancora il lavoro svolto, aggiunse la sua firma ed una data, 15.11.1714. Ripose velocemente il foglio nel cassetto, quasi vergognandosi, al bussare urgente di suo fratello che gli chiedeva di raggiungerlo nel suo ufficio.
Il ricordo sbiadì piano e Captain Hook, parlando a se stesso disse: - Come sei finita tra le grinfie del Duca Mc Cassidy mia bella Principessa?
 
August percorreva a passo veloce il corridoio che conduceva alle stanze private della principessa Emma. Era l’unico uomo, a parte il piccolo Hanry, a cui era consentito entrare. Bussò deciso alla porta e la voce di sua sorella rispose con tono fermo. La trovò seduta alla sua scrivania che consultava un libro di botanica.
– Non sei mai stata un tipo da ricamo – scherzò – Cosa stai leggendo?
 La donna distolse lo sguardo dalle pagine – Stavo studiando la fisionomia del Rubeus Noctis, devo imparare a riconoscerlo. Ma tu che notizie mi porti piuttosto?
– Ricordi che sta mane quella nave non mi sembrava sconosciuta? Ebbene, anche tu l’hai vista con me dodici anni or sono. Era il “Gioiello del Reame”, la nave ammiraglia della flotta di Re Guglielmo d’Orange!
 -  Dici sul serio?! – Esclamò Emma spostandosi in dietro con la sedia per la sorpresa.
 – Certamente! Se ti ricordi era al comando del Capitano Liam Jones. Venne dai tuoi genitori accompagnato dal fratello minore, il Tenente Killian Jones. Pochi mesi dopo la loro partenza pare che il Tenente, per diversità di vedute con il suo Capitano abbia scatenato l’ammutinamento dell’equipaggio, abbia sgozzato il fratello e si sia impossessato della nave facendola riverniciare e ribattezzandola Jolly Roger!
– Come il vessillo pirata?
– Esatto! Da allora ha vissuto come pirata, ricercato in tutti i sette mari, conosciuto con il soprannome di Captain Hook, poiché pare che Liam, prima di morire sia riuscito ad amputargli la mano. Vi porta applicato al suo posto un uncino.
Emma ebbe un brivido per la schiena, come aveva potuto quel giovane arrivare a macchiarsi di un delitto degno del peggior Caino. Tornò con la mente a dodici anni prima, il giorno in cui compì i suoi diciotto anni. Aveva saputo che in mattinata, due delegati di Re Guglielmo avrebbero fatto visita ai suoi genitori. Dalla balconata aveva visto, due giorni prima, la splendida nave su cui erano arrivati. August l’aveva ammirata con lei descrivendole e spiegandole l’assetto tipico dei vascelli da guerra inglesi, quello era il modello più recente e sicuramente il più bello che, da intenditore quale era, avesse mai visto.
La visita dei due delegati non le aveva impedito di indossare un paio di pantaloni e allenarsi come al suo solito con il fratello. Non era necessaria la sua presenza, quindi, dalle nove di mattina alle 10,30 circa, si era permessa di “fare il maschiaccio”, come la rimproverava sua madre, con l’uso della spada.
- Tieni dritto quel busto! Bene così! Muoviti lentamente in circolo ora! Occhi sul tuo avversario! Attaccami ora! – August le impartiva ordini e suggerimenti, le spade risuonavano colpendosi reciprocamente.
 – Emma! – Le urlò August – Questo è stato un colpo scorretto, più disciplina! Chi credi di essere?
 – La Principessa? – Gli rispose a tono lei mostrandogli la lingua.
 -  Sei la principessa meno regale che io abbia mai conosciuto! – le rispose di rimando August.
Scoppiarono a ridere abbracciandosi, ancora con le spade strette in mano ed in quel mente si sentì oltre la siepe che li nascondeva alla vista dell’atrio, un forte nitrito di cavallo e rumori di zoccoli sul ciottolato.  Emma si diresse a passo veloce verso quel rumore e tra le siepi vide i due ufficiali nella loro divisa blu con feluca sul capo. Il più alto dei due aveva capelli rossicci e leggermente ricciuti, un ampio torace ed un portamento eretto. Il meno alto, che sembrò più giovane per corporatura, aveva appena finito di far ruotare il suo cavallo in direzione della strada, aveva una innata eleganza nel cavalcare, spalle ampie e ben disegnate; sotto la feluca Emma scorse capelli neri allacciati in un corto codino. Sparendo al trotto per la discesa  non riuscì a vederne il volto. 
La Governatrice White Margaret raggiunse i due figli nel giardino, a passo veloce – Emma! Emma! – la chiamò con tono di rimprovero. – Figlia mia, è mai possibile che anche oggi che compi diciotto anni, io ti debba vedere così conciata? Mi sembri una selvaggia! Se solo tuo padre e tuo fratello non incoraggiassero questa tua passione per le attività maschili, riuscirei a fare di te una “Signorina come si deve”. Sei in età da marito, ma come ti comporti ed agisci spaventeresti anche il giovanotto con le migliori intenzioni. Gli uomini sono loro a volere e a dovere portare i pantaloni, non noi donne. A noi spetta il compito di assicurargli un caldo ristoro, l’amore di una famiglia e la serenità dell’alcova.
 – Certo mamma! A noi spetta di essere atterrate con una clava e trascinate a soddisfare i bisogni di un bruto vero?! Se devo essere una donna come tu dici preferisco non avere un uomo al mio fianco.
 August con la spada puntata a terra sorrideva sotto i baffi, quante volte aveva assistito a quegli alterchi tra sua madre e sua sorella. Emma era così, una forza della natura, tenace, coraggiosa, spavalda e, anche con un paio di pantaloni indosso, senza saperlo e senza volerlo non era solo bella, era estremamente femminile e sensuale. Non avrebbe forse dovuto ammetterlo come fratello ma come fratellastro ... si lo doveva riconoscere.
– Cara figliola, tu sai ancora molto poco di donne e ancor meno di uomini. Sono sicura che quando ti capiterà quello giusto, quanto di ho detto si verificherà in modo del tutto naturale per te, come lo è stato per me con tuo padre.
– Se fosse come è stato per voi credo che rideremo parecchio madre! – Intervenne August –Se non ricordo male nostro padre ci ha raccontato che anche voi eravate come Emma, avete sempre amato andare a caccia con l’arco e non avete mai disdegnato la spada. Se non sbaglio, al vostro primo incontro lo avete steso con un colpo di pietra al mento, tanto che ancora, nonostante gli anni passati, ne porta il segno.
La Principessa madre sorrise a quei ricordi, effettivamente la loro storia era stata all’inizio piuttosto turbolenta, soprattutto a causa della propria …“ritrosia”? James l’aveva amata dal primo momento e le aveva fatto una corte serrata, tra liti, inseguimenti e baci, al punto che alla fine lei aveva dovuto ammettere che quell’uomo era l’amore della sua vita.
 – Basta con chiacchiere inutili figlioli! Emma ... questa sera sono invitati anche i due delegati di Re Guglielmo, i Fratelli  Liam e Killian Jones. Sono due uomini veramente affascinanti. Sono rimasta piacevolmente colpita dal giovane Killian.  Già Tenente a venti anni d’età, il primo del suo corso. Un ufficiale con una brillante carriera scritta nel suo futuro. Intelligente, di grande educazione ed eleganza e, figlia mia, lo dico perché potrebbe essermi figlio, di un’avvenenza fuori dal comune. So cosa stai pensando, la tua espressione me lo dice chiaramente, non voglio combinarti matrimoni se tu, come io con tuo padre, non ti sposerai per amore. In cuor mio sento che quel giovane ti piacerà molto, già a vedervi sembrate fatti l’uno per l’altro!
Emma scoppiò a ridere, sotto gli occhi ora preoccupati di August che aveva sentito tutta quella ammirazione della madre per il “bel” Tenente  e ancora ridendo disse: – Mamma, se non sapessi che ami mio padre, potrei credere che vi siete presa una sbandata per il “Tenentino” !
– Chi ha sbandato per chi? – Chiese all’improvviso alle loro spalle la voce del principe James
 – Ma nessuno mio caro! Spronavo la nostra Emma a comportamenti più femminili visto che è in età da marito
– Marito? Che marito? È ancora una bambina Margaret, non esageriamo!
 Emma ringraziò mentalmente suo padre per il continuo appoggio che le dava nei confronti della madre. Di nuovo una risata corale tra di lei suo padre e suo fratello, mentre White Margaret, indignata ed impettita girava sui tacchi ed a passo veloce rientrava, strillando ad Emma di farsi trovare entro mezz’ora nella sala della musica per la sua lezione di liuto, lavata, pettinata e senza quegli orribili pantaloni ma con un vestito degno di lei. – Beh! Almeno sono riuscita a spuntarla per il liuto, mi voleva imporre a tutti i costi il clavicembalo. Il liuto lo posso portare anche in giardino, quando voglio, fuori da quella noiosissima stanza.
Il pomeriggio iniziarono i preparativi per la sua festa. La madre le aveva proposto vari abiti, diademi e gioielli vari. Emma optò per ciò che le sembrava più semplice e meno sfarzoso, un lungo abito bianco con una coroncina di fiori. Non voleva le elaborate acconciature con piume ed orpelli vari, lasciò i capelli liberi, sciolti al naturale sulla schiena. Si guardò allo specchio e si chiese se sarebbe piaciuta al Tenente Jones, poi pentita di quel pensiero si disse che non le importava un fico secco di lui, con tutta quella pubblicità che aveva fatto sua madre la mattina! In verità le importava, ricordava il portamento del giovane cavaliere  visto solo di spalle quella stessa mattina. L’aveva incuriosita non poco e non vedeva l’ora di vederne il viso così ampiamente decantato da sua madre la quale, per quanto petulante, di uomini sicuramente era un’ intenditrice, aveva sposato il migliore.
Scese con un’ora di ritardo solo perché la madre aveva consigliato così, le volavano i piedi mentre scendeva le scale, si diresse verso i genitori che l’attendevano con August. La trovarono raggiante e per prima cosa chiese loro dei due Delegati. Erano vicini all’entrata del salone le rispose suo padre. Emma sentì come un alito caldo soffiarle sulla nuca e qualcosa sfiorarle i capelli, nessuno era dietro di lei, si voltò nel momento esatto in cui il giovane Jones stava ruotando verso l’uscita, indossando la sua feluca, ne scorse solo il profilo perfetto della guancia sinistra con il suo  zigomo alto.
Lo ricordava così, le si strinse il cuore pensando:  – Avevi una promettente carriera Killian. Mio bel cavaliere. Cosa ti ha portato a diventare uno spietato pirata?
 - Sai August credo che Captain Hook sia proprio il tipo che fa per noi.  Domani la nostra migliore agente gli farà visita. Chiedi al nostro informatore del porto che le prepari la solita stanza alla taverna.
– Angus O’Danag ne sarà felice, ma la nostra Lady Barbra dovrà fare molta attenzione, non è facile ingannare uno come Jones.
– Ti sembra il tipo di donna che non ne sia capace? 
- No! Effettivamente sa essere pericolosa tanto quanto un pirata!
Risero insieme. Ora tutto era riposto nelle esperte mani di Lady Barbra.
 

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Capitolo 4
*** Lady Barbra ***


IV cap Lady Barbra

IV parte

 

Lady Barbra

 

La Taverna di Angus O’Danag era particolarmente affollata la sera del 15 di Maggio. Nell’aria si mescolavano gli odori umani a quello della cucina.

Un grosso cinghiale sfrigolava, lambito dalle fiamme dell’ampio camino dominante il locale. Il fumo del fuoco, accompagnato a quello del tabacco di pipe e sigari, annebbiava la già fioca luce del locale.

 Angus, in persona, con una spatola intinta di strutto, si occupava della cottura a puntino dell’ enorme bestia che, fortunatamente, era riuscito a procurarsi  non più tardi di quella mattina. L’ordine del “Capitano” era stato preciso e lui aveva intenzione di mantenere fede a quanto promesso.

Aveva molto sentito parlare del Pirata di origine irlandese che una volta era stato un promettente ufficiale della “Gloriosa Marina Britannica”. Le sue imprese contro Re Guglielmo d’Orange erano diventate in pochi anni leggenda, nonostante la sua giovane età. Il taverniere ipotizzò sull’età che poteva avere l’uomo che quella mattina si era presentato alla sua taverna e gli aveva detto di voler festeggiare, quella stessa sera, il proprio compleanno. Trenta, trentadue? Ma! Non era neppure il caso di chiederglielo. Già quella mattina non era stato troppo rispettoso nei suoi confronti e lo aveva trattato come un ragazzetto tonto, invece  tonto si era sentito lui quando aveva scoperto di chi si trattava.

 Non poteva negare la stima e l’ammirazione che nutriva per il pirata, suo fratello per Madre Patria. Ben gli stava a quel “porco” di Re Guglielmo, aveva trovato chi gli poteva fare il … servizio giusto!

 Assorto in questi pensieri continuò a spalmare di strutto il cinghiale. Aveva usato molte erbe aromatiche e lo strutto avrebbe consentito di far rosolare la carne mantenendola tenera. Sua moglie Mary, benedetta donna, si occupava dei grossi fornelli su cui stava cuocendo diversi chili di patate all’aglio e rosmarino. Si, il profumo, a parte la puzza generale di uomini sudati che non vedevano l’acqua da tempo, se non quella del mare che navigavano, era decisamente delizioso. Angus staccò con un coltellaccio un pezzo di carne e l’assaggiò. Si, decisamente la cottura era giusta. La cena poteva essere servita.

 Mary attizzava ancora la brace nella camera sottostante i fornelli e ogni tanto si puliva le mani al suo grembiale grigio. Alcune ciocche di capelli rossicci, striati di fili chiari, le ricadevano ai lati del viso, arrossato per il fuoco. Angus ricordò quelle guance quando si erano conosciuti da giovani. Era bella la sua Mary! Erano fuggiti dall’Irlanda per salvarsi da un destino di miseria e sicura morte. Avevano trovato rifugio in quella penisola della Nuova Scozia. Se non fosse stato per Lady Emma, la sua Mary sarebbe morta nel momento in cui partorì il suo unico figlio maschio. Quella donna era arrivata come un angelo disceso dal cielo. Come fosse riuscita fare quello che aveva fatto a sua moglie, non lo aveva mai saputo, ma quando egli si trovò tra le grosse mani il roseo corpicino del figlio, con il grigio cordone ombelicale che aveva rischiato di strozzalo, appena tagliato, i suoi occhi piansero tutte le lacrime che aveva trattenuto negli anni di miseria e fuga. Sua moglie e suo figlio erano salvi! Al piccolo volle dare il nome Angel per onorare Lady Emma e a lei, quel giorno, giurò incondizionata fedeltà.

 Si voltò per osservare suo figlio, ora di otto anni, che, indaffarato, serviva ai tavoli correndo con gioia e buona volontà da un cliente all’altro. Le sue due figlie più grandi portavano con destrezza grossi vassoi con boccali di birra o rum.

Al “Capitano” piaceva particolarmente il rum, ma da buon irlandese non disdegnava un bel boccale di birra. Lo sentì ordinare, ridendo da gradasso, una pinta di birra per tutti i presenti. Si, il giovanotto si stava facendo parecchi amici quella sera.

Il cinghiale arrosto fu accolto con grida euforiche sia da Hook che dalla sua ridanciana ciurma. Anche gli altri clienti ebbero la loro gustosa parte.

 Angus aveva mantenuto la parola data fino in fondo; tre belle ragazze prosperose erano a disposizione del Pirata. Non era stato necessario convincerle più di tanto, quando lo avevano visto gli si erano letteralmente buttate addosso. Lui sembrava gradire parecchio quelle attenzioni e tra un bicchierino in peltro, traboccante di rum e un boccone di arrosto, si lasciava toccare ed accarezzare, palpando a sua volta le rotondità generosamente disponibili delle tre donne.

Una scala portava al piano superiore, dove una balconata correva lungo il muro interno, dando l’affaccio a tre stanze. La prima delle tre porte visibili era leggermente socchiusa e dietro di essa un occhio smeraldino, sormontato da uno scuro sopracciglio arcuato, guardava in direzione del festeggiato.

- È lui il nostro uomo? – chiese la voce femminile all’uomo dietro di lei. L’altro annuì silenziosamente e la donna continuò affermando: – Se non fosse per quell’uncino, non mi sembrerebbe inquietante più di tanto. 

– Fossi in te non lo sottovaluterei, potrà avere anche un bel “faccino”, ma è uno dei pirati più spietati che solcano i nostri mari. Ricordati che è estremamente scaltro ed intelligente, sa usare la spada come pochi e culturalmente saresti sorpresa di trovare tanta preparazione in un pirata.

– Non mi dici nulla di nuovo Colonnello, se è stato addestrato nella migliore scuola militare d’Inghilterra ed era il primo del suo corso! Da come ne parli si direbbe che ne provi una certa ammirazione.

 – È vero mia cara Lady Barbra. Ammiro il suo coraggio e ti posso garantire che ce ne vuole parecchio per essere quello che lui è. Un’altra delle sue doti, che potrà tornarci utile, è il suo proverbiale senso dell’onore, un senso molto “sui generis”, ma almeno, da quello che ne dicono nel suo ambiente, è uno che sa mantenere la parola data. Ora devo andare. Il tuo bagaglio è già pronto nella stanza in fondo. Domani troverai un cavallo al tuo ritorno per venire alla rocca in ogni momento che lo riterrai opportuno.

Dette queste ultime parole il Colonnello augurò la buona fortuna alla donna e dopo un  saluto militare, si coprì il capo con il cappuccio del suo mantello e uscì dalla porta del retro che, dalla prima camera, portava verso l’esterno della locanda tramite una stretta scaletta di legno. Montò sul suo cavallo e tornò al castello dove una trepidante signorina francese lo stava attendendo per cenare insieme.

 

Lady Barbra, rimasta sola nel buio della stanza, tornò a guardare dallo spiraglio aperto della porta. A quanto pareva il Pirata aveva finito di cenare e sembrava intenzionato a chiudere in bellezza la serata. Ridendo per le tre donne che se lo contendevano, prese le chiavi della stanza che Angus gli aveva promesso quella mattina. Afferrando per la vita due delle donne e lasciando la terza a ridere con la sua ciurma, che lo incoraggiava all’azione,  se le portò per le scali al fine di chiudersi con loro in camera e iniziare la vera festa.

– Ma veramente?! – disse tra sé Lady Barbra, quando lo vide venire verso la sua porta, strafottente e spavaldo, ebro di rum e birra

– Possibile che ha bisogno di due donne? Avrà navigato parecchio dall’ultima volta!

 Chiuse delicatamente ed in modo impercettibile la porta, restando con le spalle appoggiate ad essa, mentre in petto sentiva il cuore  accelerare i battiti. Decise di mettersi a letto, era piuttosto tardi! Ben presto si accorse che il suo vicino di stanza e le sue concubine erano più rumorosi di quanto potesse immaginare. Si! Decisamente l’uomo si stava dando molto da fare, i gemiti delle donne ne erano una chiara prova.

 Una forte tensione nei visceri ed un intimo flusso umido, le ricordarono cosa si provasse nell’eccitazione. Si alzò di scatto dal letto, accese il lume sul tavolo; le pesanti tende erano ben chiuse e la celavano a possibili sguardi indiscreti; si portò davanti allo specchio di un vecchio armadio, si slacciò velocemente il corsetto rosso,  lo stesso fece con la bianca camiciola sottostante, la aprì. Lo specchio le rinviò la sua immagine, scoprì i seni rosei che svettavano tra il lino dell’indumento slacciato; si sfiorò le due piccole gemme arrossate e turgide che li sormontavano. Chiuse gli occhi, reclinò la testa all’indietro mentre i lunghi capelli neri le ricadevano sulle spalle nude e immaginò lì, davanti a lei, l’uomo che le aveva scatenato quell’improvviso desiderio. La sua mano la sfiorava leggera e la sua bocca sensuale e calda navigava sulla sua pelle bianca. Le sembrò di sentire il freddo dell’uncino metallico su di sé, la cosa la scosse e la riportò improvvisamente alla realtà. 

- Che accidenti mi prende?! – Si rimproverò. Si guardò allo specchio, aveva le guance arrossate e una vena le pulsava forte sul collo. Si vergognò di se stessa. Si richiuse la camiciola, tolse il corsetto e la gonna verde oliva che indossava, si ravviò i capelli corvini e dirigendosi verso il letto si infilò sotto le lenzuola. Dalla stanza adiacente arrivavano ancora chiaramente suoni inconfondibili. Si rigirò a pancia in sotto sul letto e si mise con forza il cuscino sulla testa per non sentire oltre. Mentalmente maledì l’uomo che inconsapevolmente le aveva ricordato di essere una donna: - Ti odio Killian Jones!

 

 

La mezzanotte era ormai passata da buone due ore. Le ultime tre erano passate in modo soddisfacentemente rilassante per Captain Hook. Si era ormai rivestito e si apprestava a “tagliare la corda”. Faceva sempre così, dopo quegli amplessi fugaci con donne da bettola. Il suo motto era di non fidarsi di nessuno e soprattutto del sorriso più dolce e delle braccia più accoglienti di una donna. Non si poteva mai sapere cosa sarebbe potuto succedere durante il sonno e ritrovarsi un pugnale puntato alla gola, era la sua ultima prerogativa. Quella notte le donne erano due; non erano proprio il suo ideale di donna, ma Angus era stato di parola, effettivamente conoscevano bene …  il loro mestiere. Anche la cena, così rustica, era stata gustosa. Non era più abituato ai banchetti signorili e alla compagnia di leggiadre nobildonne che aveva frequentato da ufficiale di marina. Ormai, di quel mondo non gli importava più, preferiva gente più vera, come quella che lo aveva circondato quella sera. Anche se il puzzo era nauseante, non ci faceva più caso, possedeva un ampio margine di sopportazione per il prossimo, sempre se questo prossimo gli stava alla dovuta distanza e non intralciasse il suo percorso.

Ora aveva decisamente bisogno di lavarsi, la “forma corretta” non l’aveva mai dimenticata e voleva togliersi di dosso il sudore e l’odore di quelle donne. Era stato solo sesso mercenario, non ricordava neppure i loro nomi, perché tenersi il loro odore addosso?! Si voltò a guardarle. Dormivano, esauste, nel letto che avevano condiviso, la schiena nuda di una, il braccio penzolante ed una porzione di coscia candida dell’altra, erano illuminati dalla luna che anche quella notte splendeva rubiconda. Jones recuperò, dall’interno del pastrano, un sacchetto di pelle pieno di danaro e lo gettò tra le due: - Con i miei ringraziamenti ed omaggi mie care signore!

Ricevette un mugolio da quella più vicina alla finestra, mentre l’altra, dalla schiena nuda, russava. Si annotò mentalmente di ringraziare Angus, se lo avesse trovato ancora sveglio al piano di sotto.

Nel buio della notte uscì silenziosamente dalla locanda ormai deserta, non si accorse che Lady Barbra lo osservava da dietro i vetri della sua stanza, incapace di prendere sonno.

 

Arrivò alla Jolly Roger, fischiò per avvisare del suo arrivo e, velocemente, il giovane Eddy agganciò la passerella al molo per farlo salire a bordo.  Con passo deciso ed ottimo equilibrio, nonostante quanto avesse bevuto, attraversò la passerella ma poco gli mancò per finire in acqua; uno dei due agganci della passerella si era in parte allentato e la rendeva instabile e oscillante.

– Maledizione Eddy! Il tuo primo compito all’alba sarà di fissare a dovere quel dannato gancio!

Non aspettandosi risposte dal ragazzo, si diresse nel suo alloggio.

 

 

Erano le nove di mattina del 16 Maggio, Hook, in maniche di camicia, continuava ad osservare la cartina della Nuova Scozia e svolgeva calcoli con i suoi strumenti per tracciare nuove rotte. Jack, con un tono frettoloso lo chiamò bussando alla sua porta:

 - Sai bene che non mi deve disturbare nessuno mentre lavoro no?! – Lo apostrofò brusco.

Il marinaio, con il suo berretto rosso, stropicciato, tra le mani nervose, tentò di scusarsi. Non avrebbe disturbato se non ci fosse stato motivo.

 – Ebbene? – Tuonò il Capitano.

– Signore c’è una donna che vi chiede il permesso di  salire a bordo!

– Non ho bisogno di donne in questo momento Spugna! Ti posso assicurare che ne ho avute abbastanza questa notte!

– Signore, mi scusi se insisto ma questa è diversa!

– Diversa? E di grazia, cosa avrebbe di tanto diverso dalle altre?

 – Beh! Signore … è una “Signora”.

Questa dichiarazione di Jack lo incuriosì veramente e quindi gli rispose che le avrebbe consentito quanto richiesto.

 

 

Lady Barbra non aveva passato una “bella nottata” ma, quando il Capitano era andato via, la sua inquietudine si era calmata ed era finalmente riuscita a dormire qualche ora. Dopo aver svolto la sua toeletta, la buona Mary le aveva portato la colazione in camera, accompagnata dal piccolo Angel che aveva ricevuto volentieri le affettuose coccole della “Signora”.

Ora Lady Barbra stava attraversando la passerella della Jolly Roger. All’ ultimo passo  la passerella slittò ed ondeggiò sotto i suoi piedi, facendole perdere l’equilibrio. Vide una mano maschile inanellata, forte e decisa che velocemente l’afferrò per l’avambraccio sinistro, evitandole di finire in acqua.

 – Non sia mai detto che una donna cada ai miei piedi contro la sua volontà! – Sentì esclamare da una divertita, calda voce maschile con un timbro leggermente roco.

Rialzando il capo, coperto dal cappuccio del suo mantello nero, Lady Barbra percorse con lo sguardo, dal basso verso l’alto, la figura slanciata, rivestita di pelle del Capitano Killian Jones.

Le sue gambe snelle, ma muscolose, indossavano aderenti pantaloni in pelle con una alta cintura di cuoio in vita, la camicia nera con un altrettanto panciotto nero in pelle, si aprivano con scollo a v sul suo villoso torace atletico. Una catena al collo, con due ciondoli, un teschio ed una spada, pendeva su quel triangolo muscoloso. Lo sguardo di Barbra salì verso il collo ed il viso. Una rada barba castana con baffi, gli profilavano le labbra sensuali e le guance. Portava i neri capelli corti, con un ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla fronte. Un ironico sorriso sghembo si apriva sui suoi denti regolari e bianchi, rari per un pirata, come osservò tra sé la donna. Ciò che colpiva maggiormente del suo viso erano gli occhi, di una straordinaria tonalità azzurra. Barbra tentò di sminuirli pensando che era merito del trucco nero, che il Pirata usava, a farli risaltare in quel modo e a renderli più magnetici di quello che naturalmente fossero.

 Ancora infastidita per la notte precedente, per quel sorriso ironico e la battuta proferita, non seppe che rispondergli: - Io non avrei mai detto che un capitano di una nave non ne curasse la manutenzione.

 – My Lady! Mai offendere la nave di un pirata! Specialmente se siete su di essa e se quel pirata vi ha appena impedito di finire in mare! Forse un grazie da parte vostra sarebbe dovuto.

– Per quello vi ringrazio Capitano e riguardo alla nave non era mia intenzione offendere, in quanto una magnifica nave come questa non merita di essere mal tenuta!

La risposta piacque al Capitano pirata che, comunque, in un attimo cambiò espressione e timbro di voce. Tuonò a gran voce verso il povero Eddy:

- Eddyyy! Non ti ho detto questa notte di riparare all’alba la passerella?! Se entro i prossimi 15 minuti non lo avrai fatto ti darò personalmente due frustate. Spugna! Assicurati che lo faccia o a te ne darò tre! Non vogliamo di certo che, quando scenderà, la nostra ospite debba finire veramente in mare.

Dopo questo ordine imperioso Captain Hook si poggiò con il bacino ad un barile, incrociando le braccia e le gambe, mentre con un sopracciglio alzato ed il suo sorriso ironico si rivolgeva con sguardo attento e penetrante alla donna appena arrivata. Questa si portò il cappuccio all’indietro, mostrando il volto ed i capelli corvini che erano rimasti fino ad allora seminascosti. Puntò con sicurezza di sé i suoi occhi verdi in quelli del Capitano, accettando la sfida del suo sguardo.

Uno strano senso di familiarità pervase Killian osservando quegli occhi, sormontati da sopraccigli ben disegnati. Qualcosa però stonava in quella bella donna. Quel velo di tristezza negli occhi? I suoi capelli? Killian Jones non riuscì a decifrarlo, ma la cosa certa era che la trovò bellissima. La sua graziosa testa poggiava su un alto e sottile collo da cigno, sembrava minuta sotto quel mantello nero agganciato alla sua base. Un senso di protezione si impadronì del Capitano, mescolata ad una forte attrazione. Non era facile staccarle gli occhi di dosso.

– Chiedo scusa per la mia maleducazione My Lady, ma non ci siamo ancora presentati! A cosa debbo l’onore della vostra visita?

 –Sono Lady Barbra Mc Canzie e mi rivolgo a voi per affari. Se è possibile preferirei parlarvene in privato.

– Naturalmente! Come la Signora desidera!

 Aggiunse poi con un elegante inchino: - Io sono Il Capitano Jones. Killian Jones, per servirla My Lady.

Mostrandole la strada, Jones condusse Barbra nella cabina del Capitano. Le offri di accomodarsi, mentre lui stesso si sedeva sulla sedia a braccioli dietro la sua scrivania. Lady Barbra si guardò intorno osservando ed apprezzando le rifiniture perfette del legno alle pareti, la scrivania con i bordi finemente intagliati, l’ordine in cui tutto era tenuto:

- Avete una bellissima nave Capitano, un vero gioiello – Si complimentò.

Killian la guardava intensamente mentre lei si muoveva nella stanza:

 - Mmm! … Si molto bella! - Disse a bassa voce fissandola e riferendosi non proprio alla Jolly Roger.

Improvvisamente vide Lady Barbara guardarlo con sguardo languido mentre, portandosi le candide ed affusolate mani al gancio del mantello, con un colpo veloce lo apriva e lo faceva cadere a terra dietro di se. Poi, con movenze feline si diresse verso di lui con le rosee labbra carnose schiuse. Con un fluido movimento si avvicinò alle sue gambe, sollevandosi la veste verde oliva, in un attimo dischiuse le sue e si posizionò cavalcioni su di lui. Killian stava trattenendo il fiato mentre il cuore correva all’impazzata nel suo petto e l’urgenza del bisogno di averla, lì in quel momento, gli stava procurando una tensione all’inguine che gli rese fastidioso indossare i suoi pantaloni di pelle.

La donna inarcò il busto accostandosi al suo petto, strofinandosi e aderendo a lui mentre lo afferrava per le spalle. Killian carezzò la pelle di quelle morbide gambe fino ad arrivare alle natiche, stringendola ed avvicinandola maggiormente al suo inguine. Affondò il viso nel seno di lei, baciandone le morbide rotondità, poi con le mani ne slacciò velocemente i lacci della camiciola di lino bianco per impadronirsi del suo seno. Vide le proprie mani a coppa su quei boccioli turgidi… Un momento… Vide le proprie mani?! Si ridestò da quel sogno erotico ad occhi aperti … Vide il percorso che lo sguardo di Lady Barbara stava seguendo. Aveva appena spostato lo sguardo dalla chitarra posta all’angolo della scrivania al suo uncino. Killian, che teneva il braccio uncinato sul poggiolo sinistro della sedia, automaticamente lo tirò giù come per nasconderlo. Non si era mai sentito così incompleto come in quel momento. Quella donna lo aveva incantato al punto da provocargli un sogno erotico ad occhi aperti,  provocandogli un intenso desiderio sessuale che ora aveva difficoltà a nascondere. Come era possibile che,  una donna appena conosciuta, si stesse impossessando così in breve tempo del suo essere. Voleva essere completo per lei, poterne percorrere tutto il corpo con entrambe le mani, scoprire i suoi angoli più intimi, volare con lei nell’estasi del piacere ma, in realtà, si sentì inadeguato e frustrato.

 

Barbra dopo aver rivolto apprezzamenti per la Jolly Roger aveva continuato a vagare con lo sguardo ed aveva notato uno strumento musicale, simile ad un liuto, all’angolo della cabina. Il pensiero che il Capitano sapesse usarlo e l’idea dell’impossibilità attuale, causata dalla sua menomazione, le strinsero il cuore, mentre inconsapevolmente si ritrovò a guardargli il braccio uncinato. Jones, seduto, si carezzava il mento guardandola con uno sguardo talmente impudente da farla sentire nuda davanti a lui, si ritrovò ad incrociare le braccia sul seno, accostando i lembi del mantello, mentre lui, improvvisamente, con sguardo perso, sembrava  trattenere il respiro in attesa .. poi un ripensamento passò sul suo viso e abbassò, togliendolo alla sua vista, il braccio uncinato. Ora sembrava urtato e con sguardo inasprito le si rivolse in tono brusco:

- My Lady! Ho ben poco tempo da dedicarvi, quindi se volete esporre questa proposta … non perdiamoci in convenevoli.

– Certamente Capitano Jones! “Il tempo è danaro” è il mio motto. Sono una donna d’affari e ho intenzione di intraprendere un viaggio verso la Costa Americana per acquistare merci rare e preziose da smerciare su questa penisola.

–Signora, la mia è una nave da guerra se non lo avete notato! Non un mercantile!

– Lo so perfettamente! È una nave da guerra e per giunta pirata. Sono mesi che progetto questo viaggio ed aspettavo l’occasione giusta. Ho bisogno di una nave pirata per camuffare la mia impresa. Con tutta la pirateria che c’è in giro, qualsiasi mercantile può essere attaccato dai pirati. Non dovrebbe essere lo stesso per la sua nave. Chi penserebbe mai che sta compiendo un viaggio per carico merci?!

 – Il vostro ragionamento è logico e scaltro, Lady Barbra, avete tutta la mia ammirazione.

– Sarete ben ricompensato, un terzo del compenso alla partenza ed il resto al mio ritorno.

– Si … sono certo che voi potreste soddisfarmi completamente … – Ammiccò lui passandosi inconsapevolmente la punta della lingua sul bordo della perfetta dentatura, ancora esposta in un sorriso sghembo

 La donna colse perfettamente il doppio senso e rispose di rimando.

 -  I vostri servigi Capitano saranno esclusivamente nell’intento del viaggio. Sono una donna sposata e con un figlio! Non sono una delle donne a cui voi siete probabilmente abituato.

– Per me non sarebbe un dispiacere offrirvi … altri servigi .. nel caso in cui voleste ripensarci … – Continuò ad ammiccare. – Comunque Tesoro, la mia non sarà la prima nave pirata che capita da queste parti, perché avete scelto me?

-  Ho avuto modo di conoscere il Capitano Barba Nera.

 – Ah! Quel vecchio caprone!

–Si. Posso confermare la prima definizione per l’ impressione e la seconda per il puzzo che emanava!

Jones scoppiò a ridere, quella donna oltre che bella ed intelligente era ironica e spiritosa, molto interessante!

– Oggi ho voluto verificare. Dall’ordine e la precisione che vedo nel vostro ufficio e sulla nave, capisco che siete un uomo metodico, preciso, siete curato e non posso paragonarvi ad un caprone. Più che un pirata sembrate un militare!

Captain Hook si irrigidì un secondo a sentire l’ultima affermazione della donna e con tono piccato ribadì:

- Il capitano di una nave deve sempre seguire una disciplina e pretenderla dai suoi uomini. Ne va della vita di tutto l’equipaggio. Che sia un militare o che sia un pirata!

–Bene! Sono lieta che la pensiate così, quindi mi capirete se anche io pretenderò di mantenere  la mia  “disciplina  salutista” mentre sarò a bordo.

- Cosa intendete My Lady?

– Sono abituata a farmi il bagno tutti i giorni. L’igiene è necessaria per prevenire infezioni e malattie. Quindi nel mio soggiorno sulla vostra nave pretenderò la possibilità di avere una tinozza per il mio bagno. Mi rendo conto che l’acqua sarà preziosa. Mi accontenterò di farne almeno uno a settimana. Ho calcolato un viaggio, tra andata e ritorno di almeno tre mesi, escludendo il periodo in cui sarò sulla terra ferma. Vi potete regolare per la quantità di acqua che mi sarà necessaria.

– Sembrate molto sicura del fatto che io accetti la vostra proposta.

– Se non avete altri impegni, non vedo perché dovreste impedirvi di guadagnare un bel gruzzolo di danaro in dobloni d’oro.

– Chi non vi dice che io possa appropriarmene mentre siete sulla mia nave, sola ed indifesa, e gettarvi a mare?

– E chi vi dice che io sia indifesa? Anche se effettivamente sarò sola! So che siete un uomo d’onore, se avremo un accordo, so che lo rispetterete fino alla fine. Abbiamo un accordo allora?

– Per avere un accordo dobbiamo vederne i dettagli! Io avevo in programma di ripartire entro la fine della prossima settimana. Se volete il mio aiuto dovrete essere pronta entro il prossimo sabato. Per allora avrò finito di caricare le scorte necessarie. E, a proposito di sicurezza in mare, rendetevi conto che sarà possibile incontrare cacciatori di pirati e altre navi pirata, magari anche quella del vostro “amato” Barba Nera. Quando lo avete visto l’ultima volta da queste parti?

– Non credo che sia al momento da queste parti, ma non si può mai sapere. L’ultima volta che ho avuto il “dispiacere” di incontrarlo è stato circa cinque anni fa.

Jones incamerò quell’informazione soffermandosi a riflettere un attimo, dopodiché preferì continuare a parlare di altri dettagli riferiti al compenso.

 Prima che Lady Barbra si congedasse, il Capitano le mostrò l’alloggio che avrebbe occupato. Era adiacente al suo, la cabina del Tenente di bordo, il suo vecchio alloggio quando ancora lo chiamavano soltanto Killian Jones e la Jolly Roger era ancora “Il Gioiello del reame”

 

  

 

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Capitolo 5
*** Cuore di donna ***


V Capitolo
 
CUORE DI DONNA
 
 
La passerella della Jolly Roger era stata riparata, molto in fretta, da un timoroso Eddy, il quale, appena il suo capitano tornò sul ponte con la bella ospite, abbassò il capo guardandolo mestamente ed aspettandosi un’ altra delle sue sferzanti battute. Il Capitano guardò sia Eddy che il vicino Jack e bastò quella semplice occhiata a farsi intendere dai due. Jack “Spugna” gli rispose prontamente che la passerella era sistemata e che la Signora non avrebbe corso pericoli. Hook rispose con un secco “Molto bene uomini! ” ma si offrì di tenere la mano alla donna, precedendola sulla passerella, fino a terra. Lì i due pirati assistettero, con non poca meraviglia, a quella che per loro era una insolita galanteria, da che lo conoscevano: l’uomo portò alle labbra la mano della dama poi, quasi avvicinandosi alla sua bocca, le disse qualcosa, fece un elegante inchino e, mentre lei si voltava per andarsene, si trattenne a guardarla, continuando anche mentre risaliva la passerella, restando ancora a fissare la sua  figura sinuosa, con un piede appoggiato alla balaustra e aggrappandosi ad una delle corde che, dall’albero maestro, finivano su quella sorta di ringhiera.
Jack si avvicinò al Capitano, guardando anche lui nella direzione in cui la donna stava sparendo dalla loro vista e commentò:
 - Veramente una bella donna Capitano!
Egli non rispose ma, quasi emettendo un sospiro, o così parve a Jack, si voltò verso di lui guardandolo senza vederlo e dicendogli quasi tra sé e sé:
 - Dobbiamo procurarci una tinozza da bagno …
 - Ma Signore, avete già, le vostre comodità per il bagno, nei vostri alloggi!
– Mmm … come? Ah! Si certo. Ne servirà una nuova per l’alloggio di fianco al mio … Solo il meglio per una Signora no?!
– Non capisco Signore!
– Tra poco capirai. Vieni nel mio ufficio tra 10 minuti, ti devo parlare e poi faremo una riunione con la ciurma.
 Dette queste ultime parole sparì sotto coperta per tornare ai suoi calcoli e alle sue mappe, lasciando trasecolato l’ignaro Spugna.
 
 
Lady Barbra continuò il suo tragitto fino alla taverna di Angus O’ Danag, arrivò giusto in tempo per vedere la figlia più grande dell’oste salutare i genitori, ricevere la loro benedizione, salire sul carretto dei rifornimenti per il castello ed avviarsi, non senza lanciare anche a lei un affettuoso saluto con la mano.
Raggiunta la coppia di osti questi le confermarono che la loro primogenita, una graziosa ragazza dai capelli rossi e gli occhi celesti, come sua madre, aveva accettato volentieri di aiutare la vecchia cuoca di palazzo, che, affetta da una tremenda sciatica, faticava a reggersi in piedi e a svolgere completamente il suo lavoro nelle cucine della Rocca.
- Anny è un’ottima cuoca, in più è una ragazza molto rispettosa. Vedrete che starà bene a palazzo e la stessa Betty le si affezionerà presto.
– Siete sempre generosa e gentile con noi My Lady. Vi tratterrete ancora per questa sera? Mary cucinerà stufato di agnello e quei gustosi anelli fritti di cipolla che vi piacciono tanto!
Lady Barbra sorrise.
 – Anche se non mi fossi dovuta trattenere, penso che lo avrei fatto anche solo per i vostri anelli di cipolla! Comunque all’alba ripartirò. Adesso cara Mary, avrei una gran voglia di assaporare la vostra meravigliosa cioccolata alla cannella.
Mary annuì ed Angus le fece cenno di accomodarsi.
 
Dopo una fumante tazza di cioccolato, degli ottimi biscotti, preparati quella stessa mattina da Mary e due amabili chiacchiere con i padroni di casa e i due figli più piccoli, Angel e Agnes, Lady Barbra si ritirò in camera. Entrata nella sua stanza, in penombra, trovò lì un uomo che l’attendeva.
Era sicura che l’avrebbe trovato lì, con il suo abbigliamento in pelle nera, i lucidi stivali. Appoggiato allo stipite della finestra, con le braccia e le gambe incrociate, l’uomo le riportò alla mente un dejà vu. Si, anche lui aveva gli occhi chiari e la barba, ma non quel meraviglioso colore di iridi oceano e quei capelli neri scompigliati. Barbra alzò una mano quasi a cancellare l’immagine che si era sovrapposta a quella del Colonnello, ma ne risultò un cenno di saluto.
– Lady Barbra! Non potevo aspettare fino a domattina. Non ero tranquillo. Dimmi come è andata?!
La donna, stancamente, si accostò allo specchio del vecchio armadio che, solo la sera prima, le aveva mostrato l’immagine di una donna voluttuosa e sensuale. Se ne rammentò e ne ebbe un moto di fastidio. Si portò sulle spalle il cappuccio del mantello nero, lo tolse e lo ripose nell’armadio.
- È andato tutto secondo i piani, abbiamo raggiunto un accordo.
– Nessun problema? Sicura che non abbia capito qualcosa? Ti è stato facile convincerlo?
 
La donna si portò ambedue le mani alla fronte e con un movimento lento si tolse la parrucca corvina; una lunga treccia bionda le si srotolò lungo la schiena.
 
– Sai August, non ho avuto nessuna difficoltà a convincerlo. Un pirata è sempre sensibile di fronte ad un bel mucchio di dobloni d’oro!
– Sicura che non sia stato più sensibile al tuo fascino sorella? Come si è comportato con te Emma? Sii sincera ti prego! L’idea che sarai sola con quella masnada di pirati mi terrorizza! Lo sai che ancora puoi rinunciare! Quell’uomo avrà anche ricevuto l’educazione dell’aristocratico, per la sua origine, ma ora è uno spietato pirata e l’idea del suo uncino su di tè mi fa perdere la ragione!
– Non ti preoccupare! A parte il suo gusto per le battute e i doppi sensi, è un uomo con un codice d’onore cavalleresco, non farebbe mai del male ad una donna. E devo dire che si è comportato galantemente. Non temo affatto il suo uncino!
– Mi stai rassicurando, ma io non ho la fiducia che tu mostri. Quell’uomo è anche un damerino impenitente e per giunta di gradevole aspetto! Ti prego … stai attenta!
– August, sai quanto ho amato Neal, se ho resistito a lui per tutto questo tempo, potrò ben resistere tre mesi a Killian!
 – Siete già così intimi da chiamarlo per nome?
 – Insomma August! Chiamarlo per nome, qui davanti a te, non significa che siamo intimi o che io lo faccia davanti a lui! Mi sembri addirittura geloso adesso! Lo so che sei preoccupato, ma hai visto la mia preparazione nella lotta e nell’uso delle armi, cerca di tranquillizzarti! L’hai detto proprio ieri che Lady Barbra può essere pericolosa quanto un pirata!
– Si l’ho detto e lo penso! Ma … tesoro… – le si avvicinò posandole le mani sulle spalle - È una vita che ti proteggo … io non sarò con te su quella nave e né nel resto del viaggio, vorrei avere la stessa fiducia che hai tu in lui …
- Fidati di me August…
Si abbracciarono teneramente, poi August le ricordò che le aveva portato un cavallo e che il mattino dopo poteva tornare alla rocca all’ora che preferiva, aggiunse poi, con voce emozionata, che sciolse il cuore di sua sorella:
 – Sai Emma, ieri sera ho cenato con Lady Belle, abbiamo passato una splendida serata ed ho seguito il tuo consiglio. L’atmosfera era quella giusta, abbiamo passeggiato poi in giardino, sotto il cielo stellato e le ho finalmente detto quello che provo per lei. Si è commossa e mi ha detto di ricambiarmi, ha accettato la mia corte. Poi… poi…
 - Ho capito Colonnello! Poi vi siete dati un bacio …
- Credo … molti più di uno …
- Va bene! Basta così! Non voglio tutti i dettagli! Sono felice per voi! Auguri fratello. Quando finirà questa storia saremo tutti più tranquilli e, se vorrete, organizzeremo il vostro matrimonio!
 Si abbracciarono ancora una volta scambiandosi un bacio sulla guancia ed August, così come era arrivato, ridiscese dalla scaletta sul retro e tornò al castello.
 
Emma restò nuovamente sola nella stanza. Prima che cominciassero ad arrivare i clienti della taverna, doveva vedere qualche altro dettaglio per perfezionare la sua copertura con il suo fidato Angus.
Ripensò a quanto si erano scambiati lei ed il fratello e ammise a sé stessa:
- No, non temo il suo uncino … sono i suoi occhi ciò che temo di più … mi ha fatto sentire come se non avessi nulla indosso, altro che “copertura”. Non ho mai provato un’attrazione così istintiva per un uomo, beh! Direi per nessun’ altro all’infuori di lui, visto che anche dodici anni fa ho sentito qualcosa che mi attirava a lui solo vedendolo di spalle. Cosa sarebbe accaduto se veramente il fato non ci avesse impedito di guardarci negli occhi. Forse il destinatario del mio primo bacio, quella sera, sarebbe stato lui. Forse ora io non sarei qui e lui non sarebbe un pirata … Dio! I suoi occhi! Quel suo modo intenso di guardarmi quando mi ha salutata, baciandomi non il dorso della mano ma il palmo … è stato intimo … sensuale … le sue labbra erano … così … calde e morbide … gli ho quasi carezzato una guancia sfiorando la sua barba ... se ne sarà accorto? … Sono una pazza! … Cosa ha detto poi? Ah già! “ Non passerà giorno che io non vi pensi, li conterò fino al nostro prossimo incontro” … Me lo ha detto quasi sfiorandomi le labbra per quanto si è avvicinato. Avrei dovuto dargli uno schiaffo e dirgli di non prendersi certe licenze … anche se verbali, lo dovevo rimettere in riga, invece da perfetta rimbecillita gli ho risposto “Bene!” dico “Bene”! Come se mi facesse piacere e che magari anche io farò lo stesso! Oddio che idiota che sono stata! Se August sapesse quello che mi ha scatenato, solo toccandomi il palmo della mano con le labbra, mi legherebbe ad una sedia per non farmi partire! Basta! Basta! Basta! Ho una missione da portare avanti e devo proseguire con il mio piano! Devo togliermi dalla mente il suo viso … quegli occhi … quelle labbra … maledetto donnaiolo, diavolo tentatore, faccia da schiaffi!  Maledizione a te Killian Jones!
 
 
Aveva parlato con Spugna in privato e questi era rimasto un po’ pensieroso, allora gli aveva chiesto cosa ci fosse di strano ed il panciuto marinaio aveva risposto: “No nulla!”; in realtà  l’uomo, suo fedele compagno di avventure da anni, aveva visto lo sguardo perso del suo Capitano dietro quella Lady Barbra. Non lo aveva mai visto così, come dire … imbambolato? Ma chi era quella? In un’oretta che era rimasta a parlare con Hook che accidenti gli aveva fatto? Non è che fosse una specie di strega? Per tutti i diavoli! Ci mancava una donna così sulla Jolly Roger! Eppure tutti i marinai di questo mare sapevano che una donna a bordo è una calamità, un anatema per gli uomini e per la nave! Che gli era passato per la mente al Capitano Jones di prestarle il suo aiuto? Si, la paga era veramente allettante, ma Spugna era sempre stato uno superstizioso, non era d’accordo con Captain Hook  questa volta. Certo c’era già stata una donna a bordo, l’amata del suo Capitano ma poi … che fine aveva fatto? Poteva dirgli tutto questo che pensava? Figuriamoci! E chi ci riusciva a fargli cambiare idea a Captain Hook. Se non eri d’accordo con lui capace che ti faceva attraversare la passerella … no, no, meglio starsene zitti. Ma forse era meglio procurarsi qualche portafortuna da mettersi addosso, che so, magari uno zampetto di topo! Doveva vedere se ne trovava uno in stiva, gli stavano simpatici i topolini, magari gli prendeva solo una zampetta lasciandolo vivere! Forse era una buona idea!
– Beh! se non hai nulla da dire o da ridire, fai venire la ciurma nel mio alloggio! Va detto loro come dovranno comportarsi con la nostra ospite, inoltre la nave andrà pulita a fondo e anche tutti voi dovete decidervi a farvi un bagno, c’è qualcuno che l’ultimo che ha fatto sarà stato quando lo ha lavato la levatrice alla nascita! Non voglio gente che puzza come un caprone sulla mia nave!
Spugna uscì rassegnato. Certamente gli uomini non avrebbero avuto nulla da ridire sulla presenza della splendida Lady sulla nave, visto il compenso che li spettava! Ma farsi il bagno! Beh! Questo era volere troppo! Erano uomini, erano rudi pirati, mica signorinelle!
 
La ciurma della Jolly Roger aveva avuto parecchio da ridire … sul fatto di lavarsi regolarmente. In più Hook aveva ordinato di fare il bucato di tutti i loro indumenti e le lenzuola, con la  liscivia di cenere, il miglior sbiancante che ci poteva essere. Dopo qualche ora li aveva lasciati tutti indaffarati a far da lavandaie, chi mugugnava e chi imprecava.
Con il sorriso sulle labbra scese a terra e si diresse verso la locanda di Angus. Un buon piatto cucinato da Mary e qualche interessante chiacchiera del padrone di casa, gli avrebbero allietato la serata.
 
Una decina di pescatori erano rientrati dal duro lavoro della giornata e bevevano il loro consolatorio boccale di birra, prima di tornare a casa dalle mogli a sorbirsi le loro lamentele e le urla dei figli.
 Killian li guardò, mentre sorseggiava il suo bicchierino di rum, seduto al bancone dove Angus asciugava i bicchieri e rimboccava di alcool quelli appena svuotati dai clienti. Quasi invidiò quei marinai, la loro vita ordinaria, il calore che nonostante tutto avrebbero trovato a casa. L’affetto dei loro familiari …
Improvvisamente uno di quegli uomini gridò: - Angus! Di ad Agnes di cantarci una canzone!
Angus chiamò la sua secondogenita, una moretta di circa quattordici anni con una folta chioma ricciuta. Sotto la richiesta del padre la ragazzina intonò una dolcissima melodia che lasciò meravigliato il Pirata per la soavità di quella voce. Si voltò verso l’oste per complimentarsi della ragazza e vide Mary che, dopo aver riempito due piatti di stufato e cipolle, li deponeva in un vassoio coperto da una tovaglietta ricamata e se ne andava al piano di sopra. La vide bussare alla prima porta e sparire dentro appena qualcuno la aprì. Era la stanza adiacente a quella che lui aveva occupato la sera prima.
– Avete ospiti di riguardo questa sera Angus?
– Cosa? A si! Lady Barbra Mc Canzie, Capitano!
- Una nobildonna?
– No è una donna d’affari. Anzi direi “la donna d’affari” più ricca della penisola. È la proprietaria di quasi tutti gli empori che si trovano in questa zona. Vive dall’altro lato della costa e quando viene al porto per i suoi commerci alloggia da noi. Apprezza molto la cucina di Mary.
– Chi non l’apprezzerebbe vecchio mio! – Rispose Hook alzando il bicchierino in segno di ossequio.
Angus era compiaciuto. Hook aggiunse:
 - Avete una bella famiglia Angus e ognuno di voi ha doti esemplari. La piccola Agnes ha il canto di una sirena ammaliatrice e la più grande è una vera bellezza. Ma, a proposito, non la vedo qui questa sera, non mi sarebbe dispiaciuta la sua compagnia a cena!
 Angus adesso era accigliato e fu brusco nella risposta:
– Capitano, se vuole donne, sono ben disponibile a procurargliele ma non metta gli occhi su mia figlia, è poco più che una ragazzina e io non mi farei scrupolo a piantarvi il mio coltello nel costato se non le portate rispetto.
– Non vi scaldate tanto Angus! Non ho nessuna intenzione di importunare vostra figlia, è una bella ragazzina ma non è dell’età che mi può interessare. Il fatto di essere un pirata non esclude che io possa essere un gentiluomo.
 Angus sembrò rassicurarsi e gli rispose: – Prima che finiate di cenare arriverà una delle ragazze di ieri sera, quella che è rimasta con i vostri uomini. Viene a dare una mano mentre che la mia Anny resterà per qualche tempo da Lady Emma.
– Non è proprio il mio tipo, anche se nel momento del bisogno, mi potrei accontentare! – rise ironico il Pirata
– Quale sarebbe, di grazia, il vostro ideale Capitan Jones?
 Già quale era il suo ideale? Solo un’immagine gli venne in mente: una lunga chioma dorata, di una giovane di spalle, esile e delicata in un lungo abito bianco. L’immagine svanì e al suo posto subentrò un bellissimo viso con due occhi di smeraldo.
– Mi piacciono le bionde dai capelli lunghi e gli occhi verdi.
 Angus scoppiò in una risata – Se la cercate da queste parti, penso che non sopravvivreste abbastanza. L’unica donna che corrisponde ad una simile descrizione qui, è la nostra Lady Emma ma, se vi doveste avvicinare a lei, sareste catturato ed impiccato, siete pur sempre un pirata ricercato da Re Guglielmo e qui siamo soggetti alle sue leggi, anche se Lady Emma ed il Duca Neal cercano di mantenerci il più possibile in autonomia. Comunque se vi piacciono gli occhi verdi, l’unica altra donna che per bellezza e finezza si può paragonare a Lady Emma è la signora nostra ospite, ma anche lì non c’è trippa per gatto. È sposata ed è una donna integerrima, severa e disciplinata, pretende molto dai suoi sottoposti ma sa essere generosa.
Mary intanto era tornata dal piano di sopra con i piatti svuotati, segno che Lady Barbra aveva finito la sua cena.
Mentre Hook guardava verso la porta al piano superiore con la tentazione di far visita alla donna, gli uomini alle sue spalle lanciarono un fischio all’unisono. Si voltò e ne capì il motivo. Era arrivata la scollacciata e prorompente signorina della sera prima. Questa, appena lo vide, si diresse immediatamente verso di lui apostrofandolo: – Il nostro “bel capitano”! Questa sera se volete sono a vostra disposizione!
 Accompagnò il suo dire con una esplicita conferma fisica, strofinandosi con l’abbondante seno al suo braccio e carezzandogli la mano. Il Pirata guardò di sfuggita verso la prima porta del piano superiore, vide spegnersi la luce che ne trapelava e notò il lento movimento dello spiraglio che si apriva. Sapeva che Lei lo stava guardando con quei suoi meravigliosi occhi verdi. Sentì ancora più forte il desiderio di correre al piano di sopra, ma si trattenne. Si voltò verso la ragazza da taverna e con un sorriso cortese le disse che stava andando via e che magari alla prossima …  Ruotò il busto verso la porta del primo piano, prese il suo ultimo bicchierino di rum, lo alzò verso l’uscio socchiuso a mo di brindisi, bevve il liquido ambrato. Posò il contenitore sul banco, vi mise una moneta per la consumazione, si alzò come per andare verso le scale, continuando a fissare verso la porta, poi con la mano portata alle labbra mandò un bacio nella direzione di Lady Barbra, un ultimo sorriso ammiccante ed andò via.
 
Emma chiuse la porta sorridendo tra sé, aveva quasi sperato che salisse quelle scale, ma era stato meglio così. Si preparò per andare a dormire. Si sentiva stranamente serena. Mentre poggiava la testa sul cuscino si guardò il palmo dove quella mattina lui aveva deposto quel sensuale bacio. A sua volta portò il palmo alle labbra per ricordare quel tocco e darsi l’illusione di sfiorare quelle labbra così morbide con le sue. Si soffermò qualche secondo, poi tra se disse: – Buona notte anche a te Killian!
 
 

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Capitolo 6
*** Le scelte della vita ***


 
VI Capitolo
Le scelte della vita
 
Il chiarore dell’alba si stava facendo spazio, scalzando lentamente le tenebre della notte. Soavi striature luminose partivano dal centro dell’orizzonte, lì, dove tra poco, sarebbe sorto il sole di un nuovo, sereno e caldo giorno di quel maggio che stava mantenendo tutte le sue promesse primaverili. Intorno si espandeva l’albeggiante celestino, rigato da tenere sfumature rosa, che instillava, nel cavaliere solitario,  che stava percorrendo la strada dal porto alla rocca, sentimenti di una positiva speranza ed il coraggio di affrontare ciò che il suo destino, presto, gli avrebbe porto.  Il silenzio dell’aurora, interrotto dal suono degli zoccoli al trotto, confortava e rendeva sicuro il suo animo.
 
Qualcuno alla rocca era già sveglio. Il cavaliere vide più di una luce accendersi. Sicuramente la vecchia Betty, con le sue grosse braccia e le maniche arrotolate fino ai gomiti, era china, con tutta la sua tondeggiante mole, al tavolo da lavoro in cucina;  aveva iniziato a formare pagnotte dall’impasto lievitato della sera prima e, tra un paio d’ore, il profumo di pane, appena cotto, avrebbe aleggiato in ogni angolo della fortezza. Era un odore così rassicurante nella sua fragranza! Sapeva di casa, sapeva di calore, sapeva di famiglia e parlava d’amore. Sicuramente avrebbe preparato anche quei dolcetti a forma di animaletto che Harry adorava.
 
Era bello tornare a casa. Era sempre un’emozione pensare di riabbracciare le persone che si amavano, anche se il viaggio e la permanenza al porto non erano stati così lunghi.
Con il cappuccio calato sulla fronte, il lungo mantello nero che svolazzava nella corsa e quegli abiti da uomo, nessuno avrebbe mai detto che quel cavaliere solitario era la principessa Emma Swan.
Sapeva cavalcare all’amazzone in modo elegante, ma non amava granché tutti quei vezzi che venivano imposti al genere femminile. Amava la semplicità e la praticità. Il suo abbigliamento tipico sarebbe stato pantaloni e stivali tutta la giornata, ma l’etichetta che si addiceva alla donna, per di più di stirpe regale, le era costato anni di litigate con sua madre e una rigida educazione per forgiarla alla disciplina e al senso del dovere.
Si sentiva libera cavalcando come un uomo e poteva testare i suoi limiti, senza remore e bigottismi.
Indossare quella parrucca corvina, per mescolarsi tra la sua gente e condurre una doppia vita, Barbra ed Emma, era stata la sua strategia per conoscere meglio l’ambiente in cui suo marito, il Duca Neal Mc Cassidy, l’aveva condotta a vivere dopo il matrimonio.
Non era stato facile lasciare la sua famiglia, la casa dove era nata e dove era vissuta circondata dall’amore incondizionato dei suoi cari e della sua gente. Anche qui, usando i suoi metodi, aveva trovato “la sua gente”.
Come Lady Barbra “la commerciante” poteva entrare nelle confidenze di tutti e come Lady Emma poteva, poi, provvedere ad aiutare chi veramente ne aveva bisogno e a dare qualche lezione a chi se la meritava.
Pochissime erano le persone che sapevano la verità ed era meglio che restassero poche, per la loro sicurezza e per la sicurezza di tutta la comunità.
 Era riuscita a creare, con il tempo, una rete di fiducia nelle persone più valide del posto e, con cuore e cipiglio democratico, li trattava da suoi pari. Emma credeva nella legge, più quella del Dio Cattolico che quella degli uomini. La giustizia doveva essere al di sopra di tutto e tutti. Ogni uomo poteva trovare suo fratello nell’altro. Non doveva esistere un superiore ed un inferiore, né padrone, né schiavo. I suoi modi autorevoli l’avevano fatta amare ben presto da tutti. Lei non aveva bisogno di dare ordini, semplicemente chiedeva con gentilezza ed otteneva, spesso, anche senza chiedere, poiché la prima a rispettare la sua gente era lei e loro lo sapevano. Lady Emma e Lady Barbra erano due di loro.
 
Il nero profilo del cavaliere sul suo cavallo si stagliò nel chiarore dell’orizzonte mentre entrava finalmente nella rocca. Erano le sei di mattina, si accostava l’orario del suo allenamento quotidiano, pensò che in viaggio con la Jolly Roger le sarebbe mancato, quindi era meglio approfittare al massimo di quei pochi altri giorno prima della partenza. August era sveglio e la stava aspettando. Fu lui ad accoglierla al suo arrivo.
– Non vedo l’ora di abbracciare mio figlio August! Ma dovrò aspettare che si svegli, ora è ancora presto. Come si è comportato in questi due giorni della mia assenza? -  Chiese con ansia,
– Un vero ometto devo dire! Belle lo ha accudito come fosse suo figlio, lo sai che gli vuole un gran bene! E lui la considera la sua seconda mamma. Devi parlargli però, il tuo viaggio inizierà prima del previsto ed è meglio che sia preparato a questi mesi senza di te. È un bambino molto sveglio e dotato di intraprendenza e capacità di adattamento fuori dal comune. Ma è pur sempre un bambino di sei anni.
– Neal gli è stato vicino?
– Lo sai com’è tuo marito, è lui il bambino della situazione, quindi, se si tratta di giocare sono due complici perfetti, ma quando arriva il momento di fare il padre …
- Non si può dire che abbia avuto una figura paterna al suo fianco August. Il Duca padre non era presente per la maggior parte dell’ anno e quelle poche volte che c’era, da quanto mi ha raccontato, non aveva quasi rapporti con lui e lo considerava “un nulla”. Posso capire le sue debolezze e le sue fragilità.
– Emma, io non so veramente come tu faccia, a giustificare tutti i comportamenti di quell’uomo, con la scusa del bambino fragile che non ha avuto un buon esempio di padre. Se pur non era presente il padre, ha avuto affianco una madre. Il problema è che non ha contribuito neppure lei alla sua crescita morale, poiché credo che lo abbia viziato oltre misura per poterlo compensare dell’assenza del Duca, ma forse ha cercato di compensare più sé stessa per quella mancanza.
– Comunque sia, adesso avrà un’altra occasione per tirare fuori un po’ di responsabilità. Da mesi parliamo della mia impresa, fosse per lui resterebbe tutto così com’è ed il paese andrebbe tranquillamente in rovina, perciò sono costretta, come al solito, a rimettermi i pantaloni e a fare l’ uomo della famiglia, se non voglio vedere la nostra gente ridotta alla fame. Se non agiamo al più presto Re Guglielmo non ci metterà tanto ad accorgersi dei nostri artifici sulle tasse e la produzione. Sai come andrebbe a finire! E sai bene che abbiamo già avuto la nostra brutta avventura con Il Duca e Barba Nera, per volerla ripetere. Dobbiamo essere solidi e forti come una quercia, allargare le nostre radici in terreno fertile e consentire la nascita di altre querce per diventare un folto bosco. Ma tu sai bene, che per far nascere una pianta è necessario partire da un piccolo seme. Io sarò quel seme August a qualsiasi costo e affrontando qualsiasi rischio.
– Tu ed il tuo amore per la botanica Emma! Riesci ad usarla anche nella politica! Certo che Nonna Regina con le sue lezioni ti ha condizionato la vita! – Emma rise all’osservazione di suo fratello:
– Se ti sentisse chiamarla “nonna” ti propinerebbe una tazza di cicuta al posto del tè, sai quanto ci tiene a farsi chiamare solo per nome da noi, vuole mantenere la sua giovinezza in eterno e con tutti i suoi intingoli di erbe e creme devo ammettere che pur avendo pochi anni più della sua figliastra, chiunque darebbe sia a lei che a nostra madre la stessa età. Riguardo alle sue lezioni sulle erbe medicinali, non posso che esserle grata, è grazie a quello che ho imparato da lei, che ho potuto aiutare il nostro popolo. Anche se devo aggiungere che il buon Fra Benny mi ha dato una valida mano con il nostro giardino e gli alambicchi del suo laboratorio.  
– Si, è stata una buona idea portare con te Frate Benedictus dopo che ti sei sposata.
 – Bene fratello! Bando alle ciance e diamoci da fare con la spada ora! Quando Neal si sarà svegliato dovrò raccontargli di come è andata con Jones e avvertirlo che sabato prossimo salperemo per il Maine.
– Se è per la sveglia ti posso assicurare che questa mattina si è alzato molto presto, anzi, pensavo di trovarlo qui nell’atrio ad attenderti. Stava andando verso le cucine, probabilmente voleva mettere qualcosa sotto i denti, sarà stato affamato, non si è visto a cena ieri sera! Forse starà ancora mangiando.
Emma ebbe uno strano presentimento, preferì non iniziare l’allenamento e disse al Colonnello che preferiva parlare quanto prima con suo marito. Si diresse con passo deciso verso le scali che portavano ai piani inferiori del castello, lì si trovavano le grandi stanze delle cucine ed effettivamente si cominciava a sentire un buon profumo di pane che cuoceva nei forni a legna. Trovò la vecchia cara Betty che si trascinava sulla gamba malandata e già sfornava le prime pagnotte brunite e fumanti di vapore acqueo.
 – Figlia mia, sei arrivata, sono contenta! Sapessi che sto passando con questa gamba. Adesso mi si è gonfiato pure il piede, ho dovuto allentare le cinghie dei sandali o non ci stava più dentro!
Emma si rese conto che la donna era veramente sofferente e pensò che non bastasse più la tisana all’artiglio di diavolo che le faceva prendere da qualche giorno.
– Betty, dopo che avrai fatto colazione, ti preparo la solita tisana, ma ci aggiungerò polvere di salice bianco e chiodi di garofano. Sarà più forte e riuscirà a combattere prima l’infiammazione del tuo nervo sciatico.
– Aah! Figlia mia, non ho capito niente di quello che hai detto, ma se lo prepari tu sono sicura che mi farà bene! Oooh! Povera me! Se almeno quella benedetta figliola mi desse una mano! Era qui fino ad un attimo fa! Beh! Ora mi siedo proprio, tanto per il pane appena infornato ci vorrà un’altra bella mezz’ora.
Emma salutò Betty dicendole che le avrebbe rimandato subito la giovane Anny, in fin dei conti l’aveva chiesta al padre proprio per dare un aiuto alla vecchia cuoca.
Fu il suono di vivaci gridolini a guidarla nella terza stanza delle cucine. La scena che le si parò davanti altro non era che l’immagine di un deja vù.
Suo marito Neal, il suo amato marito, seduto su una sedia vicino al tavolo, dove aveva gustato la colazione, teneva seduta sulle sue gambe la giovane Anny e le sue mani erano impegnate, una a frugarle nella scollatura e l’altra tra le gambe.
Non bastava ancora a quell’uomo?! Adesso anche una ragazzina in erba come Anny?! Il sangue le montò alla testa e le consentì di tuonare il nome di suo marito con una tale rabbia e veemenza che la ragazza scattò in piedi come una rana spaventata, già rossa in viso per quelle carezze lascive, non cercate e ora ancor più rossa per la vergogna nei confronti della donna che da sempre era la benefattrice della sua famiglia.
– Lady Emma perdonatemi! Io non ho colpa, ero venuta di qua per prendere la farina di granturco a Betty, lei non ce la fa, io … io … non volevo!
La ragazza scoppiò a piangere e fuggì verso la stanza dei forni, lì Betty l’avrebbe sicuramente riconsolata, non era la prima volta che lo faceva, anche altre cameriere erano state molestate dal Duchino, ma lei era riuscita a passar loro qualche dritta su come evitarlo e addirittura intimorirlo, era un tale vile quell’uomo!
- Oooh! La mia stupenda moglie è tornata! – Rise beffardo Neal – Giusto in tempo ad interrompermi la festa! E pensare che credevo che mi volessi fare un regalo mandandomi la bella figlia di Angus.
– Neal sei veramente senza ritegno! Anny è poco più di una bambina e se suo padre viene a sapere che stavi cercando di sedurla ti sgozza come uno dei cinghiali che cucina ed io mi volterei dall’altra parte per non vedere cosa ti fa.
– Mia amata! Se tu continui a negarmi ciò che è mio di diritto, sarò pur costretto a trovare altrove il mio soddisfacimento! Non trovi?
– Sei tu stesso la causa dei tuoi mali Neal, io ti ho sposato per amore! Ma tu hai tradito quell’amore già dalla nostra prima notte di nozze e lo sai benissimo. Non hai fatto nulla per farmi capire che era stato un errore e anche quando ho provato a ridarti fiducia hai continuato ad ingannarmi. Tornassi indietro nel tempo, cancellerei anche il momento che ti ho incontrato!
 
Emma vide dipanarsi davanti ai suoi occhi una serie di ricordi che finivano per portare a Neal.
Tutto era iniziato la mattina del suo diciottesimo compleanno. Sua madre, White Margaret, era giunta di persona ad aprirle le tende della finestra e a far prendere aria alla stanza. Anche se era il quindici di Novembre l’aria non era così fredda, l’inverno sembrava tardare ad arrivare quell’anno! La madre per prima voleva farle gli auguri e la informò di diverse cose: non più tardi delle nove avrebbero avuto la delegazione degli inviati di Re Guglielmo, due Ufficiali della Regia Marina Inglese, poi sarebbe arrivato dell’altro personale per allestire il salone per la sua festa e tra una cosa e l’altra le disse che nell’anticamera, la stava aspettando il suo regalo di compleanno: la sua nuova dama di compagnia. A diciotto anni era normale, per tutte le dame di buona famiglia, avere una dama di compagnia. Si trattava di una giovane di razza africana, nata in schiavitù. Era stata acquistata dal suo padrone proprio per farne una dama di compagnia, sapeva leggere e scrivere, ricamare e giocare a scacchi e dama. Emma rispose che non aveva nessun bisogno di una dama di compagnia e che non sopportava proprio l’idea di avere schiavi. Nessun uomo o donna al mondo doveva essere proprietà di un altro, anche se purtroppo questa moda dello schiavismo stava radicando sempre di più negli stati colonizzati d’ America. Per Emma era una grande piaga per un popolo che voleva definirsi civile ed umano. Decise immediatamente che se quello era il suo regalo, avrebbe regalato la libertà alla ragazza e sarebbe rimasta con lei solo se avesse voluto e nel caso avrebbe ricevuto un adeguato stipendio. Anche Margaret non apprezzava lo schiavismo e fu felicissima del pensiero della figlia, aspettò che si rendesse presentabile, indossando una lunga vestaglia verdina sulla camicia da notte bianca e fece entrare la giovane nera al suo cospetto. Si chiamava Tamara. Sarebbe diventata la sua migliore amica e, in seguito, sarebbe stata la causa della fine del suo matrimonio.
 
Emma ricordò un seguente episodio accaduto quella stessa sera.
 
Si era appena voltata a cercare il viso del giovane Tenente Jones, vedendo solo il perfetto profilo del suo zigomo, mentre andava via col fratello Liam Jones.  Qualcuno lì vicino la chiamò:
- Principessa Emma, posso avere l’onore del prossimo ballo?
 Guardò nella direzione da cui proveniva la voce. Un giovane di circa 24 anni la guardava con un sorriso furbo sul volto, il labbro superiore bordato da baffetti, corti capelli castani e occhi scuri. Altezza media e corporatura leggermente tarchiata. Aveva un’ aria simpatica, accettò l’invito. Il giovane sconosciuto si presentò:
- Sono il Duca Neal Mc Cassidy della casata Mc Cassidy di Storibrook, è un onore conoscervi e porgervi con i miei omaggi gli auguri per il vostro compleanno.
 
Passarono il resto della serata ballando e uscirono sulla terrazza che portava al giardino. Neal era simpatico e molto divertente, la fece ridere quella sera e venne spontaneo, ad un certo punto, scambiarsi un bacio. Era il suo primo vero bacio.
– Non eri tu il vero destinatario di quel bacio Neal … non te lo dirò mai, ma mentre mi baciavi pensavo che al tuo posto ci fosse un giovane Tenente della Regia Marina dai capelli neri e dagli occhi, che ora so, azzurri come il mare che naviga
 
Tornò a guardare negli occhi quello che era diventato suo marito. Che grande delusione che era stato. Non poteva negare di nutrire per lui ancora un profondo affetto. Lei era fatta così, se qualcuno le entrava nel cuore  non lo abbandonava più. Per Neal sentiva ancora affetto, ma non aveva più una briciola di stima e fiducia nei suoi confronti.
 
Prepotente e doloroso si affacciò alla sua mente il ricordo della sua prima notte di nozze.
Si erano sposati solo legalmente. Suo padre Principe James aveva celebrato le nozze nella grande sala che aveva visto il loro primo incontro. Emma avrebbe voluto formulare le promesse matrimoniali davanti a Dio, nella spiritualità della cappella di palazzo, ma suo marito non era credente e per non far torto a nessuno dei due si era ricorso solo alla cerimonia laica. Per la principessa fu come promettere egualmente davanti al Signore.
Quella sera avrebbero dormito nella camera di Emma ed il giorno dopo avrebbero preso il mare per raggiungere la dimora dei Duchi Mc Cassidy. Il padre di Neal non aveva presenziato alle nozze, mentre la madre Lady Sara, commossa, aveva pianto di gioia per tutta la durata della celebrazione.
Emma ricordò che armeggiava disperatamente con la serratura del grosso baule che avrebbe portato con se in viaggio:
- Mia cara cosa stai facendo?
–Sto cercando di aprire questo aggeggio, ho dimenticato di lasciare fuori la mia camicia da notte!
 Neal rise fragorosamente e la guardò con quel suo solito sguardo malizioso, piegando leggermente di lato la testa:
- Credi di averne proprio bisogno questa notte?
 – Sono abituata così … io credo che mi sentirei in imbarazzo senza …
 Abbassò gli occhi arrossendo fino alla radice dei capelli biondi.
– Sei bellissima quando arrossisci così! Dai vieni qui! Dammi una forcina di quelle che ti sei tolta prima dai capelli!
– Cosa ne devi fare?!
– Lasciami fare e guarda, ti insegno un piccolo trucco degno di un grande scassinatore!
Neal si inginocchiò davanti al baule, Emma si accostò per guardare bene. Lo vide piegare in diverse parti la forcina, introdurla nella serratura e con un deciso movimento della mano provocarne uno scatto e l’apertura. La guardò in viso orgoglioso e trionfante, Emma era veramente sorpresa:
– Mi racconterai prima o poi come hai imparato questo trucco da “vero scassinatore”?
– Sicuramente poi! Ora prendi la tua camicia da notte, indossala e poi io te la tolgo ..
 Lei arrossì nuovamente, ma fece come suo marito aveva suggerito. Si spogliò dietro il paravento verde acqua a piccoli fiori rosa che da anni arredava quell’angolo della sua grande camera da letto. Non si accorse che Neal molto velocemente si era già denudato e l’attendeva nel letto a baldacchino. La giovane uscì da dietro il paravento con gli occhi bassi per la timidezza e non si decideva ad entrare nel letto. Lui capì il suo imbarazzo, era la sua prima volta, voleva rendergliela dolce, come dolce era la sua sposa. La guardò con tenerezza e amore. I suoi occhi erano pieni dello splendore di lei, uscì dal letto, ancora indossava delle leggere braghe di cotone, chiuse da un laccetto alla vita. La camicia di Emma era immacolata, pura come lo era lei. Neal le cadde in ginocchi davanti, la cinse ai fianchi e affondò il viso all’altezza del suo pube. Le accarezzò i fianchi e le sode natiche sopra la sottile stoffa, mentre aspirava il suo odore, Emma gli accarezzo i capelli. Lui alzò il viso verso di lei, i suoi occhi erano languidi e lucidi, Emma pensò avesse la febbre, gli accarezzò la fronte per sentire se scottava, ma la febbre di Neal era un’altra. L’uomo si alzò, infilò gli indici sotto le spalline della sua camicia da notte, le fece scivolare dalla splendida pelle liscia e candida delle sue spalle. Lasciò che scivolando, lentamente, scoprisse lo snello corpo di sua moglie. Pian piano  ne baciò ogni centimetro, fino a tornare dove prima aveva affondato il viso. Ora, quel punto era scoperto e poté regalarle un umido bacio, scoprendo il bocciolo segreto nascosto tra quel morbido oro. La giovane sposa tremò forte al contatto, allora Neal dolcemente, la prese in braccio e l’adagiò sul letto, continuando ad accarezzarla fino a farle chiedere di renderla sua. Non successe nulla. Emma non riusciva a capire perché suo marito, così dolce ed amorevole non riuscisse a compiere l’atto successivo. 
– Forse dovresti aiutarmi un po’ Emma.
Lei non capiva, non sapeva cosa fare, come fare, lui cambiò espressione e con scherno le disse che era una  stupida.
- Possibile che non sei capace di niente? Non hai mai chiesto a nessuno queste cose? Hai avuto August come maestro d’armi neppure a lui ti sei rivolta? Per baciare te la cavi bene! Ti sei allenata con lui anche per quello! Potevi completare l’ addestramento! In fin dei conti non è tuo fratello di sangue, magari si sarebbe divertito!
 
Era stata l’ultima goccia a far traboccare il vaso, era stata insultata e umiliata e a sentire nominare August non ci aveva visto più, un briciolo di vero c’era in quello che aveva detto Neal ma suo fratello le aveva sempre portato rispetto. La rabbia le salì dalle viscere deluse e gli assestò un tale schiaffo al viso da farlo voltare dalla parte opposta. Si portò poi la mano alle labbra, costernata:
– Non volevo Neal … scusami amore io ..
Neal si era alzato, indossò la sua vestaglia e uscì dalla stanza lasciandola a piangere. Dopo forse un’ora e mezza tornò da lei, aveva bevuto, si sentiva dal suo alito ed era molto eccitato. La prese con forza, senza la tenerezza che stava usando precedentemente. Lei sentì qualcosa spezzarsi dentro di sé, non era solo il suo fiore virginale reciso, era anche la sua anima. Aveva riconosciuto sulla pelle del marito l’odore inconfondibile di una persona che conosceva bene, oltre all’odore ne portava sul petto i segni delle unghie e di avidi baci. Era stato con Tamara prima che con lei e decise che quella sarebbe stata l’ultima volta che suo marito entrava nel suo letto. Da allora era stato così.
 
Questi erano i ricordi di Emma, moglie ferita, sposa tradita, donna svilita. Non poteva permettere che Anny subisse un abuso imperdonabile. Lei, si sarebbe sentita imperdonabile.
– Anny deve tornare dai suoi genitori oggi stesso – Pensò, poi la rabbia le tornò ad accendere di rosso i begli occhi di smeraldo. Mentre Neal la guardava ironico e sprezzante, strinse forte le dita della mano destra e, con una forza che pensava di non avere, lo colpì violentemente al viso. Avrebbe continuato a pestarlo se non fosse arrivato August a staccarla dal marito. Gli ci volle un vero contenimento fisico per riportare sua sorella alla calma, mentre Neal se la dava alla fuga con il setto nasale fratturato ed il sangue che dal naso gli sgocciolava lungo la mano che lo reggeva.
 
Tenendo stretta Emma, finché non passò dalla rabbia alle lacrime, August detestò ancora di più Neal, più di quando lo aveva visto la prima volta e pensò che se  fosse rimasto vicino alla sorella in quel periodo, invece che partire per Glasgow ed arruolarsi, Emma non avrebbe sposato mai quell’uomo.
Con Emma tra le braccia che piangeva, tornò a quel suo diciottesimo compleanno. Molte decisioni erano scaturite dagli eventi di quella giornata.
 
Avevano finito il loro allenamento, Emma si era incuriosita della partenza dei due delegati del Re, era andata a sbirciare tra le siepi per osservarli, poi era arrivata la principessa madre a decantare le doti di quel Tenente damerino. Prima che Emma seguisse la madre e dopo aver assistito ad un breve allenamento tra August ed il principe James, si era accostata a lui rossa in viso e con gli occhi bassi. Aveva qualcosa da dirgli ma si stava vergognando. La incoraggiò a parlare.
 - Vedi August .. non so come dirtelo .. pensavo che se questa sera mi dovesse piacere un ragazzo che mi fa la corte e se mi volesse baciare … io … io non so come si fa ..  non vorrei fare una figuraccia!
August non sapeva se ridere o arrabbiarsi per l’ingenuità e la spontaneità di Emma.
– E chi dovrebbe essere questo fortunato? No! Non me lo dire! Il Tenentino Killian Jones per caso?
Arrossendo più di prima Emma aggiunse: - No! Che vai a pensare! Dicevo così!
– Allora mettiamola così sorellina! Un Gentiluomo che si rispetti non proverebbe a baciarti la prima volta che ti vede e quindi Jones già lo escluderei perché si da il caso, da quello che ne dice nostra madre, che sia un “perfetto Gentiluomo”!
 A conferma dei suoi sospetti vide una punta di delusione scolorire il viso arrossato di Emma
- Seconda cosa: una ragazza per bene, se un tizio la volesse baciare, in una simile circostanza, si tirerebbe indietro e magari gli darebbe un ceffone in viso. Quindi non ti mettere grilli per il tuo cervellino. Quando sarà il momento giusto le cose saranno del tutto naturali e senza imbarazzo, soprattutto se è la persona giusta.
  – August io voglio solo sapere come funziona, non mi potresti insegnare tu, in fondo non sei del tutto mio fratello, forse non è peccato davanti a Dio che ne dici?
– Dico che ti sta dando di volta il cervello! Ma che accidenti ti prende oggi! Comunque sia tu sei mia sorella!
– Beh! È  uno dei motivi per cui mi fido di tè. Sarà solo una cosa tecnica no? Non sentiamo quel tipo ti sentimenti io e te. Dai dimmi come si fa! Altrimenti dovrò chiederlo a qualcun altro, magari proprio al Tenente Jones, magari è un bravo maestro! – Sorrise maliziosa.
All’idea che Emma facesse una simile stupidaggine quella sera, August si convinse a mostrarle tecnicamente un bacio. 
- Va bene! – Sospirò
– L’uomo abbraccia in questo modo … – le cinse la vita con le braccia
– Tu metti le tue braccia intorno al mio collo …  – Emma eseguì
– Poi ci si avvicina con le labbra schiuse e ci si carezza con la punta della lingua …
 Eseguirono. 
- Tutto qui?! Mi sembra una cosa abbastanza insignificante, io non ho provato nulla! Ma come sono andata, dici che sono stata brava?
 
August era rimasto senza parole, lei non aveva sentito nulla ma per lui non era stato così, un forte turbamento gli aveva scosso l’animo, non poteva sentirsi così non con quella che considerava sua sorella, non poteva restarle vicino oltre, si staccò da lei
– Si te la sei cavata bene – Le rispose – Anche troppo! – Pensò.
Quel giorno August decise di partire per la Scozia. Si sarebbe arruolato nell’esercito,  come da anni lo invitava il migliore amico di suo padre, Sir Marcus, Il Barone Sam Framer di Heughan. Avevano mantenuto una stretta corrispondenza in quegli anni ed essendo lui stesso Alto Comandante della Milizia,  lo avrebbe ospitato presso la sua casa  e posto sotto la sua ala protettrice.
 Lo comunicò ai genitori adottivi due ore dopo, ad Emma lo avrebbe detto l’indomani, non voleva rovinarle la festa.
Quella sera la vide molto delusa di non poter conoscere il suo agognato Tenente Jones, ma in cambio aveva conosciuto Neal. A lui non aveva ispirato nessuna simpatia. Effettivamente, a far paragoni, Jones era tutta un’altra pasta d’uomo, sarebbe stato meglio un incontro galante col Tenente che con quel Duca da strapazzo, figlio di un uomo famigerato che, se la mela non cadeva distante dall’albero, non era certo meglio del padre. Si era ripromesso di allontanarlo dalla sorella e quando li vide uscire sul terrazzo li seguì per controllare. La stava facendo ridere, le era simpatico, si piacevano era evidente, girò sui tacchi e li lasciò alla loro intimità quando vide che si stavano per baciare.
Il Giorno dopo avvisò Emma che dopo due giorni sarebbe partito, una nave salpava per la Scozia, non voleva perderla. Emma pianse disperata pregandolo di non andare, ma lui non poteva rischiare la sua rettitudine e quella della sorella restando e per quattro anni non tornò a casa finché non gli giunse l’invito per il suo matrimonio con il “Duchino”. Essere sola non era da Emma, Neal era riuscito a circuirla, lei si era veramente innamorata di lui, ma Neal era una persona ambigua e con il tempo lo aveva dimostrato. Quando Emma, dopo circa due anni di matrimonio, lo aveva cercato chiedendogli aiuto era tornato da lei e da allora dimorava a Storybrook, era diventato il capo della sicurezza e con il grado di Colonnello si occupava della difesa della piccola penisola. Il suo compito era sempre stato di proteggerla, da quando Sir Marcus l’aveva deposta, neonata, tra le sue braccia di bambino. Ora, con le sue braccia di uomo avrebbe continuato ancora a farlo.
 
 
 
Note dell’autrice
Ringrazio per prima cosa chi mi ha regalato la sua recensione e chi sta seguendo questo mio primo esperimento di “scrittura creativa”.
In questo capitolo si inizia a dare qualche spiegazione sulle idee di Emma e i suoi intenti. Il viaggio è molto vicino e nuove esperienze l’attendono. Cosa immaginate che accadrà?
Fatemi sapere cosa pensate della trama e soprattutto le vostre sensazioni mentre leggete. Le emozioni che può suscitarvi sono la cosa che mi interessa di più.
Ancora un grazie a tutti. A presto.

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Capitolo 7
*** Ora di partire ***


VII Capitolo
 
Ora di partire
Quante volte aveva asciugato le lacrime di Emma! Quante volte l’aveva consolata dopo che, correndo dietro di lui, si era sbucciata un ginocchio cadendo! Ma queste lacrime, ora, gli straziavano il cuore. Quale unguento poteva usare per medicare la sua profonda ferita? Cosa dire per rincuorarla? Lei, che era una donna forte, battagliera, coraggiosa e impavida, aveva solo un punto debole … l’amore. Il suo cuore era come una fiamma, pronta a scaldare chiunque avesse avuto bisogno. Era pieno d’amore per tutti, ma il dolore che Neal le aveva procurato, dal giorno delle nozze, aveva rischiato di spegnerla. Solo l’arrivo di Hanry l’aveva rinfocolata e per amor suo e di quello che era diventato il suo popolo, ora era pronta per quell’impresa.
 
August pensò che questi potevano essere gli argomenti per farla reagire. Era stretta a lui, il volto affondato nel suo petto, le sue lacrime calde che gli stavano bagnando la camicia bianca. Smise di cingerla e portò le mani al suo viso arrossato e umido. Le accarezzò le guance, cercando di scacciare quelle stille di dolore che inondavano i suoi occhi verdi.
 
- Emma! Piccola … lui non vale una goccia del tuo pianto. Non è mai stato degno di te. Non perderti per lui! Ci sono altre vie che potrai percorrere. Sono sicuro che la felicità che meriti e soprattutto l’uomo che meriti e che ti merita è da qualche parte e ti sta aspettando. L’unica cosa che di buono ti ha dato Neal è stato Hanry … Tutto quello che hai sopportato è stato per amor suo e tutto quello che vuoi fare, sarà anche per il suo bene oltre che per quello di tanta gente. Vai dal tuo bambino ora, ma prima togliti quella parrucca nera, rinfrescati gli occhi e torna a sorridere riportandomi il sole sul tuo viso e fai lo stesso con il piccolo.
Neal sicuramente è corso da Frate Benny, il colpo che gli hai assestato temo che gli abbia fratturato il setto nasale, non che non se lo sia meritato … Certo che hai un pugno micidiale! E io che ieri mi preoccupavo del Pirata! Farà bene a preoccuparsi lui!
Riuscì a strappare un sorriso alla sorella.
– Grazie August, non so veramente come farei se non avessi te al mio fianco. Comunque hai ragione, non vale la pena soffrire per un uomo come lui. Quando arriverò da nostro padre, nel Maine, gli chiederò di annullare il matrimonio. Di motivazioni valide, ce ne sono abbastanza.
Ti devo chiedere un favore adesso … Riaccompagna tu stesso Anny dai genitori. Dì che la sua incolumità sarà tutelata meglio da loro e che, se si dovesse far vedere Neal, gironzolare da quelle parti, sappiano come comportarsi. Betty presto starà meglio, più tardi le darò una nuova cura, con un paio di settimane starà bene. Se Mary vuole e se Angus consente, potrà venire lei a dare una mano, lasciando Anny ad aiutare il padre.
– Come vuoi Emma, provvedo subito. Tu intanto sai cosa devi ancora fare per preparare il viaggio.
 
Le depose un fraterno bacio sulla fronte e andò a cercare Anny per ricondurla a casa.
 
 
 
Anno Domini 1726  giorno diciassettesimo del quinto mese …
Partenza dal porto di Storibrook prevista per Sabato 20 Maggio.
Completato il rifornimento di viveri e il riassetto della nave.
Ultimare dettagli per acquisti inerenti passeggero a bordo …
 
Killian Jones, si era alzato presto, come suo solito. Aveva dormito serenamente quella notte, come da tanto non gli capitava. Nessun incubo lo aveva destato nel buio della sua stanza. Si sentiva stranamente il cuore leggero e l’adrenalina gli scorreva nel sangue al solo pensiero che tra pochi giorni Lei sarebbe stata lì,  separati solo dal tramezzo che divideva la stanza del Capitano da quella dell’ex Tenente di bordo.
 
Già quella stanza! Non era la prima volta che ospitava una donna. A guardarla, effettivamente, anche la stessa Lady Barbra aveva notato il particolare dello specchio sulla scrivania. Uno specchio tipicamente da toeletta per signora.
 
Lo aveva comprato otto anni prima, per la donna che aveva amato e perduto. Ricordò la sua figura, seduta a quello scrittoio, la prima volta che l’aveva portata con se in mare. Era stato un breve viaggio privo di pericoli, per questo l’aveva portata con sé. Si conoscevano da un paio d’anni, la vita di lei non era facile, con una madre vedova e malata ed un fratellino da accudire. Lavorava in una taverna del porto dell’isola di Arran. Approdando lì, dopo una delle sue incursioni ai danni di un mercantile inglese, l’aveva incontrata. Una giovane donna di circa 24 anni, capelli corvini, occhi del colore delle nuvole in inverno. Alta e con un corpo da mozzare il fiato. Si destreggiava bene tra quei rozzi marinai che frequentavano il locale. Sapeva tenerli a bada e la vide mollare un ceffone ad uno di loro che aveva provato a palpeggiarla. Con lui non fu così. Non si staccarono gli occhi di dosso per tutta la serata e quando lui le offrì da bere e la invitò con galanteria a sedersi al suo tavolo, lei accettò. Le raccontò di alcune sue avventure per mare, lei rimase affascinata a sentirlo ... a guardarlo. Non era una sgualdrina, non si concedeva a nessuno, ma tra loro era scattato un sentimento, collegato al loro bisogno di riscatto e rivincita da una vita crudele. Le chiese di sé, la ascoltò, capì, provò tenerezza per quella giovane che per aiutare i suoi cari si costringeva a lavorare in un posto che non faceva per lei.
 
Quella sera stessa fu sua. Così, teneramente e dolcemente la prese e tenendola tra le braccia, lei che non aveva conosciuto uomo, gli regalò se stessa. Si lasciarono all’alba, le disse che sarebbe tornato, lei annuì, sapeva che era vero. I suoi occhi azzurri non potevano mentirle, non dopo quella loro preziosa notte. Doveva andare, era un pirata, era un uomo che stava compiendo la sua vendetta ed un atto di giustizia, anche se di fronte alla legge del Re d’Inghilterra era un pericoloso criminale. Tornava da lei ogni volta che finiva il compito che si era prefisso. Lei sembrava sentirlo arrivare a distanza, tutte le volte la trovava al molo.
 
Le aveva promesso di condurla con se sulla Jolly Roger e aveva voluto darle il suo vecchio alloggio, rendendolo confortevole per una signora. Quello specchio era un regalo per lei, lo aveva apprezzato. Poi all’improvviso, quando la raggiunse in cabina, la trovò accigliata, ancora seduta alla scrivania, ma con un foglio di carta tra le mani. Curiosando ne aveva aperto i cassetti per deporvi i suoi oggetti e l’aveva trovato in uno di essi. Stava guardando attentamente l’immagine che vi era stata disegnata con il carboncino. Non si voltò nemmeno nel dirgli:
- Ne sei ancora innamorato Killian?
– Cosa? Di che parli tesoro?
– La tua principessa! Emma Swan …
- Ero uno sciocco ragazzo di 20 anni allora, non l’ho neppure vista in viso! Non ti nego che mi incuriosì molto. Ma non ho avuto occasione di vederla più. Magari era pure brutta …
- Non lo so Killian, bella o brutta come fosse, come hai eseguito questo perfetto ritratto, lascia intendere che non era solo curiosità per te … tu … tu ancora la stai cercando …
- Amore mio! Se stavo cercando qualcuno che mi amasse, io l’ho trovato in te!
– Avrei preferito che tu dicessi “ se stavo cercando qualcuno da amare” …
- Ma io ti amo! Sei parte di me adesso! Perché ti vuoi tormentare per il ritratto di un fantasma del passato?
– Se dopo tutto questo tempo è ancora qui, non è un fantasma. Tu le hai fatto una promessa … e ti conosco troppo bene per sapere che tu le promesse le mantieni.
- Basta! Abbracciami adesso, non voglio saperne più niente di principesse con la puzza sotto il naso e chissà quanto sciocche e viziate. Buttalo in mare quel foglio, non mi interessa di tenerlo.
 – No, non lo farò, è un tuo ricordo e non sparirà buttandone via il segno sul foglio, preferisco che sia chiuso tra le cose del tuo passato.
Aveva richiuso il cassetto con la sua chiave, si era alzata tenendola stretta in mano e dirigendosi verso l’oblò lo aprì e la gettò in mare.
– Questo per dirti che l’argomento per  me è chiuso e può restare nella tua mente come nel cassetto della tua scrivania.
Si era avvicinata a lui con sguardo dolce, gli aveva posato la testa contro il torace e lui l’aveva cullata tra le braccia, finché la passione non aveva prevalso sulla malinconia, regalando ad ambedue un’altra notte indimenticabile. Quando la riportò sulla terra ferma si scambiarono la promessa di rivedersi presto. La prossima volta non l’avrebbe più lasciata, aveva un progetto per il loro futuro. Lei lo avrebbe atteso sul molo come sempre, ma quell’ultima volta non fu così. Ora di lei restava solo il nome, inciso nella sua carne, come era inciso il suo ricordo nella sua mente.
 
 
Gli sfuggì un sospiro, poi tornò con lo sguardo sul diario di bordo e aggiunse l’ultima nota:
 
Acquistare entro oggi una tinozza da bagno.
 
Angus gli aveva parlato degli empori gestiti dalla stessa Lady Barbra. Sarebbe andato al porto da lì a poco per procurarsi il necessario, se erano così ben forniti, come diceva l’oste, l’avrebbe trovata di sicuro, magari vi trovava anche la proprietaria!
 
Dopo aver passato gli ordini del giorno al nostromo, era sceso dalla nave e aveva preso la via del villaggio. Era ancora presto, ma i pescatori già stavano partendo, qualcuno lo riconobbe e si scambiarono un gesto di saluto con la mano. La taverna di Angus era vuota e Mary era già affaccendata, la vide dentro il recinto dell’orto che affiancava il loro locale,  mentre si occupava dei cespugli di rose che in quel periodo primaverile vivevano la loro massima fioritura, il loro delicato profumo si spandeva nell’aria fresca del mattino, aiutato dalla leggera brezza marina. Un profumo così inebriante era quello che per Killian si addiceva di più ad una donna e pensando ad un esempio di donna rivide gli occhi verdi di Lady Barbra.
 
 
Emma aveva seguito il suggerimento di August, si era tolta parrucca e pantaloni. Dopo essersi rinfrescata era pronta a sfoggiare il più smagliante dei suoi sorrisi al figlio Hanry. Era ora di svegliarlo, gli avrebbe fatto una sorpresa portandogli i biscotti freschi fatti da Betty.
Tornata nelle cucine fece in tempo a salutare Anny ed a scusarsi per il comportamento vergognoso del Duca. La ragazza era ancora scossa, ma aveva già indosso la mantella con cui era arrivata il giorno prima, stava a testa bassa mentre Emma le parlava e non riusciva a guardarla per quanto si vergognava. La rabbia nei confronti del marito le tornò a pungere il cuore, ma la scacciò ricordando di dover prendere i biscotti per suo figlio.
 
 
Entrò nella stanza dipinta di azzurro. Aveva scelto quel colore perché somigliava molto a quello degli occhi del suo bambino e le dava un gran senso di serenità. Hanry dormiva tranquillo nel letto a baldacchino, forse troppo grande per lui, avvolto da lenzuola di seta e da una morbida coperta di lana blu. Indossava un camiciotto da notte di lino e dormiva rannicchiato in posizione fetale, tenendo la manina sinistra sotto la guancia destra, poggiata al guanciale ripieno di piume d’oca. I capelli neri dritti sulla fronte, il nasino all’in su. Era meraviglioso, un piccolo tesoro, da amare e proteggere. Rimase a guardarlo estasiata, nella penombra, poi decise di aprire le tende e la finestra. I raggi di sole invasero la stanza con la loro luce accecante. L’improvviso bagliore destò Hanry, si stropicciò gli occhi assonnati e balzò sul letto, per la gioia, quando vide sua madre. Le si buttò tra le braccia, contento che fosse tornata e a raffica le raccontò le mille cose che aveva fatto in quei due giorni, compreso lo scherzo alla povera Betty che l’aveva portata ad una rovinosa caduta dalla sedia, tolta inaspettatamente da dietro il suo sederone da un birbante Hanry.
– Tesoro! Non è stato un bello scherzo, sai che Betty sta soffrendo molto per la sciatica in questo periodo. Una caduta così, per quanto divertente possa essere a guardarla, per lei non è stata piacevole, anzi può averle danneggiato ancora di più la gamba malata.
– Mamma io non ci avevo pensato, mi era sembrata una cosa spiritosa, ma quando ho visto che non riusciva a rialzarsi per il dolore, me ne sono pentito, ho cercato di aiutarla a rimettersi su, ma le sono caduto addosso! Mi sono scusato e lei poverina non mi ha neppure rimproverato, mi sono sentito proprio uno stupido.
– Non sei stupido ed il fatto che ti sia sentito in colpa è segno che la tua coscienza aveva iniziato a capire l’errore.
– Comunque sai mamma! Quando Betty è caduta è finita a gambe all’aria, sapessi che mutandoni grandi ha sotto quella gonna! Ci verrebbe un vestito intero per Anny! Lì ho proprio riso, ma ora mi dispiace veramente di quello che ho fatto!
 
 Emma immaginò la scena. Effettivamente un capitombolo di quel genere poteva essere veramente comico. Ma data la mole di Betty anche pericoloso.
 
- Non farlo più amore mio. Ora mangia i biscotti che Betty ha preparato per te. Come vedi ti ha perdonato. Cerca di farti ben volere e mostrale più gentilezza. È una persona buona e ti vuole molto bene.
 
Qualcuno bussò alla porta, era Belle che veniva a dare il buon giorno al suo allievo preferito.
– Dopo i biscotti vai con Belle nelle cucine e finisci la colazione con un bel bicchiere di latte. Io ora scendo in giardino da padre Benny, più tardi ti devo dire delle cose importanti.
 
 Si scambiarono un altro abbraccio e lasciato suo figlio a Belle, Emma scese a cercare il vecchio frate.
 
Il giardino botanico della rocca occupava una vasta area di forma quadrata, recintata da un alto muro. Da anni Emma ed il Frate vi coltivavano varie specie di erbe medicinali che, grazie alle tecniche di conservazione del religioso, venivano da lui trasformate in tisane, sciroppi, unguenti, pomate o addirittura pastiglie, grazie al piccolo laboratorio chimico che Emma stessa gli aveva voluto far costruire.
 
Padre Benedictus Dotto era un frate Benedettino. Era nato affetto da nanismo, ma compensava la brevità delle sue gambe con un grandissimo ingegno. Non era facile attribuirgli un età, era sicuramente molto anziano e la sua barba canuta con i radi capelli, contribuivano a conferirgli l’aspetto del vecchio saggio. Veniva da una singolare penisola che si trovava nel bacino del Mar Mediterraneo, una terra pregna di storia, cultura, arte e paesaggi meravigliosi. Sulle carte geografiche era rappresentata come un perfetto stivale ed Emma trovava che fosse un paese che già per la forma parlava di eleganza, originalità, affettività e bontà. Purtroppo era un paese non ancora Nazione e chissà se mai avrebbe raggiunto l’unità. Era spezzettata in tanti staterelli e ducati, molti di essi gestiti da gente straniera che rubava i tesori di quella fertile terra, rendendone gli abitanti muti servi che stentavano a sopravvivere alla fame e alle malattie. Lei chiamava quel paese Italy, Fra Benny la chiamava sempre con il nome dato dalla sua melodiosa lingua madre: Italia.
 
 Aveva un accento particolare Fra Benny. Pur parlando correttamente l’inglese ed altre lingue, quando pronunciava una C dura tendeva spesso ad aspirarla. Egli diceva che ciò era dovuto al dialetto della sua città, veniva dal Ducato di Toscana, era nato nella meravigliosa capitale: Firenze. Quando raccontava della sua patria e descriveva le meravigliose opere artistiche, di cui Firenze sembrava il centro principale, ad Emma sembrava di poter toccare il liscio marmo del Davide di Michelangelo o il bronzo brunito del Perseo di Cellini, mentre fiero mostrava al mondo la testa mozzata di Medusa. Aveva viaggiato molto nella sua vita il vecchio Frate. Aveva ricevuto gli ordini in un’antica Abazia che si trovava su un monte circondato da colline disseminate di verdi campi, come si chiamava? Ah si! Montecassino. Quell’abazia possedeva una biblioteca ricchissima di manoscritti. Grandi libri formati da pergamene vergate a mano da attenti frati che, nella loro regola di “orare et laborare”, conducevano la loro esistenza lodando il Signore e occupandosi di tramandare il sapere attraverso quelle meravigliose opere miniate, vivendo nella povertà e semplicità, data da una vita bucolica. Emma conosceva quei maestosi volumi. Padre Benedictus ne aveva portati alcuni con se. Quante volte Emma li aveva esaminati con lui, per trovare rimedi naturali per combattere le malattie che infettavano  periodicamente il suo popolo!
Il buon frate conosceva Emma fin dalla sua nascita, era stato lui ad aiutare White Margaret a partorire, essendo, oltre che un grande studioso di botanica, un esperto cerusico. Emma lo ricordava da sempre così, come lo vedeva adesso, con la pelle rosea grinzosa, le spesse sopracciglia bianche ad ombreggiare due vispi ed intelligenti occhi chiari, il sorriso sulle labbra ed un’espressione paciosa.
Lo trovò che armeggiava non tra le piantine appena travasate, bensì alla voliera dei piccioni, che si trovava nell’angolo opposto del giardino, di ridosso all’alto muro di cinta. Li aveva addestrati lui stesso ed aveva insegnato ad Emma come trattarli per renderli fiduciosi e fedeli.
Lo sentì che parlava amorevolmente con quelle creature pennute, prendendoli uno alla volta delicatamente, carezzandogli la schiena e rimettendoli poi nella loro gabbia. Aveva già distribuito una parte di becchime e ad ogni colombo, che riponeva, poi ne dava individualmente dell’altro. Serviva per ricompensarli della fiducia mostrata nei suoi confronti e per insegnar loro che lui era l’amico da cui tornare. Si tornare! Poiché, quelli erano piccioni viaggiatori e il bravo prelato li usava per provvedere alla comunicazione con gli elementi della rete che Emma era riuscita a creare.
– Padre Benny, sono tornata!
– Figliola eccoti! Allora sei riuscita a reclutare il Capitano Jones?
– Si! È andato tutto secondo i nostri intenti, ma partiremo prima del previsto, questo sabato.
– Così presto?
 – Sembrerebbe che il Pirata abbia finito prima del previsto la manutenzione alla nave e i suoi affari.
– Lo chiami Pirata ormai! Non è più il tuo Tenente Killian Jones? – Rise divertito il monaco.
– Non è mai stato il mio niente Fra Benny! Se ti riferisci alle mie fantasticherie di ragazzina che ti ho confessato anni fa, beh ora sono passate da un pezzo!
– Uuuh! Come ti scaldi piccola mia! Lo so che non lo avevi neppure visto in viso. La cosa fu singolare, visto l’effetto che comunque ti ha fatto per un bel pezzetto!
– Che vai blaterando?
– Emma! Figliola, mi vuoi dire che ora che lo hai conosciuto non ti ha provocato turbamenti di sorta?
 Emma si vergognò di se stessa, per quello che effettivamente aveva provato. Distolse lo sguardo arrossendo leggermente. Frate Benedictus captò il segnale e sorrise.
– Sai Emma, le persone, come tutto ciò che Dio ha messo su questa terra, creano dei campi magnetici e trasmettono onde come le onde del mare provocate dal vento. Quando si entra in qualche modo in contatto,  che sia visivo o anche semplicemente per una vicinanza spirituale, capitano dei fenomeni di attrazione e quando è così, se l’attrazione è sentita molto forte da uno, molto facilmente è sentita allo stesso modo anche dall’altro. Non voglio sapere cosa hai sentito e se hai sentito qualcosa per lui. Ti voglio solo mettere in guardia. Ho sempre pensato che quel giovane Tenente che venne a palazzo dai tuoi genitori, fosse entrato nel tuo campo magnetico e tu nel suo ... Ma posso aver sbagliato …
 – E’ stato molto galante ed educato con me, un vero gentiluomo. Non so cosa lo ha indotto a diventare un feroce pirata.
– Emma, un uomo può scegliere che tipo di uomo voler essere. Jones è cresciuto tra buoni principi, ha avuto un’ottima educazione. Sa come comportarsi, di sicuro. Non conosco la sua indole. Quella non cambia mai. Se in lui c’è del buono, resterà anche se è diventato un pirata. Se in lui c’è malvagità, la mostrerà anche se dovesse essere apparentemente il più nobile degli uomini.
– Non lo so Padre! Ma io ho sentito di potermi fidare di lui da subito, non sono in grado di spiegartelo. I suoi occhi … parlano per lui e mi sembra di leggervi dentro …
- Già lo specchio dell’anima! - Disse a bassa voce il prelato, poi preferì cambiare discorso, preso da un presentimento nei confronti di Emma e del Capitano Jones.
– Gli hai detto della necessità di portare con te i piccioni?
– Si, anche questo è stato inserito nel contratto, mi ha detto che li potrà tenere sul ponte di comando, in un punto arieggiato e facile da igienizzare.
– Si, l’igiene è importantissima, lo sai!
– Lo sa anche lui. Ho notato che è un uomo che ci tiene alla precisione e alla cura di sé.
– Come vedi ciò che si impara, profondamente, non viene abbandonato!   
Emma sorrise ripensando alla sua prima visita al Capitano sulla Jolly Roger.
– Il mio bagaglio è già alla taverna di Angus, devo prendere la spada ed il pacco che mi dovevi preparare. È pronto?
 – E’ tutto pronto, ti ho aggiunto anche diversi sacchettini di cacao, ti conforterà e potrà avere anche altre utilità, come tu sai. Hai studiato bene la fisionomia del Rubeus Noctis?
– Certamente! Spero in questo viaggio di poter trovare notizie su  dove cercarlo, i tuoi tomi ne parlano in modo approfondito ma sul luogo sono rimasti così generici riguardo alla costa tra le due Americhe! Potrebbe essere ovunque!
– Se tu riuscissi a trovarlo sarebbe una grande fortuna, è l’additivo necessario per la miscela di guarigione che stiamo creando. Comunque, non dovessi riuscirci, ce la caveremo con i soliti rimedi, l’importante è che tu riesca a trovare gli alleati di cui abbiamo bisogno.
 – Intanto tra tutto questo abbiamo una bella notizia! – Gli disse ad un certo punto Emma
–  Quale?
– August finalmente si è dichiarato a Belle e lei ha ammesso di ricambiarlo! Dovrai prepararti a celebrare un bel matrimonio cattolico, tra breve!
– Si, li ho visti l’altra sera che passeggiavano in giardino … Sono preoccupato per Belle. È ancora molto fragile. Tu sai cosa ha passato. Pensi che ne abbia parlato con il suo futuro sposo?
– Non lo so, ma temo di no. Ha subito un forte trauma, lo farà approfondendo la fiducia nei confronti di mio fratello e lui riuscirà a capirla, ne sono sicura.
 
Emma rivolse un ultimo sorriso di assenso al monaco prima di rientrare a palazzo, ma lui la fermò.
– Poco fa ho visto Neal. È venuto da me sanguinante e con il naso rotto. Ho risistemato la frattura ma ha la faccia completamente livida per il sangue pesto. Ricordati quello che ti ho detto prima, riguardo alle persone ed al loro magnetismo. So cosa è successo tra te e tuo marito. Tu pensi che non ti ami ed effettivamente hai sofferto a causa sua, ma io so che ti ama teneramente da quando ti ha conosciuta. Se puoi, dagli ancora una possibilità e se lui riuscirà a non deluderti, potrai portare con te, in questo viaggio, qualcosa che ti aiuterà a mantenere salde le tue promesse matrimoniali, va ora, non posso dirti altro.
 
Emma lo guardò interrogativamente, cosa le stava suggerendo Frate Benedictus? Doveva mettere da parte il suo orgoglio? Non sapeva se ne sarebbe stata capace. Restando con i suoi dubbi, girò sui tacchi e rientrò. Doveva ancora parlare a Neal della prossima partenza e voleva passare il tempo restante con suo figlio. Il monaco la guardò allontanarsi. Lui custodiva i segreti del cuore di Emma, ma anche di Neal, di Belle ed August. Sapeva come interagivano e ne conosceva le motivazioni. Non poteva rivelare l’un l’altro quello che i loro cuori celavano, ma poteva aiutarli a trovare dei punti d’incontro.
 
 
Trovò il marito nel salotto del suo appartamento, seduto, sprofondato in una poltrona, stava bevendo del brandy già a quell’ora. Il volto era tumefatto, l’edema partiva dai lati del naso, deformandone la fisionomia. La vide e distolse lo sguardo, alzando il calice di cristallo verso le labbra e ingurgitando il liquido velocemente senza sentirne neppure il gusto.
 
– Se ti fa male, credimi, fa più male a me per averlo dovuto fare!
 
Neal non rispose. Lei continuò a parlargli, raccontandogli degli accordi con Jones e della prossima partenza. Neal sembrava concentrato sul contenuto del bicchiere che teneva in mano e non ribadiva a nulla di quanto Emma stava dicendo. Appena lei finì la comunicazione, rimase a guardarlo, aspettandosi una qualche risposta. Neal si alzò, posò il bicchiere sul tavolo, si voltò verso la finestra, scostò la tenda e guardò fuori dal vetro chiuso, le dava le spalle, Emma odiava questo modo di fare. All’improvviso, mentre lei rassegnata stava per andarsene, Neal in un sospiro le disse, ancora gli occhi alla finestra:
- Stai per correre incontro a gravi pericoli, nonostante l’importanza di ciò che fai, io non voglio che tu vada, ma so che non riuscirei a fermarti. Ti chiedo solo di farmi un favore …
 
- Cosa?
 
– Torna sana e salva da me Emma!
 
Non riuscì a voltarsi verso di lei, non voleva mostrarle ancora una volta quanto era debole. Non voleva mostrarle i suoi occhi castani che iniziavano a lacrimare.
Emma rispose che sarebbe tornata, si voltò verso la porta di legno intarsiato e andò da suo figlio che sicuramente era in biblioteca con Belle.
 
Dovette parlare anche con il piccolo del viaggio così vicino. Hanry reagì molto bene. Era già da un po’ che la madre lo stava preparando a quell’evenienza ed ora il momento di partire era giunto. Avrebbe lasciato la rocca il giorno seguente per passare la notte della partenza alla locanda di Angus, era la cosa migliore per farsi vedere arrivare come Lady Barbra e non destare sospetti.
 
 
 
Captain Hook aveva trovato quello di cui aveva bisogno, il pomeriggio gli recapitarono quanto aveva richiesto. Due dei suoi uomini scesero dal carretto dell’emporio una tinozza da bagno, nuova di zecca, percorsero la passerella facendo attenzione a non farla cadere, sotto gli occhi vigili del loro Capitano. Ebbero qualche piccola difficoltà ad introdurla attraverso la porta dell’alloggio predestinato, ma con qualche imprecazione alla fine la deposero ai piedi del piccolo letto che avrebbe ospitato la loro passeggera. Killian rimase solo in quella stanza, sull’uscio, appoggiato con la spalla allo stipite della porta. Tutto era in ordine e pronto … no forse mancava un piccolo dettaglio … avrebbe provveduto quella sera. Guardò la tinozza volta con la sponda più alta verso la porta, immaginò una donna che vi faceva il bagno. Vide le sue spalle candide poggiate alla sponda più alta, la testa che reclinava all’indietro, poggiandosi sul bordo e lunghi capelli biondi che arrivavano quasi sul tavolato, appena cerato, del pavimento. Sgranò gli occhi a quella fantasticheria.
 
– Bloody hell! Devo smettere di sognare ad occhi aperti, possibile che quella ragazza dopo tutti questi anni è ancora nel mio immaginario?! Basta! Dopodomani la donna che sarà qui, non sarà un fantasma!
 
Chiuse la porta arrabbiato con se stesso e si infilò nella sua cabina, doveva rivedere gli ultimi dettagli della rotta.
 
 
 
Emma e la sua famiglia pranzarono come loro solito insieme, a parte Neal che non voleva farsi vedere da Harry. Cosa gli avrebbe detto di fronte alla sfrenata curiosità di quel piccoletto? Il resto del pomeriggio trascorse serenamente e la sera, quando fu il momento del bagno per il bambino, fu lei ad accudirlo, come di solito amava fare.
 
Hanry giocava nella tinozza, immerso nel calore dell’acqua che evaporava in volute umide espandendosi nella stanza. August gli aveva scolpito con il  legno un cavalluccio marino, un pesce ed un anatroccolo. Era il suo hobby preferito, una passione che aveva ereditato da suo padre Sir Marcus. Hanry non faceva il bagno se non immergeva con sé quegli oggetti e si divertiva a farli galleggiare e a schizzare sua madre, finendo poi anche lei bisognosa di farsi un bagno. Riuscì a calmare quel temperamento vivace, ad insaponarlo e finalmente risciacquarlo. Harry continuava a far interagire i suoi giocattoli, inventando per loro ruoli che nulla avevano a che fare con le loro sembianze. Emma sorrideva ad ascoltarlo ed il suo cuore già sentiva la nostalgia di quei momenti, all’idea di partire. Avvolto nell’asciugamano di pesante lino bianco, bordato di merletto, lo prese in braccio e lo mise in piedi sulla sedia vicina alla tinozza. Lo sfregò delicatamente, per asciugarlo dalle gocce d’acqua che tracciavano rigagnoli sulla sua tenera pelle di bimbo. Gli depose un bacino sul petto all’altezza del suo purissimo cuore, lo abbracciò forte ed il piccolo ricambiò con tutto l’affetto di cui era capace. Gli diede altri piccoli bacini sulla spalla, lì dove sulla pelle di Harry si disegnavano quattro piccole macchioline di un marroncino chiaro, l’unica imperfezione di quella pelle perfetta.
 
– Mamma mi racconti una favola prima di addormentarmi?Non ci sarai per un po’ … chi mi racconterà …?
 
 – Tesoro mio, papà ti potrà raccontare tante favole, è bravissimo lo sai. Belle poi ne sa più di me, si occupa della nostra biblioteca e per le storie ha una grande passione e c’è, se vuoi, anche zio August, con storie di cavalieri e dame in pericolo, ne sa tante anche lui, qualcuna è anche vera! Comunque! Dimmi che favola vuoi che ti racconti?
 
 – Una che parli di pirati, sono i miei preferiti!
– Perché ti piacciono tanto i pirati?
 
– Perché sono uomini coraggiosi, disprezzano il pericolo, sono liberi di viaggiare per il mare e fare ciò che vogliono! Da grande anche io vorrei una nave e andarmene in giro come un pirata. Sarò il coraggioso capitano di una nave pirata!
 
– Piccolo, per quanto ti possano affascinare i pirati, sai che sono ricercati dalla legge? Depredano e saccheggiano, non sono un modello di virtù.
 
– Ma io non voglio essere un pirata così, io voglio essere un Corsaro. Attaccherò i nemici che vogliono fare del male alla mia famiglia e alla nostra gente mamma!
 
 Emma pensò ad una frase che le aveva detto Padre Benedictus quella mattina
 
 – L’ indole di un uomo si manifesta in ogni circostanza, a prescindere se sia un pirata o un nobiluomo. Hanry ha un’ indole buona e generosa, saprà scegliere che tipo di uomo voler essere.
 
Prese il libro di favole che sua madre aveva regalato ad Hanry al suo terzo compleanno. Un grosso volume rilegato in pelle e scritto a mano come uno dei libri di Fra Benny. Hanry non se ne separava mai, lo sfogliava e guardava le figure dipinte e tracciate talmente bene da far sembrare vivi i personaggi. A volte parlava di loro come se fossero persone reali e attribuiva ai suoi familiari i ruoli che ne leggeva. Emma per lui era la principessa de “ L’ incantesimo del lago ”, una incantevole principessa dai lunghi capelli biondi, trasformata in un candido cigno da un mago crudele, che con i raggi della luna riprendeva le vere sembianze, fino a che il suo amato principe la salvava con il bacio del vero amore e con il sacrificio più grande. Emma immaginava che Hanry avesse facilmente associato i suoi capelli biondi ed il suo secondo nome, Swan, a quella favola.
Sfiorò la scritta dorata sulla copertina, diceva: “Once upon a time …”, trovò una favola su un eroico pirata e la lesse finché non vide suo figlio addormentarsi. Gli rimboccò la coperta di lana blu e decise di fare anche lei un bagno prima di andare a dormire.
 
L’acqua nella tinozza le scaldò le membra, si appoggiò con le spalle allo schienale, facendo ricadere i lunghi capelli dorati fuori dal bordo. Mentre poggiava la testa, un pensiero le attraversò improvvisamente la mente:
 
- Chissà se Killian da piccolo sognava di diventare un pirata?
 
A quel pensiero ebbe la sensazione di averlo evocato, si sentì addosso i suoi occhi penetranti che la osservavano, fu una sensazione così reale che, istintivamente, portò la schiuma soffice che galleggiava sull’acqua, verso il suo seno nudo, per coprirsi e nascondersi al suo sguardo. Rimase costernata per i suoi stessi pensieri, si sbrigò ad uscire dall’acqua, si asciugò, infilò la camicia da notte di lino e si infilò a letto.
 
 Non riusciva a dormire, possibile che continuava a tornargli in mente? Lì alla taverna la sera prima, quando sembrava voler salire da lei e poi se ne era andato inviandole un bacio con la mano. Se fosse salito? Lo immaginò salire velocemente le scale, lei che apriva la porta camminando all’indietro e lui che la prendeva per la vita baciandola con foga e passione.
 
 – No! No! Decisamente non ci siamo! Dopodomani sarò con lui sulla sua nave, devo darmi un contegno. Sono una donna sposata e devo seguire il consiglio di Fra Benny. Ho un marito, mi ha chiesto di tornare da lui. È l’ultima notte che gli sono vicina, è a lui che devo i miei pensieri.
 
 
Si alzò velocemente, si tolse la camicia da notte restando nuda, poi infilò la vestaglia e uscì dalla sua stanza per dirigersi verso quella di Neal. Non bussò, la stanza era aperta e lui sveglio era sdraiato nel letto a baldacchino con le braccia incrociate dietro la testa. Rimase ad occhi sbarrati per la sorpresa, a bocca aperta, incapace di dire qualsiasi cosa, ma aveva capito … Emma, in piedi davanti a lui, aprì l’unico indumento che indossava e lo fece cadere a terra. Neal deglutì vistosamente, emozionato e commosso.
 
– Sono tornata da te. - Gli disse semplicemente.
 
 Si mosse verso di lui sensuale, scoprì le coperte e si sporse sopra suo marito. Sapeva leggere nei suoi occhi, vi vide gioia, ammirazione … amore? E poi vide il suo terrore! Neal non reagiva, nonostante la accarezzasse con dovizia e nonostante lei lo aiutasse con le sue carezze più intime. Le tornò in mente la loro prima e unica notte. Cosa stava succedendo? Neal ora aveva gli occhi umidi.
 
 - Perdonami Emma! Sei troppo per me, se meravigliosa … non ci riesco …
 
Neal, l’ennesima delusione per lei, come?! L’aveva tradita in mille modi e con lei … non riusciva?! Non poteva crederlo, la stava rifiutando?! Dopo tutto quel tempo e tutte le chiacchiere di quella mattina, su ciò che gli era dovuto, la rifiutava?! Era la sua vendetta? Non aveva bisogno di lui! Anzi non aveva bisogno di nessuno! Aveva cose più importanti da pensare, non certo ad un codardo come suo marito ne ad un affascinante pirata e poi chi aveva detto che era affascinante? Semplicemente era un altro maledetto damerino. Ne aveva abbastanza di uomini così! Uscì dal letto senza degnarlo di uno sguardo, si rimise la vestaglia e, con passo deciso ed evidente rabbia, uscì battendo la porta di quella stanza. Si era umiliata abbastanza. Mai, mai più se lo sarebbe consentito!
 
 
 
Note dell’autrice
A tutti coloro che mi stanno seguendo e a tutti quelli che questa sera avranno una crisi d’astinenza da Once upon a time, eccovi un piccolo regalo per passare la serata.
Grazie ancora a chi ha recensito, non siete tanti, ma vedo che parecchi lettori seguono in silenzio. Spero che questa storia vi stia appassionando poiché avrei intenzione di farvi anche un regalo di Natale. Fatemi sapere che ne pensate. Un saluto speciale a Kerry e Gio.
Vostra Lady Lara
 
 

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Capitolo 8
*** La Jolly Roger ***


VIII Capitolo
 
La Jolly Roger
 
La mattina arrivò in tutto il suo splendore primaverile. Il giorno dopo, venerdì 19 di maggio 1726, Emma si sarebbe ritrasferita alla taverna da Angus per salpare poi con la Jolly Roger il sabato 20. Restavano da sistemare soltanto i piccioni. La voliera con 10 di essi era pronta per essere caricata sul carro coperto, sarebbe stata una delle ultime cose ad essere imbarcate. Due sacchi di mangime erano poggiati di fianco alla gabbia.
 
La mattinata passò in modo ordinario, il solito allenamento con August, la sveglia e la colazione con Hanry, alcune ore passate sui libri di Padre Benedictus e soprattutto due chiacchiere con lui.
 
Il Frate conosceva troppo bene Emma per non accorgersi che era furiosa.
 
 – Ho seguito il tuo consiglio Fra Benny. Non ne valeva la pena. Con Neal è veramente tutto finito. Quando sarò nel Maine chiederò l’annullamento del matrimonio a mio Padre.
 
Il Frate emise un sospiro scuotendo la testa in segno di diniego.
 
 – Emma non essere frettolosa, dagli altre possibilità. Più lo tratti duramente e peggio sarà per lui!
– Frettolosa?! Ma ti rendi conto di quanto tempo è passato? Mi ha rifiutata! Non mi umilierò più come ho fatto ieri sera!
– Non hai pensato che tuo marito possa avere un problema di salute in riguardo?
 – Certo come no? Soltanto con me a quanto pare! Con le altre non ha nessun problema di salute, anzi addirittura l’opposto contrario! Comunque non ne voglio più parlare. Ormai ho preso la mia decisione.
– Sei sicura di non essere un po’ influenzata dall’idea di partire con il Capitano Jones?
– Non vedo cosa possa entrarci la mia missione e la partenza con il Pirata!
 
Il Frate si rese conto che Emma era in piena fase di negazione, quell’uomo doveva averle scatenato forti emozioni, ma lei stava cercando di rimuovere tutto. Il disprezzo nei confronti del marito e la rabbia li avrebbe probabilmente spostati sullo stesso Capitano. In un certo senso iniziava a trovare una strategia per proteggersi da lui, stava alzando barriere. Questo bisogno faceva capire, al vecchio Frate, che i sentimenti di Emma nei confronti del Capitano della Jolly Roger rischiavano di diventare più profondi di quanto lei stessa potesse mai immaginare. Non volle dirle nulla, le aveva già fatto le sue raccomandazioni il giorno prima e se Dio aveva scritto nel destino di quei due giovani che un giorno si sarebbero rincontrati, il suo disegno aveva delle buoni motivazioni. Lui era solo un piccolo uomo a cui il Signore aveva dato il compito di aiutare il prossimo a trovare la giusta via. Forse la giusta via per Emma era in Killian Jones e per lui era in Emma.
 
Si accordarono per la gestione del laboratorio; durante l’assenza di Emma sarebbe stata Belle a dare una mano al Frate per le sue ricerche, aveva già dimostrato di essere una ricercatrice attenta e puntigliosa, non per niente Emma le aveva affidato la gestione della biblioteca della rocca.
 
Arrivò il pomeriggio del 19 maggio, Emma si raccolse nella piccola cappella privata della rocca. Le aveva sempre dato un gran senso di intimità, se mai avesse avuto un matrimonio religioso, cosa che con Neal non era stata e che ora non sarebbe mai più stato, avrebbe desiderato una cerimonia in un ambiente così, lei ed il suo sposo davanti a Dio a giurarsi amore eterno.
L’amore! Che illusione che era questo sentimento! Quanto dolce poteva essere e quanto doloroso! Emma pregò il Signore di proteggere suo figlio durante la sua assenza e i suoi cari.  Per lei chiese la forza per affrontare ciò che il destino avrebbe voluto. Si alzò dall’inginocchiatoio per tornare nella sua stanza, dove prese l’ultima cosa che mancava, la spada con la lama ondulata. La sguainò, ruotò il polso con essa nella mano, la rimise nella sua guaina e l’allacciò in vita. Aveva indossato i suoi amati pantaloni aderenti e gli stivali di morbido cuoio conciato, il panciotto di pelle marroncina ed infine il suo mantello nero. Scese in cortile, diede un ultimo bacio ad Hanry, abbracciò Belle e con Augus, che le teneva le briglie del cavallo, scambiò le ultime indicazioni sui codici che avrebbero usato con i piccioni viaggiatori. Un “In bocca al lupo” da parte di suo fratello e spronando il cavallo partì alla volta del porto. L’avventura era iniziata, sapeva cosa lasciava dietro di sé, ma non conosceva ancora cosa l’attendeva. Neal era rimasto dietro il vetro della finestra a guardarla, non si erano salutati, sentiva che la stava perdendo definitivamente, ancora una volta una lacrima scese a bagnargli la guancia.
 
Fu accolta dalla famiglia O’ Danag con il solito calore, ma quella sera aleggiava sui loro visi un’ ombra di tristezza. Sapevano che pericoli poteva incontrare la loro amata Lady Emma e la preoccupazione per lei era molto forte. Quando Mary andò a portarle la cena, si trattenne più lungamente del solito e prima di riscendere aveva gli occhi lucidi per la commozione. Emma l’abbraccio con affetto, dicendole di non preoccuparsi per lei e di pensare ai suoi ragazzi, in particolare ad Angel che era il suo pupillo. Nel momento che fu per aprire la porta, Mary le disse che da basso c’era il Capitano Jones che stava cenando con parte della ciurma e che aveva chiesto di lei, Emma rispose che comunque l’avrebbe visto l’indomani. Mary scese con il vassoio. Killian era da un po’ che guardava verso quella porta con la speranza di vederla o intravederla, ma lei questa volta non schiuse l’uscio. Il Capitano pensò che avesse semplicemente bisogno di riposare, in fin dei conti non avrebbe visto un letto veramente comodo per circa tre mesi. Un po’ deluso non finì neppure di cenare e andò via, non prima di aver saldato il conto e ringraziato la coppia di osti. Emma non guardò neppure dalla finestra, voleva dormire senza la sua immagine a tormentarla nei sogni, così non lo vide quando si intrufolò nel giardino di Mary per raccogliere un fascio di rose.
 
Il baule di Emma era depositato nell’ultima stanza della taverna di Angus, vi depose all’interno la spada, mentre il pacco preparato da Fra Benny era posto sul vecchio comò che adornava la stanza. A vederlo poteva sembrare un forziere per gioielli, in realtà, nel momento in cui veniva aperto, mostrava al suo interno una serie di cassetti, in cui il previdente frate aveva raccolto diversi medicinali e vari rimedi che Emma conosceva bene e che avrebbero rivelato, probabilmente, la loro utilità durante un viaggio come quello che stava per intraprendere. Per Emma era più prezioso di un vero forziere di gioielli.
 
Alle cinque del mattino, di quell’atteso sabato, Angus aveva già caricato il carro coperto con gli effetti di Lady Emma e la voliera con i piccioni, che iniziarono a tubare, spaventati dal movimento oscillatorio della loro gabbia, quando questa fu sistemata sul carro. Emma si preparò con cura: arrotolò intorno al capo i lunghi capelli, tenendoli schiacciati il più possibile con delle mollette e indossò la parrucca di fluenti capelli corvini. Una camiciola di lino bianco, con le maniche a sbuffo, che le arrivavano a metà avambraccio, finendo con un elegante pizzo bianco, venne infilata nei pantaloni attillati, un corsetto rosso vi venne applicato sopra, stretto con stringhe di nastro in tinta che si incrociavano dal basso verso l’alto, finendo in un fiocchetto. Una gonna di pesante tela blu  fu calata sopra i pantaloni ed un paio di stivali in cuoio morbido vennero calzati dagli affusolati piedi della donna. Un foulard di seta rossa con eleganti ricami blu completò la mise di Emma, venendo allacciato a triangolo sui fianchi, dandole un’immagine vagamente zingaresca. Si guardò allo specchio mentre indossava il mantello nero e si calava il cappuccio sul capo; era nel complesso elegante, senza essere assolutamente sfarzosa.
 
Da basso l’attendeva la famiglia O’ Danag al completo. Abbracciò tutti, soffermandosi sul piccolo Angel e baciandolo sulle morbide guance rosee. Mary le mise tra le mani un fagottino di biscotti che aveva appena sfornato
– Per la sua cioccolata My Lady, so che non ci rinuncerebbe, la prego di accettarli.
Emma sorrise grata e prese il pacchetto.
 
Fu Angus ad accompagnarla al porto. La Jolly Roger svettava nella maestosità della sua elegante linea, tra le barche ed i pescherecci ormeggiati al molo. La passerella era già stata agganciata al suolo e c’era un certo movimento a bordo, poi lo vide, lui, Captain Hook, nel suo solito abbigliamento in pelle nera. Era appoggiato con il braccio uncinato all’albero maestro, mentre la mano era posta sulla alta cintura che portava in vita e a cui si scorgeva attaccata la guaina della spada che portava sempre con sé. Una gamba tesa in piedi e l’altra piegata al ginocchio in posizione di riposo. Aveva un’espressione pensierosa, ma appena vide arrivare il carro, guidato dall’oste e posò gli occhi sulla passeggera, la sua espressione si illuminò con un sorriso radioso che scoprì i suoi denti regolari. In un balzo fu sulla passerella.
 
– Chiedo il permesso di salire a bordo Capitano Jones. -  Pronunciò Emma rispettando la prassi.
 – Permesso accordato My Lady. -  Rispose di rimando il pirata, di ottimo umore, andandole incontro e guardandola nel solito modo intenso, studiandone ogni particolare del viso.
 
Quando fu ad un soffio da lei le prese galantemente la mano, vi depose un bacio sul dorso e guardandola con uno sguardo malizioso aggiunse:
 
 - La mia nave è la vostra My Lady, benvenuta a bordo.
 
Tenendole ancora la mano la precedette sulla passerella.
Gli uomini dell’ equipaggio si erano schierati sull’attenti. Emma notò qualcosa di diverso rispetto alla volta precedente che era salita sulla nave. Tutti gli uomini della ciurma indossavano abiti puliti, avevano la barba curata e qualcuno completamente rasata.
 
– My Lady, credo sia doveroso che io vi presenti uno ad uno i miei uomini, in fin dei conti passerete con noi i prossimi tre mesi, dovrete pur sapere i loro nomi.
 
 Emma fece un segno di assenso con la testa.
 
 – Il Nostromo: Jack detto “Spugna”, il cuoco di bordo Paul detto Jambon  
- Etes vous francais monsieur?
 
 Chiese Emma, in un perfetto accento francese, all’omone di circa 52 anni che aveva davanti;
 
– Oui Madam!
Rispose questi entusiasta di sentirla parlare nella propria lingua. 
 
– Je aime beaucoup votre cuisine!
– Je ne suis honoré madam!
– Bene! Basta così Jambon, avrete altre occasioni per conversare con Lady Barbra!
 
Passò a presentare poi il pirata sbarbato: un bell’uomo dai tratti regolari, i capelli castano scuro e gli occhi chiari, alto più o meno come il Capitano e al pari della stessa età.
 
- Jefferson, detto “Fox”, il mio secondo timoniere.
 
Jefferson fece un profondo inchino alla donna, squadrandola dalla testa ai piedi e facendo lo stesso quando lei passò oltre, mostrando, senza essere visto da lei, un’espressione di apprezzamento che venne captata da Hook che gli rivolse un’occhiataccia più che eloquente, tanto più che fu associata ad una forte gomitata nel costato. Emma si accorse solo di un mugolio soffocato dietro di sé.
 – Guardiamarina Max, detto “Brontolo”.
 
Un uomo barbuto di una cinquantina d’anni, non molto alto e con un’espressione piuttosto corrucciata sul volto.
 
– Guardiamarina Dave, detto “Moscerino”.
 
Un marinaio dal viso simpatico e privo di barba, con i capelli biondi ed uno strano tic; sembrava avere qualcosa sul naso che lo infastidisse ed ogni tanto lo torceva insieme al labbro come, effettivamente, per scacciare un moscerino.
 
– Marinaio Anton, detto “Prete”
 
Un uomo sui 45 anni, con una evidente calvizie tra i capelli castani ed un grosso crocifisso ligneo che gli pendeva dal collo, attaccato con un laccetto di cuoio.
 
– Il nostro carpentiere Nicodemo, detto “Nico”.
 
Nico aveva i capelli lunghi,  grigiastri, allacciati in un codino ed uno sguardo vivace da uomo creativo. Ad Emma ispirò subito simpatia e gli regalò un sorriso che provocò una punta di invidia ad Hook , il quale, da ché era arrivata, non era stato degnato di un suo sorriso, nonostante la sua galante accoglienza.
 
L’ultimo della fila era Steve, che Jones aveva soprannominato “Il Bardo”. Emma gli chiese se suonasse uno strumento e l’uomo, sui 40 anni, gli rispose che da piccolo aveva imparato a suonare il violino.
 
Improvvisamente, interrompendoli, Hook gridò:  
 
- Eddy! Dov’è quello scansafatiche? Possibile che non è in grado di capire nemmeno l’ordine di stare in riga per accogliere una Signora? Spugna! Portamelo immediatamente qui sul ponte!
– Signore, Eddy è  rimasto nella cuccetta questa mattina. È Tutta la notte che si lamenta per un forte mal di stomaco!
- Mal di stomaco?! E da quando un semplice mal di stomaco impedisce di fare il proprio dovere? Vallo a chiamare e fallo venire immediatamente qui o digli che vado io a farlo uscire dal letto a suon di calci nel culo! Qui siamo pirati non “mammolette”!
– L’ho detto pure io, capo, quando ci hai ordinato di lavarci – Asserì Brontolo
– Ti ho dato il permesso di parlare guardiamarina! Taci se non sei interpellato! Sulla mia nave pretendo disciplina! Lo devo ripetere?
 
Hook stava esercitando il suo potere intimidatorio da capitano pirata, pensò Emma, ma a lei non piacque quel tono.
 
– Capitano Jones, ho già conosciuto Eddy, se non sbaglio è il giovane che avete minacciato di frustare perché ancora non aveva riparato la passerella, quando sono venuta da voi la prima volta. Non è necessario che sia qui ora, se sta male forse è il caso che riposi!
 
– My Lady, vi devo ricordare che il comandante su questa nave sono io e che i miei uomini debbono obbedire ai miei ordini? Evitate di interferire, non è il vostro compito!
 
 – Interferire Capitano?! Se trovo il comportamento di un uomo su un altro crudele e prepotente, è mio dovere morale interferire. Se il ragazzo sta male qualche motivo c’è. Se siete il loro capitano dovreste anche tenere alla loro salute o sbaglio?
 
  La ciurma ebbe un moto di approvazione per quanto detto dalla donna. Hook la fissava e sentendo dietro di sé le recriminazioni degli uomini, li guardò sottecchi inducendoli a tacere, dopodiché afferrò la donna per l’avambraccio sinistro e l’accostò con uno strattone a sé. Questa volta le parlò in modo che potesse udire solo lei:
 
 – Maledizione donna! Cosa vi prende a sfidarmi davanti ai miei uomini?! Ovviamente tengo a tutti loro ed in particolare al ragazzino. Cerco di trasformarlo in un vero uomo, altrimenti non sopravvivrà alla vita che conduciamo! Sono un Capitano pirata, Barbra e devo incutere timore nei miei uomini per avere anche il loro rispetto! Se avete qualcosa da ridire sui miei metodi, da ora in poi vi prego di dirmelo in privato!
– Allora lasciate che io veda il ragazzo, forse ho un rimedio che può aiutarlo.
 
Hook  non sapeva cosa rispondere per non fare una figura indegna davanti alla ciurma che li guardava incuriosita, si portò vagamente l’indice verso la guancia e l’orecchio, passandosi poi la mano a grattarsi la nuca, guardò ancora di sottecchi gli uomini, mordendosi il labbro e sollevando un sopracciglio. Riportò la mano alla cintura.
 
- Spugna e Anton, portate Eddy nel mio ufficio, io intanto accompagno Lady Barbra al suo alloggio.
 – Capitano, posso chiedere una cortesia al vostro cuoco di bordo?
 - Visto che me lo chiedete così gentilmente …
- Jambon, si vous plait, potreste prepararmi una teiera di acqua bollente e portarla nel mio alloggio tra una ventina di minuti con una tazza?
– Oui Madam avec plaisir!
– Avrei bisogno anche del mio bagaglio, se per cortesia me lo fate portare nell’alloggio, soprattutto quella specie di forziere.
– Vi siete portata i gioielli appresso My Lady!
 
Si sorprese Jones nel vedere il forziere.
 
– Non amo i gioielli, per quanto belli e preziosi possano essere, li trovo poco pratici da indossare e, comunque, non li avrei portati, non credo che sia il caso di fornire tentazioni ad un gruppo di pirati.
– Per quello bastate voi stessa Tesoro!
 
 Rispose Hook con il suo solito sorriso sghembo. Poi fece un fischio verso Brontolo e Jefferson
 
– Caricate il resto dei bagagli sulla nave e portate la voliera sul ponte del timone, assicuratevi che sia agganciata bene e riparata su un lato con il telo.
 
Dati gli ordini ai suoi uomini fece cenno con la mano a Lady Barbra di seguirlo verso l’alloggio a lei destinato. Le aprì la porta, da perfetto padrone di casa e la fece accomodare. Emma si guardò intorno. Notò per prima la tinozza da bagno, il pavimento lucidato con la cera, lo scrittoio sormontato dallo specchio e vicino … non poteva credere ai suoi occhi, un dettaglio così … intimo? … Uno stupendo fascio di rose rosse dava un tocco di colore alla stanza, oltre che un soave profumo. Il Capitano si accostò ai fiori, prese una rosa, dal lungo gambo, portandola verso le labbra, si diresse verso la donna e gliela porse
 
– Con i miei omaggi Tesoro, vi auguro una buona permanenza sulla Jolly Roger. 
 
Emma accettò la rosa, ne aspirò il delicato profumo e con sguardo che il Capitano giudicò malizioso gli rispose:
 
 - Siete talmente abituato a dare soprannomi che adesso mi chiamate Tesoro, Capitano?
 
Lui sorrise, si avvicinò, quasi sfiorando con le labbra la rosa che lei teneva poggiata sulle sue e prendendole delicatamente la mano che reggeva il fiore rosso le rispose:
 
 – Dovessi darvi un nomignolo io vi chiamerei … Swan.
 
Per poco ad Emma non si fermò il cuore, quello era il suo secondo nome, oddio! Cercò di reagire.
 
– Per quale strano motivo sarei un cigno per voi?
– E’ quello che ho pensato quando vi ho vista la prima volta, il vostro collo … così elegante, il vostro modo di inclinare il capo su di esso, la vostra leggiadria … mi avete fatto pensare ad un cigno …
 
Intanto le aveva lasciato la mano e con il dorso dell’indice le si era accostato ancora di più carezzandole la linea soave del collo, lì, dove la giugulare di Emma, stava pulsando forte. Inclinò ed abbassò il capo verso quel punto. Emma ebbe fortemente la sensazione che stesse per baciarla sul collo e si distaccò da lui bruscamente.
 
 – Non posso evitarvi di avere le vostre impressioni, ma preferirei che mi chiamaste per nome. C’è solo una Swan a Storybrook ed è la Principessa Emma, non vorrei essere scambiata per lei.
– La conoscete bene Barbra?
– Chi non la conosce a Storybrook! Non vi è capitato di imbattervi in lei? Spesso gironzola per il villaggio!
– No non l’ho mai vista. Mi hanno detto che è molto bella!
– Non so giudicare la bellezza di un’altra donna, ma molti mi dicono che ci somigliamo.
 – Se è bella anche solo la metà di quanto lo siete voi, allora è di certo bellissima!
 
Emma pensando di arrossire si voltò dando le spalle al Capitano che continuava a guardarla intensamente con i suoi occhi azzurri, mentre teneva nuovamente la mano poggiata sulla cintura.
L’imbarazzo di Emma non ebbe fortunatamente l’occasione di mostrarsi, poiché Jefferson bussò alla porta dicendo a Jones che avevano portato Eddy nel suo ufficio.
 
Emma chiese al giovane Eddy di sdraiarsi sul letto del Capitano, gli chiese dove aveva dolore e tastò alcuni punti del suo addome.
 
 - Eravate alla taverna ieri sera?
 – Si Signora! – Rispose il ragazzo tra i denti per il dolore
– Ditemi cosa avete mangiato …
- Uova sode, peperoni …
- Cibi poco digeribili e male associati di sicuro! Avete aggiunto anche birra o rum?
– Sissignora … aargh! – Rispose ancora più dolorante.
 – Giovanotto voi avete un fegato delicato e ieri sera lo avete intossicato. Fortunatamente ho con me qualcosa che vi farà stare bene in una mezz’ora. Jefferson, potete vedere per favore se Jambon ha preparato l’acqua e la tazza?
– Sissignora - Rispose questi sparendo velocemente per andare in cucina.
 
Hook era leggermente disorientato, Lady Barbra stava prendendo la situazione in pugno e con gentilezza stava dando ordini a tutti, facendosi obbedire come se fosse un favore e un piacere per loro farlo.
 La donna si allontanò per andare nel suo alloggio e prendere quanto le serviva. Jambon e Jefferson erano arrivati insieme, sembravano fare a gara per compiacere la Signora, Hook diede loro un’occhiataccia delle sue.
Velocemente Emma pose nella teiera il contenuto giallo-verdognolo di una bustina e un misurino di polvere gialla, mescolò il tutto per tre - quattro minuti, filtrò poi con il colino annesso alla teiera, versò nella tazza e la porse al ragazzo, sedendosi accanto a lui, lo spronò a bere tutto il liquido caldo.
 
– Restate sdraiato per circa tre quarti d’ora sul lato che vi duole, poi starete molto meglio. Jambon, per cortesia, a cena, per il giovane Eddy, questa sera solo tre patate lesse prive di olio, domani potrà mangiare qualcosa di più consistente, ma evitate pancetta e altri grassi per tre giorni almeno.
– Oui Madam, ogni vostro desiderio è un ordine per me!
 
 Detto ciò Jambon le fece un inchino e tornò in cucina. Jefferson era incantato a guardare la dama, Hook se ne accorse e lo apostrofò
 
– Non hai nulla da fare Fox? Qui non abbiamo più bisogno di te!
 
Anche Jefferson in un attimo sparì verso la sua mansione. Killian Jones era esterrefatto nel notare l’ascendente che la bella Lady Barbra aveva avuto sui suoi uomini e … non solo su di loro.
 
Il giovane Eddy non si lamentava più, il rimedio di Barbra evidentemente stava avendo i suoi effetti.
 
– Siete una donna singolare Barbra: bella, intelligente, coraggiosa, generosa e … umana. Avete conquistato i miei uomini in pochi minuti. Non so se siete una strega o una fata, ma visto l’effetto del vostro intruglio sul ragazzo, credo che opterò per la fata.
– Capitano sono semplicemente madre di un bambino, non è la prima volta che vedo un’indigestione e si da il caso che qualcuno mi abbia aiutata in circostanze di questo genere e mi abbia insegnato come provvedere. Ho dato ad Eddy una tisana a base di fiori di camomilla con un cucchiaio di polvere di buccia di cedro e limone. Sono un vero toccasana per il fegato. E un altro toccasana sarebbe trattare il ragazzo con un po’ di gentilezza in più. Lo aiuterebbe a sviluppare una maggiore sicurezza di sé.
 
Emma vide Killian portare nuovamente l’indice tra la guancia e l’orecchio, sfiorando leggermente il lobo, era in imbarazzo e si sentiva in colpa verso il giovane.
 
Si, quello era Il Killian Jones che Emma aveva immaginato, non la dura maschera del Captain Hook. Se era vero quanto detto da Frate Benedictus, riguardo all’indole, dentro quell’uomo, da qualche parte, ancora si celava il giovane Tenente Jones. Emma si voltò per celargli la gioia che in quel momento questa consapevolezza gli aveva suscitato.
 
Si ritirò nella sua stanza lasciando il Capitano nella sua con Eddy che, iniziando a sentirsi meglio, sotto l’effetto calmante e soporifero della camomilla, si era addormentato. Killian si sedette sul bordo del letto, restando a guardarlo un momento, era effettivamente poco più di un ragazzino, gli venne spontaneo un sorriso, allungò la mano e gli scompigliò i capelli rossi sulla fronte. Quel ragazzo era per lui come il figlio che non aveva mai avuto. Si alzò ed uscì per andare sul ponte della nave. Voleva vedere come erano stati sistemati i colombi di Lady Barbra.
 
La voliera era stata disposta precisamente come aveva ordinato, si accostò a guardarne il contenuto e contò dieci pennuti.
 
– Vi intendete di piccioni viaggiatori Capitano?
 
Barbra era silenziosamente arrivata dietro di lui ed ora si affiancava alla sua sinistra.
 
– No My Lady, non ho esperienza in merito, non me ne sono mai occupato.
 – Non è difficile, bisogna solo stimolare la fiducia dell’animale nei confronti del suo padrone, la fedeltà ne è poi una conseguenza. Volete vedere come?
 – Mostratemi pure come ve la cavate con gli uccelli!
 
Emma notò il sorriso malizioso di Hook ed il doppio senso delle sue parole, gli rivolse un’occhiata severa.
 
– Fossi in voi non sminuirei l’importanza che queste creature possono avere. Fatevi poggiare sull’uncino un piccione, non fuggirà perché io sono con voi e di me si fida, poi con la mano carezzatelo sulla schiena, ripetutamente e delicatamente. Prima di rimetterlo in gabbia dategli del becchime. Con i piccioni che tratterete in questo modo si creerà un legame, sarete loro amico e torneranno da voi quando sarà necessario.
 
Il Capitano eseguì le indicazioni della donna ed effettivamente il piccione, dopo le carezze ed il cibo, rimase sull’uncino, si alzò in volo, fece un giro intorno a lui, come per studiarlo bene, tornò sull’uncino e si fece rimettere in gabbia.
 
–Sapete Barbra – disse rivolto alla donna portando la mano, come al solito alla cintura – Ho fortemente l’impressione che voi trattiate gli uomini come questi piccioni
 
Barbra scoppiò in una risata cristallina e con sguardo malizioso e voce suadente gli rispose:
 
- Può darsi Capitano, può darsi!
 
Killian la guardò vagamente sorpreso e i suoi occhi si strinsero un attimo, mentre in una frazione di secondo esaminò ogni dettaglio del suo viso, come a cercare qualcosa su di esso. Quella risata cristallina aveva smosso una corda nel suo cuore che adesso stava vibrando fortemente. Una risata così non si poteva dimenticare. Ebbe l’impressione di averla già sentita ma, guardandola negli occhi verdi, questi riuscirono a distrarlo ed il pensiero appena formulato sparì dalla sua mente.
 
 
 
Nota dell’autrice
Finalmente Killian ha potuto smettere di contare i giorni, Lei è finalmente con lui sulla sua nave ma è intenzionata a mostrare freddezza nei suoi confronti. Ci riuscirà?
Per Luana, è bello che i lettori silenziosi si facciano sentire, ho postato prima del previsto per non farti aspettare troppo, come mi hai chiesto. Spero che anche questo capitolo ti piaccia.
Un grazie a chi ha recensito e a chi spero lo farà ancora.
A prestissimo dalla vostra
Lady Lara
 

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Capitolo 9
*** Chi porta i pantaloni ***


IX  Capitolo
 
Chi porta i pantaloni …
 
Potevano due occhi verdi come quelli di Lady Barbra avere un potere ipnotico? Mentre Il Capitano li guardava se lo chiese. Erano i suoi occhi che lo distraevano così? Il suo sorriso? Era sicuramente molto bella.
 Non era la prima bella donna che incontrava in vita sua, ma lei aveva qualcosa di diverso da tutte le donne che aveva conosciuto. Studiò ogni tratto del suo viso, chiedendosi cosa la rendesse così speciale ai suoi occhi. Non poteva fare a meno di osservarla, di ammirare ogni sua movenza. Così sinuosa, delicata; dolcissima in alcuni momenti ed improvvisamente dura, fredda, decisa e distante in altri.
 
Non si rese conto che Barbra gli aveva chiesto di poter esplorare la nave e lo guardava interrogativamente, aspettandosi una risposta. Si, decisamente guardarla lo spediva in un limbo, dove il tempo si fermava e dove le fantasticherie potevano prendere il sopravvento. La donna gli pose nuovamente la domanda e lui questa volta, uscendo da quell’incanto, durato in realtà una manciata di secondi, le diede il consenso:
 
- Come la Signora desidera, la mia nave è casa vostra! Mi raccomando soltanto di non completare la strage di cuori che state facendo della mia ciurma!
 
 Barbra rispose con un accenno di sorriso e si avviò verso la cambusa.
Trovò il cuoco Jambon che, con un grosso coltello, spezzettava velocemente del manzo essiccato; quel giorno il rancio sarebbe stato a base di stufato di carne e patate, non sarebbe stato un problema poter cucinare delle patate lesse al ragazzo che ora dormiva, tranquillamente, sul letto del Capitano Jones.
 
Emma era rimasta incuriosita e meravigliata di trovare sulla “nave pirata “ un cuoco francese e decise di volerne sapere di più. Bussò chiedendo educatamente il permesso di entrare, d'altronde era risaputo che i cuochi ritenevano la cucina il loro regno.
 
Jambon sembrò lievemente imbarazzato della sua presenza, ma contemporaneamente onorato di ricevere le attenzioni della bella Signora.
 
 – Madame, se siete venuta ad informarvi per i pasti, ho ricevuto ordine dal capitano di servirvi nel vostro alloggio, mi è stato ordinato di rispondere a qualsiasi vostro gusto culinario. Se desiderate qualcosa di diverso dai pasti del giorno, sono lieto di accontentarvi.
 
– Vi ringrazio molto per la vostra cortesia Paul, ma mangerò quanto sarà contemplato nel menù giornaliero. Non c’è motivo di ricevere favoritismi e non intendo arrecarvi disturbo. L’unico mio vezzo è di bere, il pomeriggio, una tazza di cioccolata con la cannella.
L’espressione del cuoco passò dalla disponibilità incondizionata al disappunto.
 
 – Madame, sono costernato, ma non abbiamo cacao a bordo!
 
– Non vi preoccupate, ne ho portato con me una certa quantità.
 
Poi aggiunse sottovoce, come per cercare complicità nell’uomo
 
 -  Devo confessarvi una mia grande golosità: ho un debole per gli anelli di cipolla fritti!
 
Il cuoco rise compiaciuto
 
 – Madame, vada per le cipolle ogni volta che vorrete, di quelle in cambusa ne ho in abbondanza e so cucinarle in una dozzina di modi diversi.
 
Continuarono a parlare di ricette per un po’, poi, quando Emma si rese conto di essere entrata nella sfera emotiva dell’uomo adeguatamente, finalmente iniziò a porgergli le domande sull’argomento che l’aveva incuriosita:
 
- Siete sicuramente un ottimo cuoco, maestro Paul. Sono sorpresa di trovare un uomo del vostro calibro creativo, su una nave pirata!
 
L’ego del cuoco, sentendosi chiamare maestro, arrivò a livelli stellari e ciò lo incoraggiò a rimpossessarsi della sua identità di un tempo.
 
– Madame, anni fa fui ingaggiato come cuoco di bordo della gloriosa “Gioiello del reame”, la nave da guerra ammiraglia più bella della Regia Marina Inglese.
Il Comandante Liam Jones mi scelse di persona, mi disse che voleva “il cuoco migliore per la nave migliore”. Fu per me un grande onore.
 Ho viaggiato a lungo con il Capitano Jones e con il giovane fratello, l’allora Tenente, Killian Jones. Con la morte del Comandante decisi che sarei rimasto con Killian, che divenne al suo posto Capitano, anche se questo comportava diventare un pirata.
 
 – Quale motivo vi ha spinto ad accettare di diventare pirata? Eravate il migliore nel vostro campo, potevate effettivamente scegliere o siete stato costretto da Hook?
 
 – Allora ancora non era Captain Hook. No, non costrinse nessuno a seguirlo, lo abbiamo voluto noi. Il Capitano era morto in seguito ad un inganno del re d’Inghilterra, i principi morali di Killian non lo avrebbero mai portato a servire un assassino e traditore come Re Guglielmo, un tiranno che stava affamando la gente dei suoi domini, tra cui il popolo irlandese, sa i nostri due capitani Jones vengono dall’Irlanda.
Killian è un eroe ed io lo ammiro per tutto il bene che ha fatto alla sua gente. Ho condiviso con lui una scelta in nome di principi che contraddistinguono anche la mia patria: Libertà, Fraternità ed Uguaglianza. L’Inghilterra è nemica della Francia, Re Guglielmo è per noi un usurpatore. I veri eredi al trono sono gli Stuart, ma sembra che il diavolo aiuti gli Inglesi contro questa famiglia Reale cattolica che non riesce a riprendersi il trono che gli spetta di diritto. Con gli Stuart al comando cambierebbe la sorte di tutti i paesi dominati dall’Inghilterra e, l’Irlanda e la Scozia, cattoliche per tradizione, ci guadagnerebbero soltanto. Hook ha combattuto e ancora combatte, per alleviare dalla fame la sua gente, non potendolo fare come desiderava suo fratello, ha iniziato a farlo da pirata. È stata una giusta causa e la ciurma fu con lui. A parte il giovane Eddy, tutti noialtri siamo ciò che resta dell’equipaggio della “Gioiello del reame” e di essa è rimasta quella che voi avete conosciuto come la “Jolly Roger”.
Noi abbiamo scelto Killian. Lui è il nostro Capitano perché lo vogliamo noi, non c’è uomo a bordo che non lo considera suo fratello, anche se lui fa il duro ed è tra i suoi compiti di capitano,  è uno di noi. È  nato nobile, ma non ha mai tenuto al suo titolo, per lui valgono gli stessi principi della mia patria. La sua vera nobiltà non è nel blasone di famiglia, bensì nel suo animo. Poche persone ho conosciuto nei miei 52 anni che sapessero cos’è l’onore, l’altruismo ed il coraggio. Due di queste persone sono i Fratelli Jones.
 
Emma aveva ottenuto molte informazioni su Killian che corrispondevano al preciso opposto di quanto era stato raccontato ad August. Non era riuscita a credere che quel giovane Tenente, descritto da sua madre in termini entusiastici, avesse ucciso il fratello, in seguito all’ammutinamento e addirittura ne aveva riportato l’amputazione della mano da parte di Liam. No! Liam non aveva amputato la mano a Killian, né Killian aveva ucciso il fratello. Per la seconda volta quel giorno, provò un grande sollievo e gioia nei confronti dell’uomo che l’aveva turbata tanto profondamente già dodici anni prima e che, ora, anche solo con uno sguardo o uno sfiorarla per un baciamano, riusciva a provocarle delle emozioni che mai aveva provato.
 
Tornò nel suo alloggio sentendo una brezza di euforia in tutto il corpo. Era stato il destino? Da quanto raccontato da Jambon, il Capitano Killian Jones o Captain Hook, se voleva chiamarlo con un soprannome, era veramente l’uomo giusto per la missione che lei stava affrontando.  Doveva metterlo in qualche modo alla prova, testare veramente i principi che Jambon gli aveva attribuito. Se era vero avrebbe potuto portarlo dalla sua parte, poteva essere il suo primo alleato e avrebbe potuto smettere di mentirgli facendosi passare per Lady Barbra. Killian con lei era stato completamente schietto fin dall’inizio e a lei non piaceva mentire, soprattutto quando due occhi, che avevano incastonati in essi quei preziosi lapislazzuli, la guardavano come faceva lui, disarmandola e spiazzandola.
 
 
Il resto della giornata passò tranquillamente. Dopo aver cenato nel suo alloggio salì sul ponte. Il sole era calato, ma ancora un baluginio di luce rischiarava l’orizzonte. In cielo stava spuntando uno spicchio di luna che presto sarebbe apparsa in tutto il suo pieno splendore. Trovò il Capitano, con indosso il lungo pastrano di pelle nera, al timone. Si avvicinò a lui con la scusa di chiedere di Eddy. Il ragazzo dormiva ancora e Killian disse di essersi arreso all’idea che quella notte non avrebbe dormito nel suo letto.
 
 – Avete intenzione di stare al timone tutta la notte?
 
Il Capitano la guardò ridendo, la luna fece brillare il bianco dei suoi denti perfetti e gli donò una luce particolare nello sguardo:
 
- In verità My Lady, dipendesse solo da me, non mi dispiacerebbe se mi invitaste a condividere il vostro letto.
 
 – Effettivamente, potrei prestarvi il mio letto e darvi il cambio al timone. Peccato però che io non sia in grado di governare una nave!
 
Quelle piccole schermaglie divertivano entrambe. Si sfidavano, si avvicinavano, si guardavano negli occhi, si allontanavano, si cercavano ancora.
 
Killian continuò la sfida. Avvicinandosi al suo orecchio, le disse a bassa voce, con il solito tono malizioso, formulando uno dei suoi doppi sensi:
 
– Se non avete esperienza, posso essere un buon maestro per voi! Se avete voglia di … imparare, sono a vostra completa disposizione.
 
Emma finse di non accorgersi del doppio senso e accettò la sfida.
 
 – Sono qui in questo momento, vediamo che buon maestro potete essere, fatemi vedere come si fa … a guidare questa magnifica nave.
 
Anche lei giocava con i doppi sensi. Quella donna era veramente stimolante pensò Hook.
 Nessuno dei due smetteva di sorridere all’altro, stavano amoreggiando, sempre più attratti,  come calamite.
 
– Venite qua Barbra. State davanti a me e ponete le mani  nel modo in cui vi indicherò, seguite e assecondate i miei movimenti.
 
Lo aveva detto in un modo così sensuale che Barbra sentì accelerare il battito cardiaco, ma continuò ad accettare la sfida fingendo di non accorgersi del significato intrinseco di quanto lui aveva detto.
 
Passò davanti al Capitano che nel frattempo si era spostato per accoglierla. Si ritrovò tra il timone ed il suo petto che aderiva alla sua schiena. Nel fresco della sera, quel caldo contatto con il corpo di Killian era così confortante che avrebbe voluto veramente condividere il suo abbraccio, voltandosi verso di lui e unire le labbra alle sue. Non lo fece ed eseguì quanto lui suggeriva con quella voce sensuale.
Killian teneva la sua mano su quella di Barbra, mentre con l’uncino sosteneva il lato sinistro del timone.
 
 Il mare si stava increspando maggiormente, le vele si stavano gonfiando del vento freddo che spirava conducendoli verso il Maine. Un’onda, più imponente delle altre, fece sobbalzare la nave, Emma non se lo aspettava e sobbalzò con essa, aggrappandosi con maggior forza al timone e andando all’indietro verso Killian per il contraccolpo.
 
 Prontamente, senza abbandonare la mano che teneva su quella della donna, Killian spostò i piedi per darsi maggiore stabilità ed equilibrio; usando il braccio uncinato, con fermezza, afferrò per la vita la giovane donna, facendola aderire più saldamente al suo torace. Istintivamente lei si tenne con la mano sinistra sull’avambraccio uncinato di Killian ed in quel momento lui poté esaudire il desiderio che aveva silenziosamente espresso quella mattina, chinò il capo verso l’orecchio sinistro di Emma, cercò con le labbra il punto che aveva osservato quella mattina e le baciò il collo, là, dove la giugulare di quello splendido cigno stava pulsando forte al ritmo impazzito del suo cuore. Schiudendo le sue sensuali labbra, con la punta della lingua le carezzò quel tratto di pelle, lasciandole una piccola scia umida che con la brezza fredda del vento, amplificò la già forte emozione  che Emma aveva provato  al solo  contatto. Un brivido profondo le percorse tutto il corpo, irradiandosi dai visceri in tensione ai seni turgidi.
 
 Aveva accettato la sfida e ora cosa doveva fare? L’istinto le diceva di abbandonarsi a quella emozione e lasciargli percorrere il suo corpo. La ragione le diceva altro, le diceva di fuggire a gambe levate. Preferì utilizzare l’ironia. Era brava con l’ironia, August glielo aveva sempre riconosciuto. Si distaccò da lui.
 
– Tutto sommato, forse non siete così bravo come pensate di essere. Credo che alla prossima lezione dovrete far di meglio.
 
Lo lasciò inizialmente spiazzato, ma Killian Jones  aveva un’ottima ripresa  e agganciandole il braccio destro con l’uncino, mentre lei tentava di andarsene le rispose:
 
– Sono disponibile a continuare anche adesso la lezione, cara Barbra, sempre che abbiate il coraggio di restare invece di fuggire come state facendo!
 
– Non fuggo Capitano, ho solo freddo. La notte sta calando e preferisco ritirarmi nel mio alloggio. Peccato che non ho imparato abbastanza per sostituirvi e potervi prestare il mio letto!
 
Killian rise pensando  – Sei una gran bugiarda Barbra! Ma sai essere incantevole!  –  Poi le rispose:
 
- Andate pure a dormire e sognatemi!
 
Doveva avere sempre l’ultima parola? Emma non seppe che altro rispondere, lo guardò per una frazione di secondo, senza trovare nulla da dire, si voltò e velocemente tornò nella sua camera chiudendosi a chiave.
 
Lo doveva sognare? Lo chiedeva pure? Già lo sognava ad occhi aperti! No! No! No! Ci sapeva fare e parecchio! Lo sapeva bene, lo aveva visto e “sentito” quella sera nella locanda di Angus.
 
Rabbia mista a gelosia la invasero. Le tornò in mente Neal. No! No! No! Non sarebbe diventata il giocattolo sessuale usa e getta di un altro donnaiolo come suo marito.
  Si tolse la parrucca e si spazzolò con rabbia i capelli biondi, seduta allo specchio da tavolo.  Poi, posata la spazzola, continuò a guardare il proprio riflesso, spostò i capelli dal collo e si sfiorò il punto dove Killian le aveva depositato quell’umido, sensualissimo bacio. Era stata una forte sensazione e si era ritrovata in un attimo carica di un’eccitazione che non provava da anni. Era arrabbiata con lui, ma anche con sé stessa, per aver “sentito” così tanto. Continuando a sfiorarsi non riuscì a mentirsi fino in fondo. Doveva ammettere che gli era piaciuto. Un sorriso le illuminò il viso.
 
 
Killian era rimasto al timone fino all’ora del turno di Brontolo. Un letto a disposizione c’era, quello dello stesso Eddy. Era meglio dormire qualche ora, i giorni seguenti promettevano burrasca e forse non sarebbe stato solo il mare in burrasca. Sdraiato supino sulla cuccetta di Eddy, con le braccia incrociate dietro la testa, il Capitano ripensò ai momenti passati con Barbra. Il profumo e il sapore inebriante della sua pelle … Era stato dolce tenerla stretta a sé. Le aveva detto di sognarlo e lui stesso sperò di sognarla in modi che nella realtà difficilmente si sarebbero potuti presentare. Non era una donna facile. Cosa aveva detto Angus? “Integerrima”. Si, era veramente così, ma era anche sensibile al suo fascino, come lui era sensibile a quello di lei, lo aveva sentito chiaramente dal battito tumultuoso del suo cuore. Chissà se lei aveva sentito il suo? Barbra non aveva paura di lui, sapeva tenergli testa, né  lui aveva intenzione di incuterle timore. Eppure, pensò Killian, nonostante la sicurezza di sé che Barbra ostentava e il cuore impavido che l’aveva portata a fidarsi di un pirata come lui, l’impressione che aveva avuto di lei, dopo averla baciata sul collo,  era che, se ci fosse stata un’unica paura in quella donna,  altra non sarebbe stata che  paura  di sé stessa.
 
 Con il pensiero rivolto alla donna che lo incuriosiva e lo affascinava, rischiando di diventare il suo chiodo fisso, da che si era presentata sulla sua nave, si addormentò serenamente, confortato dall’idea che anche il mattino dopo l’avrebbe  condiviso con lei.
 
 
 
Il tempo stava cambiando. Il sole la mattina seguente non era spuntato tra le strie azzurrine e rosate dell’aurora, ma sembrava che la sua fioca luce fosse diluita e appannata dal grigiore prevalente del cielo .
 
Il Capitano Jones, sul ponte della Jolly Roger, guardava con il cannocchiale, portato all’occhio destro, le nuvole che si addensavano all’orizzonte. Sembrava, una perturbazione primaverile passeggera, valutò la durata di un paio di giorni, vento forte e mare particolarmente mosso. Probabilmente a Lady Barbra sarebbe convenuto restare nel suo alloggio per quei due giorni e abituarsi maggiormente al rollio della nave con il mare grosso. Restare il più possibile nel suo giaciglio l’avrebbe aiutata contro il mal di mare che facilmente attaccava chi non era abituato come lui ed i suoi uomini a quella vita. Glielo avrebbe detto appena l’avesse vista. Era presto, probabilmente ancora dormiva. Tolse il cannocchiale dall’occhio; tenendolo ancora nella mano destra, lo richiuse poggiando la punta dell’uncino sulla lente e lo infilò, rimpicciolito,  nell’ampia tasca del suo pastrano di pelle. Sentì un colpetto di tosse alle sue spalle. Si voltò e vide davanti a se Eddy. Era pallido e sotto gli occhi grigi, come le nuvole cariche di pioggia che stavano arrivando, aveva dipinte due occhiaia malsane.
 
 – Cosa ci fai qui ragazzo?
 
Il giovane era costernato, sarebbe dovuto essere evidente cosa facesse sul ponte! Aveva in una mano il secchio di legno pieno d’acqua e nell’altra una ramazza!
 
 – Devo pulire il ponte Signore! Come tutte le mattine.
 
Killian ricordò i commenti di Barbra sul mostrare maggiore gentilezza nei confronti del ragazzo. Lo fissò negli occhi grigi, Eddy intimorito dallo sguardo azzurro e penetrante del Capitano, abbassò gli occhi. Lo faceva sentire un ragazzino idiota.
 
- Hai ancora quel mal di stomaco?
 
 Si sentì chiedere con un tono di voce molto diverso dal solito, che gli fece rialzare lo sguardo sul Capitano
 
– Nossignore! Mi sento molto meglio e chiedo scusa per essermi addormentato sul vostro letto Capitano!
 
– Naah! Non ha importanza, non avevi dormito la notte precedente e la medicina di Lady Barbra conciliava il sonno. Ti ha fatto bene. Comunque per oggi riposati ancora. Lascia stare il ponte, tanto tra un paio d’ore ci sarà pioggia e sarebbe una fatica sprecata. 
 
Il giovane non credeva alle sue orecchie. Cosa era successo al suo Capitano? Stava seguendo il consiglio della bellissima donna che il giorno prima era stata così amorevole nel prestargli le sue cure? Aveva sentito tutto mentre si stava addormentando, lei gli aveva consigliato  di essere più gentile. Lo stava facendo!
 
 
– Senti Eddy … quando Lady Barbra si alzerà e vorrà accudire i suoi piccioni, dalle una mano, mantieni pulita la gabbia. Per oggi dedicati solo a questo. Ora chiamami Fox, digli che si porti la spada, sono le sei passate, prima che piova mi voglio sgranchire con un buon allenamento. 
 
- Sissignore! – Rispose il ragazzo scattando velocemente sottocoperta a cercare Jefferson.
 
 
Tutti gli uomini erano al loro posto. Dave aveva sostituito Brontolo al timone e questi riposava in branda dopo il suo turno, gli altri si occupavano del sartiame, regolando le vele secondo gli ordini del capitano, passati al Nostromo Spugna, per meglio sfruttare la potenza del vento.
 
 Jefferson era pronto sul ponte per allenarsi con Jones, era sempre viva in lui la speranza di batterlo prima o poi, ma ancora, nonostante la sua proverbiale furbizia da “Volpe”, non era riuscito a trovare un punto debole in quell’uomo.
 
I due pirati si fronteggiarono con le armi in pugno, Jefferson, invitato con un gesto di Jones, fatto con il braccio uncinato, attaccò per primo.
 
 
 
Emma si era alzata presto come suo solito. Aveva bisogno della quantità di tempo necessaria per sistemare i suoi lunghi capelli biondi sotto quelli neri della parrucca; non doveva notarsi assolutamente nulla, ancora non era tempo di rivelare la sua identità a Killian, ma sperava di poterlo fare presto. Appena pronta decise di uscire sul ponte e dedicarsi ai suoi amati piccioni, sarebbe stata la routine mattutina di quel viaggio. Aveva notato subito, dal finestrino del suo alloggio, che il tempo stava ingrigendo e presto sarebbe arrivato il temporale. Uscì dalla stanza chiudendo a chiave la porta.
 
 Mentre si accostava al ponte sentì il clangore di spade giungere da quella direzione, si incuriosì e quasi nascondendosi per non essere vista, volle guardare cosa stava succedendo. Killian e Fox si stavano battendo sul ponte. Provò una punta di invidia, a quell’ora di solito faceva lo stesso con August. Era partita da un paio di giorni e sentiva già la mancanza dei suoi familiari.
 
 I due uomini erano veramente bravi. Killian, giudicò, addirittura eccellente. Con i suoi pantaloni in pelle nera ed il pesante pastrano, si muoveva con elegante agilità. Ruotando su se stesso, parando i colpi dell’avversario, difendendosi ed attaccando. Emma pensò che il suo stile fosse veramente impeccabile, ricordò che gli avevano detto di lui che era il primo del suo corso ed un abile spadaccino. Poteva confermare di persona che era vero! All’improvviso le venne un’idea e velocemente tornò alla sua stanza per uscirne poco dopo e dirigersi verso il ponte con la scusa di accudire i piccioni.
 
Appena la videro Killian e Fox fermarono il combattimento e ambedue con un accenno di inchino le diedero il buon giorno.
 
– My Lady, arriverà un bel temporale tra un paio d’ore, vi consiglio, per evitare il mal di mare di restare a letto.
 
– Non sono abituata a stare troppo nel letto Capitano!
 
 – Beh io vi ci farei stare abbastanza Tesoro! Prendetelo come un ordine del Capitano per la vostra salute, visto che non solo mi preoccupa la salute dei miei uomini ma anche dei passeggeri! Quindi per una volta chiudete la vostra deliziosa boccuccia e obbedite!
 
Emma  gli diede le spalle fingendosi sdegnata per la sua solita arroganza. Sapeva in realtà che aveva ragione. Ma era più forte di lei non dargliela vinta.
 
Trovò Eddy vicino alla gabbia dei suoi volatili, intento a pulire la base della gabbia dai loro escrementi notturni. Lo salutò cordialmente chiedendogli come stesse.
 
Killian aveva ripreso il suo allenamento con Jefferson, lo vide guardando al di sopra della spalla del ragazzo che si poneva tra lei e la scena del combattimento.  Emma notò che il ragazzo dai capelli ricciuti e rossi era molto magro e allampanato. Aveva un bel viso, il naso leggermente aquilino e dei begli occhi di un raro grigio scuro. Sarebbe diventato uno splendido uomo un giorno, Killian ne sarebbe stato orgoglioso. Chiese al ragazzo di mostrargli gli occhi, per vedere dal bianco ingiallito della sclera, come andasse l’intossicazione al fegato. Il ragazzo si sporse verso di lei, chinando leggermente la testa e lei gli prese il viso tra le mani, abbassandogli le palpebre inferiori con i pollici, per scrutare meglio la sclera.
 
Killian continuava a schivare i colpi di Jefferson alternando affondi, ma con la coda dell’occhio non perdeva i movimenti della donna. Notò qualcosa di strano. Il ragazzo così vicino a lei, nascosta in parte dal corpo del giovane, la testa del ragazzo che si chinava verso la donna, un movimento delle braccia di lei che si alzavano verso il viso di Eddy.
 
 Cooosa! Si stavano baciando?! Killian perse un battito del cuore all’idea. L’attimo di distrazione consentì a Jefferson di sferrare un colpo orizzontale verso il torace del suo Capitano che grazie ai riflessi felini di cui era dotato, all’ultimo momento, con un veloce movimento all’indietro riuscì ad evitare di essere ferito in modo letale, il movimento all’indietro gli fece comunque perdere l’equilibrio. Emma in linea d’aria con la scena che si stava verificando, mentre controllava gli occhi del giovane, vide la spada di Jefferson arrivare verso Killian nel momento in cui questi, in una frazione di secondo si era voltato verso di lei ed Eddy. Spaventata lasciò il ragazzo balzando verso il Capitano gridando il suo nome
 
 – Killian!
 
In una manciata di secondi fu su di lui, che stava poggiando i gomiti a terra per rialzarsi. Le mani di lei corsero prima al suo viso, guardandolo negli occhi azzurri sorpresi, poi gli toccarono il torace, tastandolo e cercando fuoriuscite ematiche
 
– Cosa ti sei fatto? Sei ferito?
 
Gli chiese in tono concitato dandogli inconsapevolmente del tu. Si era inginocchiata accanto a lui e con il volto deformato dalla preoccupazione lo vide rivolgerle il suo solito sorriso ironico, compiaciuto dell’interesse che Barbra stava mostrando nei suoi confronti.
 
 - My Lady vi state preoccupando per me? Lo so, lo so, non potete vivere senza di me! Tranquilla tesoro, non vi lascerò così facilmente, sono bravo a sopravvivere e poi Fox è una schiappa!
 
Emma ritrovò il suo altero contegno. La faceva infuriare quando la prendeva in giro.
 
 - Mi sono preoccupata per voi come per chiunque altro fosse stato al vostro posto, comunque vi è andata bene, cosa che non si può dire del vostro panciotto.
 
Il panciotto di pelle di Jones era lacerato. Quella pelle nera aveva protetto le carni del Capitano. Effettivamente, come notò silenziosamente Killian gli era andata bene, era stato un colpo che poteva rivelarsi fatale.
 
 – In parte è colpa vostra Barbra!
 
- Coome?!
 
– Voi mi distraete quando siete qui intorno. E poi cosa diavolo stavate combinando con Eddy?
 
 – Con Eddy? E cosa accidenti dovrei combinare con Eddy secondo voi?
 
 – Gli stavate regalando le vostre effusioni …
 
- Le mie effusioni? Hook, ci vedete doppio o siete impazzito?!
 
– Beh! Avevate un atteggiamento intimo con lui …
 
- Mmm … un atteggiamento intimo dite? … Siete per caso geloso … Capitano?
 
 
Killian sembrò non sapere dove guardare e portò l’indice verso la guancia fino a sfiorarsi il lobo dell’orecchio. Si! Imbarazzato e geloso, decretò tra sé Emma.
 
– Visto che non potete vivere senza di me – gli rifece il verso – e non voglio farvi soffrire, vi confesso che stavo guardando i suoi occhi per vedere a che punto fosse la sua intossicazione e debbo dire che dovrà prendere un’altra tazza di tisana oggi, quindi preparatevi a non vedervelo in giro per il resto del giorno, sciocco che non siete altro! Ve la darei io una lezione con la spada ora!
 
Il Capitano scoppiò in una sonora risata, soprattutto per non perdere la faccia con i suoi uomini che stavano guardando la scena. Erano sempre interessanti quei due! Pensò Jefferson.
 
 – Una lezione con la spada Barbra? Se volete provare la mia … spada vi assicuro che per me è un piacere!
 
Rise di nuovo voltandosi verso i suoi uomini con il sopracciglio alzato e allargando le braccia. La ciurma presente rise a sua volta. Emma strinse le labbra e i denti, con vera indignazione questa volta e tuonò verso Fox:
 
– Jefferson la vostra spada per favore!
 
Il pirata esitò un attimo, veramente Lady Barbra aveva intenzione di battersi con Killian? Non sapeva a cosa andava incontro quella donna!
Killian la vide decisa.
 
– My Lady, non mi batto con le donne a duello! Preferisco altri combattimenti e di solito in posizione orizzontale, quindi … smettetela!
 
– Avete paura di una donna Capitano o di perdere la vostra dignità di Pirata?
 
– Barbra smettetela di sfidarmi, siete già stata avvisata ieri! Non approfittate della mia pazienza, non ne ho molta! E poi … cosa vorreste combinare con quella gonna svolazzante?! Vi prego, ve lo dico gentilmente, tornate nel vostro alloggio, chiudete la bocca e mettetevi a letto.
 
– Se per voi il problema è la mia gonna, posso toglierla e vi ho detto che non ho intenzione di mettermi a letto.
 
Alla dichiarazione di togliersi la gonna i pirati presenti interruppero completamente quello che stavano facendo accostandosi interessati.
 
Killian guardò di sottecchi i suoi uomini e, con sguardo preoccupato, si accostò alla donna, abbassando la voce e dicendole quasi sulle labbra, fissandola negli occhi.
 
 – Barbra, non siamo soli a bordo … sarei più che felice se vi toglieste quella maledetta gonna per me, ma ci sono uomini qua intorno dei cui comportamenti non posso garantire, se volete mostrare le vostre grazie.
 
Emma si sciolse il foulard rosso a ricami blu che portava sui fianchi e lo allacciò strettamente intorno alla testa, come una bandana. Poi sotto gli occhi sbarrati di Killian si accinse a sciogliere il laccio che teneva arricciata la sua gonna blu, intorno alla vita. Vide Killian che le si parava davanti quasi a proteggerla alla vista dei pirati, mentre con la mano le faceva cenno di non farlo.
 
Gli uomini della ciurma allungarono il collo per vedere oltre il loro Capitano.  La gonna cadde inevitabilmente ai piedi di Emma, mostrando le sue snelle e tornite gambe inguainate in un paio di aderenti pantaloni da cavallerizza e morbidi stivali di pelle. Senza scomporsi più di tanto, di fronte ad un Killian rimasto a bocca aperta, uscì con una gamba dalla gonna che già giaceva a terra e con l’altra gamba la scalciò all’indietro.
 
– Jefferson! La spada!
 
Il pirata, divertito, le lanciò la spada, mentre il suo Capitano lo fulminò con lo sguardo. - Vediamo dove arrivano questi due -  pensò Jefferson con sguardo furbo.
 
Killian emise un sospiro, raccolse la spada svogliatamente e guardandola accigliato le disse:
 
- Se proprio insistete Barbra! Ma l’avrete voluto voi.
 
Iniziarono a soppesarsi, camminando in circolo continuando a fronteggiarsi. Emma attaccò per prima e Killian si difese. In breve il duello iniziò ad appassionare entrambe.
 
– Avete stile Barbra! Mi chiedo chi vi ha insegnato a duellare, ma sono sicuro che si tratta di qualcuno che è stato addestrato nell’esercito scozzese, riconosco in voi le movenze tipiche ..
 
– Non sono affari vostri Capitano …
 
La risposta irritò l’uomo che decise di porre fine al duello dandole una lezione di disciplina. In poche mosse la portò ad indietreggiare verso delle casse di viveri, poggiate su un lato del ponte. Emma si ritrovò con il busto disteso su una cassa, mentre Hook le premava sul bacino con il suo, la catena che portava al collo con i due ciondoli, sfiorava la porzione di seno che s’intravedeva dalla scollatura del corsetto di Emma, mentre con la spada, incastrata quasi all’elsa di quella dell’avversaria, la schiacciava portandole indietro il braccio in modo innaturale per poterla disarmare. Emma resse l’elsa con ambedue le mani, stringendo i denti. Occhi negli occhi continuarono quella specie di braccio di ferro. Killian sapeva di averla sopraffatta e iniziò a sorridere. Emma vide un secondo di rilassamento nell’uomo per la sicurezza d’averla in pugno e con un improvviso colpo di reni, scivolò con il bacino sfuggendogli e rovesciando la situazione. Il movimento improvviso e la sorpresa destabilizzarono Killian fascendogli perdere l’equilibrio, cadendo all’indietro, istintivamente Emma lasciò la spada per afferrarlo con le braccia intorno alla vita ed impedirgli di battere con la testa sulla cassa.
 
– Attento!
 
Killian l’abbracciò a sua volta ridendo:
 
- Era ora che finiste tra le mie braccia Barbra …
 
Si sentì improvvisamente Brontolo che gridando suggeriva al capitano:
 
- Mostrale chi porta i pantaloni Capo!
 
Con quell’incoraggiamento Killian, che ancora la teneva tra le braccia, la strinse più forte, lei cercò di divincolarsi furiosa ma lui le tolse il respiro, chiudendole finalmente la bocca con un bacio appassionato e rovente. La rabbia montò ancora di più in Emma che rispose al bacio dandogli un morso al labbro inferiore. Killian sciolse la presa portandosi la mano al labbro.
 
– Siete una gatta selvatica ma con me non la spunterete!
 
L’ afferrò per l’avambraccio sinistro e l’attirò con forza a se, con il braccio uncinato le circondò il torace bloccandole il braccio destro. La reclinò all’indietro e la baciò più profondamente di prima, incurante del dolore al labbro e assaporando il sapore dolce della sua bocca che si mescolava a quello ferroso del  proprio sangue. Questa volta la donna rispose al bacio, carezzando la lingua dell’uomo con la propria. Killian la ritirò su e con i corpi che aderivano l’uno all’altro si scambiarono un lungo bacio che fece emettere più di un fischio agli spettatori.
 
– E poi chiami me Fox, Capitano! Dovevate fare tanta scena per arrivarci?!
 
Pensò tra se Jefferson mentre un largo sorriso gli compariva sul volto. Si accostò ad Anton e Steve
 
– Ve la sentite di scommettere?
 
– Su cosa? – Rispose Anton “Il prete”
 
 – 5 dobloni d’oro che entro oggi il nostro Killian la porta a letto?
 
Anton si fece il segno della croce e replicò
 
– Ci sto! Ma dico 3  giorni!
 
Si accostò anche Spugna che continuava a guardare i due avvinghiati sul ponte.
 
Si stavano staccando, Killian ancora teneva la donna stretta a sé e  accostò la fronte a quella di lei, era stato emozionante, eccitante, gli aveva messo il fuoco nelle vene, sentiva il cuore in petto scoppiare pieno di lei, si sentiva vivo come non si sentiva da anni, voleva dirglielo e sospirò sulle sue labbra:
 
- E’ stato …
 
 - Da non ripetere.
 
 Finì la frase Emma staccandosi completamente da lui ed assestandogli un micidiale pugno alla mandibola. Killian andò lungo per terra.
Spugna rivolto a Jefferson:
 
- Ne scommetto 7 che non la spunta! Quella non è come le altre …
 
 
Emma con un sorrisino sul volto si voltò, raccolse la sua gonna, prese le chiavi e si diresse verso la sua cabina. Era meglio che quei pirati, non solo Killian, non si facessero l’idea che fosse facile averla vinta su di lei e approfittarne. Avevano visto il suo lato umano e accudente con Eddy, ora sapevano che non era una donnicciola indifesa, le avrebbero portato rispetto.
 
Killian ancora a terra, si poggiò al braccio uncinato, guardò verso la figura della donna che si allontanava con un lieve ancheggiare, si passò la mano alla mandibola dolorante e ammise tra sé:
 
– Non le stanno per niente male i pantaloni, le si addicono parecchio!
 
Si rialzò deciso ad avere anche questa volta l’ultima parola. Con pochi passi la raggiunse, la fece voltare prendendola per il braccio destro con l’uncino, si abbassò, la prese per i fianchi e se la caricò in spalla. Lei si dimenò nuovamente cercando di calciarlo e prendendolo a pugni sulla schiena, lanciando maledizioni. Killian le aveva bloccato le gambe con le braccia. La portò fino alla porta della cabina, la mise a terrà e le si avvicinò con il corpo, tenendola schiacciata alla parete di legno:
 
 - Non vi azzardate a baciarmi di nuovo! – Disse Lei a denti stretti
 
– Mi pare che avete partecipato la seconda volta che l’ho fatto. Mi scuso per il primo, ma avevate bisogno di una lezione, per il secondo è stato un reciproco piacere … se non sbaglio!
 
– Il piacere è stato tutto vostro, era un modo per distrarvi, non ci riprovate più a prendervi certe licenze con me.
 
– Siete una bugiarda matricolata, so che se lo facessi adesso, di nuovo, vi piacerebbe e mi piacerebbe più di prima, ma non vi illudete, ora ho altre priorità.
 
– Che priorità?
 
Velocemente Killian le tolse la chiave dalla mano sinistra. Aprì la porta, tenendola ancora premuta tra il proprio corpo e la parete, dopodiché la spinse dolcemente verso l’interno e altrettanto dolcemente le disse:
- Amore, adesso mettetevi sul letto, sarà meglio, lo sapete anche voi, sta per piovere ed il mare si sta ingrossando.
Le lanciò un bacio con la mano e chiuse la porta dietro di sé chiudendola a chiave. Restò un attimo a guardare la porta, poi si abbassò, infilò la chiave sotto di essa. Emma vide la chiave spinta verso l’intermo, la prese, sorridendo la portò al petto e si allungò sul suo letto.
 
Iniziava a piovere Killian doveva essere sul ponte, con quel tempo era lui a dirigere il timone. Gridò gli ordini alla ciurma. Chiamò Eddy e gli disse di andare da Lady Barbra per farsi dare un’altra tisana e poi mettersi a riposo nella sua cuccia.
 
– Ragazzi mi dovete 5 dobloni d’oro a testa, ve l’avevo detto che la portava a letto entro la giornata!
Anton, Steve e Spugna diedero un’occhiataccia a Fox, li aveva fregati anche questa volta.
 
Angolo dell’autrice
 
Il viaggio continua e siamo solo all’inizio …
Vi siete emozionati con i nostri Killian ed Emma? Fatemi sapere.
Recensite, recensite. Aspetto i vostri commenti, positivi o negativi. Grazie alle amiche che seguono e che sanno lasciare preziosi consigli.
Spero di postare il prossimo capitolo per Natale. Sarà il mio modo per esservi vicina e augurarvi tanto amore e serenità.
Un Bacio a tutti
Lady Lara
 

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Capitolo 10
*** Come la fiamma e la falena ***


X Capitolo
 
Come la fiamma e la falena
 
Glasgow 1723
Succursale del Comando della Regia Marina Inglese in Scozia.
Il soldato spronava ferocemente il suo cavallo con gli speroni, mentre il mantello che copriva le sue spalle volava nel vento autunnale di una rigida giornata scozzese. Era un tipico soldato inglese con la divisa composta dall’inconfondibile giacca rossa, pantaloni bianchi aderenti, stivali impolverati e tricorno in testa.  Da giorni viaggiava per portare al Comando della Regia Marina Militare Inglese a Glasgow una missiva del Comandante in Capo, il Commodoro inglese Lord Jeff Thatcher. Aveva dormito pochissime ore in quei giorni di viaggio ed agognava il momento di buttarsi su un qualsiasi pagliericcio che gli avrebbero messo a disposizione nella caserma del Comando scozzese, prima di ripartire con una risposta per il Commodoro.
 
 
Erano le 9 del mattino e già da due ore l’Ammiraglio Jamie Framer, figlio del Barone Sam Framer di Heughan, era alla sua scrivania che discuteva con il suo secondo, il Capitano Bill O’Brien.
 
– Bill! Siamo stati presi in giro abbastanza in questi ultimi sei anni. Le perdite militari e civili sono state troppe per essere state causate da una sola nave pirata. Il Comando generale non vuole solo risposte, ma certezze. Questa Jolly Roger è come un fantasma, compare nella nebbia, attacca, saccheggia mercantili inglesi e affonda le navi della Regia Marina. All’inizio pensavamo fossero semplici pirati, avidi di oro e armi, invece fanno sparire in men che non si dica le granaglie che ci arrivano dalle Colonie d’ America. La cosa strana è che sul mercato nero non arriva nulla della refurtiva. Tutti si chiedono dove finisca il cibo. Io ormai ho la mia opinione, ma non oso rivelarla.
 
– Pensi  quello che penso io Ammiraglio?
 
– Dimmi!
 
– Non vorrei passare per un insubordinato, ma le poche testimonianze raccolte parlano di un Capitano dall’accento irlandese. L’ultimo avvistamento della Jolly Roger è avvenuto circa tre anni fa all’isola di Arran.
 
- Si praticamente sotto casa, sembra maggiormente una burla da parte di questo capitano pirata, che dimostra di avere capacità fuori dal comune, oltre che un fegato non indifferente, se viene a sfidarci così vicino!
 
– Ammiraglio anche io sono di origini irlandesi e come te, sono a conoscenza di cosa sta succedendo in Irlanda, come nella tua Scozia, anche se da anni non metto piede nella mia patria.
 
 – Vai avanti O’Brien!
 
 - Jamie … Pensi anche tu che quest’uomo si stia comportando da semplice partigiano e rifornisca la sua patria affamata con le granaglie dirette in Inghilterra?
 
– Ti rispondo da scozzese a irlandese Bill. Poiché non potremmo parlare in altri termini da Ammiraglio e Capitano della Regia Marina Inglese. Noi due siamo privilegiati, appoggiando l’Inghilterra, che ha dominato i nostri rispettivi paesi, abbiamo mantenuto i nostri titoli e i nostri privilegi, ma non possiamo dimenticare che il dominio di un popolo su un altro è insopportabile quando il dominante fa solo il proprio interesse. Se gli Stuart avessero potuto comandare, ma la storia come sai li ha fino ad ora gabbati, le sorti della mia amata Scozia e della tua Irlanda, sarebbero ora diverse. È ovvio che mentre noi due siamo al caldo delle nostre posizioni, ci sono uomini, anzi, dico “Veri Uomini” che combattono i soprusi dell’Inghilterra attraverso la pirateria per mare e attentati e imboscate per terra. Quindi la risposta è affermativa Bill, la penso come te.
Il popolo Scozzese, nonostante l’apparente pace con l’Inghilterra, non ha dimenticato e non dimenticherà mai,  il sangue versato dai nostri Clan per mantenere l’indipendenza e, alla prima occasione, gli Highlanders insorgeranno, poiché in tutti gli scozzesi ancora risuona il grido di libertà lanciato da William Wollace 400 anni fa. È nel nostro animo e nel nostro sangue. Quello sarà il momento di decidere quale sarà la cosa giusta da fare e detto tra me e te, so quale sarà il mio dovere.
 
O’Bian non rispose, anche lui sapeva da che parte sarebbe stato e quale era il suo dovere, ma non poteva confidarlo al suo Ammiraglio, poiché non sapeva di preciso quali erano i suoi intenti e le ultime parole che aveva detto potevano essere interpretate in modo ambivalente, preferì tacere e guardò intensamente quel giovane uomo che a 29 anni d’età era già stato nominato Ammiraglio della flotta distaccata a Glasgow. Era un uomo dal fisico imponente, robusto e molto muscoloso, rosso di capelli,  portati lunghi sul collo e ricci. Incorniciavano un viso dalla mandibola squadrata e il mento appuntito, con un naso leggermente aquilino e due profondi occhi verdi. Non amava portare la barba e si rasava tutte le mattine. Qualsiasi donna lo avrebbe definito “molto attraente”.
 
Il discorso privato fu interrotto improvvisamente dal bussare alla porta del Caporale Wills.
 
– Ammiraglio, un messo da Londra chiede di vederla urgentemente!
 
– Fallo entrare caporale!
 
Il soldato entrò, fece il saluto militare e rimase sull’attenti fino alla disposizione del riposo data dall’Ammiraglio.
 
– Parlate liberamente soldato. Che novità portate da Londra?
 
– Signore ho un dispaccio per voi dal Commodoro Lord Jeff Thatcher, me lo ha consegnato di persona dicendomi di metterlo nelle vostre mani e attendere una vostra risposta.
 
– Bene! Consegnatemelo e andate in caserma a farvi assegnare una branda, vi riposerete e quando sarete chiamato ripartirete con la mia risposta.
 
Il soldato salutò, girò sui tacchi e lascio i due ufficiali con il dispaccio.
 
 Sir Jamie Framer lesse in silenzio, il suo viso era una maschera dura, l’espressione accigliata. Ad un tratto disse:
 
 - Bill! Ti ricordi del Tenente Killian Jones!
 
– Come potrei non ricordarmi di lui Jamie! Eravamo tutti e tre dello stesso corso e lui era sempre il primo in ogni disciplina. Ricordo che partì per il Maine con il Comandante Liam Jones suo fratello, circa nove anni fa, a bordo della migliore nave militare della Regia Marina Inglese, Il Gioiello del Reame, ma sono spariti nel nulla, non sono più tornati. Erano due uomini eccellenti, Liam era stato anche nostro istruttore. Si saranno imbattuti in una tempesta dell’Atlantico, le correnti sono molto potenti da quelle parti, non ce l’hanno fatta.
 
– Ho sempre creduto la stessa cosa. Killian era una faccia da schiaffi, ma non mi sarei mai aspettato di leggere di lui in questo dispaccio!
 
– Coosa?! 
 
–  Ascolta qui!  “In seguito alla denuncia del Duca Rumbl Mc Cassidy, collaboratore, informatore e amico personale di Re Guglielmo III D’Orange, si è finalmente resa nota l’identità del Capitano pirata al comando del  vascello Jolly Roger. Dalle informazioni del Duca risulta che la Jolly Roger sia approdata in diverse occasioni presso la costa dell’isola di Arran, suo dominio, il pirata, che si fa chiamare Captain Hook in seguito all’amputazione della mano sinistra, altro non è che l’ex Tenente della Regia Marina Militare Inglese Killian Jones, impadronitosi della nave capitanata da suo fratello Liam Jones, in seguito all’ammutinamento e all’uccisione del suo stesso fratello”.
 
Mentre l’ammiraglio leggeva O’ Brian trasecolava. Come era possibile? Jones non era quel tipo d’uomo! Almeno non il Killian Jones che lui ricordava. Che diavolo era successo?
 
– Jamie, credi che sia possibile? Conosci anche tu Killian e conosciamo anche il Duca, “Il Macellaio”, come è stato soprannominato. Non lo considero un uomo credibile, è scappato dopo l’accusa di stregoneria e ora vuole ingraziarsi i favori del re sputando veleno su Jones?
 
– Lo so Bill! Voglio vederci chiaro in questa faccenda. Forse non è tutto vero quello che ha detto il Duca, ma Jones è irlandese e ricordo quanto fosse idealista, generoso, altruista e maledettamente in gamba. Non sono mai riuscito ad eguagliarlo nonostante la mia prestanza fisica fosse maggiore della sua. Ebbene Bill! Il profilo caratteriale di Jones potrebbe corrispondere perfettamente all’idea che ci siamo ambedue fatti del Capitano della Jolly Roger.
 
– Che intendi fare amico mio?
 
– Per cominciare scrivere al Commodoro che i suoi ordini saranno eseguiti al più presto!
 
 – Quali sono gli ordini?
 
 – Catturare Killian Jones vivo o morto! Il Re ha stabilito anche una taglia sulla sua testa. Dobbiamo trovarlo prima di chiunque altro.
 
L’Ammiraglio chiese al Capitano O’Brian di lasciarlo solo, doveva preparare la risposta per il Commodoro e organizzare le ricerche, presto il soldato che stava riposando in branda sarebbe dovuto ripartire.
 
 
Glasgow Marzo 1726
 
Tra le tende chiuse della finestra filtrava un raggio di luce che annunciava l’arrivo del mattino. Jamie aprì gli occhi, completamente sveglio, erano passati tre anni da quel dispaccio. Tre anni di ricerche, ma la Jolly Roger era rimasta un fantasma. Scostò le lenzuola e scopri il suo corpo nudo. Si alzò e si diresse ad aprire le tende. Il sole contornò di luce dorata il profilo del suo corpo statuario, si stiracchiò gli arti superiori, producendo un guizzo nei  possenti muscoli dorsali. Erano le sei del mattino, aveva dormito più di quanto avrebbe voluto, ma quella era stata una notte intensa.
 
– Jamie … amore…
 
La voce assonnata, di sua moglie Clairette, lo riportò a letto reclamandolo. La donna giaceva supina  porgendo le braccia aperte verso di lui, intenzionata ad accoglierlo per un amplesso mattutino. Jamie scoprì il suo corpo snello, accarezzò il rigonfio del suo ventre che a cinque mesi di gravidanza era ormai evidente e poi lo baciò al di sopra dell’ombelico. Il feto si mosse a quel tocco, suscitando una forte emozione nell’uomo. Sarebbe diventato padre per la prima volta in vita sua e non sarebbe stato lì con sua moglie quando sarebbe successo. Clairette gli accarezzò i pettorali ben sviluppati, scendendo verso l’addome e l’inguine, dove il riflesso post sonno gli regalava un virile turgore spontaneo. L’appetito della moglie era aumentato con la gravidanza in modo direttamente proporzionale a quello sessuale, già in lei accentuato per la passionalità del carattere.  Avevano sempre avuto un grande affiatamento e Clairette sembrava fare magie con le sue mani e non solo con quelle, anche se una buona parte era dovuta alla fortissima attrazione fisica che l’uomo esercitava su di lei.
 
– Amore! Sei sicura che non facciamo male al piccolo?
 
– Stai tranquillo caro! È forte come suo padre! Capirà se sua madre vuole tenerlo ancora un po’ dentro di sé prima che parta nuovamente per mare.
 
 – Perdonami Clairette, ma dopo questi tre anni di ricerca finalmente abbiamo avuto notizie di Hook. È stato incrociato sulla rotta per la Nuova Scozia pochi giorni fa. Dobbiamo inseguirlo, ho avuto appena il tempo di armare la nave ammiraglia e alle dieci di questa mattina salperemo dal porto di Glasgow. 
 
- Alle dieci …  C’è tempo … Stai ancora con me Jamie …
Non se lo fece ripetere, la baciò appassionatamente, poi con delicatezza la fece posizionare sopra di sé e lasciò che Clairette gestisse a suo piacere, mentre le loro mani si percorrevano reciprocamente nel calore dei loro corpi uniti.
 
 
Non ebbe il tempo di fare colazione, lasciò sua moglie al caldo del loro talamo, indossò la divisa con giacca blu e alamari dorati. Le mostrine dei gradi di Ammiraglio brillavano sulle sue ampie spalle. Si calcò sul capo il tricorno bordato di piume bianche, un ultimo bacio a Clairette, che ancora nuda si aggrappò al suo collo come per non volerlo più lasciare andar via e scese in strada, fuori dal suo palazzo cittadino, dove la carrozza a due cavalli lo attendeva con a bordo il suo fidato compagno e amico Bill O’Brien.
 
Si scambiarono il saluto militare, ma per il resto del tragitto non proferirono parola, entrambe presi dalle preoccupazioni del viaggio che avrebbero intrapreso da lì ad un paio d’ore.
 
L’Ammiraglio aveva molti ricordi di Killian Jones e pensava tra sé:
 
 - Quante volte ci siamo battuti io e te Jones. Quante volte mi hai sconfitto.  Eri già tenente quando ci siamo incontrati la prima volta, con le tue capacità ora saresti stato al posto del Commodoro Thacher, invece sei solo una preda e io sarò il tuo cacciatore. Giuro che ti troverò Jones e allora vedremo questa volta chi di noi due avrà la vittoria.
 
Guardava attraverso il finestrino  della carrozza, con sguardo fiero e determinato, il mare all’orizzonte, tutto era pronto per quella missione. Ancora si chiese:
 
- Dove sei Jones?
 
 
 
22 Maggio 1726
 
Il Capitano Killian Jones, meglio conosciuto con il soprannome di Captain Hook, era al timone della sua nave pirata. Il temporale imperversava, come aveva previsto ed il mare si era ingrossato al limite dei suoi pronostici. Aveva lasciato la sua passeggera chiusa in camera, ma aveva preferito restituirle le chiavi per non farla sentire una prigioniera.
 
 Quella donna aveva un effetto sconvolgente su di lui. Lo stuzzicava, lo eccitava, lo faceva sognare, lo emozionava e … lo indisponeva come mai nessuna. Era così caparbia che non si spiegava cosa le passasse per la testa. Si, quello effettivamente era un bel mistero per lui, cosa pensassero in generale le donne e quella in particolare. A volte la leggeva come un libro aperto, altre volte quel libro si chiudeva improvvisamente, lasciandolo con la curiosità di vedere cosa altro celavano quelle interessanti pagine.
 
L’acqua continuava a cadere a catinelle, aggiunta a onde spumeggianti che ricadevano sul ponte per poi correre ed allontanarsi, con la schiuma bianca che lasciava bollicine sul tavolato della Jolly Roger. Era necessaria  non solo attenzione in quello che faceva con il timone, ma anche una consistente forza muscolare. I suoi capelli fradici ormai erano attaccati alla fronte e i rigagnoli disegnati sulla sua pelle, dallo scorrere della pioggia, colando dal collo, finivano dentro la camicia nera. Giusto le spalle e le gambe restavano asciutte grazie alla pelle degli abiti che indossava, ma presto anche quella avrebbe assorbito l’umidità. Vide improvvisamente il movimento svolazzante di un mantello nero. Nooh! Non era possibile! Era tornata di nuovo sul ponte?!
 
Lady Barbra avanzava verso di lui incurante della pioggia, indossando i suoi pantaloni con stivali ed il mantello con il cappuccio calato sulla testa.
 
– My Lady non portate un panno cerato addosso, vi inzupperete come un pulcino. Possibile che siate più cocciuta di un mulo?!
 
 - Ero preoccupata per i miei piccioni, non sono mai stati in mare prima d’ora e questa pioggia li può danneggiare, sono venuta a vedere se il telo regge bene sulla gabbia.
 
– Tesoro, ho pensato io ai vostri amati volatili, sono al sicuro, statene tranquilla e ora andate al sicuro anche voi … per favore!
 
– Chi vi dice che io non mi senta altrettanto al sicuro qui?
 
Cosa voleva dire? Jones se lo chiese sorpreso. Era un modo per dire implicitamente che stare lì con lui le dava sicurezza? Era così? Killian sentì un calore partire all’altezza del cuore e spandersi nel suo ampio petto, a discapito della fredda pioggia che si insinuava lungo il suo torace. Cercò i suoi occhi per guardare nella sua anima, ma erano all’ombra del cappuccio che glieli celava. Guardò le sue labbra che accennavano un lieve sorriso, appena dischiuse ed ebbe l’impressione che le guance della giovane donna fossero pervase da un sottile rossore. Ricordò il bacio ricambiato di poco prima … Dannazione! Stava piovendo, era impegnato al timone con una certa fatica e avrebbe mollato tutto per impadronirsi di nuovo di quella dolce bocca e di quella morbida e calda lingua?
 
– My Lady tornate all’asciutto ora, non state qui a prendervi quest’acqua …
 
 Le disse con tono addolcito e affettuoso.
 
Lei si avvicinò e gli toccò l capelli bagnati, spostandogli il ciuffo verso la destra, soffermandosi sulla sua guancia per una casuale carezza
 
 – Se potete bagnarvi voi … lo posso fare anch’io …
 
Gli rispose con lo stesso tono che aveva usato lui con lei. Killian deglutì a vuoto, non poteva distogliere gli occhi dal suo viso, lei abbassò lo sguardo, con una movenza di timidezza che all’uomo intenerì maggiormente l’animo.
 
 – Mi dovete ancora una lezione sulla guida della nave … ricordate?
 
Aggiunse la donna ancora con le palpebre abbassate. Era dolcissima in quel momento! Avrebbe voluto dire una delle sue battute a doppio senso, qualcosa gli passò per la mente, ma perché spezzare la dolcezza di quel fuggevole attimo?  Era chiaro che Barbra volesse essergli vicina in quel momento. Staccò il braccio uncinato dal timone per farla accomodare davanti a lui come la sera prima, ma lei passò restando voltata verso di lui, gli occhi ancora bassi
– Il vostro panciotto lacerato…
 
La sentì sospirare
 
– Vi rendete conto di che rischio avete corso? A quest’ora potevate essere morto …
 
Sentì l’emozione nella sua voce mentre diceva l’ultima frase ed il calore nel petto sembrò diventare ancora più forte.
 
– Vi siete molto preoccupata per me tesoro, lo so, ve ne ringrazio, è da tanto che qualcuno non si preoccupa per me …
 
Lo disse con tono sommesso, non la stava prendendo in giro, era il tono che anche lei stava usando.
 
– Non sono una grande sarta, ma se volete posso rammendarvelo, in fin dei conti me la cavo meglio a ricucire la pelle che a ricamare …
 
Killian le sorrise dolcemente, ora lei lo guardava in viso sorridendo a sua volta, imprigionata tra le braccia del pirata che continuava a dirigere il timone. Emma pensò che avesse veramente un bel viso. Anche così bagnato, mentre la pioggia gli scorreva sulla pelle, le faceva battere forte il cuore. Come era riuscito quell’uomo a risvegliarlo quel cuore non aveva idea. Non voleva fidarsi di lui, pensava che non fosse diverso da Neal, ma più gli stava vicina, più lo guardava in quei magnetici occhi che ora erano blu come il mare in tempesta e più sentiva che era la persona di cui si fidava di più al mondo. Anche con il mare mosso e tempestoso il posto più sicuro era lì tra le sue braccia, aveva trovato un rifugio caldo. Lui non la stringeva a sé come la sera prima, sapeva che non se lo sarebbe permesso, non l’avrebbe neppure baciata. Era stata lei ad intimargli di non farlo più. Se ne pentì, perché lo avrebbe voluto tanto e proprio lì in quel momento, alla poca luce di quella mattina grigia, sotto gli occhi della ciurma che regolava le vele in base agli ordini del suo capitano.
 
– Barbra, tra non molto la pioggia smetterà, vedete? Già va scemando. Jefferson mi darà il cambio e andrò ad asciugarmi. Volevo dirvi alcune cose …
 
- Cosa?
 
 Chiese lei appoggiando la mano destra al suo torace per il movimento di rimbalzo della nave. Killian temette di non riuscire a dominarsi se lei continuava ad essere così vicina e a tenergli quella mano sul cuore. Le prese la mano, lentamente, con la sua e piano la spostò verso il timone, facendola voltare con le spalle a lui, lei capì che ricominciava la lezione di navigazione e assecondò i movimenti dell’uomo.
 
– Ricordate come vi ho detto ieri sera? Ora bisognerà tenere con più forza, le onde sono più potenti per la corrente …
 
- Cosa volevate dirmi Killian?
 
Da quando una donna non lo chiamava per nome? Lei dall’alba lo aveva fatto due volte quel giorno, aveva un suono melodioso detto da lei, gli ricordò il tono amorevole di sua madre quando da piccolo lo avvicinava a sé per abbracciarlo. Forse era il tono amorevole che usava anche Barbra con il suo bambino. Ma lui non era un bambino, era un uomo che desiderava ardentemente quella donna che sentiva così calda attraverso quel nero mantello, da non fargli sentire più il freddo della pioggia che continuava imperterrita a scorrergli addosso.
 
 – Volevo chiedervi scusa per il mio comportamento poco … gentile nei vostri confronti e volevo chiedervi di perdonarmi. Facciamo la pace. Vorrei che fossimo buoni amici, non voglio offendervi in nessun modo, ma ho anche bisogno che capiate i miei comportamenti con i miei uomini. Sono costretto a comportarmi con durezza. 
 
Barbra sorrise, voltandosi con la testa verso di lui, che teneva la sua chinata verso la sua destra
 
 - Cosa intendete per “Facciamo la Pace”?
 
– Il mio Swan malizioso è tornato!
 
Pensò Killian e poi aggiunse.
 
 – Sapete, conosco un’isola, non distante dalla costa Americana , dove esplorandola, anni fa, ho conosciuto una tribù di indigeni che quando vogliono ristabilire la pace e prendere accordi, si riuniscono sotto una grande tenda che chiamano Tepee e fumano una sorta di pipa, passandosela l’un l’altro e condividendo il tabacco che brucia in essa. È il rito del Calumet. Quando sono riuscito a fare amicizia con loro lo abbiamo fumato insieme, da allora quell’isola è diventata il mio rifugio. Alcuni dei miei uomini hanno preso in moglie delle donne della tribù.
 
– Anche voi avete preso moglie tra quelle donne?
 
Chiese lei con un filo di voce.
 
– No Barbra, non ho mai avuto una moglie …
 
Gli sembrò che lei emettesse un leggero sospiro di sollievo ma non volle farci caso. Continuavano intanto a guidare insieme il timone e l’aria iniziava a schiarirsi. Poi lei riprese il discorso passando al tono ironico per mascherare le proprie emozioni .
 
– Dicevate di fare la pace, avete intenzione di farmi fumare del tabacco Capitano?
 
Killian rise fragorosamente.
 
– Assolutamente no Tesoro, volevo soltanto invitarvi a cena nel mio alloggio questa sera … sempre se pensate sia il caso di accettare l’invito …
 
- Se è per farvi perdonare … penso che potrei accettare.
 
Un forte raggio di sole squarciò le nuvole proprio in quel momento, il temporale stava finendo, anche se ci sarebbero state altre brevi scrosciate i due giorni seguenti.
 
– Vedete? Accettando avete riportato il sole nel cielo e nel mio cuore Swan!
 
Ora lei si era distaccata da lui, sorridendo.
 
 – Sarà ora di farvi sostituire Capitano e di asciugarvi, io farò lo stesso. Vi andrebbe di bere una tazza di cioccolata con me dopo?
 
– Cioccolata? Non credo che ce ne sia in cambusa! Jambon sarà dispiaciuto di non potervi accontentare!
 
– Jambon ha ricevuto la mia scorta di cacao dal primo giorno che mi sono imbarcata. Vi aspetto tra un’ora nel mio alloggio.
 
– Posso portare del rum?
 
– Certamente …
 
Rispose lei guardandolo mentre faceva i primi passi per tornare in cabina, camminando all’indietro, poi si voltò lasciandolo a guardarla incantato e con la sensazione che un sentimento nuovo e profondo iniziasse a mettere radici nel calore che si era diffuso nel suo petto.
 
 
Jefferson gli aveva dato il cambio al timone, come da programma e a tempo di record si era asciugato e cambiato. Con una bottiglia di rum e due bicchieri di cristallo intagliato, in maniche di camicia, uscì dalla sua stanza per bussare alla porta affianco. Barbra rispose di entrare e lui la trovò già cambiata con indosso la gonna verde ed il corsetto rosso della prima volta che l’aveva vista, i capelli neri ancora umidi. Le due tazze di cioccolata calda fumavano in volute di vapore acqueo sulla scrivania, di fronte allo specchio da tavolo. Gli fece cenno con la mano di accomodarsi e gli offrì quella profumata bevanda. Lui volle aggiungerci del rum, mentre per lei andava bene così, come l’aveva chiesta a Jambon, con una spolverata di cannella.
 
 – Parlatemi ancora di quell’isola Killian. Avete detto che è il vostro rifugio?
 
– Ogni capitano pirata ha un posto dove sparire per il tempo necessario da far calmare le acque dopo le sue imprese !
 
– Già e voi siete naturalmente un vero pirata … Com’ è il posto?
 
 – E’ un’isola lussureggiante! Ha una splendida sorgente d’acqua che crea un laghetto, circondato dalla fitta vegetazione, lì ho costruito la mia casa. Amo nuotare in quel lago, mi rilassa e non sento la solitudine. Quando siamo lì i miei uomini preferiscono stare al villaggio con le loro compagne, la sera si riuniscono intorno al falò con la tribù, spesso ballano con gli indigeni. Sono danze tribali che hanno diversi significati, secondo la cerimonia che si svolge. Spesso vado anch’io e di solito i bambini della tribù mi corrono incontro ad accogliermi, sono colpiti dal mio uncino, nessun’ altro lo ha, per loro sono in un certo senso speciale. Molti di loro hanno imparato la nostra lingua e vogliono sentire raccontare storie. Ai più grandi ho insegnato a tirare di scherma e ora sono in grado di difendersi anche con la spada, oltre che con l’arco e le frecce come loro usanza.
 
 – Per quello penso abbiano avuto il migliore dei maestri, ho visto quanto siete abile.
 
– Anche voi siete stata una rivelazione, non solo con la spada, ma anche con quel destro micidiale che mi ha steso e … quei pantaloni … che ammetto vi stanno fin troppo bene  e che stenderebbero qualsiasi uomo della mia ciurma! 
 
  Emma rise, la sua risata cristallina indimenticabile. Ancora una volta un ricordo si mosse nella mente di Killian senza riuscire ad affacciarsi completamente.
 
– Come si chiama la vostra isola incantata Killian?
 
 – L’ho chiamata Neverland … 
 
- La vostra mania di dare un soprannome ad ogni cosa?
 
 – No, soltanto perché non è segnata su nessuna carta conosciuta e perché … nessun’altro dovrà mai arrivarci ..
 
– Eppure da come me ne avete parlato mi avete suscitato il desiderio di poterla vedere …
 
- Siete l’unica donna che porterei su quell’isola e se lo desiderate forse un giorno ci potremmo andare insieme.
 
Per Killiam sarebbe stato un sogno condividere quel paradiso con lei ma si rendeva conto che era effettivamente solo questo, un sogno. Si alzò, le porse un inchino galante ringraziandola per la cioccolata e si ripromisero di rivedersi a cena, nell’alloggio del Capitano.
 
Il resto della giornata passò con calma, sprazzi di sole si alternarono a brevi piovaschi, ma nulla di importante da richiedere l’intervento al timone da parte del Capitano.
 
 
 
Jambon, su ordine del Capitano Jones,  aveva apparecchiato elegantemente la scrivania del suo alloggio ed aveva provveduto a sfoggiare le sue capacità di master chef.
 
Quando Emma bussò alla porta Killian aprì di persona, le depose un galante bacio sulla mano destra e la condusse al tavolo, spostandole la sedia e facendola accomodare. Lei notò i sottopiatti in argento con i piatti in fine porcellana, con una tematica  floreale  di un delicato rosa antico che li bordava, due calici di cristallo, finemente intagliato e sottilissimi, erano posti di fronte ad ogni coperto. Certo per l’acqua e per il vino! Ricordò Emma, tutto veramente raffinato. Si chiese per un attimo se facessero parte del corredo del Gioiello del Reame o se erano frutto di una razzia, ma si rispose che in quella circostanza, importava poco. Killian portava un altro pastrano di pelle nera, molto elegante nella lavorazione della gorgiera e del risvolto delle maniche, un bel taglio! Ammise silenziosamente Emma, che esaltava il fisico del Capitano, evidenziandone le spalle larghe sul bacino stretto, non portava il panciotto ma una camicia pulita aperta come al solito, che lasciava intravedere parte del suo petto villoso e la sua solita catena con i ciondoli. Completato il tutto dagli immancabili pantaloni di pelle e stivali, rigorosamente in nero. Notò che si era pettinato con cura, il ciuffo ribelle era stato domato e la barba rasata il necessario per far risaltare quella che incorniciava il mento e le belle labbra carnose dell’uomo. Emma sorrise, trovandolo veramente molto attraente e sensuale.  
 
Jambon era riuscito, con i poveri ingredienti della cambusa, a mettere in mostra tutta la sua arte. Il manzo essiccato brasato al brendy era eccellente e le patate, arrostite in modo croccante, erano veramente gustose. Killian scelse un Bordeaux per accompagnare la carne e ne versò una quantità generosa nel bicchiere della donna che fece cenno che poteva bastare. Lui ebbe uno sguardo ammiccante e furbo.
 
– Avete paura di ubriacarvi e non resistere al mio fascino mia Principessa?
 
Per poco il boccone non le andò per la trachea.
 
– Ora sono anche una principessa Capitano?
 
-  Lo siete sempre ai miei occhi Tesoro, il vostro portamento fa pensare effettivamente a quello di una principessa.
 
Emma cercò di sviare il discorso, ancora non poteva rivelargli la verità, anche se non vedeva l’ora di smettere di mentirgli. Guardò alla sinistra del tavolo, all’angolo c’era lo strumento musicale a corde che l’aveva incuriosita già la prima volta che aveva messo piede sulla nave.
 
– Che strumento singolare Killian, è simile al liuto ma non ne ho mai visto uno così, ha una linea sinuosa, direi femminile e i decori dipinti sopra sono veramente molto belli …
 
L’uomo si alzò dal tavolo porgendole la mano per farla alzare e portarla verso lo strumento
 
– E’ uno strumento a corde spagnolo, si chiama chitarra. Fu il regalo che mio fratello Liam mi portò dalla sua prima missione internazionale, presso la corte di Spagna, avevo 15 anni allora e da poco avevamo perso nostra madre Helen. Liam pensò che se avessi imparato a suonarla, mi sarei sentito meno solo e mi insegnò.
 
– Parlate di vostro fratello con tenerezza, non si potrebbe mai credere a quanto si dice di voi!
 
 – Tenerezza My Lady? Io non conosco tenerezza e mi guardo bene dall’usarla, sono un capitano pirata e poi … di grazia, cosa avete sentito che non si può credere?
 
 – Si dice che vi siete ammutinato al vostro comandante, il vostro stesso fratello e lo abbiate crudelmente ucciso, non senza che lui prima riuscisse a tagliarvi la mano e poi vi siete impossessato della sua nave.
 
La reazione del Capitano fu di furiosa collera. Con il braccio uncinato la spinse alla parete, tenendovela schiacciata e con l’altra mano le afferrò il sottile collo bianco.
 
– Certamente My Lady! Questo è quello che fanno gli “sporchi” pirati come me! E voi naturalmente lo avete creduto! Si , sono un pirata, potrei strozzarvi adesso e spezzare con un gesto della mia sola mano il vostro stupendo collo da cigno.
 
Strinse la mano intorno al collo di Emma
 
– Non l’ho mai creduto in verità, non penso che voi ne sareste capace, né di uccidere vostro fratello, né di strozzarmi.
 
La presa al collo ora si era trasformata in una sensuale carezza fatta con il pollice, mentre le altre dita, si muovevano delicatamente nella parte posteriore del collo.
 
– No Barbra. Amavo mio fratello, era tutta la mia famiglia, non avrei mai potuto fare una cosa del genere.
 
Si staccò da lei e si diresse verso la finestra. Il cielo si era schiarito completamente e la luna piena calante si affacciava sull’orizzonte. Killian rattristato da funesti ricordi poggiò il braccio destro allo stipite della finestra e vi accostò la fronte
 
 - Volete conoscermi meglio Barbara? Volete sentire la mia triste storia?
 
– Se il ricordarla non vi arreca troppo dolore, si, mi piacerebbe conoscervi meglio, lo ammetto …
 
 - La mia storia è legata alla serie di soprusi che la mia patria, l’Irlanda ha subito dall’Inghilterra a causa del suo dominio.  Sono figlio del Conte Colin Flinth Jones e di sua moglie Helen, della Contea di Drogheda. Mio padre parteggiava per Re Giacomo II Stuard, il cattolico. Era periodo di rivolta, il popolo non voleva sottostare all’egida dell’Inghilterra. Nel 1689, mio fratello Liam aveva appena un anno d’età,  Guglielmo III D’Orange, protestante, dall’Olanda,  sbarcò in Irlanda per piegare i faziosi più ribelli. Purtroppo per la mia patria ci riuscì, Drogheda si battè come un leone ma furono trucidati e  Re Giacomo II fu sconfitto. Ne risultò che Guglielmo impose ben presto le Penal Laws che ebbero esito nefasto in primis sugli aristocratici irlandesi, non potevano conseguire nessuna forma di educazione, a meno che non diventassero protestanti e servissero l’Inghilterra. Fu abolita la possibilità di professare la fede cattolica, il paese fu ridotto alla povertà e alla fame. Mio padre Colin sacrificò il suo orgoglio patriottico per salvare mia madre e mio fratello. Voleva garantire un futuro a suo figlio e dovette abiurare la sua fede e dichiararsi protestante per non perdere i suoi privilegi. Per alcuni anni si trasferirono a Londra dove nacqui nove anni dopo mio fratello maggiore. Nonostante tutto nostra madre ci ha educato segretamente nella fede cattolica e in quei principi. Io e mio fratello potemmo usufruire dell’ educazione scolastica riservata al nostro rango e il Re, vista la fedeltà dimostrata da nostro padre, ci permise di tornare in Irlanda, nella nostra Contea. Trovammo famiglie dimezzate dalla carestia, dalla fame e dalle malattie. Ho visto con i miei occhi bambini che non mangiavano da giorni e madri senza più latte nei seni, con i loro piccoli morti tra le braccia. Mi sentivo piccolo e completamente impotente dinanzi a quella mostruosità che Guglielmo III aveva causato. Mio padre cercò di risollevare le sorti della nostra Contea, almeno per alleviare la fame. Mio fratello intanto si arruolò con ottimi risultati nella Regia Marina Militare Inglese. Si distinse talmente che ebbe presto il grado di Capitano e istruttore nella scuola militare. Mentre era in missione in Spagna, la sua prima missione importante, mia madre Helen morì per tubercolosi. Mio padre l’adorava, era una donna gentile, bella, aveva occhi grandi celesti ed il sorriso sempre sulle labbra, anche nei momenti peggiori era il nostro conforto. Nostro padre non resse al dolore per la sua perdita e dopo due mesi morì per un infarto. Somiglio molto a lui, ho riportato i suoi capelli ed i suoi occhi, Liam somigliava a nostra madre. Avevo 15 anni, Liam si prese cura di me e mi portò con sé a Londra dove entrai nella scuola della marina militare. Era importante impegnarmi negli studi per me, mi avrebbe garantito la preparazione necessaria per affrontare  quello che era l’ intento mio  e di mio fratello, con la fiducia del Re tornare in Irlanda, creare una scuola per i ragazzi, migliorare l’agricoltura, utilizzare conoscenze innovative. Riuscii ad essere il primo del mio corso e a 20 anni ero già Tenente. Fu allora che ci imbarcammo su “Il Gioiello del Reame” per una missione diplomatica nel Maine. Ho conosciuto i  regnanti, il principe James e sua moglie, la Principessa White Margaret. La Principessa mi colpì molto, era una donna che sprizzava bontà e aveva bellissimi occhi  verdi. Come i vostri, Barbra. Ora che ci penso, se vi guardo attentamente mi sembra di rivedere i suoi, forse è per questo che mi siete sembrata familiare quando vi ho visto la prima volta. Avete in comune qualcosa con la principessa Margaret … Fummo invitati alla festa dei 18 anni della loro figlia Emma, ma non la conobbi poiché quando si apprestava a scendere fummo richiamati alla nave per un ordine diretto del Re. Liam aveva ricevuto delle coordinate per trovare un’isola misteriosa, individuata da frati domenicani anni prima. Il Re chiedeva di esplorarla in cerca di una pianta medicinale preziosa. In realtà fu una missione suicida, la pianta era velenosa, gli indigeni la usavano per avvelenare le frecce, un terzo dei nostri uomini morì così. Dissi a mio fratello di desistere da quell’impresa, se il Re voleva quel veleno non era per fini umanitari ma per seminare morte e distruzione. Mio fratello era come mia madre, troppo buono per credere ad una simile malvagità, sosteneva che quell’arbusto spinoso potesse veramente essere usato come farmaco, un additivo da aggiungere ad altre erbe, con effetti miracolosi, così avevamo saputo. Lo provò su se stesso e morì, soffrendo atrocemente , tra le mie braccia. L’ho sepolto su quell’isola …
 
- Neverland …
 
- Si Neverland… Dopo la sua morte decisi di combattere quell’assassino di Guglielmo III. Sarei diventato un pirata e chi avesse voluto seguirmi, dei miei uomini, sarebbe stato il ben accetto. Gli ultimi rimasti sono ancora con me. Mi impossessai della nave come risarcimento, la ridipingemmo e la chiamammo Jolly Roger, come il vessillo pirata, perché quello eravamo, Pirati. Da allora abbiamo attaccato le navi Inglesi, specie i mercantili che venivano dalle Americhe, così le granaglie  diventavano cibo per il mio popolo. Nessun bambino dovrebbe soffrire la fame e morire prima di vedere l’aurora della sua vita. Non ho potuto realizzare il sogno che avevo in comune con mio fratello, ma ho fatto quello che era in mio potere per salvare degli innocenti. Questo è il pirata che sono Barbra. Giudicatemi uno sporco pirata se volete, sono abituato a sentirmi dire anche di peggio.
 
– No Killian, non vi ho mai giudicato così, penso semplicemente che voi siate un eroe. Un uomo generoso ed altruista. Un uomo capace di sacrificarsi per gli altri e più sentimentale di quanto pensa di essere, anche se non vuole sentirselo dire perché è un Capitano Pirata e i pirati non possono avere il cuore tenero.
 
Killian accostò l’indice alla guancia fino all’orecchio, abbassando leggermente il capo, il suo gesto di quando era imbarazzato, Emma ormai lo conosceva.  Era l’uomo che aveva sperato che fosse, la pensava come lei. Si convinse maggiormente che gli avrebbe rivelato tutto e che lui sarebbe stato dalla sua parte. Guardò la chitarra e le venne un pensiero tenero nei confronti dell’uomo. Decise di fargli un regalo. Prese la chitarra spagnola, ne pizzicò le corde e provò degli accordi. Si, poteva funzionare allo stesso modo del liuto. 
 
- Sapete suonarla?!
 
- So suonare il liuto …  grazie all’insistenza di mia madre …
 
- Uno strumento da nobildonna Barbra …
 
Lei lo prese per mano, mentre con la sinistra teneva la chitarra. Lo portò al tavolo, lui la guardava incuriosito.
 
– Vi va di suonarla con me Killian?
 
Gli chiese con voce dolce e suadente. Lui era sorpreso
 
 - Mi prendete in giro Barbara?
 
 – No non lo farei per questo, voglio farvi riprovare l’ emozione di non essere solo, come voleva vostro fratello con questo regalo …
 
Killian già stava provando una forte emozione, non si sarebbe mai aspettato nulla del genere in vita sua. Aveva amato suonare quello strumento, era stato un grande conforto anche dopo la perdita di Liam, ma da sette anni a quella parte non aveva più avuto la possibilità manuale di comporre gli accordi ed era rimasta a quell’angolo dimenticata finché non era arrivata quella fata che ora aveva davanti a sé. Lei lo guardava negli occhi sorridendo serenamente, convinta del suo intento. Killian guardò la bianca mano che teneva la sua, si fece trasportare dall’incantesimo che la donna stava lanciando. Scelsero una ballata che conoscevano entrambe, sarebbe stato più facile suonare quegli accordi insieme. Poggiati con il bacino alla scrivania ancora apparecchiata, Killian mise un piede sul piolo della sedia di fronte, in modo che il suo ginocchio sinistro fosse sollevato per fungere da supporto al corpo della chitarra, la giovane donna dagli occhi verdi era alla sua sinistra che eseguiva gli accordi con la mano sinistra.
 
–  Statemi più vicino Capitano, forse è meglio se passate il braccio sinistro intorno alla mia vita, riusciremo a tenere più stabilmente la chitarra, non credete?
 
Gli aveva veramente chiesto questo o nelle sue parole si poteva leggere altro?  Era un piacere per lui poterla tenere stretta a sé, lo aveva già provato quel piacere e stava rischiando di diventare una dipendenza. La avvicinò maggiormente al suo fianco e iniziarono a suonare insieme, coordinandosi così bene da sembrare che suonasse una singola persona. Quello che stavano facendo, tastando e pizzicando le corde di quello strumento musicale, sprigionava musica e sensualità. Lui, più alto di lei, poteva vedere la linea di quell’elegante collo, deliziosamente inclinato versi gli accordi e il petto che spariva nella scollatura del vestito, dove si intravedeva l’incavo dei seni. Killian, accompagnandosi con quella musica, le dedicò la ballata che avevano condiviso. La sua voce era calda e leggermente roca, aveva un bel timbro ed era molto intonata, un’altra delle doti che Emma scoprì in quell’uomo così versatile, intelligente, colto e raffinato. Killian le cantava di una principessa addormentata a causa di un incantesimo,che aveva bisogno di essere baciata per essere risvegliata da quel sonno eterno che durava già da anni. Il bacio del vero amore, datole da un principe che l’amava, l’avrebbe risvegliata. Emma sentì che quelle parole, apparentemente inconsapevolmente cantate da Killian, corrispondevano molto a lei. Quanto tempo aveva dormito, senza amore, in attesa del bacio di un principe che l’amava veramente? Ora era stata baciata e tanto le si era risvegliato nel cuore che aveva ripreso a battere.
 
Non era stato un principe a baciarla bensì un Pirata, non sapeva se lui l’amasse, anzi credeva semplicemente che vivesse una forte attrazione fisica per lei, era palpabile, ma amore, no, non credeva che lui l’amasse. Non era possibile, non l’aveva mai vista prima, non aveva conosciuto la principessa Emma, non poteva nutrire per lei quello che lei aveva sentito 12 anni prima e che con quel bacio si era risvegliato prepotentemente nel suo cuore.
 
La canzone finì e si ritrovarono così vicini a guardarsi negli occhi. Lo sguardo di Killian si perse ad esplorare ancora una volta il suo viso, a scendere lungo il collo di lei fino alla rotonda scollatura della camiciola di lino bianco inserita in un corsetto nero di velluto, poggiato su una gonna della stessa stoffa. Vide i rigonfi del suo seno e l’incavo tra essi, che si alzavano ed abbassavano al ritmo del suo respiro. Un forte desiderio di deporre un bacio in quell’incavo si impossessò della sua mente, ma sapeva cosa lei gli aveva detto, sul non prendersi più certe licenze. No, non lo avrebbe fatto, ma lei aveva creato un incantesimo così potente coinvolgendolo con la musica e restituendogli una gioia che da anni non assaporava che i suoi sentimenti erano confusi tra la gratitudine, il piacere, il desiderio  e quel sentimento nuovo nei confronti di lei che gli bruciava nel cuore, come se da un pezzo di carbone un’ultima scintilla avesse ripreso ad ardere per una folata di vento. Lei era stata quel vento, Killian ne stava prendendo consapevolezza ogni minuto di più.
Delicatamente le tolse la chitarra dalla mano sinistra, la riportò al suo angolo e tornò verso di lei.
 Lo guardava in viso con gli occhi che brillavano alla luce delle candele che illuminavano l’alloggio, ancora poggiata al bordo della scrivania apparecchiata. Le prese la mano destra.
 
 – Barbra siete veramente una fata. Ogni attimo in più che passo con voi mi incantate con la vostra magia, mi avvolgete nella vostra rete e mi portate via. Mi avete regalato questa sera la gioia di non sentirmi solo, vi ringrazio dal profondo del cuore, lasciate che io baci la vostra mano, consentitemi almeno questo.
 
Emma assentì con un lieve cenno del capo. Killian portò la mano alle labbra, mentre, vicinissimo al suo viso la guardava  negli occhi con sguardo perduto. Emma faceva lo stesso e inconsapevolmente schiuse le labbra nel momento in cui quelle di lui toccarono la sua mano. Fu tutto così immediato, lei portò la mano sinistra al suo viso carezzandogli la guancia e vagando dai suoi occhi alle sue labbra. L’istinto e l’attrazione prevalsero  in tutti e due contemporaneamente, lui lasciò la mano di Emma e la portò dietro il suo collo mentre con il braccio uncinato la afferrava strettamente in vita, attirandola a sé e annullando lo spazio tra loro, lei aveva portato le mani al suo petto e afferrandone i lembi della camicia, scese con le dita lungo il triangolo aperto su quel torace villoso, aprendogli completamente l’indumento fino alla cintura. Il bacio diventò profondo, passionale, il loro respiro più affannoso mentre si nutrivano l’uno dell’altra, assaporandosi con avidità e con la forza di un desiderio che avevano represso anche troppo lungamente. Killian la reclinò verso il tavolo, scendendo con la bocca affamata di lei sul suo mento e sul collo. Emma gettò la testa indietro e inarcò il busto avvicinandosi di più al suo torace. Killian portò la mano dal collo di lei alla spalla, spostandole la spallina del corsetto e facendo scivolare la camiciola lungo il braccio, scoprendole il seno sinistro. Scese ancora con la bocca verso quella morbida rotondità e afferrò con le labbra la gemma rosata e turgida che la sormontava. Emma sentì il contrasto tra il ruvido della sua barba, il morbido di quelle meravigliose labbra e il calore umido della sua lingua sulla pelle. La risposta del corpo della donna, che iniziò ad accarezzargli la guancia e ad infilare le dita tra i suoi capelli bruni, lo infiammò ulteriormente. Mentre con il braccio destro la sosteneva, reclinata sul tavolo, desiderando di più di lei, con l’uncino le sfiorò la spalla destra e con un gesto veloce e preciso le strappò il nastro che incrociandosi teneva chiuso il corsetto sul suo davanti. La sua camiciola squarciata ed il corsetto aperto, scoprirono completamente il petto di Emma, liberando il suo seno piccolo e sodo. Killian socchiuse gli occhi, deglutendo a quella meravigliosa vista  che aveva sognato ad occhi aperti nel loro primo incontro, ora non stava sognando e selvaggiamente le depose una serie di avidi baci su tutto il petto, assaporandola e carezzandola. La sua mano si portò sul seno sinistro che sembrava creato appositamente per inserirsi in essa alla perfezione, con le labbra si spostò verso il seno destro a suggerne il nettare del suo sapore. Emma sussultò mentre il piacere irradiato da quel tocco si rifletteva nel centro profondo dei suoi visceri, predisponendo il suo corpo ad accogliere l’uomo, anelando la totale unione tra di loro. Inarcò ancora la schiena, portando maggiormente il suo seno infiammato verso le labbra di Killian, afferrandogli la testa e accostandola di più al proprio petto. Il desiderio di Emma per Killian era forte quanto quello di lui per lei. Improvvisamente reso ancora più audace dai movimenti della compagna che erano un trasparente invito a continuare e ad andare oltre, Killian tolse il braccio dalla sua schiena, spostando la mano lungo il fianco di lei, carezzando il velluto della gonna e seguendo con la mano la linea della gamba sotto quello strato di stoffa, si abbassò per arrivare alla caviglia di lei, il movimento fece perdere parte dell’equilibrio alla donna che dovette appoggiarsi con gli avambracci e i gomiti sul tavolo, smuovendo le vettovaglie e provocando la caduta  di uno dei calici di fine cristallo. Killian spostò con l’uncino, ulteriormente, le stoviglie, incurante di quanto potesse cadere e rompersi.  Aveva raggiunto la sottile caviglia femminile di Emma e risaliva lentamente e inesorabilmente lungo la spessa seta che copriva la gamba tornita della donna che lo stava facendo ardere di desiderio. Le sollevò la gamba prendendola da dietro il ginocchio, facendola aprire maggiormente per accoglierlo. La gamba era ora intorno al suo fianco destro, mentre la mano continuava il suo viaggio oltre la giarrettiera di pizzo. Il bel profilo di Killian, stagliato contro la luce delle candele, fissava negli occhi la donna, alla ricerca di un muto consenso che gli sembrò giungere dal respiro affannoso di lei e dal convulso alzarsi e abbassarsi di quei seni che svettavano verso di lui provocanti. Il ciuffo ribelle gli ricadde nuovamente sulla fronte, velandone lo sguardo appassionato, mentre le labbra socchiuse cercarono ancora una volta quelle di lei. La mano di Killian avanzò ancora arrivando alla pelle morbida e liscia della natica vestita di una leggera lingerie setosa. Scostò gentilmente l’indumento sfiorando il calore e la morbidezza del vello che copriva l’intimità di lei. Un altro singulto di Emma gli giunse come un consenso, confermato  dal fluire tumultuoso della sorgente del suo piacere, ciò, mentre lui esplorava deliziato il turgido bocciolo solitario al centro di lei,  lo rese consapevole di quanto forte fosse il desiderio reciproco. Il corpo di Killian rispondeva all’unisono a quello di Emma, un imponente turgore virile gli rendeva difficile non andare avanti e resisterle. Sarebbe stata sua e lui le sarebbe appartenuto per sempre, si avviò con le abili dita verso il centro di lei, già pronta ad accoglierlo,  come il mare accoglieva lo scivolare di un vascello sulle sue onde. Qualcosa improvvisamente ridestò Emma da quel sogno che entrambe stavano vivendo.
 
– No Killian! No non farlo! Ti prego!
 
Non seppe cosa lo avesse ferito di più, se l’essere rifiutato o il sentire il suo nome pronunciato con quella disperazione.
- Perché amore ?…  Perché mi fai questo mio Cigno. Sei pronta per me quanto lo sono io per te, non ti accorgi di quanto ci siamo cercati e quanto abbiamo bisogno l’uno dell’altro, senti cosa mi fai tesoro …
 
Le prese la mano e la portò al suo inguine teso. Emma sapeva benissimo che si volevano con tutte le fibre del loro essere e si sarebbero appartenuti.
 
 - Amore … lascia che io ti faccia vivere il Paradiso con me, non mi allontanare … ti supplico. Hai acceso un incendio nella mia carne che solo tu potrai domare, non fuggire da me Swan …
 
La teneva nuovamente per la vita, l’aveva risollevata dal tavolo, il suo seno ora aderiva al peto nudo di lui, tra i loro corpi che stavano bruciando, il freddo della catena che Killian portava al collo, diede nuova determinazione ad Emma.
 
– Non posso Killian, non devo, sono sposata, non posso abbandonarmi a te!
 
 – Il tuo corpo non mente come le tue parole Swan, tu mi desideri e io desidero te! Ho avuto le mogli di molti uomini, per me non ha importanza!
 
Volle insistere ancora, si avventò possessivo sulla bocca schiusa di lei, catturandola ancora una volta nel vortice di un bacio appassionato. Lei questa volta si staccò puntando le braccia tra i loro toraci. Gli occhi offuscati dalle lacrime che iniziavano ad inondarli.
 
 - No, ti ho detto no!  Killian … non voglio essere per te soltanto una delle tante mogli di molti uomini …
 
Le lacrime nei suoi occhi lo ferirono più delle sue parole, più dell’essere stato rifiutato. Non era una delle tante per lui … Non riuscì a dirglielo. La disperazione per ciò che gli veniva negato, con la consapevolezza di quanto avrebbe potuto essere meraviglioso per entrambe, prese il sopravvento nel suo cervello e nel suo cuore, si staccò da lei, continuando a guardare quel seno nudo … quel vestito strappato. Cosa stava per farle? Lei aveva detto di no e lui … lui avrebbe insistito e continuato fino ad averla contro la sua volontà?!  Si sentì un mostro ai suoi occhi. Allungò la mano verso il suo seno come per riassettarle i lembi di stoffa irrimediabilmente strappati 
 
- Il tuo vestito Swan … perdonami … ti prometto che te ne comprerò uno nuovo …
 
Lei allontanò la sua mano e incrociò le mani a coprirsi, riaccostando il tessuto lacerato
 
– Se tu sei come la fiamma che arde Killian, io ora sarei soltanto una falena che si  brucerebbe al suo contatto. Non posso permettermelo, non voglio essere solo questo per te …
 
 Si staccò da quel tavolo che quella sera aveva visto momenti dolci, intensi, passionali e sofferti, si avviò verso la porta, l’aprì e senza voltarsi andò via.
Kilian rimase solo. Non si era strappato solo il vestito di Lady Barbra, pensò che si fosse strappato anche il proprio cuore a vederla negarsi a lui. Ma non era già stato distrutto il suo cuore? Se faceva nuovamente male significava che ancora era vivo, e se era vivo poteva battere ancora e il suo cuore stava battendo all’impazzata per lei, aveva detto che non voleva essere solo quello per lui, lei voleva di più. Anche Killian voleva di più. Non era solo il suo corpo che desiderava era il suo cuore che voleva, ancora non si rendeva completamente conto che il proprio già le apparteneva. Decise che avrebbe lottato per averlo, l’avrebbe conquistato, senza trucchi ne sotterfugi, sarebbe stata lei stessa a volerglielo regalare perché un giorno lei avrebbe voluto lui.
 
 
Angolo dell’autrice
Come promesso ecco a chi mi segue il mio regalo di Natale.  Spero di avervi suscitato qualche piccola emozione.
Un grazie a tutti i lettori silenziosi che si sono affezionati a questo racconto, pur non esprimendo pareri, se potete, fatelo anche voi.  Un grazie a chi è sempre presente nelle recensioni. Un Augurio di felice Natale a tutti e che nella vostra vita possa esserci un sentimento profondo e unico come quello che sta legando sempre di più i protagonisti di questa mia fan fiction.
Un abbraccio a tutti
Lara

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Capitolo 11
*** Il velo caduto ***


Capitolo XI
 
Il velo caduto
 
Era uscita dall’alloggio del Capitano, lasciandolo con un’espressione di sincero dispiacere. Chiuse la porta della propria cabina a chiave, restò appoggiata ad essa con le spalle e pian piano scivolò seduta a terra, sul tavolato della Jolly Roger. Si strinse le braccia intorno alle ginocchia. Sentiva ancora il fluire della sua intimità. Mai in vita sua aveva provato una sensazione così forte di eccitazione e desiderio. Non che avesse grande esperienza in merito! Se non fosse stata per la sua prima notte di nozze poteva definirsi ancora come una vergine! Già, quella prima notte! Quanto era passato? Otto anni?
 
I preliminari con Neal erano stati dolci … sicuramente piacevoli, ma nulla a che vedere con quelli avuti poco prima con Killian, dopo?  Non voleva neanche ricordare. Era andato a cercare le braccia di un’altra e, ancora sotto quella bramosia, poi era tornato per possederla in quel modo brusco e violento che le aveva provocato solo dolore fisico e … psicologico, per aver capito che era stato con Tamara, la sua migliore amica!
 
Neal era stato il primo e unico, come era stata unica quella notte. Per otto anni aveva rifiutato la propria femminilità, fino ad una quindicina di giorni prima, fino a che non aveva incontrato, anzi in un certo senso rincontrato Killian Jones.
 
 
Quella sera alla taverna da Angus, mentre lo osservava con August dallo spiraglio aperto della porta, durante il festeggiamento del suo trentaduesimo compleanno, lo aveva trovato molto attraente e si vergognava ancora ad ammetterlo, ma le aveva scatenato un forte desiderio e poi rabbia e gelosia, o forse invidia, per le due donne che avevano giaciuto con lui nella stanza affianco alla sua. Solo a ripensarci la gelosia la sentiva ancora adesso. Aveva pensato che fosse un donnaiolo peggiore del marito e forse lo era veramente.
 
Eppure adesso, in questo momento, se non avesse avuto la forza di dirgli quel no, sarebbe stata avvinta a lui, presa in un suo amplesso, forse lì sul tavolo, dove avevano cenato meravigliosamente e dove meravigliosamente avevano suonato insieme, creando un’armonia e un’unione che aveva legato non solo il suo fianco a quello di lui, che la teneva per la vita, mentre pizzicava le corde della chitarra, ma anche le loro anime.
 
 Si, aveva sentito come se la sua anima e quella di Killian si fossero riunite e si appartenessero da sempre. Erano così affini! Tutto quello che gli aveva narrato: il dolore per la sua famiglia, la patria, il suo popolo, suo fratello, i suoi ideali, quello che sentiva; Emma lo aveva sentito allo stesso modo! E allo stesso modo avevano sentito quell’elettricità “magica” che li stava portando anche all’unione fisica.
 
Si sentì un’idiota per essersi lasciata andare a quel piacere e si sentì ancora più idiota per non essersi lasciata cullare fino infondo dalla passione che stavano condividendo.
 
Si alzò e si guardò allo specchio. Il corsetto non era danneggiato, Killian aveva strappato, con un sol gesto dell’uncino, il nastro che lo chiudeva, ma la camiciola era squarciata. Osservò il suo seno ancora arrossato per i suoi ardenti baci e per lo strofinio ruvido della sua barba, che quella sera aveva ben curata, come era curato lui stesso.
 
Bellissimo! Ripensò Emma, staccandosi dallo specchio e allungandosi sul proprio giaciglio. Lisciò il velluto della gonna, l’alzò e si portò ambedue le mani al centro delle gambe. Ancora sentiva l’eco dello spasmo dei suoi visceri, quando con abilità l’aveva carezzata “lì”. Era stato un piacere così forte che … l’aveva sconvolta e gli aveva impedito di continuare a navigare nel suo mare. Se non lo avesse fermato? Se solo Il resto fosse stato piacevole la metà di quanto vissuto in quei pochi attimi, per lei sarebbe stato veramente il Paradiso che Killian le aveva chiesto di vivere con lui e non negarglisi.
 
Aveva ragione lui, le parole che lei aveva detto mentivano, mentre il suo corpo gli aveva parlato esplicitamente di quanto lo stesse desiderando. Si era sciolta completamente al suo abbraccio, ai suoi roventi baci ed al suo meraviglioso tocco.
 
Sentì la porta della stanza del capitano battere e i suoi passi allontanarsi nel corridoio. Probabilmente stava andando sul ponte.
 
Le tornò in mente il racconto che le aveva fatto riguardo a Neverland, le aveva detto che era l’unica donna che avrebbe mai voluto portare su quell’isola incantevole. L’isola dove suo fratello Liam era morto a causa di un arbusto …  “spinoso” aveva detto. Si, aveva detto proprio così “Un arbusto spinoso”  che il Re li aveva mandati a cercare come erba curativa, “Un additivo miracoloso” … “Un’isola non lontana dalla costa Americana”  … “Un arbusto spinoso”. Santo Iddio … stava parlando del “Rubeus Noctis”? Killian aveva conosciuto quella pianta?! Si trovava veramente a Neverland?  Doveva scoprire se era proprio quella! Doveva dirgli la verità, odiava mentirgli ancora!
 
 Era un miracolo che ancora non avesse scoperto che lei non era semplicemente Lady Barbra, ma era in realtà la Principessa Emma Swan di Charming Pendràgon. Se non avesse messo il collante alla parrucca quella sera, nei movimenti convulsi che aveva avuto con lui, le si sarebbe tolta dal capo, sai che sorpresa per il Capitano! Molte erano state le occasioni che le avevano fatto pensare che avesse già capito la verità, quel suo chiamarla di continuo Swan, con la scusa del collo da cigno, o principessa … e gli occhi verdi della Principessa White Margaret … certo che erano simili … era sua madre!
 
Sentì i passi di Killian tornare. Oddio! Era alla sua porta! Cosa voleva? No, si era fermato, non aveva bussato, forse pensava si fosse addormentata e non voleva disturbarla … forse … voleva riprendere il “discorso” interrotto? … Stava andando via adesso, si era richiuso nel suo alloggio …
 
 
Il cuore di Emma si era spostato con i suoi battiti dal petto alla gola. Meglio così, non ce l’avrebbe fatta ad affrontarlo adesso, se lo avesse rivisto in quel momento, si sarebbe persa nell’azzurro dei suoi occhi … se lui l’avesse guardata come la stava guardando prima … no, decisamente non ce l’avrebbe fatta a rifiutarlo di nuovo, sarebbe stata lei ad afferrarlo e portarlo sul letto dove ancora si stava toccando.
 
 Sentì provenire da oltre la parete che la separava dal Capitano un grido di dolore soffocato, una delle sue maledizioni lanciata contro ignoti ed un rumore di piatti caduti sul pavimento. Che accidenti stava combinando? La furia della delusione?
 
Voleva andare da lui per soccorrerlo, doveva essersi fatto male. Si alzò, sentì un dolorino al basso ventre, si guardò le mani. Sangue! Un altro segnale della sua femminilità. Si, i giorni erano quelli, il suo ciclo era arrivato e sapeva che l’avrebbe bloccata per due tre giorni in cabina, fortunatamente aveva portato con sé una scorta di cotone che le sarebbe bastato per tutto il viaggio, non aveva la possibilità di sciacquare panni di lino, i pacchettini che aveva realizzato con il cotone idrofilo sarebbero stati un’ottima soluzione usa e getta.
 
Non sarebbe andata da Killian, non ora.
 
 
 
Killian sentì il bisogno di calmarsi. Doveva ritornare padrone di sé. Voleva quella donna, ma la voleva corpo e anima. Si, avrebbe conquistato il suo cuore, ma ora come erano rimasti? Lei era fuggita da lui. Come biasimarla? Si avvicinò alla bottiglia del rum, se ne versò ripetutamente uno, due, tre bicchieri che tracannò uno dopo l’altro senza accorgersi del sapore, ma solo del bruciore nella gola.
 
Digrignò i denti e uscì battendo con rabbia la porta. Andò sul ponte. La luna era tornata con lo schiarirsi del cielo, dopo la pioggia del giorno.
 
Che giornata! O che giornate, da quando era entrata nella sua vita Lady Barbra! Stupenda! Lo aveva folgorato dal momento in cui i loro occhi si erano incontrati. Gli aveva fatto sentire il desiderio di essere migliore di quanto fosse, gli aveva fatto vivere un sogno sensuale ad occhi aperti neppure un quarto d’ora dopo averla incontrata.
 
L’aveva desiderata da subito e quella sera aveva in parte rivissuto il sogno del primo momento anche se questa volta era stato reale.
 
Aveva atteso il momento della partenza, con lei a bordo, con un’euforia che solo ora si riconosceva. Era salita a bordo e aveva conquistato tutti i suoi uomini con la sua gentilezza, la cortesia, il prendersi cura di Eddy. La complicità con Jambon. E lui come si era comportato? Ah! Di certo Barbra sapeva indisporlo, avrebbe saputo organizzare anche l’ammutinamento dei suoi uomini se lo avesse voluto. Sapeva combattere come un militare dell’esercito, cosa veramente singolare per il suo fisico delicato, per non parlare del suo pugno! Passava dalla tigre alla micina indifesa e viceversa. Donna sicura di sé, provocante, sinuosa, sensuale e poi improvvisamente le guance le si imporporavano, abbassava gli occhi, sembrando una bambina. Si preoccupava per gli altri … si era preoccupata per lui, l’aveva vista correre verso di lui con il terrore negli occhi quando Fox l’aveva colpito. Non era solo preoccupazione per un qualsiasi essere umano, c’era di più in quello sguardo. Cercarlo nella tempesta … sapeva benissimo che i piccioni potevano essere una buona scusa, stavano lì sul ponte del timone! Aveva avuto bisogno di lui, si era rifugiata tra le sue braccia, non aveva potuto fare a meno di baciarla sul collo o per punizione prima e per piacere di entrambe dopo, si certo aveva beccato anche un destro al mento, c’era un livido tra la barba, se lo toccava … ancora doleva.
 
 Insomma, ancora  non era una settimana che viaggiavano per mare e lui sapeva di essere già pazzo di lei.
 
A cena poi …
 
Guardò l’orizzonte, il mare era molto più calmo e la Jolly Roger scivolava sulle onde. In piedi, con la mano destra aggrappata ad una delle cime, passò dall’orizzonte a guardare il cielo.
 
Dov’era Righel? Eccola lì … la costellazione di Orione. Righel la sua stella più brillante, quella che lui aveva dedicato a Liam.
 
– Ciao Liam! Lo so ho combinato un disastro … Era più bella del solito questa sera, nel suo vestito di velluto nero, un portamento regale … abbiamo cenato scherzando amabilmente … è brillante … ironica … intelligente.
 
L’ho quasi strangolata quando mi ha raccontato cosa si dice riguardo a me e te … sono stato impulsivo e iracondo come tu mi rimproveravi sempre.
 
Maledizione! E come mi ha ricambiato? Mi ha regalato un momento di pura magia con la tua chitarra e poi … Dannazione! L’ho quasi violentata …
 
Era stato tutto perfetto, mi ha ricambiato all’inizio, stavamo bruciando dello stesso sentimento, lo vedevo … lo sentivo … eravamo pronti l’uno per l’altra, non so cosa è successo … si lo so è sposata, ho detto che avevo avuto le mogli di molti uomini e che per me non aveva importanza. Sono un idiota! Per lei importa. Mi ero illuso che provasse per me quello che provo io per lei, ma evidentemente  ama suo marito. Il peggio è stato quando pur avendo detto di non volere, io stavo insistendo, l’avrei presa lì … sul tavolo per quanto la volevo.
 
 I suoi occhi pieni di pianto e come ha pronunciato il mio nome nella disperazione … è stata una pugnalata al cuore per me.
 
Sono un mostro … l’oscurità è stata mia compagna per troppo tempo, mi stavo per comportare come quel maledetto bastardo del “Coccodrillo”.  Sono oscuro come lui ormai e non voglio esserlo.
 Nostro padre mi ha insegnato che le donne sono come fiori, nostra madre la trattava così, come la rosa più preziosa del giardino. Io stavo per calpestare quel fiore … lei che è semplicemente meravigliosa, che mi fa sentire a casa quando è tra le mie braccia. È la luce nell’oscurità … può illuminare la mia strada … Vorrei essere nel suo cuore come lei ormai lo è nel mio!
 
… Cignus! Ti vedo bene questa sera, è da lei che mi hai portato, sentivo che sarebbe successo qualcosa, le tue stelle gemelle Albirio, una gialla e l’altra blu, sembrano ruotarsi l’una intorno all’altra … sembrano attrarsi inesorabilmente come siamo attratti noi.
 
So cosa devo fare … vado da lei voglio dirglielo, ha pensato che per me fosse una delle tante, ha detto che vuole essere altro per me … Non è come le altre, aveva ragione Spugna. Nessuna mi ha mai fatto sentire così, neppure Milha.
 
 
Tornò indietro sui suoi passi, ben deciso nell’intenzione di dichiararsi a lei. Arrivò alla sua porta, alzò il pugno per bussare … si rese conto che non era proprio “calmo” del tutto, se apriva quella porta non sarebbe riuscito a lasciarla andare, ancora aveva davanti agli occhi la sua magnifica pelle bianca, il suo dolce seno, si guardò la mano a pugno, alzata verso la porta, la dischiuse ... le sue dita … l’avevano accarezzata dove avrebbe voluto essere lui anche in questo momento, testimoni silenziose della sua eccitazione e del piacere che era riuscito a regalarle … le portò alle labbra e le assaporò
 
- Ooh! Swan sanno di te … sanno di … mare e io amo il mare come amo te! E voglio dimostrartelo rispettandoti.
 
Pensò questo mentre tornava verso il suo alloggio. Entrò, doveva bere ancora, doveva stordirsi, smettere di pensarla, il rum era sempre un buon rimedio, ne versò ancora nel fine calice di cristallo, lo bevve avidamente, voleva che bruciasse più del fuoco che sentiva per lei, ma nulla si poteva paragonare a quel fuoco. Si maledisse e battè con forza il calice sulla scrivania apparecchiata e ormai disordinata. Il calice si frantumò e ne riportò un profondo taglio lungo il palmo della sua unica mano
 
 – Aaargh! Maledizione!
 
Gridò buttando a terra i piatti, con un colpo del braccio uncinato. Il suo sangue cadde a macchiare la bianca tovaglia che Jambon aveva tanto delicatamente ed attentamente disposto sulla sua scrivania. Cercò di rovesciare del rum sulla mano ferita per disinfettarla, non ci riuscì come avrebbe voluto. Strappò con l’uncino ed i denti una striscia della tovaglia e la usò come benda, domani ci avrebbe pensato! Poteva essere una buona scusa per ripresentarsi da lei, intanto il dolore lo aveva distratto, si buttò sul suo letto ancora vestito e crollò  addormentato nel giro di dieci minuti.
 
La sete si faceva sentire sempre più forte, sentiva l’arsura nella gola e la bocca secca. Acqua … acqua … mancava poco per arrivare alla sorgete. Non aveva mai bevuto un’acqua così dissetante come quella della sorgente della sua Neverland. Lo rigenerava tutte le volte che ne beveva, sembrava come la sorgente dell’eterna giovinezza e, bagnarsi nel laghetto sottostante, rinfrancava le membra. Sospettava che disciolti in quell’acqua ci fossero veramente dei sali minerali benefici. Era effettivamente possibile, la montagna che sormontava l’isola aveva la fisionomia di un vulcano. Anche se era al momento disattivo, nel sottosuolo madre natura svolgeva le sue funzioni.
 
Con la spada si aiutò ad abbattere gli arbusti del sottobosco che gli impedivano il passaggio. Doveva fare attenzione, tra quelle piante se ne celava una velenosa, ma lui l’avrebbe riconosciuta tra mille, era stampata indelebilmente nella sua memoria, ne aveva disegnato una raffigurazione sul blocco da disegno che ora giaceva nel cassetto della sua scrivania da Tenente a far compagnia ad un ritratto, chiusi ormai da anni, non aveva più la chiave e non aveva neppure il desiderio di riesumarli.
 
La piccola cascata d’acqua cadeva spumeggiante, corrodendo le rocce al suo passaggio; con il tempo e con l’erosione aveva creato un bacino che la raccoglieva e da lì ricadeva a terra, dando vita ad un ruscelletto che, dipanandosi tra la vegetazione, finiva nel laghetto sulle cui sponde Killian aveva costruito il suo rifugio.
 
Capì dal suono scrosciante che era arrivato. Ultimi colpi di spada e l’avrebbe raggiunta. La sua sete si sarebbe finalmente placata. La luce sembrava accumularsi sulla sorgente, uscendo dal fitto della foresta rimase abbagliato, qualcosa di bianco, immacolato, era davanti al bacino che raccoglieva quel prezioso liquido … una donna?  Era di spalle … indossava un lungo vestito candido, una coroncina di fiori sulla testa e lunghi capelli biondi erano sciolti sulle sue spalle, sapeva chi era, lo sapeva benissimo, l’aveva ritrovata! Quanti anni da che l’aveva vista la prima volta. Ancora, come allora, allungò la mano destra verso quei capelli d’oro. La chiamò
 
– My Princess … my love!
 
La donna si volse lentamente e mentre lo faceva i suoi capelli iniziarono a cambiare colore, lasciando il posto ad un nero corvino che conosceva altrettanto bene, ora era completamente voltata verso di lui, anche il vestito era cambiato, ora era in velluto nero e il suo viso era quello di Lady Barbra
 
– My Swan …
 
La donna alzò le braccia per accoglierlo, lui corse verso quell’abbraccio ma lei stava cambiando ancora, una metamorfosi inaspettata che lo atterrì, si era trasformata in un cigno bianco che spiccò il volo lasciandolo solo.
 
Era madido di sudore, si svegliò. Il dolore alla mano ferita lo riportò completamente alla realtà. Il sogno era stato così vivido e la sete da febbre era reale.
 
 - Emma … Barbra, sono la stessa persona! La sua risata … l’avevo sentita il giorno del suo compleanno … era lei che si allenava con la spada … ma certo, tutto corrisponde. Conosce le erbe medicinali, è istruita molto di più di una commerciante, parla francese, suona il liuto … Mi ha mentito … sentivo che c’era qualcosa che stonava anche se i suoi occhi mi hanno stregato subito … come gli occhi di sua madre. I capelli … erano loro la nota stonata … Ci siamo ritrovati. Mi deve parecchie spiegazioni!  Perché questo passaggio su una nave pirata?
 
Voglio aspettare però … giocheremo un po’ al gatto con il topo … vediamo se sarà lei a parlare per prima … sarebbe importante per me … sarebbe un segno di fiducia nei miei confronti … se ha messo su questa sceneggiata la posta in gioco deve essere molto importante per lei.
 
Ti aspetterò Emma, ti ho aspettata per dodici anni … ora sei qui con me … posso aspettarti ancora …
 
Era molto presto, tornò a coricarsi con questa piena consapevolezza. La tristezza andò via e gli sembrò che il cuore ora fosse completamente pieno di luce.
 
 
 
 
Come al solito alle sei di mattina il Capitano era sul ponte e dava gli ordini del giorno alla ciurma, ordini piuttosto routinari, tipici della quotidianità del viaggio. Una mezz’ora dopo, mentre era ancora voltato verso i suoi uomini, avvertì la Sua presenza. Emma era arrivata silenziosamente e stava facendo cenno di avvicinarsi a Eddy. La cosa lo infastidì, non aveva ancora finito di dare gli ordini ed Eddy, senza il suo permesso si era staccato per andare di corsa da lei.
 
– Eddy! Non hai avuto il mio permesso di allontanarti, non ho dato il riposo, torna immediatamente sull’attenti e restaci per i prossimi tre quarti d’ora! Gli altri ognuno alla sua postazione. Jefferson e Anton di riposo!
 
Gli ultimi due nominati  avevano appena finito il loro turno, al timone il primo e alla vedetta il secondo, si spostarono restando a guardare la scena. Emma si accostò al Capitano 
 
- Avrei bisogno dell’aiuto di Eddy, posso parlargli? 
 
- Certo che no! È in punizione e se si azzarda a rispondervi avrà un’altra punizione. 
 
– Capisco la disciplina e volerlo fortificare, ma secondo me abusate del vostro potere Capitano …
 
L’ultima frase di Emma lo ferì, pensando all’idea di “abuso”, ancora si sentiva in colpa nei suoi confronti, si era svegliato con l’intento di andare da lei con la scusa della ferita e parlarle. Si accigliò e rabbuiò maggiormente.
 
– Cosa vi è successo alla mano?
 
 – Nulla che possa richiedere le vostre cure My Lady …
 
 - Posso vedere e giudicare di persona?
 
– Non è necessario, è solo un graffio!
 
– Come volete! Ma ricordate di disinfettarvi o non potrete allenarvi con la spada per un po’ …
 
 - Cosa vi interessa di più, la mia mano o che io non possa usare la mia spada?
 
Disse questo con il solito sorriso sghembo e strafottente che nulla aveva a che vedere con la gentilezza e l’amabilità  dimostrata in più occasioni la sera prima. Emma ammise a sé stessa che quella battuta l’aveva servita proprio lei su piatto d’argento e comunque arrossì fino alla radice dei capelli. Non gli rispose, strinse le labbra gli diede le spalle e andò verso Eddy.
 
 – Eddy non è necessario che tu mi risponda, parlerò soltanto io! Volevo semplicemente chiederti di controllare i miei piccioni per oggi e i prossimi due giorni, probabilmente non uscirò dal mio alloggio, non mi sento molto bene al momento.
 
Eddy non rispose, ma Killian a sentire che Emma non si sentiva bene sbiancò e cambiò nuovamente espressione.
 
 
Anton si voltò verso Fox incuriosito
 
 – Ma non avevano fatto pace quei due? Hanno cenato pure insieme ieri sera!
 
– Ti va di scommettere su cosa può essere successo ieri sera?
 
Anton si fece il segno della croce e rispose:
 
– Dio mi scampi dalle tue scommesse Fox, riesci sempre a vincere in qualche modo. No, non ci tengo a scommettere con te.
 
– Comunque sia qualcosa è successo se Killy è in queste condizioni questa mattina, ci puoi scommettere!
 
– Ancora? Ti ho detto che con te non scommetto più!
 
– Era un modo di dire Anton, era un modo di dire …
 
 
Emma aveva girato su se stessa, senza rivolgere uno sguardo ne un saluto al Capitano e si era ritirata nella sua cabina. Killian l’aveva seguita con la coda dell’occhio, preoccupato per lei e rammaricato della stupida battuta che l’aveva evidentemente imbarazzata, si diede mentalmente dell’idiota.  Si accorse che Jefferson e Anton parlottavano tra loro e gli giunse all’orecchio il termine “scommettere”. Nero in volto si accostò ai due uomini
 
– Se  scopro che state mettendo su una scommessa su di me e Lady Barbra vi faccio percorrere la passerella! Ci siamo intesi?
 
Ruggì nei loro confronti e aggiunse:
 
- Vedete di trattate Barbra con rispetto … come se fosse una principessa!
 
I due risposero un veloce Sissignore e mentre Anton si dileguava, Jefferson rimase vicino al Capitano, a guardarlo intensamente.
 
- Che diavolo hai da guardare Fox?!
 
– Ho l’impressione che tu non stia granché in forma Killy … Ti piace parecchio Lady Barbra vero?
 
– Non sono affari tuoi Jeff!
 
 – Si non sono affari miei,  ma se il mio più vecchio amico e compagno di giochi dell’infanzia, ha un problema e bisogno di sfogarsi … sono disponibile ad ascoltare e a farlo riflettere su quanto è stupido a comportarsi come si sta comportando in questo momento .
 
– Parli bene Jeff, tu che ti sei trovato una docile mogliettina tra le squaw di Neverland.  Quella donna è difficile da capire, è indisponente, destabilizzante …
 
- Si, decisamente ti piace parecchio … e sarebbe ora che ti trovassi una moglie anche tu Killy, una come lei sarebbe perfetta per uno come te e comunque mia moglie Giglio Tigrato non è affatto docile.
 
– Perfetta per me! Peccato che ci siano dei piccoli dettagli che eliminano questa perfezione, è sposata, non prova nulla per me ed io sono un pirata, per cui una donna come lei non mi considererebbe di certo un “Buon Partito”
 
 – Ecco qual è il problema, ci hai provato e ti ha respinto! È la prima donna che non cade ai tuoi piedi in un batter di ciglia.
 
– Non è completamente così Fox e comunque sono affari intimi che preferisco mantenere tali.
 
 – Va bene, va bene! Comunque andiamo nel tuo alloggio e fammi vedere quella mano, da come è conciata la stoffa hai perso molto sangue.
 
– Tra un quarto d’ora sarò lì ora voglio dare un’occhiata ai piccioni di Lady Barbra, ha chiesto a Eddy  di controllarli per lei che non si sente molto bene.
 
Jefferson non ribadì altro e pensò che il vecchio Killy questa volta era veramente “cotto”.
 
Tra tutti gli uomini dell’equipaggio  Jefferson Fox era l’unico che lo conoscesse dall’ infanzia e si permettesse di chiamarlo Killy.  Quando da ragazzino Killian era tornato sulla sua verde isola, sua madre Lady Helen, aveva avuto bisogno di un aiuto in casa. Non potevano permettersi molti inservienti, ma una domestica sarebbe stata perfetta. Venne scelta la madre, vedova, di Fox che, coetaneo di Killian, in quel periodo avrebbe dovuto iniziare un’istruzione scolastica. Il piccolo entrò a vivere in casa del Conte Jones con sua madre Olivia e diventò compagno di giochi del “contino”  Killian. Lady Helen nella sua infinita gentilezza e bontà d’animo, fece in modo che Jeff usufruisse dello stesso insegnante di suo figlio, facendoli studiare insieme. Killy era il diminutivo affettuoso che Helen usava con il figlio. Jefferson lo chiamava così da allora .
 
Il Capitano diede il permesso a Eddy, prima dello scadere dell’orario di punizione e gli affidò il compito di eseguire quanto richiesto da Emma. Andò anche lui alla gabbia e come suggerito  nei giorni precedenti dalla donna, cercò di continuare a fare amicizia con quei volatili. Prese il suo preferito, uno con la parte alta della testa, macchiata di nero, in cuor suo gli aveva dato il nome Barbra. Lo fece camminare sull’uncino carezzandolo con la mano, il piccione svolazzò, si alzò in cielo e tornò a posarsi poi sulla mano di Killian, accidentalmente infilando uno degli artigli su un punto scoperto della ferità alla mano. Il dolore fu improvviso, su una parte già dolorante e Killian si decise a farsi medicare da Jefferson. Andò in cabina dove l’amico ebbe uno sguardo preoccupato alla vista di quel taglio profondo, sicuramente aveva bisogno di sutura, era il caso di chiedere a Lady Barbra, ma Killian fu irremovibile.  Jeff lo disinfettò come meglio poteva, usando il rum e finendo di fare altre strisce alla tovaglia. Quando arrivò Jambon per riassettare il tavolo, sgranò gli occhi allo scempio che era stato combinato dei piatti e della cristalleria, ma preferì tacere anche perché l’occhiata del capitano,  silenziosamente  eloquente, gli ordinava di non porre domande. Raccolse i cocci e mise da parte l’argenteria intatta, lasciò stare la tovaglia, visto l’uso che Jefferson ne stava facendo con il loro Capitano e silenziosamente si avviò verso la cambusa. Doveva preparare una tisana alla malva e camomilla per Lady Barbra, era molto pallida quella mattina e gentilmente come al solito gli aveva chiesto quel piccolo favore.
 
– Jambon! Lascia i cocci dei piatti, li userò per allenarmi con la pistola più tardi!
 
– Come volete Capitano!
 
 – Sei sicuro Killy? Non è il caso di farti risanguinare la mano, hai bisogno di sutura, sei convinto di non chiederlo a Ledy Ba …
 
- Ho detto no, Fox!
 
 Urlò di rimando al buon Jeff, il quale alzò gli occhi rendendosi conto che la situazione sentimentale del Capitano era più profonda di quanto pensasse lui stesso, lo assecondò.
 
 – Va bene. Quando vuoi chiamami che ti lancio i cocci mentre tu spari ok?
 
 Killian, imbronciato e indolenzito, assentì con la testa. Jeff gli diede un’ultima occhiata, era di profilo, gli occhi bassi che guardavano il palmo fasciato della mano, il ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla fronte … non gli disse altro e uscì seguendo Jambon 
 
- Paul! Chiedi a Lady Barbra se ha qualcosa per la mano di Killy, è un bel taglio, ma lui è troppo stupidamente orgoglioso per chiederglielo di persona.
 
 – Bien! Ci penso io Fox.
 
 
Qualche minuto dopo il cuoco bussava alla porta di Emma portandole la tisana fumante in una tazza.
 
 – Madame, vi posso chiedere la cortesia di suggerirmi un rimedio per la mano del Capitano?
 
 - Non gli basta l’alcool del suo rum Paul?! Ha mandato te? Digli di venire di persona a bussare alla mia porta e vedrò che fare, non ha voluto mostrarmi la ferita quando gliel’ho chiesto, quindi  ora è lui che deve venire da me …
 
Non c’erano speranze! Pensò il buon uomo. Due cocciuti orgogliosi allo stesso modo. Eppure li vedeva così bene insieme! Gli sembravano, pensando ad un frutto, le due metà di una mela rossa, si, un paragone poetico per un cuoco come lui!
 
 
Erano due giorni che Emma non usciva dalla sua maledetta stanza, che diavolo aveva?! Killian se lo chiedeva mentre camminava avanti e indietro sul ponte, urlando ordini e suscitando occhiate di disappunto nei suoi uomini.
 
La mano gli faceva un male cane e la testa sembrava scoppiargli, scottava, forse aveva la febbre, ma non gliene fregava un accidenti! Era preoccupato per Emma e non riusciva a bussare alla sua porta. I cocci da sparare erano finiti, la mano stringendo la pistola aveva ripreso a sanguinare e Jefferson si era arrabbiato con lui per la sua cocciutaggine e stupidità.
 
 Tornò verso il suo alloggio e vide il cuoco uscire dalla stanza di Emma. Gli fece cenno di accostarsi e gli chiese a bassa voce come stesse la loro passeggera e cosa avesse.
 
– Rien mon capitaine!
 
– Come sarebbe niente! Sono due giorni che non esce di lì!
 
– E’ una donna Signore …
 
- Di questo me ne sono accorto Paul! Ma che accidenti si sente!
 
– Signore … come dire … dolori di pancia, di schiena … sono le cose delle donne no! … Si vede che non avete moglie …
 
Jambon se ne tornò in cucina lasciandolo con la mano alla cintura e con uno sguardo corrucciato e interrogativo.
 
La storia di non avere moglie cominciava a dargli fastidio, possibile che quasi tutti i suoi uomini capissero le donne meglio di lui?! Solo perché quasi tutti avevano una moglie? Poi realizzò cosa avesse detto Jambon, ma certo ovvio. Tirò un sospiro di sollievo chissà cosa si era andato ad immaginare, si sentì meglio nell’animo ma la testa gli stava facendo più male di prima, sarebbe passato! L’importante era che Emma stesse bene! Tornò al ponte del timone. Il sole era alto, quasi allo zenit, strano che facesse così freddo! Eppure era una splendida giornata, stava arrivando il mese di giugno, si un paio di giorni e maggio si sarebbe concluso, ma che accidenti stava succedendo al cielo! Non c’erano nuvole e stava diventando scuro?! Non era prevista un’eclissi! Sentì le forze abbandonarlo, si sostenne al timone … Che diavolo …
Poi il nulla.
 
Eddy aveva appena finito di pulire la gabbia dei piccioni e aveva dato loro il becchime, si stava voltando verso il timone e vide con spavento il suo capitano scivolare lentamente a terra e stramazzare sulle tavole della Jolly Roger privo di sensi. Gridò.
 
– Capitanooo! Aiutoo! Spugna, Bardo correte! Aiutatemi,  Killian sta male!
 
 
Emma stava molto meglio, era al terzo giorno del suo fastidioso ciclo, il peggio per lei era passato. Non si spiegava perché avesse sempre quei dolori così forti e non voleva credere alle parole di Frate Benedictus che l’aveva incoraggiata ad avere una vita matrimoniale “normale”, secondo lui l’avrebbe aiutata. No no! Meglio tenersi i dolori!
 
Qualcuno arrivò di corsa alla sua porta e bussò con impazienza, di sicuro non era Killian, avrebbe riconosciuto il suo passo ed il suo bussare tra mille. Non si era degnato di farle visita in quei giorni, ma forse era stato meglio così, almeno non l’aveva vista in quelle condizioni pietose, pallida, con gli occhi cerchiati, voleva essere bella per lui … Ma che stava pensando?! 
 
Diede il permesso di entrare a chi bussava. Era Jack, che togliendosi il berretto rosso dal capo in segno di saluto e rispetto per lei, lo stritolava ora tra le mani, con espressione preoccupata e gli occhi lucidi che sembravano pronti al pianto. Accigliata e preoccupata a sua volta da quell’improvvisa incursione, gli chiese che stesse succedendo. Quasi balbettando per l’ansia Spugna rispose:
 
– Il Capitano … My Lady è svenuto sul ponte del timone, non si riprende …
 
Non aveva ancora finito di parlare, Emma era balzata dalla sedia, volando verso la porta e già correva da Killian.
 

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Capitolo 12
*** Il Falco segue la Colomba ***


XII Capitolo
Il Falco segue la Colomba
 
A volte anche le brevi distanze sembrano chilometri se ti separano da chi ami. Anche se corri velocemente sembra di non arrivare mai, anche se arrivi in un secondo il tempo ti sembra infinito.
 
Emma si era fiondata fuori dalla sua cabina, il cuore stretto da una catena che lo stava stritolando, nel cervello risuonava la frase “Non si riprende”. Quella maledetta gonna le impediva di correre, la sollevò con le mani per rendersi liberi i movimenti. Uscì sopracoperta e vide gli uomini della ciurma chinati intorno al corpo di Killian, disteso a terra, vicino al timone. Spugna la seguiva, ancora con il berretto di lana rossa in una mano.
 
– Killian! Killian! Spostatevi, vi prego facciamolo respirare!
 
Gli uomini all’unisono si spostarono al suo ordine, ognuno con la preoccupazione dipinta sul volto. Emma si inginocchiò accanto al Capitano. Aveva il viso ed il collo arrossati, gli toccò il collo e la fronte, spostandogli il ciuffo dalla fronte bollente e sudata. Scottava molto. La febbre lo stava divorando, da quando stava in quelle condizioni? Per essere svenuto doveva avere una grave infezione in corso.
 
- Dio mio la sua mano! Si deve essere infettata in qualche modo! Maledetto il mio orgoglio e la sua testardaggine. Abbiamo combinato un bel pasticcio! Se solo avessi dato il suggerimento che mi chiedeva Paul l’altro giorno, ora lui non sarebbe su questo tavolato esanime. Sono stata una stupida, se dovesse succedergli qualcosa di male non potrei mai perdonarmelo.
 
Emma pensava questo mentre carezzava la fronte e controllava il battito cardiaco di Killian. Il suo cuore, giovane e forte, aveva il battito irregolare per la febbre da cavallo che lo affliggeva. Il rimorso prese il posto della catena di prima intorno a quello di Emma.
 
– Presto! Prendetelo e portatelo nel suo alloggio, io prendo i Sali!
 
Corse velocemente al grosso scrigno posto nella sua cabina, lo aprì  nella sua parte centrale e rivelò i vari cassettini, cercò febbrilmente i Sali, sembrava non ricordare dove fossero per l’ansia, eccoli, finalmente trovò la boccetta vitrea.
 
Quattro dei pirati portarono il loro Capitano nel suo alloggio e lo depositarono sul letto, adiacente alla parete che divideva la stanza da quella di Emma.
 
Lei si avvicinò velocemente a Killian, aprì la boccetta e l’accostò alle sue narici. Non si riprendeva neppure con i Sali, la cosa era preoccupante. Gli uomini guardavano la scena cercando di stare ad una giusta distanza per permettere i movimenti a quella che per loro era ancora Lady Barbra. 
 
– Il vostro Capitano ha la febbre altissima, ora controllerò la ferita alla mano, temo che possa essersi infettata. Cercherò di medicarla.
 
Si apprestò a fare quanto aveva annunciato. Scostò la striscia di lino che avvolgeva la mano di Killian, era sporca di sangue e siero giallo. Si rese conto che la ferita era effettivamente infettata. Come era successo? Comunque aveva usato il rum per disinfettarsi, lo sentiva da un  residuo del suo odore. Il taglio era abbastanza profondo,  doveva essere suturato da subito, ma quello schiocco zuccone non aveva voluto mostrarle la ferita quando lei lo aveva chiesto. Cosa aveva fatto in quei tre giorni che non lo aveva visto, a parte gridare ordini a destra e a manca, sparare con la pistola e governare la nave? ... I piccioni! Si era accostato ai piccioni?
 
– Eddy, per caso il Capitano ha accudito i piccioni questi giorni?
 
– Si My Lady, ma solo il giorno che me lo avete chiesto, uno dei piccioni gli si era posato sulla mano e inavvertitamente gli ha fatto male con gli artigli, l’ho sentito imprecare è venuto a disinfettarsi. Jefferson lo ha aiutato.
 
 – Avete prima lavato la mano con l’acqua Jefferson?
 
– No My Lady, il Capitano era piuttosto nervoso e non me ne ha dato il tempo, certe volte è intrattabile …
 
- Si lo so … Eddy corri da Paul,  digli di bollire dell’acqua e delle bende. Due di voi, Max … Brontolo e Steve … Bardo, riempite intanto di acqua fredda la tinozza in camera mia, temo che dovremo fare in modo di raffreddare il Capitano in modo drastico.
 
Chi aveva ricevuto ordini iniziò immediatamente ad eseguirli.
 
– Sarà meglio togliere quell’uncino a Killy,  My Lady!
 
– Si Jefferson, pensateci voi a questo, poi dovremo iniziare a svestirlo.
 
Mentre Fox eseguiva, Emma tornò nella sua cabina. Brontolo e Bardo avevano cominciato a versare a turno secchi di acqua fredda nella tinozza da bagno che Emma ancora non aveva avuto occasione di usare. Con l’aiuto di Spugna portò il forziere dei medicinali sulla scrivania di Killian per averlo più a portata di mano. Si procurò la bacinella di peltro smaltato che il Capitano teneva vicino alla porta, con la brocca d’acqua per la sua toeletta, la pose per terra vicino al letto. Con l’aiuto di Jefferson tolse il pastrano, il panciotto e la camicia all’uomo che non sembrava dare segni di vita e restava inerme con la testa ciondolante ad ogni loro movimento per liberarlo dagli abiti.
 Emma dovette riaprire la ferita con un bisturi, che teneva già sterilizzato e custodito nella cassa dei medicinali, la ferita comunque non era chiusa del tutto. Dovette premere il palmo della mano ferita per far fuoriuscire il liquido giallastro che si stava formando, fino a veder uscire il sangue rosso vivo, pulito, che cadde nella bacinella sottostante. Il dolore fece ridestare Killian che, febbricitante e in preda al delirio, cercò di difendersi. Diede un colpo ad Emma facendola cadere all’indietro. Jefferson si buttò su di lui per fermarlo. Per fortuna l’uncino era stato tolto o gli avrebbe cavato un occhio, visto che usò il braccio monco per colpirlo. Il Capitano gridava frasi senza senso. Arrivò anche Jambon con Eddy, portavano l’acqua bollita e le bende. Emma lavò accuratamente la ferita. Doveva suturarla immediatamente, ora che era pulita perfettamente.
 
– Per favore Max, trovate qualcosa da fargli stringere tra i denti, sarà doloroso, la mano è molto infiammata. Mentre io suturo i lembi della ferita mi raccomando Paul e Jefferson tenetelo fermo. Spugna intanto mi aiuterà a tenergli aperta la mano.
Brontolo si tolse la cintura di cuoio dai pantaloni, la piegò più volte e la mise tra i denti del malato.
Non fu facile tenere il Capitano, era una furia e delirando non aveva la coscienza che ciò che stavano facendo era per il suo bene. Occorsero una decina di punti per riunire sia il tessuto sottostante che l’epidermide.
 
– Paul avrò bisogno di un’altra tisana. Sarà un misto di camomilla e altre erbe antidolorifiche. Si addormenterà e intanto faranno effetto i farmaci che gli somministrerò.
 
Dirigendosi verso lo scrigno prese una cannula di vetro, vi inserì un ago ad un’estremità, preparò una polvere bianca, usando un cucchiaio e parte dell’acqua sterile. Risucchiò il tutto con la cannula di vetro aspirando con uno stantuffo inserito dalla parte opposta all’ago.  Trovò la vena del braccio destro di Killian e gli iniettò la sostanza. Notò il tatuaggio all’interno dell’avambraccio, un cuore trafitto da un pugnale e il nome di una donna scritto su di esso. Tutti la guardavano con terrore negli occhi. Pirati, grandi e grossi, spaventati dall’ago di una siringa! Pensò Emma e cercò di tranquillizzarli.
 
– State tranquilli miei signori, sto iniettando del chinino, una dose abbondante per far abbassare la febbre al Capitano Jones, altrimenti oltre a delirare avrà convulsioni che potrebbero danneggiargli il cervello.
 
Jambon portò la tisana con le erbe che Emma gli aveva procurato, melissa camomilla e belladonna, la fecero intiepidire. Emma si mise dietro la schiena nuda di Killian per tenergli la testa e fargli bere la tisana. I pirati continuavano a tenerlo fermo. La tisana fu ingerita in massima parte, anche se un rivolo fuoriuscì dalle sue labbra.
 
 – Dobbiamo agire in modo drastico e accelerare l’effetto del chinino. Toglietegli gli indumenti restanti, avvolgetelo bene nel lenzuolo in modo da non potersi muovere e immergiamolo nella tinozza.
 
 I pirati eseguirono ogni minima disposizione e Killian si ritrovo nel giro di pochi minuti nell’acqua fredda. Urlò, si dimenò, ma dopo il primo impatto si abituò al fresco benefico dell’acqua, si calmò, cominciò a rilassarsi ed il concentrato di camomilla ed erbe calmanti e antidolorifiche iniziarono a donargli una piacevole sonnolenza. Fu riportato sul suo letto, il lenzuolo bagnato fu tolto e venne ricoperto con un altro pulito.
Eddy solitamente si occupava di riassettare la camera del capitano e sapeva dove teneva la biancheria, fu utile ad Emma per destreggiarsi meglio in quella stanza.
 
Finalmente dormiva tranquillo, la febbre si stava abbassando, la sutura era fatta. Ora era necessario medicarla. Emma congedò gli uomini ringraziandoli per la collaborazione. Tutti risposero che era stato un onore e un dovere aiutare il loro Capitano. Ognuno tornò alla sua mansione. Nicodemo e Moscerino avevano intanto accudito al timone e alla vedetta, erano posti che non potevano mai essere abbandonati. Furono scambiati da Spugna e Jefferson che presero il comando della nave e ripresero gli ordini del giorno che Killian aveva disposto quella mattina, gli altri due marinai poterono far visita al Capitano e accertarsi della sua condizione; anche loro erano costernati e riuscirono solo a porgere un inchino di saluto a Lady Barbra che sembrava provata più di loro, si scambiarono un’occhiata e decisero di lasciarli soli. Killian era in ottime mani, non avrebbe potuto desiderarne di migliori!
 
Emma preparò un piccolo impacco di erbe da mettere sulla ferita, un miscuglio fatto con artiglio di diavolo  e aloe per le loro capacità antinfiammatorie e aglio per le proprietà di antibiotico naturale. Sapeva che Killian avrebbe dovuto combattere alcuni giorni. La febbre gli avrebbe dato momenti in cui avrebbe sentito un gran caldo e altri in cui avrebbe tremato per il freddo. Lei sarebbe rimasta al suo fianco, giorno e notte, lo avrebbe vegliato e accudito, avrebbe cambiato la medicazione e avrebbe umettato il suo corpo secondo la necessità. Chiese al cuoco di preparare per pranzo e cena dei brodi di carne.
 
Furono giorni intensi e di preoccupazione, soprattutto i primi tre, in cui la febbre tornò ad alzarsi molto. Killian sopportava bene il chinino, non ebbe effetti collaterali gastrointestinali. Emma era accorta a far si che avesse un continuo ripristino di zuccheri, necessari con l’uso del chinino, la mattina, facendosi sostituire da Eddy o da Paul, andava nel proprio alloggio, si riassettava, controllava la parrucca, si lavava e cambiava, poi di persona preparava la colazione per Killian a base soprattutto di cioccolata calda e più tardi the al limone con miele. La notte vegliava al suo fianco e, nei momenti in cui lo vedeva sentir freddo, aggiungeva coperte e cercava di donargli il calore del suo corpo entrando nel letto, al suo fianco e tenendolo tra le braccia.
 
Quando la febbre si rialzava, sentiva il suo respiro farsi più affannoso, smaniava e cercava di togliersi le lenzuola di dosso per avere refrigerio. Spesso parlava nel sonno, si lamentava, piangeva e chiedeva alla donna del tatuaggio di non lasciarlo. In  un’occasione riaprì gli occhi, si mise a sedere e scambiò Emma per quella donna
 
– Milha, sei tornata … stammi vicino … non te ne andare più!
 
Emma rispose che non se ne sarebbe andata e quando lui le chiese di abbracciarlo e baciarlo, intenerita finse di essere quella donna e lo accontentò, cullandolo tra le braccia mentre lui, più sereno, ricadeva nel sonno e nel sogno.
 
Era nudo sotto le lenzuola, Emma bagnava un panno di lino e lo poneva sulla sua fronte. Con un altro panno, bagnato di acqua fredda, delicatamente gli rinfrescava le braccia, il collo, il torace e le gambe.
 
 
Quanto poteva essere bello e perfetto, anatomicamente, il corpo di un uomo! Nei libri di anatomia di Frate Benedictus aveva studiato e visto che opera d’arte il Signore aveva creato con il corpo umano. Killian era una magnifica creatura. Emma non trovava imperfezioni in lui, almeno nessuna data da madre natura. Di cicatrici sul suo corpo ce ne erano diverse.
Umettandogli il viso aveva tolto il nero con cui il pirata si contornava gli occhi. Aveva pensato che fosse quello a dare profondità al suo sguardo, ma in un’occasione che Killian delirando aveva riaperto gli occhi, si rese conto che erano meravigliosi di suo, bastava la forma stessa ed il colore, di un intenso azzurro, a renderli magnetici, con le lunghe ciglia brune che avrebbero fatto invidia a qualsiasi donna.
Il suo viso, ornato dalla barba di una lieve sfumatura rossa, tra il bruno dei capelli scuri, che contornava il mento ed i baffi che bordavano il suo labbro superiore, aveva tratti regolari che gli conferivano una sembianza virile e un tocco di dolcezza, che tradiva il suo buon cuore. Guardandolo, così indifeso e abbandonato, la notte, tra le sue braccia, vedeva sparire l’irrequieto e tenebroso pirata per lasciare il posto al romantico, idealista e generoso Tenente Killian Jones. Che peccato non averlo conosciuto la sera di quel fatidico suo diciottesimo compleanno. Sua madre aveva visto giusto, Killian era perfetto per lei. Le piaceva tutto di lui,  ogni dettaglio del suo corpo la attirava inspiegabilmente. Il suo bel viso … quella lieve cicatrice che si estendeva quasi orizzontalmente sullo zigomo destro, probabilmente una ferita giovanile, era appena evidente. Il fisico atletico, con i muscoli scolpiti come nella roccia, sodi, forti sotto la pelle tesa e liscia coperta di peluria bruna.
 Umettò lentamente il suo collo, era una carezza che gli stava dedicando e la febbre le stava dando una meravigliosa scusa per toccarlo anche con la mano libera. Le spalle ampie, i pettorali ben sviluppati. Aveva scoperto, sul suo torace, un'altra catenina, più lunga di quella con i due ciondoli che si vedeva di solito sul triangolo di petto che esponeva con la camicia semiaperta. A quella catenina vi era infilato un anello maschile, sicuramente un amuleto o un ricordo affettivo; aveva dovuto togliergli ambedue le collane per evitare che, smaniando, si strozzasse e le aveva depositate sul ripiano del comodino che affiancava il letto. Sulla spalla sinistra aveva scoperto un singolare tatuaggio che si estendeva dalla sommità del deltoide, andando verso il braccio, finendo con una stella più grande delle altre sei; riproduceva la costellazione dell’Orsa Minore; Emma la conosceva bene, l’ultima era la stella Polare  che indicava l’emisfero settentrionale, era importantissima per i marinai e per i viaggiatori in generale. Sicuramente era fondamentale anche per il Capitano Jones che l’aveva voluta incidere sulla sua pelle, chissà per quale motivo? Umettò il suo addome, carezzando contemporaneamente con la mano sinistra i rilievi a tartaruga dei suoi addominali, che gli conferivano un addome piatto, senza un filo di adipe. Le venne spontaneo un confronto con suo marito Neal, completamente l’opposto fisicamente. Scacciò l’immagine di Neal, meno piacevole di quella che aveva davanti. La peluria scura si insinuava, formando una linea centrale sull’addome, verso il basso, riaprendosi sul pube, beh! Anche lì la differenza era notevole! Emozionante la sensazione nel toccare la pelle setosa della sua virilità, che nel sonno subiva un naturale riflesso, presente anche in quel momento. Bene! Era un buon segno! Killian stava guarendo, entro un paio di giorni lo avrebbe fatto risvegliare, smettendo di dargli quella tisana soporifera e antidolorifica. Coprì il suo inguine. L’indomani Eddy l’avrebbe aiutata a rivestirlo con le braghe di lino candido. Lo vide rabbrividire e lo coprì con la coperta. Non sembrò bastare, ne aggiunse un’altra e si sdraiò anche quell’ennesima notte al suo fianco, cullandolo sul seno. Pensò a Hanry, quante volte lo aveva tenuto così, teneramente tra le braccia, quando aveva la febbre. Gli mancava tanto quel dolce piccolo, moro e scarmigliato come Killian! Diede un bacio sulla fronte all’uomo che stava abbracciando, un po’ per lui e un po’ per il ricordo dei bacini che dava a suo figlio, nello stesso modo. Certo non era la stessa cosa, Killian non era un bimbo, lo vedeva bene, era un uomo che le piaceva, l’attirava come nessun altro. Era bello nel corpo e nell’anima, ma sapeva essere autoritario, aveva un carattere forte, passionale, impavido, spesso arrogante e indisponente, sicuramente era anche un buon amante, ma questo non doveva interessarle, gli aveva ricordato di essere sposata, non era il caso di pensare ad una cosa del genere, specialmente ora che era infilata nel suo letto e lo teneva tra le braccia.  Non le importò comunque più di tanto in quel momento, gli fece un’ultima carezza con la mano destra sulla guancia, mentre la sua testa era poggiata sulla porzione scollata del suo seno. Ovviamente era nel suo letto completamente vestita e pronta a scattare in piedi per ogni emergenza. L’unico fastidio era quella odiosa parrucca, che non toglieva da quasi una settimana, sperò di non beccarsi un’allergia per il collante usato. Si addormentò più serena quella notte, lui stava molto meglio.
 
 
Arrivò un nuovo mattino, giugno era arrivato prepotentemente da una settimana. La luce dell’aurora, che accompagnava il sorgere del sole, ora era più precoce la mattina. Inondò l’alloggio, scoprendo un uomo e una donna che abbracciati dormivano sul giaciglio del Capitano.
 
 L’uomo aprì gli occhi, non aveva più la febbre. I suoi occhi, azzurri come il cielo di quel mattino, realizzarono ben presto la situazione. La Principessa Emma dormiva nel suo letto e lui era tra le sue morbide e calde braccia. Sorrise al piacere di quell’abbraccio, alla bellezza del suo volto e vide a totale conferma di ciò che ormai sapeva, alcuni capelli biondi che fuoriuscivano da sotto la parrucca, che nel sonno si era spostata. Le labbra di Emma erano schiuse e si sentiva il suo respiro leggero. Desiderò di svegliarla con un bacio, come la bella addormentata della ballata che avevano suonato insieme, non sapeva quanti giorni prima. Se tutto fosse andato come stava andando, quella sera, si sarebbero risvegliati così come si era svegliato ora, abbracciati nel suo letto e non sarebbe stato l’unico ad essere nudo.
Era presto ancora, perché svegliarla e farla fuggire se vedeva che stava bene? Perché non godere ancora di quel momento raro? La abbracciò meglio, passando piano il braccio destro sotto la schiena di lei, cingendole la vita e chiudendola dentro al cerchio delle sue braccia, sistemando meglio anche il sinistro. Respirò il suo odore, continuando a guardarla, finché dopo una buona mezz’ora lei mosse le palpebre. Killian chiuse gli occhi e finse di dormire, continuando a godere di quel contatto e del calore del suo corpo.
 
Emma si svegliò completamente, il suo primo pensiero fu di voltarsi verso Killian per sentire se era febbricitante. Gli poggiò le labbra sulla fronte e le dita della mano al collo, si rese conto che lui la stava stringendo forte, nonostante dormisse e qualcosa di turgido premeva sulla sua coscia vestita dalla gonna. Disse rivolta a lui:
 
– Bene Capitano stai decisamente meglio, ti lascerò svegliare e potremmo smettere con la tisana.
 
Cercò di staccarsi dalla sua presa, ma sembrava metterci la volontà per non aprire le braccia, non è che stava fingendosi addormentato? Poi lo sentì rilassarsi e lei sgattaiolò fuori dal suo letto. Killian aprì appena un occhio per vedere cosa facesse. Si stava stiracchiando, poi uscì dalla sua stanza. Il Capitano si tolse la coperta di dosso si infilò le braghe e i pantaloni di pelle, prese dall’armadio una camicia ampia di lino bianco, la infilò, ma la lasciò completamente sbottonata. Si rimise sul letto e aspettò di vederla tornare. Aspettò una mezz’ora, poi la porta si aprì e lei apparve come una bella visione, con una tazza di cioccolata fumante. Si bloccò vedendolo sveglio e approssimativamente vestito, i piedi scalzi e le gambe incrociate alla caviglia, la camicia aperta sul petto, le braccia incrociate dietro alla testa. Era una settimana che lo vedeva nudo e dormiva con lui tra le braccia, eppure le fece un effetto incredibile vederlo ora, più coperto ma estremamente sensuale. Sembrava che non fosse mai stato malato, aveva veramente un’ottima ripresa.
 
 – Chiedo scusa, se avessi saputo di trovarti sveglio avrei bussato!
 
– Non hai motivo di scusarti, anzi sono io che ho tutti i motivi per poterti ringraziare Principessa.
 
Emma sentì quell’appellativo pronunciato in modo un po’ diverso dal solito, ma non ci fece caso. Gli porse la tazza di cioccolato che aveva preparato personalmente e, prima di avvicinarla, ruotò il manico della tazza per posizionarlo verso la mano di Killian. Lui notò questa gentile accortezza nei suoi confronti e il calore nel torace tornò a farsi sentire, come quella mattina di pioggia sul ponte del timone.
 
 – Torno tra poco, vorrei farmi un bagno caldo, sono due settimane che non lo faccio e ne sento proprio il bisogno, vado a chiedere a Jambon se è pronta l’acqua calda.
 
Si alzò per andare verso la porta.
 
 – Ho veramente mille motivi per dirti grazie, per tutto ciò che  hai fatto per me in questi giorni Emma, grazie veramente.
 
– Non mi ringraziare Killian, probabilmente tu avresti fatto lo stesso per me!
 
– Si, Emma per te farei qualsiasi cosa …
 
In quel momento, mentre lui la guardava intensamente, lei realizzò che l’aveva chiamata Emma per due volte.
 
– Immaginavo che non sarei riuscita a nascondertelo a lungo e sospettavo che l’avessi già capito, da quando lo sai?
 
Killian si alzò lentamente, ma con agilità, dal letto e le si avvicinò a pochi centimetri
 
– Lo so dal primo momento che i tuoi occhi verdi si sono posati su di me e mi hanno trafitto il cuore … Emma.
 
La prese alla vita con il braccio ancora privo dell’uncino, l’accostò totalmente al suo petto seminudo, le portò la mano destra al viso e le carezzò la guancia imporporata, avvicinò ancora di più le labbra alle sue, guardandola intensamente negli occhi e poi, abbassando le palpebre, unì le labbra a quelle di lei che si aprì a lui come un fiore, lasciando che la sua lingua la cercasse e facendosi trovare, per danzare insieme in un calore voluto, desiderato e sperato da ambedue.
 
Emma adorava il cioccolato, amava i suoi baci, quello era un bacio al gusto di cioccolato, mescolato al sapore di Killian, a al suo, ingredienti di qualità eccellente per un bacio sublime che sarebbe stato impossibile da dimenticare e per questo lo prolungarono, volevano ambedue ritardare il più possibile il momento in cui ne avrebbero sentito la mancanza.
 
Dovettero distaccarsi, controvoglia, Emma fece scivolare le mani dalle spalle di Killian lungo le sue braccia, in un movimento lento, tipico di un’ ultima carezza, mentre Killian allo stesso modo, dalla guancia fece scivolare la mano fasciata, lungo il suo collo, carezzandolo ancora con le nocche. Avevano bussato alla porta, i loro occhi ancora persi da quelli dell’altro. Dissero all’unisono “Avanti” e si sorrisero per averlo detto insieme. Jambon fu felice di vedere il Capitano in piedi e di buona cera, il contatto con Emma effettivamente gli aveva ridato colore alle guance e anche lei sembrava più radiosa con quel sorriso felice sulle labbra. Jambon lo notò e pensò nuovamente alla mela rossa composta da due parti perfettamente combacianti. Era venuto ad avvisare Lady Barbra che l’acqua bollente per il suo bagno era pronta.
 
Emma lasciò Killian nella sua stanza, rivolgendogli un sorriso di commiato e una leggera carezza sulla guancia destra e andò a prepararsi per il suo agognato bagno.
 
Nella tinozza c’era ancora l’acqua usata per Killian, la lasciò, non era sporca e vi fece aggiungere quella bollente. Jambon richiuse la porta dietro di sé, lasciando il secchio ad Emma, che vi rimise dell’acqua miscelata per risciacquarsi dopo i capelli. Versò dei Sali al profumo di fiori di campo e usò sul suo corpo candido un olio alla lavanda. Si immerse in quell’acqua e si rilassò buttando via la stanchezza e le preoccupazioni dei giorni precedenti. Chiuse gli occhi, appoggiandosi alla sponda alta della tinozza lignea e si massaggiò lentamente le membra, il seno, il collo, tornò verso la pancia e si avviò a lavarsi le parti intime, mentre lo faceva non riuscì a non pensare a lui, al bacio di poco prima e al suo tocco meraviglioso della sera in cui si era poi ferito. Perse la cognizione del tempo, si lavò i capelli, finalmente liberati dalla parrucca di Lady Barbra, li districò aiutandosi con una piccola quantità di olio di lavanda e pettinandoli sul seno. Si alzò in fine e si versò l’acqua appena tiepida del secchio, per risciacquarsi.
Non si era accorta dei passi alla porta, ma sentì bussare, rispose semplicemente
 
– Si?
 
Senza rendersi conto che nella fretta di entrare in acqua si era spogliata velocemente e aveva dimenticato di chiudere a chiave la porta.
 
 
Rimasto solo Killian cercò di riprendere il controllo della situazione. Basta pensare ad Emma! Più facile a dirsi che a farsi … Doveva fare il suo dovere adesso. Aveva poltrito troppo a lungo con la febbre. Non si era reso conto di quanto tempo fosse passato e quando Eddy entrò per riassettare la stanza gli confermò che effettivamente era stato senza conoscenza per una settimana buona. Maledizione! Tutto quel tempo per un taglio da idiota?! Doveva controllare la rotta. Jefferson e Jack se la cavavano bene, ma se il loro Capitano non gli dava i dati per la rotta potevano essere stati in serie difficoltà. Si finì di vestire velocemente, non perse tempo con il bistro per gli occhi, prese da uno dei ripiani della libreria la borsa di cuoio marrone che conteneva il sestante e andò sul ponte per controllare la rotta. Jefferson al timone lo salutò sorridendo con la mano alzata a saluto militare, vecchia reminiscenza della Marina Militare. Era felice di rivederlo finalmente in piedi, avevano tutti temuto per la sua vita, tanto era stato grave!
 
Il Capitano poggiò la lente all’occhio destro, regolò lo strumento e dopo poco imprecò. Erano fuori rotta di almeno due giorni, era necessario virare e rimettersi sulla rotta giusta. Apostrofò malamente Jefferson e gridò a Spugna di presentarsi immediatamente sul ponte. In un attimo furono tutti alla sua presenza, a parte Jambon che era in cambusa a preparare per avviare il pranzo. Con i suoi ordini urlati ai sette venti, uniti a colorite imprecazioni, rimise in pari quella settimana di assenza. Quando ebbe finito, ancora con espressione accigliata guardò uno ad uno i suoi uomini. Nonostante i rimproveri, stranamente erano contenti e sorridevano. Ma erano incoscienti o impazziti?! All’improvviso gli gridarono in coro:
 
- Bentornato Killy!
 
 - Naah! Al diavolo ragazzi! Ognuno al suo posto!
 
Rimise il sestante nella cartella di cuoio. Doveva avvisare Emma e aveva trovato un modo per ringraziarla della sua gentilezza per le cure che gli aveva prestato durante tutta quella settimana, Eddy gli aveva raccontato ogni dettaglio di quanto accaduto ed in effetti Emma era stata encomiabile. Si rese conto che tutte le belle parole che Angus  O’ Danag aveva speso per la sua Lady Emma, quando gli aveva parlato di lei alla taverna, corrispondevano alla realtà, non erano esagerazioni di un uomo grato.
 
Andò verso il suo alloggio, gli tornò in mente l’intimità di poco prima, la sua vicinanza ed il suo calore abbracciati nel letto, già sentiva nostalgia di lei ed era a due passi da lui. Erano passate due ore abbondanti, sicuramente aveva finito la sua toeletta. Bussò alla porta, il cuore accelerò i battiti, non vedeva l’ora di rivederla, sentì quel “Si” di risposta, abbassò la maniglia ed aprì la porta.
 
Quello che si mostrò ai suoi occhi fu l’immagine della dea Venere uscita dalle acque.
 
Emma era voltata di tre quarti rispetto alla porta,  seguì, incantato, a bocca aperta, la linea sinuosa del suo profilo, ogni sua curva, dal collo di cigno al seno piccolo ed alto, il ventre piatto, la linea della schiena che finiva con la rotondità dei glutei e meraviglia a completare la perfezione, i suoi lunghissimi capelli biondi, ancora umidi, appena lavati …
 
Emma emise un grido e afferrò il lenzuolo per coprirsi sul davanti. Si drappeggiò alla  meglio il lenzuolo sul seno, senza rendersi conto che ancora era scoperto per una buona porzione 
 
- Che diavolo Killian! Non ti ho dato il permesso di entrare!
 
L’uomo scosse la testa per riprendersi, l’imbarazzo prese il sopravvento, si portò l’indice verso l’orecchio e si grattò la testa girandosi a 90 gradi rispetto ad Emma per distogliere il suo invadente sguardo da lei.
 
– Chiedo scusa ho sentito quel “Si”, mi era sembrato un consenso a farmi entrare … non volevo essere inopportuno ..
 
Emma notò il suo sincero imbarazzo, non stava mentendo, era stata una situazione  casuale, sorrise a vederlo arrossito, si Captain Hook era capace di arrossire! Provò una grande tenerezza per lui, ogni tanto usciva quel lato da ragazzo che lei adorava!
 
Killian non ci mise molto ad uscire dall’imbarazzo
 
  – Per Dio Emma! Sono più di due ore che stai facendo il bagno … pensavo avessi finito! E poi hai lasciato la porta aperta … poteva essere chiunque …
 
 Ora faceva il finto arrabbiato, lei continuava a sorridergli, lui vide della malizia nello sguardo di lei, ridiventò padrone di sé e si mosse con il suo solito sguardo furbo, con un sopracciglio alzato verso di lei che ora, a sua volta iniziò a cambiare il bianco del suo seno e delle guance in roseo. In un secondo le fu a pochi centimetri dal viso
 
 – Ero venuto a dire che in questi giorni di mia … assenza … siamo usciti di rotta di un paio di giorni, quindi vireremo e ci rimetteremo sulla rotta corretta …
 
 - Bene!
 
 – Inoltre penso che dobbiamo parlare e che tu mi debba parecchie spiegazioni …
 
– Bene!
 
 – In più vorrei ringraziarti per le tue cortesi attenzioni di questi giorni e invitarti di nuovo a cena nel mio alloggio …
 
 Lei strinse le labbra con un po’ di disappunto, ricordavano perfettamente la cena precedente e come era finita
 
 - Ti prometto che non finirà come l’ultima volta, sarò un gentiluomo, sempre che non sia tu a pensarla diversamente …
 
Le rivolse un sorriso smagliante e seducente
 
– Mmm …
 
 - Ah! Ultima cosa … potresti venire a cena così?
 
– Cooosìì?!
 
– Nooo … non così … così … volevo dire senza quella parrucca corvina. Non sto invitando Lady Barbra, ho invitato la Principessa Emma Swan. Comunque …
 
Si avvicinò di più e le spostò un ricciolo biondo dietro l’orecchio. E con sguardo ammiccante aggiunse:
 
 - Comunque sarebbe interessante se venissi così … sei bellissima Emma … e il rossore sulla tua pelle ti dona molto …
 
Si voltò e andò via, lasciandola rossa sulle guance che aveva sfiorato con una carezza dicendo le ultime parole.  Sarebbe andata a cena da lui, aveva molto da spiegargli e anche da chiedergli. Le venne una piccola idea dolce per lui, doveva parlarne a Paul, si sarebbe fatta aiutare a preparare una torta al cioccolato, in fin dei conti era ancora convalescente.
 
Killian si chiuse la porta alle spalle e rimase un attimo appoggiato ad essa con le spalle, emise un muto fischio con le labbra, guardò in basso verso il cavallo dei pantaloni, alquanto rigonfio, doveva calmarsi o non arrivava a quella cena. Entrò nella propria stanza, si tolse il pastrano, la camicia di lino bianca e gli stivali. A dorso nudo e scalzo uscì dirigendosi sopracoperta. Un bagno gelato in mare gli avrebbe fatto passare i bollori.
 
Eddy spazzava il ponte, si bloccò esterrefatto nel vedere il suo Capitano dirigersi a quella velocità e seminudo alla balaustra, prese per un braccio Jefferson che, di spalle, stava annodando una cima e lo fece voltare. Non era la prima volta che Killy faceva un tuffo in mare, si allenava spesso anche con il nuoto, almeno due volte a settimana e con la spada tutti i giorni, ma dall’espressione …. Poi si accorse che aveva bisogno più che altro di sfogarsi. Spugna intervenne quando vide Killian pronto per buttarsi
 
– Capitano siete convalescente forse non dovreste, l’avete chiesto a Lady Barbra? 
 
- Non è mia madre ne la mia balia Jack, che diavolo dici! E poi sento una forza da leone in questo momento!
 
 Fox sorrise a sentirlo, certo sicuramente si sentiva un leone!
 
– Ma Capitano, è una zona piena di squali.
 
 – In questo momento Spugna, sarei contento di incontrarne uno, sarebbe lui lo sfortunato.
 
Con queste ultime parole si gettò in acqua con un tuffo da campione. I tre uomini si affacciarono all’unisono preoccupati. Killian era sparito nella profonda acqua blu. I minuti passavano e non riemergeva neppure per respirare. Spugna si tolse il berretto e cominciò a stritolarlo per l’ ansia, Jefferson era strattonato ripetutamente da Eddy e alzava gli occhi al cielo, poi finalmente videro la testa bruna riemergere, i capelli incollati alla fronte.
 
 – Non state lì impalati idioti, lanciatemi una cima!
 
Non se lo fecero ripetere due volte, gli lanciarono la cima come richiesto e lo issarono a bordo. Lo guardarono sorpresi, agganciata all’uncino Killian portava la preda che aveva cercato e pescato, un’enorme aragosta, la cena che avrebbe offerto alla “sua Principessa”.
 
– Eddy portala a Jambon e digli “Cena per due nel mio alloggio”
 
Si voltò verso Jefferson e lo vide fargli l’occhiolino con un’espressione di apprezzamento. Gli lanciò una delle sue occhiate alzando il sopracciglio e tornò verso il suo alloggio, scontrandosi con Emma che con una certa fretta voleva andare a controllare i suoi volatili che non vedeva da una settimana.
 
– Killian sei … sei ..
 
- Nudo o bagnato che ti sorprende di più Swan?
 
 – La tua nudità, per tua informazione non mi sorprende più, dopo una settimana che ti ho davanti. Invece che accidenti hai combinato vorrei proprio saperlo, ti sei tuffato in mare per caso?
 
– Avevo bisogno di un bagno anch’io, non è mica solo una tua prerogativa!...
 
– Sei uno zuccone incosciente Killian Jones, sei ancora convalescente, potevi avere un collasso, ti rendi conto che stavo per perderti? Non so neppure io come sei riuscito a sopravvivere a quell’infezione …
 
Gli occhi di Emma erano furenti e lucidi, sembrava quasi che volesse piangere
 
– Calmati Love! Ti ho già detto che sono bravo a sopravvivere e questa volta avevo un motivo in più per tornare …
 
 - Sparisci dalla mia vista Jones e vai ad asciugarti … prima di prenderti qualche altro malanno!
 
 Andò via come una furia, Killian la seguì con lo sguardo … aveva detto “Stavo per perderti” … il freddo, residuo del bagno, sulla sua pelle sparì in un attimo, al suo posto si stava irradiando il calore che aveva sentito ancora una volta nel petto.
 
Si incrociarono ancora durante la giornata, di solito lo guardava un po’ in cagnesco e in un’occasione gli fece anche la linguaccia, scatenandogli una risata. Non era proprio arrabbiata, cominciava a conoscerla, aveva temuto veramente di perderlo, qualcosa doveva pur significare. La vide fare la spola tra la cambusa ed il suo alloggio diverse volte, portando qualcosa in mano … che stava combinando? Intanto un profumo squisito si propagava dalla cambusa al resto della nave, un odore che gli ricordò la sua casa in Irlanda, la sua famiglia, una carezza ed un bacio di sua madre, i compleanni da bambino. Lei era “casa” si trovò ancora a pensarlo. Decise che quella serata l’avrebbe resa speciale per lei.
 
Jambon prese il necessario per apparecchiare, i due zucconi avrebbero combinato qualche altro danno quella sera? Sperò di no ovviamente. Quando erano insieme si sentiva intorno un’ elettricità incredibile, ormai tutti se ne erano accorti e li guardavano facendo tifo per loro. Jambon sapeva che Jefferson aveva allestito delle scommesse, se Killian lo avesse scoperto!
 
La tavola era impeccabile Paul vide il suo Capitano particolarmente nervoso, sembrava un ragazzino alla prima cotta ed al primo appuntamento, sorrise tra sé. Quella donna era proprio ciò che ci voleva per lui, dopo Milha non lo aveva più visto così felice, anzi per la verità non lo aveva mai visto così felice nemmeno con Milha. Quella sera sembrava un damerino, aveva abbandonato il suo abbigliamento in pelle e indossava sopra la camicia di seta avorio, con una sciarpa al collo della stessa stoffa, un pastrano di broccato color cammello, pantaloni neri aderenti e stivali in cuoio nero. Ben pettinato e con la barba sistemata a puntino.  Veramente un bel giovanotto il suo Capitano. Uscì per controllare i fornelli, l’aragosta era quasi pronta. Si imbattè in Lady Barbra. Oddio! Poco gli mancò all’infarto. Indossava un lungo vestito rosso che le donava molto e i suoi capelli … Signore Santo! Sciolti sulle spalle erano biondi, come biondi? Si incredibilmente biondo oro, era chiaro che fino ad allora aveva indossato una parrucca. Pensò che avesse fatto bene a camuffarsi, già mora aveva conquistato tutti, bionda, così eterea, elegante … gli uomini per resisterle si sarebbero buttati in mare. Fortunato Killian! Pensò. Le fece un inchino
 
– Madame la cena sarà servita tra breve, il Capitano l’attende nel suo alloggio.
 
Bussò alla porta e appena sentì l’invito ad entrare aprì,  Killian era lì, bello come non mai, circondato da un’ innumerevole quantità di candele accese in tanti candelabri che rendevano la stanza estremamente illuminata. L’uomo rimase senza fiato nel vederla, era mai possibile che ogni volta che compariva davanti a lui le sembrasse più bella della volta precedente ?
 
– Qualcosa non và Killian – si preoccupò – non ti piace il mio vestito, hai detto che il rosso mi dona …
 
 - Si l’ho detto, ma sono abbagliato da quanto ti doni in realtà e i tuoi capelli basterebbero già da soli … ad illuminare questa stanza … Benvenuta Principessa Emma Swan Charming Pendràgon alla serata danzante in vostro onore.
 
Fece un profondo inchino e si avvicinò prendendole la mano destra e baciandola.
 
 -Mi presento My Lady: Conte Killian Jones, per servirvi.
 
Emma scoppiò in una risata
 
– Killian una serata danzante?
 
 – My Lady, sei in debito con me di un ballo, sono dodici anni che aspetto che tu possa saldare questo debito. Ora ti ho ritrovata e farò in modo che tu mantenga una promessa che mi è stata negata il giorno del tuo diciottesimo compleanno, ti aspettavo da più di un’ora, non vedevo l’ora di vederti e prenderti tra le braccia, hai tardato a scendere ed il resto lo sai …
 
Ma veramente era tutto vero? Killian ricordava tutto di quel momento? Aveva desiderato conoscerla e ballare con lei? Era vero, ora erano insieme, anche lei lo aveva desiderato tanto, ma anche il suo desiderio era rimasto deluso, ora si poteva realizzare.
 
– Ma non c’è musica, vuoi ballare così?
 
– Dai Swan! Non dirmi che non senti la musica quando sei tra le mie braccia, perché io sento mille cori angelici quando sono con te!
 
Emma rise ancora, sempre esagerato e pieno di sé .
 
– Sei una donna di poca fede Swan, vieni da me, ti prometto che sentirai veramente la musica quando ti prenderò .. tra le braccia.
 
Il suo sguardo malizioso e i suoi doppi sensi, non sarebbe stato lui altrimenti! Emma stette al gioco e mise la sua mano sinistra nella destra di Killian che con il braccio uncinato la prese per la vita. Iniziarono a volteggiare nella stanza e con il loro volteggiare iniziò a sentirsi veramente una struggente musica venire dal soffitto. Emma era meravigliata.
 
– Ti avevo promesso musica, gli angeli dal cielo stanno suonando per noi … se non in altri modi … desidero offrirti il Paradiso così Love …
 
Ci stava riuscendo veramente, Emma si sentì serena, felice, era il Paradiso il suo abbraccio, il suo calore, il suo sorriso solare. Le vennero le lacrime agli occhi, come avrebbe fatto senza tutto questo, quando il loro viaggio sarebbe giunto al termine? Si strinse di più a lui per non mostrargli il viso, non voleva rovinare quel momento facendogli vedere la lacrima che stava rischiando di cadere dalle sue ciglia. Non vide che  Killian chiuse gli occhi quando accostò la guancia alla sua, anche lui sentiva scoppiare il cuore all’idea che non avrebbero avuto un futuro. Ora stavano vivendo il presente e nulla lo avrebbe portato via, il presente apparteneva a loro.
 
Era da tanto tempo che Steve il Bardo non suonava il violino, quella sera aveva avuto occasione di suonare per la donna meravigliosa che aveva salvato il suo Capitano, lo fece con tutto il cuore, sperando che l’amore che vedeva in quei due giovani potesse avere una realizzazione, Killian lo meritava e lei meritava tutto l’amore che traspariva dal suo Capitano. La musica che stava suonando era struggentemente romantica, era quella che lui gli aveva chiesto.
 
La serata continuò con la gustosa cena a base di Aragosta, Killian le confidò che l’aveva pescata con il tuffo della mattina, lei gli sorrise e gli rammentò di quanto comunque fosse stato incosciente. Poi iniziò il momento della verità. Doveva delle spiegazioni a Killian.
 
 – Ti sarai fatte molte domande sui motivi della mia sceneggiata Killian …
 
 - Veramente la domanda che mi viene in mente ora è su tuo marito Emma! Mi chiedo che razza di uomo è uno che lascia che la moglie se ne vada per mare con una masnada di pirati, e che moglie poi, una donna bellissima che può essere un bel bocconcino per chiunque, se fossi stata mia non te lo avrei mai permesso!
 
– Se fossi stata tua sarei stata la moglie di un pirata o sbaglio? Quindi non mi avresti portato con te? Non mi avresti protetta dal resto della masnada?
 
– Sei una principessa! Non avresti mai potuto sposare un pirata!
 
– Cosa ne sai, se io mi fossi innamorata di un uomo, diventato pirata, per l’uomo che è, credi che mi importerebbe il titolo più dell’amore? Se avesse due mani o una, credi che farebbe differenza se io lo amassi? Non mi è mai interessato il mio titolo nobiliare, io sono Emma la principessa come sono Barbra la commerciante. Barbra ed Emma convivono in me. Sono diventata Barbra per essere vicina al mio popolo, avere le sue confidenze, capire quali erano i suoi bisogni e intervenire come Emma. Da Lady Barbra vivo in una casa sulla parte opposta di Storybrook, ho creato una rete di fedelissimi che sanno la verità e sono il mio consiglio. Lady Barbra esiste in quanto esiste Emma Swan. Un passaggio segreto unisce la rocca alla casa. La gente mi vede per strada sia come Emma che come Barbra, per questo parlano di somiglianza tra noi, non sanno che è la stessa persona. L’aiuto che ti ho chiesto per il viaggio da Barbra “la commerciante” è vero, acquisterò merci per Storybrook e rifornirò gli empori che sono miei, ma gestiti dalle famiglie che proteggo come Emma, non lo faccio per lucro, lo faccio per migliorare la qualità della loro  vita e intanto porterò avanti un’altra missione della Principessa Swan. Una missione politica, che da quanto so di te ti sta a cuore e per cui ti chiedo di essere al mio fianco, non come pirata bensì come corsaro.
 
Killian era sbigottito, meravigliato, affascinato. Come lui, Emma non vedeva differenze sociali nelle persone, non teneva a titoli e metteva in primo piano il bene per il prossimo e l’amore, erano i principi che anche sua madre gli aveva insegnato con la religione cattolica. Quanto coraggio e cuore aveva la donna seduta davanti a lui. Quante verità gli aveva rivelato Angus su Barbra ed Emma, quanta ammirazione mostrava quell’uomo, erano la stessa persona
 
– Anche Angus sa la verità?
 
 – Angus è stato il primo a saperlo, è irlandese come te, è stato costretto a fuggire dalla vostra isola o sarebbe morto di fame con i suoi ragazzi, io gli ho affidato la taverna, uno dei miei covi. La causa che perseguiamo è la stessa. Sono anni che trucco i libri contabili per impedire che le tasse esagerate di Re Guglielmo D’Orange affamino la mia gente, mio marito non avrebbe mosso un dito, è un debole, non ha iniziativa, ma si fida di me, appoggia quello che faccio solo perché sa che è giusto, non perché lo condivida veramente, non sarei qui fosse per lui, ma non sarebbe riuscito a fermarmi.
 
– Qual ‘è la tua missione nel Maine Principessa?
 
– Smuovere le coscienze, trovare alleati contro l’Inghilterra, seminare semi nei cuori della gente che possano diventare querce e le querce diventare boschi. Un giorno le Colonie d’America potranno essere libere e indipendenti, non ci saranno più schiavi, con l’Inghilterra ci sarà libero commercio e scambio democratico, ne servi ne padroni. Se non si potrà abbattere la monarchia in Inghilterra almeno che ci sia uno Stuard sul trono, molto cambierebbe, dal Galles alla Scozia, alla tua verde isola e qui.
Andrò da mio padre, la pensa come me, organizzeremo riunioni con la rete che ha costruito anche lui, non vogliamo essere insubordinati, vogliamo la giustizia. Combatti con me come corsaro Killian, smetterai di essere un ricercato e lavorerai per la tua gente! So che è già quello che fai, so che non puoi dirmi di no, cosa mi rispondi Killian? Prenditi tempo se vuoi!
 
– La mia risposta l’avrai subito Emma. Ti seguirò, anche dovessi arrivare ai confini del mondo e del tempo per te e con te, io sarò al tuo fianco, te lo prometto!
 
– Se la tua risposta è questa abbiamo un accordo da stipulare ed io scriverò una lettera di Corsa per te, ne ho l’autorità come Duchessa di Storybrook. Ora penso che possiamo festeggiare con una piccola sorpresa che ti ho preparato.
 
Sparì velocemente dalla porta e altrettanto velocemente ricomparve con una torta al cioccolato e crema. A Killian non parve vero, erano anni che non mangiava un dolce, in effetti l’ultima persona che aveva preparato un dolce per lui era stata sua madre, insieme ad Olivia, la madre di Fox. Sentì ancora il riaccendersi di un calore sempre più familiare nel petto.
 
– Certo Swan se vuoi arrivare al cuore di un uomo passando per il suo stomaco, credo che tu ci possa riuscire, dall’odore penso che sia squisita!
 
Lei sorrise compiaciuta e gliene servì un’abbondante fetta, il resto del dolce l’avrebbero mangiato gli uomini della ciurma, il loro amato Capitano era salvo, fu lui stesso a volerla condividere. Andarono insieme sul ponte, Killian chiamò tutti all’adunata e mangiarono il dolce di Emma accompagnato da una pinta di rum a testa. La meraviglia di quegli uomini quella sera non ebbe paragoni, non solo assaporavano il gusto dei ricordi dell’infanzia, avevano scoperto che Lady Barbra, nascondeva un segreto, svelato ora dai suoi meravigliosi capelli biondi. L’ammirazione ed il rispetto per lei, quando Killian la presentò con il suo vero nome, si mostrò con il silenzio più assoluto, poi all’unisono, si tolsero il cappello, almeno chi lo portava e si inginocchiarono davanti a lei con la mano sul cuore. Nessuno di loro aveva dimenticato le buone maniere galanti del marinaio della Regia Marina che era stato. Killian dichiarò che avrebbero avuto spiegazioni sulla missione che stavano compiendo, il giorno dopo. Si sarebbero riuniti sul ponte alle sei di mattina, molte erano le cose che dovevano sapere ma adesso era un momento da festeggiare.
 
Lasciarono gli uomini a ridere e a finire la torta e l’alcool, loro si spostarono nella parte più alta del ponte della Jolly Roger. Emma si sentiva libera, non aveva più motivo di mentire, era proprio vero, la verità rende liberi. Sorrideva con i capelli smossi dalla brezza notturna. Le stelle brillavano nel velluto nero del cielo. Aveva trovato il suo primo alleato, una persona che sapeva credere nei suoi stessi ideali. La prima parte del suo piano si era realizzata. Killian era l’uomo giusto, come aveva sentito e sperato nel profondo, quando August le aveva riferito chi era il capitano della splendida nave che era approdata al porto di Storybrook.
 
August ora doveva essere informato, l’indomani sarebbe partito il primo piccione sulla via di casa. Emma sapeva cosa doveva scrivere nel messaggio da legare alla sua zampetta.
 
“Il nido è svelato. Il falco segue la colomba”
 
Si voltò verso Killian, scoprendo che la stava guardando. I suoi occhi sfavillavano alle luci delle torce sul ponte, le rivolse il suo sorriso solare. Uomo straordinario! Pensò Emma, con lui al suo fianco si sentiva sicura, nessuno le dava la forza che gli infondeva lui, neppure August che la proteggeva da una vita. Intrecciarono le dita cercandosi contemporaneamente. Fu spontaneo per Emma posargli la mano destra sul petto, fu spontaneo per lui chinare il capo verso di lei che gli diceva “Grazie Killian”, fu ancora più spontaneo unire le loro labbra e perdersi nuovamente nel vortice di un altro bacio al cioccolato, per ritrovarsi a desiderarsi ancora, bruciando insieme su quel ponte, mentre la ciurma brindava alla loro felicità.
 
 
Angolo dell’autrice
Non è finita qui la storia, ancora altro succederà ai nostri eroi. Cosa ne pensate? Quali sono le vostre supposizioni? Se potete fatemi sapere sempre delle vostre emozioni e dei vostri pensieri. Ringrazio chi continua a seguire e a recensire, è bello avere “amici di penna”, mi fa piacere chiamarvi così, come fa piacere ricevere i vostri commenti. Le feste stanno finendo, il 2016 è arrivato, auguro a tutti che vi porti serenità ed esaudisca i vostri desideri. Per me partiranno numerosi impegni e userò molto il mio PC per lavoro, quindi potrei avere meno tempo per divertirmi a scrivere per piacere come ho fatto ultimamente con questa mia prima fan fiction. Niente paura per chi segue fedelmente e si è affezionato alla trama. Ho già tutto in mente e sono intenzionata a portare a termine la storia. Spero di postare se non tutte le settimane almeno ogni due. Controllate anche durante la settimana, potrei farvi delle sorprese, soprattutto se vedrò recensioni nostalgiche. Ancora un saluto a tutti e felice 2016 da Lady Lara

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Capitolo 13
*** Una speranza nel cuore ***


XIII Capitolo
 
La speranza nel cuore
 
L’infinito … quella sensazione che si prova a guardare l’orizzonte, il punto dove l’oceano incontra il cielo e per un attimo si perde la cognizione, in quella sfumatura di colore, di dove finisce l’uno e dove comincia l’altro.
 
L’unione del bacio di due amanti, due cuori che hanno un solo battito, il calore del fuoco che sembra avvolgerli, il desiderio di essere una sola unità, la ricerca reciproca della carne … Non volersi dividere e arrivare a quell’ infinito …  
 
- Killian … è tardi, dovremmo andare a letto … sei ancora convalescente, non approfittare delle tue forze, ti prego ascoltami …
 
Il respiro più affannoso, l’ultimo  confine che ti sprona ad andare oltre, contro ogni razionalità, contro ogni convenzione, contro ogni pudore …
 
- Vuoi che andiamo a letto Emma? Non chiederei di meglio in questo momento ma … ho promesso di comportarmi da gentiluomo …
 
Lo disse con un sorriso smagliante e lo sguardo malizioso, accentuato dal sopracciglio alzato, mentre si distaccava da lei.
 
 – Sei sempre il solito Killian Jones, ma te lo dico sinceramente, avresti dovuto ancora stare a letto oggi, invece ti sei strapazzato abbastanza, anche se ha comportato una cena a base di una squisita aragosta ed un romantico ballo … È  stata una splendida serata, ma ora …
 
 - Ho capito Dottore! Ti riaccompagno al tuo alloggio, poi starò ancora un po’ con i miei uomini e andrò a riposarmi, non preoccuparti, sono un osso duro io!
 
Le porse il braccio destro e fece come aveva detto. Scendendo, gli uomini, che ancora stavano finendo la torta, le augurarono la buona notte, mentre il Capitano disse che sarebbe tornato per un ultimo giro di rum. Doveva essergli mancato parecchio, il suo rum, durante quei giorni! Pensò Emma.
 
Il breve corridoio, che portava ai loro alloggi, era illuminato da una lanterna e dal riverbero delle altre, poste sul ponte. La luce era molto fioca e dava la speranza di poter avere un ultimo momento d’intimità, lontano dagli sguardi della ciurma.
 
Emma si ritrovò con la schiena appoggiata alla porta della sua stanza e Killian che, davanti a lei, l’aveva rinchiusa tra le sue braccia appoggiando la mano e l’uncino ai due stipiti.
 
– Allora buona notte Capitano …
 
Disse con un filo di voce tremante, non riuscendo a guardarlo negli occhi e inconsciamente fissando le sue labbra sensuali.
 
 – Sentirò la tua mancanza Emma …
 
- La mia mancanza …
 
- Si … da questa notte mi mancherà per sempre il calore delle tue braccia a cingermi, il tuo morbido seno dove poggiare il capo, il tuo bacio sulla mia fronte … le tue carezze … le tue carezze Emma …
 
Dicendo questo staccò la mano dallo stipite e la portò alla sua guancia, avvicinandosi a lei con desiderio, il ciuffo di capelli bruni che gli ricadeva nuovamente sulla fronte, gli occhi che carezzavano ogni centimetro del suo volto. Emma fu grata alla poca luce, poiché le stava impedendo di mostrargli il rosso delle guance, che aveva sicuramente superato l’intensità di quello del vestito.
 
Era cosciente quando, approfittando del doverlo umettare, lo aveva contemporaneamente accarezzato ovunque, seguendo con la mano ogni suo dettaglio, anche in modo un po’ troppo intimo? Si sentì sprofondare nel tavolato della Jolly Roger.
 
– Avevi la febbre Killian … non eri cosciente io …
 
- Purtroppo è vero, ho avuto solo pochi attimi di coscienza; avevo perso la cognizione del tempo e dello spazio, ma in quegli attimi tu mi hai reso felice Emma, quei momenti mi hanno dato la volontà di tornare, passavo dal buio alla luce e nella luce c’eri tu …
 
Emma stava trattenendo il fiato, deglutì emozionata e riprese a respirare con un vistoso abbassarsi ed alzarsi del petto. Lo sguardo di Killian fu distratto da quel movimento, abbassò le palpebre sugli occhi, ora blu come la notte, non poteva andare oltre quella visione, non sarebbe riuscito a staccarsi da lei, l’avrebbe voluta nuovamente con passione e irruenza, come più di una settimana prima, quando ancora era la sensuale mora Lady Barbra. Cercò di riprendersi, pensando di sdrammatizzare sé stesso con una delle sue solite battute.
 
– E bello avere una donna nel proprio letto! Temo che dovrò seguire i consigli dei miei uomini …
 
- Quali consigli?
 
– Da un pezzo mi dicono di sposarmi … credo che al mio ritorno a Neverland cercherò una compagna tra le squaw del villaggio, ci sono molte belle ragazze e soprattutto … sono molto disponibili!
 
Forse aveva sdrammatizzato il suo desiderio di lei, ma non si era reso conto di averle spezzato il cuore con quella affermazione. Emma sentì i cocci cadere dentro il suo torace. Come?! Le aveva detto tutte quelle parole dolcissime che le avevano fatto credere che nutrisse un sentimento per lei e non solo il desiderio evidente e, invece, era solo quello, un puro desiderio istintivo, che poteva soddisfare con una qualsiasi squaw “disponibile” di Neverland? Non riuscì a restare un secondo in più davanti a lui, il dolore di quei cocci rotti le stava salendo agli occhi con le lacrime, non voleva mostrargli la sua delusione, ne la gelosia, che stava provvedendo a spazzar via quei rimasugli spezzati. Aprì velocemente la porta ed entrò altrettanto velocemente.
 
– Auguri allora Killian, se è quello che desideri …
 
Killian sentì una nota finale in quella frase che ricordava un singhiozzo, capì di averle fatto male; era lo stesso male che lui aveva sentito quando lei gli si era rifiutata ricordandogli che aveva un marito, non potevano appartenersi. Prima che lei riuscisse a chiudere del tutto la porta, mise un piede tra lo stipite ed essa.
 
– Emma! Aspetta! … Volevo dirti … volevo dirti …
 
- Cosa Killian?!
 
Rispose cercando di mantenere il controllo.
 
– Volevo … domani mattina alle sei riunirò gli uomini per l’ordine del giorno e parlerò della nostra missione, volevo chiederti di essere presente.
 
 - Certamente .. non mancherò!
 
Gli richiuse la porta sul naso. Killian si voltò, poggiò la schiena al legno, si portò la mano sugli occhi e la passò verso la fronte e la testa. No! Non era quello che le voleva dire! Maledizione! Voleva dirle che mai avrebbe potuto sposare una donna qualsiasi solo per avere il letto caldo, mai avrebbe potuto … perché nessuna sarebbe stata lei.
 
Emma aveva chiuso a chiave, voleva sparire, era poggiata alla porta anche lei in quel momento e stava cercando di soffocare le lacrime. Ma che diritto aveva di piangere?! Lei per prima era sposata! Killian aveva tutti i diritti di poter fare lo stesso, essere felice con una donna che amava e che lo amava … La ferita dentro le bruciava parecchio! Aveva intenzione di chiedere l’annullamento del matrimonio a suo padre, vista la situazione con Neal, e poi? Sarebbe rimasta sola, al suo fianco solo il suo bambino che un giorno avrebbe trovato la sua compagna. E lei? Lei non aveva diritto ad un po’ di felicità? Ad avere un uomo che l’amava e la desiderava come lei ormai sentiva di amare e desiderare lui? Killian era stato chiaro quella sera a cena, quando aveva detto che una principessa non doveva e non poteva sposare un pirata. Lei lo avrebbe fatto per amore, lo aveva detto altrettanto chiaramente, come aveva detto anche che per amore non avrebbe visto la differenza se quell’uomo avesse una o due mani. Non aveva capito nulla? In realtà era lui che non avrebbe mai sposato una principessa. Aveva un codice morale che da prima di diventare un pirata glielo imponeva. Questa era per Emma la realtà: Killian non l’avrebbe mai voluta!
 
 Si staccò dalla porta e si buttò sul letto, distinguendolo per quel minimo di luce che nel buio della stanza trapelava dalla finestra, grazie al bagliore della luna. Uno spicchio di luna, che aveva accompagnato, da testimone, l’abbraccio ed il bacio che si erano scambiati sul ponte pochi minuti prima, quando stava vivendo l’infinito di un sentimento che ora doveva invece finire. Pianse silenziosamente, arrivando allo sfinimento ed ad addormentarsi con il suo bel vestito rosso ancora indosso.
 
Killian a sua volta si era staccato dal legno che li separava. L’eccitazione che stava sentendo poco prima, prendere il sopravvento sulla razionalità, si era spenta con la reazione di Emma alla sua ironica battuta.
 
Camminando lentamente si avviò verso i suoi uomini, la stanchezza che non aveva sentito tutto il giorno, grazie all’adrenalina che gli aveva dato svegliarsi con lei e vederla poi come Venere senza veli, adesso si stava riversando sulle sue spalle. Arrivò a testa bassa dai suoi uomini, gli venne offerto un boccale di rum, lo bevve, gli rimise un po’ di fuoco nello stomaco, ma non era il calore che sentiva nel petto quando stava con lei. Vide Spugna che masticava con le guance piene, un altro pezzo di torta.
 
Aveva cucinato per lui, un altro regalo che lo aveva fatto sentire a casa, come il regalo di suonare insieme la chitarra per dirgli che non era solo.
 
Cosa aveva detto Angus? Il cuore di Lady Emma era fatto di “pura bontà”.
 
Era un angelo agli occhi di Angus ed era un angelo ai suoi. Aveva rivelato tanto di sé quella sera. Era anticonvenzionale, non le importava dei titoli e credeva nella forza dell’amore. Per amore avrebbe sposato anche un pirata e non le sarebbe importato se aveva una o due mani. Idiota che era stato! Stava parlando di lui. Per amore … solo per amore sarebbe stata sua. Se avesse vinto il suo cuore, come si era ripromesso, il suo sogno d’amore si sarebbe realizzato e forse era lo stesso sogno che aveva anche Emma.
 
Non ce la fece a restare ancora con i suoi uomini, si stavano divertendo, si lanciavano battute l’un l’altro e cercavano di coinvolgerlo; lui non riusciva a provare divertimento, non poteva ridere ne sorridere se lei non era con lui.
Se Emma aveva un cuore di pura bontà, lui lo aveva buio come la notte, solo lei lo poteva illuminare, questo lo aveva capito già.
Salutò i suoi uomini, abbozzando un’altra battuta sull’ordine della sua  Dottoressa personale, di riposare, li lasciò ad un’ultima risata e andò a coricarsi, sperò che gli tornasse la febbre, Emma gli sarebbe mancata veramente e non solo quella notte.
 
 
 
Alle cinque del mattino seguente Killian era sveglio da un pezzo. Per la verità non aveva dormito affatto, passando la nottata a rigirarsi nel letto. Si alzò, andò alla bacinella di peltro smaltata, vi versò l’acqua della brocca e si sciacquò il viso, si asciugò con l’asciugamano di lino guardandosi allo specchio sulla parete, non aveva una bella cera e i suoi occhi azzurri sembravano un po’ gonfi. Andò alla scrivania, il giornale di bordo era lì dimenticato da una settimana, nessuno l’aveva aggiornato, era il momento di farlo.
 
Anno Domini 1726,  IX giorno del VI mese
XX giorno dalla partenza dal Porto di Storybrook.
Assenza di aggiornamenti per una settimana, causa malattia del Capitano scrivente.
Rotta corretta in seguito a controllo. Meta deviata di due giorni di viaggio. Effettuata virata di 80° ad Ovest.
Consumo straordinario di Rum, causa festeggiamento, autorizzato dal Capitano scrivente.
 
Finì di vestirsi e si diresse sul ponte. Max era al timone da ore, doveva essere sostituito, ordinò il cambio a Jefferson. Dave Moscerino sostituì Spugna alla vedetta. L’adunata fu per tutti, compreso Paul, la colazione poteva aspettare. Diede l’ordine del giorno e annunciò che appena arrivava Lady Emma avrebbe parlato degli sviluppi del loro ingaggio. Silenziosamente Emma era arrivata dietro di lui, sentì la sua presenza … come gli succedeva sempre. Si voltò per salutarla e vide nel suo volto pallido, gli occhi verdi un po’ gonfi come i suoi, con la differenza che quelli di Emma erano anche arrossati, come se avesse pianto. Ne rimase colpito e rammaricato. Si voltò di nuovo verso i suoi uomini e iniziò la spiegazione riguardo alla motivazione del travestimento di Emma e alla sua doppia missione sia come Lady Barbra che come Principessa Emma.
 
Gli uomini, lasciati sul riposo dal Capitano, si erano messi comodi, chi seduto su una cassa, chi su un barile, chi sul tavolato e chi in piedi. Killian era in piedi con Emma e mentre parlava li guardava nel viso uno ad uno, per rendersi conto di quanto pensassero, già dalle loro espressioni. Li conosceva talmente bene da leggere i loro visi come pagine di un libro e loro, che non avevano nulla da nascondere e si fidavano di lui, si lasciavano leggere e in ogni caso avrebbero potuto dire democraticamente la loro.
 
– Siamo diventati pirati per i motivi che conoscete bene. Per gli stessi motivi Lady Emma ci ha chiesto di essere i suoi corsari. Non solo la scorteremo per gli scopi commerciali di Lady Barbra, la proteggeremo come Principessa durante il viaggio diplomatico e saremo la sua flotta di combattimento, sia nei confronti degli attacchi futuri che ci dobbiamo aspettare dall’Inghilterra, che da pirati indipendenti.
 
Emma intervenne per chiarire i punti del Mandato di Corsa.
 
– Avrete una lettera di corsa che vi servirà per giustificare, alla Marina Inglese, la vostra presenza nelle loro acque, se doveste essere fermati, la lettera sarà firmata da me in quanto ne ho il titolo e sarà ratificata da mio padre, il Principe Charming Pendràgon, governatore del Maine.
Sarò costretta ad indossare nuovamente la parrucca di Lady Barbra, per cui, chiamatemi pure per nome, non mi formalizzo, ma fatelo secondo il mio travestimento. Questo viaggio è iniziato per me in incognito ed in incognito dovrà finire, ne va la vita di molte persone, compresa la vostra. Per ciò che organizzerò riuscirete a portare carichi di granaglie in Irlanda con tanto di autorizzazione.
La Jolly Roger dovrà essere ribattezzata, il suo nome è troppo conosciuto. Mi dispiace Killian, so che sei stato tu a darle questo nome, ma sai che ho ragione.
Scegliete un nuovo nome quando volete e coprite il vecchio.
 
 
– Io propongo qualcosa che ricordi la principessa, in fin dei conti il piano è il suo, che ne dici Killy? 
 
Propose Jefferson, mentre gli altri annuivano e confermavano iniziando a proporre nomi: The Princess, Il Cigno del mare, La Giustizia …
 
Killian alzò la mano per farli tacere. Guardò intensamente Emma nel volto, i suoi capelli d’oro danzavano intorno al suo viso, smossi dalla brezza fresca della mattina.
 
– Mi sembrano tutti troppo scontati!
 
Pensò a cosa rappresentasse per lui Emma. Si, era lei che ispirava quella missione, gli sembrava giusto onorarla dedicando a lei il nome della nave. Emma era luce pura per lui, era come Venere uscita dalle acque, era colei che stava dettando la direzione da seguire, non dovette pensare a lungo e decretò
 
– La Jolly Roger da oggi si chiamerà “La Stella del mattino”!
 
Lo disse non togliendo gli occhi dai suoi, vide Emma battere le ciglia, sperò avesse capito. Sperò che avesse fugato i dubbi che le aveva instillato accidentalmente la sera prima.
 
Il nome trovò il gradimento di tutti e chi aveva il cappello o un berretto lo lanciò in aria inneggiando alla “Stella del mattino”, un nome che era una buona premessa. Con la coda dell’occhio, Killian vide Emma sorridere e quel sorriso fu per lui la spinta per affrontare la nuova giornata che avevano davanti.
 
Porto di Storybrook IX Giugno 1726
 
Angus O’Danag era sull’uscio della sua taverna, appoggiato allo stipite della porta. Stava fumando la pipa, portando alla bocca la lunga canna con la quale aspirava il fumo del tabacco che bruciava, con volute di fumo azzurrino, nel fornelletto ad essa collegato. Suo figlio Angel giocava nello spiazzo davanti la taverna, correndo dietro ad un cerchio, battendolo e direzionandolo con un bastoncello, i suoi riccioli saltellavano ad ogni suo movimento. Stava crescendo bene il suo ragazzo! Aveva tutti i motivi per esserne orgoglioso.
 Stava per tramontare il sole, sul mare già imporporava l’orizzonte con le sue strie viola-cremisi. Sua moglie Mary lo chiamo dall’interno, chiedendogli una mano per avviare la cena, tra poco sarebbero arrivati i clienti e bisognava apparecchiare. Si abbassò a svuotare la pipa dei pochi residui sfavillanti di tabacco, battendola su un sasso vicino al gradino dell’uscio, si rialzò schiacciandoli con il piede e, mentre rialzava il viso, guardando verso la Rocca, un bagliore, proveniente dalla terrazza della torre più alta, lo accecò facendogli chiudere gli occhi istantaneamente.
 
Sapeva di cosa si trattava. Se ci fossero state notizie sarebbe stato il primo ad essere avvisato e a lui sarebbe spettato convocare “Il Consiglio”.
 
Erano passati una ventina di giorni dalla partenza della loro amata Lady Emma o meglio di Lady Barbra, Emma, come tutti sapevano, era alla rocca.
 
Si sentiva sereno, nonostante i dubbi del Colonnello, lui non dubitava che Emma fosse in buone mani. Si fidava di Killian Jones, l’avrebbe protetta anche a costo della vita. Chissà se già lei si era rivelata? Doveva averlo già fatto se i piani erano andati come previsto!
 
 Ricordava come Jones avesse rivolto il suo sguardo più volte verso la prima porta del piano superiore, la sera prima della partenza, aveva visto come la guardava, sicuramente la desiderava, figuriamoci! Una donna come lei era rara! Chi non l’avrebbe notata e … voluta? Jones era comunque un gentiluomo, Angus si era accorto che quella sera aveva rifiutato le avances della ragazza che gli si stava offrendo, senza voler compensi in danaro, lo aveva fatto per rispetto a Barbra o perché nel confronto, la pur procace ragazza, ci perdeva per lui?
 
 Mary la mattina dopo si era lamentata che qualcuno avesse preso delle rose dal suo giardino, la piccola Agnes le disse che aveva visto il Capitano Jones raccoglierne un mazzo. Angus sapeva per chi erano quei meravigliosi profumati fiori rossi e, soprattutto, sapeva cosa significassero.
 
Rientrò voltandosi ancora una volta verso la torre. Se era necessario sarebbe stato pronto.
 
 
 
 
 
August scrutava l’orizzonte con il cannocchiale, proprio dove tramontava il sole che, con i suoi ultimi raggi, aveva provocato il riflesso sulle lenti. Lo faceva più volte al giorno da oltre una settimana. Cos’ era successo? A quell’ora doveva arrivare da un momento all’altro il piccione con il messaggio concordato per confermare che Jones era dei loro!
 
No, non vide nulla, ma sentì la voce di suo cognato Neal, alle spalle, che lo chiamava.
 
– Nessuna novità August?
 
 – Neal … No, ancora nulla ..
 
Neal non dissimulò il suo nervosismo, sbuffò con un’espressione di spregio.
 
- Bella idea che avete avuto! Fosse stato per me a quest’ora mia moglie era qui con me e non su una nave di pirati che solo Dio sa cosa le avranno fatto!
 
– Smettila Neal! Vuoi fare il maritino premuroso adesso? Forse era meglio che le tue premure le mettessi in atto ben prima, non trovi?
 
– Cosa ne sai tu delle mie premure per mia moglie?!
 
– Non fare il finto tonto con me Neal, non so cosa combinate ma so bene che sono anni che non dormite insieme, come so del tuo bel comportamento da marito “fedele”. Pensi che io sia cieco e sordo? Ti ricordo che sono il capo della sicurezza e sono sempre ben informato sui tuoi movimenti e su quelli di chiunque, su questa penisola.
 
Ma che ne poteva sapere veramente August? Certo le sue scappatelle erano visibili a tutti, le rendeva visibili appositamente! Solo Dio sapeva cosa avrebbe potuto fare per ridestare le attenzioni di sua moglie su di sé. La amava più di sé stesso, ma chi lo sapeva? Lo sapeva solo Frate Benedictus, Emma ormai non lo avrebbe più creduto. Si era innamorato di lei dal primo momento che l’aveva vista. Era stata un’occasione particolare quella, il giorno del diciottesimo compleanno della donna che sarebbe diventata sua moglie. Il ricordo del suo volto lo riportò indietro a quel giorno.
 
15 Novembre di dodici anni prima.
 
La grande sala del palazzo del Governatore del Maine era gremita di gente che si muoveva tra i tavoli per degustare le squisite prelibatezze del bouffer e i camerieri che distribuivano bicchieri di champagne portati su ampi vassoi d’argento. Il Duchino Neal Mc Cassidy e sua madre, la Duchessa Lady Sara, avevano ricevuto l’invito tre mesi prima, in tempo per organizzare il viaggio dalla loro residenza di Storybrook fino al Maine. Neal era curioso di incontrare la festeggiata, mai vista prima. Si diceva che fosse una gran bellezza. Avendo conosciuto la madre ed il padre, poco prima, non era difficile pensare che la giovane avesse ripreso il meglio da entrambe.
 
 Neal gironzolava oziosamente tra gli invitati, la principessa sarebbe dovuta scendere dalla scalinata alle 20,00, secondo il programma, ma era in ritardo di mezz’ ora. Notò due ufficiali che stavano salutando il Governatore e sua moglie, affiancati dal figlio adottivo August. Seppe che erano due delegati di Re Guglielmo III, i fratelli Jones, il maggiore Capitano del vascello “Il Gioiello del Reame” ed il minore suo Tenente di bordo. Il più giovane lo incuriosì, a vederlo poteva avere appena una ventina d’anni, più giovane di lui di circa quattro anni e già Tenente?! I due ufficiali si mescolarono tra gli ospiti. Il Tenente si guardava intorno, osservando tutto con curiosità ed il sorriso sulle labbra. Si avvicinò al tavolo delle tartine, ma non prese nulla, era molto vicino a Neal, che ne scrutò ogni particolare. Era più alto di lui, sul metro e ottantacinque, calcolò Neal, decisamente atletico, spalle larghe, snello, elegante con la divisa della Marina militare. Era di profilo. Moro con un corto codino. Tratti regolari e globalmente piacevoli, dovette ammettere. Notò una cicatrice rosea sullo zigomo destro. Era sicuramente una ferita inferta di recente, ma non da pochissimo tempo, forse il risultato di un duello? Voleva chiederglielo, spesso i militari si vantavano delle loro cicatrici, chissà se il giovane Tenente avrebbe fatto lo stesso?
 
– Tenente Jones?
 
L’ufficiale si voltò verso la voce che lo aveva chiamato, guardando Neal in modo penetrante e sicuro di sé, mostrando due occhi azzurri che illuminavano il suo volto rendendolo ancora più affascinante.
 
– Ci conosciamo Sir?
 
Neal provò un forte senso d’invidia, decisamente quel giovane aveva tutte le qualità, almeno fisiche, che a lui mancavano. Volle dimostrare, forse più a sé stesso che al giovane, che anche lui poteva rappresentare qualcosa.
 
– Duca Neal Mc Cassidy, figlio del Duca Rambl Mc Cassidy, consigliere personale del Re.
 
Gonfiò un po’ il petto nel dirlo, ma sembrò che il Tenente Jones non ne ricevesse nessuna impressione particolare, troppo interessato a voltarsi di continuo verso le scali e a guardare impazientemente il suo orologio da taschino.
 
– Conoscete la Principessa Emma Swan, Tenente?
 
–No Duca, non ho avuto ancora l’onore e voi?
 
 – Francamente non l’ho ancora conosciuta, ma da quanto mi è giunto si dice che sia di rara bellezza.
 
Vide Jones sorridere mentre abbassava il volto.
 
– Un peccato che sia così in ritardo, ma ad una principessa possiamo concederlo no?
 
 Aggiunse Neal mentre Jones taceva e tornava a guardare verso le scale. Finalmente il ciambellano annunciò l’arrivo della Principessa. Si spostarono contemporaneamente in avanti per vedere la giovane. Con la coda dell’occhio Neal vide il Capitano Jones prendere per il braccio suo fratello e allontanarsi con lui alcuni minuti. Emma sembrava correre per la scalinata, comportamento poco principesco, pensò Neal, ma molto spontaneo, sorrise a quell’aspetto caratteriale della ragazza che era effettivamente più bella di quanto avesse immaginato. La giovane donna volò verso i genitori, sembrava molto emozionata. Velocemente si avvicinò al punto dove Emma parlava con loro ed il fratello, si voltò per vedere se il Tenente era tornato, stava arrivando in quel momento, aveva perso la visione incantevole della Principessa che scendeva le scali. Neal ne sentì una punta di gioia in fondo al cuore. Emma, concitatamente, stava chiedendo ai genitori proprio dei due delegati del re e la sentì chiedere in modo specifico del Tenente Killian Jones. Una fitta di gelosia gli attraversò lo stomaco. Il Principe James indicò alla figlia il punto dove, in quel momento, i due Jones stavano voltandosi per andar via. Neal tirò un sospiro di sollievo. Se quel damerino fosse stato ancora nei paraggi non ci sarebbe stata opportunità per lui, neppure di ballare con la Principessa.
 
La vide voltarsi con un sorriso smagliante e vide il sorriso spegnersi per la delusione, nell’osservare andar via l’ufficiale. Doveva entrare in azione, era il momento giusto, la chiamò e si presentò, cercando di essere il più brillante possibile, le chiese il primo ballo, lo ottenne, ne ottenne altri e si accorse che era riuscito a farle simpatia, uscirono sulla veranda che portava al giardino, cercò di parlare di cose che potevano avere in comune, lei gli chiese se avesse conosciuto il Tenente Killian Jones e suo fratello, passò una mezz’ ora a parlare di loro, anzi di Killian, di quanto sua madre ne avesse decantato le doti, di quanto desiderava conoscerlo, di quanto lo aveva visto cavalcare con eleganza, di quanto era dispiaciuta che fosse già andato via. Gli chiese che aspetto avesse e Neal le rispose che, effettivamente, ad una ragazza poteva piacere, aveva tratti regolari ma non gli sembrava nulla di eccezionale, non gli descrisse l’incredibile colore dei suoi occhi, Emma non l’avrebbe smessa più altrimenti. Lei si augurò che i genitori pensassero di invitarli a pranzo visto che erano andati via così presto …
 
Neal ricordò di aver dovuto faticare parecchio quella sera, per distogliere da Emma il pensiero del Tenentino. La fece ridere con una serie di motti, non gli sembrava vero e non gli sembrò vero che, dopo un attimo che Emma si rattristò, inspiegabilmente, si ritrovò a baciarla, o meglio si ritrovò baciato da lei. Era stata lei, come presa da un improvviso desiderio, a baciarlo e lo fece con una passione che lasciò Neal spiazzato. Se già era stato folgorato dalla sua bellezza, quel bacio gli diede la determinazione di chiedere al Principe padre il permesso di frequentarla e corteggiarla. Ci vollero circa quattro anni per arrivare al matrimonio, i primi due, Emma sembrava avere sempre la testa tra le nuvole, a cosa pensava non aveva idea, ma rimase malissimo in un’ occasione in cui lei, distratta, lo chiamò, senza rendersene conto, “Killian”. Non le disse nulla, fece finta di niente e lei continuò a non rendersene conto. Aveva capito che quel giovane, che in fin dei conti non aveva mai conosciuto, in qualche modo era entrato nel suo cuore e ancora vi dimorava.
 
Adesso, per strano disegno del destino, Emma era vicina all’uomo che tanti anni prima l’aveva affascinata, soltanto avendone sentito parlare e avendolo intravisto. Neal non si spiegava come quell’ufficiale, raffinato ed elegante, fosse arrivato a diventare un pirata, non gli era sembrato il tipo che avrebbe potuto ammutinarsi ed uccidere il suo stesso fratello, ma questo era ciò che si diceva di lui, chissà cos’ altro era capace di fare. Si diceva che fosse ancora un gentiluomo capace di mantenere la parola data, Neal poteva giusto confidare in questo, per l’ incolumità fisica di sua moglie, ma per quanto riguardava il suo cuore? Cosa poteva succedere? Jones era un bel giovane e con tutta probabilità conservava ancora il suo fascino. Ad Emma non facevano impressione le menomazioni, difficilmente si sarebbe disgustata per l’uncino che portava al posto della mano amputata.
Lei non aveva avuto una vita matrimoniale completa con lui e temeva che un uomo vigoroso e virile come Killian Jones avrebbe potuto risvegliare in sua moglie, istinti e sentimenti sopiti, avvalorati dal fatto che l’attrazione nei confronti di quell’uomo si era già manifestata con evidenza anni prima. Non sopportava l’idea di saperli vicini, la gelosia lo stava logorando. Emma era molto bella, quale uomo “normale” non sarebbe stato attratto da lei, Jones era conosciuto come un donnaiolo. Ora anche il fascino dell’avventuriero era dalla sua.
 
 Se Neal avesse dato ad Emma quello che voleva, ora avrebbe avuto sensazioni diverse. La sera prima di partire si era offerta a lui, era entrata nella sua stanza, voleva ricostruire il loro rapporto, Neal aveva apprezzato moltissimo questo suo gesto. Quando aveva fatto scivolare dalle spalle nude la vestaglia di seta, mostrandosi a lui nel suo candido splendore, aveva sentito il proprio cuore riaprirsi alla speranza, era entrata nel letto con lui, aveva schiuso le gambe ponendosi a cavalcioni su di lui, carezzandogli il torace, prendendogli le mani e portandosele al seno, egli aveva potuto sentire il suo fluido caldo bagnargli l’inguine, dove lei si era strofinata stuzzicandolo. Dove aveva ritrovato quella passione per lui la sua Emma? Ora stava temendo che fosse stata scatenata dall’incontro con il Pirata, era lui che stava desiderando in quel momento o il proprio marito? Fosse riuscito a prenderla come lei stava chiedendo in quel momento, avrebbe avuto delle sicurezze in più, gli avrebbe lasciato un buon ricordo di sé da portare nel cuore durante il viaggio, ma per l’ennesima volta non era riuscito. In cosa poteva confidare? Nella sua moralità? Nella sua forza di volontà? Non lo sapeva.
 
 
 
August ancora ispezionava l’orizzonte, con la speranza di avvistare il primo piccione, ma l’imbrunire era diventato più intenso e lasciò perdere.
 
– Papà! Zio August!
 
Irrompendo con la sua allegria e solarità, era arrivato Hanry che aveva il fiatone per aver fatto di corsa le scale della torre. Dietro di lui arrivò, con più calma e compostezza Lady Belle.
August si illuminò a vederla e lei arrossì leggermente. Neal ormai da tanto aveva capito quali erano i sentimenti che i due nutrivano reciprocamente, ne provò un egoistico fastidio.
 
– Per Hanry è ora di andare a dormire Neal, ma questa sera si rifiuta di andare a letto se suo padre non gli racconta una favola.
 
 Belle gli si era rivolta con confidenzialità, erano anni che si conoscevano e da sempre aiutava Emma con il piccolo.
 
– Credo sia giusto passare l’ultima ora della sera con il proprio padre, specialmente in assenza della madre!
 
Aggiunse August.
 
– Papà mi rimbocchi tu le coperte questa sera e mi racconti una favola del mio libro?
 
Neal guardò il bambino, ricordò di quanto l’avesse detestato al suo arrivo, un altro elemento in più a togliergli le attenzioni di Emma per la quale il piccolo era diventato il centro della sua vita. Con il tempo Hanry era cresciuto e Neal osservando Emma giocare con lui, buttandosi nel prato tra l’erba, mostrandogli le formiche e tutti gli altri esserini tra  il verde, l’aveva intenerito talmente che era stato felice per lei, aveva finalmente un piccolo amore incondizionato ed il fatto che quel bambino rendesse felice Emma, glielo aveva reso più accettabile, fino ad affezionarsi lui stesso al ragazzino. In fin dei conti che colpa aveva quel bambino innocente se suo padre era un “Maledetto Bastardo”?
 
- Certo figliolo, andiamo in camera tua, giochiamo un po’ a cuscinate e poi ti racconto una favola prima che ti addormenti.
 
– Bello! Papà è da tanto che non facciamo la guerra dei cuscini!
 
– Allora preparati ad essere sconfitto nanerottolo!
 
Disse questo ridendo e Hanry rise con lui, poi lo sollevò da terra e se lo portò sulle spalle, salutarono August e Belle, dandogli la buona notte e sparirono per le scali della torre con l’intento di andare in camera del bambino.
 
August e Belle rimasero soli.
 
 – Vedo nuvole di preoccupazione che offuscano i tuoi occhi mio caro, ancora nessun avvistamento vero?
 
–  Purtroppo è vero amore mio, siamo in ritardo su quanto programmato, temo che ci sia stato qualche imprevisto, magari nulla di grave, va tenuto conto anche che pochi giorni fa c’è stata una certa perturbazione. La nave potrebbe essere stata in difficoltà e richiedere tutte le attenzioni di Captain Hook, magari Emma non ha avuto l’occasione giusta per parlargli. Aspettiamo ancora qualche giorno.
 
Si guardarono negli occhi, vi lessero reciprocamente comprensione, dolcezza, accordo, affinità, amore. August prese le mani di Belle, le portò alle labbra e le baciò con sentimento, lei le liberò e le pose intorno al suo collo, lasciando che quelle di August viaggiassero lungo la sua schiena per fermarsi poi sui suoi fianchi, afferrarla ed alzarla, facendole fare un giro volante. Si fermò con lei in braccio, la fece scivolare lentamente contro di sé, quando il suo seno arrivò all’altezza della bocca di August, egli la baciò tra l’incavo che separava le due rotondità, la fece scendere del tutto, stringendola con vigore contro di sé e cercò le sue rosse labbra. Le invitò a schiudersi a lui con dolci colpetti della lingua, Belle lo assecondò e il baciò diventò caldo e profondo, lasciandoli senza fiato e bisognosi l’uno dell’altra.
 
- Ti amo tanto Belle! Non potrò aspettare a lungo … ti voglio sposare amore … dimmi che lo vuoi anche tu … faremo celebrare le nozze da Frate Benedictus, gli parlerò domani. Dimmi di sì!
 
Belle cercò di dominare il proprio respiro affannoso e si prese tempo per rispondere
 
 – August non voglio altro al mondo di più che diventare tua moglie, mi rendi felice, ma vorrei aspettare il ritorno di Emma, so che vuole essere la mia testimone, me lo ha detto prima di partire; abbi pazienza tesoro mio, non dovremo aspettare tanto, entro i prossimi tre mesi tua sorella sarà a casa.
 
 – Aspetterò amore, anche se il desiderio di te mi brucia ogni giorno di più!
 
August disse le ultime parole tornando ad impossessarsi delle sue labbra tumide e affondando, ancora con voluttà, la sua lingua in quella dolce bocca, ricevendo in cambio la stessa passione e calore di Belle.
 
La giovane si staccò dall’uomo, che amava già da anni in silenzio, lo guardò negli occhi e desiderò di avergli già raccontato tutto di sé. Temeva il momento in cui gli avrebbe rivelato il suo segreto, non sapeva come August avrebbe reagito, ma non poteva aspettare il matrimonio, gli avrebbe parlato prima, poi lui avrebbe scelto ancora più liberamente se farla sua o rifiutarla, per ora poteva ancora temporeggiare, Emma le stava dando la motivazione giusta.
 
 
 
Era stato bello veramente giocare ancora una volta alla “Guerra dei cuscini”. Neal con Hanry ridiventava bambino, si rilassava, gli sparivano dalla mente le preoccupazioni più cupe e tornava a sorridere e a ridere.
 
– Allora quale storia vuoi che ti racconti?
 
– A me piacciono tanto quelle dei pirati, mi racconti quella del pirata che rapì la principessa e poi la sposò?
 
A Neal sembrò un altro segno infausto di qualcosa che stava accadendo, sentì un brivido lungo la schiena, temette veramente di perdere del tutto Emma.
 
 – La mamma ti ha già raccontato questa favola? Le piace?
 
 – No, mamma non me l’ha mai raccontata, me l’ha letta Belle, a lei piace molto! Il pirata sul libro somiglia un po’ a zio August. A Mamma non piacciono i pirati!
 
– Te lo ha detto lei?
 
 – Quando io voglio una favola sui pirati mi fa contento e la legge, però mi ha detto che sono delinquenti che rubano e saccheggiano nella vita reale, non ci si può fidare di loro, sono banditi!
 
Neal cominciò a sentire una piccola speranza nel cuore ed era stato Hanry a regalargliela con quella piccola confidenza su Emma
 
– Ti ho detto che ti voglio bene figliolo?
 
 – Mamma me lo dice tutto il giorno, ma tu non me lo dici mai papà, me lo puoi ridire ancora? Mi sembrerà che la mia mamma sia già tornata.
 
 – Tornerà presto Hanry, sana e salva, me lo ha promesso e tua madre ci tiene molto alla parola data. Ti vuole bene come ti voglio bene io, piccolo.
 
Harry gli buttò le braccia al collo, facendogli sentire tutto il calore e l’affetto del suo piccolo cuore.
 
- Ti voglio tanto bene anch’io papà.
 
 
 
 
La giornata era finita. Il buio copriva le onde del mare, ma “La Stella del mattino” scivolava lentamente su di esse, la brezza gonfiava le sue vele. Il silenzio regnava sul vascello, giusto il timoniere e la vedetta erano svegli mentre gli altri riposavano. In realtà non tutti dormivano. Emma si rigirava nel letto, in preda a mille pensieri: la sua missione, come sarebbero andate le cose? La sua gente a Storybrook che attendevano notizie e il suo ritorno, August, Neal e soprattutto il suo adorato Hanry. Chiuse gli occhi, immaginando il suo bel visetto sorridente. Era una forza della natura quel piccolo! Ricordò i suoi capelli arruffati, l’ultima volta che lo aveva lavato lei, con tutto l’amore che poteva, sentendo già la nostalgia che avrebbe provato in quel viaggio. No, non era la stessa cosa! La nostalgia che aveva immaginato non era nulla rispetto a quello che sentiva veramente. Le mancava qualcosa di veramente importante senza Hanry, le mancava l’aria e la terra sotto i piedi, era lo scopo della sua vita, anche quella missione si basava sulla protezione del futuro del bambino.
 
Sentì il bisogno di respirare aria pura, sembrava soffocare in quella cabina. Mettendosi a letto aveva indossato una leggera tunica di lino bianco, chiusa sul seno con un laccetto che arricciava leggermente lo scollo ampio. Era caldo, non pensò di prendere uno scialle, scalza uscì in punta di piedi, cercando di non far rumore, evitando cigolii nell’aprire e chiudere la porta, non voleva destare il Capitano che probabilmente stava dormendo e tutto sommato se poteva evitare di incontrarlo era anche meglio. Era arrabbiata con sé stessa per essersi fatta coinvolgere sentimentalmente dal Pirata. I loro rapporti dovevano restare professionali, invece lei si era in qualche modo legata a lui. Ricordò che forte infatuazione aveva avuto per lui a diciotto anni, le ci erano voluti un paio di anni per toglierselo dalla mente e non lo aveva nemmeno visto in volto! Ora, non solo lo aveva visto in volto, ma lo aveva conosciuto anche per quello che realmente era. Un uomo avvenente, fascinoso, con doti personali, caratteriali e morali non comuni. Non voleva confessare a sé stessa di amarlo, non poteva accettare che fosse amore. Forse era anche per lei solo una forte attrazione fisica e sessuale, come lo era evidentemente per lui nei suoi confronti.
 
Camminò lungo il ponte della nave, fino ad arrivare alla balaustra di poppa. Guardò la scia che la nave lasciava dietro di sé, sembrava argentata alla luce dello spicchio di luna, presente anche quella notte. Poggiò la mano sinistra alla ringhiera lignea e aggrappò la destra ad una delle cime che, partendo dall’albero di Poppa, finiva obliqua, agganciandosi in quel punto dove era lei. Quella mattina, proprio lì aveva fatto spiccare il volo al suo primo piccione. Era in ritardo rispetto al piano, aveva confidato di parlare prima con Killian, non era certo calcolato che sarebbe stato tra la vita e la morte, per quella terribile settimana che era appena passata! Se non si fosse lasciata andare, quella sera, in quel modo, se veramente non si fosse fatta coinvolgere dalla passione del  e per il bel Capitano, probabilmente lui non si sarebbe fatto male, rompendo quel bicchiere e forse il ritardo non si sarebbe verificato. Avrebbe dovuto mantenere di più il controllo, era stata un’irresponsabile. Cercò di scacciarlo dai suoi pensieri e guardando verso il mare che si lasciavano dietro, tornò a pensare a Hanry. Chissà se dormiva tranquillo, se qualcuno gli aveva letto la favola della buona notte … sperò di si, si era raccomandata sia a Belle che ad August e naturalmente a Neal. Emise un sospiro ricordando suo marito.
 
– Un soldo per i tuoi pensieri Swan!
 
La voce sussurrata, leggermente roca e sensuale di Killian, la fece sobbalzare. Lui afferrò la stessa cima di Emma appena al di sopra della sua mano. Emma si voltò un minimo verso di lui, quel tanto che bastò a vedere che indossava i suoi soliti pantaloni di pelle, con la camicia di lino della mattina precedente, portata nuovamente completamente aperta e fuori dai pantaloni, anche lui era scalzo. Il suo torace villoso così in bella vista, i suoi addominali separati al centro da quella stria di peluria che si insinuava nei pantaloni .. le ricordarono quando e quanto lo aveva accarezzato nei giorni prima, durante la febbre e l’infezione che lo aveva quasi ucciso. Distolse lo sguardo, non tanto da lui quanto da ciò che gli ricordava e che non avrebbe più dovuto neppure pensare.
 
– So perche sei venuta qui in fondo Emma .. senti nostalgia di casa e dei tuoi cari … in particolare di tuo figlio. Questo è il punto della nave dove li senti più vicini nella distanza.
 
Era proprio così, che faceva ora il Capitano? Le leggeva anche nell’anima?
 
Una folata di brezza marina, fresca nella notte, gonfiò la camicia aperta di Killian, trasportando i lunghi capelli di Emma a lambire il suo torace.
 
 Per lui fu come ricevere una delle carezze che la Principessa gli aveva elargito nei giorni della malattia. Sentì il forte bisogno di abbracciarla, ma si trattenne. Preferì rivolgerle delle domande.
 
 – Ti va di parlarmi del tuo bambino Emma? Come si chiama, quanti anni ha, com’è?
 
– Hanry, si chiama Hanry, ha sei anni. È un bambino di buona costituzione e salute, alto per la sua età, molto intelligente, sveglio. Vivacissimo, una ne pensa e cento ne combina, non mi fa annoiare un attimo. Curioso di tutto, impavido, forse ancora un po’ troppo incosciente e impulsivo, ma in fin dei conti è ancora piccolo, non si può pretendere nulla di più a quell’età.
 
– Ti somiglia Emma? Ha i tuoi capelli biondi e i tuoi occhi verdi?
 
 – No è precisamente l’opposto! – Rise Emma – Ha capelli neri, indomabili e gli occhi azzurri.
 
– Allora è affascinante come me, direi!
 
Aggiunse Killian ridendo e ammiccando con il sopracciglio alzato.
 
 – Possibile che in qualche modo tutto debba riportarsi prima o poi a te Capitano? Il tuo Ego mi commuove sempre!
 
 Sorrise Emma di rimando.
 
– Sai Emma … sarei curioso di conoscerlo e confrontarlo con il padre. Il quadro che mi sono fatto di quell’uomo, non somiglia caratterialmente a quello che mi descrivi di Hanry!
 
Emma si rattristò e distolse lo sguardo da lui. Killian capì che qualcosa era incrinato nel rapporto tra lei il marito ed il piccolo Hanry, le disse con dolcezza questa sua impressione ed Emma per tutta risposta ebbe un forte tremore, un brivido di freddo che le attraversò la schiena. Killian portò la mano dalla cima alla sua, coprendola mentre ancora era aggrappata alla corda.
 
– Stai tremando Emma …
 
La avvolse da dietro con le sue braccia, per darle il calore del suo corpo e impedire alla brezza fredda di colpirla. Emma sentì quel calore attraverso la sottile stoffa di lino e il senso di serenità e sicurezza provato anche nella tempesta, quando erano al timone, si ripresentò in modo molto simile.
 
 – Non indossi altro oltre questa tunica Emma, stai tremando più di prima e sei anche scalza!
 
– Non è nulla Killian, non preoccuparti e poi anche tu sei scalzo, se tu puoi ... posso anch’io
 
– No Swan! Il Capitano sono io e ora ti ordino di tornare al caldo, anzi per evitare battibecchi con te, ti ci porto io, non posso permettermi che tu ti ammali, non sono bravo come te con le erbe e i medicinali!
 
Detto questo la fece voltare tra le sue braccia, si abbassò leggermente e la prese in braccio, tenendo il destro intorno alla sua schiena e quello uncinato sotto le sue ginocchia. Prendendola la sua mano sfiorò il seno della donna, sentì la sua reazione sotto quel lino, troppo sottile e trasparente, per tenergli celato il suo corpo. Emma gli portò l’arto sinistro al collo e la mano destra sul petto nudo. Killian velocemente si diresse verso il proprio alloggio, con un calciò aprì la porta, mentre continuava a tenerla in braccio e, dopo che furono entrati, la richiuse con un colpo del tallone ….
 
 
Angolo dell’autrice
Sorpresa della Befana! Per chi mi ha tanto incoraggiato a postare quanto prima ecco un altro pezzo della storia, il capitolo era molto più lungo e ho preferito farne due interrompendo il primo qui … dispiaciuti?
Grazie sempre a chi mi sprona a continuare, apprezzando, questo racconto. Mi avete commossa con le vostre belle parole. Un abbraccio a tutti i recensori con cui ho avuto simpatici scambi e idem a chi legge soltanto e segue. Domani ultima festività. Non so quando postare il prossimo, ora ricomincia OUAT su Rai 4, aspettando il seguito della 5° potrei postare con maggiore distanza. Che ne pensate? Fatemi sapere cosa preferite. La storia è per voi!
Un abbraccio a tutti dalla vostra Lady Lara

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Capitolo 14
*** Per i tuoi occhi ***


Per i tuoi occhi

XIV Capitolo

 

Per i tuoi occhi

 

Che strano fenomeno può capitare a volte in un corpo umano! Un brivido di freddo passa lungo la schiena e contemporaneamente si sente il fuoco dentro. Puoi pensare di essere malato, di avere la febbre o puoi solo arrenderti all’evidenza di essere innamorato. L’amore è così, ogni cellula del corpo sembra avere la febbre, lo stomaco si chiude e nessun cibo è appetibile. Solo un pensiero è fisso nella mente.

Quello strano fenomeno stava capitando anche ad Emma ed ella non voleva arrendersi ad esso. Come facesse a sentire caldo e freddo contemporaneamente non lo sapeva. Come potesse voler fuggire ed evitare l’oggetto di quel fenomeno e volere contemporaneamente poterlo avere vicino per il resto della sua vita, non lo sapeva.

***

Killian non era riuscito a prendere sonno, anche lui turbato da mille pensieri. Nella calda notte di Giugno era sdraiato nudo sul suo letto, sembrava soffocare, ma quello che pensava di dover soffocare era in realtà un sentimento che, lui per primo, riteneva illecito. Come era successo che si fosse perso dietro una donna che, sposata e madre di un bambino, non poteva dargli nulla di ciò che lui avrebbe voluto? La stessa donna che era stata il centro dei suoi pensieri per un bel pezzo, dodici anni prima, senza averla vista in volto.

Non sentì la porta adiacente alla sua aprirsi, era troppo preso a pensare e a rigirarsi nel letto, ma qualcosa gli scattò dentro, come se avesse udito un richiamo nella notte, una voce non udibile ad orecchio umano, ma udibile solo all’anima. Seppe in quel momento che Emma era fuori, nel buio della notte, illuminata da un debole spicchio di luna. Sentì la sua anima triste chiamarlo. Era sicuro, era lei … Si infilò velocemente i pantaloni e la camicia di lino bianco, non l’abbottonò nemmeno e uscì scalzo. Non sapeva perché il suo passo fosse così sicuro e silenzioso dirigendosi verso la sponda di poppa, non sapeva perché lo sapeva.

Lei sembrava un pallido fantasma, poggiata alla ringhiera, mentre si teneva con la mano alla cima vicina. I suoi meravigliosi capelli erano mossi dalla brezza e la tunica bianca, di lino leggero, schiacciata dal vento contro il suo corpo, non nascondeva, contro  la luce della luna, la sua forma delicata. Killian sentì il solito calore nel petto a cui ormai si era abituato, non solo in sua presenza, ma anche al suo solo pensiero. Il suo principale istinto fu quello di abbracciarla forte, sostenerla, proteggerla da ogni pena, da ogni male, da ogni dolore. Immaginò perché guardasse verso il luogo da dove si stavano allontanando. Era la direzione della sua casa, della sua famiglia. Ricordò del suo dolcissimo modo per non farlo sentire solo, il suono della chitarra, che per lui aveva un significato profondo. Cosa poteva fare ora per lei, per non farla sentire sola, lontana dalle persone che amava, suo figlio e … si, suo marito. Killian doveva convivere con l’idea che Emma appartenesse ad un altro. Aveva deciso che doveva tirarsi da parte, ma non ci riusciva, non ora che Emma aveva ripreso il posto nel suo cuore, già il posto che per prima aveva occupato e che era rimasto da sempre suo, anche se aveva conosciuto altre donne e una l’aveva amata sinceramente.

 ***

Entrato nel suo alloggio, con Emma in braccio, i suoi occhi andarono dritti verso il suo giaciglio, ma non era una buona idea, lei sarebbe fuggita … La sedia vicino alla scrivania, si quella andava bene … La pose sulla sedia e lei si rannicchiò su di essa come una bambina. Prese una coperta e le coprì le spalle. Eppure non era così freddo, perché tutti quei brividi anche quando la teneva in braccio?

 Andò verso il ripiano dove si trovava la bottiglia di rum e dei bicchieri di cristallo intagliato, lo stesso tipo di bicchiere con cui si era tagliato la mano. Guardò la fasciatura, sperando di poterla togliere presto. Versò il liquido profumato in due bicchieri e ne porse uno ad Emma. Lei lo prese dalla sua mano e ne aspirò il profumo, iniziando a berne un piccolo sorso. 

- Il rum è una panacea per qualsiasi cosa per te Capitano?

 - A volte! Comunque male non fa, Swan!

– Hai curato così anche le ferite del tuo cuore Killian?

– Il mio cuore? Cosa vuoi dire Emma?

- Scusami, sono stata indiscreta, ma ho visto il tuo tatuaggio e … mentre eri febbricitante, hai detto più volte il nome che vi è scritto. Mi sembra evidente che per te sia stata importante.

 – Si lo è stata. – Disse secco.

– Ti ha lasciato lei?

– Si, ma non per sua volontà. – Rispose con lo stesso tono.

 – Una storia contrastata dalla sua famiglia?

– No Emma …  me l’hanno uccisa.

Questa volta il suo tono aveva una giusta punta di rabbia.

– Perdonami, non potevo saperlo, nel delirio le chiedevi di non lasciarti più, non pensavo che fosse questo il motivo …

Emma abbassò la testa e lo sguardo, vergognandosi di avergli riportato alla mente un ricordo sicuramente doloroso.

Killian posò il suo bicchiere di rum e, piegando una gamba, le si inginocchiò davanti. Le sollevò il mento con l’indice ed il medio, mentre lo accarezzava con il pollice.

– Non hai nulla da farti perdonare Emma … Sai durante la febbre ho avuto l’impressione di averla vicina, le ho chiesto di abbracciarmi e baciarmi ancora …

Emma cercò di distogliere lo sguardo e liberarsi dalle sue dita, imbarazzata.

– Eri tu Emma! Ora me ne rendo conto, non era un sogno. La tua parrucca corvina … anche Milha aveva i capelli neri … Perché mi hai assecondato?

– Ne avevi bisogno Killian, avevo capito che soffri per lei, in quel momento ti potevo alleviare da quel dolore, mi avevi scambiata per lei, quindi … Poi ti sei tranquillizzato e hai dormito più sereno.

Killian appoggiò la sua fronte a quella di lei.

 – Ooh! Emma! Emma! Anche questo hai fatto per me … Sei un Angelo … Sei veramente come un Angelo.

Le depose un bacio sulla fronte e si alzò lentamente. Ancora lentamente si diresse alla finestra, guardando verso lo spicchio di luna. Era come se nel buio del cielo rivedesse delle immagini del passato e iniziò a raccontare di Milha ad Emma.

– La conobbi circa dieci anni fa. Non era da molto che avevo iniziato la mia vita da pirata, in seguito alla perdita di mio fratello Liam. Con i miei uomini facevamo la spola tra i punti di passaggio dei mercantili che venivano dall’America, dirottandoli verso l’Irlanda e saccheggiandoli per procurare cibo alla mia gente, e la Scozia, dove spesso sorprendevamo le navi della Marina Militare Inglese e le affondavamo. Nell’insenatura che porta a Glasgow, presi  un attracco all’isola di Arran. Lei lavorava nella taverna dove decisi di cenare e raccogliere qualche informazione interessante. Era una splendida bruna, con gli occhi di un grigio … come il cielo in tempesta, ma non mi colpì solo il suo aspetto. Lessi in lei la tristezza di un destino che non le apparteneva. Non era una ragazza da taverna, era costretta a quel lavoro per provvedere alla madre malata e a suo fratello, di allora circa otto anni. Ci siamo capiti, abbiamo forse unito le nostre sofferenze. Diventò la mia donna. Mi aspettava tra una missione e l’altra e solitamente la trovavo all’attracco quando arrivavo, pur senza che sapesse che stavo arrivando. Diceva di sentirmi … adesso solo so cosa volesse dire, cosa significa sentire qualcuno con la voce dell’anima … Non mi ero mai sentito così con lei. Forse mi amava più di quanto l’amassi io, eppure so di averla amata tanto … Mi tenne nascosto per mesi che un tizio che aveva cominciato a frequentare la taverna le faceva pesanti avances. Se l’era sempre cavata bene con quel tipo di uomini, sapeva metterli al loro posto, non era una che si concedeva. Mi era fedele. Il tizio non era un marinaio, seppi dopo che era un nobile e uno piuttosto potente. Si era invaghito di lei, la voleva a tutti i costi come sua amante, le portava continuamente regali lussuosi e costosi che lei rifiutava con sdegno e orgoglio. Lo indispettì con i suoi rifiuti e lui cominciò a perseguitarla. Quando iniziò ad esserne terrorizzata me ne parlò ed io decisi di portarla via di lì e la portai con me sulla Jolly Roger. Occupava la tua stanza, cercai di renderla accogliente per le sue esigenze. Comunque  la vita di mare non era adatta a lei, viaggiammo per un paio di settimane ma una sera la trovai a piangere per la mancanza della sua famiglia. Era preoccupata per la salute della madre, molto grave e per il futuro del suo fratellino, senza di lei. Era responsabile per loro, volle tornare a casa e tranquillizzata da quel periodo di distanza dal suo stalker, riprese a lavorare presso la taverna. Il tizio non si fece più vedere e io ripartii per una nuova missione. Le avevo promesso che al ritorno l’avrei sposata e saremmo partiti con il fratello e la madre per l’America, saremmo stati liberi e avremmo avuto la nostra famiglia. Quando tornai non la trovai né  al molo né alla taverna. Chiesi all’oste, non mi seppe dire nulla, mentiva, aveva paura del potente nobile. Milha era stata rapita da lui, lo seppi alla fine indagando tra la peggiore feccia del porto. Impiegai un anno e mezzo per trovare il posto dove la teneva reclusa. Non era il suo palazzo, che conoscevo e si trovava sull’isola, era sulla terra ferma, nascosta da una nobildonna che di nobile aveva solo il titolo. Era l’amante del tizio ed una donna subdola, circolavano strane voci sui due. Nei bassi fondi si diceva che la donna praticasse la stregoneria e si dedicasse con lui a messe nere. Nel loro mondo erano stimati e apprezzati anche a corte. Lui era addirittura tra i confidenti di Re Guglielmo III. Ma il popolino spesso è quello che ha una maggiore coscienza della realtà. Con i miei uomini riuscii ad intrufolarmi nei sotterranei del palazzo, la tenevano incatenata lì sotto, era in uno stato pietoso. Era stata ripetutamente stuprata e seviziata da quell’uomo e forse non solo da lui, non volli sapere mai i particolari, per me l’importante era averla ritrovata e metterla in salvo. Fuggimmo e ci separammo dai miei uomini per depistare gli inseguitori. Trovammo rifugio in un capanno in mezzo alla boscaglia, poco più di una baracca. Non stava bene, il suo corpo non sembrava più quello che avevo conosciuto, i suoi occhi erano lucidi per la febbre. Respirava male, pensai di ascoltarle il battito cardiaco e lei gridò di dolore quando le poggiai la testa sul seno. Aveva il seno tremendamente gonfio e scottava, non sapevo che male fosse, pensavo fosse dovuto alle sevizie subite. La sua camicia iniziò a bagnarsi sui seni. Voleva nascondermi la verità, se ne vergognava troppo. Il suo seno era pieno di latte, quel mostro l’aveva resa madre contro la sua volontà e le aveva strappato il bambino dopo che lei aveva iniziato ad allattarlo. Stava morendo per l’infezione al seno. Cercai di aiutarla, non sapevo come fare. Lei stessa mi disse che doveva far uscire il latte, non aveva potuto farlo con le mani incatenate alla parete della cella, cercai di aiutarla massaggiandola delicatamente, tentai di succhiarle via il latte infetto, ma era da troppo che non allattava e viveva nella sporcizia di quella cella, il suo seno era livido e arrossato, il latte non usciva facilmente e lei gridava e piangeva per il dolore. Ci trovarono durante la notte, aiutati anche dal fiuto dei due grossi cani che quel “Macellaio” si portava dietro. Entrò nella baracca con i suoi compari e i due cani. Sguainai la spada e mi battei contro di loro, ma con l’aiuto delle due bestie mi immobilizzarono. Quel mostro mi gridò che se lui non poteva averla non l’avrei avuta neppure io e con sguardo malvagio le squarciò il petto con un pugnate, mi chiamò “ladro” e disse che mi avrebbe punito come tale. Non mi importava nulla di me, cercai di liberarmi per soccorrere Milha. Con uno strattone mi liberai e mi inginocchiai al suo fianco, perdeva tanto sangue, stava morendo, mi chiese di trovare e salvare il suo bambino e spirando mi disse un’ultima volta di amarmi. Lui rideva … maledetto folletto! I suoi uomini mi riafferrarono, mi immobilizzarono, stesero il mio braccio sinistro sul tavolaccio di legno e quel bastardo mi amputò la mano con un colpo netto di spada. Mi aveva punito per essermi ripreso Milha, che considerava una sua proprietà. Disse che mi avrebbe portato via anche l’ultimo ricordo di lei e mi lasciò in vita per pura crudeltà, sapeva che avrei preferito morire subito.

Persi i sensi a causa dell’emorragia. Quando mi risvegliai c’era un frate accanto a me che pregava al mio capezzale. Spugna e Fox erano ai piedi del letto. Mi avevano trovato e mi avevano salvato la vita portandomi nel monastero in cui ci trovavamo. Erano passate già due settimane dalla morte della mia donna e dalla mia amputazione. Spugna e gli altri avevano provveduto a darle degna sepoltura. Volli andare sulla sua tomba per un ultimo saluto. La sua famiglia doveva sapere, mancava da quasi due anni, non sapevo come stesse sua madre ed il fratello. Andai a cercarli. La madre era sul letto di morte, ormai era diventata cieca ed il ragazzo era magrissimo ed emaciato, erano giorni che non mangiavano. Il piccolo elemosinava quotidianamente un tozzo di pane e cercava di farlo mangiare a sua madre, privandosene lui stesso. Non ebbi cuore di dire la verità, dissi che Milha era diventata mia moglie, che stava bene ed ero andato a prenderli per portarli via con noi. Fu una pietosa bugia che rese felici gli ultimi minuti di vita di quella donna. Per il ragazzino fu diverso, dovetti dire la verità … iniziò a prendermi a pugni … disperato … mi incolpava … senza sapere tutta la verità. Dovetti calmarlo e dirgli tutto … Mi odio ancora oggi per averlo dovuto fare ... Lo portai al monastero dove ero stato curato, lo avrebbero nutrito ed educato, insegnandogli un mestiere. Lui voleva venire con me, gli dissi di no. Non potevo occuparmi di un ragazzino di dodici anni su una nave pirata. Tenevo troppo alla sua incolumità. Lo lasciai al convento e ripartii con la ciurma. Non mi accorsi che era fuggito e ci stava seguendo. Si buttò in mare per raggiungere a nuoto il mio vascello, nuotò per quasi un miglio prima che la vedetta si accorgesse di un uomo in mare. Gli andammo incontro e lo issammo a bordo. Quando tirai la corda per farlo alzare mi accorsi che era lui, mi fissò con gli occhi grigi della sorella, solo in quello erano uguali, non ci avevo fatto caso prima. Era l’ultimo ricordo che potevo avere di lei. Il ragazzo restò con me. Aveva avuto il fegato di inseguire la nave nonostante le sue scarse  forze. Significava che aveva anche stoffa e determinazione. Poteva farcela … Promisi in cuore a Milha che lo avrei protetto e ne avrei fatto un uomo.  Il suo nome era Eddy, ancora è con me.

 

Killian finì il suo racconto, non si era accorto che Emma piangeva silenziosamente.

– Non dici nulla Swan?

Sentì un singhiozzo che Emma non era riuscita a trattenere e si voltò sorpreso verso di lei. Ancora rannicchiata Emma piangeva da un pezzo nel sentire quella storia straziante.

–Emma! Mio Dio! Stai piangendo!

Si inginocchiò nuovamente davanti a lei, le alzò il viso.

 – Perché piangi Tesoro?

 Lei per tutta risposta gli butto le braccia al collo e lui l’abbracciò tirandola su dalla sedia. Ora lei non tratteneva più i singhiozzi e gli stava bagnando il petto con le sue lacrime. La scostò delicatamente guardandola in viso, le carezzò la guancia con la mano  fasciata e la fascia assorbì le sue lacrime.

– Ooh Killian! Non posso sopportare l’idea di quanto tu abbia sofferto!

 – Tu stai piangendo … per me?!

– Avevate il vostro futuro che vi è stato strappato .. il vostro amore .. reciso … Eddy … sua mamma … il bambino innocente … il bambino … Killian … il bambino! Non posso credere che esista tanta crudeltà .. ma so che esiste, tu stesso ne sei la vittima e ne sei prova con quello che hanno fatto alla tua mano. Mi dispiace … mi dispiace … mi dispiace tanto …

Lo strinse ancora avvolgendogli le braccia candide al collo, singhiozzando, la coperta ormai era caduta dalle sue spalle. Killian non poteva credere a quanta sensibilità Emma stava dimostrando. Stava piangendo per lui, la sua anima aveva vissuto in quel racconto il suo stesso dolore. Mai nessuno aveva pianto per lui e non era commiserazione, era vero dolore. Non poteva permetterlo, non poteva vedere soffrire Emma, nemmeno per lui, soprattutto per lui. Voleva essere fonte solo di gioia per lei, lo aveva deciso già sul ponte di poppa quando era triste per la sua famiglia. Come erano finiti a parlare di quella sanguinosa e crudele storia che lui stesso voleva dimenticare? L’aveva portata nella sua stanza per scaldarla e confortarla, possibile che non ne imbroccasse una giusta con lei?

 – Emma … Emma, guardami!

Lei alzò il viso verso il suo.

 – Non posso permettere che tu porti il mio fardello. Per me parlarne con te è stato importante, non lo avevo mai fatto con nessuno e mi sono sentito più sollevato. Da allora il mio cuore è entrato nelle tenebre della vendetta e ha smesso di battere. Da quando sei arrivata tu nella mia vita, hai riportato la luce e ora il cuore mi fa male a vederti soffrire per me. Se mi fa male è perché è ancora vivo e in grado di amare, la tua luce ne è la causa, ora batte di nuovo. Amore, quando ho visto i tuoi meravigliosi occhi la prima volta, ho visto un velo di tristezza in essi, ho sentito il desiderio di proteggerti, di tenerti lontana dai pericoli. Questo, oltre il fatto che ti ho desiderata da subito, mi ha indotto ad accettare la tua offerta, non il denaro. Tesoro, questa sera sul ponte di poppa, i tuoi occhi avevano la stessa tristezza, sono venuto da te perché l’ho sentita.

 

Emma lo guardava negli occhi, al chiarore dato dalla poca luna, non poteva credere a ciò che lui stava dichiarando, ma smise di piangere, attenta alle sue parole e profondamente commossa.

– Emma, mio Cigno candido, vorrei lavare via ogni tua tristezza, non so come, non conosco erbe, medicine … sono solo un uomo con una sola mano e non posso neppure accarezzarti come vorrei, ma se tu ti fidassi di me potrei trovare il modo per regalarti un po’ di felicità … Emma, tu lo hai fatto con me, in tanti modi da quando sei arrivata, non hai fatto altro in verità. Io sono vivo quando sei al mio fianco, mi addormento la sera sapendo che il giorno dopo sei ancora qui … con me … lo so che appartieni ad un altro, lo so che finita questa missione ti perderò .. ma ora io sono qui .. tu ..sei qui …

 

Emma si staccò da lui, abbassò lo sguardo.

 – Devo andare Killian, è tardi dobbiamo riposare, domani mattina devo controllare la tua mano e cambiare la medicazione .. è meglio che io vada …

Si voltò e fece un solo passo verso la porta. Killian la sfiorò lungo il braccio sinistro con il suo uncino, lei non tremò, non aveva più freddo. Le sfiorò il braccio destro con la mano, posandola su di esso e lei ebbe un tremito. Ora Killian aveva capito, non era per il freddo era per lui. In un sospiro, con la sua voce lievemente arrochita dalla forte emozione, le disse

 –Emma … resta … resta, non ci separiamo questa notte … non ancora …

– Devo andare Killian!

 Emma aveva risposto con voce quasi strozzata.

– Perché?

Lei si voltò di scatto e lo fissò negli occhi

– Non capisci Killian? Non riesci a capire ancora? Devo … devo andare perché … perché è troppo forte il mio desiderio di restare e ho paura, ho una tremenda paura ..

 – Per questo tremi se ti sfioro? È  questa la verità … hai paura di me?!

– No sciocco pirata … è di  me stessa che ho paura!

Si gettarono all’unisono l’uno nelle braccia dell’altra, avidi della loro carne e dei baci ripetuti che si scambiarono in un attimo, divorandosi, famelici d’amore, le labbra, temendo che ogni volta fosse l’ultimo. Killian la stringeva, possessivo, con le braccia intorno alla sua vita, Emma aveva posto le sue intorno al suo collo e con le mani gli accarezzava il bel viso e i capelli ribelli, inserendole poi sotto la camicia, sfiorandogli le spalle muscolose e facendogli scivolare via l’indumento di lino bianco lungo le braccia.

Killian portandole le mani sui fianchi, vestiti solo di quella leggera tunica trasparente, la allontanò da sé, guardandola con desiderio e deglutendo, con il fiato corto.

 – Emma, voglio essere un gentiluomo con te, non voglio averti questa sera.

 – Non ti direi di no questa sera …

– Amore lo so .. per me è una fatica che non immagini, dover resisterti. Sarebbe fin troppo facile adesso, ma io voglio darti di più. Emma non sei come le altre per me! Non sposerei nessuna squaw e nessun’altra, perché non sei tu e non lo farò mai, perché tu non potrai essere mia …

Stava dicendo tutto questo veramente? Stava sognando Emma? Neppure nel più bello dei suoi sogni avrebbe sentito quanto stava dicendo il suo Killian, si, Suo. Sentiva che gli apparteneva e sentiva di appartenergli, nonostante la legge la legava ad un altro.

– Ti chiedo di restare e fidarti di me Emma, voglio solo lenire la tua tristezza, voglio vedere i tuoi occhi sorridere. Ti fidi di me, mi lascerai fare?

–Sei la persona di cui mi fido di più Killian.

Le mostrò un sorriso felice ed incredulo. Con la mano le sfiorò la guancia ed il collo mentre con le labbra si avvicinò al suo orecchio destro, le diede un piccolo bacio dietro il lobo e continuò a sfiorarla con le labbra sensuali, seguendo la linea del collo, fino alla spalla, avvertendo i brividi di piacere di Lei. Rialzò la testa, senza fretta e con l’indice seguì lo scollo arrotondato della tunica, sciolse il laccio che la teneva chiusa e l’arricciatura si allentò, con la mano da una parte e l’uncino dall’altra, le fece scivolare lentamente la stoffa lungo le braccia, per farla cadere ai piedi nudi di Emma, a far compagnia alla coperta ed alla sua camicia di lino, che era atterrata già prima. Emma cercò di coprirsi pudica.

– Non ti vergognare Emma … quando Dio ha pensato alla perfezione ha creato te. Lascia che io ti guardi, tu lo hai già fatto con me, il mio corpo non ha segreti per te, mi hai lavato, mi hai accarezzato, è ora che io ricambi quelle carezze, non me lo impedire, sarà solo questo te lo prometto.

La guardò ammirato, girandole intorno e quando le fu dietro, vedendo quella sua bella schiena che si restringeva in un vitino di vespa per riaprirsi sugli ampi fianchi rotondi e snelli, non riuscì a resistere e con la punta della dita, sposto i lunghi capelli, carezzandole la nuca e scendendo lentamente, con tocco soave lungo tutta la spina dorsale, provocandole un forte sussulto e un altro brivido di piacere che le fece inarcare il dorso e mandare indietro la testa bionda. La prese in braccio nuovamente e questa volta la meta fu il suo giaciglio, non sarebbe fuggita via, aveva detto che di lui si fidava e Killian non voleva tradire la sua fiducia. La fece allungare sulle lenzuola e lui si distese al suo fianco, poggiandosi sul braccio con l’uncino, che ancora non aveva tolto. Le fece portare le braccia in alto e incrociandole i posi, li bloccò con una leggera pressione del polso uncinato.

 – Killian voglio toccarti anch’io …

 – Sssh! No, non ora! Non parlare e ascolta il tuo corpo … ascolta noi due ...

La accarezzò con la leggerezza dei polpastrelli, dal braccio sinistro fino all’incavo ascellare, solleticandola, passò al seno, stuzzicando la piccola gemma rosea che rispose immediatamente al tocco, inturgidendosi tra le sue dita, si impossessò con le labbra dell’altra, tormentandola di piacere con la punta della lingua. Emma iniziava a respirare più velocemente in preda ad una sensazione molto forte, ed aumentava in lei il desiderio di ricambiare quelle carezze, ma Killian continuava ad impedirlo. La sua mano scese lungo l’ombelico ed il ventre.

- Non ti rendi minimamente conto di quanto sei bella Emma … il tuo corpo sembra quello di una vergine, il tuo seno perfetto, il tuo ventre teso .. non si penserebbe che tu sia mai diventata madre o abbia allattato un bambino, sei semplicemente perfetta, immacolata, mi sento come se fossi il primo a percorrere il tuo corpo …

Killian non si rendeva conto di quanta verità stava dicendo. Per Emma era veramente la prima volta in quel modo. Nessuno mai, aveva avuto così cura e attenzione delicata nell’accarezzarla, in effetti Killian era l’unico, con Neal c’era stato solo un inizio e poi non c’era stata più possibilità.

Le dita di Killian diventarono più esigenti e desiderose di esplorare più intimamente la donna che stava amando con tutto il cuore, ritrovò il bocciolo solitario al centro di lei che aveva sfiorato due settimane prima, ora lei gli permetteva di regalargli quella carezza e lo fece, gioendone lui stesso per la consistenza liscia, morbida, calda e umida della sua carne. La guardò negli occhi, ormai lucidi e desiderosi di andare fino in fondo, oltre i confini del lecito e del consentito. La baciò con passione e le liberò le braccia che lei strinse intorno al suo torace, cercando il contatto con il suo petto nudo. Killian voleva darle di più, la tristezza era andata via dai suoi occhi, ora voleva vedervi la gioia dell’amore, scivolò su di lei baciando la sua pelle e lasciando una stria umida al suo passaggio, le dischiuse maggiormente le gambe, con la mano e l’uncino, che diede un altro brivido di eccitazione alla donna e posò le sue labbra al centro di lei, trovando ancora il bocciolo ad attenderlo, desideroso di quel contatto.  I suoi movimenti, completamente nuovi per Emma, le provocarono un piacere intenso che ad ondate si irradiò dal centro delle viscere, in tutto il corpo, portando anche la ragione ad abbandonarsi ad esso, carezzò la testa di capelli bruni del suo amore, spronandolo a continuare, muovendosi lei stessa in modo languido, fino a che lui non la portò all’acme del piacere in quel modo intimo, dolcissimo, adorante. Tornò verso il suo viso, Emma era completamente abbandonata nel piacere, Killian si sentì felice come mai lo era stato, si sentì forte e potente, determinato nel suo intento di resisterle per dimostrarle quanto l’amava, per abbattere i muri del cuore di Emma, per arrivare a conquistarlo.

 - Perchè sei tu a non volerlo questa volta Killian?

– Perché se dovessi provare quello che penso proverò, non sarò più capace di stare senza di te, ti vorrò per il resto della mia vita, non ti potrei lasciar tornare da tuo marito, ti terrei con me e non voglio farti del male, non voglio fare nulla contro la tua volontà. Mi farò da parte Emma … preferisco non averti affatto che averti solo una volta e perderti per sempre.

 Si baciarono ancora, con passione, adesso erano lì, il mondo fuori poteva  sparire, la notte era la loro, il giorno poteva anche non arrivare più.

 

Il sole del mattino li sorprese addormentati da poco, avevano cercato di non dormire, abbracciandosi e coccolandosi per prolungare quella notte tutta loro, ma esausti si erano in fine appisolati. Emma si sveglio per prima. Killian la teneva con le spalle appoggiate al suo petto, la cingeva con le braccia, si era tolto in fine l’uncino per non rischiare di ferirla. La mano sinistra di Emma era intrecciata con le dita a quelle di lui. Lei si era addormentata per prima, sfinita dal piacere intenso che lui le aveva provocato, poggiata al calore del suo torace e Killian l’aveva coperta con il lenzuolo di lino bianco, poi aveva affondato il viso tra i suoi capelli e le aveva dato un ultimo bacio tra di essi, respirando il suo profumo di fiori di campo e lavanda; inebriato da quel profumo era caduto profondamente addormentato. Ancora il suo sonno era profondo, non si accorse che Emma si voltava tra le sue braccia, baciandolo sulla chiara cicatrice del suo zigomo destro, non la sentì dire sottovoce “Non riesco a non amarti Killian Jones” e non si accorse che si era alzata e velocemente si stava rivestendo con la sua tunica leggera. In punta di piedi Emma uscì dalla porta, pensando di sgattaiolare velocemente nella sua stanza, ma si trovò di fronte un esterrefatto Eddy, che si avviava sul ponte con il suo secchio di legno pieno di acqua e lo straccio. La sorpresa del giovane, alla sua vista, gli fece cadere di mano il secchio, rovesciando completamente il suo contenuto sulle tavole del corridoio. Il ragazzo si abbassò velocemente per raccoglierlo, Emma gli fece cenno con l’indice di restare in silenzio e in un attimo entrò nella sua stanza.

Killian si svegliò di soprassalto, un rumore improvviso l’aveva destato, sentì l’angoscia di non avere Lei tra le braccia, si alzò in un balzo e aprì la porta con violenza … Eddy costernato stava raccogliendo con lo straccio l’acqua caduta e lo strizzava nel secchio, alzò lo sguardo sul capitano che scalzo, a dorso nudo, solo con i pantaloni indosso, lo guardava accigliato. Si aspettò un suo urlo o un colorito rimbrotto. Killian non disse nulla, si voltò verso la porta di Emma, Eddy seguì il movimento del suo sguardo. Il Capitano lo guardò negli occhi, “Dio, adesso me ne dice quattro!” pensò il ragazzo. L’uomo gli sorrise e come aveva fatto Emma si portò l’indice al labbro, poi si richiuse nel suo alloggio.

 

Cosa aveva scommesso Jefferson? Ne avevano fatte tante di puntate i pirati!

 Eddy non aveva esperienza, non aveva mai avuto una donna, lo prendevano in giro spesso per questo, gli dicevano che era ora di smettere di fare la “mammoletta”. Lui si infuriava e di solito Killian lo consolava dicendogli che il suo momento sarebbe arrivato e che avrebbe trovato la ragazza giusta per lui da qualche parte. L’aveva trovata la ragazza giusta per lui e non vedeva l’ora di tornare al porto di Storybrook per poterla rivedere. Era la ragazza più bella che avesse mai visto, a parte Lady Emma che era una donna adulta. Anche lei lo aveva notato quella sera alla taverna, le aveva servito personalmente da mangiare, era splendida! Si era soffermata più volte a guardarlo, gli aveva chiesto anche come si chiamasse, era riuscito a risponderle appena in tempo, perché suo padre Angus si era accorto della confidenza che si stava creando e aveva richiamato sua figlia Anny, spedendola al piano di sopra immediatamente. Quando erano andati via si era soffermato a guardare verso le finestre, l’aveva vista dietro il vetro della sua camera, le aveva accennato un saluto con la mano, senza la speranza di una risposta, invece Anny aveva alzato la sua mano e aveva ricambiato il saluto. Aveva sentito il cuore martellargli forte nel petto. Si chiese se a Killian succedesse lo stesso per Lady Emma. Immaginò di si, certe volte lo vedeva guardarla con uno sguardo che non gli aveva mai visto, soprattutto quando lei non lo stava guardando e, quando le era vicino, faceva in modo e maniera di potersi avvicinare di più e sfiorarla in qualche modo. L’aveva visto baciarla per punizione, arrabbiarsi con lei e poi comportarsi come un cucciolo e baciarla di nuovo. Eddy non sapeva ancora di preciso cosa significasse essere innamorato, ma non faceva che pensare a Anny da quando l’aveva conosciuta e si era accorto che Killian quando Emma non era sotto i suoi occhi o se la vedeva parlare con lui o dare confidenza a uno qualsiasi di loro, diventava irrequieto e se la prendeva quasi subito con chi stava ricevendo le attenzioni della Principessa. Per poco non si era fatto ammazzare da Jefferson, durante l’allenamento di scherma, solo perché si era distratto a guardare Lady Emma che stava controllando i suoi occhi. In più, da allora, sembrava rimproverarlo ancora più spesso. Eddy non sapeva dare un nome a quel sentimento, ma lo aveva provato anche lui, quando Anny aveva sorriso ad altri clienti, specie a quel bellimbusto di Jefferson.

Killian aveva sofferto tanto, aveva perso Milha, la sua adorata sorella. Per salvarla la sua vita era cambiata per sempre, oltre alla donna che amava aveva perso anche la mano. Quando l’aveva conosciuto la ferita al braccio ancora gli faceva tremendamente male e gli ci volle molto a poter utilizzare l’uncino che ora indossava, quante volte lo aveva sentito imprecare e stringere i denti per il dolore! Era, per Eddy, la persona più vicina ad un padre.

 Anche Lady Emma aveva un forte sentimento per Killian, lo aveva capito quando lui stava con la febbre, l’aveva sentita pregare Dio di non portarglielo via, non si era staccata da lui che per i pochi momenti necessari per preparargli una tazza di cioccolato o per darsi una rinfrescata. Era una donna eccezionale, come Killian era un uomo eccezionale. Erano fatti l’uno per l’altra. Eddy non sapeva cosa era successo quella notte, ma qualsiasi cosa fosse stata, lui avrebbe protetto il loro piccolo segreto. Quel giorno non ci sarebbero stati ne vinti ne vincitori con le scommesse di Jefferson o forse si, lui si sarebbe preso una muta rivincita su quel donnaiolo di Fox.

 

 

Angolo dell’autrice

Vi è piaciuto il capitolo? Mi avete potuto perdonare la brusca interruzione?

Spero di poter rispondere a numerose recensioni. Il parere di chi segue è sempre gradito ed interessante. Ringrazio sempre tutti coloro che leggono e un saluto particolare ai miei recensori abituali.

Un abbraccio a tutti. Vostra, Lady Lara

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Capitolo 15
*** Lettere ***


Lettere

XV capitolo

 

Lettere

 

L’affascinante bruna, Lady Clairette Framer, fissava, con i suoi occhi chiari, il bel volto di suo marito, l’Ammiraglio della Regia Marina Inglese, Jonas Alexis Framer, erede del Baronato di Heughan.

L’Ammiraglio emise un sospiro e richiuse il piccolo porta ritratto in argento che riproduceva il dolce viso di sua moglie Clairette. Da marzo non la vedeva, erano circa tre mesi ormai. Ricordava l’ultima notte passata con lei, prima di partire per rincorrere e catturare “Vivo o morto”, come dicevano gli ordini, Killian Jones ex Tenente della Regia Marina, ormai considerato un disertore, traditore, fratricida e pirata, nemico dell’Inghilterra.

Gli mancava terribilmente Clairette. Gli mancava tutto di lei. La sua risata, la sua voce quando lo chiamava, il suo abbraccio languido e passionale, il suo corpo morbido. Gli mancava anche quel pancino di cinque mesi che gli aveva regalato un calcetto e una forte emozione, la mattina della partenza. Ormai Clairette era al termine della gravidanza, avrebbe potuto partorire da un momento all’altro e lui invece di esserle accanto, in quel momento importantissimo della loro vita, stava correndo dietro a “Faccia da schiaffi Jones” o meglio Captain Hook, capitano pirata della Jolly Roger.

Era partito con il suo amico Bill O’Brian, subito dopo la segnalazione dell’avvistamento della nave pirata e si erano diretti quindi sulla stessa rotta, verso la Nuova Scozia. Pochi giorni prima erano entrati nelle acque territoriali della piccola penisola di Storybrook, una sporgenza della Nuova Scozia, che si allungava in direzione della Costa Americana. Non avevano attraccato al porto di Storybrook in quanto, avendo intercettato dei pescherecci che vi provenivano, avevano raccolto notizie riguardo alla Jolly Roger che, con il suo equipaggio, era rimasta quasi due settimane nel loro porto e da pochi giorni erano ripartiti sulla rotta del Maine. L’Ammiraglio aveva chiesto al capitano del peschereccio di recapitare una sua lettera al Colonnello August Charming Pendràgon, fratello della Duchessa Mc Cassidy, reggente, con il marito Neal, della piccola penisola. Nella lettera gli annunciava il suo passaggio, rammaricandosi di non aver avuto modo di fermarsi, ma lo avrebbe fatto al ritorno dalla sua attuale missione. Gli diceva anche del lieto evento che sarebbe capitato in quei giorni, la nascita del suo primogenito.

Erano anni ormai che conosceva August. Era il figlioccio di suo padre, il Barone Lord Sam Framer di Heughan. Lo aveva ospitato durante la sua formazione militare in Scozia, lì, sotto la guida di Lord Framer, Comandante in capo del distaccamento dell’Esercito Inglese in Scozia, August era giunto al grado di Colonnello. Lo aveva conosciuto non subito al suo arrivo, poiché il giovane Jonas Framer, Jamie per i familiari e gli amici, in quel periodo frequentava l’Accademia della Regia Marina a Londra. Si erano incontrati due anni dopo l’inserimento di August nella sua famiglia e nell’Accademia militare dell’Esercito Scozzese. In quel periodo Jamie era tornato a casa in seguito al lutto subito per la perdita del suo migliore amico, appena morto in una missione militare.  Jamie ricordava quel periodo come una fase buia della sua vita, amava il giovane ufficiale che per primo lo aveva accolto nel gruppo dell’Accademia della Marina, lo amava come un fratello, lo amava per quella maschia amicizia, fatta di passioni e interessi comuni, di confidenze, sogni simili per il futuro e stesse ambizioni. Conservava ancora nel suo portafogli, l’ultima lettera che il giovane gli aveva scritto prima di partire per l’ultima missione. Gli aveva scritto, poiché non erano riusciti ad incontrarsi, per un piccolo incidente accorso proprio a Jamie. L’amico gli descriveva la sua felicità per il suo matrimonio imminente, avendo trovato la donna della sua vita, presto sarebbe tornato da lei con un anello di brillanti e l’avrebbe chiesta in sposa. Mentre leggeva la lettera  a Jamie sembrava di vedere il sorriso smagliante di felicità dell’amico. Era stato crudele il destino, spezzando la sua giovane vita proprio nel momento in cui gli stava facendo la promessa più bella.

 Il lutto aveva condizionato l’adesso Ammiraglio, per un pezzo. L’idea della caducità della vita e la perdita del suo migliore amico, lo aveva gettato in una profonda depressione e per tal motivo aveva ottenuto un periodo di congedo a casa, dove aveva conosciuto August, più grande di lui di circa tre anni.  Dell’amico perduto gli era rimasto, cucito addosso, il soprannome che gli aveva dato e con il quale ormai tutti lo conoscevano “ Jamie l’ Highlander”. 

Non aveva intenzione di affezionarsi più a nessuno, né, mai, di innamorarsi di una donna, per paura di lasciarla accidentalmente vedova già prima del matrimonio, come era successo al suo amico.

August era riuscito, con saggezza, caparbietà e vera amicizia a fargli cambiare idea. Jamie non gli aveva mai parlato del caro amico perduto, ma la sua famiglia aveva provveduto ad informarlo, egli lo aveva aiutato, in mille modi, ad uscire da quello stato depressivo ed ora occupava un importante posto tra le migliori amicizie che custodiva nel cuore. 

Nel ricordo Jamie aprì il suo portafoglio, la carta ingiallita della vecchia lettera fece capolino, la sfiorò con un sorriso. Ripensò a Clairette, quanto gli aveva fatto cambiare idea quella donna sull’amore! Pensare che era stato un matrimonio combinato da suo padre! Lui non vedeva nessuna donna, a parte le sue amate sorelle Elsa ed Anna ovviamente e quando gli presentarono Clairette fu, invece, un colpo di fulmine e il matrimonio con lei fu qualcosa di desiderato da entrambe, anche Clairette aveva sentito da subito lo stesso sentimento nei suoi confronti.

Ora eccolo lì ad inseguire il sedicente pirata Captain Hook che lui aveva conosciuto quando nel suo stesso corso era il Tenente Killian Jones.

 

Una serie di colpi urgenti batterono alla porta del suo alloggio, era il suo collega e amico di vecchia data il Capitano Bill O’Brian.

– Quale urgenza Bill! Non mi dire che è stata già avvistata la Jolly Roger?

– No Jamie, ma c’è un’ interessante novità, abbiamo avvistato un volatile.

Jamie di primo acchito rise, ma rendendosi conto del significato che il fatto poteva avere, ridiventò improvvisamente padrone della sua tipica espressione seria ed accigliata.

 – Che tipo di volatile Bill?

 – Un piccione viaggiatore, con tanto di messaggio Jamie. Si è posato sul pennone più alto, stiamo cercando di attirarlo a terra, ho chiesto alla ciurma di non sparargli fino a tuo ordine.

– Hai fatto bene, cerchiamo di attirarlo con del cibo. Siamo piuttosto lontani dalla terra ferma, vediamo di capire da dove viene e dove va, a questa distanza potrebbe essere stato messo in volo da una nave, non ci sono isolotti segnalati sulle carte. Vediamo che messaggio porta.

 

Il piccione evidentemente era stanco ed intenzionato a riposarsi, il cibo offerto dai marinai, che avevano preparato una trappola innocua per la sua incolumità, usando delle reti, fu per lui particolarmente attraente, così fu catturato e privato del messaggio.  Il Capitano O’ Brien e l’Ammiraglio Framer lo lessero chiusi nel loro ufficio.

– “Il nido è svelato. Il Falco segue la Colomba”, che significa secondo te Jamie?

 – Mi ricorda i messaggi in codice di mio padre Bill. Mi fa pensare ad un piano chiarito e ad un’alleanza o un accordo raggiunto. Non saprei che altro dire …

 - Che facciamo? Lo liberiamo così o rimettiamo il messaggio addosso all’animale? O lo sopprimiamo del tutto?

 – No Bill, vediamo dove va, capiremo da dove è partito, sono sicuro che è stato inviato da una nave. Rimettiamogli pure il messaggio, mi sembra comunque più  innocuo non destare sospetti sulla sua scoperta!

Il volatile venne liberato con il messaggio. Gironzolò ancora per un po’ sul ponte della nave e quando lo ritenne opportuno, spiccò il volo dirigendosi verso la Penisola di Storybrook.

Jamie seguì il volo del piccione con il cannocchiale. Ora sapeva da quale direzione era partito. Non poteva avere certezze su quale nave avesse liberato l’animale, ma che fosse una nave ne era sicuro e l’unica, che si sapeva stesse solcando il mare, dirigendosi verso il Maine, a quella latitudine,  era la Jolly Roger.

 – Presto ci sarà la resa dei conti Jones!

Pensò tra sé, mentre richiudeva il cannocchiale e scrutava ad occhio nudo l’orizzonte dalla parte opposta a quella dove era sparito il pennuto.

 

***

 

Emma aveva dormito tra le braccia di Killian e nel loro desiderio di prolungare la notte, si erano svegliati più tardi del consueto orario.  Killian era in ritardo per l’ordine del giorno ai suoi marinai e, dopo l’incontro con Eddy, si era preparato velocemente per raggiungere la ciurma che lo attendeva, da un pezzo, sul ponte. Aveva sperato di svegliarsi con Emma ancora poggiata al suo petto, con la meravigliosa sensazione della loro pelle nuda in contatto, avrebbe ancora carezzato il suo seno, svegliandola e baciandola lungo il collo,  arrivando a farle voltare il viso e impadronendosi per l’ennesima volta in quelle ore, della sua bocca. Sentiva ancora il suo sapore salato sulle labbra. Aveva cercato di fugare i suoi dubbi, di renderla felice e darle piacere. Per sé aveva ottenuto solo la gioia di farle provare tutto questo, resistendo al desiderio impellente di farla sua, di possederla fino al reciproco appagamento e sfinimento. La sua emozione di averla vicina, anche senza arrivare fino in fondo, era il segno del profondo sentimento che provava per lei, sperò ancora una volta che lei se ne fosse resa conto. Le aveva detto, con le azioni, quanto la amava, ma un verbale “Ti Amo”, fatto di quelle due paroline, così significative, non era riuscito a pronunciarlo, avendo la sensazione che lei l’avrebbe considerato una sorta di blasfemia.

Cercò di smettere di pensarla per la mezz’ora che doveva dedicare ai suoi uomini. Quel giorno, oltre alla routine quotidiana, avrebbero dovuto coprire il nome della Jolly Roger e applicare su di esso il nuovo nome “La Stella del Mattino”. Nicodemo O’ Malley, il carpentiere e falegname del vascello, aveva già preparato l’occorrente, non ci sarebbe voluto molto.

 

Emma era entrata velocemente nella sua stanza, dopo aver dato ad Eddy il segnale di mantenere il silenzio. Chiuse a chiave dietro di sé la porta, si avvolse le braccia intorno al corpo, ricordando e cercando di riprodurre il calore che ancora sentiva addosso di quelle di Killian. Si diresse verso lo specchio da tavolo, che le restituì l’immagine di una giovane donna con i biondi capelli arruffati e lo sguardo brillante di felicità. Questo, aveva fatto l’uomo che ormai non poteva più negare a se stessa di amare, l’aveva resa felice, facendola sentire come mai nessuno prima di allora.  Era stato … era stato … dolcissimo, tenero, attento, coinvolgente, eccitante, generoso, si generoso … aveva pensato esclusivamente a lei … al suo piacere e non al proprio. Emma si era sentita come venerata da Killian e questo l’aveva così emozionata che era aumentato in lei il desiderio di sentirlo suo, anche fisicamente, ricambiando i suoi gesti sensuali, allo stesso modo in cui lui aveva fatto con e per lei, ma lui non aveva voluto. Lo aveva detto con frasi stupende, non la voleva per una sola volta, o l’avrebbe voluta per il resto della vita. Poteva corrispondere ad una dichiarazione d’amore no? Eppure  quelle due piccole paroline, che avrebbero coronato il tutto e che avrebbero regalato un senso di certezza ad Emma, erano mancate. Erano parole importanti, che non potevano essere pronunciate in modo superfluo, lei stessa non lo avrebbe fatto, anche se la voce del suo cuore le stava gridando a squarciagola anche in quel momento.

 Doveva lavarsi e vestirsi, era necessario procedere con gli intenti che avevano stabilito, era importante scrivere Il Mandato di Corsa per Killian e l’equipaggio della nave e, altra cosa fondamentale  … Captain Hook doveva sparire …  sapeva a chi rivolgersi, aveva gli uomini giusti per quell’incarico.

Si tolse la tunica di lino leggero e notò allo specchio, diversi punti arrossati sul suo corpo candido. Pensò che Killian fosse veramente un amante focoso, oltre che maledettamente capace ed esperto, carezzò quei punti dove i suoi baci si erano soffermati più a lungo e desiderò che non andassero più via, lui era stato lì e lì avrebbe voluto che restasse.

Circa un’ora dopo, l’inconfondibile passo dell’uomo dei suoi pensieri, arrivò a bussare alla sua porta. Era pronta a farlo entrare e già stava sminuzzando con il pestello nel mortaio, le erbe medicinali necessarie per medicargli la mano, come gli aveva annunciato la sera prima.

- Buon giorno My Lady! Swan ti sei svegliata e sei andata via senza chiamarmi! Neppure un misero bacetto! Non lo meritavo?

Disse immediatamente appena entrato, con il suo sguardo ironico e ammiccante. Lei era vicina allo scrittoio, con pestello e mortaio ancora tra le mani e arrossì vistosamente. Come se non gli fossero bastati quelli appassionati e roventi che si erano scambiati durante la nottata, lui le corse incontro con il sorriso sulle labbra, le tolse gli oggetti dalle mani, li poggiò sul tavolo, l’afferrò per la vita e la baciò con avidità e passione, girando su sé stesso e coinvolgendola in un movimento rotatorio che sembrava un giro di danza. Emma era rimasta senza fiato, poggiò le mani sui suoi  avambracci, cercando di distaccarsi, lui acconsentì.

 – In realtà un bacetto sulla guancia io te l’ho dato, ma dormivi così profondamente che non ho voluto svegliarti, quindi questo è un bacio che non ti è dovuto!

 – Love, allora hai ragione, ti chiedo scusa, non dovevo prendermelo, ma rimedio subito, te lo restituisco!

La strinse a sé nuovamente, con maggior passione di prima, prolungandolo ancora di più e provocando, in ambedue, la spontanea reazione di eccitazione, tipica della situazione. Staccandosi ancora parlò Emma:

– Temo che tu me ne abbia restituito più del dovuto, mi costringi a pareggiare i conti!

Questa volta fu lei a baciarlo per prima e ruotarono ancora in un giro di danza.

 Si staccarono ansimando, con gli occhi carichi di desiderio reciproco, rimasero a guardarsi, persi l’uno nello sguardo dell’altra. Ora si riavvicinarono, carezzandosi i visi e poggiando le fronti, restando ad occhi chiusi a respirarsi reciprocamente per un tempo indefinito, un tempo, che quando stavano insieme, sembrava fermarsi.

– Emma … volevo chiederti … se fino alla fine di questa missione, vorresti cenare tutte le sere con me …

– Quale scusa abbiamo Killian? Non ti devo perdonare di nulla e tu non mi devi ringraziare di nulla, questa volta …

- Non ci è necessaria una scusa per stare bene insieme, per farci compagnia, scambiare delle confidenze, comportarci da … buoni amici …

- Guardaci mio Caro … ci stiamo comportando da amici? Non riusciamo a stare lontani, siamo come due calamite. Ieri sera tu hai avuto la forza di fermarti, io non so se sarei riuscita a trattenerti se tu avessi voluto andare oltre …

– Non ti è piaciuto Emma! Sei pentita di quel poco che ti ho dato?

– Sei stato meraviglioso Killian e non mi hai dato poco! Nessuno mi aveva dato quello che mi hai dato tu in quella manciata di ore, sono stata felice, mi hai fatto sentire importante, mi hai … venerata questa notte. Non avevo mai provato in vita mia cosa potesse essere il piacere e sei stato tu a farmelo conoscere!

Gli occhi di Emma erano lucidi di commozione, una lacrima era già pronta lungo il ciglio dell’occhio destro.

 – Cosa dici Tesoro?! Posso sentirmi orgoglioso delle tue parole Amore e ne provo una grande gioia, ma sei sposata , non sono il primo per te, come è possibile che in questi anni di matrimonio, tu non abbia sentito nulla di simile, non è necessario mentirmi, anche se posso invidiare tuo marito, capisco che hai avuto una vita di coppia … è normale … è giusto …

Emma distolse lo sguardo, questa volta le lacrime, non più trattenute, scesero lentamente lungo le sue guance.

Killian le prese il mento con le dita.

– Emma! Non distogliere da me il tuo sguardo, ti ho già chiesto di non aver pudori con me, cosa c’è che non va con tuo marito? Già sul ponte di poppa, prima di prenderti in braccio, avevi uno sguardo strano quando l’ ho nominato … cosa ti turba Emma! Cosa mi nascondi?

 – Killian, vedi … non è facile per me parlarne. Non volevo dirtelo questo, perché esula dalla nostra missione, ma tra le altre cose che farò, quando sarò nel Maine, sarà … chiedere l’annullamento del mio matrimonio al Governatore.

Il Capitano era trasecolato, ma nel giro di un attimo diversi scenari gli si pararono davanti agli occhi.

 – Credevo che il vostro fosse un matrimonio d’amore Emma, non una specie di contratto da strappare quando si vuole, avete anche un bambino, come si può distruggergli la famiglia. Io mi sono fatto da parte pensando a questo. Ma devo anche confessarti che l’idea di saperti libera mi stuzzica molto … Vuoi raccontarmi le motivazioni che ti spingono a questo?

Emma esitò a parlare, cercò di frenare l’emozione, ma poi aprì il cuore a Killian, a lui avrebbe potuto confidare qualsiasi cosa di sé, sentiva che non l’avrebbe giudicata.

- Effettivamente posso dire che si è trattato di un matrimonio d’amore, almeno per me. Conobbi Neal la sera del mio diciottesimo compleanno, mi fece una corte serrata, per i primi due anni non ero riuscita a provare per lui altro che simpatia e un amichevole affetto, in realtà avevo in mente un altro giovane per cui avevo preso una forte infatuazione …

 – Non ti ricambiava questo ragazzo? Ne sarei sorpreso …

 - A diciotto anni si può essere molto sciocchi Killian, quel giovane non lo sapeva neppure e non abbiamo avuto occasione di frequentarci, è rimasto solo un ricordo che Neal cercò di cancellare con l’affetto incondizionato che sembrava mostrarmi. A sviluppare un attaccamento maggiore a lui mi influenzò sicuramente anche la grande mancanza che sentivo di mio fratello August, che, pochi giorni dopo il mio compleanno, partì per arruolarsi nell’esercito inglese distaccato in Scozia.  Nel giro di quattro anni, io e Neal ci sposammo. Mio fratello tornò due mesi prima del matrimonio, non tanto per parteciparvi, quanto per distogliermi dall’idea di legare il mio futuro a quello di Neal. Non gli era mai piaciuto, pensava non fosse la persona a me adatta e, nonostante la meravigliosa madre di Neal, a cui ho voluto un gran bene, considerava poco raccomandabile il padre, un uomo effettivamente molto discutibile,  che non aveva reso facile l’infanzia del figlio, né la vita di sua moglie.

Ero molto affezionata al mio fidanzato,  ma in realtà non sapevo cosa significasse amare veramente un uomo, in tutti i significati che questa parola può avere. La nostra prima notte di nozze restammo nel palazzo dei miei genitori, saremmo partiti per Storybrook il giorno dopo. Non fu la notte che una sposa si potrebbe aspettare da un marito che l’ama ... Mentre inizialmente lui mostrò una certa dolcezza, poi iniziò a non accettarmi prendendosela con la mia inesperienza, insultandomi, non riusciva a … a … possedermi … e … e … andò a cercare qualcun’altra. Trovò quella che consideravo la mia migliore … amica … sicuramente più esperta di me. Evidentemente lo aveva …  stimolato abbastanza,  perché tornò da me e… e… mi…

Emma scoppiò a piangere non riuscendo a finire la frase, Killian, che sentiva lo stomaco rivoltarsi per il comportamento di quell’uomo che aveva osato calpestare quel fiore che lui ormai venerava, lo odiò!  Lo odiò come aveva odiato un solo altro uomo in vita sua.

 – Maledetto bastardo! L’ho conosciuto la sera del tuo compleanno, avrei dovuto spaccargli la faccia già allora, quando lo sentii esprimere la sua curiosità di conoscerti, ero io quello che dovevi conoscere quella sera Emma! Non gli avrei permesso neppure di accostarsi a te, ma quel maledetto di Re Guglielmo ha direttamente e indirettamente condizionato il mio … il nostro destino! Quando ti riporterò da tuo figlio, provvederò a dargli una lezione che ricorderà finché  campa, te lo prometto!

  - No Killian, non vale la pena sporcarsi con lui, da quella sera non ha avuto più modo di sfiorarmi, non gli ho concesso più né il mio corpo né di entrare nelle mie stanze, i nostri rapporti sono rimasti nella civiltà e anche nel dialogo necessario a governare Storybrook e in fin dei conti, lui non ha provato neppure a farsi perdonare o a desiderarmi, visto che correva in tutti i letti che trovava disponibili, senza farsi scrupolo ne dell’età delle donne né della minima decenza.

 – Un maledetto perverso come quel “Macellaio” di suo padre!

 – Killian … cosa mi vuoi dire, quello che mi hai detto di Milha ha a che fare …

- Si Emma! Perdonami, non avrei voluto darti altri dolori, ieri sera non te l’ho voluto dire, già stavi piangendo e … poi … ho avuto altro per la mente …

- Il padre di Neal, Lord Rumbl Mc Cassidy, è il mostro che ti ha fatto questo e ucciso la tua donna?!! … Mi era passato un sospetto mentre mi dicevi della stregoneria e di messe nere e purtroppo devo confermarti che è vero, ho avuto la testimonianza. Mio suocero è un mostro! Ha abusato di donne innocenti e ha sacrificato bambini ancora più innocenti …

 - Emma … sono quasi sei anni che lo inseguo per vendicare la morte di Milha e mantenere la promessa di ritrovare il suo bambino. Fui io a denunciarlo anonimamente di stregoneria ed omicidio, ma lui si mise in salvo grazie a Barba Nera. Seppi dalla sua amante e complice, la Baronessa Cora di Mills, che era salpato per la Nuova Scozia, dove aveva la sua famiglia. Quando mi ripresi dalla ferita al braccio non persi tempo, ero andato a cercarlo nel palazzo della Baronessa, la minacciai per farla parlare, era della sua stessa pasta, altezzosa, fredda e crudele. Le chiesi del bambino e mi disse che, per quanto ne sapeva, poteva essere tra quelli che il Duca aveva ucciso. Forse quel povero piccolo è morto, ma finché avrò vita cercherò l’assassino, quel “mostro” vestito di pelle di coccodrillo, dal ghigno di un folletto malefico! Venni a Storybrook fermandomi con la scusa di fare rifornimento e manutenzione alla Jolly Roger, cosa che feci realmente, ma il mio vero intento era di raccogliere informazioni su di lui, se ancora dimorasse nella sua rocca o se fosse andato via. Andai alla locanda di Angus O’Danag e trovai le informazioni che cercavo, rimasi esterrefatto nel sapere che la Principessa Emma Swan era diventata nuora di quel delinquente. Mi chiesi come era stato possibile che una persona così soave, come la ragazza che avevo solo intravisto quella sera del suo compleanno, era finita nella sua rete. Angus mi raccontò diversi aneddoti su di te, sul tuo modo di essere e di fare, notai la sua grande ammirazione nei tuoi confronti, avrei voluto vederti ed incontrarti, ma da pirata ricercato non poteva essere possibile. Seppi che da circa quattro anni il Duca era stato cacciato da te ed era sparito con il suo compare di malefatte, Barba Nera. Sarei tornato sulle sue tracce, ma pochi giorni dopo entrò nella mia vita Lady Barbra. Tu alla fine avevi trovato me ed ora la mia missione personale è solo rimandata, non conclusa. Gli avrei strappato il cuore quando l’avessi trovato, ma prima gli avrei fatto confessare  che fine aveva fatto fare al piccolo di Milha.

 Ora devo dire che il mio cuore non ha più fretta di inseguirlo, da quando ti ho conosciuta il bisogno che sento di più è di starti vicino e proteggerti Emma.

 – Killian, ti ringrazio per questo e ti prometto che se c’è speranza di ritrovare quell’innocente, io farò in maniera di essere al tuo fianco e di aiutarti.

Sappi che quando Rumbl tornò a Storybrook, come giustamente ti ha raccontato Angus, scoprii presto perché era tornato. Sembrava inizialmente un semplice ritorno in famiglia, si comportava gentilmente anche nei miei confronti, con atteggiamento educato e galante. Un giorno, cavalcando con Neal, egli mi propose di arrivare alla nave di suo padre per esplorarla. I marinai ci fecero salire, in fin dei conti quello era il figlio del loro padrone. Barba Nera non era a bordo, sicuramente si stava ubriacando in qualche bettola. Girovagando per la nave ridendo e scherzando, sentimmo dei lamenti provenire dalla stiva. Neal voleva andar via e non impicciarsi degli affari  del padre, io insistetti e mi precipitai verso quei suoni. La porta era chiusa a chiave, ma la chiave era inserita nella toppa. Trovammo lì, rinchiusi, due prigionieri, uno era impossibilitato a parlare, ma l’altro ci raccontò quello che tu già sai grazie alle tue ricerche nei bassifondi e per quanto ti ha raccontato il buon Angus. Li liberammo e portammo alla taverna del mio amico Angus, furono rifocillati e accuditi, erano in pessime condizioni. Obbligai Neal a far arrestare suo padre, lo avremmo rispedito in Inghilterra per consegnarlo alla giustizia insieme a Barba Nera. Neal a mia insaputa, dopo la restrizione di suo padre, fece un accordo con lui, lo avrebbe lasciato libero se fosse andato via per sempre da Storybrook. L’accordo fu stipulato e nottetempo Neal fece fuggire suo padre ed il suo complice. Salparono prima dell’alba e non li abbiamo più visti da allora.

Quando torneremo a Storybrook ti farò conoscere i due prigionieri, vivono ancora lì, potrai parlare con loro o almeno con uno di essi!

Cosa farai se troverai il bambino?

 – Lo porterò via con me Emma, Eddy è l’unica famiglia che ha e io mi prenderò cura di loro. Li porterò a Drogheda, vivranno nella vecchia casa della mia famiglia, farò in modo che nulla gli potrà mancare. Saranno accuditi ed il bambino sarà educato al meglio, non diventerà un pirata e nemmeno Eddy, diventeranno uomini liberi, io potrò farmi vedere di rado, ma non saranno lasciati soli.

 

Ad Emma altre due lacrime scivolarono giù per le guance. Killian le si avvicinò, ancora una volta le prese il viso con la mano, con il pollice le portò via la lacrima sulla guancia sinistra e con le labbra le asciugò quella sulla destra, poi la baciò dolcemente, sfiorandole inizialmente le labbra con le sue, passando a carezzarle delicatamente con la punta della lingua, fino a farle schiudere le sue e a cercarsi nuovamente, in una danza che li vide ancora avvinti con passione crescente.

Fu Emma a staccarsi, spostando le sue mani  dal collo di Killian alle braccia, tirando indietro la testa, mentre lui, ancora non sazio, continuava a sporgersi verso di lei per catturarla nuovamente. Sorrise Emma, ma tornò seria nel dirgli:

 - Ora mio caro Capitano, occupiamoci della tua mano ferita, devo cambiarti la medicazione e vedere se potrai presto riallenarti con la scherma. Ho intenzione di utilizzarti come mio istruttore personale. Ho l’abitudine di allenarmi tutti i giorni dalle sei e trenta del mattino per un paio di ore, con mio fratello August, da quando sono a bordo con te e ho visto come … combatti … penso che … se ti va, potremmo farlo insieme …

 - Mmm! Farlo insieme dici ?

Killian le aveva risposto con un sorriso malizioso, considerando i doppi sensi delle parole e scoppiò a ridere.

- Swan! Ti ho già detto e te lo confermo, che preferisco altri tipi di battaglia con una donna, ma penso che tutto sommato non mi dispiacerà allenarmi con te Tesoro! Vediamo ora di far guarire al più presto questa mia mano!

Le diede un ultimo bacio su una guancia e seduto con una gamba penzoloni sullo scrittoio di Emma, lasciò che lei si occupasse di lui carezzando con gli occhi ogni suo movimento e ogni angolo del suo viso e della sua pelle, lasciata scoperta dalla scollatura del corsetto rosso che indossava.

 

Quel pomeriggio Emma stilò il documento che rendeva a tutti gli effetti, sia Killian che i suoi uomini, Corsari incaricati di un mandato, per cui la Regia Marina Inglese non avrebbe potuto né  arrestarli né attaccarli, poiché risultavano lavorare per la Principessa Swan e di conseguenza per il Re d’Inghilterra, asciugò con la polverina l’inchiostro di quelle parole vergate con una penna di cigno, poi la soffiò via, guardando le due firme affiancate dei due accordatari, la sua e quella di Killian Jones. Ne aveva preparato due copie, le arrotolò e depose la prima nella mano del Capitano. Più tardi vide, per la prima volta, insieme a Killian e all’equipaggio, il battesimo della “Stella del Mattino”. Il Capitano fece stappare da Jambon due bottiglie di champagne, che bevvero tutti insieme. Mentre brindavano il Capitano notò che Emma si avvicinava a Nicodemo O’Malley e si appartavano verso la ringhiera a parlare sommessamente. Non c’era nulla di male, ma lo sguardo di Killian si incupì, mentre il suo stomaco si sentì improvvisamente preso in una morsa. Eddy era vicino a lui, con il suo bicchiere ancora mezzo pieno in mano, seguì lo sguardo del suo capitano e lo vide accigliarsi. Era sicuro, la prossima vittima dei rimbrotti di Killian sarebbe stato il vecchio Nico.

 

Intanto a Storybrook

 

Frate Benedictus Dotto, con un lungo grembiale grigio, dotato di una enorme tasca, indossato sul saio marrone, stava lavorando in giardino, tra le coltivazioni di erbe medicinali, raccogliendo bacche mature e foglie necessarie a preparare alcuni dei suoi rimedi galenici. Lo aspettava un intenso pomeriggio tra i suoi alambicchi e provette, nel laboratorio che aveva allestito con Emma. Belle era vicina a lui, anche lei chinata e intenta a raccogliere in un cestino i piccoli fiori della camomilla, sentiva il loro odore mieloso e ogni tanto chiedeva spiegazioni al vecchio frate su l’uso di questa o quell’altra pianta o erba.

La giovane guardò la meridiana posta sulla parete della torre che si affacciava sul giardino. Era ora che Hanry si svegliasse dal riposino pomeridiano, si mise in piedi e avvisò il frate che avrebbe portato il suo raccolto in laboratorio e sarebbe andata dal bambino. Amava essere presente al suo risveglio, sapeva che per lui era importante e lo aiutava a sentir meno la mancanza della sua mamma. Gli avrebbe preparato personalmente una merenda nella cucina di Betty e avrebbero raccontato con lei qualche aneddoto di quelli che facevano sempre sbellicare il bambino dalle risate.

Fra Benny rimase solo e ad un tratto, mentre stanco si raddrizzava sulle sue corte gambe di nano, sentì un tubare familiare. I suoi occhi si illuminarono di speranza, si voltò verso il suono e vide, finalmente, il primo dei suoi piccioni viaggiatori che aveva fatto ritorno a casa. La bestiola cercava di rientrare nella sua gabbia chiusa. Il buon frate prese del becchime e tenendolo nella mano aperta, lo porse all’uccello che riconoscente, vi si posò sopra. Lo lasciò nutrirsi per un po’, posando il cibo in fine a terra, dopodiché con gesti pratici e decisi gli tolse il messaggio. Lo apri e lesse con impazienza quanto vi era scritto. Riconobbe la grafia chiara di Emma. La giovane principessa stava bene e aveva compiuto la primissima parte del piano, ottenere l’accordo con il Capitano Jones. Benedictus non dubitava che la Principessa sarebbe riuscita nell’intento, ma un’altra sua certezza era che, in quel momento, tra i due giovani, visti non solo gli ideali comuni, ma anche quel magnetismo atavico, che si era manifestato anni prima, il legame si fosse rinforzato maggiormente. Sperò che trovassero la forza di contenere la loro passione, l’amore era il sentimento più forte ed intenso conosciuto all’uomo, ma poteva rendere anche molto deboli e la debolezza, sia Emma che Killian, non potevano permettersela in quella missione.

Doveva comunque informare immediatamente il Colonnello ed il Duca Neal, della lieta notizia, sapeva quanto erano in pensiero per le sorti della loro amata Emma. Si affrettò verso le scali che risalivano dal giardino all’entrata della torre. Trovò prima August nel suo studio, al primo piano. Era seduto alla sua scrivania e si rigirava tra le mani una piccola pergamena. Gli porse il messaggio sorridendo sereno, il suo sorriso non fu ricambiato e ne chiese il motivo al Colonnello.

 – Temo che Emma sia in pericolo Fra Benny! Ho motivo di credere che la nave ammiraglia della Regia Marina, sia sulla rotta della Jolly Roger. Ho ricevuto una breve lettera dal mio amico Jamie Framer, figlio del mio padrino il Barone di Heughan, ti ho raccontato della sua nomina ad Ammiraglio. Orbene! Mi ha scritto che da poco è passato nelle acque di Storybrook, la lettera risale a circa quattro giorni fa. Se i mei calcoli non sono errati, in base alla lettera e alla velocità della sua nave, potrebbe avvistare la Jolly Roger entro un paio di giorni. Se armerà i cannoni, per Emma e tutto l’equipaggio della nave, potrebbero non esserci speranze.

– Confida in Dio August e nella coscienza del tuo amico. Quando me ne hai parlato me lo hai descritto come un uomo molto umano, potrebbe dare ai pirati la possibilità di arrendersi per catturarli vivi e nel caso Emma sarebbe salva, è una passeggera! Inoltre confida nel fatto che il Capitano Jones non metterebbe in pericolo la nostra Principessa per nulla al mondo e farà in modo di proteggerla ad ogni costo.

– Stiamo parlando di uno spietato pirata che con la Marina Militare ha molti conti in sospeso e di un Ammiraglio che ha fretta di tornare a casa dalla moglie che in questi giorni gli sta dando un figlio. Potrebbe sbrigare il lavoro affondando la nave senza ripensamenti.

– No August, è un uomo d’onore, come tu mi hai raccontato e riguardo a Jones credo che in questo momento abbia un motivo in più per proteggere Emma.

Il frate lasciò August con un’espressione interrogativa e andò a cercare Neal per dare anche a lui la notizia dell’arrivo del piccione. Certo non gli avrebbe raccontato nulla dei suoi pensieri su Emma ed il Capitano, divenuto ormai Corsaro, ma la brutta notizia della possibilità di attacco dell’Ammiraglio Fraser alla Jolly Roger, era costretto a dirgliela.

***

Il tramonto stava inabissando l’ultimo suo chiarore nelle acque dell’ Oceano Atlantico, non mancavano molti giorni ancora all’arrivo nel Maine. Emma guardava quegli ultimi ricordi luminosi della giornata spegnersi nell’acqua, mentre una brezza fresca le sfiorava le spalle, spostandole i capelli in avanti. Vide poco distante Eddy, le sembrò sospirasse, lì appoggiato alla ringhiera della nave con gli avambracci e la schiena incurvata.

- Il fratello di Milha -  pensò Emma - Ha occhi molto particolari, Killian ha detto che sono uguali a quelli della sorella. Sicuramente era molto bella, anche il ragazzo lo è. Killian l’avrà amata veramente tanto, difficilmente potrà amare ancora così un’altra, soprattutto se è stato il suo primo amore … Io non ho mai potuto dimenticare del tutto il mio e ora lo sto rivivendo più forte di prima. È stato singolare quando gli ho raccontato di Neal e detto che avevo un’ infatuazione per un altro giovane, mi ha detto che gli sarebbe sembrato strano che quel giovane non mi avesse ricambiato. Non gli potevo dire che si trattava di lui …

Si avvicinò ad Eddy salutandolo. Gli chiese a cosa pensasse, lo vedeva triste.

– Lady Emma, io vorrei poter parlare con qualcuno, volevo chiedere al Capitano ma forse mi prenderà in giro e gli altri anche peggio.

 – Se posso aiutarti Eddy, io sono qui, puoi parlare con me se vuoi!

 – Beh! Ecco! Si tratta di una ragazza, io l’ho appena conosciuta e le ho parlato poco, era alla taverna di Angus a Storybrook, però poi anche se il padre l’ha fatta risalire in camera lei ha risposto al mio saluto dalla finestra.

 – Quale è il tuo dubbio Eddy?

 – Io da allora mi sento molto strano, quella sera per farla avvicinare a me l’unica scusa che ho trovato è stata di ordinare continuamente cibo, lo serviva lei. Ho mangiato di tutto e poi sono stato malissimo, ma quello che mi ha fatto più male è stato quando Fox ha cominciato a parlare con lei e lei a sorridergli. Mi si è stretto lo stomaco e il cuore mi batteva forte, ho temuto che smettesse di interessarsi a me e avrei preso a pugni Jefferson!

– Ti è capitato per la prima volta in vita tua questo fenomeno?

– Si Lady Emma, è strano … e vorrei tanto poterla rivedere …

- Sai Eddy, questo significa che ormai sei adulto, sei innamorato e questo ti spinge a cercare la persona che ami, a starle vicino più che puoi e a pensarla di continuo e, se qualcuno le si avvicina, quello che provi si chiama gelosia, è collegato al senso di appartenenza che si ha nei confronti della persona amata. Un po’ di gelosia è normale nell’amore, ma si deve avere anche fiducia l’uno nell’altro o la gelosia diventa come un veleno. Anny sicuramente ti ha trovato interessante, se ha risposto al tuo saluto. Quando la rivedrai saprai se il tuo sentimento è diventato più forte o se è passato e potrai capire meglio anche quello che lei prova per te.

– Se la gelosia è questo, allora più gelosia si prova e più è facile che si è tanto innamorati?

 – Più o meno la cosa è proporzionale, ma ci deve essere anche fiducia!

– Adesso capisco meglio Killian!

– In che senso Eddy!

– Come si comporta quando voi parlate con me o con gli altri, è la stessa cosa che è successa a me, io avrei pestato Fox, lui se la prende con chi ha parlato con voi e gli da delle occhiatacce! Significa che è veramente tanto innamorato! 

- Chi è l’innamorato da queste parti?

 Tuonò con tono tra il divertito ed il severo Killian che arrivava in quel momento e aveva captato solo l’ultima parola. Eddy diventò rosso, nella penombra della prima sera e sgattaiolò via velocemente. Il Capitano avvolse il braccio destro intorno alla vita di Emma

 –Di cosa stavate parlando?

 – Eddy mi chiedeva della gelosia e dell’amore, ne voleva parlare con te ma ha pensato che lo avresti preso in giro!

 – No, non lo avrei fatto, non si può nascondere la nascita del primo amore e gli avrei tolto qualche dubbio. Credo che abbia preso una gran cotta per Anny, la figlia di Angus.

 – E tu Killian, hai potuto nascondere il tuo primo amore?

 – Il mio primo amore? Lo porto ancora inciso nella carne e nel cuore Emma!

– Già Milha, scusami, non volevo ricordarti quel dolore …

- Milha? No, non è stata lei che mi ha fatto battere per prima il cuore Emma!

 – Ma … il tatuaggio porta scritto il suo nome!

– Non è il mio unico tatuaggio Emma, dovresti averlo visto – le sorrise malizioso

 - Hai solo un altro tatuaggio ed è il carro dell’Orsa Minore, la Stella Polare!

 – Infatti mi riferivo a quello!

 – Veramente?

 – Si Tesoro! Quando l’ho vista la prima volta è stato come un colpo di fulmine, credo sia come è successo al tuo amore precedente a Neal, neppure lei lo ha mai saputo, provai a farle un ritratto quando la lasciai e mi ripromisi di ritrovarla, quel disegno è ancora nel cassetto della tua scrivania, Milha lo trovò e ne fu gelosa, disse che ancora la stavo cercando! Buttò le chiavi del cassetto in mare perché comunque era un mio ricordo e lo voleva rispettare.

 – Ma … il tatuaggio?

– Lo feci a Neverland, mio fratello Liam mi prendeva in giro e mi diceva che più che farmi il tatuaggio avrei dovuto agire e andare da lei. Quel tatuaggio rappresenta il mio destino, dice chi sono e quale è il mio desiderio più grande. La Stella Polare è un simbolo, aiuta ad orientarsi, per me era l’indicazione per ritrovarla. E l’avrei cercata. Non tornai da lei come mi aveva suggerito mio fratello, poiché diventai quello che sono e nessun padre avrebbe fatto sposare sua figlia ad un pirata, specialmente una ragazza di buona famiglia come lei. Ma Milha aveva ragione, io ho continuato a cercarla …

- Ancora la stai cercando?

 – No … non più …

 – Ti sei arreso alla fine…

 - Assolutamente no Emma!

– Ma … hai detto di aver smesso di cercarla!

– Ho smesso Emma … solo perché l’ ho ritrovata!

– Io non ti capisco Killian, perché non sei con lei dopo tanto cercare!

 – Io … sono con lei … in questo momento!

 – Cosa?!

– Davvero ancora non lo hai capito Emma?... Sei tu! .....

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

Un caro saluto a tutti coloro che leggono, che seguono, recensiscono e si sono affezionati a questa storia. Sono riuscita a postare prima di quanto prevedevo, incoraggiata anche da chi impaziente si aspettava il seguito. È un piacere per me vedere che riesco a suscitare qualche piccola emozione. Mi piacerebbe conoscere tutti gli interessati. Come avrete notato ho cambiato la presentazione mettendo qualche notizia in più sulla storia. Fatemi sapere cosa ne pensate, se potete, e se avrete trovato interessante anche questo capitolo. Un caro saluto a tutti

Lady Lara

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Capitolo 16
*** Il Primo Amore ***


Il Primo Amore

XVI Capitolo

 

Il Primo Amore

 

 

Un bacio. Cos’è un bacio? Quel qualcosa che unisce due esseri, facendo assaporare la promessa dell’intimità. Un desiderio …

Emma guardava negli occhi Killian, il suo Killian! Le aveva appena detto sulle labbra che aveva ritrovato il suo primo amore! Era lei! Era sempre stata lei, nonostante il tempo, nonostante la distanza, nonostante la sofferenza, nonostante altri incontri, nonostante altri amori.

Il primo amore, quello che resta inciso nel cuore, perché ti ha dato quel palpito che per la prima volta ha scosso il tuo cuore e la tua anima. Il primo amore che scoppia come un fulmine a ciel sereno. Quello che ti conferma, a distanza di tempo e spazio, che i tuoi sentimenti e i suoi non sono cambiati, perché sono veri.

Quel tipo, di primo amore, si chiama “Vero Amore”, sarà con te per sempre,  oltre ogni cosa, oltre ogni limite, oltre ogni male, oltre ogni bene, oltre la vita e per Emma, lo sentiva nel profondo di sé stessa, sarebbe stato anche oltre la morte.

Pensò tutto questo in una frazione di secondo o forse nell’eternità di quello sguardo, mentre si perdevano nella profondità dell’azzurro del cielo di Killian e del verde della terra di Emma. Il cielo e la terra che l’eternità dell’universo unisce da sempre. Due parti di un tutto, due anime gemelle.

Un nodo legò la voce della Principessa, non riuscì a dire parola, una lacrima scivolò dal suo occhio destro, anche lei lo aveva ritrovato il suo primo amore, era lì che le sfiorava le labbra, in trepidante attesa di una risposta. Non riusciva a rispondere con suoni umani Emma, il suono che sentiva nelle orecchie e forse lo sentiva anche Killian, era il battito tumultuoso del proprio cuore, ma era così forte, mentre si stringevano, sempre più desiderosi di quel contatto, che Emma si rese conto che quel frastuono era dovuto al battito contemporaneo che si sprigionava dal petto di tutti e due.

Il bacio, che Emma diede allora a Killian, fu la risposta. Non c’era bisogno di dire t’amo perché lo sentivano così, da quel suono e da “quell’apostrofo rosa” che il bacio era stato, tra quelle due minuscole parole che, nonostante la loro brevità, avevano il significato più grande del mondo.

Fu un bacio di profondo affetto, di bene dell’anima, di dolcissima condivisione. Erano così affini nei pensieri, negli ideali, negli intenti  e nelle azioni, che tutti coloro che potevano osservarli avrebbero detto che erano l’uno dell’altra. Paul avrebbe ricordato il suo pensiero poetico sulle due parti di una bella mela rossa.

 – Ti amo Emma … ti amo più della mia stessa vita. Una vita che non avrebbe senso e significato senza la tua presenza. Sei la mia Stella Polare, sei la stella del mattino, la luce che mi potrà riportare a casa. Ho avuto tanti segni che mi riportavano a te, nonostante le interferenze di malvagi, che hanno interrotto la linea che ci avrebbe fatto incontrare veramente e non di sfuggita, dodici anni fa. Dimmi che anche tu lo hai sentito, dimmi che non l’ho solo sognato. Ho sfiorato i tuoi capelli, allora, con il pensiero, mi sono ritrovato alle tue spalle a respirare il tuo profumo, eppure ero vicino alla porta per andare via. Sono tornato alla mia nave, ma ero ancora lì con te, potevo vederti, mentre ero seduto, alla scrivania della mia stanza di allora, a tracciare su un foglio la tua figura che avevo visto solo di spalle. Non tremare amore mio, non avere paura di dirmi che non era solo un fantasma questo sentimento, ti prego … dimmi che era reale e che è successo anche a te.

Emma avrebbe voluto gridarlo ma non ci riusciva, non era brava con le parole come   lo era lui, riuscì a dire qualcosa che per lui fu comunque rilevante per ciò che lei sentiva nei suoi confronti

– Io quella sera ti ho sentito Killian e continuo a sentirti anche ora e temo che non potrò mai più smettere di sentirti.

Le loro labbra si unirono di nuovo, divorandosi ora e bruciando nel fuoco della passione. Iniziarono a sentire una nuova musica e si meravigliarono che effettivamente quella musica non era nel loro cuore o nel loro cervello. Era veramente nell’aria, il violino di Bardo stava suonando una dolcissima melodia. Eddy per ringraziare Emma delle parole che prima gli aveva rivolto, aveva chiesto all’amico di suonare per lei e per il Capitano del quale ormai, nel significato che aveva imparato dalle parole della Principessa, era sicuro che fosse innamorato perso di lei.

Il buio stava diventando più intenso, Jambon fu costretto ad avvisarli che era già tutto pronto in tavola. Emma aveva accettato di cenare, per tutte le sere seguenti, con Killian.

– Se ci perderemo di nuovo Emma, avrò saputo quello che mi hai detto e avrò passato ogni minuto con te, senza perdermi nessun attimo e nessuno dei tuoi sorrisi e dei tuoi sguardi.

Cenarono, nutrendosi più della presenza l’uno dell’altra che del cibo, preparato, in modo sublime, dal cuoco di bordo. Dopo non restarono nell’alloggio del Capitano. Killian prese una coperta e nel caldo di quella sera di metà giugno, si diressero sul ponte di prora. Si sdraiarono vicini, dopo che lui ebbe provveduto a stendere sul tavolato del vascello la coperta. Stettero così, intrecciando le dita della mano di lui con quella di lei, a guardare le stelle. Killian le descrisse una per una, le confidò di chiamare Righel con il nome del fratello. Le mostrò la Croce del nord e le raccontò che la chiamavano anche Cignus, le disse di Albirio, due strane stelle gemelle, rappresentanti la testa di Cignus, una gialla e una blu che le confessò di aver chiamato con i loro nomi, quella era la costellazione che l’aveva accompagnato verso Storybrook. Ad un certo punto si accorse che Emma non rispondeva più, si era addormentata. Il Capitano sorrise e le sfiorò la guancia con  la punta delle dita. L’avvolse nella coperta e la prese in braccio. Si diresse verso l’alloggio di lei, aprì la porta con un gomito, entrò e la depose delicatamente sul letto. Le lasciò un tenero bacio sulla fronte, la sentì sospirare nel sonno e nel sonno dire:

- Ti amo Killian Jones …

 Nel petto del Capitano riavvampò quel calore che da giorni ormai lo consumava. Stava abbattendo, un po’ per volta, le alte mura che Emma aveva eretto intorno a sé per anni. La guardò ancora, mentre dormiva tranquilla, rapito dalla sua bellezza, con il pensiero le disse: “Buonanotte mia Principessa”, l’anima di Emma lo sentì veramente, perché di nuovo lei parlò nel sonno rispondendo: “Buona notte mio Pirata”.

 

Il Capitano Jones dopo aver chiuso delicatamente la porta della stanza di Emma, entrò nella propria e deciso a coricarsi, si tolse il panciotto e la camicia, restò a dorso nudo, con i pantaloni ancora indosso e privandosi degli stivali che lasciò ai piedi del letto. Tolse la protesi uncinata e si massaggiò il moncherino, guardandolo tristemente. Non poteva dimenticare quello che aveva subito e soprattutto quello che aveva patito Milha. Doveva pur esistere una giustizia divina!

Aveva ascoltato con orrore quanto Emma gli aveva raccontato. Pensava che avesse una serena vita matrimoniale, invece il figlio del “Macellaio” o “Coccodrillo”, come lo chiamava più spesso, non era migliore del padre. Aveva stuprato Emma, la Sua Emma! Non sopportò l’immagine che gli si parò davanti, troppo dolorosa nel sentire il dolore fisico e psichico che lei aveva subito. Troppo forte il senso di rabbia e troppo accecante la gelosia. Doveva calmarsi! Doveva calmarsi! Si passò la mano sugli occhi e la fronte, respirando profondamente e portandosi poi le braccia ad incrociarsi dietro la testa per tenersi sollevato dal cuscino. Come aveva potuto Neal? Come? Emma era così soave, lo era ancora ora, figuriamoci allora, così giovane e pura. Come aveva potuto distruggere la sua purezza così violentemente? In un atto d’amore che lei da sposa novella si aspettava, era stata tradita brutalmente! Quale donna non avrebbe eretto i muri che aveva costruito Emma, barricandosi tra essi? Pensò a sé stesso, al suo comportamento durante il primo invito a cena. Santo Iddio! Avesse saputo! Cosa aveva fatto lui stesso?! E voleva conquistare il suo cuore quando si stava mostrando uguale a Neal? Eppure, nei giorni seguenti, Emma lo aveva curato e accudito. Ringraziò Dio di quella disavventura che in realtà lo aveva avvicinato di più a lei. Sapeva che ora si fidava di lui. Spontaneamente si era reso conto che c’era qualcosa per cui lei soffriva, nel rapporto con Neal, era riuscito a leggere tra le righe, nonostante lei cercasse di tenerlo celato. Alla fine si era fidata di lui, lasciandosi andare alle sue amorevoli carezze, era riuscito almeno in questo. Gli aveva detto che le era piaciuto, si era sentita venerata. Dolce, immacolata creatura! Questo era! Non aveva avuto altre esperienze! Lui si era sentito il primo, senza sapere che effettivamente era così. Sentì forte, ancora una volta, il desiderio di possederla completamente, non era solo un desiderio sessuale, era un desiderio di appartenenza reciproca, voleva che anche lei lo desiderasse allo stesso modo, voleva che si appartenessero corpo e anima, era certo che le loro anime erano unite già da tanto, forse anche da prima dell’incontro, non incontro, di dodici anni prima.

Era possibile che, nel libro del destino, Dio li avesse creati come Adamo ed Eva, destinati l’uno all’altra? Anime gemelle?

Killian amava Emma, adorava la sua femminilità e tutto il suo modo di essere. Ogni donna doveva essere amata così. Ogni donna doveva essere un fiore da curare amorevolmente, da lasciar vivere, un fiore che non doveva essere reciso. Pensando questo, ricordò chi, per primo, gli aveva insegnato cosa una donna rappresentasse per un uomo degno di portare questo nome, suo padre.

 

Drogheda 23 anni prima

Finalmente la famiglia Jones era tornata nella contea di Drogheda, in Irlanda. Il Conte Colin Flinth Jones, avendo mostrato fedeltà alla corona d’Inghilterra, era stato autorizzato, per le sue capacità d’ingegnere navale ad aprire un cantiere nella Baia di Dundalk. Lì, il Re Guglielmo III gli aveva commissionato la costruzione di alcuni vascelli da guerra per rimpinguare la Royal Navy.

La scrivania del suo studio era sempre piena di disegni, progetti di navi che incantavano il piccolo Killian. Spesso il bambino, mentre il padre lavorava con riga, squadra e compasso, calcolando le proporzioni e le distanze delle sue creazioni, si divertiva a disegnare, con i suoi carboncini e pergamene, su un tavolinetto da the, posto in un angolo della stanza. Killy stava inginocchiato ore a quel tavolinetto, a sognare che anche i suoi disegni, di barche e navi, diventassero un giorno realtà, come quelle di papà Colin. Aveva mostrato, fin da piccolo, una buona mano nel disegno libero e con il tempo si era palesato un vero e proprio talento anche nel disegno tecnico. Il piccolo adorava suo padre e quando era a casa, invece che sul cantiere, dove spesso passava giorni, a causa della non breve distanza tra Drogheda e la Baia di Dundalk, per la  maggior parte del tempo era alle sue calcagna. Sua madre Helen approvava e quando entrava nello studio del marito, vedendo il piccolo appassionarsi agli stessi interessi paterni, non poteva non notare la fortissima somiglianza tra i due. Killian era il ritratto di suo padre, stessi occhi azzurri, stesso profilo, zigomi alti, capelli neri e per la maggior parte delle volte scompigliati. Solo l’ovale del viso era più dolce in Killy, a causa della giovane età. Helen era convinta che da adulto, il suo Killian, sarebbe stato facilmente scambiato per il padre e avrebbe posseduto la sua avvenenza, il portamento elegante e sicuro di sé che contraddistinguevano suo marito.

Colin aveva diverse passioni, amava la musica e suonava il piano, cosa che faceva ancor meglio Helen. Fin da bambino, la sua nobile famiglia aveva tenuto ad un’educazione raffinata e non gli erano mancati istitutori severi. Tornando a Drogheda aveva fatto in modo da poter approfondire una delle sue passioni: la botanica. Dando lavoro agli uomini del posto, aveva fatto costruire una splendida serra, dove coltivava magnifici fiori e dove sua moglie poteva passare delle ore, ricamando o leggendo, tra quei colori e quei profumi che lui aveva realizzato proprio in suo onore. In un angolo della serra era sistemato il salottino di Helen e spesso vi bevevano insieme il the delle 17,00, abitudine presa durante la loro permanenza a Londra.

Killy, con il mento poggiato sulle mani, poste sul tavolo da lavoro della serra, guardava suo padre che travasava una pianta rara. Con mani esperte e gesti delicati, Colin poneva le radici della pianta in un nuovo vaso, inseriva uno o due bastoncini di legno per reggere il gambo del fiore, allacciava con dello spago il gambo alle asticelle di legno e sfiorava i delicati fiori carnosi di quella pianta esotica.

 – Come si chiama questa pianta padre?

– Orchidea Killian! È una pianta esotica, tuo fratello Liam l’ha ricevuta da un suo amico che è andato in missione in Africa. Nonostante sia abituata al caldo è abbastanza robusta da sopravvivere anche al nostro clima e con il caldo umido della serra è come se si trovasse nel suo ambiente naturale, vedi quante piantine sono riuscito ad ottenerne?

Effettivamente papà Colin era riuscito a riprodurre diversi vasi di quel bellissimo fiore. Helen entrò con il vassoio del the.

 – Killy, tesoro, mi aiuteresti per favore?

– Subito mamma! Oh! Hai cucinato i biscotti a forma di gattino che piacciono tanto a me?!

 – Si amore, Olivia mi ha dato una mano! Se vai a cercare Jeff li mangerete insieme e domani li potrai offrire anche al professor Hopper quando verrà a farvi lezione.

– Tra un po’ andrò. Sai papà? Credo che questo sia il fiore più bello di questa serra!

Colin sorseggiava il the nella sua tazza, al collo una sciarpa di lana grigia che lo proteggeva dal freddo di quel mese di novembre. Posò la tazza riprendendo il vaso di orchidea e portandolo su un altro ripiano. Killian lo seguì ed il padre gli disse sottovoce chinandosi alla sua altezza:

– Figliolo, il fiore più bello di questa serra, per me è tua madre! Lei è come un fiore, tutte le donne sono come fiori! Guarda questa orchidea, ha radici e rami che sembrano robusti, ma sono in realtà delicati e vanno trattati con movimenti attenti ed egualmente delicati o si spezzeranno facilmente. Il fiore stesso che sembra così spesso e carnoso, può durare a lungo e se annaffiato e accudito bene, conserva la sua bellezza. Lo stesso per una donna, una donna maltrattata appassisce come un fiore avvizzito. Se stringi un petalo con forza, vedi? Sembra formarsi un livido! Anche la pelle di una donna è così delicata. Quindi figlio mio, impara questa lezione, ama i fiori e le donne allo stesso modo e riceverai più amore di quello che tu regalerai!

***

Emma era per Killian come quell’orchidea rara che suo padre gli aveva mostrato tanti anni prima. Le sue parole gli risuonavano ancora nelle orecchie. Aveva sempre amato le donne nella loro essenza, mai si sarebbe permesso di far loro del male e non poteva assolutamente tollerare che un misero omuncolo come Neal avesse invece abusato in quel modo spregevole di lei.

La porta del suo alloggio si spalancò improvvisamente. Killian balzò in piedi. Emma si era palesata nella sua stanza, trafelata, con la preoccupazione sul viso, ma appena lo vide l’espressione si addolcì in un sorriso di sollievo, gli volò tra le braccia, facendogli perdere l’equilibrio per la sorpresa e facendolo cadere sul letto. Killian rise di gusto all’irruenza improvvisa di quella donna che aveva appena definito delicata come un fiore, si, c’erano dei momenti di eccezione in Emma!

– Tesoro che succede, mi hai fatto prendere un colpo!

– Mi sono svegliata improvvisamente e ricordavo di essere con te sul ponte …  volevo dirti che io ti … io ti…

Killian strinse leggermente le labbra mentre si era portato seduto sul letto con lei a cavalcioni sulle sue gambe. La sua espressione diceva che si stava aspettando le parole che le aveva sentito pronunciare nel sonno, la incoraggiò a parlare con lo sguardo, ora quelle parole sarebbero diventate vere, gestite dalla realtà e non dal sonno.

 – Io ... ti … ho sognato. Eri in pericolo, il Duca era tornato e stavate combattendo in duello, io sono corsa verso di te, ma improvvisamente qualcosa mi ha trattenuto, delle piante si sono avvinghiate alle mie gambe e alle mie braccia e non potevo muovermi, tu te ne sei accorto, sei venuto verso di me, abbassando la guardia e lui ti ha trafitto il cuore colpendoti vilmente alla schiena … Killian ti ho visto … morire … scivolare lentamente a terra e chiudere gli occhi … ho avuto paura, mi sono svegliata e … e … dovevo assicurarmi che stessi bene … scusami se ti ho svegliato ma … io … io ho avuto paura di perderti …

Killian pur nella delusione dell’aspettativa tradita, le rivolse un sorriso, sapeva che Emma lo amava, non si sarebbe preoccupata così per lui, precipitandosi in quel modo nella sua stanza solo per un sogno. Pensò che ancora c’erano muri da abbattere prima che riuscisse ad esternare esplicitamente quel sentimento. Non aveva importanza quando ci avrebbe messo, avrebbe aspettato.

– Emma … ti ho già detto e te lo ripeto, la mia specialità è di essere bravo a sopravvivere, non ti preoccupare per me Tesoro, ho un buon motivo per restare vivo, non ho intenzione di lasciarti, ho scelto un lavoro per me ...

 – Un lavoro?

 – Si Emma, proteggere il tuo cuore!

La strinse forte al suo petto e la portò giù con se sul letto. La tenne avvinta a sé mentre lei poggiava la guancia sul suo torace, ascoltando il battito veloce del suo cuore.

– Killian, ho un presentimento, non pensare che io sia pazza, ma ho la sensazione che presto capiterà qualcosa che ci metterà in pericolo.

– Siamo in mare Emma e può succedere di tutto, ma non ci bendiamo la testa prima … cerca di stare tranquilla!

– Hai cambiato il nome alla nave … penso che debba sparire anche Captain Hook.

– Cosa dici Amore mio, io non ho intenzione di nascondermi davanti al pericolo, sono abituato ad affrontarlo!

– Non è quello che volevo dire, so quanto tu sia coraggioso e impavido, semplicemente non devi sembrare Captain Hook. Oggi ho parlato con Nicodemo …

– Si … ho notato …

– Gli ho commissionato un regalo per te!

– Un regalo?

– Domani vedrai! Inoltre ho pensato che Fox potrebbe in alcune occasioni farsi passare per il capitano della nave, secondo chi dovessimo incontrare, ti somiglia per  corporatura e avete la stessa età e i capelli scuri.

– Certo che ne pensi con quella tua testolina! Sei veramente intraprendente! Comunque il capitano della nave sono io e ti ricordo che sono il tuo corsaro. Il mio primo compito è di proteggerti, non di farmi proteggere da te, anche se questo tuo intento mi fa capire quando tu sia ammaliata dal mio maledetto fascino!

– Si, sono ammaliata soprattutto dal tuo ego Killian!

Emma rise e Killian fu contento di averla fatta ridere, le sue idee comunque erano condivisibili e ci potevano essere situazioni per cui si sarebbero potute rivelare utili.

La tenne ancora sul petto, avvolgendola con il braccio sinistro, fino a che, cullata dal battito del suo cuore, che stava riprendendo un ritmo più adeguato, non si riaddormentò serenamente.

– Dormi mio Cigno, veglierò su di te!

 

Scozia: Isola di Arran

L’asta colpì violentemente e velocemente, con precisione, la sfera, che rotolò sul verde panno del tavolo da biliardo e colpì una sfera rossa che rimbalzando sulla sponda di legno della cornice, colpì poi altre due pesanti sfere che a loro volta spinsero seguendole, altre due che si infilarono nelle buche agli angoli opposti dello stesso lato del tavolo, opposto a quello del primo rimbalzo.

Il Duca Rumbl Mc Cassidy alzò l’asta di legno con il manico finemente intagliato e vi passò sulla punta un pezzetto di gesso. Stava per colpire nuovamente le ultime due sfere e completare la sua solitaria performance, quando, un passo veloce ed una voce femminile, lo distrassero e lo fecero rialzare e deporre sul panno l’asta.

Era un uomo non particolarmente alto, sui sessanta anni d’età, vestito elegantemente, con calze bianche, pantaloni setosi corti fino al ginocchio, un panciotto di broccato beige ricamato ed una camicia color avorio, con arricciatura ai polsi ed una sciarpa, di uguale consistenza, annodata al collo. Nonostante gli abiti eleganti, la sua espressione non tranquillizzava. Aveva sul volto rugoso, un ghigno malevolo che scopriva i denti irregolari, con alcuni rovinati dal tabacco che era solito masticare.

La Baronessa Lady Cora Mills si muoveva sinuosa verso di lui, avvolta in una vestaglia di velluto rosso che scopriva le lunghe gambe al suo camminare ed il seno prosperoso, anche se non più arricchito dalla floridezza della gioventù. Aveva un’età indefinibile, forse oltre i cinquantasei anni. Le si potevano notare delle piccole rughe intorno al labbro superiore e agli angoli esterni degli occhi. La sua pelle non era più liscia come una volta, ma la sua avvenenza persisteva, sulle vestigia di una bellezza ancor più fulgida, vissuta durante la sua gioventù.

– Si è fatto tardi mio Caro, ti aspettavo nel mio letto! Stai ancora pensando al tuo progetto?

– Cara, si! Anche se tu non sei dello stesso parere, ho intenzione di andare avanti con i miei piani!

– Credo che sia veramente un’idea sciocca! Ora che sei tornato nelle grazie del Re, con la denuncia contro il Pirata, non hai reali motivi per andartene di nuovo con Barba Nera!

– Mia cara, puoi dire quello che ti pare, ma sai benissimo che ho i miei motivi e tutto sommato denunciare quello sciocco idealista, paladino della giustizia, non solo mi ha riportato la benevolenza del Re, ma ha scatenato la ricerca della Royal Navy su di lui, così avrò qualcuno che me lo toglierà di torno una volta per tutte e potrò tornare indisturbato a Storybrook. Ho un piccolo conto in sospeso con la mia adorabile nuora, penso che mi divertirò un mondo con lei, quando l’avrò tra le mie mani!

– Che ingenua che sono! Ti interessa anche tua nuora adesso? A pensare che ero convinta che andassi a riprenderti tuo figlio, anche se visto come hai trattato Neal avevo dubbi sul tuo reale interesse per il piccolo. Pensavo che fosse per il tuo attaccamento a Milha, per avere un suo ricordo! Hai fatto fosse con i piedi per averla, ma non sei riuscito ad avere la sua anima come volevi!

Era vero. Non voleva ammetterlo neppure a se stesso, ma riprendere il figlio che aveva avuto da Milha, per vedere qualcosa di lei in quel piccolo essere, era il suo desiderio più grande.

Rumbl aveva sposato la dolce Lady Sara, un matrimonio combinato che non era mai sfociato nell’amore che la moglie aveva auspicato. L’aveva relegata a Storybrook con il figlio che avevano avuto, Neal, un totale inetto. Non era mai valso nulla ai suoi occhi, privo di iniziativa, completamente indolente ed attaccato alle gonne della madre, che lo viziava in tutti i modi. A Rumbl piaceva la forza ed il potere. Neal non possedeva nessuna assertività, baah! Era precisamente come sua madre, una bella bambola con la testa piena solo di preghiere e quei buoni valori che a lui facevano semplicemente ridere! Ricordava i tentativi di seduzione che la moglie attuava per trattenerlo alla rocca, povera ingenua! Lui era abituato a Cora, lei si che sapeva come portarlo al culmine dell’eccitazione e del piacere! Era una donna dannatamente sensuale, crudele, perversa. Cora era la sua controparte femminile, in tutti quegli anni era stata la sua amante, passava più tempo con lei e nel suo letto che presso la sua famiglia a Storybrook. Gli affari lo richiamavano di continuo in Scozia, sulla sua isola di Arran, in fin dei conti ne aveva la reggenza, aveva tutte le scuse plausibili e si era accorto che Sara non aveva sospettato mai nulla, piccola anima candida! Cora non aveva nulla di candido se non la pelle che ora iniziava ad avvizzire, ma ancora aveva molto da dare!

Certo l’incontro con Milha lo aveva veramente destabilizzato. Accompagnato dalla sua carrozza, si era fermato accidentalmente per un danno alla ruota del mezzo, alla taverna dove ella lavorava. La giovane era alta, con un corpo di stupende proporzioni, i capelli neri ondulati le danzavano sulla schiena, mentre serviva vassoi di rum e birra ai clienti. Alzò la voce per chiedere un tavolo e da bere, lei si girò con uno sguardo fiero, sprigionato da due occhi grigio scuro, indefinibili nuvole tempestose. Rimase con l’ordinazione che moriva sulle labbra. Gli sembrò di non aver mai visto altra bellezza. Sparì anche Cora, alla sua vista, per la quale aveva solo sentito da sempre una grande attrazione fisica e con la quale condividevano le stesse modalità perverse che si esprimevano, non solo sotto le lenzuola, ma anche nel culto demoniaco che professavano.

Milha gli aveva rubato il cuore con uno sguardo e non era stato uno sguardo amorevole. Era una donna dura, nonostante la giovane età, scostante, non stava ai complimenti né ai regali che iniziò a farle con insistenza. Le portò un vestito rosso meraviglioso, le disse con il tono più galante e affabile che poteva che avrebbe gioito nel vederlo sul suo splendido corpo, lei lo derise, poteva riportarselo a casa il suo vestito! Lei preferiva i suoi stracci umili ma onesti, non voleva diventare la sgualdrina di un vecchio ricco Duca!

 Vecchio?! Vecchio a lui?! Chi credeva di essere? Iniziò a seguirla non visto, voleva sapere tutto di lei. Scoprì che aveva un fratellino di circa otto o nove anni e la madre malata che spesso era costretta a letto.

 La cosa che lo sconvolse del tutto, capitò un pomeriggio. La seguì dalla taverna al molo, la vide attendere, guardando l’orizzonte. La nebbia calava e tra la nebbia si intravide attraccare un vascello. Vide l’agitazione della ragazza. Una passerella venne calata dalla nave e ancora non aveva toccato il molo che un giovane uomo sui 22, 23 anni scese di corsa, l’afferrò alla vita con le forti braccia muscolose. Sollevandola da terra fecero un giro su se stessi, la posò e le portò le mani alle guance, accostandole il viso al suo e baciandola teneramente. Lei gli portò le sue al collo, il giovane le accarezzò la schiena e si baciarono nuovamente in modo più passionale. Rumbl sentì ribollire il sangue nelle vene e sentì forte il desiderio di eliminare quel giovane molto più attraente di lui, anzi, più attraente di molti per la verità. Come poteva competere con uno così?!  Sicuramente Milha era innamorata di lui, non aveva speranze se stava ad aspettare di conquistarla. Diventò un’ossessione avere quella ragazza. Fortunatamente il giovanotto andava via abbastanza presto, solitamente restava una settimana o meno. Li osservava camminare insieme, scambiarsi effusioni, sparire nella camera da letto che lui occupava quando era ad Arran. Rumbl restava fuori dalla taverna ad osservare la loro finestra per ore, rodendosi il fegato, immaginando cosa succedesse in quella stanza, il lume veniva spento quasi a mattino, doveva esserci molta passione tra quei due. Il desiderio di uccidere il giovanotto stava diventando un’esigenza sempre più impellente. Partirono anche insieme per circa due settimane. Il tormento  per la gelosia e il desiderio della giovane gli chiuse lo stomaco. Era diventato l’ombra di sé stesso, non faceva che masticare tabacco per tenersi su. Cora lo derideva per questa sua infatuazione passeggera. Ma non era una semplice infatuazione. Per lui era la prima volta che amava così prepotentemente una donna, non gli era mai successo. “Certo come no!” Diceva Cora, ”Il tuo primo amore!” E rideva affermando che se l’avesse avuta anche una sola volta l’avrebbe dimenticata nel giro del tempo dell’amplesso.

Aspettò pazientemente, escogitando un piano. Milha ed il suo uomo tornarono, lei riprese a lavorare alla taverna. Continuò ad osservarla a distanza, non si fece vedere per un bel pezzo, lei doveva pensare che l’avesse dimenticata o che si fosse arreso, il suo uomo doveva pensare lo stesso. Non ci teneva ad intraprendere un duello con lui, aveva visto che agilità felina aveva il giovanotto, poteva essere suo figlio per età. Pensò che sarebbe stato orgoglioso di suo figlio se fosse stato la metà di quello che gli sembrava quel giovane capitano. Prese informazioni anche su di lui, scoprì i suoi nobili natali e della sua carriera interrotta, era diventato un pirata. Bene! Bene! Notizie molto utili per incastrarlo e liberarsi di lui in modo splendidamente legale. Arrestato ed impiccato per tradimento, diserzione e pirateria! Poteva provare a ricattare Milha, se teneva a lui si sarebbe concessa facilmente o comunque in ogni caso il giovane Killian Jones sarebbe finito sulla forca, aveva amicizie molto in alto lui! Ghignò all’idea, mentre dalla sua carrozza, nascosta nel vicolo di fianco alla taverna, li guardava camminare ignari e accecati dal loro odioso amore.

Il suo piano si stava attuando, iniziò preparando la denuncia contro il bel pirata, inventò anche qualche succoso aneddoto sul suo ammutinamento al fratello comandante, l’avrebbe reso più odioso e spietato, veramente un ottimo pendaglio da forca! Attese comunque la sua partenza.

Due uomini lo accompagnarono con la carrozza al molo. Ben nascosti videro l’ultimo saluto tra i due amanti. Si, sarebbe stato l’ultimo saluto, avrebbe fatto in modo che lo fosse!

Milha tornava verso la taverna, stringendosi lo scialle sul seno, Killian le sarebbe mancato tanto. Gli sarebbero mancate le sue dolci carezze, il suo affetto, il suo rispetto, il suo sorriso, che con quegli occhi azzurri illuminavano la sua triste giornata. Lo portava ormai nel cuore, ma sentiva che pur volendole un gran bene, non era per lui come era per lei. Sentiva che Killian aspirava a qualcosa di più profondo, sapeva dove il suo cuore si era fermato, aveva visto quel disegno nella sua scrivania. C’era un legame tra lui e la ragazza del disegno che non si sarebbe mai spezzato. Le aveva detto che non l’aveva mai vista in viso, gli aveva creduto, Killian non mentiva, era un uomo d’onore, voleva credere lui stesso a quanto diceva, anche perché non avrebbe mai potuto andare da quella ragazza, almeno non più, era un pirata e lei una principessa, non aveva speranze, aveva dovuto chiuderla in quel cassetto per toglierla dal cuore. Gli aveva buttato la chiave in mare, era il suo passato, lei ora era il suo presente ed il suo futuro. Non fece caso ai due uomini che la seguivano, troppo soprapensiero per accorgersene. L’afferrarono all’improvviso, uno le tappò la bocca per non farla gridare, inserendovi un panno, per poco non soffocava e il vomito le salì in gola, resistette, l’adrenalina la stava aiutando, iniziò a scalciare, a dimenarsi. Uno dei due la tenne per le braccia, l’altro le immobilizzò le gambe. La imbavagliarono e la caricarono nella carrozza.

– Buona sera mia cara!

Riconobbe con orrore quella voce stridula, seppe che per lei quella era la fine. Seduto davanti a lei, con la mano destra poggiata sul pomello del suo lucido bastone, c’era l’uomo dei suoi incubi. Era il mostro che riusciva a dimenticare solo tra le braccia di Killian, quante volte si era svegliata con gli incubi e lui l’aveva tranquillizzata. Ora, Killian non era con lei ed il suo incubo peggiore era appena incominciato. La carrozza partì e il Duca si avventò su di lei, le strappò la camiciola, non portava un corsetto, questo lo facilitò ad impossessarsi del suo seno. Milha provava ribrezzo e schifo, non poteva gridare e la disperazione consentì, solo ai suoi occhi, di manifestare questo sentimento con un muto pianto. Non poteva difendersi, legata mani e piedi, ma tirando indietro le gambe riuscì a scalciarlo in avanti. Lo fece ricadere sul sedile di fronte al suo, ma quello non si arrese, la voltò a pancia in sotto, portandola in ginocchio davanti a lui, le afferrò i polsi, schiacciandola con il petto sul sedile e cercando di alzarle la gonna da dietro. Milha tentò ancora disperatamente di rialzarsi, solo un nome aveva in mente e lo gridò a se stessa più che al mondo, impossibilitata dal bavaglio.

– Killiaaaan!

Un colpo netto le arrivò alla nuca, perse i sensi, tutto fu buio. Quando si riprese era sdraiata su un giaciglio, completamente esposta, i polsi e le caviglie, divaricate, incatenati alle sponde del letto, la testa sembrava martellarle per il dolore e un forte dolore proveniva anche dal centro del suo ventre. L’uomo che aveva abusato di lei la stava sovrastando con il suo lurido ghigno, non ci fu bisogno che le dicesse nulla, aveva capito benissimo cosa le aveva fatto, cosa le stava facendo e cosa avrebbe continuato a fare nei giorni seguenti …

***

 

Rumbl fece sparire dalla sua mente quel ricordo, rendendosi conto che Cora stava ancora parlando.

– Pensavo che la tua fosse una semplice infatuazione, invece l’hai tenuta tutto quel tempo tua schiava sessuale. Che stupido uomo! Avevi me e hai preferito una donna che hai potuto avere solo drogandola perché non ti ha mai ceduto, fino a che l’hai uccisa. Sarebbe morta comunque, la mastite ormai era in stato molto avanzato, sarebbe morta entro un paio di giorni, avrei avuto la soddisfazione di vederla soffrire in quella cella dove l’ho rinchiusa per non fartela trovare, ma il “bel capitano” l’ha trovata prima di te, peccato che era comunque tardi! Gli si sarà spezzato il “cuoricino” al poverino!

– Ha avuto ciò che meritava! Peccato che Barba Nera non era con me, si sarebbe tolto una soddisfazione anche lui, il Capitano Jones è piuttosto belloccio e il nostro amico avrebbe gradito di sicuro il regalo, visti i suoi gusti. Purtroppo i suoi uomini l’hanno preso prima che tornassimo al capanno. Avevano portato via anche Milha.

Cora si accostò di più al suo amante e si strofinò a lui.

– Hai sempre me Rumbl …

Il Duca strinse gli occhi e il suo ghigno si riaprì sul suo volto crudele, con un gesto veloce la ruotò tra se ed il tavolo da biliardo, schiacciandola con il seno sul panno verde, le strappò di dosso la vestaglia di velluto rosso … come immaginava non portava altri indumenti, la prese con violenza, spingendosi in lei ripetutamente, era il suo tipico modo di fare, a lui piaceva e piaceva anche a lei

– Sei la mia cagna Cora, lo sei sempre stata!

 – Mmm … Si, voglio esserlo … Perché siamo uguali!

 

Per Rumbl le donne non erano come i fiori, erano semplici oggetti usa e getta. Non era in grado di amare, era semplicemente un sadico. Non sapeva cosa fossero carezza e tenerezza.

Scambiava l’amore con la crudeltà di un atto distorto e forzato. Aveva inferto a Milha sevizie, dicendo di volerla convincere ad amarlo.

 Rumbl non aveva avuto il padre di Killian Jones, nessuno gli aveva insegnato quello che il Conte Colin Flinth Jones aveva insegnato a suo figlio.

”Ama i fiori e le donne allo stesso modo, riceverai più amore di quello che regalerai”.

Nessuno gli aveva insegnato il significato dell’amore  e lui non lo aveva trasmesso a suo figlio, poiché non era riuscito ad amare neppure lui.

 

Killian Jones aveva ricevuto un esempio di vero amore da Helen e Colin, i suoi genitori, era stato un bambino amato e educato nell’altruismo e nell’onore, in una famiglia con saldi principi Cristiani. Sapeva cosa significasse amare.

***

 

Era quasi l’alba, Emma dormiva da ore sul suo petto, l’aveva contemplata a lungo, vegliando sulla serenità del suo sonno, poi si era addormentato poggiando la guancia sinistra sul suo capo, ora si stava svegliando. Dare amore alla donna che aveva accanto lo riempiva di gioia. Suo padre aveva ragione. Il vero significato dell’amore era più nel dare che nel ricevere. Dare incondizionatamente, questo era il suo desiderio più grande nei confronti di Emma, proteggerla, amarla, lo avrebbe fatto come nelle promesse matrimoniali, nel bene e nel male , nella buona e cattiva sorte, in salute e malattia, neppure la morte lo avrebbe potuto separare da lei, glielo aveva promesso.

Era ora di alzarsi, non sapeva cosa quella giornata avrebbe portato, per lui era importante viverla con la donna che amava.

Il sesto senso di Emma avrebbe avuto ragione? Sperò di no!

Le sfiorò con le dita la guancia, con il pollice carezzò le sue rosee labbra, lei ebbe un tremito. Baciò con un leggero tocco le sue palpebre, poi scese alle labbra, le accarezzò dolcemente con la punta della lingua. Emma sorrise, restò con le palpebre socchiuse, gli portò le braccia al collo e ricambiò quel bacio del buon giorno. Era sempre un buon giorno iniziarlo così, anche se fuori, le nuvole, di una sorte imprevista, si addensavano all’orizzonte della Scozia.

 

 

Angolo dell’autrice

Questo capitolo è nato di getto. Spero che vi piaccia e vi dia le emozioni che ha dato a me scriverlo. Avrete notato i riferimenti al video della canzone The Words, dedicata da Christina Perri ai Captain Swan. Colin e sua moglie Helen hanno qui le sembianze dell’attore e di sua moglie. È un omaggio a loro e alla loro unione. Sono carini insieme e, nonostante la chimica che si nota con JMo, gli auguro di mantenere una bella vita matrimoniale insieme, anche loro hanno vissuto la loro storia come il primo amore.

Ringrazio tutti coloro che seguono e chi recensisce. Spero di leggere ancora i vostri commenti.

A presto, con l’augurio di tanto amore a tutti!

Lady Lara

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Capitolo 17
*** Un regalo per Killian ***


XVII Un regalo per Killian

XVII Capitolo

 

Un regalo per Killian

 

 

Esiste un risveglio più dolce di quello legato alla consapevolezza di amarsi, che un abbraccio ed un bacio possono regalare?

– Sveglia dormigliona! È ora di alzarsi!

Emma sorrideva, ma continuava a tenere gli occhi chiusi. Killian posò nuovamente le labbra sulle sue, che si schiusero ancora ad accoglierlo. Si assaporarono lentamente e dolcemente, godendo di quell’ennesimo contatto. Era quello che si potevano permettere, l’unico tipo di intimità che non faceva sentire completamente in colpa Emma, riguardo al suo matrimonio. Killian l’aveva capita e pur avendo fatto in modo di farla sentire felice, dandole il piacere che lei aveva accettato e gradito, non condivideva in pieno i suoi tabù, consapevole che la fedeltà di Emma a Neal era, comunque, completamente mal riposta. Emma meritava di essere libera, di amare chi voleva, soprattutto se colui che voleva era proprio lui. Nonostante questo, i principi di Emma la inibivano e difficilmente sarebbe riuscita, almeno per ora, ad andare oltre quelle sensuali carezze e quei baci appassionati che si stavano scambiando. Killian sentiva perfettamente le reazioni fisiche della sua amata, al suo tocco. Bastava molto poco, per sentirla respirare più affannosamente e sfiorare il calore fluido della sua eccitazione. Emma provava una forte attrazione fisica per Killian, ogni fibra del suo corpo bruciava di desiderio per lui. Per Killian l’attrazione per Emma non era meno forte, tutto di lei lo metteva in subbuglio, portandolo ad anelare l’unione carnale. Anche in quel languido bacio, che si stavano scambiando adesso, il desiderio, di diventare una sola cosa con lei, era imperioso e si rifletteva con la turgida reazione del suo inguine, trattenuta dai pantaloni di pelle che non aveva  tolto durante quella notte. Emma ne era consapevole, lo sentiva e si dispiaceva per lui, per non poterlo soddisfare come sarebbe stato naturale e “giusto”. Si, giusto, doveva ammetterlo anche a se stessa che quella sarebbe stata la cosa più naturale da fare, tra due persone adulte e mature, consapevoli sia dell’attrazione reciproca che dell’amore profondo   racchiuso nella loro anima.

– No! Se continuerò a dormire, tu continuerai a baciarmi per svegliarmi, quindi dormirò ancora un po’!

 – Sei una piccola insaziabile Emma Swan, sono sicuro che, se andassimo fino in fondo, saresti irruenta e focosa come quando abbiamo combattuto con la spada.

Emma ora aprì gli occhi.

– Questo non lo posso sapere Killian! Non l’ho mai provato. Ma in effetti quando combatto mi impegno con passione. Forse è una reazione alla mancanza di una normale vita intima …

- Sei una donna di trenta anni Emma, non puoi negare a te stessa di soddisfare un bisogno primario, come quello di mangiare o bere o …

- Ne sono consapevole Killian e ti posso garantire che questa consapevolezza, che ho sempre negato, da quella notte di nozze, è diventata molto chiara e cosciente, da quando ti ho incontrato e ciò che non posso negare è anche il fatto che non è solo attrazione fisica Killian.

Killian sapeva che Emma non avrebbe aggiunto altro, non avrebbe detto  “è perché ti amo”, non era riuscita a dirlo neppure nei momenti appena capitati la sera prima e quella notte stessa, quando era entrata, come una furia, nella sua stanza, spaventata da un incubo che lo riguardava.

 – Sei l’unico uomo che io abbia mai conosciuto con il quale vorrei poter lasciarmi andare del tutto Killian! Puoi avere pazienza con me?

– Sono disposto ad aspettare tutto il tempo del mondo Emma, solo non mi far aspettare fino alla vecchiaia, potrebbe essere un po’ tardi, non credi?

Risero, insieme, ancora distesi sul letto abbracciati. Emma, con il sorriso sulle labbra, fu lei a baciarlo questa volta e si alzò dal letto, lasciandolo appoggiarsi alla sponda a guardarla, con quel suo sguardo malizioso, il sorriso  ammiccante e una luce di ammirazione e desiderio negli occhi azzurri.

 – A proposito di spada Killian, questa mattina potremmo esercitarci un po’ insieme, controlliamo se la tua mano è pronta abbastanza!

KIllian  sorrise ai doppi sensi di quella frase che Emma aveva pronunciato innocentemente, senza rendersene conto, non disse nulla e a sua volta si alzò dal letto e le consentì di controllare la ferita.

- Bene! È  completamente rimarginata, hai un ottimo metabolismo, sei fortunato, guarisci in fretta! Credo che un breve allenamento ce lo possiamo permettere. Vado a cambiarmi, ci vediamo più tardi sul ponte.

Killian rispose al saluto e si preparò a sua volta, si diede una rinfrescata, si vestì e si diresse sul cassero di prora. Si accorse immediatamente che il vento era cambiato e non era favorevole alla loro navigazione. La scotta di randa non era in tensione, mentre la scotta di fiocco lo era abbastanza. Ovviamente il vento non era in poppa e l’andatura di navigazione era rallentata vistosamente. Gli Alisei soffiavano da Nord-Est ed investivano il vascello a tribordo, conseguentemente, solo le vele latine di prua erano in tensione, ma deviavano la rotta di alcuni gradi. Diede ordine di virare con il timone a babordo e di cazzare la randa per recuperare un minimo di velocità. Sapeva benissimo che, a quella latitudine, se non si riprendeva l’abbrivio, sarebbero rimasti in una situazione di stallo e alla deriva. Dal pozzetto di coperta, la ciurma obbedì alle sue direttive velocemente, manipolando gli argani delle cime come necessario. Killian si assicurò che un minimo di abbrivio fosse iniziato, ma gli rimase la preoccupazione per il possibile stallo di qualche giorno, finché non avessero avuto in poppa gli Alisei. Assorto nei suoi pensieri, tornò in cabina per aggiornare il diario di bordo sulla situazione della navigazione. Guardò ancora la cartina geografica, aperta sulla sua scrivania, fece un breve calcolo sui gradi di deviazione, ma preferì tornare sul castello con il sestante e la bussola per avere elementi più precisi. Già a causa della settimana di febbre, avevano accumulato un ritardo di due giorni e, in pratica, erano tornati indietro. Ciò, da una parte, gli regalava due giorni in più, per godere della compagnia di Emma, ma, contemporaneamente, rallentava la sua missione e ritardava gli appuntamenti che il Principe James aveva organizzato per la figlia.

Tornò sul ponte di Prora con la cartella del sestante a tracolla e vide uno spettacolo che, pur nella sua innocenza, gli fece vedere rosso per la morsa di gelosia che gli attanagliò lo stomaco. Era più forte di lui, non riusciva assolutamente a sopportare la vista di un altro uomo vicino ad Emma, se la vicinanza era inferiore al metro. In quel caso Emma ed il ragazzo erano praticamente attaccati.

– Che novità è questa?!

Disse con una specie di ruggito che gli uscì incontrollato dal torace, mentre avvisava l’ accelerazione del battito cardiaco.

Eddy era posto di spalle, davanti ad Emma, la quale, dietro di lui, lo teneva al suo torace, mentre, con la mano destra sulla destra del ragazzo, gli stava facendo vedere i primi rudimenti di una lezione di scherma, a partire dallo sguainare la spada dal suo fodero.

Il ragazzo si accorse del Capitano solo al suono della voce, poiché aveva il volto verso quello di Emma, quasi sfiorandosi guancia a guancia. Si rese conto di avere, con la Principessa, una postura un po’ troppo intima, per l’occhio vigile del suo innamorato e, conoscendo bene come avrebbe reagito, fece un vero e proprio balzo in avanti, mettendosi sull’attenti e, accidentalmente, facendosi cadere la spada.

– Quindi?!

Il capitano squadrò Emma dalla testa ai piedi; indossava i pantaloni aderenti con gli stivali, accompagnati da una camiciola bianca ed un panciotto in pelle scamosciata celestina. Aveva annodato i capelli in una bassa coda di cavallo e alcuni capelli le ricadevamo in riccioli morbidi ai lati del viso. Sicuramente era l’abbigliamento più adatto per allenarsi, ma per Killian, che si soffermò a guardare il suo vitino stretto e i bei fianchi sinuosi, era un abbigliamento troppo provocante, da poter mostrare agli occhi della ciurma. A Eddy riservò un’occhiata fulminante ed il ragazzo ne fu pienamente cosciente.

– Eddy vuole imparare a tirar di scherma! Mi sembra una buona cosa per la sua età! Converrai con me Killian che sia giusto che sappia difendersi e difendere le persone a lui care! Credo, tra l’altro, che sia piuttosto portato. È molto agile e svelto, diventerà un ottimo spadaccino e, se avrà te come maestro, imparerà quanto prima e bene.

 – La mia piccola, seducente, manipolativa, adulatrice dagli occhi verdi, mi ha incastrato per bene!

Pensò il Capitano e non poté far altro che  rivolgersi a Eddy.

 – Questa è la tua intenzione ragazzo?

– Si, Signor Capitano!

– Se è così non pensare che l’allenamento non sia  duro! Comincia con cinquanta flessioni sugli avambracci e dieci arrampicate sulle cime dell’albero maestro, tutti i giorni a partire da dopo che avrai lavato a puntino il ponte di coperta!

“ Ecco lo sapevo” pensò Eddy “La vendetta di Hook mi è già servita! Ma non cederò, gli farò vedere che voglio imparare veramente e nulla me lo impedirà!”

 – Signorsì Signore, inizio subito con le flessioni, col vostro permesso, visto che il ponte l’ho pulito alle sei questa mattina!

In effetti Killian dovette notare che il ponte era sistemato, ma, con un sorrisetto ironico, lanciò uno dei suoi sguardi al ragazzo che, di solito, gli facevano abbassare gli occhi. Questa volta Eddy non lo fece e rimase fiero e impettito, con i suoi occhi grigi piantati in quelli azzurri di Killian, il quale dovette ammettere a sé stesso che “il pulcino si stava trasformando in galletto” e aveva tutte le intenzioni di iniziare a farsi rispettare.

 Il sorriso ironico di Killian si distese in uno di approvazione paterna. Era fiero ed orgoglioso di quell’atteggiamento di Eddy, stava diventando l’uomo che aveva promesso a Milha. Il viso serio di Eddy gli ricambiò soddisfatto il sorriso e sparì sul cassero di poppa per iniziare le sue cinquanta flessioni.

 – Cinquanta flessioni per cominciare Killian?! Domani il ragazzo non si potrà alzare dal letto per i dolori muscolari! Perché hai esagerato così?

 – Tesoro non ti preoccupare, Eddy sale e scende dalla mattina alla sera su per le cime, sta sviluppando una buona muscolatura, è abbastanza allenato e domani inizieremo il suo addestramento con la spada. Sarà talmente contento  che se avrà qualche dolorino, se lo farà passare in un momento. Ora pensiamo al nostro di allenamento. Hai bisogno di una spada, prendi quella che stava usando Eddy!

– No Capitano, userò la mia, mi manca, ed è assolutamente necessario che io recuperi l’allenamento perso. È una spada particolare, è come se ci … sentissimo a vicenda!

– Swan! Questa non l’avevo ancora sentita! Che accidenti vuoi dire?! E da quando hai una spada?

 – Forse è meglio che vedi con i tuoi occhi Killian! È un vecchio cimelio di famiglia ed effettivamente è una spada singolare! Vieni in cabina da me e capirai!

Si avviarono sottocoperta ma furono fermati da Jack, o meglio, Emma fu fermata dal povero Spugna, che teneva il cappuccio di lana rosso nella mano sinistra e a sua volta la mano era poggiata alla relativa guancia.

– Mia Signora, perdonatemi …

– Che diavolo hai Spugna! - Tuonò il Capitano.

– Chiedo scusa per l’interruzione Capitano, ma ho … ho un terribile mal di denti …

Dicendo ciò, tolse la mano con il berretto dalla guancia e mostrò un enorme rigonfio che gli raddoppiava la rotondità della guancia, già di per sé paffuta

 – Bloody hell! Ma che giorno è oggi? Ce ne sono di novità da che mi sono alzato! Che accidenti hai ai denti? Non ti sarai ingozzato troppo con il dolce di Emma pochi giorni fa?

 Passava intanto Max Brontolo che con la sua solita malagrazia, disse la sua:

 – Se è per la torta, ben gli sta se l’è finita tutta lui! Neppure un pezzettino me ne ha lasciato!

Emma sorrise e pensò di prepararne, nei giorni seguenti, un’altra per allietare la ciurma, ma prima bisognava provvedere al povero Spugna.

– Seguimi nel mio alloggio Jack, ti darò una tisana ai chiodi di garofano, è ottima per queste situazioni, ma se il dente è molto rovinato, la soluzione migliore sarà estrarlo!

Spugna impallidì. Cavarsi un dente?! Oddio che dolore! Forse era meglio restare così! No, no, no, lui non si sarebbe fatto cavare nessun dente, questo era certo! Non disse nulla ad Emma, escogitando di farle credere che la tisana l’aveva completamente risanato dopo averla bevuta.

Purtroppo per Spugna, Emma non era persona da far le cose all’acqua di rose! Gli prescrisse la tisana, ma volle controllare di persona lo stato del dente.

– Jack, sono molto spiacente, ma il tuo molare va estirpato il prima possibile! Ai chiodi di garofano aggiungerò anche melissa e un po’ di valeriana. Sarai più calmo e sentirai meno dolore. Giusto il tempo di far fare effetto alle erbe e tiriamo via il tuo dente. Killian! Puoi chiedere per cortesia dell’acqua bollente e la solita tazza a Paul?

Killian alzò gli occhi al cielo e uscì dalla porta per dirigersi verso la cambusa. Tornò dopo una ventina di minuti,  con la tazza di acqua bollente e Nicodemo che lo seguiva con un paio di tenaglie in mano.

Spugna alla vista delle tenaglie per poco non cadde dalla sedia, ancor più pallido di prima.

Emma preparò la tisana, la fece intiepidire prima di farla bere a Spugna. Il Nostromo bevve il liquido caldo con gli occhi terrorizzati verso Nicodemo. Killian, intanto, si era portato dietro di lui e, appena l’uomo restituì la tazza alla Principessa, gli diede un colpo dietro la nuca da stordirlo. Spugna non arrivò al pavimento poiché il Capitano, prontamente, lo afferrò sotto le braccia e con un certo sforzo, per il suo peso, lo riportò appoggiato alla spalliera della sedia.

 – Ma sei impazzito Killian?! Per poco non lo ammazzi!

-  Love, tu ti preoccupi sempre troppo! Non sai che testa dura ha questo qui! Ma la sua paura è ancora peggio! Credi che con la tua valeriana se ne sarebbe stato buono buono a farsi togliere quel dannato  dente? Dai Nico! Mentre lo reggo togligli il dente, quando si sveglierà sarà più il dolore per il colpo in testa che per il dente cavato!

Emma si assicurò che Nico togliesse veramente il dente malato e non uno buono, dopodiché fece adagiare sul suo letto il poveretto e lo lasciarono dormire.

Nicodemo venne congedato e tornò in stiva, dove aveva ricavato uno spazio che utilizzava per i suoi lavori di falegnameria. Il Capitano rimase nella stanza con Emma e Spugna addormentato. Si guardarono  in viso e fu spontaneo scambiarsi un sorriso e ridurre la distanza tra loro.

 – Certo che hai un metodo anestetico veramente drastico Capitano!

– Sai com’è? A mali estremi, estremi rimedi! Jack è un brav’uomo, ma è estremamente timoroso quando si tratta di dolore fisico.

– Veramente mi sembra che in generale gli uomini siano spaventati dal dolore fisico più delle donne, dovevi vedere i tuoi pirati quando ho dovuto iniettarti il chinino! Alla vista dell’ago sono impalliditi tutti!

 – Mi hai ... con un ago?

Killian aveva sgranato gli occhi, non era cosciente quando era successo. Emma rise divertita.

– Oh Killian! Vedessi che faccia hai fatto anche tu all’idea di un ago! Eppure sei un uomo impavido e non ti sono mancate situazioni di grande dolore fisico ...

Sfiorò, seguendone la forma, l’uncino di metallo, sentendo nel cuore una grande tristezza per lui, alzò gli occhi verso il suo viso, gli carezzò la guancia destra, soffermandosi lentamente sulla cicatrice distesa sul suo zigomo. Killian la guardava, lei immerse il suo sguardo nel mare dei suoi occhi, si alzò in punta dei piedi e con tenerezza gli baciò le labbra. Egli d’impeto la prese tra le braccia, stringendola a sé possessivamente e stimolato da quel bacio a tocco di farfalla, pretese di più, cercando la sua lingua con tutto l’ardore passionale che lo contraddistingueva. Fu un bacio profondo, carico di amore reciproco e reciproco desiderio. Entrambe con il respiro spezzato ed il battito cardiaco accelerato, furono costretti a distanziarsi, troppo presto, continuando a guardarsi negli occhi, pieni di promesse reciproche. Non erano soli, c’era Spugna addormentato e loro erano lì per altri motivi. Killian riprese il controllo della situazione.

– Allora! Mia splendida Amazzone! Vediamo questo magico cimelio di famiglia che mi dicevi …

Esatto, erano lì per la spada di Emma, dovevano allenarsi! Emma tornò in sé, pensò che in certi momenti la magia era negli occhi e sulle labbra sensuali di Killian, si sentiva come ipnotizzata e attratta verso il suo corpo come una calamita. Distolse lo sguardo ed il pensiero da lui, concentrandosi sul grande baule, posto sotto la piccola finestra della parete di legno. Con passo deciso si diresse verso il contenitore, lo aprì e tirò fuori una spada inguainata. Killian notò la foggia dell’elsa in argento e oro, con un cerchio che la sormontava e in cui era incastonata una pietra rossa che ricordava un grosso rubino grezzo. Aveva un’aria antica e preziosa. Da militare quale era stato, si intendeva di armi e aveva una vera passione per le spade, aveva imparato molto presto a tirare di scherma, grazie a suo padre Colin e, in seguito, lo stesso Liam era stato suo istruttore. Non aveva mai visto quel tipo di elsa e il desiderio di poter maneggiare quell’arma fu immediato. Sembrava quasi che quella spada, che Emma gli porgeva sulle due mani, lo stesse chiamando.

La Principessa tolse la guaina e la lama riflesse, in un bagliore, la luce che penetrava dalla finestra. Killian era ancora più meravigliato. La bellissima e affilata lama, era ondulata e fregiata con meravigliosi intagli.  Conosceva quell’arma! Era la spada che tante volte aveva maneggiato nei suoi sogni di bambino!

***

23 Dicembre di ventidue anni fa

Il carro coperto attendeva davanti alla modesta casetta del giovane Nicodemo O’Malley.

Un uomo alto e snello sui 45, 46 anni uscì dalla porta di quella modesta dimora, tenendo un grosso pacco avvolto da una grezza tela da vela.

Il suo inserviente lo aiutò a posizionare il voluminoso, ma non pesantissimo, involucro nel carro.

– Scusatemi Vostra Signoria! Stavate dimenticando i due pacchetti più piccoli.

 Nicodemo porse all’uomo, vestito con sobria eleganza e con un tricorno sul capo, un pacchetto quasi sferico e un altro di forma stretta e allungata, entrambe avvolti dallo stesso tipo di tela grezza.

Il Conte Colin Flinth Jones ringraziò il giovane artigiano che, a venticinque anni d’età era il suo migliore falegname. Lo aveva assunto per svolgere i lavori di rifinitura più elegante e sofisticata per le boiserie delle navi che stavano da poco costruendo nel suo cantiere, lì nella Baia di Dundalk.

– Mio figlio Killian sarà felice quando aprirà questi pacchi Nico, non so come ringraziarti per aver trovato il tempo di realizzarli.

– Eccellenza è stato un onore per me servirvi. Io e il resto del villaggio vi dobbiamo molto, avete portato lavoro e benessere a tante famiglie. Sono contento se posso contribuire a rallegrare il Natale del contino Killian.

Nicodemo conosceva il piccolo. Un frugolo sveglio di circa nove anni che spesso il padre, quando doveva restare per periodi lunghi al cantiere, portava con sé insieme alla bella moglie Lady Helen. Alloggiavano per quei soggiorni presso la piccola locanda di Neal O’Leary. Il Conte era un uomo generoso, pignolo e preciso nel suo lavoro, severo il giusto, ma esigente nella professionalità dei suoi uomini. Non lasciava nessun dettaglio al caso e con Nicodemo aveva avuto un’intesa immediata, su cosa voleva realizzare e su cosa il giovanotto sapeva realizzare. Il fatto che Nico viveva proprio nel villaggio, che dominava la baia del cantiere, era stato un vero colpo di fortuna per entrambe. Il Conte si fidava ciecamente di lui e delle sue capacità. Gli aveva dato l’incarico di capomastro e Nicodemo non lo deludeva mai. Spesso gli commissionava piccoli lavori di artigianato per la propria casa di Drogheda e, in questo caso, dei regali di Natale per il piccolo Killian. Nico sorrise al pensiero di quel ragazzino che era il ritratto dipinto di suo padre, appassionato alle costruzioni che il genitore realizzava. Sembrava uno scoiattolo, per l’agilità con cui si arrampicava su per le cime dell’albero maestro, facendo spaventare e preoccupare la madre, mentre il padre lo incoraggiava a quelle prove fisiche e di coraggio. Il giovane Nicodemo sarebbe stato felice di avere un figlio così, prestissimo sua moglie Caty avrebbe dato alla luce la loro creaturina e il generosissimo compenso per quei regali di Natale, che il Conte gli aveva offerto, erano molto di più di quanto gli necessitava per pensare al corredo del neonato ed al suo sostentamento.

– Ti auguro un Felice Natale Nico, a te e Caty. Ci vediamo dopo il Woman’ s Christmas, è giusto che tutti abbiamo un periodo di pausa per seguire le nostre tradizioni di Natale e lo passiamo in famiglia.

Il Conte aveva provveduto a far si che ogni famiglia, dei suoi operai, potesse affrontare dignitosamente il Nollaig, il compleanno di Gesù, come lo chiamavano in gaelico, ogni suo dipendente aveva ricevuto un lauto stipendio.

Nicodemo aiutò il Conte a finir di sistemare i bagagli sul carro e si salutarono con un’ultima stretta di mano.

Era passato il momento dell’alba da poco, il cielo invernale di Dicembre, pur nel freddo tipico del periodo, non aveva portato neve e il viaggio del Conte sarebbe stato più confortevole sulla via del ritorno a casa. Si era trattenuto due settimane al cantiere. Questa volta non aveva portato la famiglia con sé, proprio per dar modo alla sua amata Helen di preparare la loro casa di Drogheda per il Natale. Non sapeva se Liam fosse già tornato a casa da Londra, ma sperò di trovarlo ad aspettarlo, con il fratellino e la madre, a casa. Aveva regali per tutti nel carro, non aveva trascurato neppure Olivia e Jefferson, ormai erano due persone di famiglia anche loro.

Liam da poco aveva ottenuto il grado di sottotenente, una bella conquista a 18 anni! E stava entrando nel corso per istruttori. Colin aveva deciso di regalargli un anello che doveva essere un augurio per la sua carriera, lo aveva disegnato lui stesso e fatto realizzare ad un orafo della Baia di Dundalk. Ad Helen aveva acquistato una collana di rare perle di ostrica del Pacifico, sarebbero state un incanto sulla sua pelle rosea. A Killy invece, sicuramente, quella che lui avrebbe vissuto come una grande sorpresa, da condividere in parte con Jeff. La cara Olivia avrebbe ricevuto uno scialle di lana, soffice e caldo.

Alla velocità di marcia dei due cavalli, che trainavano il carro, sarebbe arrivato a casa prima dell’imbrunire, avrebbero cenato tutti insieme e il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale.

 Era riuscito a convincere il vecchio sacerdote, Padre Ryan, della parrocchia di San Patrizio, distrutta dagli inglesi, a celebrare la messa di mezzanotte, presso il grande pagliaio affiancato alla sua dimora. Avrebbe potuto ospitare molte persone, voleva che tutti potessero riappropriarsi del loro essere Cattolici, dopo tutto quel tempo in cui le leggi di Guglielmo III avevano impedito di professare il loro culto.

All’arrivo a casa, il Conte Jones trovò il figlio minore che si rincorreva con Jeff. I due bambini corsero incontro alla carrozza pericolosamente e Colin preferì farla fermare e proseguire l’ultimo pezzo a piedi, con Killy a cavalcioni sul collo, mentre Jeff si era impossessato della sua mano destra. Colin era diventato, in breve, un punto di riferimento ed un buon esempio paterno, anche per l’orfano Jefferson e non gli faceva mancare le sue attenzioni autorevoli. Spesso, la brava Olivia gli chiedeva di intervenire su qualche comportamento scellerato del suo bambino ed il Conte riusciva sempre a farsi ascoltare e ad ottenere, con lui, buoni risultati.

Killian tempestò suo padre di domande. Le prime furono sulla nuova nave che il padre doveva costruire. Il genitore, in una delle loro condivisioni nel suo studio, aveva parlato al ragazzino di una futura nave militare che sarebbe stata un vero e proprio “gioiello” per la Corona e il fiore all’occhiello per la Royal Navy.  In realtà la costruzione di quella nave sarebbe iniziata non prima dei tre anni seguenti, a causa dei materiali pregiati che richiedeva ed il costo esoso. Ancora erano in corso le trattative per l’impegno economico, ma il progetto era pronto e approvato da Re Guglielmo in persona.

Jefferson era più interessato ai regali che il Conte aveva portato e che vedeva avvolti e depositati nel retro della carrozza, ma per quello ci sarebbe stato tempo la sera della Vigilia di Natale.

Lady Helen sentì dalla finestra del salotto, dove stava sferruzzando, il vociare allegro dei due bambini e la voce calda e profonda di suo marito. Un sorriso felice le si dipinse sul bel viso ovale e i suoi occhi chiari sembrarono illuminarsi. Velocemente si liberò del lavoro a maglia e corse fuori, incontro al suo amato sposo. Colin la vide uscire di corsa dalla porta di casa, sulla quale era stata applicata una cornice di fresco agrifoglio e un ramo di vischio. Helen si fermò ad un passo fuori dalla porta, sorridendo al marito. Colin fece scendere Killy dalle sue spalle e lo incoraggiò a tornare a giocare con Jeff. Si avvicinò alla moglie, non parlarono, lui le prese le mani tra le sue, guardandola intensamente negli occhi, portò le mani affusolate della moglie alle labbra e le baciò una per una, era sempre più bella ai suoi occhi, non si sarebbe mai stancato di guardare il suo viso e anche se iniziava a vedersi qualche piccola ruga, agli angoli dei suoi occhi, per lui era solo il segno dei sorrisi che Helen gli riservava. Condusse sua moglie in casa, ancora senza parlare, chiuse la porta alle loro spalle e non si trattenne più dall’abbracciarla e stringerla protettivo al suo torace. Era così minuta ed elegante Helen! Nonostante i suoi 40 anni, si manteneva snella come a 20. Erano state lunghe quelle due settimane senza di lei, senza il suo consiglio, il suo conforto e senza il suo caldo corpo da amare nell’intimità del loro talamo. Si baciarono a lungo, a volte valeva più di mille parole, non era necessario parlare.

 Un colpo di tosse li fece distanziare.

– Liam! Figliolo, sono felice di trovarti a casa! Quando sei arrivato?

Il giovane Sottotenente, ancora con la divisa indosso, in due passi delle sue lunghe gambe, fu dal padre. Era grande, ormai, Liam e Colin gli tese il braccio per una stretta di mano tra uomini adulti. Quando si presero la mano, Colin non riuscì a resistere e portò, con un abbraccio, il figlio maggiore al torace. Liam era quasi più alto del padre e sicuramente sarebbe cresciuto ancora qualche altro centimetro. Colin sentì nel cuore un moto di profondo orgoglio, per quel bel giovanotto dai riccioli d’oro rosso, con lo sguardo simile a quello di Helen.

– Sono arrivato due ore fa padre! Sono Contento anche io di vedervi e di trovarvi in gran forma.

Mentre Helen si congedava dal marito, per dirigersi in cucina a controllare l’avvio della preparazione della cena, i due uomini si ritirarono in salotto. Liam non vedeva l’ora di confidare al padre le esperienze che stava vivendo e, d’altra parte, suo padre, non vedeva l’ora di ascoltarlo e a sua volta di parlargli degli affari di famiglia, che un giorno, quando Liam si sarebbe congedato dalla Royal Navy, sarebbero passati nelle sue mani e in quelle di Killy, il quale sembrava più interessato del fratello maggiore all’ingegneria navale.

Il giorno seguente, 24 Dicembre, tutta la famiglia fu impegnata nella preparazione della festività del Nollaig. Liam e suo padre si impegnarono, sotto le indicazioni di Helen e l’aiuto di due loro fattori, ad addobbare di agrifoglio il fienile. Allestirono un altare ed Helen provvide a rivestirlo con un tovagliato di lino bianco, incorniciato di prezioso pizzo all’uncinetto. Procurò due candelabri d’argento, presi dall’arredamento in casa ed un crocifisso e volle che i suoi uomini li ponessero nel modo più simmetrico possibile sull’altare, mentre lei a qualche metro di distanza controllava e dava indicazioni con una certa pignoleria.

Killy e Jeff collaboravano e contemporaneamente giocavano, saltando tra una balla di fino e l’altra,  che erano state disposte come sedili. Doveva essere tutto perfetto per la messa di mezzanotte. Era la prima volta che si poteva celebrare, da quando erano state istituite le regole di Guglielmo III.

Finito il lavoro nel fienile, Colin volle dare il primo regalo a Killian. Gli porse il pacchetto sferoidale avvolto di tela. Il bambino febbrilmente svelò il contenuto … Rimase piacevolmente colpito e Jeff, di fianco,  fu anche lui interessato a capire di che si trattasse. Intervenne Helen:

 - Ho chiesto io a tuo padre di far costruire questo oggetto. È un Presepe, rappresenta la nascita del Bambino Gesù, i suoi genitori, l’asino ed il bue. È un usanza che viene da un paese che si chiama Italia, io e tuo padre l’abbiamo visitata anni fa, quando ancora non c’era stata la guerra, per il nostro viaggio di nozze. Abbiamo visitato una splendida città con un grande porto, dove attraccammo con la nave di Colin. In quella città amano molto fare il Presepe, è un’ usanza inventata da  San Francesco, il Santo dei poveri, un Santo che, tu sai Killy, io amo molto.

– Come si chiama questa città con il porto grande?

– Napoli Killian! Si chiama Napoli. Anche il suo clima è mite e vi abbiamo passato un periodo felice della nostra vita.

Helen sorrideva dolcemente ai ricordi di un passato che, poi, aveva dovuto vedere gli orrori della guerra e la distruzione di Drogheda e della sua amata chiesa. Colin ed Helen si erano sposati proprio in quella chiesa ed il loro matrimonio era stato celebrato da Padre Ryan. Quella sera sarebbe stato felice di poter nuovamente celebrare una messa per il Natale.

La cena fu adeguata ma non esagerata e nell’attesa della mezzanotte e della celebrazione della Santa Messa, la famiglia Jones si ritrovò davanti al camino del salotto. Un voluminoso pacco era vicino al camino, ornato con l’agrifoglio e due candele. Era il regalo per Killy. Il piccolo non se lo fece ripetere due volte, di scoprire l’involucro. Si tirò indietro di un passo con la bocca aperta e gli occhioni azzurri sgranati, quando vide il contenuto. Un bellissimo cavallo a dondolo, rifinito in modo dettagliato e con un portamento fiero ed elegante, lo guardava con gli occhi brillanti. Non aveva mai ricevuto un regalo più bello. Gli girò intorno per osservarne tutti i particolari e poi, incoraggiato da Liam, vi salì sopra.

– Bene Killy! Sei un cavaliere ora! - Gli disse il genitore

– Però manca un piccolo particolare per farti essere un vero cavaliere …

-          Cosa padre?

– La spada della giustizia, del coraggio e dell’amore …

Liam sorrise a quelle parole del padre, ricordava il discorso ed il racconto che Colin aveva pronunciato anche a lui, quando aveva più o meno l’età di suo fratello e seppe che adesso avrebbe riascoltato un pezzo della sua infanzia e, soprattutto, un pezzo dell’origine della sua famiglia.

– Una spada padre?

– E’ una storia che si perde nel tempo Killy e nelle radici della nostra famiglia …

Il bambino ora era sul cavallo di legno, immobile e affascinato ad ascoltare il padre. Colin riusciva sempre ad incantarlo con la sua calda voce ed i suoi racconti e il piccolo vedeva sé stesso interpretare i personaggi di quelle storie ed altre volte, immaginando il volto dell’eroe, vedeva il viso di Colin.

– Once upon a time … in terra di Cornovaglia, una popolazione antica, erano i Celti. Il capostipite della nostra famiglia veniva da lì, era un uomo di grande onore, leale e coraggioso. In quel periodo le legioni romane, che avevano cercato di invadere la Bretagna, si stavano ritirando. Pochi erano i romani originari, poiché con il tempo si erano naturalizzati e avevano scelto le loro spose tra le donne del posto. I loro figli ormai appartenevano a questa terra e poco gli restava di Roma, se non alcuni principi morali, di rispetto e lealtà. Tanti di loro non andarono via e vollero restare in Bretagna. Si crearono Clan di famiglie e spesso liti,  che diventavano vere e proprie guerre. Cercando di ampliare i loro spazi, spesso si scontravano con i Sassoni e i Pitti. Per quegli uomini, la spada era diventata la soluzione ad ogni problema e qualcosa da venerare, poiché spesso la loro vita era legata alla loro capacità di maneggiarla per difendere sé stessi e le loro famiglie. Erano soliti infilare la spada a terra e pregare davanti ad essa, prima di una battaglia, pregando le divinità pagane che regolavano gli elementi della natura. Un giorno misterioso, qualcuno di loro scoprì una spada, diversa dalle altre, piantata in una roccia. Si diceva che una donna sconosciuta, uscita dall’acqua del lago lì vicino, avesse piantato quella spada nella roccia e avesse detto ad un giovane celta, che lì pascolava il gregge, che i clan sarebbero diventati un unico popolo, sotto il governo di quella spada. Colui che fosse riuscito ad avere il cuore ricco di giustizia, coraggio ed amore, sarebbe stato l’unico ad essere in grado di estrarre la spada e a riunire in modo autorevole e democratico il popolo. Il suo, non sarebbe stato un potere assoluto, ma collaborazione con tutti i capiclan, all’insegna di interessi comuni di pace e benessere per tutti. Furono in tanti a provare ad estrarre la spada, colui che sembrava più degno era un ufficiale romano, figlio di una donna celta. Quell’uomo amava sia i Celti che i romani ed era stato abituato, dall’esempio dei genitori, alla tolleranza. Il giovane pastore andò da lui e gli suggerì di provare ad estrarre la spada, lo accompagnò sul posto e lo vide effettivamente riuscire nell’impresa. La spada era magnifica e nelle mani dell’uomo, che si chiamava Artorius, sembrava leggerissima. La sua lama era diversa da ogni altra spada, era ondulata e finemente cesellata.

Nell’ombra del bosco, qualcuno attendeva che la spada fosse estratta e appena il soldato vi riuscì, in un batter d’occhio fu circondato da alcuni uomini intenzionati a rubargliela. Artorius si battè come un leone, ma non sarebbe sopravvissuto se il giovane pastore, armato di un pugnale, del coraggio e della forza che usava di solito per scacciare i lupi che attaccavano il suo gregge, non fosse generosamente intervenuto al suo fianco. Sconfissero i malintenzionati e alcuni li lasciarono esanimi al suolo. Artorius fu grato al giovane e ne fece un cavaliere, nominandolo proprio con quella spada, poiché, come aveva detto la misteriosa donna, chi aveva coraggio, senso della giustizia e amore nel cuore era degno di lei. Artorius rimise la spada nella roccia e chiese al giovane di estrarla, ci riuscì e quella diventò la prova che Artorius fece fare a tutti gli uomini che nominò cavalieri. Ogni cavaliere sarebbe stato suo pari e per quello, nella rocca che costruirono e chiamarono Camelfort, poi detta Camelot, volle porre una tavola rotonda, intorno alla quale sedersi tutti da pari e governare democraticamente la loro terra. Il primo cavaliere era il nostro avo, cresciuto pastore e diventato cavaliere. Dedicò il suo impegno alla giustizia, combattendo per onore e per amore. Questa fu la sua scelta di vita. Ogni uomo può scegliere chi diventare, dipende solo da lui, a prescindere dalle circostanze. La storia su di lui che ci tramandiamo da anni, da padre in figlio, non è molto chiara su alcuni punti. Si trasferì in Irlanda, dove ha dato origine alla nostra famiglia, dopo aver perso il grande amore della sua vita. La donna per cui aveva combattuto. Sembrerebbe che avesse amato, ricambiato, una principessa, forse sorella di Artorius, le aveva salvato la vita dopo che fu rapita, ma lei era promessa sposa ad un altro e, per una questione di alleanze, dovette rinunciare al suo amore. Il nostro avo trovò una brava moglie in Irlanda e mantenne il suo titolo di cavaliere e poi di Conte della nostra Contea. Questo titolo è arrivato fino a noi caro Killian…

- Come si chiamava il nostro antenato padre?

 – Il suo nome era Cillian, il tuo nome in gaelico Killy. Quando tu stavi per nascere, ho raccontato a tuo fratello questa storia e lui ha chiesto a me e alla mamma di darti il nome di quell’uomo eroico, che sapeva combattere con coraggio per onore, per amore e per giustizia. Ora mio piccolo cavaliere riceverai la tua spada …

Colin si alzò dalla poltrona, da dove aveva narrato quel racconto e prese l’ultimo involucro che aveva tenuto nascosto. Il pacchetto era sottile e allungato. Killian lo aprì velocemente. Due spade di legno, della stessa foggia e dimensione, vennero scoperte. Killy era a bocca aperta.

– Una delle due è per Jeff ovviamente!

Il Conte porse la spada, che il figlio non aveva preso, al piccolo Jeff.

- Ora che è a casa anche Liam, potremmo insegnarvi a tirare di scherma. Inizieremo il giorno di Santo Stefano, voglio evitarvi che vi caviate un occhio prima e quindi per ora niente combattimenti.

Killy, con la spada in mano, si rimise sul cavallo, dicendo che era un cavaliere e avrebbe salvato la principessa in pericolo. Sua madre Helen si avvicinò al padre, di nuovo seduto sulla poltrona a guardare il figlio felice. La donna posò delicatamente la sua mano sinistra sulla spalla del marito, l’anello con brillante, dono di nozze di Colin, brillò al suo anulare per il riflesso della fiamma nel caminetto, Killian continuava a fantasticare a voce alta.

 – Padre, io un giorno riuscirò a salvare dal pericolo la principessa e lei sposerà me e nessun’altro!

Colin ed Helen sorrisero e si guardarono negli occhi.

– Ti auguro di sposare la tua principessa figliolo, io la mia l’ho sposata!

Prese la mano che sua moglie teneva sulla sua spalla e vi depose un tenero bacio.

– La mia principessa sarà bella come la mamma e avrà anche lei i capelli d’oro.

Quella sera, come da usanza, Killian mise una candela accesa alla finestra, essendo il più piccolo della famiglia, era il benvenuto alla Sacra Famiglia che cercava un rifugio per far nascere il Bambinello. Ci fu la Santa Messa e parteciparono in molti. Killian non riuscì a restare sveglio fino alla fine, preso da tante emozioni, suscitate dai magnifici regali e dal racconto ascoltato, si addormentò su una spalla di suo padre che lo portò a letto. Quella notte, il piccolo Killy sognò di essere un eroe, di combattere per difendere la sua principessa e di salvarla difendendola con in pugno una spada dalla lucente lama ondulata.

***

Non era una favola, non era una leggenda, come Killian, diventando grande, aveva pensato. C’era del vero in ciò che suo padre Colin gli aveva raccontato quella notte di Natale, nella loro confortevole casa in Irlanda? La spada esisteva veramente ed era davanti ai suoi occhi in questo momento? Pensò che poteva essere stata fatta tanto per avvallare la leggenda di Re Artù, nome modificato di Artorius. Forse alla fine non era così antica come sembrava.

– Emma, non vorrai farmi credere che quella è la leggendaria Excalibur?!

– Killian, io non voglio farti credere nulla! So soltanto che questa spada è nella mia famiglia da moltissimo tempo, ogni padre la depone nelle mani del suo primo figlio. Mio padre ha avuto per primo, a quanto pare, dopo secoli di primogeniti maschi, una unica figlia e io sono la sua erede. Conosci la storia di Re Artù?

 - Ovviamente Emma! È una delle favole che mi raccontava mio padre, almeno da adulto ho pensato fosse una favola …

 - Non so quale versione ti avrà raccontato tuo padre, ce ne sono molte. Comunque non è una favola e come leggenda, ha un fondo di verità. Io conosco diverse versioni, ma ti racconterò brevemente quella che mio padre mi ha riferito come storia tramandata da suo padre e da suo nonno prima di lui. Il mio Secondo cognome sai è Pendràgon, il capostipite della mia famiglia era un condottiero, sanguemisto, romano e celtico. Sulla sua armatura portava l’effigie di un drago a cinque teste, da lì il soprannome che è diventato con il tempo il nome del nostro casato. Era un uomo leale, onesto, con buoni principi e spirito democratico, tollerante nei confronti della diversità dei popoli che vivevano in Bretagna già allora. Il suo nome era Artorius, trasformato poi in Artù. Venne visto, per le sue caratteristiche, come il capo adatto per unire i clan che si facevano guerra l’un l’altro e fondare una nazione. In quel periodo c’era una usanza, quella di venerare le spade che come la croce Cristiana venivano infilate nel suolo e si pregava inginocchiati davanti ad esse prima di una battaglia. Ciò può essere comprensibile se si pensa che quello era lo strumento che gli avrebbe salvato la vita. Tra i Sassoni egualmente serpeggiava il malcontento, non c’era la pace, poiché tutti volevano dominare su tutti. Una donna Sassone, figlia di un capoclan, una guerriera lei stessa, indomita e selvaggia, che viveva nelle terre oltre il lago, fu la prima a proporre di acclamare Artorius come il condottiero che avrebbe potuto riunire tutti i clan. La guerriera si chiamava Gwyneth, fece forgiare da un fabbro di sua fiducia una spada diversa da tutte le altre. Doveva essere impressionante per la sua foggia e suscitare rispetto e superstizione in coloro che erano abituati a venerare quel tipi di armi.  Gwyneth aveva fatto amicizia con un giovane pastore Celta. Era un ragazzo coraggioso e aveva i suoi stessi principi, si capivano e presto si innamorarono. Lei gli confidò i suoi intenti e i suoi alti ideali per riunire i popoli. Il giovane conosceva Artorius e gli fece credere che se avesse estratto una strana spada dalla roccia, tutti lo avrebbero seguito. Insieme a Gwyneth, avevano provveduto a spargere la voce su questa “Profezia”. Fu proprio l’amico della principessa, potremmo definirla così, a condurre Artorius alla spada. Gli fece credere che una misteriosa donna proveniente dal lago aveva messo la spada nella roccia e aveva detto proprio a lui che solo un uomo con il cuore colmo di coraggio, senso di giustizia, di onore e d’amore, l’avrebbe potuta estrarre e diventare il condottiero degno di riunire i popoli sotto il potere di quella spada. Come andò è storia comune nelle varie versioni. Nessuna di esse dice quello che mi ha raccontato mio padre. Il giovane pastore salvò la vita ad Artorius, attaccato da chi voleva derubarlo della spada e il futuro sovrano lo nominò suo primo cavaliere, investendolo con la stessa Excalibur, il nome che la stessa Gwyneth aveva dato all’arma. Gwyneth disse al proprio padre che il giovane Celta era stato fondamentale in quell’operazione politica e avrebbero voluto sposarsi. Il padre della ragazza non era dello stesso parere, se Artorius doveva diventare re, era fondamentale che ci fosse un matrimonio anche tra popoli e cosa c’era di meglio che unire un uomo che rappresentava due popoli con una donna che era il simbolo e l’erede di un altro? Gwyneth avrebbe sposato Artorius. Cosa che avvenne, spezzando il cuore dei due giovani innamorati. Per amore del suo popolo, per la pace e per l’unità, Gwyneth rinunciò al suo vero amore …

- E lui continuò a combattere per lei e per Artorius, soffrendo in silenzio, finché non ebbe il permesso del Re di estendere il potere di Camelfort o meglio Camelot, fino in Irlanda, dove cercò di dimenticare la donna che amava e dove diede origine alla sua famiglia.

Killian si inserì nel racconto di Emma e lo completò.

– Sai la versione di mio padre Killian? Come è possibile?

– Sarai sorpresa Emma! Mio padre mi ha raccontato questa storia e suo padre a lui, come nella tua famiglia. Il cavaliere Celta, innamorato della tua ava, è stato il capostipite della famiglia Jones, il suo nome era Cillian Flinth …

 - Corrisponde anche questo alla versione della mia famiglia Killian! Un nome molto simile al tuo in effetti. Non ci avevo fatto caso, poiché ricordavo meglio il secondo nome, Lancillotto … Mio Dio! È come se il destino stesse tracciando un cerchio destinato a chiudersi!

 – Cosa sono quei disegni nei piccoli scudi dorati sulle braccia dell’elsa? Fammi vedere.

Killian prese la spada dalle mani di Emma, gli sembrò molto leggera, ne rimase sorpreso, la consistenza della spada e la lunghezza la facevano sembrare pesante, ma non era stato così.

– E’ una spada molto leggera Emma, ma robusta, penso che sia adatta ad una donna.

 – Leggera Killian?! L’hai sentita leggera quando l’hai presa?

 – Certo Love, guarda!

Fece roteare la spada con il movimento del polso, in modo agile, veloce ed elegante, gli sembrava di averla usata da sempre. Emma lo guardava con espressione assorta, stava pensando qualcosa.

– Se tu dovessi pesarla ti accorgeresti che non è affatto leggera, io stessa avverto una differenza di peso secondo il mio stato d’amino, ma devo dire che, nonostante tutto il mio allenamento quotidiano, è da poco che la sollevo sentendola leggera, a pensarci bene, da quando sei arrivato a Storybrook. In quel momento mi stavo allenando con mio fratello e non l’avevo mai sentita così leggera.

 – Che vuoi dire Emma?

– Non lo so ancora Killian, non saprei cosa dirti.

Emma sapeva cosa dire, ma se avesse parlato avrebbe dovuto dirgli che, come diceva la profezia divulgata da Gwyneth, solo chi aveva nel cuore coraggio onore, senso di giustizia e … amore, sarebbe stato degno di sollevarla ed estrarla dalla roccia. Killian aveva tutte quelle caratteristiche e l’amore che le aveva dichiarato e dimostrato era l’ingrediente finale. Da parte sua, si era innamorata di lui già anni prima, il fatto che si stava avvicinando a Storybrook forse aveva avuto un effetto sulla sua sfera magnetica? Avrebbe voluto chiedere a Frate Benedictus cosa ne pensava, aveva sempre spiegazioni logiche e scientifiche, non c’era nulla di magico. Poteva essere anche tutto frutto della suggestione ma, mentre lei in quel momento combatteva con August, non sapeva che stava arrivando il vascello con Killian Jones a bordo. La magia non esisteva, di questo era pienamente consapevole, ma quando guardava negli occhi l’uomo che a sua volta la stava guardando in quel momento, era come se un incantesimo si stesse veramente creando. Lui stesso le aveva detto spesso la frase “mi hai incantato” o “mi hai stregato”. Che l’amore fosse l’unica magia vera nel mondo? A questa magia Emma voleva credere con tutta sé stessa.

 - Forse sul destino che sta compiendo un giro per chiudersi, hai ragione Emma!

Killian parlò mentre osservava i due rilievi sull’elsa. Su un lato si vedeva chiaramente un piccolo cigno, sull’altro, simmetrico, il segno era inconfondibilmente un uncino.

Si guardarono ancora negli occhi e un brivido percorse tutti e due contemporaneamente. Killian abbassò lentamente lo sguardo, diventato grave e preoccupato. Se il destino guidava la loro storia e se come i loro avi non erano destinati a poter stare insieme? La consapevolezza che Emma aveva un compito più grande del loro amore, strinse il cuore di Killian quasi a fargli sentire veramente dolore fisico. Aveva già detto che si sarebbe fatto da parte, lo sapeva bene, ma più passava del tempo con lei e più il dolore all’idea di perderla diventava atroce. Cercò di ricomporsi, non si poteva permettere di fare il sentimentale. Era fondamentale che Emma si allenasse, quella spada avrebbe potuto salvarle la vita.

– Emma è meglio iniziare l’allenamento andiamo!

La principessa si rese conto che qualcosa lo aveva turbato profondamente, sentiva anche lei lo stesso turbamento, era per questo che aveva cambiato discorso repentinamente, senza completare il pensiero che aveva iniziato sul destino, dopo aver visto i due fregi sulla spada.

Si diressero nello spazio più vasto del ponte, il cassero di poppa. Lì avevano combattuto anche la prima volta. Il Capitano precedeva Emma e non si era mai voltato da che erano usciti dalla cabina. Era in maniche di camicia e panciotto di pelle, finalmente si voltò verso di lei, non sorrideva come al solito, ne ironicamente ne seducentemente, era piuttosto cupo.

– Ti avverto mia principessa che se vorrai allenarti con me, non sarò gentile! Combatterò con te per ucciderti, sarò sleale come il peggiore dei pirati, non ti aspettare pietà e rispondi ai miei affondi non solo per difenderti, ma per uccidermi. È tutto chiaro Emma?

Emma annuì e si mise in guardia. L’allenamento durò più di un ‘ora. Non si era mai stancata così con August. Killian aveva mantenuto quanto detto, fu spietato con lei. Per ben cinque volte l’aveva toccata con la punta della spada in punti vitali, trattenendosi all’ultimo secondo. Nonostante Emma fosse molto brava con la spada, non era assolutamente all’altezza di Killian, ma questo lo sapeva già dal primo combattimento che avevano avuto. Lui era agile come un felino e tremendamente svelto. L’aveva fatta inciampare innumerevoli volte con trucchi sleali. Emma sapeva benissimo che era quello che avrebbe fatto un nemico intenzionato ad ucciderla, era grata a Killian per quegli insegnamenti che stavano andando oltre quelli di August, non che suo fratello fosse mai stato tenero con lei durante gli allenamenti. Killian stava cercando di darle tutte le possibilità di salvarsi, se un giorno ne avesse avuto bisogno e se lui non fosse stato con lei per proteggerla.

Killian interruppe la performance quando vide che Emma era sfinita. Le si avvicinò, lei si stava piegando in due tenendosi un fianco dolorante.

- Avevi ragione Emma, l’allenamento ti manca. Devi regolare meglio anche la respirazione. Ti darò lezioni fino a che arriviamo a destinazione e continueremo quando saremo sulla via del ritorno a Storybrook, vai a rinfrescarti ora e riposati, io continuerò ancora un po’ con Fox ..

– Posso chiederti di usare la mia spada Killian? Sarei felice che tu ti abituassi ad usarla …

- Sarà un piacere Love!

Lasciò la spada nella mano del Capitano e scese sottocoperta. Non andò nella sua cabina. Si diresse con passo deciso nella stiva, aveva promesso un regalo a Killian e voleva controllare a che punto fosse il lavoro di Nicodemo. Lo trovò che stava lavorando all’oggetto che gli aveva commissionato. Emma rimase stupita dalla perfezione del lavoro dell’uomo. Stava finendo di levigare l’oggetto di legno.

– Buon giorno Nico! Vedo che hai finito la sorpresa per il Capitano!

– Si my Lady, tra un’ora posso consegnarla. Al Capitano piacerà ne sono sicuro! Anche quando era piccolo i miei lavori con il legno e i regali che mi commissionava suo padre per lui, lo rendevano felice!

 – Veramente conosci Killian fin da quando era bambino?!

 – Era un bambino bello, intelligente e vivace. Ero capomastro nel cantiere navale di suo padre. Quando è morto, il cantiere finì l’ultima nave commissionata da Re Guglielmo III, il figlio più grande era in missione e tornò per portare con sé Killian, lui allora aveva circa 15 anni, la madre era morta due mesi prima del padre ed era rimasto solo. Liam non si congedò, come credeva il padre, anzi il Re gli assegnò l’ultima nave che avevamo costruito. Fu chiamata il Gioiello del Reame. Il nome lo aveva scelto proprio il buon Conte Colin, che l’aveva progettata. Liam scelse l’equipaggio di persona. Mi disse che stava cercando i migliori e che io, nel mio campo, lo ero. Non avevo nulla da perdere ormai, mia moglie era morta di parto insieme alla nostra bambina, già da qualche anno, io ero un uomo distrutto, andavo avanti solo grazie all’impegno nel lavoro. Ricordo che l’ultimo regalo che avevo realizzato per il piccolo Killy fu proprio per il Natale in cui mia moglie morì, era un cavallo a dondolo con una spada di legno. È diventato bravissimo con la spada, iniziando da quella spadina di legno.

Emma sentì tenerezza per Nico, dispiacere per la sua grave perdita, avvenuta in un momento in cui doveva palesarsi solo felicità. Il destino era molto spesso crudele e pensò che anche a lei e a Killian stava giocando strani scherzi. Si congedò da Nicodemo ringraziandolo e complimentandosi ancora. Appena il lavoro sarebbe stato finito lo avrebbe portato da lei in cabina.

Prima di pranzo l’oggetto era nelle mani di Emma. Spugna si era ripreso e, come aveva predetto Killian, sentiva più il dolore dietro la nuca, per il colpo inferto dal suo capitano, che al dente mancante. Con un’altra tazza di tisana aveva ripreso il suo lavoro. Emma gli disse di chiamargli intanto il Capitano e questi non tardò a palesarsi alla sua porta.

 – Ho visto che Spugna si è ripreso! Ti mancavo Swan? Ti va di riprendere il discorso da dove lo abbiamo lasciato?

Si avvicinò ad Emma oscillando un po’ su se stesso, lei gli sorrideva e lo lasciò fare.

– Mi sembra che avevamo interrotto qui …

Le prese un boccolo e lo portò dietro l’orecchio, le carezzò la guancia ed il collo, scendendo verso la scollatura e l’incavo del seno. Tornò con la mano dietro la nuca di lei e con l’altro braccio la prese per la vita. Emma fece scorrere le sue mani sulle sue braccia e arrivò al collo di Killian, carezzò i suoi capelli e accostò la testa più vicina alle sue labbra. Non ci fu più distanza tra loro e ripresero il bacio appassionato che avevano interrotto per Spugna e per la spada. Ora non c’erano scuse, avrebbero potuto starsene un po’ in intimità. Killian si staccò ancora, con gli occhi chiusi, ansimando leggermente.

 – Swan, non c’è nulla da fare … sei come una droga ormai per me, devo prenderne sempre dosi maggiori per stare bene! Ogni volta che mi allontano da te, anche per pochi minuti, mi manchi! Non so cosa farò quando ti riporterò a casa. Ci sono momenti che organizzo mentalmente il tuo rapimento! Ti voglio troppo amore … non voglio lasciarti a Neal …

Scese con la mano verso il fianco di Emma, lo strinse verso il suo inguine, carezzandole languido la forma rotonda dei glutei.

– Ci dovrebbe essere una legge per proibire alle donne di indossare i pantaloni, ti rendono ancora più desiderabile e sono geloso che i miei uomini vedano così palesemente le tue forme, vorrei avere la totale esclusiva …

La strinse ancora più possessivamente e ricominciarono la danza morbida e calda delle loro lingue.

Emma tremava di emozione, lui sapeva che era per quello, ormai la conosceva bene. La baciò ancora e questa volta fu lei a staccarsi.

– Killian, ti avevo detto di avere un regalo per te, volevo dartelo adesso.

Lui sorrise, non aveva idea di cosa aspettarsi. Emma gli porse un pacchetto avvolto in tela cerata.

 – Quando ti ho detto che Captain Hook doveva sparire, per una questione di sicurezza, ho pensato a questo … spero che ti faccia piacere …

Killian aprì la tela, schiuse le labbra per la sorpresa e Emma giurò di aver visto i suoi occhi inumidirsi. Fu veloce Killian a riprendersi.

 – Una mano di legno Emma! È incredibile la capacità di Nicodemo, sembra vera come il cavallino che realizzò quando ero piccolo! Non riesco a credere che sia riuscito a rendere le dita prensili, è straordinaria Emma!

 – Sei contento Killian?

 – Sono felice Tesoro, almeno adesso non avrò paura di farti male se ti tocco. Dai aiutami a metterla al posto dell’uncino!

Emma non se lo fece ripetere, lui era veramente felice di quel regalo e il primo pensiero era stato per la sua incolumità, sempre altruista pensò. Che fine aveva fatto il duro, arrogante egoista pirata che aveva sentito dire? Con lei non lo era mai stato. Con lei era stato solo Killian Jones, il gentiluomo ufficiale della Regia Marina, con modi educatamente raffinati e gentili.

Si sentì il rumore di qualcuno che correva per il corridoio ed il bussare urgente alla porta della cabina adiacente. Killian, con la mano di legno al polso, aprì la porta della stanza di Emma per palesarsi a Jefferson il quale aveva un’espressione accigliata per la preoccupazione. Fox vide la nuova protesi di Killian, ma quello che doveva dire era più importante.

 – La vedetta ha appena avvistato una nave a tribordo. Non si distingue ancora di chi si tratta, ma ha il vento in poppa e si avvicina velocemente.

 – Emma non uscire di qui per nulla al mondo, finché non te lo dico!

La donna rimase senza parole nel vedere i due uomini precipitarsi di corsa sul ponte di coperta.

Il Capitano salì sul castello di prora, prese il cannocchiale e guardò nella direzione della nave che si avvicinava a vista d’occhio. La mano di legno era molto più comoda dell’uncino, si sarebbe abituato presto.

– Maledizione! Non ci voleva! È proprio la giornata delle sorprese oggi! E purtroppo non sono state tutte piacevoli come quella di Emma!

Dovette pensare velocemente al da farsi. La nave in arrivo aveva il vento in poppa e le rande erano gonfie di vento. Gli Alisei stavano aiutando il comandante di quella nave. La “Stella del mattino” era quasi del tutto allo stallo. Non poteva correre rischi con Emma a bordo. Aveva riconosciuto perfettamente la nave da guerra della Royal Navy. Se erano a quella latitudine era per missione di caccia e sapeva chi stavano cercando! 

- Dannazione! Non è possibile! Questo è un colpo basso per qualsiasi ufficiale della Regia! Il capitano è un maledetto assassino. Non si è accertato ancora neppure del nome della nave e già ha fatto caricare il cannone di prua. Se spara tra dieci minuti è sicuro che prende la murata di tribordo ed è la fine!

Jefferson era al suo fianco ed era impallidito. Tutti gli uomini erano pronti a morire in mare, lo stesso Killian lo era. Erano marinai, quello poteva essere il loro destino più frequente, rispetto a morire in un letto sulla terra ferma. Certo lui poteva! Lo aveva messo in conto da sempre, ma Emma no! Lei non doveva morire! Killian prese la sua decisione e urlò gli ordini alla ciurma.

– Ammainate le vele immediatamente e gettate l’ancora. Anton issa la bandiera inglese e quella Irlandese, Max segnala al modo della marina che abbiamo un civile a bordo.  

Tutti eseguirono gli ordini nella velocità richiesta. Max prese le bandierine, salì sul ponte di prora e iniziò la segnalazione. Killian sperò di bloccare così il bombardamento.

- Fox! Seguimi in cabina! Non so chi ci sia al comando di quella nave, ma di certo è un gran bastardo!

 

Angolo dell’ autrice

Non si può mai stare tranquilli! Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

 Come avete visto ho dato un certo spazio alla figura paterna. Ho avuto la fortuna di avere un padre meraviglioso, che quando mi raccontava storie, con i suoi occhi chiari e i capelli allora neri, mi faceva sentire come il piccolo Killy. Mi ha regalato tante perle di saggezza e mi ha fatto diventare la donna che sono. Spero che il Signore me lo conservi ancora per un bel po’. Quindi permettetemi di dedicare questo capitolo a tutti i papà che hanno fatto sentire i propri figli protagonisti delle loro storie, sia nei racconti che nella vita.

Un affettuoso saluto a tutti i lettori e un grazie a chi vorrà farmi sentire il proprio parere con recensioni o messaggi. Buona domenica a tutti.

Vostra Lady Lara

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Capitolo 18
*** Sentimenti profondi ***


XVIII Sentimenti profondi

XVIII Capitolo

 

Sentimenti Profondi

 

Era stata una strana nottata, quella trascorsa dall’Ammiraglio Jamie Framer.  Il suo animo era agitato da mille preoccupazioni, la prima in assoluto era per sua moglie Clairette ed il figlio, che sicuramente era nato. Si augurava che tutto fosse andato per il meglio ma, il fatto di essere lontano, rinfocolava la sua preoccupazione per ciò che ignorava, degli eventi e gettava altra legna sul fuoco del senso di colpa, che provava nei confronti della sua amata sposa. Sapeva che Clairette fosse una donna piena di risorse e molto esperta in materia di gravidanza e parto, aveva spesso aiutato altre donne a partorire e aveva amiche che si sarebbero preso cura di lei, con affetto e attenzione, ma questo non bastava ad alleviare la sua ansia. Il più grande desiderio di Jamie, in quel momento, era che la missione di caccia, al pirata Captain Hook, terminasse quanto prima, per poter tornarsene a Glasgow dalla sua famigliola. Voleva conoscere suo figlio, tenerlo tra le braccia, assicurarsi che lui e Clairette stessero bene e garantire a tutti e due la sua protezione ed il suo amore. Quanto desiderava riabbracciare sua moglie! Baciare la sua fronte e ringraziarla della gioia che ogni giorno della sua vita gli regalava. La gioia più grande, ora, era proprio il piccolino che immaginava di tenere tra le mani e alzare al cielo, rendendo grazie a Dio.

Quella notte era stata per lui piuttosto agitata, gli sembrava di non aver dormito, anzi di aver avuto fasi di dormiveglia, inframmezzate da una miriade di immagini, che si erano rincorse e spesso accavallate. Volti conosciuti, alcuni molto amati, vicende vissute ed altre desiderate, avevano fatto parte del contenuto onirico di quella nottata. Momenti di gioia alternati ad altri tragici, l’amore, l’amicizia, l’odio, il rancore, la sofferenza, la disperazione e la speranza … Sentimenti rivissuti tutti in poche ore notturne a rigirarsi sulla cuccetta, della sua afosa cabina, da Ammiraglio della Regia Marina Inglese. Si era, infine, destato alle prime luci dell’alba, sentendo finalmente un po’ di fresco sul suo muscoloso e atletico corpo nudo. Si era alzato, con la netta consapevolezza che il suo obiettivo era ormai a due passi da lui. Una sorta di animalesca euforia aveva invaso il suo essere. La sensazione adrenalinica, tipica del senso di sfida, lo stava animando e si rifletteva, in parte, sulla sua vistosa erezione.

Dalla brocca, versò dell’acqua nella bacinella di peltro e, velocemente, si sciacquò via il sudore notturno. Indossò la sua divisa da Ammiraglio e si diresse sul castello di poppa. A volte, era una sofferenza indossare quella divisa e non poter sentire la libertà del proprio corpo, troppo coperto, sotto il sole di giugno.

Da quando erano passati al largo di Storybrook, gli Alisei li avevano onorati del loro benestare e l’abbrivio, del vascello da guerra, aveva fatto sì che le onde fossero infrante con un’ottimale velocità. Anche in questo momento il vento era in poppa e le rande ne erano gonfie. Certo se la nave che inseguivano, la famigerata Jolly Roger, al comando di Hook, stava ricevendo lo stesso favore dei venti, avrebbero avuto ancora un bell’inseguire! Ma non era detto che il fortunato pirata, fino ad allora lo era stato, continuasse ad essere baciato dalla dea bendata!

L’Ammiraglio guardò l’orizzonte con i suoi occhi grigio-verdi. A volte quegli occhi sembravano gelare chi incontrava il suo sguardo, altre volte, per chi lo conosceva bene, sembravano la trasparente lastra di ghiaccio su un lago, che nascondeva, al di sotto, un incantato mondo sommerso, fatto di bellezza e bontà. Non era facile capire quell’uomo, era riuscito a crearsi una tale corazza,  che nessuno poteva penetrare, se lui stesso non voleva. Sapeva nascondere magistralmente, dietro di essa, i sentimenti ed anche Bill O’Brian, che lo conosceva da anni, spesso restava dubbioso su ciò che passava, veramente, nella mente e nel cuore del suo amico e Ammiraglio. L’unica cosa che Bill aveva capito a fondo, era che Jamie, qualsiasi sentimento vivesse, si trattasse di amore o di odio, lo viveva in modo profondamente viscerale. Nonostante l’apparente freddezza, era in realtà un uomo passionale. Solo un altro uomo era riuscito a conoscerlo nell’anima e sapeva interpretare l’espressione impenetrabile del suo viso, il suo migliore amico, ma non era lì, non c’era più da anni!

Il Capitano O’Brian trovò il suo Ammiraglio dove aveva immaginato, il punto più alto del ponte di coperta, il castello o cassero di poppa. Controllava la direzione del vento. Bill aveva portato il sestante con sé.

– Credo che neppure servirà il sestante Bill, stiamo andando lisci come l’olio. Una splendida mattinata e ti confesso che ho la sensazione che presto avvisteremo la nave!

– Si, è vero Jamie, il vento è perfetto e non siamo fuori rotta.

 – Bene! Ordina pure il cambio alla vedetta e al timone, dopo eseguiremo una simulata di attacco. Voglio che tutti siano pronti per armare i cannoni e fare fuoco.

Bill O’ Brian eseguì gli ordini, non era necessario che l’Ammiraglio gli ricordasse ciò che, di prassi, faceva quotidianamente e si sorprese a vederlo così determinato. Sembrava non vedere l’ora di eliminare una volta per tutte Captain Hook. Bill si augurò che non ci fosse veramente Killian Jones, dietro quel nomignolo. Non sentiva nessun piacere all’idea di uccidere un vecchio compagno d’armi, fratello per patria e, nel caso, pirata per patriottismo. Si chiese quale sentimento prevalesse in Jamie nei confronti di Jones. Era forse convinto che fosse proprio lui Captain Hook? Bill ricordava l’agonismo che esisteva tra i due durante l’accademia. Jones primeggiava in modo del tutto spontaneo, era molto portato per gli studi. Jamie si impegnava al massimo, per ottenere ciò che Jones otteneva con la metà della fatica e questo, spesso, lo aveva mandato in bestia, scatenando la solita ilarità e ironia di Jones. Il gioco del gatto con il topo, che ora stavano facendo con Hook, sembrava a Bill, stuzzicare il vecchio agonismo di Jamie. Possibile che in quegli anni Jamie avesse nascosto tanto bene l’invidia e l’astio verso quel giovane brillante ufficiale? Possibile che ora gli avrebbe vomitato addosso tutti quei sentimenti, con le bocche di fuoco dei cannoni? Avevano ordini dall’alto da eseguire: “VIVO o MORTO”. Non volevano dargli neppure la possibilità di un onorevole processo?

La mattinata passò nel fermento della simulazione, con un Ammiraglio ferreo e glaciale che guardava il tutto con volto inespressivo. Bill si accorse di essere scrutato a sua volta da quegli occhi grigio-verdi e, per la prima volta in vita sua, si sentì a disagio con quello che considerava uno dei suoi più cari amici.

– Nave a prua! Nave a Prua!

La vedetta diede l’annuncio quasi all’ ora di pranzo. Non si vedeva molto all’orizzonte, da dove era posizionato O’Brian, ma la vedetta aveva ottima vista e dall’albero maestro la visuale era sicuramente migliore.

 – Ci siamo Bill, sono convinto che quella sia la Jolly Roger!

 – Non voglio contraddirti Jamie, ma siamo troppo lontani per averne la certezza!

– Alla nostra velocità, presto potremo vedere meglio, loro hanno il vento a tribordo e faticano parecchio per uscire dallo stallo. Ho l’impressione che, se si tratta di Hook, abbia dovuto, per qualche motivo, invertire la rotta di alcuni gradi. Per quanto siamo veloci è strano che già li stiamo incrociando!

Bill dovette riconoscere che l’analisi di Jamie non faceva una piega, nel giro di pochi minuti la sagoma della nave apparve in tutta la sua magnificenza. I due ufficiali della Royal Navy presero in contemporanea i rispettivi cannocchiali e osservarono il veliero.

 – Non è il “Gioiello del reame” Jamie, i suoi colori sono completamente diversi!

– Se io fossi un pirata e avessi rubato una nave, cercherei di renderla meno riconoscibile e cambierei il suo colore per prima cosa Bill! Stai diventando ingenuo all’improvviso?

 – Guarda bene sulla murata di tribordo Ammiraglio, non è la Jolly Roger, bensì la “Stella del mattino”!

Jamie sentì una punta di gioia nella voce del Capitano Bill O’Brian. Lo soppesò con lo sguardo e il Capitano se ne accorse.

– Anche il nome si può cambiare in poco tempo Bill, fino ad ora sapevamo che era stata ribattezzata “Jolly Roger”, non sarei sorpreso che Hook le abbia dato un ennesimo nome di copertura.

Bill non poté ribattere, il ragionamento di Jamie non faceva una piega, era tutto verosimile, ma Bill voleva mantenersi nel dubbio e questo l’Ammiraglio lo aveva capito.

 – Vedi Bill, io ho avuto occasione di salire sulla Gioiello del Reame numerose volte. È una nave unica, come era unico l’ingegnere che l’ha progettata. Il suo stile è inconfondibile, sono poche le navi della Regia Marina che possono vantare quella linea elegante, la riconoscerei tra mille. Questa stessa nave è stata costruita su imitazione dei progetti del Conte Colin Flinth Jones, padre dell’ex Tenente Killian Jones. Dopo la morte del Conte e in seguito del Capitano Liam Jones, il cantiere navale irlandese, come saprai, è stato chiuso. Simili capolavori non si sono più visti e molti operai persero il lavoro.

Jamie notò chiaramente il movimento muscolare, della mascella di Bill, contrarsi per la rabbia. Era irlandese come Jones, gli sarebbe sembrato strano che si mantenesse indifferente alle sorti dei suoi connazionali.

– Quindi mio caro amico, dal momento che sono sicuro che quella è il “Gioiello del Reame” e se è vero quanto ci hanno comunicato negli ordini, a bordo si trova il famigerato Captain Hook, acerrimo nemico di Re Guglielmo III, che ci ha ordinato di catturarlo vivo o morto. Il nostro dovere è di combatterlo. Dai ordine di armare il cannone di prua, nel giro di un quarto d’ora, se il vento continua così, affonderemo la Jolly Roger.

– Jamie, ci hanno detto che Hook è Killian Jones …

 - Lo so cosa ci hanno detto! Maledizione Bill! Abbiamo degli ordini! Eseguili!

L’Ammiraglio poté vedere chiaramente il disappunto sul volto di Bill ed il sudore imperlargli la fronte, sotto la feluca da Capitano.

O’Brian non riuscì a tacere.

– Jamie, da tuo sottoposto eseguirò i tuoi ordini, ma da amico e da uomo, devo dire che non condivido il tuo comportamento. Non capisco cosa ti stia succedendo. Anche se fosse o meno Killian Jones, noi siamo ufficiali della Royal Navy e ancor prima siamo uomini d’onore. Non so cosa ti prende amico mio, ma in altre occasioni avresti dato il beneplacito del dubbio o, in caso di certezza, avresti dato al nemico la possibilità di arrendersi. Io non sono un assassino Jamie, neanche tu lo sei, perché diventarlo ora e in più nei confronti di un uomo, se fosse lui, che è stato un nostro compagno?!

L’Ammiraglio rispose con un tono che era un ruggito e uno sguardo duro e gelido

– Fate armare immediatamente il cannone di prua, Capitano O’Brian!

Con crescente disappunto e abbassando mestamente lo sguardo, O’Brian diede quel nefasto ordine, dovendo aggiungere anche la consegna seguente:

 – Tenersi pronti a far fuoco al mio ordine!

 

 

 

Il Capitano Killian Jones seguito da Jefferson si diresse sottocoperta. Doveva vedere Emma, dirle cosa stava accadendo e quali erano le sue intenzioni.

Non fu necessario bussare, li aveva sentiti arrivare e stava aprendo la porta. Quei pochi minuti di attesa li aveva trascorsi consumando il tavolato del pavimento, andando avanti e indietro per la stanza.

Cercò gli occhi di Killian e vi lesse dentro la preoccupazione per lei.

– Emma, si tratta di una nave della Regia Marina e ti garantisco che non ha buone intenzioni! È sicuramente in missione di caccia, ha già armato il cannone di prua e, se tra un quarto d‘ora il suo Comandante deciderà di fare fuoco, ci affonderà con certezza. Non voglio farti correre pericoli, ho dato ordine di ammainare le vele e stiamo segnalando la presenza di civili a bordo.

Emma ascoltava attentamente e con ansia crescente.

– Un Comandante della Royal Navy attacca così?! Senza chiedere la resa e senza sapere con chi ha a che fare?

– Il punto è proprio questo Tesoro! Quell’uomo si sta comportando come un assassino, non come un ufficiale o, meglio, non come un uomo d’onore. Forse ha una sicurezza particolare di chi si trova davanti. Sono piuttosto conosciuto dalla Regia Marina Militare e nonostante il nome della nave, ad un occhio esperto non può sfuggire la linea del Gioiello del Reame!

– Ti ricordo, Killian, che tu, ora, hai un Mandato di Corsa a mio nome! Lo abbiamo stipulato proprio per questa evenienza no?!

– Maledizione Emma! Lo capisci che quell’uomo non ha intenzione di vederci neppure in faccia?! Sta per fare fuoco senza accertarsi di nulla! Figurati se vuole leggere delle scartoffie!

– Hai detto che stai segnalando la presenza di civili a bordo! Forse aspetterà di capirci qualcosa in più, abbi fiducia Killian, non posso credere che un Ufficiale della Royal Navy sia un tale mostro!

– Ti ricordo che anche io ero un ufficiale della Royal Navy ed ora sono un pirata! Non puoi sapere cosa cela in cuore un uomo!

Emma gli si avvicinò, fissandolo in viso e accarezzandogli dolcemente la guancia sinistra con la mano.

– Si, sei diventato un pirata Killian, ma dentro sei rimasto l’uomo che eri, un uomo d’onore!

Killian fu colpito dalle parole di Emma, dalla sua stima e dalla fiducia che gli dimostrava, l’avrebbe abbracciata e stretta a se anche in quel drammatico momento, si trattenne solo per la presenza di Jefferson.

– Tesoro … pensiamo come dici tu, voglio essere ottimista. Indossa la tua parrucca e riprendi le sembianze di Lady Barbra Mc Canzie, se tutto andrà bene riprenderemo i nostri piani.

– Killian è il momento che anche Jefferson interpreti la sua parte …

Killian guardò il suo compagno d’infanzia che sorrise annuendo. Anche il Capitano a quel punto annuì.

– Bene! Fox ti farai passare per il Capitano della “Stella del mattino”, vai nella mia cabina, indossa i miei abiti e iniziamo questa pantomima.

Jefferson, con aria quasi divertita, uscì dalla stanza e si diresse in quella del suo Capitano, per eseguire quanto gli era stato detto di fare.

Killian rimase con Emma, erano ancora molto vicini. La guardò con sguardo preoccupato e affettuoso.

 – Non ho mai avuto paura in vita mia Emma! Ho combattuto, ho attaccato molte navi, ho ricevuto il loro fuoco … non mi è mai importato di morire, il mio scopo era la vendetta. Ora è diverso amore mio, ho paura di perderti e  se ti succedesse qualcosa di male non potrei vivere per il senso di colpa. Io potrò morire anche mille volte … tu no … tu devi vivere …

 - Non dire così Killian! La mia vita non vale più della tua e senza di te non avrebbe più nessun valore, se questa nave dovesse affondare … io in ogni modo sarò con te, che tu me lo consenta o meno.

Non diede tempo a Killian di rispondere, d’impeto lo afferrò per il colletto della camicia e lo baciò con passione. Il fuoco che trasmise all’uomo, lo riempì di speranza. In qualche modo avrebbero fatto, nessuno dei due era tipo da arrendersi, lo sapevano l’uno dell’altra.

Si allontanarono, ancora carezzandosi reciprocamente il viso, sorridendosi e guardandosi con amore disperato, Killian con voce bassa e quasi sospirata le ripeté:

 - Diventa ancora Lady Barbra, Emma, poi resta qui, non uscire sul ponte, ti avviserò di quello che succede. Ora vado da Fox.

Un ultimo bacio e si separarono. Emma andò allo specchio e iniziò a sistemare i lunghi capelli biondi, per indossare, al meglio, la parrucca corvina.

Killian, entrando nel suo alloggio, trovò Fox in tenuta da Capitano, seduto alla scrivania con le gambe incrociate ed i piedi su di essa.

 – Killy! Che ne dici? Non sono perfetto?! Credo che per completare l’opera dovrei avere al mio fianco la “Tua Ragazza” non credi?

Fox riusciva a scherzare anche in momenti come quello, ma il fatto di vedere i suoi piedi sulla scrivania oltre, cosa più grave, sentire il riferimento alla “Sua Ragazza”, gli diede parecchio sui nervi. Con una manata gli fece togliere i piedi dalla scrivania e gli ruggì contro.

- Se vuoi fare il Capitano, prima cosa ricordati della “Forma Corretta”, togli i piedi da qui e vai tra i tuoi uomini, secondo … alla “Mia Ragazza” ci penso io …

Fox scoppiò in una fragorosa risata, si aspettava precisamente quella reazione, Killian era possessivo su ciò che gli apparteneva e soprattutto su ciò che amava. Emma e la nave erano le sue amate. Ovviamente Emma era ciò che contava di più e la sua gelosia era per lei, non per la Jolly Roger o come l’aveva ribattezzata in suo onore “ Stella del Mattino”. Lasciò Killy alle sue preoccupazioni e si diresse sul ponte di coperta, la ciurma era già informata della tattica da seguire e nessuno si sorprese a vedere Jefferson con indosso il pastrano in pelle di Captain Hook. La farsa poteva iniziare, se il Capitano della Royal Navy avesse avuto ripensamenti.

 

 

Il Capitano O’Brian stringeva la mascella arrabbiato, non parlava e non guardava il suo Ammiraglio, che altro dirgli? Voleva farsi arrestare per ammutinamento? D’altro canto Jamie continuava ad osservare con attenzione le sue reazioni, vedeva chiaramente i sentimenti del suo amico. Stava soffrendo per un ordine che non condivideva. Jamie ricordava perfettamente il discorso che avevano fatto a Glasgow, il giorno che era arrivata la notizia che Jones era il sedicente pirata Captain Hook. Ognuno di loro due, al momento giusto, avrebbe saputo da che parte stare. Ormai, gli era perfettamente chiaro che Bill stava dalla parte di Hook e se era veramente Jones, ne sarebbe stato più fermamente al fianco. In cuor suo Jamie ne rise.

Il Primo Ufficiale, Tenente Roger Stevenson, porgendo il saluto militare ai suoi due superiori, si rivolse a loro con le novità rilevate dall’osservazione della nave, con il cannocchiale.

 – Riposo Tenente Stevenson, ci dica pure!

Da Ammiraglio, Jamie poteva rivolgere per primo la parola ed il Tenente, guardando entrambe, si rivolse poi al più alto ufficiale.

– Signor Ammiraglio, dalla nave arriva la segnalazione che a bordo sono presenti dei civili. La nave batte bandiera inglese e irlandese, sono cittadini dell’ United Kingdom, hanno ammainato le vele, stanno dimostrando a mio parere che non hanno nulla da temere dalla Royal Navy!

– Tenente, sa chi stiamo cercando?

– Sissignore! La Jolly Roger, capitanata dal temibile pirata Captain Hook!

– Come si chiama questa nave?

– Si legge chiaramente “Stella del Mattino” Signore!

 – Pensate che sia un trucco per attirarci in un tranello Tenente? E magari sia un nome fittizio?

 – No Signore! Non si vedono movimenti di preparazione alla battaglia, pur essendo una nave da guerra non hanno armato i cannoni, sono di tribordo, potrebbero far fuoco con tutta la batteria laterale, non hanno aperto neppure gli sportelli, credo che siano pacifici concittadini.

Il Tenente Stevenson era troppo giovane per aver visto il Gioiello del Reame, non avrebbe saputo fare confronti. L’Ammiraglio si voltò verso Bill con il sorriso sulle labbra.

– Che ne pensi Bill? Direi che possiamo segnalare che ci avviciniamo, pur lasciando il cannone di prua armato! Credo che il nostro giovane Primo Ufficiale abbia visto giusto, non pensi anche tu?

Al Capitano O’ Brian non parve vero sentir pronunciare quelle parole da Jamie, dopo il comportamento che aveva avuto con lui fino a quel momento, non gli restò che dare l’ordine suggerito dal suo Ammiraglio.

- Nostromo! Segnala alla “Stella del Mattino” che ci avviciniamo per una pacifica ispezione a nave concittadina, il cannone resterà armato, ma non hanno nulla da temere.

– Bill, andrò di persona a bordo del vascello. Tu resterai al comando durante la mia assenza, se entro due ore non sarò tornato e non avrai miei segnali, fai fuoco. Manteniamo la prua verso la fiancata della Stella del Mattino. Preparate una scialuppa per il mio imbarco sul vascello.

Il vento continuava ad essere a loro vantaggio e, visto che il vascello di Jones aveva ormai ammainato le vele e gettato l’ancora, restando fermo, non ci volle molto per raggiungerlo.

Venne calata in mare la scialuppa per Jamie. Due marinai ai remi e l’Ammiraglio in piedi, si diressero verso la Stella del Mattino.

 

 

Spugna bussò alla porta del Capitano

– Signore buone notizie!

 – Ossia?

 – Ci segnalano che faranno un’ispezione lasciando il cannone armato, ma non abbiamo da temere, verrà a bordo il più alto ufficiale!

– Bene! Accoglietelo con le buone maniere della Royal Navy, sapete come comportarvi, eravate tutti arruolati prima!

        Si, Signor Capitano!

Spugna tornò da Jefferson e riferì quanto detto da Hook. Il “finto” Capitano prese postazione per accogliere il suo corrispettivo della Royal Navy.

Vide i gradi da Ammiraglio brillare sulle spalle dell’uomo che, in piedi, avanzava verso di loro, il capo coperto dalla feluca bordata di piume bianche che gli teneva in ombra il viso. Giunto alla nave si arrampicò per la scaletta. Jefferson si avvicinò porgendogli la mano per issarlo a bordo.

– Benvenuto sulla Stella del Mattino Ammiraglio, sono il Capitano Jeffers ...

Le parole gli morirono sulle labbra, quando l’uomo sollevando il capo rivelò i lineamenti che fino ad allora erano rimasti celati.

“ No! Proprio lui? Di tanti ufficiali della Regia Marina Inglese doveva capitare proprio Jonas Alexis Framer di Heughan?” Si conoscevano da tempo, pur essendo passato tanto, l’avrebbe di sicuro riconosciuto! Questo pensò Fox. Ed ora come si metteva la situazione?

L’Ammiraglio ad alta voce disse:

– Piacere di conoscevi … “Capitano” Jefferson!

Gli strinse la mano in una morsa che fece quasi gridare Jefferson.

 – Splendida nave … “Capitano”… che ne dite di farmela visitare?

 - Certamente Ammiraglio Framer, sarà un onore!

Ancora stritolando la mano di Jefferson, Jamie gli si accostò maggiormente verso l’orecchio e abbassando la voce, affinché sentisse solo lui, gli ordinò in modo deciso:

- Adesso Fox, portami da Killian Jones!

Scesero sottocoperta e Jeff guidò l’Ammiraglio verso la cabina del Capitano, ma Jamie alzando una mano lo fece fermare.

 – So bene dove si trova Fox, lo sai! Vado da solo e tu non entrare, qualsiasi cosa accada, non entrare! Ho due ore di tempo per dare un segnale o tornare sulla mia nave, non inventartene una delle tue o  Bill sarà costretto a rispettare il mio ordine di far fuoco!

Jefferson non ebbe modo di ribattere e Jamie si diresse deciso alla porta di Jones. Bussò e sentì la sua voce rispondere “Avanti”.

 L’Ammiraglio entrò, Hook era davanti a lui, girato di spalle, guardava dal finestrino, a gambe divaricate e braccia conserte, vestito completamente di nero, con pantaloni e panciotto di pelle, sopra una camicia con il colletto rialzato. Non portava più il codino. Si voltò lentamente.

– “Faccia da schiaffi” Jones! Ci rivediamo finalmente!

Jones si era completamente voltato verso di lui ora e Jamie poté constatare che non aveva più la sua mano sinistra, ma non aveva un uncino, come si aspettava da Captain Hook, bensì una mano di legno, perfettamente modellata, che se non fosse stato per il colore, sarebbe sembrata vera. Lo guardò in viso, gli stessi occhi azzurri, la stessa cicatrice sullo zigomo destro. Già, la stessa “faccia da schiaffi” della prima volta che lo aveva incontrato.

 

***

1712  Londra, Greenwich, 14 anni prima.

 

 - Sei un figlio che rinnega suo padre! Ti rendi conto che non avrai nessun aiuto a Londra? Non conosci nessuno lì Jamie! Cosa pensi di realizzare?! Qui potevi avere un futuro nell’ Esercito Scozzese, sei mio figlio! Avresti preso il mio ruolo! Non riesco a capire questa tua fissazione per il mare e per la Royal Navy! Siamo uomini di montagna! Non posso ancora crederci! Il mio unico figlio maschio e non vuole seguire le orme del padre!

Quante altre ancora ne aveva dette suo padre, il Barone Sam Framer di Heughan! Sapeva di averlo deluso! Suo padre aveva sempre pensato a lui come ad un suo prolungamento. Era un uomo estremamente autoritario. Suo padre non dialogava, dava ordini! Forse era la sua natura o forse il suo ruolo di Comandante in capo della Milizia Sozzese. Era un uomo di specchiata onestà e moralità, ma il suo atteggiamento marziale, da sempre, faceva desiderare a Jamie di fuggire da lui. Amava suo padre e sapeva che anche egli gli voleva bene, ma da uomo duro non mostrava i suoi sentimenti, specialmente al suo primogenito maschio. Era il suo modo di insegnargli ad essere un uomo. Ben diverso era il comportamento che teneva con le due figlie, Elsa e Anna. Il Barone in loro presenza si addolciva e tirava fuori una cordialità e affabilità che Jamie gli aveva visto in altre occasioni, soltanto con la sua defunta madre. Con le donne il Barone Sam Framer era un gentiluomo. Lord Framer aveva programmato da sempre il futuro del figlio, la sua carriere nell’Esercito Scozzese, il matrimonio, forse anche quanti figli avrebbe dovuto avere. Ma ad un certo punto Jamie aveva detto basta! Voleva essere padrone della sua vita, scegliere lui la strada da percorrere e, di strada, quei giorni ne aveva fatta veramente tanta. Voleva entrare al Royal Naval College, l’Accademia della Regia Marina Inglese. Voleva comandare una nave e andare per mare. Adorava il mare e, all’opposto dei desideri paterni, quella era la vita che aveva scelto. Così dopo liti furibonde con suo padre, che era arrivato a minacciarlo di diseredarlo e togliergli il titolo, all’ennesima dichiarazione, che non gliene importava un emerito accidenti del titolo e tutto il resto, suo padre si era arreso, forse con la speranza che dopo le prime difficoltà, il giovane sarebbe tornato sui suoi passi.

Aveva diciotto anni Jamie e con caparbietà, vestito del suo Kilt in tartan grigio-azzurra, una bisaccia in spalla e un gruzzoletto nascosto nella cintura, invece che nello sporran che gli aveva dato proprio suo padre, era partito da Inverness a cavallo. Portava con se delle provviste, una coperta e poco altro per cambiarsi e provvedere alla sua igiene. Le sorelle lo avevano abbracciato piangendo, alla sua partenza e avevano inserito nelle borse, attaccate alla sella del cavallo, un fagottino di biscotti freschi che avevano fatto insieme. Le due ragazze erano molto affiatate tra loro e adoravano il fratello, le sarebbero mancate, come lui sarebbe mancato a loro.

Dalla Scozia scese verso l’Inghilterra, facendo numerose tappe: Glasgow, Leeds, Manchester, Sheffield, Nottingham, Leicester. Tra un centro urbano e l’altro, pernottò anche in piccoli villaggi, dove trovò buona accoglienza, grazie non solo alla buona educazione e al denaro, ma anche alla sua bella presenza. In più occasioni si rese utile nell’aiutare dei contadini in difficoltà e ne ricevette in cambio, uova e carne essiccata, che gli fu utile nei momenti grami. Arrivato nello Oxfordshire, decise di utilizzare la via fluviale per arrivare a Londra, il River Thames era navigabile, l’acqua del Mar del Nord, dove il Tamigi si buttava, rifluiva fino ad Oxford, regalando al letto del fiume un’ampiezza di 240 metri e una profondità di almeno nove, rendendo facile la navigazione al battello di cui Jamie usufruì. Riuscì a far caricare anche il suo cavallo, ma dovette procurarsi del fieno per il viaggio e pulire di persona i suoi escrementi. Il tempo era buono, a parte qualche improvviso temporale estivo di agosto, che poteva esplodere violento e finire improvvisamente come era cominciato. Il corso per allievi ufficiali sarebbe iniziato a Settembre e se i suoi calcoli erano giusti, sarebbe arrivato proprio per l’inizio dell’Anno Accademico.

Il battello lo portò fino all’inizio della grande curva del Thames, di fronte alla zona londinese di Greenwich. Là si doveva fermare per gli affari del barcaiolo. Poco più avanti e si sarebbe trovato, precisamente, davanti alla magnifica sede del Royal Naval College.

Jamie non era mai stato a Londra e appena sceso dal battello, il suo primo pensiero fu di rifocillarsi e trovare una locanda, dove poter passare la nottata, darsi una ripulita e cambiarsi gli abiti per rendersi presentabile alla direzione dell’Accademia, non voleva sembrare un accattone! Aveva un fisico imponente, avrebbe fatto una buona impressione, ma anche un abito adeguato avrebbe dato quel poco di aiuto in più.

Trovò una taverna e decise per prima cosa di riempire la pancia, erano due giorni che non metteva qualcosa sotto i denti, sul battello le sue scorte erano finite e le aveva razionate fino alle briciole. Attaccò il cavallo ad uno degli appositi anelli, infilati nel muro esterno della taverna. Si sentivano voci e risate femminili, provenire da dentro e un buon profumo di arrosto, fuoriusciva dalla porta di legno semiaperta. Entrò, si guardò intorno, non c’era molta luce ma, quando i suoi occhi si abituarono, distinse chiaramente la decina di tavolacci, il bancone principale, l’oste, che gli venne incontro immediatamente e gli uomini seduti che bevevano o mangiavano o tutte e due le cose. L’oste lo guardò soppesandolo, probabilmente voleva capire se era in grado di pagare. Gli mostrò una moneta d’argento e quello servizievole chiamò una delle ragazze per servirlo. La giovane si staccò mal volentieri da dove era. Jamie notò solo allora che le risa delle due ragazze, una era quella chiamata dall’oste, provenivano da un tavolo, sporgente da dietro il muro che separava la stanza da quella dove si trovava lui. Le due ragazze erano sedute a quel tavolo con un giovane snello, dai capelli bruni allacciati in un corto codino. Era di spalle e scherzava amabilmente con loro, le quali, civettuole, non facevano che cercare di accarezzarlo. Una gli si era seduta in braccio e lo stava sbaciucchiando, facendolo ridere e lasciando che la palpasse a suo piacimento. A Jamie sembrò di vedere che indossasse una giacca della marina, forse era un cadetto, ma non ne era sicuro, non volle indagare oltre, ne disturbarlo, gli sembrava abbastanza impegnato in quel momento.  Mangiò il pasto caldo che la ragazza gli servì, recuperando la cortesia e la disponibilità quando lo vide in faccia. Jamie non era interessato al trattamento che stavano riservando all’altro giovane e con educazione, bloccò le evidenti profferte della ragazza. Si informò per una stanza e la giovane, delusa per il rifiuto, con alterigia gli disse di andare a cercarsela da solo, se voleva, lei non conosceva locande da quelle parti. Pagò con la moneta d’argento e uscì. Non aveva notato, che i tre uomini seduti al tavolo poco distante dal suo, non gli avevano tolto gli occhi di dosso, da che era entrato. Non prese subito il cavallo, si incamminò verso la strada per vedere se poteva chiedere informazioni utili. I tre uomini sgattaiolarono fuori dalla locanda, separandosi per non farsi notare. La strada era deserta, sembrava proprio che la fortuna non volesse assisterlo, si girò per tornare al cavallo e si trovò accerchiato dai tre loschi figuri. Uno armato di spada, uno con un pugnale e il terzo con spada e pugnale. “Perfetto!” Pensò il ragazzo, “Non sono venuto a Londra per farmi ammazzare come un cane in una viuzza di Greenwich!”. Sguainò la spada e si preparò al contrattacco. Il suo fisico prestante e la sua abilità lo aiutarono inizialmente, ma ad un tratto uno dei tre, quello con il pugnale, gli saltò sulle spalle cercando di staccargli la pregiata fibbia del mantello in tartan. Riuscì a destabilizzare il suo equilibrio e a farlo rovinare a terra. Gli altri due gli si avventarono sopra, quello con la spada lo ferì ad una coscia, lui rispose con la spada ma si ritrovò improvvisamente con il pugnale alla gola. Tutto successe poi in un attimo. Qualcosa o, più precisamente, qualcuno volò su quel grottesco gruppo, Jamie percepì lo svolazzo di un mantello blu, vide due gambe vestite con pantaloni bianchi e stivali di cuoio marroni, passare con un agile salto, sopra la sua testa. Senti lo sguainare di una spada ed il clangore del combattimento. Riuscì a togliersi di dosso l’uomo con il pugnale e a ferirlo gravemente. L’uomo, che era arrivato in suo soccorso, combatteva con agilità felina contro i due uomini armati di spada. Il terzo, ferito, tentò la fuga, ma stramazzò a terra pochi metri più in là. Jamie si buttò nel duello del terzetto. Lui e il giovane si trovarono a combattere spalla a spalla e, in men che non si dica, si liberarono dei due manigoldi che, vista la propria inferiorità tecnica e la fine fatta dal loro compare, se la diedero a gambe. Jamie si voltò verso il giovane che gli aveva appena salvato la vita. Portava una feluca della Royal Navy, il volto abbassato a guardare il cadavere dell’uomo ucciso da Jamie, il ginocchio piegato vicino al corpo dell’uomo, la mano a sentire se era ancora vivo. Il mantello della divisa della Marina gli ricadeva intorno. Era il giovane che poco prima si stava divertendo nella taverna.

 Il ragazzo moro si rialzò

– L’hai ucciso amico! Ha avuto ciò che meritava, peccato che non siamo riusciti ad arrestare i suoi complici!

 Alzò il viso verso Jamie, sfoderando un sorriso che scoprì i suoi perfetti denti candidi. Non aveva un filo di barba, Jamie notò i suoi occhi di un azzurro intenso, su un bel viso, un’aria sicura di sé, uno sguardo intelligente e vivace. Capì perché le ragazze nella taverna se lo stavano contendendo. Sorrise a sua volta, pensando che avesse veramente una “bella faccia da schiaffi”. Allungò la mano verso di lui.

– Ti devo la vita amico, io sono Jonas Alexis Framer, tu? Vedo che sei della Royal Navy …

Il giovane, ancora sorridendo, spostò il mantello blu sulle spalle per allungare a sua volta il braccio verso Jamie e scoprì i gradi di Sottotenente della Royal Navy. “Sarà mio coetaneo e già Sottotenente?!” pensò lo scozzese.

 – Si, sono nella Regia, mi chiamo Killian Flinth Jones!

– Flinth Jones? Come il Comandante Liam?

 Il giovane Sottotenente rise.

- Si, è mio fratello maggiore!

 – Tuo fratello è una specie di leggenda! Il più giovane capitano nella storia della Royal Navy! Ma anche tu credo che ne seguirai le orme, appena che li avrai diciotto anni e già sei Sottotenente, non posso crederci!

 – Beh! Amico, dovrai crederci!

 In quel momento Jamie vide che sullo zigomo desto di Killian stava aprendosi un rivoletto di sangue

– Eih! Sei ferito, ti hanno colpito durante il duello!

 – Naah! È  solo un graffio, quel bastardo usava pugnale e spada, mi ha fregato quando ho abbassato la difesa sulla destra per parare il colpo a sinistra. Comunque niente che il nostro Colonnello Medico non possa riparare. Tu, piuttosto, sanguini parecchio da quella gamba, vieni con me all’infermeria dell’Accademia, diamo un po’ di lavoro al Dottor Whaile.

Recuperarono i propri cavalli e si diressero verso l’Accademia. Jamie raccontò a Killian di voler entrare all’Accademia della Regia Marina e di aver dovuto penare parecchio con suo padre per arrivare a Londra.

 – Immagino la delusione di tuo padre, un Highlander in Marina. Mio padre si occupava di ingegneria navale, avevamo un cantiere in Irlanda, io volevo essere come lui, era l’uomo migliore che  avessi mai conosciuto … a parte mio fratello Liam.

- E’ morto?

– Si, stroncato da un infarto. Credo che la morte di mia madre lo abbia ucciso, è morto neanche due mesi dopo di lei … Volevo diventare ingegnere, seguire la sue orme, ero la sua ombra quando lavorava … ma a quindici anni sono rimasto solo e mio fratello era l’unica famiglia che mi era rimasta, mi ha portato con sé qui a Greenwich e sono entrato al Royal Naval College. Mi sto impegnando al massimo e sto avendo buoni risultati. Mi piace il mare, ma voglio tornare alla mia Irlanda e ridare benessere alla mia gente, riaprendo il cantiere navale di mio padre. Gli Irlandesi stanno morendo di fame ed è insopportabile …

 - In Scozia le cose non vanno meglio Killian, se scoppia una rivolta io lascio tutto e torno a casa, se posso fare qualcosa anche io per la mia gente lo faccio di cuore.

Arrivarono davanti all’ingresso principale del Royal Naval College. Jamie rimase a bocca aperta, per la magnificenza dell’edificio, che si apriva in due immense ali laterali. Dietro e di lato era circondato da un bellissimo parco.

 – Aspetta di vedere la sala della mensa e poi resterai veramente a bocca aperta amico! È affrescata con le scene della gloriosa storia della Royal Navy, a partire da quando i Tudor l’hanno fondata.

Killian guidò Jamie verso l’infermeria e lì un quarantenne Colonnello Medico dai capelli biondi e i modi affabili li accolse.

 – Che hai combinato questa volta Jones? Cosa ti devo ricucire oggi? Oh oh! Hai la bua su quel bel faccino? Peccato ragazzo, anche se il taglio è sottile è abbastanza profondo da lasciarti la cicatrice. Non ti metterò punti di sutura, sarebbe peggio, useremo dei cerotti. Se ci ripensi e invece che ufficiale vorrai diventare pirata, ti assicuro che questo segno ti donerà parecchio giovanotto!

Il medico rise alla propria battuta e Jones gli fece una linguaccia. Quale pirata! Lui aveva le idee chiare su cosa fare nel suo futuro! Con la confidenza tipica di una buona amicizia gli rispose:

– Whaile, le tue battute fanno schifo e non fanno ridere nessuno! Dai un’occhiata al mio amico Jamie l’Highlander piuttosto, che sta conciato peggio e, conoscendoti,  capace che gli rifili una gamba di legno. Quella si che andrebbe bene per un pirata.

– Ok Jamie l’Highlander, vediamo la tua gamba!

***

 

 

Killian si voltò completamente e gli fece il suo solito sorriso sghembo.

-  Ciao Highlander, speravo di rivederti prima o poi!

Si avvicinarono, allungarono il braccio l’uno verso l’altro ma velocemente l’Ammiraglio sferrò un poderoso destro al mento di Killian, da farlo andare lungo per terra. Nella stanza affianco Emma trasalì al rumore, stava con le orecchie all’erta e aveva capito che Killian era stato colpito, le sembrò di sentire dolore al viso, ma dovette trattenersi dal precipitarsi da lui, era stato molto chiaro sulla necessità di restare nella sua stanza.

Killian ricordava benissimo i pugni di Jamie. Quante volte avevano fatto boxe insieme?! Lui vinceva grazie all’agilità maggiore, ma se Jamie riusciva a colpirlo, con la forza che aveva in quei muscoli, riusciva a tramortirlo, quindi a Killian conveniva giocare di gambe. Era stato un colpo decisamente sleale, non se lo aspettava. Si massaggiò la mandibola, ancora vi era una traccia del livido che gli aveva fatto Emma, adesso se non si era spaccato l’osso era un miracolo.

 – Maledizione Jamie, non dico che mi aspettassi un abbraccio dal mio migliore amico, ma almeno una stretta di mano si, non un pugno a tradimento!

 – Ti meriti anche di peggio bastardo di un irlandese! Ti ho creduto morto per anni! Ti rendi conto di come mi sono sentito dopo la tua ultima lettera e la tua presunta morte?! Sei diventato un pirata, mi devi parecchie spiegazioni! Non potevi mandarmi una lettera e farmi sapere cosa era successo? Sono stato male per te, imbecille che non sei altro! Te la dovrei spaccare quella faccia da schiaffi!

 – Sei tu l’imbecille Jamie, ti pare che da ricercato mandavo una lettera al mio migliore amico per metterlo in un guaio? Ti sei scordato che stavi diventando ufficiale della Regia?

– Tu mi conosci più di chiunque altro al mondo Killian, sei stato un fratello per me, se la causa era buona probabilmente ti avrei seguito!

Killian era ancora a terra, rimase di sale a quella dichiarazione. Jamie avrebbe lasciato la Royal Navy per diventare pirata con lui?

 Jamie allungò il braccio chinandosi, gli afferrò la mano e lo tirò su.

 – Mi dispiace per il pugno Killy! Ora, se sei ancora disposto … anche io mi aspetterei un abbraccio dal mio migliore amico …

Killian rise, nonostante la mascella dolorante e si scambiarono un forte abbraccio di amicizia fraterna. Jamie era sempre stato un sentimentale. Era grande e grosso, più alto quasi di 10 centimetri di Killian e ben più muscoloso. Sapeva nascondere i sentimenti dietro uno sguardo freddo e inespressivo. Ma aveva il cuore tenero, era nobile d’animo, generoso e altruista. Avevano molto in comune e quello che avevano, li aveva legati di quella maschia amicizia che rientra nella sfera sentimentale dell’amore. Era un sentimento profondo e ambedue erano uomini in grado di vivere i sentimenti in modo viscerale. Nulla poteva spezzare sentimenti vissuti in questo modo.

– Credo che dovremo parlare di parecchie cose Killian, lo sai perché sono qui! Ho ordine di catturarti vivo o morto. Con me c’è anche Bill O’ Brian …

- Jamie! Billy è con te?! Riuniamo il nostro trio allora!

– Aspetta! Stai calmo! Ho dovuto fare una messa in scena che non ti immagini! Dovevo metterlo alla prova per vedere da che parte stava, se sentiva più il richiamo della fedeltà alla Royal o agli ideali!

– Ma Billy ha sempre avuto i nostri ideali Jamie ed è irlandese!

– Certo vecchio mio! Ho dovuto creare un alibi sia a lui che a me di fronte al nostro Primo Ufficiale che è inglese. È giovane e spero di rigirarlo, ma non è stupido. Per questo ho dato l’ordine a Bill di armare il cannone, anzi se non torno entro due ore o non gli faccio un segnale, fanno fuoco. Quindi raccontami in breve che è successo e perché Mc Cassidy ti ha messo nei guai, è stato lui a dire che Hook è Killian Jones e che hai ucciso Liam in seguito all’ammutinamento.

 – Tutte frottole Jamie! Siediti e ti racconto come sono andati i fatti!

Jamie si accomodò sulla sedia di fronte alla scrivania e Killian, iniziò il racconto versando ad ambedue del rum, in due dei calici di cristallo intagliato e poi offrendone uno all’amico.

- Ricordi la mia ultima missione? Ti scrissi poiché partii di fretta con Liam e non ci vedemmo a causa della tua slogatura alla caviglia …

- Si certo, ancora conservo la lettera …

- Veramente?! … Beh! Era una missione suicida. Il Re ci inviò in una terra selvaggia per trovare quello che ci dissero “un potente medicinale”. I selvaggi che trovammo sterminarono buona parte dei nostri uomini e quando trovammo la pianta Liam non mi diede ascolto. Non mi fidavo del Re e lui per dimostrazione si graffiò con una delle spine della pianta morendone. La vendetta per la sua morte ingiusta e le angherie che subiva l’Irlanda, mi ha indotto a diventare pirata, a saccheggiare i mercantili che dall’America arrivavano in Inghilterra. Ben poco ho tenuto per me e i miei uomini, non ne ho mai fatto mercanzia, le scorte alimentari le portavo in Irlanda a chi ne aveva bisogno. Tu non sai quanti bambini affamati o morti di fame ho visto … non doveva succedere più. Riguardo a Mc Cassidy …

- Non è uno che gode di buona fama in Scozia e mi fa vergognare di essere suo compatriota!

– Già! Puoi dirlo forte Jamie. Avevo una donna ad Arran, lavorava in una taverna, ebbe la sfortuna di piacere a quel porco. Approfittando della mia assenza la rapì, la seviziò e la rese madre, strappandole infine il bambino lattante. Il mostro, seppi che praticava riti satanici sacrificando bambini. Ritrovai la mia donna troppo tardi, era gravemente malata, non so se c’erano speranze per lei, non lo seppi mai poiché il Duca ci trovò, la uccise davanti ai miei occhi e a me amputò la mano …

- Pensa che ha sparso la voce che è stato Liam, in combattimento ad amputartela, quando ti sei ammutinato!

– Ne sono al corrente … verme schifoso! … Sai quanto amassi mio fratello …

- Lo so, non ho mai creduto a quelle dicerie!

– Lo denunciai anonimamente per l’assassinio di Milah e per quanto avevo scoperto. Fuggì dopo la denuncia ed io l’ho cercato per vendicarmi. Le informazioni raccolte mi portarono a Storybrook ma seppi che non si vedeva da alcuni anni …

 - Difatti è tornato in Scozia ed ha ottenuto il perdono del Re Guglielmo III, di cui è intimo amico, grazie alla scoperta che sei il temibile Captain Hook, sarà riuscito anche a giustificarsi della tua denuncia, ovviamente! Ed è riuscito a mettere la Royal Navy sulle tue tracce. Speravo di trovarti io prima di altri! Ma cosa ci fai da queste parti? Non è la zona dove di solito “lavori”!

– Hai ragione, diciamo che sto lavorando … onestamente in questo periodo …

Killian sorrise con il suo fare ironico, alzando un sopracciglio. A sua volta Jamie, a specchio, alzò interrogativamente il suo sopracciglio sinistro.

– Sai, a Storybrook ho conosciuto una donna …

L’espressione di Killian era cambiata e aveva abbassato lo sguardo sulla scrivania, con un sorriso sulle labbra che non era ironico ma significava altro.

 – La cosa diventa interessante Killy, hai conosciuto una donna?

– Si, una donna d’affari molto scaltra e coraggiosa, che mi ha chiesto di aiutarla per il trasporto di merci preziose. Aveva pensato che usando una nave da guerra pirata, difficilmente altri pirati ci avrebbero attaccato, non sospettando del trasporto merci.

- La Regia non si sarebbe fatta ingannare Killian!

 – Lo so, lo dissi anche a lei che mi preoccupava di più la Royal Navy, così decidemmo di cambiare il nome alla nave.

– Il civile a bordo è lei Killian?

– Si, è lei Jamie, non potevo permettere che le accadesse qualcosa, mi sarei comunque arreso alla Regia se l’avessimo incontrata!

 – Ci tieni molto a lei, o paga bene?

– Te la voglio far conoscere Jamie e capirai qual’ è la risposta alla tua domanda! Vieni con me, sta aspettando di sapere notizie nella mia vecchia cabina da Tenente.

Si alzarono e usciti dalla stanza, Killian bussò alla porta adiacente.

 – Lady Barbra Mc Canzie, con il vostro permesso vi vorrei presentare l’Ammiraglio Jonaes Framer della Ro ..

 – Jamie?!

 – Emma?!

– V ..vi conoscete?

– Certo Killian, Jamie è uno dei migliori amici di mio fratello August, ci conosciamo da quando è stato nostro ospite prima del mio matrimonio ed è stato con August mio testimone di nozze!

 – Per la verità nelle intenzioni di August lo sposo dovevo essere io!

A Killian per poco non prese un colpo, Jamie marito di Emma? Oddio! Certo ad Emma sarebbe andata molto meglio che con quell’idiota perverso di Neal.

– Suo marito?!

 Jamie rise vedendo la faccia di Killian che aveva cambiato colore due volte, passando dal colore naturale al bianco e poi al rosso, si decisamente Killian era geloso!

– Tranquillo amico mio! August non riteneva degno Neal di sposare Emma, mi disse che non gli era mai piaciuto, mi portò nel Maine con la speranza che sua sorella incontrando un aitante Ufficiale della Royal Navy, magari ci ripensasse, ma Emma era innamorata del futuro marito, quindi sappiamo come è andata.

Killian si sentiva ribollire, lui sapeva bene come era andata, doveva essere lui l’Ufficiale aitante che doveva conoscere Emma … Era andato tutto storto nella loro storia mai cominciata, ma ora? Ora erano insieme e il futuro? Purtroppo non prometteva niente riguardo ai suoi desideri ed ai suoi sogni. Avrebbe voluto gridare e spaccare il mondo, ma doveva trattenersi. Forse avrebbe accettato un matrimonio tra Emma e Jamie, lui era un uomo eccellente, almeno l’avrebbe amata e protetta! Il cuore gli diceva però, che non voleva vedere in realtà nessuno, vicino alla donna che amava, se non lui stesso. Ma lui chi era? Un pirata! Un ricercato! Che le poteva promettere per un futuro insieme? Aveva solo il suo cuore, la sua anima, il suo corpo ed il suo indissolubile amore da prometterle! Non sarebbe mai stato abbastanza per lei!

 – Emma perché questa messa in scena? Stai viaggiando in incognito per il Maine a che scopo e Killian sapeva chi tu fossi fin da subito?

 – No, Killian lo ha saputo a tempo debito, sapeva che fossi una donna d’affari ed, effettivamente, ho l’abitudine di darmi una doppia identità, per gestire al meglio la mia gente, vado nel Maine per affari e Killian mi sarà utile, sai gli ho redatto una lettera di Corsa a mia firma, nel caso in cui avessimo incontrato la Regia Marina Militare.

 – Fammi vedere il documento, dovrò inventare qualcosa per quando presenterò la mia relazione al Commodoro Thatcher. Dovrò far in modo di insabbiare la notizia che Hook e Jones sono la stessa persona. Mi dovrò consigliare con il Comandante O’Brian che è un vecchio amico anche di Killian …

 - Perché non lo fai venire qui con la scusa che Lady Barbra vi invita a pranzo, sarebbe un onore per me invitare due Alti Ufficiali della “Nostra gloriosa Marina”, Jefferson continuerà la pantomima del Capitano, Killian resterebbe nella sua cabina e avremmo modo di dialogare e pranzare insieme. A bordo Killian ha un ottimo cuoco …

 - “Solo il meglio per il Gioiello del Reame”, mi ricordo quello che diceva Liam, non mi dire che Paul è ancora con te Killian?!

– Si è così!

L’idea di Emma era piaciuta sia all’ammiraglio che a Killian.

Jamie uscì sulla coperta, fece un segnale positivo al Tenente Stevenson e a Bill. Mandò indietro la barca con i due marinai a portare il messaggio scritto che la civile Lady Barbra Mc Canzie, cittadina Inglese, aveva piacere di pranzare con gli ufficiali della Royal Navy. Ovviamente il Tenente era costretto a restare a bordo, il Primo Ufficiale non poteva lasciare il posto di comando in assenza dei suoi due superiori!

Jamie tornò sottocoperta da Killian, Emma li avrebbe raggiunti per il pranzo.

 – Così l’hai ritrovata infine Killian, hai capito se la ami?

 – Sono pazzo di lei Jamie e ogni momento in più che passo con lei mi rendo conto di quanto sia straordinaria.

– Le hai mai detto dell’anello?

– No, non ho potuto … non dirglielo per favore …

 - Lei ti ricambia?

– So che ha dei sentimenti positivi nei miei confronti ma … sono un pirata ormai o corsaro se vuoi … lei ha delle responsabilità che mi costringeranno a farmi da parte.

Jamie aveva visto bene come Emma guardava Killian, era chiaro come la luce del giorno che si amavano alla follia. La loro storia era molto difficile e contrastata, questo la rendeva ancora più profonda e struggente, poteva immaginare come l’anima passionale, del suo migliore amico, soffrisse per l’idea dell’impossibilità di realizzare un sogno che aveva da anni.

 - Sai Killian, so cosa significa amare, lo provo da quando ho conosciuto mia moglie, è una donna straordinaria, mi manca molto, questi giorni è nato anche il nostro primo figlio …

- Jamie è fantastico amico mio! Ti sei sposato e hai un figlio … sono felice per te. Io non ne ho avuti e non ho avuto moglie … mi piacerebbe poter avere una casa e una famiglia, i miei genitori sono rimasti il mio modello … per me è un sogno che … non si potrà realizzare. Torna da tua moglie quanto prima amico, proteggi lei ed il piccolo, non far scoprire che mi hai trovato e che siamo legati o sarai perseguitato da Re Guglielmo, non voglio che tuo figlio perda il padre per causa mia.

– Killian, saprò cavarmela, inventerò qualcosa con Bill, anche lui deve essere protetto e se tutto andrà bene, ci salveremo tutti. Resta sottocoperta.

Bill giunse a bordo, il Capitano Jefferson lo accolse calorosamente, lo condusse nella stanza di Killian dove avrebbero pranzato insieme a Lady Barbra. Bill controllò a stento la sua emozione nel riabbracciare Killian, quante ne avevano combinate tutti e tre insieme, durante l’Accademia.

Il pranzo fu squisito, la compagnia della bella Lady Barbra fu estremamente piacevole e gli aneddoti che si raccontarono la divertirono non poco.

– Killian ti ricordi la storia con le sorelle Dwein?

Bill esordì con quel riferimento alle due sorelle che avevano dato del filo da torcere a Killian parecchi anni prima. Jamie scoppiò a ridere, Killian guardò preoccupato verso Emma e lei chiese:

- Chi sono queste signorine e cosa è successo con Killian?

Jamie provò a raccontare ma Killian cercò di zittirlo

– Nooo Emma … nulla di importante, questi due idioti mi fecero uno scherzo più idiota di loro ..

 – Bill raccontalo tu, Killy sta cercando di tapparmi la bocca.

I presenti risero, tranne Killian.

 – Cara Lady Barbra, dovete sapere che quando si usciva in gruppo con gli altri cadetti, questi ad un certo punto, se ci vedevano entrare nel loro stesso locale, si alzavano e andavano via, poiché se c’erano delle signorine, questi due bellimbusti monopolizzavano la situazione e “non c’era più trippa per gatto” riguardo agli altri, in verità anche a me non andava meglio. Comunque a Killian interessava una certa Signorina e le due sorelle Dwein avevano entrambe una cotta colossale per lui …

Emma guardò verso Killian sollevando le ciglia interrogativamente, mentre Killian sbuffava e alzava gli occhi al cielo.

– Per farla breve io e Jamie organizzammo uno scherzo a Killy. Gli inviammo un biglietto a firma della Signorina che gli diceva di volerlo incontrare in un tale posto appartato. Due lettere simili a firma di Killian le inviammo alle due sorelle Dwein. Quando Killian si presentò sul posto, arrivarono le due sorelle che, quando si trovarono lì, non ebbero a che dirsi tra loro ma decisero di usufruire del nostro giovane Tenente Jones, il quale aveva tutta l’intenzione di squagliarsela. Il padre delle ragazze si era insospettito dell’uscita con due diverse carrozze delle figlie e le aveva seguite. Noi due ci eravamo appostati per vedere la scena e farci due risate alle sue spalle. Quando arrivò il padre delle ragazze, voleva ammazzare Killian, lo sfidò a duello. Lo scherzo stava finendo male, Killian era sconvolto o duello o matrimonio riparatore, le due ragazze iniziarono a litigare su chi delle due doveva impalmare colui che le aveva compromesse. Ognuna diceva al padre di essere compromessa, mentre l’altra non lo era. Il Conte Dwein capì che la cosa non poteva essere. Killian era uno straccio pallido e noi intervenimmo scusandoci per l’equivoco e dicendo che effettivamente il povero Killian era innocente e non ne sapeva nulla. Non ci fu ne duello e ne matrimonio. Fortuna che il Conte era un buontempone, la prese sul ridere e, con cipiglio poi severo, trascinò le figlie in carrozza per riportarle a casa, mentre quelle due pazze continuavano a sbracciarsi fuori dal finestrino gridando “Killian sposa me, sposa me!”. Tornammo ai nostri alloggi, Killian non ci parlò per due giorni. In più la cosa si era saputa tra i cadetti e per un pezzo ci presero in giro tutti e tre. Anche Liam lo seppe e fece una ramanzina colossale al fratello sulla forma corretta eccetera eccetera.

Jamie, Jefferson ed Emma si sbellicavano dalle risa, Killian era ancora imbronciato al ricordo.

– Peccato amico che non ti sei sposato con una delle due, non hanno trovato nessuno e sono ancora zitelle!

– Non vi chiedete perché? Non dovrei dirlo per galanteria, ma sembravano due ufficiali dell’esercito russo!

Risero tutti questa volta e il pranzo volse al termine. Il momento di congedarsi e riprendere il viaggio era giunto.

Jamie e Bill ora avevano una grande responsabilità, dovevano inventare una enorme bugia da raccontare al Commodoro. Jefferson Fox ebbe un’idea.

– Sapete cosa mi è successo giorni fa mentre dalla Virginia riportavo verso il Maine Lady Barbra? Abbiamo incontrato una nave pirata, il comandante un vero tipaccio, lo chiamano Hook per l’uncino che porta al braccio. Il vento era buono e quando ha provato ad attaccarci, siamo stati così veloci a caricare i cannoni che siamo riusciti a farlo colare a picco con tutta la sua dannata Jolly Roger. Il Capitano Jefferson Fox ha abbattuto ed eliminato il famigerato Hook. Non c’è una taglia sulla sua testa? Come devo fare per riscuoterla?

– Puoi provare che hai abbattuto la Jolly Roger?

– Vi basta l’insegna del suo nome?

Jamie e Bill si guardarono in viso. Un buon motivo c’era se Killian lo aveva ribattezzato Fox.

 – Amico, se ci procuri l’insegna avremo la prova da mostrare per primo al nostro Tenente di bordo.

Intervenne Killian

– Jefferson vedi in stiva da Nicodemo, l’ha conservata come ricordo.

Il problema sembrava risolto, avrebbero avuto una storia credibile da raccontare e avrebbero avuto una prova da mostrare anche al Commodoro, forse erano salvi.

Si lasciarono così, portandosi l’insegna della Jolly Roger e la gioia di essersi ritrovati con un amico che amavano e stimavano. Si salutarono sotto coperta con Killian, mentre con Jefferson e Lady Barbra lo fecero alla luce del sole, in modo da essere visti dal Tenente Stevenson. La scialuppa tornò a prenderli, salirono sulla loro nave e convocarono il Primo Ufficiale per raccontargli quanto saputo e soprattutto mostrargli il pezzo di relitto. Il Giovane ne fu contento, la sua fidanzata lo attendeva a Glasgow, era ora di tornare a casa.

Jamie e Bill si accordarono per compilare il diario di bordo e poi il rapporto per il Commodoro, lo avrebbero firmato con il Tenente Stevenson.

 

L’Ammiraglio Jonass Alexis Framer era rimasto solo nella sua cabina, avevano compilato il rapporto, firmato e messo timbri. Ora sentiva il suo petto leggero, il macigno che gli pesava da anni sembrava sparito. Infilò la mano destra nella tasca interna, posta sul lato sinistro del torace. Prese il suo portafogli e sfilò da esso una vecchia lettera ingiallita. Erano anni che la teneva lì, l’aveva letta centinaia di volte, era da tanto che non lo faceva e volle rileggere quelle righe dell’amico carissimo, scomparso da troppo tempo.

Glasgow 1714

Mio carissimo Jamie,

mi dispiace per la tua caduta da cavallo e per la caviglia, ci ha impedito di vederci, volevo salutarti, parto per questa nuova missione improvvisa con Liam.

Ti volevo raccontare cosa mi sta succedendo,

già so che dirai che sono un pazzo,  io per primo credo di esserlo

Non riesco a capire cosa mi è successo nel Maine,

ricordi quando mi hai parlato della Principessa Emma?

Non la conosci neppure tu ma ti hanno detto che è bellissima.

Pensa, non sono riuscito a vederla in viso per una serie di ridicole circostanze

Ma stranamente ho sentito una forte attrazione per lei

Avendola solo vista di spalle!

Lo so, la tua diagnosi è di pazzia galoppante!

Sono innamorato della sua immagine, non faccio che pensarla.

Mio fratello si arrabbia di continuo con me perché sono distratto,

non posso farci nulla. Ti avevo detto scherzando che se era così bella,

me la sarei riportata a casa e l’avrei sposata.

Be! Ti dirò che è quello che voglio fare veramente.

Finita questa missione torno da lei, la voglio vedere in viso

Voglio capire cosa mi ha fatto. Voglio ritrovarla e capire i miei sentimenti

Se sono veri come sento e se lei mi ricambia

La chiederò in moglie a suo padre,

in fin dei conti ho un titolo nobiliare anche io

Il Principe James mi sembra un tipo liberale.

Liam dice che sono pazzo

ma mi ha dato il permesso di donarle l’anello con brillante di nostra madre, ha detto che è degno di una principessa,

nostra madre lo è sempre stata per nostro padre.

Sono pazzo e felice Jamie.

Spero che quando ci rivedremo, al mio fianco ci possa essere Emma.

Ti auguro pronta guarigione,

prega per me Jamie, come io prego per te.

 

Il tuo fedele amico

Killian Jones

 

 

Jamie ripiegò la lettera. Si erano rivisti e al fianco di Killian c’era Emma. I sentimenti che li legavano erano di amore puro. Gli augurò mentalmente di poter essere felici. Si accese la pipa con l’acciarino, accostò il portacenere, avvicinò la fiamma ad un angolo della lettera, la vecchia carta ingiallita prese fuoco immediatamente. Depose il foglio nel portacenere e la osservò annerire ed in fine sbriciolarsi. Era l’ultimo legame materiale che aveva con Killian. Nessuno doveva scoprirlo, Hook quel giorno era morto, la Jolly Roger affondata. Nessuno avrebbe potuto sapere che, in fondo al cuore, il legame, con quello che era ancora il suo migliore amico, sarebbe sopravvissuto. Non sapeva nulla del futuro, sapeva solo che stava tornando a casa, sapeva che avrebbe lasciato la Royal Navy. Doveva proteggere la sua famiglia, sarebbero partiti presto per la Francia, Clairette aveva dei parenti lì, avrebbero ricominciato una nuova vita.

 

 

Era notte ormai, sulla Stella del Mattino regnava il silenzio.

– Emma?

Killian bussò alla sua porta, lei si era liberata della parrucca, si era spazzolati i capelli e aveva indossato la sua candida camicia da notte di leggero lino. Gli aprì e si scostò per lasciarlo entrare. Il suo sguardo era malinconico.

 – Che succede Killian?

- Ho bisogno di te Emma, ho bisogno che mi tieni tra le braccia questa notte … fammi restare qui con te, ho bisogno di sentirti vicina, di sentire la tua pelle contro la mia … non voglio altro Emma, ti prego.

Lo prese per mano, lo portò verso il suo letto, gli accarezzò il viso, lo baciò delicatamente sulle labbra, lui ricambiò. Le sue mani affusolate iniziarono ad aprire il suo panciotto, la camicia nera. Infilò le mani tra gli indumenti ed il suo petto, spostò gli indumenti verso la schiena e li fece scivolare dalle sue braccia, Killian le sciolse il laccio dell’arricciatura dello scollo e fece lo stesso. Con una carezza, sulle spalle di Emma, le fece scivolare dalle braccia il lino che la copriva. Si distesero sul letto. Lei lo avvolse tra le braccia, lui le accarezzava la pelle morbida dell’addome, risalendo verso il seno.

 – Ho vissuto una giornata veramente intensa oggi Emma. Non pensavo di rivedere Jamie e Billy, i nostri sentimenti non sono cambiati in questi anni, è stata ed è una vera amicizia. Ho avuto paura di perderti amore, tu mi hai dato coraggio. Vorrei che questo viaggio non finisse più Emma, vorrei restare così con te. Sono tuo ormai Emma, lo sono sempre stato e lo resterò anche quando questo finirà. Non posso darti altro che me stesso. Oggi sono morto, Captain Hook è morto. È andato via quando mi hai regalato questa mano ed è affondato con la Jolly Roger, quando Jefferson l’ha fatta affondare … ho tanti punti interrogativi davanti a me. La mia unica certezza è quello che sento per te.

Emma non rispondeva, lo lasciava parlare, era un bisogno che Killian aveva in quel momento, liberare i propri pensieri. Doveva aiutarlo a mandar via la malinconia. Si mosse verso di lui, carezzandogli il petto, Killian iniziò a reagire, il cuore iniziò a battergli più velocemente, lo sentì poggiando le labbra al centro del suo torace per baciare il punto dove sapeva essere il suo cuore. Killian le accarezzò i lunghi capelli. Emma spostò le labbra su un capezzolo di Killian, lui ebbe un sussulto

 – Ti piace qui?

Chiese lei timidamente

– Non sai quanto Emma …

Incoraggiata, nonostante la propria inesperienza, provò a fare come lui aveva fatto con lei, lo solleticò con la punta della lingua e lui ebbe un sospiro ed un ansimo di piacere

 – Emma … stai giocando con il fuoco, non voglio scottarti!

Lei sorrise divertita e visto le reazioni di Killian alle sue carezze continuò, scendendo sempre più verso la cintura dei suoi pantaloni di pelle. La aprì  e la fece scivolare via, aprì i bottoni della patta e sfilò via lentamente, ma con energia i pantaloni. Restava l’ultimo indumento intimo di lino, chiuso da due laccetti, li aprì e liberò la sua intimità, carezzò la pelle setosa, che aveva conosciuto e accarezzato, con la scusa della forte febbre che aveva afflitto l’uomo che amava. Ora lui era pienamente cosciente, la guardava non credendo ai suoi occhi, con il fuoco del desiderio che li illuminava. Emma schiuse le labbra su di lui. Egli chiuse gli occhi andando indietro con la testa, la sensazione piacevole lo invase completamente. Sentì il calore umido della sua bocca avvolgente e il movimento ritmico che lo stava portando all’estasi.

– Emma se continui così non potrò trattenermi a lungo …

- Voglio vedere la felicità nei tuoi occhi Killian, non ha importanza, Hook è morto ma voglio che tu ti senta vivo, lasciati andare, come hai chiesto a me, sentirai solo piacere.

Anche quella notte fu la loro, non c’era altro al mondo che il loro amore. La gioia di dare più di quella di ricevere. Killian le aveva promesso di farla sentire felice e aveva mantenuto la promessa. Emma a sua volta gli aveva fatto la stessa promessa. Erano simili anche in questo. Anche Emma mantenne la sua.

 

Angolo dell’autrice

Cari lettori, quali sono i vostri sentimenti profondi? Avete mai vissuto un’ amicizia profonda come quella tra Jamie e Killian? Un amore come questo dei nostri Captain Swan?

Se non vi è capitato spero che vi capiti. L’amore nei suoi significati ha tante facce è come un Brillante e se lo ponete sotto un fascio di luce, ogni facciata moltiplicherà la luce riflessa. Vi siete mai chiesti perché come dono d’amore si dice che un Diamante è per sempre?

Un saluto a chi leggerà e un grazie a chi vorrà recensire e soffermarsi su queste domande.

Alla prossima. Con affetto

Lady Lara

 

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Capitolo 19
*** Il Simbolo dell'Amore ***


Il Simbolo dell'amore

XIX Capitolo

 

Il Simbolo dell’Amore

 

Cornovaglia, centinaia di anni prima …

 

La carcassa del grosso lupo, dalla pelliccia striata di grigio, giaceva a terra con il ventre squarciato. Una pozza di sangue, fuoriuscito da quella mortale ferita, si espandeva intorno a lui.

 Il giovane pastore lo smosse con un piede. Era un lupo veramente enorme. Da giorni faceva strage delle sue pecore e non poteva, certo, permetterlo.

 L’equinozio di primavera era ormai passato, la radura a ridosso del bosco, dove si trovava, si era rivestita dei mille colori della stagione della rinascita.

Faceva piuttosto caldo quella mattina. Il sole del quarto mese dell’anno si faceva sentire. Finalmente, il giovane poteva iniziare a fare a meno di quelle pesanti pelli di montone che usava per ripararsi dal freddo invernale.

 A dorso nudo, si era sdraiato su una di quelle pelli, per riscaldare il suo bianco e giovane corpo a quel sole splendente, approfittando del fatto che il gregge non si sarebbe allontanato, da quel pascolo abbondante e fitto di fresca erba primaverile.

Attirato dall’odore del gregge, che aveva stimolato la sua  fame, il lupo lo aveva trovato così. I sensi sempre all’erta del giovane e la sua agilità felina, gli avevano consentito di avvisare la presenza della bestia e afferrando il pugnale, che teneva sempre alla cintura, di scatto si era portato a quattro zampe e poi quasi rialzandosi, si era trovato in posizione di difesa di fronte all’enorme animale. Ne aveva visti di lupi! Ma di quella dimensione non gli era mai capitato! La bestia digrignava i denti ed annusava il suo odore, le orecchie volte all’indietro e la coda bassa tra le gambe. Gli occhi, di un incredibile colore azzurro, del ragazzo, notarono quei particolari, segni dell’attacco imminente. Il lupo balzò verso di lui con ferocia, il giovane si trovo sotto di esso, era determinato, nel suo coraggio, a mettere fine alla strage quotidiana che quel demonio causava. Piantò il coltello nel ventre dell’animale, nel momento in cui, questo, gli pose sul petto gli artigli delle potenti zampe anteriori. Il movimento dal basso, verso il cuore della bestia, fu rapido e deciso, le fauci, armate di aguzzi denti, non riuscirono ad affondare nel collo del pastore.

Smosse ancora con il piede il lupo, non poteva ormai più reagire, decise di scuoiarlo subito. Avrebbe portato quella vasta pelliccia al villaggio, sarebbe stata la prova, finalmente, del suo passaggio dalla fanciullezza all’età adulta. Aveva circa 18 anni, era alto, snello. I capelli, neri e ribelli, erano lunghi fino al collo e incorniciavano un bel viso, che, nella sua giovanile dolcezza, ancora non aveva conosciuto la rudezza della lama per radersi. Presto, la poca peluria che gli ornava il mento e le sensuali labbra, sarebbe diventata più ispida.

Svolse quel sanguinoso lavoro molto velocemente, era abituato a scuoiare selvaggina e montoni. Arrotolò la pelliccia, sanguinante, del lupo e la infilò in un sacco di tela che sua madre gli aveva riempito, in precedenza, di provviste, faceva sempre così, quando suo figlio doveva stare fuori per giorni, con il gregge.

Guardò le proprie mani, insanguinate, decisamente forti, come forti erano le sue sottili ma muscolose membra. Si rese conto in quel momento di sentire un bruciore sul petto, si guardò i pettorali ben sviluppati e si accorse dei profondi graffi che il lupo gli aveva inferto con gli artigli. Doveva lavare via il sangue che lo copriva e pulire le ferite o si sarebbero infettate. Sarebbe andato al lago che si estendeva lì vicino, il lago che separava il suo villaggio celtico dal villaggio dei Sassoni. Un ramo del lago si infiltrava tra le rocce, bordate dagli alberi del bosco e da un fitto sottobosco. In quel punto, una piccola cascata provocata da un ruscelletto che scendeva dal colle roccioso, faceva sentire il suo suono cristallino, mentre si gettava nelle acque calme del lago. Con passo sicuro e silenzioso, per via dei suoi calzari in morbida pelle di montone, si diresse verso quel punto. Si abbassò verso l’acqua e con le mani a coppa iniziò a prenderne in quantità per lavarsi. Fu allora che percepì, con la coda dell’occhio, un movimento sull’acqua, non molto distante da lui. Si voltò incuriosito pensando che il biancore che aveva percepito fosse un cigno solitario. Non era un cigno, ma del cigno ne aveva la grazia e il candore del piumaggio. Una giovane ragazza, nuotava, ignara della sua presenza, in quel bacino insinuato nel bosco. Non aveva mai visto il corpo nudo di una donna, per la verità ancora non aveva conosciuto carnalmente nessuna donna e rimase incantato dai movimenti della ragazza. Non seppe dire quanto tempo rimase a guardarla silenziosamente. Si era rialzato, ormai mondato del sangue del lupo e si diresse automaticamente verso la fanciulla. Questa ancora non si era accorta di lui e iniziava ad uscire dall’acqua. Aveva capelli lunghissimi e biondi che brillavano al sole, il suo corpo era minuto ed il passo elegante, snella e dalle forme leggermente acerbe ma armoniose. Era anche lei molto giovane, forse sui sedici anni ed era bellissima agli occhi del giovane pastore, la personificazione della Dea Madre o di Venere, come la chiamavano i romani che avevano conquistato e soggiogato il suo popolo e la sua terra. Di quei romani ora restava poco, si erano mescolati alla popolazione autoctona e i nuovi romani avevano in realtà, metà del loro sangue celtico.  Due dei suoi migliori amici, Valerius ed Artorius, erano per metà romani e per l’altra metà celti.

La ragazza aveva lasciato i suoi indumenti sulla piccola spiaggia e si diresse verso di essi. Fu in quel momento che lo vide, così alto, atletico, vestito solo dei pantaloni e dei calzari. Il suo viso le parve molto piacevole e, nonostante la situazione che poteva essere imbarazzante, lei non mostrò nessuna esitazione o pudore e continuò a camminare verso gli indumenti.

– E tu chi saresti? Mi stavi spiando?

 Era abituata agli sguardi bramosi degli uomini del suo villaggio e sapeva difendersi da quelli che avevano provato ad abusare di lei. Quel giovane la guardava con uno splendido sorriso sulle labbra e non aveva uno sguardo bramoso. Il suo era uno sguardo di ammirazione estatica, il suo viso e i suoi occhi azzurri esprimevano dolcezza. Pur notando la sua giovane prestanza fisica, non le incuteva timore, anzi, in qualche modo si sentì chiamata verso di lui.

Si rivestì senza asciugarsi, mentre il ragazzo rispondeva alle sue domande.

– Chiedo scusa mia signora, non avevo intenzione di spiarvi, sono un pastore che è venuto a lavarsi di dosso il sangue di un lupo appena ucciso, non sapevo che avrei disturbato il vostro bagno.

Lei sorrise un po’ incredula

– Hai ucciso un lupo?

 – Si, da giorni massacrava il mio gregge … ho appena finito di scuoiarlo.

– Sei così coraggioso e forte da affrontare un lupo? Ma dai non ci credo!

Anche lui passò ad una forma di dialogo più confidenziale

– Puoi non crederlo ma è così …

 - Mi faresti vedere la pelle di questo lupo?

Lei gli si era avvicinata a pochi centimetri di distanza, poteva vedere bene il colore verde dei suoi occhi.

In quel momento il cielo e la terra si incontrarono. Si guardarono per secondi infiniti e una scintilla scoccò tra loro, come quella provocata da due pietre focaie.

La condusse al suo capanno, nella radura e le mostrò la pelliccia del lupo, lei era sbalordita.

– Per il villaggio questa sarà la mia prova di passaggio, da domani potrò pretendere una moglie.

– Hai già una promessa sposa?

– Ne ho in mente una!

Lei rimase un po’ delusa da quell’affermazione, sembrava dispiaciuta.

– Tu sei promessa a qualcuno?

 – No, non ho fatto promesse a nessuno …

 - Se ti chiedessi di considerarmi tuo promesso cosa mi risponderesti?

Lo guardò dritto negli occhi, lui stava facendo lo stesso con lei, avrebbe risposto di si, non sapeva perché ma avrebbe detto cento volte di sì a quegli occhi e a quel sorriso, ma non poteva fidarsi di uno sconosciuto, per quanto il suo sesto senso gli desse fiducia

 – Ti risponderei che sei matto, non ci conosciamo, non sappiamo neppure i nomi l’uno dell’altra …

 - Questo è vero, ma io ho sentito qualcosa qui nel petto quando ti ho vista e più ti avvicini e più sento che mi brucia.

Si era indicato il punto del cuore, lei seguì con lo sguardo il movimento della sua mano e notò i graffi sul torace. Istintivamente portò le mani a quei graffi.

– Sei stato ferito dal lupo! È pericoloso, ti può fare ammalare. Ti posso aiutare, devo solo cercare le erbe giuste nel bosco, resta qui torno subito!

Sparì in un attimo verso il bosco, lasciandolo sbigottito e con il timore di non vederla mai più. Non fu così, poco dopo lei tornò con delle erbe in una mano e masticando qualcosa.

Gli si avvicinò, si inginocchiò davanti a lui e si tolse dalla bocca ciò che stava masticando. Una poltiglia delle erbe che aveva raccolto. La mise delicatamente sulle ferite.

– Hai delle pezze per poterti fasciare, nel tuo capanno?

– Si, mia madre mi ha procurato del panno di lino …

 - Andrà benissimo!

Entrarono nel capanno e trovarono il panno. Lei prese il pugnale che teneva infilato nel calzare di pelle e ne fece delle strisce con le quali lo fasciò.  Nel passargli le fasce intorno al torace, si avvicinò come in un abbraccio, il giovane aspirò il profumo della sua pelle pulita e quell’odore gli provocò una forte reazione all’inguine, non gli era mai capitato in questo modo improvviso ed imperioso davanti ad una ragazza, lei non se ne accorse, ma lui arrossì timido. Lei vide il rossore e sorrise a sua volta imbarazzata, sentiva il calore del corpo del ragazzo ed ebbe fortemente il desiderio di potergli accarezzare il torace, oltre il necessario per la fasciatura.

– Domani prendi queste altre erbe che ho portato, pestale in un mortaio e applicale sui tuoi graffi, ti aiuteranno a guarire prima e non ti verrà la febbre, se non hai un mortaio sminuzzale con i denti …

 - Non potresti tornare anche domani?... Mi potresti aiutare tu …

Lo sguardo del ragazzo era sincero e si capiva che voleva veramente rivederla

– Vuoi … che io torni domani?

Si guardarono ancora negli occhi, lui annuì senza parlare, poi i loro sguardi iniziarono a posarsi sulle reciproche labbra. La scintilla di prima diventò fuoco e li incendiò da dentro. Senza sapere perché, come, in che modo, nella loro purezza e nella loro passione si avventarono l’uno sulle labbra dell’altra, le mani a percorrere ogni centimetro di pelle nuda fino a cercarne di più. Con foga, con il cuore che correva veloce e la bramosia di trovarsi pelle contro pelle, si tolsero freneticamente, reciprocamente, gli indumenti di dosso. Non avevano esperienza né di baci né di amplessi, ma fu tutto così naturale ed istintivo che ogni bacio diventava migliore del precedente, ogni carezza più sentita di prima. Il giovane reclinò la ragazza sul suo giaciglio coperto di pelliccia, lei avvinse intorno al suo collo le braccia, mentre lui si faceva spazio tra le sue snelle gambe. Fu inizialmente un leggero dolore che sentirono entrambe, restando a guardarsi negli occhi sbarrati, poi l’istinto gli regalò un ritmo nuovo, sconosciuto ma sublime, che li unì nella carne e nell’anima, mentre il loro battito cardiaco sembrava provenire da un unico cuore, fino a cadere sfiniti l’una tra le braccia dell’altro.

 – Ti ho fatto male?

 – Un po’  … all’inizio … per me … era la prima volta …

- Lo era anche per me …

 - Veramente?!

– Si, oggi ho ucciso un lupo e sono diventato uomo con te, mi sento il cuore che scoppia, non sono mai stato così felice e … non so ancora il tuo nome …

- Gwyneth, mi chiamo Gwyneth di Gandar …

- Sei la figlia del Capoclan dei Sassoni?!

Lei ora aveva uno sguardo preoccupato

– Ti dispiace che sono questo? Una Sassone?

– No Gwyneth, io non vedo differenza tra le persone. Io mi chiamo Cillian Flinth sono Celta … per te … fa differenza?

 – No Cillian, neppure per me c’è differenza tra le persone …

- Tra la nostra gente c’è la guerra, dovremmo essere nemici …

 - Ti sembro tua nemica Cillian?

– No Gwyneth e … se sarai la mia promessa sposa … forse inizieremo ad unire anche la nostra gente!

– Allora sarò la tua promessa sposa …

Unirono di nuovo le loro labbra a suggellare questa intenzione, poi Cillian la prese nuovamente, fu  dentro di lei e lei avvolgente lo accolse con la stessa passione. Nel piacere che provarono, più forte di prima, questo fu l’inizio della loro storia.

Questo, fu l’inizio del futuro che avrebbe fatto incontrare Emma e Killian.

 

***

 

Si muoveva ritmicamente con il bacino su di lui, che con la schiena poggiata  al cuscino, le teneva le mani sui fianchi e guidava i suoi movimenti. La guardava in viso,  sentendo fortemente la sua calda, umida e avvolgente presa, mentre contraendosi lo stava portando sempre più vicino all’apice dell’estasi. A sua volta, lei lo guardava amorevolmente negli occhi azzurri, perdendosi in essi, mentre le guance le si infiammavano di un leggero rossore che le rendeva le iridi ancora più verdi. I suoi lunghi capelli biondi ricadevano sciolti sul seno, celandolo alla sua vista. Le sue mani affusolate navigavano sul suo torace, carezzandone gli  addominali, i pettorali atletici e stimolandone ulteriormente il desiderio. Anche lui risalì con le mani verso la stretta vita di lei, seguendo con piacere le sue forme. Lei gli prese la mano destra con la sua sinistra e se la portò sul seno, desiderando il suo contatto e la sua sensuale carezza.

La fiamma della lampada ad olio, sul comodino, adiacente al loro giaciglio, provocò un forte riflesso sul brillante incastonato nell’anello che adornava quella mano affusolata e candida. Il riflesso colpì gli occhi di Killian …

Fu così che si svegliò dal sogno più piacevole della sua vita …

 Il suo capo poggiava, con la guancia, su qualcosa di caldo e morbido. Aspirò il suo odore, odore di donna, l’odore di Emma. Era sul suo ventre, mentre le proprie braccia erano avvinte ai suoi fianchi ed il suo torace disteso tra le gambe di lei. Si rese conto che nessun indumento li separava, era la prima volta che erano così a completo contatto. Ricordò con un sorriso sulle labbra, i momenti passati insieme poco prima. Non si aspettava da lei quel bacio così estremamente intimo, non era riuscito a resisterle, troppo forte il piacere che lei, pur nella sua inesperienza, gli aveva donato. Aveva voluto continuare fino a portarlo al massimo e poi lo aveva accolto, con amore. Questo, aveva sentito Killian, aveva sentito che lei lo amava. Non era facile per una donna così, con tutte quelle difese dovute al trauma subito, dedicare un atto tanto intimo, tipico di una carezza proibita, ad un uomo, se non sentiva per lui una grande passione. Killian sapeva leggere il cuore di Emma. Non era donna di molte parole, diversamente da lui, non esprimeva verbalmente i propri sentimenti. Mentre Killian era capace di trasformare il pensiero per Emma in parole poetiche, lei, contrariamente al suo essere donna, si esprimeva maggiormente con l’azione. Erano complementari anche in questo. Ricordò, che dopo aver ricevuto quel dono di piacere da lei, l’aveva rovesciata sulla schiena e aveva ricambiato allo stesso modo, quel gesto d’amore. Anche lui le aveva regalato carezze intime che lei aveva assaporato, rilassandosi fiduciosa. I suoi baci proibiti si erano prolungati fino a farla gemere di piacere e a chiamare il suo nome, mentre il tremito incontrollabile dei suoi fianchi, aveva segnato il raggiungimento dell’estasi anche per lei. Allora l’aveva abbracciata forte intorno alla vita ed era rimasto con la guancia posata sul suo ventre, mentre il sonno ristoratore tipico dell’amore li aveva fatti scivolare in dolci sogni.

Killian le aveva confessato di essere ormai completamente suo. Si sentiva completamente posseduto dall’essenza di Emma. Ogni fibra del suo corpo, la sua anima, il suo cuore ed il suo cervello gli sembravano costantemente invasi da lei. L’aveva sognata ad occhi aperti e aveva sognato di fare l’amore con lei, in modo completo e totale, anche nel sonno. Pure  in questo momento, ripensando alle sue carezze, sentiva rinascere prepotente il desiderio di possederla. Sarebbe stato così facile e meraviglioso! Era esposta e affidata completamente a lui, avrebbe potuto rubare quel fiore anche subito, ma non l’avrebbe fatto. Voleva che fosse lei a chiederlo, a cercarlo, a desiderarlo e allora l’avrebbe fatta sua, con tutto l’ardore di cui era capace. Si mosse sopra di lei, sfiorandone l’intimità con il suo maschio turgore, la sentì fremere al contato e sentì la sua immediata umida reazione. Baciò con tenerezza il suo ventre e risalendo ancora, continuò a deporle altri baci, in una scia che era la via per arrivare alle sue labbra. Emma si stava svegliando e portò le mani al suo capo, carezzando i neri capelli ribelli. Era ancora assonnata, era molto presto, ancora non era l’alba, l’unica luce che dava colore ai loro corpi nudi, era la fiamma della lampada ad olio sul comodino di Emma.

– Killian …

- Dormi ancora amore mio, è troppo presto per alzarsi …

- I miei piccioni … devo controllarli …

- Ssst … sono in gabbia … non vanno da nessuna parte, ti aspetteranno … è ancora notte, dormi Emma, io vado a controllare i venti, se andrà come penso, tra tre giorni saremo nel Maine … dormi mio dolce cigno … dormi.

Si alzò, la guardò ancora, così meravigliosamente bella; coprì il suo splendido corpo con il lenzuolo, si rivestì e scalzo fece per tornare nella  cabina del Capitano. Un pensiero lo bloccò alcuni secondi, si voltò verso la scrivania e vi si avvicinò, su di essa, davanti allo specchio da tavolo, era ancora poggiato il suo uncino, lo prese e chiudendo piano la porta, tornò nel suo alloggio. Il lume che aveva lasciato acceso, ancora illuminava la stanza, anche se, l’olio che bruciava stava finendo. Lo prese e si diresse deciso verso la boiserie. Posato il lume sulla sedia, spinse il legno di rivestimento e questo scattò all’improvviso, rivelando lo sportello di una piccola cassaforte. Prese l’uncino dalla tasca, dove lo aveva riposto, inserì la sua parte posteriore, quella che si agganciava al manicotto in cuoio che gli copriva il moncherino, nella serratura dello sportello. Lo scatto che si sentì annunciava che la serratura era sganciata. Aprì il piccolo sportello. L’oggetto nero era ancora lì, dopo tutti quegli anni.

I ricordi aprirono il sipario della sua memoria e viaggiarono indietro di dodici anni.

 

***

 

Erano passati buoni due anni da quando Jamie Framer era entrato all’Accademia per allievi ufficiali della Royal Navy. Suo padre, alla fine, aveva dovuto prendere coscienza del grande desiderio di suo figlio che, in quei due anni, era diventato il secondo migliore allievo del suo Corso, il titolo di primo del Corso spettava al giovane Killian Jones, suo fraterno amico, che gli aveva salvato la vita, appena giunto a Londra e che lo aveva accolto nell’Accademia, con affetto e sincera amicizia.

Jamie nutriva per Killian una grandissima ammirazione, sia per il carattere solare e vivace che per la sua intelligenza e le capacità tecniche che possedeva. Spesso Jamie si ritrovava a pasticciare con disegni tecnici e calcoli numerici per il calcolo delle rotte, dovendosi applicare con fatica e all’improvviso arrivava Killian e, in pochi secondi, tracciava linee e risolveva calcoli, senza errori, che lo lasciavano strabiliato. Nonostante le differenze con il Primo del Corso, Jamie era molto bravo ed era da poco stato insignito del grado di Sottotenente, mentre a Killian era toccata la promozione a Tenente. Quei giorni si concludeva l’Anno Accademico e nella immensa sala da pranzo affrescata dell’ Accademia, si sarebbe tenuto un grande ballo di chiusura.

 

 

Il Capitano Liam Jones si stava dirigendo con passo deciso, verso la stanza che suo fratello Killian condivideva con il Sottotenente James Alexander Fraser. Stava per bussare, quando sentì le voci dei due giovani Ufficiali.

 -  Uno, due, tre, mezzo giro … aaarg! Accidenti Jamie!

– Scusami Killian, mi dispiace! 

- Che cavolo Jamie! Sei proprio un orso scozzese! È la terza volta che proviamo questo maledetto passo ed è la terza volta che mi pesti il piede!

– Credo di essere proprio negato per il ballo Killian!

 – Va bè! Riproviamo dai! Non vorrai sfigurare questa sera con tua sorella Elsa e la sua amica Claire no?

 

Quella sera, dopo due anni che non si vedevano, il padre di Jamie, portando con sé la figlia Elsa e la sua amica Claire, avrebbero partecipato al ballo. Jamie aveva descritto la bellezza bionda di sua sorella a Killian, sapendo della sua passione per le bionde, sperava che tra i due scattasse un sentimento, sarebbe stato felice se il suo migliore amico, fosse diventato anche suo cognato, inoltre era sicuramente un ottimo partito per ogni giovane donna di nobili natali.

 

– Allora! Ricominciamo. E uno e due …

 

Liam aprì, alla fine, la porta senza bussare e li trovò abbracciati, aveva sentito benissimo che si stavano allenando per il ballo di quella sera, o meglio, Killian stava dando lezioni di ballo a quel bell’orso scozzese. Gli lanciò comunque una battuta di derisione.

I due ufficiali, trovandosi il Capitano davanti all’improvviso, si staccarono e si misero sull’attenti, porgendo il saluto militare. Liam Tuonò :

- Cosa succede qui! Signori, siamo arrivati al vostro fidanzamento?!

A stento Liam trattenne le risate alla vista della loro espressione facciale.

 – Nossignore! Stavamo svolgendo una lezione di danza per il ballo di questa sera!

Rispose Killian, in quanto avente un grado maggiore rispetto a Jamie.

Liam adesso scoppiò veramente a ridere aggiungendo:

 – Riposo ragazzi! Riposo!

I due giovani obbedirono.

– Ero venuto per darti una bella notizia Killian. Il Re mi ha dato una missione diplomatica nelle Americhe. Dovrò andare nella Colonia del Maine per prendere accordi con il reggente, il Principe James  Charming Pendràgon. Ho riarmato il Gioiello del Reame …

- La nave costruita da nostro padre?!

– Si Killian. Dal momento che quella è la nave migliore, voglio che anche l’equipaggio, sia tra i migliori sul campo. Ho bisogno di un Tenente di bordo e voglio il primo del Corso, tu fratellino. Jamie scusami, nulla contro di te, se eri già Tenente avrei potato anche te, ho visto che te la sei cavata brillantemente con le simulate, sul Gioiello del Reame ..

– Grazie Capitano Jones.

– Appena avrai raggiunto il grado di Tenente e sicuramente sarà presto, chiederò anche la tua presenza a bordo! Ora vi lascio alle vostre “effusioni”.

Rise ancora Liam, mentre andava via chiudendosi la porta dietro e lasciando i due Ufficiali con un’espressione stupita sul viso.

Killian presto sarebbe andato nel Maine, ci sarebbero voluti mesi e Jamie nel frattempo sarebbe tornato in Scozia, per una vacanza presso l’antica dimora del padre.

 

 

La sala da pranzo era stata ulteriormente abbellita, se ce ne fosse stato bisogno, con grandi vasi di fiori.

 Killian notò immediatamente che la bella bruna, Miss Odette, era presente e pregustò l’idea di ballare con lei per tutta la serata e magari appartarsi poi, insieme, in qualche angolo poco illuminato del giardino. Sapeva di non esserle indifferente, già in altre occasioni si erano scambiati focosi baci. Miss Odette non era tipo da farsi pregare molto!

 

I due amici si incamminarono affiancati ed elegantissimi nella loro uniforme di gran galà, Tenente e Sottotenente. Erano due giovani notevoli, non c’era ragazza, donna o uomo che non si voltava a guardarli. Dalla porta principale entrò, in quel momento, un terzetto di cui Jamie conosceva solo due persone, suo padre, Lord Sam Framer Di Heughan e sua sorella Lady Elsa. La giovane bruna, vicina ad Elsa probabilmente era l’amica che aveva portato con sé, Lady Clairette, gli sembrava si chiamasse. Jamie rimase molto colpito alla sua vista. Aveva un portamento estremamente elegante e signorile ed era molto alta. “Perfetta per Jamie” pensò Killian, che si era accorto di come l’amico era rimasto imbambolato, nel momento che sua sorella Elsa la presentò a tutti e due.

Nel momento in cui Jamie si riprese e si decise a presentare a suo padre e al resto del trio, il giovane Jones, Elsa sembrò notare appena il Tenente, anzi il suo sguardo andò oltre la spalla di Killian ed il giovane si chiese cosa o chi stesse distraendo la bellissima sorella di Jamie, non gli era mai capitato che una ragazza gli prestasse così scarsa attenzione! Sentì una voce potente dietro di lui:

 – Signori Tenente e Sottotenente …

Jones e Framer si voltarono e salutarono militarmente il Capitano Liam Jones, la causa della distrazione di Lady Elsa.

 – Dalla somiglianza con il Sottotenente Framer devo supporre di trovarmi davanti a suo padre, Lord Framer!

Jamie, in leggero imbarazzo si affrettò a fare le presentazioni. Lord Framer ed il Capitano si diedero una forte stretta di mano, tipica di due uomini dominanti. Le presentazioni passarono poi a Lord Framer che presentò al Capitano sua figlia e Lady Clairette. Lo sguardo tra Liam ed Elsa fu diretto, lui le pose un galante bacio sulla mano, continuando a guardarla negli occhi

 – Sono incantato My Lady!

Elsa arrossì visibilmente, abbassando timidamente, per un attimo, lo sguardo e facendo un leggero inchino. Liam non perse tempo e chiese alla bella Elsa se poteva avere l’onore di poter ballare con lei durante la serata. Killian e Jamie si guardarono automaticamente l’un l’altro. Elsa era molto presa dal fascino del Capitano Jones e la cosa sembrava reciproca. Jamie pensò che un cognato come il Capitano, sarebbe stato un grande onore, era un uomo eccezionale, non meno di Killian. Seguendo l’esempio di Liam, Jamie colse al balzo l’occasione per invitare Lady Clairette, che meno timida di Elsa e molto sicura di sé, accettò immediatamente il braccio di Jamie. Al contatto con la sua mano, Jamie sentì una sorta di scarica elettrica, chiedendosi se anche la bella Clairette avesse sentito la stessa elettricità.

Killian, quella sera, fu il silenzioso testimone della nascita dell’amore tra quelle due coppie. Jamie e Clairette, su sprono e accordi tra i loro genitori, erano destinati a sposarsi, cosa che i loro genitori non sapevano era che, i due, si erano innamorati al primo sguardo.

La serata continuò con bellissime musiche e danze. Seguendo la “Forma Corretta”, come gli ripeteva sempre suo fratello, Killian ebbe la galanteria di far danzare per prime le giovani meno affascinanti. Iniziò con Maggy Dwein, la quale non stava nella pelle per la gioia. Con sua sorella Penelope, conoscevano i due fratelli Jones da quando Killian era arrivato all’Accademia. Ambedue erano completamente affascinate dal giovane Tenente e non sapevano più cosa inventare per richiamare la sua attenzione. Killian, da parte sua, non era minimamente interessato e se poteva evitarle, lo faceva con un certo tatto, cercando sempre di lasciare un complimento, il più possibile sincero e declinando i loro inviti, comunque, galantemente. Ambedue le ragazze avevano una corporatura veramente grossolana, purtroppo la grazia non era di casa presso di loro e, ad un occhio critico, traspariva tranquillamente che anche l’intelligenza, non era una loro grande dote. Erano rimaste orfane di madre anni prima, cresciute senza una guida femminile, non sapevano comportarsi adeguatamente ed il Barone Dwein, loro padre, faticava spesso a tenerle a bada.

Maggy non era portata per il ballo e pestò i piedi a Killian, con tutto il suo peso, per ben due volte. Finito quel terribile ballo, l’ufficiale le fece un inchino, porgendole un bacio sul dorso della mano e ringraziandola per l’onore. Maggy lo riafferrò per la mano, offrendosi anche per il ballo seguente e Killian dovette declinare l’invito poiché, il ballo seguente era già promesso. Si allontanò andando verso Jamie.

– Amico, ho bisogno del tuo aiuto!

– Cosa Killian?

 – Ho visto che Penelope Dwein mi ha già puntato! Ho appena finito di ballare con sua sorella, che mi ha pestato due volte lo stesso piede che mi hai schiacciato tu … per favore impegna Penelope per il prossimo ballo o finirò all’infermeria a farmi ingessare da Whaile!

  - Va bene, lo faccio solo per te Killian!

 Disse ridendo Jamie.

– No! Fallo per farti perdonare le pestate che mi hai dato, io esco in giardino a prendere aria!

 – Sicuro che non vai a cercare Miss Odette? Mi è sembrato di vederla uscire in giardino con Billy O’Brian!

– Ah! Questa è nuova! Be, comunque io esco!

Killian era rimasto piuttosto deluso, vide che Odette rientrava a braccetto con l’altro suo fraterno amico, il Sottotenente Bill O’Brian. Poco male, in fin dei conti Odette non era proprio il suo tipo! Uscì in giardino e si avviò verso le panchine tra gli alberi, con l’intento di sedersi e riposare il piede dolorante. Più avanti, camminando tra le siepi, notò che suo fratello Liam stava passeggiando con Lady Elsa e parlavano fitto fitto tra loro, si fermò, non per spiarli, ma per tornare indietro e non disturbarli. Lady Elsa, distratta, inciampò e Liam fu velocissimo a prenderla tra le braccia ed evitarle la caduta ed il danno al meraviglioso vestito di seta e organza azzurra che indossava. Killian notò che l’abbraccio di suo fratello, alla bella sorella di Jamie, durò più del dovuto, i loro visi erano molto vicini e si guardavano negli occhi, il bacio che si scambiarono fu molto sensuale. Killian si vergognò di essere lì, non avrebbe detto nulla a Jamie, probabilmente il suo amico si sarebbe imparentato veramente con la famiglia Jones, si disse che se erano rose, sarebbero fiorite. Si voltò verso la porta-finestra della sala, dove gli altri ballavano e si rese conto che, se entrava, non avrebbe potuto salvarsi da Penelope Dwein che lo stava aspettando e già muoveva agitata la mano, in segno di saluto, nei suoi confronti. Fece il suo dovere di gentiluomo e subì altre due pestate al solito piede, in modo piuttosto stoico.

 Mentre il Tenente ballava con la seconda sorella Dwein, Bill si accostò a Jamie

– Mi è venuto in mente uno scherzo per Killian, Jamie!

 – Che hai inventato questa volta Bill?

Il Sottotenente O’Brian era famoso per i suoi scherzi ai danni dei compagni, rivelò a Jamie il suo piano nei confronti di Killian, Jamie scoppiò a ridere

– Bill sei un bastardo! Ma se lo scherzo riesce ci faremo grasse risate!

  

Un paio di giorni dopo il ballo, Killian ricevette uno dei peggiori scherzi che gli erano capitati durante l’Accademia e se non fosse stato per il ripensamento finale dei suoi due amici, si sarebbe ritrovato sposato, suo malgrado, con una delle due corpulente Signorine Dwein.

Una settimana dopo quella disavventura, il Tenente Jones si stava imbarcando sulla Gioiello del Reame. Camminava allegro affiancato da Jamie.

 

 – Quando torno dal Maine lo organizzerò io qualche scherzetto simpatico per voi due bastardi!

 – Dai amico! Non ci hai rivolto la parola per due giorni! Ancora non ci hai perdonato?

 – A causa vostra mio fratello non voleva più portarmi con lui, mi ha fatto una delle sue ramanzine chilometriche sulla Forma Corretta, ha detto che me lo dovevo guadagnare in fiducia il viaggio con lui, non so come non ha pensato di mettermi a fare il mozzo per punizione!

 – Dai Killian che ti dice bene! Conoscerai Emma Swan!

 – Chi sarebbe Emma Swan?

 – Non ci posso credere! Non sapevi che Il Reggente del Maine ha una figlia bellissima? La Principessa Emma Swan Charming Pendràgon!

 – L’hai conosciuta?

 – No per la verità io non l’ho mai vista! Me ne ha parlato mio padre. Il figlio del suo migliore amico, alla morte dei genitori è stato adottato dai genitori di Emma. Si chiama August, non ho mai visto neppure lui, ma mio padre è suo padrino e ha sempre mantenuto contatti con lui. August gli ha descritto Emma come una bellissima ragazza dai capelli biondi. Presto August verrà in Scozia per entrare nell’esercito, mio padre gli darà una mano e abiterà nella nostra dimora, quando non sarà in caserma.

 – Che dirti Jamie, quasi quasi, se è questa meraviglia, potrei anche sposarla! Magari quando torno te la presento!

 – Uomo fortunato!

Risero insieme e salirono la passerella del Gioiello del Reame.

 

Il Tenente iniziò l’ispezione. I componenti dell’equipaggio erano tutti schierati davanti a lui che, con le mani dietro la schiena, camminava impettito avanti e indietro, osservando la loro tenuta. Notò improvvisamente che una delle guardiamarina, nascondeva sotto la fusciacca della divisa, una fiaschetta di rum.

– Guardiamarina Max! Rum?!

 Prese la fiaschetta e la scaraventò in mare.

 – Il rum rende pessimi marinai, non segue la Forma Corretta! Guai a chi altro beccherò con il rum in tasca o in corpo!

 La guardiamarina Max mugugnò qualcosa

 – Hai qualcosa da brontolare Max?

 – Nossignore!

 – Mi sembrava!   

In quel momento arrivava Liam con una cartella rigonfia a tracolla.

– Bene! La mia nave non potrebbe essere in mani migliori con mio fratello!

I due ufficiali salutarono, sull’attenti, il Capitano.

        Riposo Signori!

 – Cosa porti Liam in quella cartella?

Liam poggiò l’elegante borsa di cuoio, sulla quale era stampato in oro  lo stemma del casato  Flinth Jones, su uno dei barili della scorta idrica.

– Un regalo per inaugurare questa tua prima missione Killian, un sestante.

Il giovane Jones prese tra le mani il sestante nuovo di zecca, con gli occhi che gli brillavano di gioia e, mostrandolo a Jamie, lo provarono subito.

Jamie rimase sulla nave anche per il pranzo, gustando uno dei manicaretti del cuoco francese che Liam aveva assolutamente voluto sulla sua nave e poi andò via, salutando i due ufficiali e augurando loro il buon viaggio.

 

Come andarono le cose nel Maine, Killian lo ricordava benissimo. Emma lo aveva attratto come una calamita e non l’aveva neppure vista in volto. Si era innamorato della sua immagine, ma ora si rendeva conto che era la sua anima che lo aveva chiamato, attirato a sé e a lei era successa la stessa cosa. I giorni seguenti, quando ripresero il viaggio per Londra e ripartire con urgenza per la missione segreta datagli dal re, Killian non era stato in sé. Liam lo trovava spesso trasognato, distratto e più di qualche volta lo aveva sorpreso di notte, sul ponte, a guardare le stelle, sospirante. Gli aveva parlato in modo paterno per capire cosa avesse, gli sembrava innamorato, ma non sapeva di chi. Forse Miss Odette? Sperava proprio di no! Era un po’ troppo facile quella donna! Non la vedeva al fianco di suo fratello. Alla fine Killian disse la verità al fratello maggiore. Liam rimase sorpreso, non si erano neppure conosciuti quei due giovani, da dove partiva questa forte infatuazione del fratello? A vederlo sembrava una cosa piuttosto seria! A Killian non mancava uno stuolo di ragazze, ma era la prima volta che lo vedeva così preso.

 

– Dovresti conoscerla veramente, potresti togliertela dalla mente se ti delude!

– O potrei innamorarmi ancora di più di lei!

– Fratello, l’ideale sarebbe se tu fossi ricambiato!

– Liam, io voglio tornare nel Maine, voglio conoscerla e se sarà come sento … vorrei chiederla in sposa!

 – Killian sei sempre il solito impulsivo! Corri sempre troppo!

– Liam io per primo mi dico che è una pazzia, l’ho scritto anche a Jamie, visto che non ci siamo potuti incontrare per il suo incidente!

 – Cosa credi che ti avrebbe risposto?

 – Sicuramente quello che dici anche tu!

– Già, Killian. Comunque ti prometto che finita questa missione, che ci sta riportando nelle Americhe, sulla via del ritorno ci rifermeremo nel Maine e tu potrai conoscere la “tua Principessa”.

 – Liam … ti volevo chiedere una cosa …

- Che cosa fratello!

– Se … se lei dovesse provare i miei stessi sentimenti, io vorrei regalarle l’anello di nostra madre …

- Di diritto spetterebbe alla mia futura moglie Killian!

– Hai intenzione di sposare Lady Elsa?

– Cosa ne sai di Lady Elsa?

– Scusami, non volevo spiare ma vi ho visti in giardino durante il ballo del gran galà.

- Ora capisco! Ti confesso che Elsa mi piace moltissimo e mi piacerebbe averla al mio fianco per il resto della mia vita. Le ho scritto alcune lettere per il momento, ma dovrò andare in Scozia da lei per dichiararmi ufficialmente e chiedere la sua mano. Comunque Killian se nel Maine le cose andranno come tu desideri, l’anello di nostra madre, sarà il mio regalo per le vostre nozze. Fu disegnato da nostro padre per lei, è un anello degno di una principessa, quello che nostro padre diceva di lei “la sua principessa”. È un anello simbolo dell’amore più puro e credo che vi porterà fortuna, lo darai alla “Tua Principessa”.

– Grazie Liam sei il fratello migliore che avrei potuto mai avere!

– Si lo so fratellino!

Risero insieme abbracciandosi fraternamente. Non sapevano che il destino presto avrebbe spezzato la vita ed il sogno d’amore di Liam e avrebbe tracciato una nuova rotta in quella di Killian, che sarebbe diventato pirata e non si sarebbe permesso di tornare dalla Principessa Emma.

 

***

 

Ora il destino stava prendendo una nuova piega, era come se avesse fatto un largo giro e, come aveva detto la stessa Emma, il cerchio si stava chiudendo. Ciò che non era successo dodici anni prima, in qualche modo si stava verificando adesso.

L’oggetto nero era in quella cassaforte da dodici anni, muto aveva atteso tutto quel tempo. Era lì anche quando il cuore di Killian era stato occupato da Milah, ma per lei non aveva mai sentito il desiderio di aprire quella cassaforte.

Prese in mano la piccola scatolina nera e l’aprì, il luccichio del brillante incastonato sull’anello di Lady Helen Flinth Jones, sua madre, ferì gli occhi di Killian, così come aveva fatto nel sogno di poco prima, indossato dalla mano di Emma.

Doveva essere suo. Quell’anello sarebbe potuto appartenere solo ad Emma e a nessuna altra donna. Lui non ne voleva altre. Nessuna al mondo era come lei. Il legame che li univa aveva qualcosa di profondo, magico, antico. Decise che sarebbe stato il regalo che le avrebbe fatto, come portafortuna, da tenere con sé anche quando lui non poteva essere al suo fianco per proteggerla.

Richiuse la scatolina e la pose nel cassetto della scrivania. Richiuse la cassaforte e la boiserie. Uscì dalla sua cabina e si diresse sul ponte.

Il vento iniziava a soffiare a loro favore, le vele si stavano gonfiando. Secondo le sue previsioni, ora, veramente, in tre giorni sarebbero giunti nel Maine. Provò una improvvisa preoccupazione per l’incolumità di Emma, una sorta di presagio. Pensando fortemente a lei e desiderando di proteggerla, la sentì molto vicina. Due braccia sottili e delicate, nel buio, silenziosamente e dolcemente lo abbracciarono da dietro, mentre la guancia di Emma si posava sulla sua schiena. Killian sorrise e si voltò abbracciandola stretta, chinando il viso verso il suo, che si protendeva verso le sue labbra. Il loro bacio fu dolcissimo, pregno d’amore e del desiderio di protezione di Killian.  Fu lui a sciogliere l’abbraccio per primo, a prenderla per mano dicendole:

- Amore mio, vieni con me, voglio mostrarti una cosa che voglio darti ..

Emma non disse nulla e con le dita intrecciate alle sue, lo seguì verso l’ufficio del Capitano. Entrarono e lui andò verso la scrivania, prelevando la piccola scatola nera di velluto dal cassetto.

– Volevo tornare da te e chiederti di sposarmi Emma, questo era l’anello nuziale di mia madre. Mio padre lo aveva disegnato per lei, è il simbolo di un amore puro, come lo è il mio per te ..

        Killian … io non posso accettarlo è troppo importante per te ..

 – Tu, sei importante per me Emma, non ti sto chiedendo di sposarmi, voglio dartelo come pegno del mio amore e come portafortuna, voglio che ti protegga e ti riporti sempre da me, anche quando saremo distanti. Mia madre e mio padre sarebbero stati felici di conoscerti Emma, sei una donna eccezionale, più che altro sono io indegno di te …

- Non dire così Killian, non è vero, ti ho già detto che per me non contano ricchezza né ceto sociale, rispetto all’amore. Tu sei un uomo meraviglioso, generoso, altruista, la tua nobiltà non è nel blasone della tua famiglia, bensì nel tuo cuore. Vorrei tanto poter tornare indietro, al giorno del mio diciottesimo compleanno, quando mi sono voltata e tu stavi andando via, ti fermerei e ci guarderemo negli occhi, ci saremo conosciuti allora, vorrei ballare in quella sala, come avremmo fatto e vorrei che il mio primo bacio fosse stato come doveva essere, con te. Stiamo andando nel Maine, è come se veramente tornassimo indietro a riprenderci qualcosa che ci è stato rubato, tu sarai con me Killian, torneremo in quella sala e ricominceremo dall’inizio.

Gli mise le braccia intorno al collo cercando con le labbra quelle di Killian.

Non si aspettava quel discorso fatto di getto da Emma, ne fu commosso, ricambiò il bacio, poi si inginocchiò davanti a lei, le prese la mano sinistra con la sua di legno e con la mano buona le mise l’anello. Le stava perfettamente, Killian ne era stato sicuro.

 – Avrei voluto metterti questo anello dicendoti “con questo anello io ti sposo”, prendilo come promessa del mio amore per te, ti ricorderai di me Emma e saprai che anche lontani io ti amerò per sempre e, se tu mi vorrai, sempre tornerò da te. Ho solo una domanda da farti tesoro. Se fossi tornato allora, avresti accettato la mia proposta?

Emma aveva le lacrime agli occhi per l’emozione e un nodo in gola le impediva di parlare. Volle riuscire a dire quello che sentiva e fece un grande sforzo per rispondere.

– Si, mio Caro, avrei accettato, ti avrei detto cento volte di si, perché è quello che voglio di più al mondo!

Era quello che Killian voleva sentirsi dire, era quello che lei voleva fargli sapere. Poi il fremito della passione li invase. Si scambiarono infiniti baci, cercandosi disperatamente sempre di più, le mani che percorrevano i loro corpi, desiderosi di essere nuovamente nudi e vicini, di riavere il momento precedente, di fare l’amore in quel modo alternativo, finché Emma non gli avesse chiesto di più. Era meraviglioso anche così, lei prendeva sempre più sicurezza e fiducia, stavano imparando a conoscersi anche carnalmente, stavano imparando ad amarsi e a darsi reciprocamente piacere. Velocemente, con bramosia, le loro mani si insinuarono sotto i pochi indumenti che indossavano e vennero fatti cadere sul tavolato della nave. Killian prese Emma in braccio e l’adagiò sul suo letto.

Killian come Cillian, Emma come Gwyneth …

Era vero, stavano tornando indietro, il destino gli stava dando la possibilità di essere riscritto.

Il diamante brillava all’anulare di Emma. Era una pietra che aveva impiegato millenni per raggiungere la sua perfezione, quale simbolo migliore per il loro amore. Un amore che esisteva da secoli, che aveva sfidato il tempo, lo spazio, la morte …

Si amarono ancora, nel loro modo speciale.

Fuori  era buio … l’aurora poteva ancora aspettare ...

 

 

Angolo dell’autrice

Che altro dirvi che non ho detto in questo capitolo? Abbiamo visto la magia della nascita dell’amore nella purezza di due giovani anime. È sempre così l’amore, sa di magia, quindi sperando che il capitolo vi sia piaciuto, auguro a tutti i lettori e ai miei fedeli recensori di incontrarla veramente questa magia.

BUON SAN VALENTINO A TUTTI

Con affetto  Lara

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Capitolo 20
*** Ritorno alle origini ***


Ritorno alle origini

XX Capitolo

Ritorno alle origini

 

Ci si può sentire ebri d’amore? Killian conosceva bene l’effetto del rum, il suo sapore dolcemente aromatico, con quel retrogusto fortemente alcoolico. Bere era stato, per lungo tempo, un rimedio al suo dolore ed alla sua solitudine interiore. L’alcool in corpo lo aveva scaldato, reso euforico, spavaldo, pronto alla rissa ed al duello. Quando ne aveva bevuto troppo, gli aveva fatto perdere la lucidità, lo aveva intorpidito e, in alcune occasioni, lo aveva fatto sprofondare in un sonno senza sogni o, dove vi erano stati, si erano manifestati come incubi.

Era sveglio, sdraiato supino sul suo letto, il braccio destro dietro la testa, poggiata sul cuscino. Al suo fianco, Emma si era riaddormentata, dopo che,  nuovamente, avevano provato la frenesia della passione ed il paradisiaco piacere delle loro carezze e dei loro baci, sempre più intimi ed intensi. Killian sentiva ancora sulle labbra il sapore salato dell’eccitazione di Emma, probabilmente per lei era lo stesso.

 Non avrebbe mai scambiato quel gusto con quello del rum. Non avrebbe mai scambiato l’effetto che Emma gli scatenava, con quello dell’alcool. Voleva essere perennemente ubriaco di lei! Sentire costantemente quel calore nel petto, l’adrenalina scorrere nel sangue ed il cervello all’erta. No! Decisamente essere ebri d’amore era molto più salutare che essere ebri di alcool.

Emma, la sua medicina, aveva fatto battere di nuovo il suo cuore spezzato, gli aveva dato un nuovo scopo nella vita, lo aveva riportato alle sue origini, alla purezza del suo animo che, in quegli anni bui, trascorsi dalla morte di Liam, aveva dimenticato di avere. I suoi ideali erano gli stessi di Emma e insieme stavano costruendo qualcosa di importante per gli altri. La missione di Emma era importante e lui le sarebbe stato accanto, quanta gente avrebbe migliorato la sua sorte, se Emma sarebbe stata ascoltata! Il riflesso si sarebbe avuto in tutte le tredici colonie e in tutta la Bretagna.

Si alzò silenziosamente, non la voleva svegliare, avevano dormito così poco quella notte!

Indossò le brache di lino bianco e i pantaloni di pelle. Scalzo e a dorso nudo, si diresse alla sua scrivania. Prese il diario di bordo e, intingendo la penna d’oca nel calamaio, lo aggiornò.

 

Anno Domini MDCCXXVI I Giorno del  VII mese

In seguito ad alcuni giorni di stallo, per venti sfavorevoli, si registra in data attuale la ripresa degli Alisei a favore della navigazione. Entro tre giorni, alla velocità dei nodi attuali, si prevede l’approdo nella Colonia del Maine.

Note:

 Incontro con la nave ammiraglia della Royal Navy.

Notizie riportate dall’Ammiraglio Framer, sulla sicurezza della navigazione. Il famigerato pirata Captain Hook è  affondato con la sua nave pochi giorni or sono. Conclusa la caccia da parte della Royal Navy e annullata la taglia sulla sua testa.

Lo scrivente non può che rallegrarsene!

 

Killian sorrise, ricordando la trovata di quel “genio” di Jefferson, probabilmente Jamie gli avrebbe mandato la ricompensa della taglia, li aveva sentiti accordarsi in merito. Fox riusciva sempre ad ottenere qualche guadagno …

Emma si girò nel letto. Il lenzuolo  le scese dalla schiena, lasciandola scoperta fino a far intravedere l’inizio arrotondato dei glutei. Lui pensò che fosse l’essere più armonioso che avesse visto in vita sua, la sua pelle bianca e perfetta, quella schiena e quei fianchi sinuosi che gli stava mostrando, inconsapevolmente, adesso ... Pensò che se si era innamorato di lei, anche senza averla vista in volto, qualche buon motivo c’era anche nella sua anatomia posteriore! Rise di sé al pensiero. Quello che amava veramente di Emma, da che l’aveva conosciuta, era il suo cuore, la sua forza interiore, il suo coraggio e anche la sua testardaggine. Non poteva negare comunque che toccarla, darle piacere e … berla come il rum, lo riempiva di gioia e lo faceva sentire come il padrone del mondo, mentre ricevere le sue carezze intime ed il contatto con lei, gli davano ogni volta la visione del Paradiso.

 Se solo lei gli  fosse appartenuta completamente …

La mano sinistra di Emma sporgeva dal letto ed  al suo anulare, che da tanto non portava la fede matrimoniale, ora c’era l’anello con il solitario che lui le aveva regalato. Era il simbolo del loro amore, un nodo per tenerla legata a sé, nello spazio e nel tempo.

La guardava e la voglia di toccare ancora la sua pelle candida non era  sazia. Come se lei lo avesse sentito, si svegliò, si girò verso di lui e si mise seduta sul letto. Il sui  seni, alti e sodi, furono coperti dai lunghi capelli biondi, Killian notò che ancora si vedevano, evidenti, i segni dei baci che le aveva lasciato su di essi. Si disse che doveva essere meno irruento con quella pelle delicata …

Emma si alzò per raccogliere la sua tunica di lino e indossarla. Killian non resistette oltre, agilmente e velocemente si diresse verso di lei, la prese tra le braccia, ancora nuda e si impossessò nuovamente delle sue labbra. Era ancora un po’ assonnata, ma il tocco caldo e umido della lingua del suo amato, era troppo invitante, intrecciò la sua a quella di lui, in una ennesima danza, i sensi ora completamente svegli. Killian portò le mani ai suoi morbidi glutei, la tirò su, verso di sé e lei agilmente avvinse le gambe intorno ai fianchi di lui. Ricaddero di nuovo sul letto e Killian dimenticò di essere meno irruento, affamato come era della sua carne. Si baciarono ancora a perdifiato. No, decisamente non sarebbero mai stati sazi l’uno dell’altra!

– Dovremmo alzarci Killian o l’equipaggio verrà a cercarti!

– Metterò un cartello fuori dalla porta, con scritto di chiamarmi tra tre giorni, quando saremo arrivati!

Poteva essere una buona idea! Ma bisognava organizzarsi per la missione. Controvoglia Killian si distaccò dal corpo caldo e morbido di Emma, si finì  di vestire e riprese il contegno ed il cipiglio del Capitano, tornò alla scrivania e spianò su di essa una cartina geografica che evidenziava le varie rotte che si  potevano seguire. Cercò la più breve e diede un’occhiata ad un puntino, che aveva inserito proprio lui. Altre due settimane, con il vento in poppa e, quel puntino, si sarebbe trasformato nella splendida visione, della natura incontaminata dell’isola di Neverland. Sarebbe stato stupendo, portare Emma con sé sulla sua isola. Era sicuro che lì avrebbe superato completamente il trauma subito e sarebbe riuscita a lasciarsi andare completamente a lui. Si ritrovò ad immaginare la scena, con il sottofondo dei suoni degli uccelli che popolavano Neverland.

 – Scenderò dalla nave come Lady Barbra, alloggerò alla taverna di Granny, non si dovrà sapere che Emma Swan è tornata. Granny mi conosce dalla nascita, lei e sua nipote Ruby sono dei nostri. Fanno parte del gruppo di Giacobiti riunito da mio padre. Ruby darà notizia ai miei genitori del mio arrivo e andremo da loro per organizzare il meeting con gli alleati. Vorrei presentarti una persona a me molto cara … Verrai con me Killian?

– Ti ho già detto che ti seguirò Emma! Ho uno strano presentimento di pericolo e non voglio che tu corra rischi inutili. Sei sicura della fedeltà di questo gruppo di Giacobiti? Ti conoscono?

 – La fedeltà può essere sempre relativa! Comunque chi mi conosce, quando sono Barbra, sa che sono in incognito e mi si rivolge come Barbra anche davanti agli altri, informati e non. È la stessa tattica che uso a Storybrook. Riguardo a te, ovviamente non si dovrà sapere che sei Captain Hook, manteniamo gli accordi con Jamie, potrai usare il tuo primo cognome, Jones è più conosciuto. Riguardo alla mano di legno … pensavo di realizzare dei guanti con il tuo panciotto di pelle lacerato … dovrei riuscirci in questi tre giorni …

Killian sorrise, quella donna pensava proprio a tutto, intelligente scaltra … come non si sarebbe innamorato di lei?

  - La spada avrà la sua importanza durante il meeting … mi allenerai ancora questi ultimi giorni?

- Ne puoi star certa Swan e sai che lo farò senza pietà, voglio essere sicuro che potrai battere anche me!

– Mi vuoi trasformare in un vero pirata Capitano?

– Per quello, penso che nel profondo del tuo animo tu sia abbastanza selvaggia da esserlo già!

Lei gli si accostò seducente

– Dici sul serio Capitano?

 – Tranne quando sei così dannatamente sensuale Swan! In questi momenti mi atterri senza bisogno di combattere …

Le loro labbra si unirono ancora, avide. Poi, sciolto l’ennesimo abbraccio Emma tornò nel suo alloggio, avrebbe indossato nuovamente i pantaloni e sarebbe stata pronta per combattere con Killian. Anche il giovane Eddy avrebbe partecipato all’allenamento. Il ragazzo si stava mostrando veramente volenteroso ed eseguiva alla lettera le consegne che il suo Capitano gli aveva dato, riguardo a flessioni e arrampicate sulle cime degli alberi della nave. Presto sarebbe stato un invidiabile spadaccino, come aveva pronosticato Emma e come aveva avuto modo di osservare Killian.

Quegli ultimi tre giorni passarono tranquillamente. Tra la ciurma aleggiava una sorta di euforia, era sempre così, quando la terra si avvicinava  e i marinai pregustavano il piacere di cibo fresco e la compagnia di qualche signorina, disponibile, nelle bettole del porto.

Emma era riuscita a realizzare i guanti in pelle nera per il suo Killian e quando questi li aveva indossati, era rimasto per un attimo senza parole; sembrava riavere ambedue le mani e non si notava affatto che la sinistra era una semplice protesi di legno. Aveva guardato prima le mani e poi Emma, davanti a lui, avrebbe voluto veramente riavere la sua mano sinistra, lei gli lesse nel cuore e d’impeto gli portò le mani al viso, baciandolo teneramente

 – Con la mano, senza o con l’uncino, Killian, per me fa lo stesso, sei sempre tu!

Lui sentì il calore nel petto espandersi, era un fuoco che Emma sapeva mantenere acceso. Ringraziò mentalmente il Signore di averla posta sulla sua strada, chi l’aveva chiamata “La Salvatrice” aveva avuto ragione. Quella donna sapeva portare la gioia e il bene dove arrivava, aveva salvato anche lui dall’oscurità, riempiendolo con la luce dell’amore.

Il penultimo giorno di viaggio, si sentì provenire dalla cambusa un profumo goloso, che suscitò la curiosità di tutti, era la seconda volta in quel viaggio che si sentiva. Un regalo della Principessa per loro, una torta al cioccolato, come quella che aveva già cucinato con Paul. Per la sera Emma chiese di poter cenare tutti insieme, voleva ringraziarli per l’impegno e la gentilezza che quei rudi pirati le avevano mostrato. In realtà era lei che con la sua, di gentilezza, li aveva conquistati. Tutti erano disposti a dare la vita per la sua causa, poiché era anche la loro. L’avrebbero scortata come sua guardia personale. A bordo sarebbe rimasto Eddy con Anton “Il prete” e Dave “Il bardo”, gli altri sarebbero scesi con lei e Killian.

 La serata si concluse con il suono del violino di Bardo che con allegria eseguì una serie di vivacissime ballate irlandesi. Tutti si sentirono riportati a casa, nella loro Irlanda. Emma amava molto quel ritmo, rise di cuore nel vedere Max e Fox ballare insieme nel loro modo folcloristico, sembrava non toccassero i piedi per terra.

Killian la osservava amorevolmente, con i suoi occhi azzurri, pensando che se il  destino fosse stato diverso a quell’ora potevano essere sposati e vivere felicemente nella sua Drogheda, a continuare il lavoro di suo padre e a crescere dei bambini.  Si sorprese di sé stesso realizzando cosa stava pensando. In fin dei conti lui era così, aveva amato la sua famiglia e aveva ricevuto amore. Da ragazzo era convinto che un giorno avrebbe conosciuto la sua principessa bionda e avrebbe seguito l’esempio di suo padre. Il calore di una casa, di una donna che l’ amava, l’abbraccio di bambini che gli correvano incontro al ritorno a casa. Cosa poteva valere di più al mondo rispetto a queste normali cose? Eppure queste normali cose gli erano state negate. Non avrebbe mai accarezzato la testolina bionda di una piccola Emma o i capelli bruni e ribelli di un piccolo Killian. Sentì un buco nel cuore e i suoi occhi si velarono di tristezza. L’unica certezza era che in quel momento, la donna che amava e che credeva lo amasse, era lì, voleva godere della sua presenza e del suo calore. Mentre Emma ancora rideva nel guardare quei due improbabili ballerini, si avvicinò alle sue spalle, le cinse strettamente la vita ed affondò il viso nei suoi capelli profumati ai fiori di campo, si spostò verso il suo collo e le depose un bacio caldo, come erano calde le sue labbra, nel punto in cui la giugulare, pulsava forte per quell’improvviso contatto.  C’era della nostalgia in quell’abbraccio e in quel bacio, Emma l’avvertì nel profondo dell’anima e desiderò poterlo cullare tra le braccia  e rassicurarlo. Ebbe un’idea. Voltandosi verso le labbra che si stavano distaccando da lei, gli sussurrò di cantarle nuovamente la ballata della “Principessa addormentata”, lei avrebbe suonato la chitarra spagnola e Bardo si sarebbe inserito con  il violino. Quella chitarra aveva su Killian un potere quasi “magico”, Emma lo sapeva, poiché lui le aveva raccontato la sua storia. Killian non poteva negarle di esaudire quel piccolo desiderio e andò a prendere la chitarra. I pirati non potevano credere ai loro occhi, quando il Capitano tornò. Lo avevano sentito suonare tante volte quello strumento, quando era vivo Liam, ma dopo la sua morte e in seguito al dramma di Milha e alla perdita della mano, tutto era cambiato. Come era riuscita Emma in quel miracolo, non sapevano spiegarselo. Quella sera risentirono la calda voce di Killian cantare per lei e, chi di loro conosceva la canzone, contribuì facendone il coro.     

 

Maine, sede del governatorato

Il vecchio cannocchiale era sempre ancorato al muro dell’ampio terrazzo. Con passo sinuoso la donna dai capelli nero corvino, tenuti in una alta ed elegante acconciatura, si accostò ad esso. Da quando White Margaret le aveva detto che un piccione viaggiatore aveva annunciato l’arrivo di Barbra, tutti i giorni, più volte al giorno, si dirigeva ad osservare l’orizzonte. Il sole di luglio splendeva caldo, ma lei sembrava non sentire quel calore, nonostante il suo nero abito vedovile, attirasse maggiormente i raggi. Era una donna affascinante, nonostante i suoi 52 anni d’età, pochi di più di White Margaret. Quel vestito nero fasciava il suo splendido corpo che, non avendo conosciuto gravidanze, si era mantenuto in forma smagliante, grazie anche alla cura che lei aveva per sé stessa, alla dieta salutistica e alle nuotate quotidiane che adorava. Non meno, l’aiutavano a mantenere la freschezza del suo viso, una serie di oli e creme che lei stessa creava, grazie alla profonda conoscenza delle erbe.

Erano circa tre mesi che sapeva la notizia, certo Barbra doveva organizzare il viaggio e soprattutto trovare la nave ed il capitano giusto per la sua missione! Da circa quindici giorni la donna osservava con impazienza l’orizzonte. Forse i venti non erano stati favorevoli, infatti secondo i suoi calcoli Barbra doveva già essere arrivata.

Con la mano affusolata portò il cannocchiale verso il suo occhio castano. Un punto si vedeva ad occhio nudo all’orizzonte. Le lenti le confermarono che si trattava di una nave. Le vele erano gonfie di vento, entro 24 ore sarebbe approdata. La donna fu certa di chi si trattasse. Un sorriso sui bianchissimi e regolari denti, distese le sue labbra rosse, facendo svanire la piccola cicatrice che solcava il suo labbro superiore.

– Era ora Miss Swan!

– Regina! Ci sono novità?

La voce ansiosa di White Margaret le arrivò alle spalle. Nonostante l’affetto che nutriva per la sua “figliastra”,  questo era per lei la Principessa,  alcune volte non ne sopportava neppure il tono della voce, ma in questo frangente, poteva capire la sua ansia. Da tanto non vedeva sua figlia Emma e il viaggio si stava protraendo più del dovuto. Emma tecnicamente era sua nipote, figlia della sua figliastra, ma i sentimenti che nutriva per quella ragazza erano molto più profondi di quelli di una nonna. Regina considerava Emma come sua figlia. Aveva aiutato Margaret durante la gravidanza, l’aveva assistita con Frate Benedictus durante il parto e, per prima, aveva tenuto quella piccola creatura rosea tra le braccia. Aveva pianto, stringendola al petto, lei che non aveva avuto la gioia di avere figli. Aveva vissuto di riflesso la maternità di Margaret e avevano allevato insieme quella splendida bambina. Regina riusciva ad avere, con la piccola Emma, un atteggiamento autorevole e affettuoso che le aveva fatto conquistare la stima e il profondo affetto della bambina. Ciò che Emma non chiedeva alla madre, lo chiedeva a lei, ciò che non confidava alla madre lo confidava a lei. Per prima Regina aveva capito il turbamento di Emma nei confronti del giovane Tenente Jones. La ragazza aveva allora appena diciotto anni e per la prima volta in vita sua aveva sentito i turbamenti dell’amore. In modo singolare, giudicò allora Regina, ma estremamente profondo. Quante volte si era rifugiata nell’ala del palazzo dove si estendevano gli appartamenti privati di Regina, a sospirare per quel ragazzo, che neppure aveva visto in viso, a fantasticare su di lui a voce alta con lei! Nonostante la corte del Duchino Neal Mc Cassidy, erano passati due anni per far calmare quel fuoco che ardeva dentro il cuore della ragazza. Si, calmare, non spegnere. Regina era convinta che se un giorno Emma avesse incontrato quell’uomo, il fuoco sarebbe divampato in un incendio, sapeva quanto fosse passionale la “sua bambina”. 

Purtroppo non avrebbe potuto incontrarlo più quel bel giovane. Regina lo aveva visto bene dalla sua finestra, insieme al fratello, quando erano arrivati a cavallo e quando se ne erano andati. Il ragazzo era stato attratto dalle voci di Emma e August, mentre si allenavano in giardino, ma il fratello lo aveva richiamato e lei aveva visto Emma correre verso il suono dei loro cavalli e perdere l’occasione di vedere quel bel viso, che si era appena voltato sul suo cavallo. Emma e Killian, così si chiamava il Tenentino, sarebbero stati una coppia notevole, ma le cose erano andate in altro modo. In più, si era saputo che i due fratelli Jones erano morti, poco dopo la loro visita nel Maine, in seguito ad una importante missione militare per il Re Guglielmo III. Ricordava quanto aveva pianto Emma alla notizia e sentendosi sola, mancandole sia la speranza di poter incontrare quel ragazzo, che suo fratello August, partito per la Scozia, aveva sposato Neal. Regina le aveva consigliato di aspettare. Forse all’orizzonte c’era un amore intenso da vivere, per lei. Quando August tornò con il suo stupendo amico, James Fraser, Tenente della Royal Navy, l’aveva in tutti i modi indirizzata verso di lui, ma nonostante il fascino indiscutibile del giovane Jamie e l’amicizia che si era creata anche con Emma, il legame con Neal era stato più forte e Jamie con August furono suoi testimoni di nozze.

 – Ottime notizie direi! Guarda tu stessa Margaret, la nostra Emma sta tornando a casa!  

White Margaret guardò a sua volta, dopo di che abbracciò calorosamente Regina, baciandola sulle guance e scappando a dare la notizia al suo amato James. Regina alzò gli occhi al cielo asciugandosi le guance. Certe volte Margaret era troppo espansiva per i suoi gusti, una delle cose che non sopportava in lei, ma sorridendo pensò che quella era la sua natura, non sarebbe stata lei altrimenti. Guardò ancora attraverso il cannocchiale, la nave era ancora più vicina. Avrebbe fatto avvisare Granny, la stanza per Lady Barbra, sarebbe stata già pronta al suo arrivo. Non vedeva l’ora di riabbracciare la “sua bambina” e di ringraziare il Capitano, di quella splendida nave, che l’aveva riportata a casa.   

 

 

Sulla Stella del Mattino era quasi ora di cena, l’ultima di quella prima parte di viaggio in mare. Killian aveva chiesto a Paul di preparare qualcosa di speciale, per cenare con Emma, nella sua stanza. Le scorte erano agli sgoccioli e Jambon dovette ripiegare sulle patate, preparando un delicato purè e uno stufato al rum, misto ad una salsa piccante, che contrastava con il sapore dolciastro del liquore.

Emma aveva indossato il vestito rosso, sapeva che a Killian piaceva molto. Lasciò i capelli sciolti e cercò la spazzola. Strano! Dove l’aveva messa quella spazzola? Nel cassetto non c’era! Le venne spontaneo aprire anche l’altro, ma questo, ricordò, era chiuso a chiave e Killian le aveva detto che Milah ne aveva buttato le chiavi in mare. La assalì una strana curiosità che, in tutto quel tempo del viaggio, non l’aveva mai sfiorata. Improvvisamente ricordò che, la sera delle sue nozze, Neal le aveva fatto vedere come aprire la serratura del suo baule, usando una semplice forcina. Forse, di quella orribile sera, era rimasto un ricordo utile!

Prese una delle sue forcine metalliche, la piegò come aveva visto fare a Neal e la introdusse nella serratura del cassetto. Armeggiò insistentemente per qualche minuto, era diventata una specie di sfida con sé stessa … Uno scatto! Evviva! C’ era riuscita! Non le parve vero.

Con le mani tremanti, come se stesse compiendo un reato, intrufolandosi nella privacy del Tenente Jones, proprietario di quella scrivania, aprì il cassetto. Vide, per prima cosa, una scatola di carboncini, una riga di legno, due matite e al di sotto un album di fogli da disegno. Lo prese e lo aprì.  Killian sapeva disegnare veramente bene! Quanti talenti aveva quell’uomo?! Riconobbe perfettamente il vestito che aveva indossato al galà del suo diciottesimo compleanno. La sua figura vista di spalle, come l’aveva vista lui quella sera! Emma sentì una forte emozione nel petto. Aveva ricordato tutti quei piccoli dettagli del suo vestito bianco?! Una eccellente memoria visiva! Aveva provato a immaginare il suo viso, era evidente che fosse rimasto colpito da lei e deluso dal non poterlo vedere. L’ovale, del volto disegnato, corrispondeva perfettamente al suo, ma Killian non aveva disegnato i tratti somatici,  era vuoto. Emma fu colpita dal breve messaggio che il giovane Tenente Jones aveva scritto sotto quel viso e capì la gelosia di Milha :

“Sei la principessa della mia vita, Emma. Un giorno ti rivedrò e quel giorno sarai mia. Io ti troverò sempre!”

Killian

Era stato sincero con lei, non ne aveva mai dubitato, ma quel disegno e quel messaggio ne erano la conferma definitiva. Emozionata, con le due mani portò al cuore, palpitante, quel foglio.

Non volle riporlo, lo avrebbe tenuto lei. Stava per rimettere al suo posto il blocco da disegno, quando notò che c’era altro disegnato, un foglio sporgeva di pochi millimetri. Guardò attentamente. Certo! Anche di quello le aveva parlato, il disegno dell’arbusto che aveva ucciso Liam. Non ci poteva credere! Era come aveva sospettato! Aveva studiato troppo a lungo il disegno di quella pianta, sul libro di botanica di Frate Benedictus! Liam era stato ucciso dal Rubeus noctis, la pianta che lei stava cercando! Il potente additivo che avrebbe risolto molti mali, come il buon frate le aveva sempre detto! Killian e Liam avevano trovato il medicinale che voleva il Re.

Come la maggior parte delle erbe medicinali, poteva essere velenosa, ma se usata bene era una medicina portentosa. Killian sapeva dove si trovava, lo aveva detto! Era sull’isola di Neverland e solo lui ne conosceva le coordinate. Doveva convincerlo a portarla su quell’isola, appena finita la missione nel Maine, non importava se ritardassero il ritorno! Era troppo importante!

Mise da parte anche quel disegno e ripose l’album chiudendo il cassetto. Prese lo scialle sopra la sedia e vi trovò sotto la spazzola sparita, iniziò a spazzolarsi i capelli e sentì Killian alla porta che la chiamava. Gli disse di entrare.

 – Sei bellissima Swan! Ti stavi pettinando? Posso pettinarti io?

Emma fu sorpresa da quella richiesta, lui non aspettò neppure la risposta e le tolse la spazzola di mano. La pettinò con delicatezza, amava i capelli di Emma, ogni colpo di spazzola sembrava renderli più brillanti, gli sembravano d’oro. Posò in fine la spazzola e li accarezzò con la mano. Ne prese un boccolo e lo portò alle labbra baciandolo. Emma trovò il gesto sensuale e sentì un fremito di eccitazione. Lui si chinò verso il suo collo e le depose un altro bacio dietro l’orecchio, un brivido percorse la schiena di Emma. Rialzandosi Killian notò i disegni sulla scrivania.

– Swan! Sei veramente un pirata ormai! Hai frequentato troppe cattive compagnie ultimamente! Sei riuscita a scassinare quel cassetto!

Lei arrossì visibilmente, senza trovare giustificazioni e dicendo la verità.

– Mi sono incuriosita ricordando cosa mi avevi raccontato. Sai, quell’arbusto io lo conosco, è vero, può essere velenoso, ma è anche un potente medicinale, se aggiunto ad altre, come additivo, ne amplifica le qualità curative, io e Frate Benedictus lo cerchiamo da anni. Tu sai che si trova a Neverland, volevo chiederti di portarmi lì, finita la missione nel Maine.

 – No Swan! Questo te lo puoi scordare!

 – Ma perché Killian?! Potrei aiutare tante persone a guarire dai loro mali! Mi hai detto che sono l’unica donna che porteresti su quell’isola …

- Questo è vero! Ti porterei a Neverland per farti vedere la sua bellezza, per farti stare bene … per fare l’amore con te Emma! Non ho intenzione di portarti a  morire per una dannatissima pianta velenosa! Non voglio ripetere l’esperienza che ho avuto con mio fratello!

 – Killian! Ti assicuro che  uso piante velenose da anni, so maneggiarle benissimo! La “Belladonna” che ho usato anche con te, avrebbe potuto ucciderti se non sapevo come dosarla! Ti puoi fidare, so stare attenta! Inoltre i tuoi uomini rivedrebbero prima le loro famiglie … perché non ne parli anche con loro … restare un paio di settimane per cercare la pianta e poi ripartire, penso che non dispiaccia a nessuno …

Il Capitano la guardò negli occhi, non dispiaceva affatto neanche a lui l’idea di passare due settimane a Neverland con Emma, lo aveva pensato proprio il giorno prima e gli sembrava improponibile. Ora, ironia della sorte, era proprio Emma a chiederlo e lui a non volere!

 – Ci penserò su Love, devo pensare prima alla tua sicurezza!

Si voltò verso il disegno e lo prese in mano guardandolo accigliato, mentre lo riposava vide quello sottostante, il ritratto di Emma. In imbarazzo portò il dito indice verso la guancia e dietro l’orecchio, il suo tipico segno quando si sentiva così. Emma sorrise, riconoscendo il suo disagio.

– Sei molto bravo a disegnare Killian e hai una memoria visiva eccezionale! Il mio ritratto è veramente preciso, mi farebbe piacere se … se questa sera dopo cena tu finissi i tratti del mio volto …

L’imbarazzo del Capitano svanì in un secondo, sostituito da un sorriso radioso. Si volse verso di lei e, con il dito indice, sfiorò il contorno del viso di Emma, le sopracciglia, le labbra …

- Amore, i tuoi tratti sono talmente impressi dentro di me che potrei farti un ritratto senza guardarti! Se vuoi finirò questo piccolo disegno che ho iniziato la sera dei tuoi diciotto anni … forse lo dobbiamo a tutti e due.

Si avvicinò alle labbra di Emma che già si stavano schiudendo per accogliere le sue. Con la punta della lingua seguì il contorno della bocca di lei, un brivido di piacere percorse nuovamente la schiena della donna, lui se ne accorse, sorrise sulle sue labbra, poi, contemporaneamente, abbassarono le palpebre. Emma rispose a quella carezza e si abbandonarono alla voluttuosità carnale di quel bacio. Lui la strinse forte al suo petto, lei con le dita tra i suoi capelli neri e folti avvicinò di più a sé la sua testa. Divorati dal piacere sensuale di quel bacio, si resero conto a malapena che Paul aveva bussato alla porta per annunciare in tavola la cena. 

– In effetti è ora di cena e sono affamata!

 – Spero che tu sia affamata anche di me … come io lo sono di te Swan!

 Lo aveva detto nel suo solito modo ammiccante, con quel gioco di sopracciglia che faceva parte della sua mimica facciale, sensuale e malizioso. Decisamente Emma era affamata anche di lui, ma era meglio non dirglielo, glielo avrebbe dimostrato … dopo …

 

Terra del Porto, Maine

La vecchia Granny e sua nipote Ruby si scambiarono uno sguardo d’intesa quando arrivò il messaggio di Regina. Si diedero da fare tutto il pomeriggio a rinfrescare le poche stanze della loro locanda. Al piano terra, potevano offrire un buon vitto, ma la loro clientela era piuttosto selezionata. Granny amava l’ordine e sapeva mantenerlo. Se qualche cliente non si comportava a modo, lei incoccava una freccia alla sua balestra e lo faceva correre a gambe levate fuori dal locale. Sua nipote Ruby era una stupenda ragazza mora, alta e dalle forme armoniose. Sempre un po’ troppo scollacciata, per i gusti della nonna, ma era una ragazza amabile e instancabile, era molto ammirata dagli uomini del posto e dagli stranieri che sbarcavano, ma sapeva rendersi preziosa e tenerli a bada. Se non fosse stato così, la nonna ne avrebbe infilzato qualcuno! 

Lady Barbra arrivò alla locanda la mattina dopo l’annuncio di Regina. Due uomini robusti, che lei ringraziò chiamandoli Jefferson e Nicodemo, portavano il suo baule, mentre un affascinante uomo, vestito con eleganti abiti in pelle nera e un bel viso, su cui spiccavano due occhi incredibilmente azzurri, era al suo fianco. Ruby li accolse con la sua solita cordialità e simpatia, lanciando uno sguardo di apprezzamento verso l’accompagnatore di Barbra. Emma era pienamente cosciente del fascino di Killian, lo aveva già visto all’opera con le donzelle della taverna di Angus, non era certo sorpresa di notare che Ruby ne era attratta, forse era il caso di demarcare subito il proprio territorio, ma sapeva che Ruby si sarebbe scandalizzata, era perfettamente a conoscenza che, Emma-Barbra, era sposata con il Duca  Neal Mc Cassidy. Non era il caso di dare scandalo, era lì per una missione politica e Ruby, come sua nonna, facevano parte del gruppo Giacobita.

Killian si presentò come il Capitano Flinth e fece un galante inchino alla ragazza, che lo ricambiò con un sorriso a trentadue denti.  Quella bella ragazza gli suscitò una immediata simpatia, per il calore umano che sprigionava, per l’allegria che trasmetteva, ma non provò nessuna attrazione oltre la simpatia, non era Emma.

Anche il Capitano aveva bisogno di una stanza e gli venne assegnata una  di fronte a quella di Lady Barbra. Killian ne fu silenziosamente soddisfatto. Nico e Jeff avrebbero condiviso una stanza sul retro della locanda.

Primo compito assegnato ai due uomini fu quello di procurare i cavalli per loro tre e per Lady Barbra, inoltre dovevano occuparsi con Jambon di provvedere al rifornimento di provviste per la cambusa. Il cuoco di bordo sarebbe arrivato di lì a poco. Quella notte avrebbero pernottato alla locanda, la mattina dopo Barbra avrebbe dedicato il suo tempo all’acquisto della merce che doveva riportare a Storybrook e nel pomeriggio, con il Capitano, sarebbe andata al Governatorato, dove avrebbero cenato con il Governatore e sua moglie. Era una importante donna d’affari e solitamente veniva ospitata da loro per qualche giorno. Questo era quello che si sapeva in giro di quella donna, che periodicamente tornava nel Maine per i suoi commerci. Era passato molto tempo dall’ultima volta. Tra un viaggio e l’altro mandava i suoi emissari a compiere scambi commerciali, in modo da non assentarsi troppo a lungo da Storybrook e dalla sua famiglia. Questa volta si trattava di merce importante, aveva assoldato una nave da guerra ed era andata di persona!  

Mentre Emma si sistemava nella sua stanza, Killian volle fare un giro di perlustrazione. Ricordava perfettamente il posto, anche se erano passati dodici anni, da quando vi era approdato con Liam. Ricordava ogni particolare. Come avrebbe potuto dimenticare il luogo dove aveva tanto desiderato di tornare, per incontrare la Principessa dei suoi sogni?

Si incontrò con Paul e gli altri, presero accordi sui rifornimenti e diede altri ordini per la ciurma di bordo. La notte avrebbero ritirato la passerella e si sarebbero allontanati dall’attracco, la mattina si sarebbero riavvicinati. I turni di guardia dovevano essere costanti. Si accordarono anche sui segnali da scambiarsi.

Il pomeriggio passò velocemente, cenarono alla locanda di Granny e poi andarono a dormire. Emma e Killian salirono insieme verso le loro stanze. Non parlarono, ma quando furono sicuri di non essere visti, prima di entrare ognuno nella sua stanza, si strinsero in un abbraccio, scambiandosi un lungo passionale bacio.

 – Mi mancherai questa notte Swan!

– Mi mancherai anche tu Capitano!

Ancora un ultimo interminabile bacio e Emma sparì nella sua stanza, lasciando Killian ancora appoggiato allo stipite della sua porta.

 

Mancarono veramente l’uno all’altra quella notte. Si erano abituati in quelle settimane al calore delle reciproche braccia e al contatto della loro pelle nuda. La tentazione di raggiungere l’uno la stanza dell’altra durò per diverse ore. Dovevano resistere. Alla fine il sonno prevalse.

 

 

I broccati che Lady Barbra stava osservando erano di ottima fattura. Ne avrebbe presi diversi colori e parecchi metraggi. Contrattò abilmente il prezzo con Mister Bishop, un ometto magro e calvo con il quale era solita svolgere ottimi affari. Killian gironzolava fuori dal negozio e fu attratto da una taverna poco distante. Un boccale di birra non gli sarebbe dispiaciuto, inoltre scambiare due chiacchiere con un oste ben informato dei pettegolezzi del posto, poteva tornargli utile, di solito era così!

Un ragazzino di colore, vestito di stracci logori, magrissimo, uscì dalla taverna con una ramazza in mano e iniziò a spazzare la veranda. Era piccolo, forse aveva sette anni appena. L’oste uscì dalla porta come una furia, gridando verso il piccino e prendendolo a calci. Il motivo era che ancora non aveva pulito i tavoli e doveva sbrigarsi. Il bambino colpito alle fragili gambe cadde a terra e l’oste continuò a calciarlo dove capitava. Killian non poteva sopportare, ne permettere, una simile violenza su una creatura indifesa! Con pochi balzi fu sull’oste, prendendolo a pugni e sbattendolo al muro della taverna. Come si permetteva di colpire un piccolo di quell’età, evidentemente mal nutrito e che appena si reggeva in piedi? L’oste si giustificò che quello era solo un negro, senza nessuna importanza, che per un pezzo di pane dava una mano alla taverna, solo per il buon cuore che lui gli dimostrava.

 – Buon cuore?!

Tuonò il Capitano

 – Un cane rognoso avrebbe più buon cuore di voi, maledetto bastardo! Nero o bianco quello è un bambino! Dove sono i suoi genitori?

L’oste fece spallucce

 – Per quanto ne so, sono morti. Il padre è stato schiacciato da un carro e la madre è morta di tisi.

A Killian si strinse il cuore, quel bambino non aveva nessuno al mondo. Era completamente solo e di questo passo non sarebbe sopravvissuto a lungo. Era ancora a terra, dopo quei calci non si era rialzato. Killian temette che fosse morto. Si abbassò per toccargli il collo. Era vivo ma non stava bene.

Emma usciva dal negozio quando vide Killian scattare verso l’oste e seguì tutta la scena. Corse verso il Capitano quando lo vide abbassarsi sul corpicino del piccolo. Lesse nei suoi occhi, sdegno, preoccupazione, pietà.

– Credo che il bambino abbia una spalla slogata per il colpo subito, spero che non sia stato colpito anche alla testa. È svenuto di sicuro per la debolezza e per il dolore. Aiutami Barbra, facciamo qualcosa per lui.

Emma annuì. Killian prese il piccino in braccio e si diresse da Granny.

Il bambino era molto emaciato. Granny e Ruby lo conoscevano bene, spesso gli davano qualcosa da mangiare, si chiamava Jim Sidney. Killian pagò  una stanza anche per lui e con Emma cercò di curarlo. Aiutò Emma a tirargli il braccio per risistemare la slogatura alla spalla. Insieme lo lavarono e, mentre Emma lo medicava, Killian andò a procurargli dei vestiti nuovi.

L’umanità, la generosità del Capitano e la sua attenzione per quel piccolo, intenerirono tanto Emma che pensò che Killian sarebbe stato un padre meraviglioso se avesse avuto figli. Quale donna non avrebbe voluto un padre così per i suoi bambini. Pensò al suo piccolo Hanry, al rapporto che aveva con Neal. Non l’aveva accettato quel bambino, anche se poi con il tempo si era affezionato a lui. Se Killian fosse stato al posto di Neal lo avrebbe amato da subito e se Hanry avesse conosciuto Killian, sicuramente, avrebbe avuto per lui una grande ammirazione. Voleva assolutamente che Killian e Hanry si conoscessero. Sarebbero stati sicuramente importanti l’uno per l’altro. Killian era il corsaro che Hanry sognava di diventare.

 Emma sorrise al ricordo di quello che suo figlio le aveva detto, in proposito, prima di partire.

 Il Capitano tornò presto con gli abiti per Jim. Quel pomeriggio lui ed Emma sarebbero andati al Governatorato, se il piccolo si fosse ripreso lo avrebbero portato con loro. Margaret e Regina amavano molto i bambini e quello aveva un visetto delizioso, oltre il bisogno di essere accudito e amato. Avrebbero fatto in modo di nutrirlo e curarlo, Emma sapeva di potersi fidare di Regina per le cure attente e di sua madre per l’accudimento affettivo.

Jim si riprese presto e Emma giudicò che poteva fare quel breve viaggio a cavallo se sostenuto saldamente dalle braccia del Capitano. Killian non se lo fece ripetere. Era più forte di lui proteggere i deboli. I bambini rappresentavano il futuro del mondo, nessun bambino doveva soffrire, ogni bambino, di qualsiasi colore fosse, aveva diritto a vivere e a trovare il suo spazio. Doveva crescere con la fiducia nel prossimo e sarebbe stato amico di tutti, con apertura mentale verso chiunque. Questo pensava Killian  e lo confidò ad  Emma che silenziosamente annuì, la pensava precisamente come lui.    

 

Con il braccio e la spalla fasciata, il piccolo Jim si stringeva al petto di Killian, mentre cavalcando si dirigevano al Governatorato. Lady Barbra affiancava il Capitano. Aveva mandato un messaggio a Regina riguardo al bambino e, appena fossero arrivati, avrebbero provveduto a lui.

 

Regina attendeva impaziente nel cortile del palazzo, elegante nel suo abito nero, Margaret la raggiunse. Avevano deciso insieme dove alloggiare il piccolo. Regina era raggiante all’idea di prendersi cura di un bambino. All’arrivo di Emma e dei suoi compagni trasecolò. Riconobbe immediatamente il Tenente Killian Jones. Non era possibile! Quale scherzo aveva giocato il destino alla sua Emma? Margaret le diede una gomitata, anche lei lo aveva riconosciuto, le era piaciuto così tanto quel giovane brillante ufficiale, le era dispiaciuto sapere della sua morte, ma da quello che vedeva era in piena forme e, se possibile, con il tempo e con la maturità, era diventato ancora più affascinante! Già! Anche troppo! A parere di Regina. Cercò di leggere negli occhi di Emma quale fosse la situazione e, dalla luce del suo viso, non le ci volle molto a capire che quel fuoco sopito era diventato incendio. Emma aveva ritrovato il suo primo amore. Regina sentì una profonda gioia per lei e, contemporaneamente, il dolore per l’impossibilità della realizzazione dei suoi desideri.

 Da come si muovevano e si avvicinavano l’uno all’altra, era chiaro che tra loro fossero piuttosto intimi. Gli sguardi del Capitano, ovviamente era lui il Capitano che doveva ringraziare, i suoi sguardi verso Emma erano molto eloquenti. Regina si chiese se si rendessero conto di quanto erano palesi i loro sentimenti.  

 

Su ordine di White Margaret, Jim fu preso da una delle cameriere e portato nella stanza preparata per lui.

– Mamma, tu hai già conosciuto il Capitano Jones, anni fa venne da te e papà con suo fratello Liam, come delegati del re …

La principessa annuì con un sorriso affettuoso. Killian le fece un inchino e le depose un galante bacio sul dorso della mano.

– Nonna Regina …

Regina sollevò le ciglia in modo eloquente verso Emma, la quale ricordò che odiava essere chiamata nonna.

– Capitano Jones, lei è Lady Regina, matrigna di mia madre …

- Sono onorato My Ladys, avrei pensato a due sorella maggiori di Lady Emma, ricordo perfettamente Vostra Grazia e questi dodici anni non hanno scalfito la vostra bellezza. Non ho conosciuto Voi Lady Regina e me ne rammarico, non avrei dimenticato una Dama del vostro fascino …

Decisamente il giovanotto era galante e sapeva incantare le donne, pensò Regina.

Emma volle incontrare suo padre James, avevano tanto di cui parlare e, tra le varie cose, Emma sapeva di dovergli dare un dolore chiedendogli l’annullamento del matrimonio con Neal, anche perché il dolore maggiore  per suo padre, sarebbe stato sapere  come era stata trattata sua figlia.

 

Lasciato Killian a conversare amabilmente con le due nobildonne, che lo invitarono nel salotto privato della Reggente per the e pasticcini, Emma corse, letteralmente, da suo padre, il principe James, che si trovava immerso tra le scartoffie del suo vasto studio. Aprì la porta senza chiedere neppure il permesso, per quanto intenso era il desiderio di riabbracciare il suo adorato padre.

– Papà, sono qui!

James scattò, al rumore della porta aperta improvvisamente e al suono della melodiosa voce della figlia.

– Emma! Bambina mia! Cominciavamo a preoccuparci, sei in ritardo secondo i tempi che avevamo considerato, comunque il meeting è tra tre giorni e quindi abbiamo il tempo di preparare il discorso!

– Sai Killian è stato male una settimana, siamo usciti di rotta, poi c’è stato lo stallo dei venti, abbiamo incontrato la Royal Navy e visto che lui è un pirata abbiamo dovuto inventare una sceneggiata …

 - Chi è Killian? Pirata? Che stai dicendo figliola? Hai assoldato un pirata?

 – Si per la precisione Captain Hook, ma ora è morto, non ti preoccupare ..

James era sbiancato, conosceva perfettamente la fama di Hook o almeno ciò che si diceva di lui in negativo, non sapeva nulla delle sue motivazioni, del suo essere un eroe e patriota.

 – Figliola fammi capire di cosa stai parlando, hai assoldato il famigerato Hook ed è morto mentre Killian, non so chi, è stato male una settimana? Non ho capito nulla di come stanno le cose ma sono felice che tu sia qui sana e salva …

Emma sorrise a suo padre, era sempre un po’ lento a capire, ma solo per il fatto che non prestava molta attenzione ai racconti, essendo preso da preoccupazioni più grandi. Spesso, mentre gli parlava sua moglie, rispondeva di si a tutto, senza aver sentito nulla di quanto stava dicendo ed Emma ricordava che, da ragazzina, spesso aveva giocato con gli equivoci creati da suo padre, riuscendo ad ottenere quello che voleva lei.

– Papà, siediti e prestami attenzione per una mezz’ora, ti racconterò tutto dall’inizio e capirai chi è Killian e tutto il resto.

Questa era la tecnica necessaria con suo padre, prepararlo all’ascolto. James era un uomo comprensivo, sensibile, di animo nobile, generoso e di ampie vedute. Emma aveva ripreso molto da lui e sentiva nei suoi confronti quell’ammirazione e tenerezza che solo una figlia, rispettata e amata da suo padre, poteva provare. Suo padre le aveva insegnato il rispetto di sé stessa, aveva contribuito a forgiare la donna che era, le aveva dato un ideale di uomo che lei aveva cercato anche nel compagno della sua vita, aveva creduto di trovarlo in Neal, invece aveva scoperto che colui che corrispondeva a quell’ideale era il suo primo amore, Killian Flinth Jones.

Raccontò ogni cosa a suo padre, dai suoi piani iniziali, che avevano già condiviso, al colpo di fortuna avuto con l’arrivo del Capitano Jones. Raccontò delle vicissitudini dell’uomo, dalla prima visita nel Maine all’incontro a Storybrook, dell’incontro con il caro Jamie e della trovata di far sparire Hook.

James notò come, ogni volta sua figlia chiamasse per nome il Capitano, il suo volto si illuminasse. Ricordava che la sua piccola aveva avuto una cotta per il Tenente Jones, ma non ne avevano mai parlato, erano cose da donne e per quello c’era sua madre Margaret e Regina. Ora, Emma era una donna adulta ed ebbe fortemente la sensazione che sua figlia non nutrisse solo ammirazione per il Capitano Flinth Jones. Finito di sentire il racconto gli venne spontaneo chiedere di Neal.

 – Emma non mi hai detto nulla di tuo marito, hai parlato di August, molto di Jones ma nulla di Neal. Come ha preso tutta questa faccenda? Ti ha lasciato partire facilmente senza opporsi al fatto che la sua amata moglie partiva con un gruppo di pirati? Per quanto Jones possa essere un gentiluomo, di nobile nascita e ottima cultura è pur sempre diventato un pirata …

 - Mi sono fidata di Killian da subito e non ha tradito questa fiducia …

Di nuovo lo aveva chiamato per nome e parlato di fiducia, ma non aveva risposto su Neal.

– Emma, cosa è successo con Neal?

Emma rimase spiazzata dall’intuito di suo padre, la conosceva bene! Come dirgli ora la verità su di lui? Iniziò dalla parte più vicina.

– Neal mi ha assecondata, lui non avrebbe fatto nulla di quanto era nei miei intenti, è un uomo passivo, ben poco intraprendente, sono riuscita a convincerlo dell’importanza di questa alleanza per il futuro del popolo delle colonie, oltre che dell’Irlanda e  della Scozia. August mi ha sempre appoggiata, non so come avrei vissuto questi ultimi cinque anni, se lui non si fosse stabilito a Storybrook e non avesse organizzato la difesa della penisola. Per lungo tempo ho avuto il terrore che il Duca tornasse con il suo scagnozzo Barba Nera, dovevo proteggere Hanry da lui …

 - Non capisco la tua paura per Hanry, in fin dei conti è suo nipote …

- Sai che Neal ha lasciato fuggire quel mostro di suo padre, ho temuto che per vendicarsi di me potesse tornare per fare del male al piccolo, in fin dei conti non ha mai amato neppure suo figlio Neal!

C’era molto altro da dire su quell’argomento, ma c’erano segreti che Emma non poteva rivelare neppure ai suoi genitori, ancora non era riuscita a parlarne neppure con Killian e lui aveva tutto il diritto di essere messo al corrente, ma ancora non ne era il tempo.

– Papà … devo farti delle confidenze dolorose su Neal, perdonami. Tutti avevate ragione nel dissuadermi a sposarlo … ho commesso l’errore più grande della mia vita e vorrei che … tu annullassi il matrimonio …

- Non voglio essere duro Emma, ma ti devo fare questa domanda. Ti sei accorta dell’errore ritrovando il Capitano Killian Jones o la cosa è antecedente?

Emma arrossì, suo padre aveva capito che amava Killian, ma il motivo era effettivamente antecedente. Ritrovare Killian e scoprire che non aveva mai smesso di amarlo, aveva sicuramente dato una maggiore sicurezza a quell’intento. Abbassò gli occhi prima di rispondere, poi guardò dritto negli occhi celesti del padre e rispose.

– Tutto è iniziato la mia prima notte di nozze, proprio qui, nella mia stanza. Da allora Neal non è stato più mio marito, da allora ho tolto la fede al dito. Abbiamo avuto un rapporto civile di copertura …

- Cosa stai cercando di dirmi figlia mia?!

– Ho subito maltrattamento e violenza da lui, fin dalla prima notte papà …

Le lacrime che Emma non aveva versato fino ad allora, per la storia con suo marito, rimaste congelate per tutti quegli anni, ora si sciolsero al calore dell’abbraccio affettuoso di suo padre. Raccontò, senza più vergognarsene, tutta la verità su Neal.

 – Ritrovare Killian … perché padre l’ho ritrovato … doveva essere lui l’uomo da sposare, aveva ragione la mamma … ritrovarlo e conoscere la persona meravigliosa che è, mi ha aiutato a definire la decisione che avevo già preso. Credo che tu lo abbia capito … so che lo hai capito papà, io … io lo amo dal profondo del cuore e … anche se le nostre strade si divideranno di nuovo, io so che è l’uomo della mia vita, lo sento nell’anima e so che lui sente lo stesso per me …

James asciugò le lacrime di sua foglia e la strinse nuovamente a sé, posandole un tenero bacio alla sommità della fronte. Aveva ignorato per tutto quel tempo la sofferenza di sua figlia, la sua profonda delusione a causa di Neal. Si era chiusa all’amore, vivendo solo per Hanry ed ora viveva il grande amore della sua vita … aveva diritto ad amare e ad essere amata. James aveva sposato sua moglie per amore, sapeva quanto questo fosse importante per un matrimonio sereno. Pensava che sua figlia avesse avuto la stessa fortuna invece … Decise che avrebbe redatto l’annullamento del matrimonio, Emma l’avrebbe firmato, egli avrebbe messo i timbri e la sua firma di Governatore, sarebbe mancata solo la firma di Neal per renderlo esecutivo.

– Tesoro mio, domani mattina l’annullamento del vostro matrimonio sarà redatto. Per essere definitivo ed esecutivo, dovrai ottenere la firma di Neal …

- La otterrò papà, me lo deve!

Il colloquio che avevano avuto era stato molto intenso e spossante per entrambe, decisero di rinviare quello per il discorso al meeting a dopo, ora il Principe James voleva incontrare il Capitano, voleva vedere l’uomo che era diventato il brillante e colto ufficiale della Royal Navy, conosciuto dodici anni prima.

 

White Margaret aveva raccontato a Killian una serie di aneddoti su Emma. Il suo voler essere un maschiaccio, appresso al padre e al fratello, doveva eccellere in tutte le attività maschili che li vedeva affrontare. Ovviamente la sua capacità fisica non era equiparabile a quella dei due uomini, ma loro stessi dicevano che la ragazza era un osso duro e avrebbe dato filo da torcere a qualsiasi malintenzionato. Killian  sorrideva e ricordava come era stato atterrato dal pugno della sua Emma e da come duellava fieramente. Si, era veramente capace di dare filo da torcere.

 – Ero sicura che sarebbe diventata più femminile prima o poi e, devo dire, che dai diciotto anni ho visto qualche cambiamento. Volle duellare anche il giorno del suo diciottesimo compleanno, proprio quando voi Capitano e vostro fratello siete venuti per l’ambasciata. Quel giorno l’ho sgridata più del solito e quel giorno è cambiata tantissimo, forse i rimproveri avevano avuto effetto.

Killian rimase pensieroso, anche per lui era cambiato qualcosa quel giorno. Regina ascoltava il ciarlio di Margaret e non toglieva gli occhi dal volto del giovane. Certo che era cambiata Emma! Si era innamorata per la prima volta in vita sua e da lì ne erano capitate tante altre di cose! Dall’espressione del Capitano capì che quel giorno anche lui,  incrociando il suo destino con quello di Emma, aveva cambiato il corso della sua vita, aveva preso una strada che, fatto un ampio giro, era tornata da Emma.

– Certo che la maternità l’ha ulteriormente arricchita! Ama così tanto suo figlio! Pensate caro Killian che, per non farmi preoccupare e correre da lei, mi ha nascosto la sua gravidanza, mi sarebbe piaciuto assisterla, esserle vicino, io ho avuto  Regina al mio fianco nel parto, lei soltanto il buon Frate Benedictus, fortuna che l’ho mandato con lei quando si trasferì a Storybrook. Dopo due anni di matrimonio ha avuto il piccolo Hanry, me lo ha fatto sapere solo quando il piccino era già nato e siamo partiti giusto per il suo Battesimo!

Killian era assorto nel pensiero di Emma e nel ricordo del loro incontro, ma qualcosa suonò improvvisamente stonato in quello che diceva la Principessa, non ci fece caso più di tanto sentendo la voce del Governatore che arrivava con sua figlia.

– Capitano Jones …

Killian si alzò dalla poltrona e fece un inchino con il capo.

 – Vostra Grazia …

James lo soppesò con lo sguardo, quell’uomo aveva un bel portamento fiero. Sicuramente l’esperienza lo aveva maturato e indurito. Nonostante fosse ancora giovane, non aveva più la freschezza del giovane volto sbarbato del Tenente Jones. Non era più un ragazzo, era un uomo. Emma si portò al fianco del Capitano e suo padre sentì una punta di gelosia. Con Neal non era mai stato geloso di Emma, ma quello era l’uomo che veramente gli poteva portar via la sua piccola e nonostante la stima e l’ammirazione che provare per lui, quella sorta di rivalità, tipica del padre nei confronti dell’uomo della propria figlia, si fece sentire.

– Allora Capitano! Emma mi ha raccontato delle vostre imprese di pirateria alle spese di Re Guglielmo III, tutto ciò che si diceva su di voi era vero solo in parte! Comunque sono lieto che siete nostro alleato. Dopo cena avrei piacere di discutere con voi ed Emma nel mio studio, sul da farsi.

– Sarà un onore Signore.

Mentre James e Killian continuarono a parlare tra loro, di navi da guerra, tattica militare ed altri interessi che scoprirono avere in comune, White Margaret scese nelle cucine a dare disposizioni per la cena e Regina con Emma rimasero sole. Uscirono sulla balconata, Emma guardò attraverso il cannocchiale. La “Stella del Mattino” si stava portando fuori dal porto, Eddy e gli altri stavano eseguendo gli ordini del Capitano.

– Una nave notevole! È  così bella anche a bordo?

Non era una domanda casuale, pensò Emma. Dove voleva arrivare  Regina?

– Una nave molto ben architettata, sai è stata disegnata dallo stesso padre di Killian e costruita nel loro cantiere in Irlanda.

 – Parli di lui con la stessa espressione e foga di quando avevi diciotto anni Emma. Cosa sono quegli sguardi bramosi?

– Io non bramo nessuno!

– Miss Swan, forse tu no, ma lui direi proprio che si strugge per te!

Emma abbassò il viso, mentre le sue guance si imporporavano.

 – Tu non ti rendi conto della chimica che si nota tra voi Emma! Non sarei sorpresa di scoprire che siete finiti a letto quasi subito!

Emma ora era rosso pomodoro.

 – Ho indovinato?

– Non è proprio come pensi tu. Tecnicamente siamo finiti nello stesso letto in diverse occasioni, ma non è come puoi credere, non siamo andati fino in fondo …

 - Sono allibita Swan. Cosa significa? Si vede ad un chilometro che siete attratti irrimediabilmente l’uno verso l’altra e che vi amate. Siete inoltre adulti e, da ciò che mi hai scritto riguardo a Neal, in questi anni, non hai motivo per essergli fedele. Perché non ti sei preso l’uomo che ami?

 – Semplicemente perché ho una sorta di blocco ad abbandonarmi completamente. Nelle lettere non ti ho detto tutto …

Come aveva confidato a suo padre, anche a Regina raccontò della sua terribile e disgustosa esperienza con quello che considerava già ex marito.

 – Se le cose stanno in questo modo … francamente la cura adatta l’hai già trovata …

- Quale cura?

– Ovviamente il tuo Killian!

Emma raccontò a Regina che tornare a casa insieme a lui era come tornare alle origini, avrebbe voluto ripetere il momento del ballo e dell’incontro perduto per poter cambiare il destino. Regina la guardò in un modo furbo.

 – A volte Swan, con un po’ di aiuto, dei piccoli desideri si possono avverare.

La giovane la guardò interrogativamente, ma Regina sorridendole enigmatica, le voltò le spalle e rientrò nella sala. Sua madre era tornata e vide che Regina le si accostava, fasciata nel suo vestito nero e scambiava delle parole con lei, non ci badò molto.

 

La cena che consumarono fu degna di una Principessa e tutti i commensali apprezzarono. La conversazione si mantenne brillante e a questo contribuì parecchio Killian, che sembrava in grado di affrontare con  sapienza e classe qualsiasi argomento.

La conversazione continuò nello studio del Governatore.

– Emma, tu dovrai presentarti al meeting come Lady Barbra, lo sai. Non possiamo permetterci di comparire, io stesso non potrò essere presente, sono troppo visibile e devo cercare di mantenere la parvenza di fedeltà a Guglielmo III. Capitano, so quanto male l’Inghilterra sta facendo all’Irlanda e alla Scozia. Il Re non sembra mai sazio e affama gli altri. Sono riuscito a reclutare numerosi accoliti per la causa di Re Giacomo e i nostri contatti si estendono anche in Gran Bretagna. La polveriera in pratica è pronta per esplodere. Con Emma predisporremo la miccia, il fuoco arriverà al momento opportuno. Non sarà Giacomo a regnare, bensì suo figlio Carlo. Abbiamo ancora molto tempo. Emma parlerà al meeting di questo. Voi Capitano organizzerete la sua scorta e la sua difesa. Siete un ottimo stratega, mi ricordo come avete trattato l’accordo con me, dodici anni fa. Vostro fratello era giustamente fiero di voi …

- Mi onorate Vostra Grazia ..

– Useremo una carrozza per me, padre. Dobbiamo procurarne una che non dia molto nell’occhio. Killian e i suoi uomini cavalcheranno al mio fianco. Partiremo all’alba di dopodomani, saremo sul posto dell’incontro verso le due del pomeriggio. Ora controlliamo la mappa del territorio, Killian non lo conosce.

– Hai ragione figliola, i miei geografi ne hanno preparata una molto dettagliata. Capitano, ve la consegno per studiarla attentamente!

Il Governatore aprì l’anta dell’armadio dietro la sua scrivania e prese un rotolo in pergamena. Lo stese sul tavolo e Killian iniziò immediatamente ad osservare i punti che potevano rivelare le migliori possibilità di agguato. Il suo compito era di proteggere Emma e lo avrebbe fatto con la massima accortezza. Nulla doveva essere lasciato al caso. Era necessario trovare anche un piano alternativo. Non disse nulla al Governatore, ne avrebbe parlato con Fox l’indomani, quando sarebbe andato ad organizzare la scorta per la carrozza.

– Se non vi dispiace la porto nella mia camera, Governatore. Devo memorizzare ogni dettaglio. Una zona in particolare mi sembra pericolosa e disponibile per un agguato.

– Killian forse ti preoccupi troppo! Sono piuttosto fiduciosa nei confronti di queste persone …

 - Emma, tu stessa hai detto che la fedeltà è relativa … Potrebbe esserci una talpa nel gruppo e proteggere la tua incolumità è il mio compito, quindi lasciami fare e se ti darò degli ordini eseguili senza fiatare!

James si rese conto che il Capitano avrebbe fatto il suo dovere al costo della propria vita, teneva molto alla sua bambina, se riusciva ad essere duro con lei. Inoltre gli piacque quel suo cipiglio autoritario, con Emma spesso era necessario, ricordava bene la sua piccola ribelle! Il figlio maschio che non aveva avuto, a parte August, era Emma. Killian Jones sapeva trattarla nel modo adeguato e lei a quanto pareva si fidava ciecamente di lui e lo ascoltava.

 – Molto bene Capitano Jones, prendete la cartina! La vostra stanza è al piano di sopra, credo che sia già pronta. Io resterò ancora qui, ho ancora della corrispondenza da smaltire e devo redigere un atto per domani mattina.

Riguardo a ciò che doveva redigere, guardò in direzione di Emma, la quale capì immediatamente di quale atto si sarebbe occupato suo padre. Lasciarono James al suo lavoro ed Emma accompagnò Killian al piano superiore per mostrargli la stanza che sua madre le aveva detto di aver fatto preparare.  Non sapeva se era un caso o se sua madre, su suggerimento di Regina, avesse pensato proprio a quella appositamente. La stanza per Killian si trovava sullo stesso corridoio della sua …

 - Siamo arrivati, questa è la tua stanza … la mia è la seconda porta di fronte …

- Interessante Swan …

- Ti lascio al tuo studio Capitano … io scendo per un po’ sulla veranda …

- Non vuoi farmi compagnia?

 – No, non voglio distrarti …

– Come la Signora desidera …

Emma girò sui tacchi, lasciandolo in sospeso, avrebbe voluto lasciargli una carezza sul viso, forse anche lui lo avrebbe voluto, ma i sentimenti potevano aspettare. Killian aveva un compito da portare a termine.

 

La sera era tiepida e stellata, la luna si rifletteva sul mare. Una splendida sera di inizio luglio. Il vestito di seta verde acqua, che Emma aveva indossato per la cena, le ricadeva intorno alle gambe e fluttuava alla leggera brezza che proveniva dal mare. Aveva intrecciato i lunghi capelli biondi e la scollatura sulla schiena lasciava vedere la sommità delle spalle.

Le luci del porto brillavano, l’unico suono che arrivava a quell’altezza era quello della risacca del mare. Non sentì il passo di Killian che arrivò silenziosamente, ma sentì il suo calore mentre accostava le labbra al suo collo. Come suo solito le avvolse le braccia intorno alla vita e portò la schiena di Emma al suo torace.

– Swan a cosa stai pensando?

– A quest’ora mio figlio si sarà addormentato, avrà voluto che Belle gli leggesse una favola, avrà fantasticato sui suoi personaggi preferiti … forse avrà chiesto di me …

 - Sicuramente avrà chiesto di te … la madre è la persona più importante per un bambino di quell’età … sei anni?

 – Si …

 Emma sentì Killian irrigidirsi e lasciare poi la presa intorno alla sua vita. Si allontanò da lei. Cosa stava succedendo? Il suo umore era improvvisamente cambiato, Emma lo sentì immediatamente.

 – Che c’è Killian?

 – Credo dovresti dirmelo tu Emma …

 - Cosa?

 – Tua madre mi ha raccontato qualche aneddoto sulla tua fanciullezza oggi …

 - Quindi?

 – Tra le varie cose mi ha raccontato di non aver assistito al tuo parto, anzi di aver saputo del nipote addirittura dopo la nascita, due anni dopo il tuo matrimonio Emma! Perché mi hai mentito? Mi hai detto che con tuo marito era finito tutto la vostra prima sera di nozze, o non è stato così o hai avuto un altro uomo …

- Non ti ho mai mentito Killian, ma ci sono cose che non ti ho ancora detto …

 Ora il Capitano sentì una morsa stritolargli il cuore per la gelosia. Un altro uomo! Si era concessa ad un altro e aveva avuto un figlio da lui?! Lo aveva preso in giro per tutto quel tempo! Era stata di un altro e con lui, che la adorava, aveva fatto tutta quella messa in scena? Perché? Non ci poteva credere! Stava ribollendo di rabbia, gelosia, disappunto, esplose

 – Mi hai fatto credere di essere l’unico uomo con cui hai provato delle sensazioni che non avevi mai provato, di essere traumatizzata … di … di … Sei stata di un altro … e mi hai rifiutato … Sei così falsa Emma?

 – Cosa dici Killian, io non ho avuto nessuno dopo di mio marito e non ti ho mentito …

- Dai Emma! Smettila! Non sei la Beata Vergine!

Un ceffone colpì velocemente la guancia di Killian che afferrò l’avambraccio di Emma come una morsa.

 – Sei un idiota Killian Jones, non hai capito nulla di me? Mi leggevi come un libro aperto, dicevi … Come avrei potuto essere di un altro se non sono riuscita neppure con te, nonostante quello che provo per te …

 - Non lo so cosa provi per me Emma! Credevo di saperlo, ma forse era solo quello che speravo ed è stata solo un’illusione …

 - Credevo tu avessi capito la prima volta che abbiamo avuto intimità … ma ora non riesci a vedere oltre il tuo naso Killian, mi hai deluso e ferito …

Le lacrime scesero dai suoi occhi, mentre si liberava e correva via da lui.

 – Emma! Emma !

Killian la rincorse, cercò di riafferrarla, ma lei si divincolò sfuggendo di nuovo

 – Ti prego Emma aspetta!

 Ora lei si fermò, si voltò lentamente verso di lui, le guance rigate di lacrime.

 – Ho bisogno di andare a dormire ora, sono stanca, ho dovuto affrontare mio padre riguardo a Neal, gli ho dato un grande dolore. Non ti ho detto tutto Killian, è vero, ma non è come tu pensi. Sei intelligente, guarda nel tuo cuore, mi hai chiesto di fidarmi di te e l’ho fatto, fidati tu di me ora. Se è vero che mi ami, il tuo cuore ti dirà la verità.

Lo lasciò al centro della grande balconata e si ritirò nella sua stanza. Killian non sapeva più cosa pensare. Era sicuro che Neal non fosse il padre del piccolo Hanry, Emma era troppo disgustata da lui e troppo forte e combattiva per consentirgli di farle altre violenze. Chi poteva essere l’uomo che aveva dato un figlio ad Emma? Santo Cielo, l’unico piacevole al punto da far perdere la testa ad una donna, che sapeva avesse avuto conoscenza con lei era Jamie! No, non poteva essere lui. Se fosse stato, quale torto poteva dare ad Emma? Che diritto aveva di essere geloso?! No, no, no! Guarda nel tuo cuore Killian! Se lo ripeté da solo. Un ricordò affiorò della conversazione con la madre di Emma, non aveva detto nulla della sua gravidanza fino a far sapere direttamente della nascita del bambino. Ma certo! La verità era davanti ai suoi occhi da giorni, lui stesso, accarezzando la donna che amava le aveva detto che il suo corpo era così perfetto da sembrare di non aver mai allattato un figlio o di aver partorito. Era così, Emma era diventata madre ma non aveva mai partorito suo figlio! Si era comportato con lei da perfetto idiota! Si guardò intorno passandosi la mano sugli occhi e la fronte, l’aveva demolita in cinque minuti, lei stava cercando di spiegarsi, ma lui era talmente accecato dalla gelosia che aveva chiuso il cuore e la mente all’ascolto. Doveva correre da lei, doveva chiederle scusa, aveva dubitato anche del suo amore, come aveva potuto! Corse per le scale, nessuno lo vide, tutti si erano ritirati a dormire nel palazzo, passò davanti alla propria stanza e puntò la seconda porta. Sperò che lei ancora non dormisse, non voleva passare una notte senza di lei e con la colpa di averla fatta star male. Disperato bussò alla sua porta. Non rispose nessuno. Poggiò la fronte allo stipite sospirando a bassa voce

– Ti prego amore mio aprimi …

Come d’incanto la porta si aprì, gli occhi verdi di Emma, ancora bagnati di lacrime lo guardarono tristi

– Ho guardato nel mio cuore Emma … ho visto che dentro ci sei solo tu …

 

 

Angolo dell’autrice

Sorpresa! Siamo tornati alle origini e si scopre una sconvolgente verità!

Siete sorpresi? Indizi c’erano stati, avevate capito?

Un saluto a chi leggerà, un grazie a chi recensisce abitualmente e a chi vorrà trovare il tempo per farlo per la prima volta. Fatemi sapere i sentimenti che vi ha suscitato il capitolo, mi raccomando!

Una buona domenica a tutti!

Lara

 

 

 

 

 

 

             

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Capitolo 21
*** La Promessa ***


XXI La Promessa d'amore

XXI Capitolo

 

La Promessa

 

 

Cornovaglia, molto tempo fa …

Il cavallo galoppava silenzioso nel buio della notte. I suoi zoccoli erano stati fasciati da stracci, per attutire il suono che avrebbero provocato, rendendolo facilmente individuabile nella quiete notturna. Nessuno doveva sapere, che un oscuro cavaliere, vestito da un lungo mantello nero e il capo coperto da un cappuccio, si stava recando alla baracca di Malcom.

Il Cavaliere avvistò tra gli alberi la sagoma della baracca. Scese da cavallo e preferì avviarsi a piedi, verso quell’umile dimora, lasciando il cavallo legato, con la briglia, ad uno degli alberi.

 Muovendosi con circospezione, tra i mucchi di legna affastellati, tra una capanna e l’altra, che costituivano un piccolo villaggio, sulla sponda celtica del lago, arrivò alla sua meta.

Due colpi brevi e uno lungo, il segnale pattuito, vennero bussati alla porta e questa si aprì prudentemente, lasciando trapelare la luce della fornace che sfavillava dall’interno. La grossa mano callosa, di un uomo dalla folta capigliatura e dalla barba ispida e screziata di grigio, era posata sull’uscio e fece cenno all’ospite, appena arrivato, di entrare velocemente. Il grembiule di cuoio, che rivestiva l’addome dell’uomo, apparve lucido alla fiamma della fornace, quando si girò verso di essa. Quella sorta di grembiule gli era necessario, quando si affaccendava nel suo lavoro di fabbro.

 – Malcom, fedele amico! È pronta?

Dall’ombra del cappuccio, la voce uscì melodiosa, mentre la donna vi portava le mani per scoprire il capo e mostrarsi all’amico fabbro.

– Si Mia Signora! È pronta. Non so neppure io come sono riuscito a realizzarla, il disegno era bellissimo e complesso, devo dire che ho sudato sette camicie e non solo per il caldo della mia fornace!

L’uomo rise sommessamente, proferendo questa dichiarazione e la donna gli rivolse un affettuoso sorriso, di rimando.

– Si, il disegno è stato eseguito con abilità e creatività!

 Una punta di orgoglio si notò nel tono della sua voce, mentre pensava al giovane che aveva realizzato quel disegno.

 – Mostramela ora Malcom, sono impaziente di vederla dal vivo!

Il fabbro si accostò ad una cassapanca di legno, poggiata alla parete, uno dei pochi mobili di arredamento presenti in quella umile baracca, che aveva il doppio ruolo di casa e officina per Malcom. L’uomo estrasse un lungo oggetto, avvolto da un panno di tela grezza. Tolse il panno e il metallo dell’oggetto brillò alla luce della fiamma, riflettendosi nei verdi occhi meravigliati della donna.

 – E’ bellissima Malcom! Hai realizzato un capolavoro dal disegno! Ora dovrai provvedere a fondere i minerali per formare il suo involucro, dovrà sembrare una pietra naturale. Ti basteranno tre giorni?

 – Per te Principessa me li farò bastare. Lo sai che lo considero un onore fare quello che posso per questa causa e, con il mio silenzio, sarà il ringraziamento per te e Lancillotto che mi avete reso parte di una grande cosa.

La donna pose la mano destra sulla spalla di Malcom, in segno di ringraziamento e stima.

– Sono io che ti ringrazio Malcom! E se le cose andranno come spero, saranno i nostri popoli un giorno a ringraziarti, per la tua fondamentale collaborazione. Ora vado e la porto con me. Tornerò tra tre notti per l’inserimento. Il luogo è già deciso, per il resto ci penserà lui.

 – Lancillotto è scaltro e coraggioso, saprà come fare!

La donna indossò nuovamente il cappuccio sui capelli biondi, raccolti in una lunga treccia, prese l’oggetto dalle mani di Malcom e silenziosamente come era arrivata, scivolò tra le ombre della notte e tornò al suo cavallo.

Cavalcò costeggiando il lago, fino a giungere nella radura dove si ergeva una solitaria capanna da pastori. Lui l’attendeva lì, come da accodi.

Il cane pastore, a guardia delle numerose pecore, le corse incontro senza abbaiare e scodinzolando, la conosceva e, come sempre, si aspettava da lei una carezza sulla testa affusolata.  La donna scese da cavallo e accontentò la fedele bestiola, che guaì emozionata.

 – Portami da Lui Buck!

Velocemente, con il cane che le saltellava al fianco, la figura incappucciata si avviò verso la porta della capanna. Con il pugno chiuso bussò il solito segnale e a bassa voce disse:

 - Aprimi, sono io!

La porta si aprì, due forti e muscolose braccia l’afferrarono per la vita, tirandola dentro, mentre due labbra morbide e calde si impossessavano, con passione e desiderio, delle sue. Lei fece scorrere velocemente le mani sulle braccia del giovane, passando poi sulle sue spalle, il collo e affondando nei suoi capelli bruni e selvaggi, accentuando con la presa il contatto tra le loro labbra. Erano giorni che non si vedevano, la loro eccitazione per quel contatto, si accese immediatamente, come il fuoco da un vecchio tronco di legno secco, colpito da un fulmine.

 

 

 

 

Si erano incontrati quattro anni prima, vivendo una forte attrazione, si erano amati da subito, presi da un amore intenso e passionale, più grande della loro ingenua e innocente giovane età.

Quel giorno lui aveva ucciso un lupo enorme, solo con l’aiuto di un piccolo pugnale e del suo grande coraggio. Portandone la pelle al villaggio, era stato onorato da tutti e, da quel giorno, iniziarono a chiamarlo Lancillotto, un nome il cui significato si perdeva nelle radici antiche del loro linguaggio.

Lei aveva continuato a chiamarlo con il suo vero nome.

– Cillian, amore mio! Mi sei mancato tanto questi giorni!

 – Gwyneth, anche tu mi sei mancata, non ho fatto altro che pensare a questo momento! Stavo impazzendo dalla voglia di riaverti tra le braccia!

In quei quattro anni, dal loro primo incontro, avevano continuato a vedersi quasi tutti i giorni, mentre Cillian risiedeva nel capanno, poi, più raramente, quando arrivava l’autunno e l’inverno. Il capanno era il loro rifugio e l’alcova per il loro amore.

Erano assetati l’uno dell’altra, si bevvero reciprocamente con i loro baci appassionati e, come sempre, non riuscirono a resistere a lungo alla bramosia delle loro mani, che velocemente, tolsero reciprocamente gli indumenti che indossavano.

Cillian tirò su, verso di sé, Gwyneth e lei agilmente gli avvolse le gambe intorno alle natiche snelle e muscolose. Sostenendo con le mani la sua amata, si diresse sul giaciglio rivestito di pelliccia, si mise seduto e lasciò che lei si muovesse sulla sua erezione. Erano cresciuti in quegli anni. Le forme leggermente acerbe di lei, ora apparivano ben sviluppate agli occhi di lui e, ogni giorno, più desiderabili. Lei reclinava la testa indietro, mentre il suo corpo si inarcava verso il torace di lui, i movimenti del suo bacino sempre più ritmici, mentre con le mani gli accostava il capo al seno, accarezzandogli i bruni capelli ribelli. Avevano imparato a conoscere i loro corpi, sapevano ormai come darsi piacere l’un l’altra. Gemendo per quel piacere Cillian, affondò il viso tra i suoi seni, li solleticò con la soffice barba, che ora gli ornava in modo più definito il mento e il labbro superiore, con le labbra si impossessò di uno dei due rosei capezzoli, succhiandolo e carezzandolo con lenti, caldi e umidi colpi della lingua. Le sue braccia tenevano a sé la sua donna, carezzandole la schiena, come sapeva lei preferisse. Generosamente fece sì che lei arrivasse all’apice del piacere, dopodiché invertì le posizioni. Ora lei era sdraiata sulla schiena e lui su di lei, con ritmo sempre più veloce, nei movimenti guizzanti della sua muscolatura, si stava impossessando di lei sempre più a fondo, portando entrambe a raggiungere, con voluttà, le vette più alte di quanto potevano provare. Infine si abbandonarono, brucianti e sudati, su quelle morbide pellicce, affiancati, guardandosi felici negli occhi e vedendo, l’uno nell’altra, verdi prati infiniti lambiti dall’azzurro dell’oceano immenso …

 - Malcom ha realizzato il tuo disegno in modo impeccabile Cillian!

– E’ riuscito ad incidere anche i due piccoli scudi con il cigno e l’uncino?

 – Si, guarda tu stesso!

Si alzarono dal giaciglio, senza pensare a rivestirsi. Gwyneth raccolse l’oggetto che le era caduto di mano quando, appena entrata, lui l’aveva abbracciata. Tolse la tela che lo copriva e lo porse a Cillian. La lama ondulata ora brillava nelle mani del giovane. Era incredulo, la spada andava oltre le sue aspettative. Gli intagli sulla lama erano perfettamente uguali al suo disegno e i due piccoli scudi dorati, sui bracci laterali dell’elsa, erano come lui li aveva ideati. Un cigno in uno ed un uncino nell’altro.

– I nostri simboli amore mio. Tu sei il cigno che credevo di aver visto nel laghetto, la prima volta che i miei occhi si sono posati su di te, l’uncino è la parte ricurva del mio bastone da pastore. Solo io e te sapremo cosa significano. Questa  spada è, e sarà, il simbolo del nostro amore, ti prometto su di essa che, nello spazio e nel tempo, dovessimo perderci, io ti ritroverò sempre.

– Si Cillian, è il simbolo del nostro amore e io ti faccio la stessa promessa, in fin dei conti tutto quello che stiamo facendo, per unire la nostra gente è finalizzato alla possibilità di poter essere uniti anche noi, potrai chiedermi in sposa a mio padre, non potranno opporsi né lui né la tua famiglia, perché non saremo più nemici.

– Appena sarà pronta la pietra, con la spada inserita, la porteremo nel bosco, parlerò con Artorius e gli racconterò la storia che abbiamo inventato. È l’uomo adatto, ha già un ruolo di comando come romano, il fatto di essere per metà Celta lo fa ben vedere da tutta la mia gente. Sarà il Capo perfetto e io farò in modo che lo possa diventare! Malcom ci darà una mano a spargere la voce sull’esistenza della “spada del coraggio e del potere”. Tutti, Sassoni e Celti, saranno interessati ad estrarre la spada, ma solo io so come fare e lo suggerirò ad Artorius, in modo che sia l’unico a riuscirci e potrà essere nominato comandante in capo, nel riunire i due popoli del lago.

– Io farò la mia parte con il mio popolo …

 - Presto potremmo vivere il nostro amore alla luce del giorno Gwyneth e nessuno potrà dire nulla in contrario …

Dicendo queste ultime parole, si gettarono nuovamente l’una nelle braccia dell’altro, avevano fatto bene a non rivestirsi …

 Cillian celava un animo romantico, pacifico, da artista, in un corpo muscoloso da guerriero. Era coraggioso, impavido, generoso. Non aveva nessuna sete di potere, né ambizioni di comando. Se avesse avuto le caratteristiche che non possedeva, affiancate alle qualità possedute, sarebbe stato lui il capo perfetto. Artorius possedeva sia le qualità che la capacità di comando, unita ad una forte ambizione. Cillian lo sapeva, per questo, oltre che per il sangue misto, lo aveva scelto. Con il suo migliore amico avrebbero riunito i due popoli e lui finalmente si sarebbe unito alla donna che amava e che lo ricambiava. Ciò che Cillian e Gwyneth stavano facendo era solo per amore, il loro profondo amore.

 

***

Maine, 1726

Emma si era gettata nel suo grande letto a baldacchino, esausta per l’intensa giornata avuta e per le forti emozioni provate, nell’ aver dovuto parlare con suo padre e con Regina, della situazione con Neal. Purtroppo, il momento più doloroso della giornata, era avvenuto pochi minuti prima, con l’uomo che amava. Non le aveva dato tempo di spiegarsi, si era chiuso all’ascolto, trincerandosi dietro il muro della gelosia e, inconsapevolmente, sapeva che Killian ne era inconsapevole, l’aveva ferita. Non tanto per le parole dette, ma per la mancanza di fiducia e stima che aveva letto tra quelle righe e nel suo sguardo. Si era voltata quando lui, con voce incrinata, vedendo che andava via, l’aveva richiamata a sé e lei, con tono pacato, gli aveva risposto di leggere nel proprio cuore per intuire la verità. Sapeva che Killian la amava, lo dimostrava di continuo, ma doveva dominare la gelosia e la possessività che nutriva nei suoi confronti. Doveva avere fiducia in lei e, se il suo amore era vero e altruistico, avrebbe capito l’errore e sarebbe tornato sui suoi passi. Aveva pianto in quei pochi minuti, distesa sul suo letto da principessa, temendo che lui non avrebbe bussato alla sua porta. Ancora indossava il vestito di seta verde acqua e i capelli non erano stati sciolti. Ora l’abito era sgualcito e i capelli un po’ scompigliati. Quando sentì bussare alla porta scattò seduta sul letto e il cuore iniziò ad accelerare i battiti nel petto. Rimase seduta per un paio di minuti, con l’orecchio teso ad ascoltare. Poi si alzò e andò alla porta. Non aprì, poggiò la mano sinistra sul legno e l’orecchio attento ai suoni esterni. Sentì Killian pregarla, a bassa, voce di aprirgli la porta. Sentì il suo sospiro di disperazione. Non riuscì a resistere, avrebbe voluto abbracciarlo e portarlo nella sua stanza, ma qualcosa la bloccava e il suo gesto fu solo di aprirgli la porta. Sentì una forte emozione alle sue parole. Aveva scrutato nel proprio cuore e, le aveva detto, vi aveva trovato dentro soltanto lei. Appena dette quelle romantiche parole si era fatto avanti verso di le, con il chiaro intento di abbracciarla, ma Emma si era tirata in dietro, sollevando una mano per farlo fermare. Era rimasto turbato dal gesto.

– Sono stato un idiota Emma …

 - Si lo posso confermare …

- Amore già mi sento in colpa! Non è necessario infierire!

 Emma sorrise. Lui fu felice di essere riuscito a strapparle un sorriso.

 – La verità è che sono geloso Emma, non posso neppure pensare all’idea che un altro ti sfiori. La gelosia mi stava accecando quando mi hai confermato che non mi avevi mentito su Neal, sono arrivato a pensare che il bambino fosse di Jamie…

- Di Jamie! Oh Killian! Eppure mi avevi detto che ti sembrava che il mio corpo non avesse conosciuto maternità … Avrei voluto raccontarti tutto allora, dirti che era proprio come avevi intuito, ma ho avuto paura! Jamie, quando l’ho conosciuto, nonostante il tentativo di tutti di distogliermi dallo sposare  Neal, mi confidò di essere promesso a Claire, in un matrimonio combinato dalle famiglie e che, fortunatamente, si amavano. Si sono sposati poco dopo di me e sono molto felici insieme.

– Mi ricordo di Lady Claire, ero presente quando l’ha conosciuta e fu sicuramente un colpo di fulmine. Fu la sera del ballo di fine anno accademico. Una sera tremenda se ci penso …

- Una serata di gala, danzante, tremenda?!

 – Non me lo far ricordare! Fui tampinato per tutta la serata dalle sorelle Dwein e ci mancò poco di restare azzoppato, a causa  loro e di Jamie!

Killian sorrideva al ricordare e intanto, con quelle brevi confidenze, la tensione tra lui ed Emma si stava allentando.

 – Le due sorelle dello scherzo?

– Proprio loro! Fu per il loro comportamento nei miei confronti che quel buontempone di Bill organizzò lo scherzo!

Emma gli sorrise nuovamente  al ricordo del racconto di Bill O’Brian durante il pranzo, sulla “Stella del mattino”, pochi giorni prima. Killian intanto ridiventò serio.

– Emma cosa ti ha spaventato, per cui non mi hai detto la verità?

 – Ricordi quando mi hai raccontato di Milha e della ricerca del suo bambino?

Killian si irrigidì, mentre un pensiero gli attraversava la mente.

 – Mi hai detto che era figlio del Duca Mc Cassidy, il padre di Neal. Ti ho raccontato che quando tornò a Storybrook e sapemmo delle sue azioni malvagie, avevamo saputo la cosa da uno dei due prigionieri che io e Neal avevamo trovato sulla nave del suo complice Barba Nera. Solo uno dei prigionieri poteva parlare … l’altro non poteva … perché era un lattante. Sapemmo dal prigioniero che il piccolo era figlio del Duca, ma non chiedemmo della madre. Per questo ti ho detto che, quando torneremo a Storybrook, potrai parlare con questa persona e magari, con le domande giuste, scoprire qualcosa di più. Voglio che tu conosca Hanry e veda tu stesso se trovi delle somiglianze con Milha.

 – Ancora non capisco di cosa hai avuto paura Emma …

 - Ho avuto paura che se tu avessi scoperto che Hanry è veramente il piccolo di Milha … me lo avresti portato via …

Le lacrime presero il sopravvento, sulle ultime parole pronunciate da Emma

 – Hai detto che, se trovavi il bambino, lo avresti riportato in Irlanda con Eddy … Killian … Hanry è tutta la mia vita … l’ho preso con me, accudito, curato e amato come se fosse veramente … mio figlio. Ha riempito il doloroso vuoto che era la mia vita dopo l’esperienza … con Neal. Se sono andata avanti e ho fatto tanto per la popolazione di Storybrook, è stato per amore di Hanry. Anche questa missione … ha lo scopo di dargli un futuro migliore, non solo a lui, ovviamente, ma a tutti, è stato l’amore per lui che mi ha ispirata e guidata. C’era qualcosa in quel bambino che … mi ha rapito il cuore … dal primo momento che … l’ho visto in quella misera culla e il mio affetto è cresciuto con lui … se è il bambino di Milha e vorrei che lo fosse … per sapere che è salvo … ti prego … non portarmelo via, non sopporterei il dolore di perdere lui e … te …

Emma piangeva nel dire questo, Killian era senza parole. Portarle via un bambino che lei considerava a tutti gli effetti suo figlio?! Significava anche togliere a Hanry la donna che considerava sua madre! Emma era sicuramente una madre amorevole e stava crescendo bene il bambino, non avrebbe potuto trovare una madre migliore! Anche la madre di Emma, aveva detto che sua figlia adorava il piccolo.

Il più grande desiderio di Killian era di potere avere con se Emma e, se il piccolo non era figlio di Neal, per lui non sarebbe stato un problema portar via entrambe, a maggior ragione se la vera madre di Hanry era proprio Milha. Sarebbe riuscito anche a mantenere la promessa fatta alla donna in punto di morte …

Killian pensò tutto questo mentre, in silenzio, guardava Emma che continuava a piangere, preoccupata ulteriormente dal suo silenzio.

Fece ancora un passo verso di lei. Emma si scostò ancora. Lentamente alzò la mano verso il suo viso e il suo sguardo si addolcì, con il riflesso di un dolce sorriso sulle labbra.

 – Emma, Tesoro … ti ho già detto di non avere paura di me … lascia che ti asciughi le lacrime … Come potrei portarti via quello che è ormai tuo figlio e che ti considera sua madre. Ho visto come ti manca … ho visto la luce nei tuoi occhi quando parli di lui … Ti amo Emma e ti amo ancora di più per quello che hai dato a Hanry, che sia o no il figlio di Milha. Non voglio portartelo via e … non voglio perderti. Se vorrai e … se mi vorrai … porterò via sia te che lui … andremo altrove Emma … Vorrei che tu e il piccolo foste la mia famiglia … non desidererei nulla di meglio al mondo …

Asciugò con il pollice le lacrime sulla guancia sinistra di Emma e con la mano di legno guantata, portò via quelle che scorrevano sulla gota di destra. Con il tallone aveva, intanto, chiuso lentamente la porta, dietro di sé. Continuò ad avanzare verso di Emma, mentre lei continuava ad indietreggiare. Sembrava quasi una danza, ma Killian si rese conto che c’era qualcosa che non andava, non erano solo le lacrime per il timore di perdere Hanry o l’offesa di poco prima, della quale pensava di essere stato perdonato. Emma stava rialzando le barriere che era riuscito ad abbattere sulla nave. Cosa le stava succedendo? Voleva solo carezzarla,  baciarla e stringerla come poco prima sul terrazzo. Era riuscito a distruggere quanto aveva costruito con lei nelle settimane a bordo?

– Emma, abbracciami come fai di solito … ti prego! Non mi allontanare, perdonami per prima e non avere paura … amore … tu … tu stai tremando … che ti succede Emma?!

Emma tremava, sempre più visibilmente, ad ogni passo che Killian faceva verso di lei. Era vero e proprio terrore, i suoi occhi erano sbarrati.

–Tesoro parlami, fammi capire … voglio aiutarti …

Emma scuoteva la testa e aveva portato le mani davanti a sé, come barriera tra loro. Improvvisamente a Killian venne un pensiero e cercò di parlarle ancora, con maggior calma e tono affettuoso.

– Emma … è questa … la stanza della notte delle tue nozze?

Per tutta risposta Emma si accasciò a terra tremante, stringendosi le braccia con le mani e piangendo a testa bassa. Killian sentì spezzarsi il cuore per il suo dolore, odiò Neal Mc Cassidy più di quanto non aveva fatto la prima volta che Emma gli aveva raccontato di lui. Non sapeva cosa fare, come consolarla e fece ciò che gli venne spontaneo. Si inginocchiò di fronte a lei, la prese con calma tra le braccia, la portò a sedersi sulle sue gambe e la cullò come avrebbe fatto per consolare un bambino. Le fece poggiare il capo nell’incavo della sua spalla sinistra. Mentre, con il braccio amputato, la teneva per la vita. Iniziò a carezzarle la guancia e i capelli con la mano. Lei sentì il suo tocco, era leggero e caldo. Le portò la treccia  sulla sommità delle spalle, lasciate scoperte dalla scollatura del vestito di seta. Abilmente, per una sola mano, tolse il laccetto che chiudeva l’estremità della treccia e passò le dita tra i capelli intrecciati, sciogliendoli delicatamente. Il biondo vaporoso di quella chioma si riaprì sulla schiena di Emma. Killian le depose un casto bacio sulla fronte, all’attaccatura dei capelli. Le carezzò ancora, con la punta delle dita, il viso, scese lungo il collo. Sentiva le pulsazioni veloci del cuore di Emma. Sperò che fosse per l’inizio del turbamento che il piacere delle carezze le dava, ma non ne era ancora convinto. Scese ancora con le dita carezzevoli e leggere sulla seta del corsetto, sfiorandole il seno. Sentì la piccola gemma sotto la seta inturgidirsi. Finalmente un segno di reazione! Tracciò leggeri cerchi sulla stoffa sottile, intorno alla piccola gemma sottostante. Il respiro di Emma cambiò ritmo. Tornò con la mano verso il suo viso, le alzò il mento verso di sé e sperando che lei rispondesse ancora, posò teneramente le labbra sulle sue, accarezzandole, erano morbide e calde, le carezzò ancora, con la punta della lingua, cercando di farle schiudere. Si distaccò per guardarla in viso, non piangeva più, respirava con gli occhi chiusi. Baciò ancora la sua fronte e si dedicò di nuovo alle sue labbra. Le dita solleticavano la guancia di Emma, vicino alla bocca e poi si allontanavano per ridiscendere lungo il suo collo da cigno, andando verso la scollatura del vestito e seguendo il confine dello scollo. Tornarono ancora verso la sua bocca, mentre, con la punta della lingua, continuava ad invitarla a schiudersi a lui. Finalmente Emma iniziò a reagire a quelle carezze lente, dolci e sensuali. Fu come riconoscerlo. Portò il braccio destro a cingere la schiena di Killian e alzò la mano sinistra verso i capelli bruni che gli ricadevano sulla fronte. Egli si distaccò di nuovo per guardarla negli occhi, le sorrise e lei ricambiò il sorriso

 – Ben tornata Swan!

Poi nuovamente fu sulle sue labbra e il bacio diventò profondo, appassionato e reciproco. Il corpo di Emma riprese il calore che le apparteneva. Godettero a lungo di quei baci, accontentandosi di sentire il loro sapore ed il loro calore, poi Killian cercò di rialzarsi.

– Emma … ti porto sul letto … vuoi?

Annuì con il capo e lui la prese in braccio per deporla sul suo letto principesco. I capelli di Emma brillavano allargati sul cuscino, l’incarnato del suo viso era diventato rosato per il calore della passione. Killian le si sedette vicino, poggiando la mano destra oltre il suo fianco. Continuò a guardarla sorridendo. Le sfiorò il braccio sinistro risalendo ancora verso la spalla. La vedeva bellissima e la stava desiderando ardentemente, ma si rese conto che il fatto di essere riuscito a farla riprendere, era già tanto e non voleva insistere. Avrebbe voluto che anche lei lo desiderasse allo stesso modo e decise di rendersi prezioso. Si chinò su di lei, le depose un bacio sul bordo della scollatura del vestito, poi lungo la clavicola e risalì il collo per giungere di nuovo alle labbra. Fu, questa volta, un bacio molto casto, appena sfiorato.

– Ti lascio dormire ora, lo so è stata una giornata veramente intensa. Domani non ci vedremo per quasi tutto il giorno, sai che dovrò organizzare la scorta e vedere il piano con Jefferson, domani sera sarò da te. Buona notte Tesoro … sognami … io so che ti sognerò!

Emma gli portò le braccia al collo e, adesso, fu lei a baciarlo intensamente.

– Buona notte Killian!

Ora era più difficile lasciarla! E pensare che lui voleva tentare di rendersi prezioso! Si ritirò nella sua stanza controvoglia e come altre volte la sognò veramente … come l’avrebbe voluta.

 

Regina aveva osservato, dal buio della sua stanza, la scena che si era svolta sulla balconata. Emma era stata raggiunta da Killian, inizialmente lui l’aveva abbracciata, poi c’era stata una discussione e lei lo aveva schiaffeggiato. Una mezza fuga di Emma, la rincorsa di Killian e poi un nuovo inseguirsi rientrando nel palazzo. Cosa era successo tra quei due per arrivare allo schiaffo? Regina ritornò a come si era svolto il pomeriggio, il momento del the con i pasticcini, l’espressione facciale del Capitano al racconto di Margaret, riguardo al figlio di Emma. Il racconto di Emma su Neal ... Killian aveva sicuramente capito che il piccolo Hanry non era figlio di Neal, probabilmente si era ingelosito, aveva pensato alla presenza di un altro uomo. L’aveva visto rimuginare, dopo che Emma si era ritirata in camera e poi rientrare di corsa, sicuramente per andare da lei. Il Capitano aveva capito la verità! Potere dell’amore! Pensò Regina, non si può litigare per più di due minuti e si ha subito bisogno di fare la pace! Sperò che quei due stessero facendo l’amore; aveva detto ad Emma che Killian sarebbe stata la sua cura per il trauma subito.

Traumi … quanti se ne potevano vivere! Regina aveva conosciuto l’amore e aveva sofferto per esso. Il suo primo amore era stato il suo istruttore di equitazione. Si erano amati, approfittando degli spazi di tempo che le lezioni di equitazione gli lasciavano. Sua madre, Lady Rovena, aveva scoperto la tresca e aveva cercato di allontanare il giovane Daniel. Ma loro avevano trovato altri modi per incontrarsi e abbandonarsi alla passione. Un giorno Daniel non si presentò all’appuntamento nel fienile. Lo ritrovarono morto lungo la strada, caduto da cavallo. Una stupida caduta da cavallo per un istruttore di equitazione esperto? Nessuno indagò sulla cinghia tagliata, del sottopancia del cavallo. Sua madre era una donna estremamente ambiziosa, aveva messo a tacere ogni cosa e vista la virtù perduta della figlia, le combinò un matrimonio, con un nobiluomo: il Principe Leopold, da qualche anno vedovo e padre di una ragazzina, che era quasi sua coetanea. Regina non voleva sposare Leopold. Non lo aveva mai visto e il lutto per la perdita di Daniel era ancora acceso. Lady Rovena pensò di organizzare un festeggiamento, per la conferma del  fidanzamento della figlia e, in quell’occasione, i due futuri sposi si incontrarono. Per Leopold fu un colpo di fulmine e volle confermare, immediatamente, il suo intento di sposare quella bellissima creatura bruna. Dopo il matrimonio sarebbero partiti per la Colonia del Maine, in America, dove a Leopold fu dato l’incarico di Reggente da Re Giacomo II Stuard. Regina, suo malgrado, subì il fascino del Principe, ma non avrebbe mai pensato, che il loro matrimonio si sarebbe trasformato in un’ unione fatta di un sincero sentimento amoroso. Leopold l’aveva conquistata, con la sua gentilezza e il suo buon carattere, ogni giorno di più. Era molto più grande di lei d’età, sua figlia sembrava una sorella per Regina non certo sua figliastra! Quando morì, lei era al suo capezzale, lo aveva accudito amorevolmente, ma le sue cure e quelle di Padre Benedictus, purtroppo non bastarono. Le ultime parole di Leopold furono di ringraziamento per lei, per avergli regalato una nuova giovinezza e per aver illuminato quegli ultimi anni della sua vita, con la sua presenza. Regina lo pianse non meno di quanto aveva pianto per Daniel.

 Si sedette sulla poltrona di velluto rosso, vicina alla finestra, le gambe accavallate sotto il raso della sua camicia da notte nera. Indossava su quella camicia da notte una vestaglia di pizzo, egualmente nera. Era molto sensuale in quel negligé.

Dalla morte di Leopold erano passati molti anni ed ora, il cuore di Regina, dopo che Emma si era sposata, aveva ripreso a battere. Il Comandante delle guardie, un bell’uomo dagli occhi chiari, castano e muscoloso, anche lui vedovo e padre di un bambino di sette anni, aveva suscitato il suo interesse e la passione era esplosa tra loro. Lo stava aspettando, tra breve avrebbe bussato alla sua camera e avrebbero passato la notte insieme. Quasi tutte le notti era così. Regina era una donna molto passionale e il suo appetito sessuale era aumentato, con la sicurezza di sé data dalla maturità e dall’attrazione fisica per il Comandante. Si chiese, come poteva, Emma, non superare il suo blocco con un bel giovane come il Capitano Jones al suo fianco? Era un uomo affascinante e desiderabile, inoltre la chimica e l’elettricità, tra di loro, erano palpabili.

Udì il bussare alla porta, tipico del segnale dell’uomo che attendeva. Andò ad aprire.

 – Regina, non vedevo l’ora di essere da te questa sera!

– Robin, amore mio! Vieni dentro presto!

Non fece in tempo a chiudere la porta che Robin l’aveva sollevata tra le braccia e la portava verso il letto. Distesa sulla schiena, assaporò ogni momento dei gesti di Robin, il quale, lentamente, con le mani, risalì lungo il raso nero, scoprendole le gambe  e il ventre. Le schiuse le gambe ben tornite e iniziò, il loro amplesso, regalandole per primo un bacio molto intimo, che fece ansimare fortemente Regina, inarcarle la schiena e chiedergli di prenderla subito.

 L’unione di due corpi, brucianti di passione, era il giusto completamento dell’amore, Regina ne era convinta ed era ancora più convinta di dover aiutare Emma a raggiungere la stessa completezza, con l’uomo per il quale si sentiva bruciare della stessa passione, il bel Capitano Killian Jones.

 

 

Si era alzato presto la mattina dopo, per partire alla volta del porto, senza avere occasione di salutare Emma. Sperava che stesse meglio, da come si erano lasciati la sera prima, sembrava di si, lei aveva avuto uno slancio passionale finale, nei suoi confronti, che lo aveva messo a dura prova sull’andare o restare.

– Capitano Flinth!

Si sentì chiamare, mentre sistemava la briglia al suo cavallo. Uno dei paggi in livrea, che la sera prima aveva servito a cena, arrivò con una certa fretta, porgendogli un biglietto piegato e chiuso in ceralacca rossa, su un piatto d’argento. Cosa poteva essere? Si chiese Killian mentre spezzava con la mano la ceralacca.

Sua Signoria Capitano Killian Flinth Jones

È invitato, questa sera,  alla cena in onore di Lady Barbra,

che si terrà nel salone di palazzo alle ore 21,00

saranno presenti pochi amici intimi,

Al suo ritorno troverà a disposizione un valletto per

La Sua toeletta Ed il sarto di palazzo

Lady White Margaret Charming Pendràgon

Una festa in onore di Emma, più che di Barbra, ovviamente. La Reggente, evidentemente, non aveva resistito alla tentazione di festeggiare il ritorno di sua figlia, dopo tanto tempo. Killian sorrise e si avviò all’appuntamento con Jefferson e gli altri suoi uomini.

 

Emma, nonostante la stanchezza, non si era addormentata subito. Era rimasta con la sensazione di calore che le dava di solito l’abbraccio di Killian. Si era data della sciocca, per il blocco che aveva avuto con lui. Aveva cercato di elaborare quanto le era accaduto. Killian non era Neal! Perché accidenti non era riuscita a rilassarsi con lui come le riusciva di solito? Avrebbero potuto passare la notte insieme, come sulla nave. Era stato bello trovarsi tra le sue braccia, ricevere le sue carezze … le mancavano in effetti. Sentì salire l’eccitazione e aumentare il battito cardiaco, al ricordo dei momenti intimi avuti durante il viaggio. Ricordò come tutto era iniziato. Il crescendo dell’attrazione per lui, che aveva risvegliato il tenero amore vissuto, sempre per lui, dodici anni prima. Quanti i momenti in cui si erano ritrovati occhi negli occhi o a guardarsi le labbra, desiderate ed agognate reciprocamente, fino poi a toccarsi e a non voler più smettere di baciarsi. Il corpo atletico e nudo di Killian, curato durante la febbre, carezzato e desiderato. La propria tunica fatta scivolare dalle spalle con la sua carezza, il suo corpo esposto davanti a lui che l’aveva ammirata, desiderata ed amata. I suoi baci intimi e sensuali dove lei era più sensibile, sfiorando punti nascosti e proibiti. Lo voleva ancora, voleva anche di più. Anche lui voleva di più, ma il rispetto per lei e volerla vedere felice, lo avevano fatto giungere fino lì, pur dandole un piacere orgasmico che lei non avrebbe mai immaginato esistesse.

Decise di non farsi più condizionare dal ricordo di Neal, collegato anche a quella stanza, dove lei e Killian si erano ritrovati. Il fantasma di Neal non doveva aleggiare tra loro. No, non doveva. Quella mattina suo padre le avrebbe consegnato l’atto di annullamento del matrimonio. Una firma di Neal e sarebbe stata liberata da quel vincolo legale. Un vincolo divino, in le,i già esisteva da tempo e non era per Neal, da sempre era per Killian. Voleva appartenere al suo amato e a nessun altro. Quella stanza da letto, per lei, non doveva avere più il significato del dolore e della violenza.

Dopo essersi preparata andò a cercare sua madre, la trovò nelle cucine a dare disposizione per la giornata. Quando la vide, sua madre le andò incontro a braccia aperte.

 –Tesoro, facciamo colazione insieme? Tuo padre è già nel suo ufficio, ha redatto ieri notte l’annullamento del matrimonio … mi ha detto di te e Neal. Ora capisco tutto figlia mia. È stato molto nobile da parte tua prenderti cura di Hanry in quel modo. Mi dispiace che tu ci abbia mentito, avremmo potuto aiutarti subito. Fortuna che almeno hai avuto vicino Padre Benedictus ..

 – Si, lui mi è stato di grande conforto nei momenti bui. Se non fosse arrivato Hanry non so cosa sarebbe stato di me, in alcuni momenti ho pensato al peggio …

 - Figlia mia, non mi sarei mai perdonata di non esserti stata vicina e non aver capito la tua sofferenza … Ora ascolta … non voglio essere indiscreta .. ma ho l’impressione che con il Capitano Jones tu abbia legato molto …

-Si mamma, se vuoi definirlo così …

 - Tesoro, sai quello che pensavo di quel giovane da quando lo abbiamo conosciuto … Ti voglio solo dire che … si … insomma … se tu … mi capisci … tu e lui … insomma Emma! Avete la mia benedizione!

Alla fine Margaret lo aveva detto tutto d’un fiato. Emma non sapeva se ridere o piangere. Sua madre era la persona più tenera e buffa che conoscesse.

– Un’altra cosa Emma, questa sera alle 21,00 ci sarà una cena in onore del tuo ritorno …

 - Mamma! Sai che sono in incognito!

 – No, no, no! Non ti preoccupare, è solo per pochi intimi amici Giacobiti. Sii puntuale nel salone grande e indossa l’abito più bello che hai nel tuo armadio.

Margaret strizzò l’occhio all’ultima richiesta. L’abito più bello che aveva nell’armadio? Cosa era rimasto nell’armadio? A parte il vestito della sera precedente, solo uno poteva essere definito il vestito più bello. Sorrise all’idea.

Madre e figlia fecero colazione insieme, scambiandosi confidenze e notizie su Hanry e sul carissimo August che Margareth scoprì ancora ignorasse la verità sul nipotino, essendo tornato dalla sorella dopo la “nascita” del piccolo. Certo che, dato il profondo attaccamento di August per Emma e il grande senso di protezione che da sempre era radicato in lui nei suoi confronti, sapere cosa Neal le aveva fatto, avrebbe seriamente messo in repentaglio la vita di Neal! Emma, conoscendolo non gli aveva detto nulla appositamente, non voleva che August rischiasse la vita in un duello con il suo ex marito.

Verso le 11,00, dopo essersi allenata con il valoroso Comandante delle guardie, Sir Robin, con la spada allacciata al fianco, Emma si diresse negli appartamenti di Regina.

La trovò nel suo laboratorio, elegante e pettinata alla perfezione, come suo solito, che pestava in un mortaio delle erbe molto profumate. Appena la vide, quella che doveva essere la sua improbabile nonna, l’apostrofò immediatamente

– Miss Swan, dove te ne vai con quei pantaloni?

 – Non cominciare come la mamma a dirmi che sono un maschiaccio! È l’abbigliamento più consono per tirare di scherma, lo sai! Ho appena finito di allenarmi con Sir Robin!

Regina sorrise al pensiero di Robin che, nonostante la notte insonne e molto attiva, ancora aveva la forza per allenarsi con Emma ed Emma era una forza della natura per battersi!

 – Sai, durante il viaggio sono molto migliorata nella tecnica e Sir Robin ha detto che l’ho messo in seria difficoltà. Ha apprezzato molto anche i trucchi che mi ha insegnato Killian!

– Killian eh! Sulla sua nave gironzolavi con quei pantaloni aderenti? Deve essere veramente un santo oltre che gentiluomo il tuo Killian, se non ti è saltato addosso! E anche i suoi pirati …

Emma era diventata paonazza

- Sai come stanno le cose ... Lui comunque è un vero gentiluomo e mi avrebbe protetto dai suoi uomini. Sono diventati pirati, ma tutti conoscono le buone maniere, erano nella Royal Navy. In ogni caso se lo vuoi sapere apprezza parecchio i miei pantaloni!

– Si, si, certo! I pantaloni! Ma a proposito di apprezzamento, vi ho visto dal balcone ieri sera e non mi sembra che le cose stessero andando bene ..

– Abbiamo avuto una discussione, ma poi lui ha capito, si trattava della mia maternità, gli ho raccontato la verità e si è chiarito tutto.

Regina sorrise, la sua intuizione era stata giusta. Il Capitano aveva detto qualche parola di troppo, per gelosia e si era beccato il ceffone, ma poi … Chissà se il poi si era concluso come sperava? Non volle fare altre domande alla sua “piccola Emma”. Se avesse avuto bisogno di parlarne con lei lo avrebbe fatto, era sempre stata la sua migliore confidente!

– Volevo chiederti di farmi un ripasso sul potere di suggestione nonna!

Quando erano sole Regina non aveva nessun problema a farsi chiamare nonna, anzi le faceva piacere, perché Emma la chiamava così proprio nei momenti di confidenza.

 – La suggestione?! Vuoi usarla al meeting di domani?

 – Si, devo in qualche modo condizionare i presenti con la spada.

– Non è facile, saranno oltre dieci persone, dovrai essere suadente con i toni della voce, diretta e aiutarti con i movimenti delle mani e della spada. Non sono i piccioni di Padre Benny Emma!

Emma rise al ricordo delle litigate tra il buon Frate e sua nonna Regina. Il frate teneva molto ai suoi piccioni viaggiatori ed Emma lo aiutava nel loro allevamento. Regina li usava spesso, alla sua insaputa, per i suoi esperimenti di ipnosi e spesso ne lasciava qualcuno addormentato per fare uno scherzo al vecchio Frate. In una occasione li aveva addormentati tutti e al poveretto prese quasi un infarto, pensando che fossero morti per una infezione. Quando Regina scese in giardino e, con uno schiocco delle dita, li fece svegliare tutti contemporaneamente, il frate la definì “perfida strega”. Da quel giorno Regina cambiò atteggiamento. L’idea della stregoneria aveva avuto abbastanza vittime innocenti nel 1692, pochi decenni prima, nella città di Salem, nella colonia del Massachusetts. Si era avuta una vera e propria strage e ancora se ne sentiva l’eco, nonostante fossero passati anni. Regina non voleva essere etichettata in quel modo, già c’era chi malignava su come lei si mantenesse giovane e conoscesse le erbe. Era così difficile per la gente ignorante capire che era scienza e non magia? Purtroppo si, erano l’ignoranza e la superstizione le vere figlie del demonio e avevano portato tanto male, tra persone innocue e persino stimate. A Regina passò un brivido per la schiena.

 – Emma, faremo qualche esercizio, ma spero che non dovrai usare l’ipnosi, potrebbe rivoltarsi contro di te.

Si esercitarono fino a ora di pranzo e poi ripresero i loro studi nel pomeriggio. White Margaret, ad un certo momento, le interruppe, per la questione della festa di quella sera. Emma doveva prepararsi e lei voleva aiutarla, era da tanto che quei fedeli amici non la vedevano e, secondo lei,  doveva essere splendida più del solito. Non era sicura che il Capitano Jones sarebbe stato presente, ancora non era tornato dai suoi affari al porto. Spinse Emma fuori dalle stanze di Regina, con tutte quelle motivazioni e quando si voltò verso la matrigna, per salutarla, si scambiarono un occhiolino di cui Emma non si accorse.

 

Emma ricordava sua madre così euforica, solo al compleanno dei suoi diciotto anni. Neppure al matrimonio era così contenta. Per la verità gli unici contenti al suo matrimonio erano lei e Neal. I suoi genitori, Regina e August erano molto seri, convinti che quel giovanotto non fosse adatto a lei …

- Emma il vestito più bello è questo qui, l’ho fatto rinfrescare dalle cameriere …

 - Mamma hai ragione, ma non credo che mi vada ancora, il prossimo novembre compirò trent’anni, non credo che riuscirò ad entrare lì dentro!

 – Abbi fede figliola, male che vada, prima di questa sera il sarto di palazzo farà qualche modifica! Dai, dai! Provalo!

Nessuno sapeva essere più insistente e petulante di sua madre! Emma la conosceva bene! Si arrese, tutto sommato non le sarebbe dispiaciuto indossare quell’abito, era sempre stato il suo preferito.

 – Vedi?! Che ti dicevo! Ne ero sicura! Non sei cambiata affatto! Tutto quell’allenamento ti mantiene! Il vestito ti va a pennello! Il sarto non dovrà metterci mano!

Emma si guardò incredula allo specchio, era perfetto! Peccato che Killian difficilmente sarebbe tornato in orario. Ma aveva la sua parola che la sera sarebbe tornato da lei, lo avrebbe aspettato in camera dopo la partenza degli ospiti.

Ci fu un via vai di cameriere nella sua stanza, le prepararono il bagno, le acconciarono i capelli in diverse fogge, provando varie pettinature e sua madre guardava per promuovere o bocciare. Emma la lasciava fare, non le dispiaceva farsi trattare da bambina per un paio d’ore, le piaceva subire le coccole di sua madre, le era mancata!

 

 

- Mi raccomando! Domani mattina alle cinque dovete essere con la carrozza al luogo dell’appuntamento, Emma prenderà posto in carrozza e ci avvieremo verso il punto che vi ho indicato sulla cartina. Jack e Max anticiperanno la carrozza, Nicodemo e Jefferson saranno in retroguardia. Io sarò in carrozza con Emma e il mio cavallo sarà tra quelli del traino.

Killian diede le ultime indicazioni per il giorno seguente, i suoi uomini annuirono e dopo i saluti ripartì, a cavallo, alla volta del Palazzo del Governatore, non aveva intenzione di perdere la cena in onore di Emma –Barbra. Ciò che agognava, più che la festa in suo onore, era di poter passare la notte con lei, quelle due notti, da quando erano arrivati, non era successo e aveva sentito terribilmente la sua mancanza. La nostalgia dei momenti di intimità sulla sua nave, gli premevano sull’anima. Forse la notte passata era stato un errore andare via o forse no. Gli erano rimasti dei dubbi su quella notte, non sapeva cosa aspettarsi da Emma al suo ritorno. Forse la compagnia di vecchi amici, a cena, l’avrebbe rilassata, chissà? Spronò il cavallo, aveva bisogno di fare un bagno, la giornata era stata molto calda e sia lui che i suoi compagni avevano sudato parecchio. Nel biglietto della Reggente si diceva che sarebbe stato a sua disposizione anche il sarto di palazzo, era un bene, non portava indumenti eleganti con sé, se non quelli per lui più pratici e adatti alla missione.

Arrivò per le 19,00, mancavano due ore, non ci sarebbe voluto tutto quel tempo, sperò di poter vedere Emma anche prima della cena, ma quando arrivò gli dissero che si stava preparando. Giusto, era una Principessa! La prima e unica volta che era stato ad una festa per lei, aveva tardato a scendere e non si erano potuti vedere in viso e ricordò che sulla nave, quando si dedicava al suo bagno, le piaceva stare a lungo in acqua. Si diresse verso la sua stanza, guardò in direzione della porta di Emma e vide una cameriera che entrava, non era sola, non poteva andare da lei. Entrò in camera e  notò che il valletto gli aveva preparato il bagno. Perfetto! Un desiderio che si avverava! Il valletto gli disse che appena avesse voluto, suonando il campanello egli sarebbe tornato per barba e capelli e avrebbe portato anche il sarto. Killian non era più abituato a quelle attenzioni e servigi da nobile, ma non se ne dispiacque. Quando fu il momento il valletto, usando un panno caldo sul suo volto e poi il rasoio, sistemò in modo impeccabile la barba e i baffi, rasando le guance e definendo la peluria restante. Spuntò il ciuffo di capelli che solitamente gli ricadevano ribelli sulla fronte e li lasciò asciugare in modo ordinato. Rimase molto meravigliato, nel vedere che il sarto aveva confezionato un vestito per lui, senza avergli preso le misure. Il vestito fu indossato e gli cadeva a pennello, facendo risaltare le ampie spalle ed il bacino stretto. Gli porsero uno specchio e il suo narcisismo rimase soddisfatto, ironizzò su sé stesso

 – Ovviamente sono maledettamente affascinante!

Mancavano dieci minuti alle 21,00, scese, andando verso la grande sala. I due valletti gli aprirono la porta e entrò.

Ricordava tutto di quella grande sala, l’enorme lampadario centrale in cristallo, illuminato da una serie di candele accese, la scalinata da dove dodici anni prima doveva scendere Emma …

Guardò nuovamente il biglietto di White Margaret, in dubbio sull’orario. Diceva ore 21,00 e l’ora era esatta! Ma era uno scherzo? Dove erano gli altri? Aveva sbagliato sala? In un lato della sala un tavolo rotondo era stato apparecchiato elegantemente, al centro di esso brillavano due lunghe candele accese … Sentì un rumore provenire dalla sommità della scalinata, la porta, il cigolio della porta e un’apparizione gli fece perdere un battito al cuore.

Emma, splendida nel vestito che aveva indossato dodici anni prima, stava scendendo le scale. I suoi capelli erano sciolti sulle spalle, ricadevano a boccoli. La trovò incantevole. Avrebbe potuto innamorarsi di lei, ancora di più, di quanto se ne era innamorato, quella famosa sera senza averla vista in volto? Se l’avesse vista non sarebbe riuscito a partire con Liam, ora ne era certo. Lei scendendo rimase non meno meravigliata, sia dell’assenza degli ospiti che a vedere Killian vestito in quel modo. Indossava pantaloni bianchi, con stivali marroni e una giacca nello stile della marina, blu con alamari dorati e le spalline con frange, anche esse dorate. Molto simile alla divisa da Tenente di dodici anni prima. Ricordò le parole di sua nonna Regina “con un piccolo aiuto i desideri si possono realizzare”. Regina e sua madre avevano organizzato tutto per loro, per farli rivivere un momento che avevano perso, era veramente tornare alle origini!

Emma volò verso Killian, leggiadra nel suo vestito bianco. Lui l’aspettava in fondo alle scale, un piede sullo scalino e il braccio destro appoggiato alla ringhiera di marmo. Le prese la mano sinistra, il solitario brillò, le depose un bacio galante sul dorso della mano, mentre la guardava negli occhi, poi in un sussurro

 – Sei bellissima Swan!

– Anche tu Capitano …

Il suono di un carillon aleggiò nell’aria, si guardarono intorno

– A quanto pare qualcuno ci ha voluto regalare un nuovo inizio …

- Un bel regalo Emma, era quello che avresti voluto, la possibilità di riavere quel momento perduto … siamo qui, ci stiamo guardando negli occhi e so cosa avrei provato per te se ti avessi vista in volto …

 - C .. Cosa Killian?

 – La voglia di restare ... perché la tua magia, come ti ho già detto, mi ha stregato, non sarei potuto andarmene, avrei fatto di tutto per restare solo con te …

-Saremo andati in giardino e forse ci saremo baciati … per me sarebbe stata la prima volta …

 - Poi … ti avrei chiesto di essere mia … per sempre …

Non fantasticarono oltre, ora era diverso, non avevano l’ingenuità di allora. Si gettarono l’una nelle braccia dell’altro, baciandosi selvaggiamente, consapevoli del desiderio reciproco. Stretti in quell’abbraccio, iniziarono a muoversi secondo il ritmo della musica del Carillon. Il bacio divenne meno urgente e più calmo e dolce, appagante nella sua semplicità. Continuarono a ballare, separando le labbra e guardandosi negli occhi.

 Qualcuno gioiva per loro in quel momento. La mano di Regina trascinò via Margaret, lasciando che il carillon continuasse a suonare.

Il tavolo era stato apparecchiato, sapientemente, per due. Sotto i coperchi a cupola, argentei, vi trovarono cibi prelibati: ostriche, crostacei e asparagi. Cibi afrodisiaci, notò Emma. Ne avevano bisogno? Ballare con Killian, essere tra le sue braccia, il suo odore di pulito, i capelli e la barba perfetti, il suo sorriso e, più di tutto, i suoi meravigliosi occhi di lapislazzulo, per Emma era già abbastanza afrodisiaco. Non diversamente per lui, vederla così, in quell’abito bianco, tale e quale a dodici anni prima, guardarla negli occhi di smeraldo e restare senza fiato, era abbastanza afrodisiaco.

Mangiarono appena, non avevano fame, almeno non di cibo. Non riuscivano a togliersi gli occhi di dosso. Si alzarono e uscirono nel giardino. Anche quella notte l’aria tiepida di luglio si faceva sentire, mentre la brezza del mare portava un alito fresco. Si ritrovarono stretti in un abbraccio, di nuovo occhi negli occhi e labbra ad un soffio di bacio.

– Killian, ho pensato a ieri notte, non voglio fantasmi che interferiscano tra noi …

Lui l’ascoltava attentamente, quasi trattenendo il fiato ..

– Vorrei che questa notte restassi con me … non voglio che quella stanza sia fatta solo di brutti ricordi …

Non doveva dire altro, era quello che Killian avrebbe voluto sentirle dire e, prima di baciarla con passione, le rispose semplicemente:

 - Come la Signora desidera.

Non tardarono oltre, Lui la prese per mano e rientrarono avviandosi per la scalinata. Giunti in cima, Killian la prese in braccio come una sposa, quello le sembrava, si diresse verso la porta della sua stanza, era appena socchiusa, si aprì con la spinta di un calcio e entrarono chiudendola alle loro spalle.

– Dimenticavo! La cameriera doveva venire ad aiutarmi con il vestito …

 - Ti preoccupi che io non riesca a farti uscire da quel magnifico abito Swan?! Ti assicuro che me la cavo piuttosto bene!

Emma rise, non ne dubitava affatto.

– Vieni qui!

La condusse davanti allo specchio, dove Emma si era provato il vestito. La sua immagine si rifletteva radiosa, alla luce delle candele, poste nei candelabri d’argento che qualcuno aveva acceso, prima che entrassero.

– Stai vedendo la meraviglia che vedo io Emma …

Killian, dietro di lei, iniziò a slacciarle l’intreccio dei lacci che chiudevano il vestito. Emma sentiva, centimetro per centimetro, le sue dita, lungo l’apertura, sfiorarle la pelle nuda e piccoli brividi di piacere attraversavano il suo corpo. Le spostò i lunghi capelli sulla spalla sinistra e  con leggerezza le fece scorrere le dita dal collo, lungo la colonna vertebrale. Spostò i lembi del vestito e con la mano lignea guantata di pelle, insieme alla destra, le accarezzò le scapole, risalì verso le spalle per far ricadere verso l’esterno i due lembi della stoffa. Accarezzandole le braccia, accompagnò il corsetto del vestito sempre più in basso, fino a farlo arrivare alla vita di Emma, lasciandole i seni scoperti. Posò le labbra sulla sua spalla destra, dandole un umido bacio, assaporando la sua pelle. Le avvolse la vita con il braccio sinistro e portando la mano destra in avanti, risalì verso il seno. Emma deglutiva con il battito cardiaco sempre più accelerato, mentre lui le stringeva e massaggiava il seno, delicatamente, stuzzicandone la piccola gemma che lo sormontava, rendendola turgida e arrossata. Indicandole la loro immagine riflessa allo specchio  e continuando a toccarla le disse:

 – Guardati Emma … guardati … sei bellissima … questo è quello che io vedo .. Sei la mia casa Emma … con te mi sento a casa. I tuoi occhi … mi fanno pensare all’erba della mia Irlanda, sei la mia terra …

La accarezzava mentre parlava, facendo navigare la sua mano su ogni punto del suo corpo che pian piano nominava simbolicamente

– Le tue tenere colline … dolci pendii … discese … vallate …

Con le due mani le fece scivolare dai fianchi il vestito candido e lei rimase con la culotte di seta bianca, chiusa da un laccetto che l’arricciava in vita. Lui, con un sol gesto, sciolse il laccetto. La strinse di più a sé, con il braccio intorno alla vita e fece scivolare la mano sul suo davanti, insinuandosi nella culotte.

– Ancora colline erbose … insenature marine … qui … su questo piccolo scoglio .. si infrangono le onde del tuo mare … qui … il calmo porto dove il mio vascello può trovare rifugio ..

Emma sentiva il fluire della propria eccitazione, mentre le parole di Killian la stavano facendo arrossire e la sua voce calda e roca, così sensuale, la faceva sognare. La sua mano, esperta e impudica, la carezzava intimamente e le sue dita, impertinenti ed esigenti, iniziavano a scorrere, in una carezza lussuriosa e ardita, dentro di lei. Era una nuova sensazione, più forte dei baci proibiti che le aveva regalato sulla sua nave. Emma respirava sempre più affannosamente, stringendo le gambe e inarcando la schiena, aderendo maggiormente al petto di Killian. Poi afferrò la sua mano e la tirò via. Killian vide dallo specchio la sua espressione, se ne preoccupò, cosa succedeva ora? Di nuovo Emma avrebbe rialzato le barriere? Lei si voltò verso di lui e con sua meraviglia, velocemente gli tolse la giacca, con frenesia gli sciolse la sciarpa, buttandola a terra, con impazienza e irruenza, quasi strappò la camicia bianca che lui indossava. La fece scivolare dai suoi bicipiti muscolosi e giù sul pavimento con la giacca. Lo guardava negli occhi azzurri senza parlare, non era affatto brava con le parole, lo sapevano entrambe. Killian sorrideva, divertito ed eccitato, dal suo modo di fare e di essere. Le mani di Emma scorsero sul suo torace atletico, tracciando grandi e poi piccoli cerchi intorno ai suoi capezzoli, facendolo sussultare, si distaccò un attimo, lo guardò e si gettò sulle sue labbra, si scambiarono un bacio avido, pieno di desiderio. Killian le accarezzava le braccia e la schiena. Emma sentiva il tocco sensuale del guanto di pelle sulle natiche, mentre si insinuava nella culotte. Fece lo stesso su di lui, portò le mani al suo inguine rigonfio sotto, i pantaloni aderenti, gli tolse la cintura, sbottonò l’indumento

– Togliti quegli stivali Killian, non ti serviranno per entrare nel letto!

Lui rise ed esegui

– Come la Mia Signora desidera!

Lei ora si occupò dei suoi pantaloni, facendoli scivolare dai suoi fianchi stretti e snelli. Erano rimasti ambedue con l’ultimo indumento intimo. Emma sorprese ancora Killian. Gli poggiò la mano destra aperta sul cuore e lo spinse in dietro, il suo sguardo era velato dalla lussuria, Killian ne era felice e si lasciò spingere, camminando all’indietro, verso il letto a baldacchino. Sentì il letto dietro le gambe, abbracciò Emma, la liberò dell’ultimo indumento, lei fece lo stesso con lui, la pose seduta sul letto, le gambe fuori dal bordo. Si inginocchiò tra di esse, spingendole delicatamente il torace sul letto, la face sdraiare. Le carezzò l’interno delle gambe e cercò nuovamente il piccolo scoglio dove le onde si sarebbero infrante. Si avvicinò con le labbra, la solleticò e le regalò, come aveva fatto sulla nave, baci intimi e languidi che la fecero sospirare e gemere di piacere. Si rialzò e si distesero uno di fianco all’altra.

– Emma, amore mio, voglio farti sentire ancora di più ora ..

Si impadronì delle sue labbra e lei voluttuosa rispose con passione, carezzandogli il collo e affondando le dita nei suoi capelli scuri, mentre abilmente, le dita di Killian ancora la cercavano nell’intimità e trovandola pronta per lui, calda e bagnata, entrarono con facilità in ciò che lui aveva definito il suo porto tranquillo. I movimenti lenti, languidi e sempre più profondi si susseguirono, lei sentì contrarre i propri tessuti e iniziare un piacere che ancora non conosceva.

– Sento che stai bruciando come me Emma … dimmi che mi vuoi come io ti voglio …

- Ti voglio Killian!

– Voglio che tu sia sicura di voler essere mia Emma … chiedimelo ...

 – Voglio essere tua Killian e voglio che tu sia mio … adesso ..

Si baciarono ancora con ardore e mentre il bacio continuava, lui si posizionò su di lei, teso allo spasmo per l’eccitazione, lei lo accolse ospitale nel mare del suo piacere. Delicatamente scivolò dentro di lei e si completarono, furono una cosa sola, furono ciò che volevano essere, un’unica anima, un unico cuore. Emma lo avvolse nel suo calore intimo, accogliendolo e accogliendolo ancora, movimenti sensuali sempre più veloci che li innalzavano verso le vette del Paradiso, gridando i loro nomi e, quando furono all’apice, Emma si fermò improvvisamente, sconvolgendolo nuovamente. Perché?! Si chiese Killian senza il coraggio di  parlare. Emma vide la sua espressione di sgomento e gli sorrise

 – Mi hai fatta tua, come volevo e come desideravi, ma ti ho detto anche che volevo tu fossi mio …

Invertì con un colpo di reni la posizione, era come quando lottava, rovesciò Killian sulla schiena, mentre lui rideva, passando su di lui che, capendo il suo gioco, non poté che regalarle uno dei suoi sorrisi smaglianti, mentre i suoi occhi azzurri si chiudevano per il piacere e il suo petto atletico si alzava e abbassava ansimante. Fu lei questa volta ad impossessarsi di lui, scivolando sul suo turgore, godendone per la sensazione di pienezza che le dava, muovendosi ritmicamente e facendolo gemere di piacere a sua volta. Quello che sentirono dopo, fu un’esplosione di energia che li attraversò dai visceri al cervello, facendoli ricadere l’una nelle braccia dell’altro. Killian aveva guidato i suoi movimenti, carezzandole dolcemente i fianchi, fu pronto a stringerla al petto, quando lei ricadde su di lui, sfinita dal piacere reciproco. Si accoccolarono abbracciati e rimasero così, colti dal torpore dato dall’orgasmo provato contemporaneamente.

 

Si svegliarono come si erano addormentati, si guardarono negli occhi, rendendosi conto di quanto si amavano e di quanto bisogno avevano l’una dell’altro. Emma aveva superato quell’ultima barriera. Killian sentiva il solito calore nel petto che ormai chiamava Emma. Erano andati fino in fondo, questa volta, ed era stato meravigliosamente oltre le reciproche aspettative. Dovettero alzarsi, avevano appuntamento con gli uomini di Killian per partire alla volta del luogo per il meeting. Killian andò nella sua stanza per vestirsi adeguatamente alla missione, poi tornò da Emma che già pronta, con i pantaloni e stivali, stava indossando su di essi una gonna da cavallerizza. Sulla sua scrivania era poggiata la spada dalla lama ondulata e una pergamena. Killian si avvicinò per prenderle la spada e vide la pergamena, automaticamente la lesse, una nuova speranza di felicità lo inebriò, era l’atto di annullamento del matrimonio di Emma con Neal. Si voltò verso la sua donna, ormai la considerava tale, porgendole la spada. Emma la prese con sguardo preoccupato.

– Tra breve partiremo Killian, questa notte è stata molto importante per me, sei riuscito a cancellare i miei fantasmi. Non so come andrà la missione, potremmo incontrare pericoli seri, qualcosa potrebbe dividerci, voglio dirti quello che da tanto avrei dovuto e non ci sono riuscita … Ti amo Killian, ti amo con tutta me stessa …

Non si aspettava quella dichiarazione, non in quel momento, ma ormai sapeva che Emma lo avrebbe sempre sorpreso. L’emozione a sentirla dichiarare ciò che lui già sapeva, ma che era rassicurante sentirselo dire, fu grande. Lui che sapeva trovare parole dolci e romantiche, non riuscì a parlare, ma con impeto la prese nuovamente tra le braccia per baciarla l’ennesima volta, intrecciando la lingua alla sua, facendo l’amore anche così.

Controvoglia si allontanarono. Killian teneva la spada e ne guardò l’ elsa.

 – Sai cosa significano il cigno e l’uncino Emma?

– Per la verità non so, amore mio.

Non lo aveva mai chiamato così, neppure durante i momenti di intimità, gli fece battere più forte il cuore.

– E’ strano Emma, ma da quando mi hai mostrato questa spada, la prima volta, ho avuto l’impressione che fosse stata fatta per noi, è vero che il tuo secondo nome è Swan, ma io ti ho chiamata così da subito, senza saperlo e l’uncino mi ha rappresentato fino a pochi giorni fa. Non so perché ci sono questi simboli sull’elsa, ma è come se questa spada avesse viaggiato nello spazio e nel tempo per riunirci, è come se fosse il nostro simbolo …

 - Si, potremmo dire che questa spada è sia mia che tua, la potremmo considerare come il simbolo del nostro amore, che ne dici?

 – Si Emma e ti voglio fare una promessa su questa spada, qualsiasi cosa succeda, dovessimo separarci o perderci, nello spazio e nel tempo, io ti ritroverò sempre!

– Nello spazio e nel tempo, Killian, ti prometto anche io, che ti ritroverò sempre!

In un capanno da pastori o in un castello, quella promessa risuonava da tempo immemore …

Killian come Cillian … Emma come Gwyneth …

 

Angolo dell’autrice

Se siete arrivati fin qui, avete ovviamente già letto. Ora piccolo esperimento, rileggete e quando parla Killian immaginate di sentire la voce di Colin. Fatemi sapere le vostre sensazioni e se riuscite a vedere le immagini.

La storia è diventata lunga, spero che non vi stia annoiando, mancano pochi altri capitoli alla fine e mi farebbe piacere se anche chi non ha mai recensito, ma ha letto fino ad ora mi facesse sapere un suo parere. Quali capitoli sono stati più pesanti e perché e quali sono piaciuti di più e perché.

Ringrazio comunque tutti coloro che hanno letto, sono tanti, e chi con pazienza, sensibilità e attenzione ha recensito. Buona settimana a tutti

Lady Lara

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Capitolo 22
*** Il Sortilegio ***


Il Sortilegio

XXII Capitolo

 

Il Sortilegio

 

Rocca di Storybrook

Un ultimo colpo dello scalpellino, poi dell’olio di semi di lino, passato con un panno di lana. Era pronto! Non restava che inserirvi un bastone e il lavoro era completo. August sorrise, girandosi tra le mani il lavoro di intaglio che aveva appena completato, nel suo laboratorio di falegnameria. Era un passatempo che amava. Suo padre, Sir Marcus, gli aveva insegnato a lavorare il legno, passione che avevano condiviso fino alla morte del genitore. Aveva cinque anni allora August, ma ricordava ogni singolo gesto di suo padre, Primo ministro di Lord James Charming Pendràgon. Abile consigliere, scaltro politico, padre amorevole e artigiano per hobby. Questo era stato suo padre, morto salvando la vita al Principe James a lui e alla piccola Emma. Aveva vissuto così poco con suo padre! Dopo ne aveva avuto un altro di padre, lo stesso Principe James e, da lui adottato, era diventato il fratello adorante della Principessa Emma Swan. Con lei aveva condiviso l’affetto dei genitori, le passioni, gli interessi. Le aveva insegnato a tirar di scherma e l’aveva sempre protetta e sostenuta, in tutte le idee che, quella piccola selvaggia, si era messa in testa. Aveva un bel caratterino sua sorella! Quando decideva di combinarne una delle sue, nessuno la distoglieva! Da piccola voleva comportarsi come un maschio, sempre appresso a James e a lui. Per lei una donna poteva portare i pantaloni tanto quanto un uomo! In realtà i pantaloni le stavano veramente bene! Anche troppo secondo August ed il padre.

 Sorrise pensando ad Emma ed alla splendida, femminile, donna che era diventata. Madre amorevole di Hanry, un frugolo di sei anni che August amava come un figlio. La testa di cavallo in legno, alla quale stava inserendo un bastone, era per lui, ne sarebbe stato contento, già lo immaginava correre sul prato del giardino enorme o sulla grande balconata che dava sul mare, dicendo di essere uno dei cavalieri del suo inseparabile libro di favole, intitolato “Once Upon A Time”.

 Erano quasi le sei del mattino. Con il caldo estivo August preferiva lavorare a quelle ore dell’alba, mentre ancora si sentiva il fresco della notte. Aveva notato che, da qualche giorno, anche Neal ed Hanry si alzavano molto presto, come aveva notato che, dalla partenza di Emma, Neal si era attaccato molto di più al figlio. Coglieva ogni occasione per stare con lui. In un certo senso stava facendo da padre e da madre al piccolo. Hanry ne era felice, adorava suo padre. Neal era un uomo pieno di fantasia e giocherellone, August pensava che quei due andassero così d’accordo forse proprio per quel lato infantile di Neal. Hanry crescendo sarebbe diventato più maturo di suo padre, eterno ragazzino. Non lo aveva mai visto adatto ad Emma, per lei ci voleva un uomo forte, di carattere, impavido, coraggioso, uno in grado di dominare la sua irruenza e capace di far uscire fuori la sua femminilità. Aveva provato a farle conoscere il suo amico Jamie Framer, il tipo giusto, ma Emma si era incaponita con Neal e stavano per sposarsi, neanche a parlare di insistere con Framer, era fidanzato e quindi …

Si chiese a che punto fosse giunta sua sorella, se fosse arrivata nel Maine, se fosse partita per il meeting giacobita. Si chiese soprattutto se non avesse trovato in Captain Hook l’uomo giusto per lei. Doveva riconoscere che buona parte delle qualità, che pensava per l’uomo ideale di sua sorella, appartenevano veramente al Pirata. Sentì un brivido per la schiena, uno strano presentimento, ma non riuscì a decifrarlo. Se solo fosse arrivato un altro piccione, a rassicurarlo che tutto procedeva per il giusto verso!

Lasciò il laboratorio con il giocattolo per Hanry in mano. Avrebbe controllato l’orizzonte con il cannocchiale, forse ci sarebbero state novità.

 

Sulla “Orgoglio del Reame”

L’Ammiraglio Framer era già sul ponte, aveva passata una notte insonne, ripensando agli accadimenti di quegli ultimi giorni. Aveva inventato con Bill O’Brian una bella storia per far sparire dalla circolazione Captain Hook, per la verità Jefferson ne aveva fornita una su piatto d’argento e in quel modo Il suo migliore amico, creduto morto da anni, Killian Flinth Jones as Captain Hook, ora poteva dirsi salvo.

Framer non aveva voluto sapere di preciso cosa stesse combinando Killian con la Principessa Emma Swan, in incognito, e non aveva rivelato neppure a Bill che, quella che aveva conosciuto come Lady Barbra, fosse in realtà la figlia del principe Charmig Pendràgon, Reggente del Maine e sorella dell’uomo che avrebbe rivisto da lì a poche ore, un altro fraterno amico, il Colonnello August Charming Pendràgon.

Guardò la linea di terra che stavano raggiungendo con il favore degli Alisei. Calcolò che approssimativamente per le 13,00 avrebbe potuto presentarsi a palazzo da August, non si sarebbe trattenuto molto, giusto il tempo di portargli notizie della sua amata sorella Emma. La Scozia l’attendeva, sarebbero ripartiti presto, ma in verità chi lo attendeva con maggiore trepidazione era sua moglie Clairette e il figlioletto che aveva da poco partorito.

 

Maine

Da due ore si erano ritrovati nel luogo dell’appuntamento ed erano partiti. Emma, in vesti e parrucca di Lady Barbra, con Killian, occupavano la carrozza che gli uomini del Capitano avevano procurato, mentre due di loro cavalcavano in avanscoperta e due nella retroguardia.

Seduti affiancati, Killian teneva avvolta alla vita Emma, poggiata con la testa nell’incavo del suo collo. Si era riappisolata, dopo la levataccia e il bisogno di dormire interrotto. Era stata comunque una notte speciale, al solo ricordo Killian avvisava una reazione evidente all’inguine. Emma era stata sua quella notte, per la prima volta avevano fatto l’amore in modo completo e appagante. Con nessuna donna, che aveva conosciuto carnalmente, Killian aveva mai provato un piacere così intenso e nessuna aveva amato con la passione che nutriva per lei.  La amava con tutto sé stesso, amava il suo modo di essere e di fare, amava il suo cuore luminoso e fatto di bontà e altruismo, amava il suo corpo candido che aveva esplorato, carezzato, assaporato, bevuto. Emma, come aveva immaginato vedendola combattere, era una donna passionale, irruenta e focosa. Lo aveva dimostrato ampiamente quella notte, abbattendo le ultime barriere e decidendo di essere lei a possederlo, dopo che aveva inizialmente lasciato a lui condurre il gioco. Non gli era dispiaciuto affatto lasciarle l’iniziativa, oltre che piacevole, la cosa aveva rassicurato ulteriormente Emma e la loro intesa sessuale era stata straordinaria.

Le baciò la fronte. Sarebbero tornati a notte fonda dal meeting, sperando che non ci fossero incidenti di percorso, Killian auspicò di poter passare anche quella notte con Lei nel suo letto e tra le sue braccia, ritrovando il suo porto sicuro.

Con un piccolo mugolio Emma riaprì gli occhi assonnati e Killian le rivolse uno dei suoi sorrisi smaglianti.

– Ben svegliata “raggio di sole” hai dormito comoda?

– Non mi sento propriamente un raggio di sole e i tuoi muscoli sono troppo duri perché tu sia un cuscino morbido!

Killian rise

 – Non mi sembra che ti siano dispiaciuti troppo i miei muscoli questa notte …

- Mmmh! Noooh! Non mi sono dispiaciuti affatto Capitano!

A conferma di quanto gli aveva risposto, Emma gli portò le braccia al collo, carezzandogli con la mano il triangolo di torace scoperto, mentre Killian la tirava verso di sé, cercando una posizione più comoda su quel sedile della carrozza chiusa. Si baciarono affettuosamente e, come sempre, fu l’inizio di un bacio più passionale che li vide carezzarsi reciprocamente le labbra e poi danzare con le lingue che si cercavano e rincorrevano. I respiri, sempre più affannosi, erano l’indizio della graduale perdita di controllo, l’attrazione reciproca stava prendendo il sopravvento sulla razionalità e non potevano permetterselo.

Come se avesse intuito cosa stava accadendo all’interno della carrozza, Jefferson bussò alla parete laterale, affiancandosi con il cavallo. Furono riportati alla realtà bruscamente. Velocemente Emma si riassettò la gonna e ravviò i capelli della parrucca bruna, Killian si tirò su e schiarendosi la voce con un colpo di tosse, alzò la tendina per guardare Fox

– Spiacente di disturbare voi piccioncini Killy, ma tra circa un’oretta saremo al punto che hai individuato sulla cartina!

 – Bene Fox! Proteggete Emma mentre io andrò in avanscoperta, fermatevi per una mezzora  dopo la mia partenza, sgranchitevi le gambe e se volete fate colazione. Farò un giro più ampio sopra la gola che percorreremo, Nicodemo verrà con me, se ci stanno riservando un agguato, quello è il punto più adatto. Se sentirete colpi di pistola tornate indietro, il meeting sarà annullato ..

 – Coosa?! Killian! Non ci penso proprio! Dovesse esserci un agguato combatteremo, io non mi tiro indietro! Da tanto che aspetto questo momento e non sono arrivata fin qui per farmi spaventare da un agguato! Andremo comunque al luogo del meeting, ci sono persone che mi aspettano!

– Emma, il responsabile della tua sicurezza sono io! Qualsiasi cosa succeda, come ti ho già detto davanti a tuo padre, rispetta i miei ordini e stai zitta! In caso di attacco tu torni a casa!

 – Ti ho detto di no Capitano, la causa è più importante di me!

 –Maledizione Donna! Sei esasperante! So benissimo quanto è importante la causa! Ma per Dio Emma! Tu!... Sei più importante per me!

Fox si era ritirato lasciandoli discutere. Emma all’ultima frase di Killian, detta con più calma e a tono basso, tacque, per Killian lei era più importante di qualsiasi cosa e lui per lei? Pensò che se Killian avesse trovato il pericolo, lei non lo voleva perdere né lasciarlo in sua balia. Lo guardò negli  occhi azzurri corrucciati. Gli sorrise e annuì.

– Va bene! Tornerò indietro, ma solo quando vedrò che anche tu stai tornando o ti verrò a cercare. Te l’ho promesso, ti ritroverò sempre!

 – Anche io l’ho promesso a te, ci ritroveremo Emma, ma fai come ti ho detto!

La guardò dritta negli occhi, sollevando il sopracciglio come ad ultimo accordo di quanto le aveva ordinato. Emma lo ricambiò, con uno sguardo furbo e determinato che stuzzicò Killian e, contemporaneamente, gli fece pensare che la sua Emma non era molto portata ad eseguire ordini e, quindi, si sarebbe raccomandato ai suoi uomini di eseguirli, anche se lei avesse voluto fare il contrario.

Fece fermare la carrozza e mentre la Principessa usciva per sgranchirsi gli arti, lui prese il cavallo che gli era riservato. Sistemò le briglie, controllò la sella e il sottopancia. Tornò da Emma.

– Non voglio andare con il dubbio che farai di testa tua Emma! Promettimi che eseguirai gli ordini, ti prego …

- Ci proverò, ma tu cerca di tornare presto se ci sarà pericolo …

La prese per la vita e chinò la testa verso di lei, cercando nuovamente il contatto con le sue labbra, lei si protese più vicina al suo torace, chinando la testa lateralmente per accoglierlo e portandogli le braccia al collo, mentre con la mano destra gli dedicava una carezza tra i capelli ribelli.

Si guardarono ancora negli occhi, poi Killian si girò per montare a cavallo. Fece ruotare il cavallo verso di lei, la bestia si impennò con un nitrito, un ultimo cenno di saluto e partì al galoppo con Nicodemo.

Passò la prima mezz’ora e il piccolo convoglio ripartì con cautela. Alla velocità con cui Killian era partito, stava arrivando al punto sospetto, Emma sperò che non si udissero spari, non solo sarebbe continuata la missione, ma sarebbe stato incolume anche Killian.

 

Il Capitano e Nicodemo trottavano affiancati. La strada era sterrata e abbastanza ampia per far passare la carrozza che li stava seguendo. La vegetazione circostante era rigogliosa; alberi altissimi e dalle chiome ombreggianti si riproducevano a vista d’occhio. Killian si rese conto che il paese era veramente vasto e ancora poco sfruttato, nelle sue risorse naturali e territoriali, c’erano ancora tante zone da esplorare più a Ovest e non gli sarebbe dispiaciuto di essere uno dei pionieri che avrebbero colonizzato una parte di quella meravigliosa terra.

Improvvisamente fece cenno con la mano a Nico di rallentare l’andatura. Erano arrivati al punto preferibile per un agguato. Il posto era perfetto per quello! La strada si insinuava all’improvviso in una sorta di corridoio roccioso, in caso di attacco non dava vie d’uscita e ciò ovviamente preoccupò parecchio il Capitano Jones. Procedendo con la massima lentezza e circospezione, riuscirono a far arrampicare i cavalli per i pendii che costeggiavano quel corridoio pericoloso. Non c’era anima viva, non si vedeva nessuno. Killian acuì la vista per osservare se ci fosse segno di mimetizzazione, ma non vide nulla.

Osservò attentamente il terreno che si affacciava sul corridoio roccioso, zolle di terra e erba erano smosse e calpestate, dei cavalli ferrati erano passati di lì da poco. Che altro motivo avrebbero avuto se non di controllare la zona e preparare un agguato o, come stava facendo lui, di difendersene?

Scese da cavallo e indicò a Nicodemo di fare lo stesso. Doveva capire da dove arrivavano i cavalli. Osservarono attentamente i movimenti di quelle impronte equine. Il terreno era piuttosto soffice e le tracce apparivano chiare. Gli uomini a cavallo, almeno quattro, erano scesi da cavallo, si erano sporti sul bordo del corridoio roccioso, provando l’appostamento tra le siepi, erano tornati alle loro cavalcature e ripartiti. Con Nico si scambiarono uno sguardo d’intesa. Quei cavalieri venivano da dove loro stavano dirigendosi! L’attacco non ci sarebbe stato per il momento. Probabilmente il loro piano era un altro. Killian si consigliò con il suo compagno. Avrebbero continuato in avanscoperta a perlustrare la strada, Jefferson era già avvisato, nessuno sparo e potevano continuare la marcia.

 

Storybrook

Suoni di risa felici, scalpiccio sul ciottolato, della grande balconata sul mare, di piccoli piedi che correvano e galoppavano su un bastone di legno, alla cui estremità faceva mostra di sé una testa di cavallo intagliata nel legno …

- Guardami papà! Sono Sir Lancillotto!

Neal rise nel vedere quanto suo figlio era contento di quel nuovo giocattolo. Era grato ad August per le attenzioni che riservava al piccolo e per l’aiuto che non gli faceva mancare, insieme alla dolce Lady Belle, nell’accudire il bambino. Ricordò l’arrivo di Hanry, la scoperta che quel tenero esserino rosa, emaciato, nella sporca culla, imprigionato nella stiva della nave di Barba Nera, era suo fratello. Lo aveva inizialmente odiato. Era il frutto di un'altra relazione di suo padre, il segno di un altro tradimento alle spese della sua adorata madre, Lady Sara. Si era reso conto che quella creatura, non aveva colpa di nulla, ma quando aveva visto Emma tenerlo tra le braccia, con gli occhi lucidi, portarlo al cuore e avvicinare le sue labbra a quella piccola testolina mora, come se fosse veramente il figlio del suo grembo, si era sentito morire di gelosia. Aveva posseduto sua moglie una sola volta in vita sua, la loro prima notte di nozze. Sapeva che per lei era stato un trauma, era stato violento, non aveva calcolato che per lei era la prima volta. Doveva possederla, doveva dimostrare a sé stesso di essere un uomo virile.

Concentrato sul suo narcisismo ferito e ringalluzzito dalle moine di Tamara, era tornato nella loro stanza, teso nella sua eccitazione e aveva forzato le porte di Emma, facendola gridare di dolore e tappandole la bocca con la mano, per non far udire l’urlo. Non lo avevano fermato i suoi occhi verdi sbarrati e imploranti, non aveva avuto pietà ed era ricaduto su di lei, arrivando all’orgasmo, trovandola infine inerme e soggiogata. Aveva ucciso l’amore che sua moglie provava per lui. Lo capì troppo tardi. La mattina si rese conto che ne aveva fatto scempio, quando svegliandosi non la trovò accanto a sé, l’unica compagna che trovò nel letto, fu una grossa macchia di sangue. Da quella mattina quella macchia si trasferì nel suo cuore. Emma smise di essere sua moglie. Non riuscì più ad accostarsi a lei perché lei ormai lo rifiutava. Parlarono, le disse che l’amava, le chiese scusa. Per lei quello non era affatto amore. Ormai Emma vedeva solo un mostro in lui. L’uomo che aveva tradito sua moglie la prima notte di nozze e l’aveva violentata. Come darle torto! Non erano servite le sue attenzioni, la tenerezza che aveva cercato di dimostrarle, regali … Emma era troppo buona per odiarlo fino in fondo, sapeva che l’aveva amato, era riuscito ad estirpare lentamente dal suo cuore l’amore giovanile per il Tenente Jones. Voleva tornare ad essere l’uomo che l’aveva conquistata, ma non ci riuscì. Emma nutriva ancora uno strascico di affetto per lui, non volle far sapere nulla ai suoi genitori, James avrebbe sicuramente annullato il matrimonio e probabilmente lui sarebbe stato arrestato. Emma non volle tutto questo. Si accordarono. In apparenza avrebbero mantenuto il loro legame, era giusto per i loro ruoli istituzionali, dovevano governare la piccola penisola di Storybrook, sotto la giurisdizione del Governatorato del Maine. Con l’arrivo del piccolo Hanry, questi diventò il centro delle attenzioni di sua moglie.

Si, lo aveva odiato! Avrebbe voluto essere lui a regalarle un figlio. Avrebbe voluto essere lui a porne il seme nel suo grembo e a gioire con lei alla vista del loro bambino dopo il parto. Non era stato possibile! Non era stato possibile solo per colpa sua. Aveva un grande rammarico per questo. Emma fuggiva da lui ed era sempre più distante, innamorata sempre di più di quello che era diventato suo figlio. Voleva renderla felice, se non come marito, come amico. Aveva acconsentito ad inscenare la nascita di Hanry per i suoi genitori e per August. Aveva tanto da farsi perdonare! Non solo la violenza, ma anche il fatto di aver fatto fuggire suo padre e Barba Nera. Suo padre era un mostro, lo sapeva, ma condannarlo era una conferma di quanto lui poteva essergli simile. Suo padre non lo aveva mai amato, anzi lo disprezzava vistosamente. Non era il figlio forte che avrebbe voluto, lo considerava “una mammoletta”, così simile a sua madre, eterno bambino.

 Quando aveva conosciuto Emma, la luce era entrata nella sua vita, lei poteva essere il dono che Dio gli regalava per illuminare la sua tristezza e il suo vuoto. Era stato un idiota, non aveva saputo amarla come meritava, come ogni donna avrebbe meritato. Aveva provato a ridestare il suo interesse e magari la sua gelosia, usando avventure extraconiugali, non le nascondeva appositamente, invece aveva suscitato ulteriore sdegno in lei, se non vero e proprio schifo. Si era fatto cogliere in flagrante con la giovane figlia di Angus, povera ragazza! Emma lo aveva colpito con forza, aveva capito non per gelosia, ma solo per proteggere Anny. Gli aveva spaccato il setto nasale e solo ora cominciava a sparire il livido. Frate Benedictus gli aveva evitato di restare con il naso storto, ma il dolore interiore gli era rimasto. Aveva fatto in modo di assecondare le sue iniziative benefiche, la sua trovata di avere una doppia identità come Lady Barbra, la partenza con il pirata per la missione nel Maine, tutto per riportarla a sé. Ora odiava sé stesso per non essere riuscito ad essere diverso, migliore. Invidiava e odiava Killian Jones, perché, dolorosamente, doveva ammettere a sé stesso, che era il modello di uomo che lui avrebbe voluto essere e che mai sarebbe stato in grado di emulare. Lo aveva invidiato dal primo momento che lo aveva incontrato e aveva scambiato poche parole con lui, dodici anni prima, durante quel fatidico diciottesimo compleanno di Emma.

Hanry gli corse incontro

 – Papà facciamo che tu sei Re Artù, io sono Lancillotto!

– Bene! Allora ti nominerò mio primo cavaliere, come dice la storia sul tuo libro!

– No papà, non voglio essere il primo cavaliere di Artù se no non potrò sposare Ginevra!

 – Questo non l’avevo pensato, mio prode cavaliere! Quindi vuoi portarmi via Ginevra?

– Si papà, Ginevra voleva Lancillotto, non hai letto bene il libro?

Neal sorrise a suo figlio, ma qualcosa di amaro gli restò in bocca. Il suo pensiero corse ancora ad Emma. Era stato un pazzo a farla partire con Jones. Sapeva benissimo che se Emma quella sera avesse conosciuto il Tenente, lui non sarebbe mai entrato nella sua vita. Lei aveva portato nel cuore quel giovane ufficiale della Royal Navy per un paio danni, forse più che conquistata dalla serrata corte di Neal, si era arresa semplicemente all’idea che il Tenente era morto con suo fratello, il Capitano Liam Jones. Sentì torcersi lo stomaco. Ora Lei era con Lui, cosa era rimasto del suo matrimonio, per impedire ad Emma di rivivere un sentimento che aveva radici nel suo cuore da dodici anni? Si diede dell’ incapace, dell’ inetto! Emma aveva tentato di riavvicinarsi a lui la sera prima di partire, la ricordava meravigliosamente stupenda, pronta a darsi a lui, entrata nella sua camera da letto solo con la vestaglia di seta, scivolata via a fargli capire chiaramente le sue intenzioni … e lui … niente … era come morto, non aveva avuto la minima reazione, nonostante la gioia dell’iniziativa di sua moglie … niente … non ci era riuscito e lei era andata via sbattendo la porta, sentendosi definitivamente non amata.

La voce querula della cuoca Betty, che si dirigeva verso Hanry, lo distolse dalle sue riflessioni. Lady Belle era salita fino al terrazzo con la cuoca, stavano cercando il bambino. Il piccolo galoppando corse verso Belle

 – Zia Belle, stiamo giocando ai cavalieri della tavola rotonda, vuoi fare la parte di Ginevra?

 – Tesoro, a proposito di tavola, Betty aveva preparato i tuoi biscotti preferiti e tu ancora non hai fatto colazione!

– Una faticaccia Henry, sarai la mia morte figliolo! Con questo caldo io sono stata fino a poco fa davanti al forno e tu non sei sceso! Ti ho portato la colazione qui sopra, devi mangiare se vuoi diventare bello e forte come tuo padre e tuo zio!

 – Scusami Betty, è colpa mia, con il fresco preferisco far passare un po’ di tempo all’aria mio figlio, più tardi sarà troppo caldo e quindi sarà nelle stanze a studiare con Belle. Comunque grazie per essere arrivata fino qui sopra, con la tua gamba malandata …

- Di nulla Signor Duca, farei qualsiasi cosa per questo birbante e comunque con la cura che mi ha lasciato Lady Emma non sento quasi più il dolore, è stata una santa!

Neal sorrise, Emma era una “santa”, la gente di Storybrook l’aveva soprannominata “la Salvatrice” ed effettivamente tanti avevano beneficiato delle sue cure e delle sue ampie conoscenze erboristiche. Con Frate Benny, fosse stato per loro due, avrebbero messo su un ospedale per i malati! In verità molto spesso avevano ospitato, nelle stanze del frate, gente bisognosa di cure. Emma era instancabile con i malati e, oltre alle cure mediche, sembrava curare anche la loro anima, già solo con le sue parole ed il suo conforto. Pur non avendo più un rapporto da coniugi, anche per Neal la sua presenza e parlare tranquillamente con lei, da buoni amici, era un conforto per l’ anima. Si rese conto di quanto le mancasse la sua Emma. Decise che, al suo ritorno, avrebbe fatto in modo che tutto della loro vita avesse una svolta, voleva essere il marito che meritava. Con il tempo si era affezionato al bambino, più cresceva e più lo trovava speciale, così solare, intelligente, simpatico … era impossibile non amarlo. In mancanza di Emma, aveva sentito il bisogno di stargli più vicino per confortarlo della sua assenza e … per essere confortato; pur non essendo veramente suo figlio, quel bambino era una parte di lei, non era nato dal suo ventre ma era come se fosse nato direttamente dal suo cuore. Ormai anche per Neal quell’adorabile bambino era un pezzo del suo cuore.

Betty sapeva la verità su Hanry e da madre esperta, di quattro figli, aveva aiutato Emma come balia, lo avevano allattato con latte di capra, le aveva insegnato  come accudirlo, fasciarlo, nutrirlo e svezzarlo. Nonostante i mille scherzi che Hanry le combinava, lo perdonava sempre. I suoi figli ormai erano adulti, non aveva nipotini e lui era un po’ il suo bambino. Nonostante l’inizio sfortunato della sua vita, Hanry aveva trovato persone che lo stavano crescendo nell’amore.

 

L’ anziana e rubiconda cuoca apparecchiò per la colazione, sul tavolo della veranda e Henry, goloso e affamato, divorò i suoi biscotti, a forma di animaletto, con voracità.

 

August aveva assistito a tutta la scena, si stava gustando il nipote, felice per il regalo che gli aveva fatto e quando Belle arrivò con Betty, sentì il cuore accelerare i battiti. Belle era la sua promessa sposa, appena sarebbe tornata Emma avrebbero organizzato il matrimonio, ci sarebbe voluto qualche mese, anche per far arrivare i genitori dal Maine, oppure avrebbero svolto una piccola cerimonia intima nella cappelletta della rocca. Era sicuro dei suoi sentimenti per Belle, la amava e la desiderava. Per lei era lo stesso. La sera prima l’aveva accompagnata fino alla porta della sua camera, le aveva dato il bacio della buona notte, ma quel contatto e il calore del suo morbido corpo, lo avevano talmente eccitato che non aveva resistito ad entrare con lei in camera e a baciarla poi in modo talmente passionale da perdere il controllo, cadendo insieme sul letto. Belle era riuscita a fermarlo, i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. August non aveva capito perché, eppure aveva risposto al suo abbraccio, lo desiderava anche lei, non voleva di certo forzarla, l’avrebbe comunque aspettata fino alla loro notte di nozze, si era separato da lei appena lo aveva chiesto, non c’era motivo di arrivare a piangere. Era rimasto turbato da quella reazione. Ora, vedendola serena, venire verso di lui, l’avrebbe abbracciata nuovamente, solo per consolarla per dirle che lui era lì per lei, l’amava, la voleva proteggere, voleva renderla felice …

 

Belle si avvicinò al suo amato fidanzato, con uno splendido sorriso sulle labbra che si rifletteva anche nella luce azzurra dei suoi occhi. Quegli occhi e l’entusiasmo che vi si poteva leggere, somigliavano a quelli di Henry, questo pensò August guardandola in essi.

 – Bon jour mon amour, hai reso felice Hanry questa mattina! Quando lo vedo così contento, mi sento contagiata dalla sua allegria.

– Belle, amore mio, sarei l’uomo più felice del mondo se quando saremo sposati, potessimo avere un bambino nostro, intelligente e vivace come Hanry!

August vide Belle irrigidirsi un attimo, forse era stato troppo diretto, ancora non aveva chiarito la reazione della sera prima, si maledì per la sua mancanza di tatto. Belle si riprese subito e gli si accostò per dargli un bacio sulla guancia.

– Abbiamo ancora tanto tempo per pensare a questo, non credi August?

– Si Belle hai ragione, ma ti amo talmente e ti desidero così tanto … perdonami … io … ieri sera sono stato inopportuno … non ho saputo resisterti, non sono stato un gentiluomo …

- Mon cher cosa dici! Non mi hai fatto nulla di male, ero emozionata e … anche io .. ti volevo … ma … mi sentivo in peccato August, sono profondamente cattolica e dei principi … sai …

- Non devi dirmi altro amore mio, non ce n’è bisogno, ho capito.

Cambiarono discorso e si accostarono al muro della balconata, fu allora che la videro. August si spostò verso il cannocchiale e lo portò all’occhio. La nave ammiraglia della Regia Marina, la “Orgoglio del Reame”,  stava per entrare nel porto di Storybrook.

 In un’altra occasione ne sarebbe stato felice, su quella nave c’era il suo migliore amico Jamie Framer di Heughan. Questa volta non gioì, non era molto che quella nave era già passata, se tornava così presto significava una sola cosa “la caccia era conclusa”. Il terrore assalì il cuore di August. Se la Regia Marina aveva incontrato la Jolly Roger, per Emma non c’erano più speranze!

 

Maine

La carrozza con Emma a bordo continuava a viaggiare sulla strada sterrata. Non si erano sentiti spari e Fox aveva dato l’ordine di procedere come da accordi con il suo Capitano. Percorsero il corridoio tra le rocce. Jefferson e i compagni furono comunque guardinghi, ma non trovarono pericoli. Di Killian non c’erano tracce, quindi era davanti a loro, li precedeva per una migliore sicurezza della Principessa. Fox pensò che quella donna avesse ormai, del tutto, nelle sue mani il cuore e l’anima del suo amico Killy, era la principessa bionda di cui gli parlava quando da bambini, compagni di gioco, fantasticavano sul futuro. L’aveva trovata la sua principessa bionda, ma era di un altro, era arrivato tardi. Se ne dispiacque per lui, comunque, si vedeva lontano un miglio che Emma era presa da Killian, non meno di quanto lui lo fosse da lei. Non volle porsi altri quesiti su di loro, gli augurò di viversi la loro storia al meglio, finché potevano, presto Emma sarebbe tornata da suo marito e Killian … avrebbe avuto il cuore spezzato.

 

La strada era completamente libera, non si erano visti pericoli per il momento e Killian avvistò il luogo dell’appuntamento. Un piccolo villaggio di poche case, poco più che baracche, con una chiesetta di legno dipinta di bianco, sorgevano nella vallata. Poco distante, un fiume scorreva lento tra la florida vegetazione. Si fermò con Nico per confrontarsi sul da farsi. Il meeting si sarebbe tenuto nella chiesa, il parroco cattolico che li avrebbe ospitati si chiamava Padre Joshua, era la cellula Giacobita che collaborava con il Governatore Charming. Non aveva mai visto Emma e sapeva che la donna che sarebbe arrivata era una scozzese, delegata direttamente da Giacomo II Stuart.

Il Capitano Jones, con il suo compagno. decise di dirigersi direttamente al luogo del meeting per conoscere il prete.

Lo trovarono nel pollaio che raccoglieva le uova delle sue sei galline. Era un uomo gioviale, dal colorito rosato e i capelli biondi. I suoi vispi occhi celesti li guardarono con familiarità. Insieme attesero l’arrivo della carrozza, mentre Padre Joshua Mc Cormin  offriva a loro due una pinta di sidro, iniziò a preparare  una grossa frittata che avrebbe usato come pranzo da offrire ai suoi ospiti. I partecipanti del meeting sarebbero arrivati per le 14,00, avevano il tempo per pranzare e discorrere.

La carrozza arrivò come da programma. Killian si affrettò ad andare incontro a Lady Barbra e il sacerdote, con il suo accogliente sorriso sulle labbra, lo seguì.

 – Sono lieto di fare la vostra conoscenza cara Lady Barbra, approfittate della mia umile dimora, avete a vostra disposizione una stanza per rinfrescarvi, io e i vostri accompagnatori vi aspetteremo per il pranzo. Cose semplici ma sostanziose, vi rifocillerete e vi preparerete ad incontrare i rappresentanti delle colonie.

Emma ringraziò il buon sacerdote, si scambiò uno sguardo con Killian, che sostituì l’abbraccio che non avevano potuto darsi e si diresse verso la porta che Padre Joshua gli aveva indicato per la sua toeletta.

Il pranzo, effettivamente umile ma sostanzioso, condito dalla simpatia del sacerdote e da uno scambio interessante sulle persone che vivevano nel posto, passò velocemente. La chiesa era stata preparata dal parroco per accogliere i partecipanti. Conosceva i loro nomi, erano tutti votati alla causa di Giacomo II, la maggioranza erano di origine scozzese, alcuni erano di origine irlandese e un paio gallesi. In totale una ventina di elementi che, a loro volta, capeggiavano un gruppo di giacobiti. Erano anni che Padre Joshua, coltivava il rapporto con quelle persone, li riteneva affidabili e fedeli alla causa.

 

Storybrook

La nave ammiraglia della Regia Marina Militare, “L’orgoglio del Reame”, entrò nelle tranquille acque del porto di Storybrook. I calcoli di Jamie erano esatti, per le 13,00 sarebbe stato da August. Avvisò il Capitano O’Brian e il primo ufficiale inglese che sarebbe sceso a terra e avrebbe fatto visita al suo personale amico Sir August, si sarebbe trattenuto a pranzo sicuramente e sarebbe tornato verso le 17,00. Per i turni di guardia e di uscita dei marinai, si sarebbe regolato il Capitano Bill O’Brian. Il primo ufficiale avrebbe fatto l’inventario del materiale di rifornimento di cui necessitavano e entro un paio di giorni o prima, sarebbero ripartiti.

August dall’avvistamento aveva parlato con Neal e questi era sconvolto. Gli disse di non bendarsi la testa prima del colpo. Sicuramente Jamie sarebbe andato da lui per salutarlo. Chiese a Betty di organizzare un pranzo adeguato, nulla di superfluo, Jamie era molto parco, ma la qualità doveva essere buona. Si prepararono a riceverlo con il miglior sorriso sulle labbra. Se avesse chiesto di Emma, come era ovvio, avrebbero detto che era indisposta e a letto, quindi non l’avrebbe vista.

Per le 12,00 Jamie arrivò a cavallo. Niente carrozza o scorta, era sempre molto pratico e in fin dei conti non aveva nulla da temere. Da molto non si vedevano, si abbracciarono con sincero affetto.

 – Quale notizie mi porti amico? Oltre a quella di essere diventato padre, per cui mi congratulo con te e Clairette.

 – Grandi notizie amico mio! Finalmente è stato debellato un flagello per la Royal Navy!

August fece buon viso a cattivo gioco.

 – Sono contento per “la Regia” Jamie, di che si tratta?

 – Hai sicuramente sentito nominare Captain Hook, il temibile pirata …

Ad August si gelò il sangue

– Certo amico mio, si dice che era uno di voi, si è ammutinato, addirittura ha ucciso suo fratello e suo Capitano!

 – Naah! Una buona parte di quanto sai sono fandonie architettate per dare di lui un’ immagine peggiore della realtà, non si è ammutinato e non ha ucciso il fratello. Comunque, la notizia è che è morto, affondato con la sua nave, la Jolly Roger.

Jamie osservava le reazioni di August e questi non riuscì a nascondere il pallore mortale sul suo viso.

– Non siete riusciti a farlo prigioniero? Ha preferito battersi e voi lo avete bombardato?

– No amico mio, non siamo stati noi, ma il Capitano Jefferson Fox della nave da guerra “Stella del mattino”!

 – Non ho il piacere di conoscerlo Jamie ..

– Veramente strano August! Eppure dovrebbe essere partito mesi fa da Storybrook con una vostra concittadina, la bella Lady Barbra. È lei che ha commissionato il viaggio per la Virginia e mentre risalivano verso il Maine hanno avvistato la nave di Hook, il vento era a loro favore e l’abile Capitano Fox è riuscito ad affondare il vascello. Con Il mio Capitano abbiamo avuto il piacere di pranzare con  Lady Barbra, la quale ti manda i suoi più cordiali saluti, tra un paio di mesi dovrebbe rientrare in sede.

August recepì il messaggio di Jamie, Emma era viva e vegeta, non sapeva tutti i particolari, ma evidentemente Jamie l’aveva vista. La notizia che aspettava gli era giunta tramite il suo migliore amico.

– Posso invitarti a pranzo Jamie? Sono settimane che non tocchi terra, gradirai cibo fresco!

– Certamente August, mi offenderei se non lo facessi e sarei felice di pranzare anche con tua sorella e suo marito, ma sospetto che sia irrimediabilmente indisposta!

 August sorrise, Jamie avrebbe mantenuto la messa in scena, poteva permettersi di invitare anche gli altri ufficiali di bordo per la cena. Con Neal avrebbe parlato presto, lo aveva visto in piena angoscia e non gli piaceva infierire, era veramente spaventato per sua moglie.  

 

Maine

I  rappresentanti delle tredici Colonie erano arrivati nei giorni precedenti al meeting, in tempi diversi. Tutti si erano rivolti al buon Padre Joshua e questi li aveva fatti ospitare dalle varie famiglie del villaggio.

Arrivarono puntuali come se dovessero andare alla funzione domenicale, in realtà poco prima dell’inizio, il sacerdote aveva dato il segnale con la campana, suonando a morto. Ad occhi indiscreti poteva sembrare che si stesse per celebrare una messa funebre.

Alcuni dei rappresentanti si conoscevano tra loro e si salutarono amichevolmente, i nuovi furono introdotti da padre Joshua ed egualmente fece riguardo a Lady Barbra.

– Cari amici, siate i benvenuti! È Da tanto che ci conosciamo, con molti di voi fratelli, sono giunto dalla Scozia da anni e ci lega non solo la stessa patria ma anche la stessa sofferenza per gli amici e i fratelli che abbiamo lasciato. Amici irlandesi, oggi con noi abbiamo anche alcuni vostri compatrioti che da poco sono arrivati e ci potranno aggiornare sulla situazione che vive la vostra terra. Intanto per prima, è con gioia e grande onore che vi presento una persona di grande valore e coraggio, una donna che, nonostante la delicatezza del suo genere, è venuta dall’Europa per creare un ulteriore legame tra le nostre colonie e i fratelli in patria. Diamo il ben venuto a Lady Barbra Mc Canzie.

I presenti, circa una ventina, applaudirono, due uomini, tra loro, rimasero guardinghi, uno di questi inserì i pollici nella cintura proprio al momento dell’applauso. Killian era vicino ad Emma, Max e Nico erano dietro di loro, ognuno con una pistola alla cinghia e la spada al fianco, Jefferson e l’altro compagno erano di guardia all’esterno. Il Capitano scrutava ogni convenuto e notò immediatamente l’atteggiamento dei due uomini. Si tirò indietro e comunicò qualcosa a Nicodemo, Emma non riuscì a sentire cosa per il rumore dell’applauso, ma percepì il movimento di Killian.

– Vi ringrazio per l’accoglienza miei signori, so che siete venuti da lontano come me e che le vostre famiglie e le vostre case vi reclamano, non mi dilungherò molto.

Emma iniziò il discorso con la situazione vissuta dai paesi dominati.

– Amici miei, qui nelle colonie come in Scozia e in Irlanda, l’Inghilterra avanza delle pretese enormi. I dominatori sfruttano il territorio e i suoi abitanti, non curandosi affatto delle esigenze umane che essi possono avere. Le colonie d’America, in realtà, non hanno nessun bisogno dell’Inghilterra, è vero precisamente il contrario. Perché ciò che producete con fatica deve essere più che dimezzato per ingrassare l’Inghilterra? Se avete del superfluo può essere venduto. Con l’Inghilterra si può avere semplicemente uno scambio commerciale e pensare prima di tutto ai vostri figli, alla vostra gente. In Scozia e in Irlanda c’è gente che muore di fame, solo grazie a uomini coraggiosi, che l’Inghilterra chiama pirati e nemici, arrivano granaglie di frodo. Non sarebbe meglio che ciò che date come contributo forzato, sia dato direttamente ai vostri compatrioti nella vostra madre patria, gratuitamente? È importante risollevare l’agricoltura in Irlanda e Scozia, in modo che possano essere autosufficienti. Cosa non meno importante, anzi fondamentale è abbattere Guglielmo III, l’impostore che ha usurpato il trono al buon Re Giacomo II Stuart. Il fatto che Guglielmo sia protestante, ha comportato delle pesanti penalizzazioni ai paesi cattolici, proprio l’Irlanda, come ben sapete ne è rimasta maggiormente penalizzata. Sono state abbattute anche le chiese ed è stato proibito di professare la propria fede. È stata proibita anche la possibilità di studiare, con lo scopo di mantenere nell’ignoranza e nell’oscurità il popolo e soggiogarlo meglio!

I presenti annuivano rumorosamente, gridando che Lady Barbra aveva ragione, era necessario riportare al trono Giacomo II il cattolico.

 – Se il potere fosse rimasto a Re Giacomo, con i suoi principi cattolici, non ci sarebbe mai stato lo scempio che si è avuto. Inoltre da erede al trono, avrebbe potuto sedere sul trono e riunire tutta la Gran Bretagna sotto un’  unica monarchia legittima, portando beneficio a tutti, comprese le colonie. Io oggi sono qui per smuovere i vostri animi nei confronti della causa Giacobita. Probabilmente non siete a conoscenza, pochi lo sanno, che sei anni fa, sotto la protezione del Papa, è nato a Roma l’erede di Giacomo II. Il piccolo Carlo sarà il prossimo Re di Gran Bretagna, lui è il legittimo pretendente al trono. I suoi genitori lo stanno educando a questo compito ma, ovviamente, prima dei prossimi quindici anni non sarà in grado di adempiere alla sua missione. Oggi inizierà l’attesa per il suo arrivo e spetta a noi, suoi fedeli sudditi, preparargli la strada. In Scozia, Irlanda, Galles e non solo, abbiamo cellule Giacobite che costituiscono una forte rete. Stiamo raccogliendo fondi per la causa, vi chiedo di contribuire come potete. Intanto fate in modo che all’Inghilterra arrivino meno tributi, iniziate a ritardare e a smettere di inviarli, ci vorranno ancora anni per arrivare a separarvi completamente dall’Europa, ma se iniziamo a piantare dei semi ora, con il tempo vedremo i frutti della pianta e quei frutti arriveranno proprio al momento giusto. Ogni fuoco di rivolta destabilizzerà l’Inghilterra e la indebolirà, saranno necessarie armi per combattere e soldi per comprarle, pur non combattendo direttamente sul campo, io vi chiedo oggi, in nome di Giacomo II, di allearvi con noi, dall’America sarete il nostro aiuto per ricucire le ferite dell’agricoltura dei vostri paesi d’origine. Io stessa armerò delle navi con cui porteremo il necessario in Europa. Se sono qui, è su richiesta diretta di Giacomo II, non sono io a chiedere il vostro aiuto, bensì lui stesso tramite la mia voce.

Una risata di scherno si levò dall’angolo in cui l’uomo con i pollici nella cintura e il suo compagno, erano posizionati.

– Chi ci dice che non sei una gran truffatrice donna! È così dipendente dalla tua gonnella il grande Giacomo?

Qualcun altro rise alla battuta dell’uomo.

– Ha ragione, per quale motivo Giacomo si è affidato ad una donna?

Altri si sollevarono con la stessa domanda e gli stessi dubbi e un brusio di disappunto ed insicurezza si sollevò dal gruppo di convenuti.

Padre Joshua cercò di calmare gli animi e si rivolse in particolare all’uomo che per primo aveva provato a contestare.

– Mi meraviglio di te Nathaniel, il tuo Massachusetts è messo meglio con i balzelli inglesi? O di recente sei riuscito ad avere un tornaconto personale figliolo?

Gli altri presenti iniziarono a guardare con sospetto Nathaniel che fu costretto a giustificarsi

– Affatto Padre Joshua! Sono io meravigliato del fatto che una donnicciola pensi di venire ad indottrinare uomini che da anni combattono per migliorare la situazione!

Killian non ne poteva più di sentire insultata Lady Barbra e intervenne.

 – Amico! Quella che tu chiami “donnicciola” ha più coraggio di tutti voi insieme. Ha sfidato il mare e la Regia Marina  per venire da voi ad aprirvi la mente ed il cuore. Io, da Irlandese posso confermarvi tutto quello che ha detto e aggiungo che per cambiare i vertici, è necessario che il cambiamento si verifichi dal basso. In basso c’è il popolo che sa quali sono i suoi bisogni ed il popolo deve essere padrone del proprio destino scegliendo chi lo deve rappresentare. Non è detto che debba essere un Monarca, si può scegliere anche un’altra Costituzione, quello che sta facendo Lady Barbra è di aprirvi gli occhi e la mente, ragionate! Non sarà lei ad operare un cambiamento, lei è solo un sasso buttato in uno specchio d’acqua che provoca onde, voi siete le onde che si produrranno e propagheranno, vi chiedo di ascoltarla non di fermarvi al suo aspetto esteriore! Sarete parte di un grande evento e con il tempo le darete ragione, ma per arrivare a quel tempo, dovete iniziare a muovervi ora!

Nathaniel non sembrava ancora convinto e rimuginava parlottando con i vicini che assentivano.

– Che prove abbiamo che questa donna sia inviata proprio da Giacomo?!

Emma si rivolse a Killian con un cenno e lui si preparò ad agire.

 – Ho soltanto un elemento che mi è stato dato come prova. Avete mai sentito la leggenda di Re Artù?

Qualcuno assentì, altri risero per la probabile sciocchezza che quella donna stava per dire.

– Ebbene Signori! Non è una leggenda! È  una storia vera che si perde nei secoli, Artorius, il suo vero nome, unì i popoli della Bretannia con fare democratico, costituì la tavola rotonda, dove tutti i cavalieri, al suo pari, decidevano con lui del loro paese. Voi sarete come i cavalieri della tavola rotonda e, se vorrete, il principe Carlo sarà come Artorius. Giacomo mi ha dato un cimelio di famiglia che risale a quel tempo, la spada Excalibur, appartenuta ad Artorius … Capitano! Datemi la spada!

Killian sguainò la spada al suo fianco e la depose nelle mani di Emma, questa la sollevò in aria e usando un suono di voce suadente, muovendo la spada in modo lento e ritmico, aggiunse.

– Giacomo II vi chiede, come suoi sudditi, di giurargli fedeltà su questa spada che è stata benedetta. La leggenda dice che è la spada della giustizia, del coraggio e dell’onore, solo chi ha il cuore puro e questi principi, nel giuramento potrà sollevarla. Chi mente non ci riuscirà. La spada sarà posta su questo tavolo, chi vorrà giurare verrà qui, dopo il giuramento la solleverà e la rimetterà sul tavolo.

I presenti si guardarono l’un l’altro, qualcuno iniziò ad annuire ed ad avvicinarsi per giurare. Dopo il primo, arrivarono a turno gli altri. Tutti, convinti giurarono e sollevarono la spada. Gli ultimi rimasti erano Nathaniel e l’altro sconosciuto.

– Non hai il coraggio di giurare Nathaniel?

Gli chiese Padre Joshua. Per tutta risposta i due uomini, con un ghigno strafottente si avviarono verso la spada dalla lama ondulata.

 – Giuro solenne fedeltà a Re Giacomo II e al giovane pretendente, il Principe Carlo!

Nel momento in cui l’uomo prese l’elsa della spada per sollevarla, non ci riuscì. Rimase sbigottito e Nathaniel scoppiò a ridere

 – Ronald, che ti prende?! Ti sei fatto incantare dalla bellezza della signora?

Ancora ridendo, pronunciò smargiasso il suo giuramento di fedeltà e cercò di sollevare la spada come avevano fatto gli altri. La spada gli sembrò pesantissima, si tirò indietro con un balzo, guardando Lady Barbra con disprezzo e iniziò a gridare

– Sortilegio, sortilegio! Questa è una stregoneria! Ne abbiamo avute a Salem di streghe, ma questa le batte tutte!

Sguainando un pugnale tentò di gettarsi su di Emma.

– Maledetta puttana! Non ti manda Giacomo! Sei venuta col demonio! Guardate gente, lui ha una mano di legno, è il segno! È il segno del diavolo!

Killian e i suoi uomini, avvisati da quando il Capitano aveva notato i due tizi del Massachusetts, furono pronti a reagire. Sguainarono la spada e difesero Emma dal pugnale di Nathaniel. L’altro tizio, Ronald si gettò su Killian che con agilità lo schivò e, facendogli uno sgambetto, lo buttò a terra. In pochi minuti i due uomini furono bloccati. Padre Joshua era costernato.

 – Figlioli, non mi aspettavo questo affronto ad una nobile ospite che è venuta a chiederci di allearci per il nostro bene e per quello dei nostri fratelli!

– E’ una strega, guarda i suoi occhi come sono verdi! Ci ha fatto un sortilegio a me e Ronald, non ci sono altre spiegazioni!

– Forse la spiegazione è che non sei sincero Nathaniel, guarda nel tuo cuore, sei un egoista, ti importa solo della tua pancia piena e degli altri niente!

Qualcuno tra i convenuti gridò questa motivazione all’uomo, che cominciò a piagnucolare. Lady Barbra gli si avvicinò.

 – Nicodemo, lascialo andare, l’unica cosa diabolica presente è la sua ignoranza e la sua ottusità. Torna a casa tua Nathaniel, rifletti su quanto ho detto oggi, se non sei riuscito a sollevare quella spada, è dipeso solo da te. Non sei convinto della causa, ecco perché non sei riuscito a sollevarla. Nessuno ti ha stregato, non ci sono sortilegi, perché la magia non esiste! Lasciate anche l’altro. La nostra missione è finita.

Mal volentieri, mentre Killian scuoteva la testa, Nico e Max liberarono i due uomini, i quali andarono via di corsa, mentre gli altri li deridevano.

Molti dei presenti avevano domande da rivolgere a Lady Barbra e lei fu lieta di rispondere. Al momento del commiato, tutti, salutandola, le rivolsero i loro omaggi e ringraziamenti con inchini e ossequi.

 

Jefferson e Dave, fuori dalla chiesa, videro uscire di corsa due uomini che montarono a cavallo e sparirono in breve tra gli alberi. Fox ebbe una strana sensazione, la sua mente scaltra iniziò a riflettere ed entrò in chiesa per parlare con Killian e capire cosa era successo.

 

Dopo aver salutato padre Joshua, la carrozza di lady Barbra, con il suo piccolo drappello, riprese la via del ritorno. 

Nonostante il disordine e l’acredine che i due del Massachusetts avevano portato, Emma si ritenne piuttosto soddisfatta. Quel giorno era riuscita a creare i legami che da tempo progettava. Certo aveva mentito sul mandato di Re Giacomo, non era stata sincera sulla sua identità e in più aveva usato l’ipnosi per suggestionare i partecipanti al fine di capire chi veramente era interessato alla causa. Tranne Nathaniel e Ronald, gli altri erano semi fertili per far nascere quelle piantine che in gergo botanico, sarebbero diventate le querce di una nuova nazione. Emma sapeva che i tempi sarebbero stati lunghi, quei frutti avrebbero impiegato anni per maturare. Forse lei non li avrebbe mai gustati, ma li avrebbe lasciati in eredità al suo piccolo Hanry, coetaneo del Principino Carlo Stuart. Da adulto il mondo di Hanry, e di tanti altri, sarebbe stato migliore.

 

La carrozza viaggiava veloce sulla strada sterrata, fortuna che in luglio le giornate erano più lunghe, avrebbero percorso a ritroso quel corridoio tra le rocce, con la possibilità di una buona visibilità, Killian ancora temeva possibili agguati. Si insinuarono nel corridoio, uno sparo improvviso fece impennare i cavalli, Max cadde a terra e gridò:

– Agguato! Agguato!

Con uno schianto, un grosso albero fu fatto cadere dalla sommità della roccia a bloccare il passaggio. Altri spari di carabine andarono a vuoto, gli uomini di Killian erano pronti a rispondere al fuoco con le pistole in mano. Si appostarono dietro la carrozza per proteggersi dagli spari. Era necessario tempo per ricaricare le armi, con la polvere da sparo e le pallottole. I nemici preferirono saltare dalle rocce e procedere all’arma bianca. I Corsari si batterono da leoni, uccisero due uomini, ma uno riuscì ad entrare nella carrozza e con uno strattone tirò fuori Lady Barbra, i cui capelli neri scompigliati le ricaddero sul viso. Nathaniel le puntava una pistola dietro la nuca e la spingeva in ginocchio a terra.

– Voglio la spada di questa puttana, datemela immediatamente o le faccio saltare le cervella!

I Corsari si fermarono, Nicodemo parlò per tutti:

– Tranquillo amico, puoi prenderti la spada, ma lascia stare la nostra Lady Barbra altrimenti …

L’uomo sghignazzò una risata volgare

– Se no cosa, amico? Vuoi un buco nella pancia?

 – No, se non vuoi che Lady Barbra diventi la strega che credi!

La voce tonante di Fox uscì da sotto la parrucca di Lady Barbra, mentre velocemente si alzava e colpiva sotto il mento Nathaniel. Ronald spaventato, insieme agli altri due complici rimasti, si arrampicarono velocemente sull’albero che avevano buttato per traverso al corridoio roccioso e risalirono sulla sommità delle rocce, dove saltarono in sella ai loro cavalli e si dileguarono. Nathaniel si era ripreso subito dalla sorpresa, quella non era Lady Barbra, a pensarci non c’era neppure il giovanotto con la mano di legno che aveva parlato al meeting, il Capitano, come lo aveva chiamato la donna. Digrignando i denti per la rabbia, si avventò su Fox con la spada sguainata, Fox era agile e veloce, l’allenamento quotidiano con Killian lo aveva reso un ottimo spadaccino, non ci volle molto per lui ad avere la meglio sull’uomo.

La mano di Nathaniel, lentamente lasciò l’elsa della spada, mentre il suo corpo, inchiodato alla parete rocciosa, trafitto al cuore da Fox, scivolava lentamente, esanime, al suolo.

– Mi dispiace amico, ma non mi piacciono quelli che se la prendono con le donne indifese!

Con un vezzoso movimento della testa, Jefferson si mandò all’indietro i lunghi capelli neri della parrucca di Lady Barbra.

 – Vada per i capelli, ma Santo Iddio, questa gonna è veramente scomoda per combattere, non so come ci riesca Emma!

 

Killian ed Emma erano partiti dopo la carrozza. Jefferson rientrato in chiesa, aveva saputo cosa era successo e confrontandosi con Killian aveva escogitato quello stratagemma. Quei due tizi non promettevano nulla di buono, se si erano comportati in modo anomalo fin dall’inizio. Killian la pensava allo stesso modo e gli ci volle tutta la sua santa pazienza, per convincere quella testarda di Emma a seguire il piano di Fox. Tolta la parrucca, Emma indossò sul capo il foulard che portava allacciato in vita, sotto la gonna indossava i pantaloni, quindi non fu un problema cedere l’indumento a Fox. Quando questi fu vestito di tutto punto da Lady Barbra, i compagni risero, prendendolo in giro sul fatto che era veramente carino e appetibile. Peccato che, di Lady Barbra, non avesse la stessa grazia nelle movenze!

 

Il cavallo trottava velocemente, erano quasi le 19,00, ancora si vedeva bene, ma avrebbe fatto buio prima di arrivare a Terra del Porto. Killian teneva stretta davanti a se Emma, mentre cavalcavano insieme. La spada dalla lama ondulata era al fianco di Emma, Killian aveva la sua e una pistola sul fianco opposto. Sapeva che il buio sarebbe arrivato prima di potersi ricongiungere con la carrozza e i suoi uomini. Era meglio approfittare dell’ultima luce del giorno, per trovare un posto dove accamparsi. Erano fuggiti passando tra gli alberi che costeggiavano il fiume, avrebbero potuto trovare uno spazio adeguato, per passare la notte e riposarsi, tra quegli alberi.

Il cavallo aveva bisogno di abbeverarsi, erano partiti da un paio d’ore e anche loro due, accaldati e sudati, dovevano rinfrescarsi. Killian rallentò il cavallo, la bestia, al tiro delle briglie, si fermò e il Capitano scese per primo, prendendo per la vita Emma e aiutandola a scendere.

 – Emma, ci dovremmo accampare per la notte, non possiamo viaggiare con il buio, ancora non è luna piena, quindi la luce sarà poca, non conosciamo bene il territorio e potremmo mancare l’appuntamento con la carrozza perdendo la strada.

– Ma tu hai già avvisato Fox di continuare il viaggio anche senza di noi!

– Si, era la cosa più pratica, ma il cavallo si stanca di più con due persone a bordo. Ci riposeremo qui, mi pare un buon posto, siamo circondati da siepi che ci nasconderanno e abbiamo il fiume per abbeverare il cavallo, riempire la borraccia e rinfrescarci.

– Hai ragione, non mi sembra una cattiva idea, abbiamo anche del cibo che ci ha dato Padre Joshua e la coperta arrotolata sulla sella da condividere. Alle prime luci dell’alba torneremo a casa.

Killian portò il cavallo ad abbeverarsi, tornando verso di Emma, lo legò con la  briglia  al tronco di un albero, prese la coperta dalla sella e la pose a terra, sotto un albero.

 – Sdraiati se vuoi Emma, io vado a rinfrescarmi al fiume.

Dicendo questo si sbottonò il panciotto di pelle e la camicia, tolse i due indumenti e a torso nudo si avviò verso il fiume. Emma rimase a guardarlo, mentre con passo agile si avviava verso l’acqua. Era veramente un bel vedere quell’uomo, ad Emma venne voglia di carezzare nuovamente quel torace villoso, quei muscoli sodi e ben definiti. Si alzò, tolse il suo corsetto, restando con la camicia di lino bianco e si avviò dietro Killian come se fosse in trance, guidata dall’attrazione nei suoi confronti. Lo vide accovacciato sulla sponda del fiume che si bagnava il viso e la testa, portandosi con la mano l’acqua. Si buttò altra acqua verso il torace, le braccia e le ascelle. Emma si sporse sulla sponda qualche metro più in là di Killian, si sbottonò la camicia, sfilandola dai pantaloni, ma non la tolse del tutto e iniziò a bagnarsi anche lei per trovare un po’ di refrigerio e togliersi il sudore di dosso. Killian si rialzò, per quanto lei avesse cercato di far poco rumore,  si era accorto che l’aveva seguito e si mosse tra le siepi per raggiungerla. La vide accovacciata che riempiva le mani, a coppa, di acqua e se la portava verso il collo e sul seno. Notò i suoi seni sodi che spuntavano dall’apertura della camicia e le mani affusolate che li bagnavano per trovare un po’ di frescura. Quella dolce visione gli stimolò il desiderio di essere lui stesso a toccarla in quel modo sensuale. Rise, in cuore, di sé stesso, era mai possibile che, vedere qualche centimetro di quella pelle candida, lo mandasse a fuoco più del sole di Luglio? Era possibile, era possibile! Emma era una donna molto attraente ai suoi occhi. La sua bellezza interiore viaggiava di pari passo con quella esteriore e desiderarla come stava facendo, era una prerogativa che si era arrogato dal primo istante che, da Lady Barbra, aveva messo piede sulla Jolly Roger, lo ricordava bene. La chiamò per dirle che l’aspettava dove si erano accampati, volle lasciarla ai suoi bisogni, evitando di essere indiscreto. Tornò al cavallo, prese le loro spade e le conficcò nel terreno, vicino all’albero dove aveva disteso la coperta. Emma tornò, si era richiusa la camicia sulla pelle bagnata, non rendendosi conto che con il lino bianco  leggero, sembrava che il suo seno fosse nudo. L’aria iniziava a stemperare e la brezza fresca, sull’umidità della stoffa le provocò un brivido che rese evidente il turgore improvviso dei suoi capezzoli. Killian si stava rinfilando la camicia, voltato verso di lei, non riuscì a non notare quelle vistose gemme, sicuramente sensibilizzato dalla visione precedente. Erano ormai a pochi centimetri di distanza, Emma lo guardava con uno sguardo languido e lui ricambiava lo sguardo con bramosia. Le prese la mano e con un leggero strattone, che lei si aspettava, se la portò al petto. Li separava solo il velo di lino umido sulla pelle di Emma. Mentre lei, automaticamente, gli carezzò gli addominali e i pettorali, come amava fare, lui con la sola mano destra, incredibilmente esperta, le aprì i bottoni, tirando velocemente fuori dai pantaloni l’indumento umido. Si impossessò con la mano del suo seno, la sentì sospirargli un gemito all’orecchio. I suoni che Emma emetteva, avevano un ulteriore effetto afrodisiaco su di lui e sentì montare imperiosa l’erezione, nella patta dei pantaloni di pelle. Baciandola appassionatamente, ricevette la risposta di Emma, che lo cercò allo stesso modo, carezzandogli le labbra con la lingua e danzando con la sua. Non riuscivano a staccare le labbra l’uno dall’altra e pian piano, indietreggiando, Killian guidò Emma verso la coperta, dove la distese e, smettendo di interessarsi alle sue labbra, passò a tormentarle avidamente e, per lei, molto piacevolmente, i seni, avvolgendone quelle gemme mature, che lo avevano stuzzicato, con la morbidezza delle sue labbra sensuali e la calda umidità della lingua. Succhiò quelle due gemme preziose, facendole tendere fino allo spasmo. Emma godeva di quel contatto, come mai avrebbe pensato. Godeva del suo calore e della sua vicinanza, sentendo anche lei aumentare il flusso umido della propria eccitazione, desiderando che, come la notte precedente, la facesse meravigliosamente sua, penetrandola e riempiendola fino a raggiungere l’acme del piacere. Killian sentì il bisogno impellente di Emma, tale e quale al suo, di possederla freneticamente e, disteso al suo fianco, con le pulsazioni del cuore che gli risuonavano nelle tempie, iniziò al aprirle i pantaloni aderenti per arrivare alla fonte del suo piacere, desiderando di baciare ancora le labbra della sua intimità, assaporarla, come amava fare e poi renderla sua, regalandogli se stesso. Finiti nel vortice della passione, si estraniarono dal resto del mondo e non sentirono l’arrivo dei tre uomini a cavallo.

 – Guarda, guarda! La strega se la intende con il suo cagnolino da guardia, ma forse è più un cagnolino da compagnia, che ne dite ragazzi?

I tre compari di Nathaniel risero sguaiatamente. Killian era balzato in piedi, Emma velocemente, ritirando le gambe si era portata a sedere e cercava di richiudere la camicia.

– Che ne dite di dare un assaggio a quel piatto prelibato ragazzi?!

Gli altri due manigoldi acconsentirono, ridendo, al suggerimento di Ronald. Avevano la pistola in pugno e la puntarono verso Killian che si parò davanti ad Emma senza parlare, mentre la sua mascella si stringeva con rabbia. Era arrabbiato innanzitutto con sé stesso per aver abbassato la guardia, era un lusso che non poteva permettersi, lo sapeva bene, ma Emma aveva la capacità di trasportarlo su un altro pianeta, dove esistevano solo loro ed il loro amore. Ronald si spostò sul fianco di Killian puntando l’arma verso di Emma.

 – Preferisci che ti uccida subito “Capitano” o ti fa piacere guardare mentre mi diverto un po’ con lei?

Emma era terrorizzata, pur se fosse riuscita a prendere la spada, vicina al tronco, dove lei era appoggiata, poteva essere troppo tardi per Killian, la pallottola sarebbe stata più veloce di lei e il suo amato sarebbe stato spacciato. Killian dovette pensare velocemente una tattica di azione, non ce ne erano molte. Alzò le mani in segno di resa, provocando ancora risa e scherno in quei tre uomini.

– Guardatelo il grande uomo,  che coraggio ragazzi! Hai trovato un bel codardo a scaldarti il letto puttanella! Si è arreso subito! Scommetto che se l’è fatta sotto!

I due compari di Ronald si rimisero al fianco le pistole e immobilizzarono Killian che sembrava piuttosto arrendevole. Ronald si diresse su Emma, ancora con la pistola in pugno e con la chiara intenzioni di approfittare di lei.

– Ronald! Sbrigati e lasciane pure per noi, mica la vorrai tutta tu la torta?!

Ronald rise ancora in modo sguaiato e volgare

– Non vi preoccupate che ce n’è per tutti!

 Si abbassò verso di Emma, la tirò per le gambe e la rovesciò a pancia in sotto, intenzionato a scenderle i pantaloni e a fare i suoi comodi.

Killian ribolliva di rabbia, sdegno, gelosia. Emma era sua, la doveva proteggere, quel lurido cane avrebbe pagato, a caro prezzo, quell’affronto alla donna che amava più di sé stesso. Convogliò la sua energia aggressiva in razionalità, sentì il momento in cui i due uomini, che lo tenevano, abbassavano la guardia, eccitati dallo spettacolo che gli si stava offrendo. Con uno scatto furioso, degno di un leone, Killian pestò il piede ad uno, dandogli una gomitata nello stomaco, mentre velocemente con una ginocchiata, ruotando su se stesso, colpì i genitali dell’altro. Ambedue gli uomini si piegarono in avanti, dando modo al Capitano di fargli battere violentemente le teste una contro l’altra. Li tramortì abbastanza da poter correre in soccorso di Emma. La Principessa non era tipo da farsi mettere le mani addosso. Ruotata a pancia in sotto e posta a quattro zampe dal suo assalitore, con uno slancio della gamba destra all’indietro, lo colpì, con tutta la sua forza, alle parti basse che il tizio stava cercando di denudarsi. Ronald come i suoi compagni si piegò in due per il dolore.

 – Aaargh! Maledetta sgualdrina, questa me la paghi!

Cercò di riprendere la pistola, ma Emma velocissima, con un calcio la allontanò e con un colpo di gamba a falce lo colpì alla testa. Killian afferrò Ronald e con la mano di legno gli diede un sinistro che lo fece stramazzare. Gli altri due uomini intanto si stavano rialzando, non trovando le pistole, che Killian aveva calciato via, sguainarono la spada. Emma estrasse da terra le due spade

– Prendi Killian!

Con riflessi felini, Killian ruotò il busto e prese al volo la spada lanciata da Emma. Combatterono affiancati e spalla a spalla. Killian colpì a taglio la gola del tizio più alto, questi lasciò la spada per portarsi la mano alla gola, da cui il sangue usciva a fiotti, cadde da prima in ginocchio e poi a faccia in avanti. Ronald si stava rialzando intanto e, mentre Killian si era voltato verso Emma e l’altro uomo, prese la spada del suo complice. Emma vide il pericolo alle spalle del Capitano e lo avvisò, appena in tempo per far sì che egli parasse il colpo a tradimento che Ronald gli avrebbe inferto. Emma trafisse allo stomaco l’uomo impegnato a combattere con lei. L’urlo dell’uomo fu lacerante. L’acido, fuoriuscito dallo stomaco, stava iniziando a corrodergli l’intestino, in una ventina di minuti sarebbe morto dolorosamente. Disarmato e ferito cercò la fuga tra gli alberi, ma poco dopo si sentì il suo tonfo. Ronald era uno spadaccino abbastanza abile, Killian sospettò che fosse in realtà un militare inserito in incognito tra le cellule Giacobite. Mentre combattevano Killian ironizzava:

 – Per essere uno che ha giurato fedeltà a Giacomo, la stiamo vedendo bene la tua fedeltà!

 – Al diavolo Giacomo Stuart, lunga vita a Guglielmo III.

La prova finale Killian l’aveva ottenuta, non mandò oltre il combattimento e trafisse al cuore l’uomo

– Questo per le tue intenzioni con Emma, maiale e per il tuo tradimento.

Con l’aiuto di Emma, Killian ricompose insieme i tre cadaveri. Non avrebbero più pernottato in quel punto, ovviamente. Liberarono i cavalli dei tre, dalle selle e dalle briglie. Dandogli una pacca sui glutei furono lasciati liberi, poi radunarono le loro cose, decisero che avrebbero costeggiato il fiume, si rimisero a cavallo e lasciarono quel posto, dove i tre infiltrati dello spionaggio inglese erano stati abbattuti.   

 

La stanchezza che avrebbero dovuto avvertire era stata rimpiazzata dall’allerta dell’adrenalina. Dopo un’altra ora di viaggio, fu Emma a suggerire di riposare fino alle prime luci dell’alba. La giornata era stata intensa e piena di pericoli, avevano bisogno entrambe di rilassarsi.

La coperta di lana fu nuovamente distesa a terra tra le siepi, in riva al fiume.

– Love, ti ricordi dove eravamo rimasti?

– Si amore mio, lo ricordo benissimo, era il punto in cui il gioco doveva passare a me!

– Come la Signora desidera!

 

La notte era calata e sorse uno spicchio di luna che, se pur non luminosa come quando era piena, bastò a illuminare i loro corpi nudi, che finalmente avevano trovato il tempo e lo spazio per amarsi.

 

 

Angolo dell’autrice

Ecco conclusa la missione tra i Giacobiti! Spero che l’abbiate trovata un minimo interessante, la parte storica corrisponde alla realtà. Abbiamo avuto l’intercalare di varie situazioni e personaggi, con aspetti introspettivi di alcuni di loro e la semina di alcuni indizi. Emma ancora deve compiere una seconda parte della missione … vedremo.

Intanto siamo anche arrivati al tanto atteso 6 Marzo e alla 100a puntata. Non so cosa hanno inventato gli autori, a parte quanto si è visto nell’ anteprima. Per i lettori che non hanno avuto occasione di leggerla, vi informo che nella mia partecipazione a 4 Giorni d’arte con i CaptainSwan, la scorsa domenica ho postato il III capitolo, intitolato Resurrection, dove immagino a mio modo il ritrovamento e salvataggio di Killian. Se vi fa piacere e se avete tempo, lasciatemi un commento sul confronto tra la mia OS e la nuova puntata, sono interessata a sapere quale delle due, per trama, lascia sensazioni più positive. Per il resto grazie mille a chi legge e a chi recensisce, ho trovato delle deliziose amiche di penna. Buona visione della 100a e una buona settimana a tutti.

Vostra Lara

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Capitolo 23
*** Il Pretendente ***


IL Pretendente

 

XXIII Capitolo

 

Il pretendente

 

Cornovaglia, tanto tempo fa …

Il vento di tramontana soffiava forte e scompigliava i capelli del giovane che, con lo sguardo azzurro, stava puntando verso il villaggio celta. Aveva appena lasciato il capanno al suo amico Valerius che, quel giorno, come si erano accordati, avrebbe badato al numeroso gregge in sua assenza. Gli aveva detto che sarebbe stato via poche ore e che per la notte sarebbe ritornato per finire il suo turno. In realtà il suo motivo, per tornare, era l’appuntamento con la donna che amava, avrebbe avuto molto da dirle …

La sommità del mastio romano spuntava da dietro la collina. Con il tempo, si era avuta una vera e propria commistione tra celti e romani. La maggior parte dei giovani, presenti nel villaggio, erano ormai di sangue misto. La legione romana principale si era ritirata da qualche anno e i pochi veri romani rimasti, condividevano il governo con i celti tranquillamente e con accettazione reciproca, viste le parentele create dai matrimoni misti. L’ultimo degli ufficiali nominati, che era rimasto, in quanto nato in quella terra e romano da parte di padre, si chiamava Artorius.

Galoppando con il mantello ricoperto da una grossa pelliccia di lupo, il giovane superò il colle e sotto di lui ammirò il villaggio dei suoi natali. Il movimento che vide, di bambini che si rincorrevano giocando, madri che chiamavano, uomini e donne affaccendati, gli diede un senso di benessere. Quella era la sua gente, la sua famiglia. Conosceva tutti, dal più anziano al più piccolo e tutti lo amavano e rispettavano. Uccidendo quel grosso lupo, di cui ne indossava la pelliccia, si era guadagnato il loro rispetto e un soprannome di cui nessuno ricordava più il significato ma, che nel loro dialetto gaelico, aveva a che fare con il coraggio e la forza.

Alcuni bambini gli corsero incontro ammirati e si fermarono al suo passaggio, lo conoscevano come il ragazzo più coraggioso del villaggio e il timore reverenziale, nei suoi confronti, impedì ai piccoli di proferirgli parola. Spesso quei bambini giocavano tra loro recitando la sua parte, era il loro idolo, lo sapeva e ne provò un certo orgoglio. Salutò i bambini con un sorriso e un cenno della mano e quelli, felici di quella piccola attenzione, andarono  di corsa a raccontare del privilegio avuto. Si intenerì per la loro innocente ingenuità. Ricordava di essere stato come loro e di aver avuto la stessa ammirazione per il Comandante dei Romani: Vinicius Pendràgon, l’eroico padre di Artorius.

 Vinicius, contravvenendo agli ordini ricevuti, pur di salvare i celti di quel villaggio e la donna che amava, la madre di suo figlio, aveva rischiato la sua stessa vita, in un attacco dei sassoni, ma era riuscito coraggiosamente a portare tutti in salvo e, alla fine, a ricevere un encomio d’onore dal suo generale. Da anni era morto, il prode Vinicius, ma la sua immagine riviveva nelle belle sembianze di suo figlio. Lo vide, era nel recinto dei cavalli. Stava cercando di domarne uno, splendido esemplare dalla lunga criniera bionda e il manto marrone chiaro; gli era saltato in groppa con agilità, senza redini, senza sella … semplicemente con la morsa delle cosce muscolose, sui fianchi della bestia e le mani a tenergli la criniera, portandolo al suo volere. Il giovane dai capelli bruni ammirò quella capacità, un misto di caparbietà, grande sicurezza di sé, forza fisica e senso del dominio, in un corpo statuario da guerriero. Il cavallo, domato, diventò docile ed il suo cavaliere lo portò verso la staccionata, dove aveva visto che il suo migliore amico era appena arrivato.

– Messer Lancillotto! Ti rivedo finalmente! Scommetto che mio cugino Valerius è nella radura al tuo posto! Mi spiegherai prima o poi cos’ha di speciale quella radura! Ci resti anche per più turni, possibile che preferisci le pecore alle ragazze del villaggio? Ce ne sono parecchie che piangono per te quando riparti e devi vedere come litigano tra loro, per aggiudicarsi un tuo sguardo, quando torni!

Cillian rise divertito, non poteva raccontare che la calamita, che lo teneva attratto alla radura, aveva  lunghi capelli biondi, un corpo sensuale ed era sua da quattro anni.

 – Artorius non mentire! Sei felice quando me ne vado, così le donzelle sono tutte per te e non hai rivali!

 – Amico mio, io non ho rivali comunque!

Ogni tanto l’eccessiva sicurezza di sé gli faceva fare il gradasso, ma tutto sommato, come Cillian ammise a sé stesso, Artorius in un certo senso non aveva veramente rivali. L’unico possibile rivale era proprio lui, ma gli voleva talmente bene che veramente di rado entrava in sfida con il suo migliore amico. Questo erano “Migliori Amici”, non se lo erano mai detto, ma lo sentivano entrambe.

 – Artorius ti confesso che sono tornato per un motivo preciso …

 - Inizi a interessarti a “qualcuna” più che alle pecore?

– Ma dai! Smettila con questa solfa … volevo parlarti …

- Ehi! Mi sembri parecchio serio, vieni al mastio dai! Ti offro un boccale di sidro e facciamo due chiacchiere.

Il mastio era la torre più imponente, costruita in pietra, del campo romano. Era usata come fortezza e sede del comandante. Artorius la occupava di diritto, essendo il comandante dei romani e contemporaneamente dei celti, viste le origini di sua madre.

– Madre sei in casa? Guarda chi è tornato dopo settimane!

 – Cillian! Figliolo caro, tua madre sarà felice di rivederti! Non faceva che lamentarsi questi ultimi giorni, stai troppo nella radura, ci sono altri ragazzi che ti darebbero il cambio, non è giusto che tu rischi la vita con i lupi più degli altri. È quella la preoccupazione di tua madre!

La vecchia Gerda, madre di Artorius, aveva ragione, stando lontano trascurava sua madre e immaginava che avesse di che lamentarsi, ma lui non poteva assolutamente rinunciare alla sua Gwyneth. Era così doloroso starle lontano per più tempo in inverno, ma dalla primavera all’autunno poteva tenerla tra le braccia quasi tutte le notti. Quando la missione che si erano prefissa sarebbe stata conclusa, l’avrebbe sposata e sarebbe stata sua, per il resto delle notti che la vita gli riservava.

 – Non ti preoccupare Gerda, presto farò in modo che le cose cambino e mia madre sarà più serena …

- Lo spero figliolo, lo spero!

La vecchia Gerda portò un orcio di sidro ai due giovani e un piatto di grossi biscotti che aveva appena sfornato. Salutando e benedicendo Cillian, si ritirò nell’orto, dove coltivava le verdure di stagione.

 – Hai sentito le voci sulla spada nella roccia?

 – Oh! La spada del coraggio, dell’onore e della giustizia! Si Cillian l’ho sentita! Chissà chi si è inventata questa baggianata!

– Perché dici che è una baggianata?!

– Ma dai amico! Una dea uscita dalle acque del lago che predice l’apparizione di questa roccia e che l’uomo che riuscirà ad estrarre la spada da essa, sarà il sovrano che unirà i popoli del lago!

Artorius pronunciava con pomposo scherno quelle parole, era chiaro che non aveva creduto a nulla di quanto udito. Non era uno stupido, né un credulone, era molto materialista e credeva solo a quello che vedeva.

 – Sai Artorius, anche i sassoni vanno raccontando la stessa storiella, ne ho incontrato uno lungo il lago, che aveva sconfinato e me l’ha raccontata, altrimenti in mesi di solitudine al capanno, non ne avrei saputo mai nulla. La cosa bella sai qual’ è?

 – Ah! Voglio proprio sentire!

 – Che la spada nella roccia esiste veramente!

Artorius non aveva più l’espressione di sufficienza sul viso, bensì la curiosità mista ad una luce di bramosia negli occhi.

– Tu … l’hai vista?!

– Si Amico, l’ho vista e francamente mi sono passate delle idee per la mente.

– Ossia?

 – Vera o falsa la storiella della dea, vista la venerazione che tutti qui intorno hanno delle spade, potremmo sfruttare la cosa a nostro vantaggio!

 – Che intendi?

– Celti, Sassoni e Pitti, sono riuniti in clan litigiosi, se veramente un uomo che può rappresentare le esigenze di tutti e offrirgli la soluzione, si facesse avanti, potrebbe meritare il loro rispetto e diventare loro sovrano, con la dimostrazione di un atto di coraggio, onore e forza, come quello che la spada nella roccia rappresenta.

 – Credo che quando questa storia si sarà diffusa, troveremo un via vai di pretendenti verso il luogo dove si trova … A proposito, dove si trova questa … meraviglia?

Cillian sorrise, era riuscito a catturare l’attenzione del prode romano e se quel sangue romano che gli scorreva nelle vene, non era acqua, avrebbe rivelato l’ambizione e la tendenza da dominatore che erano in lui. Una spada di quel genere e il suo significato, erano un’ottima motivazione per smuovere Artorius.

– Preso dalla curiosità, mi sono avventurato nel bosco, sono giunto fino dove il lago si insinua tra le rocce, sotto la cascata. Era lì Artorius! E devo dirti che è uno spettacolo per gli occhi! Non ho mai visto una spada come quella in vita mia, qualcosa veramente degno di un re. Sotto la roccia vi sono delle incisioni, scritte nei dialetti dei popoli che circondano il lago. È Come se quella spada fosse stata messa lì per tutti, per dare la possibilità a chiunque di riunire tutti i clan. Non voglio essere superstizioso, ma è come se in quel posto aleggiasse una magia benefica …

Artorius lo guardò tra lo scettico e il divertito

 – Una magia benefica éh?! Sei un sognatore Cillian! Ho visto tanta gente morire con la scusa di raggiungere un bene superiore … esiste solo il mero interesse amico mio! Nessuno fa niente, per nulla in cambio!

Cillian sapeva benissimo cosa intendeva Artorius, ma per lui quel punto del lago era veramente magico. Lì, la magia dell’amore lo aveva sorpreso, per la prima volta in vita sua e ancora quella magia lo teneva avvinto. Lì, quattro anni prima, aveva visto veramente una dea uscire dalle acque, lo aveva stregato immediatamente, il sentimento era stato reciproco e si erano appartenuti da subito, liberi nella loro ingenua gioventù, brucianti nel fuoco di una passione che non avevano mai conosciuto, puri nel residuo di una fanciullezza che, quel giorno, era terminata per entrambe. La sua dea si chiamava Gwyneth …

Tutto ciò che aveva organizzato, studiato nei minimi dettagli, era per amor suo. Artorius poteva essere il fautore di quella pace tra i clan ,che Cillian e Gwyneth tanto auspicavano.

– Lo so Artorius, sono meno ingenuo di quanto tu ritenga, siamo cresciuti insieme e ho visto morire la stessa gente che hai visto tu, non mi faccio illusioni! Ti posso dire, comunque, che esiste un solo uomo, tra i popoli del lago, che può riunire e pacificare tutti. Uno che gode già di grande stima, che sa cos’è il comando, conosce strategie militari e sa come combattere, uno generoso e severo allo stesso tempo, altruista quanto basta e ambizioso quel che deve … Tu Artorius. Tu sei l’uomo perfetto! Sei l’unico che vedo poter brandire quella magnifica spada! Ti condurrò dove l’ho vista, la tirerai fuori e tutti ti riconosceranno come il sovrano dei tre popoli. Sarai tu a portare la pace, ho fiducia in te, ci puoi riuscire!

Artorius, per la prima volta in vita sua, ebbe un attimo di insicurezza, rivelata dalla mano che si passò tra i capelli biondo scuro, un attimo i suoi occhi celesti persero il contatto con quelli azzurri di Cillian, si guardò intorno con un accenno di timore. Non aveva mai fallito in vita sua e il suo ego era smisurato ma, quello che Cillian suggeriva, era un compito non facile, non bastavano solo le caratteristiche descritte dal suo migliore amico, ci voleva anche fortuna e una gran faccia tosta. L’ultima sapeva tirarla fuori in ogni momento, ma la fortuna? Quella non dipendeva da lui, quanto il fato avrebbe favorito l’impresa che stava per intraprendere?

L’ambizione portò Artorius a rimpossessarsi della sua sicurezza e, con fermezza, si rivolse all’amico.

– Il tempo di indossare una tunica pulita e andiamo a vedere questo prodigio che mi hai descritto. Bisognerà fare attenzione ad altri pretendenti e sarebbe il caso di portasi  un’arma, non credi?

– Ho il mio pugnale Amico e quando avrai estratto la spada, avremo anche quella …

Pochi minuti dopo, i due aitanti giovani amici, galoppavano affiancati, dirigendosi verso il bosco, oltre la radura.

 Erano in prossimità del  Capanno e videro Valerius che affastellava legname, affianco all’uscio, per avere la possibilità di scaldarsi durante la notte; il buon giovane era convinto che dopo tutte quelle settimane passate lì, al pascolo con il gregge, Cillian non sarebbe tornato per la nottata. Non si sarebbe  meravigliato di ciò, se fosse stato così, aveva pienamente diritto di svagarsi, tra tutti i giovani del villaggio lui rifuggiva sempre i divertimenti e si rintanava lì nella radura, incurante della solitudine e dei pericoli offerti dai predatori di bestiame.

Suo cugino Artorius scese da cavallo e gli chiese se avesse sentito strane storie su una spada conficcata nella roccia.

– Stai parlando di Excalibur cugino?!

Il giovane Comandante fu infastidito che Valerius sapesse anche il nome della spada, mentre lui lo ignorava.

– Proprio di quella!

– Comunque non sono storie, esiste veramente. Vuoi sfidare la spada Artorius? Ci sono molti cavalieri che stanno provando. Ma nessuno al momento ci è riuscito!

La dichiarazione finale di suo cugino rinfocolò l’ambizione e il senso di sfida insiti in lui. Certo che avrebbe sfidato la spada! Doveva essere lui a riunire i clan! Pensò a suo padre Vinicius … ovunque fosse la sua anima, sarebbe stato sempre fiero di suo figlio e lui voleva meritare di essere il degno figlio di cotanto padre. Con un cenno a Cillian si rimisero a cavallo e galopparono fino al punto dove si trovava la spada.

 

La storia inventata da Cillian e Gwyneth aveva fatto il giro tra le genti del lago, in un batter d’occhio. Come aveva detto Valerius, molti uomini, giovani e meno, si stavano avvicendando a provare a sconfiggere Excalibur.

 

Rufus Mac Ils digrignava i denti, tra la barba bruna, lunga e incolta, mentre con enorme sforzo cercava ti tirare a sé quella lucente arma. Il collo teso, i muscoli dei grossi bicipiti che sembravano scoppiare, con le vene evidenti, sotto la pelle abbronzata. Bren e Daky, i suoi compagni, vestiti di rozze pelli e tartan a cingere i fianchi, lo schernivano ridendo.

– Rufus! Se non riesci tu con quella montagna di muscoli, possiamo essere sicuri che è un’impresa impossibile! È quasi un’ora che provi e stai diventando nero in faccia!

– Provate voi due bastardi allora! Vi pisciate sotto carogne?!

Rufus rispondeva alle provocazioni dei suoi amici con la sua solita malagrazia. I tre Pitti erano tra i più facinorosi del loro clan, forti nel corpo, ma non lo stesso nell’animo. Erano portati più alla razzia che alla vita proba. Passavano la giornata alla taverna, erano più le volte che cadevano ubriachi sotto il tavolo, che quelle in cui ritornavano a casa con le loro gambe. Non erano interessati ai nobili propositi che le incisioni nella roccia suggerivano. Avevano sentito della bellezza di quella spada, della sua fattura, con particolari in oro e la loro intenzione era di impadronirsene per ricavarne del denaro. Mentre si schernivano a vicenda, sentirono dei cavalli arrivare al galoppo e prima di avvistarli si inoltrarono tra le siepi del sottobosco, restando a guardare cosa sarebbe successo. A Rufus erano comparsi dei grossi calli all’interno delle mani, a furia di stringere e tirare l’elsa della spada e ora era curioso di vedere come si sarebbero conciati i nuovi arrivati, poiché sicuramente erano lì per quello.

I due uomini che videro smontare dai loro cavalli erano sicuramente celti, uno moro, con un accenno di barba e una pelliccia di lupo sulle ampie spalle, un bell’esemplare di lupo, una pelliccia bella calda e che poteva valere dei bei pezzi d’argento, come pensò Rufus, l’altro giovanotto, più alto di una spanna e egualmente ben piantato, era biondo, ben rasato, sicuramente aveva sangue romano nelle vene, i suoi calzari erano sandali stringati, tipici dei romani e il mantello di lana rossa era il segno del suo grado militare.

 – Mmm, un soldato romano sanguemisto e un Celta, vediamo che sanno fare …

Disse a bassa voce ai suoi due compari. Gli altri due si scambiarono uno sguardo d’intesa, il piano di Rufus gli fu subito chiaro.

 

Artorius era rimasto affascinato da quell’arma brillante, sotto il sole della tarda mattinata. Cillian ne scrutava l’espressione, il suo amico era ormai convinto, più nulla lo avrebbe distolto dall’idea di possedere quella spada. Il primo a scendere da cavallo fu proprio il romano. Con un gesto si tirò indietro sulle spalle il manto rosso, scoprendo il panciotto di pelle marrone, che portava accompagnato ad una tunica di lana grezza che gli arrivava al ginocchio. Iniziò a girare intorno alla roccia, studiandone le incisioni e osservandone la consistenza. Si chiedeva come era stato possibile inserire la spada in quella roccia, poiché, nella sua logica, era ovviamente più difficile inserirla nella roccia che estrarla. Se era entrata, doveva anche uscire! Le incisioni, effettivamente, dicevano che colui che avrebbe dimostrato coraggio, onore e giustizia, in grado di estrarre la spada, sarebbe stato scelto per riunire i popoli del lago. Era veramente degno di una simile impresa? Il suo smisurato ego vacillava ora nell’insicurezza? Artorius era un uomo capace di esaminare la propria coscienza, in realtà era molto meno sicuro di sé, rispetto a quanto dimostrava e ora, davanti a quella spada, un timore reverenziale lo stava assalendo. Cillian si avvicinò all’amico incoraggiante.

 – Cillian perché non provi tu ad estrarre la spada?

– Amico mio, non sono io quello che ha le caratteristiche giuste.

La vera modestia di Artorius e l’ammirazione per Cillian si affacciarono in quel momento e a bassa voce, quasi più a sé stesso che all’amico disse:

– In verità Cillian, credo che tu, se avessi l’ambizione e la sete di potere, aggiunte alle virtù che possiedi, saresti la persona giusta …

Preso coraggio, Artorius si pose di fronte alla roccia, alzò le mani verso l’elsa e l’afferrò saldamente, divaricando le robuste gambe muscolose e mantenendo al meglio l’equilibrio. Iniziò a tirare. La tensione muscolare e nervosa si riflettevano nella sua sudorazione, la bella fronte alta, incorniciata dai biondi capelli, che ricadevano in una corta frangia, tipica pettinatura da romano, era imperlata da piccole gocce che iniziarono a scorrergli in rigagnoli, finendo sulle folte sopracciglia.

Cillian lo guardava, in quello sforzo impossibile. Sapeva bene che non era quella la tecnica per estrarre Excalibur, ma non poteva aiutarlo troppo presto, Artorius avrebbe capito qualcosa …

La fiera espressione del giovane Comandante, iniziava a prendere le sembianze dello scoraggiamento, quello era il momento giusto per intervenire. Non doveva cedere, doveva cambiare strategia, questo gli disse Cillian.

– Sai cosa penso Artorius? In tutte le cose della vita, se una direzione ti accorgi che continua ad essere sbagliata, torni indietro …

 - Che vuoi dire Cillian?

– Io, secondo questa filosofia spiccia, ora farei il contrario di quello che hai fatto fino ad adesso!

 – Non credo di seguirti amico mio …

- Perso per perso … prova a forzarla in senso contrario, fai come se la dovessi infilare nella roccia, non sfilarla!

Artorius era meravigliato da quella strana idea, gli sembrava una contraddizione, ma contemporaneamente, stranamente logica.

 – Ma si! Perso per perso …

Concentrò il suo peso sulle mani che tenevano l’elsa, si gettò su di essa e fu come sentire uno scatto, una spinta che proporzionalmente alla forza d’impulso di partenza, desse una propulsione contraria all’arma che scattò verso le mani di Artorius, il quale, incredulo, iniziò a sfilare con cautela l’arma. Rimase veramente a bocca aperta, quando vide tutta la lunghezza della lama brillare al sole. La portò in alto, ammirando gli intagli che si diramavano lungo l’originale lama ondulata.

 

Un raggio di luce, riflesso dalla spada, colpì gli occhi dei tre pitti, i quali erano a bocca aperta non meno di Artorius. Avevano visto i due giovani girare intorno alla pietra, osservarla in ogni dettaglio, avevano visto il romano biondo afferrarla e sforzarsi all’inverosimile, li avevano visti parlottare, consigliarsi … non avevano potuto udire nulla di quanto dicessero, perché troppo distanti ma, prodigio dei prodigi, quell’uomo era riuscito ad estrarre la spada! Daky ammirato era quasi intenzionato a congratularsi con il giovane, Bren e Rufus lo trattennero per le braccia

– Ma che sei scemunito?! Vuoi perdere l’occasione di fare un bel bottino in cambio degli ideali? A noi Pitti non serve di unirci con gli altri, bastiamo a noi stessi. Ora attacchiamo quei due ragazzini e ci prendiamo la spada!

 

Cillian si congratulò con l’amico, che ancora incredulo, continuava a guardare la lama ondulata, come se fosse la donna di cui era innamorato. Avrebbero fatto sapere che la spada era stata estratta e che il pretendente al trono, presto, avrebbe fatto il giro dei clan per parlare con tutti e creare le basi per la pace. Cillian stava pianificando il da farsi con un silenzioso pretendente, quando vide un movimento tra le siepi a cui Artorius dava le spalle. In un attimo, urlando come dannati, tre uomini si gettarono fuori dal bosco, correndo minacciosi verso di loro, brandendo uno un’ascia e gli altri due le spade.

- Pitti! Artorius in guardia!

Mentre gridava all’amico l’avvertimento, Cillian, con una velocità e agilità incredibile, estrasse la spada di Artorius, che questi portava al fianco, per brandirla verso i nemici, mentre il romano continuava ad avere in mano Excalibur.

In posizione di difesa, Cillian passò davanti ad Artorius, proteggendolo con il proprio corpo. Iniziò a parare i colpi di Rufus che usava l’ascia con grande abilità. Fisicamente quell’uomo era più robusto di lui, ma gli mancava l’agilità del giovane celta. Con un rapido movimento gli sgattaiolò da sotto il braccio sinistro e con un’inclinazione della spada verso sinistra, riuscì a colpire Rufus sotto la scapola. Il colpo non trafisse il cuore, ma causò una ferita mortale all’uomo, il quale ebbe inizialmente uno scatto all’indietro per il dolore, poi, barcollando sulle due gambe, tentò di voltarsi per guardare Cillian e continuare ad attaccarlo, si mosse, ancora due passi, tremolanti, verso di lui, ma cadde da prima in ginocchio per poi finire con la faccia nell’erba, vomitando il sangue polmonare che lo stava soffocando. Ebbe un’ultima scossa e spirò.

Daky e Bren, inferociti dalla morte di Rufus, gridando le loro tipiche urla d’attacco, si fiondarono su Artorius. L’abile combattente romano seppe tener testa ai due uomini ma, ad un certo punto, il combattimento evolse in modo per lui pericoloso, nel momento che uno dei due uomini gli si ritrovò alle spalle. Cillian intervenne attaccando il tizio di fronte all’amico, urlandogli di stare in guardia all’altro alle sue spalle. Artorius, con una veloce rotazione su sé stesso, sgozzò il nemico e Cillian si liberò intanto del terzo. Si ritrovarono sporchi di schizzi di sangue dei nemici, ma loro erano illesi.

– Cillian sei stato coraggioso e altruista a pararti in mia protezione, ti ringrazio del tuo gesto e del tuo aiuto.

– Non ringraziarmi amico! Era giusto così!

 – No, Cillian, non tutti farebbero una cosa del genere, neppure per il proprio fratello. Voglio ringraziarti e con questa spada, che è costata già sangue umano, ti nomino qui, in seduta stante, mio primo cavaliere. Questo sarà il tuo titolo se riuscirò ad unire i popoli del lago e sarai il mio fedele consigliere.

Cillian non si aspettava un simile onore e ne fu felice, poi Artorius fece qualcosa che si aspettava ancor meno, rimise la spada nella roccia e chiese a Cillian di estrarla. Ovviamente ci riuscì, giustificandosi del fatto che era riuscito per aver visto l’esempio di Artorius. L’amico fece un cenno di assenso con il capo, si voltò per tornare verso i cavalli e sorrise tra sé per la bugia di Cillian.

 

 

Era notte fonda, nel capanno, seduto su un panchetto di legno, il giovane scaldava il suo corpo nudo al fuoco del focolare, illuminato dalla sua luce arancione, mentre guardava un’ultima volta i disegni che stava per gettare tra le fiamme. Una bianca e affusolata mano femminile si posò sulla sua spalla destra. Chinò verso quella mano il capo e vi depose un tenero bacio. La giovane donna lo avvolse con le braccia, poggiando alla sua schiena il proprio seno nudo, si strofinò leggermente contro la pelle liscia del ragazzo, il quale sentì i capezzoli di lei inturgidirsi a quel sensuale contatto. Anche il suo corpo iniziò a reagire al desiderio di lei.

– Come mai ti sei svegliato Cillian?

 – Volevo guardare un’ultima volta i miei disegni …

- Il tuo progetto della pietra … sono disegni molto belli … è un peccato bruciarli!

  - Devono restare segreti Gwyneth, nessuno dovrà mai sapere del meccanismo interno che ho escogitato …

Da sopra la spalla sinistra di Cillian, lei guardò il primo disegno, uno spaccato della pietra, con un meccanismo di molle che potevano trattenere la spada, incastrandone i lati ondulati della lama e scattavano al contrario premendola su una molla sottostante, liberando i blocchi agli incavi.  Diede quattro piccoli lenti baci su quella spalla, mentre Cillian gettava definitivamente i suoi disegni nel fuoco. Bruciarono velocemente, portando via per sempre il segreto che vi era celato. Gwyneth si strofinò ancora, lentamente, alla sua schiena. Ambedue assaporarono la sensazione che quel contatto gli regalava, mentre il loro corpo reagiva di conseguenza.

 – Hai freddo amore mio? Vieni qui … davanti a me Gwyneth, scaldati un po’ la schiena al fuoco …

Gwyneth obbedì, passò sul davanti e si mise a cavalcioni sulle gambe di Cillian. La strinse a sé, annullando lo spazio tra i loro toraci. Il calore di Cillian scaldò fino al cuore Gwyneth.

 – Sai amore, dovrò farmi forgiare un’armatura da Malcom. Il primo cavaliere del re deve averne una e dovrò farmi tessere un mantello, mi suggerisci un colore?

– Cillian caro, ovviamente il colore più bello del mondo …

 - Qual è secondo te?

 – L’azzurro dei tuoi occhi, amore mio!

La passione si impadronì d’entrambe nello stesso momento e le loro labbra si bevvero avidamente, mentre i loro corpi si disponevano con desiderio a raggiungere la totale unione. Cillian strinse ancora più verso il suo inguine i morbidi e sodi glutei della sua donna, che scivolò languida lungo tutta la sua turgida lunghezza. Il calore del focolare si unì al calore che il loro amore era in grado di emanare, mentre i loro movimenti e le carezze, li portarono ad attraversare le porte di un paradisiaco piacere.

 

Maine Luglio del 1726

Il fiume scorreva lento, ma il rumore, che l’acqua produceva in quello scorrere, accompagnava i sogni del Capitano Killian Jones e della Principessa Emma Swan.

Avevano avuto una giornata intensissima, tra il discorso durante il meeting che aveva rischiato l’accusa di stregoneria per Emma e poi, sulla via del ritorno, l’attacco di spie inglesi, con un tentato stupro nei confronti di quella che credevano essere una nobile scozzese, Lady Barbra.

Emma e Killian avevano combattuto fianco a fianco quel pomeriggio, erano molto affiatati e coordinati, formavano una squadra difficile da battere.

Quando avevano trovato un po’ di pace, lì, vicino alla sponda del fiume, si erano finalmente potuti concedere un momento per loro, che si era trasformato, in un attimo, in pura passione. Avevano disteso la coperta di lana sotto un frondoso albero e mentre si abbracciavano e cercavano di lenire la tensione accumulata, improvvisamente il caldo e il desiderio di appartenersi completamente, come la notte prima nel palazzo del governatorato, gli fecero sentire superflui i loro abiti. Si spogliarono, aiutandosi l’uno con l’altra, con la fretta data dall’urgenza sessuale. Fecero l’amore sotto le stelle di quella calda notte di luglio e fu spontaneo, passionale, romantico. Killian, con pazienza e generosità, sapeva come far sentire il massimo alla donna che amava ed Emma, nonostante la scarsa esperienza, grazie all’istintività della forte attrazione nei suoi confronti, aveva capito perfettamente come portarlo all’apice. Avevano imparato a conoscersi, esplorandosi vicendevolmente in modi sempre più intimi, quali solo un uomo e una donna, che sentono di appartenersi profondamente, possono permettersi, senza provare né vergogna, né ribrezzo, né senso di colpa, ma solo amore. Grazie alla dolcezza e alla sensibilità di Killian, nel modo di toccarla, baciarla e sussurrarle romanticamente i propri pensieri, Emma aveva superato il blocco che la relazione con Neal e la violenza da lui subita, le aveva provocato. Essere sua era stata la cosa più naturale, giusta e piacevole che Emma avesse mai desiderato.

Dopo quel passionale amplesso, si erano addormentati e Emma ancora era distesa sul corpo di Killian, con le sue braccia che le cingevano la schiena, mentre la tenevano avvolta alla coperta. Il primo a svegliarsi fu il Capitano che, aprendo gli occhi, sorrise felice a vedere la testa bionda di Emma poggiata sul suo petto. Fece scorrere la mano guantata sulla sua schiena, in modo leggero, mentre con la destra, le carezzava la guancia spostandole i capelli dietro l’orecchio, continuando ad accarezzarli.

 – Amore mio, tra poco spunterà l’alba, ci dobbiamo rivestire e prepararci a tornare … Emma … svegliati tesoro …

Emma dormiva beatamente, aiutata dal calore del corpo di Killian e dalla sua mano tra i capelli. Le piaceva sentire la sua mano scorrere tra di essi, lo faceva molto delicatamente e la rilassava.  Iniziò a svegliarsi, strappata ad un sogno molto piacevole.

– Mmm stavo sognando e mi sembrava così … vero …

 - Cosa stavi sognando Swan?

Le sussurrò all’orecchio Killian.

 – Stavo sognando te … noi … eravamo in un capanno, il focolare acceso … tu avevi i capelli più lunghi di così …

 - Cosa ci facevamo in questo capanno?

Emma rise e depose un bacio sul petto di Killian

 – Più o meno quello che abbiamo fatto fino ad addormentarci Killian!

 – Più … o … meno?

 Lei rise, ancora un po’ imbarazzata

 – Si può fare ancora di più?!

– La volta seguente è sempre meglio della precedente ... senti …

La sbalordì rovesciandola sulla schiena e sovrastandola. Portò la sua mano tra le gambe di lei per incoraggiarla a schiuderle di più, accarezzò il soffice monte di venere, insinuandosi con leggeri movimenti rotatori verso il suo  centro pulsante e teso, sentì che era pronta ad accoglierlo, tanto quanto lui era pronto a possederla. Fu vigoroso, sensuale nei movimenti, alternando i ritmi da veloci e profondi a lenti e carezzevoli. Emma ansimante, dovette ammettere che aveva ragione, ogni volta era meglio della precedente. Inarcò il suo corpo, rispondendo a quello del suo amato, fino ad avvolgergli le gambe intorno ai fianchi, mentre lui si portava in ginocchio, tenendola saldamente con le braccia intorno alla vita, favorendola nella possibilità di farle prendere la posizione che lei preferiva. La sua piccola dominatrice! Ambedue sempre più ansimanti, caldi e sudati, trovarono ancora il loro Paradiso.

Lo spicchio di luna era sparito, lascando spazio alla luce rosea dell’Aurora. Il fiume vicino li chiamò al bisogno di rinfrescarsi e, tenendosi per mano, come Adamo ed Eva, entrarono in quelle acque.

Emma si lamentò ridendo per il freddo dell’acqua.

 – Brrr! Killian sembrava una buona idea! Ora non ne sono più sicura, è gelida!

Killian rise divertito, sapeva benissimo quale fosse la sensazione dell’acqua di prima mattina, aveva l’abitudine, sulla sua nave, di gettarsi in mare almeno un paio di volte a settimana per nuotare, vi era abituato e sentiva meno di lei quel freddo.

 – My Love non preoccuparti, avvicinati a me, sono bollente a causa tua,  ti scalderò ancora un po’ anche in acqua, mentre ti abitui e dopo non sentirai che la carezza piacevole delle onde sulla pelle, vieni …

L’attirò a sé con la mano, la strinse al suo addome e le accarezzò la schiena, mentre l’acqua scorreva verso di loro …

- Hai ragione, va molto meglio così e con questo foulard non mi bagnerò i capelli, non abbiamo tempo per asciugarli. Dio mio Killian! Come fai ad essere così caldo anche in quest’acqua fredda?!

– A parte il fatto che sono abituato alle onde marine e a latitudini diverse, in Irlanda la temperatura è un po’ più bassa di qui, non trascurerei il fatto che tu mi sei vicina … buona parte del merito è tuo …

Si baciarono ancora, tra il fluire dell’acqua che sembrava divenire più calda tanto più vi restavano immersi, poi dovettero trovare la volontà di uscire, asciugarsi, prepararsi a partire e soprattutto non ricominciare a fare l’ amore.

Dovevano trovare il punto d’incontro con la carrozza e i compagni. Killian sistemò la sella sul cavallo, controllò i finimenti, aiutò Emma a salire, anche se non ne aveva bisogno, pur di mantenere ogni attimo che poteva, il contatto con lei, poi quel contatto lo ebbe ancora, tenendola stretta a sé, quando salì a sua volta in sella, dietro di lei. Chinò la testa sul collo di lei e, ancora, le posò un bacio sulla pelle rinfrescata dal bagno nel fiume. Lei si voltò verso di lui e teneramente gli lasciò un bacio sulla guancia. Ripartirono verso la via di casa.

 

Jefferson aveva passato quelle ore notturne insonne. Erano giunti al luogo dell’appuntamento, lì Emma avrebbe ripreso le sembianze di Lady Barbra, indossando la parrucca che gli aveva prestato e la gonna. L’orario che avevano ipotizzato era passato da diverse ore. Tre degli uomini che li avevano attaccati erano fuggiti … e se avessero incontrato Killy ed Emma? Era pur vero che quei due, avendoli visti allenarsi, erano formidabili con la spada, ma un attacco improvviso poteva essere stato letale! Un’ altra causa di ritardo poteva essere dovuto a motivi … molto più piacevoli … Non voleva impicciarsi di certe cose! Killy aveva tutto il diritto di fare ciò che voleva, se la sua Emma era dello stesso parere! Sperò che quello fosse il vero motivo. Buon per loro nel caso! Ma la tentazione, di andare incontro a quello che considerava un fratello, era stata forte.

Era in piedi, di guardia, avevano stabilito dei turni, ma la sua ansia non gli aveva dato sonno e aveva preferito far dormire i compagni tranquillamente, restando in attesa. Non avrebbe tollerato un’altra ora comunque e avrebbe allertato gli altri.

 Sentì il suono di un cavallo al trotto, le strie rosee dell’alba consentivano abbastanza di individuare la strada e fu certo, in cuore, che il cavallo che stava arrivando era quello delle due persone, per le quali sentiva un sincero affetto.

Il sospiro di sollievo gli sgorgò rumoroso dal petto

 – Fratello era ora! Un altro po’ e venivamo a cercarvi!

– Siamo stati attaccati Jeff! Tre uomini dello spionaggio inglese, ne sono sicuro, uno era quel Roland del meeting!

– Come temevo dunque! Hanno attaccato anche noi, come sospettavamo, nel corridoio tra le rocce, gli altri li abbiamo fatti fuori, ma quei tre erano riusciti a fuggire. Vi avranno cercato dopo che si sono resi conto che tu non c’eri e che la “bella donna” in carrozza ero io, non abbiamo potuto inseguirli, eravamo incastrati nel corridoio, avevano tagliato un albero e lo hanno buttato per traverso alla via, inoltre hanno preso la strada sopra il passaggio …

 - Non ti fare colpe Fox, la tua brillante idea ci ha dato comunque tempo e le cose sono andate bene, siamo sani e salvi, siamo riusciti poi a riposare qualche ora!

– Be! Dalle vostre facce si direbbe che vi siete riposati veramente bene … un sonno … molto ristoratore … vedo!

Emma sentì il rossore salirle alle guance e fu grata alla scarsa luce che impediva di farlo notare. Killian, per risposta all’amico, gli mollo un pugno alla spalla e quello lo prese ridendo, avendo avuto la conferma di ciò che sospettava. Peccato che non aveva scommesso con nessuno, se non con se stesso!

Emma, riprendendo il suo posto in carrozza,  si rimise la parrucca corvina e si riassettò al meglio la gonna da cavallerizza. Killian si rimise a cavallo e con gli altri, che si erano svegliati al rumore del cavallo, ripartirono alla volta del Governatorato.

 

 

James aveva lasciato il talamo nuziale molto presto quella mattina e, dando il bacio del buon giorno a White Margaret, si era diretto sulla torre, per vedere l’arrivo della carrozza, con a bordo la sua adorata figlia.

Regina aveva passato la notte tra le braccia del suo Robin. Nonostante l’impegno e la dedizione dell’uomo, che l’aveva amata con passione per diverso tempo, non era riuscita a rilassarsi, con la brutta sensazione che la sua piccola Emma, avesse incontrato del pericolo. Aveva piena fiducia nel Capitano Jones. Aveva visto sul suo viso l’amore e la dedizione per Emma, sapeva che avrebbe rischiato la propria vita per lei, ma purtroppo quella missione di Emma poteva avere risvolti fatali. Lo sapeva lei come lo sapevano tutti. Emma era consapevole e cosciente di ciò che era andata ad affrontare. Si alzò dal letto e si incamminò verso la torre, incontrando Margaret che aveva avuto i suoi stessi pensieri. Era veramente come se Emma fosse figlia ad entrambe. Prese la mano a Margaret e la strinse per infonderle coraggio e speranza, era la sua figliastra, anche se di pochi anni più giovane. Margaret ebbe un attimo di commozione che si riflesse negli occhi verdi, estremamente simili a quelli di Emma.

 – Vieni Regina, anche James  è sulla torre, andiamo ad aspettare insieme … Emma arriverà presto.

Fu così, fortunatamente, tutti e tre avvistarono il piccolo drappello con la carrozza, sembravano stare bene. Scesero per le scali di corsa, fecero aprire il portale del Governatorato e la carrozza con la scorta entrò.

Emma scese velocemente, felice di riabbracciare i suoi cari e con il desiderio di raccontare al padre dell’andamento della missione, era stato un successo e ne era fiera. Il Capitano Jones porse i suoi ossequi alle Signore, con un galante baciamano e scambiò una ferrea stretta di mano con il Principe Charmig che, accostandoglisi verso il capo, gli disse a bassa voce:

– Grazie di avermela riportata a casa sana e salva Capitano Jones!

 – Un onore e un dovere Eccellenza!

Il primo pensiero di Margaret fu di far ristorare gli uomini della scorta, dopo averli ringraziati uno per uno. Nelle cucine si sentiva aleggiare l’odore del pane fresco e dolciumi appena sfornati. Il lattaio aveva da poco portato il latte appena munto, burro e panna fresca. Avrebbero avuto tutto il cibo di cui abbisognavano, compreso pancetta e uova. I corsari non se lo fecero ripetere. Emma e Killian si diressero nelle loro stanze, per togliersi gli abiti impolverati e indossarne di puliti, poi avrebbero fatto colazione con la famiglia di Emma. Killian sarebbe tornato al porto con i suoi uomini, doveva controllare i rifornimenti ordinati, imbarcare la merce di Lady Barbra e preparare il ritorno a Storybrook. Dopo il pranzo, a cui Margaret lo aveva invitato calorosamente, avrebbero ripreso la via del mare. Voleva fare una sorpresa ad Emma e prima di tornare da lei per il pranzo, decise di vedere ciò che gli era necessario sulla sua nave.

 

– Allora! Miss Swan! Ci hai raccontato tutto del meeting, dell’agguato subito e, da che il tuo Capitano Jones è uscito per i suoi affari, ci hai deliziato un’altra buona ora su quanto è coraggioso, galante, valoroso, determinato, altruista, abile e un’altra mezza dozzina di aggettivi amorevoli nei suoi confronti! Tua madre aveva le stelline negli occhi e tuo padre stava per avere un attacco diabetico, infatti se ne è andato con la scusa di dover smaltire le sue pratiche in ufficio!

Regina la chiamava sempre Miss Swan quando faceva l’ironica e voleva ottenere qualche informazione in più.

 – Nonna … io ti devo ringraziare … per la cena e il ballo che hai organizzato con la mamma, la sera precedente alla nostra partenza, so perfettamente che è stata una tua idea. Siete riuscite a restituirci un momento che il destino ci aveva negato. È stato un bel gesto da parte vostra e per noi due è stato un momento molto dolce e importante!

– Quell’uomo ti ama veramente Emma! E tu figlia mia avevi bisogno di lui quanto lui di te! È stato il mio modo per aiutarti a superare il blocco che avevi … spero che sia andato tutto bene … ne sarei felice per te.

Emma sentì nuovamente il fuoco sulle guance e contemporaneamente nel cuore e nel ventre.

 – Nonna … io … avevo così paura … era qualcosa di doloroso e spaventoso per me … non immaginavo che potesse essere così meraviglioso … è stato oltre ogni mia aspettativa … sono stata felice … come mai avrei creduto … lui è … è …

 - Lo ami tanto piccola mia vero?

 – Dal profondo del cuore nonna! Ti sembrerò pazza, sdolcinata … ma è come se da prima di dodici anni fa io … lo avessi incontrato e amato … da sempre … non so spiegarmelo … a volte faccio dei sogni strani … come se fossimo in un altro tempo e in un altro luogo … scusami nonna, scusami … sono solo stupidi sogni, non far caso a quello che ho detto …

 - Si … saranno solo sogni, bambina mia, vivi la realtà Emma, vivila con tutta te stessa. Presto tornerai a Storybrook … dovrai affrontare Neal. Hai il tuo decreto di annullamento … dovrai superare altre prove e purtroppo ci saranno cose a cui dovrai rinunciare … Comunque Emma, qualsiasi cosa la vita ti riserverà, ricordati le mie parole: vai avanti, vai sempre avanti, ci sarà sempre qualcosa di importante per cui varrà la pena soffrire e lottare.

 – Sai nonna, ho ancora un compito da svolgere, lo devo a Frate Benedictus e agli studi che stiamo portando avanti …

- Stai parlando della ricerca del Rubeus Noctis Emma? Benedictus ne era ossessionato anche quando era qui! Abbiamo studiato insieme i disegni della pianta, gli avevo promesso che avrei continuato le ricerche, ho molti contadini al mio servizio, che spesso mando in spedizione alla ricerca di quell’arbusto, ma non ho trovato nulla e non ho potuto mantenere la promessa. Mi dispiace tanto doverlo deludere ancora! Scusami con lui quando torni a Storybrook.

 – Nonna … io l’ho trovato quell’arbuto … o meglio, lo ha trovato Killian con suo fratello Liam, lui morì proprio a causa del veleno delle sue spine e Killian ha detto che non mi porterà mai lì perché non vuole vedermi morire come suo fratello.

 – Gli puoi dare torto Emma cara? Ti ha ritrovata dopo anni ed è successo tra voi ciò che doveva capitare dodici anni fa, è ovvio che non vuole perderti! Come mi hai raccontato, ha già sofferto troppo, forse è ora che sia felice … insieme a te, non pensi?

 – Si, credo di si. Mi ha chiesto di andar via con lui ed Hanry, di essere la sua famiglia!

 – E tu? Lo vuoi anche tu Emma?

 – Si nonna, non chiederei di meglio, ma prima voglio concludere dei capitoli aperti della mia vita, per aprirne uno nuovo con lui e mio figlio!

– Ti auguro con tutto il mio affetto che i vostri desideri diventino realtà!

Emma e sua nonna Regina si abbracciarono. Come al solito Emma le aveva aperto il suo cuore e Regina l’aveva portata a riflettere. Ancora prove difficili l’attendevano.

 

Prima del pranzo Emma passò del tempo anche con sua madre, adorava Killian, quasi quasi Emma doveva esserne gelosa! Ma ovviamente sapeva che l’ammirazione di sua madre per il Capitano Jones era pienamente meritata. Suo padre era ancora rintanato nello studio e quando Emma entrò per scambiare alcune opinioni con lui, la prima cosa che disse fu:

- Emma ti prego, se sei venuta per parlarmi ancora del Capitano, sappi che sono molto occupato! Per altri argomenti sono a tua completa disposizione!

Emma rise e lo abbracciò forte, le sarebbe mancato il suo papà, come Margaret e Regina, ma con lui c’era un feeling speciale, era per quello che era un po’ geloso di Killian, cosa che non era mai stata per Neal. Killian era veramente quello giusto a quanto pareva!

 Parlarono dei risvolti della missione e delle conseguenze delle notizie sul piccolo Principe Carlo Stuart. I delegati delle Colonie avrebbero fatto il loro dovere, presto la campagna per restaurare gli Stuart al potere avrebbe avuto i fondi necessari, potevano contare sull’aiuto delle colonie americane!

Killian tornò puntuale per il pranzo di commiato. Aleggiava sul volto dei familiari di Emma un velo di tristezza, da quando si era sposata erano diventate rare, a causa della distanza, le volte che la potevano vedere. Killian aveva in sé un alto ideale del senso di famiglia, la sua era stata molto unita, l’idea di immaginare una figlia o un figlio lontani dal luogo di origine e dai familiari, gli sembrò intollerabile, capì il dolore dei congiunti di Emma.

Mentre mangiavano conversarono piacevolmente, lo stesso Killian, per allietare quegli sguardi tristi, si adoperò, con spirito a raccontare degli aneddoti divertenti, compresa l’esperienza del primo combattimento con Emma ed il pugno ricevuto. Vide James ridere di gusto, orgoglioso della sua selvaggia bambina. Killian omise di dire che il pugno l’aveva preso perché l’aveva baciata, come omise di dire che poi, l’aveva baciata nuovamente. Sicuramente James avrebbe smesso di ridere e l’intento di Killian era di alleggerire la pena della separazione.

 Emma chiese come stesse il piccolo Sidney, non lo aveva più visto da quando lo avevano portato al governatorato. Regina rispose felice che il piccolo si stava riprendendo, gli avevano dovuto bloccare il braccio, ma presto gli avrebbero tolto la fasciatura, mangiava e dormiva più serenamente rispetto alla prima notte che era arrivato. Killian espresse il desiderio di rivederlo prima di partire e dopo mangiato fu accontentato. Mentre uscirono in giardino, una delle cameriere che si dedicava a lui lo accompagnò da loro, il piccolo appena vide Killian gli corse incontro. Non poteva abbracciarlo con entrambe le braccia, ma fu chiaro il suo intento e Killian fu lui a prenderlo in braccio. Il piccino gli si strinse al collo e gli disse all’orecchio qualcosa che intenerì il suo sguardo, Emma se ne accorse. Gli aveva detto semplicemente “Ti voglio bene”.

 

I pochi bagagli di Lady Barbra furono sistemati in carrozza, non mancavano tra essi dei regali che Margaret e Regina inviarono ad Hanry e August. Gli abbracci furono lunghi e commoventi, Margaret non trattenne le lacrime, Regina indurì i lineamenti per non piangere e disse ad Emma di sbrigarsi ad andarsene poiché l’aveva sopportata abbastanza, strappando una risata ad Emma. James si rivolse nei saluti più a Killian che a sua figlia, prendendo da parte il Capitano:

– Killian, lei è il mio tesoro più prezioso. Ha sofferto molto e ora so che tiene molto a te. So che è un sentimento profondo e mi sembra reciproco, ti chiedo di essere accorto con lei e di proteggerla.

Killian fu altrettanto diretto e sincero con il Principe

 – Eccellenza, io amo Emma e le mie intenzioni nei suoi confronti sono serie. Tutto ciò che da ora in poi accadrà tra di noi, dipenderà sia da me quanto da lei, ho tutte le intenzioni di proteggerla!

I due uomini, si guardarono negli occhi, come per suggellare un tacito accordo e si strinsero con forza la mano. Poi James, carezzando le guance di Emma, le depose un bacio sulla fronte, il suo modo per darle la sua benedizione. Lei lo abbracciò forte nascondendo il viso sul suo petto.

Salì sulla carrozza e salutando ancora dal finestrino, si avviò con Killian verso Terra del Porto. Passarono da Granny e Ruby per i saluti, la ragazza chiese di Sidney e fu rassicurata e felice per lui, ora che aveva qualcuno che teneva a lui e lo proteggeva. Saldato anche l’ultimo conto, si avviarono; la Stella del Mattino attendeva il suo Capitano e la sua bella passeggera.

 

Eddy nervosamente andava avanti e indietro sul ponte, quella mattina lo aveva lavato due volte, si era arrampicato su e giù per le cime e aveva fatto più flessioni di quante doveva. Fu felice di rivedere Lady Barbra, il Capitano era stato quella mattina stessa sulla nave e con cipiglio severo aveva fatto un’ispezione, dopo di che, lasciando meravigliati Eddy, Bardo e Prete, rimasti tutti e tre sulla nave durante la missione, si era complimentato per come l’avevano tenuta in quei giorni di sua assenza. Eddy fu orgoglioso di sé, era stato lui a dirigere la manutenzione e le pulizie, mostrando una tendenza al comando che non si era mai notata prima. Stava iniziando a diventare sicuro di sé, molto era dovuto all’esempio del Capitano, che lo aveva forgiato e, ora, anche all’ acquisto di un fisico scultoreo. Emma notò quanto il ragazzo fosse cresciuto in quei pochi giorni. Capì anche il suo nervosismo, partire significava tornare a Storybrook e soprattutto rivedere Annie. Emma chiese di Paul Jambon, non era sul ponte e sicuramente era nel suo “regno”, la cambusa, Eddy rispose che stava pelando  cipolle, piangendo, era contento che Lady Barbra era tornata sana e salva e quella sera le avrebbe cucinato anelli fritti di cipolla, una delle golosità della Principessa.

Killian era sceso velocemente verso la sua cabina e stava tornando con la cartella del sestante a tracolla, giunto sul cassero di poppa prese il sestante e controllò la posizione. Jack rimase un po’ sorpreso, già aveva le coordinate e gli ordini, toccava a lui il turno al timone! Il vento si stava alzando, avrebbero avuto anche il suo favore.

 Emma salì a poppa a sua volta, i suoi piccioni erano stati trattati molto bene, la gabbia era pulita. Prese uno dei piccioni e gli applicò ad una zampina il messaggio che aveva scritto in codice a suo fratello, per tranquillizzarlo del successo della missione. Il messaggio riprendeva un’antica frase latina di Giulio Cesare : “Il dado è tratto”. Carezzò il piccione sul dorso e poi lo fece volare, diventò presto un puntino all’orizzonte e poi fu impossibile vederlo ancora.

 – Issare l’ancora, cazzare le rande …

Killian iniziò a dare gli ordini e i marinai nel pozzetto iniziarono le manovre necessarie. L’abbrivio era potente, le rande gonfie all’ stremo. Velocemente “La stella del mattino” lasciò Terra del Porto nel Maine e scivolando sulle onde si avviò sulla rotta del ritorno.

Dopo qualche ora di viaggio, fuori dalle acque territoriali del Maine, iniziava a calare la sera. Dalla cambusa arrivava l’odore delle cipolle fritte. Emma passeggiava sul ponte guardando in direzione di Killian, il quale era tornato verso il timone. Con voce imperiosa gridò ad un tratto alla ciurma:

 - Uomini! A breve cambio di rotta!

Gli uomini si guardarono perplessi, il Capitano prevedeva un cambio dei venti? Fox incuriosito gli chiese di rimando

– Che rotta Killy?!

Per tutta risposta Killian Jones rispose una strana rotta

– Prima stella a destra e poi dritti fino al mattino!

 Un urlo di gioia si levò tra gli uomini, l’unico che sembrava costernato era il giovane Eddy. Emma non aveva capito, ma vide la differenza nelle reazioni tra i pirati più anziani e il ragazzo. Si avvicinò ad Eddy

 – Cosa significa quello che ha detto Killian, caro Eddy?

– E’ un codice segreto per il posto dove andremo, significa che dovrò ancora aspettare un pezzo!

Mestamente il ragazzo si allontanò andando verso la cambusa. Killian prese posto al timone, Emma salì fino da lui.

 – Vieni Emma … continuiamo le nostre lezioni?

Emma gli sorrise e lui l’accolse tra le braccia e il timone. Emma posizionò le mani come Killian le aveva insegnato e lui approfittò per abbracciarla con il braccio sinistro e baciarla ancora sul collo, lei non lo avrebbe impedito più ormai. Guidarono per un po’ in silenzio, spezzandolo ogni tanto con le indicazioni del Capitano. Ad un certo momento Killian chiamò Jefferson al suo posto. Emma si tolse e mentre arrivava Fox, Killian, con una mano, provocò la rotazione totale del timone.

– Ed ora tutti a Neverland!

Emma si voltò sorpresa verso di lui, ecco cosa significava il codice di poco prima! Ecco perché Eddy avrebbe dovuto aspettare! Era l’avviso che i pirati tornavano a casa, nella loro Neverland e Eddy non avrebbe ancora rivisto la ragazza che amava.

 – Emma, so quanto tieni a trovare quel maledetto arbusto … mi fido della tua esperienza con le erbe … volevo farti una sorpresa e non te ne avevo parlato. Faremo come avevi chiesto. In un paio di settimane saremo sulla mia isola. Ora però, pretendo da te tre cose che non mi puoi negare assolutamente!

Emma lo guardò con curiosità, il suo “pretendente” ricambiò lo sguardo con il suo tipico sollevamento di sopracciglio e sguardo ammiccante.

 Che aveva in mente? Il Capitano salutò Fox, che ammiccava più di lui, poi prese per mano Emma e se la tirò dietro dirigendosi sottocoperta. Arrivarono alla porta della sua cabina, aprì e fece accomodare Emma. Il tavolo era apparecchiato con tanto di candele e fiori freschi al centro, un pensiero di Killian per lei.

– Allora mio pretendente?

– Prima cosa, pretendo che tu stia molto, molto attenta a quella pianta, non voglio che ti capiti qualcosa!

 – Questo te lo concedo …

 - Secondo, pretendo un po’ di gratitudine da parte tua!

Dicendo questo si indicò con l’ indice le labbra, usando uno sguardo furbo e malandrino. Emma guardò desiderosa quelle labbra sensuali, ma volle scherzare ancora un po’, facendogli sospirare quel bacio.

 – Non so se ne saresti all’altezza!

 – Forse sei tu che non ne sei all’altezza …

La sfida era partita ed Emma amava le sfide, afferrò con la sua solita irruenza il colletto di Killian e lo baciò con impeto, lasciandolo spiazzato, non se lo aspettava così, ma gli piacque e rispose prontamente portando la mano dietro la nuca di lei e avvicinandola di più, mentre con l’altro braccio la prendeva intorno alla vita. Il bacio fu lungo e i respiri sempre più ansimanti. Emma si distaccò, mordicchiando il mento di Killian, cosa che lo eccitò ancora di più.

 – La tua terza pretesa capitano?

Killian ancora le baciava il volto e il collo con sguardo languido

 – La mia terza pretesa Swan sei tu … ora … ti pretendo ora.

Volteggiando come in un passo di danza Killian la condusse verso il suo giaciglio, vi caddero sopra, Emma rise e Killian continuò a tempestarla di baci.

 – Killian mi sembri affamato, la cena però non è sul letto, Paul ha apparecchiato sulla tua scrivania e gli anelli di cipolla si stanno raffreddando!

– Swan, non ci posso credere! Mi sento offeso! Preferisci gli anelli di cipolla a mee?!

Con uno scatto dell’anca, mentre lui abbassava la guardia ridendo, Emma lo rovescio sulla schiena.

– No amore mio, preferisco mille volte di più te!

Fu lei a tempestarlo di baci ora, solleticandolo e facendolo ridere.

Peccato per gli anelli di cipolla, potevano aspettare! Loro no, non potevano, avevano aspettato anche troppo nella loro vita … ora era tempo di amarsi … le cipolle sarebbero state buone anche fredde, dopo … molto dopo ...

 

 

 

Angolo dell’autrice

Il prossimo capitolo si svolgerà ovviamente a Neverland, lì la seconda parte della missione di Emma.

Spero che la lettura vi sia stata gradita. Ringrazio chi vi ha voluto prestare attenzione e chi vorrà lasciare il suo commento. Se per la prossima domenica non trovate il capitolo, sarà a causa di importanti impegni lavorativi e potrei postare per la metà settimana seguente, vedremo. Per chi vede le puntate americane … be che dire … speriamo bene!

Un bacio a tutti e buona settimana.

Vostra Lara

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Capitolo 24
*** Un sogno da realizzare ***


XXIV Un sogno da realizzare

Cap XXIV

 

Un sogno da realizzare

Come è possibile che l’amore sbocci? Da quale seme può germinare questo dolce, vincolante arbusto che, come l’edera, si avvinghia al cuore di chi lo vive? Un sentimento così totalitario, da provocare la febbre nel cervello, obnubilare la mente, togliere l’appetito, far accelerare i battiti cardiaci, aumentare la pressione sanguigna, dare il tormento e dare la pace, sconvolgere e acquietare, avendo un unico pensiero che domina su tutti gli altri, Lui o Lei … e … per quel pensiero … desiderare di essere migliori.

 Come inizia tutto? Quando si arriva al momento, a quella linea di demarcazione, passata la quale, dalle labbra sgorga, come un soave canto, la frase: “Io ti amo”?

 L’amore può essere molto lento, impiegare anni, affinché due anime si riconoscano; nasce in quel caso dall’amicizia, dall’affetto che ne consegue, dalla stima e può diventare una scelta per la vita, stabilendo un sodalizio che, se da vantaggi ad ambedue, durerà negli anni. Altre volte l’amore è improvviso, non voluto, non cercato, scoppia come il fulmine del temporale estivo. Ci si trova vicini e sconosciuti con gli sguardi volti altrove, poi all’improvviso si sente un richiamo nell’anima, ci si volta contemporaneamente, gli sguardi si incontrano, gli occhi si parlano e i corpi, come calamite, si attraggono, desiderando quell’unione che esisteva già dal momento in cui ambedue erano stati creati. Anime gemelle …

 

Emma era sveglia, distesa sul letto a pancia in sotto. I gomiti appoggiati sul materasso e le mani a far da supporto al viso. Pensava, la giovane donna, al mistero dell’amore e ai due uomini che aveva amato in vita sua. Il primo lo aveva sentito così vicino! Pur senza averne visto il volto, era entrato, apparentemente senza far rumore, ma in realtà con la risonanza del tuono, nella sua anima e vi era rimasto infine per anni, tornando come un uragano dopo dodici anni. L’altro era diventato un amico che, piano piano, aveva conquistato il suo cuore, fino a diventare suo marito. Eppure, ciò che era nato piano l’aveva profondamente colpita e estremamente delusa, mentre il fulmine a ciel sereno, che era stato il suo primo giovane amore, si era ripresentato più imperioso di prima e l’aveva stupita piacevolmente, per la sua bellezza e per il suo modo di essere. Aveva visto, finalmente, il suo viso e i suoi occhi e quel fulmine era tornato a colpirla e a stordirla, completamente. Sapeva che per lui era successo lo stesso. Ricordava le parole di Frate Benny, sui campi magnetici personali, ma secondo lei c’era qualcosa che andava oltre. Da quando gli aveva mostrato la spada e anche Killian l’aveva toccata, aveva iniziato a fare strani sogni su loro due … no, non voleva pensarci, quei sogni la turbavano, la rattristavano, anche quando nel sogno si amavano con la stessa passione e consapevolezza che usavano nella realtà. Quando l’amore era diventato passione? Forse lo era … da sempre …

Si rivolgeva domande alle quali non avrebbe mai trovato una risposta e intanto guardava l’uomo che dormiva sereno, disteso accanto a lei, abbandonato nel sonno ristoratore, conseguenza di un amplesso passionale durato buona parte della notte. Il lenzuolo lo copriva fino ai fianchi, lasciando che mostrasse l’addome villoso dai muscoli scolpiti. La catena con i due ciondoli, che portava al collo, pendeva di lato, verso Emma. Quando aveva scelto di indossare quell’ornamento da pirata? Cosa significavano per lui il teschio ed il pugnale? Forse glielo avrebbe chiesto …

Guardò il suo viso, sentì una grande tenerezza pervaderle il cuore. Non era la prima volta che guardandolo dormire le succedeva. Lo aveva osservato tanto, quando aveva avuto l’infezione e la febbre alta e la tenerezza provata era simile a quella materna, che provava  guardando il suo piccolo Hanry. I suoi lineamenti erano gentili, regolari, armoniosi. Era veramente bello! Gli zigomi alti, quella lieve cicatrice sul destro … chissà come se l’era procurata? La barba, ora meno curata, dopo la sistemata che il valletto gli aveva riservato nel Maine, la sera del ballo, gli donava come a pochi uomini. Immaginò che se fosse stato senza quell’ornamento del mento, sarebbe apparso molto più giovane della sua vera età. Il duro pirata che mostrava di essere con la ciurma e con il nemico, sapeva essere un uomo dolcissimo, un poeta capace di dirle frasi che potevano farla arrossire, accelerarle i battiti cardiaci e scatenarle il desiderio più passionale che mai avrebbe immaginato di poter provare. Sapeva essere un artista anche nell’amore, con il suo tocco leggero e sensuale …

Lo pensò così, mentre al solo pensiero il suo ventre iniziò a sentire nuovamente il calore dell’eccitazione.

- Sei diventato indispensabile per me Killian, non posso più pensare di vivere senza il tuo calore vicino e … dentro di me. Ti amo … ti amo tanto!

Lo pensò soltanto, ma lo pensò così intensamente che forse giunse dritto all’anima di lui. Vide il tremolio delle sue palpebre, attese di vedere il cielo e il mare che celavano. Killian aprì gli occhi, ancora un po’ assonnato e capì che da un pezzo lei lo stava osservando. Nel guardare quei suoi meravigliosi occhi, ad Emma sembrò di perdere un battito del cuore.

 – Contempli il panorama Swan! È di tuo gradimento?

 – Si, è un panorama che mi piace molto e ho voglia di baciarti ancora!

– Il mio maledetto fascino! Mi dicono tutte così!

– Coosa?! Be allora ti scordi che ora io ti baci! Anzi me ne vado nella mia stanza e trovatene un’altra tra quelle “tutte” che ti dicono così!

Tra quello che sembrava uno scherzo e la gelosia, Emma si era urtata veramente e si stava alzando per andarsene. Killian rise divertito e la riafferrò da dietro, prendendola per la vita e facendosela cadere sul petto.

 – La mia piccola, permalosa e gelosa principessa!

La teneva stretta con la schiena al suo torace, mentre le depose una scia di baci dalla spalla sinistra lungo il collo. Cercò con la mano il suo seno destro e lo carezzò con la solita delicatezza.

– Lo sai benissimo tesoro che non ho mai sentito per nessuna quello che provo per te! Non lasciare che una sciocca mia frase spezzi la tua fiducia in me.

Emma si voltò tra le sue braccia per guardarlo in viso.

– Hai avuto molte donne Killian, io non ho una grande esperienza in merito e non so se ti basta! Hai amato Milha e sono gelosa delle possibili differenze in suo favore …

Killian si irrigidì un attimo a sentire quel nome, Emma lo percepì perfettamente.

 – Emma stai dicendo sciocchezze! Ho avuto molte donne è vero! Avventure da bettola, durate poche ore, donne incontrate e dimenticate… di Milha ti ho raccontato tutto … ci ha unito la sofferenza e la voglia di uscirne … era bella, attraente … l’ho amata e le sono stato fedele, sai come è andata. Era lei ad essere gelosa di te … hai visto il disegno che lei aveva chiuso a chiave … quella frase l’aveva molto colpita e ne aveva tutte le ragioni! Quello che ho provato per te allora è stato qualcosa che è andato oltre l’umano, è stato come se ti avessi cercata per mille anni, ti aspettavo e ti avrei aspettata altri mille anni, se fosse stato necessario. Ti ho ritrovata … sarà stato un caso? Sarà stato il destino? Se ti ho ritrovata è a causa di Milha … lo sai perché ero venuto a Storybrook! Tu sei perfetta! Per me nessuna è come te … neanche Milha! Nella parte più profonda della mia anima è come se tu ci fossi sempre stata! Ti guardo e sei l’immagine che ho dentro da sempre! Non so spiegarti come nasce l’amore e perché … ma io so che ti amo, ti amo più della mia vita e il mio sogno più grande è di sposarti, unire le nostre vite al cospetto di Dio! Ti ho già detto che sei la mia casa e con Hanry vorrei che foste la mia famiglia ... andremo via, da qualche parte, in qualche colonia americana, per ricominciare. Se lo vuoi anche tu, sarà possibile! Ora che navighiamo verso Neverland, sono in preda alla gioia ed al terrore! Voglio mostrarti il mio rifugio e quella terra lussureggiante ma, contemporaneamente, sono terrorizzato all’idea che per te possa essere fatale …

Emma non riuscì a parlare, i suoi occhi verdi brillavano, lucidi per la commozione, le sue parole … sapevano emozionarla nel profondo e lei sapeva solo reagire ed agire. Unì le labbra alle sue, portandogli la mano sul viso e poi carezzandogli la testa bruna. Lo accosto di più verso di sé, fu uno dei loro baci più appassionati.

 – Emma! Ti sei resa conto che è l’alba e non abbiamo toccato la cena di Paul?

 – Non fa nulla, la useremo come colazione … tra un pochino … ora … ancora ho voglia di te …

Killian rise felice, la teneva ancora tra le braccia e la portò su di sé, poi lasciò che lei prendesse il piacere che voleva, non glielo avrebbe negato di sicuro! Era ciò che voleva anche lui … sentire il suo intimo calore avvolgente e il piacere espandersi in tutte le fibre del corpo, ancora, ancora e ancora …

 

Eddy aveva pulito il ponte, pulito la gabbia dei piccioni, fatto esercizio con addominali e scalata su per le cime. Ora camminava lungo il ponte imbronciato.

 - Che gli é passato per la mente a Killian di cambiare rotta e tornare a Neverland?!

 

Erano passati dodici giorni, dal cambio della rotta e presto avrebbero avvistato la nebbia celestina che avvolgeva l’isola. Sbuffò infastidito. Non c’era nulla per lui su quella, pur bellissima, isola! O meglio non c’era Anny!

Prese la spada che Killian gli aveva regalato, la spada da Tenente della marina. Quando il Capitano “si fosse degnato” di uscire dalla sua cabina o … da quella di Emma … avrebbero ripreso l’allenamento. Era fiero di sé stesso, stava diventando abile e anche il suo maestro si era complimentato con lui in quegli ultimi giorni. Complimentato con lui?! Non ci poteva credere! Il Capitano Killian Jones che lo trattava sempre con durezza, ora gli riconosceva dei meriti?! Eddy si chiese quanto merito avesse invece Emma nel cambiamento di Killian. Lo aveva fatto uscire dal suo guscio duro e nero. Eddy lo aveva conosciuto così, ma in quel periodo Killian soffriva sia per il lutto di Milha sia per l’amputazione della mano. Poteva non essersi incupito?

Li vide arrivare. Emma con indosso i suoi pantaloni per tirare di scherma, lui in maniche di camicia, pantaloni fascianti in pelle nera e senza il panciotto, faceva troppo caldo! Portavano le loro spade al fianco, pronti come tutte le mattine a battersi.

Eddy aveva osservato attentamente i cambiamenti nel rapporto tra i due. Anche la distanza fisica si era accorciata, proporzionalmente al tempo dalla partenza per il Maine e, da quando erano risaliti sulla nave, vedeva in loro altro. Eddy sapeva ormai di cosa si trattasse … amore, passione, appartenenza. Tutti a bordo avevano capito che si amavano, lo avevano capito prima di loro stessi. Lo avevano avvertito dalle scariche elettriche che avevano emanato, invisibilmente, dal primo momento che Killian aveva afferrato il braccio di Lady Barbra, per non farla cadere dalla passerella malferma della Jolly Roger. Non avevano scommesso più su di loro, avevano preferito rispettare i loro sentimenti e le loro azioni. Killian aveva sofferto troppo e per tutti gli uomini della ciurma, suoi fratelli, vederlo tornare il ragazzo di un tempo, la persona solare che era, allegro e di compagnia, era una grande gioia. Ora camminava affiancato ad Emma, si vedeva bene che non poteva starle lontano, non poteva non toccarla, approfittare del vento che le scompigliava i capelli per passarvi la mano e risistemarglieli dietro l’orecchio, lasciandole una carezza sul viso o approfittare del movimento delle onde per abbracciarla e stringerla a sé, baciandola sul collo … Lei … lei era come lui, lo voleva tanto quanto lui la voleva. Eddy aveva scoperto, guardandoli, non solo cosa l’amore facesse a due cuori innamorati, aveva scoperto che cos’era l’invidia. Si, pur volendo bene ad entrambe, li invidiava per quello che loro avevano e per quello che a lui mancava … sospirò.

– Oh! Anny, tornerò da te e se mi vorrai io non andrò più via! Voglio quello che hanno Emma e Killian, credo che sia bellissimo …

 

 

-         Terraaa! Terraaa!

Spugna gridava a squarciagola dalla vedetta. Neverland si stagliava davanti alla prua della nave. A parte Eddy, tutti erano euforici per l’avvistamento. Per alcuni significava ricongiungersi con la propria sposa e con i figli avuti. Jefferson era uno di questi, si aggrappò ad una delle cime, mentre, incantato e sorridente, guardava quella nebbiolina azzurrina che celava l’isola. Tra breve avrebbe riabbracciato la donna che gli aveva rubato il cuore e che lo aveva reso padre di una splendida bimba. Si chiamava Giglio Tigrato ed era la figlia del Capo del villaggio. Aveva dovuto superare delle prove di lotta ed abilità, per poter ottenere la sua mano dal Grande Capo. Era la squaw più bella del villaggio, l’aveva portata via a diversi giovani guerrieri ma, superando quelle prove, si era conquistata anche la loro stima. Al villaggio tutti lo chiamavano “Volpe bianca”, un riconoscimento alla sua furbizia ed al colore della sua pelle. Per il Grande Capo era diventato un figlio, il figlio maschio che non aveva mai avuto, visto che sua moglie gli aveva regalato solo due figlie; la seconda si chiamava Ala Grigia, bella quasi quanto Giglio Tigrato, ma più silenziosa e di carattere chiuso, apparentemente meno selvaggia della primogenita, una giovane incognita per Jefferson che, nonostante la sua grande intelligenza, ancora non era riuscito a capire a fondo di che pasta fosse fatta sua cognata. Giglio Tigrato era una donna volitiva, abituata al comando, a dirigere tutto e tutti, conosceva le erbe dell’isola e spesso aiutava lo sciamano del villaggio, suo zio, fratello della sua defunta madre, nei riti religiosi e nella cura della sua gente. Mentre la pensava venne spontaneo a Jeff paragonarla ad Emma. Quelle due avevano molto in comune! Si sarebbero piaciute, ne era certo!

 

Killian ed Emma erano corsi sul ponte di poppa al grido di avvistamento. Sorridevano, guardando ora verso l’isola ed ora nei reciproci occhi. Lui avrebbe mostrato il suo rifugio all’unica donna che aveva mai portato su quell’isola incantevole, l’unica che aveva voluto portarvi. Iniziò a descriverle la costa:

 – In due punti la costa ci offre due porti naturali, due baie profonde; sul lato nord troviamo una costa di ghiaia, invece a sud la spiaggia è fatta di una sabbia bianca e finissima. In un punto la spiaggia si divide con delle rocce naturali, quella più raccolta è la mia spiaggia. Risalendo da lì si giunge al mio rifugio, al laghetto di acqua dolce e alla cascata del fiumiciattolo che lo crea. Sulle rocce vicine, grazie all’aiuto dei miei uomini e ai giovani del villaggio, ho costruito la casa dove vivo e dove mi riunisco con la ciurma, quando dobbiamo discutere dei nostri piani. Mentre saremo qui, durante le ricerche dell’arbusto, sarò onorato di condividere la casa con te, voglio che tu  senta di esserne la regina …

Strinse a sé Emma, mentre le diceva queste ultime parole, lei non rispose, un nodo in gola la bloccava come al solito. Rispose come le riusciva meglio, baciandolo appassionatamente, carezzandogli i capelli ribelli e scompigliati dalla brezza marina. Killian schiuse a sua volta le labbra lasciando che le loro lingue si assaporassero lentamente, danzando la loro danza sensuale, trasmettendosi ciò che le parole non sapevano dire.

Così intimi, incapaci ormai di nascondere ciò che provavano, completamente noncuranti di chi li circondava, non si accorgevano degli sguardi ammiccanti e dei sorrisi che gli uomini della ciurma si scambiavano, benevoli, nei loro confronti. Si sciolsero da quell’abbraccio e ancora con gli sguardi languidi, rimandando mentalmente ad un vicinissimo “dopo”, quel momento da … approfondire in privato, Killian si rimpadronì del suo ruolo autoritario e lanciò gli ordini d’uopo ai suoi uomini.

Si stavano avvicinando velocemente, l’abbrivio era ottimo, ma era il caso di iniziare a lascare le rande a turno, per rallentare la velocità. Inoltre era necessario evitare gli appuntiti scogli che, poco visibili, davano il “ben venuto” alla prima delle due baie che Killian aveva descritto ad Emma. Era la “Baia delle sirene”, nominata dallo stesso Capitano così, proprio a causa di ciò che potevano provocare quegli scogli, affondamenti e morte, come le leggendarie sirene di cui parlavano i racconti dei marinai, bellissime e crudeli creature, per metà donne e per l’altra metà pesce che, con il loro melodioso canto, ammaliavano i malcapitati e li portavano a schiantarsi sulle rocce o a vivere con loro in fondo al mare.

 Killian si diresse al timone, preferiva affrontare di persona il pericolo, non lasciare in mano a nessuno il proprio destino, se non a sé stesso. Emma lo seguì, ma vedendolo così concentrato, non gli chiese ciò che avrebbe voluto, ossia guidare ancora la nave con lui. Si rese conto, una volta di più, di quanto abile fosse l’uomo che amava e di quanto impegno e passione metteva in ogni cosa che facesse. In quel momento tra le sue mani c’era la vita dei suoi uomini e non solo.

La responsabilità, su di loro e sulla Principessa, gli conferiva in quel momento un cipiglio cupo. I muscoli della sua guancia sinistra avevano un guizzo ogni volta che induriva la mascella, sia per lo sforzo che per la concentrazione. Riuscì a far passare la sua nave tra gli scogli, sfiorando il pericolo e si insinuò nella baia dove, in quegli anni di pirateria, aveva costruito con i suoi uomini, un attracco adeguato. Emma vide i moli di legno e delle baracche che, sicuramente, fungevano da rimesse. La vegetazione che si apprezzava per la parete scoscesa, pendente verso il piccolo porto, aveva la tonalità dello smeraldo. Tra quella vegetazione si snodava, nascosta, una via, poco più che una mulattiera, che univa il porto alla zona abitata dagli indigeni. Un punto di roccia spiccava alto al di sopra del porto e, in quel momento, qualcuno stava osservando la nave che attraccava.

 

Due giovani occhi, leggermente a mandorla, dall’iride scura come l’ossidiana, mentre guardavano la nave che giungeva, brillavano di gioia, Lui era tornato! Il cuore nel petto ebbe un sussulto. Era stato via tanto, ma lei sapeva che sarebbe tornato! Pregava per lui il Grande Manitù tutti i giorni, chiedendogli di proteggere Occhio di Cielo.

 Erano passate molte lune dalla prima volta che lo aveva visto. Aveva dieci anni e lui era arrivato sull’isola con quella stessa nave e con un vestito molto diverso da quello che indossava ora, aveva scoperto che quegli indumenti erano chiamati “divisa”, tutti gli uomini della nave vestivano in quel modo, ma Occhio di Cielo e Aquila Rossa portavano sulle spalle dei segni dorati che li distinguevano dagli altri. Le avevano spiegato che erano segni di comando. Aquila Rossa era più robusto e grande di età, rispetto a Occhio di Cielo, era suo fratello ed era il “grande capo”, per i suoi capelli rossicci era stato chiamato in quel modo. Il più giovane era come un vice capo e lei ricordò che, quando l’aveva visto arrivare al villaggio e i loro sguardi si erano incrociati, le era sembrato che tutto intorno sparisse, per lasciare spazio agli occhi azzurri di quel giovane, che lei aveva trovato bellissimo. Per quegli occhi azzurri, il suo nome sull’isola divenne Occhio di Cielo. I due fratelli avevano cercato di parlare con il capo del villaggio. Portavano un’ immagine, con loro, di una pianta che cresceva sull’isola, una pianta che suo zio usava per preparare pozioni, una pianta molto velenosa. Volevano trovarla, non si sapeva perché. Lo zio cercò di spiegar loro che era pericolosa, bisognava saperla maneggiare, ma loro non capirono il linguaggio e si avventurarono a cercare.

I bambini del villaggio erano affascinati dagli stranieri ed erano la loro ombra, specialmente per Occhio di Cielo, lo ammiravano per la sua simpatia, per la giovinezza, quel sorriso smagliante e accattivante. Spesso giocava con i bambini e si divertiva a parlare con loro. In due settimane Occhio di Cielo era diventato bravo a capire quello che dicevano e lui stesso a parlare nella loro lingua. Lei faceva sempre in modo di restare nei paraggi dove si trovava quel bel giovane. Era una dei bambini e giocava  con loro con la speranza di attirare la sua attenzione, ma lui, pur avendola notata, la considerava per quello che era, una bambina. Era arrabbiata per questo, avrebbe voluto avere le forme sviluppate di sua sorella. Era andata al laghetto della cascata e si era spogliata per guardarsi nell’acqua. Non c’era nulla da fare! Era piatta come un maschietto, niente seno, Occhio di Cielo non l’avrebbe mai considerata! Continuava ad essere per lui una simpatica e buffa ragazzina. Un giorno, però, le si accostò facendole delle domande riguardo ai tatuaggi che aveva su entrambe le braccia, disegnati come due bracciali. Lei fu felice di quel momento e rispose aiutandosi anche con la gestualità. Gli spiegò che quei tatuaggi li aveva fatti suo zio, lo sciamano, erano dei segni per scacciare gli spiriti del buio, suo zio era fissato che il buio potesse riempire il suo cuore! Occhio di Cielo andò a trovare lo sciamano Aquila Bianca e, qualche giorno dopo, lo vide a dorso nudo, con suo fratello che rideva, mentre lo sciamano gli tatuava sulla spalla sinistra degli strani segni. Incuriosita e avendo preso un po’ di confidenza con lui, con la scusa delle informazioni che gli aveva chiesto i giorni precedenti, si permise di chiedergli cosa significassero quei segni e lui indicando il cielo aveva risposto che erano stelle e che nella terra da dove veniva si chiamavano Piccola Orsa e la stella più grande era Polaris. Per lui era il talismano che lo avrebbe aiutato a trovare quello che cercava, gli avrebbe sempre indicato la strada giusta. Cercava tanto quella pianta! Infine la trovò, però suo fratello Aquila Rossa non era stato abbastanza bravo nel prenderla e si graffiò, morendo a causa del suo veleno. Occhio di Cielo era disperato per aver perso suo fratello e lo seppellì sulla montagna Calva. Poi ripartì e torno dopo 24 lune. Lei le aveva contate una per una. Al suo ritorno vestiva con abiti neri, in pelle e il panciotto rosso, aveva più barba e le sembrò più bello dell’ultima volta che lo aveva visto. L’aveva riconosciuta e le disse che era cresciuta, ma per lui ancora era solo una bambina. Occhio di Cielo era diventato il “grande capo” della sua nave e tutti gli obbedivano. Partiva con loro e tornava dopo tante, tante, tante lune. Quando lo rivide, al posto della mano sinistra aveva un uncino e i suoi occhi sembravano il cielo di notte, non era felice, soffriva. Avrebbe voluto consolarlo. Lei aveva conosciuto la sua prima luna rossa e, finalmente, sapeva che Occhio di Cielo non avrebbe visto più la bambina, ma la giovane e procace ragazza che stava diventando, avrebbe regalato a lui il suo corpo e il suo fiore virginale ... In effetti quando l’aveva rivista era rimasto sorpreso e le aveva detto che era diventata molto bella. Era arrossita come il tramonto e sua sorella Giglio Tigrato l’aveva schernita, mentre il suo futuro marito le diceva di lasciarla stare che era solo una bambina. Era scappata a piangere e Occhio di Cielo l’aveva seguita e riconsolata. Le aveva detto che sicuramente avrebbe avuto più pretendenti di sua sorella, per quanto stava diventando carina e di essere felice, perché, presto, avrebbe sposato il guerriero più coraggioso del villaggio. Pianse più di prima, non le importava nulla del guerriero più coraggioso del villaggio, lei voleva solo l’uomo che amava, ma quell’uomo vedeva ancora la piccola che era stata, voleva Occhio di Cielo ma lui non voleva lei. Ora stava tornando, l’avrebbe trovata sicuramente molto più attraente, era vero, la maggior parte dei giovani guerrieri del villaggio la corteggiavano e aveva sperimentato con due, tre di loro le sue arti seduttive, aveva imparato a dar loro piacere e a riceverne, non si era fatta problemi a concedersi, nelle loro usanze era ammissibile. Se una donna voleva essere di un uomo e appartenergli come moglie, bastava che entrasse nel suo tepee, se avevano una buona intesa potevano celebrarsi le nozze o, altrimenti, la squaw poteva entrare in altri tepee fino a capire a chi volesse appartenere veramente. Lei lo sapeva perfettamente a chi voleva appartenere e quella sera sarebbe andata da Occhio di Cielo. Lui non aveva un tepee. Aveva costruito con i suoi uomini e i giovani del posto un grande tepee di legno che chiamava casa. Sarebbe andata lì.

 

Il Capitano Jones distribuì gli ordini tra i suoi uomini. Non potevano scendere tutti a terra, era sempre necessario che qualcuno restasse sulla nave per custodirla. Sarebbero scesi gli ammogliati per primi, era giusto che rivedessero le loro famiglie, gli altri avrebbero fatto i turni per la custodia del vascello, potendo così scendere a loro volta e riabituarsi alla terra ferma. Riguardo a sé e ad Emma, Killian aveva un’altra intenzione, l’avrebbe portata prima a conoscere il capo degli indiani, Grande Aquila, quindi, visto che Jeff era suo genero, sarebbero andati insieme al villaggio principale, dove si trovava il tepee di Jefferson e Giglio Tigrato.

Attraccarono al molo e chi doveva scendere lo fece. Caricarono di granaglie un carretto, che tenevano in una delle rimesse, era un omaggio al Grande Capo e avrebbe sfamato più gente di quella che realmente viveva nel villaggio.

Si incamminarono per il pendio, il carro era molto pesante e la fatica di quegli uomini non era poca. Bardo faceva parte del gruppo, insieme a Jeff, Jambon e Moscerino. In un punto meno agevole della strada, il carretto sbandò e si inclinò verso il lato dove spingeva Bardo. Nel tentativo di mantenere l’equilibrio del carretto, il musico si sforzò sulle gambe e la schiena, mettendo male un piede e sentendo un dolore lancinante alla gamba. Il movimento di rotazione della tibia e del perone, in modo repentino, comportò la loro netta frattura. L’uomo lanciò un urlo da accapponare la pelle.

Emma si rese conto subito delle condizioni di Bardo e facendosi aiutare dagli altri uomini, gli scoprì la gamba, notando gli spuntoni delle due ossa che forzavano verso il tessuto muscolare. Era una frattura di tipo scomposto, Frate Benedictus avrebbe detto probabilmente  che bisognava agire con un intervento chirurgico se non si fosse riusciti a metterlo in linea con il tiraggio. La Principessa espresse le sue riflessioni e Killian suggerì di provare con la manipolazione.

– Proverò in questo modo Bardo, devo riallineare le ossa, sarà molto doloroso … abbi coraggio, non ho antidolorifici ora con me e, se non procedo subito, rischi che gli spuntoni di osso fuoriescano dal tessuto muscolare provocandoti una grave emorragia.

Il povero Bardo oltre che dolorante era anche terrorizzato da quanto Emma gli aveva esposto ma, consapevole del peggio che poteva capitargli e preoccupato per lo spavento che sua moglie ne avrebbe subito, acconsentì alla manipolazione. Emma lo fece distendere e chiese agli altri di bloccarlo alle spalle e alla gamba sana. Gli uomini, consci che la Principessa sapeva il fatto suo, obbedirono immediatamente. La giovane iniziò a sfiorare la gamba di bardo con i polpastrelli, individuando i punti della frattura. Con i pollici affiancati partì dalla parte frontale della gamba, all’altezza della caviglia e scorse prima con leggerezza e poi con forza, per scavallare le due ossa. Bardo urlava per il dolore e Killian preferì togliergli la cintura di cuoio per piegarla ed offrirgliela da mordere. Andò meglio ed Emma continuò la sua opera. Lentamente, le parti inferiori delle ossa fratturate si riposizionarono. Bardo sudava freddo e gemeva soffocatamente a causa della cintura stretta tra i denti. Emma si spostò verso il ginocchio del ferito, doveva procedere ora in senso opposto e riallineare la parte superiore delle due ossa. Quando pian piano sparirono i due bozzi degli spuntoni, si considerò soddisfatta. Non poteva sapere se le due ossa si fossero scheggiate, sperò di no o altrimenti sarebbe stato necessario un intervento chirurgico. Si augurò che non comparisse febbre alta o sarebbe stato il segno di infezione dovuta a quelle schegge. Killian intanto aveva provveduto di sua iniziativa a procurare dei pezzi di legno per bloccare la gamba. Lui ed Emma formarono una specie di gabbia intorno alla gamba del povero Bardo, tenendo il legno stretto con due cinture, in modo tale che fosse bloccato anche il ginocchio. L’uomo venne deposto sul carro, ovviamente non poteva poggiare il piede a terra.

 – Se volevi affrancarti la fatica e avere un passaggio sul carretto, ci sei riuscito Bardo! Peccato che ora siamo uno in meno e il carro pesa di più di prima!

Jefferson scherzò per tirargli su il morale, ma il dolore era ancora troppo forte e l’uomo non ebbe modo di ridere a quella battuta.

 

Ala Grigia correva per la discesa, non vedeva l’ora di dare la notizia al villaggio dell’arrivo di Occhio di Cielo. Sua sorella sarebbe stata felice quanto lei, sulla nave c’era anche suo marito Volpe Bianca.

Al villaggio la vita scorreva nella sua quotidianità. Molte delle donne erano impegnate a macinare il mais ed il grano, altre cucivano i pellami per realizzare gli indumenti che indossavano. Giglio tigrato stava realizzando un paio di piccoli mocassini per sua figlia Grace, un nome che, nella lingua del suo amato marito, significava “Grazia”. Il nome della bambina le si addiceva, era graziosa e aggraziata nei movimenti, aveva ereditato i capelli lisci e neri della madre, mentre il colorito dell’incarnato e gli occhi erano quelli di suo padre. La piccina aveva quattro anni, suo padre non la vedeva da due, ma Giglio Tigrato sentiva che presto il suo Jeff sarebbe tornato. I suoi compagni lo chiamavano Jefferson e Fox, sull’isola era Volpe Bianca, per lei, nel suo cuore e nei momenti di intimità familiare era solo Jeff. Un rumore di passi di corsa e il ruzzolare della pentola vicina al suo tepee, annunciarono l’arrivo ansimante, per il fiatone, di sua sorella minore  Ala Grigia.

 – È tornato … è tornato!

A Giglio tigrato caddero di mano i due piccoli mocassini, mentre si alzava di scatto e afferrava sua sorella per le spalle.

 – Jeff?! Hai visto la nave?!

 – Si sorella tra poco risaliranno, avvertiamo nostro padre, sicuramente Occhio di Cielo avrà portato doni, prepariamo una bella accoglienza, vado ad avvisare Oca Selvaggia, Piuma e Luna Calante. Saranno felici di rivedere i loro uomini, sono passate tante lune dalla loro partenza, sapranno come accoglierli.

Pensando che le donne avrebbero accolto in modo molto passionale i mariti, Ala Grigia scappò da loro ridendo. Quella sera anche lei avrebbe avuto tra le braccia l’uomo che amava, sarebbe stata la prima volta con lui, si era preparata per quel momento e l’esperienza accumulata in quel periodo della sua assenza, sarebbe servita per soddisfarlo e renderlo felice …

 

Fu necessario più tempo di quanto avevano calcolato per giungere al villaggio. Dopo due anni di assenza era giusto che i doni fossero abbondanti e di conseguenza pesanti. Gli uomini avevano le braccia indolenzite ma, sicuramente, chi stava peggio era Bardo. Ad un certo punto era svenuto e Killian aveva detto ad Emma che con qualche erba medicinale dello sciamano Aquila Bianca, il musico si sarebbe rimesso presto. Emma era in realtà molto preoccupata per Bardo, ma vista la fiducia di Killian nello sciamano, cercò di essere ottimista.

Quando iniziarono a percepire il suono dei tamburi, con il loro cadenzato tam-tam, fu chiaro ad Emma che erano giunti. Gli abitanti del villaggio erano tutti riuniti, per il saluto agli amici appena tornati. L’euforia si spense appena si accorsero di Bardo svenuto sul carro. Oca Selvaggia, sua moglie, si portò le mani alla bocca e, con le lacrime agli occhi, corse verso il carro, temendo che il suo uomo fosse morto. Killian la fermò e parlandole nella sua lingua la tranquillizzò. Emma vide il cambiamento di espressione sul volto della donna paffuta, capì chi era e la prese per mano accompagnandola dal marito. Nessun suono si sentiva più per il villaggio e non dipendeva dalla condizione di Bardo, tutti erano esterrefatti per due motivi. Occhio di Cielo non aveva più al braccio sinistro il suo uncino di ferro, per il quale i guerrieri lo chiamavano “Artiglio d’Aquila”, aveva una nuova mano e cosa ancora più strabiliante, al suo fianco c’era una donna bianca come il latte e con capelli mai visti. Killian si rese conto che Emma era per quel popolo una visione rara, per altri motivi lo era anche per lui. Tenendola per mano la condusse davanti a Grande Aquila che sedeva a gambe incrociate all’ombra di una tenda di pelle, insieme allo sciamano, suo cognato Aquila Bianca. Le espressioni dei due anziani pellerossa erano imperscrutabili. Killian presentò Emma come principessa del suo popolo e donna di medicina. Fu la seconda caratteristica di Emma a suscitare la loro attenzione, tanto che lo sciamano si alzò, le prese le mani, le voltò per osservarne i palmi attentamente. Passò il dito indice sulle linee della sua mano sinistra, la guardò negli occhi e poi guardò allo stesso modo Killian e parlò con tono deciso

 – Artiglio di Aquila ha perso una occasione e  mano di cuore, Capelli di Sole ha cuore per tutti e due e porta sole nella tua anima Occhio di Cielo! Il Cigno è acceso su voi, tra tre soli io unirò voi una cosa sola! Aquila Bianca ha parlato!

Lasciando Killian ed Emma a bocca aperta per la sorpresa, lo sciamano fece un inchino, con le braccia incrociate, sia a loro che al cognato Grande Aquila, poi, senza dar possibilità a Killian di replicare, voltandosi si allontanò, tornando verso il suo tepee. Il Capo del villaggio si alzò a sua volta.

– Aquila Bianca ha parlato, tre soli e festeggeremo vostra unione, Capelli di Sole è ben venuta tra noi! Ora vediamo cosa porti Occhio di Cielo!

Camminando verso il carro, il Capo del villaggio lasciò i due giovani alle sue spalle, ancora stupiti e increduli per ciò che avevano sentito. Per la verità Emma pensava di aver capito male. Non era possibile! In un secondo lo sciamano aveva deciso che lei e Killian si sarebbero sposati tra tre soli … tre giorni?! Ma come poteva decidere lui per gli altri? Che strane usanze avevano quelle genti?! Guardò Killian per avere spiegazioni, non si aspettava di vederlo così imbarazzato, era arrossito e si stava grattando la testa. Si, Emma aveva capito perfettamente ma quelle erano cose private e non le piaceva affatto che qualcun altro decidesse della sua vita. Il suo sguardo verso Killian da sorpreso diventò arrabbiato. Killian non sapeva più dove guardare.

- Ti chiedo scusa per loro Emma, non mi aspettavo una cosa del genere! Da che conosco questa gente non è mai capitato che lo sciamano abbia decretato un matrimonio. Di solito sono i giovani che decidono con chi stare e in modo molto libero. Chiederemo a Giglio Tigrato che intendesse lo zio, sicuramente abbiamo frainteso noi, anche se … Emma … lo sai … io … sarei l’uomo più felice del mondo se questo fosse vero ...

Emma non rispose, restando accigliata e lasciando Killian con un velo di delusione sul volto. Vide quella delusione, le si strinse il cuore. Anche lei desiderava sposarlo, ma il posto ed il momento avrebbe voluto deciderlo con lui, non essere obbligata dal volere di un estraneo!

Seguirono il Capo del villaggio e quando arrivarono al carro, videro che si era creato un crocchio tra bambini ed adulti che guardavano i doni portati da Artiglio D’Aquila. Una delle ragazze, voltata di spalle, appena il capo le disse qualcosa all’orecchio, si voltò velocemente, con un sorriso smagliante sulle labbra. Il sorriso di Ala Grigia si spense, quando vide affianco a Occhio di Cielo una giovane donna dai capelli come il sole. Lui le cingeva la vita con il braccio, erano troppo vicini. Il cuore di Ala Grigia sembrò smettere di battere. Con le lacrime che stavano per imperlarle le lunghe ciglia nere, scappò via velocemente per rintanarsi dove nessuno avrebbe potuto vederla piangere. Killian era molto preso dall’umore mutato di Emma, non sapeva che dirle e notò con la coda dell’occhio il movimento di una squaw molto bella, alta e flessuosa, si chiese per un secondo chi fosse, non l’aveva riconosciuta, ma in un secondo la dimenticò, i suoi occhi e i suoi pensieri erano rivolti solo alla donna che amava con tutto il cuore.

Emma cercò di smettere di pensare a quanto era stato detto dallo sciamano e riportò i suoi pensieri a Bardo e a sua moglie. L’uomo era stato trasportato al suo tepee e Killian accompagnò la principessa da lui.

Quando entrarono nel tepee vi trovarono Giglio Tigrato e Jeff. Oca Selvaggia era inginocchiata con la figlia del Capo villaggio affianco a Bardo. L’una teneva sollevato il busto del marito, l’altra stava cercando di fargli bere una tisana puzzolente. L’uomo disgustato mandò giù quell’intruglio infernale. Jeff lo prendeva in giro per l’espressione facciale che gli vedeva, consapevole che quella brodaglia, preparata dalla sua donna, aveva un puzzo veramente disgustoso!

– Sei proprio sfortunato Bardo, se ti fosse venuto il raffreddore almeno non avresti sentito l’odore!

Il malato lo guardò con rabbia, ci mancava solo Fox ad aumentare il fastidio del dolore e  della “medicina”!

– Non hai qualcosa da fare Fox? Ami più me che tua figlia? Non sapevo che avessi cambiato gusti questi ultimi due anni! Preferirei restare con queste due belle donne e che tu te ne andassi a farti un giro! Che ne dici Jeff! 

Fox aveva capito che il dolore che l’amico sentiva era veramente forte, di solito ci stava alle sue battute. Fece un sorriso, misto a preoccupazione e si preparò ad andare da sua figlia che Giglio Tigrato aveva lasciato in custodia a Luna Calante, la moglie di Jambon. Prima di uscire dal tepee volle presentare Emma alla sua donna e lo fece in inglese, la donna lo capiva perfettamente e lo parlava piuttosto fluentemente.

– Nel mio paese Emma è una principessa, come te qui. Mi sono reso conto che vi somigliate in alcune cose, anche lei come te conosce le erbe, è una donna di medicina e come te è una guerriera.

Giglio Tigrato era rimasta sorpresa come tutti a vedere Emma, ma le rivolse un sorriso smagliante e sincero. Era felice di incontrare un’altra donna con i suoi stessi interessi, sull’isola non ve ne erano altre e spesso non riusciva a comunicare i suoi pensieri alle sue amiche perché troppo elevati per loro. Era una donna molto intelligente e scaltra, oltre che generosa e giusta, caratteristiche che anche Killian riconosceva in ambedue le donne. Tra Emma e Giglio Tigrato fu simpatia a prima vista, Jeff non si era sbagliato.

Le due neo-amiche iniziarono a parlare di erbe e soluzioni per meglio trattare Bardo. Jeff e Killian si guardarono in viso e, con un cenno del capo, si diedero reciprocamente l’ordine di uscire, se le conoscevano bene, lì per loro due non c’era posto! Jeff andò da sua figlia e Killian andò da Jambon, sicuramente ad Emma sarebbe servito il baule dei medicinali e voleva chiedere al cuoco di tornare alla nave per trasferire i bagagli di Emma nella sua casa sul laghetto.

 

Quando ebbero finito di prestare cure a Bardo, le due “Pricipesse” salutarono la coppia e uscirono, continuando a parlare tra loro come se si conoscessero da sempre. Tra una curiosità e l’altra Emma volle chiedere informazioni a Giglio Tigrato riguardo al Rubeus Noctis.

 – Sai Killian ha voluto tornare prima sulla vostra isola a causa mia …

- Ho visto come siete vicini e come vi guardate, voi vi appartenete … sono poche le persone che hanno la stessa anima e lo stesso cuore sotto questo cielo!

– Grazie per le tue belle parole amica mia, amo Killian e so che lui prova lo stesso, ma la vita è più complicata di quanto vorremmo e ci sono tante cose che non ci fanno ancora essere uniti come vorremmo. Siamo venuti sull’isola perché io sono alla ricerca di una pianta velenosissima che può curare invece, usandola bene, tanti mali, è un arbusto spinoso dalle foglie allungate e frastagliate, coperte da una specie di peluria. All’inizio Killian non voleva portarmi perché temeva che potessi uccidermi con quella pianta velenosa. A causa di quell’arbusto mi ha raccontato che morì il fratello.

– Si, fu una grave perdita per il Killy, Jeff lo chiama sempre così. Conosco perfettamente la pianta che dici, mio zio la usa per preparare le sue medicine, cura tanti mali veramente. Noi la chiamiamo “Sogna ombra”, può effettivamente essere mortale. I nostri guerrieri ne usano la resina per avvelenare le punte delle frecce, quando devono cacciare grossi animali. Quando Occhio di Cielo e suo fratello Aquila Rossa arrivarono, i guerrieri li attaccarono pensando che fossero nemici. Morirono tanti uomini della nave quel giorno e qualche settimana dopo, quando ormai avevamo capito che erano amici, Aquila Rossa trovò la pianta e il resto lo sai.

– Conosci il punto dell’isola dove si trova?

– Si, molto bene, da piccola era una delle mete che preferivo. Si trova alla base della sorgente che porta l’acqua alla cascata e al laghetto dove Killian abita. Se vuoi, domani stesso ti posso accompagnare, ci portiamo dei viveri e se vorranno venire anche i nostri uomini, potrà essere una piacevole escursione!

Emma non poteva credere di essere così vicina a trovare l’arbusto di Frate Benny e l’idea che avrebbero fatto una specie di gita per arrivarvi, con i “loro” uomini, rendeva la cosa allettante. Sorrideva tra sé e sé e, senza rendersene conto, per poco non andò a battere contro Killian che, velocemente e improvvisamente, era svoltato da dietro un tepee.

– Amore stavo tornando da te a prenderti, sono stato al tepee di Jambon e sua moglie Luna Calante per chiedergli di farti portare il baule dei medicinali …

- Grazie Killian hai fatto benissimo! Potrò dare un antidolorifico e un antinfiammatorio a Bardo. Spero solo che non abbia scaglie d’osso infilate nei muscoli, ma ci vorrà qualche giorno per capirlo.

 – Per ora qui non puoi fare niente in più di quanto ha fatto Giglio Tigrato. A proposito, mi sembra che siate entrate subito in sintonia voi due!

Le due donne risero e Giglio Tigrato rispose anche per Emma.

– Abbiamo trovato che ci accomunano gli stessi interessi e le stesse passioni, oltre al fatto che ci piacciono gli irlandesi mori e con gli occhi di cielo …

Emma arrossì, ma non era un segreto per Killian quanto detto dalla moglie di Jeff. Ambedue, lui e Jeff, potevano essere scambiati per fratelli, da ragazzini era capitato spesso!

 – Killian ascolta, Giglio Tigrato mi ha detto che già domani ci può accompagnare dove si trova il Rubeus Noctis, vieni anche tu vero? Verrà anche Jefferson e porteremo dei viveri …

A Killian passò un brivido per la schiena al sentire nuovamente il nome di quella malefica pianta. Ovviamente sarebbe andato con loro, doveva proteggere Emma, non voleva perderla e pur fidandosi di lei, non le avrebbe tolto gli occhi di dosso. Se aveva intenzione di prendere una pianta, lui doveva provvedere al modo di trasportarla evitando le spine, erano quelle che contenevano il liquido velenoso.

– Certo che ci saremo anche io e Jeff! dobbiamo procurarci una stola di pelle per avvolgere la pianta, lo sapete entrambe che ci dobbiamo difendere dalle spine dell’arbusto!

– Non ti preoccupare Killian, a quello penserò io. Ora andate, devi ancora far vedere ad Emma la tua casa …

Disse le ultime parole con sguardo furbo e ammiccante, Emma riprese il colorito rosato e Killian la riafferrò per la vita, attirandola più vicina al suo fianco. Salutarono Giglio Tigrato e si allontanarono insieme dal villaggio. Emma si lasciò guidare da Killian, lei non conosceva minimamente il posto e ancora non  riusciva ad orientarsi. Si infilarono tra la fitta vegetazione, lungo un viottolo scavato dal tempo.

– Emma ti voglio sorprendere, tra poco arriveremo, adesso ti benderò gli occhi e quando ti toglierò la benda vedrai che meraviglia il posto! Stai tranquilla, ti sono vicino e ti tengo io …

Con titubanza Emma accettò, anche se le sorprese ad occhi chiusi non le erano mai piaciute. Killian prese dalla tasca dei pantaloni una striscia di stoffa nera, spesso la usava al collo e la bendò, poi tenendola per i fianchi, davanti a sé e godendo di quel contatto, non poté fare a meno di baciarla di nuovo lungo il collo, sfiorandola con la punta umida della lingua. Quel suo modo di fare, specie quando era improvviso, riusciva sempre ad eccitare Emma, che si girò tra le sue braccia, pur non vedendolo a causa della benda e gli offri le labbra che lui prese tra le sue e poi, liberandole, le fece schiudere, incoraggiandole con piccoli movimenti, languidi e sensuali, della lingua. Emma catturò con le labbra la sua lingua, succhiandola e lui la strinse più strettamente a sé, intensificando quel bacio, in preda al desiderio di averla. Si succhiarono avidi a vicenda, amavano il loro sapore, non avrebbero smesso  e se la razionalità non fosse prevalsa sull’istinto, si sarebbero appartenuti lì, nel sottobosco ombroso, anche alla piena luce del giorno.

– Tesoro mio, purtroppo dobbiamo aspettare ancora un po’ per continuare, vieni con me, tra breve saremo arrivati ...

Killian mantenne la promessa, nel giro di pochi minuti si fermarono di nuovo, la strinse ancora tra le braccia, tenendola appoggiata con la schiena al suo torace, poi con la mano le sciolse la benda.

Sentì Emma smettere di respirare per la meraviglia. Un pappagallo variopinto si stava alzando in volo davanti a loro, con i suoi meravigliosi colori, dall’azzurro al giallo intenso. Tra le rocce, coperte di vegetazione florida e verdeggiante, Emma vide, dopo averla sentita, la meravigliosa acqua spumeggiante della cascata che si buttava nel laghetto. Nel momento in cui l’acqua della cascata cadeva, si creava, con il riflesso della luce del sole, un meraviglioso effetto ad arcobaleno e sulle rocce laterali a quella stupenda visione, una casa di legno con una torretta, piuttosto grande nel suo complesso, troneggiava immersa nella luce. Dalla roccia dove si trovavano Killian ed Emma, attraverso un pontile di legno, si arrivava a quella dimora. Emma era incantata, sorpresa, come lui sperava e affascinata da quel luogo quasi mistico, avvolto da un’aura di serenità che le riempì il cuore. Era nel posto giusto in quel momento e con la persona giusta, per essere felice.

– Oh! Killian … avevi ragione è un incanto e la tua casa sembra un castello in miniatura, una casa delle favole …

 - Dammi la mano allora, sarai la mia Regina ed io sarò il tuo Re!

Emma gli offrì la mano, lui vi depose un bacio galante inginocchiandosi. Rendeva omaggio alla Regina di quel luogo magico. Emma gli carezzo la guancia, i suoi occhi azzurri penetranti non si staccarono dai suoi verdi, si rialzò e con un sorriso la tirò dietro di sé precedendola sulle rocce, mentre scendevano incontro al pontile.

Trovarono la porta aperta e le chiavi, che Killian aveva dato a Max e Spugna, inserite dietro di essa. I suoi uomini avevano portato il bagaglio di Emma, avrebbero portato in seguito anche il baulotto dei medicinali, Jambon era andato a chiederlo. Fecero un giro del primo piano, dalla veranda si accedeva all’ingresso, dove una scala portava al piano superiore; dall’ingresso si apriva una porta che con un breve corridoio immetteva in una sala ampia, arredata con delle librerie, un tavolo rotondo, sedie a braccioli con un divano e due poltroncine in stile francese. Un camino di pietra era incastonato tra le due librerie che occupavano la parete più grande. La cucina si trovava lungo il corridoio, i fornelli, realizzati in muratura, avevano al di sotto la fornace per accendere il fuoco. Diverse pentole di rame, di varie dimensioni, erano appese alla parete e una credenza in legno grezzo, sul lato opposto, conteneva una serie di piatti in stile inglese. Mentre nella sala erano state messe lenzuola sul mobilio per evitare la polvere, in cucina la polvere aveva avuto il tempo di annidarsi, nel periodo di lunga assenza di Killian,  non lo considerarono un problema, avrebbero pulito.

 Non mancava nulla in quella casa per renderla comoda e piacevole. Una stanza era adibita a sala da bagno, su un lato una specie di sedia era in realtà posta per i bisogni fisiologici e una vasca di ceramica, con i piedini da leone, campeggiava di fronte, accompagnata da una vaschetta con brocca, per l’igiene personale. Uno specchio dalla cornice argentata, piuttosto grande, era posto al di sopra della vaschetta. Salirono le scale e trovarono due camere da letto affiancate, ambedue con letto a baldacchino, uno di tipo matrimoniale. Emma era curiosa di salire sulla torretta, Killian la accontento. Sulla torretta c’era una sola stanza circolare e l’ unico arredamento era una scrivania con sedia e un cannocchiale puntato verso il mare, quello era il rifugio di Killian, un piccolo spazio dove meditare, progettare e rilassarsi. Sulla scrivania Emma notò numerosi disegni di barche, velieri e il progetto di quella casa. Killian aveva progettato tutto.

 – Emma questa casa è in piccolo la copia della mia casa di Drogheda, vorrei portarti anche là un giorno …

Lei era di spalle, non si voltava.

 – Tesoro non dici nulla?

Non poteva, lacrime di gioia le stavano rigando il viso. La prese tra le braccia e la fece voltare.

– Amore che c’è ho detto qualcosa che ti ha ferita, non volevo … Emma?!

In risposta lei gli buttò le braccia al collo, quasi facendogli perdere l’equilibrio e lo baciò, poi con le lacrime sulle guance e sussurrandogli sulle labbra gli disse:

– Killian, tu mi rendi felice, non lo ero mai stata così come con te …

Si ritrovarono fronte contro fronte, le palpebre abbassate sugli occhi, ad assaporare quel momento di affetto profondo, di bene e amore.

Si sentirono delle voci al piano sottostante, erano arrivati gli uomini di Killian con il baulotto dei medicinali, si distaccò da Emma e scese per salutarli e congedarli. Andati via gli uomini salì nuovamente da lei.

 - Jambon ha provveduto al pranzo e alla cena per oggi, da domani ce la caveremo con la caccia e la pesca. Sai cucinare Emma? Io me la cavo abbastanza.

– Ho imparato dalla mia cuoca Betty, spesso cucino per Hanry.

– Ne sono felice almeno non ci intossicheremo!

– Killian!

Lui rise divertito, tentando la fuga, appena la vide sul piede di guerra.

 – Stai fuggendo da me Capitano? Hai capito che posso batterti?

 – No! In verità ho voglia di fare una nuotata nel lago, se mi ami mi segui tesoro!

Corse per le scale inseguito da Emma, la quale non si perdeva d’animo ad accettare una sfida. Erano soli sulle rocce, Killian aveva preso un lenzuolo nell’armadio della camera da letto e lo posò sulla roccia. Si spogliarono velocemente e si tuffarono in acqua. Il lago era purissimo, si vedeva il fondale popolato da pesciolini variopinti. Killian era un ottimo nuotatore, nonostante la mano mancante, quella di legno l’aveva tolta prima di tuffarsi, era molto più veloce di Emma, in fin dei conti era allenato a nuotare in mare, in quel laghetto era fin troppo facile per lui. Ovviamente fu il primo a riuscire a tornare alle rocce di partenza e quando risalì avvolgendosi il lenzuolo ai fianchi la prese in giro ridendo e scherzando sulla sua mancanza di allenamento e pigrizia. Smise di ridere, restando incantato a guardarla nel momento in cui Emma uscì lentamente dall’acqua, con i lunghi capelli biondi che le scendevano sgocciolanti sul seno candido. Mille gocce d’acqua le percorrevano in rigagnoli la pelle.

– Una dea, una vera dea celtica!

Questo pensò Killian e improvvisamente gli sembrò di essere sulle sponde di un altro lago e vedere la stessa immagine … dove? … Quando? Non riuscì a rispondere ma ebbe la sensazione che fosse già avvenuto quell’episodio nella sua vita. Un altro tempo … un altro luogo … un’altra vita … Scosse la testa riprendendosi dall’emozione provata. Emma lo emozionava sempre,h nel profondo del cuore e delle viscere. Aprì il lenzuolo e lo avvolse anche intorno a lei, restando abbracciati fronte contro fronte, scaldandosi al sole e asciugandosi.

- Amore mio, sei uscita dall’acqua come una dea che nasce, ti voglio venerare, mia dea, in tutti i modi che conosco!

La sua voce era un sospiro, arrochito dal desiderio e dalla passione. Emma al suono della sua voce si sentì vibrare nel ventre e nel cuore, anche in lei bruciava la stessa passione, era sempre così, era più forte di lei, rispondere immediatamente al suo richiamo. Lasciarono i loro indumenti sulle rocce. Killian la prese in braccio, avvolta nel lenzuolo e camminando scalzo sulle rocce la portò in casa. Lei chiuse la porta a chiave dall’interno, ancora in braccio a Killian. Egli salì le scale fino alla camera da letto. Tolsero la coperta lasciando il lenzuolo sottostante, pulito. Con movimenti lenti, Killian la liberò da quello con cui l’aveva avvolta e l’ammirò nella sua nudità, anche lui era svestito. Si inginocchiò davanti a lei e le cinse i fianchi, affondando il viso nel suo ventre e baciandola.

 – Ti adoro mia Dea!

Emma aveva il cuore che le scoppiava per quanto batteva velocemente, gli accarezzò il bel viso, occhi negli occhi. Prese le braccia che lui teneva intorno alla sua vita e lo tirò in piedi, camminò all’indietro portandolo con sé. Sentì il letto a baldacchino dietro i polpacci, si allungò su di esso e così, completamente esposta si offrì a lui. A Killian sembrava di sentire il tam-tam dei tamburi che li avevano accolti, nel petto. Era meravigliosa, semplicemente meravigliosa, così rilassata, fiduciosa e aperta a lui. Le accarezzò lentamente l’interno delle cosce, scendendo piano verso il suo centro pulsante, la vide socchiudere gli occhi, presa dal piacere di quella semplice carezza, sulla pelle rinfrescata dall’acqua. Le depose un bacio sulla sommità dei riccioli dorati e scese dove sapeva che le avrebbe fatto sentire molto di più. La sfiorò e l’ accarezzò con la punta della lingua e ricominciò fino a sentire i suoi gemiti, le mani di lei tra i suoi capelli scuri e il suo nome sospirato, uscire dalle labbra della sua amata, che lo chiamava per raggiungere la completezza del loro essere una sola anima. Non la fece aspettare troppo a lungo, le diede il giusto tempo di arrivare all’apice e poi trovò la strada per giungere da lei, navigando verso il suo porto riparato da ogni intemperie e da ogni male. Lento finché lei volle e accelerando quando i movimenti in sincronia di lei lo chiedevano. La sua dea celtica sapeva portarlo nei giardini del walhalla e, in quei giardini, lui sapeva coprirla di profumati petali di fiori. L’amore era inebriante, stordiva, dava pace e serenità. Poi, nell’acme finale, andarono oltre l’alto del cielo e ricaddero liberi, come uccelli nell’aria, ritrovandosi su quel letto l’una nelle braccia dell’altro.

 

Ala Grigia poteva immaginare cosa fosse successo dopo che avevano chiuso la porta dietro di loro. Con i suoi occhi di ossidiana, li aveva spiati tra le foglie sopra le rocce. Era ben nascosta e non l’avevano vista. Ma presi come erano l’uno dell’altra, non l’avrebbero vista neppure se fosse stata ad un metro di distanza. Se i suoi occhi avessero potuto cambiare colore, sarebbero passati dall’ossidiana al verde bile. Doveva essere lei a giacere con Occhio di Cielo, non quella donna dai capelli di sole. Era bella, l’aveva vista bene! Gli piaceva per i capelli d’oro? Le avrebbe fatto lo scalpo e lo avrebbe indossato come trofeo! Cosa avevano che non andavano i suoi di capelli? Non era più una bambina, non le mancavano le attrattive di una donna, giovane, snella, flessuosa e desiderabile. I giovani guerrieri che l’avevano avuta non si erano lamentati, anzi, avevano voluto che tornasse e lei era tornata da tutti e tre i giovani con i quali aveva giaciuto e le era piaciuto. Capelli di sole doveva pagargliela, non poteva portarle via Occhio di Cielo, lei lo amava da anni, aveva aspettato di diventare donna per poter stare con lui, se fosse riuscita ad averlo non l’avrebbe lasciata, ne era certa. Capelli di Sole doveva sparire per sempre dalla vita di Occhio di Cielo. Guardò un’ultima volta verso la casa. Un sorriso malvagio distese le sue labbra. Sapeva cosa fare, non sarebbe stato difficile …

 Aquila Bianca aveva ragione, il cuore di Ala Grigia poteva diventare buio facilmente e i tatuaggi non sarebbero bastati a bloccare lo spirito diabolico che dimorava in lei.

 

   

Angolo dell’autrice

Un saluto a tutti coloro che leggono e a chi ha il piacere e il desiderio di recensire. Io ho il piacere di leggere le vostre recensioni e sono sempre curiosa dei vostri commenti. Ho interrotto qui il capitolo per postarlo come regalino di Pasqua, era lungo il doppio! Se ho tempo la seconda parte mi farebbe piacere regalarvela per Pasquetta … vedremo. Allora! Vi è piaciuto? Spero di si, fatemi sapere cosa ne pensate. Per il prossimo Ala Grigia non promette nulla di buono  e vi annuncio il titolo … “Amore e morte” è tutto un programma no? Spero di non deludervi. Intanto a proposito di morte e resurrezione, vi auguro una Buona Pasqua, la serenità in famiglia e nel cuore. Un pensiero speciale a tutte le amiche di penna che recensiscono abitualmente, spero che il gruppo si possa allargare, anche se i commenti fossero negativi.

Un abbraccio a tutti dalla vostra Lara

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Capitolo 25
*** Amore e Morte ***


XXV Amore e Morte

XXV Capitolo

 

Amore e morte … Eros e Tanatos

Due cuori ed una capanna …

Si può nascere in un castello, in una reggia meravigliosa e vivere in una fortezza, ma ci si può accorgere che anche una capanna, se dentro ci sono due cuori che si amano, si può trasformare in un magnifico palazzo.

Emma Swan Charming era una principessa, nata e cresciuta in palazzi nobiliari, servita e riverita da cameriere, dame di compagnia, inservienti, un vero e proprio stuolo di persone al suo servizio. Eppure era stata una principessa fuori dai canoni: un maschiaccio ribelle, pronta alla lotta. Viziata? Forse si, dall’affetto dei genitori e di sua nonna Regina, ma non nel senso che le veniva data ogni cosa che chiedeva. Era sempre stata una ragazza tendenzialmente autonoma, si mescolava tra la servitù del castello, osservava ed imparava. Aveva uno spirito democratico che nulla aveva a che fare con l’essenza del monarca. Principessa per blasone ma, umana e interessata agli altri, come ben pochi.

Vedere la casa di Killian ed essere lì con lui,  tra la vegetazione lussureggiante di un’isola misteriosa e sconosciuta, sentirsi la regina di quella pur piccola dimora, miniatura di un castello delle favole, tra le braccia di un “principe” pirata che l’amava e che lei amava, era tutto ciò che aveva scoperto di desiderare.

Il luogo era incantevole e l’uomo che aveva accanto le aveva detto che voleva venerarla come una dea. Quel primo pomeriggio, l’aveva amata intensamente e lei aveva ricambiato con ardore. Anche se fossero stati in una grotta, la luce che il loro amore emanava, l’ avrebbe trasformata in una reggia.

Non era un problema per la “Principessa” Emma, prendere una ramazza e spazzare la cucina, la sala da pranzo e le stanze tutte che componevano la grande e bella casa in legno che Killian aveva progettato e fatto costruire a Neverland.

Dopo essersi amati ed essere rimasti a coccolarsi per un’altra oretta, Emma si era alzata di scatto dal letto, annunciando a Killian che avevano le pulizie da fare, specialmente in cucina o altrimenti non avrebbero potuto cucinare! Emma non era una schizzinosa, semplicemente amava l’ordine e la pulizia e l’ambiente in cui pretendeva la massima igiene, era proprio la cucina.

Sapeva cucinare e spesso, nel suo palazzo, lo faceva per suo figlio. Anche sulla Jolly Roger aveva cucinato, per Killian, anche se si era trattato solo di una torta al cioccolato.

Killian, innamorato ogni momento di più, l’aveva assecondata e mentre la sua donna spazzava i pavimenti, lui, con uno straccio umido in mano, igienizzava le superfici. In fin dei conti lo stavano facendo per garantire ad ambedue il miglior confort possibile! Emma lo osservava con la coda dell’occhio e vedeva la sua euforia in quello che stava facendo. Killian era veramente felice di averla lì, tutta per lui, fischiettava allegro mentre puliva e lustrava i fornelli e il mobilio. Emma era felice quanto lui, aveva realizzato che, in fin dei conti, per essere felici bastava poco, già essere insieme era una grande ricchezza, avere l’indispensabile era abbastanza. Se fosse stato con loro anche il piccolo Henry sarebbero stati completi e veramente avrebbero avuto tutto ciò di cui avevano bisogno.

Stanchi, qualche ora dopo che avevano pulito tutta la casa, cenarono con le pietanze portate da Jambon, usando i piatti in stile inglese che facevano bella mostra di sé nella vetrina della credenza.  Ad Emma piacevano molto quelle ceramiche che riproducevano paesaggi e scene di caccia, in colore prevalentemente blu. Killian le spiegò che ciò che vedeva dell’arredamento del suo rifugio, veniva in buona parte dalla sua casa paterna di Drogheda. Era stato un modo per portare un pezzo della sua Irlanda con sé e ricordi dei suoi genitori. Anche sua madre Helen amava quelle stoviglie inglesi e le piaceva utilizzarle come ornamento della vetrina della credenza.

Come una normale coppia di sposi, dopo cena, si sedettero sulla veranda. Era caldo, il cielo terso e le stelle brillavano silenziose, mentre la luna di luglio, quasi piena, si rifletteva nelle limpide acque del laghetto sottostante. Killian amava guardare il cielo stellato e descrivere le costellazioni ad Emma, le conosceva molto bene, era una conoscenza fondamentale per un Capitano di marina.

– Swan se sei stanca ti porto subito a letto! L’ultima volta che ti ho parlato di stelle, mi hai mostrato il tuo “grande romanticismo” addormentandoti sul ponte della Jolly Roger!

 – Esagerato! Quello che dicevi era interessante, ma la tua voce così suadente mi ha talmente tranquillizzata e rilassata che mi sono addormentata!

– Dici che la mia voce ha questo effetto?

– Hai una bella voce Killian, se avessimo un bambino lo rassereneresti leggendogli favole la sera e lui si addormenterebbe!

– Un bambino … Emma … ti piacerebbe …

- Cosa Killian?

– Be … ecco … tu … ti piacerebbe se avessimo dei bambini … nostri?

 – A te Killian piacerebbe?

– Non mi rispondere con una domanda … l’ho chiesto prima io …

- Si Killian … sarei felice di avere un figlio tuo! Tu lo vorresti?

– Ho sempre sognato di avere una mia famiglia, il modello dei miei genitori mi è rimasto dentro. Sarei felice di avere figli e la felicità più grande sarebbe che tu … ne fossi la madre Emma. Riesci a darmi il senso della famiglia, nonostante a volte ti comporti come un maschio, ma sei contemporaneamente così femminile, sensuale e materna che … mi sconvolgi completamente …

- Sai Killian, quando ti ho visto con il piccolo Jim Sidney, come lo hai difeso, coccolato, tenuto in braccio … ho pensato che saresti stato un ottimo padre …

 - Emma … questa cosa del matrimonio decretato da Aquila Bianca …

 - Si?

– Ho pensato che anche se non è un matrimonio cattolico è sempre una cerimonia davanti a Dio, che si chiami “Dio Padre” o Manitù, si riferisce sempre ad un unico Dio!

– Si, quindi che vuoi dire Killian?

 – Tu ti sei sposata solo legalmente e ora hai un annullamento da ratificare, se … ci sposassimo veramente in questo modo … su quest’isola che sembra il Paradiso Terrestre … ti dispiacerebbe proprio?

 – Ho sempre immaginato una chiesa piccolina ed un altare, ma … qui … se mi guardo intorno, mi sembra tutto così mistico e intimo … no … non credo che mi dispiacerebbe! In fine ciò che conta siamo noi due e i nostri sentimenti. Io in realtà mi sento come se fossi già la tua sposa … ci comportiamo già da un po’ come una coppia sposata e anche se non lo siamo io … so che dovrei vergognarmi a dirlo ma … non mi sento in colpa per il fatto che siamo … amanti …

 - Già, questa è la definizione per chi si ama come noi e non ha un vincolo riconosciuto! Emma io vorrei gridare a tutto il mondo che tu sei mia e io sono tuo, quindi ... ora ti rivolgo un’ultima domanda …

Si alzò per mettersi in ginocchio davanti a lei, le prese la mano sinistra, dove brillò alla luna l’anello nuziale con diamante, appartenuto a sua madre, le depose un bacio sulle nocche bianche.

– Emma Swan Charming Pendràgon, hai già il mio anello al dito e non ne ho altri da presentarti, ma ti chiedo, con il mio cuore in mano da offrirti … mi faresti l’onore di diventare la mia sposa davanti a Dio, tra tre giorni, come ci ha detto Aquila Bianca?

Emma non immaginava che quel discorso, iniziato quasi casualmente, quella sera, sarebbe finito in quel modo. Sapeva che Killian desiderava molto sposarla, lo aveva già detto in diverse occasioni, ma quella proposta, fatta in quella cornice esotica, sotto una luna luminosa, sulle acque del lago che, poco prima, li aveva visti bagnarsi come Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, la commosse profondamente e con gli occhi che brillavano di lacrime di felicità, gli rispose in un sospiro ciò che lui bramava di sentire.

 – Si!

Scese in ginocchio davanti a lui, gli sussurrò un altro “si” sulle labbra, guardandolo negli occhi. Non sapeva Emma se in quel momento fossero più luminose le stelle o i meravigliosi occhi di Killian, ma la felicità, che si rifletteva in loro, si rifletteva anche sul suo sorriso e i suoi denti regolari le sembrarono perle preziose. Gli accarezzò la guancia, la sua  barba le solleticò il palmo della mano, era soffice, gli portò anche l’altra al viso e lo guardò intensamente. Ringraziò mentalmente il Signore per il dono che per lei rappresentava quell’uomo straordinario, di una bellezza rara e per bellezza non intendeva quella esteriore, per quanto si potesse definire veramente un bell’uomo. Sentì il cuore nel petto come se fosse pronto a scoppiare, quanto lo amava! Non avrebbe mai saputo quantificare il sentimento che provava per lui! Voleva continuare a vederlo così: felice, spensierato … lui e lei … loro due e la natura che qualcuno, più in alto di loro, aveva posto a cornice di tanto splendore!

Non aveva altro da aggiungere, tutti i suoi pensieri, che probabilmente a Killian avrebbe fatto piacere ascoltare, non riuscivano facilmente a diventare parole e dopo quel “Si”, inclinò la testa offrendogli le labbra. Killian abbassò le palpebre sugli occhi luminosi, per ricevere quel dolce regalo e assaporare al meglio il contatto delle loro labbra.

Un bacio potrebbe sembrare qualcosa di semplice e sbrigativo, ma un bacio dato in quel modo, offerto con il cuore e vissuto con il pensiero, profondo, lungo e appassionato, è un bacio d’amore puro e vero, di un’intimità struggente, non dissimile da un amplesso. Il bacio d’amore unisce, da consapevolezza, da calore, da felicità e benessere. Ogni reazione psicofisica che un bacio passionale scatena, crea una chimica che si riflette su tutto il corpo, può non aver necessità di andare infondo con un completo atto sessuale perché lo comprende, ne è pregno.

Risollevarono ambedue le palpebre, verde  e azzurro si mescolarono nella bramosia della passione, si sorrisero e carezzarono reciprocamente il viso, sembravano non credere a sé stessi e ai loro occhi, per quanto si erano detto a parole e per quanto si erano detti in più con quell’umido, sensualissimo bacio. Non bastava ancora, la notte era lunga, la stanchezza era scomparsa, amore e desiderio diventarono la stessa cosa.

Killian si rimise in piedi tirando su Emma. Altri piccoli baci si depositarono sulla loro pelle. La tenne avvinta a sé, mentre lei con le braccia intorno al suo collo non smetteva di posare le sue labbra sul suo viso. La prese in braccio e mentre la mano di Emma, posata sul suo torace, poteva sentire quanto velocemente il cuore del suo amore corresse, velocemente allo stesso modo, si diresse in casa, raggiungendo quella che era diventata la loro stanza. Nessun’altra donna aveva mai varcato quella soglia. Killian voleva che lei fosse l’unica. La pose sul letto e lentamente, per godere di quel momento, attimo per attimo, si tolsero reciprocamente gli indumenti che vestivano. Il contatto dei loro corpi era così piacevole, ogni senso all’erta, dal tatto, alla vista, all’udito come all’olfatto e infine al gusto. Si assaporarono ancora con i loro baci profondi, le lingue che danzavano e le labbra che si succhiavano a vicenda, mentre le mani scorrevano, esplorandosi su tutto il corpo. Emma amava seguire la forma dei muscoli potenti di Killian, lo paragonava al Davide di Michelangelo, con la sua pelle giovane, liscia, perfetta e maschia. Non di meno Killian vedeva in Emma la perfezione di una Venere di Botticelli.

 In quell’isola lo scenario sarebbe stato perfetto per il grande pittore, ma Killian era sicuro che mai la sua opera sarebbe stata migliore dell’originale. L’originale era lì al suo fianco, così candida, calda, morbida e ospitale, profumava di fiori di campo, Zefiro le soffiava quel profumo tra i capelli, Aurora ne illuminava il viso e Primavera la venerava gettando fiori ai suoi piedi nudi. Continuava a baciarla, nutrendosi del calore delle sue labbra, mentre desiderava farle sentire ancora più piacere di quello che i loro baci potevano regalare. Percorse la linea dei suoi seni, scese lento verso il triangolo dorato tra le sue gambe, cercandola, chiamandola con i movimenti dolci e suadenti delle sue dita, schiudendo il suo prezioso scrigno, che si apri, desideroso, a lui, per mostrargli quell’unica perla, rara, in esso racchiusa. Quelle dita, delicatamente carezzevoli, si soffermarono per avvertire il calore di quel gioiello naturale, lo stimolarono e vi provocarono un turgore che, unito all’aumento del flusso di umori dell’eccitazione, permise lentamene alle dita di scivolare in quel mare tumultuoso. Il piacere che Emma provava, aumentava ogni volta in modo proporzionale all’aumento della loro intimità e alla fiducia che si creava ogni giorno di più tra lei e Killian. Lui aveva imparato cosa lei preferisse, conosceva quali movimenti la facevano gemere e sciogliere al suo contatto. Continuò, seguendo il ritmo che lei stessa stava stabilendo muovendosi contro la sua mano, soffocò i suoi gemiti continuando a baciarla, mente lei gli circondava il torace con le braccia e risaliva poi per accarezzargli i capelli scompigliati e la soffice barba delle guance. Ad un tratto Emma lo fermò, stupendolo, le chiese un muto “perché?” con il movimento del sopracciglio.

 – Mi dai sempre così tanto di te Killian! Voglio farti sentire anche io quanto ti amo, desidero farti sentire la stessa gioia che tu mi sai regalare, anche se non sarò brava abbastanza come vorrei.

Era sempre una sorpresa per lui, imprevedibile donna! Non attese molto poiché Emma scivolò via dal suo fianco e lo buttò giù sul letto. Killian rise, immaginando cosa aspettarsi dalla sua irruenta Emma.

– Vuoi la guerra Swan?!

 Per tutta risposta lei si chinò su di lui, lo carezzo sul torace, si avvicinò con le labbra ai capezzoli del suo uomo e li mordicchiò provocandogli un gemito di intenso piacere, li lenì avvolgendoli con la lingua e gli scatenò un ennesimo sussulto. Anche lei aveva imparato cosa piacesse al suo amore. Continuò così e come aveva fatto lui con lei, cercò la sua intimità, navigando sul suo addome con la mano aperta, chiudendola infine sul suo caldo turgore. Emma amava il tessuto di quella pelle sottile ed estremamente delicata, così tenero e potente contemporaneamente, simbolo della sua mascolinità e fonte di piacere per entrambe. Desiderò tanto baciare anche quella parte di lui e lo fece, provocando nel suo uomo un gemito profondo. Piccoli baci lungo la sua estensione, poi schiuse le labbra su di lui e seppe come muoversi, seppe quale ritmo usare e come carezzarlo nella parte più sensibile, usando la morbidezza della sua lingua.

 – Amore mio se eri preoccupata per la tua capacità, ti assicuro che hai un talento naturale, se continui così mi abbatterai in un momento, ti avverto che voglio averti tutta la notte …

- Non voglio che sia breve, dimmi quando vuoi che io smetta …

- Non vorrei che tu smettessi mai Emma … ma non voglio essere egoista …

Lei sorrise con sguardo furbo e lo atterrò nuovamente, ricominciando da dove aveva interrotto. Non ebbe bisogno che lui parlasse, si accorse dei suoi palpiti e del suo sforzo di trattenersi per lei. Interruppe quel gioco d’amore e Killian veloce, veramente come un lottatore, in un attimo la ruotò sulla schiena invertendo le loro posizioni e trovandosi su di lei.

 – Swan! Non pensare di sfuggire ai miei baci, amo il tuo sapore, non ne posso fare più a meno, ora stai ferma e lasciati andare …

Questa volta la preziosa perla, custodita nello scrigno dischiuso, fu catturata dalle labbra di un avido pescatore che giocherellò con essa, succhiandola e solleticandola con la punta della lingua, regalandole un piacere più intenso di prima, mentre dita avide di tesori nascosti si insinuavano scivolando profondamente, per regalarle sensazioni più forti. Fu un crescendo di onde che si susseguivano, piccole contrazioni percorsero i visceri di Emma e finalmente lui fu dentro di lei. Le catturò di nuovo le labbra, restando immobile  dentro di lei, godendo delle sue contrazioni intorno alla sua virilità e ricambiandola,  dandole quel senso di pienezza che lei amava, poi, reciprocamente, iniziarono a darsi l’un l’altro, muovendosi come il loro corpo desiderava, in una sincronia perfetta, sempre più veloce, mentre la ragione veniva prevaricata dall’istinto e dal desiderio reciproco. Due cuori e una capanna…

 

Il sole entrava dalla finestra e colpiva il viso di Emma. Si svegliò allungando il braccio verso Killian.

– Killian?!

Non era al suo fianco, si era alzato presto e un profumo aleggiava nell’aria. Emma si rese conto in quel preciso momento, in cui le sue papille olfattive sentirono l’odore di cibo, che era affamata. Si alzò, vide la camicia nera di Killian sulla sedia. Prese l’indumento e lo strinse al petto, sapeva di lui …

Scese scalza le scali, senza far rumore. Killian fischiettava la ballata della principessa addormentata, lo sentiva dalla cucina. Aveva acceso il fuoco nelle fornaci sotto i fornelli e, in una delle padelle di rame, appese sulla parete, aveva cucinato uova e pancetta. Emma lo vide a dorso nudo, con i pantaloni di pelle e i piedi nudi, che mescolava il contenuto della padella, si appoggiò allo stipite della porta e continuò a guardarlo in silenzio, ammirando la sua schiena atletica. Fischiettando lui si voltò ed incontrò il suo sguardo. Il fischio diventò di apprezzamento, restando momentaneamente senza parole e senza fiato. Lei indossava la sua camicia nera. Lo scollo lasciava intravedere l’incavo dei seni e la lunghezza appena le copriva la sommità delle gambe, snelle e tornite. L’aveva vista nuda diverse volte e stranamente, semivestita la trovava ancora più sensuale. Lasciò stare le uova, spostandole dal fornello per non bruciarle e le si avvicinò con un sorriso ammaliante.

 - Buon giorno mio raggio di sole!

Emma pensò che il vero raggio di sole fosse il sorriso di Killian.

 – Non immaginavo che la mia camicia ti donasse così tanto tesoro, ma temo che dovrai restituirmela, la tua credo che mi andrebbe stretta.

Continuò ad avvicinarsi a lei con sguardo ammiccante, la prese per i fianchi, strinse i suoi glutei nudi, avvicinandola al proprio inguine reattivo, poi la scorse con le mani su verso la vita, sollevandole la camicia fino sopra al seno. Appoggiata alla parete, lei lo lasciò fare. Chiuse gli occhi e inarcò la schiena, protendendosi verso di lui, che baciava il suo seno appassionatamente. Brividi intensi le corsero per la schiena e tornò a desiderarlo ancora.

– Emma … Emma … sei bellissima … e io non riesco a starti lontano un minuto …

Dovette fare forza su sé stesso per smettere di baciarla, si guardarono ancora negli occhi, avrebbero continuato e ricominciato, ma non si potevano nutrire di solo amore. Erano affamati anche di cibo e la colazione preparata da Killian fu deliziosa.

Quella mattina dovevano iniziare le ricerche del Rubeus Noctis, sarebbero andati al villaggio, Emma doveva visitare Bardo e dargli i medicinali  necessari, poi si sarebbero incontrati con Giglio Tigrato e Jefferson e avrebbero iniziato l’escursione verso la fonte del fiume.

 

Bardo era sveglio, bloccato sul suo giaciglio, il dolore era ancora piuttosto forte ed Emma diete indicazioni, alla paffuta moglie dell’uomo, su come fargli prendere l’antidolorifico durante la giornata. Killian intanto era uscito per andare a cercare Jefferson. Lo trovò che cullava tra le braccia sua figlia, anche quel giorno sarebbe stata accudita da Luna Calante, non potevano portarla con loro, era tropo pericoloso. Giglio Tigrato aveva preparato una gerla, con provviste ed acqua, da portare ed era pronta per partire. Erano quasi le otto di mattina e per ora di pranzo sarebbero arrivati alla sorgente. Insieme, andarono verso il tepee di Bardo per recuperare Emma ed avviarsi verso la montagna Calva.

L’idea migliore fu di risalire lungo il corso del fiume. L’acqua scorreva con il suo suono argentino, tra le siepi e sulle rocce. La vegetazione era bellissima. Tra le piante di palma di cocco e banano, spesso si trovavano grappoli di fiori variopinti che Emma non aveva mai visto, alcune erano piante di orchidea, Killian le conosceva fin da bambino, suo padre ne era un appassionato coltivatore, gli esemplari che ne custodiva gelosamente nella sua serra a Drogheda venivano da terre lontane, tropicali. A Neverland il clima era tendenzialmente tropicale.

Giglio Tigrato aveva fatto spalmare a tutti un unguento contro gli insetti, quella parte di isola ne era piena, il clima e l’umidità ne rendevano l’habitat adatto alla loro riproduzione. Killian raccolse un bellissimo fiore arancione, simile ad un lilium, con macule bluette che partivano dal suo interno e lo mise tra i capelli di Emma, che apprezzò molto il dono. Le sfiorò la guancia con una carezza e, con il movimento delle labbra, le mimò la frase “Ti Amo”. Emma portò l’indice alle labbra e gli inviò un bacio. Lui, con un gioco del sopracciglio, fece uno sguardo furbo, d’intesa, era un messaggio per “dopo”, quando sarebbero stati di nuovo soli. Emma sorrise scuotendo la testa.

 – Emma, Killian! Tra poco saremo arrivati! State attenti e guardate bene dove mettete i piedi! Potrebbero esserci piante piccole, velenose, nascoste tra altre innocue, da qui è possibile! In questo periodo la Sogna Ombra riproduce i semi. Anche loro hanno delle proprietà. Se vengono fatti in polvere o comunque macinati, possono fungere da sonnifero, una dose troppo alta diventa un veleno mortale. Ti farò vedere le quantità utili per l’uno o l’altro uso Emma!

– Ma toccarli a mano nuda sono pericolosi?

– No Occhio di Cielo, toccare i semi, o bacche, non è pericoloso, ma la loro polvere è bene che non venga a contatto con gli occhi o con la bocca in quantità eccessiva, come ho detto prima.

Killian temeva quell’arbusto, la sua esperienza era stata tremenda e non sarebbe mai riuscito a dimenticare la sofferenza atroce di suo fratello, nell’agonia procurata da quel veleno. Lungo quel percorso ancora c’era la testimonianza di quella sofferenza, poco dopo, infatti, giunsero davanti ad una croce di legno piantata nel terreno, era la tomba di Liam. Sulla croce, fatta di due tavole, ormai consunte dal tempo e dalle intemperie, era stato inciso: “ Captain Liam Jones dear brother”. Una serie di pietre erano poste a rettangolo, partendo dalla croce e la vegetazione si era impadronita di quel rettangolo, lasciando che una pianta arrampicante, con fiori a campanula, si impossessasse della croce. Killian si avvicinò e piegò un ginocchio a terra, tentando di estirpare qualche erbaccia. Emma gli si avvicinò e posò la mano leggera sulla sua spalla sinistra. Lui voltò il viso, deponendole un bacio sul dorso della mano, la sentiva emotivamente molto vicina. Nessuno dei quattro presenti parlò. Giglio Tigrato portò la mano destra al cuore e poi la stese verso la tomba, in segno di saluto, mentre gli altri, si fecero semplicemente il segno della croce.

Ripresero il cammino lungo il torrente, ma l’atmosfera si era intristita. Emma aveva preso per mano Killian che camminava un passo davanti a lei. Giglio Tigrato le si affiancò e un po’ per spezzare quella tristezza, un po’ per conversare, le rivolse la parola:

 - Posso chiedervi come mai ancora non vi siete sposati voi due?

Emma e Killian sbarrarono gli occhi, non si aspettavano una domanda così diretta, ma Giglio era fatta così, non era tipo da menar il can per l’aia. Jefferson alzò gli occhi al cielo e, stando dietro la moglie, questa non vide che scuoteva la testa rassegnato. Emma e Killian si guardarono negli occhi, si sorrisero e di rimando sorrisero anche alla donna. Parlò Killian per entrambe.

 – Giglio Tigrato, le nostre usanze non sono semplici e dirette come le vostre, io ed Emma ci conosciamo da meno di tre lune e lei è sposata. Anche se non lo fosse, probabilmente aspetteremo qualche altro mese, un periodo di fidanzamento per conoscerci meglio e poi il matrimonio …

 - Mi stai prendendo in giro Occhio di Cielo?! Le stelle dicono che voi due vi conoscete da infinite lune e una promessa vi farà ritrovare sempre, nel tempo e nello spazio!

Emma e Killian si guardarono esterrefatti, quella promessa se l’erano scambiata veramente, ma un paio di settimane prima. La Pellerossa ora era accigliata, quasi arrabbiata con loro, strinse le labbra imbronciata e si allontanò. I due innamorati non sapevano in cosa l’avessero offesa, se era offesa! Jefferson corse dietro la moglie chiamandola. Parlarono nella lingua di Giglio Tigrato, Emma non capiva una parola, vide la donna battere il piede per terra e indicare prima loro due poi il cielo, unire le mani a gancio e portarle al petto. Killian intanto era riuscito a forare una noce di cocco, fece sedere Emma su una pietra, accanto a lui e le porse la noce per farle bere il succo. Lui aveva capito le parole che i due si stavano scambiando. Jefferson aveva rimproverato la moglie per il suo comportamento, a suo dire indiscreto e lei si era fatta le sue ragioni, parlando di una profezia.

– Killian, tu capisci cosa stanno dicendo? Giglio mi sembra che si stia arrabbiando ancora di più!

 – Si Tesoro capisco, ma se te lo dico io, non ci crederesti, meglio che te lo dica lei stessa o se vuoi Fox!

Jefferson portò delicatamente le mani alle spalle della moglie, abbassò la voce, modulandola in modo suadente, poi la prese per la vita e la baciò, lei ricambiò e quando si sciolsero dall’abbraccio sorridevano, la donna si era calmata e mano nella mano tornarono da Emma e Killian.

– Vi chiedo scusa, Jeff mi ha fatto capire quanto sono diverse le nostre usanze, noi siamo meno complicati nei sentimenti e nel nostro modo di accettarli, siamo molto più liberi di voi. Se due giovani si amano, non ci sono troppe regole …

 - Tranne se il pretendente è di un altro popolo, perché allora deve passare per le forche Caudine, come è successo a me per averti, mia amata!

Giglio Tigrato sorrise ricordando le prove che suo marito aveva dovuto sostenere davanti a tutto il villaggio, per dimostrare di essere degno di sposare la figlia del Grande Capo.

– Non hai di che scusarti amica mia, ma vorrei chiederti cosa volevi dire pocanzi e se puoi spiegarci per quale motivo lo sciamano ha decretato che ci unirà in matrimonio tra due giorni, Killian mi ha detto che non è mai capitato un decreto simile da che vi conosce!

– E’ vero, Occhio di Cielo dice il giusto e io ti ho appena detto che noi siamo molto liberi. Tu non sai Emma, ma mio zio legge le stelle! Da tanto ha letto che quando il cigno tornava in questa luna, si sarebbero ritrovati il cigno e l’uncino per avere la possibilità che centinaia di lune fa gli è stata negata. Dice che secoli fa una donna ed un uomo si promisero che si sarebbero ritrovati sempre, nel tempo e nello spazio. Solo stando insieme la loro forza avrebbe portato il cambiamento nella terra in cui si trovavano, grazie al loro amore e a ciò che avrebbero fatto per amore. Ora il cigno vola alto nel cielo …

- Non capisco questo cigno …

- Emma, il cigno che dice lo sciamano è la costellazione Cignus, te ne avevo parlato, noi europei la chiamiamo solitamente Croce del Nord ed indica la rotta per le Americhe.

– Continuo a non capire cosa ha a che fare con noi e con il matrimonio …

- Capelli di sole, tu sei testa dura ... il Cigno ha due stelle gemelle, una blu e una gialla; per mio zio, quando ha visto che tu hai il potere della guarigione e i capelli di sole, Killian l’azzurro negli occhi e l’uncino, anche se ora non più, ha collegato voi due alle due stelle. Ora da poco il Cigno è sorto e prima che tramonti, se vengono uniti l’uomo con la donna, simbolo delle due stelle, la sorte diventerà propizia per quest’isola. Il cambiamento dipenderà da voi. Sono passati dodici anni, da quando lo sciamano ha letto questo e non era mai capitato di avere sull’isola due persone come voi, per questo lui ha fatto decreto, è giusto così e tu Capelli di Sole lo sai, anche con tutte le vostre usanze, tu già appartieni a Occhio di Cielo, sei nel suo tepee e giaci con lui, anche se da poco vi conoscete, lui ti ha fatta sua da prima che venissi sull’ isola, siete già uniti di vostra volontà.

Ciò che aveva detto Giglio Tigrato era vero, ma essendo cose intime e personali, Emma diventò di tutte le sfumature del rosso, Killian era imbarazzato più per lei che per sé stesso, Jeff non sapeva dove guardare mentre Giglio Tigrato era tranquilla e serafica. In ogni caso, Emma rimase molto turbata da tutto lo strano discorso, che avrebbe avuto una storia ed un inizio antichissimo e avrebbe visto due giovani, come lei e Killian, perdere la loro possibilità di amarsi, tanto che la loro promessa riecheggiava ancora nel tempo e nello spazio, fino a loro. Era tutto così assurdo, ma anche così simile al loro vissuto … credette di essere pazza e di aver sognato tutto il discorso, se pensava poi ai sogni che faceva da quando Killian aveva preso in mano la spada dalla lama ondulata, si poteva convincere ulteriormente che stava perdendo il senno!

 Ci possiamo rifiutare di celebrare questa cerimonia?

– Si potete, ma visto che vi amate e che state bene insieme, perché dovreste rifiutare di essere uniti davanti a Manitù e propiziarvi salute e discendenza?

– No, volevo solo sapere se possiamo decidere liberamente, io e Killian desideriamo essere uniti e ci piacerebbe celebrare questa cerimonia.

Killian tirò un sospiro di sollievo, aveva creduto che Emma avesse avuto un ripensamento. Chiusero lì quel discorso che li aveva imbarazzati abbastanza. Giglio Tigrato aprì la gerla e, visto che era ora di pranzo, si rifocillarono e riposarono un’oretta, prima di ripartire verso la sorgente del torrente.

Dopo il pasto, in un’altra ora di cammino, giunsero alla sorgente. Era completamente coperta dal Rubeus Noctis, o, come diceva Giglio Tigrato, “Sogna Ombra” . Gli arbusti crescevano rigogliosi, grazie al terreno umido e fertile. Si vedevano le spine acuminate della pianta e moltissime bacche mature. Facendo la massima attenzione alle spine, raccolsero tante di quelle bacche che Emma avrebbe potuto riempirne un contenitore di una decina di chili, le deposero nella gerla di Giglio Tigrato. Tra gli utensili portati dalla pellerossa, c’era anche una stola di pelle. Jefferson, aiutandosi con la spada, cavò dal terreno una piantina di Rubeus Noctis, tolse le spine con un coltellino a serramanico, rendendola innocua e la invasò in una ciotola di coccio. Con la stola di pelle, aiutato dalla moglie, la avvolsero per poterla trasportare senza rischi. Killian non era d’accordo, ma aveva deciso di accontentare Emma, le spine sarebbero rinate, era la natura di quella pianta, l’avrebbe custodita lontano da lei per il resto del viaggio, era più forte di lui proteggerla.

 

All’imbrunire arrivarono al villaggio. Luna Calante e Paul Jambon li attendevano, la piccola Grace corse incontro alla madre e lei la prese in braccio, poi fu il turno del padre. Nonostante fossero due anni che la piccola non vedeva il padre, il legame ottenuto nei suoi primi due anni di vita era molto forte. La piccina si raggomitolò tra le forti braccia di Jefferson ed Emma non poté che intenerirsi a vedere lo sguardo dolce e innamorato della figlia, dipinto sul volto di Fox. Killian osservava quel quadretto familiare con un lieve sorriso sulle labbra, senza dir nulla, ma Emma gli lesse nel cuore, sapeva che era ciò che anche lui desiderava.

Paul aveva cucinato per tutti. Un maialino selvatico finiva di rosolare allo spiedo, posto su due bastoni con in alto un incavo. Il profumo aveva attirato anche gli altri membri del villaggio, che si avvicinarono, ognuno portando una pietanza da condividere. Emma fu accerchiata dalle bambine che volevano toccarla, osservare da vicino i suoi lunghi capelli biondi, rari per loro e, come tutte le cose rare, preziosi. Giglio Tigrato rideva del suo imbarazzo e del suo rossore e le suggerì di lasciar fare, per le piccole lei rappresentava una specie di divinità.

 I maschietti trattavano similmente Killian, erano sorpresi che non avesse più l’uncino e quando lui si tolse la mano, fecero all’unisono un salto indietro, riaccostandosi poi come se fosse un atto di magia. Amavano Killian, erano abituati a sentirlo narrare storie affascinanti, li incantava. Emma aveva visto giusto sulle capacità di narratore del suo amato. I ragazzi più grandi ne ammiravano l’ abilità con la spada, aveva insegnato ad un gruppo di adolescenti a combattere ed ora i ragazzi si allenavano tra loro, con spade di legno. Probabilmente, con il permesso di Grande Aquila, prima o poi, avrebbero forgiato spade di metallo.

Poco distante dal villaggio, con la direzione di Nicodemo O’ Malley, Killian aveva voluto creare un laboratorio di falegnameria, dove, i giovani adulti imparavano a lavorare il legno, con la tecnica degli europei ed erano riusciti a costruire delle barche, che usavano per la pesca intorno alla costa dell’isola, mezzi sicuramente migliori delle loro canoe da fiume.

 La pesca era una delle risorse alimentari principali dell’isola. Non mancavano uccelli, capre e qualche maiale selvatico. Non essendo più una popolazione nomade, poiché stanziati sull’isola da tempo, coltivavano mais e grano. Le scorte che portava Killian servivano a rimpinguare i magazzini e a dare la possibilità di avere altra sementa da piantare.

Da ragazzo Killian aveva sognato di tornare con Liam a Drogheda e realizzare per la sua gente qualcosa di simile a ciò che stava sperimentando a Neverland, mai più avrebbe voluto vedere bambini soffrire la fame. La sua gente l’aveva aiutata con la pirateria, ora avrebbe dovuto inventare altro per la sua Irlanda, Captain Hook non esisteva più, lo doveva a Jamie, non poteva tradirlo e mettere a repentaglio la sua vita, ricomparendo in quelle acque. Meditava su come fare e pensava che Emma sarebbe stata la compagna perfetta per realizzare i suoi sogni umanitari, era come lui in quello e lo aveva dimostrato ampiamente con la missione nel Maine. Mentre la osservava, tra quelle piccole pellerossa, ridere serena, accarezzare quei visini ammirati e abbracciare le più piccoline, pensò che se fossero restati a Neverland, portando anche Henry, Emma avrebbe potuto fare molto per le donne del villaggio e per i bambini in generale. Quel popolo non sapeva ne leggere ne scrivere, avrebbero potuto aprire una scuola per loro, anche sua madre Helen, con l’aiuto gratuito del professor Hope, insegnante suo e di Jefferson, era riuscita, a Drogheda, a togliere dall’ignoranza tanti bambini, senza far distinzione di sesso. Emma somigliava, per molte caratteristiche, a Helen, Killian ne era completamente consapevole. Come suo padre, anche lui aveva trovato la “principessa” della sua vita. In quel momento sentì di amarla come non mai. Insieme potevano cambiare in meglio la sorte di quella umile e dignitosa gente, già il cambiamento era in atto.

Ripensò alla profezia di Aquila Bianca … forse qualcosa di vero o più di qualcosa c’era, Swan e Hook si erano incontrati veramente sotto il segno di Cignus. Il suo pensiero diventò ancora più determinato. Si alzò, andò da Emma, la prese per mano e la fece alzare. Lei era sorpresa e incuriosita.

– Vieni con me Emma! Dobbiamo parlare con una persona …

Lo seguì senza replicare. Killian la condusse fuori dal villaggio. Dove nessuno poteva vederli, si appoggiò con la schiena ad un albero. Il cielo era rischiarato dalla luna, ora completamente piena, le loro ombre si proiettavano lunghe sul prato, insieme a quelle degli alberi. La strinse a sé, possessivo e bramoso delle sue labbra. L’avvolse con tutta la passione del cuore e dell’anima e la baciò intensamente.

Poi controvoglia si sciolsero da quell’abbraccio.

 – Killian perché mi hai portato qui? Potevamo andare a casa!

 – Perché sono completamente pazzo di te Emma … ti amo mio cigno, ti amo da impazzire e non voglio più aspettare … la profezia … Emma … più ci penso e più mi convinco che ci riguarda. Il mio soprannome è stato Hook fino a poche settimane fa e tu sei Swan, uncino e cigno, ci siamo rincontrati sotto il segno della costellazione Cignus … non ho mai creduto al destino … ora non so … sento una forza che mi porta a stare con te, a proteggerti, ad amarti, ti ho già detto che la tua immagine è dentro di me da sempre … Ti ho portata qui, perché dietro a quelle siepi si trova il tepee di Aquila Bianca, vorrei che tu venissi con me a chiedergli volontariamente di unirci come aveva già decretato e come ieri sera abbiamo riflettuto io e te, dimmi che sei d’accordo ti prego …

Emma sorrise, per risposta gli depose un bacio sulla guancia, gli prese la mano e sussurrò:

- Andiamo Killian … andiamo!

 

Mentre si avviavano verso le siepi, Ala Grigia li osservava. Non si era fatta vedere per la cena ma, nascosta, li aveva spiati e poi li aveva seguiti. Aveva sentito il loro dialogo e sapeva ora quando avrebbe avuto la possibilità di agire. Presto … molto presto!

***

 

La notte sembrava impregnata di magia. La luna piena, di fine Luglio, sembrava più grande delle sere precedenti e illuminava a giorno il villaggio in festa. Nell’aria risuonavano i tamburi percossi al ritmo, festoso, tipico delle celebrazioni. Litanie, nella lingua dei pellerossa, accompagnavano quei suoni. Era un antico canto nuziale, che narrava del matrimonio tra il cielo e la terra. Killian camminava avanti e indietro, nel grande tepee adibito a sede delle riunioni del villaggio e delle cerimonie religiose. Il Capo, Grande Aquila e lo sciamano, Aquila Bianca, sedevano con le gambe e le braccia incrociate e i volti con la loro tipica espressione impassibile.

– Killy smettila! Che faremo quando Emma partorirà un vostro figlio, ti attaccheremo ad un albero per non farti fare un sentiero per terra?!

Jefferson gli si era accostato per portarlo a tranquillizzarsi. Erano presenti tutti gli uomini della ciurma quella sera e ridevano sotto i baffi del nervosismo del loro “coraggioso” Capitano.

Oddio! Un figlio! Si, ci aveva pensato, ne avevano parlato lui ed Emma. Si rese conto di dar spettacolo. Si sentì in imbarazzo, si sfiorò la guancia e l’orecchio con l’indice. Fece due lunghi respiri, doveva calmarsi. In fin dei conti era una cerimonia nuziale, mica il plotone d’esecuzione! Non vedeva l’ora di vederla, di stringerla a sé. Dal momento che avevano parlato con Aquila Bianca, questi aveva allontanato da lui la sua amata ed era stata ospitata nel tepee della purificazione. Lui aveva dovuto fare lo stesso e da quel momento non si erano più visti. Si chiese se anche Emma fosse nelle sue condizioni pietose. Un giorno di lontananza e gli sembrava una vita intera, come aveva potuto vivere per dodici anni senza poterla incontrare come avrebbe voluto? Be, ora quella parte della sua vita era finita, stavano per iniziarne un’altra.

 

Emma si sentiva come paralizzata, incapace di proferir parola. Era in piedi, dentro un grande catino di coccio, pieno di acqua calda e profumata, tanti piccoli fiori di lavanda galleggiavano sull’acqua e due donne anziane la lavavano. Quando lei e Killian erano arrivati al tepee di Aquila Bianca, questi gli aveva detto che li stava aspettando da dodici anni, erano rimasti stupiti, ma alla fine gli sembrò normale, sapevano cosa avevano vissuto dodici anni prima. Allora era novembre “la luna della morte”, come spiegò lo sciamano e il cigno era tramontato, le stelle non erano state favorevoli al loro incontro. Emma si chiese se la loro vita avesse dovuto dipendere dalle stelle o dal loro volere, ma non seppe rispondersi. Da donna volitiva quale era, non sopportava l’idea che altri prendessero decisioni al suo posto. Killian la pensava allo stesso modo, erano lì per loro decisione, non per il mero decreto dello sciamano. Aquila Bianca sorrise alle loro rimostranze e alla loro richiesta, sapeva in sé di non aver decretato nulla, sapeva semplicemente che aveva previsto la loro richiesta.  

Dopo la visita allo sciamano era iniziato il rito di purificazione, separati e relegati in due diversi tepee, erano stati fatti denudare e con l’uso di pietre caldissime e acqua versata su di esse, i tepee si erano riempiti di vapore e avevano sudato a lungo, finché, alcune donne per Emma e uomini per Killian, non gli avevano preparato il bagno.

I lunghi capelli di Emma erano stati profumati e pettinati in due trecce. Le anziane donne unsero il suo corpo di oli profumati, le misero ai piedi un paio di mocassini di morbida pelle di capra e le fecero indossare il vestito nuziale. Due donne giovani la condussero verso il grande tepee delle cerimonie e due donne anziane entrarono con lei, come per presentarla.

A Killian era stato posto un manto sulle spalle nude, egualmente di pelle di capretto, con un grande sole dipinto sulla schiena. Vide entrare la sua sposa e l’agitazione che lo aveva pervaso fino a quel momento sparì, lasciando lo stupore al suo posto, per la bellezza che trovò in lei. Indossava un abito di pelle scamosciata bianca, con lunghe frange che scendevano dalle spalle, sul petto l’abito era ricamato con tante perline di legno colorate. Era incantevole ai suoi occhi e, quando la vide arrossire per l’emozione, avrebbe voluto correre ad abbracciarla, ma doveva aspettare.

Giunsero davanti allo sciamano, porsero la mano destra al suo cospetto, questi incise ad ambedue il polpastrello del pollice e li fece unire nel sangue. Con un nastro di pelle legò le loro mani insieme, poi prese il manto dello sposo e lo passò sulle spalle di ambedue a significare che l’uomo prendeva per sempre, nella sua casa e sotto la sua protezione, la donna. Insieme avrebbero vissuto e condiviso i loro giorni fino alla morte. Mentalmente sia Killian che Emma recitarono la formula Cattolica del matrimonio, ignorando, l’uno dell’altra, che stavano pensando la stessa cosa.

Ultimo passaggio del rito fu la condivisione del cibo e della bevanda. Nessuno si accorse che una mano sottile stava versando della polvere in una delle ciotole di coccio. Una squaw alta e flessuosa portò agli sposi le due ciotole, Killian non la vide in volto, era troppo preso dalla sua sposa. Bevvero la tisana ed Emma ebbe una smorfia appena percettibile, il sapore di quella bevanda aveva un retrogusto insolito e sgradevole, ma forse doveva essere così!

I tamburi rullarono con un ritmo più veloce e poi si aprirono danze tribali a cui i due neo sposi dovettero partecipare. L’ultima danza venne svolta solo dalle donne sposate, di fronte ai mariti, seduti a gambe incrociate. La danza aveva richiami di chiara offerta sessuale e fertilità, Emma lo aveva capito e fu coinvolta, suo malgrado, a danzare in mezzo alle altre donne, da protagonista, rivolgendosi a Killian, che rideva divertito del suo evidente imbarazzo, in quei movimenti di offerta del proprio corpo. Ogni uomo poi prese la sua donna e si allontanò verso il proprio tepee. Gli ultimi rimasti furono gli sposi. Killian si alzò con movenze feline, guardandola intensamente negli occhi, Emma sentì brividi correrle per la schiena, sapevano che era il momento dell’unione sessuale, fase finale della cerimonia. Lui la prese in braccio e la rapì, come avevano fatto gli altri uomini con le proprie compagne, per portarla al suo “tepee” sul laghetto.

Killian camminava velocemente tra la vegetazione, non avvertiva minimamente il peso di Emma tra le braccia, non vedeva l’ora di arrivare alla loro casa. Emma era felice come non mai e pensò che il sudore freddo che iniziava a scenderle per la schiena, fosse dovuto all’eccitazione per ciò che li attendeva nella loro camera. Stranamente iniziò a sentire un peso sul petto che saliva piano verso il collo. Un dolore, a ondate, iniziò a farsi sentire alla bocca dello stomaco, il respiro iniziò ad aumentare ed il cuore ad accelerare i battiti.

Killian stava attraversando ormai il pontile per entrare in casa, ancora la teneva in braccio, stretta al petto e ogni tanto le baciava la fronte. Si accorse che qualcosa non andava, Emma stava gelando e la sua fronte era imperlata di sudore. Attraversò la soglia di casa, la depose in piedi e la guardò negli occhi.

 – Amore che succede? Stai tremando e sudando freddo … non è il tuo solito modo di essere emozionata, ti conosco …

 -  Non so Killian … non mi sento molto bene, ho dei dolori allo stomaco, quella bevanda aveva un sapore che mi ha disgustato, era amara …

-  Amara? La mia non aveva nulla di amaro! È  strano quello che dici! Hai qualche tisana da prendere che ti posso preparare, mentre ti distendi un po’ sul letto?

 – Forse della camomilla …

- Bene, lasciami chiudere la porta e poi vado a preparare dell’acqua calda!

Killian si voltò verso la porta e sentì un improvviso tonfo alle sue spalle. Si voltò allarmato, Emma era a terra, gli occhi sbarrati e un liquido verdognola le usciva dalle labbra.

 – Emmaaa?!!!

Cercò di sollevarla prendendola tra le braccia. Nonostante gli occhi aperti, lo sguardo di Emma era completamente assente e spento. Non rispondeva e ogni attimo che passava sembrava più fredda. Killian ebbe la tristissima percezione che la sua sposa stesse morendo.

 – No! No! No! Emma! Emma! Rispondimi amore … ti prego Emma rispondimi, non lasciarmi … ti prego non lasciarmi!

La stringeva al petto cullandola, il terrore era dipinto sul suo viso e gli occhi si stavano riempiendo di lacrime. Non poteva essere così, non poteva assolutamente perdere la ”Sua Principessa”, l’aveva attesa per tutta la vita, non poteva essere, non doveva capitare di nuovo …

***

Drogheda, Irlanda, 17 anni prima …

 

L’acqua del fiume Boyne scorreva lentamente, cristallina. L’ enorme trota salmonata, che Killy aveva puntato, era ferma nella buca scavata in una rientranza del fiume, poco distante dalla riva. Eseguì silenziosamente un perfetto lancio dell’esca, con la sua canna da pesca. Sicuramente sarebbe stato un bel bottino. Aveva pescato già due lucci, ma una trota di quelle dimensioni era un bel trofeo, avrebbe battuto di sicuro Jefferson che si era pavoneggiato tutta la mattina per aver pescato due lucci e una carpa. Erano partiti all’alba per quella battuta di pesca e avevano intenzione di offrire il pranzo ai genitori. Il Conte Colin Flinth Jones, padre di Killy, era tornato da tre giorni e si sarebbe trattenuto per un paio di settimane, stava ultimando il progetto per una splendida nave da guerra commissionata dal Re Guglielmo e visto che amava molto il pesce, i due ragazzi avevano pensato di darsi alla pesca e fargli una sorpresa. Anche per Jeff, Colin era come un padre e Lady Helen era una seconda madre, di sicuro più affabile e meno punitiva di sua madre Olivia.

Anche Jefferson vide lo splendido esemplare di trota salmonata. Per il quindicenne, scommettere e sfidare il coetaneo Killy era una tentazione formidabile. Da quando erano usciti di casa, gli aveva lanciato la sfida a chi sarebbe riuscito a prendere il pesce più grosso. Per il momento era in vantaggio sulla quantità, ma quella trota gli avrebbe dato la vittoria. Killy portava dell’ottima esca, lo sapeva bene, uno preciso come lui, figuriamoci se non aveva preparato le esche giuste per ogni tipo di pesce! Doveva giocare d’ astuzia. L’intelligenza truffaldina di Jeff lo aiutava sempre. Prese dell’esca dal contenitore di Killy e la inserì all’amo. Si guardò addosso … aveva bisogno di qualcosa che poteva attirare l’attenzione visiva dell’animale. Trovato! Sfibrò l’orlo della camicia e ottenne i filamenti che voleva, li legò all’amo ed eseguì anche lui un bel lancio, mandando l’amo non distante da quello dell’amico. I due ragazzi si guardarono, Killy sollevò un sopracciglio infastidito e Jeff distese le labbra in un sorriso furbetto. Abilmente fece muovere l’amo in modo tale che le fibre di cotone ondeggiassero invitanti. La trota si era avvicinata interessata all’esca di Killian, ma il movimento delle fibre stimolò la sua attenzione e con un guizzo si gettò sulla seducente esca di Jeff. Il ragazzo colse l’attimo in un baleno. Con un colpo secco strattonò l’amo, che si infilò in profondità nel palato del pesce. Lo portò sul prato bloccandolo con il piede, mentre l’animale si dimenava furiosamente, fino a fermarsi ormai esanime.

 – Sei una maledetta volpe Jeff, riesci sempre a barare in qualche modo!

Killy non era veramente arrabbiato, ma infastidito. Considerava Jeff come un fratello, più che come un amico e finiva per perdonargliele tutte.

– No, no Killy! Trattasi solo di abilità e fantasia, fratello! Tu sei troppo canonico, non ti dai la possibilità di pensare in modo alternativo!

Killian doveva riconoscere che in parte Jeff aveva ragione, la rettitudine di suo padre era sempre stata un insegnamento ed un esempio per lui e lo aveva irrigidito nell’idea di onestà e onore.

 – Mettila come vuoi, ma resti comunque un volpone! Anzi da oggi ti chiamerò Jefferson Fox!

Tornarono ridendo verso casa, costeggiando il fiume che attraversava Drogheda dividendola a metà. La cittadina appariva quasi come un ponte posto sul fiume Boyne, non per niente il suo nome, Droichead Atha, significava “ponte del guado”.

Due giovani quindicenni, dalle lunghe gambe magre, vestite da pantaloni fino al ginocchio e camicie bianche di leggero cotone, aperte sul petto ancora implume, saltellanti allegri tra l’erba e i sassi, a piedi scalzi. Ambedue con gli occhi chiari, aperti fiduciosi sul mondo e i capelli bruni svolazzanti, ribelli, al vento. Sembravano fratelli, così somiglianti!

– Killy, scommetti che arrivo prima di te se andiamo di corsa?

– Provaci pure Fox, ti faccio vedere chi dei due è più veloce, ricordati che l’hai voluto tu!

Correvano con il vento tra i capelli e avvistarono presto la grande casa del Conte Flinth Jones.

Killian era in netto vantaggio, ma si arrestò improvvisamente. Jeff sorpreso fece lo stesso. Videro davanti la casa il calesse del medico di Drogheda, il Dottor Payton. In quel momento il Conte e il medico uscirono dalla porta di casa, si scambiarono qualche parola, si strinsero la mano in segno di saluto. Il Medico salì sul suo calesse, posando la borsa e indossando il tricorno. Un ultimo saluto al Conte e partì al trotto.

Un’ombra scurì gli occhi di Killy … sua madre … il Dottor Payton era lì per sua madre.

Da qualche mese Lady Helen era afflitta da una leggera tosse, nulla di preoccupante, come diceva lei. Di recente Killy l’aveva vista osservare il fazzoletto bianco che si era portato alla bocca e nasconderlo nella manica del vestito. Non ci aveva fatto molta attenzione, ma la settimana prima, durante l’assenza del padre, nottetempo, l’aveva sentita tossire come non mai, si era alzato e aveva bussato timidamente alla sua camera da letto. Olivia aveva aperto dicendogli di andare a dormire, stava lei con sua madre, non c’era bisogno di preoccuparsi, le avrebbe preparato una tisana contro la tosse. La sentì ancora tossire e poi si riaddormentò. La mattina del ritorno di suo padre la mamma era pallidissima. Colin lo aveva notato subito, come aveva notato che in due settimane di sua assenza era dimagrita troppo. A pranzo si era dovuta alzare perché la tosse le impediva di respirare e mangiare, si era portata il fazzoletto alla bocca ma si vide chiaramente che si era macchiato di sangue, anche se lei velocemente si allontanò dalla sala da pranzo, seguita dal marito preoccupato. Killian cercò di seguirli, ma suo padre gli fece cenno con la mano di restare a tavola.

 

Vedendo l’espressione di suo padre, mentre parlava con il medico, Killian si rese conto che la salute di sua madre stava peggiorando repentinamente. Una morsa di terrore gli attanagliò il cuore, prese fiato e con Jeff alle calcagna, che aveva capito a sua volta cosa stava accadendo, corse verso casa. Il tempo di lasciare la canna da pesca e il pesce all’amico e fece le scale quattro a quattro, ritrovandosi davanti alla porta della camera dei suoi genitori. La porta, per dimenticanza di suo padre, non era completamente chiusa e, abbastanza aperta da passar l’occhio, il ragazzo osservò verso il letto dove giaceva sua madre. Colin le teneva la mano e le bagnava la fronte con un panno di lino bianco.

 – Ti prego Colin non lasciare che Killy mi veda in questo stato, portami la mia spazzola e lo specchio, voglio mettermi in ordine, non voglio che si preoccupi, è troppo giovane per perdere sua madre …

 Colin fece come “la sua Principessa” gli aveva chiesto, ma fu lui a pettinarle i capelli biondi, poiché la moglie non aveva la forza di alzare le braccia. La pettinò amorevolmente e le fece una treccia. Continuò ad accarezzarla mentre, seduto al suo fianco, la teneva abbracciata e la cullava come una bambina, la guancia poggiata alla fronte di lei.

Killian sapeva quanto si amassero i suoi genitori e in quel momento il loro amore gli apparve ancora più fulgido. Si staccò dalla porta per scendere in cucina, Jeff aveva portato il pesce a Olivia, voleva dare una mano alla madre di Jeff per cucinare, gli piaceva cucinare ed era un modo per fare qualcosa per sua madre, che stava mangiando molto poco da settimane. Non fece in tempo a scendere le scale, sentì Helen tossire più violentemente del solito, respirava malissimo. Sentì suo padre chiamarla per nome disperato, con la voce spezzata. Tornò a guardare dallo spiraglio, sua madre si aggrappava alla camicia di suo marito, bluastra in viso, stava soffocando. Colin cercava di tirarla su. Helen emise un grido strozzato. Killian si appoggiò alla parete, con gli occhi sbarrati dal terrore e privo del coraggio di guardare ancora, sentì il “No!” urlato da suo padre e il pianto nella voce mentre implorava:

– Dio mio non portarmela via! Ti prego Signore … ti prego non portarmela via!

Il ragazzo trattenne il respiro, poggiò la testa bruna alla parete, alzò gli occhi al cielo e chiuse le palpebre, mentre una lacrima scese incontrollata lungo la linea del suo zigomo destro. Pregava Dio che non fosse vero quello che stava succedendo, pregò che sua madre smettesse di tossire e stesse bene, pregò di farla vivere, di farla tornare la meravigliosa donna che era sempre stata.

 Helen non tossiva più, Killian sperò che la sua preghiera fosse stata esaudita, ma un altro suono usciva da quella stanza, era il singhiozzo di un uomo innamorato che aveva perso l’amore della sua vita. Colin ancora cullava la sua amata moglie tra le braccia, le mani di Helen non erano più aggrappate alla camicia di suo marito, erano abbandonate sul letto, come era abbandonata ormai la sua testa bionda esanime. Killian non sopportò quell’immagine e fuggì correndo per le scale. Olivia lo vide uscire dalla porta e capì, a sua volta corse verso la stanza di Lady Helen.

Corse a perdifiato Killian, voleva fuggire dal dolore, ma il dolore lo inseguiva. Perse la cognizione del tempo e dello spazio, si ritrovò al tumulo di New Grance. Da quanti secoli quel tumulo funerario era lì, non ci aveva mai pensato! Era forse eterno? Come eterna era la morte? Ma anche l’anima era eterna, glielo aveva insegnato proprio la sua cattolicissima madre. Cadde in ginocchio davanti a quel tumulo e pianse, pianse per il suo primo dolorosissimo lutto. Non avrebbe più avuto la carezza di sua madre, la sua benedizione e il rimboccargli le coperte la sera. Avrebbe dovuto abituarsi alla sua assenza. Si abbandonò sull’erba disperato. Pensò, pensò tanto il giovane Killian. L’anima era immortale, sua madre sarebbe sempre stata vicino a lui, lo sentiva! Non avrebbe visto i suoi occhi celesti guardarlo amorevolmente, ma lei sarebbe stata il suo angelo. Pensò a suo padre, doveva tornare da lui, quanto stava soffrendo quell’uomo? Aveva sentito il suo pianto, non soffriva meno di lui. Si alzò, doveva tornare da lui, doveva essergli vicino, insieme sarebbero andati avanti! Corse di nuovo a perdifiato, corse alla ricerca della vita, lo doveva a sua madre, lei avrebbe voluto così! Arrivò a casa trafelato, suo padre lo accolse tra le braccia, si era preoccupato per lui, Olivia gli aveva detto che era fuggito come una furia. Strinse suo figlio al petto, era il tesoro che Helen gli aveva lasciato. Gli posò le mani sulle spalle mentre si distaccavano. Si guardarono negli occhi, specchio gli uni degli altri, uguali nella loro incredibile somiglianza.

 Il figlio ritratto del padre, lo stesso dolore nel petto.

Killian si accorse che la camicia bianca di Colin era macchiata del sangue tossito da sua madre, proprio nel mezzo del suo petto, ebbe l’impressione che quel sangue stesse sgorgando dal cuore trafitto di suo padre, lo assalì l’affetto e la tenerezza per lui.

 Il ragazzo trovò parole da uomo per consolare il bambino che ora si celava in suo padre.

 – Padre, l’amore non ha spazio e non ha tempo, se abbiamo amato la mamma e lei di certo ci ha amato, questo amore non ci lascerà mai!

Colin era sbigottito e commosso, dove il suo ragazzo aveva trovato quella saggezza? Ebbe l’impressione che Helen parlasse attraverso la bocca di suo figlio. Aveva ragione, il vero amore non muore mai!

***

 

Correva, correva anche adesso Killian. Non era il ragazzo a correre, ma l’uomo innamorato che, contro il tempo, voleva sfidare la morte che gli stava portando via la donna della sua vita.

 Aveva portato Emma nel bagno, aveva cercato di farla vomitare, se aveva ingerito qualcosa che le aveva fato male, l’avrebbe aiutata. Liquido verdastro era fuoriuscito dal suo stomaco. Le aveva sciolto le trecce, l’aveva avvolta nel mantello di pelle di capretto per tenerla al caldo, aveva acceso il camino nella sala e aveva disteso la sua sposa sul sofà. Aveva acceso le lampade ad olio, non voleva farla stare al buio, Emma doveva stare nella luce, non doveva essere preda della notte. Era caldissimo in quella stanza, la notte stessa lo era, in pieno luglio e su un’isola tropicale, eppure Emma stava gelando! Doveva cercare Giglio Tigrato e suo zio Aquila Bianca. La baciò sulla fronte, doveva lasciarla sola e all’idea il cuore gli si spezzava.

 – Resisti Swan! Non te ne andare, abbiamo una vita da vivere, voglio maledettamente un futuro con te!

Per questo stava correndo, stava correndo per lei, per riportarla a vivere. Correndo finì contro qualcosa o meglio … qualcuno. Se la ritrovò tra le braccia, lunghi capelli neri, un corpo sensuale e due occhi di ossidiana che lo guardavano con affetto. Vedendo quegli occhi, alla luce della luna piena, la riconobbe …

 - Mia piccola Ala Grigia, sei tu?! Tesoro non so come sei qui, ma ti manda Manitù! Ti prego … corri da Aquila Bianca e da tua sorella … la mia sposa sta male, sta morendo … vomita liquido verde e non è più in sé, digli di correre al mio tepee … io torno da lei … non posso lasciarla sola, ti prego amica mia, è tutta la mia vita, è la mia sola gioia … non posso perderla!

Ala Grigia assentì con la testa e Killian tornò indietro di corsa come era arrivato. Capelli di sole era il suo unico bene? La sua sola gioia? Con quelle parole le aveva dato due pugnalate al cuore! Doveva morire Capelli di sole! Perché non poteva essere lei la sua gioia? Non sarebbe andata ad avvisare nessuno! Era riuscita a farle bere la polvere delle bacche di Sogna Ombra e ora la salvava? Non ci pensava proprio! Si incamminò con calma verso il villaggio.

 Mentre camminava, il bel volto dell’uomo che amava le tornava davanti agli occhi, i suoi capelli erano scompigliati, i suoi occhi azzurri pieni di lacrime, la sua bella voce era incrinata dalla disperazione. Sentì un forte bruciore alla base dei deltoidi, i tatuaggi che circondavano le braccia, lì dove Occhio di Cielo aveva posato le mani, quando le aveva chiesto aiuto, sembravano essere diventati incandescenti. Era un fastidio più forte di quello provato quando suo zio l’aveva tatuata.

 – Con questi segni il buio si allontanerà dal tuo cuore nipote mia!

Le parole di suo zio le risuonarono improvvisamente nelle orecchie, mentre nel cuore sentì nuovamente una delle frasi di Occhio di Cielo “E’ tutta la mia vita!”. Sentimenti contrastanti si agitarono nel suo petto come serpenti in lotta tra loro. Capelli di sole era la vita per Occhio di Cielo? Lei stava uccidendo con il veleno la vita dell’uomo che amava? Se erano così legati … Aquila Bianca era convinto che lo fossero! Grande Manitù! Cosa aveva fatto?! Si rese conto che facendo del male a quella donna lo stava facendo all’uomo che amava. Lui stava soffrendo, i suoi occhi lo dicevano … le sue labbra lo avevano detto! Non poteva fare del male a Occhio di Cielo, lo amava più di sé stessa … no! Noooo! Non poteva!

Cadde in ginocchio portandosi le mani ai tatuaggi, gridò per il dolore! E il dolore che aveva inflitto a due innocenti? Colpevoli solo di amarsi sinceramente l’un l’altra?! Anche se il bruciore la stava facendo gridare, doveva rimediare, a Capelli di sole restavano poche ore di vita, non sarebbe arrivata all’alba. Si rialzò barcollando. Doveva sbrigarsi! Lui non l’avrebbe mai amata e meno ancora se avesse scoperto chi aveva ucciso il suo vero amore! Iniziò a correre e più correva verso il villaggio e più il bruciore alle braccia diminuiva, il cuore non sentiva l’affanno della corsa e sembrava diventare più leggero, come le sue snelle gambe da gazzella.

 

Arrivò al tepee di sua sorella, la trovò tra le braccia di Jeff, nudi sulla loro stuoia nuziale, non ci fece caso più di tanto, ovviamente era la conseguenza della danza cerimoniale, si scusò frettolosamente e disse a Giglio Tigrato di Capelli di sole. Alla sorella non ci volle molto per capire la verità, era Ala Grigia che aveva concelebrato con lo sciamano e intuì che aveva maneggiato la polvere di Sogna Ombra, sicuramente l’aveva versata nella tisana!

– Quanta ne hai usato? Dimmi solo questo! Non voglio sapere i motivi!

Ala Grigia non era stupita dall’intuito di sua sorella, si conoscevano bene e lei sapeva che era innamorata di Occhio di Cielo da quando aveva dieci anni. Abbassò lo sguardo mentre i suoi occhi si riempivano di sincero pianto.

– Ne ho usato tre pizzichi!

Jeff non aveva capito di che parlassero, ma imitò la moglie che si stava rivestendo e fece lo stesso.

 – Jeff prendi due recipienti di latte di capra e portameli da Occhio di Cielo, io corro subito da loro, non c’è tempo da perdere! Tu Ala Grigia corri immediatamente da nostro zio, lui saprà che altro fare.

Le due donne sparirono in direzioni opposte e Jeff andò a procurare il latte di capra.

 

Dalle finestre della casa trapelava la debole luce delle lampade ad olio. Giglio Tigrato trovò Killian che, sul sofà, teneva in braccio Emma, avvolta nel manto di pelle. Non si respirava per il caldo.

 – Killian bisogna far vomitare Emma!

 – E’ la prima cosa che ho fatto un’ora fa!

 – Bisogna farlo ancora! Prendi un catino, a lei penso io!

Killian lasciò Emma e andò velocemente a prendere una bacinella nel bagno. La tenne davanti ad Emma, mentre Giglio Tigrato, inserendole due dita in gola, le provocò conati di vomito. Altro liquido verde cadde nella bacinella.

– Sei stato molto bravo Killy a tenerla al caldo,  a farla rigettare subito, hai rallentato l’effetto del veleno!

– Ho seguito il mio istinto, non sapevo se era giusto o meno!

 – Be il tuo istinto ti ha fato vedere giusto! Appena arriverà Jeff inizieremo con il latte ..

– Con il latte?

 – Si è un buon disintossicante! Lo faremo bere ad Emma e dopo un po’ la faremo nuovamente rigettare, finché il vomito non sarà bianco come il latte all’inizio, significherà che il veleno è andato quasi tutto via …

- Ma che veleno ha preso Emma e soprattutto come è potuto succedere?

 – Occhio di Cielo, sono sicura che il veleno è polvere di bacche di “Sogna Ombra”, i sintomi sono quelli … Come lo ha ingerito non so dirtelo, probabilmente è stato un incidente. Mio zio usa la polvere a scopo medicinale, non vorrei che nella ciotola della tisana, che ha bevuto Emma, ce ne fosse un residuo e mio zio non se né accorto. Non aveva nessun motivo di far del male alla tua sposa, aspettava la vostra unione da anni, lo sai e sai la profezia, credo sia stato un infausto incidente …

 - Be, per un incidente la mia Emma è in queste condizioni, non risponde più, sembra addormentata …

 - Il veleno fa questo effetto ci si addormenta e poi …

 - No! Non dirmelo nemmeno! Non deve succedere! Emma deve vivere, io non potrei più vivere senza di lei, non mi perdonerei mai il fatto di averla portata qui a morire, nonostante temessi proprio quello che sta accadendo.

Si sentì uno scalpiccio, era arrivato Jeff con due orci di latte di capra appena munto e dietro di lui apparve anche Aquila Bianca.

Iniziarono la pratica di disintossicazione, era come provocare dei lavaggi nello stomaco della povera principessa, la quale, nonostante fosse incosciente, ancora aveva brividi di freddo e sudorazione fredda. Passarono quasi tutta la notte a far bere latte ad Emma e poi a farglielo rigettare, finché, finalmente, il latte uscì bianco come quando lo aveva ingerito. Era poco prima dell’alba, Aquila Bianca disse che Capelli di sole era fuori pericolo, ma le avrebbe dato ora una sorta di antidoto che sarebbe passato attraverso l’intestino e l’ avrebbe tenuta in semiveglia, avrebbe potuto sentire, ma non avrebbe potuto ne muoversi ne parlare.

 – Mentre sarà in questo stato, tu Occhio di Cielo parlale, falle sentire quanto la ami. Ora sta solo a te farla svegliare, lo deve volere, altrimenti potrebbe restare così per tante lune e morire di fame, perché non potrà mangiare.

Killian sentì il cuore sprofondare ancora una volta, “era fuori pericolo ma non lo era del tutto”.

Non potendo fare altro, Giglio Tigrato, suo zio e suo marito andarono via. Giglio Tigrato sarebbe tornata per pranzo, per portare da mangiare, in modo che Killian non si sarebbe dovuto staccare da Emma per cucinare lui.

Rimasto solo con la sua sposa, Killian se la pose nuovamente sulle ginocchia, avvolta nel manto di pelle, la cullava e accarezzava, cercando di darle il calore del suo corpo. Iniziò a parlarle, se era come diceva Aquila Bianca, l’avrebbe sentito.

 – Amore, ti ricordi quando sei venuta la prima volta sulla Jolly Roger? Non sapevo che eri tu, ma mi hai trafitto il cuore … eri così familiare e il primo pensiero è stato di doverti proteggere, poi quando siamo entrati nel mio ufficio, mentre parlavi … be! … Di pure che sono un maniaco sessuale … ma ti ho immaginata su di me … io che ti aprivo il corsetto e ti baciavo il seno … poi mi hai guardato in un modo che ho avuto la sensazione che mi leggessi nell’anima e leggessi il mio sogno ad occhi aperti. Mi sono vergognato amore mio, ma ti desideravo come non avevo desiderato mai nessuna. Non vedevo l’ora di rivederti, di averti con me sulla mia nave. La sera prima che arrivassi ero venuto alla taverna di Angus, speravo di vederti, avevo voglia di salire su nella tua stanza, ma ho creduto che mi avresti preso a schiaffi. Sono andato via e ho rubato delle rose per te nel giardino di Mary. Te le ho messe nella stanza che avresti occupato … ci avrebbe separato solo quella parete di legno. Ricordi? Ho dato un bacio alla rosa che ti ho offerto quando ti ho accompagnato nella tua stanza. In verità avevo voglia di baciare le tue labbra amore … erano così invitanti e tu così seria … volevo farti sorridere … sei così bella quando sorridi! Anche la tua risata mi da gioia … la tua risata mi ha fatto iniziare a ricordare qualcosa della “mia Principessa Swan” oltre ai tuoi occhi verdi, uguali a quelli di tua madre!

Emma non rispondeva, ma i suoi occhi avevano un fremito, come se avessero intenzione di aprirsi ma non ne trovavano la forza. Nel caminetto il fuoco era ancora acceso. Killian ebbe un’idea. Emma amava molto fare il bagno, tra gli accordi presi per il viaggio, lei aveva chiesto una tinozza per fare il bagno almeno una volta a settimana. Francamente ora aveva veramente bisogno di lavarsi. Tutto quel sudore freddo, il vomito anche tra i capelli … appiccicosi e maleodoranti … Killian pensò che se avesse potuto parlare e muoversi, sarebbe andata a fare un bagno al laghetto e lui l’avrebbe seguita di sicuro. La depose sul sofà, ancora parlandole, le descrisse cosa stava facendo. Riempì un calderone di acqua e la mise a bollire sul fuoco del camino. Ne versò una serie di secchi fredda nella vasca da bagno, vi mise le essenze che Emma usava per lavarsi, le teneva nel baulotto con i medicinali. Aspettò che l’acqua fosse bollente per miscelarla e lasciarne una quantità per risciacquare.

 – Tesoro ora ti tolgo il vestito nuziale e i mocassini, faremo un bagno caldo, oltre che pulirti ti riscalderà di più le membra. Vedrai che starai meglio!

 Denudò la sua sposa e la coprì con il manto nuziale, si procurò un lenzuolo di lino per poterla poi asciugare e si tolse a sua volta i vestiti.

Entrò nella vasca con Emma in braccio. La fece poggiare al suo petto, seduta tra le sue gambe, l’avrebbe sostenuta e lavata. Iniziò a bagnarle i capelli e a passarvi il detergente ai fiori di campo, li risciacquò e iniziò a massaggiare e frizionare il suo corpo, raccontandole dei loro momenti più piacevoli sulla nave

 – Ricordi quando avevi appena fatto il bagno e non avevi chiuso a chiave? Sono entrato pensando che quel tuo ”Si” fosse una sorta di ”Avanti!”, mi hai lasciato di sasso per quanto eri bella, eri nuda .. ti stavi asciugando, se avessi avuto qualcosa da lanciarmi addosso credo che lo avresti fatto. Io sono andato via, ma ti avrei presa in quel momento, ti desideravo da impazzire, mi sono dovuto fare un tuffo in mare per calmarmi e sono riuscito a trovare quella meravigliosa aragosta che Paul ci ha cucinato a cena … avevo già capito chi eri e quella mattina quando mi ero svegliato e tu dormivi, con me, per tenermi caldo durante la febbre, avevo avuto la conferma dai capelli biondi che uscivano dalla parrucca. Ti ho stretta a me, non volevo lasciarti andare nemmeno quando ti sei svegliata e ho finto di dormire. Quando sei tornata ti ho chiamato Emma per due volte, invece di Barbra e tu non ci hai fatto caso. Poi mi hai chiesto da quando lo sapevo … effettivamente nel profondo di me stesso credo di averlo saputo fin da subito … Emma … sento che sei più calda … quest’acqua calda ti sta aiutando … questo tuo bellissimo collo da cigno … mi viene voglia di deporvi un bacio ogni volta che inclini la testa … sei così aggraziata e poi quando facciamo l’amore sai essere irruenta, diventi di fuoco e fai bruciare anche me … ti amo tanto mio dolce cigno … mia principessa addormentata …

Iniziò a canticchiarle la ballata della bella principessa addormentata, non si accorse che Emma iniziava a sorridere, mentre i suoi occhi iniziavano a schiudersi. Si alzò con lei in braccio e l’avvolse nel lenzuolo. La massaggiò ancora per asciugarla e continuò a canticchiare.

 – Tesoro ora ti porto sul letto, saremo più comodi, ti terrò al caldo come tu hai fatto con me quando ero malato e ti torturerò di baci finché non mi dirai tu di smettere!

Fu quello che fece. La tempestò di baci su tutto il corpo, che ora profumava di fiori. Tornò sulle sue labbra e cercò di farle schiudere con lenti movimenti guizzanti della lingua. Non si rese conto di quando Emma iniziò a rispondere, si era perso nella passione per lei ed era così normale che lei ricambiasse che non fece caso a quanto era insolito per una donna esanime. Lo realizzò quando se la ritrovò sull’inguine a cavalcioni, che si muoveva languida impossessandosi della sua erezione

 – Sei tornata da me tesoro mio … sei tornata da me …

 - Non me ne voglio andare Killian, abbiamo appena iniziato a vivere, abbiamo tanto da recuperare …

I capelli di Emma ricaddero sul petto villoso di Killian, mentre si guardavano negli occhi e lei si muoveva su di lui regalandogli il piacere e la gioia del loro amore. Emma era ormai del tutto fuori pericolo.

 

Eros e tanatos, le due energie che portano una a costruire e l’altra a distruggere. Amore e morte, che nella loro azione sono agli opposti, ma che possono essere le due facce della stessa medaglia. Quanto l’amore di Killian per Emma era riuscito a strapparla dalla morte? Quanto l’amore per un uomo aveva fatto meditare la morte per una rivale, in Ala Grigia? E quanto quello stesso amore le aveva fatto dire “No, non voglio che lui soffra”?

 

Ala Grigia guardava il mare. Quante volte in quei dieci anni era salita su quel dirupo a guardare l’orizzonte? Solo per aspettare di vedere spuntare la nave con a bordo l’uomo che amava. Era sempre tornato ed era sempre ripartito, il suo desiderio di amarlo ed essere riamata, non si era avverato e mai sarebbe successo. Poteva vivere senza il suo amore, lo aveva fatto fino alla sera prima, quando aveva versato la polvere di veleno nella ciotola di Capelli di sole. Lui avrebbe saputo cosa aveva fatto, l’avrebbe odiata. No, non poteva sopravvivere al suo odio.

 Guardò ancora il mare, le sembrò di guardare negli occhi azzurri del suo amore. Si gettò in quell’azzurro, vide ancora il suo volto. Non sarebbe mai appartenuta a Occhio di Cielo ne lui a lei, non avrebbe avuto l’azzurro dei suoi occhi a guardarla amorevolmente come faceva con Capelli di sole. L’unico azzurro, a cui sarebbe appartenuta per sempre, era quello di quelle onde, che afferrarono il suo corpo e lo portarono negli abissi.

Tanatos inizia quando Eros finisce ... per Ala Grigia era stato così.

 

Angolo dell’autrice

Buona Domenica a tutti coloro che vorranno leggere e avranno la voglia di dire la loro. So che è stato un capitolo intenso, gli argomenti e le vicende lo erano. Ho amato molto scriverlo e spero di avervi trasmesso delle emozioni, fatemi sapere … Amare ed essere amati è quanto di più bello possa capitarci nella vita. La prima persona che ci ama e ci insegna ad amare è  nostra madre. Il tema della perdita della madre è molto triste e spero di aver reso realistiche le reazioni del protagonista. Le parole di Killian a suo padre e i suoi pensieri, li voglio regalare a coloro che hanno vissuto questo grave lutto. Chi ci ha amato desidererebbe per noi solo che andassimo avanti e di vivere anche per loro. I genitori del mio Killian si chiamano come l’attore che lo interpreta e la moglie, è un omaggio a questa bella coppia, purtroppo nella storia Lady Helen è morta, ovviamente alla vera Helen auguro tutta la salute del mondo, ha un piccolino da crescere e un bel marito che la ama e che lei ama. Pare che sia una donna di spirito, oltre che molto carina e prende in giro il marito per la passione che scatena nelle fans. Riguardo a lui, oltre all’aspetto molto gradevole, dalle foto sul set e con amici e colleghi, lo trovo professionalmente capace e molto simpatico.

Temo che per la prossima settimana non riuscirò a postare, causa impegni di lavoro. Chi attende il seguito non si preoccupi!

Per chi vede le puntate americane … buon divertimento, mi sembra che stiano diventando sempre più intriganti, che ne pensate?

A presto Lara

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Capitolo 26
*** Anime nella tempesta ***


XXVI Anime nella tempesta

XXVI Capitolo

Anime nella tempesta

 

L’acqua della sorgente scorreva allegramente e un leggero vento soffiava tra le fronde. Il giovane Falco Graffiante attendeva tra gli alberi. Tra breve “Lei” sarebbe arrivata, quello era l’orario in cui tutte le mattine andava alla fonte per riempire l’anfora d’acqua. Doveva parlarle, quella situazione doveva finire, non sopportava più il suo atteggiamento scostante! Gli aveva donato il suo fiore virginale e poi era entrata nel tepee di altri due giovani guerrieri, senza restare con nessuno di loro. L’amava, l’amava tanto! Erano cresciuti insieme, lei nata due anni dopo di lui, avevano giocato insieme fin da piccoli e, fin da allora, lui le aveva chiesto di condividere il suo tepee quando sarebbero stati grandi. Gli aveva risposto che lui sarebbe diventato il guerriero migliore del villaggio oltre che il più bello e gli aveva promesso che lei, secondogenita del Capo Grande Aquila, sarebbe diventata sua moglie. Cosa era successo poi, Falco Graffiante non era riuscito a capirlo.  Da quando era arrivata, per la prima volta, la nave di Aquila Rossa e Occhio di Cielo, Lei era cambiata. Si atteggiava a fare la donna e ancora non lo era, cercava di imitare sua sorella, ma non ci riusciva! L’aveva presa in giro per questo atteggiamento e Lei lo aveva schiaffeggiato. L’aveva rincorsa, ma Lei correva come una gazzella ed era sparita tra gli alberi.

 Erano diventati amici degli uomini della nave, specialmente del giovane capo; i suoi uomini lo chiamavano  Tenente Jones, ma per i pellerossa era Occhio di Cielo. Non aveva notato più di tanto che Ala Grigia ruotava di continuo intorno al “viso pallido”. Era simpatico, agile come un puma e sia a lui che ad altri ragazzi aveva insegnato ad usare la sua arma, la chiamava spada, ne avevano costruite di legno per allenarsi con lui e tra loro. Con gli anni Falco Graffiante era diventato veramente il guerriero migliore del villaggio e le ragazze cercavano le sue attenzioni. I suoi occhi erano però solo per Ala Grigia. Lei spesso era triste, parlava poco e a volte per niente. Spesso la seguiva e vedeva che lei faceva tutti i giorni lo stesso percorso. Tutti i giorni andava al grande dirupo e guardava l’orizzonte. Sapeva che si era affezionata a Volpe Bianca, gli aveva detto che andava a vedere se tornava la sua nave, così avrebbe dato per prima la notizia a sua sorella Giglio Tigrato, sposa del “viso pallido” diventato guerriero e poi chiamato Volpe Bianca.

Due sere prima, finalmente, Falco Graffiante aveva capito la verità. Durante la cena comune, Ala Grigia non si era fatta vedere, poi, quando Capelli di sole e Artiglio di Aquila si erano alzati e allontanati, l’aveva vista uscire dal buio e seguirli a distanza. Si era incuriosito e silenziosamente l’aveva seguita. Quando la coppia si era poggiata ad un tronco, baciandosi, aveva visto Ala Grigia tornare indietro e la luna, illuminandole il volto, aveva fatto brillare le lacrime che le rigavano il viso. Tutto era stato chiaro! Se Ala Grigia andava al dirupo tutti i giorni, non era per suo cognato! Era per Occhio di Cielo, come lei preferiva chiamarlo. Ecco perché era cambiato il suo atteggiamento nei suoi confronti! Era innamorata del capo dei “visi pallidi”. Non poteva neppure incolparlo, Occhio di Cielo amava Capelli di sole e l’aveva sposata la sera prima, non aveva interesse alcuno per Ala Grigia.

 

 Non era stato facile convincerla ad entrare nel suo tepee, nonostante l’attrazione fisica reciproca, lei era stata restia, voleva preservarsi per Occhio di Cielo! Il “viso pallido “ era stato via quasi ventiquattro lune l’ultima volta e, in quel periodo, lui era riuscito ad esserle più vicino. Un pomeriggio, dopo aver parlato allegramente, era riuscito a strapparle un bacio, le era piaciuto, si erano strofinati il naso l’un l’altra e avevano riprovato. L’abbraccio era diventato più convulso e guidato dall’eccitazione sessuale. Si erano presi per mano e diretti al suo Tepee. Ormai era abbastanza grande da poter avere un rifugio tutto suo e, dopo che furono entrati, si erano abbandonati a quella passione. Ala Grigia aveva sanguinato e pianto, sembrava pentita! Aveva cercato di consolarla tenendola abbracciata, si era calmata e avevano passato la notte insieme e durante la notte lei aveva voluto riprovare. Nonostante fosse andato meglio di prima e nonostante fosse tornata altre volte da lui, con il desiderio non solo di fare l’amore, ma di imparare … di più, non aveva voluto essere la sua sposa. Ora sapeva il perché! Doveva convincerla! Occhio di Cielo si era sposato, era inutile che lo pensasse! Lui invece l’amava e la voleva, era stato il primo a possederla e questo gli dava il diritto di chiederla in moglie a suo padre.

 

Quella mattina era in ritardo rispetto al solito orario, Falco Graffiante si chiese cosa fosse successo e uscì dagli alberi per andare verso la strada che lei doveva percorrere. Poco più avanti trovò l’anfora abbandonata. Sulla sinistra iniziava la salita che portava al dirupo, sulla Baia delle Sirene. Pensò che potesse essere andata egualmente a vedere l’orizzonte, anche se Occhio di Cielo era tornato. Il cuore iniziò a battergli forte nel torace, un presagio gli attraversò la mente e gli tolse il respiro. Iniziò a correre per la salita e arrivò in cima in pochi minuti. La vide, era sul ciglio dello strapiombo. Urlò il suo nome nel momento in cui Ala Grigia si buttava nel vuoto. Non ebbe sorta di esitazione e con due balzi arrivò al precipizio e si gettò dietro di lei.

La corrente era forte in quel punto. Le onde avevano catturato lo splendido corpo di Ala Grigia. L’impatto con l’acqua le aveva fatto perdere i sensi. Guidato dalla volontà di salvare il suo amore, Falco Graffiante era entrato in acqua con un tuffo perfetto. Era riuscito ad afferrarla ed ora combatteva con i marosi per portarla sugli scogli, fuori da quelle onde schiumose che sembravano volerli divorare. I suoi muscoli erano tesi nello spasmo dello sforzo, i capelli, lunghi fino alle spalle, bagnati, gli si attaccavano al volto. Riuscì finalmente a trascinarsi fuori dall’acqua con Ala Grigia tra le braccia. La depose a terra, sulla ghiaia della breve spiaggia che fungeva da porto per la nave di Occhio di Cielo. Si voltò verso la nave che si stagliava nella sua magnificenza, con gli alti alberi  denudati delle loro vele, che ammainate, ora, non sfidavano il vento. Non vide movimento sulla nave, non li avrebbero visti, non li avrebbero aiutati.

 

 

Emma era seduta, accoccolata sulle gambe, in riva al laghetto sottostante la casa di Killian. Indossava una camiciola senza maniche di lino bianco, allacciata sul davanti e una sottogonna egualmente di lino bianco che le arrivava alle caviglie. Si spazzolava i capelli riflettendosi nell’acqua. Sentiva il profumo di fiori di campo del detergente con cui il suo sposo l’aveva amorevolmente lavata. Era stata una nottata terribile. Ricordava il gelo che l’aveva attanagliata. Ricordava l’angoscia di Killian. Aveva sentito tutto ciò che aveva urlato, pregato, raccontato e cantato. Pur non potendo parlare e aprire gli occhi, mentalmente era cosciente. Era stata lì per morire a causa del Rubeus Noctis e Killian, con l’aiuto di Giglio Tigrato, suo zio e Jeff, l’aveva salvata. Il bagno caldo, fatto tra le braccia del suo sposo, l’aveva aiutata ulteriormente e il contatto con il suo corpo nudo, i suoi baci insistenti e il desiderio di volergli regalare un ricordo migliore della loro prima notte di nozze, l’avevano destata del tutto. Lei si era impossessata di lui, con sua grande gioia e lo aveva portato all’apice del godimento. Era talmente esausto per la drammatica veglia notturna che, dopo l’amore, era crollato addormentato. Lo aveva tenuto abbracciato, carezzandogli l’amato volto e i capelli ribelli e poi si era alzata, lasciandolo ancora riposare nel sonno dei giusti. Era uscita a piedi nudi sulle rocce e mentre si spazzolava i capelli, assorta, non lo aveva sentito arrivare.

 

Killian si era svegliato, un senso di angoscia lo aveva pervaso non trovando Emma accanto. Il terrore vissuto all’idea di perderla, durante la notte appena trascorsa, non era scemato. Si era ripresa, si erano amati nell’impeto della gioia di essere ancora insieme e di aver superato un momento tremendo, ma era stato così terribile ciò che era accaduto prima, che Killian avrebbe voluto tenere Emma di continuo sotto i propri occhi. Si era alzato velocemente e velocemente vestito. Passando davanti alla finestra, prima di uscire dalla stanza, un biancore luminoso aveva colpito il suo occhio. Si soffermò a guardare quel bianco luminoso sotto il sole. Il candore  e la postura di Emma gli ricordarono ancora l’immagine di un cigno. Lei inclinava il collo mentre pettinava i capelli dorati. Quei capelli … quell’esile collo da cigno … desiderò di essere là per carezzare quell’oro e depositare un bacio lungo tutta la linea sinuosa del collo. Con indosso i suoi tipici abiti neri e prendendo la spada, scese le scale e uscì per dirigersi verso la donna che amava.

Emma si avvide della presenza di Killian nel momento in cui le si sedette accanto, facendo in modo di starle di fronte, con la gamba destra stesa e la sinistra piegata, il braccio invalido sul ginocchio e la mano destra sul volto di Emma.

– Tutto bene Love? Come ti senti?

Aveva visto gli aloni scuri che adombravano lo sguardo della “Sua Principessa” e le venuzze rossastre che creavano nei suoi occhi verdi una sorta di reticolo. Aveva superato l’avvelenamento, era fuori pericolo, ma i segni di quanto appena vissuto, ancora si vedevano chiaramente sul suo viso.

 – Ho ancora lo stomaco sconvolto e non ho voglia di mangiare, ma è normale per la situazione, tra qualche ora riuscirò a nutrirmi. Per il resto sto bene, mi chiedo solo come sia capitato che nella ciotola ci fosse una tale quantità di veleno e Aquila Bianca non se ne sia accorto!

 – Non so risponderti Swan … fortuna che ho incontrato Ala Grigia mentre andavo a chiedere aiuto, è andata lei per me e io ho potuto iniziare ad aiutarti.

 – Ala Grigia … la sorella di Giglio Tigrato … ancora non l’ho conosciuta … strano eppure ho conosciuto in poco tempo praticamente tutti!

– Si è vista poco in effetti … A proposito, sua sorella verrà più tardi per portare del cibo, sei sicura di sentirti bene? Sono giorni che non vado alla mia nave e ho visto Eddy piuttosto imbronciato nei giorni prima. Anche alla cerimonia nuziale era rabbuiato … sono giorni che non scende a terra e a quanto pare non vuole il cambio … l’ho trascurato ultimamente …

- Ho notato anch’io che da quando abbiamo cambiato rotta, Eddy ha cambiato umore e credo di sapere perché!

– Anny?!

Emma sorrise per l’intuito di Killian. Da uomo innamorato, gli era più facile riconoscere gli stessi sentimenti in un altro e Eddy aveva una forte infatuazione per la bella figlia di Angus O’Danag, l’oste della taverna del porto a Storybrook.

– Si, Anny. Era molto felice quando siamo partiti, ovviamente non vede l’ora di poterla rivedere e capire se lei lo ricambia con lo stesso interesse.

 – Se non ricordo male, l’ultima sera che abbiamo passato alla taverna, lei ha mostrato una certa simpatia per il ragazzo, quindi è probabile che possa essere interessata … Mi preoccupa di più Angus e la sua reazione … è geloso e protettivo nei confronti della figlia e francamente posso capirlo …

- Saresti così con una figlia?

 – Se ci penso … credo che non la farei uscire di casa senza di me!

– Vorrei proprio vederti! Come potresti riuscire a tener chiusa un’adolescente ribelle! Mio padre non ci è mai riuscito e alla fine mi accontentava sempre!

 – Io ti avrei chiusa dentro Swan, nessuno ti avrebbe potuto avvicinare!

– Soprattutto un pirata?

Killian rise, ripensando al discorso che avevano fatto lui ed Emma, sulla nave, in proposito. Allora aveva detto che mai e poi mai una principessa avrebbe dovuto sposare un pirata ed ora, quel pirata, innamorato come mai prima di allora, aveva appena celebrato una cerimonia nuziale proprio con quella principessa che gli aveva risposto che il ceto sociale per lei non contava, se avesse amato anche un pirata. Come potevano essere relativi i punti di vista, quando erano guidati dall’amore!

– Visto che il pirata sono io, sarei riuscito a rapirti! Ma in fin dei conti credo che i tuoi genitori non mi siano del tutto contrari!

– Se è per questo! Mia madre ci ha dato la sua benedizione!

– E tuo padre mi ha chiesto di esserti vicino e proteggerti … Emma … questa notte sentivo di aver fallito in questo compito … non immagini come mi sono sentito …

Emma aveva capito come si era potuto sentire, anche lei aveva provato lo stesso per lui quando era stato infettato dal piccione ed era stato con la febbre altissima e  in pericolo. Lo guardò con uno sguardo che Killian giudicò dolcissimo, gli accarezzò la guancia barbuta e automaticamente si avvicinarono, dandosi un tenero bacio sulle labbra.

 – Killian … forse è meglio che vai, così torni presto …

- Vorrei che venissi anche tu, ma so che tornare e fare tutta quella salita … non è il caso per te. Sei sicura che ti posso lasciare sola qualche ora?

 – Certo dai! Quando arriverà Giglio Tigrato, se me la sento, andrò a trovare Bardo, vai tranquillo amore mio!

Si alzarono dalla roccia, lui la prese ancora tra le braccia e unirono ancora le loro labbra, era  facile iniziare tanto quanto era difficile smettere …

 

Dalla casa sul lago, alla Baia delle Sirene, Killian, con al fianco la sua spada, percorse la scorciatoia ripida che lo portava dritto alla spiaggia con il molo, dove attraccavano la Jolly Roger, ora Stella del mattino. Emma lo aveva rincuorato sulla propria salute e incoraggiato ad andare dall’altro suo grande amore: la sua nave. Sorridendo pensando che Emma valesse più di qualsiasi altro tesoro al mondo, vide in lontananza due giovani pellerossa sulla ghiaia. Riconobbe il suo allievo più abile, Falco Graffiante, che cercava di tirare su una giovane. Ambedue erano fradici. Capì che la situazione non era normale e corse verso di loro. Aveva visto molti casi di annegamento, in marina e dopo, sapeva come soccorrere un altro essere umano, se ripreso in tempo dall’acqua.

 - Falco Graffiante cosa è successo!

 – Ala Grigia è caduta dal dirupo … mi sono buttato dietro di lei e l’ho portata a riva, ma non si riprende!

 – Ala Griglia?!

Killian si precipitò dalla ragazza. Era pallida e non respirava. Le mise la mano sul petto e non sentendo battito, preferì posare l’orecchio su di lei.

– E’ viva … è viva! Ma dobbiamo farle buttare fuori l’acqua dai polmoni! Aiutami e vedrai che la tua ragazza si riprenderà!

La sua ragazza? Forse Killian aveva pensato che stavano amoreggiando sul dirupo ed Ala Grigia era caduta accidentalmente! Come poteva dirgli che si era buttata a causa sua, perché era innamorata di lui?

 – Dai piccola! Ora ti giro per liberare la trachea dall’acqua …

Così fece e un po’ d’acqua uscì dalla bocca della ragazza. La pose nuovamente supina, le poggiò la mano destra al centro del torace e la mano di legno sull’altra. Iniziò a premere e lasciare, in modo ritmico, come ad imitare una pompa.

 – Falco, tu intanto alzale le braccia e riportale in avanti! Deve buttare fuori altra acqua!

Con i movimenti dei due uomini la giovane squaw emise dalla bocca un altro schizzo d’acqua.

 – Ora dobbiamo mandarle aria nei polmoni, prova tu Falco! Poni la bocca  sulla sua e soffiale aria dentro!

Il giovane era perplesso, ma Killian lo incoraggiò ancora, mettendo una mano sotto la nuca di Ala Grigia, aprendole le labbra e tenendole chiuse le narici, in modo che il giovane pellerossa potesse  operare quanto lui gli stava insegnando. Riuscì ad eseguire correttamente la respirazione artificiale; il petto di Ala Grigia iniziò a rialzarsi, le venne da tossire, altra acqua uscì e lei si riprese, trovandosi occhi negli occhi con Falco Graffiante. Il giovane le fece un sorriso smagliante e a lei venne spontaneo fare lo stesso, portandogli la mano al viso. Gli occhi leggermente a mandorla la guardavano amorevolmente, con infinita tenerezza, l’aveva sempre guardata così, da che erano bambini. Il ragazzo la prese tra le braccia e la portò seduta. Fu in quel momento che Ala Grigia si rese conto della presenza di Occhio di Cielo inginocchiato al suo fianco destro. Anche lui le sorrideva e quegli occhi che lei amava, sembravano più azzurri di sempre, i suoi si riempirono di lacrime, pentita e costernata per ciò che aveva fatto alla sua sposa.

       Bambina! Non è il caso di giocare sul dirupo con il tuo fidanzato! Forse è meglio il suo tepee, non credi?

Le fece l’occhiolino. Lei notò che ancora la chiamava “bambina”, sentì il cuore riaprirsi di speranza, non era per Killian, era per sé stessa. Per lui sarebbe stata sempre la “sua piccola amica pellerossa” e proprio lui le stava suggerendo di stare con Falco Graffiante. Il giovane era bagnato quanto lei, capì che si era buttato in acqua per salvarla. Come era riuscito a farlo, in quel punto dove la corrente e le onde erano terribili, sembrava un miracolo di Manitù e tutti gli spiriti degli antenati. Era un giovane coraggioso e generoso. Sapeva che Falco l’amava, l’amava da sempre e anche lei gli voleva un gran bene. Era confusa, così affascinata da Occhio di Cielo e così vicina a Falco Graffiante! Si aggrappò al giovane guerriero, il quale la sollevò tra le braccia e risalì la scorciatoia appena percorsa da Killian. Avevano salutato con un cenno del capo Occhio di Cielo ed ora l’intento di Falco Graffiante era di portare la giovane nel suo tepee, si sarebbero tolti gli indumenti bagnati, si sarebbero asciugati e scaldati l’uno nelle braccia dell’altra. Questa volta Ala Grigia non sarebbe andata più via, ne era sicuro!

Killian guardò i giovani allontanarsi e tirò un sospiro di sollievo, era molto affezionato ad Ala Grigia, sarebbe stato un grande dispiacere perderla, inoltre l’aveva aiutato a far giungere quanto prima i soccorsi per Emma.

Si voltò verso la nave. Eddy e Anton avevano cazzato le rande e con il vento a disposizione si stavano riaccostando al molo. Era fiero di quel ragazzo. Eseguiva alla perfezione gli ordini; durante la notte si erano mantenuti al largo, gettando l’ancora, ora, essendo giorno, avrebbero approdato e messo fuori la passerella per il  loro Capitano. Attese il necessario e quando l’approdo fu completato, Killian vide la testa ricciuta e rossiccia di Eddy affacciarsi dalla balaustra, con la sua solita voce tonante da comando, gli ordinò di mettere la passerella e tosto venne obbedito. Salito a bordo, il Capitano lasciò Eddy trasecolato, quando lo abbracciò per salutarlo. Killian si accorse che Eddy era rimasto con gli occhi grigi sgranati a  fissarlo, Emma lo aveva proprio cambiato il suo Capitano!

Jones scoppiò in una fragorosa risata a vederlo così perplesso!

– Ragazzo tranquillo! Sono un uomo felicemente sposato, non sto attentando alla tua virtù! Sono solo contento di vederti e vorrei scambiare quattro chiacchiere con te!

Eddy era ancora incredulo! Killian si stava comportando con lui come avrebbe sempre voluto da quando era piccolo. Il loro rapporto aveva recuperato molto, da quando era arrivata Lady Barbra sulla Jolly Roger! Ricordò la lite e i rimproveri della Principessa in incognito a Captain Hook, quando lo aveva rimbrottato bruscamente e come, da lì, il suo atteggiamento nei suoi confronti era cambiato.

Si diressero nell’ufficio del Capitano. Tutto era in ordine. Killian sorrise, il ragazzo aveva provveduto a mantenere pulito. I bicchieri di cristallo intagliato erano al solito posto, ne prese due e vi versò il rum della bottiglia e ne offrì uno al ragazzo.

 – Non posso considerarti più un ragazzo Eddy, bensì un uomo! In queste settimane sei cresciuto, non solo hai acquistato muscoli, sei maturato anche nell’animo e nei sentimenti e sai cosa vuoi! So che sei rimasto deluso dalla deviazione a Neverland, me ne dispiace, ma era per una richiesta molto importante di Emma. Appena avremo fatto rifornimento di acqua fresca e frutta, ripartiremo per Storybrook!

Vide lo sguardo del giovane illuminarsi e arrossire per l’emozione.

 – Riguardo alla tua ragazza … mentre tu vedrai se ricambia i tuoi sentimenti … io cercherò di aprirti la strada con il vecchio Angus! Cosa ne pensi?

Eddy era confortato ed emozionato dalle parole del Capitano. Aveva sempre nutrito nei suoi confronti una grande ammirazione, affetto e timore reverenziale, non riusciva quasi mai a guardarlo negli occhi quando gli parlava, ma ora erano cambiate molte cose. Lui stesso era cambiato. Killian con la sua disciplina era riuscito a fortificarlo, spesso mandandolo in sfida e più Eddy capiva che quanto facesse con lui e apparentemente contro di lui, era semplicemente in suo favore, più acquistava fiducia in sé stesso. Ora il timore reverenziale si era tramutato in profondo rispetto e affetto. Non provava timore nei suoi confronti, non ne aveva motivo, il Capitano lo considerava come avrebbe considerato un suo figlio, ora lo sapeva, come sapeva che Killian Jones lo apprezzava quando lo vedeva restare fiero a testa alta e sfidare il suo sguardo, occhi negli occhi, da uomini pari.  Sapeva di poterlo chiamare Killian, anche se davanti alla ciurma continuava a chiamarlo Capitano. Non riusciva a creder inoltre che avesse detto quelle parole riguardo alla “sua ragazza”, lo aveva capito già dalla sera alla taverna o Emma aveva parlato con lui? Era un uomo molto intelligente e aveva spirito osservativo, probabilmente lo aveva intuito prima di lui …

– Penso che sarebbe una buona cosa, non credo che Angus mi accetterebbe tranquillamente, forse non accetterebbe nessuno per sua figlia …

- Puoi dargli torto ragazzo mio? Un simile gioiello farebbe gola a chiunque e Angus non ha nessuna intenzione di farselo rubare, ma se lo conosco bene è un uomo d’onore e altrettanto apprezza gli uomini d’onore … dovrai semplicemente dimostrargli che lo sei.

 – Anche se sarò l’uomo d’onore che vuole per Anny, non ho nulla da offrirle, sono solo un mozzo squattrinato, non possiedo nulla se non me stesso!

– Te stesso e l’amore sincero per sua figlia! Ti sembra poco Eddy?

 – Non so Capitano …

- Smettila di chiamarmi Capitano quando siamo io e te! Sei il fratello di Milha, saresti diventato mio cognato se le cose non avessero preso la piega che sai! Ti considero di famiglia, voglio che tu lo sappia una volta per tutte …

 - Grazie Killian …

 - Non hai di che ringraziarmi Eddy … Non sono il tuo tutore legale, ma moralmente è come se lo fossi dal momento in cui ti ho preso con me e ti prometto fin da ora che, se ti preoccupa la tua posizione economica, non hai di che preoccuparti, provvederò affinché tu ed Anny, in caso ciò che desideri si avveri, non abbiate difficoltà economiche. Ho molti progetti in mente e se vorrete, tu ed Anny ne potrete fare parte …

Il giovane Eddy non poteva sentirsi più rassicurato, si fidava ciecamente di Killian e sapeva che era un uomo di parola, avrebbe fatto in modo di mantenere la sua  promessa. Fece un gesto di assenso a Killian con la testa, avrebbe accettato il suo aiuto ed era felice che lui desiderasse aiutarlo.

– Bene! Penso che tu sia rimasto abbastanza sulla nave! Non credi che sia ora di fare una passeggiata a terra? Emma sarà contenta di vederti e di averti a pranzo con noi! Preparati a scendere che andiamo da lei!

Eddy adorava la Principessa, la considerava una donna straordinaria, lo aveva aiutato molto durante la navigazione verso il Maine, era stata l’unica alla quale aveva confidato i suoi primi turbamenti d’amore e lei, con fare materno e sensibile, lo aveva saputo ascoltare e dargli preziosi consigli e spiegazioni sull’animo umano. Era una preziosa amica, il figlio di Emma era fortunato ad averla come madre e Killian era fortunato ad avere il suo amore, che Eddy vedeva benissimo, profondamente e incondizionatamente ricambiato dal Capitano.

Si avviarono verso la salita, non prima di aver rassicurato Anton che avrebbero inviato il cambio in modo che anche lui passasse del tempo sulla terra ferma. Quando arrivarono alla dimora del Capitano, trovarono Giglio Tigrato con Jefferson e la loro bambina. Emma teneva in braccio la piccola e Killian provò una forte emozione a vedere quel quadretto materno. Quando vide Eddy, Emma depositò tra le braccia di Giglio Tigrato la piccola Grace e andò incontro al ragazzo, lo prese per mano conducendolo verso casa, esternandogli la sua gioia ad averlo a pranzo con loro. Killian non era più geloso di Eddy, se ne rese conto in quel momento, poiché l’affetto di Emma nei confronti del giovane era dello stesso tipo che aveva visto nei confronti di Grace. La sua donna aveva veramente un cuore di pura bontà, sapeva dimostrarlo di continuo. La stima, oltre all’amore che nutriva per lei, crescevano ogni giorno di più, di pari passo.

Jefferson e sua moglie avevano portato cibo in abbondanza. La pellerossa non era abituata a mangiare ad un tavolo con sedie, come gli europei, Emma propose di mangiare all’aperto, ma Giglio Tigrato le rispose che le piaceva osservare le loro usanze e voleva che loro si comportassero normalmente nei loro usi e costumi, voleva imparare, perché se un giorno Jeff l’avesse portata nella sua patria, lei voleva essere preparata. Emma condivideva il pensiero della sua amica, anche lei voleva conoscere meglio le usanze di quel popolo, poiché nella sua mente c’era l’idea che dopo aver preso Henry, sarebbe tornata a Neverland con lui ed il suo Killian. Amava quell’isola paradisiaca e se lì c’era l’uomo che amava, quella sarebbe stata la sua casa. Casa non è dove sei, ma con chi sei! Questo era il pensiero comune alle due donne.

Fu un pranzo all’insegna dell’amicizia, dell’affetto, della condivisione e della consapevolezza che entro pochi giorni sarebbero ripartiti. Per Giglio Tigrato e Jefferson sarebbe stato doloroso separarsi nuovamente. Killian cercò di confortare la donna, dicendole che questa volta sarebbero tornati presto, tra andata e ritorno, più il tempo necessario ad Emma per sistemare i suoi affari, avrebbero impiegato dalle quattro alle cinque lune. Aveva aspettato molto di più in passato, avrebbe superato anche quest’altro periodo. Inoltre Killian non aveva intenzione poi di ripartire, aveva progetti per Neverland e la gente del posto. Giglio Tigrato pensò che il cambiamento pronosticato da suo zio Aquila Bianca, grazie a Occhio di Cielo e Capelli di Sole, si sarebbe verificato come letto negli astri. Aveva scoperto il secondo nome di Emma, glielo aveva detto Jeff, ora Giglio Tigrato era sicura, il Cigno e l’Uncino si erano ritrovati, insieme avrebbero portato il cambiamento nella terra in cui si trovavano.

 

***

 

Cornovaglia tanto tempo fa …

Un giorno nuovo era giunto per i popoli del lago di Avalon. Il sole splendeva illuminando il verde dei prati e anche l’isola, posta al centro del grande lago, appariva nella sua verde magnificenza, finalmente libera dalla nebbia che solitamente la manteneva celata. Sembrava un segno divino, tutto stava diventando più chiaro e la speranza che l’estrazione di Excalibur aveva portato nei tre popoli, stava diventando concreta.

Un raggio di quel sole, che dominava su tutto e tutti, colpì il cigno in volo che teneva tra gli artigli un bastone uncinato. Lo splendido bassorilievo, disegnato da un abile artista e cesellato da un egualmente abile fabbro, posto sul lato sinistro, in alto, all’altezza del cuore, ornava l’armatura di un giovane cavaliere, le cui spalle dritte e ampie erano rivestite da un mantello azzurro come i suoi splendidi occhi. Fiero e a testa alta, nel suo portamento elegantemente eretto, il giovane cavalcava affianco a quello che ormai nell’immaginario di tutti era il Re che avrebbe unito e pacificato i popoli di Avalon. Lo stesso raggio di sole colpiva e faceva brillare il drago a cinque teste, posto al centro del petto dell’armatura indossata dal cavaliere biondo. Il mantello rosso ne definivano il ruolo di capo, come ne indicava il grado di militare romano. Artorius nella sua maschia bellezza, come il suo primo cavaliere, cavalcava a busto eretto, con sguardo fiero e diretto. Ambedue sicuri di sé, nella loro gioventù e nei loro ideali. Amici fin dall’infanzia, uniti negli intenti e nell’amore per la pace. Fiduciosi, pronti a difendersi reciprocamente, capaci di dare la vita l’uno per l’altro. Seguiti da un drappello a cavallo, con gli stendardi rossi in cui campeggiava il drago a cinque teste, da cui il soprannome di Artorius, ormai suo nome identificativo, “Pendràgon”, erano giunti al villaggio del Capo Sassone, il nobile Gandar. Erano stati annunciati da un loro messaggero e questi li attendeva in pace. Il villaggio si era mobilitato per l’accoglienza. Artorius era conosciuto già da tempo come un uomo giusto, leale, coraggioso e di grande valore, figlio di un altrettanto valoroso e leggendario generale romano e di una Celta. Univa in sé il meglio di quei due popoli ed era considerato da tutti degno di stima. Non minore considerazione veniva data al suo Primo Cavaliere, il giovane bruno che cavalcava al suo fianco. Era stato soprannominato Lancillotto, un nomignolo che traeva origine dall’antico dialetto dei Celti e indicava il suo coraggio e la sua forza.

Giunti davanti ai Sassoni, posizionati in un grande semicerchio composto da tutti gli abitanti del villaggio, al centro del quale sedeva Gandar, si erano fermati e attendevano il benvenuto del leader. Un brusio e piccoli risolini civettuoli, provenivano dal gruppo delle giovani donne, al centro del quale spiccava una giovane di rara bellezza. Indossava una veste candida, lunga fino ai piedi. Una balza di tessuto dorato solcava, dalla base del collo fino ai piedi, il centro della sua tunica, stretta in vita a risaltare le sue armoniose forme. I capelli biondi erano stati raccolti e acconciati in una lunga treccia che le ricadeva sul seno sinistro, evidenziando il suo elegante collo da cigno, mentre fiori violacei e rosati erano inseriti tra gli incavi della treccia. Le giovani intorno a lei erano eccitate alla vista di quei due splendidi cavalieri, il brusio e i risolini erano dovuti a loro. Gwyneth, figlia del Capo Gandar, non proferiva parola, in piedi nel suo portamento regale, guardava anche lei verso i due cavalieri. Nessuno poteva sapere che il suo cuore stava battendo all’unisono con quello del suo amore segreto, Cillian Flinth, ormai da tutti conosciuto come Lancillotto. Sentiva talmente forte quel battito nel petto, da pensare che le giovani vicine a lei lo avrebbero avvertito. Si sforzò di restare impassibile. Cillian stava facendo la stessa cosa, l’aveva vista subito, celestiale visione! Sarebbe corso da lei e l’avrebbe portata via sul suo cavallo per perdersi l’uno negli occhi dell’altra e fondersi in un passionale amplesso, come solitamente accadeva quando si incontravano nel loro rifugio d’amore.

 – Sii il benvenuto Artorius e benvenuto anche a te valoroso Lancillotto! Per me è un onore accogliervi e condividere il mio desco. Ho ricevuto il tuo invito alla pace e all’alleanza, con gioia. Il consiglio degli anziani ha deciso di accettare la tua offerta e accettiamo la tua protezione.

Artorius, seguito da Cillian, scese da cavallo e si diresse con il braccio teso verso Gandar.

 – Capo Gandar, la mia proposta, avrai capito, non è all’insegna del dominio da parte mia, bensì della collaborazione. Nessuno, dei capi dei clan dei tre popoli di Avalon, sarà mio sottoposto, bensì sarà mio pari. Nella Fortezza di Camelfort sederemo intorno ad una tavola rotonda, tu avrai il tuo seggio come tutti gli altri e avremo tutti lo stesso diritto e dovere di parola. Le decisioni che prenderemo insieme saranno per il bene di tutti!

Gandar a sua volta allungò il braccio verso il giovane biondo e si strinsero reciprocamente all’altezza dell’avambraccio. Era il segno della pace e dell’amicizia. Dopodiché Il Capo Sassone invitò Artorius e Cillian ad entrare nella casa del governo. Lì si riunirono con il consiglio del villaggio per completare gli accordi. Quello che, in generale, dovevano sapere gli abitanti del villaggio, era già stato detto pubblicamente. Le donne e i bambini erano rimaste fuori. Gwyneth odiava il non poter partecipare alla vita politica, non era giusto tenere le donne fuori da quella possibilità! Suo padre in realtà non l’aveva mai tenuta all’oscuro delle diatribe politiche. Stimava l’intelligenza e la saggezza di sua figlia, spesso si confidava più con lei che con sua moglie. Non aveva avuto figli maschi, ma Gwyneth secondo il padre, ragionava da uomo e da uomo le aveva insegnato a combattere, inoltre non poche volte l’aveva aiutato a prendere decisioni sagge. Sua figlia poteva diventare capo del villaggio per capacità, ma il suo genere e le usanze le erano contro. Solo gli uomini potevano!

Le giovani intorno a Gwyneth continuavano con i loro commenti sui due splendidi cavalieri, sulla loro bellezza, sul loro portamento, chi preferiva il biondo e chi il moro. Sembrava una gara dove doveva esserci un vincitore. I capelli biondi di Artorius lo rendevano più simile alla fisionomia dei Sassoni, in maggior parte biondi o fulvi, mentre il giovane Lancillotto, con i suoi capelli bruni ribelli e le lunghe ciglia scure a velare l’azzurro spettacolare dei suoi occhi, affascinava la maggior parte di quelle giovani. Venne interpellata anche la principessa Gwyneth su chi preferisse, ma lei fece spallucce, ricordando alle altre che anche tra i loro uomini c’erano dei bei ragazzi, non dovevano fissarsi sulla novità di quei due giovani Celti, per quanto ambedue affascinanti. In realtà era orgogliosa che il suo Cillian riscuotesse quegli elogi per il suo fascino. Lei sapeva bene quanto bello fosse il suo uomo, la sua bellezza più grande era interiore, data dalle molte qualità che possedeva.

 

Dopo un certo lasso di tempo, dalla casa del governo uscì il primo degli anziani e fece strada ai due ospiti. Gandar li seguiva. Si strinsero ancora le mani intorno agli avambracci e i Celti si riavviarono verso il drappello a cavallo. Artorius si voltò verso il gruppo delle giovani, Gwyneth era ancora al centro del gruppo e guardava verso i due uomini, guardava verso Cillian che fissava davanti a sé. Un fiore le cadde dalla treccia. Non si rese quasi conto che Artorius in due veloci passi le fu davanti, si chinò, raccolse il fiore violaceo da terra, lo portò verso le labbra e poi avvicinandosi le rimise il fiore tra i capelli, guardandola intensamente negli occhi verdi. Fu la prima volta che Gwyneth lo guardava veramente. Era sicuramente un giovane dai tratti regolari, eleganti, gli occhi grigioverdi, alto, dalle ampie spalle, decisamente bello. Non distolse lo sguardo dal suo, era una principessa, non voleva mostrare timore, ed effettivamente non ne provava, ma Artorius, nonostante l’elegante inchino che le fece prima di andar via e nonostante l’indubbia bellezza, non le fece nessun effetto particolare. Il suo cuore era occupato, non vi era spazio per nessuno se non per il suo adorato Cillian.

 

 

Il fuoco crepitava nel camino e spandeva la sua luce rossastra tutt’intorno. Il rosso si rifletteva sull’armatura poggiata a terra, evidenziando la figura in rilievo di un cigno che si alzava in volo portando con sé un bastone uncinato. Un mantello azzurro era posato sul tavolaccio di legno lì vicino, mentre la schiena e le natiche nude di una donna allungata al fianco di un giovane uomo, ricevevano il riflesso rosso che faceva apparire rosata la sua candida pelle. I lunghi capelli biondi, ricadevano, sciolti da poco e ancora ondulati a causa della treccia precedente, sul braccio con cui il giovane le circondava la vita.  Il capo di Gwyneth posava sul petto villoso di Cillian, mentre con le dita della mano destra lei tracciava piccoli cerchi all’altezza del suo cuore. Era il momento di quiete dopo la passione dell’amore, svegli, assorti e silenziosi. C’erano momenti in cui anche il silenzio per loro era un linguaggio. Bastava il suono dei loro cuori, che ora battevano più calmi, a parlare per loro e quel suono diceva parole d’amore reciproco. Un amore raro, capace di unire nell’anima prima che nel corpo. Gwyneth si spostò sul torace di Cillian, poggiando le mani sul suo petto e il mento su di esse. Erano viso a viso, occhi negli occhi, il sorriso felice e sereno sulle labbra, pronti a baciarsi ancora e a ricominciare ad amarsi. Lei spezzò il silenzio.

– Amore mio, il patto è stato fatto, ora potremo cambiare la nostra vita …

 - Si, mio splendido cigno bianco … dopodomani verrò a chiedere la tua mano a tuo padre …

 - Non domani come mi avevi detto?

 – Purtroppo no tesoro mio! Artorius mi ha chiesto di andare con Valerius in ambasciata dai Pitti …

– Dio mio Cillian! Andrete con il drappello spero!

 – No, Gwyn, ma non devi preoccuparti! Abbiamo un accordo ferreo con i Pitti e hanno tutto da guadagnarci, non muoveranno un dito contro di noi!

La ragazza si sporse per depositare un tenero bacio sulle labbra del Primo Cavaliere.

 – Tra un paio di settimane potremo sposarci, sarà un modo per consolidare l’alleanza tra Sassoni e Celti.

– Tu sei già la mia sposa Gwyneth, sarà solo rendere pubblico ciò che per noi è da tanto e ufficializzarlo con la cerimonia nuziale. Dopo potremo vivere sotto lo stesso tetto e stare finalmente insieme …

Lei sorrise, mentre lui con passione la prendeva con ambedue le mani per la vita e la portava completamente su di sé. Sentì la sua eccitazione diventare imperiosa e, istintivamente, il corpo di lei rispose preparandosi ad accoglierlo nuovamente.

 – Cillian! Purtroppo devo andare, non posso fare notte, sono uscita di giorno e di giorno devo tornare o questa volta mi scoprono …

- Ti voglio ancora Gwyn e mi vuoi anche tu, senti come batte veloce il tuo cuore? Ha lo stesso palpito del mio … stai ancora … sii ancora mia … la notte non arriverà tanto presto …

I cavalli li attendevano fuori, pascolando silenziosamente. Si amarono ancora, dolcemente ed intensamente. Poi indossarono di nuovo i loro indumenti, Gwyneth l’abito della mattina e Cillian l’armatura che aveva disegnato lui stesso.

– Come al solito Malcom ha fatto un ottimo lavoro Cillian e tu hai voluto rappresentarci anche sull’armatura.

– Sei nel mio cuore Gwyn e ci sarai per l’eternità. Così sei anche sul mio petto e solo noi sappiamo cosa significa. Per tutti è solo il richiamo dei simboli di Excalibur dedicato al “Primo Cavaliere” del Re.

Un ultimo bacio, un’ultima carezza sui loro visi, la promessa di rivedersi la sera seguente, il desiderio di appartenersi ogni giorno della loro vita. Salirono sui loro cavalli, un ultimo sguardo languido, le dita delle mani che si sfiorarono le une con le altre lasciandosi … poi ... presero vie opposte.

 

 

Valerius si era alzato molto presto. In verità non aveva dormito quasi per niente! Non aveva mai avuto un buon rapporto con i Pitti e non era al settimo cielo all’idea di incontrarli, per quanto potesse comunque essere sicuro l’incontro! Sentì un nitrito sotto la finestra della sua stanza, nell’ala sud della fortezza che Artorius stava finendo di far costruire. Chi poteva essere a quell’ora? Cillian di sicuro no, sarebbe venuto dalla parte opposta, la sua baracca si trovava al punto diametralmente opposto! Si affacciò e vide un cavaliere che dalla fortezza si allontanava, indossando un mantello con cappuccio di un colore scuro, non identificabile, alla poca luce prima dell’alba. Un messo di Artorius? Poteva anche essere! Quelli di solito partivano a quell’ora per tornare in mattinata e relazionare al Re, in modo che entro sera, se fosse servito, poteva mandare altri messaggi! Smise di pensarci e si concentrò sulla missione del giorno, che avrebbe condotto con Cillian. Lui sì che stava tranquillo! Gli invidiava quel coraggio e quella calma, nonostante l’impulsività caratteriale che spesso Cillian mostrava, di fronte a situazioni di pericolo dava il meglio di sé. Non per nulla si era guadagnato l’appellativo  di Lancillotto!

 

 

Il cavaliere sconosciuto sparì tra gli alberi del bosco e si diresse verso il lago. Si fermò, guardò verso il suo centro, la nebbia ora era fitta e impediva di vedere l’isola centrale. Era un grande richiamo per lui quell’isola, vi era stato sepolto suo padre e un giorno anche lui sarebbe stato sepolto lì, era un isolotto considerato sacro e solo i valorosi potevano dimorarci per l’eternità. Riprese il galoppo, doveva arrivare al villaggio Sassone, doveva parlare con il Capo Gandar! La proposta che gli avrebbe fatto sarebbe stata per lui sicuramente allettante e per sé stesso sarebbe stato un motivo di gioia e piacere. Era molto presto … lo sapeva bene! Ma a quell’ora non aveva bisogno di scorta, la penombra gli dava sicurezza e il richiamo di due occhi verdi risuonava in ogni meandro dal suo cervello, aveva fretta, non aveva mai provato un sentimento così intenso e, dal primo momento che lo aveva provato, la voglia di realizzare il suo sogno lo aveva tormentato, non facendolo dormire un minuto. Voleva essere felice e presto lo sarebbe stato …

 

 

Nel primo pomeriggio, con il sole ancora alto nel cielo, Cillian tornava dalla missione presso i Pitti. Al suo fianco un rilassato Valerius, si vantava “ingiustamente” di quanto fosse stato sicuro di sé davanti al Capo Mac Ormin, leader dei Pitti. Ciarlava e rideva, come suo solito, dimentico ormai della tensione che durante il viaggio della mattina, li aveva costretti più volte a fermarsi affinché lui potesse appartarsi a svuotare la vescica. Cillian, al ricordo del comportamento intimorito di Valerius, celava il sorriso con una smorfia sghemba e un sopracciglio alzato. Preferiva non rispondergli e lasciarlo alla sua vanagloria. Al bivio che conduceva alla fortezza, si divisero e salutarono. Cillian sarebbe andato a casa sua e si sarebbe tolta quella pesante armatura, poi si sarebbe diretto al capanno nella radura e avrebbe incontrato Gwyneth.

 – Non vieni da Artorius per fargli rapporto?

– Ho bisogno di rinfrescarmi, vado a casa, verrò questa sera da Artorius, se vuoi puoi iniziare tu il rapporto, sono sicuro che non dimenticherai nessun particolare!

– Ne puoi esser certo amico! Comunque conoscendo mio cugino, aspetterà questa sera, quando ci sarai anche tu!

 

 

Il capanno era stranamente silenzioso, in fin dei conti era una cosa normale, non c’era nessuno all’interno! Eppure quel silenzio turbò profondamente Cillian. Un brivido freddo gli corse per la schiena, un presagio nefasto …

Entrò nel capanno e attese l’arrivo della sua futura sposa, l’indomani, come le aveva promesso, sarebbe andato da suo padre Gandar. Sicuramente non gli avrebbe rifiutato la mano di Gwyneth, lo considerava un valoroso, non ne aveva motivo alcuno.

 Il sole si era coperto di nuvole e il vento stava tirando forte, prometteva pioggia, la temperatura si era abbassata. Accese il fuoco nel camino. A quell’ora Gwyneth doveva essere arrivata, non aveva mai mancato un loro appuntamento. Iniziò a piovere. Forse visto il tempo che stava peggiorando repentinamente, aveva deciso di non allontanarsi dal villaggio. Quei temporali di fine estate erano spesso violenti e nel bosco erano facili i fulmini, forse era meglio se Gwyneth restasse a casa!

Mentre il giovane Primo Cavaliere rifletteva su queste possibilità, udì il trotto veloce di un cavallo. Era lei! Non poteva essere nessun altro! Cillian corse alla porta, sicuramente era zuppa di pioggia, era un bene aver acceso il fuoco, si sarebbe asciugata.

Gwyneth scese velocemente da cavallo. Indossava pantaloni di pelle di daino, chiusi lungo l’esterno delle gambe da una serie di laccetti, morbidi stivali di pelle, una casacca di lino leggera e un mantello con cappuccio di lana. Era completamente bagnata, Cillian non la vide subito in viso, il cappuccio celava il suo dolce volto …

Aprì le sue muscolose braccia per accoglierla e scaldarla …

Gwyneth arrivò velocemente da lui e lo lasciò sgomento quando invece che  rispondere all’abbraccio, come suo solito, iniziò a battergli i pugni sul petto piangendo disperata.

 – Perché non sei venuto oggi?! … Perché? … Perché? … Sapeva di noi? Ti ha mandato appositamente dai Pitti? Dimmi perché tutto questo? Dimmi che è solo uno stupido scherzo …

Singhiozzava disperata. Cillian non capiva di cosa stesse parlando, cercò di tenerla più stretta al proprio torace, carezzandole la schiena sotto la stoffa di lino. Le baciò la fronte. Lei nascose il viso nell’incavo del suo collo, continuando a piangere. Cillian non disse nulla, continuò a tenerla tra le braccia. Poi le tolse il mantello fradicio. La prese in braccio e la portò vicino al fuoco dove, sedutosi, la tenne sulle ginocchia, quasi cullandola, finché lei non smise di piangere. Forti sospiri squassavano il petto della giovane. Era successo qualcosa che l’aveva sconvolta, era ovvio! Cillian iniziò a preoccuparsi veramente. All’improvviso lei disse tutto d’un fiato:

- Artorius ha chiesto la mia mano a mio padre e lui gliel’ha concessa!

Per poco il cuore di Cillian non smetteva di battere! Come? Quando? L’aveva vista per la prima volta il giorno prima! Le si era avvicinato e le aveva ridato il fiore che le era caduto dai capelli, era stato l’unico momento di contatto con Gwyneth! Lo aveva folgorato come aveva fatto con lui quattro anni prima? La bellezza della giovane era indiscutibile. Possibile che Artorius lo avesse battuto sul tempo? Aveva fatto di tutto per consentire che lui diventasse il Re dei tre popoli di Avalon, al fine non solo di portare la pace, ma anche, grazie a quella pace, di sposare una Sassone, lui che era Celta! No, il piano non era certo che il suo migliore amico gli portasse via l’unica donna che avesse mai amato!

 – Si è presentato questa mattina all’alba da mio padre, non era vestito in modo ufficiale e non portava la scorta con sé. Non è una richiesta politica di matrimonio. Ha detto a mio padre che l’ho colpito nel cuore e che questo matrimonio consoliderà maggiormente l’alleanza tra Sassoni e Celti!

Ovviamente un simile matrimonio avrebbe consolidato l’alleanza e se fosse stato un matrimonio d’amore, avrebbe avuto una maggiore risonanza, anche il loro matrimonio avrebbe fatto questo effetto, ma se era il Re a sposare una Sassone avrebbe avuto più importanza!

 – Alla prossima luna piena, il matrimonio sarà celebrato, questo è l’ultimatum che mi ha dato mio padre! Ho litigato con lui fino a poco fa, per questo sono arrivata in ritardo. Mi ha detto che sono un’ingrata, che dovrei essere onorata che un giovane Re del valore e della bellezza di Artorius mi abbia scelta, gli ho risposto che lo considero un onore, ma credo nell’amore e non amo Artorius, provo solo stima nei suoi confronti. Mi ha detto che sono una donna egoista, non penso al bene della mia gente, a cosa significherebbe il matrimonio per noi Sassoni! Amore mio se tu fossi arrivato prima di lui, mio padre non avrebbe potuto spezzare una promessa già fatta!

– La luna sarà piena tra cinque giorni Gwyneth … così presto …

- Cillian portami via prima di allora … ti prego fuggiamo altrove …

 - Che dici tesoro? Se il Re vuole sposarti tu devi!

 – Vuoi che io sposi Artorius?! Non ci posso credere!

 – Io non voglio affatto che sposi Artorius! Io ti voglio per me Gwyneth, non sopporto l’idea che un altro ti possa toccare, neppure il mio migliore amico, per quanto sia un uomo di qualità eccellenti. Io ti amo Gwyneth e ti amerò per il resto della mia vita e oltre la morte. Ce lo siamo promesso. Ma non possiamo fuggire … saremmo perseguitati e ti metterei in continuo pericolo. La tua gente stessa ti ucciderebbe per tradimento e lo stesso farebbero a me!

 – Cosa facciamo allora?

 – Più tardi devo andare da Artorius, gli parlerò, gli dirò come stanno le cose, è il mio migliore amico, capirà, riuscirà a rinunciare a te!

Disse le ultime parole senza convinzione. Purtroppo sapeva che Artorius era un uomo molto volitivo, abituato al comando ed ad ottenere quanto voleva. Se il suo era un intento politico, non ci sarebbero stati problemi, ma se era per una questione sentimentale, sarebbe stato Cillian a dover rinunciare alla sua amata. Gwyneth era rimasta pensierosa, ma si era tranquillizzata, forse era la speranza che le cose si potevano sistemare?

 – Lascia che ora ti tolga questi indumenti bagnati … li asciugheremo al fuoco del camino.

Lei alzò le braccia e lui le sfilò via la casacca. Le tolse gli stivaletti morbidi mentre la teneva ancora seduta sulle ginocchia. Poi la fece alzare e lentamente le fece scorrere le mani dalla vita in basso, lungo le gambe affusolate, facendole  scendere lentamente gli aderenti pantaloni umidi. Il corpo candido di Gwyneth rimase esposto tra Cillian, seduto sullo sgabello fatto con un tronco d’albero e il camino. Ai suoi occhi azzurri era incantevole. La gelosia lo invase provocandogli una morsa allo stomaco, come poteva lasciare che quel corpo fosse sfiorato da altre mani e non più dalle sue?! Il senso di possesso era fortissimo in quel momento. Si alzò, sovrastando Gwyneth nella sua altezza maggiore. L’abbracciò alla vita, la portò a sé e la baciò selvaggiamente sulle labbra, scendendo lungo il collo, il seno …

Sembrava affamato di lei e il timore che potesse essere l’ultima volta che la teneva tra le braccia, gli stava lacerando l’anima. La prese in braccio e la portò sul giaciglio di pelli. Fu lei ora a sfilargli la camicia di lino, mentre lui cercava di liberarsi dai pantaloni velocemente. Il desiderio stava diventando urgente per entrambe. Gwyneth, carezzò il petto villoso di Cillian, portò la mano sulla sommità della sua spalla sinistra e si accostò ad essa con le labbra, baciò come sempre quel lembo di pelle che per lei identificava il suo uomo e che glielo avrebbe fatto riconoscere tra mille. Si allungò languida sul giaciglio, mentre Cillian, muovendosi su di lei, le regalava dolci carezze, finché non fu dentro di lei e furono una sola cosa. Acuirono i sensi per sentire di più, per ricordare per sempre ogni secondo di quelle sensazioni. Occhi negli occhi, poi labbra sulle labbra, mentre i movimenti di entrambe si sincronizzavano perfettamente, dandogli ciò che chiedevano l’uno dell’altra, chiamandosi reciprocamente, poiché ogni volta che pronunciavano i loro nomi era una promessa in più d’amore.

Fuori la tempesta imperversava, la pioggia colpiva violentemente il capanno. Il presagio che Cillian aveva avuto poco prima, si stava abbattendo su di loro come il temporale sul capanno.

 

***

 

Neverland 1726

Il sogno di Emma era estremamente vivido. Si svegliò di soprassalto. Non era un incubo, anzi era un momento di passione e tenerezza, eppure qualcosa di struggente e doloroso l’aveva destata improvvisamente. Aveva sognato ancora quel capanno e ancora Killian, con capelli più lunghi e più giovane di qualche anno, vestito come un cavaliere antico. Nel sogno si stavano amando, ma sembrava che su di loro fosse calata la sensazione che fosse l’ultima volta. Sentiva l’umidore della propria eccitazione e contemporaneamente un senso di angoscia le opprimeva il petto. Pensò che forse era collegato allo spavento della notte prima, l’avvelenamento, la paura di morire e di perdersi che avevano sentito tanto lei quanto Killian. Si voltò, lui era al suo fianco, dormiva rilassato con il bel volto sereno, era notte fonda, era giusto che riposasse.

 

Era stata una lunga giornata, ma sicuramente piacevole, rispetto alla terribile notte precedente. Dopo il pranzo con i loro amici, Killian ed Emma erano andati con loro al villaggio. La Principessa aveva fatto visita a Bardo. L’uomo non aveva febbre e la gamba ferita si stava sgonfiando velocemente. L’edema da violaceo stava diventando giallognolo. Ancora persisteva il dolore, ma era sempre meno, da quanto diceva lo stesso Violinista. Emma aveva pensato che forse alla fine non c’erano schegge d’osso di cui preoccuparsi, ma di certo Bardo non avrebbe potuto riprendere la via del mare per almeno sei mesi. Per tutto il mese seguente avrebbe dovuto restare immobile con quella gamba e sua moglie avrebbe dovuto fare in modo di controllarlo di continuo per evitare che facesse sforzi inutili e pericolosi.  Killian annunciò al Musico che entro pochi giorni sarebbero ripartiti per Storybrook. Questi fu contento e pensando di partire anche lui, si preoccupò di quale mansione avrebbe potuto svolgere stando seduto. Era rimasto deluso alla risposta del suo Capitano. Non sarebbe andato con loro, sarebbe rimasto con la sua paffuta moglie pellerossa, si sarebbero rivisti quando finalmente sarebbe stato bene. Mentre Emma era rimasta ancora con Bardo e sua moglie, Killian era andato a cercare i suoi uomini per preparare la partenza. Si sarebbero riuniti a casa sua il giorno dopo e ognuno di loro avrebbe dato il suo parere. Per coloro che lasciavano una compagna, figli o amici era sempre duro partire. Eddy aveva accompagnato Killian e appariva molto più sereno e contento dei giorni precedenti. Il discorso che il Capitano gli aveva riservato lo aveva veramente rasserenato e riempito di nuove speranze.

 

Emma guardò ancora il volto addormentato di Killian, desiderò che lui l’abbracciasse forte e la rassicurasse con il suo calore e con la sua bella voce. A volte i desideri si potevano avverare. Come se avesse sentito i suoi pensieri Killian si destò e si portò seduto al suo fianco. Non disse nulla, le lesse negli occhi l’angoscia. Voleva proteggerla da tutto e tutti, ormai l’aveva scelto come compito della sua vita. Aveva un modo molto personale per calmare e far rilassare Emma. Continuando a guardarla negli occhi, le accarezzò la guancia sinistra, poi con le dita le sfiorò il collo e in fine, con la mano aperta, le fece scendere dalle spalle la tunica di lino che stava indossando. Abbassò lo sguardo sul suo seno e l’accarezzò gentilmente. La fece distendere e continuò, continuò con la maestria che gli era propria e che Emma conosceva e desiderava.

       Tra pochi giorni salperemo, sappiamo ciò che vogliamo e dipende solo da noi, dalla nostra volontà. Emma … voglio che sentiamo ogni attimo dei momenti che stiamo insieme, che lo viviamo come se fosse sempre l’ultimo, affinché non possa mai esserlo …

Come era riuscito a leggere la sua paura? Come riusciva a essere parte di lei? Perché era così perfettamente la sua parte mancante? Loro si completavano … due parti di un tutto …

 Emma volle seguire ciò che Killian stava suggerendo e desiderando, lo voleva anche lei. Aprì le braccia e si schiuse a lui per accoglierlo. Chiuse gli occhi pregustando le carezze e i baci che lui avrebbe lasciato sulla sua pelle. Sussultò quando lo sentì e non riuscì a trattenere un gemito di profondo piacere quando lui si impossessò di lei con lentezza e dolcezza. Assaporò il contatto con ogni centimetro della sua pelle calda e pulsante, il suo addome snello e muscoloso contro il suo seno e il ventre piatto. Portò le braccia intorno alle sue ampie spalle e lo strinse forte a sé, respirando il suo odore, bevendo la stessa aria, labbra sulle labbra, sospiri che si confondevano, mentre onde di piacere salivano come l’alta marea. Lasciò che i movimenti del suo Capitano la guidassero su quelle onde, che la portasse via con sé nel mare dell’estasi. Lui la guardava in viso, non poteva farne a meno. Il sorriso con le belle labbra dischiuse di Emma, i suoi denti che si intravvedevano tra di esse e le palpebre semichiuse sui suoi occhi verdi, gli comunicarono quanto lei stesse godendo di lui in quel momento. Si sentì felice, si sentì forte e capace di affrontare ogni tempesta che il futuro avrebbe potuto riporre.

Un fulmine squarciò la notte illuminando i loro corpi uniti. Lui le strinse la vita con ambedue le braccia, affondando in lei più profondamente, lei gli si contrasse intorno nello stesso momento e sentirono contemporaneamente la scossa di un piacere ancora più estatico, perfetto, come perfetti erano l’uno per l’altra, con un gemito intenso, come quel piacere, unirono le loro labbra.

Le palme, fuori dal loro rifugio, erano scosse dal vento, la burrasca imperversava su di esse, violenta e insistente, come se volesse spezzare quegli esili, eleganti ed alti fusti. Esse si piegavano su se stesse, sfidando la crudeltà del vento e le sferzate del temporale tropicale.

Non dovevano vivere nel timore di presagi nefasti, questo ora si ripeteva nella mente Emma. Lei e Killian erano come quelle palme nella tempesta, avvinti nei loro movimenti sensuali e convulsi, avrebbero affrontato qualsiasi cosa se fossero rimasti insieme, uniti negli intenti e nei sentimenti. Nessuna volontà esterna, per quanto crudele, li avrebbe potuti spezzare. Il sogno di prima doveva restare solo un sogno.

Emma  come Gwyneth, Killian  come Cillian …

 

 

Angolo dell’autrice

Salve a tutti e buona domenica. Sono riuscita a postare come promesso saltando una domenica. Spero che chi segue con affetto questa storia mi perdoni con questo nuovo capitolo. Ringrazio tutti i lettori, ho visto che sono parecchi! Un abbraccio a chi solitamente recensisce e un incoraggiamento a chi, pur seguendo assiduamente non ha mai espresso un suo parere. Parlatemi dei sentimenti che vi suscita il racconto se potete e se vi và fate i vostri commenti e le vostre critiche.

Se per la prossima domenica non mi troverete … tranquilli, finirà questo periodo altamente impegnativo e potrò rilassarmi liberando la fantasia e scrivendo.

Amore e felicità a tutti.

Vostra Lara

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Capitolo 27
*** Dopo la tempesta il sereno ***


XXVII Capitolo
Dopo la tempesta il sereno …

 
 
Quando la tempesta finisce, torna il sereno. Dietro le nuvole più dense si nasconde sempre il sole. Succede così anche nella vita. Pur nella tempesta, vale la pena combattere con i marosi, non arrendersi mai, attendere e la ricompensa di quel luminoso raggio di sole arriverà a scaldarci il cuore e l’anima.
Quando si è insieme, nessuna tempesta può spaventare, ci si confida l’un l’altro, si intrecciano le reciproche dita e ci si sfiora la fronte abbassando le palpebre, godendo di quel piccolo, leggero contatto. Se si giunge alla passione, la fusione di due corpi sembra scatenare una forte energia, una scarica della potenza del fulmine.

Emma e Killian riuscivano ad essere energia allo stato puro.

La burrasca aveva lasciato il posto alla calma. Le nubi erano state spazzate via dal vento e ora apparivano, nitide, le stelle di quel rettangolo di cielo che s’intravvedeva dalla finestra.

Emma si voltò alla sua sinistra e in quel momento, nonostante fosse addormentato, Killian le avvolse la vita con le braccia. Lei passò il proprio braccio sinistro sotto il suo collo e lo accolse, in modo che lui potesse poggiare la testa, poco più sopra del  seno. Nel sonno Killian sospirò il suo nome ed Emma se ne commosse. Anche lui la sognava, come lei lo sognava. Era amore, ne era certa! Sentì una grande tenerezza montarle nel cuore e con la mano gli accarezzò la schiena nuda, risalendo fino al deltoide sinistro. Carezzò quel lembo di pelle sulla spalla di Killian. Il tatuaggio dell’Orsa Minore faceva bella mostra di sé, offrendosi alla sua vista, le quattro stelle del carro e poi le tre stelle esterne, l’ultima delle quali, più grande e splendente, rappresentava la Stella Polare. Quel tatuaggio l’aveva fatto per lei, dodici anni prima, proprio lì a Neverland, era il portafortuna che sperava l’avrebbe ricondotto dalla sua amata Principessa ed era stato così. Depose quattro  piccoli baci su quella spalla, uno per ogni stella del carro. Con la mano scese lungo tutto il braccio, accarezzandolo, fino a toccare il polso amputato. Killian ebbe un brivido a quel tocco, mugugnò qualcosa e poi sospirò ancora il suo nome. L’amputazione era stata una ferita terribile, per un uomo del suo temperamento. Quel “mostro” del Duca Mc Cassidy era riuscito a ferirlo nell’anima e nel corpo, uccidendogli anche la donna che voleva, in quel tempo, sposare. La tristezza invase  Emma. Ricordava il racconto di Killian su quel triste capitolo della sua vita. Il “Coccodrillo”, come lui lo chiamava, pur avendolo menomato, non era riuscito  a togliergli né la dignità, né il coraggio di rialzarsi per andare alla ricerca del figlio di Milha. Se Captain Hook,  il “pirata”, era giunto a Storybrook era proprio per la ricerca del neonato.

 Pensò ad Henry, la mancanza della sua voce squillante, dei suoi occhioni d’acqua marina, la sua gioia di vivere. Era sicura che fosse il neonato che Killian da tanto cercava, doveva essere lui! Non poteva minimamente pensare, che il figlio di quella sfortunata, giovane donna,  avesse avuto la terribile sorte di cui si era vociferato, in merito ai neonati che avevano avuto contatto con il Duca e i suoi complici.

 Sentì il desiderio di compensare, in qualche modo, la sofferenza che Killian aveva subito. In realtà, già la sua stessa presenza e averla ritrovata, per lui, era stato un vero miracolo e la compensazione alle sofferenze subite; non credeva ancora di “avere” Emma, ma lei, in quel momento, non se ne stava rendendo conto e il suo buon cuore le disse di fare qualcosa di pratico. Gli carezzò il ciuffo bruno, spostandolo indietro con le dita a pettine e gli depose un bacio sulla fronte. Cercando di non destarlo, si sciolse dal suo abbraccio, indossò la tunica di lino, si fece una treccia veloce, raccogliendo i fluenti capelli biondi e aprì lo scrigno dei suoi rimedi erboristici; forse ancora c’era una piccola scorta di ciò che cercava! Voleva preparargli una dolce sorpresa per la colazione.

 Stava appena albeggiando, era presto, avrebbe avuto tutto il tempo che le serviva. Trovò con soddisfazione una dose di ciò che le necessitava e si diresse in cucina.
Con qualche difficoltà riuscì ad accendere il fuoco nelle fornaci sotto i fornelli, poi si procurò un recipiente e un cucchiaio. Tra gli alimenti, che il giorno prima aveva portato Giglio Tigrato con suo marito Jeff, era rimasto del buon latte di capra, della farina di maisena e un favo di miele selvatico. Le uova c’erano in abbondanza e preparare un impasto morbido, da friggere in una delle padelle di rame appese al muro, non fu difficile.

 La cucina francese le piaceva molto e le crêpes che preparò, nonostante la mancanza del burro, vennero piuttosto bene. Usando ancora gli stessi ingredienti, mescolati con il miele e il suo ingrediente segreto, preparò una crema. Uno dei piatti più grandi, del servizio inglese di Lady Helen, fu perfetto per la portata. Fece colare del miele sul tutto e si voltò verso il tavolo che ancora non aveva apparecchiato. Non si era accorta che Killian, chissà da quanto, era appoggiato alla parete a  braccia conserte e gambe incrociate e la stava guardando con quel suo sguardo furbo e seducente, con il sopracciglio alzato ed il sorriso sghembo. Si trovò con il piatto in mano davanti a lui. La posa di Killian, vestito nello stesso modo della prima volta che si erano incontrati sulla Jolly Roger, a parte la mancanza del panciotto, le ricordò proprio quel momento. Lo stesso sguardo penetrante di quel giorno, nonostante la mancanza del trucco nero, la stessa postura. Quel giorno l’aveva guardata nello stesso modo, facendola sentire nuda. Era stato in effetti uno sguardo di desiderio sessuale, che in seguito le aveva confessato. Anche lei si era sentita attratta da lui, le si era risvegliato il sentimento vissuto anni prima e non voleva ammetterlo, pensando solo che fosse reciproca attrazione fisica. Non sapeva se fidarsi di lui, allora. Il Tenente Jones era diventato un “pirata” e non un pirata qualsiasi, bensì uno dei più temuti dalla Royal Navy. Un uomo freddamente scaltro, calcolatore e assolutamente senza scrupoli. Lo aveva visto comportarsi da “Capitano Pirata”, inveire contro i suoi uomini, ruggire ordini, schernirli ed intimorirli. Anche con lei, era stato rude in alcuni momenti e maledettamente seducente in altri.
 Non era riuscita a credere che, dentro il suo animo, fosse veramente così e aveva cercato nel pirata il giovane Tenente di cui si era innamorata anni prima. Quel ragazzo era ancora lì e lei era riuscita a tirarlo fuori dalla corazza che lo rivestiva.  Nel pirata c’era ancora il Tenente e nel Tenente conviveva anche il pirata.
 Arrossì guardandolo e ripensando all’eccitazione che le aveva procurato anche con il suo atteggiamento da pirata. Desiderò avvicinarsi a lui e strappargli di dosso quella camicia nera, scorrere le mani sul suo torace scolpito e villoso, baciare quel sorriso sghembo e seducente e poi …

Si rese conto di essere rimasta a guardarlo a bocca aperta e si vergognò del pensiero erotico che le stava passando per la mente, che diamine! Era una Principessa! Sua madre l’avrebbe rimproverata ricordandoglielo? Ma anche in Emma coesisteva un lato irruento.
 Non riuscendo a sostenere lo sguardo di Killian, gli lanciò un buon giorno e si voltò con il piatto in mano verso i fornelli. Lui le fu subito alle spalle.

 – Eviti il mio sguardo Swan? Ti ho colto in flagrante, volevi farmi una sorpresa?! Lo apprezzo molto! La casa è piena di questo delizioso profumo dolce … mmm … hai lo stesso profumo tra i capelli … cioccolato! Hai cucinato qualcosa al cioccolato?!

Emma non si voltò. Ad occhi chiusi, stava assaporando il contatto caldo del torace di Killian contro la sua schiena. Le  braccia di lui intorno alla sua vita, mentre le labbra percorrevano tutta la linea del suo collo da cigno, lasciato scoperto dalla treccia. Inclinò la testa, per lasciare che lui continuasse quella carezza sensuale e riuscì a rispondergli.

 – Una colazione francese degna di Paul, Crêpes au chocolat, ne avevo ancora un po’…

- Mmm … adoro questo odore su di te … ti caratterizza … hai aggiunto anche il tuo ingrediente segreto … cannella! Ho voglia di mangiarti Swan!

Scese con la mano sui glutei di Emma, sapeva che sotto la tunica non portava altro e la sollevò lentamente, carezzando l’esterno della coscia e ritornando alla rotondità dei glutei. La strinse più a sé e portò la mano sul suo davanti, cercando il morbido monte di Venere. Emma stava trattenendo il fiato, presa completamente dall’eccitazione che si stava riflettendo nella sua reazione fisica. Volle fare la preziosa e gli allontanò la mano, riportando al suo posto la tunica di lino. Si voltò verso di lui, che la guardava ancora con quello sguardo malandrino.

 – Ora fai il bravo bambino e fai colazione!

  - Mmm … non mi sento in vena di fare il bambino ora …

 - In effetti mi sembri più intenzionato a fare il pirata …

Killian si distaccò da lei continuando a guardarla intensamente, vide la sfida nei suoi occhi, mentre sorridendo si passava, inconsapevolmente, la punta della lingua sul bordo dei piccoli denti bianchi, guardandolo con uno sguardo che lui giudicò molto erotico. Emma si spostò verso il tavolo e vi si appoggiò con il bacino e le mani, continuando a guardarlo seducentemente.

– Swan! Tu! Tu vuoi che io mi comporti da pirata in questo momento …

 - Non oseresti …

Killian si morse il lato del labbro inferiore, mentre la osservava ammiccando.

– Ti piace la sfida Swan … ti conosco … e io le sfide le accetto. Credo che quel tavolo faccia proprio al caso nostro Tesoro. Mi ricorda la nostra prima cena insieme …

- Non so se è proprio un bel ricordo … “Tesoro”! Ti sei tagliato con un bicchiere, quella sera …

 - La colpa è stata tua Swan! Mi hai resistito e rifiutato, io sono un “gentiluomo” non ti  volevo forzare … ma non ero abituato ad essere rifiutato da una donna e c’ero rimasto parecchio male … Quindi … penso che … adesso mi vendicherò, come un pirata che si rispetti “deve” fare …

Le si avvicinò pericolosamente. Che aveva in mente? Come?! Vendicarsi?! Emma sgranò gli occhi, timore ed eccitazione stavano viaggiando insieme in quel momento. Si fidava di lui, non pensava che avesse intenzione di farle del male. Lui si accostava felino, gli occhi puntati nei suoi, non sorrideva, era arrogantemente serio … pirata.

– K … Killian?!

La prese per i fianchi e la mise seduta sul bordo del tavolo. Le tirò la tunica sulle cosce accarezzandole e le aprì di colpo le gambe, posizionandosi tra di esse, le prese la gamba sinistra dietro il ginocchio e la portò al suo fianco, mentre con sguardo duro e diretto, risaliva con la mano inanellata verso le sue natiche sode, per stringerle possessivo. Vide un lampo di insicurezza o timore nello sguardo di Emma. Si raddolcì e le sorrise.

 – Non sei più spavalda come poco fa Swan! Hai paura del pirata ora?

No, non aveva paura del pirata che era in lui, semplicemente lo stava desiderando lussuriosamente e se ne vergognava, ma anche lui era in preda ad un forte istinto lussurioso verso di lei.
Il desiderio prevalse sulla vergogna, afferrandolo per il colletto della camicia, lo accostò a sé e lo baciò con impeto e irruenza, lasciandolo senza fiato a rispondere con voluttà a quel bacio sensuale e passionale, ansimando l’uno sulle labbra dell’altra.

– Hai ragione! Ti voglio “molto” pirata … ora …

Velocemente gli fece scorrere le mani dallo scollo della camicia alla cintura, aprendo i piccoli bottoni neri e accarezzando quella pelle maschia e calda. Con impazienza e sguardo lascivo, tirò la cintura e la estrasse dalla fibbia, portò le mani alla patta dei suoi pantaloni di pelle e, decisa, gli aprì i bottoni liberandolo e accarezzandolo intimamente. Lui continuava a fissarla negli occhi, deglutendo e in evidente stato di eccitazione. La tenne per la vita e la reclinò sul tavolo, le slacciò il cordoncino della tunica, lasciandola con le rotondità dei seni svettanti, portò le labbra su di essi, solleticandoli e succhiandoli. I ciondoli della catena di Killian caddero sulla  bianca pelle, tra i suoi seni, Emma sentì che erano caldi del calore del suo corpo, gli accarezzò i capelli bruni, posò le mani affusolate sui suoi bicipiti, stringendoli, reclinò il capo indietro e si avvicinò maggiormente con il bacino al suo inguine, giungendo ad un invitante contatto intimo. Egli non la fece aspettare oltre e, con decisione e piacere reciproco, si spinse dentro di lei. La sentì sussultare e gemere alle sue sensuali e profonde spinte. Poi, all’improvviso, cambiò ritmo e lei lo seguì, languida, sciogliendosi e abbandonandosi completamente al piacere lento che le si stava irradiando in tutto il corpo. Per lui era lo stesso. L’amplesso diventò lento e dolce. La baciò sulle labbra e prima di raggiungere insieme l’apice, le sospirò a bassa voce:

- Ti amo Emma! Non posso essere più il pirata di prima … non con te … con te voglio essere  me stesso, voglio essere solo il tuo Killian!  

Lo zittì baciandolo ancora, finché lui uscì da lei e prendendola in braccio si sedette su una sedia, tenendola in grembo. Continuarono a baciarsi ancora, finché Emma non gli ricordò che doveva apparecchiare la tavola.

 – Credo che ora farò il “bravo bambino” e mangerò la tua deliziosa colazione! Tra un paio d’ore verranno i miei uomini per la riunione di partenza.  Presto riabbraccerai tuo figlio Love!

– E presto porteremo a termine anche la “missione Henry”! Potrai sapere se è il piccolo che cerchi da anni. Io sento che è possibile. Vedrai se somiglia alla madre e parlerai con l’altro prigioniero del Duca. Te lo porterò alla taverna da Angus e potrai chiedere le informazioni che vuoi. Ci accorderemo quando saremo arrivati.

Killian annuì e ambedue, ora affamati di cibo, si dedicarono ad “un’altra“ golosa colazione.

 
La ciurma del Capitano Jones arrivò verso le nove di mattina. Si sarebbero riuniti intorno al tavolo della stanza da pranzo. Il Capitano aveva già preparato, esponendole, delle carte geografiche. Emma aveva preparato una certa quantità di crêpes e pensò di offrirle a quei marinai poco abituati alla “dolcezza”. Gli uomini si disposero ai loro posti, mentre il capitano, in piedi, a capo tavola, iniziava ad illustrare il piano del viaggio. Emma entrò con il piatto di crêpes e l’intenzione di partecipare al discorso, in fin dei conti il viaggio lo aveva commissionato lei stessa, sotto la copertura di Lady Barbra. Killian le lanciò uno sguardo severo che lei non capì.

– Emma lasciaci soli per favore, sono cose da uomini, puoi tornartene in cucina, non stiamo facendo salotto per signore, anche se i miei uomini apprezzeranno le tue crêpes!

 – Cooosa?! Non stai dicendo sul serio, vero?

 Lui la guardò accigliato.

 – Devo ripetermi Swan? Obbedisci?!

 – Non ci penso affatto Killian! Cosa significa che sono cose da uomini?! Pensi che il cervello di una donna non sia capace di capire gli argomenti? Ho intenzione di partecipare e dire democraticamente la mia! Ho commissionato io il viaggio e non vedo perché non possa essere presente!

Killian alzò gli occhi al cielo

– Maledizione donna!

Aveva alzato la voce nei suoi confronti e visto che lei non si muoveva da lì, accigliato le andò incontro, l’afferrò per il braccio sinistro e se la tirò dietro raggiungendo la cucina. La guardò negli occhi infastidito, mentre lei ricambiava lo sguardo con sfida.

– Sei una donna veramente testarda Emma! Ti ho già detto sulla Jolly Roger di non contraddirmi davanti ai miei uomini! Inoltre sei insubordinata, mi devi rispetto come Capitano e come tuo marito!

– Credo che il rispetto debba essere reciproco Killian! Sia perché ho commissionato io il viaggio, sia proprio per il fatto che sono tua moglie e come tale dovrei sapere cosa fai o sbaglio?! Inoltre non mi piace che mi tratti in quel modo, né da soli, né davanti ad altri!

– Smettila Swan! Sono io a tenere il comando e sono abituato così, esegui gli ordini!

– Non eseguo nessun tuo ordine, non sono un tuo marinaio!

Doveva farla tacere, stavano alzando i toni e gli uomini nell’altra stanza stavano sentendo, inoltre non voleva dargliela vinta. La spinse verso la parete e la “punì” con un bacio irruento, premendole il corpo con il proprio. Lei lo allontanò con una spinta, guardandolo offesa. Killian ricambiò lo sguardo con il solito sopracciglio alzato e il sorriso sghembo.

 – Stai qui Swan!

Girò sui tacchi e tornò dai suoi uomini. Tutti erano in silenzio e lo guardavano contrariati. Jeff aveva una smorfia sul viso, tra la disapprovazione e il divertimento. Killian riprese il discorso e sollevando lo sguardo dalle cartine geografiche verso di loro, notò ancora il mutismo e gli sguardi in cagnesco.

– Si può sapere di grazia che accidenti vi prende? State ascoltando o cosa?

Rispose Jeff, staccandosi dalla parete dove era appoggiato a braccia conserte.

 – Credo che tutti siamo d’accordo che Emma debba essere presente Killian!

Max Brontolo aggiunse poi altro che il Capitano, da lui, non si sarebbe mai aspettato:

 - Non solo è tua moglie è anche la “nostra Principessa”, ci ha dato lei l’incarico … è gentile con tutti … anche con me che sono un “brontolone” …

Quello che lo meravigliò più di tutti, non per le parole, ma per il coraggio di proferirle, fu Eddy.

 – Non dovresti trattarla in quel modo, Emma non lo merita è come un angelo, con tutti, se la ami devi dimostrarglielo anche con il rispetto. Ha diritto di partecipare sia che sia una donna o un uomo. Ha carattere, è intelligente, è saggia. Magari può dire cose che possono essere d’aiuto!

Nicodemo non parlò, come suo solito, ma gli fece un assenso con la testa e, inaspettatamente, l’occhiolino.

Anche gli altri annuirono e acconsentirono verbalmente. Killian non poteva credere a quanto ascendente, Emma avesse su quei rudi uomini di mare. Li aveva conquistati fin da subito, solo con i suoi modi garbati, questo lo ricordava benissimo. Adesso tutti volevano che la Principessa fosse con loro. Killian sorrise, da una parte si sentiva sciocco, dall’altra era felice. Se si fosse dimostrato troppo tenero con Emma i suoi uomini avrebbero pensato che lo aveva proprio rammollito e per un Capitano Pirata, degno di tale ruolo, era un sacrilegio. Il fatto che fosse la ciurma intera a volere la presenza di Emma, gli dava la possibilità di favorirla, senza passare per un debole.

– Uomini! Vi rendete conto che vi state ammutinando al mio volere?!

 – Ma dai Killy, smettila con la sceneggiata e vai a chiamarla! Scommetto con chiunque che non vedi l’ora di averla qui tra noi!

Volpe di un Jeff! Killian sorrise, con lo sguardo furbo, verso il suo più vecchio amico, avrebbe vinto la scommessa anche questa volta! Non volle dargliela vinta.

– Beh! Lo faccio proprio per voi, visto che sentite tanto la sua mancanza!

Si diresse nuovamente verso la cucina dove era rimasta Emma. Non sapeva come l’avrebbe trovata, sapeva perfettamente di essere stato brusco, anche se aveva caricato la dose a uso e consumo per i suoi uomini. Lei era appoggiata al tavolo, con le braccia incrociate, in piedi, ancora con la treccia, i pantaloni con gli stivali ed il panciotto celeste su una camicia bianca. Lo guardava imbronciata e lui la trovò adorabile anche con quella espressione. Lei notò il suo imbarazzo, quando, come suo solito, si portò l’indice dalla guancia all’orecchio.

 – Emma … volevo scusarmi con te ed invitarti alla riunione, a quanto pare tutti la pensano come te, ho subito un vero e proprio ammutinamento!

– Se tu non mi vuoi, io non voglio esserci per forza!

Killian guardò verso la stanza dove li attendevano e abbassò la voce.

 – Come hai potuto credere un solo istante che non ti volessi al mio fianco?! Devo in qualche modo mantenere il mio ruolo da duro, non voglio sembrare  un debole!

Anche Emma abbassò la voce.

 – Sei uno sciocco Killian Jones! Poco fa mi hai detto che vuoi essere con me solo Killian, non ti rendi conto che lo sei anche per i tuoi uomini, pur senza dover  recitare una parte? Sii te stesso e basta! Comunque … anche io ho esagerato, lo riconosco, sono entrata in sfida come mio solito, ma credo che con te non ne ho nessun bisogno …

Killian scosse la testa accostandosi a lei fino ad annullare la distanza.

– Sei una donna meravigliosa Emma e tutti di là lo sanno …

Non riuscirono a non unire nuovamente le labbra, non poteva piovere a lungo nel loro Paradiso! 

Si presero per mano e tornarono dagli altri che, con loro sorpresa, li accolsero con un applauso. L’affetto che nutrivano per il Capitano e la sua sposa era sinceramente palese, per quegli uomini non potevano esistere Killian senza Emma ed Emma senza Killian.

Preso posto vicini, Killian ricominciò con le sue disposizioni.

– Partiremo tra cinque giorni. Tra oggi e domani quattro di voi si occuperanno delle scorte di acqua, Nicodemo dirigerà l’operazione, sta a lui controllare lo stato delle botti che prima andranno igienizzate. Jeff, tu ti occuperai di rimediare frutta fresca, chiedi a Giglio Tigrato se, con le altre donne, può dare una mano per la raccolta.

 – Non credo che ci saranno problemi, so che già stanno raccogliendo frutta per le nozze di Ala Grigia e Falco Graffiante …

- Bene! Si sposano finalmente quei due! Erano anni che il giovanotto si struggeva per lei, sono una bella coppia e Grande Aquila sarà orgoglioso del nuovo genero. A quando le nozze?

 – Mia moglie dice tra due giorni, prima della nostra partenza.

 – Uomini, avrete un’altra occasione per divertirvi! Torniamo a noi adesso! Eddy coordinerà le pulizie, fate il bucato dei vostri quattro stracci, delle lenzuola e battete bene i pagliericci, mi raccomando una strigliata come si deve per chi è “allergico” all’acqua dolce! A tal proposito vi ricordo che dall’ultimo attacco alla nave mercantile “Royal”, abbiamo conservato nella nostra stiva delle ottime, rare e costose barre da cinque libbre di sapone di Marsiglia. Se lo può usare quel bastardo di Guglielmo III, lo possono usare ancor meglio dei “bastardi pirati”, quindi fatene a pezzi una barra e ognuno prenda il suo pezzo di sapone!

L’idea di fare nuovamente le lavandaie e farsi un bagno, non era una grande prerogativa per alcuni di loro.

– Nooo!

– Di nuovo!

– Ma Capitano abbiamo lavato tutto prima di partire da Storybrook!

 - Il bagno io l’ho già fatto tre mesi fa …

– Ecco … appunto! Non vi pare l’ora di ridarvi una pulita?! Vi ho già detto che voglio uomini, non caproni sulla mia nave!

– Io non vedo perché il moccioso debba coordinare le pulizie!

Brontolo come suo solito aveva da borbottare più degli altri. Jack Spugna intanto si grattava la testa sotto il berretto di lana rosso.

– Eddy ha dimostrato di sapere come si tiene una nave! Nei giorni passati lui, da solo con Anton, ha saputo mantenere l’ordine come dico io, quindi Max vedi di collaborare o Eddy avrà il permesso di frustarti!

 – Cheeeh! Il moccioso a me non mi deve toccare!

– Gentile da parte tua a non volere che si prenda i pidocchi Max!

– Ecco chi me li ha attaccati allora!

Spugna, ancora grattandosi, era intervenuto incolpando del suo problema Brontolo. Tutti, tranne lui e Max, scoppiarono a ridere. Emma sorrise e pensò di aiutare i due marinai.

 – Signori, se avete questo fastidio, vi posso aiutare! Innanzitutto sarà necessario tagliare completamente i capelli, se abbiamo dell’aceto in cambusa vi laverete la testa con quello, dopo averlo riscaldato. Inoltre è fondamentale quanto ha detto Killian, battere bene i pagliericci e lavare con la liscivia i vostri abiti, l’infezione verrà debellata e nessuno avrà più il problema. Spugna, a proposito, il cappello sempre in testa non è consigliabile, se ti esponi al sole i pidocchi muoiono. In ogni caso per ora ti conviene seguire il mio suggerimento.

Spugna annuì con aria vergognosa, mentre Brontolo aveva ancora da ridire.

– Io vado d’accordo con i miei pidocchi! Non vedo perché mi devo tagliare gli ultimi capelli che mi restano.

– Sono sicuro che vai d’accordo con i tuoi pidocchi Max, visto che ti restano attaccati anche con la zucca mezza pelata!

La ciurma rise di nuovo all’ultima battuta del Capitano ma, contemporaneamente, si fece un certo spazio intorno a Spugna e Max.

 – Non voglio tornare su quanto ho detto poco fa, mi aspetto il vostro buon senso, seguire la buona forma è un modo per mantenersi in salute! Riguardo al viaggio, vi annuncio che ci riaccosteremo alla costa e risaliremo verso nord. La vicinanza alla costa ci servirà per inviare i piccioni di Emma, ognuno porterà il suo messaggio, se fossimo troppo lontani dalla costa, i volatili non ce la farebbero ad arrivare alla meta, poiché non avrebbero punti dove riposare. Quando saremo a Storybrook, Lady Barbra salderà il vostro compenso. Resteremo finché Emma non avrà sistemato i suoi affari e quando ripartiremo, cosa al momento imprecisa, oltre ad Emma  ci sarà un piccolo passeggero in più sulla nave. Prima di tornare a Neverland salperemo nuovamente per il Maine, dove Emma avrà dei documenti da ratificare. Se gli Alisei continueranno ad accompagnarci, come prevedo, arriveremo a Storybrook per la metà di Settembre. Ora, se non avete nulla da chiedere o da aggiungere, possiamo chiudere la riunione e avviare il da farsi.

Nessuno ebbe da ridire o da aggiungere alcunché e ognuno si avviò a svolgere la sua parte.
Rimasti soli, Killian si rivolse ad Emma. Le prese la mano destra e la portò alle labbra  baciandone il dorso.

 – Love, abbiamo celebrato la nostra cerimonia nuziale davanti a Dio, qui, in questo angolo di Paradiso Terrestre … mi hai detto quale era il tuo desiderio. Se anni fa il destino fosse stato diverso, probabilmente ci saremmo sposati nel Maine, nella chiesetta che volevi tu … vorresti … sposarmi nuovamente con il rito cattolico … dai tuoi genitori … quando avrai ratificato la separazione?

– Non ne sono sicura Killian, ti sto sperimentando come marito e in alcuni momenti non mi piace come mi tratti …

Killian era impallidito a quelle parole, non si aspettava assolutamente di sentire quanto Emma aveva appena detto. Era rimasto completamente senza argomenti. Guardando la sua espressione, Emma scoppiò a ridere e gli rifece il verso.

 – Killian “come hai potuto pensare un solo momento” che ti dicessi veramente di no? Diciamo che da “moglie pirata” che si rispetti, mi sono vendicata per poco fa!

Killian non disse nulla, si avventò sulla sua bocca e afferrandola per la vita, sollevandola da terra, la baciò con ardore.

 – Te l’ho già detto che sei un vero pirata Swan!  Uno dei lati del tuo carattere che amo.

Per Emma il pensiero era lo stesso nei suoi confronti, anche lei amava il pirata che si celava in Killian, faceva parte di lui. Il sereno brillava su di loro, illuminando la stanza, ma forse la luce in quella stanza era solo la proiezione dell’energia che sprigionavano con la loro unione …
 
***
 
Cornovaglia, tanto tempo fa …
Il sereno, infine, aveva deciso di squarciare le terribili nuvole tempestose che, con la pioggia battente, avevano sferzato il capanno da pastori, posto nella radura.
Cinque giorni, solo cinque miseri giorni, per risolvere quel maledetto imprevisto!
 Il suo migliore amico, Artorius, il bel comandante romano e ora sovrano acclamato dai tre popoli del Lago di Avalon, era “l’imprevisto”. Si era innamorato di Gwyneth e, in accordo con suo padre, tra cinque giorni l’avrebbe sposata. Cillian doveva correre a dirgli che non poteva, Gwyneth era sua da quattro anni e si erano promessi di passare il resto della loro vita insieme, uniti in matrimonio.

Appena finito il temporale, che li aveva accompagnati nella loro unione carnale, lì nel capanno, che era da tempo il loro rifugio d’amore, si erano rivestiti per andare ognuno dalla parte opposta. Separarsi era stato più difficile di ogni volta precedente, attratti l’uno dall’altra come calamite, si staccavano salutandosi e si rilanciavano in un ennesimo abbraccio. Erano spaventati dal fatto che se Cillian non avesse convinto Artorius, quel momento di passione carnale, che avevano appena vissuto, sarebbe stato l’ultimo e la loro vita sarebbe cambiata totalmente. Si promisero di incontrarsi la notte seguente. Se Cillian non fosse riuscito nel suo proposito, quella notte si sarebbe celebrato il fidanzamento della figlia del Capo Sassone Gandar con Re Artorius.

Il cavallo correva veloce, spronato dai colpi che Cillian gli infliggeva ai fianchi. Sembrava che tutto dovesse dipendere da quel cavallo e la rabbia di Cillian si rifletteva nell’irruenza che stava dimostrando nei confronti della povera bestia.

Oltre la collina apparve il villaggio. La torre del mastio svettava alta tra le mura che Artorius aveva fatto aggiungere per ampliare il forte, trasformandolo in un vero e proprio castello. Il sole era tramontato, ma ancora strie sanguigne apparivano tra le ultime nuvole dell’appena passato temporale.

Giunse, correndo, al castello. Scese velocemente e legò le briglie del cavallo ad uno degli anelli di ferro, posti appositamente alla parete esterna. Sicuro nel suo intento, con lunghi passi decisi, entrò nel corridoio che portava alla stanza delle riunioni, dopo aver salutato i due soldati di guardia. Bussò alla massiccia porta in massello, ornata di grosse teste di chiodi. La potente voce di Artorius lo ammise all’accesso. Entrò. Dal soffitto pendeva un lampadario di ferro, fatto con una ruota, retta da quattro catene che si riunivano in un vertice e si inserivano nel solaio. Lungo la ruota erano posizionate numerose candele che, accese, illuminavano la grande sala. Al centro campeggiava un’ enorme tavola rotonda, che circondava una pietra di una certa dimensione. La pietra in mezzo alla tavola era la stessa da cui era stata estratta la spada ondulata. Si notava, al suo disopra, la fessura che aveva custodito Excalibur. Una decina di seggi lignei erano disposti intorno alla tavola rotonda, uno di essi apparteneva a Sir Lancillotto, ossia il Primo Cavaliere del Re, lo stesso Cillian.

– Ti si vede finalmente amico mio! Vieni, vieni avanti! Brinda con me e fammi le congratulazioni!

Artorius, in compagnia di Valerius era particolarmente allegro, teneva un calice in mano e alzandolo verso Cillian lo invitava a partecipare alla sua gioia! Anche Valerius stava bevendo in un calice simile.

– Mescitoreee! Porta un calice a Messer Lancillotto! Questa sera si festeggia!

– Vedo che Valerius ti ha già detto dell’accordo con i Pitti, è quello che festeggiate, suppongo!

Artorius era euforico e non solo per il sidro che aveva in corpo, Cillian aveva capito bene quale era il motivo!

– Naah! Non potresti mai immaginare Cillian!

 – Noh?! Illuminami allora!

– Tra cinque giorni sposerò la bella figlia del capo dei Sassoni, Lady Gwyneth di Gandar! La più bella femmina che io abbia mai visto! Non vedo l’ora di tirarla fuori da quella tunica!

Come spesso faceva, Artorius, ridendo, si stava comportando da gradasso. A Cillian ribolliva il sangue nelle vene a sentirlo parlare in quel modo della sua Gwyneth!

– Scusami Artorius, ma a sentirti si direbbe che è solo un’altra preda da aggiungere alla tua numerosa collezione! O una merce da comprare! Bella è sicuramente bella, ma ne parli come se fosse un oggetto e ho sentito dire che non sia proprio la donna più docile del popolo dei sassoni, è una guerriera .

Artorius scoppio in una sonora risata e tracannò un altro sorso di sidro.

 – Ti sembro il tipo che si fa spaventare da una femmina focosa Cillian? Mi intriga anche di più una donna così! Bella e forte, di carattere! La perfetta regina per i popoli del lago, non ti pare?

Cillian non riuscì a rispondere, anche perché a pensarci bene, Gwyneth sarebbe stata veramente perfetta come regina. Ne aveva l’aspetto, il carattere, il cipiglio e l’umanità giusta per essere una grande regina.

– Un matrimonio ben poco romantico Artorius! Le hai parlato? Ha interesse per te? Non si può costringere una donna a sposarsi con un uomo, anche se questi è un re!

 – Ma si può sapere che ti prende Cillian, sei geloso di me amico?! Che storia è questa ora! Io sono il Re e ho chiesto la sua mano a Gandar, che me l’ha concessa dicendo che la figlia ne sarebbe stata onorata. Non sono un mostro, non voglio forzare nessuno. Si abituerà e un po’ di lotta tra le lenzuola, alla lunga le farà bene, nessuna si è mai lamentata!

Artorius scoppiò a ridere nuovamente, accompagnato da Valerius. Cillian non aveva nulla da ridere, era scuro in volto ed il suo stomaco si stava torcendo, all’idea di Gwyneth tra le lenzuola con il suo migliore amico e suo Re. Valerius bevve un ultimo sorso e si congratulò nuovamente con suo cugino, poi si congedò per andare a far visita alla sua fidanzata Elois che lo aspettava per cena.

Rimasti soli, tra Artorius e Cillian calò il silenzio. Il calice in metallo di Cillian era ancora pieno e il suo sguardo era chiaramente contrariato. Artorius posò il suo calice sulla tavola rotonda, affianco a quello lasciato da Valerius. Poggiò le mani sul bordo del tavolo, con le spalle atletiche appena incurvate. Guardò verso la pietra di Excalibur e in un tono completamente diverso da quello usato fino a quel momento parlò a Cillian.

– Sei il mio migliore amico Cillian … mi dispiace che non approvi, mi rendo conto anch’ io che sto correndo velocemente e non conosco bene Gwyneth. Non so quali sono i suoi sentimenti nei miei confronti ma, vedi … per quanto io pensi che sia perfetta per diventare la regina dei tre popoli, non è il vero motivo per cui la voglio sposare e non è per possedere un nuovo oggetto … ho intenzione di rispettarla come merita e di averla al mio fianco da pari. Il motivo vero è che … Cillian, dal primo momento che l’ho guardata in viso … io … io mi sono perso nei suoi occhi verdi … mi sono perdutamente innamorato di lei Cillian! Non ci credo neppure io, non mi era mai capitata una cosa del genere. Tu non puoi capire cosa provo per lei … e mi piacerebbe avere la tua benedizione. Sei un fratello per me e vorrei che tu fossi il mio primo testimone di nozze.

Il tono di Artorius era stato sommesso, non aveva nulla dell’arrogante, smargiasso condottiero romano. Era il tono appassionato di un uomo sinceramente innamorato che apriva il cuore ad un amico di cui si fidava. Cillian sentì il proprio di cuore andare a pezzi. Amava Artorius come un fratello e vederlo felice era una gioia, ma quella gioia era la morte per il sentimento che lui provava per Gwyneth. Capiva perfettamente i sentimenti del Re, li aveva provati anche lui, allo stesso modo, per la stessa donna … non si era più separato da lei, l’aveva amata, corpo ed anima, si erano appartenuti e giurato che sarebbe stato per sempre, anche oltre la vita, oltre lo spazio e il tempo. Come poteva dirlo ad Artorius? Inoltre se avesse impedito il matrimonio, avrebbe impedito che il popolo avesse la sua giusta Regina. Cosa poteva offrirgli lui? Una vita mediocre, all’ombra di Artorius? No, decisamente la cosa migliore per Gwyneth era sposare il Re. Era un bel giovane, l’amava, le avrebbe dato non solo se stesso ed il suo amore, ma l’avrebbe rispettata e condiviso con lei il trono. Artorius non era l’arrogante che mostrava all’esterno, Cillian lo conosceva bene. Decise che avrebbe rinunciato a Gwyneth per un bene superiore, per il bene dei tre popoli. Gwyneth e Artorius sarebbero stati perfetti.

 – Ti porgo le mie congratulazioni Artorius e ti do la mia benedizione per questo matrimonio che sicuramente porterà maggiore accordo tra la popolazione.

Si guardarono negli occhi e si scambiarono un abbraccio di maschia amicizia. Il giorno seguente si sarebbe celebrata la festa di fidanzamento ufficiale e Cillian da primo testimone, sarebbe dovuto essere al fianco del futuro sposo. Gli si strinse il cuore in petto, nel dover rispondere che accettava quella richiesta. Sarebbe stato il testimone del matrimonio della donna che amava, con un altro uomo.

Uscito dalla fortezza, riprese il cavallo e lo spronò nuovamente alla corsa, gridandogli contro, più per la voglia stessa di urlare la sua rabbia che per spronare il cavallo. Si riportò nel bosco e scese dalla sella. Aveva voglia di urlare e piangere. Si appoggiò con le mani al tronco di una quercia e vi posò sopra la fronte. Non poteva essere vero quell’incubo!

 - Noooh! Noooh! Nooooh!

La rabbia contro il destino prese il sopravvento e iniziò a tirare pugni sempre più forti al tronco della grossa quercia. Il dolore nel cuore era più forte di quello alle nocche.

– Nooooooh!

Un ultimo sinistro dato con forza maggiore e …

-Aaaargh!

Si appoggiò con la schiena al tronco, scivolando a terra, tenendosi la mano sinistra con la destra. Si era procurato una terribile frattura a quella mano, ma anche la destra aveva le nocche sbucciate e sanguinanti. Entrambe le mani perdevano sangue e finalmente sentiva un dolore che riusciva a distrarlo da quello che gli attanagliava il cuore.

Non poteva restare lì. Sentì un richiamo partire dal centro del petto. Il capanno! Doveva correre al capanno! L’appuntamento con Gwyneth era per la sera dopo, ma non era riuscito a bloccare Artorius, anzi gli aveva dato infine la sua benedizione. Gwyneth l’indomani si sarebbe ufficialmente fidanzata con il Re e non avrebbero potuto vedersi, ne quella sera ne mai più, almeno non per conto loro! Ogni fibra del proprio essere stava sentendo, in quel momento, la voce del suo amore che lo chiamava, i suoi sensi erano completamente all’erta, nonostante il dolore alla mano sinistra ed il dolore per l’imminente distacco dalla sua amata. Era sicuro che lei fosse al capanno, era sicuro! Montò a cavallo stringendo i denti per le fitte alla mano. Tirò le briglie verso destra, colpì ai fianchi il cavallo con i talloni e si diresse alla radura.

Una fioca luce filtrava tra le tavole che componevano le pareti del capanno. Scese dal cavallo e, con il cuore in gola, si accinse ad aprire la porta. Gwyneth, seduta davanti al camino acceso, saltò in piedi e gli corse incontro gettandogli le braccia al collo. Non si vedevano da tre ore e gli sembravano secoli. La strinse a sé, ignorando il dolore della frattura e fusero le loro labbra in un bacio avido. Si distaccarono e lei, facendo scorrere le mani sulle sue muscolose braccia, giunse a prendergli le mani, facendolo gridare per il dolore.

 – Amore che ti è successo?! Numi del cielo! La tua mano è terribilmente gonfia e livida! Cillian le ossa sono spezzate! Lui ti ha fatto questo?! È un mostro! E noi lo abbiamo fatto diventare Re?! Abbiamo fatto una grossa pazzia!

 – No! No, Gwyneth, non è stato Artorius! Lui non lo sa nemmeno! Sono stato io stesso …

 - Come?! Che dici Cillian?!

 – Ho preso a pugni una quercia per la rabbia!

 – Che?!

 – Perdonami amor mio! Sono andato da lui per parlargli e ho scoperto che ti ama veramente! Sono morto di gelosia a sentirlo parlare di te e a pensare che ti vuole … Ma quando mi ha fatto rendere conto che tu sei la persona perfetta per essere la regina dei tre popoli, ho capito che per tè sono solo un intralcio inutile! Io non potrò darti mai onore e ricchezza, non saresti regina di un popolo, ma solo del mio cuore. Ho capito che la cosa migliore per la nostra gente e per te è che tu sposi Artorius!

 – Nooh! Nooooh! Che stai dicendo?! Hai deciso per me?! Che ne sai di cosa penso sia meglio per me?! Io voglio l’uomo che amo e che mi ama, voglio te Cillian e nessun’altro. Per quanto degno di stima, valoroso e onesto, io non amo Artorius. Dovevi dirgli la verità, io non potrò farlo da sola!

 – Non posso Gwyneth, io devo rinunciare a te e tu dovrai rinunciare a me! Imparerai ad amare Artorius, è un uomo eccellente …

Gwyneth piangeva in modo convulso, sembrava non riuscire a respirare.

 – Non voglio! Non voglio rinunciare a te Cillian …

Era scivolata in ginocchio davanti a lui, si reggeva il petto all’altezza del cuore, stava battendo all’impazzata, stava scoppiando e non poteva fare altro che piangere e singhiozzare tra i capelli scompigliati, lunghi e biondi che le ricadevano sul seno. Cillian si inginocchiò davanti a lei. Non poteva vederla piangere! Il dolore si sommava al dolore a vederla così! Cercò di essere forte per entrambe. Le accarezzò il viso con la mano destra. Cercò con difficoltà di abbracciarla e le posò un bacio sulla fronte. Lei lo respinse con le mani, allungando le braccia e tirandosi in piedi.

 – No! Non toccarmi!

Gwyneth alzò fiera e orgogliosa la testa, era una vera guerriera! Eretta e fiera, in mezzo  a quel capanno, vestita dei suoi panni maschili di sottile pelle di daino, si asciugò le lacrime col dorso delle mani. Scosse la testa, mandando indietro i lunghi capelli, con un movimento fluttuante. Lo guardò dritto negli occhi, cercando di trovare un’espressione di freddezza regale, per non vacillare davanti al bel volto dell’uomo che amava con tutta sé stessa, per non spezzarsi del tutto, dinanzi ai suoi occhi del colore del cielo e del mare. Quegli occhi che l’avevano attratta fin dal primo momento in cui si erano incontrati con i suoi.

Lui si avvicinò di un passo.

 – No Cillian! Non ti avvicinare e non mi toccare! Sono la promessa sposa del Re! Tu lo hai deciso, come lo ha deciso mio padre al mio posto. So qual è il mio dovere. E il mio dovere è la fedeltà all’uomo che sarà mio marito. Non ci incontreremo mai più da soli, manterremo le distanze, nessuno dovrà sapere di noi, di quello che c’è stato, soprattutto colui che diventerà il mio sposo ...

 – Gwyneth ricordati che io ti amerò per sempre, ti ho promesso …

 - Ci siamo promessi tanto … ma la prima promessa già sta morendo Cillian e con lei dovrà morire anche il nostro amore!

 – Lascia che io ti possa baciare un’ultima volta Gwyneth …

 - No!

 – Un’ultima carezza sul tuo viso amore mio …

 - No, nooh!

Non riuscì a mantenere la freddezza che voleva dimostrare e i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime. Lui cercò ancora di avvicinarsi e portarle via quelle lacrime dalle guance arrossate. Velocemente Gwyneth gli passò di fianco e si diresse alla porta. Sull’uscio si girò a guardarlo un’ultima volta dicendogli:

 - La tua mano Cillian … ha sicuramente quasi tutte le dita spezzate, vai subito dal Druido Merlin, ti farà male, ma ti aiuterà, o non potrai più usarla.

Cillian non ebbe il tempo di risponderle, poiché lei era già sparita nel buio per andare al suo cavallo e tornare al villaggio sassone. Gwyneth aveva ragione su tutto, lui aveva rinunciato a lei e lei ovviamente ora doveva eseguire il proprio dovere. Aveva ragione anche in merito allo stato della sua mano. Sarebbe andato dal vecchio Druido. Anche se ormai era buio, il buon uomo non avrebbe avuto difficoltà ad aiutarlo, era un eremita, uomo votato alla preghiera ed alla medicina, amava la natura e venerava gli alberi. Una volta gli aveva confidato che se fosse morto, avrebbe voluto rinascere sotto le sembianze di un grande fronduto albero. Era un po’ pazzo Merlin! Credeva fermamente che l’anima potesse viaggiare nel tempo e nello spazio, ricomparendo nel corpo di un animale, una pianta o in un corpo umano, se ricompariva nelle sembianze umane, il suo destino era di continuare ciò che, in precedenza, non era riuscita a realizzare. Cillian in quel momento pensò che, se fosse stato possibile, un giorno, ritornare in un altro corpo, avrebbe cercato per tutta la vita l’anima di Gwyneth e allora sarebbe stata solo sua. In fin dei conti glielo aveva promesso “oltre la vita e la morte, oltre lo spazio e il tempo” e lei lo aveva promesso a lui. Si sarebbero ritrovati sempre!
 

Sul vecchio tavolo di legno grezzo, una serie di piccole stecche e lacci di cuoio attendevano di essere usate. In una ciotola di terracotta, poggiata affianco, stavano macerando, in un liquido alcoolico, delle foglie di un’erba medicinale.
L’anziano uomo canuto scuoteva la testa, guardando la mano gonfia e livida del bel giovane seduto a torso nudo su un panchetto difronte a lui.

 – Figliolo, puoi dirmi la verità, questa non è opera di una caduta da cavallo. Con chi ti sei azzuffato in realtà? Hai dato dei pugni molto violenti … eri parecchio arrabbiato!

 - Se ti dicessi chi ho picchiato non ti farebbe piacere …

 - Non dirmi che hai picchiato un povero albero indifeso?!

La perspicacia di Merlin era fuor di dubbio per Cillian. Lo conosceva da anni, fin dall’infanzia e lo ricordava sempre così, con  barba e  capelli lunghi, canuti. Si era sempre chiesto quanti anni avesse il saggio Druido e chiedendo ai più anziani del villaggio, tutti gli avevano risposto che lo ricordavano così fin dalla loro infanzia. Era forse immortale quel sant’uomo? Viveva da eremita in una casa di pietra tra il villaggio dei Sassoni e quello dei Celti. Tutti si rivolgevano a lui, anche i Pitti. A chiunque dava risposte e rimedi, senza volere nulla in cambio e ottenendo da tutti qualcosa. Viveva in povertà, ma a chi lo cercava, oltre ai rimedi, aveva sempre da offrire qualche focaccia e da bere una buona tisana.

– Cillian, non devi prendertela con gli alberi, se hai pene d’amore, ti ho già detto che negli alberi dimora sempre l’anima di qualcuno!

 – Chi ti ha detto che ho preso a pugni un albero e per pene d’amore?

– Vivo da eremita Cillian, ma giro spesso per il bosco in cerca di erbe medicinali. Quattro anni fa, incontrai nel bosco una bella giovane dai capelli biondi, che cercava erbe cicatrizzanti. Era la figlia di Gandar, il capo dei Sassoni. Mi disse che un suo amico aveva appena ucciso un grosso lupo e la bestia era riuscita a procurargli dei profondi graffi sul torace. Se non sbaglio, quelle cicatrici che ti vedo sul petto sono graffi di lupo!

Cillian si portò la mano destra verso l’orecchio e poi la passò tra i capelli lunghi e selvaggi, fino dietro alla nuca, distogliendo lo sguardo dal vecchio e guardandosi intorno con un leggero sospiro. Merlin sorrise, sapeva riconoscere i segni dell’imbarazzo del giovanotto e senza parlare, con il linguaggio del corpo, gli aveva confermato quanto egli aveva appena proferito.

 – Si direbbe che la vostra amicizia è diventata col tempo qualcosa di più profondo! Quello che non so è perché tra cinque giorni celebrerò il matrimonio di Gwyneth con Artorius invece che con te! È questa la rabbia che ti ha portato a cercare un dolore diverso da quello che avevi nel cuore, sbaglio ragazzo mio?

Merlin non sbagliava, aveva capito tutto! Cillian trovò in lui un confidente e un amico prezioso. Gli raccontò di come erano andate le cose e di come, dopo tutti i progetti suoi e di Gwyneth, Artorius fosse arrivato per primo a chiedere la mano della giovane e a quanto pareva era già andato anche da Merlin per chiedergli di celebrare le nozze. Il vecchio Druido lo lasciò parlare, mentre pian piano gli medicava le ferite alle mani. Parlando Cillian non si stava accorgendo del dolore alla mano fratturata. Merlin aveva dovuto bloccare ogni dito fratturato con le stecche di legno che teneva sul tavolo; lasciando dei piccoli impacchi di erbe cicatrizzanti, aveva bloccato le stecche con strisce di cuoio, poi, usando una tavoletta da mettere sotto la mano, aveva fasciato il tutto con bende di lino.

 – Vedi figliolo, la tua mano guarirà, ma non sarà più quella di prima, le dita saranno più nodose. Lo stesso, un cuore che ha trovato l’amore, se lo dovesse perdere, potrà guarire come questa mano, ma le cicatrici del vuoto che l’amore ha lasciato, saranno sempre un ricordo di quell’amore. Più profondo è l’amore e più saranno evidenti le cicatrici. Il tuo cuore non sarà più quello di prima. Sta a te non farlo indurire e lasciarlo aperto ad un nuovo amore.

– Nessuna sarà mai come la mia Gwyneth …

 - Se vuoi posso leggere per te il futuro Cillian, nelle stelle il destino di ogni uomo è già scritto.

Il Primo Cavaliere temeva di sentire cosa le stelle avrebbero detto, ma lasciò che Merlin, dopo aver finito la medicazione, lo portasse fuori a vedere le stelle. Il vecchio prese una bacinella di terracotta, vi mise dell’acqua, versata da una brocca e aspettò che diventasse quieta. Fece toccare la superficie dell’acqua a Cillian. L’acqua ebbe appena un tremolio e le stelle che brillavano in cielo si riflessero sul piccolo disco idrico. Sembrò che ad un certo punto cambiassero posizione. Merlin introdusse le mani nell’acqua, chiuse gli occhi e quando li riaprì si vedeva solo il bianco della sclera. Un brivido gelido corse per la schiena del giovane. Merlin iniziò a parlare, non sembrava la sua voce, non muoveva le labbra, ma la voce veniva dalla sua bocca.

– L’uncino incontrerà il cigno molte volte e, quando saranno insieme, con il loro amore cambieranno il destino della terra dove si troveranno. Il grande cigno volerà alto e guiderà verso l’amore, nel tempo e nello spazio, oltre le vita, oltre la morte.

Un altro brivido percorse la schiena di Cillian, riconoscendo la promessa che si era scambiato con Gwyneth, come faceva a saperlo Merlin?

 – L’uncino e il cigno sono destinati a ritrovarsi sempre.

Detta l’ultima frase, Merlin richiuse gli occhi, quando li riaprì erano ridiventati normali.

 – Ti ho detto qualcosa di utile figliolo?

 – Non lo so Merlin, spiegami cosa volevi dire?

 – Cillian io non so cosa ti ho detto, non ricordo mai nulla dopo, dimmi tu, posso provare a capire.

Cillian pensò che non fosse il caso di sfidare il destino, non gli disse nulla, non voleva confermare che aveva ripetuto la sua promessa a Gwyneth. Ringraziò il saggio Druido e si ravviò verso il villaggio. Ciò che sapeva era che non avrebbe mai dimenticato Gwyneth e non l’avrebbe avuta in questa vita. Non poteva restare, non poteva viverle vicino senza poterla sfiorare. Doveva andar via, lontano, lo avrebbe fatto presto. Ora doveva mantenere la promessa fatta ad Artorius, essere suo testimone di nozze.
 
***
 
Neverland MDCCXXVI

 - Ma queste nozze del Capitano con la principessa …  saranno valide secondo te?

Max e Anton, inginocchiati difronte ad un catino con una tavola inserita, stavano eseguendo gli ordini del loro Capitano e, da brave lavandaie, con il loro pezzo di sapone di Marsiglia, stavano facendo il bucato e spettegolando.

 – Cosa vuoi che ne sappia amico?!

– Ma dai! Che ti chiamano a fare “Prete”? Non ti intendi di queste cose? Se la principessa è maritata con il Duca, mi sembra strano che si sia potuta maritare anche con il Capitano, dovrebbe essere separata o no?

 – Senti Brontolone, a me “Prete” me lo ha affibbiato Killian per il crocifisso che porto sempre al collo! Che accidenti vuoi che ne sappia di matrimoni, io non mi sono mai sposato! Mia sorella s’ è sposata quello scemo di mio cognato, ma lo ha fatto in Irlanda, davanti ad un prete e ha dovuto firmare delle carte con il marito, degli atti legali …

 – Ma credi che il prete sia come lo sciamano?

 – Non ne ho idea, se il Capitano ha fatto così, sarà giusto così! Comunque si comportano da marito e moglie mi pare!

 – E a me pare che da “brave lavandaie” vi state impicciando troppo di affari che non vi riguardano e spettegolate!

Jeff era appena arrivato, con un altro bel carico di bucato da fare e aveva sentito buona parte della conversazione.

 – Emma ha ottenuto la separazione, da quanto ne so io! Lei e Killian vogliono rendere valido il loro matrimonio legalmente. Quindi, lasciamoli stare in santa pace, sono adulti, mi pare e vedere Killian finalmente felice, non mi sembra che dispiaccia a qualcuno, sbaglio?

 – No non sbagli Fox, solo che da quando ha conosciuto Emma, è più fissato di prima con queste pulizie e con il lavarsi, ci sta trasformando in “mammolette”!

 – Non è un fissato! Si preoccupa per la nostra salute, lo ha spiegato bene ieri mattina e anche Lady Emma lo ha confermato! L’igiene aiuta a mantenersi in buona salute, l’ho letto su uno dei libri di Killian!

Eddy era intervenuto a difesa del Capitano e dei suoi ordini, in fin dei conti la responsabilità sull’igiene l’aveva data a lui.

 – Eccolo qua! È arrivato il “cocco” del Capitano! E da quando leggi i suoi libri?

Il ragazzo arrossì alla domanda di Max, ogni tanto prendeva un libro in prestito dalla libreria di Killian e quei giorni, che era rimasto solo con Anton a bordo, aveva letto parecchio, Killian non lo sapeva nemmeno! Doveva dirglielo, si sarebbe arrabbiato?

Tra chiacchiere, risa, scherzi e bestemmie, finirono i loro compiti. Quando tutto sarebbe stato asciutto avrebbero riordinato nelle cuccette. Nico e Moscerino arrivarono intanto con il primo carico d’acqua, un altro carico sarebbe bastato. Il giorno dopo avrebbero finito i preparativi e la sera avrebbero partecipato alle nozze della bella Ala Grigia con Falco Graffiante.
 
 
La discesa, dalla casa di Killian alla spiaggia di sabbia, era abbastanza ripida e il Capitano, in quegli ultimi dieci anni, aveva costruito, con i suoi uomini, una scala di legno che zigzagava lungo il pendio, fino ad arrivare alla spiaggia. Quel pezzetto di costa era incastonato tra due muri naturali di roccia, che la riparavano e consentivano la privacy a colui che l’aveva eletta a sua proprietà.

Emma e Killian scendevano per quella scala parlando e ridendo. Killian portava sulla schiena una gerla di vimini intrecciati, con dentro del cibo, una stuoia, un paio di lenzuola di lino,  un retino e una fiocina.

Il piccolissimo golfo era uno degli angoli di quel Paradiso, che Killian voleva mostrare ad Emma. Sarebbero ripartiti due giorni dopo e sembrava non esserci abbastanza tempo per godere, ancora, di quella meraviglia di Dio che era l’isola di Neverland.

Fece fermare Emma lungo la scala, per farle riempire gli occhi di quei colori meravigliosi. Tra il verde intenso della fitta e lussureggiante vegetazione, si vedeva la striscia bianca della finissima sabbia e, nei punti rocciosi, più profondi, si intravvedeva il fondale, attraverso l’acqua cristallina, limpida. Le sfumature, dal verde chiaro, all’azzurro, al blu intenso, erano risaltate dalla luce intensa del sole. Emma rimase senza fiato, provando una pace interiore fortissima. Killian era al suo fianco e la guardava sorridendo. Il sole evidenziava anche la limpidezza dei suoi occhi azzurri e quando lei si voltò verso quegli occhi, pensò che completavano il miracolo di Dio su quell’isola. Abbassò le palpebre e le lunghe ciglia ombreggiarono i suoi occhi verdi, si avvicinò al suo amato, portandogli la mano alla guancia sinistra, lo accarezzò con tenerezza. Killian inclinò la testa e lentamente, guardandosi in quelli che erano lo specchio delle loro anime, unirono le labbra. Chiudendo quegli specchi, si assaporarono con tenerezza e gioia.

Completarono la discesa verso la spiaggia. Distesero la stuoia, abbastanza ampia da ospitare entrambe. Potevano denudarsi, senza essere visti da occhi indiscreti e lo fecero. L’acqua era così invitante e pura che non si trattennero dal tuffarsi e nuotare. Riemersero, si avvicinarono l’uno all’altra, ridevano, si baciavano, ridevano ancora. Killian propose un’immersione più profonda verso gli scogli, lì dove i coralli costruivano le loro colonie e dove si poteva vedere la fauna di gamberi, granchi e piccoli pesci variopinti. Emma lo seguì e poté vedere anche quell’ennesima meraviglia. Immersa nell’acqua, i suoi capelli biondi le ondeggiavano lunghi e fluenti intorno al viso e al seno candido, a Killian sembrò una sirena e pensò che se veramente le sirene fossero esistite, belle anche solo la metà della sua adorata sposa, avrebbe capito il perché i marinai le seguivano fino infondo agli abissi.

Stavano finendo l’aria, non potevano andare oltre quell’apnea e Killian prese per mano Emma ritornando in superficie. Ripresero fiato, si sorrisero e si ritrovarono a desiderarsi. Si avvicinarono fino ad annullare completamente la distanza tra i loro corpi nudi, i loro capelli ora erano incollati alla fronte, per Killian e lungo le spalle per Emma. Si abbracciarono tra le onde, si baciarono ancora e, cullati dalla marea, si unirono in un amplesso piacevolissimo. Rimasero per un tempo apparentemente infinito a godere l’uno dell’altra, galleggiando tra le carezze dei flutti. Ambedue erano parte integrante della bellezza incontaminata di quella natura che li circondava, sembrava che Dio li avesse creati per completare la sua opera, un nuovo Adamo, una nuova Eva …

Erano solo loro due, nella pace del Paradiso Terrestre. Il sereno dopo la tempesta.

Killian non poteva essere come Cillian, Emma non poteva essere come Gwyneth …
 
 
 
Angolo dell’autrice
Che dirvi? La frase “Dopo la pioggia torna sempre il sereno”, mi è cara. Mi ricorda una persona che ho molto amato e che mi ha voluto bene. Era il suo incoraggiamento quando attraversavo un momento difficile. Lo è stato fino alla fine, anche quando un brutto male lo stava portando via …
La vita è così … Non dobbiamo mai buttare la spugna e non solo perché può servire a raccogliere qualche lacrima. Va bè! Basta così!
 I nostri eroi si amano alla follia, combatteranno, perché l’amore ne vale la pena. Come vedete anche nel telefilm di pene ne hanno di tutti i colori, vedremo che succederà questa sera.
 Dovrei postare per domenica prossima, anche per me pare tornato il sereno dopo un periodo di grande tensione.
Ringrazio sempre chi vorrà leggere e chi avrà voglia d lasciare un commento e parlarmi dei sentimenti provati nella lettura. Un grazie speciale ai miei recensori più affezionati, che non mancano mai di farmi sapere i  loro pareri.
Auguro a tutti di trascorrere un buon I Maggio, soprattutto non piovoso come dalle mie parti!
Un bacione dalla vostra Lara

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Capitolo 28
*** Sacrificio d'amore ***


XXVIII Capitolo
Sacrificio d’amore
 
 
Cornovaglia, tanto tempo fa …

Piccole onde increspavano l’acqua. La luna piena si rifletteva tremolante su quelle onde. Il remo fendeva l’acqua, mentre la barca veniva spinta in avanti. Le luci sfavillanti, delle fiamme delle fiaccole, duplicavano il loro bagliore, rispecchiandosi su quell’instabile lastra, blu come la notte. Dal corteo di barche, si udiva  provenire una dolce musica di flauti e lire.

La sposa giungeva dal lago. La sua barca scivolava piano sulle acque calme di Avalon.
Due occhi azzurri, il cui colore era rabbuiato dalla notte e dalla tristezza, la guardavano dalla riva opposta, sul molo dove era attesa. La vide, eretta e altera, in piedi sulla barca. Non vacillava. Regalmente sicura di sé, manteneva l’equilibrio, ormai consapevole del suo destino. Una corona di fiori adornava il suo capo e boccoli biondi, dei suoi lunghi capelli, le scendevano sulle spalle e sul seno.

Sotto il cigno in volo, che teneva artigliato un bastone uncinato, scolpito in rilievo sull’armatura argentea del Primo Cavaliere del Re, un cuore accelerava i suoi palpiti. Il giovane dagli occhi azzurri pensò che fosse strano quel palpito, credeva che non l’avrebbe mai più sentito, poiché quel cuore si era spezzato cinque giorni prima, ma quella dolce visione gli riportava la luce, ogni volta che il suo sguardo si posava su di lei e quel cuore, apparentemente morto, tornava a pulsare.

La sua Dea arrivava dal lago, come dall’ acqua l’aveva vista uscire la prima volta che l’aveva incontrata. Celestiale, indimenticabile immagine, fulgida nella sua bellezza e nel suo ricordo.
 – Hai mai visto qualcosa di più bello amico mio?!
 – No Artorius, la tua sposa è la rappresentazione di una dea per la sua bellezza …
 - Lo penso anch’io Cillian, non mi sembra vero che tra poco quella dea sarà mia …
 - Sei un uomo fortunato Artorius e lei sarà la tua degna Regina.
 – Una donna così è lei che ti rende re, anche se non lo sei, mio caro Messer Lancillotto!

Cillian Flinth Jones, detto Lancillotto, Primo Cavaliere di Re Artorius, non rispose. Rimase impassibile, nella sua corazza argentea, con le ampie spalle coperte dal mantello del colore dei suoi occhi. Un colore che gli aveva suggerito la donna che lo aveva fatto sentire un re. Una donna che, nonostante il suo aspetto delicato, era forte, combattiva, coraggiosa e d’incantevole bellezza. La stessa donna che vedeva arrivare verso di loro.
 
Guardò i fiori tra quei capelli di sole, capelli che risplendevano anche sotto i raggi della luna. Quante volte lui le aveva posto fiori tra di essi, lì lungo il lago, nel punto dove si erano visti la prima volta, là dove il lago s’ insinuava tra le rocce e accoglieva l’acqua spumeggiante di una piccola cascata. Quante volte, sdraiati su quel prato, nascosti dalle siepi, l’aveva guardata, abbandonata sull’erba, le aveva accarezzato il viso, i capelli e li aveva ornati dei piccoli fiori che aveva raccolto per lei. Quante volte avevano riso insieme, rotolandosi abbracciati nell’erba, fingendo di lottare e quante volte la lotta era diventata passione sfrenata, iniziata dal contatto delle labbra, delle mani avide che avevano esplorato impudiche sotto i vestiti, dalla bramosia di toglierli. Quante volte, dal loro angolo di Paradiso, erano fuggiti verso il capanno per lasciarsi andare al fuoco di quella passione, che li bruciava nella stessa fiamma. Quante notti avevano poi dormito sfiniti, l’una nelle forti braccia dell’altro e quante volte avevano ricominciato, prima di lasciarsi, prima di tornare nei propri villaggi. Quante volte l’aveva guardata dormire sul suo petto, le aveva sfiorato dolcemente la schiena nuda, l’aveva avvolta nel suo abbraccio, l’aveva scaldata possessivo e protettivo, pensando e riflettendo sui modi per realizzare il loro sogno d’amore. Quante volte le aveva poi posato un bacio sulla fronte candida e lei, svegliandosi e trovandolo già pronto all’amore, lo aveva a sua volta posseduto, creando quella magia del piacere, con il suo candido corpo che, nel ritmo dell’amplesso, lo aveva fatto sentire il re del mondo e non più un umile pastore Celta. Quante volte le aveva cercato con le labbra il seno, tra i lunghi capelli che lo celavano alla sua vista, lo aveva accarezzato e lo aveva visto crescere tra le sue mani, nei quattro anni in cui avevano vissuto il loro sogno, poco più che adolescenti all’inizio e pian piano divenuti un uomo e una donna …
 
La prima barca toccò il molo e si spostò lateralmente per consentire alla seguente, quella con la Principessa Gwyneth a bordo, di ormeggiare con sicurezza e far scendere la sposa. Cillian vide la mano di Artorius offrirsi a quella candida di Gwyneth. Lei pose la sua, delicata, in quella, forte, del suo futuro marito che, con un inchino, l’accolse baciandone il dorso.
 
 Le sue mani … le sue mani …

 Cillian ricordò la prima volta che quelle delicate dita femminili si erano posate su di lui. Una scossa gli aveva attraversato il torace a quel contatto, forse lei non lo aveva avvertito, impegnata com’era a medicargli i profondi graffi che un enorme lupo gli aveva inferto sui pettorali scolpiti e villosi, prima di essere ucciso. Ma quando lo aveva dovuto abbracciare, per cingergli il torace con le fasce di stoffa a bloccare il medicamento, si era resa conto della troppa intimità e guardandosi negli occhi, così vicini, facendo incontrare il suo verde prato con l’azzurro cielo del giovane, aveva sentito anche lei una freccia trafiggerla irrimediabilmente nel cuore e nell’anima. Si erano appartenuti da allora e le loro anime si sarebbero appartenute per sempre, lo avevano promesso, oltre lo spazio ed il tempo, oltre la vita, oltre la morte.
Nulla era più così ora. Sapeva che l’avrebbe amata per sempre, come sapeva che non sarebbe riuscito a starle vicino senza sfiorarla.
 
Si inchinò alla coppia regale, porgendo i suoi omaggi alla futura sposa. Gwyneth avrebbe voluto vedere ancora l’azzurro del suo sguardo, ma lui, pur omaggiandola, non alzò gli occhi verso il suo viso, lei lo notò e capì, non ce l’avrebbe fatta e forse non ce l’avrebbe fatta neanche lei perché, in quel momento, tutto il suo autocontrollo stava vacillando, gli sarebbe corsa tra le braccia, gli avrebbe portato le sue al collo, avrebbe baciato quel suo sorriso sghembo e avrebbe gridato a tutti che era lui il suo amore, l’uomo che voleva per il resto della sua vita ...

Tutto rimase statico tra loro. Frammenti di ricordi passarono nella mente di Gwyneth, nell’ultimo lei gli diceva che avrebbe fatto il suo dovere, avrebbe sposato l’uomo che altri avevano deciso per lei e loro due non si sarebbero più visti, non da soli. Non guardarsi era un modo per non vedersi. Era un modo per non dirsi “Ti amo”, per non dirsi: “Continuerò ad amarti per sempre”.
 
Si riformò il corteo con i parenti della Principessa, suo padre Gandar e sua nonna Reissa dietro gli sposi. La madre era morta molti anni prima, non aveva avuto sorelle o fratelli. Era sempre stata la luce degli occhi per suo padre, che l’aveva sempre amata e rispettata, crescendola come un guerriero, mentre sua nonna aveva cercato di darle quella femminilità che non aveva potuto avere dall’esempio della madre Katharine, troppo presto scomparsa.
Il momento in cui Gwyneth avrebbe voluto pretendere il rispetto di suo padre, il momento della scelta dell’uomo da sposare, era stato l’unico momento della sua vita in cui Gandar non l’aveva accontentata. In più, anche l’uomo che amava l’aveva spinta a sposare un altro, tirandosi indietro per il bene superiore dei tre popoli di Avalon. Avrebbe voluto odiarlo, ma non ci sarebbe mai riuscita … era molto più forte l’amore che provava per lui.
 
Il Primo Cavaliere precedeva la coppia di sposi, ne era il testimone. Gwyneth notò che la sua mano sinistra era fasciata e stesa su un supporto. Aveva seguito il suo consiglio di farsi medicare dal Druido Merlin. Ne fu contenta, si era massacrato la mano, cinque giorni prima, prendendo a pugni una quercia per la rabbia, per non sentire il dolore del proprio cuore spezzato. La giovane sperò che non riportasse conseguenze da quelle fratture, ma pensò che, molto probabilmente, la sua mano sinistra non avrebbe avuto più la forza di prima. Era stato a causa della mano ferita e della febbre che ne era conseguita, che Cillian non aveva partecipato alla sua festa di fidanzamento con Artorius. Tutti al villaggio sassone avevano chiesto di lui e Artorius, con rammarico, aveva risposto che cadendo da cavallo si era ferito e riposava febbricitante al castello di Camelfort. Lo stesso Cillian aveva inventato quella scusa.
 
La sala più grande del castello di Camelfort fu lo scenario della cerimonia nuziale. Composizioni di fiori ornavano le pareti e un lungo tavolo a ferro di cavallo, imbandito copiosamente, era posto verso la parete principale della sala. Il Druido Merlin celebrò il rito, alla fine del quale Artorius pose una collana d’oro al collo della sposa e  schiacciò sotto il piede il calice di vetro da cui aveva bevuto con lei. Cillian rifletteva su quel rito. L’uomo soggiogava la donna legandola con la collana, mentre bere insieme e rompere il calice era il simbolo del primo amplesso coniugale e della deflorazione della sposa.  Un pensiero gli passò per la mente terrorizzandolo. Il giorno seguente il lenzuolo nuziale doveva essere esposto, a dimostrazione di quell’atto da parte degli sposi, lo sposo dimostrava la sua virilità e la donna la sua purezza. Cosa sarebbe successo nel momento in cui Artorius avrebbe scoperto che Gwyneth era già appartenuta ad un altro? Cosa sarebbe stato di lei? L’avrebbe ripudiata? E se riusciva a farla parlare? Non si sarebbe fatto scrupolo di uccidere l’uomo che l’aveva posseduta! A Cillian non importava di morire, si sentiva già morto senza di lei! Ma l’idea che Artorius potesse fare del male alla sua amata e che le mancasse di rispetto per il resto dei suoi giorni, gli lacerava l’anima.
Il Primo Cavaliere non poteva sapere che la giovane Regina, aveva già preso i suoi provvedimenti.
 
La cena andò avanti fino a notte inoltrata, tra cibo, canti, balli e musica a volontà. Cillian non era riuscito a toccare cibo, ma aveva bevuto tutto ciò che si era potuto bere.
Mentre guardava verso gli sposi, portandosi l’ennesimo calice alle labbra, gli si avvicinò una delle cugine di Artorius, era una delle ragazze più belle del villaggio, abitava ora nel castello, era stata scelta da Artorius per il compito di dama di compagnia della Regina. Milhena lo salutò, muovendosi con fare seduttivo e strofinandoglisi palesemente contro. Cillian sapeva che da un pezzo provava a fargli la corte, era carina ma a lui non era mai interessata. Era precisamente l’opposto di Gwyneth per carattere, ma come lei aveva i capelli biondi, anche se più corti e lisci. Gli chiese di farla ballare, ma lui si rifiutò, dicendole che aveva bevuto talmente tanto, alla salute del suo migliore amico, che le sarebbe caduto addosso per quanto la testa gli stava girando.

 Il Re annunciò che si ritirava nel suo talamo con la sposa e tutti applaudirono e lo incoraggiarono a svolgere il suo dovere.
Cillian si sentiva veramente male, voleva solo vomitare. Uscì dalla sala, uscì dal castello e, appoggiato ad un albero, si chinò a vomitare tutto l’alcool che aveva nello stomaco. Una mano gli si posò sulla spalla. Sobbalzò, credeva di essere solo.

 – Figliolo, dovevi mangiare qualcosa, domani mattina sarai uno straccio peggio di ora, avrai un bel mal di testa. Quando ti sveglierai bevi il liquido di questa fiala, ti aiuterà a calmare il mal di testa, per il cuore non ci sono erbe medicinali, ma datti un contegno o il vostro segreto andrà in fumo. Ora cerca di andare a dormire!

Come era arrivato, silenziosamente Merlin andò via. Cillian guardò la fiala che aveva in mano, il dolore alla testa forse lo avrebbe distolto da altri pensieri! Buttò la piccola fiala tra i rovi …
 
 
Gwyneth si ritrovò sola con suo marito, nella stanza che lui le aveva fatto preparare secondo le sue richieste. Il letto a baldacchino, molto alto, con bianche tende che lo richiudevano, campeggiava nella stanza. A Gwyneth sembrò come un altare per il suo sacrificio. Non era lei ad essere sacrificata, bensì i suoi sentimenti d’amore per un uomo che non era lì in quel momento. L’aveva osservato durante la serata, tutte le volte che lui aveva distolto lo sguardo da lei. Erano stati molto attenti a non guardarsi negli occhi. Lo aveva visto bere fino ad ubriacarsi, non lo aveva mai visto ubriaco prima di allora! Sapeva che era stato il suo metodo per farsi vedere allegro e felice. Il vino e il sidro gli avevano regalato quell’ilarità fittizia che non avrebbe potuto provare da sobrio. Aveva visto la sua dama di compagnia, Milhena, accostarglisi e strofinarglisi addosso, in un evidente tentativo di avances. Non era una ragazza particolarmente civettuola, anzi! Ma Cillian le piaceva particolarmente, lo aveva confessato in un momento di confidenza proprio a lei, poco prima che andasse a chiedergli di ballare. Gwyneth aveva sentito le fiamme dell’inferno nel petto e un pungolo ossessivo all’altezza del fegato. La gelosia la stava torturando e aveva tirato un piccolo sospiro di sollievo, quando aveva visto che Cillian scuoteva la testa negando quel ballo alla giovane ancella. Per un solo istante i loro sguardi si erano accarezzati e fuggiti via mestamente, quando Artorius l’aveva presa per mano annunciando che si ritiravano nella loro camera. In quel momento aveva visto Cillian voltarsi ed uscire dalla stanza, lo avrebbe seguito se Artorius non l’avesse tenuta per mano, avrebbe voluto dirgli ancora una volta che non voleva appartenere al Re, perché sarebbe appartenuta per sempre a lui.
 
Ora Artorius le sorrideva raggiante. Era chiaro che si fosse innamorato di lei e la stava desiderando con ardore. Lo sguardo che le rivolgeva ne era una prova.
Si era già tolto i paramenti da Re ed era rimasto con una tunica corta fino al ginocchio, mostrando le belle gambe robuste e muscolose. Gwyneth notò le sue braccia possenti che non le avrebbero permesso di sfuggire ai suoi abbracci. Si sentì molto debole e impotente. Con Cillian non era mai successo, nonostante la sua eguale prestanza fisica.

La giovane prese coraggio, stette eretta con la schiena e il capo alto. Era sicura del proprio corpo, sapeva cosa significasse “amare”, le era piaciuto quell’atto con il suo Cillian, le sarebbe piaciuto anche con suo marito, doveva lasciarsi andare al desiderio sessuale e basta, non doveva essere difficile! Artorius, doveva riconoscerlo, era un giovane molto bello, non era un problema poterlo desiderare. Si ritenne fortunata per questo, almeno non era un vecchio avvizzito e viscido. Molte ragazze del suo villaggio avrebbero voluto essere al suo posto in quel momento!
Il suo sposo si avvicinò, il “grand’ uomo” sembrò improvvisamente timido e intimorito nei suoi confronti. Lei si lasciò accarezzare una guancia e un brivido partì da lì per arrivare in tutto il corpo.

 – Mi permetti di aiutarti a liberarti di questi abiti, mia signora?
 – Sei il mio sposo, te lo consento!

 Artorius delicatamente passò dietro di lei e iniziò a slacciarle i paramenti che coprivano la tunica, sotto la quale non portava altro. Li posò affianco ai suoi, sulla cassapanca della biancheria nuziale. Tornò da lei, che stava ancora eretta a testa alta con la tunica di lino candido e i capelli fluenti sciolti sulle spalle ed il petto.
 Lo sposo aprì le tende su un lato del grande letto. La prese in braccio e la depose su di esso. Si tolse la sua di tunica e la sovrastò con il suo stupendo corpo statuario. La vista di quel corpo maschio, velato dell’oro della sua peluria, le provocò eccitazione e senso d’inadeguatezza insieme. Non era il corpo di Cillian, non era Cillian! Le lacrime le corsero giù lungo le guance, incontrollate. Aveva creduto che sarebbe stato facile, non lo era, non lo era affatto! Artorius la prese tra le braccia, rannicchiata come una bambina. Le baciò la fronte rassicurandola.

 – Mia dolce Gwyneth … hai paura … non mi conosci abbastanza, so che non mi ami, nonostante tu abbia accettato queste nozze. Nel mio cuore c’è amore per entrambe, ma ti aspetterò, non ti voglio con la forza, non sei una fortezza da espugnare ... sei una donna … una magnifica donna … sarai tu a venire da me … quando ne sarai pronta, non voglio solo il tuo corpo amore mio, voglio il tuo amore e voglio che tu sia la consigliera saggia e giusta che tutti dicono, affinché tu possa governare al mio fianco … al mio pari …

Gwyneth non si aspettava quelle parole e quella dolcezza. Artorius l’amava veramente e teneramente, l’avrebbe aspettata, sicuramente l’avrebbe fatto, sapeva che era un uomo d’onore, sincero e manteneva la parola data. Cillian lo aveva sempre descritto così, “il Re perfetto”. Un uomo così non meritava il suo rifiuto ne meritava le sue menzogne, ma come dirgli la verità? Ora era tardi! Gli doveva l’amore che meritava, sarebbe stata al suo fianco e dalla stima, che nutriva sempre più forte per il biondo Re, pian piano sarebbe nato anche l’amore. Il sentimento per Cillian sarebbe rimasto in un angolo segreto del suo cuore, non sarebbe finito mai, ma ora era ad Artorius che doveva lealtà ed amore.
 Si asciugò le lacrime e si inginocchiò sul letto, davanti al suo sposo, che era rimasto seduto. Si slacciò il cordoncino che arricciava lo scollo della tunica e questa le scivolò morbidamente dalle spalle, lasciando che fossero i capelli a coprirle il seno. Si sollevò la stoffa scoprendo le cosce snelle e lisce. Artorius era a bocca aperta per la meraviglia e per la gioia, quasi non realizzava cosa Gwyneth stesse facendo. Se non fosse stato abbastanza chiaro, lei gli prese le mani e se le pose una su un seno e l’altra tra le gambe, lì dove la sua intimità pulsante, iniziava a sciogliersi nell’eccitazione provocata dalle sue dolci parole.

 – Questa è la nostra prima notte di nozze Artorius, ti ringrazio per la tua sensibilità, riuscirò ad amarti come tu vuoi, lo meriti! Ora rispettiamo la tradizione, domani il popolo vorrà la tua prova di virilità e la mia di purezza. Fammi tua, non voglio aspettare, ti chiedo solo di essere delicato …

Artorius non avrebbe potuto esserlo maggiormente, pensando che la richiesta fosse per il suo stato virginale, si adoperò con tutto il suo amore a prepararla a quell’amplesso di rito. Ne avrebbero avuti altri e sarebbero stati solo per il loro piacere. La accarezzò intimamente a lungo, sfiorandola con leggerezza, finché il corpo di lei non lo chiamò a sé. Fu sua in un modo molto languido, come se lei fosse fatta per quello, come se fosse fatta per lui. La amò con trasporto e passione fino a caderle addormentato al fianco. Era stato capace di farle dimenticare per un attimo che non era Cillian, quando furono all’apice, il ricordo si risvegliò, lei stava per gridare il nome del suo amato, si trattenne e pur nell’onda possente dell’orgasmo, si sentì sporca. Sporca per aver tradito Cillian, sporca per aver mentito ad Artorius.

Le tornò in mente la preparazione della sua vestizione quella stessa mattina. Sua nonna le pettinava i capelli e lei piangeva.

 – Non lo ami Gwyn, lo so bene! Ma non è questo il motivo del tuo pianto …
- Ti sbagli nonna, sono lacrime di gioia!
 – Tesoro mio, ti dimentichi che ti ho allevata io e ti conosco bene? Non ho mai parlato figliola, ho aspettato che fossi tu a farlo, ma in questi quattro anni io ti ho vista diventare donna, non so di chi tu ti sia perdutamente innamorata, non voglio saperlo, ma tu ancora ami questo ragazzo. Tante volte ti ho vista fuggire di notte per andare da lui, sono certa di una sola cosa, non è un Sassone, non è dei Pitti e non è uno qualsiasi, deve essere uno degno di te quanto Artorius e un solo giovane Celta conosco che possa esserlo! Stagli lontana Gwyn, per il tuo bene, per il suo e per i nostri popoli. Non cedere, ora non cedere più!
 – Nonna, io sono stata sua e mi dispiace per Artorius, non doveva succedere questo! Il nostro piano era di farlo diventare Re e sposarci noi due! Come farò per il lenzuolo nuziale da esporre domani?
 – Sapevo che la passione sarebbe stata difficile da frenare … ho provveduto a questo … In questi giorni sono stati sgozzati molti agnelli, per la cena di nozze. Prendi questa piccola fialetta di terracotta. L’ho riempita di sangue d’agnello, versala sul lenzuolo, quando il tuo sposo non se ne accorgerà e ungiti con esso tra le gambe!
 – Nonna non so come ringraziarti!
– Un modo c’è per ringraziarmi! Fa che questa sia la prima e l’ultima bugia che farai credere al tuo sposo. Ti ama sinceramente, impara ad amarlo anche tu!
Quelle erano state le ultime parole di sua nonna. Ora doveva mettere in atto quell’inganno per suo marito e per il popolo, sarebbe stata l’ultima bugia, “doveva” esserlo!

 
***
 
 
Neverland, MDCCXXVI
Erano gli ultimi giorni di Luglio, ultimi giorni di luna piena. La stessa luna, che da madrina aveva assistito alle nozze di Emma e Killian, ora era garante della cerimonia che si stava celebrando al villaggio, per Ala Grigia e Falco Graffiante.
Sotto al grande tepee cerimoniale, si attendeva l’arrivo della giovane secondogenita del Capo Grande Aquila. Seduti al suo fianco presenziavano gli ospiti d’onore: Capelli di sole e Occhio di Cielo.
Killian era divertito a notare che lo sposo, Falco Graffiante, il più forte e coraggioso tra i guerrieri del villaggio, era nervoso non meno di lui, pochi giorni prima, quando attendeva la sua Emma per lo stesso motivo. Guardava il giovane pellerossa con il sorriso sghembo dipinto sulle labbra e un sopracciglio alzato. Il guerriero vestiva il mantello nuziale con il sole dipinto sulla schiena; quel mantello sarebbe stato posto sulle spalle di ambedue gli sposi, al momento finale dell’unione.
Emma ancora non aveva conosciuto Ala Grigia e dalle lodi che ne aveva tessuto Killian, specie per l’aiuto che gli aveva dato la sera del suo avvelenamento, non vedeva l’ora di vederla, augurarle felicità, a lei ed al suo sposo e ringraziarla per aver contribuito a salvarle la vita.
La squaw fece il suo ingresso con un abito di morbida pelle, molto simile a quello che aveva indossato Emma. I suoi occhi di ossidiana si soffermarono sul viso di Killian che le sorrise benevolo e sinceramente felice per lei e Falco Graffiante. Emma notò come quello sguardo indugiasse su di lui prima di passare al promesso sposo. Pensò che Killian fosse stato importante per quella ragazza, lui la considerava come una “sorellina”, probabilmente, non avendo avuto fratelli, per lei era stato egualmente come un fratello. Non sentì gelosia nei suoi confronti, bensì gioia al pensiero che il suo Killian avesse trovato una sorta di famiglia a Neverland.
La cerimonia proseguì con lo stesso identico rituale vissuto da Emma e Killian. Giglio Tigrato concelebrava il rito con suo zio Aquila Bianca. Fu lei a versare la bevanda da far bere agli sposi, nelle due ciotole di terracotta. Emma seguiva gli eleganti movimenti della sua amica pellerossa. Dalla posizione in cui si trovava ora, poteva vedere ciò che durante le sue nozze si era svolto alle sue spalle. Improvvisamente le passò un pensiero per la testa. Non era stato lo sciamano a versare il liquido, non aveva potuto vedere se le ciotole erano o meno sporche di polvere di Rubeus Noctis! Non era stata Giglio Tigrato a concelebrare la cerimonia con lo zio!
 Ricordò che, distrattamente, aveva guardato verso la giovane, alta e flessuosa squaw che aveva porto a lei e a Killian le ciotole, era troppo presa dall’emozione e dagli occhi del suo sposo per guardare in viso la concelebrante! Con il pensiero che volava veloce, guardò verso la sposa, questa la stava fissando e distolse immediatamente lo sguardo da Emma, quando si ritrovò gli occhi verdi di lei dritti nei suoi. “Uno strano atteggiamento!” pensò Emma, in più cosa ci faceva Ala Grigia a quell’ora di notte nelle vicinanze della casa di Killian? Era abbastanza fuori dalla portata del villaggio! Lo sguardo posato su Killian appena entrata nel “grande tepee” … ricordò che lei non aveva avuto occhi che per il suo sposo … perché Ala Grigia si era soffermata così a lungo sul bel volto di Killian, piuttosto che sorridere subito al suo futuro marito? No, non era un sentimento semplicemente fraterno!
 La verità fu chiara davanti ad Emma. La concelebrante era  stata Ala Grigia, lei aveva avuto la possibilità di versare il veleno, lei le aveva dato in mano la ciotola avvelenata, lei si era avvicinata alla loro casa per vedere se il veleno stava facendo effetto! Lei aveva avuto l’interesse a farla morire, la gelosia era stata il motore di tutto e l’interesse era rivolto a Killian! Ala Grigia era innamorata di lui! Ma perché poi lo aveva aiutato a salvarla?
 
I tamburi suonavano al ritmo della festa, il cibo era pronto per tutti, la carne arrostita ancora sfrigolava bollente ed il suo profumo si spandeva stuzzicante nell’aria. Dopo il mangiare ci sarebbe stata la danza, Emma la ricordava con imbarazzo, era stata così esplicitamente sensuale …
Lasciò Killian che discorreva allegro con gli altri uomini e si avvicinò alla sposa chiamandola.

– Ala Grigia, posso porgerti i miei auguri?

La giovane non riuscì a guardarla in viso e le rispose con un cenno del capo.

 – Sono sincera Ala Grigia, ti auguro che Falco Graffiante possa renderti felice e darti l’amore che cerchi.
 – Ti ringrazio Capelli di sole, sarà così!
 – Ti auguro anche di amarlo come lui ama te …
A quest’ultimo augurio gli occhi di Ala Grigia, si inumidirono.
 – Lui mi ha sempre amata tanto …
- Ma non era quello che tu volevi …

Ora una lacrima scese dall’occhio destro di Ala Grigia.

 – È  per questo che lo hai fatto … è per questo che hai usato la Sogna Ombra su di me …

La ragazza era a testa bassa, costernata.

 – Non ce l’ho con te, posso capire l’amore e la gelosia, ma non capisco per quale motivo poi mi hai aiutata …
 - Lui … avrebbe sofferto troppo … quella sera mi ha detto che sei tutta la sua vita … non potevo fargli così male, lo avevo già visto soffrire, non pensavo che ti amasse così tanto … non potevo … non potevo ... perdonami se puoi …

Emma capì che era sincera, difficilmente sbagliava sulla sincerità della gente, aveva una sottile capacità a scoprire le menzogne e Ala Grigia non stava mentendo.

 – Glielo dirai ora? Mi odierà per sempre quando lo saprà …
 - No, non sarà necessario, ti vuole molto bene, ti considera come una sorellina … sarai tu a dirglielo se vuoi, per me non ha più importanza, la cosa che conta è che sei tornata sui tuoi passi e non per egoismo, ma per amore sincero … Ti auguro ancora di essere felice Ala Grigia.

Si salutarono ed Emma tornò da Killian.
 
 – Swan dove sei stata? Tra poco inizia il ballo delle spose, lo sei anche tu … dovrai ballare per me piccola!
– No! Non ci penso proprio! Mi sarei sotterrata per la vergogna la volta scorsa e ora proprio non ne ho intenzione! Quindi, mio caro Capitano “scordatelo”!

Killian le si avvicinò oscillando, la mano sulla cintura, lo sguardo furbo con il solito sopracciglio ammiccante e il sorriso sghembo. Era irresistibile con quell’espressione.

– Dai Swan! Lo sai cosa succede dopo il ballo! L’altra volta non è andata così, sei stata male, credo che ce lo meritiamo no?!

In effetti la loro prima notte di nozze era stata drammatica. Bastò quel ricordo a convincere Emma, avrebbe danzato nuovamente per lui.
Le danze iniziarono con la musica più calma e i movimenti sensuali.

Emma si muoveva sinuosa, a tempo con le altre donne, mentre il suo sguardo era fisso su Killian. All’inizio lui sorrideva divertito, ma quando lo sguardo di Emma e i suoi movimenti diventarono, esplicitamente e intenzionalmente, più seducenti, la sua espressione cambiò, si morse il lato del labbro inferiore, mentre nei suoi occhi si leggeva la bramosia sessuale, non riusciva più a restare lì, seduto a gambe incrociate come gli altri mariti. Aspettò poco ancora e fu il primo degli uomini a rapire la propria donna.

 Corse via dal villaggio con Emma in braccio. La desiderava appassionatamente e sapeva che, nella frenesia della danza, per lei era lo stesso. Quella sarebbe stata l’ultima notte a Neverland, il giorno dopo sarebbero partiti. Voleva regalarle un ultimo rovente ricordo. Sarebbero stati soli nella casa, lontano da tutti. Si promise  che l’avrebbe fatta gemere di piacere, potevano essere sé stessi, senza freni, senza inibizioni. Neverland, come lui aveva sperato, aveva guarito del tutto le ferite di Emma. Non aveva più paura di amare ne di essere amata. Era riuscito ad abbattere la corazza di cui si era rivestita, aveva fatto crollare, un mattone alla volta, il muro che la circondava. Mai più doveva ricostruire quei muri, con lui non ne aveva bisogno!
 
Arrivarono con il cuore in tumulto oltre il pontile della casa. Non fecero quasi a tempo ad entrare. Killian la posò in piedi e diede un calcio all’indietro alla porta principale. Si avventarono l’uno sulle labbra dell’altra. Le mani di Emma tra i capelli di Killian, lo tenevano per la nuca approfondendo quel bacio famelico. Lui con il braccio sinistro  la stringeva alla vita e con la mano destra cercava di sollevarle il vestito nuziale, che aveva nuovamente indossato per l’occasione di quella sera. Si distaccarono con le labbra, per il tempo di consentire ad Emma di sollevare le braccia e a Killian di sfilarle l’abito dalla testa. Rimase con i morbidi mocassini ai piedi e il candido corpo esposto al suo sguardo e alle sue avide carezze. Lui lanciò via l’abito e riprese da dove aveva lasciato, si rimpossessò delle sue labbra, mentre lei abilmente gli apriva la camicia e la faceva scivolare dietro di loro. Era una danza anche quella, Killian la guidava in quei passi di danza, verso la loro camera. La cintura di Killian fu sganciata e persa per il tragitto, uno stivale … l’altro … I bottoni dei suoi pantaloni … aperti dalle mani delicate e sempre più esperte di Emma. Lui scese con le labbra sul suo seno, baciandolo e stuzzicandone le piccole gemme rosee. La afferrò per le natiche tirandola su, lei aprì le gambe e le avvolse ai suoi fianchi, mentre lui la teneva con forza e impaziente iniziava ciò che avrebbe approfondito sul loro letto sempre più vicino.  Caddero infine su di esso, Emma sgattaiolo da sotto Killian per invertire la posizione. Afferrò alla vita i pantaloni di pelle del suo uomo e glieli sfilò velocemente, buttandoli sul pavimento. Ancora con rapidità, muovendosi come un giovane ghepardo, si impossessò  della sua turgida virilità e scivolando su di essa e provocando in lui un profondo gemito di piacere e sorpresa, iniziò a muoversi ritmicamente, riempiendosi di lui con totale disinibizione. Egli la prese per la vita e ne guidò quel ritmo incalzante, consapevole che fosse Emma a regalargli un ultimo ricordo rovente, di quella che era stata la loro luna di miele, sull’isola di Neverland.

 Erano ambedue giunti ad uno stadio avanzato di desiderio. Il respiro corto ed il cuore in tumulto che batteva all’unisono. Killian si portò seduto, mentre Emma continuava a muoversi. Dai glutei risalì alla vita e alla schiena, accarezzandola e stringendola, mentre il suo viso affondava tra i suoi seni seminascosti dai lunghi capelli biondi. Le mani di lei ancora tra i capelli bruni di Killian, ad accostare di più le sue labbra al suo seno, la testa bionda reclinata all’indietro, mentre la forza dell’orgasmo la sollevava sempre più in alto portando con sé anche lui. La fermò prima dell’apice e come in una lotta, la riportò con la schiena sulle lenzuola, per rimpossessarsi di lei, come doveva essere nel suo ruolo.

 Occhi negli occhi, labbra sulle labbra …

Volle darle il meglio della passione che provava per lei, profondamente …  lentamente … lungamente. Realizzando tutti i sogni che aveva sognato con lei protagonista, da quando l’aveva vista la prima volta e da quando l’aveva incontrata nuovamente. Era vero amore, ne era certo, per lui lo era. Non avrebbe mai smesso di amarla. Il vero amore era qualcosa di estremamente raro e per questo ancora più prezioso, non l’avrebbe lasciata andar via da lui, lui non sarebbe andato via da lei, non poteva … non poteva … una forza più grande di loro li legava l’uno all’altra …
 
***
 
Cornovaglia, tanto tempo fa …

Le palpebre, pesanti e assonnate, si sollevarono sugli occhi azzurri di Cillian, mentre la luce dell’alba entrava dalla finestra della stanza ferendoli. Il dolore alla testa era fortissimo. Merlin aveva avuto ragione, si sentiva uno straccio. L’unica cosa positiva di quel disgustoso bere, che non era sua abitudine, era stata che gli aveva consentito di sognare di fare l’amore tutta la notte con Gwyneth.

Una mano femminile si posò sul suo petto, facendolo sobbalzare. Si voltò e vide la testa bionda al suo fianco. Non era stato un sogno! Gwyneth era lì, con lui! Ma dove accidenti era? Non era la sua stanza! Era la stanza di Artorius e Gwyneth? Che diavolo aveva combinato? Era forse impazzito? Ricordava di essere rientrato e invece che seguire il consiglio di Merlin di andare a dormire, era tornato a bere più di prima. Tutto girava nella sua testa: volti, risa, colori, musica, balli, la consapevolezza che Gwyneth in quel momento era nuda tra le braccia di un altro …

 Cosa era successo dopo? Non ricordava nulla! Come era finito a letto con lei?

La bella testa, bionda e arruffata, si stava voltando; avrebbe visto il verde dei suoi occhi, allungò la mano sana verso quel viso, pronto alla prima carezza del mattino.

 - Milhena!!!

Cillian trattenne il grido in gola. La giovane dama di compagnia di Gwyneth si era voltata mostrandogli il volto, ma dormiva ancora. Il suo corpo nudo, sdraiato sulla pancia, non lasciava nessun dubbio di come fosse andata la nottata, anche lui era privo degli abiti. Li vide buttati, sparsi sul pavimento.

 – Cosa ho fatto, maledizione?! Cosa ho fatto?! Ho compromesso questa ragazza, la cugina di Artorius! Dovevo essere completamente fuori di me!

Uscì piano dal letto, non voleva svegliarla, raccolse i suoi abiti e si rivestì velocemente. Doveva uscire da quella stanza, la stanza di Milhena! Non dovevano vederlo, ne valeva della reputazione della giovane. Che gli era passato per il cervello? Non ne aveva idea, ma aveva combinato un bel guaio!
Di soppiatto lasciò la stanza, non prima di aver guardato dallo spiraglio appena aperto della porta, per vedere se il corridoio era libero. Nessuno sembrava circolare per quei corridoi, era troppo presto, sicuramente tutti dormivano e, in seguito alla stanchezza della festa notturna, si sarebbero alzati tardi.
Cillian pensò di essere come un ladro. Non era un bel comportamento il suo, filarsela via dopo aver rubato la virtù della giovane Milhena. Ricordò come lei gli si era strofinata addosso, gli aveva chiesto di farla ballare …
Sicuramente non l’aveva violentata, era consenziente, le sue avances di prima ne erano state un segnale lampante, lo aveva voluto anche lei …

Si diresse verso i corridoi che portavano alla propria stanza. Trovò la porta di massello chiusa a chiave come l’aveva lasciata. La chiave era nel taschino del suo panciotto, aprì e dopo che fu entrato si buttò sul letto. Mille pensieri affollarono la sua mente, il primo, il più ricorrente, era per Gwyneth. Doveva smettere di pensarla e andare avanti con la propria vita. Era stata una tortura vederla al fianco di Artorius, che ogni tanto la stringeva a sé e le baciava la mano, guardandola con occhi pieni di desiderio. A quell’ora sicuramente avevano compiuto il loro dovere coniugale. Un’altra pugnalata gli affondò nel petto a questo pensiero. La verità era stata scoperta? Artorius aveva reagito con aggressività nei confronti della Regina? E lui? Come avrebbe potuto continuare a vivere vicino a loro senza scoppiare? Doveva partire, doveva andare via! Avrebbe chiesto al Re un incarico ai confini del regno, al di là del mare. Voleva mettere più distanza possibile tra sé e Gwyneth. Pensò anche a Milhena … le avrebbe parlato al più presto, aveva delle responsabilità anche nei suoi confronti.
 
Passarono i giorni e le settimane. Cillian e Gwyneth trovavano tutti i modi possibili per evitare di essere presenti nella stessa stanza contemporaneamente. Se erano costretti a situazioni di compresenza, evitavano di parlarsi e di guardarsi.
Artorius aveva notato che il suo Primo Cavaliere sembrava avere insofferenza per la Regina. Non ne era particolarmente sorpreso, dal momento che, fin dall’inizio, non aveva visto di buon occhio il suo matrimonio con la Principessa Sassone. Decise di avvicinarlo maggiormente a Gwyneth, era una donna adorabile, voleva che il suo migliore amico la accettasse e la apprezzasse come stava facendo lui ogni giorno di più. Aveva trovato anche l’occasione giusta. Gwyneth doveva recarsi in ambasciata da suo padre Gandar e il Primo Cavaliere avrebbe avuto il compito di accompagnarla. Avrebbe affrontato Cillian in modo diretto, come era abituato a fare da sempre. Una mattina lo fece chiamare e il giovane si presentò al suo cospetto, vestito con la sua armatura e il mantello, la sua divisa ufficiale.

 – Cillian cosa pensi della Regina?

Per poco al giovane non prendeva un colpo! Di “Lei” voleva parlare Atorius? Perché? Doveva stare attento a non tradirsi, a non far trasparire i suoi reali sentimenti nei suoi confronti!

– Trovo che sia la donna giusta al tuo fianco, intelligente, coraggiosa, saggia. Una donna di virtù Artorius! Perché mi fai questa domanda?
 – Solo perché ho notato un tuo atteggiamento poco rispettoso nei suoi confronti Cillian!
– Ma io ho il massimo rispetto per la Regina!
 – Non mi fraintendere Cillian, sei il mio migliore amico e so che non sei stato contento del mio matrimonio frettoloso, ma vorrei che tu fossi amico anche di Gwyneth. Non è mancanza di rispetto la tua … è più … un freddo distacco che può arrecare disagio a Gwyneth, è straniera tra noi, se tu la rifiuti e sei il Primo Cavaliere, figuriamoci il resto del popolo!
 – Lei ti ha detto questo? La metto a disagio?
– No, assolutamente, sono mie idee, vedo anche lei scostante nei tuoi confronti e invece dovrà esserci collaborazione. Nei prossimi giorni dovrà aiutarmi come ambasciatrice e avrà bisogno di una scorta, tu sarai il responsabile della sua scorta, l’accompagnerai personalmente con un drappello di soldati. Il viaggio non è lungo, a lei piace andare a cavallo, quindi non servirà la carrozza. Dovete andare da suo padre Gandar, non vede la sua famiglia dalla sera delle nostre nozze! Sarà una buona scusa per un’azione diplomatica. Gwyneth mi sorprende ogni giorno di più … ha iniziativa, saggezza, intelligenza e carattere. Nonostante sia così femminile e delicata, ragiona come un uomo, inoltre … sa come essere moglie …
Vedrai Cillian, la apprezzerai anche tu conoscendola meglio, ne sono sicuro!

“Apprezzarla”? Lui l’adorava letteralmente! Sapeva benissimo come fosse Gwyneth, in tutte le sue sfaccettature, compresa quella del saper essere “moglie”, aveva capito a cosa si riferiva Atorius e il suo stomaco si era rivoltato sotto sopra!

– Artorius … i prossimi giorni avrei degli impegni … capisco quello che dici ma … non potresti mandare Valerius con lei? Per questa volta soltanto …
Artorius scoppiò a ridere divertito.
 – I tuoi impegni riguardano la mia bella cugina Milhena per caso? Ti ama alla follia quella ragazza! Non fa che parlare di te! Credo che tu sia il suo argomento preferito anche quando è con mia moglie, quindi penso che Gwyneth non sia tanto mal disposta nei tuoi confronti e desideri conoscerti meglio … se non altro per vedere se tutto quello che dice mia cugina corrisponde alla realtà. In ogni caso, lei ti aspetterà un paio di giorni, non credi? Mi fido di te, non lascerei mia moglie con nessun altro , so che la proteggerai al costo della vita, sei un uomo di valore e d’onore!

E così Milhena parlava di lui con la Regina? Che le aveva raccontato? Le aveva detto di quella notte? Certo che, povera Gwyneth, anche lei faceva in modo di stargli lontana e c’era chi li voleva riaccostare e chi lo teneva presente tutti i momenti nei suoi pensieri! Doveva andar via, doveva andar via!

Accettò l’incarico. Il cuore in petto gli batteva veloce, le sarebbe stato nuovamente vicino, le avrebbe potuto parlare senza destare sospetti, avrebbe potuto … La sognò un attimo ad occhi aperti, il suo viso che si accostava al suo, le sue labbra che si schiudevano per un bacio … No, no, noooh! Non doveva pensarla così! Come avrebbe fatto a starle lontano? Fortuna che non sarebbero stati soli! Ci sarebbe stato il drappello di soldati con loro. Si sentiva come un lupo affamato e il suo cibo sarebbe stato Gwyneth! Da troppo tempo stava senza di lei! Sarebbero stati due giorni di agonia, lo sapeva, ma non aveva potuto rifiutarsi!

Si aprì la porta e Gwyneth entrò sorridendo al marito. Il sorriso scomparve vedendo Cillian presente, distolse immediatamente lo sguardo riportandolo su Artorius. Cillian la trovò più incantevole del solito, indossava un vestito lungo, verde smeraldo, con le maniche che si aprivano ampie al polso, bordate in oro.

 – Mia adorata, Sir Lancillotto ti accompagnerà domani per la missione presso il tuo villaggio, come vedi ha rinunciato a passare del tempo con la bella Milhena per occuparsi della tua scorta!
 – Marito caro, non penso sia il caso di chiedere un simil sacrificio a Messer Lancillotto! Lascia che passi del tempo con la sua fidanzata, ne hanno così poco mi pare! Verrà con me Galvan o Tristan, non hanno al momento incarichi rilevanti!

Cillian non voleva passare per ciò che non era e si affrettò a rispondere.

 – Mia Regina, forse vi sono giunte informazioni imprecise! Lady Milhena non è la mia fidanzata, quindi non dovrò compiere nessun sacrificio ad accompagnarvi!
“A parte il sacrificio di non poterti toccare come vorrei Gwyneth!” Pensò Cillian mentre continuavano a guardarsi dritto negli occhi.
  • Ne siete sicuro Messere? Poiché la stessa Lady Milhena mi ha detto che il vostro rapporto è … “intimo”.
  • Le persone hanno sempre punti di vista diversi Vostra Maestà …
Artorius li guardava divertito e aggiunse la sua:

 - Basta con le chiacchiere, ne potrete fare durante il viaggio. È mio volere che sia Cillian ad accompagnarti, non mi fido di nessuno come di lui.

Cillian accennò un inchino e si congedò con una certa fretta. Uscito dalla stanza si chiuse la porta dietro e con il cuore che gli martellava in petto come se volesse saltar fuori, si appoggiò con la schiena alla parete. Si passò la mano sugli occhi e sulla fronte. Prese fiato e si allontanò. Non c’era nulla da fare, l’amava come prima e forse più di prima. Decise di andare da Milhena, poteva essere una buona distrazione dal chiodo fisso che aveva nel pensiero, Gwyneth, sempre solo lei!

La giovane cugina di Artorius era in giardino che raccoglieva dei fiori per la stanza del cucito dove si riuniva con la Regina e le altre dame. Lo vide arrivare, bello ed elegante nella sua armatura argentea. Abbassò lo sguardo timidamente, mentre le sue guance si imporporavano per l’emozione. Non avevano più parlato da quella sera, non che lo avessero fatto molto in verità! Cillian era uscito dalla sala dopo che il Re e la sua sposa si erano ritirati. Quando era tornato era particolarmente taciturno e lei gli si era riaccostata, non sembrava intenzionato a parlare, era molto accigliato e aveva ripreso a bere. Aveva bevuto in modo spropositato e in più occasioni lei gli aveva detto che stava esagerando, che non gli faceva bene tutto quell’alcool. Lui era ridiventato allegro.

 – Ti preoccupi per me mia bella Milhena?!
– Si Cillian, mi preoccupo per te!
– Sarei curioso di vedere “quanto” ti preoccupi per me!

Dopo quell’ambigua domanda si era allontanato nuovamente, lo aveva visto ondeggiare ubriaco e lo aveva seguito sulla balconata del castello. Lo aveva sorretto quando per poco non cadeva sul muro dell’affaccio. Si erano ritrovati occhi negli occhi. I suoi occhi azzurri erano arrossati e le pupille dilatate, per il buio e per quanto bevuto.

– Vorrei avere anche io la mia principessa bionda da amare questa notte …

Le sembrò che i suoi occhi si stessero per riempire di lacrime. Il suo migliore amico si era sposato e lei sapeva che Cillian non aveva una donna. Invidiava forse Artorius?

 – Posso essere io la tua principessa, se vuoi!

Era stata lei per prima ad avvicinarsi alle labbra di Cillian, era da tanto che lo amava, ma molto raramente lui tornava al villaggio, erano numerose le ragazze che lo desideravano, lui non aveva mai degnato nessuna di uno sguardo. Se fosse stato suo, lo avrebbe reso l’uomo più felice del mondo, lo avrebbe amato con devozione.
Cillian rispose a quel bacio con iniziale titubanza, poi la passione, l’istinto o forse l’alcool, presero il sopravvento. Un’altra porta si apriva sulla balconata, il corridoio portava alla sua stanza. Lo sostenne mentre continuavano a baciarsi, Cillian voleva di più e anche lei. Il suo letto li accolse e, per la prima volta in vita sua, Milhena appartenne ad un uomo, non badò al piccolo dolore che provò, era più forte la gioia di essere tra le braccia del giovane che amava, non fece caso neppure al fatto che la chiamasse Gwyneth nel momento dell’acme. Aveva detto che voleva una principessa bionda anche lui, era ubriaco … Si, sicuramente era per quello che si era confuso!
La mattina non lo trovò al suo fianco, un po’ le dispiacque, ma si sentì anche in imbarazzo, avrebbe ricordato quello che era successo? Sperò di sì, ma lui non si era più avvicinato e non avevano avuto occasione di parlare di quanto accaduto. Non lo aveva raccontato a nessuno, nemmeno alla Regina, no nemmeno a lei, con la quale si confidava spesso. Era il suo dolce segreto e nel cuore aveva il forte desiderio di poter avere ancora, con lui, attimi come quello perduto e sicuramente da lui dimenticato.

Ora stava venendo verso di lei, l’emozione le formò un nodo in gola, era così bello! Quel portamento elegante, le movenze agili, il viso armonioso, dai tratti regolari e piacevoli, i capelli bruni e ribelli e quegli occhi che la lasciavano completamente incantata, due lastre di cielo, bordate dalle cigna scure che esaltavano ancor di più quel colore.
Sentiva le guance che scottavano e si nascose tra i fiori dal lungo stelo che teneva in mano.

Cillian dovette ammettere che Milhena era veramente graziosa e quel rossore di timidezza le donava, come donava a Gwyneth. “ Maledizione, di nuovo penso a lei!”, era andato da un’altra donna e che faceva? Trovava termini di paragone? Era un totale pazzo! Non era giusto, nei confronto di quella dolce ragazza che aveva davanti. Provò tenerezza per lei, sicuramente aveva rubato la sua innocenza, era suo dovere riparare.

 – Mia Signora!
 – Messer Lancillotto!
 – Milhena, non sono troppo abituato a convenevoli, te ne chiedo perdono e sono venuto per chiederti perdono anche del comportamento scellerato che ho avuto nei tuoi confronti! Non ricordo nulla di quella notte, se non che mi sono ritrovato … accanto a te … Ti ho fatto del male? Ho approfittato di te? Sono pronto a riparare se vuoi …

Milhena non poteva diventare più rossa, “Lui” era disposto a “riparare” …

- Cillian, se questa è la tua preoccupazione, sappi che non mi hai usato nessuna violenza, lo abbiamo voluto entrambe, non hai torti da riparare! So che non mi ami e non voglio al mio fianco un uomo che sta con me solo per obbligo. Sei libero Cillian … nessuno sa di quella notte!
 – Nessuno Milhena? Neppure la Regina con la quale ti confidi?
– Alla Regina ho confidato solo la stima e … l’affetto … che provo per te Cillian!
 – Sei sicura che non creda che siamo fidanzati o che siamo … “intimi”? Ogni tanto qualcuno mi fa dei riferimenti!
 – Non ho detto nulla in proposito, ma quando capita che parlo di te, sia la Regina che le dame mi prendono in giro dicendo che sarei la fidanzata perfetta per te …
 - Se ti chiedessi di esserlo veramente … ti piacerebbe?

La giovane abbassò il viso per non mostrare gli occhi lucidi dall’emozione.

– Ogni ragazza del villaggio ne sarebbe onorata Cillian!

Cillian le sollevò il viso ponendole delicatamente le dita sotto il mento. Le parlo ancora con un tono dolce.

  - Non l’ho chiesto a tutte le ragazze del villaggio, lo sto chiedendo a te Milhena. Hai ragione, io non ti amo, ma posso imparare ad amarti. Tra tutte voglio scegliere te e non per obbligo. Non mi rispondere adesso, pensiamoci. Tornerò presto dalla missione con la Regina, parto domani. Ne riparleremo dopo!

Era così vicino alle rosee labbra di Milhena che la tentazione di baciarla fu forte. Si avvicinò fino a sfiorarle e posò un tenero bacio a tocco di farfalla su quelle morbide labbra.
Fu il modo che usò per dirle “arrivederci”. La sua vita doveva andare avanti senza Gwyneth, Milhena lo avrebbe aiutato, era una brava giovane, di buon carattere, dolce e modesta, lo sapeva, la conosceva fin dall’infanzia. Se non avesse amato così tanto Gwyneth, probabilmente si sarebbe innamorato veramente di lei già da tempo.
Andò via lasciando la giovane con i fiori stretti al seno.
Nessuno dei due si accorse che, dalla finestra della sua stanza, Gwyneth aveva assistito alla scena del loro saluto.
 
La Regina si era allontanata dalla finestra, aveva visto abbastanza. Le sembrò che qualcuno le strappasse il cuore dal petto e, stringendolo con una mano, lo sbriciolasse trasformandolo in polvere. Sapeva, dalle sue ingenue confidenze, che la sua dama di compagnia, amava il Primo Cavaliere del Re. Poco prima, nella sala delle riunioni, aveva voluto sondare in quali rapporti Cillian fosse con la ragazza. Artorius stesso l’aveva definita la sua “fidanzata”, era un po’ che Gwyneth, stava tessendo quell’ alone intorno a Cillian e Milhena, non solo per mantenere il segreto sui loro sentimenti, ma anche per avvicinare veramente Cillian alla ragazza. Conosceva bene il tarlo della gelosia, lei stessa lo provava quando vedeva Cillian parlare con qualche dama della corte o con qualsiasi altra donna ed era consapevole, di quanto lui stesso soffrisse nel saperla ormai di un altro. Desiderava che Cillian fosse felice e sereno. Forse non l’avrebbe dimenticata, lei non lo avrebbe mai fatto, ma non poteva non avere una donna che lo amava al suo fianco. Milhena era la donna giusta, non solo lo amava devotamente, era anche una bella persona. Tra le sue dame era la più discreta, educata, gentile e così trasparente nei suoi sentimenti per Cillian che era ovvia anche la sua ingenuità. Sarebbe stata la compagna adatta a lui. Non aveva nessuna importanza che il suo cuore si stesse sbriciolando, avvicinare quelle due anime era un sacrificio d’amore che per la felicità di Cillian valeva la pena fare. Il giorno dopo sarebbero partiti insieme, la tentazione era molto forte in tutti e due, un nuovo pensiero, nella mente di Cillian, dato da Milhena, ne avrebbe corazzato il cuore, come il dovere di fedeltà e l’affetto nascente per Artorius, avrebbe funto da corazza per il suo.
 
***
 
 
Ancora una volta Emma  aprì di scatto gli occhi ritrovandosi seduta sul letto. Il nuovo giorno presto sarebbe sorto e sarebbe ripartita con Killian per Storybrook. Nuovamente i sogni l’avevano turbata. Dall’alto di una finestra aveva visto Killian baciare teneramente una giovane dai capelli biondi e lisci, la ragazza era molto emozionata a quel contatto, mentre Emma aveva sentito una morsa stritolarle il cuore.
Si voltò al suo fianco. Killian dormiva. Avevano passato la notte ad amarsi. Emma si rese conto che dalla loro prima volta nel Maine, lo avevano fatto praticamente tutti i giorni e spesso dopo aver finito avevano ricominciato, mai sazi l’uno dell’altra. Era suo, soltanto suo, non lo avrebbe condiviso con nessuna altra donna. Non avrebbe voluto affrontare nella realtà il sacrificio d’amore che aveva vissuto nel sogno. I sogni erano veramente qualcosa di strano. Spesso rovesciavano completamente la realtà! Erano felici, si amavano e allora perché negli angoli più recessi del proprio cuore era in agguato uno strano presagio?
Si chinò sul dolce volto del suo amato e accarezzandogli la guancia sinistra, contemporaneamente posò le labbra sulle sue, svegliandolo. Lui aprì gli occhi ancora assonnati.

– Swan … mmm … è già l’alba?
 – No Killian, non ancora!

Adesso lui appariva più attento e la fissava negli occhi.

 – Tesoro, tutto bene?
 – Si, tutto bene, scusami se ti ho svegliato, volevo dirti che ti amo tanto, da quanto non te lo dico?
 – Che ore saranno?
 – Più o meno le quattro di notte …
- Considerando che abbiamo passato quasi tutta la notte a regalarci ricordi indimenticabili e che me lo hai detto spesso, direi un’oretta, ma visto che io l’ho detto più di te, se me lo ripeti non mi farà male!
 – Allora te lo ripeto ancora “Ti amo Killian Jones”!
– Bene! Ma puoi fare di meglio Swan!
– Come sarebbe?
 – Potresti ripetermelo mentre facciamo di nuovo l’amore, non trovi?

In un attimo si portò su di lei. Le accarezzò una guancia e scese lungo il suo collo per esplorare ancora più giù.

 – Non sei stanco? Tra poco dobbiamo alzarci, si riparte oggi!
 – Quando mai sono stanco di te Emma?! E poi mi sembra di avertelo già detto, la volta seguente è sempre meglio della precedente!

Nel buio della notte la Costellazione  Cignus continuava a brillare e a vegliare su di loro …
 
 
 
 
Angolo dell’autrice

Buona domenica a tutti, spero che la lettura vi abbia rilassato e abbia tolto la tristezza della scorsa puntata. Se ci riesco posterò più tardi una os consolatoria …
Grazie a chi ha letto, a chi vuole commentare e a chi segue fedelmente anche restando in silenzio.
Un abbraccio a tutti da Lara

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Capitolo 29
*** Dove porta il vento ***


XXIX Capitolo
Dove porta il vento
 
 
Partire, lasciarsi, allontanarsi …
È sempre triste dover salutare degli amici, quando si deve partire per un lungo viaggio, anche quando si sa che ci aspetteranno, anche se sappiamo che torneremo. Ci si guarda indietro e la nostalgia ci stringe il cuore …

Era il giorno della partenza. La nave del Capitano Jones era pronta.

Emma guardò Killian chiudere la porta di quella casa che per due settimane era stata il loro rifugio d’amore.
Non aveva avuto con Neal una “Luna di miele”, con lui era stata piuttosto una “ Luna di fiele”! Con Killian aveva provato emozioni e sensazioni che mai avrebbe dimenticato, con lui aveva scoperto il significato dell’amore  nella sua interezza, nello spirito e nel corpo. La sua pazienza, la sua perseveranza, il suo volerla amare incondizionatamente, l’aveva fatta uscire dal tunnel buio in cui l’aveva portata Neal con le sue violenze. Ora, si rendeva conto di cosa avesse voluto dire Killian, quando le aveva detto che avrebbe voluto portarla a Neverland per “Farci l’amore”. Si era reso conto che così vicini alla natura selvaggia, in un’isola da Paradiso Terrestre, soli, lontani da tutti, nella loro casa, Emma sarebbe guarita completamente dalle sue ferite. Così era stato! Emma non aveva più paura, sapeva ciò che voleva. Voleva Killian, voleva un futuro con lui e con il piccolo Henry.

Ancora lui le dava le spalle e lei lo abbracciò forte, stringendolo. Killian sentì il suo calore attraverso la stoffa della camicia nera e le braccia che lo cingevano, mentre le mani di Emma si intrecciavano sul suo petto. La guancia poggiata alla sua schiena, all’altezza del cuore, che iniziò a battere più velocemente. Non si voltò, assaporando l’abbraccio della donna che amava e che lo ricambiava.

 – Love che succede?!
 – Oh! Killian … Killian! Sono stata così felice qui con te,  questi giorni, non so come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me, dal Rubeus Noctis a tutto il resto

Ora Killian si era voltato e la guardava, con sguardo amorevole, in viso, alzandole il mento con le dita della sua unica mano.

 – Emma, non hai nulla di cui ringraziarmi, sono io che ti ringrazio di esistere, di essere con me, di essere la mia donna, di esaudire tutti i miei sogni …

La abbracciò saldamente ed affondò il viso tra i suoi capelli biondi, rimanendo guancia a guancia. Poi, lentamente, con le guance che si sfiorarono, si tirarono indietro per permettere alle loro labbra di toccarsi e schiudersi ad un bacio d’amore, lento e sentito con tutto il loro essere.

 – Torneremo qui mio Cigno, ho tanti progetti! Un giorno ti potrò portare anche in Irlanda, arriverà il momento in cui la nostra missione nel Maine darà i suoi frutti e sarò libero di riprendermi ciò che è mio di diritto, l’onore del nome della mia famiglia e la mia casa!

Ancora un bacio, a sugellare l’intento del Capitano, si posò sulle labbra della Principessa.
 
Al villaggio c’era fermento. L’agitazione era dovuta alla partenza degli amici “Visi Pallidi”, gioia e tristezza si mescolavano. Gioia per una nuova avventura e tristezza per chi si lasciava. Le mogli dei marinai si facevano coraggio l’un l’altra. Mancava Oca Selvaggia, poiché al capezzale di Bardo.
Emma si diresse proprio verso il tepee del musico, voleva vedere un’ultima volta la sua gamba come procedeva e salutare lui e la paffuta moglie. Killian era al suo fianco, non poteva mancare il saluto ad un amico che non sarebbe partito con loro.
La gamba di Bardo si stava risaldando, Emma poteva sentire la colata del callo osseo sotto i polpastrelli delle sue dita. Continuò a scorrere le dita lungo i muscoli della gamba e Bardo improvvisamente lanciò un urlo.

 – Hai sentito dolore? È strano! Si sente che l’osso sta ricrescendo e non dovresti più soffrire come i primi giorni!
 – Infatti … non è lo stesso dolore!

Intervenne Killian.

 – Amico che intendi? Che significa che non è lo stesso dolore?

Emma aveva cambiato umore ed espressione, appariva più preoccupata.

 – Descrivimi cosa senti di preciso se tocco in questi punti …

Iniziò a premere e tastare in vari modi intorno alla gamba

 – Qui? … Qui? … Qui? …

Tutto bene finché Emma non toccò il punto precedente. Bardo emise un ennesimo lamento.

 – Che significa Swan?
 – Significa che Bardo dovrà comunque partire con noi Killian!

Oca Selvaggia si portò una mano alla bocca, mentre gli occhi sbarrati si riempivano di lacrime.

 – Temevo che le ossa scomposte potessero essersi scheggiate! Inizialmente non mi era sembrato, ma ora evidentemente una scheggia che non si è saldata, poiché distante, si è infilata nel tessuto muscolare.
 – Quindi?
 – Quindi, quando il nostro Bardo si potrà rimettere in piedi, non potrà camminare poiché ad ogni passo sentirà come un pugnale piantato nella carne! L’unica soluzione è un intervento chirurgico e qui non possiamo farlo. Lo porteremo a Storybrook, Frate Benedictus è un ottimo cerusico, lo rimetterà in sesto in men che non si dica!
 - Sarò un peso per tutti voi sulla nave, non potrò svolgere i miei compiti Capitano! Forse è meglio che resto qui …
- Non dire sciocchezze Bardo! Hai sentito Emma, non potrai più camminare senza soffrire atrocemente, saresti inutile anche qui, non ti pare? Ti riporteremo da tua moglie guarito e magari ti deciderai a darle un figlio …

Oca Selvaggia era arrossita e abbassò lo sguardo timidamente, con un sorriso sulle labbra. Era desiderosa di avere bambini, ma il suo uomo, come gli altri marinai di Killian con le loro mogli, non stava mai abbastanza a lungo con lei!

 – Inoltre non sarai così inutile sulla nave, ti metteremo seduto a pelar patate in cambusa e avrai più tempo per allietarci o tormentarci, secondo i gusti, con il tuo violino! È un po’ che non sento una ballata irlandese e ho voglia di insegnare ad Emma i nostri balli! Che ne dici Swan?
 – Sicuramente è un’ottima idea Killian! Non ti faremo annoiare Bardo e tu non farai annoiare noi! Ho sentito quanto sono allegre le vostre musiche e quando ho visto ballare Max e Fox mi volavano i piedi per provare anche io! Se un giorno Killian mi porterà in Irlanda, vorrò sentirmi irlandese e conoscere tutto delle vostre usanze!

Bardo era commosso dalle parole del Capitano e della Principessa e  a Killian stesso, nel sentire la risposta di Emma, si era riempito il cuore di gioia e di orgoglio per lei.
Bardo, quindi, sarebbe partito con il resto della ciurma. Nicodemo si occupò di preparargli una sorta di barella per trasportarlo più agevolmente sulla nave, munita di attacchi e cinghie per sostenerlo nell’issarlo a bordo.
 Occuparsi di Bardo comportò un lieve ritardo nella partenza, ma non fu un grave problema. Killian aveva constatato che il vento era ottimo e completamente a loro favore, avrebbero avuto un abbrivio veloce e avrebbero recuperato quel piccolo ritardo.
 
Il saluto di Jefferson e della sua Giglio Tigrato fu struggente, si tennero per mano con la fronte poggiata l’uno all’altra, le palpebre abbassate, sospirandosi dolci parole d’amore. Jeff partiva e lasciava non solo la bella sposa, ma anche la piccola Grace. Per Fox fu il saluto più difficile, avrebbe perso altri mesi della sua crescita. Indurì l’espressione facciale, ma i suoi occhi chiari tradirono con una lacrima il suo dolore. Si incamminò per affiancarsi alla barella di Bardo, usando le battute nei suoi confronti, per cancellare la nostalgia che già lo aveva invaso. Giglio Tigrato abbracciò Emma, si scambiarono gli ultimi saluti e auguri, poi si accosto a Killian e si portò la mano destra sul cuore.

 – Occhio di Cielo, non è mai capitato prima, ora sento un presagio nel cuore e vorrei cancellarlo, non ho detto nulla a Jeff … soltanto ti chiedo di riportarlo da me, proteggilo come lui proteggerebbe te, ti considera suo fratello …
- Anche per me lui è un fratello Giglio Tigrato, ti prometto che non correrà pericoli e torneremo presto a casa …

Giglio Tigrato abbassò lo sguardo facendo un cenno di assenso e prima che le lacrime sgorgassero si voltò per tornare al suo tepee, dove, Killian pensò, avrebbe pianto sicuramente, lontana dallo sguardo del suo popolo. Una principessa doveva mostrarsi forte!
Gli ultimi saluti furono quelli di Grande Aquila e Aquila Bianca. Quest’ultimo si rivolse in particolare a Occhio di Cielo e a Capelli di sole.

 – Ricordate sempre che siete destinati l’uno all’altra, il Cigno e l’Uncino si ritroveranno sempre e porteranno il cambiamento nella terra dove si troveranno uniti.
 – Ti vedo Aquila Bianca …
 - Ti vedo Occhio di Cielo …

Gli uomini dell’equipaggio, intanto, issavano a bordo la barella con Bardo. Eddy era già a bordo e dall’alto dava indicazioni per impedire incidenti al musico. Max lo guardava di sottecchi, storcendo la bocca. Quel ragazzo diventava insolente ogni giorno di più per i suoi gusti, uno di questi giorni gli avrebbe dato una lezioncina!
 
Il Capitano prese il suo posto al timone e lanciò gli ordini, dal pozzetto i marinai operarono quanto ordinato. 

– Cazzate la randa di prua!

L’abbrivio era potente, ma il Capitano sapeva bene che per uscire dalla Baia delle Sirene, come vi era entrato, con gli irti scogli a fornire un gratuito pericolo, doveva regolare alla perfezione non solo il timone, ma anche la potenza dell’abbrivio, quindi le rande sarebbero state cazzate in tempi diversi, non potevano permettersi all’inizio una eccessiva velocità, la randa di prua sarebbe bastata. 
Con la maestria che lo caratterizzava e la sua impeccabile precisione, operò una manovra perfetta e in breve portò la nave a liberarsi dal rischio. Un urlo di gioia si levò dalla ciurma appena usciti dalla barriera di scogli.
Vennero issate completamente le rande di poppa e maestra. Il vento era in poppa e “La Stella del mattino” scivolò veloce sulle onde mosse dell’Oceano Atlantico.
Emma era sul ponte del timone, si reggeva ad una cima, vicina alla murata di dritta e sorridendo ammirava la manovra di Killian. Era un ottimo Capitano! Riconosceva la sua abilità e si rendeva conto dei tanti motivi che avevano i suoi uomini per stimarlo ed amarlo.
La nave sobbalzava per le onde potenti, ma filava via velocemente. Killian temette che Emma potesse avere il mal di mare con tutto quel movimento. La chiamò a sé e la fece posizionare tra sé ed il timone, governando insieme la nave.

 – Tesoro, temo che tu ti sia un po’ disabituata a questo movimento, forse è meglio che ti ritiri in cabina e ti metti a letto.

Aspettandosi qualche rimostranza da lei, come al solito, si affrettò ad aggiungere:

 - Non è un ordine del capitano, è il suggerimento di un uomo che ti ama e che vuole vederti in forma, perché dopo verrà a trovarti in quel letto e ha tutta l’intenzione di farti sentire altre onde …

Emma scoppiò a ridere

 – Mmm … non so se è una promessa o una minaccia!
– Direi che puoi prenderla come una promessa Swan!

Lei si voltò verso il suo torace e, prima di ritirarsi in cabina, gli lasciò un bacio su una guancia.

 – Tutto qui Swan! Dovrai darmi gli interessi dopo!

Lei rise ancora e lo lasciò al timone. Si diresse, inizialmente barcollando, verso il corridoio che portava alla cabina del Capitano e a quella vicina del Tenente di Bordo. Entrò nella seconda. Doveva sistemare le sue cose, era ancora tutto impacchettato. Rimise nell’armadio alcuni degli abiti che avrebbe usato con più frequenza e mentre sistemava la biancheria, le capitò tra le mani un involucro. Conteneva i suoi pacchettini assorbenti, notò che ne aveva usati pochi, sarebbero bastati anche per il tempo del ritorno … si, ne aveva usati veramente pochi …
 
 - Jack al timone! Max di vedetta! Cambio di turno con Jefferson ed Anton. Ogni tre ore rotazione del turno. Io scendo nel mio ufficio. Jack mantieni tutto a dritta. Tra poco ricontrollo la rotta con il sestante!

Date le disposizioni necessarie, il Capitano scese nel suo ufficio. Le carte nautiche erano aperte sulla sua scrivania e i suoi strumenti di calcolo poggiavano su di esse. Aprì il cassetto alla sua sinistra e tirò fuori il diario rilegato in pelle. Erano giorni che non lo aggiornava, in fin dei conti era stato a terra e non avrebbe riportato nulla di quanto era successo a Neverland. Non parlava mai di quell’isola su quel diario. Le coordinate dovevano restare segrete. Aveva inventato un codice per farsi capire dai suoi uomini, quando dovevano dirigersi verso la loro nuova casa: “ Prima stella a destra e poi dritti fino al mattino”. Sorrise pensando alla paradisiaca isola, a Emma, alle notti e ai giorni d’amore che vi avevano vissuto, alla passione, alle sensazioni piacevoli che lei gli aveva regalato. Riempì d’aria i polmoni ed espirò rumorosamente. Emma era nell’altra stanza, l’avrebbe raggiunta, quei ricordi gli stavano risvegliando il desiderio di lei. Sulla nave non erano liberi come nella loro casa di Neverland, ma poco male, erano ormai sposati, anche se non legalmente come avrebbe voluto. Sperò che Emma continuasse a sentirsi libera e disinibita come lo era stata in quegli ultimi giorni. Accarezzò la scritta in oro posta sul diario.
"Captain Jones”.
 
 – Liam, fratello mio, se tu l’avessi conosciuta per le sue qualità, oltre che per la bellezza che hai visto tu stesso, non mi avresti preso in giro, avresti capito che ero innamorato di lei già allora, non era l’infatuazione fugace di un ventenne! Certo è stato tutto così strano, io stesso non conoscevo né il viso né le qualità, ma anche averla vista in quell’immagine di schiena, con il suo abito bianco e quei meravigliosi capelli lunghi e biondi, mi diede l’impressione di conoscerla ed amarla da tempo …
Aprì il diario. Andò alla pagina pulita e intingendo la sua penna d’oca nel calamaio, con l’inchiostro nero, iniziò ad aggiornare con una bella grafia.
 
Anno Domini MDCCXXVI, ventinovesimo giorno del settimo mese:
Siamo ripartiti per mare da circa quattro ore. Gli Alisei sono al massimo della loro forza. Il mare è molto mosso e la nave ha un abbrivio eccellente. Viaggiamo con il vento in poppa a nodi …
 
Qualcuno bussò alla porta. Pensò fosse Emma, ma il tocco era più possente di quello della Principessa, anche se meno violento dei marinai, sapeva chi poteva essere.
 
– Eddy entra pure!

Il ragazzo entrò con un libro in mano. Killian notò che era uno dei suoi. L’aveva preso senza il suo permesso. Senza muoversi dalla sedia della scrivania, lo guardò con sguardo interrogativo, sollevando il sopracciglio sinistro.

 – Scusami Killian, nei giorni passati ho preso questo libro dalla tua libreria … sono venuto a restituirlo … tu non eri qui … mi annoiavo … non ti ho potuto chiedere il permesso …
- Non è un problema grave Eddy … me lo stai restituendo!

Eddy sorrise, si aspettava un rimprovero, invece il Capitano non aveva fatto una piega.

 – Di che parla quel libro?

Eddy glielo porse.

– Parla dei venti utili per la navigazione …
 - Lo hai trovato interessante?
 – Si, direi di si, soprattutto utile!
– Mmm … utile eh? Se ti chiedessi il nome del vento che tira da sud, sud-est nell’emisfero boreale, cosa mi risponderesti?
 – Si chiama Scirocco Signore!
– Mmm … che direzione ha il Libeccio?
 – Sud, sud-ovest Signore!
– Il secondo nome dell’Ostro?
– Mezzogiorno Signore, perché è il vento del sud!
– Quali sono i venti del nord?
– Tramontana dal nord, Grecale nord-est e Maestrale nord-ovest Capitano.
 – Quale vento non abbiamo nominato della Rosa dei venti?  Ah! Si,  il Levante da ovest ed il Ponente ad est …
- Mi dispiace correggerti Killian, ma so che lo hai fatto per mettermi alla prova … Levante da est e Ponente da ovest!
 – Bene giovanotto, così in queste due settimane hai studiato questo libro …
- No questo l’ho studiato questi ultimi due giorni … i giorni prima ho preso altri volumi …
- Veramente?! Quali?

Eddy indicò due grossi volumi sulla libreria, uno sulla geografia dei continenti e le maree, l’altro sulle costellazioni e l’orientamento.

 – Quali sono le principali costellazioni per l’orientamento nell’Emisfero Settentrionale?
 – L’Orsa Minore che indica il nord, Orione e la Croce del nord, detta anche Cignus. È la costellazione che ci ha guidati sulla rotta dell’America …

Era vero.

 “Cignus mi ha guidato da Swan, hook e swan si sono riuniti e hanno portato il cambiamento”.
 Killian pensò alla missione nel Maine … avrebbe cambiato molte cose. Pensò a Neverland, alle parole di Aquila Bianca e, le stesse parole dello sciamano, gli risuonarono nelle orecchie in Gaelico. Rimase sorpreso, chi mai gli aveva detto quelle stesse parole in Gaelico?
 “Strano scherzo della mente … un falso ricordo!”

– Sei riuscito a leggere con così tanta attenzione e in pochissimo tempo questi libroni Eddy? Come mai tutto questo interesse?
 – Mi piacerebbe avere una mia nave ed esserne il capitano, un peschereccio, per guadagnarmi da vivere, per me e la mia famiglia …
 - Mmm … Captain Eduard Gold! Direi che suona maledettamente bene giovanotto!

Eddy arrossì e abbassò lo sguardo a sentire il suo nome completo pronunciato per la prima volta, da quando lo conosceva, da Killian. In effetti suonava piuttosto bene!
A vederlo arrossire e abbassare gli occhi Killian pensò:
 ”Eccolo qua il mio ragazzino timido! Ancora  ci vorrà un po’ per far di te un capitano, ma la stoffa indubbiamente c’è! ”
Che il ragazzo avesse stoffa, era una convinzione che Killian Jones aveva dal momento in cui lo aveva ripescato in mare, inseguito alla forsennata nuotata dietro alla Jolly Roger, che il piccolo Eddy aveva intrapreso pur di restare con quello che avrebbe dovuto diventare suo cognato. Prese una decisione.

 – Continuerai l’allenamento fisico tutti i giorni e ti seguirò negli studi personalmente. Hai libero accesso ai miei libri. Inizia con questo sul calcolo delle rotte. Ti do una settimana per studiarlo, a fine settimana verificherò il risultato, sarai interrogato e messo a prova pratica. Se andrai come dico io, userai il sestante! Teoria e pratica dovranno andare di pari passo. Questa sera verificheremo cosa hai imparato veramente sulle stelle, il cielo è sereno e il firmamento sarà uno spettacolo! Ora prendi il libro e fila alle tue mansioni, della cambusa si occuperà Bardo, tu inizierai il tirocinio prendendo il suo posto sul pozzetto!

Eddy era al settimo cielo. Killian gli avrebbe insegnato a diventare un capitano! Andò via salutandolo con il suo perfetto sorriso a trentadue denti.
Somigliava veramente molto a sua sorella Milha! Non solo per i suoi occhi grigio tempesta, ma anche per la caparbietà, il forte carattere, la voglia di imparare e migliorarsi, la laboriosità e l’instancabilità. Il pensiero di Milha gli attraversò la mente, risvegliando il vecchio dolore della sua perdita.

 – Amo Emma! Milha … lo hai sempre saputo che ancora la cercavo, ma ho amato anche te, eri una bella persona. Ti ho promesso che avrei trovato il tuo bambino e grazie ad Emma so che lo troverò in Henry, lo sento. La promessa di far di Eddy un uomo l’ho mantenuta, cercherò di farne anche un buon capitano …
 
***
 
La Queen Anne’s Revenge navigava lentamente. Il Maestrale soffiava forte nelle sue rande dirigendola verso il Nuovo Continente. Un uomo dall’aspetto inquietante, alto, massiccio, con una lunga, folta barba nera, salì sul ponte di prua. Il suo passo pesante risuonava sul legno del ponte. Indossava un pastrano logoro, rossiccio, dei pantaloni neri che finivano dentro alti stivali di cuoio marrone, un tricorno di pelle nera in testa e, nonostante non ve ne fosse apparente bisogno, due spade ai fianchi. Uno sguardo crudele negli occhi, lo caratterizzava, dandogli quell’aria da pirata della peggior specie. Era proprio quello che sembrava, un pirata, un pirata di quelli che non conoscevano il significato delle parole onore e altruismo. Si guardò intorno e lo vide, lì, sull’estremità della prua. Si avvicinò a lui e a pochi passi lo apostrofò:
 
- Ti vedo parecchio assorto Duca! Mi chiedo a chi dei due pensi di più! La tua bella nuora ti ha tolto veramente un bel bottino vecchio mio!

Il Duca Mc Cassidy non rispose, ma si voltò verso di lui lentamente, con il suo volto giallastro e i capelli mossi dalla brezza marina.

– Ti interessa particolarmente il mio pensiero Black? Sei geloso che non penso a te?
– Non sei il mio tipo Rumbl, sei troppo vecchio per me, sai che preferisco carne fresca!

Scoppiò in una fragorosa risata, mostrando i rari denti gialli tra quelli anneriti dall’uso di tabacco e alcoolici.

 - Dici che sono ancora a Storybrook?
 – Dove altro potrebbero essere? Ti pare che la mia cara nuora Emma Swan Charming Pendràgon, non abbia fatto in modo di ospitarli e fornirgli vitto e alloggio? Sono sicuro che siano alla rocca, erano inseparabili ed Emma, nella sua disgustosa umanità e buon cuore, non li avrebbe mai separati!
 – Ancora non mi hai detto come intendi procedere, non ci possiamo presentare al porto in “pompa magna” come l’ultima volta!
 – Hai ragione Blackbeard! Devo confessare che, fino ad ora, ho fantasticato solo sulle varie posizioni in cui porrò “la bionda principessa” quando l’avrò tra le mie mani!
– Sei un vecchio maiale Mc Cassidy, vergogna! La mogliettina di quella mammoletta di tuo figlio!

Risero insieme, pregustando il sapore di sangue innocente che avrebbero versato.

 – Circa quattro mesi Black … quattro mesi e mi riprenderò ciò che è mio … oltre a ciò che appartiene a Neal …
***
 
Killian aveva finito di scrivere il diario di bordo e aveva già controllato la rotta, tornando sul ponte di poppa con il sestante. Il viaggio stava andando benissimo, poteva rilassarsi un po’ con la sua Emma. Bussò alla sua porta e lei gli permise di entrare.
Emma era molto assorta, seduta davanti allo specchio posto sulla scrivania, indossava una camiciola bianca di cotone con scollo quadrato e spalline sottili con una gonna lunga di cotone blu. Si stava spazzolando i capelli, guardandosi allo specchio senza vedersi.

– Swan! Pensavo che ti avrei trovata a riposare sul letto, come ti avevo consigliato!

Le tolse delicatamente la spazzola di mano e iniziò a pettinarla lui. Amava i capelli di Emma, il loro colore dorato e il loro odore ai fiori di campo. Ricordò di averli lavati lui stesso a Neverland, quando Lei ancora non si riprendeva dall’avvelenamento ed era stato costretto ad entrare nella tinozza tenendola in braccio e sostenendola, poiché Emma era completamente incosciente.

 – Mi sono dedicata a riordinare i miei abiti e a controllare ciò che mi serve per il resto del viaggio!

Killian aveva intanto posato la spazzola e si stava avvolgendo i boccoli di Emma intorno alle dita, sembravano ulteriori anelli d’oro sulla sua mano! Era ancora dietro di lei e poteva vedere la loro immagine riflettersi nella specchiera. Lasciò i capelli e con il dorso delle dita accarezzò il collo di Emma e scendendo lungo la sua spalla destra, le fece scivolare lungo il braccio la spallina della camiciola. Lo specchio mostrava ora una bella porzione del seno di Emma.

 – Sei veramente bella Swan, la tua pelle candida è perfetta e tutto di te è proporzionato in modo veramente armonioso!

Le depose una scia di baci sulla spalla che le aveva scoperto e sentì Emma avere un brivido di piacere. Sorrise per l’effetto che le provocava. Lo stesso effetto che lei era capace di scatenare su di lui, anche con un tocco leggero della sua mano delicata. Il desiderio che avevano l’uno dell’altro era diventato più maturo, forgiato non solo dalla fortissima attrazione fisica reciproca, ma anche dalla condivisione di ideali e pensieri, la loro era un’assonanza di anime rarissima.

 – Love, volevo chiederti un favore per Eddy …
- Eddy? Volentieri! Di che si tratta?
 – Ha deciso di studiare per diventare capitano di una nave di sua proprietà …
- Ma è meraviglioso Killian! Non so come farà, non dovrebbe andare in una scuola della Royal Navy?
– Non è di origini nobili, non lo accetterebbero …
  - Allora in cosa lo posso aiutare?
 – Io lo seguirò per quanto riguarda la parte tecnico-professionale, mentre tu potresti dargli lezioni di grammatica inglese e francese, tra te e Paul dovrebbe imparare velocemente. È estremamente sveglio! Pensa che in queste due settimane ha studiato tre libri non facili, completamente da solo. Io stesso non avrei fatto meglio quando ero un cadetto!
– Se lo dici tu, che da quanto mi hanno raccontato eri il primo del tuo corso!

Killian rise dell’affermazione di Emma.

 – Quante te ne ha raccontate Jamie su di me quando siete rimasti soli?
 – Non molto, Jamie non è una persona molto loquace … fu tuo fratello a dirlo ai miei genitori e mia madre, che a quanto pare è una tua estimatrice, me lo aveva riferito il giorno stesso che vi invitò al mio compleanno …
 - Già, il giorno del nostro mancato incontro … Ti rendi conto se ci fossimo conosciuti quante cose della nostra vita sarebbero state diverse?
 – Non è tardi per recuperare Killian, ora siamo insieme …
Killian le si accostò e iniziò ad aprirle i laccetti della camiciola. Sfiorò uno dei suoi rosei capezzoli che si inturgidì immediatamente a quella tenera carezza.
– Mmm … si dobbiamo recupera dodici anni della nostra vita, dal Maine a Neverland è stata solo una briciola, non voglio perdermi più un minuto di te Swan! Quindi ora vieni sul tuo letto, ti ho fatto una promessa poco fa e non sia mai detto che Captain Hook non mantiene le promesse!
 – Non sei più Hook, lo abbiamo concordato con Jamie, chissà quando tornerà dalla sua Clairette?
 – Spero per lui e lei molto presto, ma ora, dopo che lo abbiamo già nominato due volte, direi di pensare un po’ a noi che ne dici?
– Killian è giorno e ti potrebbero cercare i tuoi uomini da un momento all’altro, non siamo nella casa di Neverland!
– Swan … my love … cerchi scuse per sfuggirmi? I miei uomini sanno che ci siamo sposati, sono nella tua stanza e sanno che non è il caso di disturbare e poi … non è la prima volta sulla nave …
- Da sposati si!
 – Bene! Allora sarà amore sacro e non profano no?

Intanto parlando sottovoce si erano avvicinati pian piano al giaciglio di Emma la quale giocava a fare la preziosa. Killian stava al gioco. In modo fintamente accidentale Emma cadde sul letto. Killian le sorrideva con un sopracciglio alzato e sguardo concupiscente. La sua mano le fece scorrere lentamente la gonna su per le gambe fino alla culotte di seta. Le fece schiudere le gambe e iniziò a lasciare una scia di baci dal lato interno del ginocchio all’inguine, spostando il pizzo bianco. Ricominciò con l’altra gamba. Emma avvertiva piacevoli brividi. Seduta con Killian che continuava a baciarla, sentiva il fluire dell’eccitazione sempre più forte, con i gomiti poggiati sul letto, reclinò la testa all’indietro, offrendosi maggiormente a lui.

 – Queste sono carine ma non ti serviranno …

 Velocemente e da esperto, lui le sfilò la culotte. Riprese la scia di baci dal ginocchio all’inguine, ma questa volta si soffermò al centro pulsante del piacere della sua amata e mantenne la promessa di regalarle onde di piacere che si susseguirono come quelle del mare. Le mani di Emma scorrevano tra i suoi capelli bruni, desiderose di poterlo toccare e accarezzare, ricambiando lo stesso piacere. C’era tempo, ne avevano quanto volevano, il viaggio del loro amore era appena iniziato, il vento era a loro favore, li avrebbe portati dove desideravano.
 
***
 
Gli occhi grigio-verdi dell’Ammiraglio Jamie Framer, Barone di Heughan, osservavano l’orizzonte, in direzione della Bretagna. No, decisamente il vento non li stava aiutando, il Maestrale gli era contro e la nave “L’Orgoglio del Regno”, faticava ad andare avanti. Dalla ripartenza da Storybrook era andato tutto a meraviglia , ma ora, a circa un mese dal momento presunto dell’arrivo, sembrava che un malevolo destino volesse ancora tenerlo separato dalla sua adorata moglie e dal piccolino che aveva da poco partorito. Era piuttosto tranquillo riguardo al suo caro amico Killian Jones, che sapeva in compagnia della donna che amava da oltre un decennio. Era incredibile! Killian l’aveva ritrovata, dopo tutto quel tempo e lei ricambiava i suoi sentimenti! Jamie sorrise al ricordo dell’amico, del suo entusiasmo giovanile, delle sue speranze d’amore. Una storia veramente romantica quella di Killian ed Emma! L’avrebbe raccontata a Claire, se ne sarebbe commossa di sicuro. Con il Commodoro non sarebbe stato facile mentire sulla Jolly Roger e su Captain Hook, quel bastardo del Duca Mc Cassidy aveva parecchio credito, gli avrebbe creduto in merito a quanto gli avevano riferito sia Emma che August? Non poteva raccontare di Milha, avrebbe tradito Killian! Il Duca era un satanista, un assassino. Un vero mostro!

 – Jamie quanto credi durerà questo Maestrale? Io credo ancora una settimana!
 – Si Bill, credo lo stesso … continuiamo a usare il fiocco di prua intanto, non c’è altro da fare …

Il Capitano Bill O’Brian assentì silenziosamente. Se il vento non cambiava avrebbero impiegato più tempo di quanto necessario.

 – Bill passami il cannocchiale per cortesia, credo di aver visto l’albero maestro di una nave sulla linea dell’orizzonte!

Jamie era famoso per la vista d’aquila, Bill gli passò il suo cannocchiale, ammettendo a sé stesso di non veder nulla.

– Si ho visto giusto! Abbiamo un veliero a dritta e dovrebbe essere inglese. Se non sono pirati vedremo che notizie ci portano dalla terra ferma. Hanno il Maestrale in poppa, ci raggiungeranno presto, noi siamo proprio allo stallo!
 – Faccio preparare il segnalatore …
 - Certamente Bill, chiediamogli di chi si tratta e poi vedremo come comportaci. Tra un paio di ore potranno vedere bene i segnali e noi potremo vedere bene le loro risposte …
 
***
 
Cornovaglia tanto tempo fa …

Cavalcare con il vento tra i capelli! Piacevole, veramente piacevole. Artorius capiva perché Gwyneth amasse tanto andare a cavallo!
 Provava quella sensazione di libertà selvaggia, mentre addestrava la bianca puledra che il giorno dopo avrebbe regalato alla sua amata sposa. Aveva mantenuto il segreto con Gwyneth. Nelle due settimane precedenti spariva ad un certo punto della mattina per recarsi al recinto dove stava domando la splendida puledra. Sarebbe stata una vera sorpresa per Lei! Quella puledra bianca era perfetta per la giovane regina. Si sarebbero piaciute, ne era sicuro. Immaginava la sua amata cavalcare con i lunghi capelli biondi al vento e ridere, entusiasta dell’animale perfettamente addestrato.

Il giorno dopo sarebbe partita con Lancillotto, per recarsi da suo padre Gandar al villaggio sassone. Le avrebbe dato la puledra per la partenza. Dovevano prendere degli accordi commerciali e Gwyneth sapeva bene come trattare con la sua gente! Lancillotto avrebbe fatto anche lui la sua parte, l’esperto sul valore del bestiame era lui, sarebbero stati una perfetta accoppiata per quell’incontro! Inoltre, stare vicini per quel compito, li avrebbe fatti conoscere meglio e avrebbe fatto stabilire quella fiducia e stima reciproca che Artorius vedeva ora mancante. Adorava sua moglie! Vivevano sotto lo stesso tetto solo da un mese e l’amore che aveva sentito per lei a prima vista, si era trasformato, per lui, in un vero incendio. Era felice quando lei gli era vicina, illuminava la stanza quando entrava con un sorriso per lui. Eppure c’erano dei momenti che la vedeva improvvisamente con lo sguardo assente, spento. La loro vita coniugale poteva definirsi passionale, lei rispondeva alle sue carezze senza esitazioni ormai e si dava a lui con desiderio. Non prendeva però mai l’iniziativa lei, pur non negandoglisi mai. Artorius sentiva che, nonostante tutto, ancora Gwyneth era distante da lui. Avrebbe fatto di tutto per darle la felicità che meritava, per dimostrarle quanto l’amava, ma anche lui aveva bisogno di sentirsi importante per lei. Gwyneth gli voleva sicuramente bene, lo stimava, lo ammirava … ma non lo amava. Forse, con il tempo …

- Galvan! La puledra è pronta! Di allo stalliere di lustrarla alla perfezione per domani mattina alle 8,00 e bardarla con i finimenti nuovi che ho fatto realizzare per lei da Malcom. Torno da mia moglie o penserà che sono sparito per chissà quale motivo!

Rise con il cavaliere Galvan, uno dei giovani amici che sedevano alla tavola rotonda. Restò a guardare la puledra, mentre Galvan la portava verso le stalle. Sorrise immaginando la sorpresa dipinta sul volto di Gwyneth l’indomani. Si voltò e riprese la via del forte, era ora di cena e lei lo aspettava. Aveva invitato anche Cillian a cena, sia per definire alcuni dettagli della missione che per consentire un incremento di confidenza tra il Primo Cavaliere e la Regina.
 

La notte era calda e le robuste lenzuola di lino grezzo sembravano fatte di spine. Cillian non riusciva a prendere sonno. Eppure era stanchissimo! Viveva sotto lo stesso tetto di Gwyneth, a poca distanza dalla camera che lei condivideva con suo marito. Erano stati a cena insieme, avevano parlato dei compiti che avrebbero svolto nel villaggio nativo della regina, si erano comportati amabilmente ed educatamente, cercando di non avere un contatto occhi negli occhi per più di pochi secondi. Era stato difficilissimo. Le mancava troppo ed era una tortura reciproca dover nascondere i loro veri sentimenti. Quel pomeriggio aveva parlato con Milhena e le aveva proposto di iniziare una relazione, lei lo aveva disobbligato dal dover riparare con un matrimonio per ciò che era capitato tra loro, ma lui si era sentito in dovere di recuperare nei suoi confronti. In fin dei conti Milhena gli piaceva, era il suo tipo. Certo, non era Gwyneth e non lo sarebbe diventata …

Si passò la mano sugli occhi e sulla fronte. Espirò profondamente. Gli sembrava che il fantasma di Gwyneth fosse lì seduto sul letto a guardarlo. Già, l’amore poteva essere come un fantasma senza controllo, apparire nella mente improvvisamente e, improvvisamente, avrebbe potuto far scivolare dalle labbra parole che potevano rompere l’equilibrio e ferire. Cillan si chiese che altro ancora avrebbe potuto ferirsi, il suo cuore era spezzato e la sua mano sinistra faticava a guarire. Dare una bella testata al muro poteva aiutare a togliersi il suo pensiero fisso? Rise di sé. Ci mancava solo che il giorno dopo si presentasse con la testa bendata! Decise che doveva dormire. Doveva essere in piena forma per il giorno fatidico. Era il Primo Cavaliere del Re e aveva l’incarico di proteggere la Regina. Questo avrebbe fatto! Non era più la sua Gwyneth, era la Regina, solo questo doveva vedere in lei!
 

Gwyneth nella sua stanza non riusciva a chiuder occhio. Ferma, in silenzio, guardava suo marito dormire al suo fianco, non voleva far rumore, non voleva svegliarlo. Anche quella sera lui aveva voluto fare l’amore con lei. Quello faceva, l’amore! Per lui era così, ed era maledettamente bravo! Sapeva farla godere, lo faceva con passione, con adorazione per lei. Sicuramente ne traeva lo stesso piacere. Gwyneth si odiava in quei momenti, non riusciva a capacitarsi di come il suo corpo rispondesse automaticamente alle carezze e agli intimi baci di Artorius, mentre il suo cervello sognava ad occhi aperti Cillian. Mentre accarezzava i biondi capelli di suo marito, intento a baciarla nei punti più sensibili del suo corpo, improvvisamente vedeva quei capelli cambiare colore e lunghezza, trasformandosi nei bruni e selvaggi capelli di Cillian. Quando il bel viso felice di Artorius si rialzava, puntando le iridi grigio-verdi sull’espressione del suo, per accertarsi della sua soddisfazione, quegli occhi diventavano azzurri come il cielo di primavera e lei avrebbe voluto piangere. Avrebbe pianto per Cillian, per quanto le mancava. Avrebbe pianto per la propria disperazione a non averlo lì con lei. Avrebbe pianto per Artorius, tradito nel pensiero da una moglie che si sentiva ingrata e immeritevole della sua devozione.

Il giorno seguente sarebbero partiti insieme. Un sospiro le sgorgò dal petto, incontrollato. Durante la cena Cillian aveva condiviso il desco regale, parlando della loro missione e scambiando amabili chiacchiere sia con lei che con Artorius. Aveva spesso riso con quel suo sorriso bianco e quelle labbra sensuali che lei ricordava bene. Avevano ambedue distolto lo sguardo dalle reciproche labbra, per cancellare dai loro occhi il ricordo ed il desiderio dei baci che non si sarebbero più scambiati.
 Era felice di poter fare quel breve viaggio con lui, avevano una buona scusa per cavalcare l’una al fianco dell’altro, poter parlare senza Artorius e senza destare sospetti, ma aveva anche il terrore che non sarebbe riuscita a mantenere la giusta distanza, perdendo la faccia e la dignità che da una regina si doveva pretendere. Si disse che era una fortuna avere con loro un piccolo drappello! Lui era il Primo Cavaliere del Re e per lei quello doveva restare!
 

La mattina arrivò presto per gli occhi stanchi di entrambi. Occhi che avevano passato la notte insonne a soffrire di nostalgia …
 
Lo stallone di Cillian era pronto, lui stesso si era assicurato di controllare i finimenti e in particolare il sottopancia della sella. Due bisacce erano state da lui poste sui fianchi della fiera bestia, contenevano il suo cambio e del cibo preparato dall’anziana madre.
Artorius gli si avvicinò tenendo per mano la sua adorata Gwyneth. Lo sguardo basso di Cillian, mentre porgeva loro il buon giorno, si posò su quelle mani intrecciate e fu impossibile per lui non sentire una spina che gli si conficcava nel cuore.

– Artorius caro, ma il mio cavallo non è ancora pronto? Sir Lancillotto sta partendo ed io sono ancora senza la mia cavalcatura … non vorrei tardare rispetto alla nostra tabella di marcia!
– Amore mio non essere impaziente, so che non vedi l’ora di riabbracciare tuo padre! Dai un minuto allo stalliere e vedrai!

Cosa avrebbe dovuto vedere? Gwyneth lo capì appena il giovane Sem, lo stalliere, le condusse una magnifica puledra bianca, dotata di una lunga criniera, pettinata e strigliata a meraviglia. Non credeva ai suoi occhi, rimase letteralmente a bocca aperta. Cillian era già a cavallo e seguì lo sguardo di Gwyneth, voltandosi nella stessa direzione e apprezzando con ammirazione il regalo di Artorius per la Regina. Doveva riconoscere che in fatto di cavalli e … donne il Re avesse ottimi gusti. Anche lo stallone cavalcato dal Primo Cavaliere sembrò apprezzare la puledra, si impennò con un nitrito e Cillian dovette stringergli i fianchi con la forza delle sue muscolose gambe e tirare le redini per riportarlo alla calma. Non meno, la puledra attirata dal nitrito del maschio, gli si avvicinò sfiorandone il muso con il proprio. Quel contatto sembrò calmare completamente lo stallone. Artorius rise a quella scena.

– Si direbbe che i vostri cavalli vadano d’accordo più di voi due! Mi raccomando con i Sassoni, cercate di non avere risposte contrastanti!

Gwyneth era arrossita allo scambio di effusioni tra i due cavalli e Cillian stesso si era portato la mano verso l’orecchio e poi si era passato le dita tra i capelli, dietro la nuca, suo tipico gesto nei momenti d’ imbarazzo.
Anche il drappello di tre cavalieri era pronto. Il primo davanti a tutti portava l’insegna di Artorius Pendràgon, uno stendardo rosso su cui campeggiava un drago dorato a cinque teste. Gli altri due soldati erano dietro a Cillian e Gwyneth che cavalcavano affiancati. La regina vestiva come un uomo, pantaloni e stivali in pelle morbida, una camicia con panciotto ed un mantello con cappuccio sulle spalle. Cillian indossava la sua armatura con il cigno in volo e il bastone uncinato tra gli artigli, i pantaloni e gli stivali in pelle e il suo mantello azzurro.

Artorius diede un passionale bacio a sua moglie, prima di farla salire sul cavallo, lei abbassò il capo in imbarazzo, il tutto si era svolto sotto lo sguardo di Cillian che, per quanto avesse cercato di guardare altrove, non aveva potuto far a meno di vedere la scena. L’abbraccio di Artorius era stato molto possessivo e rivolgendosi a Cillian gli aveva ulteriormente raccomandato l’incolumità della donna, sottolineando che si fidava di lui come di sé stesso.

Il viaggio durò poche ore e non ci furono particolari scambi verbali tra i componenti del piccolo drappello. Ciò che si sentì più spesso furono gli ordini del Primo Cavaliere. Lui e la Regina, pur cavalcando affiancati, evitavano di guardarsi, ma il silenzio tra loro pesava ad entrambi come un macigno sul petto. Non sapevano come iniziare a parlare, che argomenti trovare. L’aria sembrava per loro irrespirabile. Fu Gwyneth a trovare ad un tratto l’argomento per iniziare un discorso:

 - Come procede la guarigione della tua mano Sir Lancillotto?
 – Potrebbe andar meglio Mia Signora!
 – Perché dici così? Non porti più il supporto sotto la mano …
- Si, Merlin mi ha tolto da poco la tavoletta che mi aveva messo, ma è stato costretto a lasciare le aste intorno alle dita per tenerle bloccate. Sostiene che quando le toglierà, le mie dita non avranno molta forza e dovrò fare un periodo di massaggi giornalieri con un unguento di sua creazione …
- Potrai recuperare completamente l’uso della mano, vedrai!
– Ci vorrà qualche mese …

 “Per la mano basterà qualche mese, ma per il mio cuore non basterà la mia intera esistenza amore mio!”. Questo pensò Cillian mentre le rispondeva. Come aveva detto Merlin “Per il cuore non c’erano medicine” e Cillian sperava che con l’aiuto di Milhena sarebbe riuscito a medicare pian piano il suo cuore ferito.
 

Al villaggio sassone stavano preparando il ricevimento per la Regina. Erano orgogliosi che la loro Principessa Gwyneth fosse diventata la sposa del valoroso Artorius, le giovani avrebbero aggiunto anche “aitante”.
Il Capo Gandar, quando gli ospiti furono avvistati, li aspettò all’inizio del villaggio con il Consiglio degli anziani. Scendendo da cavallo, Gwyneth ebbe il forte desiderio di abbracciare suo padre. Buttarsi tra le sue braccia per sentirsi protetta come da bambina, quando sentendo la mancanza della mamma, cercava in suo padre quella parte di affetto genitoriale in più che la nonna Reissa non poteva fornirle. Questa volta non fu così, Gwyneth si rese conto, con rammarico, che la sua attuale posizione sociale non consentiva di esternare l’affetto filiale e genitoriale che li univa. Il Capo Gandar, appena si rese conto che sua figlia stava per abbracciarlo, si chinò con un ginocchio a terra e il capo abbassato, in segno di ossequio per la sua regina, non doveva calcolare che quella bellissima donna fosse sua figlia. La consapevolezza di ciò strinse il cuore non solo a padre e figlia, ma anche al giovane Primo Cavaliere. “Nascondere i propri sentimenti per ragion di stato! Brava Gwyneth, stai soffrendo per tuo padre, ma ci stai riuscendo, ti ammiro, dovrò fare in modo di essere bravo anch’io come te, so di essere impulsivo e se ti voglio proteggere da me e … da noi … dovrò sviluppare la massima freddezza …”
 
Il Consiglio si riunì nella casa del governo, Gandar sedeva su una specie di trono, in realtà un sedile fatto di tronchi d’albero e pelle di montone. Il brusio che pervadeva la grande sala si interruppe, appena il Capo sollevò un braccio con il significato apposito di farlo smettere. Prese la parola.

– E’ la prima volta nella storia del nostro popolo che una donna siede in questo consiglio, in questa casa del governo ...
-  È  inaudito! Dovrebbe esserci Artorius qui! Ha così poca considerazione della nostra gente da mandarci una donna in sua vece?

Uno dei più anziani membri del Consiglio, molto retrogrado e attaccato alle tradizioni, aveva fatto sentire il suo disappunto e qualche altro presente annuiva. Cillian non condivideva il loro pensiero, non vedeva motivo alcuno per cui le donne non potessero dire la loro, inoltre se non accettavano Gwyneth, non si sarebbe potuto fare l’accordo, decise di intervenire.

– Miei Signori, ascoltatemi attentamente! È proprio per il rispetto che Artorius ha di voi che vi manda la sua sposa, la vostra Principessa. Sapeva che lei avrebbe potuto parlare ancor meglio di un celta con voi, visto che siete la sua gente e vi ama! Conoscete benissimo le qualità di Gwyneth e tu Capo Gandar hai il merito di essere suo padre e di averla allevata insegnandole a ragionare come un politico. Puoi negare a te stesso che tua figlia più volte ti ha consigliato con saggezza?

Gandar non sapeva come il Primo Cavaliere di Artorius sapesse quanto aveva appena affermato, forse era stata la stessa Regina a confidarglielo, ma effettivamente sua figlia, da sempre, per lui era stata una grande risorsa nel consigliarlo ed aiutarlo a governare. La considerava un uomo mancato per quelle capacita!

– Quello che dici è vero Lancillotto! Dovremmo essere onorati che Artorius ci abbia inviato la sua sposa, lui per primo si fida di lei, non vedo perché noi che siamo il suo popolo e suoi consanguinei non dovremmo fidarci, affidarci ed onorarla. Io per primo mi sono inchinato a lei, è mia figlia, ma ora è la Mia Regina! La conosco bene è vero! Ho sempre pensato che avrebbe potuto prendere il mio posto per capacità e solo la nostra usanza lo avrebbe impedito!
– Siamo noi a dare inizio alle usanze, quindi le possiamo anche modificare, non vi pare?

Cillian era intervenuto di nuovo e la maggior parte degli uomini presenti annuì. Il vecchio che inizialmente si era scandalizzato fu il primo a rispondere.

 – Lasciamo dunque che la nostra Gwyneth esponga gli accordi che è venuta a sancire, sono sicuro che per la sua gente non farà torti, ora me ne rendo conto e ti chiedo scusa Mia Regina!
– Sei perdonato mio saggio Sean. Ti conosco da quando ero una bambina e so che sei sempre stato un uomo giusto, il tuo ripensamento conferma che ancora lo sei!

La Regina iniziò ad esporre gli intenti del Re. Il regno aveva bisogno di armi, Artorius stava allestendo un esercito di giovani, reclutati tra le genti dei tre popoli di Avalon. Si sarebbero addestrati l’uno al fianco dell’altro, avrebbero mantenuto la loro identità e le loro usanze, ma si sarebbero sentiti contemporaneamente parte di un unico paese. Nelle terre dei Sassoni si trovava in abbondanza il ferro, sarebbero state aperte miniere e dato lavoro a molta gente. Il fabbro Malcom, un vero artista nel suo campo, avrebbe potuto ampliare la sua officina e avere più apprendisti. Non solo armi ed armature, sarebbero stati forgiati anche utensili da vendere o barattare, secondo le possibilità, tra i tre popoli. I Celti avrebbero contribuito con le loro risorse d’allevamento di bestiame, gregge, cavalli e bovini. Sarebbero finite le razzie a loro danno, poiché in pace si sarebbero avuti i necessari scambi. Anche i Pitti erano d’accordo, con loro già Cillian e Valerius avevano brillantemente trattato prima del matrimonio di Artorius e Gwyneth. I Pitti avrebbero fornito legname, torba e si sarebbero dedicati alla lavorazione dei pellami.
La Regina fu brillante e convincente nel suo discorso e il Primo Cavaliere intervenne in più punti per spiegare la convenienza economica degli scambi a chi esternava qualche dubbio.

– Riflettete sulla proposta di Artorius miei signori! Non dovete dare una risposta in questo momento. Sarò ospite di mio padre per altri due giorni, avremo occasione di riunirci nuovamente in questa “Sacra Casa”, vi invito a proporre altre soluzioni, tutti dovranno avere il loro guadagno, nessuno dovrà rimetterci, siamo un unico popolo ora!

Alle ultime parole della giovane regina, tutti applaudirono levandosi dai loro sgabelli.
“Siamo un unico popolo ora! Si amore mio, è così! Da quanto tempo io e te volevamo questo momento, abbiamo portato il cambiamento in questa terra di lotte, io e te ne siamo gli artefici, ma per noi due ciò che desideravamo per la nostra felicità ci è stato tolto …” Questo pensava Cillian ascoltando con orgoglio la sua Gwyneth. “Il Cigno e l’Uncino porteranno il cambiamento nella terra dove si troveranno … sono destinati a stare insieme … oltre la vita … oltre la morte …” Gli tornarono in mente anche le parole di Merlin mentre era in trance. “Dea madre! Questo intendeva Merlin? E io e te? Su di noi si è sbagliato mia adorata … il nostro destino a quanto pare è un altro … “

La sala del consiglio si svuotò velocemente, ognuno dei presenti tornò alle sue faccende quotidiane, da lì a poche ore ci sarebbe stata la cena in comune, le donne, all’esterno, già stavano preparando il banchetto di festeggiamento. Il giorno seguente ci sarebbe stato un nuovo consiglio e l’accordo sarebbe stato concluso. Nel pomeriggio Cillian e Gwyneth avrebbero parlato con Malcom, anche se l’accordo sulle miniere non fosse stato raggiunto.
I tre cavalieri che accompagnavano la Regina e Sir Lancillotto erano stati lasciati liberi di divertirsi e fare amicizia con qualche bella ragazza sassone. Cillian e Gwyneth si ritrovarono a camminare affiancati, tra la gente del villaggio. Tutti li salutavano e i bambini gli saltellavano intorno cercando di toccare il mantello di Cillian o di avere una carezza da Gwyneth.

– Sei stata molto brava Gwyneth! Mi volevo complimentare con te. So che non è stato facile …
- Ti devo ringraziare Cillian, mi sei stato di aiuto e … conforto …
 - Conforto?
– Si … hai avuto fiducia in me e hai trasmesso questa fiducia anche agli altri …
- Gwyneth … so quanto vali … non ti ho visto mai fallire nei tuoi intenti …
- Non è vero Cillian … con te … ho fallito …
- Non è colpa tua se sei così bella che Artorius è rimasto folgorato! … Sei stata come il fulmine … anche per me …

Distolse lo sguardo da lei nel dirle queste parole, non poteva guardarla negli occhi in quel momento. Lei non rispose, rimase in silenzio, già sentiva che il proprio cuore stava facendo troppo rumore, voleva allontanarsi da lì, voleva fuggire da lui, non voleva che sentisse quel battito impazzito.

 – Devo andare da mia nonna ora. Ancora non l’ho salutata, ci vediamo per la cena Cillian.

Lui annuì a testa bassa, senza guardarla, avrebbe voluto sentirle dire che ancora lo amava, ma una regina non lo avrebbe mai fatto e Gwyneth era una Regina ormai.
 
La nonna Reissa l’accolse a braccia aperte. L’aveva vista quando era arrivata, ma tra gli uomini del consiglio non aveva potuto salutare sua nipote. La trovò più bella che mai, la sua pelle le sembrò radiosa anche se i suoi occhi erano velati di tristezza. Riconobbe la stessa tristezza del giorno delle nozze, quando la stava pettinando. Artorius era sicuramente un ottimo marito, ma sua nipote ancora era innamorata del bel Primo Cavaliere del Re e da come lo aveva visto guardarla, mentre lei non si accorgeva, anche lui provava gli stessi sentimenti per sua nipote.

 – Figlia mia sei un raggio di sole! Fatti guardare! Se non sbaglio hai messo su un po’ di carne e devo dire nei punti giusti, non hai mai avuto questo seno tesoro! Tuo marito ti fa visita spesso credo!

Gwyneth non si aspettava da sua nonna un discorso così direttamente intimo e diventò rossa fino alla radice dei capelli.

 – Nonna ma cosa stai dicendo?!
 – Bambina mia! Ti sto scandalizzando? Sei maritata ormai, sei giovane e bella, lui è un uomo vigoroso e aitante, mi sembra ovvio che ti desideri spesso, per te non è così?
 – Dio mio nonnaaa! Mi stai mettendo veramente in imbarazzo! Se lo vuoi proprio sapere … dalla sera del matrimonio non abbiamo passato una sera a dormire separati, quindi …
 - Quindi … Hai controllato le tue regole Gwyneth?
 – Non sono stata lì a pensarci molto, ho avuto altro per la testa …
 - Certo … i tuoi impegni quotidiani e diplomatici e il pensiero di …
 - Di?
 – Di star lontana da  … Lui …

Gwyneth deglutì un boccone amaro a sentire la verità scivolar via dalle labbra di sua nonna, distolse lo sguardo indirizzandolo sul pavimento e strinse le labbra, arrabbiata con sé stessa.

 – Veramente tuo marito ti ha fatta sua tutte le notti dalla prima sera? Ti ha costretta è stato violento?
 - Si nonna, dalla prima sera ed è stato il miglior marito del mondo, non mi costringe a nulla e io mi sento sporca e ingrata, perché invece che pensare a lui in quei momenti …

Le lacrime le scesero sole lungo le guance. A sua nonna sembrò ridiventata bambina in quel momento e la abbracciò forte.

 – Tesoro mio, il primo amore non si può dimenticare facilmente e tu non sei aiutata dalle circostanze, continua ad esserti vicino e, finché non sarete distanti, sarà una sofferenza per entrambi. Tu sai che tipo di donna vuoi essere, io posso solo farti delle raccomandazioni … poi … dipende da te come da lui ...
 – Facciamo di tutto per stare lontani nonna cara, io non lo volevo per questa missione e lui ha chiesto ad Artorius di esserne dispensato ma, scherzo del destino, mio marito gli ha detto in mia presenza che si fida solo di lui per proteggermi, non oso pensare come possa sentirsi, anche se posso immaginarlo. Io sono morta quando l’ho visto baciare una delle mie dame di compagnia!

Gwyneth raccontava tra le lacrime. Sua nonna sapeva che quei due giovani avevano il cuore straziato.

– Devi far di tutto per dimenticarlo, cerca di convincere tuo marito ad allontanarlo per qualche missione …
 - E se gli capitasse qualcosa di brutto per questo? Dio mio nonna! Non potrei mai perdonarmelo!

Era veramente amore profondo, ciò che sua nipote sentiva per quel giovane bruno dagli occhi di cielo! Quel tipo di amore per cui il bene dell’altro è la cosa più importante. Si rese conto che non avrebbe potuto essere di nessun aiuto; un senso d’ impotenza e ineluttabilità del destino invase il cuore dell’anziana donna.

– Purtroppo dovrai continuare a lottare contro il vento della passione, per affermare ciò che la ragione impone …
 - Lo so nonna, lo so … è ciò che sto facendo ogni giorno della mia vita e alcune notti, quando la nostalgia è più dura da affrontare … penso di farla finita …
 - Non dire così figlia mia, credo che tu abbia un’altra ragione per andare avanti …
 - Quale nonna?
 – Fammi controllare …

Le fece aprire il panciotto e la camicia, osservò i capezzoli che avevano perso il loro colore rosato per lasciar posto ad un colorito più scuro …

- Si! Sii felice figlia mia! Ora devi esserlo!

Gwyneth si guardò il seno, un sorriso le comparve sulle labbra mentre si richiudeva gli indumenti. I suoi occhi erano ancora umidi per il pianto, ma ora una nuova luce li stava illuminando.
 

La festa di ben tornato fu piacevolmente rumorosa, tra risa, canti e balli. Gwyneth amava quei suoni e si rese conto di quanto le fossero mancati. Vide, con la coda dell’occhio, che Cillian, con le dita della mano sana, batteva sul tavolo al ritmo della musica, non le avrebbe chiesto di ballare e, se lo avesse fatto, lei avrebbe risposto con un diniego. Ad un tratto Cillian si alzò e chiese ad uno dei bardi la sua lira. Gwyneth rimase sorpresa. Gandar fece segno di far silenzio e Cillian iniziò a suonare. “Una delle tante virtù di Cillian” pensò la Regina “Tutto ciò che è arte e armonia gli appartiene. Potrò mai smettere di amarti Cillian?”.

 Il Primo Cavaliere aveva una bella voce, calda ed intonata. Gwyneth capì che era stato lui stesso a scrivere quella canzone e capì a chi la stava dedicando. Cantava di una dea uscita dalle acque del lago di Avalon, apparsa ad un giovane pastore, sotto le spoglie di un cigno, parlava della profezia di Excalibur e di un amore che sarebbe durato in eterno. Gwyneth riuscì a ricacciare indietro le lacrime che premevano per sgorgare dai suoi occhi, si guardò intorno per distrarsi e notò che diverse giovani donzelle guardavano incantate il bel Cavaliere che cantava e, molte di loro, erano profondamente commosse. La Regina sorrise, Lui era ancora suo!
 

Aveva dimenticato come era dormire nel suo letto, nel suo villaggio. Si stiracchiò pigramente tra le lenzuola. Reissa la chiamò per la colazione, era tardi e Gwyneth, da lì a poco, avrebbe dovuto presenziare alla seconda riunione. Sarebbe stata positiva la decisione degli anziani? Pensò a Cillian, alla canzone che le aveva tacitamente dedicato la sera prima. Non si erano neppure salutati, né scambiati la buona notte, non poteva guardarlo negli occhi dopo quel canto, dopo quella ennesima dichiarazione d’amore.
 
Mentre si dirigeva verso la Casa del Governo, lo vide fuori dalla porta che l’aspettava, vestito con la sua armatura argentea. Le rivolse uno dei suoi sorrisi sinceri e smaglianti, il ciuffo ribelle era stato pettinato, ma insisteva a ricadergli sulla fronte, ombreggiando i suoi occhi. Il cielo quella mattina era nuvoloso, ma il sereno brillava negli occhi di Cillian, “Sei il mio cielo sereno Cillian, anche quando fuori piove!”.
 
Il Capo Gandar diede il permesso al più anziano di proferire la decisione del Consiglio. Il vecchio Sean si alzò fieramente e pronunciò la decisione.

– Nostra amata Regina e stimato Primo Cavaliere … dopo lungo ragionamento sulla proposta del Re, questo Consiglio, unanimemente, ha deciso di accettare la proposta e di stipulare l’accordo. Abbiamo una sola condizione … la Nostra Principessa e Sir Cillian Flinth, Primo Cavaliere del Re, dovranno essere personalmente i garanti di quanto sancito!

Cillian e Gwyneth si guardarono in viso, Cillian le fece un segno di consenso con il capo e lei parlò per entrambi.

 – Sia come chiedete, io e Sir Lancillotto saremo i garanti di questo accordo!

Anche Gandar approvava con il capo e il vecchio Sean sorrise con la bocca sdentata. Un urlo di gioia si levò dagli uomini più giovani che avevano partecipato. Cillian fu certo che quegli uomini sarebbero presto entrati nell’esercito che Artorius stava costituendo. Ora, solo una cosa era rimasta da fare, prima di tornare dal Re: incontrare Malcom.
 

 I tre cavalieri del drappello avevano preparato i cavalli, ma Cillian si avvicinò con altri ordini.

 – Non è necessaria la scorta, miei cavalieri! Siamo in territorio sassone, non corriamo rischi. Sia io che la Regina potremo cavalcare liberamente verso l’officina del buon Malcom. Dove si trova lo sapete, ossia sul confine tra la terra dei Sassoni e la nostra. Conosco Malcom, mi accoglierà da amico. Non abbiamo da temere per l’incolumità della Sovrana. Prendetevi un pomeriggio di libertà, ho visto che ci sono delle donzelle che vi attendono, se non mi sbaglio!

I tre cavalieri confermarono ridendo e ringraziarono il Primo Cavaliere di quella breve licenza.
Cillian controllò sia la cavalcatura di Gwyneth che la propria, prima di prendere i due cavalli per le briglie e dirigersi verso la casa del Capo Gandar. La Regina stava uscendo in quel momento, affiancata da sua nonna. Non notò che l’anziana strinse il braccio alla nipote e le diede un’occhiata di raccomandazione.

– Dove sono gli uomini del drappello?
– Gli ho dato il pomeriggio libero, Mia Signora. Non abbiamo bisogno della loro scorta, siamo sulla tua terra, Malcom è vicino, nessuno ci farà attentati …

“Nessuno, se non noi stessi …” pensò Gwyneth, ma non nascose a sé stessa che era felice di stare sola con lui.

– Hai ragione, non vedo quale paura dovremmo avere … andiamo dunque!

Con agilità salirono a cavallo, spronarono con i talloni le due nobili bestie e, tirando le redini, le fecero indirizzare verso la strada da prendere.
 Cavalcarono affiancati, i loro stessi cavalli sembravano desiderare la compagnia l’uno dell’altra; respirarono entrambe un senso di armonia e un’energia positiva che li circondava come un’aura luminosa, loro due e i loro cavalli. Si allontanarono lentamente, non sentivano nessuna fretta, era il primo pomeriggio di una giornata estiva. In aria si stavano gonfiando grosse nuvole grigie, dalla mattina che si vedeva quel nuvoloso, eppure, dopo oltre un mese di sofferenza, in quel momento, una strana pace, dovuta probabilmente alla gioia della reciproca vicinanza, stava albergando nel loro cuore. Cavalcando vicini si voltarono l’uno verso l’altra guardandosi in viso, si sorrisero, fu spontaneo, rividero il Cillian e la Gwyneth di un tempo, i loro intenti per i loro popoli, per loro …
 Ancora avevano da fare per la gente di Avalon, il loro amico Malcom li avrebbe aiutati di nuovo.
 
Il battere del martello sulla lastra di ferro incandescente, retta da una grossa pinza, impedì a Malcom di sentire i due cavalli che arrivavano alle sue spalle. Curvo sull’incudine, posta al di fuori dell’officina per smorzare il caldo eccessivo della fornace interna, il gigantesco fabbro, a dorso nudo e con un ampio grembiale di cuoio a proteggersi, sudava copiosamente, mentre eseguiva il suo lavoro. Interruppe un attimo per asciugarsi il sudore che gli colava negli occhi e, in quel mentre, sentì una bella voce di donna chiamarlo. Si voltò di scatto riconoscendo quella voce che amava. Gwyneth, la sua bella Principessa e ora sua Regina! Accompagnata nientemeno che dal suo carissimo amico Cillian, ora Primo Cavaliere del Re! Si inchinò umilmente, vergognandosi di essere così poco vestito.

 – Mia Signora! Quale immenso onore mi fate a venire di persona dal vostro fedele servo …
 - Servo mio caro amico? Sai bene quanto affetto, stima e fiducia io e Cillian riponiamo in te …

Gwyneth gli porse la mano, ma il buon Malcom si scusò per lo stato di scarsa igiene delle sue grosse mani.

– Sono le mani di un gran lavoratore Malcom e di un grande artista, non ti vergognare, con me non devi assolutamente. So che ogni callo sanguinante di quelle mani è il risultato della tua fatica. Ti ho portato un piccolo pensiero per le tue ferite.

Malcom immaginò di cosa si trattasse. Gwyneth conosceva le erbe mediche del bosco e, quando andava a trovarlo, gli portava sempre un unguento cicatrizzante per curare le lacerazioni che soventemente il duro lavoro infliggeva alle sue mani.
Mentre Gwyneth prendeva l’ampolla di unguento cicatrizzante da una delle sue bisacce, Cillian si era avvicinato all’amico per salutarlo.

– Allora Lancillotto! Non è normale vedervi insieme ora, Gwyneth è la moglie di Artorius e tu sei il suo Primo Cavaliere, quale motivo di stato vi porta da me?
– Un accordo amico mio, un accordo! Tu sarai coinvolto in pieno nel piano. Abbiamo bisogno della tua manodopera, forgerai armi e armature per l’esercito che il Re sta costituendo …
 - Cillian, mi stai affibbiando un lavoro che va oltre la mia possibilità …
Intervenne Gwyneth:
- Non lavorerai solo Malcom! Il nostro popolo ha appena accettato la proposta del re riguardo alla collaborazione dei tre popoli di Avalon, avrai apprendisti e operai, amplieremo la tua officina …

Malcom era a bocca aperta per la sorpresa, ci sarebbe stato lavoro e guadagno per tutti!

 – Cillian ti spiegherà gli accordi, io intanto controllerò le tue mani, non ti vedo da quando sono venuta a prendere “la spada”!

Dalla notte che la Principessa aveva preso Excalibur per portarla a Cillian, in effetti, non si erano più visti. Quella spada doveva essere anche un simbolo dell’unione tra i due giovani, oltre che tra i popoli del lago. Malcom si chiese come mai alla fine Cillian non era lui ad aver sposato Gwyneth, sapeva che l’amava e che lei lo ricambiava … Preferì non fare domande e mentre la giovane Regina gli medicava le lacerazioni alle mani, ascoltò con attenzione quanto successo con il Consiglio degli Anziani.
 

Avevano lasciato Malcom alle sue faccende, dopo che avevano ottenuto la sua risposta positiva e, ora, cavalcavano nuovamente affiancati. Parlavano ancora dell’accordo, erano soddisfatti di come si era svolto il tutto, non si resero conto che in modo automatico, invece che andare verso il villaggio, si stavano recando verso la radura dove si trovava il capanno da pastori che ben conoscevano.
Un fulmine squarciò le nubi. Il tempo, nuvoloso fin dal mattino, aveva retto fino a quel momento. Il segnale luminoso sembrò dare ordine alle nuvole di rovesciare più pioggia che potevano. Assorti nei loro discorsi, Cillian e Gwyneth furono colti di sorpresa. L’istinto gli suggerì di trovare un riparo e scambiandosi uno sguardo spronarono i cavalli alla corsa, per raggiungere al più presto il posto più vicino. In pochissimo tempo arrivarono al capanno, saltarono giù dai cavalli, li portarono sotto la tettoia che affiancava la baracca di legno ed entrarono. Si voltarono a guardarsi in viso, la corsa era stata una sfida contro il tempo e la pioggia. Cillian le fece un sorriso raggiante, ce l’avevano fatta, non si erano bagnati più di tanto. Si tolsero contemporaneamente il mantello, Gwyneth ricambiava il sorriso di Cillian. Rimasero improvvisamene fermi, l’uno difronte all’altra. Troppi secondi passarono da quell’incrociarsi di sguardi. Non sorridevano più. Dietro i loro occhi riaffiorarono tutti i loro ricordi, tutti i momenti vissuti in quel capanno che era stato il loro rifugio, dalla prima volta che si erano appartenuti e tutte le volte seguenti. Erano come due piantine estirpate dal loro habitat e poste in stretti vasi, lasciate troppo tempo senza acqua, arse dalla sete che le stava uccidendo. Non potevano restare occhi negli occhi troppo a lungo, lo sapevano. Sapevano benissimo quale magia gli accadesse. Sapevano che non potevano riuscire a non toccarsi, a cercarsi con le mani, con le labbra. Il desiderio li stava bruciando. Avevano bisogno di quell’acqua per sopravvivere e di slancio la trovarono l’uno sulle labbra dell’altra. Non si resero conto di come e quando avevano annullato la distanza tra loro. Si ritrovarono a stringersi, avvinghiati con forza, con l’ urgenza della passione, il respiro affannato e strozzato, mentre le loro labbra si divoravano e bevevano avidamente. Fuori pioveva e sui loro visi piovevano veloci baci, incontrollati, convulsi. Quante volte si erano strappati di dosso i vestiti reciprocamente, giunti a quello stadio dell’ urgenza di appartenersi? Cillian scese con le labbra lungo il collo di Gwyneth, insinuandosi verso lo scollo della sua camicia e trovando l’incavo del suo seno. Era assetato di lei, lei, la sua sorgente di vita! Poi all’improvviso, come improvvisamente tutto era iniziato, Gwyneth si irrigidì completamente. Cillian meccanicamente si tirò indietro realizzando cosa stessero facendo. Lei aveva gli occhi pieni di lacrime e si stava portando la mano alle labbra, come se il peccato si fosse stampato su di esse e la colpa potesse essere riconosciuta. Lui ricordò che aveva deciso di non essere impulsivo ed ora si vergognava di sé stesso. Artorius era il suo migliore amico, si fidava di lui, Gwyneth ora gli apparteneva, come si era permesso di posare le mani e le labbra su di lei? Dove li avrebbe portati il vento di quella passione che li aveva afferrati in un turbine di emozioni? Tutte le emozioni e i sentimenti che avevano represso dal fidanzamento di Gwyneth con Artorius, in tutti quei giorni passati a soffrire di nostalgia reciproca, erano usciti allo scoperto, esplodendo come un’eruzione vulcanica.

Cillian aveva il compito di proteggere la Regina e suo dovere, di uomo che l’amava, doveva essere di proteggerne anche il cuore e la reputazione. Dovevano fermarsi. Avrebbero affrontato il vento e la pioggia fuori dal capanno, ma dovevano uscire di lì, ora! Non importava di tornare bagnati come pulcini al villaggio Sassone. Se fossero restati ancora, il vento della passione li avrebbe travolti completamente in un rovente amplesso, trasportandoli prima in Paradiso e poi li avrebbe scaraventati all’Inferno. Non voleva che la donna che tanto amava vivesse nel tormento del peccato, sapeva che lei stessa non voleva essere quel tipo di donna. Lui non voleva essere quel tipo di uomo …
 
***
 
Oceano Atlantico, Agosto 1726

Anche dalla Queen Anne’s Revenge avevano avvistato una nave e si trattava di una nave da guerra della Royal Navy.

 – Per tutti i demoni dell’Inferno! La Royal Navy sulla rotta di casa! Dovevamo aspettarcelo Rumbl …
 – Sai Barba Nera? Quella è la sorella del Gioiello del Reame o Jolly Roger se preferisci! La nave Ammiraglia della flotta di Re Guglielmo III, ”L’Orgoglio del Regno”!

Il Duca Mc Cassidy conosceva bene quella nave, aveva partecipato a Glasgow al suo varo e aveva conosciuto il giovane Ammiraglio Jonas Alexis Framer, un uomo molto in gamba e di specchiata moralità.
“ La moralità!”
Rumbl ebbe una smorfia di disgusto al solo pensare quella parola. Framer era uno di quelli che credeva di salvare il mondo, un eroe senza macchia e senza paura. Pieno di ideali nobili presi chissà dove.

 – Stanno chiedendo informazioni su di noi Rumbl …
- Pensi di dargliene Black! Tu sei un pirata famigerato ed ora, grazie alla mia dolce nuora, io sono sicuramente ricercato. Se poco poco l’Ammiraglio Framer proviene dalla Nuova Scozia, sicuramente ha avuto la denuncia di Emma su quello che aveva scoperto ...
 – Stanno chiedendo di permetterci un’ amichevole ispezione a bordo …
 - Black! Hai notato la loro lentezza? Le vele sono sgonfie, hanno il vento contro e noi lo abbiamo in poppa.
– Potremmo speronarli e andare all’arrembaggio. Ci potremmo impossessare della nave in men che non si dica e passarli tutti al fil di spada.

Le idee di Barba Nera erano sempre sanguinarie, ma la maggior parte delle volte, vista la sua pessima fama, gli bastava farsi riconoscere per ottenere la resa incondizionata delle navi avversarie.  Ovviamente, con quella nave e con quell’Ammiraglio, non sarebbe bastato!

– So che è un peccato non potersi impossessare di quel bel vascello, ma al momento ho troppa fretta, quindi direi di preparare i cannoni per farla colare a picco Black!
- Con la velocità che portiamo e il loro stallo, ci porteremo sulla sua fiancata tra un’ora.
– Fai preparare i cannoni Black!
 
 
Il Primo Ufficiale della Orgoglio del Regno, il Tenente Roger Stevenson, salì velocemente sul ponte di poppa, raggiungendo i suoi due superiori. Non poté fare a meno di notare l’espressione glaciale dell’ Ammiraglio Framer, in contrapposizione a quella chiaramente preoccupata, del Capitano O’Brien. Si rese conto che c’era veramente da preoccuparsi. Erano allo stallo, bloccati in mezzo all’Oceano Atlantico e una nave, che non aveva risposto alle loro richieste, stava armando i cannoni.

 – Armate il cannone di prua e i cannoni di tribordo. Non possiamo fare nulla sulla nostra velocità di navigazione, ma possiamo batterli sul tempo del fuoco.

Il Capitano annuì all’ordine dell’Ammiraglio e con un gesto della mano rinviò l’ordine a Stevenson che scese dalla poppa per gridare a sua volta l’ordine agli uomini. I movimenti dei marinai diventarono veloci, ognuno corse al suo posto e iniziò il riarmo.
Jamie portò il cannocchiale all’occhio destro. La nave era vicina e, con l’aiuto delle lenti, vide le manovre che i marinai avversari  stavano facendo sotto gli ordini di un alto e robusto Capitano, con una folta barba nera e un pastrano rossiccio.

 - Pirati!

 Erano pirati ovviamente! Il loro comportamento ne era la prova palese.

 -  Ma … un momento!

Chi altro affiancava l’inquietante capitano barbuto?
 “Maledizione! Quello è il Duca Mc Cassidy! Quindi l’altro è il suo famigerato compare Barba Nera”.
Jamie passò l’informazione a Bill O’Brian che a sua volta puntò il cannocchiale sul ponte di poppa della nave pirata, in direzione dei due uomini. Riconobbe il Duca. Ormai erano completamente chiare le nefaste intenzioni dei due delinquenti!
L’Ammiraglio ordinò di virare cercando di sfruttare al massimo la minima brezza marina, facendo sì che gonfiasse il fiocco di prua. Doveva cercare di offrire meno fianco possibile al nemico e attaccare per primo con il cannone di prua.
Tutto si svolse troppo velocemente.

 – Fuoco!

Il tiro del cannone di prua mancò di poco la nave Pirata a causa dell’inclinazione fallace dovuta allo scarso abbrivio.

 – Ricaricate … mirate… fuoco!

Il secondo colpo della nave militare sorvolò la prua di quella pirata, finendo in acqua e sollevando alti spruzzi. Dalla Queen Anne’s Revenge partì un colpo di cannone contemporaneamente al fuoco prodotto dalla sua avversaria. La loro era decisamente una posizione migliore …
 
Jamie vide volar via pezzi di legno e schegge nel momento in cui fu colpito l’albero maestro della Orgoglio del Reame. Tre marinai erano saltati in aria per l’onda d’urto. Due furono scaraventati in mare. Un giovane marinaio rimase schiacciato dal tronco spezzato e ricaduto dell’albero colpito. Bill continuava a gridare di far fuoco, ma la confusione dei marinai, sconvolti dal disastro dell’albero maestro e la perdita dei compagni, non consentiva loro di mantenere il controllo disciplinato delle loro azioni.
Qualcosa colava dalla fronte del giovane Ammiraglio, ma egli non ci fece caso. Cercò di soccorrere gli uomini feriti, continuando disperatamente ad urlare ordini alla ciurma. L’albero maestro era stato spezzato quasi alla base e ricadeva su un lato, poggiando sulla fiancata di babordo, trattenuto dalle cime. Jamie realizzò di sentire un forte dolore sopra l‘occhio  destro, ma il suo pensiero più urgente era il destino della nave e di tutti loro. Il peso dell’albero avrebbe fatto inclinare pericolosamente la nave, facendola rovesciare. Sarebbe stata la fine di tutti. Gridò l’ordine di tagliare le cime che ancora trattenevano l’albero e di farlo finire in mare.

Gli sembrò che tutto girasse troppo velocemente intorno a lui, vide che Bill, con gli occhi sbarrati dal terrore, muoveva la bocca per urlargli qualcosa, ma non sentì suono. Una serie di immagini gli passarono davanti: suo padre che lo rimproverava, le sue sorelle che mettevano biscotti nella bisaccia del suo cavallo salutandolo, Clairette che con le braccia tese verso di lui lo chiamava a sé … “Amore mio … il nostro piccolo … non so ancora se ho un figlio o una figlia …” , il suo più caro amico che gli sorrideva con una ferita sanguinante di traverso sotto l’occhio, dopo che gli aveva salvato la vita … “Killian … ti volevo aiutare, meriti di essere felice … potevo salvare la tua vita in qualche modo …”
Poi tutto fu buio.
 
 
Le risate crudeli di Barba Nera e del Duca risuonavano sul ponte di poppa.

 – Liscio come l’olio Black! Gli abbiamo dato il ben servito, complimenti mio pirata!
 – Che ne dici se gli scarico addosso tutta la batteria Rumbl?!

Mc Cassidy rise nuovamente, con quella sua risata stridula da folletto maligno.

 – Non ce ne è bisogno mio caro, ho visto il bell’Ammiraglio Framer stramazzare a terra con il viso insanguinato, ormai è andato! Senza l’albero maestro e senza il valoroso Jonass Framer, la Orgoglio del Regno ha le ore contate! Stiamo andando veloci, approfittiamo di quest’abbrivio. Avessimo avuto più tempo ti avrebbe fatto piacere catturare il bel Framer!
 – Mi hai fatto perdere un altro bel bocconcino Rumbl?

Il Duca rise ancora, mostrando i suoi denti poco regolari e ingialliti come la sua pelle.

 – Amico mio, magari avremo la fortuna di imbatterci nel mio acerrimo nemico Hook, sempre che il buon Framer non l’abbia già incontrato e affondato! Lui, nel caso, te lo lascerò volentieri!
 – Mmm …  ho già l’acquolina in bocca Rumbl!

Un’altra sguaiata e volgare risata sgorgò dalle loro gole …
 
***
                  
La potenza delle onde marine faceva sobbalzare La Stella del Mattino, avvicinandola sempre di più alla meta.

Killian aveva mantenuto la sua promessa ad Emma. Intense onde di piacere avevano invaso il suo corpo e lei aveva ricambiato come sempre, rendendosi felici ed appagati reciprocamente. Erano ancora sul letto di Emma. La teneva tra le braccia e lei poggiava il capo sul suo petto. La calma e la pace dopo l’acme dell’amplesso li pervadeva sereni e rilassati. Nessuno li aveva disturbati e nessuno lo avrebbe fatto. Killian carezzava la curva della schiena di Emma e lei si stringeva languida a lui. Era meraviglioso il contatto della loro pelle nuda, lo era sempre, ma ogni volta sembravano scoprire qualche cosa di più di loro. Killian baciò la fronte di Emma con l’intento di rialzarsi e riprendere i suoi compiti di Capitano, Emma gli depose un bacio in mezzo al petto villoso, all’altezza del cuore. Il suo torace sembrava scottare sotto le sue labbra.

 – Killian volevo dirti una cos …

Ad un tratto Killian si irrigidì, aveva avuto l’impressione di sentire un colpo di cannone rimbombargli nella testa, sentì un forte formicolio provenire dalla vecchia cicatrice sullo zigomo destro. Un forte senso di pericolo sembrò stringergli il cuore e l’immagine di Jamie gli si parò davanti agli occhi per una frazione di secondo. Emma percepì il cambiamento nell’uomo che amava.

 – Killian che succede?!
 – Nulla tesoro, tranquilla, questa vecchia cicatrice ogni tanto si risveglia, sarà che abbiamo nominato Jamie prima …
 - Che centra Jamie con la tua cicatrice?
 – Quando l’ho incontrato per la prima volta, ho dovuto dargli una mano per liberarlo da tre furfanti che stavano per ucciderlo e derubarlo, uno di loro mi ha regalato questo ricordo …
 - Sei preoccupato per lui Killian? Temi che possa essere in pericolo?

Si alzò dal letto girandosi per nascondere la sua espressione, certo che era preoccupato, la via del ritorno a casa poteva celare insidie anche per un Ammiraglio esperto come il suo migliore amico! Si rivestì velocemente, doveva salire sul ponte e guardare l’orizzonte. Jamie era lontano, gli mancava poco per tornare in patria, sperò che la sua sensazione fosse solo una sensazione. Non voleva dare la stessa preoccupazione ad Emma.

 – No Swan! Non sono preoccupato! Jamie sa il fatto suo, è un ottimo Ammiraglio, stai tranquilla, presto tornerà dalla sua Claire e da suo figlio. Ma cosa mi volevi dire?

Killian la leggeva spesso come un libro aperto, ma anche lei aveva imparato a leggere in lui, stava mentendo per non farla preoccupare, in realtà era molto preoccupo per il loro comune amico. Lo guardò un attimo nei begli occhi azzurri “Amore mio, se il sereno dei tuoi occhi potesse estendersi su tutto il mondo …”, si coprì il ventre nudo con il lenzuolo e Killian notò il rossore colorarle le guance mentre faceva quel timido gesto.

 – Emma?

Pensò di mentire anche lei, meglio evitargli altre preoccupazioni.

 – Nulla Killian … era una sciocchezza, niente di importante … vai dai tuoi uomini prima che pensino che hai abbandonato la nave!

Il Capitano si piegò su di lei facendole l’occhiolino e dandole un bacio.

 – Per te potrei anche abbandonare la mia nave Mia Signora, ma in questo momento non ce ne è alcun bisogno Love!

Lo guardò uscire dalla porta della sua stanza e pensò che il momento sarebbe arrivato, ancora non era l’ora …
 
 
 




Angolo dell’autrice
Sono tornata. Per chi aspettava questo seguito mi scuso del ritardo. Ho recuperato quello che potevo dei miei pasticci con la pen. Spero che quanto avete letto vi sia piaciuto e mi abbia fatto guadagnare il vostro perdono. Fatemi sapere cosa ne pensate.
 OUAT è terminato ma le FF possono continuare fino al ritorno di settembre, mi fa piacere leggere cose carine che vedo scritte anche da alcuni dei miei recensori. Brave, continuate così amiche di penna!
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e chi lascerà un commento. A presto.
La vostra Lara ;*

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Capitolo 30
*** Onore e amore ***


XXX Capitolo
 
Onore e amore
 
 
Cornovaglia, tanto tempo fa …
Il SENSO DELL’ONORE, il primo prerequisito per diventare Cavaliere e la caratteristica basilare di una Regina.

Cillian rifletteva su quella breve parola, il cui significato era radicato nel suo animo fin da fanciullo. Mai, nei suoi pensieri e in quelli di Gwyneth, gli era passata l’idea di diventare un giorno lui Cavaliere e lei Regina. Nei loro intenti, ad altri sarebbero spettati quei ruoli, loro due anelavano solo a stare insieme, ad avere una loro casa, un orticello da coltivare, del bestiame per il proprio sostentamento e per crescere dei bambini, i “loro bambini”. Avrebbero amato i loro figli, tanto quanto si amavano l’un l’altra, perché quelle creature sarebbero state il frutto del loro amore. Gwyneth aveva immaginato un bimbo bruno, vivace, con gli occhi azzurri di Cillian, lui aveva immaginato una dolce bambina, graziosa e ribelle, con i capelli biondi e gli occhi verdi, somigliante a Gwyneth. Amavano le reciproche caratteristiche a tal punto, che avrebbero voluto vederle riflesse nei loro figli …

Quanto poteva essere beffardo il destino … Nulla di quanto desiderato, sperato, voluto, per loro due, si era realizzato.

Correvano sotto il temporale estivo, cavalcando i loro meravigliosi destrieri, per tornare al villaggio sassone. I mantelli completamente zuppi e i capelli incollati al viso. Se non altro, il fresco di quella pioggia stava spegnendo il rossore delle loro guance e stava calmando il battito dei loro cuori. Era stata una pessima idea rifugiarsi nel vecchio capanno da pastori. Non potevano restare soli in un piccolo spazio chiuso, era troppa l’attrazione reciproca e la passione che li divorava. Correvano verso la meta, non avevano più motivo di guardarsi negli occhi. Cillian ricordò ciò che si erano detto poco prima nel capanno, dopo che quell’attrazione li aveva uniti in baci frenetici e passionali, dopo che avevano realizzato cosa gli stesse accadendo e per tal motivo si erano fermati. Vedendo Gwyneth portarsi la mano alle labbra, con gli occhi pieni di pianto e terrore, aveva realizzato che stavano sbagliando, ma doveva parlarle, doveva dirle cosa continuava a provare per lei e sapere se lei ancora provava per lui gli stessi sentimenti.

 – Ti amo Gwyneth, ti amo! Ti amo disperatamente! Non riesco a stare lontano da te, non riesco a dimenticarti! Mi strapperei il cuore per non sentire più questo dolore. Non ce la faccio a vederti con Artorius, per quanto io lo stimi … ti prego … amore mio … dimmi che ancora anche tu senti lo stesso per me …
 - A cosa servirebbe Cillian? Lo sai cosa provavo per te …
 - So cosa provavi! Voglio sapere cosa provi ora …

Gwyneth aveva distolto lo sguardo, allontanandosi da lui. Cillian le si era riavvicinato, l’aveva presa per le spalle riportandola a guardarlo negli occhi.

 – Allora dimmi che non provi più nulla per me, che ora ami Artorius! Sarà più facile allontanarmi! Ho chiesto a Milhena di iniziare una relazione …

A quell’ammissione la regina aveva sgranato i suoi begli  occhi verdi e una lacrima le era scesa lungo la gota, tradendo i sentimenti che provava ancora per lui.

– Non puoi mentirmi Gwyneth … stai tremando, non trattieni le lacrime e senti la stessa gelosia verso Milhena, che io sento verso Artorius. Conosco troppo bene il tuo corpo, come reagisce al mio … mi stai desiderando quanto io desidero te! Se ti prendessi ora … saresti mia come non mai, ma dopo … dopo saremo diversi … ti sentiresti sporca, io mi sentirei sporco!
 – Allora lasciami! Perché vuoi che ti dica cosa sento ora? Quando lo vedi con i tuoi occhi! Tutti i giorni che la dea madre ci manda combatto con me stessa! Mi nascondo a te per non farti soffrire, se mi sei vicino evito di guardarti negli occhi come tu stesso fai! Mento … mento a me stessa … mi dico che amo mio marito, merita il mio amore … invece … invece … Cillian io non riesco a farti uscire dal mio cuore e dalla mia testa! Ti amo! Ti amo e non posso farci nulla! Ho tanta rabbia dentro! Sono arrabbiata con me stessa, per miei fallimenti, non sono riuscita a combattere il volere di mio padre! Sono arrabbiata con te … Si! Con te! Mi hai gettata nelle braccia del tuo migliore amico … cosa vuoi ora? Mi uccidi con il tuo amore, più di quanto io stia già uccidendo me stessa!
 – Perdonami tesoro mio! Pensavo che fosse la cosa migliore per te. Lui poteva offrirti di più di me. Pensavo che fosse facile stare lontani … ho sbagliato tutto, sono stato solo un codardo, dovevo combattere per te, per noi … non l’ho fatto e ora piango lacrime amare e bevo fiele ogni momento che sono separato da te! Avevi ragione l’ultima volta che siamo stati in questo capanno … Non possiamo più tornare indietro ormai!
 – Non possiamo …
 - Andiamo via da qui Gwyneth! Perché se restiamo un altro minuto … diventeremo ciò che non vogliamo essere. Ti devo protezione … è il mio dovere adesso e l’ultimo barlume di onore che mi resta, me lo impone, al disopra del desiderio di averti …
 
Continuavano a correre in silenzio. Sapevano cosa ancora sentivano l’un per l’altra. Gli era servita quella consapevolezza? Cillian non sapeva rispondersi, ma sentire Gwyneth, nelle parole dette e nei fremiti del suo corpo, mentre si erano abbracciati e baciati con foga, gli aveva regalato quella briciola di felicità che da settimane era sparita dalla sua vita.

Arrivarono al villaggio. Il temporale era diventato talmente violento che, riflettendo la loro tristezza, aveva fatto preoccupare sia i familiari di Gwyneth che i tre cavalieri della scorta.
La Regina scese velocemente davanti alla casa di suo padre, il cavallo venne preso da uno dei giovani stallieri del Capo Gandar. Reissa l’aveva vista arrivare e già l’attendeva sull’uscio aperto, il suo viso aveva un’espressione interrogativa.

– Bambina mia sei completamente fradicia, presto! Entra e togliti quegli abiti bagnati o ti prenderà un malanno! Ti preparo un bagno caldo e una bella tisana …

Gwyneth entrò senza rispondere e abbassando lo sguardo. Reissa capì che era successo qualcosa con il Primo Cavaliere del Re ed era stato doloroso, evitò di farle domande, qualsiasi cosa fosse capitata, era evidente che sua nipote non aveva tradito suo marito. Il giorno dopo sarebbero ripartiti per tornare da Artorius. La missione aveva avuto il successo sperato, l’accordo era stato raggiunto e il Re aveva già decretato che in caso di successo, per il fine settimana seguente, avrebbero festeggiato, ci sarebbe stato un torneo tra i migliori cavalieri dei tre popoli di Avalon, giochi a premi e abbondante cibo e vino per tutti. Cillian non avrebbe preso parte al torneo, ne era dispensato per le condizioni della sua mano. Al suo posto avrebbe gareggiato il Secondo Cavaliere, Valerius. Sarebbe stato il cugino di Artorius a far da campione per i Celti.
 
***
 
La voce che lo chiamava sembrava provenire da lontano …  molto lontano. Voleva aprire gli occhi … sembrava uno sforzo sovrumano. La testa gli doleva e un bruciore proveniva dalla parte superiore dell’occhio sinistro. Ora la voce era più vicina, la riconobbe.
 
– Jamie, vecchio mio! Mi senti? Riesci ad aprire gli occhi?

Che diavolo voleva Bill O’Brien? Perché non lo lasciava scivolare nell’oblio del sonno? Era così stanco …
Fu di nuovo buio.

– Dottore che ne pensa?
 – Capitano … è questione di tempo, dobbiamo tenerlo sotto osservazione, il colpo alla fronte è stato forte, potrebbe avergli procurato un trauma cranico importante. Più dormirà e maggiore sarà il danno ricevuto, inoltre potrebbe perdere la vista all’occhio sinistro ed essere soggetto ad afasia o ad amnesia o entrambe.
 – Maledizione Dottore! Mi faccia capire che diavolo sta dicendo!
– Innanzitutto si calmi O’Brien! Lei è troppo impulsivo ed emotivo, non aiuta l’Ammiraglio in questo modo, ne sé stesso! Deve essere lucido per provvedere alla situazione di stallo e ai danni riportati dalla nave! Al paziente ci penso io, so cosa sto facendo! Ora si accomodi fuori da questa stanza per favore! Le urla non faranno migliorare il nostro Ammiraglio!

Bill si vergognò della sua reazione, l’Ufficiale Medico aveva ragione, l’impulsività e la passionalità del suo carattere irlandese nei momenti di tensione saltavano fuori incontrollabili. Invidiava la capacità di Jamie di restare impassibile in ogni circostanza. Come ci riuscisse non lo aveva mai capito!

 – Mi scusi Dottore, sono preoccupato per il mio amico e Ammiraglio, oltre che per la situazione disastrosa in cui ci troviamo.
 – Lo so Capitano … vedrà che Jamie si riprenderà prima che non si dica. Sono ottimista, ha una tempra robusta e la tipica testa dura degli scozzesi … Se entro un’ora si riprende … potrò dire che è fuori dal trauma cranico, ma dovrà riguardarsi qualche giorno.

Bill emise un sospiro  e si accinse ad uscire dalla cabina dell’Ammiraglio. Si era appena voltato che sentì la voce di Jamie chiamarlo.

 – Bill … fai venire … il Primo Ufficiale Stevenson … per favore!

Il Capitano non credeva alle sue orecchie e l’Ufficiale Medico ridendo aggiunse:

- Una cosa è certa, la parte giusta della diagnosi è che siamo in presenza di una bella testa dura scozzese! Ben tornato Ammiraglio!

Mentre Bill andava a chiamare il Tenente Roger Stevenson, il Medico controllò le pupille del giovane Ammiraglio. Il riflesso pupillare rispose immediatamente e in modo adeguato, si ristrinsero velocemente alla luce della candela e si dilatarono al buio. Il Medico fece passare il proprio indice davanti al campo visivo dell’Alto Ufficiale; i muscoli  motori oculari funzionavano adeguatamente e non sembravano presenti problemi visivi. Gli chiese di provare a mettersi in piedi. La postura restava stabile, senza barcollamenti e senza vertigini, lo fece ruotare ad occhi chiusi e lo bloccò improvvisamente, Jamie rimase in equilibrio stabile e il Medico poté tranquillizzare O’Brien che il suo Ammiraglio non aveva riportato conseguenze ma, avendo beccato un colpo in testa, era meglio che per una settimana intera fosse stato tranquillo con obbligo di “riposo in branda”.
Il bussare alla porta avvertì che il Primo Ufficiale di bordo era arrivato. Al permesso d’entrare il Tenente Stevenson, con compostezza militare, attraversò l’uscio e si mise sull’attenti.

 – Comandi Signor Ammiraglio!
– Tenente … siete riuscito a vedere il nome della nave pirata che abbiamo affrontato?
– Sissignore! Era la Queen Anne’s Revenge.
– Sapete chi è … il Comandante di quella nave?
– Signorsì Signore! Ormai nella Royal Navy è additato come uno dei peggiori pirati che solcano i mari, il nome stesso della sua nave è famoso. Si tratta del pirata Barba Nera, uno dei più crudeli di cui si conosca l’esistenza, di lui si sa che ha una flotta di tre navi e l’abitudine a rubarne altre, terrorizzando a tal punto gli equipaggi che questi si arrendono senza combattere!
 – Questo è quanto abbiamo scoperto su di lui ... Mi dica Tenente, lo ha visto sul ponte di comando?
 – Sissignore! L’ho visto molto bene con il cannocchiale, gli era vicino un altro uomo, più basso di lui, mi è sembrato che gli desse ordini e il pirata eseguisse!
– Saprebbe descriverlo o … riconoscerlo se vedesse un ritratto?
– Affermativo Signore!
– Ha mai conosciuto o visto il Duca … Mc Cassidy … Stevenson?
– No Ammiraglio, non ho avuto occasione!
 – Capitano O’ Brien, tu eri al mio fianco quando abbiamo visto quell’uomo! Lo hai riconosciuto?
 – Si Ammiraglio, era il Duca Mc Cassidy!
 – Ne sei sicuro Bill?
 – Non ho dubbio alcuno Jamie.
 – Io stesso l’ho riconosciuto miei Signori! Capirete l’importanza di questa situazione! A Storybrook ho ricevuto la denuncia del Colonnello August Charming Pendràgon nei confronti del Duca, mi ha confermato le chiacchiere che giravano su di lui in Scozia. Il Duca, suocero di Lady Emma Swan Charming Pendràgon, era stato arrestato da lei e suo marito Lord Neal Mc Cassidy, in seguito alla scoperta della complicità con Barba Nera e al ritrovamento, sulla sua nave, di prigionieri innocenti, testimoni delle nefandezze in patria del Duca e del suo sgherro. Purtroppo, misteriosamente, Mc Cassidy ed il pirata erano riusciti a fuggire e a tornare in Scozia. Grazie alla sua amicizia personale con Guglielmo III, il Duca ha ripulito la sua reputazione dai sospetti, indirizzando le ricerche della Royal Navy nei confronti di Captain Hook. Ora sappiamo che la Jolly Roger, in precedenza Gioiello del Reame, capitanata dall’ottimo Captain Liam Jones è stata affondata ad opera del Capitano Jefferson Fox. Ho una teoria personale … sulla scomparsa e resurrezione del Gioiello del Reame … in Jolly Roger …
 - Quale Ammiraglio?

O’Brien e Stevenson avevano posto contemporaneamente la domanda al loro Ammiraglio.

 – Avendo saputo dal Commodoro che la denuncia nei confronti del sedicente Hook era arrivata da Mc Cassidy, con la dichiarazione che la sua vera identità corrispondesse al Tenente di vascello Killian Jones, fratello di Liam e suo Primo ufficiale di bordo, che si sarebbe ammutinato al fratello e lo avrebbe ucciso per impossessarsi della nave, conoscendo la specchiata reputazione dei Brothers Jones e conoscendo ora ”chiaramente” quella del Duca, mi rendo conto che questi ha inventato di sana pianta la “storiella” su Killian Jones. Ho conosciuto i Jones, erano molto affiatati … Ho avuto subito il sentore che la notizia dell’ammutinamento del Tenente Jones fosse una panzana!
 – Quindi Jamie, cosa pensi?
 - Penso che il Gioiello del Reame abbia avuto la sfortuna di incontrare Barba Nera! E vista la sua passione di impossessarsi delle navi che attacca, abbia fatto in modo di eliminare i Jones e inserire la nave nella sua flotta. Ora sappiamo con certezza che Black è al servizio di Mc Cassidy, lo abbiamo visto con i nostri occhi! Non possiamo sapere chi veramente si celava dietro Captain Hook, sicuramente un accolito del Duca e di Black, ma di certo “non” il Tenente Killian Jones. Era un giovane con un gran senso dell’onore, mai al mondo sarebbe diventato complice di due individui come Mc Cassidy e Barba Nera. Mi dispiace che oltre ad aver fatto una brutta fine, il buon nome e la reputazione del più giovane dei  Conti Jones di Drogheda sia stato abusivamente e falsamente infangato!
 – Le tue ipotesi Jamie, alla luce dell’attacco di Mc Cassidy e Barba Nera, non fanno una grinza, credo che tu abbia ragione. Dobbiamo far giungere la notizia al comando della Royal Navy! Mi chiedo come mai non ci hanno abbattuto del tutto o perché non hanno cercato l’arrembaggio!
 – Mio caro Bill, non ci arrivi? Mc Cassidy è sulla rotta per la Nuova Scozia e quindi verso la Penisola di Storybrook, probabilmente vuole vendetta nei confronti di sua nuora Lady Emma. Avevano un ottimo abbrivio, non ha voluto perder tempo e il  come ci ha conciato ci dà poche speranze di arrivare in patria!
– Tu sei riuscito a dare l’ordine di tagliare le cime in tempo Jamie, non so come ci sei riuscito, prima di perdere i sensi …
 - La risposta è nella sua testa dura da scozzese O’Brien, ve l’ho detto pocanzi!

Aggiunse ridendo il Medico di bordo.

– Devo aggiungere che tutta la capacità di ragionamento del nostro Ammiraglio, nonostante la sicura cefalea che starà sentendo, mi conferma che è in buona salute!
– Bene Dottore, posso allora alzarmi e andare a vedere le condizioni della mia nave!

Il Medico, spingendolo nuovamente verso il cuscino, con una decisa mano sul suo petto, aggiunse:

 - Ho detto “riposo in branda” Ammiraglio! Anche se al momento state bene, questo non ci dice con certezza che non ci possa essere un lieve versamento ematico intracranico, che può dare fastidi dopo qualche ora, quindi dovrò continuare a tenervi sotto controllo almeno per i prossimi due giorni.
– Jamie, non ti alzare! Io e il Tenente Stevenson ci occuperemo dell’ispezione della nave e ti faremo rapporto. Purtroppo abbiamo avuto delle perdite umane e dovremo dare l’ultimo saluto a quei poveri ragazzi.
– Il giovane timoniere Peace si è salvato? L’ho visto sotto l’albero maestro …
 - Purtroppo no Jamie … credo sia morto sul colpo …

All’ammiraglio si strinse il cuore, il timoniere Peace aveva appena ventisette anni e, poco prima di partire per quell’ultima missione, aveva visto la nascita di un figlio, purtroppo non avrebbe potuto vederlo crescere. Pensò a Clairette e al suo bambino o bambina … La situazione della nave era complessa, non sapeva se sarebbero riusciti a tornare a casa, né se mai avrebbe conosciuto la creatura partorita da sua moglie …

 - Bill, dobbiamo riuscire a tornare a casa. Lo dobbiamo alle nostre famiglie e al nostro Onore. La denuncia a Mc Cassidy deve arrivare al Re e dobbiamo ripartire per inseguirlo e arrestarlo, se arriverà a Storybrook altro sangue innocente sarà versato, non possiamo permetterlo assolutamente!

Il Capitano Bill O’Brien rispose con un cenno affermativo della testa. Dovevano fare del loro meglio per tornare a casa. Bill aveva capito il piano di Jamie riguardo a Killian. Poteva essere stato un colpo di fortuna per Jones, che loro avessero ricevuto quel danno dal Duca. Tutta la narrazione di Jamie, che Bill sapeva vera solo in parte, avrebbe scagionato Il Tenente Jones dall’accusa di tradimento e ammutinamento, il suo onore e il suo nome sarebbero stati rivalutati e anche i suoi possedimenti in Irlanda, se ci fosse stato un erede Jones, sarebbero tornati alla sua famiglia. Se fossero riusciti a tornare e a far rapporto, c’erano speranze di far “risorgere” in qualche modo il loro amico Killian. Bisognava mettersi in moto immediatamente! C’era tanto da fare per poter arrivare a casa e realizzare i loro intenti …
 
***
 
Il pensiero di Killian era ancora rivolto al suo amico Jonas Alexis Framer. Salendo sul ponte con il cannocchiale in mano guardò l’orizzonte. Portò il cannocchiale all’occhio destro.

 “Nulla per il momento … in fin dei conti sono poche ore che siamo partiti, nonostante la velocità non posso pretendere di vedere già la costa. I piccioni di Emma dovranno aspettare ancora per spiccare il volo. Emma! Mio dolce amore! Mi sai leggere nell’anima! Hai capito la mia preoccupazione per Jamie anche se ho cercato di rassicurarti. È stato un attimo … ho avuto veramente una brutta sensazione nei suoi riguardi, ma ora … non so … mi sento più sereno … Come diceva Paul riguardo al capire le donne? Caro Jambon … ora posso dire di essere sposato, ci sono volte che leggo Emma come un libro aperto ed altre … Chissà cosa voleva dirmi? Sembrava fosse la cosa più importante del mondo e poi … è arrossita e si è coperta con il lenzuolo, quella improvvisa timidezza, che a volte la pervade come una bambina, mi intenerisce … sa che mi piace guardarla senza veli e accarezzarla, le ho già detto di non dover provare vergogna … è così bella! Non smetterei mai di fare l’amore con lei … Dio se è passionale! Mi ha stregato completamente! Non so più che razza di vita ho potuto vivere senza di lei. Tutte le donne che ho conosciuto … con nessuna ho avuto l’intesa che ho con lei … incredibile … come riesce a farmi sentire così?! Mi da sicurezza … stabilità … voglia di avere un futuro insieme … progettare … essere migliore … Basta! Solo pensarla mi sta facendo … Se continuo così torno da lei e stiamo a letto fino alla fine del viaggio! Mi devo dare un contegno o i miei uomini inizieranno a prendermi in giro veramente!”

 – Dave! Cambio di guardia con Anton! È stato abbastanza di vedetta … con questo sole è meglio non esagerare!
 – Si Capitano, agli ordini!

Dave Moscerino salì velocemente su per le cime per arrivare alla vedetta. Anton era già sceso e aveva bisogno di bere e darsi una rinfrescata.

 – Jeff riposati, passo io al timone per un paio d’ ore!

Jefferson gli lasciò il timone e, invece che scendere sottocoperta, si diresse alla transenna di poppa. Killian si voltò a guardarlo un momento. Jeff non aveva proferito parola, non era da lui! Aveva sempre la battuta pronta! Era depresso! Comprensibile, considerando la nostalgia che sentiva per Giglio Tigrato e la piccola Grace. Killian scommise con se stesso che Jeff si sarebbe fatta crescere la barba. Teneva molto a rasarsi tutti i giorni, ma quando lasciavano Neverland, per i primi giorni di viaggio, Jeff si trascurava sempre.

“Devo fare qualcosa per il morale degli uomini …”

Mentre Killian rimuginava su attività di distrazione per la ciurma, improvvisamente si sentì un grido terrorizzato provenire dall’alto. Alzò immediatamente la testa verso il punto dell’urlo: la vedetta. 

– Maledizione! Daaave! Jeff prendi il timone! Prendi il timone!

Jeff corse al timone mentre Killian, di slancio, si arrampicò su per la scala di corda che portava alla vedetta. Come era successo non si capiva, Dave era caduto di sotto ed era rimasto incastrato a testa in giù alle cime dell’albero maestro. Killian dovette fare una velocissima analisi della situazione. Non poteva arrampicarsi sulle stesse corde di Dave, avrebbe rischiato di farlo cadere.

– Eddy! Presto! Arrampicati sulla scala di corda a dritta e fai quello che faccio io!

Il giovane eseguì l’ordine. Arrivò alla stessa altezza di Killian, ma ambedue erano distanti da Dave, il ragazzo non capiva cosa volesse fare il Capitano. Killian vide che Dave era svenuto, forse aveva avuto un malore e per quello aveva perso l’equilibrio! L’unico modo per arrivare dal marinaio era attraverso una corda volante. Dalla scala di corda, il Capitano prese la cima volante più vicina e si lanciò verso il punto dove si trovava Dave. Si aggrappò con le gambe al cordame e abbracciò l’uomo. 

– Eddy! Fai come ho fatto io. Mentre lo tengo tu gli liberi la gamba. È svenuto e sarà un peso morto! Lo porteremo a terra insieme!

Dal basso, il resto della ciurma guardavano i tre uomini allacciati alle cime dell’albero di maestra. Nicodemo sorrise quando vide Killian lanciarsi verso Dave, usando la cima libera. Quante volte lo aveva visto da piccolo eseguire quell’esercizio ginnico sotto gli occhi ammirati del padre, il Conte Colin Flinth Jones e quelli terrorizzati della madre Lady Helen! Allora usava ambedue le mani, ora, da adulto, con quella atletica muscolatura ed una sola mano, ci riusciva egualmente, usando l’agilità che gli era propria.
Eddy liberò la gamba di Dave e, con il loro Capitano, scesero incolumi sul tavolato del ponte.

– Ancora è svenuto! Portiamolo nel mio ufficio! Emma avrà qualcosa per farlo riprendere!

Quattro degli uomini presero per gli arti il loro compagno e seguirono il Capitano sottocoperta, verso il suo ufficio. Dave fu posto sul letto di Killian. Emma aveva sentito il trambusto e già era uscita dalla sua camera, chiedendo cosa fosse successo. Si chinò verso Dave, gli toccò la fronte.

 – Scotta troppo Killian! Avrà avuto un colpo di sole! Portatemi dell’acqua fredda e delle bende! Gli faremo abbassare la temperatura! Io vado a prendere i Sali! Fategli aria intorno intanto!

Max si occupò dell’acqua, Eddy delle bende ed Emma tornò prestissimo con i Sali.
L’odore dei Sali fece rinvenire l’uomo, che cercò di sedersi sul letto ma ebbe un mancamento.

 – Stai giù Dave, lascia che Emma provveda!
 – Principessa … perdonatemi questo disturbo … non so cosa mi sia successo … ad un tratto non ho visto più nulla, ho gridato perché ho sentito  mancarmi il pavimento sotto i piedi …
 - Non hai nessuna responsabilità Dave … è stato un colpo di sole, dovrai stare al fresco per un po’, ora ti bagnerò la fronte … tra un po’ starai meglio vedrai!
 – Grazie Lady Emma!
– Più che Emma devi ringraziare il buon Dio Dave! Sei rimasto impigliato tra le cime, per tua fortuna! Io ed Eddy siamo riusciti ad aver tempo di portarti giù incolume … è un miracolo che tu non ti sia schiantato sul ponte!

Dave sbarrò gli occhi al pensiero, non si era reso conto di quanto pericolo aveva corso. Killian ed Eddy gli avevano salvato la vita!
Gli uomini che lo avevano portato tornarono ai loro compiti. Rimasero Killian ed Emma con Dave. L’uomo sembrava piuttosto in imbarazzo a star nel letto del Capitano, Emma se ne accorse.

 – Dave, tra un’ora potrai andare nella tua cuccetta, se riesci a stare in piedi fai dei bagnoli su tutto il corpo, io intanto ti darò un po’ di Belladonna, ti aiuterà ad abbassare la temperatura, è già molto caldo e non ne saresti aiutato nella tua condizione.
 – Non so come ringraziarvi My Lady! Siete un angelo custode per tutti su questa nave!

Emma sorrise dolcemente al marinaio, non si accorse che Killian, appoggiato alla parete a braccia conserte, un po’ ingelosito da quella gentilezza, ruotava gli occhi, non vedendo l’ora che Dave se ne andasse nella propria cuccetta.

– Va bene Emma! Credo che sia meglio se Eddy gli porti un secchio d’acqua nella camerata! Sicuramente il nostro Dave sarà più a suo agio!

L’occhiata che dette all’uomo fu eloquente, visto che questi si affrettò ad acconsentire e quasi saltava giù dal letto del Capitano come se bruciasse.

- Con calma Dave, non c’è fretta, non puoi alzarti così velocemente dopo lo svenimento! Sii cauto, nessuno ti vuole cacciare da qui …

Dave guardò Killian che storceva un po’ la bocca. Certo il Capitano non aveva detto nulla in contrario, ma la sua espressione qualcosa faceva capire!

 – Vi darò ascolto Lady Emma, resterò il tempo per alzarmi con calma, così non perderò di nuovo l’equilibrio e andrò a bagnarmi …

Vide che Killian, dalla sua posizione, gli faceva un cenno di consenso con la testa e un occhiolino, si erano capiti …
Dopo un quarto d’ora Dave era uscito con calma dall’ufficio del Capitano. Emma guardò negli occhi Killian con un sorriso indagatore sulle labbra.

 – Capitano! Ho l’impressione che tu abbia intimorito Dave in qualche modo!
 – Che dici Swan?!
 – No? Sbaglio?
– Diciamo che l’ho incoraggiato un pochino a sbrigarsi a togliere le tende …
- Perché tutta questa fretta, di grazia?
 – Dico Emma! Se restava finiva che i bagnoli glieli facevi tu!
 – Se ce ne fosse stata la necessità l’avrei fatto! Che cosa c’è di male? Con te è servito quando hai avuto la febbre e nessuno ha protestato!
 – Ecco, questo è il punto … un conto se sono io a ricevere le tue attenzioni e … certe carezze …
  - Carezze?! Pensi che avrei riservato a Dave le stesse … carezze? Se non ti conoscessi direi che sei geloso Killian!
– Non sono geloso … semplicemente non sopporto l’idea che tu possa toccare qualcun altro o che un altro ti possa anche solo sfiorare!
– Non ti sembra gelosia?

Per tutta risposta Killian la prese per una mano e se la tirò velocemente verso il petto, stringendola a sé con il braccio sinistro alla vita e la mano destra dietro la nuca per avvicinarsi di più il suo viso. La baciò sulle labbra sorridenti con irruenza, possessività e passione, schiudendole  maggiormente, facendovi scorrere la propria lingua. Emma rispose con la stessa passione, assaporando quel bacio e intrecciando le loro lingue fino a sentire nuovamente il bisogno l’uno dell’altra. Non ci mettevano molto ad arrivare alla combustione, baciandosi in quel modo! Stavano quasi restando senza fiato, si staccarono.

– Killian … così ricominceremo come questa mattina … forse dovremmo essere … cauti …
 - Forse hai ragione Love, ma io ho continuamente voglia di te e … si … ammetto che sono geloso … tu sei mia Emma … voglio che tu sia solo mia …

Il bacio seguente fu più rovente del precedente e fu Emma ad iniziarlo. Lei si sentiva sua e sapeva perfettamente che lui era suo. Voleva che lui lo sentisse come lo sentiva lei. Continuarono ancora a baciarsi in quel modo, quasi fino a perdere il controllo, finché non furono disturbati dal pesante bussare alla porta di Paul Jambon che voleva chiedere le disposizioni per il pasto a “Lady Flinth Jones”. La chiamò proprio in quel modo ed Emma restò spiazzata, realizzando che era il nome che le sarebbe spettato legalizzando il matrimonio con Killian. Da parte sua Killian sentì una forte emozione di gioia nel cuore. Emma era la sua Lady, la sentiva veramente così! Era giusto che la “Sua Signora” si occupasse di quanto il cuoco di bordo stava chiedendo.

 Emma lasciò Killian nel suo ufficio e si diresse personalmente nella cambusa a controllare cosa c’era di interessante e utile per cucinare un bel piatto francese per il suo uomo. Paul l’avrebbe aiutata come sempre. Avrebbero mangiato con gusto, lei di sicuro lo avrebbe fatto, aveva una fame da lupo! Pensò che avrebbe mangiato per … due.

I giorni si susseguirono velocemente, gli Alisei sembravano avere la benedizione di Dio, l’abbrivio della nave era eccellente. Le giornate di Agosto erano caldissime e l’umidità sembrava rendere le ore centrali irrespirabili. Era una fortuna che spirasse quella forte brezza. Emma indossava indumenti di lino, aveva preferito togliere il corsetto sulla camicia bianca ed evitava anche il panciotto se indossava i pantaloni. Killian l’aveva rimproverata per quello … Sapeva che fosse geloso! Ma alcune volte esagerava! Sosteneva che quelle camice le evidenziassero il seno e fosse una distrazione per i suoi marinai, prima o poi avrebbe provocato qualche incidente! Per i pantaloni poi! Diceva che era una tentazione peggiore! Che doveva fare? Mettersi un telo dalla testa ai piedi?! Lei preferiva non farci caso, non aveva mai sentito così caldo in Agosto! Sapeva benissimo perché sentiva più caldo del normale …

La mattina tutti erano in piedi molto presto e le mansioni di routin venivano svolte in quelle ore. Emma con Killian ed Eddy si allenavano in quei momenti con la spada. Eddy era diventato un ottimo spadaccino e riusciva spesso a mettere in difficoltà anche il suo maestro. Emma vedeva quanto Killian fosse fiero di quel ragazzo e si chiedeva se mai, un giorno, sarebbe stato così fiero anche di un suo figlio. Si commosse all’idea, sarebbe stato meraviglioso vedere il suo amore che, come con Eddy in quel momento, dava una pacca affettuosa sulla spalla di un giovane bruno come lui e, con lo stesso sorriso radioso a illuminargli gli occhi azzurri, si complimentasse con lui per i progressi fatti! Killian si girò verso di lei scoprendola a guardarlo con gli occhi sognanti. Spesso, in quegli ultimi giorni, la trovava con quello sguardo. Gli sembrava che la luce del sole fosse dentro di lei e trasparisse dai suoi occhi. Non avevano più quel velo di tristezza di quando l’aveva conosciuta come Lady Barbra. Emma era felice, serena e lui, sapendo che quella felicità era in buona parte merito suo, si sentiva forte e sicuro di sé più del solito.

Da quando avevano avvistato la costa americana, avevano continuato a navigare mantenendo quella rotta e risalendo costeggiando. Emma aveva realizzato dei piccoli sacchettini da applicare ai suoi piccioni viaggiatori. Dentro di essi aveva inserito semi di Rubeus Noctis. Erano abbastanza vicini alla costa da consentire ai piccioni di arrivare sulla terra ferma, riposarsi e ripartire. Sicuramente sarebbero arrivati prima di loro da Frate Benedictus. Emma pensò al vecchio Frate saggio, a quanto si erano detto prima di partire. Ora si rendeva conto di alcuni messaggi che aveva cercato di inviarle, era stata cieca in quel momento! Ora con gli occhi dell’amore e senza più l’oppressione del trauma subito a causa di Neal, capiva cosa il suo Padre Spirituale volesse intendere. Dietro il Pirata Captain Hook, c’era l’uomo Killian Jones. La sua bontà d’animo e i suoi principi di uomo d’onore, si erano rivelati nel pieno del suo splendore. Era vero quanto detto dal buon Frate, sull’animo umano! Come era vera la sua teoria sull’attrazione tra due esseri. Quel magnetismo che lei e Killian avevano vissuto dodici anni prima, si era ripresentato imperioso dal primo momento che si erano incontrati sulla Jolly Roger. Non aveva voluto ammetterlo neppure a sé stessa, ma Benedictus lo aveva intuito subito. Lo amava, amava Killian con tutta sé stessa, amava il suo carattere, i suoi principi, il suo modo di essere e di fare, la sua bellezza, il suo sorriso sghembo e luminoso e quei suoi occhi che riuscivano a rapirla completamente, così trasparenti da poterci leggere dentro la sincerità dell’amore che nutriva per lei.

I pomeriggi afosi li passavano all’ombra delle vele o sottocoperta, nell’ufficio di Killian. Le lezioni di Eddy procedevano anche esse a “gonfie vele”. Il ragazzo leggeva libri su libri e gli esercizi pratici che Killian gli assegnava, non presentavano per lui nessuna difficoltà. Non si poteva dire lo stesso per la grammatica inglese. Quasi quasi andava meglio con il francese! Finalmente riusciva a capire le bestemmie di Jambon! Emma si chiese se il ragazzo non fosse così interessato al francese proprio per poterne dire qualcuna anche lui al cuoco di bordo! Spesso Killian li sentiva ridere a crepapelle nel suo ufficio e entrava velocemente per vedere cosa Emma combinasse con il ragazzo, di solito Eddy scambiava qualche parola per un’altra e uscivano frasi con significati esilaranti.

Le serate, quando finalmente l’aria rinfrescava e le mansioni quotidiane si riducevano, Bardo allietava l’animo di tutti con il suo violino. La sua gamba era ormai rinsaldata ma, come aveva detto Emma, non poteva camminare senza sentire la scheggia d’osso tormentarlo come un pugnale. Suonare per la Principessa e per il suo Capitano, allietava anche lui. La musica più richiesta era ovviamente quella delle loro radici: ballate irlandesi, vivacissime e allegre. Emma le amava molto e Killian ne era felice. La Principessa restava incantata a veder ballare i marinai a quei ritmi. Anton era il ballerino migliore in assoluto! La prima volta che Killian gli aveva chiesto di mostrare ad Emma il suo talento, lei non lo avrebbe mai creduto capace di cotanta destrezza, agilità e velocità. Anton era salito su una delle botti e alla musica di Bardo aveva aggiunto i suoi movimenti. Il suo ballo era molto originale, manteneva le braccia lungo i fianchi e, mentre il busto restava eretto e stabile, i suoi piedi e le sue gambe si muovevano in modo frenetico, incrociandosi, battendo le punte e i tacchi degli stivali, con una tale velocità, ritmo e maestria che contagiavano  il desiderio di ballare a tutti i presenti. Emma tenendosi per mano con Killian aveva provato a far gli stessi passi di Anton, guardando e seguendo i movimenti che Killian conosceva benissimo, ma per poco, inizialmente, non inciampò nei suoi stessi piedi. Avevano riso lei e Killian, avevano riprovato ancora, ma lei si era resa conto di essere negata per quel ballo come un po’ lo era per il ballo in generale. Killian le ripeteva che se si fosse fatta trasportare da lui e si fosse lasciata andare, ci sarebbe riuscita. Le si era avvicinato all’orecchio e le aveva sussurrato che doveva lasciarsi andare come quando facevano l’amore, lo sapeva fare piuttosto bene e il ballo le sarebbe riuscito altrettanto bene! Lei era diventata rossa come un pomodoro maturo, anche se gli altri non avevano sentito, si era sentita estremamente in imbarazzo. Per tutta risposta Killian era scoppiato a ridere e vedendo il cambio di espressione in rabbia di Emma, l’aveva afferrata e baciata appassionatamente davanti a tutti, facendola diventare ancora più rossa e scatenando fischi e applausi tra i suoi uomini. Emma sarebbe scappata volentieri o si sarebbe nascosta dietro una delle botti, ma lui, che l’aveva capita perfettamente, si era portato alle sue spalle, tenendola per la vita, le aveva dato un altro bacio sul collo e le aveva sussurrato ancora :

– Non hai nulla di cui vergognarti Love, sei la mia sposa, lo sanno e ti ammirano da prima che lo fossi, non sentirti in imbarazzo …

Se le cose stavano così, quella poteva essere una sfida per Emma, si girò tra le sue braccia.

 – Dici che devo lasciami andare come se …

Lui fece un cenno di assenso con la testa e uno sguardo furbo sollevando il sopracciglio. 

– Bene … se questo è il trucco! Bardo per favore ci suoni una musica ballabile in coppia?
– Sissignora, Lady Emma!

Bardo iniziò una musica più lenta e dolcemente struggente, la stessa che aveva suonato la prima volta che avevano ballato sulla Jolly Roger. Erano già l’una nelle braccia dell’altro e iniziarono a muoversi romanticamente a quel ritmo, guardandosi negli occhi. Emma si strinse di più verso Killian, iniziò ad accarezzargli la base del collo, sotto la nuca e si avvicinò a tiro di bacio alle sue labbra. I loro occhi continuavano ad essere gli uni negli altri e sentì che Killian stava reagendo. Si strofinò leggermente contro di lui, assaporando la sua reazione e sorridendo soddisfatta della sua riuscita seduttiva. Killian aveva capito a che gioco giocava la sua Swan, lo stava provocando per bene e ci stava riuscendo in pieno. Continuarono a danzare e lui la guidò intanto lungo il ponte, fino ad imboccare il corridoio verso le loro cabine. Lì Killian smise di ballare e la tenne stretta a sé, guardò il sorriso soddisfatto sulle labbra di Emma, lei stava per parlare ma lui le chiuse la bocca con le sue labbra sensuali, la sollevò tra le braccia e la portò nella cabina del Tenente di bordo. La ciurma continuò a divertirsi, con Bardo che riprese a suonare allegramente. Max stuzzicava Jefferson e lo sfidava per un assolo, finché quest’ultimo, non potendone più di starlo a sentire, non cominciò a ballare e a ridere come da giorni non faceva. Max ne fu contento, non se ne poteva più di non sentire le battutine di Jeff e vederlo con il muso lungo! Si era fatta crescere pure la barba e ora somigliava a Killian come se gli fosse veramente fratello!

In questo modo passò tutto il mese di Agosto e arrivò anche Settembre. Erano lontani dalla costa e in mare aperto, avvicinandosi ogni momento di più a Storybrook. Eddy era allegro come non mai e ogni occasione era buona per far scherzi a Max. Tutti si chiedevano che fine avesse fatto il ragazzino spaurito, insicuro di sé e allampanato che era stato. Ora vedevano  un giovane robusto, muscoloso, sicuro nei movimenti, nello sguardo e negli intenti, non più triste come lo era stato per tutti quegli anni, bensì allegro. Solo Emma e Killian sapevano quale forza lo aveva cambiato nell’animo prima che nel corpo, quella forza la conoscevano bene loro due! La stavano vivendo come mai in vita loro, il suo nome era “amore”, per Eddy quel nome ne celava un altro: Annie.
Il ragazzo non vedeva l’ora di ritrovare quella splendida fanciulla dai riccioli biondi e gli occhi celesti. Si offriva volontario per la vedetta tutte le notti!
 

– Eddy … stavo pensando …
 - Cosa Capitano?

Killian aveva interrotto la lezione pratica sul calcolo delle rotte, restando con il compasso in mano.

 – Pensavo che sia ora che tu abbia un vestito decente, se vuoi presentarti alla tua bella! Nel mio armadio credo di avere ancora qualche camicia di quando ero Tenente e dei pantaloni chiari. Avevo più o meno la tua taglia! Vieni nel mio ufficio e provali! Per la giacca vediamo se Emma, tra le stoffe che ha comprato per gli empori di Lady Barbra, potrà confezionarti una giacca.

L’idea era piaciuta parecchio al giovane e provò volentieri gli abiti del Tenente Jones. Scoprì che in effetti Killian aveva avuto la sua stessa taglia. Emma fu molto paziente e gentile con lui, non sapeva come ringraziarla! Nel giro di pochi giorni, tra una lezione e l’altra di francese e inglese, lei aveva tagliato e cucito una giacca di broccato verde per lui. Con i suoi capelli ricciuti e rossi gli stava molto bene. Provò tutto il nuovo abbigliamento ed Emma gli regalò un nastro nero che usò per allacciarsi i capelli in un basso codino. Killian lo guardava rimirarsi nello specchio, con sguardo serio e le braccia conserte. Emma gli girava intorno sistemandogli il colletto, la sciarpa, lisciandogli le spalle della giacca.

 – Emmaa! Credo possa bastare! Abbiamo creato un damerino come si deve no?

Effettivamente, come ammise Emma, facendo ruotare gli occhi di Killian, Eddy era uno splendido giovane e sicuramente avrebbe fatto strage di cuori a Storybrook!
 
Mattine, pomeriggi e sere erano passate alla fine velocemente. Le notti … le notti appartenevano solo a Emma e a Killian. In quei momenti, alla luce della candela, si ritrovavano nel silenzio della stanza di Emma. Seduti sul letto a guardarsi in viso, innamorati, felici … Le loro mani si sfioravano e si intrecciavano … Le loro mani si sfioravano il viso. Lei accarezzava la soffice barba di Killian e scendeva lungo il triangolo nudo del suo petto, disegnando immaginari ghirigori sui suoi addominali villosi, sempre più scoperti dalle sue mani bianche ed affusolate. Lui non resisteva a baciarle le labbra e a far scorrere le dita tra i suoi capelli biondi, accarezzandole il collo e finendo con il farle scivolare le spalline della camicia da notte leggera, lungo le sottili braccia, lasciando che i sodi monticelli del suo seno gli si mostrassero in tutto il suo sensuale splendore. Aveva notato che il seno di Emma stava cambiando, non era mai stato più bello di così! Sicuramente si era ingrossato in quegli ultimi due mesi e le due piccole gemme che li sormontavano, avevano perso il colore rosato che aveva conosciuto, acquistandone uno più scuro, ma non memo piacevole. Aveva pensato che dipendesse dal fatto che lui stimolasse troppo quelle tenere gemme con i suoi baci fin troppo passionali. Le baciò ancora … con più dolcezza. Emma era così delicata! Ricordò le orchidee di suo padre e il paragone che gli aveva fatto tra i petali di quel meraviglioso fiore e le donne, simili per delicatezza. Allora non aveva capito più di tanto! Adesso, da uomo, poteva capire …

Le loro mani navigavano di notte sui loro corpi caldi, accarezzandosi, cercandosi, trovandosi … Le loro mani si davano piacere, si abbracciavano stretti, mentre le loro labbra si bevevano le une con le altre, riconoscendo il loro reciproco sapore. Le labbra di Killian scendevano lungo il collo di Emma, delicatamente la sfioravano e solleticavano, navigando su ogni suo monte e ogni sua valle, mentre la sua mano la teneva per la vita e scivolava sotto il suo bacino per alzarlo verso di lui. Lei sentiva ogni suo, pur piccolo, movimento, ogni contatto della sua lingua, calda e morbida sul suo corpo, mentre le lasciava scie di umidi baci.  Sapeva farla impazzire di piacere, scendendo … scendendo fino tra le pieghe più intime e sensibili del suo essere, dove, una sorgente calda testimoniava quanto lei lo stesse sentendo e desiderando. Si poteva svenire per il piacere? Emma pensava di si. Era così forte ciò che Killian le stava facendo provare, che ebbe paura di perdere i sensi, si abbandonò languida a lui, in quell’estasi che l’avrebbe fatta urlare. Si ricordò che non erano a Neverland, non sapeva come aveva ritrovato il raziocinio per trattenersi, non era facile con lui che le stava dando quel delizioso tormento. Voleva dirgli di smettere, ma in realtà voleva continuasse ancora e ancora. Lo chiamò in un sussurro e lui fu vicino alle sue labbra, guardandola negli occhi che gli sembrarono brillare più del solito. I suoi erano due zaffiri scuri, alla penombra della stanza illuminata solo da quella candela sempre più piccola …

- Emma?!
 – Killian … prendimi … prendimi …

I loro sospiri di desiderio si confondevano e mescolavano, vigore, passione, le mani di Emma che scorrevano lungo la schiena di Killian, ne afferravano i muscolosi glutei incoraggiandolo ad andare più in fondo, le braccia di lui che la circondavano e la tenevano stretta a sé come per fondersi  in un unico essere … Loro due … nella perfezione di quell’amplesso … si completavano nel corpo come nell’anima. Loro due … erano perfetti.
Partirono dalle pendici della montagna e insieme arrivarono alla vetta, ansimanti, perduti l’uno nell’atra, come sempre … come da sempre. Le fronti che rimasero a toccarsi mentre lei su di lui lo aveva tirato a sé, seduto.

– Killian volevo dirti …
-Si?
 – Volevo dirti che io …

Killian la guardava stringendo leggermente le labbra, quasi sorridendo. Voleva dirle che lo amava? Lo sapeva, ma era sempre bello sentirselo dire, specialmente da lei che era così parca con le parole, specie quel tipo di parole! La incoraggiò con lo sguardo, mentre si tenevano le mani. Lei abbassò lo sguardo arrossendo. “Di nuovo quell’adorabile rossore su quelle dolci guance”, pensò Killian, “Di nuovo quel suo pudico modo da bambina!”

 – Killian noi … tu … tu … sei stato meraviglioso con me, da quando ti ho ritrovato, io volevo ringraziarti per tutto questo, per il tuo amore e la tua dedizione per me.

Era questo che voleva dire veramente? L’espressione di Killian tradì una leggera delusione, non era ciò che si era aspettato.

– Anche se non avessi perso la testa per Lady Barbra e quindi per te, avrei fatto ciò che la mia parola d’onore richiedeva.
 – Quindi è stato per onore o per amore?
 – Emma, tutto quello che faccio con te e per te è solo per amore! Ma dovremo pensare anche all’onore, al tuo in particolare. La prossima volta che partirai con me su questa nave, non sarà Lady Barbra a salire a bordo, bensì la Principessa Lady Emma Swan  Di Charming Pendràgon e Contessa Flinth Jones della Contea di Drogheda. Quando ti riporterò a casa, scenderà Barbra e con lei ci sarà un formale distacco, i miei uomini sanno tenere la bocca chiusa, a Storybrook non si dovrà sapere nulla fino a che tu non avrai regolato i documenti di annullamento del tuo precedente matrimonio, poi legalizzeremo il nostro e avremo la benedizione nella tua amata chiesetta.
– Mi piace questo tuo programma, specialmente l’ultima parte.

Si sorrisero e stavano per riabbracciarsi quando dalla vedetta si levò il grido felice di Eddy.

 – Terraaa! Terraaa!
 – Andiamo a vedere?
 – No Emma … starò anche troppo senza di te i prossimi giorni … ancora non è l’Aurora, ti voglio di nuovo … tra poche ore dovremo pensare all’onore, adesso … ancora possiamo pensare all’amore …
 
***
 
-Una nuova aurora … un nuovo giorno … un giorno più vicino alla meta …
Riprenderò ciò che mi appartiene …. aspettami mia cara Emma … so come ti farò pagare per le tue colpe … ti darò tutto quello che odi e ti toglierò tutto quello che ami …
 
 
 
Angolo dell’autrice.
Che dirvi? Non potevo far morire Jamie, lo amo troppo questo personaggio. So che piace anche a voi e quindi credo che siate tutti contenti. Il suo viaggio però ….
Se tutto procederà tranquillamente, conto di postare il seguito la prossima domenica. Grazie a tutti i lettori e ai recensori fedeli. Un pensiero di gratitudine anche a chi segue in silenzio e aspetta il seguito …
Buona settimana a tutti e agli studenti sotto esame … Tranquilli, comunque vada sarà un successo! In bocca al lupo!
Baci dalla vostra Lara

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Capitolo 31
*** Il ritorno ***


XXXI Capitolo                                  
 
Il ritorno

 
Gli spruzzi d’acqua salivano in alto, per il frangersi delle onde contro la ghiglia di prua. La spuma bianca  emanava il suo tipico odore di salsedine,  mentre i gabbiani  si vedevano volteggiare nel cielo, così vicini alla linea di terra della Penisola di Storybrook. Lady Barbra stava ritornando a casa …

Emma si chiedeva se fosse veramente quella la sua casa e, nella profondità della sua anima, si stava rispondendo che la sua casa sarebbe stata dovunque c’erano le persone che amava. A Storybrook c’era suo figlio Henry o meglio, il piccolo che aveva allevato, amandolo come fosse veramente suo figlio. Il legame con lui era qualcosa che andava oltre il legame di sangue, quel senso di attrazione magnetica, come l’ avrebbe definita Frate Benedictus, che le aveva fatto scegliere di amare e accudire quel neonato, appena lo aveva visto la prima volta. A Storybrook c’era suo fratello acquisito August, anche quello un legame che andava oltre la consanguineità, basato sull’affetto fraterno profondo, la complicità, la stima, il senso di protezione reciproca e la grande devozione che August, fin dall’età di cinque anni, le mostrava. A Storybrook aveva lasciato Frate Benedictus, che l’aveva fatta nascere e che le era stato da allora vicino, Padre Spirituale, maestro di vita e di sapienza medica e botanica. Belle, la fidanzata di suo fratello, più una sorella che un’ intima amica. La cuoca Betty, santa donna, che le aveva insegnato ad accudire il piccolo Henry, incoraggiandola e supportandola nei momenti di disperazione che la sua inesperienza materna le aveva provocato. La fedele famiglia di Angus O’Danag.

Le persone che aveva pensato ruotavano tutte intorno a lei, quasi in sua funzione, con loro il legame era molto forte.
Neal? Si rese conto che non lo aveva contemplato affatto tra le persone che la facevano sentire a casa. Ne aveva buoni motivi …

 Mentre dal ponte di prua guardava verso la linea di terra azzurrina, al suo fianco c’era colui che più di tutti era in grado di farla sentire a casa. Con lui casa era stata quella nave su cui viaggiavano. Casa era stata la sua stanza nel palazzo dei suoi genitori, nel Maine. Lì le aveva regalato la completa fiducia in lui, l’aveva amata in modo totale, facendola sua nel modo più dolce e sensuale che mai avrebbe potuto sognare, abbattendo uno dei grossi muri dietro i quali si era barricata, per il trauma causatole da suo marito Neal. Casa con lui era stata Neverland, dove aveva veramente la sua dimora e dove erano spariti gli ultimi mattoni dei muri che l’avevano rinchiusa. Lui stesso era la sua casa, quando la teneva tra le sue braccia, protettivo rifugio, dove accoccolarsi e godere del suo calore, della sua forza e della sua passionalità.

Si voltò verso il suo bel viso e scoprì che la stava guardando con il sorriso sulle labbra, gli sorrise a sua volta. Cosa le stavano dicendo, in quel momento, i suoi occhi  azzurri, trasparenti come una sorgente d’acqua pura, specchio della sua anima? Come leggendole il pensiero egli le rispose:

- Mi stavo chiedendo come è possibile che  più ti guardo e più ti trovo bella e come è possibile che io ti ami ogni giorno di più Swan. Sei radiosa Emma, come non lo sei mai stata. Sei felice di tornare lo so, rivedrai tuo figlio e i tuoi cari; hai portato a termine brillantemente ciò che ti eri prefisso e ne sei soddisfatta …
 – Dimentichi la cosa più importante Killian … sei tu la causa della mia gioia più profonda …

Killian le si avvicino fino ad annullare la distanza, prendendola con le braccia intorno alla vita e stringendola al suo torace.

 – Per me vale lo stesso Emma … sei tu la fonte della mia gioia!

Un languido bacio confermò i sentimenti reciproci, prima di distaccarsi e guardarsi ancora negli occhi.

“ Si amore mio, puoi essere sicuro di essere la causa della mia gioia più profonda! Perdonami se non sono riuscita ancora a dirtelo, stavo per farlo, volevo darti questa felicità, ma poi ho avuto paura che forse sto sbagliando, che non è vero nulla e … ho detto altro. Te lo dirò appena avrò la certezza, tesoro mio, appena Padre Benedictus mi darà il suo responso. So che lo desideri tanto e anche io lo voglio con tutto il cuore, sarà il mio regalo per te quando andremo via da Storybrook con Henry. Ti darò la famiglia che hai sempre desiderato Killian, lo meriti amore mio!”

Emma pensava a ciò che ancora non aveva detto a Killian e il suo sguardo aveva subito un cambiamento nella tristezza dell’insicurezza. Lui lo lesse nei suoi occhi verdi, così vicini ai suoi azzurri.

 – Un soldo per i tuoi pensieri Love … un’ombra è appena passata nei tuoi occhi … Non so cosa darei per leggere in quella tua testolina! Quanti tuoi pensieri non mi dici tesoro … Sai che puoi farlo e sai che so aspettare …

Sapeva che di lui poteva avere ceca fiducia  e il suo cuore ebbe un palpito più forte a sentire le sue parole, non poté che rispondergli ciò che sentiva nel cuore.

- Ti amo Killian!

Lo disse con tale trasporto e convinzione, da emozionarlo profondamente ed egli le rispose come sapeva fare meglio, con lo slancio passionale del suo corpo, con le braccia che la stringevano a sé e le labbra che si impossessavano delle sue, sempre esigenti, possessive, calde e dolci come solo lui sapeva essere con lei.

– Voglio renderti felice come tu rendi felice me Killian …
 - Amore … sono già felice per averti vicina e per sapere che provi lo stesso che io provo per te. Sono felice perché sei la donna che ho sempre sognato … ti ho ritrovata e … stai sicura che non ti lascerò mai più star lontana da me …
 - Io non voglio mai più essere lontana da te Killian, ti ho aspettato tanto … dieci anni fa  mi arresi alla notizia della morte tua e di tuo fratello, non avrei avuto più la possibilità di incontrarti e invece … è stato come un miracolo e tu … sei come credevo che fossi. Niente e nessuno dovrà separarci … è il nostro momento amore …
 - Swan … forse la profezia di Aquila Bianca ha qualcosa di vero … non pensi anche tu?
 – Il Cigno e l’Uncino si ritroveranno sempre …
 - Io ti ritroverò sempre mio Cigno, dovessi perderti verrò a cercarti …
 - Ai confini del mondo, del tempo e dello spazio Killian …
 - Oltre la vita e oltre la morte Emma …

Era la promessa della profezia ed era la promessa che da secoli aspettava il loro ritorno. Lo ignoravano, ma dentro di loro ne erano inconsciamente consapevoli. Solo nei loro sogni avrebbero potuto vedere squarciarsi i veli di un passato che aveva conosciuto l’affinità delle loro anime e li aveva visti soffrire, negandogli l’amore che ora gli spettava, luminoso, passionale, totalitario …

Sotto il sole di metà Settembre, su quel ponte di prua, gli uomini di Killian li guardavano. Sapevano che non riuscivano a stare lontani l’uno dall’altra, tutti lo avevano capito fin dal primo momento. Abbracciati, nella loro intimità, sembravano emanare una energia positiva ed un benefico calore che si trasmetteva anche a loro. Da quando Emma e Killian si erano incontrati e lei, sotto le spoglie di Lady Barbra, era salita su quella nave, tutti loro avevano subito un cambiamento; il primo a cambiare era stato Killian. Sembrava che ognuno si fosse rimpossessato della parte migliore di sé. Dove c’era il buio sembrava essere tornata la luce. Il cambiamento più evidente si notava nel più giovane di loro: Eddy.

Era tanto cresciuto quel ragazzo, in quei pochi mesi! Emma, come aveva detto Dave, era stata come un angelo custode per tutti loro. Come era soprannominata a Storybrook? Ah si! “La Salvatrice”. Aveva salvato Killian dalla sua oscurità, dal suo istinto di vendetta, aveva restituito a Captain Hook Il vero sé stesso, Killian Flinth Jones e aveva portato la dolcezza e la gentilezza nelle loro ruvide e rudi anime. Come si poteva non amare quella donna?! Il loro Capitano la amava incondizionatamente e lei aveva accettato di diventare la sua Lady. Un segreto che tutti avrebbero custodito, poiché la “Loro Principessa” era ancora in incognito e, tra pochi minuti, avrebbe nuovamente indossato la bruna parrucca dell’affascinante Lady Barbra.
 

– Uomini! Tutti a raduno nel mio ufficio tra dieci minuti!

Nessuno si fece attendere, nemmeno Paul, che dalla cambusa si trascinò appresso Bardo, tenendolo abbrancato da sotto il braccio a causa della sua difficoltà con la
gamba. 
Killian, dietro la sua scrivania, con Emma a fianco, diede le disposizioni per l’arrivo.

 – Il viaggio di Lady Barbra si conclude qui, miei prodi! Ma il nostro lavoro non è finito ovviamente. All’arrivo a Storybrook avremo l’aiuto di Angus O’Danag che ci procurerà un carro per portare Bardo alla fortezza di Emma, lì, amico mio, sarai operato dal buon Frate di cui Emma si fida ciecamente. Non andremo subito da lui, Emma sarà ancora Lady Barbra e gli dovrà inviare un messaggio, quindi un paio di giorni resterà alla taverna di Angus. Nessuno dovrà sapere che ci siamo sposati, quindi acqua in bocca. Quando mi chiamerete in pubblico chiamatemi Capitan Jones o anche semplicemente Killian, Captain Hook è sparito con la Jolly Roger. Dovremo aspettare almeno una mesata prima che Bardo si riprenda dall’intervento e useremo questo tempo per ridipingere la nave e fare manutenzione al sartiame. Nelle prossime settimane scaricheremo il carico per gli empori di Lady Barbra e prenderemo la quantità di catrame e vernice che ci servirà per “La Stella del Mattino”. Pe le libere uscite, faremo come al solito, l’importante è che almeno due di noi siano di guardia sulla nave. A tal proposito … non vi aspettate che Eddy faccia lui tutti i turni.

- Come no?! È il più giovane di noi! È giusto che faccia un po’ di gavetta!

Max come al solito aveva brontolato, quel ragazzino chi si credeva di essere diventato?

 – Eduard è un uomo come tutti noi, che sia il più giovane non significa che si debba approfittare di lui! E di gavetta ne ha fatta un bel pezzo, inoltre ha studiato così sodo questi mesi, che ne sa molto di più di due tre di voi messi insieme!

Eddy a sentire Killian rispondere in quel modo, chiamandolo con il suo nome per intero, provò un grande senso d’orgoglio e la stima e l’affetto,  che sentiva per il suo Capitano, si rinfocolarono ancora di più. Gli venne spontaneo un sorriso felice sulle labbra, inoltre  Killian gli aveva promesso di metter buona parola per lui con Angus!
Max guardava Eddy, torvo e storcendo la bocca. “Il Cocco del Capitano! Te la devo proprio dare una lezioncina, così impari ad abbassare quelle penne, galletto che non sei altro!”

– Max! Il primo turno di guardia questa sera lo farai proprio tu! Per il secondo accetto un volontario!

Jefferson alzò la mano senza parlare. Chissà perché Killian se lo aspettava, Jeff non stava proprio in vena di andare a divertirsi alla taverna!

 – Bene, domani sera la prima pinta di rum ve la offro io a voi due! Jeff! Non ti azzardare ad offrirti volontario anche domani o alla taverna ti ci porto io trascinandoti!

Gli uomini risero, mentre Jeff faceva spallucce.

 – Emma ha qualcosa da dirvi ora!
 – Volevo ringraziarvi tutti, sia per il dovere che avete compiuto, che per tutto quello che in più avete fatto per la causa e per la cortesia e gentilezza che avete sempre mostrato nei miei confronti. Come Lady Barbra ha promesso nell’accordo con il vostro Capitano, all’arrivo a Storybrook riceverete i restanti due terzi del compenso in dobloni d’oro, sarà lei stessa a portarveli nei prossimi giorni su questa nave. Volevo aggiungere inoltre, che tutti i lavori di manutenzione per la nave, li potrete fare indisturbati nella baia della villa di Lady Barbra, dalla parte opposta della Penisola. Se vorrete, la villa è a vostra disposizione, le stanze non mancano e starete più comodi durante la rimessa della nave.

Gli uomini furono entusiasti dell’idea, avrebbero avuto a disposizione una vera casa, come da anni non gli capitava.
Il Capitano li congedò, nel giro di tre ore avrebbero approdato al porto di Storybrook. Emma e Killian rimasero soli nell’ufficio del Capitano, erano piuttosto soddisfatti.

– Killian, ti ho già detto che c’è un passaggio segreto che unisce la casa di Lady Barbra alla fortezza … Accompagneremo insieme Bardo da Frate Benedictus, poi io resterò lì e tu scenderai verso la casa di Lady Barbra con lei.
– Con lei?
 – Si, penso che dovremo usare lo stesso trucco che ha usato Jeff nel Maine, qualcuno dovrà indossare la mia parrucca per impersonarmi, sono pochi quelli che sanno chi sia veramente, per gli altri è giusto che Lady Barbra torni verso la sua dimora.
– Jeff si è fatto crescere la barba!
– Be, Lady Barbra non diventerà per questo Lady Barba! Killian, credo che Eddy vada bene per questa piccola recita!

Risero insieme, pensando alla reazione dell’ignaro Eddy quando, invece che indossare il suo elegante abbigliamento da damerino, avrebbe dovuto indossare l’elegante gonnella di Lady Barbra!  
 

Storybrook

Un bel ragazzino dai riccioli biondi correva lungo la banchina che conduceva al porto. Sua sorella gli correva dietro, impossibilitata a tenergli testa a causa del cesto pieno di pesci che portava tra le giovani braccia da quindicenne.

– Angeeel! Fermati! Aspettami! Sai che la mamma non vuole che corri sulla banchina! È umida e scivolosa, puoi cadere in mare e tu non sai nuotare!
– Allora fermami se ci riesci Agnes!

Il bambino si era fermato per il tempo di voltarsi verso la sorella, farle una boccaccia e ripartire spedito verso la taverna del loro padre, Angus O’Danag. Agnes gli gridò dietro i suoi rimproveri.

– Piccolo scansafatiche, tutto da sola ho dovuto fare! Quando ti prendo te ne darò di santa ragione! Avrà voglia Anny a difenderti!

La giovanetta fu costretta a fermarsi, il cesto era veramente pesante. Lo posò a terra, si tolse il cappellaccio di paglia che portava sui lunghi capelli neri e ricciuti, allacciati in una coda bassa. Si asciugò il sudore dalla fronte, con la manica arrotolata della vecchia camicia di suo padre. Quella camicia era enorme per lei e la teneva infilata in un paio di pantaloni di tela, alla marinara. Quella era la sua mise quando andava a pesca con suo fratello minore Angel. Quel monello era il beniamino di tutti in famiglia e finiva sempre che gli perdonavano ogni marachella. La pesca era stata ottima, li aveva aiutati il vecchio Sebastian, un caro amico di Angus, che, da quando aveva sentito cantare Agnes per la prima volta, l’aveva soprannominata Ursula, come la “dea sirena” del mare, un personaggio mitologico che popolava i racconti dei marinai e dei pescatori che affollavano la taverna del suo babbo. Agnes si stiracchiò la schiena e rassegnata a dover fare da sola, prese fiato e, prima di piegarsi a raccogliere il cesto, diede uno sguardo all’orizzonte. Il mare era stupendo, la brezza forte lo rendeva mosso e le onde spumeggianti si infrangevano sulla vicina spiaggia e tra le travi che reggevano la banchina. Agnes inalò il profumo del mare. Pensò che se fosse stata veramente una sirena, si sarebbe tuffata in quell’azzurro meraviglioso, un azzurro che gliene ricordava un altro.

Con il pensiero e il ricordo di quell’altro azzurro, spalancò gli occhi per la sorpresa e la gioia, quando la riconobbe.
Era proprio lei! La nave più bella che avesse mai visto approdare a Storybrook! Arrivava con un veloce abbrivio, in breve sarebbe stata al porto! Sapeva chi la guidava, lo ricordava benissimo! Sarebbe stato difficile dimenticare un uomo come quello! Il mare glielo aveva ricordato tutti i giorni, da quando era partito con la sua ciurma e Lady Barbra. Il mare le aveva fatto ricordare tutti i giorni l’azzurro dei suoi occhi! Ricordava la prima volta che era entrato nella loro taverna, era la metà del mese delle rose. In quel periodo, il giardino di sua madre Mary profumava per quei fiori inebrianti. La sera prima che il “Capitano dagli occhi azzurri  come il mare” partisse, lo aveva visto dalla finestra della sua stanza che guardava verso quella della stanza di Lady Barbra. Sicuramente la Signora dormiva, la sua luce era spenta! Poi lo aveva visto entrare nel giardino della mamma e uscirne con un fascio di rose. La mattina, ricordava che sua madre si era parecchio arrabbiata e aveva detto che se beccava chi le aveva preso le rose più belle, lo avrebbe rincorso con il mattarello che usava in cucina! Lei aveva mantenuto il segreto del bel Capitano. Si era chiesta a chi avrebbe donato quei fiori, sicuramente ad una donna … forse aveva una fidanzata! Beata lei! Aveva immaginato di essere lei la fortunata fidanzata! Lo aveva immaginato che le faceva un inchino e, con un ginocchio a terra, le donasse quei fiori! Pensare che, quando era entrato alla taverna la prima volta, si era intimorita a vederlo tutto vestito di pelle nera e con un uncino al posto della mano sinistra! Un brivido le era passato per la schiena. Il Capitano aveva bevuto e parlato a lungo con suo padre, anzi, suo padre non lo aveva neppure trattato con molto riguardo e quando l’uomo era andato via, pagandolo con una moneta d’oro, prenotando per la cena e facendogli capire chi fosse, lo aveva lasciato con un palmo di naso! Angus aveva chiamato Mary e le aveva detto che dovevano allestire la migliore cena di sempre, perché avrebbero avuto l’onore di ospitare un compatriota, che era un vero eroe, un uomo che combatteva per la loro terra d’origine: l’Irlanda. Quella sera lo aveva osservato bene, mentre aiutava a servire tra i tavoli. Era il suo compleanno e voleva divertirsi. Aveva offerto generosamente rum e birra a tutti i presenti, aveva giocato a dadi, riso e scherzato con tutti. Si era resa conto che nonostante quel brutto uncino al posto della mano, che gli dava un’aria temibile, il suo viso e i suoi occhi in particolare, guardandolo bene, non facevano pensare che fosse malvagio, anzi! Era stato molto gentile con lei. Quando aveva cantato per i clienti di suo padre, il Capitano era rimasto ad ascoltarla incantato. Dopo le aveva detto che aveva una voce angelica e le aveva regalato una ghinea d’oro. La mamma l’aveva rimproverata! Le aveva detto che una ragazza per bene non doveva prendere danaro dagli uomini, doveva stare molto attenta con loro e non doveva fidarsi di nessuno! Eppure a lei il Capitano ispirava fiducia, sicuramente anche a Lady Barbra, se si era fidata a partire con lui! Beata lei! Aveva risposto alla mamma che un uomo così bello e gentile non poteva essere cattivo e la madre le aveva risposto che erano proprio quelli belli e gentili che potevano fregarla più facilmente. Non l’aveva capita mica quella risposta! Aveva protestato ancora e la madre l’aveva fatta andar di sopra in camera. Non si era messa a dormire e aveva sbirciato dalla porta. Erano arrivate quelle tre smorfiose che aiutavano i genitori la sera tardi. Aiutavano! Ma che aiutavano! Invece che servire a tavola, bevevano con i marinai e gli si strofinavano addosso, si facevano toccare pure! Le aveva viste prendere anche dei soldi! Ma la rabbia più grande l’aveva provata quando due di “Quelle” erano salite in camera con il Capitano, perché poi?! Lo aveva chiesto a sua sorella Anny e quella era diventata rossa come uno dei pomodori maturi che la mamma usava per la zuppa di pesce, dicendo che non lo sapeva! Anny aveva una carnagione talmente bianca che diventava subito rossa se un uomo le rivolgeva la parola, si sentì fortunata ad essere così più scura di lei, aveva ripreso da suo padre! Quando il Capitano le aveva sorriso e dato la ghinea, sicuramente non si era accorto che era diventata rossa anche lei, proprio grazie al suo colorito più scuro! I giorni seguenti, con il Capitano era arrivato anche un ragazzo dai capelli rossi, era così magro e allampanato! Tutta la sera era rimasto a fissare sua sorella a bocca aperta e quella scema aveva fatto lo stesso con lui. Gli aveva portato tanto di quel cibo! Lui aveva mangiato a crepapelle e quando quell’altro marinaio carino, quello che somigliava un po’ al capitano, ma non aveva la barba, pare lo chiamassero  Jeff, aveva dato una pacca sul sedere ad Anny, quello giovane per poco non si strozzava! Il loro babbo aveva visto tutto e aveva mandato subito in camera sia lei che Anny!

Quando gli uomini erano andati via, il ragazzo si era fermato sotto la finestra della loro camera e si erano visti, lui ed Anny. Si erano salutati e poi Anny si era messa a saltare per tutta la stanza come una pazza, dicendo che quell’Eddy era il ragazzo più carino che avesse mai visto! Boh! Che ci trovava in quel tipo secco?! Era molto meglio Jason, il figlio ventenne di Matteus, il gestore dell’emporio di Lady Barbra! Era un pezzo che faceva la corte ad Anny! Ma quella non lo guardava per niente!
Agnes sospirò. Era da quando il Capitano era partito che Anny le faceva una testa con quell’Eddy! Sicuramente, appena avesse saputo che stava tornando, sarebbe stata felicissima, lo avrebbe rivisto! Ti pare che non sarebbero andati alla taverna? Vi avrebbe di sicuro alloggiato anche Lady Barbra! Sospirò ancora. Anny avrebbe rivisto il suo “amato” Eddy, ma lei avrebbe rivisto il Capitano … non sapeva neppure il suo nome, ma immaginava che avesse un bel nome, degno del suo fascino! Guardando ancora la nave, il pensiero di rivedere il Capitano la incoraggiò a sbrigarsi e incurante, ormai, del peso del cesto, filò a casa in men che non si dica.
 
***
 
Frate Benedictus stava pregando nella cappelletta della fortezza. Pregava per Emma. Pregava per la sua incolumità e per il suo ritorno. Da qualche giorno erano arrivati i piccioni che lei gli aveva inviato. Non aveva potuto credere ai suoi vecchi occhi stanchi! Emma, con l’aiuto del Capitano Jones, era veramente riuscita a trovare il Rubeus Noctis! Era stata bravissima! Aveva applicato dei sacchettini con alcuni semi ai piccioni e lui aveva potuto piantarne alcuni e studiarne altri. I semi avevano una potenza incredibile, crescevano a vista d’occhio! Aveva realizzato un’aiuola protetta, in un punto del giardino, dove le piantine potevano crescere indisturbate. Una staccionata, piuttosto alta, impediva che qualcuno vi entrasse senza controllo. Aveva proibito anche a Belle di accostarsi a quelle piante. Le sue spine contenevano un veleno mortale ma, contemporaneamente, se saputo usare, poteva diventare un medicinale eccezionale!

La voce di Belle lo distolse dalla preghiera. Doveva essere per un importante motivo o mai lo avrebbe disturbato in quei momenti.

 – Padre, Padre! Ci sono ottime notizie!

Il vecchio frate saltò in piedi con un’agilità inimmaginabile per la sua veneranda età.

 -  Emma?! Si tratta di lei?! Dimmi che la mia bambina sta tornando Belle!

La giovane fidanzata del Colonnello August Charming Di Pendràgon, con le mani intrecciate davanti a sé, tirò su le spalle stendendo le labbra in un ampio sorriso.

 – Si Fra Benny! August ha appena avvistato la nave del Capitano Jones! Tra un paio di ore attraccherà al porto!
 – Ne sono felice Belle! Anche se Lady Barbra aspetterà un paio di giorni da  Angus, prima di tornare ad essere la Principessa Emma.
 – Lo so Fra Benny, l’importante è che sia tornata sana e salva! Credo che avrà molto da raccontare! Ora vado ad avvisare Neal e Henry, il piccolo non sarà nella pelle per la gioia di rivedere la sua mamma!

Belle sparì su per le scale della torre e Benedictus alzò gli occhi al cielo, portandosi le mani giunte all’altezza della bocca e ringraziando silenziosamente il Signore per aver ascoltato le sue preghiere. Non vedeva l’ora di sapere tutti i particolari della missione, in particolare di come avevano trovato la pianta medicinale. Nel cuore, il vecchio Frate, aveva la forte sensazione che ciò che aveva intuito e temuto, tra Emma e Killian Jones, si fosse verificato. Solo un uomo veramente devoto ad Emma avrebbe potuto consentire di andare alla ricerca di una pianta così velenosa e, quel tipo di  devozione, la poteva sentire solo un uomo pazzamente innamorato …
 
***
 
Agnes aveva portato la notizia a suo padre e questi si era messo subito in moto. Mentre sua moglie Mary si era precipitata con Anny a preparare la stanza per Lady Barbra, lui aveva iniziato a preparare la carrozza con i cavalli per andare al molo a prelevare la Signora. Anny non faceva che sorridere mentre riassettava, sapeva che se era tornato il Capitano con Lady Barbra, era tornato anche il giovane che le aveva rubato il cuore.

Verso le tre del pomeriggio Angus si diresse al molo. Max e Anton stavano montando la passerella. Videro Angus, lo salutarono e andarono ad avvisare il Capitano.  L’oste rimase molto sorpreso, quando lo vide affacciarsi dal ponte ed invitarlo a salire per bere un goccio di rum con lui. La sorpresa maggiore, per il buon Angus, fu quella di scoprire che Captain Hook non esisteva più, Jones portava una mano di legno, coperta da un guanto di pelle nera, al posto dell’uncino, aveva un’espressione più gioviale sul volto e una luce diversa nello sguardo, non portava neppure il bistro nero agli occhi. Non sembrava il pirata che aveva incontrato mesi prima, era semplicemente un bel giovane Capitano che sapeva usare, oltre l’ironia e l’aggressività, modi cortesi e beneducati. Che la Principessa avesse compiuto un miracolo su di lui? Quando Emma, con la sua parrucca da Lady Barbra entrò nell’ufficio di Jones, dove Angus era stato invitato per il “bicchierino”, questo poté vedere ad occhio nudo che un miracolo c’era stato veramente! Il Capitano Jones si comportava, con la Dama, come il gentiluomo più raffinato della corte del Re.

Mantenendo il loro segreto personale, Emma e Killian diedero le disposizioni necessarie al fedele Angus. Appena Lady Barbra fosse arrivata alla taverna, Angus avrebbe recapitato il messaggio per Frate Benedictus e il giorno dopo sarebbe tornato con la carrozza per prelevare Bardo, il Capitano ed Eddy. Per quella sera Killian chiese ad Angus di allestire una cena abbondante per i suoi uomini. Carne fresca, le leccornie di Mary e Birra e Rum a volontà, i suoi uomini se lo erano meritato!
Angus si congedò dal Capitano, avrebbe portato con sé Lady Barbra. Precedette la Signora a terra, lei si trattenne pochi altri minuti a parlare con il Capitano, questo almeno pensava Angus, che stessero parlando. Non poteva sospettare che, nella cabina del Capitano, il saluto che i due giovani si stavano scambiando fosse un avvolgente abbraccio e un profondo bacio passionale, da lasciar senza fiato.

- Non potrò averti tra le mie braccia questa notte Emma … pensami … come io ti penserò …
 - Mi mancherai Killian …
- Anche tu mi mancherai Swan!
***
 
La prima giornata a Storybrook passò scaricando il materiale per gli empori di Lady Barbra. Ad Eddy sembrava che quelle ore non passassero più! Finalmente arrivò l’ora di cena e di conseguenza l’appuntamento alla taverna di Angus O’Danag. Eddy si era lavato e vestito con il suo nuovo abbigliamento: la giacca di broccato verde, cucitagli da Emma e la camicia con i pantaloni chiari regalatigli dal suo Capitano.

La ciurma si trovò sul ponte con il Capitano, questi diede le ultime disposizioni a Max e Jefferson e, per primo, si avviò sulla passerella per scendere. Eddy arrivò per ultimo sul ponte, aveva perso tempo a radersi un’ inesistente barba. Faceva un figurone vestito e pettinato di tutto punto! Max ebbe uno dei suoi moti di stizza nei suoi confronti, sbuffando e mugugnando qualcosa. Eddy seguì il Capitano Jones sulla passerella. Max era vicino all’imbocco del passaggio ed ebbe un bagliore furbesco negli occhi, che Eddy riuscì a percepire. All’ultimo secondo, Max allungò una gamba verso quelle di Eddy, con la precisa intenzione di farlo cadere in acqua, con uno sgambetto. Il vecchio Brontolo non aveva fatto bene i conti con la grande agilità del ragazzo, affinata dall’esercizio ginnico e dalla scherma. Eddy aveva captato lo sguardo di Max e capito le sue intenzioni. Con una piroetta velocissima, riuscì a rivoltare lo sgambetto contro il suo stesso autore. Il Capitano Jones sentì il tonfo in acqua e alcuni spruzzi d’acqua marina ricadergli sulla testa e le spalle. Si voltò sorpreso e vide Eddy sporgersi verso l’acqua ridendo, mentre Max annaspando cercava di ritornare sulla passerella, digrignando i denti ed imprecando.

 - Max ! Credo che con Eddy, ormai, per te non ci sia più trippa per gatto! È troppo agile, non te ne eri ancora  accorto?

L’uomo non rispose a Killian, Eddy era sceso e lui stava risalendo sulla passerella, voleva dargli la lezione che si era ripromesso e invece la lezione l’aveva ricevuta lui stesso!

 – Prendila dal lato positivo Max! Se non altro hai fatto un bagno! È dalla partenza da Neverland che non lo facevi!

All’ultima esclamazione di Eddy, Max strinse gli occhi nella sua direzione, “Alla prima occasione che mi capita, ti faccio vedere io se ti darò una lezione come si deve!”
 

Alla taverna tutto era pronto per accogliere la ciurma del Capitano Killian Jones.
Anny aveva raccolto dei fiori di campo e ne aveva fatto mazzolini da porre su ogni tavolo. Mary si occupava delle fornaci e dei fornelli. Agnes asciugava i boccali di metallo, entro cui sarebbe stato versato Rum o Birra, suo fratello Angel bighellonava per tutta la sala alle calcagna di Anny e Angus si occupava del grasso, giovane vitello che rosolava allo spiedo, posto nel gigantesco camino del locale. Il profumo di carne ben aromatizzata, si espandeva per tutta la taverna e stava stuzzicando l’appetito di Emma che alloggiava al piano di sopra, nella sua solita stanza. Non sarebbe scesa a cenare tra gli uomini di Killian, non era il caso. Anny le avrebbe portato la cena in camera. In verità le sarebbe piaciuto cenare con il suo amato Killian, lì, soli soletti nella sua stanza e poi, magari, lasciarsi andare alla loro intimità, come tutte le sere degli ultimi mesi! Il senso dell’onore però non lo contemplava, quindi avrebbero mantenuto le necessarie distanze. Una sbirciatina attraverso lo spiraglio della porta se lo sarebbe potuto permettere però!

Alcuni clienti, tra i soliti abitudinari, erano già arrivati e stavano spendendo i soldi della loro paga quotidiana in Rum e Birra irlandese. Angus era geloso della Birra che produceva lui stesso, vecchio retaggio delle usanze della sua Irlanda. In verità, ai clienti mezzi ubriachi, stava servendo Birra annacquata, ben poco avrebbero capito della differenza! La “Sua Birra”, che era invecchiata in quei mesi, mantenuta al fresco nel sotterraneo della taverna, l’avrebbe offerta al Capitano Jones e alla sua ciurma, un gesto di riconoscimento per la missione che avevano portato a termine con Lady Barbra. Peccato che lei non sarebbe scesa! Anny le avrebbe portato un boccale di quell’ottima bevanda con la cena.

Il sole era tramontato da poco, ancora si notavano le strie rossastre tipiche di una giornata ancora estiva, le giornate iniziavano ad accorciarsi, ma c’era ancora un bel chiarore. Agnes, sull’uscio, vide il “bel Capitano”, con il suo pastrano di pelle nera, che, seguito dai suoi uomini, scherzava e rideva con loro dirigendosi verso la taverna. Scivolò velocemente dentro e con enfasi gridò al padre che stavano arrivando. Un sorriso raggiante comparve sulle labbra di Anny e uno di soddisfazione si dipinse sul volto dell’oste. La cena era pronta, avrebbero potuto servire quanto prima i loro ospiti e dopo, se avessero voluto, avrebbero potuto divertirsi con le ragazze che sarebbero arrivate sul tardi. Sicuramente il Capitano avrebbe gradito! L’ultima volta era sembrato piuttosto soddisfatto, anche se non aveva passato tutta la notte con le due ragazze che erano salite in camera con lui.

Il Capitano Jones entrò nella taverna dirigendosi verso Angus e salutandolo con una stretta di mano. Mary era al fianco del marito e Jones le fece un galante inchino. Mary si ravviò automaticamente i capelli, leggermente imbarazzata e con un leggero rossore sugli zigomi. Agnes, da dietro il bancone, osservava la scena, notò l’inchino alla sua mamma, il suo imbarazzo, sospirò, magari l’avesse fatto a lei un saluto così galante! La sua mamma aveva la carnagione come Anny, erano belle allo stesso modo e si notava quando arrossivano!

– Piccola Agnes! Stai diventando una bella signorina! Spero che ci allieterai con la tua voce da usignolo anche questa sera!

“Oddio! Lo aveva detto proprio a lei! Oddio! Si ricordava anche il suo nome?!”

Agnes si sarebbe infilata sotto il bancone per non far vedere il sorriso che le era arrivato alle orecchie e per non far sentire il battito cardiaco che temeva rimbombasse per tutta la taverna. “Era proprio galante il Capitano! E stava così bene con quei vestiti di pelle!”. Sua madre si voltò verso di lei e le diede un’occhiata alzando i sopraccigli, per farle capire di darsi un contegno. La ragazzina cercò di ricomporsi e trovando un po’ di faccia tosta riuscì a rispondere:

 - Sarà un piacere cantare per voi Capitano Jones!

Killian le sorrise, pensando con ammirazione che la piccoletta era un tipino ardito come suo padre. Mary sgranò ancora di più gli occhi verso sua figlia, ma la piccola impertinente si voltò di spalle e si rimise al lavoro, con l’asciugatura di altri boccali di peltro.  Anny stava uscendo dalla stanza affianco, con un altro vassoio di metallo pieno di boccali da utilizzare, sentendo lo scambio di frasi, tra la voce di sua sorella e quella del Capitano, alzò gli occhi in quella direzione e si ritrovò precisamente occhi negli occhi con un giovane dai capelli rossi, che le sembrò di vedere per la prima volta. Era bellissimo, elegantemente vestito, ben pettinato, con i capelli allacciati in un codino basso e i suoi occhi grigi. Era il suo Eddy! Era il suo Eddy ed era più bello di come lo ricordava! Più alto e più robusto. Realizzò il tutto in quella frazione di tempo che i loro occhi si incontrarono, non si accorse di aver lasciato andare in terra il vassoio con i boccali. Il suono metallico echeggiò in tutta la stanza e nel suo cervello. Arrossì fino alla radice dei capelli biondi e si abbassò subito a terra per raccogliere il tutto. Eddy velocemente si chinò di fronte a lei, raccogliendo due bicchieri e porgendoglieli. I loro visi erano a pochissimi centimetri l’uno dall’altro, gli occhi negli occhi. Si dissero tutto senza parlare, le loro labbra aperte diventarono un dolce sorriso, le loro mani si sfiorarono nello scambio dei bicchieri. Una magia, a stento celata in quei mesi, ora si compiva del tutto in quel veloce sguardo che, per loro, sembrava essere durato per tempo immemore.

Killian guardò la scena e pensò tra sé che in effetti il primo amore era un sentimento ben difficile da nascondere. A quanto pareva se ne era accorto anche Angus che, con un cipiglio minaccioso, tirò su sua figlia per il braccio e fece una smorfia e uno sguardo sbieco al ragazzo.

 – Non ce n’è bisogno giovanotto, faccio io! Tu Anny vai in cucina con tua madre, devi portare la cena a Lady Barbra, non dimenticarlo!

Nel poco tempo che impiegarono a tirarsi in piedi e Angus a voltarsi, Eddy fece scivolare velocemente un minuscolo bigliettino nella tasca del grembiule di Anny. Solo la ragazza si accorse di quel movimento e ne rimase incuriosita. Non disse nulla e seguì sua madre nella stanza a fianco. Mentre la donna armeggiava con i piatti, le posate e la preparazione delle porzioni di cibo per Lady Barbra, Anny infilò la mano destra nella tasca del grembiule, estrasse il minuscolo pezzo di carta piegato e lo aprì. Vi erano tracciate sopra delle linee curve ed arrotondate, Anny si intristì, non sapeva né leggere  e né scrivere, non avrebbe mai capito quale messaggio celava quel bigliettino! La madre la chiamò e velocemente fece sparire nella tasca il pezzetto di carta. Prese il vassoio elegantemente preparato da sua madre e, con sguardo ora mesto, si avviò su per la scala, verso la stanza di Lady Barbra. Lanciò uno sguardo ad  Eddy e questi rispose con un sorriso felice. Allo stesso tavolo, Killian seguì i movimenti di Anny, con la speranza che Emma aprisse di persona la porta. Non la vedeva da poche ore, ma gli sembravano già giorni. Anny bussò alla porta e aprì lei stessa, dopo aver sentito il permesso d’entrare della Signora. Killian era stato chiaro con Emma, avrebbero mantenuto le distanze, inutile illudersi che lei si sarebbe affacciata!
 

 - Anny cara eccoti finalmente, ho una fame da lupo! Tutto bene tesoro? Ho sentito un gran rumore pocanzi …
- Purtroppo mi sono caduti dei boccali e mio padre mi ha dato un’occhiataccia. Ho provato una vergogna My Lady! Era appena arrivato il Capitano Jones con i suoi uomini!
 – Ah! C’è anche Jones quindi? D’altra parte è giusto che mangino cibi freschi anche lui e i suoi uomini! In questi mesi, nonostante il cuoco di bordo sia geniale, abbiamo visto solo carne essiccata, patate e cipolle!

Emma cercò di recitare un certo distaccato interesse, Lady Barbra era una donna integerrima, come tutti sapevano! Continuò a notare comunque un certo disappunto nella ragazza.

– Anny, non restarci così male! Se ben conosco il Capitano Jones, non ci avrà fatto caso più di tanto a questo piccolo incidente …
- No My Lady … non è questo …
- Allora cos’è che ti turba mia cara?

Vide Anny arrossire più del solito e sospettò che fosse implicato Eddy in quel rossore.

– Se hai bisogno di confidarti Anny sai che con me puoi farlo … se ne senti il bisogno e se vuoi …
- Sono dispiaciuta, perché mio padre non mi ha mai permesso di imparare a leggere e scrivere! Ha sempre detto che una donna ha bisogno solo di saper cucinare, riassettare e allevare figli!

Emma conosceva bene quella mentalità e non la condivideva neanche un po’, pur avendo imparato le mansioni “femminili”, aveva combattuto tutta la sua giovinezza contro quella mentalità e suo padre e suo fratello l’avevano aiutata anche nei suoi interessi maschili. Lei comunque, da Principessa, aveva avuto anche la possibilità di imparare a leggere, scrivere e molte altre cose che lo status sociale, oltre alla mentalità di Angus, avevano negato alla giovane Anny.
No! Decisamente non dovevano esistere differenze sociali e di diritti! Avrebbe fatto qualcosa in proposito, avrebbe convinto suo marito Neal ad aprire una scuola pubblica per ragazzi e ragazze … Suo Marito? Ora lo richiamava marito? Era bastato tornare a Storybrook per dimenticare che davanti a Dio era la moglie del Capitano Killian Jones adesso? Prima di andare via con lui avrebbe cambiato qualche altra cosa in quel posto, lo promise a sé stessa e mentalmente lo promise ai giovani come Anny!

– Anny, se vuoi faremo in modo di convincere tuo padre che anche ad una donna può essere utile saper leggere e scrivere. Ho intenzione di aprire una scuola per tutti i ragazzi e le ragazze di Storybrook, potrai frequentarla anche tu ed imparare …
 - Ma io avrei bisogno di saper leggere e scrivere adesso … questa sera!
– Questa sera?!

Emma iniziava a capire qualcosa di più e intuendo la verità pensò di offrire alla ragazza il suo aiuto.

– Hai la necessità di recapitare un messaggio a qualcuno questa sera Anny?

La ragazza sembrava nervosa e imbarazzata contemporaneamente, ma si vedeva che stava scoppiando dal desiderio di parlare.

– Forse ti posso aiutare Anny!
– Oh My Lady! Ne sarei così felice e non saprei come ringraziarvi!
- Credo che la tua felicità e quella di Eddy mi ripagherebbe già abbastanza Anny!

La ragazza era rimasta allibita e più rossa di prima, “Come aveva potuto capire la Signora che si trattasse proprio di Eddy?!”

– Dalla tua espressione, direi che ho indovinato di chi si tratta!

Anny si strinse nervosamente le mani l’una con l’altra e, abbassando timidamente la testa, fece un segno di assenso. Poi si portò la mano alla tasca, ne trasse il foglietto ricevuto poco prima e porgendolo a Lady Barbra le disse:

 - Mi ha dato di nascosto questo bigliettino, non so cosa dice … mi fareste la grande cortesia di leggermelo per favore My Lady?

Emma le sorrise prendendo il bigliettino.

– Direi che hai un ammiratore Anny! Dice questo : “Mia bellissima Anny, non ho fatto che pensarti da quando ti ho incontrata. Se provi lo stesso interesse per me, ti chiedo  di raggiungermi nel fienile della tua taverna, appena tutti si saranno addormentati. Ti aspetterò. Se non verrai capirò e non ti disturberò più. Il tuo devoto Eduard Gold!”

La giovane era emozionatissima e le sue guance stavano andando a fuoco. Gli occhi le brillavano per la felicità e il sorriso le illuminava il volto.

– Intendi rispondergli qualcosa di scritto o andare nel fienile per incontrarlo?
– Non so scrivere, ma vorrei tanto incontrarlo … io … io l’ho pensato tanto in questi mesi!
 – Ma gli hai mai parlato Anny?
 – Siamo riusciti solo a scambiarci i nostri nomi, non è venuto spesso alla taverna l’altra volta e poi mio padre sta sempre di guardia …
 - Hai sentito qualcosa per lui da subito Anny?
– Si My Lady, ho sentito una forza strana dentro … che non avevo mai sentito per nessuno, non potevo fare a meno di guardarlo negli occhi e avvicinarmi a lui, per lui è stato lo stesso, l’ho sentito … non so spiegarmelo …
- Cosa hai sentito questa sera quando lo hai rivisto?
– Mi è caduto il vassoio e non me ne sono quasi accorta, mi è sembrato che ci fossimo guardati negli occhi per un tempo infinito, sento che per lui è successo lo stesso, si è avvicinato automaticamente, ci siamo sfiorati le mani quando mi ha ridato i bicchieri, è stata come una scossa … Cara Lady Barbra che devo fare?! Se vado penserà che sono una ragazza facile? Lo conosco così poco!
– Ti fidi di lui?
– Si, sento di potermi fidare!

Emma conosceva i veri sentimenti di Eddy nei confronti di Anny, si struggeva per lei da mesi, si era innamorato di quella splendida ragazza in modo sincero, non aveva intenzione di farle del male. Pensò a sé stessa e a Killian … quanto tempo avevano perso! Se Killian, seguendo i suoi sentimenti, la sera del suo diciottesimo compleanno, fosse tornato indietro, invece che andar via con suo fratello, sarebbero rimasti insieme e probabilmente tante cose di quelle successe non sarebbero capitate.

 – Anny cara … non posso darti consigli, è la tua vita … ma sono convinta che se si è sicuri dei propri sentimenti e ci si fida dell’altra persona, l’amore vale la pena di sacrifici e atti che sembrano pazzie. L’unico vero consiglio che posso darti è di guardare profondamente nel tuo cuore,  prima di prendere ogni decisione …
– Se devo seguire questo consiglio … so già cosa fare Lady Barbra! Grazie, grazie infinite per tutto!

La giovane fece un inchino alla Principessa e uscì con un sorriso radioso sulle labbra, per tornare a servire ai tavoli.

Il Capitano aveva intanto chiesto ad Angus se dava il permesso alla giovane Agnes di cantare e l’oste aveva acconsentito. Agnes si accostò al tavolo del Capitano.

 – Agnes conosci la ballata della  Bella Principessa addormentata?
– Si Capitano Jones, la conosco tutta!
 – Mi piacerebbe se tu la cantassi con la tua splendida voce!

La ragazzina iniziò il suo canto. Killian guardò verso la porta di Emma, la canzone era per lei, sapeva che l’avrebbe sentita e sperava che aprisse uno spiraglio di quella maledetta porta che li separava. Si accostò al bancone e si posizionò in linea con la porta della sua amata.
La canzone finì, ma la porta non aveva accennato ad aprirsi. Killian prese una Ghinea dal taschino del panciotto per darla ad Agnes. Le fece cenno con la mano di accostarsi e, con Agnes, si accostò anche Angel.

– Sei stata molto brava Agnes, questa ghinea te la sei meritata!

Agnes era molto felice per i complimenti e stava per prendere la Ghinea, quando Angel disse la sua.

– La mamma ha detto che le brave ragazze non devono prendere i soldi dagli uomini!

Agnes lo guardò storto, gli avrebbe dato un calcio negli stinchi, se non fosse stato troppo palese.
Killian si rese conto del significato morale che la madre cercava di insegnare alla figlia e sotto quel punto di vista non poteva darle torto. Lavoravano in una taverna e non erano donne di malaffare, né la madre, né le figlie.

– Madamigella Agnes, mi scuso con voi se vi ho creato imbarazzo, la vostra Signora Madre ha perfettamente ragione, ma visto che il vostro talento merita veramente di essere apprezzato, darò questa ghinea per Voi al vostro Signor Padre! Messer Angel siete d’accordo?

Il ragazzino sembrava soddisfatto e la stessa Agnes gli rispose con un ampio sorriso. Il Capitano si voltò verso Angus, posizionato dietro il bancone e fece come aveva appena detto, lasciò la Ghinea all’uomo.

Verso le dieci di sera arrivarono le tre ragazze che i marinai ed il Capitano avevano già conosciuto. Mary mandò a letto le figlie, Angel lo aveva mandato a dormire già da un po’.
Gli uomini apprezzarono molto la loro compagnia. Killian fu gentile con loro, ma declinò le loro profferte. Non solo non era minimamente interessato, era completamene irriguardoso nei confronti di Emma, in più lui era un uomo fedele, se era innamorato, non esisteva nessun altra al difuori della donna che amava!
 

Emma non resisteva più al desiderio di vedere il suo Killian, ma non poteva non rispettare gli accordi. Spense la luce del lume ad olio. La stanza piombò nel buio, aveva chiuso anche le tende per evitare che filtrasse la luce della luna. Aprì lo spiraglio della porta e il suo occhio verde spaziò verso la sala, alla ricerca del suo amato, tra la gente ed il fumo. Lo vide al banco, con un bicchiere di Rum  nella mano. Era voltato verso le scale, proprio nella sua direzione e guardava verso la sua porta. Vide che le sorrideva, chissà da quando stava aspettando che lei schiudesse l’uscio?! Lo vide lasciare il bicchierino sul banco e portarsi la mano all’altezza del cuore. Capì quel gesto e sorrise a sua volta, peccato che lui non poteva vederla, pur sapendo che era dietro quello spiraglio aperto. Improvvisamente la ragazza dai capelli rossi e ricci, quella con un seno straripante, gli si avventò ad un fianco, strofinandosi a lui in modo provocante e seduttivo.

– Capitano l’ultima volta mi avete delusa … mi aspetto che voi recuperiate questa sera!

Ad Emma sembrò che una mano invisibile le torcesse le viscere. Come si permetteva quella … quella poco di buono di toccare il suo uomo?! Sentì montarle il sangue agli occhi! E lui? Che diavolo stava facendo? Perché non se la scrollava di dosso quella … quella …
La tentazione di spalancare la porta e correre per le scale per strappare la donna di dosso al suo uomo era veramente forte! Al diavolo l’onore! Killian era suo e di nessun altra. Strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nel palmo della mano. Si fece male e il dolore tentò di farla rinsavire. Doveva calmarsi, doveva fidarsi di Killian … o no? Non è che per mantenere la copertura sulla loro unione, con quella ci andava veramente? No! No! No! Se ricordava che quando l’aveva visto alla taverna per la prima volta si era portato in camera due di quelle! Lo aveva maledetto e non era riuscita a prender sonno! Allora non aveva nessun diritto su di lui, ma ora … “Non ci provare Killian o ti amputo anche l’altra mano!”
 
Il Capitano nascose bene l’imbarazzo e fece un sorriso smagliante alla donna. Quella lo abbrancò meglio e tentò di baciarlo. Lui  voltò il viso, con la scusa di bere dal suo bicchierino di Rum e voltato disse ad Angus di offrire un bicchiere anche alla Gentile Dama che aveva tanta premura per lui. Voltandosi diede un’occhiata verso la porta di Emma, se era gelosa la metà di quanto lui lo era di lei, non stava vedendo uno spettacolo per lei piacevole! Non aveva intenzione di farla soffrire. Mise in mano il bicchiere alla donna e approfittando del fatto che si spiccicò da lui per quel motivo, si svincolò.

– Mia Signora, vi ringrazio per la gentile offerta, ma dovrò alzarmi molto presto domani e dovrò essere tra breve sul mio vascello, quindi bevete alla mia salute e accettate questo doblone per il vostro disturbo!

Per la donna non sarebbe stato per niente un disturbo concedergli le proprie grazie, ma evidentemente non piaceva al Capitano Jones, era la seconda volta che la mandava in bianco. Peccato! Accettò comunque il doblone, lei non era una brava ragazza!
Killian sgattaiolò velocemente fuori dalla taverna, non prima di aver salutato Angus e sua moglie. Fuori all’aria fresca, via da quel fumo e dal calore appiccicoso della donna, emise un flebile fischio di sollievo. Emma probabilmente si era stizzita, aveva richiuso la porta, beh lui aveva cercato di fare del suo meglio! Che altro poteva fare?
Girò sul lato della locanda e guardò verso la finestra di Lady Barbra. Non era alla finestra. Prese un sassolino di ghiaia e lo lanciò contro il vetro. Aspettò e la sua attesa fu ripagata dal movimento delle tende. Lei era lì dietro! Lo sapeva. Si portò di nuovo la mano al cuore e poi allungò il braccio verso di lei. Sperò che il messaggio le fosse chiaro.

 – Ti amo Emma, il mio cuore è solo tuo e non desidera nessun altra al mondo se non te!

Emma lo vide e nel silenzio della sua stanza gli rispose con il pensiero

– E il mio appartiene a te Killian, a nessun’altro all’infuori di te …
 

La notte era fonda. Ormai anche l’ultimo cliente era andato via e Angus con Mary si erano finalmente addormentati, nel loro alto letto matrimoniale con le sponde in ferro battuto. Nella sua stanza, Anny non aveva chiuso occhio da quando la madre aveva detto a lei e sua sorella di ritirarsi. Non si sentivano rumori in tutta la locanda, se non lo scricchiolio di qualche topolino che, presto, sarebbe finito nelle trappole messe da suo padre sotto i mobili della cucina. Lei e sua madre odiavano quegli animaletti, non solo perché sembravano incontrollabili, quando se li vedevano correre per la casa, ma , soprattutto, per il senso di sporco che davano.
Si assicurò che Agnes ed Angel dormissero profondamente. Indossò un lungo scialle sulla camicia da notte e in punta di piedi uscì per le scali, arrivando al pianterreno. Entrò nella cucina e dalla porta del retro, che dava verso il fienile, uscì lasciando socchiuso. La stava aspettando veramente Eduard? Le piaceva il suo nome completo, faceva pensare ad un principe e bello come era, per Anny lui era veramente il suo “principe azzurro”.
Entrò cautamente dalla porta di legno del fienile. I due cavalli di suo padre sbuffarono, ma riconoscendola non fecero altri rumori.

 – Eduard … sei lì?

Lo aveva chiamato con voce sommessa e rimase delusa di non sentire risposta. Non era andato o, se c’era stato, a quell’ora era andato via. I suoi occhi al chiarore della luna si dipinsero di tristezza e una lacrima brillò lungo il ciglio inferiore dell’occhio sinistro. Si voltò verso la porta per tornare nella sua stanza. Una mano afferrò delicatamente la sua, facendola sobbalzare per la sorpresa.

- Anny … sono qui!
– Oh! Eduard!         

Si ritrovarono stretti in un abbraccio, desiderato da tempo, come se si conoscessero già da tanto. Lo scialle cadde dalle spalle di Anny, lasciando scoperta la pelle bianca, mostrata dalle sottili spalline della lunga camicia da notte. Il loro istinto, più che l’esperienza, guidava i dolci baci che si scambiarono tempestando i loro visi. Erano molto presi l’uno dall’altra e non riuscivano a saziarsi di quella loro giovane intimità.
Eddy le prese le mani e le baciò con devozione.

– Anny … io non riesco a credere che sei venuta da me … io ti amo … provi lo stesso per me?

Anny non aveva mai ricevuto una dichiarazione così esplicita, ne gioì, si commosse e si spaventò per la risposta che lui le chiedeva. Un nodo le serrava la gola, ma aveva così tanto pensato a quel giovane in quei mesi e, come le aveva detto Lady Barbra, aveva guardato nel proprio cuore affondo, prima di decidere di andare da lui. Sapeva ciò che per lui provava e si fidava di lui. Più lo guardava negli occhi e più vi trovava sincerità e bontà.

– Si Eduard … io ti amo!

Continuarono ad accarezzarsi il viso, persi, increduli, l’uno negli occhi dell’altra. Eddy si ritrovò seduto sul fieno con Anny in braccio. Le loro palpebre si abbassarono e le labbra iniziarono, con una nuova consapevolezza del loro sapore, ad unirsi, a volersi. Il desiderio fisico, scaturito dalla loro fortissima attrazione, si impadronì dei loro giovanissimi corpi, sempre più forte e potente. Nessuno dei due aveva mai provato quella passione, erano felici e spaventati. Con il fiato corto e quasi singhiozzando, si staccarono. Eddy prese tra le mani il viso di Anny.

– Anny, perdonami, io non voglio farti del male … non ho mai provato in vita mia quello che sto sentendo ora per te, ho paura di non riuscire a fermarmi … il cuore mi sta scoppiando nel petto … sei così bella per me … sei un fiore … Killian dice sempre di seguire la forma corretta … se lui e tuo padre sapessero che sono con te in questo fienile non so cosa direbbero … Anny io voglio sposarti, non ho una famiglia, a parte Killian e la ciurma, voglio una famiglia tutta mia … ho tanti sogni e il primo sei tu! Parlerò con tuo padre, gli chiederò il permesso di venire da te alla luce del giorno. Il Capitano ha detto che metterà una buona parola per me con lui … dimmi che anche tu mi vuoi … mi vuoi come io voglio te … mi sposerai Anny?

La risposta di Anny furono due lacrime che le scesero lungo le guance per la gioia, mentre un sorriso  le illuminò il viso arrossato. Annuì con il volto tra le mani di Eddy.

 – Si Eduard, ti voglio sposare …

Il ragazzo la baciò ancora sulle labbra frementi e si alzò tirandola su con sé. Fu una grande forza, quella che dovette impiegare il giovane, per staccarsi poi dal morbido e delicato corpo di Anny.

– Vai a casa ora Anny, tornerò domani, tuo padre verrà a prenderci alla nave. Quanto prima parlerò con lui … aspettami mio fiore!

Anny uscì dal fienile e rientrò dalla porta del retro della cucina. Si era fidata di Eduard e lui le aveva dimostrato, rispettandola e volendo far le cose nella “forma corretta” che l’amava veramente. Era così felice che avrebbe voluto svegliare Agnes per raccontarle tutto, ma il sentimento profondo che lei e Eddy sentivano era così intimo, così loro, che avrebbe aspettato che lui parlasse con suo padre Angus.
***
 
Bardo si era girato nel letto tutta la notte. L’idea dell’intervento chirurgico, del taglio e del dolore che avrebbe subito, non lo allettavano affatto. D’altro canto non poteva neppure restare in quelle condizioni, il dolore era lancinante, non poteva poggiare sulla gamba a causa di quella maledetta scheggia d’osso. Emma gli aveva detto di stare tranquillo, che Frate Benedictus gli avrebbe fatto bere una tisana antidolorifica prima dell’operazione e non avrebbe sentito “quasi” nulla. Era il “quasi” a spaventarlo ancora! Quando Jefferson andò a chiamarlo era già pronto da ore. Non servì la barella, poiché Jeff e Anton, incrociando le mani, gli fecero “la sediola” e in questo modo scesero dalla passerella per poi posizionarlo dentro la carrozza di Angus. Salirono anche Eddy e Killian, poi Angus, spronando i cavalli con le redini, si diresse alla taverna per prelevare anche Lady Barbra.
In carrozza sedevano affiancati Emma con Eddy e Killian con bardo. Killian ed Emma si fronteggiavano e si guardavano parlandosi con gli occhi. Avevano sentito molto la mancanza l’uno dell’altra e, purtroppo, per altri giorni ancora non sarebbero stati insieme come avrebbero desiderato.

–  Nel pomeriggio i miei uomini riporteranno alla fortezza la gabbia con i tuoi piccioni Emma. 
– Sarà contento Frate Benedictus di rivederli, chissà se quelli che abbiamo inviato con i semi sono arrivati sani e salvi?
 – lo scoprirai presto Swan!

Non ci volle moltissimo a giungere alla fortezza. Il portone dell’atrio era aperto e August con Belle li stavano aspettando.
 

Nell’ultimo tratto di strada, prima di entrare nella fortezza, con le tendine abbassate ai finestrini, Lady Barbra si era tolta la parrucca, scuotendo i biondi e ondulati capelli di Lady Emma Swan. Non le piaceva farsi vedere con quella parrucca da suo figlio.
Killian scese per primo dalla carrozza e, con galanteria, porse la mano ad Emma per farla scendere. Il portone era stato chiuso immediatamente dopo l’entrata della carrozza, meglio evitare possibili sguardi indiscreti!

Emma si gettò tra le braccia di suo fratello August, che ridendo per la gioia, la alzò da terra e la fece ruotare insieme a lui. Poi fu la volta dell’abbraccio con Belle. August si accostò a Killian tendendogli la mano.

 - Capitano Jones, sono passati dodici anni da che ci siamo incontrati la prima volta, mi ricordavo bene di voi e devo dire che grazie al nostro comune amico James Fraser, i miei dubbi, su quanto si diceva su di voi, sono stati fugati. Mi dispiace per la  perdita di vostro fratello, il Capitano Liam Jones, spero che prima o poi giustizia venga fatta!

Killian ricambiò la stretta di mano del Colonnello.

– Vi ringrazio Colonnello, ma la giustizia, secondo la mia esperienza, è qualcosa di difficilissimo da ottenere se la corruzione regna dall’alto!
– Sono costretto a darvi ragione, ma se la missione che avete portato a termine nel Maine, darà i suoi frutti, il vertice che dite, sarà bonificato dal lerciume della corruzione. In tal proposito vi devo tutti i miei ringraziamenti per l’aiuto e la protezione che avete fornito a mia sorella. Lei è stata la prima a credere in voi e alla falsità delle chiacchiere che giravano sulla vostra reputazione.

Killian sentì il calore nel petto che conosceva bene, nel sentire le ultime parole di August riguardo a ciò che Emma aveva pensato di lui già prima di rincontrarsi.

 – Lady Emma è di animo buono e tende a vedere il bene in tutti, anche nella mia anima buia a quanto pare!
– Se un uomo nasce con l’anima pura e l’indole buona, non potrà mai diventar del tutto oscuro e rivelerà il buono che c’è in lui!

Killian si voltò verso la persona che aveva appena proferito quelle parole. Capì dal saio che si trattasse del Padre Spirituale di Emma.

 – Padre Benedictus suppongo?

Il Frate guardò bonariamente dal basso della sua statura il bel giovane che aveva riportato a casa Emma. Si avvicinò per stringergli la mano che gli tendeva e lo guardò attentamente negli occhi. Si, erano limpidi come i principi insiti nella sua anima!
 Emma si avvicinò tenendo per mano Belle. Il Frate percepì il campo magnetico che si creava tra i due giovani. Non c’era nulla da fare! Erano strettamente legati l’uno all’altra. Gli sembrava di sentire il calore che emanavano insieme. Una pura energia benefica. Come potevano non amarsi quelle due anime gemelle?

 – Capitano Jones, vi volevo presentare la mia più cara amica, se non fidanzata del mio amato fratello, Lady Belle Franch.
 – My Lady, sono incantato! Mi complimento con voi Colonnello,  per la fortuna di avere presto al vostro fianco una creatura deliziosa come Lady Belle!

August fece un cenno di ringraziamento con il capo, Belle un leggero inchino e i due fidanzati si riavvicinarono prendendosi per mano. Frate Benedictus intanto aveva notato il modo di rivolgersi di Emma a Killian. Stava cercando di nascondere il rapporto che si era sviluppato tra loro. La conosceva bene, a lui non avrebbe potuto mentire!

– Bene figlioli miei! Vediamo il malato che avete condotto da me, sarà il caso di portarlo subito nelle stanze che uso per i miei pazienti!

Mentre August faceva cenno a due dei suoi soldati di avvicinarsi, Frate Benedictus, accompagnato da Killian ed Emma, si accostò alla carrozza per conoscere Bardo. Emma gli aveva descritto bene la condizione dell’uomo e il Frate diede le disposizioni consone ai due soldati, per portare il paziente nel suo ambulatorio. Con il piccolo gruppetto, si allontanò anche lui, per iniziare quanto prima le cura a Bardo.
 
Ancora tutti stavano guardando verso il punto in cui il musico era stato condotto, che si sentì improvvisamente una voce squillante di bambino.

– Mamma! Mammaaa!

Emma, con tutti gli altri, si voltò verso quella giovanissima voce emozionata. Non poteva credere ai suoi occhi per la scena che vide.
Neal procedeva sorridendo verso di loro e sulle spalle teneva Henry. La confidenza tra i due era molto evidente, sembravano un normalissimo papà affettuoso con il suo bambino. Non c’era mai stato quel rapporto tra Henry e Neal. Emma era esterrefatta, qualcosa era cambiato durante la sua assenza.
Il bambino scese dalle spalle del padre e correndo si buttò tra le braccia aperte di sua madre. La tempestò di baci e iniziò a parlare freneticamente di come si era divertito con il papà, durante la sua assenza, dei tanti giochi fatti insieme, delle favole che gli aveva letto la sera, prima di andare a dormire. Killian guardava attentamente il piccolo e non riusciva a non sorridergli. Il bambino si staccò dalla madre e rimase a fissare il Capitano. Sembrò crearsi un legame improvviso tra loro, occhi negli occhi, Killian cercava di individuare le somiglianze con Milha, ma gli sembrava di non trovarne, eppure qualcosa gli diceva che quello era il piccolo che da anni stava cercando.

Henry era affascinato dal Capitano. Notò la sua mano di legno e la sua bocca prese la forma di una O per la sorpresa, lo squadrò dalla testa ai piedi.

 – Ma tu … tu … sei un pirata?!
 – Henry, lui è il Capitano Killian Jones, non è un pirata … è un corsaro ..

Emma era intervenuta per evitare imbarazzi a Killian. L’uomo si abbassò per porgere la mano al piccolo e osservare meglio i suoi occhi.
 Henry non stava nella pelle, quella rivelazione per lui era eccezionale, iniziò a tempestarlo di domande.

 – Allora tu hai una nave da guerra?! Hai combattuto contro i pirati?! Io vorrei diventare un corsaro da grande … sai per proteggere la mia famiglia … e la mia principessa bionda, cioè la mia mamma. Mamma posso vedere la nave di Killian?
 – Capitano Jones! Tesoro …
- Puoi chiamarmi anche Killian se vuoi e se i tuoi genitori lo permetteranno potrai visitare la mia nave, ne sarò onorato!
 – Evviva! Evviva! Hai sentito papà? Killian mi porterà sulla sua nave, quando ci andiamo mamma! Ci possiamo andare subito?

Il piccolo era molto eccitato dalla novità, non stava più zitto.
Neal intanto non aveva occhi che per Emma. Le si avvicinò, le prese le mani.

– Ben tornata tesoro mio!

Emma non riuscì a dire nulla, poiché Neal, velocemente ed improvvisamente, fece scivolare le braccia intorno alla sua vita, la portò al suo torace e, prima che lei potesse reagire, fu con le labbra sulla sua bocca  e la baciò appassionatamente …
 
 



Angolo dell’autrice.
Siamo tornati a Storybrook e sono capitate varie situazioni. Alla fine Neal si comporta da innamorato nei confronti di Emma. Come reagirà Killian?
Spero di allietarvi questa domenica con la lettura di questo nuovo capitolo. Grazie a chi leggerà e a chi lascerà i suo commento. Un saluto a tutti e buona settimana.
A presto. Dalla vostra Lara
 

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Capitolo 32
*** Gelosia e Passione ***


XXXII Capitolo
 
Gelosia e passione
 
 
Cornovaglia tanto tempo fa …
 
Suono di zoccoli al galoppo e voci di cavalieri a spronare i loro cavalli.
 All’ombra del vessillo rosso, sormontato da un drago dorato a cinque teste, Gwyneth e Cillian cavalcavano affiancati. Non una parola tra loro, non uno sguardo. Li precedeva il soldato con il vessillo e li seguivano gli altri due cavalieri della scorta.
Stavano tornando a casa … da Artorius. Avevano avuto l’occasione per dirsi tutto ciò che i loro cuori volevano ancora sentirsi dire, si amavano ancora e, forse, si amavano più di prima, ma avevano avuto anche il tempo per capire che era impossibile continuare ad amarsi in quel modo. L’onore aveva preso il sopravvento sull’amore e sull’istinto carnale che li avrebbe travolti.

Avvistarono l’alta torre della fortezza, il vecchio mastio romano. Le vedette avevano lanciato i segnali ed Artorius era stato avvisato del loro arrivo. Impaziente era sceso nell’atrio e quando il drappello arrivò, si diresse deciso verso la puledra bianca cavalcata dalla sua splendida sposa. Non le diede tempo di scendere da cavallo da sola. La prese per i fianchi e, senza sforzo apparente, la portò verso il suo torace. Mentre lei toccava con la punta dei piedi per terra, la baciò appassionatamente. Era stata via in tutto tre giorni e lui aveva sentito molto la sua mancanza. Sembrava volerla divorare. Gwyneth odiava quelle effusioni in pubblico, soprattutto davanti a Cillian, sapeva che lo ferivano profondamente e lei non voleva vederlo soffrire, già era una sofferenza per lui saperla di un altro …

Cillian evitava di guardare e avrebbe volentieri evitato di sentire il respiro quasi ansimante del suo migliore amico. Lo capiva perfettamente, era innamorato di Gwyneth, la desiderava e gli era mancata, lo capiva bene, certo, lui aveva gli stessi sentimenti, per la stessa donna! La differenza stava nel fatto che, mentre Artorius aveva la felicità e la tranquillità di sentire sua la giovane sposa, Cillian sapeva cosa fosse il tormento di un amore impedito. L’unica consolazione, se consolazione la poteva definire, era sapere che Gwyneth provava per lui gli stessi sentimenti di un tempo, un tempo nemmeno troppo lontano.
 Nonostante la razionalizzazione che tentava di compiere nel giustificare il suo amico e Re, gli era impossibile non sentire una morsa allo stomaco per la forte gelosia. Gli sembrava di vedere tutto in rosso e, nonostante l’affetto, che si ripeteva di provare per Artorius, lo avrebbe preso a pugni per staccarlo da lei.
Gwyneth fece in modo di liberarsi dalla presa di suo marito. Pur distanziando le labbra, lui continuò a cingerla strettamente alla vita, tenendola ben premuta verso il proprio bacino. L’imbarazzo di Gwyneth aumentò, accorgendosi dell’intento di Artorius di farle percepire il turgore che lei stessa gli aveva suscitato. Una qualsiasi donna innamorata ne sarebbe stata lusingata, per lei non era così.

– Caro Marito, non ci chiedi come è andata? Credo che Sir Lancillotto sia impaziente di riferirti tutto!
 – Mia adorata, credo che il nostro Primo Cavaliere sia più impaziente di far visita ad una certa “Damigella” che lo aspetta trepidante, come io aspettavo te!

Fu Gwyneth a sentire, ora, il sapore acido della gelosia salirle dallo stomaco. Ma che voleva? Lei stessa aveva detto a Cillian che doveva avere una sua vita! Milhena era comunque la persona giusta, di questo ne era convinta. Se solo si fosse abituata a quell’idea, piuttosto che rimuginare su quanto ancora lo amava! Cercò di convincersi che doveva concentrarsi su altro. Aveva una notizia da dare a suo marito, una notizia che era stata per lei una grande gioia, quando sua nonna l’aveva appurata e, sicuramente, sarebbe stata una gioia per suo marito.

 – In realtà ho intenzione di far visita a mia madre, non stava molto bene quando sono partito. La missione è stata un successo e, se permetti Artorius, tra un paio d’ore sarò di nuovo qui e ne parleremo dettagliatamente.
 – Certamente amico mio, non c’è fretta, l’importante è che l’accordo sia stato raggiunto, Gwyneth potrà iniziare a raccontarmi qualcosa, ma ora è il caso che si riposi e rifocilli, è ora di pranzo. Sei sicuro che non vuoi fermarti a mangiare con noi Cillian?
 – No Artorius, ti ringrazio, è giusto che abbiate del tempo … per voi …
Artorius scoppiò in una risata, mentre si strofinava con il bacino a Gwyneth.
– Per quello … hai perfettamente ragione vecchio mio!

Cillian non era neppure sceso da cavallo, un segno poco rispettoso in presenza del Re, ma quello era così preso da Gwyneth che non fece caso a quella regola di etichetta, in fin dei conti lo aveva congedato. Il Primo Cavaliere fece un cenno di saluto e tirando le redini del cavallo tentò di direzionarlo verso l’uscita dell’atrio. Il cavallo non era dello stesso parere, sembrava intenzionato a restare accanto alla puledra bianca.

“Devi staccarti da lei testone, per quanto ti possa dispiacere!”

Cillian disse in cuore queste parole al suo stallone nero, ma si rese conto che era come dirle a sé stesso. Il cavallo con un nitrito, all’ennesima tirata di redini e alla spinta dei talloni del suo cavaliere, ai fianchi, si decise. La puledra lanciò un nitrito anche lei, come se volesse salutarlo. Gwyneth distolse lo sguardo da Artorius per guardare verso il suo vero amore. Avrebbero ricominciato a mantenere le distanze come al solito e sperò che non ci fossero altre occasioni per restare da soli, non era stato facile, nel capanno, mantenere il controllo, sarebbe stato più facile e gratificante cedere alla passione, ma poi?

Uscito dalla fortezza, Cillian corse a perdifiato sul suo cavallo. Troppo pesante era il peso sul petto che gli dava un senso di asfissia!
In pochi minuti giunse alla casa in pietra di sua madre. La trovò intenta a mescolare, con un lungo cucchiaio di legno, la zuppa di verdure che stava preparando. L’odore era buono e stimolò l’appetito di Cillian. Al caldo estivo, l’anziana donna preferiva cucinare all’aperto, sotto una sorta di veranda realizzata con canne e paglia. La donna lasciò il cucchiaio nella zuppa e si asciugò le mani al grembiule. Si ravviò i capelli grigi dietro le orecchie e allargò le braccia per accogliere il suo amato figliolo.

– Figlio mio, quasi quasi ti vedo più raramente ora che sei Primo Cavaliere e dimori alla fortezza, che quando te ne stavi al capanno nella radura!
 – Madre perdonami, Artorius mi manda spesso in missione diplomatica, è un onore e un onere dell’essere Primo Cavaliere …
– Vorrò vedere quando metterai su famiglia! Dovrai pur trovare prima o poi la donna che ti farà battere il cuore! Ti sposerai e Artorius dovrà darti lo spazio necessario per stare con tua moglie, come lui vuole stare con la sua, non credi?

Certo, certo … sua madre aveva pur ragione, ma proprio quell’argomento doveva tirar fuori quella “santa donna”? Gli stava passando l’appetito!

 – Vieni figlio mio, siediti e mangiamo la zuppa. Ho preparato anche il pane fresco e dei biscotti al latte. Ricordi quanto ti piacevano da piccolo? Te li facevo a forma di animaletti e tu ti mettevi vicino a me e pasticciavi sul tavolo con la farina e l’impasto!

Cillian ritrovò il sorriso a quel tenero ricordo che sua madre gli aveva riportato alla mente. Era vero, adorava quei biscotti, non solo li mangiava con gusto, prima ci giocava e ogni animaletto interagiva con gli altri. Era stato un bambino vivace, pieno di fantasia e voglia di vivere.

Si chiese che fine avesse fatto la sua voglia di vivere, da poco più di un mese a quella parte! Sapeva dove era rimasta … era rimasta nel capanno da pastori, l’ultima volta che lui e Gwyneth si erano amati. Erano felici, si sarebbero sposati presto, il giorno dopo lui sarebbe andato da Gandar per chiederla in moglie, nulla poteva più separarli, i loro popoli erano ormai uniti sotto la stessa corona.  Erano così sicuri del loro destino e dei loro sentimenti, che si erano amati con più impeto e passione del solito. Avevano abbandonato ogni controllo e l’istinto li aveva guidati fino al massimo del loro piacere, non si erano preoccupati di stare attenti, non aveva importanza, presto sarebbero stati uniti in matrimonio. Lui aveva deposto il suo seme in lei, nel momento finale in cui, perdendosi, chiudendo gli occhi, respirando l’odore della sua pelle e ascoltando il battito veloce dei loro cuori, si era spinto più in profondità e Gwyneth, contemporaneamente, lo aveva stretto maggiormente a sé, accogliendolo con un fortissimo tremito muscolare. Era stato appagante per entrambi. La pace dell’anima e dei sensi li aveva poi lasciati addormentati, ancora così avvinti.   Gli sembrò di sentire ancora il calore avvolgente di Gwyneth e poi sentì la disillusione e la nostalgia.

 Non era andato da Gandar. Era stato inviato in missione dai Pitti e Artorius, ignorando l’esistenza di quell’amore, che univa il suo migliore amico alla Principessa sassone, di buon ora si era diretto da suo padre per chiederla in sposa e l’aveva ottenuta.

 Doveva dare ascolto a sua madre. Già da giorni ci pensava, aveva fatto una mezza proposta a Milhena, le avrebbe parlato nuovamente. Se doveva prender moglie era l’unica, oltre a Gwyneth, che corrispondesse ai suoi gusti.
Si trattenne ancora un po’ presso sua madre, fortunatamente la sua salute era migliorata. Parlarono delle coltivazioni che si apprestava a raccogliere e di quelle che avrebbe piantato nel seguente periodo. La mucca le dava abbastanza latte da poterlo scambiare con ciò che le mancava e la lana delle dieci pecore, che pascolavano sul loro terreno, gli sarebbe di certo bastata per realizzare indumenti lavorati ai ferri.
 
Nuovamente in sella al suo stallone, Cillian tornò verso il forte. Si riavvicinava al luogo in cui c’era Gwyneth e sentì, stranamente, il solito calore nel petto che provava nell’attesa dei loro incontri al capanno.
 
“Dea madre quanto mi manca!”

Come al solito, legò il cavallo con i finimenti ad uno degli anelli di ferro infissi al muro esterno. Un saluto ai soldati di guardia e imboccò il corridoio che portava alla sala della Tavola Rotonda. La pesante porta in legno massello era socchiusa. Stava per bussare, ma si bloccò vedendo la scena che gli si parava davanti, attraverso lo spiraglio aperto. Artorius teneva Gwyneth seduta sulla Tavola Rotonda. Lei si era cambiata e indossava il suo lungo abito verde con le maniche ampie e lo scollo bordato in oro. Artorius aveva fatto scorrere la stoffa dell’abito sulle sue candide cosce aperte. Vi si era posizionato nel mezzo, con una mano scorreva lungo la coscia fino al suo fianco, afferrandolo con vigore, con l’altra mano le aveva fatto scendere il vestito dalla spalla e la stava baciando lungo il collo e sul seno. Gwyneth non stava gradendo le effusioni di suo marito. Cillian la sentì pregare Artorius di smetterla, che era stanca per il viaggio, aveva un senso di nausea. La sentì pregarlo ancora di interrompere quelle passionali effusioni, per rimandarle al loro talamo nuziale, la sentì esternare il suo imbarazzo, per essere lì in quel posto, dove si riunivano i cavalieri dei tre Popoli del Lago con il Re, la sentì che comunicava al suo consorte il timore che arrivasse qualcuno da un momento all’altro …

Artorius era troppo preso dal desiderio per darle ascolto. Cillian lo sentì rispondere a Gwyneth che non aveva importanza, erano tre giorni che non la possedeva, era pazzo di lei, la voleva comunque, lì, subito …

Cillian realizzò che stava cercando di prenderla contro la sua volontà, vide che Gwyneth stava per piangere, la sua espressione era di angoscia e senso d’impotenza. La pena per lei, il senso di protezione nei suoi confronti e la gelosia stavano per farlo esplodere. Stava odiando Artorius e pensò che da quel momento avrebbe odiato anche quella Tavola Rotonda che stava per diventare l’altare del sacrificio di una donna non consenziente. Ogni volta che si fosse seduto a quella tavola, avrebbe rivisto quello che lui considerava uno scempio. Non poteva permetterlo, non poteva assolutamente!
Dove trovò la forza per moderarsi, non lo sapeva neppure lui. Voleva entrare in quella maledetta stanza come una furia, prendere Artorius per le spalle e scaraventarlo verso la parete opposta, voleva prendere Gwyneth in braccio e fuggire con lei, per metterla al sicuro. 
Non fece nulla di tutto ciò, ma bussò con impeto alla porta esclamando un:

– Scusate il disturbo, ma la porta era aperta, spero di non aver interrotto nulla!

Era riuscito anche a mostrare un sorriso sghembo dei suoi. Artorius si fermò, sbuffò infastidito. Gwyneth saltò in piedi ricomponendosi immediatamente, rossa per la vergogna e con gli occhi lucidi. Gli lanciò uno sguardo che era un tacito ringraziamento e la costernazione per quanto aveva dovuto vedere. Lui riuscì a mantenere uno sguardo indifferente, anche se dentro gli ribolliva il sangue per la gelosia e la mano sana si strinse in un pugno fino a sentire le unghie conficcarsi nella pelle.

– Bè qualcosa hai interrotto, in effetti …
- Vuoi che torni più tardi?
 – Ma no! Sei qua! Fammi questo rapporto sulla modalità dell’ accordo con i Sassoni!
- Scusatemi miei signori, ma ho bisogno di ritirarmi nelle mie stanze, sono veramente provata …
 - Vai … vai pure Gwyneth … ti raggiungerò più tardi …

Artorius fece un occhiolino a Cillian in merito al “dopo” che l’attendeva con Gwyneth. Il giovane Primo Cavaliere sentì un altro morso afferrarlo allo stomaco per la gelosia, avrebbe vomitato, ma l’autocontrollo prese il sopravvento, tanto che riuscì a salutare la Regina con un inchino.

–Mia Signora ...

Parlare della missione tra i Sassoni, rilassò Cillian. Gwyneth, per il momento, era al sicuro.

Dopo quasi due ore di colloquio e i numerosi complimenti che Artorius fece a Cillian e a Gwyneth, anche se assente, si sentì uno scalpiccio lungo il corridoio che portava alla sala. I due uomini si voltarono incuriositi verso la robusta porta di legno, contemporaneamente  all’energico bussare di Valerius.
Il cugino del Re si catapultò all’interno della stanza che Artorius ancora gli stava dando il permesso di entrare.

– Valerius che accidenti succede?!

Il cavaliere respirava affannosamente, aveva fatto una corsa con l’armatura indosso.

 – Cugino, è richiesta la presenza del Re dalla parte opposta del villaggio, alla vecchia bettola di Agrid Sean. I tuoi oppositori hanno iniziato una protesta e si è scatenato il putiferio, stanno ancora combattendo e ci sono stati dei morti. Il Re deve intervenire, non solo per riportare l’ordine, ma anche per chiarirgli i dubbi che qualcuno sta facendo circolare!
 – Vado io Artorius, sono il tuo Primo Cavaliere, ho il tuo mandato d’intervento!
– No Cillian! Questa è una situazione che devo risolvere di persona, ti ho delegato anche troppo ultimamente e non vorrei iniziare a dare l’immagine di un Re disinteressato o debole. Resta a disposizione nel castello. Se tutto andrà bene saremo di ritorno verso le due di notte o altrimenti ti manderò a chiamare per organizzare i rinforzi.

Artorius si diede giusto il tempo di indossare la sua armatura con il drago a cinque teste scolpito sul torace.

– Cillian avverti tu Gwyneth … purtroppo non ho il tempo per parlarle, dille che cercherò di tornare al più presto …

Il Primo Cavaliere rispose con un cenno del capo e vide il biondo sovrano imboccare il corridoio verso l’uscita, dirigendosi al suo cavallo, che intanto Sem, avvisato da Valerius, gli aveva preparato. Uscì dietro Artorius e vide i quindici uomini, da lui capeggiati, spronare i cavalli alla corsa per andare a sedare i disordini. Nuvole di polvere si alzarono sotto i colpi degli zoccoli, mentre si allontanavano.
Cillian rientrò e si diresse verso la sua stanza, aveva bisogno di togliersi l’armatura. Era un peso in più rispetto a quello che sentiva sull’anima. Il pensiero tornò alla sua amata Gwyneth, all’immagine nella sala della tavola rotonda. Aveva impedito ad Artorius di andare contro il volere della donna, se le cose andavano come previsto dal Re, probabilmente quella notte lei non sarebbe stata importunata. Doveva comunque avvisarla di quanto stava accadendo. Lo avrebbe fatto dopo essersi cambiato e rinfrescato.
 
Gwyneth si era rifugiata nella sua stanza, chiedendo alla sua ancella, Elenoire, di chiamarla entro un’ora, avrebbe preso una tisana alla malva e poi si sarebbe dedicata al ricamo e a quattro chiacchiere rilassanti con le sue dame. Intanto si distese sul letto che condivideva con suo marito. Una grande spossatezza la pervadeva. Non aveva ancora detto nulla ad Artorius, non le aveva dato né opportunità né tempo. Era assetato di lei a tal punto che non erano riusciti neppure ad arrivare al loro talamo. Francamente lei non aveva nessun desiderio sessuale nei suoi confronti, come avrebbe potuto dopo l’effetto che le aveva scatenato nuovamente Cillian in quel capanno? In più la sua attuale situazione abbassava parecchio l’interesse sessuale, poteva essere, d’altra parte, una buona scusa per tenere lontano il più possibile Artorius. La spossatezza e la sonnolenza erano tipici sintomi del suo stato, aveva iniziato anche ad avere un senso di nausea. Sperò che almeno quella non peggiorasse troppo. Ripensò a Cillian, era arrivato proprio in un momento imbarazzante, si era sentita morire e si era dispiaciuta anche per lui. In più Artorius, sentendosi nel pieno dei suoi diritti su sua moglie, si era comportato ben poco galantemente. Pensare che Cillian era sempre stato con lei un amante raffinato, passionale, generoso e soprattutto gentile! Sicuramente aveva disprezzato Artorius per il suo atteggiamento arrogante. Pensando a Cillian e al suo sguardo nel capanno, si appisolò.
 
Cillian a dorso nudo si stava dando una rinfrescata con l’acqua del catino posto nella sua stanza. Poteva usare ancora solo la mano destra, l’altra era fasciata. Voleva tornare da Merlin, vedere se fosse finalmente l’ora di togliere le bende e le sottili asticine che bloccavano le dita fratturate. Lo avrebbe fatto probabilmente il giorno dopo, se non ci fossero state complicazioni con i tafferugli di quel pomeriggio.
Ricordò che doveva avvisare Gwyneth. Probabilmente stava ancora riposando nella sua stanza, non era certo il caso di bussare alla sua porta. Si asciugò e rivestì. Mise solo la camicia sulla pelle ancora leggermente umida. Faceva caldo, non indossò il panciotto di pelle. La camicia di lino bianco aveva ampie maniche arricciate e si chiudeva sul petto tramite laccetti. L’aveva cucita sua madre e aveva fatto un ottimo lavoro manuale. Lasciò aperte le prime tre coppie di lacci, creando un certo contrasto tra il bianco della stoffa e il triangolo del suo torace villoso. La camicia fu stretta ai fianchi dalla cintura con la spada. Raramente non portava quell’arma al suo fianco. Da Cavaliere era necessaria, poiché nel suo compito poteva servirgli improvvisamente. I pantaloni di morbida pelle scamosciata erano inseriti negli stivali, un abbigliamento che trovava comodo e adatto a lui. Uscì dalla stanza per dirigersi verso quella di Gwyneth. Si bloccò davanti alla porta e girò sui tacchi ripensandoci. Si fermò nuovamente, bussare o non bussare? No meglio di no! Avrebbe chiesto ad una delle dame di Gwyneth, si, certamente era la cosa più adatta da fare tra un Primo Cavaliere e la Regina! Andò a cercare Elenoire, l’anziana dama che era anche ancella personale di Gwyneth. La trovò nella stanza dei lavori femminili, filava all’arcolaio, con una mano faceva girare la ruota e con l’altra avviava e torceva la lana, passandola tra le dita inumidite, ogni tanto, al catino al suo fianco, mentre il fuso ruotava con il suo peso.

– Lady Elenoire, ho necessità di parlare alla Regina, puoi disturbarla per favore? Si tratta di cosa importante.
 – Sir Lancillotto, la mia Signora sta riposando, ma mi ha chiesto di chiamarla tra breve. Tra un’oretta la troverai in questa stanza.
 – Aspetterò My Lady, tornerò più tardi.

Cillian si rese conto di essere impaziente di parlare con Gwyneth, non tanto per il messaggio che doveva darle, ma solo per il semplice desiderio di vederla, sentirsi dire che stava bene e capire come si comportava con lei Artorius. Tornato nella sua stanza, per ingannare l’attesa, si gettò sul letto. Il pensiero di lei era un tormento. Troppi i ricordi del loro stare insieme che riaffioravano nella mente. Il suo viso, i suoi occhi verde acqua e le labbra rosee che si schiudevano per accoglierlo in un caldo bacio. Le mani che accarezzavano reciprocamente i loro corpi …

Si passò la mano destra sugli occhi e la fronte e poi, sospirando, incrociò le braccia dietro la testa. Iniziò nel suo cervello a farsi strada un’idea, si, in tutta coscienza era un’idea malsana! Non poteva riuscire a stare ancora molto senza di lei. Era troppo potente la forza che li spingeva l’uno verso l’altra. Quella situazione doveva finire. Iniziò ad architettare un piano. Avrebbe avuto bisogno di complici. I tafferugli di quel pomeriggio potevano tornare utili. Doveva trovare un capro espiatorio. Avrebbe fatto rapire Gwyneth, i facinorosi potevano essere facilmente incolpati. Lui stesso si sarebbe occupato della ricerca della Regina. Non sarebbe stato un problema poi far passare per morti sia lei che Gwyneth, certo sarebbero serviti due cadaveri riconoscibili solo per gli abiti, magari due persone morte in quei giorni …
Doveva chiedere a Merlin e Malcom il loro aiuto. Sapevano la verità sui sentimenti che lui e Gwyneth nutrivano l’un per l’altra, erano loro amici … Sarebbero stati complici perfetti! Artorius avrebbe sofferto per la morte della sua amata moglie e del suo migliore amico ma, con il tempo, se ne sarebbe fatta una ragione e loro sarebbero stati molto lontani, a vivere in anonimato la loro vita ed il loro amore. Se la profezia diceva il vero, erano destinati a stare insieme, il piano avrebbe funzionato.
Più ci pensava e più il piano gli sembrava fattibile. La tristezza e lo sconforto che popolavano la sua anima, lasciarono spazio all’euforia di una nuova speranza. La fiammella che si era riaccesa in lui, per la consapevolezza che Gwyneth ancora lo amava, sembrò aumentare nel cuore. Ora doveva andare da lei, sicuramente era nella stanza dei lavori, come aveva detto Elenoire.

Con il sorriso sulle labbra si avviò verso la stanza. La porta era aperta e la vide di spalle che  osservava il lavoro di Elenoire. La Dama lo vide e fece un cenno con la testa alla Regina. Gwyneth si voltò lentamente, quasi a voler ritardare il momento in cui avrebbe incrociato i suoi occhi azzurri.

 – My Lady ho necessità di parlarti!
– Sir Lancillotto, ero stata avvisata …

Elenoire si alzò in piedi e chinando la testa, coperta dal velo bianco, in segno di saluto e congedo alla Regina, si apprestò a lasciarli soli.
 
– No cara Elenoire, continua pure il tuo lavoro, Sir Lancillotto non avrà nulla di segreto da confidarmi, vero  Messere?
 – Si mia Signore, è vero. Si tratta di un messaggio del Re. È partito con urgenza per sedare un tafferuglio esploso dalla parte opposta del nostro villaggio, non ha fatto

in tempo a dirtelo di persona e pensava di tornare, se non ci sono problemi, per le due di questa notte.

– Come mai non sei al suo fianco Primo Cavaliere?
– Non lo ha ritenuto opportuno il Re, My Lady. Interverrò con i rinforzi se mi manderà un messaggio, questi sono i suoi ordini.

Gwyneth aveva mantenuto il suo atteggiamento regale, controllato e distaccato. Chi avrebbe mai potuto immaginare il fuoco che li stava divorando dall’interno?

 – Se è tutto Sir Lancillotto, puoi pure ritirarti!
Cillian le fece un inchino.
 – Come  desideri My Lady!

Era uscito dalla stanza, ma non era soddisfatto, non le aveva potuto dire nulla dei suoi intenti. Inoltre quel suo atteggiamento distaccato lo stuzzicava più del dovuto. Il senso del proibito stava stimolando la sua parte oscura. Doveva riconoscere a sé stesso di avere una parte d’ombra nell’anima, quella parte che ora gli stava cancellando il senso dell’onore per lasciar prevalere tutta la passionalità di cui era capace. Camminò nervosamente avanti e indietro, lungo il corridoio, dove si apriva la porta della sua stanza. Non tornò nella sua camera. Pensava e rimuginava. Gwyneth presto sarebbe passata lungo il corridoio che si incrociava con quello dove si trovava lui.
 

 - Mia Regina, siete sicura di stare bene? Siete così pallida!
 – Sto bene Elenoire, non preoccuparti, sono solo spossata …
- Non avete neppure voluto cenare … se siete spossata forse dell’arrosto vi avrebbe ridato un po’ di forze! Vado nelle cucine a chiedere di prepararvene!
 – Elenoire sei molto premurosa, ma è una situazione normale, te lo posso garantire!
 
Gwyneth si accarezzò il ventre dicendo quelle ultime parole e la dama capì di cosa parlasse la Regina. Le sorrise dolcemente.

 – Se è così mia Signora, sono felice per voi e il Re, ma se non volete mangiare ora, da domani mi occuperò personalmente della vostra alimentazione. Volete che vi accompagni nella vostra stanza?
– No Elenoire, ti ringrazio. È tardi, vai a cenare, poi ritirati pure. Se non avrò troppa nausea, domani mattina farò una colazione ricca e abbondante.
 

Lady Elenoire si congedò avviandosi verso le cucine, mentre Gwyneth imboccava il corridoio per dirigersi verso la sua stanza. Stava giungendo al punto in cui si apriva un altro corridoio a sinistra di quello che percorreva, che un braccio vestito da un’ampia manica di lino bianco l’afferrò per il polso, attirandola impetuosamente verso di sé. In un secondo si trovò tra le braccia forti di Cillian, che non avevano nessuna intenzione di lasciarla andare. Stretta nel piacevole calore del suo corpo, lei stessa non voleva che la lasciassero andare. Non dissero una parola, bastò guardarsi negli occhi per finire con le labbra le une sulle altre. Fu un bacio estremamente profondo e passionale, fatto di movimenti sensuali, piccoli mugolii e sospiri. Il tempo di riprendere fiato e con i suoi agilissimi riflessi, Cillian, velocemente, la prese in braccio e se la portò nella sua stanza. Chiuse la porta con le spalle, mentre poneva a terra la sua amata, facendola scivolare contro il suo addome, godendo di ogni centimetro delle sue morbide forme, attraverso il lino leggero della camicia, le mani ancora sui suoi fianchi e le mani carezzevoli di lei sul suo viso e tra i capelli bruni scompigliati.
Ciò che avevano avuto la forza di interrompere al capanno, rimasto appeso e agognato da entrambi, riprese con più passione di prima. Dai fianchi di Gwyneth, le mani di Cillian si spostarono sulla sua schiena, stringendola al suo torace. La ruotò verso la parete, premendo sul suo seno con il proprio petto, mentre si baciavano avidamente, succhiandosi a vicenda le labbra, cercando in una danza selvaggia le loro lingue.

 – Amore mio ti devo parlare …

Cillian, ansimando per l’eccitazione, cercava di iniziare il suo discorso. Gwyneth, persa in quell’abbraccio, sembrava non riuscire a sentire altro che il corpo del suo amato, la sua pelle calda sotto le dita e il suo odore. Le era mancato così tanto che avrebbe voluto sentirlo suo con tutti i cinque sensi.  Fu lui ad interrompere quel languido contatto.

 – Gwyneth non mi è piaciuto come ti stava trattando Artorius … ti avrebbe  presa contro il tuo volere, non lo sopporto e non sopporterò più neppure che ti tocchi. Lo avrei ucciso oggi! Io e te ci apparteniamo amore mio, non possiamo stare divisi, lo stai sentendo anche adesso come lo sento io …
 – Cillian … quello che mi hai detto al capanno sull’onore …
- In questo momento all’inferno l’onore Gwyneth! Siamo io e te … lui tornerà tardi, abbiamo tempo per noi e non solo ora, ti avevo detto che ti volevo per il resto della mia vita … voglio che sia così amore mio …
- Ma … Cillian!
– Nessun “ma” tesoro! Ho un piano per far in modo di sparire entrambi senza destare sospetti …
 - Che stai dicendo Cillian?!
– Con l’aiuto di Malcom e Merlin organizzerò il tuo rapimento. Tra due settimane, nel giorno della festa per l’accordo tra i tre Popoli del Lago … ti spiegherò con calma i dettagli, ci sarà confusione, sarà più facile, ti porterò via da lui, non potrà più importunarti. Penseranno che siamo morti e invece andremo lontano, oltre il mare, verso la grande “Isola verde”, ricominceremo da capo in incognito  … 

Gwyneth lo guardava negli occhi con le labbra schiuse, non riusciva a credere a quanto lui stesse dicendo. Dove era finito l’intento di restare un uomo d’onore?
 
– Cillian cosa dici, non ti sto riconoscendo …
 - Ti sto dicendo che se Artorius non ti rispetta non ti merita, ho visto prima che voleva prenderti contro il tuo volere …
- Cillian è vero in parte …
 - Anche se è vero in una sola parte non posso fidarmi, non ti sento al sicuro, voglio portarti via da qui …
- Che dici … che dici?!
– Dico che ti amo e un uomo d’onore deve per prima cosa proteggere il suo amore!
– M ..ma …
 - Fai l’amore con me Gwyneth, ti prego … fai l’amore con me ora …
 - Cillian sei forse impazzito?
– Sto impazzendo ogni giorno di più Tesoro mio, sto impazzendo per la gelosia, non so come mi sono trattenuto nella sala della Tavola Rotonda! Ho bisogno di te … sii mia … siamo solo noi due in questa stanza, nessuno lo sa … hai mandato via Elenoire, non ti cercherà …

La baciò ancora, tenendola tra sé e la parete. Lei rispose al suo bacio, non poteva farne a meno. Avrebbe voluto donarsi completamente al suo amore, ne sentiva il bisogno fisico, come sentiva il bisogno di lui, pressante e imperioso. Cillian riuscì a sollevarle il lungo abito verde e accarezzò la sua intimità. Lei sentì le sue dita che delicatamente la stuzzicavano, regalandole un dolce piacere, sentì aumentare la propria eccitazione in una profusione di umori, istintivamente dischiuse le gambe, si inarcò verso di lui e, in modo spontaneo, permise alle dita impazienti di Cillian di scivolare in lei, poi, a sua volta, lo cercò. Trovò la cintura della spada ad impedirle l’erotica carezza che voleva regalargli. Non desistette. Inserendo tra loro anche l’altra mano, sganciò la fibbia della cintura e la fece cadere a terra. La camicia di Cillian era ora libera e lei facilmente la sollevò dalle sue reni e accarezzò la sua schiena, passando ad accarezzare lentamente i suoi addominali, giungendo ai pettorali, sciogliendo i lacci della camicia risalendo verso l’alto. Fece scivolare la mano fino ad insinuarsi nella patta dei suoi pantaloni, trovandolo nella fierezza della sua virilità e provocandogli un sussulto. Cillian si staccò da lei con un sospiro, la guardò nuovamente in viso, per essere sicuro che non era solo il corpo di Gwyneth a desiderarlo, ma la sua volontà. Lei gli riportò le braccia al collo e si avventò sulle sue labbra sensuali. Lo voleva anche lei. La prese nuovamente in braccio e la depose sul letto. Continuando quel bacio passionale, le portò la gonna fin sopra i fianchi, esponendone il ventre e il dorato Monte di Venere, lei, con sguardo perso, aprì i suoi pantaloni liberandolo, ripresero il gioco delle sensuali carezze reciproche, ancora baciandosi con foga. Poi qualcosa cambiò nuovamente in Gwyneth.
 
– Cillian io ti desidero più che mai, ma non possiamo …

Cillian era sbigottito a sentirla adesso … adesso che stavano per appartenersi di nuovo.
 
– Perché … ora? Con quello che abbiamo detto …. Con quello che ti ho detto … Gwyneth io non lo considero più un tradimento nei confronti di Artorius, se vedo che lui non ti merita abbastanza.
– Non è solo quello Cillian. Io sono la Regina e sono una Sassone … se mi farai rapire, qualsiasi sia il capro espiatorio e nonostante la nostra fuga insospettata, ci saranno gravi conseguenze. Tutto il lavoro che abbiamo fatto per unire questi popoli, sarà vano …
 - Gwyneth, ho seguito il mio altruismo tutta la vita e ho ottenuto di perdere l’unica cosa che amavo. Quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto per il nostro amore e ci si è rivoltato contro … voglio che ora prevalga il mio lato buio, il mio egoismo. Che bruci la fortezza e tutto il Mondo se servirà per averti!

I suoi capelli ribelli gli ricaddero sulla fronte mentre si chinava nuovamente su di lei. Un nuovo bruciante bacio unì le loro labbra. Non volevano tornare indietro, i loro corpi bruciavano come Cillian avrebbe voluto bruciasse il Mondo. Portò nuovamente le sue dita al centro di lei, la trovò perfetta, pronta all’amore come lo era lui. Dal fianco di Gwyneth, Cillian si sposto tra le sue cosce divaricate, calde, pronte ad accoglierlo. Un ultimo barlume di autocontrollo attraversò la mente di Gwyneth. Puntò le mani al petto di Cillian e con delicatezza e determinazione lo allontanò da sé.

– Non posso amor mio, non posso veramente … perdonami …

I suoi occhi ora erano umidi. Lui non poteva vederla in quello stato e non voleva forzarla, non lo avrebbe mai fatto! La voce di Cillian uscì incrinata per il dispiacere, i suoi occhi si rattristarono

– Perché Gwyneth … perché mi fai questo …
- Cillian non capisci … io … io …
 - No … non capisco …
- Io … aspetto un bambino Cillian!

Lo stupore prese il posto della tristezza sul bel volto di Cillian, poi, improvvisamente, sembrò che la luce del giorno illuminasse l’azzurro dei suoi occhi, che si riaccesero nella penombra di quella stanza. Si alzò dal letto, le prese delicatamente la mano e la tirò su. L’abito di Gwyneth ricadde ordinatamente intorno alle sue gambe snelle. Ora si fronteggiavano, in piedi, l’uno difronte all’altra. Un velato sorriso stava rilassando il volto del giovane.  Le portò la mano destra alla guancia arrossata. I suoi occhi azzurri navigarono su tutto il volto di Gwyneth. Si posarono sulle sue labbra e desiderò baciarla ancora, ma poi si spostarono sui suoi occhi, per avere il segno della certezza di ciò che stava sperando.
 
– È … è … mio … figlio?

Gwyneth a sua volta non poteva distogliere lo sguardo da quell’amatissimo viso. Vide il tremore delle sue labbra nel pronunciare quella domanda, la luce dei suoi occhi, pieni della speranza di sentire una risposta affermativa e la piccola ruga verticale che si formava tra i suoi folti sopraccigli bruni, nel timore di ascoltare una risposta non desiderata.

– Sarei la donna più felice del mondo se nel mio grembo ci fosse il nostro bambino Cillian. Mi dispiace … lo avrei voluto con tutto il cuore … non è tuo figlio.

Era vero quanto detto da Gwyneth. Era un rammarico che non fosse il loro bambino, un piccolino che avrebbe avuto l’azzurro del cielo nello sguardo e una criniera ribelle di capelli bruni, come lei lo avrebbe desiderato.

– Gwyneth, come puoi esserne sicura? L’ultima volta che sei stata mia, il giorno prima che Artorius chiedesse la tua mano … io … noi … non siamo stati cauti, tu mi hai accolto in te … è più facile che sia mio figlio …
 - Amore mio mi dispiace … ne sono sicura … perché dopo, quella notte stessa, ho avuto le mie regole, poi tu non mi hai più …
- Già … non io …
  
Sapeva di avergli spezzato nuovamente il cuore con quella verità. Fu come se il velo buio della notte scendesse ad oscurare l’azzurro del giorno dei suoi occhi. La piccola fiamma che si era riaccesa di speranza, nel suo cuore spezzato, in quella manciata di ore, fu spenta dal soffio gelido che le parole di Gwyneth avevano portato. Abbassò lentamente le ciglia ad ombreggiare il suo sguardo, mentre si staccava da lei e guardava in basso al suo fianco.  
 
– Perdonami Mia Regina, sono stato un pazzo … puoi farmi arrestare per averti importunata. Puoi farmi rinchiudere per sempre in una cella e far buttare le chiavi …
- Non mi hai importunato … io sono pazza quanto te e soprattutto … sono pazza di te! Non farò mai una cosa del genere e nemmeno possiamo attuare il piano che avevi in mente. Questo bambino è il futuro Re di Camelfort e dei Tre Popoli di Avalon, non potrà vivere lontano da suo padre.
 – Lo avrei tenuto come se fosse stato il mio Gwyneth, ma ciò che dici è giusto. Artorius ne sarà felice … io lo sarei stato.

Le diede le spalle risistemandosi la patta dei pantaloni e andando verso la porta, l’aprì e si assicurò che non ci fosse nessuno nei corridoi.

– Vai Mia Regina …

Gwyneth si avviò verso la porta e si voltò un’ultima volta verso di lui. Cillian le prese una mano.

 - Permettimi un ultimo bacio da tuo umile servitore …

Lei accennò il consenso con il capo e Cillian con sguardo triste, portò la sua mano candida alle labbra. I suoi occhi azzurri negli occhi verdi di lei.

 – Auguro ogni bene a te ad Artorius  ed al futuro Re, Mia Regina.
 

Gwyneth si era ritirata nella sua stanza da una decina di minuti e Cillian giaceva sul proprio letto. Gli sembrava di sentire ancora il suo profumo sulla coperta e il desiderio di lei non si era spento. Doveva agire, non poteva restare su quel giaciglio a tormentarsi per non averla potuta avere ancora una volta. Alla fine a cosa sarebbe servito? Lei lo desiderava, era evidente, il suo corpo aveva parlato chiaramente di quanto forte era la sua passione per lui, sicuramente non inferiore a quanta ne sentiva per lei Cillian. Doveva alzarsi da quel giaciglio di nostalgia. Si rimise in piedi, si riordinò la camicia che lei, nella frenesia del desiderio di una reciproca nudità, gli aveva slacciato completamente. Raccolse la spada e la cintura e la riportò ai fianchi. Uscì dalla stanza e si diresse alla sala della Tavola Rotonda. Avrebbe aspettato il ritorno di Artorius o il suo messaggero.

Aveva camminato, misurando la lunghezza della stanza con i passi, per un tempo imprecisato, perso in mille pensieri. Sentì il suono dei cavalli che tornavano. Tutto era andato per il meglio, Artorius era tornato molto prima di quanto aveva previsto! Sentì i passi e i rumori metallici delle spade, accompagnati alle risate sguaiate di Artorius e Valerius. Li vide entrare con un calcio alla porta. Si tenevano l’un l’altro, con l’andatura sbilenca tipica di chi aveva bevuto parecchio. Erano ubriachi e contenti.

 – Cillian fratello mio! Visto? Non c’è stato bisogno dei rinforzi!
 – E menomale! Visto che siete ubriachi e non so cosa avete combinato!
 – Il nostro Re è un fenomeno Cillian!
 – Mai avuto dubbi in merito Valerius!
 – Sai che ha fatto il pazzo?
 – Illuminami tu Valerius …
- Nel mezzo del tafferuglio è sceso da cavallo, si è buttato nella mischia e ha sfidato a pugni il caporione della rivolta. Lo ha steso al primo colpo! Poi ha fatto un discorsetto a tutti e quelli, quando hanno visto che aveva steso uno più grosso di lui, hanno abbassato la testa come pecore e si sono inginocchiati davanti ad Excalibur riconoscendo il suo coraggio ed il suo valore!
 – Conoscendolo posso crederci, ma come siete finiti ubriachi?

Artorius, che era rimasto a sentire raccontare le proprie gesta, scoppiò a ridere nuovamente.

– Dopo aver pestato il caporione e aver ottenuto il giuramento dei rivoltosi, ha offerto da bere a tutti … ci pensi?! Anche a quei bastardi! E lì se li è conquistati definitivamente!

Valerius e Artorius risero ancora. Dei due, quello più ubriaco sembrava proprio l’eroico Re. Cillian non rise e lo guardò molto serio. Artorius fece per alzarsi dal seggio dove si era seduto.
 
– Creeedo che ora poosso andare all’appuntamento con la mia beeella mogliettina … non sei stato gentile ad interromperci oggi, saaai Cilliaaan?!
 – Credo che il tuo appuntamento lo dovrai rimandare Artorius, non mi sembri in condizioni adatte e lei si è ritirata senza cena perché non si sentiva bene.
 – Ciiiillian, seeei geelossoo per caaasoo? Comincio proprio a pensare che hai una coootta per me, non ti ho maaai visto frequentaaare molte donzeeelle e da quando ho incontrato Gwyneth hai cercato di disssuaaadermi …

Artorius ridacchiò ancora, barcollando e biascicando le parole.

– Decisamente sei ubriaco Maestà, è meglio che ti porti a letto!
 – Visto Valerius? Lo dicevo io! Mi vuooole portare a letto! No …no… no anche se hai quei begli occhioni io preferisco il culetto di Gwyneth!

Era troppo per Cillian, stava per dargli un pugno e metterlo a tacere, ma quello non si teneva più in piedi.

 – Valerius ce la fai a darmi una mano o ti serve anche a te la balia?!

Valerius si era seduto e aveva appoggiato la testa sulla Tavola Rotonda ed era crollato ronfando rumorosamente.

 – Siete due idioti!

Con un certo sforzo trascinò Artorius verso la sua camera, tenendolo sotto il braccio e reggendogli l’altro con la mano destra. Forse Gwyneth dormiva, non poteva saperlo, ma neppure poteva entrare sfondando la porta! Bussò con la punta dello stivale, con una certa enfasi. Poco dopo Gwyneth aprì la porta. Portava una lunga camicia da notte bianca di lino a maniche lunghe,  i capelli le incorniciavano il viso e le ricadevano in splendide onde sulle spalle. Aveva gli occhi arrossati e gonfi, non stava dormendo, erano ore che piangeva e lui sapeva il perché. Avrebbe voluto stringerla di nuovo tra le braccia, consolarla e dirle ancora che potevano andar via e crescere insieme il figlio di Artorius.

Lei rimase meravigliata di vederlo riportare il marito in quel modo. Sentì l’odore dell’alcool e capì che Artorius non era ferito, ma ubriaco. Sul suo viso si dipinse un’espressione di disgusto.

– Si, si è ubriacato con gli altri per festeggiare il successo della repressione, ma dovrebbe addormentarsi. Se ti da fastidio, io sarò di guardia qui fuori, entro e gli spacco la faccia!
– Non ce ne sarà bisogno Sir Lancillotto, posso stenderlo anche io conciato così!

Cillian buttò sul letto il suo Re. Non volle trattenersi oltre e uscì restando veramente di guardia fuori dalla porta. Era così infastidito che non aveva una briciola di sonno e, dopo un paio di ore, senti Artorius che, svegliatosi, cercava i favori di sua moglie. Sentì Gwyneth convincerlo che non era il caso, lui faceva moine per convincerla, ma non in modo violento o insistente. Sentì Gwyneth dirgli che presto gli avrebbe dato un figlio. Artorius era ammutolito e poi lo sentì esplodere in un grido di gioia, mentre sicuramente prendeva tra le braccia sua moglie. Sentì dirle di distendersi sul suo petto, avrebbero usato cautela da lì in poi. Giurò a sé stesso che ora la stesse baciando. L’episodio di quel pomeriggio, nella sala della Tavola Rotonda, era stato dettato dal forte desiderio, Artorius non aveva intenzione di far violenza a Gwyneth. Cillian decise che non avrebbe potuto ascoltato oltre e tornò verso la sua stanza.
***
 
Il vecchio Druido osservava attentamente la mano sinistra di Cillian e la sua espressione non era rassicurante. Aveva tolto le sottili aste che tenevano bloccate le dita e aveva notato qualcosa che non gli piaceva.

 – No ragazzo mio, così proprio non ci siamo! Ti stai nutrendo adeguatamente?
 – Ma certo Merlin, che centra la mia alimentazione con le ossa rotte?
 – Centra e pure parecchio Cillian! Dall’ultima volta che ti ho visto, la sera delle nozze di Gwyneth, sei dimagrito. Tu non stai mangiando abbastanza! Hai lo stomaco chiuso per le tue pene d’amore. Vedi di sforzarti a mangiare, soprattutto formaggi e verdure, cerca di prediligere il salmone alla carne, contiene sostanze migliori per far ricrescere le ossa. Vedi anche le tue unghie come sono macchiate di bianco? Ti manca la sostanza per formare la colata d’osso. Le fratture non sono ancora saldate. Per uno giovane come te, dopo un mese, dovevi essere perfettamente guarito! Devi smetterla di pensare a lei, ti stai ammazzando!
 – Non posso farci nulla Merlin. Ormai è nel mio sangue, nelle mie vene, e scorre in ogni angolo del mio cervello. Stavo escogitando un piano per portarla via, per fuggire insieme …
 -Ma allora hai perso veramente il lume della ragione figliolo?! Non faresti in tempo ad uscire dal territorio dei Tre Popoli. Artorius ti ammazzerebbe come un cane rabbioso!
– Nel mio piano non potrebbe farlo, poiché grazie a te e a Malcom io e Gwyneth saremo trovati morti, o meglio i due cadaveri con i nostri vestiti.

Merlin parve più interessato

– Vuoi veramente organizzare un rapimento?
 –No, non più Merlin, lei non vuole. Resterà perché aspetta un figlio da Artorius!

Il Druido si tirò leggermente indietro e si lisciò la barba, mentre guardava la mano di Cillian muoversi difficoltosamente.
 
– Devo rimetterti le asticine e la fasciatura. Portala almeno altre tre settimane e poi ricontrolliamo, non fare bravate o peggiorerai la situazione!

Cillian non sembrava ascoltarlo, preso da un altro pensiero che Merlin poteva solo immaginare.

– Merlin, mi puoi spiegare la profezia che mi hai rivelato quella sera che sono venuto da te?
 – Lo sai che non ricordo nulla dopo! Se tu ricordi quello che ho detto me lo puoi ripetere.
 – Hai detto che io e Gwyneth eravamo destinati a stare insieme, l’uncino ed il cigno si sarebbero incontrati, avrebbero portato il cambiamento nella terra dove si sarebbero incontrtii e si sarebbero ritrovati sempre, oltre la vita e oltre la morte. Se siamo destinati a stare insieme forse il mio piano è realizzabile …
 - Ho detto proprio così?
– Più o meno direi di si!
 – Significa che siete anime legate l’una all’altra, anime gemelle. Per questo siete destinati ad unirvi. L’attrazione tra voi sarà sempre molto forte, anche a distanza vi sentirete. Non è detto che in questa vita potrete essere uniti, ma lo potrete in altre vite, oltre la morte. Le anime che non hanno realizzato il loro destino tornano per compierlo al meglio e possono tornare ancora. La ritroverai sempre Cillian … anche tra secoli!

Merlin disse le ultime parole così a bassa voce, tra sé e sé, tanto che il giovane non riuscì a sentire.

“Figliolo non posso dirti quello che ho visto nei miei viaggi, non posso condizionare il tuo destino. Amerai e perderai chi ami, lei sarà la tua luce, ti riporterà sempre a casa. Sei stato un pastore, sei un cavaliere e sarai un giorno un marinaio, un capitano, un pirata e infine un magister. Arriverai da lei solcando le acque, vi riconoscerete senza vedervi in volto, perché la forza che vi attrae è potente. Se mille volte vi incontrerete, mille volte vi amerete”

Cillian notò che a Merlin si erano inumiditi gli occhi. Perché? Non poteva saperlo. Mentre il vecchio Druido fasciava nuovamente la sua mano, la sua mente stava viaggiando verso altre soluzioni. E se veramente non era in questa vita la loro possibilità di stare insieme. Come poteva realizzare il loro desiderio?
***
 
Dopo giorni di preparativi, tutto era pronto per la grande festa. Anche il più povero degli abitanti del lago, si era abbigliato con i migliori abiti che possedeva. Erano state allestite numerose bettoline, piccole baracche dove si cucinava e si dava la possibilità a tutti di mangiare abbondantemente a pochi soldi. Banchi che vendevano stoffe, verdure, frutta, pellami e ogni altro ben di Dio, erano stati posizionati in modo strategico, per consentire d’essere visitati, con certezza, da tutti i passanti. Giocolieri e mangiafuoco strabiliavano chi si fermava ad osservare il loro spettacolo, mentre un piccolo crocchio restava sempre con il naso per aria e il fiato sospeso nel guardare il funambolo che, con un impeccabile equilibrio, camminava su una corda tesa e ogni tanto faceva urlare di spavento gli spettatori, con i suoi finti sbilanciamenti. Un gruppetto di ragazzi si sfidava ad arrampicarsi al palo della cuccagna, cosa non facile, visto l’abbondante strato di sugna che vi era stato spalmato precedentemente, per rendere ancora più ardua la possibilità di guadagnarsi i bei salumi golosi che vi erano appesi.

La maggiore attrazione sarebbe iniziata in tarda mattinata: il Torneo. A quella sfida si erano iscritti i migliori  cavalieri dei Tre Popoli. Il terreno era stato battuto ed al centro della striscia, che avrebbe fatto da corridoio, era stata posta una lunga transenna fatta di travi di legno. Serviva da divisorio, per regolare la corsa dei cavalieri dalle due opposte direzioni. Sui due lati del corridoio erano stati preparati gli spalti. Quello dove si sarebbe seduto il Re con la sua sposa, si riconosceva per gli stendardi rossi con il drago dorato a cinque teste.

A metà mattinata gli spalti iniziarono a riempirsi e si vide il movimento iniziale di cavalieri e scudieri. Tre erano i campioni tra i quali la sfida sarebbe stata più interessante: Rudol per i Sassoni, del Clan di Gandar, cugino di Gwyneth; Mac Parcy del Clan Mac Parcy per i Pitti ed infine per i Celti, il cugino del Re, Valerius. La gente dei Celti era piuttosto delusa per la scelta del loro campione, avrebbero preferito Lancillotto, famoso per il suo coraggio e l’agilità fisica, ma il bel giovane, che rivestiva anche il ruolo di Primo Cavaliere del Re, era stato dispensato per la sua mano ferita.  

Applausi e urla di gioia, scaldarono gli spalti, quando fecero il loro ingresso a piedi i tre campioni, seguiti dagli altri sfidanti. I cavalieri si schierarono davanti ai seggi dei sovrani, con le loro armature scintillanti e le visiere degli elmi a celarne il viso.
Quando apparvero sullo spalto reale Artorius e Gwyneth, tenendosi per mano, con le mani unite ben in vista e in alto, la folla andò in visibilio. Erano due sovrani molto amati ed erano una coppia notevole per la loro avvenenza. Artorius indossava la sua armatura e il mantello rosso, con sul capo la sua corona reale. La Regina Gwyneth indossava un vestito bianco a vita alta e un manto dello steso colore. I suoi capelli erano morbidamente sciolti sulle spalle e un delicato diadema, molto semplice nella sua foggia, le ornava la fronte.
 
– Io Artorius Pendràgon, sovrano dei Tre Popoli di Avalon e la mia sposa, Lady Gwyneth di Gandar, del Clan Sassone, diamo il nostro benvenuto a tutti voi nobili cavalieri, rappresentanti dei Tre Popoli e a tutti coloro che sono interventi a questo evento speciale di festeggiamento, per l’alleanza e la pace stipulata tra tutti. Non avrei potuto trovare un’ occasione migliore per annunciare una splendida notizia che io stesso conosco da pochi giorni … La mia amata sposa presto mi darà un figlio, l’erede del trono di Camelfort e di Avalon!

La notizia fu accolta con grida di gioia e i fischi benauguranti di tutti.
 Dopo un augurio speciale ai cavalieri, che si sarebbero sfidati nel torneo, i sovrani si accomodarono sui loro scranni. Il ciambellano presentò uno ad uno i cavalieri e questi a turno fecero un passo avanti inchinandosi ai sovrani.

– Dove si sarà cacciato Cillian? Doveva essere qui al mio fianco, al posto che gli spetta come mio Primo Cavaliere!
 – Non saprei marito mio, non l’ho visto, forse arriverà tra breve.
– Milhena è qui, ma non è neppure vicino a lei, non vorrei che per il fatto che l’ho dispensato si sia offeso e non venga affatto!
 – Sarebbe uno sciocco ad offendersi per questo, lo hai fatto per il suo bene, non potrebbe combattere con quella mano bloccata, è proprio con quella che dovrebbe reggere la lancia!
– Si è vero, ma alcune volte è impulsivo tanto quanto è temerario e coraggioso!

Gwyneth sapeva bene quanto fosse impulsivo e passionale il suo vero amore e conosceva la sua temerarietà. Se lei non si fosse opposta, quel giorno l’avrebbe fatta rapire per poi fuggire insieme.
I cavalieri sfilarono via, dirigendosi verso le cavalcature e i loro scudieri. Per salire sui cavalli avrebbero usato una sorta di carrucola.

– Eccolo finalmente!
– Dove Artorius?
– Sta andando incontro a Valerius, è vestito di tutto punto come se dovesse battersi anche lui, ha lasciato anche l’elmo con la visiera, se non fosse stato per il mantello azzurro non lo avrei riconosciuto!

“Già, il mantello dello stesso colore dei suoi occhi”

Pensò Gwyneth, ricordando quando lui le aveva chiesto un suggerimento per il colore da scegliere per il suo mantello. Gli aveva risposto di scegliere il colore che per lei era il più bello del mondo, il colore che vedeva ogni vola che si perdeva nei suoi occhi di cielo.

Cillian seguì Valerius, probabilmente lo stava rassicurando e consigliando, pensò Artorius, era molto più esperto di suo cugino e, nella battaglia, sapeva essere razionale, strategico e niente affatto impulsivo. Lo vide poi lasciare Valerius con il suo scudiero e posizionarsi in piedi, all’inizio della prima scalinata dello spalto reale.
I cavalieri si alternarono nelle sfide, eliminandosi a vicenda e riformulando la graduatoria per i gironi seguenti. I tre campioni ebbero il successo che ci si attendeva da loro e alla fine rimasero a contendersi la vittoria.

Si affrontarono per primi Rudol e Mac Parcy e vinse il Sassone. Valerius era stato estremamente abile, il suo popolo non si aspettava quella capacità e lo avevano acclamato. Era il più quotato per la vittoria, aveva battuto tutti i suoi avversari. Ora doveva affrontare il cavaliere Mac Parcy, il quale, appena sconfitto dal Sassone aveva tutta l’intenzione di prendere almeno il secondo posto. Iniziò la corsa e il Pitto riuscì a colpire leggermente il braccio di Valerius. Il Celta non si scoraggiò per quello, nonostante il braccio, evidentemente dolorante, ripartì e in due nuove corse disarcionò l’avversario. Applausi e fischi lo onorarono. Ora dovevano affrontarsi Valerius ed il Sassone per contendersi la vittoria finale. Tornando indietro al punto di partenza con il suo cavallo, Valerius si soffermò un attimo davanti ai sovrani, fece un cenno di inchino e Gwyneth notò che l’inchino era rivolto in particolare a lei. Ebbe una strana sensazione e un brivido di timore le corse per la schiena. Lo guardò allontanarsi e lo vide stiracchiarsi il braccio sinistro che era stato colpito dal Pitto, al giro seguente avrebbe dovuto usare quel braccio, non era favorito di sicuro. Lo vide chiedere qualcosa al suo scudiero e questi prese una cinghia e gli allacciò la lancia all’avambraccio.

 – Maledizione, gli fa male il braccio, non avrà abbastanza forza a battersi da sinistra!

Artorius aveva imprecato, preoccupandosi per suo cugino. Venne dato il via e i due cavalieri partirono di corsa. Valerius non sembrava intenzionato a disarcionare il cugino di Gwyneth, non riusciva ad affondare bene con la presa della mano sinistra sulla lancia. Il Sassone lo colpì ad un fianco, ma Valerius si tenne in sella. Nuovo giro infausto e Valerius fu colpito nuovamente, senza cadere e riuscì a colpire a sua volta il Sassone. Nessuno notò che il cappuccio della lancia sassone, applicato come gli altri, per evitare ferite pericolose agli sfidanti, si stava incrinando. Si prepararono per l’ultima corsa, quella decisiva. Valerius aveva ricevuto più colpi, ma era rimasto in sella, il primo ad essere disarcionato avrebbe perso, se nessuno dei due cadeva ci sarebbe stato uno spareggio. Partirono dai due versanti opposti e si incontrarono a metà percorso, precisamente davanti ai sovrani. Gwyneth si strinse le mani, con il cuore in gola, stava succedendo qualcosa che non andava, il cuore le martellava fino a sentirlo nella testa, quel martellare lo aveva sentito in vita sua, in quel modo, solo per Cillian.

Valerius affondò la lancia in pieno petto del Sassone, ma questi lo colpì alla spalla facendogli saltare la spalliera metallica che gli copriva la spalla sinistra. Mentre il pezzo di armatura saltava, Gwynet vide la spalla nuda del cavaliere. Il cappuccio della punta della lancia sassone, nel colpo, si era spaccato e la parte appuntita si infilò dritta sotto la clavicola del Celta. La parte superiore della lancia Sassone si era spezzata, restando inserita nella spalla del giovane, il Sassone intanto, per primo, era caduto da cavallo. Valerius, gravemente ferito, barcollò, il sangue schizzava dalla ferita. Coraggiosamente il cavaliere si tolse, con la mano desta, il pezzo di lancia infisso nella propria spalla. Gwyneth era saltata in piedi portandosi le mani alla bocca e gridando, in un lamento, il nome dell’uomo che amava.

– Noo Cilliaaan!
 – Cillian?!

Artorius guardò sorpreso prima la moglie e poi il cavaliere.

 – La sua spalla Artoius … è lui … è Cillian non è Valerius!
 - La spalla?!

Artorius si rese conto che Gwyneth era troppo sconvolta, forse anche in modo esagerato per la situazione e poi che c’ entrava la spalla del cavaliere? Guardò bene e riconobbe le quattro macchioline che segnavano da sempre la spalla del suo migliore amico, le conosceva bene, ma sua moglie come le conosceva? Il cavaliere intanto, perdendo copiosamente sangue, iniziò a perdere equilibrio e cadde al suolo perdendo l’elmo. Fu chiaro a tutti coloro che lo conoscevano che il valoroso cavaliere, che aveva brillantemente combattuto e vinto il primo premio, non era Valerius bensì Lancillotto, il giovane Cillian Flinth.

Quando lo vide cadere, Gwyneth non riuscì a trattenersi, tentò di scendere le scali per andare da lui, ma il marito la trattenne per un braccio.

 – No Gwyneth … non perdere la faccia, ti prego!

La Regina aveva le lacrime agli occhi disperata. “Troppo” per un Cavaliere che non le era neppure particolarmente simpatico.

– Sta male Artorius … ha bisogno di aiuto immediatamente, sta perdendo troppo sangue!

Senza dare ascolto al marito, Gwyneth corse da Cillian. Il giovane non aveva perso i sensi e la vide arrivare verso di lui e inginocchiarsi al suo fianco. Lo aveva preso con le mani sotto la testa e gli parlava preoccupata.

– Vai via Gwyneth … vai via da qui, ti stai esponendo troppo, lasciami al mio destino!
- Io non ti lascio! Gli altri pensino quel che vogliono, non me ne importa nulla, ti stai dissanguando, non lo posso permettere.  

Con un gesto veloce, Gwyneth si strappò una striscia di stoffa dalla sottana, ne fece un tampone da inserire nella ferita di Cillian per bloccarne l’emorragia, poi gridò verso Milhena, che era rimasta impietrita.

– Milhena! Corri a chiamare Merlin, Cillian è gravemente ferito!

Intanto anche Artorius era giunto presso Cillian.

 – Cosa volevi dimostrare con questa mascherata Cillian? Che sei il migliore anche con la mano rotta o che volevi farti ammazzare? Hai disobbedito ad un mio ordine tra l’altro!
– Mi vuoi punire mio Re?
– Dovrei! Solo per la disobbedienza, ma hai vinto, nonostante la tua difficoltà e per questo ti meriti un encomio, ma ora pensiamo a rimetterti in piedi. Hai fatto prendere uno spavento tremendo a mia moglie, che tiene a te … più di quanto pensassi e, visto il suo stato di gravidanza, non dovrebbe prendere certi spaventi!

Anche Valerius era arrivato di corsa, indossando l’armatura di Cillian e voleva capire come stesse l’amico.

 – E bravo anche tu cugino! Mi dovrete dare un po’ di spiegazioni voi due! Adesso aiutami a portare questo pazzo nella sua stanza, Gwyneth gli sta bloccando il tampone nella ferita con altra stoffa e Milhena è andata ad avvisare Merlin.
 
Artorius in persona, aiutato da Valerius, prese sotto il braccio Cillian e, facendolo camminare, lo condussero alla fortezza. Arrivati nell’atrio, due soldati, su ordine del Re, li aiutarono a sollevarlo anche per le gambe e lo portarono sul letto nella sua stanza. Gwyneth, nell’attesa di Merlin, dava ordini a destra e manca. Aveva ritrovato l’autocontrollo e ora il suo obiettivo era ben chiaro: salvare Cillian.

 – Elenoire, veloce, fai bollire un catino d’acqua con delle bende! Devo pulire bene la ferita e togliere le schegge di legno. Portatemi bende pulite! Valerius tu aiuta Artorius a togliere l’armatura a Sir Lancillotto!

Tutti eseguirono gli ordini di Gwyneth, che appariva molto sicura di sé in quello che stava facendo. Mentre Cillian veniva svestito, lei si diresse di corsa verso la sua stanza matrimoniale. Tra le sue cose teneva dei barattoli di coccio, con dentro conservate delle erbe essiccate. Le prese e le portò nella stanza di Cillian. Il giovane giaceva sul suo letto a torso nudo. Il tampone era completamente zuppo del suo sangue e anche il lenzuolo sotto di lui si era macchiato all’altezza della sua scapola.

 – Messere, la lancia ti ha passato da parte a parte, sei vivo per miracolo! Ti laverò la ferita per togliere i residui di schegge, ti farà molto male.
– Gwyneth possiamo fargli mordere un morso di legno!
 – Si Artorius, può essere utile, specialmente quando Merlin lo dovrà ricucire!

Valerius non riusciva a guardare la ferita di Cillian, la vista del sangue lo terrorizzava da sempre, era questo uno dei motivi che gli avevano fatto accettare la proposta di Cillian di scambiarsi le armature e invertire i ruoli, l’altro motivo era la paura di essere ferito lui stesso.

– Non è necessario che siate tutti presenti, puoi restare tu Artorius o se preferisci Valerius, giusto per trattenere Cillian se si muove mentre pulisco la ferita!
 – Valerius resta tu, io devo tranquillizzare la gente sulla salute del nostro Campione e congedare gli altri cavalieri. Lo spettacolo deve andare avanti. Tra poco arriverà anche Merlin con Milhena. La poveretta era bianca come un cencio quando ha visto che si trattava del suo “fidanzato”.

Gwyneth strinse la mandibola, a sentire l’appellativo riferito a Cillian e cercò di non mostrare il viso a suo marito, già aveva mostrato troppo, dei sentimenti che nutriva nei confronti del Primo Cavaliere e, sicuramente, prima o poi Artorius le avrebbe chiesto come sapeva del segno sulla spalla di Cillian. Avrebbe dovuto inventare qualcosa, non gli poteva dire che lo conosceva dalla prima volta che si erano incontrati. Anche in quell’occasione lo aveva visto a torso nudo e ne aveva curato i profondi graffi che gli aveva inferto il lupo che aveva appena ucciso. Non gli avrebbe mai potuto confessare, che amava quel segno sulla spalla di Cillian, come amava tutto di lui e che aveva baciato mille volte quelle quattro macchioline, tutte le volte che si erano appartenuti nel loro capanno nella radura.

Artorius uscì dalla stanza, lasciando quindi Valerius e Gwyneth con Cillian. Arrivò finalmente Elenoire con il catino e le bende. Gwyneth iniziò a pulire la ferita. Lo stesso tampone fu inumidito per essere tolto, poiché il sangue che si era rappreso intorno alla stoffa, se non fosse stato sciolto, avrebbe provocato ulteriori lacerazioni e sanguinamenti. Nel momento in cui la Regina sfilò il tampone dalla ferita, un flusso sgorgò dal foro. Cillian stringeva i denti e Valerius ebbe un evidentissimo mancamento.

 – Valerius, ti vedo provato, in fin dei conti il tuo affetto per il nostro amato Primo Cavaliere ti rende sensibile … vai pure … con me c’è Elenoire e Cillian si sta comportando coraggiosamente!

Valerius fu silenziosamente grato a Gwyneth di quel congedo, non se lo fece ripetere e uscì dalla stanza. Gwyneth pensò che con probabilità sarebbe andato a vomitare da qualche parte. Con la scusa di far mettere le erbe essiccate a riprendersi in acqua calda, si liberò anche di Elenoire. Voleva restare sola con Cillian, voleva spiegazioni e soprattutto voleva stringerlo a sé come pochi giorni prima, in quella stessa stanza e su quello stesso letto. Magari l’abbraccio non sarebbe stato possibile per la sua condizione, ma la spiegazione poteva dargliela.
 
– Amore mio che ti è saltato in mente di partecipare al torneo in incognito?! Tra l’altro temo che tu ti sia rotto nuovamente anche qualche osso della mano, vedo dei lividi scuri su di essa ...

In effetti Cillian aveva rimosso le fasce e le asticine lasciate da Merlin, contravvenendo completamente ai suoi suggerimenti, al fine di indossare il guanto ferrato e sostituirsi a Valerius. L’uso prolungato della lancia, i colpi inferti e ricevuti, avevano provocato i danni che il Druido temeva.

 – Era un modo per far finire ogni mia sofferenza Gwyneth …

L’aveva guardata negli occhi con uno sguardo profondo, mentre le dava quella breve risposta e il suo sguardo, con quelle parole, la fecero tremare.

 – Volevi morire?! Per me … a causa mia Cillian! Avresti ucciso anche me, lo sai questo?! Non te lo posso permettere …

Gli occhi di Gwyneth si riempirono di lacrime e Cillian si sentì in colpa per quelle stille. Le portò la mano destra alla guancia e con il pollice le allontanò una lacrima che stava scendendo.

– Mia dolcissima Regina, ti prego, non piangere. Merlin mi ha rivelato una profezia, se non possiamo essere uniti in questa vita, potremo esserlo in un’altra … ero disperato Amore mio, e ho pensato di accelerare la mia dipartita per aspettare una vita dopo la morte …
- Che stai dicendo Cillian? Stai delirando per la ferita? Ti rendi conto che pazzia è questa? Io voglio che tu abbia una vita lunga e possibilmente felice, anche senza di me.
– Non potrò mai avere una vita felice senza di te … perché sei tu la mia felicità!

Erano così vicini! Gwyneth si era accostata al suo viso per parlargli a bassa voce e lui aveva risposto egualmente a bassa voce, poteva arrivare da un momento all’altro Elenoire. Quella vicinanza, le parole dette, il guardarsi occhi negli occhi, il dolore vissuto, la paura di perdersi … si persero veramente, ma si persero in un bacio. Le loro labbra furono sempre più vicine, fino a sfiorarsi e poi ad aprirsi l’uno all’altra, nella dolcezza, nello struggimento dell’impossibilità e nella passione di essere ancora lì, insieme, vicini. Dolcemente si accarezzarono reciprocamente il viso, si assaporarono ancora e ancora, non avrebbero smesso, se non per guardarsi ancora in viso e ricominciare. Tutte le volte che si baciavano in quel modo, più con la dolcezza che con l’irruenza della passione, gli sembrava che i loro cuori diventassero uno solo e forse era veramente come aveva detto Merlin, erano anime gemelle, “due parti di un tutto”.

Voci arrivarono dal corridoio, distogliendoli da quel bacio che aveva avuto per entrambi l’effetto di un amplesso. Si distanziarono controvoglia, guardandosi ancora con sguardi languidi. Il bacio sembrava aver ridato vigore al giovane Cavaliere, aiutandolo a sentir meno il dolore alla spalla e alla mano. Gwyneth andò alla porta per accogliere Merlin, seguito da Elenoire e Milhena.
Il buon Druido visitò Cillian e scosse la testa.

 – Con te figliolo non riesco proprio a farmi capire direi! Ti avevo detto di non far bravate! Sei proprio destinato a restare senza la mano sinistra a quanto pare! Non basta che un “Macellaio” te la taglierà prima o poi, ti ci devi mettere anche da solo a farti danno?

Merlin era veramente arrabbiato con lui. Cillian si portò la mano verso l’orecchio, imbarazzato per quei rimproveri paterni davanti alle tre donne.
 
– Non so di che “Macellaio” stai parlando Merlin, ma un po’ di pietà potresti averla no?
– Pietà?! Ti dovrei dare un fracco di legnate per quello che stai facendo a te stesso! Comunque ne avrai un assaggio adesso, per il dolore che sentirai appena ti ricucio questo scempio, ci vorrà un bel po’ di tempo, ma ti faremo tornare nuovo! Ah! Brava Elenoire! Vedo che hai rianimato queste erbe medicinali, ci medicheremo poi la ferita. Gwyneth te la senti di assistermi? Sei stata molto brava in questo primo passaggio di cura.

Gwyneth avrebbe fatto di tutto per l’uomo che amava e insieme alle altre due donne, per buone tre ore, assistette Merlin nel delicato intervento di ricucitura dei diversi strati di tessuto.

 Nelle ore che seguirono e nei giorni appresso, Cillian ebbe anche la febbre. Merlin andava una volta al giorno a visitarlo. Gwyneth sarebbe stata con lui giorno e notte, ma non avrebbe potuto. Si era accorta già da quella prima sera che Artorius guardava lei e Cillian con un’espressione diversa dal solito. Era diventato sospettoso, forse aveva intuito qualcosa di troppo. Per evitare problemi, la persona che fu vicina a Cillian per la maggior parte del giorno e della notte, fu Milhena.
Furono necessarie alcune settimane per consentire la completa guarigione di quella profonda ferita, mentre per la mano, purtroppo, le conseguenze furono irreparabili. Nonostante l’alimentazione adeguata, prescritta da Merlin e obbligatoriamente fatta eseguire da Gwyneth tramite Milhena, Cillian non riprese più l’uso totale della mano. Gwyneth non si fece più vedere al capezzale del suo amato, sperando che Artorius si tranquillizzasse.

Nei giorni di convalescenza Cillian passeggiava con Milhena nel giardino, Gwyneth, non vista, li guardava dalla sua finestra. La confidenza tra i due e l’affetto era sicuramente aumentato, Gwyneth ne fu felice per loro, ma contemporaneamente le si strinse il cuore. La sua gravidanza procedeva bene, ancora non si notava molto la rotondità del suo ventre e ancora Artorius continuava a desiderarla e a voler far l’amore con lei quasi tutte le notti. Doveva ammettere che riusciva ad essere dolce e delicato, le dimostrava tutto il suo amore e lasciava che fosse soprattutto lei a scegliere la posizione più adatta alla situazione. Più passavano le settimane e più le sembrava che Artorius si rasserenasse, probabilmente perché vedeva l’attaccamento tra Cillian e Milhena e il disinteresse per lui da parte di Gwyneth.
Cillian riprese a partecipare alle riunioni della Tavola Rotonda e le sue osservazioni e riflessioni erano sempre ben accette sia dal suo Re che dagli altri cavalieri, era molto stimato da tutti.
 

 – Cillian trattieniti per favore!

Artorius lo aveva preso per il braccio mentre  si stava avviando verso la porta con gli altri cavalieri, dopo la fine dell’ultima riunione.

– Ti devo parlare amico mio!
 – È una cosa seria dalla tua espressione! Dimmi pure Artorius!
 – Dal discorso che ho fatto pocanzi ai Cavalieri della Tavola Rotonda, sai che ho necessità, per ampliare il Regno, di contattare anche altri Celti come noi. È importante avere il loro appoggio nel caso di una rivolta dei popoli dell’alleanza.
– Si, questo lo capisco …
 - Tu sarai il tramite Cillian. Hai ottime capacità diplomatiche e di comando e sei il mio Primo Cavaliere. Ti assegno questo compito.

Cillian sapeva perfettamente dove si trovavano altri insediamenti di Celti, lontano, molto lontano, oltre il mare.

– Voglio che tu parta quanto prima per attraversare il mare e andare verso la Grande Isola Verde. Avrai la fortuna di vedere il posto incantato dove vivono i nostri fratelli. Mia madre mi raccontava da piccolo le leggende dell’isola, mi parlava di fate minuscole con le ali e di folletti, custodi di pentole piene d’oro. È  sempre stato un mio sogno vederla. I tuoi occhi la vedranno per me e tu ne farai una contea della mia corona Cillian, sarai Primo Cavaliere e Conte, è il titolo che ti darò. 

Cillian ascoltava attentamente, sapeva che se fosse partito non sarebbe più tornato. Il pensiero più doloroso era per la sua Gwyneth: non l’avrebbe mai più rivista, se non nei suoi sogni.

 – Cosa ne dici fratello!
– Sei il mio Re, ti devo obbedienza. Farò il mio dovere di Cavaliere, puoi esserne certo! Il tempo di prepararmi per la partenza e andrò. Hai già deciso chi verrà con me dei nostri soldati?
– Aspetta! Non ti sto dicendo di partire domani mattina. Dovrai portare tutto ciò di cui potrai avere bisogno per prendere i contatti e stabilirti lì. Tra l’altro penso che avrai bisogno di una donna che scaldi le tue notti e il tuo cuore. Credo che sceglierai mia cugina Milhena! Vi siete frequentati parecchio in queste settimane e lei è molto presa mi sembra! Quindi, prima che si sollevi uno scandalo, fai di lei una donna onesta. Sposala prima di partire! Se tua madre si convince, porta anche lei.
– Sarà difficile che mia madre lasci la terra dove è nata e dove il suo amato marito è morto. Riguardo a Milhena, è già una donna onesta, non so quale scandalo possa nascere. Le ho fatto questa proposta prima di partire per l’accordo con Gandar. Non c’è altra donna che potrei sposare.

“Sicuramente è così amico mio! Anche perché l’unica che ti fa ribollire veramente il sangue nelle vene è già sposata”
Artorius gli sorrise, nascondendo il pensiero che aveva appena formulato.

– Vi organizzeremo una bella festa nuziale, chiederò a Gwyneth di aiutare e consigliare Milhena. Sposerai anche tu una “bella principessa bionda” Cillian!

Gwyneth sarebbe stata male all’idea, Cillian ne era convinto, ma ormai tutto era deciso. Da tempo avrebbe dovuto lasciare quel posto, ma non ci era riuscito. Troppo difficile da tagliare il nastro rosso che legava il suo cuore a quello di lei. Artorius in un sol colpo lo stava recidendo.  
I due uomini si scambiarono la buona notte. Artorius rimase a guardare l’amico mentre usciva dalla porta e si avviava verso il corridoio che portava alla sua stanza.

 “Non posso lasciarti restare amico mio. Non so se c’è stato qualcosa tra te e mia moglie, ma vi ho visto vicini e quello che si crea quando vi guardate … non so cos’è … ma so che è pericoloso. Prima o poi potrebbe scoppiare un incendio … non posso permetterlo. Gwyneth è mia moglie, la amo. Forse non mi guarderà mai come guarda te, ma lei è mia e non lascerò che tu possa portarmela via”.

 
Cillian si buttò sul letto a peso morto. Era proprio così che si sentiva, un corpo morto. Si era ripreso dalla ferita, anche se ancora gli doleva, ma da quando Gwyneth aveva smesso di fargli visita, dopo i primi due tre giorni dall’incidente, non l’aveva più vista. Lei lo faceva sentire vivo oltre che felice. Aveva frequentato molto Milhena in quelle settimane e si era affezionato alla ragazza, ma avrebbe mentito a lei e soprattutto a sé stesso se avesse detto di amarla. Quel sentimento nel profondo del suo cuore e della sua anima era riservato solo a Gwyneth. Prese una decisione, aiutata nella sua maturazione dall’ordine che gli aveva appena dato Artorius. Si rimise in piedi e uscì dalla sua stanza, incamminandosi per i corridoi illuminati dal fuoco di rare torce applicate alle pareti.
Si trovò automaticamente davanti alla porta di legno, la porta della stanza dove, forse, la giovane bionda che la occupava stava già dormendo. Bussò.
Milhena aprì la porta senza chiedere chi fosse. Lo trovò con l’avambraccio destro alzato e poggiato per metà allo stipite della porta, con la fronte posta sullo stesso avambraccio.

– Cillian che ci fai qui a quest’ora?
 – Non sono ubriaco questa volta e sono qui di mia volontà …
– Perché?
 – Perché voglio che questa notte tu sia mia e non solo per questa notte. Partirò tra un paio di settimane per l’Isola Verde e voglio avere una moglie al mio fianco …
– Se sarò tua questa notte … sappi che ci apparterremo fino alla fine dei nostri giorni. Mi vuoi veramente al tuo fianco Cillian?

Lui la guardò intensamente negli occhi celesti, così diversi da quelli di Gwyneth. Non poteva volere altro …

 - Si, ti voglio veramente …

Entrò chiudendosi la porta alle spalle. Prese il viso di Milhena tra le mani e le posò un caldo bacio sulle labbra. Lei gli portò le mani al collo e intensificò il bacio, voleva molto di più Milhena, voleva la passione, la stessa che sapeva lui avrebbe provato per Gwyneth. Era certa ormai dell’amore di Cillian per la Regina. Troppe volte aveva chiamato il suo nome durante la febbre. Con le piccole mani candide iniziò ad aprirgli il panciotto e la camicia. Lo accarezzò sul torace e posò un bacio al centro del suo petto, aspirandone l’odore ed il calore. Prese le mani di Cillian e se le portò al seno.

 – Lo so Cillian, io non sono lei, amami questa notte come se lo fossi, amami come se avessi lei tra le tue braccia! Te lo concederò solo questa volta, perché ne hai bisogno. Da domani dovrai amare solo me, perché io ti amo non meno di quanto ti possa mai amare lei!

Cillian era stupito, Milhena aveva capito! Milhena sapeva! Milhena lo accettava nonostante tutto! Fu commosso dal suo gesto e dal suo sincero amore per lui.
Le fece scivolar via dalle spalle e dai fianchi la camicia da notte che indossava. Aveva un bel corpo, non doveva invidiare nulla a Gwyneth, se non l’amore che lui provava per lei. Si ritrovarono sul letto di Milhena. Cillian la prese senza tanti preliminari. La penetrò con vigore, passione, desiderio, rabbia. Tutto ciò che aveva represso del desiderio di Gwyneth in quei giorni, si scatenò nell’amplesso con Milhena. Mentre con ardore lui si muoveva dentro di lei, la giovane sentiva  con l’anima tutti i sentimenti di Cillian. Quella sera per lui era solo sesso, uno sfogo  per sentirsi ancora vivo. Giurò a sé stessa che la volta seguente e quelle a venire, sarebbe stato amore.
 
I preparativi per il loro matrimonio furono veloci quanto quelli per il matrimonio di Artorius e Gwyneth. La Regina diede il suo aiuto a Milhena, ma il giorno del matrimonio non partecipò alla celebrazione, né alla festa. Dalla sera prima aveva avuto fortissime nausee, aveva vomitato ogni volta che aveva cercato di mangiare qualcosa. Elenoire non sapeva più cosa farle cucinare. Il piccolino che cresceva nel suo ventre le stava dando un bel da fare. Quella fu la scusa ufficiale per giustificare l’assenza della Regina al fianco del Re nel matrimonio del suo Primo Cavaliere. Tutti i diretti interessati sapevano che la verità era un’altra.

La partenza di Cillian e della sua famiglia era prevista per due giorni dopo le sue nozze. Sia Cillian che Gwyneth erano consapevoli che non si sarebbero rivisti, ma non potevano non salutarsi. Le loro anime si stavano chiamando reciprocamente e si incontrarono un’ultima volta. Lei sentì di dover scendere nel vasto giardino del forte e lui sentì che lei lo aspettava lì. Era molto presto, appena albeggiava.

 – Gwyneth sapevo che eri qui, ti ho sentita chiamarmi …
– Sapevo che saresti venuto, ho sentito che mi rispondevi …
- È un addio ormai Gwyneth ..

Le lacrime inondarono gli occhi di lei e il cuore di lui sentì un pugnale trafiggerlo.

- Si Cillian è il nostro addio …

Cillian si accostò a lei, guardandola negli occhi, non voleva perdere un minuto di quell’ultima volta che i suoi occhi si posavano su quel viso. Le asciugò le lacrime. Le prese le mani tra le sue e le portò alle labbra. Le loro fronti si poggiarono l’una all’altra.

– Gwyneth … tra me e te non ci potrà mai essere un addio, ci siamo scambiati una promessa, io la rispetterò, fino alla fine del mondo, del tempo, dello spazio, oltre la vita e oltre la morte. Aspettami e guarda verso il mare. Un giorno attraverserò di nuovo l’acqua con la mia nave e verrò a cercarti …
– Te lo prometto Cillian, ti aspetterò, oltre la vita e oltre la morte, dovunque io sia trovami!

Gwyneth si distaccò da lui, le loro braccia si allungarono fino a dover lasciar andare la stretta tra le loro mani. Poi la Regina si voltò definitivamente e si avviò verso l’entrata del palazzo. Nessuno dei due notò Artorius che, dalla finestra della camera nuziale, li osservava con sguardo gelido, stringendo la mascella.

Cillian accompagnò con lo sguardo i passi di Gwyneth. L’ultima sua immagine pensò che gli sarebbe rimasta per sempre impressa nella mente. Una soave figura femminile vestita con un lungo abito bianco, la vita stretta e gli ampi fianchi, mentre i suoi biondi capelli ondulati le oscillavano morbidi, lungo la schiena.
“Un Cigno … un candido Cigno … “
 

Storybrook  Settembre 1726

L’orribile sensazione, di perdere la donna che amava, fece aumentare l’adrenalina nel suo sangue. Il cuore accelerò i suoi battiti al punto da sembrare che volesse uscirgli dal petto.

 Il sogno aveva scatenato in Killian questa reazione psicofisica. Non potendo reggere l’angoscia della perdita si svegliò di soprassalto.
 Non era stato il solito incubo su Milha, era da quando aveva incontrato Barbra-Emma che non aveva più i vecchi incubi. Non era stato, in realtà, neppure un incubo vero e proprio, bensì un sogno vivido, un sogno che non lo era sembrato, perché sembrava una realtà veramente vissuta.

“ Maledizione! Anche i sogni ci si mettono ora? Mai avuto un sogno dettagliato come questo! Possibile che tutto quello che è capitato fino ad ora con Emma, la storia di Artù, Excalibur, la storia originale che abbiamo conosciuto dai nostri padri, riguardo ai nostri antenati, quello che è successo due giorni fa con quel bastardo di Neal … tutto si è mescolato dando vita a questo sogno? Due giorni che non la vedo e sto impazzendo dalla voglia di averla tra le braccia … In fin dei conti sono stato proprio io a parlare della preservazione del suo onore e della necessità di non frequentarci! Ho intimato ai miei uomini di non far parola della nostra unione, ma ora mi è difficile starle lontano. Soprattutto adesso che quel verme di Neal si è comportato in quel modo! Maledetto bastardo! Temo che possa farle nuovamente del male. Emma … Emma non permetterglielo, non lo far avvicinare a te! Lo avrei ammazzato due giorni fa. Emma perché ancora non sei venuta alla nave come Lady Barbra? Avevi la scusa di dover saldare il compenso al tuo Corsaro. Maledizione Emma! Mi farai impazzire veramente. Non accadrà come nel sogno, non ti lascio a tuo marito, ti rapisco veramente insieme al piccolo Henry! Mio Dio quel bambino! Mi è entrato nel cuore in un attimo, non somiglia a Milha eppure ha qualcosa che me lo rende familiare, sono sicuro che sia suo figlio. Devo calmarmi! Da due giorni sono intrattabile anche con i miei uomini e non è giusto nei loro confronti. La devo vedere, non ce la faccio! Questa mattina andrò alla rocca, ho la scusa di vedere Bardo. Ieri doveva operarlo il vecchio Frate Benedictus. Curioso! Il frate somiglia nel mio sogno al Druido. I sogni deformano veramente la realtà, invece nel suo caso è il contrario. Nella realtà Fraà Benny sembra la versione rimpicciolita e paffuta del Druido.”

Killian rise tra sé di quella somiglianza. Si i sogni deformavano la realtà. Ma era solo un sogno?

Pensò nuovamente ad Emma. L’ultima immagine che aveva visto nel sogno, chiamandola Gwyneth, somigliava in modo straordinario alla prima immagine che ricordava di lei, quando l’aveva vista per la prima volta alla festa del suo diciottesimo compleanno, egualmente di schiena, con un vestito simile e i capelli sciolti sulla schiena

“Un Cigno bianco ...”

 Si, i sogni mescolavano i  ricordi e le esperienze,  inventando nuove storie.

Il ricordo del suo dolce viso prima di scendere dalla nave, il loro bacio nascosto ad Angus prima di entrare nella carrozza. Sentì il calore nel torace che si irradiava al suo ricordo e poi, improvvisamente, l’immagine cambiò in quella di un bacio passionale rubato da Neal ad Emma. La gelosia provata in quel momento riaffiorò ruggente come due giorni prima. Allora la sua mano era andata immediatamente verso l’ elsa della spada, ma a metà strada si era fermata. Henry era saltato ad abbracciare i genitori, felice di vederli in quell’atto di intimità. Un’intimità che era evidente che Emma non aveva voluto e ne era disgustata. Percependo il fastidio sul viso della donna che amava, si era trattenuto e la mano si era posizionata sul suo cinturone, con le unghie che si conficcavano con forza nel robusto cuoio, mentre, stringendo i denti, i muscoli della sua guancia subivano un guizzo nervoso. Neal aveva avuto la faccia tosta di andargli incontro, con un sorriso falso sulle labbra, per ringraziarlo dell’aiuto dato a sua moglie, continuando a tenerla per la vita. Emma si era svincolata delicatamente, non voleva far vedere al bambino che era infastidita da quello che considerava suo padre. Neal si era mostrato molto affettuoso con Henry, cosa che aveva sorpreso per prima Emma. Era rimasta a bocca aperta quando l’aveva visto portare il piccolo a “cavalluccio” sulle spalle. Che fosse tutta una recita di quell’uomo? Che voleva fare? Riconquistare Emma? Killian non si fidava di lui, non riuscì a stringergli subito la mano, quando Neal gli porse la sua, ma dopo, per l’occhio del pubblico, dovette farlo. Henry si era fatto dare il permesso anche dal padre di visitare la sua nave, un altro momento per poter stare con Emma. Sperò che non si portassero appresso Neal. Non lo poteva proprio soffrire! E se ci aveva provato con lei in quei due giorni? Questa idea lo mandò ancora di più fuori dai gangheri. La gelosia era un sentimento bruciante, logorante e provocava un bel mal di stomaco. Quello di Killian si stava torcendo pure in quel momento. Si alzò definitivamente dal letto e organizzò il piano per poter incontrare Emma di nascosto.
 
Eddy aveva assistito allo svolgersi dell’incontro, era presente per il fatto che al ritorno avrebbe interpretato Lady Barbra. Si era accorto perfettamente della reazione di Killian, aveva cambiato colore, diventando bluastro. Il giovane conosceva ormai la gelosia e si identificò benissimo con il suo Capitano. Non si era meravigliato affatto nel vedere che in quei due giorni era diventato intrattabile e brusco con tutti. Si era alzato presto per svolgere le sue abituali mansioni, oltre al ruolo di Bardo nel Pozzetto. Visto che erano ormeggiati, nel pozzetto avrebbero lavorato solo se il Capitano avesse ordinato di tornare a terra o, comunque, di riavvicinarsi al molo come solitamente facevano di giorno. Decise di andare da lui, augurargli il buon giorno e chiedergli il favore che gli aveva promesso riguardo ad Angus. Bussò e quando, dopo aver avuto il permesso, entrò nell’ufficio di Killian, lo trovò vestito di tutto punto, con tanto di pastrano e spada al fianco. Aveva un foglietto in mano e lo stava piegando numerose volte.

 – Ordini l’attracco Killian?
– Ovviamente Eduard! Ho necessità di vedere Bardo!
 – Bardo?!
 – Certo Bardo! Chi altri? Ieri pomeriggio il Frate lo operava! Voglio sapere come è andata! Ci trovi qualcosa di strano?
– No, no! Solo che visto la tua reazione di due giorni fa, pensavo che morissi dalla voglia di vedere Emma più che Bardo!

Killian si portò la mano verso l’orecchio.

- “Colpito ed affondato”  Eddy stai diventando insolente lo sai?

Il giovane fece un sorriso sghembo e rise con uno sguardo ironico:

“Maledizione! Ha imparato anche il mio sguardo ironico adesso?”
– Killian, tu sei geloso marcio! So cosa provi e cosa significa. Emma me lo ha spiegato durante il viaggio. Sei stato geloso di tutti su questa nave, anche di me, quando lei mi ha curato. Ti sei fatto quasi ammazzare da Jeff per guardare verso di lei. Nessuno è mai stato cieco su questa nave e io ti ho sempre osservato. Per me sei stato un esempio ed un maestro. La ami! Non sopporti che altri la possano toccare o solo starle vicino e parlarle! Ora conosco anche io questo sentimento. È una malattia di cui soffro anche io per la mia Anny … Sai … Killian … le ho chiesto di sposarmi!
– Eddy sei così giovane …
- Se tu avessi incontrato Emma alla mia età … non l’avresti voluta come la vuoi ora?

Eddy non poteva sapere che l’aveva incontrata veramente a quell’età, non lo sapeva nessuno sulla nave. L’aveva amata già allora e la voleva sposare, lo avrebbe fatto il giorno dopo averla vista solo di schiena, ma poi …

 - Hai ragione Eduard! Se sei sicuro del tuo amore per lei e lei lo è del suo per te … non perdere tempo! Ora diamo l’ordine per l’attracco, questo pomeriggio parlerò con Angus. Adesso ho fretta di andare da Emma!
– Ma non era Bardo?!
– Eddyyy!

 
Due giorni prima, nel momento di congedarsi da Emma e i suoi parenti, dopo che Eddy si era travestito da Lady Barbra, Killian, da perfetto gentiluomo, le aveva deposto un galante bacio sulla mano. La stretta tra le loro dita diventò più forte prima di lasciarsi, era un messaggio che avrebbero capito solo loro due, gli altri non lo avrebbero percepito.

Angus, che li aveva accompagnati con la carrozza, prese in giro il povero Eddy per la “bella ragazza” che si presentava conciato da Lady Barbra. Era un chiaro tentativo di svilire la mascolinità del giovane, Killian lo aveva capito perfettamente. Con la carrozza erano andati poi alla villa di Lady Barbra. Mentre Angus aspettava, Killian e la falsa Lady erano entrati nella casa. Emma gli aveva spiegato dove si trovava il passaggio segreto che conduceva nel giardino del forte e Killian approfittò dell’occasione, per esplorare la villa. Emma lo aveva invitato a svolgere i lavori di manutenzione della nave nella baia di Lady Barbra, mettendo a disposizione la casa per ospitarlo insieme ai suoi uomini. Si era reso conto che il posto era ottimo sia per la rimessa a nuovo della “Stella del mattino” che per gli alloggi. Esplorando, aveva trovato anche la stanza che faceva per lui. Sorrise a vedere il letto matrimoniale a baldacchino. Aveva immaginato Emma, nuda tra quelle lenzuola che lo aspettava, pronta per donarsi a lui.

Mentre con il cavallo, affittato da Angus negli accordi del giorno prima, si dirigeva verso il forte, gli tornò in mente la sua fantasticheria a proposito di Emma. Sentì il turgore all’inguine avanzare prepotentemente. Emma era un pensiero “devastante”, sperò di poterla incontrare o avrebbe trovato il modo comunque.
Entrò nell’atrio della fortezza, i soldati lo accolsero da amico. La Principessa aveva dato loro ordine di farlo entrare a qualsiasi ora si fosse presentato, uno dei suoi uomini stava ricevendo le cure di Frate Benedictus, era normale che il Capitano si sarebbe affacciato a fargli visita! Negli ordini dati ai soldati c’era anche la richiesta di farla avvisare se si fosse palesato.
Uno dei soldati accompagnò il Capitano Jones nell’ambulatorio di Fra’ Benny, mentre un altro fece passare l’avviso che l’uomo era arrivato, ad una delle cameriere.
 
Emma era stata molto impegnata in quei due giorni ed in effetti la sua idea di andare da Killian come Lady Barbra, per saldare il compenso per il servigio reso, non si era potuta verificare. Molte cose erano capitate, ma la più importante e piacevole era stata la vicinanza e l’affetto ritrovato del suo piccolo Henry. Aveva passato la maggior parte del tempo con lui, cercando di recuperare quei mesi di lontananza. Il piccolo non aveva fatto altro che chiedergli continuamente del Capitano Killian, era completamente affascinato dal Corsaro e aveva prestato ben poche attenzioni a Neal, il quale faticava a mantenere il rapporto che aveva costruito con lui in quei mesi di assenza della sua amata mamma.

La cameriera trovò Emma sul grande terrazzo che si intratteneva amabilmente con Belle ed Henry, facevano conversazione in francese e contemporaneamente lezione al bambino. Quando il piccolo sentì dire che era arrivato “Il Capitano”, saltò in braccio a sua madre.

– Mamma! È venuto Killian?! Andiamo da lui?!
- Tesoro, il Capitano Jones è venuto a trovare il suo marinaio, è stato appena operato, vorrà stare un po’ con lui, forse non è il caso di disturbarlo!

Henry la guardò dritta negli occhi, facendo un’espressione di preghiera tale con i suoi occhioni azzurri e il ciuffetto bruno sulla fronte, che in quel momento le fece provare un brivido per la schiena. Le sembrò di vedere gli occhi di Killian e il forte senso della sua mancanza le attanagliò il cuore. Desiderava tanto vederlo, abbracciarlo, stingerlo forte a sé. Abbracciò suo figlio e gli diede un bacio sulla fronte, tra i capelli arruffati.

 – Mi hai convinta, dopotutto è possibile che faccia piacere anche a lui vederti! Andiamo a cercarlo!

Mano nella mano, madre e figlio salutarono Belle e scesero verso il giardino, da dove si accedeva alle stanze del vecchio Frate.
Killian stava parlando con Frà Benny, seduto su una panca di marmo. L’operazione era riuscita e il Frate gli stava dicendo del necessario periodo di convalescenza. Killian non aveva sentito arrivare Emma con il piccolo, ma avvertì la sua presenza. Benedictus se ne accorse dall’improvviso sguardo assente dell’uomo. Lo vide girarsi automaticamente nella direzione in cui, un secondo dopo, apparvero i due.

“È proprio vero amore Capitano! La senti anche con l’anima e lei so che sente te!”

Killian si alzò immediatamente, mentre Henry, correndogli incontro, lo chiamava allegro. Prese al volo il bambino che gli saltò al collo. Emma era incantata da ambedue le persone che amava di più al mondo. Il piccolo era veramente espansivo ed affettuoso, non si era mai comportato così con un estraneo. Killian, in un certo senso, si comportò allo stesso modo con lui, abbracciandolo affettuosamente.
Benedictus li guardava e rifletteva tra sé:

“Interessante … veramente interessante …”

L’oretta che passarono insieme fu monopolizzata interamente da Henry, dalle sue cento domande, dai suoi abbracci e dai sorrisi reciproci. Poi il Capitano dovette salutarli. Era un dolore lasciare Emma e Henry, ma presto si sarebbero rivisti sulla nave, il piccolo aveva espresso nuovamente il desiderio di poterla visitare.
L’ultimo saluto fu per Emma. Con gli occhi negli occhi, Killian le prese la mano per omaggiarla con un bacio e, nel momento che le prese il palmo con il suo, le passò un bigliettino piegato innumerevoli volte.
 
***
 
Era notte fonda, quasi l’una di notte e uno spicchio di luna illuminava il buio della stanza di Emma. Il cuore le batteva nel petto all’impazzata, si portò una mano alla sua altezza, come per trattenerlo e calmarlo. Sentiva il battito anche nelle orecchie. Ormai lei quel fenomeno lo chiamava “Effetto Killian Jones”, solo lui riusciva a procurarglielo. Non aveva chiuso occhio da quando si era messa a letto. In due giorni, la mancanza del calore del suo corpo e delle sue braccia era stata un’agonia e dopo il bacio rubato da Neal e quello che aveva provato a farle dopo … No! Non voleva pensarci! Voleva pensare solo a Killian. Stava per incontrarlo! Le aveva lasciato nel palmo della mano quel messaggio …

“Ti aspetto all’una nella tua villa”

Sembrava essere tornata a diciotto anni e ai palpiti di allora, per la sua prima cotta. Ora non era più una cotta, se mai lo era stata! Era un forte sentimento reciproco, fatto di amore, passione e desiderio … forse in quel momento vera e propria “bramosia”, per le sue labbra e le sue carezze sensuali. Il suo corpo reagì automaticamente al solo pensiero. Possibile ancora non lo vedeva e non lo toccava e già era in preda a quell’eccitazione?

Uscì dalle lenzuola, si gettò un lungo scialle nero sulla camicia da notte e, in punta di piedi, si avviò lungo le scale che portavano al giardino. Il passaggio segreto iniziava da lì, dietro un alto cespuglio di biancospino. Aveva lasciato un lume ad olio ed un acciarino per poter entrare nel tunnel ed illuminarlo. Fu velocissima ad accendere il lume, ad aprire la botola ed a sparire nel passaggio. Quasi corse nel tunnel. Lui la stava chiamando a sé, lo sentiva così vicino, carico dello steso suo desiderio.

Il passaggio segreto finiva nella cantina della villa. La porta si confondeva bene con la parete rivestita in legno. Una leva, allo stipite della porta, faceva scattare l’apertura. Lo scantinato e la casa erano tenute in ordine. Per disposizione di Emma, almeno due volte a settimana, Mary, la moglie di Angus e le sue figlie, vi si recavano per le pulizie. La villa era utilizzata anche per le riunioni con i fedelissimi della rete che la Principessa aveva creato. In quelle riunioni, lei era sempre Lady Barbra.

Uscita dalla parete di legno, la richiuse. Illuminò lo scantinato, verso la scala che portava al primo piano. Sentì nuovamente accelerare il battito cardiaco. Era lì! Lui era in quello scantinato! Ma dove? Fece per voltarsi ed illuminare anche le zone al buio della stanza. Da dietro, due braccia l’avvolsero alla vita e la portarono verso un caldo torace, vestito con una camicia nera. Sentì la sua presa, il suo odore, il suo calore e poi la sua voce roca di desiderio.

– Swan, credevo che non saresti venuta, ti aspetto da secoli …

Ancora con la lampada ad olio in mano, Emma godette di quell’abbraccio. Il cuore correva velocissimo, il suo respiro era egualmente accelerato e il suo seno si abbassava ed alzava vistosamente. Inclinò la testa indietro e di lato per consentirgli meglio la carezza sul collo che lui, con le labbra, le stava regalando. Killian respirava il profumo dei suoi capelli e assaporava la sua pelle. Con la lingua seguiva la traccia lungo il collo di Emma che le labbra le lasciavano con i loro dolci baci.

– Mi sei mancata Love … tanto … il tuo profumo … il sapore della tua pelle … non smetterei …di assaporarti … tutta …

Tra una parola e l’altra la tempestava di quei baci succhianti, lungo il collo e lo scollo della camicia da notte.
Emma riuscì a posare la lampada su una giara, posta nella cantina e tentò di voltarsi verso di lui. Riuscì a compiere solo un quarto di giro, poiché lui la tenne per le spalle e la vita, reclinandola e baciandola con impeto sulle labbra. Fu un bacio di grande sensualità plastica. Le aveva schiuso le labbra, inserendovi la lingua, impaziente di danzare con la sua e lei rispose immediatamente. Killian sentiva il corpo di Emma fremere tra le sue braccia. Era così morbida sotto lo strato di lino della camicia da notte! Continuò a tenerla con il braccio sinistro. Lei intanto gli aveva portato le braccia al collo e gli carezzava la guancia coperta in parte dalla soffice barba. La mano destra di Killian risalì lungo il petto di Emma e velocemente le sciolse il laccio dello scollo. Tirò l’arricciatura, che si aprì completamente, mostrando il suo seno prorompente. Posò la mano tra i seni di lei, all’altezza del cuore. Lo sentì battere al ritmo del suo. Continuarono a baciarsi con  crescente passione e desiderio. La mano calda di Killian si spostò sul seno sinistro di Emma, riempiendosi con esso. Lo strinse delicatamente, poi, con le dita, tracciò leggeri cerchi intorno all’aureola della piccola gemma, che prese la turgida consistenza che lui amava. Dalla bocca di Emma, passò con le labbra a quel dolce bocciolo, carezzandolo ora con la punta della lingua e succhiandolo piano, provocandone un maggior indurimento.  Emma si strinse di più a lui, tirandosi in piedi. Killian distolse le labbra dal suo seno. Portò le mani lungo i suoi fianchi, per accostarla al suo inguine pulsante. Si rese conto che non indossava altro se non la camicia da notte.

– Love, tu sai come rendermi facile il duro lavoro di toglierti gli abiti!

Carezzandole i fianchi, le tirò su l’indumento di lino, fino a sentire direttamente il contatto con la sua pelle calda. Seguì la forma arrotondata dei suoi glutei, stringendola ancor di più verso di sé. Emma non resisteva più, anche lei voleva sentire più vicino la pelle di Killian. Insinuò le mani tra i loro toraci e aprì i pochi bottoni chiusi della sua camicia nera. Ora erano pelle contro pelle e si strofinarono deliziandosi del loro reciproco calore.

 – Hai intenzione di restare in questa scomoda cantina mio pirata?

Lui le chiuse le labbra tra le sue, le accarezzò ancora i glutei nudi.

– Mmm … Emma … Emma … no, non voglio restare qui, ma non ho resistito. Ho esplorato la villa e so dove portarti … amore vieni con me!

La prese per mano, lei con quella libera si tenne lo scialle e lo scollo della camicia da notte, seguendolo per la scala di legno che portava al primo piano. Dalla porta iniziava un corridoio, Killian posò la lampada che teneva con la mano guantata. L’ambiente era più luminoso e meno umido. Si voltò verso di lei e si guardarono negli occhi. Era sempre la stessa magia quando si guardavano così. Si lanciarono di getto l’uno sulle labbra dell’altra e Killian tenne Emma di nuovo tra le braccia, poggiandola contro il muro. Fu anche quella una sorta di danza. Lei rovesciò i ruoli e lo portò con le spalle alla parete, continuando a tenere le labbra incollate. Nuovamente fu lui ad invertire la posizione e, questa volta, velocemente, sollevandole la stoffa della camicia da notte, insinuò carezzevolmente le sue dita tra le gambe di Emma. Lei ebbe un nuovo fremito, che la scosse dal profondo del suo essere, mentre sentiva che quelle dita risalivano verso il suo centro, con la chiara intenzione di darle piacere. Lo stava desiderando follemente e voleva dargli lo stesso piacere.

 – Non qui Killian … possiamo avere di meglio!
 – Lo so Swan … so cosa vuoi e so dove …

Emma rise, mentre lui la prendeva in braccio e la portava verso la stanza con il letto a baldacchino. Era lì che Killian si era tolto il pastrano e la spada e già aveva scostato le coperte del letto. Delle candele erano già accese, le aveva accese lui mentre l’attendeva. Ora l’avrebbe avuta tra quelle lenzuola, come aveva immaginato quando aveva trovato la stanza.

La depose sul letto e si sporse verso di lei. Emma vide quanto brillavano gli occhi di Killian alla luce delle candele. Amava quegli occhi meravigliosi e amava come lui la guardava. La faceva sentire unica e bella. Era, in realtà, ciò che lui pensava veramente di lei. Le si avvicinò al viso, fino ad annullare la distanza tra le loro labbra. Si divoravano in quel bacio ed Emma non riusciva a tenere le mani ferme. Gli tolse la camicia accarezzandogli le spalle e aprì i bottoni dei suoi pantaloni. Erano entrambi molto eccitati. Guardandola negli occhi, lui, velocemente, si tolse gli indumenti che lo stavano impedendo. La camicia da notte di Emma le lasciava scoperte spalle e seno. Killian le tirò su per le gambe il resto della stoffa di lino. Lei si aprì a lui e Killian rimase in ginocchio tra le sue gambe. La visione di Emma, che lo guardava maliziosamente e lo desiderava languida, tanto quanto lui desiderava lei, gli sembrò l’immagine più bella che avesse mai visto in vita sua. Dimenticò la gelosia provata in quei due giorni di distanza. Lei era lì con lui ora! Nessuno poteva portargliela via! Non lo avrebbe permesso! La passione prese il sopravvento. Voleva dimostrarle la forza del suo sentimento, voleva darle il massimo del piacere. Voleva sentirla gemere al suo tocco e gridare il suo nome. Sapeva come fare. Solo con lei lo aveva fatto in vita sua. Mai a nessun’altra avrebbe riservato quel tipo di baci ed Emma non li avrebbe permessi a nessun altro se non a lui. Solo chi si amava veramente e aveva una profonda intimità, desiderava baciare così ed essere ricambiato nello stesso modo. Si chinò tra le sue gambe e la venerò con quel dolcissimo contatto delle sue labbra e della sua lingua. Emma emise un sospiro e un gemito. I movimenti caldi delle labbra di Killian e il tocco sensuale della sua lingua la stavano facendo impazzire. Si staccò da lui sorprendendolo. Lo voleva con tutta sé stessa, lo rovesciò sul letto, e scivolò su di lui, prendendolo in profondità. Fu lui a gemere di piacere questa volta.

– Emma … Emma … sei sempre un uragano …

 Chiusero gli occhi e si concentrarono sul loro piacere, trovando il ritmo che presto li portò sulla vetta più alta dell’Olimpo.
La quiete, dopo quella tempesta ormonale, li trovò abbracciati e sereni. Killian, semisdraiato,  poggiava il torace sul cuscino, posizionato dritto verso la testata del letto a baldacchino. Il braccio sinistro era piegato dietro la testa e con l’altro teneva Emma sul suo petto, carezzandole lentamente la schiena nuda.

– Parlami di Neal …
 - Coosa?!
 – Voglio sapere come si è comportato con te dopo che sono andato via …
- Oh! Killian … non voglio parlare di lui ora! Voglio pensare solo a te … a noi …
 - Emma, stavo per estrarre la spada quando ti ha baciata in quel modo! Mi sono trattenuto solo per Henry. Gli vuole molto bene …
 - Si è vero!
– Allora?
– Allora cosa Killian? Mi dispiace di cosa è successo … non me lo aspettavo assolutamente! Lo sai che non mi metteva una mano addosso da quella notte … non glielo ho permesso. Due giorni fa ha approfittato dell’occasione …
 – Non mi fido di lui Emma! Lo trovo viscido … anche il modo in cui mi ha salutato era falso! Gli ho stretto la mano per non tradire quello che c’è tra noi, ma ti giuro che lo avrei preso a pugni!
 – Non vale la pena sporcarsi le mani con lui amore mio!

si era sollevata e con le braccia poggiate sul letto, ai fianchi di Killian, lo guardava negli occhi cercando di rassicurarlo.  Lui navigo con lo sguardo su di lei, i capelli lunghi e biondi le incorniciavano il viso, ancora arrossato per l’amore, e ricadevano nascondendole il seno nudo, arrivando a sfiorare il suo torace. Sollevò la mano destra per cercare il suo seno tra i capelli. Le portò un boccolo dietro l’orecchio e ammirò le sue forme generose.

– Sei così bella amore! Quale uomo non ti desidererebbe? Lui potrebbe avanzare su di te il suo diritto matrimoniale … gli hai detto già dell’annullamento?
 – Sapeva già in partenza della mia intenzione … ho cercato, fino alla sera prima di partire, di capire se c’era ancora qualcosa di salvabile e non c’era nulla.
 – In che modo?
– Uff … dai smettila non voglio più parlare di lui!
– Emma! In che modo?
 – Che importanza ha ormai?
– Può averne … soprattutto se il modo per capirlo è stato di provare ad essere sua  …

Emma non si capacitava di come facesse Killian a leggerla in quel modo! Possibile che era stata così esplicita?

– Killian … ora mi vergogno a dire tutto ma …  in verità la causa principale sei stato tu
-Io?!

La vide arrossire più di quanto era rosea per aver fatto l’amore con lui.

- Beh si Killian … tu … mi hai detto che mi hai desiderata dal primo momento che sono salita sulla Jolly Roger …
- Si, molto e ogni giorno di più …
- Per me è stato lo stesso … credevo che ti avrei potuto tenere a distanza, proteggermi da quello che provavo se mi convincevo che con Neal c’era qualche speranza. Così prima di partire sono andata nella sua stanza e … e … m-mi sono offerta a lui …

Killian stava diventando livido all’idea di lei tra le braccia di Neal come in quel momento con lui, trovò la forza di mantenere un tono di voce calmo.

 – Cosa è successo?
– Questo è il punto! Non successe proprio nulla, rimase a fissarmi, direi … contento, ma non ebbe nessuna reazione fisica e io andai via arrabbiata con tutti gli uomini di questo mondo, compreso te che riuscivi a destabilizzarmi!
 – Non fu una buona idea Emma … ti avrà pensata in quel modo per tutti questi mesi e ora potrebbe voler ricominciare da quel momento!
– Non accadrà Killian!
– Se prova a metterti un solo dito addosso io …

Emma gli portò il dito indice sulle labbra, accostandosi al suo viso.

– Ssst so combattere Killian! Ho steso te con un pugno … posso fare lo stesso con lui!
 – Stai attenta Tesoro, io ti volevo … ma non contro la tua volontà. Se fossi stato quel tipo di uomo i tuoi pugni non mi avrebbero fermato. Sono più forte di te e anche Neal può esserlo.
 – No Killian non credo … e poi … chi ha detto che sei così più forte di me?
– Mi stai sfidando Swan?

Emma lo guardò mordendosi maliziosamente il lato del labbro inferiore, poi fece finta di scappare.

– No, no, no sei mia adesso … non ti lascio scappare!

Se la tirò sul petto e poi la rovesciò sulla schiena. Risero, si guardarono ancora negli occhi, si cercarono ancora e si ritrovarono nuovamente avvinti e uniti. Presto sarebbe arrivata l’aurora, era sempre poco il tempo per essere felici, dovevano cogliere anche quell’ultimo attimo …
***
Qualcuno non aveva più sonno nella rocca e aprì le tende della sua finestra. Quella finestra dava sul giardino. Da dietro il vetro, nel primo chiarore dell’aurora, percepì un movimento tra le foglie del biancospino. Emma si palesò dietro l’arbusto, vestita con la camicia da notte e uno scialle nero. Sgattaiolò velocemente  avviandosi verso le scale per tornare nella sua stanza.
 
– Ma … cosa?! Mmm … Guarda guarda! Stai giocando con il fuoco Emma e con il fuoco prima o poi ci si scotta … Credo che mi dovrai dare qualche spiegazione … soprattutto se il fuoco con cui giochi si chiama Killian Jones …
 
 


Angolo dell’autrice
Buona domenica a tutti. So che chi aspettava per domenica scorsa questo seguito è rimasto deluso, spero che l’attesa sia valsa la pena. Il capitolo è stato lungo e ho avuto poco tempo per divertimi a scriverlo. Inoltre volevo farvi sentire le sensazioni e le emozioni di Gelosia e Passione dei protagonisti e ho cercato di fare del mio meglio. Spero di esserci riuscita. Grazie a chi segue e a chi vorrà dirmi il suo parere e lasciare un commento. Non posso promettere nulla per domenica prossima, ma se vi trovate da queste parti ….
Chi sarà il misterioso osservatore?
Buona settimana a tutti da Lara

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Capitolo 33
*** A time for us ***


XXXIII Capitolo

A Time for us …
A time for us, some day there’ ll be
When chains are torn by courage born of a love that’s free
A time when dreams so long denied can flourish
As we unveil the love we now must hide
A time for us, some day there’ ll be a new world
A world of shining hope for you and me
 
(Dal tema di “Giulietta e Romeo”, regia di Franco Zeffirelli)
 
 
 
Verso l’ Isola Verde … tanto tempo fa …

La nave fendeva le onde, sempre più distante dalla terra ferma. Puntava verso la Grande Isola Verde.
Gli occhi azzurri di Cillian Flinth guardavano indietro. Guardavano verso cosa aveva lasciato. Il suo “Cigno Bianco” era là, protetta dalle braccia di un altro. Si erano salutati in un addio che nel loro cuore non lo sarebbe mai stato. Le aveva detto di guardare verso il mare, perché un giorno lui sarebbe tornato a cercarla, fosse stato anche in un’altra vita, se non in quella, ma lui l’avrebbe ritrovata sempre!

Milhena lo osservava e si chiedeva perché il suo sposo continuasse a guardare al passato invece che al futuro. Sapeva bene la risposta. Il suo passato era ancora nel suo cuore e finché vi dimorava, lui non sarebbe riuscito a guardare oltre. Milhena sapeva di essere il suo presente ed il suo futuro. Si avvicinò piano a lui e avvolse le mani al suo braccio, appoggiandosi con il capo. Cillian si chinò verso di lei e le depose un bacio sulla fronte. Sentiva che Milhena l’amava con tutta se stessa, ma pur volendole un gran bene e stimandola moltissimo, non riusciva a ricambiare il suo sentimento.

- A cosa pensi Cillian?
– Pensavo che mi piacerebbe avere una mia nave e governarla di persona …  Credo che un giorno sarò Capitano di una nave e solcherò nuovamente questo mare per tornare indietro …

“Per tornare da lei Cillian?”

Milhena, da donna innamorata, sapeva leggere nel suo cuore e aveva capito il suo desiderio e la sua motivazione.

“Riuscirò mai ad essere io l’inquilina del tuo cuore amore mio?”

Erano ambedue giovani e belli, tra loro non mancava il desiderio fisico e la loro vita intima era molto attiva. Milhena cercava molto spesso il suo Cillian, di solito era lei a prendere l’iniziativa e lo faceva proprio per distoglierlo dal pensiero di Gwyneth. Lui sapeva essere un amante generoso e delicato.
 Presto sarebbero arrivati all’Isola Verde, mancavano pochi altri giorni. Erano diverse settimane che viaggiavano e Milhena si era accorta che le sue regole stavano tardando troppo, rispetto alla data prevista. Sapeva cosa significasse, ma ancora non aveva detto nulla al suo adorato marito. Voleva aspettare il momento giusto e la certezza. Ne sarebbe stato felice? Lei lo sarebbe stata di certo. Il frutto dell’amore che aveva per lui, era ciò che di più prezioso Cillian le avrebbe mai potuto regalare.
Cillian si staccò da lei e si diresse verso il timone per parlare con il Capitano.

 – Capitano Silver, mi farebbe l’onore di insegnarmi come governare la nave?

L’uomo, con la sua rude faccia da lupo di mare, si voltò verso di lui. Lo guardò dalla testa ai piedi e scoppiò in una risata.

– Mi sembrate un tipo troppo raffinato ed elegante per questo mestiere, Primo Cavaliere!
 – Ho braccia forti e buon equilibrio, inoltre non soffro di mal di mare, che altra caratteristica dovrei avere, oltre ad una ferrea volontà di imparare?
 – Beh direi che queste sono qualità che possono bastare! Venite al timone e iniziamo la prima lezione Cavaliere!

Fu così che Milhena vide nascere un altro grande amore per Cillian. Un amore che avrebbe affiancato quello per Gwyneth nel tempo: una nave da guidare e il mare da navigare.
 
-Terraaa! Terraaa!

Cillian era sotto coperta con sua moglie, quando sentì quel grido. Si precipitò sul ponte di prua. La brezza gli scompigliava i bruni capelli ribelli. Respirò profondamente quell’aria che proveniva dalla terra. Una striscia verde smeraldo si parò davanti ai suoi occhi. Era un colore che lo fece sussultare.

“Questa sarà la mia terra d’elezione da ora in poi! Non mi sentirò mai solo in questa terra, perché, dovunque mi volterò, vedrò il verde dei tuoi occhi Gwyneth!”

 – Ben venuto nell’Isola Verde Cavaliere, il vostro viaggio si sta concludendo!

Il Capitano Silver gli si era avvicinato.

– Io, caro Capitano, credo che il mio viaggio sia appena iniziato … Ma di grazia, ditemi, sapete con che nome gli abitanti chiamano la loro isola?
 – Certo Cavaliere! Sono anni che commercio con loro. Gli abitanti la chiamano Terra di Eire, in onore della dea dagli occhi verdi che venerano, la Dea Madre.
- Eireland …

Cillian pronunciò a bassa voce quel nome e pronunciandolo gli sembrò che si stampasse nel suo cuore a fuoco.

“Come la mia dea dagli occhi verdi! Sarai per sempre la mia casa Gwyneth e arriverà il tempo per noi di essere insieme, mai più il nostro amore dovrà essere celato e potrà diventare vero agli occhi di tutti”
***

Tutti i giorni che gli dei mandavano, Gwyneth saliva sulla terrazza del mastio romano. Aveva preso quell’abitudine dalla partenza di Cillian. Da quell’alto terrazzo la visuale era molto ampia e si poteva vedere all’orizzonte la linea bluastra del mare. Lui le aveva chiesto di aspettarlo e di guardare verso la grande distesa azzurra, poiché un giorno sarebbe tornato da lei solcando quelle acque. Gwyneth conosceva nel profondo dell’animo Cillian, sapeva che avrebbe mantenuto quella promessa, a costo della vita. Era partito da più di un mese ormai, portando con sé la sua giovane sposa e una ventina di soldati, alcuni di essi con le mogli. Non sarebbe tornato così presto, poteva essere inutile andare tutti i giorni a guardare l’orizzonte, ma la Regina lo faceva comunque, poiché guardare quell’azzurro, così simile agli occhi di Cillian, le faceva sentire di meno la sua mancanza. Durante il giorno eseguiva i suoi compiti di Sovrana, riceveva le genti dei Tre Popoli con suo marito, Re Artorius ed era un’ottima consigliera per lui. La popolarità del Re cresceva ogni giorno di più, grazie anche all’amore che la gente aveva per Gwyneth. Era una Regina molto presente tra la gente e non mancava mai di far visita a chi stava più in difficoltà, sia per motivi economici che di salute, dando il suo aiuto ed il suo conforto. Insieme al Druido Merlin, aveva aiutato moltissime persone, dei tre popoli, a guarire dai loro malanni. Nonostante che, col passare delle settimane, la sua gravidanza diventasse più evidente, lei era instancabile e spesso faceva disperare la povera Lady Elenoire, che aveva cura di lei come se fosse stata sua figlia. Ancora si permetteva di fare lunghe cavalcate con la sua puledra bianca, certo senza esagerare, al massimo andava al trotto e la puledra era così docile, che si faceva condurre dalla sua mano come se sapesse della condizione della sua padrona.

Una delle mete della Regina, durante le sue passeggiate, era la casa di pietra dell’anziana madre di Cillian. Donna Eva l’attendeva sempre, non sapeva perché la Regina le dedicasse tante attenzioni, pensava di non esserne neppure degna, ma le faceva molto piacere la sua compagnia, faceva sempre in modo di farle trovare i suoi biscotti al latte; le aveva insegnato la ricetta e qualche volta li avevano impastati insieme, dandogli la forma di animali, in futuro, da madre, le sarebbe stato utile. Spesso si ritrovavano a parlare della gravidanza di Gwyneth e di bambini. Eva aveva sempre qualche aneddoto da raccontare sui suoi figli, specialmente su quello che le mancava tanto, Cillian. Alcune volte proprio la Regina le chiedeva di raccontarle di lui, di cosa facesse da piccolo, di come fosse, cosa dicesse e pensasse. Eva era felice di parlare di suo figlio, era come tenerlo lì con lei, malgrado l’enorme distanza che in realtà la separava da lui. Spesso, si accorgeva che, quando parlava del suo figliolo, la Regina si commuoveva  e le si inumidivano gli occhi. In quei momenti la Sovrana distoglieva lo sguardo, guardandosi le mani e cercando di cambiare discorso. Prima di andare via e montare sulla sua puledra, si soffermava sempre a lasciare una carezza e a dare una carota allo stallone nero del  Primo Cavaliere. Eva l’aveva vista innumerevoli volte carezzare il muso del fiero ed elegante animale, dirgli qualcosa sottovoce e lasciargli un bacio sul lungo muso prima di andar via. Non aveva voluto seguire suo figlio sull’Isola Verde, aveva preferito restare nel luogo dove era sempre vissuta e dove aveva profondamente amato, ricambiata, il proprio sposo. Cillian le aveva detto che Artorius avrebbe fatto in modo di vegliare su di lei ed effettivamente la Regina era sempre presente. Mentre guardava Gwyneth allontanarsi a cavallo, Eva diceva a se stessa che Artorius era stato veramente fortunato a sposare una donna come Gwyneth, rara, in bellezza e in virtù. In cuor suo, l’anziana sperava che Cillian avesse avuto la stessa fortuna con sua moglie Milhena. Non seppe mai che Cillian e Gwyneth si erano amati e si amavano ancora …
 
Storybrook  anno domini MDCCXXVI
 
Emma aveva riposto la lampada e l’acciarino dietro una pietra, in prossimità del passaggio segreto nascosto dall’arbusto di biancospino. Stringendosi il lungo scialle nero sul petto, si affrettò a risalire le scale della torre, per tornare nei suoi appartamenti. Appena albeggiava e non doveva destare sospetti. Tutti dormivano ancora, nessuno si sarebbe accorto della sua uscita notturna. Il suo pensiero dominante era Killian. Quel pensiero le era così caro e dolce che nonostante l’aria pungente del mattino settembrino, sentì il calore del sentimento per lui invaderle il petto e irradiarsi nelle membra. Il ricordo di quelle poche ore di passione, appena vissute con lui, le fecero sentire fortemente il desiderio di rivederlo quanto prima. Si erano ripromessi che anche la notte seguente si sarebbero incontrati nella villa di Lady Barbra ed Emma non vedeva l’ora che la giornata passasse in fretta. Erano stati distanti per due giorni e non avevano resistito. Ciò che provavano l’uno per l’altra era un fuoco, che divampava come un incendio quanto più erano lontani. Ambedue sapevano che era amore profondo, se non fosse stato così, la distanza avrebbe affievolito quel fuoco fino a spegnerlo. Era diventato inconcepibile, per loro, non avere la possibilità di trascorrere le notti insieme. I loro corpi e le loro anime si chiamavano, si sentivano, si appartenevano. L’uno non poteva più vivere senza l’altra.

Mentre risaliva le scale, Emma ripensava alle loro carezze notturne, ai loro baci, alle parole d’amore che si erano scambiati. Sentiva ancora l’odore di Killian sulla sua pelle e il suo sapore sulle labbra. La notte era stata molto breve, il tempo sembrava fuggire in fretta quando stavano insieme e più si erano amati e appartenuti, con ardore e desiderio reciproco e più sembrava passato velocemente il loro momento. Si erano donati completamente l’uno all’altra, senza limiti, senza pudori, con il semplice desiderio di amarsi e dare felicità all’altro, generosamente, altruisticamente. Dopo l’ennesimo amplesso si erano abbandonati nelle reciproche braccia sfiniti, appagati, felici, con la percezione di essere unici al mondo. Si erano addormentati in quel modo ed Emma era stata la prima a svegliarsi, con la consapevolezza di dover fuggir via prima dell’alba. Al suo risveglio aveva contemplato l’uomo al suo fianco, che giaceva coperto dal lenzuolo fino ai fianchi. Non aveva resistito ad accarezzare il suo addome atletico, risalendo verso il petto, la spalla, il collo ed infine la sua guancia, con la soffice barba bruna sfumata di rosso. Aveva sfiorato con le dita le sue labbra sensuali e, irrimediabilmente attratta da esse, si era avvicinata con le sue, deponendovi un tenero bacio. Lui dormiva profondamente, talmente spossato dall’amore che non si era accorto di nulla. Aveva ammirato il profilo perfetto del suo viso. Ne conosceva talmente bene ogni particolare che avrebbe potuto farne un ritratto senza guardarlo, se mai fosse stata brava come lui nel disegnare. Aveva tante cose da dirgli, ma le disse in pensiero … non ne era ancora il momento.

“Amore mio, sto per andar via e mi dispiace svegliarti, non lo farò. Sei così dolce e bello nella quiete del tuo sonno. Ancora dovremo aspettare per avere il nostro momento. Mi hai chiesto di Neal e sono riuscita a sviare il discorso, non potevo … non potevo parlarti di lui, avresti reagito con la tua solita gelosia e non voglio che tu corra pericoli inutili. Lo so che per proteggermi saresti capace di dare la tua vita, ma io farei lo stesso per te. Il nostro amore dovrà restare ancora celato, ma presto potremo spezzare le catene che ancora ci negano la libertà di amarci. Quando il velo della verità sarà finalmente squarciato, nulla più ci impedirà di appartenerci come già le nostre anime si appartengono. Avrò la firma di Neal, te lo prometto mio amore e potrò restituirti il meraviglioso regalo che mi hai donato, quella parte di te che sta maturando e crescendo nel mio ventre. Ti amo così tanto e tu mi rendi così felice che mi sembra impossibile avere avuto la gioia di trovarci. Ora devo andare mio “principe pirata”, ma non prima di averti dato un ultimo bacio. Riposa ancora e sognami. Conterò i minuti del giorno affinché la notte arrivi prima. Ci ritroveremo qui …”
 

Improvvisamente Killian aveva sentito il freddo dell’assenza di Emma e si era svegliato. Sapeva che lei doveva andar via prima dell’alba e rimase rammaricato di non essersi svegliato con lei tra le braccia, non lo aveva svegliato per lasciarlo ancora riposare, ne era sicuro. Il cuscino sapeva ancora del suo profumo di fiori di campo. Lo abbracciò, come se quella parte di lei potesse riportargli l’intero che ne aveva lasciato la traccia. Inspirò il suo profumo, ma servì solo per sentire di più la sua nostalgia.
 “Ti amo Emma, ci sarà un tempo per noi vedrai! Domani mattina non ti lascerò fuggire da me così facilmente, non ho abbastanza autonomia di baci, non sono mai abbastanza, sono perennemente affamato di te e tu … lo so bene … lo sei di me …”
Fu velocissimo ad alzarsi, rivestirsi e ripartire. I giorni seguenti si sarebbero trasferiti con la Stella del Mattino nella Baia di Lady Barbra per la manutenzione. Doveva tornare alla nave, presto i suoi uomini avrebbero attraccato al molo e calato la passerella, aveva lasciato al comando Jefferson ed Eddy gli faceva da secondo. Aveva necessità di parlare proprio con loro due, aveva un argomento molto importante da confidare e non sapeva come l’avrebbe preso Eddy.

Lasciò il cavallo nella stalla di Angus, quando gli aveva concesso il suo affitto gli aveva detto di fare come se fosse a casa propria, quindi il Capitano non dovette curarsi di avvisarlo del suo ritorno. Si voltò verso le finestre della locanda e vide che le ante interne ai vetri erano tutte chiuse, Angus e la sua famiglia ancora dormivano. Meglio così! Si sentiva più libero a non essere osservato. Dalla taverna all’attracco non era molta la distanza e, avviandosi, vide la sua nave che si stava accostando, in manovra, al molo. Nel suo solito abbigliamento in pelle, con la spada al fianco sinistro, aspettò in piedi, con portamento eretto ed elegante, che Eddy posizionasse la passerella. La percorse velocemente, con agilità e sicurezza di sé. Eddy era ancora vicino al passaggio e gli lanciò un sorriso smagliante, ricambiato da un Capitan Jones felice e rilassato. Dopo due giorni, in cui aveva fatto passare l’inferno a tutti su quella nave, era un bel cambiamento! Jefferson gli andò incontro e notando il cambiamento di umore non gli risparmiò la sua battuta.
 
– Buon giorno Killy, vedo che la medicina ti ha fatto effetto!
– La medicina?
 – Si direbbe proprio che hai preso una bella dose di “Emma”!

A Killian non piaceva affatto parlare della sua vita intima, non lo faceva mai, neppure quando si era trattato di avventure sessuali di una notte. Riguardo ad Emma poi, l’argomento era completamente di sua esclusiva proprietà! Si portò la mano verso la guancia e l’orecchio. Eddy notò il suo imbarazzo e gli venne spontaneo un sorriso.

 – Jeff … perché non cerchi di iniziare la giornata con una doppia razione di affari tuoi?
 – Be sai Killian! So benissimo cosa si prova nel sentire la mancanza della donna amata …
- Hai ragione fratello … scusami! Ti prometto che presto torneremo a Neverland e riabbraccerai tua moglie e tua figlia.

Fu spontaneo per Killian dare una pacca affettuosa sulla spalla di Jefferson e fu spontaneo per il suo più vecchio amico, rispondergli con un sorriso triste. Killian si rese conto ancora di più che Jeff, questa volta, più delle altre, aveva un forte bisogno di tornare dalla sua famigliola. Immaginò la ripartenza per Neverland, Emma e Henry che partivano con loro. Era un pensiero molto felice per lui e sperò che si potesse avverare quanto prima.

 – Jefferson, Eduard … ho bisogno di parlarvi … raggiungetemi nel mio ufficio …

I due si guardarono in viso sorpresi, doveva trattarsi di un argomento molto serio, non aveva usato i loro diminutivi. Senza farselo ripetere lo seguirono.
 
 – Eduard … in particolare per te … mi dispiace … ma dovrò riaprire vecchie ferite …

Il giovane annuì, aveva capito al volo a cosa il suo amato Capitano si stava riferendo.

– Riguardo a te Jefferson … sarai meravigliato che non te ne ho parlato prima …

Jeff aggrottò i sopraccigli, non aveva capito dove voleva andare a parare Killian.

 – Sai Eddy, circa cinque anni fa, quando venni da te e tua madre … so che mi odiasti per la mia bugia iniziale su Milha … non potevo dire a tua madre morente che la figlia era stata uccisa e inventai la pietosa bugia che l’avevo già sposata e che vi  avrei portato da lei … Ho odiato me stesso nel doverti dire dopo la verità … Milha … non c’era più, un malvagio me l’aveva rapita e uccisa ... Sapevo chi era quel mostro, l’aveva assassinata davanti ai miei occhi e dopo mi aveva tagliato la mano … Da che mi ripresi e questo lo sapete, ho cercato la mia vendetta, inseguendo quell’uomo e il suo complice dalla Scozia all’America … Mi dispiace ma allora non ho potuto rivelare tutto … ho mantenuto segreto cosa mi disse Milha spirando tra le mie braccia … Quando la trovammo, tu Jeff eri con me, era in uno stato pietoso … aveva subito violenze di ogni tipo, era febbricitante e aveva una grave infezione che forse le sarebbe stata fatale. Quando ci dividemmo per sviare gli inseguitori, io e lei ci rifugiammo nel capanno in cui mi trovaste dopo, ferito e mezzo dissanguato. Lì scoprii che in quell’anno che l’avevano rapita e seviziata, il “Macellaio”, che me l’aveva portata via, l’aveva resa madre … Le ultime parole di Milha furono per il suo bambino … mi chiese di ritrovarlo …

- Io … io … ho un nipotino?!

Eddy era sorpreso e contemporaneamente commosso. Anche sul bel volto, ora barbuto, di Jeff si dipinse la sorpresa.

– Si Eduard … sei zio di un bambino di circa sei anni. In tutto questo tempo ho inseguito quel “Coccodrillo” non solo per ucciderlo e vendicare tua sorella, ma anche per trovare il bambino e tenerlo con noi. Tu Eddy non sai che quell’assassino è suocero della mia Emma. Il suo nome è Rumbel Mc Cassidy, duca di Aran ed ex Reggente di Storybrook, padre dell’attuale Reggente: Neal. Quando abbiamo accompagnato Emma in missione nel Maine, ha ottenuto il rilascio dell’annullamento del suo matrimonio con il Duca Neal Mc Cassidy, per questo si è sentita di accettare la mia proposta di nozze. Anche se non sono state svolte con rito Cattolico, è stato un modo per farci delle promesse di fronte a Dio. Appena Emma avrà la firma di Neal, ripartiremo per il Maine, legalizzeremo la nostra unione e celebreremo il rito cattolico, com’è nei nostri desideri.
 – Sei sicuro che quell’uomo firmerà il documento di Emma? Da come si è comportato tre giorni fa … non saprei …

Eddy aveva assistito allo slancio passionale di Neal verso Emma ed effettivamente dei dubbi sarebbero venuti a chiunque.

– Confesso che non sono tranquillo riguardo a quell’uomo, è un viscido, non è sincero, ha già fatto del male in passato ad Emma e sono piuttosto preoccupato per lei …
 - Killy, Emma è una guerriera, sa combattere benissimo, negli ultimi tempi l’hai allenata tu stesso, sai che è forte …
– Si Jeff … è una donna forte … ma è troppo buona per pensare alla malvagità che si può celare in quell’uomo.

Rimasero tutti e tre per un attimo a pensare alla situazione di Emma e Neal, anche Eddy e Jeff condividevano quel pensiero sulla Principessa.

 – Comunque, per tornare all’argomento di partenza. Quando siamo arrivati la prima volta a Storybrook, pensavo che vi avrei trovato Rumbl, le informazioni raccolte nei bassifondi di Aran mi avevano portato qui. Andai alla taverna per carpire informazioni all’oste e il buon Angus non si fece pregare a raccontare ad uno straniero della situazione della penisola. Seppi che Mc Cassidy era stato qui con Barba Nera, circa cinque anni fa. La Principessa lo aveva fatto arrestare per tutte le nefandezze di cui era accusato in Scozia, ma era riuscito a fuggire di prigione con il suo complice e aveva ripreso il largo. Volevo ripartire al suo inseguimento appena rifornita la nave, ma il destino portò da me Lady Barbra. Emma stessa mi ha raccontato di Rumbl. Ispezionando la nave di Barba Nera con Neal, trovò due prigionieri, un adulto ed un neonato. Il piccolo pare fosse figlio di Rumbl. Emma non sa chi sia la madre, ma sospettiamo si tratti di Milha.
 – Dov’è quel bambino ora Killy?
– La coincidenza fortunata Jeff … è che Emma ha tenuto con sé il piccolo e lo ha allevato come se fosse veramente suo figlio!
– Ma … ma allora … il bambino che abbiamo visto l’altro ieri, Henry … è … è mio nipote?!
– Sia io che Emma crediamo di si Eddy. Ho cercato sul suo viso la somiglianza con te e tua sorella, ma pur sembrandomi familiare, non ho trovato particolare somiglianza con voi due. Dovrò parlare con l’altro prigioniero del “Coccodrillo”, Emma mi ha detto che è a Storybrook e che cercherà di convincerlo a parlare con me. Potrò capire se è veramente il bambino partorito da Milha.
– E se non lo fosse Killy?

Killian guardò verso il viso speranzoso di Eddy e poi abbassò gli occhi, direzionandoli a terra rattristato.

– Se non è lui, dovremo temere il peggio per quell’innocente, difficilmente sarebbe vivo …
 
***
Tornata nella sua stanza Emma aveva atteso nel suo letto che la luce del giorno fosse completa. Non si era riaddormentata, non aveva potuto, troppo pressante era nella sua mente il pensiero di Killian e di Henry. Si era creato tra i due uomini della sua vita un feeling immediato. Qualcosa li univa. Emma sentiva tra loro due un legame simile a quello che si era creato subito tra lei e Killian e tra lei e il piccolo Henry, quando lo aveva visto per la prima volta in quella sporca culletta sulla nave di Barba Nera. Era un bene che Henry fosse così affiatato con Killian, avrebbe sentito meno la mancanza di Neal, quando sarebbero partiti da Storybrook con il suo bel Capitano Jones. Si alzò definitivamente dal letto e si accostò alla toeletta. Lo specchio le rinviò la sua immagine scompigliata, aveva proprio l’aria di una donna che era stata travolta dalla passione, se ne rendeva conto e sapeva che era stato proprio così. Prese la spazzola e spicciò i capelli. Riacquistarono la loro morbidezza e le loro onde bionde. Fece una treccia e con le forcine la tenne su. Era un’acconciatura semplice che poteva diventare elegante con un abito da sera. Sorrise alla sua immagine e tolse la camicia da notte per lavarsi. Vide dallo specchio vari punti arrossati sul suo seno, sul ventre, fino a scendere più in basso … Pensò di avere una sorta di mappa del passaggio di Killian. Aveva navigato su tutto il suo corpo, baciando la sua pelle centimetro per centimetro e si era soffermato dove lei era più sensibile. Le sue guance arrossirono al ricordo e soprattutto alla consapevolezza che le era piaciuto moltissimo. Sentì l’eccitazione riaffiorare prepotente ed ebbe il bisogno di sfiorarsi dove lui  le aveva dato più piacere …

“No! Basta pensare a lui adesso, non sarebbe neppure la stessa cosa, non sarebbe lo stesso piacere dato dalle sue labbra e dal leggero sfiorare delle sue dita, aspetterò questa sera, ora devo pensare ad Henry”

Versò l’acqua della brocca nella bacinella e immerse le mani per lavarsi il viso. Nel pomeriggio avrebbe fatto un bagno nella sua vasca smaltata. Ricordò la tinozza sulla nave di Killian, la possibilità di fare il bagno solo una volta alla settimana per non sprecare le riserve di acqua e poi i ricordi spaziarono verso Neverland, il laghetto della casa di Killian, i bagni fatti insieme in quell’acqua fresca e limpida, la spiaggia candida, l’immersione nella piccola baia di uno splendido verde smeraldo e l’amore tra le onde che li lambivano mentre si appartenevano. Non aveva un ricordo triste del viaggio fatto con Killian, non aveva ricordi tristi se riguardavano lui. Poi un ricordo le rabbuiò lo sguardo, un ricordo che non riguardava Killian.

Quando era tornata a Storybrook, una delle prime cose che aveva voluto fare, dopo aver passato la giornata con Henry e le persone per lei più care, era stato un bagno caldo nella sua vasca. Prima di cena aveva chiesto alla sua cameriera Edith di prepararle l’acqua con i Sali profumati. Aveva un grande bisogno di rilassarsi e stare in acqua, come piaceva a lei, per una buona ora, godendo di quel tepore e quei profumi, con la testa poggiata alla sponda della vasca e gli occhi chiusi, pensando ovviamente al suo pensiero più dolce. Edith era tornata dopo un’ora portandole un asciugamano da bagno bianco, molto ampio. Emma l’aveva sentita entrare e armeggiare con il catino dietro di lei, mentre ancora era in acqua.

 – Edith passami l’asciugamano grazie!

Non si era voltata e si era alzata in piedi, l’acqua le scorreva in rigagnoli sul corpo. L’asciugamano era stato aperto dietro di lei e voltandosi per un quarto di giro aveva visto l’ampio telo bianco aperto per accoglierla. Edith lo teneva più in alto della sua testa e ne veniva totalmente nascosta. Le depose il telo sulle spalle e la massaggiò delicatamente sulla schiena in modo molto piacevole

– Edith cara, da quanto non facevo un bagno così rilassante! Grazie per questo massaggio, ma adesso vai pure, finisco di asciugarmi da sola.

 Le mani di Edith si fermarono sulla sua schiena, all’altezza dei reni. Sembrarono esitare un attimo, poi passarono ad avvolgerla e si insinuarono sotto il telo per impossessarsi del suo seno.

 – Ma cosa …

Sgomenta, Emma aveva realizzato, troppo tardi, che le mani che l’avevano massaggiata ed asciugata fino a quel momento, non potevano appartenere a Edith. Lanciò un urlo cercando di svincolarsi.

– Nooo! Lasciami immediatamente Neal!

Suo marito la tenne più stretta a sé e, mentre con il braccio sinistro la teneva schiacciata contro il proprio torace, con la mano destra era scivolato verso il suo Monte di Venere, insinuando lascivamente le sue dita tra le pieghe della sua calda e umida intimità. Non poteva permettergli di prenderla in quel modo. Tornarono i terribili ricordi della violenza subita da lui. Rimase, per un attimo, quasi impietrita dal terrore e poi vide gli occhi di Killian, sentì le sue dolci parole quando l’aveva accarezzata la prima volta e quando l’aveva fatta sua completamente. Killian era diverso, Killian le avrebbe chiesto il permesso, Killian l’amava e lei amava lui.  Quel “No” le uscì dalla gola partendo dalle viscere. Con un movimento da lottatrice quale era si staccò da Neal. Quasi cadde nella vasca, per staccarsi da lui e rimase nuda davanti a l’uomo, che lei non considerava più suo maritou da molto tempo.

– Come diavolo ti sei permesso di entrare e di mettermi le mani addosso Neal?!

Gli ruggì contro il suo disappunto e la sua rabbia, pronta a picchiarlo con tutte le sue forze.

– Perdonami amore mio, ma non ho resistito, sapevo che stavi facendo il tuo bagno, ho detto ad Edith che ti avrei portato io il telo e sono entrato, forse dovevo farmi riconoscere subito, pensavo di farti una sorpresa, mi sei mancata Emma … tanto. Non ho fatto altro che pensare a quell’ ultima sera, prima che tu partissi … quando sei venuta da me … così … come sei ora …

Emma intanto stava cercando con gli occhi la sua vestaglia per coprirsi, non voleva esporsi davanti a lui come aveva fatto quella sera. Allora pensava di recuperare qualcosa del suo matrimonio, ma non c’era stato nulla da recuperare ed ora non aveva intenzione di dare nessuna chance a Neal, soprattutto adesso che aveva in mano l’annullamento del matrimonio e Killian nel cuore più di sempre.

– Quella sera mi hai colto alla sprovvista, non immaginavo … ora sono pronto per te Tesoro.

Emma notò il rigonfio all’inguine di Neal e sentì un brivido di ribrezzo, continuavano a riaffiorarle le immagini della sua prima notte di nozze. Questa volta non sarebbe successo.
 
– Ti sto desiderando tanto Emma, ti voglio …

Le si stava avvicinando con gli occhi lucidi di desiderio e iniziò a sbottonarsi i pantaloni. Emma indietreggiava mentre lo guardava con un’ espressione tra il terrore ed il ribrezzo. Era ad un passo dal letto, la vestaglia era lì. In una frazione di secondo si allungò ruotando il dorso per prendere l’indumento ed indossarlo, ma in quella stessa frazione di secondo lui fu su di lei, schiacciandole il seno contro il materasso. Le teneva una mano tra le scapole per tenerla ferma, con l’altra si era liberato il membro e poi era passato a tentare di aprirle le gambe da dietro, con l’intenzione di prenderla in un modo bestiale. Ogni fibra del corpo di Emma gridò nuovamente quel no. Con uno scatto scivolò in avanti, si rannicchiò per prendere la spinta e puntando le mani sul materasso, lo calciò alle ginocchia, facendolo barcollare e cadere a terra. Neal si rialzò velocemente, era più agile di quanto sembrasse e non gli mancava la forza muscolare. Fortunatamente difettava nella tecnica di combattimento. Emma sapeva come fare. In una rotazione della gamba gli assestò un tale calcio al mento, colpendolo con il tallone, che lo fece stramazzare a terra. Si infilò velocemente la vestaglia e sfilò Excalibur dal suo fodero, l’aveva lasciata poggiata sul letto quando si era tolta gli abiti per fare il bagno. Neal non era svenuto, ma giaceva seduto a terrà massaggiandosi  il mento, mentre con l’altra mano si poggiava al suolo per rialzarsi. Emma gli puntò la spada alla gola.

 – Hai cercato nuovamente di farmi violenza! Guarda attentamente questa lama ondulata Neal! Su di essa ti prometto che se non mi starai alla larga e se riproverai a farmi quello che avevi intenzione di fare adesso, questa lama sarà l’ultima cosa che vedrai! Non ho intenzione di continuare ad essere tua moglie, non lo sono più da otto anni, non ho tollerato il tuo comportamento e non ho intenzione di tollerarlo in futuro.  Ho raccontato tutto a mio padre nel Maine e ha stilato l’annullamento del matrimonio, avrei potuto denunciarti, ma non l’ho fatto e questo non significa che io non possa farlo in un prossimo futuro.
 – Emma io non volevo farti del male, pensavo lo volessi anche tu … io ti amo!
- Che cosa?! Ti ho detto di no e tu pensavi fosse un si?! O sei un idiota o mi stai prendendo in giro. Esci di qui Neal e non ti azzardare mai più a rimettere piede in queste stanze. Non ti voglio vedere neppure a cena!
– Che diranno gli altri? Henry ci resterà male se non ceniamo insieme, visto come era contento quando ha visto che ci baciavamo questa mattina?
– Tu mi hai baciata, non io! Se verrai a cena con noi mettiti a distanza da me. Il nostro matrimonio è finito Neal e questo ulteriore comportamento di questa sera ha messo il punto finale alla nostra storia. Vattene ora!
 
Quando quella notte era stata tra le braccia amorevoli di Killian e lui le aveva chiesto del comportamento di Neal, come avrebbe potuto raccontargli cosa era successo in quei pochi minuti nella sua camera da letto? Killian non avrebbe esitato ad entrare negli appartamenti di Neal con la spada in mano e a sfidarlo in un duello all’ultimo sangue. Non voleva che corresse rischi per lei e non aveva potuto essere sincera completamente. Le dispiaceva non poter dire tutto, ma quello era il suo modo per proteggerlo. Meglio dimenticare i ricordi spiacevoli per lasciare spazio solo a quelli felici. Ora il suo pensiero felice si spostò su Henry. Finì di vestirsi e si diresse verso la stanza del piccolo. Dormiva beato. Lo chiamò mente apriva le tende e le finestre. Si mise sul letto, al suo fianco e iniziò a solleticarlo finché il piccolo, ormai sveglio, non rise felice. Saltò al collo della mamma baciandole le guance. Emma si sciolse per la tenerezza e strinse forte al cuore quel tenero “cucciolo” vivace. Se lo portò sulle ginocchia e lo tenne tra le braccia mentre il bambino poggiava la testolina sul suo cuore.

– Piccolo mio, quanto mi sei mancato in questi mesi …
- Anche tu mamma, mi sei mancata tanto tanto sai?
 – La tua mamma ha avuto cose molto importanti da fare tesoro mio, cose che serviranno anche per il tuo futuro.
– Killian ti ha aiutata?
– Si tesoro mio, mi ha aiutata tantissimo in questi mesi …
 - Mi piace Killian … a te piace mamma?
– Penso che mi piaccia come piace a te … è un corsaro molto in gamba. È un uomo d’onore, leale, coraggioso e molto generoso …
 - Mamma … forse a te piace anche di più che a me!
 – Piccolo furbacchione! Ora mi vendicherò di questo che hai detto con tanti bacini e tanto solletico!

Iniziò a solleticare suo figlio e a baciargli le guance rosee. Henry sgattaiolò via dalle sue braccia e saltò sul letto ridendo.

 – Non mi prendi! Non mi prendi!
 – Tu dici? Sai che mi piacciono le sfide e se ti prendo avrai doppia razione di bacini e solletico!

Henry rideva e fece in modo di far vincere la sfida a sua madre, per avere la sua doppia razione di coccole e solletico.

– Basta ora! Lavati il viso e andiamo a far colazione, poi lezione di matematica e lettura. Zio August mi ha detto che hai fatto progressi con la matematica in questi mesi, faremo una verifica!
– Uffa mamma! Sei appena tornata e subito pensi ai miei compiti?
 – Una mamma deve pensare anche a questo nell’educazione di suo figlio …
- Se faccio tutto bene poi possiamo andare da Killian?
– Da Killian?!
– Si! Tu e papà mi avete detto che potevo andarci!
– Vediamo questa verifica, poi manderò un messaggio al Capitano Jones se possiamo andare nel primo pomeriggio, che ne dici?
– Evviva! Evviva! Vedrò una nave Corsara! Possiamo portarci pure zia Belle?
– Vedremo se vorrà venire insieme a zio August …
 
Scesero per la colazione e quando Henry vide che il suo papà non era presente rimase sorpreso. In quei mesi di assenza di Emma, lui aveva fatto le sue veci in quasi tutto. Si era stabilito un ottimo rapporto tra padre e figlio. Emma pensò che era un peccato non mantenere quel rapporto, soprattutto se era gratificante sia per Henry che per Neal. Nonostante il disgusto ed il disprezzo che aveva provato per il suo comportamento nei suoi confronti, non voleva impedirgli di far da padre al piccolo e quindi permise a suo figlio di andare a dargli il buon giorno e di invitarlo a far colazione insieme. Il piccolo non se lo fece ripetere due volte e partì di corsa verso gli appartamenti di quello che credeva fosse suo padre.

Neal era sveglio, ma ancora era sdraiato nel suo letto, la sua espressione facciale era molto triste. Henry lo chiamò allegro e gli riportò il sorriso sulle labbra.

 – Vieni qui giovanotto!

Il bambino prese la rincorsa e si gettò sul padre.

– Papà sei un pigrone, la mamma ha chiesto se vieni a far colazione con noi!
 – Lo ha detto la mamma o Betty?
 – No papà! Proprio la mamma! Ma prima giochiamo un pochino alla guerra con i cuscini?
 – Ah! Vuoi la guerra?

Neal rovesciò sul letto Henry, lo solleticò ridendo, il piccolo si divincolò e prese uno dei due cuscini del letto paterno per colpirlo poi sulla pancia. Da lì cominciò la loro battaglia preferita.
 Uscendo dalla stanza insieme, andarono nella sala da pranzo, dove Emma li aspettava in compagnia di Belle ed August. Neal salutò tutti con il buon giorno. Ad Emma avrebbe voluto riservare un bacio sulla guancia, ma dopo quello che era capitato il giorno prima tra loro, non gli sembrò opportuno.

“Non ne combino una buona con lei! Non ha creduto che le volevo fare una sorpresa! Credevo veramente che dopo tutti questi mesi, magari mi desiderasse tanto quanto la desidero io, non volevo farle del male, non ho mai voluto. Sono stato un idiota quando è venuta da me quella notte, sono stato proprio io a decretare la fine del nostro matrimonio. Non ho saputo amarla come lei meritava e ora …”

Fecero colazione con Henry che parlava per tutti, contagiandoli con la sua allegria.

– Papà ho chiesto alla mamma se oggi possiamo visitare la nave di Killian! Ha detto che se faccio bene la verifica di matematica ci andiamo!
– Mmm quindi avete già deciso senza dirmi niente …
 - Ne abbiamo parlato poco fa e ci stiamo vedendo ora Neal! Henry ti sta informando.
 – Dopo la mamma manderà un messaggio a Killian per chiedergli se possiamo andare!
 - Ovviamente, nipote! Si chiede sempre il permesso al Capitano per salire sulla sua nave!
– Non temere piccolo, sono sicuro che il Capitano Jones non si farà pregare per dare il permesso di farvi salire … specialmente se è lei a chiederlo …

L’occhiata di Neal verso Emma era piuttosto eloquente. Emma gli rinviò un’occhiataccia, mentre August e Belle guardarono ambedue con un certo imbarazzo e poi si scambiarono un veloce sguardo tra loro, tornando a puntare gli occhi in direzione della loro colazione. Tra Neal ed Emma si percepiva una certa tensione …

 - Zia Belle ti piacerebbe venire con noi? Insieme anche a zio August …

Belle guardò il suo fidanzato e questi annuì rispondendo anche per Belle.

 – Se avremo il permesso del tuo amico Killian, verremo anche io e zia Belle, perché no?
 – Evviva! Andiamo a trovare Killian!
– Capitano Jones …

Lo corresse Emma.

– Ma come?! Non lo chiami anche tu Killian?

Neal con un tono pungente le aveva rivolto quella domanda, ma ricevette un’altra occhiata arrabbiata da Emma e nessuna risposta verbale. Nuovamente Belle ed August si resero conto che qualcosa stava andando peggio del solito tra quei due. Neal sembrava fare delle illazioni … era evidentemente geloso. I due fidanzati non proferirono parola ed evitarono commenti. La colazione finì con un’aria piuttosto pesante. Neal si ritirò nella sua stanza, Henry andò con suo zio August in biblioteca per la sua verifica di matematica e Belle con Emma uscirono sul terrazzo.

Emma guardò verso il porto. La bella nave del Capitan Jones svettava con i suoi alti alberi, maestosa ed elegante.
Belle le si avvicinò.

 - È una bella nave … Come è stato il tuo viaggio Emma?
 – Il viaggio è andato oltre le mie aspettative Belle …
 - Anche “Lui” è andato oltre le tue aspettative Emma?

La principessa si voltò velocemente guardandola negli occhi sorpresa.

 – Emma, lui è innamorato di te …
- Come fai a dirlo Belle?
– Quando Neal ti ha dato quel bacio l’altro giorno … lui stava per prendere la spada, l’ho capito dal suo movimento e dall’indurirsi della mascella. August non lo stava guardando, non se n’è accorto … Inoltre questa mattina prima dell’alba ti ho vista dalla finestra della mia stanza che sgattaiolavi dal passaggio segreto … Eri in camicia da notte … non mi sembra che ieri notte ci fossero riunioni con i nostri, lo avremmo saputo anche io ed August. Lo ami anche tu e avete passato la notte insieme …vero?
 – Belle … sei una sorella per me lo sai … abbiamo dei segreti tu ed io che sappiamo solo noi …
- Si Emma … è vero ed io ti devo molto. Non mi devi raccontare nulla se non vuoi, ma se ne senti il bisogno sai che puoi fidarti di me.
– Ancora non ne ho parlato neppure con Frate Benedictus, ma ci sono momenti che mi sembra che il cuore mi scoppi per quanto lo amo! Belle … lui è il giovane di cui mi innamorai dodici anni fa, te ne ho parlato, ma non te ne ho mai detto il nome!
– Lui è il giovane ufficiale della marina che hai creduto morto con il fratello?
 – Si è lui, è il Tenente Killian Flinth Jones della Royal Navy, ora Capitano Jones. La sua storia è lunga e dolorosa. Te la racconterò in dettaglio più tardi, per ora ti basti sapere che è diventato pirata per vendicare la morte ingiusta di suo fratello e per proteggere la sua gente d’Irlanda, è un patriota e non un pirata come ha fatto credere Rumbl. Sai di Henry …
- Si, ma cosa centra il Capitano Jones con Lui?
 – Killian è stato mutilato da Rumbl dopo che gli uccise la donna che voleva sposare. L’aveva rapita e resa madre. Il bambino era sparito e Killian, dalle informazioni ottenute, inseguì il Duca fin qui per trovare sia lui che il piccolo. Credo che Henry sia quel piccolo. Killian ha bisogno di parlare con il prigioniero adulto che io e Neal trovammo sulla nave di Barba Nera, vuole fargli delle domande per capire se è veramente come sospettiamo, ma io non so se quella persona se la sentirà di rivivere ciò che ha passato …
- Capisco… credo che per il bambino … quella persona troverà il coraggio di risvegliare i suoi fantasmi. Il tuo Killian avrà le sue risposte sicuramente.

Le due donne rimasero ancora un paio di ore a parlare del viaggio di Emma. La Principessa confidò a Belle di aver ottenuto l’annullamento del matrimonio con Neal e di aver celebrato con Killian un matrimonio tra i Pellerossa della sua isola segreta.

– Belle, tu non puoi immaginare che uomo meraviglioso ho scoperto in lui! È  andato veramente oltre ogni mia aspettativa! Con lui ho imparato cosa significhi veramente amare. È riuscito ad abbattere i muri del trauma che avevo subito a causa di Neal, non avrei mai pensato di appartenere nuovamente ad un uomo … lui è stato … paziente, delicato, tenero … so che mi ama come lo amo io … e anche per lui è cominciato tutto quella sera del mio diciottesimo compleanno … Belle … Belle … io sono così felice con lui e auguro anche a te e August di provare la stessa forza di questo sentimento. August ti aiuterà Belle … ti ama tanto … gli hai detto?
 –No Emma .. noi non abbiamo avuto l’intimità che hai avuto tu con Killian … io non ci sono riuscita e non sono riuscita a parlargli … temo che quando saprà … tutto finirà …
 - Non avere paura amica mia, so che puoi fidarti di lui, non ti lascerà, anzi, credo che ti amerà più di prima!

Emma non riuscì a fare a meno di abbracciare Belle, la quale, romantica come era, si era già commossa parecchio a quanto Emma le aveva detto e quando, poi, le raccontò altri dettagli sul viaggio e di come Killian l’aveva aiutata e sostenuta in tutte le circostanze vissute, la giovane aveva gli occhi lucidi.

 – Emma, sei fortunata .. il vostro è vero amore, ne sono certa … ti auguro di poter realizzare il vostro sogno d’amore e avere una bella famiglia insieme! 

La bionda Principessa aveva raccontato molto alla sua amica, ma aveva tenuto per sé il dolce segreto che celava ancora anche al suo amato.
“Devo parlare con Frate Benedictus assolutamente, dovrà visitarmi per darmi la certezza, poi amore mio potrò dirtelo …”
***

Uno dei soldati del Reggente si avvicinò alla “Stella del mattino”  e chiamò ad alta voce.

 – Voi della nave!

Jack Spugna si affacciò dal ponte e chiese di cosa si trattasse.

– Ho un messaggio per il Capitano Jones e devo aspettarne una risposta.

Spugna, vedendo che si trattava di un soldato, immaginò che il messaggio potesse essere di Emma e si affrettò a darne notizia al suo Capitano. Killian si precipitò sul ponte e diede il consenso al militare di salire a bordo. L’uomo gli consegnò il biglietto, chiuso con una goccia di ceralacca rossa timbrata. Con la sola mano destra, il Capitano spezzò il timbro e lesse il contenuto. La Principessa Emma Swan Charming Pendràgon gli chiedeva il permesso di far visita alla nave con suo figlio, suo fratello e la fidanzata di questi. Fece attendere pochi minuti il soldato e gli mise in mano un altro biglietto dove rispondeva che sarebbe stato onorato di accoglierli per il primo pomeriggio.
Il soldato tornò alla rocca e Killian si guardò intorno. La nave era in ordine, avrebbe fatto bella figura! Non vedeva l’ora di incontrare nuovamente Emma e il piccolo Henry. Chiamò a riunione tutti gli uomini e fece le sue raccomandazioni. Avrebbero dovuto comportarsi educatamente, evitare il solito linguaggio colorito da lupi di mare quali erano ed essere molto disponibili con gli ospiti, specialmente con il figlio della Principessa. Eddy era molto emozionato, stava pensando che quando avrebbe visto nuovamente il bambino, lo avrebbe guardato meglio.

 – Eduard! Tu in particolare ti occuperai di far divertire il bambino …
 - Sarà un piacere Signore!

L’intento di Killian era di far prendere confidenza al piccolo con quello che probabilmente era veramente suo zio, inoltre vederli giocare insieme avrebbe fatto piacere sia a lui che ad Emma, lei sapeva da tanto che Eddy era fratello di Milha.
 
Come diceva il biglietto della Reggente, per le 15,00 arrivò una carrozza con a bordo i cinque ospiti annunciati. Killian scese a terra per andare incontro alla Principessa e agli altri. Ad Emma e Belle riservò un bacio galante sulla mano, mentre al piccolo e al Colonnello August strinse amichevolmente la mano. Eddy prese per mano Henry e lo portò su per la passerella, mentre Killian porse il braccio ad Emma e August fece lo stesso con la sua fidanzata.
Henry fu entusiasta della nave, fece mille domande al suo nuovo amico Eddy e non meno ne fece a Killian. Mentre il Capitano si appartava per scambiare due chiacchiere con August e le gentildonne, Eddy continuò ad occuparsi di Henry. August raccontò a Killian di come aveva avuto notizie di sua sorella, quando cominciava a disperare, dal loro comune amico Ammiraglio Jamie Fraser e si scambiarono con simpatia e stima qualche breve aneddoto. Ad un certo punto l’attenzione fu dirottata improvvisamente su Henry che chiamò la madre.

 – Mamma! Mamma! Guardami!

Emma e gli altri si voltarono verso dove arrivava la voce. Henry si era arrampicato sulla scala di corda che portava verso la vedetta. Era molto in alto e  Emma perse un battito cardiaco.

 – Mio Dio Henry! Scendi subito da lì!
 – Ma mamma è divertente! Guarda come sono bravo!

Emma vide cosa stava per fare suo figlio e questa volta per poco sfiorò l’infarto. Automaticamente Killian le portò il braccio destro alla vita e la strinse a sé tranquillizzandola.
Il bambino aveva afferrato una corda volante e si era lanciato verso la scala di corda posta alla parte opposta a quella dove si era arrampicato precedentemente.
Emma era sbiancata come un lenzuolo. Killian sorrideva ammirato per Henry e con le labbra le sfiorò la fronte.

– Emma, stai tranquilla … Henry è agile come uno scoiattolo ed ha una bella muscolatura, è sicuro di sé, hai fatto un ottimo lavoro con lui, non poteva avere una madre migliore, sono fiero di te e di lui!

Le parole di Killian la commossero, le aveva dette a bassa voce, le aveva udite solo lei, ma a Belle e ad August non sfuggì quella vicinanza improvvisa, tipica di un’intimità più profonda di quella che avrebbe dovuto avere Emma con Il Capitano Jones. August iniziò a capire che, in quel viaggio, sua sorella aveva trovato molto più che alleati e Rubeus Noctis. Nel profondo del suo cuore, nonostante una punta di gelosia per l’affetto protettivo che nutriva per lei, ne fu contento, lui stimava molto il Capitano, era un uomo di valore …

Nicodemo, salito sul ponte con gli altri, aveva visto tutta la scena. Vedere Emma preoccupata per suo figlio, Killian che la consolava e incoraggiava il piccolo e quel bambino bruno che si lanciava da una cima all’altra, gli fece tornare in mente scene di tanti anni prima, allora al posto di Killian c’era suo padre Colin e al posto di Emma c’era Lady Helen ad essere terrorizzata. Rimase colpito da quello che notò.

– Vedi anche tu quello che vedo io Niko?
 – Mi chiedo come sia possibile che …
- Cosa Nico? Cosa stai pensando?
 – Jefferson … penso che dovremmo farci gli affari nostri!

Jefferson rise alla tipica risposta di Nicodemo, ma ambedue avevano notato la stessa cosa …
 
Per Henry era stata una bella gita, si era divertito moltissimo e prima di andar via chiese a Killian se poteva tornare ancora a trovarlo sulla nave. La risposta fu ovviamente positiva e il piccolo andò via in braccio a suo zio, soddisfatto. Emma, al braccio del Capitano, scese la passerella per tornare alla carrozza, Killian approfittò di quel breve tragitto insieme per dirle sottovoce:

- Ricordati che ti aspetto questa notte, non fare troppo tardi …
- Cercherò di venire prima, se mi sarà possibile.

 Il galante bacio che le posò sul dorso della mano, si prolungò, mentre si guardavano negli occhi e desideravano ambedue molto di più. Avrebbero atteso con impazienza l’arrivo del buio.
 
***
 
 
Non era facile governare una nave in quelle condizioni. Poca brezza, niente albero maestro a sostenere le rande maggiori e parecchi marinai feriti. L’ Ammiraglio James Alexander Fraser, nonostante il consiglio del medico, si era alzato dal suo giaciglio e aveva voluto vedere di persona cosa stesse succedendo sul ponte.

“Un disastro … veramente un disastro!”

 Erano stati fortunati in fin dei conti! Se invece che spezzare l’albero maestro, quella cannonata avesse preso la ghiglia … Beh a quell’ora erano spacciati! Aveva dato ordine a Bill O’Brien di resettare le rande dei due alberi rimasti. I marinai erano molto indaffarati a riallacciare le cime per riadattare tutto al nuovo assetto.

“ Pazienza!”

Ci voleva una “santa” pazienza e Jamie non ne aveva molta, specialmente ora all’idea che Mc Cassidy e quel maledetto di Barba Nera si stavano dirigendo sicuramente verso Storybrook!  La posizione attuale de “L’orgoglio del Regno”, secondo la verifica fatta insieme a Bill, era più vicina alla Bretagna che all’America. Jamie imprecò tra sé e sé. Con un po’ di fortuna avrebbe già riabbracciato Claire e conosciuto suo figlio, invece si era imbattuto nelle uniche due persone che aveva il dovere di arrestare! Pur arrivando in Scozia e ripartendo prima possibile, per inseguirli, i due delinquenti sarebbero arrivati a Storybrook prima di loro.

I pensieri gli facevano mulinello nella testa. Sentì un forte dolore alla fronte, dove era stato colpito, si portò la mano sinistra sopra l’occhio corrispondente, guardò verso l’orizzonte, vedeva appannato con quell’occhio, ma gli sembrò di vedere un puntino sulla linea che separava mare e cielo. Il dolore aumentò e nuovamente tutto fu buio 
 
***
 
Eddy  sentiva il cuore scoppiare per la gioia. Non avrebbe mai sperato in vita sua di poter riavere qualcosa della sua adorata sorella! Possibile che quel bellissimo e adorabile bambino, che aveva conquistato tutti sulla nave, in poche ore, era veramente suo nipote? Killian era stato molto chiaro, non era il caso di farsi illusioni, ma quel piccolo aveva qualcosa che gli sembrava estremamente familiare. Ripensò a sua sorella, all’ultima volta che l’aveva vista. La scena gli tornò nitida davanti agli occhi.

Milha aveva preso il suo scialle appeso dietro la vecchia porta di legno della loro casa, tre stanze poco illuminate, di un condominio in uno dei bassifondi dell’isola di Aran. Se lo era posto sulle spalle dritte. Aveva un bel portamento sua sorella, gli occhi come lui e la fierezza di una giovane donna responsabile per sé, per sua madre malata e il suo dolce fratellino. Lo aveva guardato con affetto e un dolce sorriso sulle labbra. I capelli lunghi, folti e neri, le erano ricaduti sulle guance quando si era leggermente chinata per dargli un bacio sulla fronte.

 – Eddy, non fare quella faccia triste, torno presto, ho riempito la dispensa di cibo e starò fuori solo due giorni. Il mio Killian sta per ripartire e resterò con lui alla locanda. Mi ha chiesto di sposarlo sai? Appena torna ci sposeremo e partiremo con te e la mamma per le Americhe. Killian ha iniziato a costruire una casa in un’isola bellissima, andremo lì, saremo felici vedrai! Tra due giorni partirà e appena l’avrò salutato tornerò a casa, poi continuerò a lavorare lì, alla locanda, soltanto fino al pomeriggio. Killian non vuole che io stia lì, ma abbiamo bisogno di soldi, le medicine per la mamma sono costose e devo fare in modo che guarisca completamente, prima che torni il mio amore. Vedrai! Faremo una bellissima festa per il matrimonio e tu sarai il mio testimone elegantissimo! Mi accompagnerai tu all’altare … papà purtroppo non è più tornato, dopo quella terribile tempesta … Ora vado tesoro mio. Mi raccomando, bada alla mamma, ho lasciato il pranzo e la cena pronti!

Lo aveva baciato ancora e gli aveva asciugato le lacrime con un angolo del suo scialle rosso. Non voleva che sua sorella andasse via, era così triste quella casa senza di lei e con la mamma che non poteva alzarsi dal letto e tossiva continuamente! Milha non era più tornata, l’aveva cercata alla taverna, in lungo e largo. Era sparita con la partenza del giovane Capitano Jones. Alla Taverna non l’avevano vista tornare. Era arrivato a pensare che non gli voleva più bene ed era scappata con quel ragazzo che diceva l’avrebbe sposata. Era arrivato anche ad odiarla! Finché dopo più di un anno non si presentò un bel giovane con una sola mano alla sua porta, a dirgli che sua sorella lo aspettava e presto sarebbero partiti per andare da lei.
 
Ora sapeva tutta la verità. La gioia, che aveva sentito nel cuore poco prima, si attenuò al ricordo del dolore sentito nel momento di quella verità, il dolore della perdita e l’odio per colui che gli aveva fatto quella rivelazione. Ora sapeva anche le ragioni di Killian, del suo comportamento.
Il Capitano gli era piaciuto subito quando lo aveva visto presentarsi alla sua porta e c’era rimasto molto male, quando aveva cercato di lasciarlo al monastero dai frati. Certo, lo aveva fatto per dargli un futuro, per farlo istruire e imparare un mestiere, ma per lui aver ritrovato l’uomo che sua sorella amava, l’uomo che sarebbe stato suo cognato, era come avere un pezzo di famiglia, lì dove la sua era ormai distrutta. Lo aveva seguito a nuoto per un pezzo, finché dalla nave non si erano accorti e lo avevano tirato su. Quando si erano guardati in viso lui e Killian, vide la sua espressione adirata per il fatto che era fuggito da un luogo sicuro, ma poi il Capitano aveva puntato gli occhi nei suoi e improvvisamente aveva smesso di rimproverarlo. Si era addolcito e gli aveva fatto uno dei suoi rari sorrisi, uno di quelli che lo rassicuravano sempre sul suo affetto per lui. Gli aveva dato la mano per tirarsi su dal ponte e poi gli aveva detto:

 - Forse tutto sommato la stoffa per diventare un uomo di mare ce l’hai ragazzo! Cercherò di far di te un uomo. Vai con Max ora e fatti dare qualcosa per cambiarti!

Max era il più basso dei marinai e lui per la sua giovane età era abbastanza alto. Una camicia e un paio di pantaloni di Max gli andarono bene per la lunghezza, ma era talmente magro e denutrito che dovette tenersi su i pantaloni con un pezzo di spago. Ricordava che in quegli anni di permanenza sulla Jolly Roger, la vita era stata dura per lui. Killian lo aveva trattato con la carota e il bastone, ma lui aveva cercato di andare avanti con caparbietà e con il tempo aveva imparato a capire che il modo burbero di Killian nascondeva in realtà l’animo nobile di un uomo generoso e altruista. Gli aveva insegnato veramente tanto e solo ora, che sentiva di essere diventato l’uomo che diceva il Capitano, si rendeva conto fino in fondo di quanto Killian avesse sofferto per la morte di Milha e la perdita della mano.

Se Henry era veramente suo nipote, adesso avrebbe avuto nuovamente parte della sua famiglia. Emma era un’ ottima madre, aveva esperimentato il suo senso materno durante il viaggio, se veramente, come sperava Killian, fosse partita con loro, insieme a Henry, lui avrebbe avuto una famiglia completa. Pensò anche ad Anny. Le sarebbe piaciuto partire per mare con lui? O avrebbe preferito restare a Storybrook con la sua famiglia? Se Anny avesse voluto restare … sarebbe rimasto anche lui, l’amava troppo per lasciarla.

Pensando a tutte queste cose, Eddy si avviò sotto coperta e distratto dai suoi pensieri non si accorse dello sgambetto che per un’ennesima volta Max  gli aveva propinato. Cadde lungo, disteso sulle assi di legno del ponte, mentre Brontolo si sganasciava dalle risate.

 – Te l’ho detto “damerino” che te la davo una lezione prima o poi!
 – Max cosa succede?

Il capitano comparve sul ponte vestito di tutto punto, con il pastrano in pelle, un elegante panciotto rosso e la spada al fianco.

– Nulla Capo, si scherzava con Eddy! Vero Eddy che ci stavamo divertendo?

Eddy fece un sorriso sghembo a Max e questi pensò che forse il ragazzo avrebbe presto ricambiato anche quello sgambetto.

 – Eduard, basta con i giochini da bambini adesso! Preparati che vieni con me alla taverna di Angus!

Il giovane spalancò gli occhi grigi per la sorpresa.

 – Allora? Non senti anche tu la mancanza  della tua bella?

Eddy lanciò un sorriso smagliante al Capitano e questi lo ricambiò. In men che non si dica il giovane era pronto e insieme scesero la passerella dirigendosi alla Taverna.
Eddy sentiva che Killian ormai lo considerava da pari, una dimostrazione l’aveva anche dal fatto che da un po’ lo chiamava con il suo nome completo, non era più un ragazzino per lui, di questo ne era certo!

Angus li accolse calorosamente come sempre, anche se ad Eddy riservava sempre un’occhiata sospettosa. Il giovane disse a sé stesso che doveva decidersi ad affrontare il padre della sua ragazza una volta per tutte. Per strada ne aveva parlato a Killian e questi lo aveva incoraggiato.

 – Capitano! Il solito bicchierino di rum?
– Ovviamente Angus, ma se hai un boccale di birra irlandese non sentirò la mancanza del rum!
– Per un buon amico ho sempre un boccale della mia birra! Al ragazzino un bicchiere di latte naturalmente …

Eddy avvampò, come al solito Angus cercava di svilirlo. Come poteva dimostrargli di essere un vero uomo e non un ragazzino come lo voleva far passare il padre della sua innamorata?

– Dai Angus, smettila di trattare il “mio vice” come un mozzo!

“Vice”? Eddy si chiese se le sue orecchie avessero sentito bene.

– Se non vuoi portargli la tua birra, credo che Eduard gradirà volentieri un buon bicchierino di rum!
– Capitano non mi vorrete far credere che questo damerino la sappia più lunga di quanto è alto?!
– Non voglio farti credere nulla che non sia vero Angus! Questo giovanotto sa dirigere una nave meglio di due o tre marinai più vecchi di lui. Gli ho insegnato io stesso e presto potrà avere un suo peschereccio e campar famiglia!
  – Vuoi fare il pescatore giovanotto?

Angus per la prima volta, da che Eddy lo conosceva, gli si era rivolto in modo diretto, guardandolo senza quel cipiglio di sufficienza che di solito usava con lui. Drizzò fieramente le spalle, in fin dei conti Killian aveva detto la verità e, conoscendolo, non avrebbe mentito solo per fargli fare un’ apparente bella figura.

 – Sissignore, ho intenzione di guadagnarmi da vivere per me e per la mia famiglia. Avere un peschereccio tutto mio è una mia ambizione, mi piacerebbe commerciare in questo modo e con il tempo avere una mia azienda e dei dipendenti!
– Sai veramente gestire una nave?
– Il mio Capitano ne è testimone, è stato il mio maestro!

Intanto che parlavano, Angus aveva tirato fuori tre boccali di peltro e lì stava riempendo con la sua “famosa” birra. Li mise sul banco e ne accostò due al Capitano Jones e al giovane Eduard.

– Ho un amico che possiede un peschereccio …

Angus si portò alle labbra il terzo boccale che aveva riempito per sé e bevve un lungo sorso.

 – Si chiama Sebastian. Una volta a settimana Agnes e Angel vanno a pesca con lui …

Sia Killian che Eddy erano attenti al discorso dell’oste e il Capitano aveva già intuito dove volesse andare a parare l’uomo.

 – Il Capitano mi ha detto che le prossime settimane la nave sarà in secca per manutenzione … che ne diresti nel frattempo di fare pratica con Sebastian? Sempre se il qui presente Capitano potrà fare a meno del “Suo Vice” s’ intende!

Eddy guardò incerto il suo Capitano e questi rise sonoramente.

 – Angus, vecchio volpone! Sai perfettamente che potrò fare a meno di Eduard i prossimi giorni! L’idea di fare esperienza sul peschereccio è ottima. Ovviamente te lo consento Eduard. Parlate con questo Sebastian. Il giovanotto avrà bisogno di un alloggio vicino al porto, la baia di Lady Barbra è troppo lontana per far la spola mattina e sera.
– Capitano! Scordatevi che io tenga il vostro “Vice” alloggiato nella mia taverna. Non ho intenzione alcuna di facilitargli le cose con la mia Anny!

Ecco, lo aveva detto esplicitamente! Eddy pensò che era il momento giusto per affrontare l’argomento.

 – Signore! Ho intenzioni oneste e serie con Vostra figlia Anny, non mi permetterei mai di mancarle di rispetto! Per me sarebbe un grande onore se voi mi permetteste di poterla frequentare, sempre che sia interessata anche lei.
– Mmm … Capitano … siete veramente garante di questo giovanotto?
 – Angus, posso garantirti che Eduard è interessato a tua figlia dalla prima volta che l’ha vista. È un giovane onesto, caparbio, di ottima volontà e intelligente come pochi. Non è mio figlio, ma sarei orgoglioso di lui se lo fosse, come sono comunque orgoglioso egualmente dei suoi progressi e dei suoi risultati.
 – Mmm .. se Anny lo vuole anche lei … non ho nulla in contrario, ma … se ti azzardi a farle del male ti avverto che ti spezzerò il collo con le mie mani!

Angus pronunciò l’ultima minaccia con un tono più alto di voce.

– Potete stare sicuro Signore che farò in modo di proteggere Anny, come vi ho già detto le mie sono intenzioni onorevoli e serie!
 – Beh vediamo che ne pensa la mia bella figliola!

Eddy sentì il cuore balzargli in gola, Angus stava per chiamare Anny. Nessuno di loro si era accorto che Anny li aveva visti arrivare e, dal piano superiore, aveva ascoltato non vista la conversazione. Anche il suo cuore correva come un cavallo e le sue guance erano diventate del solito rosso che la pervadeva nei momenti di grande emotività.

 – Anny!

 Il padre tuonò il suo nome  e lei, per l’emozione e la fretta di scendere, fece cadere il vaso di fiori che la madre aveva posto per bella mostra di sé su un mobiletto vicino alla porta dove si era appostata Anny.
Il rumore dei cocci si sentì fino al piano di sotto e poi comparve Anny, bella come un angelo agli occhi di Eddy, che nel suo vestito di cotonina celeste, si tormentava le mani l’una con l’altra. Scese le scali timidamente, lanciando un’occhiata a Eddy e al Capitano, che sorseggiava con apparente indifferenza la sua birra e poi puntò gli occhi verso suo padre.

 – Padre mi avete chiamata?
– Si Figliola, direi di si … Questo giovanotto mi ha chiesto di poterti frequentare … con intenzioni oneste … tu cosa ne pensi?

La ragazza non poteva diventare più rossa e sembrava non riuscire a parlare.

– Ti decidi a dire qualcosa figliola? Il Signor Eduard ha parecchio da fare sulla nave, non potrà restare tutta la giornata!

Killian riuscì a nascondere il suo sorriso dietro il boccale di birra, Eddy sembrava sulle spine e Anny moriva dalla voglia di dire di si, ma si vergognava. 

– Anny mi faresti l’onore di poterti frequentare?

La domanda rivoltale direttamente da Eddy ebbe il suo effetto. La giovane con gli occhi lucidi e un sorriso felice sul volto, lo guardò dritto in viso e rispose a lui direttamente

 – Si Eduard, già lo sai, ne sarei felice!

Eddy per l’emozione dimenticò di essere in presenza del padre della ragazza e le prese con slancio la mano, portandola alle labbra.

– Calma Giovanotto! Calma! Che devo dire! Mi sembra che già vi eravate messi d’accordo e se sta bene a voi, sta bene anche a me. Ma mi raccomando … in campana  o …

Il gesto di portare un dito di traverso alla gola da parte di Angus fu molto eloquente per Eddy e istintivamente lasciò la mano di Anny.
***
 
Killian sorrideva tra sé, mentre cavalcava verso la villa di Lady Barbra, ripensando al tardo pomeriggio alla taverna. Eddy era riuscito finalmente a parlare con Angus e lui aveva mantenuto la promessa di metter buona parola. Le cose erano andate bene. Eddy avrebbe presto iniziato a lavorare con Sebastian, avrebbe fatto pratica, gli sarebbe stato utile. Sebastian lo avrebbe ospitato nella sua baracca e, quando aveva tempo, poteva far visita alla sua bella Anny.
Ora era il Capitano che andava a far visita alla sua bella. Il Buio era sceso ed era loro amico. Spronò il cavallo sperando che anche Emma potesse giungere da lui prima.

 
 – Mamma mi racconti una favola prima che mi addormenti?
– Si tesoro, ma poi anche se non hai sonno a ninna lo stesso! Cosa vuoi che ti racconti?
 – Mi racconti di Killian, come ti ha aiutata durante il viaggio?
– Non è una favola quella, tesoro!
– Ma tu mi hai detto che lui è coraggioso, come lo hai capito?
 – Sai, mi ha salvato la vita in diverse occasioni durante il viaggio. La carrozza con la quale viaggiavo è stata attaccata, ma lui, che è molto intelligente, aveva capito che ci sarebbe stato un attentato e con uno dei suoi uomini, molto furbo, lui lo chiama Fox per quanto è furbacchione, hanno inventato un piano molto originale. Fox ha messo la mia parrucca e i miei abiti, viaggiando in carrozza e io con Killian siamo passati per un’ altra strada a cavallo. Il Capitano Jones aveva ragione, la carrozza venne attaccata, ma i suoi uomini sconfissero i nemici, sai che sorpresa quando Fox li ha minacciati, vestito da Signora e con il suo vocione da uomo?

Henry rise divertito.

– Poi mamma?
 – Alcuni di quegli uomini riuscirono a fuggire e, avendo capito che noi due avevamo percorso un’altra via, ci inseguirono e ci trovarono. Ci presero alla sprovvista e Killian si è battuto come un leone per difendermi. Abbiamo combattuto insieme, ma quando uno di quegli uomini ha cercato di farmi del male lui mi ha salvata.
Henry era entusiasta di quella storia e aveva ben poco sonno, voleva sentire altre avventure del Capitano, ma Emma riuscì a convincerlo che era veramente tardi. Si allungò al suo fianco e il piccolo, ancora eccitato per la bella giornata passata e per quel racconto, si accoccolò al fianco della madre, si calmò e in un batter di ciglia finalmente si addormentò.
 
 Il silenzio regnava in tutta la rocca finalmente. Emma sentiva solo il battito del proprio cuore mentre si avviava velocemente verso il passaggio segreto. Accese la lampada e scese per il tunnel. Lo trovò illuminato, mentre una figura maschile, poggiata alla parete, con le braccia conserte e le gambe incrociate l’attendeva impaziente.

“Il mio pirata in agguato come al solito?”

Non c’erano parole da dire, bastavano i loro occhi a parlarsi, le loro mani a chiedersi, le loro labbra ad unirsi e a comunicare quanto si amassero e desiderassero.
Sarebbe arrivato il tempo per loro … ora, ancora una volta, sarebbe stato quella notte …
 

 
Angolo dell’autrice
E così Belle conosce i segreti di Emma e viceversa. Ma quali saranno i segreti di Belle?
È arrivato il caldo e la stanchezza, qui c’è veramente bisogno di una bella vacanza! Quindi per chi ha la possibilità di fare una pausa, ben venga. Presto finiranno anche gli orali degli esami di maturità, dai dai!
Non posterò la prossima domenica, non sto riuscendo ad essere puntuale, ma per chi segue questo racconto, fate sempre un giro da queste parti, magari trovate una sorpresa. Ringrazio chi continua a manifestare interesse, chi legge e chi mi lascia il suo commento con una recensione, mi fa sempre molto piacere scambiare opinioni e due chiacchiere.
Un abbraccio a tutti dalla vostra Lara

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Capitolo 34
*** I prigionieri del Diavolo (i parte) ***


XXXIV Capitolo  
 
I prigionieri del Diavolo
(I parte)
 
Era partito al galoppo all’imbrunire, era giunto presto alla villa e l’aveva attesa con impazienza. Aveva acceso delle candele per illuminare la stanza con il letto a baldacchino, poi, con una lanterna, era sceso in cantina. Non riuscendo a stare fermo, aveva aperto la porta segreta del passaggio e si era inoltrato nel tunnel. Lei non si era fatta aspettare molto.

Killian aveva visto il bagliore della lanterna di Emma illuminare la parte restante del tunnel e si era fermato. Con il cuore in gola per l’emozione di vederla, aveva posato in terra la lanterna, si era appoggiato al muro incrociando le braccia e le gambe, attendendo che apparisse la dolce visione del suo esile corpo ed i suoi lunghi capelli dorati …

Si erano gettati l’una nelle braccia dell’ altro, baciandosi con foga, senza parlare. Si erano presi per mano e, quasi correndo,  avevano proseguito il cammino nel tunnel, fermandosi ogni pochi passi per baciarsi ancora. Erano stati veloci a salire le scali della cantina e a percorrere la distanza da questa alla camera da letto. Erano stati ancora più veloci a buttar via i loro indumenti e a cadere abbracciati sul letto, nutrendosi l’uno dell’altra con i loro baci affamati. Non si erano dati il tempo per le parole, le loro labbra erano sigillate tra loro come lo erano i loro corpi nel calore dell’amplesso che li vide uniti ad esprimere con le azioni i loro sentimenti. Dopo … molto dopo, arrivò la quiete. Emma era sdraiata, con le spalle poggiate al cuscino e Killian, inerme, era su di lei, ormai rilassato, con la guancia poggiata poco più sotto del suo seno e le braccia che le circondavano i fianchi, mentre la teneva stretta a sé. Il suo respiro era così calmo e regolare, mentre Emma gli accarezzava i capelli bruni, che lei pensò dormisse.

– Dormi Killian?
– Mmm … no sono sveglio … sei così morbida … profumata e hai un buon sapore … Potrei addormentarmi, ma tu scapperesti via come ieri mattina.
 - Per questo mi tieni così?
Emma rise.
– Si, hai indovinato … in questo modo se ti muovi mi sveglio! Ma visto che non dormo …
Iniziò a darle piccoli baci risalendo verso il suo seno, stuzzicò con le labbra le due piccole gemme che già stavano reagendo al suo tocco.
 – Pensavo fosse solo un’impressione Love! Ma credo proprio che tu abbia messo su un paio di chili, ti è cresciuto il seno … mmm … bellissimo! Mi piaci più di prima Swan!

Continuò a lasciarle una scia di baci risalendo ancora verso le sue labbra e poi con le dita percorse il suo fianco solleticandola. Emma scoppiò a ridere.

– Killian … Killian smettila! Mi fai il solletico …

Rideva come una bambina, cercando di sfuggirgli, ma lui si stava divertendo troppo a sentirla ridere in quel modo.

– Sai Swan … adoro il suono della tua risata. È la prima cosa che ho conosciuto di te dodici anni fa!
– Come? Che dici, non mi pare che ho riso così nella sala da ballo!
 – No Tesoro, ti ho sentita mentre ti allenavi con tuo fratello. Avevo avuto l’incontro diplomatico con i tuoi genitori insieme a Liam e stavamo per andar via. Prima di salire sul cavallo ti ho sentita ridere e rispondere ad August. Certo che eri indisciplinata e dispettosa con tuo fratello! Ma lo sei stata anche con me sulla Jolly Roger all’inizio.
– Si mi ricordo quel momento …
 - Ho cercato di vederti da dietro la siepe, ma quel guastafeste di Liam mi ha richiamato all’ordine e sono andato via con lui …
 - Io sentii il nitrito di un cavallo e mi incuriosii, cercai di vedervi, sapevo che i miei genitori avevano avuto un incontro diplomatico, ho visto bene tuo fratello, era un bell’uomo, tu ti eri appena voltato e ho visto in parte il tuo profilo e il tuo modo elegante di cavalcare.
 – Mmm così ti ho incuriosito con la mia eleganza Swan?!
– Forse …

Killian riprese a farle il solletico e lei ricominciò a ridere dicendogli di smettere.

– Sai ero stata veloce a prepararmi la sera della festa …
 - Bugia Swan! Ti ci è voluto un secolo ad uscire … se fossi stata puntuale ti avrei vista in viso!
 – Non mi credi?! Mia madre mi bloccò davanti alla porta! Mi disse che una Principessa doveva farsi aspettare e io rimasi ancora, mentre lei intanto era scesa con mio padre. Mi ha rimproverata pure quando sono scesa, perché l’ho fatto di corsa! Avevo fretta di conoscerti …

Killian le chiuse le labbra con un tenero bacio.

– Sai Emma, oggi ho accompagnato Eddy alla taverna di Angus, si è deciso a chiedergli di poter frequentare Anny. La vuole sposare al più presto!
– Veramente? È una cosa dolcissima, ma sono così giovani!
 – È quello che gli ho risposto anch’io quando me lo ha annunciato e sai cosa mi ha risposto?
– Cosa?
– Mi ha chiesto cosa avrei fatto io se ti avessi incontrata alla sua età.
– Cosa gli hai risposto?
– Emma, lo sai, non ti vidi in viso, avevo solo sentito quella risata coinvolgente e visto la tua schiena, con i tuoi meravigliosi capelli sciolti sulle spalle … eppure, se non avessimo dovuto partire di fretta, sarei tornato per chiedere a tuo padre il permesso di frequentarti e avere l’onore di ottenere la tua mano. Se ti avessi vista, credo che non sarei riuscito a partire …
- Credo che lo avresti fatto comunque, sapevi quale era il tuo dovere, io ti avrei aspettato, come ho fatto finché non ho saputo della vostra morte …
– Comunque, ricordando cosa avrei fatto e tutti gli impedimenti che hanno reso impossibile il mio desiderio, gli ho risposto che se sia lui che Anny sono sicuri dei loro sentimenti, è inutile perdere tempo!

Questa volta fu Emma a prendergli la testa tra le mani per baciarlo appassionatamente. Era inutile perdere tempo, maledetto tempo! Ne avevano sempre così poco! Ripresero da dove avevano smesso e si amarono ancora, finché la stanchezza e il sonno non li fecero crollare nuovamente abbracciati.
Le prime luci dell’alba li sorpresero così, uniti teneramente l’una all’altro. Killian l’ avvolgeva con le braccia e questa volta si svegliarono contemporaneamente. Le diede un bacio sulla fronte, all’attaccatura dei capelli e lei rispose deponendogli un bacio sul petto. Si strinsero più forte. Già sentivano il dolore della nostalgia.

– Killian …
- Si Love?
– Hai conquistato completamente Henry! Ieri sera ho rischiato di tardare poiché, invece delle solite favole, mi ha chiesto di parlargli di te, di come mi hai aiutata nel Maine …
- Devo dire che anche lui ha conquistato me … è stato come quando ho conosciuto te Emma. Mi è entrato nel cuore immediatamente. Non somiglia a Milha … Forse non è il suo bambino, ma per me sarà come se fosse mio e tuo.
 – Avremo anche bambini nostri Killian …
- Si Swan … ne avremo, ma per ora cerchiamo di essere cauti. È una fatica per me resisterti Love, ma ce la sto mettendo tutta, siamo stati fortunati all’inizio, ma abbiamo corso un bel rischio, per fortuna non è successo nulla, ancora non è il momento giusto, la situazione non è adatta, se fosse successo sarebbe imbarazzante e disonorevole per te dover dare spiegazioni …
- Certo … certo … il mio onore …

Emma stava per dirgli del suo dolce segreto, ma Killian, inconsapevolmente, le aveva fatto morire le parole sulle labbra.

“ Lui non vuole un figlio al momento! Cosa faccio adesso? Non posso dirglielo!”

Killian non avrebbe potuto vedere la tristezza nei suoi occhi, poiché Emma aveva affondato il viso nel suo petto e lui ancora la teneva tra le braccia, ma la sentì irrigidirsi per una frazione di secondo. Volle guardarla in volto e, scostandosi un po’ da lei, le prese il mento tra le dita e le alzò dolcemente il viso verso il suo.

– Emma che c’è? Tesoro … non sarai per caso …
- Cosa? Incinta?

Gli occhi azzurri di Killian erano puntati nei suoi con un’espressione tra l’interrogativo, il preoccupato e … l’indecifrabile.

- Ma no! Cosa vai a pensare …
- Amore mio, sarò l’uomo più felice del mondo quando aspetteremo il nostro bambino e spero che il momento opportuno possa verificarsi presto!

Emma cercò di sviare il discorso, non voleva farsi guardare negli occhi, non sarebbe riuscita a mentirgli, chiuse gli occhi e cercò le labbra del suo amato.

“Amore mio, sarà più presto di quanto vorresti, perché comunque questo piccolino, anche se in segreto, crescerà, non ho nessuna intenzione di perderlo e la gente dica ciò che vuole, è tuo figlio e lo amo come amo te”.

Era ora di andare, si rivestirono. Emma sentiva un certo turbamento nel cuore, si era aspettata tutta un’altra situazione per dirgli della gravidanza. Pur non avendo parlato con Frate Benedictus ormai era sicura.
 Non poteva mostrargli il suo disappunto e fu frettolosa a salutarlo verbalmente. Dietro di lei, velocemente, Killian le afferrò la mano destra e la tirò a sé, facendola voltare e riavvolgendola con le braccia.

 – Non te ne andare così Emma …

Cercò le sue labbra e le trovò pronte. Le braccia di Emma erano nuovamente intorno al suo collo e la sua mano tra i capelli della sua nuca.

– Killian … così mi rendi difficile lasciarti, oggi vi trasferirete con la nave qui nella Baia e alloggerete tutti in questa casa … non ci vedremo le prossime notti …
- Che dici Love?! Perché non dovremmo? I miei uomini sanno che siamo uniti, con loro il tuo onore è al sicuro e non racconteranno nulla in giro!
– Non è per i tuoi uomini, mi fido di tutti loro. È che …
- Cosa Emma?

Ora Killian la teneva con le mani sulle braccia e leggermente chinato verso di lei la guardava in viso con un’espressione di preoccupazione.

– Sai, Belle mi ha visto uscire dal passaggio segreto … no, non ti preoccupare per questo. Belle è come una sorella per me e quando me lo ha detto, ho preferito raccontarle la verità. Sa di Neal e di Henry. Non dirà niente. August credo che sospetti qualcosa, ha visto come ci siamo avvicinati oggi sulla nave, quando mi sono spaventata per il piccolo. Non apprezza Neal, non lo ha mai apprezzato, lo sai che voleva farmi sposare Jamie! Non sa cosa Neal mi ha fatto e crede che Henry sia suo figlio.
– Come è possibile?
– È successo come con i miei genitori, ha saputo della nascita del bambino a cose fatte. Non ci vedevamo dal mio matrimonio, era tornato in Scozia per continuare la sua carriera militare. Quando Rumbl è tornato ed è successo tutto quello che ti ho raccontato, ho mandato una lettera a mio fratello, chiedendogli aiuto per un nuovo eventuale ritorno di quel mostro. August si è congedato dall’Esercito Scozzese per venire in mio aiuto e, quando è arrivato, Henry era già diventato mio figlio. Non ha capito cosa fosse successo tra me e Neal, ma si rese subito conto che non conducevamo la tipica vita della coppia sposata.
 – Si direbbe che tuo fratello ti voglia veramente bene … è molto attento a te!
– Si, August è un uomo straordinario, di ottimi principi … in un certo senso ti somiglia, avete gli stessi ideali e siete uomini d’onore.
– Non esagerare Swan! Io sono molto più affascinante di lui!

Killian scherzando su se stesso, le fece l’occhiolino e cercò di riabbracciarla, ma Emma, poggiandogli le mani al petto, lo spinse leggermente indietro, voleva aggiungere altro al suo discorso.

– Nemmeno August mi preoccupa, anzi credo che approverà la nostra unione. È Neal che mi disturba …
- Cosa ti ha fatto Emma?! Se ti ha anche solo sfiorata io …
 - No non è questo … ha iniziato a fare delle illazioni su di noi, niente di grave, ma credo che sospetti qualcosa e temo che possa far storie per firmare l’annullamento …
- Come mai non è venuto anche lui sulla mia nave oggi pomeriggio? Poteva essere un modo per vedere come ci saremmo comportati!
– Avevamo litigato e ha preferito non essere presente, in fin dei conti cosa poteva succedere tra noi con la presenza di mio figlio, di mio fratello e della mia futura cognata?
– Oh Swan! Sicuramente niente di tutto questo …

La strinse di nuovo a sé coinvolgendola in un ennesimo bacio. Emma si separò da lui ridendo.

– Killian … tu non mi farai più uscire da questo passaggio segreto così!
– Effettivamente non ne ho nessuna intenzione!
– No, no, devo proprio andare, i prossimi giorni dovrò convincere il prigioniero di Rumbl a parlare con te. Io non potrò venire qui alla villa, dovrò evitare i sospetti di Neal, ma tu ogni tanto potrai venire a trovare Bardo e sarà possibile incontrarci con Henry e riuscirò a farti sapere qualcosa.

Dovettero salutarsi. Killian aveva riaccompagnato Emma lungo il tunnel pur di stare con lei fino all’ultimo minuto. La vide uscire dal passaggio e richiudere la botola dietro di sé. Quei giorni senza di lei gli sarebbero sembrati di certo infiniti.
 
Avere quel cavallo a disposizione, ventiquattrore su ventiquattro, era una bella comodità. Per l’accudimento continuava ad occuparsene Angus, faceva in modo che il Capitano lo trovasse sempre strigliato e ben nutrito, con i finimenti a portata di mano, in modo che lui stesso, a suo piacimento, potesse bardare il cavallo.
Tornare a quell’ora, così presto, impediva gli sguardi curiosi dei padroni di casa e dei loro figli. Dormivano tranquillamente nei loro letti.
Quella mattina non fu così.

Il Capitano era appena smontato da cavallo e lo stava riportando nella sua stalla. Non si accorse del passo leggero alle sue spalle, ma appena quei piedi leggeri schiacciarono, accidentalmente, dei rametti di legno tra la paglia, i sensi sempre all’erta di Killian gli fecero sguainare la spada in una frazione di secondo, mentre ruotava su se stesso mettendosi in guardia. La spada puntò verso il viso di una spaventata Agnes. Gli occhi scuri dell’adolescente erano sgranati per la sorpresa e lo spavento.

– Piccola! Cosa  ci fai qui a quest’ora?!
– Non avevo più sonno e mi sono alzata per mungere la capra Capitano! Mi sono accorta che avevate preso il cavallo e vi ho visto tornare … vi chiedo perdono … volevo … volevo solo salutarvi e offrirvi questa tazza di latte di capra …

La giovanetta, in effetti, teneva stretta al petto una tazza di coccio con del latte.

– Perdonatemi Voi, gentile Damigella, temo di essere stato scortese puntandovi la spada contro. Avete avuto un pensiero molto carino nei miei confronti …

 Il Capitano per farsi perdonare aveva usato con la ragazzina quel tono ossequioso che non sapeva a lei facesse tanto piacere. Agnes preferiva essere chiamata “Damigella” piuttosto che “Piccola” e quando il Capitano Jones la chiamava così, lei andava in brodo di giuggiole.

“Com’è affascinante!”

Killian rimise nel fodero la spada e la guardò facendole uno dei suoi sorrisi disarmanti.

“È così bello quando sorride!”

Trattenendo un sospiro Agnes gli porse la tazza di latte e il Capitano ne bevve un lungo sorso. Non si era reso conto, fino a quel momento, di aver fame. La notte era stata intensa e gli aveva sicuramente risvegliato un fisiologico appetito.

– Grazie Agnes, è veramente squisito!

Ne bevve un altro sorso.

– Siete stato a trovare la vostra fidanzata?

Per poco non si strozzava con il latte a sentire quella domanda così diretta provenire da una fanciulla innocente come Agnes, almeno innocente per l’età, ma forse era più furba di quello che poteva sembrare!

 – Co - come hai detto?!
– Beh si, siete andato a cavallo di notte e tornate a quest’ora! Ho pensato che aveste una fidanzata segreta!

Quella ragazzina decisamente la sapeva più lunga di quanto fosse consono per la sua età e Killian decretò, tra sé e sé, che sicuramente aveva ripreso la scaltrezza di suo padre Angus! Non poteva certo risponderle esplicitamente e rovesciò la domanda, piegandosi verso di lei con il suo sorriso sghembo e furbo.

– Mia bella Damigella e Voi? Avete un fidanzato segreto?

A quel punto Agnes abbassò timidamente gli occhi e nonostante il suo colorito scuro, Killian non poté non notare il velo di rossore che le comparve sugli zigomi.
La ragazza si riprese subito e gli rispose convinta, guardandolo negli occhi.

– Beh non è proprio il mio fidanzato … per la verità non mi guarda neppure …
- Se neppure ti guarda è uno sciocco … sei una “signorina” molto carina, vedrai che lo conquisterai appena si accorgerà di te!

Agnes lo guardò con un’espressione innocente e speranzosa.

 – Dite veramente? Pensate che un ragazzo mi possa trovare carina?
– Lo sei Agnes, solo un cieco non se ne accorgerebbe, anche se con la tua voce d’angelo se ne accorgerebbe anche un cieco …
 - Temo che lui non se ne accorgerà mai, le piace un’altra …

Killian vide la tristezza ora nei giovani occhi scuri di Agnes e avrebbe voluto farle una carezza sulla guancia, ma si trattenne, non voleva che la ragazzina fraintendesse quel gesto.

– Comunque Capitano, se avete una fidanzata segreta sono contenta per voi e manterrò il vostro segreto!
– Ma cosa ti ha fatto pensare che io abbia una fidanzata segreta?! Non è possibile che mi piaccia passeggiare di notte con il cavallo?
– Noo, avete la faccia felice come Eduard dopo che ha visto mia sorella Anny!

“Colpito e affondato! Decisamente sei una furbacchiona come tuo padre piccola Agnes, possibile che si noti così tanto? Potere dell’amore! Emma! Ha ragione Jeff, sei proprio la mia medicina!”

Restituì la tazza ad Agnes ringraziandola ancora e dopo averla salutata riprese la via del molo. La ragazzina lo seguì con lo sguardo e lo chiamò ancora.

– Capitano Jones!

Lui si voltò sorpreso.

 – Potrei conoscere il vostro nome di battesimo?
– Killian … per servirvi Madamigella!

Le fece un elegante inchino, poi si voltò di nuovo e Agnes fece un sospiro dei suoi.

“Lo avevo detto io che un uomo così bello doveva avere anche un bel nome! Anche Jason è carino, però non mi piace come si chiama e soprattutto non mi piace che non mi veda per niente, quell’idiota vede solo mia sorella, ma ora che c’è Eddy … si accorgerà di me per forza, peccato che non si chiama anche lui Killian, quasi quasi gli cambio io il nome ...”

Con questi “giovani” pensieri in mente, la piccola Agnes fece dietrofront e si rinfilò in casa.


Il Capitano era tornato sulla sua nave. Tutti i marinai erano in attività. L’occorrente per la manutenzione del vascello era ormai in stiva e l’ordine di salpare per la Baia di Lady Barbara era stato dato. Nel suo ufficio l’uomo che, fino a pochi mesi prima, si faceva chiamare Captain Hook, si apprestava ad aggiornare il diario di bordo.
 
“ Anno Domini MDCCXXVI,  giorno XXVI del IX mese,
In data odierna il vascello sarà trasferito nella Baia Mc Canzie, per lavori di manutenzione. L’equipaggio usufruirà dell’ospitalità di Lady Mc Canzie fino a fine lavori.
Note: Il marinaio ferito è stato operato. L’intervento ha avuto esito positivo. Gli necessiteranno un paio di settimane per la convalescenza.
 

Eddy bussò alla porta mentre il Capitano stava rimettendo il diario, rilegato in pelle, nel solito cassetto di sinistra della sua scrivania.

 – Killian, sto per scendere e andare da Sebastian, comincerò questa esperienza sul suo peschereccio …
- Si Eddy, come ti ho detto è una buona idea. Accordati con lui anche per fornirci la possibilità di far la spola dalla Baia di Lady Barbra al Porto. Quando metteremo la nave in secca, l’equipaggio sarà in difficoltà per arrivare al Porto a piedi, è troppo lontano da percorrere in poco tempo, quindi per il pomeriggio, se i marinai vorranno passare la serata alla taverna a divertirsi, non è una cattiva idea avere a disposizione il battello di Sebastian. Accordati per un prezzo adeguato …
 - Sarà fatto Capitano!

 Con un sorriso a trentadue denti, il giovane salutò il Capitano Jones e si apprestò ad iniziare la sua nuova esperienza. Era un piacere per Killian vederlo così entusiasta, pian piano Eddy stava trovando la sua strada.

 
L’operazione del trasferimento del vascello fu veloce, ma non lo stesso fu per metterla in secca. Fu necessario preparare un’ impalcatura  per reggere ed incastrare la nave, con argani per tirarla. Angus contribuì all’operazione insieme ad un gruppo di suoi amici, tutti facenti parte della rete di Emma. Furono necessari carri e cavalli per portare il legname necessario a costruire i ponteggi e a trainare poi la nave. Una settimana fu necessaria solo per mettere in secca il vascello. Per l’incatramatura, la verniciatura e il ricambio del sartiame avrebbero finito per la metà di ottobre.

 Le giornate passarono velocemente riguardo ai lavori da svolgere. Il pomeriggio, grazie al peschereccio di Sebastian, guidato da un Eddy ogni giorno più esperto, l’equipaggio aveva la libera uscita e poteva spassarsela al Porto e cenare alla taverna di Angus. La notte la passavano nelle stanze della Villa di Lady Barbra, si erano sistemati molto comodamente e non mancavano le scorte, per cui Paul poteva preparare ottimi pranzi, grazie anche al pesce fresco che portava direttamente Eddy. Per Killian ciò che sembrava non passare facilmente erano le sue notti. Spesso restava insonne a pensare alla sua Emma. Era una tortura stare senza di lei. In alcuni momenti aveva la tentazione di risalire per il passaggio segreto e raggiungerla nella sua stanza alla rocca, ma non sapeva di preciso quale fosse la sua stanza e non poteva rischiare di farsi beccare come un ladro dai soldati. L’unica risorsa era … andare a trovare Bardo.
 
I giorni di Emma scorrevano nella routine quotidiana. Killian le mancava moltissimo e la sua grande consolazione affettiva era il piccolo Henry. Con Neal il rapporto si era mantenuto distante, ma continuava ad essere molto positivo quello tra Neal ed Henry. La stessa Emma consentiva il mantenersi di quel rapporto, che finalmente si era creato, ma aveva tutta l’intenzione di favorire anche il contatto con il Capitano Jones e attendeva con ansia le sue visite a Bardo, per poter approfittare di quei pochi momenti per vederlo e lasciare che si frequentasse con Henry.

Killian, dopo tre giorni che non vedeva la sua donna, di primo mattino si avviò verso il Porto. Il cavallo era al solito posto e per le nove risalì lungo la Rocca per far visita al suo marinaio. Dopo più di cinque giorni dall’intervento, il musico poteva alzarsi e fare brevi passi, senza più sentire la scheggia d’osso conficcata nelle carni. La ferita si stava rimarginando bene, ma i punti gli tiravano parecchio, cosa normale per la situazione.
Lasciato Bardo, Killian si intrattenne con Frate Benedictus. Lo trovò che accudiva i suoi piccioni viaggiatori. Il Capitano si avvicinò alla gabbia e riconobbe il piccione dalla testolina nera, quello che aveva chiamato Lady Barbra e che infettandolo era stato il Cupido che aveva consentito il rapido avvicinamento tra lui e Barbra-Emma. Chiese il permesso al Frate di potergli dare del mangime. Il piccione lo riconobbe e volò verso di lui prima che prendesse il cibo.

– Avete fatto amicizia con questo piccione in particolare Killian?

Il Frate lo chiamava direttamente per nome, cosa che non disturbava affatto il Capitano, anzi, gli sembrava di conoscere da sempre quell’uomo, gli era familiare e il suo aspetto gli dava un grande senso di rassicurazione.

– Direi che con lui in particolare ho dei … trascorsi.
– Beh si direbbe che questo sia il vostro piccione preferito e da come si comporta, voi siete il suo prediletto. Dovessi liberarlo verrebbe a cercarvi!

Killian sentì una sorta di tenerezza verso quel piccolo pennuto. Gli accarezzò ancora la testa e la schiena, come gli aveva insegnato Emma e poi gli diede del mangime che la bestiola accettò molto volentieri.
Mentre era intento a far tornare nella voliera il piccione, si sentì un vociare allegro scendere per il giardino. Stava arrivando Henry con Emma. Il piccolo corse incontro al Capitano che lo sollevò tra le braccia. Il bambino gli diede un bacio sulla guancia barbuta e Killian sentì mancargli un battito al cuore. Emma si avvicinò con il suo sorriso radioso, felice di vederlo e lui sentì mancare un altro battito al cuore. Si guardarono per un tempo che sembrò infinito, come se fosse la prima volta che scoprivano di amarsi. Henry riportò l’attenzione su di sé.

–Killian! Giocheresti con me con le spade?
– Con le spade?!
– Si, mamma mi ha detto che sei molto bravo e che avete combattuto insieme e che tu le hai insegnato un sacco di trucchi!

Killian guardò verso Emma che arrossì visibilmente.

“Parli di me al piccolo Swan! Sono nei tuoi pensieri … non sai quanto tu lo sei nei miei!”

– Caro Capitano, questo giovanotto ha preso l’abitudine di addormentarsi la sera con un racconto che vi riguarda e a quanto pare siete diventato il suo eroe!
 – Mammaaa!

Henry ebbe un momento di timore reverenziale nei confronti di Killian che lo stava guardando divertito. Notò l’imbarazzo del bambino.

– Henry giocherò volentieri con te, ma non è possibile farlo con spade vere!

Il bambino si riprese immediatamente e sfoderò un sorriso felice.

 – Ma io ho due spade di legno, me le ha fatte zio August, sai a lui piace lavorare il legno e mi fa sempre qualche giocattolino …
 - Se è così, possiamo giocare anche subito …
 - Andiamo sulla terrazza allora, c’è più spazio!

Suggerì Emma.

 – Io vado a prendere le spade!

Henry corse via a prendere le due armi lignee e Killian rimase solo con Emma.

 – Swan muoio dal desiderio di abbracciarti … è  stata una tortura questi pochi giorni senza di te, perché non vieni da me questa notte? Ti prego …
 - Per me è stato lo stesso Killian, non posso prometterti che verrò da te questa notte, ma ti posso annunciare che tra due giorni Lady Barbra dovrà scendere al Porto per la gestione dei suoi empori. Con lei ci sarà il prigioniero del Duca, preparati le domande che vorrai fargli.
– Dove ci vedremo?
– Naturalmente da Angus, dopo l’ora di cena. Sali dal retro e dai due colpi brevi e uno lungo alla porta, sarà il segnale per cui Lady Barbra ti riconoscerà.
– Love, sei sicura di non voler venire da me questa notte? … Mi manchi …
– Oh Killian! Verrei anche in questo momento da te, ma ti ho già detto che sto cercando di evitare problemi con Neal, se tutto andrà bene dopodomani avrò avuto la sua firma.

Killian avrebbe voluto stringerla a sé come suo solito, ma quello non era né il luogo né il momento. Le prese la mano destra e le pose un bacio sul dorso, mentre la guardava intensamente negli occhi. Emma sentì fortemente l’istinto di portargli le braccia intorno al collo e annullare ogni distanza tra loro, ma dovette trattenersi.

– Killian! Mamma! Ho preso le spade cominciamooo?!

Con un sorriso stampato in volto e voltandosi ancora verso Emma, il Capitano le cedette la precedenza per le scale e la seguì avviandosi verso il terrazzo, dove Henry scalpitava per iniziare quella piccola avventura.
 
 
“Due giorni, altri due giorni! Maledizione come passa lentamente il tempo quando non sei con me Emma! Finalmente tra poco sarò da te!”

Killian pensava questo mentre, sorseggiando il suo bicchierino di Rum, guardava verso le scale che portavano al primo piano.
La locanda era piuttosto affollata quella sera, era arrivato un mercantile quella mattina e i marinai, giustamente, si stavano riempiendo la pancia del buon cibo fresco preparato da Mary. Angus aveva il suo bel da fare, tra i clienti al bancone e quelli ai tavoli. Non c’erano le sue figlie ad aiutare, con tutti quei marinai sconosciuti, affamati di cibo e sesso, aveva preferito mandarle a casa della famiglia Fergusson, una delle famiglie della rete di Emma. La Signora Fergusson era una donna timorata di Dio, a quell’ora le sue figlie, con Angel, stavano dicendo le orazioni di ringraziamento per la cena.

 Le tre ragazze scollacciate, che Killian aveva conosciuto quando era arrivato la prima volta a Storybrook, correvano da un tavolo all’altro per servire i marinai e quella che lui aveva gentilmente rifiutato per due volte, ogni tanto gli lanciava sguardi languidi e sorrisi ammiccanti. Il Capitano decise che finito quel bicchierino si sarebbe dileguato, prima che la donna gli si riattaccasse addosso. Vide che era girata ed impegnata a farsi palpare un seno da uno   dei marinai del mercantile, approfittò del momento per depositare una moneta in mano ad Angus, salutare e tagliare la corda. Alcuni dei suoi uomini erano ancora a tavola e mangiavano con gusto l’arrosto di montone che avevano nei piatti. Non vide Eddy, ma immaginò dove potesse essere …

L’aria della sera era piuttosto fresca, il mese di Ottobre era arrivato. Le giornate si erano accorciate e imbruniva presto ormai. Respirò a pieni polmoni l’aria salmastra, quasi a volersi purificare  dal fumo di pipe e sigari  che aveva respirato all’interno della locanda. Non c’era nessuno per strada e sgattaiolò verso il retro dell’edificio, dove la scala esterna conduceva ad una porta del primo piano, la porta della stanza solitamente affittata da Lady Barbra Mc Canzie. Salì con circospezione e giunto davanti all’uscio lo colpi con il pugno, in due colpi brevi ed un terzo lungo.

La porta si aprì nel giro di pochi secondi e una bianca mano affusolata prese la sua attirandolo nel buio della stanza. La sagoma di Lady Barbra si avvicinò alla finestra e ne chiuse le tende. Sapeva bene dove fosse l’acciarino e sprigionò una fiamma con la quale accese il lume sul comodino, vicino alla finestra. Killian si guardò intorno e vide l’uomo incappucciato che in piedi era appoggiato alla parete opposta. Il mantello nero gli arrivava fino a metà gamba e da sotto di esso spuntavano lucidi stivali di cuoio marrone. Non era un uomo molto alto, forse era anziano, era impossibile vederne il viso celato dal cappuccio e dalla poca luce.

 Lady Barbra mandò indietro una ciocca dei suoi capelli nero corvino, prese la lampada e si voltò verso Killian, rischiarando con la luce sia la stanza che il bel volto candido della Principessa Emma Swan. Indossava un panciotto di morbida pelle su una camicia di lino e i pantaloni infilati negli stivali. Killian sentì il solito calore che gli si irradiava nel petto alla sua presenza. Emma era attraente e in quella mise, la trovava provocante, spesso l’aveva rimproverata per gelosia sulla nave, dicendole di preferirla con la gonna. In realtà gli piaceva fin troppo come le stavano quei pantaloni. Barbra-Emma posò la lampada sul tavolo in modo che la luce fosse irradiata uniformemente nella stanza.

 – Lady Barbra i miei ossequi …
 - Ben venuto Capitano!

Jones si voltò nuovamente verso lo sconosciuto e fece un passo verso di lui presentandosi. L’ uomo si staccò dalla parete dove stava poggiato e si portò con gesto femminile le mani al cappuccio, scoprendosi il volto.
 
– Voi?!
– Siete sorpreso Capitano Jones?                   
 
***
Sei anni prima, Aprile 1720. France
 
Nella velocità della corsa, i raggi delle ruote della carrozza sembravano ruotare al contrario. La giornata parigina era limpida, come normalmente ci si sarebbe potuto aspettare nel mese di Aprile. La carrozza risaliva lungo la rive droite de la  Seine.

L’uomo, elegantemente vestito con un pastrano in broccato grigio, su una camicia di seta bianca, che si sporgeva dalla gorgiera, arricchita da una sciarpa, della stessa candida stoffa, annodata alla gola, era l’unico passeggero della carrozza. Altero nella sua postura, sedeva con le braccia tese davanti a sé, le mani sovrapposte l’una sull’altra, poggiate al pomo dorato del suo bastone di ebano. Guardava con sguardo freddo e distante dal finestrino. Si intravvedevano a quell’altezza del fiume Seine, le guglie del meraviglioso Duomo di Notre Dame. L’uomo strinse leggermente gli occhi, mentre un sorriso ironico tirava le sue labbra di per sé increspate da piccole rughe. Pensò alla maestosità di quel Duomo e all’importanza che, chi l’aveva costruito, aveva dato a quell’edificio per onorare la Vergine Madre di Cristo, figlio di Dio, un Dio che lui non venerava. Fu spontaneo per lui avere un ricordo di sua moglie Lady Sara. Aveva espresso più volte il desiderio che suo marito, Lord Rumbl Mc Cassydy, Duca di Arran e Reggente della Penisola di Storybrook, la portasse con sé in viaggio a Paris.

“Donna fissata e scioccamente debole, attaccata a quell’ inutile Rosario!”

Rumbl ricordava benissimo il “pio“ desiderio di sua moglie di volersi inginocchiare, una volta in vita sua, davanti all’altare maggiore di Notre Dame de Paris. Aveva lasciato che restasse solo un “pio desiderio” della donna. Doveva riconoscere che era stata bella da giovane, l’aveva desiderata per un periodo della sua vita, ma non l’aveva mai amata come lei avrebbe voluto. Trasferendosi nella Penisola di Storybrook l’aveva lasciata a se stessa e alle cure per suo figlio, lui aveva altro da fare e da pensare. Quando era ripartito per la Scozia la prima volta, il loro bambino aveva tre o quattro mesi. Era una noia vivere a Storybrook ed era una noia peggiore vivere con sua moglie Sara. Non era una donna interessante, pur colta, non aveva un intelletto stimolante; la sua avvenenza era sparita con la gravidanza ed egli non aveva più provato interesse fisico per lei. Gli affari lo avevano richiamato in Patria. Era riuscito a crearsi un rapporto di grande fiducia con il Re, grazie all’affascinante, seducente e  manipolativa Lady Cora Di Mills.

 Adorava Cora, per il suo modo di essere senza scrupoli, sfacciata, pronta a sperimentare ed esplorare lascivamente ogni forma di attività sessuale. Aveva passato anni con lei, i migliori anni della sua gioventù, mentre a  Storybrook suo figlio veniva allevato da Sara, nei suoi principi di donna debole e bigotta. Ricordò quando, dopo quattro anni, era tornato da sua moglie. L’aveva trovata in giardino, seduta tra l’erba, con Neal che gironzolava in cerca di fiorellini. Solo il ricordo, del bambino in quell’attività, gli provocò una smorfia di disgusto. Il piccolo aveva unito, con una certa maestria manuale, i gambi delle margherite e ne aveva fatta una collana. Sembrava così stupidamente orgoglioso di se stesso quando la portò a sua madre!

– Mamma guarda che bella collana …
- Oh amore della mamma! Sei stato bravissimo! È un gioiello bellissimo!
-  È  bella come te mamma!

Neal aveva posto la collana sulla testa di sua madre e i fiori pendevano tra i suoi capelli castani abboccolati.

 – Sei la mamma più bella del mondo!

Si era buttato tra le braccia amorevoli di sua madre e aveva tempestato le sue guance di baci. Ridevano sereni.

Non aveva sopportato quella scena! Che razza di maschio stava crescendo quella donna?! Alla sua età egli andava a caccia di uccellini. Era bravissimo con la fionda e se trovava un nido lo batteva a terra per avere un bel bottino in un colpo solo! Altro che raccolta di margherite!

Si era avventato su Neal improvvisamente, loro non si erano accorti del suo arrivo. Lo aveva strappato dalle braccia di sua madre e lo aveva picchiato selvaggiamente, urlandogli che un uomo non raccoglieva fiori, un uomo doveva essere duro! Il bambino lo guardava con gli occhi castani sgranati, terrorizzato e con il braccino istintivamente piegato verso la testa per proteggersi dalla furia di suo padre. Lady Sara piangeva disperata, cercando di togliergli il figlio di mano, ma ricevette un colpo al lato della bocca con il pomo del bastone di suo marito. Neal vide il sangue sgorgare dalla bocca di sua madre e urlò ancora più terrorizzato. Lui lo scaraventò a terra e Neal perse i sensi.

“Un debole come sua madre e tale è cresciuto, razza di idiota! Ma presto tornerò di nuovo a Storybrook. Milha sta per partorire mio figlio. Sarà diverso, sarà come Milha”.

La carrozza continuava il suo percorso dirigendosi verso la Bastille. Rumbl guardò ora verso il finestrino di destra e ammirò la fortezza.

“Chi mai potrà abbattere una simile costruzione? Inespugnabile in tutto e per tutto!”

Ripensò alla sua fortezza di Arran, dove aveva portato Milha. Nessuno avrebbe mai potuto liberarla da lì, neppure il suo innamorato, se mai l’avesse ritrovata!
Milha era l’unica donna che gli aveva fatto perdere completamente la testa invita sua.

“Quella è una vera donna! Ha carattere, coraggio e sa tenermi testa! È un grandissimo piacere dominarla e soggiogarla o almeno provarci, visto che ancora non ci sono riuscito, se non con le catene per tenerla ferma”

Aveva rapito la ragazza da alcuni mesi. Aveva iniziato con il farle una corte serrata, ma lei non ne aveva voluto sapere nulla. Lo aveva offeso in più occasioni e presto aveva scoperto il motivo del suo rifiuto. Era innamorata di un marinaio, un giovanotto pur piacente in effetti, ma quando si era tolto di mezzo, ripartendo con la sua nave, gli aveva dato la possibilità di rapirla. Avrebbe desiderato tanto che lei gli si concedesse di sua spontanea volontà! Voleva essere amato da quella splendida giovane bruna, dagli occhi grigi come le nuvole in tempesta. La tempesta non era solo nei suoi occhi, era anche nel suo carattere. Non aveva nessuna intenzione di essere sua. L’aveva colpita e solo quando aveva perso i sensi l’aveva potuta rendere sua. Ne aveva fatto la sua schiava sessuale. La drogava per poterla tenere legata ad un letto e usarla a suo piacimento. Se non era sedata era come una tigre, non si arrendeva mai, scalciava, graffiava e mordeva. Le aveva chiesto più volte di dirgli che l’amava e lei rispondeva sempre che avrebbe amato per tutta la vita solo il “suo Killian”. Era arrivato ad odiare quel nome e il giovane che lo portava. Esasperato aveva appeso ai ceppi la ragazza dopo averla denudata. Con il gatto a nove code le aveva intimato infinite volte di dirgli che lo amava. Ogni volta che lei diceva “Amo Killian”, lui la colpiva. Non aveva mai detto ciò che voleva sentirsi dire e aveva dovuto smettere di frustarla, solo perché era svenuta per i tagli, talmente profondi da arrivare a toccare le costole. Aveva chiamato un cerusico di sua fiducia per ricucirle i lembi di carne. Non aveva emesso un lamento, aveva sofferto in silenzio. Per l’ennesima volta le aveva chiesto di dirle che lo amava e lei fiera aveva risposto con gli occhi lucidi per la febbre:

- Potrai anche strapparmi il cuore, ma non strapperai da me l’amore per il mio Killian, non potrò mai amarti, sei un mostro, non sarai mai come lui!

L’aveva schiaffeggiata e l’aveva lasciata legata su quel pagliericcio per tre giorni, senza acqua e senza cibo.
Era una donna di tempra forte, era sopravvissuta. Cosa le desse quella forza per lui era incomprensibile. Dopo un mese fu Cora a scoprire che Milha era incinta e iniziò per gelosia a fare illazioni su quel bambino. Sosteneva che non fosse suo figlio, bensì figlio del giovane Killian Jones.
Non era possibile, Milha non voleva assolutamente quel figlio, gli chiese più volte di ucciderla, era disperata, diceva che non voleva il figlio di un mostro, perché con suo dispiacere quello era figlio suo e non del suo amato Killian. Non voleva portare in grembo quella creatura e tentò di tagliarsi i polsi.

Se Milha non voleva quel bambino, Rumbl invece lo voleva con tutto se stesso. Probabilmente quando sarebbe tornato da Paris avrebbe trovato il piccolo tra le braccia di sua madre! Aveva chiesto a Cora di accudire Milha in quell’ultimo periodo, mentre compiva quel viaggio d’affari per il Re Guglielmo D’Orange. Non era riuscito più in quei mesi a possederla, non le piaceva più il corpo di quella donna, così trasformato dalla gravidanza. Quella pancia prominente, ogni giorno di più, gli faceva senso. Fortuna che Cora era comunque disponibile a saziare le sue voglie!
 
La carrozza continuava il suo viaggio per le strade di Paris, mentre il Duca viaggiava nei ricordi. Si approssimava intanto la sua meta: Parc des Buttes Chaumont.
Oltre il Parco si stagliava, lussuoso, il palazzo del Visconte Jean Baptist Lafite. Il Visconte era uno dei maggiori produttori di vino e champagne della Francia. Lo stesso Re Luigi XV, detto il Beneamato, aveva gustato il famoso Bordeaux Chateau Lafite, annata 1670 e di persona aveva voluto definire quel vino “Le Vine du Roi”.
Re Guglielmo amava i vini francesi e il Duca si era impegnato a procurargliene una buona scorta, oltre a un centinaio di casse di Bordeaux Lafite, gli accordi stipulati per lettera, con il Visconte Jean Baptist, prevedevano cinquanta casse di Blanc de Noirs Bollinger Vieilles Vignes e dell’ottimo Dom Pérignon Rose Brut.

 
Il Duca era atteso e arrivò puntualissimo all’alto cancello del parco che circondava il palazzo. Il cancello venne aperto e un paggio si avvicinò alla carrozza per porgere i saluti allo stimato ospite del suo padrone. La carrozza avrebbe percorso ancora un breve tratto nel viale che attraversava il parco, prima di fermarsi definitivamente nel piazzale antistante l’entrata della dimora di Lafite.

Rumbl, leggermente sporto dal finestrino, ammirava la disposizione delle aiuole, lavorate con siepi curate artisticamente, al punto da sembrare ricami. Il Visconte era un uomo chiaramente molto ricco. Di lui Il Duca sapeva che era vedovo ormai da cinque anni e padre di una sola figlia di circa diciannove. Dopo la morte della moglie era caduto in depressione e aveva iniziato a bere smodatamente e spesso a giocare a carte con esose perdite economiche. A Rumbl era necessario conoscere bene le persone con cui doveva fare affari, erano soprattutto le loro debolezze che lo aiutavano ad ottenere “Accordi” estremamente vantaggiosi, per lui ovviamente!

Così sporto dal finestrino, preso dalle sue riflessioni e macchinazioni, all’improvviso la vide …

La leggiadra visione, di bianco vestita, indossava un delizioso cappellino in organza bianca e nastri azzurri, su lunghi capelli castani dai riflessi mogano. Passeggiava nel giardino con un ombrellino da sole in una mano e un libro aperto nell’altra. Al passaggio della carrozza, la giovane distolse l’attenzione dal libro e incrociò lo sguardo dei suoi occhi azzurri con quelli scuri del Duca. Mai egli aveva visto un viso che trasmettesse l’idea della purezza, come quello della giovane,  un sentimento di tenerezza invase il suo animo oscuro. Un sentimento che non aveva mai provato in vita sua. La giovane gli sorrise e gli sembrò che la pace avvolgesse il suo cuore. Continuò a guardarla, finché diventò una figura piccolissima per la distanza. Si chiese cosa fosse ciò che stava provando. Aveva vissuto la passione e il desiderio per Milha, come il sentimento più forte che avesse mai provato, aveva conosciuto l’ira, l’odio, la crudeltà della gelosia, la perversione con Cora, ma la tenerezza non era da lui, non l’aveva mai provata nemmeno per suo figlio Neal. Cosa aveva quella giovane per fargli un simile effetto e chi era?

Giunse nel piazzale antistante l’entrata e dalle scale scese velocemente il Visconte Jean Baptist in persona.

– Mon cher ami, soyez le bienvenu! Sono onorato di conoscervi caro Duca e sono onorato di poter accontentare Sua Grazia Re Guglielmo!

Il Visconte era un uomo alto e robusto, dal viso rubicondo. Fisicamente era quasi il doppio di Rumbl, ma sicuramente era meno scaltro di lui.
Il padrone di casa fece accomodare l’ospite nel suo elegantissimo studio e definirono in dettaglio quanto avevano accordato per lettera. Il Visconte versò in due calici, di cristallo intagliato, del Bordeaux Chateau Lafite, il suo ospite non avrebbe potuto acquistare se non avesse gradito quel gustoso e pregiato vino! Il Duca fu molto soddisfatto e ordinò delle casse in più per la sua riserva personale. Il Visconte suggerì di restare a pranzo per degustare meglio il vino con l’arrosto e Mc Cassydy accettò volentieri.
Si sentì un timido bussare alla porta e Jean Baptist diede il permesso di entrare. Per la seconda volta, nel giro di meno di due ore, gli occhi azzurri di quella giovane incontrarono quelli scuri di Rumbl.

 
Era turbato, veramente molto turbato. Nuovamente seduto nella carrozza, guardando dal finestrino, non vedeva la città, ma il volto puro di quella giovanissima ragazza. Non poteva sopportare quel sentimento di tenerezza che ancora aveva nel cuore, doveva distrarsi, voleva qualcosa di più forte, di meno puro. La sua oscurità era così irrimediabilmente attratta dalla luce di quella purezza! Voleva sfuggire a quell’attrazione, doveva trovare altra oscurità.
Ordinò al cocchiere di dirigersi verso  Montmartre. Poteva capitare qualche buon affare da quelle parti. Molti giovani pittori, di belle speranze, vivevano e lavoravano lì, spesso erano squattrinati e disperati e vendevano a quattro soldi le loro opere pur di mangiare un tozzo di pane. Rumbl sperò di trovarne uno con queste caratteristiche, ma con talento.

Scese dalla carrozza e si ritrovò sotto la chiesa de Le Sacre Coeur, che dominava il quartiere, uno dei più malfamati di Paris. Gironzolò per un pezzo, guardando bottegucce e quadri poggiati per strada. Qualcosa colpì la sua attenzione, si avvicinò e rimase estasiato di fronte al realismo di quell’opera.

– Le piace Monsieur?

Un giovane bruno, dai capelli lunghi sul collo, spettinato e ben poco curato, gli si avvicinò per offrirgli il quadro.

– Se vi piace vi faccio un ottimo prezzo, sono arrivato da poco a Paris e vorrei farmi conoscere, un “Signore” come voi potrebbe farmi una buona pubblicità!
 – Quanti anni avete giovanotto?
– Ventisette Monsieur!
– Qual è il vostro nome?
– Pierre Subleyras, per servirvi Monsieur!
– Se il prezzo è conveniente, mio caro, mettete pure la firma sulla tela e io la comprerò!

Il giovane pittore non se lo fece ripetere due volte e firmò il suo lavoro.

– Come avete intitolato il quadro?
– “La Venere nera” Monsieur!
– Avete usato una modella o è di vostra fantasia?
– Oh Monsieur! È una situazione reale, da come potete notare i giochi di luce sulla pelle nuda della donna!
– Questa donna esiste?!
– Ma oui Monsieur, è Tamara, una delle prostitute più quotate dei bordelli di Montmartre!
– Mi farebbe piacere conoscerla … mi indichereste il posto?
– Certamente Monsieur, se la conoscerete non ve ne pentirete, è una vera professionista nel suo campo!

Il Duca pagò per il quadro e il giovane Pierre lo accompagnò al bordello dove lavorava Tamara. Salutandosi sull’uscio, il Duca disse al giovane:

– Ho un certo occhio per le opere d’arte e i beni patrimoniali in genere, vi posso assicurare che un giorno sarete famoso per la vostra capacità di ritrarre i nudi femminili …
Il ragazzo lo ringraziò e andò via, non si videro mai più, ma su di lui Rumbl aveva visto giusto …

 
Nel bordello le luci erano soffuse e c’era una certa confusione tra corpi seminudi di donne e altri di uomini che avevano ceduto ad amplessi sfrenati nella sala comune. Rumbl si guardava intorno, cercando la ragazza dalla pelle nera ritratta nel quadro appena acquistato.

 – Cerchi qualcuna in particolare tesoro?

La tenutaria del locale, una donna molto abbondante, in evidente sovrappeso, con due enormi seni che le straripavano dalla scollatura slacciata, sopra il corsetto e i capelli castani ricciuti e spettinati, si presentò al Duca con le mani sui fianchi.

– Si … Madame?
- Chiamami pure Madame Rose, bellezza!
– Bene Madame Rose, chiamatemi pure Signor Duca!

La donna, intimorita dallo sguardo gelido dell’uomo si ricompose.

– Pardon Monsieur, come posso aiutarvi?
– Mi hanno parlato molto bene di Mademoiselle Tamara …
- Certo è da me, solo il meglio nel mio locale, ma … è molto costosa Monsieur. 
– Vale il suo costo Madame Rose?
– Vi garantisco che se la proverete ne sarete pienamente soddisfatto, dovrete però pagare in anticipo, è la regola della casa …

Il denaro era l’ultimo dei problemi del Duca, pagò la tenutaria e fu introdotto in una stanza privata, arredata in un modo meno volgare, ma con tutta l’aria di una stanza da letto da bordello. Alle pareti erano appesi diversi quadri che ritraevano scene indubbiamente sessuali, con amplessi ritratti in posizioni a dir poco “fantasiose”. Tamara era sul letto, con le gambe da gazzella che si intravvedevano dall’apertura dell’abito che indossava. Si alzò dal letto per dirigersi sinuosamente, come una pantera, verso il nuovo cliente. Rumbl la trovò molto sensuale e desiderabile, sentì montare l’eccitazione.
Il vestito di Tamara era a righe verticali, verdi e gialle, sgargiante e donava molto alla sua pelle nera. Il davanti della gonna era ampiamente aperto, sotto il corsetto non portava la culotte e mostrava visibilmente il Monte di Venere. Le sue splendide gambe erano vestite con calze di seta trasparente, fermate alla coscia da giarrettiere di pizzo verde. Aveva un viso ovale, dalla pelle molto liscia e gli occhi neri, leggermente a mandorla. La bocca, molto carnosa, fece venire in mente a Rumbl delle possibilità di prestazioni professionali della ragazza, per lui molto interessanti. La donna si strofinò al cliente con fare seduttivo e iniziò a togliergli il pastrano.

 – Rose dice che siete un Duca … ne ho conosciuto uno nel Maine due anni fa, sposò la mia padrona, anche se non era proprio una padrona per me, mi aveva infatti liberata dalla schiavitù e mi dava uno stipendio come dama di compagnia!
– Venite dalle Americhe quindi?
– Esattamente?
– Come siete finita da queste parti, avevate una buona posizione!
– Sono una cattiva ragazza!

Tamara continuava a denudare il Duca, mentre egli aveva iniziato ad esplorare le sue grazie.

– Mi piacciono le cattive ragazze!

Le prese un polso e lo ruotò violentemente dietro la schiena della donna, facendola gridare di dolore. Le urla di dolore lo stimolavano ed eccitavano ancora di più. La spinse sul letto a quattro zampe e prese il divertimento che voleva. Tamara era avvezza ad ogni tipo di depravazione e da “cattiva ragazza”, come si era autodefinita, diede ampia dimostrazione al Duca che il prezzo che aveva pagato era meritato.

Pienamente soddisfatto, alla fine, Rumbl giaceva nel letto fumando un sigaro. Non aveva voglia di parlare, ma Tamara, che aveva goduto, inaspettatamente, con lui, gli fece delle confidenze.

– Duca Mc Cassydy … era vostro figlio che ho conosciuto …
- lo hai conosciuto allo stesso modo tesoro?
- Più o meno … ma voi … siete decisamente più … abile Rumbl, vi preferisco. Neal mi ha spezzato il cuore e prima o poi lui e la candida Emma, me la pagheranno …
- Mi sei piaciuta molto Tamara, che ne dici di partire con me per la Scozia? Sarai a mia disposizione, per il mio e per il tuo divertimento … ti piacciono le donne?
– Non disdegno una bella donna se paga bene!
– Abbiamo un accordo quindi!
 
L’oscurità era nella sua anima e ne aveva incontrata altra. Uscito dal bordello, con un accordo stipulato con Tamara, si rimise in carrozza e improvvisamente il suo pensiero tornò al dolcissimo e puro viso della giovane che aveva conosciuto poche ore prima.  Qualcosa continuava ancora a chiamarlo verso di lei
“Basta! Ho deciso, deve essere mia a qualsiasi costo, anche se suo padre non lo permetterà mai! In fin dei conti lo posso capire, potrebbe essere mia figlia per quanto è giovane! Quella sua purezza potrà rigenerarmi. Con lei al mio fianco ritroverò prestigio nei migliori salotti di Londra, se non vorrà concedermi la sua mano, troverò un altro modo!
 
***
Gli occhi azzurri di Killian erano puntati in quelli egualmente azzurri della giovane donna che si era appena rivelata.

– In effetti sono molto sorpreso Lady Belle, non mi sarei mai aspettato che il prigioniero di Mc Cassysy foste voi!
– Vi capisco Capitano Jones, purtroppo ho imparato dalla vita che le cose che ci possono sorprendere non sono mai abbastanza!

Killian vide negli occhi della giovane una tristezza che non aveva notato precedentemente, quella tristezza gli disse che aveva molto sofferto.

– My Lady, vi ringrazio della vostra collaborazione anticipatamente … temo che le mie domande potranno riportarvi ricordi spiacevoli e non ho intenzione di turbare il vostro equilibrio, quindi se volete … concludiamo prima di iniziare …

Belle sorrise commossa.

– Emma mi aveva descritto il vostro modo di essere attento e sensibile Killian, lo state dimostrando anche con me ora … ve ne ringrazio e a maggior ragione, per Henry e per Voi … risponderò alle domande che vorrete porgermi.
– My Lady, alla condizione che mi interrompiate se sarete troppo turbata.

Belle fece un gesto di consenso con il capo.

– Da quando conoscete il bambino?
– Sono arrivata in Scozia sei anni fa, Henry era appena nato, aveva forse si e no due settimane.
– Avete mai visto sua madre, l’avete conosciuta?
– No Killian, non ho mai visto il piccolo con la madre, non l’ho conosciuta. Henry era posto in una culla nella stessa stanza dove ero rinchiusa. La donna che veniva a nutrirlo non poteva essere sua madre, era di razza africana, quindi scura di pelle e lo nutriva con latte di capra. Ad un certo punto ho chiesto di nutrirlo io e me lo hanno consentito, quella donna non aveva nessun istinto materno e ogni volta che gli dava il latte temevo che lo soffocasse. Lo prendevo spesso in braccio quando piangeva e gli parlavo, era così solo … come ero sola io …

A Belle vennero le lacrime agli occhi nel ricordare, Emma velocemente le cinse le spalle con il braccio e la strinse al suo fianco, dandole la forza per continuare.

– Era un bambino così buono … piangeva solo per i suoi bisogni. Quando era sveglio e non aveva fame, era molto presente, come oggi è vivace, si vedeva che era un piccolino molto intelligente …

Furono Killian ed Emma ad essere commossi nel riconoscere quelle caratteristiche del bambino che ambedue amavano.

– Vi hanno mai detto chi erano i suoi genitori?
– No, non direttamente … Non vedevo molte persone … ma ascoltavo … un giorno ho sentito Lady Cora che si arrabbiava con il … Duca …
 - Cosa diceva se non sono indiscreto?
– Era gelosa dell’interesse che il Duca aveva per me e diceva che non voleva che finisse come con l’altro suo capriccio alla quale aveva fatto fare il bambino nella mia stanza …
- Lui ha risposto qualcosa?
– Si, ha detto: “Con Belle è diverso rispetto a Milha …”

Killian sentì il cuore fermarsi per una frazione di secondo, era quello che voleva sentire.

– Siete sicura di aver sentito così Belle, si riferivano proprio al piccolo che era con voi?
– Si Killian, proprio lui …
- Lo avete mai perso di vista, ne siete stata separata, potrebbe essere stato scambiato da quel momento?
– No Henry è lo stesso bambino che avevo con me, gli occhi sono inconfondibili e accudendolo, lavandolo avrei riconosciuto i piccoli segni del suo corpicino tra cento altri bambini! Se sono sopravvissuta è stato per lui e se lui è sopravvissuto è stato per me. Cora voleva ucciderlo … era venuta con un pugnale nella stanza, l’ho colpita e sono fuggita con il piccolo. Barba Nera mi ha catturata e rinchiusa nella sua nave, finché non è arrivato il Duca per partire. Era stato lui a dirgli di portarci sulla nave, voleva salvarci dalle grinfie di Cora e tornare a Storybrook, diceva di voler far di me la sua nuova moglie …

Per Killian fu ancora più chiaro che Belle aveva vissuto un incubo che lui neppure riusciva ad immaginare, ma avendo visto lo scempio che era stato fatto della sua povera Milha, forse Belle era stata più fortunata, era viva e presto avrebbe sposato l’uomo che amava veramente e che, come aveva notato, la ricambiava con amore e stima.

– Vi ringrazio infinitamente Belle, ora ho la certezza che Henry è figlio della donna che amavo.
 – Mi dispiace molto per lei Killian … Emma mi ha raccontato, ma non mi aveva detto il suo nome … Milha quindi …

Il Capitano annuì tristemente con il capo. Emma sentiva il cuore gonfio per lui, ma contemporaneamente era felice che quel piccolo era Henry ed era salvo, come lo stesso Killian aveva sperato. Aveva portato a termini la missione di ritrovare il bambino di Milha, aveva mantenuto anche quella promessa.
 

Belle si congedò per tornare alla Rocca.
Emma e Killian rimasero nella stanza affittata da Lady Barbra. Guardavano verso la porta che si stava chiudendo alle spalle di Belle. Poi Killian si voltò verso Emma con un sorriso felice sul volto. Ora sapeva la verità su Henry e aveva Emma lì con lui. Corse verso di lei per abbracciarla, come non faceva da troppo tempo, ma lei alzò la mano sinistra per bloccarlo. Il sorriso si spense sul volto di Killian, ciò che aveva notato in quel movimento aveva solo un significato … sentì una crepa attraversargli il cuore e riuscì a dire solo:

- Perché questo Emma?!
 
(continua…)


 
Angolo dell’autrice
Il capitolo non finisce qui, questa volta l’ho diviso in due parti. Spero di non essere stata troppo dura con le scene ed il linguaggio, forse il quadratino rosso è più opportuno dell’arancione, non so …
Comunque per chi è troppo sensibile sconsiglio di leggere la seconda parte. Ci avviciniamo all’epilogo e alla fine dovrete aiutarmi a prendere una decisione. Per ora non vi dico altro. So che molti sono in vacanza, ma chi vorrà leggere e recensire, dandomi un parere, mi farà molto piacere. Come al solito vi chiedo cortesemente di descrivermi le vostre sensazioni e sentimenti durante la lettura, anche di questo vi darò una spiegazione alla fine.
Un caro saluto a tutti e buone vacanze dalla vostra Lady Lara
 
 
 

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Capitolo 35
*** I prigionieri del Diavolo (II parte) ***


XXXV capitolo
 
I prigionieri del Diavolo
(II parte)
 
Chiuse la porta dietro di sé e scese le scale nel buio della sera. Doveva tornare alla Rocca, il suo amato August l’aspettava per cenare con lei in privato. Probabilmente egli, attento e delicato nei suoi confronti, aveva fatto preparare la tavola nelle sue stanze, illuminandola con alte candele inserite in eleganti candelabri argentei. August l’amava e lei lo ricambiava con devozione. Ora che Emma era tornata, non c’erano impedimenti per celebrare il loro matrimonio.

Percorse un breve tratto, dalla fine delle scale alla stalla di Angus. Il suo cavallo era legato tra quello di Barbra - Emma e il Baio di Angus, quello con il quale il Capitano Jones andava spesso a trovare il suo marinaio alla Rocca.

Era contenta di aver potuto aiutare il Capitano. Aveva apprezzato la sua sensibilità nei suoi confronti. Emma aveva ragione, Killian era veramente una bella persona, un gentiluomo raffinato e gentile, attento e sensibile. Poteva capire che Emma si fosse innamorata di lui in un colpo di fulmine e soprattutto si rendeva conto di quanto era stata fortunata a ritrovarlo e a scoprire che sotto il bell’aspetto, Killian celava tutte le caratteristiche e le qualità che lei aveva immaginato. Vederli insieme formavano una coppia notevole, si avvertiva il magnetismo che esisteva tra loro, erano fatti l’uno per l’altra, Belle non aveva dubbi in proposito.

Sciolse il suo cavallo, prese la briglia sotto il mento dell’animale e con l’altra mano gli carezzò il lungo muso. Tenendolo per la briglia lo portò fuori dalla stalla e poi salì in sella. La luna era spuntata da poco e lo spicchio crescente era particolarmente luminoso. Guardando quella luce i ricordi la invasero e la sopraffecero. Aveva resistito davanti ad Emma e Killian, ma ora, mentre tornava al palazzo, le tornarono agli occhi una serie di immagini che ancora non era riuscita a raccontare ad August e non sapeva se mai ci sarebbe riuscita. Le immagini si associarono ad una serie di sensazioni vissute: illusione, disillusione, terrore sfociato in orrore, angoscia, voglia di morire e voglia di vivere per aiutare una piccola vita che allora non aveva un nome. La piccola vita anonima era stata chiamata da Emma Henry e Belle teneva a lui, come simbolo del motivo della loro reciproca sopravvivenza.

Gli occhi le si riempirono di lacrime e iniziò a singhiozzare. Non poteva tornare da August in quelle condizioni, doveva fermarsi e dare sfogo al pianto, l’avrebbe aiutata a liberarsi da quell’angoscia. Fermò il cavallo e dopo averlo legato ad un albero si mise seduta su una roccia. Era in un punto non illuminato dalla luna, nessuno l’avrebbe vista. Lasciò che le lacrime scorressero, come, intanto, le scorrevano davanti agli occhi le scene dei suoi ricordi.

Tutto era cominciato quella maledetta mattina di un giorno di aprile di sei anni prima, in Francia, la sua terra natia. Suo padre le aveva annunciato che stava per portare a termine uno dei migliori affari della sua vita. Attendeva, infatti, un nobile Scozzese, emissario di Re Guglielmo III D’Orange: Sua Signoria Lord Rumbl Mc Cassidy, Duca di Arran, il quale avrebbe acquistato una consistente quantità del loro pregiato vino, per il Sovrano d’Inghilterra.

Belle adorava leggere libri, come amava passeggiare tra la natura. Unire le sue due passioni le dava un gran senso di benessere. Il parco intorno alla loro dimora era vasto e curato artisticamente. Aveva indossato il suo cappellino di organza bianca e nastri azzurri, recente dono di suo padre e, con un romanzo in una mano e un parasole nell’altra, leggeva e passeggiava nel parco. Assorta nella lettura sentì, comunque,  il suono delle ruote della carrozza, sulla ghiaia del viale che portava verso il palazzo. Alzò il viso dal libro e si voltò verso il suono. Dalla carrozza, trainata da due cavalli, si sporgeva un uomo elegantemente vestito, sui 56 anni d’età. I loro sguardi s’incrociarono per un attimo che sembrò lunghissimo e le venne spontaneo regalargli un sorriso, che lui ricambiò contemporaneamente.

Poco prima di pranzo bussò allo studio di suo padre e, al permesso di entrare, si trovò nuovamente occhi negli occhi con quello sconosciuto. Era magro e non molto alto, i capelli castani gli arrivavano al collo e due bande di essi iniziavano ad incanutire sulle tempie. Era altero, elegante con un portamento fiero, non poteva definirsi bello, ma aveva un sottile fascino che la attrasse molto. Suo padre fece le presentazioni e il Duca Mc Cassidy la omaggiò con un inchino e il baciamano. Trattenne la bianca mano di Belle nella sua, un po’ più del dovuto, continuando a guardarla negli occhi, in un modo che fece arrossire la giovane. Il Visconte notò quel contatto prolungato ed intervenne, separandoli con la scusa del pranzo e dell’assaggio del vino prima dell’acquisto. Durante il pranzo il Duca fu molto brillante e Belle non fu da meno, con la sua vasta cultura lo incuriosì e lo sorprese. Il Visconte aveva parlato molto poco durante il pranzo, sembrava che la conversazione si svolgesse solo tra sua figlia e l’ospite. Il Duca si complimentò con lui per quella stupenda figliola, di intelletto vivace e cultura chiaramente profonda. Lafite tentò ancora di separare sua figlia dal Duca, era troppo ingenua e quell’uomo poteva esserle padre per l’età, era un uomo scaltro e manipolativo, non voleva certo che sua figlia ne subisse un plagio.
Qualcosa stava già accadendo in realtà. Più Belle conversava con il Duca e più era irretita dal suo “inquietante” fascino. Lo stesso Duca la guardava con uno sguardo profondo, attento, ammirato e a sua volta incantato dalla soavità del suo viso.
  • Mademoiselle, con il permesso del Vostro Signor Padre, mi fareste l’onore di fare una passeggiata con me nel vostro stupendo parco?
Belle si voltò verso suo padre con l’espressione supplicante di una bimba. Il Visconte non sapeva resistere alle richieste della “sua bambina” e, a malincuore, sospirò un “Si”. Non gli piaceva lo sguardo del Duca posato su sua figlia, era lo stesso sguardo che aveva avuto nello scegliere di comprare il vino migliore.

“Sarai pur ricco e nobile, mon ami, ma mia figlia è ciò che ho di più prezioso al mondo e non è una merce da comprare o vendere!”

Suo malgrado, il Visconte Lafite, vide Mc Cassidy alzarsi e, con un galante inchino, porgere il braccio alla giovane. Il sorriso che Belle regalò al suo cavaliere fu smagliante e Rumbl sentì un calore nel cuore che non ricordava di aver mai provato in tutti i suoi anni.
Le due figure a braccetto si incamminarono per il giardino, Lafite le guardava dalla finestra del suo studio, accanto alla tenda bianca di organza, aperta per far entrare il sole primaverile. Il suo sguardo tradiva la preoccupazione, sua figlia era così giovane! Aveva la testa piena dei libri che leggeva, per lei esistevano solo l’amore romantico, la bellezza e la bontà, era una grande idealista; non conosceva in realtà le brutture della vita, aveva un animo puro, come puro ancora era il suo corpo e suo padre temeva il giorno che Belle avesse incontrato la disillusione di tutti i suoi ideali. Avrebbe voluto tenerla sotto una campana di vetro come una bella rosa, per preservarla dal deterioramento morale e organico. Si rese conto, guardandola passeggiare, che il suo intento di proteggerla, se lei stessa non avesse voluto, sarebbe miseramente fallito.

Belle ricordava la conversazione avuta durante la passeggiata con Lord Mc Cassidy. Avevano parlato di molti argomenti e poi incuriosita di sapere qualcosa di più della sua vita, gli aveva chiesto della sua famiglia. Il Duca le aveva raccontato di essere vedovo da circa un anno, era rammaricato di non aver assistito sua moglie Sara, erano distanti, lui sempre in giro per affari, spesso era in Scozia, sua Madre Patria o  a Londra, presso la corte di Re Guglielmo, di cui era intimo amico e confidente. Aveva un figlio, Neal, più grande di lei, sposato da un paio d’anni con la Principessa Emma Swan Charming Pendràgon. Suo figlio aveva preso il suo ruolo di Reggente della Penisola di Storybrook, una propaggine della Nuova Scozia. Lì era morta sua moglie, se non altro assistita dalle amorevoli cure della sua amata nuora, oltre che del suo amatissimo figliolo. La vita del Duca sembrava piuttosto triste e vuota agli occhi di Belle, avrebbe voluto rallegrarlo, renderlo felice … Presa da un ingenuo slancio solidale nei suoi confronti, gli aveva preso una mano tra le sue e aveva esternato il suo desiderio di poter far qualcosa per lui, per rasserenarlo della sua grave perdita. Rumbl l’aveva guardata negli occhi restando senza parole, sembrava turbato, lei era arrossita pensando di essergli sembrata sfacciata e si era scusata con lui.
 
– Non vi scusate Mademoiselle, sono colpito e lusingato dalla vostra indole generosa e altruista. Nessuno ha mai avuto per me un simile pensiero, ve ne sono immensamente grato.

Era vero Rumbl era turbato da tanta luminosità, mai nessuno si era veramente preoccupato per lui in quel modo. Le prese la mano destra e vi depose un tenero bacio. Belle notò nei suoi occhi scuri una nota di tristezza. Si congedò da lei velocemente, troppo! Belle non capì quel repentino allontanamento. La verità era che quella luce potente che Rumbl aveva visto in Belle, lo stava incendiando, era un grande contrasto con la sua oscurità.

Mai la giovane Viscontessa si sarebbe aspettata di rivedere il Duca, aveva concluso l’affare con suo padre ed era andato via in quel modo! Eppure, con sua enorme sorpresa, il giorno dopo si ripresentò da suo padre senza avviso. Lo aveva visto scendere dalla carrozza e guardare in alto, come se avesse sentito che lei era a quella finestra. Sembrava nervoso. Era scesa di corsa ad annunciare al padre l’arrivo dell’uomo. Suo padre non sembrava sorpreso, ma le intimò con gentilezza di non farsi vedere e di tornare nelle sue stanze, finché non l’avesse mandata a chiamare.
Passò un’ora e sentì la carrozza ripartire. Suo padre non l’aveva fatta chiamare e lei non aveva avuto la possibilità di salutare l’uomo che tanto l’aveva affascinata il giorno prima. Scese a cercare suo padre nel suo elegante studio. Aveva un’espressione contrariata. Gli chiese se c’era stato qualche problema con l’affare concluso il giorno prima.

 – No figlia mia, l’affare è andato a buon fine, ma quell’uomo non voglio metta mai più piede in questa casa!
 – Perché padre? Mi sembra una persona educata, di classe e fascino!
 – Ecco, appunto! Sei troppo giovane Belle per capire cosa si può celare dietro un uomo di quella specie. Non sempre ciò che appare corrisponde a ciò che si cela nel cuore! Ha avuto il coraggio e la sfacciataggine di chiederti in moglie!
 – Co ..cosa?!  Veramente?!
 – Certo Belle … ti rendi conto? Potresti essere sua figlia! Quale uomo rispettabile e di sani principi morali farebbe una simile richiesta, vista la tua età e la sua?!
 – Quindi gli avete detto di no …
 - Ovviamente Belle, ma lo avrei fatto anche se fosse stato più giovane, non è adatto a te, vede le persone come merce e tu figlia mia non sei un oggetto da collezione. Desidero che al tuo fianco, un giorno, ci sia un uomo che ti meriti veramente e quello non è certo Rumbl Mc Cassidy!

Era rimasta un po’ delusa, ma aveva accettato la decisione di suo padre. Il Duca sarebbe ripartito entro il giorno dopo, non avrebbe più avuto occasione di incontrarlo. Come fu che accadde il contrario lo scoprì dal discorso che suo padre le fece, piangendo, il pomeriggio dopo.

 
La notte prima il Visconte si era recato al suo Club. Il panno verde lo attraeva dalla morte di sua moglie. Trovò i suoi nobili amici che discutevano di politica o parlavano allegramente di donne. Un paio di loro scherzavano con un terzo che aveva intrapreso una relazione con una ballerina, la moglie era ancora ignara della cosa, non aveva intenzione di proseguire la relazione extraconiugale, giusto il tempo di soddisfare il suo capriccio carnale, poi ognuno per la sua strada, un regalino a sua moglie, uno all’amante e la sua coscienza sarebbe stata lavata!

 Jean Baptist Lafite non sopportava simili discorsi e disprezzava quel tipo di comportamento, a lui mancava veramente sua moglie, l’aveva amata e non l’aveva mai tradita, gli aveva regalato quel tesoro di sua figlia Belle ed ora era lei l’unica donna della sua vita!
Fu lui a proporre di interrompere quel discorso e iniziare una partita a carte. Giocarono in quattro e la fortuna fu dalla sua parte, il piatto era ricco e lui vinse stracciando gli amici con la combinazione più alta di carte. L’amico fedifrago si ritirò, dichiarandosi fortunato in amore e di conseguenza sfortunato al gioco. Lafite rideva divertito, burlando i compagni perdenti. Ad un tratto sentì una mano gelida che si posava sulla sua spalla sinistra. Ebbe una brutta sensazione.

 – Mio caro amico, consentite che io prenda il posto del vostro compagno di gioco?

Sarebbe stato scortese rifiutare e avrebbe perso la faccia davanti agli altri e acconsentì. Il Duca Mc Cassidy, nel suo elegante abito serale, si accomodò sulla sedia appena lasciata dall’altro giocatore. Fu l’inizio della fine per Lafite.

Il locale era diventato, dopo due ore, denso di fumo e gli ospiti erano riuniti intorno al tavolo dove ormai giocavano solo il Duca ed il Visconte. Lafite aveva perso una cifra enorme e, imperterrito, rincorreva la fortuna rilanciando cifre sempre più alte. Da parte sua Rumbl gli stava dando tanta di quella corda, conoscendo la sua debolezza, che presto Jean Baptist si sarebbe impiccato da solo. Dai suoi fidati informatori, il Duca sapeva perfettamente quale era la possibilità patrimoniale del Visconte e con fredda lucidità riuscì a tessergli una tale ragnatela intorno, divertendosi a giocare come il gatto con il topo, che l’uomo vi finì dentro con tutte le scarpe. Dopo quelle due “maledette” ore, “aveva perso tutto il suo patrimonio!”. Doveva cercare di riprendersi ciò che era suo e si indebitò con il Duca. Chiese altre carte e la speranza si riaccese in lui, aveva un doppio colore. Il Duca prese a sua volta due carte e Jean Baptist notò, in una frazione di secondo, un lampo di disappunto negli occhi scuri del suo avversario. Le carte di Rumbl non erano buone, Lafite rilanciò ancora, pienamente sicuro di sé. L’avversario titubava e la sua sicurezza cresceva, ormi la vittoria era sua e si sarebbe ripreso il suo patrimonio.

 – Vedo!

Le carte furono scoperte e al Visconte mancò poco all’infarto. Rumbl aveva bluffato. Tirò fuori una Scala Reale che annullò completamente il valore della combinazione in possesso di Lafite. Fu la prima volta che sentì la risata da “folletto maligno” di Rumbl, non l’avrebbe mai più dimenticata.

– Mio caro, siete completamente alla mia mercé, potrei pretendere anche i vostri abiti e mandarvi sotto un ponte in mutande … non pretendendo almeno quelle!
– Siete un bastardo Mc Cassidy!

Il Duca rise ancora con quell’assurda risata.

 – Voglio dimostrarvi che non sono così bastardo. Sono disposto ad annullare i vostri debiti e a restituirvi tutto il vostro patrimonio ad un patto …
- Quale patto?
 – Voglio Belle in cambio!
– Siete impazzito? È poco più di una ragazzina e non ha conosciuto uomini!
 – Non sarà la mia prima vergine, mio caro, non vi preoccupate, saprò come deflorare vostra figlia, state tranquillo!

Lafite sentì lo stomaco rivoltarsi all’idea, mentre il Duca rise ancora dileggiandolo.

 – Allora mio caro! Abbiamo un accordo?
 
 
Lafite si sentiva meno di un verme. Ad alta voce, davanti a sua figlia, si chiedeva come avesse fatto a farsi irretire in quel modo, fino ad accettare la proposta del Duca.

– Figlia mia, perdona la mia scelleratezza! Ho lasciato che il desiderio di vincere nel gioco mi accecasse completamente, è diventata una malattia per me ed ora siamo sul lastrico!
 – Padre non sarà così … se io sposerò il Duca come aveva chiesto!
– No Belle! Non posso permettertelo, preferisco la miseria e la dignità piuttosto che “vendere” mia figlia ad un simile mostro! Non ti renderebbe felice, non oso immaginare come potrebbe comportarsi con te, è un uomo viscido, freddo, calcolatore ed egoista! Non ho firmato nulla ieri sera … verrà oggi pomeriggio per portarti via da me, ma tu non andrai con lui Belle! Perché gli cederò i documenti dei miei averi, quelli ha vinto con il gioco e quelli avrà, ma non te figlia mia … non te!
 – Padre … cosa sarà di noi … dove andremo?
 – Andremo via dalla Francia Belle. Io troverò un lavoro … non saremo più i Visconti Lafite, cambieremo identità e cognome. Faremo in modo che Rumbl non ci possa rintracciare. Non mi spaventa il lavoro, neppure quello manuale. Se non vuoi abbandonare la Francia potremmo andare in Provenza, un mio carissimo amico coltiva fiori da quelle parti. I miei studi di agraria potranno essermi utili … Mi mancheranno i miei meravigliosi vigneti … ma non ha importanza. Ciò che importa veramente è la tua salvezza figlia mia, lontana da quel mostro …
- Padre … forse … dietro il mostro si cela semplicemente un uomo molto solo …
 - Cosa vuoi dire piccola mia?
 – Voglio dire … che … che io non riesco a vedere questa malvagità nel Duca … mi ha aperto il suo cuore durante la passeggiata in giardino, so che è un uomo molto solo, provo qualcosa per lui e credo che lui abbia sentito qualcosa per me …

Il Visconte Jean Baptist Lafite era diventato livido in volto a sentire quelle parole pronunciate da sua figlia. 

 – Belle tu non hai idea di cosa stai dicendo! Quell’uomo è come un folletto maligno, tu non hai visto il suo sguardo malvagio quando mi ha ricattato su di te! Non puoi “vedere un uomo dietro una bestia” e ti assicuro che il Duca è una “bestia satanica”. Se provi qualcosa per lui deve essere il risultato di un plagio che ha compiuto su di te. Io sono tuo padre, ti voglio bene e farò di tutto per proteggerti da lui!
– Oh Padre caro!

Belle commossa si era gettata nelle braccia di suo padre. Capiva il suo punto di vista, ma non lo condivideva. Era fermamente convinta che, nel profondo della sua anima, Rumbl celasse buoni sentimenti, bisognava cercarli e trovarli, lei era disposta a farlo.
Non si erano ancora allontanati da quell’abbraccio che uno dei valletti annunciò loro
che dal cancello era appena passato il Duca Mc Cassidy.

– Nasconditi figlia mia, nasconditi, non ti deve trovare, temo che possa arrivare alla forza per ottenerti!
 – No Padre! Non ho intenzione di nascondermi, lo voglio guardare negli occhi, voglio leggervi dentro. Non ho paura di lui e credo che si comporterà da gentiluomo. Se non vi fidate di lui … fidatevi di me!

Il Duca non ci mise molto ad arrivare davanti all’entrata della villa. Questa volta il Visconte Lafite non gli andò incontro, non era un amico!
Rumbl sapeva dove dirigersi, non ebbe bisogno delle cure del Valletto per essere accompagnato allo studio di Lafite. Bussò, in modo deciso, con il pomo del bastone di ebano, sulla porta e come sentì il permesso di entrare, lo fece senza nessun preambolo.
A Belle sembrò che la stanza si svuotasse improvvisamente e restassero solo loro due, in piedi uno difronte all’altra, come nel momento iniziale di un ballo. L’ospite indesiderato non rivolse uno sguardo al Visconte, i suoi occhi e la sua attenzione erano puntati interamente sul volto della fanciulla. Le prese la mano destra e chinandosi le diede un bacio sul dorso.

 – Mademoiselle, ho chiesto a vostro padre di concedermi la vostra mano e mi ha negato questo grande onore. So che sono molti gli anni che ci dividono, ma i miei sentimenti per voi sono sinceri, lo sono stati dal primo momento che vi ho vista. Chiedo a voi direttamente se accettate di essere la mia sposa, sono un uomo solo e voi sareste amata, rispettata e riverita.

Belle lo guardava negli occhi e le sembrava di leggervi sincerità. Lo sguardo dell’uomo era triste, non sembrava il “folletto maligno” che descriveva suo padre. Era, per altro, estremamente lusingata da quella proposta, lo era stata già quando suo padre le aveva detto di averla ricevuta, il giorno prima.

 – Belle, vi prego, rispondetemi qualcosa, se vi sono indifferente andrò via, vostro padre dovrà saldare il debito che ha contratto con me e perderà, a causa di ciò, il suo intero patrimonio. Se provate qualcosa per me rispondete di si alla mia proposta e il vostro patrimonio resterà tale, non vorrò neppure la vostra dote!

Belle aveva ancora dei dubbi sulla risposta da dare al Duca e preferì fargli una domanda molto diretta.

– Mi amate Lord Mc Cassidy?

Rumbl non ebbe dubbi nel rispondere e a Belle sembrò sincero.

 – Belle, credo di amarvi dal primo momento che vi ho vista passeggiare nel vostro giardino e conoscervi meglio mi ha convinto che siete la donna di cui ho bisogno al mio fianco!

La giovane Viscontessa era commossa ed emozionata.

– La risposta che vi darò mio caro Rumbl, non è per il bene di mio padre, so, per quanto mi ama, che non approverà e non ne avrà piacere, vi dico di “ SI”, accetto la vostra proposta, perché anch’ io nutro un sincero sentimento nei vostri confronti …

Rumbl sembrò emozionato come un adolescente, anche Lafite vide quell’emozione negli occhi del Duca e ne rimase meravigliato, in quel momento gli era sembrato molto umano. Forse che la sua figliola fosse riuscita a cambiare “la bestia” in uomo?!
 Non poteva che arrendersi davanti al volere di sua figlia e intervenne.

– Figlia mia, sai cosa penso, ne abbiamo parlato ampiamente, sei sicura del tuo intento?

Belle annuì, mentre suo padre le teneva le mani con la speranza che lei avesse un repentino cambiamento di opinione. Purtroppo non fu così, ovviamente!
 
La partenza del Duca era imminente, così Belle, entro quella stessa sera, fece preparare i bagagli: due grossi bauli di corredo e uno per i suoi abiti. Il viaggio in carrozza sarebbe stato lungo e prima di attraversare lo Stretto della Manica, avrebbero dovuto fare diverse tappe. Avrebbero solcato poi un lungo tratto di mare, costeggiando la Bretagna, fino ad arrivare in Scozia.
Il saluto tra Belle e suo padre fu struggente. Lafite non avrebbe visto il matrimonio della sua unica figlia, il dolore gli stava straziando l’anima, sentiva di essere un uomo indegno, sentiva di aver venduto sua figlia per mantenere quel patrimonio economico che, senza di lei, era soltanto qualcosa di vuoto e senza nessun valore.
Belle sorrideva a suo padre, mentre questi le teneva le mani portandole alle labbra in un ultimo bacio.

– Potrai mai perdonarmi figlia mia? Sono stato un pessimo padre per te, ti sto perdendo e temo per il tuo futuro …
 - Caro Padre, siete stato il padre più amorevole che avessi potuto avere … La scelta è stata mia, io avrei accettato la proposta di Rumbl dal primo giorno …
- Dunque … tu ami quell’uomo?!
– Si Padre … lo amo … Non temete per me … mi sarà vicino, mi proteggerà. Verrete al mio matrimonio in Scozia, non vi sarà impedito … Sarò Lady Mc Cassidy, ma resterò per sempre la vostra devota figlia!

Jean Baptist Lafite non riuscì a trattenere la lacrima che si era annidata lungo la palpebra inferiore del suo occhio destro. Nonostante i suoi sforzi, quella stilla superò l’ultima barriera e rotolò lungo il suo zigomo paffuto. Belle, istintivamente, portò la mano verso la guancia del suo amato padre e asciugò quella lacrima con un’ultima carezza. Solo una volta in vita sua aveva visto suo padre cedere all’emozione: il giorno che aveva perso la sua adorata sposa.

 – Non piangete per me Padre, vi prometto che sarò felice!

Il Visconte annuì nervosamente più volte con il capo, cercando di ricomporsi, non voleva che Il Duca, dalla carrozza, lo vedesse in quello stato e gongolasse per quell’ennesima vittoria.
 
Fu l’ultima volta che Belle vide suo padre, non partecipò al suo matrimonio, non venne mai invitato, nulla andò come Belle sognava. Non ci fu nessun matrimonio … o forse … si … un matrimonio ci fu …
 
Durante il viaggio Rumbl fu il più gentile e galante degli uomini. Non la faceva uscire dalla sua cabina se non in sua compagnia. Le diceva che i marinai erano uomini rudi, voleva proteggerla dai loro sguardi bramosi e dalla loro volgarità. Belle passava gran parte del tempo nella sua cabina, a leggere i libri che aveva con sé, molti regalateli dal suo futuro marito.

 – Belle, sarai la mia regina nella mia isola di Arran, lì avrai una biblioteca a tua disposizione, ne sarai meravigliata! Non andremo subito al mio castello, prima devo concludere alcuni affari in Scozia,  saremo ospiti di una mia cara amica, Lady Cora Di Mills.


Belle era serena, sentiva che Rumbl l’amava e lei lo ricambiava. La rispettava e non le aveva fatto avance, se non teneri baci e dolci carezze sulle guance, era veramente un “gentiluomo”, voleva attendere la celebrazione delle nozze.

 Una mattina si svegliò presto, non si sentiva ancora il vociare della ciurma, aveva visto ben pochi uomini su quella nave e non aveva mai incontrato il Comandante. Si incuriosì e rifletté che in effetti Rumbl l’aveva tenuta lontana da tutti. Quando uscivano insieme sul ponte non c’era mai nessuno, probabilmente era un suo ordine per non essere disturbati. Aveva bisogno di un po’ d’aria, non voleva certo disturbare il suo “fidanzato” che probabilmente dormiva ancora!
Si  vestì di tutto punto e salì sul ponte. Salutò il primo marinaio che incontrò. Si, Rumbl aveva ragione sulla rozzezza della ciurma, quel marinaio non si era degnato neppure di rispondere al saluto che lei gli aveva porto, era sembrato più che altro meravigliato di vederla ed era scappato via con una certa fretta. Anche l’abbigliamento dell’uomo era poco consono, avrebbe dovuto indossare una divisa, invece i suoi abiti erano un’accozzaglia di stracci, sporchi e maleodoranti.
Cercando di non pensare al marinaio, continuò la sua passeggiata lungo il ponte e all’improvviso la vide.

Il vestito sgargiante, con una prevalenza di rosso su altri colori che andavano dal giallo al verde, vestiva il corpo snello e slanciato di una donna sui trent’anni. Il volto, di un colorito scuro, tipico delle razze africane, veniva esaltato, nella sua eleganza, proprio da quei colori vivaci.
La donna non era sola, stava parlando con un uomo alto e robusto, con un’abbondante barba nera che gli copriva le guance. In una frazione di secondo la donna di colore si voltò verso di lei e ricambiò il suo sguardo. Velocemente, dopo l’espressione di sorpresa che le si era dipinta in viso, sgattaiolò via. L’uomo che era con lei seguì lo sguardo della donna e si accorse della  Lady.

Belle non si sentì al sicuro davanti a quell’uomo. Vestiva abiti di pelle, un panciotto su una camicia rossa e pantaloni neri in pelle, infilati in un paio di alti stivali. In vita indossava una spessa cintura di cuoio e due spade, una per fianco. I suoi capelli erano neri, lunghi, untuosi e non curati, come la sua folta barba. Aprì le labbra in un sorriso a mostrarle i denti, neri e rovinati a furia di masticar tabacco. Dirigendosi verso di lei, con passo lento ma sicuro di sé, si infilò i pollici nel cinturone di cuoio. Con quell’orribile sorriso, tra il nero della peluria che gli copriva il volto, inclinò leggermente la testa, riducendo gli occhi, contornati di nero, a due fessure allungate, soppesandola e squadrandola dalla testa ai piedi con un atteggiamento lascivo.

 – Mmmm! Bel bocconcino veramente si è trovato il Duca … Strano che vi ha permesso di uscire senza di lui …
- Monsieur, non so chi voi siate, ma vi prego di usare un linguaggio più consono. Non ho il bisogno di permessi speciali per uscire a prendere una boccata d’aria!

L’uomo rise di gusto.

 – Ah! Non avete questo bisogno?! Chiedo venia! Pensavo il contrario My Lady!

Belle era indispettita e veramente infastidita. L’uomo si accostò maggiormente e una folata di vento le portò il suo odore nauseabondo alle narici.

 – Oh! Scusate la mia maleducazione My Lady, nella sorpresa di incontrarvi non mi sono presentato!

Con un gesto più teatrale che galante le fece un inchino.

– Sono il Capitano di questa nave …

Cercò di prenderle la mano per deporvi un bacio, ma prima che compisse quell’atto e pronunciasse il proprio nome, Rumbl comparve al fianco di Belle, afferrando quella stessa bianca mano.

– Basta così Black!

Belle grata al Duca di averla tolta da quell’imbarazzante momento, si voltò verso di lui. Un brivido le corse lungo la schiena. Gli occhi del Duca sembravano completamente neri. La sua espressione era furibonda. Puntò lo sguardo dal Capitano a Belle. Non aveva un filo della tenerezza che le aveva mostrato in quei giorni. Sembrava completamente un’altra persona. Le certezze di Belle nei suoi confronti, vacillarono, come se quello sguardo fosse stato una scossa di terremoto.
Il Duca, con malagrazia, la prese per il polso e se la trascinò dietro. Giunti alla cabina di Belle, aprì la porta e la spinse dentro.

– Vi avevo chiesto gentilmente di non uscire da questa stanza!

Belle non poteva credere che “il suo” Rumbl usasse quel tono astioso nei suoi confronti. Era vero che le aveva detto di volerla preservare dai marinai, ma quel tono era esagerato!

 – Non credevo di fare nulla di male a voler prendere una boccata d’aria My Lord, inoltre non sono l’unica donna a bordo …
 - Non vi consento di replicare! Siete la mia fidanzata e non vi dovete mescolare con chi è su questa nave, né ciurma né passeggeri. Ora la mia richiesta diventerà un ordine! Sarete chiusa a chiave in questa stanza fino all’arrivo in Scozia, dovrete imparare ad obbedire ai miei ordini!
Belle trasecolò, una cosa del genere non l’aveva mai sentita!
– State scherzando Rumbl? Non mi state considerando come una persona con una propria mente e volontà! Devo considerarmi vostra prigioniera e non fidanzata? 
 
Per tutta risposta lui le fece un ultimo sguardo rabbioso. Non le rispose, girò sui tacchi e uscì dalla porta chiudendola veramente a chiave.
Belle sentì le forze mancarle e dovette sedersi sul suo giaciglio.

– Dio mio!

Le tornò in mente suo padre e la frase che le aveva detto a proposito dell’apparenza di un uomo rispetto al suo modo di essere. Suo padre aveva ragione a definirla ingenua. Si era lasciata ingannare dalla facciata del Duca? Il vero Rumbl era quello che l’aveva trattata in quel modo crudo? Le lacrime corsero lungo le sue guance.

“Dio mio! Cosa ho fatto … cosa ho fatto di me stessa!”

La giovane passò la seguente mezzora a piangere per la sua scelta, buttata sul giaciglio, con la faccia affondata nel cuscino. Non si accorse dello scatto della serratura e sobbalzò, portandosi seduta sul letto, nel sentire la voce di Rumbl.

 – Belle, amore mio, perdonami … sono stato eccessivamente duro con te, me ne sono reso conto dopo …

Belle lo guardò, attraverso le lacrime che riempivano i suoi occhi il suo viso le apparve deformato. Si asciugò con il dorso delle mani e la vista si schiarì. Rumbl si era inginocchiato davanti a lei, il suo sguardo ora era veramente contrito. La giovane si chiese come fosse possibile quel repentino cambiamento di sguardo ed espressione. Non era più sicura di nulla in quel momento.

– Amore mio … perdonami! Vorrei conservarti come il mio gioiello più prezioso, lontano da sguardi rapaci. Belle … voglio che tu sia solo mia, ogni tuo sguardo, ogni tuo sorriso … questa gente non è alla tua altezza. Hai visto il Capitano … è un uomo pericoloso, non voglio che ti si possa avvicinare … sei così pura e candida nella tua ingenuità, voglio che tu ti conserva così amore mio … fosse possibile ti terrei in uno scrigno come una perla rara …

Quel discorso di Rumbl fece si che Belle vedesse il suo precedente atteggiamento sotto un altro punto di vista, quello dello stesso Duca e finì per dargli ragione e addirittura per scusarsi con lui.

– Sono stata sicuramente avventata e l’incontro con quell’uomo non è stato piacevole, sono io a chiedervi scusa, ho frainteso il vostro desiderio di proteggermi ..
- Belle, mia amata, basta con quel “voi”, non voglio barriere tra noi, chiamami solo Rumbl. Sarai presto mia moglie, sarai mia come io sarò tuo …

La prese velocemente per la vita e la strinse a sé, le schiuse le labbra con le sue e cercò con impeto la sua lingua. Era la prima volta che Rumbl baciava in modo così passionale Belle, lei non aveva mai baciato altri, lo imitò e lo ricambiò avvolgendogli le braccia intorno al collo.

– Ti amo Rumbl …
- Ti amo anche io Belle …

La prese in braccio e sedutosi sul letto la tenne sulle ginocchia, stretta al suo torace, con la testa poggiata al suo petto. La accarezzò come fosse una bambina, dandole piccoli baci sulla fronte. Per età poteva essere veramente sua figlia. Non ci fu altro tra loro. I giorni seguenti il viaggio continuò tranquillo, poiché Belle obbedì docilmente alle richieste del suo futuro consorte.
 
L’elegante palazzo di Lady Cora Di Mills si trovava a Glasgow. All’arrivo al porto Rumbl mandò un messaggio alla sua cara amica; cosa avesse scritto di preciso, Belle non sapeva, ma immaginò che annunciasse che il Duca portava con sé la sua futura moglie.
Viaggiando nella carrozza affittata al porto, nel tragitto fino a Palazzo Di Mills, Rumbl tenne la mano di Belle nella sua, portandola ogni tanto alle labbra. Le disse che sarebbero rimasti circa una settimana presso la Baronessa, doveva definire alcuni affari per il Re e preparare la spedizione delle casse di vino, che sarebbero arrivate a Londra per via fluviale, attraverso il Tamigi. Probabilmente per un paio di giorni non si sarebbero visti, ma Lady Cora le avrebbe fatto buona compagnia, era una donna colta, elegante e molto esperta nel modo di comportarsi in società, le avrebbe insegnato l’etichetta della corte inglese, presto, dopo il matrimonio, l’avrebbe presentata a Re Guglielmo!

Lady Cora ebbe un atteggiamento squisito nei confronti di Belle. Le andò incontro a braccia aperte.

– L’amata fidanzata del mio più caro amico non potrà che diventare anche lei la mia più cara amica!
– My Lady … è un onore conoscervi, Rumbl mi ha parlato con grande stima di voi!
– Mia cara, vi prego! Chiamatemi semplicemente Cora, non mi fate sentire più vecchia di quanto non sono!

Cora rise nel dare questo suggerimento alla Viscontessa.

 – Lady Cora, sarà un piacere per me, ma non temete trovo che siate una donna molto bella e non saprei decifrare la vostra età!

A Cora piacque quella risposta e continuando la conversazione in modo amabile, la condusse personalmente in quelle che sarebbero state le stanze riservate a lei.

– Belle, tesoro, ritirati pure e riposati, io ho alcuni affari da vedere con la “cara Lady Cora”, ci vedremo più tardi a cena!

Belle non seppe mai quali affari doveva sbrigare Rumbl con Cora, in seguito ne ebbe intuizione, ma quando lo intuì … era ormai troppo tardi.
La cena fu elegantemente servita dai camerieri in livrea della Baronessa. Il pasticcio di carne fu squisito e Cora le confidò che lo faceva servire sempre quando aveva ospite il suo caro amico Duca, era il suo piatto preferito, era giusto informarne la sua futura sposa, “un uomo andava preso anche per la gola!”.
 La Baronessa era indubbiamente una donna affascinante, aveva un portamento regale, si muoveva sinuosamente e, nonostante la non più giovane età, manteneva un fisico asciutto e tonico. Unico segnale della sua vera età erano le rughe che si notavano agli angoli degli occhi e della bocca. Muoveva elegantemente il suo ventaglio, mentre scherzava e rideva con Belle. Fu impossibile per la giovane non notare il bellissimo anello di brillanti che portava al dito medio. Si complimentò con la nobildonna per quello splendido gioiello.

- Oh! Questo oggettino? Si grazie, è il mio preferito! Rappresenta il Giglio di Firenze. Un ricordo di gioventù, un regalo del mio amante di allora, un uomo passionale, con un occhio molto attento all’arte e ai valori patrimoniali … abbiamo compiuto quel viaggio insieme, nella città dell’arte più famosa d’ Europa, Firenze appunto, fu il nostro rifugio d’amore … Me lo regalò come pegno di quell’amore, lo fece realizzare da un orafo fiorentino appositamente per me … nonostante siano passati tutti questi anni … non l’ho dimenticato!

Belle notò che Cora rivolse il suo sguardo a Rumbl, che non sembrava molto interessato a quel dettaglio romantico ricordato dalla sua amica.

 – Dovevate essere molto importante per lui!
 – Oh! Mia cara … non sapete quanto …  In realtà … ancora lo sono e lui lo è per me ..
 – Cora, vi prego! Il romanticismo non vi si addice! Siete una donna d’ azione in realtà! Perché non raccontate alla mia fidanzata uno dei vostri aneddoti sulla caccia alla volpe? Mi ricordo quello divertente di quando l’ultimo Sovrano Stuart  cadde nel laghetto della vostra tenuta …

Cora rise e iniziò il racconto, che Belle trovò molto divertente.
I tre giorni seguenti passarono in modo sereno, la Baronessa sapeva essere una donna veramente accattivante e insegnò a Belle una serie di regole da tenere alla corte inglese. Il quarto e il quinto giorno Rumbl, come aveva annunciato, fu assente.

– Mia adorata al mio rientro ci prepareremo per le nostre nozze, verrà un legale, qui dalla nostra Cora e firmeremo l’atto matrimoniale …
- Non avremo una cerimonia religiosa in chiesa? Vorrei che mio padre mi accompagnasse all’altare, è sempre stato un suo grande desiderio!

Rumbl sembrò incerto nel risponderle.

– Si … si … certamente … ma non ancora. Dobbiamo dare a tuo padre il tempo di arrivare. Ci sarà la cerimonia che vuoi ad Arran. Saranno felici anche gli abitanti del posto! Sarà tutto come tu desideri!

Belle aspettò con impazienza che quei due giorni passassero, il suo sogno d’amore presto sarebbe stato coronato.
Il pomeriggio del secondo giorno la Baronessa bussò alla sua stanza con un annuncio e una sorpresa.

– Mia cara, ho ricevuto questa mattina un messaggio del vostro fidanzato. Non ve l’ho detto subito per non farvi stare agitata tutto il giorno, tra poche ore sarà qui, serviremo la cena molto tardi questa sera, prima ci sarà la vostra cerimonia legale. Ho preparato tutto e il notaio tra poco sarà qui.
– Come?! Così improvvisamente?
 – Oh piccola mia! Non conoscete Rumbl abbastanza! Adora fare sorprese e questa … è una grande sorpresa per voi no?
 – Si, si, sicuramente lo è, ma è una cosa così importante che avrei preferito saperla con anticipo, mi aveva accennato ma,  non pensavo sarebbe stato questa stessa sera del suo ritorno!

Cora fece uno sguardo malizioso e guardò Belle con un sorriso sghembo.

– Evidentemente ha sentito la vostra mancanza e vi desidera talmente che vuole accelerare i tempi! Sospetto che questa notte non sarete sola nel vostro letto!

Belle arrossì vistosamente, non le piaceva che altri parlassero così esplicitamente di qualcosa di così intimo, qualcosa che doveva riguardare solo lei e il suo sposo. Sentì molto fastidio per quell’intrusione della Baronessa, ma l’educazione ricevuta le proibì di ribattere.

– Vi ho fatto preparare il bagno … una sposa deve essere mondata da ogni impurità prima di incontrare il suo … Signore e sposo …

Il suo “Signore e sposo”? Era insolita per Belle quell’espressione, ma pensò che fosse tipica nel linguaggio utilizzato dagli Scozzesi.

Cora l’accompagnò verso la sala del bagno. Entrarono in un elegante antibagno, sembrava un salottino, le pareti erano azzurre e rami con fiori, foglie ed uccellini variopinti, erano dipinti ovunque. Era un ambiente molto luminoso e piacevole. Vicino alla porta, che portava alla sala da bagno vera e propria, c’era un tavolinetto con il ripiano in marmo rosa e le zampe leonine di legno dorato. Sopra il tavolo, un vassoio d’argento conteneva una bottiglia rosa, di vetro di Murano e un bicchiere a calice, della stessa pregiata fattura. Cora versò il contenuto della delicata ed elegante bottiglia nel calice.

– Mia cara! Questo elisir lo preparo io stessa, lo uso spesso quando mi sento nervosa, è un vero toccasana! Mezzo bicchiere e in pochi minuti il relax è assicurato, bevete tutto d’un fiato, è amarognolo ma lascia un retrogusto piacevole. Vi farà arrivare alla cerimonia molto … distesa …

Belle bevve quello strano liquido verde, ebbe un senso di forte disgusto, era veramente amaro ma, come aveva detto Cora, le lasciò un retrogusto piacevole. Cora stessa le aprì la porta della sala da bagno. Belle ebbe un mancamento, le girò la testa. La stanza era piena di vapore, era caldo. Sentì il forte desiderio di togliersi gli indumenti che portava e immergersi nella vasca di ceramica azzurra che campeggiava al centro della stanza.

– Mia cara, vi aiutiamo noi due …

“Due”? Chi altro c’ era in quella stanza? Come se stesse sognando, Belle si guardò intorno e vide, per la seconda volta in vita sua, la donna di colore che aveva visto sulla nave. Portava una specie di turbante bianco intorno alla testa che gli nascondeva i capelli neri e lisci. Le si intravvedeva il seno dalla scollatura del caffettano di lino che indossava.

– Tamara, aiutiamo la cara fidanzata di Rumbl …

La svestirono e Tamara le porse la mano per farla entrare in acqua. Belle non provava nessuna vergogna ed era molto strano per una giovane pudica come lei. Tamara le passò una morbida spugna naturale su tutto il corpo. Poi la riportò in piedi e le fece scorrere altra acqua sulle spalle e sul seno. Cora girava intorno alla vasca guardandola, Belle non riusciva a decifrare cosa potesse significare il suo sguardo, ma le sembrò molto diverso dal solito … era tutto così strano!

– Sei molto bella … così giovane … non una grinza sul tuo corpo, non un’imperfezione …

Cora le aveva dato del tu e il suo tono era quello del desiderio … desiderava quel corpo … Belle non poteva rendersene conto …
Tamara prese una fiala da un ripiano, ne versò il contenuto profumatissimo sulle mani e iniziò a spalmarlo, con movimenti carezzevoli, sul corpo della giovane. Era un olio di lavanda e lasciava la pelle morbida e profumata. I movimenti carezzevoli della donna chiamata Tamara erano in realtà molto sensuali ed esperti, quando dalle braccia passò a massaggiarle il seno, insistendo con leggeri movimenti rotatori sui suoi piccoli rosei capezzoli, Belle ebbe, suo malgrado, una reazione fisica di eccitazione che non aveva mai provato.

– Vediamo se è come immagino Tamara …

La nera rispose con uno sguardo a Cora e dal seno di Belle spostò la mano destra verso il suo basso ventre, lentamente, come per continuare il massaggio. Insinuò le dita tra le pieghe dell’intimità della giovane e provò a spingere nel suo centro. Belle non capiva cosa significasse tutto ciò, ma non aveva nessun istinto di ribellione, era estremamente calma e rilassata.
Tamara fece un cenno di assenso con la testa a Cora, mentre ritirava la mano. Belle aveva sentito una punta di dolore, ma l’elisir che aveva bevuto ingannò ulteriormente i suoi sensi.

– Bene! Tutto è come deve essere … Il nostro caro amico fa sul serio questa volta … l’ha rispettata! Si è scelto un bocciolo in fiore a quanto pare! Non potevamo essere più fortunate …

Cora sorrise a Belle e lei scioccamente inebetita ricambiò il sorriso.
Le fecero indossare un lungo mantello di velluto nero, non si rese conto che al di sotto non portava altro abbigliamento. Cora la prese per la mano sinistra e la condusse verso un’altra stanza, poco illuminata, solo una lampada ad olio dava una luce soffusa rossastra per il paralume rosso che vi era posto sopra. La notte era scesa e le stanze che attraversarono, ancora, sembravano sempre più buie. Giunsero davanti ad un’ultima porta. Delle maschere argentee erano poste su un vecchio tavolo di legno intarsiato, al centro della stanza. Cora ne prese una che rappresentava un viso femminile, completamente inespressivo e la fece indossare a Belle. Dopo le alzò il cappuccio del mantello e glielo mise fin sopra la fronte. Lei e Tamara indossarono entrambe un mantello nero e una maschera che riproduceva le sembianze di un felino, lasciando scoperta ad ognuna delle due la bocca.

Tamara aprì la porta e Belle vide oltre di essa solo buio. Ancora presa per mano da Cora si inoltrò verso quel passaggio angusto, in modo automatico. Sembrava tutto uno strano sogno, sentiva la testa ovattata, le sembrava di camminare senza toccare il suolo e una  serenità innaturale, affatto consona per la situazione, la pervadeva.
Lentamente i suoi occhi si abituarono all’oscurità e attraverso il poco che le consentiva di vedere la maschera, vide cosa era appeso alle pareti. Tra una torcia e l’altra, infisse alle pareti, c’erano appesi dei bassorilievi che riproducevano immagini immonde, di esseri metà uomini e metà animali. La maggior parte di quegli esseri erano rappresentati in accoppiamenti contronatura con figure femminili urlanti. Altri rappresentavano situazioni di torture raccapriccianti. Trasmettevano il senso della pena, del dolore, dell’infamia e della morte. Belle li scorse senza provare nulla. Il suo cervello, normalmente sveglio, attento, intelligente e curioso, sembrava addormentato. Il suo cuore, sensibile e buono, sembrava ora refrattario al dolore che quelle immagini le avrebbero trasmesso in un momento di normale lucidità. Sentiva una nenia nell’aere, non capiva da dove provenisse. Voci di uomini e donne che intonavano un canto che non aveva nulla di armonioso, un canto caotico e disordinato, con ritmi sempre più accelerati e toni che si abbassavano e alzavano improvvisamente. Le sembrò di vedere un movimento sulla parete, alla sua sinistra, guardò trasognata la bestia che strisciava, con le sue grosse spire, su un’impalcatura di legno, la lingua biforcuta usciva dal foro posto sul suo muso piatto e corto e sembrò sporgersi verso di lei, forse attratta dal profumo di lavanda che Belle emanava. Il corridoio percorso in discesa si apriva in una grande stanza circolare. Sembrava una specie di grotta, era forte il puzzo di muffido che colpì l’olfatto della giovane. Riuscì a vedere una decina di persone, tutte vestite con mantelli, cappucci neri e maschere di animali sul viso. Loro emettevano quella nenia lamentosa.

 – Lunga vita al Gran Maestro! Lunga vita al Gran Maestro!

Ad un tratto il coro smise la nenia e urlarono quell’augurio. Il gruppo si divise su due lati opposti, scoprendo un’altra entrata chiusa da una pesante tenda nera. Belle vide la tenda aprirsi e la luce, proveniente da oltre quella porta, ferì i suoi occhi abituati alla penombra. Dalla porta si stagliò controluce una sagoma coperta anche essa, come gli altri, da un mantello nero. La sagoma alzò le braccia aprendo il mantello e scoprendo il petto magro e nudo.

- La benedizione del Signore della notte scenda su di voi!

La voce era tonante e alterata dalla maschera che indossava. Dietro quella figura, che era chiaramente maschile, ne comparve un’altra più massiccia e vestita allo stesso modo. Dalla stanza dietro la tenda nera, che si richiuse al passaggio della seconda figura, Belle sentì un vagito.

 – Fratelli! Pregate il Signore della notte affinché conceda al nostro Re di combattere e sterminare i seguaci di Giacomo!

Il gruppo dei presenti riprese la nenia lugubre di prima. Cora intramezzava il canto con invocazioni in latino, chiamando una serie  di nomi che a Belle risuonarono del tutto sconosciuti e impronunciabili. Due dei presenti, ad un cenno dell’uomo definito “Gran Maestro”, afferrarono la giovane e la distesero su una sorta di altare, di cui Belle si avvide solo nel momento in cui ve la indirizzarono. Il manto di velluto nero le fu aperto dalle stesse persone che l’avevano distesa su quell’insolito giaciglio. La bloccarono ai polsi con delle cinghie ai lati, poi, facendole aprire le gambe e tirandole verso il bacino, bloccarono, egualmente con lacci di cuoio, anche le caviglie. Belle non aveva più una visuale dell’ambiente. Attraverso i fori oculari della maschera, poteva vedere solo in alto, non si sentiva un briciolo di forza, era intorpidita. Il vagito precedente diventò pianto sfrenato. Quel suono svegliò  nella ragazza un lontano ricordo. Amava i bambini e aveva accudito spesso, da piccola, i suoi cuginetti.

“Un bimbo! Perché piange? Ha fame? La mamma perché non lo consola? … Perché lo lascia piangere? … Piccino! … Non gli fa bene tutto questo pianto!”

Qualcosa di freddo venne posto sul suo ventre, qualcosa che strisciò su di lei …Non poteva vedere, ma sentiva quel movimento che si srotolava lentamente su di lei. Tra il pianto del neonato e il coro lugubre, sentì molto vicino il sibilo di quella pesante cosa che si dipanava dal suo ventre verso l’addome. L’odore che emanava le diede la nausea, poi la cosa venne repentinamente tolta e lei sentì andar via quel peso opprimente e l’odore fetido.

– Il tuo prediletto “Signore della notte” ha espresso il suo parere favorevole! Il dono è gradito! La tua vergine sposa è pronta!

Il “prediletto”, il “dono”? Belle non capiva di cosa parlasse la voce della Baronessa! Si, era proprio la sua voce che aveva aggiunto che la sposa era pronta. Doveva sposarsi, ora ricordava! Era la cerimonia legale delle sue nozze. Non aveva visto il suo fidanzato tra quelle persone … perché erano tutti in maschera? In Scozia le cerimonie di matrimonio legale erano come il Carnevale? Non ricordava di aver letto nulla in proposito, forse era un antico rituale celtico? Volle chiamare Rumbl, lo voleva vicino, ma la sua voce non usciva dalla gola. Era come in uno strano sogno.

Così sdraiata, senza la consapevolezza della sua completa nudità, esposta allo sguardo dei presenti, inerme e completamente indifesa, non vedeva cosa accadeva intorno a lei e non vide il Gran Maestro che, con una mano nella patta dei pantaloni, stimolava la propria erezione, per unirsi carnalmente a lei, in quelle nozze che Cora aveva annunciato con il “Signore sposo”. Il Gran Maestro, ormai pronto, fu su di lei. Carezzo la sua pelle candida e profumata, fece scorrere le sue mani su quel giovane corpo godendo di quel contato ed aumentando il suo istinto di predatore. Un senso crudele, sadico, lo invase e con una forte spinta fu dentro di lei. Il dolore che Belle sentì fu forte, nonostante l’elisir bevuto. Il suo fiore virginale fu lacerato violentemente. Non emise suoni Belle, non ci riusciva, ma sotto la maschera le lacrime scesero dai suoi occhi. L’uomo non si accontentò di averla deflorata, continuò a godere del suo corpo, ghignando in modo ripugnante. Non aveva mai sentito nessuno ghignare in quel modo e un altro brandello di ricordo riaffiorò tra il torpore che la invadeva. La voce di suo padre risuonò nelle sue orecchie “Risata da folletto maligno”.

“No!”

Quel diniego coprì, nella sua mente, ripetendosi come nell’eco, le parole di suo padre Jean Baptist.
Il Gran Maestro depose in lei il suo seme, giungendo al culmine e, tirandosi indietro invitò altri a dissetarsi a quella fonte. Un calice raccolse intanto il sangue virginale appena versato. Altri presenti usarono quel corpo che fino a pochi minuti prima era immacolato. Ora era inzozzato, la purezza era stata distrutta dal buio del male. Il neonato continuava a piangere e Belle piangeva sotto la maschera con lui. Vide due braccia sollevarsi al di sopra dei suoi occhi, tenevano nelle mani un dischetto bianco, le sembrò un’ostia. La voce di Cora offrì quel pane al “Signore della notte”, dicendo che sarebbe stato sconsacrato a beneficio del Re e tutti ne avrebbero mangiato.

Non tutti i presenti avevano usufruito del corpo della giovane. Il Gran Maestro invitò l’ultimo a condividere quel pasto, l’uomo si era mantenuto più distante.

 – Avanti Black! Non vuoi onorare il “Signore della notte” che ti offre questa carne virginale?

“Black”?

Dove aveva sentito quel nome e … quella voce che ora era di scherno? Un altro stralcio di ricordo e questa volta era la voce del suo amato Rumbl a risuonarle in testa “Basta così Black!”. Allora la voce era arrabbiata e gli occhi di chi aveva pronunciato la frase erano neri, come nero era il suo cuore.

“Rumbl!”

Mentre Belle riacquistava pian piano consapevolezza, sentì il puzzo nauseante del Capitano della nave che l’aveva portata in Scozia. Era vicino, troppo vicino. Sentì Cora ridere e poi parlare:

– Black, non ti fa nessun effetto questo corpo di donna perfetto? Prendi questo e fai anche tu la tua parte!

Cosa Cora aveva dato all’uomo Belle non lo vide, ma lo sentì affondare dolorosamente nella profondità della sua intimità, già più volte violata. L’effetto dell’elisir stava finendo e questa volta l’urlo di Belle uscì dalla sua gola acuto e prolungato, misto ai singhiozzi del pianto. Movimenti convulsi scossero il suo corpo per il dolore e l’emorragia che ne seguì fu abbondante.

Lo strazio non era ancora finito.

 – Il sangue innocente chiama sangue innocente!

Quella voce ormai riconosciuta, pur se in parte modificata dalla maschera, aveva decretato ancora altro. Lui era il Gran Maestro, sapeva cosa fare.
Belle sentì, tra i suoi singhiozzi, il pianto del neonato più vicino a lei. Il piccolo urlava tutta la disperazione che i suoi polmoni potevano. Dalle fessure della maschera vide alzarsi in alto una mano femminile con una daga dalla lama ondulata in pugno. La luce di una delle torce illuminò quella visione, la lama era finemente lavorata e la mano che ne teneva l’elsa indossava un inconfondibile anello di brillanti: al dito medio di quella mano, splendeva un Giglio di Firenze.
 Il pianto del neonato smise improvvisamente, un gorgoglio subentrò al pianto e un liquido caldo e vischioso colò sul seno di Belle, procedendo su tutto il suo addome, fino al ventre.

L’elisir aveva finito il suo effetto e Belle ridiventò padrona di se stessa. Iniziò a gridare.

– Maledetti assassini! Maledetti assassini!

Il Gran Maestro riconobbe la voce della sua fidanzata.

– Belle?! No! No! Belle! Cora … maledetta! Cosa mi hai fatto fare?!!

Le tolse dal viso la maschera e vide gli occhi azzurri di Belle che ormai avevano perso tutte le illusioni della sua originaria purezza. Tagliò con la daga, dalla lama ondulata, i legacci che aveva ai polsi e cercò di coprirla con il manto di velluto nero. Belle riuscì ad alzare il busto e vide su di sé il rosso del sangue che la imbrattava, alzò la testa verso l’uomo che l’aveva liberata. Una maschera da capro fu ciò che le si parò davanti al viso.

– Potrai mai perdonarmi amore mio?!

La sua voce era accorata, ma Belle non era più quella di prima. Non solo il dolore fisico era lancinante per la giovane, ora si aggiungeva il dolore psicologico di un amore profondamente e irrimediabilmente deluso.

– Rumbl …

Riuscì a pronunciare il suo nome, poi fu sopraffatta da tutti i sentimenti che in un attimo scoppiarono nel suo petto e stramazzò sull’altare dove era stata sacrificata la sua innocenza, perdendo i sensi.
 
Non aveva più cognizione di tempo e di spazio. Aprì gli occhi sperando che fosse stato tutto un incubo. L’acqua rossastra le confermò che era una ben amara verità ciò che era successo. Tamara la stava lavando nuovamente, portandole via, con la spugna naturale, il sangue che si era coagulato sul suo corpo, il sangue di un innocente. Le lacrime ripresero a rigarle il viso e non smisero di scendere neppure dopo che il lavaggio fu terminato. Avvolta in un grande asciugamano di lino, rimase rannicchiata sul suo letto. Rumbl si presentò da lei, parlandole dolcemente, scusandosi in mille modi. Lei era come fosse catatonica. Il suo sguardo era spento, il viso stravolto da una profonda tristezza, mentre le lacrime sembravano l’unica cosa viva sulle sue guance. Con delicatezza il Duca la portò seduta accostandola al suo petto, mentre con un bicchiere nella mano destra, cercava di farle bere dell’altro elisir. Belle riconobbe il liquido con il quale era stata drogata. Non ne voleva, voleva solo morire. Tutto era stato un fallimento. Aveva sbagliato tutto. Aveva visto l’uomo dietro la bestia. Ora sapeva che non c’era nessun uomo, c’era soltanto “Una bestia”, una bestia immonda! Con impeto si staccò dall’abbraccio del Duca, riuscì a sorprenderlo e gli prese dalla mano il bicchiere di fine vetro di Murano. Lo urtò al bordo del comodino, facendolo in pezzi e con il gambo aguzzo che le rimase in mano tentò di tagliarsi la gola. Rumbl, con sguardo terrorizzato, riuscì a fermarla in tempo.

– Tamara! Tamara! Portami altro elisir, è fuori di sé bisogna farla calmare o si ucciderà, aiutami, la tengo ferma e tu falle bere il liquido!

La dose era stata maggiore di quella che le avevano fatto bere prima e cadde in un sonno profondo, senza sogni.

Quando si svegliò era giorno, il sole era alto, non sapeva se fosse il giorno dopo o comunque quanto avesse dormito. Sentì il vagito di un neonato e il terrore la invase. Di nuovo avrebbe assistito a quello scempio? Il vagito era molto vicino. Nonostante il dolore che sentiva al basso ventre, barcollando si alzò dal letto. Qualcuno l’aveva rivestita con una delle sue lunghe camicie da notte di lino bianco. I lunghi capelli dai riflessi mogano le ricaddero sul seno mentre, curva, si appoggiava con una mano al materasso e con l’altra si massaggiava il punto dolorante del ventre. Il dolore proveniva dall’interno e camminare le era difficoltoso. Si accostò alla porta che dava sulla stanza adiacente a quella dove dormiva. Aprì e vide una culla di vimini. Una manina minuscola si alzò da quella culletta, mentre i vagiti risuonavano nella stanza. Si avvicinò e vide il neonato avvolto in un lenzuolino, era nudo, era un maschietto robusto. Aveva forse un paio di settimane, il cordone ombelicale, grigiastro era stato tagliato di recente e si stava essiccando. Era così vitale quella creatura! Agitava vivacemente le gambette e le braccine. Aveva gli occhi aperti … Belle intenerita e commossa si sporse sulla culla per guardarlo meglio in viso. Era un bel bambino, aveva già tanti capelli bruni e un ciuffetto morbido di essi si alzava sulla bella testolina rotonda. Ciò che colpì Belle, nel profondo dell’anima, furono gli occhi del piccolo, vi rivide i suoi, azzurri come due acque marine. Sentì che quel piccolo era legato a lei in modo indissolubile, sentì un’immensa solitudine e il senso dell’abbandono. Perché era lì quel dolce neonato? Dove era sua madre? Chi lo accudiva? Non aveva risposte a quelle domande, ma il suo cuore, gonfio di pena e affetto per quella creatura piccola e indifesa, istintivamente la portò a prenderlo tra le braccia e a cullarlo amorevolmente. Un’altra porta si aprì improvvisamente e Tamara fece il suo ingresso, con la sua aria da pantera. Portava una bottiglietta con una tettarella sopra.

– Posate subito quel bambino nella culla, gli devo dare il latte!

Era la prima volta che sentiva Tamara parlare e lo aveva fatto con un tono arrogante. Posò delicatamente il neonato nella culla e rimase a guardare come Tamara freddamente lo stava nutrendo. In piedi, di fianco alla culla, sembrava che quella donna stesse svuotando nella gola del piccolo il latte, senza dargli il tempo di respirare. Il latte andò per la trachea del piccino e questi reagì fisiologicamente tossendo. Belle presa dalla rabbia, dimenticò il dolore fisico e si avventò su Tamara, strappandole di mano la bottiglietta di latte.

– Vuoi uccidere anche lui Tamara?! Sparisci di qui! Lo nutrirò io!

Belle era stata fulminea e decisa nell’azione, aveva puntato con durezza i suoi occhi azzurri in quelli castani di Tamara e l’aveva vista per un attimo intimorita. La donna si ricompose immediatamente.

– Oh! Se volete giocare alla  mammina … accomodatevi pure! Tra un paio d’ore vi porterò altro latte.
 – Il piccolo ha bisogno anche di panni di lino e vestiti, non si può tenerlo così!
– Provvederemo … provvederemo … Rumbl ci tiene tanto a questo mostriciattolo!

L’istinto passionale di Belle prese nuovamente il sopravvento e con impeto prese per il collo Tamara che si tolse dalle labbra il sorriso ironico che le aveva rivolto fino a quel momento.

– Non ti azzardare mai più a chiamare mostriciattolo questa creatura! Altri sono i veri mostri! Ne ho visti parecchi in questa orrenda dimora e tu … tu sei uno di essi!
Tamara non stava respirando e portò le mani a staccare quelle di Belle. La giovane si rese conto che stava stringendo fin troppo quell’elegante collo, non voleva ucciderla e ebbe paura di se stessa. Mollò la presa e Tamara, guardandola con terrore, scappo via massaggiandosi i lividi.

“Signore, mio Dio, dammi la forza! Forse per me non ci sono più speranze? Sto diventando un mostro come loro? Ti prego Signore, aiutami, dammi la forza e la possibilità di salvare questo piccino, non lasciarci nelle mani di questi demoni!”

L’idea di salvare quel bambino da una sorte infausta, fu lo scopo che le diede il coraggio di andare avanti, doveva combattere per se stessa e per lui, aveva voluto morire e non ci era riuscita, forse era un segno, lei doveva vivere, perché anche il bambino doveva avere una possibilità! Belle giurò a Dio che quell’innocente non sarebbe finito sotto la lama ondulata brandita da Cora, lei lo avrebbe protetto a costo della sua stessa vita!
Portò il piccolo nella sua stanza e lo depose sul letto. Tornò poi a prendere la culletta di vimini e avvolgendolo bene con il lenzuolino lo rimise nella culla. Lo dondolò e lui, nel tepore della culla, sazio, con il pancino pieno, si addormentò.

Tutto fu silenzio in quella stanza e Belle, intenerita vegliava sul neonato. Delle voci parlavano sempre più animatamente dall’altra parte della parete. Riconobbe Cora e Rumbl che evidentemente stavano litigando. Si alzò, stando attenta a non sforzarsi troppo, si accorse che un flusso di sangue stava sgorgando dalle sue viscere ferite, ma il desiderio di conoscere cosa stessero combinando e tramando quei due “mostri”, fu più forte della paura per la sua salute. Poggiò l’orecchio alla parete che separava la sua stanza da quella di Cora e li sentì chiaramente.

– Sei una vera strega Cora, mi hai ingannato e la mia Belle ne ha fatto le spese! Perché mi hai fatto una cosa del genere?! Mi odierà per  tutta la vita ora. Mi hai fatto distruggere l’essere più puro che io abbia mai incontrato! Ti odio!
 – Esagerato che sei amore mio, in fin dei conti per te era un altro capriccio come Milha! Ora che l’hai … provata … magari ti è passata la voglia!
– Io ti strozzo Cora! Belle non è come Milha, per lei sento un sentimento che non ho mai provato per nessuna!
– Nessuna? Sono nessuna anche io adesso?!

La voce di Cora si era incrinata nel fare quella domanda.

 – Sei stata la mia amante per anni, la mia complice, la mia socia in affari … mi hai guidato nel degrado delle perversioni con le tue attrattive sessuali ma, mi dispiace per te Cora, quello che sei stata per me e che sei non è nulla rispetto a cosa è stata Milha e a cos’è, più di tutte, Belle.
– Sei un bastardo Rumbl, io ti ho dedicato gli anni migliori della mia vita!
– Non ti ho dato abbastanza del sesso che volevi Cora? Volevi che ti sposassi?
– Si! Volevo che mi sposassi! Ti ho amato e ti amo ancora!
 – Smettila Cora! Guardati! Stai avvizzendo e già ti ho detto che il romanticismo non ti si addice! Sposerò Belle e mi darà un figlio. Non so dove hai nascosta Milha, ma quando si sarà ripresa dal parto tornerà desiderabile come prima e la porterò ad Arran.

Cora scoppiò a ridere.

– Sei un povero illuso mio caro, vuoi sposare Belle e intanto pensi a organizzarti per riprendere il tuo divertimento con Milha, cosa che lei ti permetterà solo se la tieni sedata e poi … un figlio da Belle …

La risata di Cora fu ancora più sguaiata.

– Con il regalino che le ha fatto Black, ho seri dubbi che potrà mai avere figli!
– Maledetta! Lo hai fatto apposta a spronarlo, sapevi che lui non sarebbe riuscito come gli altri! Non mi importa! Amo Belle, anche se non potrà mai darmi un erede io avrò lei al mio fianco e il figlio che mi ha dato Milha!
– Sei tanto sicuro che il bambino nella stanza di là sia proprio figlio tuo? Il pirata potrebbe essere arrivato prima di te!
– Smettila, lo sai benissimo che è mio figlio, Milha ha cercato di uccidersi quando ha saputo di aspettarlo, non lo voleva, proprio perché era mio figlio!

Belle aveva sentito abbastanza e aveva voglia di vomitare, aveva scoperto che il suo amato Rumbl, che lei credeva un uomo molto solo, non era veramente solo, nella piccolezza infima del suo essere, Cora era la sua degna compagna.

“Quale schifo è mai questo?! Non avrei mai pensato che gli esseri umani fossero capaci ti tanta bassezza. Sono due mostri, sono la personificazione del Diavolo!”

Si riavvicinò al piccolo, che dormiva sereno e ignaro di tutto ciò che lo circondava, si chinò e gli diede un piccolo bacio sulla fronte.
Per ora di pranzo fu Rumbl in persona a portarle il pasto. Vide che il bambino, nella culla, era vicino al letto dove era distesa Belle e ne fu contento.

– Belle, amore, devi mangiare, hai perso molto sangue, ti devi rimettere in forze o non potremo partire presto per Arran. Mi dispiace per come sono andate le cose … ho delle spiegazioni da darti, non dovevi essere tu in quella maledetta grotta …  

Belle non lo aveva degnato di uno sguardo ma a sentire quelle frasi diventò una furia. Lo fulminò con lo sguardo.

 – Non dovevo essere io?! Doveva essere un’altra povera ragazza innocente?! E quale sarebbe la differenza?!  Sarebbe stato meno stupro di questo?! Sarebbe stato meno omicidio?! Mi sono sbagliata completamente su di te Rumbl! Pensavo fossi un uomo d’onore, un gentiluomo di sani principi come mio padre. Mi hai detto che mi amavi, che sarei stata la tua regina, rispettata e riverita. Certo, proprio così! Sei una Bestia satanica Rumbl e quella donna nell’altra stanza è un’altra anima nera come te! La tua amante da sempre … Che idiota che sono stata! Siete dei criminali assassini! Potrai anche portarmi dove vuoi, sono tua prigioniera, mi avrai con la forza bruta e dovrai drogarmi di nuovo, come hai fatto con quell’altra povera disgraziata … Milha, se non ho capito male … quella che vuoi tenerti come ulteriore giocattolino … Pensavo di amarti … è stato un altro errore! Ora mi fai solo schifo Rumbl!

Il Duca non rispose, si rese conto che Belle aveva sentito la sua lite con Cora, cosa poteva inventare per negare? Nulla! Si alzò e si accostò a suo figlio. Belle si alzò a sua volta e velocemente si mise tra Rumbl e la culla.

– Non ti permetterò di fare del male a questa creatura innocente! Mi avete rovinata … ho sentito quella donnaccia cosa ha detto … non potrò avere figli … questo da ora sarà il mio bambino. Nessuno si azzardi ad alzare un dito su di lui o non risponderò di me stessa, non ho più nulla da perdere ormai, le mie illusioni sono state sgretolate e tu sei il colpevole!

Rumbl abbassò gli occhi e accennò un mesto sorriso.

– Non ho intenzione di far del male al piccolo … lo porteremo con noi, questo era già deciso, se vuoi lo alleverai tu, sarai una buona madre per lui.
 – Una madre già ce l’ha, io terrò il bambino, ma lei deve essere liberata, non vuole tuo figlio e non vuole te, lasciala libera …

Belle vide Rumbl fare un accenno di consenso con la testa, ma non le sembrò convinto. Uscì dalla stanza chiudendola a chiave. Belle sapeva di essere veramente prigioniera del Diavolo!

Passarono altri giorni e la sua salute migliorò, il dolore interno era sempre di meno e non aveva più emorragia. Si sforzò di nutrirsi per tenersi in forze, lo doveva al piccolo che stava accudendo con attaccamento reciproco crescente. Le avevano portato tutto l’occorrente per farlo mangiare, cambiare, lavare e tenere in buona salute. Stava crescendo a vista d’occhio e quando era sveglio era già molto presente.

“Un piccoletto che saprà il fatto suo da grande, è molto intelligente!”

Belle non voleva nessuno nella sua stanza, a parte una brava donna che le portava il cibo per lei e il bambino, stipendiata da Rumbl stesso, con la raccomandazione di soddisfare ogni desiderio della sua fidanzata. Non aveva più visto né Cora né Tamara e francamente non ne sentiva nessuna mancanza.
Una notte sentì un armeggiare alla porta della sua stanza. Si alzò velocemente, mise un cuscino al suo posto nel letto e si nascose dietro alla tenda di velluto del letto a baldacchino. Vide entrare dalla porta Cora, in un lungo abito nero. Scivolò verso la culla del bambino. Belle aveva tutti i sensi all’erta. Ovviamente a quell’ora di notte quella non era certo una visita di cortesia. Cora alzò lentamente e silenziosamente la mano destra. L’ampia manica dell’elegante vestito scese lungo l’avambraccio e, nonostante la poca luce, Belle vide la sagoma ondulata della daga che Cora stava impugnando. I suoi intenti erano chiari, uccidere il bambino e probabilmente dopo di lui la stessa Belle. Lasciò che si avvicinasse al piccolo e mentre era di spalle, molto vicina alla tenda dove si stava nascondendo Belle, questa prese il candelabro sul comodino affianco al letto e, mentre Cora alzava la daga per uccidere il neonato, la colpì con tutte le sue forze. Cora cadde a terra priva di sensi e con la testa sanguinante. Il bambino continuava a dormire e Belle, vestendosi velocemente, lo prese tra le braccia e, approfittando dell’uscio aperto fuggì via da quell’orrido palazzo. Fu una fuga rocambolesca, durata due giorni, nascondendosi dove poteva e elemosinando un po’ di latte per “suo figlio”. Il pomeriggio del secondo giorno, Rumbl e i suoi scagnozzi la ritrovarono.

– Black porta lei e il bambino alla tua nave, chiudila sotto chiave. Procura una capra per il latte e fai una scorta di fieno. Io torno da Cora, devo costringerla a dirmi dove ha nascosto Milha, poi partiremo per Arran!

Quando Rumbl tornò sulla nave non partirono per Arran bensì per Storybrook. Belle non capì per quale motivo c’era stato quel cambiamento di programma, ma fu un bene che Rumbl cambiasse idea, perché a Storybrook, quando la porta della stiva, dove era rinchiusa, si aprì, lei incontrò un angelo dai lunghi capelli biondi che le ridiede la libertà e quando quell’angelo prese in braccio il bambino, a Belle sembrò di vedere un alone di luce avvolgere la giovane donna bionda con il piccolo. Quella donna era la loro salvatrice e sarebbe diventata la madre del bambino. Era Emma e il piccolo diventò suo figlio Henry.
 
I ricordi scivolarono via con le ultime lacrime. Belle si ricompose, prese fiato, rimontò a cavallo e, sotto la luce dello spicchio di luna, risalì verso la Rocca. Sicuramente Betty aveva già preparato la cena per tutti e a lei ed August aveva riservato la loro cena speciale nelle sue stanze. Non aveva granché fame, ma aveva un gran desiderio di vedere il suo amore. Le parole che Emma le aveva detto il giorno prima e l’aver confidato parte del suo segreto al gentile e attento Capitano Jones, la convinsero che era ora di parlare con il suo futuro sposo. Forse, sapendo la verità, non ci sarebbe stato nessun matrimonio, ma lei si sarebbe sentita finalmente libera da un grosso peso che aveva sul cuore.

August l’attendeva impaziente sulla veranda, camminando avanti e indietro. Quando la vide le corse incontro e la sollevò da terra baciandola sulle labbra.

 – Amore mio, cominciavo a preoccuparmi, dovevi essere qui già un’ora fa. Betty ha fatto apparecchiare nelle tue stanze, avremo la nostra cenetta a due, vieni …

La prese per mano e si diressero nelle stanze di Belle. Un tavolo elegantemente apparecchiato era stato posto nell’anticamera di Belle, tutto era come aveva immaginato. Chiese ad August di aspettare solo il tempo di cambiarsi d’abito e rinfrescarsi un attimo. Tornò con un abito lungo, ampio, di colore giallo. August era incantato dalla sua grazia.

– Sei un incanto Belle …

Sentì la sua voce arrochita dall’emozione e disse a se stessa che non avrebbe potuto amarlo ancor di più di quanto già lo amasse.

 – August …
- Si amore mio?
– Ho una storia da raccontarti …
- Una storia? Be mangiamo e intanto racconti …
- No August, sarà una triste storia e dopo le cose potrebbero cambiare …
- Non ti capisco tesoro …
- La storia che ti racconterò risale a sei anni fa, è la mia vera storia August …

L’uomo era sorpreso, pensava di conoscere bene la sua Lady Belle Franch, che triste storia poteva raccontargli?

– Hai mai sentito nominare il Visconte Jean Baptist Lafite?
– Il “grande produttore di vini francesi pregiati? Il suo Bordeaux è stato chiamato “Il vino del Re”, dovremmo averne qualche bottiglia in cantina! Ma che centra?
– Io sono sua figlia ...
 
***
 
Queen Anne’ s Revenge tre settimane prima ….
La brezza marina pettinava i capelli castani dell’uomo sulla prua della nave, al movimento del vento si scoprivano meglio le bande laterali dei capelli incanutiti lungo le tempie. Il viso rugoso e giallognolo sembrava tirato in una smorfia. Non era la sua tipica espressione di scherno, era un’espressione di dolore. Per cosa soffriva il Duca Mc Cassidy? Era rammarico ciò che si era dipinto sul suo volto? Un sentimento veramente insolito per lui! Ne era consapevole e ne era sconvolto. Era la prima volta in vita sua che provava pentimento per una sua azione nefanda. Non riusciva a togliersi delle immagini dalla mente. Si chiese come non aveva capito il piano di Cora fin dall’inizio. Possibile che l’amore per Belle lo aveva accecato così profondamente?
Erano arrivati in Scozia viaggiando con Barba Nera, aveva fatto i salti mortali per evitare che Belle capisse che si trattava di una nave pirata. Che avrebbe pensato di lui quella innocente fanciulla che ancora non aveva vent’anni? L’aveva praticamente tenuta reclusa nella sua cabina, facendola uscire in sua compagnia  assicurandosi ogni volta che nessuno dei pirati si facesse vedere in giro. Quando era uscita per conto suo, incontrando il Capitano della nave, si era comportato con lei in modo dittatoriale, provocandole, non volendo, sofferenza. Non poteva vederla piangere, gli si spezzava il cuore vederla soffrire, aveva cercato di spiegarle le sue motivazioni e lei alla fine, docile come un agnello, aveva obbedito.

“Già! Proprio come un agnello … un agnello sacrificale, maledizione!”

All’arrivo a Glasgow aveva inviato un messaggio a Cora facendole sapere che portava con sé la sua giovanissima fidanzata francese, ignara dei loro affari. Le aveva chiesto di non coinvolgerla nelle loro situazioni segrete, doveva restarne completamente esclusa. Cora aveva accolto la sua fidanzata nel migliore dei modi. Era contenta, almeno così sembrava! Ne era convinto, anche perché con il messaggio le aveva mandato un piacevole regalino: Tamara.

Appena Belle si era ritirata nella lussuosa stanza che la Baronessa le aveva messo a disposizione, Rumbl si era soffermato con la sua “Intima” amica per parlare dei loro affari segreti. Cora gli aveva chiesto inizialmente di Belle, si era complimentata con lui per la scelta, lo aveva ringraziato per Tamara, le era piaciuta e non vedeva l’ora di “provarla” . Quando le aveva chiesto a che punto fosse per la ricerca del neonato e della giovane vergine da sacrificare a Satana in favore della causa di Re Guglielmo, Cora aveva risposto che aveva trovato, nei bassifondi, la giovane che faceva al caso loro, nessuno l’avrebbe cercata o pianta. Per il bambino era stato ancora più facile, con quattro soldi aveva convinto una giovane madre mendicante, che moriva di fame, a cedere il frutto dell’incesto che la ragazza aveva avuto con il suo, egualmente disgraziato, fratello.

 – Non sai come è facile in quell’ambiente di miseria e degrado che capitino queste situazioni! Nella loro disperazione i due fratelli avevano solo loro stessi per alleviare la pena giornaliera e per nostra fortuna i loro accoppiamenti ci hanno fruttato il secondo sacrificio!
 – I prossimi giorni partirò per affari, al mio ritorno celebreremo la Messa nera, i miei accordi in merito con Guglielmo ne prevedono una per la prossima luna piena! Poi sposerò legalmente Belle. Ti chiedo la cortesia di organizzare tu con il nostro amico notaio.

Cora gli si era avvicinata. Aveva allungato una mano verso la patta dei suoi pantaloni e in modo esperto li aveva slacciati lentamente, strusciandosi a lui lasciva come suo solito. La reazione fisica di Rumbl non si era fatta attendere molto. Velocemente le aveva sollevato gli strati di stoffa della sua ampia gonna, l’aveva trovata senza biancheria intima e l’aveva spinta sul letto, buttandosi su di lei e consumando velocemente quel rapporto che non aveva nulla di sentimentale e romantico. Aveva viaggiato tutto quel tempo con Belle a due passi, desiderandola ma non toccandola, Cora gli aveva fornito la possibilità di scaricare tutto il desiderio represso che aveva provato per la sua fidanzata. Non sospettava, minimamente, che la sua “Complice” da sempre, nutrisse nei suoi confronti sentimenti, talmente profondi, da volerlo sposare e non sapeva della sua gelosia. Si, era stata la gelosia che l’aveva spinta ad ingannarlo. La vergine da sacrificare, nella mente perversa e crudele di Cora, era l’ignara e fiduciosa Belle.

“Non potrò mai dimenticare il terribile momento in cui ho capito, con il suo grido, che era lei … e mai potrò dimenticare il suo sguardo pieno di delusione e dolore quando si è resa conto che dietro la maschera del Capro c’ero io … Belle, povera amore mio … hai ragione nel dire che non ti ho protetta come ti avevo promesso … ho permesso che di te fosse fatto scempio, da me e da altri …”

Quando era svenuta l’aveva presa tra le braccia, avvolgendola nel mantello di velluto nero, incurante degli altri presenti e delle loro lamentele per l’incompletezza della “cerimonia”, ovvio che non avrebbe finito il rito! Per fortuna l’aveva riconosciuta, altrimenti a quell’ora Belle non esisteva più. L’aveva riportata nella sua stanza, era rimasto con lei per un po’. Le aveva preparato di persona un bagno caldo. Aveva cercato Tamara per farsi aiutare a lavarla e medicarla. Era furioso con Cora, avrebbe voluto strangolarla. Poi ebbe un’intuizione e si precipitò nella stanza della Baronessa. Aveva aperto furiosamente la porta e l’aveva trovata nel letto con Tamara, aveva deciso, evidentemente, che era il momento di provare le performance della “Venere nera”. Cora non si era scomposta più di tanto.

– Oh! Mio caro sei tu? Vieni … vieni anche tu … Tamara è veramente “un amore”, non potevi farmi regalo migliore … se non ti è bastata Belle … puoi condividere con me Tamara, che ne dici?

Rumbl non ci aveva visto più, aveva strattonato Tamara per un braccio tirandola fuori dal letto, nuda come stava e intimandole di andare ad accudire immediatamente Belle e mentre quella usciva, rivestendosi con il caffettano di lino bianco, lui era rimasto con Cora e si era vendicato immediatamente di lei sodomizzandola.

Il giorno seguente Cora, per rimediare in qualche modo, gli aveva portato il figlio di Milha, riguardo alla ragazza non gli aveva voluto dire dove l’aveva nascosta, non era in buone condizioni dopo il parto, non era un bel vedere e l’avrebbe portato da lei appena si fosse rimessa in forma. Belle si era accorta del piccolo e aveva voluto accudirlo lei, aveva sentito i suoi discorsi con Cora, ormai lo odiava e disprezzava. Lasciarla accudire il bambino forse poteva aiutarlo a rientrare nelle sue grazie.
Purtroppo Cora non si era arresa, aveva bluffato di nuovo, meditando di uccidere la donna che amava e il figlio che Milha gli aveva dato, suo malgrado. Belle aveva salvato il piccolo colpendo Cora ed era riuscita a fuggire via. L’aveva cercata due giorni, una giovane sofferente con un neonato non potevano passare inosservati! In fine l’aveva trovata nei bassifondi di Glasgow e l’aveva fatta mettere al sicuro sulla nave di Barba Nera, assicurandosi che avesse l’occorrente per nutrire se stessa e il piccolo. Era tornato da Cora, questa volta l’avrebbe uccisa veramente, aveva passato ogni misura con la sua pazza gelosia. L’aveva trovata terrorizzata e Tamara era fuggita per lo spavento. Gli aveva raccontato che durante la sua assenza si erano intrufolati nel palazzo un gruppetto di pirati capeggiati da un giovanotto moro che cercava Milha, dall’accento della sua pronuncia era sicuramente irlandese. L’avevano legata e avevano intenzione di torturarla, troppo spaventata all’idea aveva rivelato dove si trovava Milha e il Capitano irlandese con i suoi scagnozzi l’aveva portata via.

”Killian Jones!”

Come era riuscito a trovare dove aveva portato la sua amata e dove Cora l’aveva nascosta, non era riuscito a capirlo. L’odio nei confronti di quel giovane impavido gli fece montare il sangue agli occhi. Milha era una sua proprietà, era il suo oggetto sessuale preferito, come aveva osato portargliela via? Aveva organizzato la caccia con alcuni dei pirati di Barba Nera e i cani da caccia di Cora. Il gruppo di Jones si era diviso, ad un certo punto, nel bosco. Non era stupido quel “Killian”, ma neppure lui lo era e sicuramente era più fortunato del giovanotto, poiché le tracce che decise di seguire lo portarono dritto al capanno dove il pirata si era rifugiato con Milha. Li sorpresero di notte, Milha non si riconosceva, aveva ragione Cora, non era un bello spettacolo! Jones aveva combattuto come un leone, gridando la sua rabbia e il suo odio, ma era troppo in minoranza. Nonostante la sua indubbia abilità di spadaccino e l’aver fatto fuori due dei suoi uomini, tra i cani che lo attaccarono e gli altri, riuscirono ad immobilizzarlo. Fu uno spasso vedere la sua faccia quando personalmente pugnalò al petto Milha. L’urlo di disperazione del giovane ancora gli suonava piacevolmente nelle orecchie. Poi si era divertito ancora un po’ con lui, lo aveva fatto tenere dai suoi complici, con il braccio sinistro sul tavolaccio al centro della baracca e con un colpo netto della sua spada lo aveva privato per sempre della mano sinistra. Non aveva emesso un fiato …

“Strano veramente … aveva provato più dolore per la morte di Milha probabilmente!”

Lo avevano lasciato lì che si dissanguava, sarebbe tornato poi con Barba Nera, avrebbero fermato l’emorragia e l’affascinante Killian Jones sarebbe diventato un trastullo piacevole per Black.

“Peccato che i suoi uomini sono arrivati prima e l’hanno portato via! Mi ha dato poi dei bei grattacapi, ha fatto in modo di denunciarmi per le messe sataniche, ma non mi ci è voluto molto per rovesciare la frittata e trasformare il pirata patriota, di cuore nobile e alti principi, nel peggiore dei traditori, uccisore ammutinato del suo stesso fratello … un gioco da ragazzi!”

Dopo l’uccisione di Milha e le prime voci insistenti sui suoi loschi affari esoterici, era fuggito verso Storybrook. L’intento era di far calmare le acque, sposare Belle, riprendersi la reggenza e poi tornare da eroe, persecutore ed uccisore di Captain Hook, dal Re.

“Quella maledetta della mia “bionda nuora” ha mandato all’aria i miei piani! Se non fosse stato per quell’idiota sentimentale di mio figlio Neal, sarei stato impiccato cinque anni fa. Ora cara Emma sto tornando, avrai ciò che meriti, ho una sorpresina per te … e tu Belle sarai di nuovo mia …”

Due braccia sottili, dalla carnagione scura lo avvolsero intorno al torace da dietro.

 – Rumbl, sono ore che sei al vento a rimuginare …
 - Tra pochi giorni saremo in Nuova Scozia, dobbiamo trovare il modo migliore per giungere a Storybrook senza destare sospetti Tamara …
 - Poi andremo dritti a trovare la mia cara Emma?
 – Certamente mia cara!
 – Ti chiedo solo una cosa Rumbl …
- Cosa?
– Dopo che ti sarai divertito con lei … lasciala a me per finirla, la voglio uccidere con le mie mani …

Rumbl sghignazzò con quella sua oscena risata da folletto maligno.

– Sarai accontentata Dearie!
 – Ora, visto che ti sei gelato con questa brezza settembrina, cercherò di accontentarti io … se mi raggiungi nella tua stanza …
 - Con piacere Dearie!
 
***
 
Storybrook,  metà Ottobre.
 
Killian non poteva credere a ciò che improvvisamente quel gesto di Emma aveva voluto significare. Non lo guardava negli occhi e non aveva risposto alla sua domanda. La ripetè:

- Perché Emma?
 – Non è facile Killian …
 - Mi vuoi lasciare Emma?
– No, non voglio lasciarti!
– Allora cosa significa?
 – Io …
 - La verità è che tu non riesci proprio a vedere un futuro con me Emma!
– Io voglio un futuro con te e Henry Killian, lo voglio con tutto il cuore!
 – Questa è musica per le mie orecchie da pirata! Ma non capisco ancora il perché di questo …

Indicò verso di lei con la mano.

– Neal ha firmato l’annullamento e …

Non le diede il tempo di completare la frase. Da quanto la voleva stringere tra le braccia! Erano giorni che stava senza di lei, finalmente aveva convinto Neal ad apporre quella firma, era una splendida notizia. Gli sembrò che il cuore nel petto riprendesse a battere, dopo la bruttissima sensazione che aveva avuto. Volò verso di lei avvolgendola stretta alla vita e portandola al petto, le labbra su quelle di lei, a schiuderle con tutta la passione del suo amore. Quello slancio di ardore nei suoi confronti, non poteva lasciare Emma indifferente, avrebbe voluto allontanarlo, ma non riuscì a non rispondere a quelle calde e sensuali labbra. Gli portò le braccia al collo, annullando ogni distanza e rispondendo a quel bacio con la stessa identica passione, con lo stesso ardore.

“Dopo Killian … te lo dirò dopo … ora ho troppo bisogno delle tue labbra e del tuo calore amore mio … anche se sarà l’ultima volta …”



 
Angolo dell’autrice
Lo so, lo so! Inizio a diventare impopolare con le mie interruzioni. Siate più buoni di me! Perdonatemi se potete?
Questo capitolo come avevo premesso è stato piuttosto drammatico. Sarebbe bello avere tutto fluffoso a questo mondo, ne sarei io per prima la persona più felice. Purtroppo la vita reale è così, esiste il bene ed il male, la gioia ed il dolore. La dannazione e la redenzione.  I nostri beniamini dovranno ancora attraversare alcuni passaggi … come saranno? A chi legge intuirlo! Cosa vi aspettate?
Ringrazio chi ha letto e mi scuso se qualcuno è rimasto troppo turbato, avevo avvisato della durezza dell’argomento, spero di non aver fatto troppi danni. Vi chiedo di farmi sapere come al solito i sentimenti provati nei vari passaggi del racconto. Grazie tantissimo a tutti, sia a chi recensisce e a chi legge soltanto, spero che tra le tante persone che stanno seguendo anche qualcun altro voglia esprimere il suo parere.
Non posterò per domenica prossima, causa breve vacanza e assenza di PC, stacco la spinaaaa!
Un abbraccio a tutti e buone vacanze a chi partirà presto e ben tornati a chi ha già fatto!
Vostra Lara

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Capitolo 36
*** Un amore ... per un amore ***


XXXVI Capitolo

Un amore … per un amore (I parte)

 
Da ore il giovane Jason era seduto alla scrivania, posta accanto alla finestra della sua camera da letto. Non ne poteva più di ripetere quegli odiosi conti! Quella mattina Lady Barbra aveva fatto visita all’ emporio,  suo padre Matteus ne era il gestore da anni. Da quando si erano trasferiti dal Galles a Storybrook, circa cinque anni prima, suo padre era entrato nelle grazie della più famosa mercante del posto, Lady Barbra appunto. Una donna che alla bellezza univa un eccellente fiuto per gli affari e per lo scoprire … le bugie.
Quella mattina la “Signora”, in compagnia di Lady Belle, aveva trovato delle irregolarità sulle entrate rispetto alle uscite. Suo padre era costernato, non si spiegava dove fosse l’intoppo, solitamente era Jason che si occupava della contabilità e tosto lo aveva interpellato, con un cipiglio preoccupato e interrogativo.

Jason aveva circa venticinque anni, aveva un aspetto curato, da damerino, era sempre in ordine, ben vestito, con il panciotto sulla camicia bianca di lino e la sciarpa annodata al collo. Portava i capelli castani lunghi sul collo, allacciati in un codino, con un nastro di velluto nero. Era di bella presenza, sapeva trattare con i clienti e riscuoteva successo soprattutto con le Signore. Aveva studiato a Londra, dove suo padre lo aveva voluto mandare per approfondire gli studi di contabile ed era tornato a Storybrook da circa due anni.
Mentre Matteus era l’immagine della rettitudine e dell’onestà, di suo figlio non si poteva dire lo stesso. Da quando era tornato, stava applicando ciò che aveva studiato, al metodo migliore per operare una periodica cresta sulle entrate, ovviamente all’insaputa di suo padre! Si era accorto che da un po’ di tempo a quella parte Lady Barbra lo guardava in modo diverso dal suo solito e quella mattina era stato chiaro che non si fidasse di lui. La donna aveva voluto vedere tutti i libri contabili dell’ultimo anno, era stata delle ore su quei libri e …

“Diavolo di una Donna!”

 Aveva capito che i conti non quadravano, nonostante tutti gli artifizi che lui aveva messo in moto. Non aveva idea che fosse così in gamba “La Padrona”!
Seduta alla scrivania dell’ufficio del suo emporio, lo aveva guardato intensamente in volto, mentre, con le dita della mano destra, ne tamburellava la superficie. Lui, in piedi, non era riuscito ad inventare una scusa plausibile, aveva detto solo che avrebbe rivisto tutti i conti, se c’erano errori avrebbe corretto. La donna aveva risposto con una durezza nella voce che contrastava con la dolce bellezza del suo viso e con i suoi occhi verdi.

 – Giovanotto … stiamo parlando di soldi! Non di un errore aritmetico elementare, da cancellare e correggere con un colpo di cancellino su una lavagna di ardesia! Ad occhio l’ammanco mi sembra cospicuo! Non credo sia un banale errore! Ho l’impressione che dietro ci sia una certa … “Arte”!

Suo padre Matteus era sbiancato e lo  aveva guardato quasi con le lacrime agli occhi.

– Sai cosa significa questo se ho ragione?
 – Si, My Lady, toglierete la gestione del negozio a mio padre ….
 – Esattamente Jason …

Matteus aveva spostato lo sguardo dal figlio al viso della “Padrona”

 – Mia Signora … entro domani mio figlio farà in modo di risistemare ogni cosa …. Se l’ammanco è di nostra responsabilità sarete risarcita fino all’ultimo centesimo …
 - Matteus … tu “mi conosci bene” e so che sei un mio fedelissimo, sai che valore hanno “per me” i soldi! Ci siamo capiti io e te! Jason …. Sei messo alla prova da questo preciso momento …  domani mattina sarò ancora qui, alloggerò da Angus … Se per le dieci di domani i conti non saranno pari come dico io, tu non metterai più piede in nessun emporio di Storybrook giovanotto!

Si era alzata nel dire quelle ultime parole. Lo aveva guardato con durezza e poi, facendo un cenno di saluto con il capo a suo padre, era andata via.

 – Mi hai rovinato la reputazione figlio mio … ti rendi conto che mi hai fatto perdere la fiducia di Lady Barbra? Io … proprio io che le devo solo gratitudine! Ti rendi conto che se ti ho potuto mandare a studiare a Londra è stato solo grazie a lei? È lei che ha pagato tutte le spese! È la donna migliore che conosca … gentile e generosa, mi ha preso al suo servizio appena arrivato qui, senza sapere nulla di me, semplicemente dandomi la sua fiducia … e tu l’hai distrutta … perché almeno? Per avidità? Hai fatto la cresta sulle entrate Jason? Non ti bastava guadagnare onestamente il tuo stipendio? Rimedia da subito e restituisci il maltolto … non ho nessuna intenzione di andar via da questo esercizio, ci tengo troppo … e tengo ancor di più a quella donna!

 
Era quasi ora di cena e Jason era arrivato a correggere più della metà della contabilità. Gli doleva la testa e chissà quanto gli avrebbe fatto male la schiena, dopo le legnate che suo padre gli avrebbe dato, se non sistemava tutto entro le dieci del giorno dopo!
Si stiracchiò le membra, rattrappite dopo tutte quelle ore e un movimento percepito dalla finestra, con la coda dell’ occhio, lo fece voltare verso i vetri.  Il sole era calato ormai,  ma distinse molto bene le tre sagome che risalendo dal porto si avviavano verso la casa di Miss Fergusson. Anny teneva per mano Angel e dietro arrivava, quasi saltellando, quella piccola rompiscatole di Agnes, che faceva dondolare, camminando, un cestino che teneva in una mano.
Sicuramente avrebbero passato la notte a casa Fergusson, quella mattina era arrivato un grosso mercantile battente bandiera Francese, pare venisse dal Canada. Come al solito, quando arrivava una nave di quella stazza, piena di marinai assetati di alcool e sesso, Angus e Mary inviavano le figliole, con il piccolo Angel, fuori dalla portata di quei “rozzi lupi di mare”. Non poteva dar torto ai genitori di Anny … Era un bocconcino da leccarsi i baffi la ragazza! Da quando era tornato da Londra le aveva messo gli occhi addosso … Si, era veramente una bellezza! Le faceva la corte da allora! Era così timida che ogni volta che le parlava diventava rossa e non sapeva che rispondere, ma riusciva solitamente a strapparle un sorriso, poi … niente … non c’era niente da fare … di solito arrivava quella peste di Agnes! Lei non era timida per niente … attaccava un bottone che non finiva più! Lo tratteneva nelle sue chiacchiere, per altro intelligenti e sensate e sua sorella sgattaiolava via in men che non si dica! Lui ormai era un giovanotto smaliziato, a Londra aveva perso gli ultimi residui della fanciullezza e aveva frequentato in diverse occasioni le “donnine allegre” dei bordelli dei bassifondi. Aveva imparato come dare piacere ad una donna e come riceverne. Anny gli faceva un certo effetto, avrebbe voluto fare l’amore con lei, ma come dirglielo? Era una ragazza così timorata! Giusto se l’avesse sposata avrebbe gustato la gioia del possedere il suo armonioso corpo! Purtroppo quegli ultimi mesi  le cose erano andate di male in peggio … Anny era sempre distratta … non lo ascoltava nemmeno quando le parlava! Da qualche settimana era tornato il Capitano Jones con Lady Barbra, avevano riportato della bellissima merce che giaceva nell’emporio in attesa di essere venduta e …

“Maledizione!”

 Era tornato quel “bellimbusto” che ruotava intorno ad Anny come un calabrone su un fiore profumato! Li aveva visti passeggiare sul molo e la gelosia gli aveva fatto sentire lo stomaco corrodersi col suo stesso acido. Se gli capitava a tiro quel “moccioso”, gli avrebbe fatto assaggiare la sua spada! Non aveva preso “per niente”  lezioni di scherma, mentre era a Londra!

Sentì sua madre Domitilla chiamarlo per cena. Avrebbe continuato dopo con quei conti. Si era rassegnato all’idea di dover risistemare tutto e restituire i soldi. Fortuna che la sua avidità gli aveva impedito di spenderli! Era un bel gruzzoletto, voleva comprarci una casa per lui ed Anny, ora doveva tardare il momento di chiederla in moglie ad Angus! Se si spargeva la voce di quello che aveva fatto, non avrebbe avuto un bel biglietto da visita con l’oste!
Guardò ancora dalla finestra. Anny aveva bussato alla porta della vicina e questa ora stava facendo le feste alle ragazze e scompigliava i riccioli biondi di Angel. Agnes le aveva porto il cestino e Jason sentì chiaramente Miss Fergusson che ringraziava Mary per il pensiero di quei profumati biscotti. Il trio sparì in casa Fergusson e Jason decise di scendere a cenare.

 
La casa di Miss Fergusson non era molto grande, ma era arredata con gusto ed era accogliente, piena di ninnoli, soprammobili in porcellana di tutte le fogge. Molti erano Meissen provenienti dalla Sassonia, Miss Agata ci teneva particolarmente. Angel adorava quelle statuine, per lui erano come giocattoli ma … Anny gli impediva ti toccarle.
  • Angel, tesoro, ti prego di non toccare nulla … lo so che vorresti giocarci … ma sono oggetti di valore, se ne rompi qualcuno, nostro padre dovrà rimborsare Miss Agata e non ce lo possiamo permettere!
Angel aveva messo il broncio e aveva assentito con la testa, mentre con la coda dell’occhio aveva notato una composizione veramente interessante che prima di andar via da quella casa, avrebbe voluto guardare ben da vicino.
  • Ragazze, avete portato i vostri Rosari?
  • Si Miss Agata!
Risposero in coro le due sorelle O’Danag, mentre Angel ancora si guardava intorno curiosando.
  •  Molto bene! Prima di cena diremo due Rosari e dopo mangiato tutti a letto!
Anny acconsentì con un veloce cenno della testa e Agnes, dietro di lei, lanciò uno sguardo a suo fratello e poi alzò gli occhi al cielo, era una noia per lei pregare con il Rosario! Quella “fissata” di Miss Agata Fergusson lo voleva dire due volte addirittura! Già il suo stomaco sentiva un languorino per la fame e il profumo che veniva dalla cucina era così invitante, da provocarle l’acquolina in bocca!
  •  Anny! Agnes ha alzato gli occhi … secondo me non lo vuole dire il Rosario … sta morendo di fame!
Angel era sempre in grado di farle fare qualche figuraccia! Non sapeva proprio tenere la boccaccia chiusa!
  •  Non è vero Miss Agata … il mio fratellino è un bugiardo nato …
  •  Io non dico bugie …
Angel quasi piagnucolò e Anny si inginocchiò per stringerlo al petto, dando un’occhiataccia ad Agnes. Di rimando Agnes strinse gli occhi, corrugò la fronte e con le labbra tirate fulminò suo fratello. Quello sguardo era molto eloquente!

 – Anny, Anny … lei mi vuole menare …
- Dai, dai ragazzi! Non litigate … ora diciamo il Benedetto Rosario alla Vergine Maria e saremo tutti più buoni! Dopo cena ho un bel dolce da offrirvi.  Che ne dici piccolino?
 – Evviva! È un dolce con la crema come quello dell’ultima volta Miss Agata?
 – Si amore, con la crema al limone!

Agnes si leccò automaticamente le labbra, era veramente affamata e adorava la crema al limone. Smise di dare occhiatacce al fratellino e ricordando che il suo amico Killian la chiamava “Damigella”, decise di comportarsi da quel che era, da Damigella, immaginando che ci fosse anche lui a cena con loro, elegante nel suo abbigliamento di pelle nera, iniziò una sorta di pantomima che solo Anny ed Angel capirono fosse una recita da “smorfiosa”. Per Miss Agata andava benissimo così, lei era una Signora ben educata ed era abituata alle smancerie delle “Damigelle”!
 
La recita del Rosario sembrò più lunga del solito anche ad Anny. Non lo dava a vedere ma dentro le stava bruciando una certa smania. Angel si era appisolato al suo fianco e finito il Rosario non fu facile farlo mangiare, così, mezzo addormentato. Dopo cena Anny lo portò immediatamente nel letto che la brava Miss Fergusson gli aveva riservato.  La stanza era a piano terra ed era dotata di un letto matrimoniale che i tre fratelli avrebbero condiviso. Angel venne posto al centro, Agnes si mise sul lato che dava verso la porta e Anny ovviamente sul lato rimanente. Agnes aveva voglia di fare due chiacchiere, ad Anny non andava per niente! Aveva altro per la mente e disse alla sorella di dormire.

 – Uffa che noia! Non ho sonno Anny!
 – Io si Agnes, conta le pecore … vedrai che il sonno arriverà!

Agnes protestò ancora, dicendole che era proprio come la “Vecchia Miss Fergusson” andava a letto con le galline! In realtà Anny non aveva sonno, non vedeva l’ora che anche Agnes cadesse profondamente addormentata come Angel e Miss Agata, che russava in camera sua da un buon quarto d’ora.

 
Jason era tornato ai suoi conti, era quasi la XXII ora e finalmente era arrivato a completare il suo lavoro. Forse non avrebbe preso legnate da suo padre, o forse si, per la conferma che avrebbe avuto del suo furto. Avrebbe attribuito a se stesso la colpa, avrebbe confessato a Lady Barbra la verità, avrebbe restituito i soldi e suo padre avrebbe mantenuto l’incarico. Al ricordo della costernazione e del dispiacere che gli aveva visto in volto, si era pentito della sua azione, ma se Lady Barbra non si fosse mai accorta dell’imbroglio, avrebbe sicuramente continuato.
Nuovamente un movimento percepito con la coda dell’occhio lo fece voltare verso la finestra.

 – Ma che … questa poi! Non me lo sarei mai aspettato! Ma che vuole fare?

Dalla finestra a pian terreno, della casa di Miss Fergusson, Anny stava scavalcando il davanzale. Non ci voleva molto, era così bassa quella finestra!

 – E brava la mia furbacchiona! Dove pensi di andare sola soletta nella notte? Non sai che le brave bambine a quest’ora stanno nel loro letto a dormire? Ma forse mia bella Anny, sei meno casta e pura di quello che pensavo! Adesso ci divertiremo un po’ io e te!

Soffiò sulla fiamma del lume ad olio che teneva sulla scrivania e uscì dalla sua stanza. Cercò di non fare rumore. Prese la chiave della porta di casa, suo padre e sua madre si erano ritirati nella loro stanza da letto, non si sarebbero accorti di nulla. Scese le scale che conducevano all’ingresso. Uscì di casa e chiuse a chiave dietro di sé. Si voltò verso la via del porto, luogo dove aveva visto dirigersi Anny. Intravide ancora la sua sagoma veloce che svoltava due case più avanti. Si avviò al suo inseguimento, doveva raggiungerla prima che arrivasse dove, sicuramente, l’attendeva il “bellimbusto” dai capelli rossi.

Anny stava tornando verso la taverna di suo padre Angus. Aveva un appuntamento serale con Eduard. Sicuramente ancora non era arrivato, era in anticipo, lo avrebbe atteso nel fienile della taverna.
Passò dietro al giardino di sua madre Mary, non voleva farsi vedere ovviamente. I suoi non avrebbero approvato quell’uscita notturna, lo sapeva bene, ma dal giorno prima non vedeva Eddy e gli mancava tanto!
Sentiva il vociare dei marinai dentro la taverna, le loro risate sguaiate e il loro accento con una strana pronuncia della erre, erano “Francesi”, così aveva detto suo padre quella mattina. L’aveva sentito dire alla mamma che doveva parlare con le tre ragazze che sarebbero andate a servizio quella notte, non aveva capito il significato di quello che aveva detto, ma ricordava bene le parole: “ Dovranno stare attente questa sera o si beccheranno il Malfrancese, ci manca solo che mi appestino il resto della clientela!”. Sua madre aveva fatto una faccia disgustata. Esisteva una malattia Francese? Non l’aveva mai sentita nominare prima! Chissà se Eduard sapeva di cosa si trattasse? Notò un movimento tra le scale del retro e il fienile. Una figura incappucciata era scesa e si apprestava a prendere uno dei cavalli nel fienile. Si acquattò dietro la parete e le sembrò di riconoscere Lady Belle. Si, sicuramente era lei. Era stata tutto il giorno con Lady Barbra e sicuramente ora era scesa dalla sua stanza per tornare alla Rocca. La vide spronare il cavallo e le sembrò di vedere, per un raggio di luna, un luccichio sotto il suo occhio, stava forse piangendo?

Eduard non era lì, avrebbe atteso il necessario. Rimase in silenzio nel buio. La finestra di Lady Barbra era illuminata, ancora non dormiva, della luce trapelava dalle calate chiuse. Nell’attesa si guardò intorno. Altri clienti risalivano dal porto e si dirigevano alla taverna. Un uomo la incuriosì. Sembrava vestito elegantemente sotto il mantello nero. Portava un tricorno sul capo che non le permise di distinguerne i tratti. Non era molto alto e non era grasso. L’unica cosa che distinse del suo viso fu la sua lunga barba ispida. Camminava in modo molto sicuro di sé, muovendo davanti alle sue gambe un bastone di legno scuro. Distratta da quell’uomo non si accorse che qualcuno arrivava in punta di piedi dietro di lei …

 
Angus era molto indaffarato quella sera. Era precisamente come aveva previsto. Il mercantile francese aveva portato parecchi clienti ed erano tutti affamati e assetati. Mary faceva la spola dalla cucina al bancone e le tre “ragazze” trottavano da un tavolo all’altro con i piatti pieni o ritirando quelli vuoti. Entrarono altri tre clienti, due marinai e il terzo … no, decisamente non era un marinaio. Aveva un tricorno calcato sulla testa e una lunga barba con baffi copriva buona parte del suo viso.

“Un altro di questi maledetti francesi! Questo sembra avere pure la puzza sotto il naso … se si aspetta che gli parli in francese se lo può scordare, se vuole bere qualcosa dovrà chiederlo nella mia lingua!”

L’uomo si accostò al banco e poggiò lungo su di esso il suo bastone di ebano sormontato da un pomolo dorato. Angus asciugò uno dei bicchieri appena lavati e lo guardò interrogativamente.

 – Buona sera oste! Vedo che siete al completo! Vi è rimasto un buon bicchiere di whisky scozzese?

L’uomo gli aveva parlato in inglese, O’Danag ne fu piacevolmente sorpreso.

– Buona sera a voi Sir, ci conosciamo? Voi non siete francese!

L’uomo rise con una strana risata che fece accapponare la pelle ad Angus.

 – No mio caro, non lo sono, ma oltre al whisky non disdegno lo champagne!
 – Spiacente Sir, ma quello lo potete bere in Francia e dato il caso che io sia Irlandese, qui berrete dell’ottimo Irish Whiskey e non Scotch Whisky. Abbiamo anche Rum e l’ottima Irish beer della casa …

Lo sconosciuto sorrise sotto i folti baffi. Il grosso oste che aveva davanti ci teneva parecchio al suo essere Irlandese! Decise di non indisporlo più di tanto, anche se qualche battutina tagliente, a proposito degli Irlandesi, gli stava frullando per la mente. Comunque era in casa sua e non ci teneva a farsi buttare fuori da un tizio grande e grosso il doppio di lui!

– Irish beer della casa dite? La producete di persona?

Vide l’oste gonfiare il petto per l’orgoglio, mentre rispondeva affermativamente.

 – Bene! Vediamo se fate una birra migliore del vostro Irish Whiskey!
 – Volete una sfida Mister? Mister?
 – Mister Smith, Robert Smith e voi siete di sicuro il proprietario, Angus O’Danag!
 – Il proprietario … sono O’Danag, ma sono il gestore in verità. La proprietaria è Lady Barbra Mc Canzie.
 – Mc Canzie? È scozzese suppongo …

Angus cercò di sviare il discorso da Lady Barbra, non si voleva impelagare riguardo a lei, la sua vera identità doveva restare celata e preferì prendere la sua migliore birra. Ne piazzò un bel boccale schiumoso sotto il naso del tizio e iniziò lui con le domande.

 - Cosa vi porta alla penisola di Storybrook,  Mister Robert Smith?
– Affari naturalmente, caro Angus! Commercio in vini, dalla Francia alla Scozia e al Canada … se siete interessato, ho delle ottime casse di Bordeaux sul mercantile …
 - Dovreste parlarne con Lady Barbra …
 - Non siete voi il gestore?
 – Si certo e ho la mia autonomia, ma come vi ho detto prima, qui solo prodotti irlandesi e al limite il Rum inglese.
 – La vecchia Lady Barbra beve parecchio?

Angus scoppiò a ridere

 – Sir, Lady Barbra non è una “Vecchia Signora” ed è quasi astemia. Vi dico di lei solo perché è la maggiore donna d’affari dell’isola, la maggior parte degli esercizi commerciali su questa penisola, le appartengono! È una donna eccezionale, alloggia qui periodicamente e siete fortunato se volete incontrarla già domani mattina, poiché è qui da oggi!
 – Bene! Domani vedrò di conoscere questa “brillante” donna d’affari, devo dire che mi avete veramente incuriosito!

Lo straniero sollevò il boccale di birra verso Angus e ne assaporò il liquido dorato. Angus aveva ragione! La sua birra era ottima, dovette rendergliene atto e ne ordinò un altro boccale …
 
 
Rocca di Storybrook

Lady Belle era ad occhi bassi … aveva appena finito il suo triste racconto al suo fidanzato, August.

 – Questa è la mia storia August … se vorrai interrompere il nostro fidanzamento … sappi che lo capirò …

Sul viso di August il pallore era evidente. Durante il racconto Belle aveva visto passare su quell’amato viso, una serie di emozioni. Era partito dalla sorpresa nel sapere che era figlia del famoso Visconte Jean Baptist Lafite, produttore dei migliori vini di Francia, era passato alla gelosia nel sentire della sua infatuazione per il Duca Mc Cassidy e poi il disappunto, il disgusto, la rabbia, lo sdegno, l’odio,  il dolore, la pena e ... la tenerezza. Si, la tenerezza per Belle, la stima per il suo coraggio, per non essersi arresa, per aver salvato se stessa salvando quel bambino. Come era riuscita a non impazzire e a restare la persona pura che aveva conosciuto, nonostante le violenze subite, se lo spiegava solo con la grande luce interiore che le aveva sempre visto emanare.

 – Cosa stai dicendo Belle? Perché dovrei interrompere il nostro fidanzamento?
-  Non sono stata sincera con te, ti ho tenuto nascosto fino ad ora tutto questo …
 – Amore mio  … quale uomo di giudizio avrebbe potuto pretendere che appena conosciuti avresti potuto raccontare cose simili? Che solo ricordarle penso ti abbiano distrutta! Se sei riuscita a parlarne ora, significa che mi ami e hai abbastanza fiducia in me per farmi queste confidenze così intime!
 – August io non sono più pura come tu credevi! Mi dispiace tanto, avrei voluto con tutto il cuore che tu fossi il primo e l’unico …
 - Belle per me è come se tu fossi la Vergine Immacolata. Io non vedo impurità nel tuo cuore. Smetti di parlare di te come se fossi una donna di malaffare. Sei stata violata purtroppo! Tu non ne hai colpa alcuna! Sei tra le tre donne che ho amato di più nella mia vita, per il loro cuore di pura bontà. Il buio non ti ha scalfita Belle …
 - Le tre donne?

August sorrise.

 – Si amore mio, la mia madre adottiva, la Principessa White Margaret, mia sorella Emma e … tu mio giglio.

Le si avvicinò e cercò di posarle le mani sulle delicate spalle, lì dove l’abito che indossava lasciava scoperta la sua candida pelle. Belle si tirò indietro tremando.

 – Scusami amore mio, non voglio spaventarti. Ora mi rendo conto meglio della tua difficoltà a lasciarti andare anche un minimo! Sei sempre stata molto controllata … pensavo per la tua inesperienza, ma ora so che oltre all’inesperienza hai subito un vero e proprio trauma …
 - August … io … io sono una donna spezzata … questa è la verità!

Lo guardò negli occhi e lui vide le lacrime che riempivano quelli di lei, era riuscita a dire a se stessa e a lui, con estremo dolore, quella consapevolezza …

 – Ho paura che non sarò la moglie completa che vorrei essere per te …
- Amore non ti preoccupare, abbiamo tempo per la nostra vita intima, ci sposeremo presto … ti aiuterò ….
 – August … caro … non voglio che tu debba pentirti quando vedrai che non ho nulla da darti …
- Belle, ho il tuo cuore … ho il tuo amore … ho te! … Ti amo! … ti amo con tutto me stesso, affronterò tutto ciò che ci attende per amor tuo, non temere di non essere all’altezza. Sei una donna straordinaria e io sono l’uomo più fortunato del mondo ad averti al mio fianco …
– August io voglio essere sicura di essere la moglie e l’amante che meriti, non voglio che tu lo scopra quando sarà tardi, ci sposeremo solo se io sarò riuscita a superare i miei blocchi …
 - Belle … vuoi … ?

La giovane era arrossita, si, voleva appartenergli prima delle nozze, voleva superare i suoi traumi come Emma aveva superato i suoi con Killian. Era una donna troppo intelligente e consapevole per non esprimersi esplicitamente.

– Si August, voglio essere tua … sempre che tu non abbia disgusto nei miei confronti … ora che … sai …
- Belle … Belle … come puoi pensarlo?! Io sono pazzo di te, ti desidero con ogni fibra del mio essere … lascia che ti abbracci, fidati di me …

Le prese le mani guardandola in viso. L’accostò lentamente a sé. Baciò le sue mani sottili, poi le cinse la vita, dolcemente e quando la sentì rilassarsi con la guancia poggiata sul suo petto, la strinse di più a sé. Chinò la testa e cercò le sue labbra. Si erano scambiati innumerevoli baci, ma quella sera sembrava la prima volta anche per quello. Fu un bacio molto dolce. Belle riaprì gli occhi e gli portò le braccia al collo. Il bacio seguente fu più passionale, coinvolgente e sempre più sensuale.

– Ti sto desiderando tanto Belle …

Così stretti l’uno all’altra, Belle si rese conto che August non mentiva, la sua voce era più roca e il suo corpo parlava chiaramente e lei stessa sentiva una forte eccitazione.

 – Anche io ti desidero tanto August …
- Belle … se tu vuoi … questa notte sarà la nostra prima volta …
 - Si … lo voglio …

La tavola era ancora apparecchiata, non avevano toccato cibo, non sentivano quel tipo di fame.
Belle si staccò da August ma tenne la dita della mano intrecciate alle sue. Camminò all’indietro, tirandolo verso di lei e dirigendosi verso la porta della sua camera da letto.

 – Belle, nel mio cuore sei già la mia sposa, lascia che ti porti oltre quella porta tenendoti in braccio come tale!

La sollevò tra le braccia e la portò nella sua stanza. La adagiò sul letto e si mise seduto al suo fianco. La tenne ancora accoccolata a sé, continuando a baciarla, finché le loro mani iniziarono febbrilmente a cercarsi reciprocamente. Belle gli slacciò la sciarpa dal collo e aprì i bottoni della sua candida camicia. Lui se ne liberò impetuosamente con un guizzo dei muscoli tonici e scolpiti dal duro allenamento militare. Belle lo vedeva a dorso nudo per la prima volta e lo trovò estremamente attraente. August le prese nuovamente le mani e le portò al suo torace, incoraggiandola ad accarezzarlo. Belle deglutì emozionata e, sfidando il suo stesso imbarazzo, carezzò con desiderio il torace virile del giovane, seguendone la linea centrale degli addominali, scendendo verso la cinta dei pantaloni e fermandosi. Fu il suo turno. Con lentezza e dolcezza August le fece scendere dalle spalle, già in buona parte lasciate scoperte dall’abito, le maniche. La baciò ancora e scese lungo quella pelle nuda, sfiorandola con le labbra. La sensualità di quel tocco, accentuata dal solletico della barba, curata, del suo amore, sciolsero ancor di più la giovane. Mandò indietro la testa. Sollevò le braccia e si tolse il fermaglio che le teneva i lunghi capelli bloccati in una crocchia. I fluenti capelli color mogano le ricaddero sulla schiena. Si voltò, dando le spalle ad August ed egli ebbe la possibilità di aprire i lacci intrecciati che chiudevano l’abito. Spostando sensualmente i lembi del corsetto, baciò anche la sua schiena, facendola rabbrividire ancora. Belle lo aiutò a far cadere a terra il suo vestito giallo e si voltò nuovamente verso di lui che ammirò estasiato il suo seno alto e sodo, così candido e tenero.

 – Sei bellissima … sei bellissima …

Era così emozionato August che non riusciva a dire altro. Si abbracciarono stretti, provando il piacere della loro pelle nuda a contatto, il loro calore e il loro odore. Li invase la gioia, l’affetto reciproco profondo, il desiderio di scoprire di più di loro, dei loro corpi … della loro anima. Le mani continuarono ad accarezzare e ad esplorare, sempre più esigenti, allontanando gli ultimi indumenti che li separavano. August la prese nuovamente in braccio per riadagiarla sul letto. Disteso al suo fianco, le baciò lentamente il seno, dandole sensazioni che non aveva mai provato e godendo delle reazioni che le provocava. La cercò, scendendo con la mano verso il basso e la sentì irrigidirsi. Era ovvia quella reazione, se lo era aspettato, ma August sapeva che, presto, sarebbe riuscito a farle superare con il piacere più intenso le sue paure.

– Belle, guardami e toccami come io faccio con te, devi conoscere il mio corpo per fidarti di più, non hai nulla da temere, sai che non potrai sentire dolore, te lo prometto, sentirai solo quanto ti amo e sarà bellissimo per entrambi!

Coscientemente Belle sapeva che non poteva sentire dolore, ma aveva in mente il ricordo del dolore atroce che aveva subito. Decise di farsi guidare dalle parole amorevoli del suo amato, svuotò la mente da quei terribili ricordi, ne voleva di nuovi e in quel momento, nella gioia reciproca di quel presente, August le stava donando se stesso, il suo amore, le sue carezze. Quello sarebbe stato il primo dei ricordi meravigliosi che voleva conservare nella mente e nel cuore. Esplorò il corpo muscoloso del suo uomo, così forte, così virile, giunse ad accarezzarne il turgore, sobbalzando e restando sorpresa della consistenza e della soffice setosità della superficie, lo desiderò. Si aprì al suo desiderio e lasciò che egli continuasse l’intima carezza che aveva iniziato quando si era irrigidita. Ora nel rilassamento che Belle stava cercando, lui, delicatamente, con quelle carezze lente e languide, nel punto dove era stata oltraggiata e ferita, le dimostrò che poteva essere ancora la fonte del loro reciproco piacere. Sentì quanto ormai era pronta e quanto lo stesse desiderando. Ambedue ora lo volevano con passione e bramosia.
Tenendo a freno il forte desiderio di possederla, usando tutta la tenerezza che poteva, August si posizionò delicatamente su di lei guardandola in viso, studiandone l’espressione di consenso, finché lo lasciò scivolare dentro di lei. La gioia più profonda invase Belle, contemporaneamente a quel senso di pienezza. La dolcezza e la delicatezza, che August utilizzò con lei, diventarono movimenti ritmici reciproci, sempre più languidi, sempre più profondi e passionali, facendoli perdere in un’estasi che Belle non avrebbe mai pensato di riuscire a vivere. Non c’era più nessun dolore, solo il fortissimo piacere reciproco che August le aveva promesso con il suo amore.

 – Sei una donna completa Belle, lo stai sentendo amore? Sei la donna che voglio al mio fianco per il resto della mia vita, nessuno ti farà più del male, te lo prometto!

Si amarono fino allo sfinimento e si ritrovarono l’una nelle braccia dell’altro, in pace con se stessi e con il mondo. Era stata la loro prima volta insieme ed era stato meraviglioso per entrambi, nonostante la stanchezza, la gioia di appartenersi era più forte, non avevano sonno e continuarono ad accarezzarsi.

– Belle, non mi hai detto del bambino … tu sei rimasta qui alla Rocca … a chi ha dato il piccolo mia sorella?
 – Oh August! Dovrebbe essere Emma a parlartene! Ha così tanto da raccontarti, ma del piccolo, visto l’incontro che ho avuto con il Capitano Jones questo pomeriggio, credo che potrò parlartene io!
– Jones? Che centra ora Lui? Non eri con Lady Barbra oggi pomeriggio?
 – Si ero con lei per incontrare Killian …
 - Non sto capendo nulla Belle! Devo essere geloso? Già lo sono per mia sorella, sospetto che tra lei e Jones durante il viaggio, sia risorto l’amore che lei ha avuto per lui dodici anni fa, li vedo così intimi, lui è sempre pronto a correre verso di lei e lei … verso di lui.
– La storia è lunga August, cercherò di essere breve. Il bambino era figlio di Rumbl e della fidanzata di Killian. Era stata rapita dal Duca e … violentata. Quando Killian l’ha ritrovata, lei aveva già partorito, il Duca l’ha pugnalata al cuore e morendo lei  ha chiesto al Capitano di ritrovare il bambino. Era diventata la sua missione ed era venuto a Storybrook inseguendo le orme del Duca. Emma gli aveva detto dei prigionieri trovati sulla nave di Barba Nera e lui ha voluto farmi delle domande per capire se il piccolo era veramente il figlio della sua fidanzata …
 - E’ così?
 – Si, il piccolo è proprio quello che lui stava cercando …
- Dove si trova ora il bambino?
 – Non avrei mai potuto separarmi da lui ed Emma stessa, quando lo ha visto, dal primo momento, lo ha voluto tenere con sé. È sempre stato sotto i tuoi occhi August … è il nostro adorato Henry!
 – Henry?!  … Henry … non è figlio di Neal e di Emma?! Mio Dio! Sono il comandante della difesa … so tutto di tutti su questa penisola e ignoravo tutto delle persone a me più vicine!… Sapevo che Neal ed Emma non avevano una vita coniugale, me ne sono accorto subito … i comportamenti di Neal giustificavano il rifiuto di Emma e il piccolo non somiglia affatto a Neal … pensandoci bene non somiglia neppure a Rumbl …
 - Già … non somiglia a loro … in nulla …
- Mia sorella è chiaramente innamorata di Jones e lui credo che lo sia di lei. È il tipo di uomo che avrei visto volentieri al suo fianco. Solo Dio sa quanto ho cercato di far desistere Emma dallo sposare Neal!  È completamente inutile che restino sposati, non ha nessun senso! Se Emma ha la possibilità di essere felice con il suo Killian non sarò certo io ad oppormi! Emma dovrà chiedere l’annullamento delle nozze a nostro padre.
– Lo ha già fatto e lo ha ottenuto amore mio, ma il motivo non è stato l’amore per Killian, era una decisione che aveva preso molto prima di rincontrarlo!
 – Per Bacco Belle! Questa è davvero la serata delle rivelazioni! Mi sento un perfetto imbecille, mia sorella non mi ha detto nulla di nulla …
- Lo sai com’è fatta, se ha un problema si isola e cerca di risolverlo da sola, ma incontrando nuovamente sulla sua strada Killian, ha iniziato ad aprirsi maggiormente … si è fidata di lui. La sua vita matrimoniale con Neal non è stata facile …
- Mio Dio! Se penso che ha sposato il figlio di un mostro! … Non mi capacito all’idea che lui possa averle fatto del male … mi spiegherei tutto il suo bisogno di allenarsi a combattere … doveva difendersi da lui … mi ha taciuto quello che si portava dentro da anni …
- Ora c’è Killian al suo fianco, li ho lasciati insieme nella stanza da Angus …
 - Dici che …
 - Lo spero per loro amore mio … per noi mi sembra che abbia funzionato!
 – Mmmm … si, ha funzionato molto bene … che ne diresti se …

Belle gli regalò un sorriso radioso, non c’era bisogno di dire altro, la loro notte era appena iniziata ed era ancora lunga.
 

 
Rocca di Storybrook, la mattina precedente …

Erano ormai le dieci del mattino, il sole entrava dalla finestra aperta e un leggero vento smuoveva le tende di seta. Il cono di luce solare inondava la superficie intagliata, in legno e avorio, dello scrittoio da camera. Emma era seduta a quell’elegantissimo e lussuoso scrittoio, uno dei regali di sua madre, fatto arrivare per il suo matrimonio con Neal, un lavoro commissionato ad un ebanista italiano, tra i più raffinati della sua patria. Emma seguiva, con il dito indice, il contorno di uno dei fiori incisi sulla superficie. Amava quel mobile, era di suo gusto, come tutto in quella principesca stanza. Era stata arredata con studio attento, persino le alte ante delle finestre erano riccamente dipinte e lavorate con intagli spettacolari. Tutto era molto bello, anche il letto a baldacchino, con le tende in velluto rosso. Ma tutto era anche troppo sfarzoso per il carattere di Emma e quel letto principesco era terribilmente vuoto e privo del calore dell’amore.

“Il calore dell’amore … neppure questo raggio di sole mi scalda così tanto quanto  l’amore del mio Killian … Ci fosse stato lui al mio fianco … questa stanza sarebbe potuta essere pur vuota, ma con lui sarebbe stata più bella di quanto lo è così, ricca di fronzoli e lavorazioni variopinte. Con Killian ho avuto la mia stanza anche sotto gli alberi della foresta del Maine, su una coperta che abbiamo condiviso durante la notte e sulla quale abbiamo fatto l’amore per la seconda volta in vita nostra, vicino al ruscello, illuminati non da una lampada costosa, ma dalla semplice e romantica luce della luna piena. Amore mio … domani sera ci incontreremo da Angus, parlerai con Belle … spero ti possa confermare quello che pensiamo … ti voglio vedere sorridere felice per la bella notizia e spero di potertene dare altre due che ti faranno piangere per la gioia. Ti dirò del  piccolino che sta crescendo  in me da quasi tre mesi, si, è ora che tu lo sappia, aspetto tuo figlio amore mio … Hai notato il mio seno ingrossato … è vero sto mettendo su peso, ancora non si nota la pancia, ma tra poco non potrò più nasconderla, ne a te … ne al mondo …”

Smise di percorrere con il dito il profilo del fiore ritratto sulla scrivania e accarezzo il cilindro di cuoio posto sulla superficie decorata. Era un cilindro molto semplice, a suo padre, come a lei, non piacevano troppo i fronzoli. Quel cilindro custodiva il documento che il Principe James, suo padre, aveva redatto prima che lei ripartisse dal Maine … l’annullamento del suo matrimonio con Neal Mc Cassidy.

“Una firma … manca solo una firma … quella di Neal … poi finalmente sarò libera dal peso di questo matrimonio che non lo è mai stato … Tra poco andrò da lui, ormai si starà svegliando. Se tutto andrà come intendo, la seconda notizia che ti darò amore mio, sarà questa. So come vorrai festeggiare … mi farai meravigliosamente tua … come sai fare tu … mio bellissimo, nobile pirata dal cuore d’oro. Ti accoglierò tra le mie braccia amore … mi sembra un secolo che non ti stringo a me, sono come una pianta assetata … appassisco senza il tuo amore a dissetarmi. Poi rinuncerò a tutto questo … tu vali molto di più e con Henry andremo via di qui. August potrà sostenere il governo, probabilmente mio padre darà a lui l’incarico … Neal è un inetto purtroppo e senza di me avrebbe già mandato tutto in malora!”

Si alzò dalla comoda sedia con i braccioli. Indossava i pantaloni e il panciotto di pelle, la sua solita mise per allenarsi con suo fratello e per andare in missione come Lady Barbra. Guardò in basso, verso l’appena accennata rotondità del ventre. Si accarezzò  la pancia con lo sguardo addolcito e sorridendo.

“Non so se sarai un maschietto o una femminuccia, ma so che tuo padre sarà pazzo di te, ti ameremo e proteggeremo con tutto il cuore piccolo mio e avrai un fratellino più grande che non vedrà l’ora di insegnarti tante cose …”

Era il momento. Prese il portadocumenti cilindrico e uscì dalle sue stanze avviandosi verso quelle di Neal.

 
Neal si era alzato molto presto quella mattina. Una forte inquietudine lo aveva assalito durante la notte. Aveva passato ore a rimuginare nel suo letto a pensare.
Emma … Emma. Sempre lei era nei suoi pensieri! Forse aveva fatto un brutto sogno, non ricordava, ma ricordava di essersi svegliato con la sensazione che lei dormisse al suo fianco e l’avesse lasciato solo nel letto. Si rese conto, pensandoci bene, che era la stessa situazione e sensazione che si era presentata la mattina dopo la loro prima notte di nozze. Ecco quale era stato l’incubo! Ora iniziò a ricordarlo bene … Tamara … era lei che era comparsa nel sogno … era entrata nella stanza e aveva pugnalato Emma mentre lui dormiva … si era svegliato e nel letto, al posto di Emma, c’era una grossa macchia di sangue …

Si rese conto che quanto vissuto quella prima notte di nozze tornava, periodicamente, a tormentarlo con quel ripetitivo incubo. Maledì se stesso per l’ennesima volta, in quegli otto anni. Come aveva potuto lasciare che quella donna si avvicinasse a lui? Non poteva neppure incolparla di tutta la situazione! Se aveva deluso e distrutto Emma, ci aveva messo un bel po’ del suo. Frate Benedictus sapeva dei suoi incubi ricorrenti, sapeva tutto di lui in realtà, era sia suo confessore che suo medico. Gli aveva detto che il senso di colpa nei confronti di Emma gli provocava quel sogno ricorrente! Gli aveva spiegato anche le simbologie dei passaggi di quell’incubo.
Ripensò ad Emma, a quanto era bella e tenera quella sera, mentre  nella sua innocenza cercava di aprire il baule per prendere una camicia da notte … che se ne sarebbe fatta di una camicia da notte quando lui gliela avrebbe tolta presto? La voleva … la amava tanto! L’aveva amata dal primo momento che l’aveva vista quasi correre per la scalinata, al ballo per il suo diciottesimo compleanno. Chissà perché aveva quella fretta? Sua madre le aveva dato un’occhiata di rimprovero “Le principesse non corrono per le scale!” Ma lei era una principessa fuori dal comune … per lui era un angelo disceso in terra … così spontanea, innocente … anche quando gli aveva chiesto se avesse conosciuto il Tenente Jones, pur ingelosito, l’aveva perdonata per la luce di gioia che emanava dai suoi occhi verdi. Dopo la loro prima notte di nozze quella luce di gioia non l’aveva più vista. Pensare che aveva avuto un paio di anni, prima del loro fidanzamento, in cui la frequentava, che era spesso triste, aveva capito casualmente che si era innamorata non ricambiata di quel Tenente ed era riuscito con pazienza, gentilezza e costanza a conquistarla. Infine lo aveva amato e la gioia era tornata nel suo sguardo, tanto che aveva accettato di sposarlo, malgrado le manovre di August per farle cambiare idea!
Emma se amava lo faceva con tutto il cuore e nulla la distolse da lui. Si seppe inoltre che il giovane Tenente Jones era morto con suo fratello durante una missione per la Royal Navy, il rivale più temuto, l’unico in grado di portargliela via, si era tolto di mezzo per volere divino …

Già … l’unico che avrebbe potuto portargliela via … Ora? Ora era tornato Killian Jones! Il tarlo della gelosia lo aveva roso durante il viaggio di Lady Barbra con il Pirata, ma il comportamento di sua moglie, la sera prima di partire, gli aveva ridato qualche speranza. Si maledì nuovamente … era sempre lui il “cretino” che rovinava tutto.

Aveva rovinato tutto già otto anni prima. Gli tornarono in mente i particolari di quella notte. Aveva insegnato ad Emma come aprire il baule con una sua forcina per i capelli e lei aveva indossato la sua camicia da notte. Era uscita timidamente da dietro il paravento, con i suoi meravigliosi capelli sciolti sulle spalle, la lunga camicia bianca e le mani che si torcevano l’una con l’altra mentre rossa in viso non riusciva a guardarlo negli occhi. Era suo marito ormai, era la loro prima notte, non doveva vergognarsi di nulla. Le aveva fatto tenerezza, la accarezzò dolcemente, fu amorevole con lei come si conveniva con una giovane sposa. Sentì che lei reagiva alle sue carezze intime e avrebbe voluto prenderla quando prima per quanto anche lui la desiderava. Stava per farla sua, ma improvvisamente gli sembrò di sentire la risata maligna e terrificante di suo padre che gli ripeteva, come suo solito, che non era un vero uomo. Suo padre non aveva neppure partecipato al matrimonio, non era fisicamente lì nel Maine, non era neppure a Storybrook, ma era ancora nella sua mente! Quante volte lo aveva picchiato gratuitamente da bambino e insultato per il suo modo di essere?

 “Sei un debole, non sai neppure pisciare in piedi! Non sarai mai un uomo, non hai gli attributi, sei nulla!”

Ancora poteva sentirlo quel “mostro” di suo padre. Un mostro a cui lui aveva comunque voluto bene!

Quella voce aveva avuto su di lui un effetto nefasto, perse completamente l’erezione e non riuscì ad avere sua moglie come avrebbero voluto entrambi. Le chiese di aiutarlo … Idiota che era stato! Cosa poteva saperne una vergine di cosa intendesse per aiuto? Emma non aveva nessuna esperienza, nonostante il carattere battagliero era molto timida  per … certe cose. Come aveva fatto a non rendersene conto in quel momento? Se l’era presa con lei, l’aveva addirittura insultata … povera anima innocente! … Solo ora, con tutti i colloqui che aveva avuto con Frate Benedictus, si rendeva conto che l’aveva fatta sentire come suo padre faceva sentire lui da piccolo. Aveva indossato la vestaglia da camera sul corpo nudo ed era uscito da quella camera da letto per andare a cercare qualcosa di forte da bere.

La stanza della dama di compagnia di Emma era vicina agli appartamenti della Principessa e Neal se la trovò davanti all’improvviso. Forse aveva sentito il suo alzare la voce con Emma, aveva capito che qualcosa non aveva soddisfatto la situazione? Tamara aprì la porta della sua stanza, indossava una lunga vestaglia di raso rosso. Si appoggiò, languida, con un fianco, allo stipite della porta, alzando un braccio carezzevole lungo il bordo della porta stessa, lo fissò con i suoi occhi a mandorla,  con uno sguardo concupiscente, passandosi lentamente la punta della lingua sulle labbra carnose semiaperte. Sporse seducentemente una gamba dall’apertura della vestaglia che, inavvertitamente, allentò la sua chiusura e mise in mostra il suo seno piccolo e sodo, leggermente appuntito. Lui si rese conto che anche Tamara non indossava altro oltre a quella vestaglia, il cui colore esaltava la sua pelle di ebano. Rimase per un attimo paralizzato a quella visione. Non aveva mai notato la sua bellezza, nonostante la conoscesse da quando aveva conosciuto Emma. Sua moglie la considerava un’amica, le aveva insegnato a leggere e scrivere e Tamara, molto intelligente, imparava velocemente. Ricordava di quanto Emma fosse fiera di lei e dei suoi progressi.

Tamara si era staccata dalla porta e gli si era letteralmente incollata addosso. Aveva insinuato le sue mani scure sul torace di Neal, accarezzandolo e parlandogli con voce suadente. Aveva aperto maggiormente le vestaglie di entrambi e gli si era strofinata al petto con il suo seno. I suoi capezzoli turgidi lo avevano solleticato. Aveva iniziato a vaneggiare sull’amore che nutriva per lui da quando lo aveva conosciuto, di quanto fosse attratta da lui, fin da allora, quanto lo desiderasse e quanto secondo lei era affascinante e simpatico. Neal si sentiva come ipnotizzato da quelle parole e da quel corpo sinuoso che si strofinava al suo. Lo aveva, intanto, tirato dentro la sua stanza e richiuso la porta. Si era fatta scivolare dalle spalle la vestaglia, esponendosi a lui come una Venere nera. Neal riconobbe che aveva un corpo armonioso, slanciato, snello ed elegante. Riconobbe sul suo corpo il profumo che Emma gli aveva mostrato come il regalo che voleva fare alla sua cara Tamara, prima di partire per il viaggio di nozze. Ora Tamara era vestita solo di quel profumo. Si avvicinò nuovamente a lui. Aprì completamente la vestaglia di Neal, gli portò le braccia al collo e lo baciò in modo passionale, introducendo la punta della lingua tra le sue labbra e cercando la sua. Fu spontaneo per lui ricambiare quel bacio, portare le mani al suo seno, scendere verso la curva dei suoi fianchi e stringerle i glutei alti e sodi. Poi successe tutto in modo molto veloce. Tamara prese con una mano il suo scroto e con l’altra il suo membro. Lo fece sussultare e ansimare. Era molto esperta in quello che gli stava facendo, lentamente scese davanti a lui per rendere ancora più intimo e piacevole quell’atto e riuscì a provocargli un turgore che non aveva mai raggiunto. Neal, poggiato con le spalle alla porta, chiuse gli occhi per il piacere  e gli venne spontaneo pensare a sua moglie, immaginarla al posto di Tamara.

- Oooh! Emma, mi fai impazzire! Ti amo tanto Emma!
 – Emmaaah?! Stai pensando a lei e non a meeh?!

Si era rialzata, lasciandolo con quel turgore e l’aveva graffiato sul petto. Le aveva bloccato i polsi.

– Mi dispiace Tamara ma io amo mia moglie, non è  giusto questo che le sto … le stiamo facendo … è la nostra prima notte e io devo essere con lei … non con te.
 – Ma io ti amo Neal! Sono quattro anni che ti amo e tu non hai mai avuto uno sguardo per me … posso darti quello che lei non sa darti …
 - Non ha importanza … io amo lei Tamara, l’ho sposata perché l’amo e non amerò mai nessuna come amo lei. È La mia vita quella splendida donna! Non posso scambiarla con te! Perdonami … ma mi hai ricordato che devo tornare da lei!

L’aveva lasciata a piangere buttata sul letto ed era corso dalla sua Emma. Ancora persisteva quel turgore inaspettato e non si diede il tempo di capire che Emma era provata e offesa dalle sue parole. Le tolse il lenzuolo e le strappò la camicia da notte che lei aveva rimesso. Forzò tutte le sue difese, nonostante lei si ribellasse lui era fisicamente più forte e la prese brutalmente, finché non ricadde su di lei soddisfatto. Non si era nemmeno accorto che Emma era come un corpo morto, non reagiva più. Era stato uomo abbastanza per suo padre? Forse  lui, nella sua mentalità, avrebbe risposto di si!

Il rosso di quella macchia, rimasta unica sua compagna nel letto, la mattina seguente, ora era ancora sua compagna quando si svegliava da quel sogno ricorrente. Aveva distrutto l’amore che Emma aveva nutrito per lui. Come avrebbe mai potuto recuperare il danno fisico e soprattutto morale che le aveva inferto?

Aveva lasciato che ospitasse Belle e tenesse il piccolo Henry, sapeva quanto lo amava, voleva renderla felice almeno così, lei non lo aveva più voluto, non aveva avuto più occasione di sfiorarla. Da dopo la fuga di suo padre era arrivato August. Sicuramente non gli aveva raccontato nulla o August l’avrebbe già ammazzato!
Tutte le mattine sua moglie si allenava come un uomo con suo fratello. Se avesse voluto sarebbe stata lei a stenderlo, per quanto era diventata abile. Ne aveva avuto un valido esempio appena era tornata dalla missione nel Maine. Pensava di farle una sorpresa piacevole, dopo tutto quel tempo e la lontananza! L’ aveva sorpresa dopo il suo amato bagno serale, aveva cercato di fare l’amore con lei. Ora capiva che non aveva usato il modo adeguato, era stato ancora una volta brusco. Lei l’aveva preso per un altro tentativo di violenza carnale e lo aveva malmenato per bene. Poi … si era accorto dell’affiatamento con il Capitano Jones! Ci si era messo anche Henry a tessere le lodi del Corsaro! Si era letteralmente innamorato di lui, ne parlava dalla mattina alla sera e da quando era stato sulla sua nave le cose erano peggiorate. Stava perdendo anche suo figlio, proprio ora che lo considerava tale e che lo amava tantissimo? No non l’avrebbe permesso! Henry poteva trovare divertente anche lui, coraggioso anche lui e bravo con la spada anche lui! Gli avrebbe fatto vedere che poteva essere un ottimo padre, non sarebbe mai stato un mostro come era stato Rumbl.

Nonostante le buone intenzioni, Neal non poteva nascondere a se stesso lo sconforto che provava. Il suo metodo per alleviare quello sconforto stava diventando una dipendenza. Erano solo le 10,00 del mattino e, chiuso nel salottino dei suoi appartamenti, si alzò dalla poltrona, dove stava rimuginando tutti quei pensieri, per dirigersi al tavolinetto rotondo sul quale, in un vassoio d’argento, lo attendeva la medicina  che lo faceva sentire più sicuro di sé, una bottiglia di scotch whisky affiancata da due calici di cristallo. Tolse il grosso tappo di cristallo sfaccettato alla bottiglia e si versò una generosa quantità di quel liquido ambrato. Lo tracannò tutto d’un fiato, sentì lo scorrere bruciante nella gola e, mentre se ne versava una nuova abbondante quantità, qualcuno bussò alla sua porta.
 
Emma entrò dopo aver sentito l’invito di Neal. Vide subito che si stava portando un bicchiere di Whisky alle labbra.

 – Neal! Stai bevendo tutto quel liquore a quest’ora? Probabilmente non hai neppure fatto colazione …
- Ti preoccupi per me Emma?
 – Mi sono “sempre” preoccupata per te Neal, nonostante tu abbia fatto di tutto per farti odiare e disprezzare …
- Quindi ormai mi odi e mi disprezzi …
- In realtà nulla di ciò Neal …
- Cosa provi allora per me … mia bellissima consorte?

Le si era avvicinato con il calice mezzo pieno in mano e facendole un sorriso ironico.

 – Pena Neal … quando ti vedo così provo solo pena …

Quella risposta ferì Neal profondamente, avrebbe preferito il suo odio, non la pena. La pena si riservava ai deboli ed Emma gli stava confermando che lo considerava un debole. A quanto pareva era il tema portante della sua vita! Gli si tolse il sorriso ironico sulle labbra e una profonda tristezza ne prese il posto. Cercò di riprendersi e cambiò discorso.

 – Che ci fai qui Emma? Non sei venuta per preoccuparti del mio fegato, ne per darmi il buon giorno!
 – Credo che tu sappia perché sono qui … te ne ho già parlato …

Gli porse il cilindro di cuoio. Neal era diventato molto serio. Da quando Emma gli aveva detto di aver avuto l’annullamento per il matrimonio, dal Principe James, si stava aspettando continuamente l’arrivo di quel momento. Ora era quel momento. Dentro quel cilindro c’era una pergamena che l’avrebbe separato per sempre da Emma, gli avrebbe tolto ogni residuo di speranza di poter ricominciare con lei.

 – L’annullamento delle nostre nozze …

Lo disse con voce sommessa, abbassando gli occhi e allontanandosi da lei. Si portò verso la finestra, non voleva mostrarle l’espressione di profondo dolore che stava vivendo, non voleva confermarle ulteriormente quanto fosse debole. Non aveva voluto prendere quel cilindro, non voleva leggere quello che era scritto sulla pergamena. Il cuore gli si stava spezzando nel petto, un cuore che non aveva mai smesso di battere per lei.

– Sei determinata in questa decisione Emma? Non hai nessuna intenzione di darmi un’ultima possibilità?
 – Neal! Hai avuto molte possibilità, fin dal nostro inizio e purtroppo le hai deluse …
 - Siamo riusciti ad essere anche buoni amici in questi anni … ho cercato di accontentarti e di seguirti in tutte le tue iniziative, l’ho fatto per te, non per un vero interesse in esse …

Si rese conto tardi che anche quell’affermazione poteva essere un’altra conferma della sua debolezza, non avere idee, non avere iniziative e stare a ruota appresso a quelle di sua moglie …

 - Questo l’ho apprezzato Neal, anche se lo hai fatto solo per me e non perché credevi nel bene del popolo, questa è stata invece un’altra delle tue mancanze …
 - Ti ho lasciata andare con il “Pirata” per assecondare il tuo progetto Giacobita, nonostante i timori per la tua incolumità e lo stare ad aspettare con l’angoscia qui, tutti questi giorni.
 – Non correvo pericoli con Killian, avevo capito che potevo fidarmi di lui dalla prima volta che sono salita sulla sua nave per parlargli. È un uomo d’onore, non farebbe mai del male ad una donna …
 - Killian?! Hai smesso di fingere che non sei andata oltre il chiamarlo Captain Jones e ne parli con ammirazione e … orgoglio … Certo! … Certo! È  un uomo in gamba … il “Bel Tenente Killian Jones”! Mi hai mai amato veramente Emma? Hai mai smesso di amare lui?
 – Sai benissimo che ti ho amato Neal!
 – Per favore Emma! Quando abbiamo iniziato il nostro fidanzamento ancora lo pensavi! Non ti sei nemmeno accorta le volte che mi hai chiamato Killian invece di Neal!
 – Che … che stai blaterando Neal!
– Da quello avevo capito che per te, anche se non lo avevi conosciuto, era un sentimento profondo che sentivi nei suoi confronti. Sei ridiventata tu solo quando si è saputo della sua morte!

Quei ricordi, buttati in faccia in quel modo da Neal, le stavano facendo tornare in mente quanto aveva sofferto alla notizia della scomparsa del giovane Tenente e di suo fratello.

– Ti ho amato sinceramente! Mi sono aggrappata … a questo amore! Molto probabilmente … per togliermi dal cuore un amore che invece aveva messo radici inaspettatamente profonde … Per rispondere alla tua seconda domanda Neal … non ho mai smesso di amarlo …

La voce di Emma vibrava dall’emozione nel dire quelle parole, tutto confermava quanto Neal temeva, Emma era ancora innamorata di Jones e con grande probabilità lo era più di prima e … forse il sentimento era ricambiato. Ancora voltato verso la finestra, si girò lentamente per guardarla in viso.

 – Sei stata sua Emma?

Sapeva che lei non gli avrebbe mentito e in effetti non lo fece.

 – Si Neal … ci siamo appartenuti!

Neal non sapeva più dove guardare, si portò una mano sugli occhi.

 – Mio Dio Emma! Sei diventata la sgualdrina di un pirata! Non ci avrà impiegato molto a potarti a letto! Il primo giorno di viaggio? Il secondo?
 – Non mi conosci affatto Neal! Non è stato così presto e … lui non mi avrebbe mai forzata. È successo dopo aver avuto l’annullamento da mio padre. Non sono la sgualdrina di nessuno Neal! Sono sua moglie davanti a Dio! Mi ha chiesto di sposarlo e lo abbiamo fatto con un rito religioso …

Neal era sbiancato, si rese conto di “quanto” Killian Jones fosse innamorato a sua volta di Emma.

– Ti ama …
- Si, mi ama …
 - Ti sa … rendere felice Emma?

Neal vide l’espressione di Emma addolcirsi e diventare quasi sognante, era già una risposta molto chiara.

 – Si … si … io … io non potrei essere più felice con lui!

Lui sentì che quella risposta le partiva dritta dal cuore.
Era perduta ormai! Emma era ormai per lui perduta! Neal sentì di non avere più un cuore a battergli nel petto. Emma aveva trovato la sua felicità e chi era lui per impedirle di avere quello di cui aveva bisogno? Aveva sempre voluto essere lui a renderla felice, non ci era riuscito! Ora poteva fare qualcosa per contribuire a far sì che la felicità di Emma avesse anche un atto legale a sottoscriverla.

 – Dammi quel documento Emma …

Lei gli porse il portadocumenti con la mano sinistra e l’anello con il brillante, che portava all’anulare, lanciò un bagliore che colpì gli occhi di Neal. L’uomo prese il cilindro di cuoio con la mano sinistra e con la destra prese la mano di Emma e guardò l’anello.

 – Lo avevo notato … pensavo fosse un regalo dei tuoi genitori … ora sono sicuro che a questo anulare sinistro indossi l’anello che ti lega a lui … Emma … io ti amo, per quanto ti possa sembrare impossibile … ti amo. Non mi perdonerai mai per come mi sono comportato con te, lo so. È in nome dei miei sentimenti per te che firmerò questo annullamento … Se lui ti rende veramente felice e se ti ama quanto tu lo ami, l’unico mio modo di darti la felicità sarà questa firma!

Aprì il cilindro ed estrasse la pergamena. Le firme necessarie erano apposte con tanto di cera lacca e timbro del Principe, mancava solo la sua. Si diresse allo scrittoio poggiato al muro. Si mise comodo. Intinse una penna d’oca nell’inchiostro e firmò il documento. Fece asciugare l’inchiostro con del talco, poi vi soffiò sopra e riconsegnò la pergamena.

– Se dovessi cambiare idea Emma … io sarò qui ad aspettarti …
 - Non potrò cambiare idea, partirò presto con Killian, ratificheremo nel Maine l’annullamento e poi celebreremo il nostro matrimonio legale, tra pochi mesi … nascerà nostro figlio …

Un altro colpo al cuore per Neal, se ancora avesse avuto il cuore a battergli nel petto! Un’altra conferma dell’amore che legava quei due esseri … il frutto del loro amore.

 – Lo invidio … invidio quell’uomo come non ho mai invidiato nessuno al mondo, avrà te e avrà un vostro bambino. Avrei voluto avere figli nostri Emma, sono felice che abbiamo Henry, anche se è mio fratello in realtà e non mio figlio. Ti chiedo solo una cosa Emma …
 - Cosa Neal?
 – Henry … ti prego … lui non portarmelo via … già perdo te … lui non ce la farei a sopportarlo … Non pensavo che l’avrei amato così tanto … in questi mesi di tua assenza è stato lo scopo della mia vita … Ti prego … non me lo portare via …

Non se lo aspettava. Emma si aspettava proteste e insulti da Neal, il non voler firmare l’annullamento … quella richiesta le cadde addosso come un secchio di acqua gelata e la sua mente trovò un unico modo per rispondere.
 
***
Locanda di Angus O’Danag

Labbra avide di baci, avide di condividere quel momento di gioia, in una umida, morbida, calda e sensuale danza delle loro lingue.

Killian teneva stretta a sé la sua donna con il braccio sinistro, mentre con la mano destra l’aveva presa dietro la nuca, approfondendo come non mai quel bacio. Lei ricambiava con ardore, mentre le sue dita scorrevano tra i capelli bruni dell’uomo, gioendo reciprocamente per quel “rovente” contatto.
Killian riusciva a lasciarla senza fiato con quel suo modo passionale ed estremamente sensuale di baciarla. Sentì la sua mano spostarsi da dietro la sua nuca, dove le aveva procurato piccoli brividi di piacere, alla fibbia della cinghia che teneva il fodero con la spada. Sentì che se ne stava liberando, cosa confermata dal suono metallico dell’arma, nel momento in cui toccò il pavimento.

 Senza staccare le labbra dalle sue, Killian, con l’abilità di un ballerino, la guidò verso la parete più vicina. Erano così desiderosi l’uno dell’altra che già con quel bacio si stavano dando molto! Emma sentì la parete dietro la schiena e il petto di Killian premere sul suo seno. Sapeva che non si sarebbero più fermati di lì a poco, già velocemente lui le stava aprendo i bottoni del panciotto di pelle celestina, dal basso. Non li aprì tutti, aveva fretta di accarezzarla sotto l’indumento e lei sentì le sue dita che risalivano verso il rigonfio del seno. Emma provò un profondo brivido mentre la mano di Killian trovò la piccola gemma turgida che lo aspettava. Era però troppo poco di lei ed erano troppo vestiti per i desideri di Killian. Voleva sentirla fremere per il piacere che le provocava toccandola, prima ancora di farla sua e non riusciva a staccare le labbra dalla sua bocca.
Smise di accarezzarle il morbido seno e la cercò più in basso. Era abilissimo ad aprire quei bottoncini dei sensuali pantaloni della sua donna, aveva fatto ormai una certa pratica e sapeva come farla impazzire di desiderio e piacere. Ora la sua mano prese un’altra direzione e si intrufolò audace nella culotte di lino che Emma portava sotto i pantaloni. Trovò quella parte di lei che cercava, lo stava aspettando. Sentì Emma aprirsi a lui tremante e respirando più velocemente, mentre continuava a baciarla e a toccarla così sensualmente e intimamente. Si stava sciogliendo … anche lei voleva di più, ne era consapevole. Insistette ancora con quella carezza, spingendosi lentamente con le dita fin dove poteva e sentendola pronta ad accoglierlo.

Emma, rossa in viso, con gli occhi lucidi e un’espressione languida, puntò le mani tra di loro e lo spinse indietro. Rimase a guardarlo, ansimante, con le labbra umide e lucide schiuse, mentre lui le sorrideva raggiante, felice per quanto aveva saputo da Belle, felice della notizia della firma di Neal e felice perché adesso avrebbe fatto l’amore con la donna della sua vita. Emma però stava cambiando espressione, si stava rattristando.

– Love, di solito a questo punto mi strappi di dosso gli abiti e io butto via i tuoi …

Il sorriso si spense pian piano anche sulle labbra del Capitano. Alzò un sopracciglio e inclinò leggermente la testa guardandola in volto.

– Emma? Cosa c’è che non va? Abbiamo avuto la conferma di quello che sospettavamo su Henry e mi hai detto che Neal ha firmato l’annullamento …
 - Killian … io … non posso …

Killian aveva sgranato gli occhi tra la sorpresa e il terrore. Alzò automaticamente l’indice scuotendolo in un diniego davanti a lei.

 – No! … No! … Emma ti prego … non mi dire quello che temo … non può essere! Già quando hai alzato la mano sinistra per fermarmi e non ho visto il solito bagliore dell’anello matrimoniale mi si è fermato il cuore in petto! … Non dire una parola di quello che stai per dire … mi ucciderai del tutto …
 - Killian … perdonami …

Killian scuoteva la testa con il viso stravolto e gli occhi lucidi.

– No … nooo!

Il suo no stava diventando un rantolo.
  • Ho strappato l’annullamento delle nozze!
Lo aveva detto tutto d’un fiato.

 – Co - cosa hai fatto?!

Ora sul bel volto del Capitano si dipinse il rosso della rabbia e comparve il suo sorriso sghembo del sarcasmo.

 – Quindi … è così Emma?! Dopo la firma ti sei guardata intorno e hai realizzato cosa significasse? Andar via con un pirata … un traditore senza più patria … e rinunciare alla tua comoda dimora per un’isola selvaggia … rinunciare all’opulenza della ricchezza per la semplicità della natura … già! Che te ne fai! Sapevo fin dall’inizio che dovevo toglierti dal mio cuore, mentre eri Barbra, poi … poi ho capito che quello che sentivo era ciò che non ero riuscito a strapparmi dal cuore in dodici anni … Dodici anni sprecati … correndo dietro al sogno di un fantasma che non è mai esistito, un’ancora a bloccarmi … sei stata solo una bella distrazione bionda in fin dei conti e … sei riuscita a spezzarmi il cuore …
 - Killian … non capisci … Killian … non te ne andare!

Aveva raccolto la spada e velocemente la stava riallacciando ai fianchi.

 – Domani con i miei uomini rimetteremo in acqua la nave, i lavori sono finiti … Anton e Max verranno a prendere Bardo alla Rocca, lasceremo la baia e la tua villa … fatti i rifornimenti necessari … ripartiremo per Neverland …
  • Killian …
  • Non abbiamo più nulla da dirci My Lady!
Afferrò la maniglia della porta, sembrò esitare una frazione di secondo, ma non si voltò. Deciso aprì la porta e andò via.
Niente era andato come la mattina prima Emma sperava. Alla richiesta di Neal si era resa conto che non poteva andar via senza Henry e non poteva privare il piccolo di suo padre o di sua madre. Anche se non erano i suoi genitori naturali per lui erano la sua mamma e il suo papà, li amava entrambi e loro amavano lui. Avrebbe dovuto rinunciare all’amore per Killian …

Avrebbe rinunciato al suo amore … solo per amore …
 
 
 
Angolo dell’autrice

Alla fine, dopo due giorni che il capitolo era scritto, mi sono decisa a postarlo. Ho finito di scrivere mentre in televisione scorrevano le immagini dell’ultimo disastro naturale che, questa volta, ha colpito il mio Lazio.
Una manina, una gambetta di una bimba di pochi mesi, sporgevano dalle braccia del vigile del fuoco che l’ha salvata. Una piccola vita innocente che è un simbolo di continuità, di una forza vitale che nessun fenomeno naturale potrà mai togliere del tutto a noi esseri umani. Volete sapere perché? Semplicemente perché la vita vince sempre sulla morte. Non ho sentito il terremoto, dormivo profondamente, addormentata da poco, sarei morta anche io in quelle condizioni, non mi sarei accorta di nulla, come tanti.
 Eppure, nonostante io viva in un paese sismico ( questa è la nostra Italia) nonostante le forze della natura ci ricordi di continuo che noi esseri umani siamo piccoli e insignificanti, nonostante questo, continuiamo a creare opere d’arte, a filare la tela tutti i giorni, pur se la notte un terremoto ce la distrugge. Nonostante tanti disastri sono felice di vivere su questa penisola. Tornerà a nascere l’erba su quei ruderi, torneranno case e bambini a correre felici …
Spero solo che, dopo tutti i disastri naturali e le emergenze, finalmente si capisca che in un paese così meraviglioso come l’Italia, ricco di paesaggi di bellezza struggente e città di arte e cultura come ce ne sono poche altre al mondo, si capisca di dover costruire in sicurezza, prevenire e non dover correre a piangere e a  scavare anche a mani nude. Noi italiani sembriamo pigri e indolenti, sembra che ce ne infischiamo di tutto e tutti, non è così, noi siamo come quei semi che se li pianti e li vuoi curare non nasceranno, ma se una folata di vento li porta in un crepaccio, lì attecchiscono e fioriscono meravigliosi. Noi Italiani facciamo così, nei momenti peggiori tiriamo fuori tutto l’amore che abbiamo dentro e lo regaliamo a chi ha bisogno, senza risparmiarci e ciò mi rende orgogliosa dei miei fratelli e di essere una di loro.
Guardavo e volevo combattere quella tristezza parlando d’amore … Belle ed August, Emma e Killian si sono amati in quel preciso momento in questo capitolo. Spero di essere riuscita a trasmettere la forza vitale dell’amore rispetto al buio della violenza.

Un pensiero per chi oggi sta piangendo.
Se vedrai un fiore in un crepaccio che apre la sua corolla, smetti di piangere, ti sta dicendo che ancora abbiamo speranze.

Con affetto a tutti.
Lara

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Capitolo 37
*** Un amore ... per un amore II parte ***


 
 
Provo anche io a ripubblicare il capitolo, speriamo che questa volta vada bene!!!
 
XXXVII Capitolo
Un amore … per un amore (2° parte)
 
 
Mentre scendeva le scale esterne che portavano alla stanza occupata da Lady Barbra, Killian si chiedeva come fosse riuscito ad allontanarsi da lei. Era bella da togliergli il fiato e lui era così felice in quel momento per quanto aveva saputo, che avrebbe voluto fare l’amore con lei immediatamente. Era così eccitato da lei e da quelle notizie, che l’istinto principale sarebbe stato di strapparle gli abiti di dosso e prenderla lì, in piedi, tenendola tra la parete e il suo petto, mentre lei gli avrebbe avvolto le gambe ai fianchi.
Eppure la sensazione iniziale, quando aveva notato che non portava l’anello con il brillante che le aveva regalato, come pegno del suo amore e come simbolo della loro unione, era stata proprio quella che sentiva anche ora. Aveva sentito una crepa aprirgli il cuore, temendo di essere vicino ad un addio. Le sue parole, sull’annullamento e l’ottenuta firma, gli avevano riportato il sorriso e la speranza di essersi sbagliato. Era stato passionale con lei, lo era sempre, lei lo sconvolgeva e non era meno passionale e possessiva di quanto lo fosse lui. Lo voleva anche lei … l’aveva sentita … così bagnata e pronta all’amore che quando si era staccata da lui, con quello sguardo languido e la bocca sensuale schiusa e lucida per il bacio profondo che si erano scambiati, l’aveva desiderata ancor di più e stava per prenderla tra le braccia e portarla a letto, invece … invece lei aveva detto che era dispiaciuta e non poteva …
Non l’aveva fatta neppure finire di parlare. Sapeva cosa stava per dire. Non poteva partire con lui! Era ovvio no? Lo sapeva, se lo sentiva! In fin dei conti lo aveva sempre saputo!
“Ma dai Killian Jones! Quando mai una Principessa ed un Pirata?! Sei un imbecille! Rincoglionito e accecato dall’amore! Ne hai fatte di pazzie per lei! Già darle ascolto come Lady Barbra ed accettare l’incarico! Hai abbandonato tutti i tuoi intenti e la tua missione perché ti faceva ribollire il sangue, l’hai desiderata appena l’hai vista, te la volevi portare a letto e … per i suoi occhi verdi … per proteggerla … perché ti era familiare e non capivi il perché! Rischiare la vita per lei senza pensare un secondo alla tua! Si Mate! Sei proprio fuori di testa! Stavi morendo con lei quando se ne stava andando per il Rubeus Noctis! Ti sei rammollito veramente! Eri Captain Hook, il pirata temuto anche da Barba Nera e il terrore di Guglielmo III! E lei ti ha riportato alle tue origini … il Nobile Ufficiale e gentiluomo Lord Killian Flinth Jones … ti ha ridato la mano perduta … ha riportato la luce dentro di te … ha curato le tue ferite … ti ha riportato la speranza di ricominciare una nuova vita … ti ha fatto lavorare per una causa che era anche la tua … ti ha fatto ritrovare il tuo migliore amico … ti ha fatto ritrovare il bambino che cercavi … ti ha dato se stessa … nonostante i suoi traumi … la sua fiducia incondizionata … la sua anima a nudo … il suo corpo caldo quando tremavi per la febbre … il suo cuore … il suo amore …”
“ Sono peggio che un idiota … Sono stato un codardo … ho temuto le sue parole e non l’ho fatta parlare … in effetti, pensandoci bene, lei non mi ha detto esplicitamente di volermi lasciare … è stata una mia intuizione … mi sentivo il cuore spezzato e volevo soffrisse anche lei … le ho detto cose che non penso nemmeno … Sono riuscito ad uscire da quella porta solo per la rabbia … Dio se la amo da impazzire! Che diavolo ci faccio per queste scale? Devo tornare da lei … mi devo far perdonare … sono stato impulsivo come nel Maine quando stava per dirmi che Henry non è suo figlio e io pensavo lo avesse avuto con un amante! Mi merito un altro schiaffo in faccia, come quella sera! Se torno su sono sicuro che se mi apre la porta, questa volta, mi stende con uno dei suoi micidiali pugni … poco importa, mi alzerò e la bacerò come prima … non posso non averla tra le mie braccia anche questa notte … mi è mancata … la desidero troppo …”
Mentre scendeva le scale Killian rimuginava su tutto ciò che era accaduto tra lui ed Emma, non solo in quegli ultimi minuti, bensì da quando l’aveva incontrata come Lady Barbra. Gli ci volle di arrivare all’ultimo gradino per decidere di voltarsi e risalire di corsa le scale per scusarsi e riprenderla tra le braccia.
Stava risalendo il primo gradino che sentì un trambusto che lo costrinse a desistere dai suoi intenti.
– Maledetto bastardo! Togli quelle manacce di dosso alla mia fidanzata!
Una risata di rimando e il pianto di una donna.
– Dai “moccioso” fammi vedere cosa sai fare!
Ancora suoni di colluttazione provenivano dal fienile.
– Eddy! Eddy … stai attento!
– Torna in casa Anny …
Killian vide fuggire dal fienile la figlia di Angus O’ Danag. Era sconvolta, si teneva i lembi della camiciola strappata, appena riusciva a coprirsi i seni rosei con le mani. Sia i suoi capelli riccioluti e biondi, sia la gonna lacerata, erano sporchi di fili di paglia e il suo viso era congestionato. Corse verso l’entrata della taverna gridando.
 – Padre aiutatemi! Si stanno ammazzando!
Killian capì cosa poteva essere successo se in quel fienile c’erano due uomini che si contendevano una donna. Si rese conto che uno dei due uomini era sicuramente Eddy. Rinviò a dopo le scuse ad Emma e si precipitò a dar manforte al giovane.
 
Pochi minuti prima …
Anny fu piacevolmente sorpresa di sentire che Eddy era arrivato in silenzio dietro di lei e, abbracciandola improvvisamente da dietro, le aveva preso i seni con le mani, mentre affondava il viso tra i suoi riccioli e aspirava il suo odore. Sicuramente era diventata rosso fuoco sulle guance, sentiva gli zigomi bruciarle. Era una novità, Eddy non aveva ancora mai mostrato quell’audacia. Era sempre così dolce, tenero e romantico, da farla sciogliere d’ amore nei suoi confronti. Era capace di chiederle il permesso anche per darle una carezza su una guancia! Quella sera, probabilmente rassicurato dall’orario e dal buio, stava osando di più. Nonostante l’imbarazzo, Anny dovette confessare a se stessa che quel tocco sensuale non le stava dispiacendo. Per sbrigarsi ad andare da lui, rivestendosi, non aveva messo il corsetto e, attraverso il cotone della camiciola, apparve sempre più evidente l’inturgidirsi dei suoi piccoli capezzoli.
Il giovane alle sue spalle le tirò fuori dalla gonna la camiciola e, infilando le mani sotto la stoffa, tornò su quei teneri monticelli. Iniziò a baciarle il collo su un lato. Anny sentì dei piacevoli brividi correrle lungo la schiena, partendo dal punto in cui lui aveva inizialmente posato le labbra. Istintivamente inarcò la schiena, mandando la testa indietro e lasciandogli una maggiore libertà lungo il suo collo.
– Oh! Eduard! Non hai mai fatto così … è … è … così … piacevole!
Il giovane sembrò esitare un attimo, poi disegnò con le dita piccoli cerchi sensuali intorno a quelle tenere gemme e strinse un po’ di più il suo seno, provocandole un mugolio di piacere e desiderio. Continuò ad accarezzarla con la mano sinistra e, con la destra, le sollevò lungo il fianco la gonna. Con un ginocchio, da dietro, incoraggiò la ragazza ad aprire le gambe, intanto con la mano si insinuò lentamente tra la biancheria di Anny. Le accarezzò la pancia piatta e tesa e continuò a scendere sempre più giù. Anny si sentì improvvisamente molto a disagio … no … ora stava diventando un po’ troppo intima quella carezza … sentì le dita del giovane tracciare quei cerchi sensuali, dove qualcosa di lei si stava tendendo allo spasmo, mentre un umore caldo iniziava a scorrere dal suo centro. Erano le  reazioni e le sensazioni che aveva iniziato a provare solo da quando usciva con Eddy e si ritrovavano abbracciati a scambiarsi teneri baci. Ancora Anny conosceva poco le reazioni del proprio corpo, ma per quanto piacevole fosse quella carezza, che Eduard per la prima volta le regalava, preferì dirgli di smettere.
– Eduard … no! Basta così!
Pensava che si sarebbe fermato subito e come tipico di lui si sarebbe scusato. No, questa volta non fu così. Il giovane la strinse più saldamente al suo petto e con le dita di quella mano sfacciata si insinuò più in basso, cercando di forzare le porte della sua intimità. Era troppo, non era gentile così e le stava facendo male! Quasi piangendo Anny cercò di liberarsi dalla sua stretta. Cercò di togliere quella mano da sé con tutte le sue forze e ci riuscì.
– Eddy! Ti prego, non farmi questa cosa! Mi stai facendo male! Non voglio!
– Dai Anny … vuoi fare la santarellina sul più bello? Sei fradicia … si vede che ti piace farti toccare!
Anny sgranò gli occhi a sentire quella voce e fece un salto in avanti, voltandosi con orrore verso il giovane che aveva parlato e al quale aveva permesso inconsapevolmente di  toccarla in quel modo intimo, fino a quel momento. Provò una profonda vergogna e  rabbia nei suoi confronti.
 – Jason! Sei un porco! Pensavo fosse il mio Eduard! Dovevo capirlo subito che non poteva essere lui!
– Non ci sa fare come me, vero piccola? Dai vieni qui! Sei pronta per benino …
- Lasciami stare, mi fai schifo! Non pensavo che fossi un maiale!
– Senti … senti … parla la santarellina che esce dalla finestra durante la notte! No, no, le brave bimbe non lo fanno tesoro! Quindi ora mi farai assaggiare il tuo vasetto di miele, come già lo avrai dato al tuo Eduard!
 – Non so di che vasetto di miele stai parlando!
– Dai! Sei solo una puttanella Anny e vuoi recitare la parte della timida?! Ci sono cascato come un idiota fino ad ora.
L’ afferrò per i polsi e se la riportò vicina. Anny cercava di svincolarsi.
– Mi hai fatto impazzire dalla voglia di averti da quando sono tornato da Londra! Volevo chiederti in moglie a tuo padre per averti, mi sembrava l’unico modo, ma … togliermi la soddisfazione, come ho visto, è molto più facile di quello che pensavo!
Le prese la amano e se la portò all’interno della patta dei suoi pantaloni.
– Mmm … dai … non farti pregare tanto, ormai lo sai come si fa no?
La povera Anny piangeva e si ritraeva, aveva capito benissimo cosa cercava Jason e si stava rendendo conto che era molto più forte di lei.
– Aiuto! Qualcuno mi aiuti!
Non pensava che avrebbe gridato per chiedere aiuto, era una ragazza facile no? Era eccitata quanto lui! Chissà quante volte si era data sulla paglia di quel fienile! Perché con lui no? Era un bel ragazzo, aveva uno stuolo di ammiratrici! Proprio lei doveva fare la preziosa? Lo voleva proprio far impazzire di desiderio!
Le chiuse la bocca con una mano e la buttò sulla paglia, gettandosi febbrilmente su di lei che cercava ancora di lottare. Bloccandola al bacino col suo peso, le strappò la camiciola in un attimo e famelico di desiderio la baciò selvaggiamente sul seno, cercando di posizionarsi tra le sue gambe e ottenere ciò che voleva.
Fu in quel momento che arrivò Eddy. Il giovane scozzese non ebbe esitazione su ciò che doveva fare. I suoi muscoli, forti e guizzanti, si tesero fino allo spasmo nel prendere dietro al collo Jason e scaraventandolo via dalla sua amata Anny.
Si insultarono e picchiarono reciprocamente, mentre Anny fuggiva a chiamare suo padre.
 
Killian entrò come una furia, nel momento preciso in cui Jason aveva preso una tavola di legno e stava per colpire a tradimento Eddy, alla schiena.
– Ehi  tu!
Jason si voltò per ricevere un dritto in pieno viso che lo stese a terra.
– Tutto bene Eddy?
– Stava andando benissimo prima che arrivassi tu! Lo devo ammazzare quel porco! Ha cercato di approfittare di Anny!
Jason si stava rialzando e rise, sputando per terra del sangue ed un dente incisivo che il Capitano gli aveva fatto saltar via.
– Come se fossi stato il primo io! Chissà le volte che si è rotolata in questa paglia la tua bella! Magari anche con il tuo Capitano, di cui hai bisogno per toglierti dagli impicci … “moccioso”!
Eddy si gettò su Jason come un ariete.
– Non ti permettere di parlare così di lei! Lurido verme schifoso!
– Senti, senti! Sei il paladino del suo “Onore” moccioso?
– Moccioso?! Ti darò io il moccioso! Ti sfido a duello!
Killian sollevò gli occhi al cielo, oh no! Si passò la mano sugli occhi e sulla fronte, riportandola poi al cinturone. Sapeva perfettamente come finivano queste cose! Eddy era troppo giovane per essere ucciso in un duello e anche quell’idiota dell’altro ragazzo lo era.
– Accetto la sfida “moccioso”! Ci vediamo domani pomeriggio alle 17.00, dietro alla chiesetta di San Patrick! Visto che sono sfidato, l’arma la scelgo io e scelgo la spada!
 
Mentre si svolgevano gli ultimi momenti della colluttazione, intanto, sia Angus che molti clienti, dopo l’entrata di una sconvolta Anny, erano usciti dalla taverna e avevano assistito alla dinamica. Angus aveva sentito Eddy difendere l’onore della sua “bambina” con una sfida a singolar tenzone. Lo aveva apprezzato per il coraggio e per l’amore sincero che nutriva per sua figlia, tanto più che Jason era un ottimo spadaccino!
Dalla sua stanza Emma aveva sentito il trambusto subito dopo l’uscita di Killian e aveva temuto che fosse coinvolto in una rissa, era così furente quando se ne era andato! Non riuscì a resistere ed uscì sulla balconata. Lo vide stendere con un pugno Jason, il figlio di Matteus, il gestore del suo emporio principale. Che ci faceva lì a quell’ora Jason? Poi vide Eddy e intuì che i due ragazzi, probabilmente, si erano azzuffati per Anny. Con il tono più imperioso che poteva, fece nuovamente la sua parte da Lady Barbra e cercò di sovrastare le voci della gente che stava assistendo alla colluttazione.
– Signori! Si può sapere cosa sta succedendo qui fuori? Ci sono feriti?
Killian, sorpreso, alzò lo sguardo verso il balcone della sua amata. La luna ne illuminava lo splendido viso, che risaltava sotto la parrucca nera. Sapeva fargli battere il cuore per un nonnulla quella donna, ormai sapeva di essere per sempre prigioniero dell’amore che nutriva per lei!
“ Emma … my Swan … sei una maledizione o un incantesimo?”
– Nulla che possa richiedere la Vostra attenzione e la Vostra preoccupazione My Lady! Ritiratevi pure nella vostra stanza bellezza! Queste sono cose da “uomini” e non sono certo per “delicate” Donzelle come voi!
Doveva ancora essere parecchio arrabbiato con lei, se faceva il sarcastico come i primi tempi sulla Jolly Roger, era riuscito ad infastidirla, ma … fisicamente stava bene, nessuno gli aveva fatto del male … se non lei!
 
Una bellissima giovane dai riccioli lunghi e biondi era entrata correndo e piangendo nella taverna. Si copriva il seno con le mani, tentando di tirarsi su i lembi strappati della camiciola.
– Padre! Padre!
– Figliola che accidenti ti è successo e che diavolo ci fai qui a quest’ora?
Mister Robert Smith aveva capito che quella bellezza era la figlia di O’ Danag.
“Mmmm … interessante e bella … scoperta! Decisamente … bella!”
 Si stava verificando una colluttazione all’esterno, tra il suo fidanzato e un rivale. Angus l’aveva mandata al piano superiore per rendersi presentabile e le aveva detto che con lei avrebbe fatto i conti dopo. Buona parte dei clienti erano usciti a vedere cosa stesse succedendo. Una bella scazzottata era una buona occasione per far scommesse! I marinai adoravano queste situazioni e facevano in modo di provocarne appositamente. Incuriosito era uscito anche lui e aveva visto qualcosa o, meglio, qualcuno che non pensava che avrebbe mai più rivisto. Lo guardò attentamente mentre entrava in azione su uno dei ragazzi.
“ Molto … molto agile e veloce … Non sei cambiato più di tanto in questi anni! Non vedo l’uncino … Però … che dritto gli hai mollato! E bravo Killian!”
Sentì la sfida a duello lanciata dal ragazzo dai capelli rossi, sicuramente più giovane dell’altro, ma fisicamente prestante. Seguì ogni dinamica fino a che, dal piano superiore, si affacciò una giovane Signora dai lunghi capelli neri per chiedere cosa stesse succedendo.
“La straordinaria Lady Barbra che diceva O’ Danag probabilmente … mmm … non mi sembra niente male! Se non fosse per i capelli mi sembrerebbe … Nooh! Questa si che è un’altra sorpresa!”
Mister Smith si avvicinò ad Angus.
 – Mister O’Danag, per essere la mia prima sera a Storybrook, ho avuto non solo il piacere di bere la vostra ottima birra, ma anche il divertimento di una bella scazzottata!  Chi è il giovane che ha importunato vostra figlia?
 – Bastardo! Sembrava un così bravo ragazzo! Suo padre si vergognerà di lui per il resto dei suoi giorni, poveruomo! È Jason il figlio del gestore dell’emporio maggiore di Lady Barbra Mc Canzie!
– La bella donna sul balcone?
– Si, proprio lei!
– Beh! Mio caro … per questa sera può bastare, eccovi una moneta d’argento!
– Vi debbo il resto Mister Smith …
- Tenetelo … come anticipo per la mia prossima visita mio caro!
Lasciando Angus meravigliato per la generosa offerta, lo scozzese Mister Robert Smith si avviò verso il molo. Nessuno si accorse che, ad un certo punto, si nascose per guardare che direzione prendesse il giovane Jason e, quando tutti tornarono dentro la taverna, tornò indietro per seguirlo.
 
Anche Killian ed Eddy entrarono nella taverna, avevano bisogno di bere entrambi, chi per un motivo e chi per un altro.
 Killian ogni tanto si voltava verso le scale. Come poteva ora tornare su da Emma? Non era nemmeno sola in camera! Mary aveva accompagnato sua figlia Anny da lei. Era un bel pezzo che stavano chiuse in quella stanza. Probabilmente Anny aveva delle escoriazioni ed Emma la stava medicando o forse la ragazza si stava semplicemente confidando con lei e sua madre per la brutta esperienza appena vissuta.
Angus si accostò ai due uomini da dietro il bancone. Portava tre boccali di birra, quella sicuramente l’avrebbe offerta lui!
– Offre la casa Capitano!
– Grazie Angus!
Killian sfoderò il suo sorriso mostrando i bianchi denti regolari.
 – Ragazzo! Da una parte di devo ringraziare per aver difeso mia figlia e … il suo onore!
 – Di nulla Signore, è mio dovere …
- Già ragazzo! Proprio così! Il tuo dovere, se vuoi mia figlia, è innanzitutto di proteggerla!!!
Angus era diventato rosso in viso. Sia Killian che Eddy si resero conto che era veramente furioso.
– Ti rendi conto figliolo che questa è una taverna, vero???
– Si, Signore!
– Bene!! Sai che non mi piace che le mie figlie siano qui dopo una certa ora, vero???
Il tono di Angus era ora piuttosto minaccioso. Killian bevve un'altra sorsata al suo boccale e pensò di essere contento di non essere nei panni di Eddy in quel momento!
Mentre riabbassava  il boccale di birra, percepì un movimento al piano superiore, in direzione della porta che gli interessava. Ne uscì Mary. Killian seguì lo sguardo di Angus verso sua moglie, la quale gli fece un segno sollevando le sopracciglia e si infilò in cucina. Anny era rimasta dentro con Lady Barbra, non c’erano proprio speranze di tornar su dalla sua donna per quella sera! Riportò lo sguardo su Angus, era più accigliato di prima e con la mascella contratta.
– Si, Signore!
– Specialmente quando mi arriva una masnada di lupi di mare francesi, donnaioli affamati più di sesso che di pane!! Cosa credi che abbia mandato a fare le mie figlie da Miss Fergusson?? Sono il padre e le devo proteggere!! Se vuoi far parte di questa famiglia e sposare mia figlia, non solo la devi proteggere … la devi pure rispettare o come ti ho già detto …
Con il dito fece ad Eddy nuovamente il segno attraverso la gola. Il messaggio era sempre quello!
– Dai Angus, da quello che gli diceva l’altro si è capito chiaramente che Eduard rispetta tua figlia, quell’impiastro lo ha preso in giro proprio per quello, oltre ad insultare pesantemente la tua figliola!
 - Beh! Comunque sia, il giovanotto qui … deve stare in campana con me!!
 - Sissignore!
 
Il Capitano cercò di approfittare del momento di silenzio di Angus per cambiare argomento. 
– Angus … sai che abbiamo finito con la manutenzione alla mia nave …
- Si … saranno tre giorni che avete finito! Avete deciso di ammararla?
 – Si Angus e al più presto … abbiamo approfittato fin troppo dell’ospitalità di Lady Barbra … Se per te non ci sono problemi, ci vediamo alla baia per le dieci di domani mattina con i tuoi amici …
- Si! Per quell’ora dovremmo esserci organizzati senza difficoltà … Quando intendete partire Capitano?
– Presto Angus, molto presto! La mia missione qui è conclusa … non c’è niente e nessuno che mi trattenga ancora … domani pomeriggio saremo qui al porto e inizieremo il rifornimento … penso che tra quattro o cinque giorni potremmo andarcene …
Quattro o cinque giorni al massimo? Eddy, quasi strozzandosi, sputò il sorso di birra addosso ad Angus, ricevendone un occhiataccia. Possibile che Killian avesse concluso anche la “missione” Henry? Dall’espressione accigliata e triste non aveva buone notizie, quel bambino non era quindi il figlio di sua sorella? Una mano gelida sembrò stritolargli il cuore. Oltre ad Anny avrebbe avuto anche Henry per restare invece …
– Tu ragazzo che intenzioni hai? Parti con il Capitano Jones o resti a lavorare con Sebastian?
Eddy guardò prima Killian e poi nuovamente Angus.
– La mia intenzione è di sposare al più presto Anny e di restare qui dove è la sua famiglia!
Ad Angus sembrò piacere quella risposta, mentre Killian sembrò accigliarsi ancora di più. Non poteva gestire i sentimenti di Eddy, ne la sua vita, amava Anny ricambiato, avrebbe avuto un lavoro e lui gli avrebbe lasciato un bel quantitativo di dobloni d’oro per realizzare il suo sogno. Sapeva che, andando via da Storybrook, avrebbe perso le tre persone che aveva più a cuore al mondo, Emma, Henry ed Eddy. Se il loro bene era lasciarli andare, lo avrebbe fatto volentieri. Pensando queste ultime cose gli venne una sorta di illuminazione.
“Ma certo … come non ci ho pensato prima? Forse quello era il problema per Emma? Che diavolo sarà successo? Dovevo farla parlare ed ascoltarla, non come ho fatto! Dovrò trovare un modo per incontrarla alla villa, qui non sarà possibile.”
 – Angus ci vediamo domani, è tardi ormai, vado a dormire, prendo come al solito il cavallo, te lo restituirò domani, quando verrai alla baia con i tuoi uomini. Tu Eddy vai al rifugio di Sebastian, domani, dopo l’ammaraggio ti allenerò con la spada, alle 17,00 c’è il duello. Io e Jefferson saremo i tuoi secondi.
– Grazie Killian, a domani!
Lanciò una moneta ad Angus, che la prese al volo e uscì per andare a prendere il cavallo. Prima di partire al galoppo, ruotò con l’animale sotto la finestra di Lady Barbra, era ancora con Anny. Il cavallo si impennò e nitrì forte, dopo di che, spronato dal suo cavaliere partì velocemente. Emma sentì il nitrito e immaginò il suo Killian guardare verso la finestra, un lieve sorriso illuminò i suoi occhi tristi.
 
Cercava di riassettare la cucina Mary, ormai aveva spento le fornaci sotto i fornelli, ma la visione di sua figlia, piangente e con i vestiti strappati, non riusciva a togliersela davanti agli occhi. Si asciugò le mani al grembiule e si appoggiò all’acquaio.
“Quel maledetto di Jason! Che delusione! Pensare che mi sarebbe piaciuto come genero! È di buona famiglia, i genitori sono “dei nostri”, hanno una buona posizione! Se mi capita tra le mani! Domani mi sentirà Domitilla! Che pezzo di idiota che ha allevato … disonesto e approfittatore! Eduard invece è proprio un amore di ragazzo! Si sta facendo in quattro con Sebastian, è pieno di buona volontà … certo non ha un soldo bucato, ma vuole bene veramente alla mia Anny! … In fin dei conti anche io e il mio Angus non avevamo altro che il nostro amore … Dio mio! Speriamo che quel disgraziato non l’abbia rovinata la mia bambina … non sono riuscita a capirci niente!”
Quando Mary aveva visto sua figlia in quelle condizioni, aveva avuto un mancamento. La sapeva al sicuro a casa di Miss Agata e invece quella “disgraziata disubbidiente” in qualche modo si era ritrovata nel fienile. Aveva intuito subito che sua figlia aveva tentato una scappatella notturna con Eduard. La capiva bene! Quante volte lei e Angus, da ragazzi, erano scappati di notte, mentre in casa tutti dormivano, per nascondersi a fare l’amore nel fienile di sua zia Polly! Quanto desiderio e passione nutrivano l’uno per l’altra! Si buttavano nel fieno abbracciati, si baciavano fino a sentire il bisogno di un contatto sempre maggiore e poi … Erano bei tempi quelli! Angus era un bel giovanotto vigoroso e lei era considerata la ragazza più bella della contea. Quante volte Angus aveva fatto a pugni con altri pretendenti! Comunque, a vedere sua figlia con gli abiti strappati, aveva capito che Eddy aveva esagerato e la figlia non c’era stata, non era una bella cosa! Angus lo avrebbe ammazzato!
Aveva portato la giovane in camera per aiutarla a lavarsi e a risistemarsi. Quella non smetteva di piangere. Le aveva detto che ci avrebbe pensato Angus a sistemare Eduard e lei finalmente aveva smesso di piangere e, terrorizzata per il giovane, aveva risposto che era stato Jason a farle del male, anzi, Eduard l’aveva salvata dalle sue grinfie! Mary era rimasta di sasso, le sembrava impossibile che quel bel e bravo giovanotto avesse osato comportarsi in quel modo da delinquente! Anny aveva diversi graffi sul viso e sulle braccia, lividi sul seno e sui polsi.
– Fortuna che abbiamo “la Salvatrice” qui da noi questa sera! Ti porto da lei, ti medicherà le ferite e ci dirà qualcosa … tu però devi parlarle, raccontale cosa è successo, non fare la scena muta come tuo solito!
Emma aveva richiuso da poco la porta esterna, tranquillizzata nel vedere Killian libero e sano. Non si aspettava che qualcuno bussasse alla porta interna, ma non si meravigliò di vedere Mary e sua figlia. La giovane era in uno stato pietoso e sembrava sentirsi in colpa.
– Cosa è successo Anny?
– My Lady, quel disgraziato di Jason l’ha molestata e a quanto pare Eddy è arrivato a toglierla da quella brutta situazione … guardate come è graffiata, anche il seno è pieno di  lividi …
Mary aveva risposto al posto della figlia e le aveva aperto la camicia per mostrare ad Emma i lividi violacei che si erano formati su quella candida pelle.
– Ti ha picchiata con qualche oggetto?
Anny abbassò gli occhi rossa in viso.
 – No My Lady, è colpa mia … è solo colpa mia …
- Che dici Anny?!
Mary non ci capiva più niente, era stata sua figlia ad istigare il giovane? Era impazzita? O aveva perso l’educazione che lei le aveva dato?
– Cosa vuoi dire Anny? Sei tu che hai quei lividi, come te li sei procurati?
Anny tra le lacrime farfugliò qualcosa.
– Pensavo fosse Eduard e … e … l’ho lasciato fare …
 - Cheee?!
Mary aveva gli occhi fuori dalle orbite e agitata com’era non aiutava di certo Anny a tranquillizzarsi.
– Mary … forse è meglio che mi lasci sola con tua figlia, stai calma, vedremo di capir la situazione.
– My Lady … io … temo che la mia bambina abbia perso …
 - Non lo sappiamo cara Mary, ma non è detto, scendi giù da tuo marito, starà per chiudere il locale, è tardi e tu rilassati rassettando la cucina …
Emma e Anny rimasero sole. Le porse un fazzoletto per farle asciugare le lacrime, poi, avvicinandosi al tavolo, prese dalla caraffa dell’acqua e con un bicchiere la fece bere alla giovane.
Cominciarono dall’inizio, Anny descrisse la sua fuga notturna per l’appuntamento che aveva con Eddy e il fatto che, al buio, Jason l’avesse sorpresa alle spalle, inizialmente in modo dolce e sensuale, anche se insolito per Eddy, ma l’aveva scambiato per lui.
– Mi vergogno così tanto … ho lasciato che mi accarezzasse … mi vergogno ancora di più perché mi stava piacendo, non era mai capitato prima e mi sentivo molto strana!
- Eddy non ti aveva mai toccata così? 
- No, ne lui ne altri. Lui è sempre dolce e affettuoso, non lo ha mai fatto, anche se con lui sento la stessa sensazione strana …
Emma aveva capito di quale sensazione parlasse nella sua ingenuità Anny, erano le reazioni fisiche dell’eccitazione, era normale! Anny era una giovane sviluppata e poteva essere sessualmente attiva, ma nella loro tenera ingenuità e nel loro giovane amore, sia lei che Eduard non si erano spinti oltre gli abbracci e i dolci baci adolescenziali. Con Jason, più grande, Anny aveva corso il rischio di scoprire in modo brusco e violento, qualcosa che, se fatto con gentilezza, amore e desiderio reciproco, poteva essere la cosa più bella tra due esseri che si amavano.
– Scusami se te lo chiedo … ti ha toccato in altre parti Jason, ti ha fatto male?
Anny non poteva arrossire maggiormente.
– Mentre era dietro di me e pensavo fosse Eddy, ha iniziato a toccarmi lì … mi sono arrabbiata con Eddy e gli ho detto che non volevo … non era lui … avrebbe smesso subito … invece mi ha stretta di più e ha cercato di spingere …
Non ne poteva più Anny di ricordare quel momento orribile e scoppiò nuovamente a singhiozzare piangendo. Emma l’abbracciò e la consolò con voce sommessa. Quando si fu calmata fu costretta a farle un’ultima domanda.
 – Ti ha fatto sanguinare Anny?
– No My Lady, ho allontanato con tutte le forze la sua mano, lui mi ha detto cose bruttissime, allora, quando ho sentito la sua voce dietro di me, ho capito che non era Eddy. Ho chiamato aiuto e lui mi ha buttato sul fieno e strappato la camicia. È stato allora che è arrivato Eduard e lo ha scaraventato sulla staccionata … mi ha detto di tornare a casa e sono fuggita a chiedere aiuto …
Tutto era chiaro ora ed Emma sentiva una grandissima rabbia nei confronti di quel Jason. Era proprio un essere meschino, non aveva nulla a che vedere con suo padre Matteus. Quel poveruomo avrebbe avuto un’altra delusione dal figlio nel giro di ventiquattro ore …
 - Non si è comportato bene con te, lo farò arrestare …
Si sentì nuovamente bussare alla porta, erano sia Mary che Angus. Avevano chiuso il locale e volevano sapere della figliola. Emma  riuscì a tranquillizzarli sull’integrità fisica della ragazza, Jason non era riuscito nel suo intento, ma già l’intenzione faceva in modo che la Principessa potesse agire nell’ambito della giustizia.
 – Forse non ci sarà la necessità dell’arresto …
 - Perché Angus?
– Perché Eduard lo ha sfidato a duello per difendere l’onore di mia figlia …
- Che cosa?!
– Si My Lady, l’ho sentito con le mie orecchie. Domani alle 17,00 dietro la chiesa. Il Capitano Jones ha detto che con Jefferson saranno i suoi secondi …
Un duello? Emma era sbiancata. Con due ragazzi così giovani, impulsivi ed interessati alla stessa ragazza, avrebbero cercato di uccidersi di sicuro! Doveva parlarne con Killian, ma come? La notte avrebbe portato consiglio. Congedò la famiglia O’ Danag, tranquillizzò ancora la giovane, preoccupata dell’abilità nella scherma di Jason. Anche Eduard se la cavava bene, aveva avuto un ottimo maestro e quel maestro non lo avrebbe lasciato solo!
 
Jason stava tornando a casa, si asciugò con la mano la bocca, che perdeva ancora sangue, per l’incisivo saltato via.
“Maledizione! Ci voleva il Capitano a staccarmi un dente … per di più è uno di quelli davanti, ha rovinato il mio sorriso! Come nasconderò ai miei quello che è successo? Tra l’altro credo di aver preso un granchio con Anny, pensavo che già l’avesse fatto altre volte … Ho fatto una fesseria colossale … Avrei potuto ottenere un matrimonio riparatore … suo padre me l’avrebbe concessa, se non fosse arrivato quel moccioso! Me lo ricordavo più mingherlino, invece ha messo su dei muscoli da lottatore! Domani sarà una giornataccia, prima i miei, poi Lady Barbra e alle 17,00 il duello …”
 
Preso dai suoi pensieri e dai suoi rammarichi, non si era avveduto di essere seguito da uno straniero. Sentì chiamare il suo nome e si voltò, restando sorpreso del fatto che non aveva mai visto quell’uomo, come faceva a conoscere il suo nome?
 – Buona sera Jason!
Non gli piacque la voce di quell’uomo, aveva qualcosa di viscido nel tono.
 – Chi siete Sir? Ci conosciamo?
 – No mio caro, non mi conosci, ma io conosco te e so di cosa hai bisogno!
Ma chi diavolo era quello? E come si permetteva?
– Ah si?! E di che avrei bisogno secondo voi?
– Beh! Per cominciare, di due secondi fidati per il duello di domani pomeriggio … se non sbaglio!
In effetti non aveva nessuno a fargli da secondo. Eduard avrebbe avuto sicuramente il suo Captain Jones.
– Su questo ammetto che avete ragione, non ho secondi ad assistermi … ma a voi cosa dovrebbe interessare?
– Mi interessa più di quanto pensi “Caro”, anche perché io posso fornirti due secondi molto in gamba … non vuoi vincere il duello e prenderti il bottino?
 – Il “bottino”?!
– Si certo, quella bella figliola che non sei riuscito a prenderti questa sera! Non sarai mica uno che si arrende così facilmente, spero!
 – Non mi sono arreso per niente … il punto è che lei è innamorata di quell’altro!
– Se il “Rosso” sparisse … prima o poi la ragazza cadrebbe tra le tue braccia … ti sarebbe difficile dirle che altrimenti racconterai a tutti che è stata tua ed è ormai disonorata?
– Ma non è vero!
– Credo di essermi sbagliato su di te! Ti credevo più sveglio, ma se non sei interessato alla mia offerta … possiamo chiudere qui …
Jason voleva ancora Anny e forse quell’uomo non stava sbagliando.
 – Va bene … cosa volete in cambio?
L’uomo ora ebbe una sorta di scintillio negli occhi e una risata agghiacciante. Battè le mani quasi in modo infantile.
 – Sai Jason, sono un uomo d’affari e mi piace avere notizie sulle persone con cui intendo farne. Sono molto interessato a Lady Barbra Mc Canzie. Tu … sei il figlio del gestore del suo maggiore emporio … conoscerai le sue abitudini, i suoi modi di fare e ragionare. Io … voglio conoscere tutto di lei, da dove vive e con chi vive, ai suoi vizi e virtù. Sarai la mia “talpa” all’interno del suo “impero”. Tra pochi giorni ci rivedremo e mi dovrai dire tutto quello che avrai scoperto su di lei. Abbiamo un accordo?
A Jason non sembrava un lavoro difficile, si sarebbe liberato di un rivale, avrebbe avuto la ragazza che desiderava e alla fine si sarebbe fatto pagare profumatamente da quell’uomo, un piccolo ricatto all’ultimo momento … e … lo avrebbe convinto a scucire delle belle monete suonanti.
– Va bene! Abbiamo un accordo … Mister?
– Smith, Robert Smith …
Jason aveva preso accordi che non sapeva avrebbero avuto per lui lo stesso valore e le stesse conseguenze, di un contratto con il Diavolo in persona …
 
 
Era notte fonda ormai, né Killian  né Emma ancora riuscivano a chiudere occhio. Erano distanti ed emotivamente vicinissimi. La nostalgia l’uno dell’altra li stavo soffocando.
Killian era sdraiato sul letto a baldacchino, nella villa di Lady Barbra. Si era disteso vestito, aveva tolto il pastrano, la spada e gli stivali. Con le braccia incrociate dietro la testa immaginava la sua Emma, bella, dolce e sola nel letto alla locanda di Angus.
– Mi manchi Emma, ti vorrei qui con me in questo momento …
Emma era distesa nel letto, nella stessa posa di Killian, anche lei non aveva tolto gli indumenti che indossava, giusto che si era sbottonato il panciotto e tolto gli stivali in pelle morbida.
– Killian … non sai come vorrei essere tra le tue braccia ora …
-  Vorrei poterti venire incontro nel passaggio segreto, sapendo che stai arrivando …
- Amore, vorrei correre da te se fossi alla Rocca … ti farei una sorpresa …
- Sono stato un idiota a non darti la possibilità di parlare …
- Certo che sei stato proprio sciocco ad andar via senza farmi parlare …
- Volevo risalire le scale per chiederti scusa …
- Pensavo che saresti risalito per scusarti, non sarebbe stata la prima volta, impulsivo come sei …
 - Lo so, sono il solito impulsivo …
- Si lo sei …
- Anche tu però hai un bel caratterino …
- Non provare a prendertela con il mio carattere …
- Diresti di no … ovviamente …
- Certo … vuoi sempre l’ultima parola Killian …
- Non voglio litigare con te Emma …
- Non voglio litigare con te Killian …
- Ti amo Swan …
- Ti amo Jones
Potevano due anime essere così vicine? Si, due anime che si appartenevano fin dalla loro creazione, destinate ad incontrarsi e ad amarsi, oltre la vita e oltre la morte, potevano. Si addormentarono in letti distanti ma, nel sonno, le dita delle loro mani si intrecciarono e sulle loro labbra ci fu, in un ultimo sospiro, per ognuno dei due il nome dell’altro.
 
Era stata una giornata veramente lunga e pesante! Per poco non era finita in una tragedia! Mary ed Angus si erano ritirati nella loro stanza matrimoniale. Mary aveva sciolto le sue trecce bionde, qualche filo grigio appariva qua e là. Seduta, davanti al suo specchio da tavolo, si spazzolava i capelli prima di coprirli con una bianca cuffia da notte, bordata in pizzo. Angus era già sotto le lenzuola e attendendola la guardava fare la sua toeletta.
– Non avrei mai detto che il figlio di Matteus fosse un delinquente!
 – Sono rimasta molto delusa anche io Angus!
– A pensare che suo padre mi aveva proposto di farlo entrare nella rete della Principessa! Fortuna che ancora non gli ha detto nulla, non ci si può fidare di lui …
 - Mio Dio Angus … sarebbe stato un grave errore! Non si deve sapere la verità … la nostra ”Salvatrice” sarebbe in grave pericolo!
– Non ti preoccupare tesoro, domani parlerò con Matteus, dubito che Jason gli racconti tutta la verità su quello che ha cercato di fare a nostra figlia.
– L’aveva sorpresa alle spalle e lei pensava fosse Eduard …
- Si, ho capito … ma se lei se ne stava buona da Miss Agata!
– Amore mio! Come possiamo pretendere che due ragazzi innamorati stiano lontani l’uno dall’altra? Non ti ricordi di noi?
– Mary … Mary, eri un bocciolo di rosa come Anny, come potrei dimenticare … avrei voluto fare l’amore con te tutte le volte che ti vedevo! Per questo ho detto a Eddy di stare in campana, so bene come sono gli uomini, a quell’età poi …
 - Dì la verità Angus! Eddy non ti dispiace come genero!
– Ora non esageriamo Mary … comunque mi sembra seriamente interessato alla nostra bambina, è un “uomo d’onore”, spero non si faccia ammazzare domani!
 – Dio mio Angus, Anny ne morirebbe! Non puoi dire al Capitano di far in modo di annullare il duello?
– E come tesoro?! È stato proprio Eduard a lanciare la sfida per difendere l’onore di Anny, non può più tirarsi indietro, significherebbe che nostra figlia è disonorata e che Jason l’ha avuta veramente e dovremmo ricorrere al matrimonio riparatore con quel disgraziato! No, non posso chiedere al Capitano una cosa del genere! Speriamo vada tutto bene, mi fido di Jones e so che tiene molto al ragazzo, l’ha allevato lui in pratica e se sposa Anny, lo tratterà come fosse suo figlio, lo aiuterà a sistemarsi! Sai Mary, tra pochi giorni Jones ha intenzione di ripartire, domani ammareremo il suo veliero … Eddy mi ha detto davanti a lui che non partirà con il suo Capitano, vuole sposarsi quanto prima e restare dov’è la famiglia della sua sposa!
 Mary vide gli occhi di suo marito Angus inumidirsi per la commozione. Era un omone grande e grosso suo marito, ma aveva una vena romantica profonda ed era molto attaccato alla sua primogenita. Ricordava quando era nata e l’aveva tenuta tra le sue manone, così piccina e rosea. L’aveva visto piangere dalla gioia e lei l’aveva amato ancora di più. Ancora lo amava in verità, nonostante fossero passati tutti quegli anni e nonostante non fossero più giovani come Eddy ed Anny. Nella maturità del loro rapporto, nonostante i normali cambiamenti fisici della loro età, avevano continuato ad essere una coppia molto affiatata. Avevano lottato nelle difficoltà incontrate nella vita, si erano fatti coraggio l’un l’altra. Erano fuggiti da una brutta sorte in Irlanda ed erano riusciti a crearsi una posizione a Storybrook, grazie anche alla “Salvatrice”.
Mery si alzò dalla sedia sistemandosi la cuffia.
– Mary …
Angus la stava guardando in un certo modo, Mary sapeva cosa significasse quello sguardo.
– Si Angus?
– Non mettere quella cuffia questa sera … con i capelli sciolti sei ancora quel bocciolo di rosa Mary …
Lei sorrise e si tolse la cuffia. I capelli le ricaddero morbidi sulle spalle. Si accostò a suo marito e lo baciò sulla fronte.
 – Mettiamoci a dormire Angus …buona notte ..
 – Mary … non ho parlato di dormire …
 - Tesoro è tardi e non abbiamo più vent’anni …
 - Amore … non ne abbiamo nemmeno cento se non sbaglio … vieni qui …
Mary si avvicinò di più a suo marito che la prese tra le braccia, lei sorrise sfiorandone il rigonfiamento all’inguine. Era felice, suo marito la desiderava come sempre ed era ancora molto vigoroso.
– Non facciamo rumore Angus, ci sono Anny e Lady Emma …
- E pensare che io avevo tutta l’intenzione di farti urlare di piacere questa notte …
 - Se questa è la tua promessa amore mio, farò in modo di urlare sottovoce …
Risero insieme e poi, la notte fu dolce per loro, come lo era sempre stata nei loro momenti d’intimità.
                                                  
***
 
Un delizioso profumo di pancetta fritta con le uova solleticò l’olfatto del Captain Jones. Dormiva abbracciato al cuscino di Emma, aprì gli occhi e si ritrovò con il cuscino tra le mani, un cuscino che conservava ancora un rimasuglio del suo profumo.
– Emma … Maledizione! Non sono riuscito a tornare da te ieri sera. Prima di ammarare la nave verrò alla Rocca, non c’è nulla di male se il Capitano va a ringraziare personalmente il vecchio Frate Benedictus per i servigi rivolti a Bardo, farò in modo di parlarti e darti appuntamento qui per questa notte …
Affondò ancora il viso nel cuscino di Emma a cercarne il profumo, ma ormai l’odore di pancetta fritta aveva invaso la villa e rendeva impossibile sentirne altri. Jambon stava cucinando da Dio quella mattina! Era il loro ultimo giorno presso la villa di Lady Barbra e conoscendolo stava facendo le cose in grande. Oltre all’odore di pancetta arrivò anche un odore dolce di frittelle. Beh! In quel momento erano odori più stimolanti del residuo di quello di Emma, anche perché, come Killian ricordò, la sera prima non aveva cenato, non aveva avuto fame, l’unica fame che aveva provato non era stata soddisfatta e con tutto quello che era successo, alla fine aveva avuto solo voglia di bere.
 – Se continuo così … mi ritroverò non solo con il cuore a pezzi, ma anche con il fegato!
Reggeva benissimo l’alcool, non era arrivato ad ubriacarsi, aveva avuto la necessità di stare lucido per pensare alla donna che lo rendeva peggio che ubriaco con il suo amore, ma bere senza aver toccato cibo non era mai una buona idea!
 Qualcuno dei suoi uomini bussò alla porta. Era Jeff.
– Killy! Sei solo in quel letto e ancora non ti alzi? Paul ci ha preparato una “grassa” colazione questa mattina, dai! Sciacquati la faccia e scendi … mmm … nottataccia vedo! Ancora sei vestito!
Jeff rise sotto i baffi e Killian gli lanciò il cuscino contro, schivato abilmente dal suo fraterno amico.
 – Dai Capitano che oggi sarà una dura giornata!
Jefferson diceva il vero, sapeva dell’ammaraggio, ma ancora non sapeva che avrebbe dovuto far da secondo ad Eddy per il duello. Gli uomini di Killian erano andati via prima dalla locanda. Era stato proprio Killian a dar loro quell’ordine al fine di evitare possibili zuffe con i marinai francesi. Non era il caso di far a pezzi il locale del buon Angus. Peccato che, comunque, una zuffa c’era stata ed ora la conseguenza era il duello!  
 
Jambon fu soddisfatto nel vedere il Capitano mangiare di gusto, da quando lo vedeva innamorato, si era accorto che mangiava di meno e aveva perso qualche chilo. Emma, al contrario, si stava arrotondando e il buon Paul, da uomo sposato e padre di due figli, aveva un piccolo sospetto che, da brav’ uomo  quale era, preferiva tenere per sé. Si era accorto inoltre che, negli ultimi tempi del viaggio, la principessa non aveva più chiesto la tisana di malva …
 
Emma si era svegliata di soprassalto. Il suono di varie voci proveniva da basso. Angus dava ordini ai suoi amici e collaboratori. Stavano preparando due carri e dei muli …
Li vide scostando una delle calate, da dietro la finestra e ricordò che Killian le aveva parlato dell’intento di ammarare la “Stella del mattino” proprio per quel giorno. Sperò di far in tempo a tornare verso la villa prima dell’ammaraggio. Sarebbe andata come Lady Barbra, in fin dei conti quella era la sua villa e ospitava quegli uomini, non avrebbe destato sospetti.
Si tolse il panciotto di pelle e la camicia per lavarsi, si era addormentata vestita quella notte. Vide il suo riflesso nello specchio, qualcosa brillò tra i suoi seni pieni. Si guardò meglio. Decisamente il suo seno aveva acquistato quasi due taglie in più e i capezzoli apparivano ancora più scuri. Si accarezzò e in un attimo sentì la nostalgia delle labbra dell’uomo che amava, su di sé. Chiuse gli occhi e immaginò quelle morbide labbra giocherellare con uno dei suoi capezzoli, come sapeva che amava fare in un piacere reciproco. Sentiva troppo la sua mancanza e fu ancora più determinata ad incontrarlo al più presto. Prima di andare da lui avrebbe dovuto risolvere la questione con Jason e suo padre, non aveva intenzione di farla passare liscia a quel piccolo farabutto! Qualche giorno di prigione gli avrebbe fatto bene, l’accusa di furto poteva utilizzarla, ma per il tentativo di violenza carnale su Anny, non poteva mettersi in mezzo per poter dar la soddisfazione del duello ad Eddy. Ormai era in gioco l’onore della ragazza!
Aveva appena finito di richiudersi il panciotto che Mary bussò alla sua porta.
– My Lady, la vostra colazione preferita …
- Oh! Mary …ti ringrazio, ti ricordi sempre!
 – Non ringraziatemi, sono io ad essere in debito con voi … per tutto quello che avete sempre fatto per la mia famiglia e … ora … anche per ieri sera!
– Non ci pensare più Mary … l’importante è che Anny non abbia ricevuto il danno che temevi …
Mary posò sul tavolo il vassoio, fece un inchino alla Principessa e ridiscese per le scale. Emma sorrise guardando la fumante tazza di cioccolato alla cannella. L’odore piacevole del liquido le giunse alle narici. Lo aspirò golosamente ma, questa volta non ebbe l’acquolina in bocca. Una fortissima nausea le strinse lo stomaco, provocandole un brusco conato di vomito. Si piegò in due e cercò di trattenersi. Non ci fu nulla da fare, fece appena in tempo ad arrivare al pitale posto sotto il letto. Inginocchiata per terra, reggendosi i capelli per non sporcarsi e tenendosi la fronte, rigettò del liquido acido.
“Per forza! Non ho cenato ieri sera, mi si era tolto l’appetito! Non ho nulla da rigettare … maledette nausee … stanno peggiorando!”
Fu costretta ad allungarsi nuovamente sul letto.
 “Deve passare … devo farmela passare … tra poco farò colazione, mi è necessario, devo nutrire me stessa e il mio bambino, poi … poi andrò all’emporio … dovrò sbrigarmi o non farò in tempo ad incontrare Killian.”
 
Anton guidava il carro con il quale avrebbero riportato Bardo. Killian sapeva che, ormai, il musico camminava senza particolare fatica, dopo l’intervento, ma era comunque meglio non farlo stancare troppo, voleva riportarlo a Neverland, da sua moglie, in forma smagliante. Erano le nove del mattino quando giunsero alla rocca. Le guardie li fecero entrare senza problemi e il Capitano seppe dove dirigersi.
Il vecchio Frate Benedictus stava uscendo in quel momento dalla porta della piccola cappelletta che dava sul giardino. Sorrise a Killian e ad Anton con il suo viso bonario e intanto gli fece il segno della benedizione.  
 - Caro Capitano! Steve non vedeva l’ora di tornare sulla nave, è in piedi dall’alba!
Come se avesse sentito che lo stavano nominando, Bardo comparve alla porta dell’ambulatorio del Frate.
 – Capitano alla buonora! Vi eravate dimenticati di me?
 – Bardo! Sono contento che ti faccia piacere di vederci! Questo mi dice che non vedi l’ora di rimetterti a lavoro!
– Verissimo Capitano! Stare bloccati per tutto questo tempo è stato un tormento!
 – Pensavo che avendo il tuo violino a disposizione non ti saresti annoiato troppo!
Frate Benedictus alzò gli occhi al cielo.
 – Per amor di Dio Capitano! È riuscito a stare fermo solo con l’anestesia! Mi ha fatto venire un esaurimento con quel violino! Lo voleva suonare anche di notte! Ha desistito solo quando gli ho detto che lo avrei rotto sulla sua stessa testa!
Anton e Killian risero guardando Bardo, che sembrava in imbarazzo.
 – Frate Benedictus, tra pochi giorni ripartiremo, volevo cogliere questa occasione per ringraziarvi e ricompensarvi dei vostri servigi, mi avete rimesso a nuovo uno dei miei migliori uomini!
– Non mi dovete compensi Capitano, sono contento che l’intervento sia riuscito, è quella la mia gratificazione …
 - Bene! Allora non mi resta che salutare e ringraziare la Principessa per l’ospitalità …
- Non è qui Killian! Non lo sapevate?
 – Non è ancora tornata?!
Il Frate rispose con un cenno negativo della testa e Killian rimase molto male della cosa. Non avrebbe potuto lasciarle tra le mani il suo messaggio per quella notte. Non poteva neppure dirlo al frate e fu costretto ad arrendersi all’impossibilità.
 
–Henry! Henry non correre così!
Lady Belle stava richiamando il piccolo Henry che si stava precipitando in giardino, avendo scoperto che il Capitano era lì alla Rocca.
Killian si voltò immediatamente a sentir chiamare il piccolo e sperò di poterlo vedere, anche se non avrebbe visto quella che lui considerava sua madre.
– Killian! Killian! Sei tornato finalmente!
Il bambino gli si lanciò tra le braccia e il bel Capitano sentì un tuffo al cuore. Gli fu spontaneo prendere in braccio il bambino e stringerlo con affetto al petto. Per risposta Henry gli diede un bacio su una guancia e poi gli mise le manine intorno al collo, stringendosi ancora a lui. Killian non poteva credere di essere mancato così tanto al piccolo. Sentì per lui una profonda tenerezza e si rese conto che anche a lui era mancata quella vivacità e quell’affettuosità che gli mostrava.
“Piccolo! Quanto mi piacerebbe che tu fossi veramente mio figlio! Per me è come se lo fossi! Se riusciremo a partire con Emma, cercherò di essere con te come è stato mio padre con me. Lui è stato fantastico! Non ne avrei potuto avere uno migliore!”
Il piccolo Henry scatenava un forte istinto paterno in Killian. Il Capitano non si accorse dello sguardo di approvazione che Frate benedictus aveva dipinto sul suo viso mentre li guardava.
– Lo sai che mi sei mancato Killian? Io ti sono mancato?
 – Si Henry, mi sei mancato, specialmente i nostri combattimenti con le spade di legno!
 – Giocheresti un po’ con me?
Belle fu costretta ad intervenire.
 – Henry lo sai che è ora delle nostre lezioni adesso? Il Capitano è indaffarato, forse non è il caso di disturbarlo non credi?
Henry fece gli occhi da cucciolo a Killian e il Capitano sentì nel petto quel calore che solitamente gli provocava Emma.
– Scusami Killian … mi sarebbe piaciuto giocare ancora con te … il mio papà non è molto bravo a giocare con le spade … poi si alza sempre tardi la mattina …
 - Henry, avremo altre occasioni vedrai, ora forse è meglio che vai con Lady Belle, non vorrei distrarti troppo dalle tue lezioni o la tua mamma si arrabbierà con me!
– La mamma non è tornata … ogni tanto deve andar via … non voglio che parta ancora, mi è mancata tanto quando è stata lontana …
Killian, ascoltando il piccolo, si rese conto che per la sua giovanissima età e per l’attaccamento che aveva nei confronti di Emma, sicuramente aveva sofferto la sua mancanza. Era molto dispiaciuto anche solo per un giorno di assenza, figuriamoci la sua reazione per i mesi precedenti!
Gli passò le dita tra i capelli, tentando di riordinargli il ciuffo bruno ribelle, ma i capelli di Henry ritornarono scompigliati al punto di partenza. Killian sorrise, ricordando in quel momento lo stesso gesto, fatto su di lui da suo padre, con lo stesso risultato. Un piccolo embrione di pensiero iniziò a farsi spazio nel suo cervello, ma scomparve quando sentì la voce di Neal cercare Belle ed Henry.
Il piccolo abbracciò nuovamente Killian, lo salutò velocemente e corse in direzione della voce di suo padre. Il Capitano si meravigliò di se stesso nel sentire partire dallo stomaco il senso di gelosia che solitamente provava solo per Emma. Riflettendo su quel sentimento, non realizzò che Belle l’aveva salutato e stava andando via. Era troppo tardi per consegnare a lei il biglietto per Emma, si morse l’angolo del labbro inferiore per la rabbia …
 
Non era stato facile per Emma riuscire a bere quella cioccolata. Fortuna che era uno degli alimenti  che la ingolosivano maggiormente, poiché con la gravidanza ora la disgustava!
Uscendo dalla Taverna e congedandosi da Mary e Angus, respirò profondamente l’aria fresca e ciò l’aiutò a sentire meno nausea. Doveva andare da Matteus, aveva un conto in sospeso con lui e suo figlio per le 10,00.
 
Matteus era livido in viso. Quella mattina aveva avuto un’altra brutta sorpresa da parte di suo figlio. A colazione nascondeva la bocca dietro il tovagliolo, all’inizio non ci aveva fatto caso più di tanto, poi sua moglie aveva offerto i biscotti appena sfornati al ragazzo e lui inavvertitamente si era tolto quel tovagliolo, sorridendo alla madre e mostrando un grosso livido sulla bocca e il sorriso sdentato, mancante dell’incisivo superiore sinistro. Alle domande di suo padre aveva tergiversato, non sapeva che rispondere. Erano andati a letto allo stesso orario, come diavolo era successo che si fosse conciato in quel modo?! Jason aveva mentito ai genitori spudoratamente, raccontando che nel sonno era scivolato dal letto battendo la bocca allo spigolo del comodino. Gli avevano creduto naturalmente, perché pensare che non fosse così? Quando il buon Matteus era andato ad aprire l’emporio, vi aveva trovato, piazzato davanti alla porta, Angus O’Danag. Ci aveva pensato l’oste a schiarirgli le idee sul suo ragazzo! Essendo Angus il capogruppo della rete giacobita della Principessa, gli aveva intimato, inoltre, di non far parola con Jason, della loro “società segreta”, non ci si poteva fidare di lui! Per Matteus era stata una seconda conferma che suo figlio non era degno di fiducia, la disillusione lo aveva reso cinereo in viso e quando arrivò Lady Barbra, stava pensando al modo più sbrigativo ti togliere i suoi pochi effetti dall’emporio e dare le dimissioni.
Emma era affezionata a quel piccolo uomo laborioso ed onesto, uno dei collaboratori più preziosi della sua rete. Non le interessava l’ammontare dell’ammanco, non era una questione di soldi, era solo una questione di fiducia riguardo al giovane Jason. Non aveva nessuna intenzione di licenziare Matteus e poteva immaginava la delusione e la vergogna dell’uomo, per la scelleratezza di suo figlio.
Matteus le andò incontro con le chiavi dell’emporio in mano.
– Mia Signora, non sono degno della vostra fiducia, vi riconsegno le chiavi dell’emporio. Mi prendo tutte le mie responsabilità e vi risarcirò dell’ammanco che ho operato sulle entrate.
Emma guardò oltre la spalla dell’uomo e vide Jason dietro di lui. Sapeva perfettamente che non era stato Matteus ad operare l’ammanco e decise di continuare a mettere alla prova Jason fino alla fine.
Prese le chiavi da Matteus senza rispondere e si diresse dentro l’emporio.
– Mi hai molto deluso Matteus, pensavo fossi una persona sincera, mi sbagliavo, sei un gran bugiardo!
Vide il poveruomo soffrire per quelle parole.
– Se non avessi dato le dimissioni ti avrei licenziato! Ora sparisci dalla mia vista!
Matteus abbassò la testa, aveva le lacrime agli occhi. Ad Emma si strinse il cuore a vedere quell’uomo, che le era sempre stato fedele, mentire per salvaguardare suo figlio dalla minaccia che lei stessa gli aveva rivolto il giorno prima. Spostò il suo sguardo verso Jason.
 – Mi ero sbagliata sul tuo conto Jason, pensavo fossi tu l’imbroglione!
Il giovane sembrò tirare un sospiro di sollievo. Emma lo notò, come aveva notato la sua mancanza di rammarico e di dispiacere nei confronti di suo padre.
Matteus era di spalle, stava rimettendo il tricorno sul capo per andar via mestamente. Emma lo richiamò.
– Matteus! Torna immediatamente qui!
L’uomo si voltò guardando con profonda tristezza la Signora.
– Quello che ti ho detto Matteus è tutto vero .. sei un bugiardo … poiché hai detto che l’ammanco è una tua responsabilità, quando sappiamo che il vero colpevole è tuo figlio. So perché hai mentito! Lo volevi proteggere. Tuo figlio non ha alzato un dito per difenderti, potrei farlo arrestare e gettare in gattabuia su due piedi, lo sai bene!
Matteus ora sembrava terrorizzato. Quello era il suo unico figlio, anche se disgraziato era la luce dei suoi occhi.
 – Non temere Matteus, la tua fedeltà ti ricompenserà, non manderò in prigione Jason e non lo rovinerò lavorativamente. Voglio che impari la lezione. Lo manderò a lavorare nell’emporio gestito da Rosalind Stone, non è una donna dolce e lui avrà il compito di uomo di fatica, non certo di ragioniere. Non avrà stipendio, poiché deve risarcire l’ammanco. Lavorerà in questo modo fino al saldo completo del suo debito. Poi … vedremo il da farsi, secondo il suo comportamento …
Questa volta fu Matteus a tirare un sospiro di sollievo e il suo viso tornò ad illuminarsi. Si inchinò davanti alla Principessa e togliendosi il cappello la ringraziò della sua benevolenza.
– Alzati Matteus, non mi devi ringraziare se non con la tua onestà e fedeltà!
– Questo sempre My Lady!
Jason ora era lui livido in viso, non di costernazione ma, di vera e propria rabbia. Sapeva come vendicarsi di Lady Barbra, qualcuno gliene aveva dato la possibilità …
 
Alla baia Mc Canzie gli uomini brulicavano intorno al veliero del Capitano Jones, indaffarati a preparare gli argani per tirarla in mare. Sebastian era arrivato con il suo peschereccio. Al timone c’era Eddy, mentre il vecchio pescatore si occupava delle vele. Con il peschereccio avrebbero trainato in mare la “Stella del mattino”. Eddy operò una manovra magistrale nel predisporre l’imbarcazione nella giusta posizione e distanza. Killian apprezzò il lavoro del giovane e sentì una sorta di orgoglio paterno nei suoi confronti. Era diventato veramente bravo. Killian aveva visto giusto in lui, nel pensare che avesse la stoffa per diventare uno di loro, ora sapeva che era uno dei migliori e decise che lo avrebbe gratificato e rinforzato dicendoglielo alla prima occasione. Aveva anche altro da dirgli e presto lo avrebbe fatto.
Gli ordini del Capitano riecheggiarono nella baia. Gli uomini tiravano a mano le corde e chi poteva si aiutava con i muli. Grosse gocce di sudore imperlavano le loro fronti e i loro torsi nudi. Non fu facile ammarare la nave, come non era stato semplice porla in secca, ma alla fine il suono degli spruzzi, quando la “Stella del mattino” entrò in acqua, fu una soddisfazione uditiva non indifferente. Al Capitano brillarono gli occhi nel vedere la sua amata nave nuovamente in mare, fornita di nuove vele e nuovo sartiame, riverniciata come se fosse appena uscita dal cantiere navale dove era stata costruita. Ricordava quando “Il Gioiello del Reame “ era stato ammarato per la prima volta, lui era presente e l’emozione provata fu la stessa che sentì adesso.
 I suoi uomini erano già sulla nave durante l’ammaraggio. Lui era rimasto sul molo per ringraziare gli amici di Angus. Aveva dato all’oste una sacchetta di pelle piena di monete d’oro e d’argento, sarebbe stato lui a distribuire il compenso ai collaboratori. Riconsegnò il cavallo ad Angus e salì sulla nave, il suo intento era di riportare al porto principale l’imbarcazione, lì avrebbero provveduto al rifornimento nei giorni seguenti.
 
Emma aveva lasciato Mateus e Jason per passare a trovare l’altra sua gestrice, Rosalind Stone. Le aveva detto che il giorno seguente Jason avrebbe iniziato a farle da garzone e si era raccomandata di usare nei suoi confronti tutta la sua proverbiale “dolcezza”. Rosalind era una donna di mezza età, alta e segaligna, aveva un carattere forte che ben traspariva dal suo viso, tendenzialmente arcigno. Era un’ottima donna d’affari, originaria della Cornovaglia, rimasta vedova, con due figlie da crescere, era stata presa dallo sconforto per la perdita del suo caro marito Alfred, l’unico uomo che mai fosse riuscito a tenerle testa e, dopo la sua perdita, il negozio stava per fallire. La Principessa aveva rilevato il negozio, in veste di Lady Barbra e l’aveva incoraggiata a continuare il lavoro che aveva sempre svolto con Alfred. Presto Rosalind era riuscita, per amore delle sue due ragazzine, a tornare la donna di prima, anche se il suo viso, in quell’espressione arcigna, nascondeva la sofferenza del lutto e un cuore generoso ed amorevole. Emma-Barbra l’aveva coinvolta nella rete Giacobita, era una delle poche donne presenti che sapeva tener testa a qualsiasi uomo, anche perché, dopo aver amato suo marito, l’unico a cui permetteva, per affetto di contraddirla, non aveva provato per nessun altro lo stesso sentimento.
A sentire le “raccomandazioni” di Lady Barbra, in merito a Jason, Rosalind rise di gusto.
– Userò il mio metodo My Lady, statene certa!
– Ne sono convinta cara Rosalind, ti chiedo solo di stare attenta alle tue figliole, sono delle belle giovani e Jason è un donnaiolo impenitente!
– Allora povero lui! Le mie due gemelle hanno ripreso il fascino dal padre, ma il carattere è il mio! Sapranno dargli filo da torcere, statene certa!
Dopo i saluti Emma era tornata a montare il suo cavallo e si era diretta verso la baia. Non aveva una buona sensazione e temeva che potesse essere tardi per incontrare il suo Killian. Per strada le vennero incontro Angus con i suoi compagni. Erano tutti i “fedelissimi” di Emma e quando la videro, pur vestita da Lady Barbra, la salutarono togliendo il cappello e facendo un inchino. Angus la informò che il veliero del Capitano Jones si stava allontanando dal molo in quel momento, per dirigersi al porto principale.
La notizia non era stata felice per Emma, salutò gli uomini e corse con il suo cavallo verso la baia. Il veliero non aveva molto abbrivio e si era allontanato un centinaio di metri dal molo. Con il cavallo corse fino all’ estremità della banchina, sperando che Killian fosse sul ponte di poppa e si voltasse a guardarla.
Il Capitano era al timone e dava gli ordini ai suoi marinai. Con quel poco abbrivio era necessario cazzare tutte le rande. Ad un tratto la sua voce sembrò spezzarsi, gli era sembrato di sentire qualcuno chiamarlo. Nessun suono aveva sovrastato la sua voce, quello che aveva sentito lo aveva percepito con l’anima, un unico pensiero si materializzò nella sua mente.
“Emma!”
Si voltò e la vide. Era sul ciglio della banchina, lo guardava, mentre i capelli neri, della parrucca di Lady Barbra, erano accarezzati dal vento e il suo mantello si gonfiava e svolazzava dietro di lei.
Si staccò dal timone e si portò al bordo del ponte di poppa, come per avvicinarsi il più possibile. Si tenne con la mano ad una cima e la guardò intensamente. Vide chiaramente le labbra della sua amata muoversi, dirgli qualcosa di molto breve, rispose con la stessa brevissima frase.
Due piccole parole che ormai per loro volevano dire tanto, volevano dire tutto …
“Ti amo”
 
***
 
La notte prima
Nel buio della notte Mister Robert Smith gongolava per i suoi intenti. Non c’era voluto molto a convincere quel “ragazzotto” a venire a patti con lui. Voleva fare il gradasso il “caro Jason”, ma era meno intelligente di quel che pensava!
Si diresse al molo dove la “Reine de France” era attraccata. La passerella era agganciata, la maggior parte dei marinai erano ancora alla taverna dell’ ”Irlandese”, ne avrebbero avuto ancora per un po’.
Il marinaio di guardia lo salutò timoroso, non lo degnò neppure di uno sguardo e si diresse verso la sua cabina. Alzò gli occhi verso il cassero di poppa, sulle scale il Capitano Jean Chapitrion lo guardava corrucciato. Gli sorrise con sguardo ironico, aveva ben ragione il Capitano di essere accigliato! Ma non se ne importò più di tanto.
Entrò nella sua cabina, il lume era acceso e la sua compagna era distesa sul letto ad attendere il suo ritorno.
– My Lord …
- Buonasera Mademoiselle Marie Claire Du Boite!
Si tolse il mantello e il tricorno e li appese ad un gancio inchiodato alla parete di legno. Marie Claire lo guardava con i suoi occhi a mandorla, curiosa di sapere. Lo vedeva sorridere, la serata era stata sicuramente proficua!
– Non mi racconti nulla Robert?
Mister Smith si accomodò su una poltroncina poco distante dal letto e carezzò lentamente i braccioli coperti di velluto verde,
- Ho avuto delle belle sorprese questa sera …
- Mmm … sono contenta per te … mi racconti?
 – Dai tempo al tempo mia cara … ho ritrovato un mio “vecchio amico” …
 - Ci può essere utile?
 – A togliermi una certa soddisfazione … sicuramente …
 - Allora è veramente una bella notizia …
- Già! E per lui ci sarà anche una “bella sorpresa” … domani!
La donna si mosse felinamente sul letto. Smith la guardò lascivo, lei se ne avvide.
 – Spogliati e vieni qui … mi va di concludere in bellezza la serata …
Marie Claire non era molto vestita, si alzò in piedi con le sue movenze sensuali, con un semplice gesto fece cadere a terra la tunica di seta color avorio che indossava. Lui ammirò quel corpo giovane e perfetto.
– La mia Venere Nera …
La donna si inginocchiò tra le sue gambe e con le mani, color dell’ebano, si diresse verso la patta degli eleganti pantaloni.
 Pregustando il piacere che già altre volte lei gli aveva saputo dare, Mister Robert Smith portò la mano destra al volto e lentamente tolse la barba e i baffi posticci.
– Mio “caro” Killian Jones … il “Tuo Macellaio” è tornato!
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Dai, non ci restate male come con il capitolo precedente! Non mi mandate troppe maledizioni! I cattivi dovevano arrivare prima o poi e ovviamente non possono avere buone intenzioni. Spero che leggerete comunque il capitolo e che mi facciate sapere, nei vostri commenti, cosa ne pensate e quali sentimenti vi ha scatenato.
I nostri protagonisti sono riusciti a vedersi, a sentirsi, ma … a non toccarsi, peccato, lo volevano veramente tanto … sarà per la prossima volta … forse. Comunque una cosa è certa: si amano alla follia.
Ringrazio tutte le amiche di penna che fedelmente e … pazientemente hanno ancora voglia di leggere e recensire, ringrazio i nuovi lettori e coloro che seguono da 37 capitoli questa storia, pur senza commentare, mi farebbe piacere sentire cosa ne pensano, cosa li ha attirati nella lettura e cosa considerano criticabile.
Settembre è arrivato, presto si ricomincerà con la scuola. Molti sicuramente sono impegnati con i malefici test universitari. Non vi scoraggiate, sono duri, ma si può riuscire. A voi che iniziate una nuova strada e a chi già la sta percorrendo da un po’, nello studio o nel lavoro, un affettuoso abbraccio e un grosso “ in bocca al lupo”.
La vostra  Lady Lara

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Capitolo 38
*** Duello ... mortale ***


XXXVIII Capitolo
 
Duello mortale
                                           
Il Capitano Jean Chapitrion serrò la mascella e sentì lo stridere dei suoi stessi denti. Il suo “ospite” era tornato dal porto e, con quella espressione di scherno e superiorità, lo aveva guardato compiaciuto prima di sparire nella cabina che occupava con la sua “compagna”.

Scese dalle scale del cassero di poppa e si diresse nel suo ufficio. Seduto, nella sua poltroncina, fissava la carta geografica alla parete. Vi si vedeva, ben delineata,  tra gli altri stati del continente europeo, la sua patria, la Francia. Si chiedeva se sarebbe mai riuscito a farvi ritorno e a portare a casa, sani e salvi, i suoi fedeli marinai.

Chapitrion aveva da poco visto la sua cinquantaseiesima Primavera e non poteva dire che quello era stato il miglior giorno della sua vita. Doveva essere grato a Dio che non fosse stato anche l’ultimo, visto come erano andate le cose!
“Un mese”
Era passato un mese da quell’infausto giorno e non ricordava, nella sua onorata carriera di Capitano, di aver vissuto momenti più agghiaccianti.
Doveva essere un giorno di festa, gli uomini della ciurma lo volevano omaggiare per il suo compleanno. Erano ripartiti dal Canada da poche settimane, lo scambio commerciale aveva fruttato bene e se ne stavano tornando verso casa, solcando un oceano che, in quei giorni, non sembrava fare capricci.
Incontrare un altro veliero, a quella latitudine, poteva essere una sorpresa non sempre piacevole, ma Chapitrion era un uomo ottimista o forse lo era in particolare quel giorno!

Non poteva capitare un incontro peggiore! Con un ottimo e veloce abbrivio, si dirigeva verso di loro nientemeno che … la Queen Anne’s Revenge.
Quale Capitano di lungo corso e quale marinaio non avevano mai sentito nominare quella nave e il suo Capitano?

“Barba Nera”

Forse il pirata più sanguinario sulla faccia dei “sette mari”. Si diceva che fosse di crudeltà estrema e che, ad incontrarlo, si facesse prima ad arrendersi che a combatterlo, si avevano maggiori speranze di sopravvivere, magari abbandonati su un’isola deserta, ma … “vivi”.

Alla distanza giusta per consentirne bene la vista, il Pirata aveva fatto issare il Jolly Roger, la bandiera con il teschio e ossa incrociate, su campo nero. A quella vista le guance magre di Chapitrion erano sbiancate e i suoi marinai avevano fatto capannello intorno a lui, cercando rassicurazione e una decisione che potesse ridurre al minimo i danni.
Il mercantile francese era armato di quattro cannoncini, quella del pirata era una vera e propria nave da guerra, armata con ben quaranta cannoni e più leggera, per stazza, della “Reine de France”.

Chapitrion, per la prima volta in vita sua, non volle prendersi la responsabilità di una decisione personale e si consultò con i suoi uomini. Dalla nave nemica arrivava il segnale di richiesta alla resa e il Capitano disse alla ciurma che dovevano decidere se vendere cara la pelle o arrendersi senza combattere. Gli uomini si erano guardati l’un l’altro. Cosa era meglio? La morte certa o la possibilità di sopravvivere in un vile disonore? La scelta fu svolta su un giudizio democratico. La maggior parte dei marinai scelse la sopravvivenza, sul disonore si poteva passar su e lavarsi la coscienza con una bella bevuta, ma la vita era una sola e passata quella ….

Barba Nera fu il primo a salire sul mercantile francese. Incuteva timore solo a vederlo, imponente, barbuto, con uno sguardo ed un’espressione crudele. Calzava un tricorno consumato, un pastrano rosso, alti stivali neri, due enormi spade allacciate una su ogni fianco e tre pistole inserite a bandoliera sul torace. Prese possesso della nave in pochi minuti dall’abbordaggio. I suoi uomini si sparpagliarono per tutta la nave e requisirono ogni arma trovata, poi arrivò lui …

“Robert Smith!”

Chapitrion si stava ancora chiedendo se fosse il suo vero nome, ne dubitava! Come dubitava che la sua “accompagnatrice”, Mademoiselle Marie Claire Du Boite, fosse una brava donna e che fosse francese come voleva far credere. Certo, parlava la sua lingua fluentemente, ma “di francese non aveva neppure l’unghia del quinto dito del piede!” Chissà da quale bordello d’alto bordo proveniva?! Era una donna molto bella, sensuale ma, aveva un atteggiamento da gran … meretrice!

Il Capitano avrebbe mentito a se stesso nel dire che quella donna non gli aveva fatto nessun effetto. Era una sfacciata! Non perdeva occasione per sfiorarlo, toccarlo e guardarlo in un modo … interessato? L’impressione del Capitano francese, già di suo molto sensibile al fascino femminile, era che Smith istigasse la donna a quei giochetti erotici e si divertisse a vederlo resistere al tocco di quella “Venere nera”, come spesso lo aveva sentito chiamarla. Non aveva nessuna intenzione di farsi coinvolgere in un loro depravato triangolo, aveva capito che quella era l’intenzione di quell’uomo.

Se Barba Nera era imponente, puzzolente e incuteva timore,  Smith era fisicamente il suo opposto, non alto, elegante e curato, ma il suo sguardo e la sua espressione facciale davano l’idea di una crudeltà ed una malvagità più sottile e letale di quella del suo “compare” pirata. L’impressione del Capitano, nei confronti di quell’uomo, fu di un tipo estremamente scaltro, calcolatore e manipolatore. Ciò che gli fece passare un brivido per la schiena, la prima volta che lo vide, fu la sua risata … aveva qualcosa di diabolico! In base a quella risata, in seguito, Chapitrion iniziò a identificarlo con il nomignolo di “Demonio” e mai soprannome fu più indovinato!

 “Quel maledetto è la rappresentazione vivente del male, un “Signore dell’oscuro!”

Chapitrion si accorse presto che Smith e Barba Nera non erano interessati alla merce che il mercantile aveva stivato nella sua grande “pancia”. Erano interessati alla stessa nave. Non sapeva quale fosse lo scopo di Smith ma, da quel maledetto giorno, lui e la sua ciurma erano ostaggi di dieci pirati e dello stesso Robert Smith. Quegli uomini avevano dirottato il suo mercantile e si erano portati sulla rotta della Nuova Scozia. La meta era una piccola penisola di cui non sapeva neppure l’esistenza: Storybrook!

Da allora il Capitano passava ogni momento del giorno a pensare a come liberarsi di quella prigionia. Erano stati ricattati! Barba Nera aveva sguainato la spada e dopo averlo preso dietro la gorgiera del pastrano, gliela aveva posta di taglio sotto la gola, minacciandolo di morte se i suoi marinai avessero fatto rimostranze.

 Smith sarebbe arrivato a Storybrook, loro non avrebbero mosso un dito, non avrebbero dato allarmi al porto, il Capitano non sarebbe sceso dalla nave, i suoi marinai potevano andare in qualche taverna a divertirsi, tanto per non destare sospetti, ma dovevano tenere “l’acqua in bocca” sulla reale situazione a bordo o il loro Capitano sarebbe stato giustiziato dai pirati rimasti di guardia.

 Non potevano neppure tentare la fuga, difatti Barba Nera non era lontano con la sua nave, non si sapeva dove avesse attraccato, ma era pronto al messaggio di Smith e se Chapitrion avesse trovato un metodo per fuggire, non si sarebbe salvato dai quaranta cannoni della Queen Anne’s Revenge.

Sentì ancora lo scricchiolio dei suoi denti nello stringere, nuovamente, la mandibola. Un senso d’impotenza lo attanagliava e non lo tranquillizzava l’accordo che Smith aveva, in un certo senso, stipulato con lui. Quell’uomo aveva una qualche missione da compiere su quella penisola e gli aveva promesso che, quando sarebbero ripartiti per ricongiungersi con Barba Nera, avrebbe consentito alla “Reine de France” e al suo equipaggio, di tornare a casa sani e salvi. Chapitrion non aveva idea di quanto sarebbero rimasti a Storybrook, sperava il meno possibile, ma la sua mente, nonostante quella sorta di accordo, non si era arresa all’idea di cercare una soluzione e una vendetta per l’affronto subito.

“Sono Francese e noi Francesi non siamo abituati a sottostare a tiranni!”
 
***
 
Emma e Killian continuarono a guardarsi, mentre la “Stella del mattino” si allontanava, poi la Principessa fece ruotare il suo cavallo e si diresse verso la villa di Lady Barbra. Sarebbe risalita alla Rocca tramite il passaggio segreto. Lasciò il cavallo nella scuderia, ad uno dei suoi fidati collaboratori ed entrò in casa. Prima di entrare nel passaggio si tolse la parrucca, Henry era sveglio ormai e, se si trovava in giardino, avrebbe visto la sua bionda mamma e non Lady Barbra dalla chioma corvina.

Risalì in fretta il tunnel e si accertò di non essere vista alla sua uscita. Non si vedeva nessuno da dietro il cespuglio di biancospino e decise che avrebbe cercato Frate Benedictus.
Lo trovò nel suo laboratorio, tra provette ed alambicchi. Mescolava un liquido rosso e lo esaminava contro luce.

 – Di cosa si tratta?

Gli chiese Emma dimenticando per la fretta di salutarlo.

 – Buongiorno anche a te, figlia mia!
 – Scusami Fra Benny, ma sono presa da mille pensieri ed ho bisogno di te!
– Oltre al pensiero di Killian, del bambino che porti in grembo e del momento di dirglielo, quali altri sono i 997 restanti pensieri?

Emma rimase a bocca aperta, Frate Benedictus aveva capito della sua gravidanza!

– Piccola mia, pensavi che, pur non dicendomi nulla, non me ne accorgessi? Presto se ne accorgeranno anche gli altri …
Emma abbassò lo sguardo imbarazzata.

 – Volevo dirtelo subito, appena arrivata, volevo che mi visitassi, non ne ero ancora sicura al cento per cento, ma dopo ho visto i primi segnali sul mio seno.
-  Le nausee sono iniziate?
– Si, da qualche giorno e … stanno peggiorando … questa mattina ho avuto conati di vomito …
 - Be, si direbbe che sei più o meno entrata al terzo mese di gravidanza …
- Si, dai miei calcoli è così …
 - Mmm … perché ancora non gli hai detto nulla? Il tempo lo hai avuto!
 – Sono stata lì per dirglielo diverse volte, ma è sempre successo qualcosa che me lo ha impedito, l’ultima volta ha detto che avrebbe voluto avere bambini, ma non era il momento di averne per la situazione da chiarire definitivamente con Neal e che eravamo stati fortunati … io a quel punto ho taciuto … si preoccupava della mia onorabilità …
 - A quello avreste dovuto pensarci prima, ma … immagino che dopo tutti questi anni, con il forte magnetismo che vi attrae l’uno verso l’altra e quello che ti ha fatto Neal, la passione tra voi sia esplosa travolgendovi …

Emma era rossa in viso, tra la vergogna e l’emozione dei suoi sentimenti per Killian Jones.

– Avevi ragione su tutto Fra Benny, quello che io ho provato per lui dodici anni fa, lui lo ha provato allo stesso modo per me, nello stesso momento … è stato come il chiudersi di un cerchio … come se il nostro destino fosse di essere uniti …

“Io so per certo che è veramente così mia Principessa Sassone e lo sarà sempre!”

Il pensiero apparve spontaneamente nella mente del Frate e lui stesso si meravigliò di quella consapevolezza che aveva il sapore di un’origine arcaica.

 – Quando riuscirai a dirglielo … lui sarà molto felice Emma, ha le qualità per essere un ottimo padre … è venuto qui questa mattina e ho potuto vedere il rapporto tra lui ed Henry
– Questa mattina? Non sapevo sarebbe venuto anche lui a prendere Steve!
– Steve era una buona scusa per incontrarti, sono giorni  … che non vai da lui alla villa!
– Santo cielo Fra Benny! Sai proprio tutto di me?!
– Diciamo che … se la mattina mi alzo molto presto, capita di vederti sgattaiolare da dietro il biancospino!

Emma non sapeva più dove guardare, ma non si sentiva in colpa. Amava Killian con tutta se stessa, era il suo uomo e lei era la sua donna, si erano scelti, si erano voluti e soprattutto … si erano uniti indissolubilmente … con una profonda e sincera promessa che andava oltre i confini della vita e della morte …

– Sai … ci siamo sposati con un rito religioso … nell’isola dove abbiamo trovato il Rubeus Noctis …
- Molto romantico direi!
– Se sapessi che, dopo, quasi morivo per avvelenamento da Rubeus Noctis, non so quanto lo considereresti romantico!
– Cosa?!

Emma gli raccontò in breve la disavventura della sua prima notte di nozze con Killian, sembrava proprio che le sue prime notti di nozze dovessero essere per forza disastrose! Quella con Killian però era finita decisamente in modo molto piacevole, a parte lo spavento che lui aveva provato e la preoccupazione per la sua vita. L’aveva “accudita con infinito amore e dedizione!”

 – Quelle sono proprio sue caratteristiche Emma. Killian è un uomo affettivo, molto passionale, ho visto come si è comportato con Henry questa mattina e come ha interagito con lui il piccolo …
- Come è andata?
– Non poteva andare meglio, diciamo che … “ho visto un padre con suo figlio e un figlio con suo padre”!
– Ti è sembrato così intenso?!
– Si, molto di più di quanto mi aspettassi! Tra loro c’è un legame che definirei … “istintivo” …
– Forse è dovuto al fatto che abbiamo scoperto chi era la vera madre di Henry! Lo abbiamo saputo ieri sera da Belle! La ragazza che ha dato un figlio a mio suocero Rumbl era Milha, la fidanzata di Killian, rapita e violentata dal Duca … una storia orribile! La poveretta è morta tra le sue braccia e prima gli ha chiesto di trovare il piccolo e salvarlo. Killian ha inseguito per anni il Duca e quando è venuto a Storybrook non era “per caso”, stava cercando Henry …

“Ora tutto mi è chiaro … non poteva essere il contrario! E tu Emma? Sei così presa dal tuo Killian che ancora non riesci a vedere …”

– Henry ha un unico parente in vita, suo zio Eduard, il giovane dai capelli rossi che ci ha accompagnato il giorno del mio ritorno … è il fratello di sua madre … l’aiuto che ti volevo chiedere riguarda lui …
- In cosa posso essere utile?
 – Oggi pomeriggio alle 17,00 Eddy si batterà in duello con Jason …
- Il figlio di Matteus?!
– Si proprio lui … si contenderanno l’onore e la mano di Anny O’Danag e Killian con Jefferson saranno i suoi secondi! Non sono riuscita a parlare con Killian da ieri sera … mi devi fare il favore di essere presente al duello per convincere lui ed Eddy ad abbassare il livello di rischio del  duello stesso e, se dovesse essere necessario ricucire qualche taglio, tu sarai già lì!
***
 
Giunti al porto Eddy scese dal peschereccio per dirigersi alla “Stella del Mattino”.

Il Capitano lo aspettava per allenarlo personalmente con la spada, ma anche per parlargli di quanto scoperto e non solo. Lo attendeva sul ponte, all’imbocco della passerella, nel suo abbigliamento in pelle nera e con un sorriso e uno sguardo che Eduard poté giudicare di affetto.
Fatto l’ultimo passo verso il suo Capitano, Eduard vide che gli porgeva la mano, in segno d saluto e stima. Era la prima volta che Killian gli riservava quel gesto e per il giovane significò una sola cosa … ufficialmente aveva la stima e il rispetto del Capitano Killian Jones! Ne fu felice e sentì il proprio petto gonfiarsi d’orgoglio, mentre il cuore cominciò a battergli più velocemente.

– Ben tornato a bordo “figliolo”!

“Figliolo?!”

Lo aveva sempre chiamato “ragazzo”, da un po’ lo chiamava Eduard, sentirsi definire “figliolo” fu una nuova emozione. Killian nel suo immaginario era una sorta di padre per lui, l’unica figura paterna che avesse mai conosciuto e sentire che anche lui lo riconosceva come un figlio, gli fece veramente bene al cuore! Riuscì a balbettare un “Grazie Capitano”, mentre con difficoltà cercò di far sciogliere il groppo alla gola, provocato da quell’emozione.

– Ho diverse cose da dirti Eduard, ma per prima cosa mi volevo complimentare con te …

Eddy aveva sgranato gli occhi. Killian stava per continuare e si portò l’indice verso la guancia e l’orecchio. Non era certo abituato a convenevoli e smancerie il “Pirata Captain Hook”, Eddy capì che fosse imbarazzato e provò quasi tenerezza per lui, non era facile per nessuno mostrare i propri sentimenti, specie se si era conosciuti come “duri uomini di mare”!

– Beh! Hai fatto un ottimo lavoro con il peschereccio questa mattina! Sei diventato molto bravo … Credo tu meritassi di sapere il mio giudizio …

Eddy era abituato ad osservare Killian, a catturare ogni sua espressione e modo di fare, era sempre stato il suo esempio da seguire, non gli sfuggì che per un attimo, prima di continuare, non sapeva dove guardare ma, alla fine, nel dirgli l’ultima cosa, da uomo sicuro di sé quale era, lo guardò dritto negli occhi, il mare incontrò il suo grigio tempestoso e, in quel grigio, un raggio di sole illuminò lo sguardo di Eddy.

 – Sono orgoglioso di te figliolo!

Killian gli portò istintivamente la mano sulla spalla e se lo avvicinò al petto in un abbraccio di sincero affetto. Eddy sapeva di avere definitivamente la sua approvazione e ormai non dubitava più dell’affetto che Killian nutriva per lui, nonostante tante volte avesse usato su di lui più il bastone che la carota, aveva capito da tempo che lo faceva per fortificarlo, poiché ci teneva a lui più di quanto dava a vedere.

Eddy non ricordava di aver mai provato quel calore che l’abbraccio paterno di Killian gli aveva regalato e ne rimase molto colpito. Fu un abbraccio intenso, ma breve. Il Capitano non voleva passare di certo per un debole, davanti alla sua ciurma! Sciolse l’abbraccio e con il tono di voce, che usava per impartire ordini, impostò la frase seguente in modo che arrivasse anche a Jefferson.

– Ora tu e Jefferson a rapporto da me, vi aspetto tra dieci minuti nel mio ufficio!

Altri ordini vennero distribuiti agli altri uomini e Max Brontolo montò di guardia.
 
Puntuali Jefferson ed Eddy si ritrovarono davanti alla scrivania del loro Capitano.

 – Jeff, ieri sera il nostro giovanotto qui presente ha sfidato un tale a duello …

Jefferson sgranò gli occhi e si voltò di scatto a guardare in viso Eddy, era a bocca aperta per la sorpresa, non si aspettava questo coraggio dal giovane.

 – E cosa diavolo è successo per arrivare a tanto?!
– Cosa può essere successo secondo te Fox?
– Una donna …
- Già, Eduard ha deciso di “combattere per l’onore e per l’amore” … Da vero cavaliere difenderà l’onore della sua fidanzata …
 - La bella Anny ha attirato le attenzioni di qualche damerino a quanto pare!

Eddy aveva uno sguardo furente nel fissare Jeff.

 – Direi un po’ peggio che attirare solo le attenzioni … in tutta sincerità Eddy ha tutte le ragioni! Quindi, finita questa riunione, io e te lo alleneremo e alle 17,00 saremo con lui dietro alla Chiesa di San Patrizio … saremo i suoi Secondi …
 - Mmm … ci sa fare questo tizio con la spada?
 – Ha scelto lui l’arma e quindi credo che sappia quello che fa … comunque sia ho preso una decisione … vista la giovane età di entrambi, proporrò di abbassare il livello di pericolosità … proporrò “il primo sangue”.

Eddy saltò su come una molla.

– Cosa?! Lo voglio ammazzare quel porco! Quale primo sangue?!
– Eduard! La prima lezione che ti ho impartito, se ricordi, è di mantenere la freddezza quando combatti e te lo dice l’uomo più impulsivo del mondo! La spada è uno strumento di morte, ma è contemporaneamente una disciplina! Da mio padre, che per primo mi ha messo una spada in mano, ho imparato che non siamo assassini! Un uomo d’onore conosce la lealtà e il valore di ciò per cui combatte. Tu combatterai per difendere il tuo amore, la lealtà è un’altra caratteristica per essere quell’uomo d’onore. Non è necessario uccidere in questo caso, l’importante è il gesto. Non voglio che tu corra un rischio che ti precluda di realizzare i tuoi sogni! Pensa alla vita che ti spetta con Anny, ti basterà un graffio al tuo avversario per avere la tua soddisfazione, non ti è necessaria la sua vita e per lui dovrà essere lo stesso! Quindi, per quanto tu possa impulsivamente essere contrario, questa sarà la regola del duello. La possiamo proporre in quanto sei tu stesso ad aver lanciato la sfida!
 – Non voglio che quel Jason si avvicini mai più ad Anny!
– Non lo farà o andrà a finire dritto in galera, ci sono dei testimoni riguardo a quanto successo e non dimenticare che uno di essi è Lady Barbra e tu sai benissimo chi è …

Eddy sembrò calmarsi, il duello aveva salvato per il momento dalla prigione Jason, ma non era detto che in caso di suoi nuovi tentativi di molestie ad Anny, non si beccasse una denuncia.

– Ora vediamo di iniziare l’esercitazione, andate a prendere le vostre spade. Eduard, io e Fox ti attaccheremo anche insieme e l’intenzione sarà di ucciderti, tu non solo ti dovrai difendere, dovrai contrattaccare per ucciderci …

Eddy sapeva bene che, se Killian prendeva la decisione di allenarlo, riusciva ad essere molto duro, ricordò come allenava Emma “senza nessuna pietà”, con lui avrebbe fatto lo stesso, doveva prepararlo a “saper sopravvivere”!

Una ventina di minuti dopo, si ritrovarono tutti e tre sul ponte. Formarono un triangolo e iniziarono a muoversi ruotando. Gli sguardi andavano veloci, dall’uno all’altro, per carpire quel guizzo negli occhi degli avversari che indicava il momento dell’attacco. Le spade erano sguainate davanti ad ognuno di loro.
L’attacco fu velocissimo e appena percepito da Eddy notando il lieve strizzare degli occhi di Jeff, il quale fece, in realtà, una finta per lasciare spazio a Killian di attaccare a tradimento il ragazzo. Le tante ore di pratica che Eddy aveva esperimentato in quegli ultimi mesi del viaggio con Lady Barbra, diedero i loro frutti. Con un’agilità da far invidia a quella del Capitano, Eddy schivò il finto attacco di Fox e parò quello di Killian. Il Capitano gli mostrò il suo sorriso di compiacimento. Gli attacchi e gli affondi si susseguirono. Alla fine i tre uomini erano zuppi di sudore, ma Killian si ritenne molto soddisfatto dell’abilità mostrata dal giovane. Anche Jefferson era soddisfatto e gli diede una rumorosa pacca sulla spalla sinistra, in segno di apprezzamento.

 – Credo che uno spuntino ora ci sia necessario miei prodi! Vediamo in cambusa cosa ha preparato Jambon!

Ridendo, i tre scesero in cambusa, dove anche gli altri stavano per pranzare. Brontolo li seguì con un’occhiataccia, a lui ancora non toccava il pranzo era di guardia! Sperò che Spugna non mangiasse anche la sua parte!
***
 
Mancava poco alle 17.00, Emma, vestita con uno dei suoi abiti femminili, verde acqua, camminava nervosamente avanti e indietro sul vasto terrazzo della Rocca. Henry correva di qua e di là sul suo bastone dalla testa di cavallo, realizzato da suo zio August, dando battaglia a finti nemici e incitando i suoi immaginari soldati. Belle osservava Emma, distogliendo ogni tanto gli occhi dal suo lavoro di ricamo. Presto quel sole autunnale, che illuminava il terrazzo, sarebbe tramontato.
Belle sapeva cosa stava turbando Emma. Si alzò, lasciando il telaio rotondo, con il cucito, sul basso tavolino accanto alla sedia che occupava e si diresse verso la Principessa.

 – Emma … sei come un leone in gabbia … cerca di stare tranquilla o anche Henry si accorgerà della tua inquietudine e inizierà a farti mille domande come al solito …

Emma si fermò un attimo, pensierosa, guardando verso il punto in cui si vedeva la vetta del campanile della chiesa di San Patrizio. Frate Benedictus era partito da un’ora buona, sicuramente era arrivato davanti a quella chiesa …

 - Non ci riesco Belle! È più forte di me … ho una brutta sensazione … spero solo che Fra Benny riesca a far ragionare Eddy e Killian …

Belle la poteva capire, anche lei era una donna innamorata e non sarebbe stata tranquilla all’idea del suo August impegnato in un duello all’ultimo sangue, nonostante la sua abilità nella spada. Abbassò lo sguardo rattristata e sperò che tutto si risolvesse nei migliori dei modi.
Emma si allontanò da lei per sporgersi dal muro della balconata, avrebbe voluto arrivare, con la vista, fino allo spazio dietro la chiesa dedicata al Santo Patrono d’Irlanda.

“San Patrizio … proteggi il mio cocciuto irlandese e aiuta anche Eddy e Jeff …”
 
***
 
Padre Charles vide passare davanti alla chiesa tre uomini vestiti con abiti in pelle nera, due erano sicuramente sui trenta - trentadue anni, ambedue con i capelli bruni e una leggera barba.

 “Sembrano fratelli …”

Il terzo era poco più di un ragazzo, alto, snello e con una chioma di riccioli rossi. Il parroco non li aveva mai visti, ma pensò che il Signore sapeva  veramente creare l’armonia e la bellezza e ne aveva dotato fisicamente quei tre uomini, sicuramente in modo generoso. Il primo dei tre si voltò verso di lui, alzando la mano destra lo salutò e gli rivolse una richiesta. Il Prete si accorse che alla mano sinistra portava un guanto di pelle nera.

 – Padre! In nome del nostro Santo Patrono ci benedica!
– Siete Irlandesi figlioli?!
– Lo siamo …
- Qui a Storybrook siamo in parecchi … la chiesa è stata costruita proprio dai nostri … ci siamo portati un pezzo della nostra terra in America …
- Il pezzo più grande lo porteremo sempre nel cuore Padre!

L’uomo gli aveva risposto sorridendo, poté notare che oltre ai suoi candidi denti perfetti, sorrisero anche i suoi occhi, di un intenso e raro azzurro.

“Gli manca sicuramente parecchio la nostra terra d’origine!”

Padre Charles ne fu sicuro e lesse in quel viso, sincerità e lealtà.

– Figlioli, volete entrare in chiesa? Facciamo due chiacchiere …
 - Accetteremo volentieri per quando avremo finito …
 - Finito cosa?
– Un duello d’onore …

Il Prete sgranò gli occhi e si fece il segno della croce.

 – Capisco la vostra richiesta … allora …

Senza aggiungere altro, il Sacerdote alzò l’indice ed il medio della mano destra e tracciando dei segni in aria, a formare una croce, nella loro direzione, li benedì con la formula in latino.
I tre uomini lo ringraziarono e si avviarono dietro la chiesa. Il Sacerdote emise un triste sospiro. Non sapeva quale motivo “d’onore” li spingeva a duellare, ma si augurò che non ci fosse spargimento di sangue, erano dei bei giovani e sembravano anche di buona indole, nonostante quei vestiti da masnadieri! Chiuse lentamente la porta della chiesa e non vide il passare di Frate Benedictus e poco dopo di due individui vestiti con lunghi pastrani neri, tricorni calati sulla fronte e un mantello avvolto intorno alle spalle che copriva in parte il loro viso.
 
***
Eddy e i suoi secondi si ritrovarono dietro la chiesa. Il ciottolato del piazzale lasciava il posto alla terra battuta e a ciuffi di erba che, ribelli agli intenti dell’uomo, nascevano prepotentemente in modo spontaneo. Sembrava aprirsi una radura di alberi, di abeti e pini, dietro la chiesa, dimostrando che ancora c’erano zone selvatiche anche sulla Penisola di Storybrook.

Killian respirò a pieni polmoni l’odore della resina di quegli alberi, era piacevole e desiderò essere lì per motivi più romantici. In un secondo vide se stesso cavalcare in quel boschetto, tenendo per la vita Emma, seduta all’amazzone davanti a lui. Chiuse gli occhi per quel secondo, gli sembrò di sfiorare la sua guancia, chinandosi a cercarle le labbra, mentre i suoi capelli dorati, smossi dal vento, gli solleticavano il viso.
Lei dimorava non solo nella sua mente e nel suo cuore, era ormai in ogni cellula del suo corpo. Si sentiva bruciare per il desiderio di averla ancora tra le braccia. Sospirò piano, riaprendo gli occhi e ricordando la sua immagine a cavallo sulla banchina del molo. Avrebbe voluto gettarsi dal ponte della sua nave per raggiungerla a nuoto ma, in quel momento, la priorità era tornare al porto ed esercitare Eddy.

 “Swan aspettami … voglio tornare da te …”
 
***
 
Jason non aveva detto nulla a suo padre del duello. Già ne aveva combinate abbastanza, ai suoi occhi, per quel giorno! Il padre gliene aveva dette di tutti i colori, sia per quello che aveva combinato ai danni di Lady Barbra e in fin dei conti a se stesso e alla sua famiglia che, poi, riguardo ad Anny. Angus gli aveva parlato quella mattina, all’apertura dell’emporio.

 “Maledizione! Non poteva starsene zitto?!”

Poteva tacere Angus O’ Danag? Ovviamente no! Oltretutto Jason andava escluso dal cerchio di fiducia della Principessa, non era solo una cosa che riguardava il “fattaccio” con Anny, ma Jason questo non poteva saperlo!

Per togliersi da sotto gli occhi sfiduciati di Matteus, Jason era uscito di casa subito dopo pranzo, nascondendo la spada sotto il pastrano e dicendo che aveva bisogno di riflettere. Sua madre Domitilla, con sguardo triste, si era voltata verso suo marito, egli non l’aveva neppure guardata, mantenendo la fronte corrucciata nella sua rabbia e delusione.

Camminando fino verso la chiesa, Jason era arrivato un bel pezzo in anticipo sull’orario. Non aveva visto Padre Charles, sicuramente era in canonica.

“Meglio così, altrimenti quell’impiccione d’un prete mi avrebbe fatto domande e avrebbe finito con una bella filippica pure lui … ci sarebbe mancato!”

Solo, in quello spiazzo, tra pini ed abeti, Jason aveva avuto parecchio tempo per riflettere. Quel tale …

 “Come si chiamava? … Si, Robert Smith.”

Gli aveva promesso due secondi in gamba e in cambio voleva informazioni su Lady Barbra. Jason si rese conto di sapere molto poco di lei.

”A chi diavolo chiederò informazioni su quella donna? A volte sembra quasi un fantasma. Appare periodicamente … so che abita alla villa sulla baia ad Ovest, sul versante dietro la Rocca, ho sentito che ha un figlio … mai sentito nominare o visto, né lui né suo marito … forse è vedova … ma è una “tipa” maledettamente scaltra! Domani dovrò iniziare il nuovo incarico che mi ha affibbiato da quell’arpia di Rosalind … una bella punizione! L’unico sollazzo che potrò avere sono le gemelle … per quello voglio vedere quale delle due ci starà per prima … sono identiche … potrò sempre dare la colpa a loro e dire che si sono scambiate l’una con l’altra … magari alla fine non sarà proprio una punizione spiacevole! Vedrò se ne sanno più di me su Lady Barbra!"

Pensava parecchio Jason e intanto si allenava da solo con la spada, in quello spiazzo di terra battuta. Poi, sentì delle voci provenire dalla chiesa.

“Sono arrivati puntuali!”

Un paio di minuti dopo, apparvero i tre atletici ed eleganti uomini vestiti in pelle nera. Jason nel vederli perse per un attimo la sicurezza in se stesso, poi ricordò la causa del duello: Anny. Il desiderio di possederla era rimasto in sospeso. Battere il suo sfidante significava poterla reclamare a suo padre Angus. Rivide l’angelico volto della ragazza e il suo seno nudo, quando le aveva strappato la camicia di dosso. Era così bianca, calda e morbida la sua pelle! Veramente desiderabile! Come aveva detto Mister Smith “Un bel bottino!” Avrebbe fatto in modo di averla …

Cercando di ostentare sicurezza e coraggio, Jason si diresse verso i tre.

– I tuoi secondi non sono arrivati giovanotto?! Lo sai come funziona un duello, vero?

Jason pensò che quello, il Capitano Jones, sapeva essere un “Signor Capitano”, il tono della sua voce era autoritario, tipico di chi era abituato al comando, non ne fu meravigliato. Aveva sentito dire da suo padre che, quell’uomo, poteva essere considerato un eroe, non sapeva bene il perché, ma di solito suo padre non diceva fesserie! Tirò fuori la voce anche lui, cercando di essere strafottente e dare l’impressione di essere uno che sapeva il fatto suo.

 – Non temete Capitano! So benissimo come si affronta un duello, non è la prima volta che combatto! I miei secondi arriveranno presto, statene certo!

In realtà, tanto sicuro, Jason non ne era neppure lui! Poteva fidarsi di quel Smith?
Jones lo guardò intensamente con i suoi occhi azzurri e si rese conto che quell’ostentazione, di sicurezza, nascondeva il contrario e dubitava che mai, quel “ragazzotto arrogante”, avesse combattuto un altro duello se non per allenamento di scherma.

 – Miei Signori …

La voce alle loro spalle era conosciuta. Gli uomini si voltarono a guardare il piccolo e rotondo frate che stava arrivando verso di loro.

 – Frate Benedictus?! Che ci fate da queste parti?!
 – Ho saputo cosa capitava e sono passato … posso parlarvi in privato Killian?

Il Capitano fece un accenno di inchino invitando, con la mano, il frate ad allontanarsi in disparte con lui.

 – Immaginate di certo chi mi manda!
– Chi?!
– Killian … non fate il finto tonto con me … Qualcuno, che starà ancora camminando nervosamente su e giù per il terrazzo della Rocca, tiene molto a voi e a quel ragazzo e mi ha mandato a chiedervi di abbassare il livello di rischio del duello …

Killian sorrise inconsapevolmente.

 “My love, my Swan … ti stai preoccupando per me … ti ho detto che sono bravo a sopravvivere … stai tranquilla tesoro!"

– Tengo alla mia vita quanto a quella di Eddy e Jefferson, “Lei” lo sa … non ho intenzione di far correre rischi mortali a nessuno. Potete tornare da lei e tranquillizzarla …
 - Aspetterò la fine del duello Capitano e le potrò dare la notizia che state tutti bene.

Killian sorrise sghembo e acconsentì con un cenno del capo. Gli aveva fatto piacere sentire che la sua amata lo stava pensando, lui aveva fatto lo stesso fino a quel momento, la percepì molto vicina e sentì forte il solito calore, che la rappresentava, partire dal centro del petto.

 – Allora Signori! È qui la festa?

Uno dei due tizi che stavano arrivando in quel momento si era espresso in quella domanda con tono di scherno e sfida. Tutti i presenti si voltarono verso di loro. Sia Killian che Jefferson si guardarono istintivamente in volto, avevano pensato sicuramente la stessa cosa!
I due sconosciuti non avevano un’aria raccomandabile. Killian fece in direzione di Fox un’alzata con il sopracciglio sinistro. Jeff lo capì al volo, era un segnale che tra loro significava “non ci fidiamo, dobbiamo tenere alta la guardia!”.

– Miei Signori! Non mi risulta che un duello sia mai stata una festa! Per voi lo è?

Quello che non aveva ancora parlato rispose a Killian, accennando una mezza risata e mostrando ben pochi denti dentro quella bocca volgare e, quei pochi, anneriti dal masticare tabacco.

– Caro Capitano Jones! Ovviamente, come per voi, anche per noi si tratta di una cosa … molto seria …
- Ci conosciamo Signori?

Il primo che aveva parlato rispose a sua volta.

– Abbiamo sentito dire che siete un eroe Capitano, ma è la prima volta che abbiamo l’onore di incontrarvi …
 - Be direi che sono necessarie le reciproche generalità, come in ogni duello d’onore che si rispetti!

Convenne il Capitano.

 – Certo …  certo, come no?! Siamo Eric Black e Jack Red!

Con un fare arrogante, il primo aveva risposto per entrambi e, contemporaneamente, fecero un teatrale inchino in direzione del Capitano Jones.
Killian e Jeff si scambiarono velocemente un'altra occhiata.

“Rosso e Nero … questi puzzano a chilometri di distanza …”

Jeff rimuginava mentre i due sghignazzavano divertiti. Vide la mano di Killian portarsi a stringere con forza la cintura e il guizzo nervoso del muscolo della sua guancia. La pensava come lui e si stava concentrando per restare freddo alle provocazioni ed evitare di sguainare subito la spada per affrontarli. Intervenne con tono allegro per spezzare la tensione.

– Siete del posto ovviamente!
– Ovviamente … Mate!

“Qualcosa non mi quadra, il nostro Jason è rimasto sorpreso a vederli … come se li vedesse per la prima volta, ma poi ha avuto un’espressione … soddisfatta …”

Jefferson o Fox, come lo chiamava dall’adolescenza Killian, aveva uno spirito di osservazione e una scaltrezza, che lo aiutavano a pianificare strategie in un lampo. Killian lo ammirava e stimava per quella sua capacità e non poche volte si erano tolti dagli impacci, grazie alle sue brillanti e spesso truffaldine idee.

 – Bene miei Signori! È il momento di stabilire le regole! Lo sfidante, nostro assistito, si reputerà soddisfatto al primo sangue!

Frate Benedictus ringraziò Dio a sentire Killian pronunciare quella regola, l’uomo teneva veramente al ragazzo e la pensava allo stesso modo di Emma, come aveva fatto capire, non voleva correre rischi superflui.
Black e Red scoppiarono in un’altra risata.

– Tutto qui il valore dell’onore che il “Moccioso” vuole riscattare?

Il primo dei due rispose in questo modo e l’altro aggiunse:

- Non vi sembra ridicolo Capitano?! Avevamo sentito del vostro eroismo, ma qui mi sembra di stare con tre belle fanciulle! Non che non mi piacciano le signorine, ma in quel caso preferisco un combattimento in altre posizioni!

Eddy ebbe un accenno di slancio furioso, ma Killian lo trattenne immediatamente, bloccandogli il passaggio. Chinando leggermente il capo, lo ruotò verso di lui, lanciandogli un’eloquente occhiata che il giovane capì subito come:

“Mostra freddezza, non raccogliere queste istigazioni o perdi la tua concentrazione!”

Si concentrò sul suo obiettivo, doveva ricordare lucidamente gli insegnamenti di Killian, se voleva riuscire nel suo intento.

– Non credo di dover giustificazioni miei Signori, in quanto le regole spettano allo sfidante, ma spero bene che vi rendiate conto della giovane età dei duellanti e dell’inutilità dell’ultimo sangue!

Jason, di suo, sembrò tirare un sospiro di sollievo, gli si era fermato il cuore in petto a sentire i suoi secondi istigare gli altri tre ad un duello più duro. In effetti gli bastava fare anche un graffio a quell’odioso Eduard ed Anny sarebbe stata sua. Si convinse che in cinque minuti avrebbe raggiunto l’obiettivo.
I due uomini si scambiarono uno sguardo  di sbiego e poi, come rabboniti, acconsentirono con il capo contemporaneamente.

– Siete un uomo d’onore Capitano, avete ragione … è giusto che i due ragazzi possano assaporare i piaceri della vita, che il migliore assapori il favo di miele della ragazza che si stanno contendendo!

Eddy strinse la mascella e le mani a pugno, sentì le unghie infilarsi nei palmi, non sopportava sentir parlare in certi modi della sua adorata Anny! Killian lo guardò ancora come poco prima e lo riportò alla concentrazione. Si voltò verso tutti i presenti e diede l’ordine per l’inizio.

– Prendere posizione!

I duellanti si misero uno di fronte all’altro, alla necessaria distanza e i secondi si posizionarono dietro i loro assistiti, lasciando lo spazio occorrente per i loro movimenti.

– Sguainate le spade! … In guardia! … Via!

Il duello ebbe inizio e Killian si spostò indietro, restando in direzione del centro dello spazio tra i due contendenti, a lui spettava il ruolo di arbitro insieme ad uno dei due altri uomini. Quello che si portò vicino a lui fu Red. I sensi del Capitano erano tutti all’erta, sentiva che doveva aspettarsi qualche tiro mancino. Jeff stava pensando la stessa cosa e fu contento di stare sul lato di Red, avesse fatto scherzi nei confronti di Eddy o di Killian, gli era abbastanza vicino.
 
I duellanti si studiarono prima di attaccare e poi continuarono i loro movimenti di attacco e difesa, come in una danza. Erano ambedue abili e agili. La differenza che notava Killian, da esperto, era inerente semplicemente alla maggiore esperienza di Jason. Riguardo alla tecnica, sicuramente Eddy era in vantaggio. Jason si portava avanti con la gamba, tenendo il braccio opposto dietro di sé. Era chiaro l’intento di evitare di farsi colpire, come era evidente la sua intenzione di colpire Eddy mortalmente. La regola del primo sangue poteva ridurre i rischi, ma non era detto che la prima ferita non potesse risultare mortale. Eduard si stava mostrando “uomo d’onore”, non voleva uccidere Jason e cercava in effetti solo di ferirlo. Fu costretto a rendersi conto presto, dagli affondi dell’avversario, che stava rischiando la morte. Non poteva permetterselo, non poteva permettersi di lasciare Anny, che lo amava, a quel Jason, che non aveva avuto nessun rispetto per lei. Iniziò ad attaccare con maggior irruenza. I suoi occhi grigi penetravano quelli castani di Jason. La determinazione di Eddy e la freddezza della sua espressione, iniziarono ad intimorire l’altro. Il figlio di Matteus si ritrovò ad indietreggiare e a parare i fendenti di Eddy. Ad un certo punto tentò una mossa sleale. Si abbassò improvvisamente per dare un colpo di taglio alle gambe di Eddy. Gli attacchi di quella mattina, di Killian e Jefferson, avevano richiesto ad Eddy mosse a dir poco acrobatiche, si era ritrovato a saltare sui barili dell’acqua per evitare di essere colpito e la sua muscolatura potente lo aveva aiutato parecchio. Fu pronto all’attacco di Jason, fece un salto che gli evitò di essere colpito e, veramente come un acrobata, in una capovolta in aria, si ritrovò dietro le spalle di Jason. Fu talmente veloce l’azione che, nel rialzarsi e voltarsi, Jason fu colpito fortemente alla guardia della spada, tanto da sciogliere la presa sull’elsa e ritrovarsi disarmato. Vide con terrore che Eddy gli  puntava la sua  dritta in direzione del cuore. Tremando fece un passo indietro ma, a causa dell’impedimento di una piccola zolla di erba, il suo passo strisciante inciampò e lui cadde rovinosamente con la schiena a terra. Eddy gli fu sopra in un balzo. Gli mise il piede sinistro sullo stomaco e si chinò con la spada, velocemente, verso l’orecchio sinistro dell’avversario, sfiorandolo in un leggero movimento che gli lasciò un minimo taglio sul lobo. Poche gocce, del sangue di Jason, lordarono la spada di Eddy, egli alzò l’arma e gridò:

 – Ho il primo sangue, mi ritengo soddisfatto!

Killian e Jeff non avevano perso un singolo movimento dei due giovani, Eddy era vittorioso in tutti i sensi. Killian era fiero di lui, aveva avuto la possibilità legittima di uccidere per difesa Jason ma, oltre che la sua onorabilità, aveva dimostrato anche nobiltà d’animo e quella … non gliela aveva insegnata nessuno!
Eddy afferrò la mano destra di Jason e lo tirò su. Si avvicinò al suo viso e lo fissò negli occhi.

– Non ti avvicinare mai più ad Anny! La prossima volta non sopravvivrai!

Non solo lo sguardo gelido del giovane aveva spaventato Jason, la sua stessa voce, imperiosa e autoritaria, non meno di quella del Capitano Jones, lo aveva convinto che doveva togliersi definitivamente dalla mente Anny. Farfugliò qualcosa di incomprensibile e acconsentì con la testa.

– Miei Signori! Il primo sangue è stato ottenuto e l’onta dell’offesa è lavata! Decreto vincitore e soddisfatto lo sfidante! Il duello è concluso!
– Ne sei convinto Capitano Killian Jones?

Red, poco distante da Killian, aveva sguainato la spada, il suo compare Black fece immediatamente lo stesso. Il Capitano, che non aveva abbassato l’attenzione su quei loschi individui, saltò indietro sguainando la sua arma e mettendosi in guardia. Jefferson afferrò la sua e velocemente si avvicinò a Red. Black si gettò verso i tre uomini e la battaglia tra i quattro fu ingaggiata in un attimo. Eddy non era completamente sorpreso di quanto stava accadendo e, con l’arma già in mano, la puntò verso Jason.

– Se è la morte che cerchi Jason, te la farò trovare! Riprenditi la spada, non combatto con un uomo disarmato!

Jason aveva gli occhi sgranati, non riusciva a credere a cosa stava accadendo.

“Chi diavolo sono questi due che mi ha mandato Smith?! Sono impazziti?!”

 – Io non lo sapevo … non centro niente!

Terrorizzato cercò di giustificarsi con Eddy, ma questi non lo ascoltò neppure e gli sibilò ancora:

- Prendi la spada vigliacco!

Jason fece vedere che si dirigeva verso la spada, pochi metri più in là e, quando si sentì abbastanza distante dall’arma di Eddy, iniziò a correre come non aveva mai fatto in vita sua. Sbucò sullo spiazzo della chiesa e fece un capitombolo tremendo finendo contro tre uomini, grandi e grossi, vestiti come Black e Red.

– Mammoletta! Dove vai con quella fretta?!

Jason, seduto per terra, si trascinò velocemente indietro con i piedi e le braccia, terrorizzato al punto che si pisciò addosso. I tre se ne avvidero e scoppiarono a ridere.

– Hai ragione Jim! È proprio una bella “signorinella” e le hai fatto pure effetto! Si è “bagnata” d’amore per te!
 – Peccato che non abbiamo tempo “mate”, ma se ci aspetti “tesoro” quando abbiamo finito con Jones, ti daremo quello che cerchi!

Il terzo aveva detto la sua e scoppiarono in una risata che li rese ancora più orripilanti agli occhi di Jason. Veloci i tre “omacci” svicolarono dietro l’edificio. Jason, disperato, corse verso la porta della chiesa, batté i pugni contro il legno, la porta non era chiusa a chiave e riuscì a penetrare nell’ombra di quel luogo sacro. Richiuse con forza la porta, poggiandovisi poi contro con le spalle e scivolando a terra lentamente, gli occhi pieni di lacrime. Padre Charles, dalla canonica, aveva sentito quell’improvviso rumore e si precipitò subito verso l’entrata. Nella penombra vide il giovane in terra e corse verso di lui. Un rigagnolo di sangue gli colava dall’orecchio sinistro, il prete decretò che non era nulla di grave.

– Jason! Che accidenti ti è successo? Non sarai mica tu quello con cui avevano il duello gli irlandesi?!
– Padre … Padre … aiutatemi … chiedo asilo!

Jason si era inginocchiato davanti al parroco e si era aggrappato alla sua lunga e nera veste logora.

– Calmati figliolo … calmati … avrai asilo! Ora spiegami che cosa è successo!
 
***
 
Eddy era rimasto con una smorfia di disgusto dipinta sul volto, guardando Jason fuggire da codardo. Si voltò verso i suoi compagni e corse a dar loro manforte. I due uomini erano forti, ma loro erano tre agili pantere, veloci e letali. Il loro vantaggio era evidente. Si ritrovarono tutti e tre affiancati con le spade puntate verso Black e Red. I due si tiravano lentamente indietro, guardando con rapidi movimenti degli occhi, da l’uno all’altro i tre avversari. Killian si trovava tra Eddy e Jeff.

– Fermi così carissimi Signori!

I tre “omacci” erano spuntati all’improvviso e quello chiamato Jim aveva parlato.

– E questi chi altro diavolo sono adesso?!

Jeff aveva esternato il pensiero che anche i suoi compagni stavano formulando.

 – Se fate i bravi, nessuno si farà la “bua”!

Jim continuava a parlare e Black con Red si distaccarono ghignando dai tre uomini vestiti in pelle nera, per avvicinarsi a quelli che, come capirono immediatamente Killian e i compagni, erano i loro “compari”.
Facendo cenno con la testa a Eddy e a Jeff, Jim continuò.

– Voi due non ci interessate, siamo qui per Captain Hook!

I tre furono sorpresi della conoscenza specifica che quegli uomini avevano di Killian, per altro loro tre non avevano mai visto prima nessuno di quei cinque uomini!

 – Ci conosciamo Signori? Non mi sembra di avervi mai visto in vita mia! Credo sia doverosa una spiegazione di questo “affetto” nei miei confronti!
I cinque, forti della loro superiorità numerica, risero in coro.
– Cosa importa Capitano?! Non conoscete noi, ma vi conosce bene il vostro “amico” che ci manda, quindi … seguiteci di vostra spontanea volontà, non abbiamo intenzione di farvi del male!

Jeff ed Eddy scattarono avanti a Killian automaticamente, incrociando le spade davanti a lui.

– Il nostro Capitano non andrà da nessuna parte!
– Capitano! Ci avevano detto del vostro proverbiale fascino e in effetti queste belle “ragazzine” sembrano proprio innamorate di voi! Su, su “belle bimbe” consegnateci il vostro “amato” Killian, lo tratteremo con i guanti bianchi …

Questa volta rispose Eddy:

 – Se lo volete, venite a prendervelo, ma prima qualcuna delle vostre prosperose pance sarà aperta!
– Senti senti il “Mocciosetto”! Ci hanno detto di portarlo con noi “vivo o morto”, vivo era più divertente … ma visto che il compenso è uguale … ci prenderemo la sua vita e la vostra!

Killian fece due passi avanti, sollevò la sua spada e con la lama sciolse quelle incrociate dei suoi due amici, era colpito dal coraggio e dall’affetto di  Eduard e Jefferson nei suoi confronti, anche lui avrebbe fatto lo stesso per loro.
Superò i suoi due uomini e allargò le braccia davanti a loro, quasi a proteggerli.

– Non so chi vi manda e perché. Ma sappiate che Killian Jones non si fa dare ordini da nessuno! Chi di voi avrà scampo, ma dubito che anche solo uno di voi cinque resti vivo, se qualcuno resterà in piedi, dica a chi vi manda che, se non è un codardo, venga da me di persona!

Mentre Killian parlava, i cinque uomini  iniziarono lentamente ad accerchiarli. I tre amici lentamente si disposero come i vertici di un triangolo, abbastanza vicini tra loro da poter sentire Killian dire a bassa voce:

- Amici miei … non per l’onore, né per l’amore … ora combatteremo per sopravvivere! Eddy, ricorda: ghiaccio nelle vene, occhi vigili e cervello sveglio! Ognuno di noi ha una donna che lo aspetta e noi … torneremo da loro!

 Gli attacchi dei cinque si susseguirono, ma trovarono i tre a rispondere con impeto. Nonostante fossero in svantaggio numerico, la loro capacità, in abilità fisica e tecnica, era decisamente migliore. Eddy sgattaiolo sotto il braccio di Jefferson e infilzò in pieno petto uno degli ultimi tre arrivati. Killian era impegnato contemporaneamente con Black e Red, se li trovò improvvisamente uno davanti e l’altro dietro. Red, che stava dietro, lo assaltò con la spada in avanti, Killian si voltò con una velocità incredibile, facendo ruotare il fondo del suo pesante pastrano in pelle, si inclinò sulla destra, evitando la spada di Red che puntava al suo cuore, allungando all’ultimo secondo la gamba sinistra, fece inciampare Red che accidentalmente finì addosso a Balck, questi, con la spada pronta per infilzare il Capitano alla schiena, si vide cadere sull’arma il “compare”. Red si trovò con lo stomaco squarciato, mentre un fiotto di liquido rosso-nerastro fuoriusciva dall’ampia ferita. Cadde a terra, mentre Black, orripilato, gli sfilava la spada dallo stomaco. Lo aveva involontariamente passato da parte a parte! Killian approfittò di quel momento per colpirlo con un fendente alla base della gola. La carotide di Black fu tranciata, l’uomo lasciò la spada portandosi le mani alla gola, non poteva emettere più suoni, la laringe era tagliata. Fece due passi in avanti e, soffocando, cadde con la guancia destra sul terreno bagnato del suo stesso sangue. Killian si voltò cercando Jeff ed Eddy, ognuno dei due stava duellando con uno dei due restanti delinquenti. Vide quello chiamato Jim operare una “manovra trabocchetto” ai danni di Eddy. Il giovane cadde a terra perdendo la spada. Il tizio rise di scherno e si chinò verso il giovane per trafiggerlo al cuore. Eddy vide una massa nera volare al di sopra di lui e colpire con un calcio alla mandibola Jim.

 Killian aveva atterrato l’uomo, ma questi si rialzò velocemente senza perdersi d’animo. Con la spada nella destra, afferrò con la sinistra una daga dalla lama ondulata e si avventò sul Capitano con entrambe le armi. Non era la prima volta per Killian essere affrontato in quel modo. Non mostrò nessuno sgomento, corse verso l’avversario che lo aspettava a gambe aperte per avere più stabilità, nell’attesa del momento di trafiggerlo. All’ultimo momento il Capitano scivolò a terra passandogli tra le gambe e colpendolo al loro centro, con un calcio. Il dolore fortissimo, nella zona della sua virilità, fece perdere il controllo all’uomo che, mentre torceva il viso in una smorfia di dolore, non si rese conto che il capitano lo trapassava al cuore con la spada che aveva tenuto sguainata davanti a sé.

Restava il quinto uomo, che stava impegnando furiosamente Jeff. Killian ed Eddy lo accerchiarono. L’uomo rallentò l’attacco guardandosi intorno.

– Se sarai bravo … non ti faremo la “bua”!

Killian rifece il verso a quanto i cinque avevano detto prima a loro.

– Se ci dici chi vi ha mandato, potremmo decidere di non ucciderti!

L’uomo era l’unico che, tra i cinque, non aveva detto nulla dal suo arrivo.
Velocemente si portò la mano libera alla fascia che gli cingeva i fianchi, ne estrasse un pugnale e se lo puntò al petto.

– Non tradirò mai il mio Signore, la sua ira mi farebbe peggio di quello che potete farmi voi o il mio stesso pugnale!

Detto questo si trafisse il petto e morì sul colpo, rovesciandosi in avanti e cadendo con il suo stesso peso sul pugnale. Cadendo, la sua mano destra rimase voltata verso l’alto. Jeff notò un segno nero sul polso dell’uomo. Si chinò su di lui, gli mise due dita sulla giugulare, non trovò il battito cardiaco, era morto. Gli sollevò la mano destra per guardare meglio. Il segno sul polso era un tatuaggio che riproduceva una daga dalla lama ondulata.

 – Che c’è Fox?
 – Killian! Guardiamo anche gli altri quattro, ho idea che potrebbero avere lo stesso segno!

 
Frate Benedictus, da quando aveva visto Black e Red attaccare i tre amici, si era rintanato nel boschetto e aveva visto tutto da dietro un pino, mentre sgranava un Rosario, pregando Dio di salvaguardare i tre uomini vestiti in pelle nera. Visto la fine della battaglia si riaccostò.

– Siete feriti Signori?
– Non mi sembra Fra Benny, siamo tutti interi no?
– Killian! State sanguinando dal collo … fatemi dare un’occhiata …
- Ma non è nulla di grave, è solo un graffio, il pugnale del mio avversario mi ha sfiorato mentre cadeva a terra.

Frate Benny si accertò che fosse così, non era nulla di grave in effetti, ma quel taglietto andava pulito e disinfettato.

– Vi devo pulire e medicare Capitano, verrò con voi sulla vostra nave e metteremo un paio di punti di sutura!
– Pensate sia necessario?
– Si figliolo, se vi lasciassi al rischio di un’infezione, Emma non me lo perdonerebbe mai!

“Già! Emma … mi picchierebbe se mi facessi infettare anche questo piccolo taglio, l’ultima volta, quella ferita fatta col vetro del bicchiere e l’infezione causata dal piccione, ci ha avvicinato più velocemente di quanto sarebbe potuto capitare … potrei approfittare ora per farmi riservare un po’ delle sue coccole ..”

– Va bene! Venite con noi sulla nave, ma prima finiamo di controllare questi tizi, sarà necessario parlare con il Colonnello August e indagare su chi diavolo fossero.
– Killy! Tutti e cinque gli uomini hanno lo stesso tatuaggio all’interno del polso destro! Significa qualcosa per te?
 – No Jeff! Non ho la più pallida idea di chi possa esserci dietro all’attacco che abbiamo subito. L’unico, al momento, che può darci qualche spiegazione è quel Jason!
– Che è scappato da codardo quale è …

Eddy aveva aggiunto la sua.
***
 
Come un cagnolino affamato, Jason aveva seguito Padre Charles in Sacrestia.

– Vuoi confessarti figliolo?

Jason scoppiava per tutto ciò che aveva accumulato dentro nel giro di 24 ore. Consapevole che il Sacerdote era dovuto al segreto confessionale, fu lieto di alleggerirsi del suo fardello. Sapeva cosa aspettarsi da Padre Charles e sapeva anche di meritarlo!

 Dopo la formula iniziale per la confessione, il giovane partì raccontando dell’imbroglio ai danni di Lady Barbra. Il prete gli mollò una sberla in faccia.

– Ti sei reso conto Jason? Quella donna vi ha dato da campare a te e alla tua famiglia! Ti sei reso conto di cosa hai fatto a te stesso e ai tuoi genitori?
– Sono stato punito da Lady Barbra, mi manda a lavorare come garzone da Rosalind!

Il Prete strinse gli occhi guardandolo.

“Brava Emma! Intelligente, giusta e saggia come sempre! Ci penserà Rosalind a sistemare stò deficien … Signore perdonami, non volevo dirlo, ma tu lo sai è proprio un …”

Jason vide il Prete alzare gli occhi al cielo e farsi il segno della Croce e pensò fosse per preoccupazione nei suoi confronti, iniziò a preoccuparsi ancora di più all’idea di dover lavorare per la Signora Stone.

– Hai altro da confessare?

Ribadì Padre Charles, quasi sospirando per la rassegnazione.

“Povero Matteus, una pasta d’uomo … ci aveva proposto di far entrare il ragazzo nell’organizzazione … fortuna che non lo abbiamo fatto!”

– In verità si, riguarda il motivo del duello … ho … ho … importunato una ragazza e il fidanzato mi ha sfidato a duello.

Un altro schiaffone a manrovescio colpì Jason sulla guancia destra.

– Ah! Padre! Già mi hanno fatto saltare un dente e ho rischiato la vita nel duello, dovete proprio schiaffeggiarmi?! Non mi potete dare qualche Pater o qualche Ave da recitare?
 – Sei un imbecille ragazzo … Signore perdonami, ma questo idiota … si non devo dirlo lo so! Insomma! Che credi? Le donne non si toccano neppure con un fiore! Poi la donna di un altro! Che ti aspettavi?! I complimenti?! Non si fa! Non si fa! Oh Signore! Oh Signore!

Padre Charles si fece due volte il segno della Croce, guardando nuovamente in cielo.

 – E chi è questa povera ragazza? L’avrai spaventata per bene se è una timorata di Dio!
– Temo di si Padre Charles, ho preso un granchio colossale con lei! Pensavo che l’avesse fatto chissà con quanti … invece … no!
– Non l’avrai mica deflorata?!
– No! Purtroppo non ci sono riuscito … il fidanzato è arrivato in tempo …

Un altro manrovescio colpì nuovamente Jason

–“Purtroppo non ci sono riuscitooo”??!! Mica mi sembra che mostri “tanto” pentimento sà?! Chi è questa ragazza?

Jason non sembrava intenzionato a dirlo, temeva la reazione di Padre Charles.

 – Allora?! Sei sotto confessione! La vuoi l’ assoluzione si o no?!
– Si tratta … è … è … Anny O’Danag …

Jason disse il nome sottovoce, ma il sacerdote l’intese benissimo. Scattò in piedi dalla sedia su tutte le furie e gli mollò un tale schiaffo, con tutta la forza del braccio, che Jason cadde dalla sedia su cui sedeva davanti a lui.

– Cooosa?! Con tante ragazze che si sarebbero concesse, tu hai dato fastidio proprio a quell’angelo innocente di mia nipote?!

Si, come Jason aveva temuto, Padre Charles O’Danag, fratello maggiore di Angus, non l’aveva presa molto bene!
Charles, era più anziano di Angus, da giovane, diversamente da suo fratello, era stato rosso di capelli, ma non meno alto e robusto. Ancora, sulla testa semicalva, si vedeva qualche striatura dell’antico rosso. Angus stava ingrigendo ma, anche a lui, si vedevano  ancora le vestigia dei suoi capelli bruni. Ambedue avevano penetranti occhi verdi e un carattere impavido e irruento. Charles era fuggito dall’Irlanda prima di Angus, perseguitato per essere un “Prete fomentatore” del suo popolo. Prima di diventare Sacerdote aveva combattuto con coraggio gli usurpatori Inglesi. Dopo aver ucciso un Conte inglese, per difendere una giovane da lui importunata, si era rifugiato in un convento. Lì aveva incontrato il pentimento sincero per aver tolto una vita e aveva ricevuto la chiamata del Signore.

– Mi chiedo quale Santo sia intervenuto per impedire a mio fratello Angus di ammazzarti con le sue stesse mani!
– Quale Santo e Santo! È arrivato Eduard …  il fidanzato di vostra nipote e poi il Capitano Jones, quello mi ha steso con un pugno e mi ha fatto saltare questo dente!

Jason gli mostrò il buco al posto del dente incisivo.
Padre Charles quasi scoppiava a ridere, ma si trattenne guardando ancora in cielo.

“Signore perdonami, ma gli sta proprio bene a questo farab … non l’ho detto Signore, non l’ho detto!”

 – Il ragazzo dai capelli rossi è Eduard e quello moro … alto con quella bella voce è il Capitano Jones?
– Si, sono loro!
– Sei fortunato ad essere vivo, mi sembravano bravi ragazzi, avrebbero potuto ucciderti … sei scappato da loro come un vigliacco?
 – No! Non da loro! I miei Secondi li hanno attaccati e poi sono arrivati altri tre tizi che ce l’avevano con Jones … Vi giuro che io non ne sapevo niente, manco li conosco i miei due Secondi!
– Questa poi?! Che caz … Scusa Signore, non l’ho detto! Che cavolo dici Jason! Hai due Secondi e non sai chi sono?! Ma dillo che sei proprio idiota, si Signore, questa volta l’ho detto con tutto il cuore e non ti chiedo scusa perché tu la pensi come me!

Si fece per l’ennesima volta il segno della Croce.

 – Dimmi tutto per filo e per segno adesso!
***
 
Il Capitano Jones inviò Eduard e Jefferson a parlare con il capo della sicurezza, il Colonnello August Charming Pendràgon, fratello di Emma. I cadaveri sarebbero stati esaminati e rimossi. Il Colonnello avrebbe fatto partire le indagini e ricercato Jason, che intanto era sparito dalla circolazione.

Sulla nave, nella sua cabina, Killian riceveva le cure di Frate Benedictus. Il giovane Capitano era seduto a torso nudo e teneva il capo inclinato verso destra. La daga dalla lama ondulata lo aveva sfiorato sul lato sinistro del collo, il frate gli disse che erano necessari giusto due punti di sutura. Jambon aveva portato una bacinella di acqua bollita e con delle pezze pulite di lino, il vecchio cerusico stava lavando la piccola ferità. Su quella spalla il Frate notò il tatuaggio dell’Orsa Minore. Lo fissò più attentamente, ma non chiese nulla al Capitano.

“Curioso … veramente curioso!”

– Sentirete un piccolo bruciore Killian, ma è meglio riunire i lembi della ferita. Vi passerò questo unguento e per un paio di giorni non vi togliete il cerotto!
Dopo venite da me alla Rocca, vedremo come procede, se il taglio sarà chiuso sfileremo i punti …

Killian non aveva fiatato per tutto il tempo dell’operazione svolta dal Frate. Gli piacque l’idea di andar da lui alla Rocca, avrebbe potuto rivedere la sua Emma!
L’acqua nella bacinella aveva assunto un colore rosato per il sangue di Killian. Frate Benedictus guardava il cerotto appena applicato e inavvertitamente, spostandosi verso la bacinella, sfiorò con le dita quell’acqua. Killian lo vide irrigidirsi improvvisamente, tremare come per un freddo improvviso, ruotare gli occhi e cadere a terra.

– Fra Benny! Fra Benny! Jambon!

Il vecchio, canuto e barbuto Frate continuava a tremare e i suoi occhi erano bianchi. Jambon aveva sentito l’urlo del Capitano e arrivò di corsa spalancando la porta.

 – Aiutami Paul, si è sentito male improvvisamente … forse soffre di epilessia, mettiamolo sul mio letto!

Killian prese dietro il collo il frate, mentre Paul cercò di prenderlo per le gambe. Il frate afferrò il braccio nudo di Killian e nonostante i suoi occhi non potessero vederlo, li puntò in quelli del Capitano.

– L’albero … l’albero ritornerà … il Magister avrà bisogno di colei che sa … cercare … lui veglierà … deve … è il suo compito … il Cigno e l’Uncino si ritroveranno … oltre la vita … oltre la morte … finché lo giureranno … sempre … sempre …

Killian era sbigottito, non gli sembrava la prima volta di sentire quella voce, non era la normale voce di Frate Benedictus! Cercò di essere razionale.

 – Paul sta proprio male! Delira … è la prima volta che vedo un epilettico che riesce a parlare durante un attacco, mettiamolo sul letto presto!

Il Frate non disse altro. Rimase improvvisamente immobile sul giaciglio del Capitano, non aveva più fremiti. Jambon e Jones lo guardarono ancora, impotenti e perplessi.
Come tutto era iniziato improvvisamente, allo stesso modo il vecchio nano riaprì gli occhi e spaventato si portò a sedere sul letto.

– Che è successo?
– Padre! Ce lo stiamo chiedendo anche noi … siede caduto a terra tremando e delirando …
 - Cosa ho detto?
– Non ricordate nulla?
– No Killian … dopo … non ricordo mai nulla … potete dirmi?

Killian non si fece pregare e cercò di ripetere quella frase spezzettata che il buon Frate aveva pronunciato durante il suo malore.
Benedictus non rispose nulla, si alzò dal letto e si rassettò il saio.

 – Scusatemi Capitano, a volte ho di questi malori, ci convivo da tanti anni … ora devo andare … vi aspetto tra tre giorni alla Rocca …
- Sicuro che state bene ora? Vi faccio accompagnare …
 - Grazie Killian, siete veramente un cavaliere … il Primo … coraggioso, generoso e leale … vi auguro tanta fortuna e l’amore che desiderate … sto bene … posso andare.

Silenziosamente il Frate prese la sua bisaccia e andò via.
***
Emma attendeva impaziente il ritorno di Fra Benny, quasi non gli diede il tempo di sedersi nel suo ambulatorio. Lo trovò spossato. Gli chiese del duello e il Frate le raccontò tutto, anche del graffio suturato e disinfettato del suo innamorato, non le disse nulla del malore che aveva avuto e della frase delirante …
“Volevano uccidere Killian! Chi?! Perché?! Quando torna August vediamo cosa mi dice! Devo vedere assolutamente Killian, devo toccarlo … sfiorare il suo viso … le sue labbra … Devo essere sicura che stia bene … Si è fatto buio … ora non è possibile … domani andrò alla nave, appena ormeggiano. Ho la scusa di dover saldare l’ultima parte del compenso per la missione nel Maine … si, posso farlo, andrò come Lady Barbra!


 
 
 
Angolo dell’autrice
Mi dispiace … ancora non si sono ritrovati, ma è questione di una nottata, domani mattina … si, domani mattina avranno questa possibilità.
”Il Cigno e l’Uncino si ritroveranno sempre … sempre”. Speriamo bene! Hanno tanto da dirsi!
Non so a voi, ma a me Padre Charles  ha dato veramente soddisfazione! Io sentivo il rumore delle sberle e mentre la mia magica penna scriveva da sola, vedevo le scene disegnarsi sul librone di Once upon a time.
A parte gli scherzi! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere le vostre sensazioni ed emozioni! Un abbraccio a tutti coloro che seguono e a chi recensisce. Spero che oggi il Server non faccia capricci! La recensione della mia amica di penna Smemorina, Fatina, come la chiamo io, è scomparsa, l’avevo letta e avevo risposto, speriamo che torni, chissà!
Buona settimana a tutti.
Un Bacio dalla vostra Lara

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Capitolo 39
*** La giusta decisione ... ***


 
Avviso ai numerosi lettori che ringrazio per la loro attenzione e costanza.
Come già dice l’intestazione della storia, nel mio scritto si possono incontrare situazioni di violenza e tematiche delicate. Gli ultimi capitoli sono stati “particolarmente” di questo genere. Non ho dato il rating red poiché mi sembra di usare un linguaggio accettabile. In questo capitolo si parlerà di pedofilia e infibulazione, ma non saranno usati i termini espliciti. Giustamente i due argomenti sono oggi considerati crimini gravissimi, riconosciuti tali dalle leggi mondiali. Vi sarete accorti che spesso, nonostante il contesto storico, inserisco argomenti sociali tuttora attuali. Non voglio scandalizzare ne ferire nessuno. Mi occupo degli argomenti trattati per motivi di lavoro e se le descrizioni vi sembreranno abbastanza dettagliate è spesso a causa di testimonianze vere. Nel racconto i messaggi sottostanti sono molti, lo avete già capito, è il mio modo per sensibilizzare chi legge e far riflettere. A chi teme di essere disturbato da quanto è scritto, sconsiglio di andare avanti con la lettura. Per chi vorrà leggere e recensire chiedo, come al solito, di parlarmi di cosa ha provato durante la lettura.
Un grazie di cuore a tutti.
 

XXXIX Capitolo
La giusta decisione …
 
La luna piena illuminava a giorno lo scenario del massacro. La battaglia era stata veramente furiosa! I corpi dei cinque sconosciuti giacevano secondo il punto in cui ognuno era caduto e morto. Le impronte, sul terreno battuto, rivelarono al Colonnello August l’intensità drammatica di quanto si era svolto dietro la Chiesa di San Patrizio. I suoi sei soldati portavano in mano delle lanterne a petrolio e, tenendole alte sulle loro teste, illuminavano quei cadaveri per consentire al loro Comandante di esaminarli al meglio.
 
Dopo aver avvisato degli eventi August, Jefferson lo aveva accompagnato di persona sul luogo del combattimento, mentre Eduard aveva preferito dirigersi alla taverna di Angus per rassicurare Anny di essere vivo, vegeto e vittorioso.
 
– Vedete Colonnello? Ognuno di loro ha il tatuaggio con la daga dalla lama ondulata! – Si, vedo Jefferson e la cosa mi sembra piuttosto inquietante.  È chiaro come il sole che questi tizi non sono di Storybrook. Non avevano cavalcature con loro e ciò mi fa pensare che non venissero da molto lontano, hanno camminato a piedi. Sono ovviamente dello stesso gruppo o organizzazione o setta, come vogliamo definirla. Parlavano tutti in inglese?
 – Si Colonnello, quello là … lo hanno chiamato Jim, aveva un forte accento scozzese. Probabilmente anche questo che si è presentato come Red era di origini scozzesi, gli altri avevano un tipico accento inglese. Come vi ho detto erano interessati in particolare a Captain Hook. Killian non porta più l’uncino, abbiamo cambiato l’assetto della nave, non l’avevano mai visto in faccia, eppure erano sicuri di trovarlo qui …
 - Sarà necessario trovare Jason e parlare con lui …
- Francamente ho avuto l’impressione che quando ha visto i due suoi Secondi, non li conoscesse affatto, ma poi ha avuto un’espressione compiaciuta …
- Quindi Jefferson?
 – Quindi … forse il ragazzo è stato solo una pedina nelle mani di chi gli ha procurato i secondi!
– Si, ci può stare … Jason non è un gran genio e potrebbe essersi fidato ingenuamente di chi era interessato ad uccidere Jones … dovrò sentire anche il Capitano, magari gli è sfuggito qualche dettaglio che può essere utile all’indagine!
– Killian ora è sulla nave, ha riportato una leggera ferita al collo, inferta da una daga simile a quella del tatuaggio …
- Dov’è l’arma?
 – L’ha portata con sé. In questo momento Frate Benedictus lo starà medicando, gli ha detto che erano necessari almeno due punti di sutura.
August fece un segno di assenso con il capo, poi si voltò verso uno dei suoi uomini.
– Tenente Lewis!
L’ufficiale scattò sull’attenti.
– Comandi Colonnello!
– Vi ordino di prendere con voi tre uomini, tornate alla caserma e avvertire il Maggiore Smoke dell’accaduto. Organizzate una ronda per tutta Storybrook, fermate individui sconosciuti o sospetti e controllate se abbiano sui polsi un tatuaggio come questi. Vanno arrestati immediatamente! Ricercate inoltre il giovane Jason Dulittle, iniziate dalla casa dei genitori, perquisitela da cima a fondo e, se non lo trovate, fatevi dire dai genitori da chi potrebbe essere andato. Io mi fermerò per ora da Padre O’Danag, magari ha visto o sentito qualche cosa, poi farò visita al Capitano Jones. Da un paio di giorni è attraccato un mercantile francese, Il Sergente Brady controlli se il Capitano della nave ha fatto la dovuta registrazione all’ufficio portuale, un’ispezione su quella nave, domani mattina, potrebbe rivelarsi utilissima!

Il tono di August era categorico e i suoi ordini ben chiari. Jefferson provò stima nei suoi confronti, sicuramente il Colonnello August era l’uomo giusto al posto giusto e non stava tralasciando nulla.

– Due dei soldati restino qui, trasporteremo i cadaveri nella Sacrestia, domani Frate Benedictus li esaminerà meglio, poi saranno sepolti in una fossa comune, non li possiamo tenere a lungo in chiesa … ad avvisare il becchino ci penserà Padre Charles!

Il Tenente Lewis partì a cavallo, seguito da altri tre soldati, mentre Il Colonnello e Jefferson si ritrovarono davanti al portale della chiesa, a bussare rumorosamente per farsi aprire da Padre Charles. Il Prete non ci mise molto a far sentire la sua voce burbera e infastidita, dietro la massiccia porta di legno. Dopo aver dato le sue generalità, il Colonnello vide la porta aprirsi. Il sacerdote non si rivelò granché utile, aveva visto passare solo i tre giovani uomini vestiti in pelle nera. Non aveva sentito zoccoli di cavallo, se non quelli di pochi minuti prima, aveva chiuso la porta subito dopo il passaggio dei tre uomini.

– Non avete sentito il clangore delle spade e grida?! La battaglia deve essere stata furiosa!  
– Si, ovviamente, dalla Sacrestia ho sentito, sapevo dai tre irlandesi che avevano un duello, stavo proprio pregando per loro al mio inginocchiatoio …
- Sapete che nel duello era coinvolto il giovane Jason Dulittle?
– Come avrei potuto saperlo? Non l’ho visto passare!
– Jason è fuggito ad un certo punto, quando il duello finito è diventato battaglia. Crediamo che sia stato vittima lui stesso di un raggiro, pedina di un giocatore più grande di lui.
 – Jason non è un ragazzo particolarmente intelligente … non si può dire che sia stupido … ma è spesso sconsiderato e potrebbe “sicuramente” essere finito in un tranello, manipolato da qualcuno senza scrupoli, interessato ad altro … magari non conosce neppure quella persona, non sa chi possa essere e né da dove venga o dove si trovi. Se gli ha dato una possibilità di vincere il duello per avere mia nipote, lui potrebbe aver accettato senza porsi altre domande …

Né August né Jefferson avevano parlato del motivo del duello e Padre O’Danag, il secondo membro attivo della rete Giacobita di Emma, dopo suo fratello Angus, era troppo scaltro per farsi sfuggire quel dettaglio. Jeff, rispetto ad August, non sapeva della parentela di Charles con Angus, ne che fosse un elemento della “Rete Giacobita”, ma dall’occhiata che il prete riservò loro, capirono che Jason era passato da quelle parti, probabilmente ancora era lì, infilato in un buon nascondiglio, aveva chiesto sicuramente asilo, spaventato da quanto era accaduto.
 August fece un sorriso al Prete, aveva capito il messaggio. Jason non sapeva praticamente nulla ed era una vittima, prima di se stesso e poi di uno sconosciuto.

 – Padre … doveste mai avere occasione di incontrare  … “casualmente” Jason … tenetelo in protezione … temo che la sua vita sia in pericolo. Ditegli che se vorrà accettare di parlare con me … non deve temere, posso andare io dove si rifugia, ascoltarlo come testimone e proteggerlo … ci siamo intesi?

Padre Charles sembrò tirare un sospiro di sollievo, il suo messaggio era arrivato al Colonnello, la risposta ne era una conferma. Il ragazzo aveva finito di confessargli tutto quanto era accaduto la sera prima con Anny e dell’incontro con lo sconosciuto che si era presentato come Robert Smith e gli aveva proposto di aiutarlo. Jason non aveva detto nulla di cosa quell’uomo volesse in cambio. Padre Charles non poteva rivelare il dialogo avuto in confessione, ma qualcosa poteva dire. Il Colonnello e Jefferson stavano andando via, prima di giunge alla porta, il Sacerdote li fermò.

– Colonnello … posso solo dirvi … cercate un uomo che si fa chiamare Robert Smith! – Un nome sicuramente falso!

Rispose velocemente Jeff. Il Colonnello guardò il Prete e poi voltato verso Jeff gli fece un segno affermativo con la testa. Si, sicuramente era un nome fittizio.
***
 
Killian si stava rimettendo la sua camicia nera, i punti sul collo tiravano e il taglio, per quanto minimo, bruciava parecchio.
 “Pazienza!”
Sarebbe guarito in due tre giorni e il giorno della visita da Fra Benny avrebbe rivisto Emma ed il piccolo Henry. Sentiva molto anche la mancanza  del bambino, eppure lo conosceva così poco! Si era affezionato a lui come in un “colpo di fulmine”, ora, sapendo con certezza che era ciò che restava di Milha, lo sentiva ancora più prezioso per lui.
Jack Spugna bussò alla sua porta, informandolo che il Colonnello August chiedeva il permesso d salire a bordo, con lui c’ era anche Jefferson.

 – Eddy non è con loro?
– No Capitano, non è ancora rientrato!

Killian sorrise, il giovanotto ovviamente era andato dalla sua “bella” ne aveva tutte le ragioni!

 – Va bene Spugna, permesso accordato per il Colonnello. Togliete la passerella quando saranno tutti a bordo, di ad Anton di montare di guardia dopo di te e di aspettare Eduard!

Poco dopo Il Colonnello e Jeff si presentarono nel suo ufficio. Scambiandosi una stretta di mano, August gli chiese della sua ferita e il Capitano lo tranquillizzò per la sua innocuità. Il Colonnello gli rivolse domande precise e volle anche la sua versione di come si erano svolti i fatti, ovviamente il racconto dettagliato di Killian corrispondeva perfettamente a quanto già raccontato da Jeff ed Eduard. Tutti avevano avuto, fin dall’inizio, l’impressione che i primi due uomini avessero altre intenzioni oltre a quella di far da secondi a Jason e poi … si era visto il seguito.

– Insomma Killian, non avete la più pallida idea di chi fossero quegli uomini e di chi possa essere il mandante!
– Purtroppo no! Quegli uomini erano dei sicari, significa solo che a Storybrook c’è qualcuno che mi conosce e mi vuole morto!
– Sicuramente vi sarete fatto dei nemici in questi anni di pirateria …
- Sicuramente Captain Hook ha provocato gravi perdite agli inglesi, ma nessuno dei marinai delle navi che abbiamo attaccato ha mai potuto raccontare l’esperienza … mi dispiace Colonnello … io ho portato avanti una guerra contro Guglielmo III e l’Inghilterra, ho depredato i mercantili inglesi che provenivano sia dall’America che dall’Europa e distribuito il bottino in Irlanda a chi stava soffrendo la fame e la tirannia … mi dispiace per le vittime … non sono un sanguinario, ma la guerra è guerra …

August capiva il Capitano Jones e sentiva una certa ammirazione nei suoi confronti, lo considerava un patriota in effetti, ma chi lo voleva morto sembrava avere un conto personale in sospeso con lui. Un sospetto iniziò a farsi strada nella mente del Colonnello. Quegli uomini, venuti chissà da dove, erano soprattutto Scozzesi. Storybrook era una propaggine della Nuova Scozia, al momento August conosceva solo una persona che poteva avercela con Jones, per semplici motivi di gelosia, Neal, suo cognato ed era Scozzese di nascita. Lo aveva visto proferire illazioni su Emma e il bel Capitano, pochi giorni prima, i rapporti tra lui ed Emma erano molto tesi, Belle gli aveva raccontato dell’annullamento delle nozze. Possibile che Neal avesse organizzato quell’attacco?! Caratterialmente lo vedeva troppo debole per una cosa del genere, ma non si poteva mai sapere! Un legame reale tra Emma e Killian c’era, non si poteva assolutamente negare, in più quegli ultimi giorni, Neal era uscito spesso a cavallo, dicendo di aver bisogno di schiarirsi le idee, August si era proposto di accompagnarlo in un’occasione, ma il cognato non lo aveva voluto con sé. Avrebbe dovuto interrogare anche Neal, cosa veramente imbarazzante, ma necessaria!
Gli occhi di August si posarono sulla daga dalla lama ondulata che Killian aveva poggiato sulla scrivania.

– Quella è la daga con la quale siete stato ferito?
– Si, è quella!
 – Posso portarla con me come uno dei reperti?
 – Ovviamente Colonnello, non ci tengo ad averla per ricordo!
                                                                       ***
 
Eddy era arrivato alla taverna, nonostante la sera fosse calata, ancora non era ora di cena, Mary stava preparando e i suoi figli stavano aiutando ad apparecchiare. Agnes fu la prima a vedere entrare il ragazzo e fece uno strillo chiamando Anny. La giovane dai riccioli biondi ramati si voltò di scatto, facendo cadere i piatti che stava portando a sua madre in cucina. Non si curò dei piatti, non le importava nulla se non del suo Eduard. Gli corse incontro e si lanciò tra le braccia del giovane che, pronto, la strinse a sé sollevandola da terra. Lei, perdendo la sua proverbiale timidezza e incurante dello sguardo severo di suo padre e di sua madre, appena uscita dalla cucina, al rumore dei cocci, iniziò a baciare il viso di Eduard, sulla fronte, le guance … finché Eddy non le fermò le labbra con le sue, in un bacio sensuale e languido che ancora non si erano mai scambiati.
Agnes e Angel sgranarono gli occhi e poi si guardarono in viso, Angel fece una smorfia di disgusto, mentre Agnes ebbe un sorrisino malizioso.

– Voi due andate subito al piano di sopra e restateci!

Mary si era rivolta ai suoi due figli più piccoli. Intanto Eddy , continuando a tenere tra le braccia Anny, si separò dalle sue labbra e le disse tutto d’un fiato:

- Anny mi vuoi sposare al più presto? Ho battuto Jason! Il vigliacco non sai cosa ha combinato! Ti voglio proteggere da lui, voglio che tu sia mia moglie tra pochi giorni … dimmi di si Anny … dimmi di si …

Se Angus e Mary avessero avuto loro dei piatti in mano, sicuramente ora erano finiti a far compagnia ai cocci fatti dalla loro primogenita! I due erano rimasti con la mandibola scesa a sentire l’intenzione repentina di Eddy e quando sentirono il “Si” gioioso di Anny, i loro occhi erano al limite del pianto.
Angus cercò di prendere in mano la situazione.

 – Ragazzo! Hai dimenticato che sei in casa mia e la mano della sposa la devi chiedere a suo padre?

Il giovane si distaccò dalla sua amata ma la prese per mano e si diresse verso l’oste.

– Scusatemi Signor O’Danag … avete ragione! Ho rischiato la vita per vostra figlia, e non solo a causa di Jason, aveva dei complici che ci hanno attaccato con l’intento di ucciderci. Abbiamo visto la morte in faccia e siamo sopravvissuti! Non voglio più perdere un attimo della mia vita, voglio passarla con Anny, vi ho già detto che se il Capitano Jones partirà, intende farlo presto, io resterò qui, dov’è la famiglia della mia donna …

Angus doveva convenire che il discorso del giovane non faceva una piega, si era battuto per l’onore di sua figlia, aveva vinto, l’amava e lei amava lui, era un “uomo d’onore” un gran lavoratore ed era educato, non esisteva motivo alcuno per negargli la mano della sua “bambina”.

– Se mia figlia ha già detto di si, non vedo perché le devo negare questa felicità, quando intendi sposarla?
– Ho bisogno di trovare una sistemazione per noi due, è giovedì oggi, penso che tra una settimana, per domenica, potremmo sposarci, parlerò con il prete di San Patrizio.
– Mio fratello Charles non avrà problemi a sposarvi e, tutto sommato, in una settimana possiamo riuscire ad organizzare una bella festa. Saremo costretti a chiudere per la metà della settimana prossima, dobbiamo rinfrescare il locale, il pranzo lo faremo qui da noi, le tre ragazze ci daranno una mano e credo che Miss Agata Fergusson aiuterà Anny per il vestito da sposa!
 – Ah! Se è per il vestito! A quello ci penserà la sua mamma!

Mary aveva detto la sua e si era avvicinata per dare un bacio ed una carezza a sua figlia che la ricambio con un sorriso raggiante e felice.

 – Abbiamo il tempo per invitare gli amici più intimi marito mio? Mi piacerebbe se ci fosse anche Lady Barbra!
– Forse potremmo avere l’onore di avere tra noi la Principessa! Vedremo con i “nostri amici”, quale sarà la decisione migliore!
– Io avrò con me i miei compagni della nave, chiederò al Capitano se mi farà l’onore di essere il mio testimone!
 
***
 
Lady Belle aveva parlato con Emma ed era stata informata per sommi capi di ciò che Frate Benedictus le aveva riferito. Era molto tardi e il suo amato August non aveva cenato con lei e la sua famiglia. Sentì gli zoccoli del suo cavallo, aspettò che salisse al suo ufficio e poi andò da lui.
August, seduto alla sua scrivania, esaminava la daga dalla lama ondulata; era un’arma raffinata, aveva una lavorazione ad intaglio che si srotolava sulla lama a partire dall’elsa. Qualcuno bussò alla porta, automaticamente inserì la daga nel cassetto della scrivania.

– Si? Avanti! … Belle! Amore … pensavo che stessi dormendo ormai!
 – Amore mio, non potevo andare a dormire senza vederti! Emma mi ha raccontato.
 - Brutta storia  Tesoro … brutta storia … stiamo indagando. Domani Frate Benedictus esaminerà in dettaglio i cadaveri … ma mia cara perché ti sto raccontando questa cosa?! Vieni ti accompagno nella tua stanza …

August prese per mano Belle e insieme risalirono le scale che portavano agli appartamenti della giovane. Si ritrovarono davanti alla porta di Belle. Lei timidamente sollevò gli occhi verso il suo fidanzato, lui le sorrideva e sembrava  rilassato. La timidezza di Belle gli faceva molta tenerezza. Nonostante la raggiunta intimità con lei, era necessaria, da parte sua, molta delicatezza e costanza. Non le chiese se poteva entrare, non le chiese di passare la notte con lei, lo avrebbe per altro desiderato tantissimo! Lasciò a lei l’iniziativa, se non avesse detto nulla le avrebbe dato un casto bacio sulla fronte e l’avrebbe lasciata entrare in quella stanza.

 – Allora … buonanotte August …
“Peccato!”

Lei non aveva preso l’iniziativa …

- Buonanotte Belle …

Le depose il bacio che si era proposto sulla sommità della fronte e si distaccò da lei per andar via.

 – August!

Belle gli aveva afferrato la mano, il Colonnello si voltò a guardarla negli occhi, vide il suo sorriso ora malizioso e il desiderio che le illuminava gli occhi. Non ce la fece a star lontano da quel sorriso. Velocemente l’afferrò per la vita, sollevandola e baciandola con passione. Spinse con un piede la porta, era aperta, la richiuse appoggiandosi con la schiena, posando a terra Belle e continuando a perdersi sulle sue labbra. Lei iniziò ad aprire lentamente i bottoni della sua camicia. Lui la prese per le gambe e se la portò sulla spalla. Belle rimase sgomenta ma divertita, scoppiò a ridere. La portò a letto, la depose delicatamente, si mise al suo fianco poggiandosi sul braccio, mentre lei aveva la testa adagiata sul cuscino e i capelli sparsi su quel candore, si persero a guardarsi in viso, poi si baciarono ancora, le mani viaggiarono dolcemente sui loro corpi, iniziarono le loro reciproche, sensuali, carezze, fino ad arrivare a quell’acme dell’eccitazione che induceva, imperioso, il bisogno di un soddisfacimento carnale, dato dal fondersi in una  sola cosa.
***
 
Arrivò il venerdì mattina. Per Killian la notte non era stata tranquilla. Non era riuscito a dormire, mille pensieri gli frullavano per la testa. Eddy era rientrato e gli aveva annunciato il suo matrimonio con Anny per la settimana seguente, gli aveva chiesto di essere il suo testimone, ovviamente aveva accettato, ne era onorato ed era felice del coronamento di quel sogno per il giovane.
 I pensieri negativi riguardavano la presenza a Storybrook di un nemico nell’ombra. Aveva pensato a Neal, era il suo rivale in amore, poteva tranquillamente aver organizzato l’attacco per toglierlo di mezzo! Poteva essere il tipo? Certo che con Emma non si era comportato bene, l’aveva violentata, tradita, svilita, era figlio di suo padre e, visto quel “Macellaio”, cosa ci si poteva aspettare da suo figlio? Inoltre era preoccupato anche per Emma, non aveva ancora chiarito con lei … avrebbe forse potuto vederla per il lunedì, quando sarebbe andato dal buon Frate. Temeva che fosse successo qualcosa proprio con Neal, aveva detto che aveva firmato l’annullamento, ma perché poi lei lo aveva strappato? Mistero! Era forse stata ricattata? Era in pericolo Emma? L’ultima ipotesi gli aveva fatto passare del tutto il sonno e quella mattina si alzò prima del solito. Fece la sua toeletta, si infilò una camicia pulita, panciotto e pastrano e uscì sul ponte. Ottobre volgeva al termine, era fredda l’aria, c’era un po’ di foschia, ma la giornata sarebbe stata serena, stavano uscendo delle belle giornate, ma presto, con Novembre alle porte, sarebbero iniziate le piogge. Pensò ancora a Neal … e se non ci fosse entrato per niente in quella storia? Un altro al mondo era il suo nemico mortale, ma non era possibile che fosse lì, o si? Fosse stato quello l’”amico” che avevano detto Black e Red, doveva essere vicino anche il suo “compare” pirata!

 Riprendere la via del mare, per esplorare i dintorni, cacciare e scovare il nemico, ingaggiare una battaglia navale … il tutto come quando era un ufficiale della Royal Navy, in un compito per cui era stato addestrato per anni, poteva essere un modo per allontanare da Storybrook il suo nemico acerrimo e concludere la partita una volta per tutte, facendo in modo che stessero lontano da Emma e Henry.

Si … Henry poteva essere la chiave! Se chi stava tirando i fili  fosse stato l’”amico” che temeva, questi avrebbe avuto un grande interesse a riprendersi il piccolo … era suo figlio!
 Quale era la decisione giusta da prendere? Doveva parlare delle sue varie supposizioni al Colonnello e alla stessa Emma! Era così lontano il lunedì!

Ordinò l’attracco. La ciurma ritirò l’ancora, cazzarono le rande e, sfruttando la leggera brezza che spirava verso la costa, si diressero in direzione del porto.  
Diede gli ordini del giorno ai suoi uomini, ispezionò il ponte della nave e si ritrovò sulla prua a guardare verso il porto. La Rocca si vedeva tra la foschia, la donna che amava stava ancora dormendo probabilmente. La immaginò tra le lenzuola, con il capo poggiato sul suo petto, immaginò di darle un bacio sulla fronte, mentre le carezzava la schiena nuda e lei che si svegliava lentamente, guardandolo, assonnata, negli occhi e schiudendo le labbra per dirgli buon giorno e ricevere da lui un bacio più dolce, su quelle labbra sorridenti.

 “Emma … amore mio … quanto ancora per averti di nuovo tra le braccia?”

La nostalgia che provava era forse più forte delle preoccupazioni, ma queste erano sicuramente più urgenti. Decise di tornare nel suo ufficio per aggiornare il Diario di bordo, c’era tanto da scrivere sugli ultimi avvenimenti! Si voltò per tornare sottocoperta e non vide la figura a cavallo che si stava dirigendo lungo il molo, nel  punto esatto in cui la “Stella del Mattino” sarebbe stata attraccata.
 
Emma aveva passato la notte a contare le ore che la separavano dal momento in cui avrebbe incontrato l’uomo che amava, non era riuscita a dormire, presa tra la preoccupazione per lui e il desiderio. Si era alzata, alla fine, prima del solito. Aveva indossato i suoi pantaloni da cavallerizza e l’equipaggiamento necessario per non risentire del freddo mattutino. Il mantello nero di lana le copriva le spalle, regalandole un bel tepore. Aveva indossato la parrucca nera e si era inoltrata nel passaggio segreto. Non aveva intenzione di stare via molto, giusto il tempo per vedere Killian, accertarsi della sua salute e chiarirsi di ciò che non era riuscita a dirgli, due sere prima, a causa della sua reazione furiosa.

 Nella scuderia della “Villa” sellò il cavallo e lo imbrigliò, poi partì per il porto. Giunse al punto dell’attracco. La mattina era nebbiosa, il sole non era spuntato ancora, ma un movimento sulla prua le fece distinguere l’inconfondibile  figura elegante del suo uomo. Il cuore accelerò i battiti, stava bene, certo lo aveva detto anche Frate Benedictus! Ma vederlo era un’emozione di  gioia tale, che non avrebbe mai smesso di sentire al suo cospetto.
Attese minuti che le sembrarono infiniti, poi, finalmente, gli ormeggi furono annodati e la passerella venne agganciata a terra.  Impaziente salì lungo quelle tavole di legno e si trovò Spugna davanti.

 – My lady, così presto!
Spugna era così sorpreso che non l’aveva salutata neppure.
– Buon giorno anche a te caro Jack, il capitano è nel suo ufficio?
 – Sissignora, è sceso pocanzi …
- Vado da lui …
- Ma …
Non diede il tempo al brav’uomo di rispondere e si precipitò sottocoperta, lasciando Spugna, sgomento e “preoccupato”.
Bussò decisa alla porta e sentì quella calda e profonda voce maschile che amava, dire:

 – Avanti!

Aprì e lo vide seduto alla sua scrivania, con la penna d’oca nella mano, intento a scrivere sul diario di bordo, aveva una buona cera, notò la fascia intorno al collo, ma fu cosciente che il suo fascino era immutato. Occupato nello scrivere, Killian non alzò subito lo sguardo verso di lei, convinto che fosse uno dei suoi.

– Killian …

A sentire la sua voce, il Capitano scattò velocemente in piedi.

 – Swan!

La sua espressione passò in un secondo dall’incredulo alla gioia più profonda. Senza fiato, sorrisero i suoi occhi insieme alle sue labbra. Per lui era entrato il sole nella stanza. Emma fece due passi verso di lui, con lo stesso sorriso raggiante negli occhi e sul volto, lui le andò incontro, poi si bloccò improvvisamente, cambiando drasticamente espressione facciale, indurendo lo sguardo e la mascella.

 – Lady Barbra! Non avete chiesto il mio permesso per salire sulla nave, cosa diavolo fate qui a quest’ora? Spugna mi sentirà adesso!
– Ma … Killian?!
“Possibile che sia ancora così arrabbiato con me?! Eppure un secondo fa era felice di vedermi, no non può trattarmi così, che diamine! Anche se con questa parrucca, sono sempre io!”

Emma era ferita da quell’atteggiamento e il suo orgoglio sanguinante non stava promettendo nulla di buono!
– Credo che il buon Spugna, non abbia colpe, sono stata precipitosa nel salire … sono venuta a saldare il compenso per i servigi della missione nel Maine, anche se avevi detto che non volevi nulla, ai tuoi uomini dei soldi possono far sempre comodo.
– Sai che non era necessario!

L’espressione di Killian era ancora dura. Emma posò il sacchetto di pelle con le monete d’oro sulla scrivania, abbassò lo sguardo ferito, ma non riuscì a dire una bugia.

– Avevo bisogno di vedere come stessi … vedo che stai bene … posso andare ora …

Si voltò senza aspettarsi repliche da parte del Capitano e si avviò verso la porta.

“No! Sta andando via … maledizione! Non doveva andare così … idiota che sono!”

La mano destra di Emma era già sulla maniglia, in un balzo Killian le fu alle spalle, l’avvolse alla vita e la strinse al suo petto, chiuse gli occhi affondando il viso tra i capelli neri della parrucca, poi sfiorò con le labbra il suo collo e le sospirò all’orecchio:

 – Emma … non te ne andare … resta …

Lei sentiva il calore del suo corpo e la stretta intorno alla vita, le sue labbra, sfiorandola e la sua voce roca e vibrante la emozionarono profondamente e la scossero in un brivido. Per un secondo si abbandonò in quell’abbraccio agognato da giorni, chiuse anche lei gli occhi, deglutì per sciogliere il groppo che le si era formato in gola.

 “No, non puoi trattarmi così Killian! Non puoi prima ferirmi e poi lenire le ferite con il tuo abbraccio, lo sai bene che effetto hai su di me … non posso permetterlo, ho anche io una dignità, non sono la tua bambola senza un’anima!”

Doveva rispondere a ciò che lui aveva chiesto e lo fece con il dolore che sentiva, provocandogli lo stesso dolore. Con le mani si sciolse dal suo abbraccio, non si voltò nel parlare.

 – Lady Barbra non ha nessun motivo per restare Capitano. Ho saldato il tuo compenso, il nostro rapporto di lavoro è concluso … mi dispiace di non aver chiesto il permesso di salire a bordo, avevo creduto che non fosse necessario, è evidente che sbagliavo. La nave è tutta tua …
Killian era gelato, non riuscì a rispondere nulla. Vide la bianca mano di Emma aprire la porta e, senza voltarsi, andar via velocemente con il  mantello nero che ondeggiava dietro di lei.
 
Emma percorse il corridoio ed il ponte della nave, più velocemente di quando era arrivata, gli occhi le bruciavano, aveva una gran voglia di piangere. Passò davanti ad alcuni dei marinai e neppure vide il loro saluto. Scese dalla passerella, rimontò a cavallo e corse a perdifiato tornando da dove era venuta.
 
Killian era rimasto come pietrificato, davanti alla porta chiusa del suo ufficio e si stava chiedendo cosa diavolo avesse combinato. Erano due giorni che voleva parlare con lei e stringerla tra le braccia, la sognava ad occhi aperti ed ora che era stata lì, da lui e per lui, cosa le aveva detto? Si era messo a polemizzare sul fatto che lei non avesse chiesto il permesso di salire sulla nave! Un bambino di un anno si sarebbe comportato meglio di lui in quella circostanza, che diavolo gli era passato per il cervello? Pensando e rimuginando accigliato, non sentì Jeff chiedergli il permesso di entrare.

 – Killy si può sapere che accidenti hai fatto ad Emma?
– Perché?
– Perché?! È andata via come una furia! Sembrava che stesse per piangere, non mi ha nemmeno guardato in faccia … allora?! Che hai combinato?
– L’ho rimproverata di non essersi fatta annunciare e di non aver chiesto il permesso di salire sulla nave …
 - Sei serio Killian?! Dimmi di no, per favore, perché non ti riconosco! È o no la donna che hai sposato a Neverland?
– Certo! Che domanda!
– Ma … Killy! Ci fai o ci sei?!
– Vedi di non giudicare Jeff … tu non sai niente … la sera che ho scoperto di Henry … dopo … le cose non sono andate come dovevano … ero offeso e arrabbiato … non l’ho fatta neppure spiegare e sono andato via … volevo tornare su ma ho sentito Eddy che si stava azzuffando con quell’altro e da quella sera siamo arrivati a questa mattina …

Jeff lo guardava con compatimento, un sorriso sghembo sulle labbra e scuotendo la testa.

– Quindi il tuo orgoglio ferito ha fatto in modo di ferire lei …
- In pratica …
- Sei un maledetto idiota Killian Jones, lo sai?! Quella donna si è presentata a quest’ora per vederti. Suo fratello o forse meglio Fra Benny le avranno detto dell’accaduto, sei stato ferito … per quello che la conosco non avrà dormito questa notte per pensare al suo uomo … e tu? Mate … mate … ti sei comportato come un ragazzino! Non so che cosa non è andato due sere fa e non mi interessa saperlo, sei uno straccio quando non la vedi  e sicuramente morivi dalla voglia di abbracciarla … lei era qui … beato te! Non so che farei io per avere la mia Giglio Tigrato con me! E tu che fai? Ti metti a fare l’orgoglioso?! Giuro che ti prenderei a schiaffi! Se ami veramente qualcuno … sappi che l’orgoglio è il peggior nemico dell’amore … bisogna imparare a chiedere perdono, ne so qualcosa io! Se alzi i muri con quel tipo di calce … lei farà lo stesso e se non vi sbrigate a chiarirvi, diventerà ogni momento più difficile abbattere quelle barriere! Prendi “la giusta decisione” Killian e abbassa le penne, per una buona volta! Lei non tornerà di certo da te dopo questa mattina … quindi …
Jefferson guardò il suo fraterno amico con un’ultima occhiataccia, non finì la frase, si era fatto capire, girò sui tacchi e uscì dal suo ufficio.
Killian era pienamente cosciente di quanta verità avevano detto le parole di Jefferson, si sarebbe preso a schiaffi da solo! Ovvio che dovesse chiederle scusa! Da due giorni voleva farlo, era andato a prendere Bardo anche lui proprio per aver occasione di darle appuntamento alla villa. Non era ancora tornata alla Rocca e quando lei era arrivata alla baia si erano visti da lontano. Si erano scambiati quel “Ti amo” silenzioso, con il movimento delle labbra.
“Anche lei voleva scusarsi … ora ne sono sicuro … Dio mio Emma! Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo ed è evidente che per te è lo stesso! Possibile che facciamo gli stessi errori? Perché la persona che feriamo maggiormente è proprio quella che amiamo di più e ci ricambia? Amore mio … come posso incontrarti adesso? Come mi presento alla Rocca? Devo aspettare per forza lunedì! Troppo tempo … che starai pensando ora? Ti prego non piangere … non lo sopporterei … perché sarebbe colpa mia … sii più intelligente di me Emma, non fare i miei errori …”
 
Correre a cavallo aveva sempre un effetto calmante sulla Principessa Emma Swan. Svuotava la mente da ogni pensiero e godeva del vento sul volto e tra i capelli. Quel giorno non era così. Nella sua mente appariva di continuo il volto di Killian, illuminato dalla sorpresa che diventava gioia nel vederla e poi il suo cambio di espressione. Quale era il vero volto dell’uomo che amava? A lei era successo lo stesso, era passata dalla gioia e dal sollievo nel vederlo, all’accigliarsi e a tirar su un muro per non sentirsi ferita.

 “Maledetto il tuo orgoglio Killian … e maledetto anche il mio! Eri felice di vedermi… quello era il tuo vero volto amore! Hai spezzato tutto con quella stupidaggine del “permesso di salire a bordo” e io più stupida e permalosa di te mi sono offesa … dovevo riderci su … dovevo sdrammatizzare e seguire il mio istinto … dovevo saltarti al collo e baciarti, quello desideravo da appena ti ho visto alla tua scrivania … La mia “regale” dignità mi ha impedito di avere ciò che volevo e ciò che, era evidente, volessi anche tu. Ti eri già pentito … mi hai abbracciata e chiesto di restare … mi avevi chiamata per nome … Ho fatto il tuo stesso errore! Non vale la pena piangerci su … mi prenderei a schiaffi! Ci siamo feriti a vicenda! Ora? Che scusa invento per rivederti? Spero che lunedì tu venga da Fra Benny, mi ha detto che ti dovrà visitare … Signore Santo! È ancora venerdì … mi sembrerà una vita!”

 
“Reine de France”, due sere prima …

Sapeva come soddisfare il desiderio di Rumbl di “concludere in bellezza la serata”. Tamara era quella che poteva definirsi una “professionista del sesso”, conosceva dettagliatamente i modi per dare piacere ad un uomo. A Parigi aveva affinato anche l’arte della seduzione ed aveva imparato a sfruttare l’eleganza del suo corpo, avvolgendolo in lini e sete costose, cosa che si poteva ben permettere grazie ai suoi lauti guadagni. Riusciva sempre a mantenersi emotivamente distante dai suoi “Clienti”, in realtà li disprezzava, come globalmente disprezzava gli uomini! Per lei erano soltanto un modo veloce di arricchirsi. In quegli amplessi mercenari, lei non provava nessun piacere … era solo “Lavoro”. Con Rumbl era stato diverso. L’aveva cercata poiché incantato dal quadro che quel giovane pittore squattrinato le aveva fatto qualche tempo prima

Ricordava il giovanotto! Così spaesato in quel malfamato quartiere di Parigi! Lo aveva incontrato lungo la strada, mentre lei acquistava delle mele da una vecchia fruttivendola; si era accorta che il giovane moro non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, aveva capito che non sarebbe stato un buon cliente, i suoi abiti logori lo dimostravano ampiamente e quando l’aveva avvicinata, lo aveva scoraggiato, dicendogli subito che lei era una donna costosa e non era “merce” alla sua portata. Il giovane si era presentato e le aveva detto che mai al mondo aveva visto una donna della sua etnia, di simile bellezza. Le aveva detto di essere un pittore e che voleva ritrarre l’essenza di quella bellezza, la bellezza di una “Venere nera”, come lui stesso l’aveva definita sospirando.  Era stato così galante quel ragazzo che accettò. Lo incontrò nella stanza che il giovane condivideva con un altro pittore, più squattrinato di lui, per essere la sua “Musa”, per essere la sua “Modella”. L’aveva ritratta in uno splendido nudo. Era un giovane di talento e si comportava in modo professionale, non mostrava intenzione di voler approfittare di lei. Tamara restava immobile tra le lenzuola, per ore, mentre osservava gli occhi del ragazzo andare da lei alla tela e la sua mano muovere, con grazia, il pennello, su quel panno grezzo, steso sul telaio rettangolare. Si incontrarono diverse volte per completare il dipinto. L’ultima volta, lei aveva ammirato il lavoro finito ed era rimasta colpita dalla maestria del giovane e dalla “passione” che aveva messo nel realizzarlo. Non poteva pagarla per il suo lavoro da modella, se fosse riuscito a vendere quel quadro, lo avrebbe fatto. Tamara era sicura che avrebbe mantenuto la parola, ma non le importava di quei soldi. Il ragazzo era povero in canna e lei francamente aveva racimolato un bel bottino da quando era fuggita dal Maine ed era arrivata a Parigi.  Lo aveva guardato con il suo sguardo più seducente, gli aveva sorriso e aveva iniziato ad aprirgli la camicia logora, accarezzandogli i giovani e tonici pettorali. La reazione fisica del pittore era stata immediata, ma non si era azzardato a toccarla e fu lei allora a dirgli, con voce sensuale, cosa voleva in cambio dei soldi.

 – Vorrei che tu usassi le tue mani su di me … nello stesso modo gentile che usi quando dipingi … sono la tua tela adesso … dipingimi d’amore!

Il ragazzo era incredulo, si era innamorato della bellezza del suo corpo, amava la bellezza in generale, quello cercava nella natura e quello cercava di dipingere.  Nella richiesta di Tamara, fece come lei voleva, l’amò, accarezzandola delicatamente e baciando, adorante, ogni lembo della sua splendida pelle, calda e nera, finché, ambedue, giunti al punto del non ritorno, si unirono in un amplesso estremamente desiderato e voluto. Per la prima volta in vita sua, Tamara aveva trovato un uomo che, con passione e vera ammirazione, si era prodigato per darle il massimo del piacere, non pretendendolo per sé, né costringendola, né pagandola. Da quel giorno non si erano più frequentati, ma seppe che aveva venduto il quadro, quando Rumbl si presentò da lei.

Il Duca doveva essere un cliente come gli altri, ma non fu così! Quell’uomo gli ricordava qualcuno o qualcosa. Neal? Di cui scoprì che era padre? No! Non somigliava affatto a Neal! Evidentemente quel giovane che aveva amato aveva ripreso dalla propria madre! Rumbl le ricordava il “potere”, ”l’oscurità” che ad esso si poteva collegare in modo da renderlo malvagio. Era abituata ai vizi dei clienti, non si scandalizzava per le loro richieste, spesso contro natura. Era lavoro,  solo lavoro …

Molto stranamente, nonostante Rumbl l’avesse presa in modi bestiali, spingendosi violentemente in lei e pretendendo di esplorare orifizi alternativi, stranamente lei ne aveva goduto. Si era chiesta cosa le avesse fatto perdere la concentrazione professionale, per farla abbandonare a sentire quel piacere innaturale. Ebbe la risposta mentre lo guardava, disteso al suo fianco, mentre fumava un sigaro, dopo l’appagamento. Rumbl le ricordava, nel suo modo di porsi e fare … Master Jack, l’uomo che aveva distrutto la usa infantile innocenza e l’aveva portata nell’oscurità.
 
La bambina Tamara era nata schiava, in una piantagione di cotone, in Luisiana. Diversamente da lei, sua madre Lula era nata libera. Quante volte sua madre le aveva raccontato della sua cattura e di come era arrivata in quel paese di uomini bianchi! Le aveva detto di essere nata in un villaggio chiamato Ngoru Kiry e di appartenere al clan dei Watussi. Sua madre era appena quattordicenne quando cadde in una rete e quattro uomini bianchi si avventarono su di lei. Vestita con un corto gonnellino e un collare variopinto, ignara, a seno nudo, come le altre donne del suo villaggio, stava cacciando con la lancia, insieme al suo fratellino di otto anni. Non aveva visto la trappola, ben mimetizzata dai bianchi e vi era finita dentro, portata in alto dalla rete e restando a penzolare, mentre suo fratello cercava di liberarla. Un colpo e del fumo erano usciti dallo strano bastone tonante, che uno dei bianchi si era portato vicino all’occhio e, dopo quell’improvviso rumore, il suo fratellino era caduto a terra con la testa sanguinante, non rialzandosi più. I quattro uomini bianchi ridevano, mentre lei si divincolava per fuggire, terrorizzata per quello che avevano fatto al bambino e per le mani che quegli uomini le stavano mettendo in ogni parte del corpo. Era una giovane molto alta, snella. La sua pelle nera era lucente al sole. L’avevano immobilizzata e la guardavano interessati e ammirati. Poi il loro pensiero fu quello di approfittare di lei. Con un coltello uno di loro, per sbrigarsi, le tagliò via il piccolo perizoma che le copriva l’intimità. A turno, mentre due di loro la tenevano ferma, gli altri la violarono. Poi, soddisfatto il loro bestiale e malvagio istinto, l’avevano legata di traverso su un cavallo. Era stata condotta con altri prigionieri, dopo giorni di marcia forzata, ad una grande casa di legno galleggiante. In quella casa era rimasta per tante lune, incatenata e sdraiata su dei ripiani di legno, insieme a uomini e donne della sua razza, non tutti del suo villaggio. Durante quel viaggio furono poche le volte che respirò l’aria alla luce del giorno, su quello che i bianchi chiamavano “Ponte”, giusto il tempo per far sì che i tavolati venissero lavati dei loro escrementi e i morti tolti e buttati, dati in pasto a quei grossi pesci che comparivano, con le loro fauci spalancate adornate di denti triangolari, ogni volta che si sentiva odore di sangue.

Sua madre Lula non le raccontava solo della prigionia e di come fosse giunta alla tenuta di Buana Jack, come lo chiamava lei. Le raccontava del suo meraviglioso paese! Della bella e rigogliosa terra dove era nata e cresciuta, degli animali che solo lì esistevano. Le aveva detto di quanto cavernosa e potente fosse la voce di “Simba”, capace di far tacere tutti gli animali della savana! Di quanto fosse grande e forte Tantor, con il suo lungo naso e le quattro zampe, grandi come le colonne della casa di Buana Jack. Di quanto fossero belli i cavalli a strisce bianche e nere e che eleganza possedevano altri animali dal collo lunghissimo …

Tamara fantasticava meravigliata a quei racconti, in seguito, grazie ad Emma, scoprì che quel paese incantato si chiamava Africa e quegli animali, che la Principessa le mostrò in un libro, si chiamavano: Leone, elefante, zebra, giraffa …
Già, Emma! La perfetta Emma! Quella che l’aveva fatta sentire sporca … immonda e l’aveva trattata come un cagnolino ammaestrato! Ma che ne sapeva l’innocente e casta Emma di cosa era stata la sua vita? E cosa sapeva lei stessa del male che aveva ricevuto e che aveva fatto?! Certo ad Emma non aveva mai raccontato nulla …
 
Aveva appena sei anni quando Master Jack, il cinquantenne proprietario di sua madre e della piantagione, la prese in braccio e la portò con sé nel fienile. Sua madre aveva visto la scena e non disse nulla. L’uomo l’aveva tenuta su una gamba, mentre si apriva la patta dei pantaloni e si toccava, poi aveva insegnato a lei a farlo. Non le era sembrata una cosa strana, Padron Jack diceva che era un “bel gioco”, lei non lo capiva quel gioco, ma aveva capito che a Master Jack piaceva tanto giocare così. Con il tempo il gioco cambiò, perché al Padrone non bastò più e cominciò a toccarla a sua volta. Ricordava la sensazione delle sue dita rapaci che la esploravano tra le pieghe della sua infantile intimità, le diceva che lei era bellissima, che era bello ciò che stavano facendo insieme e le diceva che, con quel tocco, la stava preparando ad “un gioco più bello” e piacevole. Dopo aver “giocato”, di solito, le regalava un dolcetto. Era l’unica bambina con la quale giocava in quel modo e quel gioco stava diventando piacevole anche per lei, finché arrivò il momento che il suo corpo prese una forma sempre più femminile.

Quel giorno la Padrona, con suo figlio Little Master, erano partiti di buonora con la carrozza, ospiti della famiglia di possidenti confinanti. Sua madre l’aveva convinta, nel tempo, che fosse un onore ricevere le attenzioni del Padrone, era fortunata, poiché la sua bellezza l’avrebbe salvaguardata dal duro lavoro nei campi. In effetti Master Jack non la faceva lavorare con gli altri, preferiva tenerla in casa, ad aiutare la cuoca. In realtà era un modo per averla a disposizione in qualsiasi momento lui volesse, specialmente quando sua moglie Amelie era ubriaca di cherry e non si accorgeva di ciò che capitava sotto il suo tetto. Quel giorno l’aveva cercata in cucina, Tamara aveva appena compiuto i nove anni d’età e precoce come tutte le bambine della sua etnia, aveva avuto da poco il suo primo “sangue di luna”. Era stata fortunata ad essere la prediletta del padrone, poiché lui non aveva voluto che la “Mama” le facesse quello che faceva di solito alle altre bambine, già dai cinque sei anni. Tamara aveva visto morire sua sorella a causa del taglio che “Mama” le aveva fatto ai genitali. Lula le aveva detto che a volte capitava, ma la maggior parte delle volte “Mama” era abbastanza brava da arrestare quel sangue, ricucendo i lembi di carne mozzata, con fili vegetali e alla bambina non succedeva nulla, anche a lei lo avevano fatto nel suo villaggio, era un’ usanza normale! Non ne era affatto convita Tamara e fu felice quando Master Jack si arrabbiò con “Mama”  e la fece frustare, le disse che non doveva più permettersi di fare “quella cosa” alle bambine, non voleva perdere le sue schiave! Per lui valevano soldi, era più facile far riprodurre gli schiavi e più economico che comprarli!

Tamara non era stata mutilata come le sue coetanee, Master Jack la voleva sana per i suoi intenti. Quel giorno, solo in casa, l’aveva portata nella sua camera da letto. Come sempre, inizialmente, aveva voluto “giocare” con lei nei modi che le aveva insegnato, ma quella volta la spogliò completamente e si tolse anche lui del tutto gli indumenti. Diversamente dalle altre volte il gioco fu doloroso, le disse che, da quando “giocavano”  insieme, l’aveva preparata abbastanza, se pur piccola ora lo avrebbe “ospitato” facilmente. Nonostante Tamara piangesse, sentendosi lacerare, lui continuò fino ad arrivare dove voleva. Quando l’uomo, ormai sazio e soddisfatto della sua depravazione, si abbandonò nel suo letto russando, la piccola fuggì via. Andò a cercare sua madre. Le raccontò, piangendo ancora per il dolore, cosa era accaduto. La donna, con la prominente pancia di un’ennesima gravidanza, sospirando rassegnata, cercò di consolarla, dicendole che le volte seguenti, quando il padrone l’avesse ancora voluta, non sarebbe stato così, le sarebbe piaciuto, doveva fare in modo che le piacesse, se voleva sopravvivere! Quella era l’unica consolazione che anche gli altri schiavi avevano. Dopo il duro lavoro, la frusta e la prigionia, darsi il piacere l’un l’altro, era la sola cosa che restava a quei poveri esseri trattati come bestie da soma o da riproduzione.

Tamara non sapeva chi degli schiavi fosse suo padre, probabilmente neppure sua madre ne era certa, visto che Master Jack la considerava come una “giumenta” per la riproduzione. In breve tempo Tamara capì che sua madre aveva detto il vero e si rese conto che sfruttare il proprio corpo, per il suo tornaconto personale, poteva essere l’unica cosa da fare per sopravvivere. Il Master continuò a volerla, anzi, più lei cresceva e più l’uomo sembrava da lei ammaliato. La copriva di regali, vestiti, profumi e saponi. Lady Amelie era sempre più disperata ed alcoolizzata. Il giovane Padrone, loro figlio, era stato mandato via per studio e quando tornò, alto e bello, nei suoi vestiti eleganti, Tamara aveva circa diciotto anni.  Little Master, non ci mise molto a capire la tresca di suo padre con la bella schiava e iniziò a cercarla con gli stessi scopi. A lei il giovanotto piaceva, come le piaceva ciò che facevano insieme. Trovavano ogni occasione per appartarsi, in casa, dentro uno stanzino, nella rimessa degli attrezzi o in camera del giovane, quando, di notte, tutti in casa dormivano. Suo padre aveva ormai una certa età, ma la passione per Tamara non gli era passata, anzi era diventata un’ossessione, soprattutto perché sospettava che lei avesse rapporti con altri. Ignorava che quella notte suo figlio e Tamara, nella camera del giovane, si stessero amando con passione sfrenata. Lady Amelie era crollata sbronza sul divano del salotto e Padron Jack era uscito a cercare Tamara nella baracca che occupava con sua madre e i due fratelli più piccoli. L’avrebbe fatta sua lì, nella baracca, non gli importava se davanti a sua madre e ai bambini, non sarebbe stata la prima volta in fin dei conti! Non la trovò nel suo giaciglio e colpì forte Lula per farsi dire dove era andata “quella sgualdrina” di sua figlia.

All’ennesimo calcio che Lula ricevette al “pancione”, sapendo che avrebbe perso la creatura che portava in grembo, volle ferire a sua volta il Padrone.

 – Cerca nel letto di tuo figlio Padrone … troverai quello che cerchi!

Gli sibilò contro quella verità. Master Jack sgranò gli occhi e barcollò come se fosse ubriaco. Poi, accecato dalla gelosia, uscì lasciando aperta la porta della baracca e corse verso la sua bella villa coloniale. Si precipitò su per le scale, raggiunse la stanza di suo figlio e spalancò la porta con forza. Quello che vide gli strinse il cuore in una morsa d’acciaio. La schiena nera e liscia di Tamara, con i suoi lunghi capelli che le oscillavano sulle spalle, fu la prima cosa che vide, poi realizzo che la giovane era posizionata, cavalcioni, sul bacino del suo unico figlio, il giovane le teneva le mani sui fianchi, guidandola, mentre lei ritmicamente si muoveva su di lui, dai versi che emettevano era chiaro il piacere reciproco che i due si stavano regalando. L’anziano cuore di Master Jack non resse a quella verità, la gelosia lo aveva fatto esplodere. Al rumore improvviso della porta che si apriva e sbatteva contro il muro, i due giovani si distaccarono improvvisamente e saltarono sul letto, Tamara cercando di coprirsi con un lenzuolo e Little Master cercando una scusa. Non ci fu bisogno di inventare nulla … Master Jack era crollato a terra, stroncato da un infarto cardiaco.

Quanto aveva pianto Tamara, nel momento in cui Little Master la allontanò da sé! Averla davanti tutti i giorni gli ricordava che a causa sua aveva ucciso suo padre. Sua madre voleva farla impiccare, lui non lo permise, si era innamorato di Tamara, non avrebbe potuto farlo. Non volle farla neppure frustare, non sopportava l’idea di quella pelle liscia, sfregiata dalla frusta. La “giusta decisione” fu, per lui, di venderla. Seppe da un commerciante di schiavi che aveva avuto la richiesta di trovare una schiava sui diciotto anni, in buona salute e di gradevole aspetto, doveva essere un regalo per una giovane nobildonna che il 15 Novembre di quell’anno avrebbe compiuto diciotto anni. Little Master non volle sapere altro, ne chi era l’acquirente, né dove vivesse, non voleva avere la possibilità, né la tentazione, di rintracciare Tamara. Presto avrebbe preso moglie, l’avrebbe dimenticata tra le braccia di colei che avrebbe sposato.

Fu così che Tamara diventò il regalo di compleanno di Lady Emma Swan Charming Pendràgon. Prima di giungere al suo cospetto fu lavata, profumata e vestita con  begli abiti. La  madre di Emma la condusse da lei. Tamara si aspettava una padrona viziata e viziosa, pronta a darle ordini in ogni momento e a chiederle di soddisfare ogni capriccio o insana voglia. Emma non era affatto così. Nonostante fosse una Principessa, non teneva alle differenze sociali, disse a sua madre che non voleva assolutamente schiavi, quella ragazza poteva diventare per lei una giovane amica, era sua coetanea. Aveva deciso di restituirle la libertà, poteva andare via se voleva o restare come sua dama di compagnia, nel caso avrebbe avuto uno stipendio. Tamara non poteva credere che al mondo esistesse una persona così. Emma era tutto ciò che poteva essere la perfezione ai suoi occhi. Bella di animo e corpo, bianca, aveva capelli come l’oro, era una principessa, era buona, simpatica, un po’ ribelle, non le piaceva l’etichetta di corte e le piaceva stare a contatto con la natura. Più la conobbe è più la sua ammirazione diventò invidia. Restò come sua dama di compagnia, cercò di imitarla nei modi di fare, le faceva compagnia durante le ore che passava a studiare il liuto e altro. Tamara era sicuramente di intelligenza vivace e quando Emma si accorse che non sapeva leggere ne scrivere, si mise d’impegno ad insegnarle lei di persona, sia lettura e scrittura, sia il francese. Era una gioia per Emma vedere i suoi progressi ed il suo impegno, ma lei diventava ogni giorno più cupa, più imparava e più diventava consapevole di ciò che era stata la sua vita e ciò che era diventata.

Tamara ricordava che, il giorno del suo compleanno, Emma avrebbe voluto conoscere il giovane Tenente che aveva fatto visita con suo fratello ai suoi genitori, il Principe James e la Principessa White Margaret. Per un contrattempo non ci era riuscita, non ne aveva visto il viso, lo aveva visto solo di spalle. Per Tamara era una cosa veramente ridicola, ma Emma le aveva fatto una testa i giorni seguenti con quel Tenente … era come innamorata … come poteva se non lo aveva nemmeno visto in faccia?! Quella sera aveva conosciuto invece il giovane Duchino Neal Mc Cassidy. Ad Emma non piaceva granché, ma lui era “cotto” di lei. Tamara lo vide spesso andare a trovare Emma, aveva avuto il permesso dal Principe di frequentarla. Quante volte aveva raccolto i sospiri e le fantasticherie di Emma sul giovane Tenente, Jones … si, si chiamava Killian Jones! Emma aveva un fratello adottivo, un bel ragazzo, August. Suo fratello stravedeva per lei, Tamara lo aveva capito bene. Era un fratello adottivo, forse l’affetto che aveva per Emma andava oltre quello fraterno.
Un giorno che Emma la stava assillando con le sue fantasticherie sul solito “Killian” le chiese a bruciapelo:

– Da chi vorresti essere toccata e chi vorresti dentro di te tra Killian, August e Neal!

Emma era rimasta a bocca aperta, gli occhi sgranati, era prima impallidita e poi era diventata rossa come un pomodoro maturo.
 – Co - cosa stai dicendo Tamara?!
 – Beh! Cosa ho detto di strano? Da chi dei tre vorresti essere posseduta?
– Io …io …
- Emma non hai mai avuto un uomo tra le braccia e tra le gambe?!
 – Che … che vuoi dire?
– Ma sei ancora vergine?!
– Io … io …si!

Tamara era scoppiata a ridere, era sicura che Emma non avesse conosciuto piaceri carnali, rise di scerno per la sua ingenuità, per il rosso che le imporporava le guance, per la sua purezza di spirito più che del corpo!

– Dai non dirmi che con August non avete mai …
- Ma sei impazzita Tamara?! Io … io non so che ti prende oggi … August è mio fratello … in verità fratellastro …ma per me è un fratello a tutti gli effetti, sarebbe un incesto … non si fa una cosa del genere! È un peccato mortale! Neal è un caro amico … non mi attrae in quel senso … non ci penso proprio … e Killian … Killian …
- Già, il tuo adorato Killian … non è qui … altrimenti sono sicura che con lui le gambe le avresti aperte e come!
– Smettila Tamara … ora mi stai facendo arrabbiare … non si fanno queste cose … con Killian lo farei dopo sposata … come si conviene ad una donna per bene!
 - Emma non ti arrabbiare! Non sto dicendo cose strane! Non ti accorgi di come ti guardano Neal e August? Tu li vedi uno come un amico e l’altro per te è un vero fratello … per loro non mi sembra che sia così!
 – Si … Neal, lo ammetto, mi sono accorta che per lui non è solo amicizia … ma su August ti sbagli proprio!
– Mah! Forse sbaglierò … comunque ti sta parecchio vicino e mi sembra geloso di Neal!
– Neal non gli piace, me lo ha detto! Dice che non è il tipo adatto a me … Oddio!!
 – Che c’è adesso?
 – Signore perdonami!
– Ma … che?
 – Tamara … se è vero un po’ quello che dici … ho fatto una grossa pazzia con mio fratello …
- Che pazzia?!
– Oh! Tamara, amica mia! Il giorno del mio compleanno … sai … ero curiosa di conoscere Killian … sai … se poi avesse voluto baciarmi …
 - Mmm … interessante! Vedi che con il Tenente ci saresti stata subito?!
– Smettila ti prego!
– Beh insomma che è successo?
– Ho chiesto a mio fratello di insegnarmi a baciare, gli ho detto i miei intenti, lui ha risposto che un Tenente di Marina, gentiluomo, non mi avrebbe mai baciato appena conosciuta e che io a comportarmi così non avrei fatto una bella figura di donna per bene!
 – Ah!
 – Si … ma io ho insistito e lui alla fine mi ha fatto vedere come si fa!

Tamara scoppiò a ridere nuovamente buttandosi sul letto.

 – Povero August! Immagino l’effetto che ha avuto la cosa su di lui!
– Dici che lo ha un po’ turbato?
 – Turbato?! Tu non conosci proprio le reazioni fisiche di un giovanotto Emma … sei proprio “piccola”!
– Mio Dio! Cosa gli  ho fatto?! Sarà per quello che è andato via da me pochi giorni dopo il mio compleanno?
– Tu “sciocchina” che dici?

Emma aveva pianto per il pentimento, “anima ingenua e candita”. Poi seppero della morte dei due ufficiali Jones e la vide piangere ancora. Neal continuava a frequentarla e spesso restava ad attenderla insieme a Tamara. Emma era depressa per la morte del Tenente e pensare che non lo conosceva nemmeno! Neal era un caro ragazzo, veramente simpatico e Tamara si era innamorata di lui. Fu un grande dolore vederlo infine sposare Emma, lei alla fine gli si era affezionata e aveva accettato la sua proposta. Tamara sperò con tutto il cuore che il giovane amico di August, il Barone Jamie Fraser, riuscisse a conquistare Emma, in quei pochi giorni di soggiorno a palazzo, ma il giovane era già promesso e con Emma non scattò proprio nulla, se non una bella amicizia.

La prima notte di nozze di Neal ed Emma, li aveva sentiti litigare, lui le aveva dato della stupida, immaginava fosse di sicuro per l’inesperienza della sposa. Lo aveva sentito uscire dalla stanza. Lei non era riuscita a prendere sonno nella stanza adiacente a quella degli sposi. Si stava rodendo per la gelosia e l’invidia, avrebbe voluto essere lei tra le braccia di Neal. Uscì dalla sua stanza e se lo trovò davanti, vestito solo con la vestaglia. Anche lei portava solo la vestaglia. Aveva cercato di sedurlo, ci era quasi riuscita, sfoderando tutta l’esperienza sessuale accumulata in quegli anni, tra Master Jack, suo figlio e gli altri giovani schiavi della piantagione. Neal era pronto per essere suo, eccitato all’inverosimile, ma all’ultimo momento l’aveva rifiutata. Era troppo innamorato di Emma. L’aveva veramente ferita nell’orgoglio, le aveva detto che lei non era come Emma. Già! Ne era pienamente consapevole, Emma era tutto ciò che lei non era e non sarebbe mai stata!

 Non aveva mai potuto raccontare delle sue esperienze ad Emma poiché, da come l’aveva sentita parlare di incesto e rapporti solo dopo il matrimonio, l’avrebbe trattata come una donnaccia.

Solo ora, mentre Rumbl Mc Cassidy si muoveva dietro di lei, nel suo modo alternativo, facendola gemere mentre l’ afferrava per i fianchi per possederla più in profondità, dandole quel godimento perverso che solo un altro era  riuscito a darle, Tamara si rendeva conto di quanto odiasse Emma, per ciò che rappresentava, per ciò che era ai suoi occhi. Nella splendida infanzia vissuta da Emma, amata e vezzeggiata, la bionda Principessa era la conferma che lei era stata una bambina abusata da un depravato, uno come Rumbl, uno che l’aveva riempita, per anni, con il suo seme di depravazione, facendo passare il tutto per un bel gioco, uno che aveva distrutto la sua purezza e la sua innocenza. Una purezza e un’innocenza che invece erano insiti nel cuore di Emma, qualità che nessuno, neppure violandola, le avrebbe portato via. In lei purtroppo, con quell’immondo seme, era germinata una pianta maligna, Rumbl apparteneva allo stesso ceppo, la somiglianza tra lui e Master Jack l’aveva attratta in quel rapporto perverso. Nonostante la violenza subita, incoscientemente, quella depravazione alla fine le era piaciuta e l’aveva fatta diventare quella che era.

Quando Emma aveva scoperto che in qualche modo era stata con suo marito, cosa che lei le aveva lasciato credere ampiamente, l’aveva cacciata via. Non poteva restare nel Maine, non voleva avere la possibilità di vedere Emma e Neal insieme, sicuramente sarebbero stati felici, sicuramente lei lo avrebbe perdonato, lui le avrebbe detto la verità .

 Aveva trovato un passaggio su un mercantile, pagando in “natura” ciò che non aveva potuto pagare in danaro, aveva riservato i suoi servigi al capitano della nave, e a chi, tra i marinai, aveva pagato meglio. Il mercantile era diretto in Francia e lì era giunta e aveva vissuto in quegli anni, finché non aveva incontrato Rumbl. Il sodalizio con quell’uomo era diventato più forte nel momento in cui le aveva rivelato il suo intento di tornare da suo figlio e sua nuora per vendicarsi e riprendere il bambino avuto da Milha. Era l’occasione, per Tamara, di chiudere i conti una volta per tutte con la “Perfetta” Emma!
 
Rumbl, con un’ultima spinta, si accasciò, godendo, sulla sua schiena. Lei si liberò del suo peso e con una mano cercò, nel portasigari sul comodino, il sigaro che lui amava fumare sempre “dopo”. A Tamara “dopo” piaceva parlare. 

– Sono in attesa del tuo racconto Robert.
Avevano deciso insieme di continuare a chiamarsi reciprocamente con dei nomi fittizi.
– Marie Claire … sei una meraviglia come sempre … pronta a prevenire ogni mio desiderio … brava!
Prese dalle sue labbra il sigaro che lei aveva già provveduto ad accendergli.
– Mmm … la tua bocca sensuale …
Lei rise, sapeva che Rumbl aveva gradito la sua performance!
– Ora sono tutta orecchi! Cosa hai scoperto di interessante?
“Robert Smith” sorrise sarcastico, mentre buttava fuori una nuvola di fumo azzurrino. Tamara non sopportava quell’odore, ma fingeva il contrario.
– Ho scoperto che la mia bellissima nuora conduce una doppia vita …
 - Emma?! Non posso crederci …
 - Dovrai crederlo tesoro … l’ho vista con i miei occhi. Si è affacciata dal balcone della taverna di Angus O’Danag … quasi non la riconoscevo con quella parrucca nera … ma ti posso assicurare che era proprio lei!

Tamara era rimasta a bocca aperta, la “sua” Emma era cambiata parecchio!

– L’oste mi ha detto che quella era Lady Barbra Mc Canzie, la maggiore commerciante del posto … in pratica la maggior parte degli esercizi commerciali sull’isola sono i suoi. Non dubito ovviamente che possa essere vero! Mi chiedo come mai invece che palesarsi come Principessa Emma Swan, ovvia proprietaria, vista la sua ricchezza, si faccia passare per una commerciante …
- Sono veramente sorpresa, non riesco a capire perché conduca questa doppia vita … Forse il fatto che fin da ragazza era una  Principessa che teneva ben poco all’etichetta? Sarà il suo modo di mantenersi la “piccola ribelle” che era?
 – Era una “ribelle”?
 – Non fraintendermi … era educata e disciplinata, molto severa con se stessa, ingenua e … pura … se vogliamo … aveva alti ideali, mi ha dato la libertà … ero schiava ed ero stata venduta dal mio padrone a sua madre come regalo di compleanno. Per rendere più appetibile l’acquisto avevano detto che sapevo leggere, scrivere, giocare a dama e una serie di bugie. Emma è contro ogni forma di schiavitù, il suo primo pensiero fu di liberarmi e mi stipendiò come dama di compagnia, si affezionò a me come ad una sorella e quando vide che ero completamente analfabeta mi insegnò di persona a leggere, scrivere e a parlare in francese, cosa che mi è stata utilissima …
 - Con tutto quello che ha fatto per te non capisco il tuo odio nei suoi confronti …
 - Te l’ho detto a Parigi … sono una “cattiva ragazza” …
- Centra Neal per caso? Mi hai accennato a lui quando ci siamo … conosciuti …
- Si … in effetti il motivo è stato tuo figlio …

Rumbl scoppiò a ridere sbuffando altro fetido fumo del suo sigaro.

 – Cosa ci trovi di divertente?
– Scopro che la mia spietata “Venere nera” ha un cuore! Ti sei innamorata di quel rammollito di mio figlio!

Tamara si sentì ferita.

– Tuo figlio è un uomo simpatico, spiritoso … gentile e … e…

Rumbl rise di nuovo.

 – Come ti accalori mia Cara! Ancora ne sei innamorata …
 - No! Non più … mi ha ferita … ora lo odio! Comunque basta con questo discorso … che altro hai scoperto?
– Mentre ero alla taverna c’è stata una zuffa con una conseguente sfida a duello, per riscattare l’onore della figlia maggiore di O’Danag … un bel bocconcino di figliola … Bè in breve … lo sfidato è il figlio del gestore del maggior emporio di mia nuora. Ho offerto al ragazzo due Secondi in gamba per sbarazzarsi del rivale, in cambio mi deve portare notizie sulla padrona, sarà la mia talpa …
- E l’amico che dicevi di aver trovato?
 – Il mio peggior nemico in realtà, l’uomo che odio di più al mondo e che … più ammiro … per il coraggio e l’abilità … Captain Hook …
 - Il pirata che ti ha portato via la madre di tuo figlio?!
– Già … lo hai conosciuto quando è venuto da Cora …
 - In realtà … quando ho sentito il trambusto e le urla di Cora … sono fuggita … non ho visto né lui né i suoi uomini …
 - Si, sei proprio una “cattiva ragazza” hai abbandonato quell’”angioletto” di Cora … ancora non vi perdono per lo scherzetto che mi avete fatto con Belle …
 - Per quello … mi dispiace … Cora mi aveva detto che era quello che tu volevi fare della ragazza … non sapevo che avevi … intenzioni serie con lei …
- Siamo qui perché me la voglio riprendere e mi riprenderò il bambino … diventerà mia moglie … e saremo una famiglia!
– Che vuoi fare con Captain Hook?
– Oh! Lui domani alle 17.00 avrà una bella sorpresa! Sarà il secondo dello sfidante nel duello. Non ne uscirà vivo! Anche se combatte agile come una pantera e coraggioso come un leone … avrà troppi avversari! Manderò cinque dei migliori spadaccini di Barba Nera …
 - Se dovessero fallire?
– Non fare l’uccello del malaugurio Marie Claire … dovesse succedere … dovremmo lasciare la nave e trovare un'altra sistemazione, inizierebbero le indagini, Killian Jones non è il tipo che subisce senza reagire!
– Killian Jones?
– Si, quello è il vero nome di Hook …
- Era Tenente della Royal Navy anni fa?
 – Si, era addirittura il migliore del suo corso e con il fratello, il Capitano Liam Jones, avevano spesso incarichi diplomatici molto delicati …
 - Mi chiedo come è finito dalle stelle alle stalle!
– Sai … quando si ha ideali alti come i suoi … ha preferito combattere da eroe per vendicare suo fratello e aiutare la sua Patria …
- Si direbbe che lo ammiri veramente!
– Diciamo che ho nei suoi confronti un rapporto del tipo che tu hai con Emma! Lo odio perché rappresenta la luce che io non ho mai posseduto, lo odio perché Milha lo ha amato fino alla morte, pur avendo posseduto il suo corpo, il suo pensiero e il suo cuore sono sempre appartenuti a lui. Lo ammiro perché so riconoscere il valore del mio nemico, lo invidio e voglio distruggerlo. Sono io che ho creato Hook e ho insozzato la sua immagine … ora … voglio la sua vita …
 - Lo hai visto alla taverna dove hai trovato anche Emma?
– Si, ha dato manforte allo sfidante e ha risposto ad Emma quando si è affacciata …
“Emma … infine hai conosciuto il tuo amato Killian! Non sarà per lui che hai una doppia identità?”
– Sai Mister Smith? Ora ti racconterò io una storia sul Capitano Killian Jones …
 
***
Due giorni dopo, venerdì mattina …

Aveva bisogno di bere. Forse alla fine si sarebbe ubriacato. Una sbronza lo avrebbe stordito per bene e forse il lunedì sarebbe arrivato prima. Era così rammaricato Killian del suo comportamento con Emma! Dopo aver ricevuto i rimproveri di Jeff, aveva sentito anche quelli di Eddy che era andato da lui per salutarlo e dirgli che andava da Sebastian per la pesca del venerdì mattina. Il giovane l’aveva visto abbattuto, gli aveva chiesto cosa era successo e lui sentendosi più stupido di prima, a raccontare ad uno giovane e innamorato come Eddy cosa aveva combinato, si beccò il suo biasimo.

“Anche Eduard ora ne sa più di me! … Basta commiserarmi!”

Da Angus non c’era nessuno a quell’ora. Anche l’oste si accorse del suo stato d’animo, ma oltre che dargli il buon giorno non gli disse altro, neppure cosa volesse. Semplicemente prese una bottiglia di Rum ed un bicchierino di peltro e li pose sul banco davanti a lui. Solitamente ai suoi clienti, parco come era, dava un bicchierino alla volta e lo riempiva lui stesso. Al Capitano preferì lasciare l’intera bottiglia. Killian si rese conto che Angus aveva capito che voleva ubriacarsi. Con discrezione l’oste si era allontanato, con la scusa di andare in cucina da sua moglie e poi a preparare il carretto.
 
Agnes ed Angel, come tutti i venerdì partecipavano alla pesca con Sebastian. La giovanetta, vestita con il cappellaccio di paglia e la vecchia camicia di suo padre, sui pantaloni di tela, fece il suo ingresso alla locanda, portando quel “maledetto pesante cesto di pece fresco” che suo fratello, come al solito, si era rifiutato di portare insieme a lei. Il viso imbronciato di Agnes si illuminò quando vide il suo amico Killian di schiena al bancone. Voleva correre a salutarlo, ma si rese conto di non essere presentabile, una Damigella non poteva stare conciata in quel modo e puzzare di pesce! Killian non lo avrebbe apprezzato! Lui era uno che ci teneva alla pulizia! Si vedeva e si sentiva! Era sempre pulito ed elegante con i suoi panciotti ricamati e il pastrano in pelle nera e non puzzava come i marinai che di solito frequentavano il locale di suo padre!

Agnes cercò di non farsi notare e sgattaiolò in cucina per lasciare il pesce a sua madre, poi, di corsa, andò in camera sua per lavarsi e cambiarsi. Fece tutto in un lampo! Chissà che pensieri aveva il Capitano dagli occhi “meravigliosi”?! Era così assorto che non si era voltato nemmeno!
Sistemata per bene, da “Vera Damigella”, Agnes si sporse per guardare in viso Killian. Lui si accorse della faccetta buffa che era sbucata al suo fianco e la guardò con simpatia, sorridendole.

– Madamigella Agnes! Buongiorno!
– Buongiorno  Killian!

Da quando la “piccola” lo chiamava per nome? Non le disse nulla, non voleva fare il formale con lei come aveva fatto con Emma! Agnes era ingenua e spontanea, non voleva offenderla, già aveva fatto danno con Emma!
La ragazzina passò dall’altra parte del banco, poggiò le braccia conserte sul ripiano e rimase a fissarlo. Che aveva da guardarlo così?

– Vuoi dirmi qualcosa Agnes?
– Si!

La risposta della ragazzina fu pronta e lo lasciò sorpreso.

– Oggi Capitano non mi piacete per niente!

Killian rise del modo diretto de Agnes.

“Tutta suo padre … una vera irlandese!”

– Sai Agnes … oggi non mi piaccio per niente neanche io!
– I vostri occhi non sono belli come al solito, voi sorridete ma loro non sorridono! Non siete felice …

Killian era a bocca aperta, possibile che fosse così cristallino nei suoi sentimenti?
Agnes si accostò un po’ di più ed abbassò il tono della sua voce.

– Non avrete per caso litigato con la vostra fidanzata segreta?

Il Capitano ringraziò Dio di non star bevendo in quel momento o il Rum gli sarebbe andato per la trachea.

“Diavolo di una ragazzina! Ma quanti anni ha? Ne ha una quindicina ma la sa più lunga di un’ottantenne … intelligente e perspicace!”
 – No Agnes, non ti preoccupare, sono solo un po’ stanco e ho tanti pensieri per la testa!

La ragazzina storse la bocca, Killian si rese conto che non l’aveva convinta!
– Sicuro che la vostra fidanzata non vi ha lasciato?

Questa poi! Ma la domanda di Agnes lo fece riflettere e incupire maggiormente. Ora la ragazzina lo guardava con l’espressione di chi sa di essere vicino alla verità.

– Agnes? Stai importunando il Capitano Jones?

Angus era uscito dalla cucina e aveva salvato, in un certo senso, Killian dall’interrogatorio di sua figlia. Lei sgranò gli occhi, forse aveva esagerato e se il Capitano si era offeso?

– No Angus, Madamigella Agnes si stava solo preoccupando per me, non mi vede molto in forma oggi!
 – Bè considerando quello che è successo ieri sera! Avete rischiato la vita con Eduard e Jefferson … siete anche troppo in forma direi!

Agnes guardò con apprensione verso il Capitano.

 – Agnes! Io carico il carretto, tra poco porteremo il pesce alla Rocca, Betty oggi prepara la zuppa di pesce fresco, non voglio far tardi. Se sei pronta ti aspetto fuori.

Angus e Agnes stavano andando alla Rocca? Un’idea illuminò gli occhi di Killian. Si mise una mano in tasca. Aveva ancora il minuscolo biglietto che avrebbe dato ad Emma la mattina che era andato a riprendere Bardo.

– Agnes, faresti un lavoro da agente segreto per me?
Agnes sgranò gli occhioni castani.
– Segreto … segreto?
– Segretissimo, non dovrai farne parola con nessuno!
– Io sono brava a mantenere un segreto segretissimo!
– Vedrai la Principessa alla Rocca?
– Si, sicuramente, vado sempre a salutarla e a giocare un po’ con Henry quando vado il venerdì!
 - Devo far recapitare alla Principessa un minuscolo biglietto, riesci a metterlo nelle sue mani senza farti accorgere da nessuno?
– Fate parte anche voi della rete?
– Che sai della rete?!
– Sono la figlia di Angus! E ho le orecchie per sentire!
– Non dovresti parlarne così Agnes …
 - Con voi posso … siete amico di Lady Barbra, siete il suo corsaro no?

Decisamente il corpo di quella quindicenne nascondeva una ottantenne!

– Sarò il vostro agente segreto Capitano, agli ordini!

Dopo aver preso il minuscolo bigliettino, Agnes lo guardò maliziosamente e a bassa voce gli disse:

- Sono sicura che la vostra fidanzata segreta non vi lascerà, sarebbe una sciocca. Ma se dovesse farlo … vi dispiacerebbe prendere in considerazione me come vostra fidanzata?

Killian stava per ridere di cuore, Agnes lo aveva rimesso di buon umore, si trattenne, doveva fare un discorsetto alla piccola!

“Emma … hai una rivale che potrebbe essere agguerrita!”
 – Ma non avevi un amore segreto Agnes?
– Lasciamo stare, per carità! Quell’idiota di Jason non vale un fico secco, ha cercato di fare del male a mia sorella, non lo vorrei per tutto l’oro del mondo!
 – Agnes … sono onorato della tua proposta, ma sono troppo vecchio per te, ho il doppio dei tuoi anni! Come hai visto per Jason … gli uomini possono essere pericolosi anche senza che una ragazza si proponga… Tu vivi in questa taverna, frequentata soprattutto da uomini, tuo padre e tua madre sai che ti mandano a letto presto per proteggerti da loro. Voglio proteggerti anche io, promettimi che non farai a nessuno la stessa proposta che hai fatto a me e che aspetterai di essere più grande per avere un fidanzato! Non puoi fidarti del primo che capita Agnes, stai attenta, ti capitasse qualcosa di male mi dispiacerebbe molto!
– Ma io mi fido solo di voi! Siete un uomo d’onore e non mi fareste mai del male!
– Io  non ti farei mai del male, non potrei! Un uomo che fa del male ad una bambina o ad una donna, non è un vero uomo è meno di un animale e non merita rispetto … Troverai il tuo “uomo d’onore” un giorno Agnes, lo riconoscerai perché ti vorrà bene come Eduard vuole bene ad Anny, ti rispetterà e soprattutto non sarà vecchio come me! Vai da tuo padre ora! Io sarò nei paraggi quando tornerete, mi dirai se sei riuscita nella tua missione di “agente segreto della rete”!
 
Agnes sorrise con sincero affetto a Killian. Non era vecchio il Capitano, non lo era affatto, ma quello che aveva detto era giusto e lei aveva capito chiaramente il messaggio. Un giorno avrebbe trovato il suo “Uomo d’onore”, si … lo avrebbe riconosciuto, perché sapeva come  un uomo d’onore agiva e ragionava, il suo amico Killian ne era l’esempio perfetto!
 
***
Ad Emma tremarono le mani ed ebbe un tuffo al cuore, quando Agnes, sfiorandola casualmente, le mise nel palmo quel minuscolo biglietto. La ragazzina finse completa indifferenza e continuò a scherzare con Henry.
“Lui” aveva fatto la prima mossa, ora non c’era bisogno di aspettare il lunedì, si sarebbero visti quella notte stessa.
***
 
Killian, nella penombra della sera, correva veloce con il cavallo preso da Angus, la missione di Agnes aveva avuto successo. Il cuore galoppava al ritmo dello stesso cavallo. Raggiunse la villa più presto del solito. Al primo piano, in quello che era il salone, si vedeva il bagliore di una lampada accesa. Scese da cavallo e salì le scale a quattro a quattro. Lei aveva lasciato l’uscio aperto per lui. Si richiuse la porta alle spalle e se la trovò davanti, con il mantello nero sulle spalle e la lunga gonna.  Si corsero incontro dicendo all’unisono:

-  Emma perdonami amore!
– Killian amore mio perdonami!

Avevano preso ambedue la “giusta decisione” avevano buttato via l’orgoglio per lasciar passare l’amore che li univa, ora avrebbero avuto tanto da dirsi, da spiegare.
Quanti baci si diedero? Uno … fu solo uno, perché le loro labbra non riuscirono a staccarsi  per un bel pezzo, avidi l’ uno dell’altra, bisognosi di respirarsi e nutrirsi di loro. C'erano altre “giuste decisioni” da prendere, lo avrebbero fatto insieme, dopo, ora la priorità era amarsi …
 
 
Angolo dell’autrice
Se siete giunti qui, avete deciso che gli argomenti trattati non vi avrebbero disturbato. Grazie a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio i numerosi lettori che seguono silenziosamente ma appassionatamente e gli amici di penna con i quali ho scambi divertenti, interessanti, profondi e molto umani.
Una buona settimana a tutti e ogni bene.
La vostra Lara

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Capitolo 40
*** La felicità tra le braccia ... ***


 
 
 
XL Capitolo
La felicità tra le braccia …
 
Corti capelli bruni scorrevano tra le affusolate dita bianche. Una carezza si soffermava tra quei capelli morbidi e ribelli e poi la mano scendeva verso la nuca, ad accostare maggiormente il capo di Killian a quello di Emma, persi in quell’unico bacio, che neppur loro sapevano più da quando avevano iniziato.

 Il braccio sinistro di lui la stringeva saldamente alla vita, incredulo della felicità che in quel momento aveva tra le braccia, momento desiderato ardentemente e voluto da giorni, nel terribile dubbio che lei non fosse più sua. La mano destra di Killian, nello stesso intento di quella di Emma, aveva sfiorato il suo candido ed elegante collo di cigno, risalendo tra i capelli dorati della sua nuca, avvicinandola a sé in quel dolcissimo, passionale bacio.

Quanto quell’umido, sensuale atto, poteva raccontare alle loro anime affini!
Il calore che si espandeva nel loro petto e nei loro visceri, in quel momento tutto per loro, così agognato, gli raccontava che pur nelle ferite delle offese, nella permalosità del loro smisurato orgoglio, nei loro medesimi errori … non avevano smesso un secondo di amarsi, cercarsi, volersi.
Erano stati vicini nell’anima … pur distanti nel corpo.

Era quello il “vero amore”? L’amore delle favole? Quello decantato da secoli da mille poeti? Quale prova avrebbe mai potuto dirlo? Si sarebbero gettati mai nel fuoco l’uno per l’altra? Non potevano saperlo, non gli interessava saperlo! L’unica certezza era essere lì, in quel preciso momento, soli, nella fioca luce della lampada a petrolio che rischiarava la sala della villa di Lady Barbra.

 I loro corpi si desideravano ardentemente come ardentemente le loro anime volevano ricongiungersi  ma, ancora più forte, in quel momento, era l’urgenza di parlarsi, di sgretolare i muri che proprio le parole avevano eretto, barricandoli e imprigionandoli a se stessi.
Fu necessaria una grande forza di volontà per interrompere quell’appagante lungo momento di unione delle loro labbra. Il respiro affannato e le pulsazioni cardiache accelerate, non rendevano facile parlare. Con le fronti poggiate l’una all’altra, le labbra schiuse, così vicine da respirarsi reciprocamente, sfiorandosi nel desiderio di ricominciare, la voce maschia di Killian uscì, roca e sospirata, dalla sua gola.

– Emma  … Emma … sono stato un codardo … ho avuto paura che mi dicessi che mi stavi lasciando … ho sentito che qualcosa mi si spezzava dentro e stavo sanguinando … ti ho ferita … con parole che non sono vere, non mi appartengono, dimenticale se puoi, te ne prego … sono andato via senza darti il tempo di spiegare, temevo di spezzarmi del tutto a quello che avresti detto, ma in fondo alle scali sono tornato sui miei passi perché anche se mi sentivo lacerare … sentivo di più il calore del mio amore per te … poi è successo quello che sai con Eddy e non ho avuto più modo di risalire da te … Non sai quanto ti ho voluta in questi giorni e … questa mattina … hai portato il sole nella mia cabina, poi ho visto che come giorni fa non avevi il mio anello al dito e si è riaperta la ferita … sono stato più idiota della volta precedente. Scusami, perdonami o … schiaffeggiami se vuoi … ho bisogno di ascoltarti ora … tanto quanto ho bisogno che tu sia ancora mia … dimmi ciò che è successo, non ho più paura se ti tengo tra le braccia …

Ora la teneva stretta al suo torace, ancora con gli occhi chiusi e la fronte su quella di Emma. Lei gli portò le proprie mani sul petto, con i pollici a sfiorare la pelle lasciata scoperta dal profondo scollo della sua camicia nera.
Non fu meno roca e modulata dall’emozione, la voce di Emma, nel rispondergli.

 – Anche tu devi perdonare me amore mio! Non ho affrontato il discorso nel modo migliore quella sera. E questa mattina … volevo vederti, accertarmi che stessi bene … volevo abbracciarti e stringerti a me … ero così preoccupata … avrei dovuto farlo anche con la sciocchezza che mi hai detto … invece … invece il mio orgoglio ha prevalso …
- Oh! Emma!

Nuovamente Killian cercò con passione le sue labbra, ma Emma si liberò di quel contatto, troppo presto per lui.

– Ascoltami Killian … se dobbiamo chiarirci … smetti di baciarmi …
- Ti sto facendo perdere la concentrazione Swan?

Era tornato il solito Killian, spavaldo, spiritoso, malizioso e seducente. Emma rise sulle sue labbra morbide, profilate dalla peluria della barba, altrettanto sorridenti.

– Sei un diavolo tentatore … non riuscirei ad apostrofare una parola …
- Va bene Swan … sarò un perfetto gentiluomo … ti starò lontano per i prossimi due minuti!
– Due minuti!! Non credo che mi basteranno!

Lui alzando un sopracciglio e sorridendo maliziosamente, la prese per i fianchi, accostandola al suo bacino.

– Facciamo cinque Swan …

Tentò ancora di baciarla, ma lei si svincolò ridendo e muovendo l’indice davanti al suo viso

– No, no, no … sei un bugiardo, avevi detto che ti saresti comportato da gentiluomo e mi avresti ascoltata … ora mi ascolti, punto!
 – Mmm … Swan … sei la solita fiscale … va bene!
– Vedi … quella sera oltre a scoprire la verità su Henry, volevo portarti la notizia di essere riuscita a far firmare il documento di separazione a Neal …

Killian stava ridiventando serio e accigliato, non poteva nemmeno sentirlo nominare quell’uomo!

– Andai da lui pronta agli insulti, alle sue illazioni su di noi, alle sue rimostranze … gli avevo detto già prima di partire che avrei chiesto l’annullamento a mio padre e appena tornata gli avevo accennato di averlo fatto veramente. Lo sapeva … e … non ha fatto nessuna rimostranza, era solo profondamente ferito quando gli ho risposto alla domanda su di te … mi ha chiesto se ero stata tua …
- Tu?!
– Non posso negare quello che provo per te Killian! Gli ho detto la verità … che ci amiamo e che ci siamo sposati … Era cinereo in viso … aveva perso ogni speranza di riconquistarmi … ci stava provando …
 - In che senso Emma … “ci stava provando”?!
 – Killian! Lascia stare in che senso! Voleva semplicemente riavere sua moglie! Il fatto che prima di partire ero andata da lui, come ti ho raccontato, effettivamente gli aveva dato, come sospettavi, delle speranze! Beh! Le ha viste crollare davanti a quella notizia. Non aveva le forze per parlare! Mi ha chiesto se tu mi rendevi felice e gli ho risposto che non potevo esserlo di più!
– Oh! Emma!
– Lui ha reagito prendendo il documento e firmandolo, poi mi ha detto che mi amava e che quello era l’unico modo per dimostrarmelo e rendermi felice …
 - Mmm … tu gli hai creduto?
 – Si … lo conosco bene … so quando dice la verità …
 - Allora hai strappato il documento per restare con lui?!!
– Ma che dici Killian?! Non saltare subito a conclusioni o finiamo come l’altra volta … lasciami parlare …

Killian si era effettivamente innervosito, irrequieto si mordeva il labbro inferiore senza sapere dove guardare. Emma si era zittita, aspettando che si calmasse e, quando lo vide riconcentrarsi su di lei, riprese il discorso.

 – Quando stavo per uscire dalla stanza mi ha chiesto un “unico favore” … di non portargli via Henry … è stato come ricevere un secchio d’acqua gelida in viso …

Ora Killian serrava la mascella, nei suoi occhi si vedevano lampi di ira.

 – Non sono riuscita a rispondergli nulla, sono andata nella mia stanza … ho pianto … io … io non posso lasciare Henry e … non posso privarlo del padre … di quello che crede suo padre. Ho preso l’annullamento delle nozze … ero ancora in lacrime, arrabbiata … disperata, ho lacerato accidentalmente o forse volontariamente il documento …
 - Così ne hai fatto mille pezzi …
 - Nooo! … Non è strappato del tutto … si legge quanto scritto da mio padre e le firme sono intatte …
 - Swan … se è così non è irrimediabile … lo porteremo lo stesso a tuo padre e potrà ratificarlo … poi … noi potremmo … sposarci come volevamo se … mi vuoi ancora …
 - Ti voglio con tutta l’anima e il corpo Killian! Ma con Henry? Io non voglio lasciarlo a Neal …
- Emma! Tu credi che lui sia sincero con te … certo ha firmato … ti ha detto belle parole … ricordati di chi è figlio … del “mago della menzogna e dell’oscurità” … sapeva perfettamente che avresti portato con te Henry … sa quanto lo ami quel bambino … ti ha ricattata … ti sta manipolando come suo padre fa con la gente …
 - No Killian era sincero, stava soffrendo veramente!
 – Mio Dio Emma! Sei una donna intelligente, ma la tua bontà non ti fa vedere la malvagità negli altri! Lo stai difendendo addirittura e stai prendendo le sue parti! Sei tu che mi hai detto cosa ti ha fatto Emma! Io non posso credere che sia diventato improvvisamente buono e voglia favorire un rivale ad avere quella che vede ancora come sua moglie! Ho subito un attentato Emma! Non fatico a credere che l’unico a Storybrook  a conoscermi come Captain Hook e ad avere interesse nel vedermi morto, sia lui!
– No Killian! Non è possibile! Neal è un debole … non ha neppure spirito d’iniziativa … non sa nemmeno battersi per quello che vuole!
– Non si è battuto lui Emma! Nel caso ha mandato ben cinque sicari a farmi fuori e se non ci fossero stati Jeff ed Eddy, probabilmente ci sarebbero riusciti!
– No! Lo conosco troppo bene, parli per gelosia Killian … ma non hai motivo di essere geloso di lui …

Killian le si avvicinò e la strinse nuovamente per i fianchi accostandola a sé.

– Che sono geloso amore mio … è una verità sacrosanta che non potrò mai negare! Ma se non è Neal il burattinaio che tira i fili … ho solo un altro nemico al mondo che mi vuole morto al punto da usare l’inganno … suo padre Rumbl Mc Cassidy!

Emma a sentire quel nome si strinse maggiormente a lui portandogli le braccia intorno al collo, con uno sguardo di terrore e i verdi occhi sgranati, puntati in quelli azzurri e accigliati di Killian, gli prese poi il viso tra le mani.

 – Se una o l’altra delle ipotesi dovesse essere vera, tu stai correndo un rischio enorme ad essere con me Killian …
 - Emma … non provare a darti colpe che non hai, andrò fino in fondo a questa storia! Ne parlerò anche con tuo fratello, domani verrò alla Rocca e ci rivedremo ancora, voglio vedere anche Henry, mi manca … come mi manchi tu … Se Rumbl è il mandante, sappiamo che il suo interesse principale, oltre liberarsi del sottoscritto, potrebbe essere riprendersi il figlioletto, anche Belle sarebbe in pericolo … August deve sapere … Se Neal è veramente innocente … prenderò il largo per cercare il padre e il suo “complice”, lo stanerò e lo abbatterò … era il mio compito nella Regia Marina, ora sarà il compito dell’uomo che deve proteggere “la sua famiglia”!

Emma aveva gli occhi umidi a sentirlo dire quelle parole “la sua famiglia”, era commossa per il suo ardore nei confronti suoi e di Henry e molto preoccupata per la sua incolumità.

 – Amore … io non credo di meritarti … se resterai qui, dove sarò costretta a restare io, non potendo portare via Henry a Neal, sempre se è innocente, saranno distrutti tutti i tuoi sogni, è vero che potremmo continuare a stare insieme, tu saresti ancora il mio corsaro e andremmo avanti con i piani che abbiamo concordato con la rete del Maine, ma il tuo sogno di Neverland, tutto quello che vuoi fare per quella gente … la tua Irlanda … Amore io non voglio spezzare i tuoi sogni … voglio che tu possa realizzarli, anche se questo dovesse significare che dovrò rinunciare a te …
- Emma … questo che dici, potrebbe essere valido … soltanto se il mio sogno più grande … non fossi tu!

Non resistette oltre Killian ad impossessarsi irruentemente delle labbra di Emma e lei questa volta non lo allontanò. Erano ancora stretti l’una nelle braccia dell’altro, in piedi, vicino alla parete e quella parete diventò il loro punto di appoggio. Emma infilò le mani sotto il pastrano di pelle indossato da Killian e fece in modo di farlo scivolare dalle sue spalle. Mentre lui continuava a baciarla voluttuosamente, lei fece cadere anche il suo panciotto, mandandolo a far compagnia al pastrano. Killian si sganciò velocemente la spada, buttandola a terra non curante e poi bramoso raggiunse con la stessa mano il seno sinistro di Emma. Ne tastò, attraverso la camicia di lino, la corposa consistenza e ne sentì il capezzolo reagire sotto il suo palmo. Desiderò di strapparle via quella camicia che si tendeva sul seno prominente di Emma, come mai prima di allora, desiderò il contatto diretto con la sua morbida pelle e baciarne ogni centimetro. I bottoncini della camicia faticavano a restar chiusi su quelle due meravigliose colline. Emma nel frattempo aveva aperto i pochi bottoni della camicia di Killian e ne sfiorava il muscoloso petto villoso, sentendolo rabbrividire al suo tocco. Le mani di Emma su di sé scatenarono in lui ancor di più il desiderio di accarezzare e assaporare la sua candida pelle nuda. Le bloccò le mani per impedirle di stimolarlo troppo, la stava sentendo all’inverosimile e voleva portare prima lei al piacere. Le spinse le braccia in alto e le bloccò ai polsi, sopra la sua testa, tenendoli contro il muro con la sua mano di legno. Il movimento delle braccia di Emma, alzandosi e tendendosi in quel modo,  tirarono ancor di più la stoffa ormai attillata e tre asole si aprirono improvvisamente, come in un’esplosione, mostrandogli il profondo incavo dei seni floridi di Emma, in una visione che lo deliziò in un modo che non avrebbe nemmeno sperato.

Un brivido corse su tutto il corpo di Emma, nel momento in cui Killian le sfiorò con il dorso della mano l’interno del seno, tra l’incavo. Il contrasto tra il calore della sua pelle ed il freddo dei suoi anelli le avevano regalato una sensazione così sensuale, nella semplicità del gesto, che si sentì sciogliere. Vide Killian meravigliato e sinceramente sorpreso di quanto quei bottoni dispettosi gli avevano mostrato, non solo i rigonfi abbondanti e l’insenatura tra di essi, ma ciò che quell’insenatura celava. Da una sottile catenina in oro, che la principessa portava al collo, pendeva, nel piacevole incavo del suo seno, l’anello con brillante che lui le aveva messo al dito, come simbolo del suo sempiterno amore.

 – Oh! Emma … non l’avevi perso o messo via … era qui … sul tuo cuore … fortunato … custodito nel calore tra i tuoi stupendi seni …

Emma sorrise guardando la direzione che gli occhi azzurri del suo uomo avevano preso, incantati.

– Come hai potuto pensare che mi separassi da questo anello! Per me questo anello sei tu, sei sempre con me, anche quando mi sei distante, o per lontananza o perché abbiamo litigato. L’avevo tolto dal dito solo perché Neal aveva capito cosa significasse e … quando l’ho visto soffrire … bè … mi sembrava di offenderlo maggiormente tenendolo al dito.

– Emma … adoro la tua sensibilità, ma in fine dei conti sei stata sincera con lui, vorrei che tu lo rimettessi al dito, significa che tu sei mia … tanto quanto io sono tuo … tu mi appartieni Emma e io appartengo a te, da prima di Neal … lo sai … anche se non ci eravamo visti in volto …. Per me è stato come averti riconosciuta … come aver ritrovato una parte di me tra la folla di quel ballo di compleanno …
 - Hai ragione … per me è stato ed è lo stesso …

Emma sollevò le mani verso il proprio collo e sganciò la catenina dorata. Estrasse l’anello dalla catena e lo tenne sulla mano sinistra. Killian le prese la mano con la sua di legno e con la destra, preso l’anello, lo mise nuovamente al suo dio anulare.

 – Sei la mia sposa Swan … nulla mi potrà separare da te, nemmeno la morte ..

Fu lei ora ad aggrapparsi al collo della camicia di Killian e a baciarlo con impeto, passione e desiderio. Lui rispose con la stessa passione, poi, senza separare la bocca da quella di lei. In un gesto veloce della mano, le tirò i due ultimi bottoncini della camicia di lino bianco, insinuò le mani nell’apertura e tirò fuori dalla gonna la camicia, scoprendole interamente il torace fino alla vita. Lasciò le labbra della sua donna spostandosi leggermente indietro a guardarla. Lei era rimasta spiazzata, i palmi delle mani poggiati indietro,  verso la parete che la stava sostenendo, le labbra schiuse, gli occhi languidi di desiderio e i biondi e ondulati capelli scompigliati che le ricadevano sulle guance e il seno, ormai del tutto in mostra nella sua prorompente sensualità. Killian incantato da quella visione per lui “divina”, sollevò le mani verso di lei senza toccarla e si ritrovò a scendere in ginocchio al suo cospetto.

– Sei la meraviglia del Creato Swan …

La guardò ancora dal basso, con lo sguardo innamorato e adorante, poi, prendendola per i fianchi, affondò il viso nelle pieghe della gonna, all’altezza del pube, respirandola. Emma gli accarezzò ancora i capelli con le mani, accostandosi maggiormente al suo viso con il basso ventre, lo voleva ardentemente, lo stava desiderando pazzamente, nei flutti della sua eccitazione. Killian portò le mani in basso, scorrendo lungo la gonna e arrivando a toccare le sue sottili caviglie. Risalì carezzevole lungo le sue gambe, rivestite da calze setose, viaggiando sotto l’ ampia gonna nera. Egli raggiunse le giarrettiere di pizzo, cercando la stoffa morbida della culotte; il cuore gli balzò nel petto, accorgendosi che l’indumento che si aspettava non c’era. Guardò in viso la sua donna che lo osservava maliziosamente, il suo sguardo da meravigliato diventò impertinente, sollevò un sopracciglio e con il suo sorriso sghembo, mostrando appena i denti tra le labbra, fu evidente, ad Emma, il movimento “goloso” della punta della sua lingua, mentre si sfiorava i denti.

Si rialzò, percorrendole con lo sguardo bramoso il torace nudo, si posò sui suoi occhi verdi e, mentre parlava, riscese sulle sue labbra schiuse.

– Eri sicura che non sarei riuscito a resisterti  Swan …

Emma alzò il viso verso di lui e con un’espressione seducente, che lui le aveva visto di rado, prendendogli il mento barbuto tra le labbra e mordicchiandolo lentamente gli sussurrò sensualmente:

- No Killian … ero sicura che io … non sarei riuscita a resisterti …

La bramosia di possedersi li spinse a gettarsi nuovamente l’una nelle braccia dell’altro, stringendosi l’uno all’altra, appassionatamente, con il seno di Emma contro il petto egualmente nudo di Killian, sentendo il calore della loro pelle, accarezzandosi, fondendosi l’uno nell’altra, avvinti in un ennesimo profondo bacio, in un intrecciarsi frenetico e desideroso delle loro lingue, che si assaporavano con l’avidità causata da giorni di mancanza e reciproco bisogno.
Killian si separò dalle sue labbra per continuare a baciarla sul volto, scendendo lungo il suo collo e il morbido seno. La sua mano intanto, come si accorse Emma, armeggiava intorno alla sua vita, cercando un modo di toglierle la gonna.

– Amore … sto rimpiangendo il mio uncino … dimmi come si toglie questa ingombrante gonna …

Emma non gli fece aggiungere altro, sorrise rimpossessandosi delle sue labbra e continuando quel languito bacio, mentre gli prendeva la mano, portandola a scoprire un laccetto alla sua sinistra. Continuando a baciarla lui emise un mugolio di soddisfazione e tirò il laccio. L’arricciatura in vita, della gonna di Emma, si aprì e l’indumento le scivolò facilmente lungo le snelle gambe.
Killian desiderava guardarla nell’intera sua bellezza. Nonostante Emma non volesse lasciar andar va le sue labbra, egli si distaccò da lei, percorrendo nuovamente con lo sguardo il suo corpo. Doveva essere stata una visione per lui molto stimolante, poiché Emma si rese conto di quanto, come in precedenza la sua camicia sul seno, ora i pantaloni di pelle del suo amato erano stretti, sul turgore evidente del suo pube.
Lui continuava a guardarla estasiato, nessuna donna era mai sembrata più sensuale ai suoi occhi. Lei era ancora appoggiata alla parete e lui ammirò le sue lunghe gambe snelle vestite dalle calze nere con la giarrettiera di pizzo, estese fino oltre la metà delle cosce. La camicia di lino bianca, lunga fino ai glutei, completamente aperta a mostrare il suo seno procace e il ventre piatto. Poi i suoi occhi di lapislazzuli, si posarono sul monticello dorato della sua amata.

– Ho trovato il tuo tesoro nascosto my Swan …

Lei strinse le gambe e lui, malizioso, sorrise ancora sfiorandosi i denti con la lingua.

 – Non mi sfuggirai Swan, sei un bottino prezioso e allettante, avrò il tuo oro e le tue pietre preziose!
– Dovrai batterti per averlo!
– Non mi sfidare Swan … sono un pirata abituato a depredare e saccheggiare … Ora inizierò l’arrembaggio …

Veloce da spiazzare e sorprendere Emma, già stuzzicata da quel gioco di doppi sensi, Killian la prese in braccio e si diresse sul grande sofà in velluto marrone che campeggiava nella sala, con davanti un vasto tappeto color canna di zucchero, un tavolinetto da the intarsiato sopra e due altre poltrone, difronte, egualmente in velluto marrone. La depose sul velluto del divano e lei gli circondò il bacino con le gambe.

– Non pensare di bloccarmi così … per prima cosa ti ruberò un bacio mia Principessa …

Fu quel che fece, in modo tenero e dolce, poi si spostò con le labbra verso le palpebre chiuse di Emma e a bassa voce  le sospirò:

- Ora ruberò i tuoi smeraldi e poi saranno miei i tuoi rubini …

Era tutto così sensuale per Emma, lui, la sua voce roca e sussurrata, ciò che le diceva e ciò che agiva, muovendosi delicatamente su di lei, baciandola e intanto accarezzandola, con le dita leggere, intorno all’aureola delle piccole gemme rosse che aveva chiamato rubini. Quelle gemme si tesero allo spasmo con quelle piacevoli carezze e, come le aveva annunciato, le rubò una ad una nel suo modo languido, portando le labbra su di esse, avvolgendole e succhiandole. Lei lo lasciò fare, sentendo il calore della sua bocca su di sé e godendo a quell’umido contatto, mentre il freddo dei ciondoli e della catena che lui portava al collo, scorreva sulla sua pelle dandole un ulteriore brivido. Si rilassò alzando le braccia verso la propria testa, inarcando la schiena e sentendosi portata da onde di piacere, galleggiando tra le braccia del suo amato. Lui rialzò il viso da quella sensuale “razzia” per guardarla in volto e, a vedere la sua espressione di piacere intenso, così abbandonata ed aperta a lui, completamente fiduciosa, sentì che non avrebbe potuto amarla di più di quanto l’amasse. Era la donna per lui, incarnava ogni suo ideale ed ogni suo desiderio, era la sua anima gemella! Nulla dava a Killian maggiore felicità e sicurezza del suo essere uomo, del tenerla così vicina e renderla a sua volta felice. Lo aveva detto lei stessa poco prima, lui la rendeva felice, lo aveva confidato anche a Neal. L’amava e le era grato per ciò che lui stesso era al suo fianco, lei ne faceva un uomo migliore … la voleva ringraziare per questo, per la felicità e per il piacere che sapeva regalargli. In quel momento poteva farlo con quelle carezze, con i suoi baci e prima di farla sua e rendersi suo, decise di farle provare ancora più piacere di quello che le aveva dato. Stuzzicò ancora la fantasia e l’eccitazione di Emma, parlandole e descrivendole le sue intenzioni, sapeva che lei era già pronta, la sentiva premere verso il suo inguine turgido e ancora imprigionato dai pantaloni di pelle. Scendendo verso l’ombelico di Emma continuò a disseminarle piccoli caldi e umidi baci sulla pelle, la sentiva fremere sotto le sue labbra e ciò lo rassicurava di quanto lei stesse provando.

– Amore lo sai cosa adesso la mia avidità di pirata sta cercando …

Lei non riusciva a parlare per l’eccitazione, la vide deglutire e inarcarsi ancora sotto di lui, facendo svettare più in alto le sensuali colline infiammate dai baci.

 – Il tuo oro …  voglio il tuo oro Emma … lo cercherò  a fondo nel tuo forziere  e alla fine sarà mio … adesso …

Fece scorrere le sue dita dall’ombelico al monticello dorato, in una lentezza per Emma esasperante. Lei voleva sentirlo, lo desiderava da troppo tempo.

– Allora Captain Hook, corri a prenderlo perché apparterrà solo a  chi ne è degno!

Killian sorrise baciandola tra i morbidi riccioli dorati, lei fremeva per l’eccitazione e l’impazienza, ma a lui piaceva infliggerle quella piacevole tortura che la portava ad un desiderio crescente e ad abbattere ogni barriera di pudicizia, rendendola completamente libera e scevra da ogni tabù. Delicatamente le sue dita esplorarono “il forziere d’oro”, si avvidero dell’abbondante flusso che le conduceva sulla strada del tesoro più prezioso. Scesero in quella via, si addentrarono tra i flutti e fecero gemere Emma nella richiesta di … continuare fino in fondo , di “rapirla” e portarla via ...

 Voleva regalarle ancora un bacio, non le avrebbe rubato nulla di quell’oro, voleva dare, non gli importava del ricevere, nonostante anche la sua eccitazione fosse arrivata al punto del non ritorno.  Il bacio di Killian fu profondo e piacevole, lì nel punto in cui Emma lo avrebbe sentito fino alle viscere, nello spasmo dell’orgasmo che riuscì a donarle. I forti tremiti muscolari scossero Emma, fino a lasciarla abbandonata e rilassata sul velluto del sofà, con Killian che si rialzava per guardarla ancora in viso, gioendo del piacere che le aveva saputo far vivere. Emma riaprì i suoi “smeraldi” e lo vide con le braccia puntate ai suoi fianchi, il torace nudo distaccato da lei, mentre la osservava sorridendo compiaciuto e la parte alta dei pantaloni di pelle ancora chiusi ad imprigionarlo.

– Sai una cosa Captain Hook?
– Cosa my Swan?
– Questo sofà è scomodo e … tu sei ancora troppo vestito …
- Vuoi un campo di battaglia più vasto Love?
– Assolutamente si my Captain!
– Come tu desideri my Lady …

Killan si allontanò da Emma sorprendendola, poi lo vide raccogliere il suo mantello nero di lana, di cui lei si era liberata, lì vicino al muro dove giaceva la sua gonna.

– Ottobre sta finendo Love … la casa è fredda … non vorrei che ti prendessi un raffreddore …

L’avvolse nel mantello e la prese in braccio, con l’intenzione di portarla al piano di sopra dove li attendeva la stanza con il letto a baldacchino che già li aveva ospitati.

 – Grazie Killian … ma con te vicino è difficile che io possa sentire freddo …

Le sorrise ancora guardandola in viso, per lui era la stessa cosa, il calore nel petto non lo abbandonava mai se lei era nei paraggi o se solo la pensava. La strinse di più a sé, lei gli portò ancora le braccia al collo e unirono di nuovo le labbra. Killian salì velocemente le scale, Emma gli sembrava leggerissima e gli accarezzava la nuca. Poi dolcemente e con tono preoccupato gli chiese se il taglio al collo gli desse dolore

– Emma … se sono con te non sento nessun male … sento solo felicità …

Raggiunsero la loro stanza e lui la depose sul letto.

– Caro Captain Hook ora tocca a me … contrattaccherò il tuo arrembaggio e credo che libererò i prigionieri per prima cosa …

Kilian rise divertito. Anche lei sapeva giocare con i doppi sensi …

 – Non ce ne sono molti … di prigionieri da liberare ma … temo che non potrò oppormi al volere della “Salvatrice”…

Era in piedi davanti ad Emma, seduta sul letto, e la vide maliziosa e decisa, avvicinarsi a lui, con l’intento di liberarlo di quei pantaloni in pelle che erano veramente diventati fastidiosi. Volarono via gli ultimi indumenti del “pirata” e si ritrovarono sul letto, Emma su di lui, intenzionata a gestire quel nuovo momento del loro amore. Portò le sue mani candide sul torace del suo uomo, accarezzandolo piano, così muscoloso e tonico rispetto al suo, morbido e candido. Emma amava quella differenza, come l’amava Killian. Sfiorò la peluria bruna che scuriva la pelle calda di lui, lo rendeva così virile ai suoi occhi, come la morbidezza e il chiarore della sua pelle la rendevano femminile e desiderabile agli occhi innamorati del suo uomo.

 – Killian lo sai che anche tu hai delle pietre preziose che ho intenzione di rubarti?

Rise ancora il Capitano

– Prenditi … tutto … quello che vuoi di me Love!

Emma, come aveva fatto Killian su di lei, gli rubò con due piccoli baci le sue preziose acquemarine e poi scese, con mille piccoli tocchi delle sue labbra e della lingua, lungo il suo collo, andando sempre più giù e raggiungendolo dove lui dimostrava chiaramente quanto la desiderasse. Schiuse le labbra su di lui e gli regalò i suoi baci e le sue carezze con delicatezza e lentezza, mentre anche lui, come prima lei, sentiva la gioia di quell’intenso piacere.
Il desiderio di completarsi era ormai al culmine e lei, posizionandosi sul suo bacino, lo fece scivolare lentamente dentro di sé, con un sospiro di sollievo che emisero insieme. Fu una sensazione bellissima che provarono entrambi, iniziando a muoversi per darsi di più.

– Emma … ti amo troppo … mi sei mancata così tanto … ho paura che non ti resisterò abbastanza e resterai delusa …
 - Puoi continuare finché vuoi …
- Love … è pericoloso … ora … ti  sto sentendo ... così tanto …
 - Proprio non vuoi avere un bambino per ora Killian?
– Amore … desidero tantissimo un bambino nostro … l’altro giorno quando sono andato alla Rocca e tu non c’eri … Henry mi è corso tra le braccia … io … io … non avevo mai tenuto tra le braccia un bambino … è stato … meraviglioso … ho sentito di amarlo … ho desiderato che fosse veramente mio figlio … così tenero … piccolo … affettuoso … da proteggere! Non voglio sostituirmi all’affetto che prova per quello che crede suo padre, ma per me sarà come se fosse mio. Ho allevato Eddy, è stata la persona con la quale ho avuto un rapporto simile a quello tra padre e figlio, ma con lui, lo sai, ho dovuto essere fin troppo duro, viveva su una nave pirata, sottoposto a rischi continui, poteva morire da un momento all’altro, durante gli arrembaggi lo mandavo sottocoperta … ho dovuto insegnargli a sopravvivere. Con Henry provo un sentimento ancora più forte e insieme più tenero … Lo voglio un nostro bambino Emma …
 - E il mio onore? Avevi detto che non era il momento …
 - Love, dopo quello che ti ho detto di aver provato … credo che nel momento in cui un bambino viene concepito … quello sia il momento in cui era giusto che fosse così … Se tu lo vuoi … non mi fermerò questa notte … Andremo via insieme quando avrò finito la ricerca di Rumbl e Barba Nera, lo sapremo solo io e te … il tuo onore sarà salvo …

Emma non rispose a parole, ma i movimenti languidi del suo bacino e i tessuti che si  contraevano ritmicamente intorno al suo turgore erano un chiaro consenso.
Killian si portò seduto, accarezzandole la schiena e affondando il volto tra i suoi seni, mentre il movimento di lei diventava più veloce e spasmodico e le sue mani gli accarezzavano i capelli bruni. L’altezza del Paradiso stava per essere raggiunta da entrambi. Killian la rovesciò con passione al suo fianco e invertì le loro posizioni. La penetrò vigorosamente, affondando in lei ripetutamente, facendola gemere di piacere e sentendo lo stesso contemporaneamente. Il Paradiso stava mostrando la luce che li stava avvolgendo completamente.

– Emma … dimmi che lo vuoi veramente!  
– Si, Killian perché ti amo!

Fu come un’esplosione di luce e onde che si infrangevano, rendendoli fluttuanti l’una nelle braccia dell’altro, mentre unirono anche le labbra in quella che fu l’unione totale di due corpi e due anime.

Nella quiete che seguì quella tempesta di passione, continuarono a restare abbracciati, godendo del calore e del contatto della loro pelle nuda, continuando ad accarezzarsi.

 – Emma … ti rendi conto che mi hai accolto totalmente dentro di te?! Questa notte potremmo aver concepito veramente il nostro piccolo!

Era profondamente emozionato e commosso nel dirle quella consapevolezza.

– Killian … chi ti dice che non l’avevamo già concepito a Neverland o sul tuo veliero?!
 – Love che stai dicendo?!

La guardò negli occhi, all’emozione si aggiunse la sorpresa e la curiosità, cosa stava dicendo la donna che amava? Era vero? No, non poteva essere!

 – No non può essere … me lo avresti già detto …
- E se te lo dicessi ora?
– Non ci crederei … potresti dirlo solo per non farmi partire a caccia dei nostri nemici!
– Effettivamente potrebbe essere una buona strategia per tenerti con me …
- Emma … mi nascondi veramente qualcosa?
– No amore mio, tra qualche mese avremo sicuramente un piccolino tutto nostro, perché se non era vero prima … dopo poco fa … diventerà vero!

Killian la rovesciò nuovamente sul letto e la baciò con nuova passione e desiderio.

– Abbiamo ancora il resto della notte Emma … rendiamolo ancora più vero!

 
Cornovaglia, tanto tempo fa …
 
La criniera bianca della puledra di Gwyneth si muoveva al vento, mentre trottava allegramente verso la parte opposta del villaggio. I lunghi finimenti che la tenevano imbrigliata, finivano nelle mani della sua padrona, che sedeva comodamente nel calesse che guidava di persona. Da mesi ormai aveva dovuto rinunciare a cavalcare e suo marito Artorius aveva dovuto rassegnarsi a non poter fare l’amore con lei tutti i giorni, come avrebbe voluto, a causa dell’arrivo del loro primogenito. Il pancione al termine dei nove mesi era molto evidente ormai e Gwyneth non era mai stata più raggiante nella sua femminile bellezza. La sua rotondità scioglieva di tenerezza Artorius e quando si ritrovavano nella loro alcova, amava baciarla sul seno che, con la gravidanza, aveva preso un volume che lo eccitava  più del solito. Amava sollevarle lentamente la veste per scoprire e contemplare quella sfericità, lo avrebbe fatto per ore, accarezzandola, voleva sentire il loro bambino scalciare e poggiava il capo sul suo ventre, incantato da quei movimenti e prima di ricoprirlo con gli indumenti, non poteva fare a meno di parlare al loro piccolo e depositare un bacio su quella rotondità che cresceva ogni giorno di più, fino ad impedirgli di possedere sua moglie. Temeva di farle male e di far male al loro piccolo, anche se lei lo aveva tranquillizzato e quando lo desiderava anche lei sceglieva la posizione più confacente per gestire lei l’amplesso, in modo da poterne avere una reciproca soddisfazione. Sapeva che suo marito l’amava con tutto il cuore e la stimava immensamente, era fortunata in questo e con il passare dei mesi non solo era cresciuta la stima e l’ammirazione verso di lui, era cresciuto, in modo proporzionale al suo pancione, anche l’affetto per quell’uomo bello, coraggioso, leale, forte ed autorevole come lei lo considerava.

 Artorius era un uomo molto attraente e non era difficile rispondere al suo appetito sessuale, ma se avesse dovuto dire che il suo amore per lui era diventata passione … avrebbe mentito a se stessa. Nonostante fossero passati circa sei mesi dalla partenza del Primo Cavaliere di Artorius, Sir Cillian Flinth, detto Lancillotto, lei non era riuscita ad estirparlo dal proprio cuore e dalla propria mente. In realtà non voleva affatto dimenticarlo, come avrebbe potuto dimenticare l’amore e la passione che avevano provato l’uno per l’altra e che lei ancora continuava a provare? Avrebbero coronato il loro sogno d’amore e ora quel bimbo che cresceva nel suo grembo sarebbe stato figlio di Cillian, ne sarebbero stati così felici! La sorte era stata contraria e avevano sposato in fine altre persone, almeno fortunati nell’esserne amati.

Quella mattina aveva litigato con Artorius, non era stata una vera e propria lite, ma finché non si erano spiegati si erano un po’ guardati in cagnesco. Dalla partenza del Primo Cavaliere, ogni due massimo tre giorni, Gwyneth aveva preso l’abitudine di andare a trovare Donna Eva, la madre di Cillian. Artorius aveva promesso al suo migliore amico che avrebbe vegliato sulla donna e Gwyneth lo faceva di persona.
La verità stava nel cuore di Gwyneth e non l’avrebbe rivelata a nessuno, neppure alla stessa Donna Eva. Andare a trovarla era per lei come ritrovare qualcosa di Cillian, entrare in quell’umile dimora le ricordava l’odore della pelle dell’uomo che amava con l’anima e il cuore. La madre di Cillian era diventata per lei come la sua stessa madre, una madre che lei non aveva conosciuto molto, visto che era morta quando era piccola. Nei mesi lo aveva detto ad Eva, le aveva chiesto ad un certo momento se, quando stavano tra loro, poteva chiamarla “Madre”, l’anziana donna se ne era profondamente commossa, le aveva risposto di non sentirsene degna, ma sarebbe stato per lei un grandissimo onore poterla chiamare “figlia mia”.
 
– Potresti partorire da un momento all’altro Gwyneth! Mi spieghi perché tutto questo attaccamento a Donna Eva?
– Artorius, per me Eva è come la madre che non ho conosciuto … ha avuto tre figli, lo sai, mi sta dando tanti buoni consigli sulla gravidanza e sull’allevamento del bambino, mi da affidamento, avessi avuto mia madre al mio fianco sicuramente si sarebbe comportata come lei, inoltre sai che è rimasta sola, due dei suoi figli sono morti e l’unico che le è rimasto è partito per la missione che gli hai assegnato! Non mi sembra una brutta cosa ricambiarla con un po’ di compagnia!
– Hai legato più con lei che con mia madre Gherda, anche lei ti potrebbe dare buoni consigli! Inoltre Eva potrebbe vivere qui a palazzo con noi. Si potrebbe occupare di te e poi del piccolo, insieme a Lady Elenoire …
- Lo sai quanto è orgogliosa Donna Eva! Vuole restare nella casa dove l’ha lasciata suo marito, per lei quelle quattro mura sono piene di ricordi, non è facile abbandonarli, nemmeno suo figlio è riuscito a persuaderla a partire con lui e sua moglie Milhena per l’Isola Verde.
– Figuriamoci Gwyneth! È orgogliosa e cocciuta come suo figlio! Per quello sono simili, anche se Cillian è il ritratto di suo padre e da lui ha ripreso il coraggio e la saggezza.
– Hai conosciuto il marito di Eva?
 – Eduard? Certo che l’ho conosciuto! Era un uomo fiero e leale. Mio padre Vinicius lo ammirava e stimava moltissimo. Quando con la legione romana venne qui, cercò di evitare spargimenti di sangue. I romani erano in numero superiore, mio padre non era un sanguinario e volle dare una possibilità alla sua gente e ai Celti di integrarsi pacificamente, aveva conosciuto mia madre e si erano innamorati, pensava che avrebbero potuto avere una convivenza pacifica. Il capo del villaggio voleva una prova di forza tra tre Romani e tre dei suoi. I primi due romani batterono i primi due Celti. Il terzo romano a battersi fu proprio Vinicius e  buttò a terra il terzo Celta che era un omone robusto. Fu in quel momento che il giovane Eduard, meno robusto di mio padre, si fece avanti per difendere l’onore del suo popolo. I suoi stessi sembravano schernirlo, ma mio padre disse loro che quel ragazzo aveva più coraggio di tutti loro messi insieme e decise di accettare la sua sfida. Non si aspettava l’agilità e gli scatti fulminei di Eduard e finì lui al tappeto. Tutti rimasero di sasso, sia i Romani che i Celti. Sai che fece Eduard? Diede una mano a mio padre nel rialzarsi e gli disse di avergli voluto dimostrare che i Celti potevano riuscire in ogni impresa che avessero voluto e avrebbero accettato la convivenza con i romani solo per loro volontà e non per sottomissione! Vinicius rimase molto colpito, da quel giorno diventarono grandi amici, non c’era occasione che mio padre non si confidasse con lui per prendere una decisione, era il suo migliore amico, come Cillian lo è per me. Vai pure da Eva, Gwyneth … promettimi di non strapazzarti troppo. Non ho nulla in contrario che tu la frequenti o che sei più affezionata a lei che a mia madre, mi preoccupa solo la tua salute e quella del nostro piccolo!

 Le si era avvicinato e le aveva messo una mano sul pancione, abbracciandola. Le diede ancora una carezza su di esso e un tenero bacio alla sommità della fronte, poi l’accompagnò al calesse e l’aiutò a salirci sopra.

– Non tardare a tornare Gwyneth … non farmi stare in pensiero …
- Caro, stai tranquillo non ho intenzione di attardarmi troppo, tra andare, stare un po’ e tornare starò via un paio di ore.

 
Presto avrebbe avvistato la casupola di Eva, le aveva portato un cesto di confetture, probabilmente con esse avrebbero cucinato insieme un dolce. Eva cucinava molto bene ed era un’esperta nella preparazione di dolci. Sapeva quanto Gwyneth fosse golosa e le faceva trovare sempre qualche sua specialità. Con la gravidanza l’appetito le era aumentato, ma Eva le aveva detto di mangiare soprattutto verdure e carne, tutto ben cotto, i dolci erano buoni, ma aveva scoperto che facevano ingrassare. Gwyneth non era una donna pigra, non stava mai ferma. Tra gli impegni di governo e le beghe quotidiane, aveva mantenuto l’abitudine di arrampicarsi tutti i giorni sulla torre del mastio, dove di prima mattina andava ad osservare quell’”azzurro” che gli riportava gli occhi di Cillian e altra abitudine mantenuta era di andare al lago una volta a settimana per nuotare. Lady Elenoire l’accompagnava sempre quando andava da quelle parti, lei e altre due dame di compagnia facevano la guardia e le preparavano, con lenzuoli tesi, un rifugio dove spogliarsi e dove asciugarsi e rivestirsi. Quelle brave donne non nascondevano il loro sgomento e stupore nel vedere la loro Regina entrare in acqua completamente nuda. Lady Elenoire insisteva sempre per farle indossare una tunica di lino, ma Gwyneth si sentiva libera e semplicemente se stessa, quando nuotava in quel modo. Era stato proprio a causa di quella sua abitudine che aveva conosciuto casualmente Cillian. Era stato un giorno che si bagnava in quel punto riparato del lago, lui ignaro era andato a pulirsi del sangue di lupo che lo aveva lordato dopo l’uccisione dell’animale selvatico. Si erano ritrovati improvvisamente l’una difronte all’altro e quello stesso giorno si erano amati per la prima volta, attratti con una forza al di sopra della comprensione umana. Nel tempo che avevano vissuto il loro amore, prima di diventare la Regina, moglie di Artorius, Gwyneth ricordava le volte che nella loro nudità avevano nuotato insieme, immergendosi in quell’acqua pura come il loro amore, inseguendosi, fermandosi ad abbracciarsi, baciarsi e spesso unendosi carnalmente tra quelle lentissime e appena increspate onde.

 
 – Cara Madre!

Nonostante la pesantezza della gravidanza, Gwyneth scese agilmente dal calesse per abbracciare Donna Eva.

 – Figlia mia, sei proprio un’incosciente a metterti in viaggio questi ultimi giorni! Non ti offendere cara, ma vedi come il pancione ti è sceso dall’altro giorno che sei stata qui?
– Non mi offendi Madre, so che lo dici per preoccupazione, mi sento benissimo e avevo voglia di stare un po’ con te, il piccolo si muove molto poco in questi giorni, non l’ho detto a mio marito … avevo bisogno di parlartene … è normale così o …

Donna Eva le sorrise e l’abbracciò materna.

 – Vieni dentro figliola e siediti. Il tuo bambino sta benissimo, non si muove come prima perché non ha più abbastanza spazio! È ora che metta fuori la sua testolina per guardare il mondo e sarà sicuramente un maschietto vivace!
 – Sul vivace ne sono sicura, non mi fa dormire la notte già ora … sul maschio non so come fai a dirlo!
– La forma della pancia … si è mantenuta appuntita nonostante sia scesa parecchio … non so perché è così, ma posso dirti che tutte le donne che ho conosciuto, che hanno avuto maschi, avevano questa conformazione. Ricordo il mio pancione quando aspettavo Cillian …

Quando Eva iniziava a parlare di suo figlio, Gwyneth ne era felice e inizialmente tratteneva il fiato per l’emozione, poiché quando Eva raccontava di lui, lei riusciva a vederlo, piccolo, moro e con quei suoi meravigliosi occhi azzurri, che combinava le cose che sua madre descriveva.

– Gwyneth cara, ti consiglio di non attardarti troppo, credo che tra oggi e domani partorirai, sono giorni di luna piena, vedi? Sta già comparendo, oggi sorge prima del buio. È meglio che ti avvii!
– Si Madre hai ragione, vado a vedere lo stallone di Cillian, è un po’ che non lo faccio correre, ma un biscotto dei tuoi lo riconsolerà!

Eva sorrise e lasciò che la Principessa andasse dal cavallo di suo figlio. Non passarono che pochi minuti da che Gwyneth si fu allontanata che Eva sentì un grido acuto provenire dalla stalla e un nitrito spaventato.

– Dea Madre Gwyneth!

Donna Eva percorse il breve tratto che separava la casa di pietra dalla stalla a gambe levate, nonostante la non più giovane età.
Entrò trafelata nella stalla e vide la giovane Principessa piegarsi in due, reggendosi il pancione, mentre sul viso le si dipingeva una smorfia di dolore. In terra, tra i suoi piedi, Eva vide scorrere un piccolo rigagnolo di liquido.

 – Figlia mia! Presto, presto, cerchiamo di arrivare in casa … ti si sono rotte le acque, tuo figlio ha fretta di vederti in viso …

Con cautela, tenendo sotto il braccio Gwyneth, Eva la condusse in casa.

– Figliola ti farò sdraiare sul pagliericcio di Cillian, lo tengo sempre pulito, le lenzuola le ho cambiate proprio stamane, lo faccio come se potesse tornare da un momento all’altro…

Gwyneth sentiva come se i visceri le si stessero staccando e contrazioni fortissime le partivano dai reni, percorrendole tutta la muscolatura dell’addome. Sentì imbarazzo all’idea di partorire sul letto di Cillian, ma contemporaneamente sentì che in quel momento lui le era più vicino di quanto la reale distanza che li separava, lo permettesse. Non avrebbe mai immaginato, né saputo, che in quel preciso momento Cillian, camminando sulla riva del fiume dove stavano costruendo un villaggio, si era improvvisamente piegato in due su una roccia, sentendo un fortissimo crampo  all’addome. Nemmeno Cillian seppe mai perché in quel momento di dolore il suo primo pensiero fosse lei.

 
Eva correva dal giaciglio di Gwyneth al caminetto, dove stava facendo bollire un paiolo di rame pieno d’acqua. Aveva preso da una cassapanca diversi panni di lino e li aveva preparati su un panchetto di fianco alla puerpera.

– Figliola mia, apri più che puoi le gambe e tienile piegate, se afferri le tue caviglie potrai spingere meglio. Ogni volta che senti arrivare il dolore e contrarre i muscoli dell’addome, spingi, respira e poi rispingi come se dovessi andare di corpo, le contrazioni sono molto vicine, Il tuo bambino sta uscendo …

Eva era molto chiara nei suoi suggerimenti e Gwyneth si fidò ciecamente di lei.

– Sei bravissima Gwyneth! Stai spingendo nei momenti giusti … figlia mia vedo la sommità della testolina di tuo figlio … altre due spinte e lo potrò prendere!
Gwyneth stringeva i denti nel dolore e nello sforzo, le lacrime intanto le bagnavano i lati degli occhi. Continuava a sollevare il dorso per spingere meglio, aggrappata alle sue stesse caviglie, poi finalmente sentì che qualcosa scivolava fuori da sé.
Con uno dei panni di lino, bagnati nell’acqua preparata da Eva, questa aveva tirato fuori da lei, in quell’ultima spinta, un esserino roseo, sporco di sangue che già stava facendo sentire al mondo la sua voce.

– Bravo Principino! Hai pianto subito e quanto sei bello!

Gwyneth piangeva per la gioia ora e aveva sentito benissimo che era un maschietto. Eva tagliava intanto il cordone che ancora lo teneva unito a lei. Il piccolo strillava forte mentre Eva lo puliva.

– Scopriti il seno Gwyneth, lo allatterai subito e vedrai se questo giovanotto smette di assordirci!
– Ma non ho latte Madre!
 – Macché non hai latte! Il latte bianco arriverà presto, prima lo attacchi alle mammelle e prima arriverà il latte! All’inizio avrai il colostro, per il piccolo va già bene … fidati.  

Gwyneth ancora sdraiata, si scoprì i seni come Eva le aveva suggerito e la donna le portò il suo piccolo avvolto in panni di lino puliti. Il neonato si agitava piangendo e muoveva le braccine in modo convulso. Come fosse stata una magia, appena la bocca della creaturina arrivò a contatto con il capezzolo scuro che Gwyneth gli offriva, iniziò a succhiare avidamente, portando le manine a stringere automaticamente il seno di sua madre. Tenne tra le braccia il suo bambino, guardandolo succhiare e respirando il suo odore, riconobbe quell’odore come il suo stesso odore e per lei fu come un profumo. Accarezzò la testolina di suo figlio e poi gli prese una manina. Il piccolo strinse con forza il dito indice di sua madre. Per la prima volta da che Cillian era andato via, Gwyneth sentì nuovamente di avere ancora la felicità tra le braccia.
 
Artorius preoccupato per sua moglie, che non era tornata da lui, corse a cavallo per la strada che lei aveva preso, sperando di incontrarla. Vide il calesse davanti alla casa di Donna Eva, scese di corsa, aprì la porta, trafelato. L’angoscia sparì dal suo volto quando li vide e Eva si allontanò per lasciare che Artorius piangesse di gioia con sua moglie.
 
Per tre giorni furono ospiti da Donna Eva, non era il caso di far alzare troppo presto la Regina. Eva era felice di averli con lei e il terzo giorno, quando Artorius fece portare un carro più comodo per la sua sposa e suo figlio, riuscì a convincerla ad andare al castello con loro, Gwyneth aveva bisogno di lei. Eva sapeva che non avrebbe mai visto la nascita di un suo nipotino, se Milhena e Cillian ne avessero avuti, erano troppo lontani, assistere Gwyneth e il suo piccolo, confortando Artorius, fu per lei come farlo per suo figlio e sua nuora.
 
Terra di Eire, tre mesi dopo…

Il fiume in quel punto formava un guado, non era difficile da attraversare a cavallo, ma bisognava chiedersi se in inverno la portata di acqua del fiume, che i nativi chiamavano Boyne, non fosse così abbondante e torrentizia da impedirne l’attraversamento.

Cillian Flinth si era data una risposta a quella domanda tre mesi prima. Ricordava ancora il momento in cui stava ragionando sulla cosa, seduto su quella roccia dove sedeva anche adesso, guardando lo scorrere lento dell’acqua. Difficile da dimenticare, improvvisamente dei crampi mostruosi lo avevano attanagliato all’addome. Non aveva mai provato un simile dolore, ne aveva avuti altri in vita sua ma in quel modo proprio no! Si era accasciato sulla pietra dove sedeva, non riusciva neppure a camminare. Si era dovuto distendere tra l’erba e come in un’allucinazione gli era sembrato di avere vicina Gwyneth e le era sembrata sofferente non meno di lui. Era solo in quel momento, si era allontanato dal villaggio Celta dove era ospitato insieme a sua moglie e agli altri che erano partiti con lui, per ispezionare il terreno lungo il fiume. Il suo intento era di costruire una stazione commerciale lì dove aveva trovato il guado. Gli ci vollero un paio di ore per sentirsi affievolire quei dolori, dopodiché come se nulla fosse mai stato, si era sentito sollevato e stranamente sereno. Aveva ripreso la sua ispezione e si era reso conto che in inverno il guado non sarebbe stato percorribile, avrebbero costruito un ponte e da lì un fortino nello stile dei Romani.

“Certo … la soluzione migliore per iniziare sarà un Droichead  Àtha, come dicono i Celti di questa Verde isola di Eire, un Ponte sul guado, cominceremo quanto prima, diventerà con il tempo una grande città”
 
Da quel giorno erano passati tre mesi e nove da che si era imbarcato con sua moglie e gli altri, per giungere in quella meravigliosa Isola verde, verde come un paio di occhi che non c’era giorno non vedesse guardando quei prati.

Seduto sulla roccia controllava come i lavori procedessero. Ogni tanto portava gli occhi sul progetto che teneva tra le mani. Lui stesso l’ aveva disegnato su quella pergamena. La mano sinistra cominciava a dolergli, non poteva tenere a lungo neppure una cosa leggera come quella pergamena? Merlin aveva avuto ragione alla fine, non avrebbe ripreso più l’uso completo di quella mano! In fin dei conti l’aveva voluto lui stesso! Aveva peggiorato la situazione partecipando in incognito al torneo. Voleva morire quel giorno!  Non ce la faceva più a vedere Gwyneth con Artorius! Invece aveva vinto ed era stato ferito, danneggiandosi definitivamente la mano. La cosa peggiore era stata che Gwyneth, quando lo aveva visto sanguinante cadere da cavallo, era corsa verso di lui, lasciando la sua postazione di Regina, affianco a suo marito Re Artorius. Da quel giorno Artorius aveva iniziato a guardarlo diversamente, era più taciturno con lui e nonostante lo consultasse sempre per primo, tra i cavalieri della Tavola Rotonda, egli sentiva la tensione crescere tra loro, finché non gli aveva ordinato di partire per l’Isola Verde e creare una nuova alleanza con gli altri Celti che abitavano da quelle parti.

Visto quanto stavano costruendo insieme, da tre mesi a quella parte, il compito del Primo cavaliere era riuscito benissimo! Aveva scritto ad Artorius pochi giorni prima. La nave per la Cornovaglia, al comando del Captain Silver, era partita da poco e lui  non avrebbe avuto una risposta prima di almeno altri tre mesi. Dubitava che il Re, finito l’incarico, lo facesse tornare in patria … meglio così … pur lontano chilometri da Gwyneth e con una moglie meravigliosa al fianco, continuava a pensarla e a sognarla ad occhi aperti, figuriamoci averla vicina! Aveva detto mille volte a se stesso di smettere di pensarla, specialmente ora che Milhena stava per dargli un figlio. Era una moglie straordinaria, la stimava moltissimo. Era una donna che lo amava con devozione, si chiedeva come ci riuscisse, nonostante l’impulsività che egli spesso dimostrava con i propri scatti di ira. La sua era l’ira dell’insoddisfazione, amava in un cero modo Milhena, era una persona che meritava di essere amata, ma non provava per lei quella passione che avrebbe voluto darle con tutto il cuore, non ci riusciva, era più forte di lui. Si adoperava in cento modi per lei, ma sentiva di non darle mai abbastanza, anche se lei si dichiarava “la donna più felice del mondo quando era tra le sue braccia”.

In quei mesi Milhena era cambiata molto fisicamente, la gravidanza le aveva comportato parecchi fastidi, sia nausee che forti dolori di schiena. Nonostante questo, era felice di aspettare suo figlio, gli diceva di essere sicura che fosse un maschio come suo padre e che avrebbe avuto di sicuro i suoi occhi azzurri. Lui le rispondeva che se fosse stata una femmina sarebbe stato contento comunque, l’importante era che fosse una persona sana e che lei stesse bene. Lei allora lo abbracciava e lo baciava, accarezzandolo spesso in modo provocante, stuzzicandolo finché lui non si decideva ad accontentarla, soddisfacendo il bisogno di contatto intimo che si vedeva chiaramente negli occhi e nei gesti di sua moglie. Aveva sempre pensato che una donna incinta non avesse certi bisogni, sua moglie gli dimostrava il contrario e gli diceva che non tutte le donne incinte avevano un marito affascinante e desiderabile come il suo. Lui si portava la mano verso la guancia e l’orecchio, sua moglie a volte riusciva a metterlo in imbarazzo e poi rideva di lui, riprendendo a baciarlo con passione. Non aveva mai pensato a se stesso come un uomo affascinante e attraente, anche se metà delle ragazze del villaggio erano innamorate di lui, come gli dicevano Artorius e Valerius, non se ne era mai accorto, ai suoi occhi esisteva soltanto Gwyneth …
 
– My Lord!

Il piccolo Sean, un ragazzino di circa nove anni, figlio della levatrice Zelina, rosso e ricciuto di capelli come la sua alta e bella madre, era arrivato di corsa al suo fianco.

– Sean! Respira ragazzo! Che succede?
– La mamma dice che dovete venire subito al villaggio, Lady Milhena ha forti dolori, dice che il bambino sta per na …

Sean non aveva finito la frase, Cillian era già partito al galoppo con il suo cavallo baio. Suo figlio stava venendo al mondo e lui sarebbe stato lì con sua moglie ad accoglierlo.
Era entrato come il vento nella casa di pietra dell’insediamento autoctono.

 – Milhena! Milhena!

Era corso nella stanza dove si trovava il loro letto matrimoniale. Milhena era impegnata nelle doglie e Zelina stava ispezionando tra le sue gambe.
Cillian non sapeva cosa fare, voleva rendersi utile ma contemporaneamente si stava sentendo di troppo. Zelina si rialzò da quella scomoda posizione.

– Ah! Bene siete arrivato, meglio così!

Cillian intanto si era avvicinato a sua moglie che urlava dal dolore. Quelle urla gli fecero accapponare la pelle. In un attimo le fu vicino, la prese per le spalle e le diede un bacio sulla fronte, cercando di consolarla e farla calmare.

– Zelina va tutto bene? È normale che stia così male?
– My Lord, sta partorendo è una primipara è impaurita e poi non sopporta molto il dolore, quindi … la sentirai urlare parecchio. Non tutte le donne urlano così, comunque se le resti vicino la tranquillizzi, vedi che già non urla più come prima?

Tanto per contraddire la levatrice, Milhena cacciò un altro urlo che otturò l’orecchio più vicino a lei di suo marito.

– Va bè … come non detto!

Zelina gli riservò un sorriso smagliante e si allontanò per andare a prendere il paiolo con l’acqua che aveva fatto bollire. Portò panni di lino ed un paio di cesoie.
Era una donna simpatica e allegra, sdrammatizzava anche le cose più tragiche con le sue smorfiette buffe che non riuscivano a sconvolgere la sua bellezza.
Il travaglio di Milhena sembrava non finire più. La giovane puerpera stava soffrendo veramente!
 Zelina diventò accigliata, qualcosa non stava andando per il verso giusto. Cillian era sul letto dietro alla moglie, la teneva abbracciata, tenendogli le mani sotto il seno, massaggiandole il pancione scoperto.

– Zelina … voglio sapere cosa succede là sotto … sono ore che Milhena è in questo stato, non ce la fa più è bagnata di sudore freddo, che posso fare?
 – My Lord, stai facendo già la cosa giusta, continua così … Purtroppo il bambino è messo di traverso e questo è grave … posso provare una manovra manuale, tu fai i movimenti che ti mostrerò sulla pancia di tua moglie, al resto ci penserò io.

Gli mostrò come massaggiare il pancione e lei tornò davanti alle gambe aperte di Milhena. La testa bionda della donna era appoggiata al petto di Cillian. Egli si rese conto che il momento era tragico veramente, quei capelli biondi e la testa poggiata sul suo petto gli ricordarono un’altra testa bionda che tante volte era stata tra le sue braccia così poggiata.

“Gwyneth amore mio … dovresti aver partorito anche tu ormai .. spero che non sia stato così mostruoso … Artorius ti sarà stato vicino? Chi ti avrà aiutata? Avrei voluto esserti vicino, tenerti per mano … fosse stato nostro figlio … Mi dispiace Gwyn … mi dispiace … farò con Milhena come avrei fatto con te …”

Milhena cominciava ad essere disperata, non vedeva soluzione alle sue doglie, per quanto avesse spinto si sentiva morire per il dolore e aveva iniziato a piangere. Cillian la baciò sulla fronte madida di sudore freddo e continuò a massaggiarle il ventre come gli aveva detto Zelina

– Amore mio non piangere, il nostro piccolo ora uscirà … vedrai tesoro starete bene … amore … stai con me … ti prego resisti Milhena, ti amo …

Continuò a sussurrarle tenerezze all’orecchio e lei sembrò riprendere coraggio e volontà di farcela. La situazione era veramente anomala, Cillian non si aspettava una cosa del genere e sgranò gli occhi quando vide la mano di Zelina affondare dentro Milhena. Cillian era sconvolto, vide lo strano movimento della pancia di sua moglie, Zelina, con la mano destra nel suo interno e la sinistra sulla pancia, stava facendo ruotare il bambino per portarlo nella posizione naturale del parto. Milhena gridava per il dolore e grondava sudore freddo. Cillian stava sudando non meno di lei ma cercava di darle coraggio, continuando a dirle che stava andando meglio, che era brava, presto sarebbe stato tutto finito …
Zelina, con le maniche del vestito verde tirate su oltre i gomiti, tirò fuori la mano destra insanguinata, Cillian perse un battito chiedendosi che altro accidente stesse capitando. La levatrice capì dalla sua espressione la domanda.

– Tranquillo! Il bambino ora è nella posizione giusta, adesso dovrà lavorare la nostra Milhena, spingi quando senti le contrazioni e tu My Lord come senti la pancia indurirsi massaggiala verso il basso.

Obbedirono entrambe alla donna e finalmente dopo poche altre spinte, Zelina gridò che la testolina era finalmente fuori e che il peggio era passato. In effetti, passata la testa il resto fu veloce. Zelina dovette dare dei colpetti al piccolo per farlo piangere, spiegò al padre accigliato che era necessario per farlo respirare, il piccolo aveva sofferto abbastanza con sua madre. Al secondo colpetto il neonato fece sentire il suo pianto, aveva una vocetta potente pensò suo padre, sicuramente li avrebbe tenuti parecchio svegli la notte!
Con le cesoie Zelina tagliò il cordone e lo arrotolò stretto sul pancino del piccolo. Lo pulì con i panni di lino imbevuti di acqua tiepida e poi lo vestì con i vestitini che la mamma aveva amorevolmente preparato in quei mesi.

– My Lady e My Lord auguri e complimenti, questo è un giovanotto che sa sopravvivere! Come chiamerete questo splendido maschietto?

Milhena era talmente esausta che riuscì a parlare con un filo di voce.

– Evan … lo chiamiamo Evan …
- Si tesoro lo chiameremo così, ma io che sono suo padre, per darti merito della grande fatica e del rischio che hai corso, voglio che oltre al mio nome porti anche il tuo …
 - Allora benvenuto piccolo Conte Evan Flinth Jones e che tu sia il primo di una lunga serie di Conti Flinth Jones nati nella Terra di Eire!

Zelina con la sua innata allegria contagiò anche Milhena che questa volta pianse di gioia a sentire che suo marito aveva aggiunto al suo cognome anche Jones, il cognome che le aveva dato suo padre.

 – Ora cara mammina, devi scoprire quelle belle poppe di cui ti ha fornito la Dea Madre e iniziare a far succhiare il piccolo, non ti preoccupare se non vedi latte, insisti!
– Zelina non ce la faccio … sono troppo stanca!
– Bé  effettivamente di sangue ne hai perso e buttando fuori anche la camicia del piccolo ne hai perso altro … mmm! Ci penserà il paparino … io corro a prepararti del brodo di carne, ti devi rimettere in sesto tesoro!

Dette queste ultime parole mise in mano a Cillian suo figlio e veloce come il vento andò in cucina. Il piccolo continuava a piangere, Cillian lo guardava tra il felice, il preoccupato e lo spaventato … che diavolo doveva fare? Sua moglie era stanca e non ce la faceva a reggerlo, mica lo poteva allattare lui! Allattare lui?! Gli venne un’idea. Con il piccolo Evan in braccio, si mise seduto dietro la schiena di sua moglie. Milhena avrebbe attaccato al seno il piccino, lui avrebbe fatto da supporto a moglie e figlio. Milhena poggiava sul suo petto, il piccolo tenuto al suo seno dalle braccia forti di Cillian iniziò a succhiare e in un momento sembrò tornata la pace in quella stanza.

Cillian, da sopra la spalla di sua moglie, guardava la scena tra le sue braccia. Milhena aveva mantenuto la promessa: Evan aveva i capelli bruni come i suoi e sicuramente altrettanto ribelli, visto il ciuffetto dritto sulla testolina, gli occhi erano chiusi al momento, ma sicuramente sarebbero stati chiari, o azzurro intenso come i suoi o celesti come quelli della madre. Con la sua piccola famiglia tra le braccia Cillian pensò a come era terribile e meravigliosa la nascita. Aveva sofferto con sua moglie, ma avere quel piccolo tesoro li ripagava di ogni sofferenza. Pensò a Gwyneth, forse in quel momento anche lei aveva tra le braccia il suo piccolo, forse era biondo come i genitori. Le augurò di sentire la stessa felicità che stava sentendo lui in quel momento. Tra le braccia gli sembrò di avere la felicità di tutto il mondo.
                                                                         
                                                                          ***
 
Storybrook 1726 ...
 
Finalmente Emma e Killian avevano avuto la possibilità agognata di ritrovarsi, chiarirsi e … amarsi.

Era stata una notte di grande passione. Nonostante la stanchezza non avrebbero voluto dormire per continuare ad amarsi all’infinito, accarezzandosi reciprocamente, continuando a perdersi in baci ardenti e amplessi ancora più ardenti. La veglia sarebbe stata innaturale e si addormentarono quasi all’alba, senza accorgersene.

Il sole li trovò ancora avvinghiati l’una all’altro. Emma sul torace di Killian che la teneva stretta a sé, mentre i capelli di lei coprivano oltre alla sua schiena, anche il petto di Killian. Fu lui a svegliarsi per primo, rendendosi conto di avere un dolce peso sul cuore. Avrebbe voluto averlo sempre quel tipo di peso sul petto. Abbassò lo sguardo sulla testa bionda sul suo torace, la strinse ancora alla vita con il braccio sinistro, privo della mano di legno e con la destra le spostò i capelli per vederla in volto. Era così serena e felice nella sua espressione appagata d’amore che Killian provò una grande tenerezza. Le depose un bacio sulla fronte e la sentì muoversi su di sé. Lei si mise più comoda su di lui, portando le gambe ai suoi fianchi e posizionandosi meglio sul suo torace, alzò piano la testa, portò le mani sotto il mento e aprì gli occhi verdi per guardarlo. Trovò il sorriso felice di Killian a darle il buongiorno e rispose con un sorriso ed un bacio sulle sue labbra sensuali.

 – Buongiorno mio pirata … come vedi alla fine la battaglia l’ho vinta io, ti ho atterrato finalmente …
 - Swan … da te, se mi atterri così, lo accetto molto volentieri e visto che ti sei messa … comoda … se vuoi puoi ancora farlo …
 - Mmm … Jones sei sempre una tentazione ma è tardi … devo tornare alla Rocca … tra poco si sveglia Henry e io di solito sono con lui. Comunque tra poco ci rivediamo no?

Killian sarebbe andato a parlare con August e avrebbero avuto ancora dei momenti per stare insieme.

– Aspetta! Non ti rivestire con quella fretta … vieni qui!

Killian si era alzato dietro di lei e prendendola per una mano l’aveva fatta voltare verso di lui. Ancora ambedue nudi, si trovarono l’uno difronte all’altra. Killian si inginocchiò davanti a lei, lasciandola sorpresa. Con la testa alzata verso di lei la guardò negli occhi e prendendola per i fianchi avvicinò il suo ventre alle sue labbra.

– Emma … se questa notte che mi hai accolto in te, veramente un piccolo fiore sta mettendo radici ... voglio che possa sentire il bacio del suo papà …

Le depose un tenero bacio al disopra del pube ed Emma con le lacrime agli occhi gli accarezzò nuovamente la testa.

– Oh Killian! Come l’ho sentito io, nel profondo del cuore … stai certo che è arrivato anche al “nostro fiore”.

Emma era consapevole che veramente nel suo grembo il loro frutto d’amore stava crescendo da circa tre mesi, non lo aveva detto esplicitamente perché lui aveva risposto che non le avrebbe creduto. Killian ora sapeva che c’erano ottime probabilità che avessero concepito quella stessa notte, era fermamente convinto di volere un figlio dalla donna che amava e per questo le decisioni che doveva prendere quella mattina, erano finalizzate a proteggere quella che sentiva ormai la sua famiglia, Emma, Henry e il “piccolo fiore”.
Si rivestirono, Emma si pettinò i capelli con le dita, davanti allo specchio.

– Devo ricordarmi di portare una spazzola da tenere qui, ho i capelli di una selvaggia!

Killian le si avvicinò e l’abbracciò da dietro, le depose una serie di piccoli baci lungo il collo …

- Emma …hai i meravigliosi capelli scompigliati di una donna che ha fatto l’amore tutta la notte con il suo uomo …
 - Ecco appunto! Dovrò portarmi una spazzola la prossima volta!
– Questa è musica per le mie orecchie, quindi non devo neppure proportelo di rivederci questa notte, lo sai già che ti voglio tutte le notti a venire vero?

Fu lei ora a voltarsi e a cercare le sue labbra

– Ho bisogno di sentirti al mio fianco anche io Killian, è stata una tortura questi ultimi giorni, specialmente sapere che eri arrabbiato con me e in pericolo … facciamo in modo che non succeda più amore, ho bisogno di sentirmi tra le tue braccia, non voglio più essere separata da te …
 - Tesoro, lo sai comunque che da quanto uscirà dalle indagini, probabilmente dovrò partire a caccia di Rumbl e Barba Nera?!
– Ho paura di quei due mostri Killian! Quando penseresti di partire?
 – Domenica prossima Eddy e Anny si uniranno in matrimonio ed io sono il testimone dello sposo, nei giorni seguenti partirò, le scorte sono già state caricate, l’idea era di partire con te ed Henry, ma ovviamente ora questo è impossibile, mi dovrai aspettare e intanto custodirai il “nostro futuro”, io lo difenderò dal mare …

Le diede un’ultima carezza sul viso e poi portò la mano al suo ventre ormai rivestito con la gonna. Ancora un bacio, prima di rivedersi dopo poche ore alla Rocca …
 
***
La sera del duello …

Niente era andato come aveva organizzato!
Rumbl camminava nervosamente su e giù per la stanza che condivideva con Tamara.

– Non posso crederci! Hook è riuscito a salvarsi insieme ai suoi, nonostante i cinque migliori sicari di Barba Nera! Il sesto uomo che li seguiva si è salvato solo perché non si era fatto vedere e poco fa mi ha dato la notizia.

Il massacro si era appena concluso e Big Jack, che aveva assistito non visto, aveva fatto il suo dovere di staffetta e di corsa era tornato alla “Reine de France” ad avvisare il Duca.

 – Ora dobbiamo cambiare i nostri piani Marie Claire! Uccidendo Jones avrei provocato una bella ferita anche ad Emma, se quello che mi hai raccontato corrisponde a verità.
 – Quello che ti ho raccontato ieri sera è vero Robert e il fatto che sia Killian che Emma, sotto mentite spoglie, erano alla taverna, ha stuzzicato la mia fantasia, ora si sono sicuramente conosciuti e ho la sensazione che la “piccola” Emma abbia realizzato il suo antico sogno …
- Pensa … pensa … pensa …

Rumbl si picchiettava la fronte, come a stimolare il pensiero strategico per una nuova azione nefanda. Quando faceva così a Tamara sembrava veramente un folle!

 – Non possiamo restare su questa nave purtroppo … quindi parlerò con il Capitano Champitrion … lo farò ripartire entro questa notte, in modo che non possa essere interrogato, sono sicuro che domani mattina le autorità giudiziarie saranno qui …
 - Ripartiamo dunque?
– La nave ripartirà! Io e te abbiamo parecchio lavoro da svolgere. Big Jack ha detto che quel Jason si è rintanato in chiesa … è stato un pessimo investimento purtroppo, se parlasse potrei essere riconosciuto, dovrò usare un altro travestimento e un nuovo nome, ho detto al ragazzo di chiamarmi Robert Smith, ormai non potrò più usarlo e non potrò ripresentarmi da Angus …
- Un altro travestimento?
– Si, qualcosa che nessuno penserebbe mai … dovrò tenere d’occhio personalmente Jones! Pensa … pensa … pensa … ci sono “mia diletta”!
– Hai avuto un’altra illuminazione?
– Si Cara … sarai tu ad andare da Angus O’Danag  per scoprire la verità su Lady Barbra!

La risata da “folletto maligno” riecheggiò nella stanza. Tamara sentì un brivido gelido percorrerle la schiena …
 
 





Angolo dell’autrice.
Purtroppo questa sera il sito mi impedisce di pubblicare, ci proverò domani e vedrò se i suggerimenti della mia cara “amica di penna” Gio funzioneranno. Se andrà bene Gio significa che sei una buona maestra, in caso contrario è la conferma che io sono una pessima allieva!
Comunque sia spero che questo capitolo vi abbia allietato. Mi mancavano i momenti CaptainSwan e questa volta ce ne sono stati. Piccola curiosità: ho visto lo spoiler della prima puntata di OUAT dopo aver scritto la scena del divano, ai miei è andata decisamente meglio, vi pare?!  Questa notte in America la prima visione, spero che la puntata finisca meglio di come comincia, per loro, sono troppo carini e io sono una loro fans ( non si era capito vero?) Adoro l’amore romantico con quella parte di sensualità che i due bravi attori sanno regalarci.
Allora cari amici di penna o anche solo di lettura! Fatemi sapere, se potete, cosa pensate del capitolo. Buona settimana a tutti e soprattutto buona visione della SESTA stagione.
Un abbraccio dalla vostra Lady Lara

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Capitolo 41
*** Così ... vicini ***


XLI Capitolo
 
Così … vicini …
 
Mattina seguente al duello, giovedì …
 
August sfiorò con i polpastrelli la guancia morbida di Belle. Il suo “angelo candido” ancora dormiva. Il suo capo poggiava sul cuscino e la sua mano sinistra era sotto la guancia. Nel contrasto tra il bianco del cuscino ed il castano, tendente ad un riflesso mogano, dei suoi capelli, ad August sembrò una bambina.
Belle, nonostante tutto il male che aveva visto, ricevuto, vissuto sulla sua stessa pelle, sarebbe sempre rimasta quella bambina dall’anima pura che era. Bambina nella sua purezza di anima e cuore, donna per quello che era con lui. Si, ambedue potevano dire che Belle era diventata “donna” tra le braccia amorevoli di August. Era da pochissimi giorni che la loro relazione aveva preso quella piega intima. Belle gli aveva raccontato la sua tragica storia. Ancora adesso, a pensarci, la rabbia e l’impotenza per quanto avevano fatto alla donna che amava, gli ribollivano nelle vene.
 
 Quel mostro di Rumbl Mc Cassidy prima o poi avrebbe pagato nel giusto modo tutto il male che aveva fatto! August doveva trovare un modo per smascherare completamente il Duca, non solo agli occhi di Guglielmo III, che forse alla fine dei conti sapeva la verità e gli occhi li chiudeva, ma all’intera società! Rumbl meritava la spogliazione del titolo, dei suoi beni e la decapitazione! Era già stato denunciato in passato e aveva ottenuto il perdono del Re, ritornando nelle sue grazie più di prima! Aveva ragione Emma quando gli diceva che il marcio veniva dall’alto e che era necessario cambiare tutto il sistema! Ne era consapevole da tanto e aveva aiutato e favorito sua sorella, per la missione nel Maine, insieme al loro amato padre Principe James, che lavorava per quella causa all’ombra del suo titolo di Governatore del Maine, già da anni. Captain Hook era arrivato al momento giusto per rendersi utile e ora August sapeva che non era stato un caso che il Capitano Killian Jones fosse arrivato a Storybrook.
 
 Quell’uomo gridava vendetta per la donna che gli avevano ucciso e cercava il piccolo che altro non era il risultato della violenza di Rumbl sulla donna che voleva vendicare.
 
Henry! Il loro adorato Henry era figlio di Rumbl! August pensando al “nipote” giudicò che la madre del piccolo dovesse essere una donna bella e di carattere, sicuramente il piccolo aveva ripreso da lei, non riusciva infatti a vedere nulla dei Mc Cassidy in lui!
 
Pensò anche ad Emma, la sua dolce, forte, irruenta e battagliera sorella! Quanto l’aveva protetta nella crescita? Credette “non abbastanza”. Si sarebbe morso le mani per il rammarico! Aveva lasciato che sposasse Neal! Un errore madornale! Ora sapeva anche quello che sua sorella aveva subito! Ma nonostante i suoi sforzi per convincerla a non sposare quell’uomo, lei alla fine lo aveva fatto! August sospirò.
 Quanto strano e crudele poteva essere il destino! Emma e Killian avevano avuto la possibilità di incontrarsi … erano stati cosi … vicini! Eppure non si erano visti nemmeno in faccia ma … nonostante tutto si erano innamorati e separati prima di avere la possibilità che i loro occhi si sfiorassero.
Se Killian, invece che dato per morto con suo fratello, avesse avuto la possibilità di tornare, a quell’ora era suo cognato e magari Henry era figlio di Emma e Killian!
 
Quanti se … se … se … La realtà era che adesso, nonostante il destino beffardo, crudele e i magheggi di persone come Rumbl, ciò che c’era stato di sbagliato, sembrava stesse in qualche modo correggendosi. Il matrimonio di Emma con Neal era finito, Killian Jones era tornato e accettando l’incarico offertogli da Lady Barbra, aveva incontrato Emma, l’amore negato dodici anni prima, ora gli veniva regalato, splendido e maturo come un frutto, pronto per essere colto e gustato.
 
Sua sorella e il Capitano si amavano, ne aveva visto un primo esempio con il loro “avvicinarsi” sulla nave, quando avevano portato Henry sulla ”Stella del mattino”. Ora Belle gli aveva raccontato qualche dettaglio in più. Il resto voleva sentirlo dalla bocca di sua sorella, non gli piaceva essere all’oscuro dei suoi sentimenti e dei suoi pensieri! Per proteggerla al meglio, doveva sapere quali erano i passi che Emma voleva compiere. Lo stesso Killian era in pericolo. L’attentato era per lui! Era lui che quei cinque uomini cercavano e volevano “vivo o morto”. Se Jones e i suoi due compagni non fossero stati abili come si erano dimostrati … ora Emma sarebbe stata a piangere per la seconda volta in vita sua per la morte del suo amore!
 
C’era Neal dietro quell’attentato? August aveva seri dubbi in proposito, Neal non gli sembrava il tipo, ma non si poteva sapere che pieghe poteva far prendere ad un uomo la gelosia.
 
 
Belle non si accorse della carezza di August e continuò a dormire, esausta e appagata per la notte d’amore che si erano regalati. Era riuscito ad aiutare Belle a superare buona parte delle sue paure, con tutto l’amore e la dedizione che nutriva nei suoi confronti.
 Il carattere passionale contraddistingueva Belle, nella purezza del suo spirito e con il fuoco di quella passione era riuscita a portar via dai suoi occhi il ricordo del massacro che si era avuto il pomeriggio prima, presso la Chiesa di San Patrizio. Era straordinario come tenere tra le braccia la donna che amava, baciarla e fare l’amore con lei, gli rendesse sopportabile tutto il marcio e le mostruosità che nel suo lavoro incontrava!
 
Si era rivestito dei suoi abiti da Colonnello, Capo della Sicurezza, sarebbe sceso nel suo ufficio ad esaminare ancora quella “daga” dalla lama ondulata e avrebbe interrogato Neal. I suoi uomini erano sguinzagliati alla ricerca di Jason e di altri stranieri con il tatuaggio. Il Sergente Brady aveva il compito di consultare i registri di presenza delle navi di passaggio, attraccate al porto, August voleva sapere notizie della nave francese arrivata pochi giorni prima. Poi ci sarebbe stata l’ispezione a bordo.
 
Si riavvicinò al letto dove Belle ancora dormiva. Ammirò la sua schiena nuda, la sua pelle candida. Il ricordo della notte appena passata gli risvegliò un intimo desiderio di lei e il bisogno di renderla sua per sempre. Quella sera le avrebbe parlato del matrimonio, non avevano motivo per aspettare, si appartenevano ormai e i dubbi di Belle dovevano già essere fugati. Le rimboccò la coperta sulla schiena, sfiorandola ancora con la punta delle dita e gustando il calore che emanava.
 
***
 
 – Neal, devo parlarti con urgenza! Ti aspetto nel mio ufficio al massimo tra un ora!
 
August aveva bussato alla porta di Neal e questi gli aveva risposto sbadigliando. Sentendo che la cosa era urgente il Duca, che si era appena svegliato, gli aprì la porta.
 
– August! Se è così urgente entra pure, sono in vestaglia, ma se a te non  dispiace io non mi formalizzo! In fin dei conti sei mio cognato!
– Già, tuo cognato!
 
Il Colonnello entrò nell’anticamera di Neal, che fungeva anche da salottino.
 
– Ti offrirei qualcosa da bere, ma so che sei un salutista e a quest’ora non tocchi alcoolici …
 
Gli disse Neal versandosi un calice di Scotch Whisky e sedendosi su una delle poltroncine, accavallando le gambe nude.
 
– Dovresti seguire il mio esempio Neal! Ancora non sono le otto e tu stai buttando giù quella dose di “veleno”!
– Veleno?!
 
Neal Rise amaramente.
 
– Caro “Cognato” questa è una “magica pozione” che mi aiuta a dimenticare …
 - Cosa hai da dimenticare Neal?
– Tua sorella August! Devo dimenticarmi di lei … di quanto la amo … di quanto sono stato idiota con lei. Devo dimenticare che è stata mia moglie e che ora non lo è più … era “mia” capisci?! E l’ho persa irrimediabilmente!
- Che stai dicendo Neal?
 – Non ti ha detto nulla Emma?! Lo scaltro Colonnello, Comandante della Difesa e dei Servizi Segreti ignora?! Vuoi offendere la mia intelligenza August?!
– Da tempo so che non condividete lo stesso letto … poteva essere una scelta, ma avevo capito che Emma ce l’aveva parecchio con te! Come potevo darle torto! Tutte le amanti che hai avuto in questi anni! Si, so che mia sorella ha chiesto il divorzio al Governatore! Lei non mi ha detto nulla, quindi sarai la prima delle due campane che sentirò suonare!
 
Neal corrucciato buttò giù un altro sorso di alcool.
 
-  August … non sono stato un marito esemplare … lo ammetto. Con lei ho sbagliato fin dal primo giorno di nozze … Ma sai qual è la verità più sconvolgente? Mi ha sposato … ma non ha mai smesso di avere nel cuore e nella mente qualcun altro, neppure quando sapeva che ormai era morto! Mi ha amato a modo suo … ma non era lo stesso tipo di amore. Lei ha amato “veramente” un solo uomo in vita sua e lo ama tuttora!
– A chi ti riferisci?
– August smettila! Sai perfettamente che mi riferisco all’”affascinante Tenente, ora Capitano, Killian Jones” … lo avevo capito fin da allora, ma ero innamorato perso di lei e … lo sono ancora! Non sono stato capace di renderla felice … “Lui” a quanto pare la ricambia … Si sono sposati in un rito religioso … un legame di anime …
 
Neal aveva gli occhi umidi.
 
– L’unica felicità che ho potuto regalarle è stata firmare l’annullamento del matrimonio … ora … nulla più ci lega …
- Dovresti sorridere allora!
– Devo sorridere della mia stessa disgrazia? Non mi viene da ridere August, non ci trovo nulla di comico se non il mio essere patetico!
– Ieri pomeriggio Killian Jones è stato ucciso in un duello!
 
Neal era sbiancato trasecolando. Rimase per una frazione di secondo con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
 
– Non è possibile! È sempre stato famoso per essere un abile spadaccino, stai scherzando?!
– No, non scherzo, si è battuto con più uomini … forse una resa di conti tra pirati … sicuramente qualcosa del genere …
 - Una resa di conti tra pirati?! Non posso credere che si sia fatto coinvolgere in una tale situazione … doveva partire con Emma … doveva pensare prima a lei … a “loro” … mio Dio Emma! Lo sa già?
 – No non ancora …
- Santo Dio! Quando lo saprà sarà distrutta … ha sofferto quando lo credeva morto e non l’aveva nemmeno conosciuto… era depressa … ora che i loro sentimenti sono conclamati che le accadrà?!
 
Neal sembrava sconvolto per Emma.
 
– Puoi sempre cercare di riconsolarla tu … come ci sei riuscito anni fa …
 - Questa è un’utopia August … il nostro rapporto è incrinato definitivamente, potrebbe andar via comunque e io non la tratterrei …
- Ma non hai detto di amarla ancora?
– Proprio perché la amo voglio lasciarla libera, per lei ci sarò sempre se vorrà, le sarò vicino, ma non voglio imporle la mia presenza. So che Emma mi vuole ancora bene, ma non è quello che vorrei io … ormai la sua stima nei miei confronti non esiste più … non potrebbe mai tornare ad amarmi e il ricordo di Jones sarebbe un fantasma con cui confrontarmi ogni momento del giorno!
– Sei uno strano uomo Neal, sembri quasi dispiaciuto della morte del Capitano …
 - La rendeva felice August! L’unico oltre a Henry che la renda felice … dovevi vedere i suoi occhi mentre mi parlava di lui … le brillavano … ora torneranno ad essere tristi come dopo la nostra prima notte …
- La vostra prima notte?!
– Ma veramente tua sorella non ti ha raccontato nulla di noi?!
 
August scosse la testa in senso di diniego.
 
– Quella notte le cose non andarono come dovevano. Emma ha creduto che io l’avessi tradita con Tamara …
 - Tamara?!! Per questo l’ha mandata via allora!
 – Si. Tamara aveva cercato di sedurmi, in effetti e ci era quasi riuscita, ma io la rifiutai. Tornai dalla mia sposa “carico” che ti puoi immaginare, Tamara ci sapeva “maledettamente fare”! Non fu come lei si aspettava e l’ha vissuta come una violenza, non mi ha mai perdonato in tutti questi anni. Ho cercato di assecondarla in ogni sua iniziativa …
 - Anche facendo passare Henry per tuo figlio …
- Questo a quanto pare te lo ha detto!
– No, l’ho saputo da Belle …
 - August … mi dispiace … credevo che Emma si confidasse con te …
- A quanto pare ha cercato di isolarsi anche da me, per risolvere da sola i suoi problemi e per proteggerti e forse ha fatto bene, perché ti giuro che mi prudono le mani per prenderti a pugni Neal …
 
Neal si era alzato mentre parlava di Emma e raccontava. Il suo sguardo era triste.
 
 – Puoi farlo August … me lo merito …
 
August non poteva crederci, Neal era veramente pentito per i suoi trascorsi con Emma ed era sinceramente costernato e dispiaciuto per quanto successo a Jones, poiché ciò si sarebbe riversato su di Emma. Non poteva essere lui il mandante dell’attentato al Capitano!
 
– Quando le dirai della morte di Jones … abbracciala forte August … non so come potrà reagire …
 - Possiamo dirglielo insieme …
 - No, sono sicuro che non crederebbe al mio dispiacere per lei, Jones in fine dei conti era … il mio rivale … ora passerei per quello che ne ha ricevuto un vantaggio … non crederà mai alla mia sincerità e comunque la morte del suo “grande amore” non la riporterà mai da me …
- Neal è per evitare Emma che sei uscito spesso i giorni passati?
– Ovviamente August … se sto qui finisco con l’ubriacarmi e non voglio che Henry mi veda in queste condizioni, sono riuscito nei mesi passati ad instaurare un buon rapporto con lui e vorrei mantenerlo, non è mio figlio … ma non voglio essere un pessimo esempio per lui …
- Dove te ne vai di solito?
– Ti sembrerà da idiota sentimentale August …
 - Perché?
– Perché … vado a trovare l’unica donna che mi ha amato incondizionatamente in tutta la sua vita … vado sulla tomba dove è sepolta mia madre!
 
Gli occhi di Neal erano lucidi, August si accorse che si stava sforzando per trattenere le lacrime. Il Colonnello si convinse che Neal non centrava nulla con l’attentato, doveva cercare altrove, doveva sentire i suoi uomini riguardo al mercantile francese.
 
– Neal … Jones ha subito un vero e proprio attentato … ti ho messo alla prova, eri il mio primo sospettato di esserne il mandante …
- Io il mandante?! Ma si certo … perché no? Quindi anche Emma penserà che sono la causa della morte del suo uomo! Santo Iddio August! E mi hai detto di riconsolarla?!! Il minimo è che mi passi da parte a parte con quella sua spada dalla lama ondulata!
– Non lo farà … Jones non è morto, ho bluffato …
 
Ad August sembrò che Neal tirasse un sospiro di sollievo, lo vide scuotere la testa.
 
– Sei un bastardo maledettamente in gamba Colonnello, me l’avevi fatta! Ma ora … in qualità di “Reggente” di Storybrook pretendo che tu chiarisca questa storia … voglio sapere per causa di chi avrei perso l’ultimo barlume di stima da parte della donna che amo!
 
 
 
Poco dopo August sedeva alla sua scrivania, aveva dato la sua parola a Neal che sarebbe andato fino in fondo a quella situazione. C’erano una serie di controlli da fare. Neal non era colpevole, di questo era sicuro. Jones aveva detto di non conoscere nessuno di quei cinque uomini, che motivo avrebbe avuto per mentire? Era lì per far da secondo a Eduard e si era trovato in quella situazione drammatica da cui si era salvato grazie alla propria abilità e a quella dei suoi due compagni.
 
 Una serie di pensieri gli affollavano la mente e tra questi l’idea che i cinque uomini tatuati potessero arrivare dalla nave francese, la “Reine de France”. Non avevano cavalcatura e gli stivali che indossavano non erano particolarmente sporchi. La strada dalla chiesa di San Patrizio al porto era lastricata, diversamente da altre vie, e la distanza da dove era attraccata la “Reine de France” non era molta. Il proposito di ispezionare la nave restava e lo avrebbe fatto subito. Chiamò il caporale di guardia per ordinargli di radunare un drappello di dieci soldati. Il Sergente Brady ancora non era tornato, ad August erano comunque necessarie le informazioni dell’Ufficio Portuale per poter ottenere un mandato di perquisizione dal Reggente. Mentre dava gli ordini al giovane Caporale si sentì un rumore di passi nel corridoio e un bussare urgente alla porta del suo ufficio. Al permesso di entrare, un Sergente Brady rosso in viso e accaldato per la corsa, si portò nella stanza salutando militarmente il Colonnello.
 
– Riposo Brady, riposo! Allora Sergente quali notizie dall’Ufficio Portuale?
 – Signore, la nave “Reine de France” risulta normalmente registrata al nome del Capitano francese Jean Chapitrion, Capitano di lungo corso. È un mercantile francese che ha fatto scalo per pochi giorni con l’intento di smerciare dei vini francesi. La tratta che ha svolto va dalla Francia al Canada, la Nuova Scozia, Storybrook e poi rientro in Francia dal passaggio dello Stretto della Manica.
– Il Capitano non ha fatto segnalazioni particolari nelle sue dichiarazioni?
– Nessuna Colonnello, al di fuori della dichiarazione di trattenersi un paio di settimane a Storybrook, ma questa è anche una dichiarazione contraddittoria …
- Contraddittoria? Spiegati meglio Sergente!
– Signore … il mercantile è arrivato martedì in tarda mattinata e la registrazione all’Ufficio Portuale è avvenuta subito. I marinai sono stati molto disciplinati, hanno cenato da Angus O’Danag, non hanno piantato nessuna grana, dopo cena sono tornati sulla nave  e a notte, come fanno molti Capitani di Marina, sono stati tolti gli ormeggi per portarsi al largo e gettare l’ancora. Ieri, mercoledì mattina hanno attraccato nuovamente al porto ripetendo l’operazione, ma ieri sera i marinai non sono andati a cena da Angus e questa mattina …
- Questa mattina?
– Questa mattina della nave non c’è nessuna traccia Signore …
- Cooosa?!!
 
August era saltato in piedi, certo che la cosa era contraddittoria!! Aveva ragione il Sergente Brady. Perché tutta quella fretta di partire nottetempo senza aver fatto affari con nessuno? Non avrebbe potuto parlare con questo fantomatico Capitano Chapitrion né avrebbe potuto ispezionare la nave! Se a bordo c’era la persona che voleva morto Jones, visto il fallimento dell’operazione, poteva essere ormai fuggito! Le indagini non erano ancora finite. Doveva parlare assolutamente con Jason. Da quanto aveva capito era rifugiato nella chiesa di San Patrizio, avendo chiesto asilo non poteva arrestarlo ma, forse, Padre Charles poteva dargli una mano a convincere il ragazzo a parlare con lui.
Quel pomeriggio Frate Benedictus sarebbe andato ad ispezionare meglio i cadaveri, poteva chiedergli di intercedere con il giovane Jason, sempre che Padre Charles lo permettesse! Era lui a tutelare il ragazzo e poteva essere che non gli facesse incontrare neppure il buon Frate.
 
Il Colonnello congedò sia il Sergente che il Caporale, dando a quest’ultimo il contrordine, poi decise di scendere in giardino da Frate Benedictus. Sapeva che era stato presente al duello e all’attentato, voleva una conferma della versione di Jones e dei suoi due compagni.
 
Trovò il Frate che armeggiava dentro un’aiuola che aveva preparato da dopo il ritorno di Emma. Non era un’aiuola come le altre, conteneva una sola pianta, che era cresciuta parecchio da che Emma l’aveva riportata dal viaggio e, rispetto alle altre aiuole, era contornata da una ringhiera di legno fitta e alta un buon metro. Vide il Frate che raccoglieva delle piccole bacche rosse dalla pianta, sembrava fare molta attenzione. Chiamò il Frate e cercò di entrare nell’aiuola, ma Benedictus, allarmato, gli fece cenno di restare fuori.
 
– August non ti accostare a questa pianta, è velenosa …
- Che diavolo ci fa allora nel nostro giardino?! Non è la pianta riportata da Emma?
– Si August è quella, si chiama Rubeus Noctis, sono velenose le spine, le bacche sono utili per farci un ottimo medicinale, è rarissima … Con la staccionata proteggo lei e chi si potrebbe avvicinare …
Il Frate, con la tasca del suo grembiule piena di bacche, uscì richiudendo il cancello dell’aiuola.
 
– Figliolo, perché mi cercavi? Ti sei deciso a sposare Belle e volevi chiedermi di celebrare la cerimonia?
 
August era rimasto spiazzato, certo anche quella era una cosa che voleva chiedere al Frate, ma al momento l’emergenza era un’altra!
 
– Ci faresti l’onore di celebrare il nostro matrimonio Fra Benny?
– Figlio mio, ti conosco da quando eri in fasce, ho conosciuto i tuoi bravi genitori … loro ti potranno vedere da là su … io avrò l’onore di celebrare il tuo matrimonio con quella stupenda creatura che hai scelto, quindi l’onore sarà tutto mio!
– Questa sera parlerò con Belle … tu sai tutto ovviamente … ti ha raccontato la sua storia …
 
Benedictus fece cenno di si con il capo, era felice che finalmente Belle fosse riuscita a confidarsi con il suo futuro marito e se lui stava parlando di celebrare la cerimonia, era segno che avesse accettato il passato della giovane. Benedictus fece un profondo respiro di sollievo, quei due giovani erano legati da un profondo amore reciproco, sarebbero stati felici insieme.
 
- Ti faremo sapere quando vorremo celebrare la cerimonia, spero che lei accetti la mia proposta adesso …
 - Stai tranquillo figlio mio, non ha più “il motivo” per aspettare …
 
August sorrise, possibile che Benedictus sapesse proprio tutto?! Poteva prendere il suo posto di Capo del Servizio Segreto, ne sapeva più di lui!
 
 – Oltre a parlarti del mio futuro matrimonio volevo farti delle domande sul duello e l’attentato di ieri pomeriggio e chiederti un favore per approfondire le indagini …
 
 
La conversazione avuta con Frate Benedictus confermò in pieno la versione di Jones e dei suoi, inoltre il Frate avrebbe provato a contattare Jason, anche se dubitava fortemente che lo stesso Padre Charles si sbilanciasse a portarlo da lui.
 
Nonostante la nave fosse ormai partita da ore e non si vedesse all’orizzonte, da come confermò il cannocchiale sull’ampio terrazzo, August ordinò ai suoi soldati di continuare a cercare stranieri con il tatuaggio, non si poteva mai sapere se Il nemico fosse ancora così … vicino …
 
Dopo aver sbrigato del lavoro nel suo ufficio uscì con l’intento di parlare con Angus. Prima di pranzo sarebbe andato lì alla Rocca, come tutti  i venerdì mattina,  per portare il pesce fresco alla cuoca Betty. Approfittò dell’attesa per passare un po’ di tempo con Henry che giocava con Belle e sua madre sul terrazzo. Notò che Emma, nonostante i sorrisi che riservava al bambino, era molto triste. Sicuramente era stata in pena per il suo amato Capitano, non le aveva potuto dire nulla la sera prima, era tornato troppo tardi. Pensò di rassicurarla senza dimostrarle troppo che sapeva della loro relazione e cercò di prendere il discorso un po’ al largo.
 
– Emma, sono tornato tardi ieri sera e questa mattina non abbiamo fatto colazione insieme … ho avuto indagini da fare … hai saputo da Frate Benedictus cosa è capitato?
– Si ho saputo August … Killian … il Capitano Jones  ha subito un attentato ed è stato ferito …
- Se la cosa ti preoccupa … almeno per la ferita non è nulla di grave … ho parlato con lui dopo che Fra Benny lo aveva già medicato, sta benone!
– Si … si … grazie August …
 
Emma si era allontanata velocemente da lui, aveva gli occhi lucidi. August pensò che non voleva farsi vedere da Henry e probabilmente da lui, non voleva mostrare l’emozione e la preoccupazione per Killian. Non poteva sapere che Emma quella mattina presto era già andata dal suo amato e le cose non erano andate bene tra loro.
 
Dopo un’ora uno dei soldati di guardia annunciò che dalla porta del muro di cinta era arrivato Angus con il pesce fresco. August scese per incontrarlo e incrociò la piccola Agnes che saliva verso il terrazzo in cerca della Principessa e di Henry, come al solito avrebbe giocato qualche minuto con suo nipote.
 
Angus era in cucina con Betty e si scambiavano ricette sul miglior modo di preparare una succulenta zuppa del venerdì.
 
Alla richiesta del Colonnello di raggiungerlo nel suo ufficio, Angus non fece una piega, pensando che forse il Colonnello gli volesse chiedere di organizzare, con “la Rete”, una riunione per parlare del risultato della missione nel Maine, condotta da Lady Barbra e il Capitano Jones, sarebbe stato ora da che erano tornati!
 
L’oste raggiunse il Colonnello nel suo ufficio e questi lo fece accomodare.
 
– Angus, tu sai bene del duello che si è tenuto ieri pomeriggio alla chiesa di San Patrizio …
- Ovviamente Colonnello … il motivo era un oltraggio subito da mia figlia e il suo fidanzato ha sfidato a duello quel disgraziato di Jason per difenderne l’onore …
- Sai anche di come è finita la cosa?
– Si Il mio futuro genero ci ha raccontato che si sono trovati in una trappola …
- Non era una trappola voluta da Jason … era un vero e proprio agguato per il Capitano Jones …
- Per Jones in particolare?!
– Si Angus, sicuramente si. Mercoledì è arrivata una nave francese che fuori da ogni programma che aveva annunciato all’Ufficio Portuale, questa notte, dopo l’agguato, è sparita!
– Si ho visto che questa mattina non c’era più, mi è sembrato strano poiché uno dei mercanti che vi era a bordo mi aveva detto di voler parlare con Lady Barbra per venderle vini francesi pregiati!
 
“ Ci siamo!”
 
- Dove hai incontrato questo tizio?
– Si è presentato alla taverna la sera stessa dell’arrivo … Un uomo sotto i sessant’anni, con una lunga barba, vestito elegantemente … non alto … magro … Gli ho chiesto cosa lo portasse a Storybrook e mi ha detto dei suoi commerci in vini francesi e se ero interessato, gli ho risposto che doveva parlarne con la maggior commerciante del posto, la nostra Lady Barbra e che era fortunato poiché era da noi proprio quella sera, ha detto che le avrebbe parlato la mattina dopo …
- Si è trattenuto molto?
– Il tempo di bere un paio di boccali della mia birra … gli è piaciuta parecchio … poi è successa la scazzottata tra Eduard e Jason, Anny è entrata di corsa piangendo e dicendo che fuori si stavano ammazzando e siamo usciti tutti a vedere. Jones aveva appena steso Jason con un pugno, si è affacciata per il rumore anche Lady Barbra che ancora non dormiva …
- Il mercante francese intanto era andato via?
– No, no Colonnello, si è gustata la scazzottata, ha visto la Signora sul balcone e mi ha chiesto se fosse lei Lady Barbra, mi ha chiesto anche chi fosse il ragazzo che aveva fatto a pugni con il fidanzato di mia figlia, aveva sentito che Eduard lo sfidava a duello … poi se né andato salutando e pagando …
- Cosa gli hai detto di Jason?
– Solo che è il figlio del gestore del più grande emporio di Lady Barbra …
- Hai notato se il “francese” avesse un tatuaggio all’interno del polso?
– No, non si vedevano i suoi polsi, erano coperti dall’arricciatura delle maniche della camicia … ma comunque non era francese!
– Non era francese?!
– No affatto Colonnello, parlava inglese con accento scozzese, ha detto chiaramente di esserlo, pretendeva che gli servissi dello scotch whisky, ci pensate? Da me! Gli ho risposto che da me poteva trovare solo prodotti irlandesi!
 
August, da scozzese alzò un sopracciglio, ma aveva altro da appurare.
 
– Ti ha detto il suo nome?
– Si, Smith … Robert Smith ha detto di chiamarsi!
 
Ad August tornò in mente quanto gli aveva detto Padre Charles prima che con Jefferson uscisse dalla chiesa: “Cercate un uomo che si fa chiamare Robert Smith”. Dove era adesso quell’uomo? Aveva visto Jones alla taverna … sapeva che era a Storybrook? Era un caso? Doveva parlare con Killian Jones, l’avrebbe mandato a chiamare.
 
– Grazie Angus sicuramente quanto mi hai detto sarà prezioso per le indagini …
 - Colonnello … io pensavo che volesse chiedermi di organizzare una riunione con i membri della Rete per parlare dell’esito della missione nel Maine!
– Hai ragione Angus … Lady Barbra ancora non ha deciso la data, ma credo che sia importante organizzarla quanto prima, le parlerò subito e ti faremo sapere.
 
O’Danag ed August si salutarono con una stretta di mano e uscirono insieme dall’ufficio. August risalì verso il giardino, da dove aveva visto arrivare Agnes saltellando contenta. Gli passò vicino salutandolo allegramente dirigendosi verso suo padre.
 
August raggiunse sua sorella. Notò che aveva subito un drastico cambiamento di umore, la tristezza di prima aveva lasciato spazio ad uno sguardo luminoso e ad un sorriso raggiante. Cosa le aveva dato quell’improvvisa gioia non riuscì ad immaginarlo, ma era bello vederla con quel sorriso sulle labbra. Decise di non dirle niente di quanto appena saputo e di aspettare per organizzare la riunione della “Rete”, voleva godersi un po’ la sua famiglia ora, suo nipote che gli avrebbe chiesto di allenarsi con lui con la spada di legno che gli aveva regalato, quattro chiacchiere innocenti con Emma, sempre se lei non volesse parlargli di Jones, e poi la sua Belle, per lei in particolare avrebbe aspettato la sera …
 
Negli impegni della quotidianità la sera arrivò e August si ritrovò a passeggiare in giardino con Belle. Si tenevano per mano, fermandosi ogni tanto per scambiarsi un bacio. August condusse Belle su una delle panche di pietra poste sotto un grande salice che, con i suoi rami cadenti, sembrava formare una capanna. La luna era splendida in quella sera ottobrina e non faceva particolarmente freddo o forse erano loro che non sentivano freddo, scaldati dal loro amore.
– Belle … ho parlato con Frate Benny questa mattina e lui mi ha sorpreso chiedendomi se mi ero deciso a sposarti … amore io … io … se tu … non hai più dubbi … penso … penso che potremmo sposarci quanto prima …
 
Belle era rimasta senza fiato, August era convinto ormai in quel desiderio e anche lei lo voleva con tutto il cuore. Riuscì finalmente a trovare la forza per rispondere e lo fece con il sorriso sulle labbra e negli occhi. La luce della luna si rifletteva sul suo viso e ad August apparve più incantevole del solito.
 
– August ne sono felice, non ho più remore se tu non ne hai! Inizierò i preparativi i prossimi giorni, il 15 di Novembre sarà il compleanno di Emma, ci sposeremo la domenica seguente, prima festeggeremo il suo compleanno che ne pensi?
– Ne parlerai anche a lei e vedrete insieme, io rispetterò ogni tuo desiderio.
 
 Si scambiarono un bacio appassionato, poi August si alzò in piedi velocemente e presa per mano Belle, in un tacito accordo, si diressero verso le scali che portavano alle stanze di Belle, sapevano come avrebbero passato anche quella notte.
 
I due amanti, presi da se stessi, non si accorsero che una figura incappucciata, con un lungo mantello nero, sgattaiolava dietro il biancospino con l’intento di infilarsi nel passaggio segreto per raggiungere la villa di Lady Barbra …
 
***
 
La notte aveva ceduto il posto al primo albeggiare.
 
August lasciò dormire la sua donna e rivestendosi si avvicinò alla finestra che dava sul giardino, sulla sedia li vicino era poggiata la sua spada. Mentre la indossava vide un movimento dietro al biancospino, si incuriosì e guardò meglio. Sua sorella stava uscendo da dietro il cespuglio. Lì c’era l’entrata segreta che portava alla Villa di Lady Barbra, August lo sapeva bene! Capì che Emma non aveva passato quel venerdì notte nel suo letto, vide il suo volto luminoso, lei non si accorse di essere osserva, era più raggiante del sole in quella fredda mattina di fine Ottobre. L’amore era tornato ad abitare nel cuore della sua amata sorella, un sorriso di approvazione si disegnò sul volto del Colonnello.
 
***
 
“Sabato mattina! Già sabato …”
 
Jason non ne poteva più di essere chiuso in quel solaio della chiesa di San Patrizio. Da quel maledetto giovedì sera si era dovuto rifugiare lì. Gli era sembrato il posto al momento più sicuro, aveva chiesto asilo a Padre Charles e gli aveva confidato e confessato tutto quello che aveva combinato. Era terrorizzato per quello che era successo e dopo il “trattamento in stile Padre Charles” aveva pure la testa rintronata!
 
“Maledetto Prete Irlandese, picchia duro! Già il pugno di Jones mi aveva fatto saltare un dente e avevo il labbro gonfio, ora a malapena mi si sono sgonfiate le guance! Certo quando ha sentito che la ragazza che ho importunato era sua nipote … non ci ha visto più … pensavo che cominciasse pure a bestemmiare! L’unica cosa buona è che Padre Charles sa cucinare … per quello non mi posso lamentare … certo non dopo giovedì sera che mi ha tenuto a pane ed acqua, ha detto che quello era pure troppo per un “pendaglio da forca” come me … ma che cavolo ne sapevo che Anny è ancora pura, l’avevo pensato prima … poi ho creduto che con quell’altro ci fosse andata e stesse giocando con me a fare la “verginella”… Dovrò aspettarmi il resto anche da Angus adesso?
Quei poveracci dei miei genitori … In un colpo solo a mio padre ho dato più delusioni di quante ne avrebbe potute mai immaginare! Mia Madre … sarà in pensiero … avrà pianto per quel disgraziato di suo figlio! Voglio tornare a casa … mi mancano … devo farmi perdonare … Dovevo iniziare ieri a lavorare da Rosalind, primo giorno e non mi sono presentato … finirà che mi licenzia prima di vedermi! Dio che disastro ho combinato! Mi sono fidato pure di uno sconosciuto … quella è stata la fesseria più grossa che potessi fare, anche peggio che provarci con Anny! Altro che Secondi! Mi ha mandato dei veri e propri assassini … i tre arrivati dopo non si sarebbero fatti scrupolo di uccidere anche me, fortuna che Jones e gli altri sono riusciti a farli fuori, erano tre contro cinque … ho visto da qua sopra quando i soldati hanno portato i cadaveri nella Sacrestia, tra poco padre Charles gli farà un sommario funerale e come mi ha detto li metteranno in una fossa comune. Sarei sceso a vederli ma ieri è venuto anche Frate Benedictus a ispezionare i cadaveri, è stato meglio non farmi vedere, ho sentito che Padre Charles alzava la voce con lui, non ho capito l’argomento ma gli diceva di avere un dovere morale … bah! Poi c’è stato il via vai di mendicanti e Frate Benedictus ha voluto aiutare Padre Charles a dar loro cibo e cure, quello più malandato non ha voluto nemmeno farsi guardare l’occhio bendato, l’aveva perso ormai e poveraccio perderà anche la gamba prima o poi, visto come la trascina … mi ha fatto pena, sarei sceso a dare una mano anche io … potessi tornare indietro … sono stato proprio un imbecille!”
 
Jason sospirava sulla sua sorte, aveva avuto tempo per riflettere in quei giorni e forse un genuino pentimento iniziava a farsi strada dentro di lui. Si stava rendendo conto di non aver combinato nulla di buono in vita sua e aveva un grande bisogno di recuperare. Voleva essere il figlio devoto che i suoi due amorevoli e onesti genitori meritavano, avrebbe espiato il furto ai danni di Lady Barbra, lavorando da Rosalind senza fiatare, si sarebbe scusato di persona con Angus e, se Eddy glielo permetteva, avrebbe chiesto perdono anche ad Anny e poi … poi doveva parlare con il Colonnello Charming Pendràgon. Padre Charles gli aveva fatto intendere che non aveva nulla da temere a raccontare la verità, era suo dovere collaborare alle indagini per scoprire chi fosse quel tizio  …“Robert Smith”.
 
Non poteva restare oltre rintanato in chiesa e decise che era ora di tornare dai suoi genitori, poi nel pomeriggio sarebbe andato dal Colonnello, l’avrebbe cercato in caserma, gli avrebbe detto quel poco che sapeva. Scese dal suo rifugio nel solaio della chiesa e cercò Padre Charles.
 
 – Figliolo … forse è il caso che resti ancora un paio di giorni nascosto, qui nessuno ti farà del male, se vuoi farò venire qui il Colonnello, ha capito che sei mio ospite, come vedi non ha usato forzature per vederti …
 - Grazie Padre … è ora che mi prenda le mie responsabilità, ci sono persone a cui ho da chiedere perdono … o non potrò più guardarmi allo specchio la mattina … devo riprendere il lavoro … e … e soprattutto ho bisogno di vedere mio padre e mia madre …
- Capisco … allora va e che Dio ti benedica …
 
Padre Charles gli impartì la benedizione, era consapevole che Jason aveva subito in quei giorni un cambiamento, era sicuro che la sua vita avrebbe preso adesso un’altra piega, sicuramente migliore della precedente, già chiedere perdono a chi aveva danneggiato era un primo importante passo.
 
Jason uscì dalla porta principale e ammirò il cielo sereno, mentre un raggio di sole gli scaldava il piacevole viso. Quel cielo limpido gli diede forza e speranza, avrebbe fatto il suo dovere.
 
Non tutti i mendicanti erano andati via. Quello più anziano e malandato era ancora lì fuori, accovacciato a mangiucchiare un tozzo del pane che gli aveva offerto il Parroco. Appena vide Jason si alzò per andargli incontro. Il ragazzo aveva provato pena per lui. L’uomo non era alto e incurvato, trascinando la gamba, sembrava ancora più piccolo di quanto fosse. La sua testa era fasciata con delle bende sporche che gli coprivano completamente l’occhio sinistro, il viso era sporco e la barba grigia e incolta gli davano maggiormente un’aria randagia. Non aveva calzari, se non vecchi stracci ad avvolgergli i piedi e la gamba che trascinava era fasciata con bende e stracci macchiati di sangue. Jason provò sia pena per la sua condizione che un senso di ribrezzo. Probabilmente a quella gamba malata l’uomo aveva piaghe purulente. Jason con terrore si chiese se per caso non avesse una malattia contagiosa. Più l’uomo si accostava e più il giovane si sentiva a disagio. Prese una moneta d’argento dalla tasca del pastrano e la mise in mano al mendicante velocemente. Al poveretto non parve vero di vedere un simile tesoro.
 
– Dio ti benedica! Sei un giovane generoso, non so come ringraziarti!
– Tranquillo … tranquillo … non mi devi ringraziare!
 
Il vecchio seguì per alcuni passi Jason, sembrava volergli stringere la mano, ma il ragazzo era talmente spaventato all’idea di una malattia contagiosa che mise le ali ai piedi, lasciando il mendicante sul lastricato davanti alla chiesa. Il vecchio lo guardò con il suo unico occhio allontanarsi velocemente, si rigirò lentamente la moneta d’argento tra le dita della mano e sorrise sghembo, consapevole che erano molte le persone che si comportavano come Jason nei confronti di gente come lui, pur di toglierseli di torno non badavano a quanto gli mettevano in mano!
 
***
 
Come aveva premesso ad Emma, Killian si recò alla Rocca verso le 9.30 del sabato mattina. Sapeva che il piccolo Henry era sveglio e sicuramente si trovava in giardino. Alle guardie disse di voler parlare con il Colonnello Charming Pendràgon, ma gli risposero che era occupato con il Maggiore Smoke, avrebbe dovuto aspettare. Non era un problema, avrebbe passato più tempo con Emma e il piccolo.
 
Aveva passato una intensa e passionale notte d’amore con lei e le aveva confidato di quanto si fosse affezionato a Henry al punto di desiderare fortemente di diventare padre. Emma era stata felice di quell’intenzione e lo aveva preso veramente in parola! Si erano dati parecchio da fare quella notte, per mettere in cantiere un loro bimbo e il Capitano sperava con tutto il cuore che fosse successo veramente. Se ripensava a quanto vissuto poche ore prima, tornava imperioso il desiderio di averla nuovamente e le ore che li separavano da quelle notturne del loro seguente appuntamento, gli sembravano infinite.
 
Salì nella torre che portava al grande terrazzo dove sapeva che Emma lo attendeva con Henry. Uno dei soldati di guardia era corso davanti a lui per annunciarlo e lei sembrava impaziente di rivederlo. I suoi occhi gli sorridevano tanto quanto le sue labbra. Avrebbe voluto posare le sue su quelle della donna che amava, le si avvicinò a tiro di bacio. Ambedue avevano lo stesso desiderio, poiché i loro sguardi passarono dagli occhi alle rispettive labbra.
 
– I miei ossequi My Lady!
 
Dovette limitarsi a prendere la mano di Emma e baciarla delicatamente, mentre la guardava intensamente negli occhi. Non la lasciò subito, la trattenne nella sua, ne accarezzò con il pollice il dorso e mentre erano ancora così … vicini, non poté non dirle sottovoce:
 
- Ti amo …
 
Emma non riuscì a rispondere, deglutì ipnotizzata dall’azzurro dei suoi occhi, dal movimento delle sue labbra e da quella sensuale voce che aveva detto due brevissime, ma grandi parole.
 
– Killiaan! Sei tornato!
 
Henry era entusiasta di vederlo, arrivò di corsa, cavalcando il suo bastone con la bella testa di cavallo che August gli aveva regalato.
Il bambino lasciò il “Cavallo” per terra e corse tra le braccia di Killian che aveva poggiato un ginocchio a terra per accoglierlo alla sua altezza.
Emma, dietro le ampie spalle del Capitano, vide sparire tra le sue braccia il piccolo e poi lo vide ricomparire mettendogli le sue intorno al collo, mentre il suo faccino gli dava un bacio sulla guancia. La tenerezza e l’amore per il piccolo, accompagnata dalla gioia provocata dall’affetto che vedeva tra i “due uomini” della sua vita, fecero inumidire gli occhi di Emma. Potevano essere veramente una famiglia, a prescindere dall’affetto di Henry per Neal e di Neal per Henry.
 
– Vedo che hai abbandonato il tuo stupendo destriero al pascolo Sir Henry!
 
Il bambino si slegò dall’abbraccio e rimase seduto sulla gamba piegata di Killian, mentre egli gli cingeva la vita con il braccio destro.
 
– Si è un bel cavallo, zio August è proprio bravo a intagliare il legno!
– Sai che avevo un cavallo di legno anch’ io da piccolo?
– Davverooo?!
– Si, mio padre lo aveva fatto intagliare dal suo più bravo falegname, me lo regalò con una spada di legno per il Natale dei miei nove anni. Fu un regalo bellissimo, aveva la testa ed il corpo. Nicodemo ci aveva messo anche delle rotelle sotto gli zoccoli!
 
Henry sgranò gli occhi per la meraviglia.
 
– Davverooo?! Mi piacerebbe tanto vederlo! Ce l’hai ancora?
– Se nessuno lo ha buttato via dovrebbe essere nella soffitta della mia casa!
– Me lo faresti vedere? Dov’è casa tua?
 
La sua casa! Dove era la sua casa?! Guardando negli occhi azzurri di Henry rivide per una frazione di secondo suo padre che lo guardava sorridendo, la sua grande casa nel verde, la serra di fiori meravigliosi e rare orchidee, sua madre che entrava, giovane, bella e in salute, con un vassoio in mano per l’ora del the, i biscotti a forma di animaletto fatti da lei insieme ad Olivia, una ricetta di sua nonna paterna, tramandata da generazioni … La cara Olivia, la madre di Jefferson …
 
Si chiese cosa fosse rimasto della sua casa e della sua terra. Olivia era anziana ormai. L’ultima volta che con Jefferson avevano fatto visita a Drogheda era ancora in vita. Così magra … ossuta. Quando aveva visto i “suoi due ragazzi” non aveva trattenuto le lacrime.
 Non erano più nella marina, erano diventati “pirati”, ma lo avevano fatto per patriottismo. Aveva accarezzato le guance di ambedue e aveva dato un bacio sulla loro fronte benedicendoli. Sapeva che non potevano restare a lungo, nessuno doveva sapere che erano lì, neppure i contadini del Conte Killian Flinth Jones, che avevano avuto il suo ordine di continuare a coltivare le sue terre per poter sfamare le loro famiglie. Quegli uomini non lo avrebbero di certo tradito, avevano amato i suoi genitori e per lui e Liam avevano lo stesso affetto. Non far sapere della sua presenza era semplicemente per un bene reciproco. Erano lì solo per la vecchia Olivia.
Il Re aveva espropriato la tenuta in seguito alla segnalazione del Duca Mc Cassidy, ma Olivia era rimasta come governante. Si diceva in giro che Killian fosse diventato Captain Hook e su di lui giravano delle infamità sull’uccisione del suo stesso fratello. Olivia gli aveva detto che nessuno lo credeva da quelle parti, ma tutti speravano che fosse veramente lui quell’eroico pirata che li stava aiutando a sfamare i loro figli. Non c’era un irlandese che non fosse dalla parte di Captain Hook!
 
Era possibile che il cavallino di legno realizzato dalle abili mani di Nico fosse ancora nella soffitta di quella casa, ma ormai lui non poteva rientrarvi se non di soppiatto come un ladro! Gli si strinse il cuore. Amava la sua terra, la sua casa e la sua gente. Avrebbe voluto veramente portare Henry ed Emma su quella incantevole Isola Verde!
 
– In Irlanda Henry … la mia casa si trova in Irlanda … a Drogheda … una città di origini antichissime costruita su modello romano …
- Tu sei Irlandese?! La mamma mi ha parlato della tua terra! Me l’ha fatta vedere sul mappamondo che abbiamo in biblioteca … è lontana, Zia Belle mi ha detto che la chiamano l’Isola Verde …
 
Killian sorrise, Emma aveva parlato ad Henry della sua terra?! La ringraziò mentalmente. Lei conosceva i suoi sogni, sapeva quanto desiderasse tornare nella sua patria, ma sapeva anche, come lui le aveva detto, che il suo sogno più grande era lei stessa. Non aveva importanza per Killian dove si trovavano, perché dove era lei sarebbe stata anche la sua casa! Con il piccolo Henry e un altro piccino o piccina, avrebbero avuto tutto ciò che a Killian sembrava necessario per essere felice.
 
– Si è vero, la chiamano anche “Isola Verde”. È il colore predominante …
- Verde come gli occhi della mia mamma!
– Si … verde come gli occhi della tua mamma e … bella come lei …
- La mia mamma è bellissima vero? Lo sai che da grande voglio sposare una principessa bionda e bella come lei?
 
Killian sorrise, quella frase l’aveva pronunciata lui stesso … tanti anni prima …
 
– Beh hai buon gusto Henry, io sarei d’accordo con te!
– Ma tu ce l’hai la tua principessa?
– Spero di averla presto …
- Allora non hai nemmeno bambini?!
– Al momento no Henry, ma mi impegnerò … per averne …
 
Risero insieme e si voltarono a guardare Emma che era arrossita a sentirli. I visi di Killian ed Henry erano vicini, il bambino era ancora sulla sua gamba piegata e il suo braccino era ancora su una spalla di Killian. Emma vide quel sorriso sui loro volti e la luce azzurra dei loro occhi, i capelli bruni scompigliati dalla leggera brezza che aleggiava sul terrazzo.
 
“Li amo talmente che mi sembra di rivedere Henry in Killian e Killian in Henry!”
 
Emma si chiese come poteva essere stato Killian da piccolo e immaginò che non fosse molto diverso da Henry.
Il flusso di pensieri che stava prendendo il sopravvento in Emma fu interrotto dalla voce di suo fratello August, che, avvisato dalla guardia, aveva deciso di andare a cercare il Capitano, immaginando già dove l’avrebbe trovato.
 
August non si era sbagliato affatto e il quadretto che vide gli strappò un sorriso. Notò il grande affiatamento tra Henry e Killian, era stato spontaneo già dalla prima volta che li aveva visti incontrarsi. Henry era affascinato dal Corsaro. Vederli sorridere insieme lo fece pensare che avessero qualcosa in comune … qualcosa che li avvicinava, ma preso dalla priorità di ciò che voleva chiedere al Capitano, non stette a soffermarsi su cosa li accomunasse.
 
***
 
– Capitan Jones … possiamo darci del tu?
– Ne sarei onorato Colonnello!
– Benissimo!
Si erano accomodati nello spartano ufficio di August, seduti uno difronte all’altro, separati dalla scrivania del Comandante della Difesa.
 
– Killian … hai mai conosciuto o sentito nominare il Capitano Jean Chapitrion?
– Francese … ho sentito il suo nome e quello della sua nave durante le mie “uscite informative” nelle bettole dei porti … è un Capitano di Lungo Corso, la sua nave è un mercantile. Non ci siamo mai incontrati faccia a faccia, ci siamo incrociati in mare, ma non ho mai attaccato navi che non fossero inglesi; anche se pirata sono un uomo d’onore, la mia guerra è all’Inghilterra, non ho nulla contro gli altri paesi europei!
– Quindi Chapitrion non avrebbe nulla da rimostrare nei tuoi confronti!
– Penso proprio di no! Ma che centra Chapitrion?
– Vedi … Ha attraccato al porto il giorno prima del duello, con l’intento di restare un paio di settimane, i marinai sono stati esemplari, cosa insolita! Non hanno fatto risse e non si sono fatti notare più di tanto. La notte dell’attentato che hai subito, la Reine de France è ripartita improvvisamente e ieri mattina già non si vedeva più all’orizzonte. Da Angus ho saputo che a bordo c’era un tale … Robert Smith, commerciante in vini francesi che voleva fare affari con Lady Barba … sparito anche lui! Lo hai mai sentito nominare?
– Assolutamente mai sentito … non è francese comunque …
- La cosa interessante è che, come potrà dirti il tuo amico Jefferson, Padre Charles, che ha dato asilo a Jason, ci ha detto di cercare Mister Robert Smith, di cui pare il ragazzo si sia fidato per avere dei secondi …
- Un nome sicuramente falso … Angus ti ha detto che tipo è questo tizio?
 – Si, me lo ha descritto come un tipo dalla lunga barba nera, non alto, magro, vestito elegantemente …
- La sua voce? La sua risata?
– Francamente di questo non ha detto nulla e non mi è venuto in mente di chiederlo!
 
August vide Killian accigliarsi e indurire la mascella.
 
– Jones sei sicuro di non conoscere questo Smith?
– Colonnello, sono venuto questa mattina per vedere Henry ed Emma e per parlare con te dei miei sospetti …
 - Quali sospetti?
– Sospettavo che il Duca Neal Mc Cassidy potesse essere il mandante dell’attentato!
– E il motivo?
 
Killian, decisamente in imbarazzo, si accostò la mano verso l’orecchio e la passò dietro la testa. August, con una punta di divertimento, notò il gesto e il brillio dei grossi anelli che ornavano quella mano, era curioso di vedere come il coraggioso e impavido Capitano Jones affrontasse la situazione del dovergli dichiarare l’amore per sua sorella Emma.
 
“Maledizione! Mi sembro Eddy quando doveva chiedere il permesso ad Angus di frequentare sua figlia!”
 
Lui non era più un ragazzo di diciannove – venti anni e parlò tutto d’un fiato.
 
– Amo Emma! Non è un capriccio … è un amore maturo e lei mi ricambia. Non ti sto chiedendo il permesso di frequentarla … siamo adulti … lei è già mia … ha accettato di sposarmi con un rito religioso dopo aver ottenuto l’annullamento delle nozze da vostro padre, non sono stato io la causa di quell’annullamento … Quando sono venuto a Storybrook non sapevo che l’avrei ritrovata …
- Ritrovata?!
– Si “ritrovata” … ti sembrerò un patetico romantico … mi sono innamorato di lei quando l’ho vista alla festa del suo compleanno dodici anni fa … sarei tornato per chiedere a vostro padre di frequentarla … per capire se fosse solo l’infatuazione di un ragazzo o un sentimento puro, avrei chiesto la sua mano già allora … La sorte mi è stata avversa e sono diventato Captain Hook. Ora so che era un sentimento puro e forte come l’acciaio. Vogliamo ratificare l’annullamento e sposarci legalmente. L’intento era di portarla via da qui insieme ad Henry. Lei lo ha detto a Neal, nonostante lui abbia firmato l’annullamento le ha fatto un ricatto morale, chiedendole di non portargli via il bambino. Ho pensato che avesse potuto organizzare l’agguato per togliermi di mezzo … si dichiara ancora innamorato di lei.
 
August sorrise amaramente e Killian lo guardò alzando interrogativamente un sopracciglio.
 
– Mate! Non fraintendere il mio riso! So tutto di te ed Emma, della tua fidanzata uccisa e di Henry … sono solo rammaricato che tutti mi abbiano parlato di mia sorella e l’unica che non lo ha fatto sia stata proprio lei! So quello che ha passato con Neal, me lo ha detto lui stesso … Sono felice se la vedo a sua volta felice! Quando l’ho vista uscire dal passaggio segreto questa mattina … lo era … le si vedeva in viso … non mi ha visto … immagino che abbia passato la notte con te! È vero … siete adulti … non sarò io a mettermi tra di voi. Avrei messo la firma affinché mia sorella avesse sposato un uomo del tuo calibro invece che Neal, ho sempre cercato di proteggerla … Dove la porteresti ora Killian? Non puoi tornare nella tua patria, pur se Hook è morto, e Jamie lo testimonierà, la tua situazione è ambigua, sei sparito con la morte di tuo fratello e la scomparsa della vostra nave … Come ricomparirà agli occhi del mondo Killian Jones? Sarai additato come un disertore della Regia Marina … Dove andrai? Come proteggerai Emma ed Henry?
 
Killian teneva lo sguardo basso, August stava dicendo sacrosante verità, lo sapeva perfettamente.
 
– L’America è molto grande August … se Emma deciderà di venire con me … non mancherà il luogo dove vivere, se deciderà di restare … io resterò per lei!
 
August si rese conto che il Capitano aveva detto la verità, amava Emma profondamente, avrebbe rinunciato a tutta la sua esistenza per lei.
 
– Per me avete la mia benedizione Jones! Ma bisogna risolvere intanto la questione dell’attentato. Riguardo a Neal possiamo escluderlo dai sospetti, ho già parlato con lui bluffando … non ha organizzato nulla a tuo danno … credo sia ancora profondamente innamorato di Emma, ma sa di averla persa ormai da tempo, a prescindere dal tuo “ritorno” …
 
Mentre parlava il Colonnello aprì il cassetto della sua scrivania e tirò fuori la daga dalla lama ondulata e incisa artisticamente.
 
– Chi altro potrebbe volerti morto Killian?
– Il mio più acerrimo nemico è il “Macellaio” … Rumbl Mc Cassidy … il padre di Neal. Se sono diventato pirata è a causa del Re, dei soprusi che la mia terra subisce dall’Inghilterra e della morte di mio fratello! Se sono diventato Hook è a causa di Rumbl, se ho perso la donna che mi amava è lo stesso a causa sua. Lui ha sparso la voce che Hook e Killian Jones sono la stessa persona e che ho tradito e ucciso mio fratello Liam … Lui è anche il motivo per cui sono giunto a Storybrook, lo seguivo per ritrovare Henry, il figlio che ha dato forzatamente alla mia Milha …
 
August guardava la daga mentre Killian parlava. Rumbl aveva tante colpe da espiare, era sicuro di questo. Se pensava alla sua Belle …
 Sicuramente il Capitano non sapeva tutta la storia della sua amata, ma la stima che la giovane aveva nei confronti dell’uomo e il rispetto che lui le aveva mostrato, la sera che avevano parlato di Henry, avevano portato Belle a decidere di raccontare ad August la verità sulla sua terribile esperienza.
 Se Rumbl era il mandante dell’agguato, significava che era così vicino da sapere che Jones era a Storybrook.
 
– Killian perché mi hai chiesto della voce e della risata di Robert Smith?
 – Perché dalla descrizione del tipo fisico mi ricorda “Il Macellaio”, lui non porta la barba, ma come Emma indossa una parrucca per farsi passare da Lady Barbra … non è difficile usare una barba finta. La risata di Rumbl è agghiacciante … ha qualcosa di maligno … rideva così quando ha ucciso davanti a me Milha e quando mi ha amputato la mano … non potrò mai dimenticarla …
- Killian! Angus ha detto che Smith aveva un accento scozzese, era da lui quando tu hai aiutato il giovane genero di Angus … ti ha visto e ha visto Lady Barbra … Se era veramente lui … ha scoperto allora che tu eri qui …
- Avrà sentito Eddy sfidare a duello Jason!
– Si … ha chiesto ad Angus chi era l’altro, ha visto che tu aiutavi Eddy e ha pensato di sfruttare la situazione del duello offrendo aiuto a Jason con i Secondi …
- August … la mia vita è la mia ultima preoccupazione … se è qui sono in pericolo Henry e Belle innanzitutto!
 
 
Sia August che Killian si guardarono con la consapevolezza del grave pericolo per le persone che amavano.
 
– Non è in minor pericolo mia sorella Killian! È lei che costrinse Neal ad arrestare suo padre e Barba Nera, sulla loro fuga temo che sia stato proprio Neal a favorirla!
 
Killian stringeva la mascella tanto che ad August sembrò sentirne scricchiolare i denti, mentre vedeva una vena pulsargli forte alla tempia.
 
- Barba nera! Il vecchio “Caprone puzzolente” non lascia mai il suo complice! Se Rumbl era sulla nave di Chapitrion l’avranno costretto con la forza e il ricatto, lo conosco come un uomo d’onore, non si renderebbe complice di gente simile se non fosse ricattato!
– Si spiega anche la repentina partenza … l’attentato non è riuscito e le autorità, cercando altri stranieri tatuati avrebbero ispezionato le navi appena arrivate.
– Ora il problema Colonnello è sapere se Rumbl è ripartito con Chapitrion o se è ancora qui! In qualche modo si ricongiungerà con Barba Nera. I pirati hanno mille modi di tender trabocchetti. Devi prepararti alla controffensiva, io prenderò il largo per stanare Barba Nera!
– Dovrò convocare “la Rete”, sarà necessaria una ricerca capillare in ogni angolo di Storybrook …
 
August non finì di formulare la sua frase, qualcuno bussò alla porta del suo ufficio.
 
– Avanti!
– Permesso?
 
Belle entrò, radiosa nel suo vestito celeste, con i lunghi capelli raccolti ai lati delle tempie. Killian si alzò immediatamente per porgerle i suoi omaggi.
 
– Lady Belle, è sempre un piacere incontrarvi!
 
Le fece un galante inchino e il baciamano.
– Capitano Jones, August … scusatemi, non volevo disturbare … non avevo ancora visto il mio fidanzato questa mattina e sono venuta a tr …
 
Killian ed August videro sbiancare Belle mentre il suo sguardo si dirigeva in direzione di August.
 
– Quello … quello … August …
 
Improvvisamente Belle perse i sensi e Killian, molto vicino a lei ebbe la prontezza di riflessi per prenderla alla vita prima che cadesse a terra. La tenne mentre August scattava dalla sua sedia.
 
– Presto August! Emma avrà dei Sali per farla riprendere, ha sempre di tutto, io le faccio aria intanto …
 
Mentre August correva da Emma, Killian depose la giovane sul divanetto che era uno dei pochi mobili presenti in quella stanza.
Aspettando l’arrivo di Emma e suo fratello, Killian aprì la finestra per far passare aria e prese un cartoncino dalla scrivania del Colonnello per usarlo a modo  di ventaglio per Belle.
August tornò per primo, Emma sarebbe arrivata di lì a poco con i Sali.
Belle aveva subito una fortissima emozione, ambedue gli uomini avevano capito che centrasse qualcosa la daga sulla scrivania.
Quando Emma finalmente fece annusare i Sali a sua cognata, questa iniziò a riprendersi. August le era inginocchiato al fianco, mentre Killian si teneva in disparte. Belle si aggrappò al braccio di August e guardò negli occhi Emma.
 
– Emma … Emma … dobbiamo proteggere il bambino …
- Che dici Belle! Che centra mio figlio?!
– Emma … non capisci … la daga … la daga … è la stessa che Cora ha usato per uccidere quel povero innocente … la “Bestia” è qui Emma … la “Bestia” è vicina …
 
Belle cercò l’abbraccio di August mentre singhiozzava disperata. Emma si voltò con gli occhi sgranati verso Killian. Lui non fece una piega, sembrava già sapere cosa fare. Lo sapeva anche lei … Killian avrebbe iniziato la caccia in mare. Sarebbe partito quanto prima. Un brivido freddo le passò per la schiena. Quali altri pericoli avrebbe incontrato l’uomo che amava? Sarebbe tornato da lei sano e salvo? Avrebbero avuto modo di vivere la loro felicità familiare a cui ambedue agognavano?
 Il fantasma di Rumbl aleggiava su di loro. Solo una cosa in quel momento poteva darle un minimo di sollievo …
Non curante della presenza di Belle e di suo fratello August, gli corse tra le braccia e annullo ogni distanza, cercando il calore del suo corpo e delle sue labbra ….
 
 
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Angolo dell’autrice.
Carissimi amici di lettura e di penna, ecco il nuovo capitolo. Che ne pensate? Ci avviamo al momento della resa dei conti! Cosa accadrà ancora? Se lo chiede anche Emma, spaventata da tutto il male che il temibile folletto può causare. L’amore di e per Killian riescono sempre a darle sicurezza e sentirlo vicino, anche con quell’abbraccio e quel bacio, le era necessario.
State vedendo le puntate della nuova stagione? Una strepitosa Regina Cattiva e tante storie mai raccontate! È un piacere parlarne con le amiche di penna che recensiscono. Anche per chi non lo fa, un grazie per la presenza e per la lettura. Spero di riuscire a mantenere alta la vostra attenzione e a non deludere le aspettative. Fatemi sapere, se potete, cosa pensate e che provate nel leggere. Con affetto un grande abbraccio a tutti.
La vostra  Lara

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Capitolo 42
*** Cercando ***


XLII Capitolo
Cercando “la Bestia”
 
“La Bestia è qui … la Bestia è vicina!”
 
Emma aveva cercato conforto nel calore e nel bacio del suo Killian. Si era portata velocemente verso di lui, cingendogli il collo con le braccia e cercando le sue labbra. Killian l’aveva accolta senza remora, non aveva nessuna importanza essere in presenza di August e Belle. Lui amava Emma e lei lo amava, ogni velo era caduto, non volevano più nascondere il loro amore, Belle lo aveva scoperto per prima ed ora August lo aveva saputo ufficialmente da Killian.
 
Mentre August teneva stretta a sé Belle, che piangeva e singhiozzava terrorizzata da quanto aveva appena scoperto alla vista della Daga dalla lama ondulata, Killian aveva visto lo sguardo di Emma.
 La leggeva come un libro aperto ormai, la loro unione di anime li portava a questo, a sentirsi vicini pur lontani. Ora erano vicinissimi, lì abbracciati. Killian sapeva che Emma aveva sentito il bisogno di stringersi a lui, di sentirsi protetta dall’uomo che l’amava con tutto se stesso, il suo vero amore, l’amore della sua vita …
Nonostante fosse una donna di spirito indipendente, battagliera, piena di iniziativa e di risorse, in quel momento si era sentita fragile nella sua femminilità e il corpo caldo, forte e virile di Killian era stato il suo rifugio. Non fu solo un fugace contatto quello delle loro labbra. Il bisogno di rassicurazione di Emma indusse Killian ad approfondire quel contatto per farle sentire la sua passione e il suo intento di proteggerla a qualsiasi costo.
Si fermava il tempo e il mondo intorno a loro, quando si baciavano in quel modo, esprimevano i loro sentimenti reciproci ed esorcizzavano la cosciente consapevolezza della nostalgia che avrebbero provato nei giorni seguenti, ambedue sapevano, infatti, quale era ora la missione del Capitano Killian Jones. Lo  aveva detto già la notte prima, quando avevano parlato e si erano spiegati, quando avevano abbattuto le barriere che l’egoismo aveva eretto, quando avevano deciso di continuare ad amarsi …
 
Killian sarebbe partito per dare la caccia al nemico, avrebbe ripreso la via del mare e, come l’ufficiale della Royal Navy che era stato, avrebbe abbattuto i suoi avversari per “difendere la sua famiglia”
 
“Famiglia”
 
Questo sentivano di essere. Killian non riusciva più a pensare solo a sé e ad Emma come coppia, nel suo cuore c’era il fortissimo sentimento per Henry e il desiderio – speranza di aver dato vita ad un “piccolo fiore” nel grembo della donna che amava.
Non erano solo loro, il senso di responsabilità del Capitano investiva anche Belle, August, Eddy, Anny, Agnes la loro famiglia e tutte le persone che di Storybrook aveva conosciuto, apprezzato e stimato. Se Rumbl e Barba Nera fossero tornati, nessuno era al sicuro! Killian voleva impedire lo spargimento di sangue innocente, lo sentiva come suo dovere morale!
 
Troppo era il male che Rumbl aveva fatto ad innocenti e, se fosse sopravvissuto, molto altro ne avrebbe ancora fatto! Lo doveva fermare una volta per tutte, a costo della sua stessa vita.
 
Non avrebbe mai detto alla sua Emma che avrebbe sacrificato anche se stesso pur di riuscire nel suo intento. Ovviamente sperava di tornare sano e salvo da lei ma, come ogni soldato pronto a partire per una guerra, sapeva che la sua vita e quella dei suoi uomini, poteva essere appesa ad un filo. Doveva esserne consapevole e cercare di sopravvivere, era bravo in questo … lo era sempre stato.
 
 Rendersi conto di lasciare la donna che amava era comunque la cosa più dolorosa che poteva sentire, quel dolore gli straziava il cuore e lo rendeva debole.
 
 Che strano l’amore! Ti dava la forza per affrontare qualsiasi impresa, ma sapeva renderti anche fragile!
 
Anche separare le labbra da quelle della sua donna gli stava sembrando impossibile ed Emma lo percepì, come sentì il passaggio di energia da Killian a lei. Lei era una donna forte, lo doveva essere anche per Killian, sapeva che sarebbe partito e non voleva che stesse in pensiero per lei.
Non gli aveva detto esplicitamente che già da oltre tre mesi il loro bambino cresceva nel suo grembo e non lo avrebbe certo detto ora, Killian sapeva che, dopo la notte passata insieme ad amarsi senza precauzioni, le probabilità di aver concepito erano alte, era meglio lasciarlo nel dubbio di una possibilità che nella preoccupazione di una certezza, anche se quella certezza sarebbe stata per lui la fonte della massima gioia. Al suo ritorno gli avrebbe annunciato quello che lui sperava.
 
Avrebbero ancora indugiato l’uno sulle labbra dell’altra, ma il mondo riprese il sopravvento. Si separarono, ancora sentendo il loro reciproco sapore.
 
August cullava tra le braccia Belle e lei non stava piangendo più, anche se ogni tanto si sentiva il ritorno di un suo singhiozzo. Il Colonnello era voltato verso l’altra coppia, mentre soccorreva la sua fidanzata aveva visto lo slancio di Emma verso Jones e il bacio passionale che li aveva uniti. Non ne era meravigliato, era giusto così, Killian aveva ora il potere e il compito di proteggere Emma, mentre lui doveva dare la priorità alla sua Belle.
 
La mente militare e strategica di August stava tornando al discorso fatto con Killian l’attimo prima che Belle bussasse alla porta. Come lo stesso Capitano Jones aveva suggerito, doveva organizzare un piano di difesa capillare, sia nel caso in cui Rumbl e i suoi accoliti fosse ancora a Storybrook, sia che fossero in mare, pronti a fornirgli brutte sorprese. Jones si era già proposto di mettere al servizio della difesa la sua nave e la sua esperienza di Ufficiale di Marina e Pirata.
 
Belle si era ripresa abbastanza, August sapeva che fosse una donna di ripresa straordinaria e grande coraggio, lo aveva dimostrato nelle reazioni avute dopo le violenze subite dalla “Bestia”. Si voltò anche lei verso Emma e Killian e vide il loro abbraccio che si stava esaurendo.
 
 Emma si voltò verso di loro e arrossì sotto lo sguardo di suo fratello. Con lui non aveva ancora parlato … era consapevole di aver taciuto molte … troppe … verità a suo fratello. In imbarazzo si rese conto che era palese ormai ai suoi occhi il rapporto che aveva con Killian, ma non voleva essere vista da lui come una sgualdrina.
 
– August … io … io … sono tante le cose che non ti ho detto … una è che io e Killian ci amiamo e …
- E sei già sua moglie … vi siete sposati con un rito religioso … so tutto Emma … so che lo ami praticamente da dodici anni a questa parte … per lui è lo stesso … so di Neal … di Henry … Mi dispiace solo che tu ti sia tenuto tutto dentro … forse avrei potuto aiutarti … Non fa nulla ormai … quello che conta è che tu sia felice Emma … è sempre stata la mia più grande speranza per te. Da quando mio padre ti mise tra le mie braccia, in quell’armadio, mentre il fuoco di Barba Nera stava bruciando il palazzo, il mio compito è stato di proteggerti, non l’ho fatto abbastanza … ma ora ho l’aiuto di Killian in questo … Siamo una “famiglia” Emma e in una famiglia ci si aiuta l’uno con l’altro. Non posso che darvi la mia benedizione …
 
Poi August rise preso da un pensiero riguardo a loro padre:
 
- Se penso a nostro padre … geloso com’è della sua “bambina”! Non so cosa dirà quando gli porterai l’annullamento firmato e un marito che non gli ha chiesto la tua mano … ma per quello che mi hai raccontato, almeno della missione nel Maine, credo che non avrà nulla da obiettare …
 
Emma era arrossita e Killian vedendola in imbarazzò le prese la mano sinistra con la sua e l’avvicinò a sé, alzando le loro mani insieme le fece passare oltre la testa di lei, portando il suo braccio a cingerle la spalla destra. August, per toglierla dall’imbarazzo, cambiò il discorso portandolo sull’emergenza del momento.
 
- Poco fa con Killian stavamo organizzando il piano di difesa. Se Rumbl è nei paraggi lo è di sicuro anche Barba Nera. Dobbiamo convocare “la Rete”, Lady Barbra dovrà entrare in azione subito! 
– Hai ragione fratello mio! Abbiamo solo oggi per la convocazione, domani sera potranno essere tutti a Villa Mc Canzie, avranno il tempo minimo per organizzarsi!
 – Tu Killian quando potrai partire?
– Tra oggi pomeriggio e domani finiremo i preparativi, lunedì all’alba la “Stella del Mattino” inizierà la sua ricerca …
- Bene! Hai già in mente la rotta da prendere?
– Mi allontanerò in linea retta verso l’Europa e scandaglieremo l’orizzonte. Non credo che sarà possibile ritrovare la “Reine de France”, potremmo sentire i tuoni dei cannoni se dovesse essere abbattuta da Barba Nera o trovare i relitti, ma potrebbe anche essere lasciata libera per non lasciarci tracce, Rumbl mi conosce, sa che non sono tipo che demorde e si aspetterà sicuramente che io prenda il mare. Sono sicuro che “la Reine de France” incontrerà la Queen Anne’s revenge in un qualche punto. Dovrò ispezionare le coste della Nuova Scozia, mi terrò abbastanza vicino da tornare a Storybrook entro un paio di settimane, temo di allontanarmi troppo … proprio perché non abbiamo la sicurezza che Rumbl sia veramente partito e … se fosse ancora qui … non ho intenzione di lasciarvi senza un ulteriore aiuto  sulla terra ferma!
 
Lo sguardo di Killian si era spostato su Emma mentre diceva le ultime parole. Il suo timore era di partire e lasciare Emma in pericolo. Doveva comunque tentare. Barba Nera sicuramente era in mare.
 
– Fai come meglio credi Killian, io darò subito disposizioni al Maggiore Smoke e domani sera ci riuniremo tutti alla Villa.
– Ci vedremo domani sera, attraccherò alla Baia Mc Canzie con la mia nave, parteciperanno alla riunione anche i miei uomini. Ora vado, ma vorrei salutare Henry prima …
– In questo momento è in biblioteca con Neal …
 - Non lo disturberò allora Emma … salutalo tu da parte mia …
 
Le depose un bacio sulla fronte, fece un inchino a Belle e salutando con una stretta di mano August, si congedò velocemente.
 
***
I pensieri affollavano la mente del Capitano mentre correva a cavallo, scendendo la strada della Rocca per tornare al Porto. Avrebbe parlato al suo equipaggio, sapeva che sarebbero stati felici di partire per quell’impresa, da tanto aspettavano quel momento!
 Pur non sapendo del bambino di Milah, avevano sempre saputo che stavano inseguendo il suo assassino, colui che aveva amputato il braccio al loro Capitano. Rumbl era nemico di tutti loro, rappresentava la parte più marcia del potere dell’Inghilterra.
Lasciò il cavallo da Angus e raggiunse la nave a piedi. La trovò all’attracco, con la passerella già agganciata e salì salutando Anton che era di guardia.
 
– Ciurma! Tutti a rapporto nella mia cabina! Anton ritira la passerella!
 
Gli uomini obbedirono e scesero sotto coperta verso l’ufficio del Capitano.
Tutti erano informati in merito all’agguato e il Capitano li aggiornò sugli sviluppi. Quando la ciurma sentì del coinvolgimento sicuro di Rumbl, si scatenarono i commenti malevoli nei suoi confronti. Il più agguerrito era come al solito Max Brontolo.
 
– Pagherà tutto fino all’ultimo centesimo Capitano! Vedrete! Gli faremo il pelo e il contropelo anche alle chiappe!
 
Tutti risero dichiarandosi dello stesso parere. Anche Killian rise e aggiunse:
 
- Sono felice del tuo suggerimento Max e cercheremo di realizzare questo desiderio comune … Intanto Nico, tu che ti sei occupato dell’inventario … c’è altro che ci serve per partire all’alba di lunedì mattina?
– No Capitano, abbiamo sistemato le scorte per almeno quattro mesi, sapevamo che saremmo ripartiti per Neverland …
 - Hai ragione Nico … mi dispiace … volevo riportarvi alle vostre famiglie, ma come sapete … ormai non è solo una vendetta quella su Rumbl, è diventato un dovere patriottico e morale. Se Rumbl arriverà qui con Barba Nera … ci sarà una strage di innocenti … non possiamo permetterlo!
 
Tutti assentirono con la testa. Jefferson non rispose nulla, era molto combattuto. Sapeva benissimo che era un loro dovere morale, ma il desiderio di tornare da Giglio Tigrato e dalla loro piccola Grace era fortissimo nel suo cuore. Rispetto agli altri sapeva, con Eddy, che a Storybrook c’era anche  il figlio di Milah e di sicuro era un obiettivo di Rumbl. Sapeva che Killian avrebbe dato anche la vita per proteggerlo. Pensò anche ad Eddy che non era presente poiché era andato da Sebastian e ancora non rientravano con il peschereccio di quest’ultimo.
 
– Killy, hai dimenticato che domenica Eddy si sposerà con Anny e tu dovresti essere il suo testimone?!
– No Jeff, non l’ho dimenticato, gli parlerò oggi pomeriggio da Angus … non credo che per domenica saremo tornati, gli suggerirò te come testimone … resterai con lui qui a Storybrook, darai una mano al Colonnello.
– No Killy! Te lo puoi scordare, io vado dove vai tu … vuoi prenderti il divertimento solo tu?! Ero affezionato a Milah e ancora ho davanti agli occhi il suo corpo quando io e Jack abbiamo dovuto portarla via da quel maledetto capanno, mentre tu eri svenuto per l’emorragia … Voglio essere lì quando incontreremo il “Macellaio”!
– Come preferisci “fratello”, Eddy dovrà fare a meno di noi … Questa sera, dopo che avrete cenato da Angus, salperemo per attraccare nella Baia Mc Canzie … domani sera alla Villa ci sarà la riunione della rete … saremo tutti presenti. Lady Barbra parlerà degli accordi presi nel Maine e con il Colonnello August verrà organizzata la difesa capillare della Penisola, con la Guardia Civile costituita dai componenti della Rete. Ora tornate alle vostre mansioni. Chi ha bisogno di scendere dalla nave lo faccia quanto prima nel rispetto delle turnazioni. Bardo pensaci tu!
– Sissignore Capitano!
 
Tutti uscirono. Il Capitano si diresse alla scrivania, dove la carta della Costa dell’America del nord faceva bella mostra di sé. Prese i suoi strumenti e iniziò a tracciare la rotta. Il momento della rivincita su Rumbl si avvicinava, ma tanti erano i dubbi sull’esattezza della strategia da adottare. Poi comparve ai suoi occhi l’immagine di Emma.
 
 – Swan … abbiamo ancora due notti da passare insieme prima di partire … le voglio rendere indimenticabili … so che mi mancherai troppo i prossimi giorni!
 
***
 
Emma  e Belle avevano parlato molto tra loro. Belle era provata. Quel maledetto pugnale le aveva fatto rivivere i momenti peggiori del rituale della Messa Nera a cui l’aveva costretta Cora. Emma aveva dovuto prepararle una tisana a base di Valeriana. Quando sua cognata si era finalmente calmata lei era uscita sul terrazzo. Aveva bisogno di respirare la brezza fresca che arrivava dal mare. Ora, affacciata alla balconata che regalava una splendida vista sul porto, poteva vedere la “Stella del Mattino” attraccata al molo. Sapeva che Killian era a bordo. Lo immaginava alla sua scrivania a tracciar rotte sulla carta geografica.
 
“ Amore mio … abbiamo solo queste due notti prima che tu parta … pregherò tutti i giorni per te e sarò qui a guardare l’orizzonte per vedere il tuo ritorno. Questo azzurro mi farà compagnia … mi ricorderà i tuoi occhi …
I tuoi occhi … non potrei mai dimenticarli … come non potrei dimenticare l’odore della tua pelle, dei tuoi capelli … è l’odore del mare, della salsedine, del sole … di te! Anche questa brezza che mi accarezza mi farà sentire ancora la tua carezza sul viso. Quante cose sono successe in questi ultimi cinque - sei mesi … mi pare ieri che sono salita per la prima volta sulla Jolly Roger … la tua mano che mi ha afferrata sicura per impedirmi di cadere dalla passerella malferma … i tuoi occhi che mi scrutavano incuriositi e … si … ammirati … desiderosi. Per me è stato lo stesso … La rosa che mi hai regalato quando mi hai ospitata nella cabina del Tenente di bordo … pronta, pulita e ordinata per ospitare una Signora … La prima volta che sono finita nelle tue braccia, dopo il nostro primo duello …
Sei sempre stato così attento nei miei confronti … Voglio che queste ultime due notti siano indimenticabili … mi mancherai tanto …”
 
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***
Eddy non aveva preso bene il fatto che Killian avesse intenzione di lasciarlo a Storybrook. Davanti ad Angus O’ Danag il suo Capitano gli aveva spiegato bene quale fosse la sua intenzione.
 
 – Eduard … il Colonnello Charming Pendràgon ha bisogno di uomini validi … tu lo sei, sarai più utile a Storybrook e domenica potrai sposarti con la tua Anny … non potrò essere il tuo testimone, ma avrai il mio regalo di nozze prima della partenza …
- Non mi importa un fico secco del regalo di nozze, voglio essere al tuo fianco … Milah era mia sorella! L’hai dimenticato?! Voglio guardare negli occhi quel mostro! Voglio combattere!
– Allora figliolo mettiamola così! Ci sono buone probabilità che Rumbl sia rimasto nascosto qui a Storybrook! Io affronterò Barba Nera in mare … lo sai Eddy che la mia vita e quella dei nostri compagni sarà in pericolo! Non voglio toglierti la possibilità di realizzare il tuo sogno d’amore con Anny! Qui ti renderai sicuramente utile!
 
Eddy aveva capito che Killian lo lasciava a terra per dargli più possibilità di sopravvivere, apprezzò il suo pensiero, scaturito dal profondo affetto che nutriva per lui.
 
 – Ho capito Killian … rinuncio a partire e rinuncio anche al regalo, ma non ho intenzione di rinunciare al mio “testimone di nozze”, io e Anny possiamo aspettare il tuo ritorno, allora celebreremo la cerimonia e solo allora accetterò il tuo regalo!
 
I due uomini si strinsero la mano, forse era un abbraccio che avrebbero preferito, ma davanti ad Angus non sembrava il caso. Non notarono che l’oste, prima di piazzargli davanti tre boccali di birra, aveva tirato un sospiro di sollievo, mentre dai suoi occhi traspariva una certa commozione. Angus gli aveva dato le spalle con la scusa di prendere la birra … non lo avrebbe mai ammesso neppure a se tesso, ma si era affezionato al giovane fidanzato di sua figlia e sapere che era al “sicuro” a Storybrook, lo tranquillizzava.
 
– Alla vostra salute Capitano Jones e al vostro ritorno … veloce e vittorioso!
– Grazie Angus, speriamo che il tuo augurio sia profetico!
 
Angus aveva ricevuto l’avviso di Lady Barbra per la riunione della sera seguente e aiutato da Agnes fece recapitare il messaggio a tutti. La piccola “messaggera” passò sotto il naso del Capitano Jones tutta impettita, con il suo faccino buffo e il naso a patata. Lanciò un’occhiata d’intesa verso il suo amico Killian che le fece un inchino.
 
 – Madamigella Agnes i miei rispettosi ossequi!
 
Felice come sempre di quel saluto, la ragazzina uscì dalla taverna con il suo passo allegro e saltellante.
 
***
 
Jason era tornato a casa. Quando sua madre aprì la porta si portò le mani alla bocca per trattenere l’urlo di gioia e sorpresa, poi si buttò al collo del figlio e pianse … pianse di dolore per quanto aveva combinato e per la gioia di vederlo sano e salvo. Matteus aveva sentito i singhiozzi di sua moglie e vedendoli entrambi sull’uscio di casa, velocemente li fece entrare. Jason era ancora ricercato. Gli uomini del Colonnello la sera del duello avevano ispezionato la loro casa, lasciandoli sconvolti e terrorizzati per il destino del loro unico figlio.
 
– Papà … mamma … perdonatemi se potete … ho commesso una serie di idiozie … scusami padre … ti ho deluso in tutti i modi possibili … voglio rimediare … tra poco andrò da Angus a chiedergli perdono per come mi sono comportato con Anny … non dovevo … non dovevo …
- Hai sbagliato parecchio figlio mio … hai danneggiato la tua reputazione e la nostra … ma con un po’ di umiltà … se sei pentito sinceramente … avrai il perdono di tutti … io e tua madre ti abbiamo già perdonato … per noi l’importante è che tu sia vivo e qui con noi …
 
Matteus non riuscì a non abbracciare suo figlio. Il giovane, vedendo lo slancio affettuoso di suo padre, pianse mentre si stringeva a lui. Sua madre con il fazzolettino orlato di pizzo nelle mani, ancora si asciugava gli occhi e il naso, il loro “bambino “ era sano e salvo.
 
– Jason, figlio mio, lo sai quale è il tuo primo dovere innanzitutto?
– Quale padre?
– Devi recarti dal Colonnello, devi collaborare con la giustizia, sei accusato di aver organizzato un attentato al tuo rivale e al Capitano Jones …
 - Padre … non è vero … io stesso sono stato ingannato …
- A maggior ragione devi dire la tua Jason! Vai tu dal Colonnello … se ti troveranno qui penseranno che hai da nascondere qualcosa … costituisciti …
- Matteus … caro … adesso nostro figlio andrà … lascia che prima si rifocilli …
 
Matteus acconsentì con il capo e sua moglie Domitilla iniziò ad apparecchiare la tavola.
 
Jason aveva ritrovato il perdono e l’affetto dei suoi genitori. Dopo aver mangiato e raccontato ai genitori cosa fosse successo, dalla sera prima del duello, diede un bacio sulla fronte a sua madre e con lo sguardo di approvazione di suo padre, uscì di casa per recarsi dal Colonnello.
Si sentiva più leggero, la sincerità lo aveva fatto sentire più libero. Ora doveva chiarire la sua posizione con la giustizia.
 
Stava per svoltare l’angolo di casa sua quando gli si parò davanti qualcuno che non si aspettava. Avvolto dai suoi stracci sporchi e maleodoranti, con le fasce che gli coprivano metà del viso e la barba grigia e ispida, stava il vecchio mendicante che aveva lasciato qualche ora prima davanti alla chiesa di San Patrizio. Reggendosi al bastone per non cadere a causa della sua gamba malandata, il vecchio protese la mano verso di lui. Un brivido gelò la schiena del giovane.
 
– Mi dispiace … non ho nulla con me ora … vi ho dato il mio obolo poche ore fa …
- No … no … figliolo … non voglio nulla … mi hai dato anche troppo questa mattina, potrò mangiare per qualche giorno … non ti ho ringraziato abbastanza prima … sono venuto da te perché mi hanno dato un biglietto da recapitarti …
- Un Biglietto?! E cosa dice?
 – Non lo so figliolo … io non so leggere …
 
Il mendicante porse il bigliettino piegato a Jason. Il giovane lo prese con mano tremante e quando lesse sentì i capelli drizzarglisi sulla testa.
 
– C - chi ti ha dato questo biglietto?
 – Non lo conosco … non l’ho mai visto da queste parti … non è tanto che sono qui … ma mi è sembrato straniero … era un uomo elegante … con la barba lunga e nera … non mi ha detto il suo nome … mi ha dato una moneta d’argento … ha detto che ti stavo facendo un favore … io ti volevo ringraziare per questa mattina … ho fatto bene?
– Si …si … hai fatto benissimo … grazie tante … ma ora devo andare ho da fare …
 
Jason lasciò dietro di sé il vecchio, questi lo guardò nuovamente allontanarsi, sul suo volto si dipinse un sorriso compiaciuto “aveva fatto un favore a quel generoso giovane”.
 
***
 
Era arrivata la notte ed era illuminata dalla luna. Le stelle erano puntini luminosissimi. Il veliero scivolava languido e silenzioso sulle onde, mentre si dirigeva verso la Baia Mc Canzie. Killian era sul ponte di poppa, al timone. Guardava il cielo stellato, la costellazione della Croce del Nord o Cignus, come lui amava chiamarla in latino, volgeva al suo tramonto. Quella costellazione era per lui “benedetta”, lo aveva guidato fin lì, dove aveva portato a termine la missione di ritrovare la creatura di Milah. Non poteva esserne più felice. Il piccolo aveva trovato una madre che la stessa Milah avrebbe apprezzato e lui, il Capitano Killian Flinth Jones, aveva ritrovato il suo primo amore … colei che era l’amore della sua vita. Sorrise per la coincidenza … o forse non lo era … forse era il destino? Sentiva che la ricerca di quella donna era qualcosa che andava oltre i dodici anni da che l’aveva vista per la prima volta … era come se fosse la sua meta da secoli … Era così forte il sentimento per lei, così potente il desiderio di essere una cosa sola … che non poteva crederci nemmeno lui che lo stava provando!
 
 Quanto amava il suo Cigno! Si, quella era un’altra coincidenza … Cignus l’aveva portato dalla sua candida e pura Swan, il secondo nome di Emma era proprio Cigno. Si chiese come mai i suoi genitori avessero pensato di aggiungerle quel nome, ma considerò che le si addiceva. L’aveva chiamata Swan già quando l’aveva vista a bordo della sua nave, sotto le mentite spoglie di Lady Barbra, il suo collo alto, il corpo delicato e sinuoso … aveva la grazia e l’eleganza di un cigno sull’acqua quando la vedeva muoversi verso di lui …
 
“Sei splendida Emma … my true love …”
 
Solo altre due notti da passare insieme, prima di ripartire e prima di ritrovarsi …
 
 - Bardo!
– Capitano agli ordini!
– Ho un favore da chiederti …
- Comandate pure Capitano …
 
Attraccarono al molo del piccolo porto di Villa Mc Canzie. La passerella venne calata nella penombra della notte rischiarata dalla luna.
Il Capitano era impaziente. Il cuore gli batteva in petto con un tale ritmo che si posò una mano sul petto come per fermarlo, per calmarlo. Una forte emozione lo portava a stamparsi un sorriso sul volto, tanto che credette di essere preso per pazzo dai suoi uomini. Sapevano tutti quale fosse la sua pazzia ormai e, per la considerazione che avevano di Emma, erano tutti convinti che quella di Killian fosse la più grande saggezza. Erano felici per lui i suoi uomini, questa era la verità! L’incontro a Villa Mc Canzie ci sarebbe stato la sera seguente, non era così indispensabile attraccare a quel molo con ventiquattro ore di anticipo, ma per un uomo che sarebbe stato senza la sua donna per un periodo ben poco preciso, andando per mare … si, tutti sapevano che quell’attracco era indispensabile.
 
Un quartetto di figure maschili si avviarono dalla nave alla villa. Poco dopo furono di ritorno, ma questa volta erano solo in due.
 
***
 
Emma guardava dentro il suo guardaroba … Non riusciva a decidere cosa indossare per quella sera. Voleva essere bella per lui, desiderabile, affascinante. Si guardò allo specchio e si vide orribile. Era così nervosa che i capelli erano diventati talmente elettrici che non riuscivano a stare fermi sotto la spazzola. Aveva messo a letto Henry, il piccolo si era molto stancato durante la giornata e non fu necessario nemmeno il racconto del suo adorato libro “Once upon a time”, era crollato quasi subito, rilassato dal bagno serale che sua madre gli aveva fatto.
Emma sospirò, per i capelli non c’era nulla da fare! Ne avrebbe fatto due trecce e le avrebbe avvolte intorno al capo, bloccandole con le forcine. Per il vestito optò per quello rosso che aveva portato con sé anche nel viaggio con Killian. Ricordò di averlo indossato al secondo invito a cena del suo amore, dopo che era stato male per l’infezione alla ferita che si era procurato al palmo della mano. Si, quel vestito andava benissimo, a Killian era piaciuto molto, le aveva detto che il rosso le donava.
 
Scese in giardino, aveva fatto bene ad indossare il suo mantello di lana, nonostante il chiarore della luna, il fresco di fine ottobre si faceva sentire. Si avviò verso la siepe del biancospino e sparì nel passaggio segreto. Tante piccole candele erano accese ad illuminare il suo passaggio. Sorrise, Killian era arrivato e la stava aspettando, probabilmente l’avrebbe trovato lungo il tunnel. Non fu così, rimase un po’ delusa. Non era nemmeno nella cantina dove finiva il passaggio, ma ancora una scia di candele accese le faceva da guida. Scivolò soave con il suo abito, lungo quel percorso, arrivò all’ingresso della sala e si tolse il mantello. Improvvisamente un suono dolcissimo di violino si sentì nell’aere e si ritrovò Killian che le porgeva galantemente la mano. Non portava i suoi soliti indumenti. Indossava  pantaloni in parte in pelle, una camicia avorio, il cui collo a gorgiera usciva da un pastrano nella stessa tinta avorio. L’immancabile panciotto era rosso come il vestito di Emma, in broccato ricamato. Era ben pettinato e la barba sistemata in modo molto curato. Lei lo trovò bellissimo. Come incantata mise la sua mano in quella di Killian, continuando a guardarlo in viso, senza parlare perché era senza parole.
 
 – Swan … sei un balsamo per gli occhi e per il cuore lo sai?
 
Lei avrebbe potuto dire lo stesso di lui, ma riuscì solo a sorridergli, molto probabilmente arrossendo più del vestito, almeno così credette! Nonostante la confidenza e l’intimità che c’era tra loro, le sembrava veramente di essere ad un primo appuntamento. Killian la condusse nella sala dove la sera prima si erano abbandonati sul divano. Il ricordo fece avvampare ancora di più la principessa e si sentì sciogliere. Lui la guardò, sicuramente aveva intuito i suoi pensieri perché le mostrò un sorriso smagliante e maliziosamente le disse:
 
- La notte è lunga Emma … e sarà tutta per noi.
 
Le fece cenno di accomodarsi. Emma rimase veramente stupita, non si aspettava che la tavola fosse apparecchiata per due, non si aspettava una cena a lume di candela, non si aspettava il violino di Bardo. Killian le spostò la sedia e galantemente la fece accomodare, poi a sua volta si mise seduto difronte  a lei.
 
– Se hai già cenato Emma non ti preoccupare, non è una cena molto abbondante … solo uno stuzzichino e del buon Porto da bere …
 
Jambon aveva preparato crostacei in salsa rosa, gustosissimi e, come sapeva Emma, afrodisiaci. Non aveva cenato in realtà. Non aveva sentito appetito per l’ansia di incontrare il suo amore. Temette di non riuscire neppure ad assaggiare quello “stuzzichino” invitante. Killian notò la sua esitazione mentre riempiva i due calici di cristallo con il Porto.
 
– N - non ti piace Emma? Credevo che amassi i crostacei! Hai cenato abbondantemente?
– No amore mio, non ho cenato affatto … non avevo molta voglia di cibo … è vero che adoro i crostacei e qualcuno lo mangerò …
 
 
Gli sorrise seducente e prese con la forchetta un gambero roseo e lo portò alle labbra. Killian aveva seguito il movimento ed era rimasto a bocca aperta nel vedere come lei stava gustando quel gamberetto. Decisamente Emma lo stava provocando. Deglutì e cercò di distogliere lo sguardo dalla sua bocca, a sua volta prese la forchetta e cercò di mangiare. La guardò ancora e lei gli sorrise maliziosamente mentre mandava giù il piccolo boccone.
 
 – Emma … avevo un programma per questa sera  .. ma se continui così difficilmente riuscirò a rispettarlo, mi stai costringendo ad accelerare i tempi lo sai vero?
 
Emma fece lo sguardo innocente e sgranò gli occhi come se non avesse saputo cosa lui volesse intendere. Killian si alzò posando il tovagliolo dopo essersi umettato le labbra.
 
– Balla con me Emma … almeno così ti avrò tra le braccia e potrò toccarti e baciarti!
 
Le porse nuovamente la mano, lei ne fu felice, era quello che voleva anche lei, mise nuovamente la sua mano minuta e delicata in quella del suo amore e, meno delicatamente di ciò che si aspettava, con impeto Killian la portò al suo torace, la strinse con il braccio sinistro a sé e si impossessò di quelle labbra che lo stavano facendo bruciare di desiderio da quando aveva iniziato a “giocherellare” con la cena.
 Mentre il bacio continuava, Killian iniziò a muoversi al ritmo della musica, facendola danzare nella stanza, guidandola nella struggente musica che Bardo, nascosto chissà dove, stava eseguendo. A quel bacio ne seguirono altri, sempre più appassionati e sempre più “affamati”. Il cibo che cercavano ambedue non era nei loro piatti …
 
Killian interruppe il bacio e la danza. La guardò intensamente in viso, le accarezzò la guancia.
 
– Ti voglio Emma … ti voglio adesso …
 
La sua voce era roca e sensuale. Il sorriso di risposta di Emma gli disse la stessa cosa. La sollevò tra le braccia e si diresse su per le scale. Anche per le scale, piccole candele illuminavano il percorso e nella stanza, con il loro amato talamo a baldacchino,  due candelabri illuminavano l’ambiente. Killian la pose in piedi vicino al letto, poi la prese per la vita e la fece voltare di spalle davanti a sé. Sfiorò la parte posteriore del suo collo, lei provò un brivido piacevole lungo tutta la colonna vertebrale. Le depose una serie di baci sul lato del collo, fino alla spalla, lei chiuse gli occhi godendo della sensazione provata al tocco caldo delle sue labbra morbide. Killian iniziò ad aprirle il vestito sulla schiena, sfiorandole la pelle con i polpastrelli per ogni centimetro percorso e scoprendola completamente. Poi, prima di farle scivolare dalle spalle e dai fianchi l’elegante vestito, le tolse le forcine che bloccavano le due trecce e le sciolse.
 
– Amo i tuoi capelli sciolti Emma, ti fanno sembrare una principessa guerriera e selvaggia quando facciamo l’amore … ti voglio così …
 
Come le aveva già detto, la notte sarebbe stata lunga e sarebbe stata tutta la loro. Emma sapeva bene che Killian manteneva ciò che diceva e ne ebbe la conferma più dolce …
Peccato per la cena di Jambon! Ma no! Non andò sprecata! Dopo … un bel po’ dopo, stanchi e appisolati, Emma si svegliò improvvisamente con una gran voglia di mangiare crostacei. Killian si accorse del suo scatto nel letto.
 
 – Amore che succede?
– Oh! Nulla Killian mi è venuta voglia di mangiare quei gamberetti che abbiamo lasciato …. Dormi pure io scendo …
 - No … resta al caldo … te li porto io …
 
 
Il Capitano tornò con i due piatti e le forchette, dell’appetito era arrivato anche a lui.
Era un piacere guardare Emma mangiare con gusto e non si dispiacque quando la sua vorace Signora finì anche il contenuto del suo piatto. A Killian non restò che decidere di continuare dove avevano interrotto prima … anche l’amore era un nutrimento …
 
 
Domenica sera …
La grande sala di Villa Mc Canzie era stata predisposta per ospitare i membri della Rete. Probabilmente molti sarebbero rimasti in piedi, mente i capigruppo si sarebbero seduti intorno al grande tavolo circolare. Non c’era nessuna distinzione tra le sedie che circondavano il tavolo, ma la spada dalla lama ondulata, che veniva posta sulla superficie in quelle occasioni, indicava il posto in cui si sarebbe seduta la donna che aveva dato vita a quella Rete.
 
 Altera e sicura di sé, la Principessa Emma Swan Charming Pendràgon fece il suo ingresso, indossando la corvina parrucca di Lady Barbra. Vestiva con i pantaloni infilati negli stivali sopra il ginocchio, il panciotto di pelle celestina sulla camicia di lino bianco e il mantello con cappuccio di lana nera. Al suo fianco pendeva la spada Excalibur, il suo più antico cimelio di famiglia. Suo fratello August la seguiva. Si diresse verso il suo posto, tutti la salutarono e lei rispose al saluto. Sguainò la spada e la pose sul tavolo, come suo solito. Guardò verso la parete e fece cenno all’uomo che vi era appoggiato di sedersi alla sua sinistra. Il Capitano Jones appoggiato al muro, con la mano infilata al suo cinturone in cuoio e le gambe incrociate, non le aveva tolto gli occhi di dosso da che era entrata nella sala. Al cenno della Principessa si staccò dal muro e si sedette al suo fianco. August era alla destra di Emma. Seguivano in modo speculare Angus O’Danag, suo fratello, il Parroco Padre Charles O’Danag, Rosalind Stone, Matteus Dulittle e sua moglie Domitilla, Lady Agata Fergusson, gli uomini che avevano aiutato il Capitano Jones a portare la sua nave in secca e poi al riammaro. La cuoca Betty, il Maggiore Smoke, il Sergente Brady, Jefferson, Eddy e tutti gli uomini della ciurma. In totale erano presenti oltre trenta persone. Mancava Lady Belle, rimasta ad accudire il piccolo Henry. Il Duca Neal Mc Cassidy non partecipava mai a quelle riunioni, doveva restarne obbligatoriamente fuori per salvare la sua immagine di Reggente di Guglielmo III.
Emma prese la parola.
 
– Miei Signori e Signore … questa riunione era dovuta … La missione nel Maine di Lady Barbra Mc Canzie ha ottenuto successo. La Rete Giacobita che ho incontrato con tutti i rappresentati per ogni colonia americana, ha accettato la proposta! I nostri fratelli più bisognosi in patria, sia essa l’Irlanda o la Scozia, potranno salvarsi dalla fame a cui li assoggetta l’Inghilterra. Una parte di granaglie annualmente saranno trasportate e scortate per giungere gratuitamente a chi necessita. Dimezzeremo il lucrare dell’Inghilterra finalmente! Questo sarà possibile grazie anche al valido aiuto dell’uomo al mio fianco, il Capitano Jones, che è stato un aiuto indispensabile con i suoi uomini, sia per la missione nel Maine che per l’incolumità della mia stessa vita …
 
Nel riferirsi al Capitano, Emma si era voltata verso di lui e aveva intrecciato le dita della sua mano sinistra a quelle di Killian. Tutti notarono il gesto, segnale di profonda intimità. Chi non sapeva della loro relazione sicuramente immaginò che tra loro, in quel frangente, si fosse stabilito un contatto di forte amicizia e gratitudine da parte di Lady Barbra, o che la relazione fosse anche romantica. Nessuno, per la grande stima nei confronti della Principessa, rise o fece sguardi maliziosi. Neal non era un uomo amato dal popolo, tutti si erano sempre chiesto cosa la Principessa Emma avesse trovato in lui …
 Killian si irrigidì a quel contatto, non aveva immaginato che Emma potesse sbilanciarsi in un gesto così intimo, le aveva detto che voleva salvaguardare il suo onore! Era vero che l’annullamento del matrimonio era firmato e ratificandolo potevano unirsi legalmente in matrimonio, ma quella era una cosa loro, saputa anche dalla famiglia di Emma ormai, ma al momento renderla pubblica gli sembrava inopportuno. Sciolse le dita da quelle di Emma e le prese la mano portandola verso le labbra, prendendo prima la parola.
 
– My Lady, siete troppo generosa nei miei confronti! Ho fatto il mio dovere di Irlandese, sono anni che combatto l’Inghilterra, mi avete dato l’opportunità di trovare alleati per la mia stessa battaglia, lasciate che vi ringrazi pubblicamente baciando la vostra mano!
 
Emma fece un cenno di consenso con il capo e il Capitano fece ciò che aveva chiesto. Credette di diluire i possibili pensieri che il gesto precedente di Emma aveva potuto suscitare, ma forse li incrementò.
Emma si rivolse nuovamente all’assemblea.
 
 – Oltre a provvedere per quanto riguarda i rifornimenti di cibo, abbiamo preso accordi anche per il rifornimento di armi. I nostri amici in patria stanno aspettando il tempo in cui il giovane Pretendente, il Principe Charles, possa tornare per reclamare il trono. Per allora le armi dovranno essere pronte. L’Inghilterra è molto forte, ma i nostri non saranno da meno. Per la sicurezza dell’operazione ovviamente non dirò altro.
 
 
Tutti i presenti diedero segni di consenso, qualcuno fece domande ed ebbe risposte. Chi aveva dubbi li fugò con le risposte dello stesso Capitano Jones. Finito il discorso e i commenti sull’operazione nel Maine, Lady Barbra dovette passare al problema del momento a Storybrook.
 
 – Amici miei, ho purtroppo delle brutte notizie sulla sicurezza della Penisola …
 
 
I presenti si guardarono l’un l’altro, cercando nel vicino già delle informazioni.
 
– Abbiamo la certezza che il Duca Mc Cassidy sia tornato a Storybrook … Tutti sapete di cosa è accaduto circa cinque anni fa … lo feci arrestare per i delitti commessi in patria, sarebbe stato giudicato e condannato con regolare processo, ma con il suo complice Barba Nera è riuscito a fuggire … Il Colonnello Charming Pendràgon ha condotto approfondite indagini, a partire dall’attentato che il Duca ha organizzato, sfruttando il giovane Jason Dulittle, ai danni del Capitano Jones. Siete tutti invitati a costituire la Guardia Civile, siete i Capigruppo della rete, informate gli altri. Rumbl potrebbe essere ancora qui … Si nascondeva sotto il nome di Robert Smith e probabilmente dietro una barba finta. Angus potrà testimoniarvi come si è presentato nella sua locanda. Gli uomini suoi complici avevano tutti un tatuaggio sul polso a forma di pugnale, un pugnale come questo …
 
August mostrò la daga dalla lama ondulata e i presenti se la passarono l’un l’altro.
 
– Ognuno di voi tenga gli occhi aperti … i soldati al comando del Maggiore Smoke stanno continuando le ricerche, al momento non sono saltati fuori altri accoliti della setta di Rumbl, si tratta difatti di una vera e propria setta che pratica riti esoterici e sacrifici di bambini appena nati. State attenti ad ogni straniero che vedete arrivare a Storybrook. Il Duca è arrivato con il mercantile Francese che è sparito improvvisamente la stessa notte dell’attentato al Capitano Jones. Potrebbe essere che sia ripartito con la nave, ma non possiamo averne la certezza, potrebbe nascondersi ancora qui. Altro che ci preoccupa è il fatto che il Duca si accompagna di solito a Barba Nera. Per sventare un attacco improvviso del pirata, il Capitano Jones partirà domani mattina per una ricognizione marina, allo scopo di stanare ed abbattere la Queen Anne’s Revenge. Consideriamo ovviamente lo stato di allarme. Ora passerò la parola al primo rappresentante della rete: Angus O’Danag. Angus racconta agli altri di Mister Robert Smith, non lasciare nessun dettaglio, potrebbe essere utile per riconoscerlo.
– Mia Signora … mi viene in mente per prima cosa la sua risata … agghiacciante … diabolica …
 
Angus continuò il suo racconto e la descrizione dell’uomo che si era presentato alla sua taverna la sera della lite tra Jason ed Eddy. Rispose alle molte domande che gli rivolse soprattutto Rosalind Stone, particolarmente agguerrita dopo aver sentito dei sacrifici di neonati innocenti. Furono presi accordi per la costituzione della Guardia Civile, i volontari si sarebbero rivolti direttamente al Sergente Brady per l’iscrizione, ognuno avrebbe dovuto avere un’arma, chi non la possedeva sarebbe stato equipaggiato direttamente dall’esercito, previa la registrazione dell’arma data in dotazione.
 
La riunione finì e i partecipanti pian piano, salutando Lady Barbra, August e il Capitano Jones, ripartirono, chi con il carro, chi con il calesse, chi in carrozza e qualcuno a cavallo, per tornare alle loro dimore. La ciurma di Jones si avviò verso la nave ormeggiata al molo della Baia Mc Canzie, gli ultimi ad andar via furono gli ufficiali di August e August stesso. Il Colonnello si congedò da Killian ed Emma con una stretta di mano al Capitano ed un bacio sulla fronte a sua sorella, sarebbe risalito alla Rocca attraverso il passaggio segreto, sapeva che Emma avrebbe fatto lo stesso, ma molto probabilmente la mattina seguente.
 
Emma e Killian rimasero finalmente soli, erano consapevoli che poche ore li separavano dal momento della partenza della “Stella del Mattino”.
Si guardarono in viso e si lanciarono con foga l’una nelle braccia dell’altro. La passione divampò tra loro come un incendio covato da tanto.
 
Baciando con ardore la sua donna, Killian le portò la mano al capo e le tolse la parrucca, i biondi capelli di Emma si srotolarono fluenti sulla sua schiena, mentre lui le accarezzava la nuca, poi improvvisamente Emma si sciolse dall’abbraccio di Killian che impaziente la stava già dirigendo verso il divano. Lo prese per mano.
 
– Amore vieni di sopra … lo sai … il nostro letto è molto più comodo.
 
Killian le sorrise, la sua amata aveva ragione. Tenendosi per mano corsero al piano di sopra, Emma guidava Killian standogli due gradini avanti.
La stanza era già illuminata, Emma aveva chiesto alla sua cameriera personale, Edith, di preparare le candele. Si avviarono verso il letto e Emma fu lei a sorprendere Killian. Lo spinse velocemente sul letto, facendolo cadere sul materasso. Killian rise di quell’irruenza senza aspettarsi il seguito. Emma gli tolse velocemente gli stivali e si portò cavalcioni su di lui, facendogli scorrere le mani sul torace e aprendogli i bottoni del panciotto e della camicia. Con frenesia gli sganciò la cintura di cuoio, aprì la patta dei suoi pantaloni e li tirò via tornando a riposizionarsi su di lui con i lunghi capelli che le stavano ricadendo scompigliati sul viso arrossato. Killian ancora rideva.
 
 – Emma … hai deciso di violentarmi questa sera?! Ti assicuro che non ho intenzione di sfuggirti … fai con più calma …
 
Killian amava vederla così irruenta e passionale, ma quella sera nello sguardo appassionato della sua donna c’era anche tanta tristezza e … disperazione …
Lo capì, sapeva il perché! Il distacco …. Era quello che stava spingendo Emma a quel comportamento, non solo la passione e l’attrazione che la bruciavano per lui come lo stesso per Killian nei suoi confronti.
Si portò seduto accostandola maggiormente al suo petto scoperto. La prese per la vita con un braccio, mentre con la mano le accarezzò il collo risalendo verso la guancia.
 
– Guardami Emma … guardami negli occhi …
 
Ora a lei sembrava impossibile guardarlo in quell’azzurro oceanico. Le alzò delicatamente il mento.
 
– Emma … amore … sono ancora qua … è vero abbiamo poche altre ore … non voglio bruciarle con la fretta … ti voglio amare lentamente … voglio farti sentire ogni attimo!
Emma aveva trattenuto la disperazione con l’irruenza dell’azione, a sentirlo parlare con quella voce sensuale e calda, rassicurante ed amorevole, non riuscì più a trattenere le lacrime. Affondò il viso nel collo di Killian abbracciandolo stretto.
 – Emma … non piangere … ti prego … non piangere per me …
- Killian … non posso lasciarti partire … mi sento lacerare all’idea di saperti in pericolo …
 - Emma … è vero potrà essere pericoloso, ma sai quanto sia importante … starò attento … lo sai era il mio lavoro, il mare è la mia vita … ufficiale di marina, pirata o corsaro …  il pericolo è sempre stato il mio mestiere ed ora è il mio dovere!
– Killian lasciami venire con te!
– Che dici Swan?! Sarebbe una pazzia colossale! Scordalo proprio, toglitelo dalla mente …
- Sono brava a combattere … voglio essere al tuo fianco!
– No! Assolutamente no!
– Ho già pronto ciò che mi serve qui nella villa … domani i tuoi uomini potranno caricarlo sulla nave …
- Emma … domani mattina mi assicurerò che tu sia rientrata alla Rocca, ti farò legare ad una sedia da August se sarà necessario. Anche io ho bisogno di saperti al sicuro, tu, Henry e … il nostro “piccolo fiore”. Siete il mio futuro Emma … un futuro che voglio con tutte le mie forze!
 
Emma non poteva negargli il futuro che lui voleva, era il futuro che desiderava anche lei: essere insieme … essere una famiglia …
Non disse altro Emma. Lasciò che Killian le asciugasse le lacrime con il pollice su una guancia e con un bacio sull’altra. Poi quel bacio si spostò sulle sue labbra e lei sentì il sapore salato delle sue stesse lacrime.
 
Le mani di Emma scivolarono sulle spalle di Killian, facendogli scendere dalle braccia muscolose la camicia e il panciotto già aperti. Lui insinuò una mano tra i loro toraci per aprile il suo panciotto di pelle celestina e la camicia bianca di lino. Le accarezzò la spalla sinistra spostandole via gli indumenti, mentre aspirando il suo odore, tra i capelli biondi, si portò con le labbra sul lato destro del suo collo, percorrendolo con quel tocco da brivido, spostando con il mento la parte di camicia che ancora si attardava su quella spalla candida. Emma lo aiutò a liberarsene completamente, poi buttò la testa indietro scuotendo i lunghi capelli selvaggi, gli accarezzò la testa, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli bruni, morbidi che sapevano di mare, si inarcò verso di lui  spingendosi in avanti e porgendogli il seno. Killian la strinse a sé con ambedue le braccia e affondò il viso tra quelle morbide e calde colline, baciandola con passione, rendendo omaggio alla sua meravigliosa femminilità.
 
I pantaloni di Emma erano l’ultimo indumento che li separava, ma Killian non era certo uomo da scoraggiarsi. Le aveva detto che voleva amarla lentamente, voleva farle sentire ogni attimo. Fu quello che fece. Con dolcezza la distese al suo fianco e le fece sentire quanto l’amasse, tra il tocco delle sue dita e delle sue labbra che percorsero ogni centimetro del suo corpo fremente, in modo sensuale fece cadere anche l’ultima barriera di stoffa per renderla alla fine sua. Fu dolce … fu ardente … fu passionale e vigoroso. Emma non ebbe più motivo di piangere, i suoi occhi brillavano e le sue labbra sorridevano, nella languida espressione che il piacere le dipingeva sul viso. Per lui il piacere fisico si incrementava in modo proporzionale alla visione di quello della donna che amava. Per lei avrebbe fatto di tutto, avrebbe affrontato l’ignoto di una missione rischiosa e oscura. Avrebbe sfidato il mondo intero se fosse servito per proteggerla. Quella notte non dormirono un istante, la passarono ad appartenersi con passione, ad accarezzarsi, stringersi e baciarsi. Quando furono nella quiete della stanchezza rimasero avvinghiati l’una all’altro a parlarsi teneramente, a dirsi quanto si amavano, a fare piani e sogni per il loro futuro insieme.
 Sembravano voler allontanare il nuovo giorno, ma esso arrivò con il primo albeggiare. Erano vigili e attenti nonostante non avessero chiuso occhio. Si alzarono e si rivestirono. Killian sorrise a vedere Emma che si guardava i capelli arruffati allo specchio con un broncio di insoddisfazione.
– Sono bellissimi i tuoi capelli Emma, anche se tu non li apprezzi io li apprezzo molto, è oro filato …
Le si accostò alla schiena e si arrotolò un boccolo alle dita.
– Vedo che la spazzola alla fine l’hai portata! Siediti … te li  voglio pettinare io …
Sorridendogli dallo specchio, Emma acconsentì, si mise seduta alla toeletta e gentilmente lui iniziò a spazzolarle i capelli. Sapeva quanto gli piacesse farlo, l’aveva pettinata anche sulla nave durante il loro viaggio, era stato un momento dolce e lo fu ancora. Il momento amaro purtroppo arrivò dopo.
 
Prima di uscire dalla porta della villa, Emma bloccò il passo di Killian, nei suoi occhi di nuovo trasparì la tristezza e il desiderio di trattenerlo. Lo fece con un bacio appassionato che nemmeno lui avrebbe voluto smettere, poi intrecciando le dita delle loro mani si diressero insieme al molo. La passerella era pronta, Emma liberò la mano di Killian e questa volta fu lui ad afferrarla strettamente per baciarla un’ultima volta prima di salire.
Si sciolsero da quell’ultimo contatto, senza dire più nulla e Killian salì deciso sulla nave. Si voltò ormai a bordo e si appoggiò al parapetto, afferrando una delle cime. Jefferson fece un saluto ad Emma con la mano, lei rispose con un cenno del capo. Killian continuava a tacere e fu Jefferson a dare l’ordine di ritirare la passerella e alzare le vele. La brezza del mattino spirava verso l’Europa, era il giusto abbrivio che Killian si aspettava. La Stella del Mattino si allontanò lentamente e loro continuarono a guardarsi finché non diventarono solo due puntini lontani.
 Con i capelli biondi scompigliati dal vento, Emma si accarezzò il ventre, le sembrò di percepire un piccolo movimento … Era possibile? Forse era presto per i tre mesi di gravidanza, forse era stata solo una sensazione o forse era stato il modo del “Piccolo Fiore” di salutare suo padre! Sorrise intenerita e intrecciò le mani sul pube, come a proteggere quel prezioso tesoro che in lei stava prendendo forma ogni giorno di più. Avrebbe protetto il “Fiore” del loro amore, la parte migliore di entrambi. Con questo pensiero finalmente tornò sui suoi passi per risalire alla Rocca, presto si sarebbe svegliato l’altro suo tesoro prezioso: Henry.
 
Tanto tempo fa …
 
Terra di Eire
La mano di Cillian stava accarezzando lentamente, con dolcezza, la curva piena del ventre di sua moglie Milehna. Percepì il movimento improvviso di suo figlio nel grembo materno.
 
 – Milehna! Dea madre! L’ho sentito!
 
Cillian era scattato seduto sul letto guardando in viso sua moglie. Lei rideva divertita. Era il secondo figlio che attendevano, ormai i cinque mesi di gravidanza si notavano con la rotondità evidente della sua pancia. L’amore e la tenerezza che riusciva a fargli provare Cillian con quel suo modo di sorprendersi, i suoi occhi azzurri sgranati per lo stupore, il suo essere sorridente e bello come l’aveva sempre visto da ragazzo, le riempivano il cuore d’amore per lui. Amava profondamente suo marito e aveva voluto con forza regalargli quel secondo figlio, nonostante la sofferenza e il grave pericolo che aveva affrontato per il primo parto. Cillian si distese nuovamente al suo fianco, incredulo di quel nuovo miracolo della vita. Sul suo viso era dipinto un sorriso felice, poi il ricordo del parto precedente di sua moglie lo rabbuiò improvvisamente. Si voltò verso di lei poggiandosi sul braccio sinistro. Erano ambedue nudi, dopo la notte passata  nel loro “dovere” e “piacere” coniugale.
 
– Sono preoccupato per te Milehna … hai desiderato tanto questo bambino … non te l’ho voluto negare … ma se penso al parto di Evan mi si drizzano ancora i capelli sul capo … Tra poco prenderò il mare per la terra dei Pitti … non so se riuscirò ad esserti accanto per il parto … le trattative che Artorius mi ha chiesto con loro potrebbero portarmi via parecchi giorni e con il tempo necessario al viaggio di andata e ritorno potrei tornare addirittura che tu hai già partorito!
Milehna si posizionò specularmente a lui, poggiandosi anche lei sul braccio piegato e accarezzandogli il petto villoso con la mano libera.
– Amore non stare in pena … Artorius avrebbe potuto mandare altri per via terra … ma sa delle tue abilità diplomatiche … sono fiduciosa in esse anche io … vedrai tornerai in tempo e … ricordati che con me c’è quella fata di Zelina! L’hai vista all’opera …
- Si … il fatto che Zelina ti sarà vicina mi tranquillizza, ma non mi toglie del tutto la preoccupazione!
– Allora lascia fare me … conosco un metodo per sciogliere la tensione pressoché infallibile …
 
La mano che prima stava accarezzando il petto del Primo Cavaliere del Re, scivolò lungo il suo addome per giungere a stimolare il suo punto più sensibile. Cillian bloccò la mano di Milehna con la sua.
 
– No! È tardi … i miei uomini e nostro figlio Evan mi aspettano al porto …
 
La donna rimase delusa, ma cercò di non darlo a vedere, lui lo capì comunque e fece finta di niente, la punta di astio nella voce di Milehna fu impossibile da nasconde e da non notare.
 
– Già! Evan! Ha solo undici anni e tu lo vuoi portare assolutamente con te!
– Non ricominciare con questa storia ora!
– Ricomincio invece! Sono mesi che lo hai spedito sulla nave di quell’orribile Capitan Silver! Posso capire che lo vuoi forgiare, responsabilizzare e tutto il resto … ma è troppo piccolo … ha ancora bisogno di sua madre!
– Milehna … Evan non ha più bisogno di stare attaccato alle tue gonne … sei tu che hai bisogno di lui, non il contrario!
 
Cillian si stava rivestendo velocemente e Milehna arrabbiata era uscita dal letto e stava facendo lo stesso. Cillian si chiese se il fatto di averla rifiutata non avesse incrementato l’astio che gli mostrava in quel momento con la scusa di Evan.
 
– Alla sua età io già pascolavo il gregge da solo, da un pezzo … è stato proprio ad undici anni che ho ucciso il mio primo lupo …
 
Si avvicinò alla moglie e le pose le mani sulle spalle, parlandole con un tono più gentile.
 
– Non temere, Silver è un uomo duro, ma non è crudele e si è affezionato ad Evan .. diciamo che nostro figlio sta affrontando il suo primo lupo ed è un “lupo di mare”!
 
Detto questo e ricevendo un debole sorriso, ignorò il tentativo di sua moglie di salutarlo con un bacio e si voltò per prendere l’armatura e la spada prima di andar via. Tese la mano verso l’armatura e lo scintillio della luce sul cigno, che la ornava, gli riportò davanti agli occhi l’immagine di Gwyneth, l’ultima volta che l’aveva vista, undici anni prima, nel giardino della rocca di Camelfort, alle prime luci dell’alba. Il vento le scompigliava i capelli biondi che le danzavano davanti agli occhi verdi. Il loro era stato un saluto struggente, si erano solo sfiorati la fronte e tenuti le mani. Non era quello il saluto che avrebbe voluto rivolgere alla sua amata Gwyneth, avrebbe voluto tenerla tra le braccia e amarla ancora una volta! Quel desiderio allora taciuto tornò in quel momento. Stava salutando sua moglie e l’aveva rifiutata … Si voltò improvvisamente verso di lei, era ancora dietro di lui, rivestita con la sua lunga veste da camera.  Milehna lo guardava con tristezza e vide una nuova luce di desiderio negli occhi di suo marito, ne rimase stupita. Cillian con impeto le si avvicinò e velocemente la strinse tra le braccia, baciandola con un trasporto che gli aveva visto di rado. La sollevò da terra e la portò nuovamente sul loro talamo. La veste di Milehna si aprì lasciandola completamente esposta. Lui la stava desiderando con passione, ne fu felice e velocemente lo liberò degli indumenti che gli impedivano di esaudire quel desiderio. Le mani del suo sposo si impossessarono dolcemente dei suoi seni e le sue labbra le lasciarono baci ardenti su di essi, fu nuovamente sua, con una passione diversa da quella che l’aveva caratterizzato durante la notte, Milehna ebbe l’illusione di quella felicità. In realtà Cillian stava vedendo in quel momento il viso di Gwyneth, era il suo seno che stava baciando, era il suo corpo che stava amando …
 
– Ti amo mio “Cigno” … ti amo … non smetterò mai di amarti …
 
Era la prima volta che suo marito la chiamava “Cigno”, sapeva che il cigno era un animale a lui molto caro, era anche il simbolo che campeggiava sulla sua armatura, e sui suoi stendardi, non ne conosceva il motivo reale e quel nomignolo continuò a lasciarla nell’illusione di un amore che non era quello che nutriva veramente per lei.
 
 
La nave attendeva Lord Cillian Flinth. Il Capitano Silver guardò verso il sole che era già spuntato da un pezzo. Il Conte era in ritardo, cosa insolita per la sua proverbiale puntualità!
 
– Allora ragazzo! Muovi quelle chiappe secche e sbrigati con quella ramazza! Voglio il ponte tirato a lucido entro mezzora!
 
Il giovane Evan lanciò un’occhiataccia al Capitano Silver. Non gli dispiaceva la vita di mare, ma sentiva la mancanza della sua famiglia, sua madre in particolare. Lei lo riempiva di attenzioni e coccole. Sulla nave era soltanto un piccolo mozzo di undici anni. Maltrattato da tutti! A nessuno importava che fosse il figlio del Lord. Era stato proprio suo padre a dire al Capitano di trattare Evan senza nessuna pietà. Suo padre gli aveva detto, quando si era lamentato piagnucolando, che doveva meritarsi il rispetto degli uomini a bordo, non per il nome che portava, ma per il suo valore personale. Doveva essere umile, ma non lasciarsi calpestare da nessuno. Doveva essere padrone di se stesso, scegliere che uomo essere anche se aveva solo undici  anni. In quei mesi aveva imparato molto, soprattutto la disciplina. Non si era lasciato abbattere dagli scherzi e dallo scherno dei marinai. Era arrivato anche ad azzuffarsi per ottenere la sua parte di rancio dopo che per tre giorni di seguito gliel’avevano soffiata gli altri. Aveva piantato un coltello nella mano del marinaio che ridendo stava cercando di prendere il suo rancio per l’ennesima volta e aveva steso con un calcio al pube un altro che voleva malmenarlo per l’accoltellamento. Agile come un felino era saltato sul tavolaccio e con il coltello in mano aveva minacciato tutti i presenti che se avessero continuato a trattarlo come facevano, presto o tardi si sarebbero ritrovati con il collo tagliato! Il Capitano era intervenuto battendo le mani e dichiarando che non aveva mai visto tanto coraggio in un bambino di undici anni, Evan aveva ribadito di essere un uomo e non un bambino. Era riuscito a strappare un sorriso compiaciuto al Capitano che aveva aggiunto:
 
- Sei veramente il degno figlio di tuo padre “Ragazzo”!
 
Solo al Capitano permetteva di maltrattarlo, aveva capito che lo faceva per formarlo e fortificarlo, i marinai ormai lo consideravano uno di loro e avevano completamente modificato il loro comportamento nei suoi confronti, mostrandogli rispetto e stima.
 
Cillian arrivò con una certa fretta e salì sulla passerella. Il Capitano Silver lo salutò con una stretta di mano e, dai segni rossastri che gli vide lungo il collo, capì il reale motivo del ritardo del Prode Lancillotto: una moglie passionale e incinta che non voleva lasciar partire il proprio marito.
 
Evan, quando vide suo padre, trattenne il desiderio di corrergli tra le braccia. In modo composto gli andò incontro e lo salutò come lo salutavano i suoi subalterni. Cillian avrebbe voluto abbracciare suo figlio, erano mesi che non lo vedeva, lo trovò cresciuto, più alto e con un’espressione facciale più matura. Lo congedò dicendogli che si sarebbero visti in privato dopo aver parlato con il Capitano Silver. Era intenzione di Cillian avere l’occasione per coccolare il suo figliolo in privato, ma prima voleva chiedere a Silver di come si era comportato il ragazzo.
 
– Avete cresciuto un giovane guerriero My Lord! Ha tutte le qualità per diventare un ottimo Capitano: disciplinato, di volontà ferrea, coraggio e capacità di comando. È riuscito a tener testa a tre dei miei marinai contemporaneamente, sa combattere come un felino, è ancora piccolo, ma è un vero cucciolo di Tigre, è degno di Voi!
 
Lord Cillian Flinth non poteva sentirsi più orgoglioso del suo “ragazzo”, così simile a lui anche per la somiglianza fisica. Quando lo vide in cabina Evan lo chiamò My Lord e lui lo corresse.
 
- Siamo solo io e te in questa stanza Evan e sono tuo padre …
 
Il ragazzo capì e gli rispose semplicemente:
 
- Grazie papà!
 
Quando vide il sorriso affettuoso sul viso di suo padre … finalmente quell’abbraccio, agognato da mesi, ci fu per entrambi.
 
 
Intanto a Camelfort
 
  • Stai andando bene figliolo! Tieni strette le ginocchia sui fianchi del cavallo. Sei tu che tieni il controllo, lui deve sapere chi guida!
 
Artorius teneva una lunga corda al cui capo opposto era attaccato il muso del cavallo cavalcato da suo figlio. Il bel ragazzino biondo aveva da poco compiuto gli undici anni, era alto per la sua età, aveva ripreso dal suo aitante padre, Re Artorius Pendràgon. Come suo padre aveva la passione per i cavalli e già da un po’ di tempo il genitore lo allenava a cavalcare. Chiusi nel grande recinto stavano svolgendo vari esercizi.
 
 – Padre dici che oggi potrò cavalcare il pony che mi ha regalato la mamma per il compleanno? Mi ha chiesto se la accompagno a trovare Donna Eva!
– Credo che sia possibile, ma ti allenerai ancora un po’, tua madre è una criticona, lo sai è Sassone, cavalca meglio di molti uomini e se non vede che cavalchi come dice lei …
 - Chi è che fa critiche?!
 
Gwyneth era arrivata silenziosamente e li stava osservando da dietro il fienile da un pezzo. Aveva visto suo figlio cavalcare piuttosto bene e si era tranquillizzata per il suo intento di cavalcare insieme verso la casa di Donna Eva, la madre del Primo Cavaliere del Re.
Il ragazzino saltò giù dal cavallo e corse ad abbracciare sua madre.
 
– Ragazzo vacci piano, non sei più un lattante, questa donna è solo mia …
 
Scherzando con suo figlio, Artorius si avvicinò alla moglie e le cinse la vita per stringerla a sé  sporgendosi su di lei per deporle un bacio sulle labbra, mentre lei inarcava la schiena all’indietro. Gwyneth ricambiò il bacio del suo sposo e gli accarezzò la guancia con la mano destra.
 
– Tesoro … sei stato bravo con il bambino … oggi uscirà a cavallo con me per la prima volta con un suo cavallo, andremo al trotto … Lo porto a trovare la sua madrina, è da tanto che mi chiede di portargli il piccolo, non sta molto bene, sono preoccupata per lei …
- Gwyneth … possibile che continui a chiamarlo piccolo e bambino? Ha undici anni, sta sviluppando bene, hai visto come sta diventando alto? Tra poco troverà anche una fidanzata tra le ragazze del villaggio che gli porterà via l’innocenza!
– Dei del Cielo Artorius! Ma pensi solo a questi argomenti? Ti dico che è ancora piccolo! Alla sua età pensavi già al sesso?
– Amore … tu mi porti a pensarci parecchio e … spesso, a quell’età comunque ci pensavo e come!
 
Gwyneth fece un’espressione scandalizzata che fece ridere Artorius, poi la strinse per i fianchi e l’accostò al suo bacino, cercando nuovamente la sua bocca. Molto probabilmente, da come l’inguine del suo sposo stava reagendo, prima di andare da Eva, Artorius le avrebbe fatto visita in camera da letto …
 
Nel pomeriggio madre e figlio cavalcarono affiancati, dirigendosi verso il boschetto che separava il villaggio celta dalla casa di Donna Eva. Il pony di suo figlio era docile e si teneva vicino alla bella cavalla bianca di Gwyneth. Nonostante gli anni, la cavalla ancora si manteneva agile. Gwyneth la trattava amorevolmente e, nelle stalle, la fedele bestia era tenuta in grande considerazione dagli scudieri e trattata a sua volta come la “regina” dei cavalli.
Avvistarono la casa in pietra della madre di Sir Lancillotto ….
Strano … non c’era nessun movimento lì intorno. Non si vedevano le poche pecore di Eva pascolare, né le sue galline razzolare. Il fumo dal camino non usciva …
Per Gwyneth non era un buon segno, cosa diavolo stava succedendo? Invitò suo figlio a spronare il pony alla corsa e a sua volta fece lo stesso con la sua cavalla bianca.
Arrivarono alla casa e la principessa, vestita con i suoi pantaloni di morbida pelle scamosciata, saltò giù dalla cavalcatura. Le pecore belavano affamate nel loro ovile. Corse ad aprire alle povere bestie che si riversarono sul prato a brucare voracemente l’erba. Fece uscire dal pollaio le galline che come le pecore si gettarono verso la libertà del prato e verso il cibo starnazzando.
Corse verso la pota chiusa della casa in pietra, chiamando la madrina di suo figlio. Nessuno le rispose. La porta era bloccata dall’interno. Il terrore per una sorte infausta toccata alla sua carissima Donna Eva le fece percorrere la schiena da un brivido gelato. Chiamò suo figlio per farsi aiutare ad aprire la porta. Il ragazzo, per quanto giovane, aveva la forte muscolatura di suo padre, pur se ancora in fieri.
 Il ragazzino ebbe l’idea di sollevare la porta di legno con un bastone, a modo di leva e riuscì a far uscire dai cardini le tavole di legno. Con una spinta, data insieme a sua madre, la porta fu abbattuta. La  Principessa Sassone corse dentro chiamando disperata Eva.
 
– Madre! Madre!
 
Da tempo Gwyneth aveva preso l’abitudine di chiamare la madre di Cillian in quel modo e Donna Eva ne era onoratissima.
 
– Figlia mia! Sono qui ….
 
A sua volta Eva la chiamava “figlia”, ma questa volta lo fece con un fil di voce, interrotto da un violento colpo di tosse.
Gwneth, seguita da suo figlio, si precipitò nella stanza in cui la povera Eva giaceva nel suo umile letto. Il suo cuscino era macchiato di sangue. Il violento colpo di tosse le aveva fatto espettorare un ennesimo boccone di quel liquido rosso.
 
– Madre … sono tre giorni che non vi vedo e siete peggiorata così tanto?! Avete anche la febbre … non potete restare così! Vi porto con me alla Rocca, vi curerò di persona!
– Figlia mia … no… non credo che mi resti molto ormai …
- Non dite così! Ce la farete … dirò ad Artorius di far tornare Cillian … dovete rivederlo …
 - Cara che sei … ti ringrazio …. Sarebbe il mio ultimo desiderio … sono passati undici anni da che è partito … non è mai tornato … in quel cassetto conservo le sue lettere … puoi custodirle per me Gwyneth quando non ci sarò più?
 –Che dite madre?! Voi vivrete per rivederlo e riabbracciarlo … non morirete … se volete le lettere le porteremo alla rocca!
 
Con un cenno la Principessa fece accostare suo figlio.
 
– Tesoro come sei cresciuto!  … Mi pare ieri che ti ho raccolto … piangevi con la voce di un re … somigli tanto a tuo padre … ma i tuoi occhi sono verdi come quelli di Gwyneth …
 
Non c’era tempo da perdere! Eva stava troppo male. La Principessa, ormai sicura della capacità di cavalcare di suo figlio, gli ordinò di tornare di corsa da suo padre per organizzare un carro e portare Donna Eva alla Rocca. Il ragazzino non se lo fece ripetere due volte e come il vento cavalcò sulla via di casa.
 
Eva fu alloggiata nella stanza che occupava durante il periodo in cui aveva accudito Gwyneth e suo figlio appena nato. Gwyneth, aiutata dalla sua Prima Dama, Lady Elenoire, iniziò a prestarle le cure necessarie. Dovevano farle abbassare la febbre, cercare di capire di quale male soffrisse e vedere quali erbe l’avrebbero aiutata meglio. Non poteva contare sull’aiuto di Merlin … era sparito dalla partenza di Cillian, di lui non si sapeva più nulla da buoni undici anni …
Lasciando Elenoire al capezzale di Donna Eva, Gwyneth entrò trafelata nella sala della Tavola Rotonda. Suo marito stava consultando dei documenti.
 
 – Artorius! Devi scrivere immediatamente a Cillian di tornare da noi! Sua madre ha poco da vivere temo! Il suo ultimo desiderio è di rivedere il figlio che le è rimasto …
 - Gwyneth … non è possibile che torni al momento …
- Cooosa?!! Artorius! Non voglio sentire scuse! Eva ha diritto di rivederlo e anche lui deve poter salutare un’ultima volta sua madre!
– A quest’ora Lancillotto sarà in viaggio in mare .. l’ho incaricato di trattare degli affari con i Pitti del capo estremo delle Highlander …
- Non mi importa un accidente dell’incarico che gli hai dato! Inviagli il messaggio per via terra, lo recapiteranno nelle Highlander e da lì partirà per tornare a Camelfort! Un altro messaggio mandalo per via mare, se lo incrociano lo consegneranno o gli arriverà a Droighead Atha!
 
Gwyneth era fuori di sé, gli voltò le spalle e uscì dalla stanza per tornare ad accudire Donna Eva. Artorius rimase solo nella grande sala. Era affezionato anche lui a Eva, voleva bene anche a Cillian, era il suo migliore amico … I dubbi lo assalirono e prevalse in lui il suo lato egoistico.
 
“Sono anni che ti tengo lontana da Lui Gwyneth … non posso rischiare che torni … non posso rischiare che vi riavviciniate … quello che non è successo potrebbe succedere … Non voglio perderti … sei mia … Per quanto mi possa dispiacere per lui e sua madre … ti lascerò credere di aver scritto … magari lo farò tra qualche giorno … vedremo come starà Eva … Se dovesse morire gli invierò direttamente l’annuncio della sua morte o comunque la lettera arriverà in ogni caso tardi … non sarà più necessario che Cillian torni … “
 
Storybrook 1726
 
Il pomeriggio di quel sabato …
Dopo qualche isolato Jason si voltò indietro per vedere se ancora il mendicante era da quelle parti. Era andato via. Con mani tremanti riaprì il biglietto che gli aveva recapitato.

“Caro ragazzo,
Se vuoi che i tuoi cari genitori, Matteus e Domitilla, continuino a godere di buona salute, ti conviene non fare il furbo con me e rispettare i patti! Evita di raccontare del nostro accordo mio caro e cerca notizie sulla bella Lady Barbra. So come rintracciarti, non temere, ti sono più vicino di quanto credi! Userò ancora questo vecchio mendicante per raggiungerti. “

 
Il biglietto era firmato R. S.
Quell’uomo lo aveva spiato, sapeva dove abitava, gli aveva mandato il vecchio direttamente a casa! Conosceva i suoi genitori!
 
Angosciato Jason si passò la mano sulla bocca mentre i suoi occhi guardinghi scrutavano in ogni direzione. Era uscito di casa per andare alla caserma dal Colonnello Pendràgon … non sapeva più cosa fare … tutti i suoi buoni propositi erano andati all’aria con quel vile ricatto.
Improvvisamente prese una decisione. Sapeva cosa fare: sarebbe andato comunque dal Colonnello, avrebbe detto il minimo che tutti più o meno potevano sapere, non avrebbe detto dell’accordo con Smith e poi avrebbe provato ad indagare su Lady Barbra, in attesa di essere contattato di nuovo da quell’uomo.
 Doveva fare molta attenzione, aveva capito che Smith aveva occhi ovunque e il suo primo dovere era di proteggere i suoi genitori …
 
 
Angolo dell’autrice
Buona domenica a tutti. Come sempre grazie a voi che leggete e a chi commenta. Come avete visto sono riuscita ad inserire un mio disegno nel capitolo precedente, proverò a far lo stesso in questo, saprò se è andata bene solo dopo la pubblicazione, quindi spero di riuscirci anche questa volta. Devo ringraziare per i suggerimenti e la pazienza Gio, che non si è arresa nel volermi insegnare come inserirli. Un bacione a te Gio!
 Non so se vi è capitato di guardare su Disney always with us, io l’ho fatto e ho potuto leggere le belle recensioni che Gio sta scrivendo sulle puntate della sesta serie di OUAT, divertenti, ben scritte e documentate, brava la mia amica di “penna e pastelli”!
Sperando che questo capitolo allieti la vostra domenica, vi abbraccio tutti, siete tantissimi! Aspetto di sapere cosa ne pensate.
A presto e ancora grazie.
Lara
 

 
 
 
 
 

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Capitolo 43
*** Affrontando l'ignoto ***


XLIII Capitolo

Affrontando l’ignoto
 
Domenica notte …
Jason Dulittle non sapeva più cosa pensare, era sgomento! Nel giro di poche ore aveva scoperto una serie di cose che non avrebbe immaginato neppure con la più fervida fantasia!
 
Il pomeriggio prima, uscito da casa per andare a costituirsi al Colonnello Pendràgon, aveva avuto la spiacevole sorpresa di ricevere, per mano di un ignaro mendicante, l’ordine – ricatto di Mister Robet Smith. Quell’uomo non lo mollava, aveva fatto un accordo con lui ed era stato come firmare un contrato con il Diavolo!
Jason aveva sentito di dover ripulire la sua anima dai peccati che aveva commesso, era uscito dalla chiesa di San Patrizio con il perdono di Dio e le guance gonfie per gli schiaffi di Padre Charles, ma alla fine era stato più il dolore che aveva sentito per la raggiunta consapevolezza del suo operato che per gli schiaffi del prete.
Voleva rimediare, invece …
Quel “Demonio” di Smith si era ripalesato sventolandogli sotto il naso quel malefico accordo che lui non aveva capito, all’inizio, cosa gli sarebbe costato. La sua anima era vincolata a quel contratto ora, Smith continuava ad insozzarlo e ad incatenarlo con la vile minaccia di uccidere i suoi amati genitori.
Preso dalle sue angosce aveva visto la giovane Agnes passargli accanto e guardarlo disgustata. Come darle torto?! La ragazzina gli era sempre stata amica, era sicuro che nutrisse per lui simpatia, ma dopo quello che aveva tentato di fare a sua sorella poteva ormai provare solo schifo per lui! Avrebbe voluto piangere per la sua stupidità, ma si rese conto che sarebbe stato ancora più stupido!
Al Colonnello raccontò della lite con Eddy, della sfida e di come quel tizio sconosciuto gli avesse offerto “gratuitamente” aiuto, mandandogli i due secondi. Il Colonnello era rimasto a fissarlo e gli aveva chiesto se fosse veramente sicuro che Mister Smith non gli avesse chiesto nulla in cambio, magari non soldi ma informazioni su qualcosa o qualcuno in particolare.
 Jason si aspettava quella domanda, era ovvia! Chi a questo mondo dava senza voler nulla in compenso?! Possibile solo lui non aveva capito la portata della richiesta di Smith?! E la questione con il Capitano Jones? Tutto era stato architettato per farlo fuori e lui era stato una misera pedina nelle luride mani di quel Demonio.
 
– Come era la voce di Smith? Hai avuto modo di sentire la sua risata?
 
A quella domanda Jason era rimasto perplesso. Che importanza poteva avere per il Colonnello? Ma gli venne spontaneo rispondere il vero.
 
– La sua voce non mi piaceva … sembrava falsa e … e la risata … aveva qualcosa di … di diabolico.
 
Vide il Colonnello abbozzare un sorriso sghembo, si per lui quel dettaglio significava qualcosa, ma cosa?
Tornato a casa, meno euforico di quando era uscito, i genitori lo avevano guardato preoccupati. Li aveva tranquillizzati dicendo che era solo stanco e che gli accadimenti lo avevano veramente turbato. Aveva annunciato che il lunedì sarebbe andato da Rosalind Stone, avrebbe preso servizio da lei come richiesto da Lady Barbra.
 
– A proposito di Lady Barbra … Agnes ci ha portato il suo messaggio … domani sera io e tua madre saremo da lei alla villa con gli altri suoi dipendenti … sai una delle nostre riunioni di lavoro periodiche per fare il punto della situazione … ci sarà anche Rosalind … le parlerò …
 
Già, le riunioni di lavoro dei suoi genitori! Poteva essere un’occasione per conoscere meglio la “Signora”.
 
 – Padre posso venire anche io e parlarle di persona …
- No no Jason! Non so quanto Lady Barbra possa essere contenta di vederti, dopo tutto questo pasticcio … meglio non farla alterare di più nei tuoi confronti!
 
Matteus aveva di sicuro ragione, ma non poteva sapere le sue vere motivazioni!
 
Era stato così che, dopo averli salutati per andare a dormire, prima che uscissero di casa, era sgattaiolato dalla porta del retro e si era nascosto nel bagagliaio del loro calesse. Quando erano giunti a Villa Mc Canzie, Jason aveva atteso che finisse il movimento dei convenuti e quando ormai nessuno poteva vederlo era uscito dal bagagliaio e si era appostato sotto la finestra della sala, dove vide oltre trenta persone riunite.
 
Aveva pensato che fosse una strana riunione di lavoro, c’era gente che non lavorava per Lady Barbra, come Padre Charles, il Maggiore Smoke, il Sergente e lo stesso Colonnello Charming Pendràgon. Alla sinistra e alla destra di Lady Barbra sedevano il Colonnello e il Capitan Jones. Riguardo a Jones non era così strana la cosa, era lui che l’aveva portata nel Maine per i suoi commerci! Fu strano però il modo troppo confidenziale che la “Signora” ebbe per ringraziare il Capitano. Jason vide bene il gesto delle loro mani intrecciate e il galante baciamano dell’uomo. Non si aspettava di certo gli argomenti che furono trattati. Quali affari?! Quali commerci?! Era un discorso politico che aveva sentito! La bella e altera Lady Barbra era il capo di un’Organizzazione Giacobita di cui facevano parte tutte quelle persone … compresi i suoi amati genitori!
Jason non aveva nulla contro il possibile ritorno degli Stuart, ma agli occhi di Guglielmo III Villa Mc Canzie sarebbe stata un covo di traditori! La missione nel Maine era servita per arruolare altri a quella causa e per procurarsi armi e scorte di cibo … altro che commercio di broccati e altro materiale elegante e costoso!
Solo in quel momento Jason si rese conto che, in quegli anni che lui era stato a studiare in Inghilterra, i suoi genitori avevano unto la ruota di quel carro politico che presto avrebbe portato dei grandi cambiamenti e sicuramente un cospicuo spargimento di sangue! Non aveva mai capito nulla … non si era mai accorto della vita segreta dei suoi genitori, era proprio un imbecille superficiale, interessato a ben vestirsi e a farsi bello con le “Signorine”! Si sentì ancora più insulso di quanto veramente fosse! E ciò che sentì dopo, gli confermò ulteriormente quella verità su  se stesso.
 Sapeva chi fosse il Duca Rumbl Mc Cassidy, sapeva che era stato arrestato per i suoi misfatti dalla Principessa e che era riuscito a fuggire con il suo bieco amico “Pirata”, ma scoprire che si era presentato a lui sotto le mentite spoglie di Mister Robert Smith, fu come prendere un pugno in faccia, più forte delle sberle di Padre Charles! Fu certo che si trattasse di lui quando Angus descrisse la sua risata diabolica. Jason si era portato le mani alla bocca per la sorpresa e il terrore!
 
 “Dio con chi sono entrato in contatto! Quello è un vero mostro! Non avrà il minimo scrupolo ad uccidere i miei genitori!”
 
Era stato costretto a trattenersi sotto quella finestra anche dopo la fine della riunione e non aveva potuto ritornare al bagagliaio del loro calesse, poiché alcuni degli uomini giunti a cavallo erano rimasti a chiacchierare dietro la vettura.
 Aveva dovuto arrendersi all’idea di tornare a piedi al porto.
 
Nascosto dalla siepe, aveva continuato a sbirciare nella sala, aveva visto congedarsi per ultimi gli ufficiali, mentre il Capitano Jones si attardava con Lady Barbra. Non si sentiva cosa dicessero, erano piuttosto vicini e parlavano tra loro. Poi, improvvisamente, rimase con la mandibola scesa nel vederli gettarsi l’una tra le braccia dell’altro e baciarsi con un trasporto tale ed una sensualità, da provocargli una reazione d’eccitazione che non riuscì a controllare!
 “Diavolo di una donna! La morigerata ed austera Lady Barbra ha una tresca con il Capitano Jones?!!”
La sorpresa maggiore Jason la ebbe quando vide il Capitano far scivolare dal capo della donna la parrucca che indossava e farle  srotolare per la schiena i lunghi e biondi capelli della Principessa Emma Swan Charming Pendràgon. Jones aveva gettato via la parrucca e con le labbra incollate a quelle della Principessa, in un abbraccio carico di erotismo, stava cercando di condurla verso il divano.
La mandibola di Jason aveva rischiato di staccarsi del tutto e gli occhi di uscirgli dalle orbite!
 
“Signore Santo … Lady Barbra e la Principessa sono la stessa persona?!!! Dio … faranno l’amore su quel divano adesso!!”
 
Jason non ebbe la possibilità di continuare ad assistere a quel piccante spettacolo. La principessa si era sciolta dall’avido e passionale abbraccio del suo Capitano Jones, l’aveva preso per mano e l’aveva condotto su per le scale. Jason poté solo immaginare come la cosa continuasse …
 
Ora se ne stava tornando a piedi verso casa. Ne aveva di informazioni per Mister Smith!
 
***
 
Diario di bordo
Anno Domini MDCCXXVI,
Giorno XXVIII del mese X.
IV giorno dalla partenza dal porto di Storybrook, nessun avvistamento in mare.
Si presume che il vantaggio di circa una settimana da parte della Reine de France abbia dato modo al nostro nemico di organizzare sue eventuali strategie. Viaggiamo verso l’ignoto. Non sono stati uditi colpi di cannone, non sono stati avvistati ne relitti ne cadaveri. La nave francese sicuramente è in viaggio e non ha subito attacchi.
Esploreremo la rotta per la Francia ancora per due giorni. In mancanza di risultati si tornerà indietro per l’esplorazione della costa di Storybrook..

 
Il Capitano Killian Jones ripose la penna d’oca nel calamaio, fece asciugare l’inchiostro sul diario di bordo e lo richiuse. Accarezzò la scritta dorata sulla copertina di cuoio marrone ed emise un sospiro nostalgico. Non era per suo fratello, il cui nome era inciso in quei caratteri dorati sulla copertina di cuoio, era per Emma.
 
Aveva passato la sua ultima notte a Storybrook con lei tra le braccia. Aveva asciugato le sue lacrime disperate per l’imminente partenza del suo uomo … Sentiva lacerarsi il cuore quando la vedeva piangere! Era arrivata a dire di voler partire con lui! Era una bella tentazione l’idea! Ma no! Decisamente quella era una missione pericolosa, poteva definirsi una “Missione Suicida”, nel gergo della marina avrebbe detto così, ma non a lei, lei non doveva nemmeno sentirla quella definizione!
 
Era riuscito a riportarle il sorriso sulle labbra amandola con passione e devozione, avevano goduto insieme senza freni e senza remore, appartenendosi totalmente. Sapeva che lei avrebbe sentito la sua mancanza  come lui la sentiva di lei. L’aveva baciata fino a consumarsi le labbra, le sue e il suo corpo erano così morbidi che al solo pensarla avrebbe voluto averla anche in quel momento …
Si abbandonò con la schiena alla spalliera della poltrona, chiuse gli occhi e si massaggiò l’attaccatura del naso con pollice e indice.
 
“Emma … Emma … chissà se il nostro “Piccolo Fiore” esiste veramente … tu ne sembravi sicura … io ho solo la sicurezza dell’azione e del mio desiderio che sia vero!”
 
Riaprì gli occhi e si guardò intorno. All’angolo, alla sua destra, la chitarra spagnola occupava il solito posto … sorrise al ricordo del loro primo momento di vicinanza.
 
“Amore mio … eri bellissima … anche con quella parrucca corvina … hai voluto ridarmi il ricordo del suono di quella chitarra … sei stata dolcissima e poi … poi non sono riuscito a trattenermi … Emma quanto ti volevo! … Tu volevi me … ma era troppo presto … non sapevo delle barriere che ti proteggevano … ma, pian piano, sono riuscito ad abbatterle …”
 
Si voltò all’angolo di fronte, dove il suo giaciglio, dal quale si era da poco alzato, era già in ordine perfetto con le coperte ben tirate. Quel giaciglio era testimone di altri, tanti, momenti con lei, dalle cure che gli aveva prestato durante la febbre per la ferita infettata, alle volte che vi avevano dormito insieme solo accarezzandosi e poi le volte in cui, dopo aver abbattuto le barriere della sua donna, si erano amati senza più nessun pudore e remora, con lei resa libera dal trauma causato da suo marito e libera da quel vincolo legale che a lui la legava, grazie all’annullamento stilato dal Governatore del Maine, suo stesso padre.
Killian sentì il bisogno di uscire all’aria aperta, più si guardava intorno in quella stanza e più i ricordi collegati ad Emma prendevano spazio nella sua mente.
Non poteva permetterselo, doveva mantenersi lucido, pensare a lei lo faceva solo sognare. Doveva smettere di sognarla anche ad occhi aperti!
 
Salì sul ponte di prua. Erano quasi le otto di mattina. Il ponte era pulito. Eddy era rimasto a Storybrook, ma la pulizia del  ponte non era più da un pezzo il suo incarico abituale. Ora quella corvè se la dividevano in turni e quella mattina era toccata a Brontolo. Killian non lo aveva sentito fiatare, cosa strana per lui! Gli passò vicino in quel momento e gli fece il saluto militare. Il vecchio Max non aveva perso quell’abitudine della disciplina della Royal Navy e il Capitano gli rispondeva di solito allo stesso modo, ma quella mattina gli chiese come stesse.
Brontolo era rimasto sorpreso della domanda e si chiese come avesse fatto il Capitano a capire che qualcosa in lui non andava. Gli rispose un frettoloso “Bene Capitano”
 
– No Max non mi convinci! Non sei tu questa mattina, da che mi sono alzato non ti ho sentito un secondo lamentarti … tu non stai bene!
 
Brontolo aveva fatto un’espressione da cane bastonato, decisamente aveva l’aria depressa!
 
– Non lo so Capitano ma se c’era … Eddy … le giornate sarebbero state più divertenti … avrei avuto qualcuno da prendere a calci nel culo almeno!
 
Killian rise di cuore, ecco il punto! Il “rude” Max sentiva la mancanza del ragazzo, gli si era affezionato col tempo, anche se lo trattava peggio di come facesse lo stesso Capitano.
 
– Dubito che ora riusciresti a dargli calci nel culo Max, è alto il doppio di te ormai e mi sembra che l’ultima volta che hai provato a fargli uno sgambetto, ti abbia ricambiato facendoti fare un bagno che avresti volentieri evitato, ma che a mio parere ti è stato piuttosto utile!
 
Max per risposta fece un broncio infastidito e imprecando andò a svolgere le altre sue mansioni di giornata.
Il Capitano guardò verso il cassero di poppa. Jefferson era al timone come ordinato, tra breve gli avrebbe dato il cambio. Si voltò verso l’entrata di sottocoperta e vide salire Paul, soprannominato da lui Jambon. Il cuoco gli fece anche lui il saluto militare. A quanto pareva quella missione di caccia aveva risvegliato a tutti le vecchie abitudini della Royal Navy, in fin dei conti l’addestramento ricevuto era un vero e proprio condizionamento!
 
Paul si dirigeva verso uno dei grandi barili delle scorte, uno di quelli che conteneva carne essiccata sotto sale, ne avrebbe prelevata la giusta quantità per il rancio di giornata; iniziava presto, doveva metterla in acqua per dissalarla o sarebbe stata immangiabile.
 Killian realizzò in quel momento che Jambon era padre di due bei figlioli, avuti da Luna Calante, la pellerossa  che aveva conosciuto e sposato a Neverland.
 
– Paul … vieni qua Mate! Facciamo due chiacchiere!
 
Il cuoco rimase sorpreso, il Capitano era un uomo sicuramente simpatico e socievole, aveva avuto un’ottima formazione sociale e culturale, era di nobili origini, sapeva tenere conversazioni brillanti, come sapeva destreggiarsi nelle peggiori bettole di porto, tra gente di bassa lega e delinquenti, non disdegnando zuffe e duelli, ma quando erano in missione solitamente era ben poco loquace. Da quando poi si era innamorato perdutamente della Principessa, se le mancava un paio di giorni diventava intrattabile. Stranamente, dopo quasi una settimana lontano da lei, non sembrava burbero come suo solito, ma che avesse il desiderio di fare due chiacchiere era veramente cosa rara e impensabile!
 
– Oui mon Capitaine!
 
Il giovane Capitano Jones aveva l’aria di uno che voleva chiedere qualcosa e non sapeva dove cominciare. Jambon lo guardò in viso aspettandosi che fosse lui ad aprire un qualche discorso e poi, quando sentì ciò che gli chiedeva, tutto gli fu chiaro.
 
– Paul … tu hai due figli no?
– Oui Monsieur, lo sapete bene!
– Si … si certo … ti …ti mancano Paul?
– Oui mon Capitaine … beaucoup!
 – A volte dimentico che alcuni di voi hanno famiglia … ma ora più che mai sento quanto sia importante Paul …
 - Lo è mon cher Capitaine …
 - Spero di riportarvi presto a casa Paul … ve lo devo!
– Nous sommes avec vous mon Capitaine!
– Si Paul … grazie … mi avete seguito da quando ho iniziato la mia battaglia personale …
- Una battaglia anche nostra Monsieur!
– Lo so Paul … ma ora credo che sia giunto il momento di rallentare la corsa e … fermarsi … realizzare altro!
– Sarebbe très beau mon ami!
– Vorrei anche io una famiglia Paul … questa è la verità …
 - Trovo che sia una cosa giusta Monsieur … Lady Emma ha l’annullamento del matrimonio … potrete sposarla anche nella legge dell’uomo oltre che in quella de Dieu le Père!
– Si … è quello che intendo fare! … Paul …
- Oui?
– Volevo chiederti una piccola … informazione …
- Bien sûr!
 
Doveva essere un’ informazione particolare, poiché Paul si accorse di una punta d’imbarazzo da parte del Capitano quando lo vide portarsi il dito indice verso la guancia e l’orecchio, come faceva in quelle rare occasioni.
 
– Sai … se c’è un modo per capire se una donna aspetta un bambino prima che si noti la pancia?
“ Ora capisco Cher Capitaine le due chiacchiere, la tua Signora ancora non ti ha detto nulla e tu hai i tuoi dubbi! Vediamo di aiutarti allora!”
 – Monsieur … le donne lo scoprono ben presto … hanno ritardi nelle loro regole fino a non presentarsi più per i mesi di gravidanza …
 - Certo Paul … questo lo sanno tutti … ma tu sei sposato e padre di due figli … si può capire senza sapere di queste faccende mensili?
“ Maledizione! Un marito deve controllare anche questo? Non me ne sono preoccupato proprio … quando Emma è stata male per qualche giorno, la prima volta in viaggio, io non aveva nemmeno capito che diavolo avesse! È stato Paul a farmelo capire … ma pensandoci bene forse un marito ci deve far caso o diventa come una bestia e tratta la donna come un animale da riproduzione … un figlio dietro l’altro non è una cosa salutare per una donna … mi ricordo alcune delle contadine di mio padre … erano diventate vecchie senza esserlo, con una decina di figli … No! Alla mia Emma non accadrà, starò attento da ora in poi … voglio che si mantenga in salute!”
 
Paul stava pensando, poi, all’improvviso, il suo viso prese un’espressione sognante e nostalgica; portandosi le grosse mani al petto formò due coppe:
- Mon Capitaine … una cosa bellissima che succede alle donne incinte …
-Si?!
 – Mon Dieu Capitaine!  Le poppe! Le vengono due poppe da infarto e si scuriscono i capezzoli …
 
Paul, con il suo accento francese, aveva usato un certo entusiasmo descrivendo e mimando. Il Capitano era rimasto con un sopracciglio alzato, gli occhi azzurri sgranati e la bocca aperta. Paul credette di essere stato poco rispettoso, aveva pensato a Luna Calante ma non voleva che il Capitano credesse che pensasse alla sua Lady Emma, forse era meglio tornare in Cambusa!  Emise un colpo di tosse e poi frettolosamente aggiunse:
 
- Pardon Mon Capitaine … credo di dover scendere in cambusa per preparare il rancio …
 
Killian non aveva risposto, ancora era a bocca aperta.
 Mentre scendeva sotto coperta Paul lo sentì improvvisamente lanciare un urlo di gioia.
 
“Très bien mon ami, ora lo sai!”
 
Non gli erano state necessarie altre spiegazioni, già ragionando sulle “regole” della sua sposa si era reso conto che in effetti solo durante il primo mese di viaggio Emma era stata poco bene, aveva avuto bisogno di tisane alla malva preparate da Paul, poi non si era più verificato. Il suo seno, da che avevano iniziato ad appartenersi, era diventato ogni giorno più florido, le aveva detto che era ingrassata, ma sembrava ingrassata solo lì in effetti e quelle sue gemme rosee, sempre più scure, aveva pensato fossero dovute ai suoi baci focosi. Sentì il cuore scoppiargli per la gioia!
 
“ Mio Dio! Emma, veramente il nostro “fiorellino” ha messo radici in te! Amore mio perché non mi hai detto niente! Da quanto? Non ci posso credere! La nostra prima volta? Si … già la nostra prima volta … nella tua stanza nel Maine … dopo il ballo e la cena organizzate da tua madre e da Regina solo per noi due … eri stupenda, indossavi lo stesso vestito di dodici anni fa … quando sei scesa da quelle scali ti ho desiderata da impazzire! Non ci potevo credere quando mi hai detto di non voler avere più fantasmi a condizionarti e che volevi essere mia … ero così emozionato … si, non ti ho resistito … è stato allora … ma anche due notti dopo … nel bosco, sotto la luna piena … con lo scorrere del fiume li vicino … Emma … Emma … sono quasi quattro mesi amore … lo sapevi perfettamente quando pochi giorni fa mi hai detto che “sicuramente tra pochi mesi avremo un piccolino”, tra meno di quanto possa aspettarmi in effetti! Mi chiedo perché non mi hai detto niente … forse ci hai provato quando abbiamo parlato di avere figli … ti ho detto che non credevo fosse il momento … sono il solito stupido con te, a volte ti leggo come un libro aperto e altre volte divento completamente cieco! Ti ho bloccata io, avrai pensato che non volevo figli, ma ora sai quanto desidero una famiglia con te e con i nostri bambini, si, anche Henry, lo sento nostro figlio!”
 
Si era ritrovato ad urlare di gioia sul ponte, ridendo come un pazzo e facendo avvicinare i suoi uomini, solo Paul non era tornato da sottocoperta, lui sapeva!
 
 – Killy si può sapere che ti piglia?
 
Jefferson non aveva potuto fare a meno di fargli quella domanda, quando il Capitano si era avvicinato a lui per dargli il cambio al timone.
 
 – Fratello! Ho appena realizzato che diventerò padre …
 
Jeff fece un sorriso e gli diede una pacca sonora sulla spalla sinistra.
 
– Complimenti fratello! Ma quando sarai padre ti dovremmo tenere sulla terra ferma o sfonderai la nave per i salti!
 
Risero insieme e si scambiarono un fraterno abbraccio, poi Killian si mise al timone.
 
 - Sai Jeff, avevo pensato di aspettare altri due giorni prima di tornare ad ispezionare la costa di Storybrook , ma con questa certezza della gravidanza di Emma non me la sento di starle lontano … inverto la rotta e torniamo a Storybrook …
 
Jeff fece un segno di consenso con il capo ma in quel momento, dall’alto della vedetta si udì il grido di Spugna.
 
– Nave a tribordo! Nave a Tribordo!
 
***
 
Emma era così spossata che ancora non riusciva ad alzarsi dal letto quella mattina. Non riusciva ad aprire gli occhi per il sonno. Aveva notato che da un po’ aveva spesso sonnolenza e chiedendo a Fra Benny, questi gli aveva confermato che nei primi mesi di gravidanza era frequente e le aveva detto anche della sua teoria, cioè che con il sonno il corpo producesse sostanze che aiutavano il piccolo nel grembo materno a svilupparsi meglio.
 Dalla partenza di Killian, nonostante il pensiero e la preoccupazione per lui, aveva cercato di mantenere la promessa di prendersi cura di sé, del loro “piccolo fiore”, come lo chiamava il suo amato, e di Henry. Nei pomeriggi di quei giorni aveva spesso schiacciato un pisolino e di solito lo aveva fatto con Henry vicino, addormentandosi insieme, mentre lo coccolava e lo cullava tra le braccia, sul letto nella camera del piccino.
Ancora con gli occhi chiusi iniziò a stiracchiarsi, ma realizzò di essere stretta nel letto, qualcosa le premeva inoltre su una spalla. Quel qualcosa adesso le stava facendo una carezza sul viso e le stava salendo sullo stomaco, schiacciandola. Aprì gli occhi e si trovò davanti due occhi azzurro oceano, bordati da lunghe e folte ciglia brune che la guardavano sorridenti.
– Killian!
Ora uno dei sopraccigli bruni si inarcò sorpreso.
– Mamma! Stavi sognando il Capitano Jones?
– Dio mio Henry! Che ci faccio nel tuo letto?! Ma che ore sono?!
Cercò di mettersi seduta e suo figlio le portò le braccia al collo tempestandola di bacini sulle guance. Emma rise di gioia a quella dimostrazione di puro affetto di suo figlio. Gli prese il visetto tra le mani e lo guardò sorridendogli. Quella tonalità di azzurro degli occhi di Henry … quei capelli bruni che gli ricadevano ribelli sulla fronte! In un attimo rivide i volti sorridenti di suo figlio e di Killian affiancati, Henry seduto sulla gamba piegata di Killian inginocchiato, che la guardavano con lo stesso sguardo e gli stessi capelli scompigliati dal vento ….
“No … non è possibile … la mancanza mi provoca le traveggole ora?!”
– Tesoro siamo due dormiglioni! Ci siamo svegliati tardi questa mattina … ieri sera sono crollata a  dormire sul tuo letto dopo averti raccontato la favola della “Evil Queen”!
– Hai visto mamma?
– Che cosa tesoro?
– Il disegno della Evil Queen! Non ti sembra che somigli alla mia bisnonna Regina?
 
Emma rise nel pensare a sua nonna Regina. Chi, vedendola, avrebbe mai detto che era sua nonna? In effetti non lo era! Era la giovane matrigna di sua madre, avevano così poca differenza di età che anche Killian, quando l’aveva conosciuta nel Maine, si era complimentato con lei per il suo fascino e la sua bellezza. Regina ancora aveva i capelli neri e si manteneva in forma smagliante, nei suoi splendidi anni di maturità!
 
– Pensandoci bene non hai torto Henry! Hanno entrambe i capelli neri e quel tipo di acconciatura alta, anche il portamento regale è molto simile!
 
Le somiglianze! Emma non voleva farlo notare a suo figlio, ma era rimasta veramente sorpresa nell’averlo associato a Killian. Per fortuna il piccolo non era tornato sull’argomento di cosa stava sognando! Non stava sognando proprio in quel momento, ma aperti gli occhi e trovatisi così vicini quelli di Henry, aveva avuto la stessa identica sensazione di quando vedeva quelli di Killian svegliandosi con lui la mattina. Sarebbe stato un sogno veramente che Herry fosse figlio di Killian, come aveva voluto pensare vedendo delle somiglianze, ma non era possibile!
 
 Belle le aveva raccontato dei particolari della conversazione che aveva sentito tra Cora e Rumbl in merito a Milah e alla sua creaturina. Milah aveva tentato di uccidersi  alla scoperta di aspettare il piccolo, perché non voleva il figlio di un mostro! Se Milah era arrivata a cercare una sorte così, doveva esserne ben convinta su chi fosse il padre del piccolo!
 Era vero che anche quando li aveva visti con i visi vicini e sorridenti aveva pensato che  da piccolo Killian potesse essere simile ad Henry, quei capelli scuri e il colore degli occhi! E se Milah non avesse saputo lei stessa? No … no … una donna sapeva di chi era suo figlio! E se avesse mentito? Se avesse finto di volersi suicidare?
 
 Se il bambino fosse stato di Killian e Rumbl lo avesse saputo, sicuramente sarebbe stato sacrificato come gli altri innocenti!
 Milah era la donna di un pirata, lavorava in una taverna, sapeva destreggiarsi tra gente della peggior feccia. Milah non era una stupida, avrebbe protetto il suo bambino come lo avrebbe fatto lei. In quelle circostanze, prigioniera e impotente, poteva solo fingere, giocare l’unica carta a sua disposizione e fingere di non volere quella creatura poiché figlio di Rumbl, poteva ingannarlo e forse c’ era riuscita!
 Se fosse stato così, Killian si sarebbe ritrovata una grandiosa sorpresa al suo ritorno, gli avrebbe detto che non solo il loro “piccolo fiore” aveva messo radici da quasi quattro mesi, ma alla sua nascita avrebbe avuto già un fratellino consanguineo di sei anni, Henry! Sarebbe stata l’apoteosi della felicità! Sarebbero partiti portando con loro anche il bambino, peccato per Neal!
 
Emma si ritrovò a fantasticare su questa possibilità, mentre teneva ancora tra le mani il libro di favole, aperto alla pagina in cui era ritratta la Evil Queen. Henry saltava sul letto e faceva capriole.
 
– Tesoro è ora che io ti vesta, così scendiamo per la colazione …
- Mamma posso vestirmi da solo? Sono grande ormai!
– In effetti non hai più cinque anni, ne hai sei, tra poco sette … si può dire che sei più grande di un anno fa … ma si! Prova a vestirti da solo, io controllerò che tu lo faccia bene e se servirà ti darò una mano, che ne dici?
 – Dico che sicuramente non avrò bisogno di aiuto!
– Ne sarò felice amore mio!
 
Henry era un bambino intelligente, vivace, molto volitivo e caparbio. Passava dai momenti di tenerezza e dolcezza a momenti d’impulsività …. A pensarci Emma vide altre somiglianze con Killian, anche per alcuni aspetti caratteriali.
Esisteva un metodo per capire definitivamente la verità? Gli esseri umani non erano molto diversi dalle piante nella trasmissione delle caratteristiche! Pensò di consultare qualche libro di botanica tra quelli che, in abbondanza, popolavano la biblioteca di palazzo e sarebbe scesa da Frate Benedictus per fargli qualche domanda.
 
Henry era riuscito a vestirsi da solo ed Emma non poté che complimentarsi con lui:
 
- Sei stato bravo veramente Henry! Da domani mattina farai da solo. Vuoi provare anche ad alzarti senza che io ti chiami? Potremmo fare una prova che ne dici?
 – Siii!! Penso che potrei riuscirci mamma! Quando tornerà Killian gli potrò raccontare che mi so vestire da solo e mi alzo pure da solo, mi dirà anche lui che sono diventato grande e magari mi porterà in mare sulla sua nave!
– Vedremo quando tornerà Henry, comunque sarà fiero di te se saprà che ti alzi presto e ti vesti da solo!
 – Mamma?
 – Si?
 – Tu lo conosci bene Killian … sei stata sulla sua nave per andare dai nonni …
 
Emma iniziò a preoccuparsi, dove voleva arrivare con quelle domande Henry?
 
 – Lo conosco abbastanza, si …
 - Ma lui si alza molto presto la mattina?
 
Ora sembrava Henry quello preoccupato. Emma capì che il bambino voleva rendesi all’altezza delle aspettative del Capitano, aveva una venerazione nei suoi confronti!
Gli sorrise e gli accarezzò i capelli.
 
– Si Henry … Killian è un Capitano e sulla nave si sveglia presto. Se non è stato al timone lui, durante la notte, alle sei è già in piedi, pronto ad ispezionare il ponte della nave e a dare l’ordine del giorno ai suoi uomini, poi si allena con Jefferson ed Eddy nella scherma. Spesso, quando ero a bordo, ci siamo allenati insieme, mi ha insegnato anche qualche trucco che non conoscevo!
– Davveeeroo?!
 
Henry era sempre incantato a sentire raccontare del suo Corsaro preferito!
 
 – Ora basta parlare del Capitano Jones! È ora di colazione, io ho una fame da lupo e tu?
 – Anche io mamma! …. Mamma …
- Si tesoro mio?
 – Dopo … dopo le lezioni … ci alleniamo insieme con le mie spade di legno? Mi potresti far vedere i trucchi che ti ha insegnato Killian!
– Non sono brava come lui … ti sta bene lo stesso?
– Per me va bene! Quando tornerà vedrà che sono diventato un corsaro anche io!
 
Scesero per la colazione, August e Belle stavano finendo la loro e accolsero Henry con il buongiorno e baci da parte di Belle.
 Finita la colazione, Belle portò suo nipote in biblioteca per le sue lezioni ed Emma rimase a parlare con suo fratello August. Questi la informò che non si era saputo altro dalle indagini, Jason era stato utile solo per capire senza ombra di dubbio che Robert Smith era proprio Rumbl. Non erano stati individuati altri stranieri tatuati e al momento aspettavano il ritorno di Killian sperando in buone notizie. Emma sospirò nel pensare al ritorno di Killian, suo fratello immaginò che fosse preoccupata per l’uomo che amava.
 
– Sei preoccupata per il tuo Killian? Sai che è un Capitano molto ingamba, sa il fatto suo, era tra i migliori della Royal Navy e ha una nave eccellente, può tenere testa a chiunque!
– Lo so August, ho piena fiducia in Killian, l’ho avuta anche senza conoscerlo per quello che è veramente e conoscendolo per sentito dire, solo come pirata.
– Si è vero … se non fosse stato così non saresti partita con lui per il Maine!
– August …
- Si Emma?
– Sei mio fratello … mi conosci meglio di chiunque … volevo chiederti ancora scusa per non averti raccontato tutto prima …
- Emma hai avuto i tuoi motivi … ti ho perdonata!
– Sono io che non mi perdono del tutto e vorrei dirti una cosa che ancora non ho detto nemmeno a Killian, non esplicitamente almeno!
– Cosa?
– Io aspetto un figlio da  lui …
 
August era rimasto di sasso. Emma era una donna adulta e quello era il suo primo figlio, vista la verità su Henry. Non era scandalizzato, ma all’occhio del popolo come avrebbe sistemato la cosa sua sorella?
 – Emma … sei felice? Lui accetterà questo bambino?
 – Se sono felice fratello mio?!! Sono immensamente felice August! Killian sospetta che io sia incinta e non vede l’ora di sapere se è vero! Lo sai ci siamo sposati con un rito religioso dopo che nostro padre ha stilato l’annullamento, da allora abbiamo iniziato a comportarci da marito e moglie … sono circa quattro mesi che aspetto questo piccolo …
- Emma … tu e i tuoi segreti! In quattro mesi non hai detto nulla a quel poveruomo?!
– Si lo so … ma è stato tutto così complicato … sono capitate tante cose e ora che stava partendo non ho voluto dirglielo esplicitamente per non lasciarlo con un’ulteriore preoccupazione per me …
 - Probabilmente non sarebbe partito! Io stesso se lo avessi saputo non lo avrei fatto partire, poteva restare e organizzare la difesa qui sul posto con me! Comunque, se le cose vanno come lui ha ipotizzato, per la fine della prossima settimana potrebbe essere di ritorno. Intanto tu, se puoi, per non stare tutto il giorno a rimuginare, continua a dare una mano a Belle per il nostro matrimonio, festeggeremo il tuo compleanno insieme a Killian vedrai! E Poi la domenica seguente ci sposeremo io e Belle! Per un po’ la tua pancia non si vedrà, partirete prima che sia vistosa e vi sposerete nel Maine legalmente, vedrai riusciremo ad evitare le chiacchiere della gente!
– Sai, durante la riunione della “Rete” ero quasi  intenzionata a rivelare che la Principessa Emma e il Duca Neal hanno annullato il loro matrimonio …
 - Non era quello il momento  Emma, anche se il tuo atteggiamento con Killian e la sua galanteria nei tuoi confronti  hanno sicuramente destato qualche perplessità nei presenti, comunque tutti i nostri alleati ti amano e stimano Killian, probabilmente parteggiano per voi due!
 
Con un abbraccio fraterno ed un bacio sulla fronte, August lasciò Emma per andare in caserma, il suo dovere lo attendeva.
Emma rimase qualche altro minuto seduta al tavolo a pensare, poi ricordando i suoi intenti di “studio” delle caratteristiche ereditarie, scese in giardino a cercare Padre Benedictus, magari le consigliava qualche volume in suo possesso!
 
Il Frate sembrava parecchio indaffarato. Aiutato da quattro operai della Rocca, dava ordini a destra e manca su ciò che stavano realizzando. In quel vasto giardino Benedictus spadroneggiava come voleva, in fin dei conti era lui che si occupava dell’orto e della coltivazione delle numerose erbe medicinali!
Emma osservò cosa stavano combinando gli operai e il Frate. Avevano preparato un’impalcatura che partiva dalla torre e si estendeva per qualche metro.
 
– Fra’ Benny cosa stai combinando?
 – Oh Emma figliola! Buongiorno! Scusami ma per ora non posso rispondere alle tue domande su Killian ed Henry, ancora non è giunto il momento! Ora ho un compito più importante da assolvere!
 
Emma era impallidita, quell’uomo la sorprendeva sempre con la sua sagacia. Come accidente facesse non se lo spiegava, sembrava sapesse leggere nel pensiero e nel futuro! A volte la spaventava quella capacità di penetrare nella mente del prossimo. Non gli avrebbe chiesto niente di Henry e Killian, ma era incuriosita sull’importante compito che doveva assolvere il Frate. Osservò ancora e vide che stendevano un pesante telo di stoffa sull’impalcatura.
 – Perché questa specie di capanno?
– Sai, il cielo ci riserva sempre sorprese … i prossimi giorni pioverà pesantemente e con questo telone la protezione è assicurata …
- Già, le tue piante medicinali, giusto … dovesse grandinare per l’abbassamento improvviso della temperatura … riuscirai a salvaguardarle … è una buona idea …
 
Augurandogli il buon proseguimento Emma risalì su per la torre.
La brezza del mare spirava molto forte sul terrazzo e l’azzurro che si vedeva, lì dove si creava la linea dell’orizzonte,  era lo stesso azzurro degli occhi di Killian. In quei momenti sentiva di memo la sua mancanza, lo sentiva più vicino e le sembrava di vederne il volto …
 
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Tanto tempo fa …

Camelfort, Cornovaglia.

Era così vicino il volto di Cillian che, allungando un braccio, avrebbe potuto accarezzarne la guancia coperta dalla soffice peluria della barba …
Gwyneth sentiva così tanto la sua mancanza ed era così forte il desiderio di rivederlo che adesso, lì sul terrazzo del mastio, guardando l’orizzonte marino in direzione della Terra di Eire, gli sembrava di vederlo.
Continuava tutti i giorni a recarsi su quella torre e da quando Donna Eva stava male, e lei aveva chiesto a suo marito Artorius di inviare un messaggio a suo figlio Cillian per farlo tornare, guardava ancora con più impazienza quell’orizzonte.
Dall’invio del messaggio erano passati buoni quattro mesi, era abbastanza per far si che la lettera fosse arrivata e che Cillian, ormai tornato dalla missione nelle Highlanders, avesse ripreso la via del ritorno. Da un giorno all’altro avrebbe visto spuntare all’orizzonte l’albero maestro della nave del Capitano Silver.
Purtroppo non era quello il giorno evidentemente! Sospirando delusa, riscese per le scale del mastio e incontrò la giovane Morgana che saliva a chiamarla.
Lady Elenoire aveva chiesto a sua nipote Morgana di avvisare Sua Maestà che la cara Donna Eva stava peggiorando e la chiamava al suo capezzale.
Sentito il messaggio dalle labbra della bella giovane, Emma corse per quelle strette scale per dirigersi verso la stanza di Eva.
La trovò pallidissima e contemporaneamente febbricitante. Lady Elenoire le umettava la fronte con un panno di lino umido. La Principessa si avvicinò alla donna e le prese la mano sinistra nella sua.
– Madre come vi sentite?
– Figlia mia … sono sempre più debole … ho resistito per vedere un’ultima volta il mio Cillian … temo che non ce la farò oltre …
- NO! Non dite questo! Voi vivrete ancora! Cillian tornerà e starete ancora insieme! Lo so è in ritardo, ma il mare riserva sempre imprevisti, è possibile che gli ci sia voluto più tempo del dovuto con i Pitti delle Highlanders, ma non temete … è solo questione di pochi giorni …
 - Gwyneth … ti devo parlare un momento a tu per tu …
Emma fece un cenno a Lady Elenoire e l’anziana dama, con un inchino, uscì lasciandole sole.
- Ditemi madre …
- Gwyneth cara … non ho avuto vicina mia nuora … è giustamente partita con suo marito … tu sei stata per me più di una nuora, sei stata come una figlia questi anni e sarei stata felice se fossi stata tu la sposa del mio Cillian … A pensarci sareste stati perfetti l’uno per l’altra … ma sei la Regina … perdona questa vecchia sentimentale
- Madre … qualsiasi donna sarebbe stata onorata e fortunata ad essere la sposa di Cillian e vostra nuora, non avete nulla da farvi perdonare, soprattutto da me che vi debbo tanto per quanto avete fatto per me e mio figlio …
- Sono felice di esserci stata Gwyneth … Ora, figlia mia, vorrei darti un piccolo regalo … guarda lì, nel primo cassetto … c’è un sacchettino di velluto rosso … prendilo …  è il ricordo che ti voglio lasciare … l’ho fatto fare apposta per te!
 
Gwyneth fece come le chiedeva Eva e trovò il piccolo contenitore di stoffa rossa. Lo aprì e il cuore perse un battito a vederne il contenuto. Eva aveva capito del suo legame con Cillian? Aveva lasciato trasparire quanto lo aveva amato e quanto ancor lo amasse? Eppure evitava di parlare di lui se non era Eva a farlo!
 
– Madre è un ciondolo bellissimo, ma perché mi regalate il simbolo del Primo Cavaliere?
 
Il ciondolo che Emma aveva estratto dal sacchetto era una medaglia che riproduceva un cigno in volo che portava tra gli artigli un breve bastone uncinato.
 
– Sai Gwyneth, quando Artorius e Cillian sono venuti al tuo villaggio la prima volta, al ritorno gli chiesi come fosse la figlia del Capo Gandar, si diceva che fosse una giovane bella e fiera. Cillian mi rispose con lo sguardo sognante che era vero e che per lui, quella bella principessa, era leggiadra ed elegante come un cigno … Quando ho visto il simbolo che aveva scelto per il suo stemma e per l’armatura, dove l’ha posto all’altezza del cuore … ho pensato che quella principessa gli fosse entrata veramente nel cuore … Tu hai sposato Artorius, è stato giusto così, lo è stato per tutti i popoli di Avalon, Cillian ha sposato Milehna, ma io ho capito che quel cigno che lui ha scelto di tenere per sempre come suo segno, portandolo sul petto … era in tuo onore … Ti voglio fare questo piccolo dono in nome dell’amore che ho per mio figlio e per te Gwyneth … in quella medaglia siete uniti, è l’unico modo in cui potete esserlo … custodiscila gelosamente figlia mia!
 
Gwyneth strinse la medaglia nel palmo della mano e la portò al petto. Due lacrime scivolarono lungo le sue guance. Cillian era nel suo cuore da anni e sempre vi avrebbe albergato. Era vero, quel simbolo era la loro rappresentazione, l’aveva disegnato lui stesso ed era diventato lo stemma della sua armatura e del suo stendardo.
Donna Eva era svenuta, l’emozione era stata molto forte per il suo stato di salute. Gwyneth le si avvicinò per farle una carezza e fu in quel momento che si rese conto che quella che chiamava “Madre” non respirava più. Il dolore che sentì nel profondo dell’anima fu lancinante. Cillian non aveva fatto a tempo a rivedere sua madre e non avrebbe visto neppure il suo funerale.
Poco dopo le dame della Principessa ricomposero il corpo di Donna Eva e Gwyneth scese nella grande sala della tavola Rotonda ad annunciare la dipartita della madre del Primo Cavaliere del Re a suo marito Artorius.
Il Re rimase sgomento, non aveva mai pensato che la salute di Eva fosse così minata.
 
– Allora avevi ragione quando dicevi che stava morendo!
– Marito mio! Pensavi che volessi scherzare sulla vita di Donna Eva? Mi dispiace solo che quando Lancillotto arriverà non troverà più nulla di sua madre!
Artorius vide gli occhi di Gwyneth riempirsi di lacrime, sapeva che era molto affezionata ad Eva, ma temeva che quelle lacrime fossero più per Cillian che per Eva. Distolse lo sguardo sentendosi in colpa e in difficoltà nel guardare negli occhi sua moglie.
 
– Dovremo comunque celebrare il suo funerale quanto prima Gwyneth … anche se suo figlio non è arrivato le daremo tutti gli onori!
– Grazie caro …
 
Gwyneth si avvicinò a suo marito e si strinse al suo torace abbracciandolo e poggiando la guancia bagnata sul suo petto. Artorius la strinse a sé pensieroso e le baciò la fronte quando lei decise di sciogliersi da quell’abbraccio.
 
Il giorno dopo fu celebrato il funerale di Donna Eva. La barca sulla quale venne posta era piena di fiori, le fu messo un vestito lussuoso, scelto dalla Regina. La barca fu fatta scivolare lungo l’acqua del lago, verso l’isola centrale, poi, all’ordine di Valerius, che comandava gli arcieri, vennero incoccate frecce fiammeggianti e scoccate verso la barca che iniziò a bruciare lentamente, fino a ridursi in cenere con il cadavere della donna, sparendo definitivamente nelle acque blu del Lago di Avalon.
La tristezza più profonda riempiva il cuore di Gwyneth al cui fianco sinistro c’era il suo devoto figlio e al destro suo marito. Il ragazzo strinse la mano sinistra di sua madre, sentiva il suo dolore, lo provava anche lui, per lo stesso affetto che nutriva per Donna Eva. Artorius portò il braccio sinistro a cingerle la vita, la strinse a sé e pian piano lasciarono il lago per tornare alla fortezza di Camelfort.
 Durante il giorno, per l’effetto del lutto, Gwyneth ogni tanto aveva crisi di pianto. Non aveva pianto per la morte della propria madre, poiché allora troppo piccola e inconsapevole, ora pianse per quella che considerava veramente come tale.
 Artorius non poteva vederla in quelle condizioni, quando era morta sua madre Gerda Gwyneth aveva sofferto di meno, lui aveva sentito di perdere una parte del suo cuore, ma la sua sposa aveva saputo essergli vicino, trovando nel calore del proprio corpo la medicina per consolarlo. Pensò di fare lo stesso per lei, l’amava e la desiderava. Le avrebbe dato le sue carezze e il suo amore. Fu quello che fece nel loro talamo, la stessa notte. La cercò tra le lenzuola, al suo fianco. Faceva freddo e Gwyneth era ghiacciata. La tenne stretta a sé per scaldarla, lui che era sempre bollente. Intrecciò le sue gambe a quelle di lei e la accarezzò sotto la camicia da notte. Lei non partecipava più di tanto ma lo lasciò fare, finché nella penombra della loro stanza, illuminata da una sola candela, non iniziò a ricordare le carezze di un tempo lontano, scambiate con il suo Cillian. Chiuse gli occhi assaporando i movimenti sensuali di suo marito, i suoi baci caldi sulla sua pelle, il suo turgore che la cercava e la possedeva. Nel suo immaginario era Cillian che la stava amando, si sciolse e il calore la invase, gemendo finalmente di piacere, dimenticando ogni dolore.
La mattina Artorius si svegliò e non la trovò al suo fianco. Era presto, appena albeggiava. Gwyneth quella notte aveva rinfocolato maggiormente il desiderio di rivedere Cillian e sapere che stava arrivando alleviava la tristezza per la morte di Eva. Era salita sul mastio prima del solito, con solo uno scialle a coprirle la camicia da notte. Guardava l’orizzonte e sul suo volto un sorriso la illuminava. Suo marito la trovò lì. Era preoccupato per lei, ma si rincuorò nel vederla raggiante. Pensò che averla amata incondizionatamente e con tutte le sue arti a disposizione, durante la notte, avesse veramente sortito quell’effetto positivo su di lei. Indossava solo la camicia sui pantaloni e sentì il freddo pungente di quella fine d’autunno, pensò che anche lei sentisse freddo, era a piedi scalzi su quelle fredde pietre del terrazzo.
 
 – Gwyneth … amore …
 
La avvolse da dietro con le braccia e lei sentì il suo calore dietro la schiena, gli era grata per la passione della notte precedente, ma mai avrebbe potuto confessargli chi gli aveva ricordato.
 
 – Piccola … fa freddo … è così presto … io ti voglio ancora Gwyneth … vieni con me … ti scalderò come questa notte …
 
Gwyneth sorrise mentre suo marito la sollevava da terra prendendola in braccio e riscendendo le scale del mastio, fino a richiudersi nella loro stanza. Un nuovo amplesso scaldò le loro membra e questa volta fu lei a voler amare suo marito, non lo aveva fatto la notte prima, allora aveva amato l’uomo che stava sognando, era giusto che Artorius fosse amato per se stesso.
Passarono ancora dei giorni e ad Artorius sembrò che sua moglie si stesse riprendendo abbastanza bene, aveva uno sguardo luminoso, si pettinava e vestiva con più cura del solito. La vedeva ancora più desiderabile e non riusciva ad attendere la notte per farla sua. Durante il giorno lasciava improvvisamente i suoi documenti per correre a cercarla, prenderla per mano, facendola ridere, portandosela in camera, dove non resisteva a denudarla anche solo parzialmente e a fare l’amore con lei con passione e ardore. Lei ricambiava … sembrava felice …
 
Due settimane dopo la dipartita della cara Donna Eva, Gwyneth sedeva allo specchio della sua toeletta.
 
– Siete bellissima My Lady, questi nastri s’ intonano perfettamente al colore dei vostri occhi, al vostro sposo piacerà molto questa acconciatura, vi dona!
 
Gwyneth, dal riflesso nello specchio, sorrise ringraziando l’anziana Lady Elenoire. La sua fedele prima dama di compagnia le aveva intrecciato i capelli, con dei nastri verdi della stessa tonalità dei suoi occhi. Alla sommità della treccia aveva inserito dei fiori realizzati in stoffa colorata e, in un intreccio particolarmente elegante, i capelli le scendevano sulla spalla destra.
 
– Mia Signora …  Volevo dirvi che a causa della mia età e dei miei acciacchi, inizio ad aver bisogno di aiuto nelle mie mansioni …
- Lo capisco Elenoire, ma sei la mia dama più fedele, non voglio rinunciare a te, non intendo mandarti via …
- Vi ringrazio per la vostra generosità Maestà …
- Scegli una giovane di tua fiducia che potrà aiutarti, mi fido del tuo giudizio …
- Mia Signora … quando è stata male la povera Donna Eva, mia nipote Morgana è venuta a darmi una mano … l’avete vista all’opera, è molto ingamba, intelligente, svelta. Ha un’ottima conoscenza delle erbe medicinali … se volete le dico di tornare qui a palazzo!
– Si, Elenoire … Morgana sarà perfetta vedrai … dille pure di tornare da noi …
 
Gwyneth si alzò dalla sedia, si guardò allo specchio e le piacque come si vide.
 
– Se Sua Maestà Artorius non fosse già così innamorato di voi e vi vedesse oggi per la prima volta … resterebbe sicuramente conquistato!
 
Gwyneth sorrise, ma non era per Artorius che si stava curando così tanto di se stessa in quei giorni …
Congedata Lady Elenoire, Gwyneth scese per recarsi da suo marito, il giorno prima aveva visto arrivare un Messaggero e tra gli impegni della sua quotidianità di Regina e la notte impegnata nell’ attività che più preferiva  Artorius con lei, avevano avuto poco da parlare. Era curiosa di sapere quali notizie aveva portato il Messaggero del Nord.
Per il corridoio che conduceva alla Sala della Tavola Rotonda incrociò Valerius che, con la sua armatura e il mantello, era pronto per un qualche compito assegnato da suo cugino. Vide che portava una pergamena in mano e gli chiese che messaggio gli avesse affidato suo marito.
 
 – Mia Regina è un messaggio per Sir Lancillotto è la risposta al suo messaggio arrivato ieri …
“Il Messaggero del Nord portava un messaggio di Cillian?! Come è possibile!”
– Ma Sir Lancillotto dovrebbe arrivare per mare da un momento all’altro …
- Per mare Maestà?! No di certo! Come potrebbe aver preso il mare per venire in Cornovaglia! Ha concluso due mesi fa la missione con i Pitti brillantemente, come suo solito ed è tornato da sua moglie che stava partorendo il loro secondo genito! Il messaggio è arrivato per via terra, proprio grazie all’accordo con il Capoclan dei Pitti delle Highlanders, ora potremmo arrivare nella Terra di Eire anche passando prima per le Highlanders e poi un tratto di mare più breve rispetto a prima. Artorius gli manda un encomio con questo messaggio, altri ordini e … purtroppo l’avviso della morte di sua madre, gli ha scritto che ha avuto un funerale onorevole, Cillian non ha motivo alcuno di tornare! Ora scusatemi Maestà ma devo andare, mi incontrerò con il Messaggero del Nord alla locanda!
 
Valerius le fece un inchino e sparì lungo il corridoio.
Gwyneth rimase spiazzata, sembrava che il tempo e il suo cuore si fossero fermati alla frase “Cillian non ha motivo alcuno per tornare”.
Certamente ora non aveva più nessun motivo per tornare, ma lei sapeva che era sulla rotta del ritorno per la lettera precedente di Artorius … Fu in quel momento che intuì la verità: Artorius non gli aveva mandato nessun messaggio riguardo alla malattia di Donna Eva! Non poteva crederci! Perché si era comportato così?!
Velocemente entrò come una furia nella Sala della Tavola Rotonda. La porta batté dietro di lei e Artorius alzò la testa dai documenti sorpreso.
 
– Amore mio che succede?
– Vorrei saperlo io da te cosa è successo Artorius?!
– A cosa ti riferisci Gwyneth?
– A Eva mi riferisco! Hai mandato il messaggio a suo figlio che la madre era gravemente malata, quando te l’ho chiesto mesi fa?!
 
Artorius non seppe e non provò neppure a mentirle.
 
– Tu non gli hai scritto Artorius!! Hai lasciato che Eva morisse senza poter vedere suo figlio un’ultima volta … lo ha aspettato fino all’ultimo momento … e pensare che di tempo ce n’ è stato per concludere la sua missione e tornare … Non capisco perché hai fatto questo a lei e a quello che hai sempre definito il tuo migliore amico, il tuo Primo Cavaliere, il tuo Uomo Migliore …
 
Artorius passò dal senso di colpa al ribollire di gelosia nel sentire sua moglie parlare con quel tono di Cillian.
 
– Abbi almeno il coraggio di prenderti la responsabilità dei tuoi errori Artorius! Perché non gli hai fatto sapere nulla?!
 
Gwyneth era talmente indignata che non controllava il tono della propria voce e suo marito alla fine le rispose la verità.
 
– L’ho fatto per te Gwyneth !
– Che significa che l’hai fatto per me?! Io ti ho chiesto il contrario …
- Io … ho avuto paura di perderti Gwyneth!
– Cooosa?!
– Vi ho visti insieme … la mattina che Cillian doveva partire …
- Ci hai visti insieme Artorius? E cosa avresti visto?
– Era prestissimo quella mattina, ancora non era sorto il sole … tu eri in giardino e poi è arrivato Cillian … vi eravate dati un appuntamento …
- Un appuntamento?! Io non ho dato nessun appuntamento a Lancillotto … è sceso in giardino di sua spontanea volontà, non sapeva che ero lì e io non sapevo che sarebbe sceso!
– Vi siete salutati … vi tenevate le mani e la fronte poggiata l’una all’altra …
 - Questo è vero … ci siamo detti addio così …
- Era un modo intimo Gwyneth … avevo già notato come ti guardava … e come sei corsa da lui quando è stato ferito durante il torneo … non so cosa c’è stato tra voi, ma sicuramente eravate molto vicini, ho avuto paura che lui potesse portarti via da me e l’ho allontanato!
– Se Cillian avesse voluto veramente questo lo avrebbe fatto! Hai dubitato di un uomo d’onore! Non avrebbe mai tradito il suo migliore amico e suo re! Ci hai mandati in missione insieme, ho potuto stimarlo e ammirarlo per il suo valore e la sua lealtà, ha sempre messo davanti a tutto l’onore e il bene dei tre popoli di Avalon, abbiamo condiviso pensieri e idee! Siamo stati vicini in effetti e quando è partito è stato un dolore per me, ma sposandoti io avevo fatto delle promesse che ho mantenuto! Mi dispiace Artorius che il tuo egoismo ti abbia fatto dimenticare l’onore … mi hai deluso profondamente! Sotto questo punto di vista sicuramente il tuo Primo Cavaliere è migliore di te …
 
Gwyneth diede le spalle a suo marito e uscì dalla sala. Si rifugiò nella sua stanza e pianse, pianse lacrime calde che bagnarono il suo cuscino. Artorius andò da lei per scusarsi, bussò alla porta della loro stanza ma lei gli disse di andar via, non lo voleva vedere al momento. Artorius, scuro in viso, ritornò nella Sala della Tavola Rotonda. Sapeva di aver sbagliato, aveva fatto un grave torto a Cillian e a sua madre Eva. Cillian era un amico fedele, poteva  anche essersi innamorato di sua moglie, lo poteva capire, Gwyneth era molto bella e desiderabile, si era sposato con Milehna e aveva la sua famiglia ormai, ma lui, comportandosi come aveva fatto, rischiava di perdere Gwyneth comunque, le aveva mentito, la sua stima forse l’aveva persa proprio quella mattina. Doveva fare in modo di riconquistare la sua fiducia, poi la stima sarebbe tornata.
 
Gwyneth si asciugò le lacrime, era inutile piangere. Che voleva in fin dei conti? Suo marito aveva agito per gelosia e per egoismo, ma che lei nutrisse un sentimento per Cillian che andava oltre l’ammirazione era vero. Lo amava da anni e lui l’aveva amata … Ecco! “L’aveva amata” … e ora? Ora aveva la sua famiglia e due figli! Era stata proprio lei a chiedergli di dimenticarla ed essere felice! Cosa voleva da lui? Doveva pensare all’uomo che aveva al suo fianco! Ma purtroppo non poteva far a meno di pensare a colui che amava veramente, l’unico che avesse mai amato in vita sua!
 
 – Mi hai veramente dimenticata amore mio? Sarebbe giusto! Almeno non soffriresti come sto soffrendo io! Eppure sapere che ancora sono nel tuo cuore come tu sei nel mio mi consolerebbe! Come vorrei rivederti ancora Cillian!
 
La mancanza si ripresentò più prepotente del solito nel suo cuore e sentì il bisogno di tornare sul mastio a guardare l’orizzonte. Salì sulla torre, l’azzurro degli occhi di Cillian era ancora lì.
 
– Avessi un segno che mi dicesse che mi pensi qualche volta amore …
 
Forse non era un segno quello che successe in quel momento, ma per Gwyneth fu molto suggestivo. Dietro gli alberi che nascondevano il lago di Avalon improvvisamente si levarono in volo due cigni. La Regina pensò che fossero una coppia, volavano affiancati. Poi successe la cosa più strana. I due cigni volarono verso il mastio, uno rimase in volo e il cigno più grande si posò sul muro dell’affaccio. Mosse il lungo collo verso Gwyneth e batté le ali. Lei pensò che fosse il maschio della coppia. Era uno splendido esemplare, nel piegare il suo lungo ed elegante collo aveva una bellezza struggente. Gwyneth si avvicinò e allungò la mano per accarezzarlo, non sapeva se l’animale avrebbe gradito la carezza o se l’avrebbe beccata infastidito. Con sua sorpresa l’uccello si fece accarezzare il collo con calma. Zampettò con le brevi zampe palmate sul bordo del muro, mentre la sua compagna volava impaziente in tondo.
 
Gwyneth sapeva che i cigni in quel periodo andavano verso il nord. Si tolse uno dei nastri verdi che ornavano la treccia che le aveva fatto Elenoire poco prima. Prese dalla tasca del vestito un sacchetto di velluto rosso. Con le dita tremanti ne prese il contenuto dorato e vi passò attraverso il nastro, poi allacciò il nastro ad una delle zampe del cigno. Si assicurò che il nodo fosse forte abbastanza da non potersi sciogliere. Fece un’ultima carezza sul dorso del cigno.
 
– Ti prego, vai da lui … vorrei che veramente potessi arrivare dal mio Cillian, per portargli il mio pensiero …
“I cigni sono animali fedeli al proprio compagno per tutta la vita … se arriverà da lui egli capirà e se è vero ciò che mi dice il cuore … un giorno tornerà da me solcando le acque e mi restituirà ciò che gli invio …”
 
Il cigno spiccò il volo raggiungendo la sua compagna, fece un ultimo giro intorno al mastio, poi, con le ali spiegate, entrambi presero la via del Nord. Gwyneth si rese conto che il suo cervello e il suo cuore avevano sentimenti contrastanti, la ragione le diceva che aveva appena fatto una sciocchezza, il cuore invece le parlava di speranza!
***
 
Storybrook   venerdì  28 ottobre 1726
 
Angus O’Danag era solo alla taverna, nessun cliente a bere un goccetto quella mattina.
Mary e Anny erano andate a sistemare la casetta che Eddy aveva trovato in quei giorni per andarci a vivere dopo il matrimonio e Agnes con Angel erano con Eddy e Sebastian a pesca. L’ oste, nel silenzio della saletta, poggiato al bancone, stava tenendo i conti. Gli affari erano andati piuttosto bene in quegli ultimi tempi e poteva permettersi una bella festa per il matrimonio della sua bellissima primogenita. Non si accorse che la porta si apriva e fece un salto per la sorpresa quando sentì una voce femminile chiamarlo.
 
 - Bonjour Monsieur!
 
Rimase stupito nel trovarsi davanti quella splendida donna. Era snella, con un collo alto e un portamento molto elegante. Indossava un vestito giallo chiaro e portava in una mano un ombrellino dello stesso colore, orlato in merletto bianco. Anche il cappellino che indossava era in tinta con il vestito. La sua pelle scura risaltava con quei colori chiari.
 La donna, che aveva parlato in francese, gli fece un sorriso smagliante, stendendo le sue labbra sensuali, mostrando i denti bianchi e perfetti. I suoi grandi e neri occhi a mandorla ricordarono ad Angus quelli di una cerbiatta. Era una creatura leggiadra, ne rimase molto colpito.
 
– Signorina, buongiorno a voi, in cosa posso rendermi utile?
– Sono appena arrivata con una diligenza dalla Nuova Scozia Monsieur, sono francese e ho bisogno di una stanza … potreste affittarmene?
– Si … si Mademoiselle, abbiamo una stanza che al momento non è occupata … potrei affittarvi quella … avete un bagaglio?
 – Oui Monsieur, un piccolo baule alla stazione della diligenza … ho dovuto lasciarlo in deposito al momento …
 - Non vi preoccupate … andrò io di persona con il carro a prenderlo!
 
Parlando Angus era uscito da dietro il banco e si era avvicinato all’affascinante Mademoiselle francese. Erano molto vicini.
 
– Sono Angus O’Danag … per servirvi …
 
Fece un inchino galante alla donna e lei gli porse la mano guantata con un guanto di pizzo bianco che arrivava giusto al polso.
 
– Je suis Marie Claire Dupoint Monsieur Angùs …
 
L’uomo prese la mano guantata e vi posò un galante bacio.
In quel momento entrò Agnes, vestita nel suo abbigliamento per la pesca: il cappellaccio di paglia, i pantaloni in tela tenuti alla vita con una corda e l’ampia camicia di suo padre. La ragazzina portava con fatica il solito cesto di pesce tra le braccia e si aspettava un aiuto dal genitore, visto che Angel come sempre era rimasto a giocare fuori casa! Non si aspettava certo di vederlo fare il galante con una smorfiosa! Lo vide che le stava baciando la mano e le era troppo vicino per i suoi gusti. La cosa non le piacque affatto e quando la donna si volto verso di lei, sentendola chiamare suo padre, Agnes ebbe la sensazione che quella donna avrebbe portato guai! Decisamente per lei fu antipatia a prima vista …
 
 
Angolo dell’autrice
La consapevolezza che qualcosa di meraviglioso attende i nostri CaptainSwan gli da la forza e il coraggio di affrontare l’ignoto. Killian ha scoperto che il suo “Piccolo Fiore” esiste veramente ed Emma sospetta sempre di più che Henry sia legato a Killian non solo per l’affetto.  Quale sarà la verità? Oggi abbiamo l’esame del DNA ma nel 1726 …
L’ignoto è ovviamente ignoto … che succederà al nostro amato pirata?
Gwyneth che soffre terribilmente e sempre di più sente la mancanza del suo Cillian … Si ritroveranno un giorno? Il suo cuore dice il vero?
 Si accettano scommesse gente!!!
Bando alle ciance! Questa settimana ho saltato la pubblicazione di domenica scorsa, ma recupero ora, purtroppo la realtà è più impellente della fantasia e bisogna mantenere i piedi per terra e dedicarsi alla routine quotidiana. Forse riuscirò ad essere puntuale per il prossimo chissà, date un’occhiata se vi va. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere!
Un saluto a tutti e grazie a chi ancora segue e trova il tempo per leggere e recensire. Un grazie di cuore.
Lara
 

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Capitolo 44
*** Il momento di tornare ***


 
XLIV Capitolo
 
Il momento di tornare
 
La Reine de France navigava finalmente in tranquillità. Al Capitano Chapitrion non sembrava vero di essere scampato a quella che sembrava una fine certa. Inaspettatamente Mister Robert Smith era stato di parola, aveva mantenuto fede all’accordo.
Finalmente poteva riportare nella sua amata Francia la nave e i suoi fedeli uomini. La merce era conservata nella stiva, non era stata di nessun interesse per Smith e Barba Nera, i loro interessi erano altri, ma a lui non erano stati rivelati. Non gliene importava nulla, ciò che contava era aver salva la vita e riportare la pelle a casa!
 
Mentre rifletteva sulla disavventura superata, guardando con il cannocchiale a prua, improvvisamente da poppa arrivò il fragore tuonante di un violento colpo di cannone.
 
 – Maledizione! Che altro ancora?!
 
Chapitrion si voltò di scatto nella direzione da cui arrivava il suono, anche gli uomini che si trovavano sul ponte si voltarono da quella parte, il terrore si dipinse sui loro volti, temendo un ripensamento di Barba Nera. Il Capitano francese portò nuovamente il cannocchiale all’occhio destro e guardò l’orizzonte in quella direzione. Una nave da guerra di modello inglese, si dirigeva, con un buon abbrivio, verso di loro …
***
 
L’avvistamento e l’urlo di Spugna avevano interrotto il discorso e il piano che Killian stava formulando con quello che chiamava “Fratello”. Aveva confidato a Jefferson della sua raggiunta consapevolezza della gravidanza di Emma. Ne era felice e commosso, non riusciva a smettere di sorridere. Aveva pensato di invertire la rotta e tornare a Storybrook, non se la sentiva di lasciarla sola, si era reso conto che la sua donna aspettava suo figlio da più tempo di quanto pensasse. Voleva esserle accanto assolutamente!
 
 – Non posso crederci Jeff!
 
Al grido di Spugna aveva lasciato nuovamente il timone a Fox e si era sporto verso prua, prendendo, dall’ampia tasca del pastrano in pelle, il suo fedele cannocchiale.
 
 – Jeff! Si tratta proprio della Reine de France! Ormai non ci speravo più!
– Effettivamente è strano Killy! Con quest’abbrivio e una settimana di vantaggio non dovrebbe essere qui!
– Avremo le spiegazioni che ci servono Fox! Dobbiamo raggiungerli e parlare con il Capitano Chapitrion, so che è lui che governa la nave! Sospetto di come siano andate le cose, ma voglio sentirlo dalla sua bocca!
 
Gli ordini del Capitano Jones riecheggiarono su tutto il ponte.
 
– Svelti! Armate il cannone di prua! Anton! Chiama Paul, sarà lui a segnalare ai francesi che vogliamo solo il “Pour Parlè”, è l’unico che conosce bene la segnaletica francese! Max ! Spara a salve questo colpo! Non vogliamo ferire nessuno, è solo per segnalare la nostra presenza se non ci hanno ancora visti!
– Capitano dobbiamo issare la Jolly Roger?
– No Bardo! Siamo Corsari adesso, al servizio della Principessa Charming Pendràgon! Captain Hook è morto non ricordi?! Un certo Capitano Jefferson Fox ha affondato la sua nave! Tira su la bandiera della nostra Irlanda e sotto manda quella della Royal Navy!
– Sissignore!
 
Mentre Bardo correva ad eseguire la sua parte di ordini, Killian si rivolse nuovamente a Jefferson.
 
– Fratello! Dovrai interpretare nuovamente la parte del Capitano! Quando saliremo a bordo della Reine de France io sarò il tuo primo ufficiale: Mister Flinth!
– Killy lo sai che adoro queste recite! Sono uno spasso!
– Non credo che ci sarà molto da divertirsi! Ricordati che non sappiamo se a bordo della Reine de France ci sono o meno uomini di Rumbl! Dobbiamo essere estremamente prudenti!
 
Il colpo a salve fu sparato e Paul, con le bandierine apposite nelle mani, salì sul cassero di poppa per segnalare quanto il suo Capitano chiedeva.
 
***
 
Il secondo del Capitano Chapitrion corse da lui sul ponte del timone.
 
– Capitano! Hanno sparato a salve per avvisarci della loro presenza!
– Si Raul! Non pare abbiano cattive intenzioni! Non hanno armato gli altri cannoni e da quello che sto vedendo con il cannocchiale ci chiedono il “Pour Parlè”!
– Quali sono gli ordini Capitano?
 – Siamo stati costretti ad arrenderci alla minaccia di Barba Nera, anche questi sono Inglesi … anzi per la precisione sono Irlandesi e sono al servizio della Royal Navy, hanno issato anche la sua bandiera, sono Corsari … diamogli questo “Pour Parlè” credo di sapere cosa cercano! Dai l’ordine agli uomini di lascare le vele, togliamo l’abbrivio e lasciamo che ci raggiungano!
– Ne siete sicuro capitano?!
– Sono sicuro che non possono essere peggio di Barba Nera e Smith!
 
Monsieur Raul riportò gli ordini del capitano all’equipaggio e ogni uomo al suo posto eseguì la richiesta. La nave iniziò a perdere l’abbrivio e a rallentare la navigazione, dando modo alla nave Irlandese di raggiungerli.
Nel giro di un paio di ore “La Stella del Mattino” raggiunse la Reine de France, fino ad affiancarla. Nell’ultimo tratto Il “Capitano Jefferson Fox” aveva ordinato di ammainare le vele e l’affiancamento fu dolce, il timoniere che era in azione in quel momento era veramente abile, come notò con ammirazione il Capitano Chapitrion.
 
Tra le due navi fu posta una passerella per consentire che alcuni uomini della nave Irlandese potessero salire a bordo della Reine de France.
 
Chapitrion osservò attentamente gli uomini che si presentarono al suo cospetto. Il primo, dei due vestiti in pelle nera, doveva essere il Capitano, gli si presentò in effetti come tale, lo seguiva un omone alto che venne presentato come suo concittadino. Fu una vera sorpresa per Chapitrion scoprire che un francese facesse parte di quell’equipaggio! Il terzo uomo che salì a bordo era vestito anche lui in pelle nera, era l’uomo che aveva visto al timone della nave. Lo guardò con ammirazione e notò che aveva la mano sinistra rivestita con un guanto di pelle nera e sembrava rigida, rispetto alla destra. 
 
– Capitano Jefferson … ho notato la manovra perfetta del vostro invidiabile timoniere … i miei complimenti … Monsieur?
– Si … il mio secondo … è bravino … Flinth, Mister Flinth!
 
Jefferson aveva scherzato su Killian e questi lo aveva ricambiato con uno sguardo fulminante e a sua volta aveva stretto la mano al Capitano Chapitrion.
 
– Vi conosciamo di nome Capitano Chapitrion … siete un uomo stimato!
 
Killian si era rivolto direttamente al Capitano francese che lo guardava intensamente.
 
– Vi ringrazio Monsieur Flinth … ma visto che avete chiesto il “Pour Parlè” e immaginando che abbiate una “missione”, non credo che ci possiamo perdere in convenevoli!
 
Lo sguardo di Chapitrion continuava ad essere puntato su Killian, nonostante il “Capitano” Jefferson prendesse parola.
 
– Siamo a caccia del Pirata Barba Nera! Sappiamo che avete ospitato a bordo il suo complice Robert Smith! Non avete da temere nel dirci la verità, è ancora a bordo? I suoi uomini sono mescolati tra i vostri?
 
Chapitrion si voltò verso Jefferson e quando iniziò a rispondere lo fece in direzione di Killian.
 
– Purtroppo abbiamo avuto la sventura di incontrare Barba Nera e quel demonio di Smith … Hanno dirottato la mia nave, mi hanno minacciato di morte e hanno preso possesso di questa nave con dieci dei loro pirati e lo stesso Robert Smith. Non volevano derubarci. Smith voleva un accordo! Ci avrebbe lasciati andare se lo avessimo portato a Storybrook! Non so cosa andasse a fare su quella Penisola. So che aveva lasciato un appuntamento a Barba Nera per alcuni giorni dopo, lungo la costa della Nuova Scozia. I suoi piani non sono andati secondo i suoi desideri. Sei dei suoi uomini sono scesi dalla mia nave la seconda sera e ne è tornato solo uno. Gli altri erano morti in un duello! Almeno questo ho sentito che l’uomo diceva a Smith!
 A quanto pareva un vecchio nemico di Smith si trovava sul posto e lui aveva cercato di farlo uccidere, ma aveva fallito. Quella sera stessa ci ha fatto ripartire per raggiungere Barba Nera e in seguito siamo stati liberati dal suo giogo.
 
 – Quindi Smith è tornato dal suo complice?
 – No Monsieur Flinth! Lui è rimasto a Storybrok, è sceso dalla nave nottetempo … all’appuntamento con Barba Nera sono giunti i quattro uomini che erano rimasti a bordo e la sua complice …
 - Una complice?!
 
Killian era sorpreso. Possibile che anche Lady Cora fosse giunta a Storybrook?
 
– Come era questa donna Capitano Chapitrion?
– Una donna giovane … dal portamento elegante … molto bella in vero e … di razza africana. Sicuramente era la sua amante oltre che complice, occupavano insieme la mia cabina e nonostante l’avvenenza della Signora … non credo che fosse veramente una “Signora”!
 
Killian e Jefferson si guardarono in viso, non conoscevano donne come quella appena descritta, doveva essere una conoscenza recente di Rumbl, ma non era lei a preoccuparli! La vera preoccupazione era il fatto che Rumbl fosse ancora a Storybrook!
 Killian si chiese tra sé dove si fosse nascosto e si augurò che la Guardia Nazionale e i soldati di Storybrook stessero setacciando ogni zolla della penisola per trovarlo.
 
– Capitano! A che latitudine si trovava la nave di Barba Nera?
-  Direi a 45° a nord rispetto a Storybrook, ma prima abbiamo accompagnato sulla costa della Nuova Scozia la “Signora”.
– Cosa? Perché non è scesa con Smith a Storybrook allora?
 
Per rispondere alla domanda di Killian intervenne Fox.
 
– Caro il mio Secondo, non ci sei arrivato? Probabilmente la donna doveva prendere altri contatti e non doveva essere associata a Smith, in fine dei conti la verità la sapevano loro due e i nostri amici francesi, ormai ben distanti da Storybrook!
– Già! Hai ragione Capitano Jefferson, conoscendo il Coccodrillo! Quindi Capitano Chapitrion siete tornato indietro e poi siete ripartito per incontrare la nave di Barba Nera … per questo motivo siete in ritardo rispetto alla tabella di marcia che avevamo immaginato!
– Esattamente Monsieur Flinth.
– Direi che possiamo ritenerci soddisfatti per le informazioni caro Collega, togliamo il disturbo ora e vi ringraziamo!
- È stato un piacere Signori!
 
I tre uomini della Stella del Mattino si avviarono verso la passerella. Killian era l’ultimo della breve fila e si sentì improvvisamente chiamare dal Capitano Chapitrion.
 
 – Monsieur Flinth!
– Si Capitano?
– L’uomo scampato al duello … l’ho sentito dire a Smith che Hook si era salvato …
- Hook?!
 – Già … non so a chi si riferisse, ma conosco un Captain Hook di nome … non l’ho mai visto in viso e mi è capitato di incrociare la sua splendida nave in un paio di occasioni …
- Allora non siete ben informato Capitano Chapitrion! “Quel”Captain Hook che dite è morto alcuni mesi fa … abbattuto e affondato con la sua nave proprio dal nostro Capitano Jefferson …
- Mmmm … capisco … Hook è passato a “miglior vita”!
– Si! Sicuramente ad una vita migliore Capitano!
– Sapete Flinth … Hook ha avuto occasione di attaccarci e saccheggiare la nostra nave in varie occasioni … non lo ha fatto … non era un volgare pirata … era un patriota che attaccava solo le navi inglesi. So che era irlandese come voi … almeno questo si mormorava nelle bettole dei porti! Combatteva per la libertà del suo popolo …
- Quindi Capitano?
 – Non l’ho conosciuto di persona … ma ho ammirato la sua essenza, se lo avessi davanti a me in questo momento … gli direi che, da buon francese, capisco la sua causa contro la tirannia e gli direi che è stato un onore averlo conosciuto di persona!
- Se Hook fosse davanti a Voi in questo momento … vi risponderebbe di sicuro che è  un onore anche per lui avervi conosciuto Chapitrion …
 
Con un sorriso sghembo Killian si portò la mano destra alla fronte e fece un saluto militare al  buon Capitano Chapitrion, questi gli rispose con un inchino della testa e rimase a guardarlo mentre seguiva Jefferson e Jambon.
 
“ Avrei riconosciuto questa nave tra cento altre, nonostante la fresca verniciatura e il rinnovo del sartiame! Non so quale motivo ti ha portato ad inscenare la tua morte Hook, ma forse è vero che hai scelto una “vita migliore”. Ti sei salvato da Smith … ora ti auguro di salvarti da Barba Nera e avere la “vita migliore” che desideri, da parte mia potrò raccontare che Captain Hook è ormai affondato con la sua nave!
 
Le due navi ripresero la loro navigazione, si sentirono i reciproci Capitani dare gli ordini nelle loro rispettive lingue, le vele furono issate e in poche ore diventarono invisibili l’una all’altra.
 La Stella del Mattino aveva invertito la rotta. Ora si tornava a Storybrook, Jones voleva riabbracciare la sua Principessa e il loro “Piccolo Fiore”.
***
 
Tanto tempo fa …
 
Terra di Eire
 
Due giovani occhi azzurri strizzavano leggermente le palpebre, per mettere a fuoco il bersaglio posto a circa una ventina di metri di distanza. Il disco di paglia intrecciata sembrava più lontano di quanto fosse in realtà e i muscoli, delle braccia e della schiena, del giovane si tendevano nella concentrazione assoluta mentre, con il braccio sinistro disteso, teneva l’arco e, con il destro, tirava la corda nella quale aveva incoccato una leggera freccia, la cui estremità era ornata di una piuma azzurra come il mantello dell’uomo al suo fianco. 
L’uomo, alto, moro e con gli occhi dello stesso colore del giovane, guardò il bersaglio e poi il giovane al suo fianco. Scosse la testa e si avvicinò al ragazzo.
 
– No Evan … non ci siamo! Se tiri ora, in quella posizione, andrai sotto il centro …
 
Il Conte Cillian Flinth, Primo Cavaliere del Re, si portò alle spalle di suo figlio e, come in un abbraccio, corresse la posizione dell’arco e della freccia che il giovane sedicenne era pronto a lanciare.
 
– Allora Tigre! Se tiri adesso ti assicurerai il centro del bersaglio … prova!
 
Da qualche anno Evan era stato soprannominato da tutti “Tigre”, merito del coraggio dimostrato all’età di undici anni sulla nave del Capitano Silver, quando aveva dovuto rendere consapevole la ciurma che anche un ragazzino di quell’età poteva dar loro filo da torcere. In quell’occasione era partito per la prima volta in missione con suo padre Cillian e non era una missione da poco, andare a contrattare con i Pitti delle Highlanders! Suo padre era un ottimo stratega e aveva portato a termine con successo la trattativa con il Capoclan Pitto, nonostante la zuffa che il suo “Tigrotto” aveva avuto proprio con il figlio del Capoclan, in seguito alla sua impulsività e permalosità, non essendo riuscito a reggere alle battute del giovane Pitto nei suoi confronti.
Evan aveva visto l’imbarazzo di suo padre e lo sguardo furente nei suoi confronti, temendo che avesse provocato un incidente diplomatico  in grado di far saltare la missione. Il giovane Collum si era ritrovato con un canino in meno e la bocca piena di sangue, mentre suo padre Connor ridendo a crepapelle aveva dato una pacca sulle spalle di Evan, dicendogli che era in gamba e che i canini da latte rinascevano più forti di prima. Poi, voltandosi verso suo figlio Collum gli aveva detto di prendere esempio dal giovane Celta, molto più agile di lui nonostante avesse la sua stessa età.
I Pitti ammiravano la forza e il coraggio, ma non disdegnavano le capacità strategiche. Evan aveva tirato fuori le caratteristiche che più quel popolo ammirava. Nei giorni seguenti il vincolo che unì nella lotta i due ragazzi, diventò un vincolo di amicizia e stima reciproca, destinato a durare nel tempo.
Al ritorno sull’Isola Verde Evan vide la nascita del suo fratellino, un bel maschietto che, diversamente da lui, aveva i capelli rossi e gli occhi verdi. Cillian e Milehna chiamarono il loro secondogenito Sean.
 
Evan aveva un’ammirazione profonda per suo padre e seguiva i suoi consigli. Lo vide spostarsi alla sua destra con la coda dell’occhio e obbedendo al suo suggerimento scoccò la freccia. Un urlo di gioia si levò al suo fianco.
 
 – Bravo Tigre! Te lo avevo detto che così avresti fatto centro!
 – Bravo! Bravo!
 
Evan e Cillian si voltarono alle loro spalle, da dove giungeva la voce infantile del piccolo Sean. Il bambino batteva le mani contento, mentre arrivava camminando affianco a sua madre Milehna. Il volto di Cillian si illuminò con uno smagliante sorriso nei confronti del piccolo. Aprì le braccia inchinandosi verso di lui e il bambino gli corse incontro, trovandosi presto abbracciato e sollevato da terra dalle braccia muscolose di suo padre.
Cillian baciò il suo bambino sulla fronte e a sua volta fu tempestato di baci sulle guance.
 
– Papà! Ti voglio bene, ma la tua barba pizzica un po’!
 
Rise al commento del piccino e si sciolse di tenerezza paterna nei suoi confronti, portandolo più stretto al suo petto. Ricordò il momento della sua nascita, attesa con grande ansia e preoccupazione, visto il parto difficilissimo che aveva subito sua moglie per la nascita di Evan. Con Sean tutto era andato liscio come l’olio e, dopo undici anni dalla nascita del primogenito, il piccino aveva portato una nuova ventata di gioia nella loro famigliola.
 
– Hai fatto un centro perfetto tesoro mio … bravo!
 
Milehen si complimentò con il suo figlio maggiore, accarezzandogli le guance che iniziavano a mostrare i primi segni di una morbida peluria dalla sfumatura rossiccia come quella di suo padre. Evan somigliava in modo impressionante a Cillian, Milehena rivedeva in suo figlio il giovane Cillian, di cui si era innamorata fin dall’adolescenza. Lui aveva impiegato molto per accorgersi di lei, ma Milhena sapeva a cosa, o meglio a chi, era dovuto il disinteresse che suo marito sembrava mostrare in quel periodo per le ragazze del suo villaggio. Allora Cillian era segretamente innamorato della principessa dei Sassoni, Milehna lo aveva capito anni dopo, quando ormai stavano per sposarsi. Sapeva che nonostante l’affetto e la stima che suo marito nutriva nei suoi confronti, quello era stato un matrimonio di ripiego, la donna che lui veramente amava era diventata moglie di Artorius, Re di Camelfort, e la loro Regina, era stato un amore spezzato e Cillian ne aveva sofferto profondamente. Milehna sperava di essere riuscita a togliergli dal cuore la bella Gwyneth, ma spesso, quando lo vedeva improvvisamente assorto, guardare verso sud, in direzione della loro terra natia e sospirare inconsapevolmente, il timore che lei fosse ancora nei suoi pensieri, la bruciava di gelosia.
Erano passati sedici anni da che si erano trasferiti nell’Isola Verde per volere di Artorius. Milehna lo aveva ringraziato in cuore per quella missione, più che offerta, imposta a Cillian. Da allora non erano mai tornati in Cornovaglia e neppure la morte di Donna Eva, sua suocera, aveva dato modo a suo marito di tornare indietro. Molto probabilmente se avessero avuto notizia della malattia di Eva, Cillian non avrebbe perso tempo e si sarebbe imbarcato. Per sua fortuna al suo sposo la notizia era giunta ormai a cose fatte! Era stato tentato di partire egualmente per commemorare sua madre, ma lei aveva pensato bene di convincerlo a restare. In realtà voleva evitare a suo marito ogni possibilità di rivedere Gwyneth, temeva troppo il sentimento che li aveva legati. Temeva che quel filo di passione non si fosse mai spezzato del tutto!
 
Il giovane Evan diede un bacio sulla guancia di sua madre e si sciolse dalle sue carezze rivolgendo di nuovo l’attenzione al bersaglio. Voleva tentare nuovamente, voleva dimostrare a se stesso che non era stato un centro fortuito il precedente. Suo padre giocava con Sean e se lo era messo sulle spalle. Evan li sentiva ridere contenti dietro di lui, mentre sua madre gli si era affiancata per ammirare il nuovo tiro. Improvvisamente la concentrazione di Evan fu distratta dal grido di sorpresa di sua madre.
 
 – Tigre guarda!
 
Due grossi uccelli bianchi dal collo lungo e sottile volavano in alto, verso di loro.
 
– Evan prova a colpire il più grosso dei due! Se lo prendi questa sera avremo un bell’arrosto per cena!
 
Il gusto della sfida e della caccia sciolse l’adrenalina nelle vene del giovane. La freccia era già incoccata e la corda tirata.
 
– NO! Non farlo!
 
L’ordine di suo padre arrivò nel momento in cui Evan aveva rilasciato la corda tesa e la freccia partì veloce e precisa verso l’uccello. Cillian ancora gridava.
 
– Maledizione figliolo! Sono due cigni! Che ti è saltato in testa di colpirli?!
– Ma … padre … io .. io … pensavo …
- Che diavolo pensavi figliolo!
 
Evan sapeva che suo padre da sempre aveva una predilezione per i cigni, ne aveva fatto il simbolo del suo stemma! Ma non credeva che la sua fosse quasi venerazione! In fin dei conti era una buona selvaggina, sarebbe stato un pasto abbondante per tutta la famiglia!
 
La freccia si conficco nel centro del petto del cigno più grosso. Sicuramente gli aveva spaccato il cuore in due, uccidendolo sul colpo. Sul petto bianco dell’uccello si allargò una macchia rossa e precipitò a terra, ancora con le ali spiegate, roteando come un elica e abbattendosi al suolo, sulla verde erba che costeggiava il pezzo di terra battuta, dove era posto il bersaglio di paglia.
 
Cillian vide con enorme dispiacere che suo figlio era riuscito a centrare l’elegante volatile, ebbe una brutta sensazione, una sorta di funsto presagio e un brivido gli corse giù per la schiena. Con lo sguardo rattristato osservò la caduta del cigno e vide che l’altro cigno, con cui volava, invertiva la traiettoria per tornare indietro verso il compagno e scendere a terra, lì dove era precipitato.
 
La scena che si parò davanti a Cillian e alla sua famiglia fu straziante. Era chiaro che i due volatili fossero una coppia. La femmina sopravvissuta si posò accanto al suo compagno ormai immobile. Zampettò intorno a lui con le ali spiegate, allungò dolcemente il collo verso il capo dell’altro, con il becco cercò di sollevargli la testa, ma esso ormai era esanime e la compagna iniziò ad emettere dei versi che né  Cillian né i suoi familiari avevano mai udito. Era un pianto di dolore profondo, non un  canto, quello emesso dalla femmina di cigno! Cillian si incamminò verso le due candide bestiole. La femmina lo vide arrivare e cercò di coprire con il proprio corpo e le ali spiegate il suo compagno, voleva proteggerlo, ma ormai era un tentativo inutile. Anche Milehna vide quello spettacolo tristissimo e si portò le mani alla bocca, pentita di aver suggerito a suo figlio quello che era stato a tutti gli effetti un misfatto. Evan teneva ancora l’arco stretto nella mano sinistra e guardava mortificato suo padre dirigersi verso i due animali.
 
Cillian si inginocchiò davanti ai due cigni, incurante dei tentativi della femmina di beccarlo. Allungò la mano verso di lei e le accarezzò il collo. La femmina di cigno sembrò calmarsi, smise il suo ultimo canto di amore e addio, sembrava come se capisse che l’uomo condivideva la sua tristezza.
 
Il cigno e l’uomo si guardarono negli occhi, poi l’uccello richiuse le ali, si spostò con il collo ancora verso il compagno, come per lasciargli un’ultima carezza e poco dopo decise di spiccare nuovamente il volo, la sua vita doveva andare avanti, doveva deporre le sue uova, quello era il periodo, presto sarebbe continuata anche la vita del suo compagno perpetuata tramite la nascita dei suoi piccoli …
 
Cillian rimase in ginocchio, con gli occhi puntati sul cigno morto. Gli si avvicinò il piccolo Sean. Il bambino piangeva, era rimasto molto colpito da quell’accadimento. Suo padre gli asciugò le lacrime.
 
 – Io non lo voglio mangiare il cigno papà …
 
Sean si buttò singhiozzando tra le braccia di suo padre che sorrise mestamente alle parole di suo figlio. Nemmeno lui aveva voglia di mangiare cigno arrosto. Si sciolse dall’abbraccio del piccolo. Gli mise le mani sulle spalle e lo guardò negli occhi.
 
– Sean … nessuno mangerà questo cigno … è un animale troppo bello, è un peccato che sia morto … gli daremo degna sepoltura …
 
Il bambino annuì, asciugandosi il naso con la manica della camicia che indossava, singhiozzando ancora una volta e trovando consolazione nell’idea commemorativa di suo padre.
 
Milehna ed Evan erano rimasti dietro, non si erano accostati sentendosi in colpa. Cillian ancora con un ginocchio a terra allungò le mani per sollevare la bestiola e fare ciò che aveva detto a Sean. Solo in quel momento si accorse che alla robusta zampa del cigno, poco sopra il suo piede palmato, c’era un logoro nastro verde chiaro, annodato strettamente. Strinse gli occhi sorpreso per quanto vide. Il nastro, da donna, teneva attaccato, alla zampa del cigno, un ciondolo d’oro e cosa che sconvolse l’immaginazione del Primo cavaliere del Re, fu che il ciondolo era la perfetta rappresentazione del suo simbolo: un cigno in volo che portava tra gli artigli palmati un breve bastone uncinato. 
 
– Vai dalla mamma Sean, ci penserò io al cigno … vai!
 
Il piccolo si diresse verso sua madre, non aveva notato ciò che aveva visto suo padre.
Cillian, con il suo corpo che toglieva la visuale degli altri sul volatile, prese velocemente dalla cintura il suo pugnale. Con un gesto rapido tagliò il logoro legaccio e stringendolo forte nel pugno, senza farsi vedere, lo nascose nella tasca dei  pantaloni.
 
Un paio d’ore dopo, Sir Lancillotto sedeva sulla sua collinetta preferita. Quello era il luogo dove si rifugiava quando la nostalgia della sua indimenticata Gwyneth si faceva sentire più forte. Da quella collina vedeva la verde vallata sottostante e all’orizzonte il mare, in direzione della Cornovaglia. Aveva voluto seppellire il cigno su quella collina, per lui aveva avuto un profondo significato quell’evento appena accaduto. Il cigno, inconsapevolmente, gli aveva portato un messaggio. Sapeva chi poteva essere l’unica persona al mondo ad inviarglielo e sapeva cosa volesse dire. Non sapeva quando, la persona che aveva annodato quel nastro con la medaglia alla zampa del cigno, lo avesse fatto. Era da diverso tempo … il nastro era logoro … era un miracolo se era giunto a lui e non si fosse distrutto prima, perdendo il prezioso ciondolo. Con i gomiti poggiati sulle ginocchia mandò la testa indietro, chiuse gli occhi, respirando il vento che gli scompigliava i capelli, gli sembrò di vedere Gwyneth sul terrazzo del mastio che speranzosa legava quel dono a quell’improbabile messaggero.
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– Gwyneth … mio dolce amore … nemmeno tu mi hai dimenticato …
 
Riaprì gli occhi e come sempre riempì il cuore della visione di quei prati … verdi come gli occhi della donna che non aveva mai smesso di amare.
 
– Padre … padre …
 
Assorto nei suoi pensieri non si era accorto che Evan risaliva la collinetta per raggiungerlo.
 
– Che succede figliolo?!
– Al porto è arrivato un messaggero da Camelfort, è passato dalla terra dei Pitti e ha fatto il viaggio per mare dal punto più vicino all’ Isola Verde.
– Dov’è il messaggero ora?
– Era stanco e la mamma lo ha fatto rifocillare e lo ha ospitato nella caserma … ho preso io il messaggio … eccolo!
 
Evan prese, dalla bisaccia che teneva a tracolla, la piccola pergamena annodata con un nastro rosso e uno stemma impresso su ceralacca, egualmente rossa. Cillian riconobbe lo stemma a forma di drago a cinque teste di Re Artorius. Prese dalle mani di suo figlio il rotolo, spezzò il sigillo e lesse quanto vi era scritto. Evan vide la sorpresa dipingersi sul volto di suo padre.
 
– Padre … cattive notizie?
– Cosa? … No … no figliolo … vai a casa … ne parleremo dopo … arrivo tra poco …
 
Il giovane lasciò suo padre a riflettere sulla collina e tornò alla rocca dove ormai abitavano da anni..
Cillian rimasto solo prese dalla tasca dei pantaloni il nastro verde. Aprì il palmo della mano e contemplò il ciondolo d’oro che Gwyneth gli aveva inviato.
 
– Il momento di tornare è arrivato amore mio … presto ti rivedrò a Camelfort e ti restituirò questo simbolo … Artorius non ci potrà fermare … sarai di nuovo mia …
 
***
 
Storybrook 1726
 
Finalmente la prima settimana lavorati di Jason era conclusa!
Dal lunedì, dopo la “sorprendente” riunione di Lady Barbra, il figlio di Matteus aveva iniziato a lavorare da Rosalind Stone.
 Come aveva immaginato non era stato semplice! Rosalind era una donna in gamba, ma ce la metteva tutta per rendersi odiosa. Jason non poteva credere che normalmente fosse così dura con i suoi inservienti, ebbe il sospetto che su di lui infierisse con un certo gusto. Ne erano testimonianza, a suo parere, i risolini che le due figlie, Geneviev e Anastasia, facevano alle sue spalle quando Rosalind lo apostrofava in qualche ridicolo modo. Aveva portato pazienza per quei cinque giorni, subendo le angherie della donna e i tentativi seduttivi delle due gemelle.
Erano due splendide ragazze, erano identiche e sospettava che ogni tanto si facessero passare l’una per l’altra, tanto per prenderlo in giro.  Non gli sarebbe dispiaciuto portarsi a letto una delle due o, come gli suggerivano le sue fantasie, tutte e due contemporaneamente! Dopo quanto gli era capitato con Anny, però, aveva deciso di pensarci bene prima di fare avances ad un’altra ragazza! Con le figlie di Rosalind non era proprio il caso! Non erano ingenue come Anny! Erano famose per aver ripreso la bellezza dal loro defunto padre e il caratterino battagliero e l’intelligenza manageriale della loro arcigna madre.
 No, decisamente era meglio evitarle come la peste!
 
Il venerdì pomeriggio era finalmente arrivato e Jason rimuginando sui suoi pensieri stava tornando a casa, quando improvvisamente vide il vecchio mendicante.
 
“Dio! Eccolo di nuovo! Signore fa che non porti altri messaggi di Rumbl!”
 
Il vecchio, poggiato all’angolo prima di svoltare verso l’ingresso della casa dei Dulittle, fece un saluto con la mano al giovanotto.
Rassegnato Jason si avvicinò, non avrebbe comunque potuto evitarlo, era proprio sulla via di casa! Si portò la mano alla tasca per assicurarsi di avere una moneta da dargli, casomai fosse lì solo per l’elemosina …
 
– Buon pomeriggio figliolo!
– Salute a voi! Avete un altro messaggio per me per caso?
– In vero si …
- Bene … datemi questo biglietto …
 
Jason aveva sospirato nel rispondere, voleva togliersi quel “dente dolente” quanto prima!
 
– Non è un biglietto … quel “Signore” che conoscete mi ha detto di riferirvi che questa sera vi vuole incontrare …
-Dove e a che ora?!
 – Un attimo … un attimo … il posto non lo so … alle 20.00 ci incontreremo noi due, tra tre isolati da qui … mi seguirete e io vi porterò nel posto che lui mi dirà quando mi contatterà …
 
Jason si guardava intorno irrequieto, sapeva che se doveva pagare quel “balzello” era solo colpa sua, per essersi fidato di uno sconosciuto. Strinse i denti e guardò in modo malevolo il mendicante. Se era vero che “messagger non porta pena” quello era un caso di eccezione alla regola! Il mendicante gli era diventato odioso!
 
– Va bene … va bene … ora andatevene prima che ci veda qualcuno!
– Come?! Non mi date una monetina? In fin dei conti vi ho fatto un favore!
“Certo, come no! … Maledetto! Da che ti ho incontrato sei una spina nel fianco … schifoso di uno storpio!”
 
Prese dalla tasca la moneta e la fece cadere nella mano tesa del vecchio, si voltò velocemente per andarsene senza salutarlo né  aspettare il suo ringraziamento. Il vecchio lo vide sparire dietro l’angolo e gli si dipinse sulle labbra screpolate un sorrisino furbo …
***
 
Agnes se ne stava con i gomiti sul bancone e il viso poggiato sulle mani aperte. Guardava con la bocca storta cosa stava accadendo nella sala della taverna.
 Suo padre e sua madre discutevano animatamente. Non che fosse una novità! Spesso la pensavano diversamente, ma alla fine si accordavano sempre per la soluzione migliore!
Agnes sapeva che i suoi genitori si volevano molto bene, ma quella mattina era arrivato qualcuno a porre zizzania tra loro. Una tizia francese … Come si chiamava quella? A si! Marie Claire Dupoint o Du Boite, uno dei due … faceva lo stesso! … Tanto sempre una sgualdrina era! Soltanto per come si era atteggiata con suo padre Angus! Lui poi! Non si era nemmeno accorto che sua figlia era arrivata con quel pesante cesto di pesce fresco! Le aveva assegnato la stanza che di solito occupava Lady Barbra e, invece che andare alla rocca con il carro a portare il pesce a Betty, la cuoca della Principessa, era andato di corsa a prendere il bagaglio di quella “Sgrinfia” alla stazione della diligenza! Era ovvio che sua madre si fosse arrabbiata quando era tornata dalla nuova casa di Anny ed Eddy!
 Ora stava rimproverando il marito proprio di aver dato quella stanza alla “Francese”.  Agnes aveva visto bene l’occhiataccia che sua madre aveva dato ad Angus quando aveva fatto tre o quattro inchini alla “Tizia” mentre che saliva le scale per ritirarsi in camera “Pour ma toilette”, come aveva detto “l’antipatica”!
 
– Ti rendi conto Angus?! Non era proprio il caso!!
– Mary … amore … in fin dei conti Lady Barbra non tornerà molto presto …
- E che significa questo? Sai bene la situazione! Non possiamo tenere in casa estranei … fortuna che ora è uscita, altrimenti non potevamo nemmeno parlarne …
- Mary dai … non te la prendere così … mi pare una cara ragazza! Ha detto che resterà il tempo di trovare una sistemazione e un lavoro … ha detto che usciva proprio per vedere di trovare un’occupazione!
– Un’occupazione?! So io per quale lavoro può essere portata quella …
- Mary non ti permettere di offendere un’ ospite … ha detto che vuole trovare lavoro … sarà un lavoro onesto no? Quando torna le chiedo se vuole dare una mano qui in taverna!
– Angus O’ Danag! Dovrai passare sul mio cadavere! Io non ce la voglio quella donna in casa mia!!
 
Mary era proprio furiosa! Agnes rideva sotto i baffi! Era completamente d’accordo con sua madre!
***
 
Mademoiselle Marie Claire Du Boite camminava con il suo ombrellino giallo, aperto, sotto il sole di fine Ottobre. La sua meta era ben precisa, doveva incontrare un vecchio amico …
 
Si videro e si avvicinarono. Erano in una zona isolata di Storybrook, in un piccolo parco dove a quell’ora del primo pomeriggio ancora non si avventurava nessuno.
 
 – Mia Cara! Eccoti finalmente! Che notizie mi porti del nostro amico Black?
– Ha eseguito i tuoi ordini … ha lasciato libero Chapitrion e la sua nave. Non ne era molto contento … avrebbe preferito sgozzare sia il Capitano che il suo secondo Monsieur Raul e aggiungere la Reine de France alla sua collezione!
– Mia Cara! Si rifarà la prossima volta! Chapitrion si è reso utile come messaggero e ora è una buona esca per depistare il “mio amico” Captain Hook! Non potevamo abbatterlo, le cannonate si sarebbero sentite e i relitti si sarebbero visti! Jones è partito questo lunedì. Per un po’ ce lo siamo tolto dai piedi e mentre sarà alla ricerca della nave francese, Black si avvicinerà a Storybrook! Gli hai dato le coordinate della “Baia” come ti ho detto?
– Certamente! Ma tu come fai ad essere sicuro che Killian abbia preso la via per l’Europa?
– Lo chiami Killian ora? Ti sei fatta contagiare da Emma?
 
Tamara lo guardò infastidita.
 
– In ogni caso è il suo nome no?! Se sei geloso lo chiamo Hook!
 
Rumbl rise con la sua solita risata maligna e poi le rispose alla domanda precedente.
 
– Sai Cara … il mio amichetto mendicante si intrufola ovunque … ha sentito alla taverna di Angus che Jones ha costituito, con il Colonnello August e gli uomini del posto, una Guardia Nazionale di volontari, Hook si sarebbe occupato, ovviamente, della difesa in mare. Lo conosco bene! Farà una ricognizione breve per trovare i Francesi e avere informazioni o abbatterli se pensa che io sia a bordo! Spero che li abbatta … ma è troppo leale per farlo! Ignora le coordinate di Black, dovrà essere fortunato a trovarlo. Io conto sulla velocità dei tempi, tra quello impiegato da Black per arrivare qui e quello che servirà a Hook per rendersi conto che la “Queen Anne’s Revenge”  gli è sfuggita. Quando lo capirà e tornerà a Storybrook troverà ben poco della Rocca e ancor meno della cara Emma! Questa sera avrò altre notizie dal giovanotto del duello … Tu cosa mi dici? Angus O’Danag è rimasto colpito dal tuo fascino?
 
Tamara rise, difficilmente un uomo le sfuggiva se lei lo puntava e Angus presto sarebbe caduto nella sua rete …
 
- Potresti dubitarne mon cher?
 
Rumbl rise a sua volta.       
 
- Ho visto i movimenti all’interno della locanda … Angus è uomo di fiducia di Emma, il venerdì porta il pesce fresco alla Rocca … devo trovare un modo per entrare nel palazzo … se riuscirò a sedurre per bene il “Caro Angus”, per il prossimo venerdì potrei avere tra le mie mani il collo di Emma!
 
Rumbl la guardò compiaciuto e avvicinandosi maggiormente alla “Venere nera”, puntò gli occhi alla sua scollatura provocante e iniziò a scioglierle il nastro che racchiudeva i suoi alti e sodi seni appuntiti.
 
– A proposito Cara … la tua bocca e il tuo corpo mi sono mancati questi giorni … che ne dici se …
- Sei un briccone sfacciato Rumbl! Qui?! All’aperto?!
– Mmm … si … perché no? Se preferisci anche tra le siepi …
- Lo sai che a un “briccone sfacciato”  non posso resistere e … all’aperto è più divertente!
 
Non ci misero molto a soddisfare i loro intenti e i loro perversi bisogni. Dopo una mezz’ora Rumbl si risistemava la patta dei pantaloni, mentre velocemente Tamara si puliva la bocca, si riordinava il retro della lunga gonna e riallacciava i nastrini gialli dell’ampia scollatura. In fin dei conti quello era il mestiere che faceva ormai da anni, dopo che per una vita lo aveva subito passivamente!
 
Fingendo di non conoscersi si separarono e Mademoiselle Marie Claire fece ritorno alla taverna di O’Danag. La donna non si aspettava la proposta dell’oste di lavorare presso di lui, aiutando sua moglie in cucina e servendo ai tavoli!
 Inscenò un “signorile sdegno” che fece arrivare il sangue agli occhi della brava Mary.
 
– Monsieur Angùs! Io so cucinare piuttosto bene! Ma francamente in una bettola non me la sento proprio! Mi avete preso forse per una donna di malaffare? Nulla contro la vostra Signora Moglie, ma io ho aspirazioni più … alte!
 
Angus era costernato, pensava di aver offeso gravemente la sensibilità della francese, non si rese conto di quanto questa avesse offeso invece Mary!
 
 – Perdonatemi Mademoiselle, non penso affatto di voi una simile cosa, vi offro le mie umili scuse … ma forse posso aiutarvi! La cuoca della Rocca, Betty, è da mesi che ha bisogno di aiuto … se non vi offendete potrei presentarvi a lei per un impiego … martedì andrò al palazzo per i rifornimenti … se gradite le parlerò …
- Mmm … si … si … credo che si potrebbe fare …
- State solo attenta a quel Don Giovanni del Duca … siete una Signorina incantevole e lui è piuttosto sensibile al fascino delle belle ragazze!
 
Mary, rossa in viso, stava per farsi uscire il fumo dalle orecchie per la rabbia! Possibile che suo marito sembrava completamente rimbambito da quella donna? Quando mai era stato tanto ossequioso con qualcuno? Nemmeno con la Principessa in persona era così smielato. Aveva una voglia di prendere il mattarello e darglielo a lui sul groppone e a lei su quei bianchissimi e perfetti denti, per farle smettere quel sorriso falso sulle labbra! Contro il suo volere Angus alla fine aveva offerto lavoro alla straniera e “quella”? Lo aveva pure disdegnato! Era un lavoro da donnaccia?! Che credeva? Che lei invece lo fosse?!  Mary stringeva i denti e la mandibola le stava facendo male. Fortuna che la “Mademoiselle” le si tolse davanti! Con un fare civettuolo si prese il vestito per tirarlo su e salire le scale, fu bene attenta a mostrare le caviglie perfette ad Angus che, secondo Mary, era rimasto a guardarla un po’ troppo a bocca aperta per i suoi gusti!
***
 
Tamara si era ritirata in camera. Si appoggiò con la schiena alla porta dopo averla richiusa. Non poteva credere al colpo di fortuna che le era capitato! Angus le aveva offerto, su un piatto d’argento, la chiave per entrare alla Rocca! Una gioia perfida la invase … Emma era sempre più vicina!
 
Gironzolò per la stanza, pianificando le sue mosse. Rumbl sulla nave di Chapitrion le aveva fatto una piantina del palazzo, egli lo conosceva come le sue tasche! Ci aveva vissuto per anni e conosceva bene l’esistenza di un passaggio segreto che univa la “Baia” al palazzo.
 Si avvicinò alla finestra per prendere il bagaglio che Angus aveva ritirato per lei alla stazione della diligenza. Gli occhi le andarono verso l’esterno. Vide una giovane coppia che si dirigeva, tenendosi per mano, verso la taverna, con loro un bambino dai riccioli biondi saltellava e ogni tanto si fermava ad aspettarli. Quella doveva essere la giovane figlia di Angus con il fidanzato e il fratellino, l’oste quella mattina, dicendole dell’assenza della moglie le aveva spiegato il motivo, era con la figlia e il futuro genero a preparare la loro casa per l’imminente matrimonio. Erano una bella coppia i due! Lo sguardo bramoso di Tamara si soffermò sul bel giovane. Osservò i suoi capelli d’oro rosso, il suo portamento, le spalle ampie e atletiche. Era alto, snello ma muscoloso e aveva un bel viso. Sentì il desiderio montarle dentro … Un’altra preda  per la “Venere nera”! Sicuramente molto più gustosa di Angus!
Con Angus sarebbe stata strategia, ma con quel bel ragazzo sarebbe stato … puro piacere!
 
***
 
L’ora dell’appuntamento era giunta!
Jason aveva detto ai genitori che non avrebbe cenato in casa quella sera, era invitato a cena da uno dei suoi amici, si erano visti quella mattina e lo aveva invitato!
 Si, certo, era stato un invito imprevisto e improvviso, ma i suoi genitori conoscevano Erik, lo sapevano che faceva sempre le cose all’ultimo momento!
Erik lavorava al porto e il venerdì sua moglie cucinava pesce. Jason disse ai suoi che era un buon modo per distrarsi un po’ da tutto quello che era accaduto due settimane prima e da quella dura settimana a lavoro con Rosalind e le figlie!
 I genitori lo capirono, non aveva tutti i torti il loro “ragazzo”. Erik e sua moglie Ariel erano una buona compagnia, avrebbero passato una bella serata.
 Domitilla aveva insistito affinché suo figlio portasse un dolce che lei aveva fatto proprio quella mattina, sarebbe stato gradito dai giovani sposi! Jason, per mantenere la pantomima inscenata, si rassegnò all’idea di passare veramente a trovare i suoi amici … dopo.
 
Uscì di casa e tre isolati dopo, come da accordi, vide il vecchio mendicante seduto su degli scalini. L’uomo si massaggiava la gamba malandata e appena vide il giovane, aiutandosi con il bastone si alzò e, claudicando, si incamminò. Jason sapeva che doveva seguirlo e lo fece. Il vecchio non si voltava a guardarlo e lui fingeva indifferenza.
Stavano prendendo veramente la via del porto, la casa di Erik ed Ariel era di strada, al ritorno si sarebbe potuto fermare senza destare alcun sospetto e avrebbe lasciato il dolce che portava avvolto con un foulard di sua madre.
Il vecchio non era certo veloce, ma quei pochi passi di vantaggio, davanti a Jason, permettevano di camminare ad una giusta distanza l’uno dall’altro. Ad un tratto il vecchio svoltò verso il parco. A quell’ora, al buio e con il freddo autunnale, nessuno li avrebbe visti, era una zona isolata e disabitata. Il vecchio si fermò ad una panca di marmo e si mise seduto.
 
– Quindi? Dobbiamo aspettare che arrivi Mster Smith?
– No ragazzo … non sarà necessario … ha detto di riferire a me …
- Ma è uno scherzo? Se lo è non mi sto divertendo! Ho ben poco da dire a Smith e se lui non ha il coraggio di farsi vedere io me ne vado a casa …
 
Jason si voltò e si avviò sulla strada del ritorno. Fu in quel momento che sentì la risata diabolica di Rumbl. Sentì i capelli drizzarsi sulla testa! Quell’uomo era capace di terrorizzarlo! Ora sapeva anche la verità su di lui e si sentiva anche peggio.
Rumbl era arrivato. Probabilmente era lì nascosto nel buio delle siepi e lo attendeva.
 Si voltò lentamente ma … di Rumbl non vi era traccia alcuna. Jason si guardò con terrore intorno. C’erano solo lui e il vecchio storpio rattrippito. Poi, nella fioca luce lunare, con suo orrore, vide il vecchio mettersi in piedi, dritto come un fuso, portandosi il bastone davanti, poggiandovi ambedue le mani e tenendosi  a gambe divaricate. Non era più uno storpio gobbo e claudicante. Sul suo viso un sorriso malvagio era rischiarato dalla luna che lo rendeva ancora più inquietante.
 
 
– Bene Jason! Hai insistito per vedermi in faccia … eccomi qui … è un peccato che io abbia dovuto svelare il mio travestimento … ma hai tanto insistito!
 
A Jason tremarono le gambe, era peggio di quanto pensasse. Rumbl gli era stato fino ad allora anche troppo vicino.
Rumbl era il vecchio storpio, vestito di quei logori e lerci stracci!!
 
– Allora figliolo! Abbiamo un accordo! So che domenica la cara Lady Barbra ha invitato i suoi collaboratori alla villa! Sono andati anche i tuoi genitori e ho visto che ti intrufolavi nel bagagliaio della carrozza … Dunque Caro … quali notizie mi porti?
 
Lo aveva controllato in tutti quei giorni? Aveva avuto il suo fiato sul collo in ogni momento?
 
Come poteva Jason raccontare tutto?
 Rumbl era un fedelissimo di Guglielmo III, se gli riferiva della rete Giacobita organizzata da Lady Barbra, o meglio dalla Principessa Emma in persona, anche i suoi genitori potevano essere accusati di tradimento! Che fare? Che dire? Optò per ciò che tutti sapevano.
 
 – Lady Barbra ha invitato i suoi fedeli dipendenti, ma c’erano anche il Colonnello Pendràgon e il Capitano Jones. Il Colonnello ha colto l’occasione per chiedere ai presenti di organizzare una Guardia Nazionale e reclutare volontari per la difesa, sospettano che un nemico presto arriverà a Storybrook …
- Chi dovrebbe essere questo nemico?
– Da quanto hanno detto … lo stesso padre del Duca Neal Mc Cassidy … Lord Rumbl Mc Cassidy …
- Che altro hai sentito?
– Hanno detto che il Capitano Jones è il corsaro al servizio della Principessa Emma e che avrebbe difeso Storybrook dal mare …
- Non hai scoperto altro sulla bella Lady Barbra?
 
Jason esitò. Non sapeva se rivelare o meno che Barbra era la stessa Principessa Emma e alla fine preferì non farlo. Volle togliersi il gusto di spubblicare però Lady Barbra e Jones, alla prima doveva la punizione del lavoro con Rosalind ed al secondo doveva quell’incisivo saltato nella zuffa con Eddy!
 
– Beh … non so cosa ve ne potete fare di questa notizia ma … finita la riunione … Lady Barbra e il Capitano Jones sono rimasti insieme …
- In che senso sono rimasti insieme …
 
Rumbl era piuttosto interessato alla cosa! Jason non riusciva a capirne il motivo.
 
 – In “quel” senso … in fin dei conti Lady Barbra è vedova, è giovane ed è una bella donna … non ci vedo nulla di male che lei e Jones siano amanti!
 
Jason vide l’espressione di Rumbl diventare un ghigno prima di gioia e poi di furore. Strana reazione! Avrebbe potuto capirlo se gli avesse rivelato che la donna era Emma, sua nuora e di conseguenza poteva arrabbiarsi per il tradimento nei confronti di suo figlio Neal … Poi la verità si parò davanti agli occhi di Jason.
 
“Santo cielo! Sa che Barbra ed Emma sono la stessa persona!”
 
La paura che potesse pensare che gli aveva nascosto qualcosa lo attanagliò ai visceri e sentì che gli sfinteri avrebbero presto ceduto se non scappava via da lui.
 
– Vi ho detto tutto Smith … ho saldato il mio debito ormai … non vi devo più nulla …
 
Si voltò per andar via più veloce che poteva, ma la voce di Rumbl lo fermò.
 
– Non così presto e non così in fretta giovanotto! Non ho finito con te!
– Io penso di si Signore, lasciatemi andare o dirò al Colonnello  sotto quali mentite spoglie vi state nascondendo, tutti vi cercano ormai …
 
Jason non si rese conto che in quel modo aveva rivelato altro, gli aveva rivelato che il Colonnello era già sulle sue tracce. Il giovane si rese conto troppo tardi di aver firmato la sua condanna a morte. Vide Rumbl tirare fuori, da quella che doveva essere la sua gamba malandata, una daga dalla lama ondulata. La lama brillò alla luce della luna, mostrando gli intagli eleganti che scorrevano su di essa.
 
 Jason si voltò per scappare a gambe levate, ma Rumbl lanciò la daga in direzione della sua schiena. Il giovane fu colpito al rene destro. Inarcò la schiena per il dolore e cercò di liberarsi dalla daga. Rallentò la corsa, ma cadde a terra in ginocchio. Rumbl con agilità gli fu addosso. Estrasse dalla schiena del giovane la daga. Con la mano sinistra gli afferrò i capelli sulla fronte e gli tirò la testa indietro. 
 
– Non sai, ragazzo, che quando firmi un contratto con il diavolo cedi in cambio la tua anima?
 
Jason sofferente non ebbe il fiato di ribadire nulla, nella piena consapevolezza di cosa stava accadendo, i suoi sfinteri cedettero, mentre con terrore sentì l’ultima sensazione … quella della lama poggiata di traverso alla sua gola.
 Con un gesto veloce Rumbl gli  recise la trachea da parte a parte e lasciò che Jason soffocasse nel suo sangue. Poi, con fredda indifferenza, pulì la lama rinfilandola nelle bende avvolte alla gamba fintamente malata e andò via come se nulla fosse.
 
Il dolce, avvolto dal foulard di Domitilla, cadde dalle mani di Jason, rotolando tra i fiotti del suo sangue. Erik e Ariel non lo avrebbero visto quella sera …
 
 
 
Angolo dell’autrice

Giornata piovosa e triste questa domenica. Penso a chi non ha una casa e dimora in una tenda o, se “fortunato”,  in un container o camper. Novembre è arrivato e con lui il freddo e le giornate buie.
Anche per i miei personaggi sta arrivando novembre, ad un anno dall’inizio di questa avventura.
 Jason ha fatto una brutta fine, peccato, stava cercando di redimersi, aveva capito i suoi errori …
La costellazione del Cigno è tramontata e il destino di Killian ed Emma è legato a questa affascinante costellazione, meglio nota come Croce del Nord, la costellazione che indica le Americhe e che ha guidato Hook da Emma, la ragazza di cui si era innamorato a venti anni e che, in una antica promessa e in una profezia d’amore è legata a lui da tempo immemore …
 Come si compirà il loro destino? Ci sarà il lieto fine? In che modo sono legati ai se stessi del passato?
 Vi faranno compagnia ancora per poco, l’avventura loro e mia  sta finendo ed è stato un piacere con questa occasione conoscere altri appassionati di Once upon a time, innamorati dei CaptainSwan.
Ringrazio tutti come sempre, lettori silenziosi e lettori che vogliono esprimere un giudizio.  Mi auguro che nonostante i momento duri anche questo capitolo vi abbia appassionato, come ha appassionato, commosso e, in alcuni punti, indignato me mentre lo scrivevo. Ho inserito anche questa volta un disegno, ora per la prima volta dedicato a Cillian e Gwyneth, spero che si veda, io lo scoprirò dopo la pubblicazione. Per chi vuole commentare chiedo come sempre di parlarmi delle emozioni che il racconto gli ha suscitato. Si, lo so, sono fissata in questo!
Un abbraccio a tutti e buona settimana!
La vostra Lara
 
 
 
 

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Capitolo 45
*** Cuore traditore ***


XLV Capitolo
 
Cuore traditore
 
Camelfort, Cornovaglia. Tanto tempo fa …
 
Da basso si sentivano voci maschili, risate improvvise e sguaiate, accompagnate dal clangore di spade …
Se la curiosità era donna, come asseriva un vecchio modo di dire, in quel momento la curiosità aveva  lunghi capelli neri e ondulati che ricadevano sulle aggraziate spalle di una giovane di circa venti anni. La sua figura snella, vestita di un lungo abito celeste, si stagliava contro la finestra aperta, mentre la sua sagoma era circondata dall’alone della luce del sole di una tarda mattinata primaverile. I suoi occhi, dello stesso colore dell’abito che indossava, guardavano gli uomini che in quel momento eseguivano il loro allenamento nell’atrio della Rocca di Camelfort.
 
La possente e profonda voce di Re Artorius riecheggiava smargiassa nel cortile, mentre si esercitava nelle varie discipline di lotta che preferiva, dalla lotta corpo a corpo alla scherma.
 
– Valerius! Stai invecchiando cugino! Possibile che tu sia già senza fiato?!
– Argh! Parli bene tu! Sei sempre stato più robusto di me! Ti piace  vincere facilmente!
– Non dire sciocchezze Valerius! Ti stai rammollendo! Non vedi che pancia  hai messo su? Tua moglie ti fa mangiare troppo vecchio mio, questa è la verità! Se c’era Cillian al tuo posto, nonostante non sia più robusto di me, mi avrebbe steso comunque, grazie alla sua agilità!
– Quello è poco ma sicuro Artorius! Il tuo Primo Cavaliere è l’unico che riusciva a metterti al tappeto! Peccato che non sia qui ora, ci divertiremmo! Sono undici anni che non lo vediamo, magari anche lui ha messo su pancia!
– Conoscendolo mi sembra difficile! Troppo virtuoso Lancillotto! Niente stravizi a tavola, ben poco sidro …
- Dici anche poco sesso?
 
Artorius rise fermandosi e abbassando la spada.
 
– Conoscendo mia cugina Milehna ... innamorata di lui fino all’osso … non credo che possa difettare in quello!
 
Questa volta risero entrambi e si accostarono alla panca di legno per prendere due panni di lino e asciugarsi il sudore.
 
– Peccato che non abbia fatto in tempo a tornare per sua madre …
 
Artorius a sentire quelle parole di suo cugino si accigliò.
 
– Non me ne parlare … ho commesso la leggerezza di sminuire la preoccupazione di Gwyneth per la salute di Donna Eva e non l’ho fatto avvisare in tempo … Mia moglie ancora non me lo perdona e sono passati quasi otto mesi dal funerale … Comincio ad essere stufo ora!
– In che senso cominci ad essere stufo?
– In che senso puoi immaginare? In quel senso no?!
– Dai amico! Non mi dire che ti ha messo in punizione?!
 
Valerius scoppiò a ridere.
 
– Proprio tu che non riesci a starle lontano?!
– Smettila di ridere Valerius! Non mi far pentire di avertelo detto!
 
Artorius era scuro in viso e Valerius ridiventò bruscamente serio. Sapeva che suo cugino si era innamorato della Principessa Sassone a prima vista, era pazzo di lei e non riusciva a nascondere il desiderio nei suoi confronti. Spesso, anche davanti ai suoi cavalieri, l’aveva visto baciare la sua sposa con passione, creando in lei un disagio e un imbarazzo che le faceva imporporare le guance vistosamente. Finiva con metterla ancora più in imbarazzo quando poi le diceva che con quel rosso sulle gote lo stuzzicava ancora di più! Alcune volte era successo che Cillian si fosse voltato verso gli altri per far cenno di abbandonare la sala e lasciarli soli.
Valerius condivideva il pensiero di Cillian, lui aveva molto riguardo nei confronti della Regina e in effetti nemmeno a Valerius il comportamento di Artorius, nei confronti della sua sposa, sembrava particolarmente rispettoso in quel modo! L’idea che Gwyneth adesso gli si negasse per tenerlo in punizione … sicuramente era dura da digerire per lui!
 Il fedele cugino del Re preferì non fare altri commenti e, lasciate le spade al giovane Palafreniere Sam, iniziarono la lotta Greco-romana.
 
I due uomini si soppesavano e si attaccavano, avvinti in prese ferree, con lo scopo di buttare a terra l’altro. Sam intanto aveva riassettato i loro abiti, pronti per essere nuovamente indossati dopo l’esercizio.
 
 Il giovane era entrato a servizio di Artorius all’età di dodici anni. Allora, rosso di capelli e pieno di lentiggini, lo avevano soprannominato Semola. In quegli anni, da semplice scudiero, era diventato il Palafreniere ufficiale del Re, ora aveva circa ventitré anni e spesso il suo Sire ancora lo chiamava Semola.
 Mentre i due uomini lottavano e sudavano copiosamente per lo sforzo, emettendo versi simili a grugniti, il giovane si accorse della stupenda visione alla finestra  degli appartamenti della Regina. Sorrise alla ragazza e lei ricambiò il sorriso distendendo le sue labbra rosse come una ciliegia, che a Sam ricordavano la forma di un cuore. Aveva una sorta di venerazione per quella “Fata”, come lui amava definire la giovane Morgana. Era la nipote di Lady Elenoire, era stata di aiuto alla zia nell’accudimento di Donna Eva durante la sua malattia; Sam  l’aveva conosciuta in quel periodo, poi era tornata da sua madre, nel villaggio vicino e, da pochi mesi, per volere della Regina, era tornata per aiutare la zia nelle sue mansioni.
Sam ricordava ancora con  emozione la prima volta che si erano appartati in giardino e le aveva rubato un bacio. Non era stato l’unico! Quella sera al chiaro di luna, se ne erano scambiati altri. Morgana gli aveva detto che per lei era la prima volta che baciava un ragazzo, ma aveva imparato in fretta e desiderosa di continuare quella pratica si era mostrata estremamente passionale. Il giovane avrebbe voluto continuare e approfondire con ciò che ne sarebbe conseguito, per quanto era giunto all’apice dell’eccitazione, ma Lady Elenoire era scesa a cercarla e lui aveva dovuto nascondersi in fretta e furia dietro un cespuglio, mentre la ragazza rispondeva alla zia e risaliva negli appartamenti occupati dalla povera Donna Eva.
 Alla morte della madre di Sir Lancillotto, la notte prima che ripartisse, Morgana era andata da lui. Lo aveva cercato nelle stalle, dove sapeva che accudiva fino a dopo cena i cavalli reali. Voleva salutarlo in modo da lasciare ad entrambi un dolce ricordo; aveva voluto essere sua, anche lei provava per lui un sentimento di tenero affetto e attrazione. Si erano adagiati sul fieno del soppalco del fienile, tra quell’odore di erba asciugata dal sole e l’odore della loro giovane pelle nuda. Nonostante fosse la prima volta per Morgana,  ne rimase entusiasta, fu passionale, intraprendente e volle ricominciare nuovamente dopo aver esperimentato il massimo del piacere. Il ricordo di quella loro prima volta lo aveva accompagnato nella nostalgia durante i mesi seguenti, finché lei era tornata per volere di sua Maestà Lady Gwyneth.
 
Guardando sognante verso la stupenda giovane mora, Sam non si accorse che i due uomini avevano finito con il loro allenamento. Artorius si era appena sciacquato di dosso il sudore, bagnandosi all’acqua del catino e, asciugandosi con il panno di lino, gli si stava accostando per indossare i suoi abiti.
 
– Eih! Bello addormentato!
 
Gli batté l’asciugamano sul petto,  apostrofandolo ironicamente in quel modo, notando il suo sguardo e il sorriso idiota sulle labbra. Il giovane si riscosse e afferrò l’asciugamano per un pelo. Il Re prese la borraccia dell’acqua e se la portò alle labbra, mentre incuriosito guardava verso il punto in cui lo sguardo di Sam era stato puntato fino a pochi secondi prima. Asciugandosi la bocca con il dorso della mano fece un sorriso sghembo e uno sguardo ammiccante alla giovane mora.
 
“Il giovanotto ha la vista buona … non è niente male la donzella …”
 
Continuò a guardarla con quello sguardo, tra l’ammirazione e l’ammiccamento, mentre si rivestiva. Lei non distolse lo sguardo, non si imbarazzò affatto, anzi, lanciò ad Artorius un’occhiata seducente, dipingendosi sul viso un sorriso di sfida. L’atteggiamento colpì e incuriosì Artorius.
 
“Mmm … non avevo mai notato fino ad ora quel tuo sguardo intrigante mia bella Morgana…”
 
Dal canto suo la giovane nipote di Lady Elenoire era stata a quella finestra apparentemente per flirtare con Sam, aveva riallacciato con lui quella relazione che era nata pochi mesi prima per semplice curiosità sessuale. Mentre il giovane era molto preso da lei, per Morgana non era lo stesso. Sam era stato un piacevole diversivo, in quella rocca dove passava la  maggior parte della giornata al capezzale di una malata. Aveva scoperto con lui il piacere dei sensi, ma era un altro l’uomo che le aveva fatto scoprire il significato del desiderio.
 
 Aveva notato immediatamente l’avvenenza del Sovrano e giorno dopo giorno era diventato per lei una sorta di ossessione. Sapeva perfettamente che era sposato e che i suoi istinti nei confronti di quell’uomo non erano leciti, eppure non poteva far a meno di guardarlo, cercarlo tra i suoi soldati e sbirciare da quella posizione quando, bello come il sole, a dorso nudo, si allenava con Valerius o con qualche altro cavaliere. Quei suoi bicipiti muscolosi e tonici, luccicanti per il sudore, i pettorali possenti coperti da una peluria dorata … trasudavano virilità e sapere che era il Re le dava un maggiore senso di potenza.
Immaginava la sensazione che avrebbe provato ad accarezzare quel corpo virilmente attraente e si scioglieva per l’eccitazione a pensare alla possibilità di essere a sua volta da lui accarezzata e posseduta. Voleva piacergli e voleva che lui la desiderasse, ma sapeva che Artorius era molto innamorato della Regina. Aveva sentito dalle Dame di corte come repentinamente avesse chiesto la mano della Principessa Sassone a suo padre, avendola vista solo una volta e per pochi minuti!
 
Tra le Dame il Re era molto ammirato, ricordava i commenti che avevano fatto pochi giorni prima durante il ricamo,  anche in presenza della Regina, che sorrideva con un’espressione di compiacimento.
 
– Artorius è sicuramente il cavaliere più attraente tra i Celti!
– Come Re è perfetto anche per la sua avvenenza!
– Siete una donna fortunata Maestà!  
– Ricordate quando cavalcava con Sir Lancillotto signore?
– Chi potrebbe dimenticarli!
– Si! Vero! Le ragazze non sapevano chi dei due guardare, se il biondo o il moro!
 
Morgana non aveva mai visto il “leggendario” Sir Lancillotto e aveva chiesto chi fosse. Gwyneth in persona le aveva risposto.
 
– Non avevi mai sentito nominare il Primo Cavaliere del Re Morgana? Il suo uomo migliore! Coraggioso, leale, intelligente e dotato di ottime capacità diplomatiche … da undici anni è in missione nella Terra di Eire … Donna Eva era sua madre …
 
La giovane aveva visto la Regina abbassare tristemente lo sguardo al nominare Donna Eva, sapeva che le era molto affezionata, l’aveva vista piangere per lei e dalla stessa Eva aveva sentito il nome di suo figlio “Cillian”, ma non lo aveva mai chiamato Lancillotto.
 
- È un uomo così bello come dicono le Dame Maestà?
 
Gwyneth era arrossita leggermente e aveva risposto che era una questione di gusti, lei comunque aveva sposato Artorius ed era contenta così.
 
– Lo credo bene Maestà! Quale donna non sarebbe contenta con un uomo così e innamorato perso per giunta?!
 
Lady Elenoire era intervenuta per togliere dall’imbarazzo la sua Regina, mentre Lady Grace aveva ripreso a parlare di Sir Lancillotto.
 
– Mia cara Morgana avresti dovuto vederlo! Anche lui un fusto! Leggermente meno alto di Sua Maestà, ma egualmente atletico, agile come un felino … molto bello e … soprattutto affascinante!! Con quegli occhi penetranti … azzurri in un modo raro … si … si figliola … un regalo della dea madre per i nostri occhi di donna!
– Fortunata Lady Milehna che se lo è preso!
– Suvvia mie Dame! Basta spettegolare di uomini! Siete tutte sposate in fin dei conti … a parte la nostra giovane Morgana!
 
Gwyneth era intervenuta per interrompere quel discorso di pettegolezzi, prima che degenerasse, conosceva le Dame e quanto erano ciarliere, diventando spesso maliziose e sboccate.
A Morgana era rimasta una certa curiosità sul valoroso cavaliere bruno dagli occhi penetranti, ma l’attrazione per Artorius era talmente forte in lei che non si soffermò in quel pensiero più di tanto.
 
Mentre era stata affacciata a vederlo allenarsi, non aveva sentito bene i discorsi tra i due uomini, ma aveva sentito bene Valerius parlare di punizione della Regina verso suo marito e aveva capito in che modo lo stava punendo già da varie settimane. Nella sua mente passò il pensiero che un uomo, privato di un bisogno primario, diventa più sensibile a quell’esigenza … poteva essere una buona occasione per far breccia nel suo cuore o … nel suo letto! Con questo pensiero, quando lui aveva guardato verso di lei, con quello sguardo improvvisamente interessato, lo aveva sostenuto e sporgendo il petto in avanti aveva sfoderato il suo sguardo più ammaliante, in combinazione con un sorriso di ironica sfida. Era sicura di averlo intrigato in qualche modo e ne ebbe conferma nel momento in cui lui, dopo aver distolto lo sguardo, con una scusa fece in modo di guardare nuovamente in alto verso di lei. Era solo questione di tempo … Artorius sarebbe stato suo!
 
***
 
Gwyneth era nella sua stanza, non era giorno di udienze e dopo aver condiviso la prima colazione con suo figlio e suo marito, si era ritirata nei suoi appartamenti.
 Da quando aveva scoperto la bugia di suo marito, la tristezza l’aveva invasa, sia per la delusione che lui le aveva provocato, sia per la presa coscienza che Cillian non sarebbe tornato e i suoi begli occhi verdi sembravano aver perso la luce che li contraddistingueva. Era rimasta talmente delusa dal comportamento di Artorius che da mesi non lo faceva entrare nella sua camera da letto.
 Quella mattina, come al solito, appena alzata era andata sul terrazzo del mastio. Era ormai un rituale quotidiano a cui non riusciva a rinunciare. Si era chiesta se il cigno al quale aveva affidato il ciondolo, donatole da Donna Eva, avesse preso veramente la via della Terra di Eire. A pensarci in quel momento si era resa conto di quanto fosse stata irrazionale, aggrappata ad una fantasticheria magica. Pensava di aver fatto veramente una sciocchezza,  il ciondolo non sarebbe mai arrivato da Cillian e lei aveva perso l’ultimo ricordo di Donna Eva. Si era sentita in colpa, tanto più che la madre di Cillian le aveva fatto quel dono dicendole di conservarlo gelosamente!
 
Pensando con rammarico a quella che lei aveva considerato una sorta di madre, ricordò che aveva trovato nel suo cassetto, insieme al sacchettino di velluto rosso contenente il ciondolo, un pacchetto di lettere, tenute in ordine con un nastro azzurro. La stanza di Donna Eva era rimasta intatta, aveva voluto che restasse così. Nonostante fosse stata pulita,  la cassettiera conteneva ancora gli effetti di Eva e nessuno aveva potuto aprirla, poiché la chiave era conservata dalla stessa Gwyneth. Nel momento in cui ricordò delle lettere decise di scendere in quella stanza, di prenderle e conservarle nella sua.
 
Seduta sul suo letto, ora,  guardava il pacchettino avvolto con il nastro azzurro. Sapeva chi aveva inviato quella corrispondenza, già la scelta del nastro, da parte di Donna Eva, era significativa, poiché  ricordava il colore degli occhi dell’unico sopravvissuto dei suoi tre figli. Gwyneth non riuscì a trattenere un triste sospiro. Sospirava in quel modo molto spesso in quegli ultimi mesi e quando succedeva in presenza di Artorius egli ne era infastidito.
 
La tentazione di leggere quelle lettere era molto forte, ma contemporaneamente non sapeva se avrebbe retto l’emozione di vedere la calligrafia di Cillian. Sciolse il fiocco del nastro e ordinò sul letto le lettere, dalla prima all’ultima, in ordine cronologico. Era tutta la corrispondenza che lui aveva inviato alla sua anziana madre in quegli undici anni. Gwyneth si rese conto che lì dentro c’era tutta la narrazione della vita che egli aveva condotto fino alla morte di Eva. Se avesse letto avrebbe visto scorrere davanti ai suoi occhi le immagini di cosa aveva vissuto in quegli anni lontano da lei il suo vero amore.
 Era lecito entrare nelle confidenze di un figlio con sua madre? No, non era lecito! Lo sapeva benissimo. Quelle lettere dovevano accompagnare Eva nell’ultimo suo viaggio, con lei sulla barca … bruciate! Era stata la stessa Regina a decidere cosa degli averi di Eva l’avrebbe accompagnata, ma non era riuscita a lasciar andare con lei quei fogli di pergamena.
 
La sua mano tremante si avvicinò alla prima lettera, esitò e si tirò indietro richiudendosi a pugno. Poi la determinazione di leggere prese il sopravvento e con sicurezza e rabbia verso se stessa, per la sua pusillanimità, aprì la pergamena ingiallita.
 
 Vedere la scrittura di Cillian la catapultò con il ricordo al loro vecchio capanno, quando, insieme, guardavano i suoi disegni e i suoi appunti del progetto del marchingegno che avrebbe trattenuto Excalibur nella pietra e l’avrebbe rilasciata con il movimento giusto. Riconobbe la sua calligrafia ordinata e precisa, una calligrafia che lo rispecchiava perfettamente. Quella lettera era stata scritta poco dopo la sua partenza, undici anni prima. Gwyneth lesse avidamente quanto Cillian confidava a sua madre.
 
Madre cara,
Sono trascorsi cinque mesi dalla mia partenza e quando queste mie parole ti giungeranno, saranno passati almeno altri due mesi. Non sai quanto mi manchi e quanto rammarico mi porto dentro per non essere riuscito a convincerti a venire con me e Milehna. Ci stiamo ambientando, i nostri fratelli dell’Isola di Eire ci hanno accolto con calore. Ho iniziato il progetto per una stazione di scambio, sul fiume che scorre in questa fertile zona del nord.
 Vorrei che tu fossi qui, vedresti quanto è meravigliosa quest’isola e quanto mi ricorda le favole che mi raccontavi da bambino sui folletti di questo incantato paesaggio. Il motivo maggiore per cui vorrei che tu fossi qui è per condividere con te una grande gioia. Spero che tu sia seduta comodamente in questo momento, perché ti devo annunciare che presto diventerai nonna!
Aspettiamo un bambino Madre cara e appena finiremo la costruzione della stazione commerciale, spero che Artorius mi dia il permesso di tornare, così potrai tenere tra le braccia il tuo nipotino. Milehna è convinta che sarà un maschietto, ma io sarò comunque contento anche se si sbagliasse  e dovesse nascere una bambina.
Madre cara, è così cambiata la mia vita! Non avrei mai creduto un anno fa che sarei diventato il Primo Cavaliere del Re. In fin dei conti sono rimasto nel cuore il pastore che ero, non avevo quest’ambizione. Ho lasciato la mia terra con una moglie che non avrei mai immaginato al mio fianco, una donna che è una piacevole sorpresa e sa essere un’ottima moglie. Eppure Madre mia, la nostalgia mi assale. Non solo di te, ma anche della mia vecchia vita, i giorni passati nella radura con il gregge, nel silenzio e nella pace di quei prati. Non sai quale tesoro prezioso ho trovato in quei luoghi e in quella pace, era tutto ciò che veramente desideravo al mondo ed è tutto ciò che non ho più e che non potrò mai più avere. Mi sanguina il cuore al pensiero di aver perso tanto dei desideri umili e semplici del ragazzo che ero. Ora ho in apparenza molto, presto anche il tesoro prezioso di un figlio, ma questa non è la vita che volevo. Sono forse un ingrato per le fortune che mi sono capitate, ma l’onore e la responsabilità, come mio padre Eduard mi ha insegnato, sono i primi valori che un vero uomo deve avere. È ciò che sto perseguendo Madre adorata, non ha importanza quanto io possa soffrire per il mio egoismo e i miei desideri delusi. Ciò che potrò fare per il nostro popolo è più importante. Spero di renderti orgogliosa di me.
Scrivimi presto. Fammi avere tue notizie. L’inverno è vicino, so che hai tutto ciò di cui hai bisogno, ma io non sarò lì a proteggerti. Artorius mi ha promesso che non sarai sola. So che Gwyneth farà in modo che le parole del Re non cadano nel vento. È la donna migliore che io abbia mai incontrata. La donna più fiera e generosa sulla quale io abbia mai posato lo sguardo. Fidati di lei Madre, conosco il suo cuore, so quanta luce trasmette, pensala come una figlia, ha perso sua madre che era molto piccola, ti affido con il pensiero a lei e ti chiedo di esserle a tua volta vicina.
Con tutto il mio affetto.
Il tuo devotissimo figlio
Cillian

 
Gwyneth strinse al petto la pergamena, mentre le lacrime le scendevano calde lungo le gote. Cillian in quella lettera era felice per la sua futura paternità, era giusto così, ma confessava a sua madre la nostalgia della sua vita passata. Lei sapeva a quale tesoro, trovato e perduto nella pace della radura e dei pascoli, si riferiva, era lo stesso tesoro che aveva trovato e perduto lei … il loro amore …
 
Cillian diceva chiaramente che l’onore e la responsabilità dovevano essere prioritari. Lo erano stati. Avevano pensato ambedue al bene del loro popolo, ma questo aveva loro negato la possibilità di stare insieme come avevano progettato proprio unendo la loro gente. Il destino li  aveva beffati. Tutto ciò che avevano fatto per il loro amore si era riversato sugli altri e li aveva privati di loro stessi.
Ciò che la commosse ancora di più, fu il pensiero finale di Cillian. Aveva affidato lei e sua madre l’una all’altra, come figlia e madre. Altre lacrime scesero e bagnarono la pergamena. Eva non aveva conosciuto il suo nipotino, non lo aveva mai tenuto tra le braccia, ma aveva goduto del principino, considerandolo come un nipote. Artorius aveva mantenuto l’ordine per Cillian di restare nell’Isola Verde. Ma il desiderio di Lancillotto, di far sentire Gwyneth e sua madre meno sole, considerandosi come madre e figlia, si era realizzato.
Anche da lontano la pensava, come lei pensava a lui. Rilesse quella lettera innumerevoli volte e ogni volta vi colse una diversa sfumatura.
Per quella mattina non ne volle leggere altre, le riordinò e riallacciò con il nastro azzurro e le nascose infondo ad un cassetto.
 
 
I giorni passavano e la quotidianità scorreva negli impegni di governo, familiari e materni. Artorius trovava ogni occasione per avvicinarsi a sua moglie, dai piccoli gesti gentili, allo sfiorarla in una carezza, al regalarle un fiore raccolto nel giardino. Lei continuava a punirlo rifiutandoglisi. Le Dame di Gwyneth coglievano gli sguardi in cagnesco tra la Regina e il Re, la tristezza reciproca e l’infelicità che diventava sempre più profonda e palpabile. Le donne si guardavano l’un l’altra e si facevano cenni di diniego con il capo. Anche Morgana guardava e, nel profondo, alimentava sempre di più le sue speranze e i suoi desideri illeciti.
 
L’unica gioia che compariva negli occhi dei sovrani era dovuta all’amore che nutrivano per il loro figlio quasi dodicenne. Quando erano con lui riuscivano a nascondere il loro malcontento e in quei momenti Artorius riusciva a far accettare le sue carezze e i suoi baci, su una guancia, a sua moglie. La desiderava come sempre, in verità più di sempre e più lei lo rifiutava e più lui si sentiva impazzire.
L’ennesima sera che lei lo lasciò fuori dalla sua stanza, Artorius si trascinò avvilito nella sala della tavola rotonda. Si tolse la tunica e rimase con la camicia e i pantaloni. Il suo mescitore aveva lasciato una brocca di vino rosso. Se ne riempì un generoso  calice in vetro soffiato, si buttò sul suo seggio e sorseggiò forzatamente quel liquido alcoolico. Voleva ubriacarsi, voleva affogare la mancanza di Gwyneth nell’oblio dell’alcool …
 
Qualcuno bussò alla porta e Artorius diede il permesso di entrare. Rimase decisamente sorpreso nel vedere la giovane Lady Morgana, affacciarsi con sicurezza di sé nella stanza.
 
– My Lady?!
– Scusatemi l’ardire Sire, vi ho visto passare nel corridoio e non mi siete sembrato molto in forma … forse quel vino vi scalderà di meno di quanto potrebbe fare un massaggio ..
 
Artorius rise, iniziando a subire i primi effetti del vino.
 
– Vi state proponendo per un massaggio Morgana?
 
La ragazza gli si parò davanti, con sguardo ammaliante e  un’espressione ammiccante rasentante la sfida.
 
– No Maestà, se lo gradite avevo intenzione di farvi preparare un bagno caldo con erbe aromatiche rilassanti, il massaggio ve lo farebbe come al solito il vostro valletto personale, ma … se preferite …
 
Parlandogli con voce sensuale iniziò a girargli intorno e, all’ultima parola, gli mise la mano destra sulla spalla, posizionandosi dietro di lui e iniziando a massaggiargli le spalle delicatamente. Era da tanto, da troppo tempo, che Artorius non sentiva su di sé mani femminili. Morgana scese sui suoi pettorali, insinuando inizialmente i pollici nello scollo della camicia, poi inserì completamente le mani sotto la stoffa, massaggiandogli delicatamente i fasci muscolari del collo, le clavicole e scendendo di nuovo sui pettorali villosi e forti. La reazione fisica dell’uomo fu immediata, accecato dal desiderio represso da tanto e liberalizzato dall’alcool, afferrò un polso della ragazza e la tirò davanti a sé. Morgana finì in ginocchio tra le gambe di Artorius. Ma quella posizione non le si confaceva. Ancora guardandolo seducentemente si rialzò sinuosamente e si allontanò da lui guardandolo fisso negli occhi. Il suo sguardo era un chiaro invito per il Re. A sua volta lui si alzò dal seggio e velocemente incastrò la ragazza tra sé e la tavola rotonda. Premendola al tavolo con il bacino. La sua mano destra corse lungo l’ alto collo candido della giovane, fino ad afferrarle la mandibola e a sfiorarle le rosse labbra, schiuse in un sorriso, con il polpastrello del pollice. Lei sporse il petto più verso di lui, poggiando le mani sulla superficie della Tavola Rotonda. Con la mano sinistra Artorius le afferrò il fianco. La sovrastava per altezza e i loro occhi erano fissi gli uni in quelli dell’altra, mentre le loro labbra erano sempre più vicine. La mano destra del Sovrano passò dalla  mandibola alla nuca di Morgana. I suoi occhi grigio-verdi viaggiarono sul volto della bellissima e sensuale nipote di Lady Elenoire. Si soffermarono sulle sue labbra, videro il sorriso di sfida e in un impeto di puro istinto sessuale si impossessò di quella bocca sorridente, affondando la lingua in essa per assaporarla a fondo. Lei gli concesse un’iniziale partecipazione, lo assaporò a sua volta, illudendolo, ma era troppo facile così per Morgana, non voleva essere solo un momento fugace per lui. Portò la sua mano alla nuca dell’uomo e gli afferrò i capelli tirandoli forte, facendolo gemere di dolore e staccarlo da lei. Il dolore lo rese cosciente della situazione, la guardò dalla testa ai piedi, vide ancora il suo sorriso beffardo e il suo sguardo di sfida, il suo corpo longilineo e la scollatura che faceva intravvedere la sommità del suo seno. Il desiderio lo accecò di nuovo e nuovamente si avventò sulle labbra di Morgana. Questa volta lei lo morse al labbro inferiore, tanto da farlo sanguinare e allontanarsi con un rantolo.
 Artorius era eccitato e furente. Si portò il dorso della mano alla bocca e si avvide di sanguinare. La guardò con rabbia, stringendo i denti, poi rimase spiazzato, quando vide che lei si portava il dito medio all’angolo della bocca, dove era rimasto un po’ del suo sangue. Si asciugò così dal sangue di Artorius, si guardò il polpastrello e con quei suoi occhi di ghiaccio, puntati in quelli del Re, si portò il dito alle labbra aperte e lo leccò con la punta della lingua, lo succhiò assaporandone il gusto e poi si passò la lingua lentamente lungo il  labbro superiore, fissandolo seducentemente. Il Re sentiva le proprie pulsazioni correre all’impazzata, non poteva resisterle, la sua voce diventò roca e ancora più profonda.
 
- Stai giocando con me Morgana? Vuoi giocare con il tuo Re mia bellissima?
 
Lei non rispose, ma si mosse sinuosa lungo il bordo del tavolo, continuando a sostenere il suo sguardo.
 
– Giocheremo a modo mio allora!
 
Velocemente e con decisione Artorius le strappò il corsetto, mettendole in mostra le rotondità dei seni. Si gettò avido su di essi, mentre l’afferrava per i fianchi e la sedeva sulla tavola. La reclinò sulla superficie e le portò la gonna su per le gambe.  Lei si rimise seduta e a sua volta gli afferrò il colletto della camicia e lo baciò irruentemente. Lui si sciolse da quel bacio per guardarla ancora in viso.
 
– Sai bene cosa stai facendo Morgana! Non sono il tuo primo uomo vedo!
– So benissimo cosa sto facendo!
 
Rispose lei in una sorta di sibilo. Dopo, velocemente, portò le sue agili e affusolate mani a liberarne la virilità, da troppo tempo repressa;  il suo tocco lo fece gemere di piacere e automaticamente iniziarono una danza sfrenata di  incontri e affondi. Artorius le teneva i fianchi con fermezza, stringendo la sua carne e si spingeva con forza in lei. Morgana lo prendeva per il collo e lo mordicchiava sulle labbra, succhiando i graffi che gli aveva fatto con i denti e poi spingendogli il capo verso i suoi seni.
 
La porta si aprì piano. Il giovane Sam doveva riordinare le armature nella loro teca, non si aspettava che ci fosse qualcuno nella sala della Tavola Rotonda a quell’ora. Rimase paralizzato sull’uscio per quanto vide! Artorius non si accorse di lui, accecato dal bisogno e in pieno amplesso. Morgana si aggrappava alle sue spalle, accarezzandole e facendogli scivolare sulle possenti braccia la camicia bianca, mentre le sue candide cosce erano avvinghiate al suo bacino. Vide con la coda dell’occhio aprirsi la porta, non si scompose e continuò a muoversi all’unisono con l’uomo che aveva tra le gambe. Continuò a guardare Sam, mentre un sorriso di scherno e vittoria si dipingeva sul suo volto bellissimo e diabolico.
 
Sam richiuse la porta. Sentì una forte nausea salirgli dalla bocca dello stomaco. Il suo cuore era in frantumi, ma più che il dolore provò il senso di schifo per Morgana, quella che considerava una “Fata”, si era rivelata ai suoi occhi per quello che veramente era: una “strega malefica”.
 
In un ultimo, reciproco, assalto Artorius e Morgana raggiunsero il soddisfacimento. Lei si ricompose velocemente, mentre Artorius, tornato a sedere sul suo seggio la guardava. L’espressione vittoriosa di Morgana lo colpì come uno schiaffo in pieno volto. Non era lui che aveva posseduto lei … si rese conto che era precisamente il contrario. Lei era andata da lui  con quello scopo. Aveva soddisfatto il bisogno di Artorius ma anche il suo. Si chiese da quanto lei lo meditasse e realizzò che era da tanto che se la ritrovava intorno con quello sguardo. Aveva ceduto al suo diabolico fascino. Aveva ceduto per i suoi istinti bestiali, aveva tradito Gwyneth, pur amandola intensamente. Disse a se stesso che era la prima e l’ultima volta, Morgana sarebbe stata rispedita dalla sua famiglia, non voleva nuove tentazioni, la sua carne era debole e si rese conto che la sua volontà lo era anche di più.
 
 
 Passarono giorni, settimane, mesi …
 Nei tre anni seguenti Morgana era riuscita nei suoi intenti di continuare ad avere l’oggetto dei suoi desideri.
 Tra Artorius e Gwyneth le cose non miglioravano e lei, che alla fine il Re non aveva allontanato, era colei che consolava le sue notti vuote, riempiendole con il suo corpo caldo e con le sue sapienti carezze.  Era diventata la concubina del Re! La sua “favorita”!
Tutti a palazzo ormai sapevano. Tutti tranne Gwyneth e suo figlio. Artorius continuava a comportarsi come al solito con loro e Gwyneth continuava ad avere il suo atteggiamento sempre più triste e depresso. Non aveva più lettere da leggere di Cillian, le conosceva ormai a memoria. Non sentiva più nessun desiderio nei confronti di suo marito e non se ne curava, il fatto che lui avesse smesso di bussare alla sua porta la sera, era per lei un sollievo.
Le Dame guardavano con disprezzo Morgana e con compassione Gwyneth, sua zia la rimproverava, ma non diceva nulla alla Regina, consapevole che avrebbe potuto peggiorare la sua depressione.
Artorius, dal canto suo, aveva sempre avuto un forte bisogno sessuale, che aveva vissuto e soddisfatto con sua moglie, unito a lei anche dall’amore tenero e profondo che nutriva nei suoi confronti. Morgana era diventata la sua ossessione sessuale. Lo soddisfaceva completamente per quei bisogni, ma per lui non era altro che quello. I suoi pensieri continuavano ad essere rivolti a Gwyneth, ogni giorno più assente. Gli mancava, non più per quanto otteneva da Morgana, gli mancava per la sua essenza, per il conforto che gli sapeva dare, per il suo consiglio, per la sua saggezza, per il suo amore nei confronti del popolo. La vedeva sorridere solo nelle udienze con i sudditi e con il loro figlio ormai quindicenne.
Artorius voleva risvegliare sua moglie, voleva riportarla alla felicità che avevano vissuto, ma non sapeva come fare! La notte continuava a passarla tra le lenzuola del letto di Morgana, con lei che si avvinghiava al suo corpo maschio e pretendeva ogni giorno più spazio nella sua vita.
 
– Devi deciderti Artorius! Sono stufa di essere la seconda donna! Devi ripudiare Gwyneth! Sono io la donna che possiedi tutte le notti, ho diritto di essere la tua donna ufficialmente, la tua nuova moglie! Lei non è più nulla per te!
– Non è più nulla per me?!! La mia Gwyneth tu pensi non sia più nulla per me?!! È mia moglie! È la madre di mio figlio! È la mia Regina! La Regina amata dai tre Popoli di Avalon per la sua saggezza e bontà! È una donna straordinaria! Non ho motivo per ripudiarla! Non ti ho mai detto di amarti Morgana, hai avuto quello che volevi! Ed io ho avuto lo stesso da te! Non ti ho mai fatto promesse perché non avevo promesse da farti, non ti ho illusa, tra noi è stato ed è solo sesso, puro e semplice selvaggio sesso!
– Dunque non mi ami?!
 
Artorius rise amaramente.
 
– Non ti amo! Come tu non ami me Morgana! Tra noi c’è stato desiderio ma non c’è mai stato amore! Pensavo amassi Sam, ma non hai mai amato nemmeno lui, ami solo te stessa Morgana! Tu hai usato me ed io ho usato te! Non sarai mai la mia Regina, non sei all’altezza di Gwyneth!  Non intendo continuare questa relazione, traviseresti soltanto!
 
L’atteggiamento di Morgana e le sue richieste avevano avuto su Artorius l’effetto dell’acqua gelida. Lo avevano risvegliato dalla malia sessuale con cui lei lo aveva catturato e imprigionato. Prima di lei non aveva mai tradito sua moglie e se Gwyneth non si fosse intestardita a rifiutarlo, non ne avrebbe mai avuto bisogno. Per quanto bella e affascinante Morgana potesse essere, nel cuore e nella mente di Artorius c’era posto solo per Gwyneth. Era ora di ricordarlo anche a sua moglie!
Si rivestì velocemente dei suoi abiti e uscì dalla stanza della giovane donna battendo la porta. Aveva deciso che quella sarebbe stata l’ultima volta che passava la notte con lei, avrebbe ripreso sua moglie, anche con la forza se era necessario!
 
Con questa determinazione e un vigore nell’anima che non sentiva da tanto, nemmeno tra le braccia di Morgana, si diresse alla stalla, si sellò il cavallo e corse al galoppo nella luce dell’aurora.
Spronò il cavallo alla corsa, voleva arrivare al lago di Avalon, desiderava bagnarsi in quelle acque, desiderava nettare il suo corpo e la sua anima, voleva rinascere per far rinascere con lui anche Gwyneth. Deviò verso il vecchio rifugio di Merlin, gli mancava il “Vecchio Pazzo”, come lo chiamava scherzando, gli mancavano i suoi rimproveri e le lavate di capo che gli aveva dato tante volte da dopo la morte di suo padre Vinicius. Vide la casupola del Druido … Quell’uomo era sempre stato un mistero per lui, solo Cillian riusciva a capirlo, non si era mai saputo spiegare il perché e, cosa strana … da quando Cillian era partito, ormai quasi quindici anni prima, Merlin era scomparso!
Osservò quello che restava della casupola in pietra … le mura … la porta chiusa, il tetto sfondato e, cosa pazzesca … un albero alto e robusto che in quei quindici anni aveva messo radici dentro la casa, sfondandone il tetto e uscendo da esso.
Era un albero magnifico! Artorius non ne aveva mai visto uno uguale e non ne conosceva il nome. Pensava che tra i vari semi che il Druido raccoglieva e conservava, il seme di quell’albero doveva essere finito sulla terra battuta del pavimento e lentamente aveva germinato. La visione era suggestiva. Chissà dove era sparito Merlin! Ma probabilmente, innamorato come era degli alberi, sarebbe stato contento di sapere che ora uno di essi era inquilino della sua vecchia dimora!
Spronò nuovamente il cavallo lasciando quel luogo che aleggiava di un’antica magia e in poco tempo giunse al lago. Si spogliò velocemente dei suoi abiti e, incurante della temperatura gelida dell’acqua, si tuffò in quello specchio puro, cercando in esso la purezza che il suo cuore traditore aveva perso, tradendo non solo Gwyneth ma anche se stesso. Nuotò vigorosamente e ad ogni bracciata si sentiva rinfrancare maggiormente, non sentiva il freddo, sentiva solo il desiderio di ricominciare. Pensò alla rinascita e mentre nuotava, gli si presentò chiara l’idea che gli avrebbe restituito la sua Gwyneth.
 
Come di corsa si era allontanato da Camelfort, ancora più velocemente vi fece ritorno, spingendo il cavallo oltre i suoi limiti.
Sam era sveglio da un pezzo e si era accorto che il Re aveva avuto idea di cavalcare di prima mattina. Lo vide rientrare di corsa e saltare giù dal cavallo che ancora non si era fermato. Gli andò incontro per prendere alle briglie il suo destriero. Vide negli occhi del suo Sire una luce che non gli apparteneva più da tre anni a quella parte. Non sapeva a cosa era dovuta. Sapeva della sua relazione con Morgana fin dall’inizio. Non odiava il suo Re, lui poteva prendersi quello che voleva, riguardo a Morgana non l’aveva di certo forzata, era stata lei a proporsi, ricordava fin troppo bene la situazione e il suo sguardo di scherno e vittoria. Non le aveva più rivolto, da allora, né sguardo né parola, la considerava indegna e non aveva avuto più posto nel suo cuore. Da circa due anni Sam aveva sposato la giovane Lily, l’aiutante della cuoca di palazzo, era felice con lei e con la loro meravigliosa piccola Gwyn, di appena sei mesi, le avevano dato il nome della Regina, onorati del fatto che era stata proprio Lady Gwyneth ad aiutare Lily nel difficile parto.
Sam seguì con lo sguardo Artorius che si era allontanato facendogli un cenno significativo riguardo al cavallo e un saluto, ricambiò il saluto con un inchino.
 
Artorius corse per le scale della fortezza, sapeva quale era la sua meta! Superò vari corridoi e arrivò alla porta che da anni lo separava  da sua moglie. Il sorriso e la sicurezza di sé vacillarono nel momento in cui con le nocche della mano stava per colpire la porta. Si chiese se Gwyneth fosse già sveglia, conoscendola lo era di sicuro, era molto mattiniera, le piaceva salire presto sulla torre del mastio e respirare l’aria della prima mattina, sicuramente era già stata sulla torre ed era rientrata. Si decise e bussò energicamente. 
 
– Chi è?
– Gwyneth sono tuo marito … aprimi per favore!
 
Il tono era stato autoritario e Gwyneth incuriosita non lo fece attendere e aprì restando sull’uscio.
 
– Posso entrare mia Regina?
 
Lei non rispose, lo guardò in viso interrogativa e lo lasciò passare. Egli si guardò intorno nella loro stanza nuziale, una stanza in cui non dormiva da circa quattro anni. Nulla era cambiato nell’ambiente. Inspirò l’odore che la permeava, era il profumo di sua moglie, un odore così familiare e a lui caro. Sapeva di buono, di puro, di pace … per lui era sempre stato l’odore che associava all’amore per lei.
 
– Cosa è successo Artorius? Cosa ti porta qui così presto?
–Tu Gwyneth!
– I-io?!
– Si mia Regina! Tu! Sei mia moglie Gwyneth come io sono tuo marito … è ora che questa situazione finisca! Non ce la faccio più a vederti sempre così triste! Avrò fatto i miei errori … lo ammetto! Ma basta ora! Voglio che riprendiamo la nostra vita coniugale, ho bisogno di te, il giorno come la notte. Non voglio più che ti neghi a me!
 
Mentre parlava Artorius camminava per la stanza, sicuro di quello che stava dicendo e determinato ad ottenerlo.
 
– Eravamo felici e voglio che torniamo ad esserlo. Tu non mi sorridi più, non hai più accettato una mia carezza … ti vedo sorridere solo con nostro figlio e con i nostri sudditi … a me non riservi più nulla! Possibile che tutto sia dovuto al mio comportamento scellerato, lo ammetto, verso Eva e Cillian?!
 
Camminando intorno alla stanza e gesticolando si accostò al cassettone di Gwyneth. Il primo cassetto era aperto e casualmente vi notò un pacchetto di lettere avvolte da un nastro azzurro. Riconobbe lo stemma sulla ceralacca spezzata: un cigno in volo con un bastone uncinato tra gli artigli. La voce gli morì in gola e gli sembrò che il cuore si fermasse. Poi la gelosia lo accecò. La rabbia gli montò fino agli occhi, arrossendo. Prese il pacchetto con la mano e lo sventolò sotto gli occhi di Gwyneth.
 
– E queste cosa significano?! Questo è quindi il vero motivo del tuo allontanamento?! Cillian! E mi avevi fatto credere che non eri la sua amante?! E io idiota, cieco d’amore ti ho voluto credere! Pensavo di averlo allontanato in tempo … invece … Dei del cielo … non posso crederci! Vi scrivete di nascosto!
 
Guardò le lettere e si rese conto che era corrispondenza di anni.
 
– Vi siete scritti in tutti questi anni e io non ho mai sospettato nulla …
- Non è come pensi Artorius …
 
Gwyneth gli aveva risposto con estrema calma.
 
– Leggi quelle lettere se vuoi … nessuna di esse è stata scritta a me …
- Che stai dicendo?!
 
Artorius sciolse il nastro e ne aprì alcune. Si vergogno di se stesso. Le lettere erano tutte indirizzate a Donna Eva. 
 
– Mi chiedo perché le hai conservate e non le hai messe sulla pira di Eva, sarebbe stato giusto …
 - Hai ragione Artorius … sarebbe stata la cosa migliore … Era un ultimo ricordo che univa lei e suo figlio … non si erano potuti rivedere … le ho conservate …
 - Gwyneth … è solo per Eva o anche per Cillian?
 
Gwyneth non aveva nessuna voglia di mentire e rispose la semplice verità.
 
- Le ho conservate anche in ricordo di un caro amico … un uomo che ho stimato moltissimo e al quale ho voluto bene … Un uomo che come ti ho detto … non sarebbe mai stato l’amante della moglie del suo migliore amico …
 
Artorius si era voltato e le dava le spalle, a testa bassa. In lui tanti sentimenti contrastavano in quel momento. Dalla gelosia alla vergogna. Era geloso di sua moglie anche senza un vero e proprio motivo ed era lui che l’aveva tradita veramente!
 
– Torna ad essere mia moglie Gwyneth!
 
Si voltò verso di lei.
 
– Ora!
 
Si getto verso di lei afferrandola per la vita e baciandola con foga. Lei si divincolò da quell’abbraccio.
 
– Lasciami!
 
La rabbia prese nuovamente il sopravvento in lui.
 
– Voglio un altro figlio da te Gwyneth! Il momento in cui sei stata più felice con me è quando abbiamo avuto nostro figlio! Adesso volente o nolente mi darai quello che ti chiedo. Tornerai ad essere felice e io con te! Se non mi obbedirai come marito, mi obbedirai come tuo Re. Ho detto “ORA” e “ORA “ sarà!
 
La prese con forza per l’esile vita e ricominciò a baciarla con desiderio. Lei non corrispondeva.  Si distaccò da lei, la guardò negli occhi e con sguardo duro l’afferrò per i polsi.
 
– E’ tuo dovere soddisfarmi moglie!
 
La prese in braccio e la portò sul letto. Non fu tenero con lei come lo era di solito. Ora la pretendeva anche con la forza. Aprì il suo abito velocemente, strappando non curante i lacci e la stoffa, impaziente di possederla nuovamente. Lei rimase inerme ed esposta. Artorius si gettò selvaggiamente su di lei, baciandole le labbra e il seno. Era affamato di lei da anni, non gli sembrava vero di poterla avere di nuovo tra le braccia. Poi la guardò in viso, guardo i suoi occhi verdi e vide che erano lucidi e pieni di lacrime. Gwyneth lo avrebbe lasciato fare … lo sapeva … solo perché era un ordine!
 
Artorius si rialzò, non si era ancora nemmeno svestito, guardò il corpo di Gwyneth disteso sul loro letto, così candido, aggraziato e desiderabile. La coprì con i lembi strappati.
 
- Non sono l’uomo che ti sto mostrando Gwyneth … non lo sono mai stato … non ti voglio contro la tua volontà … non servirebbe a riportarti da me … ci allontanerebbe ancora di più. Io ti amo immensamente Gwyneth … non ti farò mai una cosa del genere … pensavo veramente che avere un altro bambino ci avrebbe riunito … che saresti stata nuovamente felice … non so quando tutto si è spezzato … non so, ma so di aver avuto le mie responsabilità … ti chiedo di perdonarmi … ti chiedo … se puoi … di tornare da me di tua volontà … mi manchi terribilmente … non mi manca solo il tuo corpo Gwyneth, mi manchi tu … la tua essenza … Vado via ora … perdonami  per prima … perdonami per qualsiasi cosa io abbia fatto … ti prego solo di non lasciare che io cada nuovamente tra le braccia di un’altra donna che non sei tu …
 
Artorius si avviò verso la porta con il chiaro intento di andarsene. L’ultima frase si era fermata nella mente di Gwyneth.
 Suo marito aveva avuto un’altra donna in tutto quel periodo?! Era stata lei ha gettarlo tra le braccia di un’altra! Si chiese cosa avesse fatto a tutti e due. Suo marito l’aveva tradita e lei? Quante volte lo aveva tradito? Se non con il corpo con la mente? Non era stata una buona moglie, come lui non era stato completamente un cattivo marito. L’aveva sempre amata con devozione, lei non l’ aveva mai ricambiato fino in fondo perché nel suo cuore da sempre c’era Cillian. Se non l’avesse mai conosciuto non sarebbe stato difficile ricambiare Artorius.
 Quanto il suo cuore era traditore? Forse lo era più di quello di suo marito!
 
– Chi è lei?
 
Artorius si bloccò con la mano sul chiavistello. Si voltò con un sorriso mesto.
 
– Che importanza ha Gwyneth … non la amo … non l’ho mai amata … ha solo riempito un bisogno istintivo che con te era sempre stato dettato dall’amore …
 
Si voltò di nuovo e fece per riaprire la porta, quando sentì Gwyneth muoversi dietro di lui e abbracciarlo. La guancia di lei si era poggiata sulla sua schiena, mentre gli circondava la vita con le braccia.
 
– Resta Artorius … non te ne andare …
 
Il biondo Sovrano non poteva credere alle sue orecchie. Da quanto voleva sentirsi dire quelle parole da sua moglie?! L’emozione gli inumidì gli occhi. Le prese le mani liberandosi del loro abbraccio, si voltò verso di lei e le prese il viso tra le sue. La sua voce, di solito sicura e tonante, vibrò di emozione e paura.
 
 – Me lo stai chiedendo veramente Gwyneth?!
– Si mio caro … sono stata in collera con te per troppo tempo … ti ho allontanato facendoti più male di quanto tu ne avessi fatto a me e facendo del male ad entrambi. Non voglio continuare così nemmeno io … sei mio marito … è vero, voglio che continui ad esserlo e io voglio essere tua moglie …
- Mia adorata Gwyneth …
 
Artorius commosso le baciò le mani e stringendole tra le sue con voce sommessa le disse:
 
- Amore mio … sono un re … ma sono in realtà un uomo debole … pieno di difetti e fallace … ho fatto tanti errori con te, forse ne farò ancora, anche non volendo, ma la cosa di cui sono sicuro è che ti amo dal primo momento che ti ho visto e conoscendoti, con il tempo, ti ho amato ancora di più. Perdonami per tutte le mie debolezze e i miei errori …
- Tu perdona me Artorius!
 
Fu spontaneo il loro abbraccio, come lo fu il languido bacio che unì le loro labbra. Non riuscirono a resistere oltre, i loro corpi si scaldarono nel desiderio reciproco. Il loro talamo nuziale li aspettava da tempo e finalmente Gwyneth tornò ad essere la sposa di Artorius e lui ad essere l’ardente sposo di Gwyneth. Non fu solo un atto istintivo anelato da tanto il loro, fu semplicemente la tenerezza dell’amore. Gwyneth non ebbe bisogno di pensare a Cillian perché ormai lui era parte integrante di lei. Era nel suo cuore e sapeva che ci sarebbe rimasto, come lei era nel suo, ogni lettera che aveva letto lo aveva detto tra le righe. Poteva amare suo marito tenendo la mente libera per pensare soltanto a lui. Avevano deciso di ricostruire la loro vita coniugale e quella mattina fu il nuovo inizio anche di una nuova “piccola vita”.
 
 
Penisola di Storybrook, novembre 1726
 
Come ogni sabato mattina in casa Dulittle aleggiava odore di pane fresco. Domitilla si era alzata presto e aveva acceso la fornace nella sua cucina e quando la brace aveva infuocato per bene i mattoni di terra cotta del forno, aveva inserito l’impasto lievitato. Suo figlio Jason sicuramente aveva fatto tardi la sera prima, amava restare a giocare a scacchi con Erik dopo cena. Non lo aveva sentito rientrare, ma era sicura che, quando il profumo del pane fresco fosse arrivato alle sue narici, sarebbe sceso in cucina e come al solito l’avrebbe presa per la vita, sorprendendola alle spalle e le avrebbe dato il bacio del buon giorno su una guancia. Era sempre stato un figlio affettuoso e rispettoso, non era riuscita a spiegarsi cosa gli era passato per la mente con Anny. Sapeva che Jason aveva un’infatuazione per la bella figlia di Angus e che voleva chiedere al padre di poterla frequentare assiduamente, ma non avrebbe mai immaginato che arrivasse a mancare di rispetto alla ragazza in un modo così volgare!
 
Domitilla sospirò, pensando che l’avventatezza della gioventù poteva far commettere errori grossolani anche ai ragazzi migliori.
 
 – Buon giorno cara! Jason non si è ancora alzato?
 – Matteus … buongiorno marito caro … no … nostro figlio deve aver rincasato tardi ieri sera … sai come finisce di solito con Erik … non si stancherebbero mai di giocare a scacchi!
– Si, lo so … ma forse è il caso di chiamarlo, ho intenzione di discutere con lui su alcuni introiti dell’emporio che sono rimasti in sospeso, lo potremmo fare durante la colazione.
– Allora vai a chiamarlo! Ho già l’ acqua sul fuoco per il te, finisco di apparecchiare …
 
Domitilla si accostò alla sua credenza in legno massello e prese il vassoio d’argento che suo marito le aveva regalato per il loro venticinquesimo anniversario di nozze. Matteus mise il piede sul primo gradino per salire al piano superiore, quando dovette fermarsi poiché qualcuno aveva bussato con impeto alla porta di casa.
Non erano ancora le otto del mattino, chi poteva essere? Guardò allo spioncino e riconobbe una divisa militare. Che novità c’erano? Forse erano stati individuati altri sgherri di Rumbl? Egli faceva parte della Guardia Nazionale, doveva essere informato!
Aprì la porta e oltre al soldato che aveva individuato dallo spioncino, con sua sorpresa si trovò davanti il Colonnello August in persona.
 
– Colonnello! Buongiorno! Non mi aspettavo voi in persona!
– Posso entrare Matteus?
 
La cera del Colonnello era cinerea, Matteus lo fece accomodare in salotto, ma l’ufficiale rimase in piedi dicendo all’uomo di sedersi. Fu un bene che lo facesse poiché, alle parole che il Colonnello gli disse, probabilmente sarebbe caduto in terra.
 
Domitilla stava arrivando con il vassoio tra le mani, su di esso erano sistemate teiera e tazze. Arrivò nel momento preciso in cui August disse:
 
- Un’ora fa, al parco di San Patrizio è stato rinvenuto il corpo esanime di Jason … mi dispiace …
 
Il suono del metallo e dei cocci che si frantumavano in terra, fece voltare l’ufficiale e il soldato che l’accompagnava.
 
 – NO! No …no! Il mio bambino sta dormendo ancora … ha rincasato tardi ieri sera … non è lui … non è lui … lui è nella sua camera!
 
Domitilla si stava illudendo che fosse veramente così. Matteus per lei trovò la forza di alzarsi e la prese protettivamente tra le braccia. Domitilla non era più in sé, insisteva a dire che non era il suo bambino, il suo sguardo era allucinato, poi alle parole di suo marito che le diceva sottovoce di calmarsi, obbedì, lo guardò negli occhi, vi lesse la verità e perse i sensi.
 
La povera donna fu adagiata sul divano. Il soldato andò a chiamare Lady Agata Fergusson su richiesta di Matteus. Era la loro brava vicina di casa, molto amica di Domitilla, le sarebbe stata vicina mentre suo marito e i due militari si recavano sul posto dell’omicidio.
 
– Siete sicuro di sentirvela Matteus? Non è un bello spettacolo. Ha ricevuto una pugnalata alla schiena e poi gli hanno tagliato la gola …
 - È mio figlio Colonnello … il mio unico figlio … è l’ultima volta che lo vedrò … non posso non andare da lui …
 
Il riconoscimento era in effetti superfluo. Il giovane era stato identificato già da August, arrivato con i suoi soldati appena avvisato. Matteus si comportò con grandissima dignità, ma era chiaro che avesse il cuore spezzato. Pur se i suoi occhi non versavano lacrime erano spenti di ogni luce. 
 
La notizia dell’assassinio brutale di quel bel giovane si sparse per tutta Storybrook nel giro di poche ore, la stessa Rosalind Stone e le sue due figlie ne rimasero molto turbate, non avevano trattato gentilmente il ragazzo durante la settimana, ma non avevano nulla contro di lui, anzi alle gemelle piaceva molto, non nascosero la pena e il dispiacere e con la genitrice furono tra le prime a far visita ai genitori del defunto.
 
Padre Charles O’Danag fu tra i primi ad essere informato, il cadavere, trovato poco distante dalla Chiesa, fu portato proprio nella sua Sacrestia. Si rammaricò di non aver insistito per farlo restare protetto presso di lui, ma Jason aveva voluto assolutamente tornare dai suoi cari genitori. Al Parroco non rimase che organizzare il funerale, la famiglia Dulittle era Cattolica, la funzione sarebbe stata celebrata il giorno dopo, domenica, alle 10,30.
 
Matteus fu riaccompagnato a casa dal Colonnello August. L’uomo era curvo nella sua tristezza, sembrava che un macigno gli pesasse sulle spalle. Con suo figlio erano morte tutte le sue speranze per il futuro, i suoi progetti … i suoi sogni …
Rientrò in casa e dovette fronteggiare la disperazione profonda di sua moglie. La donna piangeva in silenzio. Sapeva che suo figlio aveva incontrato il Duca Mc Cassidy sulla sua strada e quell’incontro era stato l’inizio della sua fine.
 
– Moglie mia … vedrai  … giustizia sarà fatta … almeno questo ci è dovuto …
- Giustizia sarà fatta Matteus, ma il “mio bambino” non tornerà più da me …
 
Matteus avrebbe voluto gridare, rompere ogni oggetto di quella casa che ormai gli sembrava inutile, quanto la sua stessa vita, ma sapeva che doveva essere forte per sua moglie. Lei ora era tutta la sua famiglia. Domitilla lo guardò negli occhi, si asciugò i suoi. Vi lesse lo stesso suo dolore, lei doveva essere forte per lui, quel dolore non doveva spezzarli, dovevano andare avanti, perseguire la giustizia. Si alzò e si rifugiò tra le braccia di suo marito.
Lady Agata Fergusson abbassò lo sguardo e con il tatto e l’educazione che la distingueva, si allontanò per lasciarli soli in quell’abbraccio che solo loro due potevano condividere.
***
 
Il significato di quanto era successo era chiaro.
Emma e Belle ascoltavano il racconto di August. La loro preoccupazione si rifletteva sui loro bei volti femminili.
 
– Purtroppo mie care, questo significa che Rumbl non è partito con Chapitrion, è rimasto a Storybrook. Dovrò rinforzare le squadre della ronda, tenerle attive giorno e notte. Non abbiamo idea di dove si sia nascosto quell’assassino …
 - Se Killian non fosse partito …
- Sai bene che Killian stesso era consapevole di andare incontro all’ignoto, avevamo ipotizzato anche che Rumbl potesse essere ancora qui. In mare siamo sicuri che ci sia il suo complice e catturarlo, vivo o morto, è compito del tuo Capitano!
– Lo so perfettamente August ma non mi sento al sicuro, temo per Henry … penso sia meglio che Killian torni, che abbia avvistato o meno Barba Nera.
– Ha detto che comunque avrebbe fatto in modo di tornare nel giro di un paio di settimane …
- Forse ho il modo per farlo tornare prima …
 
Emma non finì di formulare il suo pensiero, lasciando sia August che Belle con lo sguardo interrogativo, si alzò dalla sedia velocemente e egualmente velocemente percorse il tratto che dall’ufficio di August portava verso la prima torre, da lì passò nel terrazzo e vi trovò Henry che giocava con Neal. Betty arrancava su per le scale chiamando il bambino.
 
– Henry tesoro! Hai visto Fuffy?
– No Betty, non lo vedo da ieri, ho giocato con lui in giardino, poi ha visto un topolino che correva verso la siepe ed è corso via per dargli la caccia.
– Quel gatto è una disperazione! Mai che si trovi al suo posto! Ho trovato due topi in dispensa, se lo trovo lo chiudo lì dentro finché non avrà fatto per bene il suo lavoro, altrimenti niente crema per lui questa sera!
 
Fuffy era il grosso gatto rosso di Betty, aveva il pelo lungo e un musetto grazioso, passava la giornata a dormire, ma se si accorgeva di un movimento sospetto apriva un occhio e al momento giusto saltava giù per correre a caccia. Era un peccato che preferisse la caccia all’aperto invece che quella in dispensa!
 
Nonostante le preoccupazioni, Emma non riuscì a non avere un sorriso nei confronti di suo figlio e della  buona Betty. Si soffermò un paio di minuti a parlare con loro e  Neal, poi scese verso le scale che portavano in giardino. Doveva raggiungere Frate Benedictus.
 
Il Frate non era tra le sue piante in giardino e come sospettò Emma era impegnato nel suo laboratorio, tra alambicchi e provette. Lo vide di spalle, si era tirato su le ampie maniche del saio e armeggiava sul bancone. Lo vide voltarsi di profilo e spingere in alto lo stantuffo di una siringa. Un liquido rosso zampillò brevemente dall’ago, poi lo vide chinarsi sul tavolo e usare la siringa su qualcosa.
 
– Mio Dio Fra Benny! Ma quello è Fuffy?! Betty lo sta cercando per tutta la rocca! Se scopre che lo stai usando per un tuo esperimento ti rincorrerà con il mattarello per tutto il palazzo, sai quanto gli è affezionata, lo chiama addirittura “figliolo”!
– Dai dai Emma! Stai tranquilla! Non gli sto facendo nulla di male! Devo vedere quanto dura l’effetto soporifero di queste dosi di farmaco … lo terrò qui tre quattro giorni!
– Tre-quattro giorni? Beh io non ho visto nulla! Ma sappi che prima o poi Betty arriverà qui e allora saranno problemi tuoi!
 
Benedictus fece un cenno con la mano per dire che non aveva importanza, era più importante l’esperimento. Emma ne era consapevole, ma conosceva anche Betty e sapeva che non era tipo da restare buona e zitta, specie se si trattava di qualcuno o qualcosa a cui lei teneva particolarmente.
 
– Allora Emma, parlami della disgrazia capitata!
- Già hai saputo?
– No, non ho saputo nulla, ma sei arrivata come una furia … qualcosa di drammatico è successo, ma non si tratta del tuo innamorato o non avresti perso tempo a chiedermi di Fuffy! 
– Jason è stato assassinato …
 - Rumbl è ancora qui quindi!
– Esattamente …
- E tu vuoi avvisare Killian e chiedergli di tornare quanto prima …
 - Si! Come al solito mi leggi nei pensieri! Credi che sia possibile usare i piccioni? In fin dei conti sono stati sulla nave … c’è qualche possibilità che possano raggiungerlo?
 
Frate Benedictus non rispose e rimase a pensare, guardando negli occhi Emma.
 
 – Mmm è molto difficile figlia mia. Un conto è partire dal mare per la terra ferma, è più istintivo per i nostri piccioni, ma partire da terra per andare verso il mare, non sapendo a che distanza e se ci sono punti dove fermarsi e riposare … il piccione potrebbe morire per la fatica o  tornare indietro alla prima occasione …
- Proviamo Fra Benny … ti prego proviamo!
– Mmm … un tentativo possiamo farlo con il piccione dalla testa nera …
- Si! Certo! Quello più affezionato a Killian … Lady Barbra lo ha chiamato!
– Non mi dire?!
 
Emma arrossì inconsapevolmente, in un attimo le passarono davanti agli occhi tanti momenti con Killian sulla Jolly Roger, dal primo approccio con i piccioni, all’essersi infettato la ferita alla mano proprio a causa di quello dalla testolina nera e poi tutto quello che ne era conseguito, il loro avvicinamento, l’attrazione tra loro, la scoperta della verità su Lady Barbra, le loro confessioni reciproche, il loro amore …
Quel piccolo pennuto aveva avuto la sua importanza, era stato un involontario piccolo Cupido. Forse ora poteva essere il messaggero che serviva ad Emma.
 
Senza pensarci oltre, la Principessa si avvicinò allo scrittoio di Fra Benny, prese un piccolo pezzo di carta e scrisse un messaggio a Killian, poche ma significative parole:
 
“La tua famiglia ha bisogno di te”
 
***
 
Meroledì mattina, 10 giorni dalla partenza della “Stella del Mattino”
 
Il giorno del ritorno del Capitano Jones era sempre più vicino. Eddy guardava l’azzurro orizzonte marino, perlustrandolo alla ricerca del pennone di una nave che conosceva ormai da anni e che aveva rappresentato per lui, fino a quel momento, la sua casa.
Non poteva negare a se stesso di essere  preoccupato per gli uomini che in quegli anni erano stati la sua famiglia, soprattutto il Capitano … Killian, come lo chiamava ormai da un pezzo, l’uomo che sarebbe diventato suo cognato se sua sorella Milah non fosse stata uccisa dallo stesso mostro che aveva assassinato anche Jason Dulittle. Nonostante quel giovane fosse stato il suo rivale in amore e si fosse comportato in modo pessimo con la sua promessa sposa, non era felice della sua morte. Quando avevano duellato per l’onore di Anny  lo aveva risparmiato, dandogli la possibilità di ravvedersi e continuare degnamente la sua vita, aveva solo ventiquattro anni in fin dei conti e tanto tempo davanti a sé per capire gli errori commessi. Lo stesso Capitano Jones aveva abbassato il rischio del duello per evitare che i due ragazzi si uccidessero inutilmente. Qualcun altro, invece, si era arrogato il compito di decidere il destino del giovane.
Mister Matteus Dulittle aveva trovato sulla scrivania del figlio una lettera che non aveva fatto in tempo a recapitare. Era indirizzata ad Angus O’ Danag. Jason gli chiedeva perdono per il suo comportamento deplorevole nei confronti di sua figlia, aveva parole di tenerezza per lei, le augurava felicità per il vicino matrimonio e si congratulava dicendole che aveva scelto qualcuno migliore di quanto poteva essere lui.
 
Eddy strinse i pugni e serrò la mascella. Rumbl aveva veramente tanto da pagare, sia per la giustizia umana che per quella divina.
Concentrato nei suoi pensieri ma ormai abituato e allenato ad essere all’erta, si accorse dei leggeri passi che arrivavano alle sue spalle. Si voltò sperando che fosse Anny, ma al suo posto vide avanzare verso di lui la Mademoiselle francese che i suoi suoceri ospitavano alla locanda da qualche giorno.
 
– Bonjour Monsieur Eduard!
 –Bonjour Mademoiselle!
– Parlate francese?
– Oui Mademoiselle!
– Avete viaggiato molto nonostante la vostra giovane età! Come avete imparato la mia lingua?
– In verità me l’ha insegnata una persona speciale!
– Una donna che avete amato?
 
Eddy sorrise, sicuramente aveva un grande affetto e stima per Emma, ma per lui definirlo amore era improprio, l’amore nel suo cuore e nel suo pensiero era rappresentato da Anny.
 
– No Mademoiselle, semplicemente una persona che stimo molto!
 
La donna si rese conto che non avrebbe saputo altro sull’argomento, il ragazzo era piuttosto riservato. Cercò un altro argomento.
 
– Vi ho visto così assorto nel guardare il mare … aspettate l’arrivo di qualcuno? Di un amico?
 – Ci si può aspettare sempre l’arrivo di qualcuno in un porto … non credete Mademoiselle?
– Si … ovviamente …
 
Decisamente il giovane era piuttosto laconico, tentò ancora.
 
– Sapete … Monsieur O’Danag ieri mattina ha parlato con la cuoca della Rocca per vedere se potranno assumermi come sua aiutante …
 
Il giovane la guardò interrogativamente.
 
– Scusatemi se mi confido con voi … sono arrivata da così poco tempo … non conosco nessuno, non ho amici …
 
Si avvicinò ancora di più a Eddy, in una distanza un po’ troppo intima per i gusti e l’educazione del giovane.
 
– Conoscete le persone che abitano alla Rocca? Sapete se troverò qualcuno che parli francese?
– Alla Rocca abita il Duca Mc Cassidy con sua moglie, non ho una profonda conoscenza di loro, sono qui da poco anche io, ma sono sicuro che se pur non troverete nessuno che parli francese, non avrete problemi, visto che voi parlate perfettamente anche l’inglese!
 
Decisamente non sarebbe riuscita a far breccia con il giovane Eddy, un vero peccato! A malincuore si vide costretta a riprendere il piano di  seduzione nei confronti di Angus, era sicura che lui si sarebbe mostrato più loquace.  Il giovane era molto innamorato, era chiaro, si era accorta dai suoi movimenti che non gradiva averla troppo vicino, tentar di sedurlo sarebbe stato controproducente.
 
***
 
Angus O’Danag realizzò cosa aveva combinato troppo tardi per ripensarci.  Si girò verso la sua destra e guardò lo splendido corpo dalla pelle nera che ancora era avvinghiato al suo fianco. Non gli era mai capitata una cosa del genere, così improvvisa, istintiva, accecante. Era stato un grandissimo errore! Sentì un macigno posarglisi sul cuore, un cuore traditore. Quello altro non era che il peso del tradimento!
Aveva tradito sua moglie Mary, la donna della sua vita, la donna che amava fin dalla gioventù, la donna con la quale aveva diviso e condiviso gioie e dolori, salute e malattia, povertà e ricchezza, la donna che era sempre stata il suo scopo di vita.
 Si chiese con vergogna come avesse potuto arrivare in così poco tempo a quel momento …
 
 
Angolo dell’autrice
Carissimi amici di lettura e di penna, questa domenica saremo orfani di OUAT, ce ne faremo una ragione! Spero di farvi compagnia e non far arrabbiare nessuno con questo capitolo! Ho affrontato il tema del tradimento come avete visto. Mi farebbe piacere sapere quali sentimenti la lettura vi ha suscitato e cosa pensate dell’argomento.
Osservate cosa vi ha colpito maggiormente e se vi va ne parleremo.
Ringrazio i numerosi lettori che continuano a seguire fedelmente e “con pazienza”, per le Long in effetti non è facile averne. Spero che ancora troviate avvincente la storia, anche se in questo momento Emma e Killian sono lontani nel corpo ma vicinissimi nell’anima. Un grazie di cuore a chi mi lascia i suoi commenti, sono sempre interessanti e hanno dato vita a dei dialoghi amichevoli che mi hanno fatto scoprire delle belle persone. Un abbraccio affettuoso a tutti.
La vostra Lara
 
 

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Capitolo 46
*** Navigando per tornare da te ***


XLVI Capitolo
 
Navigando per tornare da te …
I am sailing
Home again
'Cross the sea
I am sailing,
Stormy waters
To be near you,
to be free

I am flying
Like a bird
'Cross the sky
I am flying,
Passing high clouds
To be with you,

Can you hear me,
Through the dark night, far away
I am dying, forever crying
To be with you, who can say
(Rod Stewart – Sailing)
Erano passati dieci giorni, dieci “maledetti” giorni dalla partenza da Storybrook!
Più camminava avanti e indietro sul ponte della “Stella del Mattino” e più il bel veliero gli sembrava piccolo e stretto. Giunse sul ponte di prua. Si fermò bruscamente. Strinse la mandibola e un guizzo del muscolo mascellare si fece notare tendendosi fino alla tempia. Le vene temporali pulsavano, mentre si gonfiavano vistosamente.

Ognuno degli uomini del suo equipaggio avrebbe potuto dire che il Capitano Killian Jones non era più in sé dall’incontro con la Reine de France. Lo conoscevano bene! Lo conoscevano da anni! Lo ammiravano e lo stimavano, conoscevano il suo coraggio, la sua lealtà e il suo fortissimo senso dell’onore. Lo avevano visto gioire, gridare e ridere in preda all’euforia che gli aveva scatenato la consapevolezza di attendere un figlio dalla sua adorata Emma, la bionda Principessa che gli aveva rubato cuore e anima, ricambiandolo dello stesso purissimo sentimento.

Erano stati felici per lui e per la sua sposa. Sapevano tutti che pur non legati da un vincolo legale, lo erano in un vincolo religioso e prima ancora in un vincolo che solo due anime gemelle, nate l’una per l’altra, potevano sentire e vivere. Sapevano cosa lo turbava terribilmente, mentre sulla rotta per Storybrook tornavano al punto di partenza.
 
“Rumbl Mc Cassidy tu sia maledetto!”
 
Dall’incontro con il Capitano Chapitrion si era saputa la verità!
Il “Coccodrillo” o “Macellaio”, come alternativamente lo chiamava il loro Capitano, non aveva lasciato Storybrook! Era ancora lì e tramava nell’ombra!
Come poteva il Capitano Killian Jones stare tranquillo? Quando sapeva che l’assassino della sua Milah era a piede libero, con l’intento di vendicarsi della donna che lui amava in silenzio dall’età di venti anni, la donna che aveva ritrovato sotto le mentite spoglie dell’affascinante “commerciante” Lady Barbra, la donna della quale aveva abbattuto le rigide barriere, amandola con tenerezza e passione, colei che era diventata il suo motivo per cambiare vita, tornare alle origini e che era per lui la promessa di una famiglia, insieme al piccolo Henry e al “Dolce Piccolo Fiore” che sapeva stava crescendo nel suo seno.
Tutti capivano il suo stato d’animo e lo condividevano, come condividevano l’affetto profondo per la Principessa Emma Swan Pendràgon.
 
Il vento gli scompigliò i capelli ribelli che gli ricadevano sulla fronte e gonfiò il fondo del suo elegante pastrano in pelle nera.
Killian imprecò tra sé. Il vento non gli era amico in quel momento e stava rallentando la loro corsa verso la meta. Prese il cannocchiale dalla tasca del pastrano. Ne afferrò l’estremità con i bianchi denti perfetti e lo allungò. Lo portò all’occhio destro e guardò l’orizzonte.
 
“Niente … maledizione!”
 
All’orizzonte non si vedeva nulla ancora, né  la nave di Barba Nera, né, purtroppo, la costa di Storybrook.
 
“ Se almeno ripartissero gli Alisei … entro domani avvisteremo la Penisola”
 
Ricordò l’avvistamento di quella terra la prima volta che vi era giunto. Era stato solo il Maggio precedente, circa sei mesi prima, per il periodo del suo compleanno. Lo aveva festeggiato con i suoi uomini nella taverna di Angus.
Quando, la sera prima di giungere, aveva guardato le stelle e aveva osservato la costellazione del Cigno, una sensazione di speranza e gioia gli aveva inondato il cuore, qualcosa o qualcuno lo attendeva in quella terra. La sua missione era di inseguire e trovare Rumbl e il bambino di Milah, non avrebbe mai pensato che vi avrebbe trovato, anzi ritrovato, l’amore della sua vita!
 
“Emma … Emma … amore mio quanto mi manchi! Dovesse accaderti qualcosa … io … io ne morirei tesoro, non posso più pensare ad una vita senza di te. Tornerò Emma … tornerò sempre da te, ce lo siamo promesso, fosse anche ai confini del mondo, dello spazio e del tempo, oltre la vita e oltre la morte … “
 
 
Tanto tempo fa …
 
Il giardino di Camelfort riluceva dei colori incantevoli di stupende varietà di fiori variopinti.
Artorius aveva chiesto ai suoi giardinieri di rendere quel luogo pari all’Olimpo degli Dei. Dove passava la sua Gwyneth doveva essere accolta da quel tripudio di bellezza. Amava sua moglie più che mai! Da quando gli aveva concesso il suo perdono e avevano ripreso la completezza della loro vita coniugale, il suo cuore era ricolmo di gioia. L’apoteosi di quella gioia l’aveva raggiunto quando Gwyneth gli aveva annunciato che attendevano il loro secondo figlio. Era il coronamento della loro riappacificazione, la conferma dell’amore che li univa.
 
Gwyneth scese con cautela le scale del mastio. La sua visita quotidiana su quel terrazzo ad osservare l’azzurro marino, oltre ad essere il rituale collegato al ricordo di Cillian, era un esercizio ginnico che ancora, a sette mesi di gravidanza, poteva permettersi, cosa che non si poteva dire dell’equitazione. La rotondità del pancione appariva morbidamente tra le pieghe del suo lungo vestito color avorio, a vita alta. Scese per ritrovarsi verso la porta del giardino. Suo marito l’attendeva là, aveva una piccola sorpresa per lei. Camminò con calma tra i cespugli fioriti, inspirando i profumi floreali e riempiendo gli occhi di quella caleidoscopica visione di colori. Suo figlio e suo marito erano vicini, voltati di spalle, armeggiavano con una corda sotto la grande quercia.
 
– Cosa stanno combinando i miei due uomini preferiti?
 
Si voltarono ambedue contemporaneamente, sorridendole con quei sorrisi somiglianti, nella loro bionda bellezza maschile. Suo figlio ormai aveva sedici anni, era un bellissimo giovane e aveva iniziato a radersi da poco quella poca peluria bionda che si ostinava a definire barba, suscitando il sorriso di tenerezza di sua madre e l’orgoglio maschile di suo padre. Artorius si illuminò a vederla arrivare. La maternità le donava, il viso di Gwyneth era raggiante. Lui la trovò più bella del solito.
 
– Amore mio, vieni a vedere! Abbiamo costruito un’altalena per te.
 
I due uomini si spostarono e le lasciarono vedere quanto avevano realizzato. L’altalena, fatta di corda, reggeva una tavola che fungeva da sedile. Alle corde erano state intrecciate piante rampicanti di campanule violacee. Pendendo dal ramo frondoso della quercia, al cui tronco si era avvitata la pianta di campanule, creava un suggestivo angolo in quel punto del giardino.
Artorius passò un braccio dietro la schiena di sua moglie, prendendola per la vita e l’accostò a sé guardando l’altalena.
 
– Ti piace Gwyneth? Non è solo per te lo sai vero?
– Mi stavo illudendo di essere ridiventata una bambina!
– In alcuni momenti lo sei veramente, quando ti prendono le voglie delle cose più impensabili, ma questa sarà anche per nostra figlia.
– Sei convinto fermamente che sarà una bimba Artorius?
– Si Gwyneth, sei più bella di quando aspettavi il maschio, quindi credo che dipenda dal fatto che sia una femmina! 
 
Gwyneth sorrise, ma suo marito non riuscì a resistere e baciò quel sorriso con il trasporto che lo contraddistingueva quando si trattava di lei. Il loro ragazzo preferì lasciarli soli e silenziosamente risalì verso le scale della torre.
L’abbraccio di Artorius diventò più passionale e il bacio, ricambiato, più profondo.
 
– Gwyneth … è mai possibile che tu mi faccia di continuo questo effetto? Anche con quel pancione ti desidero da impazzire … torniamo in camera nostra!
– No,no,no! Ora mi fai provare l’altalena che mi avete tanto graziosamente ed amorevolmente preparato, poi …vedremo!
 
Artorius le sorrise e fattala accomodare sulla tavola dell’altalena, iniziò a spingerla delicatamente. Lei rideva divertendosi veramente come una bambina e a suo marito sentire quella risata, dopo tanto tempo in cui l’aveva vista con la tristezza negli occhi, faceva veramente bene al cuore.
 
Dalla finestra che dava sul giardino, due occhi di ghiaccio guardavano con invidia e gelosia la coppia. Con le mani dietro la schiena, poggiata allo stipite della finestra, il volto voltato verso il giardino, Morgana ingoiava fiele.
Di quel passo “sarebbe diventata verde”, come le aveva osato dire Lady Grace, una delle Dame più anziane della Regina. La donna, come quasi tutti nel palazzo, sapeva dei suoi trascorsi con il Re, l’avevano disprezzata per quello e da quando Artorius aveva voluto chiudere la relazione con lei, tornando dalla donna che aveva sempre amato, era diventata oggetto di scherno più di prima.
 
 – Ridi … ridi pure mia Regina! Vedremo chi riderà quando tra poco ti faranno effetto le gocce che ti ho messo nel latte della colazione! Artorius tornerà da me … non potrà farne a meno!
 
Un sorriso perfido si dipinse sul suo viso che per bellezza poteva paragonarsi a quello di una dea. Nessuno poteva sapere quanta oscurità si celava dietro quell’apparente fulgida bellezza.
 
 
– Basta così mio caro! Credo che adesso possiamo tornare al nostro talamo come suggerivi pocanzi!
– Sono felice che accetti la mia proposta mia Regina!
 
Artorius le fece un inchino teatrale, felice come un adolescente e prendendola per mano le fece strada verso le scale dove era salito poco prima il loro figliolo.
Avevano fatto pochi passi, quando Gwyneth emise un grido di lancinante dolore.
 
– Amore mio che ti succede?
 
Artorius si era voltato verso di lei terrorizzato. La vide piegarsi in due reggendosi la pancia.
 
– Ho tanto male Artorius … sento … contrazioni fortissime, aargh!
– Gwyneth … ancora non è ora che la piccola nasca, ancora non sei all’ottavo mese!
– Aaargh! Aiutami, non posso camminare!
 
Gwyneth si tenne il ventre portando le mani sul pube, dove sentiva più violento il dolore. Improvvisamente sul vestito color avorio, a quell’altezza, comparve una macchia rossa!
 
–Dea madre Gwyneth! Stai perdendo sangue!
 
Per tutta risposta, presa da una contrazione ancora più impegnativa, Gwyneth svenne e non cadde per terra solo grazie alla prontezza di riflessi di suo marito.
Artorius la prese in braccio e veloce, incurante della fatica, risalì per la torre e la portò nella loro camera nuziale. Gridò ordini per tutto il palazzo.
Lady Elenoire e Lady Grace arrivarono di corsa al capezzale di Gwyneth. Le due dame erano molto esperte riguardo a gravidanza e nascita. Si resero conto che la Regina, per qualche strano motivo, aveva una forte minaccia d’aborto. Lady Elenoire corse a preparare una tisana rilassante, doveva farle diminuire le contrazioni. Intanto Grace teneva immobile al letto Gwyneth, parlandole suadentemente per farla calmare.
 
– Andrà tutto bene mia Regina, può succedere ciò che è capitato a voi, ma se state a riposo fino alla fine della gravidanza, vedrete che non ci saranno problemi e il piccolo nascerà a termine.
– Vi ringrazio Grace, spero che le vostre parole siano profetiche, ho veramente tanto dolore!
 
Artorius non sapeva cosa fare, l’unica cosa che era riuscito a fare fu di restarle vicino e tenerle la mano, mentre le due brave dame la svestivano per pulirla e farle indossare una camicia da notte di lino.
Non fecero in tempo a completare quell’operazione che a Gwyneth si ruppero le acque.
 
– Dea madre My Lord, vostro figlio sta nascendo! È prematura questa nascita ma può sopravvivere!
 
Gwyneth era terrorizzata, non gridava e, nonostante il dolore, si sforzava di assecondare le contrazioni, sempre più dolorose e impegnative. Rimpianse Donna Eva per l’aiuto e la sicurezza che le aveva infuso durante il suo precipitoso primo parto. Ora la cosa era ancora più precipitosa, Donna Eva non c’era più, ma il ricordo di quanto le aveva insegnato era ancora nella sua memoria. Artorius, bianco come un panno lavato, era al suo fianco, la vide afferrarsi le caviglie e divaricare le gambe, piegandosi per lo sforzo. Spontaneamente l’uomo si portò dietro la schiena della moglie e tenendola le fece coraggio e l’aiutò a concentrarsi nelle spinte. Grace tornò con panni di lino e acqua bollita. Lady Elenoire ebbe l’emozione e l’onore di raccogliere la piccola creatura rosea che Gwyneth aveva dato alla luce. La stessa Lady Elenoire rideva e piangeva per l’emozione quando disse ai due sovrani:
 
 - Maestà vostra figlia è bellissima, è piccolina, ma è sana come un pesce, crescerà presto e recupererà i due mesi che non ha vissuto nel ventre materno!
 
Artorius strinse forte tra le braccia Gwyneth, ma lei per lo sforzo e per il sangue versato, perse i sensi.
Non era una situazione né facile né normale. Il Re era preoccupatissimo. Chiamava sua moglie, le accarezzava le guance, voleva vederla riaprire gli occhi quanto prima, voleva sentirla fuori pericolo. Anche le due Dame erano perplesse. La Regina era molto debole e sembrava in letargo. La bambina piangeva disperata, doveva essere attaccata al seno. Le due brave Dame si prodigarono come meglio potevano. Avevano lavato e vestito la piccina con le camiciole di sottile lino, ricamato per lei dalla stessa Gwyneth. Sollevarono la puerpera, tenendola seduta con morbidi cuscini dietro la schiena e, con il sostegno di suo marito, riuscirono a far in modo che la piccola potesse prendere la sua prima poppata.
Lady Elenoire si procurò dei Sali e fece riprendere la Regina, che si ritrovò con la bambina attaccata al seno. La cinse con le braccia e amorevolmente la guardò succhiare al suo seno.
 
– Avevi ragione Caro, è una femmina …
- Ed è bellissima come sua madre …
 - Ancora è uno scricciolo … è un miracolo che sia sopravvissuta … non era ancora l’ora di nascere … non capisco … mi sentivo così bene quando mi sono alzata questa mattina! Non ero pronta a quei dolori … sono stati diversi rispetto al primo parto …
 - Maestà sapete … ogni parto è diverso dall’altro … è sempre un’incognita, ma l’importante è che ora state bene sia voi che la piccola … vedete come succhia? È il primo segno di buona salute.
Lady Grace con i suoi modi affabili e gentili voleva tranquillizzare maggiormente i due genitori. Intervenne Elenoire:
 
– Dobbiamo pensare anche all’alimentazione della mamma ora, preparatevi a delle belle dosi di brodo di gallina Maestà!
 
 
Gwyneth fece una smorfia e suo marito rise, sapeva bene che non amava il brodo di gallina. Nel precedente parto Donna Eva l’aveva dovuta pregare per convincerla a quella dieta!
Durante il resto della giornata Gwyneth sembrò stare sempre meglio e Artorius si permise di lasciare il suo capezzale per ricevere i suoi cavalieri e una delegazione dei Pitti.
Lady Grace quel pomeriggio ricevette una lettera da sua figlia, anche lei era prossima al parto e le chiedeva di poterle essere vicina. La gentile dama ebbe il permesso, per il necessario congedo, dalla Regina e prima di notte partì per il villaggio Sassone di cui era originaria e in cui abitava sua figlia e il marito.
Lady Elenoire si adoperò da sola per Gwyneth, non aveva intenzione di chiedere aiuto a sua nipote Morgana, era ancora molto arrabbiata con lei per la relazione che aveva avuto con il Re. Sapeva benissimo che era stata lei a sedurlo, si era accorta da un pezzo di come guardava il Sovrano. Non capiva con quale sfacciataggine continuasse a restare al castello! Gwyneth non l’aveva cacciata, non sapeva neppure che era stata lei l’amante di suo marito! Il Re non la degnava più nemmeno di uno sguardo e forse non l’aveva mandata via per non rivelare a Gwyneth il motivo.
 
– Cara Elenoire, sei molto stanca, lo vedo. La giornata è stata pesante e difficile non solo per me ma anche per te … chiedi a Morgana di darti una mano!
– Ne siete sicura Maestà? La ritenete all’altezza?
– Ma certo Elenoire, ho visto come si è comportata con la mia cara Donna Eva, io non sono malata, ho solo partorito, non avrà nessuna difficoltà, mi aiuterà con la piccina per i primi giorni, mentre non potrò alzarmi.
 
Anche se con rammarico Elenoire chiese aiuto a Morgana, la quale ebbe un lampo di luce negli occhi a sentire che avrebbe aiutato la Regina ad accudire la piccola, mentre sua zia si sarebbe occupata della dieta e dei bisogni di Gwyneth.
Quella notte, molto stranamente, Lady Elenoire ebbe un tremendo malore. La mattina dopo non riuscì ad alzarsi per la febbre alta. Morgana si recò nella stanza della Regina per annunciarle che avrebbe dovuto svolgere anche le mansioni di sua zia. Quando entrò notò con soddisfazione che Artorius non aveva dormito con sua moglie, non voleva disturbarla durante il sonno, aveva portato anche la piccola in un’altra stanza con lui e l’aveva vegliata prendendola in braccio durante il pianto notturno e portandola da Gwyneth per la poppata. Ora la piccola era vicina alla sua mamma, teneramente addormentata e amorevolmente osservata dalla Regina. Morgana fu felice del fatto che Artorius non avesse dormito con sua moglie, avrebbe fatto in modo che continuasse così.
 
– Vado a prepararvi la colazione Maestà e poi farò il bagnetto alla piccola.
– Grazie Morgana è una fortuna che tu sia venuta da noi!
 “Già, mia cara, non sai quanto tu sia stata fortunata!”
 
Morgana con un sorriso malevolo sulle labbra richiuse la porta dietro di sé per andare a preparare una colazione “speciale” per la Regina.
Lady Grace non sarebbe tornata per i quattro mesi seguenti e Lady Elenoire continuava ad avere una misteriosa febbre che neppure lei riusciva a capire da dove fosse partita.
 
Più passavano i giorni e più Gwyneth diventava ogni giorno più debole. Nonostante i brodi di Gallina e gli arrosti che Morgana le portava insieme alla cuoca, tutti i giorni, due ore dopo la colazione, Gwyneth iniziava a star male, perdendo copiosamente sangue.
 
 – Morgana portami la piccola, devo attaccarla al seno, mi fa male per la calata del latte, lei ha fame sta piangendo!
– No maestà, meglio di no, siete troppo debole, stareste peggio. La nutrirò io con latte di capra … lo consiglia anche mia zia Elenoire!
 – Come sta piuttosto?
– Purtroppo non riesce a riprendersi, ha questa terribile febbre delle ossa! Non riesce a stare in piedi! È così dispiaciuta di non potervi essere di aiuto!
– Cara Elenoire! Non posso andare da lei, mi sento così debole, dille di stare tranquilla e di non preoccuparsi per me.
 
Altri giorni passarono, la piccina non stava bevendo più il latte materno e veniva nutrita alternativamente da Morgana. A Gwyneth il seno doleva tantissimo ed era costretta a farsi uscire il latte per non infettarsi. La temperatura le si alzava di continuo e aveva brividi di freddo, mentre perdeva sangue copiosamente tutti i giorni dopo colazione. Morgana si stava rendendo indispensabile al suo capezzale e la stessa aveva convinto Gwyneth a non far dormire con lei Artorius per il suo stato di fragilità e bisogno di riposare.
Il Re era ogni giorno più preoccupato per sua moglie, la vedeva deperire, stava diventando l’ombra di se stessa. Continuava ad avere quella copiosa emorragia giornaliera e spesso, quando andava da lei e le stava vicino, lei dormiva per ore, come se non avesse la forza di svegliarsi. Desiderò aver notizie di Merlin, avrebbe voluto chiedergli consiglio, lui conosceva ogni tipo di erba medicinale, sicuramente avrebbe potuto aiutare la sua adorata sposa. Di Merlin purtroppo non si avevano notizie da anni! Andò a trovare Lady Elenoire nella sua stanza.
Sembrava che una maledizione fosse scesa sulla Rocca di Camelfort, anche l’anziana Dama non riusciva a riprendersi.
 
– Perdonatemi Vostra Maestà, sto trascurando i miei impegni, ma non riesco a liberami di questa febbre, nonostante l’infuso di Belladonna che mi prepara mia nipote!
– Non vi preoccupate per le vostre incombenze Elenoire, pensate a curarvi! Volevo chiedervi consiglio per la Regina piuttosto!
 
Lady Elenoire rimase sorpresa, per quale motivo il Re doveva chiedere consiglio per sua moglie? Lei sapeva che tutto stava andando bene. La Regina si stava riprendendo e allevava splendidamente la piccola! Almeno questo le aveva raccontato Morgana. Le aveva detto anche che la Regina era molto impegnata con la neonata, si scusava con lei ma non aveva avuto ancora il tempo di farle visita. Elenoire aveva capito e non si era offesa, sapeva che Gwyneth, in altra situazione sarebbe corsa immediatamente al suo capezzale!
 
– Di quale consiglio avete bisogno Maestà?
– Più che un consiglio una cura! Esiste un’erba medica per calmare l’emorragia quotidiana di mia moglie?
– Maestà è normale che per oltre un mese una puerpera abbia perdite!
–Lady Elenoire … sono quasi due mesi e non è come il primo parto. Mi ricordo benissimo! Non è la stessa cosa! Gwyneth si sta dissanguando ogni giorno di più, non riesce ad alzarsi, cade addormentata, ma forse è svenimento per la debolezza! Mangia, ma dimagrisce a vista d’occhio, sta diventando pelle ed ossa, non ha più latte ormai ed è un bene … era tremendo vederla soffrire per il seno febbricitante i primi giorni …
- Il seno febbricitante?!
– Certo! Non allattando la bambina era costretta a farsi uscire il latte per non avere la febbre!
Elenoire era rimasta sgomenta. Gwyneth aveva partorito da quasi due mesi e versava in quelle condizioni? Morgana le aveva mentito per tutto quel tempo?! Cosa diavolo stava combinando quella ragazza? Perché non aveva parlato con lei? Forse per non farla preoccupare vista la sua salute cagionevole?
Lady Elenoire era troppo buona per immaginare la malvagità che si celava in sua nipote e non avrebbe ma pensato a cosa veramente la giovane propinava quotidianamente alla Regina per far in modo che continuasse a deperire fino a spegnersi completamente!
 
– Maestà se la Regina continua così morirà!
 
Artorius era sbiancato, si era reso conto che la situazione non era delle migliori, ma che la sua amata moglie corresse il rischio di morire non lo aveva voluto neppur prendere in considerazione.
 
– Mi devo alzare da questo maledetto letto Sire …
- Avete la febbre Elenoire!
– Non mi importa nulla della mia febbre! Devo preparare un infuso di erbe corroboranti per Gwyneth! Ho bisogno di parlare anche con Lily, mi deve aiutare in cucina per alcuni decotti da farle bere, oltre a provvedere a cucinarle carne di cavallo!
– Carne di cavallo My Lady?
– Si Vostra Maestà! È una carne ricca di sostanze che aiutano chi ha perso molto sangue! Non piacerà alla Regina ma dovrà mangiarla! Fate uccidere un puledro … le salveremo la vita!
 
Artorius uscì dalla stanza e fece chiamare Lily, la giovane moglie del suo Palafreniere, aiutante della prima cuoca di palazzo. La giovane si recò da Lady Elenoire, l’aiutò ad alzarsi e vestirsi e sorreggendola la portò in cucina, dove iniziarono a preparare l’occorrente per Gwyneth. Quel giorno Elenoire, approfittando di essere in cucina, pranzò e cenò insieme alle cuoche, non fu necessario dover ricevere le cure di sua nipote e non bevve il bicchiere di latte serale che la giovane le portava sempre.
Quella notte volle vegliare la sua Regina, con il passare delle ore lei stessa iniziò a sentirsi meglio, non aveva più la febbre. Gwyneth dormì serenamente. La mattina seguente, di buon ora, Elenoire tornò in cucina e preparò il ricostituente. Lily si occupò della colazione e quando arrivò Morgana, intenzionata a portare il vassoio alla Regina, la zia le disse di non preoccuparsi e di andare ad accudire la neonata. Notò il broncio della nipote ma non le diede importanza.
La Regina mangiò con appetito, le sue guance sembravano aver ripreso un po’ di colore e miracolosamente quella mattina non ebbe emorragia. Elenoire ne era felice e quando Artorius andò da sua moglie constatò che aveva una cera migliore ed era più vivace. Si complimentò con l’anziana Dama e questa gli rispose che avrebbe continuato a somministrare il suo ricostituente alla Regina.
I giorni seguenti la salute di Gwyneth ebbe un decisivo miglioramento e con l’aiuto di suo marito riuscì ad alzarsi dal letto e camminare per alcuni minuti per la stanza. Di scendere in giardino non se la sentiva, Artorius le disse che l’avrebbe portata in braccio fino all’altalena che le aveva costruito, pur di farle prendere un po’ di sole. Gwyneth acconsentì e suo marito, teneramente, tenne fede a quanto detto. Erano due mesi che il sole non baciava le guance della Regina, lei assaporò quel calore e inspirò i profumi del giardino. In quei due mesi non era potuta salire sul mastio, le era mancato l’azzurro che vedeva tutte le mattine, ma sentiva nel cuore la speranza di risalire presto per quelle scale.
 
Morgana osservava dalla solita finestra e meditava di trovare un nuovo metodo per somministrare alla Sovrana il veleno che di nascosto le aveva dato tutte le mattine nel latte della colazione. Anche sua zia aveva smesso di prendere il latte avvelenato e stava meglio ogni giorno di più. Quella “Vecchia scocciatrice” aveva interrotto i suoi piani, si era alzata con tutta la febbre per accudire la sua Regina, le era molto devota e da quel momento non l’aveva lasciava quasi mai sola. Gli unici momenti che Morgana poteva avvicinarsi alla Regina, li otteneva quando le portava la figlia, doveva far in modo di portargliela durante la colazione.
 
– Maestà! Vostra figlia sta crescendo bene, guardate che belle guancine rosa, paffutelle … questa mattina era impaziente di vedervi, scusate se l’ho portata durante la vostra colazione!
– Non scusarti Morgana, la piccola ha tutto il diritto di reclamare sua madre, mi sento così in colpa per non averla potuta allattare!
 
Lady Elenoire diede un’occhiata torva a sua nipote, ancora non si era spiegata perché non avesse permesso a Gwyneth di allattare la piccola, il seno sempre meno stimolato si era in fine inaridito e ora la Regina non aveva più latte.
 
 “Un vero peccato!”             
 
Pensò la Dama, riproponendosi di far poi qualche domanda a sua nipote. La bambina fu presa in braccio da sua madre. Sia la Regina che la sua Prima Dama erano distratte dai versi della piccina e Morgana approfittò di questa distrazione per versare una polverina scura nel ricostituente posato sul comodino.
Quel pomeriggio Gwyneth iniziò ad avere un nuovo malore, grampi allo stomaco, forte nausea e un nuovo ritorno emorragico. Elenoire avvisò il Re che purtroppo la Regina non era ancora completamente fuori pericolo, avrebbe aumentato le dosi di erbe nel ricostituente.
Con la nuova tecnica che Morgana aveva trovato, aumentò anche lei le dosi … di veleno.
 
In meno di una settimana Gwyneth sembrava tornata al punto di partenza.
 
– Maestà non riesco a capire … le erbe non stanno funzionando … sembra che Gwyneth stia perdendo la voglia di vivere, tornate a dormire in camera con lei … scusate la mia sfacciataggine …ma dovete farla sentire amata My Lord!
 
Artorius era ben felice di condividere il talamo nuziale con sua moglie, ma le loro notti non ritornarono ad essere passionali come prima. Gwyneth stava troppo male.
Amorevole il Re la guardava dormire durante la notte, mentre non riuscendo a dormire per la pena, la vegliava.
 
 “ Amore …sei così pallida e … struggentemente bella! Cosa posso fare per ridarti la voglia di vivere? I nostri figli e il mio amore per te sembrano non darti la forza per risollevarti! Amore … se potessi ti darei il mio vigore, sei così fragile e debole … cosa potrebbe richiamare la tua voglia di vivere? ”
 
Si lambiccava il cervello Artorius per trovare una soluzione e poi improvvisamente un lampo sembrò squarciare il velo buio che ottenebrava il suo cervello.
 
“ Cillian! Si Cillian! Lui l’amava … ne sono certo! Mi rendo conto che Gwyneth è sempre stata sincera nel dirmi che non erano amanti, ma gli ha voluto molto bene e lo stima profondamente. Devo far tornare Cillian, mi può aiutare a spronarla … a questo punto sarei felice anche se diventassero quello che temevo, se ciò potesse ridare la salute alla mia Gwyneth. Non c’è tempo da perdere … gli scrivo immediatamente! “
 
Silenziosamente Artorius si era alzato dal letto e avvicinatosi allo scrittoio iniziò a vergare una pergamena con una penna d’oca intinta all’inchiostro.  Finito di scrivere asciugò con della polverina, la soffiò via e arrotolò la piccola pergamena, chiudendola con un cordoncino e colandovi sopra della ceralacca sulla quale impresse il suo sigillo, lasciato come impronta del suo anello fregiato di un drago a cinque teste.
Quella missiva doveva partire immediatamente, Cillian sarebbe partito repentinamente, era negli ordini, ma non sarebbe arrivato prima di due mesi.
 
***
Terra di Eire un mese dopo …
 
Lord Cillian Flinth, soprannominato Lancillotto, Primo Cavaliere del Re, insignito del titolo di Conte, Vicario di Re Artorius in Terra di Eire si rigirava tra le mani quella piccola pergamena che il Sovrano gli aveva inviato.
Appena l’aveva letta aveva pensato immediatamente alla possibilità di riavere in qualche modo la sua Gwyneth, poi … aveva letto e riletto quei pochi righi e adesso i dubbi e i quesiti lo assalivano.
Si voltò alla sua sinistra e guardò lì, dove la terra era stata smossa da lui stesso per dare degna sepoltura al meraviglioso cigno che suo figlio Evan aveva abbattuto. Se sua moglie non avesse suggerito al ragazzo di mirare al volatile, per allenarsi e per procacciare la cena, non avrebbe mai ricevuto il messaggio d’amore che Gwyneth aveva mandato.
Si, sapeva perfettamente che solo lei poteva essere stata! Il ciondolo attaccato alla zampa del cigno era il simbolo della loro unione ed era diventato il fregio della sua armatura e dei suoi stendardi.
Era stato un caso fortuito che la coppia di cigni volasse verso di loro in quel momento, come poteva sapere Gwyneth che sarebbe arrivato a lui?!
 
“Mia folle adorata Gwyneth!”
 
Eppure quel fortuito errore, nonostante la sorpresa che gli aveva rivelato, gli aveva posato una pietra pesante sul cuore. Ne aveva sentito un terribile nefasto presagio.
 
Non sapeva più quante volte aveva riletto quella pergamena, da che Evan lo aveva lasciato solo, su quella collinetta dove spesso si ritirava  a meditare e a pensare alla donna che ancora abitava nel suo cuore. Da quell’altura il suo sguardo dominava l’orizzonte marino, in direzione della Cornovaglia e poteva ammirare le splendide vallate coperte di una verde erba che per lui rappresentava il colore degli occhi di Gwyneth.
 
Mio Carissimo Amico
Appena leggerai queste parole, non perdere tempo, arma la prima nave a tua disposizione e torna a Camelfort. La situazione è gravissima!
Io e Gwyneth abbiamo bisogno del tuo aiuto.
                                         Artorius
 
Cosa era successo a Camelfort per spronare Artorius a richiamarlo? Il Re e la Regina avevano bisogno di lui! La lettera era informale, non era la lettera del Re al suo Primo Cavaliere, era la richiesta di aiuto di un uomo al suo migliore amico.
Si alzò e tornò velocemente dalla sua famiglia. Milehna lo attendeva, era in ansia e non si spiegava neppure lei il perché. Non era la prima volta in quei sedici anni che suo marito riceveva lettere dal Re, eppure quella missiva le aveva destato un senso di preoccupazione.
 
– Amore mio cosa dice la lettera di mio cugino?
 
Cillian vide la preoccupazione negli occhi celesti di sua moglie, notò che si torceva le mani impaziente di sapere. Non l’avrebbe presa bene, ne era sicuro!
 
– Artorius mi ha mandato un nuovo ordine …
 
Distolse lo sguardo dal suo viso nel dirle queste parole e Milehna sentì una fitta al cuore. Era l’ordine che aveva sempre temuto?
 
 - Ti … ti … ha chiesto … di tornare?
 
Si voltò con il capo verso di lei e la guadò intensamente. Capì che lei aveva intuito e non era contenta di quell’ordine, sapeva il perché …
 
- Si Milehna …
 
 Lei sbiancò e si appoggiò ai braccioli di una sedia per sedersi. I suoi occhi erano sbarrati …
 
- Non mi dice il motivo … mi chiede di armare immediatamente una nave e partire quanto prima … dice semplicemente che la situazione è gravissima …
 - La rivedrai Cillian …
 
Non era una domanda bensì un’affermazione. Sapeva a chi si riferisse sua moglie, era anche il motivo per cui non voleva che lui tornasse a Camelfort. Non aveva voglia di fingere chiedendole di chi parlasse e rispose direttamente.
 
– Certo che la rivedrò Milehna! È una cosa ovvia mi pare!
– Sei contento di rivederla?
 
Quella era una domanda troppo diretta e la verità avrebbe ferito sua moglie, ma non poteva mentire, non poteva se si trattava di Gwyneth …
 
 – Non nascondo che mi faccia piacere tornare nella mia terra di origine e rivedere i vecchi amici … si, penso che sarò contento di rivedere anche lei …
- Tu non l’hai mai dimenticata Cillian …
- Milehna …
 
Si diresse verso sua moglie e si inginocchiò davanti a lei, le prese le mani tra le sue.
 
– Sai la verità sui miei sentimenti per lei … è stato il mio primo amore … la mia migliore amica … non potrò mai dimenticarla! Lo hai saputo da prima che ci sposassimo. Sai che ho chiesto la tua mano non perché ti avevo compromessa, tu stessa me ne avevi dispensato, sei stata onesta, ero ubriaco, non volevi incastrarmi, l’ho apprezzato. Tu mi piacevi molto Milehna, tra tutte le ragazze del villaggio eri l’unica che mi piacesse a tal punto … non sei stata semplicemente un ripiego … ti ho voluta e tu mi hai voluto! Abbiamo la nostra famiglia, i nostri meravigliosi figli … non mi sono mai pentito di averti sposata, sei una moglie perfetta, non ho nulla da rimproverarti. Vieni con me a Camelfort … torniamo in Cornovaglia … hai ancora i tuoi parenti …
- No Cillian, voglio restare qui … la mia casa ormai è qui e questa è la terra dei nostri figli … Sean è piccolo per questo viaggio e non sappiamo cosa sta succedendo di tanto grave a Camelfort. Se è in corso una rivolta tu sarai in pericolo … è già troppo per me … non voglio che siano in pericolo anche i nostri figli.
– Non so cosa stia accadendo … ma quella lettera non ha un tono formale … non credo che ci sia un pericolo come quello che credi, ma non ti obbligherò a partire con me … verrà Evan!
– Dea madre Cillian! È proprio necessario portare anche lui!
– Tesoro … Evan è abbastanza grande e lo sai, non ha paura di nulla, ha dimostrato il suo coraggio già al nostro primo viaggio insieme, in missione nelle Highlanders, conoscerà il Re e suo figlio, l’erede al trono. Non abbiamo saputo il nome del principe, ma è coetaneo di Evan, un paio di mesi più grande. Sarà una buona cosa per lui diventare suo amico e lo sarà per il futuro non solo dei nostri figli, ma anche di questa terra che abbiamo imparato ad amare, come io ho imparato ad amare te, mia dolce sposa …
 
Milehna si era commossa e quando Cillian le accarezzò la guancia, portando poi la mano dietro la sua nuca per avvicinarla a sé, lei accettò attivamente il dolce bacio che ne seguì.
 
I preparativi per la partenza coinvolsero tutta la famiglia, anche il piccolo Sean, vedendo sua madre preparare il baule con il necessario per suo marito e suo figlio, volle metterci qualcosa dentro: un piccolo cigno di legno con le ali spiegate che suo fratello maggiore gli aveva fatto, intagliando una radice. 
 
– Papà! Quando guarderai il mio cigno ti ricorderai che ti sto aspettando?
 
Cillian adorava quel frugolo dai capelli d’oro rosso, era molto tenero e spontaneo. Lo prese in braccio e gli depose un bacio sulla fronte.
 
– Il mio uccellino cinguettante! Certo che mi ricorderò! Vieni qui che ti faccio volare!
 
Il bambino rise, gli piaceva quel gioco che faceva con suo padre. Egli lo prese sotto il torace e sotto le gambe, Sean aprì le braccia e Cillian, ruotando su se stesso, lo fece ridere nuovamente, dandogli quella piccola ebrezza di velocità e volo.
 
 
 
Nel giro di due giorni tutto fu pronto per il viaggio, il vecchio Capitano Silver aveva detto al Conte Flinth che voleva come suo secondo Evan e il ragazzo non era più nella pelle per la gioia. Ormai aveva il rispetto di tutti su quella nave, vi aveva passato diverso tempo e aveva imparato a governarla, avere quel riconoscimento da Silver era per lui un grandissimo premio e quando suo padre acconsentì fu la conferma della stima anche da parte sua.
 
La notte prima della partenza Cillian e Milehna si amarono come non mai. Lui voleva lasciarle il ricordo di quel momento e si adoperò per darle il massimo, Milehna lo sentiva fortemente ma contemporaneamente era molto triste, temeva che quella potesse essere l’ultima volta che suo marito stava con lei, temeva che Gwyneth sarebbe riuscita a riprenderlo.
***
 
– Perché sento che non tornerai Cillian?
– Milehna non essere sciocca … è vero viaggiare in mare può comportare sempre spiacevoli sorprese e rischi … stai tranquilla … se non potrò tornare, per la situazione che troverò a Camelfort, ti invierò una missiva, se non ci sono pericoli sarai tu con Sean a venire da me ..
 
Erano sul molo ormai, l’uno difronte all’altra. Milehna guardava in alto verso gli occhi azzurri di suo marito, lui le accarezzava una guancia, cancellando con il pollice la lacrima che stava sfuggendo dalla palpebra di sua moglie. In verità anche lui sentiva che non sarebbe tornato e le dispiaceva vederla soffrire. Lei era stata veramente un’ottima moglie, lo aveva amato, supportato e sapeva che spesso aveva anche sopportato il suo carattere impulsivo, a volte improvvisamente ombroso e taciturno. Era possibile per lui avere una nuova opportunità con Gwyneth? L’amore per lei e il desiderio gli facevano sperare di si, ma quanti impedimenti in realtà avrebbero reso irrealizzabile quel sogno per l’ennesima volta?
L’affetto e l’impegno nei confronti di Milehna facevano parte di quegli impedimenti. Lui era un uomo d’onore, i suoi sogni dovevano restare tali!
Chinò lentamente il capo verso il suo viso, guardando le sue labbra schiuse e tremanti per l’emozione. Doveva tornare … “doveva”. Abbassò le palpebre mentre, per l’ultima volta, prima di imbarcarsi, unì le labbra a quelle della madre dei suoi figli.
 
Evan già stava dando gli ordini ai marinai per la partenza. L’anziano Capitano Silver osservava compiaciuto il giovane, poi si voltò perso Cillian e Milehna.
 A fatica la donna stava lasciando la mano del suo compagno di vita. Lui si staccò e si voltò per salire lungo la passerella. Non volle voltarsi neppure quando fu a bordo, preferì andare subito in cabina, sentiva una sorta di senso di colpa nei confronti di Milehna, non voleva vederla piangere, non voleva che fosse quello il suo ultimo ricordo della donna che gli aveva regalato sedici anni della sua vita, sedici anni del suo incondizionato amore mai del tutto ricambiato …
Milehna rimase sul molo finché la nave, che allontanava da lei il suo uomo e suo figlio, non diventò un punto scuro all’orizzonte.
 
***
Il vento sembrava voler incoraggiare quel viaggio, spirava da nord verso sud e le vele ne erano gonfie. L’abbrivio era vivace. Cillian guardava le vele gonfie e il sorriso gli si dipingeva sul volto, facendo brillare i suoi occhi di gioia. Evan aveva notato che suo padre, in quelle quattro settimane di viaggio, era passato spesso da stati umorali di euforia a stati di depressione. Non poteva conoscere i moti del suo cuore, ma aveva intuito che era felice di tornare a Camelfort e contemporaneamente  era molto preoccupato. Avrebbe voluto dirgli parole di conforto, essere lui “padre di suo padre”, capace di tranquillizzarlo e incoraggiarlo, come era sempre stato capace Cillian con lui.
 
– Terra a prua! Terra a prua!
 
Dalla vedetta l’urlo giunse chiaro. Evan guardò a poppa, dove suo padre si accostava alla ringhiera del cassero con un’espressione raggiante. Salì velocemente sul cassero di poppa per essergli vicino, per condividere con lui quel momento in cui suo padre stava rivedendo la sua terra d’origine dopo sedici anni d’assenza!
Giunse appena in tempo per sostenerlo …
Cillian in un attimo aveva cambiato espressione facciale. Una smorfia di dolore ora ne deformava i bei tratti, così simili a quelli di Evan. Si era portato la mano destra al petto, piegandosi in avanti e scivolando in ginocchio.
Evan lo afferrò sotto il braccio, cingendogli il torce per sostenerlo. 
 
– Padre! Padre che avete?! Uomini a me! Aiutatemi! Portiamolo nel suo alloggio!
 
Sir Cillian Flinth si ritrovò nel suo giaciglio, con suo figlio che lo guardava preoccupato.
 
– Gwyneth … Gwyneth … le sta succedendo qualcosa di brutto!
– Padre che dite?! Che centra la Regina?!
 
Non rispose … aveva parlato come in un’allucinazione. Un’altra fitta al torace, testimoniata dall’espressione di dolore sul suo bel viso, gli fece perdere i sensi.
 
 
Camelfort, contemporaneamente …
 
Lady Elenoire era in ginocchio ai piedi del proprio letto. Pregava, pregava per la sua amata Regina. In quegli ultimi due mesi il suo peggioramento era stato drastico. Che malattia affliggesse Gwyneth non si riusciva a capire. Artorius aveva fatto chiamare tutti i druidi dei villaggi intorno a Camelfort. Tutti consigliavano lo stesso intruglio di erbe che Elenoire già somministrava alla Sovrana tutti i giorni e nessuno era riuscito a capire perché, nonostante la cura esatta, lei continuasse ad avere emorragia e sempre minor voglia di vivere.
 
Anche quella mattina le aveva portato la colazione e il calice con l’infuso. Aveva mangiato con appetito, poi aveva voluto vicino la sua piccola, che come da abitudine Morgana le portava proprio a quell’ora. Aveva riso e coccolato con lei la paffuta e bellissima Principessina e se non le ricordava dell’infuso per poco non lo beveva! Che sarebbe successo se smetteva di bere quel corroborante? Stava così male pur prendendolo! Sicuramente sarebbe morta anche prima!
 
Elenoire non poteva nemmeno pensarlo. Amava la sua Regina e non voleva nemmeno prenderla in considerazione la sua perdita, ma dopo colazione il malore si era ripresentato peggio del solito. Aveva lasciato Artorius con Gwyneth e piangendo si era ritirata nella sua stanza a pregare.
 
Anche Artorius era molto dimagrito negli ultimi tempi. Mangiava pochissimo, aveva lo stomaco chiuso per la pena di vedere sua moglie in quelle condizioni. Gwyneth si stava spegnendo lentamente e intanto faceva coraggio a suo marito. Era una donna coraggiosa e altruista.
 
– Gwyneth … amore mio … cosa posso fare per te! Mi sento così impotente! Sono un Re che non può ordinare a nessuno che tu guarisca … non so cosa fare!
– Caro … mi dispiace di darti questa infelicità … non lo vorrei … vorrei stare bene … vorrei avere la forza di prendere in braccio nostra figlia, di andare a cavallo con nostro figlio, di passeggiare con te per il giardino meraviglioso che mi hai regalato e … e vorrei …
- Cosa amore?
– Vorrei salire sul mastio a guardare il mare … sono mesi che non lo faccio … non posso alzarmi … sono troppo debole …
 
Era un piccolo desiderio quello che veramente voleva Gwyneth, lo avrebbe potuto realizzare grazie a lui. Artorius non ebbe bisogno di pensarci. Se guardare il mare la rendeva serena, cosa che lui sapeva, visto che lo aveva fatto tutti i giorni, fino a che aveva partorito, l’avrebbe portata in braccio fin sopra i mastio.
 
– Allora amore mio ti porto a vedere il mare! Il sole è alto e vedrai quanto è vasto … respirerai la brezza che arriva dalle onde … ti farà bene ne sono sicuro!
 
L’aiutò ad indossare una veste di leggera lana sulla camicia da notte di lino, poi la prese in braccio e si avviarono verso la torre più alta della rocca di Camelfort.
 
 
Gwyneth era rannicchiata tra le sue braccia, con la testa poggiata alla sua spalla sinistra. Non la ricordava così leggera, era diventata uno scricciolo, le guance smunte e pallidissime mettevano ancora più in risalto i suoi grandi occhi verdi!
 
Artorius avrebbe voluto piangere e gridare. Quale ingiustizia era mai quella! Perché la natura le stava portando via il tesoro più prezioso che avesse mai avuto? Perché doveva soffrire così quella donna meravigliosa che aveva fatto tanto per i tre popoli di Avalon?
La strinse di più al petto mentre arrivavano sul terrazzo del mastio.
L’aria tiepida sfiorò il viso di Gwyneth, lei inspirò a fondo e le sfuggì un sospiro.
 
– Fammi scendere Artorius … voglio accostarmi al muro …
 
L’ accontentò, ma la tenne per la vita non appena la vide vacillare e perdere l’equilibrio. Lei poggiò nuovamente la guancia al torace di suo marito, ne poteva sentire il calmo battito cardiaco, era un suono che la tranquillizzava. Lui le cinse la vita con ambedue le braccia e lei posò la sua candida mano sul suo petto.
 
– Artorius …
- Si tesoro mio?
– Sta arrivando …
- Cosa?
– Lo hai richiamato! Perché non me lo avevi detto?
 
Artorius aveva capito a chi si riferisse, ma non capiva come Gwyneth lo avesse intuito.
 
– Volevo farti una sorpresa Gwyneth, ho pensato che il mio amore  non bastasse a farti guarire, ho pensato che anche l’amore di Cillian per te ti avrebbe aiutata … gli ho scritto due mesi fa dovrebbe essere qui tra breve …
- È già qui … vedo la sua nave all’orizzonte …
 
Artorius strizzò le palpebre per mettere a fuoco meglio e vide all’orizzonte una macchiolina. Entro un paio di giorni quella nave sarebbe arrivata al porto, sperò che fosse veramente la nave del suo migliore amico.
 
– Hai ragione amore … vedo anche io una nave in arrivo, tra un paio di giorni sarà qui!
– Per me lo è sempre stato … è rimasto nel mio cuore … tu hai fatto questo per me, nonostante la tua gelosia … mi ami veramente …
- Non ho mai amato nessuna come amo te Gwyneth …
- Sono così stanca Artorius …
 
Sentì che Gwyneth stava perdendo ancora di più le forze, non poteva permetterlo!
 
– Gwyneth resisti ti prego … aspetta che Cillian sia qui … guarirai amore mio … guarirai, non mi importerà se ti porterà via da me … tu devi vivere …
- Il mare … il mare … è come i suoi occhi …
 
Era vero … pensandoci Artorius realizzò che Cillian aveva i gli occhi di quel colore. Capì … finalmente capì perché Gwyneth dalla partenza di Cillian era andata tutti i giorni sulla terrazza del mastio, era la prima cosa che faceva la mattina, appena alzata. Tutti i giorni Gwyneth aveva avuto bisogno di ritrovare l’uomo che veramente amava nel colore delle onde marine. Non era solo stima e affetto ciò che la Regina aveva provato per il Primo Cavaliere … era un sentimento profondo, maturo e indelebile. Nonostante questa improvvisa consapevolezza, Artorius non sentì gelosia, sentì solo un grande dolore, un dolore altruistico per due persone che lui amava e che non avevano potuto realizzare il sentimento potente che univa le loro anime.
 
– Hai ragione amore mio, Cillian ha gli occhi di questo colore … lo riabbraccerai presto …
- Grazie Caro … sei veramente il Re che io e Cillian volevamo per i tre popoli di Avalon … abbiamo visto giusto …
 
Cosa ancora non sapeva Artorius? Se lo chiese con quell’ultima frase di sua moglie. Avrebbe voluto domandarle cosa intendesse ma, lentamente, la mano di Gwyneth scivolò dal suo petto, sentì che doveva stringerla di più a sé, non poteva lasciarla andare via … non poteva … non così … non ora … doveva aspettare Cillian … doveva andare via con colui che amava … la voleva vedere vivere … in salute e felice … anche se con un altro che non era lui. La tenne stretta al petto, mentre il suo cuore correva furiosamente e le lacrime gli scendevano incontrollate lungo le guance. Posò un bacio sulla sua fronte, mentre disperatamente la cullava tra le braccia per l’ultima volta.
Guardò ancora verso il mare … la nave era più vicina di prima, con gli occhi pieni di pianto riconobbe le vele …  era veramente Cillian che stava arrivando …
 
Storybrook novembre 1726
 
Angus era dietro il bancone della taverna, lucidava i boccali per la birra, ma era talmente preso dai suoi pensieri che nemmeno li stava vedendo veramente quei recipienti in peltro! Che diavolo di giorno era quello? Già! Mercoledì 2 novembre 1726. Il giorno dei morti per la precisione!
Era cattolico e quella commemorazione prevedeva per lui e la sua famiglia la partecipazione alla messa che suo fratello, Padre Charles O’Danag, avrebbe celebrato quella sera verso le 18.00 alla chiesa di San Patrizio.
 
Era proprio il “giorno dei morti” si!
 
 Anche lui era morto quella mattina … era morto il suo onore! Ripercorse mentalmente cosa era accaduto e provò nuovamente un senso di disgusto per se stesso. La sua Mary ancora non era tornata … come l’avrebbe potuta guardare negli occhi?
 
Quella mattina presto era passato Eddy, aveva salutato la sua promessa sposa e si erano dati appuntamento per le 10.00 alla casetta che aveva acquistato per la loro vita coniugale. Anny con sua madre Mary, Agnes e Angel sarebbero usciti per far compere all’emporio gestito da Matteus.
 Nonostante il funerale di Jason fosse stato celebrato quel lunedì, Matteus e sua moglie Domitilla, nella loro profonda dignità, non avevano voluto chiudersi nel loro lutto. Erano fiduciosi nella giustizia e quella mattina avrebbero riaperto insieme l’emporio. Domitilla sarebbe stata d’aiuto al marito, non volevano restare soli, se erano insieme si sentivano forti per affrontare il dramma che li aveva colpiti. Il buon Matteus ne aveva parlato con il suo amico Angus la sera stessa del funerale, quando gli aveva portato la lettera di scuse, mai spedita, di suo figlio Jason. L’Irlandese aveva ammirato la forza d’animo di quell’uomo, piccolo di statura ma grande nella dignità e nel coraggio e ancor di più aveva apprezzato la lettera che Jason gli aveva scritto prima di essere ucciso da Rumbl Mc Cassidy. Quella lettera riabilitava ai loro occhi il giovane. L’aveva letta e poi l’aveva passata a sua figlia e al suo futuro genero: Anny si era commossa e anche Eddy era rimasto molto turbato. Lo aveva visto stringere i denti e i pugni, aveva capito cosa gli era passato per la mente, aveva perdonato Jason, ma non aveva nulla da perdonare a Rumbl, sapeva della storia di sua sorella Milah, gliel’aveva raccontata proprio Eddy qualche giorno prima, in vena di confidenze e nell’intento di farsi conoscere meglio dal padre della sua fidanzata.
 
Quel mercoledì mattina, dopo che Eddy era uscito dalla taverna, era scesa con una certa fretta Mademoiselle Marie Claire, Angus non sapeva dove fosse diretta, ma era rimasto incantato a guardare la sua snella ed elegante figura che prendeva la via dell’uscio. Si era guadagnato un’occhiataccia di Mary, la quale stava indossando il suo cappellino con un ornamento floreale e il suo scialle di lana, per uscire con i figli.
Mary aveva parecchie compere da fare, lo aveva detto prima anche ad Eddy. Sarebbe tornata dopo pranzo, avrebbero mangiato qualcosa nella casa nuova, avevano da sistemare molte cose per arredare la stanza matrimoniale e la cucina …
Angus si era arreso all’idea di dover cucinare per se e per la loro ospite, clienti non ne avrebbero avuti per pranzo, se non qualche beone.
Mademoiselle Marie Claire era tornata relativamente presto e Angus aveva notato il suo broncio. Qualcosa non era andato come lei desiderava evidentemente. Forse era andata ad informarsi per qualche altro lavoro e non aveva trovato niente meglio della possibilità di far l’aiuto cuoca alla Rocca. L’oste aveva provato ad indagare.
 
 – Mademoiselle … siete sicura di essere contenta del lavoro che vi ho proposto alla Rocca? Ieri Betty mi ha confermato che ha ancora più bisogno di aiuto ora e che ne avrebbe parlato alla Principessa. Questo venerdì andrò come al solito a portarle il pesce fresco … potreste venire con me …
 
La “Francese” aveva riacquistato il sorriso a sentire che il venerdì seguente sarebbe potuta andare con lui alla Rocca. Angus pensò di aver visto giusto sul motivo del precedente broncio della donna.
 
– Caro Angùs … non so come ringraziarvi … spero che qualcuno parli il francese alla Rocca … non vorrei trovarmi in difficoltà con il menù …
- Mademoiselle, non avete da temere, Lady Emma parla il francese e se non ci fosse lei … al palazzo c’è anche Lady Belle …
- Lady Belle?
– Si, è una nobildonna vostra compatriota …
- Come mai è qui? È una parente della Principessa?
– Non so di preciso, ma Lady Belle pare che sia fidanzata con il Colonnello August, il fratello della Principessa …
- Anche lui vive nella Rocca?
– Ovviamente … lui è anche il capo della Sicurezza Nazionale …
- Ci sono molti soldati per cui cucinare alla Rocca?
– No non sono molti al palazzo, sono soprattutto stanziati alla Caserma, più vicini al porto che alla Rocca …
- Sono veramente felice e vi sono grata Angùs, ora vado in camera pour ma toilette.
 
 
L’ aveva seguita con lo sguardo, era una donna avvenente … indubbiamente!
 
Un quarto d’ora dopo un grido di terrore si sentì provenire dalla stanza dell’ospite.
Angus era corso alla porta della “Francese”.
 
– Mademoiselle, state bene? Cosa succede?
– Angùs! Angùs aiutatemi vi prego sono in pericolo …
 
Diede un colpo alla porta con la spalla e quasi cadde all’interno della stanza. La donna era su una sedia avvolta solo da un lenzuolo che le lasciava le spalle scoperte, lo teneva su con le braccia drappeggiandoselo  sul seno.
Si era guardato intorno per distogliere lo sguardo da quella visione conturbante e capire dove era il pericolo.
 
– Là, Angùs … là, sotto il letto … un topo … un brutto topo!
– Un topo?!
 
Angus si era voltato nuovamente verso di lei che, per indicare con il dito verso il letto, si era fatta cadere il lenzuolo, lasciando che questo scivolasse per metà lungo le sue gambe. Egli aveva deglutito nel percorrere con lo sguardo quello stupendo corpo dalla pelle d’ebano. Si era reso conto della reazione che il suo inguine stava avendo e fu contento di indossare il suo grembiule unto.
 
– Mi dispiace Mademoiselle … è raro che un topo venga qui sopra … abbiamo delle trappole in dispensa … è lì che preferiscono andare … è meglio che scenda a prenderne una … vedrete che lo acciufferemo …
- Vi prego Angùs … sono così spaventata … non oso scendere da qui … vorrei sdraiarmi un po’ sul letto … mi fareste la cortesia di prendermi in braccio?
 
Non si aspettava quella richiesta, era così … nuda! Angus era imbarazzato e molto eccitato, l’idea di toccarla lo stava stuzzicando anche troppo. Le fece quella cortesia e in un attimo il lenzuolo cadde del tutto e se la trovò rannicchiata tra le braccia. La depose sul letto, non avrebbe voluto guardarla ma l’istinto era più forte di lui, la trovava incredibilmente sensuale. Si distanziò comunque per andar via, ma lei lo afferrò per un braccio, riavvicinandolo e facendogli perdere l’equilibrio. Angus cadde sul letto e lei in un attimo gli fu addosso. Iniziò ad accarezzargli il volto.
 
– Siete un uomo così coraggioso Angùs e … così forte … virile …
 
Le mani di Marie Claire iniziarono a viaggiare su di lui, fino ad arrivare al suo inguine.
 
– Monsiur! Vi devo la mia gratitudine … mi avete salvato da quel terribile topo …
 
Con velocità e maestria, senza dare ad Angus il tempo di realizzare cosa stesse succedendo, gli aveva tolto il grembiule unto, aveva poi insinuato una mano tra i bottoni della sua camicia, aprendola e con l’altra mano aveva aperto la patta dei suoi pantaloni liberandolo.
 
 
Pensandoci, ancora Angus sentiva la forte emozione provata. In pochi secondi gli aveva fatto perdere completamente la ragione! Aveva iniziato lei, ma poi il suo istinto maschile si era risvegliato, aveva preso il sopravvento, rovesciandola sul letto, posizionandosi tra le sue gambe ospitali, prendendola e possedendola con un desiderio sessuale che ricordava di aver avuto solo con sua moglie quando erano giovani e si amavano per le prime volte nel fienile della zia, in Irlanda.
La “Mademoiselle” lo aveva fatto ridiventare come un ventenne!
 Non era finita velocemente la cosa, per lui lo sarebbe stato, ma lei ci sapeva fare ed era riuscita a rianimarlo ancora, unendo ai gesti anche parole sensuali. Si erano ritrovati in fine su quel letto, abbracciati nella quiete del “dopo”, lei gli aveva fatto altre domande sulla quantità dei soldati nella Rocca, sulla Principessa, le sue abitudini, le attività del castello. Egli aveva risposto ad ogni sua domanda e stava realizzando solo ora che era arrivato a parlare della Principessa come il capo di una rete patriottica, non aveva detto altro, ma adesso, vergognandosi di se stesso, per il tradimento a sua moglie, si stava rendendo conto di aver tradito la segretezza dell’azione patriottica di Emma. Non avrebbe dovuto parlare, ma tutto sommato se quella donna entrava a lavorare a palazzo, avrebbe poi mantenuto il segreto se voleva entrare a far parte della “rete di fiducia” della Principessa! Cercò di autogiustificarsi in questo modo riguardo ad Emma, ma per quanto riguardava sua moglie … si sentiva un verme.
 
Mary entrò in quel momento, seguita dai suoi figli. Era contenta e parlò a suo marito a raffica, riguardo alle tendine che avevano comprato e applicato alle finestre della casetta dei “ragazzi”, del pizzo spagnolo per il vestito da sposa che stava cucendo ad Anny, dello sconto fatto da Matteus, dell’aiuto di Lady Barbra che aveva voluto regalargli il velo per la sposa e una miriade di altre cose che Angus non riuscì neppure a sentire perché, preso dal rimorso, voleva solo abbracciare sua moglie, stringerla a sé, chiederle perdono. Le si avvicinò velocemente, l’abbracciò sorprendendola.
 
– Angus?!
 
Lei sorrise e mentre suo marito la sollevava dal pavimento e la faceva ruotare con sé  nella sala della taverna, la baciò come non faceva da tanto.
 
– Angus O’Danag! Mi fai girare la testa! Mettimi giù immediatamente!
 
Lo aveva detto ridendo divertita.
 
– Sei tu che mi fai girare la testa Mary … ti amo e so che sei l’unica donna per me che merita di essere amata …
- Angus … lo so che mi ami … ti amo anche io … ma ho il sospetto che tu abbia combinato qualche pasticcio in mia assenza! Che cosa hai rotto questa volta?
 
Mary ancora sorrideva, bonaria. Non sospettava l’amara verità che stava lacerando la coscienza di suo marito. Voleva dirle la verità, quale pazzia aveva combinato, ma come poteva dirle che ciò che aveva rotto era la prima promessa matrimoniale? Amare, rispettare ed essere fedele …
Non avrebbe parlato … non avrebbe detto nulla per il momento! Marie Claire doveva andar via da quella casa, poi … poi le avrebbe detto tutto! Due giorni e si sarebbe liberato della presenza di quella donna, venerdì l’avrebbe portata alla Rocca e lì avrebbe iniziato il suo lavoro di aiuto cuoca.
 
Nella sua camera Tamara stava gongolando. Era tornata alla locanda infastidita per non essere riuscita a far breccia con il “bell’Eduard”, ma Angus si era rivelato un prezioso informatore. Certo, aveva dovuto ricorrere alle sue arti seduttive. Quell’uomo era incantato da lei fin dal primo momento che l’aveva vista … non c’era voluto molto! Sicuramente da giovane era stato un bel ragazzo, virile e prestante. Nonostante lo sfiorire della bellezza giovanile non aveva perso il suo vigore, sua moglie poteva definirsi fortunata … a parte le debolezza nella sua fedeltà!
Rise tra sé. Non le importava un fico secco di Angus e sua moglie, l’importante era aver avuto quelle informazioni. Aveva la sicurezza che Belle fosse alla Rocca e di conseguenza anche il “bambino di Milah”, Rumbl però non avrebbe presa bene la storia del fidanzamento con August!
 Rise ancora, ci prendeva un gusto a vedere Rumbl avvilito! Era sempre così sicuro di sé, non vedeva l’ora di vedere la sua faccia! Una delle cose che lo avrebbe consolato era la notizia che, tra le varie aveva ottenuto da Angus, il venerdì Frate Benedictus visitava e curava i poveri mendicanti. Mentre lei sarebbe riuscita ad entrare grazie ad Angus, che andava a portare il pesce fresco e a presentare lei alla cuoca Betty, Rumbl sarebbe entrato grazie al suo travestimento da “povero vecchio storpio”.
Doveva fare in modo di non farsi vedere subito da Emma, Belle o August … l’avrebbero riconosciuta!
Iniziò a fantasticare sui modi per poter uccidere Emma. Veleno nel cibo? Poteva essere una buona idea, ma lei voleva vederla mentre soffriva prima di morire, forse trafiggerla con un pugnale sarebbe stato meglio? Doveva studiare un piano … aveva ancora due giorni di tempo! Intanto quel pomeriggio avrebbe partecipato alla commemorazione per i defunti e uscendo dalla chiesa di San Patrizio avrebbe dato un appuntamento allo storpio davanti alla porta, avrebbe avuto modo di riferirgli quelle succose notizie!
***
 
Emma passeggiava per il giardino con un cesto per i fiori al braccio. Il suo lungo abito sfiorava l’erba. Il giardino sembrava più bello del solito quella mattina e improvvisamente notò un punto che fu per lei una vera sorpresa. In un angolo  qualcuno aveva realizzato un’altalena,  alle cui corde erano arrampicate piante di campanule violacee. Da quanto era stata realizzata? Possibile che non se ne era accorta? Suo fratello aveva voluto fare un regalo a lei e a Belle? Mentre osservava quell’ameno angolo, sentì una sensuale, roca, voce maschile che la chiamava. Un brivido le corse lungo la schiena per l’eccitazione e il cuore iniziò a pulsare velocemente per la gioia.
 
– Killian! Killian sei tornato amore mio!
– Emma!
 
Lasciò cadere in terra il cesto con i fiori raccolti e corse verso di lui, mentre Killian faceva lo stesso.
Si abbracciarono e iniziarono a baciarsi reciprocamente tutto il viso, cadendo sul prato, ridendo e quasi rotolando. Si ritrovò con la schiena sul prato e Killian che con il suo sorriso smagliante la sovrastava, mentre i suoi occhi di lapislazzulo brillavano per la gioia di rivederla.
 
– Amore mio sei tornato …
- Lo sai da sempre che tornerò da te ogni volta mio Cigno … lo abbiamo promesso … oltre la vita e oltre le morte …
 
Gli accarezzò il viso, sentendo il morbido della sua barba e mentre lo guardava i capelli di Killian iniziarono improvvisamente ad allungarsi, fino ad arrivargli selvaggi lungo il collo, mentre il vento gli scompigliava il ciuffo che ricadeva sulla fronte.
 
Cosa stava succedendo? Lui si alzò, la prese per una mano e la rimise in piedi. Anche il pastrano in pelle di Killian stava sparendo per lasciare il posto ad un’armatura argentea e ad un mantello azzurro come i suoi occhi.
 
– Killian cosa succede?!
 
Lui portò la mano di lei alle labbra e ne baciò il dorso. Emma seguì quel sensuale gesto e i suoi occhi si posarono sul petto di Killian. All’altezza del cuore vide un bassorilievo che ornava l’armatura. Fu sicura di averlo già visto … ma dove?
 
– Cosa …
- Amore mio sono tornato da te per avvisarti … il pericolo è più vicino di quello che pensi … prepara Excalibur, inizia ad affilare la spada che abbiamo creato … presto la mano di colui che ha il cuore puro, il coraggio e l’onore, dovrà usarla contro il male! Non avere timore, ricordati chi sei mia Principessa Sassone, devi difendere il nostro “fiore” e il nostro futuro … anche se io non dovessi essere con te … Ricordati che io tornerò sempre da te Gwyneth … ti amo …
 
“Gwyneth?!”
 
Killian iniziò ad allontanarsi camminando all’indietro, fino a sparire davanti ai suoi occhi ….
 
 
Emma si svegliò da quello strano sogno. Gioia e angoscia si mescolavano nel suo animo.  Che ore erano? Che giorno era?
Era mercoledì 2 novembre 1726, era nel suo letto. Il sole era sorto … trapelava dalle tende … erano probabilmente le sette di mattina!
 
Quel sogno le aveva dato la gioia di  sentirsi ancora avvolta dalle braccia dell’uomo che amava, poi era cambiato, diventando il Killian che aveva iniziato a sognare da dopo che gli aveva mostrato per la prima volta Excalibur e l’avevano toccata insieme.
 
Doveva parlare a Frate benedictus di quel sogno. Lui aveva sempre delle risposte!
 
Si alzò in fretta, si lavò il viso con l’acqua gelida della brocca posta all’angolo della sua stanza, dopo averla versata nel bacile smaltato. Voleva riacquistare lucidità con quell’acqua. Si vestì e andò a cercare il buon Frate.
 
Lo trovò vicino alla gabbia dei piccioni. La sentì arrivare e senza voltarsi le disse:
 
- Ancora non sei stata sul terrazzo a guardare il mare figliola! Un sogno deve averti molto turbata questa mattina!
– Perspicace come sempre Fra Benny!
 
Il Frate si voltò sorridendo verso di lei.
 
– Se fossi andata ti saresti resa conto che il vento spira verso l’Europa. Killian non ha il vento a favore …
- Questo significa che tarderà ad arrivare …
- Abbi fiducia figliola! Il vento è favorevole per il volo del tuo piccione … ci sono buone possibilità che il vento lo aiuti a giungere dal tuo Killian!
– Lo spero tanto … ma ho fatto uno strano sogno …
- Raccontami …
 
Emma iniziò a raccontargli i vari momenti del sogno.
 
- … poi improvvisamente ha subito una sorta di trasformazione … era sempre lui … ma con i capelli più lunghi e un’armatura come un antico romano … sul petto aveva un cigno che teneva tra gli artigli una specie di bastone uncinato … è stato inquietante … e non è la prima volta che lo sogno così … mi capita da quando gli ho mostrato Excalibur …
 
Il Frate, seduto con lei su una delle panche di marmo del giardino, guardava davanti a sé come assorto, poi, improvvisamente, si alzò … si voltò verso di lei e fissando nel vuoto le disse:
 
- Fai quello che Sir Lancillotto ti ha detto Gwyneth … inizia ad affilare Excalibur …
 
Detto questo, lasciandola esterrefatta, con la bocca aperta e gli occhi sbarrati, Frate Benny si ritirò nella piccola cappella a pregare.
 
Anche lui l’aveva chiamata Gwyneth … e come diamine faceva a sapere cosa Killian le aveva detto? Non l’aveva raccontata ancora quella parte del sogno! In più aveva chiamato Killian Sir Lancillotto?! Aveva sentito bene?
 
 Nella leggenda tramandata nella sua famiglia e in quella di Killian, estremamente simili, rispetto alle altre numerose versioni, si erano raccontata l’origine dei loro antenati, lei era una Pendràgon, discendente da Re Artù e Killian le aveva raccontato che aveva saputo da suo padre che il loro capostipite era stato il Primo cavaliere di Artù, Sir Cillian Flinth, soprannominato Lancillotto.
 
Si tranquillizzò, pensando che quei racconti le avessero suscitato quel sogno, associandolo all’immagine dell’uomo che amava. Quello che non riusciva a spiegarsi era come avesse fatto Benedictus a sapere cosa egli le avesse detto nel sogno! Non era la prima volta che l’anziano frate le faceva sorprese di quel genere e tutte le volte la lasciava spiazzata.
 
Sentì il bisogno di salire sul terrazzo, era vero ancora non era andata a vedere il mare quella mattina!
 
– Killian guarda in cielo … il  nostro amico pennuto sta arrivando da te …
 
A chilometri di distanza il Capitano Killian Jones si stava dirigendo nuovamente verso il ponte di prua. Qualcosa dentro di sé gli diede una strana sensazione ed ebbe il bisogno di guardare in alto.  Vide qualcosa che volava, qualcosa di non molto grande, non era un gabbiano.
 
Il volatile sembrò perdere quota e iniziò a smettere di volare, precipitando verso il ponte di prua, nel punto dove in quel momento si trovava Spugna. 
 
– Spugna! Guarda in alto! Afferra quel piccione, non farlo schiantare sul tavolato!
 
Spugna stupito si avvide del volatile che stava precipitando verso di lui. Si tolse il cappuccio di lana e spostandosi un passo in dietro riuscì a farlo cadere nel suo berretto, evitando di farlo schiantare al suolo.
Killian corse verso il Nostromo.
 
– Fammi vedere Spugna!
 
Il volatile era esausto per il viaggio. Come era riuscito ad arrivare così distante dalla costa? Probabilmente il vento che soffiava verso di loro lo aveva sostenuto, ma era trafelato adesso!
 
– Dallo a me Spugna, prendigli dell’acqua e delle briciole di pane!
 
Spugna corse ad eseguire gli ordini, mentre Jefferson si accostava a sua volta al Capitano.
 
– Ma quello non è il piccione che ti ha infettato la mano Killy?
–Già … è proprio lui … il “mio” piccolo “Barbra” dalla testa nera …
- Ha un messaggio con sé fratello … aspetta che lo sciolgo …
 
Jefferson sciolse il laccio che teneva il messaggio e passò il piccolo rotolino di carta a Killian …
 
 
Sul terrazzo Emma si accorse che una brezza di vento stava cambiando direzione e ora la investiva facendole svolazzare i lunghi capelli dorati indietro. Pregò che Dio soffiasse con le sue stesse labbra nelle vele della “Stella del mattino”
 
“Ti prego Signore … fa che possa essermi presto vicino, fallo volare da me …”
 
***
Una forte folata di vento gonfiò da poppa le rande. Si sentì come un improvviso schiocco delle cime che si tesero. Killian era con un ginocchio a terra, aveva depositato il piccione sul tavolato, si stava riprendendo e gli aveva accarezzato la testolina nera. Si rialzò guardando le vele che si stavano gonfiando nel modo che aveva sperato pochi minuti prima.
 
 “Lo sento che stai pregando per me Emma e io sto navigando per tornare a casa, per esserti vicino, per essere finalmente liberi … volerò con la mia nave portato da questa brezza, come il piccione che mi hai mandato ha attraversato il cielo … mi hai scritto che la mia famiglia ha bisogno di me … nulla mi fermerà adesso … attraverserò anche la tempesta per tornare e ritrovarti … lo abbiamo promesso staremo insieme e ci ritroveremo anche oltre i confini della vita e della morte … aspettami Swan!”
***
 
L’odore della salsedine giunse alle narici di Emma con la brezza fresca, gli ricordava l’odore di Killian.
 
“Lo sai Killian che ti aspetterò sempre …”
 
 
 
Angolo dell’autrice
Finalmente rieccomi. Si amici ho saltato un paio di domeniche! Settimane pessime e luttuose, saranno stati i tre funerali avuti in pochi giorni ad ispirare il capitolo? Temo che in effetti abbiano avuto una buona parte!
Gwyneth … Il dolore di Artorius è grande. Un marito che perde lentamente la donna che ama, sentendosi impotente per la sua malattia. Questo è stato il tema principale questa volta. Triste lo so … perdonatemi. La trama doveva essere così nella mia mente fin dall’inizio, a prescindere dagli accadimenti personali degli ultimi giorni. Però …. Non disperate. Il vero amore non muore mai … sopravvive oltre la vita e oltre la morte … Un filo del destino lega i nostri protagonisti, nel passato, nel presente e nel  … futuro … Vedrete!
Intanto appena postato io vado a vedere la puntata di OUAT, dovrebbe essere interessante!
Fatemi sapere cosa la lettura vi ha suscitato, vanno bene anche gli insulti … non siate troppo cattivi però. Un grazie a chi ha inserito la storia nelle varie categorie, ai numerosi lettori, a chi recensisce e a chi ha iniziato a sbirciare tra un capitolo e l’altro. Dovrebbero mancare al massimo altri due capitoli per concludere questa avventura, spero di farvi un regalo per Natale e consolare un po’ chi starà sentendo la mancanza di OUAT.
Un affettuoso saluto a tutti.
Lara

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Capitolo 47
*** La resa dei conti. ***


XLVIII capitolo
 
La resa dei conti
 
La funzione serale della commemorazione dei defunti era finita da un pezzo …
Padre Charles O’Danag aveva chiuso il portone della chiesa e si era ritirato per il desco, poi avrebbe pregato nel silenzio della sua sacrestia e infine, dopo aver letto un buon libro, sarebbe andato a dormire, accolto nel sonno tranquillo dei giusti.
I fedeli si erano allontanati, tornando alle loro dimore, così come avevano fatto Angus O’Danag e la sua famiglia.
 
Il vecchio mendicante storpio, dalla testa fasciata in modo tale da coprirgli un occhio malato, aveva atteso l’uscita dei fedeli per poter chiedere l’ultima elemosina della giornata. Erano tutti povera gente in fin dei conti! Ma furono in molti ad elargirgli anche solo qualche spicciolo. Egli, con la mano tesa, ringraziava anche chi passava di lungo senza rivolgergli uno sguardo …
L’ultima fedele che uscì dal portone della chiesa fu una flessuosa e bella donna di colore, vestita con un abito violaceo ed una mantellina in pesante panno di lana nero, bordato da una pelliccia bianca …
 
Nessuno aveva notato che la donna si era attardata a parlare con il vecchio, aveva molte notizie da riferirgli …
 
***
Ripensando al colloquio avuto con Tamara, Rumbl Mc Cassidy ribolliva di rabbia e gelosia. Tra le notizie c’era quella che desiderava sapere … Belle era ancora a Storybrooke! Ma …
 
“Maledizione! Si è fidanzata con il fratello di Emma! È innamorata del Colonnello!”
 
Il viso del finto mendicante era rosso sotto le bende che lo celavano e anche i suoi occhi vedevano rosso. Sentiva bruciargli lo stomaco per l’acido creato dalla gelosia!
 
“Belle è mia e di nessun altro! Se il Colonnello è un ostacolo … so cosa devo fare! Eliminerò “l’ostacolo” …
 
Tamara aveva carpito diverse informazioni ad Angus! Ridendo gli aveva raccontato di come si era divertita a sedurlo, aveva tentato di ingelosirlo raccontandogli anche i particolari piccanti della performance dell’oste, a suo dire ancora molto virile e passionale …
 
Aveva tempo Tamara di farlo ingelosire di lei … Era di Belle che era geloso! La “Venere Nera” lo sapeva benissimo! Rumbl era sicuro che la donna aveva trovato un certo godimento a vederlo farsi livido per la “sua” Belle!
Nonostante il turbamento nel sapere del fidanzamento della donna che amava, aveva ascoltato con attenzione le altre notizie riguardanti i dispiegamenti delle guardie e gli usi quotidiani e settimanali nella Rocca.
Ora sapeva cosa avrebbe fatto quel venerdì mattina! Poteva entrare attraverso il portone del palazzo senza essere fermato dalle guardie, lo avrebbe fatto insieme agli altri poveri e malandati mendicanti che solitamente il venerdì mattina ricevevano le cure gratuite di Frate Benedictus Dotto, il medico della famiglia di Emma.
 
Il piano era chiarissimo nella sua mente e se i suoi calcoli erano giusti … avrebbe avuto il supporto del suo “amico” Barba Nera. Ormai stava per arrivare, i loro accordi erano ben precisi! Il “temibile” pirata si sarebbe rintanato con la sua nave sotto il dirupo che dava sulla baia posteriore di Storybrooke. Ormai lì non c’era più il fortino di guardia che egli aveva fatto costruire anni addietro. C’era una villa! La stessa in cui, come aveva scoperto, la sua “cara” nuora, mascherata da Lady Barbra, riceveva i suoi accoliti e dove, come gli aveva riferito quell’idiota di Jason, si intratteneva con il suo amante … l’odiato Killian Jones, l’uomo amato da Milah, lo stesso uomo che lui aveva privato della mano sinistra. Lo stesso uomo che ancora non era riuscito ad uccidere!
Rannicchiato sotto ai vecchi ruderi, che gli fungevano da riparo, lontano dall’agglomerato urbano, rise con la sua risata agghiacciante da folletto maligno …   
***
 
Tanto tempo fa …
 
Cornovaglia, castello di Camelfort.
 
Rideva Morgana … Rideva garrula, mostrando la sua splendida dentatura candida. Le sue labbra rosse e carnose si schiudevano su quei denti perfetti e il suo sorriso sembrava illuminarle il viso e dare calore ai suoi occhi di ghiaccio.
Rideva di lui, di Evan. Rideva della sua giovane inesperienza, del suo arrossire al suo cospetto. Lui lo sapeva! Evan lo sapeva bene, ma non gliene importava nulla. Stava pendendo da quelle labbra, percorreva con lo sguardo ogni tratto del suo bellissimo viso e desiderava percorrerlo con carezze e baci, come avrebbe desiderato che le candide e affusolate mani di quella splendida giovane donna, si fossero soffermate carezzevoli su di lui …
 
Il giovane Evan Flinth Jones era sceso in giardino, dove Morgana trastullava la piccola Principessa Eva, con il preciso intento di corteggiarla. Da quando l’aveva vista stava diventando un chiodo fisso nella sua mente. Il desiderio che provava nei confronti di Morgana era per lui una novità imperiosa che sentiva di dover soddisfare. Aveva cercato di comportarsi da uomo. Ma non era ben sicuro di come un uomo doveva comportarsi. Gentile? Arrogante e sicuro di se stesso? Impavido? Romantico? Come si sarebbe comportato suo padre al posto suo? Suo padre, Cillian Flinth, Primo Cavaliere del Re, si sarebbe fatto meno problemi, ne era sicuro!
Alla fine era arrossito e aveva balbettato nel salutare quella splendida creatura, ma quando l’aveva vista ridere di lui si era rimpossessato della propria dignità e si era fatto audace. Non aveva usato mezzi termini e le aveva fatto un’avance diretta, spinto dalla propria impulsività, caratteristica che non sapeva fosse tanto simile a quella di suo padre.
 
– Sei bellissima Morgana … e quel tuo modo di ridere di me e sorridere mi sta facendo venir voglia di chiuderti le labbra con un bacio, quindi My Lady se intendi continuare, sai quale pegno dovrai pagare!
 
Da come il giovane era arrossito in precedenza, Morgana non si aspettava quell’improvviso ardire. Rimase inizialmente spiazzata, lo guardò dritto negli occhi. Era bello come il padre, indubbiamente! Ma era così giovane! Poco più che un ragazzino! Anche se era alto e muscoloso, il suo viso con la rada barba dimostrava la sua giovane età. Di certo quel bel ragazzo non gli faceva l’effetto di suo padre Cillian, ma la chiara sfida sessuale che le aveva lanciato, la intrigava parecchio. Strinse leggermente gli occhi e gli mostrò un sorriso ironico e seducente e pensò di rispondergli nel modo, per lei, più adatto.
 
– Mio cavaliere … come devo interpretare una simil dichiarazione? Intendevi minacciarmi o … farmi una promessa?
 
Gli si era accostata maggiormente nel dire quelle parole e all’ultimo aveva ruotato su se stessa lanciandogli un ultimo sguardo che aveva fatto ribollire ancor di più il sangue di Evan. Stava flirtando con lui … bene! Evan sapeva di aver stabilito il contatto che voleva e anche a lei sicuramente non era indifferente.
 
– Preferisci una promessa My Lady?
– Una promessa Messere? Ho seri dubbi che tu sia all’altezza di mantenerla! Dubito che tu abbia mai baciato una donna in realtà!
 
Come si permetteva? Non aveva una grande esperienza, Evan lo ammetteva a se stesso, ma baci ne aveva dati … si … solo quelli in effetti …
Non si fece abbattere dalle parole ironiche di Morgana.
 
– Lo dici perché sei curiosa e non vedi l’ora che io mantenga la promessa, visto che preferisci sia tale …
 
Si era avvicinato lui questa volta e le aveva preso un polso per avvicinarla a tiro di bacio, ma il rumore di passi sul ciottolato lo aveva fatto desistere dal suo intento, lasciando un’espressione delusa sul viso di Morgana …
 
Il Re e il suo Primo Cavaliere si dirigevano verso di loro. Artorius prese in braccio sua figlia che ne fu ben felice, dai gridolini di gioia che emise aggrappandosi al collo del genitore. Non sarebbe rimasto molto il Re, aveva un incontro con il nuovo capo dei Sassoni e chiese ad Evan se voleva partecipare insieme al Principe Eduard. Evan in quel momento aveva altro per la mente ma, voltandosi verso suo padre,  vide che Sir Lancillotto alzava un sopracciglio in modo eloquente e, con un segno  di consenso del capo, gli suggeriva di accettare l’invito. A malincuore il giovane rispose un “Sissignore” al Re e poi, visto il cenno che suo padre gli faceva con la mano, di allontanarsi in disparte con lui, gli si avvicinò e si allontanarono di alcuni passi.
 
Lord Cillian Flinth aveva lasciato suo figlio interdetto quando gli aveva consigliato di stare in guardia nei confronti di Morgana, aveva notato come lui era attratto da lei e gli aveva detto che non si fidava di quella donna. Gli aveva ordinato anche di proteggere la Principessina, di essere il “suo” Primo Cavaliere e gli aveva consegnato un ciondolo … una medaglia che riproduceva il suo simbolo. Quel ciondolo, da quanto detto da suo padre, un giorno sarebbe appartenuto alla donna che egli avrebbe veramente amato.
 
La riunione con i Sassoni era durata oltre due ore. Cillian non era stato presente, aveva detto chiaramente al Re e a suo figlio che voleva fare una cavalcata nei dintorni. Evan, appena uscito dalla sala della Tavola Rotonda, stava pensando che suo padre si era risparmiato un incontro noioso, anche lui avrebbe preferito una cavalcata nei dintorni! Si portò la mano nella tasca e vi estrasse la medaglia con il Cigno e il bastone uncinato. La tenne in mano e la guardò pensieroso. Per suo padre quella medaglia era importante … perché non l’aveva mai vista al collo di sua madre? Lui, secondo l’ordine di Cillian, l’avrebbe data un giorno alla donna che avrebbe amato veramente …  Quello era il motivo? Cillian non l’aveva data a Milehna perché non era la donna che veramente amava? Da quanto aveva sentito, ascoltando accidentalmente la conversazione tra suo padre e Artorius, ambedue gli uomini avevano condiviso l’amore per la stessa donna: Gwyneth di Gandar. Suo padre avrebbe voluto sposarla e tutta la storia di Excalibur aveva avuto inizio a causa del loro amore.
Camminando per il corridoio, con l’intento di andare all’alloggio di suo padre, Evan rifletteva su quanto forte potesse essere un sentimento di amore puro, cosa fosse in grado di far fare agli esseri  umani e a cosa potesse far rinunciare per esso …
 
Una porta si aprì lungo il corridoio … ad Evan sembrò di perdere un palpito del cuore … quella sapeva fosse la stanza di Morgana!
Lei uscì dalla stanza e, con un atteggiamento felino e sensuale, si appoggiò, con le mani dietro la schiena, allo stipite della porta. Lo guardò dalla testa ai piedi con il suo sorriso ironico e seducente. Evan sentì una reazione all’inguine che ormai si associava di frequente alla visione di quella bellissima donna …
 
– La riunione è stata lunga Messere!
– Non abbastanza da farmi dimenticare a che punto stavamo My Lady!
– Io non ricordo Messere! Stavamo in un qualche punto?
 
Evan le si avvicinò ad una distanza estremamente ravvicinata. La sovrastava in altezza, ma il suo viso inclinandosi verso di lei, mentre al contrario lei lo alzava, fece in modo che le loro labbra fossero vicine in modo indecente.
Morgana cercò di mettere in imbarazzo il giovane con una sua nuova sferzante battuta.
 
– Sei solo un ragazzino Evan non …
- Lo dicono le tue parole, ma sei uscita per me e il tuo corpo mi dice quanto io sia un uomo e tu una donna!
 
Evan non diede il tempo a Morgana di formulare una nuova frase. L’afferrò con impulsività per la vita e con irruenza portò le sue labbra su quelle della giovane mora.
Era ciò che voleva anche Morgana. Gli portò le braccia al collo stringendosi ancor di più a lui e approfondendo il loro bacio voluttuosamente. Come in un passo di danza lei lo guidò dentro la sua stanza da letto. Distaccando un braccio dal collo del ragazzo, Morgana chiuse la porta con un secco tonfo. Il rumore improvviso riportò Evan alla realtà e il suo primo pensiero fu per la piccola Eva.
 
– Dov’ è la Principessina?
– Non pensare a lei in questo momento … mmm … sta dormendo nella sua stanza, di fianco alla mia … abbiamo tempo prima che si svegli!
 
In effetti ebbero abbastanza tempo per far sì che Morgana facesse di Evan l’uomo che sentiva di essere. Il giovane non aveva mai immaginato come veramente sarebbe stata la sua “prima volta”, dopo pensò che non sarebbe potuta essere meglio di come era stata con lei. Aveva avuto la donna che desiderava, il bisogno che aveva sentito di lei era soddisfatto, ma si rese conto che l’avrebbe voluta ancora e ancora.
 
La Principessina fece sentire il suo pianto. Evan balzò su dal letto cercando le sue braghe tra gli abiti sparpagliati sul pavimento, mescolati a quelli di Morgana. Lei rise nuovamente di lui.
 
– Con calma mio dolce Evan … la Principessina non scapperà dalla sua culla … lasciamola piangere … si stuferà “la rompi scatole”!
– Non parlare così di lei Morgana … vestiti piuttosto e vai da lei, avrà fame o si sentirà sola!
– Sei uno sciocco Evan … prima o poi finirà … come sua madre!
– Che vuoi dire?!
– Nulla .. nulla … sua madre ha finito di dare ordini … tutto qui!
– Era la Regina e tu eri al suo servizio … a chi altro doveva dare ordini? Sei la bambinaia di sua figlia …
- Uff! Basta! Ho voglia di dormire ora … sei stato bravissimo, pensavo fosse la tua prima volta, ma evidentemente mi sbagliavo … altrimenti dovrei riconoscere che   hai una dote naturale!
 
Evan sorrise per l’apprezzamento, sapeva di esserlo stato, aveva visto le reazioni di Morgana, era riuscito a soddisfarla prima di se stesso, ne era contento.
 
– Mio padre sarà tornato a quest’ora … mi ha chiesto di essere “Primo cavaliere” della Principessa!
- Che cosa ridicola! Lei nemmeno lo capisce ancora!
– Non parlare così di “Lei”!
– Mmm come ti scaldi per la marmocchia! Visto che la prendi così seriamente vai tu a fargli da balia và!
 
Morgana era pur bella, seducente, ci sapeva fare a letto … ma era di un indisponente che l’avrebbe schiaffeggiata volentieri! Non lo fece, “Un uomo non picchia una donna!” ricordò una frase che suo padre gli aveva detto tempo addietro, non avrebbe picchiato una donna, no! Si vestì velocemente e sentendo che la Principessina ancora piangeva, decise che sarebbe andato da lei a consolarla.
 
Aprì la porta della stanza di Eva. La trovò seduta sul suo lettino con i grandi occhi verdi pieni di lacrime e le guancine paffute arrossate. La piccola smise di piangere quando lo vide.
 
– Ciao Principessina! Sono il tuo “Primo Cavaliere”!
 
La bambina batté le manine l’una contro l’altra e gli fece un sorriso, mostrando il suo unico dentino. Evan le sorrise a sua volta, era veramente tenera e buffa!
Con il lenzuolino le asciugò le lacrime. Eva allungò le braccine verso di lui, con il chiaro intento di farsi prendere in braccio.
 
– Dea madre! Che faccio ora?!
 
Fece ciò che gli dettava la tenerezza che si era impadronita del suo cuore. La prese in braccio. La guardò negli occhioni verdi, gli trasmettevano calore …
 
“Strano … sono così diversi dagli occhi di Morgana … i suoi sono glaciali … i tuoi fanno sciogliere piccola …”
 – Io. Sono. Evan!
– Eeeaa!
– Non ci posso credere! Hai cercato di ripetere il mio nome piccolina! Sei una “ragazza” intelligente lo sai?
– Eeeaa! Eeeaa!
 
Morgana era riuscita a fargli provare la forza dell’attrazione e il piacere del sesso, ma il calore nel cuore e la tenerezza che stava provando per quella piccola creatura, era un sentimento nuovo che stava mettendo radici, l’avrebbe protetta, lo giurò a se stesso, sarebbe stato veramente il suo Cavalier Servente, a costo della sua stessa vita!
 
– Ma guarda guarda! Sei anche una brava bambinaia! Sai pure come tenerla in braccio!
 
Morgana evidentemente ci aveva ripensato e invece che dormire, come voleva fare, si era rivestita ed ora era sull’uscio della stanza di Eva e lo stava guardando divertita, prendendolo in giro. Nonostante l’attrazione fisica che Evan provava per lei, la trovava contemporaneamente molto irritante.
 
– Non sono una bambinaia … semplicemente ho un fratellino di cinque anni e l’ho preso in braccio spesso, da che è nato … non ci vuole molto direi!
– Va bene … va bene … dalla a me ora, probabilmente è da cambiare …
 
La giovane si era accostata con le braccia tese per prendere la piccina, ma Evan ebbe un moto possessivo nei confronti della Principessina, la strinse istintivamente di più al suo petto, come per proteggerla da Morgana, mentre non riuscì a nasconderle uno sguardo torvo nei suoi confronti. La ragazza rimase immobile per un attimo e meravigliata di quel gesto e quello sguardo.
 
– Non credo … ha un odore buonissimo … sa di fiori … credo che si sentisse sola … ha voluto venirmi in braccio … ha bisogno di affetto …
- Senti senti! Credi di leggerla come un libro aperto? Dalla a me ora, lasciami fare il mio lavoro!
 
Evan doveva pur obbedire e lasciò avvicinare Morgana, ma fu la piccola Eva a non volersi staccare da lui, gli si strinse maggiormente al collo emettendo versi di protesta.
 
– Andiamo bene! Si direbbe che alla “smorfiosetta” stai particolarmente simpatico!
– Non chiamarla così Morgana! Anche se piccola portale rispetto!
– Oh! Certo! Il suo Primo Cavaliere deve difenderla ovviamente! Ma dai! Vai via adesso che le devo preparare la cena!
 
Evan le lasciò la piccola in braccio, non prima di averle fatto un’ultima carezza su una guancia paffuta.
 
– Ah! Evan … se questa notte ti sentissi solo …
- Se mi sentissi … solo?
– Sai quale è la porta della mia stanza …
 
Il ragazzo non le rispose, ma le sorrise malizioso sollevando un sopracciglio mentre, ruotando verso la porta, la vide guardarlo mordicchiandosi il lato del labbro inferiore.
 
Riprese il corridoio in direzione dell’alloggio di Sir Cillian. In quelle ultime due ore, passate in modo molto piacevole, suo padre sicuramente era tornato e si apprestava a presentarsi a cena con il Re.
 Evan bussò alla sua porta. Non ebbe risposta. Un presagio lo assalì, ma non volle farci caso. Suo padre non era nella sua stanza … sicuramente era già con il suo amico e Re. Senza soffermarsi in altri pensieri, il giovane si incamminò verso la sala da pranzo.
Artorius e suo figlio erano già lì e conversavano tra loro.
 
– Porgo le mie scuse Sire ... pensavo che mio padre fosse qui … non mi ha risposto bussando alla sua stanza …
- Non lo vedo da quando ci siamo lasciati in giardino Evan … strano … Cillian è la persona più puntuale che io conosca … siamo sicuri che sia tornato?
 
Evan aveva dei seri dubbi ora. In effetti non era da suo padre tardare. Ormai era buio … per quale motivo non era tornato? La sensazione del presagio precedente si fece nuovamente strada in lui, attanagliandogli il petto.
 
Uno scalpiccio, accompagnato dal rumore metallico delle spade che battevano sui gambali, si sentì provenire oltre la porta della grande sala da pranzo. Entrò Valerius con un suo giovane attendente.
 
– Artorius! Sta capitando uno strano fenomeno in direzione del lago di Avalon!
– Cosa cugino?!
– Guarda tu stesso dalla finestra …
 
Sia il Re che gli altri presenti si portarono alla finestra dall’arco acuto e videro un chiarore illuminare oltre il bosco che li separava dal lago di Avalon.
– Ma cosa sono? Sembrano stelle cadenti …
- Maestà sono preoccupato per mio padre … concedetemi un gruppo di uomini per andare a cercarlo … ho un brutto presagio … non vorrei che avesse avuto un malore … quando stavamo per approdare ne ha avuto uno piuttosto serio e …
 - Veramente Evan?! Cillian non mi ha detto di avere problemi di salute!
– Globalmente sembra star bene … non era mai successo, è capitato appena abbiamo avvistato terra … lui non lo ammetterebbe nemmeno … ho temuto un infarto in quel momento!
– Nel momento in cui avete avvistato terra?!
– Si Maestà … in quel preciso momento … ho creduto fosse per l’emozione di rivedere la sua terra …
- Proprio in quel momento …
 
Artorius assimilò la notizia e distolse lo sguardo pensieroso e addolorato. Gwyneth era spirata tra le sue braccia nel momento in cui avevano visto all’orizzonte la nave con Cillian a bordo!
 
– Artorius! Lascia che organizzi un gruppo esplorativo con i miei soldati … andremo con il giovane Flinth Jones,  cercheremo Cillian e daremo un’occhiata al lago …
- Avete il mio consenso! Trovate Cillian … ho bisogno di lui …
 
Artorius rimase solo nella sala da pranzo. Mentre sentiva allontanarsi a cavallo i suoi soldati, si accostò nuovamente all’alta finestra dall’ arco acuto. Non aveva appetito, sentiva lo stomaco chiudersi, non sarebbe riuscito a cenare neppure quella sera. Guardò il cielo verso il lago e vide due luci che, volteggiando l’una intorno all’altra, salivano verso la volta celeste. Pensò fosse una sua fantasia! Le luci diventarono sempre più piccole, andando in direzione della costellazione che Merlin chiamava Cignus. Il Druido aveva insegnato a lui e a Cillian a riconoscere le stelle. Quella costellazione l’aveva descritta come un cigno, indicando ai due ragazzi le stelle che ne rappresentavano il capo e quelle che rappresentavano le ali e la coda. Lì, nel capo del Cigno, le due stelle emanavano l’ una una luce blu e l’altra una luce gialla. Merlin, allora, le aveva definite “stelle gemelle”.
Ad Artorius sembrò che le due luci volteggianti raggiungessero le due “stelle gemelle” nel momento in cui queste brillarono maggiormente. Un pensiero attraversò la sua mente come una meteora e percepì un pezzo del suo cuore staccarsi e volar via con quelle due luci. Una lancinante consapevolezza si impossessò di lui, quella di aver perso un altro dei suoi più profondi affetti …
Immobile davanti a quei vetri, impotente, lasciò che un’ennesima lacrima solcasse il suo viso triste insinuandosi tra la bionda barba incolta.
 
Non seppe quanto tempo era rimasto a fissare quel punto del firmamento, sicuramente un tempo considerevole. Ritornò in sé quando sentì nuovamente il galoppare dei cavalli che tornavano …
 
Valerius ed Eduard entrarono per primi, seguiti da un giovane Evan dall’espressione mesta più di quella dei due cavalieri che lo avevano preceduto. Artorius vide che il ragazzo portava in mano un panno bagnato di colore azzurro. Gli si strinse ancor di più il cuore, sapeva benissimo a chi apparteneva quel mantello.
 
– Sire …
 
 Sembrava che Valerius non sapesse cosa dire.
 
– Da quello che vedo … le notizie non sono buone …
- Artorius … non abbiamo trovato Cillian … saremo costretti a cercare con la luce del giorno … il suo cavallo era libero vicino al lago … di lui, l’unica traccia trovata, il suo mantello … se lo deve essere tolto … non è strappato … forse una disgrazia … non sappiamo … quando siamo arrivati al lago il fenomeno di luci era terminato … Abbiamo trovato uno dei pastori della radura che ha detto di essersi avvicinato incuriosito e di aver visto due luci alzarsi dall’acqua …
- Due luci alzarsi dall’acqua …
- Si … due luci … ma la cosa che mi ha sorpreso ancor di più è che ci ha raccontato di aver visto Merlin con i piedi in acqua che guardava quelle luci …
 - Merlin?! Merlin è tornato?! Forse Cillian è con lui! Bisogna andare alla sua baracca … non so come vi entrerà con quell’albero, ma bisogna andare subito! Vieni con me Evan? Andiamo insieme!
 
Il giovane alzò lo sguardo sul suo Re senza parlare, fu Valerius a rispondere ancora.
 
- Artorius …
- Che c’è ancora cugino?!
– È la prima cosa che abbiamo fatto quando abbiamo saputo di Merlin …
- E?
– Nulla Maestà … nella baracca non c’è nulla …
- Nulla?!
– Né Merlin … né l’albero …
- Neppure l’albero?!
 
Artorius ricadde seduto su una delle sedie, sul suo viso ora una luce di serenità illuminò il suo sguardo. Evan gli si avvicinò e gli chiese a bassa voce:
 
- Cosa significa Maestà?
– Figliolo … Significa che tuo padre ora è con colei alla quale è sempre appartenuto!
 
***
Erano passati tre giorni dalla scomparsa di Sir Cillian Flinth. Avevano cercato ovunque, sia nei dintorni del lago che nelle sue stesse acque. Evan pensò che doveva decidersi a scrivere a sua madre quanto accaduto. Sapeva che le avrebbe dato un grande dolore e voleva trovare le parole più adatte per darle quella tremenda notizia. Il corpo di suo padre non era stato trovato, poteva essere un segno di speranza, ma Evan non si faceva illusioni. Suo padre non aveva motivi di andar via in quel modo, nel profondo del suo cuore sentiva che non era più con lui ormai.
 
Mentre camminava a testa bassa, assorto nei suoi pensieri, si ritrovò davanti alla stanza di Morgana. L’aveva così desiderata quella ragazza! La sera della scomparsa di suo padre lei era andata da lui. Si era sparsa la notizia riguardante Lancillotto. Lei gli aveva detto, presentandosi alla sua porta, che era dispiaciuta e voleva fargli compagnia e consolarlo. Evan aveva reclinato quell’offerta. Non solo non se la sentiva di essere nuovamente tra quelle gradevoli braccia, si sentiva in parte colpevole di aver ceduto al suo fascino nonostante suo padre l’avesse messo in guardia poco prima di sparire. Morgana non aveva risposto, ma era rimasta male per il rifiuto. Prima di andar via gli aveva detto che, se voleva, sapeva dove trovarla.
 
Davanti a quella porta Evan sapeva bene dove fosse in quel momento Morgana. Non bussò e ascoltò il pianto di sofferenza della piccola Eva. Erano un paio di giorni che sempre alla stessa ora la piccola piangeva in quel modo. Non stava bene. Aveva chiesto a Morgana cosa avesse la piccina e lei aveva risposto che non era nulla di preoccupante, solo coliche infantili. Anche ora sentendo quel pianto di sofferenza, Evan provava una gran pena. Avrebbe voluto aiutare la Principessina in qualche modo, ma non aveva idea di cosa fare. Si allontanò da quella porta e prese la via delle scali, sarebbe andato da Valerius, forse avrebbero fatto un ennesimo giro di perlustrazione, nemmeno il “vecchio amico” di suo padre voleva arrendersi!
 
Valerius era nel suo ufficio e con lui c’era Artorius in persona. Evan ne rimase sorpreso. Il Re, quando lo vide salutare rispettosamente, si alzò e gli andò incontro con le braccia aperte e l’intenzione evidente di abbracciarlo.
 
– Figliolo! Sono contento che tu sia venuto … io e Valerius stavamo proprio parlando di te …
- Di me Sire?!
– Si Evan! Stavo dicendo a mio cugino che ho intenzione di proclamarti mio Primo Cavaliere …
- Sire … io non sono degno di un simile onore!
– Sciocchezze! Credo che Evan “Tiger” Flinth Jones ne sia la persona più degna! Ti ho osservato molto da quando sei arrivato, ho ascoltato tuo padre parlarmi di te e ho chiesto un parere a Valerius su come ti sei comportato in questi tristissimi ultimi giorni … Sei il degno figlio di Cillian. Hai il suo coraggio, la sua caparbietà, la sua modestia e probabilmente la sua … impulsività, ma sai essere razionale e saggio nel momento più grave ed importante. Solo tu potrai rivestire il ruolo che aveva tuo padre. Gli somigli molto Evan!
– Sire, non vorrei che Voi vi inganniate … somiglio a mio padre, me lo dicono da sempre, ma … non sono lui … nessuno potrà essere come era lui veramente …
- Abbi fiducia in te stesso Evan, come ne ho io in te. Sarai il mio Primo Cavaliere e avrai gli incarichi che erano di tuo padre, continuerai la sua missione in Terra di Eire. Ti chiedo fedeltà alla Corona, a mio figlio dopo di me e protezione per lui e mia figlia Eva.
– Maestà … già mio padre mi aveva ordinato di proteggere la Principessina Eva, come suo Primo Cavaliere …
- Ne sono felice! Anche Cillian, come vedi, la pensava come me! Scrivi a tua madre che riceverai l’investitura di tuo padre, sarà una, se pur piccola, consolazione della sua perdita, lo ha sempre amato molto e le mancherà come a me manca Gwyneth …
 
Parlarono ancora di altri progetti e dei compiti che Evan avrebbe avuto. Artorius invitò il giovane e Valerius ad uscire a cavallo insieme per esplorare ancora una volta i dintorni del lago. Quando vi arrivarono Artorius notò che sulle acque non si vedevano più i residui bruciati, la superficie era appena increspata dal sottile alito di vento che spirava. Cavalcarono fino al rifugio di Merlin e lì il Re dei Tre popoli di Avalon si meravigliò e non riuscì a credere ai suoi occhi, quando vide che l’albero scomparso non aveva lasciato traccia di sé, nemmeno il foro delle radici o un tronco tagliato. Sembrava semplicemente che non vi fosse stato mai nessun albero piantato in quel pavimento di terra battuta …
***
 
Nel tardo pomeriggio il Re teneva tra le braccia la sua bambina piangente. Evan era lì vicino, erano tornati da poco dalla cavalcata.
 
– Possibile che continui a piangere così mio piccolo tesoro? Morgana … sei sicura che la bambina non abbia qualcosa di grave? Due giorni in queste condizioni e non si riconosce! È sciupata … mi fa pensare a quello che ha patito sua madre …
- Sire, non credo che sia grave … spesso i bambini a questa età soffrono di coliche, le darò delle tisane di semi di finocchio, l’aiuteranno.
 
Artorius lasciò a malincuore la figlioletta a piangere nella sua stanza, in compagnia di  Morgana. Evan lo seguì nella sala della Tavola Rotonda.
 
– Maestà … mio fratello ha avuto episodi di coliche alla stessa età della Principessina, ma dopo un po’ si calmavano … sono preoccupato … non mi sembra la stessa cosa … forse sarebbe meglio chiamare un Druido …
 
Il Re si voltò verso di lui e lo guardò dritto negli occhi. L’espressione del giovane mostrava una sincera preoccupazione per la sua bambina. Non si era ingannato nel vedere in lui le caratteristiche giuste per ricevere il titolo di Cillian, era responsabile e di parola come suo padre.
 
– Sei il mio Primo Cavaliere e il mio “primo consigliere” ora … hai ragione … farò chiamare immediatamente un Druido, il più vicino potrà essere qui non prima dell’ora di pranzo di domani.
Quella notte Evan non riuscì a chiudere occhio, qualcosa gli sfuggiva. Rimuginava tra sé e il pensiero tornava continuamente alla piccola Eva. Si sentiva responsabile della sua incolumità e contemporaneamente impotente nei suoi confronti.
 
Non molto distante dalla stanza di Evan, la piccola, dopo aver pianto per ore, adesso dormiva, sfinita, nel suo lettino, scossa dai sospiri dell’affanno dovuto al pianto precedente. Morgana era in piedi vicino al suo giaciglio. Con le mani alzate, all’altezza dei suoi stessi occhi, versava del liquido scuro in una piccola fiala di vetro. Posando la bottiglietta sul tavolo addossato alla parete, accostò la fiala alla fiamma della candela inserita in un alto candelabro d’argento, posto sul tavolo. Fece ruotare il liquido nella fiala, rimescolandolo e scaldandolo con quella fiammella. La luce, intanto, lanciava ombre verso i suoi occhi, conferendole un’espressione demoniaca.
 
“ Pochi altri giorni mia cara e tuo padre perderà anche l’ultimo ricordo di Gwyneth! Le somigli troppo e lui continua a non vedermi … presto non sarà più così … Si penserà che tua madre ti ha lasciato la sua stessa malattia, non eri destinata a sopravvivere … Artorius non potrà far altro che tornare tra le mie braccia. Io sarò la nuova Regina dei tre Popoli di Avalon e quando vorrò avrò anche un altro trastullo. Evan è un ragazzo molto bello e vigoroso, svilupperà il fascino di suo padre in breve tempo, nonostante sia così giovane ha il corpo di un uomo. Se mi stuferò di Artorius non sarà difficile eliminarlo e averlo al mio fianco. Il tuo bel Primo Cavaliere un giorno potrebbe diventare il futuro Re di Avalon, Eduard non sarà un ostacolo difficile da scavalcare!”
 
Morgana rifletteva ambiziosamente e malignamente, architettando pensieri nefasti. Cillian aveva capito quale anima nera albergava in lei, aveva messo in guardia suo figlio, ma il giovane aveva già subito il fascino di quella “strega”. Quale sarebbe stata la sua sorte nelle spire di una donna del genere?
 
L’alba di un nuovo giorno giunse, dopo una notte di incubi per Evan. Si svegliò in preda ad uno di essi, sedendosi repentinamente sul suo letto, mentre gocce di sudore gli imperlavano la fronte nonostante il freddo della stanza. Aveva sognato una serie di immagini frammentate che riguardavano suo padre. Alla fine lo aveva visto entrare nell’acqua del lago, sganciarsi il  mantello lasciandolo galleggiare sul pelo dell’acqua, voltarsi verso di lui, guardarlo un’ ultima volta redarguendolo ancora nei confronti di Morgana e poi, voltandosi nuovamente verso il centro del lago, lo aveva visto dirigersi verso una luce intensa che in breve lo aveva avvolto e fatto sparire ai suoi occhi. In quel preciso momento Evan si era svegliato con una grandissima angoscia e la sensazione che qualche altra cosa di brutto stava per accadere.
 
Si era alzato e lavato con l’acqua gelida del catino di legno che aveva nel suo alloggio. Voleva uscire da quella fortezza. Avrebbe voluto poter essere un uccello per volar via e tornare nella sua Terra di Eire, quella era la sua vera casa, lì vivevano le altre persone della sua famiglia, sua madre Milehna e suo fratello minore Sean. Il peso che Artorius gli voleva porre sulle spalle era troppo pesante. Sarebbe mai riuscito ad emulare suo padre? Si passò la mano sugli occhi e la fronte. Si! Avrebbe voluto fuggire da quelle responsabilità! Poi, improvvisamente, gli tornò in mente l’immagine di due grandi occhioni verdi che lo guardavano. Non poteva fuggire! Inspiegabilmente quella piccola creatura bionda di soli sei mesi, gli era entrata nel cuore. Doveva aiutarla, doveva proteggerla. Lo aveva già promesso a se stesso oltre che a suo padre. Sentì il forte desiderio di andare dalla piccola per vedere come stesse. Uscì silenziosamente dalla sua stanza. Era presto, pochi a quell’ora giravano per la fortezza, a parte le guardie e gli inservienti che iniziavano le loro mansioni in cucina e nell’ atrio. Sapeva dove doveva andare, da chi doveva andare …
 
Si ritrovò davanti a quella porta. Non si sentivano suoni provenire dall’interno, ma la porta era aperta, appena appoggiata. Gli sembrò strano per l’orario. Silenziosamente spinse l’uscio di legno. Se Eva stava dormendo non voleva svegliarla, l’avrebbe osservata dormire, doveva vegliare su di lei … “doveva!”
Aprì quel tanto per far passare un occhio e vedere che nella stanza c’era Morgana. Non seppe spiegarsi perché, ma il suo istinto fu di non farsi accorgere della sua presenza. Vide che la giovane bruna preparava del latte per la bambina, nulla di strano, era nei suoi compiti nutrirla. Poi qualcosa di strano accadde. Dalla tasca del lungo vestito blu che Morgana indossava, estrasse una fialetta contenente un liquido verde scuro. Con un sorriso maligno dipinto sul viso, la vide versare quel liquido nel latte e rimescolare. La cosa che diede una certezza sui suoi intenti ad Evan fu la frase che le sentì pronunciare. In quel momento gli fu chiaro ciò che la notte prima gli rimuginava nella mente senza uscire dalla nebbia.
 
 – Finalmente potrai riunirti a tua madre mia cara, oggi sarà la giornata decisiva per il tramonto della tua stella …
 
Morgana stava avvelenando la Principessina! Era possibile che avesse fatto lo stesso con sua madre? Come poteva provarlo? Non poteva! Ma poteva fermare ora la mano di Morgana e impedirle di dare quel latte alla piccina!
Con impeto entrò nella stanza ed afferrò la mano che teneva ancora la fialetta con il residuo della sostanza scura.
 
– Cosa stai facendo Morgana? Cosa hai messo nel latte?
 
La mora presa alla sprovvista si fece cadere la bottiglietta di latte dalla mano.
 
– C- che ci fai qui?!
– Tu! Cosa stai facendo?!
 
Evan era fuori di sé, i suoi occhi dardeggiavano il viso della giovane, sospettosi e feroci.
 
– Sai che la Principessina non sta bene! Le ho preparato il latte con l’infuso di finocchio.
 
Evan, prendendole la fialetta dalla mano la portò alle narici e l’annusò.
 
– Sei una maledetta bugiarda Morgana! Conosco l’infuso di finocchio, lo usava anche mia madre per mio fratello, non so cosa sia questo liquido, ma so che non è quello che dici!
 
Teneva stretto il polso di Morgana, aveva alzato la voce e lei con espressione furente iniziava a divincolarsi.
 
– Sei un ragazzino idiota Evan … stai spezzando il nostro possibile futuro!
– Non so cosa stai dicendo, ma ora ti porterò davanti al Re, voglio accertarmi della situazione!
 
Con il loro vociare, Eva aveva iniziato a destarsi piagnucolando. Morgana si dipinse un’espressione di preoccupazione falsa sul viso.
 
– Vedi?! L’hai fatta svegliare e mi hai fatto cadere il latte che le dovevo dare! Guardieee! Guardieee!
 
La giovane aveva iniziato a gridare e in breve arrivarono due dei soldati di guardia. Questi trovarono Evan che ancora stringeva il polso di Morgana.
 
– Aiutatemi! Voleva violentarmi! È entrato di soppiatto nella stanza per sorprendermi! Arrestatelo!
 
Le due guardie rimasero perplesse. Poteva pur essere possibile, era molto presto, che ci faceva il nuovo Primo Cavaliere del Re in quella stanza e a quell’ora?

– Sono io che vi ordino di scortarci da Re Artorius! Questa donna sta avvelenando la Principessina!
– Non è vero! Maledetto!
 
Le guardie si guardarono l’un l’altra. Il Primo Cavaliere chiedeva che fossero scortati dal Re, non dava l’impressione di essere lui il colpevole di qualcosa, davanti al Re si sarebbero viste le loro reciproche ragioni. 
 
– Chiamate intanto Lady Elenoire, si occuperà lei della Principessina! A te ci penso io, non ti lascio andare!
 
Una delle guardie andò a cercare l’anziana Dama e l’altro soldato scortò il giovane cavaliere e Morgana dal Re.
 
Artorius era mattiniero e lo trovarono nella sala della Tavola Rotonda che consultava delle pergamene. Evan non aveva mollato la presa sul polso della ragazza e nell’altra mano ancora teneva la fialetta di veleno.
 
– Sire! Ho trovato questa donna che versava uno strano liquido nel latte di Vostra figlia, temo sia un veleno che la sta uccidendo pian piano!
 
Artorius era sbiancato e fissò incredulo e orripilato Morgana. Un pensiero si fece strada nella sua mente, ricollegandosi all’immagine di sua moglie sofferente e a quella di Morgana che gironzolava nella sua stanza da letto con tazze di latte e calici del corroborante che Lady Elenoire somministrava alla povera Gwyneth.
 
– Non è vero Maestà! È solo infuso di finocchio per le sue coliche! In realtà sono io che ho chiamato le guardie! È entrato di soppiatto nella stanza ed ha cercato di saltarmi addosso! È da quando è arrivato che mi fa avances!
 
Evan temette che il Re credesse a quella “strega”. Che le avesse fatto avances, da che era arrivato, se ne erano accorti tutti! Sicuramente nessuno sapeva della loro avventura del pomeriggio in cui Cillian era scomparso, ma poteva effettivamente essere sospettato di quanto Morgana stava asserendo.
 
– Sire! Questa è la boccetta della sostanza che ha usato. Conosco l’infuso di finocchio, vi ho raccontato ieri di mio fratello e che mia madre lo curava. Ebbene Maestà! Usava quel tipo di tisana! E vi assicuro che questa non lo è!
 
Artorius si avvicinò a Evan. Il suo sguardo si era indurito. L’idea che Evan avesse potuto tentar di violentare Morgana lo infastidiva, ma per quel che conosceva della capacità di seduzione della ragazza, aveva dei dubbi. Riguardo alla tisana non sapeva cosa pensare. Morgana gli aveva detto di voler somministrare ad Eva l’infuso di semi di finocchio … Evan poteva essersi allarmato per nulla … forse la verità stava nel mezzo … ma come individuarla? Il giovane era così simile a suo padre! E “quanto” Cillian gli aveva tenuto nascosto in quegli anni?
Il biondo sovrano prese dalla mano di Evan la fialetta incriminata e la portò alle narici. Ebbe una smorfia di disgusto. Non conosceva l’infuso di semi di finocchio, ma conosceva l’odore ed il sapore dei finocchi. Quell’odore non somigliava a quello del vegetale che spesso aveva mangiato. Come avere la certezza? Serviva un esperto!
 
– Guardia! Fai venire immediatamente Lady Elenoire!
 
La guardia obbedì immediatamente e nel giro di dieci minuti l’anziana dama di compagnia della Regina, si affacciava alla porta della sala, scortata dal soldato che l’aveva chiamata.
– Ora soldato fai venire il Comandante Valerius con altri due soldati!
 
Lady Elenoire si guardò intorno preoccupata. Non sapeva cosa fosse successo, aveva dovuto lasciare la piccola Eva a Lily, era lei che le stava dando la colazione in quel momento. Morgana doveva averne combinata un’altra delle sue … nella stanza di Eva aveva trovato la bottiglia di latte rotta e il pavimento bagnato del liquido versato.
Artorius attese l’arrivo di suo cugino Valerius e dei soldati, poi, in loro presenza si rivolse a Lady Elenoire.
 
– My Lady, Morgana sostiene che in questa fialetta ci sia stata della tisana di semi di finocchio … potete dirmi di cosa si tratta in realtà?
 
Vedendo la boccetta, Elenoire fu sicura che quella scellerata di Morgana avesse commesso un’ altra nefandezza. Cosa fare? Sperò che fosse veramente infuso di finocchio. Prese la fiala che il Re le porgeva e l’annusò. La mano le tremò. Quello era lo stesso veleno che Morgana aveva somministrato giorno per giorno a Gwyneth … dire la verità avrebbe portato alla decapitazione Morgana. Elenoire non riusciva a guardare negli occhi Artorius. Come poteva mentirgli? Come? Quell’uomo aveva sofferto per la perdita di sua moglie e lei stessa ancora la piangeva, ma il legame di sangue con Morgana le diede la spinta a mentire.
 
– Maestà … non c’è molto da annusare, la fiala è vuota … potrebbe aver contenuto della tisana di semi di finocchio …
 - Dunque? Per voi è finocchio o no?
– Sssi mio Re …
 
Artorius guardò intensamente Elenoire e velocemente diresse lo sguardo in direzione di Morgana ed Evan, che ancora la teneva per il polso. Notò il sorriso di soddisfazione ironica che si dipinse in un lampo sul viso di Morgana e il disappunto e lo sguardo furente di Evan, che strinse inconsciamente di più il polso alla ragazza, facendola gemere per il dolore, togliendole il sorriso sulle labbra.
 
– Molto bene! Si direbbe che il mio Primo Cavaliere abbia preso un abbaglio!
– Sire sono sicuro di quello che vi ho detto!
– Taci Evan! Non ho bisogno di sentire altro!
 
A quell’ordine il giovane ebbe un moto di scoraggiamento e delusione che Artorius percepì dal movimento di rilassamento delle sue spalle.
 
– Guadie! Scortate Lady Morgana e Lady Elenoire nelle loro stanze e chiudetevele a chiave. Tra poco farete lo stesso con Sir Evan Flinth Jones. Prima ho altre domande da rivolgergli.
 
– Non è giusto! Ha cercato di approfittare di me nella stanza di vostra figlia Maestà! Davanti ad una piccola innocente!
 
Artorius fece un ulteriore cenno con la mano a Valerius e questi, con un accenno della testa fece portar via le due donne, lascando soli i due uomini.
Il Re guardò dritto negli occhi Evan ed il giovane resse il suo sguardo senza nessun timore. Artorius pensò che gli occhi del ragazzo erano identici a quelli di Cillian, egli era ciò che restava del suo migliore amico. Era possibile che anche con Evan, come con Cillian si era ritrovato a condividere l’interesse per la stessa donna? Di Morgana in realtà non gli importava nulla, ma gli era appartenuta e pur non amandola, sentiva un certo fastidio all’idea che Evan avesse un interesse per lei.
Con un cenno invitò Evan a sedersi nel seggio che egli stesso aveva spostato dalla Tavola Rotonda. Era il seggio che aveva sempre occupato Cillian, quello alla destra del suo. Si misero seduti vicini e l’uno difronte all’altro.
 
– Morgana ti attrae Evan?
– Una donna di simile bellezza può attrarre chiunque Vostra Maestà!
– Ripeto … Ne sei attratto Evan?
– Lo sono stato dal primo momento che l’ho vista … mio padre mi aveva messo in guardia nei suoi confronti, il giorno della sua scomparsa … in giardino … prima di andare … mi aveva detto che non si fidava di lei e di non farmi ingannare dal suo fascino …
- E tu?
– Sono stato un idiota! Non l’ho ascoltato!
– Quindi hai provato veramente a violentarla?
– Assolutamente no mio Re! La volevo e lei ha voluto me! Non l’avrei mai forzata e non l’ho fatto. Dopo la scomparsa di mio padre, anche se lei ha continuato a venire da me … non ho potuto!
– Come mai?
– Mi sentivo in colpa per non aver dato ascolto a mio padre nell’ultima cosa che mi aveva chiesto!
– Cosa sei andato a fare nella stanza di mia figlia a quell’ora?
– Maestà … vi sembrerà sciocco … ho avuto degli incubi durante la notte, ho sognato mio padre che mi ripeteva di guardarmi da Morgana e proteggere Eva, come mi aveva detto quel giorno. Mi sono svegliato preoccupato per la Principessina, sono andato da lei … la stanza era socchiusa e ho visto Morgana che le metteva quel liquido nel latte … l’ho sentita chiaramente dire che oggi sarebbe stato il giorno definitivo del tramonto della sua stella … che si sarebbe riunita a sua madre …
 
Alle ultime parole di Evan,  Artorius aveva stretto la mandibola arrossendo di rabbia.
 
– Quando l’ho fermata dal darle quel latte e le ho preso la fiala, lei ha chiamato le guardie accusandomi di aver tentato di abusare di lei!
– Basta così Evan! Guardie!
 
Valerius, che era rimasto fuori dalla stanza con due soldati, entrò repentinamente seguito dai suoi.
 
– Comandate Maestà!
– Ora scortate Sir Evan nella sua stanza e chiudetelo dentro fino a nuovo ordine!
 
Evan non fece rimostranze e accettò l’ordine di Artorius.
Il Re rimase solo. Seduto sul suo seggio si passava nervosamente la mano lungo le guance, accarezzandosi la barba. Aveva molti elementi su cui riflettere, non solo aveva la responsabilità di capire la verità e provvedere al giusto giudizio, sapeva di averne avute altre fin dall’inizio. Furioso con se stesso, colpì con il pugno chiuso la superficie della Tavola Rotonda.
 
“ Se c’è stato un colpevole, fin dall’inizio, quello sono io! Tra poche ore saprò la verità assoluta e quello sarà il momento in cui mi dovrò confrontare con i miei stessi peccati! Se le cose sono andate come temo di aver capito … la causa di tutto è stato il mio comportamento con Morgana!”
 
Evan era chiuso nella sua stanza, disteso su letto. Nonostante la tristezza che invadeva il suo animo, sperava di essere stato creduto da Artorius. Sentì che qualcuno inseriva le chiavi nella serratura della porta e poco dopo Valerius apparve sull’uscio.
 
– Ragazzo mio … udienza davanti al Re … per te e le due donne …
 
Evan non rispose, obbedì silenziosamente e s’incamminò scortato da Valerius verso la sala del Trono.
 
Artorius indossava la corona regale e sedeva sul trono, quello al suo fianco, appartenuto a Gwyneth, risultava tristemente vuoto. Alla sua destra, stava in piedi suo figlio Eduard. Le due donne erano già arrivate. Evan si inchinò al suo Sovrano con un ginocchio a terra.
 
– Alzati Evan Flinth Jones!
 
Il giovane obbedì e rialzandosi vide che si apriva l’alta porta laterale della sala e vi entrava un vecchio con un logoro abito marrone. Il Re fece avvicinare il vecchio e con un cenno lo fece rialzare dall’inchino che gli aveva porto.
 
– Evan! Come mi avevi suggerito ieri, ho fatto chiamare il Druido Shimus … Conosce le erbe e ci dirà cosa ne pensa del contenuto di questa fialetta.
 
Artorius aveva in mano la fiala che in precedenza Evan gli aveva dato.
 
– Saggio Shimus, dimmi cosa conteneva questa fiala!
 
Il vecchio prese la fiala, annusò prima con una narice e poi con l’altra. Guardò controluce il vetro. Intinse un dito nel residuo e lo portò al centro della lingua. Assaporò e poi sputò in terra.
 
 – Sire! Questo è un potente veleno estratto da funghi velenosi! Era in una forma molto concentrata, bevendolo darebbe la morte con forti dolori di stomaco in due giorni. Con dosi minime produce dolori addominali, sanguinamenti, ma non uccide.
 – Se somministrato ogni giorno? Anche se in dosi lievi?
– Maestà … in tal modo la morte è lenta, possono volerci dai tre ai sei mesi, la persona è sempre più debilitata, ha emorragie continue, inappetenza e si spegne pian piano …
- Siete sicuro che non conteneva infuso di semi di finocchio?
– Sire, scherzate? Il finocchio ha un odore piacevole e inconfondibile, questo veleno ha un odore che da il disgusto, sa chiaramente di muffa e funghi, ma mescolato nei cibi, si può nascondere …
- Anche in una tisana corroborante e ricostituente?
– Anche Maestà … ma significherebbe che si vuole uccidere chi deve bere quella tisana!
 
Artorius ormai aveva sentito ciò che voleva sapere.
 
– Lady Elenoire … voi siete una donna esperta … non avete capito che non era finocchio?
 
Elenoire non ce la faceva più a sostenere il segreto che custodiva dal giorno della morte di Gwyneth. Cadde a terra a quattro zampe, camminando piangendo verso il Re.
 
– Perdonatemi Maestà! Amavo la mia Regina e non ho saputo proteggerla, ho capito troppo tardi  che nella tisana ricostituente mia nipote versava il veleno tutte le mattine, mentre io e la povera Gwyneth eravamo distratte dalla piccola Eva. L’ho capito la mattina che è morta … ho corso su per le scale del mastio per darle l’antidoto, ma quando sono arrivata …
 
Elenoire ebbe un lungo gemito di sofferenza e altri singhiozzi nel pianto.
 
– Era spirata … era appena spirata tra le vostre braccia …
- Se avevi saputo … perché non mi hai detto nulla?
– Volevo dirlo a Sir Cillian, temevo che vi avrei dato un maggior dolore all’idea che la vostra sposa fosse stata uccisa e … e …
- E?
– Morgana è pur sempre mia nipote … temevo la sua condanna a morte certa … Maestà perdonatemi se potete o condannatemi se credete …
- Tu Morgana cosa vuoi aggiungere?
– Non è vero nulla! È stata mia zia ad avvelenare la Regina, lo ha fatto per favorire la ma relazione con Voi!
– Non è così Sire!
– Guarda un po’! Tua zia avrebbe ucciso mia moglie ed Evan voleva violentarti! Sei una bugiarda Morgana, questa boccetta che Evan ha trovato nelle tue mani ti incolpa, di questa non hai detto nulla, hai tentato di screditare Evan e tua zia. Io ti condanno Morgana, ti condanno non alla morte, ma ad una pena peggiore.  Che la sentenza sia scritta!
 
Il ciambellano di corte si apprestò a scrivere la sentenza.
 
– Lady Morgana Di Mills, io, Artorius Pendragon, sovrano dei Tre Popoli di Avalon, uniti sotto l’unico Regno di Albion, ti condanno all’isolamento nella fortezza dell’Isola di Arran, sarai messa ai ceppi e ti presterai ai lavori forzati, sotto la custodia del Reggente dell’isola Lord Mc Cassidy, ti consumerai lentamente fino al giorno della tua morte.
– Preferisco che tu mi faccia uccidere subito Artorius, in nome di ciò che c’è stato tra noi!
 
Evan era sbigottito, non avrebbe ma immaginato che quell’uomo, che amava tanto la sua sposa e ancora la stava piangendo, l’aveva tradita con Morgana, in fine non se ne meravigliò, anche lui era stato debole e aveva subito il suo fascino …
 
– Proprio per quello che io stesso ho provocato con il mio comportamento, non ti condanno a morte immediata … sapere che sei viva a consumarti ad Arran … sarà la mia punizione per la colpa di aver tradito mia moglie e aver provocato la tua vendetta su di lei, già la sua morte è una dura punizione per me e patirò per questo per il resto della mia vita … Portatela via ora e imbarcatela quanto prima per l’isola di Arran!
 
I soldati presero per le braccia Morgana. Questa passò davanti ad Evan e si fermò guardandolo in viso.
 
– Avrei potuto amarti Evan! Veramente! Ma sei stato uno sciocco ragazzino! Potevamo regnare insieme un giorno, non hai capito nulla! Io ti maledico Evan Flinth Jones e maledico la tua discendenza! Troverete l’amore e lo perderete, ci sarà sempre qualcuno che impedirà a te e ai tuoi discendenti di realizzare il vostro sogno d’amore!
– Non temo le tue maledizioni Morgana!
– Dovresti! Mio bel Primo Cavaliere! Dovresti!
 
Morgana scoppiò a ridere, mentre i soldati la trascinavano via.
 
 
Pochi giorni dopo la sentenza, Evan ricevette ufficialmente l’investitura di Primo Cavaliere del Re. Un minimo di serenità era tornata nel cuore del giovane, almeno era riuscito a salvare la Principessina. Morgana era stata deportata, sua zia Elenoire fu riconosciuta da Artorius colpevole per aver taciuto e mentito riguardo alla fiala di veleno e come punizione venne esiliata da Camelfort e relegata nella sua casa. Lady Grace era tornata dal villaggio Sassone, dopo il parto sua figlia si era ripresa bene e poteva fare a meno di lei, Artorius le aveva dato  l’incarico di accudire la Principessina Eva.
I servigi di Evan, nei confronti del Re, prevedevano presto il suo ritorno nell’Isola di Eire. Artorius gli aveva dato il permesso di tornare dalla sua famiglia e gli aveva detto che avrebbe sentito la sua mancanza, era felice che somigliasse così tanto a suo padre, in quel modo l’avrebbe ancora sentito vivo e immaginato solo lontano.
 
Il pomeriggio prima della partenza, Evan volle fare una solitaria cavalcata nella radura dove si trovava ancora il capanno che aveva visto l’amore tra suo padre e Gwyneth. Entrò in quel capanno e sentì, contemporaneamente, quanta felicità e quanta tristezza vi erano state vissute. Non riuscì a restare molto, la tristezza di quell’ amore forte e impedito, sembrava schiacciargli il cuore in una morsa, uscì e si recò al lago di Avalon. Rimase a fissare quelle acque azzurre che riflettevano la vegetazione circostante. Quelle acque avrebbero celato per sempre il mistero della scomparsa di suo padre Cillian. Decise di tornare a Camelfort, ma una voce sembrò chiamarlo verso il fitto del bosco. Vi si addentrò e gli sembrò di calarsi in un mondo magico. Era una sensazione assurda, ma si fece guidare dall’istinto, sapeva dove stava dirigendosi! In breve avvistò la baracca in pietra con il tetto sfondato. Scese da cavallo, si avvicinò alla porta e l’aprì. Non era la prima volta che vi entrava, il tavolo di logoro legno e il panchetto erano ancora lì, con le ciotole sul tavolo. Questa volta però, oltre agli uccelli che entravano e uscivano dal tetto, trovò seduto sul panchetto un vecchio dai capelli e la barba lunghi e canuti.
 
– Ti aspettavo Evan … volevo vedere quanto di Cillian avrei ritrovato in te e vedo che è molto, stessi occhi, stessi capelli … scommetto che porti anche il suo stesso segno!
- Si Merlin … porto il suo stesso segno …
 
Evan aveva capito immediatamente che quello era il Druido Merlin.
 
– Artorius ti ha cercato per lungo tempo “Maestro” … dove sei stato tutto questo tempo?
– Lo so che mi ha cercato … sono stato lontano … sono stato negli anni … eppur sono rimasto nel presente …
- Cosa significa?
– Ho viaggiato con il terzo occhio figliolo …
 
Evan non riusciva a capire cosa stesse dicendo il Druido, effettivamente era un tipo singolare!
 
– Ho visto cosa succederà … Tornerai nella tua Isola Verde. Il Regno di Albion subirà guerre, i tre popoli si uccideranno nuovamente tra loro dopo Artorius. I Sassoni prenderanno il sopravvento su tutti, schiacciando gli altri ed affamandoli, anche la tua isola subirà e cercherà di risollevarsi. Un giorno lontano sarà libera e indipendente, ma tanto sangue sarà versato …  i tuoi discendenti lo vedranno, combatteranno e sapranno portare il cambiamento … ricorda Evan … ogni albero da frutti e nel frutto c’è il seme per un nuovo albero. Cillian è stato il tuo albero, tu sei il frutto e in te ci sono i semi che porteranno nuovamente quell’albero a vivere, la tua terra sarà distrutta e destinata a rinascere, torna a casa ragazzo e inizia la tua storia, pianta quei semi, avrai la donna che ami al tuo fianco un giorno …
- La donna che amo?! Non amo nessuna Merlin e qualcuno mi ha appena maledetto in proposito …
- Non ti preoccupare del male Evan, segui il bene, ora non c’è bisogno di te qui, la Principessa è salva, crescerà bene con suo fratello, non corrono pericoli al momento. Quando sarà il tuo momento di tornare … lei sarà ormai lo splendido cigno che era anche sua madre, vai ora …
- Che farai adesso Merlin?
– Viaggerò figliolo, c’è una terra dove voglio andare … la terra degli antenati di Artorius … ha la forma di uno stivale sai?
 – Una terra con la forma di uno stivale?
– Si … molto singolare!
– Perché ci vai?
– Ho ancora da imparare tanto e poi … per assolvere al mio compito … devo ricominciare da capo … sarà come … rinascere …
- Vado ora Maestro!
– Buona fortuna figliolo!
 
Evan si voltò verso la porta per andar via, poi ebbe una curiosità e si voltò nuovamente verso il vecchio.
 
– Maestro voi avete visto mio p …
 
Non trovò risposta … Merlin non era più lì, ma forse le risposte gliele aveva già date.  Risalì a cavallo Evan e si lasciò alle spalle quel mondo magico, era proprio così, lo era stato per Cillian ed ora lo era anche per lui.
 Due occhi cerulei, vivaci come quelli di un bimbo, lo guardarono sorridendo tra le fronde di un alto albero, mentre spariva oltre il bosco, verso la strada del ritorno.
                                                                                                                     
 
Penisola di Storybrooke, venerdì 5 novembre 1726 …
 
Due vivaci occhi cerulei guardavano la distesa dell’ampio giardino della rocca. Nonostante i capelli e la barba canuti, quegli occhi sembravano quelli di un bambino, così limpidi, curiosi e attenti. Le tozze dita delle mani di Frate Benedictus avevano appena aperto le ante del suo studio-laboratorio. Era venerdì, giorno in cui visitava i mendicanti e i più poveri malati del posto. Le sue cure erano del tutto gratuite e favorite dalla Principessa Emma. Spesso lei stessa lo aiutava a medicare quei poveri derelitti.
 Sentì improvvisamente un miagolio e uno strofinarsi alle sue gambe.
 
– Fuffy! Mio piccolo amico! Ti sei svegliato vedo! Sei stato bravo lo sai? Ti sei meritato una buona ciotola di latte!
 
Il vecchio frate si apprestò a versare del latte in una ciotola e il gatto rosso, a pelo lungo, corse zampettando agile  verso la golosa pietanza.
 
– Mio caro … il momento si avvicina sempre più, ma pur sapendo … non so quando succederà … buffo no? Eppure presto il cigno e l’uncino si riuniranno! Ora vai, sono giorni che quella “megera” di Betty ti cerca! Mi raccomando, non farle intuire che ti ho sequestrato io, non capirebbe che è stato per una buona causa e verrebbe qui con quel suo mattarello a dirmene di tutti i colori!
 
Fuffy, come se avesse capito, alzò il grazioso musetto verso il Frate, fece un altro miagolio e con la sua andatura tranquilla e indolente si avviò verso la torre per andare dalla sua padrona.
Benedictus seguì con lo sguardo il micio, stava per rientrare e preparare i medicamenti che avrebbe usato da lì ad un paio d’ore, quando sentì il clangore delle spade di Emma ed August.
 
– I “miei” ragazzi si stanno allenando anche più presto questa mattina, bene … bene!
 
***
 
Belle arrivò sul terrazzo dove il suo amato August e la sua futura cognata si battevano.
 
– Buongiorno amore! Disarmo Emma e sono da te per la colazione!
– Mi disarmi? Vediamo se ci riesci fratellino!
 
Quei due erano di una caparbietà! Tanto che sembravano fratelli di sangue e non adottivi. Belle, sorridendo, distolse lo sguardo da loro, andò verso il muro, vicino al punto in cui era fissato il cannocchiale. Era freddo, era novembre! Sul mare si stendeva una foschia che impediva di vedere bene la linea dell’orizzonte, dal pomeriggio prima era così … ma … ma … qualcosa tra quella nebbia si intravvedeva!
 
 “ Mio Dio! Fa che sia ciò che spero”
 
Belle non disse nulla ad Emma ed August. Afferrò il cannocchiale e cercò la certezza di quel che sperava.
 
“ Si … Si … Finalmente!”
 – Emma! Emma!
 
Emma al sentirsi chiamare diede lo stop a suo fratello e insieme corsero verso la giovane dai capelli mogano.
 
– Emma guarda tu stessa!
 
 Lo sguardo luminoso e felice di Belle era fin troppo eloquente. Emma sapeva cosa avrebbe visto, aveva riconosciuto la sagoma tra la foschia, era molto vicina, come avevano fatto a non vederla il pomeriggio prima? Afferrò il cannocchiale e lo portò all’occhio. Un sorriso radioso illuminò il suo viso.  Sul ponte di poppa, al timone, c’era Killian, vestito con i suoi abiti in pelle, guardava verso di lei e aveva il suo stesso sorriso ad illuminargli il bel volto. La “Stella del Mattino”, puntava dritta verso il porto d Storybrooke.
 
– Amore sei qui … sei tornato da me …
- Tra poche ore il tuo amato “pirata” attraccherà al porto sorella!
– Belle! Io vado a togliermi il sudore di dosso, poi farò colazione con Henry! Mio Dio sono così eccitata!
– Calmati Emma! Killian appena attraccherà verrà da te di corsa, ne sono certa!
– Speriamo ci porti buone notizie riguardo a Barba Nera!
– Speriamo fratello! Belle … questa mattina verso le nove Angus verrà con il pesce fresco e porterà una giovane francese che ha proposto come aiuto cuoca per Betty … te ne potresti occupare tu? È una tua compatriota, si troverà più a suo agio nel colloquio e tu sai bene quali sono i nostri gusti in fatto di cucina, vedi cosa sa fare!
 
Belle sorrise divertita, Emma non era solo eccitata per aver rivisto l’uomo che amava, era agitata all’inverosimile!
 
– Vai pure Emma, Ci penserò io!
 
Emma corse via come il vento e sparì nella porta della torre. August e Belle rimasero soli. Si guardarono, sorridendo per lei, poi si abbracciarono e si scambiarono un dolce bacio del buongiorno, a rinnovare quello che si erano dati al risveglio, quando si erano destati nel letto che avevano condiviso anche quella notte, l’una tra le braccia dell’altro.
                                                                       
                       ***
Dal centro urbano si era formato un piccolo corteo di mendicanti che si avviavano verso il pendio che portava alla Rocca. Presto le porte sarebbero state aperte, come tutti i venerdì. L’ultimo della fila sembrava il più malandato, trascinava una gamba, era curvo sul bastone e aveva la testa fasciata, con delle bende che gli coprivano uno degli occhi. Arrancava dietro gli altri.
Rumbl rideva tra sé, si disse che era veramente nato per fare l’attore, nessuno sospettava di lui … il momento della resa dei conti era arrivato!
 
 
 
Angolo dell’autrice
Si è conclusa la storia degli antenati di Emma e Killian o … forse no … chi lo può sapere? Sarei curiosa di sentire i commenti e cosa immaginate sul destino di Evan e la “maledizione” di Morgana Di Mills, antenata di Lady Cora (lo avevate capito ovviamente).
Killian presto attraccherà al porto e state sicuri che il suo primo desiderio è proprio correre dalla sua amata che lo aspetta a braccia aperte, ma Rumbl già sta salendo verso la Rocca e … Si, è arrivato il momento della resa dei conti!
Volevo scrivere un unico capitolo, ma sono troppo prolissa a quanto pare e credo che i capitoli lunghi alla fine siano fastidiosi per chi legge, così l’ho interrotto qui. Fatemi sapere le vostre opinioni per favore, non solo sul contenuto e sentimenti che vi suscita, ma anche sulla lunghezza dei capitoli. Sto preparando un’ altra storia e vorrei regolarmi sulle esigenze di chi legge per la lunghezza.
Ringrazio come sempre i numerosi lettori e chi recensisce fedelmente e pazientemente, siete tutte persone fantastiche! Un caro e affettuoso abbraccio a tutti.
La vostra Lady Lara
 
 

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Capitolo 48
*** La resa dei conti. (Seguito) ***


XLIX capitolo
 
La resa dei conti (seguito)
 
 
Stavano uscendo da quella maledetta foschia finalmente!
Da che avevano avvistato la sagoma celestina della Penisola di Storybrooke, la “Stella del Mattino” era stata avvolta da quella fitta nebbia che gli sembrava voler creare una nuova barriera per impedirgli di raggiungere la sua Emma.
Questa era stata la sensazione del Capitano Killian Flinth Jones e, come a voler combattere di persona quell’ultimo ostacolo, era passato nuovamente al timone, urlando i suoi ordini a destra e a manca.
Quando finalmente si era diradata quella nuvolaglia umida, i raggi del sole lo avevano colpito, riscaldando le sue membra intorpidite dallo stare troppe ore in quella guisa. Un luccichio aveva attirato la sua attenzione verso la Rocca di Storybrooke, nel punto in cui sapeva che si trovasse il terrazzo con un potente cannocchiale. Il luccichio era il riflesso del sole su quell’utilissimo strumento. Aveva sorriso in quella direzione, poi, cedendo i comandi a Jefferson, si era distaccato dalla ruota del timone per guardare a sua volta con il proprio.
 Aveva visto la meravigliosa chioma dorata di Emma svolazzare al vento, mentre si distaccava dal cannocchiale posto sull’ampio terrazzo. L’aveva vista gioire, radiosa nel sorriso che le si era dipinto sul volto alla scoperta che presto lui sarebbe approdato. Killian sentì nel petto rimbombare i battiti veloci del suo cuore, desideroso di riunirsi a lei il prima possibile. Era certo di esserle mancato, tanto quanto lei gli era mancata. Non avrebbe perso tempo al suo arrivo. Il cavallo, che Angus teneva in stalla per lui, l’avrebbe portato di corsa dalla sua donna, aveva la scusa di dover relazionare su quanto accaduto nel suo viaggio, su quanto aveva scoperto, e sapeva che quella notte, lì nella Villa Mc Canzie, si sarebbero nuovamente appartenuti, in modo meravigliosamente sensuale. Conosceva i passionali baci di Emma, come conosceva ogni centimetro del suo splendido e caldo corpo. Erano un nutrimento di cui si sentiva in astinenza fin quasi ad aver crampi alla bocca dello stomaco. L’avrebbe portata via con sé, perché farle correre rischi e pericoli, a lei, ad Henry e al “piccolo fiore” che lui le aveva regalato e che stava crescendo protetto nel calore del suo grembo? Rumbl era già a Storybrooke e Barba Nera, se non era già arrivato, sicuramente lo sarebbe stato presto. Non lo avevano incrociato, ma questo non significava che non avesse percorso altre rotte per giungere in quella pacifica ed ignara Penisola.
 
Richiuse il cannocchiale e lo ripose nella tasca destra del pastrano in pelle nera. Jefferson gli lanciò un’occhiata ammiccante. “La Volpe” aveva capito chi il suo Capitano e amico aveva visto. Era impossibile non capirlo dal suo sorriso disteso e dai suoi azzurri occhi  sognanti.
 
“Sei proprio fregato per quella donna vecchio mio!”
 
Non ci fu bisogno di parlare per Killian. Fece un cenno con la testa a Fox e questi capì al volo che voleva  restasse al timone.
 
“Lo so … lo so Killy! Ora scenderai nella tua cabina a farti bello per lei! Mi sembra giusto!”
 
In effetti Captain Jones si avviò allegro verso sottocoperta. Jefferson rifletté tra sé sul potere che una donna poteva avere su l’uomo che l’amava. Ripensò alla sua Giglio Tigrato …
 
“Maledizione quanto mi manca, lei e la mia dolcissima Grace! Dovrò radermi questa barba prima di tornare a Neverland o quando mi vedrà mi scambierà per Killian!”
 
Effettivamente, da quando avevano lasciato quella meravigliosa e selvaggia isola, Fox si era rattristato e trascurato. Non era da lui! Si era lasciata crescere la barba e Killian lo aveva preso in giro. Mai come questa volta Jefferson aveva sentito tanto la mancanza della sua famigliola! Vedere quanto si amavano il suo migliore amico e la  Principessa, gli aveva fatto sentire maggiormente la nostalgia dell’abbraccio e della passionalità di sua moglie. Quanto aveva fantasticato e sognato di lei mentre era al timone? Sicuramente anche troppo! Sperò che quella situazione si concludesse quanto prima. In fin dei conti la loro missione per Lady Barbra-Emma era conclusa, avrebbero potuto ripartire … ma due tipacci come Rumbl e Barba Nera … no! Francamente non potevano essere lasciati a piede libero, soprattutto sapendo quali losche intenzioni avessero.
 
Perso nei suoi pensieri Jeff non si era quasi accorto che Killian era tornato sul ponte e stava risalendo la scaletta del cassero di poppa.
 
– Fox a cosa pensi?
 
Al sentirsi chiamare Jefferson realizzò che il capitano era davanti a lui. Sul viso, dalla barba sistemata con cura, i denti perfetti e gli occhi vivaci esprimevano tutta la sua gioia. La sua espressione era ben diversa da quella avuta nei giorni precedenti. Fox lo ricambiò con un sorriso e lo squadrò da capo a piedi. Notò che sotto l’elegante pastrano in pelle, il più nuovo che aveva, aveva indossato il panciotto rosso damascato.
 
– Pensavo a che damerino fortunato è il mio Capitano!
 
Killian abbassò leggermente la testa portandosi l’indice verso l’orecchio. Jefferson rise sonoramente.
 
– Dio Killian! Te la sei sposata in fin dei conti! Sei lontano da lei da due settimane e mi sembri un ragazzo al primo appuntamento!
– Smettila Jeff!
– In realtà ti invidio Killy …
- Pensavi alla tua Giglio Tigrato …
- Si … a volte mi sembra d’impazzire per la nostalgia …
- Jeff … ti ho già promesso che la rivedrai al più presto … sai qual è la situazione … non possiamo tirarci indietro … non è solo per le persone a me care … è per tutti quelli che potrebbero ricevere danno da quei due mostri!
– Lo so Killian e sai che sono con te!
 
Si porsero la mano come in un braccio di ferro … non era una sfida … era il segno del loro accordo e della condivisione di un ideale.
Guardarono ambedue contemporaneamente verso prua.
 
– Ci siamo Fox, tra poche ore attraccheremo!
 
***
Angus O’ Danag si era svegliato alle prime luci dell’alba. Sua moglie Mary dormiva serena con la testa sul suo torace. Le depose un leggero bacio sui riccioli d’oro rosso che le ornavano la fronte candida. Non aveva indossato la sua cuffia di pizzo quella notte. Non lo faceva mai quando lui le faceva capire di voler fare l’amore. Angus si sentiva così in colpa nei suoi confronti! Si era fatto abbindolare come un ragazzetto inesperto da quella “maliarda” francese!
 
“Mio Dio! Come ho potuto! Come ho potuto fare questo alla mia Mary! Ti amo tanto tesoro e mi sento un verme … non sono riuscito a confessartelo … ho paura di perderti … non lo sopporterei … sei la mia vita Mary … non posso immaginarmi senza di te …”
 
Il braccio di Angus circondava le spalle nude di sua moglie. Quella notte l’aveva amata come quando erano ragazzi, aveva voluto che si togliesse quella pesante camicia da notte, lui aveva fatto lo stesso, voleva sentire ogni centimetro della sua pelle. Voleva tornare alla purezza dei suoi sentimenti. Aveva bisogno di sentirsi puro nel suo amore per lei. Mary era rimasta piacevolmente colpita dal rinnovato ardore di suo marito, non era stata certo a chiedergli il perché di tutta quella passione, semplicemente l’aveva vissuta con lui e ne avevano goduto insieme, addormentandosi esausti, come non facevano da tempo per quei motivi.
Con la mano libera Angus si voltò leggermente verso Mary e le accarezzò il viso, scese lungo il suo collo, il movimento spostò le coltri che li coprivano e svelò il seno nudo di sua moglie.
 
“Sei ancora così bella e desiderabile Mary … sono un uomo fortunato e so di non meritare questa fortuna …”
 
Sfiorò quel seno ancora sodo e pieno e Mary, nel sonno, reagì istintivamente a quella dolce carezza, fatta con affetto profondo. Mugolò e sospirò nel sonno e incrociò le dita della mano di Angus con le sue. Egli le depose un bacio sulle labbra.
 
– Dormi mio angelo … è ancora buio … dormi …
 
Mary si girò piano verso la parte opposta ed Angus riuscì ad alzarsi dal letto senza disturbarla. Non riusciva a riprendere sonno. Il rimorso lo rodeva. Due stanze più in là del loro talamo, dormiva “la francese”. Non vedeva l’ora di liberarsi di lei! Quello era il giorno decisivo. L’avrebbe portata alla Rocca, per il lavoro di aiuto cuoca, verso le nove, quando il carico di pesce sarebbe stato ormai pronto nel carrettino.
Scese per le scale, era quasi l’ora di svegliare Agnes e Angel, dovevano andare al porto da Sebastian ed Eddy, sicuramente i due uomini stavano già preparandosi per la pesca. Rimase sorpreso nel vedere una luce provenire dalla cucina. Agnes era già sveglia. Aveva munto la capra e stava bollendo il latte sul fornello. La legna nella fornace al di sotto sfrigolava.
 
– Agnes! Come mai sei così mattiniera questa mattina?
– Oh! Padre … buongiorno! Non riuscivo più a dormire e ho preferito preparare il latte …
 
Angus si mise seduto vicino a sua figlia, lì al tavolo della cucina, dove si riuniva con la sua famiglia nel momento dei pasti. Loro non usavano la sala della taverna che per i clienti.
 La ragazzina gli porse una tazza con il latte caldo.
 
– Padre …
- Si figliola?
– Pensate che Killian stia tornando?
 
Angus sorrise, sapeva che Agnes aveva una forte ammirazione per il Capitano Jones e capì quale era il motivo della sua insonnia.
 
– Se tutto è andato bene, e lo speriamo tutti, starà tornando di sicuro! … Ti sei molto affezionata al Capitano …
 
Agnes, nonostante il suo colorito scuro, imporporò le guance, ma fu sincera con lui.
 
– Si padre … penso che sia un uomo straordinario … e … molto bello … spero un giorno di trovare per me un uomo così … lui … è troppo vecchio per me e ha pure  una fidanzata segreta!
“Una fidanzata segreta?! Benedetto uomo! Glielo avrà detto per farle togliere i grilli dalla testa!”
– Beh! Si! È  vecchio per te! Questo è poco ma sicuro piccola! Ma credo che con il tuo caratterino ci voglia proprio un tipo che gli somigli! E quando lo troverai sarò contento di conoscerlo!
– Veramente padre?!
 
Angus sorseggiò il suo latte di capra, posò la tazza e fece una carezza sulla testa ricciuta di sua figlia. Quella ragazzina era così intelligente e sveglia! Aveva le idee chiare, era responsabile e matura per la sua età. Pensò che avrebbe dato filo da torcere a qualsiasi uomo. Fu orgoglioso di lei.
 
“Sei una vera irlandese mia piccola Agnes!”
– Si, veramente figliola! Sarò curioso di conoscere quel giovanotto che sceglierai, povero lui!
– Ma padree!
 
Agnes finse indignazione e alla fine rise con Angus. Tra loro c’era un bellissimo rapporto, una grande intesa e interessi in comune.
 
– Ora vai a svegliare quel pigrone di tuo fratello e cerca di convincerlo ad  aiutarti a portare quel pesante cesto di pesce … non è giusto che ti lasci fare tutto da sola no?
 
Agnes si illuminò con un grande sorriso di gratitudine per il genitore. Era l’unico che la capiva ed era l’unico che non esagerasse a viziare quello “scansafatiche” di Angel .
 
***
 
Erano le sette passate. Emma si era rinfrescata dalla sudata fatta combattendo con suo fratello August. Si era cambiata e aveva indossato un femminile abito lungo, dal colore verde smeraldo. La scollatura arrotondata era velata da una leggera organza bianca che lasciava intravvedere l’incavo del seno. Alla vita, leggermente alta, a causa della lieve rotondità che si iniziava a percepire del suo ventre, era fasciata da un nastro di raso in tinta con l’abito. La gonna scendeva ampia sulle sue gambe snelle ed agili, mentre le maniche, lunghe e a sbuffo, rivestivano le sue braccia toniche. Si spazzolò i capelli e si guardò allo specchio. Le onde dorate che si erano morbidamente formate, sotto il tocco della spazzola, le ricadevano sulle spalle e sul petto, creando un incantevole contrasto con il colore elegante dell’abito. Notò le proprie guance arrossate. L’emozione di riabbracciare Killian era così forte che le sembrava di sentire il cuore pronto a scoppiarle nel torace. Si portò le mani  al viso con l’intento di rinfrescarlo con esse, ma in realtà anche le sue mani scottavano.
 
– Mio Dio Killian! Mi viene la febbre solo se ti penso! Ma in fin dei conti è pur vero che quando siamo insieme prendiamo completamente fuoco!
 
Sorrise alla sua immagine riflessa e pensieri maliziosi le passarono per la mente. Avrebbe chiesto a Edith, la sua cameriera personale, di riordinare e profumare la stanza matrimoniale di Villa Mc Canzie. Quella notte si sarebbero incontrati sicuramente lì, due settimane lontani erano troppe da sopportare! Sapeva che per lui era stato lo stesso …
 
Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le tornò in mente che quel gesto, nei suoi confronti, lo faceva spesso il suo “Pirata”. Quante volte le aveva accarezzato quelle dorate ciocche bionde e poi gliele aveva portate dietro l’orecchio, sfiorandole la guancia e scendendo lungo il collo delicatamente e sensualmente con la punta delle dita, facendole provare brividi lungo la schiena? Era successo molto spesso, praticamente fin da pochissimo dopo essersi conosciuti! Era un chiarissimo segnale di quanto Killian fosse attratto da lei e quei brividi che lei provava per la schiena … erano lo stesso segnale che misurava la forza dell’attrazione che anche lei sentiva per lui …
 
- Ora basta pensarti amore mio! Ci vedremo tra poche ore … adesso devo svegliare Henry!
 
 
Entrata nella stanza di suo figlio aprì le tende azzurre e lasciò entrare la luce del giorno. Il piccolo si coprì il viso con le coperte. Emma rise chiamandolo. Henry mugugnava sotto le coltri.
 
– Sai Henry … Ho una bella notizia da darti questa mattina!
 
Il bambino buttò giù il lenzuolo che gli copriva il volto e scattò seduto sul letto. La guardò assonnato e curioso. Si stropicciò gli occhi con il dorso delle manine e guardò attentamente sua madre, dal viso all’abito che indossava. Un sorriso smagliante gli si dipinse sul volto.
 
– Mamma è tornato Killian?!
 
Emma rimase spiazzata.
 
– Come hai fatto a capirlo tesoro mio?!
– Hai la faccia contenta di quando viene a trovarci Killian! E poi … sei bellissima questa mattina … ti sei messa un vestito elegante invece dei pantaloni!
 
Emma sentì nuovamente scottare le guance. Era sicura di essere diventata paonazza davanti a suo figlio. Possibile che si vedesse così tanto quanto fosse innamorata di quell’uomo?
 
– Beh … Si la notizia è proprio che il Capitano Jones sta arrivando … l’abbiamo appena visto con il cannocchiale … tra poche ore sarà al porto …
- Posso andare a vedere anche io con il cannocchiale?
– Certo “Ragazzino”! Ma dopo che ti sarai lavato, vestito e fatto colazione!
– Uffa mamma!
– Devi anche dare il buongiorno a Neal prima!
– Va bene mamma! Dopo possiamo andare al porto a dargli il ben tornato?
– Tesoro … credo che possiamo aspettarlo qui … Dovrà venire per riferirci della sua missione in mare! Dai, preparati ora!
 
Non fu necessario aggiungere altro, Henry saltò giù dal letto in un attimo e iniziò a prepararsi. Emma lo guardò sorridendo, sia per l’ entusiasmo del bambino di rivedere il Capitano, che per il fatto che era diventato bravissimo a vestirsi da solo. Il suo “ometto” stava crescendo!
 
***
 
Mary spazzava la sala  della taverna. Aveva aperto le finestre per arieggiare il locale. Dalla porta vide suo marito Angus attaccare il carrettino al vecchio mulo. Sorrise tra sé e sé, avevano passato una bella nottata. Lui si era alzato prestissimo e le aveva rimboccato le coperte lasciandola dormire ancora. Era così tenero con lei Angus! Lo era sempre stato! Ma da un paio di giorni sembrava che avesse ritrovato nei suoi confronti l’ardore della giovinezza. Era forse il fatto che la loro primogenita stava per sposarsi? Aveva scatenato in lui i ricordi della loro esperienza di nozze?
Con la tenerezza che le gonfiava il cuore per il suo uomo, si avvicinò alla porta. Avrebbe voluto abbracciarlo forte in quel momento, ma non era il caso, per strada passava gente. Erano quasi le nove! Un gruppo di mendicanti, come tutti i venerdì, passavano per andare da Frate Benedictus. Notò l’ultimo della fila, lo aveva visto già all’uscita dalla chiesa, gli aveva fatto l’elemosina, era molto malconcio, si trascinava con una gamba malandata, tutto ripiegato su se stesso, le aveva fatto molta pena. Girava intorno alla taverna spesso in quegli ultimi tempi, non era di Storybrooke. Non gli aveva mai parlato, ma gli aveva regalato, senza dir nulla e senza farsi accorgere da Angus, una ciotola di zuppa di pane. L’uomo l’aveva ringraziata, gentilmente e con una movenza stranamente signorile per un uomo della sua condizione fisica e sociale. L’aveva decisamente incuriosita, ma poi, presa da mille cose, non ne aveva fatto parola con nessuno.
 
– Madame! È pronta la mia colazione?
 
A sentire quella voce, quell’accento francese e quella domanda fatta senza un vero e proprio rispetto, i capelli le si drizzarono sulla testa. Non sopportava quella donna … non sopportava il suo atteggiamento, non vedeva l’ora di togliersela di torno, soprattutto di toglierla di torno a suo marito!
 
– La “Vostra” colazione è già sul tavolo!
 
La risposta di Mary era stata secca, mentre la guardava torva.
 
 “Avrei dovuto metterci un lassativo dentro, razza di sgualdrina che non sei altro!”   
 
La “bella francese” si affacciò dalla finestra a guardare cosa facesse Angus, poi, con un sorrisetto ironico sulle labbra, si voltò verso Mary e si accomodò per la colazione.
 
- Siete una moglie fortunata Madame Mary! Avete un marito molto virile … scommetto che ancora funzionate bene a letto!
 
 Ma come diavolo si permetteva quella di rivolgersi in quel modo a lei?! E che accidenti le interessava della virilità di suo marito e della loro vita intima? Mary strinse più saldamente le mani intorno al bastone della scopa, con il forte desiderio di usarla su quel sorriso sfacciato.
 
– Vi ha mai tradito Monsieur Angùs?
“Cheeh?!! Io questa non la faccio uscire viva di qui questa mattina!!”
– Ma come vi permettete?!! No che mio marito non mi ha tradita! Mi ama!!
– Oh! Mignonne! Amare una donna non significa non tradirla se capita l’occasione! Siete così sicura che al vostro caro Angùs non sia capitata … l’occasione?
 
Tamara, conosciuta come Mademoiselle Marie Claire da Mary e Angus, la guardò con sguardo malizioso e ironico, di chi la sa lunga, mentre sorseggiava il latte dalla tazza.
 
– Siete ingenua quasi quanto vostra figlia Anny … Sta per sposarsi con un così bel ragazzo ed è così … inesperta … ancora illibata! Ma ieri sera ho provveduto a darle qualche piccolo insegnamento che sua madre non è stata in grado di darle!
– Di che diavolo state ciarlando Miss?! Cosa avete detto a mia figlia?!
– Ma nulla di ché Mignonne … diciamo che le ho fatto un regalino per la sua prima notte di nozze!
– Ditemi Miss! … questa “licenza” che vi siete presa … fa parte delle vostre doti umanitarie o del vostro vero “mestiere”?!!
 
Anny ignara del discorso tra le due donne stava scendendo le scale in quel preciso momento, mentre Angus entrava dalla porta.
Mary guardò furente verso sua figlia e la vide arrossire più del suo solito e correre a rifugiarsi in cucina. Si voltò verso suo marito e lo vide imbarazzato. Non era da lui!
Lo sguardo di Angus andò da sua moglie a Tamara e poi nuovamente a sua moglie appena che la francese ricambiò lo sguardo ammiccando.
 
Mary strinse talmente forte il manico della scopa, capendo cosa fosse successo tra suo marito e quella “donnaccia”, che il bastone si spezzò. Si trovò i due pezzi tra le mani. Strinse i denti e, con gli occhi arrossati dalla rabbia e dalla voglia di piangere, li buttò a terra e corse su per le scale a chiudersi in camera sua.
Angus guardò con disprezzo Tamara, che rideva sprezzante. Senza dirle nulla corse dietro sua moglie.
 
Mary era sul letto che si dondolava avvolgendosi con le sue stesse braccia. Non guardò suo marito quando questi entrò nella stanza e si sedette sul letto.
 
– Mary … Mary perdonami … sono stato un debole …. Non mi era mai successo … mi sono fatto sedurre come un ragazzino alle prime armi …
 
Mary si voltò a guardarlo in viso. Suo marito era veramente pentito … lo conosceva o almeno credeva di conoscerlo … non ne era più sicura! Eppure sapeva che egli l’amava …
 
 - Come hai potuto Angus?!
 
Le lacrime ora iniziarono a riempire gli occhi della donna. Ad Angus si spezzò il cuore all’idea del male che le aveva fatto.
 
– Sono stato un verme Mary … posso solo chiederti perdono … non voglio perderti … fai come credi sia giusto …
 
Mary sollevò una mano e lo colpì con un forte e sonoro schiaffo in pieno viso, talmente violento da fargli voltare il viso dall’altra parte.
 
– Non avrei mai voluto doverti dare questo schiaffo Angus …
- So che è anche poco per quello che ti ho fatto e mi ha fatto meno male di quanto mi hanno fatto le tue lacrime Mary … io … io ti amo … non ho mai smesso di amarti!
- Sei un maledetto idiota Angus O’ Danag … anche io ti amo e ti ho promesso di farlo nel bene e nel male, nella buona e cattiva sorte, in salute e malattia … Oggi la sorte non è stata buona con noi, ma nemmeno io voglio perderti!
 
L’amore che legava Angus e Mary aveva attraversato tanti momenti difficili, sempre li avevano superati insieme. Quel tipo di situazione non era mai capitata … avrebbero superato anche quella! Si strinsero in un abbraccio, pronti a ricominciare come avevano sempre fatto, dandosi forza l’uno con l’altra.
 
– Mary … amore mio! Tra poco quella donna andrà via di qui, dovrò sopportare la sua presenza per il viaggio fino alla Rocca. Credimi … sono pentito e dispiaciuto!
– Lo so … non sarà un bel regalo per la nostra Principessa, ma portala via di qui prima che io la strozzi con le mie mani!
 
***
 
Il peschereccio guidato da Eddy si era allontanato poco dal porto. Insieme a Sebastian ed ai suoi futuri “cognati”, avevano trovato il solito punto pescoso e, con il bell’abbrivio della mattina, stavano tornando verso il molo. Anny cominciò a gridare, saltellando sul piccolo ponte del peschereccio, indicando con l’indice verso la foschia che si stava diradando sulle onde marine.
 
– Mi prenda un colpo ragazzo, se quella non è la nave del Capitano Jones!
– Tranquillo Seb … non ti prenderà nessun colpo! Killian è tornato!
– Allora adesso ti sposerai con mia sorella Eddy?
– Ci puoi scommettere “cognatino”!
 
Angel mise il broncio, gli dispiaceva separarsi dalla sua amata sorella maggiore!
 
– Piccolo! Non fare quella faccia! Ci sposiamo, ma restiamo a Storybrooke, vedrai Anny tutti i giorni, non abiteremo molto lontani dalla vostra taverna!
 
Agnes sospirò guardando il veliero che si avvicinava. Ancora era lontano, ci sarebbero volute ancora delle ore prima che Killian mettesse piede sul suolo della penisola. Era un peccato essere così giovane rispetto a lui, fosse stata grande come sua sorella magari si sarebbe sposata pure lei e se Killian non avesse avuto “quella Fidanzata segreta” che lei sapeva ormai bene chi fosse, avrebbe saputo anche con chi sposarsi!
La ragazzina fece spallucce. La Principessa e il  Capitano erano così belli insieme! Il suo giovane cuore affettuoso e generoso amava entrambi ed era così contenta per una loro possibile unione! Pensò che la loro situazione era un po’ complicata … come avrebbero fatto? La Principessa Emma era sposata con il Duca Neal!
 
***
 
Anny era rimasta rintanata in cucina. Quando sua madre, con sguardo decisamente furente, l’aveva guardata in viso si era vergognata. Aveva capito che quella spudorata di Mademoiselle Marie Claire, le aveva riferito di averle dato degli “insegnamenti”. Sua madre Mary non le avrebbe mai parlato così esplicitamente di “certe situazioni” riguardanti la vita di coppia! Forse poco prima del matrimonio con Eddy lo avrebbe fatto e sicuramente si sarebbero vergognate entrambe ad affrontare l’argomento. La “Signorina” francese non aveva avuto peli sulla lingua.
 
“No peli sulla lingua non ne ha … da quello che mi ha raccontato la sa usare in diversi modi … Mio Dio! Ma sarà vero quello che racconta?! Mi sembra tutto così disgustoso e sporco … Mi ha detto che i miei genitori sicuramente … no! Non ci voglio pensare proprio! Non è possibile! Mia madre è una “Santa”, certe cose … no! No!”
 
Mentre la giovane pensava a quanto dettole da Tamara, arrossendo ancora, questa la raggiunse in cucina, intrufolandosi dalla porta, pur sapendo che i clienti non erano autorizzati ad entrare in quella zona della taverna.
 
– Chéri! Il tuo fidanzatino sta arrivando con i tuoi fratelli … avrai modo oggi di sperimentare quello che ti ho detto, vedrai che il tuo Eduard ne sarà entusiasta … sei così carina …
 
Tamara le si era avvicinata con le sue solite movenze feline e con sguardo ammiccante. Parlando le aveva accarezzato le labbra con l’indice e quando le aveva detto che era carina le aveva toccato il seno con una carezza ed un’espressione lasciva che Anny non aveva capito, ma che l’aveva fatta ritrarre infastidita.
Tamara era scoppiata a ridere.
 
– Mon amour! Sei proprio una bimba ingenua … pour le plaisir … anche una donna può darti i brividi … se vuoi ti insegno come … potremmo divertirci un po’ in camera mia … ti va di venire sopra prima che arrivi il tuo fidanzato?
 
Se voleva scandalizzarla, questa volta c’era riuscita più della sera prima, quando con la scusa di una tazza di the l’aveva fatta andare in camera sua e le aveva detto tutte quelle sconcezze che un uomo e una donna avrebbero potuto fare per reciproco piacere.
 
 Anny la guardò come se la vedesse per la prima volta e si chiese se quella donna non fosse una totale pazza. Fortuna che quella mattina sarebbe andata via! All’idea che Mademoiselle Marie Claire avrebbe potuto dire le stesse cose ad Agnes o, peggio, ad Angel, le si accapponò la pelle.
 
Angus entrò in cucina e lanciò un’occhiataccia a Tamara, quella, di rimando, sfoderò il suo sorriso più smagliante.
 
Angus si rese conto che la donna aveva perso completamente il suo fascino ai suoi occhi. Aveva deliberatamente fatto del male a Mary e chissà che altro stava combinando con Anny! Era stato come una pedina nelle sue mani, lo aveva sedotto e lui, da idiota, c’era cascato in pieno, perdendo la ragione e facendosi guidare dall’istinto bestiale. Ora sentiva solo disprezzo, per sé e per lei. Mary era una gran donna, lo amava ed era disposta a perdonarlo, ma doveva liberarsi di quella “piattola”. Non vedeva l’ora di farla uscire da casa sua e, contemporaneamente, era preoccupato di cosa avrebbe potuto combinare alla Rocca con gli uomini che vi abitavano, a partire dai militari di guardia. Forse non era stata una buona idea ad indirizzarla dalla Principessa! Emma non meritava di avere intorno una persona di quel genere! Ormai però aveva dato la sua parola. Il carretto era pronto e i ragazzi stavano arrivando con il pesce.
 
– Miss! Credo sia ora che vi prepariate … se alla Rocca non sarete assunta sarà meglio che troviate un’altra sistemazione … qui non siete più un’ospite gradita!
– Ma che peccato Angùs! Pensavo fossimo diventati … “buoni amici”!
 
Angus si chiese come avesse fatto a non capire subito che tipo era quella donna. Possibile che solo Agnes e Mary l’avevano capita?! Doveva abituarsi a fidarsi dell’istinto di sua figlia e sua moglie … raramente sbagliavano!
 
– Siamo tornatiii!
 
La squillante voce di Angel si fece udire dalla porta principale mentre, correndo, precedeva sua sorella. Agnes non portava il solito pesante cesto di pesce. Eddy si era offerto di portarlo lui, aveva lasciato il comando del peschereccio al suo legittimo proprietario e desideroso di dare la notizia del ritorno di Killian ad Anny ed ai suoi, si era precipitato alla taverna.
 
– Benissimo! Il tempo di sistemare il pesce nel carro e andremo alla Rocca. Agnes e Angel … cambiatevi velocemente e venite anche voi … giocherete con Henry mentre io sistemo le cose con Betty!
 
L’oste non aveva intenzione di viaggiare solo con “la francese”, a volte portava con se i figli, anche se non spesso, e quelli furono felici di poter andare a trovare Henry.
 
Tamara salì a prendere le sue cose in stanza e riscese, trovando Mary al bancone che non la degnò di uno sguardo. Eduard e Angus avevano sistemato il carico e i due ragazzini già erano seduti nel carretto. La “Venere nera” salì al posto vicino a quello del cocchiere e diresse lo sguardo verso la sua meta. La Rocca non era più irraggiungibile! Vi sarebbe entrata dalla porta principale! Un sorriso crudele le si dipinse sulle labbra.
 
Angus salutò sua moglie e, con un leggero colpo di frusta, incitò il mulo a partire.
Dal bancone Mary si era spostata verso la porta e da lì aveva salutato marito e figli, seguendoli con lo sguardo per un po’. Rientrò in casa con l’intento di pulire la stanza che era stata occupata dalla “francese”. Aveva in mente di bruciare le lenzuola, non voleva sporcarsi a lavarle, ne avrebbe fatto un pacco aggrovigliato e l’avrebbe infilato nella fornace.
Eddy e Anny si stavano tenendo per mano, il ragazzo le aveva detto del ritorno di Killian, Mary aveva sentito e, a vederli così felici, ritrovò anche lei un po’ di buonumore. Con il cuore più leggero li lasciò soli e salì al piano superiore. Bastava rodersi per la “francese”, c’erano i preparativi per il matrimonio da completare, meglio pensare a quello!
 
I due fidanzati seguirono con lo sguardo Mary, poi, rimasti soli, si appartarono in cucina. Eddy strinse a sé Anny, le si accostò con il viso mentre lei sollevava il suo portandogli le braccia al collo. Si scambiarono un dolce bacio e si distaccarono per guardarsi negli occhi. Si amavano e si desideravano. Il bacio seguente fu più profondo e sempre più passionale, quasi dimenticarono di respirare. Durante quel profondo contatto delle loro labbra ad Anny tornarono in mente alcune delle cose che le aveva detto Marie Claire su come dare piacere ad un uomo. Era forse vero quello che aveva detto? Anny sentiva di amare tantissimo il suo Eduard e dargli piacere stava diventando un suo desiderio. Sentiva la reazione fisica del ragazzo, come sentiva la propria, aveva iniziato a capirlo da quando si baciavano con più impeto e lui la stringeva così vicina a sé. Lasciò scendere la mano destra piano e la portò al pube del giovane, dove sentiva il suo turgore evidente. Avrebbe gradito veramente quella leggera carezza? Era come diceva la “francese”?
Eddy sentì la mano di Anny sfiorarlo nell’intimità, fu talmente forte la sorpresa e il piacere che sentì che fece un salto indietro staccandosi da Anny come se lo avesse scottato
 
– C- che fai Anny?!
 
Il ragazzo aveva gli occhi sgranati e la giovane si vergognò da morire, diventando del suo rosso più acceso. Si portò automaticamente le mani alla bocca per il disappunto. Avrebbe voluto scavare una buca per terra e sparirci dentro.
 
 – Io … io non lo so … ho fatto una brutta cosa? .. Scusami … ora penserai che sono una poco di buono … io volevo solo darti piacere … non lo so … me lo ha detto Marie Claire … io …io …
 
Anny scoppiò in singhiozzi ed Eddy la riabbracciò intenerito e pentito della propria reazione.
 
– Anny … io ti amo … ti amo troppo per pensare male di te, non lo farò mai … quella donna … è lei la poco di buono … non mi è mai piaciuto il suo comportamento sfacciato … non dare ascolto a quello che ti ha detto … Io devo confessarti una cosa Anny …
 
La giovane si asciugò gli occhi con il dorso delle mani e guardò in quelli grigio tempesta di Eddy.  Il ragazzo si grattò la nuca in evidente imbarazzo.
 
– Cosa mi devi confessare Eduard?
– Beh! Ecco … stiamo per sposarci Anny …
- Si?
– Io … io volevo dirti che non sono mai stato con una donna … non mi era mai capitato di sentire quello che provo con te per un’altra … è un problema per te?
– Nemmeno io ho mai avuto altri … è un problema?
– No … per me non lo è … anzi sono contento che tu sia solo mia …
- E tu sei solo mio Eduard … penso che sia una cosa molto bella …
- Si Anny … lo è … impareremo insieme a conoscerci e ad amarci!
 
Anny sorrise arrossendo di nuovo, non sapeva che altro rispondere, aveva un groppo in gola per l’emozione. Non dovette aggiungere nulla, Eddy l’ avvolse nuovamente con le braccia e unirono ancora le loro labbra, poi, silenziosamente, il giovane le prese la mano e la portò nel punto dove prima lei era andata spontaneamente.
 
– Ma non …
- In realtà mi era piaciuto e mi sono spaventato per quello che ho sentito … puoi farlo ancora se vuoi … Anny … io ho tanta voglia di toccare te, ma non so se sarò capace di darti lo stesso piacere …
 
Anny gli sorrise in un modo così dolce che Eddy pensò che in quel momento avrebbe potuto volare.
 
– Puoi toccarmi anche tu Eduard … dolcemente … per il resto aspetteremo le nozze come volevi anche tu …
 
Si strinsero ancora voluttuosamente, baciandosi con crescente passione, finché il colpo di tosse di Mary non li fece tornare alla realtà …
 
***
 
Il grande portone di legno della Rocca si aprì con un forte cigolio. Rumbl, ultimo della fila di mendicanti, gioì nel rivedere lo spiazzo del cortile. L’ultima volta che era entrato da quel portone lo aveva fatto da padrone, ma poi era fuggito da prigioniero evaso. Sapeva dove doveva dirigersi, conosceva bene la strada per arrivare al giardino e poi all’ambulatorio di Frate Benedictus Dotto. Non voleva destare sospetti, quindi fece finta di seguire gli altri, guidati da un soldato. Restando l’ultimo della fila e dando tempo agli altri di farsi visitare, riuscì a dare un’occhiata nei dintorni del giardino. Osservò che la siepe di biancospino era diventata molto ampia, di anni ne erano passati da quando l’aveva fatta piantare per occultare il passaggio segreto!
 Doveva togliere il fermo alla botola per consentire al suo complice Barba Nera di passare, ma non poteva farlo subito, c’era troppa gente … doveva aspettare che i mendicanti andassero via … poi la festa sarebbe iniziata, anche Tamara stava per arrivare … lei avrebbe pensato ad Emma! L’idea era di farla prigioniera, si sarebbe divertito con lei fino a farle perdere i sensi e quando si fosse ripresa, lui avrebbe guardato Barba Nera prendersi il suo di divertimento. Tamara avrebbe avuto la parte finale e le avrebbe dato il colpo di grazia! Rumbl già pregustava la scena e, in modo perverso, gli venne l’acquolina alla bocca.
 
Finalmente l’ultimo “straccione” malato uscì dall’ambulatorio, accompagnato dal basso Frate che bonariamente gli diede le ultime indicazioni per la sua gotta. Poi Frate Benedictus rimase a guardare per qualche secondo Rumbl che se ne stava seduto su una delle panchine in pietra del giardino.
 
– Vedo che ti sei deciso anche tu a farti visitare, ti aspettavo!
 
Gli fece cenno di avvicinarsi ed entrare nel suo ambulatorio.
Benedictus camminava precedendo il mendicante. Guardò davanti a sé, verso il tavolo con i medicamenti e, in quel momento, gli sembrò di aver visto già quella scena.
 
  • Dunque  il momento è arrivato!
 
Non fece neppure in tempo a voltarsi. Il finto mendicante si era alzato in tutta la sua statura e con il bastone tra le mani lo aveva sollevato velocemente verso il frate, abbattendolo sulla sua testa calva.
Frate Benedictus stramazzò a terra.
 
- Non ho intenzione di finirti “Frate”, non voglio attirami il malocchio con la tua morte! Farò in modo che tu non possa dare l’allarme!
 
Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un individuo razionale, calcolatore e glaciale come Rumbl, fosse superstizioso, ma in realtà lo era. Quando ebbe finito con il Frate, silenziosamente si affacciò alla porta per guardarsi intorno. Tutto era tranquillo, poteva arrivare indisturbato al biancospino ed aprire la botola del passaggio segreto. Ancora non era il momento del segnale, prima doveva trovare Belle.
 Nascosto dalla siepe, mentre alzava la botola, sentì una giovane voce squillante che parlava con una donna. La chiamava mamma e ridevano insieme mentre scendevano le scale che portavano al giardino.
 
“ Emma! E il bambino deve essere lui … ha i capelli neri come Milah!”
 
Avrebbe voluto vedere il viso di suo figlio, ma il piccolo gli dava le spalle mentre afferrava le mani di Emma per farla abbassare e darle un bacio. Sentì che lei, ridendo felice, chiamava il bambino Henry …
Attese che si allontanassero verso il punto in cui si vedeva una specie di capanno fatto con le fronde e i rami ricadenti di un grosso salice piangente. Sotto l’albero era stata messa una panca ed un tavolo di pietra, era un bell’angolino e i due vi si misero seduti a leggere un libro. Rumbl approfittò di quel momento per dileguarsi non visto da alcuno.
 
La fortuna lo stava assistendo sfacciatamente. I pochi soldati che aveva incontrato erano così tranquilli e distratti dalle loro chiacchiere che non lo notarono nemmeno. Riuscì a risalire per la torre più alta, quella era la sua meta per lanciare il segnale. Mancavano gli ultimi gradini per giungere sulla piccola terrazza circolare, si fermò per riprendere fiato, si appoggiò alla parete e gli venne il terribile dubbio che la porta sul terrazzo avrebbe potuto essere chiusa a chiave. Fece due profondi respiri e riprese l’ultima rampa. Il sollievo illuminò il suo volto quando vide che la porta era socchiusa. Ringraziò la sbadataggine di chi vi era passato per ultimo.
 Giunto sul terrazzo si accostò alla balaustra. In quel punto la torre dava sulla baia in cui era nascosta la Queen’s Anne Revenge. Con impazienza rovistò tra gli stracci che indossava. Da una tasca segreta del logoro mantello tirò fuori un sacchettino di cotone. Versò la polvere in esso contenuta sul muro, facendone un mucchietto. Nel monticello di polvere violacea inserì un cordoncino di cotone e lo allungò per una ventina di centimetri. Frugando nella finta fasciatura della gamba, estrasse un acciarino e, in men che non si dica, appiccò il fuoco al cordoncino di cotone. Avrebbe avuto il tempo di scendere alla ricerca della sua Belle mentre il fuoco, dalla miccia, sarebbe giunto alla polvere, sprigionando un’alta fumata bianca. Quello sarebbe stato il segnale per dare il via a Barba Nera di risalire per il passaggio segreto. Si assicurò che il fuoco avesse attecchito bene, poi, con un ghigno soddisfatto sul volto, riscese per le tortuose scali andando verso il suo seguente obiettivo.
 
***
 
Il mulo trainava il carretto di Angus su per la via della Rocca. Il portone aperto era a pochi metri e già i soldati stavano salutando l’oste, incuriositi dalla bella donna di colore che sedeva al suo fianco.
L’irlandese fermò il carretto nel punto più vicino alle cucine e rispose  alla curiosità delle guardie. Tamara si aspettava l’aiuto di Angus per scendere dal carretto, ma egli finse di non accorgersene e la donna, sbuffando, scese da sola. Chinandosi mostrò ai soldati il sodo contenuto della scollatura e sollevandosi per bene la gonna fin quasi alle cosce, provocò un prolungato fischio di ammirazione in una delle guardie. Angus le diede un’occhiata di rimprovero, ma Tamara infischiandosene della decenza, lanciò un’occhiata d’intesa al soldato che, sorridendo compiaciuto, diede una gomitata al fianco del compagno.
 
– Ci sarà da divertirsi amico!
– Non lo so Alfred! Vediamo se a Betty va a genio … poi ne riparleremo!
– Se sa cucinare come sa fare altro …
 - Che ne sai dell’altro che sa fare Alfred?
– Billy! Tu di donne non ne capisci! Non hai visto come mi ha guardato? Quella ci sta amico … fidati!
 
Le due guardie parlottando tra loro seguirono con lo sguardo la donna, ammirandone il fondoschiena che, per l’occasione, li beò con accentuati movimenti oscillatori. Agnes fece una boccaccia dietro alla francese, poi prendendo per mano Angel, se lo trascinò dietro correndo, superando Tamara e infilandosi nelle cucine alla ricerca di Betty. Angus prese il cesto di pesce fresco e ultimo del piccolo corteo, guardando bieco Alfred e Billy, seguì i suoi ragazzi.
 
– Betty! Betty!
 
La corpulenta cuoca, con un sorriso materno stampato tra le rubiconde guance, si asciugò le mani al grembiule bianco e aprì gli arti superiori per abbracciare i due figli di Angus.
 
– Angel! Ragazzo mio … ogni volta che ti vedo sei più cresciuto! E tu? Madamigella Agnes … stai mettendo delle belle forme vedo!
 
Agnes si sentì orgogliosa di quell’osservazione di Betty, era vero! Il seno le stava crescendo e si notava, faceva di tutto per camminare bella dritta e metterlo in evidenza! Voleva sembrare più grande di quel che era. Sentirsi chiamare Madamigella poi! Adorava quell’appellativo, da quando Killian, per primo, lo aveva usato in segno di rispetto nei suoi confronti.
 
– E tu dovresti essere la “francese” che mi diceva il buon Angus!
 
Tamara si presentò con il suo falso nome.
Mentre Angus e i figli sistemavano il pesce, le due donne parlarono di cucina e pietanze. Pur non guardando dalla loro parte, Angus ascoltava silenziosamente ed ebbe l’impressione che la straniera si intendesse veramente di cucina. Scoprì che sapeva cucinare anche le lasagne, un piatto non propriamente francese.
 
– In Francia si cucinano le lasagne?!
– Non è un nostro piatto … io ho imparato dalla nonna della mia più vecchia amica … era il suo cavallo di battaglia in cucina, erano le migliori che io avessi mai assaggiato e le ho chiesto di insegnarmi.
– Questa è una gran fortuna! La nostra Principessa ne è ghiotta e dice sempre che le mancano quelle che le cucinava sua nonna Regina, solo per le lasagne penso che ti assumerà ad occhi chiusi. Tra poco arriverà Lady Belle, è francese anche lei, potrete fare due chiacchiere nella vostra lingua!
– Ne sarò onorata Madame Betty!
– Chiamami solo Betty cara!
 
Angus aveva finito con il pesce, i ragazzi erano corsi intanto a cercare Henry in giardino.
 
– Angus se hai fretta puoi andare, la nostra Marie Claire resta qui … sarà un’ottima aiutante!
 
L’uomo fu contento di poter togliere le tende prima del previsto, andò a chiamare i figli, incamminandosi verso il giardino. Tamara lo segui con gli occhi per vedere che direzione prendesse, non conosceva il posto, se i ragazzini erano andati da Henry, in quella direzione avrebbe  trovato anche  Emma!
 
***
 
Pochi altri metri e avrebbe rimesso i piedi a terra!
Il Capitano Killian Jones era tornato al timone per le manovre di accostamento al porto. Per le manovre più delicate si fidava solo di se stesso. Aveva ordinato di lascare le vele di maestra, dovevano ridurre l’abbrivio per rallentare il suo magnifico veliero, non voleva certo schiantarlo sul molo per la fretta di riabbracciare la sua donna! Da che aveva perso Milah la Jolly Roger era diventata la sua lady, ma trovando, o meglio, ritrovando Emma, pur tenendo alla sua nave, non si sarebbe fatto nessuno scrupolo di barattarla  con una qualsiasi altra cosa, se fosse stata utile per poter vivere anche solo un secondo in più tra le braccia di Emma! Per la donna che amava più di se stesso, aveva ribattezzato la nave in suo onore “Stella del Mattino”. Da poco aveva fatto ridipingere lo scafo e rinnovare il sartiame e le vele. La Jolly Roger era sparita insieme al pirata Captain Hook. Una nuova vita lo attendeva. La vita che avrebbe da sempre voluto. Una famiglia! La sua donna e i loro bambini. Henry era ciò che restava di Milah ed Emma custodiva in grembo il loro “fiorellino”.
 
“Emma … mia adorata … non vedo l’ora di abbracciarvi tutti e tre!”
 
Ormai era sicuro dell’esistenza di quel tenero germoglio che cresceva in lei e sapeva che abbracciandola avrebbe trasmesso il suo amore anche al frutto di quell’amore!
 
Si concentrò nelle ultime manovre del timone, la prua puntava precisa al punto dell’approdo prescelto. In quella stessa direzione, in linea retta, si vedeva chiaramente la rocca e la sua torre più alta.
 
“E quel fumo cosa significa?”
– Fox!
 
Insospettito chiamò Jefferson al timone e con il cannocchiale guardò la vetta della torre. Un denso fumo bianco si levava in alto. Non c’erano fiamme!
 
 “È un segnale!“
 
Fece partecipe l’amico di quanto pensasse e cominciò a camminare nervosamente sul ponte del cassero.
 
– Killy calmati! Magari è per darti il ben tornato!
– Non lo so Jeff! Non mi fido! Ho una brutta sensazione! Se il “Coccodrillo” fosse riuscito ad entrare nella Rocca? Se fosse una richiesta di aiuto?
– Beh! Se c’è riuscito non so come ha fatto! Con tutti i controlli che stavano facendo ultimamente le guardie … Dovrebbe aver inventato un piano degno di me amico e invece che Coccodrillo saresti costretto a chiamarlo Fox!
– Non scherzare Jeff!
- L’unica cosa che possiamo fare Killian è di andare tutti alla Rocca pronti a combattere!
– Questo è quello che penso anche io … quando sbarcheremo io andrò a prendere il mio cavallo da Angus, tu e gli altri andrete alla caserma. Allertate il Maggiore Smoke, procuratevi lì i cavalli e poi raggiungetemi di corsa!
 
***
 
Angus era tornato al carro con i suoi figli e, fatti i dovuti saluti, si accingeva a riprendere la via del ritorno.
Tamara, con la scusa di dover aspettare Lady Belle, aveva chiesto a Betty se nel frattempo avrebbe potuto esplorare il giardino. La risposta bonaria della cuoca l’aveva assecondata e, con circospezione, si era diretta verso il luogo in cui si erano prima intrufolati i figli dell’oste irlandese.
 
La vide! Emma, nel suo magnifico abito color smeraldo e i lunghi capelli biondi, sciolti sulle spalle, le dava la schiena, mentre, con un bambino moro per mano, passeggiava tra le siepi, dirigendosi verso l’apertura della torre le cui scale portavano ad un grande terrazzo. Il piano di Rumbl era di catturarla viva, ma la tentazione di Tamara era un’altra. Portò la mano destra lungo la coscia, lì dove, sotto la gonna, teneva allacciata una daga dalla lama ondulata e finemente intagliata.
 
Pur vedendola di schiena l’aveva riconosciuta, la figura leggiadra ed elegante della Principessa Charming Pendràgon era inconfondibile. Ricordava ancora ogni tratto del suo candido viso, così bello … dolce … Toccò la daga e seppe cosa ne avrebbe fatto di quel viso. L’avrebbe cancellato con quella lama!
Si guardò intorno e si tranquillizzò, non c’erano soldati di guardia in giardino, inoltre gli ultimi mendicanti che erano stati dal Frate, li aveva visti uscire dal palazzo mentre lei ed Angus entravano. Immaginò che Rumbl già avesse compiuto la prima parte della sua azione.
Con la mano sinistra si sollevò velocemente la gonna lungo la gamba destra e con la mano destra afferrò l’elsa della daga, estraendola dalla sua custodia. Tenne la lama bassa lungo il fianco, camuffandola tra le pieghe della gonna, poi con passo felino e veloce si accostò alle due figure che passeggiavano davanti a lei.
 
Emma era abituata ad avere i sensi all’erta. Quante volte suo fratello l’aveva sorpresa alle spalle per farla allenare agli agguati? Lo scricchiolio leggero della ghiaia, che copriva il viottolo del giardino, la fece Istintivamente voltare e mettere in guardia, spingendosi Henry, con una mano, dietro di sé per proteggerlo,  rammaricandosi d’indossare quell’elegante ma scomodo vestito.
 
La sorpresa, o meglio lo sgomento, si dipinse sul volto della Principessa Swan. Da quanti anni non vedeva quel volto scuro, bellissimo e crudele? Aveva creduto che non l’avrebbe più incontrata. L’aveva cacciata dal palazzo di suo padre il giorno dopo aver subito la violenza di Neal e aver scoperto ciò che pensava ci fosse stato tra loro. Ora sapeva che in realtà Neal non l’aveva veramente tradita con lei, ma lei era stata la causa dell’eccitazione sessuale che aveva portato suo marito ad abusare di lei.
 
Il disprezzo prese il posto della sorpresa sul volto di Emma e si tramutò in timore per l’incolumità del suo adorato Henry, quando vide che dalle pieghe dell’abito giallo, Tamara aveva fatto uscire una daga che ora brillava al sole.
Il timore di Emma era diventato orrore quando aveva realizzato che quella daga era identica a quella che August conservava nel suo ufficio: la daga dell’attentato a Killian! Tamara faceva parte della cospirazione ordita da Rumbl?!! Quella donna alla quale lei aveva dato la libertà, l’affetto di un’amica, una casa e che l’aveva infine tradita … faceva parte della setta di assassini complici di Rumbl e Barba Nera?!
La consapevolezza di quella considerazione fu veloce come un fulmine nella sua mente e l’amarezza le invase il cuore. Tamara era lì per ucciderla … ne era sicura. Il suo primo pensiero fu per il piccolo Henry, il bambino che aveva strappato alle grinfie di Rumbl e che aveva allevato come il suo stesso figlio.
 
– Henry … ora fai come ti dice la mamma … scappa da qui più velocemente che puoi, vai a chiedere aiuto alle guardie, dai l’allarme!
– Mamma che vuole quella donna?! Ha un pugnale! Vuole farti del male, io non me ne vado … ti voglio difendere!
 
Emma ammirò il coraggio di quel “soldo di cacio” di soli sei anni, aveva una tempra non indifferente, anche quell’aspetto caratteriale, che fino ad allora non si era evidenziato, gli ricordò il suo Killian. Se ne intenerì, ma doveva essere lei a proteggere lui.
 
– Sei proprio coraggioso e cocciuto come “Lui” Henry, ma ti ordino di fare come ti ho detto! CORRI!!
 
Henry avrebbe voluto protestare, non aveva capito chi fosse il ”Lui” coraggioso e cocciuto, ma quel “corri!” aveva un tono estremamente categorico. Corse su per le scali con l’intento di cercare aiuto da suo zio August. Facendo le scale di corsa a testa bassa non si accorse di finire addosso ad una figura più alta di lui e sicuramente più robusta.
 
– Ci rincontriamo finalmente Emma! Non sai da quanto sogno questo momento!
– Sei caduta proprio in basso Tamara! Pensare che ti ho voluto bene come ad una sorella!
– Una sorella? Mi hai fatto sentire come la tua  bambola da vestire, pettinare ed educare!
– Ti ho trattata da persona Tamara, non da bambola, né tantomeno da schiava … ti avevo ridato la libertà e volevo che fossi pari a tutti facendoti studiare!
– Cosa ne sai tu Principessa? È vero, mi hai fatto studiare, mi hai migliorata, ma mi hai fatto anche capire che grande differenza c’era tra noi! Io non potrò mai essere come te e non ho potuto avere l’amore dell’unico uomo che io abbia veramente amato in vita mia … solo perché non ero te!
– Non capisco di chi tu stia parlando!
– No?! Tu non hai mai amato veramente Neal … forse lo credevi … ma sappiamo bene che nel tuo pensiero c’è sempre stato un giovane Tenente della Royal Navy!
 
Emma non riuscì a rispondere, la sua espressione non poteva mentire sulla veridicità di quanto Tamara stava affermando!
 
– Sono sicura che ormai hai recuperato il tempo perduto con il tuo Killian Jones o Captain Hook, come è più conosciuto! Ti feci credere che Neal era stato con me la tua prima notte di nozze … invece mi rifiutò per te … mi spezzò il cuore e io cercai di spezzare il tuo facendoti credere quello che non era successo … sapevo che mi avresti cacciata … non avrei potuto continuare a vivere al tuo fianco e vedere il suo amore per te! Ora è arrivato il momento della resa dei conti e presto non avrai più quel viso che lui ama tanto!
 
L’odio di Tamara per Emma, fiammeggiava nei suoi occhi, dando quell’enfasi furiosa alla sua voce e quella crudeltà al suo intento. Emma era rimasta impietrita a sentire dei sentimenti di Tamara verso Neal, non li aveva mai sospettati, pensava che fosse solo istinto sessuale il suo, aveva sottovalutato i suoi sentimenti. Tamara aveva veramente amato Neal!
In quella riflessione provò pena per quella donna, per la sua infelicità e perse la sua prontezza di riflessi. Tamara le si lanciò contro puntandole la daga al viso. Se la vide piombare addosso e solo all’ultimo momento riuscì a schivare il suo fendente. Tamara non si scoraggiò e l’attaccò nuovamente, questa volta con l’intenzione di ucciderla.
 
L’ampio vestito di Emma non la favoriva nei movimenti e indietreggiando inciampò nel breve strascico di quell’ elegante stoffa verde smeraldo. Stava rovinando irrimediabilmente a terra mentre Tamara si slanciava verso di lei.
 
Due robuste braccia maschili, velocemente, la presero al volo, impedendole di cadere. Nel gesto l’uomo si frappose tra lei e Tamara, dando le spalle a quest’ultima.
 
Emma vide il volto preoccupato di Neal, mentre si avvicinava al suo stringendola alla vita, poi, in una frazione di secondo, la preoccupazione su quel volto diventò una smorfia di lancinante dolore.
Nel repentino arrivo di Neal, piombato tra le due donne velocemente e inaspettatamente, il colpo di daga che Tamara voleva infliggere ad Emma, aveva colpito violentemente e del tutto accidentalmente la sua schiena.
 
 – Neal! No! Neal! Che hai fatto Tamara!
– Neal?!! No … no … no lui no! Nooo! Non è lui che deve morire!
 
Tamara aveva ritratto la daga insanguinata dalla schiena dell’uomo. Aveva gli occhi sgranati mentre Neal scivolava lentamente in ginocchio, davanti ad Emma, lasciando cadere le braccia che poco prima l’avevano sorretta.
Una carezza al viso, da parte di Emma, accompagnò quel lento scivolare di Neal. Tamara era sgomenta. Emma la guardò furiosa e la donna, in un misto di dispiacere per ciò che aveva fatto accidentalmente all’uomo che aveva amato e ancora più rancorosa nei confronti della Principessa, strinse maggiormente le dita intorno all’elsa della daga per colpirla definitivamente.
 
Tamara non aveva fatto i conti con la furia che si stava impossessando di Emma.
Dimenticando di indossare quel vestito ingombrante, la guerriera Sassone, sopita nella pacifica Principessa, si risvegliò. Con fulminea agilità disarmò con un calcio la mano che teneva la daga. L’arma finì lontano, sulla ghiaia, emettendo un rumore metallico.
Tamara cercò di portare le mani al collo di Emma, ma questa, abituata alla lotta corpo a corpo, le afferrò le mani e facendo leva sul petto della donna, ruotando con la schiena verso di lei, la sollevò di peso lanciandola oltre le proprie spalle, facendola volare sulla staccionata lignea che circondava una delle aiuole coltivate da Frate Benedictus.
 
Con l’urto la staccionata si ruppe e Tamara sentì come spine infilarsi nella schiena. Annaspò con le braccia, non aveva nulla di rotto, ma era mezza tramortita per il colpo, cercò di girarsi per poggiare le mani a terra e rimettersi in piedi, ma si punse anche le mani e si graffiò contemporaneamente il viso con l’arbusto custodito in quell’aiuola. Non aveva mai visto quel tipo di arbusto … aveva foglie frastagliate coperte da una sorta di lanuggine, lunghe spine sul sottile tronco e sui rami e delle bacche rosse nascoste tra le foglie. Tamara non sapeva che quella pianta era estremamente velenosa. Sentì bruciare la pelle dove si era punta e graffiata. Guardò le mani e vide che sulla sua pelle nera si stavano disegnando delle diramazioni rosse che si espandevano velocemente, dandole un bruciore insopportabile. Si alzò e corse via a cercare dell’acqua per spegnere quel fuoco.
 
Emma l’aveva vista precipitare sull’aiuola del Rubeus Noctis, non la inseguì, sapeva che ormai Tamara era spacciata, solo un antidoto l’avrebbe potuta salvare. Si voltò per sorreggere Neal. Stava morendo e la stava chiamando con voce ormai debole.
 
 – Neal … nooo!
 
 Emma singhiozzò nel chinarsi su di lui e prendendolo tra le braccia. La ferita alla schiena aveva provocato un irreparabile danno ad uno dei polmoni, l’uomo stava per soffocare nel suo stesso sangue, boccheggiando cercò di dirle qualcosa.
 
– Non ti sforzare Neal … resisti … cerca di respirare …
- Non c’è più speranza e tempo per me Emma … ora ti posso dire la verità e so che mi crederai … ora mi crederai ….
– Non dire nulla Neal, non ce ne è bisogno!
– Emma io non ti ho mai tradito con nessuna … le mie avventure erano bugie per farti ingelosire … ho bisogno del tuo perdono per quella terribile notte … io … io non riuscivo ad essere un vero uomo … Fra Benny la chiama “Impotenza selettiva”… più ti amavo e più il senso di essere indegno di te mi bloccava … quella notte maledetta … Tamara mi aveva stimolato mio malgrado e io per paura di perdere quell’effetto … ti ho fatto del male … non lo avrei mai voluto … l’affetto che avevi per me … è diventato odio … me lo sono meritato … Sarai felice con il tuo Killian … te lo auguro con tutto l’amore che provo per te Emma … dimmi che mi perdoni … ti prego …
 
Un rivolo di sangue uscì dalle labbra di Neal e con un ultimo colpo di tosse, quello stesso sangue gli riempì la trachea soffocandolo definitivamente. Emma vide la luce dei suoi occhi spegnersi, mentre essi acquistavano una consistenza vitrea
 
– Ti perdono Neal … ti avevo già personato …
 
Cullò l’uomo che un tempo le aveva riempito il vuoto lasciato dal lutto per il bel Tenente Jones. Lo cullò amorevolmente tra le braccia, chiamandolo ancora, mentre le lacrime le bagnavano le guance .
 
 – Papà!
 
Non si era resa conto, nella velocità di ciò che era successo, che Henry aveva visto tutto. Pensava che fosse arrivato da August ed invece … era evidente che il bambino si era imbattuto in quello che considerava suo padre. Neal come d’abitudine stava scendendo in giardino per passare del tempo con il figlio a cui alla fine si era profondamente affezionato. Henry gli aveva detto della donna che stava minacciando sua madre e Neal si era precipitato per aiutarla. Henry l’aveva seguito ed ora l’aveva visto esalare drammaticamente l’ultimo respiro.
Emma l’avrebbe voluto proteggere anche da quel dolore, ma ormai era impossibile, Henry continuava a ripetere come in un rantolo quell’appellativo.
 
– Papaaaà!
– Vieni qui Henry!
 
Depose sul suolo il corpo esanime di Neal e prese al volo suo figlio che le si era buttato tra le braccia piangendo. Non ebbe il tempo per dirgli una parola consolatoria … da dietro il muro, che li separava dall’ala del giardino dove si trovava la siepe di biancospino, giunse il tonfo metallico della botola del passaggio segreto. Qualcuno l’aveva aperta violentemente …
In una frazione di secondo la situazione di immane pericolo le fu chiara. Doveva mettere in salvo Henry e doveva procurarsi un’arma.
 
– Henry! Ora non abbiamo tempo di piangere! Sii coraggioso e impavido come Killian e fai come ti dico, corri da Betty, fatti nascondere … non devi uscire per nulla al mondo, stanno per arrivare degli uomini molto cattivi che vorranno catturarti …
- Ma io voglio stare con te mamma!
– Non ora Henry! Staremo insieme solo se io combatterò … vai adesso … corri da Betty!
 
Il bambino obbedì e come il vento prese la direzione delle cucine.
Emma intanto, nonostante la lunga gonna, corse verso l’armeria e prese la sua spada dalla lama ondulata.
 
– Excalibur! Per l’onore, per la giustizia e per l’amore …
 
Sollevò la spada davanti a sé. La lama brillò alla luce che proveniva dalla finestra come rispondendo al giuramento di Emma, un giuramento che secoli prima era già stato formulato da un uomo e una donna che si erano amati profondamente …
***
 
Le due guardie del portone, Alfred e Billy, videro Henry sfrecciare verso le cucine. Correva spesso così il Principino, ma questa volta aveva il viso sconvolto. I due soldati si guardarono in volto e corsero nella direzione da cui arrivava il piccolo.
Già da alcuni metri di distanza videro a terra il cadavere del Duca Neal, era stato colpito sicuramente con un’arma da taglio, sotto di lui continuava ad allargarsi una grossa macchia di sangue. Billy si chinò al fianco del Duca, sollevò il volto verso Alfred e scosse il capo, non c’era più nulla da fare per lui.
Mentre i due soldati si accingevano a sollevare il corpo del loro Signore, vennero assaliti da due truci pirati. Uno era calvo, tatuato sul viso e aveva un orecchino ad anello che gli pendeva dall’orecchio sinistro, vestiva con una logora e sudicia camicia che un tempo era stata bianca, calzava dei pantaloni di pelle marrone e stivali di cuoio in tinta. Si lanciò su Alfred con un sorriso ornato da denti marci e spezzati,  con una grossa sciabola lo prese alla sprovvista alle spalle e l’uomo non ebbe il tempo di voltarsi, era riuscito a portare la mano all’elsa della sua spada, ma vide solo la punta obliqua della sciabola che gli usciva dal petto, mentre un dolore acuto si irradiava dalla sua schiena. Alfred non proferì parola, cadde in ginocchio e finì poi con il viso sul torace del defunto Duca.
Billy, per la sua posizione rispetto al compagno, aveva avuto pochi secondi in più per realizzare che quei due pirati si stavano avventando su di loro. Era riuscito ad estrarre la spada e aveva ingaggiato il combattimento con il secondo pirata, un uomo alto, dalla lunga barba nera, intrecciata in più punti. Quel pirata era armato fino ai denti, aveva due spade ai fianchi e delle pistole inserite in due bandoliere poste di traverso sul pastrano rosso. Aveva un ghigno terribile ed emanava un puzzo anche peggiore.
 
– Murdok fai salire gli altri! Io sistemo questo pivello!
– Agli ordini Capitano Barba Nera!
 
Billy si rese conto con chi stava combattendo … Barba Nera era entrato nella Rocca! Doveva dare l’allarme. Fece una finta e scappò verso la torre.
 
– ALLARME! ALLARME! I PIRATI SONO ENTRATI!
– Vile codardo! Pensi di sfuggire a Barba Nera?
 
Il pirata lanciò la spada verso il soldato e con impressionante precisione lo colpì tra le scapole. L’uomo si bloccò improvvisamente sul posto, tirando indietro la testa e le spalle per il dolore mentre gli cadeva il tricorno nero. Il suo cuore era stato trafitto in pieno. Stramazzò in avanti, con il viso nella ghiaia. Il crudele pirata lo raggiunse, poggiando un piede su un fianco della vittima ed estraendo la spada dalla sua schiena ne pulì il sangue sulla sua divisa rossa.
 
Mantenendo in pugno l’arma, Barba Nera scavalcò il cadavere di Billy e si avviò su per le scale a cercare Rumbl. Presto il cannone di prua della Queen’s Anne Revenge avrebbe sparato verso la vetta della torre, sarebbe stato il segnale per Rumbl di scendere verso il passaggio segreto con i suoi due prigionieri e i suoi complici.
***
 
Rumbl era giunto sull’ampio terrazzo dove Belle ed August, parlavano tra loro, scambiandosi dolci effusioni. La gelosia gli procurò una fitta bruciante allo stomaco. Vestito in quel modo non l’avrebbero riconosciuto, quindi usando l’andatura claudicante della sua messa in scena, si accostò ossequioso ai due giovani.
 
August e Belle sobbalzarono al sentirsi chiamare da quell’intruso. Capirono che si trattava di uno dei mendicanti pazienti di Frate Benedictus.
 
– Scusate il disturbo My Lady e My Lord, volevo ringraziare di persona la “Salvatrice”, il buon Frate mi ha detto che l’avrei trovata di sicuro qui, perdonatemi tolgo il disturbo …
 
Belle sorridendogli si distaccò da August per avvicinarsi al povero mendicante, desiderosa di confortarlo e rassicurarlo.
 
– Buon uomo non vi preoccupate, Emma no..
 
La giovane non fece in tempo a finire la frase. Rumbl l’afferrò velocemente per un braccio attirandola a sé.
 August in quel momento era disarmato, la sua spada era poggiata sul tavolo da the, a qualche metro di distanza, si lanciò verso il finto mendicante, che si era ovviamente raddrizzato, mostrando che non era né  gobbo  né storpio.
 
– No Colonnello! Fossi in te non ci proverei!
 
Con un guizzo veloce della mano destra, mentre con l’altra stringeva Belle, tirò fuori la daga dalla fasciatura della gamba e la puntò alla gola di Belle. August si bloccò alzando le mani, quella daga dalla lama ondulata gli confermò l’identità di quel finto mendicante.
 
– Rumbl!
– Bene! Ora mi serve il bambino e andrò via … no,no! Non fare una mossa Colonnello o potrai dire addio alla dolce Belle! Forse non sai che mi aveva già promesso di sposarmi prima di te!
 
August ribolliva di rabbia, ma in quel momento era impotente.
Belle camminò all’indietro, guidata da Rumbl, decise di non opporre resistenza e lo sentì ammorbidire leggermente la presa alla sua vita. In un attimo prese coraggio, determinata a sfuggirgli e a non far correre pericoli al suo August. Velocemente e con tutta la sua forza diede una gomitata nello stomaco del Duca, che mollò la presa su di lei, consentendole di allontanarsi da lui. August, vista la distanza di Belle, con due salti afferrò la sua spada e si mise in posizione di attacco verso il Duca Mc Cassidy.
 
Il Colonnello era abile con la spada, ma Rumbl era egualmente esperto con quella maledetta daga dalla lama ondulata e dotato di un animo subdolo, molto diverso dall’animo nobile e impreziosito dal forte senso dell’onore di August. Provò a sfoderare nei confronti del militare la sua arma più viscida.
 
– Sai Colonnello! Belle è la mia promessa sposa prima che la tua! Ti ha detto che è già stata mia?
– Non ci provare con me “Bestia”! Sappiamo entrambi che l’hai violentata! Non era consenziente! Per me è pura come un giglio, non sei riuscito ad insozzarla ai miei occhi! Le tue illazioni non attaccano con me!
– Guarda Guarda! Siete così intimi che ti ha detto anche che non potrà mai darti un figlio in seguito a quell’esperienza?!
 
Questa volta Rumbl era riuscito a cogliere nel segno, percepì infatti un attimo di esitazione nel giovane ufficiale scozzese.
 
– Stai mentendo! Diresti qualsiasi nefandezza per farmi desistere! Ma non ci riuscirai! La amo troppo per darti ascolto, lurido bastardo!
 
Rumbl rise con la sua risata da folletto malefico ed interpellò Belle.
 
– Quindi, mia cara, questo non lo hai confidato al tuo bel Colonnello! Pensavi che non ti avrebbe più voluta, mia piccola bugiarda? Lo hai fatto già divertire con il tuo candido corpo?
 
August era livido di rabbia e odio verso quella “Bestia Satanica”, si gettò in un affondo, ma Rumbl lo schivò agilmente.
Belle temette che il suo amato avesse la peggio e per distrarre i due uomini si accostò al muro che dava sull’orto di Frate Benedictus. Salì sul muro gridando verso i due uomini per farsi prestare attenzione.
 
– Non sarò mai tua moglie Rumbl, piuttosto mi uccido!
– Belle no! Tesoro scendi da quel muro immediatamente!
– No August! Non sarò nemmeno tua moglie … non posso … non posso esserlo … è vero … non potrò mai darti un figlio … non potrò renderti felice … mi dispiace … ti amo, sei l’uomo migliore che io abbia mai conosciuto … ma non ti merito!
 
August vide la disperazione negli occhi pieni di lacrime di Belle e si rese conto che si sarebbe buttata veramente.
I due uomini avevano smesso di combattere. Nessuno dei due voleva perderla.
 
- Non mi importa nulla Belle, anche io ti amo, non posso perderti … ti prego scendi di lì …
- Dagli ascolto Belle! Non essere sciocca! Sarai del vincitore! Se vince il Colonnello ti lascio a lui e me ne andrò solo con mio figlio!
 
Belle era determinata a compiere il suo sacrificio. August cercò di avvicinarsi a lei. Stava allungando un braccio verso la sua amata, quando un colpo di cannone risuonò potente con il suo boato. Una palla di cannone sibilò poco sopra le teste dei presenti e colpì la parte in alto della torre. Era una palla incendiaria e iniziò immediatamente il suo nefasto compito. Il fuoco si appiccò in men che non si dica e, dalle rovine del muro colpito, iniziarono a sollevarsi fumo e fiamme, mentre calcinacci e polvere ricadevano sul terrazzo.
 Il colpo violento e la sorpresa avevano fatto perdere l’equilibrio a belle che precipitò nel vuoto di quell’altezza di otre venti metri. August per prenderla si era lanciato verso di lei e sporgendosi all’estremo, con quella velocità, precipitò dietro di lei irrimediabilmente.
 
Rumbl rimase sbalordito, non si aspettava quell’epilogo. Si rese conto che l’amore di August per Belle era molto più forte di quanto provasse lui.
 
– Mi dispiace Belle! Se devo scegliere tra un altro e me … io scelgo sempre me!
 
Non si affacciò a guardare i resti dei due amanti, non gli interessava quella scena di poltiglia sanguinante. Fece una smorfia e si voltò verso le scale per scendere dove aveva visto Emma ed Henry.
Si trovò faccia a faccia con Barba Nera che saliva,
 
 – Eccoti finalmente! E Belle? Ancora non l’hai presa? Il segnale è partito! Ora i soldati si riverseranno tutti qui! I miei sono arrivati, staranno saccheggiando quello che trovano!
– Belle è morta ormai! Devo prendere il bambino e mi porterò un trofeo dietro!
– La tua bella nuora spero!
– Proprio lei Black!
 
Il pirata rise divertito, sapeva a cosa sarebbe andata incontro Emma …
 
– Vediamo se Tamara l’ha presa, l’ultima volta era in giardino …
 
Barba Nera lo trattenne per un braccio.
 
– Meat! In giardino ci sono appena stato … non c’erano loro … c’era il cadavere di Neal …
- Neal?! Possibile che Tamara lo abbia fatto fuori? Non posso crederci! Comunque non è una gran perdita! Ho un figlio migliore che aspetta di poter abbracciare “il suo vero padre”!
 
Intanto, dall’urlo di allarme di Billy, i soldati erano corsi alle armi. Non erano molti alla Rocca, non lo erano mai stati. Il grosso dei soldati si trovava alla caserma, vicino al porto. I pirati di Barba Nera si erano intanto intrufolati ovunque per depredare e saccheggiare. Erano molti di più delle guardie di palazzo e si stava tenendo una sanguinosa battaglia. Per le scale Rumbl e Black si imbatterono in tre soldati e riuscirono a passarne a fil di spada due. Il terzo fuggì correndo in basso.
***
 
Killian era approdato e dal molo, a passo veloce, era giunto alla taverna. Vide poco lontano Angus con il carretto e i suoi figlioli che tornavano dalla Rocca. Agnes si sbracciò verso di lui a salutarlo ed egli ricambiò quell’affettuoso saluto. Si diresse verso la stalla e imbrigliò il cavallo a lui riservato. Angus intanto tirava le redini per fermare il mulo. Scendendo dal carro  gli si accostò.
 
 – Capitano ben tornato! Che novità ci sono?
– Angus questo lo devo chiedere io a te … vieni dalla Rocca … c’è un segnale sulla torre … devo correre da Emma! È in pericolo!
 
Angus era rimasto spiazzato, sia per il tono che aveva usato nei confronti della Principessa, non sapeva che la chiamasse per nome, e soprattutto per il “segnale di allarme”. Si voltò verso la torre e vide in effetti del fumo bianco che si elevava in volute sinuose. Il Capitano Jones era salito a cavallo ed Angus iniziò a staccare il mulo dal carro con l’intento di andare anche lui alla Rocca.
Un boato di cannone li sorprese. Videro lo scoppio nella parte più alta della torre e il fumo e le fiamme.  Killian non tergiversò un secondo di più, spronò il cavallo, che si impennò nervoso, poi di slancio iniziò a correre come il vento lungo la strada che saliva per il palazzo. I suoi uomini erano già giunti alla caserma e quel boato aveva allarmato sia gli ufficiali che i soldati. Il Maggiore Smoke salì in sella e ordinò alla cavalleria di fare lo stesso. Tutti, con la spada sguainata, compresi i marinai capeggiati da Jefferson, si apprestarono ad uscire dalla caserma per correre in soccorso dei loro compagni della Rocca.
***
 
Henry aveva obbedito a sua madre. Era corso dalla cuoca e la chiamò con la voce terrorizzata e gli occhioni azzurri pieni di lacrime.
 
– Mio Dio Henry che succede?
– Betty! Betty! Quella donna nera ha ucciso il mio papà e voleva fare del male alla mamma!
– Che dici piccolo mio?! Marie Claire?!
– No si chiama Tamara, lo ha detto la mamma … è cattiva! La mia mamma mi ha detto di nascondermi da te perché stanno arrivando dal giardino uomini cattivi!
 
Betty era impallidita già alla notizia della morte di Neal per mano della “francese”. A sentire il resto capì immediatamente cosa stava succedendo. Si guardò intorno, dove lo poteva nascondere? Negli armadietti poteva starci, ma lo avrebbero cercato subito lì. Il trambusto e il rumore di spade si stava sentendo già, presto sarebbero giunti da lei. Ebbe un’idea.
 
– Henry! Infilati sotto la mia gonna! È così ampia e tu così piccolino che ci starai per intero!
– Ma non è che poi fai le puzzette Betty?
– Non farò le puzz … Screanzato che non sei altro! Una “signora” non fa le puzzette!
– Ma tu le fai!
– Uffa! Henry! Dammi ascolto, fai come dico … comunque le signore fanno “aria”, no puzzette … non ti permettere più o ti sculaccio!
 
Il bambino riuscì a sorriderle nonostante il suo piccolo cuore fosse pieno di dolore e paura.
Betty si accomodò al tavolo per pelare patate, l’avrebbero trovata così, pensava che ad una donna della sua età e stazza non avrebbero dato fastidio più di tanto. Henry si nascose sotto la sua gonna che faceva pieghe a terra e lo copriva in effetti per intero. Vicino al cestino con le patate, Betty mise il suo fido mattarello.
 
– Madame Betty! La Principessa sta cercando suo figlio … lo avete visto per caso?
“Razza di bugiarda!”
– Cara figliola! Hai conosciuto la nostra Principessa?
– Si … era in giardino e il piccolo è scappato giocando da questa parte .. mi ha mandato a cercarlo …
- No Cara, torna pure da lei, quel birbante sarà andato da suo zio probabilmente!
– Posso guardare se si è infilato negli armadi a vostra insaputa?
– Fai pure … forse non me ne sono accorta …
 
Mentre Tamara apriva violentemente tutte le ante, Betty faceva finta di niente guardandola con la coda dell’occhio. Vide che la donna aveva le mani molto gonfie …
 
“Non erano così prima!”
 
Altro che notò con disappunto, fu la daga con la lama insanguinata che cercava di nascondere tra le pieghe della gonna …
Tamara aveva rovistato ovunque e ancora non accennava a desistere.
 
 – Te lo avevo detto che non l’avevo visto …
- Già … Ma non vi siete accorta del rumore fuori?
 – Oh quello? Quei ragazzi quando si allenano fanno sul serio! Un baccano … nemmeno se fosse scoppiata una guerra!!
 
Tamara iniziò ad accostarsi a Betty, questa capì che ormai la nera aveva mangiato la foglia, infatti fissava la sedia e la sua gonna ampia.
 
Ormai convinta che la cuoca nascondesse il bambino sotto la gonna, velocemente Tamara si abbassò verso di lei per sollevarle la stoffa dell’abito. Era quello che Betty si stava aspettando da un momento all’altro. Cogliendo l’occasione di averla vicina e in basso, Betty afferrò velocemente il mattarello sul tavolo e le inflisse un violento colpo sulla nuca, facendole perdere i sensi.
 
– Mia Cara … ora avrai anche la testa gonfia … non solo le mani!
 
Nonostante la mole massiccia, con una certa velocità Betty si alzò dalla sedia, si sollevò la gonna e spronò Henry ad uscire.
 
– Figliolo! Dobbiamo trovare un altro posto per nasconderti! Proviamo a salire per le scale interne!
 
Il piccolo mise la sua manina in quella massiccia di Betty e risalirono per la scala interna della cucina. Betty ringraziò mentalmente Emma per le erbe che le aveva lasciato durante il suo viaggio, grazie ad esse la sciatica le era passata, almeno non aveva più dolore alla gamba! Fece passare Henry davanti a lei e lo seguì arrancando per il peso.
 
Un pirata entrò in cucina e li vide salire per la stretta scala. Aveva l’ordine di trovare un bambino di circa sei anni, moro. Era lui per le scale.
 
– Levati di mezzo vecchia grassona!
– Razza di maleducato! Io non sono grassa, sono un po’ abbondante e vecchia non si dice ad una “signora”!
 
Sorprendendo il pirata Betty gli mollò un colpo dritto in fronte con il mattarello che teneva saldamente come un’arma. Il pirata incrociò gli occhi e ruzzolò per le scale. Giunse un suo compare che se lo trovò tra i piedi e si rese conto che qualcuno scappava per le scale. Veloce salì dietro ai fuggitivi e trovò Betty che ingombrava l’angusto passaggio, davanti a lei il bambino che stavano cercando.
 
– Vecchia culona fatti da parte!
– Pure?! Eccone un altro di maleducato!
 
Anche il secondo fu suonato dal mattarello della cuoca.
 
– Veloce Henry! Veloce … non ce la faccio a correre, sono senza fiato …
- Dai Betty … ancora uno sforzo ti prego!
 
La povera cuoca era veramente esausta e questa volta il terzo pirata, quello con la testa calva e il viso tatuato, la colse così, senza più la forza per reagire. La colpì violentemente con l’elsa della spada sopra un orecchio. La brava donna si accasciò a terra priva di sensi con un taglio sanguinante.
Henry gridò terrorizzato. Quel pirata aveva un viso orribile. Il terrore gli mise le ali ai piedi, aveva visto Betty a terra, era morta anche lei?! Non voleva farsi prendere da quell’uomo …
***
 
Emma avrebbe voluto indossare i suoi comodi pantaloni, ma non aveva certo il tempo di cambiarsi. Mentre usciva dall’armeria sentì il colpo del cannone e lo scossone della torre. Aveva capito dove si erano appostati con la nave i pirati: nella Baia Mc Canzie! Avrebbe dovuto immaginare che era un posto poco protetto, era stato un buon rifugio anche per la Jolly Roger, quando Killian l’aveva rinnovata. Non c’erano guardie da quella parte! Si maledì per quella leggerezza, anche August l’aveva tralasciata quella zona!
 
Sentendo il trambusto intorno a sé, nonostante quell’abito estremamente scomodo si diresse dove la battaglia infuriava, sperando che suo figlio fosse in salvo.
 
Combatté fianco a fianco con i suoi soldati, tenendosi la gonna con una mano e sferrando colpi con Excalibur con l’altra.  Riuscì ad uccidere due pirati, poi corse giù verso il giardino. Si chiedeva dove fosse finito suo fratello, non lo vedeva da nessuna parte, temette che fosse già caduto sotto i colpi di quegli uomini assetati di sangue e di preziosi. Mentre scendeva ne vide uno uscire dalla sala da pranzo con l’argenteria tra le braccia. Erano regali di sua madre per il matrimonio, non poteva sopportarlo. Attaccò il pirata che buttò tutto a terra per sguainare la sciabola. Era un tipo secco. Ruotò il polso armato verso di lei e mostrò casualmente il tatuaggio che rappresentava la daga di Rumbl. Le tornò in mente l’attentato subito da Killian per mano di uomini tatuati come quello che aveva davanti. Ricordò la terribile morte di Jason. Gli occhi le fiammeggiarono e in men che non si dica si liberò anche di lui.
Excalibur era completamente imbrattata di sangue e, mentre Emma correva per le stanze, ne lasciava gocce a terra.
***
 
Killian entrò dal portone principale in sella al suo cavallo. Si guardò intorno facendo ruotare e nitrire il quadrupede, che si impennò nuovamente sotto la stretta delle sue muscolose gambe. Vide corpi al suolo, alcuni con il pastrano rosso tipico della divisa dei soldati, altri vestiti in modi disparati … i pirati di Barba Nera. Scese da cavallo e lo lasciò libero, mentre lui si diresse correndo dove sentiva il clangore delle spade. Si ritrovò vicino all’ingresso del giardino, in prossimità delle scale che portavano alla torre. Vide il cadavere di Neal a terra e soldati e pirati che combattevano. Si buttò nella mischia, i soldati erano in  minoranza e stavano avendo la peggio. Poi sentì una risata agghiacciante.
 
“Il Coccodrillo!”
 
Si voltò verso le scale. Rumbl era lì, aveva appena trafitto una delle guardie, un giovane che non aveva più di venti anni.
 
– Coccodrillo!
– Toh chi si rivede! Sei venuto per regalarmi l’altra mano Hook!
– Sono venuto per strapparti via il cuore Rumbl! Come hai fatto a Milah!
– Milah?! Credevo che la mia cara nuora te l’avesse fatta scordare tra le sue gambe! Sei un vero sentimentale Capitano!
– Non sei degno di nominarle nemmeno! Né Emma, né Milah!
 
Killian era furente! Attaccò Rumbul con foga. Quello era un valido avversario, ma non aveva la sua agilità felina né il suo vigore giovanile. Il duello andò avanti con affondi ed eleganti movenze da parte di ambedue gli avversari. Ruotarono l’uno intorno all’altro e Killian riuscì ad incastrare la spada del Duca.
 
In quel momento giunse Emma correndo. Killian la vide apparire con i capelli biondi al vento, vestita con un bellissimo abito che le donava molto. Era sporco di sangue però. L’emozione di vederla e la preoccupazione per lei lo destabilizzarono per una frazione di secondo e Rumbl né approfittò per sbloccarsi dalla presa. Il Capitano digrignò i denti e attaccò nuovamente, ma ancora una volta qualcosa, più forte di lui, lo distrasse. Una donna di colore, dal viso gonfio e orribilmente deforme, striato da segni ramificati rossi che le partivano dalla scollatura generosa, armata con una daga già da lui conosciuta, si stava per avventare su Emma che, dandole le spalle, aveva appena messo in fuga uno dei pirati.
 
– EMMA ALLE TUE SPALLE!!
 
Emma si voltò scattando all’indietro. Tamara le si buttò di peso addosso, aggrappandosi alle gambe della Principessa. Emma cadde in avanti battendo l’addome in terra. La spada le sfuggi di mano e, dopo aver fatto un volo in altezza, ricadde perpendicolarmente, infilandosi di punta tra due lastre di marmo che lastricavano il piccolo spiazzo tra l’entrata del giardino e la zona che portava all’ambulatorio di Frate Benny. La lama brillò sotto il sole con un fortissimo bagliore che accecò Tamara. Killian, vedendo Emma cadere di pancia, perse un battito cardiaco. Il suo pensiero andò non solo ad Emma ma anche al loro “Piccolo Fiore”
 
– NO EMMA! IL NOSTRO FIORE!
 
Lo sgomento gli fu fatale, poiché in quel momento abbassò la guardia!
 
Emma veloce e agile ruotò a terra e scalciò Tamara. Le fece cadere nuovamente il pugnale, la donna, abbagliata dalla luce proiettata da Excalibur, pur disarmata continuava a tenerla stretta alle gambe. In quel mentre ad Emma tornò in mente l’incubo che l’aveva svegliata sulla Jolly Roger. Si rese conto che quell’incubo si stava avverando! Non erano radici che uscivano dal terreno a bloccarla ed ad impedirle di andare dal suo amore, era Tamara che, nonostante stesse esalando l’ultimo respiro, a causa del veleno, continuava a bloccarla a terra con il suo peso. Appoggiandosi al suolo per rialzarsi, Emma guardò verso Killian terrorizzata.
Come nel suo incubo Rumbl gli aveva trapassato il fianco sinistro nel momento in cui aveva abbassato la guardia per correre da lei. Vide la punta della spada che usciva dall’addome del suo uomo. Impotente non poté far altro che gridare il suo nome mentre con espressione sofferente e triste egli cadeva lentamente a terra.
– KILLIAN NOOO!!!
 
 
 
Angolo dell’autrice
Si lo so! Mi state odiando! Siete arrivati fin qui, 52 pagine di word, ed io vi ho fatto fuori Fra Benny, Belle, August, Betty e il nostro amatissimo affascinante Pirata! Sono una cattiva persona, me lo dico da sola!
Ma siete sicuri di quello che avete letto? Se siete stati attenti ai capitoli precedenti scoprirete la verità prima che io la scriva nel prossimo capitolo.
Comunque se non mi odiate troppo e se mi detestate comunque, si accettano anche commenti al Rubeus Noctis. Non lo sapete ma … io ho l’antidoto …
 
Bando alle ciance! Vi ringrazio per le letture numerose e per l’attenzione a questa storia. Questo capitolo è stato denso e ha riguardato tutti i personaggi, primari e secondari. Mi farà piacere come sempre sapere le sensazioni e i sentimenti che vi ha suscitato, a parte l’odio nei miei confronti, quello è già in conto! Tranquilli, mi farò perdonare tutto, ve lo prometto!
Ringrazio tantissimo chi ha recensito in queste oltre 200 recensioni e chi vorrà farlo ancora. Un ringraziamento anche ai lettori silenti e a chi ha inserito la storia nelle varie categorie. Un abbraccio a tutti e buona Domenica!
La vostra Lady Lara
 
 
 
 
 

 
 
 
 

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Capitolo 49
*** Oltre i confini del tempo, oltre la vita e oltre la morte ***


XLVII Capitolo
Oltre i confini del tempo, oltre la vita e oltre la morte …
 
… E lucean le stelle
Strideva l’uscio dell’orto
Un passo solcava la rena
Entrava ella fragrante
Mi cadea tra le braccia
Oh! Dolci baci! Oh! Languide carezze!
Mentre io fremente
Le belle forme disciogliea dai veli
Svanì per sempre il sogno mio d’amore
L’ora è fuggita e muoio disperato
E non ho amato mai tanto la vita
(Dalla “Tosca” G. Puccini)
 
 
Nel buio della notte l’uomo guardava l’orizzonte.
La Penisola di Storybrooke si stagliava nitidamente davanti ai suoi occhi. Le poche luci accese brillavano nella fredda e umida notte novembrina, facendogli distinguere meglio le insenature del promontorio e il punto dove si sarebbe nascosto con la sua nave. Conosceva molto bene il luogo, non era la prima volta che vi approdava. Aveva molti ricordi di quel posto e ricordava l’ultima volta che vi era stato imprigionato dalla bella Principessa Emma Swan Charming Pendràgon.
 
Un paio di ore e sarebbero arrivati alla meta! Si grattò la barba, poi prese un pezzo di sigaro dalla tasca sinistra del suo pastrano rosso e se lo portò tra le labbra. Lo tenne stretto tra i radi denti, alcuni grigiastri ed altri  ridotti a mozziconi neri, rovinati dal masticare tabacco  e bere rum a volontà. Con la mano destra prese uno zolfanello dalla tasca, lo strofinò velocemente lungo la guancia, tra la barba ispida. Questo si accese sfrigolando e lasciando puzzo di peli bruciati. Con la piccola fiamma portata alla punta del sigaro, aspirò avidamente e il tabacco iniziò a bruciare. Tirò un’altra boccata e cacciò una nuvola di denso fumo dalle larghe narici del suo naso aquilino.
 
L’unica luce che si potevano permettere sulla Queen Anne’s Revenge, in quel momento, era il lumicino dello zolfanello e la punta rossa, accesa, del sigaro. Aveva dato ordine ai suoi uomini di tenere spente tutte le luci e di evitare rumori non necessari. Nessuno dalla costa li doveva avvistare, specialmente ora che erano così vicini. Avrebbero eluso i guardacoste e si sarebbero introdotti nella baia posta nella parte opposta della Penisola, lì dove si ergeva una bella villa che molti anni prima era sorta come fortino di guardia, fatto costruire dal Duca Rumbl Mc Cassidy e in seguito fatto ristrutturare, come villa, dalla Principessa, moglie del Duchino Neal Mc Cassidy.
 
Edward Teach, detto Barba Nera rise tra sé. Se la Principessa non avesse ristrutturato il fortino, non avrebbero potuto nemmeno accostarsi alla baia, i soldati li avrebbero visti e avrebbero armato i cannoni. Ormai non c’erano più cannoni ne soldati in quel punto della penisola! Si chiese per quale “futile capriccio da femmina” quella donna avesse voluto trasformare un utile fortino di guardia in una villa per signore imbellettate. Eppure, nonostante la bellezza e la delicatezza che la Principessa mostrava in apparenza, lui aveva visto anche l’altro suo modo di essere. Non era una “donnicciola da the e pasticcini” delle 17,00, imbellettata tra le altre dame. No, affatto! Era una donna forte, determinata, combattiva! Era più “uomo” lei che suo marito Neal! Lui era un debole! Se non fosse stato per Neal e per il suo sentimentalismo, non sarebbe potuto fuggire da Storybrooke insieme a Rumbl. La Principessa li aveva fatti arrestare per giusti motivi, doveva ammetterlo, e dopo il necessario processo sarebbero stati ambedue impiccati. Sia lui che Rumbl dovevano ringraziare la debolezza del “Duchino”. Erano tornati ad Arran e Rumbl s’era lavorato per bene Guglielmo III, ritornando nelle sue grazie.
Tutta la messa in scena contro Killian Jones, fatto passare per assassino del suo stesso fratello, traditore e pirata, nemico della Patria, scoperto da Rumbl, gli aveva fruttato non solo la rinnovata fiducia del Re, ma anche la completa assoluzione da quelli che erano solo sospetti di stregoneria, sacrifici di innocenti e vergini.
 
In realtà il Re era interessato a chiudere un occhio sulle messe nere, specialmente per il fatto che venivano celebrate in suo favore e contro l’erede legittimo al trono, Giacomo Stuard. Guglielmo III era disposto a combattere Giacomo e i Giacobiti anche con la divinazione e Lord Rumbl con la sua vecchia amica e amante, Lady Cora Di Mills erano “Gran maestri” in quell’”Arte”.
 
Presto avrebbe rivisto il suo “vecchio amico”, era già a Storybrooke e con lui doveva esserci anche Tamara, la prostituta che si era portato dalla Francia, la “Venere nera”, come la chiamava lo stesso Rumbl.
Anche quella manovra per giungere a Storybrooke senza farsi notare era stato un colpo di genio e di … fortuna. Già, erano stati veramente fortunati ad incontrare la “Reine de France”! Avevano potuto usare il mercantile francese e i suoi uomini dirottandolo verso la Penisola, portandovi il Duca. Certo che Rumbl non si era aspettato di trovare Captain Hook sul posto e purtroppo aveva fallito l’agguato che aveva organizzato contro di lui!
Pur restando a Storybrooke, aveva fatto ripartire il Capitano Chapitrion con la sua nave, al fine di fargli portare il suo messaggio e lasciare Tamara sulla costa della Nuova Scozia per farla giungere a Storybrooke in diligenza, insospettabile complice.
Rumbl sapeva che Captain Hook non avrebbe perso l’occasione di corrergli dietro, aveva buoni motivi di vendetta!
Barba Nera, con rammarico, aveva dovuto lasciare che Chapitrion e la sua nave prendessero nuovamente la via della Francia, solo per far da specchietto delle allodole a Hook e dar tempo alla Queen Anne’s Revenge di arrivare a Storybrooke con un ampio giro, viaggiando soprattutto di notte.
Quando Hook si sarebbe accorto dell’inganno e avrebbe tentato di tornare, sicuramente loro avrebbero già compiuto la loro missione: riprendersi Belle e il figlio di Rumbl e Milah e, cosa più divertente, “fare la festa” alla bella Principessa Emma.
 Killian Jones avrebbe perso quella che, come Tamara gli aveva riferito, probabilmente era la sua attuale amata. Quando il nobile Conte Flinth Jones, meglio conosciuto tra i bucanieri come Captain Hook, sarebbe arrivato, avrebbe trovato ben poco della “Sua Principessa” ….
***
 
Camelfort, Cornovaglia. Tanto tempo fa ….

Finalmente il Conte Cillian Flinth, Primo Cavaliere del Re, stava entrando con la sua nave, governata dal Capitano Silver e da suo figlio Evan Flinth Jones, nel porto di Camelfort.
 
Evan aveva ordinato da poco di lascare le rande, rallentando l’abbrivio e consentendo la manovra di avvicinamento al molo. Il Capitano Silver, al suo fianco, annuiva compiaciuto.
 
– Ragazzo mio, devo dire a tuo padre che è ora di farti costruire una nave tutta tua! Sei portato per la vita di mare come pochi, potrai diventare comandante della flotta reale in men che non si dica! Spero che Sir Lancillotto ne parli con Re Artorius …
 
Evan non poteva sentirsi più orgoglioso a sentire le parole del vecchio Capitano Silver, la stima e l’ammirazione che lui e suo padre Cillian avevano da sempre provato per quel ”lupo di mare” ora era ricambiata. Evan Flinth Jones, “Tiger” per gli uomini dell’equipaggio  e per lo stesso Silver, si era guadagnato con caparbietà, forza di volontà, onore e coraggio, quella stima!
 
“Suo padre!”
 
Evan amava immensamente suo padre, era l’uomo che più ammirava al mondo! Suo padre era anche la persona che in quegli ultimi due giorni lo aveva fatto preoccupare terribilmente …
Mentre dava ulteriori ordini ai marinai, con la coda dell’occhio vide Lord Cillian Flinth salire da sottocoperta.
Eccolo lì “suo padre”!
Fiero nella sua armatura argentea, fregiata sul torace con un cigno in volo portante tra gli artigli palmati un bastone uncinato.
Il suo mantello di panno azzurro gli svolazzava intorno alle braccia e alle gambe, vestite da un paio di pantaloni in morbida pelle scamosciata e stivali di cuoio marrone. A vederlo così fiero, con quello sguardo penetrante e severo, nessuno avrebbe mai detto che due giorni prima aveva avuto un malore che aveva fatto temere a suo figlio di perderlo per un infarto!
 
Evan ammise a se stesso che suo padre aveva una capacità di ripresa eccellente! Quanti anni aveva? Circa trentanove … Troppo giovane per morire d’infarto!
No! Suo padre aveva ancora parecchi anni da vivere! Quello non era stato un infarto!
 
In verità Evan non era riuscito a spiegarsi che accidenti fosse capitato al genitore. Sapeva che durante il viaggio il suo stato d’animo aveva oscillato tra la gioia, per il ritorno nella sua terra d’origine, e la preoccupazione per ciò che vi avrebbe trovato.
Era stata l’emozione di aver avvistato la sua terra a causargli quel malore? Eppure le sue parole vaneggianti avevano avuto un pensiero per la Regina! Nel malore e nell’improvvisa febbre, Lord Cillian aveva temuto che stesse capitando qualcosa di “brutto” a Gwyneth e lo aveva esternato a suo figlio prima di perdere i sensi.
 
Da che si era ripreso il suo umore era peggiorato. Si era chiuso in se stesso, non aveva voluto nemmeno rispondere alle domande che Evan gli aveva rivolto. Il giovane era convinto che la precedente preoccupazione che aveva letto sul bel volto di suo padre, durante il viaggio, si fosse trasformata in angoscia dopo quel malore. Era sicuro che nella solitudine del suo alloggio egli avesse pianto … No … non lo aveva visto piangere … suo padre non lo avrebbe mai permesso … Ma i suoi occhi azzurri, uguali a quelli di Evan, lo avevano tradito, erano arrossati e non avevano più quella luce di gioia e speranza che vi aveva letto all’inizio del viaggio!
 
 
Lord Cillian Flinth salì sul ponte di poppa e rivolgendogli un sorriso si avvicinò a suo figlio.
 
– Padre … vi sentite bene?
 
Cillian posò la mano destra sulla spalla del suo ragazzo e la strinse con fare rassicurante.
 
– Sto bene Evan … sto bene …
 
Aveva distolto repentinamente lo sguardo dagli occhi indagatori di suo figlio, volgendolo verso il molo. A Evan si strinse il cuore, capendo che suo padre aveva mentito … 
 
- Figliolo … dobbiamo procurarci dei cavalli per arrivare alla fortezza … Qui al porto ci sono taverne che oltre a rifocillarci ce li procureranno a buon mercato. Da quello che sto vedendo le cose non sono molto cambiate e …
 
Evan acuì l’attenzione verso le parole di suo padre, chiedendosi perché si fosse interrotto bruscamente.
 
– Padre?!
– Gli stendardi di Artorius …
- Si .. li vedo, ma … padre … sapevo che fossero rossi con il drago dorato a cinque teste, invece sono ...
- Neri, Evan … sono neri …
- Cosa dovrebbe significare?
– Quello che ho sentito … la mia Gwyneth … non è più qui …

“La SUA Gwyneth?”
 
Evan era sorpreso e la sua mente si aprì all’immaginazione. Sapeva che Cillian e Artorius avevano tra loro una profonda amicizia, un’ amicizia che aveva legato anche i loro genitori, il valoroso Comandante Romano Vinicius Pendràgon e il coraggioso e saggio Celta Eduard Flinth. Ma cosa legava suo padre Cillian alla Principessa Sassone, Gwyneth di Gandar, sposa di Re Artorius e Regina dei Tre Popoli di Avalon? Perché Cillian l’aveva definita “sua”? Era stato innamorato di lei?
Evan sapeva che non erano domande che avrebbe potuto porre in modo diretto a suo padre, ma se gli stendardi parlavano di “Lutto Reale” e ciò che Cillian temeva, fosse stato vero, pur se i suoi occhi avessero nascosto il pianto, il suo cuore si stava spezzando per il dolore della perdita …
***
 
Lord Flinth aveva avuto ragione purtroppo!
Quasi non aveva dato tempo ai marinai di agganciare  la passerella al molo, per precipitarsi sulla terra ferma e afferrare per il bavero uno dei pescatori lì vicino, intento a ricucire le sue reti, chiedendogli cosa fosse successo alla “Famiglia Reale”.
L’uomo, quasi sollevato da terra, si era intimorito e aveva risposto con un filo di voce.
 
– La Regina, my Lord … è morta due giorni fa …
 
Cillian aveva abbandonato immediatamente la presa sul bavero della camicia del pescatore ed era arretrato con un’espressione che suo figlio non ricordava di avergli mai visto. Lo sguardo di Sir Lancillotto era vacuo, gli occhi mobili sembravano non trovare un punto su cui posarsi. Evan lo vide barcollare e corse verso di lui temendo un nuovo malore. Lo sostenne per il braccio, ma Cillian lo allontanò con il movimento della sua, ormai rigida, mano sinistra. Vide che suo padre voltava la testa per non farsi guardare in viso, ma non fece in tempo a nascondergli i suoi occhi che si stavano riempiendo di lacrime.
Cillian si allontanò velocemente, camminando lungo il molo. Evan decise di lasciarlo solo con se stesso. La sofferenza che l’uomo stava provando in quel momento non conosceva possibilità di consolazione. Il giovane  si rese conto definitivamente che suo padre aveva nutrito, e ancora nutriva, un sentimento profondissimo per Gwyneth. Si chiese se sua madre Milehna sapesse … probabilmente lo aveva sempre saputo e nonostante tutto aveva amato suo marito con tutto il cuore. Era una donna affettuosa e l’aveva vista sempre avere tante piccole attenzioni per suo padre, soprattutto quando lui era più ombroso, accigliato o distratto.
Il giovane Flinth Jones seguì con lo sguardo suo padre e attese che si riprendesse dalla forte emozione che aveva provato. Dopo alcuni minuti lo vide dirigersi verso la locanda più vicina. Sicuramente stava andando a cercare una cavalcatura, era il momento di riavvicinarsi a lui e partire insieme per la Rocca di Camelfort.
 
 
Padre e figlio, così somiglianti, tanto da sembrare il secondo la copia giovane del primo, cavalcavano affiancati.
Evan si guardava intorno affascinato, quella era la terra dove era nato suo padre e suo nonno prima di lui. Era una terra rigogliosa e fertile, vedeva i campi coltivati e al loro passaggio alcuni contadini anziani smisero di svolgere il loro lavoro per salutare il Primo Cavaliere del Re, avendolo riconosciuto. Cillian ricordava perfettamente i loro nomi e scese da cavallo per salutarli uno per uno. Evan si rese conto di quanto suo padre fosse amato e ammirato dalla sua gente. Sua madre glielo aveva raccontato, ma adesso lo poteva vedere con i suoi occhi. Cillian lo presentò a quelle persone e tutti furono concordi nel dirgli che era il ritratto di Cillian alla sua stessa età. Evan ne era contento, il suo più grande desiderio era proprio di diventare un uomo dal coraggio e dall’onore di suo padre!
 Alcuni li invitarono a fermarsi nelle loro umili capanne, gli offrirono i loro prodotti e la loro ospitalità, erano felici del ritorno di Cillian, specialmente ora che la tristezza per la perdita della loro amata Regina, affliggeva il cuore di tutti. Evan notò l’autocontrollo di suo padre, come riuscì a mantenersi freddo al sentire di Gwyneth. Forse ci riusciva per aver già dato sfogo al suo dolore, ma quanto dentro ancora stava male?
Evan non aveva mai amato una ragazza. Sapeva cos’era l’affetto e l’amore per la sua famiglia, ma non aveva mai provato un sentimento profondo per una donna. Aveva interesse e attrazione fisica per le giovani che conosceva, con un paio aveva avuto degli approcci sessuali, ma nessuna ancora gli aveva fatto battere il cuore. Iniziava a chiedersi se mai gli sarebbe capitato di sentire un sentimento forte come quello che aveva unito i suoi genitori o ancor di più quello che aveva legato Cillian a Gwyneth.
 
Giunsero alla Fortezza di Camelfort verso le tre del pomeriggio. Cillian rimase esterrefatto nel vedere quanti cambiamenti erano stati apportati alla struttura di base dell’edificio. La fortezza era diventata un castello con diverse torri aggiunte. Nei sedici anni di sua assenza, Artorius e Gwyneth avevano fatto ampliare parecchio la struttura, ma nessuna torre superava per imponenza e altezza il vecchio mastio d’origine romana. Da lassù si poteva vedere la distesa marina per chilometri …
 
Intorno al castello era stato creato un fossato, ora pieno d’acqua. Per entrare all’interno era necessario passare su un ponte levatoio. Lungo le mura di cinta merlate i soldati facevano la guardia. I due soldati di guardia alla porta, che dava sul ponte levatoio, li fecero fermare per chiedere chi fossero.
Cillian rispose con i suoi titoli e il suo nome, presentando suo figlio. Uno dei soldati rientrò gridando con gioia, il ponte levatoio fu abbassato e dietro di esso apparve Valerius, il cugino del Re, vecchio amico di Cillian, da tempo Comandante delle guardie.
Valerius aveva messo su pancia, come notò Cillian, ma il suo peso non gli impedì di correre verso il Primo Cavaliere del Re per abbracciarlo fraternamente.
 
– Cillian! Se sapevo che l’Isola di Eire aveva questo effetto contro l’invecchiamento sarei venuto con te! Non sei cambiato molto dall’ultima volta che ti ho visto, a parte quei pochi fili bianchi sulle tempie!
– Valerius! Credo solo dipenda dall’ottima cucina di tua moglie e dalla pessima della mia!
– Se ti sentisse Milehna non so cosa direbbe Cillian, ma mi sembra che nonostante quello che tu dici, questo figliolo che hai al tuo fianco sia venuto su bene! Quanti anni hai ragazzo?
– Evan questo “vecchio” soldato è Valerius, cugino di Artorius e suo Comandante delle guardie!
– “Vecchio” dillo a tuo nonno Cillian!
 
Evan intanto porgeva la mano a Valerius e rispondeva alla sua domanda.
 
– Sedici anni! Bell’età figliolo … sei alto quasi quanto tuo padre e muscoloso come lui alla tua età … lo sai che affrontava i lupi solo con un coltello e i suoi bicipiti? Quanti anni avevi quando hai fatto fuori quel lupo enorme Cillian?
 
Ne aveva diciotto allora, quel giorno aveva incontrato per la prima volta in vita sua Gwyneth ed era stato subito amore per lei e con lei.
 Rispose a Valerius e, mentre questi continuava a parlare con Evan, i suoi ricordi riaffiorarono prepotenti con vivide immagini nella sua mente. Non ce la faceva così … non poteva farcela … il suo ricordo era troppo vivo e presente, si stava struggendo per il dolore. Doveva interrompere il flusso di quei ricordi prima di esserne sopraffatto. Preferì chiedere di Artorius.
 L’espressione allegra e sbruffona di Valerius diventò una maschera tetra.
 
– Dove vuoi che sia Cillian?! Artorius è distrutto dalla perdita di Gwyneth … ieri c’è stata la cerimonia funebre al lago … oggi è andato lì già due volte … non riesce a rassegnarsi … se vai al lago lo troverai sulla sponda a fissare le acque dove è sparita la barca bruciata …
 
“La barca bruciata”
 
Su quella barca erano bruciate le spoglie della sua amata Gwyneth … il fuoco aveva lambito e distrutto il suo meraviglioso corpo, quel corpo che lui aveva accarezzato e baciato con passione, tutte le volte che si erano incontrati ed amati nel loro capanno nella radura!
 Ancora le immagini dei ricordi invasero la sua mente. La rivide giovane e bella, nuda sul giaciglio del capanno mentre si donava a lui, avvolgendolo con le sue candide braccia e offrendogli le sue dolci labbra schiuse. Sentì ancora il sapore di quei baci … Come era possibile che lei non ci fosse più?! Era così viva nella sua mente! Non era possibile … non era possibile … lei era ancora lì … lo stava aspettando … la sentiva …
 
Lasciando Evan e Valerius senza una parola. Di scatto saltò sul suo cavallo, dimostrando all’amico che la sua agilità era rimasta immutata e, spronando il cavallo, correndo, prese la via del lago …
 
Artorius sedeva piegato su se stesso su un troco d’albero tagliato e buttato per terra. Fissava un punto in mezzo al lago di Avalon.
Cillian fermò il cavallo, scese da sella e legò le briglie al tronco di un tiglio che apriva la sua chioma verso la lucente acqua del lago. Camminò lentamente verso l’ amico di una vita. Artorius l’aveva sentito arrivare ma non si era voltato. Senza parlare Cillian si accostò a lui e si mise seduto al suo fianco.  Ambedue sapevano di sentire lo stesso dolore, non era necessario parlarne … lo sapevano.
Sir Lancillotto guardò verso il punto che richiamava l’attenzione del Re. Lì la superficie dell’acqua conservava dei residui scuri galleggianti …
 
- Come è successo Artorius?
 
Tra di loro sembrava che non fossero mai passati sedici anni, sembrava che si fossero visti per l’ultima volta pochi minuti prima.
Artorius si voltò verso di lui per guardarlo in viso. Cillian gli appariva più maturo, più risoluto nello sguardo e con un’espressione più severa e accigliata di come lo ricordava, ma non era granché invecchiato. Di rimando Il suo Primo cavaliere, notò che il Re era estremamente dimagrito, aveva profonde occhiaia sotto gli occhi grigioverdi, arrossati dal pianto. La sua barba era lunga e incolta. Non era da lui! Artorius non amava portare la barba! Semplicemente durante la sofferenza di Gwyneth si era trascurato. Da quei segnali Cillian capì di quanto dolorosa fosse stata la fine di Gwyneth e la sua perdita per il marito. Sapeva che il suo migliore amico e suo re, l’amava non meno di lui. Sapeva ciò che sentiva per la perdita di Gwyneth pur non avendola vista morire … Artorius l’aveva vista …
 
- Non saprei come spiegartelo Cillian … non so perché è successo e cosa è successo … nessuno lo ha capito …
- Cosa significa Artorius? Qualcosa avrà pur avuto! Non era ora di morire per lei …
- Sei mesi fa abbiamo avuto la nostra secondogenita … è stato un parto precipitoso … Gwyneth era incinta da sette mesi … la piccola era prematura ma stava bene … Lei ha iniziato a deperire giorno per giorno, aveva di continuo emorragia … negli ultimi quattro mesi sembrava riprendersi, grazie alle tisane di Lady Elenoire poi… neppure quelle hanno avuto più effetto. Ho convocato tutti i druidi conosciuti … nessuno ha capito nulla!
– Non ci posso credere! Nemmeno Merlin?!
 
Artorius tirò le labbra su un lato del viso, in un sorriso amaro.
 
– Merlin è scomparso sedici anni fa Cillian! Non si sa più nulla di lui da allora!
– Nessuno scompare Artorius, semplicemente non avete ritrovato il suo corpo … se è morto nel bosco i lupi lo hanno fatto sparire …
- L’ho pensato molte volte anche io, ma non ho mai detto i miei sospetti a Gwyneth, lei era convinta che un giorno sarebbe tornato!
– Nella sua capanna avete trovato indizi di una partenza improvvisa?
– Cillian tu neppure immagini cosa abbiamo trovato nella sua casa!
– Cosa?
– Un albero … -
- Un albero?!
– Un enorme albero! Mai visto … ha sfondato il tetto e occupa la baracca … Sai come era fissato per gli alberi … uno dei semi che raccoglieva sarà rimasto sul pavimento ed è germinato diventando albero …
- Che era “fissato” con gli alberi non è la definizione giusta … Merlin li venerava … diceva che negli alberi si cela lo spirito di coloro che sono destinati a tornare … un giorno mi ha detto che se fosse morto avrebbe voluto rinascere come albero!
– Aveva le sue stranezze Cillian! Ma era un brav’uomo … sapeva curare di tutto … forse sarebbe riuscito a salvare la “nostra “ Gwyneth!

“Nostra?”
 
Cillian si chiese se avesse sentito bene … ovviamente aveva sentito giusto. Aveva capito che Artorius si era accorto dei suoi sentimenti per Gwyneth … lo aveva allontanato da Camelfort per creare alleanze con i Celti dell’Isola di Eire, ma era anche una scusa per mandarlo via, ordinandogli in più di prender moglie.
 
– Perché mi hai richiamato a Camelfort Artorius? Dicevi nella lettera che avevate bisogno del mio aiuto!
– Gwyneth si stava spegnendo ogni giorno di più, non vedevo più la gioia di vivere nei suoi occhi, il mio amore e quello per i nostri figli non bastavano … Ho pensato che se lei avesse avuto vicino l’uomo che amava veramente e che la ricambiava, forse avrebbe trovato la forza di reagire.
– Gwyneth ti amava Artorius!
– Si … a modo suo mi ha amato … ma non come ha amato te … Mi dispiace Cillian … io ti ho fatto un grave torto!
– Quale torto?!
– Ti ho allontanato per gelosia … avevo capito cosa c’era tra voi … quando eravate vicini era palpabile … ho visto come lei è corsa da te quando sei stato ferito al torneo … ho visto la tua preoccupazione per lei … per la sua reputazione! Vi ho visti come vi siete salutati all’alba della tua partenza, era un modo intimo pur senza che vi sfioravate, ho creduto che foste diventati amanti …
- Non puoi crederlo Artorius … Gwyneth non era quel tipo di donna … non avrebbe mai voluto e non ho voluto nemmeno io … ormai apparteneva a te …
- Lo so Cillian ... eppure per la mia gelosia ho continuato a farti torto … quando tua madre si è ammalata Gwyneth mi chiese di farti tornare, diceva che a Donna Eva restava poco ormai … accecato dalla gelosia e dalla paura che me la potessi portare via … ti ho scritto troppo tardi e tu non hai fatto in tempo a rivedere tua madre …
- A quanto pare è la storia della mia vita non arrivare in tempo …
- Che vuoi dire?
– Lascia perdere Artorius … torniamo a Camelfort … la sera sta scendendo, si sta alzando la nebbia e fa più freddo .
 
Cillian si alzò e tirò per la mano Artorius, facendolo alzare. Si guardarono un attimo negli occhi e vi lessero lo stesso dolore. Quel dolore finalmente li portò ad abbracciarsi come fratelli.
***
 
Cavalcarono fino al castello, per strada Artorius chiese a Cillian notizie di sua cugina Milhena, egli gli raccontò che stava bene e che avevano avuto da circa quattro anni un altro maschietto, Sean, mentre il primogenito, Evan, era partito con lui e sicuramente era al Castello.
 
– Allora avrà già conosciuto il mio Eddy!
– Eddy?!
– Si i miei figli si chiamano Eduard ed Eva … come i tuoi genitori Cillian …
 
Sir Lancillotto era rimasto senza parole, non si aspettava che i figli di Gwyneth ed Artorius si chiamassero proprio come i suoi genitori, sicuramente era un caso, una semplice coincidenza!
 
–Se stai pensando che sia un caso ti sbagli di grosso Cillian!
 
Gli leggeva nel pensiero ora?
 
– Prima della nascita di Eddy ho raccontato a Gwyn di come i nostri padri si erano conosciuti. Le ho detto che Vinicius ammirava tuo padre Eduard, lo considerava migliore di se stesso … Quando il bambino è nato lei ha detto che se un grande uomo come Vinicius ne ammirava un altro considerandolo ancor più grande, sicuramente il nonno sarebbe stato contento che il nipotino portasse il nome di quell’uomo, suo migliore amico!
– E perché la scelta di Eva? Potevate chiamarla Gherda, come tua madre!
– Donna Eva e Gwyneth sono state molto unite in questi anni, avevano un rapporto come tra madre e figlia … Gwyn andava a trovarla ogni due giorni, tanto che ha avuto le doglie per Eddy in una di quelle visite e tua madre l’ha aiutata e ci ha ospitato per alcuni giorni finché lei non è stata meglio per tornare a casa. Eva è venuta con noi fino a che Eddy non ha avuto sei anni, poi è tornata a casa vostra, ne sentiva la mancanza. Quando è stata male, Gwyneth l’ha riportata al castello, nella sua vecchia stanza, l’ha accudita e curata fino alla fine … Sono stato io a chiamare nostra figlia Eva … in onore di quella donna che ci ha amati disinteressatamente e … per chiedere perdono a mia moglie per il torto che avevo fatto a tua madre e a te non chiamandoti per tempo …
 
Cillian non trovò parole per rispondere, ma era curioso di conoscere i figli di Artorius e di Gwyneth, voleva ritrovare qualcosa di lei in loro.
***
 
Evan ed il Principe Eduard avevano fatto conoscenza e chiacchieravano dei loro interessi in comune, nella sala della Tavola Rotonda. I loro padri li trovarono là. I due ragazzi, seduti sui seggi dei cavalieri, saltarono repentinamente in piedi, contemporaneamente, appena i genitori comparvero sull’uscio.
Si scambiarono le presentazioni, nemmeno Artorius aveva mai visto Evan.
 
– Giuro Cillian che mi sembra di rivedere te alla stessa età!
 
Cillian poteva dire lo stesso riguardo ad Eduard. Come suo padre era una decina di centimetri più alto di lui, lo stesso Eddy era più alto di un decimetro di Evan.
Guardò il giovane principe biondo. Era un bel giovane. Ricordò quando Gwyneth gli aveva annunciato di attenderlo … aveva sperato con tutto il cuore che quel bambino fosse suo, in fin dei conti fino all’improvvisa proposta di nozze di Artorius, Gwyneth era stata sua … ricordava come gli si era spezzato il cuore nel momento in cui lei gli aveva detto di essere sicura che il piccolo fosse di suo marito. Se fosse stato suo figlio, l’avrebbe rapita e portata via, aveva fantasticato su quel piano per giorni. Gwyneth voleva restare con suo marito, era giusto che crescesse suo figlio con il padre. Ora Cillian aveva davanti a sé il “suo figlio mancato”. Era evidente che fosse figlio di Artorius!
 
– Eduard Pendràgon … hai un bel nome … adatto per il futuro re dei Tre Popoli!
 
Eduard era arrossito, ricevere un complimento dal “leggendario” Sir Lancillotto era un onore per lui! Donna Eva gli aveva raccontato di suo figlio e anche suo padre e suo zio Valerius spesso amavano raccontare aneddoti della loro giovinezza che li vedevano coinvolti con Cillian in qualche situazione …
 
Qualcuno bussò alla porta durante la loro conversazione. 
 
– Cillian! Questa è la mia piccola Eva!
 
Al permesso del Re, Morgana era entrata con la piccina in braccio, era ora di metterla a letto, come aveva detto al Re, e la bambina voleva il bacio della buona notte da suo padre. Artorius non aveva nemmeno guardato Morgana, i suoi occhi erano solo per quella meraviglia di sua figlia. La prese tra le braccia vezzeggiandola e sorridendole, la portò verso Cillian. A sei mesi la bambina era bellissima, aveva i capelli biondi che, pur ancora corti, si abboccolavano  sulla fronte rosea e sulle piccole orecchie. Eva sorrise a Cillian con il suo unico dentino che sporgeva dalle gengive inferiori. Si portò la manina agli occhi, era assonnata e si accoccolò sotto il collo del padre, nascondendovi il visetto. Cillian aveva potuto vedere i grandi occhi di Eva. In lei Gwyneth riviveva, pensò che da piccina fosse stata sicuramente somigliante a sua figlia, non solo erano bionde, avevano ambedue lo stesso colore verde degli occhi. Cillian sentì un calore nel cuore e una tenerezza enorme per quella piccina, avrebbe voluto tenerla in braccio come Artorius, ma non lo fece, né lo chiese. Le sorrise con tenerezza paterna e le accarezzò il dorso di una delle manine paffute.
 
– Vero, amico mio, tua figlia è bellissima … come lo era sua madre …
 
Morgana guardò in viso il cavaliere. Aveva capito che si trattava del “famoso” Lancillotto. Le dame avevano detto la verità sulla sua avvenenza e sul suo fascino.
 Come se avesse sentito il suo sguardo su di sé, Cillian si voltò improvvisamente verso di lei, puntandole gli occhi azzurri nei suoi cerulei. Morgana si sentì guardata dritta nell’anima, per la prima volta sentì timore reverenziale verso un uomo. Ebbe la sensazione che lui potesse leggerle dentro e capire cosa aveva fatto. Distolse lo sguardo da quegli occhi penetranti e severi. Si diresse verso Artorius e riprese la principessina. Guardare negli occhi Artorius non gli faceva lo stesso effetto, con lui era sicura di sé, del suo fascino. Fece un sorriso seducente al Re, presto avrebbe fatto in modo di riportarlo nel suo letto. Conosceva i suoi bisogni, contava su di essi, forse sarebbe servito qualche mese, Artorius era ancora troppo preso dal lutto e non ricambiava nemmeno i suoi sguardi, ma lei avrebbe aspettato al varco. Voltandosi per uscire si accorse di un altro paio di occhi azzurri, uguali a quelli di Lord Cillian Flinth, che la guardavano insistentemente. Erano occhi ingenui di un giovane inesperto quanto bello! Somigliava moltissimo a suo padre, ma ancora non aveva quel fascino magnetico che l’aveva intimorita. Il ragazzo la guardava con ammirazione e chiaro desiderio. Gli regalò uno dei suoi sorrisi seducenti, pensando che non le sarebbe dispiaciuto insegnargli i segreti di ciò che con evidenza il ragazzo stava immaginando.
 
Evan seguì con lo sguardo ogni movimento di quella giovane donna dai capelli corvini. Era rimasto incantato dalla sua bellezza appena l’aveva vista entrare. Lei non lo aveva nemmeno notato, ma uscendo si era accorta di lui e gli aveva sorriso in un modo … Il giovane non aveva mai sentito una simile attrazione fisica per una donna, si accorse con imbarazzo di avere un’erezione e fu grato alla tunica che indossava, lunga abbastanza da coprire il suo inguine.
***
 
Lady Elenoire fece apparecchiare per la cena, nulla di lussuoso, l’indispensabile. Tutti a palazzo portavano una fascia nera al braccio, sia le dame che la servitù. Lily portò un carrellino con le vivande e gli uomini mangiarono con calma, parlando di quei sedici anni trascorsi e mettendo al corrente i loro figlioli della politica che Cillian stava conducendo con i Celti dell’Isola di Eire e con i Pitti dell’Isola di Arran e delle Highlanders.
 
– Mc Cassidy si sta mostrando un ottimo alleato Artorius, abbiamo raggiunto un accordo. Su Arran veglierà lui … abbiamo costruito una fortezza con ampie segrete che possono ospitare parecchi prigionieri. I deportati hanno molto spazio e Mc Cassidy sa come trattarli. L’idea è di riabilitarli e utilizzarli per bonificare le terre più impervie. Al momento stiamo avendo buoni risultati …
- Si, ho visto il rapporto di Mc Cassidy … la produzione di grano è aumentata del 15% … dice che di questo passo il prossimo anno aumenterà del 20%!
– Un’ottima cosa padre! Rimpingueremo i granai e ci saranno abbastanza scorte per i periodi di magra!
– Si Eduard … se la gente ha la pancia piena non ha di che lamentarsi e prospera.
– Dovrete costruire altri granai Maestà … altro lavoro ed altri guadagni per il popolo!
- Tuo figlio è lungimirante Cillian!
 
Il Primo Cavaliere guardò compiaciuto suo figlio.
 
– Si mio giovane Evan … dici giusto …
***
 
Dopo cena il Re e il suo Primo Cavaliere rimasero da soli nella sala della Tavola Rotonda …
Erano rimasti loro due, in compagnia di due calici in vetro e una brocca di vino rosso. Artorius era seduto in modo rilassato sul suo seggio, le braccia poggiate sui braccioli e nella mano destra il suo calice ancora pieno. Cillian era in piedi, sorseggiava a riprese il vino, mentre il suo sguardo era rivolto verso la pietra che campeggiava al centro della Tavola Rotonda. Anche quella pietra era pregna di ricordi collegati a Gwyneth …
 Artorius portò il calice alle labbra, ma non distolse lo sguardo da Cillian. Posò il calice sulla Tavola e incrociò le dita sullo stomaco, poggiando la testa all’ indietro verso la spalliera del seggio.
 
– Mi sono sempre chiesto come tu abbia fatto Cillian …
- Fatto cosa Artorius?
– Mi hai convinto a raggiungere quella pietra … incuriosendomi con la “leggenda” della dea uscita dalle acque di Avalon e la sfida ad estrarre la spada … mi hai suggerito come estrarla … Ho capito da subito che tu c’entravi in qualche modo, ma non sono mai riuscito a capire in che modo hai inserito la spada lì dentro e in che modo si liberava spingendola verso il basso …
 
Cillian sorrise, già allora si era reso conto dallo sguardo furbo di Artorius che aveva capito. Non era uno stupido, ne uno superstizioso. La sua ambizione l’aveva mosso a seguire Cillian per giungere alla pietra con Excalibur inserita, aveva estratto la spada e il suo destino era stato quello che premetteva e prometteva la scritta sottostante.
 
Era il momento di svelare qualche segreto. Artorius ormai era l’agognato Re dei tre popoli del lago di Avalon, acclamato, stimato e ammirato.
 
- Un congegno a scatto Artorius … e una pietra costruita da un bravo fabbro, sciogliendo minerali nella sua fucina …
- Malcom immagino!
– Lui ovviamente … un artista nel suo campo! Ha forgiato anche Excalibur … io avevo progettato il congegno e disegnato la spada, ondulata per consentire meglio di restare incastrata nel congegno, liberandosi con le molle che scattavano schiacciando un pulsante al di sotto. Quando hai spinto la spada il pulsante si è abbassato liberando la lama …
- Hai inventato anche la leggenda della Dea uscita dalle acque di Avalon …
- In realtà quella è una storia vera … quella dea è esistita ed è apparsa veramente ad un giovane pastore …
 
Artorius era rimasto senza parole, guardò Cillian con sguardo interrogativo.
 
– L’ultima frase che Gwyneth mi ha detto morendo è stata che tu e lei avevate visto giusto su di me, ero per voi l’uomo adatto a diventare il re … è questo allora … La "Dea" era Gwyneth e tu il giovane pastore … tu hai conosciuto Gwyneth molto prima di me …
- Si … lei era la "Mia" Dea uscita dalle acque … la conobbi il giorno che uccisi il lupo la cui pelliccia ancora indosso … lei si stava bagnando nel lago … nel punto in cui io andai a lavarmi di dosso il sangue della bestia che avevo appena ucciso … era bellissima e  ne rimasi folgorato … credo di averla amata fin dal primo momento!
– Lei era il motivo per cui restavi al capanno …
- Si … era lei … è sempre stata soltanto lei …
- Santi numi Cillian! Avevi appena diciotto anni … io l’ho conosciuta quattro anni dopo! Perché non l’hai sposata? Perché non mi hai fermato?
– Come potevamo sposarci se i nostri popoli erano nemici?! Lei per di più era la figlia del Capo dei Sassoni, l’hai dimenticato? Io ero un pastore celta. Ci eravamo promessi l’un l’altra e tutto quello che abbiamo fatto è stato per il nostro amore … per vederlo realizzato …
- Avete fatto in modo che io unissi i tre popoli di Avalon attraverso la “leggenda” della spada Excalibur …
 - Si … è così …
- Avete indotto questo enorme cambiamento per amore … un amore dalla forza dirompente … io sono stato come un burattino nelle vostre mani …
- Non sei mai stato un burattino … tu eri l’uomo giusto … tutti e tre i popoli del lago ti conoscevano e stimavano … estrarre la spada sarebbe stata solo la conferma di qualcosa che già era scritta e così è stato …
- Già, io sono diventato il Re, ma tu e Gwyneth non avete realizzato il vostro sogno … Perché non me ne hai parlato … pur se mi ero innamorato di lei a prima vista … per te non l’avrei chiesta in moglie …
- Sei arrivato da Gandar prima di me … io ero andato in missione dai Pitti se ricordi …
- Si, ricordo la sera quando sei tornato ed io ti ho dato la notizia del mio fidanzamento … Non capisco come tu abbia fatto a restare impassibile … io ero geloso di te quando ti vedevo vicino a Gwyneth … non so tu come potevi stare … ti avevo portato via la donna che amavi …
- Ti basta sapere che mi sono spaccato le dita della mano per prendere a pugni un albero?
– Non eri caduto da cavallo allora! Mi era sembrata strana come caduta … cavalchi benissimo … Non capisco perché Gwyneth non mi ha rifiutato …
- Non ti ha rifiutato perché le ho detto che tu potevi offrirle più di me … che lei era perfetta come regina dei tre popoli e che il vostro matrimonio avrebbe unito maggiormente la nostra gente …
- Avete rinunciato alla vostra vita per altruismo …
- Bisogna sempre guardare a ciò che è un bene superiore e la pace e la prosperità dei Tre Popoli di Avalon lo è …
- Hai sofferto come un cane in questo modo Cillian … adesso capisco il tuo allontanarti ed evitare di essere presente quando c’era Gwyneth … ed io che inizialmente avevo pensato che non potessi soffrirla … vi ho mandato insieme in missione diplomatica dai “suoi” …
- Si, decisamente non ci hai fatto un favore in quell’occasione … non è stato facile starle alla larga … ogni giorno stavo peggio, ad un certo punto ho deciso di farla finita duellando al posto di Valerius nel Torneo …
- Come no! Bell’idea che avevi avuto! Hai vinto e ti hanno ferito gravemente … da lì ho capito che tra voi c’era qualcosa e ti ho allontanato … Sono stato un egoista … per fare la mia felicità ho fatto l’infelicità delle due persone a me più care …
- Non è più il caso di compiangerci Artorius … pensa a ciò che di buono la tua unione con Gwyneth ha portato …
- Oltre la pace su queste terre … i nostri due figli e per te le nozze con mia cugina e egualmente due figli … Cillian …
- Si?
– Questa storia deve essere tramandata ai nostri figli … devono sapere la verità … e i nostri figli la tramanderanno ai loro! È giusto che, al di fuori delle leggende su Excalibur, loro sappiano che è grazie all’amore di due giovani che questo regno è nato … La racconterò ad Eddy!
– Io la racconterò ad Evan e …
- Cosa?
– Volevo rivolgerti una preghiera …
- Una preghiera Cillian?!
– Si Artorius … tua figlia somiglia molto a Gwyneth … vorrei che in suo onore, tu e i tuoi discendenti, usiate per le vostre primogenite femmine il secondo nome di Swan!
- Cigno?
– Si, lei è sempre stata per me la rappresentazione di un cigno …
- Ora capisco anche la scelta del tuo araldo Cillian …
 
***
Evan vedendo tardare suo padre era tornato verso la sala della Tavola Rotonda, aveva sentito parlare il Re ed il suo Primo Cavaliere, voleva bussare, ma il discorso era stranamente interessante ed era rimasto incuriosito ad ascoltare dietro la porta. Aveva sentito tutto e ora sapeva la verità, una verità che rispetto a ciò che aveva immaginato su suo padre e la Regina … andava molto oltre.
 In silenzio e con un’ emozione che non riusciva a decifrare, tornò verso la sua camera.
***
 
Cillian aveva deciso di dormire nel capanno da pastori, nella radura. Dormire! In realtà era semplicemente sdraiato sul suo giaciglio, a dorso nudo, con indosso delle braghe di lino. Le braccia incrociate dietro la testa. Il camino acceso scaldava la stanza e lanciava bagliori rossicci che profilavano gli oggetti in essa disposti.
Una grande pena gonfiava il cuore di Cillian e l’impossibilità a rassegnarsi invadeva i suoi pensieri. Non aveva avuto possibilità con lei … non era giusto! Per lui lei ancora era lì, se Artorius stava riuscendo a lasciarla andar via, lui non ci riusciva. La sua anima era legata a quella di Gwyneth e sempre lo sarebbe stata … la sentiva così vicina … vitale e palpitante …
 
Sentì un passo leggero fuori dall’uscio … lo scricchiolio di un rametto di legno calpestato. Sentì il cigolio della porta che si apriva … lo sapeva … l’aveva sentita arrivare … sentì il suo profumo di fiori di campo invadere la stanza dell’umile capanno. Si alzò in piedi per andarle incontro. Lei vestiva di veli bianchi. Entrò soavemente dall’uscio e si gettò tra le sue braccia pronte ad accoglierla. Non c’era più spazio, ne tempo ... Era come se non si fossero mai lasciati, tutto era rimasto come all’ultima volta che si erano appartenuti in quel capanno. Non ebbero bisogno di parole per unire le loro labbra. Lui non ebbe bisogno del suo permesso per scioglierla da quei veli. Erano gesti per loro spontanei, dettati dall’amore reciproco e dal desiderio che da sempre li accendeva e li faceva ardere di passione. Ancora una volta si amarono in quel capanno, sul loro giaciglio rivestito di velli, così … teneramente e intensamente. Poi,  come era arrivata, senza parlarsi, lei si alzò. La porta si aprì dietro di lei, come se un colpo di vento l’avesse forzata. Merlin comparve sull’uscio. Cillian lo vide trasformarsi, diventare un enorme albero e vide Gwyneth attratta con forza verso il tronco ampio.
 
– Non andare Gwyneth … non andare … resta con me amore …
 
Il tronco dell’albero si aprì come se vi fosse un portale, Gwyneth si ritrovò in esso. Le ante si richiusero e tutto sparì …
 
Cillian si svegliò di soprassalto chiamando l’amore della sua vita.
 
 – Gwyneeeth!
 
No, non era nel capanno … era nel suo alloggio a Camelfort! Il suo meraviglioso sogno d’amore era svanito, ma anche se era stato solo un sogno, lei era stata ancora sua!
Sentì il cuore alleggerirsi, l’avrebbe cercata ancora … nel sonno c’era un confine tra la vita e la morte dove poteva ritrovarla, avrebbe cercato … avrebbe cercato …
Il giorno dopo sarebbe andato a vedere l’albero che cresceva nella casa di Merlin … doveva vedere con i suoi occhi … doveva capire …
 
***
 
Era mattina presto, Elenoire aveva dormito malissimo. Non riusciva a tenersi dentro quel segreto! Si inginocchiò ai piedi del letto a pregare. Chiese perdono alla Dea Madre e all’anima della sua Regina. Le lacrime ripresero a scendere dai suoi occhi. Non era riuscita a curare la sua Regina, o meglio … non era riuscita a proteggerla né  a salvarla!
Ancora aveva davanti agli occhi la scena di ciò che aveva scoperto … tardi purtroppo!
 
Artorius aveva portato Gwyneth sul mastio, era un desiderio della Regina, da mesi non saliva a respirare la brezza del mattino. Lady Elenoire aveva approfittato di quel momento per arieggiare la stanza della malata, rifarle il letto e sparecchiare il vassoio che le aveva portato Lily per la colazione. In modo maldestro era inciampata al grande tappeto posto nella stanza. Per poco non le erano cadute  la tazza del latte e il calice del corroborante che somministrava alla Regina tutte le mattine. Il calice era caduto sul vassoio stesso e fortunatamente non si era rotto, ma inclinandosi aveva lasciato fuoriuscire il piccolo deposito di liquido avanzato. Elenoire aveva notato che c’erano dei piccoli grumi in quell’avanzo liquido. La cosa era strana … le erbe usate nell’infuso non lasciavano quel rimasuglio! Aveva intinto l’indice in quel poco liquido e l’aveva annusato. Questa volta il vassoio le era caduto veramente di mano. Conosceva quel veleno! Era letale! Come lei lo conosceva Morgana, sua nipote. Finalmente aveva capito tutto! Doveva dare un antidoto a Gwyneth!
 Aveva corso per le scale del mastio, non curante del fiatone e del cuore che le stava scoppiando nel petto. Doveva far scendere Artorius e la sua sposa …
Era tardi … era tardi … Aveva visto Artorius che cullava Gwyneth ormai esanime … Non le era rimasto che rimettere nella tasca del vestito la piccola fiala contenente l’antidoto.
Aveva capito con dolore e grande rammarico che la sua scellerata nipote si era macchiata di quel delitto. In quei tre giorni era stata tentata di dirlo al Re ma, contemporaneamente, l’idea che sua nipote venisse decapitata, la repelleva. Non sapeva cosa fare, a parte pregare e chiedere perdono. Morgana d’altra parte era impassibile e non palesava nessun senso di colpa. L’aveva vista provare a civettare nuovamente con Artorius, ma il Re era talmente addolorato per la perdita di sua moglie che non la notava nemmeno! Sicuramente sua nipote avrebbe fatto in modo di fargli dimenticare Gwyneth e prendere il suo posto. Elenoire era disgustata e dispiaciuta, ma forse alla fine dei conti le conveniva mantenere il segreto. Morgana aveva dimostrato di essere capace di qualsiasi nefandezza.
Più tardi, nel primo pomeriggio, Elenoire vide dalla finestra che dava sul giardino, sua nipote con la Principessina. La faceva giocare e divertire. La Dama si chiese quali erano i veri sentimenti di Morgana nei confronti di quell’amabile creaturina bionda dai grandi occhi verdi, non si fidava, doveva stare in guardia per la Principessina.
Mentre Morgana distraeva la bambina, Elenoire vide arrivare in giardino il giovane figlio di Sir Lancillotto. Morgana gli sorrise e iniziò ad avere verso di lui un atteggiamento seduttivo, Elenoire l’aveva vista all’opera, in quel modo, con Artorius. Doveva avvisare Cillian, il ragazzo doveva essere salvato dalle grinfie di quell’arpia!
Come se l’avesse invocato, giunse in giardino, accompagnando Artorius, proprio Cillian. Elenoire chiuse le tende, gli avrebbe parlato quella sera …
 
Morgana si alzò in piedi all’arrivo dei due uomini. Si diresse verso Artorius con un sorriso seducente, ma appena percepì lo sguardo di Cillian su di sé, si ritrasse, voltandosi di spalle e andando a prendere in braccio la piccola Eva.
 
Cillian aveva notato come la giovane aveva guardato il suo migliore amico, l’aveva notato anche la sera prima. C’era qualcosa che non gli appariva limpido in quella donna. Bellissima e oscura … Si, oscura! Questo gli arrivava dritto dallo stomaco. Non le piaceva quella ragazza … aveva una strana sensazione nei suoi confronti, non gli ispirava fiducia!
 Aveva detto ad Artorius che avrebbe fatto una passeggiata a cavallo, lui aveva risposto che se non avesse avuto un incontro con il nuovo capo dei Sassoni, cugino di Gwyneth, sarebbe andato con lui. Cillian ne era rimasto contento, preferiva essere da solo. Chiamò suo figlio, lo aveva visto imbambolato a guardare Morgana.
 
 – Evan … ho intenzione di fare una cavalcata nei dintorni …
- Vuoi che venga con te?
– No Evan … resta qui … ma devo dirti alcune cose e darti un oggetto …
 
Evan era perplesso.
 
– Non fidarti di quella donna … la bellezza esteriore spesso nasconde il marcio dentro … sei giovane Evan e una donna così bella ti può attrarre facilmente, stai in guardia … in lei c’è qualcosa di oscuro. Prendi questa ora …
- Cosa?!
 
Cillian gli mise in mano una piccola medaglia in oro, raffigurava un cigno in volo con il bastone uncinato. Evan riconobbe il simbolo di suo padre.
 
– Tieni questa medaglia … un giorno la darai alla donna che amerai veramente, l’unica che saprai sarà degna di indossarla … Ti chiedo inoltre di essere il Primo Cavaliere della Principessina Eva … proteggila anche a costo della tua vita … veglia su di lei …
 
 Evan annuì e seguì con lo sguardo suo padre, che si allontanava verso le scuderie, dove Sem lo aspettava con uno stallone già sellato. Sarebbe riuscito a star lontano da quella donna che lo attraeva come una calamita? Non aveva mai desiderato una donna come desiderava lei … Aveva ragione suo padre a non fidarsi di lei? Forse sbagliava, forse il dolore per la perdita della donna che aveva tanto amato, offuscava la sua capacità di giudizio!
 Evan voleva conoscere meglio Morgana, voleva conoscerla più a fondo, voleva sviluppare un suo giudizio personale su di lei, non voleva che il pregiudizio di suo padre minasse un rapporto che ancora non era neppure nato. Ciò che sentiva per quella bellissima donna non era amore, lo sapeva, era un’attrazione “fatale”, da una parte ne era spaventato, poteva condividere le preoccupazioni di suo padre, non voleva cadere innamorato di lei e trovarsi poi deluso, ma una cosa era certa … “la voleva”, come non aveva voluto null’altro nella sua giovane vita …
 
***
I colori del tramonto imporporavano le acque del lago di Avalon e donavano una luce rosata, irreale, agli alberi del bosco. Cillian si chiese quante volte avesse visto quel tipo di luce tra quelle fronde e si rispose che, come in quel momento, non gli sembrava di ricordarne alcuna. Si stava avvicinando al luogo dove sorgeva la vecchia dimora del Druido Merlin. Un luogo che conosceva fin dall’infanzia, come fin dall’infanzia conosceva il grande vecchio dalla barba lunga e bianca. Aveva sempre pensato che quella zona del bosco, circostante la casupola in pietra, avesse qualcosa di magico. Era come se in quel luogo si percepissero delle vibrazioni sovrannaturali, forse Merlin aveva scelto il posto per costruire la sua dimora per quel motivo!
 
 Cillian non conosceva l’età di Merlin, per lui era come se il Druido fosse vissuto lì da tempo immemore. Quando da ragazzo andava con il suo migliore amico, l’attuale Re, a trovare il “Vecchio”, e gli confidava di sentire la magia del luogo, Artorius lo prendeva in giro dicendogli che era un romantico sognatore, amante della natura come Merlin e forse era per quello che andava d’accordo con il Druido.
 Effettivamente tra Cillian e Merlin c’era sempre stato un rapporto speciale, l’anziano Druido era stato come un mentore per lui.
 
Avvistando la casupola in pietra, Cillian ammise a se stesso che Merlin gli aveva insegnato molto della vita e del mondo. Sapeva che Merlin aveva viaggiato, non sapeva come lo avesse fatto, poiché gli parlava di lunghi viaggi in terre lontane, avvenuti in tempi troppo brevi per percorrere quelle distanze. Spesso Cillian aveva pensato che i viaggi di Merlin fossero solo fantasie. Gli aveva detto in un’occasione che aveva visto una terra lontanissima, oltre il mare, una terra indicata dalla costellazione del cigno, e gli aveva detto che un lontano giorno lui vi sarebbe approdato con la sua nave, lì avrebbe trovato l’amore e il suo futuro …
 
 Cillian rise al ricordo, decisamente Merlin aveva molta fantasia! L’amore della sua vita l’aveva trovato in quella radura, poco lontano da quella casetta in pietra, non sarebbe mai andato in quella lontana terra oltre l’oceano … non ne aveva motivo …
 
Osservò stupito ciò che gli si parò davanti … Artorius gli aveva detto il vero …
Dal tetto della casupola, ormai sfondato, si ergeva un alto, robusto e fronduto albero; bellissimo, maestoso e mai visto prima.
Si avvicinò e scese da cavallo. Una sorta di timore reverenziale lo invase. Rimase davanti alla porta chiusa. Una voce interiore gli diceva di entrare. Si accostò alla porta e la spinse. Qualcosa la teneva chiusa dall’interno, come se il padrone di casa fosse ancora lì e si fosse chiuso nella sua privacy.
 
Seguendo il suo istinto, Cillian sguainò la spada e forzò la porta, riuscendo a sollevare, pazientemente, la tavola di legno che bloccava dall’interno quell’uscio logoro. Entrò e vide la base del robusto albero, piantato in terra vicino al vecchio tavolo. Sulla superficie del tavolo, tra le foglie secche e il guano dei passeri che vi dimoravano, ancora vi erano ciotole e vasellame, come se Merlin avesse consumato un ultimo pasto senza sparecchiare prima di “partire”.
 
Cillian ricordava il sogno della notte precedente e il desiderio di Merlin di rinascere dopo la morte come albero …
Si disse che il sogno lo aveva condizionato sicuramente o forse il sogno era stato condizionato dalle parole che anni prima Merlin gli aveva detto, ossia che negli alberi vivevano le anime di coloro che erano destinati a tornare.
 
Pensò a Gwyneth che nel suo sogno era sparita nel tronco dell’albero in cui Merlin si era trasformato …
 
“Tornare … tornare …”
 
Poteva veramente un’anima tornare? Sentiva Gwyneth così vicina!
Desiderò con tutto il cuore che quel che Merlin aveva detto potesse diventare vero, ma la sua razionalità e la realtà gli confermavano il contrario.
Si avvicinò a quel rugoso tronco e vi poggiò la mano destra. Sentì ancora le vibrazioni di quell’ambiente come da bambino. La nostalgia e il dolore invasero ancora il suo cuore e calde lacrime scesero dai suoi occhi azzurri. Poggiò la fronte al tronco e chiuse gli occhi.
 
– Merlin … come vorrei che tu avessi avuto ragione! Vorrei che mi potessi sentire … che tu fossi veramente quest’albero … so che ti sarebbe piaciuto … Vorrei che tu ancora mi consolassi delle mie pene d’amore … mi consigliassi e mi dessi ancora una medicina per dimenticare … una medicina che non prenderei, come la sera del matrimonio di Gwyneth, perché non voglio dimenticarla … Mi hai spiegato la profezia che mi hai fatto … Mi avevi detto che io e lei eravamo anime gemelle, destinate a stare  insieme, che ci saremmo sentiti vicini anche se lontani, che se non fossimo stati insieme in questa vita ci saremmo ritrovati sempre, anche in altre vite, oltre la morte, anche tra secoli …. Vorrei con tutto il cuore che questo si avverasse! Il nostro sogno d’amore è svanito … l’ultima ora è fuggita e io, anche questa volta non sono arrivato in tempo! Vorrei tanto poter avere ancora un futuro con la mia Gwyneth! Lo desidero maledettamente!!!
 
Aveva gridato quell’ultimo desiderio mentre, ancora con la fronte poggiata al tronco e gli occhi chiusi,  le sue lacrime bagnavano la coriacea corteccia, assorbite velocemente da quella disidratata scorza.
 
Si tirò indietro, cercando di ricomporsi e ricacciare le lacrime da dove erano venute. Lasciò il tronco dello splendido albero. Guardò in alto verso i rami fronduti e sentì il vento smuovere quelle foglie. Si voltò e uscì all’aperto. Non fece caso che fuori non tirava un alito di vento …
 
Il buio della sera prese il posto dei colori aranciati e rosati del tramonto. Cillian era nuovamente a cavallo e sembrava vagare senza meta. Si ritrovò ancora sulla riva del lago di Avalon. Uno spicchio di luna si stava elevando all’orizzonte blu-violaceo. Il suo riflesso illuminò il contorno della torre che si ergeva al centro dell’isolotto posto nel lago. Gli ultimi rimasugli, del legno funebre bruciato, ancora galleggiavano sull’acqua, ricevendo quel tenue bagliore della luna. Cillian scese nuovamente dal suo destriero e lo lasciò libero …
 
Il vento sfiorò il suo viso scompigliandogli i capelli lunghi sul collo e gonfiando il suo mantello azzurro. Iniziò a sentire un gran caldo al centro del petto, gli ricordò il calore che vi sentiva ogni volta che incontrava “Lei”. Questa volta non l’avrebbe incontrata, non l’avrebbe incontrata mai più! La disperazione trasformò quel calore in dolore, un dolore acuto, come quello di un pugnale che lo stava trafiggendo. Il dolore si irradiò anche al braccio sinistro e sentì una forza che lo stava stritolando dall’interno, fino a togliergli il fiato. In quell’ultimo momento vide una luce aprirsi sull’acqua del lago e in quella luce la vide …
 
Cillian non poteva credere ai suoi occhi! Gwyneth era lì, bellissima, con i capelli biondi che le scendevano sulle spalle coperte da un candido mantello e vestita di bianchi veli come nel suo sogno della notte prima. Nuovamente il calore invase il suo torace. Non sentiva più il battito del suo cuore, ma il calore era ancora lì. Si sganciò il mantello e lasciò che galleggiasse sull’acqua, mentre un passo dietro l’altro, i suoi piedi, calzati con gli stivali in cuoio morbido, entravano in acqua per raggiungerla.
 
Gwyneth tese le mani verso di lui, mentre camminando sul pelo dell’acqua la stava raggiungendo. Cillian prese quelle amate candide mani tra le sue, portandole alle labbra.
 
– Amore mio … ci eravamo promessi di ritrovarci sempre … oltre la vita e oltre la morte …
- Mio dolce Cillian … ti ho tanto aspettato …
- Perdonami Gwyneth … sono arrivato tardi anche questa volta …
- Siamo qui ora amore mio …
- Sei bellissima Gwyn …

Lei sciolse la mano destra da quella di Cillian e la portò ad accarezzargli i capelli lungo la tempia sinistra.
 
– Quanto tempo è passato amore mio … hai i tuoi primi fili bianchi tra i capelli, ma non sei cambiato … i tuoi occhi brillano come sempre, sono il cielo che ho guardato ogni mattina …
- My Swan … io ritrovavo i tuoi nel verde dei prati dell’ Isola di Eire …
- Ti prego amore mio … dimmi che hai cercato di essere felice anche senza di me …
- Lo sai tesoro … ci ho provato … Milehna ha fatto di tutto per darmi felicità … ma tu sei la mia vita … mi sei mancata tanto …
- Per me è stato lo stesso … Artorius si è prodigato … ma io non ho potuto smettere di amarti … ti ho inviato un regalo un giorno …
- Il cigno con la medaglia del nostro simbolo … si, mi è giunto … ora appartiene a mio figlio …
- Evan … ne parlavi nelle lettere a tua madre …
- Mia adorata … ti ho sognata questa notte … eravamo ancora insieme … è stato un sogno bellissimo …
- Oh! Cillian! Sei sicuro che fosse solo un sogno? Sono venuta da te questa notte … non ho più vincoli matrimoniali con Artorius … sono stata tua come un tempo …
- Come è possibile Gwyneth?!
– Nei sogni non abbiamo bisogno del nostro corpo Cillian, è il nostro spirito che agisce … le nostre anime possono sentirsi e vedersi … eppure Merlin te lo aveva detto!
– Merlin … è morto ormai!
– No Cillian … Guarda verso riva … Merlin ci sta guardando … ci sta vedendo …
 
Cillian si voltò verso la sponda del lago e vide il vecchio druido con i piedi nell’acqua.

 – Merlin dovrà tornare … il suo compito è di proteggere il "vero amore" … questa volta ha fallito, ma l’amore vero sopravvive alla morte, chi non ha realizzato il suo sogno deve tornare, tu lo hai desiderato e chiesto con cuore e anima …
- Vuoi dire che la profezia si avvererà Gwyneth?
 – Si amore mio … noi torneremo …
- Allora Swan ti prometto che se dovessi tornare, fosse anche tra mille anni, io verrò a cercarti, anche se dovessi solcare l’oceano con la mia nave e arrivare dall’altra parte del mondo … io ti troverò sempre e se dovessi vederti anche di schiena, tra cento persone, io ti riconoscerò e ti amerò come ti amo adesso …
- E io ti prometto Cillian che sentirò il tuo sguardo sfiorare i miei capelli, anche se non dovessimo vederci in viso … io saprò che sei tu e ti amerò come ti ho sempre amato!
 
Non potevano stare ancora l’uno senza l’altra. I loro visi si avvicinarono mentre le braccia di Cillian circondavano la vita di Gwyneth e le mani di lei gli carezzavano le guance ed i capelli selvaggi. Le loro labbra si unirono in un dolcissimo bacio d’amore. Una luce si sprigionò da quel contatto e li avvolse completamente.
La luce si riflesse meravigliosamente sulle onde che increspavano l’acqua del lago di Avalon e un fenomeno cosmico iniziò in quel preciso momento. Luci si accesero sulle acque come tante piccole lucciole intermittenti e volteggiarono intorno ai due amanti. Una pioggia di stelle cadenti si riversò dal cielo rendendolo ancora più luminoso di quanto lo spicchio di luna potesse lucere. Il globo di luce che avvolgeva Cillian e Gwyneth si sollevò dalla superficie dell’acqua, si scisse in due. Le due parti si alzarono verso il cielo volteggiando l’una intorno all’altra e poi, velocemente, insieme, partirono verso la volta celeste, li dove la costellazione Cignus stava tramontando. Le due stelle gemelle di Albirio, nel capo del Cigno, una gialla e l’altra azzurra, brillarono al loro arrivo …
 
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Sulla sponda di Avalon un vecchio Druido dalla lunga barba bianca, con i piedi scalzi immersi nell’acqua, guardava con il bianco degli occhi quelle brillanti stelle.
 
– Il Cigno e l’uncino si ritroveranno sempre … oltre la vita … oltre la morte … È ora di andare oltre l’oceano … ci vorrà tanto … il viaggio è appena iniziato …
***
 
Penisola di Storybrooke, Novembre 1726
 
Era già giovedì 3 Novembre. Emma si era alzata con la determinazione di allenarsi con suo fratello. Avrebbe combattuto come se fossero in un duello all’ultimo sangue. Sentiva che la resa dei conti era vicina. Rumbl non avrebbe tardato a sferrare il suo attacco.
Killian stava tornando, ci credeva fermamente! Il suo amore era vivo e vegeto, forse aveva incontrato Barba Nera o forse no! Non sapeva cosa aspettarsi, ma doveva essere pronta anche al peggio.
Sollevò Excalibur davanti a sé, sembrava più leggera del solito! La cosa la rincuorò.
 
– In guardia August e combatti con me senza pietà!
– Il tuo pirata di ha dato parecchia determinazione con il suo allenamento! Quasi mi fai paura sorella!
– È giusto che tu ne abbia fratello! Quando il nemico sarà alle porte, dovrò far in modo di proteggere ciò che amo e che mi appartiene … tu dovrai fare lo stesso August, quindi combatti con me come se io ti stessi portando via la tua Belle!
 
August strinse i denti alle ultime parole di sua sorella adottiva. No, nemmeno lui avrebbe permesso che al suo amore fosse fatto del male! Avrebbe difeso ciò che gli apparteneva e che amava!
Si gettarono a spada tratta l’uno verso l’altra e incrociarono le loro spade facendo risuonare il metallo nell’aere del cortile.
Neal stava guardando la scena dalla finestra della sua stanza, sorrideva per la determinazione della sua ex moglie, era fiero e orgoglioso di lei. Anche lui avrebbe fatto del suo meglio per proteggere ciò che amava e nel suo pensiero chi amava era proprio quella giovane, bionda e coraggiosissima donna e il bambino che avevano allevato.
 
Intanto sulla “Stella del mattino”
 
Da che l’abbrivio era ripartito con quella vivacità, Killian aveva tenuto il timone instancabilmente. La notte era passata velocemente e prima dell’alba Jeff aveva dovuto insistere per prendere il suo posto e mandarlo a dormire qualche ora. Lo aveva convinto alla fine, facendo leva sulla motivazione che, se voleva essere d’aiuto ad Emma, non poteva arrivare da lei ridotto ad uno straccio, doveva rifocillarsi e dormire! Il Capitano Flinth Jones si era ritirato infine nel suo alloggio e si era buttato vestito sul suo giaciglio. Il sonno era arrivato subito e con esso una serie di scene sognate in modo così vivido da sembrare realtà. Aveva sognato di essere in riva ad un lago e di aver assistito ad uno strano fenomeno di luci che si riflettevano su quelle acque, poi, improvvisamente da quell’acqua era giunta Emma, vestita di veli bianchi ed un mantello dello stesso colore. Le stelle luceano e lei era magnifica in quegli abiti. Gli si era avvicinata e aveva posato le sue labbra sulle sue, baciandolo appassionatamente come sapeva fare di solito e come lui di solito ricambiava con ardore. Poi si era sciolta da quell’abbraccio e carezzandogli la guancia gli aveva detto:
 
- Amore mio, ti sto aspettando con impazienza! Rumbl è qui e temo la sua malvagità! Ricordati Cillian … l’ora non è ancora fuggita … questa volta devi arrivare in tempo …
 
“Cillian?!”
 
Spesso, quando la sognava, lei lo chiamava con quell’accento particolare, trasformando l’iniziale del suo nome in un suono sibilante tipico del gaelico. Avrebbe voluto tenerla ancora tra le braccia e baciarla come piaceva a tutti e due, ma il sogno era svanito improvvisamente, interrotto dal grido di Spugna.
 
Era scattato in piedi repentinamente. Aveva sentito bene? Corse fuori dal suo alloggio incurante della porta che sbatteva violentemente contro la parete. Come una furia si diresse sul ponte a guardare verso prua, una striscia celestina, appena percettibile si intravvedeva all’orizzonte. Spugna aveva dato il richiamo dell’ ”avvistamento terra”.
 
Prese il suo cannocchiale dalla solita tasca del pastrano. Lo portò all’occhio e si accertò che non era un miraggio creato dai suoi desideri.
La linea della Penisola di Storybrooke si stagliava chiaramente davanti a lui. Tenendo il cannocchiale con la destra, lo richiuse con la mano lignea guantata di pelle nera e lo ripose nella tasca.
 
– Emma! Amore mio … domani sarò da te … non permetterò a nessuno di farti del male. A costo della mia stessa vita io ti proteggerò …
 
 
Angolo dell’autrice
Finalmente sono qui! Mi scuso con chi aspettava il capitolo già la settimana passata. Ma come sapete la vita vera ci può assorbire in tanti modi, al punto che può diventare difficilissimo potersi lasciare andare alla fantasia.  So che gli ultimi capitoli sono stati velati di tristezza. Il periodo non è stato “luminoso” per me, situazioni tristissime hanno condizionato anche lo scritto, ma oggi è Natale, giorno di nascita di un Bimbo portatore di speranza. La vita e l’amore sono la medicina per combattere il buio del male e della morte. Dove brilla il “vero amore”, e non intendo solo quello romantico tra due innamorati, la luce e la speranza non mancheranno mai! Festeggiare ogni anno la nascita di quel Bambinello ci deve ricordare proprio questo. Anche nel buio della notte più oscura, una luce può brillare dentro di noi e farci ritornare a casa illuminandoci il cammino. Voglio augurare a tutti coloro che seguono questa storia, a chi legge soltanto e a chi recensisce, non solo un Felice Natale. Ciò che desidero augurarvi, cari amici di penna, è che quel Bambinello vi porti tanta luce nel cuore e quando arriveranno i momenti bui, sappiate illuminare la vostra via e quella di chi amate.
Con Affetto, a tutti Buon Natale.
Lara
 

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Capitolo 50
*** Per onore,giustizia e amore ***


L  capitolo
 
Per Onore, Giustizia e Amore … 
 
 
La donna sentiva un forte pulsare alla testa, poco sopra l’orecchio destro. La vista era ancora annebbiata e, per un momento, non si rese conto che accidenti ci facesse in fondo alle scale interne che scendevano verso le cucine. Si portò la mano al punto che le doleva e la ritirò sporca di sangue.
 
– Henry! Mio Dio! Quell’orribile pirata gli è corso dietro! Non sono riuscita a proteggere il piccolo! Se gli accadesse qualcosa di brutto non me lo perdonerei mai!
 
Betty non aveva idea di quanto tempo fosse stata lì per terra priva di sensi, dopo che un grosso pirata calvo, dalla faccia tatuata, l’aveva colpita all’improvviso.
Cercò di rialzarsi. Lo fece con grande fatica, non solo per la sua mole, ma soprattutto per le contusioni provocatele dalla caduta per le scale, dopo il colpo alla testa, e le conseguenti vertigini che le fecero perdere l’equilibrio. Non cadde, riuscendo ad aggrapparsi al corrimano delle scale. Si massaggiò la fronte e poi cercò di mettere un passo dietro l’altro. Si accorse che fuori ancora si sentiva il clangore di spade, spari di pistole, grida e … si, anche cavalli!
 
– Questi sono i cavalli dei soldati che arrivano dal porto! Mi devono aiutare a cercare il piccolo! Lo dobbiamo salvare da quel mostro del Duca!
 
Il desiderio di aiutare Henry, le diede la forza per superare il malessere che l’avrebbe fatta inciampare di nuovo. Con tutta la forza e il coraggio a lei disponibile, si avviò verso l’uscita.
La luce del sole le provocò ancor maggior fastidio all’occhio del lato colpito, ma riuscì a vedere, tra i cavalieri appena giunti, il Capitano Jones. Era sicuramente lui! Con il suo elegante pastrano in pelle nera che gli modellava le belle spalle ampie sul bacino stretto. Lo chiamò a tutta voce.
 
– Capitano Jones aiuto!
 
L’uomo si voltò ruotando con il cavallo. Betty poteva vederlo con il solo occhio sinistro, l’altro era quasi completamente chiuso e tumefatto per il colpo subito appena di lato, ma l’uomo non poteva essere altri che lui, con quei capelli scuri scompigliati per la corsa a cavallo e i baffi e la barba che gli ornavano labbra e guance.
L’uomo si avvicinò a cavallo e scese velocemente. Anche con un occhio solo, pur avendolo sempre visto da una certa distanza, Betty confermò il giudizio che aveva sulla sua avvenenza. Vide i suoi occhi chiari che puntavano dritti al suo volto e l’espressione interrogativa dell’uomo.
 
– Capitano Jones! Per amor di Dio aiutatemi! Il piccolo Henry è fuggito per le scali interne, inseguito da uno dei pirati! Non sono riuscita a difenderlo e a nasconderlo … sono stata colpita.
 
L’uomo vestito in pelle nera non ebbe bisogno che l’anziana cuoca aggiungesse altro. In un batter di ciglia era già corso verso l’interno indicato dalla donna.
 
***
 
Henry aveva il fiatone per la corsa. Era terrorizzato! Aveva visto morire l’uomo che considerava suo padre, aveva visto sua madre minacciata con un pugnale e la povera Betty colpita a sangue da quel bruttissimo uomo che lo stava rincorrendo. Si sentiva disperatamente solo e indifeso!
Gli risuonavano nel cervello le parole di sua madre. Doveva essere coraggioso e impavido come Killian! Ma come fare? La paura se lo stava mangiando in verità! Sgattaiolò nella sala da pranzo e gli si drizzarono i capelli sulla testa, quando quasi inciampò nel cadavere di uno dei pirati. L’uomo era riverso su dell’argenteria che sicuramente aveva tentato di rubare. Henry non poteva sapere che era stata proprio sua madre a togliergli la vita. Nella disperazione il piccolo notò le ante aperte della credenza, dove era custodita in precedenza l’argenteria. Poteva entrare lì dentro e lo fece, chiudendosi dietro le ante e lasciando un piccolo pertugio per sbirciare. Aveva fatto appena in tempo, poiché sopraggiunse il pirata dal volto tatuato.
 Vide l’uomo chinarsi sul suo compare e accertarsi che fosse morto. Lo vide prendere uno dei piatti d’argento e osservarlo con un sorriso avido. Poi l’uomo si guardò improvvisamente intorno, come se avesse avuto un’intuizione.
 
– Murdok! Che fai?! Non lo prendi quel ben di Dio? A quanto pare Daniels non lo potrà dividere con noi!
– Pensaci tu Dick! Io ho altro da fare!
– Stai cercando il moccioso?
 
Murdok emise un grugnito come assenso alla domanda e l’altro fece una risata.
 
– Certo che Rumbl doveva essere proprio cotto di quella Milah … si è fissato con questa idea di riprendersi suo figlio … speriamo che almeno ci dia una bella ricompensa!
 
Murdok non rispose, sembrava quasi che fiutasse l’aria come un cane da caccia. Henry si strinse in se stesso. Non sapeva chi fosse la Milah di cui quel Dick stava parlando, ma sapeva che Rumbl era il nome di suo nonno, il padre di Neal. Perché avrebbe dovuto dare una ricompensa a quegli uomini per prendere suo figlio? Il bambino, per quanto intelligente, in quel momento era talmente terrorizzato che non aveva nessuna voglia di porsi domande, se non quella di come sfuggire al pirata tatuato.
Dick svuotò la federa di uno dei bei cuscini che Belle aveva ricamato, per il divano posto su una delle pareti, e lo riempì velocemente dell’argenteria che Daniels non aveva potuto rubare.
 
– Amico io raggiungo gli altri, questo è un bel bottino! Sbrigati con il figlio di Mc Cassidy che ce ne andiamo … è arrivata la Cavalleria, ora saremo in minoranza!
 
Henry vide l’uomo chiamato Dick allontanarsi, mentre l’altro, Murdok stava aprendo gli sportelli della credenza difronte a quella dove lui si era nascosto. Sapeva che avrebbe aperto tutti gli sportelli fino ad arrivare a lui. Che fare? Aspettare o fuggire mentre era ancora voltato? Il bambino optò per la seconda soluzione.
 
”Fuggire ora!”
 
Come un fulmine si gettò fuori dalla credenza in legno massello intagliato. Murdok si voltò altrettanto velocemente al suono delle ante che si aprivano e, nonostante l’agilità del bambino, con due balzi lo raggiunse e lo afferrò per il colletto della giacchina di velluto azzurro. Lo tirò su di peso e se lo girò davanti per guardarlo in viso. Henry scalciava come un forsennato. Murdok rise sonoramente a bocca spalancata, mostrandogli quei dentacci neri e inviandogli una zaffata del suo alito fetido.
 
– Guarda guarda! Il gattino spaurito vuole graffiare come un leone!
– Io non ho paura di nessuno!         
 
L’uomo rise ancora e si portò il bambino sulla spalla come un sacco di patate, tenendolo per le gambe. Henry gli tempestò la schiena di pugni, ma non ebbe altri effetti che infastidire il pirata. Questi lo rimise a terra e gli mollò un violento ceffone che lo tramortì.
 
– Così starai zitto e fermo finalmente!
 
Murdok si ricaricò il bambino in spalla, ma qualcuno, in quel momento, fece sentire la sua voce imperiosa.
 
– Un pirata grande e grosso come te se la prende con quel micetto indifeso? Se hai le “palle” di un vero pirata affronta me!
 
Se c’era qualcosa che faceva innervosire Murdok, come molti altri pirati, era essere considerato un vigliacco. Si voltò lentamente verso l’uomo che aveva parlato. Lo vide in controluce, distinse la sua sagoma snella, atletica, vestita con un pastrano in pelle nera. Un brillio all’estremità del suo braccio sinistro gli fece realizzare chi avesse difronte.
 
– Hook!
 
Lentamente Murdok posò al suolo Il bambino e si portò la mano destra all’elsa della grossa sciabola che gli pendeva dal fianco sinistro.
 
– Non mi sarei mai aspettato l’onore di ammazzare il leggendario Captain Hook! Vediamo di che colore è il tuo sangue … dicono che tu sia di nobili natali … vediamo se è davvero blu!
 
Il duello iniziò con irruenza. Murdok usava la sciabola con grande forza, i suoi fendenti erano micidiali. Il suo avversario era agile e veloce, sapeva schivare quei colpi con salti acrobatici. Murdok fece un fischio di ammirazione, era uno che sapeva riconoscere il valore di un avversario, ma si stava rendendo conto che “quell’avversario” poteva ucciderlo veramente! La sciabola non sarebbe bastata a fermarlo, doveva trovare un altro diversivo puntando sulla sua forza fisica.
 
Combattendo si spostarono verso una delle colonne ornamentali, in marmo rosa, poste su piedistalli addossati alle pareti. Il pirata tatuato, apparentemente messo alle strette dall’altro, si infilò dietro una di quelle colonnine e, cacciando improvvisamente un urlo per intimorirlo, si gettò di peso sulla colonna, che cadde in direzione dell’avversario. Per lo slancio Murdok cadde in avanti appresso alla colonna. L’altro schivò il marmo, che si spezzo cadendo, e con un balzo felino si portò sul tatuato, passandogli a fil di spada ambedue i tendini di Achille. Murdok percepì il dolore dietro le caviglie e sentì come se i piedi se ne andassero per conto loro, non gli rispondevano più. La lama dell’avversario era stata ben precisa, attraversando il cuoio degli stivali e recidendogli i tendini. Bestemmiò maledicendolo, mentre non potendosi mettere in piedi, si ritrovò a gattonare sul pavimento in marmo che si stava sporcando con il suo stesso sangue.
L’uomo vestito in pelle si portò l’uncino nella tasca del pastrano e ve lo depose, facendo comparire davanti a Murdok la mano sinistra.
 
– Tu non sei Hook!
– No meat! Non lo sono! Ma potrai raccontare ai tuoi amici di aver incontrato “La Volpe”!
 
A Murdok si annebbiò la vista, stava perdendo molto sangue, mentre Jefferson Fox si allontanava per recuperare Henry, perse i sensi e non si accorse che sopraggiungeva dalla porta della stanza precedente Barba Nera. Questi prese una pistole da una delle due bandoliere che teneva per traverso sul torace. Con il pollice tirò indietro il cane dell’arma e poi, senza che Fox avesse realizzato della sua presenza, schiacciò il grilletto e fece fuoco colpendolo ad una spalla.
Jeff vide l’immagine dell’uomo, che lo aveva appena colpito, riflessa nello specchio della credenza difronte a lui, fu come la visione di un l’incubo durante il sonno, cadde a terra sanguinante, perdendo conoscenza per la violenza del colpo.
Barba Nera lo scavalcò senza alcuno scrupolo, né per lui né per i suoi due uomini che giacevano sul pavimento. Rimise la pistola fumante nella bandoliera e, chinatosi, afferrò il piccolo Henry, poggiandoselo ciondolante sulla spalla sinistra …
 
***
 
Gli uomini del Capitano Jones erano arrivati insieme alla cavalleria. Si erano buttati nella mischia dando man forte ai pochi soldati della Rocca. Molti ormai erano i feriti e i morti che giacevano a terra. Le azioni di combattimento erano state così veloci da non dare il tempo ad Emma di realizzare cosa stava accadendo intorno a lei. Il mondo intorno sembrava essersi fermato, soltanto una scena risaltava ai suoi occhi.
 
Killian … il suo amato Killian … l’amore della sua vita … quel giovane che aveva amato profondamente senza averne visto il volto e per cui aveva pianto nel lutto della perdita, mentre una speranza futura veniva spezzata … Quello stesso uomo che le aveva promesso un futuro insieme …. Stava cadendo lentamente, con un’espressione di dolore e rammarico sul bel viso, trafitto dalla crudele lama ondulata della daga che Rumbl ancora teneva nel pugno.
 
Per amor suo Killian si era distratto, preoccupato per la sua vita, messa in pericolo da una mostruosa Tamara, resa irriconoscibile dall’effetto del veleno. Le aveva urlato di stare attenta alle spalle e in quel modo le aveva salvato la vita, poiché Emma, pronta nei riflessi, aveva evitato il colpo mortale del pugnale di Tamara. Pur bloccata alle gambe, per la stretta di colei che era stata definita “La Venere Nera”, aveva reagito facendole saltar via l’affilata arma. Tamara era spirata pochi secondi dopo, il veleno ormai era arrivato a bloccarle il cuore e l’apparato respiratorio, soffocandola definitivamente.
Rumbl aveva approfittato di quel momento. Aveva riso del Capitano, mentre lo trafiggeva alla schiena, poco sopra il rene sinistro. La sua daga lo aveva trapassato da parte a parte, Emma ne aveva visto chiaramente la punta uscire dall’addome del suo uomo. Rumbl aveva ritirato l’arma mentre il Pirata si accasciava al suolo e non aveva trattenuto la risata maligna che lo contraddistingueva. Jones era stato un temibile avversario, ma aveva avuto una sola debolezza, la stessa che aveva avuto anni prima.
 
– Caro Capitano! L’amore può essere un’arma! Dipende da che parte di essa stai, tu stavi dalla parte sbagliata con Milah e ora con Emma … come vedi mentre è stata forza per me … è stata debolezza per te!
 
Emma non aveva potuto far altro che gridare il suo nome, come se urlandolo forte sarebbe riuscita a tenerlo aggrappato alla vita.
 
– KILLIAN!!!
 
Si era liberata dal cadavere mostruosamente gonfio di Tamara e con quel lungo e ingombrante vestito, ridicolmente elegante per quella circostanza, era corsa verso l’uomo che era la luce dei suoi occhi. Non aveva pensato nemmeno a rimpossessarsi di Excalibur, infissa tra quelle due lastre di pavimento, ed era corsa a prendere tra le braccia il suo Killian.
Rumbl aveva gioito sadicamente a vedere l’espressione di orrore dipinta sul viso della nuora. Sentiva un perverso piacere alla vista del suo dolore per l’amore che stava perdendo. Emma non si curò di lui, l'attenzione era solo per Killian.
 
Il “malvagio folletto” pensò che in quel mentre, così completamente indifesa e piangente, avrebbe potuto ucciderla in un secondo. Ma sarebbe stato troppo semplice, troppo facile e … troppo magnanimo. L’avrebbe ricongiunta con il suo Pirata, cosa che sicuramente Emma avrebbe preferito in quel momento. Il Duca decise che non le avrebbe fatto quel regalo, no … non ci pensava proprio! Aveva giurato a se stesso che le avrebbe portato via ogni felicità … quello stava facendo!
Non avrebbe mai sospettato che il suo acerrimo nemico, Killian Jones, l’uomo che lui aveva trasformato in Captain Hook, si sarebbe rivelato così utile per la sua vendetta.
Rise tra sé mentre guardava Emma ai suoi piedi, disperata, che cercava di tirare su Hook.
 
“ Non speravo in tanta fortuna! Due “piccioncini” … con una fava! È proprio il caso di dire così!”
 
Tutto sommato forse Rumbl non era poi tanto fortunato! Nella frenesia della battaglia, in quella manciata di secondi in cui era avvenuto il ferimento di Killian e la corsa di Emma, altri avevano visto il vile ferimento del Capitano … i suoi uomini! Spugna, nel suo grande affetto per Killian e nella sua emotività, aveva le lacrime agli occhi. Era incredulo difronte alla scena che vedeva ed era rimasto paralizzato con la spada in mano. 
 
– Te la dai una mossa Jack?!
 
Brontolo lo aveva richiamato appena in tempo, infilandosi tra il compagno e uno dei pirati di Barba Nera che stava per colpirlo a tradimento. Mentre Brontolo esternava, urlando verso l’avversario, la sua rabbia, Spugna si gettò verso il Duca. Odiava quell’uomo tanto quanto amava il suo Capitano. Ricordava perfettamente quanto Killian era stato male per la morte di Milah e quanto aveva sofferto per l’amputazione della mano. Lui e Jefferson erano i fedeli compagni che lo avevano salvato dall’emorragia, portandolo a quel convento di frati dove gli era stata cauterizzata la ferita e dove si era pian piano ripreso per giorni. Non poteva ora vederlo morire, Killian e la ciurma erano la sua unica famiglia!
 
Mc Cassidy si trovò a doversi difendere dal paffuto timoniere della Jolly Roger. L’uomo dal berretto rosso era furioso e Rumbl preferiva giocare facile. Con l’ironia e la cattiveria che lo contraddistinguevano, si passò la daga nella sinistra e si impossessò della spada di Jones.
 
– Caro Capitano a buon rendere! Tanto a te non servirà più!
 
Mentre rispondeva agli attacchi di Spugna, mostrando un sadico sorriso sghembo, Rumbl vide scendere dalle scale della torre Barba Nera. L’uomo portava un bambino buttato sulla spalla sinistra.
 
“Henry!”
 
 Rumbl riconobbe i capelli neri del piccolo e la giacchina di velluto azzurro che gli aveva visto indosso poco prima, quando lo aveva osservato di nascosto passeggiare con Emma.
 
Barba Nera, svicolando indisturbato tra i combattenti, fece un cenno a Rumbl e si avviò sul lastricato che portava verso il giardino, lì dove l’alta siepe di Biancospino nascondeva il passaggio segreto.
 Qualcosa colpì con un potente riflesso di luce i suoi occhi. Li strizzò e vide che la luce proveniva da un oggetto lungo e metallico infisso tra due lastre del pavimento.
 
“ Guarda guarda che bell’oggettino! Un bel trofeo da portare a casa!”
 
Tenendo Henry con la mano sinistra, Black afferrò con la destra l’elsa lucente della spada. Era un’arma magnifica, aveva la lama ondulata e delle eleganti incisioni che ne percorrevano il corpo. Si meravigliò della somiglianza che quella spada aveva con la daga di Rumbl. Sapeva che la daga dalla lama ondulata era un prezioso cimelio di famiglia per il Duca di Aran, ne aveva fatto fare diverse copie per gli accoliti della setta, era diventato anche il simbolo che si tatuavano all’interno del polso, ma Barba Nera non riusciva ad immaginare il motivo di quella somiglianza. Forse erano state forgiate nello stesso periodo? Disegnate dallo stesso artista? Non era poi così importante al momento!
Il pirata tirò l’elsa della spada, ma questa non si spostò di un millimetro. Provò ancora, accanendosi.
“Maledizione! Eppure non sembra inserita tanto profondamente!”
 
Provò ancora, cercando di strattonarla a sinistra e a destra, ma la spada non si muoveva, sembrava un corpo unico con quelle due lastre di pietra. Alla fine decise che stava perdendo troppo tempo, aveva il bambino con sé, era meglio sparire per il passaggio segreto, prima che qualcuno si accorgesse del bottino che aveva su una spalla e corresse a riprenderselo. Risistemandosi meglio Henry, si guardò ancora indietro. Vide la Principessa di spalle, inginocchiata a terra, mentre teneva tra le braccia Captain Hook. Stava sicuramente morendo! Se ne compiacque mentalmente con il suo “compare”. Rumbl aveva avuto la sua vendetta, peccato non aver potuto portarselo dietro Jones, già in passato Rumbl glielo aveva promesso come bottino e trastullo, ma a quanto pareva non era proprio destino! Avrebbe trovato qualche altro bel ragazzo nei prossimi porti che avrebbero visitato!
 
Vide che Rumbl stava combattendo con uno degli uomini di Hook, un tipo paffuto con un berretto di lana rossa in testa e parecchio arrabbiato. Se ne sarebbe liberato presto, stava combattendo con spada e daga mentre l’altro aveva solo la spada. Facendo un cenno a Rumbl con la mano, gli fece capire che era l’ora di tornare alla nave. Aveva perso la maggior parte degli uomini, i feriti li avrebbe comunque lasciati a terra, non poteva permettersi umanità nei loro confronti, ci avrebbero pensato i soldati ad occuparsi di loro. Si avviò verso la siepe e mentre iniziava a scendere per il passaggio, vide con la coda dell’occhio una bassa figura vestita con una lunga tunica marrone che, uscendo dall’edificio dietro l’orto botanico, correva dove la battaglia imperversava.
 
***
 
Per Rumbl era giunto il momento di dileguarsi, anche troppo tempo aveva perso con quel ridicolo pirata! Fece una finta con la spada e Spugna si gettò a sinistra per evitarla. Era il movimento che Rumbl voleva da lui! Con la daga poté colpirlo al bicipite destro, provocandogli la fuoriuscita di un vermiglio fiotto di sangue. Non rimase lì a contemplare il risultato. Spugna si era ritratto istintivamente, stringendo il braccio al torace per impedire di dissanguarsi. Un altro suo compagno gli era corso incontro facendosi il segno della croce. Rumbl vide che l’uomo si toglieva la cinta dai pantaloni e la stringeva al braccio dell’amico. Lo avrebbe salvato … sicuramente! Era arrivato in tempo.
Mentre Anton, Prete per gli amici, soccorreva il buon Spugna, Rumbl si incamminò svelto tra i cadaveri e i feriti, cercando di sfuggire attraverso il passaggio segreto.
 
 
Tra la mischia qualcun altro, a mani nude, aveva combattuto a suon di pugni gli avversari. Nonostante il marasma del combattimento aveva visto cadere Killian e le veloci azioni che si erano susseguite. Aveva visto sgattaiolare via Rumbl dopo aver ferito Spugna. Non poteva permettergli di farla franca. Aveva visto che direzione aveva preso e si mise alle sue calcagna.
 
Un bagliore sul lastricato colpì i suoi occhi. Non poteva crederci! Era ciò che gli serviva! Allungò la mano verso l’elsa di quella meravigliosa arma, che gli si offriva come se Dio stesso l’avesse messa sulla sua strada. Afferrò l’elsa e, in quel momento, gli ritornarono alla mente le parole che un uomo che ammirava gli aveva detto non molto tempo prima:
 
“ Non siamo assassini! Mio padre mi ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore … siamo noi a scegliere che uomini vogliamo essere …”
 
– Così sia per me! Per l’onore, per la giustizia e per l’amore!
 
La mano tirò l’elsa della spada e, come se questa avesse riconosciuto il suo padrone, si sfilò con facilità dalle due lastre di pietra che la bloccavano. La mano sollevò in alto Excalibur. Un raggio luminoso si riflesse lungo tutto il corpo della lama ondulata. Mai una spada era stata più leggera tra quelle dita, una grande forza e sicurezza si diffuse nel cuore puro di colui che l’aveva estratta.
Le gambe snelle ed agili corsero verso il punto in cui Rumbl si stava dirigendo.
 
– “Coccodrillo”! Pensavi che fosse finita così?!
 
Rumbl rimase bloccato al suono di quella voce alle sue spalle. Non poteva credere alle sue orecchie!
 
– Hook?!
 
Ancora con le due armi  nelle mani, la spada e la daga, Rumbl ruotò su se stesso.
 
Non era Hook l’uomo che si trovò difronte, era umanamente impossibile, lo aveva ferito gravemente. Riconobbe il giovane,  anche se l’aveva visto una sola volta in azione, sapeva che, nonostante i suoi diciannove o venti anni d’età, aveva un fisico prestante, non gli mancavano né la forza né l’agilità. Vide il suo viso, dalla pelle chiara, molto determinato in quella espressione corrucciata di chi ha le sue ragioni per essere furibondo. Rumbl fu costretto a mettersi in guardia. Il giovane gli si avventò contro a spada tratta.
 Il Duca dovette parare i suoi fendenti, aiutandosi con le due armi che teneva in mano. Sapeva che quel ragazzo era legato ad Hook. Lo stesso Jones era accorso a suo manforte quando si era azzuffato con Jason per la bella figlia di Angus O’Danag. Non sapeva come si chiamasse il ragazzo, ma combatteva con agilità ed eleganza, uno stile molto simile a quello di Captain Hook, probabilmente era stato il suo mentore con la spada e l’allievo aveva raggiunto l’abilità del maestro. Mc Cassidy si rese conto che con quel giovane dal viso bello e fiero, avrebbe presto avuto la peggio. Si era salvato da Captain Hook solo perché questi si era distratto a causa di Emma. Il giovane, dai capelli ricciuti e ramati, era concentrato, freddo nel combattimento e calcolava ogni sua mossa. Inutile sperare in una sua possibile distrazione! Non poteva perdere la vita con lui, né il tempo, doveva infilarsi in quel passaggio e salpare al più presto con suo figlio Henry, ormai il piccolo era nelle mani di Black!
Decise di usare l’astuzia, era abituato ai colpi sleali. Fece una finta e si abbassò a terra. Mentre il giovane parava il colpo della spada, si slanciò in avanti per colpirlo all’inguine con la daga, se ci fosse riuscito gli avrebbe tranciato l’arteria femorale e in men di tre minuti il ragazzo sarebbe morto dissanguato.
 
Quante volte con Jefferson e Killian quel giovane si era allenato? Killian gli aveva insegnato a difendersi anche dai colpi sleali, gli diceva sempre che un nemico non sarebbe stato lì a duellare come un gentiluomo, lo aveva allenato senza nessuna pietà, lo aveva fatto al fine di dargli gli strumenti per salvarsi la vita. Gli era grato per la sua durezza, una durezza che da poco aveva capito nascondesse un  profondo e sincero affetto per lui. Lo aveva capito grazie ad Emma, anche con lei Killian si comportava allo stesso modo quando l’allenava. Più teneva ad una persona e più il Capitano diventava severo ed esigente. Grazie a quanto aveva imparato, il ragazzo riconobbe “il colpo dell’assassino”, un colpo letale, che non gli avrebbe dato scampo.
Mentre Rumbl si slanciava con la daga verso il suo ventre, le sue muscolose e agili gambe lo aiutarono a spiccare un salto che l’avversario non avrebbe immaginato. In un attimo si sollevò in aria e con una capriola si portò dietro il Duca.
 
Rumbl rimase di sasso per l’agilità e la velocità del giovane, ma altrettanto velocemente si voltò per trovarselo dietro, pronto nuovamente all’attacco. Rumbl sollevò la mano sinistra con la daga per destabilizzare l’attenzione dell’avversario, ma questi, con un fendente, gli tranciò di netto quella mano.
Mc Cassidy vide saltar via il pugno, ancora chiuso intorno all’elsa della daga. Vide il fiotto del sangue schizzare dal moncherino e sentì il dolore lancinante di quel taglio netto. Terrorizzato, con gli occhi sgranati e la bocca aperta in un urlo muto, arretrò di alcuni passi. Un tremore si impossessò del suo corpo, non controllava più le sue reazioni fisiche e non si rese conto che sui suoi abiti da mendicante, all’altezza del pube, si stava espandendo sempre di più un alone di piscio.
 
– Questo per Killian!
 
Il ragazzo gli gridò contro quelle parole e Rumbl seppe che non si sarebbe fermato. La spada che il giovane teneva in mano brillava e la figura del suo possessore, dietro quel brillio, gli sembrò quella di un angelo vendicatore. Il sole inondava la chioma del ragazzo e sembrava conferirgli l’alone di un’aureola intorno al capo. Rumbl si sentì spacciato, ma l’istinto di sopravvivenza lo portò a sollevare la spada che teneva nella destra, la stessa spada che aveva preso poco prima a Killian Jones. Si gettò verso il ragazzo, ma questi fu più veloce e preciso.
 
 – Questo per mia sorella!
 
“Sua sorella?!  Sua sorella …. “
 
Quelle parole risuonarono nel cervello di Rumbl, mentre la lama ondulata della spada gli attraversava il cuore spaccandolo in due. La sua mano destra si aprì piano, lasciando cadere la spada di Hook e si aggrappò al bavero del ragazzo, così accostato a lui mentre lo teneva infilzato con la sua arma. Ora Rumbl ed il ragazzo erano occhi negli occhi, i visi a pochi centimetri l’uno dall’altro.
 
Chi fosse quel giovane furono proprio i suoi occhi “grigio tempesta” a farglielo capire. In una frazione di secondo gli tornò davanti una scena che pensava di aver dimenticato. Rivide una bellissima giovane donna mora che si chinava a baciare suo fratello, un bambino dai capelli ramati e riccioluti che piangeva, la sentì ripetere le stesse parole che aveva detto allora, mentre lui la spiava, poco prima di farla rapire.
 
“ Eddy tesoro, non piangere, sarà per pochi altri giorni! Lo sai non piace nemmeno  a me lavorare in quella taverna, ma ci servono soldi, la mamma sta troppo male! Torna a casa, io farò tardi purtroppo. Vedrai! Quando tornerà Killian ci porterà via di qui, faremo guarire la mamma …”
 
Quegli occhi! Quegli occhi li conosceva bene! Li aveva visti ridere con l’uomo che amava, li aveva visti scurirsi e schernirlo quando lei aveva rifiutato le sue avances, li aveva visti disperati quando si era accorta di portare suo figlio in grembo, piangenti quando il piccolo le era stato portato via, febbricitanti e rassegnati quando le aveva trapassato il cuore come adesso suo fratello aveva fatto a lui …
 
Quello era Eddy, il fratellino della donna che per lui era stata un’ossessione. Ovviamente Killian Jones aveva tenuto con sé l’ultimo ricordo della donna che avevano entrambi amato, l’aveva allevato sicuramente come un figlio e gli aveva insegnato a combattere, a sopravvivere. Quale ironia la sorte gli aveva riservato! Pensava che quel bambino fosse morto di fame e di stenti insieme a sua madre, invece era proprio l’angelo vendicatore che gli era apparso e lo aveva trafitto come meritava. Aveva dato la morte a sua sorella e lui lo aveva ricambiato con la stessa moneta. I conti adesso erano pari!
 
Guardando il viso di Eddy e i suoi occhi grigio tempesta, mentre Rumbl esalava l’anima ad demonio che venerava, quel viso diventò quello della donna che aveva barbaramente seviziato e poi ucciso. Vide i suoi lunghi capelli neri smossi dal vento. Poi, lentamente, la luce abbandono i suoi occhi e l’ultimo alito di fiato gli uscì dalla bocca pronunciando il suo nome. 
 
- Milah!
 
Il “Coccodrillo” perse la presa al bavero di Eddy. La  mano gli ricadde lungo il fianco. Le gambe gli si piegarono perdendo l’energia vitale. I suoi occhi rimasero cecamente aperti.
Era morto! Il “demoniaco folletto” era finito!
 
Eddy lo lasciò scivolare via dalla lama di Excalibur e lo guardò ricadere sul fianco sinistro, immerso nel suo scuro sangue.
 
 Giustizia era fatta! La giustizia di un ragazzo che aveva sofferto e aveva visto soffrire. Il suo pensiero corse a Killian. Era stato ferito gravemente, doveva andare da lui ed Emma. La battaglia stava finendo. I suoi compagni e i soldati stavano riportando l’ordine. Molti corpi giacevano a terra, bisognava curare i feriti e dare sepoltura ai morti. Pirati e soldati si distinguevano solo per il rosso della divisa di questi ultimi. Il lastricato e l’erba del giardino erano macchiati di sangue, era stata una vera e propria carneficina. Dalla torre ancora saliva del fumo, ma l’incendio non si era propagato,  grazie anche alla servitù che aveva cercato di arginarlo.
 
***
 
Killian sollevò la mano verso la guancia di Emma, le asciugò una lacrima con il pollice.
 
– Non piangere Swan, non voglio essere la causa del tuo pianto … te l’ho già detto …
 - Killian … amore mio! Non mi lasciare!
– Non vorrei tesoro …
- Mi hai promesso un futuro insieme …
 - Il tuo futuro comincia adesso Emma … anche se sarà senza di me … voglio che tu ne abbia uno e che tu sia felice …
- Non potrò mai esserlo senza di te!
– Si invece … fallo per me, avrai Henry e di me il nostro Piccolo fiore … non mi avevi detto niente … ora lo so che è già da qualche mese che esiste … Proteggi il frutto del nostro amore … è l’unica cosa che posso lasciarti di me …
 - Per me non è abbastanza! Non voglio crescere nostro figlio senza di te!
– Dovrai …
 
Gli occhi di Killian si stavano chiudendo. Emma gridò ancora più forte il suo nome chinandosi maggiormente sul suo viso. Stava morendo … stava morendo!
 
 
Una mano dalle dita tozze si posò sulla spalla di Emma e la strinse con decisione e fermezza, facendola spostare.
 
– Lasciami fare mia Principessa Sassone, non c’è tempo da perdere!
 
Con gli occhi annebbiati dalle lacrime, Emma vide al suo fianco Frate Benedictus, con il suo rubicondo viso barbuto e gli occhi cerulei vispi come quelli di un bambino.
 
– Svelta aprigli bene la camicia sul petto!
 
Come un automa, Emma non si fece ripetere l’ordine e velocemente aprì i bottoni del panciotto rosso e i pochi bottoni chiusi della camicia. Espose il petto di Killian al Frate e solo in quel momento notò la siringa nella sua mano destra. Fra Benny, con decisione, puntò l’ago sul petto del Capitano, all’altezza del cuore. Con precisione e sicurezza lo infilò per tutta la lunghezza e premette lo stantuffo della siringa. Il liquido rosso, in essa contenuto, fluì con calma nel petto di Killian. Emma aveva già visto quel liquido rosso, aveva visto il frate iniettarlo al gatto di Betty. Guardò in viso Killian. Era completamente inerme. Guardò atterrita il Frate, non aveva il coraggio di fargli domande.
 
– Stai calma Emma … stai calma … gli ho appena iniettato nel cuore un estratto di Rubeus Noctis …
 - Mio Dio Fra Benny! Perché!
– Perché?! Perché gli devo salvare la vita Emma! Non posso permettere che il vero amore finisca così “anche questa volta”…
 - Ma è veleno …
- No … non lo è … beh … si, lo sai, può esserlo! Ma se depurato e lavorato come ho fatto io … ha tanti poteri. In questo caso rallenterà il battito cardiaco al minimo. L’emorragia interna rallenterà e io avrò il tempo per operare il tuo amato Killian. Gli provocherà uno stato di catalessi, sembrerà morto, invece sarà in uno stato vegetativo …
 - Dici che funzionerà?
– Beh con Fuffy ha funzionato! L’ho tenuto per giorni in stato vegetativo … l’ho dovuto però nutrire per endovena se no moriva di fame! A Killian ho dato una dose più massiccia … in proporzione al suo peso corporeo ovviamente!
 
Emma era sbalordita ma speranzosa, fece un debole sorriso al frate e poi finalmente guardò intorno a sé. La battaglia era finita e i soldati della cavalleria stavano separando i feriti dai morti. Il medico militare prestava il suo soccorso.
 
Eddy arrivò al fianco di Emma e contemporaneamente si avvicinarono anche Brontolo, Anton e Spugna.
 
– Sei ferito anche tu Spugna?
– Non è grave My Lady, Anton ha bloccato la perdita con la sua cinghia!
– Hai bisogno di sutura, vai dal Maggiore Medico …
- Non posso Principessa … non voglio lasciare il mio Capitano!
– Allora fai come se fosse un suo ordine, sai che te lo ordinerebbe! I tuoi compagni aiuteranno me e Frate Benedictus a portarlo all’infermeria, deve essere operato subito!
 
Anche se a malincuore Spugna si allontanò per andare dal medico militare. Eddy e gli altri, delicatamente, sollevarono il loro Capitano e, seguendo Frate Benedictus, si diressero verso l’edificio oltre il giardino.
 
Il Frate fece depositare Killian su un tavolo di ferro coperto da un panno di lino candido e disinfettato. La ferita aveva smesso di sanguinare, segno che il Rubeus Noctis stava facendo effetto.
 
 – Emma! Mentre mi lavo le mani auscultagli il cuore!
 
Emma prese il cono auricolare del Frate e lo pose sul petto di Killian.
 
– Batte in modo estremamente fioco, quasi non si sente ed è molto lento!
– Perfetto! Va bene così Emma! Ora lavati bene la mani anche tu .. dovrai farmi da assistente nell’intervento.
 
Gli uomini di Killian erano rimasti lì in silenzio, erano preoccupatissimi.
 
– Miei signori, non è necessario che restiate qui, rendetevi utili con i feriti, andate a cercare i vostri compagni e date una mano a risistemare le cose, il Capitano è in buone mani, io e la Principessa faremo del nostro meglio per ricucirlo. 
– Gli altri stanno bene? Non ho visto Fox e Nicodemo …
- Nico è rimasto a bordo per ordine del Capitano, insieme a Bardo, ancora zoppica! Fox …
- Cosa è successo a Fox, Eddy?
– Non lo so Emma … eravamo appena arrivati e la cuoca lo ha chiamato verso di lei … era ferita alla testa, gli ha detto qualcosa e lui è sparito in casa … io ero dietro di lui con il mulo di Angus …
- Eddy … vai in casa e cerca Jefferson, parla prima con Betty … aveva Henry con sé … doveva nasconderlo …
 
Eddy capì al volo la situazione, suo nipote, il figlio di sua sorella Milah poteva essere ferito o in pericolo, non doveva perder tempo. Uscì di corsa, seguito da Anton e Brontolo.
 
 
Emma aveva mille pensieri e preoccupazioni che si affastellavano nella sua mente. Non aveva visto nemmeno suo fratello in battaglia, non era da lui, cosa era successo ad August? E Belle? Rumbl era arrivato da lei? Le aveva fatto del male?
Aveva visto il cadavere del Duca sul prato, vicino al cespuglio di biancospino, non sapeva chi lo avesse ucciso. Era vestito da mendicante, probabilmente si era intrufolato nella Rocca con i mendicanti che Benny aveva visitato quella mattina.  
Cercò di concentrare i pensieri su Killian.
Aiutata dal Frate lo denudò per prepararlo all’intervento. Lo posero a pancia in sotto. Emma gli passò un liquido disinfettante sulla parte ferita e Frate Benedictus iniziò a riunire i lembi più interni per passare poi agli esterni. La stessa procedura fu ripetuta voltando il paziente sulla schiena, dopo aver medicato e bendato la ferita ricucita. Fu necessario tempo e pazienza, non era facile riconnettere vasi sanguigni e tessuti. Fortunatamente il Rubeus Noctis aveva rallentato la fuoriuscita ematica, come ci si aspettava.
Mentre il Frate era chino su Killian, Emma notò la tumefazione sulla sua testa semicalva.
 
– Sei stato colpito anche tu vedo, come ti senti?
– Oh! Un regalino di Rumbl, mi ha ingannato travestito da mendicante, mi ha colpito alle spalle e legato come un salame … se non fosse stato per August non sarei arrivato in tempo per aiutare Killian!
– August! Signore ti ringrazio! Dove l’hai visto l’ultima volta? Io non l’ho visto nella mischia?!
– Tranquilla! Stanno bene tutti e due, sia lui che Belle … Belle magari un po’ meno, ma è viva e vegeta, pur se illividita …
- Come sarebbe?!
– Belle si è buttata dal terrazzo di sotto nel giardino per sfuggire al Duca … August le è caduto dietro per riafferrarla …
- Ma sono oltre venti metri di altezza!
– Siii!
– Come è possibile che siano vivi?!
– Figlia mia! Ti ricordi il telo che ho fatto mettere sulle mie piante? Te lo avevo detto che non si può mai sapere che sorprese ci può riservare il cielo! Quel telo li ha salvati. August è finito sopra Belle e lei è svenuta. L’ha portata da me e mi ha trovato legato ad una sedia, ero imbavagliato e nessuno mi poteva sentire. Mi ha liberato, mentre lui faceva riprendere Belle con dei Sali che gli ho dato, io ho preso il medicinale e sono venuto di corsa. August è dovuto restare al capezzale di Belle, aveva battuto la testa, ma non è nulla di grave!
– Tu sapevi?! No! È una coincidenza, non è possibile che tu abbia previsto che Belle si sarebbe buttata e August dietro di lei e che Killian avrebbe avuto bisogno di quel liquido!!
– Emma … lo so! È tutto molto strano … non me lo spiego nemmeno io … fin da ragazzo mi capitava di avere delle visioni … cose che poi capitavano … non sono visioni chiare, ho visto un uomo e una donna cadere … non ho visto di chi si trattasse, ma sentivo che erano legate da un forte sentimento … l’amore puro va protetto Emma … è una piantina troppo rara! Era da tanto che non avevo più visioni, tutto è ricominciato con il Primo Cav … con il tuo Pirata.
– Con Killian?! Che centra lui?
– Quando è stato ferito nell’attentato, andai sulla sua nave per suturargli la ferita al collo e medicarlo. Casualmente ho messo le dita nell’acqua della bacinella dove era caduta qualche goccia del suo sangue … da quel momento ho iniziato a vedere scene del passato, scene di un’altra vita precedente … e … il suo ferimento qui alla Rocca …
 
Emma sentì la pelle accapponarsi, stava provando paura per ciò che il Frate le stava dicendo e per altro che le avrebbe potuto dire.
 
– Esistono antiche teorie indiane che parlano di reincarnazione …
- Si ho letto qualcosa sui tuoi libri …
- Credo che tu e Killian siate legati da molto più tempo di quanto crediate … eravate destinati ad incontrarvi e a vivere ciò che vi è stato impedito in precedenza, le vostre vite sono collegate ad Excalibur … non mi chiedere come … so solo che “il Cigno e l’Uncino” si ritroveranno sempre, oltre la vita e oltre la morte, lo avete promesso secoli fa e finché continuerete a promettervelo … qualsiasi cosa accadrà … tornerete e vi ritroverete sempre … avrete un custode del vostro amore, anche lui sarà destinato a tornare e a vegliare su di voi …
 
Emma era rimasta basita. Quella promessa se l’erano veramente scambiata lei e Killian poco dopo essersi confidato il loro reciproco amore. Aquila Bianca, lo sciamano che aveva conosciuto a Neverland e che l’aveva unita in matrimonio con Killian, aveva ripetuto quel giuramento come centro di una profezia “ Il Cigno e l’Uncino si sarebbero ritrovati e avrebbero portato il cambiamento nella terra in cui si trovavano” e ora Fra Benny aveva detto più o meno le stesse cose!
 
Emma inoltre non poteva negare che, da quando aveva mostrato Excalibur a Killian e l’avevano toccata insieme, qualcosa era cambiato … aveva iniziato ad  avere dei sogni su loro due. In quei sogni si chiamavano con nomi diversi e vestivano in modo diverso. Killian le appariva con i capelli più lunghi sul collo, ma egualmente affascinante.
 
– Forse c’è veramente del vero in quello che tu dici Fra Benny … ora l’importante è che Killian sopravviva, voglio che possa crescere con me il suo bambino …
- I suoi bambini vorrai dire!
– Pensi che io possa aspettare due gemelli?
– No Emma, sono sicuro che porti in grembo un unico feto … parlo di Henry!
– Ma Henry è figlio di Rumbl!
– Figlia mia! Eppure hai notato la somiglianza di Henry con Killian e il “richiamo del sangue” che c’è tra loro!
– Si! Non posso negare di aver visto delle somiglianze, ma credevo fosse una mia impressione … dovuta all’amore che provo per l’uno e per l’altro!
– Emma possibile?! Non posso credere che tu non abbia notato il segno di Killian! Sei stata sua, aspetti suo figlio … lo vedi anche ora che è scoperto!
– Non so di che segno stai parlando …
- Lo stesso segno che ha Henry sulla spalla sinistra Emma, sono segni che si ereditano, loro hanno lo stesso segno …
- Ti sbagli Fra Benny! Killian ha un tatuaggio dove Henry ha quattro macchioline … lo ha fatto a Neverland, lo ha fatto in mio onore … mi ha detto che dice chi è e cosa vuole, è l’Orsa Minore, mi ha detto che sono la sua Stella Polare, quel tatuaggio lo doveva riportare da me …
- Non hai guardato bene Emma … eppure lui ti ha detto anche che quel segno dice chi è …
 - Continuo a non capire …
 - Figliola … Killian si è fatto tatuare le quattro stelle del carro … il colore di quelle stelle non è tatuato … sono le quattro macchie che condivide con suo figlio Henry! Vedi la differenza con le altre tre stelle del timone? Il pigmento del colore è diverso! Con grande probabilità suo padre aveva lo stesso segno e prima ancora suo nonno, per questo ti ha detto che quel segno dice chi lui sia … è il segno della sua famiglia!
 
Emma si avvicinò a Killian per guardare meglio il tatuaggio sulla sua spalla sinistra. L’emozione le riempì gli occhi di lacrime di gioia. Come aveva potuto non vedere la verità?! Le quattro stelle sul deltoide di Killian corrispondevano perfettamente alle quattro macchioline che Henry aveva nello stesso identico punto! Anche il colore era lo stesso. Quante volte asciugando dal bagno suo figlio aveva baciato quelle macchioline? Le considerava il segno di riconoscimento del suo bambino.
Aveva cercato una risposta alla domanda che si era posta su Henry, alla possibilità di capire se fosse veramente figlio di Killian. Ora aveva una prova certa che Il bambino partorito da Milah era il frutto del loro amore e non la conseguenza della violenza che la giovane aveva subito da quel mostro di Rumbl!
 Henry non aveva nulla a che vedere con i Mc Cassidy, se non il cognome che aveva ereditato da Neal. Il vero nome del bambino avrebbe dovuto essere:
 
Henry Flinth Jones!
 
Con gli occhi pieni di lacrime e amore per Killian e il suo bambino, Emma si avvicinò al volto del suo uomo. Lo guardò con tenerezza.
 
– Amore mio … ti prego guarisci presto … ho tante cose da dirti … hai tanta felicità da ricevere e da vivere … lo meriti. Hai ricevuto troppo male e ingiustizia, è ora che tu venga risarcito …
 
China sul bel viso di Killian, purtroppo pallidissimo, gli accarezzò la guancia destra e gli posò un dolce bacio sulle labbra. Le lacrime di gioia di Emma diventarono lacrime di profonda tristezza a sentire quelle labbra fredde. Ebbe la tremenda sensazione di perderlo definitivamente. Si allontanò angosciata, singhiozzando. 
 
– Emma! Non fare così, lui si riprenderà te lo prometto!
 
La Principessa abbracciò il suo vecchio Padre Spirituale in cerca di consolazione.
 
– Fra Benny … le sue labbra sono così fredde … il suo corpo sta diventando più freddo, io … io ho tanta paura che stia andando via da me …
 
Il Frate le accarezzò la testa come se fosse una bambina.
 
– Figlia mia … ti ho detto che sarebbe sembrato come morto … la circolazione del suo sangue è lentissima, come il battito del suo cuore, per questo è più freddo … è lo stato vegetativo indotto. La ferita è grave, ci vuole tempo per farla rimarginare. Ho rallentato il suo ciclo vitale per dare il tempo all’additivo cicatrizzante di agire. Dovrò continuare a somministrargli altro Rubeus Noctis nei prossimi giorni e a nutrirlo per endovena con una soluzione salina. L’intervento è riuscito perfettamente … ora è solo una questione di tempo e … di voglia di vivere del tuo Pirata.
– Quando sono stata avvelenata con la polvere di quelle bacche, ero in quello stato anche io … lui mi è stato vicino, mi ha scaldata con tutti i mezzi che ha potuto, mi ha nutrita e mi ha parlato disperatamente finché non mi sono svegliata … farò lo stesso con lui …
- Va bene Emma, ma non pensare di passare giorno e notte al suo capezzale … aspetti un bambino … hai avuto tante emozioni e strapazzo … devi riposare, ordine del medico!
– Lo farò … lo farò … ma non mi puoi impedire di essergli vicina … metteremo un letto vicino al suo o porteremo lui nella mia stanza!
– Emma … rifletti un attimo, sei sconvolta … calmati … vedremo come fare … aspettiamo tre - quattro giorni prima di muoverlo di qui … metteremo un letto vicino al suo se vorrai, ma … riguardati figliola …
 
Emma non ebbe tempo di rispondere a Frate Benedictus. Si sentì suono di voci e un lamento arrivare dall’esterno. La porta si aprì e comparvero Eddy, Anton  e Brontolo che portavano Jefferson tra le braccia.
 
– Signore Santo! Jefferson!
– Emma … gli hanno sparato alla spalla, lo abbiamo trovato così, privo di sensi, nella sala da pranzo.
 
Fra Benny intervenne immediatamente.
 
– Togliamogli anche a lui il pastrano e il resto, vediamo questi danni!
 
Jefferson era ancora esanime e ciondoloni. Vennero eseguite le istruzioni del Frate e questi esaminò la ferita.
 
– Il giovanotto è stato fortunato! Una pallottola lo ha colpito alla scapola e non è passata nel polmone, è rimasta infissa nell’osso, l’altra lo ha colpito più in alto ed è fuoriuscita senza ledere punti vitali. Ha perso molto sangue. Ma sta molto meglio di Killian. Gli basteranno un paio di giorni per riprendersi con il cicatrizzante al Rubeus Noctis.
 
Gli uomini sgranarono gli occhi a sentire nominare la pianta che aveva ucciso il loro ammirato Capitano Liam Jones!
 
– Tranquilli Signori miei, l’estratto di quella pianta velenosa, come additivo potenzia gli effetti di altri farmaci. Io lo aggiungo ad una polvere cicatrizzante a base di aglio, è miracolosa! A Fuffy il taglietto che gli ho fatto è rimarginato perfettamente, non si vede più, gli è ricresciuto anche il pelo!
 
Quei coraggiosi uomini di mare avevano un’espressione ora terrorizzata, più che preoccupata. Il Frate era inquietante. Non avevano capito che Fuffy era un gatto.  Se si guardavano intorno vedevano alambicchi e altri strumenti, pinze, seghetti, siringhe ed aghi. Era incredibile che uomini avvezzi all’incontro con spade e pistole, fossero terrorizzati da quegli strumenti medici!
Quelle espressioni terrorizzate e timorose strapparono un sorriso di tenerezza per loro ad Emma.
 
Anche per Jefferson il buon Frate si adoperò per curargli le ferite, disinfettandole, estraendo la pallottola rimasta nella scapola e cauterizzandole con un ferro arroventato. L’odore di carne bruciata si sentiva fino fuori il locale. Anton fuggì via a vomitare dietro uno degli alberi del giardino. Gli altri rimasero lì vicino, attendendo nervosamente di essere chiamati da Emma per sapere come fosse andata. Jefferson era stato ulteriormente sedato, non si accorse di nulla, dopo un paio d’ore avrebbe  iniziato a svegliarsi.
 
***
 
Eddy, durante l’intervento, era tornato nella Rocca a cercare ancora Henry.
 Belle si era ripresa e con August erano andati ad abbracciare Emma e a portarle il loro conforto e incoraggiamento per la salute di Killian. Non avevano visto Henry ed Emma ora era ancora più preoccupata di prima. Mentre lei restava con Killian e Jefferson, suo fratello e la fidanzata, che conoscevano tutti i possibili nascondigli dove si poteva essere rifugiato il piccolo, andarono a cercarlo.
 
I soldati superstiti nel frattempo avevano arrestato diversi pirati di Barba Nera, tra questi c’era anche Murdok che, con i tendini di Achille tagliati, aveva avuto bisogno di essere ricucito e medicato. Il Maggiore medico approfittò dell’ambulatorio e delle stanze che Frate Benedictus ed Emma gli misero a disposizione per accudire i feriti, sia soldati che pirati. Anche i nemici avevano umanamente la necessità di essere curati, questo era un principio che il medico e il Frate condividevano in pieno con la Principessa.
 
August non aveva ottenuto risultati nella ricerca di Henry. Nemmeno la ricerca a tappeto, fatta con un gruppo dei suoi militari aveva portato frutti. Il timore che il piccolo fosse stato portato via dai pirati fuggiti attraverso il passaggio segreto, stava prendendo sempre più piede in lui. Eddy e Belle gli si avvicinarono, nemmeno loro avevano trovato il bambino. La povera Betty non riusciva a darsi pace, non faceva che piangere, sentendosi in colpa. Aveva rifiutato anche di farsi curare il taglio sopra all’orecchio, sentiva di aver deluso le aspettative della sua Lady ed era terribilmente in pensiero per il piccino. Lei aveva visto in faccia quegli uomini. Aveva visto la loro crudeltà e determinazione nel voler catturare il piccolo. Belle cercò di consolarla, nonostante anche lei fosse angosciata.
 Avevano controllato ovunque, chiamando il bambino a squarciagola, ma la delusione ora era profonda e la preoccupazione anche di più.
 
– Belle … devo andare da Emma e dirle qual è la situazione …
- August … forse dovremmo cercare ancora … interrogare i pirati catturati …
- Il Maggiore Smoke ha già iniziato gli interrogatori. Lo scopo dell’attacco era di prendere te e Henry, nessuno di loro sa se qualcuno dei compagni ci sia realmente riuscito e in più Rumbl …
- Rumbl?!
– È morto Belle … non potrà più farti del male.
 
Belle, nonostante tutto, non ne provò nessuna gioia. In passato aveva visto l’uomo in lui e ne era rimasta affascinata. Dopo, dietro l’uomo, aveva scoperto una bestia.  Era vero ciò che diceva August, non le avrebbe fatto altro male, eppure, nel candore del suo cuore, provò un sentimento di pena per lui.
 
– Chi l’ha ucciso August?
– Sono stato io My Lady …
 
Eddy, dopo la ricerca del nipotino, si era avvicino ai due fidanzati e aveva sentito la domanda di Belle.
 
– Ho combattuto lealmente con lui ed ho dovuto difendermi dai suoi attacchi sleali … questa spada … non so … è come se mi avesse dato la forza per fare giustizia!
 Mia sorella Milah e la ferita di Killian sono state vendicate!
– Eddy, sappi che se l’avessimo catturato vivo, sarebbe stato impiccato senza processo alcuno, sappiamo perfettamente di tutti i crimini di cui si è macchiato!
 
Eddy assentì con il capo ad August e con Belle tornarono da Emma.
La trovarono al capezzale di Killian. Lui era pallido e inerme. Belle si fece istintivamente il segno della croce e iniziò una muta preghiera per quel coraggioso e generoso Capitano. Sapeva quanto Ema lo amasse e pregò che il buon Dio glielo restituisse presto. Emma era seduta su un panchetto, vicino al letto dove era stato posto il suo amato e gli teneva la mano. Aveva il viso stanco e sporco di schizzi di sangue. Ancora indossava il suo elegante abito verde, ormai macchiato dal sangue di Neal e strappato in più punti. La sua espressione era sofferente e preoccupata. Doverle dire di Henry sarebbe stato un altro duro colpo per lei.
 
– Emma … sorella …
 
Emma non si era accorta del loro arrivo e scattò in piedi al suono della voce di suo fratello. La sua espressione diventò ancora più angosciata e i suoi occhi, già arrossati per il pianto, stillarono nuove lacrime pronte a rotolare lungo i suo zigomi.
Con un soffio di voce riuscì a formulare quella domanda, temendone la risposta.
 
 – Henry?! Ti prego August … dimmi che non è tra i morti … dimmi che è in salvo …
- Tesoro … non è tra i morti … di questo siamo certi … ma non siamo riusciti a trovarlo da nessuna parte …
 - August … potrebbe essere stato portato via anche se Rumbl è morto?!
– Non ne abbiamo la certezza. Rumbl voleva suo figlio per portarlo con sé, Barba Nera potrebbe essere interessato ad un riscatto.
– August … Henry non è figlio di Rumbl! È Killian il suo vero padre!
 
Eddy, August e Belle rimasero senza parole, poi comparve il sorriso sul volto di Eddy.
 
 – Mio nipote è figlio di Killian? Come si può avere la certezza!
 
August e Belle si guardarono e poi si voltarono verso Emma con la stessa domanda dipinta sul viso.
 
– Ne avevo già sospetto per alcune somiglianze che avevo notato, ma solo oggi, grazie a Frate Benedictus ho avuto la prova! Hanno ambedue lo stesso segno sul deltoide sinistro … è una prova indiscutibile …
- Io l’ho capito dal primo momento che avete portato Henry sulla “Stelle del Mattino” …
 
Jefferson si era alzato dal suo letto, nella stanza adiacente a quella di Killian, con l’intenzione di andare a vedere come stesse il suo Capitano e aveva sentito il discorso.
 
– Nicodemo lo ha capito anche prima di me! Conosce Killian da quando aveva l’età di Henry, lo ha visto crescere … Quando ha visto il piccolo gli ero vicino e mi sono accorto che ha trattenuto improvvisamente il fiato quando è venuto verso di noi per salire sulla scala di cime. Nico era il primo falegname del Conte Colin Flinth Jones, lavorava nel suo cantiere navale e spesso il Conte portava con sé il piccolo Killian, lasciandolo arrampicarsi su per le cime. Io vivevo a casa loro con mia madre Olivia, spesso per fare compagnia a Killian portavano anche me. Credo che a Nico gli sia sembrato di rivederlo. Gli ho chiesto se aveva notato, ma Nicodemo è un uomo riservato e, come suo solito, mi ha detto che non erano affari nostri! Non ho detto nulla a Killian, in fin dei conti come si poteva essere certi? Ma lui ha veramente un segno di famiglia sulla spalla. Lo aveva anche suo padre. Lo ha camuffato a Neverland con un tatuaggio, ero presente in quel momento …  Liam lo prendeva in giro, perché il “fratellino” quel tatuaggio se lo stava facendo fare per una ragazza … era un periodo che aveva sempre la testa tra le nuvole e spesso il Capitano Liam Flinth Jones lo chiamava nel suo ufficio e gli dava delle belle lavate di capo. Non ho mai saputo chi fosse quella ragazza ma gli aveva lasciato il segno … in tutti i sensi!
 
Emma sapeva benissimo chi fosse quella ragazza. Era lei. Le parole di Jeff le confermarono ulteriormente quanto le aveva detto Fra Benny riguardo al tatuaggio e le confermarono maggiormente quanto Killian, come lei, pur senza essersi visti in volto, si erano innamorati come in un colpo di fulmine al loro primo incontro – non incontro.
Il loro legame era veramente qualcosa che andava oltre l’umana comprensione, erano stati creati per essere le due parti di un tutto!
L’emozione le fece sfuggire una lacrima dall’occhio destro. Si asciugò con il dorso della mano. Doveva ancora essere forte.
 
– Jeff … come ti senti? Sono passate meno di tre ore dal tuo intervento!
– Beh! La spalla e il braccio sono bloccati per il momento! Ma posso camminare e rendermi utile …
- Non credo che potrai andartene in giro figliolo, devi stare a letto almeno per un paio di giorni! Anzi, tornaci immediatamente!
 
Fra Benny era rientrato con un catino in mano. Stava ancora aiutando il Medico militare a operare e medicare i feriti. Jefferson ebbe un moto di stizza, non era uno che riusciva a stare fermo a lungo!
 
August aveva delle domande da fare al timoniere. Era stato trovato svenuto in casa, forse poteva dare qualche indizio su suo nipote.
 
– Jefferson, non troviamo Henry, tu eri in casa a cercarlo su richiesta di Betty, eri riuscito a vederlo?
– Non solo, stavo per portarlo in salvo! Si era nascosto in una credenza della sala da pranzo e quel grosso pirata dal viso tatuato lo aveva preso. Mi sono battuto con lui per liberare il piccolo. Mentre abbiamo duellato è rimasto in un angolo svenuto, quell’uomo lo aveva tramortito per tenerlo fermo, il piccolo è degno figlio di suo padre, lo stava tempestando di pugni! Dopo aver ferito gravemente il pirata sono andato a prenderlo in braccio per porlo in salvo. È stato in quel momento che Barba Nera mi ha sparato alla schiena, l’ho visto riflesso nello specchio posto sulla credenza davanti alla quale Henry era svenuto.
 
Belle si portò la mano alla bocca.
 
– Mio Dio, se lo ha preso Barba Nera allora è già fuggito e temo per la sua sorte! Se con loro ci fosse stato Rumbl avrebbe protetto il bambino dal pirata pensando fosse suo figlio. Ora ho paura di cosa potrebbe fargli.
– Belle … il pirata vorrà tenerlo in vita per chiedere un riscatto!
 
Emma era intervenuta cercando di darsi delle speranze.
 
– Non temo tanto per la sua vita, anche se in pericolo, temo di più per la sua anima!
– Perché mi dici per la sua anima?!
– Mi dispiace Emma, ma … Black è un pederasta …
 
Emma sentì appena l’ultima parola pronunciata da sua cognata. Le emozioni erano state anche troppe quella mattina. Le due persone che amava di più al mondo erano in gravissimo pericolo. Sapere Henry solo con un simile mostro, fu veramente troppo per lei e, perdendo i sensi, cadde al suolo ….
 
 
 
Angolo dell’autrice

Ammetto di essere una donna sanguinaria, ormai si è capito chiaramente! Ma ditemi voi se non avete sentito un sadico piacere per la fine di Rumbl!

A parte gli scherzi! Non sono una sanguinaria, anzi sono una romanticona! Purtroppo bisogna anche dare un certo realismo a situazioni come quelle che ho narrato. Riguardo a Rumbl è stata fatta giustizia, chi meglio del giovane Eddy avrebbe potuto estrarre la spada e compierla? Ve lo aspettavate? E del segno di Henry e Killian? Indizi ce ne erano fin dall’inizio della storia. Lo stesso Cillian aveva quel segno, Gwyneth lo aveva riconosciuto tramite esso nel torneo. Li avevate notati? Merlin è il guardiano dell’amore tra i due giovani amanti sfortunati, come ha detto Fra Benny ci sarà sempre un guardiano del vero amore che tornerà se loro continueranno a scambiarsi quella promessa. Chi è il nuovo (o vecchio) guardiano, credo che sia chiaro ormai. Merlin nelle sue divinazioni, metteva le dita nell’acqua dove anche la persona di cui voleva vedere il futuro le immergeva. Benny lo ha fatto accidentalmente con Killian e quella bacinella d’acqua macchiata del suo sangue, in questo modo si è rimpossessato dei ricordi del passato e delle visioni del futuro.
Ora tutti temono per il piccolo Henry e ne hanno ben ragione!
Spero di non aver turbato troppe persone con le scene violente, ma che ce ne sarebbero state era già scritto nelle caratteristiche della storia. Credo che il rating arancione possa bastare.
Per farmi perdonare, chi vorrà riconsolarsi con qualcosa di dolce e spiritoso, può leggere la mia OS di San Valentino “L’amore avrà sempre gli occhi tuoi”.
Ringrazio le tantissime persone che seguono questa mia storia e le mie dolcissime amiche di penna che costantemente mi lasciano i loro commenti. Grazie tantissime a tutti, di cuore!
La vostra Lady Lara
 
 

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Capitolo 51
*** Una preghiera per un Pirata ***


LI Capitolo
 
Una preghiera per un Pirata
 

Quante emozioni può riuscire a reggere un cuore? Quanto dolore può sopportare se le emozioni sono legate all’amore e alla paura di perderlo?
 
Quante emozioni aveva affrontato il cuore di Emma quel giorno? Quante paure?
Distesa su uno dei lettini dell’infermeria, si stava riprendendo grazie ai Sali che Frate Benedictus le aveva fatto aspirare. Le aveva auscultato il cuore  per prima cosa, temendo avesse avuto uno scompenso cardiaco. Era incinta, aveva trent’ anni ed era primipara. Il frate sapeva che in quelle condizioni si potevano verificare anomalie cardiache e tutto lo strapazzo e le emozioni vissute quella mattinata, non aiutavano una donna in stato interessante.
 
La rivelazione di Belle, sul fatto che Barba Nera fosse un pederasta, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Emma era caduta di schianto a terra. Non aveva dato il tempo ai presenti di realizzare che stesse perdendo i sensi. Già il suo cuore aveva vacillato per Killian e ancora era attanagliato dal timore di perderlo, sentire che il suo Henry, suo per adozione e di Killian come genitore naturale, era in mano ad un crudele e pervertito pirata che prediligeva i bambini, come trastullo sessuale, le aveva provocato un tale dolore e un senso d’impotenza, a cui non era riuscita a rispondere se non con la perdita dei sensi.
August ed Eddy si erano chinati velocemente su di lei per sorreggerla, poi il Colonnello l’aveva presa in braccio e portata sul lettino indicato da Frate Benny.
 
– Buon Dio Belle! Dovevi dirle quel particolare così a bruciapelo?!
– Perdonami August … è stato spontaneo da parte mia … per la mia stessa preoccupazione … sai quello che ho vissuto e visto …
- Perdonami tu amore mio, so che non l’hai fatto con cattive intenzioni …
- Hai ragione comunque August … Emma ha ricevuto troppe emozioni forti e dolorose oggi … sono stata inopportuna e indelicata … questa le ha dato il colpo di grazia!
 
Frate Benedictus era rimasto con Emma. Non aveva detto niente a nessuno per non creare ulteriori preoccupazioni, ma lui era seriamente allarmato. Aveva avuto visioni che parlavano di battaglie navali e sangue versato e aveva visto Emma su un letto, scompigliata e sudata, gridare di dolore. Le sue visioni non erano mai completamente chiare e riuscivano a spaventare lui stesso. Temeva per il piccolo Henry, temeva la conseguenza su Emma e temeva che le troppe emozioni e la caduta sul bacino, quando era svenuta, potesse avere una conseguenza nefasta sul piccino che la sua carissima Principessa portava in grembo.
 
– Henry … Henry … Killian …
 
Emma si stava riprendendo con i Sali che le aveva fatto annusare e il suo primo pensiero fu per le persone che amava di più al mondo, due persone che erano l’uno una parte dell’altra, padre e figlio.
Per lei scoprire che il bambino di cui si era preso cura e che aveva riempito la sua vita vuota di amore e tenerezza, fosse realmente figlio dell’uomo che amava da una vita, era stata una gioia immensa. Una gioia che avrebbe voluto condividere subito con Killian. Ma ora? Killian era in quello stato di coma indotto, non si sapeva quando si sarebbe ripreso, né se si sarebbe realmente ripreso! Nel caso in cui si fosse svegliato era opportuno dirgli la verità e poi fargli sapere che suo figlio era in mano ad un mostro? Killian avrebbe voluto partire immediatamente e rincorrere Barba Nera … avrebbe potuto, così, in convalescenza? Quanta altra angoscia e dolore dovevano ancora sopportare Emma e Killian? Non bastava tutto quello che avevano passato? Dove stava un po’ di giustizia divina?
Rumbl e Tamara erano morti! Due delle persone che più al mondo gli avevano fatto del male. Ora era il turno di Henry?
 Killian, pur non sapendo che il piccolo era suo figlio, l’aveva cercato per anni, perseguendo la promessa fatta a Milah in punto di morte. L’aveva trovato, ritrovando il suo primo amore, lo aveva conosciuto e si era legato profondamente a lui, ricambiato in brevissimo tempo.
 “La forza del legame di sangue”, come l’ aveva definita Frate Benedictus, aveva svelato ai loro cuori la verità, prima ancora delle prove fisiche che avevano riscontrato quella mattina.
 
– Stai calma Emma … non ti agitare così! Killian è in coma, ma guarirà e si riprenderà. Henry tornerà tra le tue braccia al più presto …
- Noo! Il mio bambino potrebbe morire sotto le sevizie di quel mostro e io non sono con lui per proteggerlo!
 
Emma piangeva disperatamente e Fra’ Benny tentò ancora di farla calmare.
 
– Emma! Basta ora! Se vuoi essere veramente una buona madre non perdere la speranza! Non resterete mani in mano a far nulla no?! Tuo fratello prenderà una decisione in merito, tu ora devi preoccuparti di questo piccolo che porti in seno!
 
 
Il vecchio frate le aveva posto una mano sul ventre per renderla più consapevole di quanto custodisse e per impedirle di alzarsi dal letto.
 
- Devi stare a letto per un po’, hai avuto una brutta caduta con lo svenimento, vediamo di non far capitare altro anche al Piccolo Fiore tuo e di Killian!
 
Nell’angoscia, sentire chiamare con quel nomignolo il piccolo che aspettava, nonostante il timore, una vena di speranza rianimò il cuore tormentato di Emma.
Fra’ Benny sapeva anche che Killian chiamava così il loro frutto d’amore o era una coincidenza?
In quel momento Emma poteva fare ben poco per Henry, ma poteva fare molto per il tenero “germoglio d’amore” che cresceva in lei.
 
– Stai calma Emma, rifletti sul da farsi, riposati, rilassati … so che non è facile, ma devi! È categorico, lo devi anche a Killian! Proteggi il frutto del vostro amore. Anche il tuo stato d’animo ne influenzerà lo sviluppo, cerchiamo di evitare minacce d’aborto!
– Fra’ Benny … oggi sono caduta due volte … prima sono caduta di pancia … in quel momento Killian si è distratto ed è stato ferito …
 
Le lacrime scesero ancora dagli occhi di Emma al ricordo di quel momento terribile. Non riusciva a togliersi dalla mente l’espressione del suo adorato Killian trafitto da Rumbl e si sentiva in colpa per aver causato inconsapevolmente la sua distrazione.
Il Frate capì cosa le stesse passando per la mente.
 
– Emma … figliola mia … tu non hai colpa per ciò che è accaduto. Ovvio che Killian nel vederti in pericolo si è preoccupato per te e Rumbl ne ha approfittato! Comunque a causa di queste due cadute devi stare riguardata …
– Non è il caso che tu mi faccia un controllo?
- No Emma, meglio non stimolare ulteriormente il tuo utero, anche la visita medica potrebbe peggiorare la situazione. L’unica soluzione è il riposo forzato a letto un paio di giorni e controllare che tu non abbia perdite ematiche. Resterai qui, non farai nemmeno le scale per andare nella tua stanza. Avrai una buona scusa per stare vicino a Killian, come tu volevi, senza destare curiosità e pettegolezzi nella servitù. Betty ti farà mandare i pasti qui da Edith.
 
Emma si rese conto che quella era un’ottima soluzione anche per stare con Killian. Avrebbe veramente fatto mettere il letto vicino a quello suo. Avrebbe potuto controllarlo giorno e notte e scaldarlo con il suo stesso corpo, come lui aveva fatto con lei a Neverland, quando si doveva riprendere dall’avvelenamento da Rubeus Noctis. Ora, ironia della sorte, quello stesso veleno avrebbe, forse, salvato la vita a Killian.
 
Qualcuno bussò alla porta della stanzetta.
Ottenuto il permesso di entrare, August, Jefferson, Eddy, Fox, Brontolo e Anton si presentarono ad Emma.
 
– Emma … so che non è il caso di agitarti, ma sono passate diverse ore dalla sparizione di Henry. Mi dispiace aver trascurato la guardia della Baia Mc Canzie, solitamente c’è movimento nella villa e questo mi aveva fatto pensare che fosse abbastanza sicura. In queste due settimane, in effetti, tu non hai usato la villa e non abbiamo avuto la possibilità del controllo continuo. Barba Nera aveva buttato le ancore proprio lì, con la complicità di Rumbl è risalito dal passaggio segreto e, egualmente, attraverso quel passaggio è fuggito con mio nipote. Hanno già diverse ore di vantaggio e tra poco  tramonterà il sole, le giornate si sono molto accorciate. La mia idea è di partire quanto prima con la nave di Killian ed inseguire Black, lui lo avrebbe fatto pure se il piccolo non fosse stato suo figlio. Io avrò il comando della spedizione, gli uomini di Killian sono d’accordo.
– August, grazie, apprezzo tanto il tuo gesto, ma tu non sai governare una nave e Jefferson non sta abbastanza in forze per un simile viaggio!
–  Emma io andrò lo stesso! Al timone ci potrà pensare anche Spugna, io darò gli ordini.
– No Jeff! Avrai bisogno di medicazioni i prossimi giorni, non possiamo rischiare un’infezione. Hai dimenticato quanto è stato male Killian per quel motivo? Tu resterai qui con riposo in branda come ti ha prescritto Frate Benedictus.
– Emma insisto! Sono il più esperto a bordo, dopo Killian!
– No Fox! Non è così!
 
Brontolo aveva fatto sentire il suo burbero vocione in risposta alle parole di Jefferson. Questi si voltò contrariato verso di lui, con un’espressione interrogativa.
 
– Abbiamo con noi Eduard! Il ragazzo è diventato eccezionale a governare la nave e non te lo dico perché l’ho visto leggere di nascosto i libri del Capitano e studiarli a menadito, parlo per l’esperienza pratica che ha accumulato, l’ho visto manovrare il peschereccio di Sebastian da grande Capitano. Io propongo lui e scelgo di seguirlo e servirlo fedelmente!
 
Eddy non si aspettava quella dichiarazione. Soprattutto non da Brontolo, che lo aveva sempre schernito e, in alcuni casi, invidiato.
 
– Sono d’accordo con Max. Scelgo anche io Eduard!
 
Anche Anton aveva espresso la sua fiducia in Eddy. Il giovane ne fu lusingato e commosso. Avevano smesso di chiamarlo con il suo diminutivo ed ora facevano come Killian, chiamandolo con il suo nome per intero. Era un’ulteriore segno di stima.
 Jefferson non ebbe nulla da ribadire ed August intervenne per tutti.
 
– Giovanotto, si direbbe che tu sia stato promosso sul campo di battaglia! Sia come i “tuoi” uomini propongono!
– Allora miei uomini e mio Colonnello … non perdiamoci in chiacchiere! Noi andiamo subito alla nave e prepariamo la partenza. Vi aspettiamo al porto tra un’ora e mezza Colonnello. Andiamo a riprenderci il figlio di mia sorella e Killian!
– Figlio di Milah e del nostro Capitano?!
 
Anton e Brontolo non erano presenti quando Emma aveva annunciato quella verità a suo fratello. Ora che sapevano, la loro determinazione e la loro motivazione ad affrontare Black, per amore di quel simpatico bambino, crebbero ulteriormente, rinsaldandosi in una ferma convinzione.
Emma fece le sue raccomandazioni al fratello e abbracciò ognuno di quegli impavidi uomini con affetto. L’ ultimo abbraccio e le ultime parole furono per Eddy. Il giovane ancora aveva in mano Excalibur, incrostata del sangue delle sue vittime, e la riconsegnò alla legittima proprietaria.
 
– Questa è tua Emma, con essa ho fatto giustizia …
 
Emma gli sorrise tristemente, prendendo la spada e posandola su uno sgabello.
 
– Eduard … Henry è il tuo nipotino … ma per me è come se fosse veramente mio figlio, lui non sa nulla della verità … per lui sono sua madre … ti prego riportamelo sano e salvo … gli dirò la verità … è giusto che conosca la sua vera famiglia!
 
Eddy vide l’emozione e il dolore negli occhi di Emma. Rispose con sincero affetto al suo abbraccio.
 
– Te lo prometto Emma … ti riporterò Henry, sei stata una brava madre per lui, sono convinto che mia sorella te ne ringrazierebbe! Tu cura Killian, so che saprai guarirlo, già lo hai fatto sulla Jolly Roger, lui ti ama tantissimo, deve vivere e avere la possibilità di essere felice con la sua donna e poter abbracciare suo figlio …
 
Emma aveva gli occhi lucidi e sciogliendosi da quell’abbraccio con Eddy, questi le prese la mano e, come ulteriore segno di stima e rispetto, le depose un bacio su di essa.
Eddy uscì dalla stanza seguendo i suoi compagni. Sarebbe andato per prima cosa alla taverna di Angus.  August, a sua volta, doveva preparare il suo bagaglio da militare e accomiatarsi da Belle.
 
Emma aveva riposto tutta la sua fiducia in quei fedeli uomini, ora doveva confidare anche in Dio, non le restava che pregare. Non avrebbe potuto farlo nella piccola cappella situata nella  parte opposta del giardino, Frate Benedictus era stato irremovibile nell’ordinarle di restare sdraiata a letto. Avrebbe obbedito al medico e intanto sarebbe stata vicina a Killian. Una forte stanchezza la stava vincendo. Tutto ciò che aveva accumulato da quella terribile mattina, sembrava ora scatenarsi sulle sue spalle. Fu costretta ad adagiarsi sul lettino che aveva a disposizione e nel giro di pochi minuti si addormentò profondamente, cadendo in un sonno senza sogni.
 
***
 
- Maledizione! Questo non ci voleva! Quell’uomo ha gironzolato qui intorno per giorni e io non ho capito che era lo stesso tizio che era venuto quella sera alla taverna … Robert Smith!
– Pensare che io gli ho dato anche da mangiare … era in uno stato così pietoso che mi ha ingannata per bene!
– Mary tu sei di buon cuore … l’avresti fatto per chiunque! Invece quel bastardo era Rumbl ed era d’accordo con … con …
- Lo puoi dire Angus … non mi tocca più ormai … quella “puttana” ha avuto quello che meritava … è morta avvelenata … il buon Dio le ha dato la possibilità di morire con un veleno … come per scontare il peccato di aver tentato di avvelenare la nostra unione …
 
Angus e Mary parlavano tra loro, mentre Eddy, dopo aver raccontato come stessero le cose, si stava accomiatando da Anny.
 
Quella mattina, dopo che Angus aveva svolto il suo dovere alla Rocca, era tornato alla taverna con i suoi figli minori. Aveva trovato Killian intento a dirigersi alla fortezza, allarmato per uno strano segnale di fumo. Il boato del cannone, che aveva colpito con un proiettile infuocato la torre, li aveva presi alla sprovvista facendoli saltare per la sorpresa e lo spavento. Killian era partito a cavallo correndo alla velocità del vento. Agnes aveva afferrato suo fratello per il colletto e se lo era trascinato sotto il carro per proteggerlo. Mary, dal piano superiore, aveva appena iniziato a raccogliere le lenzuola del letto di Tamara per bruciarle nella fornace, ma le aveva lasciate cadere immediatamente sul pavimento per correre al piano di sotto, allarmare anche con un colpo di tosse  i due giovani innamorati che, presi dalle loro passionali effusioni, forse non si erano accorti di nulla, e uscire in strada a vedere cosa stesse succedendo. Eddy, imbarazzato, era uscito di corsa dalla taverna, seguito da una Anny rossa in viso, che andava richiudendosi i bottoncini della camiciola che lui le aveva aperto in quel piccolo momento d’intimità che avevano appena avuto.
 
Che la Rocca avesse subito un attacco era evidente! Angus aveva slegato il mulo per correre in soccorso, ma Eddy gli aveva tolto la briglia di mano e, senza un’arma al suo fianco, visto che aveva lasciato la spada che gli aveva regalato Killian sulla nave, velocemente era montato in sella e si era avviato verso la Rocca, incrociando i suoi compagni che si erano mescolati alla cavalleria. Intanto Angus era andato ad organizzare il gruppo della rete per prestare soccorso ai feriti e spegnere l’incendio.
 
Giunto alla fortezza dietro Jefferson, Eddy, a mani nude, aveva combattuto a suon di pugni, finché, inseguendo Rumbl, non aveva trovato infissa tra due lastre del pavimento Excalibur, la spada di Emma, ed aveva compiuto il destino dell’assassino di sua sorella.
 
Tornato alla taverna, il giovane aveva raccontato gli accadimenti ai suoi futuri suoceri e alla sua bella fidanzata. Tutti erano rimasti impietriti a sentire che Henry era stato rapito da Barba Nera. Anny non era riuscita a trattenere le lacrime per il piccolo e per l’idea che il suo Eduard stesse per intraprendere quella pericolosissima missione di salvataggio.
 
Ora il giovane le stava asciugando le lacrime con i pollici, mentre le sue mani erano sulle morbide guance di Anny.
 
– Amore mio, salperemo tra pochi minuti …
- Devi proprio andare anche tu?
– Si Anny … è giusto! Non posso dirti nulla ora, ma quando tornerò saprai cosa mi lega ad Henry … te lo prometto! Diventerai mia moglie e non voglio che tu ignori cose che fanno parte della mia vita …
 
Ancora con le mani che carezzavano il viso di Anny, Eddy l’accostò al suo. Cercò le labbra della sua innamorata e si scambiarono un dolce bacio. Anny gli strinse le braccia intorno al torace muscoloso e gli posò la testa sul petto. Il cuore di Eddy batteva veloce ed Anny si rese conto che era alla stessa velocità del suo.
 
– Promettimi che non ti farai capitare nulla di male … promettimi che tornerai da me Eduard!
– Anny amore … ti amo … ti amo così tanto che da prima di sapere se tu mi ricambiassi, ho fatto in modo di tornare da te. Ora so che mi vuoi tanto quanto io voglio te. Il ricordo di questa mattina … di quei pochi attimi che abbiamo avuto … mi accompagnerà … ti prometto che tornerò … tornerò sempre da te, voglio avere altri attimi con te che diventino ore, giorni, mesi e anni. Te lo prometto con tutto il mio amore Anny!
 
Mentre baciava per l’ultima volta la sua Anny, Eddy ricordò quei piccoli momenti della mattina.
Si erano ritrovati in cucina da soli, Angus e i figli minori erano partiti con Tamara, Mary era al piano superiore a rassettare. Loro due si erano ritrovati ad unirsi in un tenero abbraccio. Avevano cercato da lì un maggior contatto, Anny aveva preso l’iniziativa, meravigliandolo, sorprendendolo ed eccitandolo come mai prima di allora. Quando lui si era tirato indietro per lo sgomento dell’emozione, la giovane aveva pensato di aver fatto qualcosa di indegno e credendo che Eddy la considerasse male, si era ritratta con le lacrime agli occhi. Lui non avrebbe mai potuto pensar male di lei, glielo aveva detto e le aveva fatto capire quanto desiderasse veramente una maggiore intimità con lei. Le aveva chiesto di toccarlo ancora e mentre si rimpossessava delle sue labbra le aveva accarezzato il collo, scendendo ad aprirle la camiciola sul seno, scoprendo quella sua candida e calda pelle, diventata immediatamente rosea quando lui, portandola seduta sul tavolo, le aveva delicatamente baciato i giovani seni. Anny, con il cuore che batteva all’impazzata per quella nuova emozione, aveva reclinato la testa all’indietro, offrendoglisi ancora e portandosi, con le mani, il capo di Eddy ancora più vicino. Il boato della cannonata e il tempestoso arrivo di Mary, li aveva bruscamente distolti da quel momento di passione, una passione che stava divampando come mai prima di quel momento.
 
Eddy ora stava per partire e lo faceva con la consapevolezza di desiderare la sua Anny non solo per un istinto fisico, carnale, bensì per un sentimento maturo e molto più profondo di quanto un giovane della sua età di solito possa provare. Sarebbe tornato da lei. Lo doveva ad Anny e lo doveva a se stesso.
 
– Capitano Gold! Chiedo scusa … ma noi siamo pronti!
 
Con un colpo di finta tosse, Brontolo era apparso alla porta della cucina, dove nuovamente i due giovani si erano appartati per salutarsi.
 
– Capitano?!
 
Anny era piacevolmente sorpresa dall’appellativo che Max aveva usato per chiamare Eduard. Dal canto suo il ragazzo gonfiò il petto per l’orgoglio di quella grande responsabilità e per la fiducia che i suoi compagni gli avevano concesso.
 
– Si Anny … non te lo avevo detto … sarò io il Capitano della “Stella del mattino” in questa missione.
 
Ad Anny vennero i lucciconi agli occhi per il suo amato e tenendosi per mano uscirono dalla taverna. Un ultimo saluto fuori dall’uscio ed Anny, con la sua famiglia, seguì con lo sguardo Eddy e Max che raggiungevano gli altri all’imbarco.
***
 
August e Belle erano stretti l’una nelle braccia dell’altro. Le loro fronti a toccarsi e gli occhi chiusi.
 
– Tesoro stai veramente bene?
– Si August, ho solo qualche livido e il bernoccolo dietro la testa … se Fra’ Benny non avesse fatto mettere quel telo …
- Non voglio nemmeno pensarlo amore mio!
– Volevo solo distrarre Rumbl e darti la possibilità di salvarti, non mi aspettavo quella cannonata e di perdere l’equilibrio … siamo vivi per miracolo!
– Belle … è ora che io vada, mi aspettano al molo, il mio bagaglio è già sul carro … riguardati e stai vicina ad Emma … nelle sue condizioni avrà bisogno di aiuto, sai che dovrà stare a riposo per un paio di giorni … Speriamo che Killian si salvi e guarisca! La cura di Frate Benedictus è sperimentale, non l’ha mai provata su un essere umano, mi ha detto che ha molti dubbi, ma tanta speranza … ad Emma ha parlato solo di speranza ovviamente, non poteva preoccuparla oltre quanto già lo è. Riguardo al povero Neal … ha dato la vita per lei, merita un funerale degno di un eroe, occupatene tu quanto prima …
- Si August … con l’aiuto di Angus e gli amici della rete abbiamo già preparato la stanza per onorarlo. Sarà sepolto vicino alla sua adorata madre, nel sepolcro di famiglia, Rumbl invece in una fossa comune con gli altri pirati … mi dispiace … gli ho dato in passato più considerazione di quanta ne meritasse … ora avrà la sepoltura che veramente merita.
– Angus e Padre Charles ti aiuteranno in tutto, lasciamo che Emma stia lontana da tutto questo e si occupi solo di se stessa e di Killian.
– Si, Sono d’accordo con te August. Ora scenderò da lei per farla lavare e cambiare, tra poco Edith le porterà la cena all’infermeria, resterà li per il momento.
 
Con un ultimo bacio si salutarono ed August, accompagnato da uno dei soldati sopravvissuti, partì alla volta del molo.
 
---ooo---
 
Erano passate diverse ore. Ormai alla Rocca si erano di sicuro accorti che il “Principino” era sparito.
 
Due occhi infossati, bordati di nero e sormontati da due cespugliosi sopraccigli neri, guardavano verso la linea bluastra della Penisola di Storybrooke, sempre più lontana e impercepibile, sia per la distanza che per l’imbrunire ormai sceso sulle onde.
 
L’uomo dal pastrano rosso, sporco di sangue rappreso, si teneva con la mano sinistra ad una delle cime del cassero di poppa e guardava verso il punto che si era lasciato alle spalle. Non poteva sperare in un abbrivio migliore! Il vento soffiava in poppa e gli scompigliava la lunga e incolta barba nera, ricacciandogli negli occhi il fumo denso del sigaro che stava fumando. Gli piaceva il vento in faccia da sempre e fumare quel sigaro gli dava un gran gusto e rilassamento, dopo una scorreria e una battaglia. Quel giorno non aveva combattuto granché! Aveva lasciato ai suoi uomini quel compito. Lui si era occupato del bottino più prezioso:
 
Il figlio di Rumbl Mc Cassidy.
 
Se lo era caricato in spalla come un sacco di patate, dopo che Murdok l’aveva già stordito. Non sapeva che fine avesse fatto il suo pirata migliore, lo aveva lasciato ferito sul marmo dell’elegante sala da pranzo della Rocca, vicino al cadavere di Daniels. A quell’ora poteva essere morto dissanguato, come la maggior parte dei suoi uomini erano morti. Era sicuro che tra loro alcuni fossero sopravvissuti e fossero stati imprigionati, presto sarebbero “andati” anche loro … impiccati … sicuramente.
 
Con il moccioso in spalla si era dileguato nel passaggio segreto, non prima di aver fatto un cenno al suo “compare”.
 Era sbucato nello scantinato della bella villa fatta costruire dalla Principessa Emma e da lì si era avviato verso la Queen Anne’s Revenge, insieme ad un paio dei suoi uomini.
Quando Bonnet, il suo secondo, arrivato dopo di lui, gli aveva annunciato di aver visto morire in combattimento Rumbl, aveva dato l’ordine di cazzare le rande e allontanarsi, quanto prima, dalla Baia dove si erano nascosti.
Per Rumbl non c’era più nulla da fare, non valeva la pena indugiare ancora. Chi dei suoi era rimasto … beh! Ormai non era più affar suo!
 
Aveva dovuto mettere a tacere Davidson, uno dei timonieri, sparandogli ad una gamba. La sua tipica punizione per chi non rispettava i suoi ordini. Davidson non voleva partire senza aspettare qualcun altro dei suoi compagni!
Bonnet aveva cercato di medicare alla bella e meglio Davidson. Erano rimasti in cinque su quella nave, non era il caso di perdere anche un prezioso timoniere!
 
Edward Teach, conosciuto dalla Royal Navy Inglese come Blackbeard, era inseguito dalla Regia Marina, della sua Madre Patria, ormai da anni. Era nato come corsaro, aveva combattuto contro i Francesi nella guerra di Guiana, ma dopo … dopo il gusto dell’oro e quello del rum lo avevano portato a rinnegare i principi che lo legavano alla sua Lettera di Corsa e si era dato alla pirateria. Il sodalizio con Rumbl Mc Cassidy era nato per la loro somiglianza, nella malvagità e nell’avidità.
 
Rumbl lo aveva assoldato per liberare la penisola di Storybrooke da una masnada di pirati suoi rivali … Aveva preso due piccioni con una fava. Aveva dato l’ addio ai rivali e si era guadagnata un’amicizia con un nobile Duca, amico del Re e in realtà più masnadiero di lui. Era stata un’amicizia funzionale ai loro reciproci bisogni, non c’era affetto tra lui e Rumbl ne … sesso.
 Rumbl conosceva i suoi gusti, ma in quello era diverso da lui, comunque  spesso lo aveva ricompensato dei suoi servigi procurandogli qualche bel “giovanottino”. Peccato che dopo i suoi trattamenti non sopravvivevano mai a lungo!
 
Fumando quel sigaro controvento, Blackbeard rimuginava sul da farsi. La morte di Rumbl aveva capovolto tutti i piani. Il Duca voleva riprendersi sia il figlio che la donna di cui era innamorato, Belle. Voleva tornare ad Arran, nel suo castello … ma ormai, pur se non fosse morto, dopo la semi-distruzione del Vascello della Royal Navy “L’orgoglio del Regno”, sarebbe stato perseguitato come nemico della Patria. Black ignorava se il Vascello fosse riuscito o meno ad arrivare a destinazione, era parecchio malconcio! L’albero di maestra era stato abbattuto e la nave pendeva sul fianco su cui esso si era accasciato. Era una nave ammiraglia … se a bordo ci fosse stato un Comandante con gli “attributi” forse ce l’avrebbero fatta e in quel caso lui e Rumbl avrebbero dovuto tenersi alla larga dalle acque del territorio di Guglielmo III, a nulla sarebbe valsa l’amicizia di Rumbl con il Re, questi avrebbe rinnegato ogni rapporto con il Duca.
Ora che Rumbl era morto, era svanito con lui ogni piano e Black sapeva di dover riassettare completamente una nuova strategia.
 
Le mappe con la rotta erano ancora sulla scrivania di Rumbl, ormai inutili! Dove poteva rifugiarsi? Certo la sua “Isola dell’impiccato” poteva essere una soluzione! Era un bel viaggio da Storybrooke dirigersi verso i Caraibi! Avrebbe dovuto fare un giro ben largo, non poteva scendere lungo la costa e rischiare di essere intercettato da qualche nave militare della Virginia! Il Governatore Alexander Spotwood gli aveva sguinzagliato dietro parecchie navi della Royal Navy, giurando di catturarlo prima o poi, vivo o morto! Si era già salvato per un pelo dalla Pearl, grazie al vento a lui favorevole, ma quel giovane Tenente che la comandava era un osso duro. Lo aveva inseguito per un pezzo, ma grazie al rifugio di Arran, dove Rumbl lo aveva ospitato, gli aveva fatto perdere le tracce della Queen Anne’s Revenge.
 
Un altro grosso quesito, per Blackbeard, riguardava Il “Principino”. Con il tempo avrebbe potuto consegnarlo alla Baronessa Cora Di Mills, ma non sapeva quanto questa fosse interessata a volerlo vivo, visto che aveva già tentato di ucciderlo in culla per gelosia.
 
Il ragazzino era stato adottato da Neal Mc Cassidy e se pur Rumbl era ormai inviso al Re, il piccolo era pur sempre l’erede diretto del Ducato di Arran! Sir Andrew Mc Cassisy, fratello minore di Rumbl, per quanto caratterialmente agli antipodi di suo fratello maggiore, avrebbe gradito la presenza del nipotino? Senza Neal e il pargolo, Andrew avrebbe preso il Ducato, diventando il Lord di Arran. Per quanto più magnanimo di Rumbl, il potere era sempre … “il potere”.
La Principessa Emma Swan Charming Pendràgon, figlia del Governatore del Maine, lo aveva allevato come suo figlio … lo amava sicuramente come tale … poteva chiederle un riscatto, sicuramente era la persona più interessata al bambino … e solo per amore materno!
 
Black ricordava vividamente che, pochi anni prima, aveva fatto qualcosa di simile catturando il Governatore della Carolina del sud e suo figlio di quattro anni. In quell’occasione si era accontentato di chiedere un baule di medicinali! Con la Principessa la posta sarebbe stata “molto” più alta.
 
Doveva trattare bene il “mocciosetto”, non sarebbe stata breve la trattativa e non poteva rischiare che gli morisse prima del tempo!
 
– Finny!
– Si Capitano?
– Ti affido la cura del Duchino Mc Cassidy! Vai a vedere se si è ripreso … l’ho chiuso nella cabina di Rumbl … portagli da mangiare e da bere! Vedi di tenerlo in vita … vale più oro di quel che pesa!
 
Finny era il mozzo di bordo. Era il più giovane dei pirati di Blackbeard. Aveva circa una ventina d’anni. Non aveva scelto lui quella vita. Era stato rapito cinque anni prima da Black, quando, quindicenne, lavorava in una fetida bettola di porto. Allora aveva un bel viso implume, la pelle liscia e il nasino all’insù. Aveva stuzzicato inconsapevolmente le fantasie sessuali di Black. Per tal motivo, quando aveva finito il suo servizio alla bettola, camminando in un buio vicolo per tornare alla sua catapecchia, dove suo padre lo aspettava sicuramente ubriaco, qualcuno gli aveva infilato improvvisamente un sacco di canapa in testa e poi lo aveva colpito forte tramortendolo. Quando si era svegliato si era trovato nudo su un pagliericcio, dolorante non solo alla testa ma anche in altre zone del corpo, di cui non si rendeva conto del motivo. Aveva realizzato con disgusto che il maleodorante e orripilante pirata che poco prima aveva bevuto rum alla bettola, gli stava attaccato alla schiena, anche esso nudo. Lo teneva stretto a sé, mentre dormiva ronfando, soddisfatto del piacere che si era preso con la forza, usando il suo giovane e innocente corpo,  abusando di lui nell’incoscienza dello svenimento. Finny non era riuscito a fuggire, non aveva potuto, erano ormai in mare.
 
 Il suo viso ormai non era più quello di cinque anni prima. Una lunga cicatrice gli partiva ai lati della bocca, fin quasi alle orecchie. Black si era divertito con lui in molti modi e quello era stato tra i più drastici e sadici, quando lui si era rifiutato di soggiacere ai suoi piaceri. Era stato ricucito da uno degli altri pirati, quello che dicevano fosse l’unico a sapersi rammendare le calze. Non gli aveva fatto un buon servizio. La ferita si era rimarginata, con il tempo, grossolanamente e ne era rimasta una evidente e orribile cicatrice che aveva deturpato per sempre il suo volto. L’unica cosa che Finny ci aveva guadagnato, era stato l’improvviso disinteresse del Capitano, ormai non lo attraeva più e grazie a questo fatto era rimasto in vita fino ad allora, cosa che non si poteva dire di altri ragazzini che in quei cinque anni erano stati “prediletti” da Blackbeard.  
 
– Agli ordini Capitano!
 
Grattandosi la cicatrice sulla guancia destra, Finny si diresse in cambusa per prendere del cibo al “Duchino Mc Cassidy”. Aveva imparato ad obbedire per non morire, ma in cuore l’odio per Blackbeard non era sopito …
 
Henry si era ripreso lentamente dal colpo che Murdok gli aveva dato tra l’orecchio e la nuca. Aveva aperto gli occhi e si era trovato in una stanza, piccola e completamente rivestita di legno. Era su un letto a baldacchino e sentiva il rullio provocato dalle onde marine. Non ci mise molto a capire che stesse su una nave, anche se la sua esperienza di navi era relegata esclusivamente alla  visita fatta al veliero di Killian. Sceso dal letto cercò di aprire la porta, ma si rese conto che era chiusa a chiave. Quella non era la nave di Killian, lo sapeva bene! Prese una poltroncina che faceva parte dell’arredamento esiguo della cabina e la portò al finestrino. Vi salì sopra e vide la linea di terra che si allontanava sempre di più, mentre intanto calava la sera. Lo sconforto invase il suo giovane cuore, aggiungendosi al dolore per la perdita drammatica di suo padre e all’angoscia per la sorte ignota di sua madre. Era solo al mondo e fu una sensazione orribile. Voleva piangere e gridare, ma il viso della sua mamma gli tornò davanti agli occhi, bella anche nella drammaticità di quel momento, quando gli aveva detto di essere coraggioso come Killian, non piangere e mettersi in salvo. Il ricordo di Emma lo confortò un poco, gli sembrò di sentirla dire di non perdere la speranza. Si convinse che la sua mamma sarebbe andata a cercarlo, non lo avrebbe lasciato solo, la sua mamma tornava sempre, anche quando doveva fare lunghi viaggi. Sarebbe andata a cercarlo con Killian! Lui era un Corsaro coraggioso e valoroso! Lo avrebbero liberato, ne era sicuro! Con il nasino schiacciato al vetro del finestrino, immaginò Emma e Killian che sorridenti andavano verso di lui. Sentì un calore scaldargli il petto, ma il suo sogno ad occhi aperti durò poco. Qualcuno stava aprendo la porta, sentì la chiave nella serratura che girava e poco dopo apparve un ragazzo dal viso orribilmente sfigurato.
***
 
Erano passati alcuni giorni da quel maledetto venerdì cinque Novembre 1726, per la precisione quattro giorni. Emma non aveva lasciato un attimo Killian. Frate Benedictus le aveva portato una branda vicino a quella del Capitano e lei l’aveva usata sia per i primi due giorni di riposo forzato che poi per passare la notte vicino all’uomo che amava. Dopo le due cadute aveva avuto una piccola perdita ematica che l’aveva terrorizzata, se ne era accorta quando Belle l’aveva aiutata a lavarsi e a cambiarsi, quel venerdì sera. Per fortuna era stata una cosa lieve e passeggera, dopo, in quei seguenti quattro giorni, non aveva avuto più problemi e si era tranquillizzata, almeno per la propria salute e per quella del Piccolo Fiore. Riguardo a Killian non c’erano novità. La ferita sembrava cicatrizzarsi, ma lui non dava altri segni di vita, restando gelido e impassibile. A nulla sembrava valere tenerlo coperto con soffici coperte di lana, il suo corpo restava freddo. Emma aveva tentato di tenerlo al caldo infilandosi anche lei sotto le coperte e standogli vicina come quando era stato male sulla Jolly Roger. Nulla da fare! Sembrava veramente morto. Ora lo stava guardando in viso e le lacrime le scendevano copiosamente lungo le guance. Quel bellissimo volto, che lei amava perdutamente, era pallidissimo e la sua espressione era di tristezza. Killian aveva perso i sensi con il rammarico di morire senza poter compiere il suo desiderio più grande: avere un futuro con Emma, Henry e il loro Fiorellino. La tristezza dipinta sul viso di Killian rifletteva quella che Emma aveva nel cuore. Si sentiva lacerare l’anima per la perdita di Henry e la perdita di Killian. Era in attesa di un miracolo!
 
Non era una sciocca credulona, sapeva benissimo che Frate Benedictus aveva cercato di inculcarle speranza, come sapeva bene che una cura sperimentale poteva pur fallire. Si chinò con l’orecchio sul petto di Killian. Il terrore la fece saltar via, non si sentiva più il battito cardiaco, nemmeno il fioco suono dei giorni prima. Chiamò con un urlo il Frate e questi giunse di corsa, seguito da Jefferson che ancora era relegato in infermeria ed era saltato giù dal letto a sentire il suo grido.
 
- Fra’ Benny … è morto … il mio Killian …
 
Emma singhiozzava e piangeva disperata, quasi non respirava, piegandosi su se stessa. Jefferson cercò di abbracciarla, per quanto semi impedito da una spalla fasciata e pallido anche lui per l’angoscia.
 
Il Frate prese il cono acustico e auscultò il cuore di Killian. Non disse nulla. Passò a sollevargli le palpebre avvicinando una candela per vederne il riflesso pupillare. Si allontanò velocemente dal capezzale del Capitano e con la stessa velocità sparì nell’ambulatorio, per tornare in men che non si dica con una siringa in mano. Iniettò nel cuore di Killian un’altra dose di farmaco e rimase in silenzio. Sulla fronte del Frate grosse gocce di sudore erano visibili e non rassicurarono Jefferson che teneva Emma stretta al petto, impedendole di vedere cosa stesse succedendo alle sue spalle.
 
Emma era scossa dai singhiozzi. Si sciolse dall’amichevole ed affettuoso abbraccio di Fox per tornare al capezzale di Killian. Si asciugò gli occhi con il dorso della mano e guardò l’espressione corrucciata e livida del Frate.
 
– Non posso mentirti Emma … Killian doveva essere morto quattro giorni fa … il Rubeus Noctis lo ha tenuto in stato vegetativo … gli ho dato una dose maggiore adesso, ma … sinceramente non so se il suo cuore riprenderà a battere, ho un ultimo tentativo da fare … poi, mi dispiace Emma, ma dovremmo arrenderci …
- Ti prego … fai quello che puoi …
 
Il Frate guardò ancora le pupille di Killian e posata la candela sul tavolino vicino, iniziò a praticargli strani massaggi sul petto, all’altezza del cuore. Con le mani sovrapposte l’una all’altra, premeva in modo ritmico. Lo fece più o meno una ventina di volte e poi auscultò nuovamente il battito cardiaco.
Emma vide il volto del Frate schiarirsi e un sorriso speranzoso dipingersi su di esso.
 
– Emma … non posso dirti che il tuo Killian sia fuori pericolo, ma il suo cuore ha ripreso a palpitare. Bisognerà vegliarlo tutta la notte. Se il cuore si ferma nuovamente … non ci sarà più nulla da fare … non potrò dargli altro Rubeus Noctis … tanto dipenderà da lui, dal suo desiderio di tornare!
 
Detto questo Benedictus si aspettava altro pianto e disperazione da parte di Emma, invece lei stranamente si riprese. Un nuovo cipiglio di sicurezza apparve nella sua espressione.
 
– Lasciatemi sola con lui … lo veglierò tutta la notte.
– No Emma … devi riposare, lo farò io!
– No Fra’ Benny! Potrebbe essere l’ultima notte che passo vicino a lui … se andrà via da me … voglio essergli accanto per salutarlo un’ultima volta!
 
Il vecchio Frate e Jefferson tolsero il disturbo e la Principessa rimase al capezzale di Killian. Gli accarezzò la fronte fredda. Gli rimboccò le coperte e iniziò a pregare.
 
– Signore, mio Dio, lascia che Killian torni da me … non portarmelo via … ti prego prendi la mia vita, quello che resta di essa, fai che io possa dividerla con il mio amore, fosse un secolo che mi resta o un mese, un giorno o un minuto, voglio condividerlo con lui. Non avrebbe senso la mia esistenza se non avessi la speranza di avere un futuro insieme a lui e al frutto del nostro amore. Abbi pietà Signore!
 
Emma pregava ad alta voce e teneva tra le mani la mano destra di Killian. Si abbassò verso di lui e portò la sua mano alle labbra, baciandone il dorso. Ebbe l’impressione che la mano di Killian avesse un lieve fremito. Forse si era ingannata, forse no. Voleva vederlo aprire i suoi meravigliosi occhi di cielo, voleva vederlo ancora sorriderle innamorato. Iniziò a cantare piano la canzone che ambedue conoscevano: la Ballata della Principessa Rosaspina, la Principessa addormentata per un malefico incantesimo. Emma aveva una bella voce, come aveva una bella voce Killian. Quando avevano cantato insieme avevano creato un momento d’incanto. Ora Emma cantò per lui, scambiando il nome di Principessa in Principe. Il suo bel “Principe addormentato” doveva svegliarsi. Emma Swan giurò a se stessa che avrebbe cantato per l’ultima volta se lui se ne fosse andato. Quello sarebbe stato l’ultimo canto del Cigno …
 
***
 
Belle era seduta alla scrivania dello studio di August. Era tardi ormai. Era andata da Emma, ma si era fermata sull’uscio, senza farle capire della sua presenza. L’aveva sentita cantare per il suo “Principe” Pirata. Era un canto triste, struggente, fatto con infinito amore. Aveva saputo della situazione da Frate Benedictus, ed era andata via con le lacrime agli occhi. Belle sapeva cosa significasse amare e temere per la vita del proprio amato …
Seduta a quella scrivania rifletteva tristemente su quanto accaduto e sul fatto che in quattro giorni non si erano avute novità, né notizia alcuna della spedizione di August ed Eduard. Il funerale di Neal era stato celebrato, Emma gli aveva dato brevemente l’ultimo saluto nella stanza d’onoranza, allestita nel salone principale della Rocca, non aveva presenziato alla cerimonia. Tutti sapevano che non stava bene, si era sparsa la voce che attendesse un bimbo dal marito, morto eroicamente per salvarle la vita.
 
Belle pensava e guardava le due armi poste sulla scrivania di August. Tutte le armi erano state recuperate e pulite. Anche le due che aveva davanti brillavano alla luce della lampada ad olio. Erano così simili nella forma e nei fregi che le decoravano! Una poteva essere quasi la miniatura dell’altra, ma mentre una rappresentava ai suoi occhi la giustizia e l’onore, l’altra rappresentava il male assoluto. Ambedue avevano la lama ondulata, ma i fregi di Excalibur avevano una fattura più precisa e fine. La daga con cui Rumbl aveva ferito Killian, a parte la breve lunghezza rispetto alla spada, aveva lo stesso tipo di fregi, ma meno definiti e raffinati. Ambedue le armi apparivano all’occhio, da studiosa esperta, di Belle di fattura molto antica, sicuramente forgiate nello stesso periodo storico, ma da due fabbri diversi. Quello che aveva forgiato Excalibur era sicuramente un artista nel suo campo e chi aveva disegnato la spada … non era da meno.  Le venne il desiderio di saperne di più. Il giorno dopo avrebbe consultato i libri di Frate Benny, ne aveva trovato uno vergato a mano, antichissimo, era scritto in una lingua che non conosceva. Frate Benny l’aveva sorpresa a leggerlo, o meglio, a provare a leggerlo, e glielo aveva tolto di mano. Le aveva detto che era inutile provarci, era scritto in antico gaelico, l’autore era un saggio Druido vissuto tanti secoli prima in Cornovaglia. Belle aveva desistito, ma ora, ricordando di aver visto, tra quelle pagine di pergamena ingiallita, un disegno somigliante ad Excalibur, decise che sarebbe tornata a cercare quel volume rilegato in vecchio cuoio scolorito e consunto. Poteva essere un ottimo metodo per ingannare il tempo di attesa del ritorno di August e Henry.
 
Un fulmine squarciò il buio della notte, seguito dal boato di un tuono. Il temporale novembrino iniziò bruscamente, con violenza. Il vento soffiava forte, ululando tra gli spifferi delle finestre e facendo tremare i vetri. Tremò anche Belle, un brivido le attraversò la schiena. Il mare era in tempesta ora e il suo pensiero tornò nuovamente ad August. Doveva cercare di essere ottimista, non doveva pensare al peggio! Prese la lampada ad olio dal tavolo e, illuminando il suo cammino, si ritirò nella sua solitaria stanza.
 
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Isola di Arran. Tanto … tanto tempo fa …
 
Un potente tuono seguì il frastagliato fulmine che aveva, improvvisamente, illuminato il tetro buio della notte tempestosa. Il frastuono riuscì a coprire il grido di dolore di una donna che, per la prima volta in vita sua, stava scoprendo la terribile e meravigliosa esperienza della nascita di un figlio.
Quei pochi secondi, di luce fulminea, illuminarono i tratti duri del viso di un uomo che, seduto ad un tavolo rotondo, guardava la lama ondulata di una daga che teneva in piedi, con la punta sul legno, mentre, con la mano sul pomolo dell’elsa, la faceva ruotare lentamente, ammirandone i fregi su di essa incisi. Quella stessa luce si riflesse per tutta la lunghezza della lama, esaltandone la letale pericolosità.
 
– E quella Robb?! Dove l’hai presa?
 
Robb Mc Cassidy si voltò lentamente verso suo fratello maggiore Colum, e i suoi occhi brillarono di un fuoco folle.
 
– L’ho fatta forgiare per farne un regalo …
- Un regalo Robb? E di grazia … per chi dovrebbe essere questo “regalo”?
 
C’era dello scherno nella voce di Colum.  Robb lo avvertì chiaramente e ne fu infastidito.
 
– Lo sai bene Col …
- Robb! Questa storia deve finire! È durata anche troppo! Quella donna è una vera strega! Ti ha irretito completamente! Ti ho retto il gioco pensando che per te fosse solo un divertimento, un capriccio passeggero, anche se non approvavo comunque il tuo comportamento!
– Io l’amo Colum! Non posso farci niente e nemmeno tu puoi! Niente e nessuno potrà strapparmela dal cuore!
– Robb! Devi usare la ragione! Non possiamo rischiare di perdere la fiducia di Artorius! Quella donna è un’assassina! Non ho idea del motivo per cui il Re non l’abbia condannata alla decapitazione subito e l’abbia inviata qui ad Arran ai lavori forzati. Forse ha pensato che una donna fine e delicata come lei sarebbe morta lentamente, una punizione forse più adatta per la morte lenta che ha dato alla Regina! Certo non si aspettava che diventasse la tua “favorita”!
– Lei “non è” semplicemente la “mia favorita”, ti ripeto che è la donna che amo ed intendo sposarla!
 
Colum Mc Cassidy sbiancò a quell’affermazione. Suo fratello doveva essere veramente impazzito! Non poteva sposare una prigioniera, una detenuta colpevole di regicidio!
 
– Tu devi essere completamente pazzo Robb! Ero salito a dirti che ha appena partorito … non ti blocca nemmeno il fatto che abbia avuto un figlio?
– Non ha importanza … è mio figlio …
 
Colum scoppiò in una scrosciante risata.
 
– Sei veramente accecato Robb?! Sai benissimo che era già gravida quando è arrivata!
– Il bambino sarà comunque mio, se lei non potrà o non vorrà sposarmi, io l’adotterò!
– Non posso permetterti questa serie di pazzie! Dovrà sparire sia lei che il bambino! Presto arriverà il Primo Cavaliere a stipulare il nuovo accordo sui raccolti. Dovesse chiedere dell’assassina della Regina, voglio potergli mostrare la sua tomba. Non possiamo fargli trovare la donna elegante e curata che tu hai tirato fuori dalla gattabuia!
 - Non ho nessuna paura di quel ragazzino!
– Ragazzino?! È vero che il figlio di Cillian Flinth non ha ancora vent’anni, ma dicono che sia determinato e valoroso non meno di suo padre, non per niente Evan è stato designato da Artorius a prendere il ruolo che era stato di Cillian, lo hanno soprannominato Tiger, non sarà per niente ti pare?
– Anche una tigre può avere dei punti deboli Col! Ti ripeto che non ho nessun timore di lui. Tu puoi inventarti quello che vuoi, ma non potrai far nulla contro la mia donna! Piuttosto fuggirò via con lei e il bambino!
– Mi dispiace fratello! Lo hai voluto tu! Dovrò farti arrestare per disobbedienza e tradimento al volere del Re! Non ho intenzione di perdere i miei privilegi per te e la tua puttana!
 
Colum diede le spalle a suo fratello minore, avviandosi verso la porta per chiamare le guardie e farlo arrestare. Non riuscì nemmeno a raggiungerla quella porta. Un sibilo acuto fendette l’aria e improvvisamente Colum sentì una fitta trafiggergli la schiena e attraversargli il cuore. La daga dalla lama ondulata aveva avuto il battesimo del suo primo sangue e nessun sangue era più maledetto di quello versato in un fratricidio.
 
Robb rise, rise con una stridula risata malefica, mentre si avvicinava al cadavere di suo fratello. Gli tolse la daga incastrata nel costato. La pulì con un fazzoletto candido e la ripose nella sua guaina. A Colum avrebbe pensato dopo, doveva farne sparire il corpo. Ora il suo più grande desiderio era di andare dalla donna che aveva appena partorito quello che sarebbe diventato suo figlio adottivo.
 
Il corridoio, che portava alla stanza in cui aveva ospitato la donna, era fiocamente illuminato da poche torce. Non c’erano guardie in giro e aveva chiuso a chiave la porta della stanza dove giaceva suo fratello.
 
Bussò e una vecchia levatrice gli aprì. La congedò per il tempo che sarebbe rimasto in quella stanza. “Lei” era sul letto. I suoi lunghi capelli corvini erano inumiditi dal sudore versato durante il travaglio. Teneva stretto al petto un fagottino vivace, che sgambettava mentre succhiava al suo seno. Il neonato aveva i capelli bruni e già folti per essere così piccino, un ciuffetto si alzava sulla sua fronte rosea. Era ancora nudo, avvolto solo da un lenzuolino.
 
– Ti ho portato il regalo che mi avevi chiesto mia cara! Lo trovi somigliante al disegno che mi avevi fatto?
– Si Robb! È molto somigliante. Grazie, te ne sono grata …
– Sei molto diversa dalle altre donne lo sai? Qualsiasi donna avrebbe chiesto un anello come pegno d’amore … tu invece hai voluto un pugnale e lo hai voluto simile alla spada dell’uomo che ti ha condannata … mi chiedo il perché.
– Semplicemente perché Excalibur viene considerata la spada della giustizia e io voglio che quest’arma sia invece nel suo opposto, l’arma della vendetta!
Robb la guardò intensamente. Sapeva che la donna di cui si era innamorato follemente fosse un’assassina. Sapeva dai suoi occhi di ghiaccio che era capace di profonda crudeltà e odio. Forse era per quello che l’amava, era estremamente simile a lui!
 
– Ora lasciami riposare Robb! Sono veramente esausta!
 
A Robb piaceva anche quel tono imperioso. Era sicuro che quella fosse la donna per lui. Si alzò dal suo capezzale, non prima di averla baciata sulle labbra, e uscì dalla stanza.
 
Il bambino aveva finito di nutrirsi. La madre lo allontanò dal seno per guardarlo bene in viso. Era bellissimo, perfetto, le braccine e le gambette tornite si muovevano vivacemente. Un sentimento di amore ed odio le pervase il cuore nei confronti di suo figlio. La boccuccia rosea, ben disegnata, del neonato versò un po’ del latte materno con un ruttino. Il piccolo stesso sembrò sorprendersi per il rumore emesso, per la prima volta nella sua vita, dalla sua gola. Spalancò gli occhi, che fino a quel momento erano rimasti chiusi. A sua madre sembrò di perdere un battito cardiaco. Erano azzurri, un intenso e raro azzurro che non apparteneva a lei. Un ricordo dolce le passò per la mente a quella vista e una lacrima apparve all’angolo dei suoi occhi.
 
– Avrei potuto amarlo veramente sai? Per lui ho provato qualcosa di diverso rispetto ad Artorius … avrei potuto diventare Regina e lui avrebbe potuto regnare con me, ma il suo senso dell’onore era più forte dei sentimenti che nutriva per me. Ora piccolo mio c‘è solo odio nel mio cuore e tu crescerai in quell’odio. Kim … mio piccolo Kim … Gli somigli così tanto … sarà come averlo di continuo al mio fianco. Sarai la mia nemesi Kim … avrò pace solo quando questa daga affonderà nel suo petto e sarai tu a guidarla …
 
Il piccolo sbadigliò assonnato, ormai sazio e con il pancino pieno. Sua madre gli accarezzò la testolina bruna e scese delicatamente con le dita sulla sua spalla sinistra, lì, dove quattro piccole macchioline si dipingevano sul suo deltoide.
Morgana aveva già visto quelle quattro macchioline, la prima e ultima volta che lei e il padre di suo figlio si erano amati con passione.
Con rabbia, tristezza e rimpianto, avvolse teneramente il piccolo nel suo scialle di lana e lo lasciò addormentarsi tra le sue braccia.
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Storybrooke
Anno Domini   MDCCXXVI,   IX  giorno del mese  XI
 
Quarto giorno dall’intervento chirurgico. Somministrate due dosi giornaliere di trattamento sperimentale. Il paziente ha avuto un arresto cardiaco alle ore 18.00 di questo pomeriggio. Somministrata dose doppia di farmaco e massaggio cardiaco. Dopo 15 minuti il paziente ha ripreso l’attività cardiaca.  Attuali condizioni del paziente alle ore 24 stazionarie.
Prognosi attuale impossibile. 

 
Frate Benedictus aveva controllato un’ultima volta Killian e lo aveva lasciato alle cure amorevoli di Emma. Aveva impedito a Belle di disturbarli, ma la giovane si era resa conto della drammaticità del momento e aveva capito da sola che era meglio ritirarsi. L’aveva vista molto commossa e intristita. La capiva … lo era anche lui …
 
Aveva incoraggiato Emma a parlare a Killian, ad accarezzarlo, a fare il possibile affinché potesse sentire il desiderio di tornare da lei.
 
Seduto nel suo ambulatorio, stava compilando la cartella clinica del Capitano Jones, ma erano tante le incognite che stimolavano la sua sete di conoscenza.
 
“Già! … Tornare …”
 
Il Frate, nonostante la sua vastissima conoscenza dell’essere umano, della medicina e della natura in generale … non sapeva dove fosse in quel momento il vero Killian! Il suo corpo era lì, in quel letto, sotto le coltri calde che Emma gli rimboccava di continuo per mantenere quel giovane e virile corpo in un minimo di tepore. Ma la sua “Anima”, la sua parte cosciente, il suo pensiero, ciò che faceva di lui la persona che era, dove si trovava in quel momento?
 
Frate Benedictus era convinto che in stato vegetativo, una persona subisse come un distacco tra anima e corpo. L’anima trascendeva, nella sua convinzione, in un’altra dimensione.
Molti erano i pensieri del Frate sulla vita, sul coma e sulla morte e Killian era “sospeso”, in quel momento, tra la vita e la morte, in una sorta di Limbo. Bastava pochissimo per scivolar via definitivamente!
Comunque, la cosa di cui  Frate Benedictus Dotto era sicuro, era che il Capitano ancora fosse attaccato alla vita. Il suo cuore batteva e il sangue irrorava di conseguenza il suo cervello. Le pupille dei suoi magnifici occhi azzurri avevano risposto allo stimolo della luce della candela, il suo cervello era attivo. Cosa pensava in quel momento Killian? Cosa sentiva? Cosa provava? Probabilmente anche la sua amata principessa se lo stava chiedendo …     
***
 
Nella mente di Killian
 
Era tutto così bianco … tutto così stranamente silenzioso e calmo …
 
Era piacevole quel chiarore … La sensazione di pace permeava la sua mente ed il suo cuore. Non aveva pensieri … non aveva ricordi …
 
Nulla lo tratteneva … sapeva soltanto che doveva seguire quel chiarore che si stagliava all’orizzonte.
 
Era sulla sua nave … si … credeva fosse la sua nave. Le vele erano appena smosse da un alito di vento e il mare su cui scivolava il vascello era lattiginoso e appena increspato. Era tutto molto strano e contemporaneamente giusto e normale. Era in piedi sul cassero di poppa, il ponte di comando. Il timone era davanti a lui di pochi passi. Lui era fermo … a gambe divaricate davanti a quella ruota che sembrava attenderlo. Voleva alzare la mano per prendere i manicotti della ruota … non ci riusciva … non ci riusciva e non sapeva il perché. Non aveva nessuna importanza … nulla aveva importanza. Non sapeva da quanto stesse navigando, se ore … giorni … o anni. 
Era solo … forse lo era sempre stato … non lo sapeva, ma nemmeno quello aveva importanza.
 
Improvvisamente un tuono lontano esplose. Da quale direzione arrivava? Era un segno di tempesta vicina. Qualcosa risvegliò il suo istinto … i sensi si misero all’erta … Iniziava un rumore nell’aere … un suono … no … era più una melodia … una dolce voce di donna … cantava una melodia triste, la sua voce era accorata, permeata di sentimento …
 
“Una Sirena?”
 
Una piccola sirena era tra quei flutti? Se lo chiedeva incuriosito. Sapeva che quelle leggendarie creature erano descritte come metà pesce e metà donna e il loro aspetto era incantevole. Se lo fosse stato tanto quanto la voce che sentiva … credette che ne sarebbe rimasto ammaliato per sempre.
 
Voleva affacciarsi sulle onde, ma i suoi piedi sembravano incollati lì dove stava. Iniziò a sentire una mancanza nel profondo del petto … sentiva freddo dentro il punto in cui sapeva ci fosse il suo cuore. Eppure quella voce gli stava ricordando il calore che lo invadeva quando …
 
“Quando?!”
 
Quando e cosa gli dava quel calore? Non riusciva a ricordarlo … non ci riusciva e la rabbia iniziava a scuoterlo. Aveva perso qualcosa … Iniziò a convincersene.
 
“Cosa?!”
 
Forse non era un oggetto … forse era qualcuno …
 
“Chi?!”
 
Aguzzò l’udito. La voce era sparita. Cercò, guardandosi intorno, come se avesse potuto vederne un eco nell’aere.
 
“Dove sei … chi sei … perché non canti più … ti prego canta ancora … scalda ancora il mio cuore mia dolce sirena!”
 
Non si sentiva nessun canto … non più. Gli vennero le lacrime agli occhi nel realizzare di essere veramente solo … dove era “lei”?
 
Poi qualcosa sentì nuovamente. Un singhiozzo soffocato … ancora …
 “Lei” stava piangendo … era un pianto straziante … soffriva … soffriva tanto
 
“Non posso permetterlo … non voglio che tu soffra …”
 
Voleva muoversi … i piedi ancora incollati su quel punto del cassero. Sporse le mani in avanti verso il timone … non si alzavano …
 
“Percheee?!!”
 
Si ritrovò a gridare senza emettere suono. L’angoscia iniziò a farsi sentire nella mente e nel cuore. Doveva trovarla … “Lei” non doveva soffrire … “Lei” era importante! Lo era … tanto …
 
“Perche?”
 
Di nuovo sentì quella voce … pregava … pregava per il suo amore che se ne stava andando. Chiedeva a Dio di regalargli metà della sua stessa vita pur di avere un futuro con lui, anche se le fosse costato di vivere solo un minuto!
 
Si sentì terribilmente in colpa, senza saperne il motivo e sentì anche un grande senso d’impotenza. Avrebbe voluto trovare l’uomo che stava facendo soffrire così quella donna meravigliosa, gliene voleva dire di tutti i colori! Come poteva lasciare qualcuno che l’amava così tanto!
 
– Killian, figlio mio … hai perso la rotta?
 
Era sbigottito a sentire quelle parole e lo fu ancor di più quando vide oltre il timone un uomo e una donna che, vicini, si tenevano per mano e lo guardavano.
 
– Killy … non vuoi rispondere a tuo padre?
 
Un ricordo lontano si fece spazio tra il vuoto della sua mente
 
– Madre … Padre … siete proprio voi?!
 
Come aveva dimenticato i loro volti? Suo padre Colin … così somigliante a lui … Il viso dolcissimo di sua madre Helen …
 
- Come potete essere qui quando voi siete …
 
Non finì la frase, poiché una terribile consapevolezza si impossessò di lui.
 
 – No tesoro …
 
Sua madre alzò una mano per tranquillizzarlo.
 
– Non ha importanza di come siamo qui amore mio, è importante il perché siamo qui …
- Dobbiamo indicarti la rotta Killian …
- Padre … non ho mai navigato in questo mare … e non vedo costellazioni da seguire …
- No Killian … devi solo ricordare … ricordare di seguire la “Tua” Stella Polare …
 
Killian si portò la mano sulla spalla sinistra, dove le quattro piccole macchie della sua identità erano state coperte da un tatuaggio che rappresentava la costellazione dell’Orsa Minore e dove si trovava la Stella Polare … la “Sua” Stella Polare.
Si meravigliò che la mano fosse riuscita a muoversi e si meravigliò di ricordare chi fosse.
 
– Sono Killian Flinth Jones, figlio del Conte Colin e di Lady Helen, Tenente del Vascello della Royal Navy “Il Gioiello del Reame” sono fratello del Capitano Liam Flinth Jones, morto a causa di un Re che odio, sono diventato un Pirata, il Capitano della Jolly Roger, sono Captain Hook e sono nell’oscurità … il mio cuore è pieno soltanto di odio!
– Ne sei veramente convinto Killian?
 
Un’altra figura era apparsa sul ponte di poppa. Gli sembrò di guardarsi in uno specchio e di vedersi riflesso con un abito diverso da quello che indossava. Il viso era il suo, i capelli più lunghi sul collo … una corazza argentea sul busto, un mantello azzurro come i suoi occhi e sul petto uno stemma. Lo conosceva quello stemma … lo conosceva da tutta la vita … lo conosceva da prima della “sua” vita. Il se stesso che aveva di fronte si voltò e tese la mano verso qualcuno che stava arrivando. Inizialmente evanescente, apparve, per prendere corpo, una donna. L’altro se stesso le avvolse il braccio alla vita e le depose un bacio sulla tempia stringendola a sé.
 Killian sentì contrarsi lo stomaco per la gelosia.
 
“Lei” … Lei era splendida … Lei era … Lei.
 
– Ci siamo scambiati una promessa … ricordalo …
- Gwyneth … sei tu …
- Sono io Killian … sarò sempre io … anche se mi chiamerai in altri cento modi … Ci ritroveremo sempre, ai confini del tempo e dello spazio, oltre … - Oltre la Vita e oltre la morte Emma …
 
Killian completò la formulazione della promessa che si era scambiato con l’amore della sua vita senza rendersene conto. Il se stesso avvinto a Gwyneth sorrise e assentì con il capo, poi guardandosi negli occhi con la bellissima donna al suo fianco, si scambiarono un bacio, svanendo così come erano apparsi.
Anche lui desiderava quel bacio, voleva ritrovare quelle labbra che amava, ma come?
 
– Padre aiutami … mi hai detto che mi avresti guidato sulla giusta rotta!
– Figliolo … la rotta che ti ho dato è dentro di te … tutto ciò che ti ho insegnato, se sono stato un buon padre … ti darà la rotta … saprai qual è la strada e l’amore sarà la luce che ti farà ritrovare la tua casa …
- Mamma … Papà … la mia “casa” si chiama Emma … avrei tanto voluto che voi la conosceste …
- Se hai mantenuto la promessa di trovare una principessa bionda, bella e buona come tua madre … sappiamo che hai scelto bene … siamo felici per te …
- Amore mio … vai da lei ora, torna al posto cui appartieni Killian!
 
Anche i suoi genitori svanirono come erano apparsi.
Ora Killian aveva chiari ricordi nella mente. Tanti tasselli si stavano riunendo. Tanti momenti vissuti con la donna che amava. I suoi sorrisi, i suoi capelli lunghi e biondi, il suo candido corpo mentre si amavano, i suoi occhi di smeraldo  che lo guardavano con lo stesso amore con cui la guardava lui … poi … un ricordo ancora più dolce … il loro “Piccolo Fiore” e un dolce bambino di sei anni da salvare da un Duca malvagio.
 
La voce che aveva sentito cantare e pregare … ora lo sapeva, era quella di Emma! La sua Stella Polare era lei, lo era sempre stata!
 
Una determinazione e una nuova forza di volontà si impossessarono di lui. Sentì che una potente energia gli si irrorava dal petto, fluendo nei suoi arti. Doveva invertire la rotta … doveva tornare indietro!
 
Il timone era a due passi … doveva afferrarlo. Le braccia si sollevarono verso di esso e una gamba riuscì a staccarsi da quel punto, seguita dall’altra. Il timone ora era nelle sue mani. Il vigore dei suoi muscoli era tornato insieme ai ricordi e alla volontà. Ruotò completamente il timone invertendo la rotta di 180°. Ora doveva navigare per tornare da lei, per esserle vicino, lo avrebbe fatto anche nel buio della notte, chiamandola finché lei l’avesse sentito anche da lontano.
 
– Emma … Emma …
 
***
 
 Quella notte era stata veramente terribile. Il temporale aveva imperversato fino alle quattro del mattino. Emma non aveva chiuso occhio, vegliando su Killian alla luce del lume ad olio posto sul tavolo. Aveva parlato, pianto, cantato fino a sgolarsi. La gola le doleva e le palpebre erano pesanti per la stanchezza. Aveva vegliato e avrebbe continuato. Non voleva che lui le sfuggisse via per sempre, alla minima distrazione. Sapeva che se il suo cuore si fosse fermato di nuovo … non ci sarebbero state altre possibilità. Teneva la mano di Killian tra le sue, non l’aveva lasciata un minuto. Sentì un leggero fremito tra le sue mani, le strinse maggiormente a quella del suo amore. Lui ricambiò la stretta, sempre più forte.
 
Emma temeva di guardarlo in viso, temeva che potesse essere una contrazione prima della morte, temeva di vederlo spirare. Strinse i suoi occhi stanchi e le lacrime presero ancora il sopravvento.
 
– Emma … amore …
 
Le balzò il cuore nel petto. Era la sua voce! Amatissima, meravigliosa voce! 
 
- Killian … amore mio … sei tornato da me!
 
Gli prese il viso tra le mani e lo baciò su tutto il volto, quasi lo schiacciò con il suo peso.
 
– Emma … tesoro argh! Fai piano o mi ucciderai con il tuo amore!
 
Emma si rese conto che la ferita non era completamente guarita, doveva stare attenta, ma lui era sveglio, era uscito dallo stato vegetativo, il suo cuore batteva veloce.
 
– Amore perdonami …
 
Emma rideva e piangeva contemporaneamente, erano lacrime di gioia. Killian le portò la mano al viso, così vicino al suo. Le asciugò una lacrima che stava correndo giù per la sua guancia.
 
– Emma tesoro …
 
Avvicinò con delicatezza il viso di Emma  al suo e schiudendo le labbra si scambiarono il bacio che Killian aveva tanto invidiato al suo se stesso del passato.
 
– Vienimi accanto Swan … qui … sotto le coperte … sei così stanca …
 
Emma entrò nel letto vicino a quello di Killian, erano stati avvicinati come a formare un letto matrimoniale, così come lei aveva voluto.
 
– Temo di addormentarmi Killian …
- Ne avresti ragione tesoro, da quanto sono in queste condizioni?
– Da quattro giorni … il Rubeus Noctis che ti ha iniettato nel cuore Fra’ Benny, ti ha salvato la vita …
- Che strano senso dell’ironia ha la sorte … quella pianta ha ucciso mio fratello ed ha salvato me!
- Guarda Killian … sta sorgendo il sole … la tempesta è finita …
 
La tempesta era finita, era vero. I raggi del sole di un nuovo giorno entravano dalla finestra. Killian accolse sul suo petto la testa di Emma, avvolgendole la schiena con il braccio destro. Lei esausta si addormentò.
 
Frate Benedictus li trovò così, ancora abbracciati. Emma che dormiva e Killian, ormai sveglio, che  vegliava sul suo sonno.
Fra Benny fu certo che quei due giovani, che si amava da secoli, avessero avuto, ancora una volta, la prova che il loro fosse vero amore …
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Killian si è ripreso, è tornato dalla sua Emma, lo ha fatto per lei, per la donna che ama e che è la sua Stella Polare. Non avete un po’ gli occhi a cuoricini? Fatemi sapere cosa avete provato!
 
Questa sera tornano le nuove puntate di OUAT, speriamo che si ritrovino quanto prima anche nel telefilm, quindi, mentre aspettiamo la puntata, se vi va vi faccio compagnia con il nuovo capitolo. Probabilmente riuscirò ad aggiungere anche la 4° e ultima O.S. per “Quattro giorni d’arte con i CaptainSwan”, ho scelto questa volta la scultura di Rodin “Il bacio”, un’opera che fece scandalo per la sua sensualità, quando fu presentata. Spero che la stessa sensualità e passione ve la trasmetta anche la mia O.S
 
A proposito di Bacio … tanti a tutti coloro che seguono, che hanno inserito nelle varie categorie, che leggono silenti e alle mie ormai care e preziose amiche di penna che da 51 capitoli, ancora non sono stanche di lasciare i loro preziosi commenti. Un grazie a tutti.
La vostra Lady Lara

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Capitolo 52
*** Al salvataggio di Henry ***


LII Capitolo
 
Al salvataggio di Henry
 
Finny, entrando nella stanza, si guardò intorno e incrociò gli occhi azzurri di un bambino di sei – sette anni. Ne vide bene il colore chiaro, alla poca luce che filtrava dalla finestra, poiché li aveva sgranati nel guardarlo in viso. Sapeva il perché di quella reazione … la sua mostruosa cicatrice!
 
 Gli avrebbe sorriso se avesse potuto, ma ormai, quei movimenti muscolari, la sua bocca e le sue guance non erano più in grado di farli da qualche anno. Sul suo viso era stampato un sorriso eterno … dato dallo sfregio che gli aveva fatto Backbeard e, francamente, non era un sorriso rassicurante.
 
Il piccolo era vicino al finestrino, si capiva che era stato fino a quel momento a guardare fuori.
Finny lo squadrò dalla testa ai piedi.
 
“Un vero Principino!”
 
Era un bambino dai bei tratti somatici. Carnagione chiara, capelli bruni, folti e un po’ scompigliati. Vestito con una giacchina di velluto azzurra, pantaloni chiari, fino al ginocchio e calze bianche. Ai piedi indossava eleganti scarpe nere con un nastro che le chiudeva formando un fiocco. La cosa che colpì Finny, di quel piccolo, furono proprio i suoi occhi. In quel colore marino vide l’innocenza, la purezza, la bontà e, nell’espressione che stava facendo, l’orrore e la pietà.
 
Distolse lo sguardo da lui, sapeva dell’orrore che poteva provare nel vedere la sua cicatrice … l’aveva provato lui stesso la prima volta che, specchiandosi in un bacile d’acqua, si era visto. Le lacrime gli erano uscite sole dagli occhi, non riconoscendo più il suo volto, ed erano cadute, perdendosi nell’acqua limpida del recipiente, creando piccole onde che avevano deformato ulteriormente quell’orrida immagine. L’orrore lo sopportava ormai, gli aveva salvato la vita … la pietà no, quella non ce la faceva a sentirsela addosso e lo sguardo di quegli occhi azzurri gliela stava facendo pesare come un macigno. 
 
Si avvicinò allo scrittoio poggiato alla parete vicino al finestrino e, tendendo il braccio, vi pose un piatto di peltro con dentro una patata lessa e un pezzo di carne essiccata. Guardò di sottecchi il bambino e, sporgendo il mento, gli fece cenno verso il piatto.
 
– Ragazzino! Questa è la tua cena! Vedi di mangiarla!
 
Il piccolo non si muoveva e continuava a fissarlo.
 
– Beh! Che accidenti hai da guardare?
 
Il ragazzino scosse la testa.
 
– Scusa … hai ragione … la mamma me lo ha già detto che è maleducazione fissare la gente …
- Beh allora dalle retta! E mangia quello che ti ho portato se non vuoi morir di fame!
 
Il bambino si avvicinò al piatto, in effetti sentiva lo stomaco brontolare.
 
- È tutta qui la cena?
– Sentilo sentilo! Sua “Signoria” cosa gradirebbe?
– Del purè di patate e dello stufato magari! Si può avere?
 
Dalla gola di Finny partì una risata che non si riflesse sul suo volto, se non con uno spasmo delle guance.
 
– Ehi “Bello”! Che credi? Di essere al tuo castello con uno stuolo di cuoche pronte a servirti e a riverirti?! Sei sulla nave di Blackbeard! È anche troppo quello che ti ho portato! Qui i pirati si accoltellano per un boccone in più di quella patata lessa!
 
Gli occhi azzurri lo guardarono tristemente, ma con fare interrogativo.
 
– Che c’è ancora?
– Come ti chiami?
– Finny … mi chiamano Finny …
- Che nome è Finny? Hai le “pinne”? Non è il tuo vero nome …
 
Il giovane rimase spiazzato. Era da tanto che gli era stato attribuito quel nomignolo e cercare di ricordare il suo vero nome gli fece sentire un dolore nel petto. Nessuno gli aveva mai chiesto il suo nome su quella maledetta nave. Quando si era accorto di essere stato catturato, aveva tentato di fuggire buttandosi in acqua. Lo avevano ripreso che stava per affogare, esausto per le impotenti bracciate fatte contro i marosi.
 
  • Neanche con le pinne riusciresti a combattere quelle onde “signorinella”!
 
Blackbead lo aveva tirato su dal tavolato, quando Murdok lo aveva ripreso dall’acqua.
 
– Sai che ti dico “bellezza”?! Ti chiamerò Finny … ti si addice!
 
L’uomo aveva emesso una sguaiata risata, che lo aveva fatto rabbrividire più della fredda acqua marina che aveva affrontato e, mentre ridevano anche gli altri pirati, lo aveva preso con una mano dietro il collo e se lo era portato più vicino al viso, cercando le sue giovani labbra e baciandolo selvaggiamente. Egli aveva provato un tale schifo che aveva avuto un conato di vomito. Black, tra le risate rinnovate dei suoi, se lo era trascinato dietro verso la sua cabina e lì aveva abusato nuovamente di lui, come avrebbe fatto per numerose altre volte, usandolo come un giocattolo, finché non lo avesse rotto in qualche modo.
 
– Peter … il mio vero nome è Peter Paney …
- Beh! Questo è molto meglio di Finny! Posso chiamarti Peter?
 
Erano cinque anni che non sentiva pronunciare il suo nome. Dalle labbra di quel bambino sembrava un suono dolce e affettuoso. Sentì qualcosa che si smuoveva nel petto.
 
– Si … d’accordo … ma solo qui dentro … quando siamo solo io e te ragazzino! Fuori di qui resto Finny!
– Va bene! Come vuoi … io mi chiamo Henry!
 
Peter ebbe un piccolo spasmo alla guancia destra … Henry capì che aveva sorriso, o almeno aveva tentato di sorridergli. Voltò lo sguardo al piatto, in effetti aveva fame … si sarebbe accontentato. Prese la patata lessa e stava per addentarla. Si bloccò e guardò il giovane. Capì dal suo sguardo che anche lui aveva fame. Con le manine spezzò  in due la patata lessa.
 
– Ne mangi un po’ anche tu Peter?
 
Finny lo fissò in volto. Il sorriso solare e gli occhi innocenti di Henry lo commossero, come lo commosse il suo gesto. Nessuno divideva con lui il cibo, anzi, se potevano glielo toglievano dal piatto velocemente, spesso restava senza. Non si aspettava quella generosità da parte di Henry. Si rese conto che aveva un’indole affettuosa e altruista. Stava morendo di fame anche lui … avrebbe mangiato non solo tutta quella patata lessa, forse anche un’altra mezza dozzina!
 
– Devi mangiarla tu Henry … è già poco … ti devi mantenere in forze … devi sopravvivere …
- Sei sicuro che non ne vuoi?
 
Il giovane fece un cenno apparentemente convinto con la testa.
 
– Mi puoi fare compagnia un altro pochino?
– Va bene Henry! Ma appena hai finito ti metti a letto e io me ne vado!
- Torni domani?
– Certo che torno! Se non ti mantengo in vita Black mi farà fare una brutta fine!
 
Henry sgranò gli occhioni verso di lui preoccupato e, in men che non si dica, finì quella frugale cena. Poi si adagiò sul letto e Finny gli mise sopra la coperta. Mentre era chino a rimboccargliela, con il viso più vicino a quello di Henry, questi allungò le braccia verso di lui e gli accarezzò le guance, sulle due cicatrici, con un sincero dispiacere dipinto sul visetto e nella tristezza dei suoi occhi azzurri.
 
– Chi ti ha fatto questo?
 
Finny si ritirò velocemente, quella lieve carezza gli aveva ricordato quella di sua madre, morta ormai da troppo tempo. Distolse lo sguardo, non voleva farsi vedere in viso da Henry.
 
– Blackbeard …
 
Si allontanò dirigendosi verso la porta, non voleva che Henry vedesse i suoi occhi inumidirsi.
 
– Buonanotte Peter …
- Buonanotte Henry …
 
Finny chiuse la porta a chiave e, non visto, si appoggiò un attimo con le spalle alla parete. Una profonda tristezza gli attanagliava il cuore. Henry era riuscito a commuoverlo, era un ragazzino di buon cuore, gentile e molto bello. Gli vennero i brividi a pensare a quella bellezza. Se avesse stuzzicato l’interesse di Black?
 
“Povero lui … è un piccolo innocente … non immagina nemmeno di cosa è capace quel mostro!”
 
Staccandosi dalla parete fece spallucce. Ma alla fine dei conti a lui cosa doveva importare del destino di quel ragazzino? Doveva già pensare a come sfangar la giornata lui stesso per sopravvivere! Non doveva prendersi la briga di pensare anche a lui, se non per portargli il cibo e l’acqua o altrimenti erano guai. Black sembrava tenerci al “piccoletto”, ma per motivi venali …
 
“Meglio così nel caso!”
 
Un fulmine squarciò il cielo e, mentre risuonava il tuono, il temporale iniziò a picchiare sul tavolato del ponte della Queen Anne’ s Revenge. Finny sentì la voce del Capitano gridare gli ordini ai pochi uomini rimasti. Doveva andare anche lui a fare la sua parte, sarebbe stata una notte faticosa e senza riposo. Le onde si ingrossavano e il vento tirava forte. Le rande erano gonfie e le cime tirate allo spasmo. Il giovane uscì da sottocoperta per aiutare gli altri. La pioggia gelida di Novembre lo inzuppò in pochi secondi. Non gli importava di bagnarsi, anzi gli piaceva. Quell’acqua dolce, che gli scorreva sul viso e sul corpo, sembrava mondarlo da tutto lo sporco che si portava nella sua giovane anima ormai macchiata.
 
***
 
Era esploso il temporale e la tempesta imperversava. Era da aspettarselo! Fin dalla mattina il cielo era stato grigiastro, ma certo nessuno di loro due avrebbe mai immaginato che sarebbe stata una giornata tanto nefasta.
 
Il Colonnello August Charming Pendràgon e il giovane Captain Eduard Gold, erano sul ponte di poppa e guardavano l’orizzonte. Ormai era buio, non si vedeva nulla, né luna, né stelle. Il profilo degli alberi e del sartiame apparivano e sparivano al bagliore di fulmini e lampi improvvisi, dando un’immagine spettrale della “Stella del Mattino”. I due uomini, sul cassero del timone, avevano già lungamente discusso in merito alla rotta da prendere. Mentre ancora c’era uno spiraglio di luce all’orizzonte, la nave di Blackbeard era sparita … difficile sapere da che parte si fosse diretta!
Nell’ufficio del Capitano, August aveva potuto vedere ed apprezzare il giovane Eduard Gold tracciare le varie rotte possibili, con destrezza e un’abilità rara per la sua poca esperienza. Aveva giudicato che Jones avesse fatto un ottimo lavoro con quel suo “figlioccio”, ma il resto era tutta farina del sacco di Eddy. Il Colonnello gli riconobbe un’intelligenza, una caparbietà, una volontà e una saggezza, rari, sia per la giovane età che nel confronto con l’indole media degli esseri umani.
Ragionando insieme avevano cercato di percorrere la traccia mentale seguita da Blackbeard.
 
 Il rifugio principale del pirata era l’Isola di Arran … almeno quando era sotto l’ala protettiva del Duca Rumbl Mc Cassidy! Quest’ultimo era morto da poco e ancora non era potuta giungere la notizia a suo fratello minore. Andrew Mc Cassidy, diversamente da Rumbl, non amava associarsi a gente come Black e, dal ragionamento di August, difficilmente avrebbe accettato anche solo di parlargli. Era tra l’altro un uomo ambizioso, non sposato e, da quel che si sapeva, non aveva eredi. Avrebbe riscattato Henry sapendolo suo nipote? Forse si, ma probabilmente no! Black avrebbe voluto correre il rischio di rivolgersi al Duca per finire poi arrestato ed impiccato? Guardandosi in faccia August ed Eddy avevano risposto contemporaneamente “No!”.
 
Il giovane Captain Gold, viaggiando da anni con i suoi compagni della Jolly Roger, sapeva, da quel che si raccontava in giro, che Blackbeard aveva il suo approdo e rifugio in un’isola caraibica che chiamava “Isola dell’impiccato”. Impossibile conoscerne le coordinate … nessun Capitano Pirata le rivelava. Lo stesso Captain Hook, teneva segreta la rotta per la sua Neverland, ne parlava in codice di solito, dicendo semplicemente “Prima stella a destra e poi dritto fino al mattino!”
 
Eddy aveva avuto un sorriso pensando a Killian e al suo modo di essere poetico in tutto ciò che lo appassionava: il mare, la sua nave e … più di tutto … la sua “Principessa bionda”.
Sperò che si stesse riprendendo … Emma avrebbe fatto di tutto per salvarlo e il buon Frate Benedictus Dotto era con loro!
 
– I Caraibi Capitano? Dovrà scendere verso la Virginia allora, ma dovrà fare un bel giro largo! Da Comandante della difesa sono ben informato che il nostro amico, il Governatore Spotswood, gli ha sguinzagliato dietro una flotta di quattro navi della Royal Navy e non gli importa se lo cattureranno vivo o morto!
– Bene Colonnello! Se è così, so quale rotta tracciare … per il momento dritti verso la Scozia … poi curveremo verso sud … sperando intanto d’incontrarlo quanto prima e riprenderci “nostro” nipote!
 
 
Ora, vicini, su quel ponte di comando, gli occhi cerulei di August e quelli grigi, come la tempesta che imperversava, di Eddy, guardavano nella stessa direzione, con la speranza di vedere anche un solo puntino luminoso a segnalargli la presenza della Queen Anne’ s Revenge.
Il buio più fitto li calò nella completa cecità, dopo l’ultimo lampo di luce, ma fu proprio in quel momento che una “microscopica” speranza si riaccese all’orizzonte e nel loro animo.
 Dovevano aspettare il sorgere del mattino e il placarsi della tempesta adesso …
 
***
 
Frate Benedictus fu piacevolmente colpito dal quadretto che si trovò davanti quella mattina. Sperava di vedere risvegliarsi il Capitano Jones, ma non immaginava di trovare nel frattempo addormentata Emma.
 
La Principessa dormiva esausta e rilassata, con il capo sul petto nudo del suo Pirata, mentre egli la teneva stretta a sé cingendole le spalle con il braccio destro.
Fra Benny vide l’uomo posare un leggero bacio sulla parte alta della fronte di lei, all’attaccatura dei capelli. Emma dormiva profondamente, cullata dal battito cardiaco di Killian, ormai ripresosi dopo il momento di peggior crisi.
 
L’imbarazzo si dipinse sul volto del Capitano quando il buon Frate entrò, ma l’educazione prevalse e lo salutò cordialmente.
 
– Buongiorno Padre …
– Buongiorno anche a te figliolo e soprattutto … ben tornato! Ci hai fatto preoccupare parecchio lo sai? Il tuo cuore questa notte si era fermato completamente … sarei curioso di sapere dove eri finito …
- Frate Benedictus … credo di essere stato semplicemente in una specie di sogno … ma era un sogno molto realistico e sentivo Emma chiamarmi e piangere …
- Quella era sicuramente la parte realistica giovanotto! Emma non ti ha lasciato un secondo … abbiamo messo il letto per lei vicino al tuo per quello e anche per … lei …
- Che significa “per lei”? La “Mia”  Emma sta male?
 
Se non fosse stato per il fatto che la donna che amava era lì che dormiva sul suo torace villoso, sarebbe saltato in piedi per la preoccupazione!
 
– Tranquillo Killian! Sono cinque giorni che sei in quel letto, più morto che vivo! Ti rendi conto di quante emozioni ha subito Emma? Neal morto davanti ai suoi occhi, tu che quasi facevi la stessa fine, la caduta a terra e lo svenimento …
- Caduta e svenuta?!
– Ti ho detto di stare tranquillo figliolo! Emma sta benissimo! Ha avuto una piccola perdita la sera del tuo ferimento …
- Mio Dio! Nostro figlio …
- Vostro figlio è lì tra voi … ti calmi e mi lasci parlare giovanotto?!
 
Killian fece uno sguardo da cucciolo che a Frate Benny ricordò intensamente Henry, gli si strinse il cuore per il bambino. Killian non sapeva ancora nulla di lui, né che fosse suo figlio, né che fosse stato rapito.
 
“Di Henry meglio non dirti nulla per ora Capitano … aspettiamo che tu sia stabile del tutto o ti prende un colpo veramente questa volta!”
– Ti stavo dicendo che Emma sta bene ora … ho dovuto tenerla sotto controllo un paio di giorni. Il piccolo che porta in grembo è forte, evidentemente è sementa buona su un terreno ben fertile!
 
Killian non poté che sorridere orgoglioso ai riferimenti botanici del Frate, al doppio senso e gioire per Il “Piccolo Fiore” che avevano concepito.
 
– Ora mio caro, dovrò auscultarti il cuore e controllare la ferita, quindi abbi un attimo di pazienza, pensa a lei intanto, facciamo in silenzio e lasciamola ancora dormire! Se tutto va bene, dopo ti faremo rimettere in piedi e camminare una decina di minuti …
 
Killian acconsentì con il capo e lasciò che il Frate iniziasse con il suo cuore.
Attraverso il cono acustico che gli poggiò al centro del petto, il medico sentì il trotto di un cavallo in corsa. Sorrise tra sé e sé, poi scoprì il corpo nudo del giovane, ma Killian ebbe una reazione pudica, cercando di bloccare, con il braccio amputato, il lenzuolo. Il Frate rimase sorpreso da quell’improvviso pudore, Killian era un uomo molto sicuro della sua fisicità, quale era il problema? Poi Benedictus, guardando più in basso percepì sotto le coltri, all’altezza dell’inguine il normale riflesso di erezione maschile, tipico fin dalla più tenera età. I vivaci occhi cerulei del Frate sorrisero al paziente.
 
– Figliolo … sarò pure un Frate … ma ti ricordo che sono un uomo anche io e sono il tuo medico … Ti ho detto di pensare ad Emma e come vedo è per te una cura migliore di quella che ti ho somministrato … il tuo cuore risponde benissimo e quel … riflesso … è tutta salute … Molto bene … la ferita la controllerò più tardi … restatene così con lei ora … avete parecchio da recuperare … quando si sveglierà fammi chiamare!
 
Killian Jones non era uno abituato ad arrossire facilmente, ma in effetti l’emozione che gli dava Emma era fortissima e sentirselo riconoscere e dire così esplicitamente, gli imporporò gli zigomi come ad un adolescente.
Frate Benny se ne andò ancora ridendo sotto i baffi, mentre Killian alzava gli occhi al cielo.
Riportò l’attenzione sulla sua Principessa. Era bella … dolce e tenera, così abbandonata fiduciosa sul suo torace … Da tanto non stavano così!
 In una frazione di secondo gli passarono davanti agli occhi tutti i loro momenti, dal primo sguardo all’ultimo incontro nella Villa Mc Canzie, prima di partire alla ricerca di Rumbl. Il desiderio che aveva di riaverla come quell’ultima notte era impellente, ma si raffreddò al pensiero di Rumbl. Cosa era successo nel momento in cui aveva chiuso gli occhi morente? Rumbl era stato fermato? Catturato? Ucciso? O peggio … era riuscito a sfuggire? Henry era salvo? Belle? Non voleva svegliare Emma e non poteva richiamare il Frate per chiedere ciò che non aveva avuto occasione di chiedergli prima. Che diavolo era successo in quei cinque giorni che non aveva ”vissuto”? Una cosa il Frate l’aveva detta esplicitamente, parlando delle emozioni provate da Emma: “Neal è morto davanti ai suoi occhi!”
 
Neal era morto?! Non ne provò nessuna gioia, ma si rese conto che l’atto di separazione, tanto agognato da Emma e da lui stesso, per poter giungere a realizzare il loro sogno d’amore alla luce del giorno, ormai era del tutto inutile … Emma era vedova e non ci sarebbe stato nessuno scandalo se si fosse risposata con un altro uomo. Era giovane, aveva un bambino piccolo da crescere e un altro in grembo che avrebbe avuto bisogno di un padre. Avrebbe fatto da padre anche ad Henry! Non avrebbe forzato i suoi sentimenti, non avrebbe cercato di estirpare dal suo cuore il ricordo di quello che credeva suo padre, con il tempo si sarebbe affezionato anche a lui, sempre se avesse accettato bene le nuove nozze di sua madre … Sapeva quanto potesse essere geloso un bambino della propria madre. Lui stesso lo era stato nei confronti della sua, quando riceveva qualche galante baciamano da amici di famiglia e colleghi di suo fratello Liam, che, sempre garbati, non lesinavano complimenti alla sua aggraziata, bella e gentile genitrice. Ricordava suo padre Colin, orgoglioso della sua sposa, protettivo e geloso, che guardava vagamente in cagnesco quegli uomini, nonostante Lady Helen non fosse una donna che si atteggiasse in modi civettuoli.
Riguardo ai suoi sentimenti per Henry … Sorrise a pensare a quel visetto allegro, intelligente, curioso e affettuoso. Ricordò di quando gli era corso incontro e lo aveva preso tra le braccia, che forte emozione aveva provato in quel momento! Era un’emozione simile all’amore che provava per Emma! Si sentiva legato a quel meraviglioso bambino … forse perché Emma lo amava così tanto? Forse perché in lui c’era una parte di Milah? Gli voleva bene, si era affezionato a lui all’istante, era stato un incontro “magico”, come lo era stato con Emma! Non se lo spiegava, ma sapeva cosa provava e non vedeva l’ora di poter rivedere quello “scricciolo” e dargli tutto l’affetto che sentiva nel cuore!
 
Mentre Killian si crogiolava in quei teneri pensieri, godendo della vicinanza di Emma, questa iniziò a muoversi. Si stava svegliando, la sentì stringersi maggiormente a lui e sentì la sua mano sul torace, toccarlo carezzevole. Quanto aveva desiderato le sue carezze e il suo corpo in quelle due settimane alla ricerca di Blackbeard? Ora era lì, stava per rivedere il verde dei suoi occhi riaprirsi su di lui, amorevoli, come sapeva essere amorevole lei.
 
– Mmm … Killian … amore …
- Swan?
- Non mi pare vero di sentirti di nuovo così … caldo … e … il tuo cuore … batte così veloce ora!
– Mi sei vicina … sei tu che mi scaldi il cuore e me lo fai battere come se fosse impazzito!
– Mi devo alzare e chiamare Frate Benny … ti deve visitare …
 
Emma stava cercando di alzarsi, lui la trattenne a sé.
 
– No Love! Frate Benny è stato qui poco fa … mi ha sentito il cuore …
- Cosa ha detto?
– Che sei tu la mia cura migliore … è stato anche imbarazzante … con i suoi doppi sensi …
- Doppi sensi? Fra’ Benny?! Non ci posso credere! Di solito sei tu quello dei doppi sensi! Non so che possa aver detto … certo ci ha trovati abbracciati … tu ovviamente senza vestiti … 
- Lasciamo stare il Frate … se ne è andato ridendo sotto i baffi e dicendo che avevamo parecchio da recuperare e di restare così, quindi io direi di seguire quanto il medico ci ha prescritto e starcene ancora un po’ a farci le coccole!
 
Emma rise maliziosamente allo sguardo furbo e al sopracciglio alzato di Killian. Decisamente stava molto meglio, ma voleva sentire il parere del saggio Frate. In ogni caso, stare abbracciata all’uomo che amava, stringerlo a sé e baciarlo come non faceva da tanto, avrebbe fatto bene a tutti e due. Si sollevò leggermente al suo fianco, si poggiò sul braccio sinistro per portarsi con il viso verso quello di Killian. I suoi lunghi capelli biondi ricaddero sulla spalla destra del suo uomo, con la mano destra gli accarezzò dolcemente la guancia, perdendosi nei suoi occhi azzurri.
 
– Ti amo Killian … ti amo tanto … ho temuto di perderti e questa notte più degli altri giorni precedenti, quando ho sentito che il tuo cuore aveva smesso di battere. Non riesco a vedere un futuro senza di te, adesso meno che mai!
 
Killian avrebbe risposto qualcosa, ma lei non gli diede il tempo, poiché schiuse le labbra sulle sue e si scambiarono un bacio dolce e profondo. La passione che li univa si rinfocolò con quel gesto d’amore. La mano di Emma lo accarezzava ancora, scendendo sul suo torace in movimenti sensuali che lo stavano facendo vibrare fortemente. Si sciolsero dal bacio. Si guardarono ancora negli occhi … il desiderio reciproco li rendeva lucidi e bramosi l’uno dell’altra.
 
– Emma … vorrei toglierti questi abiti di dosso e prenderti subito, ma so che non potrei … non qui … non con Frate Benny che tra poco tornerà per vedere la mia ferita … devo calmarmi o mi trova come prima … anche peggio di prima …
- Ti riferisci a …
 
Emma scese ancora con la mano, verso il suo inguine, scoprendo il punto della sua virilità, attivo e fremente. Ne rimase piacevolmente sorpresa, stava andando tutto come doveva!
 
– Oooh!
- Si Love, hai capito benissimo … era per quello che mi sono sentito in imbarazzo.
– Significa solo che stai guarendo amore mio!
– Si lo so, ma quello che riguarda me e te … voglio che resti protetto e custodito. Ti amo anche io Emma e quando quella donna ha tentato di colpirti alle spalle e dopo sei caduta … mi è sembrato che tutto il mio mondo stesse crollando … è stata una sensazione più dolorosa del colpo ricevuto dal Coccodrillo …
 
Emma, commossa, non riuscì a resistere e lo baciò nuovamente con profonda passione. Poi, interrompendo quel contatto, portò ambedue le mani al viso di Killian.
 
– Amore … devo dirti una cosa che ho temuto che non avresti mai saputo … aspetto veramente un figlio tuo Killian!
 
Gli occhi del Capitano le sembrarono ancora più luminosi e limpidi in quel momento.
 
– Lo so Emma, l’ho capito del tutto durante il mio viaggio a caccia di Blackbeard e ho capito che è già un po’ che il nostro “Piccolo Fiore” è con noi … Da quando Emma?
– Credo dalla nostra prima volta … nel Maine …
- Sono quasi cinque mesi Swan …
- Si … ho cercato di dirtelo ma era sempre il momento sbagliato e sembrava non volessi averne per il momento, poi l’ultima volta tu stavi per partire …
- Si, ricordo perfettamente … quella notte ti ho detto che volevo veramente un figlio nostro … pensavo che lo avessimo concepito in quell’occasione e tu mi hai dato il dubbio che forse già era così. Avessi dato ascolto al mio istinto non sarei partito e … sarebbe stato meglio visto come sono andate le cose. Come ti senti Love? Fra’ Benny mi ha detto che hai avuto delle perdite …
- Sto bene per fortuna, il nostro “fiorellino” è forte come suo padre!
 
Killian sorrise intenerito e felice. Portandole la mano dietro la nuca, avvicinandola delicatamente al proprio viso, le chiese un nuovo languido bacio.
Continuarono ancora ad assaporarsi l’un l’altra e tra un bacio e l’altro a parlare. Emma gli raccontò di Neal, di come era morto per salvarle la vita, riabilitandosi, in un certo senso e confessandole la verità su Tamara e quanto veramente accaduto la loro notte di nozze. Killian ascoltava attentamente, non poteva comunque giustificare Neal per il suo comportamento in quell’occasione, ma grazie al suo sacrificio Emma era lì ora, sul suo torace, le asciugò le lacrime che le spuntarono dagli occhi.
 
 – Avevo appena visto morire Neal e anche tu, per salvarmi la vita hai ricevuto quel terribile colpo alla schiena, non l’ho sopportato questo … per fortuna Frate Benny è arrivato in tempo per iniettarti il siero nel cuore e rallentare il processo che ti avrebbe portato alla morte!
– Perché non lo ha fatto anche a Neal?
– Non ha potuto … era stato colpito e legato da Rumbl. Era riuscito ad entrare travestito da mendicante. È stata tutta una “strana” coincidenza che August fosse andato da lui per Belle e l’avesse liberato in tempo per te, ma tardi per Neal!
– Il Coccodrillo è fuggito?
– No, è stato ucciso da Eddy … lo ha ucciso in combattimento, usando Excalibur …
- La spada della giustizia e dell’onore ha fatto veramente giustizia a quanto pare! E per mano di un cuore puro …
 
Killian avrebbe voluto chiedere altro ma i loro discorsi furono interrotti dal colpo di tosse di Frate Benedictus. Emma si alzò dal letto e assistette il Frate nella visita a Killian. La fascia macchiata di sangue fu rimossa dai fianchi stretti del Capitano. Il Frate tastò lungo i bordi per vedere se ci fosse una ritenzione di pus. Tutto stava andando bene, non c’era infiammazione né infezione alcuna. Anche il foro d’entrata della ferita stava in ottime condizioni. I medicinali somministrati a Killian, con l’additivo al Rubeus Noctis, erano stati miracolosi. Il Capitano non sentiva fastidi interni, era stato ricucito bene, riconobbe che la gran parte di merito andava al vecchio Frate e lo ringraziò di cuore.
 
– Belle ti ha fatto lavare e rammendare i vestiti. Tra poco un valletto sarà qui. Ti facciamo alzare e camminare una decina di minuti, vediamo se i punti interni tirano ancora. È uscita una bella mattinata di sole, dopo il temporale di questa notte! Fate una passeggiata in giardino, prendete un po’ di sole tutti e due,  io vado a dire a Betty di farvi servire la colazione.
 
 
Dopo un paio d’ore, mano nella mano, i due innamorati uscirono finalmente dall’infermeria.
Camminavano lentamente, Killian sentiva un leggero fastidio poggiando la gamba sinistra a terra e muovendosi. Emma, come si accorgeva di qualche sua smorfia di dolore, gli portava un braccio intorno alla vita per sorreggerlo.
Killian indossava nuovamente i suoi abiti in pelle nera e il panciotto rosso damascato, mentre Emma vestiva con un lungo abito color avorio e un mantello ceruleo, di lana, a coprirle le spalle.
 
Giunsero all’angolo più romantico del vasto giardino, lì dove l’enorme salice piangente formava un capanno naturale, sopra un tavolo in pietra e una panca dello stesso materiale.
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Il sole filtrava caldo tra i fitti rami del salice e proiettava le ombre delle piccole foglie sui loro visi vicini. Emma circondava con le braccia la vita di Killian e lui, guardandola in viso, con lo sguardo adorante, le accarezzava la guancia. Scese con le dita lungo il collo di Emma, le prese una lunga ciocca abboccolata di capelli e gliela portò dietro l’orecchio. Lei sorrise, quel gesto Killian lo faceva tutte le volte che desiderava baciarla con passione, lo aveva fatto fin da quando si erano conosciuti, anche se aveva trattenuto la voglia di baciarla … allora era troppo presto, ma i loro sentimenti e l’attrazione che provavano l’uno per l’altra erano già molto forti. Ora nessuno li poteva interrompere o impedire e loro erano completamente coscienti di quanto si amassero e desiderassero. Fu spontaneo, naturale … automatico schiudersi l’uno all’altra, accogliersi con le labbra, assaporarsi voluttuosamente, con i respiri spezzati e il battito cardiaco che rimbombava non solo nel petto ma anche nelle orecchie.
Si sciolsero dopo un tempo indefinibile, con il fiato corto e frementi nella carne come nel pensiero. Restarono con le fronti poggiate l’una all’altra, ansimanti, con gli occhi ancora chiusi, bramosi di andare oltre. Killian parlò per primo, la voce gli uscì roca per l’eccitazione e l’emozione fortissima.
 
– Emma … Emma … Emma … Sei la mia vita amore … non voglio più essere separato da te … te l’ho già detto … è quello che provo per te … non smetterò mai di dirtelo … Ora tante cose sono cambiate … Partiremo appena sarò completamente in forma … non ci vorrà molto … Frate Benedictus ha operato veramente un miracolo e tu … tu hai fatto il resto … sono tornato per te … avevo un conto in sospeso … la promessa di avere un futuro insieme! Lo voglio con tutte le mie forze e nessuno ce lo impedirà. Non ci saranno scandali, non ci sarà nessun divorzio per te. Potremmo sposarci in quella piccola chiesa come tu hai sempre desiderato. Ti porterò dai tuoi genitori  e saremo marito e moglie prima che nasca il nostro Piccolo Fiore. Henry sarà con noi, Neal non ne può più soffrire ormai … Spero che Henry mi accetti al tuo fianco … pensi che lo farà?
 
Killian sentì Emma irrigidirsi e poi tremare tra le sue braccia, non capiva il perché. Era forse per il pensiero di Neal?
 
– Amore che succede? Stai tremando Emma …
 
Le prese il mento tra le dita e le fece alzare il viso per guardarla meglio nel verde degli occhi. Erano velati di tristezza, poteva capirlo, ma in realtà non aveva capito il reale motivo.
Emma ricambiò lo sguardo puntandolo verso l’azzurro dei suoi, accigliati in un’espressione di preoccupazione. Come poteva dirgli che Henry era stato rapito … che non sapeva se mai l’avrebbero riabbracciato! Come poteva dirgli che quel piccolo meraviglioso bambino era sangue del suo sangue, figlio suo e della donna che aveva amato ed ora c’era la possibilità di perderlo per sempre?!
Il cuore di Emma batteva forte per l’amore che provava per Killian, il suo corpo lo desiderava come non mai, ma contemporaneamente si sentiva lacerare l’anima per il dolore di perdere quel bambino che, se pur non carne della sua carne, era per lei il figlio partorito dal cuore!
 
Cercò di sorridere all’uomo che amava, non voleva dargli altre preoccupazioni, non era il momento. Stava guarendo e con le ore e i giorni avrebbe riacquistato completamente le forze … poi … poi avrebbe detto quelle altre verità che per ora doveva celargli.
 
– Henry ti adora dal primo momento che ti ha incontrato Killian! Non c’è stato un giorno, da allora, che non mi abbia chiesto di te, di come sei, come ti comporti, le tue abitudini, la nostra avventura nel Maine, sei il suo eroe … proprio come un padre deve essere per suo figlio!
– Swan! Dici sul serio? Mi rincuori così! Spero che non sia geloso di te … io al suo posto lo sarei!
– Beh! In quello penso che ti somigli … è un bambino molto possessivo con i suoi affetti e piuttosto impulsivo …
“In realtà è una goccia d’acqua con te … ti somiglia in tutto, da quei meravigliosi occhi, che mi hanno dato una scossa da quando li ho visti per la prima volta, sia i suoi che i tuoi … forse la cosa che amo di più di voi due, ma in vero non c’è nulla che io non ami di te e di Henry .. anche quelle quattro macchioline che segnano la vostra appartenenza, benedette!”
 
Emma avrebbe voluto dirgliele quelle parole … ma non poteva ancora, le pensò e si strinse ancora al suo adorato Pirata che la ricambiò felice e ignaro. La tenne stretta al suo torace, in piedi sotto il salice, con il braccio destro a cingerle le spalle, protettivo, il mento poggiato alla fronte di lei. Inspirò il profumo della sua donna e gli giunse contemporaneamente l’odore del mare. In quel momento sentiva la pace nel cuore, ma qualcosa mancava a tutto ciò: Henry e la sua nave. Sicuramente il bambino era con Belle, mentre sua madre era lì tra le sue braccia, l’avrebbe visto tra breve. La sua nave era attraccata al molo, da li si poteva vedere. Accarezzò ancora la guancia di Emma, dandole un altro bacio sulla sommità della fronte, poi, tenendole il braccio intorno alla vita la condusse verso l’affaccio sul porto. Voleva vedere il sole riflettersi sulle onde e sugli alberi del suo meraviglioso veliero. Emma con un dolce sorriso dipinto sul volto, lo segui e realizzò tardi che una delle verità taciute, stava per essere rivelata a Killian.
 
– Dove diavolo ha portato la mia nave Jefferson?!
 
Emma non riuscì a rispondere, ma lui capì che era successo altro che lei aveva taciuto. Il disappunto lo fece arrossire in volto.
 
– Emma?!
– Killian … Blackbeard si era nascosto nella Baia Mc Canzie, l’unico posto dove scioccamente non c’erano guardie, nascosto sotto la sporgenza del promontorio. Rumbl gli ha aperto il passaggio segreto, lui lo conosceva bene … Black e i suoi sono risaliti da lì e poi è riuscito a fuggire con pochi di essi, usando lo stesso passaggio e partendo subito, gli altri erano morti o imprigionati. August e i tuoi uomini, con la “Stella del mattino”, lo hanno inseguito a distanza di qualche ora, il tempo di sedare la battaglia e fare il punto della situazione … tu stavi in fin di vita, erano quasi tutti al tuo capezzale …
– Swan … Jeff ci sa fare, ma non era il caso di seguire quel bastardo! Ormai il danno era fatto! Ho promesso a Giglio Tigrato di riportarle suo marito sano e salvo, perché correre altri rischi … anche tuo fratello … è un militare dell’ Esercito … che esperienza vuoi che abbia di battaglie navali?! Jefferson mi sentirà! Sperando che tornino sani e salvi …
- Jefferson non è con loro Killian … no … no non fare quella faccia è vivo e vegeto. È in una delle stanze dell’infermeria di Padre Benedictus! Blackbeard gli ha sparato alla schiena … si lo so cosa provi … è stato fortunato … una pallottola è uscita senza ledere punti vitali, l’altra era rimasta incastrata nell’osso scapolare. È stato operato ed è stato d’accordo con gli altri per inseguire il Pirata.
– Chi diavolo ha il comando allora?!
– Tutti hanno designato Eduard …
- Cheee?!!
 
Killian ora era fuori di sé e iniziò a camminare avanti e indietro sul selciato, non curandosi del dolore al fianco.
 
– Santo Cielo Emma! Quante altre cose  non mi  hai detto? Eddy! Dico, Eddy! È poco più di un ragazzo, sa governare la nave ma non ha mai veramente combattuto! Spero non lo raggiungano Black o finiranno tutti in pasto agli squali! Ma io dico! Anche tuo fratello! Eppure mi sembrava un uomo accorto e coscienzioso! Eddy si deve sposare! Lui pure da quello che mi hai detto! Che diavolo gli è passato di andar a cercare gloria! Senza la protezione di Rumbl, Black è carne da macello per la Royal Navy … ci pensassero loro, maledizione!!
 
Emma lo guardava camminare nervosamente come una pantera in gabbia. Doveva ormai dirgli il motivo reale di quella spedizione, forse si calmava e smetteva di agitarsi, temeva che gli si potesse riaprire la ferita!
 
– Killian fermati, ti farai del male! Non sono stati incoscienti … hanno dovuto … è stato necessario! Tu avresti fatto la stessa cosa!
 
Killian si bloccò improvvisamente, stava dando le spalle ad Emma. Un terribile pensiero fece capolino nella sua mente. Si voltò lentamente verso di lei, temeva ora di incontrare i suoi occhi, si rese conto del perché erano velati di tristezza e perché prima si era irrigidita e aveva tremato tra le sue braccia.
 
- È quello che temo? Henry è stato …
 
Non dovette rispondere con le parole Emma. Ciò che aveva voluto tacere per il suo bene prima, adesso la invase completamente. In silenzio i suoi occhi piansero tutte le lacrime che a forza aveva trattenuto mentre lui gli aveva parlato dei suoi progetti e gli aveva chiesto del piccolo. A Killian non rimase che sorreggerla e stringerla forte per non farla scivolare sulla ghiaia, disperata in quel modo.
 
– Tesoro … amore mio calmati … calmati … non disperiamo … Ovvio che Eduard non poteva fare diversamente, lo avrebbe fatto anche se non fosse stato suo nipote, lo avrei fatto anche io comunque. Mi dispiace solo di non essere con loro … non mi potrei perdonare se capitasse qualcosa a tutti loro …
- Oh Killian! Sono così preoccupata … Henry è così piccolo e innocente, ho una tremenda paura che gli facciano del male!
– Lo so tesoro … ma so anche come ragionano i pirati … Henry non è un bambino qualsiasi … per loro vale più oro di quanto pesa! Blackbeard sa che è figlio di Rumbl, sa che tu lo ami come tuo figlio. È sicuramente interessato ad ottenere un riscatto ... non è la prima volta che usa il rapimento ed  il ricatto!
 
La abbracciò ancora cercando di consolarla, le asciugò nuovamente le lacrime e la baciò per l’ennesima volta sulla fronte. Quel contatto riusciva sempre a tranquillizzarla, anche se il dolore nel profondo dell’anima era lo stesso per entrambi.
 
Si riavviarono lentamente verso l’infermeria. Killian aveva bisogno di vedere come stesse l’amico di una vita: Jefferson.
Lo trovarono in piedi, con il braccio bloccato da una vistosa fasciatura che impediva ogni movimento dell’arto e della spalla operata. Si abbracciarono e si scambiarono le notizie sulla reciproca salute, poi Jeff con sguardo dispiaciuto guardò Killian.
 
– Mi dispiace fratello … se non mi fossi beccate queste due pallottole ora sarei sulla “Stella del Mattino” a dare una mano …
- Si Jeff … anche io … spero che Eddy sappia quello che fa …
- Per quello credo che tu ti possa fidare … è stato designato su suggerimento di Max ..
– Max?! Non posso crederci!
– Beh! Credici … quando hanno saputo che Henry è figlio tuo e di Milah si sono convinti ancor di più!
– Co – cosa hai detto?
 
Emma e Jeff videro defluire il sangue dalle guance di Killian. Jeff guardò Emma in viso, capendo di aver detto qualcosa che Killian ignorava.
 
– Ma lui … non …
 
Emma fece tristemente un segno di negazione con la testa a Jeff. Anche Killian si voltò verso di lei, nel suo sguardo c’era una domanda che la sua bocca non riusciva a formulare e nei suoi occhi lo stupore si stava trasformando in un misto di gioia e preoccupazione.
 
Emma gli si avvicinò e gli portò le mani alle guance. Killian la guardava speranzoso, con le labbra schiuse in un sorriso intriso di gioia e meraviglia.
 
– Si amore mio … è vero … sei tu che hai dato un figlio a Milah. Henry è tuo figlio … è il frutto del vostro amore, non il risultato di una violenza di Rumbl. Non ha nulla del Duca  ma ha tantissimo di te!
– Emma … da che ti ho ritrovata la mia vita si è illuminata e riempita di sorprese continue … con te non corro il rischio di annoiarmi un momento, amo Henry comunque … come fai ad avere questa certezza … io ne sarei l’uomo più felice del mondo, ma non voglio farmi illusioni …
– Killian … è da un po’ che lo sospettavo, ma credevo che l’amore che nutro per entrambi mi portasse a vedere somiglianze anche dove forse non ce ne erano! Questi giorni, mentre stavi male … Frate Benny mi ha dato la conferma … il tuo tatuaggio … copre le stesse quattro macchie che Henry ha sulla stessa spalla sinistra … non è un caso accidentale …
- No Emma … Non può esserlo … è il segno dei Flinth … non tutti gli uomini della mia famiglia lo ereditano. Lo aveva mio padre Colin e suo zio Artur, mio nonno e mio fratello Liam non l’anno ereditato, io si … mio padre scherzava su questa cosa, diceva che io, lui e lo zio, eravamo i “veri” discendenti del Primo Cavaliere di Artorius, nella leggenda di famiglia si diceva che Cillian Flinth avesse questo segno sulla spalla sinistra …
- Cillian …
 
Emma pronunciò quel nome … un nome che aveva pronunciato spesso in alcuni dei sogni che aveva fatto da quando aveva conosciuto Killian. Improvvisamente le tornò davanti agli occhi una scena. Vide un cavaliere colpito durante un torneo. La spalliera in metallo saltar via, scoprendo la sua spalla sinistra ornata di quattro macchioline scure sulla pelle. Sentì se  stessa gridare il suo nome e si vide corrergli incontro mentre cadeva da cavallo. L’elmo saltato via e … il viso di Killian, con i capelli un po’ più lunghi sul collo, davanti a lei, che la guardava preoccupato con le sue iridi d’acqua marina, mentre le diceva: “ Va via di qui Gwyneth, non dare scandalo … torna da Artorius!”
Ritornò in sé, non aveva tempo di pensare al passato ora.
 
– Quella è la prova certa Killian e ne sono felice …
- Mi chiedo se Milah lo avesse saputo …
- Credo che una donna lo senta nell’anima Killian … lei ha protetto il vostro piccino mentendo a Rumbl, se non lo avesse fatto …
- Non voglio nemmeno pensarlo Emma! Milah ha vissuto un’esperienza terribile e purtroppo io non sono arrivato in tempo per salvarla … sarebbe morta comunque per la grave infezione … l’unica cosa positiva da quel tentativo di salvataggio, è stata di sapere  dell’esistenza del bambino. Non mi disse che era mio … non poté farlo … Rumbl era lì, le aveva appena squarciato il petto … avrebbe saputo. Poi il “Coccodrillo”… mi fece … questo …
 
Killian sollevò il braccio amputato. Nei suoi occhi c’era tanta rabbia e  dolore.
 
– Lo sai … ho passato tutti questi anni alla ricerca del bambino … senza sapere che  io fossi suo padre. Ho vissuto nell’odio, nel buio che può dare il desiderio di vendetta e poi … poi sono arrivato da te … Sei stata la luce, sei veramente la mia “Stella Polare” Emma … lo sei sempre stata … dal primo momento che i miei occhi si sono posati sull’oro dei tuoi capelli … anche senza vedere il tuo viso … ho voluto inciderti sulla mia pelle come eri rimasta incisa nel mio cuore …
 
Emma e Killian erano ancora vicini, lui le cinse la vita, stringendola maggiormente a sé, lei commossa non riusciva a togliere lo sguardo dai suoi occhi.
Jefferson tossì, fintamente imbarazzato, riportandoli alla realtà.
 
– Scusate l’interruzione del momento … ma … siete nella mia stanza … io sono ancora qui … se volete vado a fare una passeggiata!
 
I due innamorati si sciolsero da quell’abbraccio, Emma rossa sulle gote e Killian portandosi un dito verso l’orecchio.
 
– Quindi … fammi capire Killy … la Stella Polare sul deltoide che ti sei fatta tatuare a Neverland era per Emma?
 
Killian annuì.
 
– Non ci posso credere! Lei è la ragazza che ti aveva fatto perdere la testa in quel periodo?! Eri sempre con la testa tra le nuvole … non so come tuo fratello non ti abbia fatto fare un tuffo in mare per farti rinsavire!
- Francamente Liam mi minacciò di buttarmici lui di persona Fox … mi ha dato diverse lavate di capo nel suo ufficio …
- Si, mi ricordo la sua voce tonante che si arrabbiava con te …
- Già! Ma alla fine si rese conto che ero convinto a tornare nel Maine per incontrarla sul serio e chiedere al padre il permesso di frequentarla e, se lei avesse voluto … la sua benedizione per sposarla …
- Invece le cose sono andate in tutt’altro modo purtroppo … Comunque “fratello”, il destino ti aspettava al varco … guarda che giro ha fatto ed è tornato al punto di partenza! Sei arrivato comunque a lei, grazie ad un figlio che non sapevi fosse tuo e trovando lei che gli ha fatto da madre … Direi proprio che questa storia è troppo bella e romantica per finire male! Vedrete … Eddy e il Colonnello torneranno con “vostro” figlio e avrete il lieto fine che meritate!
 
Emma e Killian trattennero all’unisono il respiro a sentire definire Henry “loro” figlio. Si guardarono nuovamente negli occhi sorridendosi e prendendosi automaticamente per mano.
Jefferson li guardava con affetto, ma un triste pensiero correva nella sua mente.
 
“ Amici miei … vi auguro veramente ogni bene … spero soltanto che Blackbeard non si accorga della somiglianza di Henry con te Killian … sarebbe una tragedia altrimenti!”
 
Non aveva finito di formulare quel pensiero Jeff, che una nuvola coprì il sole che, trapelando dalla finestra, aveva illuminato la stanza fino a quel momento. Un brivido corse lungo la sua schiena, un presagio nefasto era nell’aria!
 
 
In quel momento sulla Queen Anne’s Revenge.
 
– Mi colga la peste e il demonio mi porti all’Inferno se non è vero che tu sia figlio di Killian Jones ragazzino!!
 
 
 
Angolo dell’autrice
Ancora terribili pensieri e presagi per i nostri CaptainSwan. Ora Killian sa la verità. Ormai è certo di attendere un figlio da Emma, lei lo ha detto chiaramente e in più ha scoperto di essere già padre. Un bel regalo, ma contemporaneamente la pessima notizia che quel bambino, che lui già ama è in gravissimo pericolo. Ho inserito un disegno, non lo vedrò che con la pubblicazione, spero che sia venuto bene.
Grazie a chi leggerà e a chi avrà la pazienza di recensire.
A chi sta vedendo le nuove puntate “buon OUAT DAY!”
Buona settimana a tutti.
Lara
 
 

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Capitolo 53
*** Fai pensieri felici ***


LIII Capitolo

Fai pensieri felici …
 
Finny era in piedi, davanti a Blackbeard. Erano sul cassero di poppa. Il ragazzo dal “sorriso eterno” aveva appena percorso la breve scalinata che portava lì, dove il Capitano stava dando gli ordini al timoniere. Al sentirsi chiamare da Finny, il pirata si voltò lentamente, togliendosi il sigaro di bocca e sbuffando fumo verso di lui. Lo guardava con uno sguardo ironico e sprezzante, squadrandolo dalla testa ai piedi. Finny conosceva benissimo quello sguardo e il suo significato, ma ora si sentiva abbastanza sicuro del fatto che Black non l’avrebbe cercato nel suo “solito modo”, ne doveva ringraziare l’orribile sfregio che gli aveva “regalato”.
 
– Che vuoi “bellezza”?!
 
Già, “bellezza”! Come no? Era uno dei modi per schernirlo. A Finny si stava torcendo lo stomaco e lo schifo e la nausea lo avrebbero assalito volentieri, ma non era quello il momento, era lì per fargli una richiesta.
 
– Si tratta del prigioniero “Signore”!
– Che c’è? Il “Principino” fa i capricci e vuole la “mammina”?
– No… non è un bambino capriccioso e non fa piagnistei … ha solo bisogno di prendere aria!
– E cosa me ne dovrebbe importare secondo te?
– Mi avete ordinato di tenerlo in buona salute … anche se il cibo non è molto, almeno un po’ di sole gli farà bene! Sono quattro giorni con oggi che non mette il naso fuori dalla cabina!
 
Black eruttò una fragorosa risata, attirando l’attenzione dei pochi pirati che stavano lavorando lungo il ponte di coperta.
 
– Ma guarda che brava bambinaia attenta che gli ho affibbiato al figlio di Rumbl!
 
Finny incassò anche quello e rimase colpito dalla novità.
 
“Henry è figlio di Rumbl?”
 
Il giovane non aveva idea che Rumbl fosse il padre e non il nonno del piccolo. Si rese conto solo in quel momento del perché di tutta quella sceneggiata per rapirlo. Per Rumbl non era stato il riscatto pecuniario l’obiettivo, ma per Black, ora,  era proprio quello! Aveva tra le mani una gallina dalle uova d’oro!
Decise che tanto valeva sfruttare quella motivazione del pirata e cercare di ottenere qualche beneficio per il bambino.
 
 
Finny non se lo sapeva spiegava più di tanto, ma Henry gli era entrato nel cuore dal primo momento. Era un bambino speciale e gli ricordava tremendamente il suo fratellino Felix. Ci aveva pensato molto in quegli ultimi quattro giorni. I due bambini erano fisicamente diametralmente opposti. Tanto era bruno di capelli e con un fisico scattante Henry, quanto era biondo e gracile Felix. La cosa che li accomunava era l’età, l’innocenza negli occhi e la bontà d’animo. Felix, nonostante il suo nome benaugurante, non aveva avuto nessuna felicità. Era morto di tifo a sei anni, la stessa età che aveva più o meno adesso Henry. Erano passati quasi sei anni da allora. La morte di Felix aveva preceduto quella della loro mamma. Finny sentiva una grande nostalgia nel cuore quando pensava a loro.
Sua madre Guendaline era stata al capezzale del suo secondogenito, fino ad essere contagiata dal tifo e poi a morirne. Aveva chiesto a Finny di prometterle che avrebbe fatto in modo di sopravvivere, di vivere anche per lei e per il fratellino che non c’era più. Il ragazzo, piangendo, le aveva fatto quella promessa e lei, con un’ ultima leggera carezza sulla sua guancia, ancora implume e non ancora marchiata dalla cicatrice, aveva chiuso gli occhi sorridendogli e rendendo la sua povera anima a Dio.
Dalla morte di Guendaline tutto era diventato ancor più triste nella piccola casa in cui vivevano, nei bassifondi di Arran. Non c’erano più per quelle quattro stanze le risa di Felix e i richiami allegri di sua madre!
Bobby, il padre di Finny, aveva iniziato ad affogare nell’alcool il suo dolore, aveva perso il lavoro di carrettiere e passava le giornate in qualche taverna del porto. Finny aveva dovuto far in modo di sopravvivere ed aiutare il genitore. Aveva trovato lavoro in quella lurida stamberga dove lo aveva trovato Blackbeard e quello era stato l’inizio della fine per lui.
 
 – Proprio una bambinaia graziosa!
 
Black rise ancora, smargiasso.
 
– Immagino che faccia avrà fatto il “Principino” quando ha visto la tua! Avrà vomitato anche il primo latte materno, ne sono sicuro!
 
Di nuovo le risate di Black risuonarono sul ponte, mentre gli facevano da coro quelle dei pirati vicini. Finny ingoiò la bile che aveva sentito montargli dentro. Sicuramente Henry era rimasto impressionato al loro primo incontro, era ovvio! Ma Finny si era reso conto che il piccolo aveva provato per lui più il dispiacere che lo schifo che credeva Black. Quando gli aveva rimboccato le coperte, Henry aveva voluto toccare le sue guance, lo aveva fatto con grande pena, in un gesto consolatorio e d’affetto che aveva smosso completamente il suo cuore. In quei quattro giorni erano stati molto vicini. Finny dimenticava di avere quelle orribili cicatrici sul volto quando era con lui e il piccolo sembrava non vederle affatto. Henry riusciva, con la sua presenza e con la luce che sembrava emanare dai sui grandi occhi azzurri, a rigenerare il cuore inaridito di Finny. Con lui rinasceva Peter Panney, il ragazzo che era stato!
 
– Allora “Signore”? Ho il permesso?
– Ma si dai! Fagli prendere aria! Quel ragazzino vale più oro di quanto pesa, meglio tenercelo in buona salute! Vai “bellezza”! Vai a prenderlo, la compagnia di una “bella donzella” come te gli farà bene tanto quanto i raggi del sole!
 
Le risate sguaiate accompagnarono Finny nello scendere le scali del cassero di poppa. Uno dei frequenti modi che Black aveva di schernirlo, era quello di svilire la sua mascolinità, chiamandolo con appellativi femminili.
Finny aveva una corporatura esile, ma non aveva mai avuto attrazione per gli uomini, anzi! Aveva avuto una giovane amica ad Arran, una dolce ragazzina dai lunghi riccioli dorati e le guance rosa pesca. Erano vicini di casa, aveva due fratelli più piccoli e, per fortuna, nessuno della sua famiglia aveva subito le conseguenze nefaste della febbre tifoidea che aveva imperversato tra i bassifondi in quel periodo. Con lei aveva scoperto i primi turbamenti di un tenero sentimento d’amore. Lei era stata la sua consolazione dopo la perdita di sua madre e suo fratello. Con lei aveva conosciuto i primi baci e le prime innocenti carezze, con lei aveva pensato di progettare un futuro insieme. Lei era il pensiero che lo faceva sentire vivo e ancora uomo, tutte le volte che vomitava per lo schifo, dopo gli abusi che Black perpetrava al suo giovane corpo. Ogni volta che il Pirata lo canzonava e lo faceva passare per la sua “puttana” agli occhi della ciurma, Finny, non potendo reagire in altro modo, correva con il pensiero a lei, alla ragazza dagli occhi chiari e le labbra di ciliegia che aveva lasciato ad Arran. Lo fece anche in quel momento.
 
“Un giorno tornerò e ti rivedrò mia dolce Wendy … anche se non mi potrò mostrare a te … aspettami se puoi!”
                                                                                                                                             
***
 
Henry si era svegliato alle prime luci dell’alba. Non riusciva a dormire la quantità di ore cui era abituato nella sua casa. La situazione era completamente diversa!
La prima cosa che aveva fatto era stata di salire, come ormai d’abitudine, sulla sedia poggiata sotto il finestrino. Il cielo era ancora nuvoloso e all’orizzonte, che avevano lasciato, si vedeva una linea scura, segno che lì ancora imperversava il forte temporale da cui la nave di Blackbeard era uscita.
Si rese conto che la sua casa e sua madre erano sempre più lontani. Scese dalla sedia e sfilò il chiodino che aveva scoperto uscire fuori dalla scrivania, nella sua parte poggiata al rivestimento della cabina. Si accoccolò davanti alla parete, affianco allo scrittoio e incise con il chiodino il legno. Era il quarto segno che faceva. Quattro segni verticali che contavano i giorni di prigionia su quella orribile nave. Nascose di nuovo il chiodo. Si fece il segno della croce, come gli aveva insegnato sua madre, e disse la preghiera del mattino, la preghiera che chiedeva a Dio di superare anche quel giorno, di portargli “pensieri felici”. I “pensieri felici” erano stati un suggerimento di Peter in verità. Ricordava il loro incontro, la prima sera su quella nave. Peter gli aveva rivelato che quello era il suo vero nome, non Finny, come veniva chiamato dai pirati.
La mattina seguente Henry lo aveva aspettato con impazienza, lui gli aveva detto che sarebbe tornato, aveva il compito di accudirlo e tenerlo in vita, altrimenti Blackbeard gli avrebbe fatto fare una brutta fine. Quella prima notte era stata orribile. Peter gli aveva rimboccato le coperte ed era andato via con quella promessa di ritornare. Lui aveva cercato di dormire, ma tutte le terribili immagine, vissute la mattina, gli erano tornate davanti agli occhi. La peggiore di tutte era quella di suo padre, colpito alla schiena, mentre proteggeva con il proprio corpo la sua mamma. Aveva visto spirare suo padre Neal e sua madre tenerlo tra le braccia morente.
Aveva cercato di resistere, di non piangere, ma lì nel buio di quella stanza, rischiarata ogni tanto dalla luce dei fulmini della tempesta che aveva imperversato tutta la notte, sapendo che nessuno l’avrebbe visto o sentito, si lasciò andare ad un pianto sommesso, che ebbe, su di lui, un effetto liberatorio.
Peter era tornato la mattina dopo, si era accorto che aveva pianto. Gli aveva accarezzato una guancia senza dir nulla e poi si era seduto sul letto e gli aveva raccontato che sua madre, da piccolo, gli diceva di iniziare la giornata con “ un pensiero felice” e se per caso si fosse sentito particolarmente triste, doveva pensarlo più intensamente, così il suo pensiero avrebbe messo le ali e sarebbe andato dove lui avesse voluto.
In quei quattro giorni Henry aveva pregato e aveva puntato la concentrazione sul suo pensiero felice, l’immagine di sua madre, la Principessa Emma, e del Capitano Killian Jones che camminavano affiancati, andando verso di lui sorridenti. Li aveva pure sognati! Nel sogno li aveva visti chinarsi con le braccia tese verso di lui. Sua madre lo aveva abbracciato e sollevato da terra mentre Killian, con un abbraccio più ampio, aveva accolto entrambi tra le sue protettive e forti braccia vestite dal pastrano di pelle nera.
Henry ammirava smisuratamente il Capitano e sperava che egli gli volesse bene quanto lui gliene voleva. Era convinto che volesse bene anche alla sua mamma, la guardava come la guardava il suo papà, se ne era accorto già da un po’!
Li pensò intensamente e sperò che quel pensiero volasse fino a loro.
 
“Vi prego … venite a prendermi!”
 
Era ancora accoccolato in quell’angolino a fantasticare e sentì la porta aprirsi. Scattò in piedi sperando che Peter fosse andato a trovarlo. Era il suo unico amico … l’unica persona che vedeva da quattro giorni a quella parte. Gli aveva chiesto se poteva uscire da quella stanza e passeggiare al sole. Peter era diventato molto serio e non aveva risposto subito, poi, prima di andar via gli aveva detto che avrebbe fatto quello che poteva.
 
– Ciao Peter!
 
Finny si trovò Henry che lo abbracciava affettuosamente ai fianchi. Lo spasmo delle guance fece intuire ad Henry il suo sorriso vero.
 
– Henry ho una buona notizia per te!
 
Il bambino sgranò gli occhioni marini interrogativamente.
 
– Black mi ha dato il permesso di farti uscire all’aria aperta …
- Evviva!
 
Il bambino lanciò un vero e proprio urlo. Finny si guadò alle spalle, verso la porta. Il suo sguardo era corrucciato.
 
– Ho fatto qualcosa di male? 
- No Henry, non hai fatto nulla di male, ma …
 
Finny si inginocchiò all’altezza di Henry e gli pose le mani sulle spalle.
 
– Ascoltami … ti farò uscire … stai intorno a me, non te ne andare dove ti pare … non urlare, cerca di non farti notare troppo da Blackbeard, se lo vedi giragli al largo …
- Perché?
– Perché è un uomo pericoloso e cattivo, potrebbe voler farti del male … non lo dobbiamo permettere … non ti deve mettere le mani addosso! Mi hai capito Henry?
 
Il piccolo, non distogliendo i suoi occhi azzurri da quelli castani di Peter, annuì con la testolina bruna.
 
– Vieni adesso, usciamo da qui!
 
Henry si ritrovò sul ponte della Queen’s Anne Revenge. Era una nave grande, un veliero da guerra robusto. Il bambino notò la differenza con il veliero del suo amico Killian.
L’ordine e la pulizia ... erano assenti!
Killian ci teneva alla sua nave ed era un uomo preciso e pignolo. Lui stesso era un uomo curato, seguiva la forma corretta.
 Henry  aveva visto una sola volta Blackbeard, quando lo aveva catturato, poi era stato portato sulla nave privo di sensi, ma quando rivide l’uomo sul ponte di poppa, vestito con un pastrano rosso, sporco di sangue, la barba lunga e incolta come i suoi capelli, si rese conto che era precisamente l’opposto di Killian. Non gli ispirava né simpatia né, ancor meno, fiducia. Aveva un’espressione crudele. Pensò che Peter avesse ragione e si acquattò dietro a dei barili per guardare senza essere visto. Peter era nei paraggi, gli fece l’occhiolino mentre prendeva uno spazzolone e iniziava a lavare il ponte della nave.
 
– Eccolo qua il nostro Duchino Mc Cassidy!
 
Henry sobbalzò. Mentre guardava Black attraverso lo spiraglio tra due botti, nascondendosi alla sua vista, non si era accorto dell’avvicinarsi, alle sue spalle, di quell’altro omaccio. Quello lo stava squadrando dalla testa ai piedi e si soffermò sul suo viso. Addirittura si abbassò verso di lui per guardarlo meglio in faccia. Henry era un po’ intimorito.
 
– Signor Bonnet … il ragazzo ha il permesso del Capitano Blackbeard di stare un po’ all’aria aperta …
 
Peter era intervenuto con un atteggiamento protettivo. Il secondo di Blackbeard non lo ascoltò per niente.
 
- Quindi tu saresti il figlio di Milah e Rumbl Mc Cassidy … interessante … veramente interessante …
 
Henry non capì cosa intendesse quell’uomo, ma capì che stava sbagliando di grosso! Ritrovò il suo spirito critico e la sua vivacità.
 
– No Signore … voi siete in errore! Io sono il figlio del Duca Neal Mc Cassidy e della Principessa Emma Swan!
 
Peter notò come Henry s’impettiva a dire quella sua convinzione, sicuramente era quello che aveva sempre saputo.   Il giovane non aveva idea di cosa fosse successo per arrivare a quel momento, come era successo che la Principessa e il marito avessero allevato come loro figlio quello che era invece i fratellino “bastardo” del Duca Neal. Certo era che Rumbl e Black, non avevano confidato a lui né i loro piani, né i rapporti familiari di Rumbl. In ogni caso il bambino non ne sapeva nulla e forse era meglio lasciarlo all’oscuro della cosa!
 
– Henry vieni, torniamo in cabina ora, hai preso abbastanza aria per oggi!
 
Henry fece un’espressione delusa, ma obbedì a Peter. Andando via con lui mostrò la sua educazione salutando il “Signor Bonnet”.  Questi gli fece un cenno della testa a modo di risposta, si accarezzò i baffi torcendoli tra indice e pollice e sorrise con l’angolo della bocca.
 
Più tardi Peter portò la cena al bambino e rimase con lui per un po’ a fargli compagnia come lui gli chiedeva sempre. Quando fu il momento di andar via, Henry si rimise sul letto.
 
– Peter?
– Si Henry?
– Secondo te perché il Signor Bonnet pensava che io fossi figlio di mio nonno e di quella “Signora Milah”?
– Non farci caso Henry, quell’uomo ne dice talmente tante che non gli si può stare appresso. Tu hai una madre e un padre che ti aspettano e non vedono l’ora di rivederti!
 
Ad Henry si inumidirono gli occhi.
 
– Il mio papà è stato ucciso mentre proteggeva la mia mamma …
 
Peter sentì stringersi il cuore per lui. Henry, così piccolo, in poche ore aveva vissuto tutto quel dolore?
 
– Hai ancora la tua mamma Henry … ti starà cercando …
- Si … ne sono sicuro … si farà aiutare dal Capitano Jones e da zio August!
– Capitano Jones?
– Si, il Capitano Killian Jones è il Corsaro al servizio della mia mamma!
 
Peter non aveva mai visto il Capitano Killian Jones, ma aveva sentito dire tra gli uomini della ciurma e nella bettola dove aveva lavorato ad Arran, che era conosciuto con il nome di Captain Hook e sapeva che era un uomo temibile, ma d’onore. Sperò vivamente che Captain Hook fosse sulle loro tracce, non gli sarebbe dispiaciuto entrare tra gli uomini della sua ciurma …
 
- Se tua madre ha chiesto aiuto a lui … allora andrà tutto bene Henry! Cerca di dormire adesso.
 
Si scambiarono la buona notte e Finny andò via, assorto in mille pensieri. Veramente si augurava che fossero inseguiti da Captain Hook, desiderava talmente che quella situazione finisse, sia per Henry che per lui stesso!
 
Mentre risaliva sul ponte si rese conto di aver fame, aveva dato parte della sua cena ad Henry. Pensò di prendersi una delle mele conservate nei barili sul ponte di prua, la zona più ventilata della nave.
Non ce ne erano rimaste molte, erano un po’ rinsecchite, ma le loro sostanze contro lo scorbuto erano sicuramente ancora attive. Doveva accontentarsi! Ne prese una dal fondo del barile, lo richiuse e si mise seduto sul tavolato poggiando la schiena ai tre barili di viveri. Mangiò la mela a piccoli morsi, masticando lentamente, assaporandone il dolce succo e sperando di far durare il frutto il più lungamente possibile. Sentì due voci che si avvicinavano, le riconobbe e trattenne il fiato, mentre il bolo di mela masticata gli scivolava quasi a fatica, lungo l’esofago.
Blackbeard e Bonnet parlottavano tra loro avvicinandosi al ponte di prua. Finny si schiacciò ancor di più nell’ombra proiettata dai tre barili. Uno dei due aprì il coperchio del primo contenitore e raspò il fondo cercando una mela.
 
– Passane una anche a me Bonnet!
– Ce ne sono rimaste poche Black … tieni!
 
Finny sentì che Black era riuscito ad afferrare con una delle mani la mela che Bonnet gli aveva lanciato. Poi tra un morso e l’altro i due continuarono le loro chiacchiere.
 
– Pensi che la Principessa sia abbastanza affezionata al bambino da versare il riscatto che gli chiederai?
 
Blackbeard rise mentre masticava.
 
 – La “cara” Principessa … detta “la Salvatrice”!
 
Rise ancora e sputò in terra dei semi di mela.
 
– Sono sicuro che pagherà … lo farebbe per qualsiasi bambino … figurati se non lo fa per quello che ha cresciuto come suo figlio e in più sangue del sangue di suo marito!
 
Questa volta Finny sentì ridere Bonnet.
 
– Vecchio mio … sul sangue dei Mc Cassidy io qualche dubbio lo avrei!
– Che accidenti vuoi insinuare Bonnet?!
– Black! Dai! Ma l’hai visto bene in faccia il marmocchio?
- Beh non sono stato lì ad “ammirarlo” a lungo quando l’ho preso! Scalciava e graffiava come una tigre! Piccolo ma pieno d’energia e carattere … Rumbl ne sarebbe stato contento … completamente diverso da Neal!
– Ecco, appunto!
– Maledizione Bonnet! Ti decidi “di grazia” ad illuminarmi?
– Black … ricordi quando insieme a Murdok e Rumbl inseguimmo nella notte Milha? – Io non c’ero … avevo avuto il compito di portare Lady Belle sulla nave …
- Già … tu non c’eri. Inseguimmo la donna e l’amante fino a trovarli in un capanno nel bosco!
– Si, ci andai dopo con Rumbl … mi aveva detto che vi aveva lasciato il suo odiato rivale … Killian Jones e che se fosse stato ancora vivo sarebbe stato un regalo per me … ma di Hook nessuna traccia e nemmeno del cadavere di Milah!
– Lo hai mai visto da vicino Hook?
– No per la verità … sempre da lontano … anche quattro giorni fa … stava combattendo con Rumbl e credo che lui sia riuscito ad ammazzarlo … ma che vuoi dire?
– Quello che ti dicevo “mate" è che io l’ho visto bene in faccia quella sera! Combatté veramente come una tigre, per poco non ci faceva secchi, fu una fortuna che avevamo i mastini appresso! Ricordo perfettamente la sua espressione quando Murdok lo ha immobilizzato e Rumbl ha pugnalato Milah. I suoi occhi in particolare … prima furenti e poi vitrei alla vista della morte della sua donna … Quando Rumbl gli ha amputato la mano sembrava come non sentirne il dolore … forse era maggiore il dolore per aver perso la sua ragazza …
- Per tutti i diavoli Bonnet! Mi stai facendo il romanziere adesso? Non ti facevo capace di romanticherie!
– Vai al diavolo Black! Ti sto dicendo che quegli occhi li ho rivisti nel ragazzino oggi, quando Finny l’ha portato sul ponte!
– Cooosa?
 
Finny era attento a tutto il discorso e tratteneva ancora il respiro, mentre i suoi occhi erano sbarrati dallo stupore. Sentì Black emettere una ennesima sonora risata.
 
 – Per tutto il Rum del Regno! Mi stai dicendo che la bella Milah è riuscita a prendere per i fondelli quel “satanasso” di Rumbl Mc Cassidy, facendogli credere che il bastardo che portava in pancia fosse suo e invece era del suo amante Captain Hook?
– Già “mate”! Se lo guardi bene vedrai che ha poco dei Mc Cassidy e invece è sputato Hook!
 
Finny sentì i brividi per tutto il corpo. Quella rivelazione poteva far cambiare le sorti del bambino! Se Blackbeard gli si fosse avvicinato, con lo spregio che aveva per uno dei suoi peggior nemici, si sarebbe astenuto dall’approfittare di quel bellissimo bambino, con la scusa di mantenerlo sano per chiederne il riscatto? Finny lo conosceva fin troppo bene! Sapeva che Black avrebbe potuto di tutto con Henry e al ricordo di quanto aveva fatto a lui, la rabbia lo stava facendo esplodere. Non voleva che a quel piccolo innocente capitasse la stessa sorte! Cosa poteva fare per preservarlo?
 
– Mi hai messo una certa curiosità addosso Bonnet … domani gli darò “un’occhiatina” … se è figlio di Hook la cosa si fa stuzzicante veramente!
 
Black fece un’eloquente occhiata a Bonnet e ne risero ambedue in modo volgare.
 
– Vacci piano con le tue “occhiatine” Black … la Principessa pagherà il riscatto per un figlio sano e salvo, anche se non è sangue suo!
– Tranquillo “mate”, lo restituiremo salvo … sul “sano” non garantisco!
 
Risero ancora allontanandosi dal ponte di prua, mentre Finny sentiva la polpa di mela tornargli su per l’esofago con un sapore acido. Attese che i due si allontanassero abbastanza per non vederlo sgattaiolare sottocoperta. Furtivamente si diresse verso la cabina di Henry ed aprì la porta. Il bambino aveva il sonno leggero, infatti scattò sul letto al rumore della chiave nella serratura. La cabina era al buio ma Henry capì subito che si trattava di Peter, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando gli chiese che cosa stesse succedendo. A bassa voce il ragazzo gli diede le sue risposte.
 
– Henry non ci sono buone notizie … ho sentito un certo discorso tra Bonnet e Blackbeard … domani il Capitano vorrà vederti, probabilmente cercherà di farti del male … fai tutto il possibile per non farti toccare da lui!
– Perché mi vuole vedere? E perché mi vuole far del male?
– Henry … è una lunga storia …
- Raccontamela … tanto non ho più sonno!
– Non ti piacerà “piccolo”, sarà dolorosa per te … forse non la capirai nemmeno bene …
- Sono “grande” per capirle le storie … ti preeego raccontamelaaa!
– Bonnet ha detto a Black che somigli al Capitano Jones e lui vuole vedere se è vero! – Ma è una cosa stupida! Abbiamo i capelli scuri e gli occhi azzurri … ma che significa?
– Henry … sono convinti che tu sia il figlio del Capitano Jones …
- Ma il mio papà è il Duca Neal … la mia mamma è sposata con lui …
- La storia che raccontavano diceva che Rumbl credeva che tu fossi suo figlio e di una ragazza di nome Milah …
- La “Signora” che ha detto il Signor Bonnet?
– Esatto Henry. Ma in realtà quella era la donna del Capitano Jones e il bambino che aspettava era suo figlio. Come sei finito per diventare il figlio del Duca Neal e della Principessa Emma, io non lo so, ma se Back e Rumbl sono venuti a rapirti è perché credevano che tu fossi figlio di Rumbl e lui voleva riprenderti con sé.
– Non è vero! Non è vero niente!
 
Henry aveva iniziato a singhiozzare, nascondendo la faccia nel cuscino. Quella serie di notizie erano troppo per lui, così confuse e destabilizzanti! Peter era dispiaciuto di avergliele dovute dire, ma voleva fargli capire che doveva difendersi da Black.
 
– Henry mi dispiace …
- Non è vero! Sei cattivo come gli altri pirati! Mi stai dicendo solo bugie!
– Henry ti ho riferito quello che hanno detto quei due “maiali”! Sono preoccupato per te e per il male che ti potrebbe fare Black se scopre che sei veramente figlio del suo peggior nemico, il Capitano Jones!
 
Henry si rialzò asciugandosi gli occhi.
 
– Tu pensi che sia vero Peter?
– Non ne ho idea Henry, ma non devi restare solo in questa stanza con Blackbeard!
 
Il bambino si strinse al magro torace di Peter. Al giovane si intristì lo sguardo e perse un battito del cuore. Lo tenne abbracciato per un po’, cercando di consolarlo come aveva fatto tante volte con il suo fratellino Felix, quando, dormendo insieme nello stesso pagliericcio,  si svegliava da un brutto sogno. Per Henry quello doveva essere un vero incubo! Peter lo cullò fino a che il bambino cadde addormentato. Lo rimise a letto, lo coprì con le coltri e silenziosamente andò via chiudendo nuovamente a chiave la porta.
 
La mattina passò velocemente. Peter portò da mangiare ad Henry. Lo trovò molto pensieroso e poco loquace. Quando andò via non chiuse a chiave la porta e gli raccomandò  di non uscire.
Risalito sul ponte si trovò davanti Blackbeard. Aveva un coltellaccio in una mano e nell’altra un pezzo di carne essiccata. Lo vide affettarne un pezzo e, infilandolo con la punta acuminata del coltellaccio, cacciarselo in bocca.  Finny tentò di evitare il suo sguardo e gli passò davanti come se nulla fosse. Black gli fece lo sgambetto e lo fece andar lungo per terra. Finny si rialzò senza protestare.
 
– “Bellezza” … mi servono le chiavi della cabina di Rumbl …
- Mi dispiace “Signore” … la cabina è aperta … ho perso le chiavi … vi chiedo scusa …
 - Razza d’idiota!
 
Black gli diede un calcio all’anca sinistra e lo fece cadere nuovamente dolorante  a terra. Poi, masticando l’ultimo pezzo di carne, si rimise il coltello nella guaina posta sulla bandoliera che aveva sul torace. Infischiandosene del ragazzo, si diresse sottocoperta. Peter sapeva che stava andando da Henry, aspettò che sparisse sottocoperta e poi lo seguì.
 
Henry era con il naso schiacciato al finestrino e scattò al cigolio della porta. Black entrò stagliandosi nel rettangolo dell’ uscio, occupandolo completamente con la sua stazza. Alle narici di Henry arrivò una zaffata del suo puzzo. Il piccolo fece una smorfia spontanea di disgusto. 
Il pirata prese la poltroncina in velluto verde e vi si mise seduto senza togliere un attimo lo sguardo dal bambino.
 
– Vieni qui ragazzino!
 
Henry non si mosse.
 
– Ti ho ordinato di venire qui da me!
 
Henry fece un passo verso il pirata.
 
– Più vicino … non ho intenzione di mangiarti …
 
Henry si avvicinò maggiormente, ma fuori dalla sua portata. Il pirata con uno scatto lo prese per le braccia e se lo tirò vicino. Il bambino si ribellò scalciando.
 
– Levami subito quelle mani puzzolenti di dosso!
 
Black rise sonoramente.
 
– Ma guardalo un po’ … è tornato il tigrotto che ho conosciuto!
– Lasciami sporco pirata!
– Sporco eh? Non ti piace il mio odore per caso?
 
Black rideva ancora.
 
– Puzzi peggio di una capra! Non te lo fa fare il bagno tua madre?
 
Black rideva più di prima, mostrando i suoi radi e neri denti, mentre stringeva le braccia del bambino. Poi tacque e lo guardò fisso in viso.
 
– Come ti chiami marmocchio?
– Io non sono un marmocchio! Come ti permetti? Lasciami stare!
- Ora basta “ranocchio”! Rispondimi quando ti faccio una domanda! Come ti chiami?
 
Il tono brusco intimorì il piccolo …
 
– Henry … Henry Mc Cassidy!
 
Blackbeard lasciò un braccio del bambino e gli portò la mano al mento. Con il pollice gli accarezzò le labbra. Henry rimase turbato dal gesto e sgranò gli occhi.
 
– Sei bello … sei veramente bello Henry …
 
Gli occhi di Black avevano preso un’altra espressione, Henry non la sapeva decifrare ma lo sguardo del pirata, concupiscente, non piacque al bambino che sentì un formicolio dietro la nuca e nelle orecchie, una sensazione dovuta all’adrenalina che gli faceva percepire il pericolo imminente.
Black lasciò il viso di Henry e si portò la mano alla patta dei pantaloni.
 
– Ti voglio insegnare un giochetto ragazzino …
 
Henry istintivamente si tirò indietro e lo fece con tale velocità che il pirata perse la presa sul suo braccio. Con agilità felina balzò sul letto, lasciando Black a guardarlo meravigliato. Questi aveva visto combattere Captain Hook e lo aveva visto muoversi nello stesso modo del bambino che aveva davanti. Si convinse che Bonnet avesse ragione … non aveva nessuna somiglianza con Neal e francamente non somigliava nemmeno a Rumbl. Ora Blackbeard era sicuro!
 
– Mi colga la peste e il demonio mi porti all’Inferno se non è vero che tu sia figlio di Killian Jones!
 
Henry non rimase sorpreso da quella dichiarazione. Era stato un bene che Peter lo avesse informato la notte prima. Adesso sapeva che doveva mettersi in guardia dal pirata. Pensò che se era veramente figlio del Capitano Jones, non poteva essere meno coraggioso di quanto lo fosse lui. Killian avrebbe combattuto senza paura! Lo avrebbe fatto anche lui! La sua mamma gli aveva detto di comportarsi coraggiosamente come Killian, lei sapeva la verità …
 
Il pirata si era aperta la patta e armeggiava con quanto contenuto all’interno dei pantaloni, muovendo la mano e dicendo sconcezze con la voce arrochita. Henry non sapeva nemmeno il significato di quanto sentiva, ma sicuramente non erano “belle cose”.
 
– Ora ci divertiremo io e te, “Little Jones”, togliti quei pantaloni svelto!
 
Il pirata si era alzato dalla poltroncina e si stava avvicinando al letto. Henry fu più veloce di un fulmine. Saltò a terra e gli sferrò un forte calcio nello stinco sinistro fuggendo verso la porta. Black si tenne la gamba dolorante saltellando su un piede.
 
– Aargh! Piccolo bastardo! Questa me la paghi!
 
La porta era aperta, Peter aveva fatto sparire appositamente le chiavi, per dare la possibilità ad Henry di fuggire in caso di bisogno.
Il bambino corse verso l’area aperta e incontrò Peter che lo stava aspettando.
 
– Presto Henry! Vieni con me che ti nascondo!
 
Corsero ambedue sul ponte, ma lì c’erano altri pirati, ovviamente, che sentirono il trambusto e li guardarono male. Blackbeard intanto si era ripreso e, zoppicando furibondo, stava inseguendo il bambino, gridando  ai sette venti il suo nome.
 
– Dov’è quel piccolo bastardo? Se lo prendo gli faccio vedere i sorci verdi! Little Jooones esci fuori!!
 
Finny aveva fatto nascondere Henry dietro alcuni barili. I pirati che li avevano visti preferirono tacere, era sempre meglio farsi i propri affari quando Black voleva divertirsi con un nuovo ragazzino! Bonnet era al timone e se la rideva, guardando Black su tutte le furie.
Il Capitano vide un movimento dietro i barili e si diresse dritto  fin lì. Il suo ghigno si spense quando vide che lì dietro c’era solo Finny che stava mangiando una mela.
 
– Signorinella dov’è il marmocchio?
– Io non l’ho visto “Signore”!
 
Black tentò di dare un calcio al giovane, ma questi velocemente si rotolò per terra evitandolo e rimettendosi in piedi guardandolo torvo.
 
– Non te la prendere con Peter! … Capitan Caprooone, sono qui!!
 
La voce di Henry giunse dall’alto. Black alzò gli occhi verso il punto in cui era arrivata la voce … l’albero di maestra. Il bambino era aggrappato al sartiame e continuava a salire, seminascosto dal velame. Black ebbe un ulteriore moto di stizza e gridò ordini ai suoi uomini.
 
– Vecchie carogne! Lascate le vele!
– Capitano! Abbiamo tutto questo abbrivio!
– Non me ne frega niente dell’abbrivio! Voglio vedere dove sta il piccolo bastardo!
 
Gli uomini erano perplessi, con il veloce abbrivio non era il caso di ammainare le vele e rallentare il viaggio!
 
– Buttate l’ancora!
 
Addirittura ancorarsi?  I pochi uomini della ciurma guardavano da Black, che sembrava impazzito, al suo secondo Bonnet. Questo fece spallucce, come per dir loro “fate come vuole”. Black aveva tutta l’intenzione di “giocare” con il piccolo prigioniero. Non tutti i suoi uomini approvavano i suoi gusti, ma preferivano non mettersi contro di lui in ogni caso ed obbedirono agli ordini. Le vele furono ammainate e, tra la ragnatela di cordame, si vide meglio il percorso del bambino che si stava arrampicando sempre più in alto.
Blackbeard si tolse il coltellaccio dalla bandoliera e se lo mise tra i denti, bloccandone la lama con essi e iniziando ad arrampicarsi su per la scala di corda, all’inseguimento di Henry.
Gli occhi porcini, dai neri sopraccigli cespugliosi, del pirata, puntavano in alto verso il bambino. Mentre stringeva il coltello tra i denti, la bava gli usciva dalla bocca, come se pregustasse, golosamente, il momento in cui avrebbe messo le mani addosso al piccolo. Sapeva bene che non poteva avere via di fuga su quell’albero maestro!
 
Da basso tutti guardavano il Capitano che saliva velocemente e stava per raggiungere il bambino. Peter tratteneva il fiato, da lì a poco sarebbe stata finita per Henry! Vide Black che si toglieva il pugnale dalla bocca per colpire il bambino al punto più vicino. A Peter passò in mente un pensiero su come salvare Henry e gli venne spontaneo gridare.
 
 – Vola Henry! Vola!
 
Il piccolo si era voltato a guardare verso di lui e vide Black vicinissimo. Sentì la voce di Peter, ricordò la sua gita sulla nave di Killian e lo spavento di sua madre quando si era arrampicato. Si guardò velocemente intorno speranzoso e poi la vide …
 
“ I pensieri felici possono mettere le ali!”
 
Il suo pensiero felice “Emma e Killian” e la breve esperienza sulla nave, di quello che doveva essere il suo vero padre, gli fecero mettere veramente le ali.
Come sulla nave di Killian anche su quella di Blackbeard c’erano delle cime libere, afferrò quella che aveva appena visto e, come aveva fatto sulla “Stella del Mattino”, si lanciò con essa verso l’albero di prua.
 
Black sbraitò una serie di maledizioni, non poteva fare la stessa cosa, non c’erano altre cime libere, era costretto a scendere. Lanciò il coltello in direzione di Henry, sperando di colpirlo alla schiena, ma il bambino era fuori portata e il coltellaccio fece una parabola discendendo poi, a picco, sul tavolato del ponte e inserendosi dritto nel legno. Black vide la traiettoria del coltello e digrignò i denti. Henry intanto era giunto sulla scala di corda dell’albero di prua e rideva contento, facendogli boccacce.
Black lo fulminò con lo sguardo, mentre gli montava dentro un tale odio per quel bambino che se lo avesse avuto per le mani ne avrebbe fatto brandelli! Si rese conto che con la corda volante avrebbero potuto passar la giornata sopra per gli alberi della nave e doveva impedire al ragazzino di avere scampo.
 
– Uno di “voi bastardi” salga sull’albero di prua! Lo devo prendere quel “diavolo” d’un ragazzino!
 
I cinque-sei pirati, sopravvissuti alla battaglia di Storybrooke, si guardarono l’un l’altro. A nessuno andava di prendersela con quel bambino. In più fargli del male avrebbe comportato lo sfumare del riscatto e forse, più che la loro “dubbia” moralità, fu il pensiero dell’oro a trattenerli.
Black li conosceva bene e aveva capito quella sorta di ammutinamento, ma era talmente intenzionato, ormai, a far fuori il piccolo, che dei dobloni non gliene importava un fico secco.
 
– Luridi topi di fogna! A chi sale un sacchetto di 20 dobloni d’oro!
 
A quel punto fu chiaro che la moralità non aveva spazio nella mente di quegli uomini. Iniziarono a far a gara a chi doveva salire. Si strattonavano e tiravano la camicia o il pastrano per impedirsi l’un l’altro di salire, per poter avere ognuno la sua possibilità. Finirono per creare una rissa e malmenarsi di brutto! Henry dall’albero di prua si stava sbellicando dalle risa e Peter da basso stava facendo lo stesso.  Black era ancora più furioso.
 
– Razza di idioti! Vi sbudellerei uno ad uno! Lasciate solo che scenda da qui! E tu! Piccolo Bastardo! Prima o poi ti stuferai di startene arrampicato come una scimmia!
 
Blackbeard decise che era inutile contare sulla ciurma e preferì scendere. Era salito per oltre la metà dell’albero di maestra, i suoi occhi continuavano a guardare verso l’albero di prua per scrutare cosa facesse intanto il bambino. Mancavano circa tre metri dal pavimento ligneo del ponte, quando improvvisamente sentì un sibilo sordo seguito dal suono tonante di una cannonata. Lo schianto che seguì fu impressionante! La palla di cannone aveva spezzato quasi alla base l’albero di poppa, sfondando per di più il cassero del timone.
 
Bonnet era stato irrimediabilmente ed orribilmente colpito. Il suo cadavere, immerso nel suo stesso sangue, vicino al timone distrutto, era rimasto inginocchiato, sorretto da una lunga e grossa scheggia del legno dell’albero di poppa, che lo aveva infilzato attraversandogli il torace dall’alto in basso, poggiandosi sul pavimento.  Blackbeard, di spalle al cassero del timone, aveva sentito il sibilo e il colpo, ma non aveva fatto in tempo a voltarsi. L’onda d’urto gli aveva fatto perdere l’equilibrio e la presa sulla scala di corda. Mentre l’albero di poppa ricadeva verso quello di maestra, lo stesso pirata cadde sul ponte.
 
Il piccolo Henry, con i piedi poggiati su una delle assi che tenevano le rande di prua ammainate, fortunatamente aveva tenuto tra le mani la cima volante. L’onda d’urto lo fece scivolare dall’asse, ma aggrappandosi alla cima tornò indietro, volando, verso l’albero mediano. Fu un miracolo che quello di poppa, ricadendo verso il centrale, rimanesse impigliato con il cordame. Henry, grazie a quel sartiame teso, non fu colpito dal moncone dell’albero di prua. Si ritrovò sulla scala di corda e spaventato decise di scendere. Sotto di lui Blackbeard era caduto e stava immobile sul tavolato del ponte a pancia in sotto. Vederlo inerme lo confortò e più sicuro di sé scese sul tavolato.
 
I pochi pirati correvano avanti e indietro smarriti. Tra il guardare Henry e il Capitano che salivano su per il sartiame e la loro zuffa, non avevano visto la nave che arrivava velocemente verso di loro. Inoltre l’ “ordine folle”, di ammainare le vele e ancorare, aveva fatto perdere preziosi chilometri di distanza e vantaggio dalla nave che li stava seguendo.
 
Due dei pirati soccorsero Black tirandolo su, questi era tramortito per il colpo, ma si riprese velocemente. L’uomo scosse la testa e aprì e richiuse gli occhi un paio di volte, realizzando cosa fosse successo. Maledì se stesso per essersi fatto prendere da quelle intenzioni per il “moccioso”, a causa sua aveva abbassato la guardia e messo in stallo la sua nave. In quel momento potevano cazzare solo le rande di prua e ritirare l’ancora. L’albero di poppa era distrutto, l’albero di maestra inutilizzabile per l’impiglio con i resti dell’altro, il timone non esisteva più ed era un miracolo se la palla di cannone non aveva sfondato anche lo scafo! Cosa gli restava da fare? Il nemico stava arrivando con un abbrivio potente! La navigazione al momento era illusoria, ma i quaranta cannoni della Queen’ s Anne Revenge potevano fargli ancora cantar vittoria. Non poteva usare il timone per posizionare la nave, doveva arrangiarsi con le vele triangolari di prua! Diede gli ordini gridandoli a tutto fiato.
 
La ciurma era troppo esigua per risponder a quegli ordini in modo efficiente e veloce. Lui stesso aiutò due degli uomini a preparare i cannoni di tribordo, mentre il resto della ciurma cercava di cazzare le vele di prua e tagliare le cime che ancora trattenevano l’albero di poppa.
Blackbeard guardò ancora verso il nemico … troppo veloce per loro, presto gli sarebbero stati addosso, poteva immaginare l’arrembaggio. Avrebbe potuto issare bandiera bianca, ma era inutile! Sarebbe morto impiccato se non veniva ammazzato nel combattimento!
 
“Meglio morto in battaglia che con il cappio al collo a farmi mangiare gli occhi dai corvi! No! Nessuna resa da Blackbeard!”
 
Guardò ancora verso il nemico e vide che gli segnalavano la proposta di resa. Con una smorfia eloquente di disgusto, sputò in terra un grumo giallastro e alzò la mano con in mostra il dito indice alla volta del nemico, che sicuramente lo guardava con il cannocchiale. 
 
– Caricate i cannoni e tenetevi pronti a vendere cara la pelle figli del demonio! Se andrà male, stanotte brinderemo con lui all’Inferno!
 
Gli uomini  eseguirono gli ordini, ma la nave, priva del timone, non poteva essere indirizzata efficientemente solo con le vele di prua e, pur facendo fuoco, le pesanti sfere di piombo non riuscirono a raggiungere il nemico.
Black si guardò intorno alla ricerca del corpo del figlio di Killian Jones, convinto che come era caduto lui, per l’onda d’urto, fosse caduto anche Henry. Non vide il suo cadavere e si accorse che anche Finny non era sul ponte. L’istinto omicida gli iniettò di sangue gli occhi. Sapeva che tutto era perduto ormai, ma la “soddisfazione di scannare” il suo ormai inutile prigioniero, voleva prendersela ad ogni costo! Ipotizzò che se Finny e il bambino fossero stati ancora vivi, il primo, con grande probabilità, stava nascondendo e proteggendo il secondo!
Mentre la ciurma continuava a far fuoco, Black si intrufolò sottocoperta, alla ricerca di Finny ed Henry, ma non li trovò e tornò sul ponte, dove vide il giovane vicino a degli imballaggi coperti da un vecchio telo. A passi lunghi, decisi e veloci, lo raggiunse.
 
– Dov’ è il “bastardo” di Captain Hook!
– Non lo so “Signore” sarà caduto in mare!
 
Black sguainò una delle spade che portava assicurate ai fianchi e iniziò ad affondarla negli imballaggi coperti dal telo. Finny gli si parò davanti con l’intento di fermarlo e Blackbeard fu ancora più sicuro che Henry fosse lì sotto. Con un ghigno degno del Demonio puntò la spada verso il giovane.
 
– Se il moccioso è finito in mare poco importa … tu gli darai compagnia con la tua “bella” faccia!
 
Con uno scatto in avanti cercò di colpire al ventre Finny, ma Henry uscì dalla parte opposta degli imballaggi, dove Black non aveva agito, e gli si buttò sui reni, facendogli deviare il colpo. Finny fu preso di striscio all’interno del braccio sinistro. Black si voltò e afferrò Henry per una spalla, stringendola talmente che si sentì scricchiolarne la clavicola.
Rendendosi conto che il pirata avrebbe ucciso il piccolo, Finny cercò di toglierglielo dalla mano, ma fu quello il momento in cui Black gli attraversò lo stomaco con la sua spada. Finny scivolò a terra, mentre Henry gridava disperato il suo vero nome.
 
– Peter! Peter!
 
Il bambino avrebbe voluto chinarsi sul suo amico e portargli soccorso, ma Black, che aveva lasciato la spada conficcata nell’addome del giovane Peter Panney, lo afferrò per il collo con entrambe le mani, stringendolo sempre più forte. Henry non riusciva a gridare, scalciò quanto poteva, ma non riusciva neppure più a respirare. Gli sembrò che gli occhi gli stessero uscendo dalle orbite, le orecchie iniziarono a ronzargli, il campo visivo gli si stava riducendo. Non sentiva quasi più suoni intorno a sé, il buio stava per assorbirlo!
Non sentì il tremendo scossone della nave nell’arrembaggio. Stava morendo soffocato, davanti al suo viso c’era quello di Blackbeard ghignante, poi, improvvisamente, le mani del pirata allentarono la presa, dell’aria entrò nella trachea del bambino e i polmoni brucianti ripresero il necessario ossigeno, vide sulla fronte del pirata aprirsi un buco rosso e, mentre l’uomo cadeva a terra, cadde anche lui, realizzando di aver nelle orecchie l’eco di  un colpo d’ arma da fuoco.
 
Disteso a terra Henry inspirò tutta l’aria che poteva, ne aveva un tremendo bisogno. I suoi sensi tornarono in funzione. Nell’aria si sentiva odore di fumo e polvere da sparo. Pensò a Peter, poco distante da lui, si voltò nella sua direzione rialzandosi velocemente. Il suo amico si stava reggendo lo stomaco, ancora con la spada inserita, era agonizzante.
 
– Peter … Peter … non morire ti prego!
 
 Henry aveva le lacrime agli occhi, non voleva veder morire anche quel povero ragazzo, che lo aveva tanto aiutato, come era morto suo padre Neal. Pensò a Neal e contemporaneamente gli venne in mente anche Killian … gli avevano detto che era lui suo padre … non ci capiva più niente adesso!
Peter allungò una mano verso quella destra di Henry.
 
– Vorrei vivere Henry … lo vorrei tanto … ma so che me ne sto andando … sei salvo ora … nessuno ti farà del male adesso …
- No Peter … ti prego … nooo!
– Non essere triste Henry … vado in un posto dove mi stanno aspettando … un posto migliore di questa maledetta nave, non piangere per me … va bene così …
- Che posso fare per farti stare bene? Ti tolgo questa spada …
- No … non servirà … ma una cosa la puoi fare …
- Che cosa Peter?!
– Vivi anche per me e ricordati che ogni giorno della tua vita … devi iniziarlo con un pensiero felice …
 
Furono le ultime parole di Peter Panney, Henry vide i suoi occhi diventare vitrei, perdere la luce vitale che li aveva illuminati fino a poco prima. Distolse lo sguardo e disse a se stesso che doveva essere ancora coraggioso e vivere anche per il suo amico. Doveva smettere di piangere! Si asciugò gli occhi col dorso delle mani e si guardò intorno. C’era un trambusto che non aveva realizzato prima, in quella manciata di secondi che tutto si era svolto. Poi si rese conto che il pericolo non era finito … un altro pirata, molto alto, dalle spalle ampie e un’inquietante benda nera sull’occhio sinistro, veniva nella sua direzione puntandogli una pistola fumante.
Henry si era rimesso in piedi, le gambe gli tremarono. Anche quel pirata che ancora non aveva visto sulla nave lo voleva uccidere?!
 
– Come ti chiami piccolo?
 
La voce dell’uomo era profonda, ma la domanda non era stata posta con tono aggressivo. Fu spontaneo per Henry rispondergli.
 
– Mi … mi chiamo Henry …
- Chi sono i tuoi genitori?
 
Quella era veramente una domanda che avrebbe voluto rivolgere anche Henry a qualcuno. I suoi occhi si intristirono e si abbassarono mestamente, mentre le lacrime tornavano a pungerli.
 
– Non lo so …
 
L’uomo si inginocchio, piegando una gamba, davanti a lui.
 
– Come sarebbe che non lo sai?!
 
Il tono della sua voce ora era più basso, aveva una vena di tenerezza mentre lo guardava in viso e riponeva la pistola nella custodia al suo fianco. Henry rialzò gli occhi azzurri e li puntò sul viso dell’uomo che ora era alla sua altezza. Nonostante la benda nera sull’occhio, aveva un bel viso, il mento leggermente appuntito e sagomato, i capelli ricciuti e rossicci. L’unico occhio che mostrava era di un bel grigio verde. Le sue labbra gli sorrisero e gli mostrarono una fila di denti bianchi e regolari.
 
 – Non so più quale è la verità … mi hanno detto che i miei genitori non sono i miei veri genitori …
 
L’uomo gli sorrideva ancora e, con un gesto lento e affettuoso, gli accarezzò una guancia, togliendogli uno schizzo del sangue di Balckbeard, il pirata che aveva centrato alla fronte, poco prima, con un colpo della sua pistola, salvando la vita ad Henry. 
 
– Allora mio piccolo Henry … credo che sia l’ora di ritornare dai tuoi veri genitori!
– Sei anche tu un pirata?
 
L’uomo sorrise bonariamente, con un sorriso che illuminò il suo bel volto.
 
– No Henry! Io li combatto i pirati! Sono un ufficiale della Royal Navy!
 
Dicendo queste parole l’uomo si rialzò prendendolo in braccio. Henry si sentì sereno come non era da giorni. L’odore di mare e di pulito, il calore e l’abbraccio rassicurante di quello sconosciuto, gli fece venire in mente l’abbraccio avuto con il Capitano Killian Jones.
 
– Tu come ti chiami?
– Puoi chiamarmi Zio Jamie Henry … ora torniamo da Emma e Killian che scommetto non vedranno l’ora di riabbracciarti!
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Henry si disse che quello poteva essere il pensiero più felice di quella orrenda giornata, si strinse al collo dell’Ammiraglio Jonass Alexis Framer e mentre questi si voltava per dirigersi verso la nave con cui era arrivato, il bambino vide che, le navi  che avevano attaccato quella del Pirata Blackbeard, erano in realtà due. Riconobbe il magnifico veliero di Killian e tra i marinai vide due uomini, che conosceva bene, scavalcare il parapetto della nave e dirigersi verso di loro. Erano August ed Eddy che gli sorridevano radiosi. Henry ricambiò il sorriso chiamandoli a gran voce.
Ora aveva la certezza che sarebbe tornato a casa!
 
Rocca di Storybrooke quello stesso giorno
 
Era calata la sera su quel quinto giorno dal rapimento di Henry. Uno spicchio di luna illuminava il giardino della Rocca, proiettando lunghe ombre sul prato.
 
Dopo la tempesta, della notte precedente, quella giornata era stata assolata e il tepore aveva fatto dimenticare che era una giornata di inizio Novembre. Era più freddo in quel momento, ma Killian ed Emma non lo sentivano. Erano tornati all’affaccio sul mare, vicino al grande salice piangente, per un’ultima passeggiata serale. Guardavano la scura distesa marina che li separava dalle persone a loro care. Killian cingeva le spalle di Emma, mentre lei gli poggiava la guancia sul petto, abbracciandolo. Il viso della Principessa era triste, aveva avuto una strana crisi di ansia quel pomeriggio e aveva fatto preoccupare e spaventare sia Killian che lo stesso Frate Benedictus.
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La notte precedente e la mattinata erano state, emotivamente, molto intense. Durante la notte Emma era stata in preda all’angoscia per Killian, il suo cuore si era fermato e poi, grazie all’intervento  di Frate Benny, tutto era rientrato nella norma, fino al suo risveglio dal coma. La mattinata, trascorsa, in fin dei conti, piacevolmente, aveva dato una forte scossa emotiva al Capitano a causa delle rivelazioni di Emma e Jefferson.
Dopo la scoperta che il piccolo Henry era suo figlio naturale, Killian aveva sentito ancor di più il senso dell’impotenza, non potendo correre in suo soccorso. Aveva saputo che già August ed Eddy erano per mare all’inseguimento di Blackbeard. Aveva comunque iniziato a far piani per seguirli, intenzionato ad usufruire della Royal Ship a disposizione del Ducato di Storybrooke.
Frate Benedictus l’aveva dissuaso completamente, insistendo sul fatto che avesse ancora necessità di cure, ma la cosa che lo aveva convinto veramente a desistere, era stato il consiglio del Frate di restare con Emma, sia per il suo stato interessante che per il fatto che era molto provata.
 
– Caro Capitano, per usare termini a te consoni … ti posso dire che sei l’ancora di salvezza di Emma, come lei lo è per te … quindi figliolo … conviene che ormeggi e ti occupi di lei … lei farà lo stesso per te …
 
Emma non era presente al discorso del Frate, era andata da Belle, quella mattina non l’aveva vista per niente e le voleva dare la notizia che Killian si era ripreso. Aveva trovato la sua futura cognata immersa tra i libri in biblioteca, cosa non insolita per Belle. Stranamente quando si era accorta del suo arrivo, la giovane donna aveva chiuso frettolosamente il vecchissimo libro che stava esaminando. Emma aveva avuto l’impressione che fosse uno dei “libri proibiti” di Frate Benny.
 
Belle era stata felice di sapere che il Capitano Jones si fosse ripreso, ma con una certa fretta aveva incoraggiato Emma a tornare da lui.
 
- Vai … vai da lui Emma! Recuperate il tempo perso, ne avete bisogno, sarà un conforto per entrambi …
- Ma cosa stavi leggendo? 
- Oh …ma … niente d’ importante … sai … giusto un modo per passare il tempo … per non pensare ad August e non angosciarmi …
- Sembravi molto presa!
– Beh … si … si … sto cercando di tradurre un manoscritto di Frate Benny, ma … per favore non dirgli nulla, già una volta me lo ha fatto sparire!
 
Emma aveva sorriso, il suo sospetto che fosse uno dei “libri proibiti” era fondato, rassicurò la giovane e tornò da Killian, senza sapere, ne sospettare, che quello era il libro a cui il vecchio Frate “teneva di più”.
 
Killian l’attendeva con uno sguardo di una tale tenerezza nei suoi confronti che la commosse. Si erano abbracciati come se non si vedessero da tanto e spontaneamente si erano cercate, reciprocamente, le labbra. Quel bacio iniziato con tenerezza e continuato con crescente passione, si era interrotto bruscamente. Emma aveva iniziato a respirare male, le mancava l’aria. Si era portata la mano alla gola, strabuzzando gli occhi come se qualcuno la stesse strangolando.  
 
– Emma! Amore, che ti succede?!
– Henry! Henry! Gli stanno facendo del male … lo sento!
 
Killian aveva chiamato il Frate a gran voce ed era accorso anche Jefferson, ancora in infermeria. Emma aveva il cuore accelerato e quello di Killian, a vederla così, non era da meno.
 
– Dio mio Fra’ Benny! Fa qualcosa … le sta prendendo un collasso!
 
Il Frate era stato costretto a iniettarle un calmante in endovena e pian piano Emma aveva iniziato a rilassarsi. Killian non era riuscito a capire se fosse il farmaco o cosa, ma ad un certo punto il sorriso era tornato sul volto della donna che amava.
 
– Amore stai meglio?
 
Semi allungata sul lettino, Killian, seduto al suo fianco, la teneva tra le braccia e la guardava in viso, attento ad ogni sua piccola espressione. Frate Benedictus osservava Emma e faceva mentalmente le sue congetture sull’accaduto. Non c’erano motivazioni organiche alla reazione di Emma!
 
“ Figlia mia! Forse hai ragione! Spero di no … ma, visto il tuo legame spirituale con Henry, è probabile che il piccolo abbia corso veramente un gravissimo pericolo!”
 
Killian si era voltato verso il Frate e aveva visto quanto fosse assorto, la preoccupazione per Emma gli aveva attanagliato nuovamente il cuore.
 
– Padre … dobbiamo fare altro per Emma?
– Figliolo … io ho fatto la mia parte! Ora tocca a te!
– Cosa devo fare?
– Killian … è la tua donna no? Dovresti sapere cosa fare con lei! Inventati qualcosa no?!
 
Sul viso del Frate si era dipinta nuovamente un’espressione maliziosa che fece imbarazzare Killian come era successo quella mattina. Sapeva benissimo come comportarsi con la sua amata, per quello non aveva bisogno di consigli!
Prima di uscire, sorridendo, dalla stanza, Benedictus aggiunse, chiudendosi la porta dietro:
 
– E visto che tu sei il suo uomo … lei saprà cosa fare con te!
 
Killian era spiazzato dal Frate, si era chiesto se un religioso potesse essere tanto malizioso, ma a quanto pareva sembrava proprio di si!
Emma, nonostante lo sguardo triste, gli aveva sorriso dolcemente e lui le aveva posato un altro piccolo bacio sulla fronte. Le aveva proposto di uscire nuovamente nel giardino ed ora erano lì che guardavano le onde che riflettevano, argentee, la luce di quello spicchio di luna.
 
Avrebbero potuto essere completamente felici, l’una tra le braccia dell’altro, ma una spina nel loro cuore continuava a pungerli: la preoccupazione per Henry.
 
Killian accarezzò il viso di Emma e baciò ancora le sue labbra, ricambiato con dolcezza da quelle di lei. Si guardarono negli occhi e vi lessero il bisogno reciproco di contatto. Non ebbero bisogno di parlare. In silenzio si presero per mano e tornarono verso l’infermeria. Rientrarono nella stanza dove i due letti erano rimasti  affiancati. Si guardarono ancora in viso per leggervi le reciproche intenzioni, poi Killian chiuse a chiave la porta.
 
– Hai paura che Frate Benny possa entrare all’improvviso?
– So che non lo farebbe … visto i suoi consigli, ma … meglio non correre rischi! Vieni qui ora …
- Killian … non stai ancora del tutto in forma lo sai …
- Amore … è vero … ma ho bisogno di sentirti …
- Non lo faremo però, lo sai!
– Emma … esistono modi alternativi per darsi un po’ di piacere e felicità … ormai lo sai … lo hai imparato con me …
 
Mentre si avvicinava a lei, con movenze sensuali, Emma era arrossita timidamente al suo sguardo allusivo e seducente. Quell’atteggiamento pudico la rendeva ancora più desiderabile agli occhi di Killian. Le sorrise accarezzandole una guancia e le labbra. Poi un nuovo bacio, profondo e carico di desiderio, e le loro mani, frementi e avide, iniziarono reciprocamente a far cadere le barriere che li separavano. Si ritrovarono abbracciati sui due letti affiancati, accontentandosi del calore dei loro corpi nudi a contatto, poi le loro carezze e i loro baci, sempre più passionali e sensuali, li separarono dalla realtà, facendoli fluttuare nel loro amore, e riuscirono a portargli solo pensieri felici: la convinzione che il loro bambino stesse tornando a casa …
                                        
 
Angolo dell’autrice
È un ottimo consiglio quello di iniziare il giorno facendo un pensiero felice! Avete mai provato? Fatelo ogni giorno e ogni giorno della vostra vita trovate una cosa buona in quello che avete vissuto, vedrete che anche un cielo grigio ridiventa sereno!
Il bell’Ammiraglio Jamie è tornato e ha salvato la vita ad Henry, chi lo aveva immaginato? Cara Simona, tu avevi intuito qualcosa e avevi visto giusto! Come e perché è capitato si spiegherà nel prossimo capitolo. Ho inserito anche questa volta due disegni, spero si vedano, Jamie mi sembra abbastanza somigliante, fatemi sapere che ne pensate.
Killian avrebbe voluto riprendere il mare per raggiungere gli altri, ma ovviamente ancora non è in condizioni ottimali, cosa che non gli ha impedito di scambiarsi calde coccole con la sua amata. Il legame di Emma con il piccolo Henry è talmente forte che ha avuto una specie di contatto telepatico con lui . A volte succede veramente con una persona cara, a me è successo, non so se è capitato anche ad altri di voi.
Ringrazio i numerosi lettori e chi ama questa storia, un abbraccio affettuoso alle mie amiche di penna che continuano pazienti a recensire.
Buona settimana a tutti.
Lara
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 54
*** In rotta verso il futuro ***


LIV Capitolo
Rotta verso il futuro …
 
Il potere dell’amore … cosa può fare la sua forza immensa? È veramente la magia più vera e inarrestabile che esista al mondo?  Quanti cambiamenti e quanti miracoli può l’amore? Quanto la sua presenza rende felici e quanto la sua mancanza getta via il cuore e l’anima, di chi non si sente amato, in un baratro di oscurità? L’amore è vita … l’amore è luce …
 
L’amore si stava riflettendo negli occhi azzurri di Killian e negli occhi verdi di Emma. Il potere  oceanico  traspariva da lui e quello di immensi prati  traspariva da lei, in un connubio sublime, in cui le onde dell’oceano lambivano, carezzevoli, le sponde di quei prati, la cui tenera erba fremeva, scossa dalla brezza marina.
Onde sensuali, di desiderio puro e assoluto, partivano da entrambi, in una forza magnetica che li attraeva irrimediabilmente l’uno verso l’altra, fino ad incatenare saldamente i loro sguardi.
Conoscevano la loro individualità, ma ora, più di ogni altra cosa, conoscevano la loro indissolubile unione. L’essere ormai un “noi” che aveva bisogno solo di essere riconosciuto dal mondo …
 
 
Killian aveva atteso il ritorno di Emma. Era stata da Belle pochi minuti ed era tornata da lui. Egli sapeva come far star bene la donna che amava, ne aveva ogni intenzione, a prescindere dai messaggi più o meno larvati e sottintesi di malizia, del vecchio Frate Benedictus.
 
“ Benedetto … di nome e di fatto!”
 
Aveva sorriso ad Emma, l’aveva accolta tra le braccia, ancora baciata e accarezzata, invitandola ad un’ultima passeggiata serale. La luna, con la sua luce argentea, rendeva struggente quell’angolo di giardino. Ma più struggenti erano i sentimenti d’amore e preoccupazione che entrambi avevano per il “loro” bambino in pericolo.
 
Emma aveva avuto una sorta di collasso quel pomeriggio e Killian voleva regalarle una notte di dolcezza e spensieratezza. Abbracciati, sotto il grande salice piangente, riscaldati dai loro corpi e dai loro baci, non avevano avuto bisogno delle parole per dirsi quanto si desiderassero. Non ne avevano mai bisogno in verità … era tutto così spontaneo! Anche prendersi per mano, intrecciare le loro dita, era un atto d’amore ed ogni loro sguardo poteva essere il preludio della passione fisica che li investiva e ardeva in un unico rogo.
 
Ancora alloggiavano nell’infermeria e Killian aveva chiuso a chiave la porta, rispondendo alle battute di Emma con altrettanto spirito e guardandola in un modo che a lei giunse come un chiaro messaggio delle sue intenzioni. Killian sentiva fastidio per la ferita, lo si vedeva da alcuni suoi movimenti mentre camminava. Non si era lamentato di nulla, ma all’occhio esperto di Emma non era sfuggito e lei stessa, preoccupata per il suo benessere, aveva posto dei limiti al loro giacere insieme. Ma come potevano entrambe resistere l’uno all’altra, quando si attraevano come calamite? Era una scusa adeguata o mendace, quella di Killian, di considerare modi alternativi per amarsi e darsi reciproco piacere e felicita?
La verità tra loro emergeva velocemente! Bastava il primo sfiorarsi … lo sguardo che dagli occhi si posava sulle labbra e poi … poi un bacio … poi … un altro … un altro … ancora … sempre più avidi, profondi, desiderosi di diventar una cosa sola. Mani frenetiche che febbricitanti si insinuavano sotto gli abiti, impazienti di assaporare la nudità e il calore dei loro corpi. Mani che stringevano possessive la  carne morbida di lei e i muscoli potenti e scolpiti di lui. Fino a ritrovarsi, finalmente privi di ostacoli, distesi l’uno al fianco dell’altra su quei due letti affiancati, avvinghiati in un abbraccio che era un’ennesima dichiarazione d’amore.
 
Emma era distesa e Killian al suo fianco era volto verso di lei, sovrastandola con il torace, mentre le sue braccia erano piegate, a sorreggerlo, ai lati di lei. La guardava in viso con le labbra sensuali schiuse in un sorriso, un ciuffo ribelle di capelli bruni gli ricadeva sulla fronte, mentre lei non poteva distogliere lo sguardo dai suoi penetranti e magneti occhi azzurri.
 Emma vide il ciuffo di capelli coprire la fronte di Killian, una caratteristica che aveva in comune con Henry. Le somiglianze tra i due erano veramente molte! Emma si chiedeva come non se ne fosse accorta dal primo momento che aveva visto Killian, ma forse allora le circostanze non lo avevano consentito. Sollevò la mano destra e fece scorrere quei capelli bruni lentamente tra le dita, riportandoli in ordine e godendo della loro morbidezza. A lui piaceva che lei gli accarezzasse la testa e socchiuse gli occhi un secondo, assaporando quella carezza innocentemente affettuosa. La mano di Emma si spostò sul bel volto del suo amore, accarezzandone la guancia coperta da un rado velo di barba che diventava più folta verso il mento. Trovava che la barba gli donasse come a pochi uomini e gli conferisse un’aria malandrina che ben si poteva addire ad un pirata … il “suo pirata”! Un pirata gentiluomo, un raro tipo di pirata! Ma lei sapeva bene quale origine avesse avuto l’essere pirata di Killian. Più che un pirata era un eroico patriota! Emma lo amava anche per questo e, per questo motivo, lo aveva scelto come alleato per la missione che avevano portato a termine, brillantemente, nel Maine. Quante avventure avevano vissuto dal loro incontro? Quanti momenti magici tra loro! Lui le aveva insegnato cosa fosse l’amore vero, passionale, totale! Lui l’aveva fatta risorgere dai muri che la barricavano e lei aveva ridato speranze e luce al cuore deprivato di Killian. Si erano incontrati negli intenti e si erano uniti nella passione, scoprendo le loro vere identità, ritrovando i due giovani che non si erano potuti vedere in viso anni prima, ma che si erano sentiti vicini come se fossero le parti di un tutto destinato a completarsi.  Era veramente così, sentivano le loro anime affini, erano un corpo ed un’anima!
 
Emma sollevò anche la mano sinistra e con ambedue scivolò sui pettorali di Killian, dandogli un piccolo, evidente, brivido di piacere. Era un piacere anche per lei toccarlo, lo era stato fin dalla prima volta che lo aveva fatto, con la scusa di curarlo per la febbre, mentre lui era incosciente. Lo aveva accudito, rinfrescato e … accarezzato amorevolmente, godendo della vista del suo maschio corpo, giovane e atletico. Tutto l’attraeva di lui, aveva superato ogni sua possibile aspettativa, nessun altro uomo al mondo avrebbe mai potuto significare lo stesso per lei. Il sorriso di Emma era il riflesso dell’amore che traspariva dai suoi occhi, Killian lo sentiva nel profondo e ricambiava completamente ogni suo sentimento. Nessuna altra donna al mondo avrebbe avuto mai per lui il significato e l’importanza di Emma. Lei era la donna per la quale poteva valer la pena di sacrificare la propria vita, affinché lei avesse avuto salva la sua!
 
Non resistette a quello sguardo amorevole e si chinò su di lei per baciarla sulle labbra. I biondi capelli di Emma erano sparsi sul cuscino come un’aureola d’oro, staccandosi da lei, Killian ne prese un boccolo, attorcigliandoselo intorno al dito, portandoglielo, poi, dietro l’orecchio sinistro, uno dei gesti che faceva sempre e che lei amava tra i suoi modi di fare. Fu lei a quel punto a cercargli le labbra e la tenerezza diventò presto passione.
 
Nonostante la cautela che avevano prospettato all’inizio, istintivamente lei  schiuse le gambe e lui vi si portò nel mezzo. Percepivano chiaramente il bisogno reciproco, la tensione sessuale tra loro stava salendo sempre più veloce e imperiosa.  Le labbra di Killian scesero lungo il suo collo, soffermandosi, solleticandola con piccoli baci, nel calore dell’incavo della clavicola, poi fino al seno. Emma conosceva ormai bene la passionalità e la carezza di quelle morbide e sensuali labbra e quello era un motivo per desiderarle ancor più ardentemente su di sé. Era un’emozione a cui non voleva rinunciare per nulla al mondo. Chiuse gli occhi assaporando il dolce calore che emanava da esse e l’umidità avvolgente della lingua di lui, che stuzzicava e succhiava i suoi teneri e ormai turgidi e scuri capezzoli.
Le mani di Emma tornarono al capo di Killian, accarezzandolo e facendo scorrere ancora i suoi capelli tra le dita, stringendoli di più ogni volta che lui la faceva sussultare e gemere di piacere. Riaprì gli occhi quando sentì la sua mano andare in basso, carezzevole,  lungo il suo fianco e poi sul ventre; la vide sparire sotto il bianco lenzuolo che avvolgeva i loro fianchi e mentre Killian tornava sulla sua bocca per un nuovo profondo bacio, li richiuse, agognando il suo tocco. Poi quello che desiderava giunse, egli aveva trovato il suo centro, la fonte del suo piacere  e, con la maestria dell’esperienza e dell’amore che per lei provava, iniziò ad accarezzarla con dita leggere. L’eccitazione di Emma arrivò al culmine e non riuscì a restare passiva, inarcandosi  e cercando un maggiore contatto con il suo corpo virile, volendo di più. Egli la capì e lasciò che le sue dita scivolassero nella profondità fluida e calda di lei, facendola tremare fortemente. Anche Killian  gemette di eccitazione in quel momento, stimolato irrimediabilmente dal piacere che sapeva essere riuscito a provocare nella donna che amava. A sua volta lei lo cercò e lo trovò, ma non voleva che la tensione gli facesse dolere la ferita non completamente guarita e ancora coperta dalla garza che il buon Frate gli aveva applicato, non più tardi di quel mattino. Cercò quindi di farlo sdraiare al suo fianco, ma lui, dolcemente, senza parlare, le fece cenno con le labbra di tacere e stare buona, poi le sorrise con il suo sguardo malizioso. Emma sentì un nuovo flusso di eccitazione e seguì i suoi movimenti con impazienza, avendone capito le intenzioni. Killian continuò a disseminarle il seno e l’addome di baci, lei sentiva il solletico della morbida barba e il freddo dei ciondoli della sua collana che le scorrevano, contemporaneamente, sulla pelle candida. Sospirò e gemette ancora, quando sentì giungere le labbra del suo uomo lì, dove prima l’aveva accarezzata teneramente. Il nuovo piacere che la irradiò, la portò vicino al Paradiso, gioendo della generosità del suo Killian. Sapeva bene che voleva renderla felice e farla star bene … lo faceva sempre, rinunciando anche al suo stesso piacere! Questa volta non sarebbe stato così, nonostante la ferita che ancora affliggeva il suo corpo.
Emma gli accarezzò ancora i capelli e lo riportò su di sé cercando ancora la sua bocca da baciare, poi finalmente riuscì a farlo adagiare sul letto, intenzionata a ricambiare con tutto il suo amore. Gli avvolse il collo con le braccia e lo tempesto di baci su tutto il viso, facendolo ridere divertito dalla sua irruenza. Poi continuò quella serie di contatti tra le sue labbra e la pelle calda di Killian, percorrendolo centimetro per centimetro, mordicchiandolo e succhiandolo. Lo fece anche con i suoi capezzoli, facendolo sussultare di piacere, fino poi a scendere verso la sua virile intimità, ricambiando le sensazioni paradisiache che lui le aveva fatto provare poco prima. Killian aveva sgranato gli occhi e deglutito, vedendola avvolgerlo con le sue morbide labbra, mentre il cuore gli batteva sempre più veloce nel petto. Aveva ributtato la testa indietro sul cuscino, godendo di quanto la sua Emma stesse facendo di lui e per lui. Le parlò in tono scherzoso, con la voce arrochita dall’eccitazione.
 
– Amore … lo sai che ti stai approfittando di un “povero invalido” che non può prenderti come vorrebbe?
– Mmmm … se da invalido mi hai fatto sentire quello che ho sentito … non vedo l’ora che tu guarisca completamente Capitano, ma per il momento lascia che sia io a tenere il timone nelle mani e a guidare la nave …
 
Killian rise di gusto.
 
– Te l’ho già detto che stai diventando una piratessa sfacciata Swan? Ero io quello dei doppi sensi o sbaglio?
– Ma tu sei stato il primo a volermi al timone con te sulla Jolly Roger e io ne ho sopportati parecchi dei tuoi doppi sensi, quindi ora sarai il mio prigioniero e il gioco lo condurrò io, tu riposati e non fare sforzi!
– Swan … non ti posso promettere che resterò passivo a lungo …
- Allora avvertimi quando vorrai essere … liberato!
 
Emma continuò ad elargirgli dolci carezze e sensuali baci, mentre Killian ricadeva sul cuscino, arrendendosi, beato, al piacere che provava.
 
– Se sei tu la prigione che mi rinchiude … voglio essere tuo prigioniero per il resto della mia vita Emma …
- Allora sarò la tua prigione … adesso Capitano …
 
La voce di Emma arrivò tremendamente sensuale alle orecchie di Killian e la sua eccitazione giunse al punto del non ritorno. Lei lo sentì pulsante e fremente sotto il suo dolce tocco e capì che il momento di “liberarlo” era vicino, ma voleva che arrivassero insieme a quel momento di esplosione di luce. Si sollevò, provocante e sensuale, ed egli, ormai perduto, la vide porsi a cavalcioni sul proprio bacino, impossessandosi di lui, lentamente, facendolo scivolare a fondo dentro di sé, con un movimento languido e sensuale delle anche. Killian ansimava con le labbra schiuse e il petto che si alzava e abbassava al ritmo impazzito del suo cuore. Guardandola con passione le strinse il fianco, affondando le dita nella sua morbida carne e incoraggiandola a muoversi su di lui. Emma gli stava donando tutta se stessa e lo faceva godendone appieno anche lei, i suoi occhi erano languidi e lo sguardo appassionato e seducente, mentre si passava la lingua sulle labbra ad inumidirle. Le sue mani viaggiavano sugli addominali di Killian, risalendo verso il suo petto villoso e il collo, aprendosi sul suo mento, accarezzandogli le guance e sfiorandogli la linea delle labbra con i polpastrelli, che lui afferrò velocemente e delicatamente tra esse, succhiandoli eroticamente. I suoi lunghi capelli biondi erano scompigliati e le ricadevano sugli zigomi arrossati, sciolti sul procace seno, fino a sfiorare e solleticare l’addome di Killian, continuando a muoversi ritmicamente su di lui. Agli occhi del suo uomo era una visione meravigliosa vederla così febbricitante di desiderio per lui, sciolta, senza più nessun tabù, completamente fiduciosa in lui, libera di essere se stessa e di amarlo come voleva e come preferiva!
 
– Sei una forza della natura Emma, mi fai sentire come in un uragano e poi mi dai la pace del sole che squarcia le nubi … Sei così calda adesso, sembri bruciare … e io sto bruciando con te … non ti resisterò ancora per molto …
 
Erano pronti entrambi … si abbandonarono completamente alle onde piacevoli di quell’oceano d’amore, le onde lambirono l’erba tremante per la brezza e poi … poi finalmente il sole squarciò il grigiore delle nuvole che avevano coperto tutto il giorno il loro cuore!
 
***
 
La cera della candela si scioglieva lenta, mentre la fiamma, che bruciava lo stoppino, illuminava la piccola stanza, nella quale tutto era immerso nella penombra del buio serale. La stessa luce dorata si proiettava sul torace seminudo dell’uomo allungato sul giaciglio lì a fianco.
 
L’Ammiraglio Jonas Alexis Frasmer era poggiato con la schiena sul cuscino che aveva rialzato verso il muro. Le braccia erano incrociate dietro il collo robusto, mentre stava semi disteso, assorto nei suoi pensieri e nei suoi ricordi. Gli stivali di cuoio marrone erano posti vicino alla sedia, sulla quale aveva messo in ordine la sua giacca da ufficiale della Royal Navy. I galloni dorati, sulle spalle dell’indumento, brillavano alla poca luce. Jamie non si era spogliato del tutto, si era lasciato in dosso gli aderenti pantaloni bianchi, che esaltavano le sue gambe muscolose e la camicia sbottonata sull’ampio e glabro torace atletico. 
I pensieri, che facevano mulinello nella sua testa, erano veramente numerosi e si accavallavano ed inseguivano, tracciando le rotte più svariate, nella ricerca di soluzioni per il da farsi.
 
Quel giorno aveva salvato la vita al piccolo Henry, il bambino che aveva scoperto essere il figlio del suo più grande amico di gioventù: Killian Jones.
Si chiese se Killian si fosse ripreso e se avesse saputo di essere lui il padre del piccolo che Emma aveva allevato. Una domanda a cui non poteva dar risposta se non giungendo a Storybrooke ed accertarsi che fosse vivo e vegeto.
 
Possibile che Killian fosse riuscito a batterlo sul tempo anche con la paternità?
Jamie rise tra sé.
 
“Diavolo di un Jones! Nemmeno lo sapevi e lo cercavi da anni!”
 
L’amichevole rivalità che c’era tra loro, fin dall’Accademia per Ufficiali della Royal Navy, si risvegliava, divertita, nell’animo dell’ammiraglio. Anche lui era diventato padre, di recente, ma ancora ignorava se avesse un figlio o una figlia. Disse a se stesso che aveva poca importanza alla fine dei conti. Ciò che importava era la salute di quella creatura e della sua splendida madre …
 
“Dio Clairette se mi manchi! Non vedo l’ora di rivederti … dovrò sopportare per qualche giorno il tuo broncio per il fatto che non sono tornato con Bill, ma so che capirai … sei una donna troppo intelligente e saggia per non capire! Sono stato un uomo fortunato con te …”
 
Quando pensava a sua moglie Clairette, Jamie non poteva non pensare ai loro sensuali abbracci, al grande amore che nutrivano l’uno per l’altra, all’affiatamento sessuale e ai loro lunghi ed intensi amplessi. Il desiderio di lei diventava bruciante nella lontananza, ma c’erano state situazioni per le quali aveva dovuto porre in secondo piano la sua famiglia. C’erano persone da salvare … tante persone! Tra queste alcune erano suoi affetti profondi: Killian, August, Emma …
 
Disteso sul suo pagliericcio ritornò con la mente a quei maledetti momenti di oltre tre mesi prima.
 
-o-
L’Orgoglio del Regno, la nave sotto il suo comando, durante il ritorno in patria, in seguito alla fine della sua missione di dar la caccia al “famigerato” Captain Hook, si era incrociata con la Queen’s Anne Revenge. Quei due “maledetti bastardi” di Rumbl Mc Cassidy e il suo losco compare di misfatti, Blackbeard, avevano approfittato dell’abbrivio a loro favorevole, per colpire gravemente la nave ammiraglia della Royal Navy. Non avevano dichiarato la loro identità ed avevano agito da pirati quali erano. L’albero maestro dell’”Orgoglio del Regno” era andato distrutto, numerosi i feriti e alcuni i morti. Lo stesso Ammiraglio era stato colpito sulla fronte, sopra l’occhio sinistro, con un pezzo del legno schizzato via dall’albero abbattuto. Lui e Bill O’Brian, il Capitano assegnato alla nave  e suo vecchio amico, avevano dovuto ordinare di mollare del tutto l’albero abbattuto e resettare il cordame e il velame dei due alberi restanti. Erano a meno di tre settimane dalla loro meta e, i giorni seguenti all’attacco, erano rimasti in stallo anche a causa dello scarsissimo abbrivio.
 
Il medico di bordo aveva visitato Jamie e gli aveva consigliato assolutamente riposo in branda, non c’era da scherzare con un colpo in fronte, poteva essere in corso un trauma cranico con versamento ematico intracranico!
Il “prode” o, come meglio lo aveva definito l’Ufficiale Medico, “incosciente” Ammiraglio, se ne era bellamente infischiato dei consigli, preoccupato, più che di se stesso, dei suoi uomini e della nave al suo comando. Dopo il tempo che aveva perso svenuto nella sua cabina, aveva preteso di uscire sul ponte ad inventariare i danni e, quando si era reso conto della situazione, lo sconforto gli aveva attanagliato il cuore. Aveva guardato verso l’orizzonte, là dove si trovava la terra che dovevano raggiungere, la sua amata Scozia. Nonostante il fortissimo mal di testa che lo stava afferrando, riuscì a vedere un puntino scuro lungo la linea che separava il mare dal cielo. Aveva avuto appena il tempo di chiamare Bill al suo fianco, per avvisarlo di quanto appena aveva veduto, che stramazzò a terra, nuovamente svenuto. Il medico di bordo aveva imprecato nel vederlo riportare, a braccia di due marinai, nell’infermeria.
 
– Mai visto un uomo più caparbio Ammiraglio! Gli ordini dell’Ufficiale Medico devono essere eseguiti anche da un ufficiale in più alta carica! Devo arrivare ad incatenarti al letto Jamie?
 
L’ Alto  Ufficiale non aveva risposto ma, approfittando del fatto che si stava riprendendo, aveva iniziato subito a dar l’ordine al marinaio al suo fianco di chiamargli il Capitano O’Brian. Il Medico di Bordo non aveva potuto che allargare le braccia e sollevare gli occhi al cielo.
 
– Un tipico Scozzese … non c’è altro da dire!
 
Jamie era fiero di esserlo e sorrise al Medico, mentre Bill si apprestava ad entrare senza bussare.
 
– Bill controlla all’orizzonte! Prima di perdere i sensi mi è sembrato di vedere una nave … se è dei nostri abbiamo qualche possibilità in più …
- Una nave Jamie? Se non sapessi della tua vista d’aquila potrei supporre un’allucinazione dovuta al malore!
– Fai diagnosi al mio posto O’Brian?
– No Dottore … non mi permetterei mai!
– Ecco! Bravo! Tanto il nostro caro Ammiraglio non ti ascolterebbe in ogni caso!
 
Jamie fu lui a sollevare gli occhi al cielo ora, con una certa impazienza.
 
– Vai Bill o mi alzo e vado io!
– No! Non ci pensare nemmeno Ammiraglio o ti incateno veramente questa volta!
 
Il Medico aveva atterrato con una mano sul torace Jamie, che già stava provando a rialzarsi dal letto.
 
– Jamie … ora te lo dico chiaramene e spero per l’ultima volta! Non mi piacciono affatto questi svenimenti … temo che tu non mi abbia detto nemmeno la completa verità su come ti senti! Quelli che erano sospetti, temo che siano ormai i fatti! Ci sono alte probabilità che tu abbia accumulato un versamento ematico nel lobo frontale sinistro! Rischi di perdere la vista e peggio la vita. Stai a riposo qualche giorno e vediamo di fare una diagnosi più precisa. Potresti avere bisogno di un intervento chirurgico e qui a bordo non ne ho né i mezzi né gli strumenti!
– Quindi? Pensi che starò a letto ad aspettare di diventare cieco e schiattare? Ho delle responsabilità anche sui miei uomini, è tra loro che devo stare!
– Jamie … capisco quali sono le tue responsabilità e ti ammiro per la tua devozione! Il riposo ti aiuterebbe a non aggravare la situazione e a darci il tempo di arrivare in Patria e provvedere chirurgicamente!
– In caso di bisogno d’intervento … se mi rifiutassi di farmi operare?
 
Il Medico lo guardò fisso in volto e si accigliò preoccupato.
 
– Non posso dirlo con certezza Jamie … non esistono strumenti per guardare nel cranio se non aprendolo … ma di certo … se l’ematoma interno dovesse continuare a crescere … avresti meno di sei mesi di vita … hai appena avuto un figlio Jamie, cerca di startene calmo per lui, non farne un orfano prima di conoscerti!
 
Il pensiero di suo figlio o figlia, intristì Jamie. Non poteva negare che il suo Medico di bordo avesse ragione. Decise di dargli ascolto … almeno per il momento.
 
Il Capitano O’ Brian tornò una ventina di minuti dopo, con la bella notizia: una nave all’orizzonte. Jamie aveva visto bene! In più sembrava trattarsi proprio di una nave della flotta inglese, un vascello da guerra, la sua linea era inconfondibile!
 
Bill aveva calcolato che con lo scarso abbrivio che aveva l’Orgoglio del Regno e invece l’ottimo della nave in arrivo, entro poche ore si sarebbero incrociati.
L’Ammiraglio suggerì al Capitano di segnalare, appena ve ne fosse stata la giusta distanza, le proprie generalità e chiedere quelle della nave che stavano per avvicinare. Un loro aiuto sarebbe stato veramente provvidenziale nella loro condizione!
Mentre Jamie approfittava del tempo necessario, per fare quanto prescritto dal Dottore, presto Bill tornò per dargli le notizie tanto attese. La nave era effettivamente un vascello da caccia della Royal Navy, denominato Pearl. Al suo comando c’era il Tenente Robert Maynard. Il fatto che a bordo della Pearl il più Alto Ufficiale fosse solo un Tenente di Vascello, era estremamente positivo per l’Ammiraglio Framer. Il Tenente non avrebbe potuto fare a meno di obbedire ai suoi ordini!
 
Nei giorni seguenti gli uomini della Pearl si unirono a quelli dell’Orgoglio del Regno per lavorare insieme a resettare al meglio il sartiame. Si doveva fare in modo che la Nave Ammiraglia potesse rientrare in Patria senza eccessivi rischi.
 
Jamie aveva voluto accogliere il Tenente Maynard, in piedi, nel suo ufficio, vestito con la sua uniforme migliore, non aveva intenzione alcuna di farsi vedere malandato.
Dopo i tipici saluti di rito, l’Ammiraglio aveva dato il riposo al Tenente ed era passato ad una cortesia meno formale, offrendogli dell’ottimo scotch-whisky della sua riserva personale. Il Tenente era un uomo alto e snello, aveva un bel portamento, era biondo, portava i capelli corti con due lunghe basette sulle guance, i suoi baffi erano molto curati, Jamie pensò che li impomatasse per tenerli così precisi e arricciati verso l’alto, lo sguardo del Tenente era attento e guardingo. Jamie lo giudicò intrepido e intelligente. Seppe dall’ufficiale inglese che da mesi erano stati ingaggiati dal Governatore della Virginia per eliminare una volta per tutte Blackbeard. Jamie sapeva ovviamente che da anni la Virginia stava facendo la guerra al pirata. I suoi attacchi si verificavano soprattutto lungo la costa americana infatti. Le navi richieste alla Royal Navy, dal Governatore Alexander Spotswood, erano ben quattro, una era partita proprio da Glasgow ed era stato lui stesso a dare l’ordine dell’armamento.
Maynard, seguendo le tracce del pirata era tornato praticamente in Scozia, la nave di Blackbeard era stata avvistata all’isola di Arran pochi mesi prima e sembrava aver ripreso la rotta per le Americhe. Jamie fu costretto a confermare quanto saputo dal Tenente, raccontandogli della loro disavventura e della sfortuna che li aveva perseguitati. Aggiunse al racconto anche il gravissimo particolare che il Tenente Maynard non avrebbe mai sospettato. Blackbeard aveva un complice d’eccellenza: il Duca  Rumbl Mc Cassidy.
 
– Quell’uomo è una vergogna per noi Scozzesi Tenente! Si è macchiato di delitti sanguinosi e orrendi, facilitato dal credito che è riuscito a guadagnarsi con  Re Guglielmo III. Nonostante l’abbiamo visto in persona sulla Queen’s Anne Revenge, sia io che Il Comandante O’Brian e il nostro Primo Ufficiale, temo che sarà difficile far sottoscrivere al Re un mandato di cattura per lui!
– Ammiraglio Fraser! Da quanto mancate da  casa?
– Sono almeno sei mesi Tenente! Perché mi fate questa domanda?
– Perché non credo avrete problemi con Re Guglielmo! È morto circa tre mesi fa!
– Morto?!
– Si, una stupida polmonite trascurata!
– E chi è salito al trono?
– L’unica possibile erede al momento, una Scozzese di casa Stuart, ne dovreste essere contento! Ora sul trono d’Inghilterra siede la Regina Anna Stuart, figlia di Giacomo II, ben accetta anche agli Inglesi, è infatti anglicana, nonostante le origini familiari!
 
Jamie non fece trasparire i suoi veri sentimenti, cercò di mantenere un’espressione imperscrutabile, ne era un vero maestro! Il Capitano O’Brian, che era stato presente per tutto il tempo nella stessa stanza, ebbe un sussulto di vera gioia e si beccò un’occhiataccia di Jamie. Tanto che si rese conto che avrebbe dovuto prendere lezioni dall’Ammiraglio per imparare a nascondere il proprio temperamento! Maynard era Inglese purosangue, meglio non destare sospetti sulle proprie simpatie politiche!
 
Jamie rifletté che con un nuovo regnante, ben disposto ad abbattere la maggior parte dell’operato del suo predecessore, probabilmente la relazione che avevano scritto sul Pirata Captain Hook, sarebbe stata accettata senza intoppi e Killian Jones avrebbe potuto riscattarsi in quanto vittima, “ingiustamente accusata”, dal Duca Mc Cassidy. Killian avrebbe potuto avere il perdono della Regina, ma era necessario lavorare bene con lei.
 
Anna Stuart non era un politico, era una donna passionale ed emotiva, Jamie conosceva la sua storia e la sua personalità. Era una donna affezionata al suo popolo e ad esso molto vicina, aveva un concetto tipicamente in stile Stuart anche nell’idea taumaturgica del sovrano sul popolo. Una delle convinzioni di quella donna, come della maggior parte dei sovrani inglesi, era che solo con il tocco della propria mano poteva far guarire dalla Scrofola qualsiasi popolano!
 
Jamie rise mentalmente di quell’idiozia, ma le sue labbra rimasero impassibili come il suo sguardo. Nella sua mente si fece sempre più spazio l’idea di far sapere al suo amato amico Jones, della dipartita dell’odiato Guglielmo III.
 Sapeva con certezza che Mc Cassidy e Black si stavano dirigendo a Storybrooke e sapeva che anche Killian ed Emma stavano tornando alla penisola. Ci sarebbe stata battaglia e lui voleva essere lì a dar manforte ai suoi amici. Non poteva tornare indietro con “L’ Orgoglio del Regno”, in quelle condizioni dovevano solo procedere verso la destinazione prefissata, in fin dei conti erano più vicini a Glasgow che alle Americhe! Decise che la nave avrebbe fatto il suo percorso senza di lui, aveva la scusa di inseguire coloro che avevano causato quel disastro! Maynard non avrebbe potuto opporsi ai suoi ordini, avrebbe dovuto accettarlo a bordo e lasciargli prendere il comando della “Pearl”. Non aveva intenzione di indispettire il Tenente inglese, era soltanto una questione d’ Onore e di Gerarchia militare, non lo avrebbe di certo destituito dalle sue funzioni, anzi! Lo avrebbe gratificato con maggiori responsabilità, lo avrebbe considerato come un “Capitano” e, da quel poco che aveva potuto capire di quell’uomo, ne sarebbe stato onorato e orgoglioso. Bill sarebbe rimasto su “L’Orgoglio del Regno” e avrebbe riportato tutti a casa, presentando il rapporto che avevano firmato ambedue, con il Tenente Rogers, al Commodoro Thatcher. L’unico ostacolo poteva essere il suo Medico di bordo e quel maledetto colpo che aveva preso in fronte!
 
I ragionamenti dell’aitante Ammiraglio scozzese si erano svolti in pochi secondi e altrettanto velocemente aveva verbalizzato l’idea di partire con Maynard  al comando della Pearl, promettendogli un avanzamento di carriera alla fine della missione. Black e il Duca dovevano essere catturati assolutamente “Vivi o Morti”, l’onta dell’offesa subita e tutti i loro misfatti ai danni di innocenti, dovevano essere lavati con il loro stesso sangue!
 
Jamie si era accalorato nell’esprimersi, lasciando Bill interdetto a guardarlo in silenzio e il Tenente Maynard a condividere in pieno l’idea dell’Alto Ufficiale, sicuramente gongolando per la promessa dell’avanzamento di carriera. Essere il Primo Ufficiale dello stimatissimo Ammiraglio Framer, avrebbe fatto un gran bell’effetto sul suo curriculum di servizio!
Sarebbero partiti appena l’Ammiraglio avesse trasferito il suo baule militare sulla Pearl. Maynard andò via euforico, per tornare sulla sua nave a far preparare l’alloggio per l’Ammiraglio.
 
Bill aveva capito che gli intenti di Jamie andavano oltre l’interesse e la vendetta sui due “Pirati”, oramai lo conosceva abbastanza per sapere che quell’accalorarsi era una pantomima per il Tenente Maynard e ne ebbe la conferma direttamente da lui e rise quando Jamie gli confidò della sua preoccupazione per la reazione del Medico di bordo.
 
– Vecchio mio, non hai paura della battaglia che affronterai con Black e Rumbl e ti spaventa il nostro Dottore?!
 
Jamie non aveva raccontato tutta la verità sulla sua salute a Bill o anche lui avrebbe preso le parti del Medico per farlo restare a riposo. Quando ne parlò con il Dottore, questi sbiancò e gliene disse di ogni colore, chiamandolo “pazzo suicida”, ma alla fine Jamie riuscì ad essere convincente. L’unica cosa che rimase da fare al medico, fu di renderlo più cosciente dei sintomi che avrebbe potuto avere, non solo tendenza allo svenimento per la perdita dell’equilibrio e la progressiva cecità, avrebbe potuto avere improvvise afasie e quello sarebbe stato un segnale nefasto del progredire dell’edema intracranico. Gli consigliò di non stimolare la retina con troppa luce e gli procurò una benda nera da mettere sull’occhio della parte colpita, era l’unico aiuto che poteva dargli, per il resto … lo rimise nelle mani di Dio! I rischi ormai l’Ammiraglio li conosceva e lui si tolse ogni responsabilità facendogli firmare una dichiarazione in proposito.
 
Due ore dopo l’Ammiraglio Jonas Alexis Framer prendeva il comando della Pearl e si accingeva a dare l’ordine di partire alla volta delle Americhe, meta: Penisola di Storybrooke, dove avrebbero raggiunto i nemici della loro Patria.
 
 
-o-
 
La giornata era stata faticosa e drammatica, i morti avevano avuto la loro sepoltura in mare, i pirati sopravvissuti erano stati fatti prigionieri e la Queen’s Anne Revenge era stata presa in possesso della Royal Navy. Il Secondo Ufficiale della Pearl era passato al comando della nave pirata, insieme a parte dell’equipaggio, e seguivano la nave Ammiraglia e la “Stella del mattino” verso Storybrooke. Avrebbero riconsegnato Henry alla madre e avrebbero rimpinguato le scorte di viveri per tornare in Inghilterra.
 
Sdraiato alla luce della candela sul comodino, Jamie si massaggiò la fronte, sull’occhio sinistro. Il dolore in quel momento era piuttosto forte. Si tolse la benda e si rese conto che con quell’occhio  vedeva solo ombre. Stava peggiorando! Purtroppo il suo Ufficiale Medico aveva fatto una esatta diagnosi. Se era esatto anche il suo calcolo sui mesi che gli restavano da vivere, senza l’intervento chirurgico che gli aveva prospettato, era già a metà del percorso … difficilmente sarebbe tornato da sua moglie e suo figlio!
 
La constatazione di Jamie fu ben amara, ma non era tipo che si arrendeva all’autocommiserazione! Con lentezza si alzò dal letto per darsi una rinfrescata al viso. Sbandò sentendo che la testa gli girava. Si appoggiò alla parete, si riprese e si tolse la camicia già aperta. Versò dell’acqua nella bacinella. Mentre si bagnava il volto, sentì bussare alla porta e diede il permesso di entrare.
 
Il Tenente Maynard entrò senza esitazione, ma si scusò di aver interrotto la sua toeletta. Jamie fece un gesto di non preoccuparsi con la mano e gli disse di accomodarsi. Maynard non accettò e rimase in piedi a guardarlo, nella sua parziale nudità. Jamie aveva le sembianze di una statua di un Apollo greco e il Tenente ne ammirò le fattezze da buon estimatore della bellezza, nel suo senso estetico più vasto.
 
– Cosa succede Robert?
 
Quando erano a tu per tu avevano preso l’abitudine di chiamarsi per nome come due vecchi amici.
 
– Nulla di grave Jamie, mi volevo complimentare con voi per il colpo di quest’oggi a Blackbeard. Avete rischiato grosso con il bambino, ma avete avuto una mira da maestro …
- Vi ringrazio …
- Inoltre … volevo accertarmi che stesse bene … In questi mesi vi ho osservato attentamente e ho notato che in alcuni momenti tendete a perdere l’equilibrio … voi amico mio mi avete nascosta la verità sul vostro stato di salute. Vi chiedo di consultare un medico appena arriveremo sulla terra ferma …
- Non è nulla di preoccupante Robert, state tranquillo! Piuttosto …che notizie ci sono sul ferito?
– Già, il ferito! È stazionario direi! Ancora privo di conoscenza … ma attaccato alla vita nonostante la situazione disperata … francamente mi chiedo come possa ancora essere vivo con quella ferita!
– Un mistero veramente Robert, ma cerchiamo di fare tutto il possibile per farlo giungere a Storybrooke.
– Non sarà facile … ci vorranno buoni cinque o sei giorni, speriamo che si mantenga l’abbrivio attuale, male che vada faremo un altro funerale in mare!
– La prospettiva della maggior parte dei marinai in fin dei conti!
 
Maynard salutò l’Ammiraglio e andò via, lasciandolo a rimuginare sull’altro ferito che sapeva stesse lottando tra la vita e la morte a Storybrooke. Non poteva sapere che in quel momento Killian era più vivo che mai e tra le braccia della donna che amava, ma in cuor suo sperava che fosse veramente così.
 
***
Il Colonnello August Charming Pendràgon vegliava sul sonno di suo nipote Henry. Finalmente il piccolo si era addormentato! Se lo stavano riportando a casa sano e salvo era merito del suo carissimo amico Jamie! Se non fosse stato per la sua mira micidiale ora … August non voleva nemmeno pensarlo! Come avrebbe potuto tornare da Emma senza quel bambino? Per sua sorella Henry era tutta la sua vita! Il piccolo in più era figlio naturale di Killian, l’uomo che lei amava. Sperò che anche a Storybrooke le cose stessero procedendo bene e che il Capitano si fosse ripreso. Per sua sorella avere con lei il bambino e il suo vero padre, sarebbe stata la gioia assoluta!
 
 
Henry emise un profondo sospiro nel sonno e ad August si strinse il cuore per tutto quello che quel povero piccino aveva dovuto subire in quei pochi giorni. In fin dei conti erano stati solo cinque giorni, quelli necessari per raggiungere la nave pirata, ma per il bambino erano stati in ogni caso “troppi”!
 
Erano partiti la sera stessa dell’attacco, cercando di perdere il minor tempo possibile e senza sapere dove Blackbeard fosse veramente diretto. Erano stati fortunati ad incontrare la Pearl il secondo giorno di navigazione. August non avrebbe mai immaginato che quella nave fosse diretta a Storybrooke e, soprattutto, non avrebbe nemmeno osato sognare che fosse al comando di Jamie! Grazie a lui e al Tenente Maynard avevano saputo che Black non poteva aver fatto rotta verso l’Inghilterra e insieme avevano unito le forse per inseguirlo verso sud.
August e Jamie avevano avuto la possibilità di raccontarsi reciprocamente gli eventi accaduti  dalla partenza dell’Ammiraglio da Storybrooke. Jamie era dispiaciuto per il gravissimo ferimento di Killian, ed era rimasto piacevolmente sorpreso dal sapere che il piccolo che stavano cercando fosse suo figlio.
 
– Killian è sempre stato un uomo molto determinato! Ricordo che tutte le volte che si poneva un obiettivo faceva in modo di raggiungerlo con il massimo dei risultati! Anche in quest’occasione … non solo ha ritrovato il bambino di Milah, come le aveva promesso … nel contempo ha ritrovato la “principessa dei suoi sogni” e ha scoperto che ha fatto da madre a suo figlio …
- Purtroppo non sa ancora che Henry è suo figlio … Emma lo ha scoperto grazie a Frate Benedictus che le ha fatto notare che padre e figlio hanno lo stesso segno sulla spalla …
- Henry ha il segno dei Flinth?! Le quattro macchie sul deltoide?
– Dei Flinth?
– Si, un ramo antico dei suoi antenati … ne è orgoglioso, diceva che le aveva anche suo padre ma non Liam! Prendeva in giro il Capitano Liam dicendogli che lui non era un vero Flinth Jones!
 
August sorrise a ricordare la conversazione avuta con Jamie. Anche Henry era un “vero” Flinth Jones! Sperò che Killian fosse sopravvissuto … non aveva detto al bambino che era ferito gravemente.
 
Henry sospirò ancora nel sonno e August ripensò a poche ore prima, quando il piccolo, in braccio a Jamie, che lo aveva appena salvato dallo strangolamento per opera di Blackbeard, si era proteso verso di lui per abbracciarlo. Jamie glielo aveva deposto tra le braccia e Eduard, che lo affiancava, non aveva resistito a scompigliare i capelli con affetto a quello che era suo nipote per sangue.
 
Henry aveva detto tante di quelle cose una dietro l’altra, come faceva di solito se aveva tanto da dire, che August non aveva capito nulla. La cosa più importante per lui in quel momento era di abbracciarlo forte, poi, sulla “Stella del Mattino” lo aveva lasciato sfogare. Henry aveva pianto per un amico che aveva trovato sulla nave pirata. August aveva capito che in qualche modo quel “Peter” lo aveva aiutato a sopravvivere, ma da come diceva suo nipote la sua gentilezza era stata ripagata da Black con la morte. Aveva cercato di consolare il dolore del bambino dicendogli di ricordare il suo amico per le cose buone che aveva fatto per lui ed Henry gli aveva risposto che non poteva credere che Peter fosse veramente morto.
 
– Non può essere morto anche lui come il mio pa …
 
August aveva notato come Henry avesse troncato la parola a metà e avesse abbassato la testa, quasi vergognandosi, non aveva capito il perché … non poteva essere che si vergognasse di piangere per suo padre Neal!
 
La verità l’aveva scoperta poco dopo, quando gli aveva preso il mento tra pollice e indice per fargli sollevare il visetto. Henry aveva puntato gli occhioni azzurri nei suoi e lo aveva spiazzato con una domanda a bruciapelo.
 
– È vero che sono figlio del Capitano Jones?
 
August era rimasto senza parole, non sapeva cosa rispondere.
 
– Ma che dici Henry?
–  Me lo ha detto Blackbeard e quando ho chiesto spiegazioni a Peter mi ha raccontato di mio nonno Rumbl, di una ragazza che si chiamava Milah e che era la fidanzata di Killian. Io sono veramente loro figlio?
 – Henry … è una storia molto complicata e dolorosa … è meglio che te la racconti Emma …
- Questo significa che è tutto vero! Killian è il mio vero papà!
 
August era rimasto in silenzio, consapevole della scaltrezza del piccolo, sicuramente ereditata da suo padre, e si rese conto che gli occhi speranzosi e indagatori di Henry aspettavano una risposta.
 
– Saresti contento se fosse vero?
 
Henry era diventato rosso sulle guance e aveva abbassato gli occhi, non riuscendo a trattenere un sorriso. Ad August fu chiaro che Henry fosse contento della cosa. Rispose al piccolo e mai come in quel momento il Colonnello pregò che il Capitano Killian Flinth Jones sopravvivesse!
 
– Si Henry, credo che Killian sia il tuo vero papà!
– Grazie … grazie zio August!
 
Con entusiasmo il bambino aveva abbracciato quello che era stato fino a quel momento suo zio e il coraggioso Colonnello sentì che gli si inumidivano gli occhi per la tenerezza nei suoi confronti.
Dopo quel momento Henry aveva iniziato a rilassarsi ed era riuscito a raccontare altri momenti della sua prigionia, fino agli ultimi atti. Si era soffermato, nel racconto, maggiormente sui momenti divertenti, narrandoli in modo comico, ridendo e facendo ridere suo zio, finché non si era nuovamente rattristato per Peter. August l’aveva fatto mettere a letto e avevano recitato insieme una preghiera per tutte le persone a loro care, vive o morte, poi la stanchezza aveva avuto il sopravvento e il bambino si era addormentato.
 
Lo vegliava nel sonno e sapeva il perché di quei sospiri, ma sapeva anche che Henry fosse un bambino dal carattere forte e avrebbe superato tutto. Pregò  che il “Buon Dio” gli desse la possibilità di trovare vivo il suo vero padre ed avere reciprocamente la possibilità di essere una famiglia insieme …
 
***
 
Storybrooke il giorno seguente …
 
Il sole di un nuovo giorno aveva fatto capolino tra le nuvole che decoravano la linea dell’orizzonte. I raggi filtravano luminosi tra i voluttuosi cumuli di bianco vapore acqueo, aprendosi a raggiera in uno spettacolo del Creato che solo un cuore insensibile non avrebbe apprezzato ed amato.
 
Frate Benedictus guardava estasiato lo spettacolo che gli si stava offrendo e ne rendeva grazie, ringraziando il Signore anche del miracolo operato sulla vita del giovane Capitano Jones. Pregò con tutta l’anima che presto all’orizzonte si potesse avvistare la “Stella del Mattino”, con a bordo il piccolo Henry. Gli voleva molto bene e sapeva quanto somigliasse al Capitano, non solo per i tratti somatici, ma anche per il temperamento. Si chiese se Killian ed Emma si fossero svegliati, non aveva intenzione alcuna di disturbarli, avevano sofferto tanto! Era giusto e auspicabile che si fossero lasciati andare all’amore. Un sorriso affettuoso si dipinse sul suo viso barbuto, augurandosi che la nottata fosse andata veramente così per quelle due anime affini …
 
***
Emma aprì lentamente gli occhi, abituandosi alla luce accecante che, penetrando tra le tendine bianche della finestra, inondava il suo corpo nudo, facendole brillare come un’aureola dorata i  lunghi capelli. Si rese conto di avere la testa poggiata sulla spalla sinistra di Killian, mentre la sua mano, custodita tra le dita del suo uomo, era poggiata sul suo petto villoso, all’altezza del cuore. Anche nel sonno Killian voleva tenerla stretta a sé, quasi timoroso che lei potesse scappar via o essergli portata via da una forza maligna, indipendente dalla loro volontà. Emma sentiva che il braccio sinistro di Killian le circondava la vita, non avrebbe potuto staccarsi da lui neppur volendo e francamente non ne aveva nessuna intenzione! Adorava crogiolarsi tra le braccia del suo amore, respirare l’odore della sua pelle e scaldarsi con il calore del suo corpo. Sorrise guardandone il bel viso rilassato. Le labbra di Killian erano leggermente schiuse e respirava con calma. Emma si sentiva serena come non era da settimane ed era quasi spaventata da quella serenità. Pensò che fosse il risultato della notte d’amore trascorsa con lui. Sorrise ancora e inspirò profondamente al ricordo delle loro tenere e passionali carezze. Forse il beneficio delle loro “calde” effusioni si rifletteva anche sul suo ottimismo? Emma non sapeva il perché, ma era fiduciosa di rivedere Henry quanto prima. Si sollevò leggermente, stando attenta a non schiacciare il fianco ferito di Killian. Il braccio di lui, per spinta d’inerzia, scivolò dalla vita ai suoi glutei, regalandole un’involontaria carezza che la fece sorridere ancora. Lasciò che la sua mano sinistra continuasse ad essere racchiusa in quella del suo uomo, posta lì, sul suo torace, sentendo con essa il battito calmo del suo cuore pulsante. Lo guardò ancora, percorrendone la linea delle folte sopracciglia brune e poi  scendendo verso le sue labbra sensuali schiuse. Sentì il proprio cuore riempirsi di intenso amore per lui e desiderò baciare quelle labbra che sembravano attenderla per quello. Non perse altro tempo e pose le sue su di esse, carezzandone il bordo schiuso con la punta della lingua. Killian reagì nel sonno, assaporandosi le sue stesse labbra, mugolando di piacere e in un sospiro chiamandola per nome. Lei ebbe la certezza di essere nei suoi pensieri anche nel sonno. Sorrise ancora e depose un altro leggero bacio sulle labbra di Killian, decidendo di lasciarlo riposare ancora. Con delicatezza si liberò dal suo abbraccio cercando di non svegliarlo. Si alzò dal letto e si diresse verso i suoi abiti, caduti sul pavimento dalla sera prima. Killian, silenziosamente, aprì gli occhi, percependo l’assenza del dolce peso di lei, e la vide, in piedi, di spalle, mentre si chinava a raccogliere i suoi indumenti, ne ammirò la curva della schiena, la vita stretta e le forme arrotondate dei glutei.
 
 – Ti ho mai detto che sei una visione celestiale senza quegli abiti addosso?
 
Emma scattò in piedi sorpresa, voltandosi verso di lui, coprendosi sul davanti con l’abito e arrossendo.
 
– T-ti ho svegliato! Scusami …
- Volevi già lasciarmi? Appena che sarà sorto il sole!
 
Killian si era sollevato dal letto e se ne stava seduto a guardarla con sguardo ammirato, il lenzuolo scivolato sui fianchi e il dorso nudo poggiato alla sponda del letto.
Emma lo guardò, a sua volta catturata dall’avvenenza e dalla sensualità che egli riusciva ad emanare.
 
– No, non volevo lasciarti … avevo intenzione di andare ad ordinare ad Edith di preparare in casa la stanza per te e per Jefferson … penso che sia ora che lasciate l’infermeria …
 
Parlando Emma si riaccostò a Killian, ancora coprendosi sul davanti. Lui le sorrise maliziosamente e lei arrossì ancora di più.
 
– Sei bellissima Emma … e quel rossore sulle guance ti rende così innocente e sensuale che tu non immagini l’effetto che mi fai … eppure non ci dovrebbero essere più muri tra me e te … vieni qui …
 
Emma era già vicina e Killian le prese la mano sinistra facendole cadere l’abito che si stava drappeggiando sul seno. Percorse il suo corpo con sguardo amorevole e desideroso di accarezzare la sua pelle morbida. Si spostò verso di lei e la fece ricadere sul letto, accoccolata tra le sue braccia. Mentre la teneva con il braccio sinistro, le accarezzò una guancia rosea, vide l’emozione negli occhi di lei e le sue labbra rosse che si schiudevano. Non si trattene dal baciarla con trasporto, ricambiato da lei, che si strinse di più al suo torace, portandogli la mano sinistra alla nuca, tra i capelli bruni, accostando maggiormente i loro visi.
 
– Ti amo Emma … ti amo, sarò sempre al tuo fianco … sempre e voglio che tu sia al mio …
 
Tra una parola e l’altra aveva continuato a baciarla, mentre lei aveva gli occhi lucidi per l’emozione. Una lacrima spuntò all’angolo del suo verde occhio destro e rotolò lungo la guancia.
 
– Amore mio perché piangi?
 
Killian si era accigliato preoccupato dalla reazione di Emma.
 
– Non è nulla Killian è solo … è solo che sono così incredibilmente felice … sei qui con me … sei mio e io sono tua … ti amo da sentire il cuore che mi scoppia e mi sento in colpa per tutta questa felicità, perché ancora non sappiamo nulla del nostro piccolo Henry …
- Amore … Henry tornerà … tornerà presto …
- Si … si lo so! Ma finché non lo stringerò a me non sarò del tutto tranquilla!
– Beh! Io non sono un piccoletto simpatico da coccolare e vezzeggiare, ma sono un tipo affascinante no?! Puoi consolarti un minimo stringendo me su questo tuo meraviglioso seno!
 
Killian riuscì a sdrammatizzare, facendo ridere Emma, e si tuffò con le labbra tra i suoi seni, baciandoli e solleticandone la sommità, con piccoli, leggeri e sensuali cerchi, tracciati con il polpastrello dell’indice, provocandole l’ovvia reazione e un sospiro di piacere che soffocò, impossessandosi delle sue labbra tumide. Tornò nuovamente al suo seno per cercare quelle gemme turgide con le labbra, accarezzandole morbidamente con la lingua e strappandole nuovi gemiti di piacere, mentre lei gli si offriva inarcandosi verso la sua bocca e reclinando la testa all’indietro.  Tenendola ancora con il braccio sinistro desiderò regalarle nuovamente un piacere più intenso e insinuò delicatamente la mano tra le sue cosce aperte, dove la trovò palpitante e già pronta ad accoglierlo. Non avrebbero mai smesso di coccolarsi ancora, scambiandosi altri innumerevoli baci e intime carezze, finché Emma non decise che doveva fare quello che si era prefissa quando si era alzata, quindi, nonostante le proteste di Killian, che avrebbe continuato volentieri, si rivestì, buttandogli i suoi indumenti sul letto e incoraggiandolo a vestirsi a sua volta.
Avrebbero fatto colazione in casa, insieme a Belle, che sicuramente si sarebbe alzata da lì a poco.
 
Dando un ultimo bacio al Capitano, lo lasciò vestirsi e si diresse in casa a dar disposizioni per la colazione e per le camere degli ospiti.
Un’ora dopo si ritrovarono ancora nell’infermeria, con Jefferson e Padre Benedictus che aveva appena controllato la ferita di Killian. I margini della lesione erano ormai del tutto richiusi, il Medico era pienamente soddisfatto.
 
– Fra’ Benny, pensi che Killian e Jefferson possano lasciare l’infermeria? Avrei intenzione di ospitarli in casa e liberarti le stanze per altri possibili pazienti!
– Jefferson è completamente ristabilito e Killian penso che …
 
Il Frate si soffermò creando una certa apprensione in Emma e nel Capitano, poi con un sorriso furbo e alzando un sopracciglio si rivolse direttamente a Killian.
 
– … penso che ormai possa fare tutto ciò che ha voglia di fare!
 
Killian a sua volta sollevò un sopracciglio, ormai si era abituato ai riferimenti maliziosi di Frate Benedictus, ma non era sicuro di apprezzarli del tutto, lo faceva sentire così scoperto quell’uomo!  Come se lo conoscesse da anni nel profondo dell’animo, era una sensazione che a volte gli appariva inquietante, ma stimava il religioso e sentiva un grande affetto nei suoi confronti. Quindi gli rispose con un sorriso altrettanto furbo e con un grazie malandrino, attirandosi una pacca sulla spalla dal vecchio frate.
 
– Emma … scusami … ti ringrazio per l’ospitalità, ma io preferirei alloggiare da Angus, potrei dare una mano al vecchio Sebastian con il peschereccio …
 
Jefferson aveva espresso le sue intenzioni, lasciando Emma perplessa, ma Frate Benny aggiunse un ulteriore suo parere.
 
– Figliolo, mi rendo conto che qui ti annoi … puoi anche alloggiare da Angus, ma ti sconsiglio per un’altra settimana di sforzare il braccio e la spalla. Con Sebastian ti affaticheresti abbastanza …
- Jeff … accetta l’ospitalità di Emma e quando vorrai scendere alla taverna potrai farlo!
 
Un po’ in imbarazzo, alla fine Jefferson ascoltò sia il Frate che il suo Capitano, accettò di risiedere nel palazzo e, con Killian ed Emma, si apprestò a lasciare l’infermeria.
 
Ai due uomini un valletto mostrò le loro stanze. Emma aveva fatto in modo che quella di Killian fosse sullo stesso piano della sua, non avrebbero avuto difficoltà a poter passare la notte insieme. La colazione fu abbondante e “ricostituente”, i due convalescenti furono trattati veramente con accortezza. Belle fu deliziosamente di compagnia e Jefferson non si trattenne dal farle i suoi sinceri complimenti, per la sua amabilità e il suo fascino, dicendole che il Colonnello August doveva ritenersi un uomo di grande fortuna ad averla presto in moglie. Belle lo ringraziò educatamente ed Emma, vedendola imporporarsi, la tolse dall’imbarazzo chiedendole dell’antico libro che stava tentando di tradurre. I due uomini si interessarono della cosa ed Emma, ridendo, disse che si trattava di un libro gelosamente custodito da Frate Benny, e che, se si fosse accorto del furto di Belle, non sarebbe stato molto contento! Ciò incuriosì il lato pirata di Killian e Jefferson, tanto che chiesero all’unisono a Belle di poter vedere questo “misterioso” volume.
 
– Sapete! Da quello che mi è sembrato di capire … credo sia stato scritto da un antico druido … non ho certezze in riguardo … alcune parole sono in latino e lì non ho problemi nella traduzione, ma il resto …
- Il resto?
– Non saprei … è una lingua che non ho mai letto da nessuna parte … forse è un linguaggio ormai estinto, una forma di antico Gaelico credo …
 
I due uomini si guardarono in viso e sorrisero rivolgendosi contemporaneamente a Belle.
 
– Lady Belle … noi siamo Irlandesi … il Gaelico è la nostra lingua madre, anche se l’Inglese ci è stato imposto, fin da piccoli ci viene tramandata la nostra lingua …
- Si My Lady, Killy dice il vero! Da piccolo, grazie alla sua gentilissima madre, Lady Helen, ho avuto la possibilità di studiare con lui e un istitutore che veniva tutti i giorni nella dimora del Conte Flinth Jones, suo padre. Ci ha insegnato anche il latino e, oltre alla grammatica inglese, non ha trascurato il nostro Gaelico. Il padre di Killy ci teneva particolarmente!
– Mi aiutereste con il volume? Anche se è una forma antica di Gaelico, magari capite comunque in parte cosa dice il libro!
 
Killian e Jefferson si guardarono e acconsentirono entrambi di buon grado, in fin dei conti avrebbero passato ancora altri giorni lì alla rocca, poteva essere un modo per passare il tempo senza annoiarsi. Anche Emma rimase entusiasta dell’idea, poteva essere divertente e interessante, inoltre lei e Killian avrebbero passato anche il giorno insieme, senza creare chiacchiere e pettegolezzi nella servitù.
 
La curiosità per quel manoscritto contagiò in breve tutti e da dopo la colazione si ritrovarono in biblioteca tutti e quattro. Belle, con molta accortezza, prese il volume rilegato in logora pelle ingrigita dal tempo e, delicatamente, lo pose sul tavolo elegantemente intarsiato.
Killian e Jefferson si guardarono intorno. La biblioteca era molto bella e ben illuminata, aveva delle alte volte affrescate con immagini epiche ed Emma disse che quello era il “regno” di Belle. Era proprio alla giovane Baronessa Francese che era stato affidato il compito di occuparsi  di quell’ambiente, cosa che aveva accettato con grande entusiasmo, vista la sua passione per la lettura e i libri in generale.
I due uomini si avvicinarono contemporaneamente al volume e Belle lo aprì in un punto preciso dove aveva lasciato un segnalibro.
 
Killian rimase sorpreso dal disegno che vi vide tracciato sopra e Jefferson gli diede una gomitata al braccio in un gesto di complicità. Fu Emma però a parlare, anche lei meravigliata.
 
– Belle! Ma quella è Excalibur! Non capisco  … il disegno vicino è la daga di Rumbl! Che significa?
-  Vorrei saperlo anche io Emma! Poche sere fa guardavo la spada e la daga che il nostro armiere Jim aveva ripulito e portato nello studio di August e mi sono ricordata di aver intravisto, in un libro di Frate Benedictus, le stesse immagini. Quando le vidi il libro era nelle mani del nostro Medico e, quando si accorse che sbirciavo, chiuse immediatamente il volume. Lo aveva nascosto tra i suoi libri proibiti e io due giorni fa l’ho cercato per capire qualcosa su quelle due armi così somiglianti. Vedete? Il nome Excalibur si capisce bene dalla calligrafia … anche alcune cose in latino, ma per il resto sono in alto mare!    
 
Killian ruotò il libro verso di sé e Jefferson. Ambedue scorsero quelle parole vergate chissà quanti anni prima e convennero che si trattasse veramente di Gaelico, in una forma più arcaica rispetto a quello che loro parlavano.
 
– Da quanto riesco a capire dice che una donna malvagia uccise la regina e volle la vendetta su l’uomo che l’aveva incolpata, per cui fece forgiare un pugnale simile alla spada del Re!
– Quindi quella daga è nata con uno scopo malefico!
 
Emma aveva posto la domanda rivolgendosi direttamente a Killian, che aveva tradotto una piccola parte della pagina.
 
– Sembrerebbe proprio così Swan!
- Ed è arrivata fino a noi, dopo secoli, con gli stessi scopi malvagi!
 
Belle aggiunse il suo pensiero con uno sguardo mesto. Emma, che sapeva la sua storia, capì il significato di quello sguardo e le pose una mano sulla spalla, in segno di solidarietà. Jefferson osservava a sua volta i due disegni e tentava di leggere e capire.
 
– C’è un nome dell’autore Lady Belle?
– Si Sir Jefferson! È in parte cancellato … guardate!
 
Killian passò l’indice sulla scritta.
 
– Si vede ben delineata una M e il finale del nome IN, la parte centrale è cancellata!
 
Il nome dell’autore era sulla prima pagina e Killian sfogliò delicatamente le pagine di pergamena seguenti. I bordi iniziali di ogni pagina erano ornati con ghirigori floreali, molto graziosi. Killian lesse ancora:
 
– “Sono stato il testimone del nascere di un amore che non avrà mai altri pari al mondo … un amore destinato a tornare nei secoli … un amore che porta alla rinuncia per il bene supremo e altruistico. Ho visto e viaggiato nel tempo e nello spazio … ciò che è stato creato per essere unito si ritroverà nel tempo, oltre la vita e oltre la morte … finché il giuramento verrà pronunciato … io ho visto …
 
Belle, Emma e Jeff ascoltavano Killian tradurre ciò che riusciva a capire.
 
– Scusate, ma la mia traduzione non è completa … leggo tra un rigo e l’altro … alcune parole sono troppo arcaiche … non ne capisco il significato!
 
Emma intervenne ponendo una domanda a Belle.
 
– Credi che sia semplicemente un racconto romanzato o che sia una vera testimonianza?
– Questa è una domanda interessante Emma! Me la son posta anche io!
– Ma dai  mie belle Signore! Sarà un romanzo! Una cosa romantica per allietare le serate di qualche Dama del Medioevo!
 
Jefferson era un uomo spiccio, non aveva nemmeno una gran pazienza per la lettura e, a parte il breve pezzo letto da Killian, sulle  due armi, non si era incuriosito più di tanto. Emma e Killian invece sembravano veramente incuriositi, forse era più esatto dire “turbati”. Emma si era avvicinata al fianco del Capitano e lo stava incoraggiando ad andare avanti con le pagine seguenti. Killian lesse ad alta voce quella lingua sconosciuta, Jefferson riusciva a capire in parte, ma ogni tanto si accigliava, non riuscendo a distinguere alcuni significati.
 
– Cosa significa Killian?
– Emma … credo che questo libro parli di una storia che io e te conosciamo, poiché ci è stata tramandata …
- La storia di Excalibur ovviamente!
– Si amore mio … ma credo che ci siano dettagli ben più precisi e veritieri di quanto conosciamo …
 - Che significa Killian?
– Credo che sia la vera storia di quelli che conosciamo come Artù, Ginevra e Lancillotto …
- Anche se così fosse perché Frate Benny dovrebbe tenere il libro nascosto? Cosa c’è da tenere nascosto e proibito?
– Credo che dovremmo chiederlo a lui! Da quello che mi è sembrato di capire … questo libro è come un …
- Un?!
 
Gli altri tre lo guardavano interrogativi.
 
– Come un “portale” sul futuro!
– Killy che accidenti significa “un portale sul futuro”?!
 
Killian si era accigliato e scurito in volto, Emma gli prese la mano e intrecciò le dita alle sue, sentendo un presagio nel cuore. Killian si voltò verso il suo viso, incrociò il suo sguardo e gli si illuminò nuovamente il viso con un sorriso per lei.
 
– Non so come esprimere diversamente il concetto … ma credo che Belle debba rimettere al suo posto il volume … non sono interessato a conoscere prima il futuro … lo voglio vivere attimo per attimo e tu Emma sai con chi …
- Oh … Killian!
 
La Principessa si emozionò alle parole del suo amato, mentre Belle e Jeff si sentirono vagamente di troppo in quel momento. Si scambiarono uno sguardo d’intesa e poi Belle rimise nel cassetto il libro, uscendo dalla stanza con Jefferson e lasciando soli Emma e Killian che guardandosi così intensamente, occhi negli occhi, non si erano nemmeno accorti che gli altri due erano usciti.
 
Killian portò la mano al viso di Emma accarezzandone la pelle di pesca, guardandola come se la vedesse per la prima volta. Lei, con il viso sollevato verso il suo, gli sorrideva, poi, come sempre, in quella magia di attrazione che esplodeva tra loro, Killian le cinse la vita con le braccia, stringendola a sé, lei gli portò le braccia al collo e le loro labbra si unirono, schiudendosi in un sensualissimo bacio, in una danza dolcissima delle loro lingue che si intrecciavano, possedendosi e scambiandosi silenti la loro reciproca dichiarazione d’amore.
 
 
Quanto tempo era passato da che Belle e Jefferson avevano lasciato i loro amici in biblioteca, non stettero lì a calcolarlo, anche perché quel tempo lo passarono a passeggiare in giardino e a chiacchierare amabilmente di avventure per mare e desideri per il futuro.
 Fu così che Belle seppe della nostalgia di Jeff per la sua famiglia, della sua amata Giglio Tigrato e della sua piccola Grace. Jefferson era un bel giovane, come notò Belle, e da quanto egli raccontava della sua sposa, era un uomo molto innamorato. Per ottenerla in moglie, le raccontò che aveva dovuto sottoporsi ad una serie di prove di forza e coraggio, davanti al capo del villaggio, che altro non era che lo stesso padre di Giglio Tigrato, il  Capo Grande Aquila.
 
– Quindi la vostra sposa è una Principessa Pellerossa?!
– Si My Lady ed è una guaritrice … somiglia molto ad Emma per carattere e sono diventate molto amiche quando siamo tornati con lei nella nostra Isola.
 
Belle era veramente incuriosita, Emma le aveva raccontato dell’isola di Killian, Neverland, ma non aveva detto molti particolari, si era soffermata soprattutto sulla scoperta del Rubeus Noctis, che i nativi chiamavano Sogna Ombra e ovviamente sul matrimonio con Killian, celebrato dallo sciamano Aquila Bianca.  Aveva tante di quelle domande da rivolgere al giovane timoniere, sulle usanze di quel popolo, la loro storia! Ma fu impedita da Emma e Killian che, finalmente, uscirono dalla biblioteca, con i visi arrossati. Era chiaro come avessero passato quei minuti e Belle con Jefferson non poterono che invidiarli bonariamente, sentendo la mancanza dei loro reciproci partner. Belle si chiese se August fosse sulla via del ritorno e Jeff immaginò in cosa potesse essere impegnata in quel momento la sua donna con la sua bambina …
 
 
La mattinata passò piacevolmente e si ritrovarono a pranzo con Frate Benedictus che era molto allegro e gioviale, contento che i due Irlandesi stessero bene e migliorassero di ora in ora. Il Rubeus Noctis, che aveva aggiunto ai cicatrizzanti, aveva fatto veramente miracoli, era fiero del suo lavoro! Ne parlò anche a tavola, ma notò che gli altri quattro commensali non erano molto loquaci.
 
– Figlioli, che problema c’è? A parte la preoccupazione per Henry, August e gli altri … ho l’impressione che mi stiate nascondendo un segreto!
 
Killian alzò un sopracciglio, Jefferson distolse lo sguardo, Belle decise di trovare interessante il suo piatto semivuoto ed Emma sgranò gli occhi, consapevole che Frate Benedictus era un abile lettore dell’animo umano o forse, in modo più inquietante, della mente stessa.
 
Certo che gli nascondevano qualcosa! Avevano sbirciato nel suo libro proibito e stavano tutti morendo dal desiderio di chiedergli spiegazioni!
 
– Decisamente ho l’impressione che abbiate qualcosa da dirmi e da chiedermi!
 
I quattro si scambiarono sguardi vagamente furtivi e Frate Benedictus, storse divertito la bocca.
 
– Allora?! Chi ha il coraggio di cominciare con le domande?
– Beh! Ecco … in effetti avremmo delle domande da rivolgerti …
- Dimmi pure Emma!
– Sai … questa mattina ci siamo intrattenuti in biblioteca e … e ci siamo incuriositi con un tuo libro.
- Mmm?!
– Un libro scritto in Gaelico antico … da quello che hanno capito Killian e Jefferson …
- Ovvio … sono Irlandesi! … Belle … per caso hai sbirciato di nuovo tra i libri proibiti?
 
La giovane rialzò lo sguardo vergognoso dal piatto semivuoto, arrossì e ammise con un cenno della testa.
 
– Quello dell’ultima volta immagino! Il libro del Druido Merlin …
- Merlin? Vuoi dire che il Mago Merlino è esistito veramente?
– Mago! È una parola esagerata Belle! Era uno studioso di stelle, fenomeni della natura, erbe e rimedi … diciamo una specie di … ME!
– Quindi non si tratta di una narrazione romanzata ma … di una vera e propria testimonianza quello scritto!
– Si, Jefferson … direi che è la testimonianza di quanto visto dallo stesso scrittore …
- Mi sono incuriosita a causa della somiglianza tra Excalibur e la daga di Rumbl … sembrano forgiate dalla stessa mano e ho ricordato che avevo visto la loro immagine in quel libro … per questo ho voluto saperne di più. Killian ha tradotto delle parti e si è capito che si narra di Artù, Ginevra e Lancillotto, non la storia che si sa in generale, ma una storia ben diversa che Killian dice simile a quanto tramandatogli dai suoi antenati e lo stesso per Emma!
– Cara Belle! Chi più dei nostri Emma e Killian potrebbero saper meglio di loro la verità?! … Emma è l’ultima discendente di Artorius Pendràgon, il vero nome di Re Artù, Killian ha nel suo nome la risposta! Lancillotto era il soprannome del giovane intelligente e coraggiosissimo pastore che diventò Primo Cavaliere della Tavola Rotonda: Cillian Flinth. La pronuncia attuale di quel nome è … guarda la coincidenza … Killian! Il nostro Capitano si chiama Killian Flinth Jones, penultimo discendente di Sir Lancillotto, visto che l’ultimo discendente attuale è il piccolo Henry!
 
Emma e Killian si guardarono in viso con un sorriso emozionato al pensiero del loro bambino, poi Killian rispose al Frate.
 
– Si, mio fratello Liam aveva circa nove anni più di me e quando nacqui suggerì ai miei genitori di chiamarmi come il nostro antenato … nostro padre gli aveva da poco raccontato la sua storia e la fantasia dei bambini è portata a vedere cavalieri coraggiosi e belle principesse da salvare …
- Ma … Frate Benedictus, se pure il libro narra di una versione più precisa della storia di Re Artù … per quale motivo è un libro da tenere segreto?
– Mia cara Belle … quel libro cambia la visione su Re Artorius! Nonostante fosse l’ottimo condottiero e impareggiabile sovrano di Avalon e tutta Albion, il vero fautore dell’unione dei tre popoli, Celti, Sassoni e Pitti, fu semplicemente l’amore di due giovani amanti, Gwyneth di Gandar, Principessa Sassone, e l’umile pastore Celta Cillian Flinth. Il volume parla soprattutto del loro amore … un amore incondizionato … un amore altruistico che li portò a rinunciare al loro per il bene dei loro popoli. I loro simboli sono ancora sulla spada che essi stessi inventarono e fecero forgiare segretamente. Furono loro ad inventare la leggenda della Spada nella Roccia e fu Cillian a convincere il suo migliore amico, Artorius, a compiere l’impresa di estrarla per diventare il Re designato …
 
Emma e Killian erano muti e assorti nell’ascoltare il frate, non si erano nemmeno accorti che, stando seduti vicini, si erano presi per mano, intrecciando saldamente le loro dita in quel contatto che aveva un sapore estremamente intimo e di condivisione. Sentivano che il racconto del frate li riguardasse più di quanto la realtà avrebbe potuto ritenere ammissibile.
 
 – Continuo a non capire il senso del “Libro Proibito”!
-  L’immensità di quell’amore, Belle, è qualcosa di eterno, qualcosa che va oltre l’umana comprensione, oltre la vita e oltre la morte. Come dice anche la storia più comunemente conosciuta, Ginevra e Lancillotto non ebbero un lieto fine. Pur essendosi conosciuti e amati prima che Artorius conoscesse la bella Principessa Sassone, fu lui a sposarla e non Cillian, il quale partì in missione per l’attuale Irlanda e lì diede vita alla sua discendenza con la donna che scelse di sposare. Cillian e Gwyneth continuarono ad amarsi nell’anima e quando lui fu richiamato in patria da Artorius, trovò la donna che amava assassinata da una cortigiana, Morgana, innamorata di Artorius ed intenzionata a prendere il posto di Gwyneth nel suo cuore e sul trono. Non fu così ovviamente, Artorius era molto innamorato di sua moglie … non smise di piangerla fino alla sua stessa morte. Morgana fu scoperta colpevole e condannata ai lavori forzati, ma con il suo fascino riuscì ad attuare altri suoi loschi intenti di vendetta, seducendo il Lord della fortezza in cui era detenuta …
- E Sir Lancillotto? Seppe che si era trattato di omicidio?
 
Frate Benedictus non rispose subito alla domanda di Belle. Improvvisamente la sua espressione era cambiata, rimase a guardare fisso Killian ed Emma, seduti di fronte a lui, ma sembrava contemporaneamente vedere oltre di loro, il suo sguardo era diventato “assente”.
 
– Ho visto Cillian con il cuore che si spezzava, mentre sul pelo dell’acqua vedeva l’anima della sua Gwyneth .. ho visto la sua anima raggiungerla e, come due stelle luminose sollevarsi … finalmente unite, per tornare da dove le anime arrivano … il cigno e l’uncino si dovevano ritrovare … lo avevano giurato … oltre quella vita … oltre la loro morte. Un amore così deve ritornare per avere la sua realizzazione …
 
Killian sentiva nel cuore un profondo dolore di lutto, il dolore per una perdita vissuta secoli prima, non se ne stava rendendo conto, ma strinse ancor di più la mano di Emma e lei, con gli occhi lucidi, all’idea di quel cuore innamorato spezzato dal dolore per la perdita della donna amata, ricambiò la stretta … erano lì … erano lì … erano insieme … Solo questo risuonava adesso nella loro mente “loro si erano ritrovati”.
 
– Come sarebbe TU LI HAI VISTI?!
 
Benedictus sembrò ridestarsi improvvisamente.
 
– Co- come?! Io? No … no … Merlin … lo dice Merlin nel suo scritto Belle!
– Si … Killian ha tradotto qualcosa su quanto visto come testimone di questo amore da parte di Merlin e ha detto che quel libro è come un “portale sul futuro”! Sembra come se ci fosse della magia in quel libro e non ha voluto leggere altro … sto sbagliando Killian?!
– Quello che ho detto in quel momento Belle è quello che ho sentito … non voglio sapere del futuro …
- Belle … quel libro è proibito poiché in sostanza parla di un fenomeno che la religione cattolica non  ammette.  
– Cosa?
 
Jefferson ora sembrava il più curioso.
– Merlin sosteneva di aver viaggiato nel tempo e nello spazio … cosa dubbia da un punto di vista corporeo … probabilmente aveva il dono della chiaroveggenza e il concetto, che la nostra religione non tollera, centrale invece in religioni quali la Celtica e le Orientali, è quello della reincarnazione. I due amanti sfortunati si sarebbero reincarnati oltre la morte. La loro anima sarebbe ritornata in nuovi corpi, forse con sembianze simili … non so. Ma dovete ammettere che idee di questo genere non sono divulgabili. Credere e parlare di cose di questo genere porterebbe alla condanna per stregoneria. Merlin stesso sarebbe stato condannato al rogo …
 - La profezia del ritorno del Cigno e dell’Uncino, che si sarebbero ritrovati nel tempo però è singolarmente somigliante a Emma e Killian! Sarà pure una coincidenza …
- La tua osservazione Jefferson è interessante … dovrebbero essere i diretti interessati a sapere cosa hanno sentito incontrandosi la prima volta … quella potrebbe essere una piccola prova e non una coincidenza!
 
Frate Benedictus fece quest’ultima affermazione guardando maliziosamente quelli che erano i due diretti interessati. Killian pensò che erano solo affari suoi e di Emma, non gli piaceva certo condividere i loro pensieri intimi con gli altri. Sapeva che era stato attratto da Emma anche senza averla vista in viso e per lei era stato lo stesso. Per quanto lo riguardava potevano essere anche la reincarnazione di Cillian e Gwyneth, ma aveva tutta l’intenzione di far andare la loro storia d’amore in tutt’altro modo rispetto a quella dei loro antenati.
 
– Signori! Sono stanco di queste chiacchiere! Penso che in fin dei conti Jefferson avesse ragione a dire che fosse in realtà un romanzo per Dame Medioevali! Voglio essere protagonista della mia vita e del mio destino e voglio che Emma sia al mio fianco e sia protagonista anche lei della sua vita e del suo destino, non voglio leggere il mio futuro su un libro … lo voglio vivere ogni giorno della nostra vita … Ora se ci volete scusare … ho voglia di uscire in giardino con la mia Lady Emma. Madame ... mi fate l’onore di accompagnarmi?
 
Killian non aveva lasciato un momento la mano di Emma e, facendo questa sdrammatizzante dichiarazione, si alzò facendola alzare con lui. Lei gli sorrise, acconsentendo ad accompagnarlo in giardino. Bastava con quella storia! Aveva risvegliato una profonda tristezza in entrambi, la tristezza che avevano vissuto Cillian e Gwyneth quando avevano dovuto rinunciare al loro amore. Loro due non ne avevano nessuna intenzione! Il futuro era il loro!
***
 
Il pomeriggio passò velocemente, arrivava così presto il buio in Novembre!
Jefferson si presentò a cena rasato di fresco. Era stata una piacevole sorpresa. Belle ne ammirò il bel volto, non resistendo ad esternare il suo positivo giudizio e Killian prese in giro il suo fraterno amico, che era sempre stato un rubacuori, fino a prima di incontrare la sua Giglio Tigrato.
 
– Di solito si lascia crescere la barba per un po’, quando partiamo da Neverland e quando stiamo per tornare si rifà bello per la sua sposa!
– Quindi Killian, dobbiamo dedurre da questo indizio che la partenza per Neverland è prossima!
 
Killian spostò lo sguardo da Belle ad Emma, al suo fianco, e il suo sguardo allegro si rabbuiò un attimo, leggendo negli occhi di Emma il suo stesso pensiero.
 
– Non senza Henry Belle … non senza Henry …
- Pardonnez - moi! Ho usato una frase infelice!
 
Belle quando era in imbarazzo o comunque emozionata, perdeva il controllo sul suo inglese e si esprimeva automaticamente nella sua lingua madre. Emma allungò una mano a toccare la sua sul tavolo.
 
– Non ti scusare Belle, sappiamo di quanto anche tu sia preoccupata, sia per Henry che per August!
 
La giovane nobildonna francese abbassò tristemente lo sguardo e Jefferson cercò di riportare l’allegria con una sua battuta spiritosa, riuscendo a strappare un sorriso a tutti. Finita la cena fu sempre Jefferson a proporre un’ultima passeggiata in giardino e tutti accettarono. Il bel timoniere Irlandese porse il braccio a Belle e dietro di loro, prendendosi per mano, anche il Capitano e la Principessa si incamminarono verso il giardino.
 
La notte era preziosa per Killian ed Emma. Nel buio potevano perdersi nel loro amore, baciarsi e accarezzarsi in un angolo del giardino, non visti o cercarsi silenziosamente tra le stanze del piano dove alloggiavano.
 
Dopo essersi scambiata la buonanotte con gli altri, in giardino, ed essersi congedati per andare a dormire, Emma attendeva impaziente il suo amato nella sua stanza da letto. Non erano distanti e lui l’avrebbe trovata con estrema facilità.
 
Jefferson e Belle non avevano sonno. Trovavano molto piacevole la loro reciproca compagnia e rimasero in giardino, vicini all’affaccio sul mare, sotto il grande salice piangente. Belle conosceva le costellazioni e sorprese Jefferson con dovizia di particolari su di esse. Anche Jefferson, da esperto navigatore, le conosceva e si ritrovarono ad indicarle una ad una e a parlarne. Belle sapeva a menadito le leggende collegate ad esse e ne narrò qualcuna all’uomo al suo fianco che la guardava incantato. Indicando una costellazione con il braccio teso, Belle si accostò inavvertitamente al petto di Jefferson. L’uomo trovò piacevole quel contatto e spontaneamente le pose il braccio intorno alla vita. Belle sussultò guardandolo in volto e restando attratta dagli occhi chiari di Jefferson, somiglianti a quelli del suo August. Si ammutolì, senza riuscire a pronunciare altro. Jeff la stava guardando con ammirazione, ma forse la mancanza della sua Giglio Tigrato gli stava giocando un brutto scherzo. Lo sguardo di Jefferson si spostò sulle labbra schiuse di Belle, i loro visi erano molto vicini, le loro labbra erano ad un tiro di bacio e lui inspirò lentamente il buon profumo che la giovane emanava. Belle gli prese delicatamente il braccio che le aveva posto intorno alla vita e lo allontanò da sé, ma rimasero ancora molto vicini. Anche a lei la mancanza di August stava giocando un tiro mancino? Jefferson aveva veramente un bel viso, Belle ne era pienamente cosciente, non era difficile per una donna esserne attratta, ma lei amava August e sapeva che lui amasse Giglio Tigrato.
Jefferson prese la mano di Belle nella sua e la portò sul suo petto.
 
– Perdonatemi My Lady … non ho intenzione di mancarvi di rispetto, ma il vostro nome è la descrizione perfetta della vostra persona. Siete una donna bella nel corpo quanto nella mente. Avete una sapienza rara per una donna e un’intelligenza vivace … vi apprezzo e sono attratto da voi come non vorrei esserlo … vi sto desiderando e non è lecito … ne per me ne per voi …
- Avete ragione Jefferson … ci si può desiderare … si può essere attratti in una chimica del corpo … potremmo … ma non sarebbe amore, sarebbe solo un fugace momento che ci porterebbe ad un doloroso pentimento e al rammarico di aver tradito chi amiamo veramente.
- È veramente così mia incantevole Lady, ma siete una grande tentazione … credo che il Colonnello non avrebbe potuto non amarvi … vi auguro ogni felicità con lui … tornerà presto vedrete … permettetemi di riaccompagnarvi in casa ora …
 
Dette queste ultime parole  Jefferson le porse nuovamente il braccio e rientrarono. Vicino alla scalinata, dove si sarebbero divisi per andare ognuno nella sua stanza, galantemente Jefferson depose un bacio sul dorso dell’affusolata mano di Belle.
 
– Buona notte My Lady …
– Bonne nuit monsieur …
 
Con un dolce sorriso, che scaldò il cuore a Jefferson, Belle salì le scale, non si accorse che l’uomo continuò a guardarla emettendo un sospiro di nostalgia.
 
Rientrata nella sua stanza, Belle si tolse lo scialle dalle spalle e si liberò dell’abito che indossava. Rimase con la sottoveste e la culotte e si guardò nello specchio. Vide la sua immagine per intero e si tolse gli ultimi indumenti, restando completamente nuda davanti allo specchio. Era snella, candida. Sentì nella mente la voce del suo August che le ripeteva quanto fosse bella. Sorrise alla sua immagine. Il suo corpo era stato ferito profondamente ... lei lo sapeva bene … ma non si vedevano cicatrici su di esso … le cicatrici profonde erano incise nella sua anima.  Indossò la camicia da notte e pensò che l’attrazione che aveva sentito per Jefferson poco prima, in un vero e proprio desiderio sessuale, non le sarebbe mai capitata se August non l’avesse veramente guarita con la sua devozione ed il suo amore. Si sentì felice, innamorata ancor di più del suo futuro sposo, si sentì finalmente completamente libera dalla possessione maligna che Rumbl aveva continuato ad avere su di lei fino a prima di essere stata di August. Non aveva più paura di amare, già lo sapeva e sentire l’attrazione per Jefferson e rifiutarlo per l’amore che nutriva per August, la rese ancora più cosciente. Pensò intensamente ad August e vide la sua immagine sorridente dietro le palpebre chiuse.
 
– August … torna presto amore mio!
 
 
Nella sua stanza Jefferson si era buttato vestito sul letto e guardava il soffitto tenendo le braccia incrociate dietro la testa. Pensava che era molto facile essere attratti da una bella donna come la Baronessa e si stava rendendo conto di quanto fosse difficile resistere se non si fosse già coinvolti da un amore vero. Lui aveva la fortuna di viverlo un amore vero. L’immagine di Giglio Tigrato, con i suoi occhi di ossidiana e i lunghi capelli neri, svolazzanti al vento, sembrò materializzarsi sulla volta bianca del soffitto. Sorrise a quell’immagine.
 
– Ti amo mio fiore … tornerò presto … mi manchi tanto!
 
***
 
Emma sentì il leggero bussare alla sua porta e, con i sensi all’erta, capì che  l’aveva raggiunta. Non lo fece attendere e gli aprì tirandolo dentro con impazienza ed irruenza. Lui rispose con la stessa passione e desiderio, afferrandola per la vita e poggiandola al muro, mentre la baciava con ardore. Killian indossava i suoi pantaloni in pelle e la camicia, era a piedi scalzi. Emma, egualmente a piedi nudi, indossava soltanto una delle sue camicie da notte di lino bianco, lunga fino a terra. I suoi capelli erano sciolti sulle spalle e ben spazzolati, lucenti al chiarore delle cinque alte candele, poste nel candelabro d’argento, ad illuminare la stanza. Il loro bacio li lasciò senza fiato, si staccarono solo per riprendersi, ansimando, desiderosi di ricominciare la danza che avevano appena iniziato. Si gettarono nuovamente l’uno sulle labbra dell’altra, con un desiderio crescente di possedersi del tutto.
 
Ancora con le labbra unite le une alle altre, Killian accarezzò la schiena di Emma e prendendola per i fianchi l’alzò dritta verso il suo petto, portandola verso il principesco letto a baldacchino che campeggiava nell’elegante stanza. Posandola in piedi vicino al letto le fece scorrere la camicia da notte su per le snelle gambe, fin sopra i fianchi, consapevole che non aveva altro indosso. Egli non portava la cintura e i primi due bottoni dei suoi pantaloni erano già aperti. Emma si ritrovò seduta sul letto, con Killian che scendeva in ginocchio davanti a lei, tra le sue gambe. Mentre lui le accarezzava sensualmente e delicatamente le cosce, dalle ginocchia ai glutei, lei, impaziente,  afferrò i lembi della sua camicia nera e, in un sol colpo aprì i pochi  bottoni che non impedivano di lasciar in mostra un ampio triangolo del torace atletico di Killian. La camicia scivolò velocemente dalle spalle e dalle braccia del Capitano. Lei lo attirò verso di sé con desiderio, circondandogli i fianchi con le gambe e attirandolo con le braccia intorno al collo mentre, avidamente, cercava le sue sensuali labbra, incorniciate dalla barba bruna sfumata di chiaro castano. Killian ricadde su di lei, sul letto. Impazziva di desiderio quando lei si comportava in quel modo, riusciva ad eccitarlo come niente altro al mondo. Mentre approfondivano voluttuosamente il loro bacio, le fece scorrere la camicia da notte su per i seni, fino a sfilargliela completamente, poi lei insinuò le mani nei suoi pantaloni, sui suoi muscolosi glutei e fece sparire le ultime barriere di vestiario che li separavano, unendosi finalmente come volevano, muovendosi in un ritmo così assonante e piacevole, diretto da Emma, che ancora voleva preservare il suo amato nella convalescenza. Killian si sentiva bene come non mai, in quelle poche altre ore era migliorato e rovesciandola sulla schiena riprese il suo ruolo attivo, dandole il piacere che entrambe anelavano.
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La possedette in un’unione che la riempì profondamente, nel corpo e nell’anima, lei, a sua volta, stringendosi palpitante intorno a lui, lo face sentire il “suo uomo”, forte e potente nella sua virilità. Si diedero l’uno all’altra senza risparmiarsi, gemendo per il piacere reciproco, godendo l’uno dell’altra, fino all’ultima perdita totale di controllo, arrivando alle vette più alte del loro amore.
La pace dei sensi li accolse dolcemente nell’abbraccio del sonno e così, uniti, Emma tra le braccia di Killian, si ritrovarono nella luce del mattino seguente.
 
***
 
I giorni si susseguirono veloci, passati in così piacevole compagnia. Killian e Jefferson ripresero ad allenarsi nel combattimento, stavano cercando di rimettersi in forma perfetta, si erano lamentati che l’ottima cucina di Betty li avrebbe fatti ingrassare, ma a vederli combattere a dorso nudo, entrambe atletici e scattanti, era fuor di dubbio che avessero un filo di adipe sugli addominali. Davanti ad Emma e a Belle i due Irlandesi si pavoneggiavano senza ritegno, facendole ridere di cuore. Belle vedeva con che sguardo amorevole si guardassero Emma e il suo Pirata, mentre lei e Jefferson avevano stabilito un rapporto di stima e amicizia. Jefferson rimase in tutto tre giorni alla Rocca, da che Emma lo aveva ospitato in casa, poi decise di prendere una stanza da Angus e dare una mano a Sebastian, anche il mare gli mancava, ma almeno per quello poteva fare subito qualcosa!
 
– Se vai tu vengo anche io da Angus, ce ne andremo a pesca insieme!
– Non dire fesserie Killian, sei stato peggio di me, riguardati ancora e poi … qui hai Emma … pensi di avere bisogno di andare a pesca?
 
In effetti con Emma al suo fianco mancava solo Henry per essere completamente felice. Il loro “Piccolo Fiore”, che cresceva in seno alla donna che amava, era un’ulteriore speranza di futura felicità e Killian decise che la pesca era una piacevole attività che poteva rinviare. Non avendo altro da fare poteva dedicarsi completamente ad Emma ed effettivamente, oltre alla notte, riuscivano ad avere anche diverse ore del giorno per starsene in camera sua o di lei ad amarsi.
***
 
Era trascorsa una buona settimana dal risveglio di Killian dal coma. Anche quella notte l’avevano trascorsa nella calda stanza di Emma, abbracciati in quel dolce contatto della loro pelle nuda, godendo l’uno dell’altra nel fare l’amore per ore. Emma si era svegliata più presto del solito, una strana ansia l’aveva destata. Killian dormiva al suo fianco, a pancia in giù, con il volto verso di lei e il braccio destro a tenerla vicina a sé. Emma scivolò dal letto piano e lo coprì amorevolmente con le coltri. Dall’alta finestra si vedevano le strie rosate dell’Aurora, lei ne dedusse che la giornata sarebbe stata serena. Si avvicinò al suo scrittoio italiano, aprì il primo cassetto a destra e tirò fuori il contenitore tubolare, in cuoio, che custodiva l’annullamento del matrimonio con Neal. Aveva indossato la camicia da notte che la sera prima Killian non le aveva dato occasione di mettere, dopo che l’aveva fatta uscire lui stesso dall’abito che indossava. Rimase in piedi mentre sfilava il documento dalla sua custodia. Lesse ancora una volta quanto suo padre, da Governatore del Maine, vi aveva scritto sopra. Scorse con le dita lungo lo strappo che lei stessa aveva accidentalmente provocato al documento.
 
 Pensò a Neal, a come era finita in realtà la loro storia, al gesto eroico che lui aveva fatto con amore per salvarle la vita e al perdono che le aveva chiesto. Sospirò, poi prese il documento nella sua parte alta e, con gesto deciso, lo strappò del tutto. Non era più necessario il divorzio … era vedova … non ci sarebbe stato scandalo e il nome di Neal non sarebbe stato infangato con le motivazioni della separazione. Con la mano destra lasciò ricadere sulla scrivania i pezzi di pergamena e si spostò verso la finestra.
 
Con passo leggero, quasi impercepibile, Killian si era alzato e aveva visto.
 
Lo sentì che le prendeva la mano destra, intrecciando le loro dita, con la sua posta sul dorso di quella di lei, mentre con il braccio sinistro la strinse a sé. Il calore del torace di Killian attraversò la camicia da notte di Emma, lo sentì poggiandosi a lui con la schiena.
 
 – Love … sei mattiniera anche oggi … ho visto che hai strappato l’annullamento …
- Si … ovviamente non è più necessario …
 
Killian si accorse del tono triste nella sua voce e lesse la sua anima come spesso faceva. La strinse al petto, tenendola con la schiena contro di sé e avvolgendola anche con il suo stesso braccio,  senza lasciarle andare la mano.
 
– Stavi pensando a Neal …
- Si … nonostante tutto … è stato crudele come è morto …
- Forse ne è stato contento alla fine … si è sacrificato per salvarti la vita.
- E  ci ha dato una nuova possibilità …
- A proposito di nuove possibilità … e  se io facessi in modo di cancellare i tuoi pensieri tristi?
 
Le baciò la guancia destra, che lei stava voltando sorridendo verso di lui, mentre, dopo aver sciolto la mano dalla sua, le stava sollevando la camicia da notte sul fianco destro, accarezzandole l’esterno della coscia e passando ad accarezzare il suo morbido monte di Venere. Come poteva dirgli di no, se usava quel tono sensuale di voce e quelle carezze?
Emma tirò il cordoncino dello scollo della camicia da notte e questa le scivolò dalle spalle, consentendo a Killian di ricevere il dono della vista del suo seno. Le depose una scia di baci sulla spalla destra, mentre la sua mano era risalita ad impossessarsi del seno roseo di Emma.
 
– Adoro il tuo seno … la tua pelle morbida … mmm … il tuo sapore Swan …
 
Emma era rilassata tra le braccia di Killian, desiderosa ancora di abbandonarsi a lui languidamente, come la notte appena trascorsa e come le notti precedenti, ma ad un certo punto lui la sentì irrigidirsi.
 
– Swan … love … che hai?
 
Emma puntava gli occhi oltre il vetro della finestra e Killian ne seguì la direzione.
 
– Killian … la tua nave è qui … sta attraccando …
- Per tutti i numi … non ci posso credere … la mia vecchia ragazza ha un accompagnatore indesiderato …
- Quella è una nave della Royal Navy!
- E a quanto pare la missione deve essere riuscita … sono seguiti dalla Queen Anne’s Revenge …
 
 
 
Angolo dell’autrice
Buona domenica a tutti, sono tornata! Spero che ne abbiate piacere e che vi faccia ancora piacere leggere questa mia lunghissima storia. A volte mi chiedo se ho esagerato! Comunque tranquilli … sta finendo!
Abbiamo avuto finalmente un bel po’ di coccole tra i nostri protagonisti! Mi direte: “Dopo le stragi che ai fatto!”  Si, era ora, mi sento meglio anche io! Anzi, visto gli spoiler del nostro telefilm preferito, mi auguro che, con il matrimonio, magari è la volta buona che la “battaglia finale” di Emma sia tra le lenzuola con Killian e non una cosa nefasta! Che ne pensate? So che gongolate all’idea! Ho inserito un disegnino un po’ osè … se vi pare … “troppo” lo tolgo! Fatemi sapere!
Riguardo ad alcuni personaggi nominati, tipo il Tenente Maynard, Blackbeard, il Governatore della Virginia … sono esistiti veramente e Black fu ucciso proprio dal Tenente della Pearl. Molte cose raccontate a livello storico corrispondono alla verità. La Regina Anna credeva veramente di essere una guaritrice, ovviamente non lo era! Dal punto di vista cronologico Black è morto prima della mia storia e lo stesso Guglielmo III, ma qua ci stavano bene così, mi son presa una sorta di licenza poetica! Tutte le erbe che ho nominato, a parte l’inesistente Rubeus Noctis,  hanno veramente le proprietà descritte e se io stessa dovessi essere un personaggio del racconto, per la persona che sono, per i miei interessi e la professione, a parte la differenza sessuale, sarei Frate Benedictus, pur condividendo il pensiero di tutte le femminucce che leggono, che  sarebbero ben felici di essere Emma, fortunata lei ad aver un innamorato come Killian Jones!
Che altro dire? Henry sta attraccando con tutti gli altri. Jamie … si, sono preoccupata per lui! Ancora ci sono altre cose da vedere e da risolvere …
Ringrazio tanto chi legge e chi lascia i suoi commenti, mi auguro che mi accompagnerete fino all’ultimo rigo di questo racconto.
Un caro saluto a tutti!
Lara

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Capitolo 55
*** Sapore di famiglia ***


LV Capitolo
 
Sapore di Famiglia
 
 
  • Dobbiamo andare al porto immediatamente Killian! Henry ha bisogno di noi!
 
Emma si era sciolta dall’abbraccio del suo amato, dirigendosi velocemente verso il  guardaroba, intenzionata a vestirsi ed a partire di corsa per il molo, dove aveva visto che stava attraccando “La Stella del mattino”.
Killian la seguì e la prese delicatamente per l’avambraccio destro, trattenendola.
 
– Emma! Amore … aspetta … ragioniamo …
- Killian di cosa dobbiamo ragionare?! Ho bisogno di vedere il mio bambino, di abbracciarlo, rassicurarlo … voglio essere sicura che stia bene …
- Love … se …
- Non voglio nessun se, Killian! Henry è vivo ed è sulla “Stella del mattino” con mio fratello August! Non può essere diversamente da questo … non può essere …
 
Emma si era accasciata su se stessa piangendo e Killian la prese tra le braccia preoccupato.
 
– Amore perdonami … voglio essere ottimista anche io … ma dobbiamo anche essere pronti ad una brutta sorpresa …
 
Emma singhiozzava sul suo petto ancora nudo e si strinse maggiormente al suo torace.
 
– Tesoro … calmati dai! … Vestiamoci e aspettiamo che tuo fratello venga alla Rocca. Io non potrei nemmeno farmi vedere dalla Royal Navy … non posso presentarmi lì dicendo che sono suo padre, se qualcuno mi riconoscesse salterebbe tutto il piano che abbiamo escogitato con Jamie …
 
L’istinto protettivo di Emma, nei confronti delle persone che amava, le fece riprendere il controllo, Killian non aveva torto, era meglio attendere alla Rocca. Avrebbero avuto molto presto notizie sulla verità. Killiam le asciugò una lacrima con il pollice, facendolo scorrere orizzontalmente sulla sua guancia arrossata, poi le depose un bacio sulla fronte. Emma tentò un sorriso e annuì con il capo.
 
***
 
Sul cassero di poppa Eddy stava eseguendo una perfetta manovra di avvicinamento. Da bravo capitano aveva fatto rallentare l’abbrivio  ordinando di lascare le rande. Era felice … semplicemente felice! Stava tornando dalla sua adorata Anny, finalmente l’avrebbe sposata, tutto era ormai pronto per il loro “Si”, era stato solo rinviato. Era contento di aver recuperato suo nipote Henry sano e salvo ed era orgoglioso di se stesso e dei compagni che l’avevano supportato e incoraggiato in quel suo primo viaggio da “Capitano” di un veliero come “La Stella del mattino”.
 
August salì affianco a lui, lì sul cassero di comando. Eddy lo vide sorridente, anche egli felice di come si era svolta quella importante missione.
 
– Henry dorme ancora?
– No Eduard … è un pezzo che si è svegliato, sta correndo sottocoperta, dando guai a Jambon che non è riuscito a fargli fare colazione per quanto è eccitato dal ritorno a casa!
 
I due uomini risero insieme, orgogliosi di quello stupendo ragazzino che avevano ambedue per nipote, di sangue per Eddy e come zio adottivo per August.
Presero accordi riguardo all’arrivo. August sarebbe andato direttamente alla Rocca con Henry, avrebbe preso un cavallo da Angus. Ancora ignorava se Killian ce l’avesse fatta, se fosse stato così avrebbe avuto diverse cose da fare, non solo doveva parlare con Emma e Killian riguardo alla scoperta fatta da Henry, doveva annunciare a Killian che Jamie era sulla Pearl, doveva far accogliere il grave ferito, ospitato sulla nave ammiraglia, da Padre Benedictus Dotto e doveva assolutamente … riabbracciare la sua Lady Belle, che gli era mancata tantissimo in quei giorni di pena.
Eddy avrebbe organizzato il ricovero del ferito con i suoi uomini e voleva rivedere Anny quanto prima, per rassicurarla e rinnovarle la sua promessa d’amore.
 
Nel giro di un paio d’ ore si ritrovarono sul molo con l’Ammiraglio Jonas Alexis Framer.  August si accordò con il suo amico Ammiraglio per vedersi alla Rocca all’ora di pranzo, intanto il Tenente Maynard avrebbe provveduto alla registrazione dell’arrivo della Pearl e della nave catturata, oltre al trasferimento in prigione dei pirati sopravvissuti.
 
***
 
Betty era appena uscita dallo scantinato che utilizzava per la conservazione delle patate, ne portava un cesto infilato al suo grassoccio braccio destro e arrancava, con la sua gamba malandata, per tornare verso le cucine.
Il trotto del cavallo, che si avvicinava al grande portone dell’atrio del palazzo, la distrasse e, incuriosita, si portò verso l’entrata per dare una sbirciata a chi stava arrivando. La sua vista non era più quella di una volta, ne era consapevole, da lontano si confondeva facilmente, l’ultima volta aveva scambiato Jefferson per il Capitano Jones, favorita anche dalla somiglianza fisica tra i due! Ma questa volta non poteva confondersi, poiché quella voce che la stava chiamando l’avrebbe riconosciuta tra mille.
 
– Bettyyy Bettyyy!
– Henry?! Henryy! Piccolo mio!
 
Per la gioia Betty lasciò cadere il cesto in terra e le patate rotolarono per tutto l’atrio, mentre lei, nonostante la mole e la poca scioltezza fisica, cercò di correre verso il cavallo che portava in sella il Colonnello August e davanti a lui il piccolo per il quale lei si era sentita tremendamente in colpa, memore del fatto che non era riuscita a proteggerlo.
 
Henry saltò agilmente giù dal cavallo, che suo zio ancora non l’aveva fermato del tutto, e si buttò in braccio alla brava donna, che si era inginocchiata a terra accogliendolo a braccia aperte.
August vide quasi sparire il bambino tra le grosse braccia e l’abbondante seno di Betty. La donna piangeva come una fontana, per la gioia!
 
– Tesoro caro! Non sai come sono stata in pena per te! Quel brutto pirata mi ha dato una botta in testa e non sono riuscita a proteggerti!
– Betty è per quello che hai la testa pelata qua sulla tempia?!
– Henry non essere screanzato come al solito! Non si dice a una “Signora” che è “pelata”!
– Ma tu sei “pelata” veramente Betty!
– Mmm! Non farmi arrabbiare appena tornato sai?! Frate Benny mi ha dovuto ricucire la ferita e ha dovuto tagliarmi i capelli per mettermi i punti! Vedi? Ho ancora la cicatrice!
– Se ti do un bacino ti sentirai meglio Betty?
– Tesoooro! Certo che mi sentirò meglio!
– Mi perdoni pure che ti ho detto “pelata”?
– Beh … ma si dai! Te la perdono!
 
Mentre Henry dava il bacio promesso alla cuoca di palazzo, arrivarono insieme anche Emma e Killian. Ambedue avevano gli occhi che brillavano per l’emozione e un sorriso illuminava ulteriormente il loro viso. Emma andò di corsa verso Henry, che ancora era tra le braccia di Betty.
 
– Henry!
 
August e Killian si avvicinarono e si strinsero la mano, Killian sentiva un’immensa gratitudine nei confronti del Colonnello, gli aveva riportato “suo” figlio!
 
– Killian! Sono contento di vedere che ti sei ripreso!
- Frate Benedictus è veramente un “mago” August …
- Ho diverse cose da dirti Capitano … la prima è che Henry ha saputo da Blackbeard che è tuo figlio!
– Cooosa?!
– Non so come sia andata di preciso … avrà notato la somiglianza e avrà fatto due conti!
– Che altro gli ha fatto?
– Niente … Tuo figlio è in gamba! Congratulazioni! Ha ripreso veramente da te! Da quello che mi ha raccontato è riuscito a non farlo accostare!
 
Killian si voltò con il petto gonfio di affetto e orgoglio verso suo figlio e in quel momento il bambino, avendo sentito la voce di Emma, si stava staccando da Betty. Killian si aspettava di vederlo buttarsi in braccio a quella che conosceva come sua madre, invece il bambino rimase bloccato. Guardò Emma e si voltò poi verso di lui. Killian lo vide scurirsi in volto e ammutolirsi. Emma gli si accostò e chinandoglisi davanti cercò di abbracciarlo.
 
Al bambino si riempirono gli occhi di lacrime, si scosto bruscamente da Emma e scappò via correndo su per le scale.
 
– Henry! Henry! August … cosa hanno fatto al mio bambino?
– Emma stai calma! Ha visto brutte cose ma non gli hanno torto un capello … come ho detto a Killian … ha scoperto chi è il suo vero padre !
 
Emma guardò in volto Killian che annuiva con la testa.
 
– Scusatemi ora, devo avvisare Fra’ Benny che tra poco gli porteranno un ferito grave … andate da Henry … ha bisogno di sapere la verità e so per certo che non gli dispiace l’idea che tu sia veramente suo padre Killian!
 
Betty aveva sentito tutto e non ne fu sorpresa più di tanto. Sapeva che Henry non era figlio di Emma e Neal, lei stessa lo aveva accudito da piccino, aiutando l’inesperta Principessa che lo aveva accolto insieme a Lady Belle. Si era sempre chiesta chi fossero i veri genitori di quel bel bambino e aveva pensato che sicuramente erano di belle fattezze anche loro. Il Capitano ed Henry, a pensarci bene, si somigliavano, adesso anche lei aveva la certezza. Ne fu felice e per la gioia non sentì nemmeno i dolori alla schiena mentre raccoglieva le patate per tutto l’atrio.
 
August prese la via del giardino per andare dal Frate, avrebbe detto dopo a Killian ed Emma di Jamie, ora dovevano occuparsi del loro bambino …
 
La coppia si diresse in silenzio verso la stanza di Henry. Emma era sicura che si fosse rifugiato lì, lo faceva sempre quando era arrabbiato o offeso per qualche motivo.
Silenziosamente aprì la porta della stanza e, seguita da Killian, vide il piccolo accoccolato in ginocchio al lato del letto, con la testa nascosta tra le braccia poggiate sul materasso. Stava piangendo sommessamente. I genitori si guardarono negli occhi inteneriti e Killian, con un cenno della testa, incoraggiò Emma ad accostarsi, seguendola.
 
– Henry … amore di mamma …
- Lasciami stare! Sei una bugiarda! Tu non sei la mia vera mamma!
 
Henry si era scostato bruscamente dalla carezza che Emma gli aveva fatto sulla testa e si era voltato guardandola con gli occhi in lacrime, segnati dal dispiacere.
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Per Emma sentire quelle parole fu come ricevere una pugnalata al cuore, vacillò un attimo e Killian la sostenne abbracciandola. Henry li osservò tra le lacrime.
 
– Siete bugiardi tutti e due!
 
Killian intervenne con tono pacato e suadente.
 
– Non è come pensi Henry! Non ti abbiamo mentito! È vero, Emma non è la tua vera madre, ma ti ha allevato come se lo fosse e ti vuole bene. Come avrebbe potuto dirti questa cosa quando ancora non lo avresti potuto capire? Sei stato felice con lei … ti ha amato come una vera mamma e tu le hai voluto bene e sono sicuro che ancora gliene vuoi … io pure ti voglio bene, ma ho saputo che tu fossi mio figlio da pochi giorni, dopo che ti avevano portato via!
– Tu non mi vuoi bene! Perché non sei venuto a prendermi se sei il mio papà?
 
Fu Emma a rispondere a questa domanda, stringendosi al fianco del Capitano.
 
– Henry … Killian sarebbe venuto di persona e sarei venuta anche io, ma è stato ferito gravemente, per salvarmi la vita si è distratto nel combattimento e lo hanno colpito, in questi giorni è stato molto male … ha rischiato di morire!
 
Il bambino era rimasto colpito da questa notizia e cominciava a cambiare espressione, diventando meno accigliato e più disposto al dialogo. Guardò suo padre con preoccupazione. Aveva visto Neal proteggere  Emma al costo della sua vita e stava riflettendo sulla simile sorte che aveva rischiato il suo vero padre.
 
– Veramente stavi per morire come l’altro mio papà?
 
Killian fece un mesto cenno con la testa per assentire. Henry vide i suoi occhi rattristati.
 
– La mia vera mamma si chiamava Milah?
– Si Henry … si chiamava Milah Gold …
- Come era?
– Era molto bella Henry, aveva i capelli neri e gli occhi grigi come le nuvole quando piove …
 
Henry fece un sorriso quasi incantato.
 
– Non ho mai visto occhi grigi come le nuvole …
- Credo che tu li abbia visti invece …
- No …
- Se guardi gli occhi di Eddy … vedrai gli occhi della tua vera madre Henry …
- Eddy?!
 – Si … Eddy è suo fratello … ed è tuo zio …
 
Il bambino era rimasto a bocca aperta e i suoi occhi si erano illuminati, riacquistando la gioia e la vivacità che lo contraddistinguevano di solito. Era affezionato ad Eddy, gli era stato simpatico fin da quando lo aveva visto per la prima volta sulla nave di Killian. Se il suo vero padre non aveva potuto andare a riprenderselo, lo avevano fatto i suoi zii, Eddy e August, con la nave di suo padre. Sorrise a Killian e poi diventò rosso sulle guance abbassando il viso e toccandosi l’orecchio destro, mentre gli rivolgeva ancora una domanda.
 
– Devo chiamarti papà adesso?
– Henry … so che per te è una cosa strana … io stesso non sapevo di essere padre … per te la persona che chiamavi papà era Neal, io non voglio costringerti … fai come ti senti, ma se riuscirai un giorno a chiamarmi così … io ne sarò onorato!
 
Henry sembrò contento della risposta e portò lo sguardo al viso di Emma. La guardò con l’amore e la tenerezza con cui l’aveva sempre guardata, lei stava facendo lo stesso. Poi nuovamente gli occhi azzurri del bambino si rattristarono e  rivolse anche a lei una domanda.
 
– Posso ancora chiamarti mamma?
– Amore mio … non sei nato dalla mia pancia, ma sei nato nel mio cuore dalla prima volta che ti ho preso in braccio, per me sei mio figlio e mi si spezzerebbe il cuore se tu non mi chiamassi più mamma!
 
Non ci fu bisogno di aggiungere altro, finalmente libero Henry si gettò tra le braccia di Emma che lo accolse inginocchiata alla sua altezza.
 
– Ti voglio tanto bene mamma, mi sei mancata tanto tanto!
 
Emma stringeva al petto il suo bambino, mentre lacrime di gioia irrigavano le sue guance. Killian si inginocchiò al suo fianco e, protettivo, li accolse entrambi tra le sue braccia, accostando la testa alla loro.
In quel momento, come da tanto tempo non gli succedeva, il Capitano Killian Flinth Jones sentì, nel cuore e nell’anima, il sapore e il significato della parola “famiglia”.
 
***
 
Frate Benedictus, avvisato dell’urgenza da August, si era dato un gran da fare ad allestire la sala chirurgica. C’era poco da preparare, nei giorni precedenti vi aveva lavorato parecchio ed era sua abitudine tenere tutto sempre pronto e a puntino.
Il carro di Angus arrivò presto e il Frate ne sentì il cigolio delle ruote e gli zoccoli dei cavalli sul selciato. Corse con le sue brevi gambe a vedere la situazione.
Rimase molto colpito a vedere quel povero giovane moribondo. Era pallidissimo e forse a malapena aveva una ventina di anni. Sollevò il telo che lo copriva e vide il foro appena al di sopra dello stomaco.
 
– Da quanto è stato ferito?
 
Rispose Jack Spugna, visto che Anton non poteva parlare per il senso di nausea nel vedere la ferita.
 
– Sono circa sei giorni …
- Signore mio aiutalo! È un miracolo che ancora sia vivo, sia per la gravità della ferita che per il sangue versato. Avrà bisogno di altro sangue per andare avanti!
– Altro sangue?!
 
Anton era riuscito a far quella domanda con sguardo esterrefatto.
 
– Si, figlioli! Siete disposti a darmi un po’ del vostro sangue?
– Cheee?! Come?
– Lo prelevo con una siringa, ma devo vedere se è compatibile prima!
 
I pirati si guardarono l’un l’altro con gli occhi spiritati.
 
– Figlioli non fate quella faccia! Portiamolo dentro e facciamo a tutti questo prelievo!
 
La vista di un ago e una siringa, quegli uomini l’avevano già sperimentata con Emma a bordo della Jolly Roger, quando aveva curato il loro Capitano e si erano impressionati abbastanza, ma non volendo passare per vili l’uno agli occhi degli altri, entrarono con finta baldanza e si sottoposero al prelievo.
 
Come il Frate avesse fatto a vedere quella che aveva chiamato compatibilità, non lo avevano capito, ma Jack e Max ebbero una certa soddisfazione quando il Frate annunciò che l’unico tra loro compatibile era Anton.
 
– Sei fortunato ”Prete” potrai fare questa buona azione!
 
Anton, detto “Prete”, era pallido come un lenzuolo, si rassegnò facendosi il solito segno della croce e baciando il Crocefisso di legno che portava al collo!
 
Il bravo Frate Benedictus serbò il sangue prelevato in due contenitori di vetro sterilizzati e si apprestò ad operare il ragazzo, già disteso sul tavolo operatorio. Si premunì, intanto, rallentandogli il battito cardiaco, come aveva fatto per Killian, con la soluzione a base di Rubeus Noctis. Prima di iniziare a ricucire i tessuti del giovane, lo guardò in viso e, nonostante il distacco professionale che avrebbe dovuto avere, sentì tanta pena per lui.
 
– Povero figliolo quante ne deve aver passate!
 
Gli venne spontaneo fare una carezza sulle guance del ragazzo, lì dove due orribili cicatrici, partenti dalla bocca, le attraversavano fin quasi alle orecchie.
 
***
 
Angus O’Danag iniziava ad essere nervoso. Mary lo sentì sbuffare e sorrise tra sé.
 
– Angus caro … cerca di capire … sono due settimane che non si vedono … Anny è stata tanto in pena per Eduard! Lasciamoli un po’ per conto loro!
– Mary è proprio per quello che mi preoccupo! È  mezzora che sono chiusi in camera di Anny … tra pochi giorni si sposeranno … hanno aspettato fino ad ora! Che gli costa aspettare altri quattro giorni?!
– Angus … ti ricordi che noi non siamo riusciti ad aspettare?
– Sei troppo bella Mary e io non ti resistevo come non ci riesco neppure ora!
– Anche tu eri un bel fusto …
- Come … ero?!
– Beh! Non avevi quel pancione vent’anni fa!
– Senti! Ora basta! Se non scendono tra cinque minuti vado io di sopra!
 
Non passarono solo cinque minuti, Eduard ed Anny avevano perso la cognizione del tempo. Stavano così bene insieme! Si erano abbracciati e baciati appena entrati dalla porta, gettandosi l’una nelle braccia dell’altro, accarezzandosi reciprocamente le guance, non credendo che fossero finalmente di nuovo insieme.
 
– Anny … Anny quanto mi sei mancata!
– Oh Eduard! Anche tu mi sei mancato tantissimo.
 
Nel loro abbraccio le loro labbra si stavano fondendo con baci sempre più avidi e passionali. Caddero sul letto e le reciproche mani navigarono sui loro corpi avidamente. La camicia di Eddy era ormai aperta del tutto e Anny accarezzava il suo bel torace muscoloso e glabro.
 
– Anny ti desidero così tanto … ho bisogno di toglierti questi abiti … ho bisogno di sentirti …
 
Per Anny era lo stesso e lasciò che egli le aprisse la camiciola e le coprisse il seno di caldi baci. Era solo una parte del piacere che avrebbero potuto provare, il loro istinto li avrebbe mandati oltre, ma Eduard, nonostante il desiderio per la sua fidanzata, riuscì a dominarsi.
 
– Anny … tra quattro giorni ci sposeremo finalmente! Mi hai detto che Killian sta bene, Jefferson l’ho visto in piena forma sul peschereccio di Sebastian … non abbiamo più motivi per non celebrare le nozze! In questi giorni potremmo preparare un palco per i musicisti, voglio tanta bella musica irlandese, saranno contenti anche i tuoi genitori vedrai! Tutti potranno ballare, sarà una festa bellissima!
– Ne sono sicura Eduard, ma penso che adesso, pure se non facciamo altro … ancora qualche altro bacio possiamo scambiarcelo!
 
Eddy non se lo fece ripetere e continuarono le loro affettuose e dolci coccole sul letto di Anny, finché, bussando alla porta, un “furibondo padre della sposa” non decise che poteva bastare!
 
***
 
Dopo gli abbracci, Emma Killian ed Henry si misero seduti tutti sul letto del bambino. Il piccolo li tempestò di altre domande su quanto aveva saputo e loro risposero nel limite del possibile. Parlando parlando, alla fine Henry si era messo in braccio a suo padre ed Emma aveva visto chiaramente che erano ambedue felici di quel tenero contatto. Li guardava mentre si parlavano e ridevano insieme. Henry aveva raccontato anche della sua disavventura e di come un giovane di nome Peter lo avesse tanto aiutato e di come fosse stato colpito da Blackbeard. Emma vide le emozioni che si riflettevano in modo estremamente simile sui visi di Killian ed Henry e sentì che i suoi due uomini erano la cosa più preziosa che avesse al mondo, poi portò lo sguardo in basso, verso il suo ventre, e si accarezzo l’abbozzo di pancia che iniziava a notarsi.
 
“Si mio piccolo fiore … ci sei anche tu”
 
Henry intanto aveva cambiato in parte i suoi discorsi e in quel momento fece ridestare dai pensieri  Emma.
 
– Se tu sei il mio vero papà e Mamma resta la mia mamma … tu resterai qui con noi?
 
Quello poteva essere il momento buono per fare un certo discorso ed Emma si rese conto che Killian aveva avuto il suo stesso pensiero.
 
– Per restare insieme io ed Emma dovremmo sposarci, non so! Tu pensi che possa essere una buona idea?
– Fooorteee! Secondo me è un’ottima idea! Mamma ti sposi con Killian?
 
Il bambino si era voltato immediatamente, con espressione gioiosa e speranzosa, verso la Principessa.
 
– Henry … Killian dovrebbe chiedermelo! Ha la tua benedizione?
– Si! È il mio papà no?! Perché non glielo chiedi subito?
 
Dalla madre aveva ora voltato lo sguardo incoraggiante a Killian.
 
– Dici che posso chiederglielo subito?
– Si si!
– Henry … pensaci bene tesoro mio, se ci sposiamo potremmo darti un fratellino o una sorellina … saresti contento?
– Veramente mamma?! Non ci avevo pensato!
 
Killian ed Emma ebbero un attimo di preoccupazione, Henry stava storcendo la bocca, in effetti un fratellino o una sorellina già era in arrivo, non l’avrebbero detto per il momento, ma come l’avrebbe presa Henry?
 
– Angel ha due sorelle più grandi … e si lamenta sempre che non gli fanno fare niente di quello che vuole lui … io se avrò un fratello sarò il più grande, quindi sarà lui a dover fare quello che dico io, no?
– Henry … io ho avuto un fratello più grande e in effetti era un Comandante sai!
– Veramente?
 
Henry aveva sgranato gli occhi e Killian annuiva.
 
– Come si chiama?
– Si chiamava Capitano Liam Flinth Jones e pure se era più grande andavamo molto d’accordo, gli ordini me li dava solo come Ufficiale, come fratello non ce ne era bisogno perché ci volevamo bene. Quando c’è affetto in una famiglia non ci sono comandanti!
– Se è così penso che un fratello o una sorella possano andar bene … allora ti decidi a chiedere a mamma di sposarti?
– Va bene, va bene! Non vorrai mica arrabbiarti?! Vedo di farti questo favore, ma ti avverto che poi le cose dovranno essere fatte per bene, andremo a sposarci dai tuoi nonni nel Maine, ci vorrà anche la loro benedizione …
- Evviva! Rivedrò anche nonna Margareth, nonna Regina e nonno James! Dai sbrigaaatiii!  
 
Killian si alzò dal letto, facendo scendere dalle ginocchia Henry e si inginocchiò davanti ad Emma, prendendole la mano sinistra, dove da qualche mese brillava l’anello che le aveva regalato come promessa d’amore. Si guardarono negli occhi con emozione, complicità e con l’attrazione che provavano l’uno per l’altra.
 
– Principessa Emma Swan, mi vuoi sposare e aiutarmi a dare un fratellino o una sorellina ad Henry?
 
Emma riuscì a trattenere le risa per quella richiesta che andava un po’ oltre quella  classica e, raggiante, rispose:
 
– Si Killian, voglio sposarti e aiutarti in questa missione di dare un fratellino o sorellina ad Henry!
– Henry … dopo una richiesta di matrimonio, se viene accettata, si diventa fidanzati.
- Bene! Allora adesso siete fidanzati!
– Si, ma i fidanzati devono suggellare  l’impegno con un bacio!
– Bleah! Serve proprio?!
– Si, direi che è necessario, se no, non vale!
 
Emma diede un’occhiataccia a Killian, stava facendo il furbo con suo figlio. Killian era molto divertito.
 
– Va bene! Bacia mamma … io però non voglio vedervi!
– Come vuoi Henry! Puoi girarti se non vuoi vederci!
 
Henry preferì mettere una mano sugli occhi e mentre suo padre baciava teneramente sulle labbra sua madre, diede una sbirciatina tra le dita, ridendo sotto i baffi.
 
Il bacio, per quanto breve, fu interrotto da August che bussò alla porta.
 
-  Zio August! Mamma e Killian si sono appena fidanzati! Andremo nel Maine dai nonni, così si sposeranno e dopo io potrò avere anche un fratellino o una sorellina!
 
 August sgranò gli occhi meravigliato, non per il fidanzamento, sapeva ormai che sua sorella e il Capitano si erano sposati a Neverland ed un figlio era già in viaggio, bensì per il cambiamento di umore di Henry. Pensò che tra Killian ed Emma avessero fatto un buon lavoro con il loro “pargolo”.
 
– Allora Henry mi congratulo e faccio gli auguri a tutti e tre, sarete una vera famiglia con il matrimonio!
 
Henry non stava nella pelle e disse che doveva andare a dirlo a “Zia Belle”, filò via velocemente e i tre adulti rimasero insieme nella stanza del piccolo.
 
La conversazione sorprese Killian, venne a sapere infatti della presenza di Jamie sulla Pearl e August raccontò di quanto accaduto all’Orgoglio del Regno, dell’incontro con la Pearl, della decisione di Jamie di imbarcarsi sull’altra nave per salvaguardare il suo amico Jones, rinunciando per il momento a tornare da sua moglie e dal loro neonato. Raccontò degli accordi che avevano preso, alleandosi insieme contro Blackbeard e che grazie all’infallibile mira di Jamie, Henry era ancora tra loro.
Killian ed Emma, stretti l’una al fianco dell’altro, ascoltarono tutto con attenzione, rendendosi conto della grandissima generosità del loro amico e del grave pericolo che Henry aveva scampato grazie a lui. Furono contenti che l’avrebbero visto a pranzo ed Emma volle scendere nelle cucine, per avvisare Betty di preparare un pranzo adeguato con tanto di dolce. Doveva essere un giorno di festa quello!
 
***
La tavola da pranzo della Principessa Swan era particolarmente affollata e allegra quel giorno. Henry teneva banco come suo solito. Gli era stato permesso di pranzare con gli adulti, la festa in effetti era per lui. Probabilmente aveva raccontato per tutto il palazzo che sua madre e Killian si erano fidanzati, ma era difficile che la poca servitù non si fosse già accorta della vicinanza tra Emma e il bel Capitano Jones. A palazzo tutti sapevano che lo aveva accudito giorno e notte nella malattia, tra loro si notava una chimica intensa, era difficile che con la vedovanza, la giovane età e la reciproca avvenenza, non fosse scattato un sentimento tra i due. La prima a gioire della notizia era stata Betty, consapevole della paternità di Killian su Henry.
 
Mentre Henry non smetteva di parlare e di essere il centro dell’attenzione generale, Frate Benny, che sedeva di fronte a Jamie, gli chiese del suo occhio e l’Ammiraglio Framer gli rispose che l’occhio era salvo ma, in seguito al colpo ricevuto sulla fronte, il suo medico gli aveva detto di non sforzarlo. Il Frate non rispose nulla, ma strinse le labbra tra la canuta barba. Killian, seduto al fianco destro di Jamie, aveva seguito il racconto del suo caro amico e aveva notato l’espressione poco convinta del Frate.
Il pranzo passò allegramente tra le risa causate dai racconti di Henry e gli aneddoti raccontati da Killian e Jamie su qualche loro vecchia avventura cameratesca. Finito il pranzo uscirono tutti in giardino e Jamie volle fare due passi con Killian.
 
– Jamie io ti devo moltissimo … hai rinunciato a tornare dalla tua famiglia per aiutarmi e in questo modo hai salvato mio figlio …
– Hai subito troppe ingiustizie Killian … era giusto che io venissi in tuo soccorso e ti portassi delle notizie fondamentali.
– Quali notizie?
– Guglielmo III è morto da qualche mese e sul trono siede Anna Stuart!
 
Killian era rimasto a bocca aperta e un sorriso gli si stava dipingendo sul volto.
 
– Quando siamo ripartiti, dopo il nostro incontro e la mia pantomima con il mio Primo Ufficiale, abbiamo redatto una relazione per il Commodoro, in cui si dice che Hook è stato abbattuto dal Capitano Jefferson e che Killian Jones fosse innocente, ingiustamente accusato da Rumbl, complice di Barbanera. Bill a quest’ora avrà già consegnato il rapporto al Comando … Resta solo da “lavorare” con la Regina. Maynard potrà dare la sua testimonianza riguardo a Blackbeard. August, Belle ed Emma sono testimoni oculari della complicità tra i due. Oltre al nostro resoconto Bill ha portato quello di Maynard, stilato dopo l’incontro con la “Stella del mattino”.
Ho detto a Bill di riferire alla Regina in persona che il “Gioiello del Reame”, dopo l’infausta missione per Guglielmo III, si era imbattuta in Blackbeard finendo agglomerata tra quelle da lui catturate in questi anni, utilizzata da uno degli accoliti di Black e Rumbl che si è spacciato per il Conte Flinth Jones, facendo ricadere la colpa su di te, che invece eri prigioniero, torturato, sull’ Isola dell’impiccato. Salvato fortuitamente da una nave mercantile sei arrivato a Storybrooke, dove hai iniziato la tua guerra a Rumbl, sia per quello che ha fatto alla tua fidanzata, che contro Guglielmo III che spalleggiava quel mostro per i suoi intenti personali. Sei diventato Corsaro per mandato della Principessa Swan, lei stessa testimone della crudeltà di Rumbl per la storia di Henry. Se la Regina Anna, emotiva e passionale, crederà alla storia, condita dalle varie testimonianze, tu sarai completamente riabilitato e potrai tornare in possesso dei tuoi beni in Irlanda e avere il tuo lieto fine con Emma e Henry. Visto che state per sposarvi … prendilo come il mio regalo di nozze!
 
Killian era commosso e non credeva alle sue orecchie per la possibilità che Jamie gli aveva dato.
 
– Jamie … sono veramente senza parole … questo si che è un regalo di valore incommensurabile! Io ed Emma, in realtà ci siamo sposati già con un rito religioso … ora lo faremo anche legalmente nel Maine …  aspettiamo un figlio … è giusto che quando nasca abbia un padre al suo fianco.
Jamie rise divertito.
 
– Santo Iddio Killian! Non c’è nulla da fare! Sei sempre un passo avanti a me! Credevo di averti battuto con la paternità e tu eri padre già da sei anni, non siamo nemmeno pari, visto che tra poco saremo due ad uno!
 
Rise anche Killian.
 
– Dai Jamie, ora che torni da tua moglie potrai darti da fare per pareggiare il punteggio o superarlo!
 
Jamie ridiventò repentinamente serio e distolse lo sguardo, vagando con esso lungo la linea dell’orizzonte marino.
 
– Che c’è Highlander?
 
Jamie emise un sospiro sofferto e puntò il suo occhio grigioverde sul viso del suo fraterno amico.
 
– Killian … difficilmente riuscirò a tornare da Clairette!
– Ma che stai dicendo Jamie?!
– Mi resta meno tempo da vivere di quanto sia necessario per tornare a Glasgow …
 
Killian era senza parole e con sguardo attonito, mentre Jamie aveva abbassato il volto guardando a terra corrucciato.
 
– Come è possibile Jamie?!
– Il colpo ricevuto alla fronte … avrei dovuto già essere operato … ho un edema intracranico che preme sul cervello … spesso mi causa svenimenti … il medico di bordo aveva ragione … avrei iniziato a perdere la vista e difatti il mio occhio sinistro ora vede solo ombre, tra breve avrò blocchi della parola e da lì … sarà la fine …
 
A Killian sembrava mancare l’aria, un peso gli stava schiacciando il petto.
 
– Tu sapevi questo … eri a poca distanza da casa … potevi salvarti e hai rinunciato per me …
-  Killian … io te lo dovevo!
– Jamie non mi dovevi proprio niente!
– No Killian! Se in quel vicolo di Greenwich, oltre dieci anni fa, tu non mi avessi salvato la vita, io non avrei avuto le fortune che mi sono capitate, diventare Ammiraglio, trovare l’amore e avere un figlio! Sarei morto appena arrivato a Londra se non fosse stato per te! Tu non avevi avuto nulla di quello che avevo io e quando ti ho ritrovato insieme alla donna dei tuoi sogni, dopo quello che è successo con Black, io dovevo far in modo che anche tu vivessi la tua felicità!
– Jamie Jamie! Nessuno potrebbe mai dirlo per come sai nascondere i tuoi sentimenti! Ma tu hai sempre avuto più cuore che cervello!
 
Killian non poté che abbracciare il suo amico di sempre e Jamie lo ricambiò con forza. Poi improvvisamente le forze sembrarono abbandonarlo e Jamie si accasciò tra le braccia di Killian.
 
– No! Mio Dio Jamie! Non mi fare questo amico!
 
Il Capitano adagiò sul prato il corpo del suo amico e corse a chiamare Frate Benedictus.  Mentre correvano da Jamie gli raccontò quel che aveva saputo da lui. L’espressione di Padre Dotto non era affatto sorpresa e Killian capì lo sguardo che aveva avuto durante il pranzo al racconto dell’ Ammiraglio. Frate Benedictus  si era reso conto che Jamie aveva minimizzato sul suo occhio e il colpo ricevuto.
 
Dietro ai due giunsero anche August, Eddy e le due Ladies. Gli uomini portarono Jamie nell’infermeria. L’Ammiraglio doveva essere operato, su quello Frate Benedictus ormai era certo!
 
– Padre, puoi salvare il nostro Jamie?
– Killian … l’intervento è delicato. Avrò bisogno di assistenza esperta! Tu August manda a chiamare il medico militare, insieme ad Emma opereremo Jamie. Tu Eddy avvisa il Tenente Maynard di quanto accade, dovrà aspettare per ripartire!
 
August ignorava la situazione di Jamie, rimase molto colpito, voleva bene all’Ammiraglio non meno di Killian. Andò di persona a parlare con il medico militare, in fin dei conti era ai suoi ordini!
 
Quando Eddy avvisò personalmente il Tenente Maynard, questi non si sorprese, anzi, fu contento che l’Ammiraglio potesse essere curato adeguatamente. Forse non avrebbe potuto aspettare la sua completa guarigione ma, in fin dei conti, la nave e parte dell’equipaggio, per tornare a Glasgow, l’Ammiraglio Framer l’avrebbe avuta! La Queen Anne’s Revenge sarebbe stata a sua disposizione.
 
Dopo che Jamie si fu ripreso dallo svenimento, Frate Benny lo visitò e gli disse della sua intenzione di intervenire. Jamie si mise nelle sua mani, aveva una possibilità, senza Frate Benedictus non ne avrebbe avuta nessuna. Killian ed August erano al suo fianco in quel momento e lo incoraggiarono. Killian aveva cieca fiducia nel Religioso, se era sopravvissuto era grazie a lui.
 
L’intervento iniziò la mattina seguente, con una buona luce del giorno. Furono necessarie numerose ore. Jamie fu anestetizzato profondamente, i medici dovevano rimuovere una parte dell’osso frontale e non sapevano cosa avrebbero trovato di preciso al di sotto, anche se immaginavano una consistente espansione dell’edema.
 
Killian, August e Belle si erano recati alla piccola cappella per pregare e dopo poco giunse al loro fianco anche Jefferson, che aveva saputo tutto da Eddy.
 
 
Nel primo pomeriggio Emma, sfinita, arrivò ad annunciare che l’intervento era concluso e riuscito. Jamie ora era in uno stato di coma indotto e sarebbe rimasto così per il tempo necessario. Non sarebbe stato piacevole, lei ne sapeva qualcosa, visto l’esperienza con Killian.
Jamie avrebbe avuto necessità di assistenza e Killian lo vegliò senza interruzione per due giorni e due notti. Poi, su insistenza di Emma e August lasciò che quest’ultimo facesse la sua turnazione, il Capitano doveva riposarsi, non dormiva da due giorni e il giorno dopo doveva essere presente al matrimonio di Eddy. Quella sera Emma gli preparò una tisana rilassante, lo tenne tra le braccia nel suo letto, accarezzandogli dolcemente il volto e lasciando che si addormentasse sul suo seno.
 
***
 
La chiesa di San Patrick era addobbata con veli bianchi, era il 14 Novembre 1726 e quel giorno Anny O’Danag ed Eduard Gold sarebbero stati uniti in matrimonio da Padre Charles O’Danag,  zio paterno di Anny.
 
Erano le otto del mattino, Eddy, con vicini Killian e Jefferson, attendeva all’altare la sua sposa. Era bellissimo nel suo elegante pastrano in broccato blu, profilato in oro. I suoi capelli ricciuti di oro rosso, pettinati perfettamente in un ordinato codino, allacciato con nastro di raso in tinta con il pastrano, mettevano in evidenza il suo viso giovane e appena rasato della poca barba. I suoi testimoni vestivano in pelle nera, eleganti e fieri nella loro postura.
 
Il dolce suono del violino di Bardo inondò la chiesa, nel momento in cui si aprì la porta ed entrò Anny al braccio di suo padre Angus. La giovane sembrava avvolta da un’aureola di luce bianca. Indossava un ampio vestito bianco e il capo era coperto da una meravigliosa mantilla in pizzo che le copriva il volto.
Dietro la sposa le due damigelle d’eccezione, sue testimoni, erano Lady Belle e Lady Emma. Le due dame indossavano abiti ampi, con le maniche a sbuffo e il cappello piumato. Azzurro per Belle e verde smeraldo per Emma. Erano molto belle. August non era presente, essendo rimasto al capezzale di Jamie.
 
La sposa giunse all’altare, il padre consegnò la sua mano nella mano dello sposo e il giovane le sollevò il velo. Anny era così raggiante ed emozionata, che il rossore sulle guance la rendeva più bella del solito agli occhi innamorati del suo Eddy. Non staccando gli occhi da lei, si portò al suo fianco e la cerimonia iniziò.
I due paggetti d’onore furono Angel ed Henry, ognuno portò la fede nuziale per uno dei due sposi, Angel per sua sorella e Henry per suo zio Eddy. Un grande applauso accolse il bacio finale tra marito e moglie,  Angel e Henry si guardarono facendo una smorfia di disgusto,  Mary consolava Angus piangente e Agnes, che aveva tenuto gli occhi sul Capitano Jones per tutta la cerimonia, sorrideva felice perché, notando gli sguardi tra Killian e Lady Emma, ormai non aveva più alcun dubbio su chi fosse la sua amata.
 
La festa dopo la cerimonia fu come l’avevano voluta i giovani sposi. Cibo in abbondanza per tutti, allegra musica irlandese e danze. Erano presenti tutti gli amici della Rete di Lady Emma e nessuno fiatò riguardo all’assenza di Lady Barbra.
Il festeggiamento durò fino a notte. Emma, Belle ed Henry erano andati via nel primo pomeriggio. Killian rimase fino all’ultimo, aveva sentito Max intenzionato ad architettare uno scherzo allo sposo, nel momento in cui si sarebbe ritirato a casa sua con la sposa. 
 
– Nessuno si azzardi a rovinare la prima notte di nozze ad Eduard o ve la dovrete vedere direttamente con me!
 
Gli uomini di Killian ci rimasero male, ma qualcosa stavano architettando comunque. Killian si rese conto che la serata di guardia sarebbe stata lunga! Gli sposi furono accompagnati in corteo fino alla loro nuova casa, poi tutti andarono via e il Capitano rimase nei paraggi finché non fu sicuro che i suoi uomini si fossero arresi definitivamente.
 
***
 
Anny ed Eduard erano finalmente soli nella loro casa. Avevano iniziato ad avere confidenza con i loro corpi, tanto quanto le loro anime. In silenzio finalmente lui sciolse i veli che gli nascondevano la sua sposa, lei, tremante, nei suoi rossori, liberò lui da ogni impedimento e poterono sentire l’un l’altra il contatto della loro pelle. La gioia li invase nel profondo del cuore. Eddy ricordò le parole di Killian, di trattare la donna che amava come un fiore delicato. Anny era “la sua rosa”, avrebbe baciato e accarezzato ogni suo petalo, con delicatezza e dolcezza, e così fece, finché la passione e l’istinto li guidò in quello che è la cosa più naturale e meravigliosa che può accadere tra due cuori che si amano.
 La candela che bruciava piano, illuminando i loro giovani corpi nudi, si sciolse completamente e il buio calò sul loro sonno, stanchi e felici si addormentarono abbracciati.
 
***
 
Era così tardi che Killian pensò che Emma ormai dormisse. Si era avvicinato alla sua porta e stava per bussare, ma pensando di disturbarla, tornò sui suoi passi ed entrò nella stanza in cui era ospitato. Era passato prima all’infermeria, Jamie era stazionario, come doveva essere. August era andato a dormire e Frate Benny vegliava sull’Ammiraglio. Era stata una lunga giornata e non si era potuto avvicinare ad Emma, non aveva ballato con lei e avrebbe tanto voluto farlo per avere una scusa per tenerla tra le braccia. Ormai lei era per lui indispensabile come l’aria che respirava!
 
Si denudò e si rinfrescò versando l’acqua della brocca nel bacile di peltro, si asciugò e si avvolse l’asciugamano sui fianchi. Si allungò sul letto, ma non aveva sonno, erano così tanti i pensieri che gli passavano per la mente. La felicità era a due passi, i suoi sogni avrebbero potuto avverarsi presto con quanto gli aveva detto Jamie! Eppure il suo cuore era ancora oppresso da un peso: la preoccupazione per la vita del suo più grande amico …
Si passò la mano sugli occhi e poi sulla fronte, come per cacciare i pensieri tristi. Un rumore alla porta lo distrasse, si portò seduto sul letto. Un cigolio e la porta si aprì.
 
– Emma!
 
Era lei, gli sorrideva, avvolta in una vestaglia di seta bianca, lunga fino ai piedi, i capelli lucenti portati su una spalla. La vide slacciarsi la cintura di stoffa che chiudeva la vestaglia. Sentì che il proprio inguine reagiva irrimediabilmente alla sua sensualità. La vide mentre la stoffa setosa scivolava dalle sue spalle, cadendole intorno ai piedi scalzi. Era completamente nuda davanti a lui, bianca e incantevole visione per i suoi occhi azzurri. Con passo lento ed elegante, scuotendo i capelli, che le si aprirono sulle spalle e sul seno, lei gli si avvicinò. Lui rimase immobile ad attenderla sul letto. Lei gli sorrise ancora e con gesto lento e sensuale gli sciolse l’asciugamano che  teneva annodato sui fianchi. Gli accarezzò con dita leggere la cicatrice della ferita che lo aveva quasi ucciso, poi, con la stessa leggerezza, lo sfiorò dove sapeva che l’attendeva fremente. Egli l’accolse su di sé, scoprendole il seno dai capelli, spostandoli indietro. Lei si stese su di lui e unirono le labbra in una serie di baci profondi e languidi, fino a diventare una sola cosa, amandosi con la dolcezza e l’amore che ormai era parte di loro.
Quando esausti si ritrovarono abbracciati uno al fianco dell’altro, Killian realizzò che la mezzanotte era passata da un pezzo, era giunto il 15 di Novembre.
 
– Buon compleanno Emma …
- Oh! Killian … ti sei ricordato … grazie!
– Cosa ti piacerebbe ricevere per regalo?
 
Lei si sollevò leggermente al suo fianco per guardarlo meglio in viso. Non le servì tempo per pensare, mentre si chinava verso il suo volto, per baciarlo ancora, gli rispose:
 
- Ho tutto ciò che ho sempre desiderato, se ho te e Henry al mio fianco, non posso desiderare altro di più importante!
 
***
 
August e Belle avrebbero voluto festeggiare il compleanno di Emma, ma con tutto quello che era successo in quel mese di novembre, non avevano avuto la possibilità di organizzare nulla, nemmeno il loro matrimonio. Emma, come Killian, era preoccupata per Jamie e non meno lo erano i due futuri sposi. Non era il caso di festeggiare con un caro amico in quelle condizioni! Emma però, avendo ripreso un certo ottimismo da sua madre, volle iniziare i preparativi per le nozze di suo fratello. Un grande desiderio di Belle, spronato da August, era di partire, dopo il matrimonio, per la Francia. Il padre della Baronessa sicuramente la credeva morta, ma lei voleva tornare ad abbracciarlo e a fargli conoscere il meraviglioso uomo che era al suo fianco.
Il Tenente Maynard non poteva attendere la guarigione di Jamie, lo stesso Ammiraglio, prima dell’intervento, gli aveva dato l’ordine di ripartire.
Con sé l’ufficiale portò due lettere, la prima era per il suo riconoscimento di avanzamento a Capitano di Vascello, firmata dall’Ammiraglio Jonas Alexis Framer, la seconda era la lettera di Belle, indirizzata a suo padre. Tornando a Londra Maynard l’avrebbe consegnata al primo mercantile in rotta per la Francia.
 
 
Pochi giorni prima di Natale, Lady Belle e il Colonnello August convolarono a nozze nella bella chiesa di San Patrick. Concelebrarono Frate Benedictus e Padre Charles O’Danag.
Avevano atteso la guarigione di Jamie e l’avvenente ufficiale, nella sua divisa di Ammiraglio della Royal Navy, onorò con il Conte Flinth Jones, l’amico August, facendogli da testimone. Emma e Jefferson furono i testimoni di Belle.
La popolazione di Storybrooke accolse con gioia questo matrimonio e la notizia ufficiale del fidanzamento della Principessa Emma con il prode e nobile Capitano Killian Flinth Jones.
La Damigella speciale di Belle fu Agnes O’ Danag. Nel suo bellissimo vestito di organza rosa, la giovane figlia di Angus ricevette i primi complimenti dal suo amico Killian, che galantemente le depose un piccolo bacio sulla mano destra. Un po’ del colore rosato sembrò dipingersi sulle guance graziose della morettina.
Henry ormai si era abituato a fare il paggetto e si era proposto di persona. Entrò in chiesa dietro alla sposa e alla damigella, dando la mano a sua madre, mentre suo padre era già all’altare con Jamie e lo sposo.
In ogni angolo del paese fu distribuito cibo gratis quel giorno. La serenità doveva tornare per tutti. La sera, dalla Rocca, furono fatti esplodere dei fuochi d’artificio che Henry non aveva mai visto. Tra Emma e Killian, che lo tenevano per mano, rimase con il nasino in su a guardare quei disegni di luce che si espandevano brillanti nel cielo.
 
***
 
La “Queen Anne’s Revenge” era stata ripulita e l’albero abbattuto sostituito. La ciurma di Killian e parte dei marinai lasciati da Maynard, avevano lavorato sodo, in quell’ultimo mese, per resettarla a dovere. Lo stesso Capitano Jones si era occupato delle ispezioni e i controlli, tra  un turno e l’altro al capezzale di Jamie. Il risultato finale era stato ottimo, come lo giudicò lo stesso Ammiraglio, ma, come aggiunse, non si sarebbe aspettato diversamente con l’interessamento e i suggerimenti dell’attento e pignolo Capitano Jones!
 
La nave, ormai del tutto equipaggiata, partì per la Scozia, al Comando dell’Ammiraglio Framer, due giorni dopo il Natale, portando i due illustri ospiti appena sposati. Dalla Scozia, dove avrebbero passato qualche settimana ospiti di Clairette e Jamie, sarebbero poi partiti per Londra dove avrebbero testimoniato contro Rumbl e scagionato Killian definitivamente. Meta seguente sarebbe stata Parigi. Per il loro arrivo sicuramente il padre dell’ormai Lady Belle Charming Pendràgon, sarebbe stato avvisato dalla lettera di sua figlia.
 
Emma era arrivata al quinto mese di gravidanza, iniziava ad arrotondarsi, anche se stava molto attenta alla dieta. Presto sarebbe partita con Killian ed Henry.
Da reggente della Penisola di Storybrooke, nominò un Prefetto che la sostituisse a tutti gli effetti. Il Maggiore Smoke accettò onorato l’incarico e la coadiuvazione dell’Assemblea Popolare costituita dagli elementi della “Rete” della Principessa. 
 
***
 
Ai primi di Gennaio 1727 la “Stella del Mattino” lasciò il porto di Storybrooke.
 
Emma aveva Killian al suo fianco che la teneva per la vita con il braccio sinistro. Con la mano destra ambedue continuavano a salutare i loro più cari amici, che erano tutti sul molo. Nonostante la tristezza della partenza e qualche lacrima versata, tutti sapevano che quello era solo un arrivederci e non un addio. Angus ed Eduard avevano la responsabilità dell’Assemblea Popolare da condividere e andavano molto d’accordo. L’oste aveva trovato in Eddy un nuovo figlio ed era fiero che fosse diventato il marito della sua Anny. Killian gli aveva regalato, come promesso, una cassetta di dobloni d’oro ed Eduard avrebbe potuto realizzare il suo sogno di costituire una piccola flotta di pescherecci, dando lavoro a tante famiglie del posto.
 
Gli esercizi commerciali che Lady Barbra aveva creato erano tutti in buone mani, Emma aveva lasciato ad ognuno dei suoi gestori la sua autonomia decisionale. Si era sparsa la voce che Lady Barbra sarebbe partita con la sua stessa nave, per importanti affari nel Maine.
 
Lady Agata Fergusson, su incentivo e sprono della Principessa e del suo futuro marito, il Conte Flinth Jones, aveva aperto la scuola pubblica, per ragazzi e ragazze, aiutata da Padre Charles, il quale aveva messo a disposizione un’ala della parrocchia di San Patrick.
 
Tutto sembrava aver preso una via positiva. Da che Killian aveva messo piede a Storybroke e aveva ritrovato Emma, tanti cambiamenti erano avvenuti. Non se ne erano nemmeno resi conto di quanto essi ne fossero i fautori, solo Frate Benedictus, con loro sulla “Stella del Mattino”, stava pensando in quel momento che
 
“Il Cigno e l’Uncino si ritroveranno sempre e porteranno il cambiamento dovunque si troveranno …”
 
Mentre con i suoi vivaci occhi cerulei li guardava salutare i loro amici, Il vecchio saggio sorrideva, cosciente lui solo che l’amore puro che quelle due creature provavano l’una per l’altro, si rifletteva e inondava anche gli altri. Si voltò alla sua destra e il suo sorriso diventò più ampio, quell’amore stava contagiando qualcun altro! Mastro Nicodemo O’Malley, nonostante la sua proverbiale riservatezza, stava corteggiando palesemente Edith, la cameriera di Emma. Erano vicini per età e nessuno dei due aveva un compagno di vita, vedovi entrambe da anni, ora difficilmente sarebbero rimasti soli, si erano trovati anche loro …
 
 
Il molo divenne sempre più lontano e la terra diventò una linea azzurra all’orizzonte.
Killian si era spostato con Emma sul cassero del timone, Henry non si vedeva in giro.
 
– Emma dov’è “nostro” figlio?
 
Ad Emma si riempiva il cuore di gioia quando Killian usava quell’aggettivo possessivo che li coinvolgeva insieme nel ruolo genitoriale e rispose allo stesso modo.
 
– Nostro figlio è andato da Jambon con Peter!
– Fra Benny … pensi che Peter si sia rimesso abbastanza da poter fare esercizio fisico?
– Capitano, io al momento lo terrei ancora in convalescenza, ma qualche piccolo esercizio l’aiuterà a star meglio!
– Amore che ti sei messo in testa per Peter? Non vorrai fargli fare l’allenamento durissimo di Eddy?!
– Swan … primo: ricordati che il “Comandante” della nave sono io; secondo: Peter non è una bambinaia, ha bisogno di rimpossessarsi della sua identità, sappiamo cosa ha passato con quel maiale di Black! … Non intendo farlo stancare troppo … per il momento! Terzo: … ricordati che ti amo e ascolto i tuoi consigli … non offenderti se ogni tanto ridivento il pirata che ero!
 
Mentre Frate Benedictus si allontanava per andare a chiamare Peter e Henry, Emma si avvicinò al suo uomo con sguardo languido e un tono più basso e seducente della voce.
 
– Mio bel Capitano … a me non dispiace quel tuo lato pirata!
 
Gli sfiorò le labbra con la punta della lingua, in un bacio appena accennato e Killian per un attimo perse completamente la concentrazione, tanto che appena Peter Panney e Henry arrivarono di corsa, non sapeva più che dire e si portò la mano verso l’orecchio, imbarazzato e leggermente imbronciato.
 
– Agli ordini Capitano!
 
Peter non era più Finny, non lo sarebbe stato mai più. Si era salvato dalla morte resistendo per il viaggio fino a Storybrooke. Jamie si era accorto lui stesso che ancora respirava e lo aveva fatto ospitare sulla “Pearl”. Frate Benny lo aveva poi operato e i suoi cicatrizzanti al Rubeus Noctis avevano fatto il miracolo definitivo.
 
Henry aveva scoperto che il suo amico fosse vivo una mattina che giocava in giardino.
 Reggendosi a due stampelle il ragazzo era uscito dall’infermeria per la prima volta, per prendere un po’ di sole, su consiglio del vecchio Frate. Henry aveva gridato di gioia riconoscendolo e così Emma e Killian avevano avuto modo di conoscere e ringraziare il ragazzo che aveva accudito il loro bambino durante la prigionia.
 
– Peter … stavo pensando che potresti essere l’uomo giusto per coprire il ruolo di timoniere quando Jefferson tornerà da sua moglie …
 
Peter aveva sgranato gli occhi, non si aspettava una simile fiducia e un tale onore.
 
– Aspetteremo che tu ti sia rimesso completamente, dopo inizierai l’allenamento fisico per irrobustire i muscoli …
- Ne sarò onorato Capitano Jones!
– Ma se Peter farà gli esercizi e il timoniere … io con chi potrò giocare? 
- Henry, figliolo … tu devi studiare per prima cosa, poi potrai allenarti con Peter … prendilo come un gioco! Intanto, giocando giocando, prendete lo spazzolone e pulite il ponte!
– Ma quello lo fanno i mozzi! Io sono tuo figlio!
– Ecco! A maggior ragione che sei mio figlio, devi capire cosa significa essere un marinaio! Per diventare Capitano devi conoscere anche l’importanza del lavoro del grado più basso. Il mozzo mantiene pulito, aiuta a conservare la “forma corretta”! Ora obbedite al Capitano o dovrò farvi percorrere la passerella!
 
Henry andò con gli occhi da suo padre a Peter e questi gli fece un gesto di assenso con la testa per fargli capire che il Capitano faceva sul serio. Henry si aprì in un ampio sorriso e corse a cercare spazzolone e secchio.
 
 
***
 
I giorni non sembravano scorrere velocemente in quel mese di Gennaio. Era freddo e il mare era spesso molto mosso. L’abbrivio di conseguenza era potente. Emma spesso aveva malori, ma fortunatamente Frate Benny aveva i rimedi giusti per accudirla. Impiegarono meno del tempo che si aspettavano per giungere nel Maine.
 
La gravidanza di Emma non si poteva nascondere più molto. Killian era preoccupato per come l’avrebbe presa suo padre. Voleva la sua benedizione per il matrimonio con sua figlia, ma nel momento in cui il Principe Charming si fosse fatto due conti, avrebbe capito che Emma era rimasta incinta nel periodo in cui erano sotto il suo tetto.
 
– Killian … amore mio … li conosci ormai i miei … sono persone portate al perdono, mio padre nemmeno ci farà caso che sono incinta, distratto com’ è!
– Credi che io possa star tranquillo?
– Sicuramente!
 
Furono le ultime parole famose “ovviamente”!
 
  1. Febbraio 1727 Palazzo della Reggenza
 
- Santo cielo Jones! Mia figlia è incinta di quasi sette mesi?! Hai messo incinta la mia bambina sotto il mio tetto?! Io mi sono fidato di te! Ti ho detto di proteggerla non di approfittare di lei!
 
Killian era costernato, non sapeva cosa dire, se fosse stato lui il padre di Emma l’avrebbe preso a pugni il tizio che l’aveva messa incinta, ma sperò che James fosse meno impulsivo e passionale di quanto lo fosse lui!
Emma intervenne per sciogliere il ghiaccio che si stava creando tra i due uomini più importanti della sua vita.
 
– Papà! Ti ricordo che non sono una bambina e Killian non ha approfittato di me! Ero presente e consenziente! Lo sapevi che lo amavo! Sono una donna di 31 anni e sono felicissima di aspettare suo figlio!
 
Regina e Margaret origliavano dietro la porta dello studio del Reggente.
 
– Margareth … forse è il caso che entri e calmi tuo marito! Siamo state noi ad organizzargli la cena e il ballo per farli avvicinare maggiormente! Quando si decideva sennò Emma?!
 
Intanto, da dietro la porta, improvvisamente non si sentì più nulla, Margareth guardò Regina sgranando gli occhi preoccupata.
 
– Mio Dio Regina! Pensi che James abbia già strangolato Killian?!
 
Regina fece una smorfia e alzò gli occhi al cielo, aprendo lei stessa la porta senza bussare. La scena che videro non era poi così drammatica!
 
Emma e Killian erano vicini, lui le cingeva la vita con il braccio sinistro e James stava unendo le mani dei due innamorati parlando a bassa voce.
 
– Lo so che significa essere innamorati, lo si vede tra voi, darmi un nipote è il più bel dono che avreste potuto farmi, non solo hai la mia benedizione Killian, ora hai anche l’obbligo di riparare! Vi avrei benedetto anche senza gravidanza, lei ti vuole e tu vuoi lei … la puoi sposare!
 
Regina era rimasta ammutolita e le si aprì un largo sorriso sul viso bello e severo. Margareth saltellava di gioia come una bambina, dicendo che aveva tante idee per organizzare una cerimonia meravigliosa per la sua unica figlia, qualcosa che avrebbe superato la cerimonia del suo primo matrimonio.
 
– Mamma … perdonami … ma io e Killian non abbiamo bisogno di una festa grandiosa … vogliamo la nostra famiglia vicina e una cerimonia intima nella chiesetta sulla collina, tra la natura … dove potremmo vedere il verde dei prati e l’azzurro del mare. La cosa che conta veramente è la promessa che vogliamo scambiarci nel nostro rito religioso, anche se già ce la siamo scambiata a Neverland!
 
La Principessa Madre era un po’ delusa, ma alla fine il matrimonio era di sua figlia non suo! Si voltò verso Regina e la vide acconsentire con un cenno del capo e un sorriso compiaciuto sulle labbra.
 
– Bene allora! Ora che ci penso … ho un sacco di idee su come addobbare la chiesetta in collina!
– Ma non ci saranno troppi spifferi là su?!
– Oh! James! Emma vuole così e così sarà, sarebbe perfetto anche in una grotta, con la luce che loro emanano!
 
Regina alzò gli occhi al cielo, la sua figliastra romantica e suo marito non sarebbero mai cambiati!
 
***
 
Vista l’intimità desiderata da Emma per la cerimonia, non fu necessario molto tempo per organizzare il tutto!
L’atto legale che univa i due innamorati fu redatto dallo stesso padre della sposa, nelle sue funzioni di Reggente. Emma e Killian firmarono l’atto davanti a lui, in presenza della Principessa Madre e di Lady Regina. Jefferson e Nicodemo furono i testimoni, mentre Henry guardava il tutto con le manine sul tavolo e il nasino che appena superava la superficie della scrivania di suo nonno.
 
Margareth White, non avendo potuto organizzare secondo i suoi gusti, stava impazzendo di gioia all’idea di far preparare l’abito da sposa per sua figlia.
Emma avrebbe voluto poter indossare nuovamente l’abito della sera del mancato incontro con il giovane Tenente Jones, ma mentre pochi mesi prima l’aveva potuto fare senza difficoltà, ora il suo ventre, di abbondanti sei mesi di gravidanza, non lo consentiva e in fretta la sarta di palazzo le confezionò un abito simile, più lento da sotto il seno.
 
Killian non avrebbe rinunciato per nulla al mondo al suo stile piratesco ma elegante e per lui il sarto, del Principe James, confezionò un pastrano in morbido velluto nero,  un panciotto in brillante broccato rosso e una camicia in seta nera, con sciarpa da annodare al collo e appuntare con una preziosa spilla maschile con un diamante, regalatale per l’occasione da Emma.
 Fu lo stesso Killian a scegliere le fedi per la cerimonia religiosa e volle coinvolgere il piccolo Henry in quell’importante compito. Il bambino non solo approvò la scelta di suo padre, si ritrovò con la missione di far da  custode di quel tesoro. Quando Killian, con aria seria glielo chiese, il bambino sgranò gli occhi.
 
– Mi hai tanto spronato a sposare Emma, che penso sia giusto che tu abbia l’onore di custodire il simbolo di questa unione, mi raccomando però … non perderle o tua madre ci ucciderà a tutti e due!
– Vedrai papà! Porterò a termine questa importante missione!
 
Il piccolo strinse al petto il pacchettino e filò in camera sua a nascondere il “Tesoro”, mentre Killian era rimasto di sasso, con un groppo alla gola per l’emozione … suo figlio lo aveva chiamato per la prima volta in vita sua “papà”!
 
***
 
Domenica 20 Febbraio 1727, chiesetta della “Beata Maria Vergine”, Terra del Porto, Maine.
 
Il Capitano Killian Flinth Jones, nel suo abito di velluto nero, attendeva all’altare la sua adorata Emma. Non la vedeva dal giorno prima, aveva voluto rispettare l’usanza di mantenere il riserbo della sposa prima delle nozze, per auspicare un futuro radioso. Era molto emozionato, anche se conosceva già quell’emozione, avendola vissuta a Neverland. Quella cerimonia, che avevano celebrato tra i pellerossa, era stata la cerimonia del cuore, questa era la cerimonia del loro Dio, la cerimonia delle loro anime, l’esprimere una promessa eternamente sacra e divulgata al mondo.
Dal primo momento che si erano visti si erano sentiti già uniti in una cosa sola, come se le loro anime fossero nate legate e … forse lo erano veramente.
 
La chiesa era piccola ma accogliente. L’unico addobbo che Emma aveva voluto erano dei simbolici tralci di vite che erano stati posti intorno e al di sopra dell’altare, come segno sia di abbondanza e prosperità che di unione.
Frate Benedictus era al centro dell’altare e attendeva, con lo sposo e i testimoni, che si aprisse la porta della chiesa. Bardo iniziò a suonare il violino, come aveva fatto per la cerimonia di Eddy, e la Principessa Emma apparve al braccio di un elegantissimo Principe James. Killian rimase estasiato nel vederla con quell’etereo abito in pizzo bianco, non riuscì a trattenere il suo sorriso emozionato e il brillio azzurro dei suoi occhi.
 I capelli della sposa erano stati raccolti in modo morbido e dei riccioli le ricadevano ai lati delle guance, mentre sulla sommità del capo aveva voluto indossare una coroncina di rose di pizzo bianco, puntinate di brillantini.
 
James consegnò simbolicamente la mano di sua figlia al  genero e si spostò verso sua moglie.
 
Killian ed Emma si guardarono intensamente. In quello sguardo il tempo sembrò fermarsi  e il mondo intorno a loro sparire.
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Le parole sgorgarono dal loro cuore, come acqua pura zampillante da una sorgente. Erano parole che suonarono come la loro canzone.
 
– Emma, mio cigno, ero diventato nemico dell’amore … vivevo nell’oscurità e nel desiderio di vendetta … tu sei stata la prima fonte di luce nella mia vita e ritrovandoti hai annullato la mia oscurità. Sono tuo e sarò al tuo fianco nel bene e nel male, nella buona e cattiva sorte, in salute e malattia … oltre la vita e oltre la morte … perché ti amo e senza di te non avrei più nulla per andare avanti … Ti dono questo anello come pegno di questa promessa …
- Killian, amore mio, hai combattuto per me, hai abbattuto ogni muro che imprigionava il mio cuore, lo hai fatto con delicatezza, attenzione, dolcezza. Hai conquistato il mio cuore ed hai atteso … sono tua e ti dono il mio cuore, come tu mi hai donato il tuo. Sarò al tuo fianco, nel bene e nel male, nella buona e cattiva sorte, in salute e malattia … te lo prometto … anche oltre la vita e oltre la morte … Ricevi questo anello come pegno del mio amore per te …
 
Henry, che aveva portato le due fedi nuziali, era felicissimo e rimase vicino ai genitori. A Frate Benedictus non rimase che concludere il rito.
 
– Killian Flinth Jones, vuoi sposare la qui presente Emma Swan Charming Pendràgon secondo il rito di Santa Romana Chiesa?
– Si, lo voglio!
– Emma Swan Charming Pendràgon, vuoi tu sposare il qui presente Killian Flinth Jones, secondo il rito di Santa Romana Chiesa?
– Si, si  lo voglio!
– Per i poteri a me conferiti, io dichiaro questi due giovani, che hanno espresso le loro promesse matrimoniali davanti a Dio, “MARITO E MOGLIE”. Lo sposo può baciare la spo … sa!
 
Probabilmente non sarebbe stato nemmeno necessario l’ultimo suggerimento di Frate Benedictus! Killian ed Emma non gli fecero finire la frase, poiché già si erano gettati l’una nelle braccia dell’altro e avevano unito le loro labbra appassionatamente, provocando un brivido alla schiena a tutti i presenti, per il carico di passionalità che riuscirono a trasmettere. I presenti erano ammutoliti e, se non fosse stato per Frate Benedictus che iniziò ad applaudire, sarebbero rimasti come ipnotizzati. Lo scroscio degli applausi riportò anche i due neo-sposi nel mondo della realtà, rinviando il seguito a quella notte.
 
***
 
La loro giornata era stata intensa di emozioni, non solo per loro ma anche per i loro cari.
 
Quella sera, finalmente nella loro stanza nuziale, Emma e Killian poterono ascoltare solo il battito del loro cuore, lontani dal ciarlio felice di Margareth, Henry ed il brusio degli ospiti.
 
Iniziarono a baciarsi voluttuosamente appena chiusa la porta, ruotando in quell’abbraccio come in un’ennesima danza, oltre quelle dei festeggiamenti.
Killian si ritrovò poggiato allo scrittoio di Emma, quasi seduto, mentre lei, baciandolo con desiderio gli stava sciogliendo il nodo della sciarpa e sbottonando il panciotto. La passionalità di sua moglie e il desiderio che mostrava per lui, lo eccitavano a sua volta. In un movimento veloce, per afferrarla in vita, Killian colpì un oggetto sulla superficie della scrivania e si sentì il tonfo sul pavimento.
 
– Cosa … ?
- Oh! Quello è il regalo che mi hanno fatto i miei genitori …
- Un gioiello?
 
Killian raccolse la piatta scatola quadrata, rivestita di velluto verde smeraldo.
 
– Si … è un antichissimo monile … la leggenda dice che sia stato il dono di un cavaliere innamorato alla mia antenata, la prima Principessa Swan del Casato Pendràgon!
– Non sapevo ci fossero state altre Principesse Swan …
- Sai … è una tradizione di famiglia … se il primogenito di un discendente Pendràgon è femmina … il nome di Battesimo viene seguito da quello di Swan … pare che io sia la prima nuova Swan dopo secoli e mio padre mi ha regalato quel monile … ha detto che stava aspettando me …
- Che cosa singolare!
– Si … pare che fosse collegato ad un ricordo della Regina Ginevra … Gwyneth … come dice il libro di Frate Benedictus …
 
Killian stava guardando attentamente il contenuto della scatoletta.
 
– No Emma … non dicevo per l’usanza …
- A cosa ti riferivi allora?
– A questa medaglia tesoro … è identica al simbolo del mio casato … è lo stemma araldico della mia famiglia … mio padre diceva che era il segno scelto dal nostro antenato Primo Cavaliere di Artù …
- Cillian … Lancillotto …           
 
Ambedue guardarono il bassorilievo che brillava sul monile tondeggiante, al quale era allacciato un nastro di raso, verde come la scatola che lo conteneva. Al fuoco delle candele brillò, come se fosse appena stato coniato, un cigno in volo, ad ali spigate, che portava tra i piedi palmati un bastone uncinato.
 
Spostarono lo sguardo dal monile ai reciproci occhi, guardandosi intensamente e trattenendo il fiato. Qualcosa riapparve nelle loro menti, come un’immagine di un lontano passato … Emma stava guardando gli occhi di Cillian e Killian stava rivedendo gli occhi di Gwyneth …
 
- Non è solo una leggenda Love … ci siamo ritrovati veramente … questo segno ti appartiene legittimamente perché … mi appartiene.
– Il Cigno e l’Uncino si sono ritrovati oltre la vita e oltre la morte Killian!
– Voglio che tu lo porti al tuo grazioso collo amore mio … quello è il suo posto!
 
Il Capitano prese il nastro con la medaglia e la pose intorno alla base del collo della sua amata sposa. Emma si portò sensualmente le mani dietro la nuca e allacciò il nastro.
 
– Amore … sei mia e il mio segno è su di te … doveva essere così da sempre … Voglio che tu questa notte sia vestita solo di questo monile …
 
Lentamente, con una carezza sensuale, Killian fece scivolare dalle braccia di Emma il suo vestito da sposa, finché cadde ai suoi piedi. La prese delicatamente per mano e la fece uscire da quel cumulo di pizzo e organza bianco e l’ammirò estasiato nelle sue sinuose forme, arrotondate dalla gravidanza. Emma abbassò lo sguardo arrossendo.
 
– Mi sento in imbarazzo Killian … inizio a mostrare il pancione …
- Pensi che ti renda meno bella ai miei occhi Love?
 
Con lo sguardo basso lei accennò un si con la testa, scatenando un’infinita tenerezza in suo marito.
 
– Emma … non potresti essere più bella per me, anche quello è il segno che ci apparteniamo … è il frutto del nostro amore, non potrei non amarti con quella rotondità meravigliosa.
 
Fugando ogni dubbio di Emma, la prese in braccio e la depose sul loro letto, si chinò vicino a lei e accarezzandole il ventre, lo coprì di piccoli baci.
 
Soli, alla luce delle candele di due candelabri, consapevoli che quella loro “seconda” prima notte di nozze, sarebbe stata migliore di quella di Neverland, si abbandonarono completamente l’una all’altro, amandosi con la tenerezza e la dolcezza che Killian volle dedicare ad Emma e al suo stato di gravidanza. Le diede modo di gestire a suo piacere e desiderio il loro amplesso e l’intensità di quanto provavano, l’uno per l’altra, li portò alla gioia che meritavano …
 
***
 
Pochi giorni dopo le loro nozze, Killian volle mantenere la promessa fatta ai suoi uomini, di riportarli a Neverland. Arruolò altri marinai, che avrebbero sostituito al ritorno Jefferson, Bardo e Jambon. Era giusto che essi tornassero alle loro famiglie …
 
Il saluto tra Emma, Killian ed Henry fu struggente. Lui avrebbe voluto portare con sé la sua famiglia, ma preferì lasciare Emma con i suoi genitori a causa del suo stato. Avrebbe fatto in modo di tornare prima del momento del parto e così fu. Ma al ritorno da Neverlan Killian trovò qualcosa ad attenderlo  che avrebbe portato un drastico cambiamento nella sua vita …
 
 
Angolo dell’autrice
Buona Domenica a tutti, cari amici di penna e lettura e buona visione della puntata musicale! Sono tra coloro che non hanno resistito a sbirciare tra gli spoiler e mi auguro che quanto visto sia proporzionale a quanto vedremo. Hook che canta mi è piaciuto moltissimo, conoscevo già Colin come cantante e qua credo che sia stato veramente bravo.
Che i miei Killian ed Emma si sarebbero sposati alla fine della mia storia era in conto fin dall’inizio e sono contenta che questo capitolo coincida con la puntata tanto pubblicizzata del loro matrimonio, da parte mia non è stato calcolato. Per alcune cose comunque ho preso suggerimento da quanto visto, altre sono coincidenze ed altro è completamente diverso. Per il disegno (non so mai se si vedrà) ho copiato la foto del telefilm, l’acconciatura  e gli abiti li avevo pensati così.
Questo doveva essere l’ultimo capitolo ma mi è venuto di oltre 60 pagine e l’ho spezzato qui. Il resto è pronto e lo pubblicherò come epilogo la prossima domenica, con l’ultima puntata di OUAT. Non so se ci sarà una settima stagione, ma mi farebbe piacere.
Intanto chi ne avrà piacere potrà seguire la mia nuova avventura, AU moderna CaptainSwan: The man who lived twice. Ho completato anche i 4 giorni d’arte con i CaptainSwan, fatemi sapere se vi piace il “Bacio” di Rodin!
Un grazie a chi legge, a chi non mi fa mancare i suoi commenti e a chi ha dato considerazione a questa mia prima creazione. Un abbraccio a tutti.
Vostra Lara

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Capitolo 56
*** Sei la mia casa. Epilogo ***


 
LVI Capitolo

Epilogo

Tu sei la mia casa
 
 
Una lettera di Jamie!
Quella fu la sorpresa che Killian trovò al suo ritorno. Emma lo aveva atteso per aprirla ed era estremamente curiosa di conoscerne il contenuto.

 
Glasgow
Anno del Signore 1727, XIV giorno del V mese.
 
Carissimo Killian,
Sicuramente, ad oggi, tu ed Emma avrete realizzato il vostro sogno d’amore, vi auguro ogni bene e felicità.
Ti scrivo per darti ottime notizie. Io ed August siamo riusciti ad avere udienza presso Sua Graziosa Maestà Anna Stuart.
Con gioia ti narro che ci ha ascoltato attentamente, poi ha voluto ascoltare in privato Lady Belle.
Cosa la cara Belle abbia detto alla Regina, non ho idea, ma quando si è riaperta la porta, Sua Maestà aveva le lacrime agli occhi! Mi ha detto di porgerti i suoi ringraziamenti ed ha scritto, davanti a noi, un decreto per cui tu sei stato scagionato da ogni accusa.
 Ti ha restituito il tuo titolo e le tue terre, ma in cambio ha voluto che tu le prestassi giuramento come suo Corsaro.
Sapendo del tuo sogno giovanile, di voler riaprire il cantiere navale di tuo padre, ne ho dato conoscenza alla Regina, che ha disposto che tu possa dedicarti alla costituzione di una flotta di navi corsare.
Mio carissimo Killian! L’atto aspetta solo la tua firma e il tuo giuramento di fedeltà alla Sovrana! La Regina vuole conoscerti di persona per parlare dei tuoi progetti e per rendere esecutivo a tutti gli effetti l’atto. Sa che stavi per sposarti con la Principessa Charming Pendràgon e ha detto che voleva rendere questo atto, una sorta di regalo di nozze per Voi.
Sei finalmente libero di tornare nella tua Irlanda quando vuoi! Bill è stato a Drogheda per riportare il tuo titolo di Conte sulla tua casa e le tue terre. L’anziana madre di Jefferson è ancora viva e arzilla, lo ha accolto con gioia, ha pianto per l’emozione quando Bill le ha raccontato che tu e Jefferson siete vivi, vegeti e avete messo su famiglia, vi aspetta, impaziente di riabbracciarvi.
Sperando di rivederti presto, ti abbraccio fraternamente, porgi i miei affettuosi ossequi alla tua Lady.
Tuo Jamie

 
Il Capitano lesse avidamente quelle parole del suo più grande amico e non gli bastò leggerle una sola volta per credere a quanto scritto! Emma, che gli aveva consegnato la lettera, inizialmente si preoccupò per il suo sguardo accigliato, ma quando vide che sul volto di suo marito si delineava un sorriso sempre più incredulo e felice, tirò un sospiro di sollievo.
 
– Emma … amore mio … potrò portarti a vedere la mia “verde isola”!
– Dio mio Killian … stai dicendo che …
- Jamie è riuscito a parlare con la Sovrana! Sono scagionato! Mi restituisce titolo e possedimenti, in cambio della mia fedeltà come corsaro e l’impegno di costituirle una flotta di navi!
– Killian sono così felice!
– Amore … ti rendi conto che potrò riaprire il cantiere navale di mio padre?!!
 
Emma vide sul volto di Killian la felicità di un bambino! Suo marito avrebbe potuto realizzare un altro dei suoi sogni e lei sarebbe stata al suo fianco per aiutarlo in quel desiderio.
 
– Killian dobbiamo prepararci per la partenza! Dobbiamo vedere come organizzarci, entro pochi giorni nascerà il nostro piccolino, dovrò essere pronta per il viaggio con lui!
– Tesoro mio! Pensiamo prima a te e a lui! Scriverò a Jamie che accetto la generosa offerta della Regina, ma non posso tornare prima dei prossimi otto mesi!
– Vedrai Caro … andrà tutto bene! Dobbiamo dare la notizia ai miei genitori e ad Henry!
 
 
Le notizie, portate dalla lettera dell’ Ammiraglio Framer, furono accolte con gioia dai genitori di Emma, ma l’idea che la loro figliola sarebbe partita per la lontana Irlanda, fece ammutolire il Principe James e inumidire gli occhi alla Principessa Margareth. Regina cercò di non far trasparire le proprie emozioni e incoraggiò i due sposi.
 
– In fin dei conti l’Irlanda non è poi così lontana! Avremo occasione di fare qualche viaggio, noi da voi e voi da noi! So che è un’isola incantevole e i vostri bambini vi cresceranno bene!
– A proposito … dobbiamo parlare con Henry, dove si è cacciato quel diavoletto?
– Ah Emma! Dove pensi possa essere? Sta giocando con il mio figlioccio Sidney e Peter li tiene d’occhio giocando con loro! Henry sta interpretando Re Artù, Sidney Lancillotto e Peter … Mago Merlino!
 
 
Henry fu entusiasta di partire per la terra di suo padre, aveva anche una certa curiosità a spronarlo.
 
– Papà! Pensi che ritroveremo anche il cavallo di legno che mi hai raccontato?
– Il cavallino che mi ha costruito Nicodemo dici?
– Si!
– Potrebbe essere possibile! La vecchia Olivia è ancora viva e magari lo ha conservato in soffitta … vedremo giovanotto … altrimenti ne faremo costruire un altro da Nico!
– Lui verrà con noi?!
– Deve venirci e come!! Sarà il capomastro del nuovo cantiere navale!
– Mamma verrà anche Edith?
– Certamente Henry! È sua moglie da due settimane ormai … non la lasceremo qui, abiteranno con noi, nella nostra dimora di Drogheda, Edith è un’ottima cuoca e aiuterà Olivia!
 
 
Nei giorni seguenti Killian parlò con gli uomini del suo equipaggio riguardo al viaggio che avrebbero intrapreso nei mesi seguenti e diede la bella notizia della riapertura del cantiere navale. Nicodemo ne fu felice, avrebbe rivisto presto la sua terra e avrebbe ripreso il lavoro che amava. Sua moglie condivise la sua gioia e la notizia che avrebbero abitato con la famiglia del Conte Flinth Jones.
 
***
 
Era notte fonda e una luna piena splendeva a rischiarare la volta celeste.
Emma era irrequieta. Lei e Killian erano nel loro letto. Lui la teneva abbracciata con la schiena poggiata al suo torace, le massaggiava il pancione. Si sentivano delle contrazioni.
 
– Emma … stai bene tesoro? Pensi sia il momento?
– Killian … aargh! Credo che mi si siano rotte le acque!
 
Killian era saltato in piedi agitatissimo, sembrava lui quello che doveva partorire!
 
– Dio Santo Emma! Che faccio?! Come ti posso aiutare?
– Aaah! Non stare lì impalato! Corri a chiamare Frate Benedictus e Reginaaaargh!
 
Mezzo nudo, giusto con i pantaloni infilati in fretta e furia e la camicia aperta, Killian aveva avvisato il Frate e poi Lady Regina. Tornato da sua moglie, aveva finito di vestirsi e poi attendendo l’arrivo dei due, aveva continuato a tenere Emma tra le braccia  massaggiandole il pancione.
 
Sette mesi dopo. Sulla “Stella del mattino”, in rotta per l’Irlanda.
 
Il sole era tramontato dietro di loro. Da giorni si erano lasciati alle spalle la costa americana. Il cielo era limpido e si vedeva già qualche stella lucente.
 
Gli occhi azzurri del Capitano Killian Jones guardavano l’orizzonte ad Est, quello che avevano davanti, quello oltre il quale lo attendeva la sua “Isola di Smeraldo”.
 
Ordinò il cambio al timone a Spugna, avrebbe fatto il turno notturno, e alla vedetta. Si assicurò che il sartiame fosse a posto.
L’abbrivio era ottimo, presto gli Alisei sarebbero stati sostituiti dai venti del nord Europa.
 
Il rancio serale era stato servito. Jambon era stato sostituito da Peter, il quale si era rivelato troppo delicato di costituzione per diventare timoniere, non aveva potuto nemmeno eseguire il duro allenamento suggerito da Killian a causa della grave ferita che Blackbeard gli aveva inferto. Pur se guarito non poteva sforzare i muscoli addominali più di tanto. Edith, mentre erano a bordo, collaborava in cambusa. Peter aveva l’esperienza accumulata nella bettola dove aveva lavorato ad Arran e insieme alla brava cuoca, riusciva a preparare dell’ottimo rancio!
 
Il Capitano scese sottocoperta e si avviò verso la cabina del Tenente di bordo. Non bussò, ma aprì la porta delicatamente. Si poggiò con le spalle allo stipite  dell’uscio e sorrise, incantato da quello che vide nella stanza.
 
Per la partenza la cabina, che era stata del giovane Tenente Jones, era stata arricchita con altri elementi. Un grande tappeto di foggia orientale, a sfondo rosso, una poltroncina con braccioli, in velluto, anche esso rosso e una culletta di legno.
 
Henry era sdraiato a pancia in sotto sul tappeto e disegnava sull’album che aveva trovato nel cassetto della scrivania, era piuttosto bravo nel disegno! Una delle caratteristiche che aveva ripreso dal ramo Flinth Jones della famiglia.
Il bambino era ai piedi di sua madre che, seduta sulla poltroncina di velluto, stava allattando, per la poppata della notte, un fagottino vestito con un lungo abitino in pizzo verde acqua.
 
Killian si sentiva sciogliere dentro per l’amore che provava per quelle tre meraviglie che i suoi occhi stavano guardando. Il dolcissimo volto di sua moglie era inclinato verso il visino roseo della loro bambina, un sorriso materno la illuminava. La piccina succhiava avidamente al suo seno, mentre lo teneva con una manina paffuta. Killian sentiva il suono di quel succhiare. La piccola aveva iniziato ad essere svezzata da Emma, ma la poppata prima della “ninna notturna” era un rituale al quale si era abituato anche suo padre, sapeva infatti che dopo sarebbe toccato a lui il compito di farla addormentare!
 
– Papà guarda cosa ho disegnato!
 
Henry aveva alzato il viso dal suo disegno sentendo l’arrivo di suo padre. Per Killian era sempre un’emozione sentirsi chiamare così dal bambino.
 
– Fammi vedere giovanotto! Mmmm … devo dire che sei veramente bravo figliolo! Credo proprio che diventerai un ottimo ingegnere navale … è una nave ben disegnata e le proporzioni sono buone! Bravissimo Henry!
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Il bambino gonfiò il petto orgoglioso e si avvicinò a sua madre per mostrarle il disegno. Killian a sua volta si avvicinò e accarezzò la testolina di capelli biondo scuro di sua figlia. Erano capelli morbidissimi, avevano riflessi rossicci, molto più scuri dei capelli di Emma, ma molto più chiari di quelli del padre.
 
– Come sta la nostra “anatroccola”?
– Amore … la tua mania di affibbiare nomignoli?
– Love … è la figlia di uno splendido cigno o sbaglio? Diventerà un incanto come sua madre e io sarò nei guai quando dovrò proteggerla dai suoi ammiratori!
– Killian caro! È ancora presto per preoccuparti di questo! Prendila tu ora e fai il tuo dovere di bravo padre quale sei!
 
Killian sorrise prendendo in braccio la bambina, Emma intanto si disinfettava il seno e si rimetteva la fascia contenitiva che lo custodiva tra una poppata e l’altra.
 
– Henry, mentre papà fa un giro sul ponte per far addormentare tua sorella, tu metti il pigiama … è ora di andare a letto!
– Mi leggi una favola dal libro di nonna Margareth?
– Certo amore mio! Quale vuoi?
– Quella di Mago Merlino!
 
Mentre Henry si apprestava ad andare a letto, accompagnato dalla favola letta da Emma, Killian uscì dalla stanza, dirigendosi sul ponte.
La bambina era ancora lontana dall’addormentarsi. L’alzò davanti al suo viso e la birichina iniziò a picchiettarlo sulle guance con le manine paffute, emettendo gridolini e risatine divertite, mentre suo padre le faceva boccacce. 
 
– Hai gli occhi di tua madre tesoro … temo proprio che morirò di gelosia quando sarai grande e corteggiata … ma tu resterai con il tuo papà vero?
– Pa paaa!
– Dio Santo tesoro hai detto papà?!!
 
Killian strinse a sé sua figlia e le tempestò le guancine di baci. Adorava quella creatura innocente. Parlandole e dicendole una serie di tenerezze, da padre innamorato quale era, si diresse verso prua. I suoi occhi brillavano di gioia, non ricordava di essere mai stato più felice!
Ruotò la bambina con la schiena volta al suo petto e le fece guardare il cielo.
 
– Mio Signore … benedici questa piccina, proteggi lei, Henry ed Emma e dammi la forza di essere presente per loro, finché ne avranno bisogno, sia fatta la tua volontà!
 
Guardando verso il cielo una stella colpì con il suo brillio gli occhi del Capitano. Era la stella che lui aveva dedicato a suo fratello Liam, Righel, posta nella cintura del cacciatore, nella costellazione di Orione.
 
– Liam … fratello mio! È passato poco più di un anno quando solcavo questo oceano in senso contrario e ti parlavo … Cercavo vendetta in quei giorni e dovevo trovare il bambino di Milah … ho trovato l’amore invece! Liam … Liam se tu potessi essere veramente qui! Mi hai dato del pazzo  dieci anni fa per l’amore provato per una Principessa nemmeno vista! L’ho ritrovata “la mia Principessa bionda”, per lei era successo lo stesso! Non avrei mai immaginato, né sperato, che un giorno sarebbe stata al mio fianco! Ora è la mia sposa Liam e il piccolo di Milah è mio figlio … nostro figlio! Guarda Liam … questa è la tua nipotina è il mio “Piccolo fiore”  non è bellissima?
 
La piccina iniziava a sbadigliare passandosi le manine davanti agli occhietti.
 
– Amore di papà! Somigli proprio a tua madre! Anche a lei viene sonno se le parlo di stelle!
 
Teneramente inclinò la piccola tra le braccia e iniziò a cantarle una canzone molto dolce, con il suo bel timbro di voce e lentamente la bambina si addormentò così cullata. Guardandola in viso, Killian sorrise, ricordando il momento in cui l’aveva avuta in braccio per la prima volta.
 
-o-
 
Frate Benedictus e Regina erano al capezzale di Emma. Regina gli aveva intimato di uscire dalla stanza. Era rimasto a camminare davanti alla porta della loro camera da letto, avanti e indietro. Aveva cercato di sbirciare, quando Edith era entrata con panni di lino e un catino in rame di acqua bollita, ma Regina gli aveva richiuso la porta in faccia. Erano arrivati anche i genitori di Emma. Margareth era stata fatta entrare e James era rimasto a camminare anche lui su e giù per il corridoio. Sembravano due belve in gabbia che ogni tanto, camminando in senso opposto, si incrociavano davanti a quella “maledetta” porta. Poi Emma aveva gridato forte e a lui si era stretto il cuore in petto! Aveva portato la mano al fianco, poi, mordendosi il labbro superiore si era passata la mano sugli occhi e la fronte. Emma gridava più di prima e lui aveva poggiato la fronte alla porta, con il pugno stretto poggiato vicino alla tempia. Avrebbe voluto buttarla giù quella porta!
Emma emise un altro grido strozzato … “ Che diavolo stavano facendo alla sua donna?!!”
 
– Basta! Io entro! Non ce la faccio più a sentirla soffrire e a non esserle affianco!
 
Aveva cercato di entrare e suo suocero l’aveva trattenuto.
 
– Calmati figliolo! È normale! Ha le doglie ed è primipara … non è facile per lei!
 
Killian agitato si era passato nuovamente la mano sul volto, poi sentì nuovamente Emma.
 
– Killiaaan!
 
Non ci vide più, corse verso la porta e la spinse con tanta forza che per poco la scardinava veramente! Le ante batterono al muro e rimbalzarono chiudendosi davanti a James.
 
– Amore! Amore … sono qui!
– Oooh Killian! Ho tanto dolore!
 
Emma era zuppa di sudore, le doglie erano impegnative!
 
– Frate Benny! Che succede?!
– Stai tranquillo Killian, sta andando tutto come deve! Emma ha contrazioni più forti perché il piccolo sta per uscire … vedo la testolina! Dai Emma un’altra spinta e prendiamo la tua creaturina!
 
Killian intanto si era posto dietro la schiena di sua moglie e tenendola tra le braccia le sussurrava dolci parole d’amore che la stavano tranquillizzando.
 
– Respira con calma tesoro, regola la respirazione … stiamo per avere nostro figlio!
 
Sentì attraverso il tessuto della camicia da notte di Emma, un’ultima contrazione del suo addome e poco dopo il grido di gioia di Margareth e Regina.  Vide Frate Benedictus con un esserino roseo tra le mani, striato di sangue.

– Allora! Mie brave nonne! Aiutatemi a pulire questa bellissima bambina! Complimenti Capitano! Questa diventerà una bella ragazza e tu avrai parecchi grattacapi in futuro!
 
Killian strinse tra le braccia Emma, sfinita dalla fatica, e la baciò tra i capelli sulla tempia. Anche lui era sudato, gli era venuto pure un crampo all’addome per l’empatia con sua moglie!
 
– Killian … lo sentivo che il nostro “piccolo fiore” sarebbe stata una bambina …
- Ne sono felice Emma! Spero ti somigli …
- Cari mamma e papà, vi presento vostra figlia! Come la chiamerete?
 
Frate Benny aveva dato la neonata in braccio a suo padre. Killian non credeva a quel miracolo di vita che aveva tra le braccia. La guardava dalla testa ai piedi. Era perfetta! Le manine, i piedini, ogni singolo ditino! Un groppo gli stava serrando la gola per l’emozione e gli occhi gli stavano bruciando per non piangere di felicità. Preferì voltarsi verso Emma che era stanca ma felice. Le porse la piccola e lei l’attaccò al seno. L’istinto della neonata la portò a succhiare immediatamente al capezzolo di sua madre.
 
– L’abbiamo sempre chiamata “Piccolo Fiore”, che ne dici Killian se continuiamo a chiamarla Fleur?
– Dico che è perfetto per lei Emma!
 
-o-
Si … Fleur era perfetto per la loro figlioletta!
In silenzio Killian riportò la bambina nella cabina che ormai era diventata la stanza dei suoi due figli. Henry si era addormentato ed  Emma era sicuramente nella stanza adiacente, la cabina del Capitano.
Depose con cautela sua figlia nella culla e la coprì con una copertina di lana leggera. Diede mentalmente la sua benedizione ai due bambini addormentati e si diresse alla scrivania per spegnere la candela. Il suo sguardo si posò su una scatola di legno con un bel coperchio intagliato. Sfiorò il coperchio e lo aprì. Era il regalo di Frate Benedictus per lui ed Emma. Sfiorò con la mano inanellata quella rugosa copertina in antica pelle ingrigita.
 
“Strano uomo Frate Benedictus! Chissà dove sarà finito!”
 
Dopo la nascita di Fleur aveva invitato il Frate a partire con loro per l’Irlanda e lui gli aveva risposto che forse quando arrivavano lo avrebbero già trovato lì.
Era stata una risposta assolutamente senza senso! Emma gli aveva dato un’occhiata facendogli segno di non farci caso, Fra’ Benny a volte era un po’ stravagante!  Fu in realtà l’ultima volta che lo videro. Il giorno dopo non era più al Governatorato. Le sue cose erano sparite dalla sua stanza e nessuno lo aveva visto uscire. Fosse veramente partito prima di loro per l’Irlanda?! L’unica cosa che era rimasta di lui era il libro proibito che Belle aveva cercato di tradurre. Lo aveva lasciato sullo scrittoio, con sopra un foglio di carta, vergato di suo pugno che diceva:
 
Miei carissimi Killian ed Emma.
Le profezie a volte si avverano! Questo libro è il vostro. Custoditelo come custodirete il vostro amore. Un amore vero riesce ad andare oltre il tempo ed oltre lo spazio, oltre la vita ed oltre la morte. Ci rincontreremo un giorno.
“L’albero rinascerà in nuovo terreno. Quando il Magister e la Cercatrice si troveranno e l’albero avrà dato il suo frutto, l’amore vero sboccerà di nuovo e il suo custode dovrà tornare.”
Non mancheranno i pericoli, i dispiaceri, le gioie. La vita è così. Vivetela fino in fondo.
Il Vostro devoto Frate Benedictus Dotto

 
-o-
 
La lettera del vecchio Frate era ancora inserita sotto la copertina del libro. Guardando quelle parole, solo in quel momento, Killian si rese conto che la calligrafia del Frate somigliava in modo impressionante a quella del druido che aveva scritto quell’antico volume. Un brivido passò per la schiena del Capitano. Chiuse il libro e il coperchio. Lui avrebbe potuto tradurre quel manoscritto, la sua conoscenza del gaelico e del latino lo avrebbe aiutato ma, come aveva detto a Belle, quel libro misterioso apriva le porte sul futuro e lui non voleva conoscerlo prima. Lo voleva costruire giorno per giorno con la sua donna e i suoi bambini. Era consapevole che la vita che lo attendeva non sarebbe stata solo di rose ma anche di spine … era normale no?
 
Soffiò sulla candela e la stanza rimase nella penombra, illuminata dal chiarore della luna e delle stelle. Emma era nella loro cabina, desiderava solo stare con lei ora. Chiuse la porta dei bambini e aprì quella del suo ufficio, adibito anche a stanza matrimoniale. Emma indossava la sua vestaglia di seta bianca, non si voltò a guardarlo. Era impegnata a spazzolarsi i capelli. Killian si tolse il pastrano in pelle e il panciotto. Sfilò la camicia e la cintura in cuoio, si voltò verso sua moglie, iniziando ad aprire i bottoni dei pantaloni. Emma aveva poggiato un piede sul materasso e stava iniziando a togliersi la giarrettiera per sfilare la calza di seta. I suoi gesti non avevano nessuna malizia, ma per lui la scena era molto sensuale. A piedi scalzi si accostò a sua moglie cingendole la vita con il braccio sinistro, facendo aderire la schiena di lei al suo petto nudo. Con la mano bloccò quella di Emma, ancora sulla giarrettiera di pizzo bianco. Le baciò la guancia dicendole sottovoce all’orecchio:
 
 - Aspetta … voglio essere io a spogliarti …
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Emma sorrise, ricevendo un altro bacio sulla guancia, mentre la mano di Killian le scorreva sulla spalla per farle scivolar via la vestaglia. La sentì che le accarezzava leggera la schiena e il fianco, tornando alla giarrettiera e risalendo lungo la linea del gluteo.
 
– Sei perfetta lo sai? In pochi mesi sei tornata in forma smagliante!
 
Mentre parlava continuava ad accarezzarla sensualmente, insistendo sul suo posteriore.
 
– Ti desidero Swan e ogni giorno che passa ti amo di più … non me lo spiego nemmeno io, di come sei in ogni mio pensiero.
– Ti amo anche io Killian!
– Mi amerai per sempre Swan?
– Credo proprio di si mio pirata!
– Anche quando sarò un vecchio pirata con la barba grigia e panzone?
– Dio mio Killian! Sembri tremendo così! Ti amerò comunque tu sarai, perché per quanto tu possa cambiare … i tuoi occhi saranno sempre il mio mare e non cambieranno mai! Dopotutto anche tu hai continuato ad amarmi quando avevo il pancione no?
 
Killian rise.
 
– Quello era un pancione meraviglioso che potrei anche rimpiangere!
– Vuoi già un alto figlio Killian?!
– Ah no! Per il momento sono al completo! Non ho intenzione di farti sciupare troppo mia bella Principessa Sassone. Sento la tua mancanza. Non ti dedichi troppo a me da quando abbiamo la piccolina!
– Esagerato! Sono tua quasi tutte le sere!
– Ecco, lo hai riconosciuto, vedi? Quasi tutte! Non tutte! Non posso coccolarti come prima, non finché allatterai nostra figlia! Non posso sfiorarti il seno ne baciarlo, è diventato proprietà esclusiva di quella piccola vorace anatroccola! Mi devo accontentare del resto!
 
Facendole il solletico sul fianco fece ridere Emma, che si voltò tra le sue braccia per prendergli il viso tra le mani e baciarlo con trasporto.
 
– Allora? Hai detto che avevi intenzione di spogliarmi tu se non ho capito male!
– Hai capito benissimo Swan!
 
La fece voltare nuovamente con la schiena al suo torace e con la mano le tirò via la giarrettiera dalla gamba destra, poi lentamente le sfilò la calza, accarezzandole la pelle della coscia centimetro per centimetro. Via la prima calza, Emma poggiò il piede sinistro sul letto e lui si inginocchio davanti a lei. Si avvicinò con le labbra al suo inguine e baciò il suo interno coscia, tra la culotte e la giarrettiera. Emma ebbe un brivido di piacere e sentì il fluire della sua eccitazione, il suo sguardo divenne languido e lui, che la guardava in volto studiando le sue reazioni, sorrise divertito, sapeva come eccitarla. Guardandola ancora negli occhi, afferrò con i denti la giarrettiera dalla parte interna della gamba e con un movimento sensuale, accompagnato dalla carezza che le stava facendo con la mano, fece scendere anche quell’ultima calza setosa. Sciolse la cinta della vestaglia e questa, già in parte scivolata lungo il braccio di Emma, cadde in terra. Lei era solo con la culotte di trine indosso e Killian era ancora inginocchiato davanti a lei.  La prese per i fianchi e affondò il viso all’altezza del suo pube.
 
– Sei la mia orchidea rara Emma, dolcissima e profumata, amo tutto di te, i tuoi petali, il tuo odore e il tuo sapore!
 
Le sfilò lentamente anche la culotte, esponendola completamente al suo sguardo. Emma gli accarezzò il viso e i capelli bruni e lui le diede un bacio sul pube nudo, facendola fremere di desiderio. Era una dolce tortura quella che le sapeva infliggere con baci e carezze, ma ciò che le faceva palpitare ancor di più il cuore erano le sue parole, sussurrate con la sua bellissima voce.
 
Alzandosi, Killian la prese in braccio e la posò sul giaciglio che avevano condiviso tante volte per il loro primo viaggio in missione per il Maine. I frutti di quella missione sarebbero maturati presto e avrebbero avuto bisogno di tutti i loro amici. Ma ora non ci pensavano, avevano altro per la mente!
 
– Ho intenzione di prendermi la mia orchidea, di baciarne e accarezzarne i petali e di suggerne il nettare come farebbe un’ape, mia Swan …
- Allora inizia subito mio "prode pirata"!
 
Il Pirata fece quanto promesso, prese la sua orchidea, con la passione e la gentilezza che sapeva usare, mentre Emma ebbe i suoi baci, le sue carezze e tutto di lui.
Seppe come portarla all’apice del loro piacere e lei, allora, gemette, sospirando tra le labbra schiuse il suo nome.
 
– Killian ti amo!
 
Ormai lei era Emma Jones, la sua Lady, la sua dolce metà. Avrebbe potuta chiamarla in tanti modi, nel passato come nel presente e anche nel futuro. Avrebbe potuto chiamarla Gwyneth, Emma, Jennifer, Giorgy, Miriam, Simone, Arya Kerri, Stella, Giordy, Erika, Luana, Desirè, Elisabeth,  Alexis
Scelse il nome che per lui l’aveva sempre rappresentata e, quando la seguì sulle vette del Paradiso, lo sospirò sulle sue labbra prima di baciarla ancora …
 
- Swan … ti amo!
 
Irlanda Autunno 1727
 
Stava tornando e non sarebbe stato da solo! La gioia permeava il cuore dell’anziana donna che, tenendosi lo scialle di lana che le copriva le spalle, stava scendendo in giardino a controllare se i boccioli dei fiori, che aveva piantato, si fossero schiusi. Le sue mani nodose, chiazzate di efelidi, sfiorarono una delle corolle rosate. Sorrise tra sé, il giardino sarebbe stato in fiore per l’arrivo del Conte e della sua sposa. Rialzò la schiena dolorante. Puntò le mani ai reni e si tirò indietro con la schiena. Fu in quel momento che lo vide …
 
“Mi venga un colpo! E quello da dove è saltato fuori? Possibile che sia cresciuto lentamente e io non ci abbia fatto caso? La mia vista ormai non è più la stessa, non c’è nulla da fare!”
 
Un albero sconosciuto si era sviluppato oltre il muro di cinta del giardino e, diversamente dagli alberi intorno, le sue foglie non accennavano ad ingiallire. Sembrava che per lui l’autunno non fosse mai giunto.
 
Olivia lo guardò, ancora incredula, poi si voltò verso la magione in cui dimorava da anni al servizio dei Conti Flinth Jones. Un brivido le corse per la schiena. Era particolarmente fresco quella mattina. Si risistemò l’ampio scialle di lana sulle spalle curve, si strinse in esso accarezzandone la morbidezza, ricordò con affetto l’uomo che glielo aveva regalato tanti anni prima, uno degli uomini migliori che avesse mai conosciuto, il Conte Colin Flinth Jones. Ora, finalmente, il figlio di quell’uomo stava tornando a riprendersi la sua casa!
 

The End

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New incipit 
Again for love. Only for love.
Searching for the forgotten symbol
 
 
 
Gran Bretagna, Primavera 2016
 
Iniziava ad imbrunire ormai. Nonostante il sole tramontasse più tardi in quegli inizi di Maggio, l’orario di lavoro doveva concludersi puntualmente.
Per Abel Sterling non era così! Le 17.30 erano passate da un paio di ore e lui stava facendo lo straordinario. A casa lo attendeva sua moglie Judy e il pargoletto di tre mesi che allietava la loro vita ma, contemporaneamente, aveva portato nuove esigenze e costi in più sul suo salario da precario.
 
– Abel! Basta così per oggi! Vattene a casa da tua moglie e tuo figlio!
 
Abel stava operando le ultime manovre di dragaggio in un punto particolarmente torbido del lago. Il puzzo di putridume del canneto selvatico era forte. Ne aveva le narici piene già dalla mattina, non bastava la mascherina che indossava a salvaguardarlo. Il bisogno di arrotondare lo stipendio era più forte della nausea che avrebbe dovuto provare.
 
– Ho quasi finito Daniel! Tiro su la pala meccanica con questo ultimo mucchio di marciume e stacco … ma … che accidenti c’è adesso?! Proprio ora ti dovevi inceppare?!
 
La pala meccanica era affondata in quella melmaglia e per quanto Abel sforzasse il motore, non sembrava voler uscire dallo stallo.
Il ruggito del motore sotto sforzo richiamò l’attenzione di Daniel.
 
– Allora? Che sta succedendo?
– Daniel non ho idea! Forse ho agganciato qualche radice robusta, che altro vuoi che sia! Il problema è che non possiamo lasciare la pala meccanica così! Sono costretto a sforzare il motore per tirarla su!
– Dacci dentro col pedale Abel, questo è un macchinario robusto, non si rompe per qualche vecchia radice coriacea!
 
Il giovane Abel eseguì quanto suggerito dal suo capomastro e dopo altri tentativi, improvvisamente, facendo saltar in aria un bel mucchio di canne, radici e fango, la pala meccanica tornò in superficie. Ai denti della pala era rimasto attaccato qualcosa e … non sembrava proprio una radice coriacea! I due uomini guardarono accigliati e sorpresi quella cosa informe che tra il fango e i residui vegetali che si era portata appresso, lanciava uno strano bagliore sotto gli ultimi raggi del sole morente.
 
 – E quello che accidenti sarebbe?!
 
***
La storia continua in una nuova AU targata CaptainSwan, non per niente si sono giurati amore per l’eternità!
Cosa avrà trovato il giovane Abel? Sarà l’inizio di una nuova missione, dove passato e presente si intrecceranno. Ricordate l’ultima profezia tradotta da Benedictus nel messaggio ad Emma e Killian …
Se l’incipit vi ha incuriosito, esprimete i vostri giudizi! Troverete il suo seguito probabilmente la prossima domenica.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Carissimi amici di lettura e di penna che avete seguito fedelmente questa mia prima Fan Fiction, siamo arrivati al The end. Questa sera sarà il The End anche di Once upon a time? O ci attenderà una settima stagione? Non so, mi sono rifiutata di leggere spoiler questa settimana! Quando qualcosa finisce è sempre triste salutare con un addio e può piacere l’idea che la fine possa essere l’inizio di qualcosa di nuovo. Spero che gli autori di OUAT, la pensino come me. Io nel mio piccolo ho inserito l’incipit per un prosieguo moderno di For Love, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e se vi incuriosisce. So che tanti hanno letto la mia storia e altri si stanno aggiungendo, ho voluto omaggiare chi ha recensito, con la citazione dei loro nomi o nickname fattibili, loro sanno a chi mi riferisco. Per chi non ho citato, non potendo usare il nickname, un grazie comunque, siete tutti nel mio cuore, ho conosciuto delle belle persone e con alcune è nata una bella amicizia di penna. Questa storia è iniziata ovviamente con l’ispirazione data dalla coppia CaptainSwan e ha avuto una motivazione non solo nel mio piacere personale di scrivere e narrare, spesso ho detto che non sono una scrittrice ( perdonatemi le mie imprecisioni sintattiche, di punteggiatura e altro che sarà capitato) bensì una narratrice. Fin da piccola inventavo storie per i miei fratelli e per i bambini vicini di casa ed era una soddisfazione vederli ascoltare a bocca aperta e il naso in su, chiedendomi di continuare. Ho iniziato a scrivere da un anno fa, poiché ho usato questa storia per aiutare, nel mio lavoro di psicoterapeuta, una mia giovane paziente, che proprio in quel periodo ha subito un grave intervento e una conseguente radioterapia. È stato un esperimento, poiché ero convinta, ed ora lo sono maggiormente, che suscitare sentimenti positivi, di amore, rivalsa e speranza, possano aiutare a creare uno stato di benessere emotivo in chi legge o sente narrare. Se la persona è serena, anche le sue difese immunitarie migliorano. Per questo motivo vi ho assillato chiedendovi di esprimere i sentimenti provati leggendo. Dovevo fare qualcosa per quella ragazza che conosco da tanto e che purtroppo già era stata sfortunata nella vita. Ogni settimana, fin dall’inizio, è stata la mia prima lettrice e il fatto che i capitoli fossero lunghi, le dava modo di affrontare i giorni di terapia, aspettando il giorno seguente per sapere cosa altro stavano combinando Killian, Emma e i personaggi che ho inserito. Nonostante l’esperienza tragica, posso dire che ad un anno di distanza sta bene e ha voluto iniziare ad esperimentare lei stessa la scrittura creativa, ritrovando delle speranze e del buono per superare la sua situazione.
Spesso ho inserito temi sociali e di attualità, dal rapporto genitori-figli al rapporto di coppia, alla  violenza di genere, alla pedofilia, sono sia miei interessi professionali che un modo di sensibilizzare chi legge e far riflettere. Le nozioni di erboristeria descritte sono corrispondenti alla realtà, lo stesso le parti storiche riguardanti Guglielmo III e il rapporto con l’Irlanda di quel periodo. Le terminologie navali  e marinaresche sono anche esse reali. È anacronistica invece l’esistenza storica in quel periodo della Scuola per Ufficiali della Royal Navy, nata molto dopo. Per la descrizione dell’edificio, dei giardini e della locazione è invece tutto reale. Per la descrizione dell’isola di Neverland mi sono ispirata in parte ai paesaggi della nostra Capri. Il picco di Ala Grigia corrisponde al Salto di Tiberio e l’angolo di Paradiso dove si bagnano Killian ed Emma a Marina Piccola. Magari un giorno Colin e Jennifer, con i rispettivi partners la visiteranno …
Avevo promesso di dare delle spiegazioni e l’ho fatto, perdonatemi se qualcuno di voi si è rattristato, ma sia felice in realtà, perché significa che è un animo sensibile e sicuramente una bella persona.
Continuerò a scrivere quando capiterà, anche solo per piacere personale, intanto ho avviato sia questo incipit che l’altro già pubblicato. Spero di sentire i vostri commenti e i vostri suggerimenti.
Un augurio di felicità e amore a tutti e buona festa della mamma!
Dalla vostra Lady Lara

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