L'amore nella città dove solo i buoni restano morti

di luna nueva 96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capiolo II ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Gotham era spietata e terribilmente ingiusta. Una città che faceva della malavita il suo cuore pulsante, che si nutriva di crimini, che generava in continuazione menti perverse e distruttrici, mentre quelle poche fonti di luci erano purtroppo insufficienti a fermare quella valanga di oscurità che l’aveva inghiottita in una voragine infernale. Non c’era spazio per la bontà a Gotham, non per chi voleva sopravvivere e Selina questo lo sapeva molto bene.
Tuttavia non avrebbe scambiato la sua vita per niente al mondo. Amava vivere per la strada, provare quel senso di libertà che le faceva bruciare l’adrenalina nelle vene, essere gli occhi e le orecchie di una città in cui di occhi e di orecchie non ce n’erano mai abbastanza, sentirsi sempre più forte ogni volta che riusciva a sopravvivere un’altra giornata.

Orfana  da entrambi i genitori- no, mia madre è viva, si ripeteva, e tornerà a riprendermi- Selina aveva sempre vissuto incurante del resto del mondo e dando alla sua persona l’unica priorità nella vita. Conosceva tutti ma, tranne in qualche raro caso, chiamasi Brigit Pike, non aveva mai legato con nessuno; la maggior parte della gente non conosceva neanche il suo vero nome e si limitava a chiamarla Cat.

E a Selina era andato benissimo così, almeno fino a quando, all’incirca verso i suoi quattordici anni, nella sua vita era subentrato Bruce Wayne. Quello stupido ragazzno, viziato figlio di papà, ignorante del mondo, e con un bersaglio puntato alla testa fin da quando era nato. Quello stupido ragazzino con i suoi modi gentili, con la sua spontaneità e ingenuità, aveva spezzato qualcosa.
Dapprima Selina lo aveva invidiato; anche lei voleva delle persone che si interessassero a lei, anche lei voleva essere spontanea e genuina,  invece di essere costretta ad indossare costantemente una maschera di freddezza, per non venire schiacciata dal mondo. Perché Gotham sulle emozioni e i sentimenti ci passava sopra con tutte le scarpe. Poi, quel cuore di pietra si era finalmente incrinato. La sola idea che il bersaglio che Bruce aveva sulla testa potesse davvero essere preso l’aveva fatta stare male, il fatto di mentirgli riguardo l’identità del killer dei suoi genitori ancora di più. Aveva capito di essere irrimediabilmente innamorata di lui nel momento esatto in cui l’aveva baciato  per la prima volta; non aveva neache provato a negarlo a se stessa o a nasconderlo, era qualcosa di inutile. Era stato in quel frangente che aveva capito che il suo attaccamento a quel ragazzino l’avrebbe sicuramente portata ad una morte certa. Avrebbe perso la sua freddezza e la sua razionalità, avrebbe commesso un errore, anche solo uno futile o banale, ma uno di quelli che Gotham non perdona mai.

Aveva provato ad allonanarsi da lui, perché, ci aveva sperato davvero, lontano dagli occhi lontano dal cuore. Ma Bruce Wayne aveva un incredibilmente talento da segugio, e Selina si era ritrovata ad essere più immischiata di prima nella sua vita. Non aveva fatto scrupoli a macchiarsi d’omicidio per lui, gettando Reginald Payne giù da una finestra, o di furto verso uomini molto potenti, come quando aveva rubato la chiave di Sir Bunderslaw. Tutto per lui, e nel mentre Selina si infilava in giri sempre più loschi, lavorando per uno o per l’altro Re di Gotham, per lei non faceva differenza, la sua fedeltà non era riposta in nessuna persona meno che a se stessa.
Era stato Alfred ad aprirle gli occhi, a sbatterle la verità letteralmente in faccia: Selina e Bruce erano due punti che erano destinati a viaggiare in direzioni opposte: era scritto che Selina sarebbe sprofondata sempre più a fondo nella voragine e che Bruce sarebbe stato la stella più importante dell’elitè di Gotham, che avrebbe portato avanti l’azienda di famiglia, che avrebbe avuto a che fare con gente del suo rango, come Silver St.Cloude. Erano passati due anni da allora, anni in cui Selina aveva provato ad uscire fuori dalla sua vita, senza mai riuscirci davvero. Ora Selina aveva sedici anni, e in quel lasso di tempo aveva fatto le classiche cose da Cat, provando a sopravvivere a modo suo, appoggiandosi come un parassita ora presso uno ora presso l’altro potente. Di recente poi aveva anche preso confidenza con la sua sensualità, arma che si stava rivelado particolarmente utile in certe situazioni particolarmente scomode.

Jeans neri strappati, giacca di pelle, come al solito stava compiendo l’ennesima missione di spionaggio per il Pinguino-quel tipo oltre che strambo era paranoico, le chiedeva sempre di seguire gente che poi si rivelava essere tutt’altro che malintenzonata- . Era lì da ore, nascosta in un vicolo buio, e per ingannare il tempo aveva preso a sgranocchiare un sacchetto di papatine. Le piaceva il rumore che facevano tra i denti. Diede di nuovo un’occhiata alla porta della casa che stava sorvegliando; non c’era nessun movimento sospetto, nulla che potesse far pensare a qualche sovversivo che stesse organizzando un piano malefico contro il Re di Gotham. Sospirò; era l’ennesima giornata senza un briciolo d’azione. Fu così che Selina fece un grande errore: perse la concentrazione.

Non fece neanche in tempo, infatti, a formulare questo pensiero che un  paio di forti braccia la scagliarono contro un muro, facendole sbattere la testa. Ancora un po’ intontita dalla botta riuscì a mettere a fuoco due energumeni che la scrutavano con un’espressione divertita in volto.

-Chissà cosa ci fa una bella ragazza come te in questo postaccio - disse uno dei due.
Selina serrò i denti, allora quello mutò subito espressione. Era serissimo.
-Te lo chiederò una sola volta e pretendo una risposta subito: chi sei?-
-Lo so io chi è- intervenne l’altro- E’ la puttanella del Pinguino! Non dirmi che non l’hai riconosciuta-
-IO NON SONO LA PUTTANA DI NESSUNO!- urlò Cat. Odiava che qualcuno pensasse questo. Lei era la libertà fatta persona.
I due scoppiarono a ridere. –Ma guarda la gattina ha tirato fuori gli artigli. Ti svelo un segreto ragazzina, chiunque si metta contro il nostro capo finisce sempre col fare una brutta fine-
Alla fine il Pinguino per una volta ci aveva visto giusto. Forse la situazione stava per diventare finalmente interessante.

Uno dei due provò ad avvicinarsi; Selina gli sputò dritto in faccia.
-Ma come osi sgualdrina! Ora ti insegno io dove devono stare quelle come te!-
Da quel momento in poi iniziò l’inseguimento. Lei correva e gli energumeni dietro di lei la inseguivano, senza raggiungerla. Cat era veloce e negli anni aveva sviluppato una particolare agilità per sfuggire a situazioni di questo tipo. Era il suo modo di combattere: buttava il sasso e nascondeva la mano, attaccava e gettava in ritirata. L’importante era non arrivare mai ad uno scontro corpo a corpo dove avrebbe avuto ovviamente la peggio. Era fiduciosa nelle sue qualità, sicura che finchè avrebbe avuto spazio per correre nessuno avrebbe potuto mai fermarla. La situazione però precipitò rovinosamente quando, svoltando l’angolo si trovò davanti ad un vicolo cieco.

Dannazione.

Davanti a lei c’era solo un grosso muro, alto forse venti metri, troppi per poterli saltare. Cercò un appiglio per arrampicarsi da qualche parte, ma non vedeva nulla.
-Game over, ragazzina-
Si voltò e trovò davanti a lei uno degli uomini di prima.
-Così sembra-
Era solo, del suo compagno neanche l’ombra. Forse nonostante tutto la fortuna sembrava girare dalla sua parte. Non era brava nel combattimento corpo a corpo, ma ci poteva provare. Mise una mano nella tasca e afferrò saldamente il coltello che portava sempre con se.
L’energumeno si scagliò contro di lei, in una mossa tanto violenta quanto prevedibile; schivarlo fu semplice. Con un salto poi si aggrappò alle sue spalle.
-Ma cossa cazzo fai!?!?!?- urlò quello.
Mira sempre agli occhi
In una mossa quanto più veloce possibile, prese il coltello dall tasca e gli cavò entrambi i bulbi oculari. Un urlo disumano uscì dalle labbra dello scagnozzo, insieme a fiotti di sangue. Selina non uccideva mai se non era strettamente necessario, lasciava sempre tutto alla sorte. Forse qualcuno avrebbe trovato quell’uomo  e gli avrebbe salvato la vita o forse no, lei preferiva lavarsene le mani. Rimise il coltello al suo posto, lo lasciò lì, ignorando le sue urla e le sue imprecazioni. Per quanto le riguardava era stata già fin troppo clemente a lasciarlo in vita.

Non aveva neanche svoltato due angoli quando si sentì immediatamente scaraventare a terra da qualcosa, e un peso opprimente che gravava sul suo corpo.
-COSA HAI FATTO AL MIO AMICO?!?!?-
L’altro energumeno, l’aveva totalmente dimenticato. Avrebbe avuto all’incirca il triplo del suo peso, ed era totalmente steso su di lei, bloccandole gli arti, in una posizione che non solo non le permetteva di muoversi, ma con cui le rendeva anche difficile respirare.
-E’ all’altro mondo, e lo sarai anche tu tra poco- gli disse velenosa.
-Davvero? Voglio proprio vedere come fai senza questo-
Il criminale passò lentamente una mano sul suo addome fino a trovare la tasca della sua giacca ed estrarre il coltello.
-Sarebbe divertente ucciderti con la tua stessa arma giusto?- le sussurrò in un orecchio
-Non provare a toccarmi- sibilò velenosa Selina. Provò a divincolarsi ancora senza successo, il peso di quella bestia era davvero troppo da poter spostare per il suo fisico minuto da sedicenne.

-Stavo pensando- le sussurrò ancora, spostandole i capelli dalle orecchie- che sei davvero bella, anche se molto giovane. Quanto potrai avere, quindici, sedici anni? Eppure sei già sexy come una donna. Non mi stupisce che il Pinguino ti abbia scelto come puttana-
-Telo ripeto IO NON LA SUA PUTTANA!-
Nel gridare questa frase riuscì a muoversi sotto di lui, e fu allora che la sentì. Spingeva prepotente contro la sua coscia, impetuosa e minacciosa. Quel lurido verme dalla mente perversa era eccitato sopra di lei. Provò ribrezzo immediatamente, poi quando il manico le soffiò sul collo represse a stento un coato di vomito.
-Si, sei proprio bella- farfugliò ancora quello.
-Non toccarmi-
-Fai silenzio! Credo che sia ora che le ragazzine come te imparino qual è il loro posto in questa città-

Solo quando le infilò una mano sotto la felpa, Selina si concesse il lusso di gridare aiuto, ma l’uomo imperterrito continuava le sue opere depravate. Quando lo sentì slacciarsi la cintura smise addirittura di divincolarsi. Stava per essere violentata e non poteva far nulla per impedirlo. Gotham alla fine aveva trovato il modo di fargliela pagare per tutte le volte che l’aveva fatta franca. Una lacrima scese silenziosa sulla guancia. Si sentiva ferita e umiliata, privata di ogni dignità; sconfitta. Chiuse gli occhi sperando che finisse presto e che almeno alla fine il suo stupratore avesse almeno avuto abbastanza compassione da lasciarla in vita.

-Mi scusi se mi permetto buon uomo, ma non credo che questo sia il modo di trattare una donna-

La voce di Bruce era cambiata. Era diventata più scura e profonda, eppure Selina la riconobbe subito. Conosceva bene il tono che Bruce usava quando era arrabiato  ma cercava comunque di conservare un certo contegno, come ad  ogni figlio di buona famiglia conviene fare.

Le si mozzò il respiro in gola e non osò neppure alzare gli occhi. Cosa ci faceva lui lì? Perché doveva essere proprio Bruce spettatore di quel tragico spettacolo? Anche il suo assalitore sembrò stupito dall’inaspettato arrivo perché rimase per qualche momento in attesa, studiando la persona che aveva di fronte. Poi si sistemò come meglio poteva i pantaloni addosso, e si alzò finalmente dal corpo martoriato di Selina, che potè finalmente balzare in piedi  e sgattaiolare via.
Le faceva male tutto, aveva i vestiti mezzi strappati, lividi ai polsi, dolori addominali e un gran mal di testa. Eppure niente di tutto questo le importava, perché a due metri da lei c’era l’amore della sua vita, sempre elegantemente vestito nei suoi costosissimi abiti, che non aveva distolto neanche un attimo lo sguardo dal suo assalitore.

-Cos’è oggi, la serata dei mocciosi?- lo schernì quello
Bruce non disse una parola
-Mi hai interrotto in un momento particolare e ora sono molto nervoso. E quando sono nervoso di solito qualcuno muore –
Detto questo si scagliò contro di lui. Selina d’istinto chiamò il nome di Bruce e scattò in avanti, ma il giovane Wayne era stato più veloce. Con un'unica mossa aveva schivato il pugno dell’avversario e lo aveva colpito con un altro pugno, che aveva fatto cadere l’altro rovinosamente a terra, senza più rialzarsi.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui Selina era rimasta a bocca aperta, Bruce si massaggiava la mano e l’energumeno era steso a terra, ormai privo di sensi. Poi Bruce si voltò verso di lei, si guardarono negli occhi per un secondo, e finalmente le sorrise. 

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Capitolo 2
*** Capiolo II ***


Selina Kyle non aveva mai avuto un posto da poter definire casa.  Era un nomade, un rapace libero di volare ovuque desiderasse. Senza una famiglia, degli amici-dei legami- chi mai  l’avrebbe cercata, qualora avesse lasciato la città? Se si fosse trasferita al Polo Nord, San Francisco, Buenos Aires? Per Gotham Selina era semplicemente un’ombra  che non lasciava traccia. Villa Wayne rappresentava la famosa eccezione che conferma la regola. Di certo non poteva considerarla casa sua, eppure non ricordava nemmeno un posto in cui si fosse fermata per così tanto tempo; soprattutto non  ricordava nessun posto in cui avesse un motivo per tornare.

Non appena si sedette sul divano sentì immediatamente i nervi distendersi e finalmente potè permettersi un respiro di sollievo. Durante la strada per arrivare fino a lì, seduta nella costosissima auto di Bruce, non aveva fatto altro che stare con i sensi all’erta per prevenire eventuali pericoli che potessero sopraggiungere da un momento all’altro. Come se il suo assalitore potesse riprendersi e dare la caccia a Bruce, che lo aveva steso. Non era successo nulla, per fortuna, ma non era riuscita a lasciar andare l’inquietudine, a poco era servita la mano di Bruce che, timida ma decisa, aveva stretto la sua. Solo ora si sentiva davvero al sicuro.

-Signorino Bruce siete torn-
Il maggiormodo di villa Wayne entrò repentimanente nella stanza, ma si bloccò alla vista della sua figura
-Ciao Alfred-
-Selina-

Le si avvicinò, scrutandola bene in viso, soffermandosi su un particolare punto della guancia. Selina portò d’istinto la mano in quel punto e la ritrasse subito dopo per il dolore. Si voltò verso la finestra e il suo riflesso le palesò un brutto ematoma violaceo. Alfred la guardò un’altra volta negli occhi, poi guardò Bruce che ancora si massaggiava la mano dolorante, e capì.

-Porta qualcosa da mangiare, Alfred- intervenne Bruce, seduto sull’altro divano- credo siamo entrambi molto affamati-

Il maggiordomo fece un gesto di assenso col capo e scomparve verso le cucine.  Calò il silenzio. Selina aveva lo sguardo basso e per la prima volta si sentiva davvero in difficoltà. Si era sentita ferita, umiliata e spaventata. Si era cacciata nei guai con dei malavitosi, e aveva dovuto pensarci Bruce Wayne a salvarla. Come se già non avesse troppi nemici a Gotham, già di per se. 
Spostò lo sguardo verso la finestra, che tante volte aveva usato per entrare o uscire da quella stanza. Non appena notò il suo sguardo Bruce d’istinto si alzò e la chiuse. Forse, sperò Selina, aveva paura che potesse fuggire ancora.

Era passato qualche mese da quando si erano visti l’ultima volta. La pubertà gli aveva fatto davvero bene. Bruce era sempre stato un bel bamb-ragazzo, ma ora era diventato alto e più robusto, gli occhi più profondi di quando ricordasse, i capelli più ribelli, le labbra più carnose, e quel leggero filo di barba che lo rendeva incredibilmente appetibile. Le sue stesse movenze erano diventate più aggraziate ed eleganti; si muoveva con passi decisi e sicuri, decisamente estranei al ragazzino ingenuo e goffo che aveva conosciuto anni prima.

Bruce si appoggiò allo stipite della finestra, la guardò, e la per la seconda volta sorrise.
-Hai allungato i capelli- disse semplicemente. Selina si portò le mani a toccare quei riccioli ribelli che in effetti in quel lasso di tempo aveva fatto allungare fino a sotto le spalle. L’aveva fatto per sembrare più femminile. L’aveva fatto per lui.

Entrò Alfred, portando un vassoio pieno di prelibatezze. –Vi lascio soli- disse.
Selina prese una briosche e la addentò subito. Odiava ammetterlo, ma non sempre, nonostante la sua scaltrezza, aveva le possibilità di mangiare.  Conosceva bene il digiuno, e, quando le era possibile, si cibava di quello che riusciva a rubare nei vari negozi o dal tavolo del Pinguino; sempre avanzi o roba sciatta. Si accontentava, come di tutto del resto, ma doveva ammettere che avere un piatto caldo assicurato ogni giorno doveva essere un bel privilegio. In più in quel momento si sentiva particolarmente debole e incline a divorare tutto ciò che ci fosse sul vassoio.

-E io che mi stavo preoccupando della tua salute- le arrivò alle orecchie il tono canzonatorio di Bruce. Riusciva ad essere signorile anche quando faceva ironia.
-Cerchi rogne ragazzino?- lei era più diretta
-Oh, no per carità. Non vorrei mai incorrere in un pericolo del genere-

-A proposito- disse Selina alzandosi e parandoglisi di fronte- Non farlo mai più-
Bruce accigliò lo sguardo e sbattè un paio di volte le ciglia, confuso. –Fare cosa?-
-Fare l’eroe ovviamente! Non essere  mai più così stupido-
Il ragazzo incrociò la braccia davanti a lei e inarcò un sopracciglio. –Selina tu stavi per-
-Avevo tutta la situazione sotto contr-!-
-STAVI PER ESSERE VIOLENTATA- 
Ci fu un attimo di silenzio in cui l’imbarazzo costrinse Cat ad abbassare lo sguardo.
-…ma scommetto che tu fossi assolutamente consapevole di questo, vero?- continuò Bruce- Fai questa sceneggiata semplicememente perché non vuoi che mi metta più  nei guai per proteggerti, giusto?-

Selina sbuffò girò il passo e si stese sgraziatamente sul divano. –Ti preferivo quando eri un bamboccio piagnucolone-
-Sono cambiate un po’ di cose da allora. Una parte di me vorrebbe essere ancora quel bambino-
Lo sguardo di Bruce divenne più intenso, coinvolto da segreti che probabilmente Selina non avrebbe mai scoperto. C’era stato un cambamento in Bruce negli ultimi tempi, qualcosa aveva fatto in modo che anche in lui ci fossero dei demoni da sconfiggere. Anche Bruce Wayne, l’anima più pura di questo mondo, alla fine era stata contaminata.
-Gotham ha preso anche te-

Bruce si inginocchiò ai suoi piedi e con il pollice tracciò il contorno del livido sulla sua guancia. Selina sussultò dal dolore ma non si ritrasse; non si sarebbe ritratta mai e poi mai, non con Bruce a pochi centimetri dal suo viso, che la guardava come se volesse mangiarla di baci. E così fu, dato che Bruce, leggero come una farfalla, appoggiò le labbra sulle sue per stamparle un bacio. Dolce e rapido, puro e privo di malizia, esattamente come il primo bacio che si erano scambiati, proprio in quella stanza, qualche anno prima.

-Mi dispiace deluderla signorina Kyle, ma non permetterò più a nessun criminale da due soldi di alzarti anche solo un dito addosso-
Selina si lasciò scappare un sorriso, mentre cercava di frenare le palpitazioni del suo cuore. –Anche perché non avrebbero vita facile. A quanto vedo sei diventato un maestro di kung fu-
-Alfred mi ha insegnato una cosa o due…- 

Ci fu qualche attimo di silenzio in cui semplicemente si guardarono negli occhi. Lo amava da morire, non riusciva a farne a meno. Lo amava quando sorrideva, incurvando solo i lato destro della boca verso l’alto; lo amava quando era nervoso e si scompigliava i capelli, già da se ribelli; lo amava quando erano a pochi centimetri l’uno dall’altra, come in quel momento,  e si mordeva le labbra per respingere la tentazione di baciarla. Lo amava soprattutto quando si prendeva cura di lei e le dava quell’amore che non aveva mai ricevuto nella sua vita. Cosa aveva fatto per meritare le attenzioni di Bruce Wayne? Lei era… era solo Cat. E Cat non era abbastanza, non lo era mai, soprattutto per lui.

-Non dovresti fare così- gli disse- Non dovresti fare così per me-
Il ragazzo la guardò interrogativo.
-Intendo dire che dovresti dare attenzioni del genere a persone più simili a te, persone come Silver St Cloude-
-Silver era una stronza-
-Silver è una stronza, ma non è questo il punto- affermò- Hai capito cosa intendo non farmelo ripetere, è già abbastanza umiliante-

Bruce sospirò e si sedette sul divano proprio affianco a lei, incrociando le mani sulle gambe.
-Speravo di non doverti rifare più il discorsetto, ma a quanto pare hai la testa più dura del marmo- si lasciò scappare una risata, e arrossì; poi tornò serio e continuò- Anni fa ti ho detto una cosa: ti ho detto che non avevo mai incontrato qualcuno come te, ti ho detto che mi fidavo di te più della mia stessa vita; e che… mi sentivo legato a te in un modo che non riuscivo a spiegarmi ma che non sarebbe cambiato. Mai-

Selina seguì il discorso di Bruce con il cuore che batteva all’impazzata. Conosceva a memoria quelle parole, erano le parole che tormentavano da quel lontano giorno i suoi sogni. Ma Bruce quella volta aggiunse dell’altro.
-A quel tempo ti dissi questo, ed era vero. Non è cambiato niente. L’unica cosa che è cambiata è che a quel sentimento che prima non riuscivo a spiegarmi… ora riesco persino a dargli un nome Selina. E credo che tu sappia bene di cosa di tratti, dato che credo che provi lo stesso per me-

Come anni prima anche questa volta Selina ebbe l’istinto di fuggire da quella situazione ingombrante. Provava una stranissima sensazione ogni volta che Bruce si esponeva in quel modo: era come se il cuore le volesse uscire dal petto dalla gioia e al tempo volesse scappare per non veder davvero realizzare quella prospettiva. Lo faceva perché aveva paura. Aveva paura di creare dei legami così forti da sentire dolore quando si sarebbero spezzati; aveva paura di lasciare al proprio passaggio una traccia ben marcata e non essere più solo un’ombra. Aveva paura che Gotham la punisse per questa sua debolezza.

E come al solito, prima che potessero uscire dal cancello infrangibile delle sue labbra queste parole, Bruce aveva già capito tutto.  
Si alzò e le lanciò qualcosa contro, che Selina prese al volo. Erano le chiavi della sua auto.

-E’ qui fuori, già pronta per partire. Hai voglia di fuggire e lo so, lo capisco. Ti lascio la tua libertà, anche perché senza non saresti Cat. L’unica cosa che voglio dirti è che… non importa quanto tu possa andare lontano Selina: noi due siamo legati e alla fine tornerai sempre da me-

Si avvicinò a lei e la baciò.

In quel momento Selina comprese che era quella la vera libertà. Era avere dei legami e decidere di portarli avanti. L’amore per Bruce non era una prigione da cui non poteva uscire, ma la casa a cui decideva spontaneamente di tornare. Ora lo sapeva, così come sapeva che sarebbe tornata.

Si diresse verso la finestra e l’aprì.
-Selina- si voltò un’ultima volta verso il ragazzo- La prossima volta che ci vediamo voglio fare l’amore con te-
Cat sorrise e sparì nei buio della notte.

Avrebbe contato i minuti. 

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