Cinque volte in cui
Gale fregò Katniss
(e una in cui rimase
irrimediabilmente fregato).
IV
Wait for Rain
& Chase the Storm
«Dopo il bacio che
sigilla l’unione, gli evviva e un brindisi con sidro di mele, il violinista
attacca un motivo che fa girare ogni testa proveniente dal 12. Saremo anche
stati il Distretto più piccolo e più povero di Panem, però sappiamo come si
balla.»
Il Canto della Rivolta. Suzanne Collins
“Secondo me pioverà.”
Il sasso lanciato da Gale rimbalzò tre
volte sulla superficie del lago, prima di affondare: un tiro un po’ fiacco.
“Non fare il guastafeste” ribatté
Katniss, spingendolo di lato per tirare a sua volta. “Non c’è nemmeno uno
straccio di nuvola.”
“Eppure pioverà, te lo dico io. Vuoi
scommettere?”
Katniss lo guardò storto, mentre il suo
sasso saltellava sull’acqua, disegnando cerchi concentrici: cinque balzi.
“Non ha mai piovuto durante la festa del
solstizio d’estate” replicò, passando una manciata di pietre all’amico. “Ne
sono certa, ci vado da quando a stento sapevo reggermi in piedi.”
“Una volta ha piovuto…” rivelò Gale,
sorridendo appena al ricordo. “… Ma è passato un sacco di tempo, probabilmente
eri troppo piccola per ricordarlo.”
Katniss roteò gli occhi, esasperata dalla
sua insistenza. Siccome Gale non accennava a lanciare i suoi sassi glieli sfilò
di mano.
“Non m’importa di quello che è successo
una volta: oggi non pioverà. Passerò la serata a distruggermi i piedi ballando
in piazza con mia sorella, come tutti gli anni. E tu te ne starai in disparte come
sempre, a respingere le schiere di ammiratrici e immusonito perché avrai perso
la scommessa.”
Gale la fissò di sottecchi, divertito.
“Non terrò il muso” la smentì,
appoggiandosi con una spalla al tronco di un albero.
Katniss si voltò verso di lui.
“Ma sul resto ci ho azzeccato, vero?”
Gale continuò a sorridere, ma si limitò a
scrollare le spalle. Raccolse un sassolino e se lo fece rimbalzare nella mano
un paio di volte, prima di lanciarlo: sette saltelli. Non male.
“Rory è un sacco su di giri per questa
storia della festa” rivelò, spostandosi per far tirare Katniss. “Ha promesso a
Prim che farà coppia con lei nel giro di danze, ma è scoordinato come una
mucca.”
“Anche Prim è emozionata…” rispose
Katniss, ripensando con un sorriso alle guance accese della sorellina, mentre
ripassavano assieme i passi di danza più complicati. “… Ormai balla quasi
meglio di me: qualcosa mi dice che sarà lei a portare Rory.”
“Ma no…”
Il ragazzo scosse orgoglioso la testa.
“Vedrai che per stasera anche lui sarà un
ballerino provetto: mamma gli sta dando lezioni.”
“Non potevi aiutarlo tu? In qualità di
fratello maggiore glielo devi, no?”
Gale sorrise divertito.
“Io? Insegnare a mio fratello a ballare?”
La ragazza roteò gli occhi.
“Oh già, dimenticavo: sei troppo maschio
per abbassarti a questo genere di sciocchezze.”
Questa volta fu Gale ad alzare gli occhi
al cielo.
“Ma non è vero, in passato ballavo spesso
alle feste del Distretto. Però avevo dodici, tredici anni…”
“Bugia” lo rimbeccò la ragazza,
squadrandolo con aria di sfida. “L’hai fatto anche l’anno scorso: Prim e i tuoi
fratelli possono testimoniare, abbiamo ballato tutti assieme.”
Un lampo di consapevolezza illuminò gli
occhi del ragazzo.
“Me lo ricordo! È stato quando Vick…”
Non riuscì a continuare la frase, perché scoppiò
a ridere.
“… È andato a sbattere addosso a Rory ed
è caduto faccia a terra” proseguì Katniss per lui, dandogli un pugno sulla
spalla. “Non c’è niente da ridere, mia madre ha dovuto ricucirlo.”
“Anche lui ci aveva riso su” si difese il
ragazzo, sollevando le mani in cenno di resa.
“Ad ogni modo, non mi pareva che te la
cavassi male, quindi avresti benissimo potuto aiutare tuo fratello. Hazelle ha
già tante di quelle cose da fare che una in meno avrebbe potuto farle comodo…”
Gale sospirò, prima di tornare a
stringersi nelle spalle. Il suo sorriso si era assottigliato e sul suo volto
era apparsa una sfumatura malinconica.
“Qualcosina mi ricordo: mio padre mi ha
insegnato qualche passo quando ero piccolo” ammise dopo un po’, lo sguardo
distante. “A lui ballare piaceva molto… Una volta avevamo addirittura una radio
mezza rotta, di quelle a batterie: la domenica cercava una stazione che
trasmettesse la musica jive e ballava con mamma fino a farle girare la testa.”
La nostalgia nello sguardo e nella voce
del ragazzo era palpabile. Katniss avvertì una morsa di tristezza all’altezza
del petto, contesa fra il dolore per la perdita di suo padre e quello provato
da Gale.
La sua mano corse istintivamente a
cercare quella dell’amico, ma prima che potesse raggiungerla Gale si staccò
dall’albero, alimentando la distanza tra le loro dita.
“Tu non ti ricordi, Catnip…”
esclamò, la malinconia del suo volto spazzata via all’improvviso da
un’espressione vivace. “… Io avrò avuto quattro anni, ma mi è rimasto impresso:
li ho visti assieme una volta, alla festa del solstizio d’estate. Tuo padre e
il mio” il sorriso divertito che gli aveva accarezzato il volto quando si era
ricordato della figuraccia di Vick tornò a fare capolino. “Sembravano
ubriachi!”
Katniss
inarcò le sopracciglia, sorridendo a sua volta.
“Mio
padre? Ubriaco?”
“Non
lo erano per davvero” specificò il ragazzo, passandosi una mano sulla nuca.
“Ubriacarsi costa troppo, adesso così come in quegli anni… Ma erano davvero su
di giri. Ho quest’immagine in testa di loro due che si scambiano gomitate e
ridacchiano come scemi. Poi hanno invitato a ballare le nostre madri… Era una
danza di quelle classiche con gli uomini in una fila da una parte e le e donne dall’altra,
ma loro quattro facevano un po’ di testa loro. Ridevano un sacco e, Catnip, non
credo di aver mai visto tua madre sorridere così” aggiunse, con un’improvvisa
nota di delicatezza nel tono di voce. “Erano davvero felici.”
La
morsa di dolore e nostalgia che Katniss aveva avvertito poco prima tornò. Gli
occhi le si fecero lucidi e le sue guance minacciarono di bagnarsi quando,
voltandosi verso di Gale, vide riflesso il suo stesso dolore. Lo vide inspirare
con forza e serrare i pugni, l’allegria di poco prima completamente evaporata.
“Manca
anche a me…” ammise in un sussurro la ragazza, posandogli una mano
sull’avambraccio. “… Mio padre. Vorrei potermi ricordare anch’io di quella
sera.”
Gale
si riscosse: la nostalgica nel suo sguardo svanì.
“Devo
andare” dichiarò all’improvviso, raccogliendo la bisaccia da terra. “Ho il bucato
da consegnare prima di sera: se non mi sbrigo mia madre rimarrà indietro con il
lavoro e non potrà venire alla festa.”
Katniss
non si stupì della sua fretta improvvisa: la loro conversazione si stava
facendo troppo malinconica e Gale non amava mostrarsi agli altri quando si
sentiva fragile o abbattuto per qualcosa.
“Ci
becchiamo alla festa… E vedi di portarti una mantella se non vuoi bagnarti
tutta.”
Il
dispiacere di Katniss si sciolse in un lampo in risposta alla provocazione dell’amico.
“Non
pioverà” ribatté secca, “Hai visto che sole? Non vedevo un cielo così limpido
dall’anno scorso.”
Ma
a risponderle fu solo il canto armonioso di un uccello: Gale se n’era già
andato.
***
«La danza ci trasforma. […] Ci prendiamo
per mano e formiamo un gigantesco cerchio che gira in tondo nel quale ognuno
mette in mostra il suo gioco di gambe. Era tanto che non succedeva niente di
frivolo, allegro o divertente. E potrebbe andare avanti tutta la notte.»
Il Canto della Rivolta. Suzanne Collins
L’assolo
elegante di un violinista aveva annunciato l’apertura delle danze ormai da
venti minuti.
Katniss
si schermò gli occhi con una mano per gettare un’occhiata al sole ancora alto:
faceva piuttosto caldo per essere una sera di giugno.
Lo
sguardo irrequieto della ragazza passò in rassegna i volti degli adolescenti
che chiacchieravano intorno alla piazza, per poi spostarsi sulla la schiera di
ballerini disposti su due file. Individuò subito Rory e Prim, che ballavano in
coppia uno di fronte all’altro. Il giovane Hawthorne sorrideva, ma anche a
quella distanza Katniss poté notare l’impaccio con cui guidava sua sorella. Prim
sembrava non badarci: rideva divertita, le guance arrossate per il gran
muoversi e un brillio vivace negli occhi. Aveva messo il suo vestito più bello,
quello avrebbe indossato anche l’anno seguente per la sua prima Mietitura, e
sua madre le aveva raccolto i capelli con un fiocco. Era molto carina e Katniss
non poté fare a meno di sorridere nel vederla così serena, nonostante
l’inquietudine che l’aveva caratterizzata nell’ultimo periodo: era sempre
nervosa prima della cerimonia di estrazione dei tributi. Lo era anche Katniss,
ma le veniva difficile soffermarsi su pensieri tristi guardando Rory e Prim
ballare: erano complementari – lui così socievole e un po’ sbruffone, lei
timida e dolce – e la loro chimica sarebbe risultata evidente anche a un
estraneo. Le loro paure si dimezzavano quando trascorrevano del tempo assieme… Proprio
come accadeva alle sue quando cacciava nei boschi con Gale.
Roteò
gli occhi non appena i suoi pensieri si spostarono in direzione del migliore
amico: Gale non c’era. Era l’unico Hawthorne che mancava all’appello, osservò, guardandosi
nuovamente attorno: aveva individuato Vick che ballava in coppia con la mamma,
non molto distante da Rory e Prim, mentre Posy stava saltellando qua e là per
la piazza, rubando sguardi inteneriti ai presenti.
E Gale?
Probabilmente,
si disse, era ancora al Forno a vendere selvaggina. Non che gli convenisse: quella
sera tre quarti buoni degli abitanti del Giacimento erano alla festa. O forse
era semplicemente troppo testone per presentarsi e ammettere di aver perso la
scommessa.
Sorrise,
indirizzando un’occhiata complice al sole ormai morente: qualche nuvola in
effetti c’era, ma di pioggia neanche l’ombra.
Con
un’ultima occhiata cauta al gruppo di adolescenti più vicino, Katniss si
diresse verso la pista da ballo improvvisata. Anche se Gale non sembrava in
vena di farsi vivo avrebbe comunque trovato il modo di godersi la festa.
Aveva
quasi raggiunto sua sorella, quando qualcuno l’afferrò per la spalla. Due
ragazze, in apparenza poco più grandi di lei, la stavano fissando con aria
imbarazzata.
“Scusa…”
azzardò quella che l’aveva toccata: lei e l’amica si scambiarono un’occhiata.“…
Non è che per caso sai dov’è Gale?”
La
domanda la colse di sorpresa. L’intera famiglia Hawthorne era in piazza, quindi
perché quelle ragazze erano venute a cercare lei e non Hazelle o uno dei suoi
figli?
Una
punta d’irritazione le inasprì lo sguardo.
E
poi cosa volevano da Gale?
“Non
è ancora arrivato” si limitò a rispondere, lo sguardo cauto. “Non so nemmeno se
verrà.”
Un
velo di delusione mutò l’espressione delle due ragazze, che si scambiarono un’altra
occhiata: non era stata molto d’aiuto.
“Oh…
Beh, grazie” si congedò l’unica delle due che aveva aperto bocca.
Osservandole
allontanarsi, Katniss si sorprese a domandarsi come avrebbe reagito Gale se le
ragazze fossero andate direttamente da lui.
Sapeva
che il suo migliore amico riscuoteva parecchie interesse fra le sue coetanee:
si capiva che le ragazze lo volevano da come bisbigliavano tra loro quando passava,
a scuola.
Ciò
che invece le sfuggiva era cosa pensasse lui di tutte quelle attenzioni.
E
lei? Come si sarebbe
sentita se Gale avesse invitato a ballare un’altra?
Qualcosa
di umido le colpì una guancia, distogliendola da quei pensieri. Pochi secondi
più tardi, la sua fronte subì lo stesso trattamento.
Katniss
aggrottò le sopracciglia, sollevando lo sguardo. Un lampo si disegnò nel cielo,
in direzione dei boschi. Pochi secondi più tardi arrivarono i primi tuoni e,
infine, l’acqua.
Dapprima
scesero solo poche gocce, talmente rade da poter perfino passare inosservate in
mezzo a tutto quel ridere e ballare.
Poi,
ci fu lo scroscio: la pioggia si rovesciò fastidiosa sui presenti, aumentando
gradualmente d’intensità.
Katniss
maledì a denti stretti quell’uccello del malaugurio del suo migliore amico. Se
non altro faceva caldo, pensò fra sé, mentre Prim e Rory la raggiungevano
ridacchiando, riparandosi sotto la giacca del ragazzino.
Una
folata di vento incominciò a sballottare la pioggia, che si mise d’impegno per
offuscare la vista ai ballerini in pista. La maggior parte della gente,
comunque, non se ne curò.
Gli
abitanti del Giacimento avevano ben poche occasioni per festeggiare e di certo
non avrebbero permesso a qualcosa di insulso come la pioggia di rovinare uno di
quei rari momenti.
Fu
a quel punto, con tutta quella pioggia a turbinarle addosso, che lo vide.
Stava
attraversando la piazza con andatura tranquilla, nonostante le spalle incurvate
per difendersi dall’acquazzone.
Katniss
non si stupì della sua improvvisa entrata in scena: in fondo, quel ragazzo
portava il nome della tempesta.
L’osservò
camminare dritto verso Posy, che gironzolava sotto il porticato del Palazzo di
Giustizia con la lingua di fuori, nella speranza di riuscire ad accalappiarsi
qualche goccia di pioggia anche al coperto.
Anche
le due ragazze di prima sembravano essersi accorte del suo arrivo, perché affrettarono
il passo per raggiungerlo.
Con
grande sorpresa di Katniss, Gale si fermò a scambiare qualche parola con loro,
ma non impiegò molto a congedarsi.
Diede
le spalle alle giovani e tagliò per la piazza, camminando dalla parte opposta
rispetto a dove aveva visto Posy poco prima.
Puntava
verso di loro – Katniss, Rory e Prim.
Quando
riuscì a raggiungerli, l’acquazzone stava già scemando: si era ridotto a una
pioggerellina sottile, fastidiosa ma sopportabile.
Un
po’ meno sopportabile, invece, era il sorrisetto compiaciuto che arricciava le
labbra di Gale.
“Hai
visto, Catnip?” esclamò quando fu di fronte a lei, passandosi una mano fra i
capelli fradici. “La pioggia è arrivata.”
Katniss
lo fulminò con lo sguardo.
“Sei
proprio una primadonna…” lo rimbeccò, scuotendo la testa. “… Scommetto
che stavi aspettando le prime gocce per fare un’entrata a effetto.”
“E
tu invece chi stavi aspettando?” ribatté il ragazzo, mettendosi a braccia
conserte. “Avevo capito che non appena arrivata in piazza ti saresti subito
fiondata in pista. Non dicevi che avresti ballato fino a distruggerti i piedi, eccetera
eccetera?”
Ancora una volta, Katniss lo guardò
storto; eppure, dentro di sé si sorprese ad avvertire una punta d’imbarazzo.
Di certo non poteva negare di aver
esitato fino all’ultimo, prima di raggiungere sua sorella in pista.
Stavo aspettando la tempesta, pensò rassegnata fra sé
scuotendo la testa, come infastidita da quel pensiero.
“Tua madre mi ha chiesto di tenere
d’occhio Posy” mentì poi, imitando la postura a braccia conserte dell’amico: di
certo non gli avrebbe dato ulteriori occasioni per esibire quel sorrisetto
sghembo.
Gale si passò una mano sulla nuca con sguardo
pensoso.
“Vai a ballare” concluse, indicando la
piazza con un cenno del capo. “È mia sorella, la guardo io. E comunque i
bambini del Giacimento non hanno bisogno di balie: sanno cavarsela benissimo
anche da soli.”
Katniss si mosse in direzione di Rory e Prim,
che nel frattempo avevano ripreso a ballare; i maschi e le femmine in pista
avevano di nuovo formato due file.
“Vieni anche tu” si sorprese a dire, tornando
a voltarsi verso l’amico. “Questo ballo è uno dei più divertenti.”
“Vuoi fare coppia?” domandò Gale, sovrappensiero.
Katniss si strinse nelle spalle.
“Se preferisci ballare con qualcun'altra
basta chiedere” ribatté, indicando le due ragazze con cui aveva parlato poco
prima. “Là c’è la fila.”
Gale la studiò con sguardo imperscrutabile
per qualche istante. Ad un tratto, le sue dita si avvolsero intorno al polso di
Katniss.
“Andiamo” la esortò, guidandola verso le
altre coppie di ballerini.
Si sistemarono di fianco a Rory e Prim,
che li salutarono con un sorriso vivace.
La pioggia solleticò entrambi, mentre posizionavano
i palmi della mano destra l’uno di fronte all’altro, senza tuttavia sfiorarsi.
Katniss e Gale incominciarono a girare in
tondo, unendo gli sguardi. Gli anni precedenti, quando si erano trovati a
ballare assieme quel pezzo, non avevano resistito più di un minuto prima di incominciare
a scherzarci sopra. Era un ballo troppo elegante, troppo delicato – benché intenso,
nella sua semplicità – , troppo antico, per non essere preso in giro.
Di solito finivano per piegarsi in due
dalle risate ancor prima di arrivare a metà canzone, ma quella sera fu diverso.
Katniss non riusciva a ridere dello
sguardo intenso di Gale, né della maniera in cui le loro mani coincidevano senza
mai potersi toccare.
Perfino lui, che di solito era il primo a
cercare di spezzare l’eleganza del momento dandole il cinque o scrutandola con
aria minacciosa per farla ridere, sembrava interessato a sabotare il ballo.
I loro palmi si sfiorarono, per via di un
calcolo errato, e Katniss si sorprese ad arrossire.
Non seppe spiegarsi quella reazione: lei
e Gale avevano sbagliato quella danza tante di quelle volte che ormai avrebbe
dovuto conoscere a memoria la sensazione tratta dal contatto con le sue mani.
Eppure quella sera stava scaturendo
qualcosa di insolito dalla loro vicinanza. Era diverso, strano eppure
piacevole, sentirsi addosso lo sguardo attento di Gale: in fondo era raro che
lui rivolgesse a qualcuno di estraneo alla sua famiglia la sua completa
attenzione. In quel momento, tuttavia, sembrava non avere altro per la testa
al di fuori di lei e delle loro mani, che continuavano a sfiorarsi per errore.
E poi Gale la sorprese ancora una volta,
attirandola a sé per farle fare una giravolta.
Lo stomaco di Katniss accompagnò la mossa
con una capriola, mentre la ragazza si aggrappava a lui per non cadere.
Gale
sorrise, divertito dalla sua reazione.
L’amica accentuò la presa sulle sue spalle per fargli male, infastidita dal suo
ghigno, ma il ragazzo finse di non badarci. Continuò a portarla, godendosi il
frescore della pioggia che ancora scivolava
sui loro volti per poi farli rabbrividire, insinuandosi nei vestiti.
La
stessa pioggia testarda che quella sera aveva deciso di fare a pugni con il
sole, ingannandolo, così come Gale aveva raggirato Katniss
Ben
presto anche la ragazza mise da parte il cipiglio irritato per godersi il
momento. La canzone si era ormai conclusa, ma l’orchestra ne suonò un’altra e
poi una successiva, affatto scoraggiata dal maltempo.
Quando
la pioggia tornò a inspessirsi, Katniss e Gale erano ancora lì che ballavano. Ogni
tanto qualche goccia cadeva loro negli occhi e allora sbattevano le palpebre e
ridevano, scambiandosi occhiate divertite.
Katniss credeva a stento alla serenità
che stava provando, così distante dal malumore cronico che di norma la
caratterizzava ovunque, fuori dai boschi. Eppure, era incappata in uno di quei
momenti in cui tutto sembrava funzionare per il meglio: stava ballando assieme
al suo migliore amico, sua sorella ridacchiava felice poco distante e la sua
gente si divertiva e scherzava, dimentiche almeno per una sera delle condizioni
di vita difficili e delle Mietiture imminenti. Poco importava se a casa li
attendeva una cena magra e, l’indomani a quell’ora, sarebbero stati tutti in
miniera. In quel momento si rideva e basta.
Intanto, il sole era ormai svanito e i
tuoni in lontananza si mescolavano alla musica, facendo rabbrividire Katniss.
Eppure, non aveva paura: si mise a
ridere, lasciandosi avvolgere dal braccio di Gale.
Aveva perso una scommessa, ma andava bene
così.
La pioggia aveva diluito il sole fino a
farlo sparire, eppure non le importava più di tanto.
Perché quella sera si era resa conto che
preferiva ballare con la tempesta.
«Because at
the end of the day
you wait for rain and I chase the storm.»
You
Wait for Rain. Kyler England
____________
Il ballo in cui si cimentano Gale Katniss è
ispirato a questa
scena della serie TV The Vampire Diaries.
Ed ecco qui la storia sul prompt “Sole/Solare”
anche se la storia ci azzecca proprio poco con il prompt in questione… Pazienza
(!)
Purtroppo quando scrivo una raccolta ho la stupidissima
tendenza a incominciare con capitoli corti e a dilungarmi più vado in là con i
capitoli, e quest’ultima parte chilometrica. Mi scoccia tantissimo non riuscire
a essere omogenea, ma credo che sia dovuto al fatto che a forza di scrivere su determinati
personaggi la caratterizzazione si arricchisce e quindi ci sono sempre più cose
da dire… No, non è vero, semplicemente non so essere sintetica >.<
So che le storie lunghe le detestano tutti, ma
alla fine ho deciso di lasciare così questa storia, tanto difficilmente
qualcuno la leggerà al di fuori delle due persone tanto carine che hanno
recensito gli ultimi capitoli (e a loro chiedo profondamente scusa! Spero che
mi perdonino sia il ritardo che la lunghezza spropositata). Volevo pubblicare
domani perché è il mio compleanno e mi sarei coccolata volentieri Gale proprio
quel giorno, ma poi mi sono resa conto che non avrei sicuramente avuto il
tempo, così ho anticipato un pochettino. Ma Gale domani vedrò di coccolarmelo
comunque u_U
Spero di riuscire a scrivere i due capitoli che mancano al
più presto!