Tradita da una bugia

di robiii
(/viewuser.php?uid=143866)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** LOST IN STORYBROOKE ***
Capitolo 2: *** INSICURE ***



Capitolo 1
*** LOST IN STORYBROOKE ***


 

Una volta eliminato l'impossibile

quel che resta – per quanto improbabile -

deve essere la verità

S. H.

 

 

 

 

 

Una nuova giornata era appena iniziata a Storybrooke e le sue strade brulicavano di persone. Chi andava al Granny Caffè, chi si incamminava per il porto e la foresta e chi cercava aiuto nel negozio del signor Gold. Di fretta ed indaffarati. Tutti tranne una persona.

Vagava con passo lento per la piazza cittadina osservando la vecchia torre dell'orologio battere i suoi rintocchi.

Una folata di vento le scompigliò di poco i capelli – di un colore vivace – magistralmente raccolti in una treccia bassa. Rossi come la scintilla nel camino, rossi come il mantello di Cappuccetto Rosso. Un'onda rossa che si infrangeva sulla maglia di seta lilla. Con delicatezza si sistemò quelle ciocche ribelli torcendole con le dita, un gesto così naturale.

Le era sembrato di aver camminato per ore prima di raggiungere la città. Storybrooke, la sua mappa non la riportava; ma forse l'avrebbero accolta. Si era persa, era l'unica spiegazione che si dava.

Si rigirò la mappa tra le mani prima di chiuderla e di riporla nella borsa. Si diede una rapida specchiata nella vetrina.

Le sue guance erano ancora rosse per la corsa e per il freddo. Uscire dalla radura del campeggio dove si era risvegliata non era stato semplice; non si ricordava nemmeno come ci fosse arrivata.

In verità non si ricordava nemmeno di essere andata in campeggio. Era davvero strano; si ricordava di un lago, di una tristezza improvvisa e di un astronauta...forse uno dei tanti libri che aveva letto forse?

Fece un profondo respiro – almeno le occhiaie non si notavano – ed aprì la porta che stava fissando da alcuni minuti.

C'era ancora un posto al tavolo all'angolo, un posticino appartato. Sprofondò in quella sedia mentre si teneva la testa tra le mani.

<< Benvenuta al Granny Caffè, vuole ordinare? >> domandò una voce femminile alle sue spalle.

Sollevò il capo di sfuggita e strizzò appena gli occhi.

<< Si, prendo un caffè ed una fetta della torta della casa >>

La giovane donna – che si era portata davanti a lei – scarabocchiò sul suo taccuino e ricapitolò l'ordine per sicurezza.

<< Non è un viso conosciuto, è di passaggio? >>

La mora con le extension rosso acceso – palesemente artificiale – sembrava incuriosita da lei, probabilmente non c'erano molti stranieri in zona.

Istintivamente afferrò il ciondolo della collana – una lettera A argentata – ed iniziò a giocherellarci. Il fatto era che non lo sapeva. Si era addentrata in Storybrooke per puro caso e non era certa che facesse al caso suo. Non sapeva se si sarebbe fermata per più di qualche giorno.

<< Per il momento si, ma chissà magari deciderò di restare...>>

La cameriera le sorrise prima di sparire in cucina e tornare poco dopo con la sua fetta di torta e una tazza fumante di caffè. Sul piattino aveva lasciato un piccolo foglietto.

 

Bed & Breakfast

Granny Inn

t. ***324615

Un piccolo biglietto che poteva tornarle utile perciò lo sistemò con cura nella borsa. Tasca laterale così da vederlo subito. Ma mentre frugava lì dentro qualcosa di diverso si impose alla sua attenzione. Una cartolina.

 

Alla mia April,

ora ti fai chiamare così...giusto?

Troviamoci qua.

 

Nessuna firma, solo una stringa di numeri e lettere da decifrare. Numeri e lettere che l'avevano condotta nella radura ad aspettare il signor nulla ora che si ricordava bene. Si era scordata di quella cartolina, ultimamente era così distratta.

Aveva aspettato per ore, ma non era successo niente. Ancora una volta April aveva aspettato per niente, lei che aspettava ogni benedetta volta. La ragazza che aspetta.

Rigirò la cartolina e la lesse un'ultima volta.

“ Che avrà voluto dire poi con quel ora ti fai chiamare così proprio non lo so” pensò tra sé e sé prima di decidersi a fare colazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Angolo dell'autrice

Salve!

Non sono impazzita e i vari riferimenti a Doctor Who non sono casuali. Finalmente ho trovato il coraggio di darmi ad un piccolo esperimento. Vedere cosa sarebbe successo se i personaggi di Doctor Who si fossero trovati a Storybrooke, senza memoria dei loro viaggi.

E se fosse April la salvatrice nella mia Storybrooke?

Non rivelerò la sua identità perchè ho seminato indizi in tutto il capitolo e se seguite il telefilm è facile da scoprire v.v

Non è stata betata perciò errori e strafalcioni sono dovuti a quello. Non linciatemi per la ff, è la prima volta che scrivo su DW.

Pace e amore

Ro

 

Ps. le recensioni sono gradite, anche due parole non mi offendo ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** INSICURE ***


Seduta sull'altalena si dondolava avanti ed indietro senza sollevare i piedi da terra. Creava dei piccoli solchi strisciandoli sulla terra battuta. Con le mani accarezzava il ferro che la teneva sospesa, uno slancio più forte verso il cielo e poi giù di nuovo a disegnare linee.

Era ormai pomeriggio inoltrato, il suo primo giorno a Storybrooke era quasi finito. Ed April trovava veramente rassicurante rimanere seduta in quel piccolo parco giochi.




Per tutta la mattinata aveva rimuginato su quella cartolina dal mittente misterioso. L'aveva letta più e più volte da saperla a memoria, ma nonostante tutto non capiva dove stava l'errore. Aveva tradotto al meglio quelle stringhe complicate – si era aiutata con i migliori manuali sull'argomento – ma aveva sbagliato qualcosa. Lei, una donna intelligente. Il mittente non si era presentato.

E così trascorse la mattinata tra un sorso si caffè accompagnato da un boccone di torta ed uno scarabocchio senza senso sul suo quaderno. Solo una volta rassegnata aveva lasciato libero il tavolo al Granny Caffè.

Il resto del tempo aveva visitato la città, senza fretta; ma solo con la voglia di non lasciarsi sfuggire nessun dettaglio. E nell'ora più silenziosa – quando per strada le persone si erano fatte più rare – si era decisa a cercare una stanza per la notte. Non se la sentiva proprio di lasciare l'impresa a metà, non dopo un solo tentativo non riuscito.

Con attenzione aveva riesumato il bigliettino dalla borsa, così da raggiungere il bed and breakfast. Ad accoglierla la stessa giovane donna con le extention rosse – Ruby le sembrava di ricordare. Non ne era stupita.

L'accompagnò nella camera migliore che avevano, così aveva detto. La quarta stanza al secondo piano. Per tutto il tragitto non aveva visto nessun altro ospite, sembrava deserto. Ad eccezione di April e Ruby. Si sentiva davvero la sola straniera in città.

Velocemente si congedò dalla sua guida e si richiuse la porta alle spalle eludendo le sue nfinite domande. Con lentezza aveva percorso quel piccolo spazio avanti ed indietro come se, quel solo movimento, potesse aiutarla a riflettere ancora. Era diventato un motivetto senza fine.

Chi l'aveva condotta in quella minuscola cittadina? Cosa voleva dire la frase ora ti fai chiamare così? E l'interrogativo più grande di tutti...doveva mollare?

Più ci pensava e più le domande ne richiamavano altre più complesse delle precedenti.

Doveva uscire, respirare aria sana. Uscì di lì – togliendosi dalla vista la carta da parati a fiori che ricopriva tutti i locali del Granny Inn – e si buttò in strada. Percorreva vie a caso, tanto non le conosceva, e si fermò solo davanti a quel piccolo parco giochi che solitario si trovava vicino al porto.

Da bambina adorava i parchi e le altalene erano le sue preferite. Fingeva sempre di essere un'astronauta e di volare nello spazio. Si inventava tante di quelle storie da raccontare al suo orsetto perchè era lui, e non lei, ad avere paura del buio.

Si era ritrovata a sorridere a quel pensiero e – con un secondo slancio – si era spinta verso l'alto.




<< Deve essere la nuova arrivata, signorina... >>.

Ad interrompere i suoi pensieri ora era un distinto signore, ben vestito. April lo osservò con tutta l'attenzione di cui era capace mentre l'altalena tornava verso terra.

“ Le notizie viaggiano davvero in fretta qui ” pensò.

<< Barner, ma la prego mi chiami April >>.

L'uomo così educato cambiò di mano il suo bastone e le sorrise.

<< Spero che la nostra città sia di suo gradimento signorina Barner e se dovesse servirle qualcosa non esiti a chiamarmi >> rispose con garbo allungandole il suo biglietto da visita.


 
Gold's Pawn Shop

Everything you want.

t. ***555013




Scritta nera su sfondo bianco, molto fine.

<< Incantevole >> fece una pausa per leggere il nome del gentiluomo. << Grazie Signor Gold >>.

Poche brevi parole in parte sovrastate dai rintocchi del vecchio orologio. Quattro colpi lenti, simili ad una grancassa.

<< I tamburi non si placano mai >> si lasciò sfuggire troppo ad alta voce il signor Gold.

<< Come? >>.

Si sistemò la cravatta e si slacciò il soprabito. << È solo un detto signorina Barner...ora la devo lasciare, le auguro buona serata >>.

E pronunciate quelle parole – veloce come era arrivato – sparì mentre la sua risata riecheggiava ancora nell'aria. April rabbrividì.

“ Forse è meglio tornare in albergo, di incontri strani ne ho avuto abbastanza per oggi ” pensò stringendosi nel cappotto.
































































Cantuccio dell'autrice

Salve a tutti!

Inizio con il ringraziare chi ha trovato due minuti per recensire il mio piccolo esperimento. Siete state davvero gentili e spero che il secondo capitolo non sia una delusione per voi. Per me è qualcosa di complicato *si lascia sfuggire una risata isterica*

Ora veniamo ad alcune indicazioni tecniche.

1- Anche a questo capitolo ci sono riferimenti a DW, uno in particolare (quattro colpi di tamburi) è proprio di un personaggio. Nemmeno ora dirò chi è, ma se non conoscete la serie tv e volete spiegazioni chiedete e risponderò ;)

2- Il nome del negozio del signor Gold l'ho inventato perchè non mi piaceva chiamarlo semplicemente banco dei pegni, il Granny Caffè ed il Granny Inn invece sono tratti da Once Upon A Time.

Ora ho finito di disturbarvi e mi ritiro nel mio antro oscuro assieme al signor Gold XD.

Buona lettura a tutti

xoxo

Ro




ps. Non abbiate paura a recensire, non mordo v.v 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3320625