Un amore oltre il tempo

di Carmenkodocha400
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Il segreto di Hayama ***
Capitolo 3: *** Discussione dietro le quinte ***
Capitolo 4: *** L'uscita in discoteca ***
Capitolo 5: *** Fumiko ***
Capitolo 6: *** Mai dire mai? ***
Capitolo 7: *** Il diario di Sana ***
Capitolo 8: *** Confusione e dolore ***
Capitolo 9: *** La proposta di Fuka ***
Capitolo 10: *** L'arrivo di David ***
Capitolo 11: *** Un'uscita pianificata ***
Capitolo 12: *** Febbre e passione ***
Capitolo 13: *** Misteri e compleanni ***
Capitolo 14: *** Rivista ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


Capitolo 1: Un nuovo inizio
Sana si voltò a guardare il finestrino dell'aereo.
Non si trovava ancora in Giappone, ma aveva la sensazione che l'arrivo fosse molto vicino.
Los Angeles sembrava fatta proprio per Sana: energica e caotica come lei.
Ma Sana, nonostante avesse sempre amato quella splendida città, aveva nostalgia di Tokyo e in particolar modo delle persone che conosceva da cui si era allontanata.
Era sera, e il suo volto appariva pensieroso e affilato. Stava fissando in un mare di pensieri una macchia di caffè sulla gonna che un hostess le aveva involontariamente fatto cadere addosso.
Dall'altra parte una ragazza stava leggendo una rivista, e Sana era in copertina.
Il lavoro a Los Angeles era stato sì faticoso, ma anche molto divertente, e Sana si era trovata a suo agio con delle persone calorose come gli americani. Ma le mancava qualsiasi cosa della sua terra natale!
Oltre alle persone care, anche i fantastici Noodles e il sushi...già, il sushi. Quest'ultimo cibo fece portare la sua testa s un'altra persona: Akito Hayama.
Lui adorava il sushi, come non poteva venirgli in mente? D'un tratto Sana mutò espressione e le venne in mente l'abbraccio di addio che si erano dati qualche anno prima.
Sana era stata ad aspettarlo fuori casa sua dopo l'allenamento di karate, e quando Akito era tornato, si erano abbracciati forti. Allora avevano 15 anni. Adesso ne avevano 19 ed erano passati 4 anni che non si vedevano.
Ma la loro relazione non poteva funzionare...il lavoro di Sana era un problema per Akito, chiuso e riservato, che non voleva affatto apparire sui giornali.
Il rischio era altissimo poiché negli ultimi anni Sana era diventata famosissima, milioni di giornalisti avrebbero fatto di tutto per ottenere notizie e testimonianze sulla sua vita privata per accumulare denaro.
Così avevano deciso che non si sarebbero messi insieme ,e Sana poco dopo per lavoro partì e andò a Los Angeles per quattro lunghi anni.
Quattro anni nella città da dove adesso se ne stava andando.
Aveva anche un po' di paura: quanto erano cambiate le persone che stava per incontrare di nuovo?
Insomma, quattro anni non sono affatto pochi, specialmente quando c'è di mezzo un adolescente che si sviluppa al contrario di un adulto.
Adesso Sana non era più un adolescente, ma una giovane donna. Ed era curiosa di vedere Akito che da adolescente era passato ad essere un giovane uomo di diciannove anni.
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da un altoparlante: ''Annunciamo ai passeggeri che stiamo per atterrare nell'aeroporto di Tokyo'', la frase venne ripetuta nuovamente.
Sana non credeva alle sue orecchie: tra poco sarebbe atterrata nella sua amata terra!
E infatti poco dopo scese dall'aereo, e cominciò a guardare emozionata a destra e a manca alla ricerca di qualche viso familiare.
E lo trovò: la sua mamma.
Quando la vide ebbe un tuffo al cuore.
Le corse incontro:-Mamma!- le saltò tra le braccia rischiando di farla cadere:- Mamma, mamma, che bello vederti!- esclamò Sana sul punto di avere un colpo al cuore per la gioia immensa.
-Sì, Sana, sono felice anche io di vederti! Molto felice!- rispose Misako barcollando. -però sei diventata più pesante, quindi e forse meglio che scendi!- disse ridendo e anche Sana scoppiò a ridere.
-Ma...gli altri?- domandò perplessa.
In effetti solo sua madre era venuta a trovarla. -Ehm...perchè non andiamo a casa? La signora Shimura ha preparato per noi un buonissimo oden!- propose Misako, e questa proposta invitante distolse Sana dai pensieri che aveva avuto poco prima:
- Sì,che felicità! Sono felicissima!- esclamò e Misako non trascurò il fatto che Sana, crescendo, era sempre la solita ragazzina ottimista e allegra con una grandissima gioia di vivere!
Insieme salirono in macchina e partirono verso casa. Sana era emozionata: non vedeva casa sua da quattro anni.
E infatti quando la vide da lontano, non solo provò una forte emozione, ma anche uno stato di pace e benessere domestico che non sentiva lì a Los Angeles.
Ma quando si avvicinarono, la sua espressione mutò: c'erano tantissime persone lì davanti alla porta... e quando scese dalla macchina, li vide...erano i suoi fans, che l'aspettavano per darle il bentornato!
L'emozione fu grande!
 E tra i suoi fans scorse i suoi amici. Subito corse loro incontro abbracciandoli.
Aya, Hisae, Tsuyoshi, Gomi, Fuka e anche gli amici di Fuka! Erano cambiati: Aya specialmente sembrava diversissima, e l'unica cosa che non era cambiata di lei era che la sua relazione con Tsuyoshi continuava ancora!
Fuka era diventata molto bella, e specialmente in quel momento che era così raggiante di incontrare nuovamente la sua migliore amica!
Insomma, c'erano tutti, tranne...Akito.
Sana era delusa: Akito era la prima persona che avrebbe dovuto aspettarla a braccia aperte, accoglierla con amore e abbracciarla, come semplici amici, e invece a quanto pare non si era fatto vivo.
Sana ne era sicura perché in mezzo alla folla dei suoi fans Akito sarebbe stato sicuramente insieme ai suoi vecchi amici,e non con degli sconosciuti.
Comunque era il suo ritorno tanto atteso nella città della sua vita, e non voleva essere né triste né delusa: solo godersi quel momento.
Così firmò gli autografi,scattò diecimila foto e si divertì, eppure la sua mente era concentrata su Akito Hayama: non poteva non averla accolta, non poteva non stare lì, non poteva non divertirsi insieme a lei, no, proprio non poteva...quattro anni senza essersi visti, e al suo ritorno? Zero tracce. Era delusa.
-Tsu,che cos'hai?- chiese Aya al suo ragazzo vedendolo molto pensieroso.
-Niente di serio,- rispose lui -solo che mi sembra strano che Sana-chan non si sia fatta nemmeno una domanda sul fatto che Akito non c'è...-
-Sì,hai ragione...-concordò Aya  -Comunque,Sana è appena arrivata, cerchiamo di parlare il meno assoluto di Hayama-kun e cerchiamo di non farle avere pensieri negativi, dobbiamo soltanto farla divertire!-
-Sì,hai ragione...- affermò Tsuyoshi. In realtà non era tranquillizzato, era troppo preoccupato per il suo migliore amico Akito.
Dopo la festa Sana era sfinita, ma felice.
-Ah, che bello, che bella festa!- disse. -Sono felice di aver incontrato i miei amici, i miei fans, te, Rei-kun, la mamma e la signora Shimura! Insomma tutti!-
-Già, Sana-chan- annuì Rei, commosso di riavere di nuovo la sua Sana.
Da quando Sana era andata a Los Angeles, Rei era diventato manager di Rina-chan, la ragazza che lavorava insieme a Sana.
-Quella ragazzina capricciosa!- si lamentò Rei -Non la sopporto, non fa altro che gesticolare, parlare in terza persona ed essere fastidiosa come una zanzara!-
-Oh, andiamo, Rei-kun- aggiunse Sana -Per me Rina-chan è una ragazza adorabile! Non sai quanti complimenti mi ha fatto prima di partire e mi ha spedito centinaia di lettere in questi ultimi anni!-
-Mh...sarà...per me rimani sempre tu la migliore attrice!- Sana saltò tra le braccia di Rei –Oh ,grazie, che dolce!- esclamò. -Oh, Rei, non sarà che forse sei abituato solo a fare il manager a Sana che quella ragazza ti sembra così antipatica?- intervenne Misako.
-Eh, sì, forse...- rispose lui.
-Quanto a te, Sana, non pensi sia l'ora di andare a dormire?- disse Misako-
-Sì, mamma, hai ragione, adesso vado a dormire. Buonanotte!- e dopo aver salutato tutti con un bacio si infilò nel suo letto piena di pensieri.
-Oh, Hayama, perché non sei venuto?-si girò e rigirò nel letto fino a che non si addormentò, sognando splendide iridi dorate che la fissavano intensamente.

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Capitolo 2
*** Il segreto di Hayama ***


Capitolo 2: Il segreto di Hayama
Sana si guardò allo specchio: era irriconoscibile! Aveva indossato un cappello di velluto nero, degli occhiali e una grossa giacca del medesimo colore. Era irriconoscibile non molto perché il colore scuro nascondeva il suo viso e le sue forme, ma perché nessuno avesse creduto che la colorata ed eccentrica Sana avrebbe indossato un abbigliamento del genere. Sana aveva infatti deciso di andare a fare un giro in città senza essere inseguita dai fans o dai paparazzi. Amava interagire con loro, ma adesso che era tornata a Tokyo voleva degli attimi di pace solamente per lei. Così, dopo aver salutato Rei e la madre e aver ringraziato la signora Shimura per la sostanziosa colazione che le aveva offerto, uscì allegramente di casa. Intorno a sé Tokyo si alternava in insegne luminose di negozi e ad aree verdi colorate. Amava la sua città, la considerava spumeggiante ed energica come Los Angeles. D’un tratto vide Aya e gli altri suoi amici, e le corsero incontro:-Sana!- esclamarono imprudenti. Sana rivolse loro un velenoso:-Shh!!- e poi li accolse abbracciandoli. –Mi sembra di non avervi visto ieri alla festa- disse emozionata. –Bene, io e Tsu ce ne andiamo, andate a passeggiare tranquille, voi- propose Gomi che voleva liberarsi delle ragazze, che considerava fastidiose come zanzare. –E va bene, ma non gioire perché non ti sei liberato di noi!- ringhiò Hisae al suo ragazzo, e insieme ad Aya e Sana andò a passeggiare. –Hisae, ma dove hai comprato questo braccialetto?- domandò Aya all’amica –Ah, questo, me l’ha regalato Gomi- rispose lei arrossendo. –Caspita!- esclamò Aya –Gomi sta facendo progressi, non è che sta diventando veramente romantico?- e diede una gomitata ad Hisae, che provocò grande imbarazzo in quest’ultima –Ma no…che dici?- disse nascondendosi le mani con il viso per nascondere il rossore– e tu, Sana, non dici niente?- disse poi per sviare l’argomento –Eh? Cosa?- rispose lei, svegliata da un completo stato di torpore. –Scusatemi, non stavo ascoltando- allargò le braccia e le amiche le sorrisero comprensiva –A che stai pensando?- -Oh, a nulla- mentì. Il suo pensiero era concentrato su Hayama. Come poteva non esserlo? Era altamente impossibile. Lo amava e non poteva nasconderlo. Entrarono in un bar per fare una sosta, Sana ordinò un cornetto a cioccolato accompagnato da una tazza di caffè, Hisae un cornetto alla crema e caffè e Aya una crepe e un tè al limone. –Sentite, che ne dite di uscire in discoteca stasera?-propose Hisae mordendo il cornetto – Non pensi sia meglio al cinema?- aggiunse Aya, che preferiva posti più tranquilli, mentre sorseggiava il suo tè –Sana, tu cosa ne dici?- -Oh, per me è uguale- sorrise la rossa, e, bevendo l’ultima goccia di caffè, ritornò ai suoi pensieri. Alla fine decisero che avrebbero chiesto parere ai ragazzi, e così si alzarono dal tavolino del bar, e dopo aver pagato, raggiunsero Gomi e Tsu e quando li vide a Sana per poco non le venne un colpo: si trovavano a chiacchierare sotto il gazebo. Era il gazebo di Sana e Akito, era quello! Per poco non trattenne le lacrime ‘’Dove cavolo sei, Hayama?’’ pensò quasi con rabbia. Alla fine optarono per il cinema –Sceglieremo il film stasera- disse Gomi, poi rivolgendosi a Sana:–Kurata, mi raccomando, cerca di non venire vestita in quel modo ridicolo- ghignò divertito –Spiritoso- ironizzò Sana ,e poi tornò a casa. –A stasera!- disse salutando gli amici, poi salì le scale e senza neanche salutare si piombò in camera sua e si gettò sul letto come un sacco di patate. ‘’Non riesco a sopportare ancora la lontananza, ho aspettato per quattro anni, perché non si fa vedere?’’. Si voltò nervosa e sbuffò. –Che cosa mi succede? Non devo rimanere con le mani in mano!- svelta infilò la giacca e il cappello di velluto ed uscì di casa, infilandosi gli occhiali scuri per strada e correndo verso la casa di Akito. D’un tratto la vide, e fu una grande emozione averla davanti agli occhi. Andò verso la porta principale e prima di bussare rimase esitando e ansimando, fissando la finestra della camera di Akito. Poi quando si decise, alzò il dito e premette con foga il pulsante. Nessuna risposta. Suonò di nuovo con foga… din din din din… ancora niente. Sbuffò. Si avvicinò vicino alla finestra di Akito e sbirciò all’interno della stanza. Non c’era niente. Poi d’un tratto notò una cosa che le fece saltare il cuore dal petto: il dinosauro che gli aveva regalato. C’era anche il maglione (quello che sarebbe dovuto diventare) sul collo del dinosauro. Una miriade di ricordi attraversarono la sua mente. Vicino al dinosauro che gli aveva regalato Sana, c’era anche quello del padre. Solo quei due ricordi e basta. Erano rimasti lì, abbandonati per sempre. E il resto della casa era vuoto e disabitato. Perché? Che cosa era successo ad Hayama? Che fine avevano fatto il padre e la sorella? Era un grande mistero e Sana temeva che sarebbe rimasto tale. Alla fine, vedendo che non c’era nessuno, tornò a casa e rimase a rimuginare su tutto fino a che non si rese conto che doveva prepararsi per andare al cinema. Optò per una semplice t-shirt, dei pantaloncini di jeans con delle calze colorate e degli stivaletti. Rimase i capelli sciolti sulle spalle e poi telefonò gli amici:- Sono pronta!- -Caspita! Proprio tu, Sana, che sei sempre in ritardo! – commentò Tsuyoshi-Anche noi siamo pronti, siamo nella macchina di Gomi, siamo quasi vicino casa tua- e infatti dopo poco tempo l’auto di Gomi si trovava sotto casa di Sana, e quest’ultima scese le scale per salire in macchina. Durante il tragitto, Sana e i suoi amici chiacchierarono del più e del meno, fino a che non si resero conto che erano arrivati. Avevano optato per un film d’azione. Sana ricordava benissimo le serate con Akito a guardare tutti i film d’azione esistenti sulla faccia della terra, e ricordava tutto con estrema nostalgia. Eppure quella sera il film non sembrava interessarla molto: la maggior parte dei suoi neuroni erano concentrati su Akito, come al solito, e vedendo che quei pensieri la soffocavano sempre di più disse ai suoi amici:- Ragazzi, ho fame, voi?- -No- risposero tutti –Va bene, io vado a comprare un pacco di popcorn- disse Sana –Visto che ti trovi prendine uno anche a me- chiese Aya –Delle caramelle gommose- aggiunse Hisae –Due birre- aggiunsero infine Tsuyoshi e Gomi –No, grazie, non sono una cameriera- rise Sana – E comunque non sarei capace di ricordare ciò che avete detto- e ridendo ancora uscì al di fuori della sala e non andò affatto di sotto a prendere il pacco di popcorn, ma piuttosto andò fuori a pensare e a prendere una boccata d’aria. Aveva voglia di piangere e correre, non sapeva dove, sentiva soltanto il bisogno di farlo, per sfogarsi, per gettare via finalmente quel peso dal cuore, ma non doveva abbandonare i suoi amici, né farli preoccupare. Intorno a lei c’erano moltissime coppie che andavano al cinema, continuava a guardarle, era confusa, triste, delusa, ferita, arrabbiata, nervosa. Tutte le emozioni negative le portava lei sul suo cuore e sulle sue spalle con coraggio, nascondendo tutto con il sorriso. L’unica persona che avrebbe potuto capirla e confortarla era la causa delle sue lacrime e della sua disperazione. Fino a che corse…non ce la fece più… uscì direttamente dal cinema, corse per le vie di Tokyo senza preoccuparsi di nulla, adesso l’unica cosa che voleva era distruggere il muro che c’era dentro di lei, buttare via i pesi che portava, tutto, fino a che non andò a sbattere violentemente contro qualcosa. O contro qualcuno, e cadde con un tonfo per terra. Alzandosi cercò di scappare, per evitare che fosse qualche suo fan o un paparazzo, ma venne afferrata con il braccio. Cercò di liberarsi invano dalla presa. ‘’E’ fatta’’ pensò ‘’ormai non ho nulla da nascondere’’. Si voltò lentamente contro la persona che l’aveva afferrata. –Ku-kurata?- 
-Hayama?-. Era incredula. Il ragazzo che l’aveva afferrata era proprio lui. Akito notò le lacrime, ma rimase immobile guardandola sorpreso. Anche Sana lo guardava così. Ma ben presto Akito lasciò la presa, e cercò di riprendersi dallo shock. Quella ragazza era proprio la Sana che l’aveva lasciato con un addio quattro anni prima. Com’era cambiata! E anche Sana pensava la stessa cosa. Se non fosse per quegli occhi, sempre magnetici e semplicemente magnifici, forse non lo avrebbe riconosciuto. Ma c’era qualcosa in quegli occhi: erano tornati come all’elementari! Scuri e minacciosi, non c’era più la dolcezza e la comprensione che ricordava Sana. Adesso c’era odio e rancore. E quegli occhi la stavano guardando con insistenza e decisione, al contrario di Sana, che invece posava ovunque i suoi occhi per non sostenere quello sguardo. –Ehm…io- prese parola Sana. Akito stava per allontanarsi, ma Sana lo fermò con le parole:- Aspetta, io…- -Aspetta un corno- la interruppe Akito –Non ho affatto voglia di parlare con te, ok?- Sana cominciò a singhiozzare, e nonostante la sua espressione dura Akito cominciò a guardarla preoccupato. Se non fosse stato così orgoglioso l’avrebbe già abbracciata e confortata, ma non lo avrebbe fatto. Neanche sotto tortura. Non poteva farla vincere. Comunque decise di assecondarla, così la invitò a sedersi su una panchina in un parco desolato e buio. –Perché piangi?- domandò –Perché tu… hai…quello sguardo e io…- Akito inarcò un sopracciglio –Che sguardo?- -Hayama, non sai quanto è difficile parlare con te- disse con il cuore che le batteva a mille. Il ragazzo che cercava da giorni e che aspettava da anni, l’unico ragazzo che aveva veramente amato nella sua vita, era accanto a lei e sembrava anche preoccupato. –Hayama…è successo qualcosa, vero?- chiese decisa –Lo so, quindi non mi rispondere nulla- Hayama voltò la testa dalla parte opposta: stavolta era lui che non riusciva a sostenere lo sguardo ormai deciso di Sana. –Mio padre è morto- 
-Cosa?- Sana era incredula. Akito aveva pronunciato quella frase tutto d’un fiato cercando di nascondere l’emozione, e non si voltò verso Sana. –Oh mio Dio, mi dispiace tantiss…-  -Non dire cazzate- ringhiò Akito, voltandosi verso di lei e guardandola minaccioso. Ma cosa era successo all’Akito che Sana aveva lasciato? Lo guardò dritto in quegli occhi di fuoco: Akito era cascato nel peggiore degli incubi. Di nuovo.

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Capitolo 3
*** Discussione dietro le quinte ***


Scusate se non ho aggiornato prima, ma tra studio e preparativi alle vacanze natalizie, non he ho avuto il tempo, inoltre temo che la storia stia diventato troppo noiosa, è solo che in questo periodo sono a corto di idee, è solo che quando ho inventato la storia non avevo l’inizio (perdonatemi!!) .In ogni caso buona lettura, e spero che mi perdoniate per la mia lentezza nell’aggiornare!!

Capitolo 3: Discussione dietro le quinte
Akito si buttò sul suo letto, incazzato come un leone: vedere Sana lo aveva fatto arrabbiare davvero! Cominciò a fissare il soffitto, era disgustato quasi da tutto, gli sembrava che la vita non avesse più un senso.
’’Vivere? Non ha più un senso per me!’’
esclamò tra sé continuando a fissare il soffitto con insistenza. La sua vita era cambiata praticamente del tutto da quando Sana era andata via. Posò lo sguardo sul comodino, e in uno scatto di rabbia buttò tutto all’aria ciò che c’era sopra.
Il display del cellulare si ruppe, e Akito guardò con disgusto l’oggetto con cui avrebbe potuto chiamare Sana in questi anni. Ora non c’era nessun altro se non Sana nei suoi pensieri. Dall’altra parte della città, una piccola ragazza era immersa nei suoi pensieri proprio come Akito. Sana rimase a fissare la finestra a lungo, a pensare a ciò che gli aveva detto Akito: perché il padre era morto? Era l’unico pensiero che affliggeva la mente e soprattutto il cuore di Hayama? Lo sguardo le cadde sull’orologio a forma di orsacchiotto sul suo polso, e quando videro che ore erano chiamò a gran voce:
- Rei, sbrighiamoci, altrimenti faccio tardi agli studi televisivi!!!-
Intanto Akito era affamato di ricordi, e decise di andare in un posto dove andava spesso a trovare una ragazza dai capelli rossi quattro anni prima. Sana arrivò veramente in ritardo agli studi televisivi.
-Sbrigati, avremmo potuto sostituirti con Rina-chan!- le urlarono
-Arrivo!- esclamò Sana, mentre Rei ringhiava:- Rina-chan no!-
Sana si sedette per farsi truccare, e mentre le buttavano cipria e cipria su quelle guance già perfette, non notò affatto la presenza di qualcuno dietro le quinte. –Sana-chan, vestiti che è già tardi!- la intimò la truccatrice, e Sana corse nel camerino per indossare il vestito per la prova del nuovo film a cui doveva partecipare. Mentre si spogliava, sentì un fruscio e un sospiro.
–Eh…Naozumi-kun, sei tu?- chiese Sana.
Credette che forse aveva sbagliato e si tolse anche la gonna per infilarsi il vestito, quando sentì dei passi.
 –Mah…chissà chi è!- esclamò tra sé, quando la porta del camerino si aprì e…
-Hayama!!!- urlò lei indignata.
Akito rimase di stucco nel vederla seminuda, e il piko che lo colpì lo distolse dalla visione.
-Sono passati quattro anni e sei rimasto il solito pervertito!- disse Sana raccogliendo velocemente qualsiasi cosa che si trovava ai suoi piedi per coprirsi.
-E tu invece sei sempre rimasta la solita violenta!- rispose piccato Akito, massaggiandosi la parte dolorante sulla testa.
-Io violenta?! Al massimo sei tu il violento, se non ci fosse stato il piko…non oso immaginare cosa mi avresti fatto!-  esclamò Sana sul punto di esplodere.
-Per tua informazione, questo è quello che TU pensi di me-
-E’ la pura e sacrosanta verità!- sospirò Sana, ansimando: trattenere la tentazione di lasciarsi andare era difficilissimo!
Dopo un paio di sospiri, riprese parola:
- Vorrei sapere una cosa, Hayama: perché quando sono tornata non ti sei fatto vivo?-
La sua voce era rotta dall’emozione.
-Che cavolo di domande fai, Kurata?- disse lui, evitando di aprire l’argomento.
-Rispondi- ordinò, ma Akito non era certo quel tipo da ubbidire subito a una persona che gli ordinava qualcosa, anzi, odiava quando qualcuno gli faceva richieste con prepotenza.
Squadrò da capo a piedi la ragazza che aveva amato davvero nella sua vita, e con aria scettica disse:
-Sei disgustosa, Kurata-
Sana rimase di stucco, ma cercò di non dare a vedere la sua impressione. –Come, scusa?-
-Pulisciti le orecchie. Te lo ripeto: sei disgustosa.- si avvicinò a lei con aria prepotente, e alzando il mento disse:-Mi fai schifo-
-Cosa ti ho fatto di male per farti così schifo?- disse Sana, cercando di sembrare il meno turbata possibile dalle parole del biondino.
-Te ne sei andata- rispose lui –e questo è già un motivo sufficiente per dirti che mi disgusti-
Sana esplose:
-Questo l’avevamo deciso insieme, ricordatelo!!-
-Sì, ma avremmo potuto incontrarci come amici, invece sei sempre stata lontana!!- la incolpò Akito
-Io ho sofferto a stare lontana da te!!-
-Beh, se per questo non sei stata l’unica!- disse per tutta risposta Akito
-Credi di essere l’unica al mondo ad aver sofferto? Non hai mai pensato a me?!-
-Ti ho pensato ogni santo giorno, e quando volevo incontrarti quella maledetta sera, tu non c’eri!- lo incolpò a sua volta Sana –Credi che tu non mi abbia fatto soffrire con la tua assenza?!-
-Ti aspettavi che ti avrei accolta a braccia aperte dopo avermi rimasto solo come un cane qui?!-
-Anche io sono stata senza di te a Los Angeles!!-
-Certo, con un lavoro del cavolo e un attore damerino che ti sbavava dietro! Bella la vita agiata, eh Kurata?!- ironizzò lui –E mentre eri lì a scattare fotografie con quel damerino con i capelli d’argento io ero rimasto qui senza un padre e senza di te!-
-Non offendere Naozumi-kun!- rispose Sana
-Ah, giusto, perché lui ha fatto di tutto per te!- aggiunse Akito –Ti ha portato a spasso a scattare fotografie e quindi lui si merita di tutto, io invece sono una pagina voltata, giustamente!-
-Naozumi-kun è un amico, ma non occuperà mai il posto che occupi tu nella mia vita!- disse Sana
-Non sparare cazzate, Kurata- si avvicinò a lei –Non ti saresti allontanata se mi avresti amato!!-
-Dubiti dei miei sentimenti?!- esclamò Sana, che stava già perdendo la pazienza.
-Non dubito- negò lui –Sono sicuro al cento per cento che la bella vita che fai ti ha fatto montare la testa- detto questo, si sedette su una poltrona e si mise le mani fra i capelli –I-io…avrei voluto averti vicina- riprese a parlare –Quando te ne sei andata, credevo di riuscire a superare tutto, ma poi mio padre è morto e…-  sospirò –Insomma, Natsumi se n’è andata con il suo ragazzo chissà dove e io sono rimasto da solo in Giappone come un’eremita-
-Un tempo stare solo non ti faceva male…-disse Sana, che provava profonda tenerezza per quel ragazzo.
-E poi sei arrivata tu e mi hai incasinato la vita- assunse un’aria pensierosa –Stare solo per me è adesso la tortura più atroce che mi potrebbero fare-
Gli occhi di Sana si riempirono di lacrime,–Mi dispiace…- si morse un labbro –davvero- la sua voce era rotta dal pianto. –perdonami-
Si avvicinò a lui. Le lacrime ormai avevano inondato il viso di Sana. Akito si alzò, e dato che non riusciva a rimanere con le mani in mano quando Sana piangeva, assunse un’espressione dolce. Sana tese le mani, e Akito non fece altro che accoglierla tra le sue braccia.
Sana venne inondata da un profumo bellissimo, pazzesco, quasi soprannaturale.
Il profumo che non sentiva da quattro anni.
Il profumo che da tempo caratterizzava Hayama, come i suoi occhi ambrati e il suo sguardo glaciale che sapeva assumere in diverse situazioni.
-Stringimi forte- disse Sana.
’’Oh, Hayama, quanto vorrei non staccarmi mai dalle tue braccia, rimanere sempre con te qui, a stare con te e sentire il tuo profumo, per sempre’’ pensò Sana ’’Quanto vorrei che non esistessero altre persone al mondo’’


-Sana-chan, ma dov’eri finita?- chiese Rei a Sana –ti stavamo cercando dappertutto!-
-Sono qui, Rei- rispose
-Ehm… sì, lo vedo, però hai perso le prove e il regista sembra molto arrabbiato…-
-Non importa, posso anche non partecipare- sorrise Sana
-Cosa?! Ma che dici?! E’ importantissimo per te!!-
’’Mai quanto Hayama’’ pensò Sana, ma ovviamente non lo disse ad alta voce.
-Comunque faresti meglio ad impegnarti, altrimenti vieni sostituita con Rina-chan, eh…- Rei interruppe i suoi pensieri –Sai quanto non la sopporto!-
Sana rise. Dentro di sé si sentiva felice. Aveva la sensazione che quella felicità fosse indissolubile, che nessuno potesse sconfiggerla, solamente offuscarla.
L’amore che provava per Hayama era infinito, e sentiva di essere ricambiata. Era ancora stordita dallo sguardo e dal profumo di quel benedetto ragazzo che occupava i suoi pensieri.
Aveva la testa sconvolta di pensieri.
’’Hayama…adesso possiamo stare insieme?...’’ si domandò.


A casa si sedette vicino a sua madre, ascoltando la parte che doveva interpretare.
-E’ una parte molto piccola- spiegò Rei
-Come? Mi avevi detto che era importantissima!- esclamò indignata Sana
-Cosa? Eh,.. era una una scusa… per farti partecipare nel film…- si giustificò Rei.
-La protagonista sarà….COOSA? RINA-CHAN?!!!- Rei era indignato.
Sana rise. –Vi dò la buonanotte, vado a dormire!!- esclamò.
-Buonanotte!-
Sana si infilò la camicia da notte. ’’Non so proprio che aspettarmi nella giornata di domani!’’ pensò ’’In ogni caso…Buonanotte a me!’’





Mi scuso per il capitolo breve! <3

 

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Capitolo 4
*** L'uscita in discoteca ***


Scusatemi se ci ho messo davvero molto per aggiornare, e scusatemi se non vi ho augurato Buon Natale, ma sono stata in famiglia, spero siate stati bene come me, buone feste e un bacio <3

Capitolo 4: L’uscita
Il giorno seguente Sana si svegliò con gli occhi ancora impastati di sonno. SI alzò a sedere e spostò lo sguardo verso la finestra. La tenda si muoveva lentamente alla spinta del dolce vento, e dei raggi di sole cominciarono ad accarezzarle la pelle. Sentì una sensazione di nostalgia…quel sole le ricordava, e non sapeva perché, Akito. In effetti i capelli erano dello stesso colore. Non erano biondi, erano…ocra…quasi dorati.
Sana scese giù percorrendo le scale, saltò sulla sedia con agilità e cominciò a spalmare il miele sul pane.
Quel miele le ricordò gli occhi profondi di Akito. Ogni cosa le ricordava lui.
Intanto Akito, che era a casa sua, mentre faceva colazione, continuò a fissare il cellulare. Quando si convinse, compose un numero e premette il tasto touch screen verde. Da un’altra parte, Tsuyoshi stava con la sua Aya.
-Ciambellina mia, è vero che mi ami?- domandò al suo amore.
-Certo pasticcino-
-Anche io, mia caramellina gommosa-
La loro dolce conversazione venne interrotta da uno squillo di un cellulare.
-Oh, Tsuyoshi, ti sta squillando il telefono- disse Aya, mettendo il broncio. Quando era offesa lo chiamava per nome.
-Farò subito- promise lui, e le rubò un piccolo bacio a stampo.
-Pronto?-
-Tsu! Questa è la quarta volta che ti chiamo…!-
Tsuyoshi sentì la voce di Akito:- Giuro che non ho sentito! Comunque che cosa c’è?-
-Ehm…volevo chiederti se potevamo uscire stasera-
-Veramente stasera volevo stare un po’ con la mia ciambellina cremosa…- disse quasi offeso
-Ma cosa hai capito?! Mica voglio uscire solo con te, figuriamoci!- esclamò quasi indignato.
-E allora con chi vuoi uscire?-
-Con tutta la comitiva…Tu, Sugita, Hisae, Gomi, Fuka e…Sana- sull’ultimo nome Akito esitò un poco.
-Che COOOSA? Allora vi siete riconciliati!- esclamò Tsuyoshi
-Beh…più o meno..- esitò Akito, ripensando alla litigata del giorno precedente.
-Che bello, oh…- disse Tsuyoshi quasi piangendo.
-Smettila, piuttosto vai ad avvisare ’’La tua ciambellina cremosa’’- ordinò Akito.
-Adesso vado…- singhiozzò lui
-Ok, io avviso gli altri- annunciò Akito, e riagganciò sospirando. Continuò a fissare il display rotto del cellulare con aria nervosa. Adesso avrebbe dovuto informare Sana.
Si fece coraggio, continuò a scorrere con il dito nella rubrica, ma non trovò il suo numero, e si ricordò che in quei quattro anni lo aveva cancellato.
Non aveva affatto dimenticato il numero della ragazza che amava, così lo compose velocemente e premette di nuovo sul tasto verde.
Sana era agli studi televisivi quando sentì vibrare il telefono. Aprì la borsa che portava al braccio, raccattò il cellulare con agilità e vide il numero eliminato di Akito.
All’inizio esitò, poi fece scorrere il dito nella parte verde per rispondere e portò il cellulare all’orecchio.
-Pronto, chi è?-
-Ehm…Sana…Sono Akito-
Il nome e la voce la raggelarono:-Sì, dimmi…-
-Volevo chiederti se volevi venire con me e gli altri in discoteca stasera- pronunciò la frase tutto d’un fiato.
-Ha organizzato Tsuyoshi?-
-No, sono stato io.- rispose.
-Ehm…wow! Caspita, cos’è, sei diventato più socievole?-
’’No, voglio solo stare con te’’ pensò Akito, ma la risposta fu un’altra:- Allora vieni, o no?-
-Accetto la tua proposta- disse lei in tono scherzoso –Adesso devo andare, sto lavorando-
-Ok, avvisa gli altri, ciao-
-Sicuro! Ciao!- esclamò l’ultima frase e poi posò il cellulare nella borsa per tornare a lavorare. ’’Avviserò gli altri dopo ’’ pensò.
Finito di lavorare, tornò a casa e chiamò tutti gli altri, tranne Tsuyoshi e Aya che erano già stati invitati.
Dopo aver chiamato, aprì l’armadio per cercare qualcosa da mettere.
Decise di indossare delle calze a rete nere, dei pantaloncini di jeans, e una maglia bianca con su scritto ’’I’m not perfect, i’m honest’’ in nero. Rimase i capelli sciolti sulle spalle, tanto sapeva che ballando si sarebbero rovinati, e chiamò i suoi amici dicendo che era pronta.
Scese salutando Rei, Misako e la signora Shimura e salì nell’auto di Akito. Appena ficcò il viso in quella macchina, venne invasa da un profumo veramente fantastico. Un po’ stordita da ciò che sentiva, si sedette vicino a Fuka e Aya. Avanti c’erano Akito alla guida e Tsuyoshi affianco a lui. Gomi e Hisae erano andati con la loro auto.
-Sana, sei veramente splendida!- si complimentò Fuka.
-Già, magnifica!- intervenne Aya.
-Oh beh… se lo dite voi, grazie mille…- ringraziò Sana, e spostò lo sguardo su Akito che guidava, e non sembrava interessato alla conversazione. Ma d’un tratto alzò lo sguardo verso lo specchietto, e incontrò gli occhi nocciola di Sana. Fu un’istante magico, che però venne interrotto da Fuka che disse:-
Beh, siamo quasi arrivati…-
Scesero dalla macchina, e andarono verso l’entrata. Un gruppo di ragazzi era appoggiato a un’automobile a fumare, ma al passaggio di Sana alzarono gli occhi su di lei, e la fissarono fino a che non entrò. Akito li vide, fece finta di niente ed entrò, tenendo d’occhio Sana.
Sana subitò si lanciò in una danza scatenata insieme alle sue amiche, ballò con energia e grinta, ma si sentiva osservata. Quasi tutti i ragazzi avevano gli occhi fissi su di lei, e in quel momento desiderò essere orribile.
Decise di smettere di ballare per prendersi una pausa, si sedette e ordinò un drink.
Si rese conto di star seduta vicino ad Akito.
-Tu non balli?- chiese.
-Nah, non lo faccio quasi mai- rispose lui, e inghiottì un lungo sorso di bibita.
-Perché?-
-Preferisco prendere un drink- disse lui, alzando il bicchiere di alcool.
-Mh…capisco- disse lei. Il drink ordinato le arrivò, e lo portò alle labbra. Sentì ridacchiare Akito.
-Che hai da sghignazzare?- chiese facendo un sorriso malizioso.
-Sembra la prima volta che bevi un alcolico- la stuzzicò lui.
-Ah, sì, e perché?-
-Al tuo posto lo avrei bevuto tutto in un solo sorso- disse lui –E poi, secondo me, non reggi bene l’alcool-
-Chi te l’ha detto?- chiese lei indispettita.
-Cosa c’è? Vuoi fare una gara?- la provocò, alzando la voce perché era partita una canzone ancora più forte.
-Mi sembra un’ottima idea- bevve tutto d’un fiato quel poco che l’era rimasto nel bicchiere, e le provocò un solletico alla gola fastidioso e non poco.
-Ok, quindi chi beve più drink stasera vince- si alzò dalla sedia. –Io vado a prendere una boccata d’aria, e non barare- le raccomandò
-Sana Kurata non bara mai- si vantò, e si portò i capelli dietro con un gesto energico, e in quel momento Akito pensò che era bellissima.
Uscì fuori, e Sana ordinò un altro drink.
–Io non baro- ripeté, e bevve velocemente il secondo bicchiere. Stavolta sentì un pizzico all’esofago. Il terzo le provocò un bruciore allo stomaco e quando bevve il quarto si sentì lacerare le budella.
Nonostante tutto, ordinò anche il quinto.
-Hayama non vincerà- ridacchiò -non importa se prima di me ne aveva già bevuti quattro, lo sto superando, adesso berrò il quinto e saremo pari. Quanto berrò il sesto l’avrò già superato, e se lui non verrà dentro a bere, berrò anche il decimo, e lì vincerò la gara!- si sentiva entusiasta ed eccitata.
Il quinto le arrivò, e il tizio lì dietro lo fece scivolare sul bancone con aria indifferente.
Sana lo acchiappò agilmente e lo portò alla bocca per assaporare il quinto. D’un tratto, la vista le si annebbiò…lei non era così abituata all’alcool.
Fece scorrere un sorso, ma alcune gocce caddero sul suo pantaloncino, e Sana fissò la macchia.
Bevve il quinto, e quasi esausta ordinò il sesto.
Intanto Akito era lì fuori a camminare, mani in tasca e testa tra le nuvole, e non si immaginava proprio che Sana aveva resistito al secondo bicchiere.
Ridacchiò tra sé, credeva che si era arresa e il secondo bicchiere le aveva causato troppo bruciore e aveva smesso.
Si aspettava un rimprovero come:- Non mi sono arresa, sei tu uno sciocco che bevi questa schifezza!-
Ripensò a quando avevano provato ad essere adulti, e Sana aveva assaggiato l’alcool, per poi sputarlo con disgusto.
Non poteva essere che adesso li aveva bevuti, così rimase ancora un bel po’ lì fuori, quando gli si avvicinarono dei ragazzi. Erano gli stessi che erano appoggiati alla macchina prima di entrare, che avevano fissato Sana. Akito li riconobbe, e li guardò male:- Cosa volete?-
-Volevamo chiederti se ci potevi offrire quella ragazza con i capelli rossi- disse uno di loro –se non sbaglio, eri tu a fargli compagnia-
Akito strinse i pugni. –Esatto, c’ero io a fargli compagnia, e per tutta la serata non ci sarò nessun’altro se non io-
-Appunto, c’eri, adesso l’hai lasciata sola, potrebbe venire con noi- disse lo stesso ragazzo con aria di sfida.
-Scordatevelo- disse Akito, stringendo gli occhi con odio.
-Vuol dire che la prenderemo noi da soli-
Il ragazzo non finì di pronunciare la frase che gli arrivò un pugno dritto in faccia.
-Non permettetevi- disse Akito, pieno di odio per quei ragazzi che stavano per prendere Sana.
Il ragazzo sollevò un pugno, ma colpì soltanto l’aria, perché Akito lo schivò agilmente e presto gli diede un calcio dritto nello stomaco.
Gli altri fecero per intervenire, ma quello che aveva parlato e che aveva ricevuto le botte li fermò:- Lasciamolo stare-
Akito gli rivolse un ultimo sguardo di odio, e tutti se ne andarono dentro.
Intanto Sana aveva bevuto il settimo e l’ottavo bicchiere, e completamente ubriaca, si apprestò ad ordinare il decimo.
Gli arrivò e lo portò alle labbra per assaporare il drink della vittoria, quando sentì qualcuno che le prendeva con violenza il braccio.
Posò gli occhi su quella figura, ma non riuscì proprio a distinguere chi fosse, continuò a fissarla, e quasi perse i sensi per il troppo alcool. Si sentiva quasi morta. Sentiva la testa scoppiare e il sangue pulsare con più violenza dentro le vene.
Le faceva male quasi tutto.
In un attimo di lucidità, abbandonò la presa, ma poi sentì una voce:- Non preoccuparti, baby, non vogliamo farti nulla-
Venne presa in braccio, e portata dove non sapeva.
Da una parte sapeva che quella persona non aveva buone intenzioni, ma l’alcool l’aveva resa debole e non riusciva ad ascoltare quella buona parte di essa.
Venne poggiata vicino a un muro, e vide delle labbra avvicinarsi alle sue.
In un attimo di lucidità, si liberò da quella presa.
-Vieni qui, non voglio farti niente- disse quel tizio.
Ma Sana ormai, nonostante non riusciva a reggersi ancora bene in piedi, mollò un pesantissimo ceffone a quella figura nera e malvagia.
Quello resistette e si voltò nuovamente verso di lei, ma Sana presto ne mollò uno ancora più pesante.
Stavolta lo aveva steso K.O.
Guardò con disgusto quella persona distesa per terra, e poi scappò, ma le gambe erano deboli e non faceva altro che inciampare.
D’un tratto le venne in mente la persona di cui aveva bisogno.
’’Hayama…vieni a salvarmi’’ pensò, quasi con disperazione perché si sentiva debolissima e priva di forze.
-Co-sa…aspetti? V….i-eni- sussurò tra sé con tristezza.
D’un tratto non ce la fece più e cominciò a singhiozzare, lì distesa sul pavimento freddo e sporco del bagno.
-Devo…ess…ere…forte…- disse a bassa voce.
Cercò di sollevarsi in piedi, ma le ginocchia sembravano di gelatina, e si afflosciarono nuovamente.
-Adesso…co-cosa faccio?- sussurò ancora tra le lacrime.
D’un tratto sentì una voce.
-Sana, oddio!- esclamò quella voce, e Sana riconobbe subito quella di Akito.
-Ha…ya…ma- sussurò, e si sentì invadere da una sensazione di sollievo.
-Sana, oddio, ma come ti sei ridotta?!- esclamò Akito, prendendola tra le braccia.
-N-on volevo…poi un raga…zzo...mi ha preso e…-
-E…?- chiese Akito, temendo che fosse lo stesso che aveva picchiato poco prima.
-Mi…ha port…ato qui e mi st..ava bac..iando e p-poi…-
-E poi?- Akito la costrinse a parlare. Voleva sapere tutto.
-E poi io…l’ho p-picchiato e l-lui è disteso in b-bagno- balbettò a bassa voce, prima di svenire tra le braccia di Hayama.
Akito si accorse che era svenuta, e la distese con cura nella sua macchina, e intanto lui si mise alla guida e la portò a casa sua.
Appena arrivati, Sana non si era ancora ripresa.
Akito la prese dolcemente tra le braccia, le stampò un piccolo bacio sulla guancia e la portò all’interno della sua casa.
La distese sul divano e la guardò ’’riposarsi’’, trattenendo la voglia di baciarla da tutte le parti.
Quando Sana rinvenne, rimase un po’ confusa, ma quando vide il viso di Akito si tranquillizzò.
-Cosa è successo?- chiese, e si rese conto che la sua voce era veramente debole.
-Vorrei saperlo io da te- ribatté Akito –Insomma…davvero ti sei ubriacata?-
La mente di Sana venne sorvolata da diversi ricordi.
-Sì…con dieci bicchieri…-
-Non ci posso credere!- esclamò lui.
-Volevo vincere alla gara che abbiamo organizzato- ridacchiò lei.
-Sì, ma guarda adesso in che condizioni sei…e poi, quel ragazzo…-
-Ah sì, quello che mi ha portato in bagno...- disse –Che sciocco! Nessuno può violentare Sana Kurata!-
-Sei proprio modesta- ironizzò lui, e poi le offrì una tazza di cioccolata con un bel fiocco di panna sopra –Tieni-
Sana non riusciva proprio a resistere quando si trattava di dolci, così subito afferò la tazza tesa verso di lei, e affondò il naso e le labbra all’interno di quella buonissima panna.
Quando sollevò la testa, aveva tutta la panna sul naso e sulle labbra.
Akito ridacchiò, poi la fissò.
Sana si sentiva osservata, così abbassò lo sguardo timidamente, poi lo sollevò, e guardò Akito dritto negli occhi, così come stava facendo lui con lei.
Akito prese quel viso tra le mani, e i capelli di Sana solleticarono le sue dita.
Sana arrossì leggermente, ma per fortuna la panna evitava di far vedere il suo rossore.
Akito avvicinò le sue labbra a quelle di Sana, e le diede un piccolo bacio lungo ma a stampo. Poi colpì leggermente le labbra di Sana con la lingua per farle capire le sue intenzioni, e Sana aprì leggermente la bocca. La lingua di Akito incontrò quella timida di Sana, e insieme rimasero seduti a godersi quel lungo bacio.




 

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Capitolo 5
*** Fumiko ***


Non ho fatto prima il capitolo dato che mio padre ha portato il computer con sé, mi scuso, buon anno <3

Capitolo 5: Fumiko

Il timido bacio di Sana e Akito si trasformò presto in un bacio più passionale.
Akito fece scendere le mani dal viso alla schiena di Sana con delicatezza. Sana a quel tocco rabbrividì un poco, poi si fece più sicura e smise di tenere le mani appoggiate sulle gambe con rigidità, anzi, pian piano si sciolse e alzò le braccia verso il viso di Akito, accarezzandolo. Akito smise di baciare soltanto le sue labbra e posò dolcemente le labbra sul suo collo.
Sana ridacchiò, ma la risata uscì soffocata.
Trasalì di piacere e ansia, due emozioni completamente diverse ma che in quel momento per Sana si sposavano perfettamente.
Voleva sentirsi al sicuro tra le braccia dell’unico ragazzo che amava nella sua vita, ma non sapeva perché sentiva una sensazione di paura.
Il cuore che batteva veloce come quello di un canarino ne era la testimonianza, e Akito poteva sentirlo battere forte sul suo petto, poiché continuarono a stare abbracciati.
-Sana?-
-Sì?- la voce uscì tremante.
-Che hai?-
-Niente- mentì lei. Si staccò dalle sue braccia, e lo guardò sorridendo, mentre dentro di sé si chiedeva come cavolo facesse a conoscere ogni suo pensiero più intimo, ogni suo segreto più nascosto nella sua anima, che si perdeva nella notte dei tempi.
-Sei tesa, è successo qualcosa?- chiese lui, guardandola dolcemente –Se vuoi, smetto-
Gli occhi di Sana brillarono: perle di lacrime illuminarono quello sguardo già luccicante.
-E’ che ho paura- disse in un fil di voce.
-Ma di cosa?- Akito corrugò la fronte e la fissò con insistenza.
Sana tirò su col naso e distolse lo sguardo. –Non possiamo stare insieme-
-Perché?-
-Non posso abbandonare il lavoro, Akito…- sussurrò
-Quindi preferisci abbandonare me?!- Akito la guardò accigliato.
-Certo che no!- esclamò, ancora tra le lacrime –Ho solamente paura per il nostro rapporto, però va tutto bene, non ti preoccupare- sorrise, asciugandosi le lacrime.
Akito sorrise sollevato, ma preferì essere più delicato e meno intimo, la strinse semplicemente a sé.
Una sensazione di piacevole calore e protezione discese su Sana, e questo le fece calare le palpebre sugli occhi nocciola, e in pochi attimi vide soltanto il buio che calava su di lei.

Quando aprì gli occhi, un silenzio spettrale c’era nella stanza.
Guardò Akito e vide che era addormentato, ma nonostante tutto la stringeva ancora forte a sé.
Lo fissò bene: era proprio diverso dal bambino rompiscatole che era stato quando entrambi andavano ancora in sesta elementare, adesso era un ragazzo forte e protettivo, ma al tempo stesso non trascurava mai quel suo lato un po’ ombroso che lo caratterizzava da anni.
Sana amava entrambi i lati: quello dolce e quello un po’ oscuro.
Era sempre stato così e lo amava per ciò che era, perché lui era stato il compagno ’’demonio’’ delle elementari, perché era stato il suo amico e il suo confidente, perché era stato il suo ragazzo, perché era stato il suo sostenitore durante la sua malattia, perché era stato capace di accettare la sua partenza, perché era stata l’unica persona che lei aveva amato, e perché in quel momento era lì vicino a lei.
Chissà, forse avrebbe potuto dire di nuovo che era il suo ragazzo, ma dubitava di questo.
Nonostante i suoi diciannove anni, la parola ’’Hayama’’ intesa come ’’ragazzo’’ ancora la faceva imbarazzare e sorprendere, come quando aveva tredici anni.
Hayama era un ragazzo sicuramente difficile e quasi impossibile da trattare, ma Sana lo amava, e non le importava del suo lavoro e delle difficoltà che correvano.
Guardò l’orologio grigio appeso al muro, e vide che erano le quattro.
-Devo assolutamente andare!- esclamò.
Chissà come si erano preoccupati sua madre, la signora Shimura e Rei!
Svelta scattò in piedi, lasciando cadere Akito sul divano, come un sacco di patate.
Prima di andare, si inginocchiò vicino a lui e stampò un bacio sulle sue labbra, poi scrisse velocemente un biglietto e scappò via di corsa, con l’energia che nessuno dei suoi amici aveva.
Tutti si sarebbero stupiti se sarebbero venuti a sapere che la ragazza che correva con fretta in città nemmeno un’ora prima si era appena ripresa da una sbronza ed era quasi stata violentata da uno sconosciuto.
Girò la chiave nella serratura della porta di casa sua ed entrò.
All’inizio sembrava che tutti stessero dormendo, poiché c’era un silenzio tombale, ma una luce fioca che proveniva dal salotto le fece dubitare di ciò che aveva pensato poco prima.
Entrò nel salone e vide sua madre vicino al camino acceso.
-Bentornata cara- la salutò sua madre con allegria, ma nei suoi occhi c’era una punta di stanchezza.
-Mamma ma…che ci fai ancora sveglia?- domandò sorpresa, guardando il fuoco del camino scoppiettare.
-Una madre aspetta sempre il ritorno di sua figlia, qualunque ora sia- disse con saggezza
-Oh, mamma, saresti dovuta andare a dormire!- la rimproverò Sana, sentendosi in colpa, perché lei era stata in un locale a ballare, si era ubriacata ed era andata a casa di Akito, senza sapere che la sua adorata mamma era a casa ad aspettarla vicino al camino, nonostante la stanchezza che si leggeva nei suoi occhi e nella sua voce.
-Ho preferito rimanere qui- si giustificò Misako –Tu però devi essere stanca, perché non vai a dormire?-
-Hai ragione- concordò sbadigliando, nonostante si era fatta un’oretta di sonno poco prima – Vai anche tu, buonanotte-
Misako si alzò dal divano –Buonanotte Sana-
Le strade si separarono e Sana si sdraiò sul letto, e senza neanche spogliarsi né mettersi sotto le coperte, si addormentò.

Il mattino seguente Akito scese dal divano, poiché non si era alzato più da lì, e bevve una tazza di tè freddo.
Vide un biglietto sul tavolo e lo raccattò per leggerlo:

Caro Akito,
Sto andando a casa. Sono le 4,00
Nessun rapimento alieno, sono sana e salva e me ne sto andando.
Contento?

Sana.


Akito sorrise per il divertente messaggio, lo accartocciò e lo gettò nel cestino, poi si vestì in fretta e uscì subito di casa: doveva fare qualcosa di importante.

Intanto Sana era agli studi televisivi a prepararsi per il suo nuovo film, ed era più raggiante che mai.
’’Non devo pensare a lui, non devo pensare a lui…’’ disse fra sé e sé, cercando di concentrarsi, ma ogni volta le veniva in mente il bacio della sera precedente e si imbarazzava.
-Sana-chan, stai bene?- le chiese Rei un po’ preoccupato.
-Certo che sto bene, Rei-kun- rispose lei, e continuò con il suo lavoro, fino a che non vennero quei quindici minuti di pausa che tutti gli attori aspettavano con ansia.
-Ah, finalmente- Sana si stiracchiò sulla sedia: sebbene la sua parte non fosse importante, era veramente stancante rifare ogni volta la stessa scena.
Mentre mangiava il suo panino, le squillò il celllare: era Akito.
Portò il cellulare all’orecchio:- Ciao!-
-Ciao. Volevo dirti una cosa-
-Cosa?- chiese lei emozionata
-Ho trovato un piccolo lavoretto da fare-
-Davvero? Che cosa?- domandò curiosa –Su, sputa il rospo, non tenermi sulle spine!-
-Se aspetti…! Comunque, andrò a lavorare come barista al locale dove siamo stati ieri-
Un silenzio quasi religioso calò su di lei.
-Non mi piace che vai da solo al locale- disse dopo che si fu ripresa dalla notizia.
-Come?- Akito rimase perplesso.
-Lo sai quante ragazze vengono in quei locali- spiegò, abbassando la voce.
Akito ridacchiò.- Sei gelosa?-
-Sì- disse decisa, aggrottando la fronte –Come potrei non essere gelosa?-
-Ti prometto che non succederà nulla- promise Akito, cercando di trattenere la risata che gli stava salendo in gola.
-Ok, allora ci vediamo dopo?- chiese Sana.
-Va bene, dopo che hai finito di lavorare vieni a casa mia-
-Ciao!- salutò e rimise il cellulare nella borsa, poi tornò a lavorare.

Akito andò ad aprire la porta: era Sana.
-Hai fatto presto oggi- osservò, chiudendo la porta.
-Sì, la mia parte non è molto importante, quindi faccio molto veloce-
-Meglio così- sussurò Akito
-Eh?- domandò lei, che non aveva sentito bene.
-No, niente, siediti- la invitò a sedersi indicando una sedia.
-Cos’è, non mi fai più sedere sul divano?- chiese offesa, corrugando la fronte.
-Quello è per me- la stuzzicò lui, sorridendo maliziosamente, e si sdraiò sul divano.
-Che maleducato!-esclamò Sana indignata.
-Maleducata ci sei tu, e poi sono sicuramente un gentiluomo, già è molto che ti ho fatto sedere sulla sedia, altrimenti saresti stata in piedi- spiegò stiracchiandosi.
-Ah, che bell’educazione!- disse in tono velenoso –Vuol dire che mi sdraierò sul tuo letto-
Svelta salì le scale, seguita da Akito, aprì una camera sperando che fosse proprio quella di lui, e notò con sollievo che era quella che sperava.
Si sdraiò sul letto sospirando di vittoria:- Ho vinto io!- esclamò.
-Maledetta- ghignò Akito, e si sedette sul letto, fissando Sana sdraiata supina con gli occhi fissi sul soffitto.
Sana intanto scollò gli occhi dal soffitto e cominciò ad esplorare la stanza: sembrava che i suoi occhi stessero cercando qualcosa.
D’un tratto la sua espressione si mutò, i suoi occhi si intristirono e Akito vide morirle il sorriso sulle labbra.
-Cos’hai?- le domandò, e le sfiorò il braccio candido con la mano.
-Non hai più il mio dinosauro?- chiese, cercandolo ancora con la speranza di trovarlo.
Il viso di Akito si rabbuiò.
-Ho preferito tenerlo nella vecchia casa- si giustificò –Però dopo andremo a prenderlo-
-Ok- sorrise Sana –E quello di tuo padre?-
Il viso di  Akito divenne ancora più buio, e Sana si rese conto di aver toccato un tasto dolente.
-Ehm…mi dispiace…- si scusò, e fu veramente dispiaciuta per la sua invadente imprudenza.
-Non preoccuparti- Akito alzò il viso verso di lei, e Sana fece un piccolo sorriso, alzandosi a sedere.
-Hayama?- sussurò
-Mh?-
-Mi dai un altro bacio?- chiese tutto d’un fiato, e Akito rimase di stucco. –Uno come ieri-
Nella stanza calò un silenzio tombale.
-Non penserai che farò qualcosa del genere soltanto perché me lo chiedi tu- prese a parlare indignato, poggiando la testa sulle ginocchia per nascondere il rossore del suo viso.
-Sei orribile, in questi anni che non ci sono stata scommetto che non ci hai pensato neanche una volta a baciare altre ragazze!- esclamò lei, indignata a sua volta e gli voltò le spalle.
-Proprio perché erano altre ragazze che non ci ho pensato neanche una volta-
Quella frase la colpì nel cuore: allora lei era molto più importante?
Comunque non voleva assecondarlo, e quindi continuò a fare l’offesa:- Allora le altre ragazze le hai baciate?-
Akito scrollò le spalle:- Dovevo rimanere single soltanto perché tu mi hai lasciato?-
-Quindi ti sei fidanzato?-
-No, sono solo stato un’amico di…-
-Ho capito, non voglio sapere altro- lo interruppe lei.
-Però non è mai stato amore- continuò lui, e le cinse la vita con le braccia.
-E tu non mi hai ancora dato un bacio-
-Uffa, e va bene, lo vuoi il bacio?- si rassegnò lui –Allora smettila di tenermi le spalle-
Lei si voltò –Se è uno scherzo ti ammazzo-
-Non è uno scherzo- tagliò corto Akito, prese il viso di Sana tra le mani, lo avvicinò al suo e la baciò. Sana rimase un po’ stordita, poiché era stato tutto molto veloce, poi si fece più sicura e provò la stessa sensazione della notte precedente.
Quando le loro labbra si staccarono, Akito le chiese:- Adesso sei contenta?-
-E’ ok- rispose lei imbarazzata.
-Adesso ti è passata questa voglia di baciarmi?- chiese ancora, provocandola.
-Smettila, mi stai scocciando- continuò lei, con le guance arrossate –Il bacio è finito, smettila di parlarne-
-Anche tu ne stai parlando-
-Oh, piantala!- esclamò lei, tappandosi le orecchie.
-Certo che hai un carattere insopportabile- sbuffò lui –Sono stufo-
-Sei stufo di me?!- lo guardò con rancore.
-Basta-
-E’ la verità-
-Basta-
-Basta dire basta!- strillò Sana.
Akito sbuffò –Non ne posso più-
-Neanche io- si voltò nuovamente, sapeva che quel gesto dava un fastidio enorme ad Akito.
Faceva caldo, e Sana si raccolse i capelli in una coda disordinata con un elastico improvvisato, portandosi la coda davanti, e lasciando la nuca scoperta, da cui Akito non riusciva a staccare gli occhi. Sana incrociò le braccia.
-Scusa…- disse Akito a bassa voce.
-Scuse NON accettate- rispose lei con decisione.
-Ora basta, mi stai davvero scocciando-
Si alzò dal letto e se ne andò via sbuffando, e Sana rimase sul letto.
“Stupido Hayama”
“Stupida Sana”
Più tardi Sana scese dal letto per andarsene, e così fece.
Alle 9,00 Akito uscì di casa per andare a lavoro, salì in auto.
Non riusciva a smettere di pensare alla litigata con Sana, aveva voglia di fare pace ma al tempo stesso era troppo orgoglioso per chiederle di nuovo scusa, già era molto che gliel’aveva chiesto una volta.
Arrivato al locale, parcheggiò l’automobile, scese ed entrò.
Quando si trovò all’interno, rimase molto sorpreso di trovare Gomi.
-Che ci fai qui?- chiese Gomi
-A lavorare- rispose Akito –anche tu?
-Esatto-
Akito fu felice del fatto che c’era il suo amico a lavorare lì.
Dopo qualche istruzione, si mise finalmente a lavorare, ma il suo pensiero era rivolto altrove.
All’interno del locale entrò una ragazza con un vestito striminzito e il volto esageratamente truccato, e soprattutto con una scollatura vertiginosa che fece voltare tutti gli uomini di quel locale verso di lei.
Gomi diede una gomitata ad Akito:- Hai visto?-
Akito alzò lo sguardo e notò la ragazza, e in particolare la sua esagerata scollatura, ma poi distolse lo sguardo.
Invece la ragazza sembrava proprio interessata a lui, così si avvicinò al bancone e si sedette.
-Ciao- disse, fissandolo.
-Un drink?- chiese Akito, indifferente, guardando da un’altra parte e facendo finta di essere interessato alla musica per non mettere lo sguardo dove non doveva.
-Sì, grazie- rispose lei, continuandolo a fissarlo.
-Perfetto- freddo come al solito, Akito andò a prenderne, lo versò in un bicchiere e glielo offrì.
La ragazza prese il bicchiere:- Io sono Fumiko, tu?-
-Non ti interessa-
-Lo verrò a scoprire, tanto- disse lei, non arresa –tu lavori qui, quindi ti incontrerò ogni sera-
Lui non rispose, se ne andò e offrì ad altre persone drink, ma la testa era concentrata su Sana.
-Ma che hai?- gli chiese Gomi, vedendolo distratto
Akito poggiò entrambe le mani sul bancone e sospirò:- Ho litigato con Sana-
-Ah, adesso capisco…- Gomi diede una pacca di comprensione ad Akito, e poi se ne andò.
Fumiko si avvicinò di nuovo ad Akito.
-La tua ragazza sarebbe Sana Kurata, quell’attricetta che porta una seconda?-
-Non vedo perché dovrei dirtelo…- ghignò lui, ma dalla rabbia che aveva negli occhi si capiva che si trattava proprio di lei.
-Senti…cambiando argomento- Fumiko riprese a parlare –Tu dove abiti?-
-E i fatti tuoi dove abitano?-
Fumiko rise:- Ti piace talmente così tanto quella Kurata che non ti interesso minimamente?-
-Ti faccio cacciare dal locale se non la smetti-
-Ti devo interessare almeno un po’…-
Akito sbuffò, ma decise di ignorarla. Si avvicinò a un ragazzo.
-Ecco, tieni il drink che hai ordinato-
-Cosa?! Ma io non ho ordinato nessun drink!- esclamò il cliente
-Prendilo e zitto-
Akito sospirò pensando che aveva dato un drink gratis il primo giorno di lavoro, poi tornò al bancone, dove ovviamente c’era ancora Fumiko.
-Sai…per te ho deciso di venire a lavorare qui, sei contento?- gli si avvicinò, accarezzandogli il viso, ma Akito scacciò al sua mano in malo modo.
-Dai, lasciati andare, possibile che hai il pensiero fisso su quella ragazza?-
-Quella ragazza è la mia ragazza, se proprio ci tieni a saperlo, quindi smettila-
La ragazza sbuffò, ma non si era certo arresa.

Intanto Sana era a casa e pensò che forse aveva esagerato a non aver accettato le scuse di Akito, quindi decise di andare a trovarlo al locale. Si mise in macchina e arrivò in poco tempo.
Quando entrò, la visione che c’era davanti a lei la immobilizzò…
 

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Capitolo 6
*** Mai dire mai? ***


Capitolo 6: Mai dire mai?
La scena che vide davanti a sé la immobilizzò: Akito stava baciando un’altra ragazza.
D’un tratto sentì un brivido serpeggiante dietro la schiena, la vista le si offuscò di lacrime e provò un mal di testa ancora più terribile di quando aveva bevuto dieci bicchieri di alcool.
-Come hai potuto?- sussurrò con la voce rotta –Ti odio!-
Dopo questa terribile esclamazione, che Akito non sentì, scappò via da quella orribile scena e corse subito a casa, buttandosi nelle braccia di sua madre singhiozzando.
-Ma cosa è successo?!- domandò sua madre preoccupatissima. –Sana?!-
-Sembrava stesse andando tutto bene…- si lamentò. –Perché mi hai fatto questo?- lo scoppio di lacrime nei suoi occhi divenne ancora più violento.
-Ma cosa è successo?! Dimmelo Sana!-
-Era tutto così maledettamente bello!- Sana ignorò completamente la richiesta della madre.
-Dimmi cosa è successo, voglio e devo saperlo!- ordinò la madre.
Sana si asciugò le lacrime con il palmo della mano.
-Akito Hayama-

Un silenzio tombale aleggiò nella stanza.

-Cosa?- domandò la mamma –Sei tornata con lui?-
Sana annuì:- E’ stato tutto vano- spiegò –Adesso lui mi ha tradita-
Misako sospirò, e Sana continuò a parlare:
-Gli hanno dato un posto di lavoro, un piccolo lavoretto da fare nel locale dove ci incontriamo spesso con gli altri. Oggi avevamo litigato, un semplice litigio non grave , ma io non gli ho chiesto scusa e sono andata lì per farlo e…lui era con un’altra…- tornò a singhiozzare. –Non ne posso più, Hayama è l’unico ragazzo che mi ha causato tante lacrime-
-Forse perché è l’unico ragazzo che hai amato-
Sana alzò il viso verso sua madre. –Lo so- disse lei –Ma voglio dimenticarlo, solo così posso andare avanti-
Quella frase colpì il cuore sensibile di Misako: tantissimi anni non avevano fatto altro che amarsi, e adesso si sarebbero nuovamente lasciati, proprio adesso che avevano avuto la fortuna di rincontrarsi e stare insieme?
-Ora, se non ti dispiace, vado mamma-
-Certo che non mi dispiace, vai, Sana- disse staccandosi dalle sue braccia, e Sana salì le scale, aprì la porta della sua camera e si distese sul letto.
Rimase a fissare il soffitto con uno sguardo spento, e a risvegliarla da quello stato di trance fu la vibrazione del suo cellulare. Allungò una mano verso il comodino e lo prese fra le mani: era un messaggio di Akito.
Cliccò sopra e lo lesse.

Sono ancora a lavoro, è veramente scocciante.
Scusami ancora per la litigata di oggi…
T
I

A




B
C
D

Buonanotte <3


“Scocciante? Scocciante un cavolo!” pensò Sana con rabbia “ Ti sarà sicuramente piaciuto il bacio che hai dato a quella ragazza! Chissà, forse non sarà stato nemmeno soltanto un bacio…”

Intanto al locale Akito si era lanciato in una conversazione con la ragazza:
-Perché lo hai fatto?- chiese –Ti ho già detto che sono fidanzato e non la voglio perdere-
Povero Akito, non sapeva ancora di averla già persa.
La ragazza infilò una mano nella sua tasca e ne tirò una sigaretta, la mise tra i denti e con uno sguardo provocante chiese:- Chi?-
La risposta di Akito fu decisa:- Lei-
-Intendo il nome- fece un tiro alla sigaretta e poi sbuffò –Spero non sia quella che ho capito-
-Non sono affari che ti riguardano- Akito le puntò i suoi occhi contro: erano pieni di rancore. –Mi pare che tu l’abbia già capito, ma adesso smettila di scocciarmi-
-Dai, non fare il palloso, voglio solo stare con te…- si avvicinò a lui
-Smettila- levò quella mano invadente e si allontanò da lei e dalla sua scollatura. Si avvicinò a Gomi:- Senti, perché non ti avvicini a quella ragazza? Sarà anche carina, ma io sto con Sana, non voglio combinare un guaio-
-Carina, ma l’hai vista bene?!- tuonò Gomi –E comunque lo stavo già per fare- sorrise malizioso e le si avvicinò.
Akito guardò il messaggio che aveva mandato a Sana, e rimase perplesso, poiché di solito rispondeva subito, invece adesso non aveva ricevuto nessuna risposta.
Ritornò al suo lavoro sbuffando, non vedeva l’ora che finisse, quando d’un tratto gli si avvicinò Gomi.
-Akito?-
-Sì?-
-Quella ragazza mi ha detto che…- gli si avvicinò ancora di più per non far sentire a nessuno, ma era improbabile che qualcuno sentisse, perché si erano tutti lanciati in un ballo scatenato. –Mi ha detto che…è disposta a pagarti se…-
Akito sospirò:-Te l’ho già detto, io sto con Sana, e amo lei, e quindi…ma tu…- d’un tratto gli venne una curiosità –tu non stai con Hisae? Se sì, hai baciato quella ragazza e…- ghignò
Gomi ridacchiò:- Non sto affatto con Hisae! E’ una non-relazione, quando mi va sto insieme a lei, quando non mi va no. E poi anche lei a quanto pare pende dalle labbra di Kaito-
“Forse anche la mia e quella di Sana è una non-relazione” pensò, poi tornò a concentrarsi sulla frase dell’amico:
-Eh? E chi sarebbe?-
-Uno che ha incontrato a lezione di chimica- spiegò Gomi
-Ah… - mormorò Akito, ma dall’espressione che aveva non sembrava affatto interessato: i suoi pensieri erano concentrati su Sana.
-Cambiando argomento…quella Fumiko, lì, ti ha baciato, se ho visto bene…-
-Sì, infatti- disse Akito deciso –Se mi lascio con Sana, sicuramente non rimarrò con le mani in mano, magari “starò” con lei e con altre ragazze, ma sono sicuro che non accadrà- spiegò –E anche se accadrà, non sarà mai amore-
-Capisco…io vado, a dopo-
Dopo una dozzina di altri drink offerti, finalmente il turno di Akito finì, e stava per uscire dal locale, quando…
-Non mi saluti?- chiese una voce, e Akito si accorse subito che era Fumiko.
Se ne andò, altrimenti avrebbe posato lo sguardo dove non avrebbe dovuto posarlo.
Si mise in macchina. Come primo giorno di lavoro era stato veramente stancante, ma più che altro era la lontananza da lei  che lo faceva stare male.
Quando arrivò, scese dall’automobile e si buttò fiaccamente sul letto.
Lesse per l’ennesima volta il messaggio che aveva mandato a Sana.
“Perché non mi rispondi?!” pensò nervoso. “ forse sta dormendo…”
Tic tac tic tac…
L’orologio suonava e il tempo passava, e Akito stava quasi per chiudere gli occhi, quando il fischio del suo telefono gli fece allungare la mano verso il comodino. Era un messaggio di Sana.
Pensava fosse la buonanotte, e invece…

Domani mattina vieni a casa mia alle 11,00…dobbiamo parlare…”

Akito ne aveva sentite tante di brutte frasi nella sua vita, ma la più brutta (ovviamente dopo “Sei il figlio del demonio!”) era sicuramente “Dobbiamo parlare”: non prometteva mai nulla di buono. Forse Sana voleva chiarire i suoi sentimenti? Si addormentò proprio con questa curiosità.
Invece Sana si addormentò con un gran peso di tristezza e delusione sul cuore.

Il mattino seguente Sana si svegliò alle 10:30, e rimase mezz’ora a camminare avanti e indietro nel salotto di casa.
Non c’era nessuno oltre a lei: La signora Shimura era andata a fare la spesa e ci avrebbe messo sicuramente un bel po’, poiché di solito dove comprare moltissime cose; sua madre era andata a consegnare il libro che il suo editore stava aspettando da un mese; Rei ovviamente era andato a prenotare nuovi lavori per Sana.
Insomma, la casa era vuota e gli unici rumori che si sentivano erano i passi nervosi di Sana sul tappeto e il ticchettio della pioggia sui vetri della finestra.
Alle 11,00 precise sentì suonare il campanello e andò ad aprire: era proprio lui. Fece l’indifferente.
-Ciao- disse lui.
-Ciao- rispose lei, con una freddezza insolita che Akito proprio non si aspettava. –Puntuale come al solito-
-Al contrario tuo- ghignò lui -Di cosa volevi parlarmi?- chiese, chiudendo la porta alle spalle
-Non fare il finto tonto- l’espressione di indifferenza che aveva avuto negli occhi poco prima si trasformò in un’espressione di rancore. –So tutto-
-Tutto cosa?- domandò, posando l’ombrello bagnato.
Gli occhi di Sana si stavano già riempiendo di lacrime di rabbia e nervoso: perché faceva finta di niente?
-Smettila, Hayama!- la voce uscì completamente rotta dall’emozione –Smettila di ferirmi…hai già fatto abbastanza!-
Akito rimase completamente scioccato, e gli occhi lucidi di lacrime della ragazza gli spezzarono il cuore in mille pezzi, calpestandolo con crudeltà.
D’un tratto l’immagine di Fumiko nella sua mente passò veloce come un uragano: adesso ricordava! Ma l’immagine di Fumiko appariva in pezzi, quasi non riusciva a distinguere la sua immagine, tipo stile mosaico. Sana si stava arrabbiando per una ragazza di cui Akito non ricordava nemmeno il viso.
-Ti stai arrabbiando per Fumiko?- si avvicinò lentamente, ma Sana indietreggiò.
-Non so come cavolo si chiama, so soltanto che l’hai baciata!- esclamò, con le lacrime agli occhi, la testa che stava per scoppiare, il cuore in mille pezzi e il terreno che sentiva scomparire sotto i suoi piedi.
Akito strinse i pugni: si sentiva particolarmente nervoso e anche una forte rabbia stava per scoppiare dentro di lui.
-E’ stato uno stupido errore…- iniziò, ma Sana non gli diede il tempo di parlare:- Errore? Errore?! Ma ti pare un errore baciare una ragazza?! Ci sei finito per sbaglio sulle sue labbra?!- era fuori di sé dal dolore, si sentiva distrutta dentro e fuori.
-L’errore è stato commesso da lei, non da me!- esclamò a sua volta Akito, che aveva sempre cercato di conservare la calma dall’inizio di quella discussione, ma adesso stava veramente perdendo il controllo:- Non capisci niente perché sei stupida, sei talmente ottusa che incolpi le persone per cose che non hanno fatto!-
Questa era troppo per Sana. –Adesso vattene!- esclamò, indicando la porta –Vattene!- ripeté –Sarà la miglior cosa per entrambi-
Akito stava quasi per protestare, ma poi la guardò negli occhi pieno di odio:- Allora me ne vado- disse a denti stretti –Non tornerò più da te. MAI-
Quella parola ferì profondamente Sana: MAI. Era così tremendamente terribile, specialmente detta da Akito dopo aver detto la frase: “Non tornerò più da te”.
Nonostante tutto, non voleva far vedere il dolore che le aveva procurato quella parola, così lo fissò fino a che non sparì dietro la porta.
“Mai dire mai”, così le aveva insegnato sua madre. Ma era davvero giusto? Certo, quella frase infondeva ottimismo e speranza, ma sarebbe stato davvero così? Adesso c’era di mezzo Akito Hayama, e con lui era difficile far cambiare il “mai” con il “sempre”. Sarebbe stato veramente difficile, con quella testa dura che aveva.
Ma anche lei non avrebbe fatto scoprire il suo lato fragile, non sarebbe certo corsa tra le sue braccia in un batter d’occhio, no, assolutamente no.
Sapeva che la lontananza del ragazzo che amava era la cosa più dolorosa, lei lo aveva vissuto sulla propria pelle in quei quattro anni che non c’era stata.
Si sedette sulla poltroncina, poggiando i gomiti sulle ginocchia e mettendosi la testa tra le mani con le lacrime che le scorrevano sul viso e le labbra serrate, per evitare di far uscire qualche singhiozzo o qualche gemito di dolore.
Alla fine non ce la fece più, e si lasciò andare in un pianto disperato.
“Mai dire mai”
“Mai dire mai”
“Mai dire mai”

La frase più bella, secondo lei. Ma il dolore che provava sembrava aver risucchiato tutto l’ottimismo che portava sempre nella sua indole da quando era nata.

Intanto Akito era tornato a casa, si era buttato sul letto e si era messo a sperare di non incontrare più quella Fumiko, altrimenti l’avrebbe ammazzata con le sue stesse mani.
Si era messo a riflettere sulla sua relazione con Sana: in realtà, non sapeva nemmeno se si potesse trattare di relazione, da quando Sana era tornata lui non le aveva affatto chiesto se volevano stare insieme, ma era ormai evidente che si amavano.
Però…è davvero così complicato amare?
Da quando aveva conosciuto Sana, aveva conosciuto l’amore.
Quando non stavano insieme sembrava andare tutto bene. O almeno, così pensavano gli amici che stavano attorno. Entrambi, sia lei che lui, erano molto bravi a nascondere i propri sentimenti. Quando erano lontani, mentre fuori stavano bene, dentro erano DISTRUTTI.
La loro anima era spaccata in due, solo l’unione avrebbe permesso di ricucirla e quindi di far sanare quella ferita immensa.
Si sentiva soffocare, aveva bisogno di prendere aria, così uscì di casa e dopo una lunga passeggiata piena di riflessioni, si sedette ad un tavolino ordinando un drink.
Il tempo era nuvoloso, ma le nubi non erano grosse e non minacciavano pioggia, così Akito non si era servito di un ombrello.
Forse…le nuvole non piangevano perché sapevano che c’era qualcun altro a consumare gli occhi.
Sana si alzò dalla poltroncina, cercando di essere più coraggiosa e ferma che mai, ma si sentiva debole, spossata, delusa, triste, affaticata… e la lista sarebbe andata avanti fino a disperata, distrutta, depressa… era tutto così tremendamente triste.
Quando cominciò a sentire una luce di speranza dentro di sé, lo sguardo le cadde sul portaombrelli: all’interno giaceva, triste e bagnato, l’ombrello di Akito.
Sembrava morto, così grigio e spento, bagnato di crudeli goccioline.
Ecco, in quel momento Sana si sentiva proprio un ombrello: faceva di tutto per proteggere, ma veniva ripagata con il gelo della pioggia, e veniva anche lacerata e torturata, fino ad essere abbandonata in un misero portaombrelli.
Lei faceva di tutto per proteggere la relazione con Akito, e lui l’aveva già tradita, lasciandola con il cuore spezzato, abbandonata al suo dolore.
Non riusciva a distogliere il pensiero da LUI, LUI E SOLTANTO LUI, ETERNAMENTE LUI, PER SEMPRE LUI.
PER SEMPRE AKITO HAYAMA, e nulla avrebbe cambiato ciò.

Salì le scale e si gettò sul letto, ma neanche il tepore della sua stanza riuscì a trasmetterle un po’ di speranza.
Rimase lì, con lo sguardo assente, proprio come la sera precedente, fino a che non sentì squillare il telefono.
Allungò fiaccamente una mano e raccattò il telefono, per poi portarlo all’orecchio.
-Pronto?- la sua voce uscì piuttosto debole.
-Ciao, Sana-chan, sono Tsuyoshi- non c’era bisogno di dirlo: lo aveva riconosciuto subito.
-Ah, ciao, Tsu, come va?- nonostante la domanda, dal suo tono di voce non sembrava minimamente interessata.
Dall’altra parte della cornetta, Tsuyoshi esitò un po’:- Ehm…sì, a me tutto bene…e a te?-
Sospirò:-Tutto bene-
-Beh, non sembra, in realtà- osservò Tsu, poi cambiò argomento:- Senti, volevo chiederti se stasera puoi uscire insieme a noi, ovviamente con Akito-kun…. Ah, visto che ti trovi, chiediglielo-
-Non verrò- la risposta fu decisa.
Dopo un istante di riflessione e silenzio, Tsuyoshi domandò:- Perché?-
-Non mi sento molto bene, credo di avere la febbre, penso che nemmeno lui verrà-
-Lui chi?- chiese Tsuyoshi perplesso, e Sana quella domanda la trovò piuttosto sciocca.
-Lui- fu la risposta, e Tsuyoshi temette che stesse diventando stupida.
In realtà, non se la sentiva proprio di pronunciare il suo nome.
-Sana, capisco che non ti senti bene, ma sei sicura di avere la febbre?- chiese Tsuyoshi speranzoso.
-Sicurissima, Tsu, mi dispiace- mentì Sana –Adesso se non ti dispiace stacco…ho un forte mal di testa-
-Ehm…okay, va bene, allora ciao- disse Tsuyoshi, dispiaciuto –Guarisci presto-
-Grazie- rispose Sana assente, ma già tutta quella premura le risollevò un po’ l’umore.
Gettato incurante il cellulare sul comodino, provocando una spaccatura sul display, si avvicinò alla finestra guardando il cielo grigio che sembrava rispecchiare il suo umore.

Aveva la netta sensazione che prima o poi si sarebbe messo a piovere. Akito guardò il cielo sospirando, senza sapere che la persona a cui pensava stava guardando lo stesso cielo.



























 

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Capitolo 7
*** Il diario di Sana ***


Capitolo 7: Il diario di Sana
D’un tratto sentì bussare alla porta.
Aprì fiaccamente e si trovò davanti Aya.
-Ciao, Sana!- disse sorridendo.
Sana fece un debole sorriso:- Ciao, Aya-
-Sono venuta qui per vedere come stavi, sai, ho portato anche delle medicine in caso la febbre aumenti e…-
Sana si portò una mano alla testa –Grazie mille, sei dolcissima- la interruppe.
Aya fece un tenero sorriso, poi scattò come un grillo:- Ehi, mettiti subito a letto!- disse –Adesso ti preparo qualcosa!-
Sana tese le mani in avanti, agitandole:- No, no, non preoccuparti-
-Oh sì, invece, guarda, sei pigra e debole, non parli molto e non dici parole insensate, quindi stai male-
Questo pensiero fece venire da ridere alla stessa Aya, perché di solito le persone dicono frasi insensate quando hanno la febbre, per Sana invece era tutto il contrario.
-Aya…- cominciò Sana –Senti…questa....n-non è febbre-
Aya la guardò con aria interrogativa, ma evidentemente aveva già capito fin dall’inizio.
-Ecco, il mal di testa non manca, davvero, ma è colpa di…- Sana cominciò a torturarsi le mani.
-Di Akito Hayama- aggiunse Aya, assumendo un’espressione molto seria.
Sana sgranò gli occhi:- Come…come hai fatto a capire?!-
Aya alzò una mano e le diede una pacca di comprensione sulla spalla:- Ci conosciamo o non ci conosciamo dalle elementari?-
Si sedettero entrambe sul divano, e l’atmosfera si fece molto grave.
-Cosa è successo?- chiese Aya.
Sana sospirò:- Mi ha tradita-
Aya le prese le mani con affetto:- Scusa se questo pensiero ti sembrerà crudele…- mormorò –Ehm…ti ha tradita con Fuka?-
Sana alzò lo sguardo di scatto e la fissò:- Ma no!- esclamò –Non penso che Fuka lo avrebbe fatto!-
“Eppure lo ha già fatto” pensò Aya, ma si guardò bene dal dirlo e rimase ad ascoltarla.
-Con una certa Fu…miko, se non sbaglio- rifletté Sana.
-Capisco- sospirò Aya, poi, dopo un silenzio quasi religioso che calò nella stanza per un secondo, le propose:- Perché non scrivi un diario?-
-Cosa?-
-Un diario- disse decisa Aya –Così scrivi le tue paure, le tue delusioni, le tue incertezze, le tue…anche gioie, perché capiteranno- la rassicurò
Sana rimase un po’ stordita da quella proposta –Non so…ci devo pensare…-
-Va bene, quando puoi, fammi sapere, io adesso devo andare, il mio orsacchiotto caramelloso mi sta aspettando- sorrise, ed uscì dalla casa di Sana, ansiosa di andare dal suo “orsacchiotto caramelloso”.
Sana rifletté sulla proposta di Aya: non aveva mai scritto un diario e fino ad adesso non ci aveva mai pensato. Di solito non pensava molto, ma agiva semplicemente per vedere subito i risultati, così uscì di casa per andare a procurarsi un diario.

Intanto Akito aveva deciso di impegnarsi nel karate.
In realtà, nonostante il karate fosse uno sport che amava, questa volta si stava impegnando per DIMENTICARE.
Il litigio non era stato grave, ma Sana era così sensibile che aveva subito rotto.
Mentre raccoglieva le sue cose e le metteva nella borsa per la palestra, continuava a pensare a quella maledetta Fumiko: se non fosse stato per lei, lui e Sana starebbero ancora insieme.
DIMENTICARE, che parola! Sapeva che non ci sarebbe mai riuscito.
Dimenticare non era mai stato facile, specialmente quando di mezzo c’era LEI.
Non era pessimista, era semplicemente realista.
Sbuffando uscì di casa con la borsa a tracolla, e andò ad allenarsi.
In ogni calcio, in ogni pugno, in ogni mossa che faceva c’era la rabbia che provava per se stesso, per Sana, per Fumiko, per la situazione.
Avrebbe volentieri abbattuto tutto con un solo colpo.

“Caro diario,
Mi pare piuttosto stupido chiamarti con l’aggettivo <> quando non ti conosco nemmeno.
In realtà, non sono stata io a pensare di cominciare a scrivere un diario. E’ stata la mia amica Aya.
Il mio ragazzo, anzi, il mio ex ragazzo, mi ha tradita e così io, per riprendermi, sono qui a scriverti, anche se credo che sia improbabile che si curi questa ferita.
Conosco il mio ex, so già cosa sta pensando, sta pensando che ho esagerato a reagire così per un bacio con un’altra.
Per lui è poco, ma per me…beh…è una TORTURA.
Mi sembra assurdo usarti come se tu fossi una medicina contro il mio male, penso che tu non mi aiuterai molto...mi dispiace.
In realtà…non faccio altro che pensare a lui.
Mi viene da piangere e scusa se sto bagnando le tue pagine con qualche lacrima, forse adesso è meglio che chiudo.
Che buffo, la mia amica Aya mi ha detto che questo diario mi avrebbe fatto sentire bene, e invece sono scoppiata a piangere.
Tua Sana”

Finito di scrivere non si sentiva molto sollevata.
Chiuse il diario e lo abbandonò sulla scrivania, fino al giorno seguente.
Appena svegliata, scese dal letto, lo prese, si infilò di nuovo sotto le coperte e cominciò a scrivere.

“Caro diario,
Buongiorno! Mi sono appena svegliata.
Dato che sono a inizio giornata non so che scriverti, anche se so che dovrei, più che altro, scriverti dei miei sentimenti.
Stanotte l’ho sognato…anzi, no, ho sognato i suoi occhi.
Erano due occhi color miele, profondissimi, mi guardavano intensamente.
Erano così tremendamente fantastici! Due pozze di oro colato, così…non so, erano talmente belli, che mi sembravano indescrivibili.
Ancora adesso mi sento ancora osservata, come se quelle iridi dorate mi stessero ancora fissando insistentemente.
Poi mi sembra ancora di sentire il suo profumo…
Mi manca, lo so. Ma non posso andare da lui. Non posso proprio.
Tua Sana

Akito ritornò a casa dopo l’allenamento mattutino, buttò la borsa sulla poltrona in camera sua e si sedette sul letto sospirando.
“Dio, quanto mi manca” pensò, finalmente ammettendolo.
Le mancava tutto di lei: i suoi capelli rossi, il suo sorriso, i suoi occhi color cioccolata, la sua pelle, la sua energia, le sue labbra, tutto.
Avrebbe tanto voluto sentire di nuovo il sapore dei suoi baci, avrebbe tanto voluto sentire il profumo della sua pelle, voleva così tanto abbracciarla e sentire il suo respiro sul suo collo, quanto desiderava sentirla vicina, le due pelli a contatto, e diventare una cosa sola insieme a lei.
Ma non poteva tornare da lei. Proprio non poteva.

-Sana-chan!- la voce di Rei proveniva dal salotto.
Sana smise di scrivere e chiuse il diario di scatto, mettendolo in una scatolina.
-Rei-kun, sono qui!- disse Sana, scendendo le scale nervosa.
Rei la guardò sorpreso:- Cosa c’è? Ti vedo strana…- osservò
-Io? No, non ho niente- mentì, e finse un sorriso.
-Senti…dovresti fare la parte del film…-
Sana rifletté: in effetti, se si fosse impegnata nel suo lavoro, avrebbe pensato di meno a lui.
-Certo!- rispose –Allora, andiamo?-
Rei e Sana si misero in macchina e partirono verso il set televisivo.
-Sana-chan, ti stavamo aspettando!- esclamò Rina-chan.
-Ciao, Rina-chan, scusa il ritardo!- si scusò, e andarono a lavorare.
Mentre lavoravano, d’un tratto Sana venne invasa dai pensieri.
Il bacio tra Akito e Fumiko, gli occhi di Akito, i suoi capelli morbidi, il suo profumo, la faccia soddisfatta ed odiosa di quella ragazza antipatica.
“Devo concentrarmi” pensò “Non posso pensarlo”

“Caro diario,
Oggi sono andata a lavorare.
Non penso che tu lo sappia, ma faccio l’attrice.
Avevo deciso di concentrarmi, ma alla fine ho pensato a lui…è più forte di me. Alla fine, non posso fare altro che singhiozzare…mi manca e questo mi fa male…troppo…”

“Siamo nel cuore della notte, e io continuo a pensare a te, Sana”.
Akito si girò e rigirò nel letto. Possibile che il suo pensiero potesse disturbare il suo sonno?
A dir la verità, era anche una sua scelta, perché sapeva che se si fosse messo a dormire l’avrebbe sognata.
“Mi sto trattenendo, altrimenti sarei già venuto a casa tua, ma non posso. Non DEVO.”

Il mattino seguente il cellulare squillò, e Sana rispose:- Pronto?-
-Ehi, Sana-chan, come stai?- era Naozumi
Sana sospirò impercettibilmente:- Bene-
-Ne sono contento! Senti, perché non vieni a prendere qualcosa di fresco con me, questo pomeriggio? C’è un bel sole!-
Davvero? Non lo aveva mai notato.
Alzò lo sguardo verso il cielo e si coprì il volto con la mano: in effetti, la luce era tantissima, il sole era luminosissimo, e quella luce gli ricordava gli occhi e i capelli di Akito.
-Va bene!- rispose –Oggi pomeriggio non ho impegni-
La mattinata passò molto velocemente e, quando arrivò il pomeriggio, Sana si fermò al tavolino di un bar con Naozumi.
-Allora, Sana-chan, come stai passando questi giorni?-
-Molto bene- rispose mentendo.
-Stavolta non hai risposto “A meraviglia!” come al solito- osservò Naozumi.
Sana cambiò argomento:- E invece tu?-
-Oh, bene, direi- disse, e dopo questa risposta arrivarono le due granite ordinate.
-Ti sei impegnato molto?- chiese ancora Sana, sorseggiando con la cannuccia la sua granita al mirtillo.
Naozumi raccolse pezzi di ghiaccio col cucchiaino di plastica all’interno del suo bicchiere - Molto- rispose –E tu, se non sbaglio partecipi ad un nuovo film, vero?-
Sana scolò il bicchiere:- Ah!- Si portò le dita ai lati della testa.
-Naozumi ridacchiò:- Non devi bere la granita così velocemente!-
Sana finse di ridere, ma il suo pensiero era concentrato altrove.
“Non devi…lasciarti distrarre. Non devi lasciare che Hayama rovini anche l’amicizia con Nao”
-Comunque sì, parteciperò al nuovo film, ma io non sono la protagonista- spiegò, poggiando il bicchiere sul tavolino e appoggiandosi allo schienale della sedia con fare stanco.
-Sì, lo so- rispose Nao, che non sapeva ancora come continuare quella conversazione.
-Beh, io devo andare- disse Sana sorridendo, alzandosi dal tavolino –Ci sentiamo un altro giorno?-
-Ok!- rispose Naozumi –Allora ciao-
Quando tornò a casa, riprese in mano il diario sospirando.
“Lo scriverò?” si domandò, poi prese una penna all’interno del portapenne sulla scrivania e cominciò a scrivere il diario.

“Caro diario,
Oggi sono stata con Naozumi. Non mi sono divertita molto, abbiamo preso una granita, io al mirtillo e lui alla fragola, ma oltre a questo e a qualche chiacchiera senza importanza, non abbiamo fatto molto.
Credevo che Nao capisse il mio stato d’animo, invece mi sono resa conto che solo Hayama, e Aya in casi più estremi, si accorgono del mio umore.
Ricordo quando avevamo undici anni ed io ero preoccupata per mia madre, soltanto Hayama era riuscito a vedermi nel profondo.
Già, fin da bambino è stato così: profondo e comprensivo.
Quei maledetti occhi color ambra ti leggono l’anima.
Oh, ho così tanta voglia di immergere il mio sguardo dentro il suo come una volta…
Tua Sana”



 




 

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Capitolo 8
*** Confusione e dolore ***


Capitolo 8: Confusione e dolore
Il mattino seguente Akito non tornò al lavoro e non lo fece nemmeno quella successiva.
Bel modo di iniziare a lavorare, no?
Comunque, sempre meglio prendersi delle assenze con scuse del tipo “Ho la febbre”, “Sto male”, “Sono caduto dall’ottavo piano”, piuttosto che andare lì e lavorare male perché si ha la testa da un’altra parte, era questa l’idea che aveva Akito.
Perché, in quelle condizioni (sicuramente non fisiche) non poteva certo permettersi di andare a lavoro!
E così anche la mattina seguente Akito rimase nel letto con l’intenzione di rimanerci fino all’una.
Solo allora si sarebbe alzato per mettere qualcosa sotto i denti e non far soffrire il suo povero stomaco, anche se, con tutti i pensieri che aveva, era l’ultima cosa che gli importava.
Che poi… che senso aveva aprire un locale anche di mattina?
“Oltre che un locale, è anche un bar” gli aveva ripetuto molte volte sbuffando il suo amico Gomi.
Ed era proprio lui a chiamarlo quella mattina.
Akito allungò la mano verso il comodino e afferrò il cellulare.
-Cosa vuoi?- chiese con tono aggressivo (insomma, con “molto garbo”)
-Ah, che bella accoglienza, eh, Hayama?- ironizzò il suo amico infastidito. –Ed io che ero preoccupato per te-
-Cosa c’è? Adesso sei diventato come Tsuyoshi?- sbuffò Akito –E comunque non hai alcun motivo per preoccuparti-
-Cosa ti è successo stavolta?- chiese Gomi, pronto a sentire che magari gli era arrivato un tornado addosso e subito dopo un tremendo tsunami che lo aveva travolto, ma che per fortuna si era salvato.
-Sono caduto mentre correvo per l’allenamento- mentì Akito.
-Ah, sì, certo, perché poi io me la bevo- disse sarcastico Gomi –Non cercare di fregarmi, se tutte le scuse che mi hai raccontato fossero vere saresti già morto- sospirò –Cosa è successo?-
-Dai, smettila di fare la mammina, non mi è successo niente- disse Akito, cercando di farlo stare zitto, ma non volendo riagganciare per educazione
-C’entra Sana, vero?-
-Buonanotte!- disse Akito, e poi, mettendo in atto tutte le sue buone maniere, riagganciò.
“Al diavolo l’educazione!” imprecò. “Stava diventando davvero insopportabile”.
Si ficcò sotto le coperte fino alla testa, ma poi sentì bussare alla porta.
Non era certo il tipo di uno di quei film che si chiedono “Chi può essere?” quando potrebbero alzare le chiappe e andare ad aprire per constatarlo, ma non poté fare a meno di chiedersi chi diavolo fosse che disturbava il suo “riposo mattutino”.
Con la lontananza di Sana, stava diventando veramente antipatico.
Comunque, siccome il suono del campanello (che suonava insistentemente) era ancora più fastidioso della sveglia, si alzò, si vestì, e decise di andare ad aprire.
-Oh, ciao, Akito, sei tu- sorrise il suo amico occhialuto.
-Mi pare che tu abbia bussato a casa mia- disse lui inarcando un sopracciglio.
-Sì, lo so…volevo dire un’altra cosa, però mi sono impappinato, insomma…- Tsuyoshi abbassò lo sguardo.
-Sei venuto qui per sapere come stavo, vero?- chiese Akito –Se è così, hai visto, sto bene, quindi adesso puoi anche girare i tacchi e tornare da dove sei venuto-
-Mi stai cacciando?- chiese Tsuyoshi offeso.
-Oh no, ti stavo solo dando un consiglio, però se non lo accetti entra pure- disse Akito, che nonostante fosse sempre nervoso, si era pentito di aver parlato così al suo amico.
-Gomi mi ha raccontato che non sei andato a lavoro nemmeno oggi- iniziò Tsuyoshi.
-Infatti-
-E mi ha raccontato anche che tu gli hai detto che eri caduto- aggiunse –Eppure a me pare che tu stia bene, non è così?-
-Sì, sto bene, contento ora?- sbuffò Akito.
-Anche con Sana va tutto bene?- chiese Tsuyoshi.
Akito lo guardò:-Ed ora cosa c’entra lei, scusa?- chiese
-Dalla tua risposta capisco subito che non va per niente bene- sospirò Tsuyoshi. –Siete…siete una coppia diversa da me ed Aya ed anche da tutte le altre coppie…-
-Semplice: è perché non siamo più una coppia-
Tsuyoshi sobbalzò:-Come?!- tuonò –Davvero?!-
-Caspita, e tu eri quello che aveva capito tutto, vero?- domandò Akito, ed ecco il sopracciglio biondo alzarsi nuovamente.
Tsuyoshi si sedette di nuovo sul divano, raddrizzando gli occhiali e riprendendo un certo contegno:-Comunque, mi dispiace davvero tanto- disse dispiaciuto –Ma cosa è successo?-
Akito si voltò da un’altra parte-Non mi va di parlarne-
-Possibile che sei sempre così?! SEI UN ASOCIALE!- strillò Tsu, che ormai non lo reggeva più quel suo carattere –E comunque…-disse prendendo una certa calma –Penso che parlarne ti faccia bene-
-E perché?- domandò Akito con una certa aggressione –Perché cambierà le cose? Non penso-
-Potrei aiutarti- obiettò Tsuyoshi.
-E come, scusa?- borbottò il biondino, sempre più infastidito.
-Beh, se non mi dirai il tuo problema come faccio a trovare la soluzione?-
Quella frase fece portare Akito indietro nei ricordi, quando Sana le aveva detto più o meno la stessa frase, quando aveva problemi familiari.
Solo che adesso il problema era lei…come doveva fare?
Akito sospirò:-E’ successo tutto per colpa di Fumiko-
-Fumiko? E chi è?- chiese Tsuyoshi.
-E’ una…ragazza, diciamo, che mi ha dato un bacio mentre lavoravo nel locale- spiegò Akito.
-Cosa?! Hai baciato un’altra?!- urlò Tsuyoshi.
-Pure tu con questa storia?!- sbuffò Akito –E’ STATA LEI A BACIARMI, NON IO-
Tsuyoshi si tranquillizzò sospirando:-Beh, tutto quello che devi fare è spiegarglielo a Sana-
-Come se non ci avessi provato!- esclamò Akito quasi indignato –Ma lei non mi ha voluto dare ascolto-
Rimasero per un po’ di tempo in silenzio, poi Tsuyoshi disse:-Akito-kun, io penso che devi dare solo un po’ di tempo a Sana-chan, sono sicura che si riprenderà, non è il tipo da piangere su un fatto accaduto per tutta la vita-
-Lo so, ma non è questo il punto- sospirò Akito –Il punto è che quando Sana si riprenderà, potrà anche non tornare più da me-
Tsuyoshi scosse la testa:-Non ne sarebbe capace. Non resisterebbe un giorno, lei senza di te non è felice- spiegò –Siete fatti per stare insieme, così dovete vivere e così dovete morire, è destino-
-Mi pare che comunque abbia resistito molti giorni, per adesso- obiettò Akito.
Tsuyoshi tornò a scuotere la testa con quella sua faccia seria:-E’ solo una questione di orgoglio, tra poco manderà a quel paese questo sentimento e tornerà di nuovo da te, ne sono certo. Come ti ho già detto, lei non può vivere senza di te-
Akito rifletté sulle parole dell’amico, sebbene non fosse tanto convinto, poi lo tornò a fissare e con un ghigno divertito notò:- Ehi, ma da quant’è che ti sei messo a fare lo psicologo?-
Tsuyoshi ridacchiò, notando con felicità che era apparso un “sorriso” su quel volto ormai spento da giorni.

-Sana-chan, guarda qua che ti ho portato!- esclamò allegramente Rei con un cartone enorme in mano –E’ una maxi pizza presa dalla tua pizzeria italiana preferita!- la posò sul tavolo –Lo so che preferisci il cibo giapponese, ma il tuo negozio preferito era chiuso, quindi ho deciso di prenderti questa- ridacchiò.
Sana rimase con lo sguardo basso e buio.
-Ehm…forse stasera ti andava del cibo giapponese?- chiese Rei –Accidenti, ho sbagliato proprio scelta!-
-Ma no, Rei-kun, non ti preoccupare, la pizza va benissimo!- esclamò Sana, cercando di fare un sorriso convincente. –Però se non vi dispiace mi piacerebbe mangiarla in camera mia, scusatemi-
-Non ti preoccupare, cara, mangia pure in camera tua, devi essere molto stanca- disse la signora Misako comprendendo i bisogni della figlia di stare da sola.
Così Sana prese la pizza tra le mani e salì in camera sua.
-Maestra…-mormorò Rei perplesso.
-Cosa, c’è, Rei?- chiese la signora Misako. Sì, lo aveva chiamato Rei, ormai non gli andava più di chiamarlo per cognome dopo tutti gli anni passati insieme.
-Cos’ha Sana-chan? Ultimamente è così strana, pure a lavoro…- disse –Sono molto preoccupato-
-Dalle soltanto del tempo, Rei, vedrai che si riprenderà- detto questo la signora Misako lasciò la stanza e Rei, con tutti i suoi dubbi.

Era una serata con un venticello piuttosto fresco, e Akito era appena tornato dall’allenamento.
Sorpreso notò che sotto casa sua c’era una persona.
Una ragazza, per la precisione.
-Ciao, Aki- disse la ragazza sorridendo.
-Oh…Fuka, sei tu…- mormorò Akito. –Come mai qui?-
-Tsuyoshi mi ha raccontato della tua…- a questo puntò tossicchiò, con la paura di toccare un tasto dolente e ferirlo –Insomma, della la tua separazione con Sana-
“E ti pareva” pensò Akito, ma borbottò solo un semplice “sì”.
-Io…insomma…ero preoccupata per te- disse, e a questo punto arrossì.
Akito non sapeva che dire:-Beh…grazie-
-A dir la verità, non sono venuta soltanto per questo- le guance le si imporporarono ancora di più.
Akito era incuriosito:-Avanti, spara-
-Forse ti sembrerà un po’ fuori luogo, ma io volevo chiederti se…-
-Se…?- la incitò a continuare lui, impaziente.
-Se tu vorresti essere…- esitò ancora –Se tu vorresti essere…felice-
Akito inarcò nuovamente un sopracciglio: forse era lui l’ignorante, ma quella frase gli sembrava completamente senza senso.
-In che senso, scusa?- chiese.
-Volevo dirti che se vorrai essere felice, al mio fianco lo sarai- spiegò lei, tormentandosi le mani.
-E’ una specie di dichiarazione?- domandò perplesso.
Fuka non sopportava le cose romantiche:-Oh, prendila come vuoi!- esclamò –Se ti va, vieni da me!-
Con questa frase scappò via lasciandosi alle spalle un Akito confuso che ci mise qualche instante prima di entrare in casa.

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Ciao ragazzi, perdonatemi se in questo capitolo la presenza di Sana è minore, ma essendomi concentata molto su di essa nei primi capitoli, ho deciso di provare a descrivere meglio i sentimenti di Akito =) Poi ho notato che le storie dove il carattere di Akito viene caratterizzato meglio rispetto a quello di Sana sono state per me sempre le migliori XD E voi quale dei due personaggi preferite? =D








 

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Capitolo 9
*** La proposta di Fuka ***



Capitolo 9: La proposta di Fuka
-Sana-chan, sei arrivata!- Naozumi le corse incontro.
Sana aveva provato ad andare agli studi televisivi, sperando che il lavoro la distraesse dai suoi pensieri, anche se non ci contava poi così tanto.
-Caspita, che brutta cera che hai…- osservò Naozumi, scrutando il suo viso pallido e smunto –Non ti senti bene?-
Sana annuì:-Beh, in effetti mi fa molto male la testa-
-Potevi dirmelo prima!- replicò Rei –Non ti avrei certo costretta a venire agli studi televisivi-
Sana sorrise debolmente:-Non vi preoccupate, credo di farcela-
-No, che non ce la fai- disse Naozumi, posandole una mano sulla fronte –Febbre non ne hai-
Sana tornò a sorridere:-Ho solo bisogno di prendere qualcosa di caldo-
-Okay, allora noi intanto usciamo a prendere una bevanda- propose Naozumi –Rei, rimani qui, se Sana si sentirà bene la riporteremo agli studi-
Rei annuì.
“Oh, Sana-chan, ma che hai?” pensò mentre li vedeva uscire dalla sala.

-Siamo arrivati, che ne dici di prendere una cioccolata calda?- le chiese premuroso Naozumi.
Ma Sana divenne ancora più pallida: Naozumi l’aveva accompagnata nel locale in cui lavorava Akito.
-E adesso cos’hai?- domandò preoccupato l’amico, vedendo il suo umore farsi ancora più nero.
-Ho…ho cambiato idea- mormorò Sana –Prenderò un taxi e mi farò accompagnare a casa-
-Ma fino a un minuto fa avevi detto che…-
-Le cose cambiano-
-Non così in fretta- protestò Naozumi.
“Sana, come stai diventando debole!” protestò la sua vocina buona che si trovava dentro di lei “Davvero credi che scappare migliorerà le cose? Coraggio, vai in questo cavolo di locale e affronta le cose a testa alta!”
Alla fine decise di ascoltare la parte buona di essa ed entrarono nel locale.
Al bancone, comunque, non c’era Akito, ma soltanto Gomi.
-Oh, Kurata- disse quest’ultimo quando la vide entrare.
-Gomi?- chiese Sana confusa: Akito non le aveva detto che lavorava insieme al suo amico. –Non sapevo che lavorassi qui-
-Capisco. Cosa desideri?- chiese –Desiderate, cioè- si corresse, quando si accorse della presenza di Naozumi.
-Per me niente- rispose Naozumi scollando le spalle.
-A me andrebbe una cioccolata calda, grazie- disse Sana, sedendosi vicino al bancone.
D’un tratto il cellulare di Naozumi squillò:-Scusatemi, vado un attimo fuori a rispondere-
Mentre preparava la cioccolata, Gomi cominciò a parlare con la ragazza (Dell’argomento sbagliato, naturalmente).
-Beh, con Hayama come va?- chiese, sperando tra sé e sé di non toccare un tasto dolente.
Sana abbassò lo sguardo.
-Ehm…ecco la cioccolata- disse imbarazzato, posando la tazza davanti a Sana.
-Non c’è…- cominciò Sana, sempre con lo sguardo basso -…Hayama?-
Gomi scosse la testa sospirando:-Non viene da giorni, ormai-
Sana alzò la testa preoccupata:-Perché?- chiese con foga.
Gomi tornò a sospirare:-Ho provato a chiamarlo più volte. All’inizio mi rispondeva e continuava a ripetere scuse, ma adesso non mi risponde più. Abbiamo provato a bussare a casa sua. Io, Sasaki, perfino Matsui ha cercato di parlargli, ma senza risultati. Se ne sta lì chiuso in casa, a rimuginare su certi problemi…-
-Davvero?- chiese Sana dispiaciuta.
-Purtroppo sì- concluse Gomi.

-Allora?- chiese Naozumi –Ti senti meglio?-
Sana annuì, senza proferire parola.
-Possiamo tornare agli studi?-
Sana annuì nuovamente. –Ne sono felice!- esclamò Naozumi, che in quel momento sembrava più concentrato sul lavoro di Sana che sulla sua salute.

Akito continuò a fissare il soffitto.
Non bastava sentirsi distrutto da ciò che era successo, adesso si era aggiunta anche uno tsunami di confusione a travolgergli la testa di pensieri che non avevano un nesso.
Prima quella Fumiko, poi Sana che lo lasciava, le continue insistenze degli amici di uscire di casa, e adesso ci si metteva anche Fuka che diceva frasi senza senso, del tipo “Cerchi la felicità?” o qualcosa del genere.
Era ovvio che Fuka, nonostante fossero passati sei anni dal loro fidanzamento, non aveva dimenticato l’amore che provava per lui.
Eppure sembrava che stesse andando tutto bene, prima della partenza di Sana.
Insomma, Fuka sembrava follemente innamorata di quel Takaishi.
Ma allora perché adesso gli rivolgeva quelle attenzioni?
“Vorresti essere felice?”
Oh, certo che lo voleva! Ma sarebbe stato davvero felice al fianco di Fuka?
Scosse la testa, figuriamoci!
Lui era felice soltanto con Sana. Non poteva farci niente.
E poi…non voleva farla piangere nuovamente.
L’avrebbe sicuramente delusa.

-Ragazzi, notizie strabilianti!- stava urlando Rei contro Naozumi e Sana, che erano appena entrati negli studi televisivi. –Il regista ha deciso di far recitare Sana in uno spot pubblicitario di una…ehi, Sana-chan, ma non ti sei ancora ripresa?- chiese poi, quando vide il volto ancora pallido della sua piccola Sana.
Naozumi scosse la testa:-Mi ha detto che ce l’avrebbe fatta a venire qui, ma mi sembra ancora pallida. Però…ce la puoi fare, vero?-
Sana sorrise:-Certo- rispose, cercando di far sembrare il suo tono convincente.
-Sana-chan, perché non torniamo a casa?- chiese Rei.
Naozumi lo fulminò con lo sguardo:-No- disse deciso.
-Ehm…veramente l’ho chiesto a Sana-chan…- protestò timidamente Rei.
-Non ti preoccupare, Rei-kun, sono in perfetta forma!-
Sana e Naozumi cominciarono a camminare fianco a fianco.
-Sana-chan, sei contenta? Lavoriamo di nuovo insieme!- esclamò lui.
Sana annuì sorridendo debolmente:-Sì, sono contenta, e tu?-
-Oh, cer…-
-Veramente, Naozumi, non è previsto che tu faccia parte dello spot.- intervenne Rei, interrompendo la chiacchierata dei due.
Naozumi si bloccò di colpo, poi si voltò verso di lui:-Che significa?-
-Che non si sa ancora a chi verrà assegnata la parte maschile.-
Naozumi scrollò le spalle, sollevato:-Penso che verrò scelto comunque io-
Sana sorrise:-Ne sono sicura!-

Il campanello suonò.
Akito si alzò fiaccamente dal letto, andò al piano di sotto e aprì la porta, sperando che non fosse qualche altro scocciatore che diceva di dover uscire un po’ e di pensare positivo e tutte quelle “sciocchezze”.
Come non detto: si trovò davanti Fuka.
Akito sbuffò:-Sei venuta qui a rompermi ancora?-
-Buongiorno anche a te, Akito- rispose lei indispettita. –Posso entrare?-
-Vai- rispose lui, spostandosi dall’entrata e chiudendo la porta.
Si sedettero entrambi sul divano.
-Stai ancora pensando a lei?- chiese Fuka.
-Io non penso a nessuno! Sto solo in casa perché…voglio stare qui e basta!- rispose lui, sdraiandosi sul divano con le mani dietro la nuca.
-Andiamo- sorrise teneramente Fuka. –Ammettilo!-
Akito continuò a fissare il soffitto.
-Mi vuoi rispondere?!- urlò Fuka, poi sospirò:-Sei un caso perso.-
Per un po’ calò il silenzio, poi Fuka saltò in piedi sul divano e gridò:-Ma si possono dimenticare le litigate, sai?! Sono sicura che lei l’ha già dimenticata, sì sì!
Ah Ah Ah!-
-No- rispose deciso lui. –Non dimentica le cose così facilmente. Sana è una persona forte, ma ha anche un lato molto fragile e spesso il sorriso che ha stampato sulle labbra è una corazza per nascondere il suo dolore.-
Fuka riprese un po’ di contegno, sedendosi sul divano:-Capisco.- sospirò.
Poi, Akito preso da una curiosità, si alzò a sedere reggendosi con i gomiti e le domandò:-Ma cosa volevi dirmi ieri sera, quando hai detto quella frase strana?-
Fuka abbassò lo sguardo arrossendo:-Vedi, Akito, io capisco come soffri perché ci sono passata anche io con Takaishi. Ebbene sì, mi ha tradita con la sua ex. Da lì il mondo lo vedevo tutto nero…-
-Davvero? Non me n’ero accorto…- mormorò Akito.
Fuka sorrise:-Non volevo far preoccupare nessuno, e così cercavo di essere normale. Solo una cosa è riuscita a risollevarmi da questo dolore: l’amore per un altro ragazzo. E quel ragazzo, beh…sei tu. Quindi volevo chiederti, Akito…vorresti essere il mio ragazzo?-
Akito si alzò a sedere, guardandola dritto negli occhi. Poi, abbassando lo sguardò, mormorò:-No, Fuka, mi dispiace…-
Fuka sgranò gli occhi:-Davvero? Oh…- sussurrò –Si è fatto tardi, devo andare, ciao!- aprì la porta e scappò via.
Akito poté benissimo notare che già due lacrime appena nate le scorrevano sul viso.
Sbuffò, “Ecco”, pensò “ne ho fatta piangere un’altra!” e con foga lanciò il cuscino del divano contro la parete.

________________________________________
Ciao ragazzi! =)
Volevo scusarmi per via dei capitoli in cui Sana e Akito non hanno alcun contatto e cominciano ad avvicinarsi ad altre persone, spero che questo non vi dia fastidio e che vi faccia continuare a leggere la storia, nonostante tutti i problemi che stanno superando i nostri beniamini.
Del resto, non poteva andare tutto rose e fiori, e così ho deciso di metterci un po’ di ostacoli nel loro già burrascoso rapporto, vedrete che col passare dei capitoli le cose andranno meglio.





 

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Capitolo 10
*** L'arrivo di David ***


Capitolo 10: L’arrivo di David.
Il cielo era azzurro e il sole splendeva forte, un chiaro invito a fare un giro, insomma.
Eppure Sana preferiva starsene confinata a letto anche quella mattina.
-Sana, ricordati che oggi pomeriggio devi girare lo spot pubblicitario!- le urlò Rei dall’altra stanza.
-Sì, lo so, Rei- rispose, raggomitolata tra le lenzuola. –Non mettermi fretta-
-Sì, hai ragione, ma lo sai quanto tempo ci metti…-
La mattina comunque passò molto veloce, e Sana, a malincuore, si alzò dal letto e si vestì: a trucco e capelli avrebbero pensato lì agli studi televisivi.
Con grande sorpresa di Rei arrivarono puntuali.
Lì pensarono subito a prepararla come si deve.
Le fecero indossare un vestito rosso con la gonna a pieghe, e una cintura di seta nera.
Ai piedi scarpette dello stesso colore del vestito.
Le rimasero i capelli sciolti sulle spalle, accompagnati da un fiocco nero che contrastava con i capelli rosso fuoco.
-Sana, sei bellissima!- esclamò Rei, con un orgoglioso sorriso che gli copriva a metà faccia. –Mi viene voglia di farti una foto.- Cacciò la macchina fotografica che portava sempre con sé :-Forza, sorridi. Chease!-
Le sue speranze vennero bloccate da un Naozumi piuttosto energico che trascinò Sana per un braccio.
-Ma io stavo facendo una fo…-
-Non c’è tempo!- rispose lui, continuando a trascinare Sana.
-Ti devo presentare un mio amico!- sorrise Naozumi.
Ed ecco che apparve un ragazzo più o meno della loro età, con degli occhi azzurri grandi e luminosi e dei capelli biondi che gli arrivavano al collo.
Soprattutto il sorriso colpì Sana, perché era molto luminoso.
Il ragazzo allungò la mano, sempre sorridendo. -Piacere, sono David-
Aveva un accento strano, non era sicuramente giapponese. Si poteva capire anche dagli occhi e dai lineamenti.
Sana gli strinse la mano:-Piacere, sono Sana- disse, per poi lasciare la sua presa.
-Ci tenevo a presentartelo, è un mio grande amico, l’ho conosciuto in America durante un tour.-
-Ah…- mormorò Sana, non sapendo cos’altro dire.
-Ti conosco, sai? Quando sei venuta in America ti ho vista, ma non ho avuto l’occasione di presentarmi, e adesso sono molto felice di averne l’onore-
Com’era gentile! Aveva dei modi di fare molto cordiali, una cosa non molto comune nei giapponesi che non si conoscevano.
-Ah, sì? Non ti avevo visto- disse Sana.
-E’ uno dei attori più famosi di Hollywood-
-Non lo conosco come attore- rispose Sana.
Naozumi rise:-Sana-chan, sei proprio fuori dal mondo!-
Sana sorrise:-Io la tv la faccio, non la guardo!-
-Oh, i know, tu ti impegni sempre molto nel tuo lavoro!-
-Già…- rispose lei, e le venne in mente che, in effetti, ultimamente non si stava impegnando così tanto nel suo lavoro. Tutta colpa di Hayama.
-Lui interpreterà il personaggio maschile della scena- le parole di Naozumi la distolsero dai suoi pensieri –All’inizio avrei voluto esserci io, ma quando ho saputo che la parte la faceva lui, sono stato contento, perché è un mio amico e sarei stato mille volte peggio se questa parte l’avesse fatta uno sconosciuto-
Così cominciarono a girare la pubblicità di un gelato.
-Pronti? Azione!- urlò il regista.
Sana doveva interpretare la parte di una ragazza tradita e delusa, e David doveva consolarla.
Lei stava inginocchiata per terra con le mani sul volto, ma ecco che apparve David, con due mani dietro la schiena.
David si avvicinò a Sana, facendola alzare da terra.
Poi, da una mano le offrì un mazzo di fiori profumati, sorridendole.
Sana ricambiò il sorriso, mentre David cacciava l’altra mano con un cono gelato immenso, di ogni colore.
Sana rise, e dopo aver posato il gelato e i fiori, cominciarono a ballare una specie di valzer.
-Stop! David, sei stato bravo!-
-Ed io?- chiese Sana ansiosa.
-Sana-chan, tu non devi stare così rigida, devi scioglierti, lasciati andare nelle braccia di David.- le consigliò il regista gesticolando.
-Lo so, ma è difficile…- mormorò lei abbassando lo sguardo.
-Va bene, dopo la ripetiamo, adesso pausa!-
-Mangiamo un po’ di gelato, è avanzato- propose gentile David.
-Okay- rispose Sana sospirando.
-Don't worry, se non è venuta bene, è normale- le disse sorridendo –E’ solo la prima volta-
-Lo so, però…- non seppe più che dire, e tornò a sospirare, mentre David le offriva del gelato.
-Vedrai che la prossima volta andrà meglio, devi solo avere fiducia in te stessa e in me-
Sana incrociò le braccia, sfidandolo con lo sguardo:-Pensi davvero che sia così facile?-
David rise divertito:-Oh no! Ti stavo solo dando dei consigli!-
“Però!” pensò Sana “Se comincio a sfidare Hayama, parte un duello che non finisce più, forse perché siamo entrambi molto orgogliosi…Questo qui invece non sa manco cosa significa litigare…”
-Beh, grazie!- rispose lei gentile.
Giunse il momento di riprovare la parte e Sana pensò alle parole del regista: “Non essere così rigida, lasciati andare nelle braccia di David”.
Ripeté più volte quelle parole per tenersele in mente.
-Stop! Era perfetta!-
David sorrise, guardandola:-Hai visto?-
Sana ricambiò il sorriso, pensando che finalmente ce l’aveva fatta.
Finalmente arrivò il momento di andarsene, e così David fece per andare verso l’uscita.
Prima, però, si fermò da Sana:-E’ stato un piacere conoscerti, spero di lavorare ancora insieme a te!-
-Lo è stato anche per me, spero di rivederti!- lo salutò Sana.
Intanto David, mentre camminava per le vie della città, andò a scontrare contro una persona, che cadde all’indietro battendo la testa.
-Ahia! Che male!- si lamentò una voce femminile.
Era ovvio che si trattasse di una ragazza.
David si alzò da terra, e prese per una mano la ragazza.
-Scusami, non volevo, andavo di fretta!-
La ragazza si sistemò i capelli:-Non ti preoccupare, è tutto ok!-
-Posso fare qualcosa per aiutarti?- chiese gentile David.
-No, no, non ti preoccupare, sto bene così!-
-Piacere, io sono David!- disse il ragazzo allungando una mano.
-Piacere, io sono Fuka- disse la ragazza stringendogli la mano.
-Accidenti, ti ho fatto cadere tutto per terra, lasciati aiutare!- esclamò dispiaciuto David, raccogliendo le buste della spesa e le cose che erano rotolate via.
-Grazie mille, sei molto gentile- sorrise Fuka.
-Per farmi perdonare…posso offrirti un gelato?- chiese, dandole le buste.
-Molto volentieri!-
Così si misero a chiacchierare ad un tavolino, mentre mangiavano il gelato.
-E così tu vieni dall’America, interessante! Ecco perché mi hai offerto subito un gelato! Qui in Giappone non siamo tutti così calorosi, probabilmente se ci fosse stato qualcun altro a farmi cadere, mi avrebbe aiutata solo ad alzarmi e non mi avrebbe rivolto una parola-
-Davvero? Beh, scusami, allora, non conoscevo queste abitudini-
-Non c’è bisogno di scusarti, a me piacciono le persone gentili- gli sorrise Fuka.
-Mi fa piacere. Anche se dal tuo carattere gentile non mi sembra che voi giapponesi siate così freddi, oppure no?-
-Beh, dipende dal carattere. A me piacciono le persone gentili, quindi mi piace esserlo-
-E tu, invece? Sei sempre di Tokyo, no?-
-Abito a Tokyo da molto tempo, ma sono nata e cresciuta ad Osaka. Sono venuta a Tokyo ai tempi delle medie.-
-Capisco.-
-E tu da quando sei qui in Giappone?- chiese curiosa, leccando i bordi del cono su cui colava il gelato al puffo.
-Ci sono venuto da piccolo e ci sono rimasto per molto tempo, il tempo necessario per imparare molto bene la lingua. E poi anche in America ho cominciato ad imparare con dei corsi di giapponese.-
-Ah, adesso capisco perché sai parlare così bene!-
-Oh, thank you very much- rispose lui sorridendo, lasciandosi scappare la frase inglese.
-E che lavoro fai?-
-Beh, io sono un attore-
Fuka spalancò occhi e mascella:-Davvero?!-
-Beh, sì, sono un attore molto famoso in America- rispose disinvolto. Parlava di se stesso con grande naturalezza e niente imbarazzo.
-Wow! Non ti ho mai visto in TV!- esclamò Fuka.
-Qui in Giappone non seguite molto le serie americane, vero?- rise lui –Sei già la seconda persona che non mi riconosce!-
-Davvero? E la prima chi è stata?-
David tornò a ridere:-Beh, è stata Sana!-
-Sana? Intendi Sana Kurata?- chiese ancora più sorpresa.
-Sì, proprio lei. Oggi abbiamo girato una pubblicità insieme. A breve uscirà in TV.-
-Wow! La conosco! Siamo amiche da tanto tempo!-
-Davvero? Lavori nel mondo dello spettacolo?-
Fuka scosse la testa:-Oh, no. La conosco come persona, non come attrice.-
-Oh, i understand, Sana è una ragazza molto molto semplice-
E mentre David e Fuka continuavano a conversare, anche altre due persone stavano aprendo un discorso.
-Pasticcino? Hai saputo notizie su Sana-chan e Hayama-kun?- chiese Aya preoccupata.
Tsuyoshi sospirò:-Sì, caramellina…purtroppo non si sono riappacificati.-
-Oh…- mormorò Aya –Ci vorrebbe un miracolo per farli rimettere insieme.-
Per un po’ rimasero in silenzio, poi Tsuyoshi ebbe una brillante ed improvvisa idea:-Sì, ho trovato! Un’uscita!-
-Eh? Cosa stai blaterando?- chiese Aya confusa.
-Ho un’idea fantastica: in pratica chiediamo di uscire tutti insieme, ma a Sana-chan diciamo che non c’è Akito-kun e ad Akito-kun diciamo che non c’è Sana-chan! Allora lì diremo tutti che abbiamo un impegno e li rimarremo da soli lì!-
Aya sorrise:-E’ vero, mi sembra un’ottima idea!-
-Forza, chiamiamo Hisae e Gomi!- esclamò Tsuyoshi euforico, cominciando a tastare il suo povero cellulare, per poi portarselo all’orecchio con le mani tremanti dall’emozione.

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Ciao ragazzi! In questo capitolo la presenza di Akito non c’è, ma nel prossimo…
Non voglio farvi spoiler, alla prossima! :D









 

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Capitolo 11
*** Un'uscita pianificata ***


Capitolo 11: Un’uscita pianificata
-Orsacchiotto, hai chiamato Hisae e Gomi?- chiese Aya.
-Sì, li ho chiamati, è tutto pianificato!- esclamò Tsuyoshi euforico come non lo era mai stato.
Era così felice che si sarebbe messo a fare delle piroette per tutta la casa come faceva Sana da piccola.

Fuka stava preparando la borsa per la ginnastica, quando d’un tratto squillò il telefono.
Sullo schermo lesse il nome di David, e si ricordò che dopo il gelato e la chiacchierata al bar si erano scambiati i numeri.
-Pronto?-
-Ciao, Fuka, sono David-
-Ciao, David! Come va?- sorrise Fuka, facendosi distrattamente una coda piuttosto flaccida con una mano sola e con un elastico improvvisato.
-Tutto bene! Volevo chiederti se ti andava di uscire stasera-
-Oh, non ti sembra di correre un po’ troppo?- chiese imbarazzata Fuka, mentre la coda le si era ormai sciolta e i capelli le ricadevano morbidi sulle spalle.
-Oh, really? I’m sorry, ma in America si usa così-
-In Giappone no, ma in realtà io stavo solo scherzando- rise Fuka.
David sorrise:-Oh, mi fa piacere! Allora ci vediamo stasera al Goto, va bene?-
Gli occhi di Fuka si illuminarono:-E’ il mio ristorante preferito! Accetto volentieri!-

-Pronto, Sana-chan? Sono Aya!-
-Oh, ciao, Aya- rispose Sana. Era felice di sentire una delle sue più care amiche.
-Volevo chiederti se stasera potevi uscire. Veniamo io, Tsuyoshi, Hisae e Gomi. Se ci sei tu il gruppo è completo!-

-Un’uscita a cinque?- chiese Akito, che intanto stava facendo una conversazione simile con Tsuyoshi.
-Sì!-
-Sana…non verrà?- chiese Akito esitante, sentendo una fitta allo stomaco per aver pronunciato il suo nome.
Tsuyoshi scosse la testa, cercando di far sembrare il suo tono più convincente possibile:-Oh no, figuriamoci! Devi staccare un po’ la spina, isolarti da lei…-

-Ok, allora accetto- rispose Sana, che aveva accettato avendo saputo che Akito non sarebbe venuto.
-Cerca di vestirti con un po’ più di eleganza…andremo al Goto alle 20,00-
-Ehm…ok…- rispose Sana dubbiosa, chiedendosi perché avesse sembrava stesse trattenendo una risata.

Sana decise di vestirsi con un vestito rosso semplice con una leggera spaccatura al lato destro, e decise di ricoprire il suo volto con quel poco di trucco che bastava per renderla perfetta.
-Sana, vuoi che ti accompagni?- chiese Rei.
-No, Rei-kun, vado benissimo a piedi!- rispose lei dandosi un’ultima sistemata ai capelli.
-Non se ne parla proprio! Una ragazza vestita elegantemente a piedi verso il ristorante, a quest’ora! No!-
Sana non ebbe il tempo di protestare che Rei cominciò a trascinarla e la infilò con forza all’interno della macchina.
Finalmente arrivarono.
-Diciannove anni e devo ancora essere accompagnata da te per uscire con gli amici- borbottò Sana.
-Forza, non ti lamentare!- ridacchiò Rei –Piuttosto scendi, che siamo arrivati!-
Sana scese dalla macchina e si avviò verso l’entrata, con una strana sensazione.
Ultimamente il sabato sera se ne stava confinata al letto con un chilo di popcorn, un pigiama di due taglie più grandi e il suo pc portatile che trasmetteva un film (di solito divertente per tirarsi su di morale).
I tavoli erano allestiti anche fuori, perché molte persone preferivano cenare all’aria aperta, ed infatti i tavoli sembravano piuttosto pieni.
Stava per girarsi a destra e a manca alla ricerca di un viso familiare, quando il cellulare squillò: era Aya.
-Pronto, Aya, cosa c’è?- chiese nervosa.
-Ehm…scusami Sana, ma Gomi doveva andare a lavorare e Hisae voleva vedere in che locale lavorava, così l’ha seguito. Io invece mi sono sentita male e Tsuyoshi non vuole andare senza di me.-
-Beh, mi dispiace…uscita rimandata, vuol dire che sarà per la prossima volta! Chiamo Rei.-
-No!- esclamò Aya –Cioè…mi fa molto male la testa, devo staccare, ciao!-
Senza darle il tempo di risponderle, Aya riagganciò e Sana rimase a fissare per qualche istante il cellulare con un’espressione perplessa.

Akito sbuffò: lo aveva fatto venire lì e adesso aveva detto che Aya si era sentita male e che non voleva uscire senza di lei?
Fece per andarsene, sbuffando per l’ennesima volta, quando andò a scontrarsi con una persona.
Quando capì di chi si trattava, il suo cuore perse un battito: era Sana.

Sana rimase a fissarlo, con gli occhi spalancati.
Gli sembrava di non vederlo da un’eternità.
Quel silenzio imbarazzante venne interrotto da una voce:-Sana, Akito! Cosa ci fate qui?-
Sana e Akito si voltarono, trovando subito Fuka che indossava un vestito elegante, e David, che Sana riconobbe subito.
-Non mi dite che vi siete dati appuntamento!- esclamò Fuka.
-No!- esclamò Akito.
-Non è assolutamente così!- aggiunse Sana agitando le mani imbarazzata.
-Va bene, calmi! Visto che ci siamo ritrovati, che ne dite di ordinare un tavolo a quattro?- propose Fuka.
Sana sospirò con un’espressione disperata.
Avrebbe voluto dileguarsi con una scusa veloce, ma non sapeva dire di no alla sua amica.
Quanto ad Akito, avrebbe voluto rifiutare, ma appena vide David avvicinarsi a Sana con un sorriso ebete stampato su quella faccia da schiaffi, cambiò completamente idea.
-Sei bellissima, stasera, Sana, very very beautiful- disse gentile, baciandole una mano, un gesto che diede non poco fastidio al povero Akito.
Sana, dall’altra parte, non trovò male l’idea di stuzzicare Akito, così sorrise fingendosi imbarazzata:-Oh, grazie, David, sei sempre così gentile!-
Gentile? Ad Akito sembrava solo un rimorchiatore sdolcinato e terribilmente odioso.
-Bene, prendiamo un tavolo a quattro, forza!- li interruppe Fuka euforica.
Ben presto si trovarono tutti e quattro allo stesso tavolo, Fuka accanto ad Akito e David accanto a Sana.
E come se non bastasse Akito e Sana si trovavano proprio faccia a faccia.
-Prendiamo tutti e quattro un oden (***)- ordinò Fuka al cameriere che era venuto al tavolo.
-Subito- rispose quello, lasciano i quattro soli.
-Beh, Sana, come va?- chiese David guardandola sorridendo.
-Oh, bene, direi!- esclamò Sana, guardando di sottecchi Akito –Da quando ho girato quello spot pubblicitario romantico con te mi sento molto meglio!-
David sorrise:-Mi fa piacere! Dovrebbe già esserci in tv!- poi si rivolse ad Akito:- E tu come ti chiami?-
-Akito Hayama- rispose lui atono.
-Piacere, io sono David- sorrise quello, tendendogli la mano che lui però non gli strinse.
Per fortuna, quella scena imbarazzante venne interrotta da Sana che indicava la TV che si intravedeva dai vetri del ristorante all’interno:-Guarda, David, c’è la nostra pubblicità!-
Tutti e quattro si voltarono verso la televisione, e Akito poté ben vedere la scena romantica tra David e Sana che ballavano, scambiandosi mazzi di fiori e gelati.
Insomma, tutte cose diabetiche che gli davano sui nervi.
-E invece, tu, Hayama? Tu come te la spassi?- chiese Sana, soddisfatta della reazione del ragazzo.
Ma Akito non era certo il tipo da arrendersi così facilmente, così rispose, cercando di far sembrare il suo tono disinvolto:-Oh, bene! Pensa che ci sono un sacco di ragazze carine nel mio locale-
Voleva ferirla, e c’era riuscito.
-Fuka, invece a te come va?- chiese Sana, cercando di non lasciar trasparire il suo dispiacere.
-Bene! Oh…- ad un certo punto Fuka si portò una mano alla testa.
-Cosa succede?- chiese preoccupato David.
-Mi fa molto male la testa…David, puoi accompagnarmi a fare una passeggiata?-
-Certo!- rispose subito quello, alzandosi dal tavolo :-Vi lasciamo un attimo da soli, non vi dispiace, vero?-
-No, fate pure- rispose Akito, fissando Sana con le braccia incrociate al petto.
Quando rimasero soli, il battito di Sana accelerò.
-Devo…andare un attimo in bagno- mormorò, alzandosi da tavola e dileguandosi in un battibaleno.
Arrivata a destinazione appoggiò le mani sul lavandino, sospirando sollevata.
Appena sentì arrivare qualcuno, si nascose in una cabina del bagno.
-Sana, lo so che sei qui- la sua voce le fece venire un’ansia che le lacerò lo stomaco.
Akito cominciò ad aprire le porte delle cabine, e Sana si affrettò la chiudere la sua a chiave.
-Lo so che sei qui, apri questa dannata porta- ordinò Akito –Non costringermi a sfondarla-
Siccome non ci fu nessuna risposta, Akito cominciò a colpire la porta.
Siccome non voleva che la rompesse, Sana l’aprì, cercando però di trattenere Akito fuori.
-Smettila, Sana-
Alla fine Akito riuscì ad entrare.
In quello spazio così piccolo, si potevano sentire bene i loro respiri e i battiti di cuore nervosi.
-Ti faccio così paura?- chiese Akito quasi dispiaciuto, vedendo l’espressione preoccupata di Sana.
-Non…mi fai paura- rispose lei –Sono solo nervosa-
-E credi che scappare servirà a qualcosa?- domandò Akito –Sana, tu non mi hai dato il tempo di parlare-
-Lo so, e ho sbagliato, solo che quando ho visto quella scena non ci ho visto più dalla rabbia e dal dolore- spiegò lei.
-E’ stata lei a baciarmi, non io- disse finalmente Akito –Ho provato a spiegartelo quel giorno a casa tua, ma tu non mi hai voluto dare ascolto-
-Lo so, e mi dispiace- mormorò abbassando la testa.
Akito le prese il viso tra le mani e fiondò la lingua tra le sue labbra.
-Mi sei mancata- disse, cominciando a torturarle il collo.
-Anche tu- rispose Sana, stringendosi ancora di più a lui e sentendo che potevano essere finalmente felici.
Akito le abbassò una spallina del vestito.
-Hayama- disse d’un tratto lei, imbarazzata –Siamo in un luogo pubblico!-
-Non mi interessa- disse Akito, continuando a concentrarsi su di lei.
-A me sì invece!- protestò, lasciando le sue braccia e cominciando a sistemarsi i capelli e il vestito.
-Raggiungiamo gli altri- propose Sana.
-Okay- rispose lui, sorridendo.
Erano felici: erano finalmente tornati di nuovo la ragazza S e il ragazzo A.

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Ciao ragazzi! Oggi ho provato uno spavento terribile perché credevo di aver eliminato tutto il capitolo D:
Per fortuna avevo eliminato solo una parte, così l’ho riscritta in poco tempo :D.
Spero vi piaccia! :)

(***) Per chi non lo sapesse l’oden è un brodo tipico giapponese, costituito da verdure, pesce e tofu :)




 

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Capitolo 12
*** Febbre e passione ***


Ciao ragazzi! Perdonatemi se il capitolo è arrivato molto in ritardo, ma ultimamente sono stata impegnata con alcune faccende.
Un’altra cosa: una volta giudicavo questa storia un po’ pesantuccia, perché non avevo le idee chiare, ma adesso che ho tantissimi spunti amo scriverla!
Inoltre adesso ho un filo nella mia testa dall’inizio alla fine e so bene come deve continuare!
Ora vi lascio al capitolo, ciao! <3


Capitolo 12: Febbre e passione
Sana entrò nel locale dove lavoravano Akito e Gomi, con l’intenzione di salutare Akito, eppure al bancone c’era solo Gomi, proprio come l’ultima volta che era entrata.
-Buongiorno- la salutò Gomi, che stava lucidando il bancone con uno straccio.
-Buongiorno Gomi, Hayama non c’è?- chiese subito Sana, guardandosi intorno alla ricerca della persona in questione.
Gomi scosse la testa:-No, stamattina mi ha chiamato  dicendo di avere la febbre-
Sana corrugò la fronte:-Credevo avesse smesso di inventarsi queste scuse-
-Forse perché non è una scusa- obiettò Gomi –Fossi in te andrei a controllare a casa sua-
-E’ quello che farò, grazie per il consiglio!- sorrise Sana, e uscì subito dal locale per poi correre verso la casa di Akito.
Bussò nervosa il campanello, per poi controllare una miriade di volte alla finestra.
Finalmente Akito aprì.
-Ah, ciao, Hayama!- esclamò Sana sorridendo, mentre il cuore di Akito si scioglieva come gelato al sole: da quanto tempo che non vedeva il suo sorriso!
-Allora stai bene, mi hai fatto preoccupare- disse Sana.
-Sì, sto bene…- mormorò lui, eppure sembrava che non riuscisse più a reggersi sulle sue gambe.
-Hayama!- esclamò Sana, quando se lo vide crollare addosso.
Riuscì a prenderlo a volo.
-Non stai bene, ritorna a letto!- lo rimproverò Sana, sollevandolo.
Entrò nella sua casa, continuando a trascinarlo con il braccio intorno al suo collo.
-Riesci a salire le scale?- domandò premurosa, posandogli una mano sulla fronte bollente.
-Ce la faccio- rispose deciso, mentre con una mano si appoggiava alla ringhiera e l’altra la teneva stretta a Sana che lo aiutava a salire.
Finalmente arrivarono nella camera da letto di Akito, dove Sana lo fece gentilmente appoggiare sul letto, coprendolo con un lenzuolo e al tempo stesso stando attenta a non coprirlo troppo, per evitare di fargli aumentare la febbre.
-Ma come ti vengono certe febbri così forti?!- esclamò Sana, tornando a posargli la mano sulla fronte.
-Non ho avuto la febbre da quando avevo undici anni-
-Ricordo quella sera…c’ero anche io- disse Sana alzando gli occhi al cielo e perdendosi nei ricordi.
-Era la sera in cui hai dato una strigliata alla mia famiglia- rifletté Akito.
-Vado a prenderti un termometro, dove ce l’hai?- chiese gentile, ritornando con i piedi per terra.
-Nel cassetto della cucina- mormorò chiudendo gli occhi, rilassato dalla voce soave della ragazza.
Anche se, a dir la verità, erano poche le volte in cui la voce di Sana era per lui rilassante.
Certe volte era così squillante che preferiva tapparsi le orecchie piuttosto che ascoltarla.
Sana corse veloce al piano di sotto, per poi prendere il termometro e attraversare la rampa di scale.
-Ecco fatto!- esclamò sorridendo, e avvicinandosi a lui.
-Ora apri la bocca- ordinò, continuando a sorridergli.
Akito ubbidì e dopo cinque minuti Sana poté controllare la temperatura.
-Cavolo, Akito, quaranta!- esclamò, fissando il termometro che indicava la temperatura.
-Ho solo bisogno di dormire- borbottò lui, tornando a chiudere gli occhi.
-Solo dormire?! Con la febbre a quaranta?!- esclamò lei quasi indignata –Come minimo hai bisogno di medicine! Forza!- batté le mani, e in quel momento Akito capì che quello era uno dei momenti in cui la voce di Sana non poteva proprio essere giudicata soave.
Corrugò la fronte:-Potresti smettere di starnazzare?-
-Io starnazzare?! E pensare che lo faccio per te!- gonfiò le guance e tornò di sotto scuotendo la testa e scrollando i capelli.
Vedendo il pc di Akito sul tavolo del salotto, lo accese e fece delle ricerche.
-Sì, una zuppa è l’ideale per la febbre!- esclamò, sollevando un pugno in segno di vittoria.
D’un tratto le venne un dubbio: come si cucinava una zuppa?
Cercò le ricette su internet, doveva essere facile, no?
“Perfetto!” pensò vittoriosa, avvicinandosi poi al frigo e aprendolo.
-Allora, vediamo…pomodori, pollo, carote…- mentre chiamava gli ingredienti ognuno con il proprio nome, li prendeva e li metteva sul piano da cucina.
-Allora, dovrei mettere una pentola d’acqua a bollire…- rifletté Sana, con la fronte corrugata, espressione che usava sempre quando era concentrata.
Ma quando aprì il mobile dove erano conservati gli arnesi per cucinare ne vide talmente tanti che la sua testa andò in confusione.
Si sedette su una sedia con i gomiti appoggiati sul tavolo e gli indici sulle due tempie, cercando di conservare la calma.
Poi prese una padella e un bollilatte e tornò sopra.
-Hayama?- lo chiamò, aprendo la porta della sua camera.
-Mh?- mormorò Akito, ancora con gli occhi chiusi.
-Quale di questi due è una pentola?- chiese, sollevando un po’ i due oggetti che sicuramente non servivano a fare una zuppa.
Akito aprì controvoglia gli occhi, e quando vide cosa Sana aveva in mano, posò lo sguardo sui due oggetti e su Sana più volte:-Ma sei scema?-
-Perché?- chiese lei, mentre gli occhi le si riducevano in due fessure.
Akito sospirò:-Nessuno di questi due cosi è una pentola-
-Oh…-mormorò Sana, analizzando ciò che aveva in mano.
-Volevi cucinare? Lascia stare, non ho fame.- Akito scrollò le spalle –E poi non ne sei capace-
Sana corrugò la fronte:-Ah sì? Io non mi arrendo così facilmente-
-Lascia stare, ti ho detto-
-No, voglio provarci!- stava per uscire, ma Akito si alzò dal letto cercando di ignorare il fatto che gli sembrava di vedere tutto in stile pixel.
Si avvicinò a lei, bloccandola.
Lei rise, cercando di divincolarsi, e in tutto quel trambusto inciampò nel piede di Akito e cadde a terra, trascinandosi pure lui che le cadde addosso.
-Ahi, che male!- si lamentò lei, mentre la sua voce usciva soffocata, perché era praticamente tappata sotto il peso di Akito, che pian piano si alzò sollevandosi con le braccia.
La guardò dritto negli occhi, provocandole un brivido lungo la schiena e un leggero rossore.
Quando però Akito si avvicinò alle sue labbra, lasciandole un bacio a stampo, le provocò una tachicardia.
Ben presto il bacio a stampo di poco prima si trasformò in un bacio passionale, un incontro, una danza tra le due lingue che sembravano combaciare, che sembravano fatte apposta per stare insieme.
Quando si staccarono, Sana ghignò maliziosa:-Credevo che fino a poco tempo fa dovevo essere io a chiederti un bacio-
-Ora è cambiato- rispose Akito, con una disinvoltura che sorprese non poco Sana.
Poi lei circondò la vita del ragazzo con le gambe e il collo con le braccia, lasciandosi andare alla passione e al desiderio che avevano l’uno dell’altro.

Akito alzò lo sguardo verso la finestra, per poi coprirsi velocemente con una mano.
Era una giornata piuttosto luminosa, ma l’aria era ancora fresca e Akito pensò di andare a fare il suo allenamento mattutino.
Mentre si allacciava le scarpe da corsa, pensò a cosa era successo il giorno precedente, e gli scappò inevitabilmente un sorriso.
Uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle, e cominciò a correre, mentre i capelli si muovevano alla dolce spinta del piacevolissimo vento di quella mattina.
Senza rendersene conto, arrivò vicino casa di Sana, e dal cancello uscì proprio lei.
Stava per salutarla, ma quando la vide barcollare le si avvicinò e la prese al volo, proprio come aveva fatto lei il giorno precedente.
-Sana, stai bene?- chiese leggermente preoccupato, mentre esaminava il suo viso, notando le guance rosse.
Le mani erano fredde, e invece la fronte era bollente.
Non c’erano dubbi: Sana aveva preso la febbre.
La prese in braccio, portandola dentro casa sua, dove l’accolse la signora Misako che quando vide Sana tra le braccia di Akito si preoccupò.
-Cosa l’è successo?- chiese premurosa, avvicinandosi.
-Nulla, solo un po’ di febbre- rispose lui –La porto in camera-
Misako annuì, fissando il ragazzo con aria soddisfatta.
“Però!” pensò “Quant’è cresciuto!”.
E in effetti Misako aveva ragione, perché vedendolo da così vicino aveva potuto vedere che i tratti fanciulleschi di Akito erano scomparsi, che era diventato alto e il fisico era atletico e allenato dallo sport che praticava ormai con passione da molti anni.

Quando Sana aprì gli occhi, si sentì confusa e spaesata.
-Dove sono?- chiese quasi incosciente.
-In camera tua- rispose Akito.
Sana aprì gli occhi di scatto a quella voce:-Cosa ci fai in camera mia?!-
Akito scrollò le spalle:-Ti ho portato a casa perché hai la febbre-
-Ho…la febbre?- chiese lei, e in effetti adesso si capiva l’origine di quel fastidioso mal di testa.
-Esatto, ieri forse siamo stati troppo attaccati- rispose Akito con un ghigno malizioso sulle labbra, spostando lo sguardo da lei alla finestra, che in quel momento doveva sembrargli piuttosto interessante.
-Perché?- chiese lei allarmata, sollevandosi con la schiena e sorreggendosi con i gomiti.
Akito la guardò sorpreso:-Non ricordi nulla?-
Sana scrollò le spalle:-No. Cosa è successo?-
Akito fissò il suo orologio:-Si è fatto tardi, devo andare.-
Si alzò dal letto e aprì la porta.
-Aspetta!- lo chiamò lei, alzandosi a sedere –Cosa è successo ieri?!-
-Ti saluto- rispose lui, lanciandole un sorriso splendido come Cupido fa con le sue frecce, per poi chiudere la porta.
-Hayama! Torna subito indietro! Dimmi cosa è successo ieri!- strillò lei, lanciando cuscini contro la porta, ma ormai Akito si era allontanato e probabilmente era già uscito fuori dalla porta.

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Rieccomi! XD
Scusatemi se il capitolo vi potrà sembrare troppo tranquillo, ma ci voleva un po’ di pace per i nostri amati protagonisti, ne hanno passate tante! XD
Scusate ancora per il ritardo, ciauuuuuuuuuu =3





 

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Capitolo 13
*** Misteri e compleanni ***


Capitolo 13: Il compleanno di Akito
Era una mattinata fredda e silenziosa quel dodici ottobre. Era molto presto quando Akito, con un mazzo di fiori tra le mani, si avviava verso il cimitero.
Si avvicinò alla lapide e si inginocchiò per guardare il viso sorridente della donna che lo aveva messo al mondo. Che gli aveva dato la vita per amore.
“E’ davvero sconfortante il fatto che il giorno della mia nascita e quello della tua morte coincidano” pensò Akito, posando i fiori vicino alla lapide della donna. “Ma purtroppo è così e io non posso fare altro che accettarlo”.
Poi si inginocchiò anche vicino alla lapide del padre.
Akito pensò a quello che aveva passato in quei quattro anni…

-Purtroppo ha avuto un arresto cardiaco…- il dottore si era avvicinato ad Akito e a Natsumi e li aveva guardati con aria seria. Poi, scuotendo la testa, aveva mormorato:-Non ce l’ha fatta. Mi dispiace.-
L’aveva mormorato, come se non l’avesse voluto far sentire.
Ma loro lo avevano sentito eccome, ed era stata una vera pugnalata nei cuori di entrambi.
-Come?! Non è possibile! No!- aveva esclamato Natsumi –Anche lui no! Non dovevi, papà!- gli occhi della ragazza si erano riempiti di lacrime che avevano cominciato a scorrere instancabili sulle sue guance.
Akito non poteva consolare sua sorella, nemmeno con uno sguardo, né una parola, né un abbraccio: era paralizzato.
Se n’erano andati tutti e due? E adesso che cosa avrebbero fatto? Sarebbero riusciti a sopportare il dolore? Perché se n’era andato anche lui? Perché proprio adesso che sembrava andare tutto bene? Perché? Perché proprio lui?

Successivamente erano andati a vivere da un’amica della madre, poiché non c’erano parenti nei dintorni.
Era la vecchia amica della signora Hayama, la donna molto bella dai lunghi capelli scuri e dagli occhi luminosi (***).
Adesso gli occhi erano più sbiaditi e i capelli avevano delle sfumature di grigio.
-Akito…come stai?- le aveva chiesto premorusamente la donna, porgendogli una tazza di tè.
-Come dovrei stare?! Se n’è andato anche lui!- aveva esclamato Akito con rabbia.
La donna aveva sospirato:-Quando se ne va una persona se ne va un pezzo del mondo-
-Allora al mondo piace farsi a pezzi, visto che sono troppe le persone che muoiono- aveva ribattuto Akito –Anzi, al mondo piace fare a pezzi la mia famiglia- e detto questo si era alzato ed era andato ancora più arrabbiato col mondo in camera sua, sbattendo la porta.

-Basta!- aveva esclamato Natsumi –Non ne posso più!-
-Calmati, Nat!- le aveva ordinato Akito, trattenendola tra le braccia, ma niente. Natsumi si divincolava piangendo e strillando.
-Non voglio più vivere qui!- aveva urlato tra le lacrime –Voglio andarmene!-
-Mi vuoi lasciare da solo?!- aveva esclamato Akito, mollando un po’ la presa, che aveva permesso a Natsumi di liberarsi.
-Non sei solo, c’è l’amica di mamma- aveva risposto Natsmi asciugandosi gli occhi –Mi dispiace, Akito, ma devo farmi una nuova vita- detto questo, era scomparsa dietro la porta, chiudendosela alle spalle con un Akito disorientato e dispiaciuto.

-Che fine ha fatto Natsumi?- aveva chiesto la donna –Non la trovo da nessuna parte-
-Se n’è andata- aveva risposto in un soffio Akito, con lo sguardo basso.
-Come se n’è andata?!- aveva chiesto allarmata la donna.
-Ha detto di volersi fare una nuova vita altrove-
La donna era rimasta immobile:-E’ maggiorenne, può fare ciò che vuole, ma sono preoccupata…-
-Se la caverà- aveva tagliato corto Akito, indossando la sua solita maschera di indifferenza, per poi tornare al piano di sopra.
Anche a lui sarebbe piaciuto andarsene.
La casa della donna gli ricordava sua madre, suo padre e tutte le cose che voleva dimenticare.
Del resto, l’anno seguente sarebbe diventato maggiorenne, no?
Aveva chiuso gli occhi, era rimasto assorto nei suoi pensieri.

-Akito, dove vai?- gli aveva chiesto la donna.
-Me ne vado- rispose Akito, mentre stringeva tra le mani il manico di una valigia a ruote.
-Anche tu?- aveva domandato la donna con un’espressione triste
 -E’ ormai passato un anno dalla morte di mio padre e ormai sono diventato maggiorenne.-
-Accetto le tue decisioni- aveva risposto la donna. Poi, dopo un attimo di silenzio, si era avvicinata ad Akito e lo aveva abbracciato, singhiozzando.
-Mi mancherai- aveva sussurrato la donna.
-Ora vado- aveva detto Akito, e uscendo dalla porta, aveva dato un ultimo sguardo alla donna che lo aveva tenuto con sé per un anno.


-Hayama?-
La voce alle sue spalle lo fece sussultare.
Si voltò e vide Sana con un bellissimo mazzo di fiori tra le mani.
-Sapevo di trovarti qui- spiegò Sana sorridendo. –Questi sono per tua madre- dicendo questo gli mostrò i fiori. –Ti ho visto da lontano, avevi un’espressione così rattristata…-
Akito si alzò da terra per guardarla dritto negli occhi
-Stavo…stavo pensando al mio passato…stavo
pensando a cosa è successo il venticinque novembre-
-Cosa…è successo?- chiese Sana, con la paura di toccare un tasto dolente.
Akito indicò col mento la lapide del padre, e Sana capì tutto.
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime:-Hayama…mi dispiace non esserci stata in quei momenti, sono stata veramente una persona crudele, non merito nemmeno di stare qui a…-
-Ehi, ehi, ehi- il modo dolce in cui posò un dito sulle sue labbra la fece sussultare. –Ora è tutto passato, ok? Ci sei tu con me, come io ci sono per te, quindi va tutto bene.-
Sana sorrise, e abbracciò Akito con un trasporto che non sapeva nemmeno di possedere.
Perfino lei rimase stupita del bisogno che aveva la sua pelle di averla a contatto con la sua.
-Ascoltami, Hayama, so che tutto questo non servirà a farmi perdonare, ma sappi che io ti sarò sempre vicina, in ogni momento. Anche se ci saranno altre situazioni difficile, tu non fuggire, accettale. Io…le affronterò insieme a te. (***)-

-Forza, Hayama.- lo incitò Sana, dopo che si erano staccati dall’abbraccio di poco prima -Sarà pure un giorno triste, ma è pur sempre il tuo compleanno e non bisogna spenderlo a ricordarsi cose brutte.-
-E cosa dovremo fare?- chiese lui.
Sana sorrise:-Conosco un posto che ti farà sicuramente piacere-
Lo prese delicatamente per mano e cominciò a guidarlo: ormai era nelle sue mani.
-Si può sapere dove mi stai portando?- chiese lui impaziente.
-Aspetta e vedrai- sorrise lei.
Akito seguiva tutto con lo sguardo, ma d’un tratto sentì le mani di Sana appoggiarsi sui suoi occhi.
-Cosa fai?- chiese lui curioso.
-Non devi vedere- rise lei –E adesso seguimi, non fare di testa tua come al solito.-
-E’ quello che sto facendo da circa dieci minuti- sbuffò lui –Voglio sapere dove mi porti-
Sana non rispose, e continuò a trascinarlo verso un posto.
Akito percepì un profumo nell’aria veramente familiare, ma nonostante tutto non riusciva a ricordare dove l’aveva già sentito.
Sentì dei rumori del tipo dei rami che si muovevano e anche il vento in quella zona sembrava più fresco e piacevole.
-Ancora un po’…Ecco!- aveva esclamato Sana –Apri gli occhi-
Akito ubbidì e quello che vide davanti gli si mozzò il fiato: un bellissimo lago in cui si specchiavano i raggi del sole che lo facevano brillare. Intorno c’erano degli alberi dorati veramente splendidi e le foglie secche cadevano nel lago, rendendolo ancora più splendido.
-Te lo ricordi?- sussurrò Sana, quasi avesse paura di interrompere quel magico momento.
-Sì.- rispose lui, incantato.
Eccome, se lo ricordava. Era il lago dove l’aveva portata lui quando erano alle medie durante la gita.
La natura esplosa nella sua bellezza insieme a tutti i ricordi rendevano quel posto veramente magico, qualcosa di quasi surreale.

-Beh, Akito, dove mi porti?- chiese Sana, entrando in casa del ragazzo –Sono io che devo riservarti sorprese, il compleanno è il tuo!-
-Lo so, però per rendere ancora più bello il mio compleanno…rimani qui con me- rispose lui sorridendo, per poi stamparle un bacio a fior di labbra.
Sana sorrise, mentre si sfilava il cappotto.
Indossava un bel vestito colorato e delle calze nere sotto.
-Qui dentro fa caldo- si lamentò lei.
Andò in bagno e si sfilò le calze, poi ritornò in cucina e sorrise soddisfatta:-Ah, già si sta meglio!-
Akito la fece appoggiare sul piano di lavoro fiondando la lingua nelle sue labbra. La sentì sorridere sulle sue labbra.
Lentamente, accarezzò una gamba di Sana rimasta scoperta per l’aggrovigliamento del vestito, ma una luce li fece fermare, ed entrambi si voltarono verso la finestra. Un’altra luce. Un flash.
I due ragazzi si staccarono e cercarono di capire cosa stesse succedendo.
-Era un…-
-Flash…-
Quelle parole bastarono per scambiarsi un’occhiata preoccupata contemporaneamente.
Sana si appoggiò una mano sulla fronte, cercando di mantenere la calma:-Era un flash…-
-Ci…hanno scattato delle foto!-





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(***) La signora dai lunghi capelli scuri e dagli occhi luminosi: si tratta della donna che compare nell’anime e che era la vecchia amica della signora Hayama.
(***) “Anche se ci saranno altre situazioni difficili, tu non fuggire, accettale. Io…le affronterò insieme a te.”: Si tratta della bellissima frase che si trova nel manga.

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Capitolo 14
*** Rivista ***


Capitolo 14:
L’atmosfera in casa di Akito non era per niente invitante: Sana era praticamente un fascio di nervi, e Akito sembrava che stesse per esplodere dalla rabbia.
Uscì di casa, provando a chiamare e ad insultare la persona che aveva scattato loro delle fotografie, convinto che si stesse nascondendo ancora nel giardino.
-Fatti vedere se hai fegato!-
Subito dopo lo raggiunse Sana, strattonandolo per il braccio e cercando di farlo calmare.
-Cosa ti prende, Akito?- gli chiese –Pensi davvero che così ti risponderà? Lo fai solo scappare. Evidentemente se n’è già andato!-
-E’ solo un vile- borbottò Akito, per poi rientrare in casa insieme a Sana.
-La gente fa tutto per denaro- commentò Sana facendo una smorfia che esprimeva tutto il suo disgusto, mentre camminava ancora avanti e indietro, rischiando di fare una buca nel pavimento.
-Se scopro chi è stato lo riduco in pezzetti- aggiunse Akito con rabbia.
Per un attimo calò il silenzio, poi Sana si voltò verso di lui:-Hayama, me ne devo andare-
-Perché?- chiese lui perplesso.
-E’ troppo rischioso!- spiegò lei, correndo subito verso la porta del bagno, recuperando le sue cose e vestendosi alla velocità che faceva invidia alla luce.
-Aspett…- le parole di Akito gli morirono in gola: se n’era già andata, correndo come un lampo.
Quando arrivò a casa, si piegò con le mani sulle ginocchia, ansimando per la corsa.
-Cielo, Sana, cosa ti è successo?- domandò la madre allarmata.
Sana alzò la testa di scatto, fissandola:-Hanno scattato delle foto di me e Hayama insieme-
Misako spalancò gli occhi:-Dici sul serio?-
-Sarebbe un sogno se fosse uno scherzo!- esclamò la ragazza, riprendendo fiato.
-Dove eravate?- chiese Misako, chiudendo la porta rimasta spalancata dopo la burrascosa entrata di sua figlia.
-Eravamo…a casa sua- rispose con imbarazzo.
-Beh, ve l’hanno scattata da fuori, no?-
-Penso di sì- rispose lei aggrottando la fronte –Cioè, è naturale, non sono mica entrati dentro!-
-E allora potete stare tranquilli!- sorrise Misako dandole una pacca sulla spalla –Vedrai che quelle foto non verranno pubblicate, ne sono certa!-
Sana sospirò:-Spero sia vero…-

Quella sera Sana aveva consumato la sua cena molto velocemente, e si era subito andata ad infilare sotto le coperte.
Aveva cercato di pensare positivo, di credere alle parole della madre, ma sembrava fosse impossibile credere ad una cosa simile.
Stava quasi per chiudere gli occhi, stanca di quella giornata piuttosto stressante, quando lo squillo del suo telefono le fece spalancare gli occhi di scatto.
E chi poteva essere, se non il suo ragazzo, a chiamarlo alle due della mattina?
-Hayama?! Sei forse matto?! A quest’ora mezzo mondo sta ronfando di brutto e tu…-
-Smettila di parlare a raffica- sospirò lui.
-Non sto parlando a raffica, sto solo cercando di…- si bloccò –Insomma, non sto parlando a raffica. E poi, perché mi chiami? Non pensi sia troppo pericoloso?-
Conoscendolo, stava già inarcando il sopracciglio:-Perché dovrebbe essere pericoloso?-
Sana abbassò la voce in tono misterioso:-Se qualcuno sta registrando la nostra chiamata?-
Akito sbuffò:-Quanto sei noiosa!-
Gli occhi di Sana si ridussero in due fessure:-Noiosa a chi? Sto solo cercando di prendere precauzioni! Prevenire è meglio che curare!-
-Questo detto non c’entra proprio niente con le fotografie che ci hanno scattato- sospirò Akito.
-Hayama, non mi hai chiamato per litigare, vero?- chiese lei all’improvviso –Perché, sai, ancora devo capire il senso di questa chiamata-
-Volevo sapere solo se eri nervosa-
-Nervosa? Certo che sono nervosa! E sto anche crollando dal sonno, quindi se non ti dispiace adesso stacco-
-Allora ci sentiamo domani-
-Buonanotte- lo salutò, per poi spegnere il cellulare e gettarsi sul letto come un sacco di patate, coprendosi la fronte con un braccio e chiudendo gli occhi.
A dir la verità, era consapevole che avrebbe passato la notte in bianco, ma voleva cercare di non farlo preoccupare troppo.
Eppure lui era già preoccupato troppo, e così rimase tutta la notte a fissare il soffitto, senza sapere che anche la ragazza che amava stava passando la notte allo stesso modo.

Quella mattina non era iniziata nel migliore dei modi.
Aveva dormito soltanto per un’ora, e a svegliarla nel modo più brusco possibile era stato Rei.
-Sana-chan!- esclamò Rei.
-Cosa vuoi, Rei? Lasciami dormire- borbottò Sana, coprendosi le orecchie con il cuscino.
-Sana-chan, non è il momento di dormire, è successa una cosa terribile!-
-Peccato che questo sia proprio il momento in cui dovrei dormire, sono solo le otto di mattina e…-
Ad interromperla fu Rei con tre, agghiaccianti parole:-Sana, Hayama, rivista-
Queste parole fecero scattare Sana dal letto, che aprì immediatamente la porta, trovandosi davanti il suo manager preoccupato con una rivista tra le mani.
-Che cosa?!- esclamò Sana.
-Guarda qui!- esclamò Rei, mostrando la copertina con l’immagine di Sana e Akito, proprio l’esatta scena del giorno precedente.
Sana trasalì, rimanendo immobile.
-E c’è di più! Ora ti leggo: “Sana Kurata, la giovane attrice di fama mondiale, non sembra essere interessata a Naozumi Kamura come credevano tutti, ma ad un giovane sconosciuto dai capelli biondi che compare in queste foto a pagina quindici.”-
-Fa vedere!- esclamò Sana, strappandogli con foga la rivista da mano e cominciando a sfogliare rapidamente le pagine, per poi arrivare a pagina quindici, dove c’erano le foto scattate dal misterioso giornalista. –“Sana Kurata sembra interessata al ragazzo che compare in queste foto, sembrano presi l’uno dall’altra. Abbiamo scoperto che la giovane attrice non è invaghita di Naozumi Kamura, né di David Hamilton, ma bensì di uno sconosciuto. Ci aiuterà a scoprire qualcosa su di lei?”-
-Ma il peggio deve ancora arrivare…- commentò Rei.
-Perché?- chiese lei, alzando lo sguardo.
Rei spalancò la finestra, facendo ammirare a Sana il panorama che avevano davanti: un ammasso di gente, tutti giornalisti, che urlava il nome di Sana e puntava i suoi numerosi microfoni verso qualunque direzione.
Sana si portò le mani sul viso:-Oh mamma mia!- esclamò –Siamo fritti!-
Quando i giornalisti videro Sana affacciata alla finestra, cominciarono ad urlare il suo nome e a puntare i microfoni nella sua direzione.
Rei chiuse in fretta la finestra, mentre Misako e la signora Shimura accorrevano preoccupate verso Sana.
D’un tratto il telefono di casa cominciò a squillare insistentemente.
-Questo suono è insopportabile!- commentò la signora Kurata, prendendo un paio di forbici e tagliando i fili della corrente.
-Signora, bastava staccare la spina…- protestò timidamente la signora Shimura, ma ormai nessuno la stava ad ascoltare.
D’un tratto nella mente di Sana scattò qualcosa:-Hayama!-
-Cosa?-
-Hayama…avrà letto l’articolo?!- corse subito in camera sua, prendendo il cellulare per poi comporre rapidamente il suo numero.
-Non risponde…accidenti!-
Svelta andò in bagno per lavarsi, poi si vestì velocemente ed uscì.
-Sana, dove vai?!- chiese allarmata la madre, cercando di bloccarla.
Ma Sana non dava ascolto a nessuno, e in men che non si dica si trovava già vicino alla folla, che appena la vide uscire partì all’attacco, facendo una miriade di domande.
-Sana, chan! E’ troppo rischioso!- le stava urlando Rei mentre correva goffamente verso di lei.
Ma Sana si era già mischiata nella folla, che l’aveva ormai travolta.
-Sana, chi è quel ragazzo?-
-Ci puoi dire almeno il suo nome?-
-Ti trovi bene con lui?-
-Cosa stavate facendo nel momento in cui vi hanno scattato le foto?-
-Vorresti sposarlo?-
-Avrete dei bambini?-
Le domande a raffica stavano facendo esplodere la povera testa di Sana, che aveva una gran voglia di urlare “Basta!”, ma sapeva che sarebbe stato inutile e niente avrebbe zittito quei giornalisti assetati di notizie.
La folla venne però travolta da una bicicletta che correva all’impazzata.
Non si poteva riconoscere il proprietario di quella bicicletta, poiché indossava una felpa con il cappuccio che gli copriva il viso.
La folla sapeva solo che aveva preso Sana facendola posizionare dietro di lui, per poi rifare lo stesso percorso e ritornare da dove era venuto.
-Hayama! Sei forse impazzito?! Vuoi che ci scattino altre foto insieme?!- esclamò Sana, mentre il vento faceva svolazzare i suoi capelli.
Nonostante tutto, si sentiva protetta lì, stretta a lui, con le braccia che circondavano la sua vita, mentre correvano a tutta velocità sopra quella bicicletta.
Arrivarono presto nel cortile della casa di Akito, dove il ragazzo parcheggiò la bicicletta scendendo e facendo scendere anche Sana.
-Tu devi essere pazzo!- esclamò Sana, aggiustandosi i capelli e il vestito scombussolati dal vento.
-Ringraziami per averti salvata dalla folla- disse lui scrollando le spalle. –E poi, proprio tu parli di pazzia, che sei andata in mezzo a quei giornalisti come se nulla fosse-
-Volevo…venire da te- rispose lei abbassando la testa imbarazzata –Volevo vedere se stavi bene- poi rise divertita:-Se ci pensi, è successa la stessa identica cosa tredici anni fa, quando mi hai salvato dalla folla di mia madre-
-Già. Ora entriamo dentro- tagliò corto lui, invitandola dentro casa e facendola accomodare sul divano. –Ti va bene se rimani qui per un po’?-
-Non è rischioso? Insomma…potrebbero scattarci altre foto e…-
-Non ti preoccupare- la interruppe lui –I giornalisti non sanno dove abiti, e a dir la verità non sanno nemmeno chi sono. E poi rimarranno lì per cercare di ricavare altre notizie da tua madre e da occhiali da sole-
Sana sorrise grata:-Grazie, Hayama-
-Non mi basta questo- rispose lui.
-E cosa vorresti? Dei biscotti su un piatto d’argento? O un festone enorme con su scritto “GRAZIE, HAYAMA!”?-
-Andiamo, non esagerare.- disse lui con un gesto annoiato.
-Non sto esagerando, sto…- la sua spiegazione venne interrotta da uno sbadiglio –Che sonno!-
-Se vuoi puoi dormire qui sul divano- le disse dolcemente lui.
-Non ti approfitterai di me, vero, Hayama?- gli chiese ridendo.
-Stai scherzando?! Sei proprio una scema!-
Avrebbe voluto prendersela, ma aveva così sonno che preferì dargli una leggera pacca sulla spalla:-Che musone che sei, stavo solo scherzando!-
Poi si sdraiò sul divano chiudendo gli occhi, e non ci mise molto ad abbandonarsi nelle braccia di Morfeo.


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Ciao! Per chi non l’avesse intuito ho voluto riportare la stessa scena dell’anime/manga, solo che qui il problema non è la madre biologica di Sana, ma si tratta proprio di un problema della coppia =) Ci vediamo al 15° capitolo! =) 







 

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