Birth of new Gods

di Maico
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


BIRTH OF NEW GODS
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Credete veramente a quello che avete letto?
Sul serio siete convinti che sia esistito un certo Percy Jackson, figlio di Poseidone, che ha salvato l'olimpo?
Che proprio dal suo arrivo al campo, il Titano Crono abbia deciso di risorgere?
Pensare sul serio che grazie a lui l'olimpo di sia salvato?
Quanto siete sprovveduti..
Ma lasciate che la sottoscritta vi illumini. 
Vi mostrerò la verità. 
Vi mostrerò come i semidei vivevano realmente, a quello che provavano. 
Credete nelle favole a lieto fine?
Allora andatevene ingenui sognatori, andate nel mondo e tornate quando avrete aperto gli occhi. 
Qui non c'è spazio per voi. 
Questa che vi sto per raccontare è la realtà. Tutto ciò che quel fauno, Riordan, ha tenuto nascosto. 
La sua speranza è stata ammirevole ma gli è costata caro. 
Sperava che il mondo potesse andare per il meglio, che i buoni vincessero sempre e i cattivi perissero. 
Vi rivelo un segreto..
Non esiste Percy Jackson. 
Era tutto frutto di una pallida e sbiadirà speranza di un satiro stanco e vecchio. 
Ma voi, miei cari semidei cosa ci fate qui?
Prego entrate. 
Direte addio a tutto ciò in cui credevate?
Sarete così temerari e tenterete conoscere la realtà dei fatti? O siete dei conigli?
Venite miei cari, venite. 
Entrate e scoprite. 
Toglietevi la benda dagli occhi. Guardate il vero mondo, scoprite la vera storia. 
Vi farò capire come si sono svolte le cose. 
Vi illuminerò nel buio dell'ignoranza. Vi farò da guida in questo mondo a voi sconosciuto. 
Non temete l'ignoto miei cari. 
Venite, presto!
Sta per cominciare, non sentite?
Tenetevi stetti e vicini alla sottoscritta. 
Chi sono io?
Chiamatemi Verità. 
 
 
 
Il semidio correva veloce fra gli alberi, i capelli biondi sporchi e unti, molto più simili alla steppa bruciata che ai boccoli che aveva visto del padre. La pelle era tagliata in più punti, dove i rami lo avevano frustato nella sua folle fuga, e i piedi sanguinanti gli inviavano fitte di dolore ad ogni falcata. 
La terra umida lo rallentava, facendolo sprofondare sotto il suo stesso peso, facendolo cadere anche diverse volte. 
Sputò il fango che gli era andato in bocca, sibilando mentre avvertiva il bruciore dove una volta avrebbero dovuto esserci le sue unghie. 
"Erano così belle" fu un pensiero veloce come un fulmine "erano uno dei miei vanti" ma così come era arrivato svanì, subito sostituito dal terrore e l'adrenalina che gli correvano nelle vene, mandandogli scariche elettriche tutto lungo il corpo. 
Un richiamo risuonò nell'aria, ferendogli le orecchie e facendogli accelerare il battito cardiaco, tanto che temette che il cuore gli potesse esplodere in un qualsiasi momento. 
L'inutile arco di legno scheggiato gli batteva sulla schiena, ferendola. Il semidio poteva sentire il sangue colargli fino ai fianchi e picchettare sul terreno. 
Una radice lo fece inciampare e quasi urlò quando il ginocchio picchiò violentemente contro un sasso. Si rannicchiò per terra, in posizione fetale, il respiro corto e il terreno che vibrava. 
Un singhiozzo gli uscì dalle labbra e, con le mani che quasi non rispondevano ai suoi comandi, si tastò febbricitante il cappotto stracciato, ormai non più imbottito. 
Prese quei fogli di carta consunta, cercando, con ogni rimasuglio di lucidità, di non imbrattare con il sangue dei tagli sulle mani quei preziosi fogli. 
-Light!- sibilò con un rantolo, poggiando la fronte sulla terra bagnata -Cazzo Light! Muoviti!
Dei latrati gli giunsero alle orecchie e il ragazzo si ritrovò a stringersi le spalle con una forza tale da lasciarsi sicuramente dei lividi. 
Qualcosa si mosse al limite del suo campo visivo, facendogli balzare il cuore in gola tanto che credette di poterlo sputare da un momento all'altro. 
Tirò però un sospiro di sollievo nell'accorgersi che altro non era che Light. 
Il corvo lo scrutò con i neri occhietti, inclinando il capo a sinistra e zappettando verso di lui. 
-Fottuto corvo- sibilò -Mi prendi in giro anche adesso? Muoviti!
La bestiola gli gracchiò contro, posandosi sul suo palmo aperto. Il semidio non perse tempo, mettendosi in ginocchio e portando l'altra mano al collo piumato, fino a bloccargli la testa nella sua direzione. 
Gli fissò gli occhi neri come il suo manto, saggiandone per un attimo la morbidezza. 
-Fratelli?- si passò una lingua sulla labbra spaccate -Spero che questo messaggio vi giunga. Non ho molto tempo. Anzi posso considerarmi già morto. L'Ammazza Cervi è sulle mie tracce e i suoi segugi mi hanno quasi raggiunto. Io..- un singhiozzo gli mozzò il respiro e dovette farne uno profondo per non spezzarsi proprio in quel momento -..Non voglio morire.. Ma non ho altre possibilità. Vi prego, vi scongiuro!, non arrendetevi. Fatelo per me. Fatelo per gli altri che sono morti. Uccideteli tutti! Mandateli nelle più basse profondità del Tartaro- si passò una mano sporca digli occhi azzurri, serrando la mascella. 
-Dovete chiudere momentaneamente i progetti. Ci stanno con il fiato sul collo e potrebbero scoprirci in qualunque momento. 
Iniziò a legare le carte alla zampa dell'animale. 
-Voi me lo dovete! Non avrò pace nell'Ade fino a quando i nostri progetti non avranno successo, ci volessero anche mille anni. Io.. Voi siete la mia vera famiglia. Non loro. Vi voglio bene e.. Beh, addio. 
Lasciò libero l'animale che gracchiò, sbattendo gli occhi adesso rossi, alzandosi in volo e scuotendo intontito il capo. Il ragazzo lo guardò alzarsi sempre di più nel cielo grigio, fino a diventare una macchia indistinta. 
Non si girò quando il terreno sotto di lui iniziò tremare e fremere. 
Non si girò quando dei mastini uscirono dagli alberi accanto a lui, scrutandolo famelici con i loro occhi dorati. Né quando l'Ammazza Cervi scese dal suo cavallo, fermandosi davanti a lui. 
Con l'estremità dell'arco di metallo, lo obbligò ad alzare il volto, e lui ubbidì docile. Le mani le aveva abbandonate in grembo, con ancora la sensazione vellutata del piumaggio del corvo. 
"Stupido Light" sorrise mentre percorreva con lo sguardo stanco la figura minuta davanti a lui "Cerca solo di non perderti"
L'Ammazza Cervi teneva l'arco d'argento teso davanti al viso del ragazzo, la piccola persona avvolta da un corto mantello del colore della notte, intessuto all'estremità con ornamenti del colore del ferro fuso. Delle lunghe piume dello stesso colore spuntavano da sotto il cappuccio, troppo grandi per essere di un qualsiasi animale mortale, accompagnate da due corna ricurve d'osso, bianche come la neve. Catenelle d'argento pendevano dalla corona di corna, ondeggiando grazie all'aria gelida che si era alzata, facendo rabbrividire fino al midollo il semidio, data la mancanza di abiti che lo potessero proteggere. 
Le gambe pallide erano lasciare quasi interamente scoperte, avvolte solo da degli stivali alti di pelle. Un corpetto ne avvolgeva le forme morbide e acerbe, facendone risaltare i muscoli guizzanti e contratti. 
-Allora Mezzosangue?- gli chiese sputando per terra, dandogli un calcio al volto che gli fece vedere le stelle -Cosa avete rubato tu e i tuoi amici?- gli sibilò tirandogli i capelli, fino a fargli incrociare lo sguardo con quello quasi bianco della donna. 
-Rispondi inutile feccia!
E lui scoppiò a ridere, senza freni, completamente con il cervello spento. 
Non sapeva neanche lui il perché. La paura era così forte da paralizzare il suo intero corpo, se anche avesse voluto ribattere qualcosa sicuramente le sue corde vocali non avrebbero risposto. 
L'Immortale che aveva davanti gli tirò una ginocchiata alla mascella, rompendogliela e facendogli sputare sangue grumoso. Lo sentiva che gli scorreva in gola e sul palato, invadendogli i sensi con l'odore e il sapore ferroso. 
-Credi che non ti ucciderò e appenderò la tua testa mozzata sul mio muro?- lo minacciò quella, facendo intravedere un coltellaccio da caccia che aveva in un passante della cintura. 
-Cosa avete preso?!
Il semidio sentì gli organi interni schiacciarsi e le ossa della gabbia toracica scricchiolare con un rumore inquietante. Le lacrime, ancor prima che lui se ne accorgesse, presero a rigargli le guance mentre il cervello lo stava come implorando di aprire le labbra per formulare quelle semplici parole che avrebbero potuto donargli almeno una morte veloce, invece che di quella tortura. 
"Fa male" continuava a rimbombargli nel cervello "Tanto cazzo di male"
I cani ringhiavano, mordendogli a striscio le gambe e le braccia, giusto per ricordargli che non aveva via d'uscita. 
Aprì la bocca al cielo, quasi soffocandosi con la saliva e il suo sangue mischiato, cadendo a terra e facendone colare un rivolo rosato sulla polvere. 
-Allora?- con uno stivale lo girò a pancia in su, premendogli sempre di più sullo stomaco, facendogli girare la testa per il senso di vertigini e nausea. Provò a respirare col naso ma con stupore si scoprì incapace. Probabilmente era rotto e non se n'era neanche accorto. 
-Tu..- sussurrò cercando di controllare le scariche di dolore che gli inviava la mascella ad ogni minimo movimento -...fottiti. 
Con un urlo l'Ammazza Cervi incoccò una freccia con il suo lungo arco, perforando l'occhio e il cranio del semidio che si concesse un ultimo sorriso prima di spegnersi. 
Il corpo martoriato rimase immobile, le lacrime rapprese che si mischiavano con il sangue che colava a fiotti dalla ferita appena inflitta. L'unico occhio integro, iniettato di rosso, azzurro era spalancato al cielo, con il terrore della morte impresso. 
L'Immortale fece un verso di disgusto, voltando le spalle al cadavere e montando la sua cavalcatura. 
-Liberatevi di lui- ordinò ai suoi cani prima di voltarsi nella direzione in cui era arrivata, scomparendo nella selva; senza osservare i suoi servi che divoravano quel corpo semidivino. 
 
 
 
-Maledizione!- urlò la figura più grande, sbattendo un pugno sul bracciolo del trono. Le altre due, sedute dalle parti opposte della stanza, non dissero niente. C'era chi sapeva e chi era troppo distrutto da quella morte del tutto inaspettata. 
Lentamente la più silenziosa allungò una mano, prendendo uno dei tanti fogli e stendendolo davanti in modo tale che potesse studiarlo. 
Armi, cartine, ancora armi. 
Ma come potevano costruirle senza destare sospetti?
Si appoggiò stancamente al suo trono, stropicciandosi gli occhi. 
Solo in quei tre mesi otto semidei erano "misteriosamente scomparsi" ma adesso ne avevano la certezza. 
Li stavano eliminando, uccidevano tutti quelli che potevano essere una potenziale minaccia per il futuro. 
Quanti fratelli erano caduti in tutti quegli anni?
Ma li avrebbero vendicati, potevano starne più che certi. 
Mancava poco. 
Sospirò appoggiando la testa sul duro legno. Fissò nella penombra il soffitto segnato dalle macchie d'umidità e le crepe che lo ricoprivano. 
Si rannicchiò nel suo scanno, non prestando attenzione agli altri due che discutevano animatamente. 
Picchiettò ritmicamente l'indice sul ginocchio, analizzando l'ultimo messaggio che avevano ricevuto. 
Il primo passo era organizzare una falsa spedizione per ritrovare -invano- il cadavere e poi organizzare dei riti funebri -e di questo come al solito se ne sarebbe dovuto occupare lui- successivamente avrebbero dovuto fare un periodo di pausa e far finta di continuare normalmente la loro vita al campo. 
Avrebbero poi consegnato i progetti al loro figlio di Efesto di fiducia e si sarebbero allenati il doppio. 
Si massaggiò le tempie. 
Ma prima di tutto quello dovevano dare la notizia. 
-Credo che dovremmo riunire gli altri- disse continuando a fissare il soffitto, pur sapendo di aver gli occhi dei due puntati addosso -Dirgli che nostro fratello è morto. 
-Non se lo meritava- disse uno chianando la testa e stringendo i pugni. 
-Nessuno se lo merita- lo corresse alzandosi finalmente dalla sedia e stiracchiandosi i muscoli mezzi addormentati. 
-Presto avremo quello che ci spetta. Presto ci sarà un po' di giustizia in questo mondo.
-Avremo vendetta. 
-Apollo è morto. Dobbiamo scegliere un successore. 
-Facciamo i giochi?
I tre si guardarono in faccia prima di annuire. 
-E che i giochi siano. 
 
 
L'Arena era gremita di semidei di tutte le età. I più giovani erano ben riconoscibili dai diversi disegni tinti sulla pelle mentre i maggiori erano ai piani più alti, sbattendo in modo confusionale i piedi e sbraitando parole incomprensibili. 
I figli di Ermes giravano veloci, soffiando soldi e armi incustodite e racimolando le diverse scommesse sullo scontro. 
I cancelli si aprirono con uno scricchiolio sinistro mentre la casa sette usciva con gli archi in pugno, alzando le braccia verso gli spalti che esplosero in un boati di risposta. 
Il silenzio regnò sovrano mentre tre figure prendevano posto sul proprio sedile, mostrandosi alla calca. 
Le tre enormi statue dei pezzi grossi svettavano ai lati dell'Arena, le espressioni corruciate e bellicose, le rispettive armi in pugno e incrociare fra loro. 
All'ombra di queste i gladiatori si inginocchiarono, piagando la testa fino a raggiungere il suolo. 
Da una di queste statue, per precisare quella del dio degli Inferi, si affacciò un semidio. 
L'arco di ferro dello Stige faceva spettacolo dietro la sua schiena, alle cui estremità brillavano dei pugnali d'argento. 
I capelli neri e lunghi fino alle spalle nascondevano in parte gli occhi blu scuri, incorniciando il volto affilato, con due treccine sul lato sinistro. 
Sebastian Moreau alzò una mano ambrata, facendo tintinnare la cotta di maglia che indossava sotto un armatura leggera di cuoio. 
Il figlio di Ade osservò l'intera folla riunita, scambiando sguardi eloquenti ma ben celati da un'espressione afflitta. 
-Semidei- la sua voce rimbombò per tutto il luogo -Cameron Sviz è morto. 
Diversi mormorii si alzarono, creando uno sciamare irritante alle orecchie dei tre. 
Sebastian fissò i figli di Apollo nell'Arena, ricevendo un segno d'assenso da alcuni. 
Certo, il colpo per la perdita c'era, ma nessuno ormai era più tanto stupito. Quello era il loro mondo, combattere, sopravvivere e morire era la solita routine di loro semidei. 
Cameron era uno dei tanti trapassati, però ad ogni caduto la rabbia dei ribelli aumentava sempre di più. 
-Le spedizioni di recupero partiranno a breve ma prima dobbiamo decidere chi sarà il suo successore. 
Un cancello opposto si levò mentre lo stadio eruttava in nuove grida eccitate. 
-Chi ucciderà più mostri sarà nominato capo cabina- continuò cercando di nascondere il disgusto dalla voce -Chi verrà ferito o si troverà in una situazione disperata verrà spedito nel labirinto per tempo indeterminato. 
I primi mostri ringhianti uscirono, mostrando le zanne e gli occhi iniettati di sangue. Protesero gli arti scheletrici e denutriti verso i semidei al centro del campo che già si erano armati. 
Sebastian sapeva che nessuno voleva perdere o peggio ancora esser portato nel labirinto. 
Perché per quanto schifosa potesse essere la loro vita là dentro, almeno non erano in completa balia dei mostri fuori dai confini. 
-Figli di Apollo!- urlò il figlio di Ade -Combattete!
E mentre un corvo solitario gracchiava il suo canto di puro dolore, la sfida dell'Arena ebbe inizio. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo me: 
E sono sempre qua!!
Eccomi a voi con un'altra interattiva!
Eggià la prima non è andata un granché bene ma vabbè! Infondo se non si cade mai come si impara poi a mettere le mani avanti per non farsi male?
Nico: cose sensate da dire?
E no! Tu qua non centri un piffero! Va via!
N: *borbotta insulti in generale*
Scusate. Stavo dicendo?
Oh si, questa sono sicura che andrà bene! Ho già tutto in mente!
N: qua si esprime tutta la tua sadicità 
*ignorate please*
Spiego la storia a grandi linee:
Tutti i fatti di Percy Jackson?
Cancellati! Mai esistiti. 
Il mondo dei semidei è duro e il tasso di mortalità e decisamente elevato. 
Gli dèi se ne fregano tutti. 
Pochissimi semidei vengono riconosciuti ed è solo per capriccio divino. 
Quindi: gli dei sono i cattivi che se ne infischiano dei figli, anzi certe volte gli uccidono. 
Quando ho scritto che Apollo è morto intendevo Cameron. In seguito sarà spiegato il perché. 
Un gruppo di semidei si vuole ribellare a questa tirannia: i buoni. 
L'Ammazza Cervi.. *colpo di tosse sospetto* sicuramente la conoscete tutti. Diciamo che ho un filino modificato aspetto e carattere..
N: alla faccia del filo...
Il mio personaggio è un figlio di Ade dato che il patto dei tre fratelli di non aver figli non c'è mai stato. 
N: Ade? Sei fissata..
Taci!
Adesso:
Per gli OC
 
•La scheda la voglio tramite messaggio privato con il nome del vostro personaggio. 
 
•Le schede le accetto fino a sabato sera, ma se avete degli impedimenti potete comunque comunicarmelo. Anch'io sto soffocando con la scuola..
 
•Non voglio Mary Sue o Gary Stu o giuro che vi vengo a cercarvi e vi prendo a padellate. *decidete voi se scherzo o meno*
 
•Massimo due OC a persona. 
 
•Nella recensione mi potete scrivere il sesso e il genitore divino e se volete anche il nome e lo schieramento. 
(Schieramento: buoni, cattivi, traditori)
 
Mi servono un/a figlio/a di:
Zeus 
Poseidone 
Atena
Ares
Afrodite
Ermes
Efesto
Dioniso 
Apollo
Demetra
(Se volete potete anche creare un/a fratello/sorella per il mio Sebastian)
-benedizione da-
Era 
Estia
-cacciatrice-
Artemide
-mortale-
Oracolo
 
 
Potete d'altronde partecipare con dei figli di divinità minori che faranno come da "Personaggi secondari"
(Non so ancora se in senso buono o meno)
 
Gli dei maggiori mi servono obbligatoriamente. 
E no non vi dico il perché o rovino la sorpresa. Possono esserci comunque al massimo due figli per ogni divinità. 
 
Chiunque può partecipare, basta che non scompariate. 
Non voglio prenotazioni perché tanto i personaggi li scelgo io ma vi consiglio di essere vari. 
 
Pregherei di non fare tutte ragazze ma anche qualche ragazzo, prego. Ogni tipo di coppia e ben accetta.  
 
Prendo tempo a spiegare i traditori e poi finisco, giuro. 
I traditori possono essere di due tipi:
Prima dalla parte degli dèi e poi dei Ribelli
O prima dai Ribelli e poi dagli dèi. 
 
Scheda:
-Nome
-Cognome 
-Eventuale soprannome
-Età -minimo 14 massimo 20-
-Genitore divino e rapporto -e se è riconosciuto o meno-
-Genitore mortale e rapporto
-Orientamento sessuale 
-Schieramento
-Aspetto fisico -dettagli-
-Carattere -dettagli-
-Storia -potete scrivere quanto volete-
-Poteri (c'è sempre la minaccia delle padelle ricordate) vorrei dire che gli dèi hanno moltissime sfaccettature e quindi siate creativi gente! Non andate sul banale su su!
-Abilità 
-Arma -per i maggiori dico solo rimanere modesti dato che poi provvederò io in seguito- 
-Debolezze e paure -se mi dite nessuna giuro che vi faccio affettare da Nico anche se non c'entra nella storia-
-Difetto fatale
-Cosa ama
-Cosa odia
-Con chi andrebbe d'accordo e non -potete mettere genericamente una casa o l'altra o le qualità delle persone- 
-Altro *eventualmente* 
 
 
 
Come avete notato non ho messo il prestavolto, potete quindi togliere il freno alla vostra fantasia e sbrizzarrirvi! 
N: psicopatica..
Ecco.. Mi stai demoralizzando il pubblico! Va via!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


I miei omaggi, ricercatori della verità. Di nuovo qua?
Ma quanto siete coraggiosi, piccoli eroi, o forse solo molto imprudenti.
Vi è piaciuto lo spettacolo della scorsa volta? I suoi attori vi hanno istigato a tornare? Già.. non si può dire che sia iniziato male. Ho scelto bene l’inizio?
Quel povero Cameron era così carino, poco ma sicuro. Un vero peccato che un bel fiore come lui sia stato estirpato così presto.
Adesso le sue ossa abbelliranno solo la sua tomba.. un  vero peccato, non credete? Sono così candide, una delizia per gli occhi sul putrido mondo che ci circonda.
Ma non c’è spazio per i deboli; né nel Campo né nel mondo.
Allora piccoli eroi? Voi sarete prede o cacciatori?
Sarete come Cameron o l’Ammazza Cervi?
Per distruggere un mostro bisogna diventare tale.
Per uccidere un verme si deve essere verme all’interno.
Per sconfiggere un eroe quindi?
L’eroe si ucciderà con le sue stesse mani.
Più semplice di così?
Oh, sentite finalmente?
Sentite la confusione?
Volete andare via adesso?
Certo che no, voi infondo volete conoscere, volete apprendere.
Però che rimanga fra noi, chiaro?
La conoscenza è forse una delle armi più forti.. ma la curiosità è la condanna a morte per eccellenza.
Magnifico vero?
Che ne dite quindi un altro po’ di rosso per ravvivare l’ambiente? Qualcosa di caldo con cui ricoprici? Qualcosa di vero?
Non sentite la pioggia scarlatta picchiettarvi sulla pelle? Non vedete le lacrime del cielo precipitare nel mondo mortale, circondarci e bagnandoci il viso e la pelle?
La sentite penetrarvi fino alle ossa, strisciarvi sulle mani e imbrattandovi le labbra, fino a sentirne il sapore per la gola?
E il cielo infine si è tinto di rosso; il sangue dei puri sta affogando il terreno mentre il presagio della catastrofe inizia a serpeggiare fra i caduti al suolo.
La verità racchiusa nel sangue vuole essere scoperta.
E io farò di tutto per far avverare ciò.
Sentitelo questo liquido bollente scendervi fino a coprirvi gli occhi, facendovi diventare ciechi. Non mandatelo via piccoli eroi. Resistete e guardate ciò che sta accadendo ai nostri attori.
Datemi la mano e magari ritornerete a casa tutti interi.
O forse diventerete anche voi parte della mia verità.

 

Alexander Smith

Alex non voleva stare là. Perché avrebbe dovuto poi?
Lui non faceva parte di quel mondo. Perché andare quindi a vedere la casa sette che ammazzava insieme ed appassionatamente quella dozzina di mostri che il campo era riuscito a catturare? Che poi, anche se le facevano fuori quelle cose, a lui non sarebbe certo dispiaciuto. Magari avrebbe potuto irrompere nell’Arena e congelarne un po’ con la lancia che gli avevano costruito i figli di Efesto. Quello si che sarebbe stato appagante, e magari anche divertente.
Ci pensò su, mentre un boato dei diversi semidei sugli spalti, per poco non gli faceva perdere l’udito.
Bene, bloccato qui e anche sordo, che si può desiderare di più?
Fece un sospiro, rintanandosi ancora di più nell’angolo, il più lontano possibile da tutti. Non gli piacevano e folle di persone. E se si aggiungeva che questa era composta da un centinaio e rotto di semidei urlanti e pazzi, si poteva benissimo dire che a quell’ora, se gliel’avessero consentito, si sarebbe sparato già da tempo.
Dannati dèi, è tutta colpa loro.
-Hey Alex.
Il moro sobbalzò leggermente, perso nei suoi pensieri, spostando gli occhi verdi sulla figura che gli sorrideva. La ragazza portava abiti abbastanza anonimi, jeans e maglietta a maniche lunghe, coperti in parte da un giustacuore di cuoio, gambali e bracciali. Perfino le punte degli anfibi erano rinforzate di metallo. Insomma, pronta ad ogni evenienza; infondo non era certo raro che un mostro cercasse di mangiare qualche povero semidio urlante sugli spalti.
-Jade- rispose con un cenno del capo, continuando a fissarla anche quando lei si appoggiò al muro accanto a lui.
-Non ti stai divertendo, vero?- gli chiese, tenendo lo sguardo azzurro fisso sul campo dove i figli di Apollo erano impegnati a non morire, un pallido sorriso sulle labbra.
Alex si limitò a sbuffare, alzando gli occhi al cielo –stranamente grigio quel giorno- incrociando le braccia al petto. In risposta ottenne una risata mal soffocata dalla figlia di Ade.
-Neanche ‘Bastian ne è molto felice- gli disse gettando un’occhiata al gemello che osservava lo scontro dalla gigantesca statua di Ade –Credo che una volta che tutto questo sarà finito demolirà lui stesso queste costruzioni pacchiane. Già lo vedo con un sorriso folle mandare giù mattone per mattone.
Il riccio alzò un sopracciglio scettico.
-Ce lo vedo benissimo tuo fratello a fare una cosa simile- fece sarcastico –Perdere il controllo.. si, proprio da Sebastian.
-Come sei cinico! Era per ridere ma tu sei peggio che parlare con un minotauro- sospirò sconsolata, scuotendo la chioma corvina.
-Sei qui per..?- le chiese finalmente, massaggiandosi le tempie.
Decisamente troppo chiasso per i suoi gusti.
Jade lo guardò smarrita per un secondo, gli occhi chiari confusi, prima di sorridergli ammiccante.
-Non posso neanche scambiare quattro chiacchiere con un mio amico?
-Non sono tuo amico.
-Ma dai!- sbottò infine la mora, puntellandosi i pugni sui fianchi –Sei qua da tre anni!- gli sventolò un dito sotto il naso, gonfiando le guance –Sciogliti un po’, almeno tu sei troppo prezioso per gli dèi. Non ti lascerebbero mai morire!
-Io li odio!- sbottò, sibilando.
Alcuni semidei si girarono nella loro direzione, tornando però ben presto a prestare attenzione allo spettacolo che stava offrendo la casa sette.
Ormai per tutto il campo era risaputo l’odio di Alex per i divini.
-Anch’io- gli disse più calma l’altra, portandosi automaticamente una mano al ciondolo che portava al collo, lo sguardo incupito –Noi li odiamo. È per questo che stiamo facendo così tante spedizioni. Sarà questione di tempo, dobbiamo solo aspettare.
-Suonano come parole vuote.
-La speranza non si dona, è già dentro al corpo.
-Queste sembrano rubate da qualche libro.
La figlia di Ade scoppiò a ridere, alleggerendo la tensione che si era creata, e anche Alex si permise un piccolo sorriso storto.
-Vado a fare un giro- lo avvisò –chissà, magari mi verrà un colpo di genio su come vincere.
-Sarebbe troppo facile.
-Gira alla larga- la ragazza incrociò due dita verso di lui –Non voglio essere contagiata dal tuo pessimismo!
La ragazza scomparve in un viaggio ombra, lasciando Alex da solo, a domandarsi se sul serio i Ribelli sarebbero riusciti a sconfiggere gli dèi, liberandoli così dalla loro tirannia.


Sofia Bianchi

La figlia di Poseidone stringeva con forza i braccioli del suo scanno, gesto invisibile a tutti gli altri semidei che assistevano al combattimento a diversi metri sotto di lei.
Fece un tremante respiro, gettando un’occhiata fulminea allo scontro, sollevandola quasi subito.
-O merda. Perché a me?
Cercò di schiacciare nella sua mente i fastidiosi pensieri dove lei, sporgendosi troppo dalla balaustra, sarebbe caduta a terra con un sonoro “splof”.
Strinse le labbra, chiudendo gli occhi e cercando di calmare il battito cardiaco, tornando a guardare giù con più convinzione.
-Dannato Poseidone- sputò –Anche questo mi obblighi fare.
La lista di motivi per cui odiava Poseidone era già abbastanza lunga, ma sembrava come se ogni giorno dovesse spuntare un qualcosa che la obbligasse a mettere un nuovo punto.
Si rigirò fra le dita l’anello verde della madre, posandolo contro le labbra, socchiudendo gli occhi color giada. Le mancava da morire..
-Consegne espresse!- trillò una voce allegra alle sue spalle, cogliendola di sorpresa.
Lasciò la presa sul piccolo gioiello, che ricadde sul petto dato che era legato con un laccetto al collo, girando in parte il viso verso la visitatrice.
-Hey Jade- salutò calma, facendo un mezzo sorriso –Ti fingi ancora una figlia di Ermes?
La sua amica sospirò teatralmente, portandosi una mano sulla fronte e buttandosi seduta sul bracciolo alla sua destra, quasi schiacciandola.
-Fai con comodo eh!- la sgridò, cercando di tirare via un lembo della felpa rossa su cui la corvina si era seduta.
-Sono così stanca!- si lamentò a gran voce la figlia di Ade –Non voglio dare il cambio al gruppo di ricerca.
-Ma pensa a loro che sono fuori da stamattina.
-Ma io non ho forze, non vedi?- si portò le mani ala faccia, stropicciandola –sembro uno zombie!
-Ma non hai fatto niente tutto il giorno!
-Non capisci- le disse facendosi seria –la mia è stanchezza psicologica.
-Hai ragione, non ti capisco.
-Sono preoccupata per mio fratello. È una tale satiro certe volte!
-I satiri non sono così male..
-Sì, certo. E noi infatti siamo arrivate accompagnate da un uomo mezzo capra- la fissò con gli occhi azzurri, le labbra arricciate in una smorfia. La riccia scosse il capo per liquidare quindi il discorso.
-Cosa stavi dicendo a proposito di Sebastian?
-Giusto!- la ragazza balzò in piedi, alzando un pugno al cielo –Lo vorrei picchiare certe volte! La sua apatia mi da il nervoso!
-Jade non puoi pretendere che pianga ogni volta la morte di un semidio- cercò di farla ragionare –Sebastian, io e..
-Non nominare il suo nome in mia presenza!- sbottò –Non lo sopporto.
Sofia soprirò, alzando gi occhi al cielo –..siamo a capo dei Ribelli, non possiamo sembrare dei deboli che si disperano al primo fallimento. Non è la prima volta che accade e non sarà l’ultima. Io, per esempio, potrei morire anche domani.
-Non provare neanche a dirlo- lo minacciò la figlia di Ade –e comunque con Cam credevo che finalmente si sarebbe sfogato.
-Cameron era anche amico mio- le precisò, sospirando al ricordo del sorridente volto del figlio di Apollo –anche se, quando apriva la bocca per fare quelle sue orride battute, avrei voluto buttarlo giù da un ponte io stessa.
-Ma io ho scoperto che erano..- agitò una mano alzando le sopracciglia –Capito?
-Jade.. sapevo che eri strana ma qua stiamo esagerando! Vuoi che vada a cercare un dizionario del linguaggio dei segni? Che cosa stai cercando di dirmi?
-Erano intimi!
La figlia di Poseidone sbatté due volte le ciglia prima di arrossire.
-E allora!?- sbottò mettendosi le mani in faccia, facendo un gemito strozzato. Tutto quel discorso per.. per.. ma scherzavamo?
-Sembri una figlia d’Afrodite- le disse infine, sbuffando contrita.
-Lo sapevo che ti saresti arrabbiata.
-Non sono arrabbiata!
-E invece sì! Sei anche un pomodoro- canticchiò prendendola in giro.
-Sei un caso perso.
-E io che cerco di portare un po’ di normalità in questo campo maledetto- sospirò –Comunque quando torneremo in cabina gli tirerò i miei anfibi rinforzati.
-Mi dispiace per lui..
-Spiritosa. Adesso devo proprio andare perché mi sta guardando malissimo.
Jade sorrise, rigirandosi fra le dita una treccina, indicando col mento la statua di Ade dove un Sebastian, che per Sofia aveva un’espressione normale, guardava la sorella.
-A me non sembra arrabbiato.
-Fidati- le disse alzando gli occhi al soffitto –è irritato perché non sono rimasta al suo fianco ad assistere ai giochi come un figlio dei tre pezzi grossi avrebbe dovuto fare.
-Dovresti stare più attenta. Se gli dèi si accorgessero che la nostra gerarchia sta subendo simili modifiche potrebbero insospettirsi.
-Noi non siamo più speciali degli altri. Loro non sono padri e madri per molti di noi.
-Sei incorreggibile- concluse sconfitta, massaggiandosi la fronte –Almeno torna al suo fianco prima che abbiano ammazzato l’ultimo mostro.
-Contaci.
-E salutalo da parte mia.
La figlia di Ade scomparve, facendole l’occhiolino, minando con le labbra un “sicuro” che sapeva molto di presa in giro.
La figlia di Poseidone sbuffò, aggrottando le sopracciglia, incenerendo con lo sguardo il suolo polveroso dell’arena.


Robert Tesla

Il semidio fissava assorto il combattimento nell’arena, gli occhi etero cromatici scattanti e le dita che tamburellavano sulle sbarre di ferro (mezzo arrugginito) che servivano da barriera per non far evadere i mostri.
Le gambe penzolavano nel vuoto, ogni tanto qualche dracena allungava le mani ossute verso di lui, ma mai così in fretta da ferirlo, tanto venivano polverizzate da qualcuno dei suoi fratelli.
Robert era un figlio di Apollo. Sì, esatto, proprio il dio della medicina, del Sole e di quelle dannatissime lire.
Uno adesso si chiederà: “Ma perché te ne stai lì, bello comodo, a non fare niente mentre i tuoi fratelli sgobbano per non finire sgozzati?”
Magari perché quello stronzo di suo padre non si decideva a riconoscerlo.
Pian piano il ritmo delle sue dita morì del tutto, lasciando le mani chiuse a pugno. Robert poteva sentire la ruggine graffargli i palmi e l’odore ferroso fargli storcere il naso. Sospirò, appoggiandoci poi la fronte, rannicchiandosi nel piccolo posto che aveva trovato, poco distante da tutti gli altri semidei esaltati.
L’unico lato positivo di quella giornata era che successivamente ci sarebbe stata una festa per il nuovo capo cabina della casa sette.
Ridacchiò da solo, già pregustandosi tutto il vero divertimento che poi sarebbe seguito. E, modestia a parte, le sue feste erano le migliori. Altro che dio del Sole! Lui poteva benissimo avere sangue viola nelle vene!
Gongolò per qualche altro minuto, cercando di fermare il suo corpo che sembrava urlargli a piani polmoni di irrompere nell’arena per accelerare un po’ i tempi.
Festa, festa, festa, festa, festa, festa..
-Robbie!
L’interpellato sbatté le palpebre velocemente, tornando alla realtà quando si accorse che qualcuno lo stava chiamando con veemenza. Si girò, trovandosi ben presto con il mento sollevato fin a quanto gli era concesso, osservando la figura che torreggiava su di lui.
-Willy!- salutò facendo un sorriso storto –Come te la passi?
-Sono William!- sbottò l’altro, fulminandolo con lo sguardo, portandosi nervosamente un ciuffo di capelli biondi troppo lungo dietro l’orecchio.
-Calmati castorino, non ti ho mica dato del beota- rise, dandogli una leggera pacca alla gamba, strizzandogli poi l’occhio verde.
-Idiota.
-Mi ferisci così! Il mio cuoricino sta gridando, non lo senti?
Il biondo lo fissò per qualche secondo, cercando di calmarsi mentre il sorriso rimaneva immobile sulle labbra di quello svitato festaiolo. Dopo due minuti riuscì ad auto convincersi che, no, non avrebbe tirato un pugno a Robbie. Ma solo perché era meglio non avere per nemico quel folle. I suoi scherzi non erano affatto divertenti quando voleva.
-Allora ti siedi? Così facciamo il gruppo di figli bastardi!- concluse il tutto con un piccolo verso che sarebbe stato di esaltazione se solo dal tono non fosse trapelato così tanto veleno.
-Non siamo bastardi- lo corresse William, gli occhi etero cromatici fissi in quelli dell’altro che sbuffò.
-E io ho scoperto come tirare un pugno ad Apollo senza venire ucciso subito dopo.
-Noi sappiamo di chi siamo figli- insistette brusco, cercando di tenere una conversazione pacifica.
-Un povero figlioletto di Zeus non riconosciuto, davvero una brutta cosa, non ti pare? Non puoi neanche salire sulla statua di Big Z.
Il biondo serrò la mascella.
-Insomma- continuò imperterrito –chissà quando odio provi per Zeus.. perfino quel figlio di Afrodite scelto da Era può salirci tranquillamente, senza rischiare di essere fulminato.
-Come se me ne importasse qualcosa di quella cazzo di statua- sbottò alzando la voce –Non me ne potrebbe importare di meno di essere riconosciuto da quel bas..
-Ohi amico- lo riprese Robbie dandogli uno schiaffo forte al polpaccio e dando una veloce occhiata al cielo –Cerca di calmare i bollenti spiriti fino a quando non ritorna la Grey, ok?
-Sta zitto!
Robbie alzò le spalle, tornando allo scontro quasi concluso, un ghigno impertinente in faccia. Si divertiva sempre un mondo a stuzzicare Willy. Ogni volta il biondo arrossiva di rabbia, stirava le labbra in una linea sottile e cercava di ucciderlo con lo sguardo. Anzi, il moro sospettava, e ne era quasi certo, che evitasse di picchiarlo solo perché dopo Rose, una volta tornata dalla spedizione, gli avrebbe fatto la paternale.
Ricominciò a battere le dita mentre i passi dell’altro si allontanavano.
Qualunque cosa l’altro avesse dovuto dirgli, alla fine se n’era completamente dimenticato.
Invisibile” si disse, guardando un coltello infilzare l’occhio di un segugio infernale. 









Angolo della sociopatica:
Nico non ti ho dato il permesso di cambiare nome ai miei angoli!
N: per contratto è anche mio!
Tu non centri un piffero! Va nell’angolino!
*Maico cerca di rimediare alla figura appena fatta*
Ho una marea di cose da dire ma poco spazio.. mannaggia..
Non posso fare mica l’angolo autrice più lungo del capitolo!
..o no?
Pubblico: NO!
Vebbè.. ok mi concentro.
I primi semidei vengono presentati! Yup! Credo che ci saranno ancora due capitoli di presentazione e poi potremmo partire!
Pubblico: Yeeee! Andiamo in Canada a vedere le alciiiii!
Io intendevo con la storia ma non importa
Pubblico: puoi portare anche il pc, tanto non prende tanto spazio.
*tutti cercano di capire il senso del discorso ma nessuno, neanche l’autrice, lo trova*
In questo capitolo si prendono in considerazione:
L’adorabilissimo Oracolo del campo, Alexander Smith, cinico e di poche parole che –povero lui- viene importunato da Jade, la gemellina di ‘Bastien..
Seb: Non chiamarmi così capra
N: quello è mio fratello! *gli batte il cinque*
Fantastico, ne ho ucciso uno di Nico ed ecco che ne spunta un altro.. sono perseguitata dai commentatori acidi.
Dicevo.. tesoro che cerca di far ridere un po’ tutti! Chissà perché ma ho il sospetto che questi suoi tentativi non stiano funzionando bene..
*risatina*
E quella povera gioia di Sofia Bianchi? Con le vertigini, messa proprio in uno dei punti più alti del campo –e no, non vi dirò gli altri- anche lei importunata da Jade.. sta qua potrebbe benissimo essere una mia incarnazione OC adesso che ci penso. E che si mette a parlare della vita sentimentale del fratello.. adesso provo imbarazzo io stessa per Seb. Povera gioia.
No, dai! Anch’io vorrei un fratello da trattare così!
Ma che belli comunque i battibecchi fra amiche vero? Io con una mia l’avrei fatto seriamente.
N: tu sei pazza!
Va all’angolo!
Il piccolo Robbie? –che tanto piccolo non è- piccola gioia che si mette a fare feste al campo! Voglio scrivere una sua festa adesso.. chissà cosa ne verrà fuori!
N: devi spiegare il sangue viola.
Oh, giusto! Sarebbe un nuovo nome da me creato (N: no, dalla capra che hai al posto del cervello) che sta a significare una discendenza da Dionisio. Come l’Ammazza Cervi e il sangue viola vi assicuro che ci saranno altre stranezze e dèi con nomi nuovi di zecca.
Tornando a noi.
Al club dei piccoli bastardelli non riconosciuti c’è anche William! Tesoro che viene chiamato Willy! Lui è Liam!
N: basta punti esclamativi!
Uffh!
*Nico cerca di ucciderla*
Ma noi siamo buoni e lo chiamiamo Liam, vero? Che cerca di contenersi perché poi Rose gliele canta per bene…
Pubblico: chi è Rose?
*no spoiler*
Ma adesso un ultima cosa.
A causa di problemi e ritiri, mantengo le iscrizioni aperte per un altro po’ perché mi mancano dei pargoli.
-Zeus (mi servirebbe riconosciuto lui o lei)
-Efesto
-Dionisio

Se volete creare degli OC figli di questi siete liberissimi di farlo
N: gente aiutare questa povera disgraziata, chiamate il numero in sovraimpressione!
Smettila!
Ok, scusate per tutto sto tempo per il mio angolo, cercherò di contenermi anche se voi mi amate.
Smettila di cancellare le mie frasi Nico!
N: *spegne l’autrice con il telecomando* Silenzio! Grazie al cielo!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Venite giovani eroi, venite!
Oggi ci divertiremo molto, non ne siete felici?
Finalmente qualcosa sta muovendo i fili del mondo, facendoli vibrare! Non sentire anche voi? Non sentite l’aria mancarvi, lo stomaco attorcigliarsi, comprimendosi su se stesso?
Seguitemi piccoli cuccioli d’uomo, state attenti a non perdermi di vista in tutta questa nebbia, aggrappatevi all’orlo del mio vestito.
Sentire questo silenzio? Non è magnifico?
La calma prima della tempesta! Anche se, in questo caso, sarebbe giusto dire tragedia..
Avvertite il ferro aggredirvi il naso? Percepite questi suoni bagnati, provenienti dal suolo che stiamo calpestando?
No, non guardate ancora giù. Voglio che sia una sorpresa, un dono per voi.
Più veloci, forza. Non siete curiosi?
O state seguendo il mio consiglio dell’altra volta?
Venite, accelerate il passo. Ve l’ho già detto, vi proteggo io dal lupo cattivo. Non abbiate timore, seguite la verità e non sbaglierete mai.
Coprite il naso, aguzzate la vista.
Il primo di voi che scorgerà il bagliore rosso sarà ricompensato adeguatamente.
Preparatevi eroi acerbi, sognatori senza destino.
Non abbiate paura della nebbia, entrate nella porta che vi sto aprendo.
Assistete allo spettacolo che oggi i nostri dolci protagonisti hanno allestito per noi. Sedetevi, prendete in mano un fiore.
Magari potrete tirarlo una volta che questo atto sarà finito.
Sempre che ne rimanga qualcuno ancora in piedi..
Silenzio adesso, piccoli miei. Uno spettacolo si gusta appieno senza distrazioni.
Che posso dirvi io?
Buona visione.

 

Rosalie Grey

La ragazza prese un profondo respiro, cercando di concentrarsi sul movimento continuo di Caffè, tenendo in mano le briglie.
Il pegaso sembrava condividere il suo nervosismo, agitando la coda, pestando il terreno con gli zoccoli e muovendosi a malavoglia verso il terreno degli dèi.
La spada che teneva al fianco sembrava come chiamarla, avvertendola che qualcosa in tutta quella calma non andava. Poteva vedere New York espandersi sul loro corpo di ricerca, confondendosi con la vegetazione del fitto bosco.
La foschia si apriva al loro passaggio, facendoli vedere il vero territorio divino, l’Olimpo che splendeva a qualche chilometro di distanza, inondando il cielo di una soffusa luce dorata. I cancelli bronzei della città superavano perfino le chiome dei maestosi alberi giganti, estendendosi fino a perdita d’occhio come delle mura invalicabili.
Rose iniziava anche a sentirsi schiacciata da tutta quella flora, come una formica, soprattutto perché a causa dei fitti rami erano obbligati a procedere via terra.
Il mondo umano ogni tanto si scorgeva, lei stessa era stata trapassata da uno scuolabus, come un canale televisivo con le interferenze. Alcune risate rimbombavano nel silenzio di quella foresta guardiana, creando una tensione ancora più palpabile e minando ai nervi della figlia di Demetra che, guardinga, gettava di tanto in tanto occhiate ai suoi compagni.
Ai semidei non era permesso oltrepassare le mura se non sotto comando di qualche divino ma, i casi in cui questi concedevano la grazia, erano quasi nulli, anche se non inesistenti. Rose non ci teneva particolarmente a perdersi per l’eternità nella nebbia aurea che circondava la città, oltre i cancelli.
-Cameron- sussurrò, guardando i piccoli scorci di cielo –Che cosa ti è accaduto?
-Rose- la chiamò una voce.
La ragazza girò il capo, incontrando la figura, minuta come la sua, di Jinny che la osservava con il capo inclinato, gli occhi scuri con una muta domanda.
-Stai parlando da sola?
-Cosa?- sbatté un attimo le palpebre, prima di sentire un familiare calore diffondersi sulle sue guance –No!
La giapponese fece una leggera risata, portandosi con un gesto elegante una mano chiara a coprirsi la bocca, apparendo così ancora più distante dai soliti canoni per un figlio di Ares.
-Stavo pensando- cercò di giustificarsi allora, toccandosi con un gesto la treccia laterale che si era fatta prima di partire.
-Uh, ok allora. Ma tieni gli occhi aperti- per una frazione di secondo il suo sguardo si indurì –non voglio fallimenti oggi.
Rose venne nuovamente lasciata alla retroguardia, i muscoli un'altra volta in tensione. E, chissà perché, aveva avuto l’impressione che l’ultimo sorriso che Jin le avesse rivolto fosse un po’ troppo forzato.

Passò un'altra ora di completa monotonia, il fondoschiena stava iniziando a far male alla maggior parte di loro, ma nessuno chiese mai di fermarsi e riposare. Sapevano tutti fin troppo bene che a loro occorreva una particolare sepoltura, o la loro anima avrebbe avuto diversi problemi per giungere negli inferi.
Costretti a vagare sulla terra, senza memoria e senza essere visti, nel luogo in cui sei morto, per l’eternità.
Le parole del figlio di Ade le rimbombarono nella mente, facendola rabbrividire. Lei di certo avrebbe apprezzato che qualcuno la portasse al campo per il suo funerale invece di farla marcire chissà dove.
Si allentò il colletto della camicia a quadri che portava sotto la leggera armatura, all’improvviso troppo stretto. Meglio non pensare a quelle cose proprio durante quella spedizione.
Eppure c’era qualcosa che le puzzava in tutta quella storia. Cameron era un semidio modello, svolgeva i suoi compiti, eseguiva senza battere ciglio le richieste del padre. Lui era una delle poche eccezioni. Uno dei privilegiati che erano riusciti a guadagnarsi il favore divino ed ad entrare sull’Olimpo.
Come poteva un semidio come lui, uno che era così in alto nella loro scala sociale, esser precipitato così violentemente?
Mancava qualcosa, qualcosa che sembrava volersi prender beffa di lei.
Se solo avesse potuto parlare con il suo spirito magari avrebbe potuto illuminarla… se solo Ade gliel’avesse concesso.
“Ma ci sono sempre i due gemelli” rifletté “Magari se non troviamo il corpo.. non andrebbe contro la giurisdizione di Ade” scosse la testa, eliminando quei pensieri dalla sua mente, chiedendosi come accidenti ci fossero entrati.
Strizzò con forza gli occhi, alzando la testa, determinata a trovare il povero Cameron in quella foresta enorme.
I suoi occhi castani saettarono per un attimo su un ramo più basso degli altri, attirando la sua attenzione. Li socchiuse, mentre il Sole faceva risaltare le piccole screziature verdi, mettendo a fuoco la figura di un serpente bianco, tre volte più grande di un normale pitone, arrotolato placidamente, intento a fissarli con gli occhi scarlatti.
-Ma che..?
Allungò una mano, pronta ad avvisare gli altri dell’animale, proprio quando quello spalancò la bocca, snudando i denti ricurvi, sibilandogli contro.
Rosie cercò contemporaneamente di tapparsi le orecchie, per il suono che gliele stava facendo fischiare, e tenere sotto controllo Caffè che, come impazzito, si stava impennando, quasi disarcionandola.
Diverse imprecazioni degli altri suoi compagni le giunsero, qualche pegaso le saettò di fianco, inghiottiti ben presto dalla vegetazione.
-Cos’è successo?- chiese Lilian, alzandosi da terra, massaggiandosi la gamba su cui era caduta, facendo una leggera smorfia.
Rose non riuscì ad aprire bocca per rispondere alla figlia di Afrodite che i primi ululati spezzarono quel silenzio.


Felicity Collins

Fu per puro miracolo che la figlia di Atena riuscì a tenersi in sella. Il suo pegaso aveva cercato di scrollarsela di dosso e, per pochi secondi, Felicity è stata costretta a partecipare al primo rodeo della sua vita. E probabilmente anche l’ultimo.
Aveva sbattuto la tempia contro il collo dell’animale, dove adesso sentiva un sordo pulsare, ma era riuscita comunque a mantenere il controllo.
Non come era successo a sua sorella Cora ad esempio, cosa che la fece in qualche modo sentire meglio.
-È una trappola!- sbottò all’improvviso quest’ultima, girandosi di scatto verso la direzione dove provenivano gli ululati, tendendo il suo arco.
-Una trappola?- le fece eco Rose, che intanto aveva controllato velocemente in che condizioni stava Lilian.
-Spiegati rosa!- sbottò Jin, snudando le sue spade giapponesi, abbandonando la sua maschera di compostezza.
-Sarà un sistema di sicurezza- azzardò Rose, mordendosi un labbro –ci siamo avvicinati troppo!
Felicity scambiò qualche occhiata eloquente con gli altri membri del loro gruppo, dicendosi che no, quello non era il reale motivo.
-Sta di fatto che adesso ci hanno lanciato addosso i loro lupi- prese parola, preparandosi mentre il terreno tremava leggermente –dovremo combattere per tonare al campo.

Nonostante il loro corpo aveva avuto qualche minuto per prepararsi allo scontro, quando i lupi entrarono nel loro campo visivo già due semidei dell’avanguardia ne furono assaliti.
Felicity non riuscì a guardare la loro morte, troppo impegnata a cercare di abbatterne uno che aveva preso di mira lei e il suo pegaso.
La bestia era imponente, come tutto in quel luogo maledetto, grande quanto un auto, dal pelo rossiccio e dagli occhi infuocati. Il pelo era ispido, sporco di terra e fango e qualcosa di più scuro e vischioso mentre i denti erano rossi, alcuni ancora intinti del sangue di qualche preda.
-Amanda!
La figlia di Atena strinse gli occhi, riuscendo a rotolare via solo per un soffio, ma il suo cavallo cadde al suolo, sotto il corpo della bestia che gli tranciò di netto il collo.
Spalancò la bocca, con un improvviso senso di nausea, stringendo i suoi pugnali fino a farsi sbiancare le nocche.
Con uno scatto improvviso corse contro il lupo, gli occhi brucianti di collera per la perdita del suo pegaso.
Riuscì ad aprirgli un taglio su una zampa posteriore, ottenendo solo il risultato di farlo girare di scatto verso di lei, adesso con il pelo ancora più rosso.
-Bastardo!- urlò scivolando sulla dura terra, strappandosi parte dei vestiti e anche qualche capello, per evitare un balzo di questo.
Le urla dei suoi compagni le giungevano ovattate, forse qualcuno la stava chiamando, forse altri stavano piangendo per i morti, magari altri erano già morti.
-Felì!
Una freccia colpi la spalla del lupo, proprio mentre stava per saltarle addosso, facendolo sbilanciare e portarlo così a cambiare bruscamente direzione.
La figlia di Atena vide sua sorella, con buona parte del viso imbrattata di sangue e un taglio sulla fronte, tendere una nuova freccia con il suo arco, scoccandola poi contro un animale che aveva cercato di avvicinarsi. Felì notò poco dopo la figura piccola a terra, ai piedi di Cora, che non si muoveva.
-Merda- sibilò fra i denti, dando anche una veloce occhiata a Jin, in parecchia difficoltà dato che aveva addosso due di quei mostri, e a Lilian che cercava di comandarli, ma con scarsi risultati, con la sua lingua ammaliatrice.
Era spacciati.
Morti che camminavano.


Levi Lambert

-Devi seguirmi!- le ripeté per la decima volta il ragazzo dalla zazzera azzurra, fissandola con gli occhi dello stesso colore dei capelli, afferrandole senza tante cerimonie il polso.
-Dammi un buon motivo- gli rispose, puntandogli il pugnale alla gola, facendo un mezzo passo indietro per mantenere una distanza di sicurezza.
-Se decidi adesso forse qualcuno è ancora vivo- aveva ribattuto impassibile.

Levi non immaginava che la situazione fosse tanto disperata. Aveva pensato che quel semidio stesse esagerando ma evidentemente si sbagliava.
Sui venti semidei che avrebbero dovuto esserci, meno di una decina erano ancora vivi e solo una manciata di quelli a terra aveva ancora tutto il corpo attaccato.
-Cazzo- imprecò il ragazzo, facendo comparire una lancia in mano –non ce la faremo mai.
Levi si accucciò maggiormente sul ramo spesso su cui l’azzurrino l’aveva portata cavalcando i venti, cercando di ignorare l’elevata altezza, incoccando una freccia fino  che questa non le sfiorò con la coda lo zigomo.
-Mai arrendersi così facilmente- lo riprese, concentrandosi sul suo bersaglio, nonostante anche lei pensasse che, quella di intromettersi in quello scontro, fosse solo una follia.
-Ok bionda, io vado giù, tu coprimi le spalle.
-Non darmi ordini stramboide.
Levi riservò un’occhiataccia alla schiena dell’altro che, silenzioso, cercava il più velocemente possibile di arrivare almeno a portata di tiro di una di quelle belve.
La cacciatrice prese un profondo respiro, avvertendo l’adrenalina scorrergli veloce nelle vene mentre il cervello lavorava rapidamente.
Lupi del genere non li aveva mai visti di guardia ai confini dell’Olimpo, e dubitava fortemente che fossero un nuovo acquisto degli dèi.
Troppo feroci e intelligenti per essere bestie normali -per quanto normale potesse essere il loro mondo- sembravano anche immuni al bronzo celeste con cui erano stati più volte feriti dalla disperata difesa dei semidei.
Un urlo la fece concentrare sull’ormai piccola figura dell’azzurro, che adesso aveva scagliato la sua arma addosso ad un animale, prendendolo così alla sprovvista e riuscendo ad azzopparlo momentaneamente.
-Ora! Ora!
Levi non se lo fece ripetere oltre. Una sua freccia tagliò l’aria con un sibilo, piantandosi nel pelo folto che coronava il collo massiccio di un secondo lupo, rimanendo incastrata.
L’animale sembrò solo leggermente infastidito, mentre si volava oltraggiato, fissandola con gli occhi fiammeggianti e ringhiandole contro.
Levi lo fissò di rimando, digrignando i denti nervosa, prendendo un’altra freccia.
-Scappate!- urlava intanto il semidio, piegandosi in un movimento così secco che per un attimo la ragazza temete che si fosse spezzato la schiena.
I pochi rimasti sembrarono persi per qualche istante, probabilmente intontiti dall’improvvisa comparizione, riprendendo poco dopo però le armi in mano, decisi a combattere fino in fondo.
Quando anche le sue frecce finirono, Levi decise di unirsi all’azione di terra, scendendo dal ramo su cui si trovava, cadendo proprio sulla schiena di un lupo. Gli piantò i piedi sulla schiena, avvolgendo le braccia intorno al suo collo, stringendo la presa, avvertendo i muscoli protestare. Si riparò come meglio poté da quei denti affilati, cercando di prendere uno dei suoi pugnali, mentre il mostro scuoteva senza controllo il capo.
Cadde a terra, ancora aggrappata all’animale, venendo schiacciata quando da quel corpo fuori controllo che si agitava scompostamente sopra di lei.
Riuscì a piantare l’arma sul suo fianco, colpendo più volte, cercando di lacerare la pelle spessa, urlando di rabbia non appena notava che i suoi colpi venivano bloccati del pelo crespo.
Un vento gelido la fece rabbrividire, tanto che fu costretta a chiudere gli occhi, avvertendo immediatamente il peso che le gravava addosso mancare all’improvviso. Li riaprì di scattò, facendoli saettare fino alla figura minuta di una ragazza che correva verso il lupo da lei precedentemente colpito, in quel momento immobile a terra, con due katane sguainate e uno sguardo bruciante di collera.
-Allontanati!- venne richiamata poi dal semidio che l’aveva coinvolta in quel suicidio. Lo osservò, poco lontano da dove si trovava lei, con le braccia stese in avanti, la pelle adesso ancora più chiara, messa in lugubre risalto dalle macchia rosse che gli imbrattavano i vestiti, le vene blu ancora più evidenti. Lo vide tossire, mentre una nuova folata gelida si alzava sul tetro bosco, e una sottile striscia di sangue scuro prese a scendergli dal naso.
-Non ce la faremo mai!- gridò una ragazzina, intenta a farsi da scudo con qualche radice evocata sul momento.
Quelle parole furono le più veritiere che la Cacciatrice di Artemide ebbe mai sentito.


Exikaya Lumier

L’azzurro percepì chiaramente l’esplosione che li sbalzò tutti in avanti, facendolo sollevare da terra e spedendolo contro il tronco di uno di quegli enormi alberi.
Gemette dal dolore, cercando di rialzarsi, cadendo però con un tonfo sul terreno polveroso e saturo del sangue degli altri suoi compagni.
Sentiva la testa estremamente leggera, magari a causa di tutte le ferite che aveva, ma il corpo più pesante di un macigno.
Tossì, con la vista appannata, cercando di trovare gli altri suoi compagni.
Represso un singulto d’orrore quando i suoi occhi azzurri incontrarono lo sguardo vitreo di un ragazzo, poco più piccolo di lui, con la bocca ancora spalancata, la parte inferiore del corpo mancante.
Strinse le labbra, facendo un secondo tentativo di tirarsi su, appoggiando la schiena dolente contro la corteccia ruvida.
Ma forse, per quello che vide, non ne valeva particolarmente la pena.
Un cratere, dal diametro di una decina di metri, si era creato proprio in mezzo al luogo dello scontro,infossando il terreno, schizzando anche molti alberi secolari del liquido rosso che lo ricopriva.
Del fumo denso si levava dal centro, rendendo indistinguibile qualunque fosse la “cosa” all’interno.
Si portò una mano al volto, avvertendo al dito la lancia tornata anello.
-Qualcuno qui ha bisogno di aiuto- cantilenò una voce all’improvviso, spezzando quel lungo silenzio di tensione.
Exikaya sgranò gli occhi, buttando fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni quando un’ondata di calore lo travolse, stordendolo, facendolo scivolare nuovamente a terra.
Con la fronte premuta sul terreno osservava con occhi semichiusi il vapore diradarsi velocemente, lasciando così posto alla figura umanoide al centro.
Il ragazzo poté quindi studiare il nuovo arrivato. Era un uomo, senza ombra di dubbio, dalla pelle del color della terra. I capelli sembravano fuoco vivo, e magari era proprio così, lasciati sciolti e lunghi sulle spalle. Si spargevano ai lati della testa, come quando si era sottacqua, senza acquisire una vera e propria forma. L’azzurro pensò che, se non ci fosse stato quello strambo cerchietto d’oro, quelle fiamme gli sarebbero andate perfino negli occhi.
Questi, seppur la distanza, si potevano benissimo identificare come gialli, accecanti proprio come quelli di un gatto.
Il busto era libero da ogni indumento, adornato solo da una collana di piume bianche, dello stesso colore del sorriso che mostrava e, a fasciargli le gambe, c’erano solo dei pantaloni di pelle, non meglio identificata.
-A-Apollo?
L’azzurro spostò lo sguardo sulla cacciatrice che aveva trovato nel bosco, per pura fortuna, vedendola quasi smarrita, inchinata nonostante il corpo provato.
Ponderò l’idea di dimostrare lo stesso rispetto ma dubitava fortemente di potersi anche solo muovere dalla posizione che aveva assunto.
-Vi ho visto dall’Olimpo- continuò il dio guardandosi introno, con una strana scintilla nello sguardo –e ho pensato di darvi una mano.
-I lupi?- chiese una rosa (si appuntò mentalmente di chiedergli la marca della tinta), stringendosi nelle spalle, guardandosi sospettosa intorno.
Effettivamente Exikaya non ne vedeva neanche l’ombra. Che fossero fuggiti? Disintegrati all’arrivo del dio?
-Ci ho pensato io- liquidò la questione il dio con un sorriso sprezzante –Per noi dèi è un gioco da ragazzi togliere di mezzo quelle palle di pelo.
-I nostri compagni..- singhiozzò una piccola ragazza, la stessa che prima aveva visto difendersi con le piante, strisciando fino ad un corpo vicino, prendendogli delicatamente la testa fra le mani e iniziando a piangere silenziosamente.
-Mia sorella Amanda..
Il semidio abbassò gli occhi, evitando di vedere quei corpi privi di vita, sentendo la nausea salire ogni qual volta respirava quell’aria troppo ferrosa.
-Mi dispiace piccola- le disse il dio, alzando però con leggerezza le spalle –Ma sono morti.
-Che schifo di missione di recupero- borbottò cupa una giapponese, storcendo la bocca in una smorfia, alzando invece gli occhi a mandorla verso l’alto.
-Guardate il lato positivo- cercò di scherzare il dio –voi siete vive miracolosamente, perché io sono riuscito a salvarvi in tempo. Non voglio neanche immaginare che cosa sarebbero successo se non fossi arrivato in tempo!
-Le dobbiamo la vita- fece nuovamente la piccola, tirando su col naso e chiudendo gli occhi alla sorella.
-Già- il dio sembrò soddisfatto di quella frase –Sarà meglio che torniate al vostro campo adesso. E raccontiate quello che è successo.
-Aspetti..!
Il richiamo della cacciatrice si perse nel silenzio del bosco. I soli sette sopravvissuti fissarono per qualche secondo ancora il punto in cui il dio era scomparso, prima di incrociare lo sguardo fra di loro.
-Torniamo al campo- ribadì Exikaya, alzandosi ma crollando sfinito a terra mentre un corvo gracchiava il suo lugubre canto.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo della sadica che molti di voi adesso uccideranno:
Nico smettila!
N: tanto è la verità!
*ignora*
Ok, fatemi spiegare please
N: si è divertita a scrivere questo capitolo
Sta MUTO!
Ok, questa dolce spedizione di recupero non è finita tanto bene, neh?
E sì, avete letto bene. Sono tutte femminucce qua –a parte una chioma azzurra di cui parlerò dopo-
La prima vittima sacrificale è Rosalie Grey, citata nel capitolo precedente, questa adorabile figlia di Demetra è molto curiosa e determinata a scoprire cosa caspio è successo a Cameron!
Ma dato che questa verità non la deve scoprire per ripicca le ho ucciso una sorella.
Muuuuuuaaaahhhh!
State tranquilli, l’ho inventata al momento Amanda e una bella perdita familiare ci stava.
N: *sussurra* sadica….!
Viene anche accennata Lilian, figlioletta di Afrodite che, povera, viene disarcionata dal suo pegaso. Ahiahi..
Una Felicity, che poi tanto felice non sembra, segue subito dopo, affiancata da una rosa Cora. Che belle sorelline! U-g-u-a-l-i.
Levi –chi segue l’Attacco dei giganti alzi la mano!-
N: qua non centra.
Ma Levi è il mio cucciolo-tappo che è in grado di uccidermi solo per avergli dato del nano.
L: *vene pulsante in fronte e spolverino in mano* Cosa?
Niente! Comunque dicevo, Levi, tesorino di una Cacciatrice!
Non avete qualche domanda? Tipo, che caspio ci faceva lei nel bosco?
N: tanto sanno che tu non lo dirai
It’s top secret!
E Exikaya –che ogni volta che lo scrivo o paura di sbagliare nome- ?? e lui, unico maschietto, che centra? Perché seguiva le nostre fanciulle?
Cosa c’è sotto?
E Apollo? E i lupi?
Cosa sta succedendo qua? Credete veramente che Apollo si sia messo a fare il buon sammaritano?
Tutte domande legittime a cui io non risponderò! Muuuuuuaaaahhh!
N: accorcia
Ok, che dire? Nel prossimo capitolo vedremo probabilmente gli ultimi semidei, il ritorno della nostra carovana al campo, e molte altre cose.
Ogni tipo di supposizione è ben accetta –tanto non potrete mai raggiungere il mio livello di follia ahaha!-
Tutto quello che ho scritto ha un filo logico, non ho messo dettagli a caso, state ben attenti.
Maico chiude
*sparisce in un puffh blu facendo il segno della pace*

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