Fili e Kili - I Figli Di Thorin

di Faith_03
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01) Nati Sotto La Montagna ***
Capitolo 2: *** 02) Quando La Vita Cambia ***
Capitolo 3: *** 03) Cercare Una Nuova Casa ***
Capitolo 4: *** 04) Andare Avanti Insieme ***
Capitolo 5: *** 05) Caduti In Trappola ***
Capitolo 6: *** 06) Sorprese Dolci E Amare ***
Capitolo 7: *** 07) Piccoli Nani Crescono ***
Capitolo 8: *** 08) Nella Locanda ***
Capitolo 9: *** 09) Preparativi Per Il Nuovo Anno ***
Capitolo 10: *** 10) Incontri Ravvicinati ***
Capitolo 11: *** 11) Maggiorenni ***
Capitolo 12: *** 12) L'Amore Dà... ***
Capitolo 13: *** 13)... L'Amore Toglie ***
Capitolo 14: *** 14) Decisione Post Mortem ***
Capitolo 15: *** 15) Paura E Furia ***
Capitolo 16: *** 16) Il Perdono Di Bofur ***
Capitolo 17: *** 17) Uno Strano Incontro ***
Capitolo 18: *** 18) Libertà ***
Capitolo 19: *** 19) Nuova Possibilità Per Fili ***
Capitolo 20: *** 20) La Follia Di Fili ***
Capitolo 21: *** 21) E Unione Sia ***
Capitolo 22: *** 22) Notizie Da Uno Stregone ***
Capitolo 23: *** 23) Preparativi, Paure e Saluti ***
Capitolo 24: *** 24) Cena Nella Contea ***
Capitolo 25: *** 25) Pericolo Al Guado ***
Capitolo 26: *** 26) Abbacchio Arrosto ***



Capitolo 1
*** 01) Nati Sotto La Montagna ***


  1. Nani Sotto La Montagna
Né Thorin né Dis avevano bisogno di farsi rispettare dai nani del regno di Ere- bor perché loro erano due nani speciali. Oltre a essere due fratelli gemelli, cosa molto rara nel mondo dei nani, erano i figli di Thràin e nipoti di Thròr, re sotto la montagna. Principe e principessa dei nani, erano molto uniti in famiglia anche con l'altro loro fratello Frerin, anche se avevano personalità molto diverse. Thorin era sempre al fianco di suo padre e suo nonno, aiutava a regnare il regno nanico, Dis era una fiera guerriera, stava sempre in prima fila assieme ai suoi fratelli e a suo padre quando gli orchi cercavano di attaccavano la città di Dale:
 "Attacchiamo ora nani, che non facciano mai più ritorno!!!"
era il suo grido di battaglia per incitare tutti i nani guerrieri nella sua lingua e l'effetto era quello che desiderava, un'ondata di armi, scudi e grida feroci di nani che difendevano il loro territorio.
Frerin dal canto suo era un nano tranquillo e, anche se era un principe, adorava lavorare con gli altri nani a scovare oro e pietre preziose, abile e veloce, tutti i nani gli chiedevano aiuto quando lo vedevano, la sua compagnia era una fonte di sicurezza per tutti, sembrava che lui avesse un sesto senso per trovare le gem- me più grandi, preziose e belle:
 "Che sia sempre benedetto il “Principe delle gemme”."
Lo chiamavano così.
I tre fratelli inoltre avevano scopi diversi nella vita, mentre Thorin fu scelto per essere il nuovo re sotto la montagna per la sua tenacia e perché veniva rispettato da tutti, Frerin era l'addetto agli scavi e Dis allenava guerrieri di ogni età, avrebbe continuato così fino alla fine dei suoi giorni se non avesse incontrato lui...
Un nano con lunghi capelli biondi e una barba, bionda anch'essa, con qualche treccina a decorare anche i suoi baffi, l'aspetto era quello di un principe, uno che era troppo bello per essere un nano qualunque, aveva gli occhi grandi, azzurri, gentili e un sorriso che incantò subito la principessa nana.
“Oh, che splendore” pensava Dis appena i due incrociarono gli sguardi. Il nano biondo si avvicino alla principessa:
 "Maestà, il mio nome è Flik – s'inginocchio – e sono al vostro servizio..."
Dis rimase molto colpita da questo personaggio, inoltre lei non era il tipo che si stupiva facilmente ma quel nano, quel Flik, ci riuscì.
 "E io al vostro..."
rispose Dis, anche se non doveva dare troppa confidenza ai soldati, ma dentro al suo cuore sapeva che lui era diverso. A volte capitava che dopo l'allenamento lui, con una scusa diceva di non aver capito una mossa e restavano sempre al al- lenarsi per ore e ore. E capitava anche che alla fine restavano a guardare le stelle mentre si rilassavano e si conoscevano meglio:
 "Lei è più forte di me, mia signora."
 "Non dire così Flik, ogni guerriero è diverso e ogni guerriero ha la sua arma... Mi dice sempre così mio fratello Thorin."
Gli occhi di Dis non riuscivano a staccarsi da quelli del guerriero nano, le piaceva il fatto che combattevano fino a tardi insieme e anche che restavano da soli a guardare le stelle. Anche se non sapevano che degli occhi li osservavano.
 "Chi vi ha allenato a voi?"
chiese Flik
 "Mio padre, infatti sia io che Thorin siamo molto abili con la spada, Frerin preferisce l'ascia invece..."
Più stava con lui e più il suo cuore batteva come non mai.
Flik le sorrise:
 "Sono contento che i nani contano su di lei... Io non riesco a fidarmi nemmeno di me stesso, odio combattere."
 "E cosa vorresti fare?"
Il nano distolse lo sguardo per guardare le stelle:
 "Le piace la musica, mia signora?"
Quella domanda lasciò sorpresa la principessa guerriera:
 "La musica?!"
ripeté, Flik chiuse gli occhi e con la mano sinistra muoveva le dita come se stesse veramente suonando qualcosa,
 "Sì, la musica... Quel bellissimo suono che sembra una magia, e che ti trasporta lontano... Una volta sono anche arrivato fino a sopra le stelle, guardare il mondo da lassù, è una cosa meravigliosa..."
 "Ma che stai dicendo?! Tutto questo è impossibile..."
Dis sapeva che i nani non potevano volare, figuriamoci andare sulle stelle, a lei piaceva la musica ma sapeva anche farne a meno per difendere il suo popolo, dopo quel pensiero Flik le sembrava strano.
 "Il mio sogno, mia signora, è di costruire strumenti musicali per tutti i nani che, come me amano la musica, e vogliono imparare a suonare... So che è sciocco detto da un nano che combatte usando un martello gigante ma preferisco mori- re tenendo in mano un violino che la mia arma... È questo quello che penso."
Il giorno dopo, mentre Dis si recava al campo degli allenamenti, venne fermata:
 "Dis..."
Si voltò e suo fratello Thorin era lì,
 "Fratello – rispose lei – cosa succede?"
 "Dovresti dirmelo tu, come mai quasi ogni sera rincasi tardi?"
nel tono del fratello gemello c'era sia rimprovero che preoccupazione, Thorin non voleva che succedesse niente a lei, come a suo fratello e agli altri.
Dis lo guardò nel profondo dei suoi occhi e rispose:
 "Ho un nuovo allievo che non è molto bravo. Per questo che lo alleno quando tutti sono via"
In realtà sentì che c'era altro, tutta la notte le sue parole le avevano fatto compagnia perché lei non riuscì a dormire, alla fine lui non era strano, aveva solo un grande cuore. E riuscì a sorriderci sopra.
 "Se come dici tu non è abbastanza capace, perché non lo cacci?"
Il volto di Thorin era una maschera, e lo faceva da sempre, ogni volta che nella sua testa girava quel pensiero.
 "Vi vedo sempre, e vedo anche lui... Non è vero che è un'incapace, è forte e dotato, come tutti noi...- poi si avvicino di più a lei – Non vorrei che nessuno ti facesse soffrire, sorella mia... Sta molto attenta..."
Gli occhi di lei si spalancarono a quelle parole, non aveva mai sentito Thorin così preoccupato per lei, Dis era una nana forte e una guerriera ma solo le parole di suo fratello le facevano pensare. Lo guardò dritta negli occhi:
"Le tue parole ti fanno onore, fratello... Ma anch'io potrei dirti le stesse cose anche a te dato che ti vedi anche tu con una nana..."
Anche Thorin era “impegnato con una nana che era una semplice abitante di Erebor, e anche loro a volte si vedevano di nascosto perché di sicuro il padre non l'avrebbe accettata questa nana di rango molto inferiore al loro. Serviva sangue reale per continuare la stirpe dei nani di Durin. Thorin non disse niente, anzi girò i tacchi e continuò per la sua strada.
Le parole del fratello le ronzarono per tutto il giorno, anche durante gli allenamenti con i nani ma quando capitava d'incrociare lo sguardo di Flink le passava tutto. Sembrava sapere cosa ronzava nella testa della principessa guerriera perché con il suo sguardo e il suo sorriso sembrava dirle “Va tutto bene”.
Anche quella sera restarono insieme fino a tardi, a un tratto Flik tirò fuori dalla sua sacca un violino:
 "E questo?!"
Dis rimase sorpresa,
 "È il mio regalo per te, voglio che anche tu voli sulle stelle."
Iniziò a suonare una melodia dolce che si sparse dentro la montagna, incantando chiunque ascoltasse quella musica, nani, nane e bambini ancora svegli.
Dis non si sarebbe mai immaginata che un nano sapesse suonare uno strumento come quello, aveva sentito gli elfi quando venivano a parlare con il nonno ma la musica di Flik aprì il suo cuore da nana, sentiva che grazie a quella musica poteva fare qualsiasi cosa, anche arrivare su in alto vicino alle stelle.
Quella musica sembrò incantare pure il principe Thorin che li lasciò in pace, an- dando via con un sorriso sicuro. Ora era tranquillo, la sorella era in buone mani.
Col tempo i due ebbero vari momenti per stare da soli non solo dopo gli allenamenti, capitò anche che Flik conobbe entrambi i suoi fratelli con cui andò subito d'accordo.
Purtroppo pochi giorni dopo vennero chiamati a combattere per aiutare gli elfi a combattere contro i gli orchi e i mannari, questa volta in prima fila c'era anche Flik:
 "Sei pronto per la battaglia?"
chiese Dis,
 "Sono pronto a difenderla fino alla morte, mia signora..."
disse con la luce della speranza negli occhi, Thorin e Frerir gli misero entrambi una mano sulla spalla:
 "Combatti con noi come un fratello."
disse Thorin,
 "Dobbiamo tornare insieme a casa, o non tornerà nessuno..."
concluse Frerin.
Flik era contento di essere al fianco di tutti e tre i principi, combatterono insieme fino all'ultimo orco, lui non si lasciò mai sopraffare dal nemico, anche lui era molto forte, grazie anche agli allenamenti in più con Dis.
Il suo sguardo inoltre era sempre diretto ai tre fratelli così, in caso di aiuto, poteva intervenire, vide infatti che un mannaro era in agguato su Frerin, il nano biondo iniziò a correre e quando la bestia saltò per afferrare il principe nano Flink lanciò, con tutta la forza che aveva, il suo martello che colpì in pieno il lu- po:
 "Grazie, fratello."
gridò il principe rilanciandogli l'arma che Flik l'afferrò al volo. Anche se il suo animo era gentile combatteva come se fosse nato per usare quell'arma grossa e potente.
Soccorse anche Thorin ma non ebbe il tempo di ringraziarlo perché sentirono un grande botto e un grido che spaventò i tre nani guerrieri, Dis era a terra.
Non era ferita ma l'orco che l'aveva buttata a terra l'aveva spinta verso un fossato e lei fino all'ultimo non si era resa conto del pericolo dietro. L'orco ne- mico impugnava una lancia di metallo nera, Dis sapeva che le armi degli orchi non erano sempre quelle che sembravano, infatti loro erano esseri infimi e crudeli, tutto l'opposto degli elfi che erano prima.
I due si guardarono negli occhi, lui fece un sorriso malvagio e parlò nella sua lingua,
“Tu sarai la prima a morire...”
la principessa non capì ma sapeva già come sarebbe finita se non si fosse rialzata subito e recuperata la sua ascia di guerra.
Dis con la mano raccolse una pietra e la lanciò dritta dritta nella fronte dell'orco che inclinò la testa all'indietro e in quel momento la principessa guerriera cercò di rialzarsi e cercò anche la sua arma ma intorno a lei c'erano solo cada- veri sia di nani che di orchi, la sua ascia sembrava sparita nel nulla. L'unica volta in cui cambiò arma, l'aveva persa.
L'orco urlò di nuovo dalla rabbia e puntò la lancia nera contro la principessa nana e questa fu la sua salvezza, distraendosi il nemico non si accorse che un martello si stava dirigendo verso di lui e quando lo colpì la sua testa fu staccata dal corpo e rimase così. Un orco senza testa ma con la lancia in posizione d'attacco.
Due secondi dopo spuntarono i due fratelli e Flik, s'incrociarono di nuovo gli sguardi e gli porse la sua arma:
 "La sua ascia..."
Se la scambiarono mentre la battaglia intorno a loro infuriava, ma loro restaro- no immobili come se fossero in un altro posto meno che lì.
Il cuore di lei era rilassato e poi sentì le grida degli altri nani:
 "Andiamo..."
disse lei e insieme abbatterono tutti gli orchi nemici.
I vincitori furono i nani, degli orchi solo in pochi sopravvissero e scapparono a gambe levate, tutti erano contenti per la vittoria, tranne una.
Dis era nera in volto e con la sua ascia spostava le car- casse per farsi un passaggio:
"Dis – la chiamò Flik – che ti succede?"
la voce del nano biondo era preoccupata. Dis si voltò verso di lui:
 "Che mi succede?! Niente..."
Fece per andarsene ma Flik la fermò:
 "Dis guardami – di nuovo la principessa incrociò il suo sguardo – abbiamo vinto, perché sei arrabbiata?" 
 "Arrabbiata?! Ti sembro arrabbiata? No, sono furiosa... Mai in una battaglia mi sono lasciata sopraffare da un nemico, chiunque esso fosse...  Per una volta in vita mia mi sono distratta e ho rischiato la vita..."
 "Non essere dura con te stessa, poteva capitare a tutti."
cercò di confortarla Flik,
 "Tutti non sono capi dell'esercito Flik... Io sono la principessa dei nani, colei che vi ha addestrato... Non dovevo permettere..."
Non finì la frase perché il nano biondo le prese le mani e di nuovo si guardarono nel profondo degli occhi, lui sorrideva:
 "Nessuno vi giudica se è quello che temete, mia signora, abbiamo vinto, è questo l'importante, possiamo tornare tutti a casa ora..."
Di nuovo quella sensazione di essere da un'altra parte da soli e il suo cuore si rilassò un'altra volta:
 "Perché con te non riesco mai ad arrabbiarmi..."
non era una domanda perché la risposta la sapeva già.

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Capitolo 2
*** 02) Quando La Vita Cambia ***


2) Quando La Vita Cambia
 
Il tempo passò e la vita dei nani più o meno era sempre la stressa, le battaglie contro gli orchi sembravano non finire mai, solo Thorin con il fratello Frerin e Flik partecipavano perché la principessa guerriera aveva altro a cui pensare. Aveva, momentaneamente, appeso la spada al chiodo perché ora doveva occuparsi di un  futuro erede al trono dopo Thorin, (se avrebbe trovato il coraggio di dire al padre e al nonno della nana che non era ancora successo).
Dis e Flik erano diventati genitori di un bellissimo bambino biondo e con gli occhi azzurri come il papà.
Nel regno dei nani non esisteva un matrimonio come quello di alcune razze della Terra di Mezzo, loro la chiamavano “Unione Nanica” la coppia doveva solo giura- re amore e fedeltà davanti al re dei nani e lui dava la sua benedizione. Così fecero Dis e Flik e dopo mesi nacque il neonato nano.
Lo chiamarono Fili.
Egli nacque pochi giorni dopo che i nani ebbero fatto una scoperta sensazionale, la scoperta dell'Arkengemma, sempre grazie al fratello minore di Thorin e Dis.La nascita del piccolo principino fu un giorno di grande festa per tutti i nani, il padre era il nano più orgoglioso di tutti, gli brillavano gli occhi quando lo prese in braccio per la prima volta:
 “Mio figlio... Il mio piccolo Fili...”
Anche Dis e i suoi fratelli, insieme al padre e al nonno, erano tutti emozionati, ogni nascita era un giorno importante ma Fili era un piccolo principe nano. Il fratello gemello di Dis lo mostrò al popolo di Erebor.
 “Sorella mia, sono contento di essere diventato zio di tuo figlio – lo porse tra le braccia della mamma – lunga vita al principe dei nani...”
Flik, per festeggiare la nascita del suo figlio regalò a Thorin e Freirin una bel- lissima arpa fatta di un legno marrone scuro e liscio come se fosse fatto di seta con dei decori fatti d'oro e anche qualche runa. Raffiguravano delle foglie e dei rami leggeri. Quella sera ci fu un enorme banchetto e i due fratelli principi la suonarono portando tranquillità anche nel piccolo neonato che ascoltava le note.
 “Si vede che è tuo figlio – scherzò Dis – ascolta attentamente la musica intor- no a lui e non disturba facendo i capricci come gli altri neonati.”
Flik guardò la madre di suo figlio negli occhi:
 “Vedrai, sento che da adesso in poi le cose miglioreranno sempre di più...”
sorrise e entrambi i loro sguardi andarono all'Arkengemma, che sprigionava una luce propria, il cuore della montagna. La speranza del popolo di Erebor.
Il piccolo Fili cresceva ogni giorno di più facendosi sempre più bello, era l'orgoglio sia del padre e sia di Thorin, appena imparò a camminare non faceva altro che inse- guirli e poi s'incantava sempre quando c'era della musica creata dai nani. E insieme a lui crescevano anche i suoi capelli biondi e a soli 4 anni sapeva cosa voleva fare, voleva fare le treccine come  quelle del papà e le voleva fatte proprio da lui, lo adorava e il padre lo era ancora di più.
Quando il piccolo compì 5 anni però qualcosa cambiò, arrivò un grande drago del nord che s'insediò all'interno della montagna distrug- gendo prima la città di Dale.
I nani persero tutto, dagli ori della montagna alla pietra più preziosa, Thorin e gli altri nani provarono a combattere ma senza alcun risultato, arrivarono anche gli elfi con il re Thranduil
 “Aiutateci...”
urlò Thorin agli elfi ma loro non lo fecero.
Non aiutarono i nani, tornarono indietro non appena videro il disastro causato dal mostro e il cuore del principe dei nani si riempì di odio verso di loro,
 “Mamma... Papà…”
 “Fili...”
il padre lo prese in braccio mentre aiutava Dis, nuovamente incinta, a salvarsi dalla furia del drago,
 “Fili... Sta tranquillo... Siamo qui...”
Il piccolo nano piangeva per lo spavento.
I tre componenti della famiglia per fortuna si erano salvati uscendo da una porta nascosta della montagna grazie all'aiuto del padre di lei, anche Dis era triste e poi la creatura dentro di lei continuava a muoversi come se avesse capito cosa stava succedendo.
 “Sta calmo piccolo, calmo...”
Purtroppo Dis sapeva che da lì a pochi giorni egli sarebbe nato ma senza una casa non sapeva cosa poteva fare in un momento di panico come quello.
Thorin li trovò, il suo sguardo era nero:
 “Thorin... Meno male stai bene.”
Il principe nano, anche se era furioso, riuscì a rispondere alla sorella:
 “Sì, e tu?”
Vedeva che stava male, e che era spaventata, Fili corse verso di lui e lo abbracciò:
 “Zio Thorin – disse tra le lacrime – ho paura....”
Thorin s'intenerì a quelle parole e accarezzò i capelli del nipotino, si piegò su un ginocchio per poter vedere i suoi occhi azzurri:
 “Fili, non avere paura, tutti noi siamo salvi e anche te.”
il piccolo smise di singhiozzare e lo zio continuò:
 “Ora devi farmi un piccolo favore anche te, sta vicino a tua madre e se si sen- te male corri da papà.”
Si alzò e si diresse verso il suo popolo:
 “Aspetta – Flik lo fermò – dov'è Frerin?”
Thorin si bloccò e poi rispose senza voltarsi:
 “È salvo, sta bene, è insieme a papà e al nonno.”
e si diresse verso gli altri nani. Purtroppo tra i nani che Thorin non vide più fu proprio la nana con cui aveva la relazione segreta, ella si chiamava Ziren, e Thorin portò quel dolore, e il ricordo della nana nel suo cuore per sempre.
Per fortuna che dopo vari giorni di cammino trovarono riparo in un villaggio di uomini mettendosi a loro disposizione nei lavori, tutti sapevano che i nani erano abili e grandi lavoratori.
Thorin e suo fratello Frerin insieme a suo padre e a suo nonno, creavano armi, mentre Flik lavorava come aiutante in un negozio dove costruivano oggetti con il legno, a volte capitava anche di costruire strumenti musicali, cosa che piaceva molto a lui che amava la musica.
Per loro lavorare per qualcuno, come gli uomini, non era fonte d'umiliazione, solo che non potevano fare altro, il popolo dei nani per fortuna accettò di restare accanto al re e al principe dei nani, giurarono di seguirli anche in questo momento “temporaneo”.
A volte erano proprio loro a dare spettacolo, i nani non erano solo bravi a costruire ma sapevano giocare con gli oggetti come piatti e posate che quando dovevano sparecchiare un posto e cantavano canzoni, tutti alla fine applaudivano e molti volevano imparare a fare come loro, ma senza successo. Dopo tutto l'arte dei nani era solo dei nani.
Il governatore del villaggio diede il permesso ai nani di stare in alcune delle case dove non ci abitava più nessuno per dormire e per curare i nani malati e rimasti feriti a causa del drago, e alcuni nani abitavano insieme a delle famiglie per non lasciare nessuno per strada.
Inoltre c'era anche un'altra questione prima di spostarsi da un'altra parte, Dis doveva partorire, Fili non aveva mai abbandonato la madre da quando lo zio gli aveva detto di starle vicino e di chiamare il padre se si fosse sentita male.
Dis, che non lavorava e si occupava del figlio, come i fratelli, aveva ancora la paura del drago negli occhi, inoltre si sentiva in colpa perché non aveva aiutato i fratelli a combattere per difendere il proprio popolo... Non poteva farlo in quel- le condizioni, si era sentita inutile e incapace. Per fortuna che quando Flik rincasava la rassicurava sempre con le sue dolci parole e la sua musica del suo nuovo violino, quello che aveva era andato perduto nella montagna, riuscì a fabbricarne un altro, all'insaputa del proprietario del negozio e usando dei materiali di scarto che per il nano andavano ancora bene, e poi Flik era molto veloce a costruire.
Una sera finalmente avvenne:
 “PAPÀ... PAPÀ...”
il piccolo corse verso il padre che era appena rientrato:
 “Che c'è Fili?!”
 “Mamma... Mamma!!!”
Subito il nano biondo corse in camera di Dis e si chiuse la porta alle spalle, non voleva che Fili guardasse, era ancora troppo piccolo.
Il figlio da dietro la porta sentiva le grida di dolore della madre e la voce del padre, lui era così spaventato che si mise a piangere, aveva voglia di entrare per vedere cosa stava succedendo ma essendo piccolo, e nano, non arrivava neanche al pomello della porta. Le grida del padre e della madre continuarono per tanto tempo poi Fili sentì un terzo grido, un grido molto strano e poi le urla di gioia del padre Flik:
 “Dis, è un maschio, un altro maschio... Oh che bello!!!”
Dentro la testa di Fili giravano tante domande, cos'era questo “maschio”? E perché il padre era così felice?
Senza accorgersene la porta si aprì e vide il padre con il suo sorriso più bello ma anche con alcune lacrime che gli scendevano sulle guance:
 “Ora puoi entrare Fili, vieni a conoscere tuo fratello.”
Un altro paio di domande si aggiunsero nella sua testolina, cos'era un fratello?
E perché lo doveva conoscere?
Si avvicinò alla madre e anche lei stavo sorridendo, lacrimava ed aveva la fronte imperlata di sudore:
 “Fili, piccolo mio, ti presento tuo fratello Kili...”
Il piccolo nano neonato aveva i capelli scuri come la mamma, era piccolo, paffuto e teneva gli occhi chiusi, inoltre quando strillava Fili notò che non aveva i denti.
 “Perché è così?”
chiese innocentemente, i due genitori sorrisero e la madre rispose:
 “Anche tu eri piccolo così quando sei nato, solo con i capelli biondi e gli occhi azzurri.”
gli accarezzò il viso e i capelli, ma lui era un po' triste:
 “Che hai piccolo mio?”
 “Mi volete ancora bene?”
I due genitori capirono e fecero un abbraccio a tre, con il neonato in mezzo:
 “Fili, non pensare queste cose, io e papà ti amiamo, ed è per questo che ora hai un fratellino, così quando crescerai non ti sentirai solo. Sei come zio Thorin e zio Frerin...”
Fili guardò il neonato che ora dormiva tranquillo nella coperta bianca e tra le braccia della mamma.
 “Ma rimarrà sempre così?”
 “No Fili – rispose il padre -  quando tu avrai dieci anni, lui avrà l'età che hai tu adesso, e vedrai che ti vorrà seguire in qualsiasi posto tu andrai e vorrai anda- re.
Giocherete insieme, crescerete insieme e vi allenerete insieme... Ora è ancora troppo piccolo per fare le cose che ti ho detto ma vedrai che quando crescerà sarà diverso. Devi solo aspettare un po' di tempo...”
Il piccolo Fili mise un dito nella manina del fratellino che, mentre dormiva, la chiuse delicatamente, fu allora che il fratello maggiore sorrise e salutò il picco- lo:
 “Ciao Kili...”
La nascita del piccolo venne annunciata la mattina dopo, gli zii, il nonno e il bis nonno andarono a trovare Dis per vede re il nuovo arrivato e il giorno dopo ebbero il permesso dal governatore del villaggio di organizzare una piccola festa tra nani per la nascita di Kili. Non era bella come quella fatta per Fili ma almeno i nani sopravvissuti potevano essere felici e il padre, come sempre, suonò qualcosa per il secondogenito.

 

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Capitolo 3
*** 03) Cercare Una Nuova Casa ***


03) Cercare Una Nuova Casa
 
Ora che anche Dis poteva aiutare, a sua insistenza, il popolo dei nani partì nuovamente per recarsi in un luogo adatto a loro, ne parlavano da giorni e ormai era deciso, dovevano andare a Moria. Quello era l'unico posto adatto per loro, inoltre era anche un luogo sacro, là avrebbero trovato riparo:
La famiglia di Flik aveva due poni a disposizione per trasportare le loro cose più Dis e i due figli:
 “Mamma, stiamo tornando a casa?”
Dis, che teneva il piccolo Kili tra le braccia, aveva lo sguardo avanti, come se   prima o poi vedesse il posto in cui si stavano dirigendo:
 “No figliolo – disse con voce seria – questo posto in cui siamo diretti è un posto sacro per tutti noi nani.”
 “Tu ci sei mai stata?”
 “Solo una volta, Fili.”
Flik era vicino a Thorin:
 “Sicuro che è l'unico posto sicuro?”
 “Dubiti di me, fratello?”
Thorin chiamava “fratello” Flik perché oltre a essere un membro della famiglia, era diventato anche il suo migliore amico e, insieme a suo fratello Frerin, in battaglia era una forza in più.
 “No, non sto dubitando di te, è solo che – guardò Dis e il fagotto con dentro il suo secondogenito – non ti sembra troppo presto?”
Thorin lo guardò nel profondo dei suoi occhi chiari come il cielo ma profondi come l'interno di una montagna:
 “No, è l'unico posto in grado di ospitarci tutti, dovevamo recarci prima lì ma il destino ha voluto diversamente. Non te ne faccio una colpa se è andata così... Quello è il nostro posto, non lavorare per gli uomini.”
Chiuse la conversazione e andò avanti per la strada.
Flik lo sapeva cosa stava pensando il principe dei nani, forse tutto questo non sarebbe successo se gli elfi non se ne sarebbero andati così come erano arrivati. Anche lui li aveva visti dopo che Thorin gli urlò di aiutarli e anche lui era rimasto deluso dal loro comportamento ma, ragionando un attimo, cosa potevano fare nani e elfi contro un drago sputa fiamme? Niente... Sarebbero morti tutti per recuperare la propria casa e gli ori al loro interno.
I giorni passarono e quando finalmente arrivarono a destinazione il principe dei nani notò che c'era qualcosa di sbagliato, il paesaggio era desolato, né erba e né fiori abbellivano la montagna di Moria, solo terra bruciata e frecce conficcate in corpi di nani sparsi dappertutto. Subito si girò verso il suo popolo bloccando il passaggio per evitare che guardassero quell'orrore:
 “Fermi. FERMI... Non vi muovete... Non avanzate...”
Nani e pony all'ordine del principe si fermarono, Frerin e Thàin raggiunsero Thorin:
 “Ma che diavolo è successo?”
Thràin era letteralmente senza parole, un posto sacro per i nani, ridotto in questo stato, da chi poi... Il principe dei nani aveva paura che anche lì ci sarebbe stato da combattere e anche questa volta da soli. Senza l'aiuto degli elfi.
 “Thorin – anche Flik arrivò vicino a loro – non potrebbe essere una trappola? Chi ha preso possesso di questo posto potrebbe essere ancora da queste parti...
A chi appartengono quelle frecce?”
Il fratello di Thorin si avvicinò a un corpo esanime di un nano ed estrasse la freccia dal collo, esaminò attentamente la punta e la ributtò a terra con forza:
 “Maledetti, gli orchi sono arrivati qui prima di noi...”
Thorin guardò con aria di sfida le porte di Moria, troppo vicine ma troppo pericolose per poterle raggiungere; Flik guardò il popolo dei nani e si soffermò sulla sua famiglia. Guardò Fili negli occhi, il piccolo aveva uno sguardo confuso, e vide che Dis cullava il piccolo Kili,
“Si è svegliato”
pensò.
Raggiunse Thorin e gli parlò nell'orecchio:
 “Se vuoi combattere almeno prima troviamo un posto per poter nascondere le donne e i bambini. Non puoi rischiare che la tua gente muoia per arrivare a Moria.”
 “Lo so bene”
disse con tono di rimprovero, si avvicinò al fratello Frerin:
 “Fratello, ho un favore da chiederti, cerca tutti i nani disponibili e pronti a combattere, non siamo ancora al sicuro.”
 “Sarà fatto.”
Intanto che Frerin obbediva al suo ordine, Thorin diede un compito anche a Flik:
 “Occupati delle donne, dei bambini e chi non può combattere. Portali al sicuro e sta in guardia, quando troverai un posto adatto, torna qui”
Prima che Flik facesse il suo compito chiese ugualmente al principe nano:
 “Thorin, quando combattere? Tutti saranno stanchi per il viaggio che hanno fatto per arrivare qui, e ora dovranno separarsi dai propri cari?”
Thorin lo guardò ancora con quegli occhi solo che c'era qualcosa di diverso.
Rabbia? Stanchezza? Voglia di riprendersi il proprio posto di comando? Chi può dirlo... A volte i nani sono così testardi che combatterebbero anche da soli con-
tro un esercito.
 “Domani combatteremo, se ci sarà da combattere, ora fa il tuo dovere. Balin vieni...”
Fu molto difficile per Flik dover allontanare tutto il popolo dei nani, sentiva un sacco di voci piangere, gridare per i cari che dovevano rimanere con Thorin e
con il re, facendosi coraggio continuava a guardare la sua Dis, solo lui era fortunato ma ancora per poco.
Guardandosi indietro Flik immaginava cosa sarebbe successo l'indomani e una sensazione quasi di paura lo assalì, non poteva permettere che essa s'imposses- sasse subito del suo cuore di nano. Doveva pensare ad altro, doveva salvare il popolo, portarli lontano, le sue mani presero il suo nuovo violino e, come se si muovessero da sole, iniziò a suonare una melodia, piano piano le voci dei nani si placarono per sentire la musica di Flik. Anche sua moglie lo guardò e il piccolo Kili si svegliò senza piangere, sembrava fare proprio suo fratello quando era neonato, la musica del padre incantava tutti, cosa molto strana per i nani ma nessuno si fece strane domande, soprattutto in un momento come quello.
Fili si accorse del fratellino sveglio:
 “Ehi... Ciao Kili...”
Kili si voltò verso la fonte della voce e, appena vide il fratello, iniziò a ridere, la sua voce da neonato portò il sorriso alla sua famiglia:
 “Mamma, sta ridendo... Mi ha riconosciuto? Sa chi sono?”
Dis accarezzò i capelli lunghi e biondi del figlio:
 “Io credo di sì, Fili. Credo proprio di sì”
Fili si voltò verso il padre tutto contento e anche Flik gli regalò un sorriso mentre continuava a suonare.
Alla sera si sistemarono per riposarsi, davanti al fuoco Flik parlò con sua moglie:
 “Non ho ancora in mente dove potrei portarvi, potrebbero comparire orchi e nemici in qualsiasi momento.”
 “Flik, se mio fratello ti ha dato questo compito significa che si fida di te... Non scoraggiarti ora, tutti ora hanno bisogno di una luce di speranza... Non abbiamo più una casa fissa, un posto dove andare, e dove poter crescere i figli. – strinse i due bambini a sé – Lo so che questo non è un comportamento adatto a una principessa guerriera come me, anche gli altri sono tutti diversi...”
 “È stato a causa del drago, non è colpa di nessuno se siamo qui...”
Flik si alzò e diede le spalle a Dis:
 “La mia paura più grande è di non riuscire a proteggervi tutti se dovesse acca- dere qualcosa.”
Fili si avvicinò al padre:
 “Papà... Posso chiederti una cosa?”
sorrise al figlio:
 “Dimmi tutto, Fili.”
 “Dove hai imparato a suonare il violino? Sei molto bravo.”
Il padre rise per la domanda innocente del figlio:
 “Tutti i nani della mia famiglia sanno costruire e suonare uno strumento, io ho imparato quando avevo quasi la tua età, nel posto da dove provengo io ci sono gli alberi migliori per....”
Si bloccò perché nella sua mente iniziò a formularsi un'idea:
 “Papà....”
Fili lo riportò alla realtà, il padre lo baciò sulla fronte:
 “Grazie piccolo mio... Ora so cosa fare... - guardò Dis – Dirigiamoci verso le Montagne Azzurre...”
Il viaggio per quel posto era distante più o meno quattro giorni di cammino, ne- mici permettendo, anche se era lontano quello era l'unico posto in grado di pro- teggere tutta il popolo di Erebor ma Flik non ci sarebbe andato, li avrebbe solo accompagnati e poi sarebbe tornato indietro come aveva promesso a Thorin.
Finalmente arrivarono ai piedi delle Montagne Azzurre, Flik era già pronto con il suo pony e con una sacca piena di provviste per i nani che erano rimasti a Mo- ria:
 “Papà... - Fili si distaccò dalla madre – Papà aspetta....”
 “Fili...”
Anche il padre scese dal pony e s'inginocchiò per accogliere il figlio in un ab- braccio, sperando che non fosse l'ultimo.
 “Papà non andare via... Ti prego...”
il piccolo principe piangeva mentre supplicava al padre di ripartire, Flik strinse il figlio ancora di più mentre gli accarezzava la chioma bionda come la sua.
 “Mi dispiace Fili, ma devo andare, tuo zio Thorin ha bisogno di me...”
 “Non voglio che mi abbandoni...”
Non poteva mostrarsi debole davanti al figlio ma era troppo difficile, nemmeno lui voleva lasciare la sua famiglia ma era un nano guerriero e doveva eseguire gli ordini del suo re.
Staccò Fili e lo rassicurò:
 “Fili, piccolo mio tu non devi avere paura per me, ti prometto che tornerò presto insieme a tutti gli altri nani – guardò la montagna alta – e insieme spero che vivremmo in pace e serenità...”
Lacrime tristi scendevano dagli occhi del figlio, anche Dis si avvicinò con il neo- nato sveglio:
 “Torna con tutti Flik.”
Flik prese Kili con braccio solo mentre con l'altro riabbracciò Fili:
 “Tornerò ragazzi, tornerò per voi tre...”
poi qualcosa nel suo cervello da nano gli suggerì un pensiero:
 “Fili, ti ricordi quando hai fatto un compito a Thorin? - il piccolo fece segno di sì con la testa, i suoi occhi erano ancora lucidi e pieni di lacrime - Ti andrebbe di farne uno anche a me?”
Gli occhi del piccolo Fili si spalancarono e rifece il gesto con la testa:
 “Bene allora – gli mise tra le mani il suo prezioso violino creato “dagli scarti” - proteggi il mio violino, tienilo al sicuro.”
 “Va... Va bene papà.”
Diede a Dis il compito di scortare la sua gente fino alla città mentre lui rifece il viaggio ma dopo che passarono altri giorni e arrivò ma Moria era ormai tardi... La battaglia era già finita da chissà quanto, altri corpi morti, tra nani e orchi, erano a terra.
 “No... No...”
Scese dal suo pony e cercò di farsi strada tra invocando i nomi di alcuni nani:
 “Thorin... Frerin... Thràin...”
Sembrava di parlare al vento finché non arrivò davanti alle porte del luogo sacro per i nani, là trovo un capanello di pochi nani attorno a un fuoco, riconobbe il nano più vicino ad esso:
 “Thorin...”
Lui e tutti i nani si voltarono verso la fonte della  voce e lo lasciarono passare per avvicinarsi al principe dei nani:
 “Thorin.... Meno male che sei vivo...”
 “Felice di rivederti, Flik.”
disse quella frase senza alcuna emozione e senza staccare gli occhi dall'unica fonte di calore, Flik notò un ramo bello grosso vicino a lui al posto del suo scudo.
 “Cos'è successo qui?! Dove sono gli altri?! Frerin?! Il Re...”
Thorin non rispose, Flik sentì una mano che si appoggiò alla sua spalla, era Balin:
 “Vieni con me, ragazzo.”
Quando furono abbastanza lontani il guerriero racconto tutto quello che era successo, primo di tutto era vero, era una trappola, secondo avevano iniziato a combattere anche se erano in minoranza. Raccontò di Azog e di come aveva staccato la testa al Re dei nani e come Thorin lo sconfisse difendendosi solo con quel ramo di quercia, finito lì chissà come.
Flik s'inginocchiò e iniziò a piangere come un bambino:
 “È colpa mia... È tutta colpa mia... Non sono arrivato in tempo per aiutarvi tutti...”
anche Balin s'inginocchiò e gli rimise la mano sulla spalla:
 “Flik, guardami... – disse con fare paterno, Flik obbedì – Te l'ho detto prima, eravamo in minoranza e anche stanchi per il viaggio, anche a me dispiace tanto per il mio Sire e per il principe Frerin, ma Thorin ha combattuto con grande
onore e coraggio contro quell'orco grande come due nani... Io spero per il mio re Thràin che, dovunque sia, non è ferito fisicamente e che non si lasci catturare...
Anche Thorin in cuor suo sta male per tutto quello che è successo ma l'importante ora è che è finita, abbiamo vinto. – il suo sguardo andò verso il principe nano – Thorin aspettava solo te per ripartire.”
 “Ripartire?! E Moria?”
 “Per Thorin quel posto puzza di orchi, l'ha sigillata con l'antica porta dei nani, e domani partiremo per tornare dalla nostra gente... A proposito, dove li hai   portati?”
Flik guardò Balin negli occhi, dentro di essi c'era ancora paura, terrore e tristezza per l'epilogo della battaglia, ma c'era anche attesa per la risposta del
guerriero del martello che rispose:
 “Le...Le montagne azzurre...”
disse tra le lacrime,
 “Hai fatto bene il tuo dovere... Thorin lo sapeva che li avresti portati lì... Vieni con noi.”

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Capitolo 4
*** 04) Andare Avanti Insieme ***


04) Andare Avanti Insieme

Il dolore per la perdita di Erebor era una cosa, il dolore per le numerose perdite per la battaglia di Nanduhirion era un'altra. Thorin aveva perso quasi tutto, nani, il fratello, il nonno e il padre.
Durante la strada stringeva ancora tra le mani il ramo di quercia ancora intatto dopo l'attacco di quell'orco enorme, era rimasto impressionato che il suo scudo non era riuscito a difenderlo invece quel ramo si... Decise di portarlo con sé non solo per il ricordo della battaglia ma anche perché decise che da quel momento in poi si sarebbe difeso con quello.
Anche il nano Flik l'aveva notato appena arrivato ma non disse niente e continuarono così finché non arrivarono dove Flik aveva portato il popolo di Durin, tutti li accolsero come eroi al loro ritorno, uno in particolare, che corse veloce come il vento verso il padre e poi dallo zio:
 “Papà... Zio Thorin...”
Flik sorrise alla vista del figlioletto e lo riabbracciò come fece giorni fa:
 “Papà.... Sapevo che tornavi... Sono contentissimo!!!”
 “Lo so Fili... Lo sono anch'io”
accarezzò i capelli biondi del piccolo nano,
 “Hai ucciso tanti orchi, papà? Li hai uccisi tutti?”
nei suoi occhi c'era una luce di felicità per essersi riunito con il genitore:
 “Ne parliamo dopo, piccolo mio... Ora io e zio Thorin dobbiamo parlare con la mamma.”
disse con un po' di tristezza nella voce.
Mentre i nani parlavano tra di loro, Kili fu affidato al fratello maggiore. Quando il padre era partito Fili si occupò anche di lui e la cosa iniziò a piacergli perché il fratello più piccolo sembrava curioso di tutto anche di Fili stesso e ridevano insieme.
Kili dormiva tranquillo tra le braccia di Fili mentre gli parlava:
 “Fratellino mio, papà è tornato e sta bene, lo sai?!
Chissà che cosa ci racconterà dopo... Chissà quanti orchi cattivi ha ucciso. Papà è forte sai?! Da grande vo- glio essere forte come lui, e ti prometto che dopo alle- nerò anche te....”
Fili non vedeva l'ora che il fratellino crescesse abbastanza per iniziare ad allenassi con il papà e lo zio ma per ora gli piaceva anche il fatto che era così piccolo. Fili era molto maturo per avere solo 5 anni, era molto responsabile soprattutto dopo che sia Thorin che il papà gli avevano dato il compito di stare vicino alla mamma e controllare lo strumento del papà. Ci era riuscito alla perfezione e si sentiva sempre più grande, inoltre la mamma, per distrarlo ancora di più dai pensieri tristi, gli insegnò a giocare con i piatti, Fili imparò da subito anche quel giochetto rendendo la madre molto orgogliosa di lui.  
Passò molto tempo quando la porta della stanza dove stavano i tre nani si aprì, il piccolo entrò e notò subito l'aria di tristezza dei tre, vide che la mamma aveva il volto coperto dalle mani e quando il piccolo cercò di avvicinarsi il padre lo bloccò e lo portò di nuovo fuori.
Seduti sulla poltrona padre e figli stavano tranquilli e Flik cercò di distrarre il figlio per quello che aveva visto nella stanza.
 “Fili, il mio violino lo hai protetto come ti avevo chiesto?”
 “Certo papà, non l'ho fatto toccare a nessuno.”
disse fiero il piccolo,
 “Bravo figliolo.”
In realtà non gli interessava niente del suo strumento in quel momento, era per sentire la voce di Fili, aveva paura che vedere la madre in quello stato l'avesse scosso.
Sapeva quanto Fili fosse attaccato alla mamma, soprattutto dopo che il drago li aveva espropriati dalla loro montagna, quell'evento aveva rovinato la vita a tutti ma ora sulle Montagne Azzurre avrebbero ricominciato da capo.
 “Papà, perché mamma è triste?”
il piccolo cambiò tono di voce come se avesse paura che quella domanda infasti- disse il padre, e preferiva andarci piano, Flik sospirò e abbracciò entrambi i figli:
 “Mamma è triste perché purtroppo la battaglia che ha vinto zio Thorin non è stata facile...”
Non sapeva come spiegare a un bambino che il nonno era disperso e lo zio e il bisnonno erano morti e che non li avrebbe rivisti mai più, questo pensiero faceva star male anche lui anche perché non era arrivato in tempo, forse poteva salvare qualcuno di loro. Non l'avrebbe mai saputo.
 “È stato come quella volta del drago?”
chiese il piccolo nano, il padre sgranò gli occhi per la sorpresa, poi rispose:
 “No piccolo...”
 “Ma tornerà?”
Fili girò la testa per guardare il padre negli occhi, era così serio per avere solo cinque ani, oppure la sua era solo paura?
 “Fili, dimenticati di quel drago, lui non si muoverà di lì, non farà più del male a nessuno. Voleva solo abitare nella nostra montagna.”
 “Perché? La sua casa era brutta e piccola?”
“È un bambino” 
a questo pensiero sorrise:
 “Sì, proprio così...”
Dis e Thorin ci misero un bel po' di tempo per riprendersi da dolore ma ogni volta che i bambini erano in giro per la nuova casa sembrava che portassero fe-
cità, e in parte era anche vero.
Col tempo i due crescevano insieme, Kili imparava piano piano anche a camminare ma solo se c'era Fili vicino a lui che lo incoraggiava a seguirlo:
 “Dai Kili, dai che ce la fai... Vieni...”
il piccolo Kili rideva sempre quando il fratello si allonta- nava e lui provava a prenderlo, a volte cadeva ma sapeva rialzarsi subito e riprendeva l'inseguimento al fratello maggiore.
Fili fu fiero del fratellino quando disse che la sua prima parola che non fu né “mamma” e né “papà”:
 “Ili...”
la sua prima parola fu suo fratello maggiore, questa fu una grande felicità per lui e per i genitori:
 “Contento Fili?”
chiese il padre,
 “Sì... Tantissimo papà...”
Col tempo il popolo di Erebor si stabilì nel nuovo posto pieno di nani e pochi uomini.
Thorin fece la conoscenza di nuovi nani, della sua stessa famiglia di Durin di cui non aveva mai incontrato, essi lavoravano nelle miniere di ferro e carbone, erano due fratelli molto uniti Bombur e Bofur e il cugino Bifur, ci andò subito d'accordo e furono loro ad aiutarlo a trovare un lavoro come anche a Flik che per ringraziarli costruì strumenti anche per loro.
Inoltre conobbe anche un nano molto bravo a usare le erbe e a curare i nani feriti, costui si chiamava Oin e aveva anche lui un fratello più giovane, il suo nome era Gloin.
Thorin, Dis e Flik si avvicinarono molto di più tra di loro per sopportare il peso del dolore,
erano una famiglia molto unita e i bambini presero da loro il vero significato del rispetto e dell'amicizia a mano a mano che crescevano.
Sarebbe andato tutto bene se non fosse che qualcuno stava pericolosamente tramando nell'ombra un orrendo complotto contro il principe dei nani.
 “Mio Sire... Attenzione alla vostra ferita...”
qualcuno nell'oscurità, un grande e forte braccio bianco sporco, afferrò alla gola l'orchetto che aveva parlato prima:
 “Se sei davvero preoccupato allora occupatene in silenzio!!!”
lo lanciò di lato e si alzò in piedi, Azog, l'orco pallido era ancora vivo dopo la battaglia alle porte di Moria anche se gli mancava un braccio grazie a Thorin.
Guardandosi l'arto mancante egli fremeva di rabbia al solo ricordo:
 “Lui... Lui deve morire... Quel nano da strapazzo che ha osato farmi questo...”
Da un altro angolino del suo nascondiglio apparve un altro orco brutto come la fame che stava a debita distanza dal Re degli orchi:
 “Mio Signore, non si agiti così tanto...”
Azog si voltò verso l'altra voce guardandolo con un odio tale che, se avesse potuto l'avrebbe incenerito sul posto.
 “Agitarmi...AGITARMI – con il suo urlo sembrò far vibrare le pareti della caverna – SE LO DICI UN'ALTRA VOLTA GIURO CHE TI STACCO LA TESTA E LA METTO NELLA MIA ARMA....”
Gli orchi pensano a soli tre cose: urlare, minacciare e uccidere... Altro non sanno pensare, e fare.
 “Dovevamo schiacciarli sotto i piedi tutti quanti, invece siamo stati sconfitti, maledetti nani, l'unica cosa che mi consola è sapere che non hanno più una fissa dimora, la loro montagna...”
l'orco tentennava dopo la sfuriata del suo padrone:
 “Mio sire io ho...”
 “Tu hai che cosa?”
continuò a guardarlo con quello sguardo da folle.
L'orco tremava ma continuò a dire quello che stava dicendo:
 “Abbiamo, abbiamo catturato in nano che stava scappando verso i Colli Ferr...”
Azog afferrò alla gola anche lui con la mano sana:
 “Che mi serve un nano prigioniero? Io voglio la testa di Thorin...”
L'orchetto stava per soffocare e cercò di continuare a parlare quando un terzo orco dall'aria perfida si aggiunse alla scena:
 “Quello che le stavamo per dire, mio Signore Azog è che questo nano potrebbe servirci per la sua vendetta.”
L'orco pallido restò immobile in ascolto ma senza mollare la presa sull altro,
 “Che cosa ne direste di metterlo in trappola come un coniglio? Ho sentito delle voci delle quali il re dei nani, il padre di questo nano che bramate di uccidere, sia ancora vivo e che vaga da qualche parte senza alcuna meta...”
 “E con questo? - Azog lasciò la presa sull'orco per dirigersi verso l'altro – Che cosa importa di questo nano??? Niente!!!”
Negli occhi dell'orco perfido brillava una strana luce:
 “Facciamo girare la voce che questo nano sia stato visto da queste parti... Prima o poi il figlio lo verrà a cercare e invece, andrà dritto dritto tra le vostre braccia e allora avrete la vostra vendetta...”
Lo sguardo folle di Azog venne rimpiazzato da un sorriso ancora più malefico,
 “Hai ragione... Un piano degno di un orco... Interessante... - si allontanò pensando a come quel nano ci sarebbe cascato in pieno – Molto interessante...”
L'orco più piccolo continuò con la sua spiegazione:
 “Potremmo usare questo nano prigioniero per attuare il nostro piano.”
Azog non rispose, al contrario, sorrise malignamente:
 “D'accordo... Facciamolo subito ma prima...”
guardò l'arto non perfettamente rimarginato.  

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Capitolo 5
*** 05) Caduti In Trappola ***


05) Caduti In Trappola

Più il tempo passava e più i due fratellini crescevano sempre di più, Kili aveva 12 anni e Kili 7, erano molto amici di un nuovo nanetto chiamato Ori, fratello più piccolo di due nani forti e grandi chiamati Dori e Nori. Nani che appartenevano al popolo di Erebor. Nori e Dori, i nomi dei nani fratelli, lavoravano e scrivevano un sacco di libri, mentre il piccolo nano stava con gli Fili e Kili.
Loro tre giocavano sempre insieme, il nano biondo sapeva sempre come far dive- rtire il fratellino e l'amichetto anche raccontando storie a volte su personaggi inventati da lui e i due gli pendevano sempre dalle labbra:
 “Tuo fratello è fantastico, magari anche i miei facessero qualcosa del genere come  giocare con me o raccontarmi le storie.”
confessò il Ori, Fili lo sentì e rispose:
 “Oh piccolo Ori, non pensarla così... Io sono sicuro che, anche se i tuoi fratelli non giocano con te, ti vogliono bene.”
 “Sul serio?”
chiese il piccolo Ori
 “Sì, lo penso anch'io”
intervenne Kili.
Fili guardò i due nani bambini e continuò a scherzare:
 “Io sono contento che Kili non mi odi...”
 “Perché ti dovrei odiare, fratello mio?>>
 “Ti ricordi cosa succede quando mi fai arrabbiare?”
non aspettò la risposta del fratellino, con un braccio gli bloccò la testa e con il pugno libero gli sfregò velocemente sulla testa ridendo:
 “Te lo ricordi ora?”
Kili si dimenò per liberarsi, non rideva ma si lamentava:
 “Eddai, no... No.... MAMMA!!!”
Il piccolo Ori rise come un matto alla scena che stava guardando. Fili e Kili
erano proprio buffi. Non fu l'unica volta che glielo fece.
In famiglia tra loro andava tutto bene, adoravano sia il padre e sia lo zio Thorin anche se a volte Fili vedeva che lo zio sembrava perso nei suoi pensieri:
 “Zio Thorin, va tutto bene?”
Thorin guardava negli occhi il nipotino e lo rassicurava accarezzandogli i capelli biondi decorati con treccine come quelli del padre:
 “Certo piccolo, va tutto bene.”
Fili era intelligente per la sua età ma non poteva immaginare quali e quanti pensieri aveva in testa suo zio da tanto tempo ormai, ma nemmeno Thorin sapeva dire cosa lo preoccupava di più, il padre disperso chissà dove, il rimpianto di non aver salutato il fratello per l'ultima volta, la sua vera casa Erebor, la furia e il fuoco del drago ma una cosa era ovvia: l'odio per gli elfi silvani che ancora non gli era passata.
I due piccoli nani avevano ereditato la passione del papà per la musica, ogni sera, prima di andare a letto, volevano sentirlo suonare e questo al papà dei nani faceva così tanto piacere che ogni giorno si rifugiava nella loro cantina e non
usciva per molto tempo.
Fili e Kili dimostrarono a quell'età di essere figli di nani, ogni volta che erano da soli si allenavano con delle assi di legno e facevano finta che erano delle spade. Anche in questo campo Fili si dimostrò molto agile e molto  veloce, mentre Kili era ancora un po' goffo e pensava più a difendersi che attaccare il fratello maggiore, cosa che di sicuro non avrebbe mai fatti sul serio.
Questo venne subito notato dallo zio Thorin:
 “Flik, posso chiederti un favore?”
 “Dimmi tutto Thorin.”
 “Hai notato che i tuoi figli a volte si allenano da soli?”
 “Sì, mi fa piacere che lo facciano anche se non sono molto d'accordo, ma siamo nani, il nostro scopo è questo.”
Flik era orgoglioso dei suoi figli anche se preferiva che facessero altro invece che combattere ma per i nani era obbligatorio, o almeno sapersi solo difendere
Thorin guardò i ragazzini attraverso il vetro del salotto mentre continuò a parlare con il suo migliore amico:
 “Posso chiamare un amico per allenarli al posto tuo?”
Flik non era offeso dal fatto che quancun altro allenasse Fili e Kili
 “Certo, chi hai in mente?”
 “Dwalin”
 “Il fratello di Balin? Perché no? Se ci sa fare con i bambini... Ma solo Fili, Kili ancora mi sembra troppo piccolo.”
Dwalin era uno dei nani sopravvissuti alla battaglia a Moria ed era sempre di- sponibile ad aiutare un amico come Thorin anche se questo significava allenare suo nipote.
Anche Kili era presente ma solo come “spettatore” e poi c'era qualcosa in Dwalin che lo spaventava, ma forse era solo il suo pensiero di bambino a fargli questo effetto.
Fili si dimostro all'altezza delle aspettative an- che se Dwalin, dato che era ancora un bambino, gli lasciava molto autonomia e lo incoraggiava a fare sempre di più.
 “Bravo Fili... Continua così....”
lo incitava il fratellino che era seduto vicino allo zio che guardava il nipote con orgoglio, poi si voltò sorridendo all'altro:
 “Vedrai che tra qualche anno vi allenerete insieme.”
 “Non vedo l'ora zio...“
gli brillavano gli occhi ogni volta che gli dicevano queste frasi, il suo più grande desiderio era stare sempre al fianco del fratello, combattere insieme e soste- nersi a vicenda... Anche se era piccolo Kili sapeva quello che voleva. Thorin era orgoglioso anche di lui, più lo guardava e più gli ricordava suo fratello Frerin, gli mancava così tanto.
 “Bravo Kili...”
disse accarezzandogli la sua chioma castana.
Anche il fratello maggiore di Dwalin, Balin, diede il suo contributo ai principi nani insegnandogli a leggere e a scrivere le rune naniche. Anche Kili partecipò per fare compagnia al fratello solo che dopo un po' si annoiava e si addormentava sui fogli tenendo ancora la penna d'oca tra le mani e Fili doveva interrompere se- mpre il suo maestro per poter portare via il fratellino.
A volte era anche lo stesso zio a raccontare loro delle storie della montagna solitaria, di Erebor e del drago che dormiva al suo interno su un letto fatto di monete d'oro e gioielli dei nani, i due adoravano anche le leggende che gli raccontava Bofur, ormai era diventato un grande amico di famiglia e lo invitavano spesso a cena. I bambini lo adoravano non solo per come raccontava le storie, coinvolgendoli con suoni e movimenti fatti da lui stesso, ma anche perché aveva sempre in testa un buffo cappello che incuriosiva molto i due nani bambini.
La loro leggenda preferita era quella sui giganti di pietra, i due giovanissimi principi pendevano sempre dalle labbra del nano:
 “Zio Bofur, secondo te esistono davvero questi giganti?”
chiese Fili,
 “Beh ragazzo mio, le leggende sono belle per questo, bisogna andarle a cercare per provare se lo sono.”
rispose il nano minatore,
 “E tu li hai mai visti?”
 “No – sorrise teneramente al piccolo Fili – e non penso che in realtà siano ve-
ri, sarebbero troppo pericolosi per noi nani.”
Qui intervenne il piccolo Kili:
 “Quando sarò grande partirò alla ricerca di questi giganti e li troverò...”
 “Ehehehe Come sei curioso e determinato Kili, e questo ti fa onore, ma se non stai molto attento i giganti di pietra potrebbero schiacciarti sotto i loro piedi.”
 “A questo ci penso io ! – Fili si alzò in piedi e si mise davanti a Kili come se lo stesse difendendo – Ci devono solo provare a fare del male a mio fratello, guai a loro se solo ci provano !!!”
Tutti risero alla tenera scena poi la mamma si alzò:
 “Forza bambini, a letto...”
 “Ma noi non... - Fili sbadigliò – non abbiamo sonno... Vogliamo sentire altre sto- rie di zio Bofur.”
disse con un sorriso e gli occhi stanchi,
 “Sì mamma possiamo?”
disse Kili ma Dis era irremovibile:
 “Niente scuse, date la buona notte e a letto.”
I due fratelli furbastri diedero la buona notte ma restarono svegli a sentire i vari discorsi dei nani adulti, non sapevano perché parlassero sempre di Erebor, e poi li sentirono cantare insieme una canzone triste e malinconica:
Lontano su nebbiosi monti gelati
in antri oscuri e desolati.
Partir dobbiamo, l'alba scordiamo
per ritrovare gli ori incantati.
Ruggenti pini sulle vette
dei venti il pianto nella notte
Il fuoco ardeva fiamme spargeva
alberi accesi torce di luce

Dopo averla sentita i due andarono finalmente nella loro stanza.
I giorni seguenti, durante la cena Fili raccontava ai genitori e allo zio di tutto e di più sugli allenamenti e tutto quello che gli aveva insegnato Balin:
 “Sono contenta che Thorin ha avuto quest'idea - disse Dis – i bambini impareranno un sacco di cose da loro.”
 “Thorin ha sempre buone idee - intervenne Flik – ma anche tu Dis sei brava ad educarli come due veri principi.”
 “Questo è vero, perché loro sono due veri principi.”
 “Vero...”
Flik lavorava giorno e notte al suo progetto segreto, due violini per i figli, non vedeva l'ora che fossero abbastanza grandi per farli imparare la sua stessa passione, anche loro erano curiosi d'imparare a suonare lo strumento del papà però diceva sempre di non rompergli il suo violino quando lo volevano vedere da vicino e toccare le corde.
Inoltre Thorin aveva trovato un modo per usare quel ramo di quercia che gli aveva salvato la vita contro Azog, infatti era diventato il suo nuovo scudo, più volte allenandosi conto Dwalin, anche lui, lo usava a mo' di difendersi senza scalfirsi.
 “Wow! Questo non è roba da tutti i giorni !”
esclamò l amico guerriero,
 “Vero, ho avuto solo fortuna quella volta.”
confessò Thorin, non era uno di quei nani che si dava delle arie solo per aver sconfitto un orco più grande di lui, (forse).
 “Fortuna?! Sì, forse è vero... E intendi fare di quel pezzo di legno il tuo nuovo scudo?”
Thorin lo guardò con interesse, c'era anche un ramo abbastanza comodo da essere un manico e il resto era in grado di proteggere l'intero braccio del principe dei nani. Ci pensò su e rispose:
 “Perché no?”
sorrise soddisfatto mentre Dwalin disse:
 “Thorin Scudodiquercia... Non male come soprannome, non trovi?”
 il principe nano sorrise ancora di più, era da quando erano nati i suoi due nipoti che non sorrideva così:
 “Mi piace... - Sollevò il nuovo scudo come quando si difese contro l'orco pallido – Credo proprio che darà molte soddisfazioni.”
mentre i due nani erano intenti a parlare, arrivò di corsa un nano con una lunga barba nera come la pece, teneva una pergamena stretta in mano, e puntava verso Thorin:
 “Mio signore Thorin, Mio signore Thorin...”
I due si accorsero del nano:
 “Sethu, che succede?!”
Thorin fermò la corsa del nano che si fermò per prendere fiato:
 “Ho... Ho trovato questa, appesa a un albero al ritorno... Della mia spedizione...”
Thorin prese il pezzo di carta e lesse, restò quasi pietrificato, Dwalin lo riportò alla realtà:
 “Allora? Cosa c'è scritto?”
Thorin balbettò per l'emozione:
 “C'è scritto, che mio padre è stato avvistato.”
I due nani rimasero increduli per la notizia:
 “Re Thràin... È vivo?! Urrà – Dwalin esultò – Dove? Dove l'hanno visto?!”
 “Non lontano da qui... Possiamo partire subito a cercarlo”
 “Aspetta Thorin, è firmata questa pergamena?”
chiese Dwalin, era sempre guardingo anche dietro a una notizia come questa, Thorin buttò di nuovo gli occhi sulla pergamena e rilesse la bella notizia, non gli sembrava vero, aspettava da anni una notizia del genere poi trovò quello che aveva chiesto Dwalin:
 “Sì, è firmato Balfor, dei Colli Ferrosi...”
Subito organizzarono un gruppo di nani per partire, Sethu era il primo, doveva portarli sul luogo dove aveva trovato la pergamena, Balin e Dwalin erano sempre pronti ad affiancare il loro signore, e altri nani lo seguirono. Tranne Flik.
Non era che non voleva andarci, ma fu proprio Thorin a obbligarlo a restare a casa invece lui voleva venire per aiutare il re:
 “Thorin, perché mi neghi di affiancarti? È una missione di recupero...”
 “Appunto per questo – gli mise una mano sulla spalla – resta a casa Flik, fratel- lo, io tornerò tra qualche giorno con il vero re...”
Flik non era d'accordo, Thorin partì il pomeriggio stesso e la sua gente lo salutò augurandogli buon viaggio e buona fortuna per portare indietro il re Thràin, quando tutti i nani tornarono alle loro faccende Flik prese il suo martello e partì di nascosto, ma dopo avene parlato con Dis e dopo un incontro con il figlio più piccolo che corse veloce come un razzo verso il padre:
 “Papà... - Flik si accorse che teneva qualcosa in braccio – Papà guarda, un coniglietto!!!”
Qualche ora fa lui, Fili e Ori erano andati nello stagno vicino alla casa dei due nani a catturare le rane e invece avevano trovato quel coniglietto solo e spaventato. Non era neanche scappato quando Fili lo prese dalla collottola e lo fece vedere ai due nani più piccoli:
“Guardate che fortuna ragazzi, questo ora lo portiamo a mio padre e lo cuciniamo allo spiedo.”
 “NO!”
a quelle parole il piccolo Kili si alzò e prese in coniglietto in braccio:
 “Non farlo fratello, non voglio mangiare questo coniglietto, è così bello...”
Sia Fili che Ori lo guardarono perplessi:
 “Kili, noi li mangiamo animali come quello.”
gli ricordò il fratello biondo,
 “Ma io non voglio mangiarlo...”
Il piccolo nano sentì il coniglietto tremare ma non dava nessun cenno a scappare dalle braccia di Kili. Sembrava quasi che capisse quello che stava succedendo e si fidava del piccolo nano moro.
 “Perché dici così, Kili?”
chiese Ori, Kili guardò il piccolo roditore e i loro occhi s'incrociarono, Kili sorrise, voleva prendersi cura di quel coniglietto, non voleva che nessuno lo toccasse e lo cucinasse. Sapeva anche chi lo avrebbe aiutato:
 “Torno a casa.”
senza attendere le risposte dei due corse e si allontanò, i due piccoli lo seguirono con lo sguardo e rimanendo in silenzio:
 “Fratelli...”
esclamò Fili.
Ed ora eccolo lì, con uno sorriso da bambino e una luce di speranza negli occhi, sperando che il padre lo aiutasse:
 “Fili gli voleva fare del male e lo voleva mangiare, ma io non voglio... Ti prego, posso tenerlo? Me ne prenderò cura...”
Flik, che in quel momento stava pensando ad altro, rispose con un secco:
 “No.”
Gli occhi di Kili diventarono umidi:
 “Perché papà?>>
 “Non possiamo tenerlo Kili, sai quanti lupi potrebbe attirare se è ferito? Riportalo dove l'hai trovato.”
Il figlio trovò molto strano il comporta- mento del padre, di solito era gentile con lui e giocavano sempre assieme quando a volte il padre portava a casa animali come rane o cuccioli di coniglietti, gatti selvatici e piccoli ricci che il giorno dopo non c'erano già più. Quella volta era il figlio ad aver trovato qualcosa e lo voleva tenere:
 “Ma... Ma....”
piccole lacrime iniziarono a formarsi ai lati dei suoi occhi mentre il coniglietto marroncino muoveva il nasino, aveva anche smesso di tremare.
Flik sospirò, la dolcezza del figlio l'aveva colpito facendolo ritornare per un attimo il vero Flik, s'inginocchiò per guardare il figlio negli occhi, gli mise una mano sulla piccola spalla, dolcemente :
 “Kili, guardami – Kili guardò il padre negli occhi - scusami piccolo mio, sono con- tento che vuoi tenere questo animaletto ma ti ripeto che non possiamo tenerlo con noi.”
 “Ma è mio amico...”
di nuovo la bontà del figlio nano gli toccò il cuore:
 “Lo so piccolo mio, ma un coniglio non è abituato a vivere dentro a una casa piena di nani, il tuo amico ha bisogno di correre sull'erba, di bere l'acqua dagli stagni e di stare con la sua famiglia come fai tu...”
Il piccolo nano pianse in silenzio, a Flik dispiaceva molto ma purtroppo non era il momento adatto per parlare di questo:
 “Kili, non fare così... - non voleva partire sapendo che il figlio soffriva – Ascolta, ora io devo andare con lo zio Thorin ma ti prometto che quando torno ci sarà un bel regalo per te e per tuo fratello.”
 “Un... Un regalo? Che regalo?”
chiese senza smettere di piangere.
 “Non posso dirtelo, è un segreto... “
scherzò Flik. Prima di andare via accompagnò il figlio vicino al bosco dove lasciò il piccolo coniglietto:
 “Salutalo Kili. Ciao, coniglietto...”
disse il padre facendo anche lui segno con la mano,
 “Ciao...”
Kili fece un grande sforzo a salutare il coniglietto mentre continuava a piangere, il piccolo animaletto guardò il nano bambino e poi sparì dietro ai cespugli:
 “Non piangere Kili – il padre l'aveva preso in braccio – È meglio così...”
Dopo averlo portato a casa, rassicurato e salutato insieme a suo fratello e sua moglie:
 “Buona fortuna papà... - lo salutò Fili – e torna presto.”
 “Ciao papà...”
anche Kili lo salutò, partì per seguire Thorin e il suo gruppo di nani.
Dovette camminare un bel po' e seguire le orme dei pony che avevano portato con loro, quando da lontano li vide, stette a distanza in modo che lui poteva vedere loro senza essere scoperto, di notte però si avvicinava dato che avevano il fuoco e Flik si sentiva un po' più al sicuro, non era una cosa molto positiva dormire lontano da un focolare.
Dopo pochi giorni di viaggio finalmente il nano che aveva portato il messaggio a Thorin esclamò:
 “Ecco, è questo il posto, è in quell'albero che ho trovato il messaggio.”
Il gruppo si fermò in uno spiazzo di prato accanto a un bosco fitto e nero come la notte che stranamente non faceva presagire niente di buono, Flik era poco distante, nascosto anche lui dietro un albero che faceva parte sempre del bosco, aveva in mano il suo martello e a un certo punto sentì come una vocina nella sua testa che gli diceva di voltarsi verso sinistra. Anzi, più che una vocina era l'odore di qualcosa di molto nauseante.
E fu lì che lo vide, un orchetto che, come lui, era nascosto dietro un albero, anzi erano di più e tutti guardavano il gruppo, parlottando tra di loro nella loro lingua, non c'era bisogno che Flik capisse che stavano aspettando solo i suoi amici, doveva fare qualcosa e alla svelta.
Per terra vide una pietra ovale abbastanza grande per far male a qualcuno, gua- rdò di nuovo gli orchi, quello che stava per fare non sarebbe piaciuto a qualcuno che lo aspettava a casa,
 “Perdonami Kili...”. 
Sorrise al pensiero del figlioletto, doveva tornare da lui, da Fili e da Dis.  
Lanciò con tutta la forza che aveva la pietra verso il gruppo di amici, colpì un pony che nitrì per il male e il gruppo di nani si voltò a guardarlo e solo allora si accorsero degli orchetti che in massa uscirono dal loro nascondiglio.
Thorin s'infurio perché era caduto in trappola tanto facilmente, voleva solo una cosa, ritrovare il padre e loro non l'avrebbero ostacolato, alzò la spada e il nuo- vo scudo e grido contro gli orchetti per intimorirli.
I pony che anche da imbizzarriti erano d'aiuto, gli orchi fermarono la loro corsa per i quadrupedi e subito i nani ne approfittarono per attaccare:
 “Baruk Khasad!!!”
il gruppo ridotto dei nani attaccò e anche Flik uscì fuori dal suo nascondiglio per aiutare il principe dei Nani.
Il gruppo li sconfisse in fretta e quando tornò la calma i nani si guardarono negli occhi:
 “Tu – Thorin si rivolse a Flik – non ti avevo detto di non seguirmi?!”
 “E tu lo sapevi che gli orchi erano dietro a quegli alberi?!”
I due non litigavano mai, nemmeno in quel momento, solo che Flik aveva disobbe- dito a un suo ordine. Nessuno si accorse che erano osservati dal bosco davanti a loro, mentre i due discutevano un essere aveva pronta la freccia nell'arco e puntava ancora il principe dei nani a sua insaputa:
 “Una di queste... E il mio padrone avrà la sua vendetta...”
era l'orchetto dall'aria perfida che aveva detto il piano malvagio al re degli orchi. La freccia era impregnata del più potente veleno dei serpenti della terra di mezzo, un solo colpo e sarebbe morto dopo atroci sofferenze. Già lo vedeva.
Fu un attimo, l'orchetto scoccò la feccia che passò davanti al gruppo dei nani ma il nano che venne colpito non era Thorin, egli si era spostato in quello stesso momento.
Flik era ancora in piedi anche se la freccia gli aveva trapassato il petto, la sua faccia era tra un misto di sorpresa e anche quella di uno che gli sta passando tutta la vita davanti in un secondo.
Guardandolo Thorin era sul punto di esplodere dalla rabbia:
 “NO !!!!!!!!”
Gli altri nani reagirono come lui, alzarono gli scudi e avanzarono nel bosco, un'altra freccia partì e colpì di nuovo il nano Flik che questa volta cadde a terra in ginocchio.
 “Fatti vedere vigliacco che non sei altro !!!”
urlò Thorin ma non avanzò insieme agli altri, stette vicino al suo migliore amico che cercava di parlare:
 “Non ti sforzare, andrà tutto bene... - cercò di rassicurarlo Thorin, entrambi avevano gli occhi lucidi – Ci sono io vicino a te, fratello...”
Trovato il responsabile lo uccisero tutti insieme ma per Flik non c'era niente da fare, Oin non aveva neanche l'antidoto giusto e Flik era sempre più debole:
 “Tho...Rin...”
Thorin era chino su di lui per sentire le sue parole,
 “La mia... Fami... Glia... Pren...Diti cura... Di...”
 “Sì... - le lacrime spuntarono dai suoi occhi – Te lo prometto, mi prenderò cura della tua famiglia...”
 Flik chiuse gli occhi, iniziava a respirare a fatica:
  “Mi... Mi dispia...Ce...”
quella fu la sua ultima parola e le ultime lacrime che scesero dai suoi occhi, Thorin era veramente frustrato, aveva già troppe morti sulla coscienza e Flik era l'ultimo. Come se non bastasse iniziò a piovere, gocce e lacrime si mescolarono nascondendosi sui volti dei nani che avevano perso un grande amico, un grande nano e un grande guerriero.
Il ritorno non fu per niente semplice, vennero accolti da tutti i nani ma loro non accennarono nemmeno un sorriso, volevano soltanto andare a casa dai loro cari, Thorin andò dritto verso la casa di Dis dove venne accolto dai suoi nipoti preferiti:
 “Zio Thorin, zio Thorin!!!”
Fili e Kili corsero insieme e lo zio li accolse in un abbraccio, non riuscì a trattenere le lacrime,
 “Zio, perché piangi? – chiese Fili – Dov'è papà?”
il piccolo si alzò sulle punte per vedere oltre la spalla dello zio sperando di scorgere il padre dietro di lui ma non c'era nessuno.
Anche gli occhi di Kili si muovevano a destra e a manca per trovare il padre ma niente, si liberò dalla stretta di Thorin e corse per pochi metri:
 “Papà...Papà !!!”
non ottenne alcuna risposta.
 “Fili, Kili restate qui – disse Thorin alzandosi – devo parlare con vostra madre... Non allontanatevi, va bene?”
la voce ancora rotta dal pianto,
 “Zio - il volto di Fili s'incupì – cos'è successo?”
Thorin non gli rispose, entrò in casa chiudendosi la porta alle spalle.
I due fratelli nani restarono quasi fino a sera fuori a giocare, spensierato Kili, ansioso Fili, era sicuro che qualcosa non andava, inoltre varie volte il più grande guardava il sentiero per poter vedere arrivare il padre ma non succedeva niente.
Quando la porta si riaprì videro la mamma con gli occhi e le guance rigate di lacrime. La voce tristissima:
 “Entrate dentro piccoli, io e zio Thorin dobbiamo dirvi una cosa importante...”
I piccoli bambini entrarono e si sedettero a tavola davanti a Thorin, lo zio li guardò negli occhi:
 “Fili e Kili, non è facile la notizia che vi devo dire, voi due siete ancora piccoli ma spero che riuscirete a superare questo dolore crescendo...”
I due piccoli ascoltavano attentamente, anche se lo zio non piangeva, aveva la voce molto provata:
 “Purtroppo vostro padre non tornerà più...”
a quella frase i due piccoli si guardarono tra di loro e poi di nuovo lo zio:
 “Come?! Perchè?!”
Chiese Fili con la voce tremante,
 “Papà non ci vuole più bene?”
il piccolo Kili aveva le lacrime agli occhi, nella sua mente gli ripassò il suo ultimo ricordo con lui, aveva paura di averlo fatto arrabbiare per il fatto del coniglietto e che ora era colpa sua che non sarebbe più  tornato a casa.
 “No Kili no... Non è per questo, purtroppo è successo un brutto incidente mentre ero via. La verità ve la dirò quando sarete abbastanza grandi per capire. Ma vostro padre non tornerà più perché è stato ucciso dai nostri nemici orchi e, purtroppo, chi muore non può più tornare a casa...”
Lo zio si alzò dal suo posto a sedere, s'inginocchiò davanti ai bambini e aprì di nuovo le braccia per accoglierli. I due bimbi piangevano insieme e in silenzio, come se avessero paura che le loro urla avrebbero fatto arrabbiare la mamma o lo zio.
Kili fu il primo a scendere dalla sedia e a correre verso lo zio che lo abbracciò con un braccio:
 “Fili...”
Thorin chiamò il nipote mettendogli la mano sulla sua chioma bionda, come quello del padre, dentro la testa del piccolo si stava svolgendo una lotta interiore, non doveva piangere, doveva essere forte per sua mamma e suo fratello ma come poteva se era solo un bambino... Non ci riusciva proprio. Guardò la mamma e anche lei stava piangendo in silenzio come loro. Immaginò il padre vicino a lei che la consolava per farla smettere ma lui ora non c'era più.
Si alzò e corse tra le braccia dello zio, Thorin abbraccio anche lui, i due piccoli sentirono che anche lui tremava e piangeva. Il dolore era troppo forte anche per lui:
 “State tranquilli bambini... Non sarete mai più soli, ci penserò io a voi... Sarò io il vostro padre, ora...”

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Capitolo 6
*** 06) Sorprese Dolci E Amare ***


06) Sorprese Dolci E Amare
 
Lo zio fece vedere ai due bambini uno strumento musicale diverso dal violino ma altrettanto bello ed elegante:
 “Cos'è quello, zio?”
chiese Kili che era seduto vicino al fratello che era ancora triste e depresso per la perdita del padre:
 “Questa ragazzi mie, si chiama “Arpa” è uno strumento musicale a corde che vostro padre ha costruito tanto tempo fa per me, quando nascesti tu Fili.”
Fili alzò gli occhi per vedere lo strumento incuriosito.
 “Ne avevo un'altra prima, è rimasta nella montagna solitaria, ma anche questa è bella, no?”
Entrambi si avvicinarono al principe dei nani:
 “E tu la sai suonare zio?”
chiese Fili,
 “Sinceramente? - lo zio sorrise – All'inizio no, ma poi ho imparato, e mi piace molto questo strumento.”
Inizio a pizzicare qualche corda e piano piano fece una melodia bella e tranquilla, i due fratellini stettero in silenzio ad ascoltare come facevano con il padre.
Thorin aveva imparato anche a suonarla grazie a Flik quando erano ancora a Erebor, entrambi avevano suonato insieme ad altri nani durante le feste dell'anno nuovo e al compleanno dei due principi, i piccoli nani non se ne erano mai accorti perché erano troppo intenti a giocare con gli amici e poi, puntualmente, la loro attenzione cadeva sempre su un personaggio molto diverso dai nani, un alto uomo vestito di grigio con la barba dello stesso colore. Quando l'uomo sorrideva trasmetteva felicità e poi faceva esplodere piccoli fuochi d'artificio solo per il gruppo dei nani bambini.
Quella era la prima volta che Thorin suonava da solo, la sua musica raggiunse anche il cuore della sorella gemella. Dopo quella sera Thorin mantenne la sua promessa fatta al suo amico che aveva voluto bene come un terzo fratello, però non riusciva a finire i due strumenti per i nipoti, cercò in lungo e in largo e trovò un nano abbastanza bravo da poterli finire e anche insegnare ai bambini come suonarli.
Questo nano era proprio Balfor dei Colli Ferrosi, nessuno sapeva se era riuscito a scappare o se gli orchi l'avevano lasciato andare, non ne faceva mai parola, fatto sta che il luogo dove si diresse per prima furono le Montagne Azzurre per chiedere perdono personalmente al principe dei nani.
Si presentò davanti al villaggio e, chiedendo a tutti informazioni, trovò la casa dove abitava con la sorella gemella, fu proprio lei ad aprirgli la porta e a chima-re il fratello che era a far allenare i nipoti.
Intanto Dis si prese cura di lui rifocillandolo e dandogli dei nuovi vestiti ma lui non li accettò, voleva solo parlare con Thorin, non pensava ad altro, la principes- sa vedeva che era molto sconvolto e impaurito per essere un nano.
Quella sera, quando il nano tornò e vide l'ospite, Dis raccontò al fratello chi era e cosa voleva allora i due nani andarono a parlare in un'altra stanza.
 “Parla Balfor, cosa ti porta in questo luogo?”
 “Mi dispiace... Mi dispiace tantissimo per aver usato il mio nome... Ho cercato di resistere alle loro continue torture... Ho resistito finché ho potuto, non avevo scelta...”
Era davanti a Thorin in ginocchio, raccontò tutto quello che successe con ancora gli occhi provati per il terrore degli orchi e pieno di ferite in tutto il corpo, alcune erano sporche e visibilmente non curate affatto, a tratti tremava e non riusciva a guardare il principe negli occhi per quanto fosse pentito.
Il volto di Thorin era sempre la stessa maschera, era colpa di quel messaggio che Flik non c'era più, Thorin si sentiva in colpa per essere cascato nella trappola tanto facilmente ma guardando il nano ferito, spaventato e pentito gli fece pena. Sospirò e l'osservò come se potesse essere ancora un pericolo, ma nello stesso momento poteva essere una grande fonte d informazioni sul nemico che lo aveva tenuto prigioniero. Si fece raccontare la sua storia, come fu preso e soprattutto chi era il padrone degli orchi a cui aveva dovuto obbedire.
Quando fu catturato il nano era a caccia da vari giorni, non si era accorto che gli orchi l'avevano puntato e dopo averlo catturato, fatto svenire e messo in un sacco, lo portarono in una grotta fetida e maleodorante pieni di orchi e orchetti che lo stuzzicavano di continuo, anche dentro a una gabbia. Aveva perso la co- gnizione del tempo là dentro e c'era un grande orco con gli occhi vitrei e bianchi come la luna che lo costrinse dal primo giorno a scrivere quel messaggio ma lui si rifiutò e lo torturarono per giorni e giorni ma, per fortuna, non esageravano mai troppo, gli serviva vivo. Purtroppo alla fine dovette cedere perché l'orco  lo minacciò di invadere avrebbero Colli Ferrosi quella stessa notte.
A sentire nominare l'orco Thorin si rabbuio, non poteva essere lui, sentiva nel suo cuore che era morto, quindi questo nuovo chi era?
 “Sai qual era il suo nome?”
chiese il principe al nano ferito:
 “No.. non so chi sia... Ricordo solo i suoi occhi, quegli orribili occhi bianchi...”
tremò e spalancò gli occhi, per Thorin era la prima volta che vedeva un suo simile in condizioni come quelle, doveva aver sopportato anche troppo e per troppo tempo, si sedette su uno sgabello:
 “Non posso neanche immaginare quanto hai sofferto e vedendoti so che sarà impossibile capirlo per davvero. Tuttavia ora sei in buone mani, nessuno qui ti farà del male, puoi restare quanto vuoi nelle Montagne Azzurre e quando ti sentirai pronto potrai tornare a casa tua...”
Balfor guardò il principe nano e con la commozione nel suo sguardo lo ringraziò senza alzarsi dal pavimento:
 “Grazie... Vi ringrazio tanto per il vostro perdono... Sono contento di essere sopravvissuto alla minaccia degli orchi... Avrei giurato a me stesso di...”
 “Ora alzati e siediti con me, non c'è bisogno che ti mostri pentito, non più ormai, te l'ho detto prima, qua sei al sicuro.”
Perfino Thorin si sorprese delle sue parole ma sapeva anche chi era il responsabile che gli aveva consigliato quelle parole, il suo migliore amico, di sicuro se Flik fosse ancora vivo l'avrebbe perdonato su due piedi.
Thorin chiese ancora su di lui:
 “Di cosa ti occupavi ai Colli Ferrosi?”
il nano ferito guardò il tavolo e lo accarezzò come se fosse un oggetto prezioso, come se l'avesse visto nascere:
 “Io amo il legno, mi piace la corteccia, l'odore e mi piace poter riuscire a creare un sacco di oggetti con esso. Io e mio padre eravamo quelli che si occupavano degli alberi, sia da preparare per le case e sia per costruire qualsiasi cosa ci servisse: tavoli, sgabelli, anche armi come archi e bastoni per allenare i nani guerrieri.”
Thorin non poteva sentirsi più fortunato di così:
“Sai una cosa? - sorrise sereno – non potevi capitare in un momento e in posto migliore, ho proprio un lavoro adatto a un nano con le tua abilità.”
 “Davvero?”
Balfor era senza parole,
 “Davvero, ma ora ti consiglio di rimetterti in forza e di riposarti. Per quanto riguarda quelle ferite, ho anche il nano adatto a questo compito.”
Si voltò verso la porta aperta e chiamò il nipote:
 “Kili... Kili, vieni qui...”
subito arrivò il piccolo nano dai capelli mori:
 “Sì zio?”
non sapeva come e perché ma il principe si era sbagliato, si coprì il volto con una mano e sospirò:
 “Scusami Kili, volevo Fili.”
 “Va bene...”
il piccolo uscì dalla stanza tornando con il fratello biondo:
 “Mi cercavi zio?”
 “Sì, ho una commissione per te, vai al villaggio, cerca Oin e digli di recarsi qui con le sue medicine, c'è un nano che ha bisogno di cure.”
 “Vado subito.”
non ebbe il tempo si uscire dalla stanza che venne bloccato dal fratello che lo afferrò per la maglietta:
 “Posso venire con te?”
Fili era indeciso, voleva dire di sì ma qualcosa gli diceva che lo avrebbe solo rallentato, si staccò dalla sua presa, s'inginocchiò per vederlo meglio negli occhi e gli sorrise dolcemente:
 “Kili, tu aspettami qui, io arrivo subito e poi ti prometto che giochiamo insieme a quello che vuoi.”
il fratellino diventò triste dopo il rifiuto del fratello:
 “Va bene, ma torni vero?”
Il nano biondo rimase sorpreso per la risposta del fratellino e gli accarezzò la chioma mora:
 “Certo che torno... Mica vado ad affrontare i giganti di pietra da solo. Quello dobbiamo farlo insieme.”
quella battuta fece ridere il piccolo Kili, Fili uscì di corsa dalla sua casa e cercò il nano amico di suo zio in lungo e in largo.
Intanto, molto lontano dalle Montagne Azzurre, nella caverna degli orchi qualcuno stava facendo il diavolo a quattro e urlava contro gli orchi nella sua lingua per quello che avevano combinato, non solo il loro piano per catturare Thorin non era riuscito, ma erano riusciti a farsi scappare l'unico nano che poteva essere utile per un'altra trappola.
Per Azog tutto questo era inaccettabile, con la sua nuova “mano” altro non era che un corto bastone di metallo con degli aculei appuntiti, che solo a vederli trasmettevano paura, conficcato nel braccio sinistro e ricucito come un pezzo di stoffa, da chissà quale orco, spingeva e infilzava tutti gli orchi che aveva a portata di mano.
Era impossibile descrivere la rabbia dell'orco pallido e quello che stava dicendo ai suoi seguaci, e le sue urla erano talmente forti da far tremare le pareti del suo nascondiglio e tutti gli animali vicino a loro corsero via spaventati. Era proprio fuori di sé, l'orco dagli occhi pallidi era vicino a lui, il suo nome era Bolg, e aspettò il momento opportuno per poter parlare:
 “Azog, la tua vendetta dovrà ancora attendere ma l'occasione per uccidere il nano arriverà.”
 “HO GiÀ  ASPETTATO ABBASTANZA!!! VOGLIO LA SUA TESTA, VOGLIO STRITOLARLO CON LE MIE MANI...”
Continuò a parlare da solo per molto tempo continuando a dire quante orribili torture farebbe al nano che gli tagliò la sua mano e lo cacciò da Moria.
Balfor ci mise poco tempo per finire e abbellire i violini per i figli di Flik, loro ancora non ne sapevano niente, e per quanto riguardava imparare a suonarlo per
Thorin non era ancora il caso, preferiva che spendevano il tempo a combattere.
Anche se era ancora piccolo, Thorin provò a far fare qualcosa anche a Kili, un giorno lo portò nel luogo dove di solito si allenava il fratello Fili con Dwalin, una specie di piccola stalla senza animali, pensavano di essere soli invece non sa- pevano che c'era qualcun altro con loro che si faceva gli affari suoi, per il momento.
 “Cosa ci facciamo qui, zio Thorin?”
chiese curioso il nipote, Thorin appoggiò a terra, davanti al nanetto un grosso martello, Kili guardò prima il martello e poi lo zio con lo sguardo serio.
 “Tuo padre era bravo a combattere con quest'arma, era il migliore di tutti, tuo fratello ci è riuscito alla tua età ad usarlo dopo pochi minuti, voglio vedere se anche tu ci riesci. Prova...”
Kili studiò l'attrezzo e prese il manico, con una mano era molto pesante e non riuscì a sollevarlo, ci provò con due ma neanche con così ebbe successo.
Stupito ci riprovò di nuovo ma senza alcun risultato come prima, più si sforzava e più sembrava che il martello si fosse ancorato a terra, provò allora a sforzare le gambe ma niente.
Cadde seduto a terra stanco come non mai, sudato e con i  palmi delle mani che pulsavano dalla fatica, Thorin non si aspettava chissà che ma non si era nemmeno aspettato che il nipote non ci riuscisse.
Sospirò, girò i tacchi e non disse niente finché non uscì dalla stalla:
 “Kili, sei ancora troppo piccolo, dovevo capirlo subito.”
la presenza che era con loro aveva visto tutto e vedere il piccolo principe deluso in quel modo non gli piaceva per niente, guarda caso trovò qualcosa che forse
era in grado di sollevargli il morale. Gli si avvicinò:
 “Kili, ragazzo mio, come stai?”
 “Oh, ciao zio Bofur...”
rispose senza entusiasmo, di solito impazziva per quel nano, Bofur lo sapeva che gli voleva bene e non se la prese, sapeva cosa albergava ora nel cuore del bambino nano, aveva paura di aver deluso lo zio e se stesso. Bofur gli accarezzò i capelli mori:
 “Ehi, non fare quel muso lungo, sei ancora piccolo per impu- gnare un martello pesante come quello.”
cercò di rassicurarlo:
 “Zio Thorin ha detto che alla mia età Fili ci è riuscito, era anche l'arma di papà... Forse sarebbe deluso di me se lo sapesse...”
 “Ma no, piccolo non dire così, i padri sono sempre orgogliosi dei loro figli, te lo dico io, tuo padre non lo farebbe mai”
Kili alzò lo sguardo sul nano:
 “Dici sul serio?”
c'era speranza nella sua voce,
 “Certo, e vuoi sapere una cosa importante che mi ha detto una cara amica?”
 “Un'amica?”
chiese il piccolo principe nano curioso,
 “Sì, un'amica che conosci molto bene anche te, è colei che ti ha messo al mondo piccolo Kili... Lei mi ha detto che ogni guerriero è diverso e ogni guerriero ha la sua arma. Kili, tu non sei né tuo padre e né tuo fratello, sei un nano speciale a modo tuo, magari questa sarà la tua arma...”
Mostrò a Kili un arco, piccolo per Bofur ma perfetto per un nano come Kili, il piccolo la prese tra le mani e lo guardò;
 “Non penso che zio Thorin piacerà, dice sempre che gli archi e le frecce sono cose da elfi, e lui odia gli elfi...”
anche lui sapeva dell'odio degli elfi anche se non sapeva chi, e cosa, fossero, Bofur fece una faccia divertita:
 “Tuo zio dice un sacco di cose, non ci pensare, quando vedrà che lo sai usare meglio di lui ti appoggerà, prova almeno.”
Kili prese l'arco e una piccola freccia nanica tra le mani senza sapere come usarli,
 “Non so neanche come si usa.”
confessò infine, Bofur gli accarezzò di nuovo la chioma mentre rideva:
 “Eh va bene, ti insegno io, vieni con me, a una condizione, che non ti metti a ridere perché nemmeno io lo so usare molto bene.”
e qui il piccolo Kili rise e gli tornò il buon umore.
Il giorno dopo Kili aveva già dimenticato tutto, aveva ripreso a giocare tranquil- lamente con Ori, insieme ne combinavano di tutti i colori ma a volte il piccolo principe nano preferiva stare a casa ma non per stare con il fratello, si nascondeva dietro l'abitazione e silenziosamente piangeva. Non era per fare i capricci ma perché sentiva nel cuore la nostalgia del il padre, non lo aveva raccontato a nessuno perché voleva essere forte come il fratello e gli altri due nani della sua famiglia ma per chissà per quale motivo lui non ci riusciva, si faceva piccolo, piccolo e piangeva finché non aveva finito. Da quando Flik era scomparso Kili lo sognava ogni sera, e quando al mattino si svegliava capiva che era soltanto un sogno e cadeva nello sconforto.
Un giorno di quelli cambiò tutto perché venne “casualmente” trovato dal fratello biondo che appena lo vide in quelle condizioni gli si avvicinò e lo abbracciò:
 “Ehi, fratellino mio, che succede?! Perché piangi?”
cercò di farlo voltare verso di lui ma inutilmente, Kili lo abbracciò stretto:
 “Ti ha offeso qualcuno? Ori?”
 “N...No”
 “E allora? Cosa ti rende triste? Dimmelo dai, altrimenti che servono i fratelli più grandi?”
questa volta Kili lo guardò negli occhi, il sorriso sicuro di Fili gli fece prendere più coraggio:
 “Mi... Mi manca papà...”
Quelle parole addolcirono ancora di più il fratello maggiore che lo riabbracciò:
 “Oh Kili... “
anche lui stava per mettersi a piangere ma ricacciò le lacrime perché doveva tranquillizzarlo:
 “Kili, dimmelo sinceramente, non è la prima volta che fai così....”
il fratellino non rispose, mosse solo la testa a destra e a sinistra per dire no:
 “Me lo potevi dire prima che stavi così male.”
Gli asciugò gli occhi con un fazzoletto:
 “No... Io voglio essere forte come mamma, zio Thorin e te...”
Una lacrima riuscì ad uscire dall'occhio sinistro di Fili ma sperò che il fratello moro non se ne fosse accorto, lo strinse di più nell'abbraccio:
 “Kili, voglio dirti un segreto, io non sono forte come dici tu...”
Kili si staccò dalle braccia del fratello per vederlo in faccia, la sua espressione era d'incredulità.
 “Come no?!”
 “No - disse Fili sia a parole che con la testa – pure a me manca molto papà, e ti confesso che a volte, pure io piango.”
 “Ma io non ti vedo mai piangere.”
le lacrime del fratellino avevano smesso di scendere dai suoi occhioni scuri come i capelli:
 “Questo è vero ma a volte lo faccio, soprattutto quando è notte e tu dormi tranquillo, io mi avvicino a te e piango in silenzio.”
 “Perché lo fai?”
chiese curioso il fratello nano,
 “Perché tu mi dai la forza di smettere Kili, mi sento più forte quando sono vicino a te, io ti devo proteggere, sei il mio unico fratello e non voglio che nessuno ti faccia del male.”
Gliele diceva sempre quelle parole ma solo adesso Kili iniziò a capirne il vero significato, sorrise al fratello per dire che stava bene, Fili continuò:
 “E ti voglio dire un'altra cosa importante, da quando ho cominciato ad allenarmi con Dwalin non piango più come prima sai?”
 “Davvero?!”
 “Sì, mi sento sempre bene quando combatto, magari capiterà anche a te quando sarai abbastanza grande per poter reggere un bastone.”
A Kili tornò in mente il fatto del martello e della delusione dello zio Thorin e si rattristò nuovamente.
 “Oh – oh”
pensò il nano biondo quando vide il fratello rannicchiarsi come in piccolo sacco:
 “Scusa, scusa… Non volevo farti ricordare...”
 “Fili, cosa sono gli elfi?”
Il fratellino lo prese letteralmente, “in castagna”, non lo sapeva nemmeno lui cosa e chi fossero, anche lui li aveva sentiti nominare dallo zio e aveva visto il suo disprezzo negli occhi,
 “Questo non lo so... - disse in tono simpatico - Veramente non lo so...”
 “E secondo te perché lo zio Thorin li odia tanto?”
continuò a chiedere il piccolo principe nano:
 “Non lo so... Però un giorno mi piacerebbe vederli...”
subito nella sua mente gli venne in mente una cosa che sicuramente avrebbe fatto ridere entrambi:
 “Però so una cosa, loro combattono con gli archi e le frecce, e a te invece zio Bofur te ne ha regalato uno, pensa, mentre un giorno ti allenerai – simulò di reggere in mano un arco e una freccia anche lui – zio non resiste, ti prende la freccia, te la spezza a metà gridando come un pazzo: ELFI!!!”
Sentendo le parole del fratello, Kili immaginò tutto, vide se stesso con l'arco in mano, poi dal nulla sbucò lo zio, gli rubava la freccia, la spezzava a metà gridando:
 “ELFI !!!”
con gli occhi fuori dalle orbite.
Questo pensiero lo fece ridere e anche Fili rise con lui per la scena comica.
Dopo vari minuti che ridevano il nano biondo vide qualcosa davanti a loro e chia- mò l'attenzione del fratello:
 “Kili... Kili, vedi quello che vedo io?”
aveva gli occhi spalancati per la sorpresa, Kili smise di ridere e quando vide lui stesso quello che vedeva il fratello fece la sua stessa espressione, davanti a loro videro il coniglietto marroncino che il principe nano aveva salvato e che il pa- pà Flik gli aveva detto di lasciarlo nel bosco.
Il coniglietto li osservò muovendo il nasino, Kili si alzò e piano piano si avvicinò all'animale, il piccolo rimase lì, Kili riuscì ad accarezzarlo e ancora il cucciolo marroncino rimase immobile.
 “Ehi, sei tornato amico mio ! Che bello rivederti... Mi sei mancato tanto...”
anche Fili si avvicinò al fratello e vide il coniglietto:
 “Sai una cosa? Guardandolo meglio, è molto carino.”
 “E tu lo volevi cucinare allo spiedo...”
gli ricordò Kili con in tono un po' di rimprovero.
 “È vero, colpa mia, scusa...”
Kili lo guardò di sottecchi e poi rispose:
 “Perdonato.”
Tutto il pomeriggio giocarono con il piccolo coniglietto che alla sera non voleva più andare via, non ne voleva sapere di tornare nel bosco, Kili sentiva già che  cos'avrebbe risposto la madre alla sua richiesta, per fortuna Fili trovò una soluzione:
 “Oggi lo lasciamo qui, così forse se ne andrà da solo domani mattina scaviamo una buca vicino alla cantina che nasconderemo con rami e foglie così anche lui avrà una casetta vicino a noi e poi ci potrai giocare sempre...>>
 “Ti vengono sempre le idee migliori, Fili.”
per scherzare il nano biondo gonfiò il petto, come se fosse pieno d'orgoglio:
 “Per forza, sono il più grande.”
e risero insieme.
In realtà c'era un motivo per cui Fiki aveva cercato e trovato Kili, nel suo lettino il nano moro trovò una sorpresa, un orsacchiotto di pe- luche marroncino chiaro con un paio di baffi ai lati del na- so, proprio come quelli del papà.
Kili rimase ancora più sorpreso di quando rivide il coniglietto:
 “E questo?! - prese il giocattolo con entrambe le mani e lo sollevò in aria - È bellissimo!!! È tutto per me?!”
 “Certo, e per chi sennò? L'ho fatto tutto da solo...”
in parte era vero. Aveva visto quell'orsacchiotto quando Thorin lo aveva mandato a cercare Oin nel villaggio, non ci aveva pensato due volte, il giorno dopo l'avrebbe preso per regalarlo al fratellino con un tocco di suo, gli avrebbe aggiunto i baffi come quelli del loro padre. In quel momento aveva ancora in mente la frase che gli aveva detto prima e Fili pensava che aveva paura che anche lui non tornasse com'era successo al papà. Il giorno dopo, prima di andare agli allenamenti, era ripassato nel negozio e l'aveva co- mprato con i suoi risparmi che gli dava lo zio Thorin e a volte anche la mamma.
Dopo avergli aggiunto i baffi fatti di paglia decise di rega- larglielo, Kili dalla felicità abbracciò il fratello maggiore:
 “Grazie Fili !!! Ti voglio bene, sei il fratello migliore del mondo!!!”
 “Anche tu, fratellino mio...”
gli accarezzò la chioma mora.
Kili sembrò più rilassato ora che aveva sia il regalo del fratello e sia l'amico coniglietto, che chiamarono Ser (anche se non sapevano se fosse maschio o femmina) aveva ancora il pensiero del padre ma quando gli veniva da piangere stringeva forte l'orsacchiotto e più o meno gli passava. Fili invece continuava con i suoi allenamenti e diventava sempre più agile e quando anche lui aveva il pensiero nostalgico del papà, gli bastava parlare o stare vicino al fratellino.
Ma di a pochi giorni qualcosa cambiò, Thorin aveva parlato con la sorella Dis e lei era d'accordo, Fili sarebbe andato con lui e da alcuni nani a fare la sua prima spedizioni.
Esse erano dei piccoli, viaggi di alcuni giorni, che facevano prima i nani bambini in grado di combattere, e di tenere un mano una arma, insieme ad un genitore e ai suoi maestri d'armi; poi crescendo le avrebbero fatte senza il genitore, o con gli amici, con I fratello oppure da soli.
Alla notizia Fili fu felice d'iniziare subito questo viaggio e fare quest'esperienza lontano da casa, solo che qualcuno non era molto d'accordo.
Il giorno della partenza Kili cercò di bloccare il fratello che aveva la sacca da viaggio pronta in spalla, il fratellino lo abbracciò:
 “Fili, ti prego non mi lasciare...”
aveva gli occhi colmi di lacrime e Fili cercò di tranquillizzarlo come al suo solito:
 “Kili, non fare così dai... - si staccò dal suo abbraccio e s'inginocchiò come faceva sempre -  Mi dispiace ma lo devo fare, devo partire con lo zio Thorin, Balin e Dwalin per fare la mia spedizione. Starò via solo 3 giorni e poi tornerò per te e per la mamma, ok?”
Kili lasciò fuoriuscire le lacrime e distolse lo sguardo da quello del fratello maggiore che gli sussurrò:
 “Se ti senti solo puoi sempre giocare con Ser oppure con l'orsacchiotto che ti ho regalato io... Ti prometto che tornerò presto.”
Kili non la smetteva di piangere ma disse solo due parole;
 “Mi... Mi mancherai...”
Fili lo tirò a se e lo abbracciò di nuovo:
 “Anche tu mi mancherai, Kili... Prenditi cura di te e della mamma.”
Fili si staccò dal fratello e si avvicinò allo zio e ai due fratelli Balin e Dwalin, Kili fece qualche passo verso il fratello ma la mamma lo prese per mano:
 “Stai tranquilla Kili, non andranno molto lontano, quando anche tu sarai abbastanza grande andrete insieme.”
 “Davvero mamma?!”
 “Sì Kili...”
Entrambi salutarono il gruppetto che partiva, fosse stato per il piccolo nano moro, Kili sarebbe rimasto lì per tre giorni ma la mamma lo portò in casa e cercò di distrarlo, e quella sera si addormentò di nuovo piangendo ma stringendo l'orsacchiotto.
I tre giorni passarono lentamente per il piccolo Kili, aveva seguito i consigli del fratello, infatti a giocava e si prendeva cura del suo coniglietto o a volte la  mamma lo portava con sé al villaggio ma non era la stessa cosa senza Fili. Tutto sembrava finto e sembrava che mancasse sempre qualcosa, Anche Bofur si era offerto a distrarre il principe nano con altre lezioni di tiro con l'arco ma faceva sempre dei disastri (lo faceva apposta per far distrarre Kili con le risate).
Poi finalmente il terzo giorno arrivò e il piccolo nano moro era più iperattivo del solito:
 “Finalmente... Mamma oggi torna Fili, Vero?!”
 “Sì, oggi dovrebbe tornare.”
disse la mamma in tono tranquillo come quando c'era il loro padre.
 “E quando arriva?! Dov'è?!”
Kili stava con naso attaccato alla finestra,
 “Vedrai che nel pomeriggio arriveranno tutti quanti.”
Calò la sera ma di loro nessuna traccia, Kili era ancora lì, immobile a osservare la strada per scorgere il fratello ma niente. Iniziava un po' a preoccuparsi:
 “Perché non tornano?! Dove sono?! Perché non arrivano?!”
Dis gli mise le mani sulle spalle:
 “Kili, devi stare solo tranquillo, vai a riposarti, quando arrivano ti vengo a svegliare...”
 “No... Voglio vedere mio fratello... Sono giorni che lo aspetto, ho voglia di rivederlo...”
proprio in quel momento la mamma sentì qualcosa e disse al piccolo Kili:
 “Kili, vieni con me, usciamo di casa.”
Una volta fuori anche Kili sentì una voce:
 “Questa, questa voce... È...”
non finì la frase che subito vide due figure nere, entrambe avevano una lanterna in mano e, grazie a quella luce Kili intravide un piccolo nano biondo con  una sacca da viaggio sulle spalle e con la mano libera salutò la coppia davanti alla casa:
 “Ciao!!!”
Kili partì dritto verso il fratello:
 “Fili !!!”
il fratello si bloccò sul posto, s'inginocchiò su un ginocchio e aprì le braccia per accogliere il fratellino:
 “Kili !!!”
il fratello moro lo travolse per quanto era contento e ribaltò il fratello:
 “Ehi... Che bentornato!”
disse Fili quando riuscì a sollevarsi,
 “Mi sei mancato tanto, Fili.”
disse riabbracciandolo, non voleva più staccarsi.
Quella sera Fili raccontò tutto quello che aveva fatto in quei tre giorni durante la spedizione, in realtà avevano osservato quasi tutto il bosco vicino alle Montagne Azzurre, i vari alberi, piante e sassi per orientarsi alle prossime spedizioni:
 “Altre?! Devi andare ancora via?”
chiese Kili preoccupato,
 “Certo che ne devo fare altre di spedizioni ma non ti preoccupare Kili, non devo andare subito e, sinceramente, non vedo l'ora sia di farne un'altra e sia che tu vieni con me. – lo rassicurò il fratello – Vedrai, sarà fantastico stare fuori tutto il tempo, vedere tanti animali e dormire sotto le stelle...”
Kili non ci pensava più di tanto, il fratello maggiore era tornato e gli andava bene così.
 

 

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Capitolo 7
*** 07) Piccoli Nani Crescono ***


07) Piccoli Nani Crescono
  
Le spedizioni dovevano essere fatte una volta a stagione, 4 volte l'anno, per i nani bambini invece i nani guerrieri potevano farle quante ne volevano anche per controllare i confini con il villaggio.
Ogni nano poteva scegliere di andare con i membri della sua famiglia o con gli amici ma tutti quanti, anche i veri abitanti delle Montagne Azzurre, chiedevano sempre il permesso a Thorin. Ormai lui era diventato come una guida, un'esempio per tutti e la sua parola era molto importante, era il principe dei nani più famoso e veniva rispettato, ecco perché gli chiedevano sempre permessi e consigli. Inoltre il popolo di Erebor voleva che il principe dei nani prendesse i compiti che all'inizio aveva il re Thror e che dovevano passare al padre Thràin, e ora c'era Thorin. Un paio di questi compiti erano unire le varie coppie di nani e benedire i nani neonati nuovi; all'inizio fu molto difficile per Thorin perché era imbarazzato ma poi lo fece perché capì che il suo popolo aveva ancora fiducia in lui. Una coppia che unì fu Gloin.
Fili fece la sua seconda spedizione in autunno e in inverno si divertì come un matto con la neve.
Kili continuò ad aspettarlo mentre continuava ad allenarsi con l'arco e la freccia, piano piano imparò ad usarlo alla perfezione. Come suo padre, sembrava essere nato per usare quell'arma così facile da usare ed elegante proprio come doveva essere un principe.
Intanto i due piccoli fratelli crescevano e anche Kili fu allenato da Dwalin, però non era molto bravo come il fratello.
Forse per via del bastone che la usava per la prima volta ma cercò di fare sempre del suo meglio. Dopo la faccenda del martello si era ripromesso di imparare a usare qualsiasi arma per poi poter ritornare a quello, solo per dire che anche lui poteva usare il martello come suo padre e come suo fratello. Anche il fratello biondo cercava di puntare sul fatto che tutti i nani dovessero usare armi come asce e martelli, Dwalin però non era d'accordo e continuava sempre ad allenarli, ma intanto Kili iniziava dalle armi più semplici.
Fili lo aiutava molto nel tempo libero e quando Dwalin partiva per le sue spedizioni con il fratello Balin.
E quando anche Kili compì 10 anni arrivò il suo turno per fare la sua prima spedizione con lo zio ma Fili non li seguì:
 “Fratello, perché non vuoi venire con me? Me lo avevi promesso.”
anche Fili soffriva ma c'era un motivo preciso per non andare con lui e glielo spiego:
 “Kili, ti ricordi che io sono andato da solo? - il fratellino fece segno di sì con la testa mentre aveva gli occhi pieni di lacrime – Quella volta avrei voluto che an- che tu venissi con me ma poi ho capito perché né lo zio Thorin e né la mamma mi hanno dato il permesso di farti venire. Non perché eri piccolo ma perché la prima spedizione bisogna affrontarla da soli. Tu non devi avere paura, con te verranno lo zio Thorin, Balin e Dwalin, non sarai da solo e vedrai che quei giorni passeranno in fretta, io ti aspetto qui e mi prenderò cura di Ser mentre tu sei via.”
Kili non resistette e una lacrima uscì dai suoi occhi marroni scuro:
 “Ma io voglio te...”
 “Lo so Kili – il fratello maggiore gli asciugò la lacrima – tu mi credi?”
 “Sì...”
rispose Kili, Fili gli sorrise dolcemente e il fratellino sapeva che cosa stava per dire:
 “Ti prometto che è solo per questa volta che sarai da solo, la prossima volta che devo andare io a fare una spedizione, verrai con me, accetti?”
Anche Kili riuscì a sorridere:
 “Per sempre?”
 “Per sempre...”
confermò il fratello biondo. Dopo che si furono abbracciati e salutati, Fili tirò un triste sospiro di sollievo, la mamma se ne accorse e gli accarezzò la chioma bionda per rassicurarlo:
 “Sei molto bravo a fargli capire cosa è giusto.”
 “Mi manca tanto di già...”
confessò Fili guardando il sentiero in cui cinque anni fa anche lui camminò per fare la sua prima spedizione, ora sapeva che cosa aveva  provato il fratellino.
 “Lo so che ti manca Fili, - continuò la mamma – manca tanto anche a me, però ti ripeto che sei stato bravo fratello a fargli capire che, almeno la prima, deve andare da solo, deve crescere anche lui come tutti, vedrai che lo capirà quando tornerà a casa... Ora vieni, voglio mostrarti una cosa...”
In casa la mamma rovistò tra le sue cose:
“Questo sacchetto apparteneva a tuo zio, me lo regalò quando feci la mia prima spedizione da sola, questo simbolo che vedi inciso è della famiglia di Durin, tre rombi come i tre figli di tuo nonno Thràin, uniti dal nostro legame fraterno, il legame di sangue dei nani fratelli.”
Fili prese il sacchetto, gli piaceva molto quel simbolo, e il suo significato, ma sape- va già che fine avrebbe fatto, lui non voleva i regali in quel momento. Anche se erano passati pochi minuti, e lo aveva tranquillizzato proprio lui, gli mancava Kili, vo- leva vedere, e sentire camminare, il fratello, voleva sentire la sua voce, le sue
risate... La casa era vuota senza di lui.
Per passare il tempo anche lui si allenava e leggeva per tenersi in pari con lo studio e l'allenamento ma da solo si annoiava parecchio e guardando il cielo sperò che Kili stesse bene.
Lontano da casa e dal fratello, Kili osservava ogni particolare del bosco, non era mai stato così lontano ma gli piaceva essere lì, gli piaceva vedere tanti tipi di alberi, fiori piante e pure la luce che entrava attraverso le foglie.
I tre nani gli spiegarono un sacco di cose sulla natura, anche scoprire quanti an- ni aveva un albero quando arrivarono davanti a un tronco tagliato da qualche nano venuto prima di loro:
 “Vedi quant'è straordinaria la natura, Kili? - Balin era emozionato come lui – tutto quello che occorre fare è soltanto contare questi anelli intorno al tronco e capirai quanti anni aveva l'albero.”
 “Ma zio Balin, sono tantissimi questi anelli...”
disse Kili in tono sorpreso.
 “Quindi cosa significa questo?”
 “Che l'albero ha tanti anni?”
Balin esultò per la risposta di Kili:
 “Bravissimo, hai imparato alla perfezione!”
Anche il nano moro era contento, guardò meglio gli anelli e il centro dell'albero, con la sua mano lo toccò e lo accarezzò delicatamente, osservandolo i tre nani adulti si ricordarono di qualcuno, forse una cosa dal padre l'aveva presa.
La prima notte però non andò bene, Kili non faceva altro che girarsi e rigirarsi nel suo piccolo spazietto vicino al fuoco per vedere lo zio o chiunque facesse di guardia per tranquillizzarsi. Oltre a non stare comodo sentiva che c'era qualco- sa che lo preoccupava, Balin era di guardia e si alzò dalla sua postazione solo per avvicinarsi al piccolo:
 “Ehi Ehi, che succede – gli sussurrò – hai sonni agitati?”
 “No Balin, non riesco a dormire...”
 “Non sei stanco?”
 “Sì, lo sono ma... - alzò gli occhi al cielo – quelle sono le stelle?”
Balin alzò la teste per vedere anche lui, il cielo era bellissimo con le varie sfumature dal blu al nero, la luna a tre quarti, niente nuvole e poi c'erano loro, le stelle... Bellissimi puntini luminosi che creavano nel cuore del nano un senso di benessere e felicità. Al nano piacevano le stelle, all'età di Kili non vedeva l'ora di fare le sue spedizioni per poterle guardare e dormire sotto di esse, cosa che invece non piaceva al nipote del suo principe:
 “Certo che sono le stelle, i puntini più luminosi e misteriosi della Terra di Mezzo, e per me anche le più belle...”
 “Non mi piacciono le stelle.”
Quelle parole sorpresero il nano guerriero:
 “Come non ti piacciono?”
 “Non mi piacciono... Mi danno fastidio con quella loro luce... Non so perché, ma non mi piacciono.”
incrociò le braccia e si nascose il viso dentro. Balin osservò il principe nano e gli sussurrò:
 “Ora dici così ma vedrai che quando crescerai cambierai idea...”
Dopo tre giorni finalmente arrivò il momento per tornare a casa, Kili era molto contento alla fine di aver fatto la sua spedizione, ma era ancora più felice per rivedere il fratello, avanzava sempre più veloce.
 “Calmati Kili, non vorrai arrivare già stanco.”
Scherzò Balin vedendo il piccolo principe che, non avendo dormito quasi per niente, sembrava avere più energie di tutti.
 “Voglio rivedere presto mia mamma e mio fratello, voglio fare in fretta.”
I tre nani avevano deciso di comune accordo di rientrare prima di sera, Kili era stato bravo nella sua prima spedizione ma solo il fatto che avesse dormito poco preoccupava un po' lo zio, se non si abituava da subito poteva essere un po' un problema per lui in futuro.
Finalmente a casa Kili corse dritto tra le braccia della mamma:
 “Mamma...”
 “Il mio piccolo Kili !!! Sei tornato...”
la voce della mamma era rotta dall'emozione per il ritorno del secondogenito, era contenta che era a casa finalmente.
Mentre continuò ad abbracciarlo:
 “Mamma, dov'è Fili?”
 “Dev'essere fuori, non l'ho visto per tutto il giorno.”
 “Posso andare a cercarlo?”
dopo il consenso della madre, Kili corse fuori ancora con la sua sacca e il mantello da viaggio, aveva troppa fretta per accorsene.  
Andò dietro la cantina dove sperò di trovare il fratello ma non lo vide:
 “Fili...Fili... - iniziò a chiamarlo – Fili dove sei?”
lo cercò dappertutto, anche nel laghetto e nella stalla dove di solito si allenava con Dwalin ma non lo trovò.
Tornò a casa cercandolo anche lì ma niente, il nano sembrava scomparso nel nulla, ritornò verso la cantina dove Ser lo attendeva:
 “Ciao Ser...”
lo accarezzò. Kili iniziò ad intristirsi:
 “Fili... Voglio Fili...”  
 “Kili ?!”
Il piccolo nano sentì dal nulla la voce del fra- tello  maggiore, si alzò di scatto in piedi e lo richiamò:
 “Fratello mio, dove sei?!”
 “Quassù....”
Kili alzò lo sguardo sugli alberi accanto e vide il fratello che stava su un ramo:
 “Ehilà... Quando sei tornato? Mi sono addormentato.”
 “Che bello rivederti Fili... Dai scendi giù.”
il nano biondo scese dall'albero e Kili lo travol- se con un abbraccio mentre Fili rideva come un matto:
 “Mi sei mancato tanto, Fili...”
 “Mi se mancato tanto anche tu Kili, dai torniamo a casa che così mi racconti tutto e, devo darti un altro regalo.”
Da quel giorno i due fratelli principi attesero sempre il momento per una nuova spedizione e ci sarebbero andati insieme, se da soli era stato bello, insieme ri- sultò fantastico, i due stavano sempre attenti ai discorsi che facevano i tre nani ma dopo che giravano le spalle i due fratelli erano pronti a combinarne alcune 
delle loro. Ma la cosa che più sorprese era il fatto che Kili dormisse la notte, non sapevano se era perché piano piano si stava abituando o perché  c'era il fratello con lui, la cosa più importante era che riposasse tranquillo.
 “Almeno sta dormendo adesso.”
disse Balin mentre copriva i due bambini nani,
 “Già, ma si doveva abituare già da allora a dormire da solo.”
rispose il fratello minore di Balin,
 “Non ti preoccupare Dwalin, imparerà col tempo, proprio come ha fatto qualcuno di mia conoscenza...”
Balin osservò il fratello minore nel profondo degli occhi, anche se sembrava duro, solo lui sapeva guardare dentro il suo cuore e rivedere quel bambino nano che lo seguiva ovunque andasse.
Il nano guerriero ritornò a guardare i bambini che dormivano tranquilli vicino al fuoco:
 “Dormite bene, ragazzi...”
Sussurrò.
In una spedizione Fili inventò anche un altro modo divertente per negare qualcosa al fratello per non farlo restare troppo male, a volte Kili voleva fare degli scherzi come nascondersi nella foresta o arrampicarsi negli alberi come sapeva fare il fratello ma Fili, mentre muoveva la testa a destra e a sinistra, faceva un verso con la bocca “Mh Mh”, e faceva una faccia buffa. Kili rideva e ogni volta che insisteva il fratello continuava con il suo verso e insisteva finchè il nano moro non la smetteva:
 “Sei buffo anche quando non vuoi che faccia qualcosa.”
gli confessò Kili.
 “Se ti fai male poi chi lo dice a mamma?”
Al ritorno i due nani passarono a casa di Ori, avevano affidato a lui il coniglietto per tre giorni e l'amico era riuscito a non farsi scoprire dalla sua famiglia:
 “Credo gli siate mancati – lo ridò a Kili – si agitava di continuo e se lo prendevo in braccio si calmava.”
 “Ti ringraziamo tanto Ori, sei un grande amico.”
disse Fili.
Il più delle volte però era proprio Fili a combinare guai, un giorno in nano biondo decise di fare un allenamento diverso dal solito:
 “Fili, sei sicuro che sia una buona idea?”
chiese un dodicenne Kili mentre Fili, diciassettenne, teneva in mano due coltelli affilati.
 “Certo che sono sicuro Kili, non ti fidi di me?”
 “Di te sì però...”
la voce del nano moro era un po' incerta, con gli occhi cercò di vedere la mela rossa sulla sua testa.
 “Tranquillo fratello, ho letto su un libro una storia molto interessante che mi ha fatto venir voglia di provare. Rilassati...”
disse l'ultima parola con fare suadente e prese la mira mentre Kili continuò a parlare:
 “E, solo per curiosità, come finiva la storia?”
cercava di prendere tempo, ma il fratello non rispose perché subito qualcuno intervenne per salvare il fratello moro:
 “FILI... FERMATI !!!”
Thorin arrivò appena in tempo, seques- trò i due coltelli al principe biondo mentre gli faceva una ramanzina:
 “Come hai potuto fare questo gioco stupido, contro tuo fratello poi... Potevi ferirlo e fargli male, se non peggio...”
Kili detestava che qualcuno parlasse così a suo fratello e si mise in mezzo per proteggerlo:
 “Zio, non sgridarlo, è anche colpa mia, sono io che mi sono offerto di aiutarlo, e...”
Anche Fili prese coraggio e affrontò lo zio:
 “No Kili ci penso io, hai ragione zio, è stata colpa mia. Non dovevo mettere in mezzo mio fratello, è solo che ho letto un libro e mi è sembrato...”
non riuscì a finire la frase che lo zio Thorin continuò a rimproverarlo:
 “Un libro?! Fili, a volte le storie possono risultare fasulle, oppure pericolose. Che non vi becchi mai più fare una cosa del genere o vi punirò.”
se ne andò com'era tornato, i due fratelli rimasero lì:
 “Scusami Kili, non te lo farò mai più.”
e se ne andò anche lui,
 “Ehi Fili, dove vai?”
Kili non ce l'aveva con il fratello, gli voleva troppo bene, non voleva nemmeno che andasse via.
 “Non ti preoccupare Kili, vado solo a fare un giro, ho bisogno di stare un po' da solo.”
Kili invece tornò a casa ma prima passò a controllare il suo amichetto peloso, Fili si avvicinò allo stagno dove, tempo fa, lui aveva trovato il coniglietto mentre erano in cerca di rane, stranamente quel giorno era silenzioso ma il principe biondo non ci fece molto caso.
Si sentiva in colpa per quello che sarebbe successo a suo fratello minore se il colpo sarebbe andato male, come un film vedeva lui che lanciava il pugnale col- pendolo a morte, scacciò quel pensiero parlando da solo rassicurandosi:
 “Non è successo niente... Non è successo niente...”
 “Cos'è successo?”
a sentire quella seconda voce Fili si spaventò così tanto che di scatto si alzò in piedi, brandì uno dei suoi pugnali e si girò per spaventare l'intruso ma si calmò subito, era soltanto Balfor con dei tronchi di legna tra le mani, Fili abbassò il pugnale:
 “Ah Balfor, sei tu... Meno male.”
disse in tono tranquillo,
 “Chi pensavi che fossi?”
chiese il nano.
Istintivamente il principe nano voleva dire “un orco” ma ricordò che lui era stato catturato da loro improvvisò dicendo soltanto:
 “Kili.”
ma sbagliò esempio perché Balfor non era stupido come nano:
 “E tu accoglieresti tuo fratello in questo modo? Puntandogli un'arma?”
Fili ricordò il vero motivo per cui era lì, lasciò cadere l'arma a terra e s'inginocchiò nascondendosi la faccia con le mani, Balfor si avvicinò:
 “Ho per caso detto qualcosa che non va, principe?”
Balfor non poteva sapere quello che era veramente successo pochi minuti prima e per un attimo era riuscito a scordarselo, decise di sfogarsi con l amico di suo zio:
 “No, è che, stavo per fare una cosa brutta proprio a mio fratello.”
 “Hai voglia di parlarne?”
Fili fece segno di sì con la testa. Si sedettero di fronte allo stagno e dopo che il principe biondo ebbe finito di raccontare l'accaduto Balfor rispose:
 “Ho capito... Beh non è stato molto bello.”
 “Lo so e sinceramente, non so perché l'ho fatto, pensavo fosse stata una cosa bella da provare, e poi nessuno nano ha mai fatto una cosa così, mi sarebbe pia-ciuto essere il primo.”
 “Ma hai pensato alle conseguenze?”
Fili fece segno di no con la testa:
 “E me ne pento.”
disse tristemente sospirando. Balfor l'osservò e il suo sguardo si addolcì:
 “Ti credo Fili, anche se hai sbagliato, inoltre tuo zio ha reagito così solo perché ha avuto paura.”
 “Paura?! Zio Thorin ha paura?!”
quella rivelazione fece allertare Fili, non pensava che nani adulti come lo zio potessero avere paura di qualcosa, lui e il fratello non lo avevano mai visto sotto quella luce, aveva sempre assunto un comportamento autoritario con gli altri e da quando era morto il loro padre, con loro era diventato il loro punto di riferimento e non si era mai mostrato debole. Anche quando lo portò per la prima vol- ta a fare la sua spedizione, per tutto il viaggio gli aveva spiegato trucchi e segreti sul bosco e vedeva il suo sguardo fiero su di lui quando riusciva a fare qualcosa di difficile per la sua età... Non poteva davvero pensare che un nano forte come lui provasse paura.
Il nano più anziano si accorse che la notizia era nuova per lui:
 “Perché sei così sorpreso?”
 “Non pensavo che anche voi adulti provavate paura.”
Balfor rise e poi rispose:
 “Certo che abbiamo paura e più si cresce più è peggio, purtroppo... Tutti gli esseri, tutte le creature hanno paura di qualcosa che a volte è successo proprio a loro, e a volte hanno paura che succeda qualcosa di male alle persone che amano più di loro stessi... La paura a volte ti ricorda che devi trovare la forza di reagi- re e in fretta.
Tu non lo sai ancora ma anche tuo zio ha affrontato un sacco di cose molto pericolose che gli hanno fatto provare una paura che non t'immagini neanche,  ma è riuscito a vincere sempre.”
Fili ascoltò attentamente il discorso del nano:
 “Ho capito... La paura non ti lascia neanche quando cresci?”
 “No, mai...”
Fili notò qualcosa nella voce dell'amico dello zio:
 “Balfor, tu hai paura?”
il nano sorrise ma dietro quel gesto c'era solo una cosa: tristezza.
 “L'hai capito piccolo?! Beh sì, anch'io ho paura, e se ti dico di cosa non mi crederesti mai.”
 “Non lo dirò a nessuno, giuro...”
Fili era serio allora il nano iniziò a parlare della sua più grande paura:
 “Da quando sono stato catturato da quei maledetti orchi, ho il terrore della luna.”
 “La luna?! Perché la luna?”
 “Perché l'orco che mi torturava aveva gli occhi vitrei e bianchi come se fosse un morto vivente, e quando li spalancava per spaventarmi ulteriormente, mi sembrava di vedere due lune... Non riesco più a vedere la luna come prima, ho la sensazione che lui mi guardi ancora, ed ho paura..”
Fili comprese alla fine cos'aveva veramente combinato, era stato uno stupido, aveva spaventato lo zio e il fratello per uno scopo egoistico, se fosse stato più intelligente non l'avrebbe mai fatto, decise che da quel momento si sarebbe preso le sue responsabilità, si alzò in piedi e ringraziò il nano:
 “Grazie per tutto quello che mi hai detto Balfor, ora ho finalmente capito...”
Il nano biondo fece per alzarsi e tornare  a casa ma:
 “Aspetta Fili...”
il ragazzino nano si fermò e guardò il nano dei Colli Ferrosi:
 “Tieni, voglio darti questo, spero ti piaccia.”
gli regalò un pugnalino che aveva una custodia in legno per proteggere la lama.
 “Wow... Non so cosa dire.... Grazie mille Balfor...”
 “Non devi ringraziarmi, mi fa piacere sapere che ce l'hai tu.”
Fili era contento di quel regalo, di solito non li accettava ma quel coltellino gli piaceva molto.
Corse a perdifiato fino a casa e il primo nano che cercò fu proprio il fratello Kili ma non lo trovò, e nemmeno il coniglietto:
 “Kili – provò a cercarlo – Kili, dove sei?”
entrò in casa ma Kili non era neanche lì, però incontrò lo zio Thorin che stava fumando vicino al camino, come faceva sempre, per un attimo il nano biondo rimase immobile mentre lo zio voltava lo sguardo su di lui, di nuovo quel viso era una maschera, non lasciando trapelare nessuna emozione:
 “Se cerchi tuo fratello, si sta allenando con Dwalin al tiro con l'arco, se vuoi andare da lui lo troverai là.”
Prima di andare dal fratello Fili sentiva che doveva fare un'altra cosa prima:
 “Zio, ti posso parlare?”
Thorin fece cenno di sì con la testa lentamente mentre continuava a guardare il focolare acceso:
 “Mi dispiace per quello che ho combinato, e potevo combinare... Ho sbagliato e mi prendo le mie responsabilità, non lo farò mai più te lo prometto.”
Thorin ascoltò attentamente il nipote e poi lo guardò di nuovo negli occhi:
 “Voglio crederti sulla parola Fili, so che sei un ragazzo responsabile, ma questa cosa mi ha proprio fatto arrabbiare, te ne sei accorto?”
 “Sì, zio...”
 “Spero vivamente che hai capito il tuo sbaglio, ora vai, Kili ti aspetta...”
Sul volto di Fili nacque un sorriso sereno, non sapeva nemmeno lui se era per il fatto che lo zio l'aveva perdonato oppure perché il fratello lo stava aspettando.
Dopo aver ringraziato lo zio corse di nuovo verso la collina dove sapeva di aver trovato il fratello Kili, gli arrivò di spalle e lo chiamò mentre Dwalin gli dava le istruzioni giuste:
 “KILI!!!”
il maestro e l'allievo si voltarono al suono della voce e il nominato vide il fratello biondo correre verso di lui, istintivamente aprì le braccia, dimenticandosi che aveva l'arco in una mano e la freccia nell'altra. Fili rallentò e abbracciò il fratello:
 “Kili, perdonami se ti ho spaventato, non volevo farti paura...”
 “Fratello, ma cosa dici? Non mi hai spaventato per niente...”
 “No, lo so che l'ho fatto, sono stato solo un'egoista, e ti chiedo scusa.”
Kili adorava troppo suo fratello maggiore anche se aveva fatto quello che aveva fatto, era tutto per lui:
“Fili, io non voglio che ti scusi, voglio che ti alleni con me, adesso.”
questo era il bello di avere un fratello come Kili, il nano biondo si accorse che c'erano tre tiri al bersaglio, uno per Kili, uno per lui e nell'altro invece, c'era Ori.
 “Ori?!”  
Kili fece una faccio più confusa della sua:
 “Non so perché ma è voluto venire anche lui...”
Ori non aveva nessun'arma essendo ancora più piccolo di Kili per averne una, ma gli piaceva guardare gli altri che combattevano mentre lui osservava il paesaggio intorno a lui e non i nani allenarsi. Era un po' strano come nano ma era un grande amico per Fili e Kili, sensibile e amichevole a modo suo.
A volte anziché giocare con i due nanetti portava loro un libro e Fili lo leggeva, una cosa dai fratelli l'aveva presa anche lui, la scrittura e i libri, gli sarebbe piaciuto imparare a leggere e a scrivere come i due amici solo che era ancora piccolo, ci aveva provato anche Kili ma con scarso risultato.
Ori era lì che osservava il coniglietto di Fili e Kili cercando di non spaventarlo offrendogli dei lunghi fili d'erba e Ser piano piano si avvicinava.
Dwalin li riporto alla realtà:
 “Vi sembra questo il posto in cui blaterare?! Impugnate le armi e colpite il bersaglio, forza! Eseguite!!!”
i due fratelli presero le loro armi e obbedirono al comandi del maestro, Fili non resistette:
 “Kili, me lo fai un favore quando crescerai un po' di più?”
concentrato sul bersaglio rosso e bianco il fratello moro rispose:
 “Quale?”
 “M'insegni anche a me a usare l'arco?”
Kili scoccò la freccia, centrando il centro perfetto del bersaglio e mentre ne prese un'altra rispose:
 “Certo Fili... - centrò di nuovo l'obbiettivo – Non vedo l'ora...”
beccò vicinissimo alla freccia di prima, Kili era diventato molto bravo ad usare l'arco regalatogli da Bofur e, come gli disse lui stesso, Thorin fu orgoglioso di lui e lo aiutò quelle rare volte che poteva, ma per Kili non era ancora abbastanza, voleva diventare bravo come il fratello maggiore ma un buon nano 
che si rispetti deve sapersi adattare a ogni tipo di arma e Kili non voleva essere da meno.
I nani continuarono a vivere in tranquillità, facendo la loro vita di sempre ma nessuno di loro sapeva che qualcosa di molto più grande di loro si muoveva nell'ombra e attendeva di uscirà allo scoperto per mettere in atto una vecchia vendetta.

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Capitolo 8
*** 08) Nella Locanda ***


08)Nella Locanda
 
Ci furono vari cambiamenti a mano a mano che i due crescevano. In primis scoprirono una cosa strana sul loro coniglietto, Ser in nanico voleva dire "Ramo", come gli insegnò Balin, peccato che l'amico pe- loso non era un maschio ma bensì una femmina, lo scoprirono dopo molto tempo che la coniglietta ingrassò e fece 6 cuccioli.
Prima di allora i due erano parecchio preoccupati che gli dessero troppo da mangiare, a volte Fili, con la complicità di Kili, riusciva sempre a rubacchiare qualche verdura che la mamma stranamente comprava. Dopo che la coniglietta fece i cuccioli si ritrovarono un po' nel panico, un coniglietto erano riusciti a nasconderlo ma ora che erano sette la cosa era più difficile.
 “Fili che facciamo, ora!?!!
Kili era il più preoccupato di tutti e due, infatti camminava avanti e indietro davanti al fratello biondo.
 “Non lo so Kili...”
E non lo sapeva davvero.
 “Perché non ho ascoltato papà?!”
Si lamentò il nano moro,
 “Sta zitto, Kili...”
Qualcosa il nano più grande doveva inventarsi per uscire da quella strana situazione.
 “Kili, ho paura che li dobbiamo abbandonare nel bosco.”
 “No... Faresti una cosa del genere?”
In realtà non lo avrebbe fatto ma non potevano fare altrimenti.
 “A Ser non piacerebbe.”
gli ricordò Kili
 “Non si chiama più Ser.”
Disse il nano biondo in tono un po' duro, infatti ora si chiamava Ortah che in nanico voleva dire "Natura",
 “Fili - Kili attirò l'attenzione del fratello - io non voglio abbandonarli.”
Teneva in mano il più piccolo della cucciolata, 
 “E cosa vuoi fare allora? Mangiarli?!”
Il fratello moro rimase un po' scandalizzato da quelle parole e protesse il cuc- ciolo,
 “No... Questo mai...”
 “Kili, ti giuro sul mio nome che se non l'avessi salvato quel giorno avremmo risolto il problema.”
 “Fili, ma ti ascolti?”
Anche Kili aveva la voce più dura e sentendolo Fili se ne rese conto.
subito si scusò;
 “Mi dispiace... Ma non vedo altre soluzioni...”
Kili si avvicinò al fratello e si sedette vicino a lui.
 “Nemmeno io...”
Il nano moro guardò il cucciolo tra le mani del fratello moro, erano circondati da animaletti roditori che sembrava non avessero paura di due nani proprio come la mamma anni fa che era tranquilla tra le mani dove ora stava il cucciolo.
Prima che uno dei due potesse dire qualcos'altro Ori sbucò e guardò i coniglietti:
 “Ciao ragazzi volete ven... Oh che belli !!! Sono tutti vostri?!”
Subito Fili e Kili si guardarono e fiutarono la soluzione al loro problema.
Li regalarono a quasi tutti i loro amici nani, tutti tranne il più piccolo della cucciolata. Quello era di Kili, solo suo.
 “Guarda che questa volta non ti aiuto.”
gli diceva il nano biondo, non era riuscito a fargli cambiare idea, nemmeno con il suo solito metodo, per una volta aveva vinto il fratellino (o lo aveva fatto vincere apposta?).
 “Non ti preoccupare per questo Fili, ci penso io, questa volta voglio farlo da so lo, mi occuperò di Ortah e del piccolo Wern.”
 “Wern?!”
(Sole in nanico)
 “Sì, mi piace perché è piccolo come lui.”
Fili sorrise per la purezza di Kili:
 “Spera che questa volta sia veramente un maschio... Sennò avremo altri problemi.”
Kili diventò agile anche con un'altra arma, la spada, come il fratello riuscì ad usarla fin da subito e a volte Dwalin li faceva combattere l'uno contro l altro:
 “Forza, forza!!! Più veloci, più veloci – li motivava Dwalin – muovete quelle gambe, non abbassate la guardia...”
e loro obbedivano diventando sempre più agili.
Lo zio gli spiegava, a mano a mano che diventavano grandi, come era morto il padre, gli raccontò degli orchi, di Azog, e di Moria (niente elfi e neanche della battaglia avvenuta lì) e quando ritenne il momento adatto, consegnò ai due i due violini:
 “Questi due strumenti ragazzi, sono un regalo di vostro padre molto prima di morire, era una sorpresa per voi.”
Anche se con gli allenamenti i due riuscivano a sfogarsi di più, avevano ancora le facce tristi quando si parlava di lui, dopotutto era il loro papà, una delle persone più importanti per loro e anche se da quel giorni avevano imparato a crescere, a volte avrebbero preferito tornare bambini per riavere un abbraccio da parte sua. Solo quel gesto, e poi sarebbero ritornati grandi.
Dentro di loro ancora non riuscivano a farne a meno neanche nei sogni. Kili aveva paura che un giorno si sarebbe dimenticato il suo volto, la sua voce e il suo talento con il suo violino, scomparso anche quello da quando lo zio Thorin tornò da solo da quella trappola.
“Se ve la sentite, Balfor vi insegnerà a suonarli.”
Guardò i nipoti con uno sguardo serio negli occhi ed entra- mbi accettarono.
Si mostrarono all'altezza anche di quel compito, dopotutto erano figli di Flik, il "nano del violino", lo chiamavano così il popolo di Ereborn sia prima che dopo la sua morte.
Da quel tragico incidente Thorin si era preparato meglio per la ricerca del padre, con l'aiuto di un falconiere, uomo, chiedeva aiuto ai popoli dei nani per la ricerca del padre scomparso, ancora non si era rassegnato a pensare che dopo tanto tempo potesse essere morto. Doveva trovarlo a ogni costo ma le risposte che riceveva non erano mai positive, purtroppo.
Le spedizioni dei due andavano sempre meglio, a volte riuscivano ad andare anche con altri nani, una volta andarono anche con Bofur e Bombur e si divertirono come pazzi.
Quei due insieme ne combinavano peggio di Fili e Kili, inoltre Bofur era un grande esperto nella pesca e Bombur un bravissimo cuoco, insegnò ai due come riconoscere le piante che potevano insaporire varie cucinate e anche le piante velenose, come l'ortica, da evitare assolutamente per il loro bene e la loro salute:
 “Quante cose che sai Bombur....”
lo lodava Kili
 “Da chi hai imparato?”
Bombur era un nano di poche parole ma quando parlava gli si illuminavano sempre gli occhi, tutto quello che conosceva era grazie al padre e al fratello Bofur, i due nani fratelli non se lo sarebbero mai aspettato che il nano dal buffo cappello sapesse tante cose perché a guardarlo non si vedeva proprio.
A tutti i nani dell'età di Kili, che aveva 25 anni, iniziava già a spuntare la barba, Fili l'aveva bellissima e molto curata, sembrava quella del padre. Infatti il suo intento era di imitarlo sia nelle acconciature e sia nei baf- fi, per lui era un modo di pensarlo e portarlo sempre con sé.
Ma il fratello, purtroppo aveva solo qualche pelo.
Anche lui non vedeva l'ora che gli crescesse e non capiva perché da lui tardava tanto.
Purtroppo c'era qualcuno che, al contrario di Fili che lo rassicurava, prendeva in giro il povero nano per questo fatto, Kili veniva spesso deriso da nani coetanei che avevano già una bella linea di barba. Quando il gruppetto composto da tre nani beccava Kili da solo, gli si avvicinavano e lo deridevano:
 “Ehi ragazzi guardate un po' chi è arrivato, il principe, ma degli elfi.”
diceva un nano con i capelli e la barbetta nera ma con gli occhi perfidi mentre gli altri due ridevano a crepapelle. Kili si offese da morire, paragonarlo a una creatura di cui non sapeva niente e che era tanto odiata dallo zio era troppo, ma non aveva voglia di litigare:
 “Smamma Rosh...”
disse allontanandosi dal gruppetto ma quelli lo bloccarono di nuovo:
 “Ehi, mostra un po' più di risetto a chi ha più barba rispetto a te...”
disse un altro nano che aveva la barba castana, spingendo il nano moro che lo guardava con disprezzo.
Per i nani il fatto della barba era una cosa sacra, era quel particolare che li differenziava dalle altre creature della terra di mezzo, tutti i nani aspettavano che crescesse per intrecciarla e per mostrarla durante le battaglie, loro pensavano che questo loro aspetto li rendesse più spaventosi e feroci agli occhi dei nemici.
Kili non sapeva perché a lui stava crescendo così ma quei nani gliene stavano facendo una colpa:
 “Che nano sei se non hai la barba?”
fece una domanda retorica sempre quel nanetto,
 “Crescerà.”
cercò di difendersi Kili ma non impressionò per niente.
“Io ho capito perché non ce l'ha – disse alla fine il terzo e ultimo nano con la barbetta castana chiara – e di sicuro lo sa anche tuo fratello, per questo lui ti protegge sempre...”
Il principe moro lo guardò con occhi di sfida,
 “Tu sei diverso da tutti noi, perché sei un figlio di quelli schifo di elfi... È per questo che tuo papà è morto, per la vergogna...”
a quelle parole qualcosa scattò dentro al cuore del nano moro, si scurì in faccia mentre gli altri continuavano a prenderlo in giro.
 “Ma sei stordito? - ricomparve Rosh – non ti ricordi che suo padre è quello che è morto attaccato dagli orchi?”
 “Tanto se fosse ancora vivo, si vergognerebbe ad avere Kili come figlio...”
 “Già – parlò di nuovo il secondo – un figlio che assomiglia alle fecce degli elfi.”
Non si ricordò di essere partito ma Kili si ritrovò al posto del secondo nano con un pugno rivolto verso il nulla e il nanetto con la barba scura a terra che si reggeva il naso. L'aveva colpito, i due nani aiutarono l'amico a rialzarsi mentre Kili prese le distanze, il nano dalla barba scura si asciugò il naso, che colava del sangue, e la sua espressione si fece ancora più cattiva:
 “Bene... Allora ti sai difendere...”
iniziò un piccolo scontro anche se tre contro uno non era leale, a un certo punto due di loro riuscirono a bloccarlo per le braccia:
 “Lasciatemi... LASCIATEMI !!!”
 “Tenetelo fermo - ordinò sempre il secondo – deve pagare per avermi fatto male.”
per fortuna che non riuscì a fare niente perché in soccorso di Kili intervenne il fratello maggiore, prima tirò un sasso nell'occhio del nano dalla barda scura e poi urlò contro gli altri due:
 “EHI !!! LASCIATELO STARE!!!”
I due lasciarono Kili e cercarono di scappare da Fili ma lui li raggiunse e li fece sbattere le loro teste l'una con l’altra come se fossero noci di cocco, poi si voltò verso l'altro:
 “Non ti credere che mi sia dimenticato di te...”
si avvicinò all'altro nano terrorizzato dalla paura e gli diede un pugno come fece il fratello. Tutto davanti gli occhi di Kili che solo allora si accorse della sua vera forza, contro di lui era un'altra cosa.
 “E che non vi becchi mai più a toccare un solo capello a mio fratello e SE CI RIPROVATE SOLTANTO VI FACCIO VEDERE LA MIA VERA RABBIA!!!”
Questo per far intendere quanto i nani adolescenti fossero cattivi ma anche che forza possono tirar fuori per difendere una nano caro.
Il trio fuggì e Fili si avvicinò al fratello:
 “Kili, ma sei ferito...”
in effetti era vero, il nano moro era pieno di graffi, sangue, lividi e una ferita sotto il ginocchio, durante la confusione non si era nemmeno accorto di essere messo in quelle condizioni. Si coprì la ferita con la mano:
 “Non ti preoccupare per me, sto bene...”
cercò di fare il coraggioso ma non davanti a Fili:
 “No, tu non stai bene, vieni, andiamo a casa, ci penso io a te...”
Sorreggendolo lo portò a casa e lo medicò:
 “AHIA....”
si lamentò Kili mentre cercò di allontanarsi dal fratello biondo:
 “Lo so, lo so che ti fa male Kili... Ho qua- si finito, resisti un altro po'.”
Fili era arrabbiato nero con quei tre nani che avevano fatto del male a Kili, ma cercò di mantenere la calma davanti a lui:
 “Kili, che cosa volevano quei tre? Perché ti hanno fatto del male?”
Il fratello moro si voltò da un'altra parte e poi rispose in tono triste:
 ”Mi hanno fatto del male perché non ho abbastanza barba...”
Fili si bloccò, era ancora più nero di prima:
 “Non posso crederci...”
 “E hanno offeso papà.”
 “Cosa?!”
Odiava che si sparlasse del padre.
 “Hanno detto che si vergognerebbe di me se fosse ancora vivo per via della barba e perché pensano che io sia figlio degli elfi... È per questo che li ho attaccati.”
concluse Kili ancora senza guardare in faccia il fratello.
Fili finì di pulire e fasciare la ferita al fratellino:
 “Hai fatto solo bene Kili – Kili lo guardò – alcuni nani sembra che non hanno abbastanza cervello per capire... Non è colpa tua, tu sei un nano come tutti gli altri. E poi non è vero che sei un figlio degli elfi, io lo so e me lo ricordo pure il giorno in cui sei nato.”
 “Davvero?!”
Kili era sorpreso,
 “Certo... Eri la gioia di mamma e papà... E anche la mia...”
Il nano moro riuscì a sorridere, il fratello sapeva sempre come farlo distrarre, Fili era il fratello migliore del mondo.
 “Ero venuto a cercarti per chiederti se ti andava di allenarti ma, a quanto pare devo aspettare.”
confessò Fili, Kili cercò di alzarsi:
 “No no, io sto bene Aahhhh...”
si sedette di nuovo a terra e si tenne il ginocchio, Fili fece no con la testa:
 “Visto?! Lascia perdere per oggi... Non ne lave la pena, era solo per occupare il pomeriggio.”
 “Mi dispiace...”
disse Kili in tono dispiaciuto.
 “Ti ripeto non è colpa tua... Ti va di andare a controllare Ortah e Wern?”
e fu così che passarono il pomeriggio, insieme ai loro coniglietti.
Mentre la vita sulle Montagne Azzurre viveva in serenità, sotto le montagne qualcuno continuava a odiare il popolo dei nani e tramava piani sempre più crudeli e attendeva il momento giusto, ma per far ciò doveva prima cercare il nano, infatti sguinzagliava gli orchi in ogni dove per cercarlo ma essi non facevano mai ritorno:
 “DANAZIONE !!!!!!!!!!! STUPIDO NANO.... DOVE DIAVOLO SEI???”
Urlò Azog ogni giorno nel suo nascondiglio, per fortuna non li aveva ancora trovati e non sapeva dove essi fossero.
Nel villaggio, aprì una locanda dove l'ostessa, una nana chiamata Bertha, una forte e determinata nana dai lunghi capelli rosso fuoco come la barba e occhi vigili e furbi, vendeva da bere tanti tipi birre bionde, rosse, nere, scure e chia- re, inoltre cucinavano un sacco di piatti per i nani, per inaugurarla fu chiamato sempre il principe dei nani Thorin.
Tutti i nani passarono gran parte del loro tempo in quella locanda e quel posto portò un senso di normalità e ilarità nel villaggio, era sempre affollato nelle ore serali, a volte anche gli amici di Thorin invitavano a bere e a mangiare qualcosa lì e insieme parlavano e discutevano.
Inoltre questa ostessa, ogni sera faceva un gioco per animare i suoi clienti: rie- mpiva una pinta di birra e la metteva in mezzo a due nani sul suo bancone, dicen- do che quella birra la offriva la casa e che l'avrebbe data a uno dei due nani che si sarebbero battuti solo con la forza delle loro mani.
Mentre i due nani alticci si spingevano col la sola forza, diventavano un momento di tifo tra tanti nani che esultavano come dei matti per uno solo, ma alcuni restavano in disparte senza partecipare.
Un giorno Thorin portò solo Fili per fargli assaggiare la birra come un vero nano quando diventò abbastanza grande per reggerla e invece un altro giorno li portò entrambi, il nano biondo convinse anche il fratello ad assaggiare questa bevanda ma quando Kili la bevve stette malissimo e cambiò colore mentre Fili rideva come un matto:
 “Kili, ahahahahahaha che ridere che fai !!!!!”
 “Ma come fate a bere questa cosa... È amarissima!!!”
l'ostessa sentì e si avvicinò ai tre:
 “Che succede qui, qualcuno ha ancora lo stomaco troppo delicato per bere la birra?”
Thorin intervenne:
 “Perdonalo Bertha, è ancora piccolo e curioso per bere questa. È venuto solo per compagnia.”
Bertha squadrò il nano mentre allontanava la birra:
 “Bene... Per questa volta passa...”
tornò indietro mentre urlava a squarciagola a dei nani.
Fili abbracciò il fratello con un braccio:
 “Dai Kili non te la prendere, un giorno la berrai anche te. Ma intanto guarda chi è arrivato...”
Kili guardò nella stessa direzione del fratello e videro Bofur entrare da solo e sedersi poco distante da Thorin,
 “Mi presti la tua birra?”
 “Che vuoi fare?”
chiese Kili che aveva l'impressione che sarebbe successo qualcosa,
 “Ora vedrai...”
disse Fili allontanandosi con la birra del fratello mentre puliva il bordo, anche Thorin lo osservò attentamente.
Fili si avvicinò a Bofur e gli picchiettò sulla spalla, il nano si voltò ed esultò di gioia quando riconobbe il nano biondo,
 “Oh Fili !!! Che bella sorpresa.. Anche tu ora puoi iniziare a bere come tutti i nani?”
 “Puoi dirlo forte Bofur !!
 “Sei da solo?”
 “No, lo zio Thorin e Kili sono lì.”
Bofurli vide e li salutò con la mano:
 “Ehi... Tutto bene?”
gridò. Fili attirò la sua attenzione:
 “Hai già ordinato la tua birra?”
 “Non ho ancora deciso.”
rispose il nano dal buffo cappello,
 “Prova questa birra – gli passò la birra di Kili – Bertha me ne ha portate due ma per me una basta e avanza.”
Bofur bevve la birra in un sorso solo ed esclamò:
 “Wow... Una delle migliori che abbia mai bevuto... Bertha, me la riempi di nuo- vo?”
 “Sono contento che ti sia piaciuta Bofur...”
Fili si voltò verso il fratellino e gli fece l'occhiolino da complice, tutto il tempo che Bofur stette alla locanda, Fili gli stette sempre vicino, Bofur mangiava e ri- deva come un matto e Fili non faceva altro che riempirlo di birra, a un certo punto Bofur, talmente ubriaco chiuse gli occhi e andò indietro con la schiena che se non ci fosse stato lì Thorin sarebbe caduto a terra. Fili aveva salvato ben altro, lo zio lo squadrò mentre cercava di reggere l'amico nano:
 “Sarai soddisfatto, Fili?”
  “Certo zio, sennò come potevo prende- re questo?”
prese il cappello di Bofur e lo mise in testa a Kili,
 “Ecco fatto, sei contento ora, Kili?”
Kili non pensava che il fratello arrivasse a tanto. Il fratello biondo lo guardò mentre rideva tra la confusione del locale:
 “Ti sta bene, fratello... Assomigli a Bofur.”
Kili fece un'espressione buffa come quella di Bofur e lo imitò:
 “Oh ciao Fili, hai visto Bombur? Non vorrei che fosse rimasto a casa a dormire e a mangiare tutto da solo...”
 “Bella questa !!!”
e risero insieme come due pazzi.
A un certo punto il nano biondo smise perché, lontano da lui, vide una nana che, a occhio e croce poteva avere la sua età, il suo sorriso luminoso, anche se nella locanda le uniche fonti di luce era solo le lanterne a olio o delle candele sui tavoli.
I suoi capelli erano castani scuro, come quelli di Kili ma aveva qualche treccina a incorniciare il viso, e da lontano il nano non vedeva bene se aveva la barba come tutte le nane perché aveva le testa appoggiata a una mano. Il suo sguardo era fermo su di lui...
Fili ne rimase come ipnotizzato da quella bellissima ragaz- za e per un secondo tutte le voci, le risate e le la confu- sione intorno a lui scomparvero.
Sentì qualcosa dentro di sé, sentì il suo cuore battere e lui rimase immobile, lei gli fece l'occhiolino e lui si sentì il viso stranamente caldo e le mani sudate, non si era mai sentito così prima di allora.
Dal nulla arrivò un nano che coprì la visuale al principe biondo che tornò in sè e risentì tutte le voci intorno a lui, ricordandosi anche dove fosse mentre Kili lo chiamava:
 “Fratello che hai? - si voltò verso il punto dove stava guardando – Chi c'è?”
Fili cercò di vedere oltre in nano, poi si spostò per vedere di nuovo quella ragazza ma lei non c'era già più, era scomparsa nel nulla, Kili gli si avvicinò:
 “Fili, chi hai visto?”
 “Nessuno...”
rispose in tono deluso.
Dopo quella sera Fili tornò varie volte alla locanda con lo zio per vedere se riusciva a rivedere quella nana ma non c'era, sembrava che se la fosse inventata, ma nella sua testa qualcosa diceva di no. Non era stata la sua immaginazione e si sarebbe ripromesso che un giorno l'avrebbe ritrovata, voleva conoscerla e voleva parlarle.

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Capitolo 9
*** 09) Preparativi Per Il Nuovo Anno ***


09) Preparativi Per Il Nuovo Anno
 
Anche se Kili non era ancora diventato maggiorenne, trovò un lavoretto adatto a lui anzi, fu Balfor a trovarglielo, dato che al nano piaceva lavorare con il legno
anche Kili decise di sperimentarsi con esso non solo per onorare la memoria del padre ma anche perché così poteva costruirsi da solo le sue frecce per il suo arco; dopo pochi giorni ci portò anche il fratello Fili a lavorare in quel negozio anche se a lui piaceva molto di più lavorare il ferro e altri metalli, ma per lo zio Thorin era ancora presto per lui lavorare con essi, gli consigliò di iniziare dai materiali più semplici.
Per Kili fu molto difficile lavorare le frecce, quasi tutti i nani infatti usavano armi come asce spade e martelli mentre lui invece era molto più abile con l'arco, “un'arma da elfi”, lo schernivano tutti per questo fatto che non sapeva usare le classiche armi naniche e anche perché solo alcune nane potevano usare tale arma vergognandosene perché a distanza di anni, tutto il popolo di Erebor era an- cora arrabbiato con gli elfi e tutto quello che li riguardava era un tabù. Inoltre le nane usavano frecce troppo pesanti e Kili non si trovava molto bene, provò a fabbricarne delle altre ma con scarsissimo risultato, o erano troppo leggere o si rompevano del tutto. Non lavorava sempre su di esse, faceva altre cose e solo quando era libero riprendeva il suo vero obbiettivo.
Per di più Kili era un principe, doveva dare anche lui l'esempio come suo zio Tho- rin, ma anche il fatto della sua barba che cresceva poco lo tradiva, per questo preferiva lavorare da solo e senza che nessuno l'aiutasse, non si sentiva molto accettato per le sue scelte. Solo il fratello Fili riusciva ad entrare nel suo piccolo spazio di lavoro e a parlargli.
Non ci furono altri pestaggi come quello in cui Fili dovette intervenire per salvare il fratello, ma dopo che Kili si riprese, Fili decise di allenarlo nei momenti liberi per fargli imparare a usare le armi dei nani, e l'unico modo era, purtroppo,  sequestrargli il suo amato arco:
 “Dai, forza Kili... Metti più forza in quelle braccia... Forza!!!”
usava le stesse parole di Dwalin per incoraggiare Kili a dare il meglio di sé mentre usava la spada:
 “Dai forza Kili, vuoi metterci più forza?!”
 “Cosa sto facendo secondo te?!”
rispose il fratello moro con sarcasmo.
 “Attento a te ora !!!”
Fili si gettò verso il fratello ancora con più "cattiveria" e mostrandosi ancora più severo e continuando ad attaccare il fratello moro che riusciva a malapena a
difendersi. Infatti Kili cadde a terra:
 “Ehi... piano!....”
disse mentre si rialzava, il fratello gli rispose:
 “Sentimi bene Kili, non mi sembra tu ti stia impegnando... Se fossimo stati in battaglia a quest'ora saresti morto.”
 “Lo sto facendo e sai che non sono bravo come te, e in quanto a questo non lo siamo... Quindi...”
si rimise in posizione il nano moro.
Fili si infuriò dando un altro colpo a Kili, che si allontanò di alcuni passi mentre il nano biondo continuò a parlargli:
 “Ma te ne rendi conto che siamo dobbiamo sempre essere pronti... Siamo guerrieri... Tu devi sempre stare sul chi va la... È nostro compito essere sempre all'erta.”
 “Come se non lo fossi... - Kili era stanco - Ti stai comportando in modo strano... Ma che ti prende?! Se non ti vedessi tutti i giorni penserei che qualcosa ti ha cambiato, ma cosa...”
 “Io non ho assolutamente niente! Sei tu che devi prepararti a dovere, non voglio assolutamente che altri ti considerino debole, solo perché ti sei fissato su quel dannato arco. E quindi, alzati e combatti!“
si lanciò nuovamente su Kili, attaccandolo come se fosse con un vero nemico.
 “Ehi... - Si allontanò e cercò di parlare - Io mi trovo bene, con quell'arma, può colpire i nemici anche a distanza... Perché me ne devi fare una colpa...>>
 “La vuoi smettere di parlare?!”
Il tintinnio delle spade una contro l'altra finisce ma solo per passare ad un' altra arma: 
 “E ora, prendi l'ascia.”
ordinò Fili.
 “Cosa?!”
 “Muoviti Kili ! - Fili aveva lo sguardo severissimo - Ho detto che ora ci alleneremo con l'ascia.”
Anche Kili iniziò a guardarlo strano, assomigliava molto allo zio Thorin come espressione facciale:
 “Lo sai che con quell'arma ho difficoltà...”
Senza nemmeno dire niente, Fili afferrò l'ascia:
 “E ora... Difenditi Kili !!!!!! - gridò il suo urlo di battaglia fiondandosi contro il fratello  moro non lasciandogli nemmeno il tempo di respirare - Sei troppo lento !”
lo punzecchiava Fili:
 “FILI TREGUA...”
 “No!”
 “Ti prego ascoltami...”
 “A un nemico chiederesti una tregua?”
 “L'avrei già ucciso da un pezzo con il mio arco... Perché devi fare così?”
 “Perché è mio dovere farlo !”
disse Fili mentre continuava a colpire Kili che, più ad attaccare continuava a difendersi. Senza aggiungere altro, Fili gettò a terra l'ascia del fratello, poi si avvicinò al martello:
 “Vediamo adesso!”
Continuò Fili,
 “Mi stai stancando con tutte queste armi...”
confessò il nano moro,
 “Sentimi bene... Devi essere in grado di combattere con qualsiasi cosa sono stato chiaro?! E non mi ripeto.”
si preparò ad attaccare , e si lanciò contro Kili che si allontanò.
 “Sei un codardo !”
 “Ah io sono il codardo ora?!”
 “Già lo sei...”
confessò Fili.
 “Non mi sembra che ci sia una legge che obbliga a tutti di imparare ad usare queste armi...” 
“È  nella nostra natura, anche Gimli, che è un nano bambino sa usare l'ascia meglio di te, e sono sicuro che sarà un nano molto più valoroso quando avrà l'età giusta... Lo trovo ridicolo che un nano come te gli fa da maestro, un nano che usa solo l'arco...”
Gilmli era il figlio di Gloin e di Bertha, uno dei nuovi nani neonati che erano nati nelle Montagne Azzurre e che faceva parte del popolo di Erebor e come tale venne presentato sempre da Thorin come fece con Fili e Kili. La sua arma preferita, anche se era solo un bambino, era l'ascia ma quando Kili lo addestrava per gioco il nano più grande usava la spada.
 “Gimli è solo un bambino e ha il padre, al contrario nostro...”
 “Non parlare di nostro padre. Lui è morto.”
 “E poi non m'interessa niente di poter usare o meno quelle armi... Io mi trovo bene sia con la spada che con l'arco, perché non accetti questa cosa?!”
Fili dalla rabbia attaccò il fratellino e tentò anche di farlo arrabbiare.
“Io voglio che diventi un nano, che tutti devono temere. Se venissimo attaccati, nessun altro popolo, ci aiuterebbe e poi l'arco è da elfi, e loro sono il nemico, ed è a causa loro che papà è morto. - urlò Fili - Quindi prendi questo!”
Kili continuò a difendersi e provò anche ad attaccare ma con poca energia:
 “Non sono stati loro, sono stati gli orchi e tu lo sai...”
gli ricordò Kili,
 “E invece è colpa degli elfi! - lacrime di rabbia negli occhi del nano che non uscirono - e poi continuò attaccandolo con più forza - se non lo sai, sono sempre elfi anche gli orchi!”
 “Fili calmati, stai delirando....”
 “Invece è così, sono elfi che vengono avvolti dal male.”
Kili non sapeva cosa rispondere a una notizia del genere, e non sapeva nemmeno dove lo aveva sentito, ma in un momento come quello era meglio non mettersi a discutere sull'argomento.
 “Va bene, non parliamone più.”
Kili provò ad avanzare ma il fratello era molto più forte di lui.
 “Avanti, sei ancora.... Troppo lento.”  
Fili iniziò a usare molta più forza mettendolo leggermente in difficoltà, Kili aveva ancora quello sguardo da guerriero poi incrociò gli occhi del fratello che lo fecero tornare in sé. Fili aveva ancora gli occhi severi che quasi ricorda quello di zio Thorin. Erano suoi nipoti, qualcosa da lui dovevano pur prendere.
Kili si allontanò:
 “Basta... Non ce la faccio a colpirti più forte di così...”
ammise a tono di voce fermo, ma Fili non lo accettò, era ancora fermo sul posto mentre Kili gettò a terra l'arma nanica.
 “Sai una cosa? Mi stai deludendo... Quei nani dell'altra volta ti hanno dato filo da torcere... Ecco perché ti alleno. Sei una delusione e basta...”
Fili afferrò nuovamente l'ascia:
 “Adesso riprendila immediatamente... Non voglio che ti arrendi.”
Lo sguardo del nano biondo era fermo e saldo ma c'era anche un velo di preoc- cupazione che Kili sembrò non notare.
 ”Fili - lo guardò negli occhi – Perché fai così?! Sei, come tutti gli altri nani, io lo so, so cosa pensate tutti di me... Nessuno mi accetta per quello che sono e tutti mi criticano per via della mia "barba". Io sono così, e non è colpa mia... Capito?!”
 “Allora non hai capito niente! Non capisci perché lo sto facendo? Eh?! Rispon -
di...”
 ”LO SO... MA TU LO VUOI CAPIRE CHE ANCH'IO HO LE MIE DIFFICOLTA'?! Perché non vai ad allenare Ori dato che lui usa la fionda?”
Anche Ori era diventato abbastanza grande per poter usare le armi dei nani ma
lui utilizzava sempre quell'arma da bambini perché gliel'avevano fatta e regalata proprio loro due. Durante una spedizione trovarono un ramo dalla forma curiosa e lavorandoci per bene crearono questa fionda per ringraziare l'amico di prendersi cura dei coniglietti.
 “PERCHÉ NON È MIO FRATELLO !!! M'IMPORTA SOLO DI TE, DANNAZIO- NE!!!”
A sentire quelle parole verso l'amico Kili iniziò ad arrabbiarsi e lo difese:
 “Anche lui ci seguiva in continuazione in tutto quello che facevamo... E' un nostro amico...”
 “A ME NON È MAI IMPORTATO NIENTE. SEI UNA TESTA DURA... ORI NON DOVRÀ...”
Ma Fili si interruppe, Kili continuò a guardarlo:
 “Non dovrà?...”
 “Lascia perdere...”
cercò di chiudere il discorso Fili ma il nano moro insistette:
 “No, adesso me lo dici, dato che lui non c'è, forza... Cosa non dovrà?”
 “HO DETTO LASCIA STARE, E ORA... - afferrò nuovamente l'ascia, ma Kili riuscì in qualche modo a toglierla dalle mani e gettare a terra il fratello. Allora ne aveva di forza. Poi lo prese per le spalle:
 “Fili, guardami...”
Fili non sapeva più che fare, se parlare o no, quella sicurezza che aveva prima sembrava essere sparita. Guardandolo Kili ebbe il bisogno di confessargli una cosa:
 “Lo so che non sono il numero uno in queste cose, ma perché lo sei già te... Adesso calmati. Ti ringrazio che mi stai aiutando ma per oggi basta cosi...”
 “Kili.... Ascoltami – ora il tono del nano biondo era più calmo - io voglio che tu sia forte abbastanza per affrontare quello che ci aspetta.”
 “Fratello, mica dobbiamo andare in guerra, siamo ancora giovani per questo, e io mi sento pronto se lo vuoi sapere.”
il suo sguardo era profondo e sincero.
“Presto dovremo”
Pensa tra sé Fili.
 “Ti posso lasciare andare ora?”
Fili annuì e Kili lasciò la presa:
 “Kili...”
 “Sì?”
Kili aveva di nuovo la sua espressione, da nano giovane e dolce.
 “Io...”
Fili non riuscì a dire nulla, quanto vorrebbe farlo invece. Il nano biondo si sedette su di una roccia, preoccupato e in pena per Kili:
 “Fili cosa c'è?!”
ora era Kili quello preoccupato per il fratello.
 “Io voglio partire e voglio che tu venga con me... Per questo pretendo che tu sia preparato.”
KIli lo guardò in modo strano, poi chiese:
 “Partire?! E per dove?”
 “Dobbiamo cercare nonno Thràin, per lo zio e per la mamma...”
Capito il piano del fratello, Kili si avvicinò e lo guardò negli occhi:
 “Fili, non possiamo fare una cosa de genere... Ancora noi non siamo tanto esperti.
Nonno Thràin potrebbe essere ovunque, e poi secondo te, zio Thorin ci farebbe fare una spedizione del genere?! Andremmo alla cieca e finiremo nelle mani di qualche pericolo più grande di noi...”
 “Certo che lo siamo! – disse Fili in tono più forte - E zio ci ringrazierà quando torneremo con il nonno...”
Kili sospirò:
 “Non credo che lo siamo finché sarà proprio zio a chiedercelo, non sono affari nostri per il momento...”
 “Allora era meglio se mamma e papà mi prendevano un pony, sarei partito da solo e non avrei avuto un peso come te...”
disse Fili alzandosi e allontanandosi dal fratello di alcuni passi.
 “Cos'hai detto?!”
Il tono con cui Kili aveva parlato era diverso rispetto a prima, era arrabbiato:
 “Che quando mamma ti aspettava le ho detto che volevo un pony - Fili lo guar- dò duramente - E non un fratello o una sorella...”
Quelle parole presero in contropiede il nano moro che s'irrigidì e prese come un automa la sua ascia, Fili l'osservò e si diresse verso di lui:
 “Ah, allora ce l'hai un briciolo di coraggio?! Ahahahah... Sei patetico, inutile eh, sì devo proprio ammetterlo, sarebbe stato meglio un pony...”
anche il nano biondo riprese in mano l'ascia. Con tutta la forza che in quel momento possedeva Kili, si lanciò contro Fili, non curando il fatto che davanti a lui c'era sangue del suo sangue.
Fili si difese, stavolta era in seria difficoltà, Kili lo atterrò e le loro asce erano una contro l'altra:
 “Kili... Kili... Ora smettila!”
si accorse che il Kili di fronte a sé non vedeva Fili ma un nemico. Il nano moro, continuando a guardarlo con uno sguardo carico d'odio, non solo gli fece volare via l'arma ma lo spinse facendo cadere il nano biondo a terra:
 “Sei impazzito?! - disse Fili - C'è mancato poco che mi uccidessi Ora stai esageran...”
non continuò perché Kili scappò via.
“Kili !!!”
Come se fosse sordo il nano moro continuò a correre mentre Fili decise di seguirlo:
 “Fermati, Kili !!!”
Cercò di attirare la sua attenzione ma Kili non accennò a fermarsi, Fili aumentò la velocità, cercò di tendere la mano per prenderlo ma il nano moro era troppo distante da lui.
Kili, lontano dal fratello, riuscì a trovare un nascondiglio perfetto per riprendere fiato, salì su un albero come gli aveva insegnato il suo maestro Dwalin e restò immobile. Poi sentì la voce del fratello che si avvicinava:
 “Non è una soluzione scappare! Ti vuoi fermare?!”
continuò a gridare Fili ma a un certo punto si fermò, lo aveva perso di vista:
 “Kili!!!!! Kili!!!! Avanti esci fuori!”
Nel suo rifugio vide che il fratello era proprio sotto di lui, e continuò a guardarlo con lo stesso odio di prima.
Fili si rese conto di aver esagerato, disperato, s'inginocchiò:
 “Kili!!!!!!!!! Vuoi uscire?!”
“Che stupido!” 
Pensò di sé Fili, con il viso inumidito.
Dall'alto Kili notò che l'albero su cui era sopra era pieno di ricci di castagne, ne prese uno e si mise in posa per tirarla in testa al fratello ma esitò.
 “Sono proprio uno stupido... Non dovevo dirgli del pony - continua a pensare mentre cercava il fratello - Kili!!!”
Continuò a chiamarlo con tutto il fiato che aveva in corpo:
 “Dannazione Kili... Dove diavolo sei?!”
Kili abbassò il braccio ma senza abbandonare quello sguardo, non poteva colpire suo fratello, anche se gli aveva detto quelle cose, non sapeva come faceva a vo- lergli ancora bene. E poi non voleva fare il suo stesso “”gioco”, una cosa che Balin gli aveva insegnato era che con la violenza non si risolve niente.
Si nascose come prima e in quel momento Fili si voltò verso l'albero dove pochi secondi prima avrebbe trovato il fratello moro, ora era solo un ramo.
Fili si alzò e s'incamminò quasi trascinandosi, era deluso di se stesso.
Rallentò anche il passo, nella speranza di sentire la voce di Kili che lo chiamava ma non sentì niente finché:
 “Fili... Fili... - lo chiamò Ori - Ehi, che ti è successo?! Perché quella faccia?”
chiese l'amico della fionda, 
 “Non sono affari tuoi.”
rispose Fili freddamente.
 “Ero venuto a dirti che Dwalin sta aspettando a te e a... Kili. - si guardò intorno - Ma lui dov'è?”
 “Non lo so!”
replicò a tono Fili superando il giovane nano e raggiugendo Dwalin che, appena vide solo Fili iniziò ad innervosirsi:
 “Ori, ti avevo detto di portarmi Fili e Kili.”
 “Oggi ci sono solo io.”
commentò Fili,
“E dove sarebbe tuo fratello?”
chiese il nano con la cresta di capelli neri.
 “E che ne so...”
rispose sgarbatamente Fili prendendo l'arma per l'allenamento giornaliero.
 “Eh no... Non posso fare lezione se non ci siete tutti...”
Dwalin gli tolse l'arma dalle mani,
 “Lui non è degno di allenarsi con te, perciò... - Fili si mise in posizione di attesa anche senza arma - Avanti Dwalin, iniziamo...”
Fili aveva una grande rabbia negli occhi. Ma Dwalin gli si avvicinò e con tutta la calma che possedeva gli chiese:
 “Fili, cos'è successo?”
il suo sguardo però era sia duro e sia preoccupato sull'allievo biondo.
 “Lascia perdere e allenami... Non ne voglio parlare...”
Fili ricordò a Dwalin come era in gioventù Thorin. Un vero testardo.
 “Io non mi ripeto due volte, altrimenti tutti resterete indietro.”
disse il maestro.
 “Tanto a Kili non importa allenarsi. Preferisce quell'inutile arco - continuò a la- mentarsi Fili - Allora iniziamo o no?!”
era sempre più seccato,
 “Ancora con quella storia, Fili?!”
chiese Dwalin anche se la risposta era ovvia agli occhi suoi.
 “Ho detto allenami !”
insistette il principe biondo.
 “Non posso allenarti da solo dato che proprio oggi volevo fare uno scontro due a uno. E indovina chi sono i due?”
fece il sarcastico il maestro.
 “Accontenti di me, fa conto che Kili non sia mai esistito.”
Fili fece infuriare Dwalin che agì come, sicuramente, anche Thorin avrebbe fatto se lo avesse sentito. Ripromettendosi di dire ogni cosa al principe di Erebor ovviamente.
 “Sai che hanno un grande peso le tue parole? Che futuro re che sarai... Complimenti, se non te ne importa di un membro della tua famiglia, figuriamoci di tutto il popolo di Erebor...”
Ormai seccato, Fili attaccò lo stesso Dwalin che riuscì a schivarlo come niente e a farlo cadere con la faccia a terra.
 “Visto?! Che ti avevo detto?!”
Fili restò a terra e continuò a lacrimare dalla rabbia.
“Va a chiamare tuo fratello, - insisteva Dwalin - e tornate qui insieme.”
Fili si alzò e sottovoce sussurrò:
 “Non so dove sia...”
 “Che hai detto?”
Il maestro nano si avvicinò all'allievo che ripeté la frase con un tono più alto rispetto a prima:
 “Che non so dove sia mio fratello...”
 “Dove diavolo eri prima di venire qui?”
 “Con lui ma.... Abbiamo avuto una discussione...”
Ori ascoltò tutto attentamente, non aveva mai pensato che i due amici potessero litigare, erano molto uniti, proprio come i suoi fratelli maggiori.
 “Discusso?!”
ripeté il nano Dwalin.
 “E allora? Che c'è di strano? Tu e Balin non avete mai litigato?”
 “Io ho sempre rispettato le sue scelte, l'ho sempre appoggiato in qualsiasi cosa... E lui ha fatto lo stesso con me dato che era lui il maggiore tra i due...”
Fili usò la sua rabbia e dispiacere represso per cercare si reagire a quello che in realtà sentiva:
 “Ora basta ! Sono stufo!”
Con la stessa velocità di prima attaccò il maestro e lui deviò l'ennesimo attacco dell'allievo ma gli diede uno schiaffo facendolo finire di nuovo per terra; proprio in quel momento arrivò anche Thorin.
Fili aveva la mano al volto e continuò a piangere dalla rabbia.
 “Che cosa sono tutte queste urla?! - intervenne lo zio -  Che diamine succede
Dwalin?!”
 “Questo qui ha perso il fratello.”
 “COSA!?”
anche Thorin urlò per lo sgomento mentre Fili era sempre a terra, Ori si mise in
mezzo davanti a Fili:
 “Vado io, vado a cercarlo io...”
 “Ori non ti ci mettere anche tu.”
disse al nano con i capelli a caschetto.
 “No! Zio!”
Fili si alzò e senza aggiungere altro corse da dove era arrivato alla ricerca di Kili, e Ori lo seguì a ruota:
 “Fili... Fili aspettami...”
 “Vado da solo, Ori torna a casa...”
 “No, aspetta... Voglio aiutarti, per favore... Sei mio amico...”
disse in tono amichevole e innocente, Fili si voltò e gli gridò:
 “NO!  VATTENE !”
Ori lo guardò spaventato, e decise di andarsene con la coda tra le gambe.
Fili riprese la sua ricerca:
 “KILI !!!!”
Kili non rispose, era ancora arrabbiato oppure non era più lì?
 “KILI!!!!!!!! - continuò a chiamare - SEI UN TESTONE LA VUOI SMETTERE? ESCI!!!!!!! STUPIDO!!!”
Nulla... A un certo punto, un cespuglio vicino a Fili si mosse, Fili afferrò la sua spada:
 “Chiunque tu sia esci da li, o te la vedrai con me...”
Il cespuglio continuò a muoversi, Fili indietreggiò e cercò di essere coraggioso da solo:
 “Fatti avanti chiunque tu sia! Non ho paura...Se la vita ti è giunta a noia allora battiti!!!”
Dal cespuglio spuntò un volpe rossa di taglia media, Fili abbassò l'arma mentre tirò un sospiro di sollievo bello lungo:
 “Stupida volpe...”
disse infine.
Il nano biondo continuò a camminare:
“Ma dove diavolo si è cacciato Kili”
Fili era veramente infuriato con il fratellino:
 “KILI !!!!!!!!!!”
Continuò a chiamarlo e non si accorse che arrivò davanti allo stagno delle rane vicino a casa sua e lì, vicino al laghetto, chi vide?
“Kili !!!”
Pensò raggiungendolo. Per fortuna l'aveva trovato e si sentì il cuore libero di un grande peso.
 “Ehi fratello mio – disse tranquillo Fili – ti ho cercato dappertutto...”
Senza voltarsi, Kili rispose freddamente:
 “Vattene via...”
Fili si bloccò e cerò di giustificarsi:
 “Kili, senti io non… Non volevo…”
Kili non rispose, allora il fratello si sedette vicino a lui:
 “Non ho mai ... Pensato quello che...”
Ma venne interrotto dallo stesso Kili che lo aggredì verbalmente:
 “Ah no ?!?! Non l'hai mai pensato?!?! E ALLORA PERCHÈ  ME L'HAI DETTO?! IO NON L'AVREI MAI FATTO CON TE...”
Si rivoltò a guardare lo stagno come se il fratello non esistesse.
Fili era alquanto sconvolto nel vedere Kili in quello stato:
 “Kili, stammi a sentire, non volevo ma, mi sono lasciato prendere dalla...”
 “Vuoi sapere una cosa?”
lo interruppe di nuovo Kili.
 “Cosa?”
“Per tutta la vita ho creduto che... - prende fiato per un attacco di rabbia che non voleva far uscire più  - Che tu mi volessi bene sul serio, che tutte le volte che mi rassicuravi o che mi facevi dormire nel tuo letto da bambini fossero un chiaro segno che io per te valevo qualcosa dato che sono “diverso” da tutti gli altri nani senza sapere il perché. E invece no, sono soltanto un sostituto di un animale... Fa male sai?!”
Si rannicchiò.
Il fratello si sentiva male dopo quelle parole dette dal fratello, non era vero che era un sostituto di un animale, era tutto per lui, l'unico nano che era cresciuto con lui e che lo faceva sentire forte. L'unico che gli era stato vicino, dopo la morte del loro papà.
 “Cosa devo fare per farmi perdonare?”
Fili sapeva di aver esagerato e la sua voce era rotta dall'angoscia.
Con i ciuffi dei capelli davanti agli occhi il nano biondo non riusciva a vedere il viso del fratellino. Ebbe un'idea, gli andò dietro le spalle e gli tirò indietro i capelli che aveva sul viso per fargli una treccia in una mezza coda, cercando in qualche modo di tranquillizzarlo.
 “Sai perché sei speciale?”
Kili continuò il suo silenzio,
 “Perché.... Sono io che ho chiesto un fratellino e... Sì ammetto che volevo anche un pony, ma per portarti con me.”
 “Non ti credo... Non è quello che mi hai detto.”
rispose il nano moro.
Infatti il nano biondo si ricordò che quando Kili nacque neanche sapeva cosa fosse un fratello, decise di dire una piccola bugia innocente e a fin di bene. Fili continuò:
 “Per partire alla ricerca di quelli che ci avevano portato via la casa... Kili - Si mise di fronte a lui dopo aver terminato l'acconciatura - ascoltami io volevo solo farti reagire , e so che ho esagerato... Perdonami...”
Kili distolse lo sguardo, Fili si inginocchiò e iniziò a singhiozzare. Era veramente pentito.
 “E dici che la femminuccia sono io... Guardati prima di sputare sentenze.”
Fili era sconvolto:
 “Ritiro ogni cosa. Non sono degno del Trono. E nemmeno di vivere, specie sapendo di averti offeso così...”
Kili incrociò i suoi occhi:
 “Io te l'ho detto prima, non riesco a essere quello che tu vorresti per me, tutto quello che mi hai detto prima perché quello sei tu... Solo tu sei forte e agile... Io sono solo il numero due... E a me va bene così...”
ammise Kili,
 “No. Un guerriero non insulterebbe il fratello come ho fatto io, non sono degno...”
 “Ma per favore...”
Kili riguardò lo stagno.
 “Dico sul serio, Kili.”
 “Se non lo fossi non avresti usato tutta quella forza prima.”
 “Kili ma io...”
l'angoscia non lo fa finire di parlare e Kili si accorge che Fili ha in mente qualcosa di avventato.
 “Che hai in mente ora?”
chiese il nano moro al biondo:
 “Raggiungere papà...”
A quelle parole Kili si spaventò, Fili continuò:
 “Il nostro popolo merita un degno erede di zio Thorin e non sono io, ma tu...”
 “Fili... Tu sei pazzo...”
 “Kili, lo devo fare, ti ho offeso. Ho commesso un brutto crimine.>>
Kili si avvicinò al fratello:
 “Io... non... Fili, non fare gesti avventati....”
Fili prese il suo coltello e iniziò ad allontanarsi. Kili fece uno scatto degno di un felino e saltò addosso al fratello cadendo entrambi per terra e cercando di prendergli il coltellino:
 “Lasciami Kili ti prego, non riesco a continuare a vivere dopo quello che ti ho fatto...”
 “Sta fermo... E dammi quel coltello...”
Fili lasciò la presa, Kili riuscì a togliergli l'arma dalla mano.
 “Ora basta Fili...”
Disse in tono deciso.
Fili sembrava un bambino. Uno che ha bisogno solo di un abbraccio.
 “Dici a me di agire, di essere forte e poi le fai tu queste stupidaggini?! - gli occhi del nano moro erano lucidi - Io non riesco a essere forte se il mio punto di sostegno crolla.... Lo vuoi capire?!”
 “Kili... - riuscì a parlare Fili - Ho paura, ho paura di perderti è per quello che voglio saperti forte...”
 “Pure io ti voglio bene Fili...- confessò Kili - Sei tutto per me ma, non dopo quello che mi hai detto, lo sai anche te come tutti mi chiamano e pensano che io sia... Non è facile Fili... Ma tu, lo zio e la mamma siete gli unici che mi state vicini e mi accettate e solo voi sapete che io sono un vero nano...”
 “Tu lo sei, sei un vero nano... Sei mio fratello... Il secondo figlio di papà...”
 “IO LO SO... - si sfogò Kili, chissà da quanto era stanco - Sono gli altri che mi scherniscono come quella volta che mi hai soccorso...”
 “Quelli non comprendono che sei speciale, io e te siamo gli eredi di Zio Thorin, e tu gli assomigli molto. Lui mi ha detto una cosa che gli accadde da giovane...”
 “Cosa?”
 “Anche a lui tardò a crescere la barba...”
 “No... Lui se l'è sempre curata...”
disse Kili.
 “Se fai caso non è come quella di Dawlin. Da quel che so hanno la stessa età lui e lo zio... Credimi è così...”
Intanto la notte prese possesso del cielo.
 “Fili, rispondimi a questa domanda... Veramente desideravi un pony?”
Il tono di Kili era fermo.
 “Intendi al posto tuo?”
 “Sì.”
 “NO assolutamente no, volevo a tutti i costi un fratellino. Volevo te e dissi, qualche giorno prima che la mamma ti partorisse, che volevo chiamarti Kili... Dicevo sempre a papà che sarebbe stato un bel nome... E pronunciando i nostri nomi si sarebbe intuito quanto fossimo legati. Fili e Kili... E poi chiesi a papà il pony perché da grade avrei voluto portarti con me, e glielo chiesi un giorno mentre ti stavo cullando. Io ero sulle gambe di papà e ti tenevo in braccio.”
Continuò con la sua bugia ma era sempre più una verità.
Kili ascoltò attentamente, fece cadere il coltellino a terra e si sedette di nuovo per terra e pianse, Fili si avvicinò e lo abbracciò unendosi a lui nel pianto.
 ”Io sono stanco di tutto questo... Sono un nano...”
 “Certo che lo sei Kili...”
lo rassicurò Fili, poi alzò e gli tese la mano:
 “Senti, promettimi che non dirai nulla di quello che volevo fare a nessuno, parlo del fatto che volevo ... - ma non riuscì a pron- unciare il nome di quel gesto – Specialmente allo Zio...”
Se lo sapesse non oso pensare alla punizione che mi infliggerebbe. Nemmeno mamma dovrà mai saperlo...”
Kili osservò la mano del fratello, era cresciuto con quel gesto, quella mano e so- prattutto con quel nano. Si prese coraggio e l'afferrò, così Fili lo issò su.
Il nano moro si asciugò gli occhi e si toccò la treccia dietro la testa:
 “Grazie per questa...”
disse timidamente, Fili non ebbe il tempo di rispondere perché da lontano sentirono delle voci chiamare i loro nomi, tra cui quella dello Zio Thorin, pareva essere molto arrabbiato:
 “Oh, oh è sera....”
notò Kili.
 “Torniamo a casa.”
disse subito il nano biondo, entrambi corsero verso la propria abitazione, andando così incontro allo zio. Riconoscendo in lui il volto della rabbia, Kili si mise davanti al fratello per difenderli:
 “Zio....”
 “Spostati Kili e tu ... Fili Vieni con me!”
Thorin prese per il polso Fili e lo tirò in avanti:
 “Con te parleremo più tardi!”
disse rivolto al nano moro mentre tirava il fratello biondo che protestava per paura:
 “Aspetta!!!”
Kili si aggrappò all'altra mano dello zio:
 “E ora che vuoi? Non aggravare la tua situazione Kili, tu e tuo fratello verrete puniti...”
disse in tono molto duro lo zio, Kili non rallentò la presa:
 “Punisci me... PUNISCI SOLO ME... E' COLPA MIA!!!”
Fili lo difese:
 “No Kili. Zio... Sono io quello da punire, Kili non c'entra...”
 “SONO SCAPPATO IO!!!”
urlò il giovane Kili, Thorin si bloccò a sentire quelle parole:
 “COSA!? Cos'hai fatto?!”
Fili intervenne:
 “Non starlo a sentire zio, sono io il colpevole, sono io che...”
ma Thorin rivolse la sua attenzione sul fratello minore:
 “Allora Kili! Parla...”
gli ordinò, senza lasciare la mano dello zio Kili parlò:
 “Alcuni giorni fa, sono stato offeso, deriso e picchiato, da alcuni nani della mia età... Fili mi sta allenando per farmi diventare un vero nano...”
 “Zio...>>
Fili cercò di dire qualcosa ma Thorin lo zittì:
 “Sta zitto, fa parlare Kili... Continua...”
 “Oggi però ero stanco e ho deciso di fare una pausa vicino al nostro stagno ma mi sono addormentato e Fili non mi ha trovato...”
Fili interviene:
 “Zio non è vero. Io e lui abbiamo litigato ma la colpa è mia. Dovevamo andare da Dwalin ma sono andato solo... Lui si era allontanato e io ero così arrabbiato.”
Thorin guardò attentamente prima Kili, poi Fili e si soffermò sul nano moro:
 “È andata così Kili?”
Fili suggerì al fratello di annuire, Kili guarda lo zio negli occhi:
 “No.”
mentì per il fratello.
 “Kili!!!...”
Fili fu costretto a dire l'altra verità, quello dell'insano gesto di cui si voleva   macchiare:
 “Zio, sono solo io da punire...”
 “Questo è poco ma sicuro, anche se non ho ancora capito la verità.”
Fili guardò Kili:
 “Zio ... Ho offeso il sangue del mio sangue e ... ho tentato anche di...”
 “NO FILI !!!”
 “Ho tentato di... Togliermi la vita...”
Sentendo quelle parole Thorin s'infuriò ancora di più:
 “MA CHE TI È SALTATO IN TESTA?!?!?!? Sai cosa ti aspetta ora... Kili torna a casa.”
Thorin riuscì a liberarsi dalla stretta del nipote e trascinò via Fili:
 “FILI.... ZIO... NO !!!!!!!!”
Kili urlò dalla disperazione:
 “Andiamo Fili, muoviti...”
 “Zio BASTA... - Kili si mise davanti allo zio bloccandolo nuovamente - NON PUOI PUNIRE SEMPRE FILI PER I MIEI ERRORI. È  COLPA MIA!... È  solo colpa mia...”
Thorin mollò la presa su Fili che si avvicinò al fratello minore:
 “Che devo fare con voi due. - Li guarda con severità ma anche con un pizzico di sguardo paterno - Eh? Me lo volete dire?!”
 “Punisci me...”
Insistette Kili con le lacrime agli occhi mentre il fratello biondo gli mise una mano sulla spalla.
Thorin, alla fine disse:
 “No... Per questa volta nessuno sarà punito, ma se vengo a sapere che avete li- tigato e che avete fatto qualcosa di disonorevole … Sarò io a punirvi, sono stato chiaro?”
Fili annuì.
 “E ora a casa voi due.”
ordinò lo zio.
Fili e Kili si rinchiusero nella stanza che condividono, Kili si sedette sul suo letto, era ancora un po' scombussolato dal confronto con lo zio, Fili si avvicinò all'armadio, dal suo interno prese una cosa e si avvicinò al fratello moro:
 “Tieni...”
gli restituì il suo arco e le poche frecce, Kili li prese e un sorriso gli nacque sul viso.
 “Perdonami Kili...”
Si inginocchiò il fratello ancora sconvolto per tutto quello che era successo e per quello che gli aveva detto.
 “Stai tranquillo Fili... - lo rassicurò il nano moro - Alla fine non è successo niente... Lo stupido sono stato io, che non ho capito che lo facevi per il mio bene... A volte sembra che non sono cresciuto e sono rimasto un nano bambino...”
Fili si sedette sul letto di Kili, il nano moro si toccò quei pochi peli che aveva sul viso:
 “E questa non aiuta...”
 “Presto ti crescerà.”
cercò si rassicurarlo Fili ma Kili sembrava depresso:
 “Ho paura di no...”
Fili pensò un modo per sollevargli il morale, e lo trovò subito:
 “A proposito... Ora ricordo perché non voglio più il pony ...  - Kili lo guardò con un modo strano – Diciamo solo che con lui, non avrei potuto fare un bel giochetto...”
Gli mise una mano sulla spalla opposta e solo allora Kili capì: 
 “Oh no....”
Fili sorrise ma ormai era  troppo tardi, il nano biondo lo tenne fermo con un braccio mentre gli fece il nocchino sulla testa con 'altra mano libera:
 “E no!!...”
 “Ahahahah - continuò Fili – Ahaha”
 “E lasc...... Aiuto !!!!”
Kili rideva come un pazzo ma veramente gli dava fastidio quel gesto.
Passando vicino alla casa, Thorin li sentì ridere come tutte le sere, sollevato, rincasò anche lui.
 “Mi rovini la tua treccia...”
Si liberò Kili e sentì che i capelli erano fuori posto.
 “Beh?! Che problema c'è?! Te la rifaccio.”
 “Davvero?”
Mentre il nano biondo rifaceva la treccia al fratello, sentì il bisogno di dirgli una cosa molto importante: 
 “Kili, mi prometti una cosa?”
 “Cosa?”
Chiese il fratello incuriosito:
 “Prometti che non la scioglierai mai e che saremo sempre uniti, affrontando i pericoli e le spedizioni sempre insieme... E io ti prometto d'ora in avanti di ris- pettarti e di proteggerti... Io lo farò anche a costo della mia vita fratellino...”
 “Non dire così, anche la tua vita è importante, papà non vorrebbe mai che tu lo raggiungessi così... E nemmeno io... Se tu non ci fossi, con chi mi allenerò con
Dwalin?!”
 “Sei la persona più importante della mia vita e morirei dal dolore se ti acca- desse qualcosa. Forse è per quello che sono stato così duro e mi sono lasciato prendere un pochino la mano... Ma una cosa è certa...Ti voglio troppo bene fratellino...”
Kili si alzò e guardò il fratello negli occhi:
 “Ti voglio bene anch'io... Non ci pensa più a tutto questo... È acqua passata ormai...”
 “Sicuro che non sei ancora arrabbiato?”
chiese Fili per sicurezza, Kili si toccò la treccia dietro ai capelli:
 “No... E tu non sei arrabbiato per di avere un fratello, come me?”
 “No affatto anzi, sono orgoglioso...”
 “Di avere un nano debole al posto di un pony?”
 “Non sei debole. Hai affrontato zio Thorin, cosa di cui nemmeno io ho avuto il coraggio di fare. Nessuno lo ha affrontato verbalmente come hai fatto tu. E lo sai... Sei il più coraggioso che conosco.”
 “Perché so che forse non mi avrebbe fatto del male ma non voglio che te lo faccia a te...”
Confessò Kili.
 “Sai anche a cosa pensavo? - Kili l'osservò in attesa di una risposta - Che domani Dwalin ci farà fare un allenamento molto duro, dovremo faticare il doppio.”
 “Era arrabbiato oggi?”
chiese il nano moro.
 “Un po'...Tanto... Immagino già la ramanzina che ci farà...”
 “Se ho saputo affrontare lo zio, lui mi farebbe diventare ancora più nano... E poi dici che sono coraggioso...Tu non hai saltato una lezione di Dwalin.”
 “Beh non è che abbiamo fatto un granché lui si è rifiutato...”
 “Sarà...”
Kili era preoccupato.
 “Speriamo - Fili sbadigliò - Buona notte Kili”
si sdraiò sul suo letto.
 “Notte Fili”
Kili soffiò sulla candela ed entrambi entrarono nel loro mondo dei sogni.
Il giorno successivo, all'allenamento, entrambi erano abbastanza tesi per come poteva reagire Dwalin per il loro comportamento del giorno successivo, forse per via della soggezione, sembrava che il maestro aveva l'espressione più nera del solito.
Si allenarono normalmente e alla fine impararono un attacco a due e, come aveva detto Dwalin, riuscirono a sconfiggere il maestro solo collaborando insieme,
Fili doveva afferrare Kili e laniarlo verso il maestro che vedendo arrivare l'allievo, si sarebbe difeso e avrebbe abbassato la guardia e solo allora Fili sarebbe intervenuto e colpì il maestro sconfiggendolo.
Erano stati in ansia tutto il giorno per niente, alla fine Dwalin era il Dwalin di sempre, (meno male).
Fili fece pace anche con Ori che si comportò anche lui come l'Ori di sempre, lui era un nano puro, come pochi nani.
Ogni giorno che passava, si avvicinava sempre di più il nuovo anno per i nani, il Dì di Durin, un giorno importantissimo per tutti i nani.
Il primo giorno dell'anno nel calendario dei Nani, chiamato così solo se luna e sole splendono in cielo allo stesso tempo. L'anno dei Nani iniziava il primo giorno dell'ultima luna nuova crescente di autunno.
Dato che Fili e Kili erano diventati talmente bravi con il violino accettarono l'invito da Bofur e Thorin di suonare con loro durante la festa. I fratelli vennero inoltre incaricati di scrivere una canzone per quel giorno, cosa che risultò difficile fin dall'inizio, quelle che cantavano loro non erano tanto belle per una festa importante come l'anno nuovo e i due non facevano altro che pensare giorno e notte a quella canzone, anche durante le loro spedizioni.
 “Fili... - si lamentava Kili – non riesco a darmi pace....”
quel giorno i due fratelli erano stati incaricati di controllare il gregge del villag-gio e Kili si portava sempre dietro quella pergamena per scrivere quella canzone, Fili invece era quello più rilassato mentre guardava le pecore bianche seduti su una bella e grande roccia dove li osservavano dall'alto:
 “Kili, rilassati, è solo una canzone...”
 “Una canzone? Solo una canzone?! Questa dovrebbe essere “La canzone”, zio Thorin e gli altri hanno sempre scritto belle cose, non vorrei essere da meno.”
Il nano moro sapeva perchè Kili stava facendo tutto questo e perché si preoc- cupava così tanto, voleva solo che i nani sapessero quanto lui fosse bravo. Ma a Fili non occorreva che glielo dimostrasse, gli strappò pergamena e penna d'oca dalle mani:
 “Ehi!...”
protestò Kili,
 “Kili, c'è ancora tanto tempo per pensarci, mentre io guardo il gregge perché non ti riposi? Sono giorni che non dormi a causa di questa canzone...”
 “Ma....”
 “Niente ma, giù...”
gli ordinò il fratello biondo, Kili obbedì, in effetti era stanco, si mise supino e si addormentò di sasso mentre Fili rideva sotto i baffi,
“Fratelli…”
pensò, gli mise una mano sulla fronte e ripensò a quell'unica volta in cui litigarono, sembravano passati secoli.
Kili entrò nel mondo dei sogni, era tranquillo, poi davanti a lui vide un nano dal- l'aspetto regale, bello, con lunghi capelli scuri e intrecciati con in mezzo qualche oggetto d'oro per decorare.
La barba non era folta come quella degli altri nani, aveva una grande cicatrice che gli separava il sopracciglio sinistro e i suoi occhi azzurri chiari erano puntati su di lui ma non erano freddi. Assomigliava molto allo zio Thorin.
 “Zio Thorin? Sei tu?”
chiese sempre Kili, la sua voce sembrava un lontano eco ma il nano adulto non gli rispose, continuava a guardarlo sempre con quegli occhi tristi. Kili si sentiva a disagio, voleva aiutarlo anche senza sapere il suo nome:
 “Ehi, perché sei triste? Rispondimi ti prego, posso aiutarti...”
ancora il nano resto muro ma, lentamente, allungò la mano verso di lui, Kili fece lo stesso guidato dalla forza che sentiva nel cuore per aiutarlo, e anche con un pizzico di curiosità per scoprire chi veramente fosse.
Le mani dei due nani mori stavano per congiungersi quando Kili venne svegliato da Fili:
 “Ehi, dormiglione svegliati. È quasi arrivato il tramonto...”
Kili si alzò senza ribattere, si sentiva un po' frastornato e si guardò in giro, non era nella sua stanza:
 “Stavamo badando al gregge, te lo ricordi? - disse la voce di Fili intuendo cosa pensasse il fratello – Ehh ti piacerebbe farmi un favore?”
Kili guardò il fratello e si diede una scrollata per svegliarsi del tutto, Fili indicò un punto alla sua sinistra:
 “Me ne sono accorto quando ormai era troppo tardi ma, da quella parte, è scomparsa una pecora.”
 “Una pecora?!”
Ripeté Kili votandosi verso il punto detto da Fili:
 “Si, una pecorella, potresti andare a riprenderla? Io ti aspetto qui.”
Senza la forza di ribattere Kili scese dalla roccia e s'incamminò per riprendere la pecora perduta,
 “Pecorella, pecorella... – la chiamò – Qui pecorella... Dove sei?”
Intorno a lui c'era solo verde, cercò anche di sentire il verso dell'ovino per cercarla meglio, poi sentì finalmente il suo belato, sembrava lontana chissà dove.
 “Ma dove si sarà cacciata? Pecore...”
davanti a lui comparvero dei giganteschi massi che gli coprivano la visuale tranne per un piccolo spazietto dove un nano ci poteva passare benissimo.
Kili sapeva che addentrarsi al tramonto in un luogo come quello poteva essere pericoloso, per fortuna aveva dietro con sé il suo fidato arco, prese una freccia e si addentrò.
Fece solo pochi passi continuando a guardarsi intorno poi quando sbucò fuori rimase sbalordito per lo spettacolo che aveva davanti ai sui occhi: c'era un lago, un enorme e limpidissimo lago che rispecchiava i colori del cielo sopra di esso e le montagne attorno a sé... Era come guardare un enorme specchio, Kili era senza parole per la meraviglia, poi qualcosa attirò la sua attenzione, vicino alla riva della grande distesa d'acqua, c'era una piccola nuvoletta di lana bianca che si abbeverava. Kili si avvicinò senza spaventarla e la prese in braccio:
 “Eccoti qui piccolina... Ma che bel posto che hai trovato... Lo volevi tenere segreto e tutto per te? Furbetta...”
Per Kili era normale parlare con gli animali, in fondo aveva salvato un coniglietto a 5 anni e ora parlava con il figlioletto.
 “È meglio andare ora, si sta facendo tardi e forse la tua mamma si starà preoccupando non vedendoti più... Ma devo ammettere che sei stata brava a trovare questo posticino.- le accarezzò la testolina – E solo per  questo non solo non ti chiamerò più “Bracioletta che cammina” ma sarai solo tu la mia pecorella preferita.”
l'abbracciò mentre la pecora belava.
Il giorno dopo ci ritornò col fratello, anche lui ebbe la stessa sensazione di Kili il giorno prima mentre passava in mezzo alle rocce ma il paesaggio che vide davanti a sé dopo gli fece cambiare subito idea:
 “Ehi ma... Questo posto è...“
 “Lo so, è stupendo...”
Fili si avvicinò all'acqua e la toccò:
 “Potrebbe essere un posto perfetto per un bagno...”
non era una cattiva idea ma subito qualcosa si mosse nella mente nel nano bion- do, si voltò verso il fratello:
 “Kili, hai ancora la pergamena?”
 “Sì, perché?”
Kili sembrava confuso.
 “Dammela, dammela presto... Mi è venuta un'idea.”
Kili diede la pergamena a Fili, solo la pergamena:
 “Mh... La penna...”
gli ricordò, Kili le diede anche la sua penna d'oca e ipotizzò che il contenitore dell'inchiostro lo dovesse tenere in mano lui.
Il nano biondo si sedette per terra e iniziò a scrivere:
 “Ehi... Ma che fai?”
 “Sta tranquillo fratello, vedrai che ti piacerà.”
Scrisse per un po', guardò il paesaggio intorno a lui e ritornò sulla pergamena, il paesaggio all'aperto e l'aria fresca sembrava avessero ispirato il principe erede al trono (dopo Thorin).
Dopo un'ultima controllatina sorrise soddisfatto e lo passò a Kili:
 “Dimmi come ti sembra...”
Il nano moro lesse anche lui attentamente e rimase sbalordito:
 “Ma è bellissima... Sul serio, io non avrei saputo scrivere meglio...”
Fili era soddisfatto ma vide che il fratello si stava rattristendo:
 “Ehi... Tutto bene?”
 “Sì, e che avrei tanto desiderato poterla scrivere io...”
confessò Kili. Il nano biondo sapeva quanto fosse importante per lui un compito come quello e, come sempre, si era fatto aiutare dal fratello maggiore.
 “Dai Kili, non ci pensare, ci saranno altri capodanni e poi tutti i nani penseranno che l'avrà scritta uno di noi.”
 “Si riconosce che è opera tua...”
disse sconsolato Kili.
Finalmente la sera dell'anno nuovo arrivò, Fili, Kili, zio Thorin, Boruf, Bifur, Bombur e altri nani erano su una specie di palco di legno, alto quasi la metà di un
nano, Fili era emozionato mentre il fratello un po' meno, era pallido e guardava avanti a sé:
 “Pronto?”
chiese il nano biondo porgendogli il suo violino, Kili lo prese e sentì qualcosa nascergli dentro nel suo cuore al tocco con il legno, forse era il pensiero del padre o forse era quella nuova esperienza di cantare e suonare davanti al popolo di Erebor. Non lo sapeva ma grazie a questa nuova forza ritrovò il suo sorriso:
 “Certo fratello mio...”
 “Pure io lo sono... Non ti preoccupare, vedrai che andrà tutto bene...”
Fili si guardò intorno, lo zio con gli altri nani erano pronti e davanti al palco di legno i nani erano in attesa.
 “Pronti?”
disse Bofur prendendo il mano il suo clarinetto, i due fratelli fecero entrambi sì con la testa e misero lo strumento in posizione per suonare, anche Thorin era pronto e tutti iniziarono a suonare. La musica era allegra, Bofur si alzò pure dal
suo posto per accennare qualche passo di danza davanti ai nani che iniziarono a battere le mani a tempo di quella musica.
Fili iniziò a cantare al fianco di Kili per infondergli coraggio anche a lui e anche per “passargli” un po' di applausi. Fili era così.
Durante la canzone i due fratelli cantarono a turno e, piano piano accennarono anche loro a qualche pas- so, giusto per non stare fermi sul posto, e poi si mettevano anche schiena contro schiena:
 
Noi, popolo di Ereborn
oggi è... Oggi è il nostro giorno...
Nuovo anno e nuovo giorno,
cambierà tutto quanto ma noi no...
Mangiamo, festeggiamo tutti insieme e
l'indomani ancora di più... Ecco perché
questa festa è adatta a noi.
Birra beviamo dalla nostra bella locanda
che è sempre piena e sempre lì si canta
Sì, questa festa è adatta a noi...
Dove ora sto io ci stava il mio papà...
Guarda lassù Kili e alla prima stella alza la mano
è lui che ci guarda da lassù...
Questa festa
è per noi...
E BALLA, BALLA CHE SI PUÓ, NESSUNO TI DIRÁ DI NO...
E BALLA, BALLA QUEL CHE SAI... E IL MALE ALLONTANERAI...
 
a fine della canzone il popolo dei nani esplose in un applauso gigantesco e sembrava non avere mai fine, Kili si guardò attorno emozionato e contento, si era ricordato le sue parti della canzone scritta dal fratello.
Fili alzò la mano destra del fratellino e esultò anche lui:
 “Guarda fratello mio... Buon anno!!!”
I nani gridarono I nomi dei due nani fratelli:
 “FILI... KILI...FILI... KILI...”
Finalmente il nano moro si sentì come tutti gli altri nani quando sentì il suo nome, si dimenticò di tutti i soprusi subiti e di quello che fino a poco tempo fa loro pensassero di lui. Si sentiva accettato e ora sapeva che qualcosa sarebbe cambiato in meglio anche per lui. Sorrise e guardò il sole sorgere.
I nani festeggiarono anche all'alba e, proprio grazie alle prime luci del sole, Fili vide, anzi rivide, la stessa bellissima nana della locanda. Anche in questo caso lei lo stava guardando mentre sorrideva al nano biondo, Fili era stupito di averla riconosciuta, ma durò pochi minuti perché questa volta fu lei a scappare.
Fili si riprese, scese dal palco e si diresse verso di lei mentre tutti lo bloccavano per abbracciarlo e augurargli gli auguri:
 “Aspe... Grazie... Ehi tu... Grazie tante... Aspetta...”
era la prima volta che prese gli auguri mentre inseguiva una nana. Uscì dalla folla di nani e di nuovo quella nana scomparve davanti ai suoi occhi, per la seconda si sentì triste per non essere riuscito a parlare con lei.

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Capitolo 10
*** 10) Incontri Ravvicinati ***


10) Incontro Ravvicinato
 
Della festa e della canzone si parlò per giorni e giorni, Kili si sentiva meglio ad andare in giro per il villaggio anche da solo, tutti lo salutavano e lui si sentiva fiero, con Ori e gli amici dello zio andava alla grande a anche alla falegnameria.
Thorin, Dis e Fili erano finalmente felici che lui si era più tranquillo, e per festeggiare ciò i due fratelli chiesero allo zio di poter fare la prima spedizione solo loro tre e lui accettò.
 “Hai preso tutto Kili?”
chiese la madre in cucina guardando Kili che preparava la sua sacca:
 “Sì, tutto...”
confermò Kili.
 “Ricontrolla.”
gli ordinò con voce ferma ma con il sorriso sulle labbra, conosceva fin troppo bene il soggetto per essere sicura che avesse preso tutto al primo colpo.
Kili svuotò la sacca:
 “Vestiti, pietre focaie, arco, frecce – elencò tutte le sue cose mentre le rimetteva dentro finché – Ops...”
 “Visto? - disse la mamma di spalle – ti sei dimenticato le carni secche.”
In spedizione si procuravano il cibo da soli ma, se la caccia non andava bene, si portavano sempre un po' di carne secca, solo e soltanto, per sicurezza, ne ordinavano sempre da un nano macellaio.
 “Vai va – disse la mamma avvicinandosi a lui – dirò io a Thorin di aspettarti.”
 “Grazie mamma...”
Kili corse veloce da casa sua fino in paese. Davanti al negozio, mentre aspettava la carne, le sue orecchie da nano udirono delle voci di tre nane che erano poco distanti da lui:
 “Oh guardate... Il giovane nano principe...”
disse una:
 “Chi?! Quello biondo?!”
disse l'altra,
 “Ma sei cieca? Non lo vedi che è quello moro? Si chiama Kili...”
Sentendosi nominare, Kili non si girò ma restò comunque in ascolto, la terza voce parlò:
 “Oh, è vero è proprio lui... Quello di cui tutti parlano...”
 “È vero, assomiglia più a un elfo... È troppo alto e elegante per essere un nano come tutti.”
 “E poi non ha la barba... Che nano è senza barba?! Ma dico io...”
la moglie del macellaio riportò Kili alla realtà:
 “Ecco la tua carne, Kili.”
e gli passò una sacca, sentendo quelle voci su di lui, al nano moro scomparse il sorriso, infatti senza ringraziare la nana corse dritto verso casa mentre quelle tre continuarono:
 “Ho detto qualcosa di sbagliato?”
Tornato davanti a casa, Kili cercò in lungo e in largo il fratello biondo che lo stava aspettando per partire vicino alla cantina, doveva dare lui il cibo al coniglietto. Kili lo vide:
“FILI!!!!!!!!!!!!!!!”
Il fratello si voltò e vide Kili avvicinarsi di corsa verso di lui, aprì le braccia per accogliere il nano moro che si fermò a pochi centimetri dal lui:
 “Ehi, Kili... Che succede?!”
Il nano moro prese fiato e raccontò quello che aveva sentito al mercato del villaggio, Fili aveva un'espressione seria sul volto:
 “Che pettegole... Non ti preoccupare Kili, quelle là hanno solo parlato a sproposito.”
cercò di rassicurarlo come faceva sempre.
 “No, non hai capito ?! - il tono di voce era molto triste – Non è cambiato niente... Dopo la festa del nuovo anno pensavo che mi avessero accettato ma invece no...”
Fili ascoltò attentamente il fratello, purtroppo sapeva che nel suo cuore il fratellino stava male e faceva di tutto per sentirsi “uguale” agli altri nani ma le cattiverie erano all'ordine del giorno per lui anche se sapevano che era un figlio di due nani importanti. Gli accarezzò i capelli e cercò di guardarlo negli occhi:
 “Kili, stai tranquillo, è ancora troppo presto per far cambiare idea ai nani, sai quanto siano testardi alcuni.”
Gli occhi lucidi di Kili si soffermarono su quelli azzurri e felici del fratello Fili:
 “Dici?”
riuscì a dire.
 “Certo, ti assicuro che è così... - gli mise una mano sulla spalla – Pensa che stiamo andando in spedizione. Chissà dove ci dirigeremo oggi, e quante cose impareremo... Dai Kili...”
Fili aveva sempre il sorriso sulle labbra per tranquillizzare il fratello.
Fili, Kili e Thorin erano in viaggio da parecchio a piedi e piano piano l'umore di Kili sembrò migliorare allontanandosi sempre di più dal villaggio delle Montagne Azzurre, ma poi guardò lo zio e il sorriso gli scomparse nuovamente.
Più lo vedeva e più si ricordava del nano che ogni giorno vedeva in sogno, Thorin lo guardò e subito Kili distolse lo sguardo:
 “C'è qualcosa che non va, Kili? - gli chiese gentilmente – sembra che hai visto un fantasma.”
Kili confessò:
 “Zio, sono giorni che sogno un nano, un nano che ti assomiglia molto ma non so chi sia.”
descrisse il nano allo zio e quando gli rivelò dei decori in oro  anche Thorin si rattristò,
 “Zio...”
 “Kili, quello che sogni non è un nano qualsiasi, ma è mio fratello Frerin.”
Fili e Kili avevano sentito parlare molto alla mamma di questo zio, era il fratello minore di
Thorin e della mamma, sapevano che era morto in qualche battaglia ma lo zio parlava molto poco di lui. Fili lo ricordava a malapena perché aveva 5 anni e Kili era appena nato quando perì. Thorin non sapeva spiegarsi il motivo per cui lo sognasse proprio lui.
 “Senti – disse timidamente Kili – so che non ne parli molto di questo zio ma, com'era?”
Thorin sorrise e accarezzò la chioma di Kili:
 “Era come te, furbo, simpatico e aveva una specie di fiuto da segugio per le gemme, infatti l'Arkengemma di cui vi ho sempre parlato l'ha trovata proprio lui.”
 “E che arma usava?”
s'intromise Fili:
 “Sapeva usare bene tutte le armi ma le sue preferite erano l'ascia e la spada – poi guardò di nuovo Kili con uno sguardo serio – Ti dice qualcosa nel sogno?”
 “No, sta sempre in silenzio, mi guarda con gli occhi tristi e poi allunga sempre una mano per prendermi ma non ci riesco mai ad afferrarla perché mi sveglio sempre.”
Questa rivelazione fece pensare molto il principe sotto la montagna, come mai suo fratello era comparso proprio adesso? Che cosa voleva e perché insediarsi nei sogni del nipote più piccolo?
Queste domande purtroppo non potevano avere delle risposte e sul fatto che il fratello fosse triste non lo rassicurava per niente.
“Perfetto... Perfetto... Ma veramente perfetto – disse in tono sarcastico – mi sono perso...”
Kili fu mandato nel bosco a raccogliere la legna per il fuoco ma si perse, inoltre
mentre avanzava verso l'ignoto si sentiva come se fosse osservato da chissà quanti occhi. Non trovava più la strada per tornare dal fratello e dallo zio, la legna l'aveva trovata, ma si era spinto molto oltre e aveva perso l'orientamento.
Con calma cercò di pensare e di ritrovare la giusta via:
 “Va bene, calma Kili, calmati, che andrà tutto bene, alla fine...”
Con la legna in mano fece la strada a ritroso, stava anche calando la sera, doveva tornare indietro e in fretto. A un certo punto sentì dietro di lui un rumore strano, si voltò e vide una freccia conficcata in un albero.
Per la sorpresa fece cadere a terra la legna,
 “E questa?”
in un nano secondo si abbassò velocemente perché un'altra freccia comparì dal nulla e viaggiò a pochi centimetri dalla sua testa.
Riuscì a riprendersi rapidamente e fece la cosa più ovvia, dopo che riuscì a recuperare la freccia conficcata nell'albero e stando attento alla punta che poteva essere avvelenata.
Si nascose dietro a un enorme cespuglio e restò fermo immobile come gli avevano insegnato da piccolo.
A un certo punto sentì dei passi, all'iniziò pensò che fossero suo fratello e Thorin ma qualcosa nella sua testa gli diceva di continuare a stare nascosto e poi i passi non erano pesanti come i loro. Infatti dal nulla sbucarono due creature totalmente diverse dai nani e Kili, dal suo nascondiglio, spalancò gli occhi per la loro bellezza e fascino. Non lo sapeva ma davanti a lui c'erano due elfi, due bellissime creature alte, dai lunghi capelli neri come la notte e vestiti come mai aveva visto in vita sua, essi erano molto diversi dai vestiti che indossavano i nani, anche quelli più importanti come i principi. E le armi poi, avevano due bellissimi e grandi archi pieni di delicati decori, al contrario del suo che era a misura di nano e fatto con un semplice legno, tutto l'opposto. 
Li osservò dal suo nascondiglio, cercando di non fare rumore, vide e sentì le due creature parlare e guardarsi intorno, forse stavano cercando la freccia che aveva preso Kili e il nano sperò che non vedessero  la legna che aveva lasciato per terra. Non capiva di cosa stavano parlando, era una lingua totalmente diversa dal nanico, ma la cosa che più sorprese Kili era sempre quella loro bellezza delicata, uno di loro poi si voltò verso il nascondiglio di Kili  e lui smise di respirare per la tensione del momento.
Si avvicinò ma sembrava non aver intravisto il nano, ormai il sole era tramontato e le ombra prevalsero sul bosco, dopo pochi minuti che sembravano ore, l'altro richiamò la sua attenzione e guardarono il cielo, poi si dileguarono come erano venuti: dal nulla.
Quando fu sicuro che se ne fossero andati, Kili uscì dal cespuglio e osservò il punto in cui le due creature sparirono, ancora non sapeva che cosa fossero ma lo avevano colpito e anche tanto.
“Chissà che creature erano...”
Tornò dallo zio e dal fratello con la legna
 “Oh era ora – lo accolse scherzosamente Fili – pensavamo ti fossi perduto.”
Kili non rispose, mise a terra la legna raccolta e accese il fuoco.
 “Ehi – Fili gli si avvicinò – tutto bene?”
 “Sì.”
rispose Kili senza guardarlo in faccia
 “Che ti prende? Stai ancora pensando a quelle del mercato?”
 “No, no...”
Anche lo zio si allarmò vedendolo in quello stato e si avvicinò:
 “Kili – il nano moro riuscì ad alzare lo sguardo – che succede? Cos'è successo al mercato?”
Kili gli aveva detto del fratello minore ma non di quello che successe al villaggio, già non ci pensava più ma deviò il discorso:
 “Niente zio... Mi sono solo perso nel bosco...”
 “Lo sapevo...”
disse in tono scherzoso Fili accanto a lui,
 “E cos'è questa storia del mercato?”
Kili tornò con gli occhi sul fuoco:
 “Niente... Non ho voglia di parlarne.”
tagliò corto il nano moro.
Durante quei tre giorni, il nano moro continuò a pensare a quelle bellissime creature, non lo aveva detto né allo zio e né al fratello, per il momento voleva capire da solo chi e cosa fossero. Doveva cercare molte informazioni e per adesso aveva solo una freccia, la studiava con interesse alla luce del fuoco durante la notte quando gli altri due nani dormivano sotto le stelle.
E quando tornò a casa continuò, quella freccia era elegante proprio come quei due, studiò tutti i particolari dalla punta alla fine e pensò di usarla come guida per crearne altre ma prima doveva fare una cosa.
L’unica casa con una bella fornitura di libri era quella di Ori, si diresse lì e ad accoglierlo fu il primogenito Dori. Anche lui era un nano un po' particolare proprio come il fratellino dai capelli a caschetto, adorava bere tanti tipi di vini e birre, riconoscendone al gusto il sapore nascosto di ognuno di essi, amava anche tutti gli infusi di the e camomille a ogni ora del giorno. Infatti ne offrì anche a Kili che, cordialmente, rifiutò.
 “Mi serve il tuo aiuto Dori, tu di sicuro avrai fatto molte più spedizioni di me e per ora non ho detto niente a nessuno.”
Sentendo il principe dei nani parlare in quel modo si chiese cosa fosse successo di così importante da chiedere il suo aiuto:
 “Va bene ragazzo, intanto siediti, sicuro che non vuoi un po' di questo the? Ti aiuterà a calmarti...”
 “No, ti ringrazio, Dori.”
rispose Kili soffocando una risata per la sua continua insistenza con quella roba, Dori era uno di quelli che non lo prese mai in giro, era l'amico di suo fratello e insieme a Fili Ori era molto più tranquillo e sicuro per le sue passioni.
Poi Dori gli chiese:
 “Allora, cos'hai visto nel bosco che ti preoccupa così tanto?”
 “Non ne sono sicuro...”
Kili raccontò al nano le creature che aveva visto, raccontò anche della freccia e la lingua strana che parlavano, ricordò solo una parola “Mellon “e Dori lo guardò con un'espressione preoccupata in volto:
 “Che c'è?”
chiese il principe dei nani guardando il suo viso e la sua espressione:
 “Ragazzo, quelle creature che hai visto tu non erano creature normali, tu hai visto gli elfi...”
“Gli elfi...”
pensò Kili, non poteva crederci, aveva visto finalmente gli esseri tanto odiati da zio Thorin, erano così belli ed eleganti che a pensarci bene cos'avevano fatto di tanto male da guadagnarsi l'odio eterno dello zio. Loro erano anche così diversi da loro, se poteva tornare indietro di sicuro sarebbe uscito dal suo nascondiglio e si sarebbe fatto avanti, ma non lo aveva fatto, aveva ceduto alla paura.
 “E perché non ne hai parlato con tuo zio che era in spedizione con te?”
chiese il nano riportandolo alla realtà Kili:
 “Tu lo sai il vero motivo per cui mio zio porta rancore verso di loro?”
 “Sì ma non posso raccontartelo io, non sono Thorin.”
concluse Dori.
Dopo la chiacchierata con il fratello di Ori, Kili si promise che doveva trovare il coraggio di chiedergli la verità, ma non sapeva perché non si sentisse pronto, ogni volta che vedeva in volto lo zio Thorin aveva la sensazione che si sarebbe arrabbiato sul serio, proprio come quella volta che voleva punire Fili per aver cercato di togliersi la vita. Scacciò quel pensiero, non voleva ricordare proprio quel brutto momento.
Riuscì a fabbricare un'altra freccia molto uguale all'originale e provò a fare della pratica ma anche quella risultò un po' troppo leggera ma fu proprio studiando quell'oggetto a fargli venire un “lampo di genio”. Con l'aiuto dello zio Thorin riuscì a rivestire quella freccia con il ferro fuso e quando fu pronta riprovò davanti al bersaglio a cerchi rossi e bianchi. La prima volta era ancora troppo leggera e allora fece un altro strato di ferro, più provava più strati aggiungeva, quando arrivò a 8 strati pensò di esserci finalmente riuscito, ed era ancora davanti al suo bersaglio a cerchi, lui era completamente solo, con la sua idea, con il suo arco e con il bersaglio, nelle sue mani la freccia era perfetta, proprio come quelle che teneva da bambino. Non era né troppo pesante ma neanche troppo leggera, anzi, la sensazione sembrava quella di allora. Sospirò un'ultima volta e la scoccò, la freccia volò dritta e centrò il bersaglio in pochi secondi, si avvicinò ed esultò: era riuscito a fare centro, riuscì a capire il segreto per fare frecce adatte a lui e da allora le fece sempre così, frecce di 8 strati ferro con il cuore di legno.
Ancora non aveva detto nulla al fratello e allo zio di aver visto gli elfi ma fece vedere la sua nuova creazione ai due:
 “Fratello, ce l'hai fatta! - si avvicinò al bersaglio - proprio perfetto, centrato in pieno.”
 “Grazie Fili.”
Kili guardò lo zio che aveva sempre quello sguardo, quella maschera, come se sapesse la verità che nascondeva Kili, ma poi gli sorrise e gli mise una mano sulla spalla del nipote:
 “Bravo Kili, sono orgoglioso di te...”
Ecco l'approvazione di Thorin, Kili era soddisfatto così.
Si riempì una bella faretra con le nuove frecce e sperò di usarle il prima possibile ma non si sarebbe mai aspettato così presto. Uno dei tanti pomeriggi liberi, Kili era sempre lì a provare le nuove frecce quando viene raggiunto dall'amico Ori,
 “Ciao Kili.”
 “Oh... Ori, com'è andata la tua spedizione?”
Ori era andato in spedizione quando Kili era ritornato con lo zio e il fratello, e
aveva saputo da Dori che il nano moro era stato a casa sua, il nano con il caschetto e qualche treccina era molto curioso e subito notò le nuove armi di Kili.
Le osservò con attenzione e parlò anche con l'amico:
 “Mio fratello mi ha detto che hai preso un libro, quale hai preso?”
Kili sapeva quanto amava i suoi libri e almeno a lui lo confessò:
 “Ti devo dire una cosa, ma promettimi che non lo dirai a nessuno.”
Il nano più giovane del principe fece segno sì con la testa e Kili gli raccontò tutto, della freccia, degli elfi che aveva visto,
 “Ma è straordinario... È per questo che hai preso il libro degli elfi?”
 “Sì, lo sto studiando quando ho tempo. Giuro che te lo riporto.”
 “Io mi fido di te Kili, so che non rovineresti mai una cosa mia...”
Ori era molto possessivo sugli oggetti come libri, pergamene e piume d'oca, erano quelle cose che amava di più e grazie ad essi si esprimeva con gli amici come Fili e Kili e aiutava molto i suoi fratelli a mantenere libri e scritti come meglio poteva. Kili sapeva di questa sua passione e non lo prendeva mai in giro, dopo tutto erano sulla stessa barca, solo che Ori non era un principe e aveva più barba di lui.
Mentre fecero la strada verso casa sentirono in lontananza le donne nane gridare e anche un verso di un animale che fece accapponare la pelle ad entrambi:
 “Che cos'è questo?”
Chiese Ori più spaventato che mai mentre Kili d'istinto prese una delle sue nuove frecce e l'avvicinò all'arco:
 “Un lupo...”
e si misero a correre velocemente verso il villaggio.
Kili indovinò al primo colpo, vicino ai confini del villaggio c'era uno dei lupi più brutti che il nano avesse mai visto, grande e grosso, grandi occhi feroci e rossi come il sangue, bava alla bocca e un pelo marroncino alzato come di solito fanno i gatti per sembrare più grandi, ringhiava con tutto il fiato che aveva in corpo. Una vera bestia.
In lontananza tutti i nani si erano messi davanti a protezione del villaggio e urlavano per spaventare il lupo e in prima fila c'erano Fili e Thorin armati che cercavano di fargli paura e di allontanarlo, ma il lupo sembrava tener testa a due nani e anche più.
“NO....”
pensò Kili vedendoli ed ebbe molta paura per loro e incoccò subito la freccia:
 “Ori, se non te la senti scappa adesso che il lupo non ci vede...”
Ori non sapeva che fare, voleva restare accanto all'amico ma quell'animale era
troppo spaventoso.
 “ORI!!!”
Gridò Kili mentre puntava la freccia facendo ritornare l'amico nano alla realtà che corse via mentre Kili attaccò e ferì il lupo sulla zamba posteriore che subito si voltò ringhiando verso il nano che brandiva l'arco con un'altra freccia pronta e lo guardava con occhi di sfida.
“Coraggio...”
pensava Kili in un attimo di puro silenzio trai i due. Fili attaccò ma il lupo lo scansò e corse verso il principe moro davanti a tutti che continuava a stare immobile.
 “KILI...”
gridò il fratello biondo mentre cercava di rialzarsi da terra e guardava il fratello, e dato che era ferito avanzava zoppicando.
“Non ancora...”
pensò il nano con l'arco mentre continuava a puntare la bestiaccia.
 “KILI...”
Anche lo zio gridò il suo nome ma Kili restò ancora immobile mentre il lupo avanzava.
“Ora...”
davanti agli di tutti i nani delle montagne azzurre videro quello stupido animale saltare verso l'alto e solo allora Kili scoccò la freccia nel collo del lupo che cadde come un peso morto davanti al nano che, per sicurezza, ne scoccò un'altra proprio in mezzo agli occhi, l'animale era immobile a pochi centimetri da lui con lo sguardo perso nel vuoto. Silenzio.
C'era solo silenzio davanti al villaggio dei nani e Kili alzò lo guardo dall'animale per vedere quel popolo rimasto incredulo per aver ucciso da solo una minaccia come quella bestia selvaggia. Bofur uscì dal gruppo di nani e appena vide cos'era riuscito a fare Kili, gli nacque un grande sorriso sul volto, uno dei suoi solo più solare, e gridò dalla felicità:
 “Sì !!! KILI !!!”
e si mise a correre verso di lui mentre Kili si allontanava dalla carcassa, appena Bofur lo raggiunse lo abbracciò e poi vennero invasi dagli altri nani che seguirono l'esempio del nano da buffo cappello. Non solo gli diedero delle pacche sulla schiena e spalle facendogli un sacco di complimenti sulla sua bravura e coraggio, ma poi lo circondarono, lo afferrarono dappertutto e lo fecero volare in aria continuando a esultare, lui all'inizio era incredulo poi si lasciò andare anche lui alla gioia del momento.
Tutto questo davanti agli occhi increduli di Fili, era contento di vedere tutto ciò, il fratello voleva soltanto sentirsi accettato e finalmente ci era riuscito e grazie anche alla sua arma. Anche zio Thorin era fiero del nipote moro, aiutò Fili ad alzarsi e raggiunsero Kili.
Mentre il principe saltava e si abbassava, ebbe a un certo punto la sensazione che le sue orecchie si tappassero, sembrava che tutti avessero smesso di parlare e poi sentì un sussurro, una voce familiare di un nano che non c'era più:
 “Il mio ragazzo...”
sentendolo Kili si guardò incredulo in giro. Aveva riconosciuto quella voce, solo un nano era così caloroso verso di lui, le grida dei nani ritornarono e poi lo posarono per terra e per un attimo Kili si guardò intorno.
Ancora non sapeva com'era stato possibile, qual nano con quella voce non c'era più e non riusciva a capire come l'aveva sentito, forse un ricordo ritornato così nella mente di Kili. Lui non lo sapeva.
Il popolo si calmò e creò un passaggio per fare passare Thorin che, sorridente e fiero, appoggiò entrambi le mani sulle spalle del nipote e annunciò a gran voce:
 “Mio caro popolo delle Montagne Azzurre e di Erebor, voglio che tutti voi sappiate quanto io sia orgoglioso di mio nipote Kili. Sapete tutti quanti che, insieme al fratello, è figlio di un nano che era il mio migliore amico, e in sua memoria voglio dire a tutti voi che da adesso in poi, Kili avrà il titolo di Primo Arciere di Erebor...”
A quelle parole di nuovo i nani esplosero dalla gioia mentre Kili era talmente emozionato che pianse di gioia, e Fili lo abbracciò gridando insieme a tutti quanti:
 “Mio fratello... Mio fratello!!!”
A sorpresa venne circondato anche dai nani bambini che esultarono anche loro e volevano vedere le frecce e l'arco:
 “Signor Kili, puoi farmi vedere le frecce?”
diceva uno:
 “Io voglio vedere l'arco, posso signor Kili?”
diceva l'altro:
 “Io voglio imparare ad usarlo!”
tantissimi bambini tra nanetti e nannette si accalcavano sul nano per curiosità allora Thorin gli diede il compito di addestrare tutti i nani bambini che volevano imparare a usare l'arco.
Grazie a questo Kili fece capire che l'arco era un'arma di precisione e che si poteva attaccare anche da lontano come fece lui con il lupo anche se il colpo finale l'ha dovuto dare da vicino.
Quella stessa sera andarono a festeggiare tutti nella locanda da Bertha, anche Kili prese la sua pinta e la bevve tutta, con lo gioia degli amici e del fratello.
Lì erano osservati dallo zio e da Dwalin che parlavano sempre su loro due, non solo sull'evento di Kili, ma anche sulla vita dei due raccontato dallo zio dei due
fratelli.
 “Ci si potrebbero scrivere libri di storie sulla loro infanzia. Sono cresciuti senza Flik ma hanno accettato il fatto che fossi stato io a far loro da padre, anche se a volte ci sono stati alti e bassi...”
 “Questo in tutte le famiglie succede - disse Dwalin - è così che si cresce.”
 “Non dico che non avrei mai voluto averne di miei però sono contento che alla fine ho loro due..>>
Confessò Thorin guardandoli con uno sguardo paterno, i due stavano ridendo e bevendo in un tavolo un po' distante da loro.
 “Tu li hai cresciuti benissimo Thorin, guardali... Lo so che Flik era il padre ma di sicuro avrebbe fatto gli stessi passi tuoi.”
Thorin guardò l'amico negli occhi:
 “Ti voglio confessare una cosa, a volte avrei preferito che ci fosse veramente il padre per vedere come avrebbe reagito perché a volte mi sembrava di impazzire:”
“Ti riferisci a quando Fili ha provato a colpire la mela?”
Il principe dei nani spalancò gli occhi per il ricordo:
 “No... Quello no... È stato un brutto spavento anche quello... No, mi riferivo ad altro, è che da piccoli in realtà ne hanno combinate altre, sentivano la mancanza del padre e a volte capitava che litigassero per niente, Fili era quello più forte mentre Kili era determinato a non mollare mai come adesso... Alle volte quando tornavo a casa li beccavo che si picchiavano e io correvo per separarli. Mi dispiaceva vederli in quello stato... Era straziante per me e per Dis...”
 “Ti capisco, ma come hai detto tu forse sentivano la mancanza del padre.”
 “Erano tremendi quando si facevano i dispetti, dal nulla li ritrovavi che si picchiavano e di sera, quando capitava che tornassi a casa tardi erano lì entrambi, vicino all'uscio della porta che dormivano vicino che mi aspettavano...”
 “Che comportamento strano... - Dwalin mentre prendeva la sua pinta - Erano strani da piccoli.”
 <>
e batterono le loro pinte insieme.

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Capitolo 11
*** 11) Maggiorenni ***


11) Maggiorenni

Essere stato nominato Primo Arciere e Maestro nello stesso giorno fu motivo di grande orgoglio per Thorin, Dis e Fili ma soprattutto per Kili stesso, finalmente si sentiva più accettato da tutti, persino il gruppetto di nani che lo derise e quello delle pettegole, quando lo vedevano passare, lo salutavano con tranquillità  e lui ricambiava sempre. Il nano moro pensava anche che se il padre fosse stato ancora vivo di sicuro sarebbe stato orgoglioso di lui, anzi, era sicurissimo, lo aveva sentito. Anche se erano passati molti anni dalla sua morte lui ancora si ricordava la sua voce, e quel giorno era stato lui a parlargli, non sapeva come ma oltre a sentirlo, avrebbe giurato che era stato lui a proteggerlo e a lasciare la freccia al momento giusto. Gli doveva moltissimo.
Il principe Kili diventò una leggenda.
La regola universale di tutti era: Non si uccidono gli animali che non si mangiano, ma fecero un eccezione per il lupo. Infatti, grazie a quella carcassa, i nani riuscirono a creare tre mantellini di pelo di lupo che regalarono a Thorin e ai due nipoti, Kili lo accettò ma non lo mise mai, non gli piaceva molto. Il suo obbiettivo era il rispetto del popolo di Erebor e, dopo varie difficoltà, ci era riuscito.
Di giorno Kili lavorava alla falegnameria e di pomeriggio allenava i giovani nani che volevano diventare suoi allievi, costruì da solo archi, frecce e faretre  prese le misure dal suo archetto e dalle sue frecce che usava da nano bambino, rafforzandoli anche con delle strisce di ferro ma il suo piccolo armentario non lo avrebbe dato a nessuno. Era solo suo.
Quando il tutto fu pronto, fece fare a tutti i nanetti prima i soliti esercizi di riscaldamento, e poi li fece allenare con gli archi nuovi, tra gli allievi c'era anche il piccolo Gimli che, preferendo sempre lascia, preferì seguire il suo maestra anche così, cambiando arma per un po'.
Kili cercava di essere come Dwalin in questo compito ma non era facile perché era troppo gentile e poi i bambini lo adoravano troppo e adoravano il fatto che dopo gli allenamenti, lui giocasse un po’ con loro.
Si sentiva bene, e questa volta per davvero, dare il suo contributo era un gran- de onore e, a ripensarci, non se lo sarebbe mai aspettato che, alla soglia della maggiore età, sarebbe arrivato fin lì. Era assurdo ma era lo stesso la realtà.
E poi finalmente arrivò il momento tanto promesso e desiderato da Kili, finalmente avrebbe insegnato anche a suo fratello ad usare l'arco. Dopo che ebbe finito con i nanetti, era il suo turno, solo loro due e basta.
Solo che il primo tentativo non andò come previsto, la prima freccia che Fili scoccò non arrivò nemmeno a metà strada da lui e il bersaglio, si conficcò a terra, Fili era dispiaciuto ma Kili la prese molto sul ridere, infatti si stava rotolando a terra dalle risate, e non la smetteva.
 “Non ridere – cercò di ordinargli il fratello – non è affatto divertente…”
 “Scusami Fili, ma lo è....”
 “Non sono stato abituato come te sai? Io preferisco muovermi e non stare immobile.”
Kili si mise a sedere cercando di stare serio:
 “Vedo, dai che andrà meglio col tempo.”
 “Il problema per me sono queste frecce, sono troppo pesanti per me. E io sono allenato con le braccia, solo che con queste mi trovo male.”
Si sedette anche lui sull'erba vicino al fratello e guardò il cielo:
 “Ancora mi devi spiegare come hai trovato la misura perfetta, non è da tutti i nani falegnami fare le frecce così anche tu eri in difficoltà all'inizio.”
Kili si fece serio, non sapeva se dirgli la verità o dirgli una bugia, Fili era suo fratello maggiore, forse l'unico che lo potesse capire, anche dopo averlo detto a Ori, non era stata la stessa cosa. Sospirò e parlò:
 “Devo dirti una cosa, ma devi promettermi che non lo dirai ad anima viva o morta che sia.”
Fili lo guardò:
 “Che hai combinato?”
 “Promettimelo...”
Fili non l'aveva mai visto così serio, si sedette vicino a lui:
 “Va bene, va bene lo prometto, lo prometto... Che hai combinato?”
Kili gli raccontò quello che veramente successe nel bosco, gli raccontò degli elfi, di come parlavano e che alla fine stava anche per farsi scoprire ma se ne andarono senza lasciare alcuna traccia di loro e del loro passaggio.
Lo sguardo di Fili era impassibile, Kili non sapeva neanche se fosse arrabbiato o scosso, ma l'ho capì poco dopo:
 “Tu hai visto gli elfi?! - era arrabbiato – Eravamo nel bel mezzo di una spedizione e tu hai visto il nemico?!”
 “Ehi chi ti dice che sono nostri nemici?”
Kili li difese a spada tratta, non sapendo il perché, erano creature così belle e 
delicate.
 “Lo zio Thorin, ecco chi... Non ti ricordi quando da bambini ascoltavamo di nascosto quando parlava con Dwalin?! È colpa loro se lo zio è senza una casa, senza la sua montagna... E noi senza un papà...”
“La vuoi smettere con questa frase?! Non sono stati gli elfi ma gli orchi, e tu questo lo sai...”
 “E secondo te da dove vengono gli orchi?!”
Purtroppo Fili aveva ragione, nel libro di Ori c'era scritto anche questo, “Se gli elfi vengono soggiogati dal male riempiendone il loro cuore diventano tutt'altra specie di creatura, la più ripugnante e perfida mai vista sulla Terra di Mezzo: Orchi. L'altra faccia degli elfi...”
Fili si alzò da terra e continuò:
 “E se la freccia fosse stata avvelenata? Ci hai pensato, oppure il tuo istinto di rubare ha agito sulla ragione?”
 “Ehi... - Kili si alzò – non sono un ladro...”
 “Ah no?! E allora perché l'hai presa quella freccia?”
 “Curiosità.”
Il nano biondo camminò nervosamente vicino al fratello moro,
 “Questo è veramente...”
non trovò le parole adatte per mostrare il suo disappunto, erano passati molti giorni da quella spedizione e Kili gliel'aveva tenuto nascosto fino ad allora:
 “Non so che pensare, se devo essere sincero.”
 “Non lo dirai allo zio, vero? L'hai promesso...”
Fili guardò il fratello negli occhi, era ancora nero per la verità ma infondo solo grazie ad esse il fratello era diventato Primo Arciere e maestro, solo grazie a quella freccia elfica:
 “E va bene.”
girò i tacchi e fece per andarsene:
 “Ehi, dove vai?!”
senza voltarsi il fratello nano rispose:
 “Vado un po' a cavalcare, devo schiarirmi le idee...”
Quando Fili diventò maggiorenne, cinque anni fa, lo zio Thorin regalò al giovane un bellissimo pony peloso e bianco, quello fu il miglior compleanno del principe nano erede al trono, non solo per i benefici che riservava l'essere maggiorenni ma perché ora aveva sia il fratello e sia un pony bello e sano.
Quando erano più piccoli anche Thorin li portava in giro per i prati con il suo pony, insegnò loro anche a prendersene cura (cosa che in realtà facevano già con il piccolo coniglietto), a dargli da mangiare senza avere paura e a tenerlo pulito se lui non c'era.
Dopo pochi minuti che entrambi presero confidenza con l'animale, Fili ci fece un piccolo giretto e poi caricò anche il fratello moro, a quella scena, Thorin li rivide bambini, Fili non era più maggiorenne e Kili ancora non aveva problemi per il fatto della barba.
Scacciò via quel pensiero muovendo la testa a destra e a sinistra, aveva due spiegazioni per questo pensiero, o suo padre li vedeva attraverso gli occhi suoi, oppure era lui che iniziava a vederli con gli occhi di un padre. In entrambi i casi era felice che dopo trentatré anni i figli di Flik erano ancora sani e salvi, almeno a qualcuno aveva mantenuto la parola. Dalla madre invece Fili ricevette la pipa del padre, iniziò a fumare da allora, gli piaceva e anche perché così era come sentire il padre più vicino a sé. Era nato e cresciuto con il padre che fumava proprio quella pipa, e ogni volta che lui voleva provare ricordava il padre ridere, toccargli dolcemente i capelli e dirgli sempre la stessa frase:
 “Quando sarai più grande fumeremo insieme, te lo prometto.”
Purtroppo, non per colpa sua, ma il destino andò diversamente anche se fumando solo con quella pipa, aveva la sensazione che anche lui fumasse in sua compagnia, non sapeva se anche in paradiso lo faceva, ma dentro il suo cuore il nano era sicuro di sì.
Per far provare la stesso legame al fratellino, a volte lo faceva fumacchiare di nascosto dato che ancora non poteva essendo minorenne, la prima volta rischiò d'intossicarsi poi andò meglio ma stavano sempre attenti a non farsi scoprire.
 “Fili... - il nano si fermò ma di nuovo senza voltarsi – Vuoi ancora continuare?”
 “Non lo so...”
e se ne andò,
Nella stalla si avvicinò al suo quadrupede che lo accolse agitando la crine e la coda:
 “Ehi, ciao Bungo – sorrise – ti va di fare una passeggiata?”
Legò e portò il cavallo fuori senza salirci sopra, lo fece solo camminare, gli tornò in mente un pensiero, il sogno che fece la notte prima di diventare maggiorenne, sognò un discorso col suo papà. Era la sera prima del suo trentatreesimo compleanno, quello della maggiore età per i nani.

Nel mondo dei sogni Fili sta camminando in una stradina di campagna, sente un suono di un violino nell'aria.
“Mh, un violino... Che strano...”
Il giovane nano continuò a seguire il suono.
“Forse ci sono dei Nani da queste parti.”
Pensò infine.
Cammina, cammina finché non arriva sotto un bell'albero grande dove sotto, seduto su una pietra grigia, c'era un nano di spalle con un vestito azzurro cielo, i capelli erano biondi come i suoi e che stava suonando il violino che sentiva il giovane.
“L'avevo detto io”
Pensò Fili appena avvicinandosi al nano:
 <>
disse in tono amichevole,
 “Ciao Fili - la voce gli fu subito familiare - Ti stavo aspettando...”
Il nano si alzò dalla pietra e si voltò verso il nano biondo e intrecciato.
Fili era esterrefatto, non credeva a chi aveva di fronte a sé.
 “Ma tu sei...”
Si interruppe, solo i suoi occhi parlavano per lui:
 “Che fai lì imbambolato?! - disse Flik in tono scherzoso - Non abbracci il tuo vecchio?”
Aprì le braccia.
Senza farselo ripetere corse verso il padre stringendolo e soffocando il pianto:
 “Papà... Papà...Per favore... Dimmi che sei reale, dimmi che sei vivo...”
Lo afferrò per i vestiti mentre gli parlava. Lo sentiva, sentiva il suo calore, il suo abbraccio e il suo odore: Legno.
 “Ehi... Shhhhh cosa c'è?!... Questa mia visita ti ha disturbato?”
gli accarezzò la bionda chioma.
 “No no non è così... È  che, in tutti questi anni io... Credevo che non fosse vero, il fatto che eri morto... Papà...”
Fili si sedette per terra continuando a piangere, il padre sospirò.
 “Ho la mente confusa...”
 “No non devi sentirti così Fili... Pensavo solo di farti piacere venendo qui a farti una sorpresa.... - si sedette sull'erba accanto a lui – Cosa c'è che preoccupa tanto il tuo cuore?”
Fili iniziò a parlare:
 “Io rispetto Zio Thorin ma... Non sai quanto vorrei parlarti, sfogarmi... - tentennò un po' - Credo che solo tu potresti darmi le risposte che cerco... Ho bisogno di risposte, sugli elfi...”
 “Fili...”
Lo bloccò il padre defunto mettendogli una mano sulla spalla,
Fili lo guardò negli occhi:
 “Ti dirò tutto quello che vuoi, ma per ora io sono qui per tutt'altro motivo.”
 “Cioè, per cosa - Domandò Fili un po’ sorpreso - Forse ho fatto qualcosa di sbagliato?!”
Sorrise come faceva sempre il fratello Kili,
 “No affatto. Sai che giorno è domani?”
 “Domani? Il mio compleanno?!”
 “Già... Domani diventerai maggiorenne...”
 “Cavolo, me ne stavo dimenticando, con tutti questi pensieri... E chi se lo ricordava più...”
Rise dolcemente il padre alla risposta del figlio.
 “Sto per diventare maggiorenne...”
quasi non ci credeva se non glielo ricordava il padre.
 “Mio figlio.... Il mio piccolo Fili...”
Lo guardò come se lo rivedesse la prima volta da neonato tra le sue braccia.
 “Questo significherà che Zio Thorin mi darà incarichi più importanti, non è così?”
Flik fece “sì” con la testa.
 “Ma... La cosa che però mi rende triste di tutto questo. È che tu non ci sei. - confessò il povero neomaggiorenne - Come farò a sorreggere il peso di tutto questo senza il tuo appoggio, papà?”
Flik lo guardò dispiaciuto, anche lui avrebbe desiderato poter vedere crescere i suoi due figli, stare accanto alla moglie e a Thorin, ma purtroppo le cose andarono diversamente.   
 “Io, cerco di essere forte, specie per Kili... Ma è difficile...”
Fili diventò triste come il padre ma sorride subito per rassicurare il primogenito che continuò:
 “Che devo fare?...Ho bisogno di saperlo!”
 “Fili.... - gli mese la mano sulla guancia - Va tutto bene, tu stai facendo la cosa più bella del mondo... Lo so che non sono con te ma io ti controllo dal tuo cuore.”
 “Il... Mio cuore?”
 “Certo, è da lì che ti sto parlando infatti... Nessuno pretende niente da te, figliolo... Tutti ti vogliono bene perché sei forte a modo tuo...”
 “Non capisco, come puoi parlarmi dal cuore? - disse ma continuò a parlare senza che il padre gli potesse rispondere meglio - E per il fatto della mia presunta forza... Non so, alle volte vorrei essere un po' più duro con Kili, ma non ce la faccio. È più forte di me... Sento che tu vorresti così, che lo proteggessi sempre... E poi... c'è Zio Thorin... - il padre gli prese la mano - Che mi sta con il fiato sul collo e talvolta è molto severo con me...”
 “Fili....”
Fili si risentì un bambino vicino al padre.
 “Sta tranquillo figliolo...”
Flik intuì quanta rabbia si nascondeva negli occhi azzurri di Fili.
 “Tranquillo? È una parola!”
 “Qui sì, questo è il tuo sogno, e nessuno qui ti può dire cosa devi fare. Sei libero in questo mondo.”
Fili iniziò a lacrimare e poi riabbracciò il padre:
 “Papà torna da noi ti prego! Ho bisogno di te...”
 “Mi dispiace Fili...- Lo abbracciò - Questo non posso farlo, anche se vorrei, e non sai quanto, figliolo...”
 “Papà - Fili si asciugò le lacrime- Tu conosci bene Zio Thorin, giusto?”
 “Sì....”
 “Allora dimmi perché odia a morte gli elfi! Mi continua a dire che sono malvagi e che la loro bellezza esteriore è solo finzione... Anche tu li odiavi?”
Flik sospirò:
“No...”
Fili sussultò alla risposta del padre:
 “Ma come?! Non odiavi gli elfi?! - Flik intuì che Thorin aveva esagerato - Io non so che farei se me ne trovassi uno di fronte... Forse lo ucciderei, perché, infondo sono loro che diventano orchi...”
 “No, non farlo. – il tono di voce di Flik era preoccupato - Faresti del male solo a me... Non trasformarti in qualcosa che non sei.”
A quelle parole Fili rimase sorpreso:
 “Che vuoi dire? Perché li difendi tanto?”
Flik gli raccontò brevemente cosa veramente successe a Erebor all'arrivo del drago e anche del suo motivo per cui non odiava gli elfi come lo zio aveva coltivato per anni:
 “Non dirlo a Thorin che lo sai...”
 “Perché non deve saperlo? Magari cambierebbe idea.”
 “No Fili, non dire niente...Sarà un nostro segreto...”
 “E se per puro caso ci trovassimo di fronte a loro e zio Thorin mi comanda di attaccarli? Che faccio?!”
Fili era sempre più confuso anche quando il padre lo riabbracciò:
 “Figliolo... Ascoltami attentamente, non tutti gli elfi sono uguali.”
Abbracciato di nuovo al papà Fili annuì:
 “D'accordo ma....”
 “Ti ricordi la storia che ti ho raccontato da bambino? Quella sul mio violino?”
 “Qualcosa, non tutto...”
 “Ricordi chi me l'ha regalato?”
 “Un elfo...”
 “Esatto...”
Disse il padre in tono orgoglioso.
 “Quindi mi stai dicendo che in realtà qualche elfo vi aiutò a Moria, o almeno ci ha provato? Ma lo zio non li vide?”
 “No... Questa cosa successe a me quando avevo la tua età.”
 “E chi era quest'elfo?”
Fili s'incuriosì proprio come da bambino.
 “Era un bell'elfo dai lunghi capelli scuri, si chiamava Limer, era un elfo gentile e molto amichevole... Mi regalò il suo violino a fine spedizione dato che aveva visto come mi piaceva tanto.”
Fili ascoltò attentamente e gli venne un'idea:
 “Se un giorno dovessi incontrarlo, lo ringrazierei per essere stato gentile  con te?...”
chiese Fili guardando il padre sorridere:
 “Te l'ho detto, non tutti gli elfi sono uguali...”
Poi Flik si alzò e guardò un punto fisso davanti a sé:
 “Ti dico un'ultima cosa, e ti prego di ascoltarmi Fili, sta attento e sta in guar- dia, piccolo mio...”
Fili lo guardò da terra:
 “Va bene, lo farò. Te lo prometto.”
dopo quelle parole Flik si allontanò, colto dal panico Fili si alzò e cercò di raggiungere il papà ma sembrava che una forza invisibile lo bloccasse:
 “Aspetta, papà non andare... Non andartene...”
Flik si fermò e si girò sorridendogli:
 “Ti auguro un felice compleanno figliolo.”
Una lacrima uscì dai suoi occhi cielo.
 “Papà, no!!! - Fili allungò un braccio – Ti prego... Ci sono così tante cose di cui devo parlarti...”
 “Ti starò sempre vicino... - continuò il padre voltandosi verso la luce – Te lo prometto...”
 “No, papà!!!!!!!”
Flik scomparve nella luce

La notte prima del compleanno Fili si svegliò di scatto urlando:
 “No!!!!!!!!”
anche Kili si svegliò di soprassalto:
 “Ehi?!”
Fili era agitato quando il fratellino lo raggiunse:
 “Che succede Fili? Sei sudato e sconvolto...”
d'istinto il maggiore lo abbracciò, e si calmò:
 “Kili....”
 “Ehi, ehi che c'è? Tocca a me consolarti per i tuoi incubi?”
cercò di scherzare il nano moro:
 “Io... Ho sognato... L'ho sognato, era lui... - lo strinse nell'abbraccio - Non sai quanto gli assomigli Kili...”
Kili era confuso
 “Chi hai sognato?”
 “Papà... Ho sognato papà. Avete lo stesso sorriso sai?”
 “Co...Come sta?”
anche la voce di Kili cambiò:
 “Gli manchiamo molto ma... Dice che sarà sempre con noi”
Fili non rivelò altro, abbracciò più forte il nano moro, quanto vorrebbe confessare tutto a Kili, però aveva fatto una promessa e la manterrà. Per fortuna che nella camera regnava ancora l'oscurità perché anche dagli occhi di Kili uscirono delle lacrime di malinconia.

Finito di aver fatto fare il giro al suo pony, Fili non era riuscito ad arrivare alla soluzione del problema, si mise in un angolino a fumare e a pensare, cos'avrebbe detto il padre in questo caso? Sarebbe stato davvero fiero come gli aveva detto nel sogno, oppure si sarebbe arrabbiato perché il fratello aveva tenuto nascosto per tanto tempo una scoperta così:
 “Che cosa devo fare...”
pensò tra sé e sé.  
Tornò dove il fratello allenava gli allievi, per fortuna era ancora lì che si esercitava da solo, sorrise vedendolo da lontano, anche se mancavano pochi giorni al suo compleanno sembrava che fosse già grande e che non avesse bisogno di festeggiarlo, era cresciuto molto nell'ultimo periodo solo grazie a quell'animale. Si avvicinò:
 “Kili.”
Il fratello si voltò e lo raggiunse, Fili era ancora un po' arrabbiato con lui ma ci passò su, l'aveva promesso al padre, il fratello gli parlò:
 “Fili credimi, io te lo volevo dire ma... È complicato... Non sapevo neppure io se quella freccia fosse avvelenata e...”
 “Kili, - lo fermò il fratello – hai avuto le tue ragioni... Se tu non l'avessi presa, di sicuro non avresti raggiunto in tuo obbiettivo, e sono contento per te...”
riuscì a sorridere, cosa che fece anche Kili, e poi riprese:
  “Ora come ora se mi trovassi un elfo davanti non so che gli farei, ma forse...”
venne interrotto da Kili:
 “Non ricordi che da piccolo mi hai detto che avresti voluto vederli?”
Fili sospirò, era vero, avrebbe tanto voluto poter vedere anche lui questi elfi che lo zio odiava così tanto. Guardando il fratello non poté che sentirsi un po' invidioso per lui per averli visti e per avere una cosa loro. E poi Kili lo fregava sempre con queste sue frasi.
 “Mi dispiace per aver reagito in quel modo ma, perché non l'hai detto subito Kili?!”
 “Perché eravamo con lo zio Thorin, lui li odia, non pensi che forse avrebbe fatto qualcosa di male a loro? Non potevo permetterlo Fili – si avvicinò di più – erano troppo belli... Dovevi vederli..”
Fili notò che gli brillavano gli occhi al fratello quando parlò di loro, si ricordò del padre, anche lui aveva quello scintillio quando gli parlò di quell'elfo dai capelli scuri. Cercò di calmarsi e vide che il sole era ancora alto nel cielo:
 “Ti va di andare al lago?”
cambiò totalmente discorso e  Kili ne fu molto sorpreso, da quando il nano moro aveva scoperto quel lago era diventato il loro posto segreto, andavano sempre lì a farsi il bagno oppure a rilassarsi, controllavano sempre se c'erano dei nemici nelle vicinanze prima di entrare in acqua; Kili accettò e si diressero lì.
Si fecero un lungo e tranquillo bagno rilassandosi completamente:
 “Ehi Fili guardami – il nano modo si voltò – Sono il mostro di questo lago e tu chi sei per venirmi a disturbare?!...”
Il nano moro si avvicinò al biondo dopo che si ribaltò i capelli mori e lunghi dava- nti agli occhi, si mise in posizione piegata in avanti con le mani a forma di artigli, proprio come una delle creature cattive trovate nei libri e raccontati da Balin, che a volte infestavano la montagna solitaria.
Guardandolo gli tornò il sorriso al fratello maggiore e, quando Kili fu vicino, sbuffò, lo spinse con una mano e Kili cadde nell'acqua per poi rialzarsi imbronciato:
 “Divertente...”
disse in tono serio.
 “Non immagini quanto....”
rise sotto i baffi.
Dopo essersi asciugati al sole si rivestirono e Kili, come al solito, aiutò a rifarsi le acconciature che gli ricordavano il padre, per un periodo anche lui se li fece ma con i capelli scuri non si notava niente, e poi i baffi neanche quelli cresceva- no, quindi ci rinunciò del tutto sperando che il padre non ce lo odiasse per questo.
Mentre il nano moro sta intrecciando il secondo baffo:
 “Ehi... Tra un po' è il tuo compleanno.”
 “E con questo?”
chiese Kili, il suo tono era serio, tanto che fu il nano biondo a sorprendersi:
 “Come?! É il tuo trentatreesimo compleanno... Diventerai maggiorenne...”
Kili non rispose,
 “Eddai, non fare quella faccia, non ti ricordi quanto è stato divertente al mio... Per fortuna ho avuto cinque anni per pensarci perché non potrei fare mai meglio del tuo.”
Fili finì di fare la treccia e poi guardò il fratello,
 “Lo so che è una grande tappa questa, solo che...  Non mi sento tanto di festeggiare...”
 “Ma dai... Hai ucciso un lupo tutto da solo, sei diventato maestro e mastro falegname, hai il rispetto di tutti quelli del villaggio... Che ti manca?!”
 “Lo sai...”
Fili lo abbracciò con un braccio:
 “Lui non vorrebbe che tu ti sentissi così, sai? Anche se non c'è più lui è sempre con noi, nel nostro cuore nanico... Dai...”
Gli accarezzò la chioma scura come quella dello zio Thorin:
 “Ehi, non potrei nemmeno superarti nemmeno con quella canzone che mi hai cantato ai vent'anni.”
Kili abbozzò a un sorriso, si staccò dal fratello solo per muovere le braccia come se stesse giocando con qualcosa e cantò:
Mio fratello combatte per me...

Fili gli andò dietro anche con i movimenti:
Combatto per te
Perché mi va...

e risero insieme al ricordo della canzone del nano moro.
 “Ti va se il giorno dopo andiamo a fare una spedizione?”
 “Subito dopo il mio compleanno?”
Lo guardò interessato, 
 “Non sarebbe male, dai...”
Kili rifletté, da piccolino odiò tanto le spedizioni perché, oltre a portargli via suo fratello per giorni, odiava vedere le stelle, non gli era  ancora passato quel suo “fastidio” che aveva provato la prima volta. Ma con Fili al suo fianco era tut- t'altra cosa, e non vedeva l'ora di farne altre solo con lui e lo zio.
 “Va bene... Ma a una condizione.”
 “Sarebbe?”
 “Vorrei che ti continuassi ad allenare con l'arco perché voglio vederti catturare una preda. Solo te...”
Fili accettò sorridendo.
Anche il suo compleanno fu fantastico, si divertì un mondo con il fratello, gli amici e anche lui dallo zio Thorin ricevette un cavallo, marrone come lui  altrettanto vivace e buffo, lo chiamò “Brizzy”.
Il giorno dopo si prepararono per la tanto attesa spedizione ma venne giù una pioggia incessante,
 “Temo che dovremmo aspettare qualche giorno in più, - avvertì Thorin - con questo tempo non riusciremmo a vedere niente.”
 “Peccato, non vedevo l'ora...”
confessò Kili mentre disfaceva lo zaino,
 “Mi dispiace tanto Kili – lo rassicurò il fratello biondo – non pensavo piovesse.”
Kili lo guardò e fece uno dei suoi sorrisi, una cosa che Fili aveva imparato da questo sue gesto era che ne aveva combinata una delle sue.
 “Guarda caso, avevo dimenticato di nuovo la carne secca.”
 “Infatti...”
Fili si coprì il viso tra le mani per non ridere, ma Kili era veramente irresistibile.
 “Vado alla falegnameria, vado a finire quel lavoro. Ci vediamo stasera, Fili...”
Con lo sguardo seguì il fratello e poi anche lui si diresse con lo zio a lavoro.
Anche lui lavorava in armeria con lo zio Thorin e imparò da subito a usare gli attrezzi da lavoro e come creare delle armi perfette per lui. Fu proprio il principe dei nani a insegnargli tutti i trucchi e fu sempre orgoglioso si lui anche se a volte non lo dava tanto a vedere, quello che Fili disse al padre nel suo sogno era vero, era un po' severo nei suoi confronti perché lo stava addestrando per diventare il suo prossimo erede al trono. Anche se ancora non era possibile tornare alla Montagna, Thorin non perdeva l'occasione di spiegargli regole e comportamento degli di un  re di Erebor, fin da piccolo Fili era stato un nano intelligente fin da bambino e capiva al volo le cose anche se a volte preferiva fare di testa sua, come durante gli allenamenti con l'arco con Kili, pretendeva sempre di andare più vicino al bersaglio, cosa che non facevano neppure i nani bambini.
Fece anche varie spedizioni da solo per addestrarsi meglio e anche in quel caso riuscì a tornare tutto intero.
Finalmente arrivò il giorno perfetto per fare la famosa spedizione dopo il compleanno del secondogenito di Flik, quella volta si diressero in un bosco a Nord- Ovest delle Montagne Azzurre, era sempre più bello scovare questi luoghi nuovi.
 “Bel posto per far pratica con l'arco, fratellino.”
disse Fili una volta che si furono allontanati da Thorin e Oin,
 “Cosa?! - Kili si voltò verso il fratello maggiore con uno sguardo stupito – Tu
 pensi che siamo qui solo per far pratica? No no, oggi si caccia.”
Fili sgranò gli occhi:
 “Sei sicuro che io sia pronto?”
 “Meno male che il più grande sei tu.... Dai, hai già fatto pratica abbastanza, ora dobbiamo solo trovare una preda.”
disse in nano moro cercando tra i cespugli e senza far troppo rumore.
“Se lo dici tu, sai che se mi dai spade, asce e altre armi sono un mago, ma l'arco...”
Fili si sentiva un tantino a disagio, seppur fosse il più grande l'arco non lo faceva sentire come sempre.
 “Dai che zio sarà contento quando saprà che l'hai catturate te e... Oh, Guarda un po' che fortuna - Fece spazio al fratello - Lo vedi?”
FIli si scorse un po':
 “Oh eccolo, quello è mio e stasera carne !”
Il nano biondo prese la mira con l'arco di Kili, anche se un pochino tremolava,
notando il nervosismo del fratello, Kili gli si avvicinò:
 “Calma... E' solo un daino, ricordati quello che ti ho detto, rilassati, respira e poi prima di scoccare la freccia fa andare più indietro la mano che regge la freccia e lasciala andare... Entrambi gli occhi puntati, mi raccomando.”
 “Non lo mancherò.”
Si autoconvinse Fili che, seguendo le indicazioni di Kili, scoccò la freccia che  mancò il daino:
 “No !!! - il nano moro era incredulo e deluso - Ma no.... L'hai mancato....”
Fili ci rimase malissimo e un po' arrabbiato gettò l'arco a terra:
 “Maledizione ! Lo sapevo!”
 “Ehi.... Quello è mio...”
Kili raccolse l'arco da terra e continuò a rimproverarlo:
 “Non te la prendere con le mie cose.” 
Guardò di nuovo tre i cespugli per vedere se il daino era ancora nella vicinanze.
 “Te lo avevo detto! Non sono pronto...”
 “Va bene, va bene... - Kili non lo stava ascoltando - Provo a recuperarlo io...”
Sparì inghiottito nella vegetazione, Fili voltandosi non lo vide più:
 “Ehi... Kili... Dove sei?”
Kili si allontanò solo di pochi metri dal fratello quando urlò dallo spavento:
 “AAAAAAAAAAAAAHHHHHH”
 “KILI !!!!!!!!”
Fili entrò nel boschetto e vide un orchetto che stava per scoccare una freccia per terra dove c'era il fratello con un'altra freccia conficcata nel petto, faceva fatica a respirare per via del dolore che sentiva ma anche per la paura che aveva negli occhi per quell'orchetto sbucato dal nulla e che non provava alcuna pietà a puntatela un'altra.
Infuriato Fili guardò l'orchetto, afferra l'arco di Kili che era proprio accanto a lui e, come se qualcun'altro guidasse la freccia, essa uccise la fetida creatura.
Poi si avvicinò al fratello sorreggendogli la testa:
 “Kili...Non temere sono qui.”
 “Fiii...”
Pervaso dal dolore provò a parlare di nuovo, anzi a gridare:
 “Fi...”
 Fili gli prese la mano, sapeva bene di non poterlo lasciare da solo, non poteva nemmeno spostarlo da li:
 “Coraggio resisti fratellino! Ci troveranno...”
Kili fece no con la testa e lasciò la sua mano:
 “Tho...Rin... Chia...”
Tra sé Fili continuava a chiedersi come avrebbe fatto, la freccia era troppo in profondità e se avesse provato a toglierla avrebbe peggiorato le cose:
 “No... Non posso lasciarti da solo.”
Kili guardò il fratello negli occhi e iniziò a respirare più velocemente per la paura:
 “No...NO...”
Fili purtroppo non aveva altra scelta:
 “Ascolta riesci a resistere ancora un po’? Zio Thorin non è molto lontano da qui. Mi basta che fai un cenno con la testa - si tolse una delle spade e la mise, già pronta all'uso, accanto a Kili - Ma se non vuoi star solo, proverò a gridare.”
Kili fece si con la testa mentre soffriva.
 “Ok, la spada è qui vicino, faccio in un lampo - Fili inizia a correre a perdifiato e gridando a squarciagola - ZIO THORIN !!!”
Nell'accampamento Thorin e Oin videro Fili correre vero di loro come un disperato:
 “Non avranno catturato niente, vedo...”
ipotizzò il nano medico. Fili arrivò immediatamente accanto a loro, ma non riusciva quasi a parlare:
 “Kili... Un... Or...Chetto...”
Oin capì subito:
 “Un orchetto?! Dove?!”
Fili indicò un punto dove era sbucato di corsa.
Thorin si avvicinò al nipote:
 “Dov'è Kili? Portaci da lui! Oin, prendi tutto per la medicazione. Andiamo...” 
Con tutta la forza che gli rimase il nano biondo li portò da Kili che stava soffrendo e stringendo l'arma del fratello per farsi forza, i tre nani corsero a perdifiato fino ad arrivare da Kili.
 “Sono pronto.”
Annunciò Oin aprendo la sua borsa dei medicinali.
 “Zi...O...”
I suoi occhi diventarono lucidi appena vide lo zio, immediatamente Thorin cercò di tranquillizzarlo:
 “Forza ragazzo, sono qui. Andrà tutto bene – guardò il nano dalla barba intrecciata - Oin, fa quelle che devi, ma togli quella freccia... Che dobbiamo fare io e Fili?”
 “Dovete assolutamente stare calmi, ci penso io...”
Disse Oin mentre tirò fuori una bottiglietta con un liquido dento, poi guardò il nano ferito:
 “Questa è una medicina che con- servo da quando è morto tuo padre Kili, anche lui ferito barbaramente da frecce avvelenate e... - A quelle parole lacrime silenzio- se scesero dagli occhi del principe moro - Non ti preoccupare, guarirai, tuo padre so che ti aiuterà.”
Kili cercò con la mano il fratello:
 “Fi....”
Fili la prese: 
“Kili sono qui...”
Oin riparlò:
 “Aiutatemi a fargli bere questa, non so se la freccia sia avvelenata o meno.”
Per metterlo a sedere Kili strinse i denti, tossì e gli uscì sangue dalla bocca.
 “Presto... Bevi...”
Il fratello di Gloin gli porse la bottiglietta e Thorin fece in modo di fargli bere il liquido, Kili bevve dalla bottiglietta ma era più il liquido che sputava che quello che beveva. Vedendolo Oin lo rimproverò:
 “Non mi sembra il momento adatto di fare lo schizzinoso.”
 “Avanti Kili, cerca di bere...”
Lo incoraggiò Fili mentre il fratello lo guardava negli occhi.
 “Non... Non ce la... Faccio...”
disse Kili mentre il fratello maggiore, vedendolo in quel modo, continuò a incoraggiarlo:
 “Avanti Kili... È per il tuo bene...”
Con un ultimo grande sforzo Kili bevve tutta la bottiglietta.
 “Dobbiamo portarlo a casa.”
Disse Thorin ma Oin non era d'accordo:
 “No, prima gli devo controllare la ferita.”
Controllò la freccia mentre Kili soffriva come un matto e continuava a stringere la mano di Fili, dopo un po' Thorin chiese:
 “Allora?! Oin non mi piace questo tuo silenzio... Che suggerisci di fare?”
Oin guardò il suo re con gli occhi preoccupati:
 “Dobbiamo farlo...”
Entrambi gli sguardi si fissarono sulla freccia dell'orchetto, Kili sentendoli, e guardandoli, spalancò gli occhi e cercò di muoversi, era più spaventato più che mai, Fili continuò a tenergli la mane e a cercare di rincuorarlo:
 “Kili, Kili io sono qui... Guardami.”
Thorin lo sdraiò di nuovo a terra mentre Kili continuava a rifiutarsi, diede a Fili degli stracci:
 “Appena vedi che esce sangue tamponalo, va bene?”
Fili annuì e Oin diede un compito anche a Thorin:
 “E tu Thorin bloccagli le grida, non vorrei che ce ne fossero altri nelle vicinanze.”
 “Va bene – lo mise in bocca al nipote ferito - Kili devi mordere questo ora e tu, Fili, sta pronto.”
il nano biondo fece segno col capo mentre con la mano teneva stretto il fratello,
Oin afferrò la freccia strettamente:
 “So che farà male ragazzo, ma non dobbiamo rischiare.”
Come iniziò a tirare Kili cercò di divincolarsi e gridare dal dolore, Thorin lo teneva più che poteva e Fili era pronto a tamponare, quel dolore era un'orrenda tortura e Kili stava impazzendo, in più si sentiva soffocare con quella pezza in bocca.
 “Resisti Kili, - lo rassicurò Thorin - ancora pochi attimi e finirà.”
Fili non ne può più di vedere il fratello soffrire in quel modo:
 “Forza Oin...”
lo incitò. Oin tirò fuori la freccia, che conservò per sicurezza con un altro panno e Kili soffocò l'ultimo grido di dolore mentre dai suoi occhi scendevano copiose lacrime.
Fili immediatamente mise il panno per tamponare l'uscita copiosa di sangue mentre parlò al fratello:
 “È finita, Kili... È finita...”
Kili cercò di parlare ma continuava sia la sua lenta agonia e sia a stringere la pezza in bocca.
Thorin, aiutato da Fili, gli fasciarono la ferita con delle bende seguendo le indicazioni di Oin.
 “Zio, - Fili guardò negli occhi lo zio - dobbiamo portarlo a casa.”
Kili riuscì a sputare la pezza e fece un grido straziante:
 “FILI !!!”
Fili si avvicinò al fratello:
 “Sono qui Kili... Sono qui.”
 “MI FAI MALE !!!”
 “Ora devi solo resistere, ti portiamo a casa.”
Con delicatezza Thorin prese in braccio Kili:
 “Zio...”
sussurrò Kili ancora in preda al dolore.
 “Non temere nipote mio - iniziò Thorin - andrà tutto per il meglio."
Fili li seguì, era molto preoccupato.
 “Mi dispiace...”
Disse con un filo di voce Kili,
 “Shh - continuò Thorin - tu non hai colpe.”
Sempre più debole Kili chiude gli occhi e Thorin si affrettò a tornare al villaggio.
Arrivati a casa la madre li vede arrivare e si preoccupò subito vedendo il suo secondogenito in quelle condizioni:
 “Thorin ma... Cos'è successo?!”
 “Un incidente di caccia, non temere.”
La sorella gemella sapeva che stava mentendo ma solo per non farla preoccupare troppo ma sapeva anche che prima o poi dovranno parlare.
Il re coricò il nipote nel suo letto, Oin arrivò subito dietro a Thorin e iniziarono a curare il principe moro.
Dis fermò Fili, la sua voce era provata:
 “Cos'è successo? Dimmelo Fili!!!”
Fili guardò la porta sperando che uscissero in fretta, non sa che rispondere alla madre. Dis lo scosse per le spalle:
 “PARLA FILI!!!”
Fili le raccontò ogni cosa, la madre inizia a piangere come una bambina continuando a dire:
 “No... No... NOOO... Il mio KILI!!!”
 “Mamma... - cercò di calmarla Fili -  mamma su dai...”
 “Stupidi orchi!!!”
lo disse con lo stesso odio che provava lo zio verso di loro.
 “Io mi sento in colpa. - confessò il nano biondo - Non dovevo farlo andare solo nel bosco.”
 “Perché.....”
disse Dis tra le lacrime, ma non era rivolto al figlio maggiore, solo alla situazione di Kili.
 “Mamma... Vedrai che Kili si riprenderà...”
Dopo quasi un'ora che Oin e Thorin stavano dentro la stanza con Kili, Fili era riuscito a calmare la mamma, la porta si aprì
 “Allora?”
chiese Fili,
 “Non mi sembra di aver visto tracce di veleno, ma sono riuscito a cucirgli la ferita e a fasciargliela... Ora sta riposando.”
Oin era sporco di sangue, guardandolo il nano maggiore pensò al sangue del fratello, Fili entrò nella stanza  e si siede accanto al letto e guardò Kili dormire:
 “Fratellino...”
Nel sonno Kili si voltò verso la voce del fratello e sollevò a fatica una mano che
Fili afferrò subito:
 “Sono qui... Sei a casa... Nel tuo letto...”
Grazie a quel tocco il fratello sembrò calmarsi,
 “Su fratellino ora devi stare tranquillo, è tutto finito...”
continuò a rassicurarlo il fratello che assomigliava come una goccia d'acqua al padre.
Anche la mamma entrò nella stanza e osservò prima il figlio minore poi incrociò lo sguardo con Fili.
Dis sorrise al figlio ma ancora nei suoi occhi c'erano lacrime di tristezza e paura, prese la coperta e coprì Kili tenendolo al caldo. Mise le mani sulle spalle di Fili per rassicurare anche lui:
 “Va a riposare anche te Fili, sto io qui con lui.”
 “No mamma, non sono stanco, Kili ha bisogno di me...”
Fili prese e strinse la mano della mamma.
 “Allora va bene... Se hai bisogno, o se tuo fratello si svegliasse, vieni subito ad avvertirci.”
 “Non posso, proprio non posso lasciarlo solo... Era mio dovere seguirlo, sono stato uno stupido a non farlo...”
 “No, non dire così, non essere troppo duro con te stesso... Lui non vorrebbe sentirti così, non ti riconoscerebbe.”
La voce della mamma era tornata quella di sempre, gentile ma ferma, i due figli erano cresciuti con quel tono.
 “No ! - Fili si alzò di scatto appoggiandosi al mobile - Mi si strugge il cuore ve- derlo così, è tutta colpa di quei... Dannati orchi...”
 “Poteva capitare a chiunque Fili... - cercò di tranquillizzarlo la madre - Spera soltanto che quella freccia non sia avvelenata.”
 “Non mi do pace, li devo eliminare...”
 “Ora devi soltanto stare vicino a tuo fratello e se non te la senti allora va ad allenarti con Dwalin o va a dormire... Ci resto io qui.”
 “No!”
Fili si ravvicinò e guardò il fratellino come a supplicargli di aprire gli occhi.
Visto che Fili non intendeva cambiare idea si avvicinò alla porta per uscire dalla stanza e disse un'ultima cosa al figlio:
 “Va bene ma datti una calmata allora, non risolverai niente se stai in queste condizioni. E avvertimi se si sveglia.”
Uscì dalla camera chiudendosi la porta alle spalle Fili la guardò uscire e poi rivolse la sua attenzione al fratello. Rimasti soli, Fili riprese la sua mano, e lo guardò, sembrava così sereno e tranquillo, erano passati anche pochi giorni dal suo compleanno ed ora era un quelle condizioni, per uno stupido orchetto una spedizione era finita male.
 “Kili, ti prego, svegliati.”
sussurrò Fili, Kili continuò il suo sonno respirando normalmente anche se a volte faceva qualche smorfia di dolore, poi successe una serie di cose davanti agli occhi del nano biondo, Kili tremava come una foglia nonostante fosse coperto, uscì della saliva dalla bocca e colò sul mento. Con grande sollievo di Fili non c'era più sangue, lo asciugò senza svegliarlo e poi si avvicinò accanto a lui e gli mise un braccio intorno a lui, un gesto silenzioso che sapeva lo avrebbe confortato, senza frugare la dignità di Kili.
Con sua grande sorpresa, Kili si girò verso di lui mettendo il capo sul petto di Fili,  sorpreso dal movimento giovanile del fratello moro, Fili restò immobile finché Kili non si rilassò di nuovo. Aveva spesso appoggiato la testa in questo modo da bambino, ma mai negli ultimi anni, Fili ricambiò l'abbraccio e Kili tremò di nuovo.
Il principe biondo tirò le coperte sopra al fratellino, al contatto Kili sembrò rilassarsi e ben presto il suo respiro rallentò in un modo incostante che Fili riconobbe come il sonno. Appoggiò il mento sulla testa di Kili e fissò il fuoco morente del camino che avevano anche loro nella camera, era grato per il fatto che Kili era ancora vivo e che stava sonnecchiava sul suo petto.
Fili uscì dalla stanza raggiungendo lo zio e la madre e si mise a parlare con loro:
 “Fili, è necessario che tu riposi ora. “
ordinò Thorin
 “No zio, ce la faccio a restare ancora con lui.”
nonostante la stanchezza lo pervadeva, Fili voleva vedere il fratello svegliarsi,
 “Lascia che anche tua madre stia con lui per un po'.”
supplicò Thorin.
 “Perché dici così zio? Mica Kili sta così male da morire...”
Non seppe come gli venne quella frase ma vide sul volto di entrambi una strana luce nei loro occhi,
 “Che succede?”
chiese allarmato, Thorin sospirò e parlò:
 “Purtroppo non credo che Kili si risveglierà.”
Al nano intrecciato gli sudarono le mani e guardò la madre per sentirsi dire il contrario ma anche lei era triste come prima quando lo zio varcò la porta con Kili tra le braccia.
 “No... Non è vero...- Fili si alzò dalla sedia tremendo dalla paura e dalla rabbia – Non ci posso credere...”
Thorin continuò a parlare senza guardarlo in faccia:
 “Oin ha scoperto che la freccia era avvelenata... Non possiamo fare niente.”
 “No... Non è possibile... - Fili tremò – La bottiglietta, ha bevuto tutto il liquido di quella bottiglietta...”
Thorin si alzò dalla sedia e lo guardò negli occhi quando gli fu vicino:
 “Fili, non ti aggrappare a quella speranza – il tono di voce era deciso – So che è difficile ma non voglio che ne resti traumatizzato.”
Fili lo guardò stranito, quello non era lo zio Thorin che lo aveva cresciuto come un padre, lo zio gli mise una mano sulla spalla continuando a parlargli:
 “Anche me fa male ma vedrai che passerà...”
 “Lasciami andare...”
ringhiò contro lo zio e diede una strattonata per liberarsi dalla sua presa, lo zio nano continuò:
 “Calmati Fili, stai impazzendo... Io non voglio perdere anche te... Uno è più che sufficiente.”
 “Non hai perso Kili ! È ancora vivo... Sta andando meglio... Mi ha stretto la ma- no, zio... L'ho sentito...”
L'espressione di Thorin si addolcì, allungò la mano per prendere di nuovo la spalla:
 “Fili, stai immaginando le cose... Hai bisogno di dormire...”
 “No... Non sto immaginando le cose! - Fili si allontanò - È successo !!! Perché dici così?! Perché dici che non ce la farà?! Perché tu non hai speranza ?!”
lo additò,
“Perché non ce n'è nessuna !”
Thorin urlò  davanti a Fili che si spaventò per pochi attimi, sbigottito, scioccato dallo sfogo di Thorin, il vecchio nano sembrava piegarsi come se sotto un grande peso, i suoi occhi sembrava indossare un profondo rammarico e dolore . I due si fissarono in silenzio per qualche istante, una grande rabbia crebbe nel cuore di Fili, la mamma lo trattenne, abbracciandolo stretto:
 “Fili, fermati... “
disse lei ma le sue parole caddero nel vuoto, Fili era irremovibile:
 “Come ti permetti?! - urlò - Come osi rinunciare a lui?! Hai detto che non l'avresti fatto! Lui è ancora vivo, Thorin ! Lui è ancora vivo !!!”
Thorin si sedette pesantemente su una sedia, si nascose il volto tra le mani e non rispose, Fili emise grugnito con la gola, cercò di avvicinarsi allo zio con i pugni serrati, torse la presa di sua madre , ma lei lo teneva stretto, Thorin non si mosse:
 “Lasciami mamma!”
Ordinò Fili.
Fili aprì gli occhi e subito si maledisse per essersi addormentato.
Guardò Kili che giaceva ancora addormentata tra le sue braccia, sorrise con affetto,
“Per fortuna era solo un sogno... Solo un sogno...”
Si ricordò quando, molti anni fa, Kili era ancora un nano bambino e spesso si addormentava in quel modo, magari mentre lo zio gli raccontava di Erebor vicino al fuoco.
“Perdonami Kili... Dovevo mirare meglio quel daino...”
Toccò i capelli di Kili e poi la fronte distrattamente, con sua grande sorpresa, era ancora umida di sudore, quanto tempo era rimasto addormentato?...
A giudicare dal movimento delle ombre nella stanza , doveva essere stato almeno un'ora, mise la mano sulla fronte di Kili, e il suo cuore affondò, aveva la febbre e aveva ripreso a respirare a fatica:
 “Fi...”
chiamò il fratello biondo in un sospiro.
 “Kili!!! Fratellino! Ma tu hai la febbre alta!”
Fili corse a chiamare la mamma e lo zio, Dis vide il figlio biondo uscire di corsa dalla sua stanza:
 “Sta male!!!! Kili sta malissimo!!!! Aiutatemi!!!”
Subito Thorin entrò in camera ma qualcosa non quadrava, Kili non respirava più,
alla scena Fili ebbe un mancamento ma fu sorretto dalle braccia di Dis, si avvicinarono al fianco dello zio che era in ginocchio al lato del letto, temendo il peggio in assoluto. Thorin appoggiò l'orecchio alla bocca di Kili e ascoltò, Fili lo guardò speranzoso ma l'espressione di Thorin non era di certo felice, Fili non l'aveva mai visto così prima.
"No... "
pensò.
Il mondo di Fili sbiancò, un ronzio acuto riempì le orecchie. Questo non stava accadendo... Non poteva essere... Non Kili... Non suo fratello... Batté le palpebre per cercare di riprendersi, il corpo era ancora caldo, Thorin aveva le dita sul collo di Kili, sentendone il polso.
Egli sembrava perso per un attimo , e poi un barlume di speranza brillava nei suoi occhi:
 “È ancora vivo, - disse - Ma non respira.”
Fili non sapeva se avere paura o sentirsi sollevato, anzi era proprio stordito, lo zio piegò la testa di Kili all'indietro, senza esitare iniziò a soffiare aria nella sua bocca, il petto di Kili si alzava e si abbassava ad ogni respiro che Thorin gli da va, ma ogni volta che si fermava a controllarlo, non c'era alcun movimento. Provò ancora e ancora e ancora.
Fili si afferrò la testa, scavando le unghie tra i capelli biondi , pregando in silenzio che il fratello ce la facesse,
 “Thorin, - intervenne la madre - non sta funzionando...”
Dis era in lacrime così come Fili e anche Thorin lacrime:
 “No... - disse Thorin burbero allontanandosi un attimo da Kili per sentire il polso di nuovo - Non voglio rinunciare a lui, mentre lui vive ancora...”
Fili lo riconobbe, quello era lo zio Thorin di sempre e non quello che sognò per puro caso, ebbe paura prima ma vedendolo salvare suo fratello fu tutto più chiaro, era in ansia ma almeno era la realtà. Suo zio era un eroe.
 “Kili...”  
Pensò il nano biondo,
“Non morire, non lasciarmi da solo, non raggiungere nostro padre...”
 “Zio, che posso fare?”
gli scappò di dire,
 “Nulla, - commentò il principe dei nani - ora sembra che abbia ricominciato a respirare.”
sentì il respiro di Kili, respirava da solo ma era sempre debole, Dis si lasciò andare a un pianto liberatorio trattenuto in quei minuti che erano sembrate ore.
Dopo un bel po' Kili tossì da solo e, respirando, riuscì ad aprire gli occhi, Thorin gli si avvicinò:
 “Kili...Kili, mi senti?”
Kili si voltò verso lo zio e fece un debole “sì” con la testa, lo zio fece un grande respiro di sollievo e gli parlò:
 “Te la sei vista brutta ragazzo mio – gli mise fraternamente una mano sulla fronte -  ora riposati.”
Fu allora che Fili si avvicina allo zio ma dall'emozione non sapeva che dire:
 “Cerca di non farlo stancare troppo.”
lo avvertì Thorin avvicinandosi al nipote per uscire dalla stanza dei principi nani insieme alla sorella maggiore ancora in lacrime, vedendo il fratellino sveglio anche Fili tirò un sospiro di sollievo ma durò poco,
Kili provò ad alzarsi e sentì una forte fitta nel punto dove fu ferito e gridò:
 “Aaaahhhhh”
Fili lo assistette:
 “Kili, sono qui...”
Il nano moro si girò verso il fratello, sembrava confuso,
 “Co...Cos'è successo?...”
 “Shhh ora devi solo stare tranquillo fratellino, l'importante è che tu ora sei qui, vivo e sei sveglio...”
Commentò Fili guardandolo nei suoi occhi scuri come la profondità di una montagna:
 “Vi...Vivo?!...”
 “Sì – la voce di Fili era in preda all'emozione - sei vivo fratellino, sei vivo...”
Kili si agitò a quelle parole
 “Vuoi dire che....No”
pentitosi subito di essersi fatto scappare anche quella frase Fili cercò di farlo calmare:
 “No, no no, scusami... Ti prego, ora sta tranquillo e sta sdraiato...”
Altre lacrime scesero dai suoi occhi castano scuro per la paura,
 “Perdonami fratellino, non dovevo lasciare che andassi da solo, dovevo andare io...”
La mamma entrò nuovamente nella stanza:
 “Kili, come ti senti?”
 “Mamma....”
il figlio minore si voltò verso la madre, anche Thorin comparve:
 “Kili... Grazie al cielo... - sospirò - Sono sollevato nel vederti sveglio.”
Sorrise per rassicurarlo mentre le lacrime del nipote continuavano a scendere dai suoi occhi, Fili lo abbracciò d'istinto:
 “Fil... Aaaahiaaaaaa!!!>>
gridò dal dolore.
 “Scusa fratellino, scusami...”
Kili cercò di smettere di piangere ma sembra aver dimenticato come si facesse,
 “Ehy, su dai...”
Fili gli asciugò le lacrime con un fazzoletto pulito.
 “Ci hai fatto prendere una grande spavento, Kili... - la madre parlò - Ma sono contenta che sei ancora qui.”
La sua voce era rotta dalla commozione, accarezzò la fronte ancora sudata di Kili e mise l'altra mano sulla spalla del figlio biondo e intrecciato, Thorin invece si sentiva in colpa e vorrebbe uscire per andare a cercare, in quella zona, se ci fossero altri orchetti nelle vicinanze.
Fili nota che lo zio era pensieroso:
 “Zio?”
 “Fili, - Thorin lo guardò negli occhi azzurri come i suoi - credo che sia meglio se io e tua madre mangiate qualcosa, tuo fratello avrà fame...”
 “Fermati! So che trami qualcosa zio”
 “No Fil, non sto tramando nulla ora rimani con tuo fratello, e ... Dis!”
 “Si Thorin...”
 “Puoi venire con me che magari ti do una mano a preparare la cena, e  - si avvicina all'orecchio della sorella e bisbiglia - Devo parlarti...”
Fili non notò questo ultimo gesto in quanto era a controllare il fratello Kili come se avesse avuto paura che smettesse di respirare in quel momento.
 “Va bene”
La madre diede un ultimo sguardo a Kili e Fili, poi uscirono dalla stanza.
 “Dis, ascolta – Thorin parlò a voce bassa - domani molto preso vado a dare un'occhiata alla zona dove Kili è stato attaccato da quell'orchetto.”
 “Vuoi dire che è ancora in libertà?!”
 “Può darsi”
replicò Thorin
 “No... - Dis era in preda alla paura - Non adesso.... “
 “Sorella mia - Thorin le prese le mani - Devo andare io, tuo marito da lassù non mi perdonerebbe mai se accadesse nuovamente. Kili ha rischiato grosso...”
 “Devo venire con te... - Dis era decisa -Ti coprirò le spalle.”
 “No, devi restare con i tuoi figli. Non siamo più dei ragazzini, tu sei una madre e devi restare con loro.”
 “Almeno portati Dwalin o Gloin, io mi recherò da Oin per sapere sulla freccia.”
 “Porterò entrambi, ma tu... Non fare azioni avventate, ti conosco sei sempre stata come tuo figlio Fili, istintiva e che ha solo voglia di fare spedizioni.
Io andrò a chiamare Oin e gli dirò di venire qui. Tu devi stare in casa.”
Dis ascoltò attentamente il fratello maggiore, in effetti aveva ragione, doveva restare per i figli ma sapere Throin lontano la faceva stare ancora più male:
 “Tornate, non farò niente di tutto ciò che voglio fare ma tornate... Ho perso mio marito... Non voglio perdere anche mio fratello.”
 “Bene, a presto, non dire a Fili dove siamo andati, ok?”
 “Va bene...”
Intanto nella stanza di Kili e Fili:
 “È tutta colpa mia se sei ridotto così...”
 “No...- disse Kili debolmente – No... Non è vero...”
 “Sono un pessimo allievo, non dovevo provare a uccidere quel daino... Forse era troppo presto nel farmi provare a cacciare, era meglio una balestra o qualcuno dei miei coltelli.”
Fili era seduto su una sedia vicino al letto del fratello che era ancora coperto e si sentiva sempre più un colpa, ma Kili cercò di tranquillizzarlo:
 “No... tu sei bravo quanto me... Lo stupido sono io che... Che non ho capito che non eri pronto...”
Faceva dei respiri profondi ma doloranti:
 “Su respira... Respira.”
Lo incoraggiava Fili, era ancora spaventato per averlo visto, momentaneamente, senza vita.
 “Ero così contento, che anche tu... Lo usavi...”
 “Forse è meglio che riposi. Sei troppo debole.”
 “Fili... Andrai via?”
Nella sua voce c'era un velo di paura, Fili lo guardò e prima di rispondere sentì
come sentì un rumore in sala, come di qualcosa che si chiude:
 “No, mai non andrò mai via... Tu ora dormi.”
 “Ho... Paura di... Non risvegliarmi più...”
a quelle parole Fili si spaventò ancora di più, nemmeno lui ci teneva a rivederlo in quello stato, cercò di sembrare calmo per tranquillizzarlo di più:
 “Non temere, su dai... Ora riposati, io vado da mamma a prendere un po' d'acqua, ne vuoi anche tu?”
 “No... Non riesco ad alzarmi... “
Kili cercò di tirarsi su la le fitte intercostali erano troppo forti, Fili lo bloccò facendo "No" con la testa, gli diede un bacio sulla fronte, un gesto che ricordò a Kili quello di suo padre, anche se non sapeva come mai.
 “Ti porto io qualcosa fratellino?”
Lo sguardo di Kili era immerso nel vuoto ma solo perché era molto debole, Fili vide la mamma in cucina che prepara qualcosa, poi le chiese:
 “Mamma...”
 “Si?!”
la madre rispose senza voltarsi,
 “Scusa ma... Zio Thorin?”
 “È andato a ad chiamare Oin e poi ha detto che andava a preparare della legna 
per stasera.”
 “Ah, capito... strano però...”
 “Cosa, figliolo?
 “Insomma, zio mi chiama sempre quando deve preparare la legna, come mai non mi ha chiamato? E poi potevo andare io a chiamare Oin. Non so... Questo comportamento di Zio...”
 “Fili, - il tono di voce della mamma era deciso - eri stanco e spossato per via di tuo fratello, è lui il capo della famiglia dopo che tuo padre è morto, non gli serve sempre la tua presenza per fare le sue cose.”
 “Sicura?”
 “Certo... Ecco tieni questo stufato per te e tuo fratello.”
Gli passò due ciotole di legno fumanti, il fratello maggiore di Kili li prese senza abbandonare il discorso sul principe:
 “Ok... Ma questo tuo discorso mi puzza un po'...”
Dis riuscì a zittire il figlio aprendogli la porta per farlo entrare nella stanza:
 “Shhh.”
e gli fece segno di entrare, Fili si fece serio passandole vicino:
 “Per me, mi stai nascondendo qualcosa mamma.”
 “Pensa a tuo fratello.”
Fili posò le due ciotole sul tavolo vicino al letto e aiutò Kili a sedersi nel letto:
 “Tieni fratellino...”
 “Aaaaahh”
gridò come un disperato per il dolore
Kili si mise una mano sulla ferita, era sempre più dolorante, Fili prese il suo cuscino e lo mise dietro la schiena di Kili che lo rifiutò:
 “No... Sono sudato e... Mi gira la testa.”
 “Non mi importa dai... Ora appoggiati piano.”
 “Fili...”
 “Dimmi fratellino.”
 “Lo... Lo hai colpito?...”
 “Chi?”
Fili era confuso dalla domanda dato che il daino era scappato a gambe levate,
 “L'o...L'orchetto... Ho sentito gridare il suo verso...”
 “Ma certo ...”
Tentennò Fili mentre iniziò a dargli lo stufato,
 “Ora devi mangiare.”
 “Mmmm! Che schifo...”
Si lamentò il nano moro girandosi dall'altra parte per non magiare più come faceva da piccolo.
 “Perché dici così? Ti è sempre piaciuto lo stufato di mamma...”
 “Lo so... È colpa della medicina di Oin... Sembrava veleno.”
 “Lo so fratellino, ma devi riprendere le forze.”
Prova a dargli un'altra cucchiaiata ma niente:
 “Non ce la faccio... Ha un sapore orribile.”
Kili vide che Fili era pensieroso,
 “Va bene, fratellino, per oggi basta così...”
 “Fili, che ti prende?!”
 “Sto pensando a zio Thorin.>”
 “Perché? Dov'è?!”
 “Mamma dice che è andato a chiamare Oin e a preparare la legna per stasera, ma non l'ho sentito rincasare.”
 “No...-Kili iniziò ad agitarsi - No... Non voglio quella medicina... Basta...”
 “Ehi sta calmo... - cercò di rassicurarlo – sta tranquilla, non verrà per quella medicina.”
Toccandolo sul braccio Kili si calmò,
 “Sinceramente sento che mamma, mi ha mentito.”
confessò il fratello maggiore tornando serio, Kili lo guardò negli occhi:
  “E cosa pensi?”
 “Che sia uscito a fare qualche spedizione per controllare se ci sono altri orchetti.”
anche Fili mangiò solo qualche cucchiaio di zuppa senza gustarne il sapore,
 “Perché?...>>
 “E cosa peggiore... Non mi ha chiesto di andare con lui.”
Kili ebbe un attimo di lucidità:
 “Volevi anche tu una freccia conficcata nel petto?”
 “Fratello io... Li vorrei sterminare tutti, dal primo all'ultimo.”
Kili si appoggiò sui cuscini e continuò a respira profondamente.
 “Kili, mi sento veramente in colpa, so che sono ripetitivo, ma... Io non voglio che tu ti preoccupi per me...”
confessò di nuovo Fili guardandolo negli occhi:
 “Non voglio che fai qualcosa di avventato.... Come ho fatto io...”
 “Siamo fratelli, ed entrambi siamo avventati, ma dovevo essere io ad andare.”
Fili non voleva mollare nemmeno quell'osso, era molto ostinato.
 “Non volevo che finissi come me... Come papà...”
Al nano moro gli occhi si riempirono di nuovo di lacrime al ricordo del papà:
 “Shhhh dai che guarirai presto. Ora è meglio che riposi – Fili gli rimise addosso le coperte - Devo parlare con la mamma.”
Fili era deciso a farsi dire la verità sapeva che la madre non era molto brava a mentire e il suo tono di voce tremolante di prima lo aveva insospettito, era cambiata  molto dalla morte del marito.
Fili appoggiò le ciotole sul tavolo facendo girare la madre:
 “Mamma, ti ho riportato le ciotole.”
Dis notò che quella di Kili non era nemmeno la metà,
 “Perché tuo fratello non l'ha finita?”
 “Dice che non gli va di mangiare.”
 “Dovrebbe, ci penso io.”
Fece per andare dal figlio minore ma Fili cercò il modo di farla parlare:
 “Mamma non ne vuole, dice che non gli piace... A proposito devi dirmi qualcosa vero?”
Dis non si voltò verso il figlio:
 “Cosa dovrei dirti? Stai bene te?”
 “Io sto benissimo, voglio sapere la verità: Dov'è Zio Thorin?”
 “Te l'ho detto, è fuori a prendere la legna.”
 “Sono ore che è fuori, non sento che sta spaccando la legna. Mamma, ti prego dimmi la verità...”
 “Allora non so dove sia... Magari è andato alla locanda.”
 “Con Kili in quelle condizioni? - Fili continua a interrogarla -Avanti mamma, so che non sai dire bugie.”
Dis continuò con la bugia della locanda:
 “Anche tuo zio era distrutto per come ha visto Kili e gli ha salvato la vita... Gli ho consigliato di uscire a sfogarsi un po'.”
“Mamma guardami negli occhi e siediti.”
il volto di Fili era più disteso, la mamma non riusciva a guardarlo in quel momento, vedeva troppo Flik.
 “Fili, non preoccuparti, presto tuo zio tornerà.”
 “È andato nel bosco, vero? Non sono un bambino.”
 “Non posso dirtelo...”
 “Perché?!”
 “Dimmelo tu il perché dato che lo sai meglio di me.”
lo incalzò Dis stanca dell'interrogatorio.
 “Sarei andato con lui, Non è così?!”
 “Ecco, visto?! Voleva soltanto che tu non ti preoccupassi di più, tuo fratello è morto per pochi minuti...”
 “Sono ancora sconvolto...”
 “Davanti a tutti noi....”
il principe biondo prese fiato e poi si calmò:
  “A Kili non ho detto niente.”
  “Hai fatto bene.”
Fili era triste e la madre si avvicinò per tentare di consolarlo, era così difficile per lui quel momento.
 “Non... Non me l'aspettavo una cosa così...”
 “Lo so, Fili... Lo so...”
La madre gli accarezzò la sua chioma bionda:
 “Non voglio che Kili si agiti troppo. Prima quando ho nominato Oin avrebbe preferito scappare strisciando.”
 “E Tu come ti senti?”
Fili prese fiato e fu lieto che finalmente qualcuno si preoccupasse anche per lui:
 “Scombussolato e mi sembra di essere in un incubo...Vorrei essere al posto di Kili.”
 “Lui direbbe la stessa cosa.”
confessò la mamma conoscendo entrambi i suoi “polli”.
 “Dovrei esserci io non lui...  - continuò Fili - Io sto cercando di essere come papà per lui ma mi è difficile...”
 “Lo so... E ti dirò che ci assomigli molto, non soltanto per l'aspetto del viso - le accarezza le trecce - ma perché sei sempre stato paziente e rispettoso verso tuo fratello. Me ne sono accorta sai?”
 “Io... Mamma... Sul serio?! Era così papà?!”
La mamma fece “Sì” con la testa:
 “Lui era molto dolce, non riusciva mai a sgridarvi, ma è proprio questo che mi manca, e non ce l'ha tuo fratello quella sua dote, è più selvaggio. Come carattere però vi assomigliate...”
Il primo genito rise dolcemente:
 “Io non combinavo così tanti grattacapi, però zio Thorin mi ha detto che tu eri come Kili.”
 “Ah sì?! Zio Thorin ti ha detto questo?! - la madre rise simpaticamente - Che bugiardo... Vado a controllare che tuo fratello sta bene...”
 “Aspetta, vengo anche io.”
Aprendo la porta trovarono il letto di Kili vuoto e alcune gocce di sangue sparse sul pavimento e la finestra aperta:
 “Oh no!!! Kili!!!!! -Fili prende la sua giacca ed esce - Kili !!!!”
Appoggiato alla parete della sua camera Kili guardava le stelle, il suo sguardo era triste, in mano teneva la sua pipa, un altro regalo da maggiorenne:
 “Kili... Kili... Dove sei?!”
 “Fili?!...”
Sentì la voce del fratello e poi lo vide sbucare dalla porta, e Fili si avvicinò:
 “Ah, ma che ci fai in piedi?! Vieni, appoggiati a me.”
Si avvicinò al fratellino per riportarlo sul suo letto:
 “Stavo morendo dal caldo. - disse Kili rifiutandosi di alzarsi - Per favore non farmi rientrare ancora...”
 “No, non puoi - Fili gli mise la sua giacca - Non devi prendere freddo. Perché sei uscito?! Potevi chiamarmi...”
Fili si mise davanti a lui per aiutarlo ad alzarsi ma Kili lo cacciò:
 “No... So farlo da solo... Non sono un nano bambino.”
 “La tua ferita non è uno scherzo.”
Kili fece una smorfia di dolore mista a stanchezza appena si mosse:
 “Visto?! Forza, appoggiati a me.”
 “Fili, lasciami in pace...”
Il nano biondo spalancò gli occhi alla risposta di Kili:
 “Ma... Kili...”
 “Ma che?! - Kili respirava sempre come prima - Che vuoi che mi succeda ora?!”
 “Come mai mi parli in questo modo? Kili, sei ancora debole e devi riposare, chiaro? - Fece il duro - Forza, a casa.”
 “No.”
anche la voce di Kili era dura.
 “Kili...”
Fili lo guardò in modo severo, e da poco lontano Dis notò una enorme somiglianza con il suo defunto marito, anche Kili ne rimase esterrefatto, era senza parole.
 “In casa!”
Ripeté senza abbandonare quello sguardo, rassegnato, Kili si rialzò a fatica e gli cadde la pipa dalle mani:
 “No... Ahhhhh”
fece per recuperarla ma una fitta lo costrinse a fermarlo, Fili riuscì a recuperarla dandole un calcetto verso l'alto col piede e l'afferrò con la mano libera:
 “E per ora questa te la scordi, Kili andiamo.”
Alla frase Kili rise per prenderlo in giro:
 “Sono in punizione ora? Per cosa?!”
 “Kili te ne rendi conto che... Che hai...”
Kili si appoggiò al muro:
 “Ho cosa?!”
Fili guardò la mamma che era ancora nella loro stanza, non sapeva cosa volesse fare il figlio, forse gli voleva rivelare che aveva rischiato la vita?
 “Tu... Sei...”
Fili era sempre indeciso, Kili alzò lo sguardo su di lui, era ancora parecchio pallido e sudato ma sempre curioso di sapere cosa stesse per dire il fratello:
 “Sei troppo... Debole e sei pallido...”
cambiò idea all'ultimo.
 “Fili, è estate... - ricordò il moro – Ripeto, che vuoi che mi succeda?”
 “Kili ascoltami, quando eri privo di sensi, tu sei...”
 “Lo sapevo...”
Dis sbucò dalla finestra e si rivolse al figlio moro:
 “Eccoti dov'eri, brutto sconsiderato... Mi hai fatto preoccupare inutilmente.”
 “Mamma, ora veniamo, ok? - parlò in nano intrecciato - Devo parlare un attimo con lui.”
come se non avesse sentito la risposta del figlio la madre continuò:
 “Non vi sto vedendo camminare... E tu - rivolto a Kili - finisci il tuo piatto.”
 “Mamma, dobbiamo dirglielo. Ci ho pensato su.”
Rassicurò Fili ma Dis era irremovibile:
 “NO, tornate entrambi dentro.”
 “Mamma, dai non è un bambino, e si darebbe una calmata.”
Kili era sempre più confuso:
 “Che sta succedendo?!”
 “HO DETTO DI NO.... ORA ENTRATE, SUBITO.”
 “Mamma ma che ti prende?!”
chiese Kili,
 “Non mi succede niente, vi voglio dritti in casa...”
 “No, mamma no...”
Questa volta a rifiutarsi fu Fili, Dis  lo guardò stranita:
 “Kili, per alcuni attimi tu sei... Morto. Zio Thorin ti ha salvato”
 “Fili se proprio un...”
La madre non sapeva come continuare, non trovava un sinonimo adatto a Fili, Kili era rimasto in silenzio e anche sconvolto per le parole del fratello. Faticava a
crederci.
 “No mamma, era suo diritto saperlo – Fili ritornò con gli occhi su Kili – Credimi, eravamo tutti sconvolti... Ma Zio Thorin ti ha salvato.”
Kili scivolò di nuovo per terra, il suo sguardo era rivolto avanti ma sembrava guardare oltre, la madre gli accarezzò i capelli dalla finestra della sua camera mentre Fili s'inginocchiò:
 “Kili, - gli mise una mano sul ginocchio - mamma non voleva che te lo dicessi, ma è per farti capire che per me non sei un bambino, ma un guerriero.”
Kili non disse ancora niente e non sapeva neanche che pensare della rivelazione.
Fili continuava ad assomigliare tantissimo a Flik con le sue espressioni, il nano 
moro sussurrò:
 “Stavo...Stavo morendo...”
 “Per alcuni minuti lo sei stato, sei morto per alcuni minuti.”
Kili continuò come se non avesse sentito le parole del fratello maggiore, fece “No” con la testa:
 “Morto.... Per uno stupido daino... Non può essere... Me lo ricordo... - Disse in tono quasi aggressivo - E me ne vergogno.”
 “Ora è meglio andare in casa.”
Senza più fiatare si fece aiutare e accompagnare dal fratello nel suo letto,
 “Ora hai capito perché insistevo nel dirti di rientrare?”
Fili si risedette sulla sedia vicino al fratello che Kili chiuse gli occhi a contatto con il cuscino:
 “Vi ho di nuovo deluso.. Lo so, lo faccio sempre mi ci mancava solo questa...”
 “No, sono io che ho sbagliato, ma non pensarci più ora, è tutto passato... Dormi un po' ora,  devi riposare.”
 “E se non mi dovessi svegliare?”
Di nuovo con quella frase, Fili sospirò e rispose con più decisione:
 “Non accadrà credimi, starò qui con te, vicino a te.”
 “Fili, l'ho visto...”
 “Cosa hai visto? Anzi chi hai visto?”
 “Papà...”
Al fratello venne la pelle d'oca, ed era estate, mantenne la calma cercando di essere il solito Fili:
 “Davvero?! Quando?”
 “La notte prima del mio compleanno.”
rispose serio il nano moro:
 “Com'è successo a me... Che ti ha detto qualcosa?”
Kili raccontò il suo sogno:

Kili era davanti al lago scoperto da lui quando una luce si comparse fluttuando vicino a lui:
 “Wow, una lucciola... - si stupì come un bambino – quanto è bella...”
Sentì una voce provenire da essa:
 “Kili... Kili...”
Kili si stupì sempre di più:
 “Una lucciola parlante?!”
la luce inizialmente gli girò intorno, poi prese forma, la sagoma gli ricorda troppo Fili:
 “Kili...”
 “Fili?!”
Prese anche colore e Kili vide suo padre, il sorriso come il suo:
 “Figliolo... Quanto sei cresciuto...”
Kili spalancò gli occhi per la sorpresa:
 “No... Non può essere...”
 “Si... Sono io...”
Commosso sorrise e corse ad abbracciarlo:
 “Papà... Papà mio...”
Flik lo strinse accarezzando dolcemente la chioma scura del suo secondogenito,
 “Sì, è così... - Flik non abbandonò il sorriso - È giunto anche il tuo momento, uno molto importante...”
Kili continuò a non credere ai suoi occhi, anche lui sentì il suo calore e i suoi vestini come se lo ricordava da nano bambino:
 “Papà....Non è vero...”
 “Ah... – Sospirò - Come siete cresciuti così in fretta tu e Fili.”
 “Papà...”
Scoppiò a piangere dalla gioia e dalla malinconia per il genitore:  
 “Su Kili - gli asciugò le lacrime – Non essere triste, pensa che ora davanti a te si apriranno nuove strade importanti e... Spedizioni molto lunghe.”
 “Papà ma...”
Kili lo guardò negli occhi, il padre era uguale al fratello maggiore, anche se sapeva benissimo che era un altro nano:  
 “Sei pronto... Ora lo so – Flik gli mise le mani sulle spalle - Tuo fratello conta su di te, e anche io...”
 “Padre ma io...Non ci riesco...”
 “Riuscirai, quando meno te lo aspetti e... Sta sempre accanto a Fili. Mi raccomando, non separatevi mai Nemmeno se lo ordina vostro zio Thorin. Promettimelo Kili.”
Lo guardò con il suo sguardo serio, ma sempre dolce, Kili si sentì il bisogno di confessare una cosa:
 “Papà, una volta l'ho fatto...Ero arrabbiato con Fili...”
 “Lo so.”
Kili spalancò di nuovo gli occhi per la sorpresa, Flik gli sorrise di nuovo:
 “Ma quello è passato ormai, d'ora in avanti, non separarti mai più da lui, è essenziale che siate uniti.”
 “Perché?”
Kili era già confuso per aver rivisto il padre, e ora che gli stava dicendo queste cose lo era ancora di più:
 “Thorin presto ordinerà la vostra separazione... Ma tu, Kili non permettere che ciò accada.”
 “Separarci?! Perché mai?!”
 “È importante, ti basti sapere questo.”
 “Papà...”
 “Una spedizione, una che Thorin medita da tempo ma... Per ora sappi solo che devi lottare e prepararti, altro non posso dirti.”
 “Vorrei che fossi ancora qui con noi.”
confessò il nano moro continuando a lacrimare. Flik sorride bonariamente guardandolo con gli stessi occhi azzurri di Fili, gli accarezzò la guancia destra asciugandogli la lacrima che usciva ancora dai suoi occhioni castani.
 ”Sembri Fili.”
riuscì a dire sorridendo tra le lacrime,
 “Lo so anche io ho visto molto di me in tuo fratello.
Quanto mi mancate...”
Kili lo riabbracciò forte come faceva da bambino, Flik ricambiò il gesto:
 “Figlio mio, sii sempre coraggio, allegro e spensierato e un degno e futuro consigliere per Fili.”
Questa parola sorprese ulteriormente il neomaggiorenne:  
 “Consigliere?!... Io?! Ma papà... Sono solo un principe...”
Flik lo strinse ancora di più:
 “No, tu sei mio figlio Kili, uno dei nani più importanti della mia vita anche se non co sono più... Non sai quanto ora abbiano tutti bisogno di te...”
 ”E tutti noi di te...”
Flik gli sorrise malinconico. Al secondogenito venne in mente un ricordo che, ora che il padre era lì davanti a lui, doveva assolutamente sapere:
 “Papà, mi hai guidato tu? Quella volta del lupo?”
 “No Kili.”
Kili ne rimase deluso:
 “Pensavo fossi stato tu...”
 “Qualcun altro ti ha guidato tuo zio Frerin ti ha aiutato. È lui ti protegge.”
 “Zio Frerin?! Allora, è stato lui a parlami?”
 “No, quello sono stato io... Tu sei il mio ragazzo...”
ripetere quella frase fu come tornare indietro nel tempo quando sconfisse la bestiaccia da solo e ottenere così il rispetto di tutti. Flik notò l'espressione triste del figlio:
 “Perché quella faccia triste?”
 “Pensavo fossi stato tu, a guidarmi...”
 “Io sono il protettore di Fili, zio Frerin è il tuo ma vi controllo sempre a entrambi.”
Kili continuò con il suo sfogo personale che aveva tenuto dentro di sé per anni:
 “In tutto questo tempo non sai com'è stato brutto senza di te...”
il nano moro guardò il nano biondo negli occhi.
 “Lo so, anche per me è una sofferenza stare lontano e non poter tornare, ma io e Zio Frerin non vi perdiamo d'occhio e siamo qui.”
Flik gli mise una mano sul cuore Di Kili.
 “Sono stato sempre deriso per il mio aspetto... E hanno detto tante cattiverie su di te... Che hai un figlio come me...”
 “Non ascoltarli. Posso immaginare che abbiano detto, ma tu sappi che niente di tutto quello che dicono è vero, anzi, lo dicevano solo per invidia perché se solo sapessero cosa mi successe alla tua età di sicuro vorrebbero essere più come te... Non ci pensare mai a quelle parole piene di veleno. - Flik si rifece serio, e questa volta per davvero -Tu e tuo fratello siete il frutto dell'amore che condividevo con vostra madre. La mia bella Dis, l'amerò per sempre, e la ringrazierò in eterno per avermi dato due splendidi figli come te e Fili, due giovani e bei principi di Erebor.”
Kili era sempre più commosso dalle parole del padre:
 “Kili, ti chiedo solo una cosa – il figlio lo guardò attentamente - Fate molta attenzione”
 “Va bene papà...”
Flik è visibilmente preoccupato e Kili nota che guardava verso l'orizzonte
 “Cosa c'è?”
Guardò anche lui in quella direzione, poi il padre gli girò la testa per vederlo un'ultima volta negli occhi, sorrise dolcemente:  
 “Cercate di stare attenti tu e Fili, se puoi fallo desistere da quello che ha in mente, ma se non riesci e lo vedi determinato, seguilo. Va con lui.”
 ”Papà...”
Kili era confuso, che cosa intendeva il padre con questo? E perché non dovevano dividersi?... Se fosse stato ancora in vita di sicuro tutti questi avvertimenti non sarebbero serviti.
 “Seppur sia avventata la sua idea, deve comunque provare, ma tu... Non lasciarlo solo...”
Kili fece “Sì” con la testa, intanto Flik cominciò ad essere nuovamente attornia- to dalla luce,
 “Papà...”
Kili lo chiamò tra le lacrime allarmato.
 “Sii coraggio, figliolo... E tanti auguri...”
Svanì del tutto mentre Kili restò immobile e davanti comparve il lago.

Kili si svegliò con le prime luci del giorno sul viso e si guardò intorno smarrito.
Accanto a lui arrivò Fili:
 “Ehy, che ti prende?”
Kili si alzò dal letto e lo abbracciò tremando:
 “Che ti succede, perché tremi come una foglia? Kili, stai bene?”
 “Niente... Sto bene...”
 “Sembra che hai visto un fantasma.”
Ricordando le parole del padre, di essere sempre allegro e spensierato, si calmò in pochi secondi e urlò nell'orecchio del fratello:
 “BU!!!”
e corse via ridendo,
 “Ahahahaah – ci rise su Fili - Eddai, vieni qui!!!”
 “Ci sei cascato, pure stavolta...”
Kili corse via dalla stanza
 “Sei sempre il solito ahahaaha! - continua a scherzare . Auguri fratellino.”
Il nano ormai maggiorenne si voltò e sorrise.
Dopo aver sentito il sogno del fratellino, che era quasi simile al suo, Fili gli prese la mano in modo consolatorio e si guardarono negli occhi:
 “Scusa se sono stato duro con te. Scusa se me la sono presa con te per non essere riuscito a prendere il daino... Non ero pronto, preferisco le lame...”
Interruppero la conversazione perché entrambi sentirono la porta chiudersi e la voce di Thorin,
 “Zio Thorin?! È lui?!”
Fili si alzò dalla sedia per recarsi nella sala ma fu lo zio a venire nella loro came- ra, in mano ha una freccia familiare.
 “Zio...”
Fili era incredulo ma Thorin gli mostrò l'arma:
 “Questa è la freccia dell'arco di Kili.”
 “Allora... Allora l'ho colpito?!”
si stupì Fili, Kili sdraiato nel suo letto:
 “Sì, ce l'hai fatta!!! - Kili gridò dalla felicità come se non stesse male di febbre - Lo sapevo !!! Lo sapevo che ce l'avresti fatta!!!”
 “Non ci credo, ma ... Come ho fatto?”
Fili guardò lo zio esterrefatto che sorrise e annuì:
 “Kili tu ora dormi, ok? Devo parlare con tuo fratello”
Kili si calmò e prima di dormire lo chiamò:
 “Zio...”
 “Dimmi, figliolo.”
 “Mi dispiace... Non sono stato attento, sono sempre il solito, una grande delusione...”
 “Non dire così Kili, ma la prossima volta sta più attento. Ora riprenditi, va bene? E tu, Fili...”
 “Si zio?”
 “Andiamo in sala.”
Prima di andarsene, Thorin rivolse un ultimo pensiero al nipote moro che li stava ancora guardando:
 “Kili, insieme a tuo fratello, sei il mio orgoglio.”
disse veramente quelle parole con tono orgoglioso nella vece
 ”Ma, ho rischiato di... Anzi sono morto per pochi minuti...”
 “Lo so ma – Thorin rabbrividì a quel ricordo - Kili, per me tu e Fili siete  come figli... Vi ho voluto bene fin dalla vostra nascita e ho giurato di proteggervi.”
Dentro di sé, Fili era commosso da tali parole ma, ricordandosi del sogno del fratello, non sapeva che cosa aspettarsi alla fine.
 “Mi dispiace, anche per il fatto che ti ho spaventato...”
continuò Kili abbassando lo sguardo,
 “Ma sei vivo, è questo l'importante.”
Lo rassicurò Thorin, a quelle parole Kili chiuse gli occhi tranquillo.
Thorin e Fili andarono nella cucina e si sedettero nei loro posti a tavola:
 “Tua madre mi ha detto che hai detto a Kili quello che ha rischiato...”
L'espressione del principe dei nani era sempre la solita maschera e Fili invece pensava si ave agito nel modo giusto:
 “Zio, Kili non è un nano bambino, era suo diritto saperlo”
Confessò Fili con voce decisa,
 “Capisco. Credo tu sia stato corretto, ma era meglio aspettare che...”
Thorin venne interrotto sempre dal nipote biondo:
 “No, non sono del tuo stesso avviso zio. - Fili assunse nuovamente la postura di Flik e, vedendolo Thorin ne rimase meravigliato e senza parole – Saperlo prima o dopo non sarebbe cambiato niente, anzi sarebbe stato peggio perché queste cose si dicono prima.”
Disse quella frase per esperienza, dato che Kili non l'aveva fatto per gli elfi, lui era più maturo in queste cose.
Intanto a Thorin apparve, accanto a Fili, lo spirito di Flik che gli sorrideva bonariamente, proprio come se lo ricordava lui, riuscì poi a riprendersi e a parlare a cuore aperto al nipote:
 “Fili... Sei riuscito a lasciarmi senza parole, complimenti...”
Fili era felice sia per quelle parole, forse lo zio aveva capito il suo punto di vista e si sentì finalmente sollevato:
 “Scusami se sono stato irrispettoso con te, ora.”
Lo zio alzò la mano come segno che andava tutto bene e incoraggiò anche Fili ad andare a dormire, quella è stata per tutti una giornata molto lunga e Thorin pensò al suo caro cognato.

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Capitolo 12
*** 12) L'Amore Dà... ***


12) L'Amore Dà...
 
 “Dai Fili, posso andarci io?”
Kili faceva l'insistente, più del solito mentre Fili rispondeva contrariato: 
 “No.”
 “Dai Fili... Per favore...”
 “Ho detto no. Oggi tocca a me.”
 “Ti prego...”
Kili fece la sua faccia da cucciolo, un piccolo cucciolo di nano con gli occhi teneri:
 “Uffa... E va bene... Ma domani e, dopodomani, vado io, siamo intesi?”
 “Va bene, non potevo aspettare.”
 “Aspetta, almeno dalle questo – gli lanciò una piccola pergamena arrotolata – da parte mia.”
Il nano sapeva che con quella sua espressione vinceva sul fratello biondo, mise la pergamena in tasca, aprì la finestra ma quando fu con un piede fuori e uno ancora dentro casa chiese a Fili:
 “Solo una cosa, io faccio il barbagianni o l'allocco?”
Il nano principe si trattenne dal gridargli contro, era già arrabbiato che uscisse di nascosto al posto suo e rispose piano:
 “Ancora?! IO sono il barbagianni, avendo la barba e tu sei l'allocco che sei. Ora vai via prima che cambi idea.”
 “Grazie fratello.”
uscì dalla finestra e pianissimo si allontanò da casa sua.
Successe tutto dopo una serie di spedizioni a una misteriosa Fortezza, Fili e Kili conobbero e s'innamorarono delle bellissime figlie di Bofur Yleara, che aveva due anni in meno di Fili ma sempre maggiorenne, e Fedileya, anche lei di due anni più giovane di Kili e, purtroppo ancora non era maggiorenne come i tre nani.
Dato che Bofur era molto geloso delle figlie, oltre a vederle spesso al mercato o in giro per il paese "casualmente", si incontravano di notte, tutte le notti una volta Fili e una volta Kili, le figlie di Bofur aspettavano la sera solo per vedere i loro ragazzi di nascosto. I fratelli si organizzarono per non farsi scoprire, quando uno dei due usciva, l'altro metteva cuscini, oggetti sul letto e copriva tutto con le coperte così se lo zio Thorin o la mamma, per caso, li andava a controllare, vedevano che entrambi erano a letto anche se la realtà era totalmente diversa.
Kili arrivò davanti alla finestra della sua amata Fedileya, Fedy per lui, e fece il verso del rapace, aspetto qualche minuto nascosto nei cespugli vicino all'abitazione del nano minatore, dopo un po' la finestra si aprì e sbucò una teste e un mezzo busto, in vestaglia, di una giovane nana dai lunghi capelli mori e mossi, sul viso aveva delle basette ma non in modo pesante come quelle di molte nane della sua età; per questo Kili l'amava e le piaceva da matti, aveva pochi peli proprio come lui, era anche robusta ma non grassa.
 “Kili?! - la ragazza lo cercò sussurrando incredula – Kili?!”
il nano uscì dal nascondiglio protetto grazie al buoi della notte ma illuminato qualche volta da una pigra fiamma delle lanterne attaccate sulle pareti delle case, si avvicinò alla nana che era piegata sul davanzale in legno per evitare che Kili si facesse male e per parlargli meglio nelle orecchie:
 “Che diamine ci fai qui?! Oggi tocca a Yleara...”
 “Lo so, ma non potevo resistere. – la bacia – Ti amo. Ti amo. Ti amo... “
ogni frase che diceva la baciava, anche se era in realtà il turno della sorella, a lei faceva piacere che Kili violava la regola per andare da lei:
 “Se proprio cattivo, – scherzò – infatti ti chiami Kili.”
sussurrò e cercando di baciarsi in silenzio. Lei aveva preso il senso dell'umorismo dal padre mentre, quella sua bellezza l'aveva preso dalla madre, così come la sorella.
Nel villaggio delle Montagne Azzurre giravano varie voci a volte riguardanti alla famiglia del minatore dal buffo cappello, Bifur, il cugino, era un nano strano, dato che aveva un'accetta conficcata nel cranio parlava in modo strano, una specie di dialetto nanico, non parlava con gli amici da anni per via di queste condizioni.
Bombur, dato che era molto grasso e rotondo, pensavano che i genitori lo rinchiudessero in punizione nella cantina e lui si mangiava tutte le scorte di cibo della famiglia per vendicarsi e poi c'era Bofur. Un nano buffo già da come si vestiva e si relazionava con gli altri, rideva e scherzava in continuazione, quando beveva troppo dormiva e una volta che partì da solo per una spedizione, tornò al villaggio con una ragazza più bassa rispetto a lui, ferita e lontana da casa sua che non si ricordava neanche dov'era. Era stana anche lei perché, oltre a essere più bassa rispetto ai nani, aveva anche i piedi più lunghi rispetto a loro e pelosi, cosa che nessuno si poteva lamentare, ma era sempre una creatura diversa da loro ma bella, molto bella.
Lei era una hobbit e si chiamava Yvon, una creatura diversa dai nani ma speciale, infatti Bofur venne folgorato subito dalla sua bellezza e delicatezza anche se non aveva peli sulla faccia o non era abbastanza alta come lui, e le sue orecchie poi, erano come tutte quelle della sua specie, grandi e appuntite, ebbe il colpo di fulmine. Dopo averla guarita, Yvon decise di restare con lui nel suo villaggio, fu Thorin ad unirli ai primi tempi in cui arrivò alle Montagne Azzurre e da allora Yvon e Boruf vissero tranquilli nella loro casa ed ebbero due tra le figlie più belle del villaggio, infatti molti nani le andavano dietro ma loro avevano fatto la loro scelta, Fili e Kili, i principi di Erebor.
Stettero per molto tempo a sbaciucchiarsi e a cercare di abbracciarsi ma era un po' scomodo in quella posizione, inoltre Kili amava accarezzarle i capelli e le buffe orecchie a punta:
 “Tuo padre quando andrà in spedizione?”
chiese Kili con uno strano tono di voce che Fedileya conosceva bene: desiderio.
 “Te l'ho detto anche ieri, non lo so Kili ma spero presto.”
lo ribaciò.
Kili, come ragazzo, e Fedy, come figlia, adoravano Bofur anche se li costringeva a vedersi di nascosto ma quando il padre stava fuori per le spedizioni la mamma, che era più permissiva con le figlie, le lasciava stare con i ragazzi per tutto il tempo che volevano ma sempre nascosti in tanti punti per non farsi vedere dai nani del villaggio perché potevano avvertire il padre al ritorno.
Si vedeva che Yvon era diversa dai nani, qualcosa le diceva che era più importante lasciare che le figlie passassero il tempo con i ragazzi che anche lei aveva visto crescere e diventare sempre più belli e si fidava molto di loro. Questo era il suo istinto hobbit, istinto della famiglia. Anche se Fili e Kili lavoravano o erano occuparti con le loro cose, riuscivano sempre a trovare il momento giusto per stare con loro.
Prima andare via Kili si ricordò della pergamena del fratello e la diede a Fedy sempre sussurrando:
 “Questa è per tua sorella, doveva dargliela Fili ma...”
non finisce la frase sia perché stava scoppiando dalle risate e anche perché la sua fidanzata gliela prese e se nascose sotto il corpetto:
 “Lo so, lo so è andata diversamente... Tuo fratello è molto buono con te.”
 “Eh già – sussurra – peccato che domani e dopodomani ho perso il mio turno.”
 “Sei proprio istintivo, non pensi mai alle conseguenze... Per questo mi piaci.”
continuò a baciarlo per un altro po' e poi si fermò per lasciarlo andare:
 “Torna presto...”
 “Sì, - si allontanò piano da lei – e tu pensami...”
Si salutarono e Kili tornò dritto a casa, stanco la soddisfatto per aver visto la sua bella, peccato che il giorno dopo era stanco morto avendo dormito poco e Fili non vedeva l'ora che arrivasse la sera per andare dalla sua Yelara che aveva la stanza dalla parte opposta rispetto a Fedileya e, fortunatamente, era più nascosto rispetto a Kili:
 “Hai ricevuto la mia pergamena?”
Fili e Yleara erano a un millimetro di distanza e sussurravano dolcemente:
 “Sì, proprio stamattina... Che dolce che sei... E le tue parole sono quelle di un nano innamorato cotto...”
si baciarono con passione come fecero Kili e Fedileya la sera prima.
Yleara era bella anch'essa come nana, sveglia e intelligente, aveva lunghi capelli mori e più scuri rispetto alla sorella e alla madre, aveva preso dal padre, non aveva peli sulla faccia o suo lati del viso, Fili l'amava lo stesso e poi, imitando il nano, anche lei si fece delle treccine anche se aveva lo stesso problema di Kili: con i capelli scuri non si vedeva un granché.
Essendo maggiorenne lavorava in un negozio di libri, come quello di Dori e Nori, ma voleva imparare anche a scrivere le rune naniche dato che il proprietario del negozio era un bravo nano scriba, guarda caso poi, il negozio era di fronte all'armeria dove lavorava Fili, quindi il principe nano era fortunato due volte, perché riuscivano a volte a vedersi durante l'orario del lavoro.
Tutte le nane imparavano fin da piccole a dare una mano in casa, tutte le nane mamme le insegnavano a lavare, cucire e cucinare, Fedileya amava cucinare e cu- cire come a Yleara solo che, essendo molto più curiosa, voleva imparare anche a scrivere e a leggere, per questo lavorava in quel negozio.
Nella loro camera i due nani non parlavano d'altro, solo delle loro belle fidanza- te:
 “Amo la mia dolce Yleara...”
Fili era sognante,
 “E io la mia piccola Fedy... Non vedo l'ora di rivederla...”
anche il fratello moro aveva gli occhi rivolti verso il cielo pensando alla sua nana,
 “Kili, posso chiederti una cosa?”
il nano nominato guarda verso il fratello:
 “Tu che chiedi a me qualcosa?”
sul volto del nano biondo c'era un velo di tristezza e, guardandolo, anche a Kili
scomparve il sorriso:
 “Secondo te lo zio Thorin, ci farà unire a loro?”
Kili si mise a sedere sul letto e guardò il fratello:
 “È questa la tua paura?”
Il nano biondo fece sì con la testa mentre guardava il soffitto:
 “Io non mi voglio unire a chi non amo e che non conosco, ho letto un sacco di cose a riguardo e io non voglio questo destino. Anche se sono un principe ho diritto di scegliere...”
 “Ehi, ehi quanta paura per niente... Sono sicuro che a non succederà.”
Il nano si voltò verso il fratello moro:
 “Dici davvero?”
 “Certo – sorrise – tu leggi troppo per i miei gusti, Fili...”
Mentre i due fratelli stavano parlando qualcuno bussò alla porta della loro camera, dopo il loro permesso entrò lo zio Thorin, entrambi si alzarono dal letto e si misero sull'attenti, portavano rispetto così per lo zio, egli li guardò negli occhi e parlò:
 “Tra qualche giorno dobbiamo fare una spedizione di aiuto. Dobbiamo scortare dei mercanti di nani.”
Quando lo zio parlava in questo modo significava che tutti e due dovevano par- tire con lui, Fili ne aveva già fatte con lo zio e altri nani del popolo di Erebor, erano queste le spedizioni del nani maggiorenni e ora era il venuto il momento anche per Kili, solo che nessuno dei due sembrava veramente entusiasta della cosa.
Scoprirono da li a pochi giorni che anche Bofur sarebbe partito quindi le ragazze sarebbero state da sole e questo dispiaceva molto ai due nani fratelli e poi il nuovo anno era quasi alle porte e volevano fare qualcosa di veramente speciale per loro due ma a quanto pare dovevano rinunciare e aspettare il loro ritorno.
La sera prima toccava a Kili andare da Fedy, era quasi l'ora che il nano tornasse a casa per riposarsi meglio per la partenza dell'indomani ma mentre stava dando l'ultimo, lunghetto, bacio alla sua nana, qualcuno bussò alla sua porta spaventandoli entrambi:
 “Fedileya... - voce sussurrata di Bofur – piccola mia sei sveglia?”
Kili non ci pensò a scappare nel bosco per tornare a casa, si nascose sotto il davanzale di legno e cercò di non fare rumore, neanche respirare o era finita.
La nana si avvicinò alla porta e l'aprì:
 “Papa?! Ma che ci fai alzato a quest'ora?! - cercava di mandarlo via – Domani non hai una spedizione?”
 “Sì, è vero, ma non riesco a dormire, anche tu vedo.”
 “Sì ma...”
non la fece finire perché entrò in camera della figlia più piccola e si avvicinò alla finestra dove Kili sudò freddo per paura di non farsi scoprire, ammirò il cielo stellato:
 “Sai piccola mia, tu e Yleara siete nate in una notte come questa, il cielo era pieno di stelle e c'era anche la luna, una bellissima luna... Sai quanto vi voglio bene?”
Fedileya si avvicinò al padre:
 “Papà, me la racconti sempre questa storia, e mi domandi sempre la stessa frase. Lo sappiamo che tu e mamma ci amate, ce lo dimostrate sempre.”
Mentre la ragazza parlava, appoggiò una mano sul davanzale, mettendo le dita quasi sotto il pezzo di legno, Kili sorrise vedendole e le toccò, da quel nascondiglio il giovane nano ascoltò in silenzio le frasi di Bofur, capiva anche lui l'amore per le due figlie, aveva paura di perdere la loro presenza in casa sua.
"La mamma Yvon era veramente diversa."
pensò il nano nascosto sotto la finestra.
Più il tempo passò più il padre nano restava alla finestra, Kili si stava addormentando seduto sull'erba poi quasi gli venne un colpo:
 “Sai, sono giorni che sento alcune volte un verso di un allocco e di un barbagianni?”
anche Fedileya si spaventò ma per fortuna mantenne il controllo:
 “Davvero?! Che strano... Io non li ho mai sentiti, e non li ho neanche visto questi due rapaci.”
 “Eh, magari una notte esco e li vado a cercare.”
Kili sudò più a freddo di prima, era teso da quando era nascosto, aveva paura che Bofur avesse capito tutto e sapesse di lui e del fratello,
 “Ma no papà – ci pensò la figlia – non voglio che prendi questi animali, non mi piace che gli fai del male, non lo fare per favore.”
Bofur, nell'ombra sorrise e abbracciò la figlia:
 “Va bene, se è quello che vuoi – la baciò sulla testa – vedrai che torneremo presto tutti quanti.”
 “Papà, mi fai un favore?”
 “Quale, cara mia?”
 “Puoi stare attento a Kili? So che si sa difendere da se ma, io gli voglio bene, voglio che torni anche lui tutto intero.”
Kili sorrise dolcemente al pensiero della ragazza, lo amava sul serio e non si of- fese se fece al padre quella richiesta, sentì la porta chiudersi e poi la voce di
Fedy sussurrare:
 “Allocco – Kili sbucò dal suo nascondiglio – torna a casa che è già tardi.”
Le diede un ultimo bacio:
 “Tornerò Fedy – sussurrò a sua volta – tornerò per te,  amràlime.”
e se ne tornò a casa.
Il giorno della partenza Kili non era proprio in forma, si addormentò dopo pochi minuti sul suo pony, Thorin lo notò e sospirò:
 “E adesso perché dorme?!”
Fili rise nervosamente mentre prese le brighe davanti al pony di Kili:
 “Era talmente emozionato che non ha dormito molto.”
pure Borur lo guardò dal suo pony, forse per la promessa per la figlia o forse per deriderlo dopo per scherzare, quando arrivarono a Ered Luih a prendere i mercanti si svegliò.
I mercanti erano nani molto socievoli, scherzavano e parlavano in continuazione anche con i due principi che in parte ascoltavano e dall'altra parte pensavano alle figlie di Bofur, avrebbero desiderato tanto che anche loro fossero lì per poter vedere i loro lavori d'argento, infatti questi erano specializzati in questa arte e li scambiavano con altri villaggi solo in cambio di pellicce.
Per raggiungere il villaggio dove dovevano recarsi presero un verde cammino vi-  cino a Dhullan, ma era già notte quando Kili vide il sentiero illuminato da tante pietre rosse, sembravano pietre di fiume, scese dal cavallo:
 “Kili.”
lo chiamò lo zio, Fili lo vide chinarsi e raccogliere quelle pietre ma ci accorse subito che non erano per niente come se le aspettava, non erano lisce ma ruvide al tatto, si alzò deluso mentre i mercanti risero per la sua espressione:
 “Uffa...”
 “Dai non te la prendere ragazzo.”
 “Ci cascano in tanti all'inizio.”
Kili decise di proseguire a piedi tenendo stretto il suo pony e continuando a guardare le pietre.
 “Ma sembrano così belle e preziose, perché?!”
 “Fossi in te alzerei lo sguardo.”
Consigliò un altro nano, Kili obbedì e la vide, una grande e bellissima luna di fuoco, era enorme, rosse e dorata, grazie a quella luce illuminava il sentiero dando quella luce ai sassi grezzi, ma con quella luce sembrava illuminare anche il cielo sopra di loro e le stelle non sembravano più così
 "fastidiose" come pensava Kili da bambino. Il nano moro ne rimase incantato, non gli interessavano più le pietre, guardò l'astro nel cielo e sorrise per la sua bellezza, poi sentì la voce di Fili, dalla parte opposta alla sua, che rovinò tutto:
  “Mh, le lune rosse non sono mai un buon segno. Mai.”
Kili si voltò verso il fratello:
 “Perché dici così Fili?”
 “Non vedi che è rossa proprio come il sangue, Kili? Per me è un brutto segno... Proprio brutto.”
Kili a volte non sopportava le parole del fratello, ultimamente stava diventando troppo combattivo e non sapeva nemmeno il perché, aveva un bel lavoretto e una bella nana come fidanzata, perché doveva fare così. Era troppo sicuro di sé.
Camminarono vicino alle montagne sulla sinistra perché, nascosta da occhi indiscreti e nemici, c'erano delle bellissime grotte piene di gemme e gioielli di tutti i colori e sempre grazie alla luce della luna, le pietre preziose brillavano come se volessero chiamare tutti i nani lì presenti.
Di nuovo Kili rimase abbagliato, non aveva mai visto una caverna come quella, lì riposarono e dormirono mentre a turno facevano la guardia, quando toccò a Kili di nuovo prese a guardare la luna di fuoco, e intanto pensava alla sua Fedy che era lontana, anche Fili stava sognando la sua Yleara, loro erano insieme almeno lì ed erano nei pressi del lago che aveva scoperto il fratello. A volte si recavano lì quando il  padre delle due non c'era, quel posto era perfetto per nascondersi e per fare il bagno, a giorni alterni però. Anche se erano fratelli, e entrambi fidanzati, erano pur sempre nani e quindi gelosi delle proprie nane.
Forse era questo il vero motivo del cambiamento di Fili, pensava il nano moro, forse è talmente innamorato da voler sfidare il mondo da solo, anche se non lo era. Kili, in cuor suo, stava bene, amava la sua nanetta e dopo alcuni mesi dall'anno nuovo, sarebbe diventata maggiorenne pure lei, non vedeva l'ora ma non sapeva nemmeno cosa regalarle, di nascosto da tutti aveva cercato di "prendere" una gemma dalla parete ma senza successo, era incastrata troppo bene e servivano attrezzi come i picconi, cosa che nessuno aveva, era solo una caverna per riposare.
Terminata finalmente la spedizione, i due nani fratelli stavano per salire sui loro pony quando Sumer, uno dei nani che avevano scortato, si avvicinò ai due:
 “Tornate a casa, ragazzi?”
Fili e Kili lo guardarono:
 “Sì.”
Kili saltò sul pony e Fili lo seguì:
 “È stata una bella spedizione.”
il nano li guardò:
 “E ditemi, c'è qualcuna che vi aspetta?”
Fili e Kili diventarono rossi e poi si guardarono intorno per vedere se c'era Bofur:
 “A parte nostra madre? Sì.”
confermò Fili, il nano rise di gusto e passò ai due fratelli due sacchetti neri, Fili e Kili li presero al volo incuriositi:
 “Questo è per voi, per ringraziarvi del vostro aiuto in questi giorni.”
I fratelli aprirono il sacchetto e sulla mano libera caddero dei diamantini splendenti lavorati solo come solo i nani sapevano fare, bellissimi e che luccicavano sotto ai suoi occhi, Kili ebbe un 'idea sensazionale, sapeva cosa poteva regalare alla sua amata Fedy per la maggiore età e, durante il viaggio del ritorno, spiegò la sua idea al fratello che non sembrava molto convinto:
 “Sei sicuro di voler provare?”
 “Dai Fili, per favore, ci devo provare.”
 “Ma tu sai lavorare solo il legno, il metallo è molto più difficile e pericoloso se non ci stai attento.”
Kili non aveva mai provato a lavorare il metallo, tutti i nani lo sapevano lavorare meno che lui, anche se tutti i nani lo avevano accettato, anche per il lavoro che faceva, ma questa volta era diverso, era lui che voleva imparare qualcosa di nuovo, anche solo per fare un piccolo oggetto. Continuò ad insistere:
 “Per favore, Fili... Lo faccio per Fedy, solo per lei...”
il fratello biondo sospirò e poi rispose:
 “E va bene, ma devo starti sempre attaccato. Ripeto, non è facile, soprattutto per un nano che non l'ha mai provato in vita sua.”
 “Fili, io sono attento, cosa vuoi che mi succeda con te e zio al mio fianco?”
Purtroppo si avverò la paura di Fili, da quando tornarono dalla spedizione non solo ripresero a far visita alle loro ragazze di nascosto, il fratello maggiore insegnò al minore l'arte del metallo, anche lo zio lo aiutò ma riuscì a distrarsi e a farsi male, ferendosi a una mano con un'oggetto rovente.
Fu lo zio Thorin a dover intervenire e a curare la ferita di Kili:
 “Ragazzo mio, una bruciatura così non è cosa da poco.”
il suo sguardo era grave e triste mentre osservava la mano con cui Kili usava per tirare le frecce malandata in quel modo.  Fili era dietro il fratello:
 “Mi dispiace zio, è stata colpa mia.”
cercava di giustificarsi ma Thorin non gli diede retta, stava cercando di essere il più delicato possibile mentre puliva e rinfrescava la mano con una pezza, ma il nano arciere non piaceva questo metodo e cercò di tirarla via.
 “Ahia !!!”
 “Sta fermo Kili, altrimenti è peggio.”
Fili lo aiutò tenendolo da dietro e cercando di rassicurarlo:
 “Sta tranquillo Kili, lo so che fa male... Ma pensa per chi lo stai facendo...”
Suo fratello aveva ragione, pensò alla sua amata Fedy e che di sicuro le sarebbe piaciuto un regalo così, trovò la forza di resistere a quel dolore fastidioso anche dopo che Thorin la fasciò:
 “Mi sa che non potrai né lavorare e né tirare l'arco per un po'.”
sentendo quelle parole gli prese il panico:
 “Non  posso...”
 “Kili.”
lo zio cercò di farlo ragionare ma il nipote era irremovibile:
 “Zio non dirmi questo, io farò del mio meglio, lo prometto.”
 “Davvero?! Prova ad afferrare il panno allora.”
mise il panno umido davanti a lui, il nano moro provò a prenderlo ma ormai era una tortura piegare la mano, Thorin aveva ragione, doveva stare fermo e lui dovette purtroppo accettare questa "pausa", si demoralizzò.
Per fortuna Fili era sempre lì ad aiutarlo:
 “Dai, Kili non ci stare così male, forse potrai tenere il tuo violino – ipotizzò – vuoi che ti accompagno a casa così ci proviamo?”
entrambi guardarono il principe dei nani che acconsentì serioso e Kili seguì suo fratello, osservandolo allontanarsi, Thorin notò qualcosa di familiare nella camminata del nipote più piccolo, non sapeva perché ma quell'andatura gli ricordava qualcuno di familiare, forse anche troppo. Gli sembrava di vedere suo fratello minore, morto da tanti anni ormai nella battaglia di Moria, non lo sognò mai da allora e, durante la spedizione della maggiore età del nipote, fu proprio lui ad avvertirlo che lo aveva sognato. Non sapeva che pensare da allora, ancora stava male per la sua scomparsa, non lo aveva neanche visto tra i morti intorno al campo dove si svolse la battaglia, trovò una cosa, la sua spada.
Subito allo zio dei due nani principi ebbe un flash, forse sapeva il motivo delle sue visite, era talmente ovvio, quella sera doveva assolutamente riprendere la spada di Frerin, che l'aveva conservata con cura nella cantina, era l'unica cosa che aveva tenuto di lui e aveva scoperto che aveva fatto un'ottima scelta.
A casa, Kili stava suonando il suo amato strumento, suonava la melodia che avrebbe suonato nella notte dell'anno nuovo, diventava sempre più bravo, mentre suonava si rilassava, ripensava al padre e anche a Fedy, il suo unico amore, quanto avrebbe voluto essere con lei dato che per alcuni giorni non poteva lavorare e neanche insegnare ai bambini.
Molte altre volte lui, nei nascondigli con la sua nana, le suonava tante melodie e lei ascoltava incantata, Fedy lo lodava in continuazione perché era bravo, se  fosse stato più coraggioso le avrebbe fatto una serenata davanti alla sua finestra, forse l'avrebbe fatto la notte prima di unirsi a lei, sorrise al pensiero e, nel profondo del suo cuore, non vedeva l'ora.  
Mentre era intento a suonare per poco non gli venne un colpo perché qualcuno bussò alla porta della sua stanza,
 “Avanti.”
La mamma entrò e fece una sorpresa al figlio:
 “Kili, c'è una visita per te.”
si spostò e fece entrare Fedileya, le due mamme, Dis e Yvon, andavano molto d'accordo tra di loro, sapevano dei figli e anche se Dis era quasi della stessa idea di Bofur, essendo nana anch'essa, per il bene dei figli poteva anche sopportare in silenzio. L'anno scorso proprio Kili stava per morire a causa di un orco, almeno con le figlie di Bofur loro erano felici, e l'importante era questo.
Kili si alzò dal letto e le andò incontro:
 “Fedy...”
l'abbracciò e la strinse forte, Dis li guardò e fece per andarsene:
 “Vi lascio soli ma lasciate aperta la porta.”
si sedettero sul letto e iniziarono ad abbracciarsi come se non si vedessero da anni, lui soffriva ancora per via della mano ma cercò di resistere, ma Fedy la notò:
 “Che ti è successo?!”
La prese con delicatezza con entrambe le mani come se fossa un'oggetto fragile, Kili sorrise per sdrammatizzare:
 “Non è niente, ho voluto provare a lavorare il metallo e... Non sono stato attento.”
Fedy lo guardò con preoccupazione:
 “Ma tu non preferivi lavorare il legno?”
 “Sì ma – non smise di sorridere per lei – ho voluto provare.”
non seppe se ci cascò alla bugia ma sospirò e mosse la testa sorridendo:
 “Sei proprio impossibile...”
Dato che non c'era più il davanzale della finestra tra loro due, Kili le accarezzò meglio i capelli e i contorni dell'orecchio a punta, adorava quella nana, era tutto per lui, piano piano la mano gli scivolò sul fianco e lei si accoccolò a lui:
 “Spero che la mano ti guarisca presto, prima dell'arrivo del nuovo anno.”
 “Perché?”
chiese curioso:
 “Perché così potrai suonare il tuo violino.”
Kili fece una risatina e rispose sempre tenendola stretta a sé:
 “Guarda che riesco a suonare anche così, non mi basta un'ustione per fermarmi. Te lo faccio vedere se vuoi.”
 “No.”
Kili rimase un po' confuso dalla risposta:
“Voglio restare ancora così, abbracciata a te...”
esaudì il suo desiderio e restarono abbracciati finché lei non dovette andar via.
Alla fine il regalo lo completò Fili, con tanto di diamantini, era venuto ancora meglio dei pensieri di Kili, un bellissimo ciappo di metallo a forma quadrata, davanti i diamantini brillavano come un cielo stellato, un nastro nero attaccato dietro permetteva a chiunque di poterlo legare bene tra i capelli.
  “Non so cosa dire Fili... Grazie...”
 “Figurati Kili, te lo avrei fatto molto prima senza il tuo aiuto.”
disse sorridendo e muovendo la chioma mora.
Guardandolo, Kili stava già immaginando che espressione di felicità avrebbe fatto la nana nel suo giorno più bello, non vedeva l'ora ma poi ci ripensò. Ebbe un piccolo dubbio, non gli andava di aspettare fino alla maggiore età per consegnarlo alla sua ragazza, glielo avrebbe consegnato in un giorno più vicino ma sempre importante:
 “Voglio regalarglielo all'anno nuovo...”
Fili si stupì di tali parole:
 “Sul serio?!”
 “Sì.”
affermò. Anche Fili aveva fatto qualcosa per Yleara con quei diamantini, un anello piatto a modo di ciondolo, inoltre alcuni diamantini in più li aveva messi intorno alla collana d'argento fatta sempre da lui per formare dei punti luce. Anche lui glielo voleva regalare al suo compleanno ma l'idea di Kili gli piaceva di più:
 “Hai ragione, anch'io farò così.”
 “Ehy !!!”
voleva discutere perché l'idea era sua alla fine ma Fili lo bloccò facendogli il solito giochetto che odiava:
 “Eh bravo mio fratello....”
 “Lasciami !!!”
odiava quando il fratello gli faceva il nocciolino, odiava avere i capelli scompigliati.
Arrivò l'anno nuovo, Bofur come sempre suonava con loro in quel palco di legno insieme ad altri nani, le sue figlie e la moglie erano proprio lì sotto ad aspettare che iniziassero tutti a suonare. Fu un successo come al solito, tutti i nani si divertirono e a una cerca ora Fili e Kili scomparvero, ma aspettarono sempre che il padre delle figlie bevesse e si ubriacasse per lasciarle libere, grazie anche alla complicità di Yvon.
In realtà i due fratelli si erano messe d'accordo con le due sorelle tramite lettera e per fortuna tutto andò nel verso giusto, Kili e Fedy erano davanti al lago con una lanterna per farsi luce e stavano ammirando il cielo farsi sempre più alto e le stelle scomparire, per la gioia del principe moro, anche se, un po' ora gli dispiaceva.
Teneva la mano stretta alla sua Fedileya:
 “Che bella l'alba dell'anno nuovo... Spero sempre che sia l'inizio di un anno migliore – poi guardò Kili – con il nano migliore del mondo.”
Kili era commosso dalle parole della sua ragazza e la baciò, sperava tanto che quel momento non finisse mai, così sarebbero rimasti insieme ma poi si ricordò di una cosa:
 “Fedy, ho una cosa da darti.”
 “A me?!”
La nana sembrava confusa, non aveva mai ricevuto un regalo nel giorno dell'anno nuovo e quando vide tra le mani di Kili il ciappo metallico rimase letteralmente senza parole, solo per questo Kili dedusse che le piaceva.
 “Ma co... Ma... - toccò con un dito i diamanti – Ti sei... Ti sei fatto male per questo?! Per farmi un regalo?!”
il nano fece un sorriso buffo, il preferito della figlia di Bofur, e confessò:
 “Beh... Sì, non sono stato attento ma almeno sono riuscito a farti questo regalino. Posso mettertelo?”
Fedy acconsentì muovendo la testa per dire sì e si mise di profilo guardando il lago mentre Kili le acconciava i capelli in una mezza coda, continuò a parlarle:
 <>
la nana sorrise dolcemente e aspettò che il nano abbia finito per potergli parlare,
 “Sembra che tu mi abbia regalato una stella, amo i diamanti...”
Kili sorrise guardandola e le accarezzò l'orecchio simpatico,
 “Sono contento che ti piaccia ma... Non pensavo che pensassi proprio a una stella.”
 “E cos'è altrettanto luminoso come una stella nel cielo?”
 “I tuoi occhi... Da quando ti conosco, e ci siamo messi insieme, brillano come una luce potente...”
Da quando Kili si era innamorato della figlia di Bofur, le diceva sempre queste frasi romantiche, anche troppo per un nano ma non per Kili, sua madre gli diceva sempre che anche il padre era così con lei, le diceva sempre queste frasi e inoltre il suo sorriso era uguale. La parlantina di Flik era sua ma solo in questi casi che era con Fedileya.
Rise dolcemente per quella frase:
 “Che animo profondo.... - alzò gli occhi al cielo – a me piace pensare come ti ho detto prima. Mi piacerebbe tanto essere una stella per brillare...”
A Kili scomparse un po' il sorriso e guardò anche lui il cielo quasi completamente azzurro:
 “Ti voglio confessare una cosa, a me le stelle non mi piacciono molto...”
Fedy lo guardò:
 “Perché?”
chiese curiosa,
 “Non mi sono mai piaciute, da quando ero un nano bambino. Pensavo che fossero state loro a portarmi via mio padre... Ero piccolo quando...”
non finì la frase sia perché, a distanza di anni, ancora non se la sentiva e stava male quando pronunciava quella parola, e sia perché Fedileya lo abbracciò stretto come se lo volesse rassicurare:
 “Stai tranquillo... Lo so che tuo papà ti manca... Io non ti abbandonerò mai...”
Ricambiò l'abbraccio della sua amata.
Da un'altra parte, sempre nascosti da occhi indiscreti, anche Fili aveva appena dato a Yleara la sua collana, anche lei fece la stessa faccia di Fedileya se non più emozionata, infatti delle lacrime le uscirono dagli occhi.
 “Ehi... - Fili le accarezzò il viso – non ti piace?”
 “Mi piace da morire... Ti ringrazio Fili...”
Lo bacia con passione mentre lui gliela mette stando attento ai capelli, Yleara la guarda con orgoglio,
 “Sembra un anello...”
 “Era quella l'idea infatti, perché un giorno te lo regalerò e... Spero che vorrai unirti a me...”
Già la nana era emozionata per il dono inaspettato, a quelle parole pianse di nuovo dalla gioia e Fili l'abbracciò:
 “Dai su che ti ho detto adesso?!”
sorrideva dalla gioia per rassicurarla:
 “Sai come si dice?! Chi piange a capodanno...”
 “Fili... – Yleara interruppe la frase – sei il nano più generoso e altruista che io conosco... Ti amo più della mia stessa vita e... Voglio unirmi a te...”
Fili le rapì le labbra e le diede un lungo bacio fatto anche di coccole e carezze.
Con Yleara al suo fianco lui si sentiva forte e sicuro, non aveva paura di dover affrontare il mondo, sapeva che sa solo ci sarebbe riuscito a conquistare tutto, non voleva che niente e nessuno li poteva separare e sentiva nel suo cuore che l'anno nuovo sarebbe andato tutto bene, anche per il fratello.
Detto, fatto.
Pochi giorni dopo l'anno nuovo i due principe dovettero fare l'ennesima spedizione insieme allo zio Thorin, la notte prima fu la volta di Fili ad andare dalla sua nana, si sbaciucchiarono come al solito, si cercavano anche, protetti dalla notte ma sempre in silenzio.
Il giorno dopo partirono e Fili era bello fresco, prima partiva per la missione e prima sarebbe ritornato a casa e da Yleara, come al solito insieme a loro c'erano Oin e Dwalin, seguivano sempre Thorin se voleva andare a esplorare un nuovo posto, Dwalin era un bravo nano combattente mentre in era l'unico nano medico del villaggio, ma aveva iniziato a pensare di avere degli allievi anche lui come Kili, l'arte della medicina poteva sempre salvare la vita a un nano e lui ne aveva salvate di vite.
Kili aveva una novità, lo zio gli aveva regalato una spada, ma non era un'arma qualsiasi, quella spada nanica era del fratello minore di Thorin, Frerin.
Gliela consegnò il giorno dopo l'anno nuovo e Kili ne rimase sbalordito,
 “Questa spada apparteneva a mio fratello, non ha un nome perché Frerin è morto davanti a Moria.”
il tono di voce era tranquillo e paterno per il giovane nano ma c'era qualcosa altro che sentiva: tristezza.
Thorin continuò:
 “Ero con lui quando la creò nelle fornaci della Montagna Solitaria, anche se amava trovare e scovare le gemme, amava combattere con quest'arma, era elegante, proprio come lui e come sei te dato che usi l'arco.”
Fu anche la prima volta che lo zio gli fece quel complimento, era sempre stato orgoglioso di lui anche se lo diceva poco, gli fece piacere riceverla e quelle lodi. Era bravo con la spada negli scontri ravvicinati quando si allenava con Fili che non solo, dalla litigata, aveva rispettato le sue scelte ma dai quei nuovi allenamenti anche lui aveva qualcosa di nuovo, usava due spade e dai quei nuovi allenamenti anche lui aveva qualcosa di nuovo, usava due spade e anche lui sembrava nato per poterle usare entrambe ed era veramente più forte del solito.
La notte stessa Kili sognò per l'ennesima volta lo zio solo che questa volta era diverso, non aveva più l'espressione triste, al contrario, sorrideva e lo guardava anche lui con orgoglio.
 “Ciao Kili – riuscì anche a sentire la sua voce – ti   proteggerò io, grazie alla mia spada.”
sentendo la voce non poté fare a meno di pensare a quella dello zio anche se la sua era un po' più giovanile e, forse, più rilassata.
Mentre si recavano verso il nuovo punto nuovo da esplorare, i due fratelli nani non vedevano l'ora di ritornare ma nessuno dei due sapeva che quell'uscita sarebbe durata poco perché, purtroppo, il pericolo era sempre dietro ogni angolo.
 

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Capitolo 13
*** 13)... L'Amore Toglie ***


13) L'amore Toglie
 
Era un bel giorno di primavera e, guarda caso, si fermarono proprio davanti a un albero bello carico di frutti rossi, guardandoli a Kili fecero subito gola
 “Kili, te lo prendo io se vuoi.”
disse Fili guardandolo e avvicinandosi all'albero,
 “Sai la cosa strana? Sono più alto di te ma non ci arrivo... Almeno ti aiuto.”
Kili si piegò sull'erba per fare da gradino e, con una grande abilità Fili saltò su di lui e si afferrò a un ramo. Dwalin gli aveva insegnato anche questo.
Fili osservò tutti i frutti più vicini a lui e più i più belli possibile ma non si accorse che, mentre stava con il braccio appoggiato su un ramo, un serpentello di colore marrone, gli entrò dentro lo spazio della manica sinistra indisturbato:
 “Dimmi quale vuoi. Quello la sulla sinistra?”
chiese vedendo un bel frutto proprio a sinistra ma Kili rispose:
 “Quello a destra sembra più grosso e maturo...”
 “Come vuoi.”
Fili si allungò ed afferrò il frutto con la mano destra, una volta preso il frutto sentì come una fitta piccola ma intensa, qualcosa che lo stava mordendo nell'altro braccio e gridò dal dolore:
 “AHIA!!!”
immediatamente Kili lo fece scendere e lo soccorse:
 “Che succede?! - Fili si teneva il braccio sinistro - Che ti prende?!”
 “Qualcosa mi ha punto.”
ammise in preda al fastidio che sentiva:
 “Togliti la casacca, fammi vedere.”
lo aiutò il fratello moro.
Notò subito i due buchi come se Fili fosse stato morso ma non aveva viso serpenti in giro, quella ferita aveva una brutta aria:
 “Oh cielo...”
Kili prese subito un laccio e lo legò stretto sopra i due buchi e premette il braccio per far uscire il sangue:
 “AAAAAHHHHHGGGGG – urlò di più dal dolore - Fa male Kili !!!”
 “Lo so... Resisti...”
Mentre Fili soffriva, le sue urla avevano attirato l'attenzione di Thorin che li raggiunse e vide lo scenario:
 “Kili, ma che succede?!”
 “Forse un serpente l'ha morso.”
Thorin si avvicinò allarmato:
 “Fammi vedere.”
riconobbe il morso e aiutò Kili con il suo modo mentre Fili stava per svenire dalla tanta sofferenza. Dopo aver finito, sperando di aver tolto tutto il veleno, Thorin ordinò al nipote:
 “Kili, mettilo sul tuo pony e portalo subito a casa.”
 “Va bene.”
insieme lo sistemarono sul cavallo del nano moro e Kili partì subito:
 “Sta tranquillo Fili, andrà tutto bene...”
Fili iniziò a tremare e a sentirsi mancare sempre per il dolore di prima.
 “Fili... Fili parlami... - cercò di farlo restare cosciente ma Fili era mezzo svenuto - Fili !!!”
Urlò Kili mentre sentiva il fratello tremare sempre più.>>
 “Kili... Aiu...To...”
Kili strigliò il pony ad andare più veloce:
 “Corri Brizzy corri...”
Arrivarono finalmente al villaggio davanti a casa di Oin ma dato che il nano era venuto con loro dovettero aspettare mentre due dei suoi allievi portarono Fili dentro.
Intanto Dis stava camminando in paese e, da lontano vide il pony di Kili davanti alla casa del nano medico, subito capì che erano tornati e che a uno dei tre fosse successo qualcosa, Dis corse verso la casa del nano medico dove c'era Kili:
 “Kili... Kili figliolo, ma che succede?!”
 “Mamma?!”
Kili rimase sorpreso nel vedere sua madre in giro per il villaggio, si erano salutati la sera prima:
 “Che succede?!”
continuò a chiedere la madre ansiosa, prima che il figlio minore potesse rispondere arrivarono anche Oin e Thorin:
 “Poche chiacchiere, aiutateci piuttosto.”
ordinò il nano medico, Dis e Kili entrarono nella casa di Oin e gli allievi gli fecero spazio, Fili giaceva sul letto semisvenuto:
 “Oh Fili... - la madre lo guardò e poi continuò con quella domanda - Ma che è successo?!”
 “Non lo so... Qualcosa l'ha morso, lì sul braccio.”
 Facendo molta attenzione, Kili mostrò la ferita a Oin e alla mamma, quei due buchini non erano quelli di un insetto.
 “Ho eseguito tutte le procedure, – Kili era rivolto a Oin – ho notato che, oltre al sangue, c'era anche qualcosa di nero...”
Dis era sempre più ansiosa e preoccupata, Thorin le era vicino:
 “Allora? Oin che gli è successo a Fili, credi sia un serpente?”
Facendo le stesse mosse di Kili, anche partendo dalle dita della mano, vide che
dal morso uscì solo sangue mentre Fili continuava la sua agonia, Oin guardò Kili con rispetto:
 “Bravo Kili, hai fatto bene. – poi guardò i fratelli gemelli - State calmi, non c'è più veleno in lui.”
Per tutti, vedere Thorin così preoccupato era strano e Kili se ne accorse:
 “Zio...”
 “Sì, Kili?”
il nipote moro cercò di parlargli ma era preoccupata per Fili, forse più di tutti perchè era colpa sua se Fili si era fatto male:
 “E' colpa mia... E' tutta colpa mia...”
Lo zio era triste e, anche dall'altra parte del letto, fece un un gesto paterno toccando il braccio del nipote, e Kili lo vide quasi piangere, cosa che notò anche il nano medico:
 “Uscite subito. Qui non servono a niente i piagnistei.”
Kili portò fuori lo zio e continuò a giustificarsi:
 “Zio... Mi dispiace... Mi dispiace tanto...”
Anche lui aveva le lacrime agli occhi ma Thorin lo abbracciò:
 “No Kili...”
 “No zio, è colpa mia... Io volevo quel frutto ma non ci arrivavo...”
 “Potevate chiamarmi, comunque non darti la colpa.”
Kili chinò la testa piangendo:
 “Non ce la faccio...”
Thorin lo strinse di più, come sicuramente avrebbe fatto anche Flik, e sussurra:  
 “Figliolo...”
Anche Dis uscì dalla casa di Oin e avvertì i due nani:
 “Fili è in mani sicure ora. Oin lo sta curando e ha detto che appena ve la sentite, potete entrare.”
Kili però non si sentiva affatto sollevato, continuò il suo sfogo:
 “Dovevo andarci io... Io volevo quel frutto.. Quel serpente era per me...”
Anche Dis abbracciò il figlio ma poi si sorprese per la frase che sentì:
 “Io sono meno importante di mio fratello - si lascia scappare - Dovrei esserci io lì sul...”
Istintivamente Thorin gli diede uno schiaffo:
 “Non osare più dire una cosa del genere, - lo sgridò - per me tu e Fili siete dei figli.”
Dis rimase sbigottita ma sapeva che Thorin aveva agito per il suo bene, anche il
nano moro ne rimase sorpreso da tale gesto da parte dello zio e se ne
vergognava di aver pensato e detto quelle cose.
Si allontanò dallo zio e dalla madre autopunendosi e rimase in silenzio mentre nella casa di Oin qualcuno si stava svegliando:
 “Kili... Kili...”
Fili iniziò ad agitarsi nel letto di Oin che gli era accanto:
 “Calmati ragazzo... Hai la febbre alta...”
La fronte del nano biondo era caldissima,
 “Kili, Kili, dove sei Aaahhhggg...”
Oin uscì dalla finestra e avvertì che Fili si era svegliato e cercava il fratello, Dis si riavvicinò a Kili e disse in tono più dolce:
 “Kili, tuo fratello ha bisogno di te.”
Kili si voltò a guardare la madre e poi lo zio che acconsentì, il nano moro entrò dentro e vide la raccapricciante immagine del fratello steso sul letto, continuava a guardarsi intorno e muoveva una mano per aria per cercare il fratello nano:   
 “Kili ... fratello, dove sei?”
Kili si avvicinò e gli afferrò la mano parlandogli cercando di tranquillizzarlo:
 “Fili... Fili... Sono qui.”
Sentendola Fili si girò verso di lui e gli sorrise seppur era sempre dolorante, sussurrò:
 “Ki..Li...”
Entrò anche Thorin e guardò a distanza i nipoti che parlavano:
 “Mi dispiace Fili... é colpa mia... è solo colpa mia...”
 “No... Sciocchino...”
trovò la forza di sorridere,
 “Oin, allora? - chiese Thorin al nano medico - Cosa pensi lo abbia morso?”
 “Quello, è il morso di una vipera, ma mi serve sapere di che tipo per dargli l'antidoto giusto.”
 “Antidoto?! Non avevi detto che?!”
Thorin non finì la frase perché Oin lo tranquillizzò prima:
 “Sempre meglio darglielo, per sicurezza.”
Thorin si tranquillizzò e riprese a guardare i due giovani nani:
 “Mmmmh, chiediamolo a Kili, magari lo ricorda, eravamo distanti da loro.”
si avvicinò al nipote sano:
 “Kili, - Kili si girò verso lo zio - Devo chiederti una cosa importante.”
 “Di che si tratta?”
chiese,
 “È importante per salvare Fili, ricordi che tipo era la serpe che l'ha morso?”
 “No, non lo so... Non lo visto.”
Oin prese un libro e lo mostrò a Kili:
 “Guarda Kili, qui ci sono scritti tutti i tipi di serpenti che ho visto e studiato, vedi se riesci a riconoscerlo.”
Kili si mise a sfogliare il libro e tutto quello che vedeva erano scritte, segni di morsi e serpenti colorati,
 “Se fosse stato colorato lo avremmo visto...”
Kili era parecchio turbato e in preda al panico, si sentiva inutile, Thorin gli appoggiò la mano sulla spalla, Kili lo riguardò negli occhi:
 “Zio, io non...”
Anche il principe dei nani lo guardò:
 “Sono sicuro che continuando a sfogliare lo troverai, ora prendi respiro e con – centrati. Ricorda che alcuni sono abili a mimetizzarsi.”
Grazie a queste parole, il nano moro riprese il libro ma continuò a guardare lo zio Thorin negli occhi e, solo per un piccolo attimo ha un flash, vede il padre.
Scrollò la testa da quel pensiero e come un disco rotto ripensò alle parole dello zio mentre Fili si addormentò,
I pensieri nella testa di Kili furono molti:
“Serpenti... Morsi... Colore... Abilità... Mimetizzarsi... Verde... Frutto... Albero... Albero...”
 “L'Albero...”
 “Ti sei ricordato?”
chiese Thorin speranzoso, ma il nipote non rispose, al contrario si alzò e uscì dalla stanza per ritornare poi con la casacca di Fili, Thorin e Oin erano perplessi ma stettero attenti mentre Kili tastava il vestito del fratello:
 <>
Scrollò con forza e dopo pochi voli, dalla tasca destra, uscì e cadde sul pavimento  un serpentello vivo e con la bocca aperta verso Kili, istintivamente Thorin allontanò il nipote tenne ferma la vipera con il piede, Oin lo bloccò:
 “Aspetta... Non la pestare...”
Thorin si fermò e guardò il nano medico:
 “Deve morire, è pericolosa.”
Oin riuscì a prendere la serpe senza farsi mordere e gli avvicina una ciotola di legno alla bocca.
 “Finché è viva voglio toglierle il veleno per creare nuovi antidoti.”
 “Hai ragione, fa tutto quello che puoi per salvarlo.”
 “Io non posso fare più niente... Era già pulito.”
confermò guardando Kili.
 “E allora perché sta ancora male? Fili rischia di morire?!”
Thorin era parecchio agitato ma il fratello maggiore di Glion lo tranquillizzò
nuovamente:
 “Non si preoccupi Thorin, se la febbre arriva vuol dire che sta combattendo da solo contro l'infezione, con quel poco che è riuscito ad entrare - lo sguardo di Oin è rassicurante - Starà bene.”
I due nani si sedettero su alcune sedie e il fratello della mamma di Kili sentiva il bisogno di confidarsi con il nipote moro:
 “Kili - Kili si voltò - so che le parole che sto per dirti ti sorprenderanno ma... Ho paura...”
Sentendolo, Kili si appoggia al suo braccio come faceva da bambino:
 “Anch'io zio....”
confessò il nipote più giovane. Lo zio continuò:
 “Ho paura di perdervi, siete comunque il mio sangue, e ho paura di non adempiere a una promessa che feci tempo fa...”
 “A papà?”
Thorin annuì.
Dopo un bel po' di tempo Fili iniziò a dare i primi segni di ripresa e voltandosi apre gli occhi azzurri:
 “Zio... Kili...”
entrambi gli si avvicinarono:
 “Fili sono qui...”
Il fratello gli riprese la mano.
 “Kili... Zio... Perdonatemi... Mi sono lasciato "vincere" da qualche animale.”
 “No, non dire così Fili... Tu mi hai salvato la vita ma a caro prezzo della tua.”
Kili non stava piangendo ma c'era quasi, il fratello maggiore lo rassicurò:
 “Lo rifarei mille volte pur di difendere te e lo zio.”
 “No...Tu fa anche troppo, Fili...”
Fili alzò il braccio per accarezzare Kili, Thorin gli chiese:
 “Come ti senti?”
Fili guardò lo zio e fece un sorriso sicuro:
 “Beh, bene... Vedere te e Kili mi rinfranca.”
Thorin li lasciò soli per andare a parlare con la sorella gemella. Fili prese una ciotola vuota che era vicino al tavolo e la riempì con l'acqua della sua borraccia che non aveva ancora bevuto, prese anche degli stracci e iniziò a inumidirli per metterli sopra la fronte del fratello biondo.
Una volta soli, Fili guarda il fratello con uno sguardo serio:
 “Kili, devo parlarti.”
Kili gli aveva appena messo la benda:
 “Ti senti male?”
chiese allarmandosi,
 “No, non temere. Si tratta di una questione che riguarda zio e mamma.”
Kili guardò la porta, come se i due potessero entrare da un momento all'altro e poi riguardò il fratello:
 “Di che cosa stai parlando?”
Fili non abbandonò il suo sguardo su di lui:
 “Appena mi riprendo, io e te dobbiamo fare una spedizione. Ma senza che zio e mamma lo sappiano.”
 “Sei impazzito?!”
ora Kili era allarmato davvero.
 “No, dobbiamo andare a cercare nonno Thràin.”
 “Fili, ne abbiamo già parlato...”
infatti era vero, erano giorni che Fili aveva in mente quest'idea, partire da soli per andare a cercare il papà di Thorin che scomparve misteriosamente nel nulla dopo che un certo Azog decapitò il re dei nani. Thorin non ne parlava quasi mai davanti a loro ma stava facendo di tutto per cercarlo senza alcun risultato, per questo Fili decise di fare questa spedizione con il fratello per cercare il nonno che ricordava appena, se non per niente, e riportarlo a casa. Voleva mostrare a tutti i nani il suo valore e quello che era in grado di fare grazie ai continui insegnamenti dello zio Thorin.
Quest'idea non piaceva per niente a Kili che rifiutò dalla prima volta ma Fili continuava sempre a insistere quando erano da soli: 
 “Ascoltami solo io e te possiamo farlo, mamma e zio ci ringrazieranno... Lo sento che è ancora vivo. - sdraiato e con la febbre alta Kili non aveva idea di come facesse a pensare a cose del genere - Kili, non posso andare da solo. È una questione che riguarda la nostra famiglia
E io ancora non me la sento di andarci senza lo zio... È suo papà... Lui ne saprebbe di più.”
Fili sospirò e rispose:
 “Non devi mai dimenticare da chiedi discendiamo, siamo reali e dobbiamo an- che rischiare... Siamo più agili e veloci...”
 “Ma se ci dovessimo trovare in pericolo nessuno lo saprebbe mai. Ragiona Fili...
Se per caso cadiamo in una trappola di orchi? Oppure ci facciamo del male?”
 “Non rischieremo più del dovuto, ti prego Kili.”
Lo sguardo di Fili era deciso:
 “Papà sarà orgoglioso di noi, lui mi darebbe ragione. So che mi spingerebbe a partire con te. Potremmo dimostrare a zio quanto siamo preparati...”
Kili distolse lo sguardo:
 “Non lo so Fili, ho una brutta sensazione...”
 “Siamo pronti, Kili, soprattutto tu.”
lo spronò il nano biondo:
 “IO?!”
Kili spalancò gli occhi e riguardò il fratello che annuì:
 “Sei il primo arciere, sei il mio orgoglio, uniti siamo imbattibili E sono così fiero di te...”
Kili abbassò il capo sconfortato e Fili riuscì a prendergli la mano:
 “Kili, guardami - lo guardò - tu rappresenti il mio futuro consigliere e non sai quanto tempo è che ci penso a questa spedizione, una importante per far capire quanto tutti gli insegnamenti che abbiamo ricevuto da zio e Balin siano stati recepiti da me e te, che siamo il futuro di Erebor.”
Anche in quel caso Kili non era molto convinto,
 “Kili...”
Fili lo guardava ancora con quello sguardo. Stanco di quella continua insistenza Kili lasciò la mano di Fili e si allontanò, facendo finta di non sentire i richiami di Fili ma quando aprì la porta cadde all'indietro:
 “Ahia...>”
il fratello aveva visto tutto e si mise seduto ma in realtà voleva soccorrerlo:
 “Kili...”
la dolce Yleara comparve da dietro alla porta e quando vide cos'aveva combinato si mortificò:
 “Ops... Scusami Kili...”
aiutò il nano moro ad alzarsi mentre anche Fili cercava di fare lo stesso ma Kili lo bloccò:
 “Non ti alzare da lì !”
 “Sicuro di star bene?”
Fili non sapeva dove guardare se il fratello o la sua ragazza.
Una volta in piedi, Kili guardò la sua cognata segreta, quel giorno indossava un bellissimo vestito color panna e scollato a barca.
 “E tu che ci fai qui?!”
 “Ho saputo da mio padre che a Fili era successo qualcosa. - si avvicinò a Fili - Amore, che ti è successo?”
Kili continuò a parlare con la nana anche se non lo guardava in faccia:
 “Aspetta, sei venuta da sola?”
Yleara si voltò verso il nano moro:
 “Si, mia sorella e con nostro padre, sai che ci fa uscire con il contagocce.”
Kili era deluso:
Yleara continuò:
 “Mi dispiace Kili, io ho provato ma papà è stato irremovibile. Verrà a trovare tuo fratello con lui.”
 “Va bene... Vi lascio soli...”
e Kili uscì.
Yleara si sentiva male sia per come aveva fatto male a Kili e sia perché era da sola, inoltre il suo amato era in quelle condizioni:
 “Oh Fili, come avrei voluto portare anche mia sorella per Kili, ma conosci mio padre...”
Fili fece segno alla ragazza di avvicinarsi, Yleara si azzittisce e obbedì
 “Oh, Fili...”
Lo abbracciò
 “Ho bisogno di te...”
disse Fili lasciandosi andare all'abbraccio della sua nana:
 “Anche io, amore... - conferma Yleara - Ti amo Fili... Stringimi forte, come quando siamo insieme...”
Fili si sentì tranquillo e sereno tra le sue braccia e confessò:
 “Me la sono vista... davvero brutta... Ma ce l'ho fatta anche stavolta.”
Lei lo baciò sulle labbra:
 “Come mi mancano i nostri momenti da soli, ad amarci...”
disse in tono sognante,
 “Anche a me mancano tesoro, ma non temere... Presto, molto presto, starò bene.”
Yleara si interruppe e si allontana per guardarlo negli occhi:
 “Che succede?”
chiese il principe preoccupato per quel gesto,
 “Fili... Amore. Perché il nostro amore deve essere ostacolato così Perché non scappiamo e iniziamo una vita nostra, noi, mia sorella e tuo fratello?”
Fili si fece serio, se non triste:
 “Non ho risposte a questa domanda... Ma se lo facessimo, peggioreremo solo le cose.”
Yleara era sorpresa e chiese:
 “Perché?! Amore io voglio farmi una famiglia con te. Ti amo, e mia sorella ama Kili... Cosa vi impedisce a farlo?!”
Fili provò a sorridere e rispose:
 “Anch'io amo te, ma... Ora come ora non possiamo fare niente...”
A Yleara scomparse il sorriso:
 “Che significa?”
 “Purtroppo dobbiamo aspettare per poter coronare questo sogno, anch'io desidero tanto unirmi a te, anche adesso lo farei ma... Non posso...”
 “Perché?! - le vennero gli occhi lucidi - Cosa mi nascondi?”
 “Non posso dirtelo... È una questione della mia famiglia...”
Yleara si rattristò e abbassò la testa.
Fili le prese il viso tra le mani e la rialzò per guardarla negli occhi:
 “Amore, non, non fare così...”
parlava dolcemente mentre Yleara lo guardava, poi fu lei a sorprendere lui:
 ”Baciami, Fili.”
 “Non me lo faccio ripetere.”
Fili la baciò con passione accarezzandole i capelli e la spalla nuda, Yleara si lasciò andare e rispose alle carezze dato che anche lui era a petto nudo.
Yleara provò a parlargli:
 “Fili...”
 “Ti amo...”
disse lui abbracciandola stretta a sé:
 “Ti amo...”
ripeté lei mentre continuavano ad amoreggiare:
 “Pensa Yleara... Pensa a questo, quando non possiamo vederci...”
Improvvisamente sentono dei passi, passi pesanti che sembrano quelli di Bofur
Fili e Yleara li riconobbero e si fermarono:
 “Oh no...Temo sia mio padre.”
subito Yleara si diede una sistemata mentre Fili l'aiutava, infatti appena finitono Bofur entrò nella stanza di Oin, non solo senza bussare, ma anche senza notare nulla di strano, Yleara lo salutò
 “Salve padre.”
Bofur ricambiò il saluto alla figlia e poi salutò il principe biondo:
 “Ehi Fili !!! ho saputo del tuo piccolo “incidente”. Come ti senti?”
 “Meglio, - ed era vero - fortunatamente il veleno è stato levato in tempo da Kili. Ne stavo parlando con Yleara.”
Bofur gli si avvicinò e gli diede una pacca delle sue sulle spalle, per fortuna che il serpente lo aveva morso sul braccio.
 “Eh eh eh, sei duro come una roccia.”
ammise l'amico dello zio,
 “Eh già, sono una pellaccia dura.”
Yleara intervenne perché notò qualcosa:
 “Padre, ma siete venuto solo?”
 “Eh?! Ah no, ho portato anche tua sorella dato che insisteva... Ma poi ha preferito restare al mercato.”
disse l'ultima frase con un tono diverso, preoccupato.
 “Ah bene...”
gli scappò al giovane nano.
Intanto al villaggio, Kili e Fedy correvano verso il boschetto dietro casa di Kili
 “Aspetta Kili... Non correre così veloce...”
disse la giovane nana dal vestito blu notturno, il suo colore preferito e purtroppo molto raro da trovare come tessuto, mentre rideva e teneva il nano moro per mano:
 “Forza Fedy!!!”
A volte si fermava di colpo solo per aprire le braccia per abbracciarla, con lei sembrava aver dimenticato la chiacchierata e il nervosismo che aveva provato con la chiacchierata con Fili. Poi riprendeva a correre come un fulmine:
 “Dove mi stai portando?”
chiese Fedileya incuriosita
 “Dove nessuno ci può disturbare...”
 “Tutte tu le pensi...”
Fedy sorrise e continuò a seguirlo,
 “Nessuno può impedirci di amarci...”
Fedy rispose:
 “Nessuno, tranne mio padre...”
Kili la guardò e sorrise per rassicurarla:
 “Nemmeno lui, credimi Fedy.”
Arrivati dietro la cantina della sua casa, lui si appoggiò alla parete sia per prendere fiato e sia per accarezzarle il volto e per baciarla, Fedy però era preoccupata:
 “Kili... Se ci becca qualcuno che ci siamo allontanati... Insieme.”
Kili le baciava il collo mentre la teneva stretta a lui:
 “Non mi importa... Ti voglio solo per me... Ora...”
Lui le rapì le labbra e la baciò con passione mentre l'accarezzava intensamente, Fedy ricambiava il bacio con altrettanto amore:
 “Non mi lasciare....”
le scappò infine.
Come se quel momento fosse l'ultimo, Kili cercò di scoprirle una spalla:
 “Non ti lascio... Ti voglio... Tutta per me...”
A quel gesto Fedy non sapeva che fare ma lasciò lo stesso che il nano continuasse anche si vedevano a notti alterne quando potevano stavano di più insieme, per Kili era come se tutto il mondo non ci fosse, quello era un momento così magico per lui.
 “Fedy... Ti amo...”
Disse mentre continuava a baciarla, Fedy di punto in bianco lo bloccò:
 “Aspetta... Kili...”
e si allontanò di poco, il nano moro era confuso:
 “Ma, Fedy...”
Senza aspettare spiegazioni Kili si riavvicinò a lei per continuare a baciarla, la figlia minore di Bofur si scostò con le labbra per poter parlare:
 “Promettimi una cosa...”
 “Cosa?”
il principe si separò da lei solo per dire quella piccola parole e poi riprese a baciarle il collo:
 “Promettimi, che mi amerai, per tutta la vita...”
Sentendola, Kili sorrise e la guardò dritta nei suoi occhi scuri:
 “Anche subito... E per tutta la vita.”
Fedy lo riabbracciò felice e commossa per quella frase:
 “Sono tua...”
rapì di nuovo le labbra di Kili.
Il fratello di Fili ricominciò a scambiare carezze sempre più proibite perché
l'amava più della sua stessa vita mentre continuava a sussurrarle frasi dolci tra un bacio e l'altro. Fedy si concesse a lui mentre il nano continuava:
 “Amore… Amore mio...”
 “Kili...”
Quel momento tra di loro diventa sempre più "bollenti poi Kili gridò:
 “Ti amo!!!”
Fedy si allarmò:
 “Kili !!! Ma sei stupido?!”
Kili la guardò e fece uno dei suoi sorrisi:
 “Scusami... Ma tanto nessuno ci sente...”
Riprese a baciarla ma Fedy, che non vorrebbe, si staccò dalla sua presa:
 “Sei un pazzo... Il paese è dietro di noi...”
Kili cercò di rassicurarla guardandola:
 “Naah, vedrai che non mi ha sentito nessuno, è pure giorno di mercato oggi, e quindi c'è confusione...”
Fedy era sempre più pensierosa e cercava di sentire se qualcuno si stava avvicinando, Kili intanto continuò ad l'accarezza ansioso di continuare ad amarla:
 “Sei bellissima amore...”
iniziò con i complimenti, la nana minorenne lo guardò e non riuscì a resistere a quel sorriso che l'aveva conquistata, Kili continuò:
 “Ti amo... Voglio unirmi a te... Per sempre...”
Fedy si commosse a quelle parole e rispose:
 “E io voglio te al mio fianco, solo te...”
Kili le sorrise e poi la prende per le mani e la portò in un punto più nascosto, nel boschetto dietro la cantina, Fedileya lo seguì e chiese curiosa:
 “Perché mi hai portato qui?”
Kili rispose:
 “Non lo volevi?”
il suo tono di voce era sempre dolce, Fedy era talmente emozionata che non sapeva come rispondere, Kili l'abbracciò nuovamente e i due nani ricominciarono ad amarsi di nascosto. Kili era sempre più passionale da tutto se stesso ad amarla ma a un certo punto Fedy notò che era quasi arrivata la sera:
 “Oh no...”
 “Che c'è?”
Kili faceva finta di niente mentre cercò di continuare, ma Fedy si staccò da lui:
 “Kili, è quasi sera... Devo tornare a casa...”
Kili cercò di trattenerla:
 “No, amore no... Rimani ancora...”
 “Non posso Kili, - si rimise a posto - mio padre sarà furioso...”
Il nano le diede un bacio sulla spalla per farla restare ma lei era ansiosa e preoccupata, cercò convincerla
 “Ci parlo io con lui, dai resta con me ancora un po’.”
Fedy era veramente tentata di restare ma non poteva, aveva persino le lacrime agli occhi perché il tempo era volato:
 “Kili... Lo sai...”
 “Troveremo il modo, Mi farò aiutare da Fili...”
 “In quelle condizioni?!”
ricordò a nana.
Il principe dei nani la guardò con occhi speranzosi:
 “Fili è forte, e nono sicuro che lo farebbe per me. Come io lo farei per lui... Tu non ti preoccupare.”
commentò Kili, la nana sospirò.
“È brutto dirlo da parte mia, ma...”
Kili la prese per le spalle e la guardò negli occhi:
 “Andra tutto bene...”
Fedy continuò:
 “Spero che mio padre vada in spedizione....”
Scappò anche dalla presa del fidanzato segreto e corse via, Kili rimase sorpreso e cercò di fermarla:
 “Fedy, aspettami… Aspetta !!!”
Fedy si fermò e si voltò a guardarlo
 “Ti amo...”
era a pochi metri da lei, Fedy sorrise dolcemente e una lacrima uscì dai suoi occhi:
 “Ti amo....”
Ripeté e riprese la sua corsa verso casa.
Kili per un po' rimase come bloccato poi si incamminò per raggiungere Fili.
Fedy rientrò a casa con una busta marrone pieno di mele comprate molto prima di andare con Kili:
 “Sono a casa...”
Yleara le andò incontro:
 “Dove sei stata sorellina?”
chiese sussurrandole, senza dire niente Fedileya l'abbracciò e soffocò un singhiozzo, sentendola la sorella maggiore si preoccupò:
 “Ehy sorellina che c'è?! Kili ti ha fatto qualcosa?”
la nana minorenne fece no con la testa mentre lacrime calde le solcavano il viso.
 “Ascolta, papà è di là e vuole che vai da lui. Vuole sapere dove sei stata... Lui ha detto che eri al mercato ma...”
 “Fedileya!”
il padre interruppe il dialogo tra le sorelle, Fedileya si asciugò gli occhi, si separò dalla sorella, prese la busta, fece un sospiro e si avviò dal padre:
 “Salve padre...”
salutò la nana appena entrò in salotto e vide entrambi i genitori, la mamma le sorrideva tranquilla mentre Bofur fumava sulla poltrona:
 “Stai bene? Cosa sono quegli occhi arrossati.”
Bofur aveva un occhio lungo ma sembrava tranquillo anche lui,
 “Sono solo stanca – inventò – c'era tanta gente alla frutta, per queste, le preferite di mamma.”
Tirò fuori dalla busta una mela verde, bellissima e sembrava anche buonissima, la mamma le prese la busta e la mela:
 “Grazie piccola mia.”
le diede un bacio sulla fronte e si allontanò in cucina, Bufur la guardò con attenzione e le fece segno di avvicinarsi:
 “Su, vieni accanto al tuo vecchio.”
Sorrise anche se Fedy notò un velo di tristezza negli occhi del padre, strano per lui, era sempre allegro e spensierato, la figlia lo abbracciò senza dire a niente:
 “La mia piccola... - disse in tono sognante - Tu e Yleara siete tutto per me...”
 “Lo so...”
rispose Fedy in tono diverso, triste. Bofur continuò:
 “Sono preoccupato figlia mia...”
 “Per cosa papà?”
Fedileya lo guardò
 “Sono il pensiero per Fili e Kili, quei due meditano qualcosa, Fili specialmente, Temo per loro.”
La figlia si separò del tutto:
 “Cosa?!”
 “Ma forse mi sbaglio. - cercò di sdrammatizzare - Fili ora sta meglio, ma qualcosa, non so perché, mi dice che faranno qualcosa di inaspettato... Sono pur sempre due principi.”
Anche Yleara si avvicinò a Fedy ed entrambe guardarono il padre nano:
 “Gente che ha dei doveri verso il nostro popolo, E non possono permettersi distrazioni.”
A quella parola Fedy si infuriò:
 “Ci stai dando delle "distrazioni"?!”
il suo tono era duro, Bofur li aveva visti dal primo giorno quanti i quatto si piacessero a vicenda ma sembrava non averlo accettato, nemmeno dopo quasi un anno, fatto soprattutto di visite “clandestine” con le figlie.
 “No... Voglio solo dire che loro hanno tante responsabilità sulle spalle. Anche se... sarebbe bello se...”
Bofur addolcisce il viso cercando di calmare l'animo della figlia che sembrava aver frainteso le sue parole:
 “IO AMO KILI!!!”
gridò contro il padre, questo era il suo lato nanico,
 “Fammi finire...”
Bofur cercò di calmarla ma ormai la figlie era arrabbiata nera:
 “TU NON SEI NESSUNO PER DIRE COSA SONO O NO... SEI SOLO MIO PADRE... E MI SENTO SOFFOCARE...”
 “Fedy...”
il padre provò ad avvicinarsi ma lei si allontanò:
 “Lasciami in pace...”
verso la propria camera sbattendo la porta alle spalle.
Bofur e Yleara la guardano e poi cerca di giustificarsi con quella più grande: 
 “Cercate di capire, entrambe...Yleara, ma che devo fare con tua sorella?! Io devo proteggervi..”
 “Ci penso io, papà.”
Bofur annuì e vide la primogenita allontanarsi.
La sorella maggiore di Fedy entrò nella stanza, vide Fedy sdraiata sul letto dando le spalle alla sorella, Yleara, con delicatezza mise una mano sulla spalla sua spalla:
 “Fedy...”
Disse in modo "materno" al contrario della sorella che invece era triste:
 “Lasciami in pace...”
Yleara si sedette sul letto e le accarezzò il braccio:
 “Sfogati, sorellina... So che papà è stato duro, e lo è stato anche con me... Quanto vorrei andarmene con Fili... Non sai quanto...”
Fedy si mise a sedere sul letto:
 “Non ci sta proteggendo così, ci tiene prigioniere.”
Yleara si rattristò e si appoggiò alla spalla della sorella minore:
 “Non dire così... Papà ci vuole bene...”
 “E allora perché stiamo continuando a vederci di nascosto? O abbiamo il via libera solo quando lui si allontana da casa?”
 “Non lo so...”
la risposta della sorella non l'aiutava molto ma Fedy aveva una luce negli occhi, e quella era l'amore che provava per il principe Kili:
 “Dobbiamo trovare un altro modo per stare con loro... Siamo le uniche che abbiamo il coprifuoco a metà pomeriggio...”
 “Già...”
Confermò Yleara, purtroppo anche se era maggiorenne la regola valeva anche per lei, Fedy continuò:
 “Siamo lo zimbello di questo posto...”
 “Fedy, lo troveremo un modo... Voglio stare con Fili, amarlo... Cosa che prima   non sono riuscita a fare... Spero che Fili si riprenda presto. Tu e Kili siete riusciti a stare da soli?”
Fedy si alzò dal letto per avvicinarsi alla finestra, fuori era buio, le stelle decoravano il cielo ma la luna non c'era.
La sorella minorenne non sapeva se dire alla sorella la verità e restò in silenzio ma Yleara era troppo curiosa:
 “Allora?! Dai non tenermi sulle spine.”
Fedy continuò a guardare fuori e poi rispose con un'altra domanda:
 “Lo dirai a papà?“
 “Assolutamente no.”
 “Me lo giuri su tutto quello che hai?”
La sorella annuì ma in fondo, aveva capito, sennò perché tanto mistero. Decise di aiutarla aggiungendo:
 “Sull'amore che provo per Fili, te lo giuro.”
Fedy fece un lungo sospiro e poi confessò:
 “Sì...”
Avuta la conferma Yleara sorrise e sospirò:
 “Oh sorellina... Sono felicissima per te... È stato dolce?”
Fedileya sorride al ricordo del sorriso di Kili, solo di quello.
 “Sì...”
anche la maggiore confessò:
 “Io e Fili non siamo riusciti, ma ha detto che presto mi farà sua... Non vedo l'ora... Ma oggi ci siamo andati vicini.”
 “Mi dispiace Ylearia...>>
e le dispiaceva davvero, Yleara la raggiunse:
 “Lo so, ma attenderò quel momento.”
 “Io spero che papà vada in spedizione...”
A quelle parole a Yleara scomparse il sorriso e chiese:
 “Perché dici questo?”
 ”Perché mi manca...”
Guardando fuori sperò di vedere Kili che la chiamava facendo il suo verso, ma non c'era nessuno, Yleara sospirò e pensò al suo principe, ricordava ancora i suoi baci e carezze. In cuor suo avrebbe preferito sfociassero in altro. Chissà se anche Fili la sta pensando.
 “Almeno mamma ci capisce...”
 “Già – confermò la nana maggiorenne - E pensare che pure papà e mamma hanno sfidato chiunque per unirsi, papà venne deriso da molti quando si unì a lei, all'inizio, sai?”
Fedileya sapeva anche quella storia, con la mamma lei parlava molto e si confidava, per questo le lasciava molta libertà quando erano con Fili e Kili. Le mamme hobbit erano le migliori. La figlia continuò a sfogarsi:
 “Non voglio morire qui.”
 “Che vuoi dire?!”
Yleara si preoccupò di più a quelle parole,
 “Non voglio diventare maggiorenne e sapere che mio padre mi terrà legata ancora a lui...”
 “Non succederà...”
cercò di rassicurarla,
 “Vuoi scommettere?”
Il lato nanico di Fedy parlava per lei.
 “Ma no dai, non esagerare.”
e quello del padre della primogenita pure,
 “Ci ha dato delle "distrazioni”...”
 “Lo so, ma lui ultimamente è pensieroso, preoccupato e non so come fare a farlo parlare a papà. Sembra che ci stia nascondendo qualcosa... Facci caso.”
 “Non l'ho notato...”
tagliò corto Fedy
 “È più protettivo del solito.”
 “Da che cosa ci deve proteggere più di così?! A malapena ci fa uscire di casa...
Il problema è che i nani sono gelosi Yleara.”
 “Non così.”
Fedy si allontanò dalla finestra e si stringe a sè da sola, guardandola Yleara l'abbracciò e le confessò:
 “Come vorrei essere tra le braccia di Fili.”
 “E io tra quelle di Kili...”
Intanto, a casa dei due principi, Kili sta guardando fuori dalla finestra, il cielo era ancora senza la luna ma nel suo cuore pensava alla sua nana, Fili era nel sul suo letto appoggiato con la schiena al cuscino. Aveva ripreso colore e la febbre gli era passata del tutto, nel punto in cui l'aveva morso il serpente c'era una fascia bianca.
 “Kili...”
cercò di riprendere il discorso di prima ma Kili lo cambiò subito:
 “Stasera tocca a te...”
il fratello biondo rimase spiazzato da tali parole e continuò quel suo discorso:
 “Sei sicuro?”
 “Sì...”
Il tono di voce di Kili non era freddo, era solo un po' stanco di fare questo metodo ma per Fedy era disposto a tutto.
 “Kili...”
anche Fili si accorse che aveva una voglia matta di stare con la sua Yle,
 “Vorrei essere con la mia Fedy. Prima... Non riuscivo a smettere con lei.”
 “Io mi sono dovuto staccare...”
 “E secondo te io?”
Kili si voltò verso di lui e poi ritornò a guardare fuori sospirando. Fili s'illuminò:
 “Ho un'idea, andiamo tutti e due, la notte è calata e nessuno si accorgerà che non ci siamo. Io ora sto meglio...”
Kili lo guardò di nuovo spalancando di più gli occhi ma disse:
 “Fili, il problema mio non è andare, il problema è tornare... Non credo di riuscire a tornare a casa se la rivedo...”
 “Di quello non ti preoccupare mi invento io qualcosa…Un momento, che vuoi dire?”
Kili continuò:
 “La amo....”
 “Lo so Kili... Dai, andiamo...”
si alzò e iniziò a prepararsi, poi passò al letto come sempre, Kili lo aiutò e gli chiese lo stesso:
 “Sei sicuro?”
un sorriso gli nacque sul volto del primogenito di Flik:
 “Solo te ami troppo la tua nana? E la voglio per me, tutta la notte. Prendiamoci un po' di felicità... Ce la meritiamo. Andata?”
Fili porse la mano a Kili che la stringe:
 “Andata.”
confermò il fratellino ormai cresciuto.
Quando entrambi furono fuori dalla stanza, Kili parlò di nuovo:
 “Sai che è un buffo destino il nostro?”
 “Perché?!”
Fili sembrava confuso:
 “Due fratelli, innamorati di due sorelle.”
 “E che sorelle... Ci hanno rubato il cuore.”
 “Meno male che la loro stanza è come la nostra, al piano terra.”
Senza farsi notare giungono a casa di Bofur e si dividono per andare dalle proprie nane, il primo che iniziò a fare il segno dell'allocco fu Kili, Fili lo segue con  quello del barbagianni. Dopo un po' la finestra di Fedy si aprì rivelando la nana in vestaglia e con la stessa espressione sorpresa che fa quando scopre che Kili era venuto al posto del fratello:
 “Kili?!”
Kili uscì dal nascondiglio avvicinandosi alla finestra:
 “Ciao nanetta mia !!!”
 “Sei un folle...”
diceva sempre così anche se in realtà le piaceva da matti quando trasgrediva, dall'altra parte della casa, Yleara non si aspettava di certo che Fili fosse in piedi già così presto, si affacciò come al solito baciandolo con passione e dopo pochi minuti Fili le prende il viso tra le mani:
 “Questa sera siamo per voi... Solo per voi. Forza. - incitò Fili alla sua nana –    Vieni con me...”
Fili aiuta Yleara e Kili Fedy per uscire dalle loro stanze e, con una torcia per coppia, si diressero in due punti diversi per stare finalmente in pace, usarono la notte come mantello per farsi proteggere.
Yleara ancora non aveva realizzato che era scappata di casa quella notte, insieme a Fili che la guidava verso uno dei suoi nascondigli che di solito usavano di giorno:
 “Mio principe, sicuro di stare bene?”
Fili l'abbracciò a sorpresa mentre facevano quella piccola fuga d'amore:
 “Sì... Ora che sono con te, sto sempre bene...”
Finalmente raggiunto il posto Fili allontanò la fiaccola accesa da loro e si sedette per terra guardando con occhi di desiderio la sua Yleara anche se era buoi pesto. Fili sentì la sua voce:
 “Amore mio...”
la primogenita di Bofur era un po' timida in quel momento ma Fili sapeva come scioglierla:
 “Vieni qui, Yleara...”
La nana si sedette piano sulle sue gambe e lui, dolcemente gli rapisce le labbra e l'accarezzò la schiena, poi chiese:
 “Riprendiamo da dove avevamo lasciato?”
Le mani di Fili la fecero rabbrividire, ma in senso buono:
 “Yleara... Ti amo...”
Lei si sentiva leggera mentre continuava ad amoreggiare di nascosto, le loro mani si confondevano e a volte si separavano dai baci per respirare:
 “Fili... Ti... Amo...”
I loro baci si facevano sempre più passionali e il nano biondo si sentiva libero come non mai mentre stava con la sua nana:
 “Fili... Perché il tempo non si ferma in questo momento?”
 “Un giorno... - confermò con il suo sorriso - Arriverà quel giorno... Tutto per noi... E saremo liberi...”
 “Quando, amore...?”
La voce di Yleara si fece più malinconica, Fili la rassicurò:
 “Quando mi unirò a te... Staremo insieme, per sempre...”
 “Ma... Mio padre.... Lui non vorrà.”
 “Io sono il principe... - lo disse con sicurezza nel cuore - Starai al sicuro con me...”
A quelle parole Yleara si commosse di più, non gli sembrava vero:
 “Amore, gli parlerai?”
Fili la riabbracciò stretta per risposta, lei si sentiva al settimo cielo, sempre più importante come non mai, iniziò anche a lacrimare ma dalla gioia.
Da tutt'altra parte Kili e Fedileya imitavano i due fratelli:
 “Ti piace... Questa sorpresa?”
chiese Kili pur sapendo la risposta:
 “A me piace tutto di te... Anche al buio.”
loro si erano inoltrati molto di più nel bosco dietro la casa di Kili:
 “Kili... Non mi sembra vero...”
 “E invece lo è...”
Il nano rapì le sue labbra e continuò quell'atto d'amore verso la sua nana, tutto sembrava più passionale se era fatto di nascosto, il loro incontro era sempre più clandestino ma al nano biondo non importava, era con Fedy, e questo era tutto per lui.
 “Fedy... Ti... Amo...”
mentre le parlava continuò ad accarezzarle le sue orecchie, era la seconda cosa che amava di più di Fedy.
 “Sei... Mia... Mia... Mia...”
 “Anche tu... Sei... Mio...”
Fedileya amava il modo con cui la coccolava.
Le due sorelle e i due fratelli si goderono quella serata, protetti dall'oscurità di una notte senza luna ma trapuntato di stelle.
Dopo quell'evento i due nani continuarono a vedersi di nascosto e anche nei giorni di mercato e anche in quei Bofur vedeva qualcosa tra di loro ma in cuoi suo non ci riusciva proprio a lasciarli da soli. Ma poi arrivò una spedizione in cui dovettero andare sia i due fratelli nani che Bofur, Balfor, il nano che si salvò da solo dagli orchi, voleva tornare a casa sua, ovvero ai Colli Ferrosi.
Questo posto era molto lontano dalle montagne azzurre e tutti i nani che ci partecipavano sarebbero stati per molto tempo lontani da casa e questo né a Fili e né a Kili piaceva molto l'idea, sarebbe stato perfetto stare con le ragazze così tanto a lungo ma ovviamente non ebbero fortuna. Tranne per una cosa.
Andarono di nuovo insieme a trovarle e il giorno dopo, a sorpresa, Bofur le portò
con lui davanti alle porte della città, il punto di ritrovo per iniziare la spedizione,
 “Ma... Voi... Tu...”
Fili era senza parole quando vide Yleara alla luce dell'alba, i due si abbracciarono, Kili lo imitò e continuò a toccarle le sue orecchie e sussurrandole:
 “Che bello che sei qui...”
 “Kili... È una sorpresa anche per me.”
Mentre tutti i nani al rapporto si preparavano al rapporto, Thorin vide i suoi ni- poti con le figlie di Bofur, sentì un qualcosa anche lui nel suo cuore da nano ma subito si riprese e guardò il nano dal cappello buffo a modo di rimprovero, come se gli volesse dire "Perché le hai portate?", e il nano in questione, fece spallucce e un'espressione strana, come se nemmeno lui sapeva il motivo di quella scelta.
Pochi minuto dopo il principe chiamò tutti all'attenzione, tra cui i nipoti, loro si staccarono a malincuore dalle fidanzate ma Fedy sussurrò un'ultima cosa a Kili:
 “Quando tornerai, ti devo dire un segreto.”
 “Un segreto?! - fece il suo sorriso più bello – Quale segreto?!”
Fedy lo ribaciò di nascosto, un piccolo bacio a fior di labbra, e poi gli rispose:
 “È un segreto... Te lo dirò quando torni. Ora vai.”
Si salutarono e i due principi iniziarono la spedizione, le due ragazze stettero davanti alle porte della città finché non la comitiva di nani non scomparirono all'orizzonte.
Tra i nani presenti c'erano anche Bifur e Bombur, i due fratelli nani non li avevano mai visti insieme come in quel momento e il primo nano faceva un po' impressione con quell'arma rotta e conficcata sulla fronte.
Non parlavano molto con lui anche perché non si capiva niente di quello che diceva, Bofur gli era sempre accanto per "tradurre" le sue frasi ma non faceva lo stesso effetto dette da lui anche se la frase era seria. Bombur invece era un bravo cuoco, ma nessuno sapeva se fosse anche bravo a combattere dato che era un po' ingombrante ma andava d'accordo con tutti.
Tutte le sere, al suo turno di notte, Kili osservava sempre il cielo, le stelle erano sempre presenti invece la luna no.
Non aveva mai la luna assente così a lungo, avrebbe tanto desiderato rivedere la luna di fuoco insieme a Fedy, la sua nana gli mancava molto, sentiva un vuoto nel cuore quando non poteva né vederla e né sentirla dato che era in spedizione. Anche le nane potevano fare le spedizioni ma non tante come i nani, era più comodo fargliele fare due volte all'anno, nei mesi più caldi e sempre accompagnate dal padre finché esse non si univano e solo allora potevano farle coi mariti. Fili e Kili non vedevano anche l'ora di poter fare questa nuova scelta di vita anche per poter fare insieme le tanto amate spedizioni di coppia ma per adesso dovevano solo aspettare. Purtroppo.
A fine turno il nano moro doveva svegliare niente poco di meno che Bifur, con il timore di trovarsi anche lui con un pezzo d'arma conficcata in mezzo alla fronte ma quando si avvicinò al nano scoprì che era già sveglio e tra le mani teneva qualcosa. Kili tremò e sudò freddo, nell'oscurità non vide bene, neanche con quella fioca luce del fuoco, ma sentiva che stava intagliando qualcosa sul legno con qualcosa di affilato, forse un coltellino.
"Vivrò con un coltellino in mezzo alla fronte"
Già si vedeva, ma prima che il nano moro potesse dire qualcosa Bifur si accorse di lui fece un verso sorpreso e confabuló qualcosa alzandosi e pulendosi dai ricciolini di legno e, prima di andare in posizione si avvicinò a Kili. Egli fu colto da un piccolo attacco di paura, provò ad indietreggiare anche se voleva correre a gambe levate ma lo zio e Fili non avrebbero di certo approvato un simile comportamento e rimase immobile sperando che quel coltellino non facesse così male e che anche in quel modo sarebbe piaciuto a Fedy. Invece si sbagliava. Gli consegnò quell'oggetto nelle mani e Kili rimase senza parole, sentì che veramente era qualcosa di legno, riconoscerebbe quella consistenza anche nel buio pesto. Anche a bassa voce il nano con l'arma in fronte parlò e, prima di allontanarsi, gli diede anche qualche pacca affettuosa sulla spalla.
Kili rimase di stucco, quel nano lo aveva colpito nel profondo, toccò con le dita l'oggetto e poi lo avvicinò al fuoco e scoprì che era un modellino di un lupo. Aveva tutti i particolari ed era bellissimo, si chiese un attimo il perché proprio quell'animale ma alla fine decise di accettare il regalino.
Il giorno successivo anche Fili aveva il suo di modellino, quello di un leone, anche quello pieno di bei particolari:
 “Visto che bello, Kili?”
 “Sì, e il mio lupo?”
 “Sembra quello che hai ucciso.”
Era vero. Forse era per questo che Bifur l'aveva fatto a lui, anche il cugino di Bofur c'era e aveva gridato qualcosa solo che non si ricordava cosa. Non sapeva il nanico ma era contento per il gesto.
Arrivati ai Colli Ferrosi ci fu una grande festa per il ritorno del nano che fu catturato dagli orchi e per Thorin che se ne prese cura per tutto quel tempo, i due si divertirono un mondo, mangiarono, bevvero, e molte giovani nane si
fecero avanti per ballare con loro ma entrambi rifiutarono cosa che Bofur notò prima di crollare perché esagerò come al solito.
Il giorno dopo partirono finalmente per tornare a casa, Fili e Kili non vedevano l'ora, avevano comprato alle loro due nane anche un pensiero, un piccolo scialle. Non vedevano l'ora di riabbracciarle e insieme decisero che era la volta buona, avrebbero chiesto a Bofur il permesso di uscire insieme alle figlie, senza il bisogno di aspettare che o lui se ne vada o aspettare le tenebre.
I giorni passavano lenti anche per le due figlie di Bofur che, appena potevano, salivano sulle mura per controllare se li vedevano arrivare ma niente, la maggior parte delle volte era Fedileya che era lassù.
Essendo ancora per poco minorenne aveva più tempo a disposizione per stare lassù, ogni volta era sempre più triste perché non vedeva nessuno. Era una grande tortura per lei tornare a casa senza la notizia del loro ritorno.
Um pomeriggio anche Yleara salì per tenere compagnia alla sorella:
 “Ehi Fedileya, ancora niente?”
 “Niente...”
Il tono di voce era triste, e anche la sorella maggiore lo era ma cercò di far stare tranquilla la sorella minore:
 “E come ti senti? Stai ancora male?”
 “Non lo so, non mi sono mai sentita così in queste due settimane. - si toccò il ventre istintivamente - Spero che quando tornerà papà sia tutto passato. non voglio che si preoccupi più del solito. E tu invece?”
 “Sto bene.”
Sorrise ma stava mentendo, anche lei per gli stessi giorni si era sentita male come Fedy ma aveva fatto tutto da sola per non far preoccupare mamma e sorella.
Nessuno delle due si sapeva spiegare il perché e alla mamma, per quanto fosse dolce e permissiva con loro, non riuscivano a dirle di questo "fastidio" che avevano.
A un certo punto Fedy, che aveva ereditato da entrambi i genitori l'occhio acuto, s'illuminò e indicò un punto all'orizzonte:
 “Eccoli... Yleara sono loro!!!”
Yleara guardò il punto indicato dalla sorella minore e anche lei ritrovò il buon umore:
 “Hai ragione... Che bello, evviva!!!”
Fedy dalla felicità alzò e mosse le braccia per salutarli anche se il gruppo era ancora molto distante. Le due sorelle stettero sulle mura finché non videro qualcosa che non quadrava, quando i nani della spedizione erano a circa metà
strada, videro che non erano da soli. In lontananza, dove c'era un bosco, sbucarono un piccolo, ma feroce, gruppo di orchi. Dovevano essere orchi perché i goblin si muovevano soltanto di notte, questo lo sapeva anche Fedy grazie si racconti del padre e dei nani anziani. Videro anche che i nani si bloccarono e riuscirono appena in tempo a impugnare le armi e scendere dai pony per combattere contro quelle creature immondi.
 “Sono in pericolo...”
si allarmò la prima mentre Fedileya prese l'iniziativa e suonò la campana annunciando a tutto il villaggio il pericolo:
 “ORCHI... ORCHI... CI SONO GLI ORCHI... THORIN È IN DIFFICOLTÀ...”
Per fortuna ebbe l'effetto desiderato, tutti i nani del villaggio, maschi e femmine, presero un'arma o la prima cosa che gli capitava per mano e accorsero fuori dalla porta per accorrere in soccorso al principe dei nani.
Quando tutto il villaggio fu quasi deserto Yleara era ancora sopra le mura e sperò che andasse tutto bene:
 “Ce la faranno... Andrà tutto bene Fe... - si voltò ma si accorse di essere da sola - Fedy... Fedy...”
Aveva perso la sorella minore.
Dall'altra parte Fili, Kili e gli altri nani stavano combattendo contro il nemico inaspettato, non si accorsero però che li stavano dividendo tra loro.
Kili stava usando la sua nuova spada e per il momento stava andando bene ma tra i due era Fili che se la stava cavando meglio avendone due. A volte sentivano la voce dello zio chiamarli ma non potevano rispondergli. Kili era il più vicino a poter scappare verso il villaggio ma non lo fece per fedeltà al gruppo poi vide l'impensabile, l'orco contro cui stava combattendo si bloccò e guardò oltre il nano arciere. Grazie a questa distrazione Kili gli staccò la testa dal corpo e poi anche lui controllò alle sue spalle e fu allora che vide il popolo delle montagne azzurre avanzare in loro soccorso e in prima linea c'era Fedy che correva mentre brandiva una padella in mano. Il nano si dimenticò come si respirava:
 “No !!!”
Quando finì il suo grido i nani si abbatterono come un onda sul nemico, in mezzo alla furia Kili cercò la sua nana, forse non l'aveva visto che era davanti a tutti e si era lanciata nella mischia insieme agli altri.
 “Fedy... - urlava inutilmente per il rumore dello scontro - Fedy !!!”
 “Kili...”
Dal nulla sbucò la sua nanetta ancora incolume, tranne per il vestito in alcuni punti ma la padella sembrava per lei un'ottima arma.
 “Ti prego torna al villaggio...”
Kili era preoccupato già per l'incolumità dei nani della spedizione e per se stesso, aggiungerci anche la sua Fedy, davanti a suo padre, era troppo per lui.
 “Kili, io voglio combattere.”
Non l'aveva mai vista sotto questa luce, non sapeva nemmeno se lo faceva per lei, per lui o per farsi vedere dal padre, fatto sta che non era quello il momento per pensarci.
 “Ti prego mettiti in salvo...”
 “Non ti voglio abbandonare...>>
Mentre i due combattevano mentre parlavano non si accorsero che qualcuno li aveva puntati, oltre a Bofur che cercò di avvicinarsi di più ai due ma sembrava
che tutti gli orchi li aveva lui.
Kili e Fedy erano ancora insieme quando gli orribili nemici diminuirono ma avevano cambiato varie volte posizione, questa volta Fedy dava le spalle a Kili e al villaggio. Lei stava per cantare vittoria quando lo vide, un orchetto si stava avvicinando, le lanciò dritto in testa la padella prendendolo in pieno.
E poi vide il vero pericolo, un orco li stava prendendo di mira con una freccia e lei era disarmata, Kili ancora le era di spalle. Le era rimasta solo una cosa da fare. Purtroppo.
 “KILI !!!”
Urlò a squarciagola voltandosi, cosa che fece anche Kili e si ritrovò la sua nanetta a pochi centimetri da lui, gli sorrideva, era bella anche in mezzo a un paesaggio del genere e poi il suo volto cambiò.
Kili vide un'espressione di incredulità e dolorante, stranamente anche lui si sentiva in quel modo, abbassando lo sguardo capì tutto.
Una freccia nemica aveva trafitto la sua ragazza sul cuore e anche lui solo che la punta gli era entrata nel petto.
Vide Fedileya negli occhi che si fecero opachi, la sua vita se n'era andata via e, come tale, lei cadde a peso morto per terra. Kili riuscì a reggerla inginocchiandosi e urlando il suo nome come un disperato mentre la battaglia su di loro stava per giungere alla fine. Kili stringeva tra le sue braccia la nana non ancora maggiorenne ma non per questo non coraggiosa per correre davanti a tutti per difendere il nano che amava:
 “FEDY... FEDY.... FEDY TI PREGO SVEGLIATI...”
infilzato con la stessa freccia ma non sembrava importargliene molto.
Lo scontro inaspettato con gli orchi era finito ma nel peggiore dei modi, Oin era stordito e aveva la sensazione che c'era qualcosa che non andava perché non sentiva più dall'orecchio destro, Bofur e Thorin erano caduti dal cavallo ma erano riusciti a combattere. Il principe si avvicinò subito al nano medico per
soccorrerlo e Fili era alla ricerca del fratello:
 “KILI...- più lo chiamava e più si preoccupava perché non rispondeva - KILI... Dove sei...”
Anziché il fratello arrivò la sua amata:
 “Fili...”
 “Yleara?!”
Si abbracciarono, la nana era contento di vederlo vivo:
 “Che ci fai qui?!”
chiese dopo un po' il nano intrecciato guardandola negli occhi:
 “Ho perso mia sorella al villaggio... L'ho cercata dappertutto e ho paura che sia venuta qui.”
Sentendo che la cognata era lì dedusse che doveva essere per forza con Kili, continuò a guardarsi intorno mente Yleara lo guardava confusa:
 “Cosa c'è, Fili?!”
 “Non trovo Kili... Non vorrei che...”
Scacciò quel pensiero, non poteva, e voleva, credere che Kili fossa rimasto ferito ma non rispondeva. Doveva trovarlo e subito, guardò la sua ragazza.
 “Yleara, torna al villaggio... Chiama aiuto che abbiamo feriti.”
 “E tu?”
 “Cerco mio fratello...”
 “Vengo con te.”
A quelle parole Fili si voltò verso la sua ragazza e mille pensieri entrarono nella mente del principe erede al trono, in primis che stava facendo tardi.
 “Yleara, tuo padre è nei paraggi. “
 “Anche mia sorella... - disse con tono di voce più forte stupendo il nano - Di sicuro è con tuo fratello.”
 “Tesoro, la troverò io. È più sicuro se rimani qui. Sta tranquilla.”
 “No, Non se ne parla neanche, non voglio che qualcuno ti faccia del male, ti copro le spalle almeno…”
Fili le mise le mani sulle spalle:
 “Yleara, io sarei più tranquillo se tu restassi qui, fallo per me. So che vorresti venire, ma ce la farò.”
la guardò con sguardo sicuro. Lei era molto testarda e continuò:
 “Se non mi fai venire con te, non ti aprirò mai più la finestra, barbagianni.”
Fili sapeva che in qualche modo era più sicuro che lei restasse dove erano, dopotutto gli orchi erano creature crudeli, potevano anche fare finta di essere
morti per poi attaccarti alle spalle:
 “Perché sei così testarda! Non capisci che non sappiamo se realmente è finita.
Io non me lo perdonerei mai se ti accadesse qualcosa. Puoi fare l'offesa quanto vuoi, ma io voglio solo la tua sicurezza.”
 “E io voglio la tua. – confessò la nana - Pensi che non sappia difendermi?”
 “Tuo padre mi ucciderebbe se ti accadesse qualcosa Ma certo che sei capace, ma...”
 “Allora andiamo.”
Rassegnato Fili le prese la mano e iniziarono la ricerca, le carcasse dei corpi degli orchi puzzavano più da morti che da vivi ma la coppia dei nani resistette. Finalmente una speranza, Fili vide e riconobbe suo fratello:
 “Eccolo.”
subito si diressero verso il nano chiedendosi per quale motivo era in ginocchio:
 “KILI !!!”
senza accorgersene lasciò la mano di Yleara e raggiunse e gli andò davanti per guardarlo, gli scomparse subito il sorriso per averlo ritrovato. Inizialmente Kili
aveva il volto nascosto tra il collo e la clavicola della nana che riconobbe immediatamente. Poi alzò lo sguardo su di lui, aveva il viso stravolto, occhi rossi, che guardavano il vuoto ma che scendevano ancora tristi lacrime. Aveva la bocca aperta e sembrava respirare a fatica.
Fili gli mise una mano sulla spalla mentre lo chiamava per attirare la sua attenzione:
 “Kili. Ma .... Fedy...”
Sussurrò infine.
Preso dal panico non voleva crederci ma la verità era davanti agli occhi suoi, la sua piccola cognata giaceva morta, l'unica vittima di un'inspiegabile scontro. Non si accorse nemmeno che Yleara si avvicinò e fece un grido straziante alla vista della sorella senza vita:
 “NO !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Fili subito corse da lei e la strinse trattenendola, Yleara iniziò a piangere e a urlare disperata:
 “NO... NO... - Cercò anche di liberarsi dalla presa di Fili - Mia sorella... FEDILEYA!!!”
 “Yle ... Yle guardami...”
Fili cercò di calmarla ma non c’era verso:
 “No...”
Diceva lei tra le lacrime e cercò anche di scansarlo dalla sua presa, cosa che riuscì a fare e s’inginocchiò davanti al nano moro cercando di liberare la sorella minore dalla sua stretta:
 “Dammela...”
Gli ordinò ma Kili rispose gridando:
 “NO!”
 “DAMMELA, HO DETTO!!!”
 “Kili, – intervenne di nuovo il fratello biondo - devi lasciarla…”
Sentiva un groppo alla gola
 “NO!!! E' MIA...”
Cercò anche di convincere la fidanzata, non ci capiva più niente anche lui tanto era sconvolto:
 “Yle, lasciagliela…”
Fili strinse Yleara poi le prese la testa:
 “Guardami, Yleara. Non possiamo fare nulla…”
 “Lasciami, traditore!”
Fili non fu contento per quel termine, non se lo aspettava di certo dalla sua ragazza, capiva il suo dolore e doveva allontanarla. La prese e la sollevò di peso:
 “Yleara basta, smettila.”
Lei cercò nuovamente di liberarsi ma Fili era più forte:
 “Mia sorella è morta e tu mi vuoi separare da lei… Lasciami Fili !!!”
 “Non posso lasciarti… Anche io non vorrei, ma è necessario…”
 “No... Senza Feileya io non mi muovo...”
Guardò di nuovo il povero Kili con uno sguardo pieno di rancore:
 “Tu, brutto.... DAMMELA!!!”
continuando a tenere "bloccata" Yleara:
 ”Yleara, basta! - le urlò - Non ti rendi conto che non puoi fare nulla e anche
Kili sta soffrendo…”
Yleara smise di lottare e si accasciò al suolo, stringendosi da sola mentre continua a piangere e a invocare sua sorella come un sussurro, Fili le stette vicino, non sapeva nemmeno cosa dire per tranquillizzarla, la sua reazione era normale ma il nano biondo si sentiva impotente. Guardò verso Kili
 “Fratello! Sei ferito?...”
Il fratello non si era né mosso da lì e né da quella posizione, sembrava una statua di pietra:
 “Kili… Kili parlami…”
A sorpresa il nano rispose:
 “Vattene... Andatevene tutti...”
era freddo e distaccato, un Kili che mai il principe nano si sarebbe aspettato di vedere; intanto, da tutt’altra parte Thorin, Bofur e gli altri nani stanno cercando tra i cadaveri sia i due principi che altri nani feriti
 “Bofur, hai trovato qualcuno ancora vivo?”
Chiese Thorin al padre di Yleara e Fedileya:
 “Sì, sono tutti vivi, meno male che qualcuno ci ha visto dalle torrette di guardia del villaggio…”
 “Hai visto anche Fili e Kili?”
 “No - si guardò intorno - li ho persi di vista...”
 “Andiamo a cercarli!”
Bofur però li notò prima del previsto e li indicò:
 “Eccoli lì, qualcuno sembra ferito...”
I due nani si avvicinano, Fili li vide, ma non disse nulla, nemmeno quando Bofur chiese:
 “Ehi ragazzi, state...”
la domanda rimase in sospeso appena vide Kili e la figlia era incredulo e triste nello stesso momento, Thorin, invece era sconcertato e capì cosa intese Fili quando incrociò gli occhi azzurri e scosse la testa.
 “Mia... La mia....”
Il padre della nana fece per avvicinarsi e così anche lo zio dei due principi.
Kili sembrava essersi dimenticato del mondo, stringeva il corpo della nana che amava e che aveva visto dai suoi occhi l'anima uscire per andare chissà dove… Dove il nano non poteva raggiungerla
Lo zio Thorin che anche lui si inginocchiò vicini ai nipoti e mise una mano sulla spalla del nipote moro per attirare la sua attenzione, Kili non rispose ma lo guardò con quegli occhi come se guardassero "Oltre".
 “Kili, ascoltami… Fedileya è stata un’eroina, ma ora dobbiamo portarla via.”
 “Kili... Mi dispiace... “
Disse Fili mentre Bofur s'inginocchiò sul posto e nascose il viso con un braccio piangendo; nessuno riusciva a capire cosa il principe più piccolo pensasse o provasse in quel momento: Rabbia? Risentimento? Rancore o Disperazione?...
 “Zi…o…”
la sua voce sembrava un sibilo, come se avesse gridato da chissà quanto tempo e i suoi occhi erano rossi e gonfi per tutte quelle lacrime che aveva fatto uscire.
Fili vide la nana come se dormisse ma la realtà era diversa, quella maledetta freccia non doveva nemmeno essere lì, neanche lei doveva essere lì, ma c'era e si era sacrificata per salvarlo.
Fili imitò lo zio, non sapeva cosa dire, ogni frase sarebbe stata inutile e anche a lui venne da piangere, era anche amica sua.
 “Kili… Devi lasciarla…”
Prevalse qualcosa in lui, come una specie di forza, sapeva che il fratello stava soffrendo ma non poteva continuare a insistere in quel modo:
 “No...”
riuscì a parlare il fratello.
 “Kili ... – strinse di più la stretta sulla spalla - La porteremo con noi, va bene? Ma, dobbiamo spostarci, siamo a pochi passi da casa…”
Non era molto convinto nemmeno lui, quello fu un pessimo posto per combattere e morire.
 “Non… Mi muovo… Di qui...”
 “Ascoltami – disse Fili sussurrando - Fedy vuole che la porti in un altro posto, lei vorrebbe così, glielo vuoi negare?!”
 “Non è quello… Che mi direbbe... – iniziava a innervosirsi - Io voglio stare con lei...”
 “Invece si e lo sai. Non far si che il suo sacrificio sia stato fatto invano.
Kili… Ti prego…”
alzò lo sguardo verso il fratello biondo.
 “La porterai tu, se vorrai, Ma ti prego, fatti curare quella ferita.”
 “Io... no...”
Continuò a stringerla a sé. Fili giocò la sua ultima carta:
 “Kili non voglio perderti.. Almeno tu… Ti prego… Salvati…”
Fili si sentiva vuoto Ma cercava almeno di convincere Kili a spostarsi da lì
 “Non ce la faccio....”
Ammise il nano moro, Thorin allora parlò:
 “Fallo per Bofur…”
Kili non sapeva che era lì ma, anche se lo sapesse, non gli interessava un granché:
 “Proprio per lui... Che non ci voleva insieme...”
disse, Thorin diede un’occhiata all’amico nano che si era avvicinato alla figlia maggiore, poi ritornò sul nipote:
 “In cuor suo, ne era felice, Lo sapeva…”
Lacrime di tristezza ricominciarono a scendere dai suoi occhi:
 “Non… Non è vero...”
 “Ora non è il momento di questo, Kili – disse in tono più duro – Senti,  siamo stanchi, abbiamo subito un attacco proprio davanti casa, e l’ultima cosa che voglio è lasciarti qui.”
 “No, è mia... Se muore lei... voglio morire… Anch'io…”
 “Non dire una cosa del genere, vuoi dare un dolore a lei, a me, a tuo fratello e a tua madre? Lei è morta per te, per permettere di vivere. Kili…”
lo guardò come se anche lui sapesse cosa provasse il nipote, come se sapesse cosa significasse perdere il proprio amore.
Kili guardò lo zio con occhi pieni di rabbia verso se stesso, si sentiva in colpa per la morte della sua fidanzata e ripeté:
 “Non... Ci riesco...”
Fili era ancora confuso, Kili non seppe come ci riuscì ma allentò l'abbraccio per fare vedere la punta della freccia conficcata in lui, lo sguardo di Thorin da paterno si fece preoccupato, Kili era già stato ferito in quel modo, e questa volta non ci voleva:
 “Kili, dobbiamo spezzarla…”
Kili la riabbracciò ma lo le parole dello zio non ammettevano repliche:
 “Fili.”
 “Si?”
 “Tu tieni tuo fratello e... Bofur. Bofur amico mio… -Bofur, ancora sconvolto e depresso, si avvicinò a Thorin con la figlia per mano. – tieniti pronto per tua figlia.”
Thorin prese un coltello:
 “Kili ora staccati come prima, provo a tagliare quella freccia.”
Kili non obbedì,
 “Kili. Non mi ripeto.”
Fili guardava il fratellino dato che era davanti e aveva lui il compito ingrato di “separare” il fratello da lei. Era uno strazio anche per lui.
 “Voglio stare con lei... Dopo....”
disse Kili.
 “Quando saremo al sicuro, Kili. - il tono non era preciso - Non lasciarmi fratellino, ti prego, non voglio perdere anche te…”
Ora anche gli occhi di Fili erano pieno di lacrime.
Con uno sforzo disumano, e psicologico, di nuovo Kili sciolse l'abbraccio e mostrò la ferita, con attenzione Thorin tagliò la freccia, Fili e Bofur allontanarono i due nani separandoli:
A vederlo separato dalla sua amata si agitò:
 “No...No... Lasciamo Fili...”
 “Kili... Non ti devi agitare, è con Bofur, Kili...”
 “No - ricominciò a piangere - Fedy!!!”
 “Fili, portalo immediatamente al campo dei feriti.”
Fili annuì mentre Bofur strinse sua figlia tra le braccia come prima fece Kili.
Al tendone dei feriti:
 “Kili... Sfogati… - lo mise su una branda - È con suo padre e tu devi pensare a farti curare…”
Da tutt’altra parte, invece Yleara era seduta in un’altra branda, ancora in pessimo stato, dopo che Bofur entrò con Fedy in braccio:
 “Mia sorella...”
scoppiò a piangere, Fili si sentiva così spaesato non sapeva che fare, guardava sia Kili che Yleara, se si poteva dividere due non si sarebbe sentito così, Thorin richiamò l’attenzione di Fili:
 “Tu pensa a Yleara.”
Fili all’inizio sorrise ma poi ripensò al fratello:
 ”E Kili?”
 “Ci penso io.”
assicurò il fratello di Dis.
Si sedette accanto alla sua branda:
 “Zio... - Kili guardò un punto fisso davanti a lui – Perché non mi hai lasciato morire…?”
 “Perché non lo avrei mai permesso, sei mio nipote. Come posso farti questo?”
Kili ricominciò a innervosirsi, lo zio continuò e lo guardò di nuovo con fare paterno:
 “E perché so cosa senti.”
disse malinconico.
Kili provò a girarsi dalla parte opposta ma la ferita ancora aperta lo bloccò:
 “Ahhhhhhhhh”
Urlò dal dolore.
Thorin lo assistì di nuovo rimettendolo dritto:
 “Non muoverti Kili.”
Si rimise sdraiato e ricomincia a piangere, girò solo la testa per non farsi vedere dallo zio ma Thorin non era così stupido da non capire che stava male:
 “Kili… - gli accarezzò i capelli mori, Kili non rispose - So che fa male... E non parlo della ferita.”
A sorpresa Kili cercò la sua mano, cosa che Thorin notò e la strinse con la sua
 “La amo...”
Disse quasi come se stesse parlando con se stesso,
 “Lo so Kili, lo so… Ma ora lei deve continuare a vivere in te. Hai una missione,  quella di non rendere vano il suo sacrificio.”
 “Ma che vita è... Una senza amore...?”
 “Difficile, molto difficile, ma non devi mai rinunciare se è quello che vuoi per la tua vita, Kili... Tu sei ancora giovane e hai tutta la vita davanti. So che Fedileya non potrà più starti accanto, come tuo padre, ma non per questo loro non ti abbandoneranno mai… Loro ti proteggeranno per sempre nipote mio, come farò anch’io…”
Fili era accanto a Yleara che guardava un punto fisso senza vederlo davvero e sussurrava senza senso il nome della sorella
 “Fedileya... Fedileya...”
 “Yleara, tesoro sono, qui con te.”
Fili cercò di rassicurarla ma lei non lo guardava nemmeno in faccia:
 “Amore, ti scongiuro, guardami…”
La nana, colta da un attacco di rabbia, lo scansò con forza:
 “Lasciami stare!!!”
Gli gridò contro, il nano biondo la guardò incredulo, come se non riconoscesse più la sua ragazza, infatti le lo guardò con occhi pieni di odio per il fatto che la sorella era morta e poi riprese a guardare il punto davanti a lei, in silenzio.
 “Amore ma che ti succede?! Perché non mi guardi?”
La nana non rispose, Fili insistette alzandosi:
 “Perché provi odio per me?”
Si avvicinò per accarezzarle il volto ma Yleara lo scansò nuovamente.
 “Amore, ma che ti ho fatto?! Io non posso farci niente se Fedy è morta, - si giustificò - non è colpa mia ma degli orchi.”
Gli occhi di Yleara si riempirono di lacrime,
 “Ricordi prima quando ci siamo trovati dopo lo scontro? Ricordi il nostro bacio? – niente - Vado... A prenderti dell'acqua.”
Si alzò dalla branda e si addentrò tra i nani feriti della tenda a pochi metri dal villaggio.
Kili, intanto, si era lasciato curare nuovamente da Oin e aveva lo stesso sguardo di Yleara, fisso sul soffitto, Thorin gli era rimasto sempre accanto senza mai mollargli la mano:
 “Zio… Ho bisogno di stare solo...”
 “Credo sia meglio. – si alzò sempre guardandolo - vado ad avvertire tua madre.”
senza rendersene conto, Kili chiuse gli occhi e si addormentò, aveva pianto e sofferto troppo quel giorno.
Fili intanto ha trovato una borraccia ancora piena e la porta subito a Yleara, ma quando il principe ritornò alla branda non la trovò. Il nano biondo rimase sorpreso e la cerca nei dintorni poi uscì dalla tenta e la chiamò:
 “Yleara… Yleara !!!”
Il sole era alto in cielo e, grazie ad esso, Fili vide qualcosa brillare a terra a qualche metro di distanza da lui, per fortuna che oltre a essere un nano intelligente, buon spadaccino, aveva gli occhi per cui i nani sono famosi: scovano le gemme più preziose.
Avvicinandosi notò l’oggetto che brillava, lo raccolse e fu sorpreso quando si accorse che era la collana di Yleara:
 “Ma questo è ...”
Fu preso un po’ dal panico, ricominciò a chiamarla, il suo volto era solcato da lacrime:
 “YLEARA !!!”
Non si accorse che anche Bofur uscì dal tendone dei feriti e, quando vide il nano biondo confuso, gli si avvicinò:
 “RISPONDIMI!!! YLEARA !!!”
 “Fili...”
Il nano biondo s’inginocchiò a terra afferrando l’erba con le mani disperato, Bofur lo raggiunse
 “Non la trovo… È sparita…”
 “Chi?! – Bofur lo sorresse - Chi è sparita?!”
Fili aveva un groppo alla gola:
 “Yleara… Non ... Non era nella tenda…”
Bofur ascoltò e la sua espressione era sempre più triste, aveva già perso una figlia, non si sarebbe mai aspettato di perdere anche l’altra.
 “Io... Io ero andato a prenderle dell'acqua… E .... Non c'era più…”
Bofur si guardò in giro, tutto intorno a loro c'era solo erba, come poteva essere sparita in un solo attimo?!
 “Non so più dove guardare... –sussurrò Fili dispiaciuto - Perdonami…Dovevo stare con lei, Perdonami…”
Il nano moro cercò di giustificarsi come poteva e in realtà non sapeva nemmeno cosa dire. Yleara, la sua Yleara era sparita nel nulla e l’unico nano che gli era accanto era il padre di lei.
Con una strana forza che in quel momento venne dal cuore di Bofur, afferrò il nano dalle spalle per tirarlo su:
 “Coraggio Fili... Rientriamo...”
Fili si sentiva cedere le gambe e si sorresse al nano ancora incredulo perché lo stava allontanando proprio lui, continuò a parlare:
 ”Perdonami… Perdonami Bofur… È tutta colpa mia… Solo mia…”
Bofur non rispose, non era arrabbiato con i principi, ma di più con se stesso. se avesse agito diversamente forse tutto questo non sarebbe mai successo.

 
 

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Capitolo 14
*** 14) Decisione Post Mortem ***


14) Decisione Post Mortem

Si dice che i nani nascano sbucando fuori dalle montagne e quando muoiono salgono in cielo, infatti per questo che Fedileya era vestita di azzurro al suo funerale con le spalline di pelo e i guanti nanici come se dovessero usarli nel posto in cui stava andando. La sua tomba fu messa vicino al padre dei due principi ma nessuno fu felice per quel fatto. 
La cerimonia fu detta sempre da Thorin, purtroppo anche quello era un compito da futuro re e lei non era neanche la prima a cui lo faceva. 
L'espressione di Kili era sempre più triste, era rimasto solo, con una nuova ferita sia fisica che nel cuore.
In prima fila, si sentiva un estraneo in quel posto anche se c'erano il fratello, la mamma e gli altri nani come Balin, Dwalin, Oin, che poverino ascoltava tutto con l'altro orecchio, Gloin.
Quasi tutto il paese era lì, Fili lanciava delle occhiate al fratello, vedeva che non stava bene per niente allora gli prese una mano che Kili strinse senza dir niente. 
Dal canto suo, anche il fratello biondo aveva perso la sua fidanzata ma era ancora viva al contrario di Fedy, doveva solo cercarla.
Anche Bofur e Yvon, che dopo quel forte dolore le restò vicino da brava moglie fedele, soffrivano.
Per il nano dal buffo cappello quel giorno era da aggiungersi a un altro brutto ricordo che ebbe da nano bambino. Quando suo cugino Bifur tornò da una battaglia ma con un pezzo d'ascia infilato in mezzo alla fronte.
Da quel giorno non riuscì più a parlare normalmente e Bofur ne rimaneva sempre più scoraggiato.
Inoltre, quando succedeva una tragedia del genere, sia Thorin che Fili e Kili dovevano recarsi a casa dei compaesani per assicurarsi che stessero bene ma in quei giorni solo Thorin lo fece. I due fratelli a tratti non avevano neanche la forza di uscire dalla stanza.
Il nano moro dovette interrompere sia il suo lavoro alla falegnameria che allenare i nanetti con l'arco, niente aveva più senso dopo la scomparsa delle due nane. Anche Fili non riusciva a tornare al lavoro, piuttosto insisteva con lo zio di lasciarlo partire per cercare la sua ragazza la risposta era sempre la stessa:
 “Tutti i nani soldati la stanno cercando, proprio come suo padre.”
Per i due fratelli, Bofur era diventato un ostacolo, un muro, che nessuno dei due 
sapeva come riuscire a superare.
Avevano paura di lui perché le sue figlie erano entrambe scomparse vicino a loro. Per un anno le avevano provate tutte per stare insieme sotto il naso del padre e ora non potevano più farlo.
Forse Yvon gli aveva rivelato tutto per vendicarsi, Fili e Kili non lo sapevano e non lo volevano sapere. Avevano timore del nano che per anni si era rivelato il nano buffo del villaggio e il loro "zio" che raccontava loro favole e leggende e quando suonava il flauto era sempre una festa senza festa.
Il massimo però che i due fratelli riuscivano a fare era andare nel boschetto dietro la loro cantina, là prendevano aria, stavano più in pace rispetto che chiusi in casa e stavano in compagnia del loro coniglietto e lui non fu molto d’aiuto. Kili aveva di nuovo sbagliato il nome perché era un’altra femmina e quindi altri sette cuccioli a cui dare via ma per quella volte persino Fili decise di tenerli, solo per quel momento. 
Kili a volte preferiva starsene lì da solo in quel boschetto con Fedileya a pensare, ricordava quei momenti in cui stava sotto un albero e stavano in silenzio perché non c’era niente da dire. A pensarci bene quei silenzi potevano dirsi di tutto, peccato non averci pensato prima.
Era abile con le corone di fiori e se lui si addormentava lei ne approfittava per mettergliele in testa e ridere insieme finché potevano.
Ma a casa la situazione non era facile, Fili si era depresso perché non riusciva ad aiutare nella ricerca e Kili di notte doveva convivere con gli incubi.
Il nano moro non faceva altro che urlare nel sonno, si svegliava nel cuore della notte piangendo come un disperato:
 “Aaaaaaahhhhhh !!!!!!”
Fili si alzò di scatto sentendo l'urlo e lo raggiunse il fratello: 
 “Kili!...”
Kili si rannicchiò su se stesso e iniziò a piangere, Fili lo abbracciò e cercò di rassicurarlo:
 “Kili...”
sussurrò continuando a stringerlo e cercando di lasciarlo sfogare.
Nella stanza entrarono anche lo zio e la madre con due candele per vedere i figli, Fili li guardò in silenzio.
La madre si avvicinò e abbracciò i figli come se fossero ancora dei nani bambini e loro si sentivano protetti da lei. 
Poi Fili ruppe il silenzio: 
 “Mamma...”
 “Si, Fili?”
Lui aveva gli occhi azzurri arrossati:
 “Perché,  perché è accaduto a noi? Perché ce le hanno portate via...”
La voce del nano biondo era atona, come se fosse ipnotizzato, Dis era dispiaciuta per i figli e li capiva, si fece le stesse domande, e a volte ancora, da quando era morto il marito. Anche allora i figli si svegliavano piangendo nel cuore della notte, le sembrava di essere tornata indietro nel tempo:
 “Non lo so, Fili... Proprio non lo so...”
Fili guardò Thorin :
 “Che devo fare zio?! È colpa mia, se non l'avessi lasciata sola...”
Thorin si avvicinò,  mise la mano sulla spalla di Fili come ogni volta che faceva per rassicurarlo: 
 “Nipote mio. Non prenderti colpe che non sono tue...”
Fili tornò a guardare Kili e ad abbracciarlo. Dopo un po' Thorin richiamò la sorella gemella: 
 “Dis. - Dis si voltò - Vieni di là... I ragazzi hanno bisogno di stare soli, ora. Noi non possiamo fare nulla. Solo il tempo potrà ricucire le loro ferite al cuore.”
Dis fece cenno con la testa diede un' ultima stretta ai figli e poi li lasciò nella stanza.
Kili intanto si calmò e fece per sdraiarsi:
 “Scusa Fili...”
 “Non preoccuparti, non dormivo.”
mentì.
Kili si voltò dall'altra parte per cercare di riprendere sonno ma era difficile per lui, aveva paura.
Anche Fili, sdraiandosi, teneva gli occhi azzurri aperti e guardavano in direzione di Kili.
Le lacrime degli occhi del principe moro ormai non le riusciva più a controllare, uscivano da sole.
 “Kili... - lo chiamò sussurrandogli - Io non ti abbandonerò mai...”
A quelle parole il fratello cercò di rispondere tranquillo:
 “Ne... Nemmeno io... Fili...”
 “Lo so...”
Strinse il ciappo di Fedy da sotto il cuscino, recuperato dopo la fine della battaglia, per farsi forza e non scoppiare di nuovo a gridare e a piangere come un nano bambino e allarmare di nuovo lo zio e la mamma.
Sospirò e chiuse gli occhi per riaddormentarsi ma:
 “Sogno loro...”
il fratello biondo chiese: 
 “Chi?! Sogni, chi?!”
 “Gli orchi...”
Fili sospirò: 
 “Oh Kili...”
Si alzò di nuovo dal suo letto avvicinandosi al fratello più piccolo.
 “Cosa vedi? E che ti fanno?”
 “Mi attaccano, mi fanno del male, sogno le loro facce, le loro grida... Non mi lasciano tregua...”
Kili riprese a singhiozzare e il nano biondo gli mise la mano sulla spalla:       
 “Lascia uscire la tua angoscia.”
Dalla scomparsa di Yleara, Fili era cambiato:
 “So... Solo che... Non riesco a sognarla...”
Fili continuava ad ascoltare deglutendo più volte, doveva essere forte per il fratello, senza lasciarsi trascinare troppo. Non se la sentiva nemmeno di fargli domane, voleva aspettare che Kili si sentisse pronto a parlare:
 “Non so perché... Ma lei... Non c'è... Forse è arrabbiata perché è...” 
Non riuscì a finire. Per lui era ancora una cosa impossibile:
 “Non lo so Kili, devi portarla nel cuore...”
Kili singhiozzò in silenzio mentre Fili si zittì.
 “Solo al cimitero mi sento... Ma c'è Bofur...”
 “Senti, cosa?!”
 “Mi sento... Con lei... Ma non riesco... C'è Bofur...”
L'unica volta che Kili riusciva ad uscire di casa era per recarsi al cimitero ma a pochi metri di distanza vide il padre della ragazza defunta. A volte Bofur se ne accorgeva del principe nano e cercava di sorridere per farlo avvicinare anche lui alla figlia ma Kili, colto da un'improvvisa paura tornava sempre indietro e il nano con il buffo cappello tornava triste.
 “Tu hai parlato con lui? Io non ci riesco Non come vorrei.”
 “No... Nemmeno... Io...”
 “Ho paura.”
Ammise Fili
 “Anch'io...”
confessò Kili tra le lacrime, Fili prese una mano del fratello : 
 “Fammi una promessa, Kili.”
la strinse:
 “Quale?”
 “Qualunque cosa ci accadrà, saremo sempre uniti. Sempre. Mai separati, mai.”
Kili acconsentì nel buio. Fili continuò:
 “Io ti proteggerò sempre.”
A quelle parole il nano moro si depresse sempre di più: 
 “Non sono capace di proteggere le persone che amo... Per questo Fedy è....”
Fili lo abbracciò:
 “Tu stammi sempre vicino.”
Il nano moro fece sì con la testa e Fili gli accarezzò i capelli
 “Ora cerca di riposare.”
entrambi si rimisero a letto cercando di dormire.
I giorni sembrano essere tutti uguali anche se fuori pioveva o c'era il sole ma il dolore anziché lasciarli sembrava diventare sempre più forte e profondo tanto che ogni notte sembrava la prima. 
Fili aveva sempre tra le mani il ciondolo a forma di anello piatto,  si chiedeva sempre se Yleara lo avesse fatto apposta a lasciarlo a terra oppure lo aveva perso e basta.
Aveva una voglia matta di uscire e andare da solo a cercarla e riportarla a casa sia per chiederle del suo dono e sia per non poter avere nessun rancore da parte di Bofur e Yvon. Ma ogni volta che provava a uscire per recarsi alle porte delle Montagne Azzurre, e vedeva dove si svolse la battaglia, avvertiva come una sensazione di soffocamento e la testa gli girava e avvertiva paura cosa rara per lui. Anche in quei casi, se non lo aiutavano i compaesani, interveniva Bofur, dal nulla, che lo aiutava a sorreggerlo come se aveva un mancamento ma il nano biondo aveva la stessa reazione del fratellino e tornava a casa, l'unico luogo dove si sentiva protetto. 
Mentre il villaggio era in lutto, qualcuno stava mettendo a ferro e fuoco il suo nascondiglio, lanciava qualsiasi cosa avesse a tiro mentre sbraitava nella sua lingua oscura.
Gli orchi erano elfi caduti nell'oscurità e la loro lingua era soltanto l'elfico detto all'incontrario, nessun essere della Terra di Mezzo lo sapeva questo segreto tranne gli orchi.
 “COME FA... COME FA?! DOVE TI TROVI DANNATO NANO... DANNATO THORIN !!!”
Quando Azog sfogava la sua ira così tutti gli orchetti sparivano dalla circolazione, l'unica creatura che stava al suo fianco era il suo mannaro bianco come la neve ma non per questo non pericoloso. L'orco pallido era l'unico in grado di avvicinarsi e viceversa.
Dopo la morte del padre, avvenuta molti anni orsono, la madre Dis aveva ripreso 
a fare lo stesso lavoro che faceva a Erebor, addestrava al combattimento i giovani nani guerrieri anche se Thorin non ne era molto entusiasta dato che poteva provvedere benissimo alla famiglia di Flik.
Mentre i due nani gemelli erano al proprio lavoro Fili e Kili stavano a casa da soli. Il nano moro era seduto in cucina e tra le mani aveva un fiore con cui ci giocherellava, lo guardava ma in realtà aveva altro nella sua testa. Sentiva un vuoto nel cuore che aveva già sentito da piccolo ma ora sembrava aprirsi di più come una voragine. Fili lo vide e gli fece sentire la sua presenza appoggiandosi a lui mettendogli le braccia sulla testa.
 “Kili, ti va di fare due tiri con l'arco?”
Il secondogenito sapeva che, dopo la spedizione della sua maggiore età, Fili non aveva più toccato il suo arco perché si sentiva ancora responsabile per l'incidente con l'orchetto, comunque quella proposta non lo allettava molto.
 “Non ne ho voglia...”
rispose. 
 “Kili non possiamo continuare così e tu lo sai. Nemmeno lei lo vorrebbe. “
Ultimamente Fili stava cercando di farsi coraggio ma solo per poter andare a cercare Yleara ma anche cercava di aiutare il fratellino come da nani bambini.
 “Lei non doveva neanche essere lì, e perché c'era invece?”
lo sapeva benissimo il motivo ma non riusciva a darsi pace li stesso. Se fosse morto lui Fili avrebbe sofferto lo stesso come un pazzo ma lui era anche lontano e non aveva visto la scena per evitare quella perdita. 
 ”Lei era coraggiosa Kili, ricordati di lei come una guerriera  una piccola guerriera nana che aspettava solo il suo allocco - dette un pugno affettuoso sulla testolina mora - per stare un po' insieme...”
Al nomignolo Kili arrossì ma al pensiero che non poteva più andare a trovarla di nascosto lo rattristò di più. 
Tremò per soffocare i pianti ma Fili se ne accorse:
 “Pure io sto male al pensiero che Yleara è là fuori e non la trovano da nessuna parte... Io spero che qualcuno l'abbia trovata e la sta curando.”
Purtroppo anche il pensiero di Fili era fisso sull'ultimo sguardo e gesto che fece la nana nei suoi confronti. Ricordava i suoi occhi, come se non si ricordasse più chi fosse e perché Fili le stava così attaccata. Aveva così tante domande pure lui ma cercava di farsi forza e sperare che anche lei tornasse indietro da sola.  
 “Ovunque lei sia, spero che sappia che l'amo ancora...”
Sciolse le braccia dalla testa del fratello e girò i tacchi per andarsene ma:
 “Fili, voglio fare quella spedizione per cercare nonno Thráin.”
A quelle parole il fratello si bloccò sotto l'arco della cucina e si rigirò incredulo:
 “Che hai detto?!”
 “Mi hai sentito. - il tono era quasi freddo - Voglio cercare e trovare il nonno.”
A Fili venne un mezzo sorriso sul volto: 
 “Sei sicuro, Kili?”
Il nano moro annuì senza voltarsi e continuò a guardare il fiore tra le mani. Il nano biondo lo guardò con orgoglio pensando che avesse cambiato idea ma in realtà non sapeva che Kili aveva accettato solo perché non aveva più niente da perdere e quindi decise di fare una cosa che era quasi impossibile. 
 “Va bene Kili ma non partiremo subito... Aspettiamo ancora un po’.”
Concesse Fili dato che anche lui ancora aveva difficoltà ad uscire dal villaggio. 
Proprio in quel momento qualcuno bussò alla loro porta e dato che Fili era in piedi andò ad aprire lui chiedendosi:
 “Ma chi potrà mai essere? È ancora presto per mamma e lo zio. - apre la porta - Ori?!”
 “Ciao...”
salutò molto timidamente il nano col caschetto, sentendo i due parlare Kili si riprese e si avvicinò alla porta. Alla vista di entrambi il fratellino di Dori e Nori notò che non avevano una bella cera anche se cercavano di sorride all'amico.
 “Vieni, entra pure.”
lo accolse il nano biondo, Ori entrò in casa.
Seguì un silenzio imbarazzante perché la situazione non era delle migliori e il nano si sentiva un po' "di troppo".
Cercò di essere il più delicato possibile:
 “Beh... - non sembrava un nano in quanto a timidezza ed educazione - come vi sentite?”
I due nani non sapevano che rispondere, se dicevano bene era una grande bugia, solo i loro occhi tradivano. Ori lasciò perdere e si avvicinò di più, tra le mani teneva sempre un libro con una piuma d'oca sempre in un punto diverso dall'ultima volta, e girava sempre con un sacchetto contenente l'inchiostro per scrivere e molte volte Kili lo aveva "preso in prestito" e lo usava per dipingere la faccia di Dwalin durante le spedizioni e solo in quei rari momenti Thorin lo sgridava, conosceva già l'artefice del danno.
 “Cerchiamo di... - Fili cercò di parlare per farsi vedere più sicuro - farci coraggio.”
Kili annuì soltanto,
 “Ma la tua visita ci ha fatto molto piacere, Ori. Sei un grande amico. “
Ori sorrise a quel complimento e aprì quel libro e prese un foglio avvicinandosi al nano arciere:
 “Non so se ti fa piacere ma... Ho voluto farti questo. - da un foglio a Kili - scusa se ci ho messo tanto ma ero parecchio confuso.”
Il foglio di Ori non era semplicemente quello di una pergamena semi bianca, un ritratto di Fedy era accuratamente disegnato con l'inchiostro nero come la notte. Fedy sembrava guardarlo veramente come se non fosse mai morta, come se fosse ancora lì con lui. 
Vedendolo Kili riuscì finalmente a sorridere, vedeva il suo sorriso dolce e più lo guardava più ne rimaneva incantato. I suoi occhi divennero lucidi, non era triste era solo commosso per il gesto:
 “Ops... - Ori era spaventato per questa reazione di Kili - Scusami, non volevo.“
 “Ori è bellissimo... Sembra che è vera e bellissima come la ricordavo e che non voglio dimenticare.”
Anche il fratello maggiore quasi si commosse ma era felice per il fratellino che aveva ripreso a sorridere, proprio come solo il padre sapeva fare.
 “Ti ringrazio tantissimo Ori... È un regalo stupendo...”
Anche Ori sorrise e poi guardò Fili:
 “Vorrei farlo anche a te...”
 “No Ori. - Il nano biondo bloccò l'amico - Ti ringrazio ma non voglio un disegno di Yleara... Lei è ancora viva e finché non la ritrovo non voglio pensare che abbia raggiunto la sorella.”
Grazie al sorriso del fratello, Fili sentiva di aver ritrovato la sua forza e la fi- ducia in se stesso anche se la vera prova era uscire dal villaggio.
Dopo cena Kili era ancora lì che osservava il disegno che a volte sembrava seguirlo con quei due occhi profondi.
 “Sai cosa mi servirebbe Fili? Una bella cornice in legno.”
 “Disse il nano falegname.”
Scherzò Fili,
 “Dico sul serio. Non so dove metterlo altrimenti... Nei libri, come ha fatto Ori, ho paura di perderla.”
Fili comprese quelle parole, forse anche Kili stava ritrovando fiducia in se stesso e forse sarebbe riuscito a tornare alla vita di sempre.
Erano entrambi sdraiati sui loro letti poi Fili su mise di fianco per guardarlo meglio:
 “Vuoi che ti accompagno, domani?”
 “No. - disse con tono deciso - devo farcela da solo.”
Fili lo guardò con orgoglio.
Il giorno dopo il nano moro fece proprio questo, si alzò presto, si preparò e uscì per andare a lavoro come faceva ogni mattina. I nani e le altre persone che lo videro per strada lo salutarono sorpresi di rivederlo e lui ricambiava ma quando vide la sua falegnameria, che ora era senza Balfor dei Colli Ferrosi, successero due cose strane.
Kili ebbe la sensazione che il lavoro fosse più lontano del solito, cercò lo stesso di raggiungerla perché si era prefissato un obiettivo e intendeva raggiungerlo ma quasi a metà strada sentì delle voci di nani anziani che parlavano tra di loro:
 “Cosa vi dicevo?! Mai e poi mai fare una spedizione quando la luna non brilla nel cielo. - disse un nano dalla bianca barba - Porta solo male.”
 “Ma non credi che Thorin lo sapesse? - disse un altro con la barba ancora grigia e solo qualche filo bianco - Un nano importante come lui dovrebbe saperlo... Ne ha fatte di spedizioni con i suoi nipoti...”
Poi un terzo nano con la barba rossa/griglia parlò:
 “La leggenda ha questa profezia: "Se una spedizione senza luna si farà solo un nano a casa non tornerà"? E stranamente anche la sua famiglia ha perso qualcuno...”
 “Sì - rispose di nuovo secondo nano - il padre dei nipoti. Anche in quel caso la luna mancava ma è stato una grande e brutta casualità. Thorin gli aveva detto di non seguirlo e lui ci è andato lo stesso.”
“Peccato che se fossero puri casi o meno, alla fine si avvera sempre e questa volta Bofur ha perso entrambe le figlie. Questo cambia le cose.”
Fece notare il primo.
 “Non si sa.”
tagliò corto il terzo.
Sentendo quelle voci Kili ebbe un altro momento di sconforto, purtroppo ora tutto quadrava, aveva perso l'unica nana che amava per una stupida leggenda e prima di lei il padre. 
Si fece buoi nella sua mente ed ebbe di nuovo quella sensazione che il mondo gli cadesse addosso, non aveva più l'obiettivo della cornice per il suo disegno. Voleva solo sparire, tornare a casa e continuare a piangere come un nano bambino perché si sentiva ancora arrabbiato, affranto e anche in colpa dato che era distratto in quel momento. Le voci dei nani anziani erano troppo per lui e continuarono a ronzargli nelle orecchie finché ci fu una cosa buona:
 “Ehy Kili.”
una voce familiare al nano arciere attirò la sua attenzione e riuscì a distrarlo. 
Kili lo guardò con attenzione, anzi non lo riconobbe proprio cosa che il nano se ne accorse:
 “Non mi riconosci più?! Sono il tuo maestro di armi.”
Kili spalancò gli occhi:
 “Dwalin?!”
Era proprio il fratello di Balin solo che era senza quell'alta cresta di capelli neri che lo rendeva più feroce e spaventoso in battaglia.
 “Eh... Ciao.”
disse rassegnato ma non offeso, mai con i figli di Flik. A Kili per un attimo venne un colpo:
 “Signor Dwalin - sorrise - che piacere rivederla.”
e lo pensava davvero.   
 “Anche per me è un vero piacere ragazzo - gli poggiò una mano sulla spalla - come ti senti?”
Ovviamente Kili sapeva a cosa si riferiva, erano entrambi lì quando successe, e gli ritornò il magone per quello che aveva appena sentito dai nani anziani.
Dwalin lo rassicurò:
 “Eh lo so che non è facile, figliolo...”
Lui aveva sempre rispettato lo zio e il padre sia quando era un soldato allenato dalla sua futura moglie e anche dopo la sua scomparsa, per questo continuò ad allenarli.
Decise di aprirsi anche lui:
 “Sai che pure io ho avuto un destino simile al tuo? E purtroppo nemmeno io sono riuscito a salvarle la vita e il pensiero a volte ritorna e mi tormenta ancora dopo anni...”
Kili ascoltò le parole del maestro ma poi nota una cosa molto interessante, anche sulla testa pelata c'erano dei tatuaggi, li aveva "collegati'' ai quelli dei lati, anche il nano guerriero se ne accorse:
 “Sei il primo che li abbia notati, che occhio.”
Kili sorrise:
 “Mi ha allenato proprio lei... Anche se mi sono sempre chiesto che significati avessero.”
L'aspetto di Dwalin era diverso dal carattere, era forte e muscoloso ma aveva anche lui un cuore. 
 “Per me questi segni non sono solo per decorare la pelle, per me racchiudono un significato molto più profondo. Io grazie ad essi ricordo le persone che sono state importanti nella mia vita sia e tra di esse c'è anche tuo padre, Balin e Thorin...”
Kili era confortato dalle parole del maestro e nella sua testa si fece strada un'idea:
 “E signor Dwalin dove li ha fatti i tatuaggi?”
Dwalin raccontò al principe dei nani  di un posto dietro alla locanda do Bertha dove una giovane nana faceva questi tatuaggi.
Grazie a quest'incontro Kili si decise a farsi segnare anche lui sulla pelle ma non un tatuaggio qualsiasi voleva un qualcosa che gli ricordasse sia Fedy e il padre e sia Fili, Thorin e anche lo zio Frerin dato che aveva ereditato la sua spada e purtroppo ancora era senza nome. 
Dato che era fuori, Kili decise di recarsi subito nel luogo detto da Dwalin. 
Proprio dietro alla locanda c'era una semplice porta di legno fece per bussare ma poi si ritrasse un attimo per pensare. Veramente fare questo passo? Veramente voleva soffrire per ricordarsi delle sue perdite così?
Dwalin lo aveva anche avvisato che faceva male ma alla fine prese coraggio e bussò.
Non era più un nano bambino, stava già soffrendo abbastanza, almeno questo sarebbe passato.
Dopo po' la porta si aprì e la stessa nana che, per due volte era riuscito a scappare dallo sguardo di Fili gli aprì. Il nano moro non lo sapeva, non l'aveva mai vista prima di allora e, sinceramente, quella nana non gli faceva né caldo e né freddo.
Lei sorrise cordiale:
 “Salve, posso esserle d'aiuto?”
Ormai era troppo tardi per tornare indietro o dire che aveva sbagliato porta, ci avrebbe fatto solo una brutta figura.
 “Sì, mi hanno detto che qui abita una ragazza che fa i tatuaggi.”
Cercò di essere più sicuro e convincente, lei si spostò dalla porta per farlo entrare
 “Da questa parte.”
Lo invitò a sedersi in una camera piena di candele e una postazione con un tavolo, con uno strani strumento sopra e due sedie vicine, tutto sembrava semplice e tranquillo ma dalle pareti si sentivano le voci dei nani provenienti dalla locanda.
La nana si chiamava Everel ed era lei ad occuparsi dei tatuaggi, fece vedere al principe arciere dei disegni fatti da lei su alcuni fogli di pergamena. Kili ne rimase affascinato, quella nana era brava come Ori a disegnare ma poi ricordandosi che quelli andavano a segnalare la sua pelle ebbe un ultimo pensiero di cambiare idea e tornarsene a casa ma era bloccato. 
Alla fine ne vide uno che non era molto difficile e nemmeno tanto grande e visibile, era una serie di rombi messi in fila e sembrava che fossero uniti uno dopo l'altro.
Lo strano strumento altro non era che una scatola di legno con dentro una serie di aghi, come quelli da cucito e una serie di boccette di vetro con vari colori. Dopo aver scelto il nero come colore base, Everel sterilizzò un ago con la fiamma di una candela e Kili si tolse gli indumenti per liberare il braccio destro e la nana iniziò.
Kili soffrì come non mai in quel momento, cercò di trattenersi il più possibile sia dall'urlare come un nano bambino che dal tirarla da quelle lunghe trecce rosse per liberarsi ma aspettò. Per fortuna che il disegnino era quello più semplice di tutti.
Dopo tante lunghe ore di puro dolore finalmente il martirio terminò e Kili ammirò il suo primo tatuaggio notando che era bordato e sfumato di rosso ma solo per via dell'infiammazione:
 “Aspettami qui.”
Disse la nana sparendo dietro a una porta da dove provenivano le voci della locanda ricomparendo poco pochi minuti con una pinta di birra:
 “Tieni, offre la casa.”
In realtà non era vero, era solo perché era il fratello del principe da cui era riuscita a scappare due volte.
Mentre Everel gli fasciava il braccio destro, Kili non si sarebbe mai aspettato che quel giorno si sarebbe fatto quel segno sulla pelle ma mentre lacrime di dolore scendeva- no dai suoi occhi riuscì a sorridere soddisfatto. 
 “È bellissimo... Davvero...”
cercò di sembrare felice ma la giovane nana si stava preoccupando:
 “Mi dispiace che hai sentito male, però non sei l'unico che ha sofferto.”
Non sapendo bene il perché, immaginò il suo maestro Dwalin fare il tatuaggio sulla testa e piangere come lui, almeno rise un po'.
Quando tornò a casa il braccio pizzicava e bruciava come non mai, la nana gli disse che quel fastidio sarebbe sparito entro tre giorni, doveva solo resistere fino ad allora. quando tornò a casa cercò di essere il Kili di sempre ma si accorse che con il braccio destro faceva le cose, sperò di non fare tanto in quei giorni, Fili lo accolse:
 “Allora? - gli chiese con un sorriso curioso - com'è andata?”
 “Eh?!”
il dolore gli fece venire un vuoto
 “Come "eh"?! Sei riuscito a farlo?”
 “Cosa Fili?!”
Si recò in cucina per mangiare qualcosa, per fortuna che Fili aveva cucinato la carne e c'era del pane sul tagliere. Tentò di tagliare una fetta con la sinistra e Fili se ne accorse: 
 “Perché tagli con la sinistra ora?”
Il fratello moro cercò una scusa plausibile:
 “Beh perché... Vorrei allenare anche la mano e il braccio sinistro. Me lo dici sempre anche tu.”
Meno male che non ebbe difficoltà e poi si tagliò anche una fetta di formaggio mentre Fili lo scrutava attentamente:
 “Dove sei stato, Kili?”
Il fratellino si voltò per guardarlo dritto negli occhi:
 “Dove dovevo andare oggi?”
Sperò di avere una risposta da lui:
 “Mi avevi detto che volevi fare una cornice al disegno di Fedy.” 
"Lavoro" 
ecco dove doveva andare quella mattina. 
Si sedette sulla sua sedia a stuzzicare e poi rispose:
 “Alla fine non ce l'ho fatta... Ho preferito lasciar stare...”
Gli ritornarono gli occhi lucidi per quel tipo di dolore, decise di tenersi per sé
il discorso sentito dagli anziani e del tatuaggio, qualcosa gli diceva che era ancora troppo presto o forse perché voleva tenersi un segreto. 
Fili si sedette sulla sua sedia che, guarda caso era davanti a Kili e non abbandonò la sua curiosità:
 “E perché arrivi solo ora e non sei tornato prima?”
Il nano arciere si stava veramente stancando di quell'interrogatorio:
 “Sono andato al lago.”
Sentendo quel posto Fili addolcì lo sguardo:
 “Scusa Kili, è solo che saperti fuori mi ha messo sia orgoglio perché almeno tu sei riuscito ad uscire ma anche un po' di preoccupazione.”
 “E perché mai?”
 “Se ti fossi sentito male io non lo avrei saputo e non sarei potuto intervenire.”
Kili lasciò quello che stava facendo e ricambiò lo sguardo su suo fratello:
 “Fili, non è successo niente. - cercò di rassicurarlo - Avevo solo voglia di stare da solo. Ma ci devo anche riprovare, non posso stare qui per sempre.”
 “Hai ragione...- ammise Fili - e sicuramente nemmeno Yleara vorrebbe che me ne stessi qui con le mani in mano.”
 “Fili, - lo bloccò - la tua Yleara non è morta... Lei è ancora viva ma è dispersa.”
Si sentì di nuovo il cuore a mille pezzi dicendo quelle parole e il braccio sembrava pulsargli di più, Fili continuò:
 “Lo so, ed anche per questo che ti aspettavo, ho deciso di partire.”
Ecco il vero Fili.
Per poco il pane non gli andò di traverso per la frase:
 “Cosa?!”
 “Sì Kili il momento è arrivato. Tra tre giorni partiremo per la spedizione e non torneremo a casa senza il nonno e Yleara.”
Kili si dimenticò pure di aver detto sì a quella spedizione ma ora non poteva tirarsi indietro nemmeno in quel caso, Fili lo avrebbe fatto se la nana dispersa in questione fosse stata Fedy o addirittura lo stesso zio Thorin ma di una cosa era tranquillo, il dolore al braccio sarebbe sparito nello stesso giorno ma c'era ancora una cosa che sentiva il bisogno di fare...
La notta del giorno prima della partenza Kili si svegliò nel cuore della notte e uscì dalla finestra, come unica meta era la casa di Fedileya. La  strada fu molto difficile del normale, il braccio gli faceva ancora tanto male, ma a metà strada si accorse di non essere solo, anche se era buoi pesto Kili si nascose dietro un albero e stette all'erta. 
Sentì la sua voce come un sussurro:
 “Kili... Kili...”
era una voce molto familiare al principe, anche troppo, s'infuriò e stette in silenzio, non voleva farsi scoprire ora che era così vicino.
 “Kili, non fare il nano bambino, esci fuori...”
 “Vattene Fili...”
Non si potevano vedere a vicenda ma Fili aveva una torcia di fuoco che illuminava il posto e gli venne una idea che forse poteva funzionare.
Continuò a parlare per orientarsi e scovarlo. Kili iniziò a innervosirsi, non poteva fermarsi a metà strada
 “Dove credi di andare?”
Chiese Fili, forse aveva paura che il fratello ci avesse ripensato sulla spedizione e aveva deciso di seguirlo.
 “Vattene via!!!”
 “No. - rispose guardandosi intorno - E non vedo il motivo per farlo. Dove stai andando?”
 “Sono affari... Miei...”
Cercò di sembrare duro ma il tatuaggio non aiutava.
 “Sbagliato,  sono anche affari miei Kili... Perché non me ne parli? Che ti succede?!”
Il nano biondo cercò di porsi in modo paterno ma Kili iniziò a piangere in silenzio e non solo per il braccio:  
 “Vattene...”
Grazie a quella parola detta tristemente Fili riuscì a trovarlo e si avvicinò al suo nascondiglio ma senza farsi vedere ancora. 
 “Kili, non posso, non posso e non voglio... Non fare così...”
Kili lo sentì vicino e lo volle allontanare, doveva fare questa cosa da solo.
 “Vattene...”
Ripeté ma Fili scosse la testa: 
 “Non ti abbandono. Puoi anche prendermi a calci, ma starò qui, anche a costo di essere la tua ombra.”
A quelle parole Kili cadde a terra e si rannicchiò su se stesso.
Solo allora il nano biondo si fece vedere e gli mise una man o sulla spalla sinistra cercando di calmarlo, si ricordò di quando avevano perso il padre e lo aveva 
scoperto a piangere di nascosto dietro la loro casa.
 “Kili, non fare così... Io ti sono vicino, ti proteggerò sempre...”
 “Voglio... Andare per... L'ultima volta...”
 “Dove vuoi andare?”
chiese Fili confuso,
 “Fedy...”
Fili gli tese la mano: 
 “Andiamo insieme. Se poi vorrai che io stia lontano lo farò e ti aspetterò.
Ma permettimi di accompagnarti.”
Kili afferra la mano del fratello maggiore come fa sempre e si rialzò:
 “Io andrò da papà - propose Fili - ti attenderò da lui.”
 “No... Non sto andando... Lì...”
 “E dove ti stai recando a quest'ora?!”
Piano, piano arrivano a casa della famiglia di Bofur trovando la finestra di Fedy chiusa, entrambi i fratelli erano nascosti nel loro nascondiglio che usavano prima di recarsi dalle loro nane.
Anche Fili guardava nella stessa direzione, come se quel posto gli mettesse nostalgia, lo stesso valeva per Kili che si demoralizzò. Fili lo sorresse: 
 “Forza fratellino, andiamo.” 
commentò in modo pacato cercando di allontanarlo ma il nano moro si era impuntato:
 “No.”
 “Kili… Coraggio.”
Cercò di allontanarlo ma fece il verso dell'allocco sbalordendo il fratello maggiore, purtroppo fu senza risultati. Alla fine Fili capì, sospirò e sussurrò: 
 “Kili... - Il volto di Fili assunse per alcuni attimi quello consolatorio di Flik - Vieni.”
Kili lo rifà, 
 “Kili - il tono si fece più duro - Dobbiamo andare.”
Il nano moro si liberò dalla presa del fratello testardo com'era e per fortuna che non era il braccio tatuato.
 “Kili! Ho detto andiamo!”
 “Lasciami stare, Fili.”
Si allontanò uscendo dal nascondiglio:
 “Non andare Kili !!! - si allarmò e cercò di non gridare troppo - Lascia perdere... Lei non aprirà.”
Il secondogenito di Flik continuò ad avanzare piano verso la finestra ancora tristemente chiusa.
 “Lo sai che non aprirà.”
Anche Fili si decise a raggiungerlo e lo afferrò per la casacca: 
 “Ti vuoi fermare!?”
 “Lo devo fare.”
disse soltanto e senza distogliere lo sguardo dalle tapparelle di legno.
 “Kili, guardami , guardami bene, lei non c'è più! - gli andò davanti e lo guardò negli occhi afferrandolo per le spalle - Non aprirà nessuno. Lei... Non c'è… E quella finestra... È solo un ricordo.”
 “Ma devo farlo...”
insistette.
 “Kili .... non c'è niente che tu possa fare… Niente… Non insistere. -lo prende per il polso – Sai che domani dobbiamo partire.”
Continuò a sussurrare, non voleva rischiare di svegliare Bofur e Yvon oppure, cosa peggiore, vedere la sua faccia comparire dalla finestra della figlia.
Kili allungò l'altra mano verso la finestra:
 “Non le ho detto addio.”
 “Kili, so dove glielo dirai. Ti lascerò con lei domani, per tutto il tempo che vuoi credimi…”
 “No – aveva capito - non lì...”
 “Sì invece, è lì che puoi farlo, solo lì.”
Kili si liberò di nuovo dalla presa del fratello e si avvicinò del tutto alla casa mentre Fili tratteneva le grida, il principe moro davanti alle tapparelle e al davanzale di legno si calmò, accarezzò quel legno come faceva spesso con i tronchi alla falegnameria. Quanto avrebbe voluto aprila e vedere la sua amata sorridergli e ridere perché era andata a trovarla in un giorno che non toccava a lui. 
Fili restò dov’era a guardare la scena e si guardò anche intorno per paura che a quell’ora qualcuno li scoprisse. Non sapeva nemmeno lui il motivo perché gli facesse paura quella finestra. Non ce la fa ad proprio avvicinarsi.
Kili appoggiò anche la fronte ad essa e respirò piano e allo stesso modo l’aprì e, senza guardarci dentro, infilò il braccio per lasciare il ciappo, poi chiuse e ci riappoggiò la fronte, chiuse gli occhi e sussurrò:
 “Addio... Fedy...”
 “Kili! – si ricordò che il fratello era lì con lui e sussurrava come un disperato – Andiamocene, ti prego.”
quasi digrignava le parole, il secondogenito si allontanò continuando a guardare la finestra di Fedy come se quella fosse l’ultima volta che vedeva la casa di Bofur:
 “Va bene… Andiamo…”
Fili si allontanò a spasso spedito e restò in silenzio e tentò anche di non dare a vedere che era molto nervoso e impaurito, forse recarsi al cimitero a quell’ora sarebbe stato meno stressante. 
Appena furono abbastanza lontani:
 “Allora? – Si voltò dietro di lui illuminandolo con la torcia di fuoco - Le hai detto addio?”
Kili annuisce soltanto, e senza guardare in faccia il fratello, il nano biondo riprese: 
 “Andiamo a casa?”
Annuì di nuovo e tornarono indietro.
Senza le loro nane i due nani sembravano persi, persino Thorin provava a stargli vicino ma era difficile pure per lui dato che, sempre quella famosa prima notte, anche lui pianse in silenzio in ricordo della sua nana. Ma con i nipoti era molto più difficile, un conto era con il padre da bambini e l'altro da adulti.

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Capitolo 15
*** 15) Paura E Furia ***


15) Paura E Furia
 
La notte successiva i due fratelli nani fecero la stessa cosa di quella precedente, nascosero gli zaini da viaggio sotto il letto e al momento giusto li presero, li misero in spalla con le loro armi e partirono uscendo fuori dalla finestra come facevano sempre quando lo facevano per andare a trovare le fidanzate ma ora la questione era molto diversa.
Quella stessa mattina entrambi i fratelli erano andati al cimitero per incontrare il padre e per avere la sua protezione durante quella spedizione e di aiutarli durante la ricerca del nonno, Kili ne approfittò anche per salutare la sua bella e anche il fratello biondo ci passò solo per assicurarle che avrebbe protetto lui il suo Kili. Ma dall’altro canto il principe moro soffriva ancora per il tatuaggio e il dolore non sembrava diminuire per niente, anzi sembrava che se l’era fatto poco fa, lo aveva curato come le aveva detto la nana ma non trovava ancora pace soprattutto quando si svegliava di notte perché per sbaglio ci dormiva sopra.
Stava passando un inferno ma sapeva che era solo per colpa sua ma ormai il danno era fatto, ma almeno il tatuaggio era bello.
Riuscirono a uscire dalle porte del villaggio senza farsi scoprire, Fili non stava proprio male, sperò che la notte riuscisse a nascondere il fatto di essere “fuori” e soprattutto “sul campo di battaglia” di alcune settimane fa, ma grazie all’oscurità a volte faceva dei lunghi respiri come per cercare di calmarsi e pensava anche che non era proprio solo, Kili era lì con lui.
Come facevano con le fidanzate, avevano nascosto cuscini e sacchi sul letto spe-rando che chi li vedesse al buio pensasse che erano ancora a letto, sarebbe stata un’idea intelligente se avessero lasciato pure un biglietto con su scritto il motivo del loro allontanamento e che sarebbero tornati dopo qualche giorno, ma
nessuno dei due ci aveva proprio pensato.
Quella spedizione la diresse proprio il nano biondo, quella notte Kili vide la luna per metà, almeno c’era e sapeva che sarebbero ritornati, incolumi sperando.
Quando furono nei pressi del loro lago si accamparono:
 “Credo che se dormiamo qui saremo abbastanza al sicuro.”
disse Fili liberandosi dal suo zaino.
 “Lo spero anch’io – confessò Kili – faccio io il primo turno di guardia.”
 “Va bene. Chiamami prima che sorga il sole, almeno riposi anche tu”
Il nano biondo riuscì ad accendere un piccolo fuoco e dopo aver guardato una mappa, una che Kili non aveva mai, e ancora, visto, si sdraiò dando la schiena a Kili e al fuoco.
Durante il turno di guardia Kili stette attento con i vari suoni che sentiva intorno a lui, per di più erano versi di animali notturni, si sedette su un tronco e
guardò in alto stelle che gli avevano portato via anche Fedy. Più guardava in alto più ricordò il disegno che aveva lasciato a casa, non se la sentiva a portarlo con sé.
Ancora non l’aveva sognata e pensava in continuazione alle sue ultime parole prima di partire per la spedizione.

“Quando tornerai, ti devo dire un segreto.>>
 “Un segreto?! - fece il suo sorriso più bello – Quale segreto?!”
Fedy lo ribaciò di nascosto, un piccolo bacio a fior di labbra, e poi gli rispose:
 “È un segreto... Te lo dirò quando torni. Ora vai.
 
Chissà che cosa le voleva dire, chissà che segreto era, se l’avesse vista nei suoi sogni forse l’avrebbe scopeto ma non c’era, era difficile vederla da viva e ora era impossibile da morta… Era un brutto modo per far capire che non era destino tra loro due.
Mentre era concentrato sui suoi pensieri tornò alla realtà perché sentì uno strano rumore vicino a sé, girò lo sguardo e scoprì la fonte: Fili stava singhiozzando e di sicuro cercava di non farsi scoprire dal fratello arciere che lo guardò in silenzio e anche un po’ sorpreso. Erano completamente da soli, non c’erano né la madre e né lo zio a confortarlo, e ancora non era giunto il momento per fare il cambio. Non sapeva come calmarlo mentre lui dormiva.
Fili aumentò i lamenti e venne da piangere anche al secondogenito ma cercò di resistere, sapeva che Fili stava sfogando tutto quello che sentiva nel suo cuore, allora Kili si avvicinò e si siede vicino a lui mettendo la schiena contro la sua e quando il nano biondo si “svuotò”, e sentì anche il fratellino, si calmò del tutto.
 “Ti ho sentito ieri sera.”
disse Kili mentre erano davanti al lago a far rimbalzare i sassi sulla superfice
 “Ieri sera? – Fili lo guardò facendo un’espressione confusa, come se volesse nascondere quello che ha fatto - Che vuoi dire?”
lanciò il sasso che fece 5 salti e poi affondò.
 “Non fare il finto tonto.– il tono era un po’ duro - Ti ho sentito piangere.”
Provò a tirare con il braccio destro ma non ebbe fortuna perché avvertì le solite fitte e il suo sasso non fece nemmeno un salto. Fili lo notò meglio questa volta che qualcosa non andava ma tacque perché aveva altro a cui pensare, prese un altro sasso e lo lanciò come prima facendo almeno sei salti ma lui non esultò anzi quasi si vergognava che Kili lo avesse sentito, poi cercò di mentire: 
 “Io? Ma no… Ma quando mai… Sono un guerriero, non piango come un nano bambino.”
ma la voce sua voce era leggermente incerta,
 “Se, se... Va bene.”
Kili lanciò il suo sasso con la sinistra ma fece tre salti, Fili sorrise:
 “Sbaglio o ti sto battendo?”
 “Lascia perdere… - aveva l’ennesimo sasso tra le mani – Ci conviene sbrigarci piuttosto.”
 “Hai ragione. Andiamo.”
il fratello arciere diede un’ultima occhiata al lago come se lo vedesse per l’ultima volta e poi lanciò la pietra lontano e poi seguì il fratello. Non vide che da dove il sasso era affondato si stavano formano le cosiddette “onde meccaniche” allargandosi senza mai scomparire.
Molti scritti dicono che più è grande il cerchio più l’amore è grande, sarà così anche per Kili?
Dopo alcuni minuti di cammino fatto di tensione e silenzio Fili sospirò e rispose:
 “Scusa Kili.”
solo allora Kili si voltò a guardarlo:
 “Vedi che c'è qualcosa, cosa turba il tuo cuore?”
anche se il fratello moro lo sapeva già. Era un dolore che condividevano:
 “La sua scomparsa… Non volevo angosciarti ancora di più ma… È vero, piangevo ieri.”
Kili sbruffò, non doveva nascondere questo suo dolore dato che anche lui ci stava ancora male. Fili continuò a parlare come se si stesse sfogando ora che erano fuori dalle mura del villaggio:
 “Io so che devo essere forte e... Nascondo spesso questi miei stati d'animo.
Ma quanto pare solo tu riesci a scovarli e capirli.
Zio Thorin dice che un erede al trono deve sembrare quasi insensibile, ma io non so se ci riesco. Non mi sento all'altezza.”
 “Chi te lo dice che io sia forte? Solo tu mi hai aiutato in questo periodo e an- che da quando papà non c’è più…”
confessò Kili ricordando i momenti passati e quello che gli diceva per rassicurarlo, anche con lo zio Thorin.
 “Perché sei la mia forza.”
Confessò il primo principe nano,
 “Se non fosse stato per te e per lo zio, A quest'ora sarei attaccato ancora a quel corpo.”
sia il tatuaggio e sia la ferita al cuore provocata dalla ferita della battaglia pizzicarono.
 “Lo so…”
Fili quasi sussurrò.
 “Quindi?!”
sperò che il fratello si rispondesse da solo.
 “Kili, sei tu la mia forza, mi spingi a essere una colonna per te e la mamma… E proteggerti è il mio scopo. Sai perché Zio Thorin con te è molto meno severo?”
 “No”
 “Perché sa che ci sono sempre io con te e che sei al sicuro, senza contare che le responsabilità che avrai quando gli dovrò succedere al trono tu sarai un saggio consigliere… Non ricordo nemmeno se l'ho mai visto darti uno schiaffo, credo non lo farebbe mai.”
Solo allora Kili si ricordò che lui non gli aveva detto di quando lo zio fece quel gesto nei suoi confronti, decise di tenerselo per sé anche quel segreto e continuarono a camminare cercano di orientarsi per dove devono andare.
Intanto, al villaggio la vita proseguiva come sempre e né lo zio e né la mamma si erano accorti che mancavano i due dai propri letti, di solito quando i due si recavano al lavoro aprivano piano la porta della loro stanza, davano una rapida occhiata e se ne andavano, al buoi il loro trucco non li avrebbe mai fatti scoprire, almeno fino al ritorno dello zio.
 “Secondo la mappa dobbiamo andare verso nord e poi a ovest.”
Fili sembrava molto più sicuro di sé a ogni passo che faceva lontano dalle Montagne Azzurre,
 “Non conosco queste terre... Non sono mai andato così lontano oltre i Colli Ferrosi.”
 “Nemmeno io ma questa mappa di Zio Thorin è abbastanza dettagliata – Mostra al fratello una pergamena arrotolata - Dobbiamo attraversare questa landa, vedi? Poi proseguire per la montagna.”
Durante la spiegazione Kili aveva un'espressione preoccupata sul volto ma Fili sembrò non accorgersene
 “Ci ho messo un po' a trovare questa mappa, lo zio la teneva ben nascosta.”
Kili sospirò e poi non ce la fece più a trattenersi:
 “Fili... Promettimi che non farai più una cosa del genere.”
Il nano biondo lo guardò incredulo:
 “Ma di che parli?”
 “E me lo chiedi?! Mi sento un ladro adesso che hai preso la mappa di zio…”
Kili a volte faceva dei piccoli furtarelli tra gli amici ma sempre a fin di bene, ma ora che avevano una mappa dello zio si sentiva molto più in colpa, era una grande mancanza di rispetto per lo zio che si era sempre preso cura di loro senza fargli mancare niente.
Fili sistemò la mappa nella borsa, i due non avevano portato nemmeno i cavalli, una spedizione allo sbaraglio.
 “Beh, tanto a lui non serviva. Ci ho messo giorni a trovarla.”
 “O forse non voleva che tu la trovassi.”
ipotizzò il secondogenito di Flik guardandolo quasi con la coda dell’occhio
 “Ma no…”
Lo sguardo di Kili era contrariato, dopo un bel po’ di cammino iniziarono a vedere le prime montagne e boschi proprio come era segnato nella mappa dello zio, questa cosa rassicurò il nano biondo, si sentiva nel cuore che sarebbe andato tutto bene e gli sembrava di vedere loro due che ritornavano indietro con il nonno. 
 “Bene, siamo sul sentiero giusto.”
Kili alzò lo sguardo sul cielo e quel che vide non gli piacque per niente:
 ”Fili...”
 “Sì?”
 “Io direi di fermarci e trovare un riparo.”
 “Di già?! Va bene Anche se potevamo continua….”
Non ebbe la possibilità di continuare perché in quel momento il rumore di un tuono echeggiò da oltre le montagne, sembrò aver squarciato il cielo e poi, puntuale, iniziò a piovere già pesantemente.
Kili aveva già afferrato la frase del fratello e sì coprì la testa con le braccia:
 “Ma davvero?!”
il tono era sarcastico e Fili per risposta fece una smorfietta buffa:
 “Laggiù...”
Disse mentre si dirigevano verso un bosco e verso un albero bello grosso, una volta sotto:
 “Meno male… Tutto a posto Kili?”
Non sapendo bene il perché Kili iniziò a ridere, e anche forte, Fili si voltò verso di lui incredulo:
 “Che hai ora?”
Tra le risate:
 “Sta piovendo... E questa è una spedizione da
 soli.... La prima spedizione… Nostra…”
 “Già... – sorride anche lui - Era tanto che volevamo farla.”
Kili cerca la mano del fratello prendendo fiato dalla strana euforia che lo aveva preso:
 “Vero…”
Lui l'afferrò:
 “Ho mantenuto la mia promessa quella che ti feci da bambi. Ricordi?”
 “Sì...”
Kili si calmò dopo quella frase ma poi sentono uno stomaco brontolare e ricomincia a ridere più di prima.
 “Mi sa che ho fame…”
Confessò il nano biondo toccandosi lo stomaco:
 “Sei un pozzo senza fondo, fratello mio…”
Si sedettero sull’erba ancora asciutta sotto a quell’albero e mangiarono la carne secca che si erano portati dietro anche in quell’occasione, e per ora la loro unica razione di cibo mentre aspettavano che il temporale passasse.
Kili intanto pensava se qualcuno a casa si era già accorto della loro assenza, lo zio sarebbe andato su tutte le furie di sicuro, per non parlare della mappa in loro possesso. Ma aveva un altro pensiero, non lo disse apertamente in cuor suo sperava che questo viaggio ne valeva la pena alla fine.
Mentre la pioggia aumentò anziché diminuire, Fili fece un lungo sospiro e parlò
di nuovo:
 “Kili, posso chiederti una cosa? Un parere in realtà.”
 “Cioè?”
Il nano arciere guardò il fratello che stava guardando l’acqua:
 “Secondo te dovevamo avvertire qualcuno di questa idea? E di aver detto a zio che ho scoperto anch’io l’esistenza di questa mappa?... Insomma, il nonno potrebbe essere in pericolo e zio non lo sa, forse è affamato o malato… E se questo viaggio alla fine risulti inutile…”
Notò con stranezza che non aveva nominato la sua nana scomparsa e anche lui aveva nella testa un sacco di dubbi:   
 “Non lo so. E comunque sia, saremmo stati inseguiti e fermati.”
 “Forse hai ragione tu. - sospirò - Spero che smetta presto di piovere, dobbiamo affrettarci.”
 “Paura dello zio?”
tentò di scherzare Kili per sollevare il morale dei due, come di solito faceva sempre, Fili lo guardò sottecchi:
 “Tu ci scherzi ma... In realtà, non sono proprio stato io a prendere la mappa direttamente. Ho chiesto ad un altro di... Rubarla.”
Non aveva mai sentito il fratello parlare così, sia di tono che di essere stato aiutato:
 “La faccenda si complica allora, chi è stato ad aiutarti?”
 “Nori.”
Disse il nano biondo ritornando a guardare la pioggia.
 “Nori?!”
Kili era incredulo per la rivelazione, non poteva crede che quel nano fosse riuscito a rubare da sotto il naso di Thorin, era veramente incredibile, solo allora capì che erano due volte nei guai, il fratello di Ori era un nano del regno di Erebor, aveva tradito il suo principe, il suo Re.
 “All'inizio si è rifiutato però”
ammise Fili che non si era accorto dell’espressione del fratello:
 “Ma sei impazzito?! Con tutti i nani, proprio Nori?!”
 “Era l'unica soluzione.”
rispose Fili serio,
 “Non ci posso credere...”
 “Preferivi che lo chiedessi a te?”
Anche il nano moro assunse un’espressione seria e confessò:
 “Io non sono tanto bravo, e non ruberei mai le cose allo zio.”
 “Allora vedi che ho ragione? Nori era perfetto. Sai come l’ho convinto?”
 
Mentre i due fratelli erano momentaneamente bloccati, qualcuno al villaggio si era finalmente  accorto della loro assenza e stava mettendo a ferro e fuoco la stanza, che usava come studio, dalla rabbia.
 “Thorin...”
anche la sorella era presente e stava cercando di calmare il fratello con scarsi risultati: 
 “Non c'è!!! È sparita!!! Dannazione!!! E anche quei due… - si voltò verso la sorella con uno sguardo che usava solo durante le battaglie - Questa volta.... Sarò severo, Dis.... E molto!!!”
 “Che facciamo?!”
Dis amava i suoi figli e avrebbe fatto di tutto per loro ma in quel momento si erano cacciati in grossi guai e dovette dar ragione al gemello. 
 “Vai a chiamare Dwalin, Oin e Balin”
Dis eseguì e una volta riuniti i nani sempre nello studio Thorin organizzò la ricerca:
 “La situazione è questa. Fili e Kili sono spariti e con loro una mappa che solo io ne ero il custode.”
al sentir nominare la mappa Balin si preoccupò in quanto era l’unico, a parte Thorin a sapere della sua esistenza, e anche per la salute dei ragazzi:
 “Sai dove possono essersi recati?”
Mentre si organizzava il tutto, un nano che l’ombra rivelava una capigliatura a forma di stella passò vicino a casa di Thorin
 “Quel posto è troppo pericoloso e inesplorato, - continuò il fratello di Dwalin - non è neanche completa quella mappa potrebbero essere in pericolo.”
 “Dobbiamo prepararci alla svelta. Prima li trovo e prima li ammazzo.”
L’ombra bussò alla porta della casa dei principi, fu Dis ad aprire la porta al misterioso l’ospite:
 “Nori?!”
 “Ciao Dis, - salutò con un sorriso nervoso - posso entrare?”
Dis non se ne accorse essendo in ansia per i figli andati chissà dove e lo allontanò:
 “Nori scusa ma ti chiedo di ripassare tra qualche giorno, ma i miei figli ne hanno combinata una delle loro.”
Tentò di chiudere la porta ma Nori riuscì a fermarla e ad entrare con metà corpo:
 “Lo so.”
La madre di Fili e Kili lo guardò incredula:
 “Come lo sai?!”
 “Devo parlare con Thorin, vi confesserò tutto.”
Dis lo fece entrare e lo portò dal fratello, Dwalin e Balin uscirono in quel momento dallo studio, iniziò il fratello mezzano a parlargli:
 “Thorin…”
 “Nori, che cosa c'è?”
Il tono del principe era parecchio nervoso, si avvertiva che non voleva perdere tempo prezioso, il nano mise sul tavolo un sacchetto dove tintinnò qualcosa, forse monete, sì erano monete perché vedendolo il principe di Erebor lo riconobbe. Era di Fili.
Guardò prima il sacchetto e poi Nori come se si aspettasse chissà quale valida spiegazione.
 “È colpa mia se sono partiti.”
ammise il nano farabutto
 “In che senso?”
Il nano dagli occhi azzurri si stava innervosendo, e non poco:
 “Sono io che ho... Preso la tua mappa per darla a Fili”
a quelle parole il principe di Erebor spalancò gli occhi, mostrò i denti li strinse dalla rabbia, mai era successa una cosa del genere e questo era proprio irrispettoso nei suoi confronti. lo avrebbe incenerito al momento con lo sguardo ma si limitò a chiamare un altro nano:
 “DWALIN!!!”
Dwalin comparve sulla soglia dello studio:
 “Che succede Thorin?”
 “Porta immediatamente Nori nelle prigioni, e fa che ci resti fino al mio nuovo ordine”
Dwalin annuì e afferrò Nori senza problemi:
 “Cammina!”
Nori cercò di divincolarsi dalla presa ma lui era forte:
 “Aspetta… Thorin… Se lo avessi saputo... Avrei rifiutato.”
Thorin non lo ascoltava più, era già arrabbiato con i nipoti e ora anche questa gli mancava... Appena avrebbe avuto quei due disgraziati tra le mani, solo lui sapeva cosa sarebbe successo.
La pioggia insisteva ancora e i due nani fratelli, decisero lo stesso di trovare riparo lontano dal bosco e si addentrarono in una grotta in una montagna molto piccola rispetto alle altre, o forse perché ormai stava scendendo anche la sera rendendo la visibilità strana e non reale, Fili e Kili osservarono con la luce di una lanterna che si erano portati dietro l’interno di questa grotta, non sembrava tanto piccola ma era abbastanza ampia per tenderli al sicuro durante quel temporale duraturo:
 “Vado io a controllare.”
annunciò Kili ma il fratello lo bloccò
 “No, vengo con te.”
 “Stai indietro”
 “Kili meglio non separarci, sai che non sono sicure grotte del genere.”
Ricordarono gli insegnamenti di Balin ma Kili si addentrò con la torcia accesa e ispezionò, dopo un po’ si voltò verso il fratello:
 “Puoi venire, è sicura.”
Fili entrò
 “Almeno siamo un po' più protetti dalla pioggia.”
Kili si liberò dai bagagli che si era portato dietro:
 “Riposati ora, faccio io il primo turno di guardia.”
 “In realtà Fili non ho molto sonno, faccio io il primo turno dai.”
 “Sicuro?”
 “Sì… Non ho sonno e non mi va proprio di dormire.”
 “Lo accendiamo il fuoco per sicurezza?”
 “No, abbiamo la lanterna.”
Il nano arciere mise la loro unica fonte di luce per terra in mezzo alla grotta e illuminò le pareti strane di essa,
 “Va bene.”
Fili si sdraiò a terra ma non chiuse gli occhi era pensieroso e non riusciva a nasconderlo anche perché la luce lo illuminava in pieno.
 “Fili, - il nano biondo lo guardò - Vedrai che lei sta bene.”
Fili non rispose, oltre Yle, altri pensieri lo assediavano:
 “Quanto vorrei che li trovassimo…”
 “Vedrai che con questa mappa che Nori ha preso per te troveremo il nonno anche se mi chiedo perché zio la teneva nascosta.”
Fili non sapeva che pensare, alle volte avrebbe voluto vedere correre loro incontro il nonno, altre si aspettava lo zio infuriato, insomma era molto confuso e stanco anche se non voleva chiudere gli occhi, si era fissato a guardare la mappa, Kili sospirava in silenzio continuando a guardare fuori la pioggia:
 “Riposati Fili, credo che il giorno arriverà tra qualche ora.”
 “Forse hai ragione.”
Il diretto interessato si sdraiò e il sonno lo avvolse quasi subito, sognò di essere di nuovo in quella foresta in cui Kili rischiò di morire a causa di una freccia scoccata dal nulla da un orchetto solo che questa volta era molto prima:
 “Bel posto per far pratica con l'arco, fratellino.”
disse Fili una volta che si furono allontanati da Thorin e Oin ma in quel momento ebbe una strana sensazione, non sapeva spiegarsi il perché ma non dovevano es- sere lì.
 “Cosa?! - Kili si voltò verso il fratello maggiore con uno sguardo stupito – Tu pensi che siamo qui solo per far pratica? No no, oggi si caccia.”
Fili sgranò gli occhi:
 “Sei sicuro che io sia pronto?”
 “Meno male che il più grande sei tu.... Dai, hai già fatto pratica abbastanza, ora dobbiamo solo trovare una preda.”
disse in nano moro cercando tra i cespugli e senza far troppo rumore.
“Se lo dici tu, sai che se mi dai spade, asce e altre armi sono un mago, ma l'arco...”
Fili si sentiva un tantino a disagio, seppur fosse il più grande l'arco non lo faceva sentire come sempre ma oltre a quello si sentiva come se stava per succedere qualcosa di brutto.
 “Dai che zio sarà contento quando saprà che l'hai catturate te e... Oh, Guarda un po' che fortuna - Fece spazio al fratello - Lo vedi?”
Fili si scorse un po':
 “Oh eccolo, quello è mio e stasera carne !”
Il nano biondo prese la mira con l'arco di Kili, anche se un pochino tremolava,
notando il nervosismo del fratello, Kili gli si avvicinò:
 “Calma... E' solo un daino, ricordati quello che ti ho detto, rilassati, respira e poi prima di scoccare la freccia fa andare più indietro la mano che regge la freccia e lasciala andare... Entrambi gli occhi puntati, mi raccomando.”
Aveva già fatto questo discorso e come un automa si rimise in quella posizione e ridisse la stessa cosa:
 “Non lo mancherò.”
E fu proprio in quel momento che successe il guaio, Fili si concentrò a guardare la preda e poi sentì un grido disperato di Kili dietro di sé:
 “FILI !!!”
due orribili orchi, grandi il doppio di loro aveva- no catturato  il fratello moro e lo stavano legando a un tronco:
 “FILI...”
Continuò a chiamare disperatamente, Fili si voltò e rimase inorridito dalla scena:
 “KILI !!! – abbandonò l’arco e affrontò uno dei due a mani nude – Lasciatelo !!!”
Dal nulla un orco afferrò anche lui prima di arrivare all’essere spregevole che  aveva puntato e il nano perse l’arco dalle mani
 “NO !!!”
 “FILI !!!”
Il secondo genito era disperato e si avvertiva la paura che provava e anche qualcos’altro, il grido sembrava troppo vero:
 “Kili !!!”
Fili non sapeva che fare ma continuava a dimenarsi per liberarsi dalla presa dell'altro orco che lo strattonava per un braccio.
Fu allora che per puro caso si svegliò.
 “FILI SVEGLIATI!!!”
e qui scoprì che non solo Kili stava veramente gridando ma che erano circondati da orchetti, il fratello moro restò vicino alla luce, Fili si alzò di scatto e si armò con le sue spade, e si mise schiena contro schiena con il fratello: 
 “Indietro !!! State indietro!!!”
Cercò d’intimidirli Kili ma c’era ben poco da fa- re, quelle orride creature non avevano paura di niente, figuriamoci di due nani.
 “Kili !”
 “Non ora...”
più Kili tendeva l'arco e più sentiva male al braccio.
"Maledizione"
Pensò il nano, in quel momento sia il dolore che essere lì era l’ultima cosa che voleva:
 “Dobbiamo attaccarli. E subito.”
Fili cercava di allontanare gli orchi gridando per cercare di intimidirli, anche Kili lanciò la prima freccia però non uccise come al solito, strinse i denti e continuò con una seconda.
Era uno dei più strani combattimenti che fecero i due figli di Flik ma dopo l’ultima volta cercarono di non allontanarsi l’uno dall’altro ma erano in serie difficoltà.  
A un certo punto un orco attacca Kili che per difendersi, e per puro istinto, mise il braccio destro davanti per proteggersi e la putrida creatura lo ferì proprio nel punto del tatuaggio facendolo gridare non solo per il fastidio avuto tre giorni ma anche da quel nuovo dolore. Fece un urlo così straziante da far indietreggiare solo per un attimo gli orchi ma Fili si voltò preoccupato da matti, Kili provò di nuovo quell’atroce sensazione di aver superato la soglia del dolore e si accasciò a terra, così facendo gli orchi ne approfittarono e si avvicinarono di più.
Fili lo raggiunse chiamandolo:
 “KILI !!!”
vedendolo in quelle condizioni gli salì una rabbia che sembrò un leone furioso solo che era da solo contro tanti orchi delle caverne, Kili si reggeva l'arto ferito piangendo in silenzio dal dolore mentre intorno a lui gli orchi stavano avendo la meglio.
Intanto fuori il sole era sorto e qualcun’altro era vicino grazie alle tracce che i due fratelli avevano lasciato sul fango:
 “Thorin – lo chiamò Balin – credo che siano vicini.”
lo zio si avvicinò e si guardò intorno,
 “Si ma dove?!”
 “Continuiamo, forza!”
incitò Dwanlin che si stava dirigendo verso la montagna e vide uno strano movi- mento e le grida di qualcuno:
 “Eccoli !”
Gridò Thorin che corse raggiungendo la grotta e vedendo al suo interno e vide non solo i nipoti in difficoltà ma gli orchetti che avevano legato mani e chissà cosa sarebbe successo se non fossero arrivati in tempo.
Sia gli orchi che i due nani si voltarono, Kili era ancora in brutte condizioni che gli sembrò impossibile che lo zio li aveva trovati.
Pure Thorin s’infuriò di più e partì all’attacco seguito dagli altri nani che non erano solo i fratelli Balin e Dwalin ma anche Gloin, Oin, Bifur, Bombur e anche Bofur, vedendoli le creature si attaccarono ma il nano grasso riuscì ad allontanarli con le sue panciate e gli orchetti lasciando Fili e Kili come due cose inutili a se stessi.
Li aveva salvati.
Balin aiutò Fili a rialzarsi ma dato che il fratello era semicosciente lo aiutarono in due, Dwalin e lo zio che lo afferrò sempre per il braccio ferito, non aveva più fiato per gridare, aveva già sofferto abbastanza.
 “Kili, appoggiati a me, e... Fili, seguici.”
Li portarono fuori al sicuro e controllarono le loro ferite, ma il principe di Erebor li guardò entrambi contrariato, e molto poi chiamò il nano medico:
 “OIN!”
Il nano arrivò e aveva anche un apparecchio acustico davvero strano per sentire dall’orecchio malato.
 “Occupati di Kili.”
Fili non era ferito ma rimase accanto a Kili sostenendolo dalla testa e cercando di chiamarlo, il fratello intanto si lasciò guardare da Oin al braccio ferito che vedendo sia sangue e sia un colore scuro pulì il braccio finché non vide il tatuaggio, cosa che Fili ancora non si accorse e gli stringeva l'altra mano:
 “Coraggio Kili, Sono qui.”
Intanto cercava anche di non incrociare lo sguardo di Zio Thorin:
 “Dobbiamo tornare al villaggio.” 
 “Kili, ascolta... Dobbiamo andare, appoggiati a me. Guardami Kil…- Con gli occhi colmi di lacrime guardò il fratello biondo - Ce la fai a tenerti?”
Fili lo aiutò ad alzarsi e lo sorresse e poi a sorpresa arrivò anche Bofur, tanto peggio di così:
 “Meno male che vi abbiamo trovato… Ma che vi è saltato in testa a voi due?!”
 “Muoviamoci!”
Thorin disse secco.
Il braccio ferito di Kili pulsava come non mai, anche se era pulito e di nuovo fasciato. Fili cercò di rincuorare il fratellino, la spedizione era fallita ancora prima di iniziarla:
 “Presto saremmo a casa...”
il nano moro annuì in silenzio mentre guardava per terra e riconoscendo gli scarponi che lo stavano sorreggendo, si vergognava tantissimo di essere in quelle condizioni e di aver detto di sì a quella spedizione e ancora non riusciva a guardare il padre di Fedileya e Yleara.  
Thorin  camminava silenzioso ma sempre  vicino ai nipoti, di tanto in  tanto li fulminava con lo sguardo per essere stati così irresponsabili, ancora faceva
fatica a crederci:
 “Kili! – il nano alzò lo sguardo su di lui - meglio che ti porti io.”
ma Fili non lasciò la presa:
 “No. Ci penso io a mio fratello”
e sfidò con lo sguardo lo zio, Thorin lasciò perdere ma non li lasciò mai soli durante il tragitto e finalmente quando giunsero a casa il fratello maggiore parlò di nuovo:
 “Non preoccuparti, non ti…”
Solo allora si accorse dello sguardo del fratello ma non era allegro come al solito o triste come quello di prima. Era uno sguardo di rimprovero.
 “Che c'è,  stai male? Vuoi che ci fermiamo?”
provò a chiedergli ma il nano arciere si separò dalla presa sua e di Bofur e pro- seguì da solo tenendosi ancora il braccio destro.
Fili rimase sbalordito, non capì il gesto di Kili:
 “Ehi…”
Lo raggiunse e Bofur rimase di nuovo da solo, Kili cercò di allontanarlo e di ignorarlo ma il fratello continuò ad insistere:
 “Si può sapere che ti è successo?!”
 “E me lo chiedi?! – continuò ad avere quello sguardo freddo - Ci hanno scoperto.”
 “E allora? Lo affronterò io lo zio Tu stanne fuori. Non hai colpe Kili.”
 “Ci hanno beccato entrambi... Entrambi saremo puniti.”
 “Non tu – lo bloccò Fili andandogli davanti - Sono io che ti ho spinto a venire.
E la pagherò solo io.”
 “Ma alla fine sono venuto lo stesso.”
 “Non importa,  dirò a Thorin che è solo colpa mia e che tu non c'entri.”
 “Lascia perdere.”
Si scostò un'altra volta da Fili e poi Oin consigliò loro di recarsi a casa sua, essa aveva anche uno spazio per ospitare i nani malati ma non più di quattro, voleva controllare meglio il braccio del principe arciere.
Kili seguì il nano medico e così fece anche il fratello.
 “Fili… - lo bloccò per la terza volta – Ho bisogno di stare solo… Gli orchi mi hanno ferito.”
Kili scomparve da dietro la porta della casa del nano medico e lasciò Fili fuori con lo zio e gli altri nani, mai il fratello si era allontanato così tanto da lui, decise di aspettare fuori.
Dopo un’ora circa Oin fece entrare Thorin e Fili, il nano arciere non esultò dalla felicità quando li vide, era ancora arrabbiato sia con sé stesso e sia con il fratello, il braccio era nuovamente fasciato come se fosse rotto. Questo fece
esplodere il figlio di Thràin:
 “Voi due mi farete impazzire!!! Cosa diavolo credevate di fare così lontani e da soli?! Potevate morire entrambi!!!”
lo sguardo sui nipoti è teso, carico di rabbia, saltarono entrambi per lo spavento ma poi il nano biondo riuscì a ribattere:
 “Ce la potevamo fare, zio… Potevamo trovarli, perché sei intervenuto?!”
gli occhi di Fili erano pieni di risentimento:
 “Io sono stufo di sentire sempre questa tua lagna, te ne rendi conto che siamo maggiorenni e sappiamo cavarcela da soli?!”
 “Sarete pure maggiorenni ma non avete un briciolo di cervello a quel che ho visto dato che ve ne siete andati senza il mio permesso e senza il giusto gruppo di sostegno... Non è stata una passeggiata a quanto pare vero?! Perché non mi ascoltate mai?! Tu Fili, che sei il più grande dovesti capirlo meglio di chiunque altro…”
 “Ma davvero?! E secondo te che c'entravano altri nani per una questione che riguarda solo la nostra famiglia?”
Kili non riconobbe più il fratello e seduto su quel letto si sentiva salire l’ansia e la paura che potesse finire male.
 “Se non foste figli di vostro padre vi avrei lasciato in quella caverna a marcire insieme a quegli orchi... Flik se ne vergognerebbe da morire!!!”
Fili si infuriò anche lui sentendo quelle parole sul padre:
 “Come osi parlare così di lui!!! Saremo stati appoggiati e non considerati meno di zero come stai facendo tu, caro zio! - Fili digrignò i denti - Se fosse per te dovremo sempre fare quasi niente per provare di essere dei veri combattenti ben preparati! Sei tu la nullità.”
Fili diede le spalle allo zio e si avvicinò alla finestra dietro al letto di Kili, Thorin continuò a sgridarli:
 “Voi siete troppo giovani e inesperti per questo genere di spedizione, non dovevate proprio allontanavi verso le terre selvagge da soli. Secondo voi perché non ve ne ho parlato... Dovevate farvi gli affari vostri fin dall’inizio?”
 Fili si voltò in direzione dello zio:
  “Eh così? Quindi per te siamo solo dei bambini?! Eh no! Questo non dovevi dirlo, sei tu quello che non capisce nulla, ne di me , ne tantomeno di Kili. Io e lui abbiamo fatto questa spedizione per te e per mamma. Noi crediamo che nonno Thràin sia ancora vivo! Ma quando lo capirai questo?!
Tu sei quello che si è arreso. non meriteresti nemmeno di essere chiamato Re di Erebor. ti sei adagiato sugli allori, mentre a me interessa veramente ritrovare mio nonno, tuo padre!”
 “Davvero credi questo, Fili?! Davvero pensi che io mi sia arreso?! Quanto ti sbagli ragazzo mio, e sì sei proprio un bambino dato che pensi queste cose.”
mentre parlava fece anche lui il giro del letto per avvicinarsi a Fili.
 “Tu non hai idea di quello che sto passando e chi mi sta aiutando a cerare mio padre... Smettila di pretendere di avere sempre ragione, che non ne hai per niente...”
Fili lo guardò con ancora più odio:
 “Se fosse vivo mio padre sarebbe veramente deluso da te - Fili afferrò la sua spada puntandola ma Thorin lo bloccò - Sei... un codardo!”
 “Fili...”
Kili provò ad alzarsi dal letto vedendo quella scena, ora era più spaventato di prima.
 “Tu resta lì Kili, Thorin merita un trattamento simile - Poi si voltò verso lo zio - Sei una nullità, io ti odio perché hai permesso che nostro padre morisse, non lo hai difeso!”
Thorin guardò il nipote negli occhi azzurri come i suoi, quelle parole facevano molto male ma cercò di disarmare il nipote:
 “Stai esagerando... Ti avverto...”
 “Ah che paura! Non mi faresti mai niente, perché non ne hai il coraggio. Daresti un dispiacere del genere a tua sorella? Dopo il marito, uccideresti i suoi figli, vero?”
Kili si sentiva inerme a vedere quella scena:
Thorin lo attaccò afferrandolo per il collo, tutto davanti al nipote moro
Fili si dimenò cercando di liberarsi:
 “La... Scia... Mi .... Ma ....ledett…”
 “Io starei zitto e fermo se fossi in te.”
Fili si sentiva mancare:
 “È inutile che fai così, non ci casco.”
ma allentò la presa:
 “Mol... Lami...Ti... Odio...”
 “Ti conviene darti una calmata. Perché non hai usato questa rabbia contro gli orchi?!”
 “La riservavo... Per... te... sei... Peggio di… Loro.”
 “Allora sei proprio un bambino, non si usa questa forza contro i tuoi pari, qualsiasi cosa succeda, i veri nemici sono gli orchi... E gli stupidi come te.”
Lo lasciò cadere a terra che iniziò a tossire e a mettere una mano sulla gola, peccato che il proprietario della casa non era lì ed era sordo, li avrebbe fermati meglio. 
 “Tu non sei nessuno per decidere per gli altri, sai? Proprio nessuno, e se potessi, non ti riconoscerei per essere il mio successore.”
Lo zio fece per andarsene ma:
 “Vedi... Sei solo pieno di odio – Fili si rialzò piano da terra - e non sai... Che significa amare… Non lo sai… Io e Kili abbiamo perso gli amori della nostra vita.
Sei senza cuore, hai una pietra al suo posto.”
Thorin si voltò ancora incredulo che il nipote stesse ancora parlando:
 “Tu invece sei un grande egoista che pensa solo a se stesso, non hai pensato a tua madre o alla vita di tuo fratello?!”
 “Kili lo avrei difeso a costo della mia vita.”
 ”Infatti l'ho visto, era messo peggio di te.”
 “Ammettilo, - continuò il nano biondo - sei invidioso della nostra famiglia, è per questo che hai lasciato che nostro padre morisse.”
Thorin gli diede uno schiaffo che fece ricadere a terra.
 “Fili…”
Kili ancora era sgomento e incredulo per quello che stava vedendo.
Furioso si alzò da terra e gli grido:
 “NON DOVEVI FARLOOOOOO!!!”
Lo zio gli si avvicinò parlando sotto voce:
 “Se potessi tornare indietro secondo te credi che non avrei salvato tuo padre? Io non gli ho detto io di seguirmi, ha fatto come te, mi ha seguito di nascosto, ed è morto.”
 “Che diamine stai blaterando… Non è vero!”
 “Oh sì invece. Gli ho ordinato di restare al villaggio ma lui ha fatto di testa sua come stai facendo tu.”
 “Non ti credo, lui non era così…No…”
Erano ancora piccoli quando Thorin raccontò loro del padre e di sicuro col tempo si erano dimenticati tutto, Fili si accascia a terra piangendo e singhiozzando ma trovò lo stesso la forza di rispondere:
 “Io... Io sarei così? Ma per piacere, stai descrivendo te stesso non me.”
anche Thorin era pronto:
 “A lui l'ho perdonato per avermi seguito ma a te non ti perdonerò mai Fili, non dopo aver rischiato la vita per niente...
Se tuo padre non avesse agito come te a quest'ora sarebbe vivo, non ci pensi mai a questo vero?! Secondo te perché non vi chiedo aiuto?! Perché siete i miei unici nipoti che ho e non voglio che vi succeda nulla.”
Fili ha gli occhi carichi di lacrime che vanno tra l'angoscia, la rabbia e la tristezza, ma era anche un vero testone e continuava con la sua idea:
 “Allora ho ragione, sei un egoista.”
Kili si stava spaventando sempre di più per la scena e le parole cariche di odio dal fratello nei confronti dello zio.
 “Non mi hai ascoltato nemmeno stavolta.”
Fili provò a rimettersi in piedi:
 “Smettila di trattarmi così, sono stufo, io morirei per il nostro popolo e abbiamo bisogno di nonno Thrain.”
Intanto, cercando di fare il meno rumore possibile, Kili arrancava per uscire da quel posto, non ne può più di sentirli litigare così, Fili lo notò e cercò di seguirlo:
 “Kili?!”
In quell’attimo di distrazione Thorin gli diede un altro schiaffo e lo spinse a terra:
 “È inutile ragionare con te.”
Fili sentì le forze abbandonarlo, ma lo prese per un piede:
 “Dove credi di andare, Non ho ancora finito.”
Il nipote stava esagerando e anche troppo:
 “Ma guardati. Visto che sei egoista? Pentiti dei tuoi sbagli se hai un minimo di cervello. Hai rischiato la vita andando incontro al pericolo e nessuno ti ha chiesto di farlo... Mi dispiace ma io ho finito con te.
Si liberò dalla presa del nipote per andare verso Kili che era a metà strada ma vedendo che la litigata tra i due era finita stava ritornando sul suo letto ma Fili si rialzò e partì alla carica verso lo zio che in un battibaleno, come se si  aspettasse una mossa del genere, si abbassò per colpirlo al petto e Fili ricadde a terra, il nano biondo cambiò idea e si affrettò ad uscire chiamando aiuto.
Fili era nuovamente senza fiato e dolorante, Thorin si riavvicinò a lui:
 “Come ti senti ora, Fili? Hai finito di parlare a vanvera?”
Fili senti come se il suo respiro non ci fosse, era nel panico più totale, avendo scaricato tutta la rabbia che sentiva ora iniziava a ragionare, guardò gli occhi dello zio che, anche se il suo volto era una maschera di rabbia, solo essi lo tradivano perché erano lucidi.
 “Sono veramente stanco di farti da balia, Fili. Non sei più un nano bambino, non ti sto allenando per buttarti nel vuoto ma per diventare un degno re. Perché non lo capisci.... Se mio padre è disperso nelle terre selvagge perché ti dovevi recare proprio lì che sono insidiose e pericolose per due soli nani?”
Fili non ce la fece più e sussurrò :
 “Yleara...”
Al nome della fidanzata di Fili Thorin si stupì e gli occhi azzurro cielo di Fili si riempirono di lacrime:
 “Sei andato anche per lei, - ritornò calmo - non è così?”
l'erede di Thorin annuì, seppur piangendo:
 “Doveva essere... Mia moglie…”
sussurrò. Thorin abbassò il capo e dopo pochi minuti si sedette accanto alla testa di Fili che continuava a sfogarsi:
 “Io l'amavo…Io... L'amo.”
Lo zio parlò con fare fraterno:
 “So che sei rimasto traumatizzato dalla sua scomparsa, ma non devi reagire così, ci stiamo mobilitando anche per lei”
 “Lo volevo fare per... Bofur e Kili, per vendicare Fedy, li volevo sterminare quei putridi di orchi… Rivolevo la mia... Yleara…”
 “Fili...”
Thorin gli mise la mano sulla spalla opposta cercando di calmarlo, si sentiva sen- za forze non riusciva nemmeno ad alzarsi:
 “Voglio morire, senza di lei, non posso farcela… Non posso zio.”
Continuava a piangere:
 “Non dire così Fili, purtroppo è questa la vita di un nano, e non ci possiamo fare niente.”
 “Perché zio, perché dobbiamo soffrire così?”
Qui il principe dei nani sospirò e dopo pochi minuti rispose:
 “Il destino non è mai giusto, ragazzo mio... Ma non è colpa nostra o colpa tua.”
Kili intanto era riuscito ad uscire dalla casa di Oin e si guardava intorno come se si fosse smarrito e chiedeva tra le lacrime:
 “Aiuto... Aiuto per favore... - Si teneva il braccio destro - Aiuto...”
Bofur, che per puro caso stava passando di lì gli andò incontro preoccupato:
 “Kili, ma che ci fai in piedi, e in quelle condizioni?! Calmati ragazzo, che succede?!”
 “Bofur... – si rassegnò a chiedere aiuto a lui - Zio... Fili...”
era talmente agitato che non riusciva a parlare, Bofur gli prese entrambe le mani e lo guardò negli occhi:
 “Ora calmati, prendi fiato e dimmi che è successo.”
Kili fece no con la testa:
 “Fili... Fili sta attaccando lo zio.”
Immediatamente Bofur sussulta:
 “Cosa?!”
 “Gridano da ore... Non ce l'ho fatta...”
Voleva continuare a parlare per dire “A fermarli” ma era troppo scosso e scoppiò nella disperazione, Bofur cercò di rassicurarlo:
 “No, no, no, no, no, non piangere, sta tranquillo… Senti ho un’idea per calmare gli animi di tutti. Tu vai a chiamare Balin e Dwalin io vado da Dori.”
Kili sussultò anche se stava uno straccio:
 “Cosa?! Dori?!”
 “Sì si, a quei due temo occorra una gran bella dose di camomilla, e chi meglio di Dori ne conosce di forti!”
Il labbro di Kili ebbe un piccolo spasmo, forse un tic nervoso per quel momento ma sembrava un piccolissimo sorriso*
Bofur arrivò da Dori e cominciò a bussare insistentemente e a chiamarlo:
 “Dori!!! ORI!!! Aprite…”
Dori aprì la porta ma non sembrava nemmeno più quel nano sorridente e furbo come sempre, purtroppo tutti sapevano che il fratello mezzano, Nori, era in prigione, per lui, oltre che per Ori fu un brutto colpo non averlo più per casa e andarlo a trovare non era per niente facile. Il fratello maggiore era proprio deluso di se stesso e di quello che fece Nori al loro Re che si era occupato di tutti loro da quando il drago li “sfrattò” dalla montagna.
 “Si?!”
rispose:
 “C'è bisogno di una camomilla mooooolto forte.”
 “Lo vedo – rispose il nano vedendolo agitato - entra dentro che la stavo facendo.”
Bofur scosse la testa velocemente:
 “Ma non per me, è per Thorin e Fili…e magari anche per Kili. Ma sì ne prenderò anche io un po’.”
Dori lo guardò confuso
 “Lo farei se fossero qui con te, non li vedo.”
 “Certo che non li vedi, dobbiamo portarla a casa di Oin… Forza muoviti Dori, prendi l'occorrente e seguimi.”
Anche se il nano era ancora in lutto per entrambe le figlie si comportava come faceva sempre e anche se all’inizio i due nani lo avevano evitato.
Intanto Kili:
 “BALIN... BALIN...BALIN AIUTO !!!”
da dentro casa sua, Balin sentì una voce e, dopo aver visto Kili dalla finestra, andò subito ad aprire la porta:
 “Kili, ragazzo mio che ti succede?!”
 “Vieni… Vieni con me ti prego... Non voglio che sia troppo tardi.”
 “Va bene ma dove? E... Tardi per cosa?”
 “Infe....”
Non riuscì a dire dove dovevano andare perché cadde a terra stremato e stanco, per fortuna che il nano insegnante lo aiutò:
 “Reggiti a me, ragazzo.”
Dwalin rientrando a casa con dei grandi ceppi di legno vide ciò che stava succedendo e lasciò quello che stava facendo per interviene prendendo Kili e seguendoli verso in infermeria.
Kili iniziò anche a vedere sfocato:
 “Fili....”
 “Non temere Kili – parlò Dwalin - siamo vicini all'infermeria.”
Thorin aveva messo a letto Fili e si sedette vicino a lui per calmarlo dal momento di sfogo che aveva avuto.

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Capitolo 16
*** 16) Il Perdono Di Bofur ***


16) Il Perdono Di Bofur

Arrivati a casa di Oin, Kili venne rimesso a letto mentre Balin gli restò accanto:
 <>
Dwalin annuì e, insieme a Thorin uscirono parlare, Balin si avvicinò anche a Fili guardò il giovane principe biondo negli occhi:
 “Come ti senti, Fili?”
 “Uno schifo…”
confessò.
 “Lo credo bene, dopo il grande spavento che hai fatto prendere a tuo zio.”
 “Non so che mi succede, sto impazzendo, sto impazzendo Balin… Lui... Lui non capisce, non capisce quando soffra per lei, per Yleara.”
A quelle parole Balin sospirò come se sapesse qualcosa che nessuno sapeva e si sedette sulla sedia dove prima stava Thorin e lo guardò con gli occhi di un nonno, infondo li aveva visti crescere:
 “Non dire queste cose, secondo te anche Thorin non ci è passato?”
Sia Fili che Kili rimasero di sasso e guardarono il nano dai capelli grigi/bianchi:
 “Che significa?”
 “Ai tempi in cui il re Thror regnava a Erebor,  anche vostro zio amava una nana, una bellissima nana.”
 “Davvero?! Non lo sapevo…”
confessò nuovamente Fili, Kili invece stava in silenzio:
 “Purtroppo non la vide più da quando è arrivato il drago. Si era persa e non l’ha trovata mai più.”
 “Doveva cercarla, perché non l'ha fatto?”
 “Era molto difficile Fili, si era nel caos e nella paura più pura e anche se non lo da a vedere, ancora ci sta male dopo tanti anni.”
 “A me non sembra Balin, è gelido, insensibile… Perché è così?”
Il nano si fece serio:
 “Non dire queste cose su tuo zio. Quella ferita è ancora aperta nel suo cuore.”
Fili rimase sorpreso dal tono severo di Balin, ma Kili no:
 “Fili, ragiona un attimo. Aveva un regno a cui pensare e poi tua madre era incinta di Kili e tu piangevi come un bambino dallo spavento ma eri un bambino, e lui si è fatto forza guardando te.”
 “Ma se lei... Era la sua amata, doveva cercarla e poi... Cosa c'entro io?!”
 “Centri eccome, è stato proprio Thorin a presentarti al regno di Erebor, alla tua nascita, e ha promesso di proteggerti. Purtroppo scoprì dopo poco tempo 
che quella nana morì e lui dovette farsene una ragione vedi anche tua madre?”
Fili non sapeva che rispondere a queste frasi di Balin, si sentiva ancora più pentito per le cose che gli aveva detto.
 “Non ti sei mai chiesto perché non si è mai unita a nessun’altro?! Stessa cosa ha fatto tuo zio.”
Fili non riusciva ancora a rispondere alle sue domande, non ci aveva mai pensato a questo fatto, non riusciva ad essere irrispettoso con Balin e rimase ad ascoltarlo:
 “Tu e Kili siete gli unici che danno la forza ad entrambi per andare avanti, e un gesto come il tuo, è un grosso segno irrispettoso. Non dovevate farlo, anche per una giusta causa.”
Fili cercò di giustificarsi: 
 “Ma era per Bofur... Dovevo fare qualcosa…”
 “Fili… - Lo guardò dritto negli occhi - Anche tuo nonno è scomparso, proprio come la tua amata.”
Non seppe il perché ma Fili si sentì arrossire a quella parola, nessuno lo doveva sapere di loro quattro o qualcuno aveva parlato? 
 “Balin io...”
Il nano lo fermò con il gesto della mano, come faceva quando il principe biondo era ancora un nano bambino e il nano, nel ruolo di suo insegnante, lo stava interrogando e stava dicendo anche di più:
 “Noi stiamo facendo il possibile per trovarla.”
 “Era quello che volevo fare anch’io – insistette Fili – cercarli tutti e due e sterminare quei putridi orchi per vendicare Fedy.
Ma se entrambi non si trovavo, mi dispiace, ma non possiamo fare nulla.”
 “Balin... Io sono sicuro che lei è viva, che entrambi lo sono, ma a zio Thorin…” Balin lo interruppe nuovamente:
 “Fili, basta così.”
Fili decise di lasciare perdere, guardò Kili che per tutto il tempo non aveva par- lato e poi ritornò sul suo maestro con uno sguardo pentito: 
 “Cosa devo fare Balin? Zio non mi parlerà più dopo quello che gli ho fatto e detto.”
Balin sospirò e gli mise una mano sulla spalla:
 “Questo non lo so nemmeno io.”
 “Mi ha detto che sono come mio padre, specie per la mia testardaggine.
Era veramente così... Mio padre?”
A Balin brillarono gli occhi ripensando al suo amico:
 “No, tuo padre era un nano speciale, più di tutti.”
 “Quello che vorrei capire… - si fermò per fermare un singhiozzo - Che aveva di speciale, e cosa ho di lui io? Perché zio Thorin mi continua a dire che io e mio padre siamo identici, specie nel carattere.>>
 “Ti ripeto che tuo padre era un nano buono, non vi sgridava mai a voi due ed era un fedele amico di Thorin solo quel giorno in cui morì cambiò… Nessuno se lo sarebbe mai aspettato ma non salvò solo vostro zio, salvò tutti noi.”
Kili pianse silenziosamente e con lui anche il nano biondo:
 “Non si perdona neanche quella morte, era il suo migliore amico, l’unico che lo aveva aiutato da vicino.”
 “Vorrei che si fosse almeno confidato con me, è sempre così restio quando gli chiedo di parlarmi di lui, ma zio Thorin, cambia sempre argomento, o mi dice che non è il momento.”
A sorpresa rientrò Thorin, in fretta e furia i nani fratelli si asciugarono gli occhi:
 “Balin… Ora ci penso io.”
Fili abbassò lo sguardo, si sentiva ancora peggio e il rimorso era tanto, non riusciva più a guardarlo negli occhi allo zio, aveva capito il grande sbaglio che aveva causato. Balin si alzò e Thorin si sedette alla sedia e guardò di nuovo il nipote.
“Zio... – sussurrò - Io non pensavo... Non sapevo...”
il nano biondo continuava a non guardare lo zio,
 “Ma io sapevo del vostro.”
Disse in tono tranquillo ma sempre con tristezza, Fili non aveva proprio la forza per guardarlo negli occhi, aveva paura di rivedere quello sguardo furibondo con lui. Lo zio parlò in modo fraterno:
 “Fili, guardami - Lentamente alzò la testa in direzione dello zio - Pure io sono stato male quando ho visto te in quelle condizioni e tuo fratello che, anche quando aveva una freccia conficcata nel petto, non la smetteva di piangere per Fedileya.”
 “Zio…”
 “Purtroppo si arriva a un certo punto in cui non riesco più a proteggervi perché siete cresciuti e volete provare nuove emozioni, anche se non sapete come questa cosa finirà.”
 “Io ho tentato di proteggerli, ma ho fallito… Fedy è morta e ... Forse anche Yleara.
Ho inseguito una falsa speranza… Io morirei per difendere tutti voi, morirei mille volte specie per ... Kili, mamma e... Te.”
Fili si voltò verso il fratello moro che distolse lo sguardo.
 “Fili, la scomparsa delle vostre ragazze non è stato per colpa vostra.”
Cercò di far ragionare il nipote che non riusciva a darsi pace:
 “Sì invece, è colpa mia, specialmente colpa mia.”
Thorin fece “no” con la testa: 
 “So che sei un nano valoroso, ma a volte le cose vanno così… Sai cosa mi disse mio padre, prima di sparire?”
 “Cosa?”
Chiese il nipote biondo incuriosito, lo zio fece un respiro profondo e con gli lo sguardo gli sembrò di tornare indietro nel tempo:
 “Voi sapete che io e Dis siamo cresciuti senza una madre, mio padre ci fu sempre per noi e tutto il popolo per aiutare mio nonno – sentì come una piccola fitta al cuore - ma una sera, prima dell'arrivo del drago mi confidò una cosa... 
"Il cuore, e il corpo, di un nano sono pieni di cicatrici e per non far sì che il dolore prevalga in noi, non dobbiamo mai arrenderci…"
I due nani fratelli rimasero impressionati da tali parole sagge da parte di un nano che ora era disperso chissà dove. Fili si sentì amareggiato dato che erano partiti apposta per cercarlo e non erano arrivati nemmeno tanto lontano: 
 “Ma fa male lo stesso…”
 “Lo so figliolo... Ma pensa che dolore avresti causato a tua madre e a me se non fossimo riusciti a salvarli da quella caverna piena di orchetti.
Fedileya non sarebbe di certo stata contenta di avere Kili con sé, altrimenti il suo sacrificio sarebbe stato inutile.”
Fili prese più coraggio e parlò con sicurezza: 
 “Io non lo avrei permesso, nessuno deve fare del male a mio fratello. Nessuno...
Io morirei per lui, lo sai.”
Finalmente a quelle parole Thorin fece la tanto e attesa domanda: 
 “E allora perché l'hai costretto a venire con te?”
 “Perché anche lui voleva vendicare Fedy, e sapevo che era pronto.”
 “Il Kili che ho visto io non era un vendicativo, ma rassegnato. – confessò il principe dei nani - Non sarò vostro padre di sangue, ma l'ho riconosciuto subito.”
Fili sprofondò nello sconforto: 
 “Che idiota sono stato… Perché non l'ho capito subito?!”
Fili allungò di nuovo lo sguardo verso il fratello che stava seduto e faceva ancora finta di non vederlo.
Si sentì ancora più in colpa come quella volta che litigarono e lui scappò. Aveva ancora in testa quel suo grido di dolore per la ferita al braccio. Sapeva che non lo avrebbe mai perdonato e sperò in cuor suo che questo non sarebbe stata la fine della sua carriera di arciere. Riguardò lo zio negli occhi e con tutto il coraggio che ancora aveva chiese:
 “Merito di essere punito, vero?”
Thorin sospirò:
 “Per il gesto avventato che hai fatto e per le cose che mi hai detto? Sì. saresti da punire.”
 “Accetterò la punizione. Se mi rinchiuderai nelle prigioni, me lo merito.”
Fili fece per alzarsi:
 “Meglio che mi ci porti ora, Lascia stare Kili.”
 “Sta fermo lì.”
Lo bloccò lo zio e lo fece sdraiare di nuovo sul letto, Fili obbiettò: 
 “Zio è stata mia l'idea, perché dovrei stare fermo?”
 “Perché devi riposarti e perché ho in mentre un altro tipo di punizione.”
 “Ovvero?”
 “Intanto riprenditi.”
Tagliò corto Thorin ma Fili insistette come al suo solito:
 “Dimmelo zio, voglio saperlo.”
Thorin si rassegnò: 
 “Pulirai tutte le stalle sia quelle dei pony e sia di tutte le fattorie del villaggio.”
Sicuramente un principe orgoglioso avrebbe rifiutato su due piedi ma Fili, che ormai aveva capito il suo grande sbaglio accettò:
 “Va bene ma… Anche Kili, lo farà?”
 “Tu che ne pensi?”
Chiese Thorin da principe a principe:
 “Credo di si.”
Non si aspettava quel tipo di risposta si alzò continuando a guardarlo negli occhi: 
 “Che vi serva a entrambi da lezione.”
e fece per uscire.
 “Zio…”
Thorin si fermò di nuovo,
 “Ti prego, perdonami.”
 “Tu e Kili siete i miei unici nipoti... Lo devo a vostro padre.”
si voltò piano ma senza fargli vedere il viso,
 “Zio, posso chiederti perché non ci rinchiudi in cella?”
Per quando il nano moro fosse stato veramente tentato nel gettarli in gattabuia all’inizio, ci ripensò perché era accecato dalla rabbia: 
 “Non posso farlo e tua madre non lo approverebbe.”
Fili sospirò e confessò ancora sul letto dell’infermeria una cosa che sentiva nel cuore da tanto tempo:
 “Quanto vorrei scusarmi con Bofur… Vorrei iniziare con la sua stalla, anche se questo mio gesto non le ridarà la sue figlie.”
 “Bofur si sente già in colpa per non averle capite subito. – si girò del tutto - non dargli altri dispiaceri anche a lui vedendoti umiliato.”
Solo allora il nano biondo si accorse che Kili non era più nel suo letto, era riuscito a sgattaiolare e anche lui seguì il suo esempio alzandosi anche se non aveva idea di dove fosse.
Lo trovò in compagnia di Bofur e Dori che era soddisfatto per avergli fatto bere la sua camomilla, almeno anche lui non pensava più al suo dolore, anche il nano arciere sembrò più tranquillo e rilassato, la bevanda calda riusciva a distendere i nervo. Forse. 
 “Kili…”
Appena risentì la voce del fratello cambiò nuovamente, il suo sguardo era diverso, freddo e distaccato, non gli fece dire niente perché rientrò nell’infermeria e il fratello lo seguì a rotta di collo, lo confuse molto quel comportamento nei suoi confronti:
 “Ma…”
 “Te l'avevo detto.”
Il nano era talmente arrabbiato con il fratello maggiore che non volle sentire alcuna ragione, fili ci rimase malissimo:
 “Kili, io credevo che anche tu… Ci credessi che… Lo avremmo ritrovato.”
Kili lo fulminò con lo sguardo: 
 “Tu sei un nano veramente testardo, quando ti metti in testa una cosa.”
 “Lo so.”
gli diede ragione sperando che servisse a qualcosa, ma il nano moro continuò a parlare:
 < la camomilla non gli fece effetto. Fili aveva gli occhi lucidi:
 “Hai ragione…Perdonami, se puoi.”
Kili si strinse il braccio ferito come se gli facesse ancora male:
 “Ormai il danno è fatto.”
sperò che con queste parole potesse concludere quella chiacchierata ma Fili continuò, non avendo capito il messaggio: 
 “Vorrei che le tue ferite fossero su di me, e che tu stessi bene.”
Kili alzò gli occhi al cielo e di nuovo rispose senza cambiare tono di voce: 
 “Se solo sapessi che tipo di ferita che ho Fili.... Ma tu che cosa ne sai...”
 “Kili, anche il mio cuore sta grondando di dolore ed è ferito quanto il tuo.”
Quella fu l’unica volta, dopo tanto tempo, che il fratello minore lo riguardò con disprezzo:
 “Ripeto, tu che cosa ne sai?”
Il nano biondo cercò di avvicinarsi al letto del fratello e di spiegare cosa sentiva lui nel cuore:
 “Lo so. Perché so che anche Yleara è ormai persa, Non tornerà più… Forse non si trova perché è morta come Fedy… Purtroppo devo farmene una ragione.”
A quelle parole Kili diede un pugno sul materasso e si voltò dall'altra parte dandogli le spalle.
Fili capì che anziché rimediare aveva aperto di più quella ferita che sentiva nel cuore e lasciò il fratello sbollire, era un'anima in pena e raggiunse Thorin, Bofur, Balin e Dori. Vedendolo, Bofur si allarmò: 
 “E tu che ci fai qui?!”
 “Non ci riesco a dormire - Fili si sedette vicino a Thorin - Mi sento agitato.”
 “Camomilla?”
Dori stranamente era felice, magari perchè finalmente qualcuno apprezzava i suoi infusi. Fili annui e ne bevve un sorso, il suo viso era sconcertato e triste.
 “Come sta Kili? - chiese lo zio - L'hai visto?”
 “Insomma...”
si fermò lì non sapendo come continuare, aveva nella testa ancora quel gesto nella mente e non sapeva spiegarsi il perché.
 “Sicuro?”
chiese Bofur guardando con la coda dell'occhio mentre fumava.
 “Credo sia... Arrabbiato. Con il sottoscritto”
 “E beh... mi sembra ovvio. - Thorin teneva le braccia conserte - Stavo appunto raccontando della vostra punizione.”
 “Non so che fare Sto male, Quando io e lui litighiamo… Zio che devo fare?!”
il nano biondo ignorò l'ultima frase dello zio.
 “Se ci tieni davvero, batti il ferro finché è caldo.”
 “Vado a parlargli.”
bevve l'ultimo sorso della bevanda e rientrò in infermeria, si avvicinò  al suo letto e nota che Kili si è addormentato sul lato sinistro dandogli le spalle.
Fili sentì il dovere di svegliarlo per chiarire il suo sbaglio:
 “Kili...”
incautamente gli toccò il braccio per svegliarlo, sentendo il tocco su quel braccio e su quel punto, Kili si svegliò urlando ma soffocò le sue urla nel cuscino:
 “Mmmmmmmm..MMMMMMMM!!!”
Il nano biondo si spaventò ulteriormente per come il fratello si fosse svegliato così bruscamente: 
 “Scusami Kili...”
disse subito allarmato, ma ancora non sapeva la cruda verità. 
 “Kili, dammi il braccio...”
cercò di rimediare fasciandogli la ferita ma Kili scansò l'arto in modo brusco e parlando altrettanto:
 “NO… Vattene...”
Fili era senza parole ma si sforzò di insistere perché si sentiva molto responsabile. Era suo fratello poi:   
 “Kili... So che non gridi dal dolore di quella ferita,  ma per quella che hai al cuore... È la stessa che ho io.”
 “Ti ho detto vattene!!!”
gli occhi di Kili erano pieni di rabbia e di disprezzo,
 “E poi sarei io il testone.” 
il tono di voce era quello del Filk che conosceva, il vero Fili, non quello che aveva visto scontrarsi con Thorin, gli accarezzò la testa come anche faceva il padre con loro.
 “Tu non sai niente, Fili.”
Lo guardo di Fili continuava a essere paterno:
 “Sfogati, Kili dai… Sono qui che ti ascolto.”
Kili lo guardò il modo serio ricordandosi di come aveva reagito con lo zio:
 “Vuoi mangiare la faccia anche a me?”
 “No, Kili… - gli accarezzò i capelli e si sedette su una sedia vicino a lui- Aspetta.”  
gli sciolse la fascia che faceva da sostegno al braccio destro, stranamente Kili lo lascia fare.
Fili notò i graffi ma il sangue aveva coperto tutto il segno che per tre giorni Kili aveva faticato tanto a nascondere il fastidio:
 “Sono orribili questi graffi, e anche profondi… Che brutta cosa.”
Saputo ciò Kili capì che ormai al tatuaggio poteva dire addio, non era servito a niente, aveva sofferto giorni per nulla. Fedy e il padre non avrebbero mai saputo quanto lui tenesse a loro, idem Fili che ora era lì e si stava prendendo cura di lui. Si sentì invadere dalla tristezza e dalla depressione sentendosi un fallito di nuovo, non gli sembrava giusto tutto questo dolore solo per ricordarsi di due persone che aveva amato e che ora non c’erano più.  
Grosse lacrime solcarono il viso del giovane nano moro, Fili cercava di pulire la ferita nel modo più delicato possibile, poi si accorse che stava tremando a tratti e lo guardò in modo serio:
 “Kili…”
Inizialmente non rispose e si girò dall’altra parte continuando a piangere:
 “Kili, dai avanti, che succede?”
Il tono di voce di Fili era ancora tranquillo per tranquillizzare il fratellino che giaceva in quelle condizioni per “colpa sua”
 “No... – riuscì a dire - È una cosa... Stupida...”
 “Dai parlamene...”
Tra le lacrime Kili si decise finalmente a parlare: 
 “È… Cioè, era… un… tatuaggio...”
Solo allora Fili si accorse del disegno, i rombi incrociati tra loro come se fosse un bracciale per le braccia orribilmente sfregiato e rovinato da quelle orribili creature.
Solo allora Fili si chiese quando e perché se lo era fatto nascondendogli tutto, ma capì all’istante che quello non era proprio il momento adatto e lo lasciò parlare. Non era nemmeno arrabbiato come quella volta che gli rivelò degli elfi. 
 “L'ho... L'ho fatto... Per Fedy... Ma... Anche per… Papà…  Per te...”
 “Per me?!”
A quella rivelazione persino Fili si stupì perché non se lo sarebbe mai aspettato questo gesto da parte sua, il fratello moro fece sì con la testa senza però guardarlo in faccia.
 “Volevo, un simbolo... Per tutti... E tre...”
 “È bellissimo.”
Fili cercò di consolarlo come meglio poteva ma tutti e due sapevano che ormai era inutile e Kili si sfogò: 
 “No! È rovinato... Quello... Stupido...”
Gli venne un attacco di pianto e non continuò più, a sua sorpresa Fili lo abbracciò stringendolo forte:
 “Stupidino… - sussurrò - Tu lo sai che quando noi siamo insieme siamo una cosa sola, io sarò il braccio, ma tu... Sei il cuore e l'anima... Sei la mia forza. Ora non devi pensare al passato, perché non torna, purtroppo. Ora dobbiamo vivere, per loro. Che rimarranno nei nostri cuori per sempre.”
Kili ascoltò il fratello biondo attentamente e le sue parole erano la verità, come si era comportato da stupido per tutto il tempo quando invece poteva fare una cosa semplice come parlare. 
 “Mi faceva male... Da tre giorni...”
Confessò infine. Quei tre giorni furono proprio quei giorni di viaggio, Fili non se n’era accorto che il fratello soffrisse anche per questo dolore e si sentì un po’ 
in colpa ma cercò di tranquillizzarlo ancora:
 “Mi dispiace Kili… Ma vedrai che presto passerà.”
L'abbraccio di Fili fu così paterno che Kili si lasciò andare ai ricordi:
 “Lo so, papà...”
 “Papà?!”
chiese Fili con il suo tono scherzoso e strinse di più l'abbraccio.
 “Scusa...”
Si affrettò a dire Kili.
 “Gli assomiglio così tanto?”
domandò anche se la risposta la sapeva già:
 “Sì, tu gli assomigli molto, sei uguale fisicamente… Mi manca tantissimo vorrei che fosse ancora vivo....”
Ricominciò a piangere e a tremare in silenzio:
 “Manca tanto anche a me, - confessò il fratello maggiore - forse il somigliargli in tutto mi serve per sentirlo con noi… Mamma dice che anche il modo in cui fumo la sua pipa è identico E... Zio dice che sono esattamente come lui.”
Kili lo ascoltò in silenzio,
 “Ed è per questo che si è preoccupato molto per noi, per lui sarebbe stato perdere nostro padre una seconda volta Noi siamo i sui unici nipoti, e ora so che
morirebbe per noi…”
 “Tu non l'hai capito, te lo stava dicendo – Kili si separò - e hai preferito attaccarlo lo stesso.”
 “Sono un testone, come papà. Tale quale a lui.”
Sorrise in modo buffo ma Kili lo guardò serio: 
“Starebbe malissimo se ti avrebbe ascoltato, e io te l'avevo detto, Ma tu ascolti solo te stesso. E un re non farebbe mai questi sbagli.”
 “Vorrei non essere così testardo, ma... Non so perché mi è scattata tutta quell'aggressività, E vorrei tanto capirlo.”
Kili lo guardò con i suoi grandi occhi:
 “Allora cerca di capirlo e in fretta.”
Fili gli fasciò il braccio: 
 “Beh, avrò tutto il tempo che voglio ... visto che ... a causa mia entrambi saremo puniti.”
 “Puniti?!”
Kili era incredulo e non preparato a questa rivelazione:
 “Già, io ho provato a chiedere a zio di punire me, anzi ero convinto che solo io sarei stato punito.”
 “Che punizione è?”
 “Pulire le stalle di tutto il villaggio, Ma farò in modo di scontarla da solo per 
tutti e due. Non voglio assolutamente che paghi per me.”
Kili spalancò gli occhi indignato:
 “Per un mio sbaglio?!”
 “Non ti preoccupare, farò tutto, da solo.”
 “Sarà meglio per te, perché io non intendo aiutarti a parte il fatto che non ce la farei neppure con il braccio in queste condizioni.”
Il nano biondo si accorse che proprio in quel momento avvertì una serie di fitte al fianco, si mise la mano un quel punto premendoci un po’:
 “ Lo so… Non devi preoccuparti.”
cercò di nascondere il dolore lancinante. Quella ferita gliela fecero mentre si pose di fronte agli orchi per difendere Kili che si era accasciato a terra dal dolore. 
Il nano moro abbassando lo sguardo si accorse che in realtà Fili stava sanguinando e la sua maglia aveva la forma della mano di un rosso vivo, subito si mise a sedere:
 “Aiutami.”
Disse in tono autoritario per una volta: 
 “Che c'è?!”
 “E me lo chiedi?! Perdi sangue...”
Prese delle garze vicino a lui e Kili con una mano sola gli cambiò la fascia ma il fratello biondo cercò di fermarlo:
 “No lascia... Non mi fa male...”
 “Senti, mi fa male il braccio, stai fermo.”
 ”Ma Kili...”
Piano piano Kili fascia la ferita con l’aiuto del fratello:
 “... Ti voglio bene.”
Senza guardarlo Kili rispose:
 “Anch'io.”
Fili sorrise dolcemente, dopo tutto quello che il fratello aveva visto e sentito gli voleva ancore bene, per lui l’importante era questo, nessuno dei due però si accorse che Thorin era rientrato e aveva sentito e osservato tutto da dietro una tendina di un letto poco distante. Tra sé e sé pensò: 
“Si vede che entrambi sono figli di Flik…”
Dopo pochi giorni Fili e Kili furono rimandati a casa, Oin aveva curato come aveva potuto il braccio del nano moro e anche in quell’occasione doveva stare fermo con il braccio e questo significava non usare l’arco e non doveva lavorare alla falegnameria. Proprio quando non vedeva l’ora di ritornarci con la scusa del lavoro arretrato.
Fili iniziò a scontare la sua punizione e ogni giorno, anziché andare in armeria con lo zio puliva dalla mattina fino alla sera le stalle di tutte le famiglie dei nani, Thorin un po’ si era pentito di aver dato al nipote questa pena ma in parte lo aveva fatto perché capisse i suoi sbagli. Fili non era più un nano bambino ora doveva prendersi veramente sulle spalle le sue responsabilità e capire che per ogni sbaglio c’era sempre una conseguenza.
Fili svolse il suo compito meglio che poteva e quando tornava a casa, pur stanco com’era, aiutava sempre il fratello con il braccio facendogli fare semplici esercizi per allenarlo oppure cambiando le fasce.
Oin gli aveva messo dei punti ma quella parte del tatuaggio ormai era andato, Kili era sempre dispiaciuto ma non volle mai più ripetere quell’esperienza.
Una sera mentre i due fratelli si stavano rilassando in camera, il loro unico rifugio, Fili era sdraiato sul letto e Kili continuava a vedere il ritratto di Ori e accarezzava la sua guancia bianca per evitare sbavature dove c’era l’inchiostro nero.
Durante la spedizione nascosta lo aveva chiuso in un libro e si era mantenuto come se il suo amico glielo aveva dato in quel momento, mentre sospirava in silenzio:
 “Vorrei che tu fossi qui con me Fedy… - parlò al foglio ma Fili si voltò a guardarlo – Mi manchi tanto…”
Fili si alzò e si avvicinò al suo letto sentendosi inerme,  deglutisce in quanto anche a lui viene un attacco di tristezza:
 “Kili...- Fili tenta di parlargli - se andassimo da Bofur?”
Kili si spaventò a quel nome:
 “No...”
Fili gli mise una mano sulla spalla: 
 “Fratello ragiona, dobbiamo farlo prima o poi, so che non è semplice ma… Sono convinto che gli farebbe piacere vederci.”
 “Non ci riesco Fili... Preferisco parlare con un orco piuttosto... Ma non lui...”
Anche se li aveva aiutati durante il recupero ancora il nano moro non se la senti-  va di affrontare il padre della sua defunta fidanzata, iniziò a lacrimare.
 “No Kili ! - il tono si fece severo - Sei maggiorenne e devi prenderti le tue responsabilità, non sei un nano bambino. Ora vieni con me. Sono sicuro che Bofur sarà in pensiero per noi.”
Kili si alzò dal letto per allontanarsi dal fratello:
 “Hai sempre detto di proteggermi... – gli ricordò - Lui è una minaccia per me.”
Fili si stupì di tali parole: 
 “Ma che dici? Non lui, e poi perché dovrebbe esserlo?! Io darei la mia vita per te in battaglia e lo sai.”
 “Lo sai il perché… È una minaccia anche per te.”
Il nano moro non sapeva che mentre lui dormiva in infermerie Fili era riuscito a parlare un po’ con il nano dal cappello buffo, pensava solo che era ancora arrabbiato per la scenata che aveva fatto sul campo di battaglia.
 “Ma Bofur... Non si merita questo atteggiamento, non da te. Ricordi quanto ci è stato vicino da bambini sia quando c’era ancora papà e sia dopo? Anche a lui e a Yvon dobbiamo dimostrargli di essere vicini a loro. Ricordati anche che se non fosse stato per lei, non saremo mai riusciti a stare con Fedy e Yleara.”
 “E tu non ricordati quante notti abbiamo passato con loro con la pioggia e con il freddo perché di giorno non potevamo?!”
 “Ovvio che me lo ricordo, ma non sempre… Ma quei momenti che ci riuscivamo sai grazie a chi succedeva? A Yvon. Lei sapeva… E ora andiamo.”
Kili lo guardò male, non intendeva obbedire al fratello biondo, Fili se ne accorse e parlò di nuovo:
 “Kili, non voglio ripetermi.”
sfidò lo sguardo del fratello, forse tutti quei giorni a pulire le stalle era servito a rafforzare la sua sicurezza ma Kili non mosse un ciglio, anche lui era testardo o forse aveva solo paura. Nessuno dei due aveva intenzione di cedere e in quell’istante qualcuno bussò alla porta facendoli riprendere:
 “Chi è?”
Il nano biondo guardò la porta oltre la spalla di Kili che anche lui si voltò:
 “Fili, Kili venite in salotto, qualcuno desidera vedervi.”
disse la voce della madre e poi la sentirono allontanarsi, Kili si avvicinò, per una volta la sua parte curiosa prevalse e Fili cercò di bloccarlo:
 “Ehi… Dove vai?!”
 “In salotto.”
Uscì dalla stanza e Fili lo seguì borbottando:
 “Guarda che non ho ancora finito con te.”
Una volta in salotto Kili vide "l'ospite", anzi, “gli ospiti” e si sentì raggelare bloccandosi all’entrata, Bofur e Yvon erano lì.
Quando anche Fili li vide ebbe la stessa reazione ma meno visibile infatti fu lui a parlare per “rompere il ghiaccio”:
 “Bofur...”
Yvon li guardava con il suo dolce, ma triste, sorriso, Bofur invece ci provava a essere se stesso ma non ce la faceva molto, nonostante li avesse salvati. 
Thorin, che era vicino al camino, osservò i quattro e poi s allontanò parlando alla sorella gemella: 
 “Dis, lasciamoli soli...”
Una volta, e veramente, soli Bofur si rivolse ai principi: 
 “Fili... Kili…”
Delle lacrime iniziarono a rigargli il volto mentre si avvicinava a loro, Kili invece vorrebbe scappare ma era letteralmente bloccato dalla paura ma si sorprese quando il nano lo abbracciò: 
 “Perdonami Kili...”
Anche Fili era incredulo vedendo il gesto inaspettato, Bofur continuò:
 “Io... Non dovevo, Io....”
Ma le parole non riuscivano proprio ad uscire dalla sua bocca, piano pianissimo il nano moro si calmò e ascoltò il nano che da piccolo gli raccontava le leggende.
Nel frattempo anche il nano biondo si avvicinò ai due, Kili ricominciò a lacrimare:
 “Io non...”
Non sapeva proprio che dire in quel momento:
 “Kili, ragazzo mio... Io non potevo… Immaginare... Fedileya me lo ha detto tante.... Sono stato uno… Stupido.”
Kili ricordò quando li allontanò la prima volta a casa sua, dopo che ritornarono dalla Fortezza. Si separò da Kili guardandolo negli occhi e poi guardò Fili: 
 “Fili... Tu e tuo fratello… Insomma… Potevate renderle… Felici e invece… Per colpa… Mia..”
 “Bofur. – Fili si fece coraggio - È colpa mia, dovevo essere io a venire a chiederti il permesso, anche per Kili. Ma solo ora me ne rendo conto…”
 “Non prendetevi colpe che non vi competono. Sono stato un  padre troppo protettivo.”
Guadò nuovamente verso Kili negli occhi: 
 “Ragazzo mio... Io ... inconsciamente sospettavo qualcosa ma… Lo negavo a me stesso… E... Ti chiedo scusa. Perdonami Kili.”
Kili strinse i pugni a quelle parole, ormai ne aveva abbastanza:
 “Dimmi solo una cosa Bofur... Perché? Perchè lo negavi a te?! Io amavo Fedy,
era l'unica nana bella e speciale che non ha mai preso in giro per quello che sono e lei… Mi faceva stare bene…”
Bofur si sentì ancora più in colpa a quelle parole e qualsiasi cosa avrebbe detto non l’aiutava di certo a giustificare il suo do comportamento: 
 “Perché, vedi figliolo, sono stato egoista. Avevo paura di separarmi dalle mie figlie e non mi rendevo conto di far soffrire voi due, se fossi stato più permissivo… E se non fossi stato così geloso ne vostri confronti… Sarebbe andata diversamente e loro... - si interrompe per cercare di non piangere di 
nuovo - Sarebbero ancora qui…”
Kili distolse lo sguardo offeso per la prima volta nei confronti di Bofur che lo aveva visto crescere e sapeva a volte quanto stava male perché non si sentiva accettato e il nano moro aveva imparato a usare l’arco dopo aver seguito un suo consiglio. 
Vedendo ciò il nano dal cappello buffo fece un’altra cosa inaspettata soprattutto dai due fratelli principi, si allontanò di pochi passi e s’inginocchiandosi: 
 “Perdonatemi.”
Ripeté.
Entrambi i fratelli rimasero increduli vedendolo. Non credevano che arrivasse a tanto, Fili intervenne subito: 
 “Non occorre Bofur, alzati.”
 “Sì, invece.”
Continuò a tenere la testa chinata verso il pavimento:
 “Ti prego Bofur, alzati.”
Il nano moro si accorse che anche se era successo questo fatto delle fidanzate non voleva vederlo così umiliato di quanto già si sentisse, infatti alzò la testa con gli occhi lucidi guardandoli entrambi. E fu qui che intervenne anche la moglie:
 “Ragazzi… Siamo tutti addolorati per questa perdita… E la colpa più grande è proprio la nostra.”  
li guardava sempre con quel sorriso triste ma che cercava di farsi forza per loro, Fili e Kili si resero conto che forse la moglie hobbit non gli aveva detto che quando lui andava in spedizione le figlie erano completamente libere di stare con loro tutto il tempo che volevano.  
 “Yvon... Io non so che dirvi, e... Solo che noi...”
Fili non riuscì a terminare la terminare la frase, accanto a Kili guardava ad intermittenza i due amici di famiglia.
 “Lo so... E so anche che loro non vorrebbero che coi due stiate così.”
 “Giusto, loro... Non vorrebbero.”
Bofur confermò le parole di Yvon, i principi aiutarono il nano al alzarsi e poi il principe erede al trono, dopo di Thorin parlò:
 “Non devi inchinarti a noi, siamo noi che dobbiamo... Scusarci per non avervelo detto prima.”
 “Non è giusto per nessuno quello che è successo, ma vuoi dovete andare avanti anche se è difficile e fa molto male.”
Bofur annuì di nuovo alle parole di Yvon. Amava sua moglie anche per questo, trovava sempre le parole adatte qualunque era l’occasione. Inoltre aggiunse: 
 “E per rispetto loro, andremo avanti insieme.”
Bofur mise una mano sulla spalla di Kili e l'altra su quella di Fili:
 “Non chiudete mai il vostro cuore. Loro.... e soprattutto noi, non vogliamo altro dolore nella vostra vita…”
Kili non resistette più e abbracciò in nano, Bofur lo strinse paternamente:    
 “Sfogati ragazzo, sfogati… Lo zio Bofur è qui per te.”
Il nano arciere si ricordò di quando glielo diceva da bambino e, come lo aiutò sempre sostenendolo e ricominciò il suo pianto silenzioso.
 “Non cambiare mai... Figliolo, tu sei speciale, e io sono orgoglio di te e del grande arciere che sei diventato. E anche lei lo era. E lo è tuttora, perché è qui - gli mise la mano al cuore - portala sempre con te, come farò io e come sto facendo con vostro padre.”
Kili mosse la testa per dire sì e Bofur riuscì ad accennare un sorriso consolatorio.
 “Scusa se sono sempre scappato quando ti vedevo.”
Confessò Kili: 
 “Lo capisco invece e... Vedevo quando te ne andavi. Sapevo anche il perché… Non vi do nemmeno in questo caso la colpa… L’importante è che abbiamo chiarito alla fine. Vi voglio bene ragazzi.”
Lo strinse di più e poi anche Fili.
Dopo lo zio Thorin, ora Bofur era il secondo nano che vedevano come un padre.
Piano piano Kili si calmò anche perché sentì il fratello accanto a lui:
 “Sono orgoglioso di voi.”
 “E noi ti vogliamo bene.”
disse Fili e Kili confermò subito dopo:
 “Sì... Tanto.”
Anche Yvon si avvicinò al gruppo.
 “Forza ragazzi, da ora si volta pagina, viviamo per coloro che non sono con noi, ma facciamoli vivere in noi... Come faccio sempre rendendo vivo il ricordo di Flik.
Vostro padre per me è sempre vivo, lo porto qui, come fa anche vostro zio Thorin - poi guarda verso il diretto interessato. Nessuno dei due nani si accorse che lo zio era in salotto con loro - Ho ragione?”
Thorin annuì sorridendo in modo sicuro com’era sempre del suo carattere, poi il vero spirito di Bofur prevalse:
 “Ehy Thorin... Perché non ti unisci a noi? Loro hanno bisogno anche di te.”
 “Non esagerare.”
 “Dico sul serio, avanti… Hanno bisogno di te.”
 “Tu non ti preoccupare che li sto aiutando pure io.”
Confessò Thorin, KIli si asciugò gli occhi e si separò da Bofur
 “Grazie Bofur…”
 “Di nulla ragazzo.” 
e gli fa il suo sorrisetto bonario cosa che contagiò anche il nano moro.
Dato che era lì, Fili si avvicinò anche allo zio: 
 “Zio Thorin…”
 “Cosa c'è, ragazzo?”
 “Mi sento inerme. Mi dispiace aver sbagliato a non dirti niente… Pensavo di potercela fare.”
“La prossima volta ti conviene parlarne prima con me e insieme decideremo il da fare. Va bene?”
Intanto gli mise le mani sulle spalle, Fili alzò la testa e gli occhi grondavano ancora di lacrime
 “Capisco il tuo dolore nipote mio, ma se lei fosse ancora viva ti do il permesso di andare a cercarla ma non da solo.”
Lo ammonì guadandolo con i suoi occhi azzurro cielo ma Fili protestò ancora:
 “Ma zio, solo io devo andare, non posso chieder ad altri, soprattutto a Bofur…
Me la saprò cavare.
Lascia che vada da solo, nemmeno Kili voglio che sia coinvolto di nuovo. Preferisco saperlo al sicuro con te e mamma. Ti prego zio.”
 “No, ho paura io se vai da solo.”
Confessò Thorin con il suo tono autoritario.
 “Ma... Zio mi hai sempre detto di...”
Solo allora notò lo sguardo preoccupato del figlio di Thàin.
 “Ho paura che pure tu non farai ritorno. E hai già fatto la tua stupidaggine.”
Fili si azzittì avendo capito che lo zio aveva ragione.
 “E non voglio riprovare l'esperienza di salvarvi e di vedervi in balia dei nemici.”
 “Zio, siamo solo stati presi alla sprovvista, sai che sarò prudente. Ti prego, come posso dimostrare il mio valore se mi neghi questo? Lo faccio per il bene che voglio a Bofur e Yvon.
E se Yleara è viva, devo riportargliela, anche per rispetto al sacrificio di Fedy.”
Thorin non si scompose: 
 “Fili. Non voglio che vai da solo.”
 “Allora vieni tu, - propose il nano biondo - ma non fare rischiare o... Al massimo Dwalin.”
 “C'è sempre Dwalin questi casi, e tu lo sai.”
 “E va bene.”
alla fine il fratello maggiore di Kili si rassegna e ritornò dal fratello che gli mostrò il ciappo di Fedy tra le mani:
 “Ma?!”
 “Me lo hanno ridato. – Kili aveva ancora gli occhi – Yvon ha detto anche che Fedy sarebbe più tranquilla sapendo che ce l’ho con me.”
Fili mise una mano sulla spalla del fratello ricordandosi di quella notte in cui lo riportarono nella stanza della nana.
 “Vedrai che di sicuro sarà così.”
Esisteva anche questo “rito” nel mondo dei nani, si prendeva un oggetto appartenuto al nano scomparso per conservare non solo il suo ricordo ma anche per assicurarsi che il egli protegga dal paradiso. In questo caso Fedy avrebbe per sempre protetto Kili durante tutta la sua vita.
Ma questo pensiero non sollevò di certo l’umore di Bofur che, sentendosi ancora in colpa, non riusciva ancora a sentirsi bene veramente. Sentiva un vuoto nel cuore come se dovesse fare ancora qualcosa per sostenere i due principi e anche se stesso.
Tra le mani teneva il flauto di legno e si ricordò che quando lo suonava sia le sue figlie, ancora nane bambine, che gli altri nanetti correvano da lui e ballavano al suono del suo flauto. Era adorato da tutti per il suo essere e per questa sua passione, faceva passare la tristezza in un attimo. Gli venne un flash e subito uscì da casa sua correndo come un matto sempre armato del suo strumento a fiato.
I nani del villaggio che lo videro rimasero esterrefatti  lo seguirono con  lo sguardo mentre si dirigeva di nuovo a casa dei due principi.
Non bussò alla porta ma si fermò direttamente davanti alla finestra della loro camera, le tapparelle di legno erano semiaperte e il nano da cappello buffo notò che proprio sotto il davanzale, sull’erba c’era il modellino di un lupo fatto col legno, il regalo di Bifur a Kili durante il ritorno dalla spedizione. Ma quello che non sapeva è che sotto a quel modellino di legno, c’era una scatolina con dentro il ciappo di Fedy. Kili lo aveva sotterrato e aveva messo il lupo come guardia.
Dopo aver recuperato un po’ di fiato, portò il violino alle labbra e iniziò a suonare una musica allegra e spensierata proprio come lui.
Subito la melodia arrivò alle orecchie di Fili e Kili che, quando aprirono la finestra, rimasero sorpresi quanto i nani del villaggio che lo avevano seguito e lo vedevano ballare e suonare da solo sul prato.
Bofur smise un attimo di suonare e guardò i due principi:
 “FORZA VOI DUE… NON SIATE TRISTI… BALLATE E CANTATE CON ME! FATE Sì CHE LA VOSTRA FELICITA’ ARRIVI FINO AL CIELO DA FEDILEYA E IN TUTTI GLI ANGOLI DELLA TERRA COSI’ CHE ANCHE YLEARA POSSA SENTIRVI E POSSA TORNARE DA SOLA…
IN ALTO I CUORI, FORZA  ALLA VOCE, BALLATE FINCHE’ IL SOLE NON RISORGE IN VOI E SORRIDETE PERCHE’ LA VITA E’ BELLA, E LA VITA E’ QUI !!!”
Kili non aveva più il braccio fermo come se fosse rotto ma era solo fasciato, si sentì come quando era un bambino vedendo Bofur suonare per loro nonostante il dolore che li attanagliava nel cuore. Scambiò uno sguardo con Fili che stava pensando alla stessa cosa e entrambi uscirono fuori dalla finestra per unirsi al nano con due trecce e così fecero anche i bambini allievi di Kili.
Bufur suonò musiche sempre più allegre e a un certo punto, dal cielo nuvoloso, un raggio di sole riuscì a sbucare e a illuminare il gruppo di nani, Kili si fermò per alzare gli occhi al cielo e si sentì scaldare il viso come se due mani lo stessero accarezzando.    

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Capitolo 17
*** 17) Uno Strano Incontro ***


17) Uno Strano Incontro

Da quel giorno il dolore non si placò ma non se ne andò mai del tutto, piano piano i due fratelli ripresero la vita di prima. Fili continuò a lavorare nell’armeria con lo zio, il periodo in cui puliva le stalle era finalmente terminato dopo neanche 3 mesi, e Kili riprese a lavorare in falegnameria al mattino e a fare da maestro il pomeriggio con i nani bambini.
E dato che Fili faceva le spedizioni di recupero con Bofur alla ricerca della figlia scomparsa, Kili ne approfittò per poterne fare da solo, non era un distacco dal fratello biondo e non era nemmeno arrabbiato con lui. Sentiva solo il bisogno di fare questi viaggi da solo. Esplorava luoghi che aveva già visto con Fili e a volte andava a cercare anche della legna per il lavoro e da solo riusciva a pensare.
Non aveva più incubi di orchi ma nemmeno Fedy lo veniva a trovare durante la notte e questo gli dispiaceva. Era un mistero il segreto che voleva dirgli e più faceva ipotesi e meno ne veniva a capo.
D’altro canto anche Fili aveva i suoi problemi. Più si cercava e più la figlia di Bofur sembrava non fosse mai esistita, non trovarono né le sue tracce e né un qualcosa come i resti di un fuoco o qualcos’altro e purtroppo. Fu proprio il padre a fermare le ricerche a un certo punto, non si era rassegnato ma sperò con tutto il cuore sia che la figlia fosse viva e sia che qualche altro nano l’avesse trovata e si stava prendendo cura di lei e che un giorno fosse riuscita a tornare da sola.
Fili ne soffrì molto e si arrese Bofur non poteva fare altro:
 “È stato tutto inutile...”
Fili era a tavola con la sua famiglia quando annunciò che non sarebbero più ripartiti per cercare la sua amata. Ogni volta che si sentiva scoraggiato si toccava il guanto protettivo di cuoio sinistro. Anche Kili aveva notato questo strano gesto ma preferì non chiedere niente, anche lui aveva tenuto dei segreti e poi, se proprio voleva parlarne, doveva venire da lui.
 “Fili, pure io mi sento, e mi sono sentito così quando non ricevo notizie da mio padre, sennò perché ho chiesto aiuto a un falconiere?!”
Fili annuì capendo che in realtà lo zio stava cercando il padre come meglio poteva dato che, essendo quasi un re, non doveva allontanarsi dal suo popolo non dopo l’ultima volta.
 “L’unica cosa da fare – continuò lo zio – è di sperare che stia bene e che qualcuno l’abbia salvata.”
 “Anche Bofur dice così.”
Ammise il nano biondo e poi guardò lo zio:
 “Possiamo averne anche noi due falchi? Per aiutarti ovvio.”
Kili rimase sorpreso alla richiesta del fratello e infondo non era una cattiva idea, ma lo zio sospirò, guardò il nipote e rispose soltanto:
 “Poi vediamo.”
Quando Fili aveva del tempo libero ne approfittava o di andare a salutare il fratello in falegnameria o dove allenava i bambini oppure andava nei pressi del laghetto non solo per fare un bagno ma anche per stare da solo.
Quel posto gli dava pace e serenità, non lo conosceva nessuno quel posto tranne loro due e le sorelle scomparse, quel posto era un bell’angolo di paradiso e si ricordò di portare il suo violino, ispirava anche a creare della musica. Fili stata talmente rilassato che non si accorse di essere da solo, qualcuno si stava avvicinando quatto quatto alle sue spalle, se non che camminando pestò e spezzò un rametto capitato tra i due. Subito Fili scattò sull’attenti, si armò di uno dei coltellini fabbricati da lui stesso medesimo, che teneva in una taschina dello stivale e quando si girò si trovò a faccia a faccia con una nana che aveva visto solo due volte fino ad allora:
 “Ma tu sei?!”
Era proprio quella nana che per ben due aveva incontrato lo sguardo del nano biondo e per due volte era riuscita a scappare, ora era lì e Fili poté vederla meglio.  
Era una bellissima nana con i capelli tra il moro e il rosso intrecciati in lunghe trecce e treccine tipo quelle di Fili, solo ai lati del viso aveva un po’ di barba e intrecciata anch’essa. Sembrava essere tornata da poco, forse da una spedizione, infatti indossava un vestito rosso e grigio, mantello dello stesso colore caldo con un po’ di pelliccia a circondare il collo. Indossava guanti di cuoio e scarponi da nani, quindi era una nana. I suoi occhi erano azzurri proprio come i suoi, e ben presto l’espressione stupita che aveva in volto si tramutò in un sorriso furbo:
 “Era ora che ti trovassi.”
Nel tono di voce il nano avvertì tanta sicurezza e anche qualcosa di scaltro cosa che gli diede un po’ fastidio, soprattutto in un momento del genere.
 “Chi sei? – disse in tono duro e freddo – E che cosa vuoi da me?”
La nana alzò le mani in segno di resa continuando a guardare il nano principe negli occhi:
 “Che accoglienza… Sta calmo principe Fili, il mio nome è Everel e sono del tuo villaggio… Non voglio farti del male, quindi potresti abbassare quell’arma?
Bravo…”
Il nano abbassò il coltellino ma continuò a tenerlo stretto nella mano:
 “Ti ho vista in giro infatti – di nuovo usò quel tono di voce con lei – e quando ho cercato di palarti non c’eri più.”
Everel fece spallucce come se la cosa fosse ovvia:
 “Certo, no? Dovevo farlo per poterti parlare da soli… Ma a quanto vedo, qui non è affatto male.”
si guardò intorno con fare sicuro. Fili capì cosa lo infastidiva, era nel posto segreto suo e del fratello e quella sfrontatezza gli ricordava dei bulli con cui aveva avuto a che fare sempre da bambino e sempre per difendere Kili.
Questi tipi di nani non li poteva né vedere e né sentire e ora eccolo lì con una nana che rappresentava tutto ciò. 
 “Senti, Everel, potevi anche restartene al villaggio, arrivi tardi se vuoi parlarmi – fece le virgolette con le dita – se non lo sai sono in lutto, e per ora non voglio parlare con nessuno.”
 “Ah sì ho saputo… - cambiò tono e questa volta era dispiaciuto - Mi dispiace per quello che è successo… Che brutta storia…”
incrociò le braccia mentre parlava e distolse lo guardo dal principe nano. Colpì molto questo cambiamento e Fili abbassò la guardia e mise via il coltellino:
 “Conoscevi anche te le figlie di Bofur? Insomma eravate amiche?”
La nana guardò il principe negli occhi e rispose di nuovo in quel tono sicuro:
 “No. – di nuovo Fili alzò la guardia – Ma dove vivo io ne parlano in continuazione e alla fine si arriva sempre allo stesso punto, no?”
Fili si stava proprio stancando, fece due lunghi respiri e poi si allontanò verso la fessura di roccia:
 “Ehi, aspetta… Dove stai andando?”
 “Lasciami stare. Non voglio più parlare con te.”
e lasciò la nana da sola nel laghetto. Quell’incontro anziché fargli piacere lo aveva innervosito di più, infatti per sfogarsi andò a controllare il suo pony e là ci trovò il fratello che stava controllando il suo. 
 “Ciao Fili.”
 “Oh Kili… Che sorpresa…”
Il fratello minore si accorse del suo sguardo:
 “Qualcosa non va?”
Fili aveva ancora l’espressione nera in volto e gli parlò piano calmandosi dell’incontro con la nana nel loro posto segreto, dopo averlo ascoltato Kili parlò:
 “Da come la descrivi sembra la nana che mi ha fatto il tatuaggio.”
 “Era lei?! Oh…”
Esclamò esasperato e si mise le mani sulla faccia:
 “Proprio quando avevo deciso di farlo anch’io.”
 “Cosa?! Il tatuaggio?”
 “Sì… Ci stavo pensando ma se c’è solo lei rinuncio.”
 “Dai che alla fine mi ha offerto una birra.”
Il fratello maggiore lo squadrò e poi lasciò cadere l’argomento:
 “Come mai qui nella stalla?”
 “Volevo vedere se era abbastanza pulita. – Fili si girò di colpo spalancando gli occhi cosa che fece ridere il fratello minore – No, sto scherzando… Volevo dare da mangiare a Brizzy. Tra pochi giorni parto ancora.”
 “Un’altra spedizione?!”
Il fratello moro annuì senza guardarlo negli occhi,
 “Ma perché?! In questi mesi stiamo più fuori che a casa…”
 “Tu sei stato fuori per i fatti tuoi e io per i miei, ma questa volta è zio che me lo chiede. Ha detto che ha ricevuto delle notizie su un possibile nemico che si sta avvicinando qui.”
 “Non ne sapevo niente… E vuoi andarci da solo?”
Kili fece spallucce:
 “Tanto sai che saremo sempre i soliti… Ma io non credo che sarà nulla di che… Come al solito.”
 “Voglio venire con te.”
Questa volta il fratello moro si voltò a guardarlo:
 “Non hai detto tu che stiamo entrambi fuori?”
 “Si ma non ne stiamo facendo più insieme, te lo avevo promesso.”
Kili sorrise come un nano bambino, che in realtà era solo il suo sorriso e prese un coltellino dalla tasca e lo girò tra le dita:
 “Basta che non fai di testa tua come al solito… Spero hai imparato dai tuoi errori.”
Gli diede una gomitata affettuosa e Kili sbuffò ridendo perché sarebbero rimasti insieme.
Il grande giorno finalmente arrivò e i due fratelli partirono ma ancora cosa gli aspettava, il re di Erebor aveva sentito di alcune presenze sospette verso nord
e mentre si dirigevano verso quella spedizione avevano ancora nella mente le parole dello zio:
“State allerta. Qualunque pericolo troviate non agite subito. Sono stato chiaro?”

ma in realtà Kili aveva un'altra raccomandazione che lo zio gli aveva detto lontano dal principe biondo:
“Kili… Fai attenzione anche a tuo fratello. Cerca di farlo ragionare. Sei l'unico che ascolta.”
Thorin con Kili era molto meno severo in quanto cercava di dargli fiducia, soprattutto dopo che erano scappati, lo zio lo sapeva che non era opera sua ma solo di quella testa calda di suo fratello. 

Kili respirò l’aria a pieni polmoni e si sentì per la prima “libero” anche se ne aveva già fatte di uscite ma questa era la prima con Fili dopo quella nascosta:
Come al solito Kili si era dimenticando la carne secca ma questa volta fu Fili a decidere di cercare qualcosa in natura. Infatti, come volevasi dimostrare, lo stomaco di Fili iniziò a gorgogliare: 
 “Cos'era, una rana o il tuo stomaco?”
chiese Kili pur sapendo la risposta,
 “Ops... Sto morendo di fame”
confessò Fili.
Per loro era l'ora di pranzo, se fossero stati a casa non se ne sarebbero accorti ma erano fuori, 
 “Vediamo, cosa potremmo trovare di commestibile fuori casa? - Mentre Fili parlava Kili si guardò intorno – Di solito ci sono cespugli di bacche, more, lamponi, ma non mi va di riempirmi lo stomaco solo con quelli...”
Kili prese di mira un'anatra che volava poco lontano sopra di loro, fece partire una freccia dal suo arco che colpì l'anatra selvatica in volo che cadde dritta, dritta in mezzo ai due nani senza che Fili si accorgesse di niente, infatti continuava a parlare da solo:
 “Avrei proprio voglia di carne, di un buon pezzo di carne al sangue forse...”
 “Anatra va bene?”
chiese Kili mostrandogliela. Il fratello maggiore fece una faccia sorpresa:
 “Grandioso!!! Davvero...  Ma come hai fatto?”
alzò la testa anche lui ma vide solo il cielo:
 “Sai qual è il tuo problema Fili? - Kili gli passò la freccia con il cibo – Pensi troppo.”
  “Ah io penso troppo?! E tu agisci subito.”
scherzò ovviamente e dopo aver stanato un’altra preda il maggiore dei due accese un fuoco e aspettarono che le due prede fossero pronte. 
 “Ci voleva proprio.”
Fili si sentiva più rilassato e tranquillo, era felice perché suo fratello era lì con lui. Meglio non poteva desiderare.
Dopo pranzo Kili si guardò intorno da seduto, conosceva bene quelle foreste e conosceva anche bene gli animali riconoscendo le orme e si chiese se non fossero lì per qualche animale pericoloso, s’insospettì molto.
 “Che pace! Non si muove nemmeno un ramoscello.”
Fili ancora non si era accorto della sensazione che aveva il fratello moro,
 “Già, chissà che nemico hanno avvistato. Spero non sia pericoloso.”
Si alzò in piedi e ripulì il posto per rimettersi in cammino, Fili lo imitò: 
 “Mah, forse lo zio si è sbagliato. Magari si è inventato qualcosa che non c’è ovviamente per farci svagare un po’.  Come possono esserci nemici, non ci sono segnali strani, non ci sono odori di putredine. Niente di niente.”
Durante il cammino Kili continuò a guardarsi intorno non sapendo che qualcuno in silenzio li stava osservando cercando di non fare rumore ma lo sguardo acuto di Kili notarono un movimento strano delle foglie e si bloccò a un tratto e puntò gli occhi in quella direzione.
 “EHY… Che c’è? Senti qualcosa? – Finalmente il fratello si accorse che il fratello aveva puntato qualcosa - Kili…”
Il nano arciere era talmente concentrato che non gli rispose, allora Fili iniziò a sussurrare:
 “Dov’è?”
Kili col dito indicò un punto su un grande albero a forma di cespuglio e prese anche una freccia per incoccarla nel suo arco: 
 “Allora c'è qualcosa…- confermò il nano biondo sempre sussurrando e prese le sue spade – Fratellino, credo che dovremmo aggirarlo.”
 “Tu vai a destra – disse  Kili senza abbandonare quel punto con lo sguardo - io a sinistra e Fili…”
 “Dimmi.”
Anche Kili si mise a sussurrare:
 “Non fare pazzie.”
 “Ma quali pazzie?! – Fili rimase esterrefatto delle sue parole - Dobbiamo solo eseguire gli ordini dello zio... Forza, andiamo!!!”
Entrambi i fratelli si diressero verso quel punto cercando di non fare rumore lì 
dove c’erano rami e erbe secche e a un punto si separarono per andare uno a destra e l’altro a sinistra. 
Cercò di non far troppo rumore dirigendosi verso sinistra per accerchiare chiunque si trovasse lì, intanto iniziarono a sentire pure dei lamenti e i due fratelli si parlavano solo con gli occhi. Quando finalmente riescono a dividersi, dalla sua postazione Kili riuscì a vedere la fonte dei lamenti e intravide pure un corpo, sorpreso pensò tra sé e sé: 
 “Ma che cos'è?!”
Quella creatura, qualsiasi cosa fosse, tentò pure di alzarsi ma sembrò non riuscirci e tentò di strisciare perché forse era ferito, Kili guardò un attimo il fratello che era già alla parte opposta ma l’albero era molto grande e non sapeva se anche lui era riuscito a vedere qualcosa. Continuò stando molto all’erta.
Finalmente sbucò dal suo nascondiglio con le freccia puntata verso… Un elfo.
Il famoso "nemico" era proprio un elfo con lunghi capelli biondi fino a quasi metà schiena, era magro e vestito di verde così per loro era più facile nascondersi in mezzo alla natura. Sapeva che era un elfo perché vide spuntare la punta delle orecchie dai capelli, dava le spalle perché stava tentando di strisciare e il nano abbassò l'arma. Quando cercò di avvicinarsi sentì il chiurlo del barbagianni di Fili e il fratello moro sapeva che quello era un segnale per dirgli che lui stava per attaccare ma Kili sapeva che se lui non riceveva la risposta Fili doveva stare immobile e aspettare, anche se si sentiva un attimo nel panico, non doveva, e  voleva, attaccare l'elfo. 
 “Ehi...”
Sussurrò con calma all'elfo che si girò, guardò Kili con occhi pieni di paura ma sempre cercando di prendere il suo arco, che era più bello, elegante e più grande di quello di Kili. Ma il nano moro non si arrese:
 “Calma, calma... Non voglio farti del male. – continuò a sussurrare – Sei ferito?”
La creatura elegante lo guardò negli occhi mentre Kili mise il zaino a terra e frugò finché non trovò quello che stava cercando: 
 “Guarda, ho delle bende - gli sorrise cercando di rassicurarlo - posso curarti se me lo permetti.”
L’elfo annuì ma lo guardò con attenzione, intanto il fratello biondo si chiedeva che fine Kili avesse fatto perché non rispose al suo segnale, il nano moro si avvicinò cautamente e controllò la ferita dell'elfo
 “Non sembra grave, per fortuna ho della foglia di re – mostra anche l’erba medica - La conosci?”
l’elfo rispose sussurrando come il nano:
 “Si, è Athelas.”
Aveva la voce molto delicata anche se era un maschio e gli occhi chiari che andavano dall’azzurro al verde acqua, nessuno dei due sapeva che Fili era sempre più vicino.
 “Athelas?!- Kili si rilassò di più - Voi la chiamate così?!”
 “Sì.”
rispose l’elfo e anche lui diede fiducia al nano che iniziò a operare ma prima prese un po’ di erba medica:
 “Pizzicherà un pochino, – confessò - ma poi passa tutto. Chi ti ha ridotto così?”
L’elfo non riuscì a rispondere perché proprio dietro di lui Fili uscì urlando per avventarsi contro il nemico che poi anche lui scoprì essere un elfo. Entrambi si voltarono e d’istinto Kili si mise in mezzo difendendo l’elfo: 
 “NO !!! FERMO FRATELLO!!! È ferito.”
Fili lo guardò negli occhi e si fermò dall’attaccare il nemico:
 “Fili non è il momento, è ferito!”
 “Ancora meglio... Soffrirà di meno!”
Il nano biondo cercò di avvicinarsi all’elfo biondo come lui ma Kili lo bloccava in continuazione: 
 “Fili fermati !!!”
L’elfo provò a rialzarsi perché era spaventato e inerme ma ancora non riusciva a muoversi tranne che strisciare.
 “Non voglio che tocchi l'elfo, se non intendi aiutarmi allora vattene.”
Il fratello moro lo sfidò con lo sguardo e Fili rimase molto sorpreso:
 “Che cosa!? Non intendo lasciarti da solo con quello.”
L’elfo seppur debole, parlò: 
 “No... Non dovete discutere… Per il  mio destino…- entrambi i fratelli lo guardarono –Tu, dagli occhi castani, ti ringrazio…”
in tono amichevole Kili rispose:
 “Sta tranquillo, tu sei al sicuro con me.”
Fili tentò di far ragionare il fratello: 
 “È un mio dovere Kili. È lui la minaccia di cui ci ha parlato lo zio. Dobbiamo farlo prigioniero.”
 “No invece - lo allontanò – perché fai così, Fili?!”
 “Così come?!”
Mentre i due fratelli nani discutevano l’elfo biondo, strisciando, si era avvicinato ad un albero e stava cercando di mettersi in piedi, Fili guardava duramente il fratello moro che non accennava a obbedire agli ordini: 
 “Ti ripeto Fili, se non intendi aiutarmi, allora vattene.”
 “No!”
pesto un piede sul terreno per protesta e Kili lanciò un ultimatum.
 “Allora fa da guardia. Chiunque l'abbia ferito dovrebbe essere ancora da queste parti.”
Fili aveva uno sguardo carico di odio e fulminava l'elfo mentre Kili si riavvicinò alla sua gamba ferita.
Mentre gli fasciò la ferita l’elfo parlò: 
 “Non devi disubbidire al tuo superiore, Non è da guerrieri.”
Kili lo guardò nel profondo dei suoi occhi marroni poi riprese a parlare: 
 “Non è il mio superiore, è solo mio fratello.”
Il nano biondo era fermo ed osservava le azioni di Kili mentre si guardava intorno con entrambe le spade ancora impugnate.
 “Lui prova astio per me.”
confermò la creatura dei boschi,
 “Non è colpa tua.”
cercò di rassicurarlo il nano arciere. L’elfo cambiò argomento: 
 “Qual'è il tuo nome, guerriero?”
 “Il mio nome è Kili, figlio di Flik. Principe e primo consigliere del regno di Erebor. E il tuo?”
 “Il mio nome è ... Mithyore E sono... Un soldato. Ma ho smarrito la strada durante una ricognizione.”
 “Infatti, nessun elfo passa di qui...”
Fili era ancora fermo e con uno scatto di rabbia fece cadere le spade, facendo rumore e digrignando: 
 “Dannazione…”
ma Kili non gli diede retta:
 “Io in verità – continuò Mithyore - conosco uno della vostra stirpe.”
 “Ah sì?! E chi?!”
Kili lo guardò con occhi curiosi e si fermò prima di mettere la foglia di re sulla ferita, la creatura elegante continuò:
 “Si chiamava Thorin... Ma il mio sire ebbe uno screzio e ci vietò di avere contatto con lui o dei nani del suo popolo… Sai, Kili... Anch’io ho un fratello.”
 “Interessante, è una testa calda come il mio?”
 “Beh abbastanza e se lo sapesse che sto parlando con te... Non mi darebbe tregua.”
 “Kili…”
Il nano biondo lo chiamò digrignando, si era messo di spalle ma guardava Kili con la coda dell’occhio, per fortuna Kili finì in quel momento di fasciargli la gamba
 “Ecco fatto.”
Si alzò in piedi e aiutò l’elfo a fare anche questo bloccando il suo piede buono contro il suo. Mithyre lo guarda con gli occhi tranquilli:
 “Ti ringrazio principe Kili.”
 “Non ti preoccupare. Hai un accampamento vicino?”
L’elfo non rispose perché guardava verso Fili che, dentro di lui avvertiva come una strana confusione,  le parole di Flik sugli elfi riecheggiavano nella sua testa ma sentiva anche la voce di Thorin parlarne male poi avvertì delle voci e dei movimenti proprio dietro a quell’albero a forma di grande cespuglio. E la cosa strana era che quelle voci le conosceva, subito si voltò verso il fratello:
 “KILI!!!”
Appena Kili si voltò sentì anche lui le voci e vide sbucare lo zio da dove era arrivato lui: 
 “Dwalin! LI HO TROVATI.”
Dwalin, e altri nani a seguito, arrivarono da dov’era sbucato Fili e entrambi si avvicinarono all’elfo, Kili si spaventò ancora di più ma trovò lo stesso il coraggio per continua a difendere la bellissima creatura. Thorin ordinò al nipote di spostarsi:
 “Levati di lì, Kili!”
Il giovane nano non sapeva come aveva fatto lo zio a trovarli e perché erano tanto interessati all’elfo dato che era cresciuto con lo zio che diceva solo brutte cose su di loro:
 “No... Non posso.”
Thorin tremava di rabbia: 
 “Kili, ho detto TOGLITI !!!”
Fili si avvicinò con le spade mettendosi sulla sinistra di Kili: 
 “Fa quello che ti dice lo zio, avanti.”
 “Ragionate vi prego, non è un nemico.”
 “LUI È IL NEMICO, KILI!”
gli ruggì contro lo zio. Kili indietreggiò di un passo: 
 “Io non mi muovo di qui. Non voglio che gli venga fatto del male.”
Dato che lo zio non riusciva a smuovere il nipote, diede ordini al fratello biondo:
Thorin: 
 “Lega con questa corda le mani dell'elfo.”
 “Agli ordini.”
Disse con tono piatto, senza gloria e né onore e Kili non gli rendeva le cose più facili:
 “Fili non lo fare…”
Fili lo guardò e rassegnato, replicò: 
 “Perdonami Kili, devo farlo.”
Kili non poteva permettere che prendessero l’elfo e fece la cosa più ovvia: afferrò la sua freccia e si mise in posizione con l'arco.
 “Non costringermi ad usarlo contro di te.”
Fili indietreggiò, l'arco era proprio a poca distanza da lui, e anche gli altri nani sembravano alquanto confusi dal suo comportamento.
 “Kili, ma sei impazzito?”
 “Non toccate l'elfo...”
Il fratello moro rispose con un’altra frase e mai in vita sua era più serio di così,
ma lo zio si stava infuriando, e non poco:
 “Sicuramente quell'elfo gli ha fatto qualche incantesimo, Fili... Sono subdoli.”
 “No!”
Protestò il nano con l’arco sempre puntato contro di loro:
 “Avanti Kili, smettila.”
lo rimproverò Dwalin ma Kili non si mosse:
 “Nessuno mi ha fatto nessun incantesimo.”
L’elfo Mithyre sussurrò: 
 “Kili... Non serve, sul serio.”
Sentendo il nome del nipote detto dall’elfo Thorin s’infuriò sul serio:
 “Anche il tuo nome gli hai detto!!! Allora non hai imparato niente!!!”
Nelle credenze dei nani c’era scritto che mai bisognava dire il proprio nome a un nemico altrimenti gli passavi la tua forza ma Kili aveva rischiato perché non credeva a tale detto.
Il nano non ascoltò né lo zio e nemmeno l’elfo, ma parlò a tutti:
 “Se fosse stato un porco l'avrei ucciso subito ma non lo è...”
Fili deglutì e cercò di farlo ragionare:
 “Kili smettila, mi spaventi.”
Continuava a tenere la freccia puntata senza avere esitazione davanti al fratello:
 “Allontanatevi. Tutti quanti.”
Thorin fece un segno a Fili, quello di tentare di stordire il fratello.
Fili chiuse gli occhi e sussurrò: 
 “Perdonami Kili ...” 
li riaprì e si gettò contro il fratello dopo aver preso il coraggio ad afferrare la freccia  e allontanarla da lui, Kili cercò di liberarsi dalla presa del fratello:
 “NO.... NO....”
Fili stava incontrando difficoltà in quanto Kili era più forte e non voleva che l’elfo venisse catturato.
I due si allontanarono pure mentre lottavano, non li avevano più i nani nella loro visuale. Fili e Kili si ritrovarono soli:
 “Fili... lasciami !!!”
 “Sai che non posso. Lo vuoi capire che mi stai facendo del male? E non parlo fisicamente.”
 “Sei tu che mi stai facendo del male... Perché non capisci?!”
Fili bloccò il fratello moro: 
 “Ma che stai dicendo?! Kili sono elfi…Quel  popolo che non ci aiutò a Erebor.”
 “Tu non sei lo zio Thorin, Fili. Ragiona! - si mollarono entrambi ma senza abbandonare quello sguardo di sfida - E proprio tu cosa mi hai detto l'altra volta? 
Non li volevi vedere gli elfi?!”
Fili era abbattuto e lasciò cadere le spade a terra:
 “So cos’ho detto ma...”
 “Fili... - lo guardò con occhi duri - Giuro sul nome che porto, che se dovesse succedergli qualcosa, qualsiasi cosa ti dimenticherai di avere un fratello.”
A quelle ultime parole Fili raggelò e tentò di avvicinarsi ma Kili si voltò e si allontanò.
 “TANTO LO SAI CHE ZIO THORIN LO AVRÀ GIÀ PORTATO NELLE PRIGIONI!”
urlò Fili di rimando e questo fece infuriare ancora di più il fratello, infatti prese le sue cose e ritornò al villaggio ma Fili lo raggiunse: 
 “Kili, non puoi farci niente.”
Tentò di convincerlo con voce più calma:
 “Non ho niente da dirti ormai.”
Disse in tono freddo al fratello e senza guardarlo in faccia.
Thorin nel frattempo aveva condotto l'elfo nelle prigioni e una volta fuori parlò con il nano combattente:
 “Dwalin, quando torneranno i miei nipoti,  portali da me.”
Dwalin annuì, e poi il principe dei nani andò per la sua strada.
Tornati al villaggio, Kili notò subito nani davanti alle porte delle prigioni, intuì che lo zio avesse fatto le cose "in grande" e si diresse anch'esso lì con  Fili dietro ma gli scappò: 
 “Cos'è tutto quell'assembramento?!”
Il nano biondo non ottenne risposta e lo sguardo di Dwalin era sempre quello di uno che aspetta sempre uno scontro.
Kili cercò di entrare nelle prigioni, ma il nano maestro lo bloccò:
 “Fermo lì dove sei.”
 “Devo parlare con Mithyre.”
 “No.”
 “È  per colpa mia che l'avete catturato.”
 “Vostro zio vuole farvi un discorsetto.”
Cambiò totalmente discorso anche dopo le continue insistenze del secondo principe:
 “Non mi ripetono, Kili. Ora andate da vostro zio.”
Fili era in silenzio e sconvolto da tutto ciò che stava accadendo, si sentiva enormemente in colpa, sapeva che era colpa sua perché obbediva sempre agli ordini dello zio.
Frustrato si allontanò anche dalle prigioni sbattendo la spalla contro Fili, forse facendolo apposta. Per la prima volta Fili si sentiva inerme e non sapeva che 
fare.
Quella notte, mentre tutti i nani dormivano, c'era uno che aspettò proprio quel momento per attuare un suo piano, Kili si alzò e sgattaiolò furi dalla sua stanza cercando di non svegliare il fratello.
Arrivato nei pressi della prigione, iniziò a formulare un piano per poter liberare l'elfo, guarda caso Mithyre si affacciò per guardare il cielo, finché:
 “Psst… psst…”
Sorpreso si avvicinò alla finestra con le barre di metallo nanico: 
 “Chi va là?”
Sussurrò ma venne lo stesso zittito:
 “Shhh Mithyre - comparve Kili - sono io.”
 “Kili?!”
 “Sì, amico.”
Mithyre sorrise ne rivedere l’unico nano che si era fatto in quattro per lui sia curandolo che difendendolo ma durò poco quella sensazione: 
 “È pericoloso qui. Vattene… Per me non c'è più niente da fare.”
 “Non posso lasciarti qui. Ho un piano per liberarti. Questi screzi devono finire.”
Sentendo quell’ultima frase l’elfo capì quanto coraggio avesse Kili nel suo cuore:
 “Sei un nobile nano ma non sta a te decidere, solo i nostri sovrani possono…”
 “Conscendo il mio, non verrebbe mai a patti.”
tagliò corto Kili e sapeva quello che diceva, l’elfo lo aveva visto:
 “Io ti libero perché non è giusto che mio zio se la prende con te. Tu stai tranquillo, arrivo subito.”
Sparì dalla visuale, tutta questa conversazione però fu vista di nascosto da qualcuno che per il momento preferì stare nell’ombra continuando a seguire il nano moro.
Kili riuscì ad entrare nelle prigioni, tutto sembrava tranquillo e la via era libera in quel labirinto di celle, mentre cercava di orientarsi, quella presenza gli poggiò la mano sulla spalla e Kili si voltò di scatto scoprendo alla luce delle torce chi fosse:
 “Fili?!”
 “Dove credi di andare... Ti scopriranno se vai di là, ci sono almeno due guardie.”
 “Lasciami....”
 “No… Posso aiutarti.”
 “Ah, ora mi vuoi aiutare?! Ma tornatene a casa...”
 “Lasciamelo fare Kili… Sto male per quello che ho fatto Va bene? Ti prego, c'è Dwalin. Credimi, l'ho visto prima che arrivava.”
Si avvertì la voce del fratello di Balin, il fratello maggiore diceva il vero.
Stranamente Kili si calmò ma non per Fili:
 “Prima l'ho visto ben armato E ... dobbiamo liberarlo perché zio Thorin non ha intenzione di lasciarlo andare... Vivo – confessò poi - Ho sentito che ne parlava a Dwalin.”
 “Allora prego, - Si fece da parte - fammi vedere che hai in mente, genio.”
 “Va bene... vediamo - Fili osserva la situazione e vede un corridoio nascosto... –
dobbiamo trovare la cella.”
 “Si, senza chiavi…”
Gli ricordò Kili sempre in quel tono ma il fratello biondo rispose con un sorriso e fece uscire qualcosa dalla tasca, più precisamente la chiave:  
 “L'ho presa... Allo Zio, l'aveva lui. Scusami - commentò- Ho sbagliato come sempre.”
Kili riuscì ad addolcire lo sguardo e poi rispose:
 “E va bene...”
Cercarono l'elfo nelle prigioni mezze sotterranee e poi finalmente:
 “Mithyre…”
Sentendosi chiamare dall’interno, l’elfo si avvicinò a loro staccandosi dalla finestra e vide che il nano moro non era solo:
 “Kili no... Tu e tuo fratello dovete andare via… Il vostro re vi punirà e non voglio.”
 “Non ci pensare nemmeno. Non voglio vivere con questo rimorso.”
sussurrò mentre cercò di aprire piano con la chiave,
 “Sbrighiamoci.”
Fili faceva il palo e alla fine Kili riuscì ad aprire il lucchetto:
 “Fatto. presto esci.”
L'elfo uscì dalla sua cella e seguì i due fratelli finché non si ritrovarono fuori a sentire l’aria della sera e l’elfo la respirò a pieni polmoni, 
 “Conducetemi alla foresta,  da li posso proseguire da solo.”
Alla richiesta dell’elfo Kili guardò di nuovo il fratello:
 “Me la cavo da solo, ora. torna a casa.”
 “Non esiste.”
 “Fili, no...”
 “Non mi importa, chiaro? Io non ti lascio solo hai bisogno che ti guardi le spalle, sai bene che zio Thorin può comparire da un momento all'altro.”
 “Appunto per questo che te l'ho detto. Vai.”
 “Ascoltami bene… - disse più sicuro che mai - Sono io che gli ho preso la chiave e non tu. Tutta questa situazione purtroppo è successa per colpa mia.”
Si stava trattenendo dal gridare e Kili si sentì rassegnato:
 “E va bene, andiamo.”
Il fratello moro sorrise sicuro perché il fratellino lo aveva voluto con lui, con molta attenzione lo scortarono fuori dalle mura della città:
 “Fa buon viaggio...”
 “Addio amico mio.”
Mithyre si voltò: 
 “Addio nobili nani… Amici degli elfi.”
l'elfo scomparve nella foresta.
Kili e Fili stavano tornando a casa quando sentirono la campana d'allarme del villaggio e purtroppo sapevano il perché:
 “Maledizione…Ci hanno scoperti.”
Sussurrò Kili con rabbia e paura ma quello più preoccupato dei due era Fili che cercava di nascondere lui e il fratello cercando di tornare a casa.
 “No… Non adesso…”
Il fratello moro alla fine era dispiaciuto di aver coinvolto anche il fratello in questa situazione, e anche di averlo trattato male prima:
 “Fili, vai via che ancora non ci hanno visto.”
 “No Kili, nasconditi tu. Non voglio che zio ti veda… Dobbiamo tornare a casa prima che le strade si riempiano di nani.”
Fili non si accorse che Kili prese un vaso.
 “Fili...”
Lo chiama il fratello:
 “Cosa c’….”
Prima di aggiungere altro il fratello arciere lo colpì alla nuca procurandogli non solo male ma anche la perdita dei sensi
 “Scusami...”
Lo sorresse per evitare che cadesse con la faccia sul terreno e lo trascinò via.

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Capitolo 18
*** 18) Libertà ***


18) Libertà
 
Il mattino seguente tutti i nani erano di nuovo davanti alle porte della prigione tranne un nano che si accorse del principe biondo che stava dormendo sul fieno vicino a casa sua e lo svegliò:
 “Fili... Fili...”
Il nano biondo si sveglia ancora con un leggero mal di testa e poi si alzò di scatto perché all’inizio non riconobbe Ori:
 “Ma dove... Sono?”
 “Ciao, come mai hai dormito fuori?”
Fili si guardò intorno e poi il nano amico ricordandosi come in un flash:
 “Oh no, Kili! – esclamò e afferrò l’amico per il vestito – Ori, lo hai visto?”
 “No...”
Ori non sembrava molto convincente e poi entrambi sentirono strani suoni di tamburi che provenivano dal villaggio e anche delle voci.
Fili si alzò e corse a perdifiato verso i rumori, Ori lo seguì, finché non si trovarono davanti al villaggio che guardava una scena raccapricciante soprattutto per lui.
Su un palco in legno, Kili era inginocchiato davanti a Thorin e a davanti tutti i nani del villaggio, lo zio aveva il suo arco e le sue frecce in mano e parlava con voce alta e dura:
 “Per questo grave affronto che hai fatto non solo all’intero villaggio ma a me che sono il tuo re prima di essere tuo zio, la tua arma ti sarà sequestrata.”
Fili intanto cercò di raggiungere il fratello facendosi strada tra i nani ma venne bloccato da Dwalin:
 “NO !!! – cercò di divincolarsi – Kili !!!”
Inoltre cercò anche di parlare ma con le grida dei nani e lo zio che urlava più di tutti non riuscì a farsi sentire:
 “ZIO…È UNO SBAGLIO !!!”
Anche Ori lo bloccò anche se nel profondo avrebbe tanto desiderato la sua tenacia per liberare l’amico come quella volta che sempre Thorin imprigionò il fratello Nori:
 “Sta calmo, Fili.”
 “NO… LASCIATEMI… KILI !!!”
Thorin continuò a fare il suo discorso davanti a tutto il villaggio:
 “Cos’hai da dire in tua discolpa??”
 “Niente mio signore. Ma gli innocenti non possono stare prigionieri.”
Queste parole di sicuro il principe dei nani non le voleva sentire, infatti continuò con la sua esecuzione:
 “Allora non hai bisogno di sapere a cosa andrai incontro.”
 “Sì, mio sire.”
Fili nel frattempo tentava ancora di liberarsi e di gridare sopra a tutti:
 “NO !!! NON E' STATO LUI !!!”
 “Ora alzati!”
Kili obbedì continuando a guardare lo zio negli occhi.
 “Sarai condotto nelle prigioni fino al mio nuovo ordine e finché non avrai imparato la lezione.”
Sentendo quelle parole tutti gli abitanti del villaggio si stupirono, Fili compreso, nel vedere il principe di Erebor condurre il suo stesso nipote alle prigioni. Fu un pensiero di tutti ma s’immaginarono Thorin con una corona sulla testa esercitando il suo potere per farsi rispettare mandando in prigione persino un suo nipote.
 “Voi due - chiamò due guardie - Portatelo nelle prigioni.”
 “NO !!! – Fili non aveva smesso un attimo di urlare per farsi sentire – KILI !!!”
Gli occhi di Fili erano inondati di lacrime e solo allora Kili notò il fratello:
 “Fili... - Sussurrò -Ahia... Lasciatemi...”
Anche Kili iniziò a strattonarsi per come le due guardie naniche lo stavano portando via, scomparso il fratello il nano biondo si sentì cedere e non tentò più di liberarsi dalla stretta di Dwalin e Ori, Thorin gli si avvicinò:
 “Fili – il nipote alzò lo sguardo ma era furioso – lo so che è difficile ma, è quello il posto per chi disubbidisce alle regole.”
 “Perché? – digrignò - Non dovevi farlo… Non a lui.”
 “È solo a scopo punitivo, ha confessato ieri notte dopo che l'abbiamo catturato.”
Fili capì il motivo per cui lo aveva colpito, si rialzò continuando a guardare male lo zio cosa che fece anche Thorin:
 “Fili, ora basta. Vai a casa.”
 “No.”
Thorin decise di andarsene superandolo e il nipote continuò a sfogarsi:
 “Non mi vuoi incarcerare solo perché sono il tuo erede?! RISPONDIMI! THORIN !!!”
Lo zio si bloccò sul posto e chiamò di nuovo Dwalin e Fili rimase sugli scalini con Ori, s’inginocchiò e iniziò a piangere dalla rabbia che non era riuscito a evitare questo destino al suo unico fratello, Ori gli restò accanto toccandogli una spalla.
 “Fili, mi dispiace...”
 “Questa… Non gliela perdono a Thorin – commentò più con se stesso che con il nano amico - Me la pagherà… Lo giuro.”
Intanto Dwalin e Thorin si appartarono nei pressi della casa di Dis:
 “Dwalin, controlla mio nipote.”
 “Parli di Kili?”
 “Certo. Non dovrebbe essere lì.”
Arrivato a casa Fili non salutò nemmeno la madre e  si rinchiuse in camera sua e di Kili.
“Non passerai nemmeno la notte in quel posto Kili... No... Devo liberarti... Lo devo fare.”
Pensò tra sé il nano biondo.
Dopo vari minuti qualcuno bussò alla porta, riconoscendo subito i battiti Fili non rispose:
 “Fili...”
Allora lo  zio Thorin entrò nella stanza vedendo che il nipote era seduto sul letto e aveva verso di lui uno sguardo carico di odio.
 “Ascoltami, tuo fratello ha commesso un grave atto di disonore.”
 “NO, sei tu quello che mi deve ascoltare… Tu fai sempre quello che vuoi… Come te lo devo dire che devo essere punito anch’io…”
Thorin sospirò e guardò il nipote dritto negli occhi:
 “Kili era da solo, stava scappando dalle prigioni.”
 “No… L'unico sbaglio di Kili è stato accollarsi tutto perché l'ho aiutato io!”
 “Tu eri a letto, ti ho visto io.”
Fili non sapeva se lo zio stava dicendo la verità perché per seguire il fratello non aveva messo i cuscini al posto suo sul letto come faceva quando andava da Yleara.
 “Gli ho dato io la chiave... Sono io che te l'ho presa… Era tutto organizzato da me.”
Thorin sospirò di nuovo,
 “Mi dispiace ragazzo, ma spero che in questo periodo si calmerà col carattere che ha Kili. Questa volta ha proprio esagerato.”
 “MA MI HAI ASCOLTATO?!”
Lo zio uscì dalla camera chiudendola alle spalle senza rispondere al nipote che rimase ancora incredulo.
Kili fu messo nella stessa cella dell'elfo e, come lui, guardò il cielo dalla finestrella quasi sotto terra, ancora pensava a quello che aveva fatto e aveva la sensazione di udire ancora le voci della gente. Aveva faticato tanto per avere il loro rispetto e ora, aveva rovinato tutto.
Fili uscì dalla sua camera di nascosto, dopo aver sistemato il letto con il solito fagotto e coperto dall’oscurità s’incamminò in direzione delle prigioni.
Arrivato, cercando di non farsi vedere e cominciò a cercare il fratello chiedendosi varie volte in che cella lo avessero messo. Provò a chiamarlo sussurrando:
 “Kili... Kili...”
sentendosi chiamare il nano moro si avvicinò di più alle sbarre:
 “Fili?!”
Il nano biondo lo intravide e si avvicinò alla cella riconoscendola subito. Chissà perché non ci aveva pensato prima.
 “Kili... Fratellino…”
s’inginocchiò e gli prese la mano per supporto:
 “Che ci fai qui?”
 “Sono venuto a liberarti, cosa credevi che ti avrei lasciato in questo posto?! Non esiste.”
 “No… - gli lasciò la mano – vattene.”
 “Kili smettila. Non ti ci lascio qui, non hai ucciso nessuno e non meriti di stare qui. Non hai fatto niente.”
 “L'ho liberato io quell'elfo, ho disubbidito io, ora vattene.”
Il nano moro si allontanò dalla finestra andandosi a sedere sulla brandina.
 “Kili, sono io che ti ho dato la chiave e non me ne vado. Non posso.”
Mentre il fratello parlava Kili udì il rumore di una camminata che proveniva dal corridoio e cacciò il fratello:
 “Sta arrivando qualcuno. Vattene!”
Fili si nascose allontanandosi dalla finestra e sentì che stava arrivando:
 “Kili. - Dwalin si affacciò alla cella del principe - Ho sentito una voce… Con chi parlavi?”
 “Da solo.”
Il nano combattente lo squadrò come se sapesse la verità ma gli fece passare qualcosa da un’apertura alla base della porta:
 “Tieni, ragazzo. Ti ho portato qualcosa da mangiare.- una ciotola in legno con della carne. - Mi raccomando non dire a nessuno che te l'ho portata.”
Kili prese la ciotola e si risedette sulla brandina mentre il fratello di Balin, non lasciando nemmeno il tempo a Kili di ringraziarlo, si allontanò da dov’era venuto.
Il principe, con la ciotola in mano si riavvicinò alla finestra per vedere se il fratello fosse ancora lì.
 “Kili... Sei solo?”
 “Credo di sì.”
Sussurrò piano e Fili si fece rivedere:
 “Chi era? Dwalin?”
 “Sì, mi ha portato la cena.”
 “Immagino la solita brodaglia che danno qui nelle prigioni.”
 ”No, mi ha portato della carne.”
 “Cosa?! Ma come ci è riuscito?”
Il nano prigioniero scosse la testa perché nemmeno lui se lo spiegava.
Guardandolo Fili sospirò, anziché stare in quel modo, fuori, avrebbe preferito molto di più essere davanti a lui anche se era dentro alla prigione del villaggio. Era straziante vederlo lì. Non aveva ucciso nessuno, non era un assassino, aveva soltanto salvato un elfo, anche se era un loro nemico :
 “Oh fratellino, quanto vorrei trovare un modo per convincere lo zio a scarcerarti…”
 “Io non voglio uscire.”
Fili rimase sorpreso per quello che disse il fratello arciere:
 “Ma che stai dicendo?! Perché?!”
 “Perché mi sono preso le mie responsabilità, non sono più un nano bambino, ho fatto io quella scelta di risparmiarlo.”
 “Ma è a causa mia che sei qui. Dovrei esserci al tuo posto. Ero io che dovevo in primis aiutare quell'elfo… Purtroppo ero confuso…”
 “Perché ti comporti così, Fili?”
Il fratello maggiore rimase spiazzato dalla domanda di Kili:
 “In che senso?”
 “Sei diverso da molto tempo.”
 “Diverso?”
Non si rese conto di essere cambiato nel tempo ma sentirlo da fratello forse poteva essere vero: 
 “Hai ragione… Purtroppo più trascorrono gli anni e più mi sento pressato e confuso dalle parole sia dello zio che di quelle che mi disse papà nel sogno. Uno mi dice di odiare gli elfi, l'altro la pensa come te e per me essere l'Erede di Thorin è un vero peso, un macigno uno che non riesco a levarmi perché anche mamma crede che io sarò un buon re.”
 “Perché non ascolti semplicemente te stesso?”
 “Così non ci riesco… A pensarci, se un giorno sarò re, vorrei tanto riallacciare quell'alleanza e anche io trovo stupido questo odio di zio Thorin verso di loro ma ... Lui però conta su di me… Che dilemma.”
Kili gli allungò il piatto di carne e Fili fu ancora più confuso:
 “Ma Kili…”
 “Mangiala tu, io non ho fame.”
per fortuna che Fili non poteva vederlo ma in realtà Kili era molto preoccupato per questa situazione:
 “Però dopo torna a casa Fili… Non voglio che becchino anche te.”
 “No, che mi becchino - fece spallucce Fili - tanto ormai non mi importa più di nulla, solo di te fratellino.”
Kili si rannicchiò sul lettino della prigione:
 “Fa come vuoi allora. Il mio consiglio te l'ho dato.”
 “Però ho una confessione da dirti prima… Sono veramente stanco, Kili. Stanco delle pressioni, stanco dei rimproveri e delle responsabilità... Stanco di tutto potremo anche andarcene via di qui, mollare tutto! E vivere una vita tranquilla.”
 “Cos'è una vita tranquilla per i nani?”
Chiese anche a se stesso oltre che al fratello.
Fili sospirò ancora:
 “Non lo so, forse una vita senza combattimenti te lo immagini che bello sarebbe? Ci hai mai pensato?”
Kili sbuffò  ridendo a quelle parole e alzò lo sguardo verso il fratello:
 “Non resisteresti un secondo senza le tue armi.”
 “Io credo di si invece, le potrei fondere per farci dell'altro.”
 “Fili...”
Lo riprese con la voce perché lo conosceva troppo bene per rinunciare alle sue adorate armi e Fili rise:
 “Ma forse non sarei io. Credo che la mia natura di combattente sia difficile da mandar via.”
 “Eh, appunto.”
Fili poi cambiò espressione e annunciò un fatto avvenuto a casa:
 “Mamma, prima che uscissi, l'ho sentita che discuteva con Thorin - Kili restò in silenzio per ascoltare il fratello - Ero sorpreso di sentirli discutere così animatamente. Mamma è arrabbiata con lui, molto arrabbiata e... L'ho sentita piangere.”
 “È arrabbiata. con me, zio non ha fatto niente. Se ho fatto quello che ho fatto è perché altrimenti non mi sarei sentito bene con me stesso.”
 “Alla fine Kili, hai fatto quello che dovevi fare, la cosa giusta.
Ho io un domanda da farti. Perché mi hai colpito? Potevamo affrontarlo insieme lo zio.”
 “Perché sennò avresti deluso lo zio scoprendo che anche tu eri con me.”
 “Kili non dovevi…”
 “Rifarei anche questo. Tu sei l'erede al trono, io un semplice nano.”
 “NO, NON SEI UN SEMPLICE NANO! – Qui Fili alzò la voce - SEI UN PRINCIPE E UN GIORNO SARAI IL MIO CONSIGLIERE, IO NON REGGEREI SENZA DI TE! Non dire cose del genere, tu hai molte qualità di nostro padre
Moltissime.”
 “Non gridare !!! Sappi che se ti mettono in cella con me, non ti parlo più.”
Fili allungò la mano tra le sbarre della finestra, il fratello moro la guardò, sospirò e si avvicinò a toccargliela.
Gli occhi di Fili si fanno lucidi stringendogliela, avvertiva come un groppo alla gola, da lontano si udì una voce che urlava:
 “CERCATELO DA QUELLA PARTE!”
Fili sussultò:
 “Oh no! Kili. È zio.”
Kili gli lasciò la mano:
 “Scappa Fili! “
A malincuore il fratello diede ascolto a Kili e si dileguò allontanandosi dalla finestra, dopo pochi minuti comparve Thorin  e vide Kili nella sua cella e lo zio non lo sapeva che faceva solo finta di dormire. Infatti lo chiamò:
 “Kili!”
Kiili sussultò veramente per lo spavento, non aspettandoselo e fece finta di svegliarsi.
 “Mmmh?”
 “Hai ricevuto visite da tu fratello?”
 “Perché?!”
chiede finto stordito.
 “Non è nella sua stanza, e so che tenta di farti evadere.”
 “Io sono fermo qui, di certo non mi muovo.”
Si fa vedere dalle sbarre della cella e Thorin non rispose.
Il fratello di Dis prese una sedia e si sedette di fronte alla cella del nipote, meravigliando anche Kili che si riavvicinò alle sbarre:
 “Ragazzo mio… Io comprendo bene il gesto che hai compiuto, ma ci sono delle leggi da rispettare.”
 “Zio, ho bisogno di sapere una cosa importante da te. Se al posto mio ci fosse stato mio padre, che avresti fatto?”
 “Non me lo chiedo perché tuo padre non c’è più.”
 “Avresti fatto la stessa cosa di adesso a lui?”
 “Credo di si – disse con la stessa freddezza con cui lo sbatté in prigione ma senza urlare - e lui non avrebbe voluto che nessuno lo aiutasse ad evadere.
Ne sono convinto lui era così non sai quante volte cercò di farmi cambiare idea sugli elfi, troppe volte, forse se lo avessi ascoltato, lui sarebbe ancora con noi e si sarebbe fatto incarcerare al posto tuo, era tipico di Flik prendersi colpe che non gli appartenevano.”
 “Zio - afferrò le sbarre e mise la testa tra le sbarre – perché lo volevi uccidere?”
 “Per vendetta, per il rancore che porto per loro… Quando ti sei messo davanti a lui, ho rivisto tuo padre, gli assomigli più di quanto credi.”
 “Allora devo stare attento, se ricapitasse di nuovo l'occasione preparati a fare su e giù da casa a qui, perché lo rifarei.”
Thorin si alzò, guardò il nipote:
 “Cerca di imparare dai tuoi sbagli allora. Perché non tollererò un altro tuo sbaglio - quell'ultima frase venne detta con tono paterno, seppur mascherato - Perché alle volte gli sbagli possono salvare delle vite e questa è una bella cosa.”
 “Peccato che tu non l'avresti fatto.”
 “Lo so, ma tu si.”
allungò la mano come prima aveva fatto Fili poco prima.
Kili prima la guardò e la poi la prese.
Thorin sorrise paternamente:
 “La cosa che mi scalda il cuore che sei vivo. Hai salvato una vita e sei vivo… Per me questo è l’importante, figliolo.”
 “Non ero mai stato in pericolo zio, Non avevi bisogno di preoccuparti.”
 “Per me lo eri, in quel momento io ho fatto una promessa a Flik, che vi avrei protetto da ogni pericolo.”
Kili sbruffò ridendo alla frase dello zio:
 “Un elfo in difficoltà è un pericolo?! - lasciò la mano - non è quello che ho visto io.”
Lo zio comprese il disappunto di Kili, e lo lasciò nuovamente solo, a quanto pare quell'argomento provocava molto turbamento in Thorin.
Nella sua cella, Kili continuò a guardare fuori dalla finestra la luna, pensava alla sua Fedy e a quanto le mancasse e si stringeva un pugno vicino al suo cuore dove c’era quella cicatrice che aveva in comune con lei, oltre all’amore.
 “Mia Fedy e padre mio… Di sicuro da vivi non sarete fieri di me sapendo dove sono ora… Mi mancate tanto…”
Il giorno dopo Kili era ancora intento a dormire mentre la luce del sole gli entrò nella stanza illuminandola, Fili invece non aveva dormito per niente, ma si era ripromesso di tornare dal fratello. Seduto in cucina per la colazione insieme alla madre, non riusciva ad ingurgitare nulla e si alzò:
 “Scusa mamma... Vado a lavorare.”
 “Fili... Non andare oggi.”
 “Devo… Ho bisogno fare qualcosa e, non pensare. Zio sta ancora dormendo?”
 “No, si è svegliato presto ed  è andato da tuo fratello.”
Sapendo ciò Fili non rispose ed uscì pensando sia meglio andare alle prigioni nello stesso modo della sera prima.
Kili era di nuovo solo dopo aver parlato ancora con lo zio e non s’immaginava di certo di ricevere un’altra visita, Fili fece un verso al fratello, come quelli che usava di solito durante la caccia.>>
Sentendolo, Kili fece il suo verso come segno di risposta per dire “via libera”
Fili si avvicinò alla finestra come la sera prima:
 “Kili, tutto bene?”
 “Sì, ma tu non dovresti essere qui.”
 “Non potevo andare al lavoro sapendoti qui da solo. Tanto non si accorgerà nessuno della mia assenza. Di sicuro lo zio penserà che non lo voglio vedere, e in parte è anche vero.”
Kili non lo sapeva ma il fratello aveva ancora in testa il momento in cui Thorin, davanti all’intero villaggio, diede l’ordine di mettere in cella il fratello nonostante il forte legame di sangue. Questo per il nano biondo era segno di tradimento verso la propria famiglia e non sapeva se questo gesto dello zio era stato scritto anni e anni fa ma se un giorno Fili sarebbe salito al trono sarà una delle leggi che toglierà per prima.
 “E cosa potresti fare qui? Non possiamo neanche andare al lago, ho bisogno di un bagno.”
confessò il fratello moro da dietro le sbarre. Fili gli sorrise e sospirò:
 “Anche io avrei voglia di andare là e magari essere noi due con Yleara e Fedileya, sarebbe bello…”
Sentendo il nome delle due nane Kili si girò di scatto dalla parte opposta per non farsi vedere da Fili che, non capendo, lo richiama:
 “Ehy Kili...”
 “Per favore Fili… Se mi devi parlare di lei, allora vattene.”
Ma aveva già le lacrime agli occhi.
 “Perché dici così, non vuoi che ti faccia compagnia?”
 “Te lo devo anche dire?”
Il fratello maggiore ricordando che quella proposta era impossibile e si sentì subito in colpa per averlo detto.
 “Scusami Kili, non era mia intenzione.”
Kili si toccò il braccio con il tatuaggio sfregiato senza spiccicare parola, Fili non sapeva più che dire e, come la sera prima, tese la mano verso il fratellino ma, essendo di spalle, non lo vide.
 “Kili ti prego…”
Solo allora Kili si voltò vedendo la mano del fratello, si alzò dal letto e l'afferrò la mano ma senza guardarlo ancora.
 “Fatti coraggio Kili.”
Alzò lo sguardo verso il fratello e verso la libertà.
 “Ti voglio bene, e scusami per prima.”
 “Non fa niente... Ti voglio bene anch'io Fili.”
Di nuovo si sentirono le voci di Thorin e Dwalin avvicinarsi sempre più alla cella di Kili:
 “OH, oh dannazione anche questa volta, - lasciò la mano al fratello ritirandola tra le sbarre - torno stasera.”
Anche Kili si rimise in posizione guardando fuori come se nulla fosse successo, intanto Dwalin giunse insieme allo zio davanti alla cella del nano arciere:
 “Ancora intento a parlare da solo?”
Kili fece spallucce:
 “Devo pure inventarmi qualcosa per passare il tempo.”
Dwalin scosse la testa facendo un mezzo sorriso, forse sapeva la verità ma non aggiunse altro, Thoris si rivolse all’amico:
 “Dwalin, ascolta, Fili deve stare lontano da qui, perciò organizza meglio la guardia. Vedi di mettere qualcuno che sorvegli anche gli esterni.”
 “Va bene.”
Sentendo ciò anche Kili intervenne:
 “Perché?!”
Thorin e Dwalin lo guardarono ma subito lo zio rispose:
 “Tu non te ne curare, Kili. Non sono affari tuoi.”
 “Volete mettere in prigione anche lui soltanto perché è venuto a trovarmi?”
Provocò facendo il finto offeso ma sperò che il fratello fosse ancora lì per sentire quello che lo zio aveva detto. 
Intanto, nelle prigioni arrivò qualcuno di inaspettato e si rivolse a Thorin:
 “Fratello, voglio, anzi esigo vedere mio figlio!”
 “Come vuoi, Dis.”
La sorella del gemello si avvicinò alla cella dove stava imprigionato il figlio moro:
 “Kili, figlio mio.”
 “Mamma?!”
Subito Kili le si avvicinò totalmente incredulo della visita da parte sua, si misero a parlare e la madre notò che stava bene:
 “Io non voglio che stai ancora qui…”
 “Mamma, sono io che voglio stare qui, - confessò Kili - ho liberati io l'elfo.”
 “Lo comprendo Kili, e sei stato coraggioso ma tu non hai fatto niente di male.”
 “Non per lo zio a quanto pare mamma… Io sto bene, non preoccuparti per me piuttosto, - iniziò a sussurrare per far sì che nessuno li sentisse anche se lo zio li aveva lasciati soli - di a Fili che non può più venire a trovarmi prima di andare a lavorare.”
Dis rimase spiazzata a quelle parole ma riuscì a chiedere:
 “Perché?!”
 “Perché zio vuole aumentare la guardia.”
 “Oh no, bisogna che faccio qualcosa non…”
Kili la bloccò:
 “No... Non fare niente, non voglio che anche lui finisca quaggiù.”
Dis capì il punto di vista del figlio, e si sentiva impotente vedendolo chiuso in una gabbia peggio di una bestia pericolosa ma lui non era una bestia, era solo un nano.
Sospirò e accarezzò i capelli del figlio come se fosse ancora un nano bambino:
 “Presto uscirai, stanne certo.”
 “Mamma lo so... Ma per favore, non venite più, non voglio che mi vediate qui dentro.”
 “Sai che non fermerai tuo fratello.”
 “E lui sa che non gli parlerei se anche lui venisse imprigionato e messo nella mia stessa cella o anche quella adiacente.”
 “Lui è un testardo e sai che verrà, ma lo avvertirò.”
 “Va bene.”
Thorin tornò per avvisare la sorella che il tempo a sua disposizione era terminato e doveva andarsene, la madre provò a restare ancora un po’ di tempo ma ora era Thorin che voleva parlare con il nipote, molto contrariata Dis li lascia di nuovo soli.
 “Cosa c'è stavolta?”
Domandò il nipote nervoso perché gli mancava già la madre e presto gli sarebbe mancato anche il fratello:
 “Fili non si trova, la mattina e la sera sparisce e quando ricompare non parla mai, sai che gli prende?”
 “Non lo vedi con i tuoi occhi, zio?”
 “Ma so che tu lo hai visto.”
Lo zio sembrava non sentire proprio le frasi del nipote che non sapeva se lo faceva apposta o meno e questa situazione lo faceva arrabbiare ancora di più.
 “Come faccio a muovermi da qui?! Me lo spieghi questo!”
Thorin lo guardò severo e Kili in silenzio davanti a lui, sfidandosi entrambi con gli sguardi duri e severi finché lo zio non fece dietrofront lasciandolo ancora da solo e Kili si rimise sdraiato sul suo lettino.
Dopo poco tempo sentì di nuovo il richiamo di Fili.
"Testone"
Pensò tra sé e per ragioni della sua sicurezza decise di non risponde al segnale.
Infatti il nano biondo vide le guardie e riuscì a scappare appena in tempo.
Il giorno dopo Kili era ancora dentro la sua cella quando sentì voci e rumori fuori dalla cella:
 “Oh no...”
Subito il nano moro pensò al fratello ma la realtà era molto diversa perché questa volta davanti a Thorin c’era un altro nano:
 “Ori, che ci fai qui?!”
Ori cerca di liberarsi dalle guardie mentre lo zio di Fili e Kili lo interrogava:
 “Allora sei tu che cercava di andare da Kili, non è così?”
 “Thorin, volevo portare un libro a Kili.”
Thorin fu ancora più sorpreso per il gesto ma non lasciò trapelare quell’emozione:
 “Hai fatto tutto questo... Per un libro? E che se ne fa? È in cella, non a scuola, Ori.”
 “È  solo un pensiero da parte mia. È un mio amico.”
 “Dallo a me, glielo darò io.”
Il fratellino di Dori e Nori protestò per una delle poche volte in vita sua:
 “No, voglio vederlo.”
 “E con quale diritto vorresti vederlo?”
 “Per favore, Thorni...”
ecco il vero Ori. Thorin lo guardò con il suo solito sguardo che era sempre la sua maschera, che non si capiva mai se era con te o contro di te.
 “Ti accompagnerò io. – decretò – Voi, lasciatelo.”
Davanti alla cella Kili fu sollevato che il nano catturato non era il fratello, ed era anche felice che l’amico fosse lì. Anche Ori lo era contento di rivedere il suo amico e gli passò il libro sempre sotto lo sguardo di Thorin:
 “Non so quando uscirai ma almeno ti passi un po' il tempo.”
 “Ori, vecchio pazzo... - aprì il libro e subito lo riconobbe – È anche il mio preferito.”
 “Ora andiamo Ori, Kili deve meditare sui suoi errori.”
Ordinò Thorin dopo poco tempo ed entrambi i giovani lo osservarono increduli
 “Ma come?! Di già?!”
 “E non provare più a tornare finché lui non sarà fuori.”
Kili seguì l'amico con lo sguardo finché poteva e tenendo tra le mani il suo libro ma non sapeva che il fratello, da fuori e molto nascosto, aveva visto tutto. Cercò di riavvicinarsi nonostante le guardie in più, senza sapere il perché, sentì una mano tappargli la bocca e afferrarlo dalla camicia tirandolo indietro, provò ad armarsi per spaventare la minaccia ma era la madre:
 “Sh, non dire niente.”
e liberò la bocca del figlio
 “Mamma?!”
sussurrò il primogenito e Dis imitò lo sguardo arrabbiato del gemello:
 “Che diavolo ci fai tu qui? Non eri a lavoro?”
 “Mio fratello è più importante - ribatté deciso - Tu che ci fai qui? Non eri a casa?”
 “Non sono affari tuoi.>>
 “Stavo andando da Kili, devo andare da lui.”
 “Non vuole vedere nessuno.”
Avvertì la madre e Fili fece una faccia incredula:
 “Cosa? No, non è vero.”
 “Fili, ragiona.”
ma il figlio si voltò nuovamente per attendere il momento buono.
 “Non pensi che già si sente umiliato?”
 “Ma... Con che coraggio posso lasciarlo solo.”
Dis confessò una cosa importante al figlio:
 “Nemmeno io ce la faccio, ma è una sua volontà, non possiamo farci niente.”
 “Non posso mamma, giurai a papà di essere un padre per Kili e proteggerlo perché non convinci lo zio?”
quello che Fili aveva detto era letteralmente impossibile e bloccò di nuovo il figlio:
 “A sì?! E quando l'avresti promesso?”
Fili si volta e senza guardarla e anche lui confessò:
“In sogno, al mio compleanno da maggiorenne.”
Alla madre vennero gli occhi lucidi:
 “Oh... Fili...”
 “E ora, visto che non c'è nessuno, meglio che vada, L'ultima volta, concedimi almeno questo.”
 “Va bene... Ma non farti beccare.”
il nano biondo si allontanò e, una volta vicino, fece il suo verso, sentendolo, Kili fece una faccia sorpresa e rispose al segnale:
 “Ehy?!”
 “Ehy, ma che è successo?”
 “Come che è successo?!”
Fili raccontò velocemente dello strano movimento che aveva visto da fuori e il fratello moro rivelò che Ori era venuto a trovarlo solo per portargli il suo libro preferito ma lo zio non l’aveva fatto rimanere tanto. Inoltre avvertì anche lui che le nuove guardie erano per lui perché Thorin forse sospettava dei loro incontri clandestini ma dovettero smettere di nuovo di parlare perché Kili sentì
dei passi: 
 “Arriva qualcuno. Via!”
Fili si nascose nuovamente e Kili tornò di corsa sul letto e aprì il libro fingendosi interessato, anche se era il suo preferito,
 “Ora immagino non ti annoierai. – sbucò sempre lo zio Thorin - Ci sono io guardia adesso.”
Kili si voltò e poi riprese a leggere sperando che lo zio avesse finito, ma invece no:
 “Spero che questo periodo di reclusione ti abbia fatto riflettere.”
A quelle parole però Kili chiuse di nuovo il libro e si alzò per avvicinarsi alle sbarre:
 “Che cosa intendi dire, zio?”
Thorin prese la sedia e si sedette di fronte alla cella:
 “Alle tue azioni,  quelle giuste e ... Quelle sbagliate.”
 “Sbaglio o proprio tu mi hai detto, che alla fin fine, ho fatto bene?”
Thorin sospirò
 “Vedo che hai compreso.”
 “Ma?!”
Kili era più confuso di prima e lo zio continuò:
 “Sappi che se io rimarrò del mio parere e rispetto il tuo gesto, ammetto che il tuo è un comportamento è degno per essere un futuro consigliere oltre a quello che sei già. Cioè il primo arciere.”
Lo zio si alzò e mostrò al nipote il mazzo di chiavi, si avvicinò alla serratura e aprì la porta:
 “Sei libero. - Kili fu ancora più sorpreso e incredulo - avanti,  non vorrai che la tenga aperta in eterno?”
Kili uscì dalla cella con il libro in mano e guardò lo zio materno negli occhi:
 “Davvero?! Sono libero?!”
 “Le tue armi sono a casa tua e si, sei libero. E vuoi sapere perché?”
Kili fu molto emozionato di essere fuori da quel postaccio e ascoltò quel che lo zio aveva da dirgli:
 “Per la tua condotta e, per il tuo coraggio.”
 “Condotta?! Coraggio?!”
Ripeté il nano moro, anche se  per la prima aveva capito che lo zio non si fosse mai accorto di nulla.
 “E anche per avermi dato un grande insegnamento, seppur io rimanga delle mie idee. Delle quali che vorrei siano le stesse di Fili.”
 “Dovresti dirglielo.”
Consigliò il nipote ma lo zio gli mise le mani sulle spalle
 “Hai un compito ora, far emergere il suo modo di vedere la "faccenda elfi"; io non posso farlo, ma tu si credimi sono convinto che ora ha capito e seguire il suo cuore.”
Anche se gli aveva “caricato” quel compito sulle sue spalle, il nipote nano non indugiò oltre e lo abbracciò che ricambiò come farebbe non uno zio ma un padre:
 “Grazie zio...”
 “Forza va da tuo fratello. Ah Kili…”
 “Sì?”
 “Dimmi la verità. – si fece serio - Lui è venuto qui? non mentire.”
Kili sorrise per la prima volta là dentro:
 “La verità zio? No.”
Tanti cari saluti alla sua condotta e Thorin gli credette. Kili però fece una cosa che sorprese lo zio, parlò ad alta voce:
 “Ma mi piacerebbe molto se mio fratello stesse fermo dov'è e mi stesse aspettando…”
Sentendolo, Fili non capì quello che il fratello voleva dire ma continuò a restare dov’era.
Thorin lo guardò uscire sorridendo e scuotendo la testa.
Fili non sentì più nessuno e stava per pensare al peggio, tra cui un cambio di cella, ma Kili sbucò alle sue spalle
 “Fili...”
Fili non fece in tempo a voltarsi e si ritrovò il fratello moro addosso che rideva felice come un nano bambino, e come a Fili piaceva vedere, cercò anche lui di abbracciarlo:
 “Fratello mio ! Ma come hai fatto ad evadere?!”
 “Lo zio ha detto che la mia punizione è finita!!!”
 Fili fu stupito di quella rivelazione
 “Non ti preoccupare ora, piuttosto – sciolse l'abbraccio - vieni con me, voglio parlarti...”
Fili lo segue.
Descrisse al fratello biondo quello che gli aveva detto lo zio sia prima che lo liberasse e sia dopo, anche Fili fu ancora più confuso di tutto quel comportamento dello zio ma almeno il fratello era fuori.
 “Comunque senza di te Fili, forse sarei impazzito di più là dentro. – ammise il fratello moro – Vorresti fare di tutto tranne ce restare lì.”
 “È per questo che insistevo a venire e tu continuavi a dire di no.”
 “Lo so Fili, ma non volevo che passassi dei guai anche se mi hai solo aiutato.”
Fili riabbracciò il fratello come se non lo vedesse da parecchio tempo, non seppe perché ma pensò a quella nana incontrata nel loro posto segreto. Sentendo ancora nelle orecchie le parole di Kili forse comprese che lei voleva solo parlargli e lui invece gli aveva negato quella possibilità. Ancora non si sentiva pronto ed era vero, ma quella ragazza l’aveva vista molto prima di conoscere Yleara  ed era ricomparsa per la terza volta rifiutandola. Sentiva nel cuore che doveva fare un’ultima cosa.  

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Capitolo 19
*** 19) Nuova Possibilità Per Fili ***


19) Nuova Possibilità Per Fili

Non si ebbero più notizie di quel misterioso elfo arrivato dal nulla ma né Fili e né Kili ci dettero peso anche se speravano che fosse riuscito a tornare da dove fosse venuto.
La vite sulle montagne azzurre sembrava essere tornata alla normalità e ogni volta che si superano le difficoltà ci si sente sempre ricompensati come successe a Fili.
Non solo tornò dalla nana tatuatrice per farsi un tatuaggio anche lui, soffrendo nello stesso modo di Kili, in un punto diverso, sulla spalla destra dove un tempo la sua nana fidanzata appoggiava sempre la testa lì quando si abbracciavano.
Iniziarono anche a parlare tra di loro con più calma rispetto alla prima volta, anche se all'inizio Fili ebbe molte difficoltà perché sentiva che stava tradendo la sua Yleara.
Infatti le prima volte non riusciva nemmeno a salutarla quando lei si faceva vedere molto più spesso in giro, guarda caso, e Fili sapeva che era questione di andare avanti anche se in parte rifiutava.
Per peggiorare la situazione a volte vedeva anche in giro una ragazza di spalle che assomigliava alla nana scomparsa e più cercava di raggiungerla più questa alla fine risultava essere un’altra nana del villaggio buttando Fili nello sconforto. 
La vedeva dappertutto.
Stranamente anche Everel attese che il principe si sentisse pronto, il posto dove s'incontravano spesso e volentieri era la locanda di Betha. Là i due potevano stare un po’ tranquilli:
 “Sono contento che tu sia qui.”
confessò la nana dopo avergli portato un boccale di birra, Fili notò subito quanto fosse cambiata da quell'incontro al lago anche se una vocina interiore diceva al nano di stare sempre allerta.
 “Mai dire no alla birra di Bertha. - prese il boccale e ne bevve un sorso – anche se non ho capito di cosa vuoi parlare e perché con me.”
Più la guardava e più non poteva fare a meno di vedere quanto fosse diversa dalle alte nane solo per come si vestiva, tutta attillata e di un rosso scuro, e una scollatura che a volte il nano doveva sforzarsi e non poco per guardarla negli occhi che erano azzurri come i suoi.
La ragazza si avvicinò a lui mettendo entrambe le mani sul bancone:
 “Ho sentito molte voci su di te, Fili… E volevo sentire di persona se fossero vere.”
 “Dipende dal tipo di voce.”
La nana sorrise in modo furbo e vedendolo Fili pensò subito al fratello quando nelle spedizioni dimenticava la carne secca all’ultimo secondo.
 “Qui se ne sentono di ogni e di tutti. Per prima cosa, è vero che tuo padre veniva da questo villaggio?”
Si chiese come facesse a sapere del padre e sinceramente non si ricordava perché il padre li aveva portati fin lì, non aveva avuto modo di chiederlo in effetti.
 “Sì, mio padre è nato in questo villaggio.”
sperò che fosse la verità e gli sembrò che Everel ci avesse creduto.
 ”L’hai liberato tu quell’elfo insieme a tuo fratello?”
A quelle parole Fili scattò ancora sull’attenti e si alzò in piedi:
 “Questi non sono affari tuoi.”
Disse di nuovo con quella freddezza avuta giorni fa, ancora pensare a quei giorni lo faceva star bene ancora perché il fratello gli aveva salvato la pelle e lui non aveva potuto fare nulla. Everel lo guardò per un attimo incerta, forse non si aspettava quel tipo di reazione:
 “Va bene, va bene, non c’è bisogno di scaldarsi così tanto… Ho solo chiesto.”
Il nano biondo si risedette ma sentiva anche il bisogno di andarsene.
 “Non mi sembrano domande da fare. Sono cose private.”
 “Va bene…”
Bevve anche lei un sorso della sua birra mentre osservava il nano biondo con curiosità, mentre Fili sembrava non riuscirci più.
 “Ho sentito anche che tu hai avuto l’idea di scappare di casa per andare dove e perché.”
Questa era l’ultima goccia, si alzò di nuovo:
 “Ora basta.”
e fece per andarsene.
 “Aspetta Fili…”
la nana cercò di richiamarlo ma lui non si voltò come quella volta e uscì dalla locanda, non andò né a casa e né tantomeno al lavoro, si recò dal fratello dove stava insegnando ai bambini a tirare con l’arco.
Anche dopo l’evento della liberazione dell’elfo i nani genitori continuarono a portarli da lui, Kili non era per niente pentito di quello che aveva fatto e andava davanti sia con i suoi lavori e con la sua strada.
Una volta arrivato Fili stette a debita distanza e sorrise guardando il fratello istruire i nani bambini e gli tornò il sorriso, lui almeno sembrava tranquillo in mezzo a loro; si sedette per terra e attese guardandoli.
Solo a lezione finita il fratello moro si accorse del fratello e lo salutò da lonta- no poi lo raggiunse quando i nani bambini tornarono a casa:
 “Ciao Fili, com’è andata?”
al ricordo gli scomparse il sorriso:
 “Non è andata. Troppo diretta, troppo arrogante, anche se non come quella volta e…”
 “E?”
 “Non è Yleara… - si nascose il viso tra le braccia – Nessuna è lei, e ho la sensazione che le sto facendo del male.”
Kili lo guardò e lo ascoltò con attenzione, sapeva cosa provava il fratello o in parte, poi guardò il prato dove i nani bambini tiravano le frecce contro i bersagli.
 “Forse non sei pronto Fili, e ti nascondi.”
Fili si voltò verso il fratello:
 “Mi stai dicendo che ho paura?”
 “No. A volte la paura è sinonimo di prudenza. Cosa c’è che non ti piace in lei?”
Stettero lì a parlare del loro incontro mentre il sole stava tramontando:
 “E perché le hai dato un’altra possibilità?”
 “In effetti hai ragione Kili, ma pensavo di essere pronto, anche perché lei è carina, sembra in gamba ma poi quando le parlo sembra come una pugnalata… E mi sento confuso.”
 “Devi sapere prima te perché stai con lei.”
 “A te non ti ha fatto nessuno effetto?”
Il fratello moro non aveva mai raccontato dell’incontro della nana dei tatuaggi se non dopo che scoprirono sfregiato, a Kili però lei non fece nessun effetto, aveva appena scoperto che le profezie avevano sempre ragione e per il momento non voleva più nessuna per evitare che facesse la stessa fine.
 “Prova a fare il suo gioco.”
propose il fratello guardandolo e Fili ricambiò lo sguardo confuso:
 “In che senso?”
 “Se lei ti fa domande sul personale, fallo anche te, non farti mostrare debole altrimenti sa come farti ancora più male. E non è quello che vuoi, vero?”
 “No.”
Si convinse che doveva crearsi una specie di barriera per non sentirsi più male ma sentiva anche che era difficile anche perché doveva fare tutto da capo con un’altra nana che non conosceva e per giunta era precisa a farlo sentire sempre in imbarazzo con argomenti che gli facevano male.
E poi chissà perché voleva sapere da lui le cose che già sapeva dalla locanda, a volte si guardava il tatuaggio che proprio lei gli aveva fatto ma doveva riconoscere che almeno in quello era brava e anche lui gli aveva offerto la birra.
Kili non intendeva più entrare in quel posto, non intendeva ripetere l’esperienza anche se il tatuaggio che aveva era rovinato per sempre, almeno non era costretto a vederlo perché lo teneva nascosto dalle fasce come se provasse ancora male.
Nelle notti Fili pensava in continuazione a quella nana e pregava anche per la figlia di Bofur che stesse bene, il suo pensiero era ancora con lei e quando faceva ciò si accarezzava il braccio.
Al lavoro zio lo spronava con suggerimenti e comportamenti che doveva avere un re ma ormai Fili li conosceva a memoria:
 “Lo so zio, me le dici da anni queste cose.”
 “Devi imparare.”
Si stressava sempre di più e forse anche per questo motivo che a fine turno lavorativo andava sempre alla locanda a mangiare qualcosa e lei era lì.
 “Cosa vuoi mangiare oggi?”
Si avvicinò e gli sorrise anche con i suoi occhi azzurri e Fili ordinò della carne con la solita birra e Fili le chiese se potesse restare con lui.
Si sedette davanti a lui e lo scrutò con attenzione mentre lui mangiava e si sen- tiva finalmente lontano dalle parole dello zio e ora davanti a lei era tutt’altra cosa:
 “Mi dispiace molto averti fatto perdere le staffe l’altro giorno.”
confessò mentre teneva tra le mani un coltellino semplice mentre il nano biondo smise di mangiare per risponderle:
 “Ti dispiace? Solo ti dispiace?! Tu non sai cosa io e mio fratello abbiamo passato sia prima che durante quel momento. Abbiamo disubbidito entrambi i nostri doveri per la salvezza di uno che non conoscevamo nemmeno.”
Chissà se questo sfogo bastava come “barriera” anche se lei era armata.
 “E perché lo avete salvato?”
 “Non chiederlo a me. È stato mio fratello a fare tutto il lavoro.”
Continuò sempre a osservarla con occhio indiscreto per vedere la sua reazione anche se le aveva detto troppo anche su Kili ma lei non sembrò né delusa e né tantomeno felice di aver toccato di nuovo quel nervo scoperto.
 “Come ti ho detto l’altra volta, volevo solo sapere da te la verità. Tu non sai cosa sento io ogni giorno.”
A quelle parole il nano si guardò intorno e si sentiva come preso di mira dalle dicerie quando nemmeno loro potevano solamente pensare a quello che c’era dietro. 
 “Sai il fatto tuo però – il nano biondo si voltò verso di lei – e questo fatto non mi dispiace.”
 “In che senso?”
rimise di nuovo il piede storto per “allontanarsi” da quella situazione e posto, stava tutto nelle sue parole ora. 
 “Nel senso che difendi i tuoi ideali e le persone a cui vuoi più bene, in questo caso tuo fratello e, l’altra volta ancora, la nana scomparsa, e questo comportamento non l’ho mai visto in nessun nano. O almeno, non così forte.”
E lui non aveva mai sentito descriversi così da una nana che aveva visto solo un paio di volte e che all’inizio voleva anche parlare, si rilassò e rimise anche il piede dritto per restare ancora lì anche dopo aver finito di mangiare.
Iniziò un po’ a cambiare idea su di lei anche se a tratti doveva ricordarsi di stare all’erta, non sia mai ritornava a fare domande personali.
Più spesso si recò alla locanda per mangiare o semplicemente a prendere una birra anche se a volte no trovava la nana per via del suo lavoro di tatuatrice e non voleva disturbava facendole sapere che lui era lì e quindi metterle fretta perché il suo era un lavoro di precisione.
Anche il fratello notò che stava meglio e la cosa gli faceva piacere ma lui per il momento non ne voleva sapere con il dolore ancora forte che sentiva anche se Fili cercava sempre di tirarlo su di morale a cena.
 “Kili… Se vengo da te domani, mi ridai lezioni?”
 “Con l’arco?!”
 “Sì, dai.”
 “E va bene.”
Il nano moro fece per prendere la coscia di pollo da un piatto ma Fili se ne accorse e glielo rubò da sotto il naso:
 “Ehi… - protestò Kili – molla, quella è mia!”
 “Mollala te. È mio questa coscia.”
ribatté il nano e portandosela alla bocca mentre il fratello cercava di riprendersela:
 “Così non vale, sei proprio antipatico.”
 “Ma con lo stomaco pieno.”
 “Ripeto. – si alzò da tavola – Sei proprio antipatico.”
Almeno sapeva che grazie a quella nuova conoscenza più o meno stava reagendo bene alla situazione ma lui ancora no.
Entrambi andavano d’accordo con Bofur e Yvon ma entrambi vedevano che ancora avevano dolore negli occhi.
Il giorno successivo, mente Kili dava lezioni di tiro con l’arco, Fili stava seduto su un tronco ad aspettare il suo di turno, più vedeva il fratello dare consigli ai piccoli più si ricordava dello zio Thorin quando anche loro due lo ascoltavano.
Sorrise dolcemente a quei momenti e mentre era perso qualcuno si avvicinò a lui  evitando di fare rumore. 
 “È qui che ti rifugi anche.”
Non si spaventò perché riconobbe ancora una volta la voce, sempre la nana tatuatrice, e si voltò a guardarla:
 “Mi hai scoperto. Sì. Mi piace venire qui.”
Anche lei si sedette sul tronco vicino a lui a vedere Kili che era talmente concentrato che non si accorse dei suoi ospiti.
 “Tuo fratello è bravo con l’arco.”
continuò a giocare con il suo coltellino e a Fili cascò ancora l’occhio su quell’oggetto.
 “Se la cava molto bene. Posso vederlo?”
La nana prima guardò lui, poi il suo coltello e poi lo prende dalla lama per farglielo prendere dal manico, il nano osservò la piccola arma in ogni piccolo particolare.
 “Un po’ la lama è rovinata, scheggiata e, di che cos’è il manico?”
 “Betulla scura.”
Il nome di quest’albero non gli era nuovo ma sapeva che non cresceva nei pressi delle montagne azzurre. Se lei non era  del villaggio, da dove veniva?
Infatti la guardò con la coda dell’occhio e lei, come se lo avesse capito, iniziò a parlare:
 “Sì lo so, non sono di qui. E diciamo che anch’io non ho avuto una vita… Facile.”
Lo disse in tono stranamente calmo, cosa che stupì ancora molto il nano biondo perché intuì non solo comprensione ma anche tristezza. Strano però sentirlo da lei che sembrava così forte, esuberante e, bella. 
Vedendola così cambiò di nuovo opinione su di lei, sembrava così dolce, come le nane che piacevano a lei, per non parlare sempre di Yleara.
Iniziò a parlare guardando davanti a sé ma era come se non guardasse Kili, i bersagli e nemmeno il cielo che incontrava la terra all’orizzonte, guardava oltre.
Everel era nata nel villaggio di Eren Luin. I suoi genitori fabbricavano armi e lei era la più piccola di due sorelle Hulen la più grande, anche lei molto sicura di sé dai lunghi capelli rossi sempre ondulati come le onde del mare perché si faceva le trecce per dormire e poi adorava scioglierli. Come ami usava due coltellini che teneva sempre affilati.
La secondogenita si chiamava Mothryn, i suoi capelli erano castani scuri e, a differenza della prima, erano sempre raccolti in trecce grosse e lunghe ed era molto agile ad usare un piccone appuntito per combattere. Anche lei aveva l’ego forte e infatti con quell’arma colpiva sempre i nemici in piena faccia, anche dalla parte appuntita. E poi c’era Everel che era anche lei tanta sicurezza in corpo e confessò al nano che si era allenata tanto ad usare l’ascia come sua arma perché era stata la sorella maggiore ad allenarla e istruirla, erano molto uniti tra di loro e le figlie si capivano così in fretta da non dover parlare.
Insieme potevano spaccare il mondo ma per un tragico incidente furono gli orchi a “spaccare” questa famiglia.    
Everel non raccontò l’accaduto per filo e per segno ma disse soltanto che sopravvissero solo lei e la madre, l’ascia le sua le si era rotta ed era rimasta solo con il bastone e prima di morire del tutto, la sorella maggiore le diede uno dei suoi coltelli con il manico di betulla scura. Uguale, uguale a quello che aveva Fili in mano. Forse perché quello che ha Fili in mano. Per la nana quello non era solo un’arme che poteva tenersi nascosta su di sé, era una reliquia e un ricordo della sua famiglia che non c’è più perché da quel giorno anche la madre impazzì.
Vedendo la sua famiglia ridotta a solo due membri, e non alle due migliori, diceva la giovane, la madre l’accusava sempre di essere stata inutile in quell’ambito e che poteva morire anche lei così si risparmiava la vergogna di essere una guerriera incapace.
Come se già non si sentisse in colpa per i fatti suoi lei cercava sempre di far ragionare la madre ma lei non voleva sentire alcun tipo di ragione, la colpa era sua e la madre la odierà finché lei respirava.
Anche riportarla al villaggio non fu semplice, Everel dovette portarla di peso e una volta lì gridò con tutto il fiato che aveva in corpo che la sua famiglia non c’era più ed era sola e disperata mentre Everel si vergognò come mai in vita sua.
Anche se nel villaggio nessuno l’accusava e si dimostrarono comprensivi con lei, Everel non ce la fece più a sopportare quella presenza, anche se era sua madre, e decise di punto in bianco di scappare, non disse nulla a nessuno e partì una notte di pioggia fitta così l’acqua avrebbe nascosto bene le sue tracce.
Portò pochi viveri, il coltello della sorella e partì abbandonando il suo villaggio, la sua casa e tutti i suoi ricordi per andare dove nemmeno lei lo sapeva, se per la strada fosse morta per un attacco di altri orchi almeno sarebbe morta raggiungendo le sue sorelle e il padre  anche se in parte aveva paura di quello che avrebbe trovato fuori.
Non le importava se la gente allo scoprire la sua fuga l’avrebbe data della codarda o che la madre avesse ragione anche se la verità era che lei non c’entrava proprio niente con tutta quella storia. Vagò per molto tempo allontanandosi sempre di più, finito i viveri che si era portata dietro cacciava, finita anche l’acqua cercava buoni ruscelli e quando voleva riposarsi si addormentava sempre con il pugnale in mano sempre pronta a ogni evenienza.
Per fortuna che invece di essere trovata dagli orchi venne trovata da un’elfa, una di quelle belle e delicate con i capelli bianchi come la neve, occhi azzurro cielo e una voce delicata che nemmeno lei seppe come e perché ma l’abbracciò stretta piangendo. Forse era la prima persona dopo giorni che le offriva vero aiuto e dato che non la conosceva non sapeva perché era in quelle condizioni e sola.
L’accolse nel suo regno dove persino il suo re le diede asilo solo finché non avrebbe recuperato le forze e poi doveva tornare a casa sua ma qui l’animo sicuro della nana raffiorì e annunciò al re di non sentirsi accettata dove veniva lei, per questo scappò, piuttosto avrebbe continuato a vagare da sola per le foresta, cosa che per fortuna non ce ne fu bisogno.
L’elfa e la nana divennero molto amiche e si prese molto cura l’una dell’altra e la cosa che si poteva distinguere da chi le vedeva insieme era che avevano la stessa altezza e anche alla creatura dei boschi piacevano le trecce di Everel.
In realtà quest’elfa, che si chiamava Vrisis, era una dwelf, una creatura nata dall’unione di un nano e un elfo, e quando lo confessò a Eveler ne rimase molto contenta dato che aveva scoperto una nuova razza e di sicuro era una cosa molto rara perché lì tutti gli elfi erano alti e solo lei poteva guardarla dritta negli occhi.
A questa rivelazione il nano biondo ne rimase senza parole.
Non aveva mai sentito parlare di queste dwelf e non poteva nemmeno immaginare che nani e elfi potessero generare figli tra di loro, se conosceva bene lo zio Thorin, e lo conosceva bene, di sicuro non avrebbe accettato di unirsi nemmeno con l’elfa più bella di tutta la Terra di Mezzo per avere un erede tutto suo, per questo puntava tutto su di lui.
Everel raccontò inoltre che l’amica l’aiutò a trovare un nuovo villaggi e, strano caso, venne affidata a Bertha delle Montagne Azzurre che la trattò non solo come una sorella minore ma anche come una figlia dato che era rimasta semi orfana e si aiutarono molto a vicenda sia per quello che creò lei, sognava di fare la tatuatrice, e sia dell’altra nana, una locanda tutta per lei.
In effetti la locanda del villaggio era il luogo dove Fili aveva visto Everel la prima volta in assoluto e anche quando sia lui che Kili andarono a farsi il tatuaggio. Era una bella coincidenza anche se da qual giorno non l’aveva incontrata più lì dentro, e dopo aver sentito la sua storia, più o meno, comprese il suo carattere e in parte gli dispiaceva per lei e comprese le parole dello zio dopo il furioso litigio in infermeria.
 “Mi dispiace molto, Eveler.”
ed era vero, e lei lo guardò con gli occhi lucidi ma sempre sorridendo abbandonando la sua vera natura:
 “Capita… Ma ora qui sto bene anche se mi manca la mia vera madre, le mie sorelle, mio padre e Vrisis, almeno qui ho una casa, un lavoro e, una famiglia anche se non è la mia.”
Fili le sorrise in modo consolatorio, gli venne in mente ancora lo zio che aveva tenuto unito una famiglia anche se non era proprio sua e lui lo ricompensava cacciandosi sempre nei guai. Non era proprio il modo di comportarsi da principe.
Continuò a guardare il coltello:
 “Noto che è scheggiato.”
 “Mio padre non è sopravvissuto a lungo da dirmi come si fa.”
Il nano la guardò di nuovo e poi ritornò con gli occhi sul coltellino:
 “Vuoi che te lo aggiusto?”
 “Lo faresti?”
Eveler aveva un tono più felice cosa che rese felice anche lui:
 “Sarà come nuovo. Te lo prometto.”
Mentre i due parlavano non si accorsero che Kili aveva finito con le lezioni e aveva già messo via anche i bersagli e ora si trovava davanti alla coppietta con le braccia incrociate:
 “Io qui ho finito.”
 “Oh Kili, mi ero perso un po’ in chiacchiere.”
ed era vero poi insieme si sedettero a parlare insieme, cosa che a Fili non dette fastidio cosa che non era successo con Yleara, con loro era gelosia e col senno di poi non lo avrebbe mai fatto.
Riparare quella lama fu molto semplice del previsto, ma guardandolo meglio ne studiò molti altri particolari, quando glielo riportò se lo sentiva “comodo”, protetto e come se facesse parte di lui e gli venne in mente di averne uno anche per sé. 
Prima di restituirlo veramente prese vari appunti sull’arma e scelse anche un manico grazie all’aiuto del fratello, e se lo creò con tanta cura che ci aveva messo per aggiustare quello di Everel.
 “Che te ne pare, zio?”
Chiese la sua opinione anche se l’arma in questione era piccola e maneggiabile e facile da nascondere, lo controllò e poi guardò il nipote con orgoglio e gli regalò un sorriso:
 “Ottimo lavoro.”
e glielo restituì, questo per il nano non fu solo un accettazione da parte sua di averli lasciato “carta bianca” , gli servì come scossa a farne altri ma non soltanto coltellini.
Chiese aiuto anche all’amico d’infanzia Ori, cercò vari libri sulle armi, prese sempre varie note e quando li creava li provava su bersagli del fratello, e tutto questo lo entusiasmò molto. Si chiese a volte come aveva fatto a vivere senza.
Da quel giorno della confessione, Everel sembrava più rilassata quando Fili pranzava alla locanda o veniva alla sera, Fili si sentiva più vicino a lei e non solo per il passato doloroso ma anche perché gli aveva fatto scoprire questo nuovo piacere di creare armi tascabili e chissà come sentiva qualcosa di profondo per lei e chi era sempre il primo a sapere queste cose? Kili ovviamente:
 “Questa volta è vero. Mi piace Everel, cioè… Davvero… Mi sento bene con lei come quando… Stavo con Yleara. Ma è diverso.”
Sdraiato nel suo letto Kili ascoltava il fratello in silenzio mentre guardava il soffitto:
 “Sicuro che stai bene veramente?”
 “Cosa intendi dire?”
 “Niente di brutto però pensa a questo, la faresti mai conoscere allo zio? Vorresti passare il tuo tempo solo con lei soltanto, senza cercarne altre?”
Fili si mise a sedere a guardare il fratello serio:
 “Dalle tue frasi sento che qualcosa non va.”
Kili sbuffò e sorrise:
 “No… va tutto bene. Voglio soltanto che tu sia sicuro. Tutto qui.”
Il fratello si rilassò e si sedette accanto al fratello sedendosi sul suo letto:
 “Cosa c’è, sei geloso? Gelosone…”
 “Ma sta zitto.”
Lo cacciò con il cuscino ma Fili rimase dov’era.
 “Sarà diverso stavolta. Ho intenzione di dirlo a zio stavolta. Così non succederà come… Come quella volta… E in sua memoria vorrei cambiare le cose. E tu mi darai una mano.”
Kili lo guardò sorpreso e rispose:
 “Io?! Non mi mettere in mezzo a queste cose.”
Alla fine Fili riuscì a convincerlo dopo alcuni mesi in cui questa nuova coppia si rafforzava. Il piano del principe biondo  era molto semplice, Fili doveva far conoscere la nuova ragazza allo zio insieme a Kili che doveva far finta di non averla mai vista.
Tutti e 4 si trovarono nella piazzetta del villaggio e quando i due cognati si videro all’inizio si squadrarono  e poi piegarono la testa velocemente in segno di saluto e come se fossero due amici di vecchia data Everel esclamò.
 “CIAO !!!”
e Kili:
 “COME VA?”
Tutto davanti a un Fili felice e uno zio Thorin un po’ contrariato, poi parlò al nipote con tono basso:
 “Allora è lei la nana di cui ti sei invaghito?”
 “Si zio… Non vedi com’è bella?”
Lo zio notò subito dal tono di voce del nipote che stava meglio dopo la brutta disavventura avvenuta con la figlia di Bofur, in cuor suo però non voleva che i nipoti si fermassero a quel dolore e Fili, bene o male, ci era riuscito.
 “Sei felice con lei?”
continuò con quel tono e Fili lo guardò con i suoi occhi azzurro cielo e il suo sorriso tra i baffi biondi intrecciati:
 “Sì zio… Anche se ci stiamo conoscendo ancora… Sento di essere di nuovo felice grazie a lei anche se ci è voluto tanto tempo devo ammetterlo.”
Guardò il fratello e la nana con felicità e poi lo zio gli diede una pacca sulla spalla e sui capelli e sorrise tranquillo al nipote contento di essere riuscito in qualcosa che anche lui aveva avuto paura di provare di nuovo, l’amore:
 “Sono felice per te Fili…”
E li lasciò da soli in piazzetta tra di loro.

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Capitolo 20
*** 20) La Follia Di Fili ***


20) La Follia Di Fili
 
Grazie al consenso dello zio Fili poté farsi vedere in giro con la sua nuova ragazza, ebbe però qualche volta la sensazione che qualche nano del villaggio parlasse alle sue spalle perché appunto era con un’altra nana. Poi gli sembrava ancora di vedere Yleara in mezzo alla gente in giro per il villaggio ma più pensava a Everel più vedeva la nana giusta per essere felice ancora e si sentiva bene sul serio.
Dopo averla fatta conoscere allo zio la fece conoscere anche alla mamma che ne fu entusiasta almeno il figlio era felice e per lei i figli erano tutto e Everel si comportò bene anche con lei e per questo le piacque.
Tutto sembrava filare per il verso giusto, persino lo zio non gli parlava quasi più a pappagallo cosa doveva o non doveva fare nell’armeria e purtroppo gli anni si videro che stavano passando a partire proprio dallo zio dei due fratelli.
Alcune ciocche di suoi capelli iniziarono piano piano a schiarirsi da quando aveva preso le varie responsabilità sul popolo di Erebor e su quello delle Montagne Azzurre. Tra unioni e ordini c’era anche la preoccupazione del padre scomparso, più mandava messaggi via gufo ad altri villaggi più non riceveva buone risposte.
Era stressato perché aveva paura di non resistere a lungo senza almeno un suo consenso per vedere se stava facendo le cose a dovere.
Anche lui aveva bisogno del padre come lui cercava di farlo ai due nipoti o almeno saperlo al sicuro nel villaggio.
Tra tutte le cose che voleva fare non poteva perché il padre era introvabile ma qualcosa gli diceva che era ancora vivo e lui, che era anche testardo dentro, ci credeva .
Con i nipoti poi invecchiava sempre di più per le loro stupidaggini passate e anche durante le spedizioni che a volte insistevano per fare da soli e quando li vedeva partire stava col pensiero finché non tornavano entrambi sani e salvi e senza una “sorpresa” come elfi, cuccioli di qualche felino ferito o altro.
Non sapeva ancora, a distanza di anni che tenevano nascosto un coniglietto vicino alla cantina e ne tenevano sempre uno di ogni cucciolata, almeno con lui i due nipoti erano molto responsabili.
Oltre a questo Fili si sentiva diverso anche con il fratello e la fidanzata insieme, non aveva più quel comportamento da geloso nei confronti della fidanzata,  anzi, insieme lo andavano a cercare per non lasciarlo solo lo andavano a trovare dopo essere stati insieme tra fidanzati, tutti e tre passavano bei momenti insieme a parlare di tutto quello che avevano fatto durante l’adolescenza e lei piano piano raccontò anche la sua storia e delle spedizioni che fece con Gloin e Bertha  quelle due volte che le nane possono farlo.
Al nano moro dispiacque per la sua storia ma non si affezionò alla ragazza del fratello anche per la silenziosa paura di fargli un torto. Ma anche perché Everel non le piaceva come la nana che portava ancora nel cuore.
Ma ancora lei non poteva farne con Fili perché non erano uniti ma questo pensiero a volte tornava nella testa e nei suoi sogni.
Grazie a libri e esperienza personale creò anche tanti coltellini con lame diverse e riusciva a incastrarli bene su di sé e in mezzo agli stivali così se serviva poteva prenderli e usarli a suo piacimento.
Non vedeva l’ora di usarli durante la prossima spedizione che avrebbe fatto con il fratello, qualsiasi scusa era buona per usarli e crearne altri.
Quando arrivò il giorno però non riuscì ad usarne nemmeno uno anche se la giornata non faceva presagire nulla di male.
I due si occupavano sempre delle cose come la legna per il fuoco, la carne secca se non riuscivano a catturare nessuna preda, arrivavano sempre in posti nuovi e bellissimi.
Quando ricominciarono a fare il loro giro Fili si accorse che dallo zaino del fratello cadde il sacchetto con il simbolo a tre rombi che gli regalò lui dopo la sua prima spedizione. Lo mise in tasca ricordandosi di ridarglielo dopo e intento rise sotto i baffi perché se non ci fosse stato lui il fratello non avrebbe mai ritrovato da nessuna parte.
 “E questo posto cos’è?!”
Kili si bloccò ritrovandosi in un posto mai visto prima, un sentiero fiancheggiato da una parte da una parete di una montagna rocciosa e a destra un burrone che sembrava particolarmente pericoloso.
 “Kili mi sembra l’unica strada questa per andare a cercare del cibo. È rimasto l’unico punto che non abbiamo controllato e lo sai che zio ci aspetta.”
lo convinse il fratello biondo.
Piano pianissimo fiancheggiarono il sentiero prima Kili per sicurezza e anche
perché lui con l’arco poteva colpire qualsiasi tipo di nemico se all’occorrenza ce ne fosse stato uno.
Durante il tragitto però mise il piede in fallo e cadde nel burrone,  non riuscendo però a chiedere aiuto dallo spavento improvviso. Kili si voltò grazie all’urlo e l'ultima cosa che vide fu la sua chioma bionda scomparire nel nulla
lo seguì con lo sguardo non riuscendo ad afferrarlo. :
 “Fili!!!”
Inizialmente Fili non rispose, si era fatto male ed era debole per via della caduta sulla gamba.
 “Fili !!!”
Insistette Kili che, non vedendolo, non sapeva dove il fratello si era cacciato, Fili aprì gli occhi tentennando, solo perché sentì la voce del fratello come un eco:
 <>   
Cercò di rialzarsi ma inutilmente, sentiva qualcosa nel petto, appena riuscì a mettere a fuoco vide un qualcosa di nero sbucare da esso ma il terrore durò pochi secondi, vide vicino a lui un rovo con delle bacche colorate di tante sfumature diverse: rosse, gialle, lilla e azzurre.
Il fratello biondo allungò la mano per afferrarne una rossa come se fosse un automa e la mangiò.
 “In nome di Durin. FILI !!!”
Poi finalmente rispose sentendo la voce del fratello:
 “Kili! !!!”
 “Fili !!! Fili, come ti senti?”
 ”Non riesco a muovermi, forse ho una gamba ferita, prendi una corda... Va a chiamare qualcuno !!!”
 “No. Non posso lasciarti da solo...”
Kili sarebbe rimasto lì per sempre, non voleva abbandonare il fratello al suo destino, anche per chiedere aiuto ma sapeva anche lui che doveva lasciarlo lì.
 “Torno dove abbiamo accampato, arriverò con lo zio Thorin, quando ti chiamo rispondimi.”
 “Bravo, Kili, chiama lo zio, vai !!!”
Fili ansimò per la fatica e per lo sforzo di muoversi ma ancora guardò il rovo con quelle strane bacche.
 “Prima che vada, vuoi la mia borraccia?”
 “No. Vai !!!”
Kili tornò indietro correndo come un pazzo nella radura dove Thorin e Oin si erano fermati per riposare:
 <>
Thorin guardò suo nipote:
 “Che succede? Kili su calmati !”
 “Eravamo... Stavamo... È  caduto in un burrone...  Non riesce a… Muoversi...”
 “Adesso calmati Kili e scandisci bene... Allora ripetimi che è successo.”
 “Te lo dico strada facendo zio, prendiamo una corda e andiamo da lui, è solo...”
Prendono tutto l'occorrente e Kili chiamò nuovamente il fratello una volta arrivati:
 “Fratello... Fratello siamo qui...”
 “Kili !!! Sono qui !!!”
 “Stai tranquillo Fili, arriviamo.”
Intanto Fili aveva mangiate altre di quelle bacche colorate e le altre le prese  mettendole nel sacchetto che doveva restituire al fratello. Quelle bacche, dolci al gusto, sembravano dargli energia e riuscì a strisciare verso il punto aperto.
Zio e nipote legarono la corda ad un albero davanti al burrone e lo zio scese per recuperarlo:
 “Fili, sta arrivando lo zio....”
 “Aiutami…”
urlò Fili:
 “Fratello resisti.”
Lo zio del nano biondo finalmente lo trovò e lo raggiunse:
 “Fili...”
 “Zio...”
poi svenne finalmente tranquillo di vedere una faccia amica che era lì per aiutarlo. Thorin prese il nipote in braccio:
 “L’ho preso Kili… Tiraci su!”
Kili richiamò in sé tutta la forza che possedeva per tirare su i due nani, anche se era da solo, a volte era come se possedesse una forza interiore molto potente che usava solo in casi come questi. Dopo minuti, che sembravano ore, finalmente riesce a portarli su.
Il nano venne disteso a terra, Kili lo guardò attentamente per pochi secondi cercando di svegliarlo ma guardandogli il petto si spaventò:
 “OH NO....”
Aveva una spina nel pieno petto. Kili non l'aveva  mai vista in vita sua:
 “Ahg... Ahg !”
iniziò a lamentarsi il fratello maggiore, il moro si preoccupò ulteriormente:
 “Zio...”
aveva anche le lacrime agli occhi.
 “Kili aiutami a sorreggerlo, portiamolo a casa.”
Kili fece solo segno di sì con la testa e resse il fratello dal davanti cercando
ancora di svegliarlo:
 “Fili... Fili mi senti? - Fili continuò solo a lamentarsi - Va tutto bene, stiamo tornando a casa, stai tranquillo... Andrà tutto bene...”
Lo diceva più a se stesso che al fratello.
 “Aiuto .... Aiuto...”
riuscì a dire Fili, contento solo per aver sentito la sua voce, Kili insistette:
 “Stai tranquillo Fili, io e zio siamo qui - poi rivolse lo sguardo allo zio – dobbiamo portarlo da Oin.”
Fili iniziò a delirare:
 “Mamma no!!! Papà dove sei?”
Sentendolo chiamare il padre le lacrime uscirono dagli occhi del fratello moro:   
 “Fili, stai tranquillo, io e zio Thorin siamo qui ti ha salvato...”
Arrivati nel villaggio dal nano subito decisero d’interrompere la spedizione e tornarono al villaggio. Tutti i nani osservarono la scena rimanendo come pietrificati mentre Kili e Thorin passavano con Oin che gridava come se tutti erano sordi come lui:
 “Fateci, passare, per favore è urgente...”
Arrivati a casa del nano lo stesero in un lettino, Oin era allibito:
 “Fili ha avuto un incidente – spiegò lo zio - e temo abbia una gamba rotta.”
Fili continuò a lamentarsi, inoltre cercò di muoversi come se avesse intenzione di scappare:
 “Lascia stare la gamba, toglili quella spina nel petto !!!”
urlò spaventato per le condizioni del fratello che sembrava molto più grave:
Oin osservò la spina e dedusse:
 <>
Tutti obbedirono e appena Oin impugnò la spina Fili iniziò a lamentarsi e ad agitarsi, cercò anche di sputare la stoffa ma Kili era sempre pronto a rimettergliela dentro, Fili urlò dal dolore:
 “KILI !!!”
gli urlò Thorin per cercare di calmarlo:
 “Fratello, stai calmo, So che fa male ma dopo ti giuro che starai meglio...”
Altra lacrime scesero dagli occhi del fratello minore mentre il maggiore continuava ad agitarsi e cercava di urlare. Kili gli reggeva la testa e gli urlava nelle orecchie per farsi sentire:
 “Sta fermo, ti prego!!!”
 “Nnnnn.....Mhhhhhh”
I lamenti soffocanti di Fili peggiorarono, Kili gridò contro il nano più anziano:    
 “OIN !!! ”
 “Ci sono quasi.....”
disse Oin, Thorin intervenne tamponando il nipote ferito con l'acqua cercando di dargli sollievo e per infondergli coraggio:
 “Avanti Fili, resisti...”
Dopo una lunga e lenta agonia tutti sentirono la frase che volevano:
 “Eccola... Finito!!!”
Strappò di netto quella gigantesca spina e subito pulì la ferita al principe dei nani:
 “Bravo, Fili... Sei stato bravissimo...”
Lo rassicurò infine il nano curatore, Fili non sentì più niente perché perse i sensi e svenne nuovamente, Kili gli restò accanto nel capezzale del letto:  
 “Fratello mio, Fili... È  tutto finito...”
Oni ne approfittò per pulirgli ancora la profonda ferita e per richiudergliela con due punti, poi si recò da Thorin
 “Che succede?”
chiese lo zio:
 “Ha riportato una bruttissima ferita ma credo si riprenderà, ma riguardo a questa - mostrò a Thorin la spina gigante ancora sporca di sangue del nano - dove siete stati?”
 “A nord del bosco vicino al fiume.”
rispose Thorin, nei suoi occhi c'era solo preoccupazione per il nipote e per come era andata a finire una semplice spedizione.
 “Cosa c'era, cos'hai visto di strano?”
il tono di Oin era preoccupato.
 “Non so, dei rovi ma non mi parevano niente di ché...”
 “Che tipo di rovi? Com'erano le bacche?”
insistette il nano.
 “Non ci ho fatto caso, mi premeva di più portarlo a casa.”
confessò Thorin, Oni gli si avvicinò:
 “Necessito che mi riporti lì, se Fili ha mangiato una di quelle bacche è spacciato.”
a tali parole Thorin si spaventò ancora di più e lasciò la bacinella sul tavolo:
 “Andiamo...”
disse infine.
Mentre i due nani tornano nel luogo dove i tre nani fecero la spedizione il sonno di Fili era  molto agitato, facendo agitare in nano di conseguenza, il fratello per tranquillizzarlo gli mise la mano sulla fronte, la ritrasse subito per quanto bruciasse:
 “Fratello mio, ma tu scotti - si guarda intorno chiamando lo zio e Oin ma non rispose nessuno - Oh no... e ora?!”
Colto da un attimo di panico, notò la ciotola di legno sporca di sangue come le bende, non ci pensò due volte:
 “Non ti preoccupare Fili, torno subito.”
 “MMmmmmmmmhhhhh…”
disse soltanto. Kili corse in paese e sciacquò velocemente la ciotola e le bende nell'unica fontana non lontana dalla casa di Oin, riempiendola d'acqua fresca e tornò dal fratello.
Intanto Oin e Thorin raggiunsero il punto dove avvenne l'incidente:
 “Ecco è laggiù... - indicò Thorin il burrone - Dici che dobbiamo calarci?”
Oin rispose sentendolo con il suo strumento:
 “No, scenderò solo io... Non si preoccupi, non è la prima volta che vedo una cosa del genere.”
 “Allora ti terrò la corda, ma sii prudente Oin.>>
 “Certo, farò subito...”
Il nano curatore scese nello stesso dirupo dove cadde Fili e osservò lo scenario:   
 “Ahhh lo sapevo che c'era il vostro zampino in mezzo - disse rivolto ai rovi - maledizione, non ce ne sono più..”
Oin sentì la voce di Thorin dall'altro che urlò di più per farsi sentire meglio dal nano:
 “Allora? Cos'hai trovato qualcosa, Oin?”
Oin si affacciò per vedere Thorin:
 “Sì e no, mio sire.”
Thorin continuò:
 “Dimmi! Qual è il problema? Cos'hai scoperto?”
 “Mio signore Thorin, sono le Bacche di Walock o anche chiamate “Occhi degli Oscuri”.”
Per una volta Thorin si sentì impreparato su un argomento:
 “Non le ho mai sentite.”
 “Male. Sono bacche pericolosissime, crescono in fretta e provocano ai nani una malattia che li fa impazzire se le mangiano...”
 “Credi che mio nipote sia così incauto da mangiarle? Non Fili...”
 “Purtroppo queste bacche sono anche letali allo sguardo, hanno un colore che spinge i nani a mangiarle. Dobbiamo tornare indietro e aspettare che Fili si
svegli per chiederglielo di persona.>>
Intanto nel villaggio Kili, tornato dal fratello, cercò di fargli scendere la febbre con l'acqua:
 “Eccomi, eccomi, eccomi sono qui, Fili....”
Velocemente bagnò la benda, ancora sporca di sangue e la mette sulla fronte del fratello come faceva sempre la loro mamma o lo zio Thorin quando si ammalavano da bambini. Fili iniziò a muovere le palpebre,
 “Fratello mio...”
lo chiamò Kili, Fili rispose sommessamente:
 “... Li... Ki... Li>>
KIli sorrise sereno:
 “Sono qui... Va tutto bene... Oin ti ha tolto quella spina dal petto...”
Continuò a tamponargli la fronte con la benda per dargli un po' di sollievo e per rinfrescarlo, ma lo sporcava anche con i rimasugli del sangue, per Kili era orribile vederlo in quelle condizioni. Fili continuò a chiamare il fratello e Kili gli rispondeva:
 “Sono qui fratello... - altre lacrime riempiono i suoi occhi - Sono qui, non mi vedi?”
Fili aprì gli occhi del tutto e a scatti si guardò intorno, Kili rimane in attesa, poi quando lo vide lo accarezzò la guancia:
 “Kili...”
 “Fili...”
il nano moro esplose in un pianto e si coprì la bocca con la mano. Fili riuscì a fare un sorriso stanco poi si rese conto che era sdraiato in un letto non suo, si guardò meglio intorno:
 “Ehi ma che mi è successo?”
Kili era toppo felice per accorgersene ma gli occhi di Fili avevo un alone giallastro, seppur ancora non distinguibile del tutto. Kili cercò di spiegargli con calma l'accaduto:
 “Fratello mio... Sei caduto in un burrone, avevi una spina enorme del petto... E Oin ti ha salvato... Ho avuto paura... Tanta paura.”
confessò. Fili cercò di alzarsi ma:
 “Ah..”
sentì una dolorosa fitta non solo nel petto ma in tutto il corpo. Kili lo bloccò  
 “No, stai fermo... La ferita è ancora fresca, stai giù e non la toccare...”
 “Ma lo zio, devo andare da Thorin ....”
 “Siamo solo noi due, - confessò il nano moro - non so dove sono andati ma spero che ritornino presto.”
Kili si guardò attorno come se fosse spaesato. Non doveva avere paura, era a casa di un amico dello zio, e lui sarebbe tornato presto. Fili si agitò nuovamente:
 “Non mi importa devo andare...”
Ma quando tentò di alzarsi lo stesso ebbe un capogiro:
 “Ti ho detto di stare fermo, perché non mi ascolti mai?!”
Gli urlò Kili preoccupato più che mai, con uno scatto d'ira, Fili lo spinse e prendendo una gruccia lì vicino, si alzò e guardò in modo strano il fratello moro che, dopo aver sbattuto la testa e la schiena contro il muro, guardò il Fili con uno sguardo interrogativo sul volto. Non l'avrebbe mai fatto al suo unico fratello.
 “Non preoccuparti.”
rispose Fili con tono secco, quasi sgarbato e andò verso la sala dove sperò di trovare Thorin.
Kili lo seguì con gli occhi spalancati,
 “Ma.... - si rialzò - Fili aspettami...”
Fili sentì di nuovo quella strana sensazione e il capogiro tornò, fortunatamente Kili era nelle vicinanze e lo sorresse:
 “Preso...”
Fili non rispose, era come se fosse caduto in uno strano sonno, il fratello riuscì a rimetterlo a letto e cercò di risvegliarlo ancora:
 “Fili... FILI !!!”
In quel momento arrivarono anche Thorin e Oin che assistono alla scena di Kili spaventato a morte più che mai:
 “Che succede ora?”
Chiese il principe dei nani Kili spiegò brevemente l'accaduto:
 “Si era ripreso, mi ha spinto e si è alzato, ha fatto pochi passi ed è svenuto di nuovo.”
lo zio gli si avvicinò e Fili spalancò gli occhi:
 “Ma... Che ci faccio qui, Zio?! Non eravamo nella foresta?”
Fili non ricordava più niente, Oni si mette in mezzo tra il nano biondo e lo zio:  
 “Fili, riesci a sentirmi e a capirmi?”
 “Sì – rispose Fili - ma non capisco che ci facciamo qui...”
Oin non rispose alla domanda di Fili ma lo guardò con più attenzione:
 “Ascoltami attentamente e rispondimi, hai mangiato qualche bacca di un colore strano?”
 “Io, mio fratello e lo zio eravamo nel bosco...”
non rispose alla domanda e Oin insistette:
 “Rispondimi, ragazzo !!!”
Oin alzò di più la voce, ma il nano biodo continuò a dire altre cose:
 “Io non me lo ... Ricordo...”
 “Guardami negli occhi e sta fermo.”
gli ordinò infine il nano curatore. Fili aveva ancora quell'alone negli occhi ma questa volta era più evidente:
 “No non ho mangiato niente...”
Rispose a denti stretti, il nano curatore prese una lente d'ingrandimento e osservò gli occhi di Fili:
 “Oh no...”
disse in tono grave,
 “Che c'è?”
chiese Fili in tono seccato,
“Fili, hai mangiato delle bacche molto pericolose.”
confessò il nano dalla barba grigia intrecciata.
 “Ho detto che non ho mangiato niente, non insistere...”
 “Il colore dei tuoi occhi dice il contrario... Ce n'erano altre? Cerca di ricordare. Muovi quel tuo cervello che va ad armi e birra...”
Fili, sgarbatamente allontana Oin:
 “Ho detto che non ho mangiato nessuna stupida bacca...”
 “Fratello....”
sia Kili che lo zio tentano di bloccarlo ma niente, Fili ebbe uno scatto d'adrenalina così forte che non solo si liberò dalla presa dei nani, ma si alzò, riprese la sua gruccia e guardò tutti, come se niente fosse chiese:
 “Beh che ho di strano?! Mi avete stancato! Voglio stare da solo...”
 “Fili!”
suo zio cercò di richiamarlo all'ordine ma lui scappò dalla casa, Oin bloccò il nano guerriero:
 “Le ha mangiate, non lo seguire da solo, è pericoloso all'inizio.”
 “Cos'ha mangiato?”
chiese il fratello preoccupato, ma il fratello di Gloin non gli rispose,
 “E ora che si fa?”
chiese Thorin.
Il nano curatore, per indagare più a fondo, chiese se poteva controllare la sua sacca da viaggio, Kili l'andò a prendere e dopo una rapida occhiata il nano non trovò niente:
 ”Dannazione! - rispose il nano – Di sicuro le avrà ancora con sé.”
 “Oin, quanto è grave la situazione di Fili?”
Thorin era sempre più preoccupato.
 “Tantissimo, quelle bacche costringono il nano non solo a mangiarle tutte ma anche ad auto ferirsi con quelle lunghe spine, se non le troviamo subito, e cerco di creare un antidoto, Fili morirà impazzendo e dissanguato e pieno di spine come un puntaspilli.”
Sentendo quelle parole Kili ebbe la sensazione che gli mancasse il respiro per lo spavento, ancora non aveva ben chiara la situazione ma da quello che Oin gli stava dicendo, Fili era in preda a un pericolo più grosso di lui. 
 “Oin io e te penseremo all'antidoto – sentenziò Thorin guardando in nani e poi Kili – dopo averlo trovato, andiamo a cercarlo e Kili, cerca di non turbarlo...”
 “Sì, ma dove sarà andato?!”
chiese il fratello del nano malato in un momento di puro caos mentale.
 “Separiamoci. Cerchiamolo dappertutto.”
Ipotizzò Oin, Thorin uscì dalla casa:
 “Bene andiamo e speriamo di risolvere questa situazione il prima possibile, mia sorella non deve essere informata.”
Il nano curatore uscì per secondo:
 “Dobbiamo farlo, quelle bacche non lo farebbero.”
"Mamma..."
pensò Kili e subito s'illuminò:
 “Oh no, forse so dov'è...”
Dietro la cantina della sua casa Kili osservò ogni minima cosa, non sapeva perché  ma aveva la sensazione di essere in pericolo, e anche osservato da occhi invisibili, si fece coraggio e cercò il fratello:
 “Fili, Fili !!!”
 “Fratellino, vieni da me, ho bisogno di te...Kili.....”
Contento di sentire la sua voce, Kili si guardò intorno:
 “Fili, dove sei?... Stai bene?”
 “Sei solo?”
chiede secco il fratello nascosto chissà dove, Kili cercò di seguire la  voce del fratello per trovarlo, come giocavano tempo fa da bambini:
 “Sì, sono solo...”
mentì. Fili era dietro un grosso albero vicino alla cantina:
 “Avvicinati ma se scopro che c'è qualcuno....”
 “Sono da solo Fili, - mentì di nuovo cercando di essere il più sincero possibile - sta calmo, andrà tutto bene... Voglio solo vederti.”
Fili comparve da dietro l'albero, si avvicinò a un fascio di luce così il fratello notò subito che il bianco degli occhi ora era giallognolo, molto più marcato di
prima. Kili rimane impressionato:
 “Fratello, sei tu?!”
 “Tsk... E chi sennò?”
rispose come se la risposta fosse ovvia.
 “Che ti è successo? Sei...”
Kili non riuscì a continuare, più guardava il fratello più sembrava di vedere una persona diversa,
 “Sono cosa? Eh?! Allora?!”
Insistette Fili guardandolo con disprezzo, Kili lentamente indietreggiò:
 “I tuoi occhi... Sembrano maligni...”
 “Io sto bene non ho niente, fratellino...”
se Kili si allontanava, lui si avvicinava, come un leone che si preparava all'attacco dopo aver puntato la sua preda. Kili cercò di farlo ragionare:
 “Senti, vieni con me, andiamo da Oin. Lui sa come aiutarti, ti guarirà.”
Gli allunga la mano per offrire il suo aiuto, con sua grande paura. Fili in malo modo la rifiutò:
 “Basta con sta storia, io sto bene...”
gli occhi erano sempre più maligni.
 “Non sei te stesso...”
confessò Kili,
 “Lo sono invece, e ora togliti di mezzo.”
Scostò il fratello come aveva fatto a casa di Oin, Kili trovò l'equilibrio e afferrò il fratello per la manica della sua camicia:
 “Fratello ascoltami...”
 “TOGLITI DI MEZZO!!!”
gli gridò il fratello maggiore:
 “Se dici di essere veramente te, dammi le bacche.”
Fili fece uno sguardo folle:
 “No! Sono mie!”
fece per allontanarsi ma:
 “Eccolo, prendiamolo!!!”
Oin e Thorin afferrano Fili da entrambe le braccia e, mentre lui cercò di dimenarsi, il fratello assiste alla scena inerme.
 “Lasciatemi… Lasciatemi !!!”
si dimenò Fili e lo zio cercò di calmarlo:
 “Sta fermo! Kili aiutaci a bloccarlo...”
Kili rimase fermo immobile, Thorin lo incoraggiò:
 “Presto.... Fa come ti ho detto...”
Fili riuscì a voltarsi e a guardare il fratello negli occhi:
 “Traditore !!! Mi avevi detto che non c'era nessuno… Sei un traditore!!!”
Kili, tra le lacrime, supplicò:
 “No... NON FATEGLI MALE !”
 “Muoviti KI....”
con un altro scatto improvviso, Fili si liberò dalle prese dello zio e di Oin e scappò più veloce del vento, Kili lo inseguì:
 “Fili... Fili fermati...”
Ma perse le sue tracce appena il nano ritornò nel luogo della spedizione,
 “NO !!!”
urlò di disperazione il nano moro. Thorin e Oin arrivarono dopo pochi minuti:
 “Kili... Fili...”
Kili riconobbe le voci:
 “Thorin, Oin.... Sono qui !!!”
gli andò incontro.
 “Ho perso le sue tracce… Si… Si è addentrato… Nel bosco...”
 “Portaci subito dove l'hai perso di vista. Sei in grado di farlo?”
chiese Oin, Kili li portò non molto lontano dove aveva perso le tracce del fratello:
 “Ecco, è qui che è scomparso...”
Il nano sordo vide delle tracce sul fango vicino a un albero. Saranno quelle del principe Fili?
 “Quei rovi crescono nell'oscurità, dobbiamo addentrarci là dentro.”
 “Va bene, Kili tu resta qui, non voglio accada qualcosa anche a te... Anzi meglio che torni a casa.”
Thorin era veramente preoccupato per il nipote ma lo era ancora di più se il nipote si sarebbe comportato come prima. Non gli servivano per niente dei “pesi morti”.  
 “No, - Kili s'impuntò - voglio aiutarvi questa volta, mio fratello sta male, ed è solo colpa mia se è entrato lì dentro.”
 “Non fartelo ripetere per favore - questa volta era lo zio che cercava di farlo ragionare - io e Oin lo troveremo...”
 “Aspetta, potresti aiutare anche da lì – Oin si avvicinò al giovane nano moro - Ora Kili, ascoltami attentamente ed esegui tutto quello che ti dirò. Corri in pae- se, cerca il tuo maestro Dwalin e andate alle celle, ci incontreremo lì.
Forza vai...”
Kili obbedì e tornò indietro, Oin e Thorin perlustrano il bosco, Fili, intanto, aveva trovato altri rovi con altre bacche altrettanto colorate, sembrava che se esse lo stessero chiamando. Afferrò le bacche mangiandole come se non mangiasse da quando era nato, sentì qualcosa nella sua testa che lo faceva sballare, si sentiva come se il dolore alla gamba e in tutto il corpo fosse scomparso.
Balbettò frasi sconnesse poi dentro la sua testa sentì come una vocina, una   vocina perfida e tentatrice:
 “Prendi quelle spine... Ti guariranno... Sono lì per te...”
Fili obbedì come un automa a quella voce, staccò una spina e se la conficcò nella
coscia, si sentì stralunato, come sotto una strana sbornia. Peggio di quella della birra.
Si ferì nuovamente da solo in molti punti del corpo, tra cui dietro la schiena, sembrava non sentire alcun dolore, poi svenne.
Quando venne ritrovato dai due nani è ormai troppo tardi, era sporco sulla bocca per via delle bacche, ferito e perdeva sangue da ogni parte; appena lo vide, lo zio gridò per lo spavento:
 “Fili !!!”
Il nano biondo si risvegliò di nuovo sdraiato su un letto e sentì delle voci intorno a sé, non più nella sua testa, voci molto familiari:
 “Kili...”
chiamò l'unico nano che sapeva essere vicino al suo capezzale,
 “Fili !!! - gli prese la mano – Fratello... Come ti senti?”
Fili parlò:
 “Possibile che mi senta così, arrabbiato... Sì sono arrabbiato...”
Di nuovo spalancò gli occhi come un pazzo, Kili cercò di tranquillizzarlo:  
 “Fratello, stai calmo, il peggio per ora è passato, ti hanno trovato appena in tempo...”
ma sembrava che i due parlassero da soli perché Fili continuò col suo discorso:
 “Con te .... Sì sono furioso con te.”
Kili era molto demoralizzato, come se davvero fosse colpa sua se il fratello fosse in quelle condizioni a causa sua:
 “Mi dispiace Fili, - si giustificò - ho dovuto farlo...”
Fili tolse la mano:
 “Non continuare, sei un lurido bugiardo...”
 “No... Non è vero... Non dire così… – I suoi occhi ricominciarono a riempirsi di lacrime - Sono io... Sono tuo fratello, il tuo Kili.... Ricordi quando mi tranquillizzavi alla morte di papà?”
Fili scandì le sue parole che sapevano di veleno, pungenti come delle frecce:
 “Il mio Kili mi avrebbe aiutato e non come te e non tirare in ballo papà... Chiaro?”
Kili continuò:
 “Ti ricordi che mi hai chiesto d'insegnarti a tirare con l'arco? Lo farò, se ti fai aiutare lo farò...”
 “Tieniti il tuo stupido arco, è un'arma stupida, siamo nani non arroganti elfi.”
 “Tu sei stato il più entusiasta di tutti quando Bofur me l'ha regalato... - gli ricordò Kili - Non ti ricordi?”
Altre lacrime scesero dagli occhi castani.
Con un gesto di follia, Fili prese il fratello per il colletto della camicia, tirandolo verso di sé, prese il coltello sul comodino...
 “FILI !!!”
Kili gridò spaventato.
Al grido del fratello i due nani accorsero dall'altra stanza, videro una scena che mai si sarebbero aspettati di vedere: Fili che puntava un'arma da taglio alla gola del fratello.
 “Fermi dove siete !!! - ordinò Fili con uno sguardò da assassino - O lo ammazzo...”
 “Fratello, – Kili cercò di liberarsi dalla presa del fratello - mi stai facendo male.”
 “Allora sta fermo, o te ne faccio anche di più...”
ordinò con freddezza, poi il suo sguardo si soffermò su Thorin che cercò di dissuaderlo:
 “Fili, lascialo è tuo fratello...”
come anche Oin:
 “Calmati Fili, metti giù quel pugnale, non siamo qui per farti del male...”
 “No!!!”
Fili rispose con una voce non sua e strinse la presa sul collo del fratello provocandogli un graffio:
 “Fili... Ti prego...”
Lo supplicò il fratello moro ma continuò nella sua stretta ed il coltello pungeva fastidiosamente sulla giugulare di Kili.
 “Fili.. - al nano moro balenò un'idea – Pensa… Pensa a Everel... Pensi che gli piaceresti…. Così?... Pensi che amerebbe… Un nano che sta facendo questo a suo… Fratello?”
Kili sentì un leggero cedimento da parte di Fili, infatti stava per svenire di nuovo ma continuò a tenersi addosso a suo fratello; Oin ordinò a Kili di colpirlo:
 “Colpiscilo Kili, fallo ora !!!”
Thorin non sapeva che pensare vedendo quella scena. Kili, al contrario, resse il fratello:
 “KILI !!!”
lo riprese il nano e poi anche lo zio:
 “Kili !!!”
 “Non posso colpirlo, - Kili era afflitto - è mio fratello...”
 “Colpiscilo !!! Ricorda che lo fai per il suo bene !!!”
Kili guarda lo zio con occhi tristi:
 “NO...”
Il respiro di Fili diventa più affannoso,
Thorin continua ad insistere:
 “Colpiscilo, Kili maledizione... O lo faccio io...”
Interviene Dwalin che afferrò il nano biondo per il collo:
 “Va bene signorina, è il momento di metterti nel posto in cui guarirai.”
trascinò il nano biondo e lo sbatté nella cella chiudendola a chiave.
Kili afferrò le sbarre mentre il fratello era riverso a terra inerme:
 “Dwalin, liberalo... Fili... Fili !!!”
provò a muoverle ma con scarso risultato, lo zio lo allontanò e gli parlò:
 “Forza, non piangere Kili – gli disse con fare paterno, diverso dal tono di prima - So che ora vedi tutto nero, ma si riprenderà...”
Kili era una fontana, piccola, ma era una fontana:
 “Zio... Perché?!”
 “Tuo fratello è malato e ora dobbiamo tenerlo lì. Va bene?”
 “No... Devo restare con lui... Lui lo farebbe per me...”
Kili vide il fratello che si era alzato e si era steso sul letto della sua cella, gli dava le spalle, quindi non sapeva cosa stava facendo. Lo zio Thorin continuò:
 ”Se vuoi sta un po' ma fuori, non ti metto in cella con lui. È pericoloso ora.”
 “No... Non è vero... - il nano moro si distaccò - Lui non mi farebbe mai del male... Fili… FILI !!! RISPONDIMI !!!”
cercò di muovere ancora le sbarre mentre chiamava il fratello. Intervenne Dwalin:
 “Portatelo fuori, è sotto shock.”
 “Andiamo Kili! Non mi ripeto, andiamo...”
lo zio lo prese per una spalla ma Kili restò fermo immobile:
 “NO... NO...”
Anche Oin intervenne prendendolo dall'altra spalla cercando di allontanarlo
dalla prigione, Thorin lo mise di nuovo da parte il nipote e lo prese da entrambe
le braccia:
 “Kili guardami, ora - Kili guardò lo zio negli occhi mentre continuava a piangere – Oin si metterà subito al lavoro per trovare un cura, ma ora dobbiamo solo evitargli di tornare nel bosco a cercare quelle bacche, e questo purtroppo è l'unico modo. Perciò lasciami fare… Va bene?
Lo terrò d'occhio io stanotte, tu torna a casa.”
 “Sentito Dwalin? - Thorin gli asciugò gli occhi e toccò la fronte del nipote con la sua - Andrà tutto bene, Kili.”
Kili diede un'ultima occhiata al fratello:
 “Posso… Posso tornare domani?”
Chiese e Thorin accettò, Kili si trascinò come un peso morto fuori dalla prigione. Una volta rimasto solo con il suo maestro, dentro la cella, Fili si sentiva strano, gridava e chiamava il fratello mentre Dwalin lo guardava seduto in una sedia:
 “Bentornato Fili...”
 “Dwalin...Ti prego fammi uscire. FAMMI USCIRE !!!”
 “No, non credo che lo farò.”
rispose con calma, anche lui sembrava avere una maschera al posto della sua faccia.
 “Avanti Dwailn, che ti costa?! Fammi uscire, voglio andare da Kili... Voglio mio fratello !!!”
 “Per puntargli di nuovo il pugnale alla gola, e ucciderlo magari? Stai male Fili, quando guarirai allora potrai uscire, fino ad allora resterai chiuso qui dentro e IO sarò l'unico che ordinerà di liberarti...”
Sentendo quelle parole Fili spalanca gli occhi, sembrava davvero impressionato per quello che aveva fatto poco tempo fa, ma per lui non era andata così:
 “Cosa ho fatto? Ma... Com'è possibile?!”
 “Io non sono così stupido, e così debole come tuo fratello, resterai lì dentro fino al mio ordine... Capito?”
Dwalin era molto duro con il suo allievo soprattutto guardandolo in quegli occhi più gialli.
 “Dwalin... Dimmi che ho fatto? Cos'è successo?!”
 “Hai puntato il tuo pugnale alla gola di tuo fratello, e non accennavi a smettere di stringerglielo contro il suo collo... Come ti senti ora?”
Fili si allontanò dalle sbarre:
 “No... Non potrei mai! No, tu farnetichi...”
Indicò Dwalin continuando a guardarlo con quegli occhi.
 “Quando guarirai, e solo quando guarirai, anche tuo fratello te ne parlerà e ritieniti fortunato che non ti odi, io al suo posto lo farei...”
 “Perché? - chiese serio Fili - Io non odio mio fratello...Non potrei mai odiarlo.”
Dwalin incrociò le braccia come quando in allenamento lo stava per rimproverare dopo che non aveva ancora capito un esercizio semplice:
 “Rielabora quello che ti ho appena detto, e mi dispiace per te, ma non hai proprio dimostrato di volergli bene.”
Con l'ennesimo scatto, Fili si riavvicinò alle sbarre:
 “Fammi parlare con lui, te lo chiedo umilmente...”
scivolò a terra inginocchiandosi e chinando la testa.
 “Mi hai deluso Fili...”
disse infine il nano con la testa tatuata.
 “Voglio parlare con Kili !!!”
urlò di rimando il nano biondo.
 “Non oggi..  - disse Dwalin alzandosi - Ora scusami ma ho da fare.”
Scomparve dalla sua visuale, rimase sempre nelle prigioni facendogli solo credere che si allontanava altrimenti non poteva seguire i movimenti del nano.
 “Dannazione!!!”
Diede un colpo alle sbarre che fece eco nella prigione e nelle altre celle.
Il giorno dopo, nelle buie e fredde prigioni e prima di farsi vedere dal nano biondo, qualcuno restò in disparte anche se Dwalin lo notò. Era seduto dove lo aveva lasciato il giorno prima:
 “Che brutto aspetto che hai. Non hai dormito bene, vero?”
 “Basta, mettila di commentare, lasciami andare... Odio stare qua dentro!”
rispose Fili girando in cerchio dentro la sua cella, sembrava un leone in gabbia.
 “Non stavo parlando con te...- Disse Dwalin alzandosi dalla sedia e voltandosi per andarsene - Ti do cinque minuti, e sarò nei paraggi se ti serve aiuto.”
Fili rimase sbigottito quando dal nulla comparve Kili che stava a distanza dalle sbarre, gli occhi erano rossi e gonfi:
 “Kili?! Sei tu !!!”
Fili sembrava davvero felice, ma dopo l'avventura del giorno prima Kili decise di mantenere le distanze, anche se la cosa gli costava, e non poco.
 “Ciao Fili, – salutò il fratello senza emozione - come ti senti?”
 “Non lo so nemmeno io, è tutto così assurdo...”
Kili lo guardò da dietro le sbarre:
 “Non dirlo a me non… Non ti ho mai visto andare di matto così.”
 “Ma ... Tu sei qui per liberarmi, vero? - Fili aveva il viso in mezzo alle sbarre, e sorrise speranzoso - Kili ma dai... Mi conosci come potrei dare di matto, insomma, sono io Fili...”
Il fratello distolse lo sguardo per un attimo, non credeva che suo fratello fosse lì dentro, lontano da lui e ancora con quel colore negli occhi che diceva soltanto una cosa: “Pericolo”:
 “Ho avuto il permesso di salutarti e vedere come stavi... Tutta la notte ho atteso per rivederti.”
 “Kili, perché hai quella faccia così ... Inespressiva sei... Freddo... Io non ci capisco niente, Dwail dice che io... Io... Ho tentato di ucciderti... Io?! Ma non scherziamo...”
Kili fece una risata sarcastica:
 “Scherzare?! No… Non lo stavi proprio facendo, eri fuori di te, eri pazzo, e per come sforzavi il tuo coltello su di me non l'ho apprezzato per niente.
Sforzavi il tuo coltello su di me non l'ho apprezzato per niente.”
Fili si rabbuiò deglutendo.
 ”Ah, per la cronaca, - continuò il fratello moro - io sto bene grazie...”
 “Kili, ascolta...”
Fili si agitò ma Kili non gli permise di continuare:
“Dopo aver cercato in tutti i modi per farti ragionare...”
 “Ti prego ascoltami...”
 “Perché ti comporti così?! Ah, a proposito, guarda questo.“
gli mostrò il sacchetto sporco della polpa di vari colori delle bacche.
Guardandola Fili cambiò totalmente, allungò la mano verso l'oggetto sporco.
 “Dammela… – disse in tono tentatore – Per favore...”
 “Perché?”
chiese il fratello moro sempre freddamente, anche se Kili sapeva già la risposta.
 “Dammela!!! È mia, e la voglio… Ne ho bisogno...”
 “Tu sei pazzo Fili, non ricordi neanche questo?! - aveva la voce rotta dalla rabbia, gli urlò contro – Questo sacchetto, mi è stato il regalo per la mia prima spedizione... ME L'HAI REGALATO TU!!!”
A quelle parole, il principe nano sembrò ricordare qualcosa:
 “Kili… Io... Ma che mi succede !!!- si mise la mani tra i capelli – AAAAHG... Non ne posso più !!!”
Il fratellino continuò a guardarlo impassibile, ma dentro di lui c'era una vera tempesta, Fili lo riguardò:
 “Ma Kili, io non ricordo nulla... È come se mi fossi appena svegliato… Ho un gran mal di testa, oltre che ... Tanta fame...”
Kili si avvicinò un po' alla gabbia:
 “No, sei sempre quello che ha minacciato di sgozzarmi, te lo vedo negli occhi, c'è ancora quel colore di follia.”
 “Kili...”
alcune lacrime rosse scesero dagli occhi del nano biondo, queste lacrime fanno preoccupare Kili. Forse sono un altro effetto delle bacche maledette.
Kili, con una grande morsa nel cuore per la discussione avuta prima:
 “Ora devo andare... Mamma ancora non è tornata, e se lo fa devo inventarmi una storia adattabile...”
Fili cercò di richiamare l'attenzione del fratello tendendogli la mano e supplica-ndogli di non andare via ma invano. Kili uscì dalla prigione piangendo.
Thorin lo vide arrivare da lontano e gli si avvicinò:
 “Che c'è? Ti ha minacciato di nuovo?”
Kili lo scostò e gli risponde di spalle:
 “No, mi ha fatto solo pena...”
 “Come mai? Hai trovato altri segnali della sua pazzia?”
Kili s'inginocchiò per terra e subito lo zio lo soccorse nel malore:
 “Zio, sta delirando... Ha ancora quegli occhi... E pensa che non mi ha fatto del male...”
 “Hai visto altro di strano nei suoi occhi? Oin è convinto che potrebbe peggiorare.”
 “Sempre quelli di ieri...”
Thorin continuò:
 “C'è altro non è così, perde sangue dagli occhi vero?”
 “Non ce l'ho fatta a resistere... Volevo liberarlo... Non posso lasciarlo da solo,  non lì...”
 “Ora vado io Kili, tu sei libero... Hai il mio permesso di fare quello che vuoi per sentirti bene...”
Kili avrebbe preferito stare ancora con il fratello ma non lì dentro alle prigioni, fece sì con la testa, ma proprio sforzandosi.
Anche lo zio entrò e guardò il suo primo nipote, i suoi occhi erano carichi di lacrime rosso sangue, alla vista dello zio si riavvicina alle sbarre:
 “Zio, fammi uscire... Ti prego…”
 “Sta zitto!”
gli ordinò Dwalin ma Thorin gli toccò la spalla:
 “Dwalin, lasciaci soli.”
 “Sono fuori, se ti serve una mano...”
disse il maestro guardando l'allievo con uno sguardo strano. Disprezzo.
Thorin fece uscire dalla sua sacca una pagnotta di pane impregnato con una mistura liquida e rossa, uno dei primi tentativi di un presunto antidoto per 
mascherarlo meglio:
 “Kili mi ha detto che hai fame... Questo te lo manda Betha, con l'augurio di rivederti presto.”
Fili afferrò il pezzo di pane e iniziò a mangiarlo, seduto vicino alle sbarre, Thorin lo osservò e sorrise:
 “Bravo figliolo...”
Finito, il nipote gli parlò:
 “Dimmi che mi succede? Non capisco...”
ecco nuovamente le lacrime di sangue.
 “Oin sta cercando di fare del suo meglio, sta lavorando giorno e notte per trovare l'antidoto giusto per farti guarire.”
confessò lo zio senza dirgli di quello che aveva già mangiato.
 “Ma che cos'ho?! Non capisco... Non so nemmeno perché sono qui...”
Thorin gli raccontò di aver mangiato delle bacche di un rovo che cresce nell'oscurità, e poi si è ferito con le lunghe spine... Tutto da solo.
Fili rimase in silenzio dopo la spiegazione dello zio,
 “Inoltre ti sei svegliato troppo presto, te le stavamo togliendo tutte, tranne quella che hai dietro le spalle.”
finì lo zio,
 “Zio io non sento dolore dove dici tu... Io non ho niente...”
il respiro diventò affannoso ed accelerato per l'agitazione. Mise una mano dietro la schiena e la sentì ma decise di mentire:
 “Non c'è... Ti sbagli, caro zio.”
Cominciò a cambiare il tono della voce.
 “Non te la toccare, – gli consigliò lo zio - in questi giorni Oin te la toglierà, devi solo avere pazienza.”
 “Te lo ripeto - Fili cominciò ad essere arrogante - Io sto bene, voglio solo che tu mi faccia uscire da qui...”
 “Mi dispiace Fili, ma se fossi in te stesso non ti comporteresti così con me...”
 “Vattene, non sei mio padre... È  solo colpa tua... Vattene!”
 “Visto?! Lo stai facendo di nuovo... Non mi parleresti così.”
Thorin lo sgridò ma Fili lo guardò ancora con quegli occhi pieni d'odio:
 “È colpa tua se è morto solo colpa tua...”
 “No, non è vero... E tu lo sai.”
Thorin era calmo e pacato al contrario del nipote:
 “No.... Io ho ragione, ah è c'è di più...”
 “Fili...”
lo zio cercò di zittirlo ma niente:
 “Se non abbiamo un nonno e un bisnonno... È ancora colpa tua... Sei un fallito...”
 “Non ti permettere !!!”
Thorin si stava arrabbiando sul serio. Il nano biondo continuò:
 “Ti rode eh? E sai perché? Perché ho ragione... Quell'Azog doveva uccidere te. Magari a quest'ora io ero sul trono... Sì !!!”
Lo sguardo era quello di un pazzo. Thorin non resistette più:
 “SHAZARA!!!”
Fili indietreggiò spaventato e rimase senza parole, Dwalin intervenne subito:
 “Va bene, ora basta!!!”
Solo allora Fili iniziò a rendersi conto di quello che aveva appena detto, come reazione si fiondò conto il muro per fare in modo di autopunirsi con la spina conficcata nella schiena, e non solo una volta.
Thorin e Dwalin rimasero allibiti alla scena:
 “Fili...”
riuscì a parlare Thorin, il nipote biondo sembrava che stesse soffrendo davvero:
 “Zio io... Non volevo dirti quelle cose, aiutami...”
Il giovane ebbe nuovamente le lacrime  che dovevano essere cristalline, invece erano rosse, e pianse.
Thorin lo calmò:
 “Fili, ascoltami, è ancora presto, hai di nuovo quello strano colore negli occhi… Stai calmo e guarisci presto... Vedrai che andrà tutto bene.”
Fili annuì e parlò allo zio:
 “Va bene, e... Hai ragione ho una spina... Di a Oin di levarmela per favore, mi da fastidio.”
Thorin allungò la mano, attraverso le sbarre, con tutto il coraggio che aveva:
 “Lo farò Fili, ma prima voglio dirti un'altra cosa, io non ti ho ascoltato prima, sapevo che non eri in te... Sta tranquillo, che andrà tutto bene.”
ripeté per farlo tranquillizzare davvero.
 “Zio - Il ragazzo si mise in ginocchio e avanzò verso di lui - Chiedo il tuo perdono... Chiedo perdono, Re Thorin.”
 “Non ti perdono – disse Thorin di nuovo in tono paterno – perché non c'è niente da perdonare... Guarisci presto... Fili, figlio di Flik...”
Fili fece un sorriso allo zio, ma aveva ancora quel colore strano negli occhi.
 “Ora devo andare sul serio. Ah, non ti preoccupare per tuo fratello, prega anche lui per te.”
Thorin lasciò solo Fili.
Fili pensò e ripensò alle parole forti ed offensive dette allo zio e al fratello:
 “Sono uno stupito, solo uno stupido... Devo farmi perdonare in qualche modo...Ma forse starebbero meglio… Senza di me...”
Il giovane bel nano guardò la lama del coltello, che era ancora con lui, chissà come il suo riflesso, il volto di un giovane nano con gli occhi da pazzo.
 “Ho disonorato mio padre...”
Poi lanciò il coltello oltre le sbarre della prigione e si rannicchiò a piangere, pensando ancora alle orribili azioni che aveva commesso e, di tanto in tanto, soffriva ancora per la spina nella schiena. Ora si che sentiva il dolore. Anche il maestro era preoccupato anche se, come lo zio, sembrava avere una maschera sul viso, non si vedeva nessuna emozione:
 “Ti serve qualcosa?”
chiese infine all'allievo.
 “No...”
replicò quasi sussurrando il principe dei nani.
Dwalin si voltò e subito si alzò dalla sedia:
 “Oh, ci sono altre visite...”
Fili alzò la testa per vedere entrare Eveler:
 “Eveler!!!”
si avvicinò alla giovane nana dai lunghi capelli castani.
 “Oh, Fili.... Sei sano e salvo.... Come ti senti?”
chiese Eveler guardandolo con gli occhi di un'innamorata, Fili rispose:
 “Voglio solo uscire... Sono... Stato un nano cattivo, non so che mi è preso.”
 “Lo so, tuo fratello è distrutto - confessò Eveler – gli sto facendo da badante ma... Non è divertente senza di te.”
 “Ma troverò un modo per espiar le mie colpe.”
cercò di rassicurare la ragazza
 “Tu non hai fatto niente Fili, io mi fido di te - si avvicina alle sbarre - sono state quelle maledette bacche e poi scusa, come hai fatto a tenerti quella spina gigante per giorni dentro di te?”
 “Ma tu ... Non dovresti essere qui, - Fili si allontana dalle sbarre lentamente - e sicuramente non sono il nano adatto a te...”
 “Come osi dirmi questo? - rispose Eveler indignata e furiosa come solo una nana sapeva essere - Non mi ami più? Non mi ami abbastanza?! Sono le bacche a farti ancora parlare?>>
 “No!”
si riavvicinò il nano biondo.
 “E allora che diamine dici?!”
 “Come puoi amarmi dopo quello che ho fatto?!”
Eveler si calmò un secondo e poi rispose:
 “Te l'ho detto prima, io ti credo perché so che non eri in tu... Ti prego, 
guarisci in fretta... Tuo fratello e io ti aspettiamo.”
Fece per allontanarsi,
 “Eveler, ti amo...”
confessò il nano biondo alla ragazza nana che, voltandosi, sorrise al nano chiuso in prigione, si avvicinò di nuovo e gli accarezzò la guancia sinistra:
 “Ti amo anch'io, Fili...”
 “Di a Kili che devo parlargli...”
 “Per tuo fratello non preoccuparti, lui ti vuole bene... – tentennò un po' ma poi continuò - Senti, quando forse sarai guarito, non mi troverai perché sarò in spedizione. Ma non ti preoccupare, so che andrà tutto bene, non avere paura.”
toccò e strinse la sua mano di Fili.
Era la prima che si era spinta a tanto con lui in quelle condizioni. O non aveva proprio paura o era proprio innamorata.
 “In spedizione, di che genere? Dove?”
 “Non ti preoccupare, è una spedizione normalissima, e quando torno, ti voglio in piedi e in forze, capito?”
 “Va... Bene, ma sta attenta.”
 “Ehi, ho il pugnale di mia sorella, è il mio portafortuna...”
rispose lei per tranquillizzarlo, come faceva sempre da quando si erano conosciuti:
 “Ok…”
Prima di lasciarla andare, continuò a tenerla stretta, l'avvicinò tra le sbarre dandole un bacio "rubato". Lei sorrise divertita e si mise in dito sulle labbra: 
 “Shh, non dirlo a nessuno...”
Fili le fece l'occhiolino ma quando si voltò ti nuovo
 “Everel… - la nana si bloccò – So che questo non te lo dovrei dire qui... Ormai è in pensiero che non mi da pace…”
La nana con i capelli intrecciati lo guardò curiosa e si avvicinò di nuovo al nano tra le sbarre.
 “Vorresti... Sì insomma… Vorresti unirti a me?”
La domanda la sorprese e le vennero gli occhi lucidi ma trattenne l’emozione non solo perché aveva quegli occhi gialli, ma anche era lì dentro.
 “Ti senti più solo del previsto, vero?”
lui rise insieme a lei.
 “Senti, richiedermelo un’altra volta, magari fuori di qui e quando ritorno dalla spedizione. – gli accarezzò la guancia – Ti aspetto fuori di qui.”
e si allontanò.
 

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Capitolo 21
*** 21) E Unione Sia ***


21) E Unione Sia

Dopo alcuni giorni di continue medicine date con il pane, Fili s'indebolì e svenne nella sua cella, Dwalin gli aprì la porta e lo portò di peso a casa sua, lì finalmente
poterono curarlo meglio, fasciargli delle ferite ma lasciando in pace la spina nella schiena.
L'indomani Fili inizia a riprendersi:
 “Kili... Mamma.... Dove siete?...”
 “Fratello... - Kili gli era vicino anche lì - Fratello sono qui.”
gli prese la mano, la sua voce era assonnata.
Fili si volta verso il fratello con gli occhi socchiusi:
 “Kili sei tu...”
 “Sì, sì Fili, sono io... Sei a casa ora...”
lo rassicurò il fratellino moro.
Alcune lacrime si formarono ai bordi degli occhi azzurro cielo:
 “Kili, perdo... Nami...Perdonami non .... Non...”
 “Non ci pensare...  - lo bloccò il fratello moro - Non eri in te...”
 “Non dovevo dirti quelle brutte cose, sono ... Un pessimo fratello. Dovevi uccidermi dovevo morire ho…”
 “E lasciare Eveler da sola? Dopo tutto quello che ha passato”
Kili cercò di farlo ragionare ricordandogli la persona più importante per lui:
 “Ho... Oltraggiato lo zio – confessò Fili - e .. La memoria di papà... Ho insultato
lo zio pesantemente.”
 “Lui ti vuole bene come un figlio...
Non te la farebbe mai pesare.”
Fili prova a mettersi seduto ma Kili lo aiutò:
 “Tu dici?”
 “Sì... Ti ho mai detto bugie?”
 “No, sei molto saggio, fratello.”
gli confessò Fili, Kili sorrise:
 “E tu sei il fratello migliore del mondo, l'unico che ho avuto la fortuna d'incontrare...”
Si strinsero la mano come a volte facevano per incoraggiarsi.
 “Mi dispiace per la prima volta che sono venuto a trovarti...”
 “No, ero io che non ragionavo.”
disse il fratello biondo.
 “Sinceramente avrei voluto liberarti... Ah Fili, dimmi una cosa...”
 “Dimmi”
Kili lo guardò dritto negli occhi:
 “Le pensi davvero tutte quelle cose che hai detto?”
Fili subito lo abbracciò anche se aveva dolore dappertutto:
 “No Mai... Io ti voglio troppo bene...”
Kili vide che i suoi occhi erano lucidi, veramente lucidi, dopo giorni di color veleno.
 “Ti credo Fili, - rispose il fratello moro – credo che finalmente sei in te e sei tornato.”
Fili sospirò soddisfatto e si risdraiò sul cuscino:
 “Grazie... Grazie Kili... Non sai che bello essere di nuovo qui, nella mia stanza,
nel mio letto... E la cosa che mi tranquillizza di più, è che sei stato al mio fianco.”
Kili lo guardò:
 “È il minimo che possa fare...”
sorrise gentilmente, proprio come faceva il padre.
 “Sai che ti dico? Ho fame, andiamo a dire a mamma se... - ma Fili si bloccò –
Mamma.... Oh cavolo! Lei lo sa?”
a Kili scomparve il sorriso dalla faccia:
 “Sì... Ma è stata dura...”
 “Non vorrà più guardarmi in faccia, immagino.”
 “Per ora ti conviene andarci piano, non insisterei tanto se fossi in te, altrimenti ti dimenticheresti di come si mettono via i piatti...”
Fili sorrise. Poi chiese al fratello:
 “Mi andresti a prendere qualcosa da mangiare?”
Prima di andare in cucina Kili si sentiva di dire un'ultima cosa al fratello biondo:
 “Fratello, io non vorrei insistere ma, se stai veramente bene... Ti prego, te la fai togliere quella spina? Ormai è entrata in profondità... Non voglio che ti resti
niente di questo brutto “momento”.”
 “Va bene.”
accettò Fili, nonostante sapesse quello che gli sarebbe aspettato.
Kili tira un sospiro di sollievo:
 “Grazie... Allora posso avvertire Oin?”
Fili annuì.
 “Va bene, allora ti porto qualcosa e poi vado.”
 “Grazie... – ma poi ricordò una cosa – Aspetta.”
Il fratello moro si fermò e guardò il fratello biondo ancora:
 “Come ha fatto Everel a sapere che ero lì?”
Kili distolse il suo sguardo come se fosse preoccupato, o peggio, spaventato e Fili riconosceva quello sguardo:
 “Kili?”
il suo tono era spaventato. 
 “È stata colpa mia… Le l’ho detto io…”
sospirò di sollievo perché non aveva fatto nulla di male. Meglio da lui che da qualcun altro.
Mentre il fratello biondo mangiava quello moro gli raccontò cosa successe il giorno dopo che Kili lo andò a trovare:

Solo, davanti alla distesa verde, Kili era seduto su un masso anche se i suoi pensieri erano rimasti nella prigione con il fratello. Impugnò il suo violino e iniziò a suonare una melodia triste. Ma non si accorse di non era solo.
Qualcuno, anzi qualcuna, gli si avvicina sempre più e lo salutò:
 “EHI, COMBINA GUAI !!!” 
gli diede un pugno sulla spalla e Kili cadde a terra senza obbiettare per quanto triste depresso Kili fosse. Si alzò e si diede una ripulita:
 “Ciao Eveler.”
salutò senza entusiasmo, la nana notò subito che qualcosa non andava. 
 “Cos'è successo?! Ti hanno rotto l'arco? Che succede compare ?! E cos'è
quella faccia?!”
Eveler capì che era successo qualcosa di grave ma ancora non sapeva cosa.
Preoccupata chiese: 
 “Senti, dimmi tutto e... Dov'è Fili?!”
Kili provò a dire qualcosa:
 “Fili… Fili è…” 
ma non ci riuscì, saperlo l’ha dentro era ancora troppo pesante da mandare giù:
 “Fili è cosa? Kili parla per favore.”
disse con tono agitato la fidanzata del fratello.
Kili scosse la testa: 
 “No... Non posso dirtelo...”
 “Parla!... Cos’è successo?!”
Capì subito che in queste condizioni non poteva fare nulla provò a rassicurarlo prima:
 “Kili ascoltami e guardami negli occhi – entrambi lo fecero - è normale che un aspirante guerriero come te sia così rattristato per qualcosa ma in nome della 
nostra amicizia, devi dirmi cos’è successo a Fili.”
Kili continuò il suo silenzio e la nana passò alle maniere forti:
 “Se non me lo dirai tu, vado a cercarlo da sola.”
fece cenno di andarsene ma:
 “Non lo troverai mai... Eveler non andare.... – stavolta fu lei a non ascoltare perché non diede retta al nano e Kili gridò di rimando:
 “EVEREL!!!”
 “Che c'è ancora, che vuoi?! Non c'è tempo da perdere… Fili potrebbe essere in pericolo…”
Tra le lacrime Kili risponde:
 “Non lo troverai...”
 “Dove, allora... Dimmi dov'è… Kili ti prego.”
Kili strinse i pugni per la rabbia e la tristezza, la nana si riavvicinò a Kili e lo prese per le spalle:
 “Parla Kili.”
aveva come un tono tra l'angosciato e arrabbiato, voleva tanto dargli una "scossa" per farlo parlare ma si sentiva bloccata non sapendo ancora bene il perché.
Ma poi le venne il mente il pensiero più brutto di tutti:   
 “Non mi dirai che Fili... Il mio Fili è... Morto?!”
Kili s'inginocchiò: 
 “No… È… In prigione...”
Sentire la parola “Prigione” anche lei imitò il nano disperata:
 “No… No… NO !!!”
scossando ripetutamente la testa. Sentire che il suo adorato era in una fredda prigione era come vivere un incubo.
Kili la guardò e tentò di avvicinarsi a lei:
 “Mi dispiace Everel…”
 “Chi l'ha portato là dentro?”  
chiese tra i singhiozzi:
 “Sono stati quegli infimi degli orchi?”
 “No... Non sono stati loro… È complicato…”
Cercò di calmarsi, almeno non era con quegli esseri:
 “Senti Kili, se tu non mi dirai niente… Vado dritta da tuo zio. - si alzò decisa asciugandosi le lacrime - Lui saprà spiegarmi meglio.”
A quelle parole, Kili fece uno scatto come quello che fece il fratello a lui e le afferrò il braccio, lei protestò: 
 “Lasciami Kili !”
 “Va bene... Va bene... Ti spiegherò io ogni cosa solo... Solo aspetta che mi riprendo un attimo.”
Lei lo guardò con occhi ansiosi e co un velo di angoscia:
 “Se davvero mi vuoi bene non tralasciare i particolari, voglio sapere tutto del mio.... Fili.”
 “Se lo avessi saputo avrei preferito rompere il mio arco che fare la spedizione così.”
il fratello le raccontò tutto quello che successe nei due giorni prima. 
Gli sembrava fossero passati secoli e invece solo due tristi e lenti giorni. Everel si sentì gelare l’anima, e continuò a scuotere la testa e a coprirsi il volto
con le mani, quel suo lato femminile stupì parecchio Kili e da lì capì quando la nana tatuatrice amasse il fratello:
 “Te l'avevo detto… È  stato durissimo e lo è anche adesso stargli lontano…”
 “Voglio vederlo, questo devi concedermelo… Ti prego Kili, portami d lui.”
 “No... Non posso permettertelo… Non ancora.”
Al rifiuto si sentì di nuovo arrabbiare:
 “Cosa!? Non puoi impedirmelo di certo tu… A me non farebbe mai del male. Ne sono assolutamente certa !”
Kili non voleva arrivare a tanto ma le mostrò una cosa che le aveva anche detto:
 “Guarda qui. - gli mostrò il graffio sul collo -Mi ha puntato il suo coltello al 
collo, IL SUO COLTELLO.”
Eveler sgranò gli occhi ricordandosi di quello che gli aveva detto, 
 “Quel coltello, il suo... Inseparabile?”
chiese lei. “Inseparabile” era il nomignolo che Fili aveva dato alla sua prima fidata arma che costruì dopo aver scoperti i coltellini:
 “Sì, quella... E sai perché lo ha fatto? Perché gli ero vicino… Ero l'unico che gli è stato vicino quando tutti gli altri invece mi dicevano di allontanarmi. E mi ha
anche accusato di essere un traditore. Lui a me !!!”
 “Giuro che quando mi capita tra le mani gliene dico quattro a tuo fratello… Ma Oin ha trovato un modo per calmarlo? Non so qualche mistura?”
 “Sì ma non so se sta facendo effetto.”
La nana rabbrividì che il suo “zio” curatore non avesse trovato una cura giusta, era il migliore nel villaggio, doveva riuscirci, lo doveva per Fili. Alcune lacrime scesero dai suoi occhi e Kili reagì:
 “Visto?! Non te lo dovevo dire...”
 “No è giusto così. – se le asciugò - E ora... Credo di essere pronta e… Farò di più. Chiederò a tuo zio di liberarlo. Per me è l'unico modo per dimostrare il mio amore per lui.”
 “Ci ho provato pure io ma non sta bene... potrebbe fare del male a qualcuno in queste condizioni – confessò Kili - pensi che per me sia facile starmene seduto
qui a controllare le pecore?”
 “No, perché tu non agisci allora lo farò io. Non cambio idea, sono determinata ad andare.”
Eveler si voltò in direzione del villaggio, il regno di Thorin.
 “Mi offendi anche tu ora?”
le fece notare il nano moro ormai stanco di sentirsi circuito per il suo aspetto anche se da quando aveva sconfitto il lupo, e da quando aveva perso la ragazza, 
nessuno gli diceva più niente di offensivo. Persino dopo essere stato anche lui in prigione.
“Io ti ho detto che se avessi potuto non sarebbe nemmeno lì se è dentro è per  il suo bene ed il bene del villaggio... Anche mamma e lo zio Thorin lo vorrebbero
fuori ma non può!!! sta male, non è se stesso e se ha fatto questo a me non so cosa potrebbe fare a te....”
Era la prima volt che Eveler vedeva tanta determinazione in Kili e dopo lo sfogo si voltò verso il gregge:
 “Scusa... Non volevo dirti quelle cose.... Mi dispiace.”
e prese il suo violino.
 “Kili, se non accettassi la verità, non sarei degna di lui, e quindi seguirò il tuo consiglio ma non so se tra cinque minuti sarò della stessa idea.”
lo avvertì testarda com’è. 
Kili sospirò non guardandola ma senza nemmeno suonare il suo strumento:
 “Sinceramente, anche lo zio ieri mi ha detto di non andare la prima volta ma ci sono andata lo stesso… È stato peggio di quando l'hanno messo dentro...”
La nana cognata non lo sapeva ma altre lacrime riempirono i grandi occhi scuri del nano:
 “Come mai? Ti ha aggredito di nuovo?”
 “No... Mi ha fatto pena... Lo volevo liberare. Ma anche solo il fatto che non si ricordava di una cosa molto importante per me...”
 “Cioè?”
Kili raccontò del sacchetto con la stemma della famiglia di Durin, quella della mamma, dello zio e di Frerin che non c’era più. Ricordò di quando ritornò dalla sua prima spedizione da solo e di quando Fili gli regalò proprio quell’oggetto e che da allora se lo portava sempre dietro perchè era troppo importante per lui.
Ma quando Thorin e Oin ritrovarono Fili in quelle condizioni quel sacchetto era con lui ma pieno e sporco di poltiglia di quelle bacche maledette.
 “Come mai lo aveva lui?”
Chiese gentilmente la nana ancora avvicinandosi al nano ma senza guardarlo in faccia, quasi come sapesse cosa stava facendo Kili:
 “Non lo so... Quando gliel'ho chiesto si ricordava solo una cosa, che dentro di esso c'erano quelle maledette bacche e lo rivoleva...”
 “Capisco. - sospirò - Cosa possiamo fare ora?”
 “Non lo so... Non ne ho idea...”
altre lacrime rigarono le sue guance ma Kili non fece niente per fermarle.
Poi, come l’aveva avvertito, la nana cambiò idea:
 “Kili… Sto male, non posso aspettare… Ascolta, magari se mi vede... Insomma, potrebbe anche riconoscermi? Non credi?”
 “Di riconoscerti, ti riconoscere, ma non voglio che stai male se dopo inizia a dare di matto... Spero che gli passerà questa malattia se devo chiamarla così.”
 “Almeno fammi provare… Se fa come dici tu me ne vado… Mi sento in  trappola…”
 “Non dirlo a me... Mi sento anch'io in prigione come lui.”

Alla fine del racconto Fili si sentì in colpa per tutto quello che aveva fatto, ancora non si ricordava bene perché avesse il suo sacchetto e sapere di aver
fatto soffrire in quel modo il fratellino non lo aiutò per niente. Non si sentiva il migliore dei fratelli per aver fatto quel gesto ed era caduto in una stupida tentazione:
 “Mi dispiace Kili… Non so come giustificarmi ma di parole giuste… Non ce ne
sono mai…”
 “Sta tranquillo Fili. Non ce n’è più bisogno ormai, stai bene e sei tornato a casa e Everel ti ama ancora… Questo è l’importante.”
lo rassicurò Kili e prese il piatto del fratello quando finì di mangiare e lo lasciò
riposare mentre andò a casa del nano curatore anche se prima aveva un’altra questione urgente da fare. 
Quella notte, mentre le nane e i nani bambini dormivano, anche Fili finalmente nel suo amato letto, tutti i nani andarono a cercare di notte questi rovi con
ordini precisi, trovarli, estirparli alla radice e portarli fuori da paese.
Si trovarono tutti nello spiazzo dove mesi fa scomparirono le figlie di Bofur, ammucchiarono i rovi uno sopra l’altro formano una montagna pieno di spine appuntite e gli diedero fuoco. 
Quando estirparono la pianta dal terreno le bacche, da colorate e invitanti, si raggrinzirono subito come per rivelarsi per quelle che sono veramente, velenose
e nere.
Tutti i nani gioirono come in festa mentre Thorin osservava senza parole e con le solite braccia incrociate e la sua faccia era la solita maschera anche alla luce  del calore del fuoco e tra tutti quei nani c’era anche il nipote minore.
Sembrava diverso e per la prima volta era serio vedendo quel fuoco alto quanto un albero, come un automa si avvicinò alla base  di esso, vide più da vicino i rami
bruciare, prese dalla tasca il suo sacchetto ancora sporco e forse ancora pieno di quelle bacche, quelle avevano rovinato tutto e nessun altro doveva finire nelle
stesse condizioni del fratello maggiore, doveva finire lì. Buttò anche il suo sacchetto e lo vide bruciare in tutto quel rogo. Era la fine.       
Per fortuna il mattino del giorno successivo Oin ebbe l'opportunità di aiutare il principe biondo:
 “AHIOOO !!!! Oin mi fai male…”
Si lamentò Fili nella casa del nano curatore:
 “Capita, per un nano che è troppo testardo per togliersela subito.”
lo punzecchiò Oin, Kili, in ginocchio davanti a Fili, lo fulminò con lo sguardo dalla spalla del fratello.
 “Sì HO CAPITO – urlò Fili - MA FA MA- LE...”
 “Sta fermo, è entrata in profondità, è come se facesse parte di te ora.”
lo avvertì Oin mentre apriva e puliva la ferita con il suo grembiule bianco, sembrava un macellaio.
 “Kili, diglielo che mi fa male...”
lo informò Fili come se il nano non lo sentisse oltre le sue urla, Kili cercò di distrarlo:
 “Fili, Fili guarda me, pensa a Everel...”
 “Va bene...”
disse a denti stretti per il dolore.
 “Pensa che quando tornerà riprenderai a fare la vita che avevi prima...”
 “Sì... Hai ragione...”
Kili continuò a parlargli mentre Fili soffriva le pene dell'inferno:
 “Pensa alle spedizioni che abbiamo fatto insieme da bambini, alle uscite alla locanda, dove vi siete visti la prima volta… Te lo ricordi?”
 “Sì... Certo che... Lo ricordo... Nnnnnnh”
non riusciva a stare fermo sullo sgabello, aveva anche voglia di tirare dei calci ma davanti a lui c'era il fratello e non voleva fargli male.
 “Com'era? Dimmelo... Dimmelo di nuovo.”
Oin interruppe il loro discorso:
 “Eccola, la vedo...”
e cercò di afferrarla, per la sfortuna di Fili che ora era proprio intrattabile:
 “AGGGHHHHH AHAAAGGGGGG !!!”
 “FILI STRINGIMI LE MANI !!!”
Kili gridò per farsi sentire dal fratello e da come gliele strinse intuì che lo avesse sentito.  
 “GUARDAMI !!!”
Digrignando i denti Fili riuscì ad aprire un solo occhio, quel colore così azzurro era mancato tanto a Kili:
 “Fa... MALE !!!”
Fili soffriva moltissimo e Kili con lui,
 “Lo so, lo so che fa male, ma tutto sarà finito, fidati di me...”
Fili gridò di nuovo e scalpitò come un cavallo:
 “OIN !!!”
Gridò Kili per velocizzare le cose:
 “La sto prendendo.”
rassicurò Oin.
 “Ohhhhhh – rispose Kili esasperato e riguardò il fratello - Va tutto bene...”
 “AAAAAHHHHHGGGGGGGGG !!!”
Fili era tentennante, stava per perdere i sensi dal troppo dolore ma restò nello stesso momento cosciente:
 “No... Non adesso.... FILI !!!!”
Il fratello cercò di non farlo svenire del tutto, il respiro diventò più affannoso.
 “Dai, è quasi fatta, manca poco... Per favore resisti !!!”
 “Io..... Non ci... Ries....”
Fili era sempre più debole poi Oin disse la frase che aspettavano:
 “L'ho afferrata, ora la tiro fuori....”
 “Fa.... Presto.... Oin... Sto ... Per... Grrrr.”
 “Eccola! È fuori...”
annunciò Oin. Dopo ore di agonia Fili si rilassò:
 “Kili... Non... Mi... sento tanto bene...”
 “Sono qui fratello... va tutto bene, è finita.... È veramente finita.”
 “Sì....S...”
stette per crollare in avanti ma Kili lo resse, lo rimise seduto e aiutò Oin a chiudere quella ferita sulla schiena sempre reggendo il fratello.
Si parò molto del falò ma non della malattia che ebbe il giovane Fili, nemmeno gli parlavano più alle spalle solo perché lo zio Thorin era riuscito a parlare al
popolo dicendo che Fili si era ammalata a causa di un rovo che bisognava trovare ed eliminare come un nemico in modo che più nessuno potesse ammalarsi come 
suo nipote e per fortuna venne ascoltato senza dire cattiverie o false ipotesi.
Il nipote biondo continuò a fare la sua vita di sempre insieme alla sua ragazza e quando una sera, precisamente l’ultimo dell’anno, il nano biondo stava sempre sul palco a suonare insieme al fratello e ad altri nani che suonavano per festeggiare l’anno nuovo.
Fili suonava con energia quasi non avesse avuto né male alla spalla per via della spina e né per quello che successe in generale, nessuno gli parlò più alle spalle e
lui si sentiva il nano più fortunato del mondo. 
Mentre suonava il suo violino e cantava vedeva la sua Everel in prima fila che lo guardava esibirsi come quella volta in cui scappò ma ora era lì e restò fino quasi
alla fine se non fosse che lo chiamò a grandi polmoni:
 “FILI !!!”
Il nano binodo capì e guardò il fratello:
 “TIENILI CALDI PER ME, KILI.”
Dopo il consenso del fratello moro, Fili smise di
suonare, scese dal palco e seguì la sua nana prendendola per mano e al loro passaggio i nani li fecero passare.
Ancora con il violino in mano si recarono nel lago segreto con una torcia, che poi piantò per terraper far luce anche se la luna li aiutò anche e lì si misero a ballare felici come non mai e Fili lo era. Era felice per davvero e amava la sua nana fino alle stelle.
Anche se il quel posto non c’era la musica si misero a ballare e a cantare tra di loro sereni e tranquilli svegliando però le lucciole che si misero a volare intorno a loro come tante piccole stelle poi successe.
Fili fermò il momento di felicità e davanti alla luna s’inchinò chiedendole la mano:
 “Everel, gioia della mia vita… Vorresti unirti a me e passare insieme tutto il resto della nostra vita e diventare un giorno… La mia regina?”
il nano era molto emozionato soprattutto per l’ultima parte di frase, gli  tramavano le mani ma solo per la felicità di essere lì con lei e chiederle di 
formare una famiglia insieme. Solo lui e lei.  
Everel sorrise alla dichiarazione in quella notte così bella e in una molto speciale, prese il suo viso tra le sue mani e anche lei rispose:
 “Sì Fili… Voglio unirmi a te e io mi sento già la tua regina e tu sei sempre il mio re… Anche senza corona in testa.”
Quella risposta bastò al giovane nano e infatti si diedero un lungo e dolce bacio come per confermare il loro voto d’amore e per entrambi quel bacio fu il più 
bello del mondo.
Ovviamente però, prima di unirsi Fili doveva cercare una casa, non potevano vivere a casa di sua madre o in quella della famiglia di Bertha e Gloin, assolutamente.
Tutti i nani che si univano dovevano vivere  per conto loro e in questo compito Fili venne aiutato dal fratello ma quest’ultimo non era ancora molto entusiasta:
 “Questa mi sembra perfetta, ha proprio tutto.”
Il nano biondo stava controllando l’ennesima casa abbandonata nel villaggio e nessuna famiglia era andata ad abitarci, infatti c’era polvere su polvere
dappertutto, pareti e stanze erano vuote e anche un odore di chiuso che però non fece perdere d’animo il giovane nano con i baffi intrecciati.  
 “Dovremmo un po’ metterla a posto perché c’è tanto lavoro da fare in effetti 
ma so che col tuo aiuto che la dovremmo fare… Tu che ne pensi Kili?”
Si accorse però in quel momento che il fratello era rimasto in una stanza da solo, in silenzio senza parlare e né esprimersi e come al solito questo 
comportamento suo fece preoccupare il fratello maggiore:
 “Kili?”
Il nano moro tornò alla realtà, o fece finta?, e rispose girando un po’ la testa 
guardandolo con un occhio:
 “Dicevi, scusa?”
Sorrise entrando nella stanza con lui pensando che fosse tutto a posto:
 “Questa casa mi sembra perfetta per creare una nuova vita, una famiglia…Tutto.”
mentre Fili camminava a cinque centimetri da quel pavimento, Kili si sentiva a disagio: 
 “Sì… È vero…”
disse senza entusiasmo, e allora il fratello se ne accorse:
 “Fratello mio, non sei entusiasta come al solito.”
il fratello arciere distolse del tutto lo guardo e gli diede le spalle:
 “E me lo dici anche?! Ora tutto cambierà, di nuovo…”
 “Sei invidioso per caso?”
chiese un po’ nervoso e gli mise una mano sulla spalla per farlo girare e guardarlo negli occhi che scoprì dopo essere lucidi e Fili si bloccò:
 “Fratello mio… Che ti prende?”
 Il nano moro sospirò varie volte:
 “Su di te… Niente Fili… te lo giuro… Solo che vorrei… – si guardò intorno a guardare la casa – Provare la stessa… Sensazione ma non… Non posso… - si coprì il volto – Ora tu andrai via e resterò… Da solo… Io non ho nessuno con cui…Nessuno…”
Si vergognò di quello che aveva appena detto, di sicuro il fratello ora lo odiava e non poco ma quel momento di sfogo se lo sentiva da tanto nel cuore e più ci 
pensava più stava male. Lui non voleva una nana qualsiasi, non voleva una vita così.
Il fratello lo abbracciò forte facendo rimanere sorpreso Kili:
 “Fratello mio… Lo so cosa provi…”
 “No.. non lo sai, Fili.”
Rispose duramente Kili e cercò anche di separarsi ma Fili non glielo permise:
 “Non me ne andrò a vivere in un altro villaggio… Ti prometto che anche se non staremo più nella stessa casa, per te ci sarò per sempre… Sei il mio
unico fratello. E non dire che queste cose come “Non so cosa provi” perché entrambi ne abbiamo passati di momenti brutti e ora è arrivato il
momenti brutti e ora è il tempo di cambiare le cose ma per il meglio.”
Il fratello moro cercò di calmarsi sentendo le sue parole e poi lo abbracciò piangendo di nascosto:
 “Pensa sempre alle mie parole, tu sei forte Kili, possiamo sempre cambiare il nostro destino e anche tu ci sei riuscito quella volta del lupo, ricordi? Per non
parlare dell’elfo… Sono cose che hai fatto da solo e hai lottato proprio come ho fatto io… Non devi mai arrenderti fratello mio… Sei un guerriero… Lo siamo
entrambi. Non devi mai arrenderti… La felicità arriva per tutti prima o poi.”
Da tempo diceva quelle parole per tranquillizzare il fratello ma riprendersi da quel dolore non era facile per niente e anche Fili ne soffriva ancora ma non per
lui ma per due genitori che erano rimasti da soli.
 “Te la senti di venire all’unione?”
 “Sì Fili – si asciugò gli occhi – non me lo perderei per nulla al mondo.”
Disse sicuro e sincero e ricordandosi che lo faceva per lui.
Alla loro unione vennero invitati tutti gli abitanti del villaggio, essa veniva svolta all’aperto in piena piazza che era abbellita per il grande giorno.
Ogni volta che c’era una di queste ricorrenze Thorin ricordava quelle nella montagna solitaria non solo per il padre e la sua nana, che sognava ogni notte tenendoseli per sé, ma anche perché alcuni giorni fa ricevette una  lettera con su scritto che in essa forse non c’era più alcun pericolo perché quella creatura alata e sputafuoco sembrava essersene andata del tutto e da parecchio tempo anche. 
Alla notizia lui non seppe se ridere o piangere, era una notizia che mai pensava di ricevere, controllando sempre prima che non fosse l’ennesima trappola ma 
con questo uomo da Pontelagolungo si erano già scritti da tempo sempre per via del padre disperso. 
Forse questo era un segno… Forse c’era una speranza per tornare alla sua terra natia… Forse veramente il drago era andato via dopo averli “sfrattati” e ora era 
scomparso anche lui.
Doveva fare qualcosa, forse poteva organizzare un’impresa di recupero della sua casa se la lettera diceva il vero ma prima doveva, e voleva, unire il primo
nipote.
Anche per i nani c’era la regola di vestirsi di bianco per le nane ma Everel volle indossare anche qualcosa di blu come gli occhi del suo nano sposo.
Fili era vestito di rosso porpora come lo zio che lo guardava con occhi pieni di orgoglio:
 “Ti senti pronto, Fili?”
Il nano annuì più emozionato che mai:
 “Sì zio. Non vedevo l’ora che arrivasse questo momento.”
Gli occhi di entrambi erano lucidi e quel giorno anche Kili era più tranquillo ed era l’unico testimone del fratello biondo, all’arrivo di Everel i nani la fecero 
passare come successe alla notte dell’anno nuovo e l’unione ebbe inizio dopo che Gloin consegnò la mano della nana.

 

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Capitolo 22
*** 22) Notizie Da Uno Stregone ***


22) Notizie Da Uno Stregone

Non sapendo come, ma Thorin si trovava in un luogo bellissimo, era disorientato anche se intorno a lui il paesaggio gli era familiare, colline verdi, alberi e cielo azzurro con nuvole banche ma tutto molto silenzioso.
Non c’erano cinguettii di uccelli, stranissimo in un campo aperto come quello. Camminò e finché davanti a sé non vide qualcuno seduto di spalle su un ceppo di legno, aveva i capelli biondi e intrecciati ai lati. Anche quel tizio aveva un’aria familiare, comprese immediatamente che era un nano. perché notò appoggiata un martello da combattimento, anche quella ebbe la sensazione di averla già vista, dietro di lui.
Vide che dalla parta sinistra del nano con la chioma chiara usciva una lieve linea ondulata che Thorin riconobbe, stava fumando e poi parlò senza guardare il nano dalla chioma scura come se sapesse che c'era lui:
 "Sei sicuro della tua scelta ?"
Sentendo anche la voce familiare si spaventò sul serio: 
  "Ma cosa ?!"
il nano si alzò e si voltò mostrandosi al principe dei nani:
 "Flik ?!"
Il nano biondo annuì e si avvicinò di più fino a che non si videro meglio negli occhi azzurri di entrambi. Il nano defunto sembrava non  avere nessuna fretta in viso, era rilassato ma vestito in armatura da guerra.
Thorin se lo ricordò in un lampo, era così che lo aveva visto l’ultima volta e lo aveva seppellito con quell’arma:
 "Sei sicuro di volerlo fare fino in fondo questo viaggio ?"
Come se gli leggesse nella mente il nano dalla chioma scura sapeva di cosa il cognato stava parlando e assunse un tono più sicuro:
 "Sì Flik, temo sia l'unico modo. Quella è casa nostra e un giorno, lontano o vicino che sia, tuo figlio mi succederà.  Lo faccio per loro, per mia sorella e per il nostro popolo… Perché, forse sbaglio ?"
Gli occhi del nano erano tristi come se lo ricordava da vivo e questo ricordo gli fece venire i brividi lungo la schiena.
 "Non voglio che vi succeda nulla, sai quanto sia pericoloso fuori dal villaggio. Il mio sacrificio l'ho fatto anch'io per loro e per te."
 "Flik cerca di capire, lo devo fare. Io non vedo nulla di rischioso nel reclamare la nostra casa."
 "Lo so... Ricordo che ne abbiamo parlato ma ora non posso più proteggerli come un padre dovrebbe fare... Ho paura che loro pensano di averli abbandonati."
Thorin notò la sofferenza dell’amico fidato di un tempo e non pensava che stesse soffrendo anche dall’aldilà e cercò di rassicurarlo."
 "Non l’hanno mai pensato, Flik. Manchi tanto a loro e, come ti ho promesso, li ho curati e addestrati per questa impresa. È importante."
 "So anche questo Thorin... E so che stai facendo un ottimo lavoro."
Sorrise al cognato principe, Thorin aveva una grande carica negli occhi e continuò:  
 "E allora di cosa ti preoccupi.  Erebor è casa nostra e devo ridare una casa al mio popolo. Non mi importa come ma giuro che Erebor sarà riconquistata.
 "Ci sono validi combattenti nel villaggio, e credo che Dwalin accetterà di venire."
Al nano biondo scomparve il sorriso:
 "Non voglio che vi succeda nulla, non è mai una passeggiata una cosa del genere tu non lo sai ma qualcosa di pericoloso sta agendo nell'ombra. Il drago potrebbe essere ancora lì."
Thorin avvertì della voce che aveva ricevuto:
 "Nessuno parla di lui da decenni. Flik, perché stai tentando di farmi desistere ?"
 Il nano defunto fece un lungo sospiro e come nei sogni con i figli gli poggiò la fronte sulla sua.
Al principe dei nani venne in mente quando a Moria lui era arrivato a battaglia finita lui e Flik avevano trovato tra i resti di carcasse un guanto da battaglia che apparteneva forse al padre o al fratello di Thorin. Ma dei loro corpi nemmeno l’ombra. 
 "Quell'oro non è tutto se hai un popolo che ti ama come un re... Io lo so, me lo ricordo, e se dici che i miei figli ti rispettano non penso che la riconquista della montagna sia necessario Thorin…"
Thorin ascoltò le parole del fratello acquisito e lo guardò negli occhi:
 "Flik perché ? Perché non dovrei ? Sai qualcosa che io non so ?"
Di nuovo Flik sospirò come se dovesse dire una brutta notizia: 
 "Se rimarrai nel villaggio sarai sempre re e non sarai ricordato... Ma se tornerai nella tua terra natia perderai non solo te stesso. 
 "So che il richiamo è forte ma pensa con il cuore e non con la testa."
Thorin trasformò le mani in due pugni a quelle parole e si separò dal padre dei suoi nipoti. 
 "Sarei uno spergiuro se non tentassi, lo promisi a mio padre e sto preparando tuo figlio da una vita. - iniziò ad intestardirsi cercando di fare capire all'amico ti un tempo che quella era l'unica soluzione - Sarei visto come un debole se non facessi almeno un tentativo. Flik, credimi."
 "Non sarò in pace se farete questo viaggio."
confessò il nano padre di Fili e Kili e questa volta fu il principe dai nani
 "Flik io... Voglio che tu lo sia invece. Ti giuro sulla mia vita che difenderò Fili fino all'ultimo e poi la mia decisione è presa. Lo promisi a mio nonno e mio padre. Magari durante il viaggio potrei anche ritrovarlo. 
Ma ho un dubbio su una cosa."
 "Quale ?"
Chiese Flik curioso come il secondogenito ma non tanto entusiasta. 
 "Non credo che far venire entrambi i tuoi figli sia saggio. – confessò - Porterò solo Fili. 
 "Non voglio che tua moglie stia sola per chissà quanto tempo. Kili credo che lo lascerò al villaggio."
A quelle parole il padre dei due nani parlò ancora con quel tono che disse prima una specie di profezia sul futuro del principe nano: 
 "Se porterai solo uno, l'altro potrebbe seguirvi di nascosto come ho fatto io e magari fare la mia stessa fine. Vuoi un’altra morte così sulla coscienza ?"
Questa volta si senti raggelare veramente il cuore, come se non si sentisse abbastanza in colpa per la morte del cognato, quelle parole su di lui ebbero l’effetto di un bagno gelato nell’anima. Non poteva permettersi di perdere nessuno dei due ma per il primogenito era l’esperienza di tutta una vita come lo era anche per lui. 
Forse capì il messaggio di Flik anche se non era nemmeno lui tanto convinto dopo quello che entrambi fecero in passato e se lui ci fosse stato chissà se le avrebbero fatte lo stesso.
  "Mi stai dicendo che non devo separare Fili e Kili ?"
Flik annuì: 
 "Esatto... Loro saranno lì ad aiutarti."
Sentendo anche quella frase sentì anche lui il dovere di dirgli qualcosa:
 "È difficile senza di te. Sarebbe stato bello se anche tu fossi stato parte di questa partenza… Ma faremo di tutto per renderti onore."
 "Thorin… Io non pensavo di perdere la vita così ma tornassi indietro lo rifarei per te. Ma non voglio sapervi in pericolo."
Poi il nano biondo si guarda alle spalle come se avvertisse qualcosa, ma non c’era niente in quell’ambiente silenzioso.
 "Se fossero tuoi figli li manderesti a morte ?"
 "Sì ovviamente – rispose sorpreso e d’istinto – ma sono sempre principi. E conoscendoli so che vorrebbero venire. Infondo sono i tuoi, ti assomigliano e mi seguirebbero se dovessi partire."
 "Va bene, ma sappi che non sarà facile."
 "Li terrò sott'occhio – confessò ancora Thorin - Te lo giuro sulla mia vita."
In nano defunto annuì continuandolo a guardare negli occhi.
 "Un ultima cosa Flik... Perché indossi l'armatura ?"
A Flik sospirò guardandosi le vesti da battaglia che aveva addosso come se ne fosse dimenticato poi parlò guardandolo ancora in viso: 
 "La storia può sempre ripetersi."
Thorin lo guardò serio ribattendo: 
 "Se ci sarà battaglia so che sarai con noi."
 "Ma non come vorrei."
Thorin gli una mano sulla spalla del cognato poi sentì che qualcosa stava cambiando, si sentì sul viso il sole caldo e tutto quel paesaggio così bello iniziò a dissolversi. Rimasero solo lui e Flik e il nano dalla chioma scura si guardò intorno confuso e anche spaventato:
 "Ma che succede ?!"
 "Non tentare più delle tue responsabilità.." 
Avvertì Flik e poi guardandolo Thorin vide una cosa che non voleva vedere, iniziò a dissolversi come neve al sole anche lui:
 "Un momento... Flik !!!"
Avvertì persino lui un tono di panico nella sua stessa voce ma il cognato sorrise in pace:
 "Devo andare ora... Non posso dirti più nulla sul tuo destino... Devi scegliere tu... Proteggetevi..."
Thorin guardò finché il cognato non scomparse del tutto e mentre riecheggiava la voce sua voce annuì sconsolato.

Thorin si svegliò con la luce del sole che filtrava dalla finestra e illuminandogli il viso. Era da tanto che faceva quel sogno vedendo cognato, testardo com’era non credeva nei sogno premonitori ma aveva la sensazione che lo fosse e ciò lo spaventava perché non voleva portare entrambi come aveva detto al padre.
Nel mondo dei nani c’erano anche due diversi modi per le partenze, uno era la “spedizione” che facevano sempre i nani bambini con un parente fino all’età adulta in cui si va in esplorazione stando lontani da casa per un massimo di tre giorni. Poi ci sono le imprese in cui il nano insieme ad altri, per scorta, viaggiano verso luoghi lontani per raggiungere altre terre inesplorate o, come nel caso di Thorin, la sua casa.
Chissà quali pericoli avrebbe portato quest’impresa se veramente voleva arrivare fino in fondo ma più ci pensava più si convinceva che doveva farlo per tutti ma in primis per i nipoti. 
Dopo l’unione Fili mantenne le promesse sia da parte di Everel, cioè fare spedizioni con lei che duravano anche una settimana intera, e sia con il fratello che, rimasto solo in casa, si vedevano sempre nel villaggio.
Dato che Kili aveva l’intera camera per sé ne approfittò per mettere in bella vista il ritratto della sua amata così da farle compagnia, le mancava tanto e ancora non era riuscita a sognarla, e sperò che, in qualunque posto fosse, almeno era felice.
Anche se era libero si sentiva molto solo in quella stanza, per fortuna che Fili a volte ritornava e il nano moro lo vedeva diverso, era più grande ma non di altezza, era come se si fosse tolto i panni del figlio primogenito come lo conosceva lui per mettersi quello del nano marito e doveva ammettere che gli calzava proprio bene.
Comunque sia anche con il fratello moro mantenne la promessa di fare altre spedizioni e in una di esse Fili avvertì il fratello di una bella notizia:
 "Everel è incita?! È meraviglioso !"
 "Sì, stiamo per diventare genitori e tu zio. Sei contento ?"
 "Contentissimo."
Kili adorava i bambini anche grazie al suo lavoro di maestro arciere era sempre a stretto contatto con loro e ora alla notizia che avrebbe avuto un o una nipote si sentì esplodere dalla gioia.
Fili gli confessò che, oltre a volere che il fratello lo facesse conoscere al popolo, come successe a loro due con gli zii, voleva inserirlo nel nome del figlio se fosse stato un maschietto invece se femmina sceglieva Everel con l’unione del nome delle sue sorelle defunte.
Di solito, per i nomi dei figli, si sceglieva un nome cambiando un po’ quello del padre, questo si faceva in ogni popolo perché si racconta da antichi scritti che se qualcuno ha il nome di una persona defunta egli non avrà fortuna e dai nomi che i genitori danno ai figli anche i nani i credevano.
 "Davvero faresti questo?! Per me ?!"
Aveva gli occhi lucidi per quanto era commosso che suo fratello facesse un gesto così a lui:
 "Certo che lo fare, anche 100 volte… Sei mio fratello e l’unico di cui mi fidi sul serio… Pensa che un giorno saremo re e consigliere del regno di Erebor."
Fili sapeva già che era destinato a quel posto prima o poi ma per imparare a essere un buon re sapeva già che doveva, anche in quel modo, osservare lo zio in azione.
 "Tu credi davvero che lo zio sceglierebbe uno come me per fare il consigliere?! Uno che ha fatto solo guai ?"
 "E io che devo dire che ti ho fatto fare quella spedizione per niente."
Mentre parlavano seduti su un tronco che avevano messo apposta loro davanti al lago, il nano biondo prese la sua pipa che un tempo era del padre e l’accese facendo due tiri iniziando così a fumare e passando l’erba loro per far fumare anche lui.
 "Comunque sia sono esperienze che si passano e anche che si deve fare almeno una volta nella vita."
Cercò di rassicurare Fili e quando anche il fratello moro iniziò a fumare dalla sua pipa, che guarda caso non si scordava mai, chiese:
 "Ti riferisci alla prigione o ancora alla spedizione ?"
Lo guardò con uno sguardo serio quasi come se lo volesse rimproverare:
 "Dimmi tu, chi sceglieresti tra la prigione o salvare un elfo da tuo zio e da Dwalin ?"
Il fratello moro rise con la parte della pipa dove si fuma capendo dove il fratello volesse arrivare:
 "Se è per questo… Anche il vaso sulla testa rifarei."
Sbruffò a ridere anche Fili e poi si mise a guardare il lago ricordandosi i momenti belli passati lì e di nuovo Kili parlò al posto suo:
 "Se davvero un giorno ce ne dovremmo andare, questo sarà il posto che mi mancherà di più."
 "Prima della casa ?"
Chiese Fili che per lui la sua casa dov’era cresciuto era tutto, sia quella dov’era cresciuto e sia quella dove viveva con la moglie.
Fecero una passeggiata uscendo dal laghetto e andando in un piccolo bosco, ormai i giovani conoscevano a palmo tutti gli ettari di terra vicini e lontani dal villaggio grazie alle tante spedizioni fatte, quelle erano le loro montagne.
Ritornando a parlare di quello che avrebbero trovato una volta giunti a Erebor, Fili non ricordava bene il posto perché era ancora un nano bambino e di sicuro la paura del drago gli aveva fatto dimenticare piccoli ricordi avvenuti lì. Se qualcuno diceva “Erebor” a lui venivano in mente posti sfocati, e gli dispiaceva molto perché lui era nato lì come il nonno, gli zii e la madre.
 "Spero che facendo il consigliere la gente riuscirà a rispettarci di più."
confessò il nano moro e il biondo, sapendo la sua paura più grande, confermò dicendo quello che voleva farsi sentire:
 "Ma certo che ci ascolteranno e lo sai perché ?! Perché noi, fratello mio siamo i nipoti di Thorin, il nano di quella montagna, la più importante di tutte e quando il trono succederà a noi… - lo strinse con un braccio – Tu avrai la barba più bella e folta proprio come desideri."
Sentendo quelle parole dal fratello a Kili iniziarono a brillargli gli occhi e immaginò se stesso con il fratello seduto sul trono con la corona dello zio e lui accanto con una bella e folta barba ma sempre ben curata.
Si accarezzò i lati del viso dove sentiva quel poco di barba che aveva ed ebbe una bellissima sensazione di sé stesso e si sentì anche più sicuro.
 "Oh… Sarebbe meraviglioso se succedesse davvero…"
Disse con tono di voce sognante solo per come si vide in un futuro, sperando non molto lontano e Fili rise ancora con il beccuccio della pipa tra i denti.
 Mentre i due camminarono ancora Kili si accorse di una cosa che fino a quel momento gli era sempre sfuggita, si vedeva che non abitavano più insieme:
 "Fili… Sbaglio o sono più alto di te ?"
Misurò anche le loro altezze con la mano dalla sua testa verso quella del fratello ed effettivamente qualche centimetro di differenza c’era eccome.
Fili si voltò osservandolo anche con quel movimento della mano:
 "Non lo so… Perché me lo chiedi ?"
Qualcosa si fece largo nella mente del nano arciere, un ricordo di un gioco che gli faceva sempre Fili quando erano nani bambini solo perché lui era il più piccolo e questa era una delle regole del fratello maggiore: fargli gli scherzi.
Ma questa volta la questione era diversa perché le parti si erano invertite e il nano moro poté avere la sua “vendetta”:
 "Chi è ora il fratello più grande ?" 
 Allargò di più  suoi occhi e allargò le mani come faceva quando voleva afferrare qualcosa e cercò di avventarsi sul fratello per fargli il suo stesso gioco dell’infanzia ma Fili lo bloccò prima. Lo aveva capito fin da subito di cosa il fratello stava parlando e lo afferrò dal collo per fargli quel gioco dato che lo desiderava tanto:
 "Ah si eh?! – mentre gli muoveva la mano a pugno sulla testa scompigliandogli i capelli mori – Va bene fratellino…"
continuò mentre il fratello cercava di dimenarsi e liberarsi e poi davanti a loro sentirono un rumore sospetto che insospettì entrambi i nani fermando il loro momento di gioco:
 "Hai sentito ?"
sussurrò Fili al fratello tenendolo ancora in quel modo mentre guardava il bosco intorno a loro come per cercare la fonte del rumore:
 "Si ho sentito… Ma se mi lasciassi forse…"
 "Ah ops scusa."
Lasciandolo lo fece cadere a terra e nemmeno Kili si aspettava una mossa del genere e quando si rimise in piedi si mise schiena contro schiena a Fili e incoccando una freccia nel suo arco:
 "Da che parte era secondo te ?"
chiese squadrando l’habitat verde:
 "Non lo so Kili ma sta attento che potrebbe essere di tutto."
 "E dappertutto."
finì lui per il nano con l’arco. Con l’esperienza che entrambi avevano, veramente poteva essere qualsiasi creatura nemico o amico ma in entrambi i casi loro erano pronti e armati:
 "Chi sei?... Fatti vedere !"
Impose il nano biondo girando con il fratello da avere una migliore visione panoramica del punto in cui erano che per il momento sembravano esserci soltanto loro.
Tra foglie e alberi potevano esserci anche animali, come grandi orsi o lupi selvaggi, e uccelli in grado di fare tanto da far insospettire i due nani. 
 A un certo punto sentirono ancora quel rumore e videro un cespuglio alto muoversi a tratti e Kili scattò ancora:
 "ECCOLO !!!"
Prepara una freccia nell’arco e stava anche per scoccarla se non che sentirono una voce profonda ma che chiedeva una cosa a entrambi. Come se già sapesse che fossero due in quel bosco:
 "Aspettate, aspettate… - sbuca una mano con un guanto senza dita ed era più alto dei due nani – Non sono un nemico."
I due fratelli nani si mettono spalla contro spalla allontanandosi verso il punto in cui sbucò un uomo vestito con una tunica completamente grigia, compreso la barba lunga e riccioluta fino a metà petto, e un cappello a punta sempre grigio che gli copriva gli occhi.
 "Non sono un nemico."
Ripeté appena fu uscito dal cespuglio del bosco e i due notarono che anche lui era armato di un bastone lungo che poteva usare anche come arma, tanto i due fratelli erano armati più di lui.
Egli era alto più di Fili e Kili ma anche molto più alto degli uomini che vedono tutti i giorni nel villaggio, e quando si tolse il cappello incontrarono i suoi occhi chiari e azzurri come il cielo e come quelli di Fili.   
Guardandolo il nano biondo ebbe la sensazione di averlo già visto da qualche parte, quasi familiare. Lui sorrise ai due per rassicurarli e tranquillizzarli:
 "Salve Fili e Kili…"
Già che conosceva i loro nomi li fece mettere ancora più in guardia ma guardando quel colore delle iridi li faceva calmare, o almeno solo Fili lo sentiva perché Kili aveva ancora la freccia puntata.
Il maggiore dei due abbassò di poco le armi sperando che anche l’altro faceva lo stesso:
 "Chi sei straniero, e come fai a conoscere i nostri nomi ?"
Il vecchio non abbandonò il sorriso caldo e continuò a parlare:
 "So i vostri nomi perché conosco sia vostro zio che vostro padre, Flik."
Sentendolo nominare da quello anziano alto e dava l’aspetto di essere minaccioso ma anche gentile allo stesso tempo, i due nani rabbrividirono al ricordo del genitore, anche se è scomparso da tempo, ma grazie a lui Fili ebbe un flash:
 "Aspetta, io ti ho già visto… Tu sei quello che alla festa di capodanno porta i fuochi d’artificio…"
Il nano moro si volta a guardare il fratello moro:
 "Stai scherzando spero ?!"
anche Fili si volta a guardare Kili:
 "Sì, non lo ricordi ? Eppure non è passato tanto da capodanno… Appunto..."
si rivolta con uno sguardo sospetto verso l’uomo:
 "Che ci fai qui, straniero ?"
Al signore grigio non sembrò dar fastidio essere stato chiamato per due volte consecutive “straniero”, forse per abitudine e infatti non si scompose:
 "Se abbassate le armi sarò molto più contento nel parlarvi."
nello stesso istante in cui i fratelli abbassarono le armi lui si liberò del cappello a punta rivelandosi un po’ più basso di quel che sembrava e sembrava anche meno minaccioso.
 "Sapete una cosa, ragazzi? È da tanto tempo che desideravo parlare con voi e ho aspettato a lungo e credo che sappiate cosa sto per proporvi… Ma prima lasciate che mi presenti. Io mi chiamo Gandalf il grigio."
Kili lo guardò strano, come se volesse prenderlo in giro perché era vestito di quel colore o perché si chiamasse veramente così. Decise di rimanere stranamente in silenzio.
 "Salve Gandalf, - salutò Fili – ci saremo presentati comunque ma tu ci hai preceduto."
I due non sapevano cos’avesse in mente quel Gandalf e anche per il fatto che conosceva il padre e di sicuro lo zio, nessuno tra le persone che entravano e uscivano dal villaggio, passavano tutte da Thorin, e di sicuro anche lui.
 "Io non so se vostro zio vi ha parlato di me, ma a quanto pare no per via dell'accoglienza."
Il tono era calmo, una strana calma, che fece un po' ribrezzo ai due fratelli, ed erano armati ancora. Gandalf raccontò loro quello che già sapevano di loro zio, ovvero, l'impresa per riprendersi Erebor.
C'erano grandi differenze tra spedizioni e imprese.
Le spedizioni venivano fatte con i nani padri, aiutanti, e dai nani bambini per fargli esplorare i boschi e le montagne che circondavano il villaggio, e, a mano a mano, che i nani screscevano,  questi viaggi li facevano con i figli.
Le imprese, invece, venivano fatte da nani adulti e esperti in qualcosa, per viaggiare molto lontani da casa, per molti giorni, anche mesi a volte,
Esse erano pericolose e insidiose perchè ci si basava solo sulle regole di sopravvivenza e bisognava stare attenti ai nemici che si potevano incontrare per la via. Gli orchi purtoppo non mancavano mai.
Confessò anche che sapeva dei vari talenti dei due fratelli, in cuor suo Kili si sentiva lusingato che il mago non avesse nulla in contrario contro gli archi, i nani e i nani che usavano gli archi, e cambiò anche postura assumento una posa da nano importante.
E qui si vide la differenza di altezza di cui ne parlava prima Kili.
Avvertì inoltre che aveva incontrato Thorin parecchi mesi fa nei pressi di Brea e lo ha convinto di intraprendere questo viaggio, anche perchè ha parlato anche con altri  nani del loro villaggio, quelli più anziani e in grado di capire, tramite alcuni segnali, che un'impresa  andava fatta o meno. 
Solo quando ebbe una completa risposta positiva decise di cercarli finchè la loro madre lo avvertì che erano in queste zone.
 "Tu ci stai dicendo che, noi due dobbiamo affrontare questo viaggio?"
Al povero Fili tremavano le mani al solo pensiero.
Proprio in quel momento ne stava parlando con il fratello moro ed ecco spuntare dal nulla quel mago avvertendoli che era possibile tornare alla montagna.
In cuor suo un po' sentì che aveva paura, si era sposato da poco, aveva una casa tutta sue e poi stava anche per diventare padre, si sentiva ancora più piccolo di quel che era.
Poteva essere l'impresa più pericolosa della sua vita oppure quell'occasione che aspettava da quando era un nano bambino dato che suo zio l'ha addestrato solo per quel momento.
Peccato solo che una persona mancava all'appello già da molto tempo ormai, già stava in ansia ma riusci a non darlo a vedere.
Kili invece non poteva crederci che stesse succedendo sul serio, sentiva una spacie di adrenalina scorrergli nelle vene e sorrise al mago. 
Alla domanda del principe Gandalf il grigio annuì e sorrise per rassicurarli entrambi:
 "Certamente Fili, figlio di Filk, il momento è quasi giunto, e voi... - si alzò dal masso in cui si era seduto - Ne farete parte in quanto nipoti di Thorin Scudodiquercia."
I fratelli si guardarono per pochi attimi e poi insieme riguardarono il mago vestito di grigio, alto quasi quanto un albero e si avvicinava al punto in cui era sbucato.
 "Per ora ci salutiamo. Preparatevi nani..."
E se ne andò.
I due fratelli nani erano ancora un po' sconcertati dopo aver parlato con quel mago e Kili ruppe il silenzio:
 "E' successo davvero?!"
Fili sospirò e annuì insieme:
 "Sì... Credo che un uomo ci abbia parlato."
nella testa del nano biondo c'era un turbinio di pensieri, tanto che gli girava la testa anche a lui.
Kili gli andò davanti:
 "Sò a cosa pensi, Fili."
il fratello tornò alla realtà:
 "Cioè?!"
Kili gli mise una mano sulla spalla:
 "Hai sentito cos'ha detto? Non dobbiamo andarci subito. Vedrai che anche quando tornerà lo zio ci metterà un po' per progettare tutto quanto."
Kili lo conosceva come le tasche e apprezzò molto che fosse lui a sostenerlo e a rassicurarlo in questi momenti, proprio come lui lo fece da nano bambino quando Kili stava male.
 "Adesso dobbiamo solo aspettare, vedrai che poi sarai pronto anche te."
Fili sorrise e poggiò la mano sul suo braccio:
 "Se sei pronto tu, Kili. Allora farò di tutto per prepararmi. Lo zio conta soprattutto su noi due."
Nessuno dei due si accorse che due paia di occhi li osservavano parlottare, più precisamente da dove il mago Gandalf era sparito tra la vegetazione verde:
 "Hai visto, amico mio ? - la voce di Gandalf sussurrava piano - Non vedi come sono cresciuti?"
parlava con un nano dall'aspetto malato ma che ancora riusciva a reggersi in piedi e si sapeva nascondere tra la vegetazione, e i suoi occhi scuri erano chiari come il cielo, aveva anche la barba grigia e sporca.
Era basso rispetto a Gandalf e fissava i due giovani nani che dopo un po' se ne andarono, gli batteva il cuore anche se dall'espressione non sembrava che li conoscesse.
 "Sono uguali... E sono leali l'uno all'altro... Sicuro che non ti ricordano nessuno ? Scava dentro di te... Si che li conosci Thrain... Ci hai parlato per anni e li hai istruiti in babattaglia..."
Il nano guardò anche quando i due nani erano spariti dalla visuale mentre il mago gli parlava, qualcosa gli si mosse dentro.
 "Sì..."
disse con un lieve sussurro che l'uomo sentì e annuì piano:
 "Bravo Thain, e dimmi a chi potrebbero somigliare quei due giovani?"
Dopo un lungo periodo di pausa, che sembrava durare quasi una vita, il nano disse solo due nomi che gli uscirono dal cuore:
 "Flik...    Frerin..."

Proprio come aveva detto Galdalf, quando Thorin tornò dal suo viaggio, annunciò ai nipoti ed ai nani guerrieri del posto le parole che lo stregone aveva detto ai nani fratelli.
Rivelò dell'esistenza di uno scassinatore in un posto chiamato Contea, aveva la mappa adatta e l'avrebbe studiata per poter organizzare l'impresa e intanto avrebbe mandato dei nani in esplorazione in altri posti annunciando che ci sarebbe voluto del tempo.
Purtroppo due di questi nani che Thorin mandò a cercare altri alleati erano Dwalin e Balin, i due fratelli che avevano insegnato tutto a Fili e Kili.
Entrambi ci rimasero male perchè non vederli più al villaggio e passare davanti alla loro casa, sapendola vuota, era troppo triste.
Fili e Kili erano molto affezionati a loro due, infatti quando erano nani bambini, li chiamavano sempre "Zio" in senso affettivo, come a Thorin e sempre si rivolgevano a loro in caso di bisogno.
Fino a nuovo ordine dovevano cavarsela da soli.
E sempre in quei giorni Fili divenne padre di un nanetto biondo come lui e gli occhi come quelli della mamma, già la fisionomia si vedeva benissimo. Il suo nome era Flikili.
Come alle nascite dei fratelli principi, e a tutti i nani che nacquero, Thorin, presentò il nuovo nato al villaggio come Flikili principer di Erebor, il giorno dopo della sua nascita, perchè i nati neonatati il giorno dopo sanno già reggersi con la testa da soli.
La vita da padri era bellissimo per Fili, ma da zio Kili stava alla grande.
Si recava più volentieri a casa del fratello dopo il lavoro oppure quando i due genitori tornavano a casa dei genitori, Kili ne approfittava per giocare con il nipotino.
Con la scusa poi iniziava a costruirgli giocattoli in legno da dargli quando sarebbe cresciuto un po' di più, ma intanto entrambi si divertivano l'uno con la compagnia dell'altro.
Il piccolo quando sorrideva sembrava più la madre Everel che Fili ma lo zio vedeva anche del fratello.
Dato che non sapevano quando avrebbero iniziato l'impresa, Fili approfittò di tutto il tempo che aveva per passarlo con la sua nuova famiglia.
Finalmente aveva anche lui delle persone da proteggere e amare, e sapere che da un giorno all'altro doveva andar via, lo spaventava ancora, cercava sempre di lasciare questi problemi fuori dalla sua casa per godersi quella felicità che per lui valeva tutto l'oro del mondo.
Cosa per alcuni nani era difficile capire.
Per fortuna che Kili aveva conservato il suo arco regalatogli da Bofur, anche se era ancora presto, voleva regalarlo a Flikili e chissà magari, poteva anche insegnargli a usarlo, il padre già lo guardava storto perchè preferiva che seguisse le sue di orme e non quelle dello zio.
Il figlio di Fili aveva ereditato l'intelligenza dal padre, infatti imparò prima degli altri nanetti a gattonare e quando giocava con il padre voleva toccargli i capelli e le treccine fatte sui baffi e Fili li muoveva con la testa mentre ridevano insieme.
Ogni giorno era una scoperta per il piccolo che cresceva circondato dall'amore di tanti nani ma gli nacque una strana particolarità che tutti dovevano stare attenti, gli piaceva mordere.
Fili doveva stare molto attento a questo strano comportamento del figlio che lo faceva di più sempre con lo zio Kili quando giocavano.
Tutto questo fece un po' calmare il primogenito di Flik che, vedendo suo figlio crescere fino ai sei anni, stava per organizzarsi a fare la prima spedizione con lui.
Balin e Dwalin tornavano a volte nel villaggio per portare a Thorin informazioni su altri villaggi per potersi alleare con lui e poi, purtroppo ripartivano. Anche se non c'erano quei due fratelli, c'erano altri nani di cui Fili si fidava e poteva chiedere aiuto durante una spedizione e voleva chiedere allo zio se poteva venire con il pronipote trovò una brutta sorpresa. Thorin voleva parlargli dell'impresa.
Fili sentì il mondo crollargli addosso e non solo per quello.
Il giorno tanto atteso e temuto era arrivato come un fulmine a ciel sereno e purtroppo il nano biondo si sentiva le mani legate, non poteva non andare con lo zio solo perchè era il principe e suo erede al trono.

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Capitolo 23
*** 23) Preparativi, Paure e Saluti ***


23) Preparativi, Paure e Saluti

Fu più difficile del previsto spiegarlo a Everel che prima s'infuriò, facendo di conseguenza svegliare il figlio che di nascosto vide i genitori parlare in cucina. Dopo un po' per fortuna la madre si calmò ma iniziò a piangere e Fili era sempre pronto a consolarla e a rassicurarla.
 "Perchè... Perchè devi andare per... Forza...?"
 "Everel, è la mia responsabilità come principe di Erebor."
 "Ma tu... Ma tu hai..."
crollò a piangere disperatamente, peccato che facesse male pure al marito biondo, senza che la nana finisse la frase sapeva cosa le voleva dire "Tu hai una famiglia." Come se lui non lo sapeva.
 "Ti giuro che tornerò, Everel. Vado soltanto in vece di mio padre. Solo per quello. Sinceramente non vorrei nemmeno intraprendere quest'impresa, ma devo."
 "Ma... Ma se tu va via... Chi guiderà... Il villaggio?"
parlava ancora tra le lacrime.
 "Mia madre, ed è molto brava per fare anche questo compito."
Anche il nano voleva piangere con lei ma così non l'avrebbe aiutata di certo.
La strinse a sè sentendo che lei stava facendo la stessa cosa e restatono così mentre l'occhio del figlio li guardava di nascosto e piangeva in silenzio anche lui. Sapeva già che se i genitori stavano male c'era qualcosa che non andava.
Restarono così per tanto tempo che persino loro, dopo essersi calmati, non sapevano più che ora fosse.
Everel faceva grandi respiri sempre stetta al marito e Fili le accarezzava i capelli, non sapeva se aveva accettato la notizia fatto sta che dopo un po' si separò alzandosi dalla sedia.
 "Non c'è nessuna possibilità per far cambiare idea a tuo zio?"
 "Purtroppo no Everel."
La nana strinse i pugni sul tavolo e poi disse con tono calmo al nano biondo di aspettarlo lì, e usciì dalla cucina ritornando poco dopo con un drappo rosso.
Lo aprì sul tavolo rivelandogli un oggetto che fece spalancare gli occhi al nano biondo, Flikili continuava a guardare curioso e calmo insieme, senza perdere un solo attimo dei gesti dei genitori.
 "Everel, ma questo è ?!"
la nana annuì porgendogli l'oggetto sulle mani:
 "Voglio che porti con te questo – Fili liberò pugnale dalla sua protezione  – lo so che è poco, ma almeno so che una parte di me sarà con te."
Fili conosceva quel pugnale, gliel'aveva aggiustato lui nel periodo in cui si stavano conoscendo e la storia che stava dietro quell'oggetto era tanto triste e se il nano se lo fosse portato via, di sicuro la moglie sarebbe stata peggio.
 "Everel, questo pugnale appartiene a te, era di tua sorella... Perché lo vuoi dare a me ?"
 "Lo sai perché. Non fare lo sciocco... – la sua voce cercava di restare calma – Io non posso seguirti in quest'impresa, ma sapere che è con te mi fa sentire tranquilla."
Fili alzò il mento il suo mento della nana, i suoi occhi erano ancora pieni di tristezza.
 "Sei sicura ? Io non voglio che resti disarmata."
 "Non lo sarò Fili... Voglio darlo a te così hai un motivo per tornare."
 "Cioè ?"
il principe nano sapeva la risposta ma come gli rispose lei lo sorprese, lo baciò, un bellissimo bacio passionale:
 "Che tu torni da me... E anche per notro figlio."
Fili ci mise un po' per rispondere, nacque da solo un sorriso sul suo viso che fece sorridere anche la sua compagna:
 "Wow... Tornerò Everel e... – guardò la sua nuova arma – Metterò questo pugnale in questa tasca segreta, vicino al cuore, così nessuno me lo troverà mai."
Si abbracciarono a lungo di nuovo. 
Il figlio sorrise e vedendoli più tranquilli tornò nel suo lettino accorgendosi solo allora di essere molto stanco.
 "E noi ti aspetteremo, mio principe."
sussurrò lei nel suo orecchio.
Kili, dal canto suo, si sentiva pronto ad andare e a seguire zio e fratello fino in capo al mondo però vedeva, e soprattutto sentiva, che la madre non era per niente d'accordo con il fratello gemello.
Da giorni li sentiva discutere animatamente sul fatto che Thorin voleva portarli entrambi e la madre non voleva, li sentiva anche quando non era a casa, tanto era piena la sua teste delle loro frasi e parole.
Inoltre cercava sempre di non pensare a un ricordo avvenuto pochi giorni fa e ha ascoltato di nascosto tra Thorin e Fili. A volte si sminuiva e cambiava idea, forse il suo posto era lì mentre il fratello imparava e vedeva il mondo.
No.
Scrollava la testa e pensava solo che voleva andare con loro.
Sapeva anche che altri volevano seguire il principe di Erebor ma erano i nani che mai si sarebbe aspettato di vedere in una compagnia.
C'erano i tre fratelli Dori, Nori e Ori, l amico dei nani non aveva l'aria di poter intraprendere questo viaggio anche se c'erano i due fratelli maggiori con lui, Gloin e Oin, che da quando aveva perso l'udito il nano curatore non andava da nessuna parte senza il fratello minore.
Di Bofur, Bombur e Bifur poi non se l'aspettava proprio, uno era bravo a suonare, l'altro a cucinare e quello che non sapeva parlare non sapeva proprio che c'entrava.
Solo questi nani sarebbero partiti insieme a Thorin e ai due fratelli principi, anche se aveva sentito da qualcuno che anche Dwalin e Balin li avrebbero raggiunti. Questo era un'altro motivo in più per partire.
Inoltre il nanon moro non era più un bambino da un sacco di tempo, doveva scegliere per sè, inoltre era il primo arciere.
Anche la madre cercava sempre di fargli cambiare idea ma il nano era testardo e s'impuntava a voler partire dicendole più e più volte che restando fermo non avrebbe imparato di certo a diventare più forte dato che era un nano guerrieri e lo zio gli aveva insegnato tutto.
Era pronto per andare dove sarebbe andaro il fratello e se non l'avesse fatto lo avrebbe seguito di nascosto come fece il padre tempo fa.
Questa era la paura più grande di Dis.
Una sera Fili tornò a casa della madre che stava ancora discutendo, li lasciò in pace dirigendosi nella sua vecchia stanza dove trovò il fratello moro.
 "Ehi Kili..."
 "Oh fratello mio... Che ti porta qui?"
 "Passavo da queste parti. Tu come stai?"
Ovviamente non disse nulla di quello che aveva ascoltato di nascosto ma confessò che non vedeva l'ora di partire perchè voleva vedere questa montagna e voleva essere uno della compagnia, loro sarebbero stati i primi ad arrivare.
Anche il fratello maggiore sapeva i nomi dei nani e anche lui si era fatto le stesse domande di Kili ma se andava bene allo zio allora doveva andar bene anche a lui.
Si sedette sul suo vecchio letto che era ancora lì per quando il piccolo Flikili restava a dormire con lo zio, da quando loro avevano iniziato a parlare, anche la madre e Thorin continuavano imperterriti.
 "Ma è sempre così ?"
Kili annuì esasperato:
 "Non sai che esaurimento mi sta venendo."
scherzò il nano moro.
In cucina la tensione era alle stelle:
 "No, questo no, è inaccettabile, Thorin... – disse la sorella – Non ti permetterò che Fili e Kili ti seguano fino a Erebor per cosa poi ?! Uccidere un drago sputa fuoco ?! È pericoloso e non voglio che i miei figli muoiono per un tuo capriccio."
 "Non è un capriccio Dis, è la nostra casa, l'unica nostra casa a cui apparteniamo veramente."
Thorin era sempre calmo e pacato ogni volta che voleva ottenere qualcosa, e che alla fine ci riusciva.
 "La nostra casa ora è questa. Le Montagne Azzurre ci hanno sempre dato tutto, non serve vivere in un buco sotto la montagna..."
 "Ripeto, quella è la nostra vera casa, del drago si sono perse le notizie, forse è la nostra unica occasione."
 "E come farete solo voi tre ? Me lo spieghi ?"
 "Non saremo solo noi tre, altri amici miei ci seguiranno lo so e altri dai posti lontani verranno perchè ci sono alleati."
Dis ragionò un secondo, cosa poteva far intervenire una schiera di nani per aiutare il principe?
 "Lo dici solo perché non hai mai dimenticato gli ori nascosti lì dentro, vero ? Lo so, l'ho sempre saputo... Anche a me manca la mia casa ma non voglio averla indietro al prezzo della vita dei miei figli."
 "Chi ti dice che moriranno? Non succederà niente di ciò. Li ho seguiti e allenati per tutti questi anni, sono pronti Dis e io voglio che vedano il loro futuro regno e che abbiano la più grande esperienza della loro vita."
Dis era diventata molto apprensiva riguardo a Fili e a Kili anche dopo anni che il padre era morto e prima di lui altri nani della sua famiglia.
 "Thorin, sono i miei figli... Flik non approverebbe mai una cosa del genere, sono i figli del tuo migliore amico."
Qui Thorin si alzò in piedi contraddicendola:
 "Flik invece sarebbe d'accordo con me e lo sai anche te."
In realtà ne avevano sempre parlato loro tre quando i bambini erano a letto, ma sembrava passata un'eternità da allora e Dis aveva paura
di quello che sarebbe successo se le cose sarebbero peggiorate. Dopotutto era solo una voce che quel drago non c'era più e lei, inoltre aveva ancora paura nel cuore per quell'evento.
Thorin si avvicinò alla gemella, le mise entrambe le mani sulle braccia e parlò con calma per rassicurarla:
 "Dis, non sono più dei bambini. Senza il nostro vero regno sotto la montagna Fili non diventerà mai il signore di Erebor, e Kili non sarà mai il suo consigliere e il suo braccio destro in battaglia, non lo faccio solo per me, lo faccio per tutti noi, per questo mio popolo...   
 "Questo non è il nostro posto, la nostra vera casa è lontana da qui e ci aspetta da tempo ormai.
 "Aspettavo da anni questo momento e finalmente è giunto e vorrei che sia Fili che Kili fossero con me..."
Nella camera del fratello più grande i due nani parlavano:
 "Secondo te mamma permetterà a zio Thorin di portarci con lui ?"
chiese Kili,
 "Difficile a dirsi, fratello."
Fili era un po' combattuto. Da una parte voleva partire con lo zio e il fratello per vedere la famosa Montagna Solitaria dov'era nato, dall'altra invece voleva restare perché così poteva stare con la sua moglie e suo figlio. Ma lo zio li aveva allenati per tanto tempo solo per quel momento, non si sarebbe mai aspettato che si sarebbe sentito così.
Kili osservava il fratello maggiore e per una volta si chiese cosa stesse pensando, lui non vedeva l'ora di poter partecipare a questa grande impresa, la più importante della sua vita e se lo zio voleva entrambi la faccenda era davvero seria.
Cercò di dire qualcosa d'intelligente:
 "Sai che se ho capito bene verranno anche Balin e Dwalin? Sarà da un sacco di tempo che non ho loro notizie."
Fili accennò a un sorriso, quell'espressione lo faceva tanto assomigliare al padre dei due, ma non disse niente, aveva lo sguardo altrove. Kili pensò allora che Fili avesse paura e cercò di tranquillizzarlo:
 "Fili, se non te la senti puoi anche restare a casa, me la caverò anche da solo."
il nano biondo spalancò gli occhi, sembrava essere tornato da un sogno e guardò il fratello:
 "Che hai detto ?! No no, non ci siamo capiti, se tu vai è chiaro che devo venire pure io, non voglio che ti succeda niente e poi scusa, pure io voglio partecipare insieme allo zio, sarò re dopo di lui."
  “Anche questo è vero” 
pensò Kili mentre sorrideva al fratello, le loro chiacchiere vennero interrotte dall'arrivo della madre, i due la guardarono e smisero su- bito di parlare, la nana li osservò attentamente prima l'uno e poi l'antro, anche la espressione era una maschera, proprio come quella del fratello.
Disse una sola frase ma che risultava più come un ordine che un consiglio:
 "Potete andare con vostro zio, ma vi raccomando solo una cosa, anche se tutti i nani di questo mondo sanno che siete i suoi nipoti, non chiamatelo più “zio” durante il vostro viaggio, siete grandi adesso."
Lo disse soprattutto per la loro sicurezza perchè come lo sapevano gli amici pure ai loro nemici poteva essere arrivata questa voce, ora era ufficiale, si partiva sul serio.
Ovviamente la data non era alle porte e tutti i nani della loro compagnia si stava organizzando su cosa portare o no durante il viaggio. Ori era il nano addetto aldiario di viaggio, Oin si portava dietro un'enorme scorta di medicinali, erbe e unguenti che teneva in serbo per occasioni come queste, e non solo per le spedizioni. Gloi doveva informarlo sempre quando usarli.
Bombur era diventato così bravo a cucinare che fu nominato cuoco dell'impresa, le grandi abilità furtive di Nori lo avevano fatto arrivare a sceglierlo in mezzo a tutti i nani del villaggio. E dove andava lui, i due fratelli lo dovevano seguire, soprattutto quell'appiccicoso di Dori.
Fili e il fratello ovviamente avevano armentari a non finire, soprattutto il primo.
Insieme poi controllavano quello che mancava per poter viaggiare e il loro posto preferito per curiosare era la cantina tra le provviste della loro famiglia:
 "Va bene – iniziò Kili guardandosi intorno – da dove iniziamo ?"
 "Io direi... Erba pipa."
 "Qui. - Kili prese la borsa con l'erba pipa e ne mise un po' nella sua per fumare - Chissà se ne troveremo buona anche fuori di qui."
dedusse.
 "Secondo te ne esiste di migliore? Ci credo poco."
rispose Fili.
Mentre curiosavano tra le provviste Fili trovò una sacca nera e sentiva che c'era all'interno qualcosa, curioso com'era l'aprì ed esclamò sorpreso:
 "Ohhh !"
 "Che succede ?"
il fratello era di spalle e non riusciva a vedere cos'aveva trovato il fratello,
 "Guarda Kili !– si girò e mostrò quello che aveva trovato nella sacca scura – te lo ricordi questo ?" 
Per poco a Kili non cadde la pipa dalla bocca, il fratello aveva trovato il violino del padre, lo strumento musicale di Flik.
Non lo vedevano da quando il padre era morto e vederlo lì provocò ai ragazzi il suo ricordo.
Si sedettero su alcune scatole e guardarono lo strumento, entrambi sorrisero con malinconia per la mancanza del genitore mentre Fili lo teneva delicatamente come se fosse fatto d'aria anziché di legno.
Kili ruppe il silenzio:
 "Erano giorni che mi chiedevo dove fosse."
 "Giorni ?! Io anni, fratello... Forse è stata mamma a conservarlo qua dentro."
 "Oppure zio Thorin..."
dedusse Kili osservandolo e ricordandoselo, non era mai cambiato.
 "Chiunque sia stato l'ho ha anche curato tutto questo tempo. – Fili l'osservò da ogni angolazione – Sembra quasi che papà viene qui, lo cura e poi se ne va... Solo lui sapeva come tenerlo pulito."
 "Secondo te lo farebbe ? Senza salutarci ?"
gli occhi tristi del nano moro dicevano tutto.
Kili osservò lo strumento, ricordandosi di quando il papà lo suonava, anche se lui era molto piccolo, a volte il dolore tornava come se fosse successo il giorno prima:
 "La sua musica mi ha sempre affascinato."
confessò Fili,
 "Vero... Era l'unico che suonava diversamente dagli altri nani... Mi sarebbe piaciuto sapere dove ha imparato a suonare così."
 "Io lo so..."
Fili guardò il fratello con orgoglio mentre Kili sgranò gli occhi:
 "Davvero ?! Lo sai ?! Perché non me l'hai mai detto ?"
 "Perché non me l'hai mai chiesto... Dai scherzo, te lo racconto ?"
Kili fece sì con la testa come quando era bambino e, dato che la sua barba non era lunga come quella di altri nani, lo sembrava davvero.
 "Me l'ha racconta una volta che non riuscivo a dormire.
 "Quando era giovane abitava su queste montagne, il suo popolo a volte aiutava gli elfi sia durante le battaglie che nei trasporti, come abbiamo fatto noi quella volta, ricordi ?"
Kili fece di nuovo sì con la testa, i suoi occhi erano fissi sul fratello, Fili continuò il suo racconto:
 "Durante quel compito, conobbe un elfo bello e forte con i capelli color miele, si chiamava Limer, credo, comunque papà lo ha colpito non perché forte e sapeva combattere ma perché sapeva suonare questo strumento come nessun nano sa fare. Lo suonava per calmare gli animi delle persone quando si fermavano a riposare, papà e questo elfo sono riusciti a parlare una volta, e quando si sono salutati Limer gli ha regalato il suo violino, e da allora papà ne ha avuto sempre cura. Inoltre mi ha detto che con quel violino ha conquistato il cuore di mamma e..."
 "Aspetta, aspetta un attimo... - Kili interruppe il fratello – Hai detto “quel” violino ?"
Fili non pensava che il fratello se ne fosse accorto, sorrise:
 "L'hai notato? Sì, questo non è “quel” violino, quello è andato perduto a Erebor, durante l'attacco del drago, papà è riuscito a salvare tutti noi ma il suo strumento no... Ma anche questo era speciale per lui, l'ha creato dal nulla, dagli scarti di dove ha lavorato mentre aspettavamo che tu nascessi... Secondo me, gli mancava molto quello vero, e anche se ne ha fatto un altro, di sicuro avrebbe partecipato con noi per recuperarlo."
Kili ci pensò un po' e poi disse:
 "Se lo trovassimo noi ?"
Fili fece un sorriso furbetto, Kili sapeva che stava pensando alla stessa cosa:
 "Sarebbe magnifico..."
 "Allora è deciso – concluse Kili – Ora abbiamo un motivo in più per partecipare alla missione."
 "Già... Un motivo in più."
disse il nano biondo in tono sognante ma deciso. Mise il violino in posizione e suonò una melodia come quelle che suonava il padre e, guardandolo, a Kili sembrò di rivederlo, quando lo suonava ai loro compleanni, e poi erano due gocce d'acqua.
Kili rimase molto impressionato dalla  storia e dall'amicizia che aveva legato due tipi di creature diverse tra loro:
 "Sono contento che papà ha potuto conoscere un elfo e aver ricevuto da lui un bel regalo..."
Fili annuì soltanto e continuò a suonare quella melodia.
Il nano moro osservava lui e l'ambiente che li circondava, conosceva ogni angolo di quel posto e ogni cosa messa lì, e gli sembrava strano questo pensiero "Non la rivedrò più".
Era cresciuto lì dentro e lasciarla creava in lui un vuoto, a giorni sarebbero partiti ma lui sapeva che prima aveva ancora una cosa importante da fare, e così anche Fili.
Il nano moro si stava preparando per uscire, aveva appuntamento con il fratello alla locanda di Bertha, quel giorno Everel lavorava con la sua famiglia adottiva e stava aspettando la madre per guardare il figlio.
Non sapeva però che due occhioni azzurri come il cielo lo stavano osservando nei movimenti e con tutto il coraggio che aveva entrò in camera del genitore:
 "Papà..."
Fili si voltò verso la voce del figlio e gli sorrise vedendolo con l'orsacchiotto che un tempo apparteneva al fratello moro, indossava una maglietta bianca e lunga fino alle ginocchia.
 "Ehi piccolo mio... - lo accolse calorosamente il papà - che c'è? Hai avuto un brutto sogno ?"
Il piccolo Flikili fece no con la testa e si avvicinò al padre, che si era seduto sul suo letto con il figlio sulle gambe:
 "Devi andare via ?"
il tono del figlio biondo era uguale a quando Fili, alla sua età, aveva chiesto al papà perchè la madre stesse piangendo.
Ebbe un brivido a ricordo di quel giorno solo che il padre ora era lui, e taccava rassicurare il piccolo come faceva spesso con il fratello anche quando era già grande.
 "E tu come lo sai ?"
chiese sempre calmo.
 "Vi sento discutere -  confessò - e vedo che mamma è molto triste."
Anche il padre lo era e rendendosi conto che non avrebbe rivisto il figlio per un lungo periodo se lo strinse forte sentendo che il piccolo faceva la stessa cosa.
Cercò di resistere al non piangere ma qualche lacrima fetente riuscì ad uscire dagli occhi chiari del padre mentre cercava i rassicurarlo:
 "Andrà tutto bene, Flikili. Te lo giuro sul nome che porto... Riusciremo a riavere il nostro antico regno e... Vivere lì tutti insieme."
 "E poi andremo in spedizione?"
Il nano biondo aveva parlato a Flikili più delle spedizioni dei nani bambini che della montagna solitaria, non voleva essere come lo zio, infatti era dispiaciuto che non potesse fare quell'esperienza.
Con tutti i giorni che Thorin poteva decidere di partire aveva scelto quando il suo pronipote aveva compiuto sei anni.
 "Sì, piccolo mio... Faremo tutte le spedizioni che vuoi. Te lo prometto... Io, te e chi vorrai avere con te."
 "Zio Kili."
Il padre rise sorpreso perchè come amava lui adorava lo zio, e non gliene faceva nessuna colpa.
 "Va bene, Flikili... Lo zio verrà con noi."
Stettero abbracciati così fino all'arrivo della nonna Dis.
In contemporanea Kili era nel bosco non troppo lontano da casa in una radura, mise la lampada ad olio a terra, si appoggiò su un ginocchio e guardò l'ultimo amicoconiglietto negli occhi:
 "Beh, piccolo Sit è finita, domani devo partire con mio zio e mio fratello per un'impresa e non ci sarà più nessuno che si occuperà di te, purtroppo e... Non mi guardare così...."
Il coniglietto muoveva semplicemente il nasino, non era triste, non sapeva nemmeno cosa stava succedendo, era il nano che era triste perché doveva lasciare il suo animaletto.
 "Lo so che è difficile separarmi da te ma voglio dirti un'ultima cosa, la mia infanzia con tua mamma, i tuoi fratelli e te è stata stupenda... Anche se io e Fili andiamo via non vuol dire che non ti vogliamo bene, è solo che è un po' complicato e se ti lascio a casa non so se a mia mamma farebbe piacere. Lei non sopporta gli animali, e se poi scopre che vi ho nascosto per tutto questo tempo, si arrabbierebbe di sicuro.
 "Spero per te che riuscirai a trovare la tua strada come sto per fare io."
Lui parlava sempre con il suo animaletto, gli piacevano gli animali ma era difficile dirgli addio.
Ad un tratto sentì un cespuglio non lontano da lui muoversi. Subito Kili guardò verso la fonte del rumore e velocemente si alzò, buttò il coniglietto color marroncino dentro il suo cappuccio e impugnò la sua spada:
 "Chi sei ? - intimò – mostrati..."
il cespuglio continuò a muoversi e Kili ebbe la sensazione che qualunque essere fosse nascosto nell'oscurità si stava avvicinando a lui. Si fece coraggio anche se non si mosse dalla sua unica fonte di luce:
 "Mostrati stupido orco !!!"
 "Orco, dove?! DOVE ?!"
Per fortuna non era un orco, dal buoi comparse una bambina, una bambina nana, era piccola, aveva i capelli scuri e ricci con qualche treccina qua e là e aveva un accenno di basette sul viso. I suoi occhi scuri avevano paura per la parola detta dal nano, non era armata e appena i due s'incrociarono gli occhi rimasero di sasso per la sorpresa.
Kili si riprese:
 "Ehmm, ciao... - cercò di tranquillizzarsi – Che ci fai qui e a quest'ora ?"
la bambina nana guardò il nano come se fosse la prima volta che ne vedeva uno:
 "Io...Io... Mi sono persa."
I suoi occhi divennero lucidi e Kili si spaventò, non sapeva se era colpa se era spaventata così oppure perché era sola, non volendo peggiorare la situazione s'inginocchiò di fronte a lei e le parlo:
 "Ehi ehi, stai tranquilla, non sei più sola, ti ho trovato – con un dito le accarezzò la guancia – non avere paura..."
Sorrise, lui aveva preso il sorriso dal padre ed ebbe effetto sulla piccola che sgranò gli occhi, entrambi li avevano marroni scuri.
 "Non mi farai del male con quella ?"
con il ditino indicò la spada del nano, Kili la guardò, si era dimenticato di averla ancora in mano e un po' imbarazzato rispose:
 "Eh ?! Oh no, no, non ti preoccupare – la mise a posto – non volevo usarla contro di te... Come ti chiami, piccola ?"
Riuscì a cambiare argomento e l'attenzione della bambina nana.
 "Io mi chiamo Flerys"
 "Ciao piccola Flerys, io mi chiamo Kili e sono un principe."
alla parola “principe” la piccola sgranò nuovamente gli occhi:
 "Davvero ?! Sei un principe ?! Wow..."
iniziarono anche a brillarle gli occhi.
Kili rise tranquillizzando la bimba ancora di più,
"E cosa ci fai qui ?"
chiese Flerys
 "Io... – Kili si ricordò che il coniglietto era ancora dentro il suo cappuccio e gli venne un'idea – Ti piacciono gli animali, Flerys ?"
Flerys fece segno di sì con la testa:
 "Allora è il tuo giorno fortunato, ho una piccola sorpresa per te – mise una mano dentro il cappuccio e riuscì a prendere il coniglietto dalla collottola – guarda un po'."
Appena la nana bambina vide il coniglietto sembrò illuminarsi per la sorpresa e fece dei piccoli saltelli per la felicità, cosa che contagiò anche il nano che sembrò aver dimenticato come si smettesse di sorridere.
Quando Flerys si fermò Kili glielo mise tra le mani:
 "Non morde, stai tranquilla... È il coniglietto più tranquillo del mondo."
 "Ti ringrazio tantissimo. È bellissimo !!! Davvero posso tenerlo ?!"
la piccola era ancora incredula per la sorpresa.
 "Certo che puoi, è tutto per te."
la rassicurò il principe dei nani accarezzandole i capelli.
 "Come mai lo volevi lasciare libero ?"
chiese la piccola Flerys, ora erano gli occhi di Kili a farsi lucidi ma non diede modo alla tristezza di prendere il sopravvento su di lui.
 "Lo sai mantenere un segreto ?"
guardò la piccola con uno sguardo furbetto, la piccola sorrise contagiata dal sorriso di Kili, fece sì con la testa,
 "Io domani devo partire per un'impresa con mio fratello."
A quelle parole la piccola si spaventò:
 "Partire ?! Dove ?! Perché ?!..."
Kili sentì paura nella sua voce e le mise le mani sulle spalle:
 "Ehi ehi... Va tutto bene, è una cosa da niente. Dobbiamo solo partire per riavere la nostra casa."
 "La nostra casa ?..."
la piccola era sempre più confusa.
Kili continuò:
 "È una lunga storia..."
 "Ma, tornerai ?"
A quella frase il nano si addolcì ancora di più, non aveva mai conosciuto una bambina nana così dolce e così altruista per la sua età:
 "Ma certo che tornerò, ho fatto una promessa a mia mamma e ora la farò anche a te, ti ripeto che è una cosa da niente, sono anni che mi alleno con mio fratello e mio zio per questo giorno."
Diceva così solo per tranquillizzare la bambina, sapeva anche lui che non era “una cosa da niente...” Scoprì che, oltre con gli animali, ci sapeva fare anche con i bambini grazie al faatto che li allenava. Glielo dicevano in tanti che era un nano speciale.
 "E quanti anni hai ora, mio principe ?"
Kili sorrise e rispose a Flerys:
 "82..."
la piccola rimase di stucco,
 "Ma sei giovanissimo mio principe..."
 "Mai quanto te."
le diede un buffetto sulla guancia.
Kili non aveva più paura a lasciare il coniglietto da sono nella foresta, era solo dispiaciuto di dirgli addio ma per fortuna che il destino ha voluto che incontrasse questa bambina.
 "Gli piaci, vedi com'è contento ?"
 "Sì."
in realtà il coniglietto non faceva niente, muoveva solo le orecchie in su e in giù.
 "Come si chiama ?"
chiese la piccola Flerys.
 "Si chiama Sit, ma dato che ora è il tuo, puoi chiamarlo come vuoi te..."
Flerys lo guardò un po' e rispose:
 "Voglio chiamarlo Kili, come te."
Di nuovo Kili fece il suo sorriso più bello, era emozionato:
 "È un onore per me."
 "Tu sei il principe che mi ha salvato dal bosco – si avvicinò al nano e lo abbracciò con un braccio – e ti ringrazio."
Kili rimase un attimo fermo e poi ricambiò il gesto.
Dopo qualche minuto Kili si guardò intorno e disse alla piccola:
 "Ora si sta facendo buio, meglio se ti accompagno a casa."
disse il nano prendendola sulle spalle mentre con la torcia faceva luce, la piccola abitava vicino alla locanda dove aveva appuntamento con il fratello, la salutò:
 "Stammi bene piccola Flerys, e non allontanarti più da casa, promettimelo."
 "Si, va bene, te lo prometto, mio principe - Kili sorrise di nuovo e baciò la piccola sulla fronte – e ti prometto pure che mi prenderò cura di Kili il coniglietto."
Kili sorrise al pensiero che il coniglietto si chiamasse come lui:
 "So che è in buone mani."
 "Grazie..."
Flerys lo guardò per l'ultima volta:
 "Torna... Mio principe."
e poi bussò alla porta di casa sua.
Il nano si recò poi al pub che sembrava pieno più del solito ma riuscì a sentire una voce:
 "Kili, Kili – il fratello era vicino al bancone – di qua !"
il nano moro si sedette vicino a Fili che aveva un boccale d birra ancora non iniziato e ne ordinò uno per Kili:
 "Allora che l'hai fatta a lasciare il piccolo Sit ? – gli diede una gomitata affettuosa sul braccio – Pensavo saresti scappato con lui."
Kili guardò il fratello con un'espressione stupita e rimase a bocca mezza aperta:
 "Mi credi così debole, Fili ? - la birra arrivò anche per lui – Grazie."
disse rivolto all'ostessa nana.
Bevve un sorso e rispose:
 "Lo ammetto, è stato difficile salutarlo ma ora so che è in buone mani."
Fili alzò e abbassò la sua pinta sentendo quelle parole:
 "Buone mani ?! Che significa ?"
 "Segreto..."
disse con un sorriso furbo sul viso e bevve un sorso della sua birra.
Fili e Kili si dicevano sempre tutto e quel “segreto” non gli piaceva per niente.
La serata si volse più o meno in tranquillità, il pub era quasi pieno di nani burloni che ridevano e si lanciavano il cibo, mentre i due nani principi erano ancora a bere birra, Kili ripensò a un'ora fa passato con la madre:

Kili sta per uscire per lasciare libero il coniglietto quando viene chiamato dalla madre:
 "Kili... Kili dove sei ?"
 "Sono in camera, mamma."
Constatato che era ancora in casa Dis lo chiama di nuovo:
 "Puoi venire un momento ?"
Tranquillamente Kili la cerca per la casa fino ad arrivare in cucina dove la madre era seduta sul suo posto davanti a lui, tra le mani teneva una scatola che il nano moro conosceva bene.
Era una delle sue prime creazioni fatte con il legno.
 "Siediti, figliolo."
Kili si sedette davanti alla madre nella sedia che non era sua, intanto lo zio non si sedeva con loro due nemmeno per mangiare da quando avevano deciso di partire per l'impresa.
Si vedeva che la povera Dis era tesa come una corda di violino anche mentre cercava di parlare serena ma come poteva esserlo se tutta la sua famiglia sarebbe partita per l'ignoto ?
Anche aprire quel contenitore sembrava provocarle sofferenza, Kili non riuscì a vedere cosa ci fosse dentro ma la sua curiosità fu subito svelata quando la madre tolse la mano dall'interno e gli rivelò una pietra ovale nera.
Fece un'esperessione stupita, non aveva mai visto quell'oggetto tanto curioso e nemmeno lui aveva mai visto una pietra così bella:
 "Questa pietra apparteneva a tuo padre. - iniziò a raccontare Dis - La portava sempre con sè, diceva che lo proteggeva da ogni male ma non l'aveva quella volta..."
Sentì un brivido freddo lungo la schiena, anche se la madre non aveva finito a frase sapeva benissimo di quale momento stava parlando.
Dopo molti anni, il nano moro non aveva detto a nessuno del discorso che aveva sentito dai nani anziani e della "profezia della luna", aveva paura sia di essere preso in giro e sia di far star male di più i familiari.
Aveva cercato anche di documentarsi ma faceva prima a non saperne nulla per paura.
Comunque sia, per la profezia o per quella pietra, il padre non doveva proprio vederli crescere, e questa era la sensazione più brutta che avesse mai provato, e non solo per il nano genitore.
Mentre il figlio pensava, la madre gliela passò tra le mani, e qui il nano scoprì che era più bella e particolare vista da vicino.
Non era proprio nera ma verde scuro, aveva varie sfumature di blu e viola, e una scritta con le rune che conosceva bene grazie a Balin.
C'era scritto "Ritorna da me"
Al tatto poi era liscia, peccato che non poteva sapere come, e dove, l'aveva trovata il padre. Scomparso lui, scomparsi tutti i suoi misteri e segreti.
Kili guardò negli occhi la madre che gli sorrideva tristemente:
 "Portala con te, Kili... Vorrei sapervi al sicuro in ogni momento, anche fuori di qui... Se veramente ce la farete a conquistare il nostro regno..." iniziò a tremarle la voce e delle lacrime le uscirono dagli occhi.
Preoccupato, il nano moro si alzò dal suo posto e la raggiunse per abbracciarla e lei soffocò sul petto i suoi singhiozzi.
Di sicuro sapeva che nel peggiore dei casi lei avebbe sofferto ancora e non avrebbe sopportato altre perdite, soprattutto se i nani erano loro tre.
Dopo che la madre si era calmata, forse, gli fece promettere di non rischiare più del dovuto e di ubbidire agli ordini dello zio perchè sospettava che avrebbe fatto il nano pazzerello per tutto il viaggio.
Solo per quel momento madre e figlio risero spensierati.   
 
Ritronò alla realtò quando l'ostessa zittì tutti mettendo una pinta di birra tra Kili e Fili:
 "Nani ! - silenzio - Questo è l'ultimo boccale di birra che servirò stasera, e voglio vedere chi dei due principi la conquisterà..."
dopo l'annuncio i due nani iniziarono a guardarsi in cagnesco mentre bevevano ancora la loro.
Finirono nello stresso istante:
 "Kili, non è che stasera hai bevuto troppo ?"
Fili cercò di fare il furbo per avere la meglio sul fratellino ma Kili rispose:
 "Fatti gli affari tuoi – il suo viso era bordeaux – ancora non ho voglia di andare via da qui."
 "Va bene...Se la pensi così..."
In un secondo i due fratelli, un po' alticci, si presero per le mani, come facevano tutti i nani in quel "gioco", e cercavano di spingersi a vicenda mentre ridevano e venivano incoraggiati dagli altri ospiti che facevano il tifo più per Fili che per Kili:
 "Forza Fili...."
diceva uno
 "Devi vincere tu..."
urlava l'altro
 "Metti a letto il fratellino, sei più forte..."
Dopo vari tentativi vinse Fili e i nani esultarono ancora di più.
 "IL VINITORE È FILI..."
Annunciò l'ostessa porgendogli il boccale, Fili prese l'ultima pinta di birra e poi guardò suo fratello che si era seduto vicino a lui ed era imbronciato per la sconfitta:
 "Ehi, Kili..."
cercò di attirare la sua attenzione con il suo stesso sorriso furbo di prima e dandogli delle gomitate affettuose dopo pochi minuti che i nani non gli prestavano più attenzione.
 "Che c'è ?"
rispose il fratello in tono offeso e scontroso, non ottenne risposta perché Fili gli passò la birra, Kili spalancò gli occhi per la sorpresa.
Prese la pinta e guardò suo fratello maggiore facendo un enorme sorriso:
 "Ehi, Grazie..."
 "Figurati... Per te, questo ed altro, fratello mio."
Fili diede una pacca sulla spalla al nano moro che non riuscì a gustarsi la bibita perché arrivò il cosiddetto terzo incomodo:
 "Birra !!! Mmmmmh..."
 "Oh no, Bombur...."
Il nano biondo si coprì la faccia con le mani.
E mentre quella notte i nani della compagnia cercavano di passarla nella serena tranquillità, qualcuno invece era uscito allo scoperto lasciando quello che per anni era stato il suo nascondiglio, gli orchetti, e il suo lupo mannaro bianco erano sempre al suo seguito.


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Capitolo 24
*** 24) Cena Nella Contea ***


24) Cena Nella Contea

Il giorno dopo, tutti i nani della compagnia, partirono con i loro pony e seguendo Thorin che viaggiava in prima fila e da solo.
I due fratelli erano dietro a tutti per osservare meglio il paesaggio che li circondava, soprattutto dietro le spalle e dato che erano giovani, riuscivano a intervenire prima.
Ma per ora seguivano il sentiero nella più completa tranquillità, ma dentro i nani avevano varie sensazioni, soprattutto l'ansia per ciò che quel viaggio li ha spinti a partecipare.
Ovviamente Thorin aveva detto più e più volte dove dovevano recarsi e come dovevano presentarsi a casa di questo "scassinatore".
Sapevano solo una cosa e nemmeno quella aiutava, era uno hobbit, anche se al villaggio l'unica essere di questa razza era Yvonne, la moglie di Bofur, lei aveva perso la memoria tempo fa e si era dimenticata chi fosse in realtà.
Per giorni viaggiavano di giorno mentre di notte si accampavano e a turno facevano la guardia perchè ogni rumore poteva rappresentare un pericolo, per fortuna però che c'era il fuoco. E la mattina però c'era chi faceva fatica a svegliarsi.
Fili e Kili continuavano a dormire mentre lo zio cercava di destarli:
 "Svegliatevi !"
tirava anche le coperte dei due nani che a loro volta se le stringevano vicino al collo:
 "Mmmmmh... Altri cinque minuti..."
si azzardò a dire Kili, il nano biondo si girò semplicemente dalla parte opposta.
 "Ho dette... Svegliatevi !"
sempre la stessa storia, più crescevano e facevano imprese, e più era difficile svegliarli di mattina presto quando il sole era già sorto.
Sbruffando, sbadigliando e stiracchiandosi da seduti, Fili e Kili si svegliarono, erano un po' distanti dagli altri nani della compagnia, ma i loro comportamenti non erano scappati agli occhi di Ori, nano più giovane e loro amico. Li trovava divertendi anche quando facevano queste scene, infatti rise ma senza far uscire la risata, anche per non far parlare il fratello maggiore Dori.
Di nuovo Thorin fece un ripasso generale della strada che dovevano prendere e come dovevano entrare a casa di questo "hobbit", lui doveva andare da tutt'altra parte in un villaggio dopo distante dalla Contea ma promise che sarebbe stato attento e che il punto di ritrovo era sempre lì, anche se non sapeva quanto tempo ci avrebbe messo ma intanto dovevano parlare con lo scassinatore e mettersi d'accordo per il viaggio.
Fili vide le colline in lontananza con dei comignoli da dove uscivano scie di fumo, erano alquanto curiose,  come tutto il paesaggio che li aspettava, ma dovevano aspettare la notte, sempre su massima richiesta dello stregone.
Thorin si allontanò di poco con il suo pony e Fili ne approfittò per seguirlo e parlargli a quattr'occhi:
 "Zi... Thorin... Thorin aspetta..."
già stava sbagliando a chiamarlo "zio" ma il nano si fermò lo stesso per il nipote primogenito:
 "Thorin, sei sicuro di voler andare da solo ?"
Ovviamente il principe di Erebor ne aveva fatti di viaggi solitari e sentirsi chiedere questo da Fili non se lo spiegava:
 "Fili, cosa ti preoccupa ? Devo solo chiedere aiuto a mio cugino Dáin Piediferro, non è distante il suo villaggio..."
La preoccupazione del nipote biondo era un'altra, purtroppo gli orchi cerano in giro, e per poco la compagnia non si è fatta scoprire, infatti per non destare il panico tra di loro a volte non li attaccavano nemmeno. Anche se era dura ammetterlo ma la migliore difesa non è sempre l'attacco.
Fili aveva paura che lo zio trovasse questo ostacolo e dato che era solo, non sapeva se la gestione l'avrebbe gestita per il meglio, anzi peggio, aveva paura di un'altra imboscata.
 "Siamo in terre selvagge, non vorrei che ti accadesse qualcosa e noi non possiamo aiutarti."
riuscì a confessare infine.
Thorin non si scompose, si avvicinò a Fili e gli mise una mano sulla spalla guardandolo dritto negli occhi, accennando anche a un inizio di un sorriso con un angolo della bocca:
 "Fili, so cosa mi aspetta, e ti giuro che starò attento soprattutto perchè sono da solo. Saprò cavarmela, vedrai... - Fili sembrò rassenerarsi e ricambiò il sorriso che aveva preso dalla madre - Tu piuttosto... - tornò serio - Mi raccomando che ti lascio l'intera compagnia a te, spero riuscirai a gestirla. Anche questo è un compito per metterti alla prova come futuro re.
Sei i miei occhi in tutto e per tutto, state attenti anche voi sempre mi raccomando con lo scassinatore. Deve venire con noi."
Il nipote annuì con fiducia, sapeva quello che doveva fare e perchè, salutò lo zio e ritornò dal fratello che li stava guardando:
 "Fili, tutto bene ?"
chiese.
 "Sì... Tutto bene..."
sembrava sicuro da come lo vedere il fratello moro. Per evitare di stare troppo in quell'area troppo aperta, presero i pony e le loro cose per potersi avvicinare alla Contea e, in piccoli gruppi, girarci dentro per potersi orientare la notte. Piano piano tutti fecero rapporto al loro ritorno e avevano tutti una sensazione tranquilla in loro. Era un posto molto tranquillo e tutti gli abitanti erano più bassi dei nani, però nessuno parlò con loro, e nè tantomeno avevano visto i nani Balin e Dwalin.
Solo a Bofur quegli hobbit ricordavano tanto la sua amata moglie, di cui ne sentiva già la mancanza, come anche di entrambe le figlie scomparse. Aveva accettato di seguire Thorin in quest'impresa anche per guardarsi di più attorno in quel nuovo territorio, ma fu vano anche questa volta.
Nessuno di loro aveva visto il simbolo sulla porta che lo stregone aveva detto di fare e parlando delle varie opzioni la sera arrivò in men che non si dica.
Incappucciati, stanchi e affamati, Fili e Kili cercarono di orientarsi come durante la mattina, i loro due pony erano stanchi e trascinavano gli zoccoli sull'erba nera per via della notte.
 "È da quando siamo arrivati che intravedo solo colline e porte rotonde, porte rotonde e colline. Mai una collina, con una porta rotonda con il simbolo dello "scassinatore" su di essa..."
si lamentava il fratello del nano moro che continuava a guardarsi in giro per orientarsi e per paura di vedere sbucare qualcuno o qualcosa.  
 "Non ho mai visto un villaggio così - parlò Kili - È troppo strano."
nessuno dei due aveva mai sentito e visto un posto del genere, anche di notte, era stranissimo trovarsi lì e pur sempre un'esperienza nuova. 
 "Cosa facciamo se non troviamo quella casa ? Gireremo in tondo per sempre ?!"
chiese Kili,
 "Spero proprio di no, altrimenti come arriveremo a Erebor..."
Kili controlló anche dietro per vedere se avessero saltato la casa, 
 "A saperlo potevamo arrivare di giorno, forse sarebbe stato più facile..."
 "Shh... - disse a un certo punto Kili - Hai sentito ?"
Il nano moro sentí delle voci vicino a loro, voci allegre che ridevano: 
 "Oh perfetto, ci mancavano pure i fantasmi ora..."
disse Fili,
 "No, non mi sembrano fantasmi."
Con le sue orecchie da nano Kili seguì i suoni e, dietro l'ennesima collina, vide due ragazze che stavano sedute in una panchina molto bassa e le due si facevano luce con unq lanterna a olio. 
 "Quelle chi sono ?"
chiese Fili guardando le due, 
 "Non lo so - sorrise alle due - ma almeno ci potrebbero aiutare."
Il nano moro uscí dal nascondiglio e si avvicinó alle due mentre Fili lo seguiva:
 "Ehi, che vuoi fare ?"
gli chiese,
 "Fidati di me."
Quando i due si avvicinarono alla ringhiera di legno le due ragazze si zittirono e fissarono i due stranieri guardandoli dalla testa ai piedi. Kili si tolse il cappuccio blu e sorrise alle due: 
 "Buona sera belle ragazze, tutto bene? Non pensavo che ci fossero delle stelle in mezzo a queste colline."
Le due ragazze si rilassarono e fecero delle risate timide, poi una delle due chiese:
 "Chi siete voi staniero con le buone maniere ?" 
Alzò la lampada ad olio così entrambi potevano vedersi meglio:
 "Il mio nome è Kili, figlio di Flik e lui - indicó il nano biondo - è mio fratello Fili."
Fili salutó in silenzio e sorridendo, una delle due parló:
 "Kili e Fili... Da dove venite? Non sembrate gente della Contea." 
 "No, in effetti non siamo mai venuti da queste parti."
Le due si guardarono tra di loro e poi di nuovo i fratelli:
 "Voi due che cosa siete ?"
chiese incuriosita, Kili alzò le spalle fiero e rispose:
 "Noi siamo nani, nani di Erebor, Regno sotto la montagna..." 
Le due ragazze rimasero di sasso e poi l'altra parló: 
 "Nani ?! Proprio "nani" ?!"
i due fratelli rimasero spiazzati da quella risposta, non sapevano che al mondo ci fossero persone che non sapessero della loro esistenza, Fili si avvicinó: 
 "Certo che siamo nani, voi invece non lo siete ?"
Le due ragazze si guardarono di nuovo e risero divertite mentre i due nani rimasero esterrefatti.
 "Vi sembriamo nane per caso ?" 
una si avvicinó a Kili e solo allora il nano si accorse quanto la ragazza fosse bassa, all'inizio pensó di aver parlato con due bambine poi la ragazza fece segno con il dito verso il basso e solo allora il nano moro vide i piedi della ragazza, erano grandi e pelosi, e l'altra li aveva uguali.
Anche il fratello li vide:
 "E voi che cosa siete ?" 
la giovane rispose:
 "Noi siamo hobbit e viviamo sotto le colline."
disse come se la cosa poteva essere ovvia.
 "Oh, vi chiedo scusa allora, non pensavo che esistessero creature così belle e così speciali come voi..."
l'altra fanciulla si nascose il viso con le mani imbarazzata, Kili era riuscito ad usare bene il suo fascino da nano con quelle "hobbit".
Nei loro libri, e in quelli del loro amico Ori, non c'era nessuno scritto e nessuna canzone su questi esseri bassi con i piedi più lunghi di tutti e pelosi, per una volta erano impreparati su qualcosa, o forse i libri dei nani non erano cosí pieni di sapere perché preferinano di più combattere e cercare oro e metalli preziosi che scrivere e studiare.
Poi a entrambi tornarono in mente sempre Yvon, Fedy e Yleara... Ecco perchè le figlie erano così belle e diverse dai nani, Yvonne era una hobbit e aveva perso la memoria quando fu trovata da Bofur.
 "Non vi preoccupate signori nani, nessuno al mondo sa di noi e della nostra esistenza, e a tutti quanti noi va bene."
 "Come mai dite così ?"
Chiese curioso il nano biondo, la ragazza lo guardó negli occhi, qualcosa disse a Fili che la scoperta su quelle creature non si fermava solo ai piedi, c'era qualcosa anche in quello sguardo dolce e delicato, non erano né come quelli dei nani e né come quelli degli elfi. Come aveva descritto Kili.
 "Beh, mi sembra facile da pensare, meno sanno di noi e meno siamo in pericolo. Facciamo una bella e tranquilla vita, se non abbiamo problemi con gli altri, essi non l'hanno con  noi..."
Altra nota interessante, gente pacifica uguale a niente guerrieri per difendersi, come avranno fatto a sopravvivere fino ad adesso ?!
I due nani erano confusi per la notizia e per la scoperta di una nuova creatura davvero straordinaria, i due fratelli si guardarono in silenzio, la sicurezza di Kili stava andando via.
 "Però voi due siete molto diversi dai due nani che abbiamo intravisto pochi minuti fa - disse la hobbit dietro l'altra - voi due siete più..."
 "Guardabili e carini."
finí la frase la hobbit con la lanterna. La frase di prima fece scattare qualcosa nella mente dei due, due altri nani erano passati lí prima di loro, e ora le cose positive erano due: erano sulla strada giusta, altri compagni erano giá arrivati a destinazione sani e salvi.
 "Volevo chiedere un'informazione - Fili prese il sopravvento - in che direzione sono andati gli altri due nani ?"
 "Sono passati qui davanti e poi non so, non li ho seguiti... Anche loro avevano due bellissimi pony."
 "Vi ringraziamo per il grande aiuto - rispose Kili - ora sappiamo dove dobbiamo recarci. Arrivederci mie signore e ricordate che sono al vostro servizio."
s'inchinó fino a terra.
 "Cammina..." 
gli ordinò il fratello biondo spingendolo verso la strada che dovevano ancora percorrere, poi anche lui ringrazió le due hobbit augurando loro una bella serata e continuarono a camminare finché non videro i due pony e la porta rotonda con il simbolo runico.
Ma, a pochi metri dalla porta... “Splath”
 "Ops..."
esclamò Kili guardando per terra,
 "E adesso che c'è ?"
chiese Fili guardandolo,
 "Non lo sò, ho pestato qualcosa... Forse fango..."
 "Sì, fango..."
rispose in tono scherzoso Fili, mentre Kili si preoccupò:
 "Eddai, non spaventarmi..."
 "Ti pulisci dopo, dai."
Suonarono il campanello e quando la porta si aprì, videro un hobbit che non si ricordarono nemmeno di averlo visto in giro.
Capelli ricci e castani chiari, occhi azzurri e indossava una strana vestaglia addosso, i due nani si presentarono:
 "Fili."
disse il nano biondo in tono sicuro,
 "E Kili... - s'inchinarono dicendo insieme - Al vostro servizio."
il nano mopro sfoderò uno dei suoi sorrisi più teneri:
 "Dovete essere il signor Boggins."
Non importava per quanto lo zio gli avesse detto più e più volte come si chiamava questo scassinatore, e anche quante volte il nano l'aveva letto da solo. Fatto stà che lo stesso sbagliò nome di una lettera. Fili non disse nulla, per una volta.
Lo hobbit cercò di chiuderli fuori ma i due nani fratelli riuscirono a entrare vedendo finalmente l'interno di quelle case/colline.
Era un'ambiente caldo e accogliente, non come le loro case nelle Montagne Azzurre, lì l'ambente era più comodo e confortevole, loro si sentivano al sicuro.
 "E' carino questo posto, l'avete fatto voi?"
Mentre Fili affidava le sue armi, conparticolare attenzione perchè erano affilate, Kili vide una cassapanca di legno, lui ne aveva costruite tante nel suo negozio ma non era un pensiero nella sua testa perchè si pulì la suola degli stivali.
Rividero i due nani maestri e aiutarono nell'apparecchiemento del tavolo senza chiedere il permesso a Bilbo, il motivo? Il campanello aveva suonato ancora e il piccolo padrone di casa era andato ad aprre borbottando chissà cosa. Gandal aveva anche detto che gli hobbit erano molto ospitali. Infatti sia Fili che Kili stavano facendo come se fossero stati a casa loro senza che Bilbo, gli avesse detto nulla.
Entrò anche lo stregone, i due nani fratelli non lo vedevano da quella volta nella foresta prima della nascita di Filiki, sembrava che quegli anni non fossero mai passati per lui.
Mentre gli altri nani stavano organizzandosi per la cena, Fili e Kili avevano capito come liberare la piccola, per loro, botte di birra e fu allora che lo hobbit, senza quella strana vestaglia, si fiondò su di loro:
 "La mia bi... La mia bi... - fece un salto e si appoggiò col busto sopra il barile scandendo bene le parole - La - Mia - Bir - Ra..."
I due fratelli guardarono confusi l'hobbit non sapendo che lui non sapeva nulla di quell'arrivo dei nani e soprattutto che erano affamati, scese subito dopo alla vista di qualcosa di più urgente e interessante della birra, Ori aveva preso un certino con dei pomodori belli e rossi.
I dodici nani mangiarono e bevvero in compagnia, arrivando anche a tirarsi il cibo addosso per stuzzicasi a vicenda, da anni non si sentivano così, anche Fili e Kili erano tranquilli e Gandalf, che mangiava insieme a loro, non sembrava scandalizzarsi dei loro veri comportamenti.
Finalmente sazi e soddisfatti liberarono il tavolo dopo che Fili, passando per puro caso vicino allo hobbit, prese il piatto di Ori e, come se nulla fosse lo lanciò al fratello, che anche lui passò per puro caso dalla parte opposta. Prese il piatto al volo per tirarlo dentro la stanza da dov'era arrivato lui e prese anche gli altri al volo, tutto mentre Gandalf guardare e rideva e il piccolo hobbit che cercava di prenderli senza alcun risultato.
Alla fine tutto questo ambaradam era soltanto per pulire le posate e i piatti di chi li ha ospitati dedicandogli anche una canzoncina tutta per lui:

Spuntar lame neanche poco,
romper bottiglie e tappi al fuoco,
scheggiar coppe con tutto il resto,
questo Bilbo lo detesta!
La tovaglia per mangiar,
sopra il letto le ossa lasciar,
in dispensa il latte versar,
vino ovunque può schizzar.
Le stoviglie nell'acqua e poi ?
nel mortaio le puoi pestar,
e se qualcuna si salvò ?
sempre in terra gettar si può...
Questo Bilbo lo detesta!

Alla fine risero tutti guardando il piccolo hobbit che guardava incredulo le sue amate posate, piatti e così via mentre anche Gandalf lo tranquillizzò vedendo che non era successo nulla di grave e di irreparabile.
Perfino Kili lo trovava ancora più buffo del suo cognome ma a un certo punto calò il silenzio sentendo qualcun'altro bussare la porta, l'allegria di poco prima era sparita e questa volta Fili notò che persino lo hobbit era confuso perchè giustamente non sapeva che stava succedendo.
 "Lui e qui...."
annunciò lo stregone che andò lui ad aprire la porta, Bilbo lo seguì per veder entrare un altro nano, uno più tranquillo, rispettabile e in qualche modo anche regale.
Thorin era arrivato, questo fece fare al nano biondo e intrecciato un grande sospiro di sollievo, Kili prese il suo mantello e lo zio gli sfoderò un sorriso solo per lui vedendo che tutti e dodici erano riusciti ad arrivare sani e salvi in quella casa.
Alcuni dei nani s'inchinarono persino al suo passaggio e con i suoi occhi chiari squadrò lo hobbit dando voce al pensiero di tutti dopo che gli avevano svuotato la dispensa: non aveva proprio l'aspetto di uno scassinatore.
I tredici nani si rimisero a tavola e qualcosa trovarono per l'iltimo arrivato che anche in questo caso non era rozzo come erano stati gli altri. C'era eleganza in lui, notò subito il padrone di casa e più o meno ascoltò le loro conversazioni, nani che vengono, altri no... Impresa loro e solo la loro... 
I due fratelli erano seduti vicini e ascoltavano i discorsi degli altri nani e quando lo spirito bellicoso usciva a causa dei disaccordi, anche loro cercavano di parlare. Soprattutto quando Kili aveva cercato di tranquillizzare i compagni grazie al fatto che dalla loro parte avevano uno stregone come Gandalf che di sicuro di draghi ne aveva uccisi tanti, ma la sua non risposta non si capì in realtà perchè prese parola Thorin. Con semplici parole, riuscì a sollevare il morale di tutti ma c'era un'unica cosa da fare, sempre lo stregone raccontò come fossero abili gli hobbit a non fasi nè vedere e nè scoprire da chi non vogliono essere visti.
In cuor suo Kili ancora si stava chiedendo come caspita facessero a fare queste cose, e il padrone di casa a essere uno scassinatore tanto bravo da essere stato scelto da uno stregone.
Vide Balin tirare fuori un pezzo di carta che, sia lui che il fratello, non avevano mai visto, lo passò a Thorin che senza guardarsi alle spalle, lo diede a Bilbo che iniziò a leggerlo tra sè e sè.
 "La presente compagnia non risponderà di lesioni inflitte da, o come conseguenza di, incluso, ma non limitatamente a lacerazioni, Eviscerazioni... Incenerimento... "
Qui intervenne Bofur che riassunse il succo della questione dato che di mezzo c'era un drago sputafuoco gigante; il problema era che più ne parlava e più Bilbo perse colore sul viso fino a svenire sul tappeto davanti alla saletta da pranzo.
 "Sei di grande aiuto Bofur."
disse in modo sarcastico lo stregone grigio.
Sentendosi un po' in colpa, il nano dal cappello buffo, raggiunse subito lo hobbit, salendo e saltando dal tavolo, e lo svegliò:
 "Ehi, ehi sveglia... Ehi sveglia scassinatore... - Bilbo si svegliò e guardò il nano e cercò di rialzarsi - Se reagisci così ora figuriamoci davanti al drago..."
A quelle parole lo hobbit guardò di nuovo il nano e svenne sul pavimento come prima e nella stessa identica posizione:
 "Oh oh – disse preoccupato e si voltò verso i compagni – I sali... Ragazzi servono sali... Chi ha portato i sali ?!"
Dopo che finalmente Bilbo si fu ripreso andò a parlare da solo con Gandalf in un'altra stanzetta, Fili e Kili intanto si guardarono un po' in giro notanto sempre un oggetto nuovo e diverso dove avevano visto pochi attimi prima.
Quella casa e quell'ambiente era molto particolare e affascinante, I due nani, quando erano bambini, sotto terra ci trovavano vermi, terra, acqua, qui invece c'era una casetta niente male.
La credenza l'avevano già bella che svuotata, le altre stanze erano tutte carine e paricolari, come i mobili in legno, Kili si chiese chi fosse tanto bravo da farli così belli. Non sembravano nemmeno fatti da nani falegnami come lui.
Dopo aver visto tutta la casa ritornarono nella sala dove avevano mangiato e ci trovarono un nanetto ancora seduto in un angolo, tutto solo a fare qualcosa con un foglio e la penna d'oca. Era difficile non riconoscerlo:
 "Ori, che fai?"
chiese Fili avvicinandosi con il fratello e curiosando oltre alla sua spalla, il nano fece vedere uno schizzo su un foglio di pergamena marroncino.
 "Volevo fare un ritratto allo scassinatore, per il futuro non si sa mai... E poi è un soggetto facile da disegnare."
i due fratelli ridacchiarono ma non per prenderlo in giro:
 "Ori, - intervenne Kili - per te è tutto facile da disegnare..."
Da tutt'altra parte invece, Balin e Thorin videro lo scassinatore allontanarsi verso la camera da letto, di sicuro non aveva accettato il lavoro.
 "A quanto pare abbiamo perso il nostro scassinatore. Forse è meglio così! Le propabilità ci erano sempre a sfavore. Dopotutto cosa siamo noi ? Mercanti, minatori, stagnai, giocattolai, non certo materia da leggenda !"
 "Ci sono alcuni guerrieri tra di noi."
Sorrise il re dei nani conoscendo da anni il vecchio nano con la barba bianca, per rassicurarlo.
 "Vecchi guerrieri."
lo corresse Balin.
 "Io scegliere uno qualunque di questi nani invece di un esercito dei Colli Ferrosi, perchè quando li ho convocati hanno risposto... Lealtà, onore, un cuore volenteroso, non posso chiedere più di questo."
confessò sempre il nano dagli occhi chiari. Ormai era fatta, l'impresa doveva compiersi anche senza lo scassinatore tra la compagnia.
 "Da mio nonno, tramite mio padre, questa è giunta a me. Sognavano il giorno in cui i nani di Erebor avrebbero reclamato la loro patria. Non c'è scelta Balin ! Non per me !"
Balin sospirò vedendo che non riusciva a più a fargli cambiare idea nemmeno dopo aver visto che nemmeno questo hobbit accettava l'incarico:
 "Siamo con te ragazzo. Faremo in modo che avvenga."
Tutti e tredici i nani si radurono vicino al camino acceso dando a quel posto un'atmosfera calda e rassicurante, tanto che alcuni di loro si misero anche a fumare dentro casa, senza chiedere nemmeno il permesso allo hobbit, Era in camera sua e nessuno lo voleva disturbare, di nuovo.
 
Lontano su nebbiosi monti gelati
in antri oscuri e desolati.
Partir dobbiamo, l'alba scordiamo
per ritrovare gli ori incantati.
Ruggenti pini sulle vette
dei venti il pianto nella notte.
Il fuoco ardeva fiamme spargeva
alberi accesi torce di luce.

Era da tempo che i due nani fratelli non sentivano quella canzone. Si ricrodavano del padre quando la cantava insime allo zio, e si sentiva che mancava una voce in quel coro che nessuno poteva prenderlo.  
All'alba tutti i nani si svegliarono per ripartire, erano tutti un po' delusi per non partire con lo scassinatore ma non lo potevano di certo legare come un salame e trasportarlo così. Balin vide il contratto vicino alla sedia di Bilbo, si avvicinò per raccoglierlo ma venne bloccato da una voce:
 "Io lo lascerei lì se fossi in te."
Gandalf comparve proprio dietro al nano facendolo per un attimo spaventare,
 "Oh, Gandalf... Per quale motivo deve restare qui? Ho la sensazione che non è una di quelle persone che cambierà idea dall'oggi al domani:
 "Vuoi scommettere ?"
il tono di voce dello stregone presagiva qualcosa d'inaspettato, come se sapesse cose che nessuno poteva immaginare, Balin lo guardò
sorpreso:
 "Non scommetterei mai con uno come te. Va bene, lo lascerò a lui come un ricordo."
 "O come una spintarella..."
sussurrò Gandalf avvicinandosi alla porta.
Quando i fratelli uscirono da casa Baggins sentirono un brusio in un gruppo dei nani:
 "No, per me non lo farebbe mai."
 "Per me sì."
 "L'avete visto tutti ieri, è inutile votare a suo favore."
Incuriositi Fili e Kili si avvicinarono al capanello di nani:
 "Che succede ?"
Chiese il maggiore dei due, i nani cessarono di parlare e guardarono il principe, Bofur inizió:
 "Scommettiamo se lo scassinatore tornerà o meno."
Chissá chi aveva sentito le parole di Gandalf scatenando tutto questo ma prima di uscire dalla casa hobbit il nano biondo era andato in cerca dello scassinatore per salutarlo, cosí per cortesia, ma l'aveva trovato nel suo letto che dormiva come un angioletto e aveva preferito lasciarlo stare. Anche lui ci credeva poco nel suo ritorno e preferí non scommettere niente, non gli era mai piaciuto questo tipo di intrattenimento e poi quei pochi soldi che aveva con sé preferiva tenerseli in tasca. Kili, all'incontrario suo, guardó il fratello maggiore con occhi speranzosi, voleva scommettere anche lui ma Fili glielo negó come faceva sempre, muovendo la testa a destra e a sinistra mentre faceva il verso con la bocca:
 "Mh mh mh mh..."
Kili rideva sempre sotto i baffi quando lo faceva e gli piaceva insistere perché così il fratello continava a farlo sempre più veloce e spalancando gli occhi, era uno spasso per il nano moro ma alla fine neanche lui scommise niente.
Presero i loro pony e lasciarono alle spalle la Contea dove pochi hobbit già erano fuori casa, di nuovo si rimisero in posizione com'erano arrivati. Dentro di sè, Fili si chiese cosa pensava lo zio in quel momento, di sicuro era infastidito per aver fatto un viaggio a vuoto in quel posto. Ma per lui non era male quel posto, tranquillo e particolare, per la case poi... Era stata una vera scoperta che lo fece sorridere al pensiero di essere stato lì, poi quell'albero sopra la casa... Gli ricordava tanto il sogno che fece alla maggiore età, dove incontrò il padre dopo tempo, sentì nel cuore un po' di nostalgia soprattutto per il viaggio, stavano tornando nella montagna dove lui era nato. C'era anche l'emozione in mezzo.
Mentre pensava a queste cose sentirono una vocina che non era nè di loro tredici e nè tantomeno dello stregone, si fermarono e videro il piccolo hobbit che correva a rotta di collo verso di loro.
I primi che videro lo hobbit correre furono Nori:
 "Oh, ma che sorpresa..."
e Bofur:
 "Fa vedere – andò indietro con la schiena – Eh ehi !!! Visto come fanno effetti i sali ?!"
la frase provocò una risata del nano Nori che si dovette trattenere, non poteva ridere davanti a Thorin
 "Aspettate... - dirigendosi verso Balin - l'ho firmato."
Nessuno si perse la scena e lo acclamarono per essere entrato nella compagnia di Thorin Scudodiquercia", lui non disse niente se non: 
 "Dategli un pony."
Mentre lo hobbit iniziò a parlare, Fili e Kili si guardarono e si 
capirono al volo, portarono i pony vicino all'abitante della Contea,
“Sì, si un'altra volta.”
pensarono i fratelli nani   quando lo afferrarono dalle bretelle dello zainetto e lo issa- rono in alto e lo portarono in quel modo finchè non videro il quattordicesimo pony, e poi lo lasciarono. 
Neanche il tempo di ripartire che subito partirono dei sacchettini tintinnanti di monetine, tutte che partivano da Nori e anche Gandalf ne prese uno.
Ne arrivò uno anche per Kili, si voltó verso il fratello che lo guardó con gli occhi spalancati:
 "Ma !? Ehi..."
Alla fine gli aveva disobbedito. Se Fili era il fratello realista e attento, Kili era tutto il contrario, spensierato e pronto a buttarsi nell'ignoto.
Il nano moro fece un sorriso furbetto, indovinando cosa stava per dire il nano biondo:
 "Cosa c'è ?! Tanto ho vinto."
 "Mmmmh"
Fili fece il suo verso, questa volta era un po' aggressivo anche se Kili gli sorrideva divertito e tranquillo, sentirono la voce di Thorin:
 "In posizione."
Mentre Fili andó dietro il fratello continuó a fare il suo verso,
 "Hihihihih..."
rise Kili mentre faceva saltare e tintinnare le sue monete nuove. Chissà forse Bilbo era un personaggio fortunato.

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Capitolo 25
*** 25) Pericolo Al Guado ***


25) Pericolo al Guado

I due fratelli non sapevano se questo piccolo essere aveva mai viaggiato in vita sua. Gandalf aveva raccontato loro della madre di Bilbo, Belladonna Tuc, andava all'avventura con lui e insieme ad altri hobbit coraggiosi e quando tornava raccontava agli amici tante storie e tanti posti che aveva visitato. 
Da come stava fisso e immobile su un animale da sella, come un pony, se usciva fuori dalla sua calda e confortevole casetta era anche troppo.
Dopo la prima notte notarono che era più rigido del giorno precedente, di sicuro l'erba e la terra non erano i più comodi dei materassi e la luna e le stelle non erano la migliore coperta del mondo, ma almeno si esplorava un po' quella che era la Terra di Mezzo.
Fili e Kili ci erano abituati, adoravano dormire fuori nella natura e con un mago nella compagnia, si sentivano un po' più sicuri, di sicuro conosceva più rimedi naturali, più di Oin, se si facevano male infatti non potevano tornarsene al villaggio e curarsi. La distanza ormai era troppa, inoltre conosceva i luoghi più sicuri dove, e soprattutto anche quando, riposare.
Ci furono anche vari momenti di serio pericolo, che per fortuna riuscirono a scamparla, nascondendosi nella radura videro che dopo pochi minuti arrivarono una schiera correre come pazzi dove poco prima i nani stavano camminando.
Per fortuna orchi non erano perchè erano troppo alti e indossavano delle guarnizioni protettive alle gambe e all'inizio c'era qualcuno che reggeva un bastone con una bandiera svolazante. Nemmeno questo fanno gli orchi perchè non ne hanno nemmeno una.
Ovviamente ai pony veniva evitato loro di guardare per evitare che si spaventassero troppo anche per come andavano veloci e potenti quei cavalli, per questo i nani erano attrezzati per coprire loro gli occhi mentre li tranquillizzavano con le carezze o qualche frutto che mangiavano senza tanti complimenti.
Dopo aver assicurato il suo pony, Kili intravide Bilbo che forse non sapeva cosa fare, gli venne in mente di aiutarlo lui stesso ma a pochi passi vide che lo stregone iniziò a spiegargli come fare passo a passo e il nano moro ritornò indietro vicino al fratello.
Dopo che avevano trovato questo intoppo, da allora continuarono a guardarsi meglio alle spalle, di più nei luoghi in cui erano circondati dalla natura come nei boschi.
Una sera salirono verso una montagna ben nascosta e, anche se c'era ancora abbastanza luce, si sistemarono lì per la notte e anche per rilassarsi un po'. Cavalcare per l'intero giorno alla fine nessuno ci è mai abituato per davvero e la stanchezza si sentiva nei loro muscoli.
Era il turno dei due fratelli principi a fare la guardia al fuoco, per i cavalli non c'era problema, erano in un posto molto comodo e isolato e stavano vicini ai loro padroni, per quella volta.
Tutto era tranquillo, appoggiato alla roccia cava come una piccolissima caverna Fili era pensieroso, teneva in mano la sua pipa senza fumarla con li braccio sinistro stringeva il pugnale nuovo vicino al suo cuore. Kili stava annerendo la punta di un bastone che usava per spostare le ceneri, poi guardò il fratello:
 "Fili, a che pensi ?"
chiese come un sussurro per non disturbare nessun nano, e hobbit, che dormiva,
 "A niente..."
rispose il fratello biondo ma Kili non lasciò cadere la conversazione,
 "Stai pensando a Everel ?"
gli occhi azzurri di Fili fissarono il fratello:
 "Si nota tanto ?"
chiese sorridendo. Kili lo rassicurò:
 "Non ti preoccupare, la rivedrai... È normale che ti manchi, è la persona più importante per te."
 "Le ho fatto una promessa, sarei tornato."
 "E tornerai fratello, pure mamma mi ha "costretto"..."
risero silenziosamente per la risposta del nano moro. Ovviamente non gli aveva rivelato della pietra del padre che aveva con sè, era un ricordo suo e tale voleva che rimanesse fino alla fine.
 "Mamma, mamma – ripeté Fili – che ci vuoi fare, così anche tu devi tornare."
 "Già..."
Kili sorrise in modo buffo, proprio come quando entrò a casa di Bilbo e poi guardò le stelle nel cielo e la luna piena era di un bianco quasi accecante con un alone colorato intorno ad essa.
 "Mi vedi re ?"
Fili cambiò il discorso e il fratello moro si voltò velocemente verso di lui,
 "E tu mi vedi come consigliere ?"
risero di nuovo, e sempre piano, per le loro battute:
 "Non sceglierei altre persone a cui affidare la mia vita."
 "Ti fidi troppo di me, Fili."
 "No, è che se non mi obbedisci sai cosa ti succederà..."
Fili simulò in pugno che si muoveva avanti e indietro, Kili capì subito e istintivamente si mise entrambe le mani sopra la testa come per proteggerli:
 "No..."
e risero di nuovo sempre in silenzio.
Pochi minuti dopo, grazier alla luce che creava il loro fuoco, videro la piccola figura dello hobbit alzarsi, stiracchiarsi e andare tranquillamente verso i pony. La serata sembrava essere tranquilla quando si sentì uno strano lamento nell'aria che allarmò i tre.
Lo hobbit si voltò verso i due nani illuminati dal fuoco e, indicando un punto non definito, chiese ai due di cosa si trattasse.
In un secondo Kili prese la palla al balzo dicendo il nome degli esseri a cui dovevano stare attendi in quell'impresa:
 "Orchi..."
 "Orchi ?!"
ripetè Bilbo allontanandosi velocemente dai pony, Fili rincarò la dose:
 "Sgozzatori, ce ne sono a migliaia là fuori."
Il nano moro spiegò in semplici parole cosa facevano questi esseri e poi si voltò verso il fratello biondo. 
 “Troppo facile...”
pensò e scoppiarono a ridacchiare per aver preso per il naso lo scassinatore del gruppo, poco dopo sentirono il rimprovero dello zio:
 "Lo trovate divertente ?"
i due fratelli si zittironoe lo seguirono con lo sguardo:
 "Non intendevamo dire niente."
cercò di giustificarsi il nipote moro capendo solo allora di aver esagerato (forse), voleva solo scherzare con il nuovo arrivato della compagnia.
 "Non sapete niente del mondo."
tagliò corto lo zio e si allontanò da loro, stando attento ai nani che dormivano a terra.
In loro soccorso arriivò il maestro di rune, Balin, che cercò di rassicurare i due nipoti di Thorin e dato che era sveglio anche Bilbo si mise a raccontare del vero motivo per cui il principe dei nani non sopportava questi esseri.
Raccontò ai tre della battaglia avvenuta davanti alle porte di Moria avvenuta pochi mesi dopo l'arrivo del drago a Erebor.
All'epoca Kili era appena nato, Fili era un po' più grande ma nei ricordi suoi c'erano solo alcune parti di questa storia. La morte del bisnonno lo scoprì solo in quel momento, come anche la scomparsa del nonno Thràin, infatti fissò lo zio attentamente intuendo il suo dolore di allora. 
Più Balin raccontava e più il nano biondo immaginava lo svolgimento di quel giorno, il padre nemmeno c'era perchè era con tutte le nane e i nani bambini ma di sicuro nemmeno lui avrebbe raccontato tutto quello che era successo. Anche il tono di voce del nano era profondo, a tratti attento a non dimenticare nessun particolare dato che lui c'era, come anche Dwalin.
 "E fu allora che io lo vidi, un giovane principe dei nani che affrontava l'Orco Pallido. Fronteggiava da solo questo terribile nemico. Con l'armatura squarciata, brandendo solamente un ramo di quercia come scudo. Azog il Profanatore imparò quel giorno che la stirpe di Durin non sarebbe stata facile da troncare."
Tutti i nani si erano svegliati al sentire il racconto del nano, e quando capirono che si trattava del loro principe di Erebor si voltarono tutti a guardarlo cn più rispetto e capirono il vero motivo di quell'impresa.
Non sapevano però che, per quanto isolato e sicuro fosse quel posto, qualcuno li aveva trovati e, a debita distanza li stava osservando con occhi crudeli e nella lingua degli orchi ordinò loro di avvertire il loro capo perchè aveva trovato la "feccia nanica".
Peccato che, oltre al suo fazzoletto da naso, avesse anche dimenticato un mantello per coprirsi perchè dopo un'altro paio di giorni di cammino iniziò a piovere a dirotto. Tutti i nani erano più o meno attrezzati per un cambiamento atmosferico così ma lo hobbit no, l'acqua bagnò i suoi capelli facendoli appiccicare alla testa e facendo spuntare fuori le sue orecchie buffe.
Kili, che era dietro a Bilbo, lo vedeva in continuazione e gli veniva sempre da ridere per il suo buffo aspetto... 
  "Povero hobbit..."
pensava sotto il suo mantello blu, Bofur era davanti e lui era un nano che nemmeno sotto la pioggia si dava per vinto, infatti provava con tutte le sue forze a fumarela sua pipa ma dentro si riempiva d'acqua. Anche Dori non aiutava, faceva domande allo stregone per togliere quel brutto temporale ma Gandalf spiegò loro che non poteva farlo e anche lo hobbit interveniva e ascoltava interessato.
Nemmeno i fratelli sapevano dell'esistenza di altri stregoni, fatto sta che il loro non avrebbe tolto quel temporale spazzandolo via come si fa con una boccata di fumo fastidioso. Kili si chiese un paio di volte in cos'era bravo Gandalf oltre a fare i fuochi d'artificio.
Quel maltempo continuò fino al giorno dopo quando il gruppo arrivò davanti a un torrente d'acqua che andava troppo forte e, dalla parte opposta, c'era la continuazione della strada.
Purtroppo tutta l'acqua caduta dal cielo in quei giorni di sicuro aveva fatto qualcosa alla foce e ora il livellodell'acqua in quel guado  era alto e largo.
Non sapendo bene però quanto fosse anche profondo lo stregone arrestò il gruppo sotto la pioggia forte e urlò per farsi sentire da Thorin consigliandogli di fermarsi e aspettare che almeno il cielo si calmasse ma il principe dei nani non accettò questa condizione.
 "NON POSSIAMO PERMETTERCI DI FERMARCI... DOBBIAMO AVANZARE..."
 "I VOSTRI PONY NON POSSONO RESISTERE TANTO... - Gandalf cerò di farlo ragionare - FERMARCI è L'UNICA POSSIBILITA'..."
Faceva anche freddo dopo due giorni di acqua fredda, raramente si erano anche fermati ma con quell'umidità non erano riusciti a riposare al caldo. Il freddo era penetrato nelle ossa.
In una di quelle rare sere, l'unico che tremava peggio di una foglia, era Bilbo, non si era portato nulla di tanto pesante perchè di sicuro non si aspettava questo imprevisto:
 "F - f- f- fa - fa - fa fre - d- d- d - do..."
non era rivolta a nessuna quella frase ma caso volle che fu udito da Bofur che cercava ancora di fumare dell'erba pipa portata da casa e si gli si avvicinò:
 "Giornata pesante, eh ?... E anche tanto bagnata."
Non aspettò alcuna risposta dallo hobbit, non sapendo neppure se lo avrebbe fatto, si tolse il suo cappello buffo dalla testa per metterlo su quella di Bilbo che, per quanto era grande, gli coprì gli occhi.
 "Ecco fatto... Te lo presto, contento?"
 "Grazie..."
disse senza entusiasmo lo scassinatore. 
Ad un ordine di Thorin, i nani legarono i poni gli uni agli altri come una catena attraverso i pomelli della sella davanti e dietro, lo hobbit fu aiutato da Kili finalmente, che dopo l'incontro a casa sua aveva deciso in qualche modo di aiutarlo in questa impresa. Gli aveva imbrattato la cassapanca con il fango, doveva pur aiutarlo.
Il principe dei nani legò il suo pony al cavallo di Gandalf che doveva avanzare per prima dato che il suo destriero era più grande e più forte, e quindi, poteva essere d'incitamento ai piccoli pony dei nani.
Lo stregone passò e tutti notarono che l'acqua gli arrivava fino al suo ginocchio, con coraggio anche il pony di Thorin passò e, essendo piccolo, sprofondò un po' di più nell'acqua ma continuò ad avanzare, spinto anche forse dalla paura di essere trascinato via chissà dove.
Dopo di lui anche gli altri attraversarono il guado dato che erano legatigli uni agli altri, Bilbo si bagnò ulterirmente e per fortuna che aveva restituito il cappello al legittimo proprietario perchè gli arrivarono delle ondine dritte in faccia. Chiaro segno che stava succedendo qualcosa molto più avanti di dove stavano loro.
I pony erano anche stanchi dopo aver camminato per tutto il giorno e come sforzo in più alcuni erano riusciti attraversato quel guado pericoloso, peccato che quello di Kili, Brizzy, era l'ultimo e di entrare in acqua non ne aveva voglia. Tutti i nani, suoi compagni, lo incitavano ad avanzare e anche a tirare l'animale da sella ma era cocciuto come i nani. Fili voleva persino tornare indietro e aiutare meglio il fratello ma lo zio lo bloccò:
 "NO FILI... - sempre gridando per farsi sentire - KILI... KILI FORZA."
 "CI STO PROVANDO..."
Urlò lui per risposta, decise di scendere dalla groppa e carezzarlo sul muso per calmarlo e piano piano guidarlo verso l'acqua, cosa che ebbe successo dopo vari minuti che sembravano ore in quell'inferno d'acqua.
Anche dentro il guado Kili non salì in groppa a Brizzy per paura che si fermasse di nuovo in mezzo alla via e anche lui soveva stare attentissimo sotto a non scivolare tra i sassi.
 "ANDIAMO KILI !"
Urlò ancora il fratello biondo vedendolo avanzare, disubbidendo allo zio si riavvicinò alla corrente mettendo solo i piedi nell'acqua e tenendosi stretto dalla corda con cui alcuni nani stavano guidando il pony del principe moro.
Il metodo stava funzionando, era quasi arrivato, era così vicino, per sua disgrazia mise il piede in fallo Kili scivolò in acqua, cosa che fu vista da Fili che lo richiamò ancora ma più disperato rispetto a prima:
 "KILI !!!"
Anche il cavallino forse aveva intuito qualcosa perchè prese ad agitarsi non sentendo più le attenzioni del suo padrone e iniziò a imbizzarrirsi.
I nani non sapevano nuotare benissimo, in più gli abiti bagnati lo appesantivano parecchio, fece molta fatica anche a uscire dall'acqua per prendere una boccata d'aria e a gridare:
 "Fili !!!"
la corrente era troppo forte e il nano intrecciato cercò d'inseguirlo sempre con l'aiuto della corda mentre anche gli altri cercavano di aiutarlo:
 "DOV'E' ?!"
 "KILI.... STO ARRIVANDO..."
Anche Thorin si mise a correre inseguendo entrambi i nipoti anche se quello in acquan non sapeva come tirarlo fuori.
 "FILI NO!!!!"
ma il nano biondo non l'ascoltava anche per ia della pioggia,
dell'adrenalina che gli scorreva in un momento di pericolo come quello di perdere il fratello:
 "PRENDI LA MIA MANO... KILI !!!"
 "FIIII...."
Un'onda lo portò sott'acqua...

"Zio, anche Ori parteciperá a questa spedizione, se lui può venire perché non Kili ?!"
la voce del nano biondo sembrava un eco nella casa e Kili, incuriosito di sapere con chi stava parlando il fratello, la segue cercando però di fare più piano possibile. 
 "Ori ha due fratelli piú grandi che possono badare a lui, Kili invece ha solo te..."
diceva una voce che sembra essere quella dello zio Thorin.
 "Ma ci sarai anche te !!! Io non voglio partecipare se Kili non viene con me, è mio fratello e voglio che venga anche lui."
 "Fili..."
Lo zio venne interrotto dal nipote sempre con questa richiesta insistente; nessuno dei due però si accorse che il nano moro li aveva trovati, e in effetti le voci erano di suo fratello e di suo zio e si stava stranamente parlando di lui:
 "E poi scusa, non saremo di alcun peso per te, mica ci devi portare sulle spalle come quando eravamo bambini... Siamo cresciuti e siamo pronti per seguirti fino in capo al mondo se è necessario..."
 "... Non è un gioco, ragazzo..." 
Riuscí a dire il principe di Erebor,
 "Lo so anch'io che non lo è ma..."
 "Fili, la questione è troppo pericoloso, non possiamo rischiare entrambi."
 "ma zio, abbiamo aspettato tanto e ci siamo preparati... Io e Kili siamo stati al tuo fianco per lungo tempo."
il nano moro continuò a osservare e sentire, come una fitta al cuore perchè il suo amato zio non voleva che lo seguisse in quell'impresa. Voleva solo Fili, per questo, per anni e anni, gli era stato dietro ripetendogli sempre le stesse cose, voleva solo il nipote primogenito, lui no... Kili no... Voleva lasciarlo indietro.
Si sentiva deluso da se stesso.
Thorin continuò:
 "Lui è ancora troppo inesperto. Ho paura che gli accadesse qualcosa durante il viaggio come a te, non deve succedere come quelle volte che vi abbiamo preso per i capelli a te e a lui... L'ho promesso a vostro padre. E ripeto, non è un gioco."
 "No, non lo è zio... Ma ti prego, Kili e io…"

La scena cambiò, la casa dei nani scomparve per far posto a tre paia di occhi preoccupati e sentendo quelle stesse voci chiamarlo preoccupati:
 "Kili... Kili svegliati..." 
Solo in quel momento il nano moro tossì liberandosi dall'acqua che si era dimenticato come fosse entrata in lui. 
 "Zio... Fi..."
 "Grazie al cielo !!! - parlò Fili - Temevo che non ti saresti risvegliato."
Kili si guardò intorno, oltre a Thorin e a Fili c'era anche lo hobbit che osservava preoccupato il nano giovane, e tutti e tre avevano uno strano aspetto. I capelli erano bagnati e la pelle era imperlata di gocciolina d'acqua ma Kili non vedeva la pioggia su di loro.
Respirando profondamente sentì altra acqua in sè e si girò su un fianco, aiutato dallo zio, sempre tossendo sputò altra acqua.
 "Bravo... Bravo, così... - lo incitava la voce dello zio, totalmente diversa da quall che aveva visto e sentito prima - Buttala tutta fuori."  
Lo hibbit intanto gridò ai nani e poi scomparve dalla visuale del nano moro:
 "Sta bene ragazzi... Kili sta bene..."
Quando si fu liberato dell'acqua, Kili si accorse anche lui di essere bagnato da tutte le parti e iniziò a tremare dal freddo sentendosi inerme e non ricordandosi cosa fosse siccesso:
 "La mia ... testa..."
si lamentò perchè sentiva davvero male lì. Oltre che scivolare aveva anche sbattuto alla testa contro facendogli predere i sensi e, per fortuna, il fratello riuscì a tirarlo fuori dall'acqua.
 "Siete stati sciocchi entrambi... - si sfogò lo zio in un attimo di rabbia - La corrente era troppo forte... Quante volte ve lo devo dire che questa impresa non un gioco ?! Siete ancora dei ragazzini... Sono stato uno sciocco anch'io a portarvi..." 
 "No zio... - intervenne il nipote moro ancora sdraiato a terra tremante - E' stata colpa mia... - poi ricordò qualcosa - Il mio pony.... Sono scivolato... Non.... Non sono stato.... Attento..."
 "No - intervenne Fili cercando di rassicurarlo - la colpa è mia... Non ti ho aiutato ad attraversare il guado..."
 "Fili... No... - il nano arciere cercò di alzarsi - Sono caduto... Io in... Acqua."
Dicendo quell'elemento ebbe la sensazione di averla ancora dentro di sè e rabbrividì ancora di più per la paura.
Sentì lo zio respirare profondamente e sapevano perchè faceva così, si stava arrabbiando: 
 "La prossima volta, voi due mi starete a sentire, solo questo vi chiedo ogni volta che... Di nuovo avete rischiato la vita..." 
Era arrabbiato perchè provato da quello che era appena successo a uno dei due nipoti ma anche perchè lui aveva insistito ad attraversare e l'incidente gli aveva fatto aprire gli occhi:
 "Zio..."
Kili era riuscito a mettersi a sedere, Fili lo resse abbracciandolo, qualsiasi cosa stava per dire, si sentì debole e non continuò a parlare.
Anche Fili provò a dire qualcosa per discolparsi, ma a sorpresa li abbracciò entrambi:
 "Perdonatemi... Ho rischiato già di perdervi per uno stupido errore... Dovevamo accamparci e basta..."
 "Thorin... - questa volta Fili lo chiamò per nome, segno che si era calmato - Almeno siamo dall'altra parte... Però possiamo continuare dopo che Kili si è ripreso ?" 
Stretto nel braccio dello zio, Kili ripensò a quello che aveva visto, era un ricordo avvenuto pochi giorni prima, uno dei momenti più brutti per lui per aveva scoperto che in quell'impresa lui non serviva a nulla. Fili aveva insistito per farlo venire, non era una scelta di Thorin per fargli fare questa esperienza. 
Non sapeva più cosa pensare di sè e della situazione, ma se veramente non serviva, allora perchè salvarlo, perchè rischiare? Potevano anche avanzare senza di lui e tutti ne sarebbero rimasti contenti. D'altronde era soltanto un arciere, l'unico nano che si sentiva a suo agio con quell'arma.
 "Mi dispiace Thorin..."
disse soltanto mentre lo zio continuava a stringerli a sè entrambi.
Restò così per molto tempo, non accorgendosi che lo hobbit era tornato indietro per vedere se Thorin aveva bidogno di qualcosa ma si bloccò,
rimanendo in silenzio a vedere quella scena.
Bilbo avevav visto nella sua vita l'amore tra gli hobbit, anche se per sè non l'aveva mai avuto, sapeva dell'esistenza di altre creature più grandi come gli uomini che alcuni giorni fa aveva visto cavalcare. Sapeva anche dei nani ma mai si sarebbe immaginato di vedere tale scena, sorride e da lì dedusse da solo che il nano non aveva bisogno di nulla e, sempre nel silenzio di cui gli hobbit sono conosciuti, ritornò indietro dagli altri.
Dopo l'incidente stettero più attenti anche al clima, peccato che fosse così dura ma almeno vedevano i paesaggi della terra di mezzo; Kili si riprese dal brutto spavento e quando si fermavano per riposare, era lui andava a caccia di selvaggina e tornava tutto trionfante e felice per la buon riuscita. 

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Capitolo 26
*** 26) Abbacchio Arrosto ***


26) Abbacchio Arrosto
 
Il viaggio continuò anche quado il sole ebbe la grazia di spuntare di nuovo sul cielo e saldar loro il viso con i raggi, e sembrava anche che il loro umore fosse migliorato.
Lo hobbit stava iniziando un po' a conoscerli, infatti si trovava più a suo agio con il nano Balin che ricambiava la simpatia, anche Bofur riusciva, in qualche modo, a tranquillizzarlo e a farlo sorridere, i due fratelli lo osservavano sempre da lontano ancora incuriositi.
Quell'essere si faceva sempre più curioso ai loro occhi, ma non aveva detto nulla riguardo a quello scherzo sugli orchi sgozzatori e Kili sperò che non se l'era presa più di tanto, era solo un modo per avvertirlo di cosa avrebbe trovato fuori dalla sua casetta hobbit.
Da quando Balin aveva raccontato la battaglia a Moria, ogni sera, alcuni nani e anche Gandalf, raccontavano storie diverse e Bilbo ascoltava immaginando tutto quanto, d'altronde viaggiare significa anche ascoltare.
Continuarono il viaggio fino a che non arrivarono in uno spiazzo verde con un boschetto e delle macerie di quella che un tempo era una casetta, i nani erano stanchi e non ci fecero molto caso ma uno sguardo attento, come quello dello stregone grigio, intuì qualcos'altro.
"Un fattore, e la sua famiglia, vivevano qui."
disse più a se stesso che agli altri (forse) perchè stavano eseguendo gli ordini di Thorin. Solo dopo raggiunse Gandalf e parlarono, anzi, lo stregone grigio tentò di far ragionare il nano dagli occhi azzurri, sul fatto di chiedere aiuto a chi li avrebbe, di sicuro, accolti e aiutati, e Gandal sapeva che solo gli elfi erano fravi in queste cose.
"Abbiamo una mappa che non riusciamo a leggere, Elrond potrebbe aiutarci."
Thorin sapeva chi fosse questo "Elrond" non era un nome nanico, ma elfico sì, sentiva un brivido strano nel sangue quando sentiva di questi nomi. Era più forte di lui, provava ancora disgusto e ripresso per quella razza alta, e inutile per lui. Infatti ribattè con durezza:
"Aiutarci ! Un drago attacca Erebor, quale aiuto arrivò dagli elfi? Gli orchi saccheggiano Moria, profanano i nostri luoghi sacri, gli elfi rimasero a guardare senza fare niente... E tu mi chiedi di cercare le stesse persone che hanno tradito mio nonno, che hanno tradito mio padre."
"Non ti ho dato la mappa e la chiave per ancorarti al passato. - ammise allora Gandalf - tu non sei tuo nonno o tuo padre."
"Non sapevo appartenessero a te..."
il tono del nano non era cambiato, nemmeno guardandolo dritto negli occhi.
Esasperato, Gandalf andò verso il suo cavallo avvertendo che sarebbe andato alla ricerca di persone più ragionevoli ma la rabbia del nano sembrava averlo contagiato perchè anche lui rispose con altrettanto sentimento ad una semplice domanda di Bilbo, e li lasciò a loro stessi.
Giunta la sera ancora Gandalf non si vedeva, quello un po' più preoccupato era Bilbo, Gandalf l'aveva "cacciato" in quel viaggio e senza di lui avvertiva una strana proccupazione:
"E' via da parecchio."
avvertì Bilbo avvicinandosi poi a Bofur che stava mescolando la zuppa in un calderone nero, che apparteneva a Bombur, e riempì due ciotole quasi colme chiedendogli se le portava a Fili e Kili sia perchè stavano controllando i pony e sia perchè Bombur si stava avvicinando nuovamente al calderone:
"Basta, ne hai avuta troppa."
lo avvertì il nano dal buffo cappello.
Lo hobbit si recò dai due principi trovandoli in piedi immobili e, visibilmente, strani:
"Che succede?"
chiese poi mettendosi tra loro due, e dopo aver visto che non li avevano presi quando lo hobbit glieli poorse.
"Noi dobbiamo badare ai pony."
iniziò a parlare il nano moro:
"Solo che abbiamo incontrato un lieve problema... - continuò Fili voltandosi un attimo a guardare Bilbo - prima i pony erano 16."
"Ora ce ne sono 14."
terminò il nano moro.
Scoperto il guaio lo hobbit guardò i piccoli cavalli come pietrificato mentre i due fratelli nani si misero a camminare in mezzo a loro, contandoli e riconoscendoli, anche Bilbo li seguì cercando anche di dar loro la loro ciotola di zuppa ma loro niente.
Ipotizzò anche qualche strano incidente e appena vide un albero sradicato si spaventò piano anche lui:
"Ehi... C'è una luce."
Fili aveva detto la verità. In lontananza c'era una alone di luce come di un fuoco acceso e delle risate gutturali, subito i due nani fratelli, e lo hobbit, si acquattarono su un tronco d'albero caduto, o fatto cadere da uno di più grosso di loro tre messi insieme, e osservarono attentamente.
"Cos'è?"
chiese Bilbo, già non conosceva gli orchi, figuriamoci se conosceva quell'altro tipo di creature che i due fratelli avevano sentito nei racconti e nelle storie di libri o dagli insegnamenti di Balin:
"Troll..."
Fili e Kili si avvicinarono di più con lo hobbit, e le scodelle, a seguito, verso quella fonte di luce che poteva rappresentare qualsiasi tipo di pericolo per loro che non si stavano nemmeno sforzando ad avanzare piano. Infatti c'era qualcun'altro che copriva i loro passi con più rumore e quando videro veramente uno di questi "troll" con altri due dei loro pony catturati, si nascosero di nuovo, ora i pony erano soltanto 12, e purtroppo uno di quelli catturati era quello di Bilbo.
Compreso l'imminente pericolo, Fili e il fratello moro "mandarono" (per non dire spinto) lo hobbit in esplorazione:
"I troll di montagna sono lenti e stupidi e tu sei così piccolo non ti vedranno mai ! "
"No,no,no..."
tentò di protestare Bilbo.
"Sei assolutamente al sicuro, saremo dietro di te."
cercò di rassicurarlo Kili prendendo solo allora una delle due ciotole di zuppa e velocemente Fili gli disse cosa doveva fare in caso di pericolo:
"Se ti trovi nei guai, chiurla due volte come un barbagianni e una volta come un allocco."
Non era vero che gli restarono alle spalle, infatti tornarono indietro ad avvertire il gruppo dei troll che avevano rubato loro i pony e di Bilbo che era andato a recuperarli, il loro zio li guardò con un'espressione seria in volto per quello che Fili e Kili avevano combinato. A che era servito allenarli e portarli con lui in questa spedizione se perdevano i loro animali da trasporto ?
Non lo disse apertamente ma era preoccupato per il loro scassinatore, non era stata una buona idea lasciarlo da solo con esseri pericolosi come i troll di montagna e poi aveva ancora in mente il fatto che non era in grado di combattere ed erano senza Gandalf. Dovevano sbrigarsela da soli e dovevano essere veloci, forse lo hobbit era già nei guai.
"Va bene, andiamo a recuperarlo, - disse rivolto avtutti per poi soffermarsi sui nipoti - e dato che era una vostra responsabilità, se lo scassinatore si dovesse trovare nei guai, agirete per primi."
I due nani non erano molto entusiasti per la notizia:
"Eh, Thorin... Vuoi proprio mandare noi ?!"
chiese Fili anche se sospettava che lo zio avrebbe cambiato idea.
"Sei sordo Fili ? Non hai sentito parlare quello che ti ho appena detto ? Beh se mi avreste ascoltato fin dall'inizio a quest'ora non sarebbe successo niente... Ora andate... Noi saremo dietro di voi."
I due, a malincuore, obbedirono e si avvicinarono alla fonte di luce, non trovando più lo hobbit:
"Dove si sarà cacciato ?"
chiese Kili.
"Non lo so, ma se dobbiamo attaccare quei cosi è meglio se lo facciamo alle spalle, non è da codardi, sono stupidi."
lo rassicuró il nano biondo. Mentre si muovevano tra i cespugli a un tratto videro Bilbo nelle mani di un troll:
"Eccolo..."
sussurró Kili. Bilbo a un certo punto cercò di scappare e fu in quel momento che i due nani corsero a nascondersi dietro agli troll giganti,
Bilbo era stato un'ottimo diversivo, ma sentendo cosa volevano fargli Kili non ce la fece più a rimanere lì e uscì allo scoperto. Fili purtroppo
non riuscì a fermarlo:
"No, Kili !"
Il nano modo sguainò la sua spada senza nome e fece un affondo su una gamba di uno dei tre uomini neri e portandosi dalla parte opposta a loro:
" Lascialo andare !"
L'altro essere altro tre volte lui, lo guardò in modo sprezzante chiedendogli, stranamente, che cos'avesse detto:
"Cos'hai detto ?"
e Kili pure che ripete:
"Ho detto... - mette la spada in posizione per attaccare di nuovo, fosse stato necessario - Lascialo andare !"
Stupidi o no, anzi chè mettera a terra il povero Bilbo, lo lanciò come una pezza usata verso Kili che lo afferrò al volo ma cadde a terra non
vedendo cosa stava succedendo, per fortuna però sentiva.
Gli altri nani sbucarono con le loro armi e attaccarono i tre uomini neri come potevano, dopo anche Kili aiutò i compagni e, in quel caos, riuscì a trovare il fratello e combatterono insieme. Soprattutto con una mossa
che Dwalin gli insegnò tempo fa solo per questi casi di nemici più grandi di loro: Fili doveva salire sulle spalle del nano moro così da raggiungere facilmente il viso.
Quello scontro durò poco , per loro, ma solo perchè quei tre avevano ripreso Bilbo come ostaggio:
"Bilbo !"
Kili venne fermato dallo zio e i tre uomini neri ordinarono di buttare a terra le armi, cosa che a malincuore fecero tutti, e come dissero prima, alcuni li infilarono nei sacchi dopo aver legato loro mani e piedi. Lo hobbit compreso.
Sullo spiedo misero alcuni nani ancora vivi e piano piano li fecero girare per cuocerli, uno dei tre afferrò il sacco con dentro Fili e lo trascinò lontano dai suoi compagni:
"NO, NO..."
Kili cercò di liberarsi ma era legato stretto come un salame, poi i troll discussero:
"Rimettilo dove l'hai preso - disse Berto – è già pieno lo spiedo."
lamentandosi la creatura tornò indietro con il fagotto di Fili e lo mise, sul primo posto che trovò, vicino al nano moro. Posandolo lo mise a
pancia in giù e Fili si trovò scomodissimo
"Fili..."
"Kili, sono qui... Non ti preoccupare."
riuscì a dire.
ma intanto cercavano in tutti i modo di liberarsi da quei sacchi maleodoranti. Non osavano pensare cosa ci fosse dentro prima di loro.
Tutti avevano paura non solo che l'impresa era già terminata ma anche che tutti loro non ne sarebbero usciti vivi da quella brutta situazione. Più erano preoccupati e più volevano essere liberati.
A un certo punto lo hobbit riuscì ad alzarsi e a saltellare avvicinandosi un po' ai tre uomini neri che si fermarono a far girare quello spiedo con i nani e l'osservarono come incuriositi da quello che stava dicendo:
"Il segreto è... Scuoiarli prima."
annunciò Bilbo ma questa notizia fece inorridire i nani nei sacchi che si arrabbiarono ancora di più e si agitarono, qualcuno di loro lo chiamò anche "Traditore" ma non servì a nulla perchè la situazione sembrò peggiorare sempre di più.
Infatti Bombur, che era uno di quelli dentro ai sacchi, fu preso e messo a testa in giù da uno dei tre troll, quello con una voce gracchante con l'intenzione di mangiarselo subito senza tanti complimenti, ma lo hobbit formulò all'istante un'altra scusa:
"No ! Lui no... Ha i parassiti."
Udita quella parola, l'essere si schifò e lo buttò in malo modo addosso agli altri mentre lo hobbit rincarò la dose dato che quella scusa aveva funzionato:
"E anche gli altri."
annunciò. I nani si agitarono, questa volta per rabbia, sempre verso Bilbo, addirittura anche Kili gli rispose:
"NOI NON ABBIAMO I PARASSITI !"
ma qualcosa scattò nella mente di Thorin, che capiì subito le intenzione dello scassinatore e riuscì a dare un colpo col piede sulla spalla del nano moro che si girò verso lo zio e poi tornò normale.
Non solo lui, ma anche gli altri nani, tra cui quelli nello spiedo, iniziarono a dare ragione a Bilbo gridando:
"ANCH'IO HO I PARASSITI, ENORMI PARASSITI !"
"IO HO I PIDOCCHI !"
"ANCH'IO HO I VERMI !"
Si creò tanta confusione in una volta che persino i troll sembravano confusi a non mangiarli più infatti uno dei tre si avvicinò allo hobbit e gli chiese:
"Li lasciamo andare ?"
ma si rivelò una falsa, allora era solo una diceria che loro fossero stupidi e lenti perchè avevano capito lo stratagemma ma prima di riuscira a fare qualcos'altro di veramente pericoloso per i nani della compagnia si udì una voce potente:
"L'ALBA VI PRENDERA' TUTTI !!!"
Da sopra un masso comparve Gandalf che con il suo bastone di legno spezzò in due un enorme masso e, come aveva detto lui, il sole stava spuntando e tutti quanti videro una cosa che non era di tutti i giorni.
I tre uomini neri fecero movimenti strani mentre la loro pelle fumava come se quella luce bruciava la loro pelle di pietra e poi si bloccarono senza vita.
Ci fu un attimo di assoluto silenzio e poi tutti iniziarono a ridere e a esultare contenti di essere salvi, Kili e Fili risero contenti capendo solo allora quello che aveva cercato di fare Bilbo ma qualcuno si lamentò ancora:
"Nori, levami il tuo piede dalla schiena..."
Povero Dwalin era uno di quelli nel palo dello spiedo.
Con un po' di aiuto e pazienza tutti vennero liberati con l'aiuto dello stregone grigio, Thorin gli andò incontro chiedendogli dove fosse stato:
"A guardare avanti."
rispose Gandalf calmo ma profondo:
"E cosa ti ha fatto ritornare sui tuoi passi?"
continuò il nano dagli occhi chiari:
"L'aver guardato indietro."
Mentre avveniva quella conversazione, si levò un urlo di vittoria dalla sopra la testa dei troll di roccia:
"UHHHHH UHHHH GUARDATECI GENTE !!! SIAMO FILI E KILI, PRINCIPI DI DURIN E SIAMO SOPRA QUESTO ORRENDO ESSERE DI PIETRA !"
Fili era molto contento di non essere finito spiaccicato e mangiato dei troll, si stava prendendo giusto una piccola rivincita ora che erano innocui, a volte batteva il piede sulla roccia, forse si era dimenticato che la pietra non sentiva dolore ma la cosa lo divertiva molto.
Al fianco del fratello c'era sempre Kili che a volte il fratello lo abbracciava arruffandogli i capelli in modo affettuoso e lui rideva un po' imbarazzato.
"Fili, Kili – si avvicinò Balin – scendete immediatamente da lassù, rischiate di cadere e farvi male."
"Non preoccuparti Barin, non siamo più dei nani bambini."
Gli ricordò Kili.
"È vero, e poi stavamo per morire a causa loro, lasciaci divertire un altro po' giusto per il guasto di umiliarli come loro hanno fatto con noi."
Continuando a battere il piede sulla testa di chissà quale dei tre, Maso, o Berto oppure Guglielmo... Iniziò a cantare:
 
Testa di troll, testa vuota
sei stupido, come una ruota
che gira gira e va...
E chissà chi la fermerà.
Con la pioggia
o con il vento
non fa differenza,
se l'alba appare
strisci a nasconderti
come una blatta.
Ma sei grosso
più di un masso...
Testa di troll, testa vuota,
ormai non hai più scampo
sarai sempre una statua
in mezzo al campo...
 
Tutti i nani li videro e batterono il tempo con Fili con le mani e Bilbo sorrise, Gandalf aveva ragione, alla fine erano un'allegra combriccola una volta abituatosi a loro, non era da tutti i giorni vedere anche qualcuno che rideva in faccia alla morte in questo modo.
Quando scesero lo fecero entrambi a loro modo, Fili scivolò lungo la schiena mentre Kili fece una capriola in aria e atterrò per terra alzando aprendo le braccia.
Trovarono una caverna che puzzava peggio di tutte le stalle dei pony messi insieme, di sicuro appartenevano a quei tre troll di prima non solo perchè puzzava, come detto prima, ma anche perchè era piano di oggetti strani che, con un po' di luce riuscirono a riconoscerli.
Erano armi, elmi, altri oggetti strano che di sicuro avevano rubato alle vittime, c'era anche dell'oro a terra e alcuni nani della compagnia ne approfittarono subito a nasconderle dentro un piccolo bauletto trovato sempre lì dentro e poi nascosero sotto terra.
Si sapeva che i nani erano avidi con tutto ciò che poteva essere oro o qualcosa di prezioso e, per tenerseli al sicuro, preferivano nasconderli dove di sicuro nessuno avrebbe guardato, l'unico che non pensava ad aiutarli era Dwalin che li osservava senza battere ciglio:
"Stiamo facendo un nascondiglio a lungo termine."
si giustificò Gloin.
Gandalf trovò un paio di spade ma non semplici, erano proprio ben elaborate e eleganti insieme, anche Thorin ne prese una e condivise uno stesso pensiero dello stregone grigio, con la differenza che lui sapeva di chi fossero. Peccato che anche loro furono catturati da quegli esseri :
"Sono state forgiate a Gondolin dagli alti elfi della prima era. - bloccò il nano principe che stava per metterla via disgustato - Non si può desiderare lama più bella."
Per una volta riuscì a far cambiare idea al nano Thorin.
Intant fuori, alcuni nani avevano recuperato tutte le loro cose che durante la notte avevano lasciato incustodito, riuscirono a portare anche i pony senza fa vedere loro quegli esseri in pietra. Non si sapeva se i troll erano più brutti prima o ora.
Kili aveva controllato il suo pony, anche se non era stato tra quei quattro che i troll erano riusciti a catturare, e dopo averlo lasciato in mani sicure, si diresse verso lo hobbit che si stava guardando intorno, nella direzione sempre ddelle tre nuove statue.
Si sentiva un po in imbarazzo per le parole che gli aveva detto, anche sul fatto di "scuoiarli prima", non sapeva che stava tentando di salvarli, pensava che se ne volesse andare e abbandonarli a loro stessi per tornarsene a casa sua. E invece no.
Era a pochi passi quando qualcuno avvertì che si stava avvicinando qualcosa di strano e subito si armarono per affrontarla.

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